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PREMESSA:
Ehilà bella gente!!
Scusate se vi rompo, ma ci terrei a precisare un paio di cosette (che poi proprio un paio non sono, però vabbé…):
1-Inizialmente la mia idea era quella di scrivere una storia con TUTTI (ma proprio TUTTI) i personaggi di FFVII. Magari una CloudXTifa o RenoXTifa, giusto per provare…
2-Alla fine quello che è venuto fuori…Beh, è stata una Yuffientine (non ho altro in testa, mi spiace…)!!
3-Visto che ero curiosa di vedere cosa diavolo stava elaborando la mia mente (malata), ho deciso di continuarla.
4-Dopo aver constatato che tutto sommato non era poi così male, ho pensato di pubblicarla.
5-Ho cercato di adottare un metodo di scrittura diversa rispetto alla mia precedente Fic, perciò se è una cosa positiva fatemelo sapere!
6-Questa storia è ambientata 6 mesi dopo Dirge Of Cerberus e Yuffie…Beh, non ve lo dico, sta a voi leggere!
7-La trama l’ho tratta da un film (di cui non mi ricordo neanche il nome… U_U”) che ho visto parecchi anni fa e che mi era piaciuto molto.
Beh, credo di aver finito…perdonatemi l’intrusione!! E fatemi sapere cosa ne pensate, ma soprattutto se sono migliorata o (ovviamente) peggiorata. Grazie 1000, baciii!!
Geko93 ^_^
Percorse il corridoio in una velocità sorprendente e
finalmente arrivò alla meta.
-Come sta?- chiese con il fiatone.
-è un miracolo che non sia in coma… Questa volta è stato più
violento delle altre.- rispose Tifa, seduta affianco al lettino d’ospedale.
Nella piccola sala erano presenti tutti i membri
dell’Avalanche: Barret giocherellava nervosamente con il suo braccio meccanico,
Reeve e Caith Sith erano seduti sul divano nell’angolo, Cid camminava avanti e
indietro imprecando a bassa voce e Cloud era alle spalle di Tifa ad osservare
la ragazza distesa nel letto. Yuffie.
Aveva il labbro inferiore gonfio e un occhio nero. Per non
parlare di tutti i lividi e i graffi che aveva sulle braccia e sul resto del
corpo.
Quel bastardo l’aveva picchiata. L’aveva picchiata un’altra
volta.
-Ciao Vince…- sussurrò la giovane Wutai sforzandosi di
sorridere.
Lui la guardò malissimo; possibile che le andasse bene così?
Che non volesse farla finita con quell’inferno?
Ma non era il caso di urlarle addosso. Non ora e non qui.
-Ciao Yuffie, come va?- si limitò a chiederle.
-si può stare meglio, ma tutto sommato non mi lamento…-
Non si lamentava? Era proprio questo il problema.
Per quanto ancora avrebbe dovuto subire tutto ciò?
Era già la terza volta che quel bastardo di suo marito la
picchiava.
La prima volta non era stato tanto grave, solo qualche
livido.
Ma già dalla seconda l’avevano dovuta ricoverare.
-Yuffie, amore mio!- ed eccolo comparire sulla soglia. Come
al solito.
-Come stai?- le chiese dandole un lieve bacio ed
abbracciandola.
-Ora bene…- rispose lei ricambiando le attenzioni.
-Ti prego, perdonami….Avevo bevuto un po’ troppo e non mi
sono reso conto di ciò che facevo. Ma ti prometto che non succederà mai più!-
Verme. Uno schifoso, lurido, viscido verme, ecco cos’era.
Sempre le solite scuse, le solite promesse. Poi la scena si
ripete, di nuovo Yuffie sdraiata in quel maledetto lettino, lui che entrava
nella stanza e si scusava. Ogni volta.
Ma la cosa che gli faceva ribollire il sangue nelle vene era
il solito: “Ti prometto che non succederà mai più, amore!”.
Tifa con il suo innato tempismo, intervenne:
- Ora vi lasciamo soli. Yuffie, se hai bisogno, noi siamo
qui fuori.-
Anche questa frase non gli era nuova.
Ma adesso basta.
La sua pazienza aveva raggiunto il limite.
-Io rimango qui.-
Gli lanciarono tutti uno sguardo fulminante.
-Non si sa mai che questo bastardo le metta ancora le mani
addosso.- disse, lanciando un’occhiataccia al marito della giovane ninja.
-Come scusi?-chiese quest’ultimo, con tono evidentemente
irritato.
-A-aspetta… Tesoro, potresti lasciarci soli un attimo?
Sistemo io le cose qui.- disse Yuffie
-Non se ne parla, voglio risolvere le cose da me.- ed iniziò
ad avvicinarsi minacciosamente all’uomo dal mantello rosso, che iniziò ad
accarezzare la sua Cerberus.
-PER FAVORE. Esci un attimo.- la giovane di Wutai si alzò
dal lettino ed assunse un’espressione seria.
Suo marito alla fine uscì, dando una spallata a Vincent.
Appena la porta si chiuse, la ragazza lo aggredì:
-Si può sapere che ti prende? Avevamo già chiarito la
questione!-
-Maledizione Yuffie, ma ti sei vista? Ogni volta è sempre
peggio! Prima o poi lui…- si interruppe. Non voleva completare la frase.
-…mi ucciderà?- Ecco, la finì lei.
-Vedo che allora qualcosa lo capisci.-
-Non lo farà…-disse lei, sdraiandosi e fissando il soffitto.
Lui la guardò senza capire.
-…Lui mi ama.-
COSA? Suo marito la amava? Come poteva una donna affermare
di essere amata se veniva picchiata dal suo compagno?
-Ti rendi conto almeno di ciò che dici?- Vincent era davvero
infuriato. –Lo sai che lui ti picchia, vero?-
Yuffie abbassò lo sguardo, facendo scena muta.
-E allora come puoi
affermare una cosa del genere? Come può un uomo dimostrarti il proprio amore
mandandoti in ospedale?- Ormai stava urlando, in preda all’ira.
Lei lo raggelò con uno sguardo.
-Ognuno ha il proprio modo di dimostrarlo…-
Che enorme cazzata. La cosa peggiore è che probabilmente lo
stava pensando anche lei.
E allora perché mentire? Perché continuare a giustificarlo?
-Smettila di dire cose che neanche pensi.- disse, tornando
ad un tono di voce normale.- Lo sai anche tu che non è così. Lui ti fa schifo.
Ti fa schifo quanto ne fa a me, ed è inutile che continui a negarlo. Non è
mentendo che la situazione cambia.-
-è strano che a dirmi queste cose sia proprio tu, Vincent
Valentine.- disse Yuffie con tono freddo, quasi glaciale.
-Io voglio solo sapere perché. Perché continui a far finta
di niente, come se…-
- Cos’altro potrei
fare?- lo interruppe lei, iniziando a piangere.-Ti prego Vincent, se tu lo sai dimmelo, perché io non so più dove
sbattere la testa!!!-
Le lacrime le scendevano susseguendosi una all’altra, senza
mai fermarsi.
Era disperata e lui lo sapeva bene.
Ma cosa poteva fare?
Sgridarla?
Consolarla?
No.
-Lascialo.- le disse.
Yuffie si asciugò le lacrime e lo guardò.
-Non posso, mio padre…-
-Almeno sa come ti tratta?-
-…No, ma non posso dirglielo…Io…non voglio deluderlo.
Sembrava così felice quando finalmente mi aveva trovato un marito…-
-SMETTILA!- ricominciò ad urlare. – CREDI CHE SIA MEGLIO
TENERLO ALL’OSCURO DI TUTTO E CONTINUARE A GIUSTIFICARE I TUOI LIVIDI
DICENDOGLI CHE SEI “ACCIDENTALMENTE” CADUTA?-
Vincent era piombato da lei, appoggiando le mani su entrambi
i lati della brandina ed osservandola infuriato.
A Yuffie sembrava di scorgere delle fiamme nei suoi occhi
scarlatti.
-Smettila Vince, mi fai paura così…-
Ad un tratto si sentì bussare.
-Avete finito lì dentro?- chiese il marito.
Vincent la fissò per un altro momento, ma poi si scostò ed
aprì la porta, andandosene.
Dopotutto non erano affari suoi. Se si voleva rovinare la
vita, sicuramente non sarebbe stato lui ad impedirglielo.
Anche se il suo pianto…Il suo pianto era sincero.
Si avviò verso casa, provando a trovare una soluzione..
Ma era tutto inutile, proprio non ci riusciva.
Sorpassò l’uscio del misero appartamento e si fiondò a farsi
una doccia.
Dopo tutte quelle urlate ne aveva proprio bisogno.
L’acqua calda gli accarezzava delicatamente il corpo,
procurandogli piacevoli sensazioni.
Ma mentre era intento a godersi quel momento di pace, suonò
il telefono.
Si avvolse velocemente in un asciugamano e corse a
rispondere.
-Vincent, sono Cloud…- il biondino l’aveva chiamato
sicuramente per fargli la predica.
-Senti, se hai intenzione di sgridarmi per prima risparmiatelo
pure, tanto non cambio idea.- disse chiaramente.
-In realtà credo che tu abbia fatto benissimo, anche io non
sopportavo più quella situazione Ma in ogni caso non ti ho chiamato per questo:
Tifa voleva organizzare una specie di “festa tra amici” per la riabilitazione
di Yuffie, domani sera al bar... Credi di poter venire?-
-Non lo so… Lo sai meglio di me che non riuscirei a tener
giù le mani da quel bastardo neanche volendo.-
Cloud rise.
-Già! Ma cerca di capire, Yuffie sarebbe felice se ci fossi anche
tu. Sai quanto ci tiene…-
-…..Non c’è un modo per non farlo venire?- chiese Vincent.
-Non si può mica chiederle di non portare suo marito…-
-Mh… -
-Allora verrai?-
Decise di accettare. Dopotutto Cloud aveva ragione, le
avrebbe fatto molto piacere e almeno per una volta si sarebbe potuta distrarre
da quel verme.
- D’accordo.-
-Bene, ti farò sapere quando e dove. Ciao.-
E chiusero entrambi la comunicazione.
Mentre appoggiava il telefono sul ripiano notò un messaggio
in segreteria.
Un nuovomessaggio:
Era di Yuffie, che a quanto pare aveva trovato occupato.
-Ciao Vinnie, sono appena uscita dall’ospedale! Ho bisogno
di parlarti, troviamoci questa sera verso le 19.00 al bar di Tifa.
Ehi, non prenderlo come un appuntamento, capito??-
Poi la sua risata.
*plin*
Fine dei messaggi.
Guardò l’ora, erano le 14.00.
Decise di andarsi a vestire e poi mangiare qualcosa.
Iniziava a sentire un brontolio sinistro provenire dallo
stomaco…
Erano già le 19.23 e di lei non si vedeva neanche l’ombra.
Vincent iniziò a preoccuparsi.
Suo marito potrebbe averla scoperta e…
-Vincent, ti consiglio di smetterla di bere.- lo esordì
Tifa.
-……..-
-Vedrai che arriverà, è sempre stata una ritardataria!- la
mora stava pulendo il bancone; ormai per lei era quasi ora di chiudere.
-Non mi sto preoccupando.- disse lui, atono.
-Ah, no? E allora perché continui a bere come un spugna e a
fissare l’orologio?- domandò lei, ridendo divertita.
-Semplicemente perché non ho altro da fare…-
Ad un tratto si sentì aprire la porta, e Vincent balzò in
piedi per vedere chi fosse.
-Ciao Vince! Scusa il ritardo, ma mi ero addormentata sul
divano guardando “Valle Di Lacrime”!!!-
In effetti sembrava stesse bene.
Ovviamente escludendo il labbro graffiato e i vari lividi;
per quanto Yuffie cercasse di nasconderli, saltavano sempre all’occhio.
-Sentite, perché non andate a fare una passeggiata? Io ora
qui devo chiudere…- disse Tifa.
-Sìììì!!! Andiamo Vince!- la giovane ninja lo prese per un
braccio e lo trascinò fuori dal locale così velocemente che lui non ebbe
neanche il tempo di ribattere.
Sembrava proprio la solita Yuffie, allegra e solare.
Eppure Vincent lo sapeva.
Sapeva che era tutta una recita; che lei stava solo indossando
una maschera.
Le diede uno strattone, facendola fermare.
-Ehi!!!- la ragazza indispettita si voltò.
La fece sedere su una panchina e prese posto vicino a lei.
- Cosa mi dovevi dire?- chiese.
- Eddai, lasciati un attimo andare!!- gli disse, dandogli
una pacca sulla schiena.
Lui…lasciarsi andare?
La cosa doveva essere più grave del previsto.
-Yuffie…- ma fu interrotto dal balzare in piedi della ninja,
che iniziò a saltellare su sé stessa, euforica:
-OOOOOH!!! IL CAMIONCINO DEI GELATIII!!!-
Vincent non ebbe il tempo di reagire, come al solito, che
lei si era già fiondata dallo sfortunato gelataio.
La vide tornare con un cono da 5 gusti: cioccolato, cocco,
crema, puffo e melone.
Pazzesco.
-Ma come farai a mangiartelo tutto?-
-Tu non mi conosci ancora bene!!! Eh,eh,eh…- ed iniziò a
gustarsi l’enorme dolce.
Da quando si era sposata l’aveva vista dimagrire ogni giorno
di più; eppure da quella scena sembrava non avesse problemi del genere.
-Uffa Vin, ma la smetti di fare il pensoso? Dai, vieni con
me!- Yuffie lo trascinò fino al camioncino.
-Che gusti vuoi?-
-Non lo voglio.- disse alquanto irritato.
-Vuol dire che li sceglierò io! Allora… Per Vince
stracciatella, ananas e cioccolato!!-
Il gelataio porse il cono a Vincent, che non fece una piega.
-Ma possibile che devo fare tutto io?!- la giovane di Wutai
gli prese l’artiglio e gli incastrò dentro, in qualche modo, il gelato.
Dopo aver pagato fecero due passi.
Ormai era buio, ma tutto sommato non faceva freddo. Anzi,
l’aria leggermente pungente era quasi piacevole…
-Guarda che puoi anche smettere di rimirarlo ed iniziarlo a
mangiare!!- la ninja guardava divertita l’artiglio di Vincent tutto pasticciato
dal gelato sciolto.
-Ti avevo detto che non lo volevo…- si limitò a dire.
-Bambino.-
-…cosa?- fece lui, non capendo.
-Sembri un bambino che fa i capricci!- disse, mordicchiando
il cono per non far vedere che rideva.
-…Umpf.- ribadì lui, facendo spallucce.
-Piuttosto, cosa mi volevi dire?-
Lei si fermò, abbassando il viso.
-Scusami,ma…Non sono più sicura di volertelo dire…-
La guardò con aria interrogativa.
Come non era più sicura?
Così lo faceva soltanto preoccupare di più.
-Ti spiace se passiamo una normale serata tra vecchi amici?
Sai, era da tanto tempo che non uscivo!!-
-Senti Yuffie, se c’è qualche problema io…-
-No.- lo interruppe la mora.-Non c’è nessun problema.-
Si capiva chiaramente che non era così, ma non voleva
discuterne proprio ora.
La vita di Yuffie faceva già abbastanza schifo, non c’era
bisogno che vi si immischiasse pure lui.
-Va bene, andiamo.-
Passeggiarono per le 2 ore seguenti, ricordando i bei tempi
andati.
La ninja adorava ripensare a tutte le avventure che avevano
passato insieme, comprese figuracce e gaffe rimaste storiche.
E rideva. Rideva di gusto.
Vincent era soddisfatto di essere riuscito a strapparle un
sorriso sincero, dopo tanto dolore.
Ma quando, guardando l’orologio, la giovane si accorse di
che ore fossero, cacciò un urlo:
-MALEDIZIONE!! Scusa Vinnie, devo andare!!-
-Aspetta, ti accompagno.-
-Guarda che non ce n’è bisogno, ormai so badare a me
stessa!- disse lei, sorridendo.
-Non si sa mai…-
La verità era che aveva paura che Yuffie dovesse tornare da
Tsubasa, ma non poteva dirglielo.
Avrebbero sicuramente ricominciato a discutere.
-Ok, ma camminiamo un po’ di fretta!- e lo prese per
l’artiglio, tenendo un passo sostenuto.
Edge di notte era davvero stupenda: le poche luci
illuminavano a fatica le strade ormai deserte, e si udivano solo i loro passi
affrettati, che correvano nell’ombra.
Il resto taceva.
- Eccoci arrivati…-
L’allegria di Yuffie si spense di colpo; sapevano entrambi
cosa l’aspettava.
Dopo un po’ la giovane ruppe il silenzio:
-Beh, allora grazie. Ci vediamo Vince!- e così dicendo si
diresse verso il cancello.
-Yuffie…-
lei si voltò subito, come se si aspettasse la chiamata.
-Stammi bene.-
Gli sorrise e ricominciò a camminare.
Vincent la accompagnò con lo sguardo fin quando non la vide
scomparire dietro l’angolo.
Avrebbe voluto seguirla.
Avrebbe voluto portarla via da lui.
Ma, soprattutto, avrebbe voluto pestarlo a sangue.
Però non poteva.
E la cosa gli faceva venire voglia solo di picchiarlo più
forte.
La ninja arrivò davanti al portone della villetta.
Fece un bel respiro e girò lentamente la chiave, cercando di
non far rumore.
Credeva che Tsubasa stesse dormendo, ma si smentì subito,
notando la figura dell’uomo proprio dietro la porta.
-C-Ciao tesoro! Scusami per il ritardo, ma…- lui le diede
uno spintone.
-Dove sei stata?- le chiese, con tono infuriato
-Ero andata al bar di Tifa.- disse, ignorando la spinta ed
appoggiando la borsa sul tavolo.
-Eri con il vampiro, vero?-
-Vincent? Ah, sì l’ho incontrato là e…-
Sciaff.
La guancia di Yuffie ora le bruciava mostrando un certo
rossore.
-Non dire minchiate…Vi ho visti, sai? Come eravate carini
lì, sulla panchina tutti soli…-
-Abbiamo solo parlato.- disse, massaggiandosi la gote.
-Puttana…- Tsubasa le si avvicinò, afferrandole i polsi.
-Mi fai male così, lasciami!-
-Stai zitta, puttana!!- la spinse contro il muro e iniziò a
tirarle dei pugni.
Yuffie avrebbe voluto urlare, chiedere aiuto…
Ma soprattutto avrebbe voluto piangere.
Però le lacrime le aveva versate già tutte; i suoi occhi
erano… secchi.
Intanto lui l’aveva buttata per terra e aveva iniziato a
prenderla a calci.
Ormai ci era abituata, sapeva che bastava sopportare un po’,
e poi tutto sarebbe finito.
Resisti Yuffie.
Resisti.
Ciao a tuttiii!!
Grazie 1000 per i commenti (pure a mia sorella, anche se la
vedo a casa…cioè qui…)!!! E comunque, anche se non avete letto la mia
precedente FanFic (Risveglio) non ha importanza,
al massimo fatemi sapere cosa ne pensate di questa!!
La luce filtrava dalle persiane,
giungendo fino ai suoi occhi.
Nonostante fosse sveglio rimaneva
sdraiato, fissando la parete.
Non aveva chiuso occhio per tutta
la notte…
Decise di alzarsi e di fare
colazione. Dopo magari avrebbe fatto un salto al bar di Tifa.
Era tanto che Reeve non lo
chiamava per chiedergli i suoi soliti “favorini” e, anche se odiava ammetterlo,
non aveva più niente da fare.
Intanto Yuffie, in piedi già da
qualche ora, era in giro per Edge.
Preferiva stare lontana da casa il
più possibile, ma soprattutto preferiva stare lontana da suo marito.
Si fermò un attimo a fissare la
strada, ripensando alla sera scorsa.
Non ne poteva più di quella
situazione…
Troppe volte aveva sofferto.
Troppe volte aveva subito.
Troppe volte aveva pianto.
Perché? Perché tutto questo?
Lei voleva solo essere amata,
l’aveva sempre voluto.
Era così difficile? Beh, a quanto
pare sì…
I suoi sogni si erano
irrimediabilmente trasformati in sangue…
Quello stesso sangue che le aveva
bagnato la fronte l’altra sera.
Quello stesso sangue che ogni
volta sentiva in bocca.
…Rabbia; ecco ciò che provava.
Notando una strana figura farle
ombra, abbandonò i suoi pensieri e alzò lo sguardo.
-Ciao Vinnie!- cercò di sorridere.
-Tutto bene?- chiese lui, fissando
la benda che le fasciava la testa.
-Certo!-
Vincent la guardò, capendo che non
era così. Anzi, l’esatto contrario.
-Cosa ci fai qui?- domandò la
ninja, cercando un argomento decente di cui parlare.
-Stavo andando al bar di Tifa.-
-Ehi, non è che ultimamente bevi
un po’ troppo? Non vorrai mica diventarmi un vecchio alcolizzato come Cid?!-
-Ci vado solo perché non ho
nient’altro da fare…-
-E allora vieni con me!! Tanto
devo solo fare delle piccole commissioni…-
Le suonava davvero strano fare una
proposta del genere a lui.
Vincent Valentine, il perenne
”pistolero-solitario-ameba”.
Assurdo.
-Va bene.- rispose lui,
iniziandosi ad incamminare.
-Wow, ok allora!!- la giovane lo raggiunse saltellando.
Aveva accettato!
Sempre più assurdo.
-Per prima cosa devo andare da
Joe, poi…-
-Cosa ti sei fatta alla testa?- la
interruppe lui.
Silenzio.
-P-poi devo andare in lavanderia a
ritirare dei vestiti...- proseguì lei, nervosamente.
-Yuffie…-
-E poi mi si è bruciata la
lampadina della cucina, quindi…-
-YUFFIE!- si voltò di scatto, fissandola.
Ma lei si limitò a zittirsi.
- È stato lui, vero?- le domandò,
guardandola severo.
-Preferisci che ti dica che sono
“accidentalmente caduta”?-
Ripresero a camminare, senza più
parlare.
Era frustrante quella situazione.
Alla fine Vincent decise di rompere
il silenzio, divenuto esageratamente pesante:
-Domani sera sei libera?-
-C-come? I-io? Beh, ma Vinnie…-
Yuffie sembrava un pomodoro eccessivamente maturo, tanto era rossa.
Lui si schiarì la voce con un
colpo di tosse.
-Erhm, mi sono espresso male… Domani
sera Tifa darà una festa per te al suo locale. Ci saremo tutti, tu pensi di
poter venire?-
-A-ah, ecco…- disse lei,
deglutendo ed iniziando a calmarsi.- Sì,ma posso port...-
-Portalo pure.- lo irritava dover
dire così, ma Cloud aveva ragione.
Non poteva mica chiederle di non
portare suo marito…
Il resto del pomeriggio passò
serenamente, nonostante Vincent non fosse molto di compagnia.
Ma la ninja di Wutai si divertiva
lo stesso; iniziavano a piacerle le loro “uscite”, se così si potevano
chiamare.
La mettevano di buon umore.
Verso sera, dopo i saluti, lui
passò un attimo da Tifa, che stava già serrando il locale.
-Le ho raccontato della festa di
domani, e ha detto che verrà. Ci sarà anche Tsubasa.-
-Perfetto, grazie Vincent!- gli
disse lei, chiudendo a chiave la porta.
Ma quando lui fece per andarsene,
lo bloccò:
-….Riuscirai a tenerti a freno?-
-…..-
-Vincent, promettimi che non
scatenerai risse…-
-…Posso solo prometterti che farò
il possibile. A domani.- e ricominciò a dirigersi verso casa sua.
La mattina seguente fu svegliato
dallo squillare del telefono.
Era Cloud che gli chiedeva di
passare da Tifa per dare una mano nei preparativi.
Il biondino accennò anche
all’innata statura del pistolero, che si sarebbe rivelata molto utile per
appendere i festoni.
-Arrivo…- disse piatto, per poi
chiudere la comunicazione ed andarsi a vestire.
Quella sera ci sarebbe stata la
festa per Yuffie, già… E ci sarebbe stato anche LUI.
Era davvero strano: da quando
aveva promesso a Tifa di provare a contenersi, la voglia di fargliela pagare
era solo aumentata.
Decise di non pensarci.
Tanto se l’avesse picchiato o no
non sarebbe andato bene comunque.
Dopo aver messo la Cerberus nel
fodero, uscì dall’appartamento, chiudendosi alle spalle tutti i pensieri.
Ora doveva solo impegnarsi a
preparare il bar per la festa, e nient’altro.
-Dove vai?- disse Tsubasa, ancora
addormentato.
-Esco, devo dare una mano agli
altri per la festa…- Yuffie stava cercando solo una scusa per poter uscire.
-Se per una volta non li aiuti non
credo che si offendano…- iniziò a allungare una mano verso l’esile vita della
ninja, che si scostò appena percepì il tocco.
-Sono miei amici, li devo
aiutare.- si alzò dal letto, cercando di uscire dalla stanza il più velocemente
possibile, senza destare sospetti.
Notando l’improvviso scatto della
moglie, l’uomo si drizzò in piedi e le bloccò la strada.
-…Lo sai che prima o poi dovrai
mettere al mondo gli eredi del tuo impero, vero?- Le accarezzò delicatamente il
volto, mettendo troppo in evidenza ciò a cui alludeva
La giovane di Wutai rimase zitta,
pietrificata dal terrore.
E dal disgusto.
Perché era proprio quello che
provò, quando lui la baciò e la fece distendere sul letto.
-S-Smettila…- riuscì soltanto a
dire.
-Eddai, lo so che lo vuoi anche
tu…- iniziò a scendere con le labbra, percorrendo il delicato collo.
-NO- disse spingendolo lontano da
sé.
Lui la guardò infuriato. Le prese
violentemente i polsi e ricominciò a baciarla.
La ragazza era terrorizzata.
Cosa doveva fare?
Assecondarlo, come faceva sempre
quando la picchiava?
No.
Non questa volta… Ripensò a
Vincent, a quello che le aveva detto.
Aveva ragione: Tsubasa le faceva
schifo quanto ne faceva a lui.
Con tutto il coraggio che aveva
interruppe l’orribile bacio mordendogli il labbro inferiore.
Morse così forte che gli fece
addirittura uscire sangue.
Lui, si alzò dal dolore e le tirò
uno schiaffo.
-Puttana!!-
Yuffie, approfittando del momento,
sgusciò da sotto il suo corpo e corse verso l’uscita del loro appartamento.
Aprì freneticamente la porta e
iniziò a scendere le scale il più velocemente possibile.
Le ultime parole che udì furono:
-Ci vediamo stasera, amore…- in un
orribile ghigno.
Incominciò a correre a perdifiato
verso il bar di Tifa.
Era quella la sua vera casa. Lì
c’erano sicuramente tutti i suoi amici.
Al solo pensiero aumentò la
velocità, rischiando anche di inciampare.
Giunta finalmente a destinazione,
spalancò la porta di scatto, facendo rimbombare il locale.
-Non sa leggere? Oggi siamo
ch…Y-Yuffie!- Tifa rimase allibita nel veder sulla soglia l’esile figura della
ninja con un’aria scompigliata.
Si stupirono anche gli altri,
compreso Vincent.
-…C-ciao ragazzi, come va?- chiese
lei, ancora con il fiatone ed il viso sconvolto.
Cercò di calmarsi, facendo
profondi respiri. Ora era al riparo.
Il pistolero si avvicinò a lei,
fissandola.
Non c’era bisogno che parlasse: i
suoi occhi cremisi si esprimevano da soli.
-I-io…- la giovane cercò di
farfugliare qualcosa, ma tanto era inutile dare spiegazioni.
Il suo aspetto rendeva chiara ogni
cosa: aveva addosso la camicia che usava per dormire leggermente sbottonata, i
capelli arruffati ed era pallida.
Pallida come il latte.
Vincent la avvolse nel mantello,
tentando di coprirla.
-Tifa, torno subito.-
Ed uscirono dal locale, avviandosi
verso l’appartamento di lui.
Mentre camminavano i passanti li
guardavano stupiti.; alcuni ridevano pure.
In effetti era insolito vedere una
bella ragazza seminuda avvolta nel mantello di una sottospecie di zombie.
Ma, per quanto fosse in imbarazzo,
Yuffie si sentiva bene lì, con quel dolce torpore che la circondava.
Fortunatamente la casa di Vincent
non distava troppo, e dopo qualche minuto giunsero alla meta.
Lui le fece strada attraverso i
piani, e una volta entrati la portò fino in camera sua.
-Prendi pure tutto ciò che vuoi.
Io sono di là.-
Lei annuì lievemente con la testa,
ma appena fu sola iniziò a guardarsi intorno:
Il letto a una piazza e mezza con
delle lenzuola bianche era disfatto, ed il cuscino, tutto stropicciato, era
incastrato tra il materasso e il muro.
A quanto pare Vincent aveva il
sonno un po’ turbolento.
Sulla destra c’era un unico
cassettone affiancato da uno specchio, mentre a sinistra vi era una piccola
scrivania con un’abat-jour.
Inoltre, le finestre erano aperte
e il vento faceva svolazzare le tende nella camera.
Curioso…
Davvero curioso.
La ninja frugò un po’ nei cassetti
ed estrasse degli abiti abbastanza comodi: una semplice maglietta ed un
altrettanto semplice paio di pantaloni.
Poi andò in salotto, pensando ad
un modo decente per ringraziare.
Ma mentre era immersa nei suoi
pensieri, finì addosso a Vincent.
-Ah, scusami Vince, non ti avevo
visto! Comunque…grazie, sei stato molto gentile a darmi i tuoi vestiti…- disse,
abbassando lo sguardo.- Ma se hai da fare non voglio esserti d’impiccio, al
massimo posso…-
-Ho già chiamato Tifa. Le ho detto
che ci vedremo direttamente questa sera al bar.-
Tutto questo aveva
dell’incredibile. Era come se…se Vincent si stesse occupando per lei.
Ovviamente a modo suo, ma era già
una cosa impressionante.
-Hai fame?- le chiese infine,
avviandosi verso la cucina.
Si era venuta a
creare un’insolita situazione di disagio mentre mangiavano:
nessuno dei due
apriva bocca, e non si guardavano neppure negli occhi.
Solo quando Vincent
si alzò per sparecchiare, Yuffie parlò:
-Non c’è bisogno,
faccio io.-
Lui la guardò
incredulo.
Da quand’è che la
piccola ladra di materia dava una mano?
Forse era cambiata
più di ciò che credeva; forse ora era diventata una donna responsabile e
matura.
-Ehi, terra chiama
Vince!!! Ci sei??- gli chiese lei, muovendo la mano su e giù davanti al volto
dell’uomo.
Beh, forse matura
no…Dopotutto Yuffie era sempre Yuffie.
-Dopo allora vieni
in sala, ti devo parlare.-
E lasciò lì la
ragazza, un po’ impaurita dalla sua ultima frase.
Voleva sicuramente
discutere riguardo al perché si era presentata in mutande al bar di Tifa.
Non aveva voglia di
parlarne. O almeno non aveva voglia di ripensarci…
La ninja si limitò a
sbuffare e continuò a sparecchiare.
Quando ebbe finito
si sistemò i capelli, ancora arruffati, e raggiunse Vincent che era davanti
alla finestra, probabilmente a pensare a chissà quale assurdità.
Prese posto sul
divano e fece un bel respiro.
Iniziava ad avere
paura… Se gli avesse raccontato tutta la verità, come minimo, sarebbe andato
diretto ad ammazzare Tsubasa.
E allora cosa avrebbe
potuto inventarsi?
Che si era
semplicemente dimenticata di vestirsi?
L’avrebbe capito
subito che era una balla: Vincent era un tipo sveglio. Addirittura troppo…
-…Cosa è successo?-
Ecco.
Lui era già seduto
di fianco a lei, e la fissava.
-Prometti di non
arrabbiarti?- chiese la ragazza, cercando di sostenere il suo sguardo.
-…Riguarda lui,
vero?…-
-Vin, promettimi che
non arrabbi…-
-Dimmi cosa ti ha
fatto!-
Yuffie si alzò,
senza proferir parola, e si incamminò verso la porta.
-Yuffie!-
Lo ignorò.
Perché gli era tanto
difficile da capire?
Era davvero odioso,
quando faceva così…
Stupido, stupido
Vincent Valentine.
-YUFFIE, SMETTILA!!-
Si fermò, infuriata.
-Cosa?-
disse, senza
voltarsi e stringendo i pugni dalla rabbia.
-Smettila di fare i
capricci come una bambina.-
-Ah, io dovrei
smetterla di fare i capricci? Ma ti sei sentito? Invece di farmi la predica,
prova a farti un esame di coscienza!! Perché qui, caro Vincent, l’unico
imbecille che fa i capricci sei TU! Io non ti ho mai chiesto di preoccuparti
per me, quindi lasciami in pace!!-
…Dannazione, l’aveva
fatto.
Aveva appena
cacciato via l’unica persona che l’avesse mai aiutata.
Colui che
rappresentava la sua unica…speranza.
Stronza.
Stronza, stronza,
stronza, stronza e stronza.
Ma ormai era tardi:
lui la fissava, in un modo che la faceva sentire tremendamente in colpa…
Avrebbe potuto
chiedergli scusa, spiegargli che non pensava veramente quelle cose, ma l’unica
cosa che riuscì a fare fu quella di chiudersi alle spalle la porta
dell’appartamento.
Di male in peggio…
Ma…cos’era quella
sensazione?
Lei…stava piangendo?
Già, quelle che le
rigavano le guance erano proprio lacrime.
Si lasciò andare,
assaporando il gusto di quello sfogo che da tanto non sentiva.
Appoggiandosi al
muro, scivolò lentamente verso il pavimento, cingendosi le ginocchia con le
braccia.
Solo ad un tratto
sentì la porta spalancarsi e lo vide comparire sull’uscio.
La stava cercando?
Si stava
preoccupando ancora per lei, nonostante ciò che gli aveva appena detto?
Vincent, notò che la
ninja era rannicchiata di fianco al suo appartamento.
La fissò stupito,
dopo aver notato che stava piangendo.
Solo dopo un po’,
ritornò in casa, lasciando la porta aperta.
Yuffie, allora, si
asciugò le lacrime ed entrò;
-N-non le pensavo
veramente quelle cose…- disse, avvicinandosi a lui, ma senza guardarlo negli
occhi. –Mi dispiace, tu non meriti di essere trattato così… è solo che quando
mi arrabbio dico le cose senza pensare. I-io non ce la faccio più, sai?- questa
volta alzò il viso, accennando un sorriso malinconico.
-Non importa. Ma io
voglio trovare una soluzione a questa situazione, Yuffie.-
Grazie.
Era questo ciò che
gli avrebbe voluto dire, se non addirittura urlare, fino allo sfinimento.
Decise allora di
sussurrarglielo direttamente in un orecchio:
Si avvicinò e lo
abbracciò, alzandosi in punta dei piedi.
-Grazie, Vinnie.-
Colto alquanto
impreparato, Vincent tentò di ricambiare, avvolgendola tra le sue braccia.
Ma lo fece in un
modo talmente goffo ed impacciato che la ninja, dalla tenerezza, lo strinse
ancora di più a lei e si mise a ridere.
A quanto pare non
era molto allenato negli abbracci.
-Prometto che non mi
arrabbierò, ma dimmi cosa è successo…-
La ragazza
ricominciò a piangere.
Chissà poi come mai,
considerando che ogni volta che Tsubasa la picchiava non le riusciva proprio.
Ma con Vincent
affianco era tutta un’altra cosa…
Lui, sentendola
singhiozzare, si allontanò un po’ per guardarla.
Sembrava che la cosa
fosse grave, più del previsto.
Si sedettero sul
divano e lei gli spiegò bene ciò che era successo.
Dopo aver ascoltato
tutta la vicenda, Vincent faticò molto a controllarsi, ma dopotutto… l’aveva
promesso.
Si limitò ad
appoggiare i gomiti sulle ginocchia e ad osservare il pavimento.
-Lui verrà questa
sera?- chiese.
-Sì…- disse lei,
asciugandosi le lacrime.
-Cos’hai intenzione
di fare?-
-Io..non lo so
proprio… Ho paura.-
-…Non ti allontanare
da me al bar.-
Si stupì lui stesso
delle sue parole, ma era davvero stufo.
Avrebbe posto fine a
tutto quel tormento, a quel dolore.
Era il minimo che
poteva fare per ripagarla di tutto ciò che aveva fatto per lui.
Yuffie non avrebbe
più sofferto. Mai più.
Si alzò e si voltò
verso la ninja, rimasta anche lei stupita.
-Andiamo.-
-Dove?- chiese lei,
alzandosi a sua volta.
-A casa tua.-
-Ma Vince, lui…-
-Non importa.- la
interruppe.-vengo anche io e poi andremo insieme da Tifa.-
E si avviarono verso
la casa di Yuffie, la quale non era pienamente convinta di ciò che stavano
facendo.
Anche perché se
Tsubasa li avesse visti arrivare insieme si sarebbe solo infuriato di più…
Ma Vincent sembrava
sicuro di ciò che stava facendo, e lei si fidava di lui.
Decise perciò di non
pensarci e di vedere ciò che sarebbe successo.
Quando giunsero
finalmente davanti all’entrata della modesta casa, Vincent bussò violentemente
contro il portone.
-Lo sapevo che
saresti tornata…- disse una voce all’interno dell’abitazione.
Ma quando l’uomo
aprì la porta non si ritrovò davanti la mogliettina, bensì una pistola puntata
in fronte.
-Buongiorno.-
-Ma che diavolo?!-
Tsubasa arretrò di qualche passo, stupito e allo stesso tempo terrorizzato.
Da dietro Vincent
sgattaiolò fuori Yuffie, che corse in camera a vestirsi.
-Tesoro, cosa ci fa
qui il tuo amichetto?- le chiese, osservando furioso l’uomo, che abbassò la
Cerberus.
-Prova solo a farle
del male un’altra volta e giuro che ti ci mando io all’ospedale. Ma in
obitorio.- disse Vincent, fulminandolo con uno sguardo.
-Nessuno ti ha
chiesto di intrometterti, vampiro.-
-In ogni caso,
rimarrò qui finché Yuffie non sarà pronta. Poi andremo al bar.-
-Ti ricordo che sono
io suo marito e che sono io quello che è stato invitato.-
-Già, ma alla festa
ci sarò anche io. Perciò andremo tutti e tre insieme.-
E così affermando si
appoggiò al muro, rimirando la sua Cerberus.
Quando si metteva
d’impegno, Vincent riusciva a suscitare più paura del solito.
Tsubasa, si sedette
sul divano, impotente davanti a quelle intimidazioni.
Intanto Yuffie si
era infilata frettolosamente un vestito molto semplice, ma che le era sempre
piaciuto: un abito rosso con la gonna a balze che le arrivava fino alle
ginocchia; aveva anche una leggera scollatura, ma niente di esagerato.
Fece una scappatella
in bagno ad aggiustarsi un po’ i capelli e si mise un filo di trucco; ma prima
di raggiungere i due preferì assicurarsi che la situazione fosse calma,
appoggiando un orecchio alla parete. Non volava una mosca.
Uscì dal bagno e si
diresse in salotto
-Possiamo andare…-
disse, un po’ impaurita dal silenzio.
Vincent la fissò
stupito: era davvero bellissima. Non sembrava neanche lei…
Tsubasa, invece, non
proferì parola e si limitò ad avviarsi.
Dopo un po’
raggiunsero il locale, ma a Yuffie facevano già malissimo i piedi.
I tacchi non li
poteva proprio soffrire.
La ninja si sentì
afferrare la mano da suo marito, il quale la trascinò dentro il bar.
Vincent li seguì,
rimanendo a dovuta distanza.
-Ehilà vecchia
carogna!!- Cid gli si fiondò addosso, dandogli una violenta pacca sulla spalla.
-Cid,- disse
infastidito il pistolero.-ci si rivede..-
-Allora? Novità?-
chiese il biondo, accendendosi una sigaretta.
-Riguardo a cosa,
scusa?-
-Alla piccola peste…
Ho saputo che ultimamente ti stai mettendo d’impegno…-
Vincent non capiva
se stesse parlando seriamente o lo stava semplicemente sfottendo come gli era
solito fare.
-Ehi, mi riferisco a
lei e suo marito, non guardarmi in quel modo!-
-Ah… Diciamo che sto
cercando di…-
Proteggerla!?
Effettivamente era
quello che stava per dire.
Ma…da quanto tempo
non proteggeva più nessuno, solo per un semplice bisogno personale?
Per poter rendere
felice quella persona?
Tornò alla realtà,
notando che Cid gli girava intorno cercando di capire se si fosse addormentato
o cosa.
-…proteggerla.-
terminò la frase.
-Capisco. Beh,
Vincent, oltre che a proteggerla cerca di portargliela via: lei non merita
tutto questo. E, inoltre, ho un brutto presentimento…-
Cosa?
Prima, quando
insisteva col dire che bisognava intervenire affinché Tsubasa smettesse di
picchiarla, tutti gli dicevano di lasciar perdere, ma ora che finalmente si era
deciso a fare qualcosa, lo incoraggiavano?
-Perché dovrei fare
tutto io, scusa?-chiese il pistolero, un po’ irritato.
-Oh, semplice!
Perché te e la peste fate una gran bella coppia, e non si sa mai cosa può
succedere…!!-
Yuffie, seduta ad un tavolo vicino alla finestra, osservava
malinconica fuori.
-Ehi, su col morale! Questa dovrebbe essere la tua festa!-
Tifa sbucò fuori dal nulla e prese posto vicino a lei.
-Scusa Tiff, ma non sono proprio in vena… Comunque grazie
mille, siete stati davvero gentilissimi a fare tutto questo per me!-
-Ma figurati!!- disse lei, mostrando un dolce sorriso.
In effetti il bar era allestito proprio bene: i festoni
colorati penzolavano da ogni dove, sul bancone c’erano un’infinità di salatini
e dolcetti vari e in più la musica era davvero stupenda. Doveva essere stata
sicuramente scelta da Tifa, lei aveva sempre un ottimo gusto per certe cose.
Intanto, Vincent, sentendo il telefono squillare uscì un
attimo al locale.
-Ciao, Vincent, sono Reeve. Hai un minuto?-
-Dimmi…-
-Yuffie!!- Ed eccolo che si avvicinava.
Tsubasa.
Sbronzo.
La cosa non era positiva, proprio per niente.
-Ehi, non ti pare di aver bevuto un po’ troppo?- le chiese
lei, fingendosi preoccupata per la sua salute.
-Ma no, figurati! Piuttosto..chi è questa bella ragazza? Non
me la presenti?-
Tifa guardò malissimo il compagno della amica, il quale le
fece l’occhiolino.
-…è Tifa, una mia amica…-disse Yuffie imbarazzata dal
comportamento dell’uomo. Doveva proprio farle fare delle figure di merda anche
davanti ai suoi amici più cari?
Non gli bastava tutto il resto?
-Mmmh, Tifa, eh? Davvero un bellissimo nome! E, sentiamo,
Tifa…- iniziò ad accarezzarle la gamba e, nel percepire quello sfioramento la
pugile si scostò immediatamente:
-Ti ricordo che sei sposato con una bellissima donna, che è
proprio seduta al tuo fianco!- affermò, quasi urlando, con tono infastidito e
allo stesso tempo infuriato.
-Sì, ma con lei non mi posso divertire,quindi…-
-TSUBASA, BASTA!-
La ninja si alzò di scatto, incenerendolo con uno sguardo.
Anche lui si alzò con aria arrabbiata e le tirò uno
schiaffo.
-Non ti permettere mai più di dirmi cosa devo o non devo
fare, chiaro?-
Yuffie se ne andò,
massaggiandosi la guancia e Tifa le corse appresso.
-No, non seguirmi, voglio stare un po’ da sola…-
-Ma, Yuffie, io voglio solo…-
-Ti prego, lasciami stare!- la implorò la giovane di Wutai,
correndo fuori dal locale.
Ma quest’ultima, con gli occhi offuscati dalle lacrime non
si accorse di Vincent, che aveva appena finito la telefonata e gli sbatté
addosso.
-Yuffie, ma cosa…- disse lui, afferrandole le spalle e
guardandola sconcertato.
Ma appena lei tentò di parlargli comparve Tsubasa che
spintonò via il pistolero ed iniziò a colpire ed insultare la ninja.
Vincent, furioso, lo tirò a sé prendendolo per un braccio e
gli tirò un pugno, facendolo piombare a terra:
-Ti avevo detto di non toccarla!-
l’uomo a terra si asciugò il sangue che gli colava dalla
bocca e si rialzò.
-A quanto pare…la puttanella non piace solo a me, eh?-
disse, per poi avanzare verso Yuffie.
Ma prima che riuscì a giungere da lei, il pistolero estrasse
la sua Cerberus.
-VINCENT,NO!!- urlò la Wutai, coprendosi gli occhi.
# BANG #.
Troppo tardi…
Scostò lentamente le mani, paurosa di ciò che avrebbe potuto
scorgere.
Ma si sorprese nel vedere suo marito ancora in piedi, con
gli occhi sgranati dallo spavento.
Vincent aveva sparato volutamente più a destra, sfiorandogli
la guancia e graffiandola.
-La prossima volta giuro che ti ammazzo.- disse il pistolero,
riponendo l’arma nel fodero.
Tsubasa si voltò, ridendo.
-Dipende se prima non ti ammazzo io.- e mantenendo
quell’odioso ghigno scomparve nell’ombra.
Ormai dal locale, avendo udito lo sparo, erano usciti tutti
e Cloud si avvicinò a Vincent per domandargli cosa fosse successo.
-Niente. Io torno a casa.- sentenziò quest’ultimo,
rivolgendo un’ultima occhiata a Yuffie, la quale lo ringraziò con uno sguardo.
Tifa, che invece aveva assistito a tutta la scena, corse
dalla Wutai e l’abbracciò.
-Tutto a posto?-
-Ora sì…- ed entrarono insieme al bar.
A questo punto la festa si poteva definire finita, perciò i
membri dell’Avalanche si salutarono e tornarono ognuno a casa propria.
Eccezione fatta per Cloud, Tifa e Yuffie, che si fermarono a
riordinare.
-Yuffie…- la chiamò il biondino, continuando a tirare giù i
festoni dal soffitto.- sicura che tu stia bene ora?-
-Sì, non ti preoccupare! Vincent ha già rimediato a tutto…-
rispose lei, per poi iniziare a fischiettare un motivetto allegro.
Perché era proprio così che si sentiva: allegra.
Ora non aveva più paura: sapeva che c’era Vincent a
proteggerla. Anzi, ormai era una certezza
Era un po’ come il suo angelo custode, ma non un angelo
qualsiasi.
-Sapete…- disse lei, interrompendo la canzoncina. – credo
che Vinnie sia diventato un po’ come il mio… angelo custode.
Solo che è rosso. Rosso come il sangue…-
Si voltarono improvvisamente ad osservarla allibiti.
Vincent… un angelo?
Solo Yuffie poteva inventarsi un simile paragone!
Il pistolero aveva più confidenza con le bare che con le
nuvole…
-E va bene, la prossima volta starò zitta!!- ridacchiò lei,
riprendendo a pulire il bancone.
Quando finirono erano già le 2 di notte, perciò Tifa propose
alla ninja di restare a dormire da lei e Cloud.
-No, stai tranquilla, non ho nessuna intenzione da farvi da
terzo incomodo!! In qualche modo mi arrangerò, vedrai…!-
-Ok, ma non tornare a casa tua per nessun motivo, chiaro?!-
-Sì, sì, tranquilla sorella! A domani, buona notte!- e si
allontanò, dirigendosi verso la parte ad ovest della cittadina.
Giunta davanti all’entrata dell’edificio iniziò a salire i
piani di corsa, senza neanche sapere bene il perché.
Ansimante davanti all’ingresso, bussò.
Niente.
Tentò ancora, ma nessuno venne ad aprire.
Provò, allora, ad abbassare la maniglia e notò che la porta
era aperta.
Esitando un attimo, entrò furtivamente nell’appartamento e
chiuse, con due giri di chiave, la serratura.
Sempre con passo felpato si avviò verso la camera da letto,
cercando il proprietario dell’abitazione.
Ed eccolo lì, sdraiato su un fianco con il volto coperto dai
capelli corvini.
-Ciao Yuffie.-
-Ma…ma come diavolo facevi a sapere che ero io?!?!-
-Solo tu fai un simile casino.-
E pensare che aveva cercato di essere il più silenziosa
possibile…
-Scusa l’intrusione, ma ho trovato la porta aperta e..-
-Lo so, immaginavo che saresti venuta qui.-
Incredibile.
Ma davvero tutti gli ex-Turk erano così tremendamente
“preveggenti”?
-Beh, allora…posso
restare?-
-…mh-mh.-
-Grazie!- giubilò la ragazza, saltellando.
Ma improvvisamente si bloccò, rimanendo in mezzo alla stanza
pietrificata.
-Yuffie, che c’è??- sbottò Vincent, infastidito.
-Ehm…Dove dormo?- chiese lei, un po’ imbarazzata.
-Uff…- il pistolero si alzò dal letto sbuffando.
Oh,oh… era a torso nudo.
La giovane ninja non poté fare a meno di lasciar scivolare
lo sguardo sui suoi pettorali, così lisci e scolpiti.
Che figo…
-Io dormo in soggiorno, tu resta pure qui.- disse,
avviandosi verso la sala.
-M-ma no, stai tranquillo!! Dormo io sul divano!-ribadì Yuffie, agitando le braccia.
-Buonanotte, Yuffie.- e si chiuse la porta alle spalle.
-…’notte Vince e…grazie.-
Notò che aveva ancora indosso l’abito da sera, decise perciò
di frugare nell’ormai conosciuto cassettone e di prendere una camicia da notte
provvisoria. Dopo essersi cambiata si infilò frettolosamente sotto le coperte,
ancora calde.
Era davvero piacevole lasciarsi coccolare da quelle lenzuola
impregnate del suo calore e del suo profumo.
Con un sorriso sulle labbra, la Wutai si lasciò cadere nel
mondo dei sogni.
La mattina seguente fu fatta alzare da Vincent il quale,
dopo aver ricevuto qualche imprecazione in Wutai seguita da calci e pugni,
riuscì a farla svegliare.
-Oh, ehm…Buongiorno Vinnie!!-
-Vedo che ti piacciono le mie magliette…- disse lui, notando
ciò che indossava la ninja.
-Eeeh, già!!-
-Yuffie, - l’ex-Turk si sedette sul bordo del letto ed
assunse un’espressione seria. -io…devo partire.-
Le crollò il mondo addosso.
-C-come devi partire?? Dove? Per quanto tempo??-
-Mi ha chiamato Reeve, ieri sera. Hanno bisogno di me alla
WRO. Partirò questo pomeriggio e resterò via per circa 4 giorni.-
-Ah.-
Seguì un momento di silenzio.
Non aveva senso preoccuparsi e fare tutte quelle scene.
Dopotutto…Vincent era Vincent e basta.
Però…senza di lui, chi l’avrebbe protetta?
Dannazione.
Ricominciò ad avere paura.
-Ti lascerò le chiavi di casa mia, potrai restare qui finché
non tornerò, se vuoi…-
-Grazie.-
Quando il pistolero stava per uscire, Yuffie lo chiamò:
-Vince, posso farti una domanda?-
Lui acconsentì annuendo leggermente.
-Cosa si prova a morire?-
EH?
Ma che diavolo le era preso?
-Perché me lo chiedi?- domandò a sua volta, voltandosi per
guardarla in faccia.
-Tu rispondimi e basta. Lo so che non è proprio una bella
domanda, scusami…-
-…Freddo.- disse lui, abbassando lo sguardo.
La ninja si lasciò cadere sul letto.
-Freddo?-
-Sì. Ti divora da dentro, senza che tu possa fare niente per
impedirglielo.-
-Capisco….. Grazie-
Il moro lasciò la stanza, senza nascondere la sua
preoccupazione.
Da quando Yuffie si interessava alla morte? L’ultima domanda
seria che gli aveva fatto era stata…
. . . . . . . . . . . .
No di domande serie non gliene aveva mai fatte.
La cosa puzzava. E tanto, anche.
Ehilà coraggiosissimi lettori (si perché se siete arrivati
fin qua avete fegato da vendere…-_-“)!!!
Spero che anche questo capitolo sia decente, io ho fatto del
mio meglio…In ogni caso volevo informarvi che sono così rapida negli aggiornamenti
perché nella scrittura della storia io sono già al cap.8. Infatti sono molto avanti
perché non ero sicura di volerla pubblicare questa fic… Quindi finché non raggiungerò
i capitoli che sto scrivendo con quelli che sto pubblicando aggiungerò un nuovo
capitolo ogni giorno! Spero di essermi spiegata bene…eheheh… Bene, allora a me
non resta che salutarvi ed attendere impaziente tutti i vostri commenti!!!
Ovviamente vi ringrazio per tutti quelli che ho ricevuto
fino ad ora…
Scusate se ieri non ho postato, ma è stata una giornata
terribbbbile! Cmq vi ringrazio per i vostri commenti! Ah, un piccolo
chiarimento:Vinnie vorrebbe tanto ammazzare Tsubasa, ma allo stesso tempo non
voleva deludere Yuffie che, a sua volta, non vuole deludere il padre (Oh my god
che casino...O_O). Per questo motivo alla fine il nostro bel Vincent si
contiene sempre...Bene, buona lettura! E fatemi sapere come va, eh!!
CAPITOLO 6:
Preparò la colazione.
Niente di impegnativo: caffè e brioches.
-Yuffie, la colazione è pronta.-
-Arrivooo!!-
La giovane ninja balzò in cucina, si fiondò subito a tavolo ed
iniziò a divorare la brioches. Tutto questo in una frazione di secondo.
-Hai fretta?- le chiese l’ex-Turk.
-Fo, fefchè?- domandò a sua volta lei sputacchiando pezzetti
di brioches da tutte le parti.
-Ti stai ingozzando…-
Yuffie mandò giù il boccone.
- è perché ho una fame da lupi!! È da ieri a pranzo che non
mangio qualcosa…-
Vincent ripensò alla domanda che gli aveva fatto la ragazza,
sorseggiando il caffè.
L’unica spiegazione che trovava era…
-Vince, ma insomma!! Smettila di fissarmi!! Si può sapere che
ti prende ultimamente?-
Ma invece di distogliere lo sguardo la guardò più
intensamente, mettendola un po’ a disagio:
-Voglio sapere perché mi hai fatto quella domanda, prima.-
Yuffie scoppiò a ridere.
-Ti stai crucciando così solo perché ti ho chiesto cosa si
prova a morire?!? Ma dai, Vinnie!!-
Il pistolero, però, continuò a non levarle gli occhi di
dosso, aspettandosi una risposta.
-Beh, te l’ho chiesto perché tu sei l’unica persona che
conosco in grado di dirmelo…è normale farsi certe domande durante la vita, non
credi?-
bevve tutto in un sorso il caffè e mise la tazzina a lavare.
Per quanto sembrasse sincera, Vincent, non riusciva a
crederle.
-Perciò non vuoi suicidarti, vero?- le chiese alla fine.
Almeno si sarebbe levato dalla testa quell’assurdo dubbio.
Yuffie si bloccò, impietrita.
Notando un certo disagio il pistolero si alzò, ma la ninja
uscì di corsa dalla cucina e si fiondò in camera da letto.
-YUFFIE!- cercò di bloccarla.
Sbam
Andò alla porta ed iniziò a bussare.
-Apri!-
-NO!- urlò lei, singhiozzando.
-Si può sapere che ti prende? Apri, dannazione!-
Ma niente, la porta rimaneva chiusa.
Alla fine la buttò giù e vide Yuffie raggomitolata in un
angolo con la faccia rivolta verso il muro. Stava piangendo.
Il pistolero non riusciva proprio a capirne il motivo, di
tutte quelle lacrime. Le si avvicinò.
-Vattene…- mugugnò lei, tra i singhiozzi. Ma lui la ignorò.
-Ti ho detto di andartene!-
-No.- rispose lui, sedendole vicino.
-Bravo, adesso ti metti pure a fare l’amichetto del cuore
pronto a consolarmi? Non ci provare, Vincent, sei solo ridicolo…-
Merda, perché non teneva mai chiusa quella bocca?!
L’aveva insultato per la seconda volta…
Stupida Yuffie.
Quando sarebbe riuscita a dirgli che in realtà tutto ciò che
stava facendo per lei lo trovava fantastico?
Probabilmente mai. Era troppo impegnata ad offenderlo,
cercando di non fargli capire ciò che stava passando.
Quella che si stava costruendo un muro intorno a sé, ora,
era proprio la giovane ninja, sempre allegra e solare.
Che schifo.
Girò la testa, sorpresa di vederlo ancora lì.
-Me l’hai detto proprio tu che quando sei arrabbiata, non
pensi a quello che dici, ricordi?- le disse lui, con tono pacato.- quindi ora
calmati ed iniziamo una normale conversazione.-
Incredibile.
Da quand’è che Vincent Valentine era diventato così
tremendamente comprensivo? Sembrava quasi umano…
-Hai sfondato la porta…- disse, asciugandosi le lacrime e
voltandosi per appoggiare la schiena al muro.
-Oh, non importa. Io dormo con la porta aperta.-
Alla ninja scappò un sorriso.
-mh…Perché sei scappata via?- azzardò lui.
-…mi sono sentita a disagio…-
-Disagio?-
-mh-mh…-
-E perché?-
Lei lo guardò. Aveva il suo solito volto inespressivo, ma tutto
sommato le sembrava di notare un po’ di preoccupazione nei suoi occhi
scarlatti.
-…..perché molte volte ho pensato di…-
-…di ucciderti.- continuò lui con un sospiro ed appoggiando
la testa alla parete.
-Sì, ma non sono mai arrivata fino a quel punto!! Anche se
sto male io…Sono sempre rimasta convinta di una cosa.-
Lui si voltò per guardarla.
Aveva ancora gli occhi rossi, ma le lacrime avevano smesso
di rigarle il viso. Si sentì sollevato.
-E di cosa?-
-Che se io morissi i miei amici…ci starebbero male. O almeno
mi piace credere che sarebbe così…!- disse lei, con una risata un po’ forzata.
-Fai male a dubitarne. Staremmo tutti male se tu…morissi.-
Suonava proprio bene come frase.
Pensò che, forse, era il suo modo di consolarla, di dirle
che per loro era importante. Per lui era importante.
Yuffie, confortata da quelle parole, appoggiò la testa sulla
spalla di Vincent che, dal canto suo, si irrigidì talmente tanto da sembrar
essere fatto di marmo.
-Riesco a coglierti sempre impreparato, eh?- sogghignò la
Wutai.
-.…uh- mugugnò lui, cercando di mostrarsi il più rilassato
possibile.
Non riusciva a spiegarsi tutta quella agitazione. Era da
tanto, troppo tempo che non sentiva il suo cuore battere così freneticamente.
Rimasero così, semplicemente in silenzio.
Solo dopo un po’ si sentì squillare il cellulare di Vincent.
La ninja si scostò svogliatamente per permettere al
pistolero di alzarsi il quale, visibilmente seccato, andò a rispondere.
- Vincent, sono Reeve.- ecco, la cosa lo seccò ancora di
più.- Sei già partito?-
-No. Avevamo deciso che sarei partito questa sera, e adesso
sono solo le 3 Reeve…-
-Non è che riusciresti a prepararti in fretta e a partire
subito? Qui urge il tuo aiuto.-
-…..Credo di non avere altra scelta.-
-Perfetto. Ho fatto mandare uno ShadowFox appositamente per
te. Sarà lì tra qualche minuto. A dopo, Vincent.- e mise giù.
-Era Reeve?- gli chiese Yuffie.
-Sì, Mi ha chiesto se posso partire ora…-
-ORA?- sbraitò lei, balzando agilmente in piedi.
Confermò muovendo leggermente il capo.
-Ho giusto il tempo di preparami, poi arriveranno a
prendermi.-
-Ah, ok…Allora…niente, io vado di là…- e così dicendo la
giovane Wutai scavalcò la porta ancora a terra, ed andò in soggiorno.
A quanto pare non sapeva che con “prepararsi”, Vincent intendeva
dire prendere la sua fidata Cerberus e controllare che fosse carica.
Fatto questo si diresse anche lui in soggiorno.
-Yuffie, allora io ti lascio il mio appartamento...Non
voglio che torni da lui, perciò non farlo per nessun motivo e se dovessi avere
problemi chiamami, ok?-
-Ok, grazie Vinnie! Io…- fu interrotta dal suonare del
citofono. Il pistolero andò ad aprire.
-Sono arrivati. Ciao, Yuffie.-
Lo vide allontanarsi verso la porta.
Avrebbe voluto fermarlo.
Avrebbe voluto dirgli che aveva paura.
Avrebbe voluto pregarlo di restare.
Avrebbe voluto chiedergli ancora la sua protezione.
-Ciao Vince, ci vediamo!-
Ecco ciò che riuscì a dire, sollevando leggermente una mano.
Cretina.
Cretina, cretina, cretina e cretina.
Ma ormai il danno era fatto, lui aveva già chiuso la porta.
Si voltò verso il divano e vi si buttò, cercando conforto.
Ora era sola. Dannatamente sola.
Ad un tratto, però, sentì bussare.
Vincent….era tornato!
Ora gli avrebbe detto tutto…Sì, gli avrebbe detto che aveva
paura, che non voleva che partisse e magari l’avrebbe anche abbracciato.
Sì, avrebbe colto al volo questa occasione.
-Ehi, Vince, cos’hai dimenticato?- disse, saltellando tutta
sorridente verso la porta.
Da oggi, cara gente, finiscono gli aggiornamenti super rapidi…Spiacente,
ma ora sto ancora lavorando all’8° cap…
Da oggi, cara gente, finiscono gli aggiornamenti super
rapidi…Spiacente, ma ora sto ancora lavorando all’8° cap…
Ma abbiate fede, l’aggiornamento continuaaaa!!!
Grazie a tutti!!
Geko93 ^_^
CAPITOLO 7:
Il viaggio era iniziato solo da pochi minuti e non ne poteva
già più: lo ShadowFox puzzava tantissimo e quell’imbecille dell’autista non
sapeva guidare.
Era addirittura peggio di Barret.
Andò alla postazione del computer e si mise in collegamento
con Reeve, il quale gli diede tutte le informazioni necessarie.
-Ciao Vincent. Allora, la missione consiste in
un’infiltrazione nelle condutture dell’ex generatore Mako...-
-Ma non avevamo già risolto il problema 6 mesi fa?- chiese
il pistolero.
-Sì, ma questa volta né i Deepground né Omega centrano.-
sullo schermo comparve una mappa con numerosi punto luminosi. – sono stati
registrati dei sovraccarichi di energia in tutti i punti che vedi sulla mappa.
Niente di preoccupante, ma- i segni luminosi iniziarono a confluire verso un
unico punto.- se si dovessero unire tutti insieme c’è il pericolo che si possa
verificare un’esplosione che interesserebbe gran parte della zona circostante.-
-Causerebbe danni alla popolazione civile?-
-Questo non lo sappiamo ancora, ma ci sarebbe un’eccessiva
dispersione di energia Mako.- sullo schermo ricomparve Reeve, nell’identica
posizione di prima. –Il tuo compito è quello di entrare nelle condutture e
capire cos’è che provoca tutti questi sovraccarichi.-
-…mh-
-Sarai scortato da una decina di membri della WRO. Ho
cercato di farti avere i migliori… A dopo, Vincent, buon viaggio.-
Sapeva già che i soldati sarebbero stati solo d’impiccio:
avrebbe dovuto salvarli come al solito e se alcuni di loro fossero morti la
colpa sarebbe stata solo sua.
Vincent sbuffò a quell’idea e spense il computer.
Non sapendo come impiegare il tempo estrasse la sua pistola
ed iniziò ad equipaggiarla; ne approfittò anche per darle una controllata, ogni
tanto una piccola manutenzione ci voleva.
Fece appena in tempo a finire che lo ShadowFox inchiodò.
-Siamo arrivati, signor Valentine!-
Il pistolero scese dal veicolo e si diresse all’ingresso
della sede della WRO.
Sapeva perfettamente che sarebbe stata solo una perdita di
tempo; si sarebbe benissimo potuto dirigere direttamente alle condutture,
risolvendo il problema in due giorni al massimo. Ma Reeve, come al solito,
voleva rendere ufficiali le cose pretendendo la sua presenza nella sede, prima
di partire per la missione.
Vide Cait Sith corrergli incontro.
-Ciao, Vincent! Ti trovo bene!! Vieni, ti stavamo
aspettando…-
Il felino gli fece strada verso la sala, ma mentre
camminava, l’uomo sentì suonare il telefono.
Yuffie lo stava chiamando. Appena fece per rispondere, però,
il gatto-robot lo rimproverò:
-Spegni il telefono, durante l’assemblea è vietato usare
apparecchi elettronici!-
Vincent non poté far altro che deviare la chiamata e
spegnere il cellulare, promettendosi di richiamarla il più presto possibile.
La riunione durò un paio d’ore, durante le quali Reeve non
aveva neanche chiuso bocca per riprendere fiato.
Oltretutto le cose che diceva erano sempre le stesse che si
ripetevano di volta in volta.
Usciti tutti dalla stanza, Vincent vide Shelke avvicinarsi:
-Vincent Valentine, sono felice di rivederti.-
-Shelke, quanto tempo… Prenderai parte anche tu alla
missione?- le chiese lui, riaccendendo il telefono.
-Sì, ma io opererò dalla sede. Seguirò ogni vostro
spostamento e controllerò se i livelli dei flussi di energia Mako rimarranno
costanti ma…-
-Che diavolo..?!?-
Il cellulare iniziò a squillare assiduamente, attirando
l’attenzione di tutti i presenti. Sullo schermo comparve un messaggio:
13 chiamate senza riposta.
Vincent aprì la cartella delle chiamate perse e vide che
erano 3 di Yuffie, 5 di Tifa, 4 di Cloud e 1 di Cid.
-Tutto a posto?- chiese la ex-Tsviet.
-Devo fare una chiamata.- e corse fuori, componendo
velocemente il numero di Yuffie.
Tuuuu…
Tuuuu…
Tuuuu…
Tuuuu…
Tu-tu-tu-tu-tu…
Niente, non rispondeva.
Cosa poteva essere successo?
Dannazione, non se lo sarebbe mai perdonato se… se…
Chiamò Tifa, che invece rispose subito:
-Cazzo Vincent, che fine avevi fatto?!? Sei un imbecille!!-
gli urlò contro la ragazza, in preda ad una crisi isterica.
-Tifa, che c’è? È successo qualcosa a Yuffie?-
-Sì, Vincent, le è successo qualcosa!!! E tutto questo solo
perché tu non eri lì con lei…!!-
Sgranò gli occhi.
Si sentirono degli strani rumori dall’altra parte
dell’apparecchio.
-Tifa, calmati!!- era la voce di Cloud che aveva strappato
il telefono dalle mani della ragazza -Vincent…-
-Posso sapere che diamine è successo?- urlò il pistolero
iniziando a perdere la calma.
-……-
-Cloud, dannazione, vuoi dirmi cos…-
- L’hanno operata d’urgenza, ma…- il biondino cercava di
essere il più delicato possibile. -…ora è in coma.-
Missione fallita.
Vincent rimase in silenzio, con lo sguardo perso nel vuoto.
Per quanto fosse brutta la cosa, non riusciva a farsene una
ragione.
L’allegra Yuffie ora… non sorrideva più?
Com’era possibile che la sua dolce spensieratezza si
fosse…spenta?
-Vincent, senti io…-
-Dove siete?- lo interruppe.
La sua voce era diventata stranamente più flebile e
soffocata.
- All’ospedale di Edge. Stanza 424, 4° piano.- fece appena
in tempo a dirlo che Vincent gli riagganciò il telefono in faccia
catapultandosi sul primo ShadowFox che gli capitò a tiro.
-Ma, Vincent, dove vai!?- chiese Shelke, uscendo dalla sede.
-Avvisa Reeve che non posso prendere parte alla missione.- e
così dicendo accese il veicolo e partì, lasciando l’ex-Tsviet con
un’espressione allibita in volto.
La strada sembrava interminabile. Ma era così fottutamente
lontana Edge?!
Senza pensarci due volte accelerò ancora di più, nonostante
sapesse che era tutto inutile.
Tra pochi istanti…avrebbe salito frettolosamente le scale,
sarebbe piombato nella stanza e l’avrebbe vista.
Lì, distesa nel suo letto.
Ma questa volta non ci sarebbe stato il suo triste sorriso
ad accoglierlo.
No.
Solo il ripetitivo suono di quegli infernali macchinari.
Inchiodò davanti all’ospedale, senza neanche parcheggiare.
Ed ecco che la sua corsa iniziò:
le porte che si aprivano, le lamentele delle segretarie, i
piani di scale fatti di corsa, l’entrata nella camera e…eccola.
Yuffie.
Si avvicinò lentamente a lei…
Il capo
completamente avvolto in una fasciatura ricoperta di sangue, le guance
evidentemente gonfie e un’espressione straziata dipinta sul viso.
Yuffie.
-Vincent…- Cloud fu l’unico ad avere il coraggio di aprire
bocca.
-è stato lui?- il pistolero lo interruppe senza mai
distogliere gli occhi dalla giovane ninja
-Hanno già avvisato le autorità che…-
Il biondino si bloccò, notando l’improvviso sguardo che il
moro gli aveva rivolto. Come descrivere un simile susseguirsi di emozioni?
…frustrazione…rabbia…e rimpianto.
Era la prima volta che lo vedeva così dannatamente afflitto.
Ad un tratto Vincent si voltò di scatto, dirigendosi verso
l’uscita.
-Fermati…- disse Tifa tra i singhiozzi. La mora era seduta
sul solito gabellino, vicino alla branda.
Lui la ignorò.
Spazientita si alzò per corrergli appresso.
-Fermati ho detto!- gli urlò, prendendolo per il colletto
del mantello.
Le diede uno spintone e riprese a camminare.
-VINCENT!- la ragazza questa volta gli sferrò un pugno ben
assestato, facendolo piegare in due per il colpo.
Si rialzò lentamente, posando la mano sulla gote.
-Lo so che vuoi fargliela pagare, è quello che vogliamo
tutti… Ma ti prego, non fare niente di cui potresti pentirti. Lei non vorrebbe
questo.-
-Smettila…- disse lui, guardandola –…smettila di parlare
come se fosse morta.-
Tifa cercava di trattenere inutilmente le lacrime.
-I-io…Ti chiedo soltanto di
rispettare la sua volontà…- la mora alzò improvvisamente il volto, scoppiando
in un pianto disperato.- Quindi smettila di fare l’idiota e torna in quella
fottuta stanza! Perché questa potrebbe essere l’ultima volta che..che…-
Cloud corse a frenarla
abbracciandola e lasciandola sfogare su di sé; lanciò uno sguardo al pistolero
e si avviò verso le poltrone sistemate lungo il corridoio semi-deserto.
Vincent rimase ad osservare il
pavimento con un’aria persa, vuota.
Cid gli si avvicinò.
-Vincent, va’ da lei.- e dandogli
una debole pacca raggiunse gli altri.
Il pistolero varcò l’entrata della
camera e si avvicinò lentamente all’esile corpo della ninja.
Le sfiorò una mano.
Era fredda. Terribilmente fredda.
Il calore del suo corpo, del suo
sorriso, del suo sguardo… Dov’era finito?
Non poteva fare a meno di
chiederselo, mentre accarezzava delicatamente le sue dita inanimate.
Era incredibile quanto fosse
liscia la sua pelle…quasi fosse seta.
Ritirò velocemente la mano appena
sentì qualcuno avvicinarsi.
-Salve, - gli disse l’uomo,
accostandosi a Yuffie.- piacere, sono il dottor Rippel. Conosce questa
ragazza?-
Fece cenno di sì con la testa.
-Come sta?- chiese Vincent.
-Ha subito un forte trauma cranico
ed ora è in coma. Mi dispiace…-
Era incredibile l’assoluta
sfacciataggine di quell’uomo. Gli avrebbe sparato volentieri un colpo in
fronte.
-Ma…si sveglierà?-
-Ancora non lo sappiamo. Per ora
possiamo solo augurarci di sì. Perché non le tiene compagnia lei?-
Il pistolero lo guardò senza
comprendere.
-Se lei venisse qui ogni giorno e
le parlasse, le probabilità di un suo possibile risveglio potrebbero
aumentare.-
…No.
Non sarebbe rimasto lì a
contemplarla fingendo che lei lo potesse sentire.
Questo l’aveva già fatto per
tanti, troppi anni. Con l’altra. Con Lucrecia.
No.
Era tutta colpa sua se ora
Yuffie…stava male: da quando l’aveva incoraggiata a ribellarsi le cose si erano
soltanto aggravate.
Era tutta colpa sua. Solo ed
esclusivamente colpa sua.
E non sarebbe rimasto lì a far
peggiorare le cose, anzi… se ne sarebbe andato con il suo stupido rimorso che
gli lacerava il cuore.
Ma poi…l’aveva davvero un cuore?
Non aveva importanza.
Si sarebbe limitato a pregare per
lei, augurandole di svegliarsi e di rifarsi una vita. Una bellissima vita,
degna della giovane e allegra Yuffie.
Ecco quello che avrebbe fatto
Vincent Valentine.
E, forse, era l’unica cosa che era
capace di fare:
Sospirò, guardando fuori dalla finestra. Aveva iniziato a
nevicare.
Diede un ultimo sguardo alla giovane, anche se avrebbe
voluto non scollarle mai gli occhi di dosso.
Però doveva farlo, per il suo bene. E così fece: uscì dalla sala,
cercando di evitare in tutti i modi i suoi compagni.
Ma dopotutto erano seduti proprio lì fuori e la cosa risultò
inevitabile.
-Dove vai?- gli chiese Tifa che intanto si era ripresa.
-A casa mia.- e così dicendo scomparve dietro le porte
dell’ascensore.
Uscì dall’entrata ad apertura automatica e fu investito da
un’ondata di aria gelida, ma non ci fece caso.
Quella sensazione la provava anche dentro di sé. Una senso
di vuoto, di angoscia.
Lo divorava da dentro, senza che lui potesse impedirglielo.
Eppure…non stava morendo.
Si diresse verso lo ShadowFox, ma non lo trovò nel posto in
cui l’aveva malamente abbandonato.
-Senta, era suo quello strano veicolo?- un vecchio gli si
avvicinò.- L’hanno portato via 5 minuti fa perché intralciava il passaggio.-
Tanto meglio, se la sarebbe fatta a piedi. Voltò le spalle
all’uomo ed iniziò ad incamminarsi.
Le strade incominciarono ad imbiancarsi ed Edge ricoperta di
neve era davvero incantevole.
A lei sarebbe piaciuta tantissimo…
Alzò il viso, chiuse gli occhi e si lasciò fendere le guance
da quel vento pungente.
Sì, perché si sarebbe preso a pugni da solo molto
volentieri…
Ricominciò a camminare per i marciapiedi innevati, evitando
i bambini che si rincorrevano per le strade tirandosi le palle di neve.
Dannazione, anche i bambini gli ricordavano lei.
Con la loro innocenza, la loro allegria, il loro candore…
Aveva ancora l’ospedale alle spalle e già sentiva il bisogno
di vederla.
Che coglione, Vincent Valentine. Ridurla in quello stato e
poi pretendere anche di rivederla.
Accelerò il passo: doveva allontanarsi.
Arrivò a casa ansimante e fradicio: i capelli corvini gli si
erano impastati sul volto e il lungo mantello rosso sgocciolava.
Si levò i residui di neve dalle spalle, buttò a terra il
soprabito e si tolse la fascia dalla fronte, anch’essa bagnata.
Andò a fare una doccia calda, ma appena si avvicinò al bagno
vide la porta della camera da letto buttata a terra.
Già, era stato proprio Vincent ad abbatterla quello stesso
giorno, quando Yuffie era corsa in camera a piangere e lui…le aveva dato
conforto.
O almeno ci aveva provato.
Lanciò un pugno al muro, nella vana ricerca di uno sfogo; il
tonfo risuonò come un boato in tutto l’appartamento.
Ritirò la mano dolorante, si levò la tuta di pelle nera e si
infilò sotto la doccia.
Dei rigagnoli di acqua calda iniziarono a scorrergli lungo
il corpo cercando, invano, di sciogliere il ghiaccio che si portava dentro.
Chiuse gli occhi, rimanendo così. Immobile, sotto il getto
d’acqua bollente.
Solo lui.
Lui e i suoi rimorsi.
Che coglione Vincent Valentine.
Chiuse il rubinetto, si avvolse in un asciugamano e strizzò
i capelli. I vestiti erano ancora bagnati, perciò si diresse in camera e prese
un cambio a caso. No, forse non un cambio a caso…
Aprì il cassetto, frugò tra gli abiti e tirò fuori quel paio di pantaloni e quella maglietta.
Già, gli stessi vestiti che aveva indossato Yuffie quando
era rimasta da lui.
Se li mise addosso, nella vana speranza che fosse rimasto
ancora un po’ del suo calore, del suo profumo.
Che stupido, sembrava un marmocchio alla ricerca disperata
del suo orsacchiotto.
Da dove veniva tutta quella maledetta…fragilità?
Purtroppo si accorse che gli abiti odoravano del legno del
cassettone e con un sospiro scavalcò la porta a terra ed andò in soggiorno; si
sedette sul divano ed appoggiò la testa sullo schienale, gettando fuori l’aria
per rilassarsi.
Sentì il telefono suonare e subito gli venne in mente che
non aveva ancora chiamato Reeve.
Prese in mano il cellulare e si accorse che, infatti, era proprio
lui.
-Vincent, perché te ne sei andato via così? Per colpa tua
abbiamo dovuto rimandare la missione! Che cosa avevi di così urgente da fare?!-
-Scusami Reeve. Sarò da voi domani mattina.- e mise giù,
ignorando completamente la voce all’altro capo del telefono che continuava a
parlare, con tono irritato.
Spense il telefono ed andò a dormire.
Dopotutto il giorno seguente si sarebbe dovuto alzare presto
e poi esigeva in fretta qualcosa da fare, per distrarsi.
Non voleva pensare a ciò che era successo: se soltanto lui
non avesse deviato la chiamata di Yuffie, ora lei non sarebbe in un lettino
d’ospedale.
E soprattutto non sarebbe in coma.
Che coglione Vincent Valentine.
La notte la passò rigirandosi su sé stesso e imponendosi
invano di addormentarsi; non chiuse occhio.
Finalmente sorse il sole e il pistolero si alzò, nonostante
fosse più stanco di prima. Si vestì velocemente, prese la sua Cerberus e i
cellulare, ed uscì.
Ora si sarebbe completamente dedicato alle missioni della
WRO e non sarebbe più tornato per almeno un paio di mesi.
Si diresse verso la stazione di Edge, comprò un biglietto ed
andò ad appoggiarsi alla colonna vicino al suo binario. Incrociò le braccia ed
attese che il treno arrivasse.
Vicino a lui una signora sulla trentina teneva per mano una
bambina con indosso un lungo vestitino azzurro.
La piccola continuava a fissare l’artiglio dell’uomo con
un’espressione quasi euforica.
-Signore, ma a cose ti serve?- gli chiese curiosa.
La donna gli diede uno strattone.
-Non infastidire il signore!-
-Ma, mamma!!…- sbottò la bambina, mentre arrivò il treno.
-Niente storie, avanti cammina!!- disse la madre, facendola
salire.
Vincent fece lo stesso e prese posto vicino al finestrino.
*Plin-plon*
“Avvisiamo i gentili passeggeri che il treno
subirà un piccolo ritardo a causa della neve che ricopre le rotaie.
Onde evitare complicazioni il veicolo viaggerà ad una
velocità più ridotta.
Grazie per l’attenzione.”
*Plin-plon*
Si mise ad osservare il paesaggio innevato: il riverbero del
sole sulla neve quasi abbagliava.
-Signore…-la bambina di prima prese posto vicino a
lui.-…come ti chiami?-
-….….-
Vincent non la degnò neanche di uno sguardo.
-Ehi, sto parlando con te!!- insisté la piccina,
avvicinandosi.
-Tua madre dov’è?- gli chiese il pistolero, leggermente irritato.
-Si è addormentata… -
-Non è il caso che tu rimanga qui, si potrebbe arrabbiare…-
-Oh, beh tanto si arrabbia sempre!! Eh,eh,eh! Allora, come ti chiami? Il mio
nome è Rio!-
Si girò verso di lei.
-…Vincent.-
Sperava che rispondendole se la sarebbe tolta dai piedi, ma
non fu così.
-E perché sei triste, Vincent?-
La fulminò con uno sguardo e ricominciò a guardare fuori.
-Tanto finché non me lo dici io non me ne vado…-
-..…umpf-
Seguì un piccolo momento di silenzio.
-mmh…Sei triste per la tua ragazza?-
Ma cosa diavolo aveva in testa quella bambina?!
Vincent la guardò malissimo.
-Non hai proprio nient’altro da fare?…-
Lei gli sorrise dolcemente.
-Eddai!!…-
-Lei è morta.- gli disse l’uomo, atono.
-Oh, mi dispiace…Stai andando a trovarla? Sai, anche il mio papà
è morto e l’hanno seppellito a Kalm.-
- è morta tanto tempo fa, sto andando a Kalm solo perché
devo prendere parte ad una missione della WRO.-
Dal fondo del vagone si sentì un urlo:
-RIOOO!!! MA DOVE SEI FINITA?!?-
-Oh-oh forse è meglio se torno dalla mamma. Si deve essere
svegliata!- la bambina saltò giù dal sedile.-Ah, Vincent! Non devi essere
triste per la tua fidanzata…Quando papà è morto la mamma ha pianto tanto, ma
ora si è trovata un altro ragazzo. Credo che dovresti farlo anche tu, sai?
Scommetto che la tua ragazza, vedendoti così triste dal cielo, non è felice…-
E così dicendo scomparve lungo il corridoio.
Il pistolero non poté fare a meno di chiedersi da dove
venisse tutta quella filosofia. Quello scricciolo avrà avuto sì e no 5 anni…
Ritornò a guardare fuori, passando il resto del viaggio a
contemplare lo splendido paesaggio che scorreva davanti agli occhi.
Udì il cigolare dei freni e si apprestò a scendere.
Anche a Kalm il clima era invernale e la neve ricopriva
interamente le strade.
-è lei il signor Valentine?- un ragazzo gli si avvicinò;
indossava la divisa della WRO.
Il pistolero annuì leggermente con la testa.
-Sono stato mandato dal comandante appositamente per lei. Mi
segua.-
Salirono entrambi su uno ShadowFox e iniziò il viaggio verso
la sede.
Reeve aveva proprio pensato a tutto.
Giunti alla meta Vincent non perse tempo ed andò subito dal
comandante, il quale si risparmiò stranamente la predica e lo informò delle
nuove procedure per la missione.
Insieme si diressero all’esterno dove era parcheggiata
un’aeronave data in dotazione all’organizzazione.
-Reeve, preferirei agire da solo, senza i tuoi soldati.-
disse il pistolero, salendo sul velivolo.
-Ma così sarebbe molto più pericoloso e…-
-Non m’importa.-
Reeve sapeva benissimo che senza un scorta la missione
sarebbe stata più rischiosa, ma dopotutto si fidava di Vincent e decise perciò
di accontentarlo.
Il viaggio passò abbastanza in fretta, anche perché l’ex
generatore non distava molto da Kalm; il pistolero si avvicinò al finestrino e
notò che la vecchia costruzione emanava una luce bluastra sinistra.
Quando l’aeronave atterrò subito i membri scelti della WRO
si precipitarono fuori, controllando che la situazione fosse calma.
Fecero segno di sì e anche Reeve e gli altri li raggiunsero.
-Bene, allora io vado.- disse Vincent iniziando ad
incamminarsi verso una delle tante condutture.
-Aspetta,- lo fermò Cait Sith. -ti contatteremo sul telefono
per avere notizie. E poi, se dovessi avere problemi informaci, manderemo subito
delle truppe per….-
-Non ce ne sarà bisogno.- ribadì l’uomo, voltandosi.
-In ogni caso, Vincent, Shelke ti invierà tra poco la mappa
delle condutture con le rispettive fonti di energia Mako. Buona fortuna…-
disse Reeve.
Il pistolero fece un cenno con la testa e riprese a camminare,
inoltrandosi in quei canali fino a scomparire nell’ombra.
Le pareti erano ricoperte da uno spesso strato di muschio e
l’ambiente era molto umido.
Lo sgocciolare perpetuo dell’acqua faceva assumere al posto
un’aria ancora più desolata e macabra, per non parlare della puzza di marcio
che infestava l’intera area.
Ad un tratto, però, sentì un rumore sinistro provenire dal
fondo della conduttura. Non fece in tempo ad impugnare la Cerberus che una
strana bestia gli si fiondò addosso. Sembrava una specie di Gargolla, ma senza
ali. Ancora più disgustoso di quelli originali.
Vincent si difese con l’artiglio e scaraventò la strana
creatura a terra, lasciandola in fin di vita.
Ma appena l’uomo si rialzò notò che intorno a lui pullulava
di demoni.
-A quanto pare non sono il benvenuto…-
Impugnò la sua Cerberus e diede inizio alle danze.
Intanto, a Edge, Cloud correva più in fretta possibile per
raggiungere il bar.
Doveva assolutamente avvisare Tifa d ciò che era successo in
ospedale.
Arrivato spalancò la porta, facendo sobbalzare tutti, la
mora compresa.
-Tifa, vieni presto!!!- il biondino si fiondò da lei e la
trascinò fuori per un braccio.
-Cloud, ma che diavolo ti prende?!-
-Devi venire con me in ospedale…- le disse, con il fiatone.
-Ma…è successo qualcosa a Yuffie?-
-…Sì.-
Ed eccomi quiii!!! Salve a tutti! Innanzitutto grazie per
avermi seguito fino a qui, ma soprattutto GRAZIE per i vostri commenti (ormai
ho sviluppato una vera e propria dipendenza….-_-“).
Comunque ci terrei a dirvi che, sinceramente, questo
capitolo non mi ha convinto molto e non lo fa tutt’ora, soprattutto nella parte
centrale…
Ma sta a voi dirmi cosa ne pensate.
E poi vorrei avvisarvi che, purtroppo, ci metterò un po’ ad aggiornare
perché domani (Martedì) vado in gita per 5 giorni, e non posso portarmi il
computer (non so ancora come farò sopravvivere…O_O” oddioddioddio!).
Scusatemi!! Però cercherò di buttare giù un paio di righe
durante il viaggio (o magari di notte..eheheh) per poter velocizzare un po’ le
cose, sennò qui fate la muffa!!!
Continuava a sparare senza interruzione, creando intorno a
lui una distesa di cadaveri.
I Gargolla provenivano dal fondo della tubatura, emanando un
olezzo irrespirabile. Vincent ne attaccò un ultimo e lanciò una materia,
allontanandosi.
Appena l’esplosione terminò controllò la situazione: tutto a
posto, i demoni erano morti. Ricaricò la Cerberus, la rimise nel fodero e si
incamminò verso il fondo della conduttura. Ad un trattò sentì il cellulare
vibrare.
Perfetto, Shelke gli aveva inviato la mappa del generatore.
Il primo punto di concentrazione dell’energia Mako non distava molto. Se la
missione fosse proseguita in questo modo, però, l’avrebbe terminata in
pochissimi giorni. La cosa non gli andava a genio:cosa avrebbe fatto dopo?
Sarebbe tornato da lei?
Si stupì lui stesso nel riferirsi a Yuffie con quel “lei”.
Solitamente l’unico nome femminile che riecheggiava nella sua mente era quello
di Lucrecia…
Seguì le indicazioni e trovò, come previsto, un gruppo di
mostri pronti ad accoglierlo. Si arrestò e si preparò a lottare. Dopotutto, era
l’unica cosa che riusciva a farlo sentire bene. Non sapeva nemmeno la
motivazione, se era semplicemente un suo stupido capriccio o lo faceva per puro
sfogo.
Ma, per una volta, avrebbe saziato quel suo bisogno. Anche
perché ne era come dipendente: il solo modo per distrarsi, per non pensare a
tutto ciò che era successo negli ultimi tempi, era combattere.
Però, l’unica certezza che aveva in quel momento, era che
Yuffie, se avesse potuto, lo avrebbe preso a sberle. E probabilmente avrebbe
fatto bene…
Impugnò la Cerberus e la puntò contro i demoni.
Cloud continuava a correre, trascinando Tifa che non
riusciva a capire cosa fosse successo. Spazientita gli diede uno strattone così
forte che fece perdere l’equilibrio al biondo.
-Cloud, vuoi spiegarmi che ti prende? Dimmi come sta
Yuffie!!-
-I medici non si erano accorti che aveva un’emorragia
interna e…-abbassò lo sguardo.- la stanno operando di nuovo di urgenza.Questo è
tutto quello che so, appena me l’hanno detto sono corso qui...-
Tifa sgranò gli occhi.
-è in pericolo di vita?- chiese con un filo di voce. Che
domanda insensata…:ovvio che Yuffie rischiava di morire. Dopotutto ogni giorno
peggiorava sempre di più. La pugile era talmente assorta nei suoi pensieri che
non si accorse neanche di aver iniziato a piangere.
Lì.
Davanti a Cloud.
Il ragazzo la guardava stupito; era la prima volta che
vedeva la dura Tifa soffrire così tanto. Sì, certo, anche quando era morta
Aeris l’aveva vista triste, ma mai così…apertamente.
-Non ti preoccupare, sai come è Yuffie…Si riprenderà..-
cercò di confortarla.
-Scusa,-disse lei un po’ imbarazzata ed asciugandosi le
lacrime.-comunque….credo sia il caso di avvisare suo padre, anche se lei non
vorrebbe fargli sapere niente, la situazione si sta facendo troppo grave...-
Il biondino annuì con la testa e riprese a camminare
velocemente verso l’ospedale, seguito da Tifa. Arrivarono all’entrata
dell’edificio con il fiatone e trovarono Cid che li stava aspettando.
-Come sta?- gli chiese la ragazza, avvicinandosi.
-è ancora in sala operatoria, ma da quel che ho capito sono
riusciti ad intervenire in tempo e non ci dovrebbero essere
complicazioni.Quella piccola peste è dura a morire…!- disse, senza nascondere
la sua felicità per le buone condizioni della ninja.
Tifa tirò un sospiro di sollievo e si voltò, cercando lo
sguardo complice di Cloud. Lui le accennò un sorriso che lei ricambiò subito ed
insieme si avviarono verso la sala d’attesa, aspettando notizie della giovane
Wutai.
Dopo ben 4 ore e mezza, i due scorsero la figura del dott.
Rippel avvicinarsi.
-Buongiorno, vi porto ottime notizie…- l’uomo estrasse un
fascicoletto ed iniziò a sfogliarlo.- le condizioni della signorina Kisaragi
sono stabili ora. L’intervento è andato bene.-
Sul volto di Tifa si dipinse un sorriso raggiante.
-Ma adesso si sveglierà?- chiese Cloud, con tono serio.
-No, anche se siamo riusciti a bloccare l’emorragia il suo
stato rimane quello di prima. Però ora ci sono più possibilità che si risvegli
dal coma.-
Il sorriso di Tifa si spense di colpo, ma il biondino
ringraziò l’uomo e cercò di confortarla:
-Ehi, non essere triste,hai sentito, no? Finalmente ha
iniziato a fare dei progressi…Le cose belle avvengono un po’ alla volta…-
La ragazza si mise a ridere.
-Già, forse per la prima volta hai ragione…-
Lui le scostò un ciuffo di capelli dal viso e, tornando
serio, le disse:
-Ci penso io ad avvisare il padre di Yuffie della
situazione. Tu, magari potresti….provare a contattare Vincent.-
Tifa, ancora un po’ imbarazzata, annuì con la testa e prese
il telefonino.
Vincent non si era ancora fatto rivedere dal giorno in cui
aveva saputo che la ninja era entrata in coma. Sì, perché anche se nessuno
osava dirlo apertamente, tutti sapevano come stavano effettivamente le cose:
Vincent aveva aggiunto Yuffie alla lista dei suoi rimorsi.
E come minimo, con la mentalità che si ritrovava, si sarebbe
portato quel peso sul cuore in solitudine, condannandosi all’eterna infelicità.
Come aveva fatto con Lucrecia.
…Che imbecille.
Tifa cercò il suo numero nella rubrica e premette il tasto
di chiamata.
Tuuu…
Tuuu…
E anche questa era fatta. Ormai di postazioni da controllare
ne erano rimaste soltanto 2.
Notando che il telefono iniziò a vibrare, lo prese in mano e
rispose.
-Vincent Valentine, c’è un problema…-
-Cosa succede, Shelke?-
-Gli ultimi due punti di concentrazione dell’energia Mako
stanno confluendo verso il centro delle condutture. Per fortuna hai già
provveduto alle altre postazioni, perciò i soli due flussi, insieme, non
possono causare nessuna esplosione. Ma…è davvero molto strano che subiscano
questi mutamenti improvvisi.-
-Vado a controllare.-
-Ok, sii prudente…-
Seguì le indicazioni della mappa e si ritrovò in mezzo ad un
incrocio di tubazioni. Ma dell’energia Mako e dei Gargolla non c’era neanche
l’ombra.
Vincent si guardò intorno, non capendo come fosse possibile
una cosa del genere. Da quanto gli aveva detto Shelke, in quel punto avrebbe
dovuto trovare un’anomala quantità di Mako e, magari, di demoni. Eppure lì non
c’era anima viva.
Sentì nuovamente il telefono vibrare e, spazientito,
rispose.
-Tifa!!!- niente da fare, era caduta la linea e nonostante
provasse a richiamarla, il telefonino non dava segni di vita.
Cosa poteva essere successo a Yuffie? E se lei…E se…
Improvvisamente, sentì uno strano rumore.
Assomigliava a un fischio o qualcosa di simile e si faceva
sempre più forte. L’uomo aguzzò l’udito e si accorse che…proveniva dal
sottosuolo?!
Colto da un improvviso lampo di genio balzò indietro,
schivando appena in tempo il getto di energia Mako che esplose da sotto.
L’area fu totalmente invasa da un’abbagliante luce
azzurrina. Vincent, ancora stordito, si rialzò e notò che un’ombra gigantesca
gli si era parata davanti.
Portò la mano alla pistola, allarmato. L’enorme mostro gli
si fiondò contro emettendo un grido e il pistolero non esitò sparandogli due
colpi che, però, non arrestarono la sua corsa. Così lo schivò e gli si buttò
addosso, cercando di perforargli la spessa e ruvida corazza, ma non riusciva
neppure a fargli un graffio.
-Dannazione, eppure ci deve essere un modo…- subito gli
venne in mente la soluzione.
Che cretino, si sarebbe potuto trasformare in Galian e
sistemare subito le cose. Da quando era diventato così tardo nel ragionare?
Che domanda idiota, sapeva benissimo la risposta: Yuffie.
Non sapeva cosa le fosse successo, ma, cosa ancor peggiore,
non voleva…saperlo. Per la prima volta aveva paura. Paura della realtà. No, non
avrebbe sopportato di perdere anche lei per opera delle sue stesse mani.
Ad un tratto fu colto impreparato da un attacco del mostro
che gli perforò il braccio destro con gli artigli.
Idiota, si era distratto di nuovo.
Indolenzito si trasformò e con un paio di attacchi ben
assestati pose fine allo scontro.
Ecco, niente di più semplice. E allora perché quel fottuto
demone era riuscito a ferirlo?
Guardò il suo braccio squarciato e dolorante.
Era la prima volta che lo vedeva.
Il suo sangue.
Il suo stesso sangue, così rosso e vivo. Riusciva a sentirlo
scorrere sulla pelle e vederlo disegnare delle linee confuse sul braccio fino a
gocciolare a terra. La ferità iniziò a bruciargli e a pulsare.
Vincent non riuscì a trattenere un gemito di dolore.
Si trascinò ansimante verso il fondo della conduttura,
tracciando alle sue spalle, una scia di sangue.
Camminò per un po’, ma alla fine si appoggiò ad una parete
per riprendere fiato. Secondo la mappa l’uscita non distava molto, per fortuna.
Sentì il telefono vibrare. Era Shelke. Bene, questo
significava che finalmente avrebbe potuto chiamare Tifa e avere notizie di Yuffie.
Rispose.
-Vincent…- la ragazzina aveva un tono di voce
preoccupato.-il demone ti ha iniettato una dose di veleno mortale nel sangue.
Invieremo dei membri scelti per portarti l’antidoto, tu rimani fermo lì,
sennò…-
-No. Devo andare…- la interruppe lui.-…devo andare da lei.-
L’ex-Tsviet non fece in tempo ad obiettare che il telefono
le fu chiuso in faccia.
-Vincent!- urlò invano. La ragazza si precipitò giù dalla
sua postazione e corse ad avvisare il comandante della situazione.
Phiuuuu….Non credevo fosse così difficile scrivere un
capitolo il più in fretta possibile (infatti mi scuso se è un po’ più corto
rispetto agli altri..-_-)!!!
Però avete visto?! SONO TORNATAAAAAA!!!!
Buahahahahahahahah!!! In gita mi sono venute talmente tante idee che alla fine
ho fatto una fatica boia a raggrupparle tutte e a dargli un senso; infatti mi
sto ancora chiedendo…Ma come ci sono riuscita?!? O_O
Allora, cercando di parlare di cose sensate…: la storia,
finalmente, ha avuto una svolta positiva, tranne che per Vinnie. Ma a lui ci
penserò nel prox capitolo….eheheh!! Dopotutto prima il dovere e poi il piacere…
Allora alla prossima, e grazie infinite sia per i commenti
(mi sono mancati tantissimo *_*) sia per la pazienza!!
Ciao,
Geko93 ^_^
Aaaah, dimenticavo!: commentate ancora, né? Grazie grazie
grazie!
Appena mise giù, si
affrettò a chiamare Tifa. Ormai la testa iniziava a girargli e se proprio
doveva morire, voleva farlo sapendo come stava Yuffie.
-Sì?-
-Tifa…sono io…- ansimò il pistolero, continuando a
camminare.
-Ehi, tutto ok? Hai una voce che sembri un cadavere…-
-Come sta?- domandò lui, cercando di arrivare subito al
sodo.
-Ah, Yuffie? Abbastanza bene…: ha avuto un peggioramento e
l’hanno operata, ma ora sta bene. Pensa che hanno detto che ha più possibilità
di svegliarsi!! Non è fantastico?! Perché non vieni a trovarla,Vincent?-
La vista gli si offuscò di colpo e cadde a terra, ansimante.
-Vincenttutto ok…?
Dove sei??- urlò la ragazza, udendo gli strani rumori che provenivano
dall’altro capo del telefono.
-Yuffie…sta…bene…- disse con un filo di voce, per poi
perdere i sensi.
-Vincent, dannazione, mi fai preoccupare così!! Ehi,
Vincent!!-
Andò da Cloud che aveva appena finito di avvisare Godo della
situazione.
-Tifa, cosa è successo?- le chiese, afferrandola per le
spalle.
-Cloud, Vincent…credo non stia bene…eravamo al telefono,
ma…non lo so, ad un tratto ha smesso di parlare e…-
-Ti ha detto dov’era?-
-….no.- bisbigliò mortificata.
-Vieni, dobbiamo subito avvisare gli altri e chiamare Reeve,
magari lui sa dov’è finito…- e insieme corsero dai membri dell’Avalanche che si
erano riuniti tutti nel corridoio fuori dalla stanza di Yuffie. Dopo averli
informati di ciò che era successo, Cloud chiamò Reeve, ma trovò occupato.
-Merda!!-
Shelke piombò nell’ufficio del comandante, ma malauguratamente
si accorse che non era presente.
Notando che Cait Sith era raggomitolato sulla poltrona, lo
svegliò chiedendogli che fine avesse fatto Reeve.
-Ha detto che usciva un attimo per fare delle commissioni,
perché?-
-Manda subito delle truppe di soccorso per Vincent. È stato
avvelenato e ho paura che la cosa sia grave…-
Il robot si precipitò ad avvisare i membri della WRO di
intervenire, mentre l’ex-Tsviet tornò alla sua postazione, cercando di
individuare la collocazione esatta di Vincent. Subito un gruppo scelto di
soldati partì alla ricerca del pistolero, seguendo le istruzioni di Shelke.
Intanto Reeve, passeggiava cercando di contattare l’uomo dal
mantello rosso. Ma il telefono continuava a squillare a vuoto.
Iniziò a preoccuparsi, anche se era a conoscenza delle
innaturali capacità di Vincent: non era uno facile da eliminare.
Tornò alla base, fischiettando un motivetto che aveva in
testa da quella mattina. Ma appena varcò la soglia dell’edificio, notò subito
uno strano trambusto e vide Cait Sith avvicinarglisi preoccupato.
-Vincent è stato ferito gravemente, abbiamo appena inviato
una squadra per soccorrerlo, ma non riusciamo a capire la sua collocazione
precisa.-
-Cosa?!? E Shelke?-
-è già alla sua postazione, ma…-
-Reeve!!- ed ecco che proprio la ragazza in questione
comparve da dietro l’angolo. – Vincent è all’uscita delle tubazioni nell’ala
nord. Per favore, mettiti in collegamento con la squadra di soccorso e avvisali.-
Il comandante non se lo fece ripetere due volte e corse al
computer per chiamare i membri della WRO.
-Sì, signore?-
-Dirigetevi all’uscita dell’area Nord, abbiamo ragione di
credere che Vincent si trovi lì…Muovetevi!!-
Subito i soldati si indirizzarono verso il punto indicato
dall’uomo e finalmente, quando vi arrivarono, trovarono il pistolero a terra,
privo di sensi.
Gli somministrarono l’antidoto e, dopo averlo medicato con
una fasciatura d’emergenza, lo trasportarono all’esterno, dove c’era un aeronave
pronta a dirigersi verso l’ospedale più vicino.
Intanto Reeve passeggiava nervosamente avanti e indietro per
la stanza, attendendo notizie. E finalmente la squadra di soccorso si fece
sentire:
-Comandante, siamo riusciti a raggiungere il signor
Valentine. Gli abbiamo immediatamente somministrato l’antidoto e ora lo stiamo
trasportando d’urgenza all’ospedale.-
-Come sono le sue condizioni?-
-Ha perso i sensi, ma è ancora vivo. Non lo posso affermare
con certezza, ma credo che ce la farà, signore.-
Reeve tirò un sospiro di sollievo.
-Perfetto, ottimo lavoro. Tenetemi informato.- e chiuse la
comunicazione, andando ad avvisare gli altri dell’ottima notizia.
Ma appena sorpassò la porta automatica, ricevette una
chiamata sul telefonino.
-Sì?-
-Reeve, sono Cloud…Dove diavolo eri finito?! C’è un
problema, abbiamo ragione di credere che Vincent…-
-Stai tranquillo, è tutto a posto. Dei membri della WRO lo
stanno portando all’ospedale di Kalm per sottoporlo alle dovute cure.-
-Ma cosa gli è successo??- chiese preoccupato il biondino.
L’uomo gli spiegò tutta la faccenda, senza tralasciare la
sua incredulità sul fatto che Vincent si fosse fatto ferire così facilmente.
-Probabilmente è a causa di tutto ciò che è successo
ultimamente…-
-Perché, cosa è successo?- chiese il moro,senza capire.
-Non lo sai? Yuffie è stata ricoverata ed ora è in coma. E
come minimo Vincent si riterrà responsabile di tutto.-
Non ci volle molto ai due per capire che, l’improvviso tuffo
nelle missioni della WRO era soltanto il suo modo per cercare una distrazione,
uno sfogo.
-Capisco…-
-In ogni caso,- continuò Cloud.-io e gli altri partiamo
adesso per andare all’ospedale di Kalm, almeno quando arriverà saremo già lì.-
-D’accordo, allora. Ciao Cloud.-
E chiusero la comunicazione.
Appena il biondo ebbe riposto il cellulare in tasca fu
assalito da Tifa, che iniziò a tempestarlo di domande.
-Vincent è stato ricoverato a Kalm. Io parto adesso per
andare da lui e vado a chiedere agli altri se vogliono accompagnarmi; credo
però che sia meglio che tu rimanga qui con Yuffie…-
-Va bene, ma appena vedi Vincent pestalo da parte mia!-
disse seria.
Cloud annuì con fare divertito e la salutò.
La ragazza attese di vederlo scomparire dietro l’angolo del
corridoio ed entrò nella stanza della ninja.
Sapeva bene che parlandole avrebbe stimolato il suo
risveglio, ma proprio non se la sentiva di darle questa spiacevole notizia.
Così rimase un po’ lì a fissarla, nostalgica della sua allegria e dei suoi
sorrisi.
Ormai il volto della Wutai si era quasi ristabilito del
tutto dalle contusioni e la fascia sulla testa non era più necessaria.
Yuffie, pian piano, si stava riprendendo.
Tifa sorrise e le si avvicinò.
-Sai…Devi spicciarti a svegliarti, qui sta succedendo di
tutto…!!-
Intanto Cloud, Barret e Cid salirono sull’Highwind e
partirono in direzione di Kalm. Il tempo non era dei migliori, ma la cara e
vecchia Shera reggeva ancora bene le bufere invernali.
Finalmente, quando atterrarono in uno spiazzo non distante
dall’ospedale, si misero in cammino, raggiungendo in cinque minuti scarsi
l’edificio.
Appena entrarono chiesero subito notizie di Vincent, e la
segretaria li informò che l’avevano già ricoverato.
-perfetto, mi può dire in quale stanza?-
-424, 4° piano.- Cloud guardò sbigottito i suoi compagni,
che si erano stupiti quanto lui. Che assurda coincidenza…
Dopo uno sguardo di rimprovero della segretaria, i tre si
avviarono verso la stanza di Vincent.
Appena entrarono, trovarono un’infermiera che gli stava
mettendo la flebo.
-come sta?- chiese Barret, con il fiatone a causa delle
quattro rampe di scale.
-Meglio ora!- disse la donna, voltandosi e sorridendo. Cid
non riuscì a trattenere un verso di disgusto, appena notò il volto
dell’infermiera solcato da profonde rughe, inutilmente nascoste da tre dita di
trucco.
Quando la donna se ne andò, i tre si avvicinarono al
lettino, accertandosi di ciò che aveva detto.
-Ehi, vecchia carogna, che bella infermiera ti è toccata…-
disse Cid, ironicamente.
Vincent si voltò verso di lui pacatamente conlo sguardo perso.
Dopo un momento di silenzio imbarazzante, Barret si decise a
parlare:
-Ehi, Vincent,Yuffie sta meglio, non so se…-
-Sì, l’ho saputo.- disse ritornando a fissare il soffitto.
-Tu come stai?- gli chiese,facendo un passo avanti; ma non
ottenne risposta.
Ad un tratto nella stanza entrò un uomo sulla quarantina con
addosso un lungo camice bianco.
-Quello deve essere il dottore, se non ti spiace io ci vado
a parlare…- disse Barret, rivolgendosi a Cloud. Quest’ultimo acconsentì
annuendo.
-Sarà meglio che vada anche io, conoscendo il vocabolario di
Barret è meglio che stia zitto…- e così affermando Cid uscì dalla stanza dando
una pacca al biondino.
-Vincent…- disse Cloud avvicinandosi al lettino.-…si può
sapere che ti prende?-
-Mi sono distratto un attimo. Capita.-
-Non mi riferisco a quello, lo sai benissimo…-
Il pistolero voltò la testa verso di lui, intuendo il vero
senso della domanda.
-Perché non sei ancora andato a trovarla?-
Il moro sbuffò.
-Ti sembra che io sia in grado di andare all’ospedale di
Edge, ora?-
Il biondino lo guardò malissimo.
-Senti, non ho intenzione di stare qui a rimproverarti per
tutte le cazzate che hai combinato, ma voglio farti sapere che Yuffie contava
molto su di te. Facendo così hai soltanto peggiorato le cose, ma non pensare di
fuggire come hai già fatto, la devasteresti e basta. Torna da lei, Vincent, e
per una volta, non deludere le sue aspettative…-
Si fissarono per un momento, poi Cloud si diresse verso
l’uscita, ma fu bloccato dal moro.
-Io…non ci sono riuscito…-
Il ragazzo si voltò verso di lui.
-non sono riuscito a salvarla, Cloud.-
-Cosa credi che gliene importi a lei di questo?! Le farà più
male non trovarti quando si sveglierà, rispetto alle botte che ha preso da
Tsubasa…-
Vincent sospirò, tornando a fissare il soffitto.
Ad un tratto entrarono Cid e Barret seguiti dal dottore.
-Buongiorno, vedo che si è ripreso!- disse l’uomo al
paziente. Ma quest’ultimo rimase in silenzio.
Leggermente in imbarazzo, riprese il suo discorso:
-Allora, la terremo sotto osservazione per altre 24 ore e se
non ci saranno complicazione la lasceremo tornare a casa…-
-Perfetto, grazie mille dottore!- gli rispose Cid, notando
che Vincent non lo degnava neanche di uno sguardo. Ma ad un tratto il pistolero
si alzò ed uscì.
-Ehi, no aspetti!!! Si fermi, non sappiamo ancora se…-
-Devo andare.- e così dicendo si rimise addosso il mantello
e si incamminò, ignorando le proteste dei dottori e delle infermiere.
Soltanto Cloud scosse la testa sorridendo.
-Credo il cervello stia iniziando a funzionargli,
finalmente…-
Vincent si diresse verso la stazione di Kalm, passando per
il centro della città a piedi. Notò che i negozi pullulavano di persone,
probabilmente intente a prendere gli ultimi regali di Natale. Si era
completamente dimenticato che era il 24 Dicembre, quel giorno.
Di neve sulle strade ce n’era ancora e le illuminazioni
colorate donavano alla città la tipica atmosfera di festa, in un gioco di luci
e colori.
Si soffermò un attimo a guardare la vetrina di un fioraio;
magari avrebbe potuto comprarle il regalo di Natale…non che fosse uno molto
bravo nel fare regali alle donne, ma dopotutto era il minimo per farsi
perdonare…Così alla fine entrò nel negozio e ne uscì con un bellissimo mazzo di
rose bianche in mano.
Pensò che, dopotutto, erano proprio adatte ad una
principessa come lei.
Ricominciò a dirigersi verso la stazione, con lo sguardo dei
passanti addosso. Gli dava proprio fastidio essere osservato così da tutti, ma
salì sul treno rimanendo calmo e concentrandosi soltanto sulla sua
destinazione: l’ospedale di Edge.
O meglio, la stanza di Yuffie.
Ah, gente scusatemi se ci ho messo così tanto, ma tra
temporali (che mi impediscono di utilizzare il computer sennò si fonde) e esami
(sono sommersa di studio…-_-) non ho più molte possibilità di scrivere!!! In
ogni caso, spero dopo gli esami (che finiscono verso fine Giugno) di iniziare
ad aggiornare più velocemente…!!!
Grazie 100000000000000000 per tutti i vostri commenti (che
sono la mia ragione di vita O.O) e continuate a recensire, nè? Eheheheh…
Ah, un ultima cosa x Amelie_Elektra (ma anche per tutti gli
altri che si saranno posti la stessa domanda!): Tsubasa ricomparirà o nel prox
chappy o al max tra 2! Su su, resistete, lo so che vi manca…
Ed eccolo lì, fermo davanti all’uscio dell’ospedale con le
rose in mano. Fece un bel respiro ed entrò, prendendo l’ascensore e dirigendosi
verso la camera di Yuffie.
Notò che non c’era nessuno della compagnia dell’Avalanche. Strano,
era la vigilia di Natale e gli altri non erano passati dalla giovane ninja?
Decise di non pensarci ed
entrò nella stanza, chiudendosi la porta alle spalle, ma appena si voltò vide
un’infermiera intenta a compilare un fascicolo, che notando l’uomo rimase a
fissare le rose, con uno strano luccichio negli occhi.
Vincent, in procinto di una crisi di nervi, la invitò ad
uscire e sistemò i fiori in un vaso appoggiato sul comodino. Poi si accomodò
sullo sgabello vicino a Yuffie.
Osservò rasserenato il viso della Wutai, ormai completamente
ristabilito.
Era passato molto tempo dall’ultima volta che era passato a
trovarla; troppo tempo.
Cercò di parlarle, o quantomeno di scusarsi per la sua
stupidità, ma le parole gli si bloccavano in gola. Nonostante avesse passato
tutto il viaggio a pensare a ciò che avrebbe voluto dirle, ora non riusciva
proprio ad aprir bocca.
Rimase un po’ a guardarla e le scostò i capelli da davanti
il viso; poi si voltò verso le rose sistemate in un vaso di porcellana bianco.
Quand’era stata l’ultima volta che aveva comprato dei fiori
per una donna?
Senza riuscire a ricordare, sospirò, per poi rivolgere lo
sguardo all’orologio appeso alla parete. Segnava le 22.08.
Chinò il capo sul lettino e chiuse gli occhi. Ora non la
avrebbe lasciata. Mai più.
-Perdonami,- disse afferrandole la mano.-…se ne sei capace,
perdonami.-
E si addormentò, cadendo in un sonno profondo.
Nonostante l’assiduo sbattere delle persiane e il cigolare
delle ruote dei carrellini trasportati dalle infermiere, la notte passò
serenamente.
Forse, dopo molto tempo, si sentiva finalmente a casa. Che
fosse lei, ad infondergli tutta quella serenità?
La mattina dopo, Vincent
aprì gli occhi percependo delle lievi carezze sul capo. Alzò il viso e si
guardò intorno, ma sgranò gli occhi appena si accorse che la giovane Wutai gli
stava passando le sue esili dita tra le ciocche, sorridendo.
…Stava forse sognando?
-Buongiorno, Vince. Dormito bene?- gli chiese, continuando
ad affondare le dita nei suoi capelli corvini.
L’uomo riuscì soltanto a balbettare delle parole senza
senso, quando entrò Tifa, seguita dagli altri membri dell’Avalanche.
-Y-Yuffie?- disse la mora, bloccandosi.
Ma per poco, perché appena capì che la ninja si era davvero
svegliata, le si fiondò addosso quasi soffocandola.
-Ehi, Tifa!! Guarda che così non respiro!-
-Ah, ma….ma ti sei svegliata!!! Come stai?- chiese Tifa,
allentando la presa e sedendosi sul lettino, incurante di Vincent, che
fortunatamente riuscì a sgattaiolare via.
-Bene, ma…perché siete così felici di vedermi?-
-Eeeh?- chiesero tutti insieme, interrompendo le varie
esclamazioni di gioia.
Solo dopo un po’ Cloud diede due colpi di tosse e disse:
-Yuffie…non ti sei accorta di essere in un ospedale?!-
-Appunto, io vorrei anche chiedervi il perché…Che diamine ci
faccio qui?-
-Vuoi dire che non
ti ricordi proprio niente?- fece Cid, avanzando di un passo verso di lei.
La ninja lo guardò un po’ spaesata, ma alla fine sgranò gli
occhi, mentre le immagini le passavano veloci nella mente…Iniziò a ricordarsi
di Tsubasa, dei suoi pugni, del suo ghigno…E del sangue che quella sera aveva
dipinto la casa.
Si portò le mani al viso.
-Ora…dov’è?-
Cloud fece per parlare, ma Vincent gli rubò le parole di
bocca:
- L’hanno rinchiuso nel carcere a sud di Gold Saucer, su
richiesta di tuo padre.-
La Wutai sospirò, appoggiando la testa contro la parete alle
sue spalle.
-Quindi…papà sa tutto…-
Il pistolero annuì.
Cercando di rompere il silenzio, Tifa si alzò:
-Bene, allora vado a telefonargli per dargli l’ottima
notizia!!- e così dicendo uscì di corsa, euforica.
-Scusate, ma…qualcuno ha avvisato il dottore?- chiese Cid,
guardando i compagni. Non ottenendo nessuna risposta, si rassegnò.
-Ok ok, ho capito…Vado a cercarlo io…- e se ne andò anche
lui, facendo spallucce.
Yuffie rimase impassibile ad osservare il soffitto.
Dannazione, suo padre sapeva tutto, e ora? Le avrebbe cercato un altro marito?
No, non voleva neanche pensarci…
-Ehi, ma sai che giorno è oggi?- le chiese Barret, riportandola
alla realtà.
La ninja scosse la testa. Dopotutto, se non sapeva neanche
da quanto stava dormendo, come faceva a sapere che giorno fosse?
-è Natale!!- le disse, sorridendo. –Auguri!!-
Lei lo guardò sbalordita, credendo che fosse tutta una presa
in giro.
-Buon Natale, Yuffie.- aggiunse Cloud, facendole capire che
non era una menzogna; dopotutto lui non scherzava mai…
Improvvisamente balzò all’interno della camera il dottor
Rippel esultante, attirando l’attenzione dei presenti.
-Signorina Kisaragi!!-
-Buongiorno!- lo accolse lei, sorridendo.
-è un miracolo! Questo è proprio un miracolo!!- l’uomo
continuava a piroettare per la stanza, guadagnandosi i pessimi sguardi di
tutti.
-Mi sa dire quando potrò tornare a casa?- domandò Yuffie,
divertita dalla buffa scena.
-Beh, io direi che domani potrà essere dimessa senza alcun
problema…-
-Domani?!- fece eco lei, mutando l’espressione in una più
abbattuta. –Ma, dottor Rippel, oggi è Natale!! Non potrò festeggiarlo con i
miei amici…-
-Senta, non è possibile anticipare a stasera?- chiese
Vincent, appoggiato al muro e con le braccia conserte.
-Mi dispiace, ma le condizioni della signorina erano molto
gravi quando è stata ricoverata, e senza i dovuti esami e accertamenti, non
posso dimetterla.-
-E non può farglieli ora?- insistette lui, inarcando un
sopracciglio.
Il dottore balbettò qualcosa di incomprensibile, un po’
intimorito dall’uomo che gli aveva rivolto la domanda.
Alla fine uscì, dicendo che avrebbe fatto il possibile.
-Yuffie, Lord Godo ha detto che adesso purtroppo è
impegnato, ma sarà qui per domani…!- disse Tifa, entrando seguita da Cid che a
quanto pare, l’aveva aspettata.
-Ok, grazie Tiff…- rispose lei, con un lieve sorriso
malinconico.
-Bene, scusate ragazzi, ma io devo andare da Marlene, l’ho
lasciata da sola con Denzel, e ho paura che quel ragazzino sia un po’ troppo
sveglio per la sua età…- interruppe Barret, grattandosi la testa.-quindi…Ciao a
tutti! E Yuffie, bentornata tra noi!-
-Io invece devo
tornare al bar…scusami, ma anche oggi, purtroppo è giornata di lavoro.-
-Ma è Natale!- protestò Cloud, voltandosi verso di lei.
-Lo so, ma alcuni membri della Shinra hanno voluto
organizzare lì una festicciola, perciò…-
Il biondino sbuffò.
-Ti accompagno.-
Tifa acconsentì con un sorriso e se ne andarono, salutando
con la mano.
-Ehm…-bofonchiò Cid.-io…non ho intenzione di fare da terzo
incomodo, perciò vado a lucidare un po’ la mia cara Highwind, così appena sarai
dimessa potrai farci tutti i giri che vuoi! Felice, marmocchia?- disse arruffando
i capelli della ninja, che rispose cacciando fuori la lingua.
Vincent si limitò a fulminarlo con uno dei suoi sguardi.
Yuffie aspettò di
veder scomparire Cid per poi rivolgere lo sguardo al pistolero.
-E tu?-
-Io?- domandò quest’ultimo, avviandosi verso la uscita.
–Rimarrei qui, se non ti dispiace.- disse, chiudendo la porta.
La Wutai distese il viso mostrando un sorriso raggiante.
-Tranquillo, per questa volta te lo concedo…-
*****
Intanto Tifa e Cloud erano fuori dall’ospedale, tremanti dal
freddo.
-Ehi, mica vorrai dirmi che sei venuto in moto?!- sbottò la
mora, vedendo la Fenrir parcheggiata poco distante.
Ma era inutile chiederlo, tanto conosceva già la risposta.
-Cloud, ma si muore di freddo! Se andiamo in moto, arriverò
al bar che sarò un ghiacciolo!!-
Il biondino rise e fece spallucce.
-La prossima volta porterò un Chocobo, allora.-
Tifa lo guardò male, ma alla fine non riuscì a trattenersi e
scoppiò a ridere.
-Avanti, sali.- le disse Cloud, accennando un sorriso.
La ragazza non se lo fece ripetere due volte e salì
sull’invadente moto, aggrappandosi alla vita del ragazzo.
Dopotutto, faceva freddo, no? Almeno così si sarebbero
tenuti un po’ caldo…
Con un rombo, la Fenrir si allontanò come un fulmine
dall’ospedale di Edge.
Finalmente arrivarono a destinazione, e Tifa faticò molto a
scendere dalla moto, avendo perso la sensibilità di ogni arto a causa del gelo.
-Bene, allora ti saluto. Io vado.- disse Cloud,
riposizionandosi sulla Fenrir.
-A-aspetta, Cloud!- lo chiamò Tifa, portandosi una ciocca
dietro l’orecchio.-ti offro qualcosa, almeno ti riscaldi un po’…-
Lui, senza esitare, spense la moto e scese.
-Beh , se me lo offri tu ok…-
Entrarono, e la mora si apprestò a preparargli un caffè
caldo.
Alla fine il biondino rimase al bar tutto il pomeriggio,
aggiungendo al caffè numerosi boccali di birra. Così fece anche Tifa, ma lei,
non reggendo molto bene l’alcool, si addormentò con la testa sul bancone.
Cloud, divertito dalla scena, tentò inutilmente di
svegliarla, finché non fu costretto a riportarla a casa, reggendola con una
mano durante il viaggio in moto.
Finalmente, quando arrivarono, il ragazzo la portò fino in
camera dove la mise a dormire, rimboccandole le coperte. Poi le impresse un
bacio sulla fronte, a cui ottenne come risposta un –mmmgghll…- che Tifa mugugnò
beatamente nel sonno.
Prima di andarsene, le scrisse un biglietto che appoggiò
vicino al telefono, poi uscì cercando di non far rumore e ripartì.
La mattina seguente, Tifa si svegliò con un forte mal di
testa che sembrava trapanarle la tempie
-Dannazione a me e
all’alcool!- disse, rovistando nel cassetto dei medicinali, alla disperata
ricerca di un antidolorifico.
-Dov’è, maledizione?!?!- urlò, ma appena alzò la voce, la
testa parve scoppiarle.
Rinunciando, si ricordò della festa per la quale il bar era
stato prenotato e decise di chiamare gli uomini della Shinra per dirgliene
quattro. Anche se, in effetti, il pomeriggio era stato scuramente molto più
interessante del previsto.
Arrivò al telefono e si accorse che qualcuno aveva lasciato
un messaggio nella segreteria:
-Buongiorno Sig.na
Lockheart. La prego di scusarmi, ma mi vedo costretto ad annullare il party che
avevo organizzato nel suo locale. Mi perdoni se l’ho avvisata così tardi, ma
hanno appena riferito a me e i miei compagni cheavremo delle commissioni da fare per questo pomeriggio. Grazie,
arrivederci.-
Premette
il tasto 7 per eliminare il messaggio, e si accorse di un bigliettino vicino al
telefono. Riconoscendo la calligrafia di Cloud, lo lesse immediatamente.
Buongiorno Tiff! Immagino
che tu non te la stia passando un granché bene, eh? Ti ho lasciato sul tavolo
una pastiglia per il mal di testa.
No, non c’è bisogno che mi
ringrazi… Appena starai meglio però chiamami, mi raccomando.
Cloud
Si voltò
verso il tavolo e vide un blister argentato accostato ad un bicchiere. Con un
sorriso strinse il pezzo di carta al petto, ed andò a prendere l’acqua.
Ce l’ho
fatta genteeee!! Ho aggiornato, miracolo divino^^”
E
pensare che domani ho gli orali…hihihi…
Beh,
comunque mi è venuta voglia di sperimentare anche una CloTi, spero non vi dispiaccia
(vero Keylovy? ^_______________^).
Tsubasa
mi sa che ci metterà ancora un po’ ad onorarci della sua presenza, scusatemi ma
ho talmente tante idee che ruotano intorno al mio neurone, che alla fine mi
tocca rimandare il “dolce incontro”…che peccaaatooo!!
Ancora
scusa per il ritardo, ma soprattutto un GRAZIE 1000 per le recensioni!! *-*
A
presto, spero…^^
Geko93 ^_^
Ah,
spero mi perdoniate la ripetizione di “dita”, ma l’unico sinonimo disponibile
era “falangi” e non mi andava molto a genio…-__-
Vincent e Yuffie passarono l’intero pomeriggio all’ospedale,
spostandosi da una stanza all’altra per i vari esami.
-Vince, guarda che puoi pure andare, oggi è Natale, se vuoi
festeggiarlo con…-
La interruppe con un profondo sbuffo, ma appena la ninja
fece per ribattere entrò l’infermiere per portarla a fare l’ultima visita.
Quando Vincent fece per seguirli, il ragazzo lo fermò:
-Mi perdoni, ma la prego di rimanere qui ed aspettarci.
L’esame durerà soltanto una ventina di minuti.-
Il moro rivolse il suo sguardo alla ragazza, che lo
rassicurò con un sorriso. Poi ritornò dentro alla stanza, appoggiandosi al muro
con le braccia conserte.
Le pareti, completamente spoglie, accentuavano la freddezza
della camera, arredata soltanto con dei piccoli macchinari e un lettino. Dalle
finestre si poteva scorgere l’altro lato dell’edificio, adornato di sprazzi di
neve sui davanzali. Delle tende impolverate scendevano lungo i lati, rendendo
l’ambiente ancora più piatto e gelido.
Passò la mezz’ora seguente ad alternare lo sguardo dal
pavimento ai fiocchi che scendevano pacati dal cielo. Quando finalmente tornò
Yuffie, si sedettero entrambi sulle poltrone del corridoio ad attendere i
risultati. La giovane ninja non ne poteva più di stare sdraiata in quel lettino
puzzolente, e con Vincent al suo fianco nessuno osava obiettare.
Dopo qualche ora, passata a camminare avanti e indietro per
la corsia o a fissare impassibile il pavimento, comparve il Dott. Rippel con il
suo solito fascicolo in mano.
-Allora?- chiese Vincent, cercando di arrivare subito al
sodo. Dopotutto erano già le cinque e fuori il sole si apprestava a tramontare;
voleva tornare a casa il più presto, e ci sarebbe tornato con Yuffie.
-Nella signorina Kisaragi non ho riscontrato nessun
problema, gli esami non hanno rilevato niente di preoccupante…- disse il
dottore, con aria abbattuta. Sapeva per certo che la giovane Wutai stava bene,
ma avrebbe preferito tenerla in osservazione altre ventiquattro ore. Ma quella
sottospecie di pertica con un guanto metallico e un’aria lapidaria lo metteva
troppo in soggezione. Decise perciò di chiudere un occhio e di dimettere la
ninja, che già saltellava dalla gioia per il corridoio, attirando gli sguardi
di tutti.
Dopo essersi cambiata di fretta ed aver preso le rose,
raggiunse il pistolero che la stava aspettando fuori.
-Andiamoooo!!!-
Lui fece un cenno con la testa e dopo aver salutato il
dottore uscirono. Appena furono fuori gli occhi della ragazza brillarono.
Le piaceva un sacco quando nevicava, per lei era come un
avvenimento importante. Affidò i fiori all’uomo e iniziò a saltellare per la
strada, raccogliendo la neve ai lati e lanciandola in aria. Lui la guardò
storto.
-Guarda che saresti uscita dal coma questa mattina…-
Ma fu completamente ignorato, dato che Yuffie aveva iniziato
a roteare su sé stessa con la lingua di fuori, cercando di acchiappare i
fiocchi di neve.
Alla fine il suo sguardo mutò in uno più divertito, nel
vedere quella scena.
-Ehi, Vin, che c’è?-
Gli chiese lei fermandosi, dato che la testa iniziava a
girarle.
-Niente. Mi sei mancata.-
Lei gli sorrise e ricominciò a saltellare per il
marciapiede, cercando di nascondere l’evidente rossore delle sue guance.
Quando Vincent la raggiunse era appoggiata ad un albero, con
il fiatone.
-Sei troppo lento...- disse divertita, riprendendosi le rose
e affiancandolo.
Nonostante avesse il naso congelato e rosso per il freddo,
riusciva a sentire ancora il profumo di quei bellissimi fiori.
-Ehi, Vinnie, ma chi me li ha portati?- gli chiese, senza
mai levare gli occhi dai petali.
-Io.-
Yuffie si fermò di colpo cercando di capire se ciò che le
aveva detto era vero, ma appena si accorse che lui era già lontano, riprese a
correre raggiungendolo.
-Beh, m-ma…come mai? Cioè…Io n-non…-
-Prendili come un regalo di Natale.- tagliò corto lui,
intuendo il suo stato di agitazione.
-Ma io non ti ho fatto il regalo!!- urlò, bloccandosi di
nuovo.
-Yuffie…-
-Lo so, ma…avrei dovuto comprartelo prima, e poi non è
giusto così! Senti non posso accettarle…- disse, porgendogli le rose a testa
china, evidentemente provata dal doversi separare da un dono così bello.
Infatti, secondo le antiche tradizioni di Wutai, non si
riceveva mai niente per niente.
Vincent inizialmente sbuffò, poi le si avvicinò spingendole
le rose a petto, in segno di rifiuto.
-Tu mi hai già fatto il tuo regalo.- le disse, per poi
voltarsi e ricominciare a camminare con passo lento, ma deciso.
Per l’ennesima volta, Yuffie dovette correre per raggiungerlo,
ma questa volta lo fece con un sorriso sulle labbra.
Quando arrivarono a casa ed entrarono nell’appartamento,
entrambi non riuscirono a trattenere un verso di disgusto: la stanza era
appestata da un odore di chiuso nauseante. La ninja iniziò ad aprire tutte le
finestre facendo cadere in testa ai passanti la neve raccolta dai davanzali col
passare dei giorni.
Dopo essersi calmata, si lasciò cadere sul divano. Erano già
le otto. Sbuffò.
Vincent la guardò con aria interrogativa.
-Scusami Vince, probabilmente ti ho fatto passare il peggior
Natale della tua vita…-
Lui scosse la testa e si sedette vicino alla ninja.
-Smettila di scusarti, per me Natale è un giorno come un
altro. E in ogni caso, non è colpa tua se sei finita in ospedale.-
Yuffie annuì debolmente, guardando per terra.
-Vincent…-disse con un filo di voce, volgendo lo sguardo
verso di lui.-…perché non sei venuto a trovarmi?-
Colpito e affondato.
Il pistolero rimase in silenzio, spiazzato. Era l’occasione
giusta per chiederle scusa, dirle che era stato uno stupido a fuggire cercando
di salvarla da se stesso. Anche perché dopo essere tornato, si era reso conto
che la verità era una sola: era lui a non riuscire a fare a meno di lei.
Il loro rapporto era come il simbolo dello Yin e dello Yang,
indispensabili l’uno per l’altra ma entrambi così diversi.
Scosse la testa cacciando quei pensieri. Non era per niente
il momento di filosofeggiare: ora doveva spiegare a Yuffie tutto quanto.
-…Te ne sei accorta?- riuscì soltanto a dire.
Si diede dell’imbecille e tornò a guardare la Wutai, che
intanto si era cinta le gambe con le braccia.
-Non proprio, ma…sentivo il vuoto della tua assenza…-
-Scusami, io…-
-No.-lo interruppe lei.-non voglio sentire né scuse né
giustificazioni. Promettimi soltanto che non succederà più.-
Lui annuì deciso e Yuffie si balzò in piedi, sorridendo.
-Bene! Allora adesso possiamo anche mangiare qualcosa!- e si
diresse verso la cucina fischiettando.
Dopo cena Vincent andò subito a dormire. L’ultima volta che aveva
riposato su un letto era in ospedale, e quella brandina gli aveva letteralmente
distrutto la schiena. Per non parlare della notte passata nella camera di
Yuffie, dove era rimasto tutto il tempo chinato sul letto.
Si infilò sotto le coperte e scivolò in un sonno profondo e
senza sogni.
La ninja, invece, non era per niente stanca: aveva già
passato abbastanza tempo a riposare. Non sapendo cosa fare, decise di curiosare
un po’ in giro;
da quando si era trasferita a casa di Vincent non aveva mai
potuto ficcanasare da nessuna parte.
Dopo aver passato una buona oretta a camminare avanti e
indietro per il salone, decise di sedersi sul divano.
Era davvero una situazione strana: fino a qualche ora prima
era sdraiata in un lettino d’ospedale ansiosa di poterne uscire e in quel
momento…si annoiava.
Istintivamente guardò fuori dalla finestra. Non nevicava
più, e i tetti erano completamente ricoperti di neve.
Ad un tratto, ebbe un lampo di genio e senza pensarci due
volte si fiondò fuori dall’appartamento.
Appena uscì nel piccolo giardino sul retro del palazzo,
iniziò a tremare per il freddo. Ma non aveva intenzione di lasciarsi vincere da
qualche grado sotto lo zero: avrebbe fatto il suo pupazzo di neve a tutti i
costi.
Si appartò in un piccolo angolino al confine con la rete e
diede uno sguardo alle opere eseguite dai bambini che abitavano nell’edificio.
Erano tutti molto belli, ma il suo li avrebbe superati tutti.
Iniziò a far rotolare delle grandi zolle di neve a mani nude
e pian piano ne prese forma un’enorme palla bianca. La aggiustò aggiungendo dei
piccoli sprazzi di neve e poi la sistemò nella zona prestabilita.
-E’ già bellissimo così!!- disse tra sé e sé, guardando
soddisfatta il suo primo capolavoro.
Si voltò e ripeté la scena, creando, questa volta, una palla
di medie dimensioni. Ormai non sentiva più il freddo, ogni centimetro della sua
pelle aveva perso la sensibilità e le mani erano rossissime.
Con un po’ di fatica sollevò la forma e la pose sopra la
palla più grande. Insieme le arrivavano fino alla pancia.
Sempre più eccitata, incominciò a fare la testa, quando ad
un tratto sentì una voce chiamarla.
-Yuffie, dannazione! Vuoi ammalarti?!-
le si materializzò davanti Vincent con in mano un cappotto
che le mise sulle spalle.
-Siamo in pieno inverno, possibile che tu debba essere
sempre così incosciente?- la sgridò.
Yuffie si voltò verso di lui, stringendosi nel cappotto e
con il naso arrossato per il freddo.
-Come facevi a sapere che ero qui?-
-Con tutta questa neve fuori, dove altro potevi essere?- le
disse lui, incrociando le braccia.
Lei rise e poi si voltò, tornando a modellare la testa del
pupazzo.
-Scusami, ma non ho saputo resistere…Non trovi che sia
stupendo?-
Il pistolero squadrò quello strano ammasso di neve deforme
che si ergeva affianco della Wutai e annuì poco convinto.
-Suvvia, Vince! Manca ancora la testa!- disse, continuando a
lavorare.
-Ecco!- e pose anche l’ultima palla di neve sul suo pupazzo.
La ninja congiunse le mani e guardò estasiata l’opera.
-Meravigliosooo!!-
-Yuffie…-la interruppe lui, guardandola storto.- manca la
faccia.-
-Ma per te deve sempre mancare qualcosa?!- sbottò.
Però sapeva che aveva ragione, perciò iniziò a cercare
qualcosa per decorargli il viso.
Tutto ciò che riuscì a trovare furono dei sassi che usò per
gli occhi e i bottoni.
Per il naso si accontentò di un pugno di neve con due enormi
narici. Poi si levò la fascia dalla fronte e la legò in testa al pupazzo.
-Accidenti, manca ancora qualcosa…- disse, portando una mano
al mento e poggiando il peso su una gamba.
-Credo che gli servano anche delle braccia, no?- Vincent
infilò due ramoscelli nei fianchi del pupazzo.
-Evvai!! Grande Vinnie!!- urlò compiaciuta la Wutai,
saltellando sul posto.
- E’ bellissimo!! Non trovi?-
-Si, anche se non si capisce cos’è…- rispose lui,
imperterrito.
-Ma che domande! È il nostro ninja maiale di neve!!-
Vincent rimase a fissare il pupazzo. In effetti la Wutai
aveva ragione…con quel naso enorme, poi!
-Torniamo in casa che fa freddo. E poi sarà anche il caso di
andare a dormire, sono le quattro di notte- concluse, iniziando a incamminarsi.
-Ma no, Vinnie, io non ho sonno!- disse lei, balzandogli
davanti.
Peccato, perché lui stava crollando.
Ad un tratto si sentì afferrare l’artiglio.
-Ti va se prima facciamo una passeggiata?- gli chiese
Yuffie, trascinandolo per il marciapiede.
Lui sbuffò ma alla fine acconsentì. Magari così si sarebbe
stancata.
Passeggiarono lungo le vie imbiancate dalla neve e
illuminate dai lampioni. Yuffie non smetteva di saltellare e sospirare guardandosi
intorno.
Per lei era una novità vedere Edge così bella. Vincent la
osservava scrutare ogni minimo particolare, e dovette ammettere che anche a lui
non dispiaceva il paesaggio.
Dopo dieci minuti arrivarono nei pressi di un piccolo colle
e già da un po’ le strade si erano fatte accidentate.
L’assenza di luce permetteva alle stelle di brillare in
tutto il loro splendore.
-Ora possiamo torn…-ma Vincent si interruppe appena vide che
Yuffie non era più al suo fianco, bensì sdraiata sul prato a rimirare il cielo.
Ad un tratto si voltò verso di lui e gli fece cenno di
sedersi.
-Vieni a vedere che bello!!!-
Il pistolero prese posto vicino al lei e alzò la testa. Sì,
era davvero bellissimo.
Rimasero in silenzio a fissare il cielo stellato, finché non
si decise a tornare a casa. Per quanto fosse bello si congelava e il sonno
ormai stava avendo il sopravvento.
Appena si voltò verso Yuffie, però, notò che stava dormendo
con un sasso.
-Non avevi sonno, eh?- le sussurrò divertito prendendola in
braccio. Accidenti, quanto gli era mancata la sua piccola peste.
Aprì gli occhi lentamente,
dando loro il tempo di abituarsi alla flebile luce che filtrava dalle tende.
Inizialmente non riconobbe il posto, ma quando fece per stirarsi sfiorò
qualcosa. Più precisamente una spalla. Di Vincent.
Si svegliò di colpo e si tirò su, facendo cigolare le molle
del materasso e infastidendo l’uomo, che mugugnò qualcosa nel sonno.
-S-scusa…- disse lei a bassa voce.
Cercando di ragionare si guardò in torno: era proprio nel
letto di Vincent. Non sapeva se scoppiare a ridere o scavare una fossa per
nascondersi.
Spostò lo sguardo sull’orologio appeso al muro. Erano le
nove. Guardò il pistolero che dormiva sul bordo del materasso e sorrise: doveva
essere proprio stanco per non essersi ancora svegliato.
Ad un tratto si portò con violenza una mano alla fronte
ricordandosi la notte precedente.Aveva
urlato ai quattro venti che non aveva sonno e poi si era addormentata sul
prato.
-Che stupida!!-
Un altro lamento la fece zittire.
Decise di alzarsi per non disturbare ulteriormente il suo
coinquilino, ma appena fu scesa dal letto lui la chiamò.
-Dove stai andando?- chiese con la voce impastata dal sonno.
-I-in bagno, tu continua pure a dormire…- e uscì, nel modo
più silenzioso possibile.
In realtà andò in cucina, intenzionata a fare colazione, ma
si accorse che la dispensa era completamente vuota.
- C’era da aspettarselo…- disse scoraggiata.
Prese il mazzo di chiavi dal tavolino, decisa ad andare a
comprare del cibo.
Aveva dormito con i vestiti, per cui li stirò un po’ con le
mani e si chiuse la porta alle spalle con due giri di chiave.
In quel periodo c’era il mercato natalizio ad Edge, perciò
andò a darci un’occhiata.
Una volta arrivata rimase sbalordita: era un viavai di gente
continuo e la neve sulle strade rifletteva la miriade di lucine colorate che
ornavano le bancarelle. Inoltre un sacco di Babbi Natale scuotevano i
campanacci e regalavano caramelle ai bambini.
Quella visione la fece letteralmente saltare dalla gioia: a
Wutai era tutto diverso. Durante le feste di Natale le poche bancarelle
vendevano talismani e amuleti portafortuna e gli unici clienti erano due o tre
persone che non sapendo cosa fare, andavano a spendere fior di gil in roba
inutile.
A Edge invece era tutt’altra cosa; iniziava a piacerle
quella città…
-Ehi, pulce!-
Yuffie si sentì il peso di una mano sulla testa. Soltanto
una persona poteva essere tanto irritante. Si voltò e ne ebbe la conferma:
-Ciao vecchio!! Che ci fai in giro?-disse, sgusciando via
dalla presa di Cid.
-Avevo voglia di fare una passeggiata. Tu piuttosto, non ti
eri mica trasferita dal vampiro?-
-Beh, trasferita non proprio…-disse imbarazzata, grattandosi
la testa. –diciamo che è una sistemazione provvisoria, ecco.-
-Sì sì, dicono tutti così e poi si ritrovano a carico una
dozzina di marmocchi urlanti…-
Yuffie fu sul punto di picchiarlo, ma lui sorrise e si
incamminò.
-Avanti, non lo sai che a Natale si è tutti più buoni?-
-Guarda che Natale era ieri…- disse, facendogli capire che
la scusa non reggeva.
Ma lui la ignorò e, agguantandola per un braccio, la
trascinò nel caos del mercato.
Tifa camminava per le strade di Edge, componendo velocemente
il numero di Cloud.
Aveva passato così tanto tempo a rigirarsi il suo biglietto
tra le mani., che alla fine era in ritardo sulla tabella di marcia. Notando
l’entrata del suo bar si fermò a riprendere fiato, portandosi il cellulare
all’orecchio. Il biondino rispose immediatamente.
-Ciao Clo…-
-Tifa, guarda alla tua
sinistra.- la interruppe lui.
La ragazza inizialmente non capì, ma appena fece come le
aveva detto vide Cloud in persona che con il telefonino in mano la fissava
dall’altro lato della strada.
Tifa non riuscì a trattenere una risata, mentre lui la
raggiungeva.
-Cosa ci fai qui?- gli chiese, ancora divertita.
-Pensavo di darti una mano con il bar, oggi, non ho niente
da fare. Inoltre vorrei parlarti di una cosa.-
- D’accordo, entra…- disse,
aprendo la porta.
Diedero una pulita al bancone e ai tavolini e poi, davanti a
una tazza di caffè, Cloud parlò a Tifa della sua idea.
-Credo che sarebbe magnifico!- gli rispose con un sorriso
che fu prontamente ricambiato.
-Ecco, lo sapevo!- sbottò Yuffie, con in mano due sacchi.
Proprio non ce l’aveva
fatta a resistere…Quel vestito l’aveva colpita fin da subito, inoltre aveva
bisogno di sostituire l’altro che riportava alla mente solo brutti ricordi.
Quel piccolo acquisto sarebbe andato anche bene, se non fosse stato seguito da
un’altra miriade di compere e un vero e proprio saccheggio della bancarella
gastronomica.
-Eddai, smettila di lamentarti…Sei tu che hai voluto
prendere tutta quella roba!- le rispose Cid
La Wutai sbuffò, incapace di rispondere. Dopotutto era stata
sua l’idea di comprare gli ingredienti per fare una torta e l’esaurimento dei
fondi economici ne era stata un’inevitabile conseguenza. Appena arrivò il
momento di dividersi i due si salutarono e poi ognuno si incamminò per la
proprio strada.
Quando Yuffie, dopo aver fatto le rampe di scale ed aver
aperto la porta, entrò nell’appartamento vide Vincent seduto sul divano e già
vestito.
Inizialmente imprecò a bassa voce, considerando che avrebbe
preferito non farsi scoprire dal pistolero, ma poi nascose i sacchi dietro al
tavolo e gli si avvicinò.
-Ehi, e tu quand’è che ti sei svegliato?-
-Appena sei uscita. E mi hai chiuso dentro…-disse alzandosi
e afferrando le chiavi che la Wutai teneva ancora in mano.
-Non credevo che dovessi
uscire…- fu l’unica scusa plausibile che trovò. Si era completamente scordata
che aveva chiuso la porta portandosi via le chiavi.
Vincent sospirò.
-Ci metterò poco, in un’ora e mezza dovrei essere indietro.-
le disse, prendendole le chiavi dalla mano. –a dopo.-
-Aspetta, ma dimmi almeno dove…- troppo tardi, la porta si
era già chiusa. Sbuffò e scosse la testa, quindi udì chiaramente i due giri di
chiave.
Non se lo sarebbe aspettato così vendicativo…
Guardò l’orologio.
- Un’ora e mezza di tempo, eh?-
Ce la poteva fare. Corse in cucina portandosi dietro uno dei
sacchi e si mise al lavoro.
Scese le scale accompagnato solo dal fruscio del mantello.
Aveva preferito dileguarsi senza dare spiegazioni, dopotutto
se Yuffie fosse venuta a sapere che era stato Reeve a chiamarlo gliele avrebbe
suonate.
Non le avrebbe potuto dare
torto, ma lui aveva intenzione di recarsi alla WRO soltanto per annunciare la
sua completa assenza nelle missioni. L’aveva promesso, inoltre preferiva
restare al fianco della ninja ancora un po’. Di Tsubasa non si avevano ancora
notizie, ma Vincent provava uno strano senso d’inquietudine. Scosse la testa
cercando di allontanare quei pensieri. Voleva davvero credere che andasse tutto
bene…
Dopo il lungo viaggio
arrivò alla sede, ma si accorse che tutto era stranamente silenzioso. I
soldati, già in uniforme, passeggiavano nervosamente per i corridoi, con lo
sguardo fisso a terra. Vincent li riconobbe: matricole. A quanto pare per loro
era arrivato “il grande passo”.
Anche questa volta, non gli ci volle molto per capire le
intenzioni di Reeve. Quell’uomo era troppo prevedibile.
Si avviò verso l’ufficio del comandante, ma incontrò Shelke
lungo la strada.
-Vincent Val…-
-Shelke, come stai?- la interruppe. Non sopportava quando ci
metteva venti minuti soltanto per dire il suo nome.
-Bene, grazie. Sembra che i ricercatori della sede abbiano
trovato un modo per non somministrarmi più la Mako. Penso che tra poco potrò
addirittura farne a meno…-
-Questa è una buona notizia. Sai se Reeve è nel suo
ufficio?-
Le si spense il sorriso sulle labbra e fece segno di sì con
la testa. Vincent la salutò con un cenno e ricominciò a dirigersi verso lo
studio del comandante. La porta era aperta e lo vide immerso nella lettura di
alcuni fascicoli, seduto sulla sua scrivania.
Bussò sullo stipite per attirarne l’attenzione.
-Ah, Vincent!- disse, appoggiando i fogli ed alzandosi. –Ti
trovo bene! Prego, accomodati.- gli disse alzandosi e chiudendo la porta.
-Ti ho chiesto di venire perché…-
-Vuoi che io affianchi le matricole nella missione.-
proseguì il pistolero, sedendosi sulla sedia davanti alla scrivania.
Reeve rise e fece cenno di sì.
-Non posso.-
-Come mai?- gli chiese, tramutando il sorriso in
un’espressione stupita.
-Ho promesso che non avrei più partecipato alle missioni, o
quanto meno che non lo avrei fatto per un po’…-
Il comandante lo guardò sempre più perplesso.
-E a chi..…-
-Yuffie.-
-Ah……Ho sentito di ciò che è successo, perciò è più che
comprensibile la tua scelta.-
Come? Non lo implorava di ripensarci?
Seguì un momento di silenzio, poi Reeve alzò lo sguardo
verso di lui.
-Adesso dov’è? Ancora in ospedale?-
-No, è a casa mia. Momentaneamente…- preferì precisare.
Il primo istinto che ebbe l’ufficiale fu quello di mettersi
a ridere, ma poi provò pena per la povera ninja, costretta a convivere con
Vincent Valentine in persona. Come minimo sarebbe caduta in depressione dopo un
mese scarso.
-Scusami, visto che è tutto risolto io vado…- disse,
alzandosi e sfuggendo dal silenzio che era calato tra i due.
-Ciao Vincent…ah a proposito, Buon Natale!- disse dandogli
una pacca.
-Grazie anche a te.- rispose, per poi uscire e recarsi alla
stazione. Non si fidava a lasciare Yuffie a casa da sola, avrebbe potuto
combinare qualche disastro…Ammesso che non l’avesse già fatto.
Ormai era quasi pronta, fortunatamente. L’ultima volta non
era stato così terribile…Certo, c’era Tifa che la aiutava, ma anche la Wutai
aveva dato il suo contributo.
…No, in effetti lei aveva soltanto infornato…
Si tolse il grembiule e lo sbatté più volte. Pessima idea:
nella cucina si alzò un polverone bianco che la ricoprì di farina da capo a
piedi. Non riuscì a trattenere uno starnuto, che peggiorò soltanto la
situazione.
Uscì dalla sala cercando un po’ d’aria e sentì la porta
aprirsi. Era tornato Vincent, con dieci minuti d’anticipo.
-NOOOO!!! Troppo presto, troppo presto!!- urlò, fiondandosi
dal pistolero, che dal canto suo rimase paralizzato con il braccio a mezz’aria
e le chiavi ancora in mano.
-Troppo presto per cosa?- le chiese, mentre Yuffie lo
spintonava fuori, riempiendo anche lui di farina.
-Yuffie, ma che…-
-Aspetta un attimo!!-
Sbam
Gli aveva sbattuto la porta in faccia, buttandolo fuori
dalla sua stessa casa…tutto questo aveva dell’assurdo.
Tentò di riaprire ma sentì la ninja fare forza dall’altra
parte tentando di non farlo entrare.
-Si può sapere cosa stai facendo?!-
-Vinnie, ti prego, ti chiedo solo di aspettare pochi minuti
fuori. Dopo ti vengo a chiamare, lo giuro! Daaai, per favooore!!…-
Sbuffò come per acconsentire e mollò la presa, ritrovandosi
per la seconda volta la porta sbattuta in faccia.
Aspettò per cinque minuti appoggiato alla parete, poi
finalmente sentì il cigolio della maniglia e una voce lontana che lo invitava
ad entrare.
Entrò analizzando ogni minimo particolare: conoscendo
Yuffie, si sarebbe potuto ritrovare a casa Sephirot con la scusa che volevano
prendere un the insieme.
Solo dopo si accorse che
nell’appartamento aleggiava un profumo molto dolce. Percependolo arrivare dalla
cucina vi si recò, e vide Yuffie chinata vicino al forno. La ninja lo aprì e
con due presine ne tirò fuori una…
-Torta!!!- disse lei, sfoggiando un sorriso raggiante.
-…torta?- fece eco Vincent, senza riuscire a trattenere un
sorriso nel vederla. Era piena di farina, con in mano una torta piatta come una
tavoletta, in testa un cappello da Babbo Natale e un sorriso smagliante in
viso.
Yuffie si confortò nel vederlo sorridere. Lo faceva talmente
poche volte che spesso si era dimenticata quanto fosse bello quando sorrideva.
Annuì decisa facendo saltellare il pon-pon del cappello e
appoggiò il dolce sul tavolo, arrossendo per i pensieri assurdi di poco prima.
-Pensavo che non avendo potuto festeggiare ieri, ecco
noi…avremmo potuto farlo oggi. Ovviamente niente compagnia e niente sbronze.
Inoltre mi era sembrata una buona occasione per vedere se mi ricordavo come si
cucinano le torte, ma non è venuta granché, mi dispiace…Il lievito (ammesso che
lo fosse) non ha fatto granché effetto…-
-Non ti preoccupare, va benissimo così-
-Lo dici solo perché non
l’hai ancora assaggiata…- scherzò, giocando nervosamente con una ciocca di
capelli e recandosi in cucina per prendere due piatti, due forchette e un
coltello.
-Tadaaan!! A me l’onore!- e
detto ciò tagliò la torta. Fece due fette, le posò nei piatti e si misero a
mangiare.
Appena Yuffie ne assaggiò una parte cercò subito lo sguardo
di Vincent. La torta era salata, come temeva. Ecco, era davvero un disastro…
Il pistolero alzò il viso e incrociò gli occhi della ninja.
-è buona.-
La Wutai lo guardò stupita.
Lo sapeva perfettamente che era una balla, non ci voleva
molto a capire che era un’incapace nel cucinare.
Ma gli sorrise dolcemente;nonostante sapesse che era una bugia, le faceva piacere sentirselo dire.
-Grazie.-
Improvvisamente si sentì suonare il cellulare di Yuffie, rimasto
sul comodino in camera.
Corse a prenderlo per rispondere e mandò giù il boccone.
-Pronto?-
-Ciao Yuffie, sono…-
-Cloud!! Ciao come stai?-
-Bene, piuttosto tu come stai…-
-Io? Benissimo!- gli disse raggiante. – hai bisogno di
Vincent?-.
-No, cioè…sì…Volevo invitarvi entrambi stasera al
ristorante, io e Tifa abbiamo pensato di organizzare la solita festa di Natale
oggi, dato che ieri non…- si interruppe appena capì che la ninja non lo stava
più ascoltando, ma bensì stava correndo da Vincent a comunicargli la notizia.
Riuscì ad udire l’intera conversazione, con lei che urlava
euforica e lui che, invece, le rispondeva calmo e impassibile come al solito.
Sorrise divertito, guadagnandosi uno sguardo incuriosito da Tifa che stava
sistemando alcuni bicchieri dietro al bancone.
-Allora, ci sarete?-
-Certamente!!!- gli urlò lei in un orecchio.
-Perfetto, allora questa sera alle 8.00 al ristorante nel
centro di Edge.-
-Ci saremo! Ciao Cloud!-
Mise giù e si voltò verso il pistolero, portandosi le mani
dietro la schiena e sorridendo contenta.
Bene bene, così altro
capitolo....inutile =.=
Mi ero
fatta tutti i progetti sul cosa far succedere, e alla fine la storia ha preso
il potere. Mi sta schiavizzando, fa ciò che vuole... Ho l'impressione che
questa fic non finirà più!
Però mi
sa che dovrò cambiare un po' il “tipo” (ormai non mi sembra malinconica nemmeno
un po'...-__-) e forse anche il rating, considerando ciò che voglio
far accadere...Accidenti che casino!! >.<
Non mi
odiate ç_ç
In ogni
caso spero che non vi abbia fatto poi così schifo il capitolo, dai!^^"
Grazie
come al solito per i commenti, lo so che sono paranoica, ma mi fanno molto
piacere!
Salve a tutti, scusate l’intrusione ma vorrei rispondere un
pochino alle recensioni ^_^
Allora…
SelphieT: mi rendo conto che qui non capita niente di
emozionante, e mi scuso per questo. Purtroppo cercando di farla diventare una
cosa “graduale” ho finito per scrivere una fic noiosa. Mi dispiace molto,
davvero... ç_ç
Per quanto riguarda Hojo, invece, non ti preoccupare, col
cavolo che lo faccio comparire pure qui. Fosse per me io gli darei fuoco…(in
compagnia di Lucrecia, ovviamente… è_é). Quindi tranquilla^^
Bohemienne_girl: Innanzitutto grazie mille per il
complimento, mi fa piacere (anche se secondo me per essere del ’93 scrivo
maluccio >_<). Poi, come ho già detto a SelphieT, mi dispiace che la fic
abbia preso questa piega. Purtroppo è stato inevitabile, anche se può sembrare
assurdo… Mi rendo conto che non succede mai niente, ma ti chiedo di avere
ancora un po’ di pazienza, se il mio neurone me lo permetterà, tra poco
dovrebbe succedere qualcosina e dovrebbe anche icomparire Tsubasa… Soltanto che
ho paura di velocizzare improvvisamente nei successivi capitoli (anche se non
sarebbe una brutta idea…^^”), facendo perdere senso alla fic (se ne ha uno =_=).
Scusami, non so se mi sono spiegata bene, ma spero di aver reso l’idea.
Il nome Tsubasa non me l’ha ispirato niente in
particolare…Soltanto che cercavo un nome giapponese che non “stonasse” troppo
con quelli degli altri personaggi di FFVII (Cloud, Vincent, Yuffie…non sono
propriamente nomi giapponesi). Poi un giorno, cliccando su “Ultime Storie” qui
su EFP ho visto una fic su Captan Tsubasa, e alla fine ho scelto quello, anche
se a Keylovy sembra un nome da femmina (tanto meglio secondo me ù.ù). Per
quanto riguarda il fatto che sia una YuffieXVincent…beh, non c’è niente da dire
li adoro *-*
Ok, scusami sto divagando -_-“ In ogni caso complimenti per
aver finito FFVII! ^_^
Devilmaycry: Grazie mille, sono commossa… ç.çDai, tranquillo/a, allora non alzo il rating
^^
Cambio solo il genere, appena lo scelgo -__-“ Grazie ancora,
davvero!!!
Keylovy: Carissima, grazie mille per i commenti, sei
troppo gentile ç_ç Ma dopo che avrai letto questo capitolo mi odierai,
assicurato…. Sappi che ti ho voluto bene ç_ç
Dastrea: Grazie mille anche a te per i tuoi commenti,
mi fanno sempre piacere! ^__^
Mi dispiace che l’aggiornamento sia lento, ma ti giuro che
appena ho un momento libero non faccio altro che scrivere…scusa ç.ç
Amelie Elektra: ne approfitto anche per ringraziare
te, o somma. Ti ho già detto quanto mi fa piacere leggere i tuoi commenti, sia
positivi che negativi^^ è un onore per me sapere che leggi la mia fic ç__ç
Ora…per farmi odiare definitivamente voglio dire che… parto
per le vacanze^^” Sto via dal 14 al 20 Agosto, perciò manca ancora una
settimana e dovrei farcela ad aggiornare il cap 15. Infatti ho già iniziato a
scriverlo…però non vi prometto nulla, scusatemi… Anche perché in questi giorni
non so se avrò molto tempo ç__ç Ma farò il possibile…. Ora vi lascio all’ennesimo
capitolo inutile (no, forse questo un po’ meno, dai…=_=)
Salutoni,
Geko
CAPITOLO 14:
La camera era un totale disastro: vestiti da tutte le parti,
scarpe che ricoprivano interamente il pavimento e i gioielli sparsi per il
comodino.
Non sopportava vestirsi elegante. Più precisamente non la
parte in cui decideva cosa mettersi, poi se il risultato ottenuto si presentava
bene, ne era soddisfatta. Era capace di rimanere davanti allo specchio delle
ore, compiaciuta.
-Tifa, avanti muoviti siamo in ritardo!- urlò Cloud, dal
soggiorno.
-Arrivo, arrivo! Non è mica colpa mia se qualcuno è passato
tardi a prendermi al bar…-.
-Eddai, mi sono già scusato…-
-Lo so, ma adesso non ti lamentare!- gli disse,
affacciandosi e facendogli la linguaccia.
Lui fece per raggiungerla, ma ricevette in tutta risposta la
porta sul naso. Tifa rise divertita.
-Appena esci vedi come me la paghi…-
-No, Cloud, niente vendette; siamo in ritardo…- disse lei,
con aria superiore.
Prese il vestito che le sembrò più adatto. Nero, lungo fino
alle caviglie e con uno spacco che le raggiungeva la metà della coscia.
Raccolse i capelli in uno chignon con un fermaglio dorato e
lasciò cadere alcune ciocche ad incorniciare il viso. Poi prese in mano un
golfino bianco ed andò timorosa davanti allo specchio, senza guardare.
Dischiuse lentamente gli occhi, mettendo a fuoco gradualmente l’immagine
dinanzi a sé.
...Perfetta.
Si guardò e sorrise soddisfatta, avvicinandosi al riflesso.
-Tifaaaaa!!-
Il sorriso fu sostituito da un’espressione seccata.
-Sono pronta…- disse sbuffando.
Aprì la porta ed uscì, prendendo velocemente la borsa con
tutto l’occorrente. Non si accorse che il biondino era rimasto letteralmente
imbambolato a fissarla. Ogni anno, durante la consueta cena di Natale, Cloud si
stupiva di quanto Tifa riuscisse a sfoggiare tutta la sua bellezza: il vestito
le scivolava dolcemente lungo le curve sinuose, tracciandone i contorni. La
lieve scollatura metteva in risalto le generose misure della mora, e lo spacco
ne valorizzava le gambe lunghe e slanciate.
Distolse lo sguardo per un momento appena la vide voltarsi,
poi tornò a guardarla accennando un sorriso.
-Ehi, dove hai
nascosto Tifa?- le chiese, ironico.
Lei arrossì leggermente, aprendo la porta d’ingresso.
-Avanti, andiamo...-
Quando però lui la raggiunse le afferrò il polso e la
riportò in casa.
-Aspetta qui.- disse, andando a prendere la sacca che
precedentemente aveva posato sul divano.
-Che c’è?- gli chiese, senza capire.
Cloud le porse un pacchetto.
-M-ma…- balbettò Tifa, ma lui la interruppe.
-è il mio regalo. Aprilo adesso.-
Lei lo prese in mano titubante, osservandone i dettagli. Il
dono, impacchettato con della carta di un blu sgargiante, era ornato con un
nastro d’oro che terminava in un fiocco sul lato superiore.
Tifa gli lanciò un’ultima occhiata per avere la certezza che
potesse davvero scartarlo. Appena il biondo la rassicurò annuendo, lei sciolse
delicatamente il nastro e levò la carta, strappandola. Le si mostrò una scatola
di un blu opaco, con un marchio.
“Gioielleria di Edge”
La ragazza non osava nemmeno immaginare il colore delle sue
guance, sentiva soltanto le mani tremare.
Ma non esitò ed aprì la scatoletta, ansiosa e felicissima
allo stesso tempo.
Rimase a bocca aperta, di fronte a quello splendore. Le
aveva regalato una collana. Una magnifica collana.
Portò una mano davanti alle labbra e la vista le fu
offuscata dalle lacrime.
-è così brutto?- le chiese preoccupato, avvicinandosi.
Tifa ci mise un po’ a spostare lo sguardo dal dono al viso
di Cloud.
-è bellissimo.- sussurrò asciugandosi le lacrime di gioia.
–Grazie...-
-Vieni, te la metto.- disse, facendole segno di voltarsi.
Lei eseguì, passandogli la collana delicatamente, quasi avesse paura di
rovinarla con un semplice tocco.
Il biondo afferrò le due estremità con entrambe le mani,
posizionando il gioiello attorno al sottile collo della mora che appena avvertì
il freddo del ciondolo sulla pelle rabbrividì.
Allacciò la collana e mise le mani sulle spalle di Tifa.
-Fatto.-
Lei sfiorò il gioiello con le dita tracciandone i contorni e
sentì gli occhi rifarsi lucidi. Il ciondolo era una figura astratta con
incastonate due perle, una bianca e una nera intrecciate l’una all’altra al
centro del pendente.
Non sapendo resistere, andò in camera a specchiarsi. Era
davvero bellissimo, inoltre sembrava fatto apposta per quel vestito.
-Allora, che ne pensi?- chiese Cloud entrando e
appoggiandosi alla porta.
Fece appena in tempo a terminare la frase che Tifa lo
abbracciò talmente forte da fargli mancare il respiro.
-Grazie, è meraviglioso...- gli sussurrò nell’orecchio.
Lui sorrise compiaciuto e si lasciò inebriare dal suo
profumo, accarezzandole delicatamente la schiena scoperta.
-Ormai saranno già tutti lì.-
-Non importa...tanto io mi devo risistemare il trucco!- e
così dicendo si divincolò dall’abbraccio e corse in bagno.
-Sei proprio un caso senza speranza...- disse, divertito.
-Vincent, ti sei sciolto per caso?! Ho bisogno della
spazzola!- urlò Yuffie, prendendo a pugni la porta. Peccato che alla fine
questa si sostituì improvvisamente con la figura dell’ex- Turk, grondante
d’acqua e con un asciugamano in vita, che la guardò storto alzando un
sopracciglio. La Wutai rimase pietrificata, sentendosi avvampare per
l’imbarazzo.
-Ho finito.- proferì lui, sorpassandola ed andando in camera
per cambiarsi.
Lei mugugnò un sì e scappò nel bagno, ancora umido e con lo
specchio appannato. Afferrò la spazzola ed iniziò a pettinarsi i capelli
bagnati dalla precedente doccia.
Aveva insistito tanto per lavarsi per prima vantandosi di
essere più veloce di Vincent, ma in realtà aveva impiegato il triplo del tempo
rispetto a lui.
Appoggiò la spazzola sul ripiano e si affacciò alla porta.
-Posso venire?- chiese, avvicinandosi lentamente verso la
camera.
-Sì.-
La ninja entrò e vide che lui era già perfettamente vestito
e pronto per andare.
Lo squadrò da testa a piedi; doveva ammettere che il nero
gli donava, ma abbigliato in quel modo sembrava dovesse andare ad un funerale.
Spostò lo sguardo su sé stessa, guardando indispettita
l’accappatoio. Possibile che la superasse anche in questo?
-Vinnie, potresti uscire? Mi devo cambiare...-
Lui prese il cappotto appeso al lato dell’armadio ed
uscì.Girò l’angolo ed andò a sedersi
sul divano.
L’orologio segnava le sette e mezza, ormai era quasi ora di
andare alla cena. Portò indietro il petto, appoggiandosi allo schienale.
Ci sarebbe stato sicuramente Lord Godo alla festa. Si chiese
se Yuffie lo sapesse e fosse preoccupata; dopotutto la ninja aveva sempre
provato uno strano senso di soggezione nei confronti del padre, nonostante lui
le volesse molto bene.
Un botto seguito da innumerevoli imprecazioni in Wutai gli
fece cambiare idea. No, Yuffie non era per niente tesa...
-Vince, hai per caso visto dove sono le mie scarpe???- urlò
una voce lontana.
-Sotto la scrivania...-
–Ah, trovate!!-
Incrociò le braccia.
La loro convivenza gli sembrava una cosa normale,
quotidiana. Anche prima che la ragazza entrasse in coma aveva avuto quella
sensazione.
Aveva imparato a conoscerla, capirla...per lui era diventata
come un libro aperto.
-Sono pronta! - gli disse la Wutai, piombandogli davanti e
portando le mani ai fianchi sorridente.
Indossava un semplice vestito blu, lungo fino al ginocchio.
Una spessa fascia faceva risaltare i fianchi appena accennati della ragazza.
I capelli erano legati in due codini bassi ornati con dei
nastri che spuntavano da dietro la nuca e qualche ciocca ribelle le scendeva
sul viso.
L’ultima volta, alla festa in suo onore, gli si era
presentata una Yuffie seria, truccata e con dei tacchi vertiginosi. In quel
momento, invece, Vincent vedeva la Yuffie di sempre, allegra, spensierata e con
un vestito che esaltava il candore della sua pelle. Considerò che era molto più
bella così.
Si alzò e le aprì la porta, per poi chiuderla e incamminarsi
verso il ristorante.
-Non avrai freddo?- le chiese, mentre camminavano per il
porticato.
-Ehi, Vince, così come tu resisti in estate con quella
sottospecie di armatura, io riesco a sopportare il freddo con questo vestito!-
rispose, sorridendogli. In realtà stava tremando dal gelo, ma preferì non
dirglielo. Si avvicinò a Vincent alla ricerca di un po’ di tepore.
Quando arrivarono videro tutti i membri dell’Avalanche sul
terrazzo al di fuori del ristorante, intenti a chiacchierare e salutarsi.
La ninja si fermò un attimo, ad osservarli sorridendo
commossa. I suoi amici e compagni d’avventura. Erano tutti lì.
-Yuuuffieee!!!- la ragazza fu improvvisamente travolta da
una folta chioma rossa con le sembianze di Reno, che la afferrò per un polso e
la trascinò fin sopra il terrazzo dove fu accolta con calore da tutti i membri
dell’Avalanche.
-Ehi, dove sono finiti Tifa e Cloud?- domandò, notando che
non erano tra i presenti.
-Mi hanno scritto un messaggio dicendo che arrivano un po’
in ritardo.- le rispose Barret.
-Certo, avranno perso tempo a pomic...-
-Perso tempo a fare cosa, Cid!?- Tifa comparve
improvvisamente dietro al biondo, facendolo sobbalzare.
-E-ehilà... e voi due da dove saltate fuori?- chiese lui
sudando freddo, notando la mano alzata a mezz’aria della ragazza.
-Visto che il piazzale qui davanti è occupato dall’Highwind,
siamo passati da dietro per parcheggiare la moto.- gli spiegò Cloud, comparendo
al fianco della mora.
Yuffie spostò lo sguardo verso il parcheggio e notò
l’imponente figura dell’aeronave, alla quale non aveva neppure badato.
Da quando Shera aspettava un bambino, Cid si era mostrato
sempre molto premuroso nei confronti della moglie; cercava di non farla
affaticare troppo, sbrigava lui le commissioni al suo posto e quando si
dovevano spostare utilizzava l’Highwind per non farla stancare, anche se erano
a dieci metri di distanza dalla meta.
Gli occhi le scivolarono un po’ più a destra e vide,
nell’oscurità della notte, l’ex-Turk di spalle appoggiato al muretto. Si chiese
a cosa stesse pensando.
Si sporse un po’, quasi potesse sentire le sue riflessioni
in quel modo.
Sgranò gli occhi, dandosi della stupida. Certo, come aveva
fatto a dimenticarsene?
Dopotutto era il Vincent di sempre, colui che rincorreva i
sogni di una vita lontana, un passato ormai morto, come la sua donna.
Il suo angelo, racchiuso in quella teca di cristallo come
una bambola di porcellana. Eterea, immacolata...perfetta.
Si riscosse appena vide che il suo sguardo era ricambiato. A
quanto pare il pistolero doveva essersi sentito osservato...
Yuffie alzò timidamente la mano accennando un sorriso e lui
ricambiò con un movimento del capo.
Notando che il litigio tra Cid e Tifa, al quale si era
aggiunto anche Cloud, andava avanti, la ragazza scese i tre gradini
dell’ingresso e raggiunse Vincent.
-Perché non vieni su?- gli chiese appoggiandosi anche lei al
muretto.
-Qui c’è più silenzio.-
In effetti doveva aspettarselo...L’aveva solamente
disturbato.
-Ah, scusami.- sussurrò, iniziando ad incamminarsi per
tornare dagli altri. Si sentì afferrare il polso.
-Non mi dai fastidio.- le disse, rilasciando subito la
presa.
Lei sorrise e gli ritornò affianco. Seguì un momento di
silenzio, durante il quale la ninja si guardò attorno pregando Leviathan che le
venisse in mente un qualsiasi argomento di cui parlare.
-Come stai?- chiese lui, interrompendo quella tortura.
-Benissimo...Sinceramente non mi sembra nemmeno di aver
avuto qualcosa. Anche la testa non mi fa male..- gli rispose, tastandosi la
nuca con le mani.
Ad un tratto, vedendo Vincent fissare l’entrata, guardò
anche lei finché non riuscì a distinguere la figura di un uomo basso e un po’
robusto, circondato da una decina di individui bardati di nero.
-Papà!!!- urlò la ragazza, incominciando a correre. Appena
gli fu vicino gli gettò le braccia al collo. Quanto tempo era che non lo
vedeva? Mesi? Anni? Secoli?
-Mi sei mancato!-
Quando raggiunsero insieme la terrazza, i membri
dell’Avalanche fecero un breve inchino per salutare Lord Godo, ma quest’ultimo
li pregò di metter da parte le formalità, almeno per quella sera.
Finalmente entrarono nel
ristorante, dove era stata allestita una tavolata apposta per loro. Cloud si
sedette a capo tavola con Tifa alla sua destra, seguita da Reno e Rude. Vincent
e il padre della ninja, stranamente si sedettero l’uno vicino all’altro alla
sinistra dell’ex-Soldier. Cid e Shera presero posto dal lato opposto del
tavolo, dove si misero anche Nanaki, Barret e Yuffie.
La cena fu un susseguirsi ininterrotto di portate e
brindisi. La Wutai aveva già perso il conto di quante volte aveva sollevato in
aria il bicchiere.
Ogni tanto lanciava un’occhiata al pistolero e a Godo,
sospettosa. Vincent non aveva più la sua solita aria impassibile, anzi, le
pareva stranamente turbato. La cosa la faceva preoccupare.
L’odore di fumo emanato dalla sigaretta di Cid misto
all’alcool del bicchiere le fece venire un leggero senso di nausea, così ne
approfittò per andare a prendere una boccata d’aria fuori in terrazza. Si
allontanò dalla sala ed uscì.
Si sedette sul muretto e respirò avidamente l’aria fresca
della notte. Aveva iniziato ad avere lievi giramenti di testa, forse era meglio
smetterla con gli alcolici.
Già la presenza di suo padre la costringeva a certe
restrizioni, inoltre abitava con un vampiro in astinenza da più di
trent’anni...
L’idea di tornare a casa ubriaca non la attirava affatto.
Decise di andare a fare una passeggiata per il giardino
dell’edificio, nella speranza che anche le tempie smettessero di pulsare. Si
cinse le braccia con le mani cercando di scaldarsi e si incamminò. Appena
raggiunse il retro sollevò la testa.
Nemmeno una stella, il parco era troppo illuminato. Si sentì
invadere da uno strano senso di malinconia.
-Che tristezza...- sussurrò tra sé e sé, riportando lo
sguardo sul ghiaietto del viale.
-Non dirmi che ti è venuta la sbornia triste...- disse una
voce dietro di lei che la spaventò a morte.
Si voltò bruscamente e vide Nanaki sorridente, seduto sulle
zampe posteriori.
-Ehi, mi hai fatto venire un infarto!-sbottò Yuffie, portandosi una mano al petto.
L’amico rise.
-Mi hanno mandato a chiamarti, ora c’è il dolce.- disse,
alzandosi e facendole cenno di seguirlo.
Lei sbuffò e ritornò con lui nella sala, dove regnava la
confusione. Si accorse che Reno era totalmente ubriaco e che continuava a
provarci con Tifa, nonostante le occhiatacce di Cloud e i chiari rifiuti della
mora. Scosse la testa, divertita: ogni anno era la stessa storia.
Mangiarono il dessert, si scambiarono i regali e brindarono
per l’ultima volta alla loro meravigliosa compagnia.
Quando fu il momento di andare, Yuffie notò che Vincent e
suo padre non erano ancora usciti; cominciava a irritarla il loro
comportamento...
Si riscosse appena sentì delle voci familiari che si
urlavano insulti vicendevolmente; si voltò e vide che Cloud e Tifa stavano
litigando.
Com’era possibile?
-Cloud, dannazione, ma guardalo!- urlò la barista, puntando
l’indice della mano destra verso la panchina su cui era sdraiato Reno,
completamente ubriaco. – non possiamo lasciarlo così.-
-E allora? E’ solo colpa sua se ora è sbronzo da far schifo.
Che si arrangi…- ribadì il biondo, incrociando le braccia e spostando il peso
sull’altra gamba.
-Cosa?!- sbottò lei, al limite della sopportazione.
-Avanti, andiamo.-
Cloud iniziò ad incamminarsi, ma notò che la ragazza non lo
seguiva. Si voltò verso di lei, con aria di rimprovero.
-No.- gli disse Tifa, abbassando lo sguardo.
-Come?-
-No. Rude è già andato a casa, e lui non è in grado di
guidare.- la mora si avvicinò a Reno e lo aiutò ad alzarsi, sorreggendolo. –io
lo riaccompagno a casa.-
Seguì un momento di silenzio, durante il quale Tifa e Cloud
non cessarono di fulminarsi con gli occhi e i presenti continuarono ad
osservare ammutoliti la scena.
-Fai come vuoi.- disse alla fine l’ex-Soldier voltandole le
spalle, impassibile.
-Certo!- urlò lei, con aria di sfida. Ma in realtà sentiva
gli occhi colmarsi di lacrime, nel vedere la figura dell’amico scomparire
nell’ombra del parco.
Rimase come pietrificata ad osservare il vuoto, finché non
sentì un rombo lontano echeggiare nella zona. Se ne era andato.
Si voltò lentamente, sempre sorreggendo il Turk. Gli prese
le chiavi dalla tasca, ignorando i suoi stupidi commenti e si diresse verso
l’auto.
-Tifa...-
-Tranquilla Yuffie, è tutto ok. Riaccompagno a casa Reno e
poi vado a dormire. Buona notte a tutti.- disse, mostrando un sorriso
chiaramente falso.
Caricò il rosso nella macchina e fece un cenno con la mano,
per poi partire.
In quel preciso istante uscirono Godo e Vincent.
-Che fine avevate fatto? Qui c’è stato un putiferio!- sbottò
la ninja, avvicinandosi con aria minacciosa. Ma la testa le girò per un
istante, obbligandola ad appoggiarsi al muretto. Fortunatamente le sembrò che i
due non se ne fossero accorti.
-Scusa Yuffie, abbiamo dovuto parlare.- disse Vincent. –In
ogni caso ora è tutto a posto, possiamo anche tornare a casa.-
Lei li guardò entrambi con sospetto, ma alla fine annuì,
considerando che la stanchezza cominciava a farsi sentire.
-Anche io vado, buona notte e ancora buon Natale.- fece
Godo, sorridendo ed abbracciando la figlia, per poi andarsene seguito dalla sua
scorta di guardie del corpo.
L’ex-Turk incominciò ad incamminarsi, seguito dalla Wutai
che nonostante i suoi enormi sforzi non riusciva a non barcollare.
-Stai bene?- le chiese lui, fermandosi.
-Mi gira soltanto un po’ la testa, tutto qui.-
Lo sentì sbuffare.
-No, non è come pensi tu!! Non sono ubriaca, anzi!- sbottò
la ninja, alzando le mani al cielo. – sono solo stanca...-
Vide che le stava porgendo l’artiglio e lo afferrò facendo
presa anche con la mano sinistra. Ricominciarono a passeggiare, senza dire una
parola.
Soltanto ad un tratto scorsero avvicinarsi una macchina
molto vistosa, dalla quale scese il padre di Yuffie affannato. La Wutai fece
per distanziarsi da Vincent, ma sentì che lui la trattenne mantenendo salda la
presa.
Che diavolo stava facendo?
Rimase in silenzio imbarazzata, sotto lo sguardo del padre
che li osservava sospettoso. Solo dopo l’imperatore alzò gli occhi fino alla
figura dell’ex-Turk.
-Scusa Vincent, ma mi sono dimenticato di dirti che
desidererei incontrarti domani...-
-Le va bene al 7th Heaven?- chiese il pistolero con calma,
come se si aspettasse una richiesta del genere.
-Perfetto, sarò là per le tre del pomeriggio, a domani.-
disse voltandosi, dopo aver arruffato i capelli alla figlia sorridendo divertito.
– buona notte.-
Appena la macchina si allontanò ricominciarono a dirigersi
verso casa. Yuffie continuava a fissare imperterrita il moro, aspettandosi
delle spiegazioni.
-Non dovresti avere così paura di tuo padre.- disse ad un
tratto Vincent, mantenendo lo sguardo fisso dinanzi a sé.
Lei tornò a fissare le pietre del vialetto, capendo il
perché di quell’atteggiamento.
-Prima o poi dovrai anche affrontarlo.- continuò lui.
-Lo so Vince, ma non è così semplice...- bisbigliò lei,
forzando la presa sul guanto metallico. Perché invece di metterla a disagio non
le spiegava cosa avevano da raccontarsi lui e suo padre?
Finalmente arrivarono a casa. Vincent tirò fuori le chiavi
di casa dalla tasca del cappotto ed aprì la porta.
La prima cosa che fece la Wutai fu appropriarsi della camera
per cambiarsi, stava congelando con quel vestito.
Tornò in salotto e si sdraiò sul divano, esausta.
-Come stai ora?- le chiese l’ex-Turk, sedendosi sull’altro
divano.
-Meglio, grazie. Camminare mi ha fatto bene...- rispose,
portandosi una mano alla fronte. –Ho soltanto un po’ di mal di testa, ma niente
di eccessivo.-
Si voltò verso di lui e sorrise, ignorando il suo sguardo di
rimprovero.
-Yuffie, sei uscit...-
-Lo so, lo so!- lo interruppe lei, mettendosi a sedere.
–Sono uscita soltanto ieri dal coma dopo aver subito un forte trauma cranico...
Ma è un banale mal di testa, mica sto morendo!- disse, agitando le mani in modo
teatrale.
A volte il pistolero sapeva essere proprio esasperante...
Vincent fece un profondo respiro e si alzò.
-Allora sarà il caso di andare a dormire.-
Yuffie annuì sbadigliando e si stiracchiò, intontita dal
sonno.
Ed eccomi qui, dieci minuti prima della partenza (con mia madre che
strilla =_=) ad aggiornare il capitolo
Ed eccomi qui, dieci minuti prima
della partenza (con mia madre che strilla =_=) ad aggiornare il capitolo.
Mi scuso se è un po' corto, ma metà
l'ho scritto sta notte XD
Ho deciso quindi di dividerlo in due,
anche perchè un finale come questo qui fa proprio schifo. Per non parlare di
tutto il capitolo che, oltre a non essere stato corretto è proprio orribile.
Vi chiedo scusa infinite volte, ma io
ho fatto il possibile ç__ç
Ora vi saluto sennò mia madre mi
uccide XD
A presto!!
Geko93 ^_^
Ps: a Devilmaycry:molto
volentieri, però ti chiedo gentilmente di contattarmi tu dalla mia pagina degli
autori. Io non riesco a trovarti nell’elenco degli autori -.-“ Scusami,
probabilmente sono io la solita tarda. Comunque ti avviso, potrò risponderti
solo tra una settimana ^^”
In ogni caso grazie mille a te e a
tutti quelli che commentano, mi fate proprio felice ^_^
CAPITOLO 15:
Il
silenzio era interrotto ogni tanto dai mugolii di Reno, che si era addormentato
beatamente sul sedile.
Fortunatamente
Tifa sapeva dove viveva e quando arrivarono parcheggiò l’auto nel viale,
proprio davanti all’abitazione.
Sbuffò
ed aprì la portiera andando a recuperare il rosso e cercando di farlo
svegliare.
-Reno,
dove sono le chiavi di casa?-
Come
risposta ottenne soltanto un lamento incomprensibile. Cercò nelle tasche del
Turk, ma non c’erano.
Così
ritornò in macchina, frugando dappertutto. Niente.
Spazientita,
considerò che non trovando le chiavi lo avrebbe lasciato dormire fuori dalla
porta. Lo trascinò fino all’ingresso e lo fece appoggiare al muro, ma in quel
momento le venne un’idea; si spostò e sollevò il tappetino d’ingresso.
-Eccole!-
disse sollevata. Prese in mano le chiavi ed aprì, cercando di fare il meno
rumore possibile, nonostante sapesse che Reno non si sarebbe svegliato neanche
con un bombardamento.
Non
accese nemmeno le luci, lo accompagnò fino al divano ed uscì, facendo passare
le chiavi sotto la porta dopo averla chiusa. Si diede il permesso di prendergli
in prestito l’auto per quella sera; era il minimo dopo tutto ciò che aveva
fatto per lui...
Montò
in macchina e si diresse a casa, stanca ed ancora amareggiata per la litigata
con Cloud. Perché si era comportato in quel modo?
Cercò
di non pensarci, riportare la scena alla mente la faceva stare solamente
peggio. Però si ripromise che l’indomani lo avrebbe chiamato.
Sì,
avrebbero fatto pace e tutto si sarebbe risolto al meglio... Questo pensiero la
fece sorridere.
Scese
dalla macchina ed entrò nel giardino aprendo il cancelletto. Avanzò per il sentiero
di pietra finché non raggiunse un portone di vetro che si aprì con un suono
metallico. Salì le scale trascinando i piedi; per la prima volta mandò al
diavolo i tecnici dell’ascensore, che non lo avevano ancora riparato.
Percorse
il piano cercando le chiavi dell’appartamento nella borsetta, ma appena
risollevò lo sguardo queste le scivolarono dalle mani.
Era
lì, seduto fuori dalla porta con le braccia incrociate e la testa china. Il suo
respiro, appena percettibile, era lento e regolare.
La
mora valutò che non era nemmeno passato a casa per cambiarsi, anzi, doveva
essere lì da un bel po’.
Sentì
il magone che portava nel petto sciogliersi e sorrise dolcemente. Si avvicinò a
lui cautamente, cercando di fare il meno rumore possibile.
-Cloud...-
sussurrò chinandosi davanti a lui. Il ragazzo non fece una piega, doveva essere
proprio esausto.
Tifa
gli accarezzò delicatamente i capelli e si alzò, andando a raccogliere le
chiavi di casa. Era indecisa se provare a svegliarlo o lasciarlo così, ma alla
fine optò per la seconda scelta. Non aveva il coraggio di disturbarlo,
nonostante l’espressione seria e leggermente imbronciata le faceva proprio
tenerezza.
Entrò
nel bilocale, prese un cuscino che sistemò dietro alla testa del biondo e lo
coprì con una coperta. Quando però fu sul punto di tornare in casa, proprio non
seppe resistere; richiuse la porta, si slegò i capelli e spostò leggermente la
coperta, in modo da accucciarglisi vicino. Appoggiò la testa sulla sua spalla,
passò una mano attorno al suo braccio e l’altra la fece scivolare lungo
l’avambraccio, fino a raggiungere il dorso della mano.
Pensò
che probabilmente dovevano essere proprio buffi da vedere, ma le importava.
-Mi
dispiace, non volevo che andasse a finire così.- sussurrò, chiudendo gli occhi.
Prima
di addormentarsi percepì chiaramente il tocco delicato della guancia di Cloud
sulla nuca.
Il
pomeriggio seguente, Vincent andò come stabilito al bar, per incontrare il
padre di Yuffie.
I
due continuarono a vedersi praticamente tutti i giorni, dicendosi chissà cosa.
La
ninja aveva pregato in ogni modo il pistolero di spiegarle cosa stessero
architettando, ma lui sviava sempre il discorso facendola solamente infuriare.
Come se non bastasse, ogni volta che usciva le proibiva di uscire e la pazienza
di Yuffie iniziava ad esaurirsi.
La
Wutai, quel giorno, era seduta sul divano a meditare. Guardò per l’ennesima
volta l’orologio appeso alla parete, speranzosa che almeno un po’ di tempo
fosse passato. La lancetta dei minuti scattò di una posizione. Le 3.31.
Era da
quando Vincent era uscito che continuava a voltarsi verso quella parete,
esasperata.
-Oh,
insomma!!!- si alzò con un balzo ed uscì, decisa a saperne di più su quella
faccenda.
Percorse
la strada con passo affrettato, imbronciata.
Convinta
più che mai, arrivò davanti al bar e passando davanti alla vetrata li vide
seduti ad un tavolino in un angolo. Il mantello scarlatto di Vincent saltava
subito all’occhio.
Suo
padre stava sorseggiando un the, mentre il moro lo ascoltava attentamente,
fissandolo.
Fece
un bel respiro ed aprì la porta, facendo tintinnare il campanello sullo
stipite.
-Buongiorno
Yuf...-
La
ninja la zittì agitando le braccia e indicando il tavolino a cui erano seduti
Vincent e Godo.
-Certo,
Vincent è qui. Hai bisogno di lui?- le chiese Tifa, sorridendo. Ma la Wutai si
portò violentemente una mano in fronte, appena la barista ebbe pronunciato quel
nome. Si voltò lentamente verso la sua destra e vide che entrambi la stavano
fissando.
-Dannazione!-
sbottò sottovoce, mentre il pistolero si alzava per raggiungerla con uno
sguardo di rimprovero. Appena le fu davanti, però, le afferrò il polso e la
trascinò fuori, facendola inciampare nel gradino all’entrata.
-Vincent,
lasciami! - sbottò lei, strattonando il braccio per liberarsi, ma lui aumentò
la presa. – mi fai male! –
Non
la degnò né di uno sguardo, né di una parola, continuando imperterrito a
camminare, tenendo il polso della ninja stretto nella mano destra. Yuffie capì
dal suo passo veloce e deciso che doveva essere arrabbiato. O più precisamente,
furioso.
Strattonò
ancora una volta il braccio, cercando di liberarsi, ma non ottenendo il
risultato sperato rinunciò del tutto e si fece guidare. Riconobbe la strada: la
stava riportando a casa. Appena
entrarono nell’appartamento, Vincent la spinse sul divano e le si parò davanti,
fulminandola con lo sguardo.
La
ninja si massaggiò il polso e lo fissò, con aria di sfida. Col cavolo che si
sarebbe fatta mettere i piedi in testa dal vampiro, il sangue le ribolliva
nelle vene; non solo la teneva all’oscuro di tutto, ma pretendeva pure di avere
ragione.
Fece
per alzarsi, ma Vincent la ributtò giùspingendola dalle spalle.
-Ti
avevo chiesto di non uscire di casa.-
-E
io ti avevo chiesto di spiegarmi cosa sta succedendo!- replicò lei.
-Yuffie,
maledizione, ti ho detto di portare pazienza! Ci sarà pure un motivo se non
posso parlartene!-
-E
allora dimmelo, questo motivo.- disse la ninja, incrociando le braccia. Vincent
sbuffò e fece per uscire, ma lei balzò in piedi e lo afferrò per il mantello.
-Non
sperare di andartene senza avermi risposto, Mister Simpatia!-
Lui
si voltò di scatto, strappandole i mantello di mano con un movimento rapido
dell’artiglio.
-Sono
stufa di essere tenuta all’oscuro di tutto, Vincent. Non ho più quattro anni,
le cose voglio saperle!- si avvicinò al pistolero e incrociò le braccia. -
Allora, che diamine sta succedendo?-
-Le
guardie di tuo padre hanno affermato di...- si bloccò, vagando con lo sguardo
nel vuoto.
-Di?-
lo incitò lei, irritata.
-...Di
aver visto Tsubasa nei dintorni di Kalm.-
Silenzio.
-Non
ne abbiamo ancora la certezza però, potrebbero essersi sbagliati...- tentò di
rassicurarla, notando che la Wutai si era pietrificata nell’udire quel nome.
-Yuffie,
non...- allungò un braccio verso di lei, ma la ninja arretrò di un passo.
-Perché
non me lo hai detto?- chiese gelida, rilasciando le braccia lungo i fianchi.
Non
ottenne risposta.
-Perché
non me lo hai detto?!- ribadì lei, alzando il tono della voce.
-Yuffie,
io non...-
-Smettila
di dire il mio nome!!- lo aggredì, aggrappandosi al colletto del soprabito.
-Perché,
Vincent? Perché? Perché?- incominciò a prenderlo a pugni, accecata dalla
rabbia. Lui incassava senza fiatare, consapevole del suo stato d’animo.
Quando
Yuffie parve essersi calmata, tentò di sfiorarle la spalla, ma lei lo spintonò
via e corse in camera, portandosi le mani alla testa.
Per
l’ennesima volta, Vincent si rese conto di aver fatto male i calcoli. Aveva
tentato di proteggerla dal suo passato, tenendola all’oscuro di tutto, ma così
aveva solamente peggiorato le cose.
La
seguì e la trovò sdraiata sul letto, in posizione fetale con le mani sulle
orecchie. Si avvicinò e si sedette sul bordo del letto.
-Vattene.-
disse lei, con la voce interrotta dai singhiozzi.
-Non
volevo dirtelo proprio per questo motivo.- le disse, ma la ninja si voltò
dall’altra parte cercando di ignorarlo. –Yuffie, se soltanto...-
-Ho
detto vattene!- urlò di nuovo lei, rannicchiandosi su sé stessa.
Vincent
si alzò e la coprì con la coperta, per non farle prendere freddo.
Bene bene, finalmente ce l'ho fatta
ad aggiornare...Scusatemi, ma sono stata assalita da un'improvvisa crisi. Una
di quelle in cui scrivi 2 righe e ne cancelli 6... -_-
Vi lascio alla fic, e vi ringrazio
ifinitamente per i commenti. Come al solito, sapete che io li ADORO, belli
o brutti che siano (beh, preferisco chiaramente i primi, ma se sono brutti
servono a migliorarsi ^_^).
Un ringraziamento particolare anche a
Valy_Chan che oltre a scrivere fic meravigliose, non vomit mentre legge la mia
XD
Un abbraccio,
Geko93 ^_^
Era una piovosa mattinata di metà
Gennaio. Yuffie rimaneva affacciata alla finestra, come sempre, mentre Vincent
era uscito per l'ennesima riunione.
Ormai c'era abituata. Lo
sentiva alzarsi la mattina presto ed uscire.
Poi, quando la ninja raggiungeva il
tavolino trovava il solito biglietto:
Torno questa sera, mi raccomando
non uscire per nessuna ragione. Se hai bisogno, chiamami.
A presto,
Vincent
Lo riscriveva ogni volta, ma le
parole erano sempre le stesse.
Quel giorno non lo aveva nemmeno
letto, quell'insignificante pezzo di carta. Tanto sapeva già cosa c'era
scritto.
Spostò lo sguardo dalle guardie che
sorvegliavano l'edificio alla pozza di neve sciolta dove giaceva la sua fascia.
Sospirò.
Davvero l'inverno stava svanendo
portando via con sé i momenti felici?
Si riscosse, appena sentì bussare
alla porta.
-Signorina Kisaragi sono io, mi manda
il Signor Valentine.-
-Ma che novità...- disse seccata,
andando ad aprire. Gli si presentò un ragazzino di circa 15 anni. Portava una
divisa azzurra e un cappellino del medesimo colore, al rovescio. Yuffie notò la
scia d'acqua che aveva lasciato per tutto il piano, visto il diluvio che
imperversava fuori.
Il ragazzo le porse il solito
sacchettino di carta giallo, stranamente asciutto.
-Grazie e arrivederci a domani!- concluse
il fattorino, dileguandosi.
La ninja richiuse la porta ed andò
direttamente in cucina, ad appoggiare il pranzo appena ricevuto sul tavolo.
Proprio lì di fianco, vi erano dei sacchettino uguali, che aveva ricevuto nei
giorni precedenti. Tutti mostravano ancora attaccato il bigliettino recante il
nome del cliente.
Valentine
Sbuffò, seccata. Quell'uomo era
davvero assillante. Le impediva di uscire di casa, circondava la casa di
guardie e le faceva ricevere ogni giorno il pranzo, nonostante sapesse che non
lo avrebbe mangiato dato che da molto tempo non aveva nemmeno fame.
Perché?
Perché così tante premure?
L'ultima cosa che voleva Yuffie era
proprio la sua carità.
Uscì, voltando le spalle ai
sacchetti.
Quando si fece sera, Vincent tornò a
casa, completamente fradicio. Si levò il mantello grondante d'acqua e lo lasciò
cadere pesantemente sulla sedia, facendolo sgocciolare sul pavimento.
Yuffie gli rivolse una rapida
occhiata, in attesa del suo solito saluto. Ma il suo sguardo non fu neppure
ricambiato, anzi, il pistolero si diresse silenziosamente verso il bagno,
sbottonandosi la camicia di pelle.
Il fatto che la ignorasse a sua
volta, la fece insospettire.
Udì la porta chiudersi a chiave e il
getto della doccia aprirsi. Rimase seduta sul divano a contemplare le ragnatele
negli angoli del salone, attendendo che uscisse Vincent. Non aveva
assolutamente intenzione di rivolgergli la parola, ma magari lui le avrebbe
spiegato cosa significava tutto quel silenzio.
Scosse la testa. Che pensiero
idiota...
Si lamentava delle sue attenzioni e
non le andava bene se non gliene rivolgeva.
Sbuffò, appoggiando la testa allo
schienale. Stava proprio delirando.
Il moro uscì dalla doccia ed andò in
camera a vestirsi. Poi tornò in salotto e si sedette vicino alla ninja che immediatamente
aguzzò l'udito in attesa di una parola, o anche una sillaba. Rimaneva ferma ed
impassibile, ma in realtà lo strano atteggiamento del suo coinquilino la
preoccupava. Tuttavia le sue, potevano anche essere preoccupazioni futili ed
infondate. In ogni caso, preferiva averne la certezza.
-Domani parti per Wutai - proferì
Vincent, mantenendo lo sguardo fisso al pavimento.
Yuffie spalancò gli occhi, senza
riuscire a trattenere il suo stupore.
Che diavolo voleva dire?
L'uomo si alzò senza aggiungere altro
ed andò in camera, infilandosi sotto le coperte e rimanendo a fissare la
parete.
Dalla sala non sentiva provenire
alcun rumore. Nessuna parola, nessuna lamentela. Silenzio. Solamente il
silenzio più totale.
Forse, pensò, era felice di
andarsene. Dopo ciò che le aveva fatto, era più che comprensibile che non lo
volesse più vedere...
Improvvisamente udì un fruscio di
lenzuola ed un tonfo. Poi dei singhiozzi sommessi.
Si voltò su un fianco, portandosi la
mano destra all'orecchio. No, non voleva sentirla piangere. Non di nuovo. Non
per colpa sua...
Yuffie si lasciò cadere pesantemente
sul divano, che ormai si era definitivamente sostituito al letto di Vincent
come giaciglio per la notte.
Si coprì malamente con il lenzuolo ed
abbracciò il cuscino, cercando di trarne conforto. Si sentiva sola, proprio
come le prime volte.
Odiava quel senso di malinconia che
la pervadeva quando le capitava di essere triste. Affondò il viso nel cuscino,
appena sentì gli occhi bruciare.
Non voleva piangere. Lei era una
ragazza forte.
-...no...no...- sussurrava, tra un
singhiozzo e l'altro, mentre prendeva a pugni lo schienale del divano.
A Wutai, si sarebbe dovuta prendere
le sue responsabilità, sposandosi di nuovo e partecipando alle riunioni tipiche
del posto.
Già si vedeva sul trono di
Imperatrice, a passare lunghe ed interminabili giornate a discutere di
argomenti futili e noiosi con i ceti più alti della società.
Sarebbe stata lontana da tutto. Da
tutti. Da Vincent.
Chi l'avrebbe protetta, allora?
Si asciugò le lacrime e inspirò
profondamente, cercando di riacquistare un ritmo di respirazione normale.
Afferrò il cuscino leggermente umido e si diresse in punta dei piedi verso la
camera da letto.
Il moro era lì, sdraiato. Sembrava
stesse dormendo.
La ragazza si avvicinò lentamente
alla sponda sinistra del letto e vi si coricò, cercando di far scricchiolare il
meno possibile le molle del materasso. Si voltò verso Vincent, ammirandone le
spalle larghe e la vita sottile; poi si avvicinò cautamente, ma appena sfiorò
con la mano la schiena il pistolero si irrigidì di colpo e si girò verso di
lei, allarmato.
Non l'aveva sentita arrivare.
-Scusa...- sussurrò Yuffie,
mortificata, ritirando il braccio.
Fu un attimo. Vincent le afferrò prontamente
il polso, attirandola a sé e stringendola con tutta la forza di cui era capace.
La Wutai si pietrificò, percependo quel contatto troppo ravvicinato con l'uomo
al suo fianco.
Pian piano si rilassò, facendo
scivolare le mani sotto le braccia del pistolero ed aggrappandosi alle sue
spalle per stringerlo anche lei a sua volta.
-Non voglio partire...- bisbigliò,
affondando il viso nell'incavo della spalla. -Ti prego, Vincent, ti prego...non
voglio partire...-
Il moro rimase in silenzio, posandole
una mano sulla testa per confortarla. Il corpo della ninja aveva iniziato a
contorcersi per i singhiozzi, e la sentiva chiaramente tremare.
E pensare che un tempo, si era
ripromesso che avrebbe fatto di tutto per non rivederla più così...
Le giornate erano ancora corte, reduci dal freddo inverno
Le
giornate erano ancora corte, reduci dal freddo inverno. Quella mattina si
svegliarono presto, il sole non era ancora sorto.
Entrambi
erano seduti al tavolo, e consumavano la loro ultima colazione insieme, prima
della partenza di Yuffie. Godo era stato chiaro: la ninja avrebbe dovuto
lasciare Edge entro le 9.
Nessuno
dei due parlava, entrambi rimanevano a testa china, in attesa che qualcuno dei
due dicesse qualcosa. Quel qualcuno fu Vincent.
-Andremo
all’aerodromo, lì c’è una piccola aeronave che l’Imperatore ha noleggiato
apposta per te. Il viaggio durerà circa un paio di ore, non molto...- appoggiò
pesantemente l’artiglio sul ripiano e con la mano destra afferrò la tazza.
-Sarai scortata da due ninja della squadra di tuo padre.- concluse, sollevando
il viso per scrutare l’espressione della Wutai, che si limitò ad annuire
debolmente.
-...Sono
delle brave persone, c’erano anche loro alla riunione.- disse nel magro
tentativo di strapparle un sorriso.
Ma
pretendeva troppo.
Yuffie
rimaneva a fissare l’interno della sua tazza, con sguardo vacuo. Stava
mescolando il caffélatte da almeno 10 minuti.
-Yuffie,
mi stai ascoltando?-
La
ragazza sollevò lentamente il capo, poggiando il cucchiaino sul piatto.
-Sì,
Vincent, ti sto ascoltando.-
Bevve
tutto di un sorso la colazione e si alzò bruscamente, sparecchiando il suo
posto. Nel farlo, lasciò trasparire fin troppo la rabbia che le ribolliva nel
sangue.
Non
aveva senso. Tutta quella situazione non aveva senso.
Perché
volevano farla tornare a Wutai? Per proteggerla?
Non
sarebbe servitoa niente. Se avesse voluto,Tsubasa sarebbe
arrivato anche fin lì senza troppi problemi.
Inoltre
la ninja dubitava seriamente di una sua ricomparsa. Certo, avevano affermato di
averlo visto a Kalm, ma anche se per un qualsiasi assurdo motivo lui fosse
riuscito ad uscire di prigione, perché si sarebbe dovuto interessare ancora a
lei?
In
realtà tutta questa storia aveva un secondo fine. Non poteva che essere così.
Dopotutto
suo padre era Godo Kisaragi, l’uomo più testardo del mondo. Voleva avere la
certezza di lasciare il suo impero ad un degno erede e il matrimonio era il
vincolo necessario.
Che
schifo. Tutta quella faccenda le faceva davvero schifo.
-
E’ per il tuo bene.-
Yuffie
si voltò di scatto verso l’uomo seduto sulla sedia, che la stava fissando.
-
E’ per il bene dell’Impero, è diverso.-
Vincent
la guardò dubbioso, senza capire.
-Vado
di là a preparare le mie cose.-concluse in fretta, voltandogli le spalle.
Fece
la valigia in fretta e furia, introducendoci tutto ciò che le capitò a mano. Se
ne sarebbe andata senza fare troppe storie, sì. Dopotutto, per quanto si fosse
ribellata nessuno le avrebbe dato ascolto.
Le
tornò in mente sua madre tutto d’un tratto. Si chiese cosa avrebbe fatto al suo
posto, o cosa le avrebbe detto in quel momento. Che strano, non aveva mai
pensato a quanto sarebbero potute essere diverse le cose se fosse stata ancora
in vita.
Scacciò
quei pensieri prima che la tristezza prendesse il sopravvento – per quanto
fosse possibile– e sollevò la valigia con un movimento rapido.
Fece
un bel respiro ed uscì dalla camera, incrociando lo sguardo con quello di
Vincent, che la stava aspettando.
L’aerodromo
era praticamente deserto. Negli occhi di quelle poche persone presenti nella
costruzione si poteva intravedere la stanchezza di un viaggio durato tutta la
notte. L’unica a dover partire era lei e la cosa non la faceva star sicuramente
meglio. Si sentiva dannatamente fuori posto.
Yuffie
e Vincent incontrarono il pilota dell’aeronave proprio vicino alla pista da cui
era prevista la partenza. Quando però questi fu sul punto di salutarli, il moro
lo interruppe.
-
Chi è lei? –
-
Vince, ma che ti prende? – domandò Yuffie, con aria di rimprovero.
-
Questo non è l’uomo che c’era alla riunione.- le spiegò, senza distogliere lo
sguardo da quella figura piuttosto robusta e sorridente. – Voglio sapere dov’è
il Signor Miyano -
-Non
si preoccupi, purtroppo il mio collega è stato colto da un improvviso malessere
e non è in grado di pilotare, perciò sono stato chiamato io a sostituirlo. –
L’uomo
estrasse dalla tasca un piccolo libricino, da cui prese i documenti che porse a
Vincent. Quest’ultimo li guardò attentamente, studiandone ogni particolare.
Tutto in regola.
Fece
un cenno di assenso all’uomo che, sorridendo, prese il bagaglio di Yuffie per
caricarlo sull’aeronave.
-
La partenza è prevista tra cinque minuti. La aspetto sul ponte, signorina
Kisaragi.-
E
con un inchino si dileguò.
La
ninja sospirò rumorosamente, stiracchiandosi e sforzandosi con tutta sé stessa
di non mostrare la rabbia mista a tristezza che le appesantiva il cuore.
-
Bene, niente addii strappalacrime o robaccia simile, Vince. Ci si vede tra
qualche anno, mh? –
O magari evitiamo
di vederci che si fa prima.
-
Salutami tanto gli altri e auguragli tutto il meglio da parte mia.- proseguì,
senza neppure riprendere fiato. – Non dimenticarti inoltre di…-
Sollevò
lo sguardo verso di lui.
-
…scrivermi, intesi?- sorrise, congiungendosi le mani dietro la schiena.
Vincent
annuì, allungando timidamente una mano verso la sua guancia, sfiorandola in un
contatto leggero e delicato. Yuffie però si ritrasse all’improvviso, chinando
la testa, i capelli scompigliati a coprirle il volto.
E
l’uomo dal mantello scarlatto sussultò.
Rimasero
zitti, in contemplazione di uno di quei silenzi pesanti e tanto odiati dalla
ninja, la quale fece un profondo sospiro prima di tornare a parlare.
-
Vieni con me.-
Un
sussurro, talmente lieve da potersi confondere con il sibilo del vento. Eppure
lui l’aveva udita, quella flebile richiesta, quasi non aspettasse altro.
-
Ti prego, Vinnie, vieni con me.-
Sì.
-
Non posso.-
-
Perché no?-
-
Perché io non appartengo alla tua terra.-
-
Ma appartieni alla mia vita.-
Si
avvicinò a lei, timoroso che si allontanasse di nuovo e l’abbracciò in uno
slancio disperato. Perché lo sapeva, sapeva che faceva male, talmente male da
lacerare il cuore; ma era per il suo bene e questo era ben più importante.
-
Ti cederei la mia stanza e…e troveresti pronto da mangiare ogni volta che
vorrai! Sono sicura che a papà non darebbe fastidio la tua presenza, anzi ne
sarebbe…- continuò aumentando gradualmente il tono di voce, in cui spuntava
appena un barlume di speranza. Ma l’uomo la interruppe.
-
Yuffie- si scostò, sollevandole il viso poggiando l’indice sotto il mento e
distendendo le labbra in un sorriso appena accennato. – Non insistere.-
La
Wutai espirò, rassegnandosi a quella sconfitta. L’ennesima.
Istintivamente
si diede della stupida, mentre lentamente volgeva il suo sguardo all’aeronave i
cui motori si erano appena risvegliati con un rombo. Quella era stata una
battaglia persa fin dall’inizio e ne era sempre stata consapevole. E allora
perché opporvisi?
Si
accorse che la distanza tra i loro volti era notevolmente diminuita solo quando
tornò a guardare Vincent, ancora sorridente. Percepì la delicata carezza del
suo respiro sfiorarle le labbra, mentre il cuore le martellava nel petto,
incessamente.
Che diavolo…?
Serrò
gli occhi, senza sapere bene cosa stesse per fare o ciò che stesse pensando.
Non gli diede neppure importanza, si aggrappò solamente a quel piccolo e quasi
ridicolo desiderio che aveva sempre tenuto celato in fondo al cuore, impaziente
di poter essere esaudito. E Yuffie colse l’occasione al volo.
Si
protese maggiormente verso di lui, con uno scatto repentino, irrazionale e
incontenibile come il sentimento stesso.
Si
era sempre chiesta quale fosseil sapore delle labbra di Vincent. Rimase
stupefatta, quando ne captò la morbidezza accostata al freddo della sua pelle.
Troppo bello per essere vero, eppure talmente reale da mozzareil fiato.
Un
bacio casto e dolce, testimone non più di tristezza e angoscia ma di pura e
semplice gioia.
-Verrò
a trovarti.- sussurrò appena, allontanandosi quel tanto che bastava per poterla
guardare negli occhi.
-
E’ una promessa?-
-
E’ una promessa.-
La
ninja sorrise, incapace ormai di pensare a cose negative.
-
D’accordo - disse, con un tono di voce più squillante.- Ti aspetterò.-
Si
voltò, saltellando verso il portellone dell’aeronave ormai aperto.
Quello
non era più un addio, ma un arrivederci.
Perché
Vincent Valentine manteneva sempre le promesse.
Salì
velocemente sul velivolo, percependo un languore bruciante sciogliersi nel
petto. Fu quando si sedette sul sedile vicino al finestrino, che una lacrima
rotolò giù per la guancia ancora visibilmente arrossata.
Rimase
in contemplazione dell’azzurro chiaro del cielo, dopo che l’aeronave si era
allontanata sparendo totalmente dalla sua vista. Si chiese se era davvero la
cosa giusta da fare, dopotutto si fidava cento volte di più delle proprie
capacità di protezione piuttosto che di quelle delle guardie di Wutai.
Sospirò,
voltandosi ed indirizzandosi verso l’uscita dell’aerodromo. Non c’era più
motivo di restare lì.
Improvvisamente
però, una figura piuttosto robusta con dei baffi arcuati lo urtò, finendo a
terra.
Vincent
la fissò irritato, ma gli si avvicinò non appena ebbe notato lo sguardo
preoccupato che aveva dipinto in viso.
L’uomo
indossava una tuta verde tipica degli inservienti ed era piuttosto affannato.
-
N-nello sgabuzzino…- balbettò quest’ultimo, indicando una sala a qualche metro
alle sue spalle.
Il
pistolero continuò a guardarlo, senza capire.
-
U-un uomo..è…è m-morto…-
Nell’udire
quelle parole Vincent si precipitò nello stanzino, spalancando con un colpo
secco dell’artiglio la porta.
Il
suo sguardo vagò per un po’ nel buio della sala, ma ad un tratto si soffermò su
una figura immobile a terra.
Vi
si avvicinò, coprendosi il viso con il mantello tentando abituarsi alnauseante
odore di sangue e si inginocchiò vicino alla figura umana, stagnante in una
pozza del liquido scarlatto.
Scostò
i capelli corvini per intravederne il volto e sobbalzò, nel riconoscere in
quell’uomo il pilota che avrebbe dovuto accompagnare Yuffie a Wutai.
Ta-dan!!
Che bello, finalmente ho aggiornato!
Ringrazio tanto tutti coloro che commentano e che
stanno ancora seguendo la fic. Ho notato (con molto piacere direi, dato che mi
sono seriamente commossa) che avete continuato a recensire chiedendomi di
postare un nuovo capitolo. Orbene, eccolo qui, ed è dedicato a voi!
Grazie mille davvero, non so come farei senza il vostro sostegno.
Sono un po’ di fretta purtroppo – la versione
di latino urla minacciosa il mio nome ._. – ma vorrei avvisare Rinny
di non preoccuparsi se pensava che fosse finita, dopotutto non aggiornavo da un
sacco^^”
La ringrazio e con lei anche Seppy93,
ladyhellsing, *__ScOrPiOn__*, Yuffettinosa,
devilmaycry, Valy_Chan (aggiorna l’amante, ti
pregoooo ç___ç), Dastrea, la mia adorata Tifuzza, BloodberryJam,
bohemienne girl, la carissima Keylovy *_*, Yuffie18,mewmina__91, sesshoyue, Nezu, Amelie_Elektra
(*inchinissimo*) e, ovviamente, vinnie_pooh per il suo betaggio
(e le battute sugli errori XD).
Ps.: purtroppo, lo stesso discorso dell’altra mia fic
(“Il Sogno della Rosa”) vale pure per IWPY.
Mi dispiace, ma il pagellino era davvero un…orrore…
T.T