Il padre di Harry

di Utrem
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una lezione movimentata ***
Capitolo 2: *** L'inconfutabile conferma ***
Capitolo 3: *** Uno spiacevole incidente ***
Capitolo 4: *** L'esito ancor più spiacevole del tentativo di riparare all'incidente spiacevole ***
Capitolo 5: *** Un incontro nervoso ***
Capitolo 6: *** Crucio! ***
Capitolo 7: *** Uno scontro determinante ***
Capitolo 8: *** Fine ***



Capitolo 1
*** Una lezione movimentata ***


IL PADRE DI HARRY
 

 

Primo capitolo – Una lezione movimentata.

 






Un nuovo lunedì, due nuove ore di Pozioni. Com‘è facile pensare, Harry e Ron non erano particolarmente entusiasti di andare a lezione. Hermione leggeva camminando quello che pareva il libro di Aritmanzia, mentre i due confabulavano sottovoce, come al solito perfettamente consci che Piton avrebbe usato qualunque pretesto per rifilar loro insufficienze a gogò.
Non erano granché preparati e per questo la loro voglia di andare a Pozioni era al di sotto della norma, anche se era effettivamente piuttosto difficile che ne avessero mai voglia, dato il loro grado di affinità sia con Piton, sia con la materia.
Stavano ancora parlottando, quando finalmente raggiunsero l'aula: erano sovrappensiero fino a quando non videro lo sguardo truce di Piton posarsi su di loro. Intimoriti, si sedettero ai loro soliti posti, seguiti da Hermione, che stava ancora leggendo.
Piton era lì, davanti a loro, con indosso la solita veste nera, sprizzando unto ed irritazione da tutti i pori, come al solito. Tutto sembrava normale.
Eppure il comportamento di Piton non era normale. Fissava Harry da quando era entrato. Dal canto suo, Harry cercava di non farci caso, ma alla lunga non riuscì a rimanere indifferente. Così, a un certo punto, con un tono talmente sfacciato da sembrare non appartenergli, sbottò:
"Si può sapere cosa diamine vuole da me?!"
La faccia di Piton si contorse in una strana smorfia, che esprimeva disappunto e sorpresa allo stesso tempo. Si avvicinò rapidamente ad Harry e disse:
"S-signor Potter... voglio che lei rimanga con me dopo la lezione. D-devo comunicarle qualcosa di importante".
Harry storse il naso. L'impressione che aveva avuto appena l'aveva visto non era infondata. Piton era strano. Il tono con cui aveva parlato era insicuro ed affettato, non era la lenta e funebre cantilena a cui era abituato. Non si era rivolto a lui con spavalderia, ma con paura, quasi supplicandolo. Anche gli altri si erano resi conto della stranezza del suo atteggiamento e lo tampinavano con lo sguardo, curiosi.
Hermione aveva persino smesso di leggere e Ron guardava prima Piton, poi Harry a bocca spalancata e con gli occhi sgranati.
Rendendosi evidentemente conto dell'attenzione che aveva suscitato, Piton improvvisamente si rimpossessò del cipiglio severo perso per esclamare irritato:
"Sono contento che siate tanto svegli ed attenti, perché la pozione di oggi sicuramente non è tra le più semplici. Non vorrei che qualcuno" e guardò Neville che di riflesso rabbrividì "si perda seguendo le indicazioni più elementari."
Detto questo, pareva che tutto fosse tornato alla normalità. Naturalmente però né Ron, né Hermione e tantomeno Harry pensavano che si fosse trattato di una casualità.
"Cosa vuole da me?" si chiese Harry ad alta voce, irritato.
"Non ne ho la minima idea" rispose Hermione, sinceramente spiazzata "Però Harry, ricordati: di qualsiasi cosa si tratti, non fornirgli più informazioni del necessario e mantieni la calma".
"E se, be', volesse trattenerti per togliere qualche centinaio di punti a Grifondoro in più, possiamo sempre recuperarli vincendo le partite di Quidditch" lo tranquillizzò Ron, anche se in realtà la faccenda lo spaventava parecchio.
Harry non era nemmeno lontanamente rassicurato. Lui da solo con Piton: avrebbe preferito trovarsi a faccia a faccia con un Lupo Mannaro di notte e con la luna piena alta in cielo. Tuttavia, il tono insicuro con cui aveva parlato lo faceva pensare. Forse non aveva intenzione di punirlo. Forse era impensierito da qualche suo comportamento. Forse era stato minacciato da Voldemort in persona, per questo era apparso così timoroso. Oh no. OH NO. Forse voleva condurlo direttamente da lui. A dire il vero c'era qualcosa peggio di parlare da solo con Piton, ed era fronteggiare Voldemort... Harry ebbe l' impressione di sentire una fitta alla sua cicatrice, ma presto si rese conto che era solo una forte emicrania causata dalla tensione. Infatti aveva anche l'impressione che gli si fosse annodato lo stomaco.
Le due ore che seguirono furono tesissime per tutti. Harry era troppo preoccupato per preparare bene la pozione e sbagliò tre o quattro indicazioni. Ogni tanto Hermione e Ron gli gettavano qualche occhiata rassicurante, ma lui li ignorava. Dal canto suo invece, Piton sgridò Neville due volte in più del normale e il modo in cui cercava di darsi un contegno era più che esagerato, molto peggio del solito. Camminava così diritto e composto da sembrare un tronco d'albero mobile. Inoltre, ogni volta che passava accanto a Harry lo scrutava da cima a fondo con aria interrogativa. Harry gli rispondeva con un'occhiata ostile; allora Piton distoglieva di scatto lo sguardo e si mostrava interessato alla sua pozione, che era rosso fuoco invece che verde oliva. Emetteva quindi una specie di grugnito e si allontanava. Ogni volta che si verificava questo comportamento Hermione iniziava a fare dei cenni per consigliare Harry su un modo migliore di reagire, ma lui fingeva di non vederla. Ron invece non distoglieva mai gli occhi da Piton, controllando ogni sua mossa. Il professore però doveva essersene accorto, perché quando gli passò accanto cantilenò:
"Invece di interessarsi alla mia tunica, signor Weasley, la pregherei di prestare attenzione allo strano colore della sua pozione. Le ricordo che il ruolo del suo calderone non è quello di contenere la pozione sbrilluccicosa della fatina arcobaleno".
Ron arrossì lievemente, controllando la pozione. A ogni modo se ne dimenticò presto e ricominciò a fissare Piton con un'aria più ostile di prima. Quest'ultimo, tuttavia, non dette segno d‘averci più fatto caso.
Terminate le due ore, Piton controllò tutte le pozioni. Con stupore constatò che nessuno, persino Hermione, era riuscito a preparare una pozione Accettabile. Sospirò e dette a gran voce il voto ad ognuno. Neville prese Troll, Harry, Ron e tutti gli altri Desolante. Hermione prese Scadente. Era talmente furiosa che uscendo dall'aula sbatté la porta. Ron la seguì a malincuore. Harry infatti era stato, come preannunciato, fermato da Piton. Il suo stato d'animo in quel momento era così confusionario da non poter essere descritto appieno nemmeno con mille aggettivi. Cosa voleva da lui, Piton? Cosa non andava? Per sicurezza teneva gli occhi fissi per terra, senza nemmeno guardarlo in faccia. Non notò nemmeno il breve cenno di saluto di Ron. Semplicemente rimase lì, fermo e immobile, fino a quando Piton non cominciò a parlare.
 
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Aveva l'impressione di fissare il pavimento da ore. Finalmente sentì la voce di Piton rivolgersi a lui.
"Harry" mormorò.
Harry alzò subito la testa. Era la prima volta che lo chiamava per nome. Riscoprì tutta la tensione che provava e che aveva attenuato fissando il pavimento. Deglutì e ricambiò lo sguardo.
"Il tuo pernottamento ad Hogwarts è stato finora piuttosto movimentato. Senza interventi decisivi subito... la situazione potrebbe... peggiorare ancora".
Il suo tono era quello incerto di prima. E gli dava del tu?!
A ogni modo, il vederlo così intimorito lo fece sentire istintivamente più sicuro, al punto che quasi ignorò le sue parole, decisamente poco confortanti.
"Il Signore Oscuro ti cerca... ti vuole... lui ha bisogno di te ...è disposto a rapirti e a catturarti con qualunque mezzo... il mio ruolo è quello di..."
Piton esitò a terminare la frase. Non solo: tutto il suo corpo sembrò essersi bloccato, in attesa della frase chiave in grado di sbloccarlo e sbrogliare il bandolo della matassa riguardo a parecchie questioni.
Harry si pentì della sua precedente distrazione e deglutì sonoramente, detenendo probabilmente il record di miglior sudorazione nel minor tempo.
"Impedirlo" concluse dunque dopo aver ripreso fiato.
Harry rimase di stucco.              
"C'è... un motivo" riprese Piton dopo un po' "Un motivo che va al di là della mia fedeltà al nostro beneamato Preside e della pietà che posso provare nei confronti di un famosissimo ragazzo che è in costante pericolo di morte".
Harry ci capiva sempre meno. Sapeva che Piton voleva dirgli qualcosa e che non era un qualcosa che gli sarebbe piaciuto dire, ma non riusciva proprio a capire di cosa si potesse trattare.
"Io sono..." breve pausa e sospiro "...tuo padre ".

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Dire che Harry era basito è dire poco. Non si sentiva più gli arti. Non poteva crederci. Non era possibile. Piton lo odiava. Loro due erano probabilmente le persone meno affini di tutto il mondo magico. Lui ce lo aveva già un padre. Perché Piton voleva ficcargli in testa una cosa simile? Cosa voleva fargli fare?
"Lei sta mentendo" disse dopo un po' "Non è possibile. Mio padre è James Potter. Ho il suo cognome, la sua eredità e tra l’altro gli assomiglio pure moltissimo, lo dicono tutti! Il fatto che lei mi voglia far credere una cosa del genere è… ridicolo! Non ne vedo il motivo!"
"Non ti sto mentendo, Harry" rispose Piton flemmatico, ma deciso "Anche se tutto il resto del mondo magico pensa il contrario, io sono tuo padre. Non farmi insistere, per favore."
"Appunto! Tutti sanno che io sono figlio di James Potter! La sua copia sputata! Mia madre Lily lo aveva sposato e non è ragionevole pensare che possa aver avuto un figlio da un altro uomo, specialmente da uno come lei! Oh, ma come si fa persino ad immaginare qualcosa del genere?! È tecnicamente impossibile! Lei..."
"Ti ordino di darmi del tu, d'ora in poi" esclamò con cipiglio severo ma vagamente paterno Piton, che aveva fatto orecchio da mercante a tutto quello che aveva detto il ragazzo, anche al sotteso e non esattamente leggero insulto che gli aveva rivolto.
"Oh, ma… e va bene!" acconsentì Harry svogliatamente, per nulla intenzionato a prendere parte a quella che reputava una rivoltante farsa "Tu... tu non puoi essere mio padre. È impossibile, illogico, impensabile, è..."
"La verità si presenta a noi sotto moltissime, innumerevoli forme, Harry. Una di queste è impossibile, illogica, impensabile, ma ciò non le proibisce di continuare ad essere... verità" spiegò Piton con aria mistica.
Harry era stupefatto. Il tono con cui gli parlava sembrava puro e sincero. In fondo, perché avrebbe dovuto mentirgli? Improvvisamente però un vago sospetto fece capolino nella sua mente.
"Piantala! Io lo so perché tu dici queste cose! Vuoi conquistarti la mia fiducia persuadendomi a credere a questa stupidaggine e consegnarmi a Voldemort con l'inganno! Tu sei un suo alleato!"
"Ma non lo capisci che io sto cercando di proteggerti da Lui in tutti i modi possibili, IDIOTA!" ruggì Piton in risposta.
Harry cedette per un attimo sentendolo così deciso. La voce gli si era fermata in gola. Gli occhi scuri del suo interlocutore erano diventati un tutt'uno con le folte sopracciglia inarcate, altrettanto buie, e lo rimproveravano, amareggiati. Era un trauma ad ogni contatto visivo, tanto che Harry decise di volgere nuovamente la testa altrove.
"Questo è quello che mi vuol far credere!" replicò dopo un po’.
"Per… Merlino" ringhiò Piton tra i denti e, dopo aver ben calibrato il braccio, gli assestò uno scappellotto abbastanza forte da fargli girare la testa nuovamente nella sua direzione.
"Se proprio sei così cocciuto nell'intento di non voler credere a tutto ciò che ti dico, allora niente da fare! Vuoi la prova? Eccola qua!"
Piton estrasse da una tasca della sua tunica una fiaschetta con dentro un po' d'acqua limpida.
"Versala nel Pensatoio, così avrai modo di VERIFICARE ciò che ti ho appena detto! Sappi però che sarebbe meglio per te se tu non fossi così recalcitrante nel fidarti di TUO PADRE… "
Mettendo l’accento sulle ultime parole, Piton abbandonò l'aula. Prima di andarsene del tutto però si fermò un'ultima volta per urlare:
"E guai a te se soltanto provi a dirlo ai tuoi AMICHETTI... l’influenza che hanno su di te quei ragazzini dalle teste vuote non ti aiuterebbe nell'accettare la verità, questo è poco ma sicuro".
Detto questo, se ne andò definitivamente.
Una voce nella testa di Harry continuava a sussurrare "È solo un sogno, è solo un sogno...", ma alla lunga non riuscì a prevalere sugli altri pensieri. Harry guardò la fiaschetta, ed ebbe l'impressione che anche la fiaschetta lo guardasse. Così, con passo un po‘ incerto si avviò verso l'ufficio di Silente.




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Grazie a tutti coloro che hanno recensito e seguono il racconto! Il prossimo capitolo vi giungerà a breve : giusto il tempo che lo riguardi e sistemi le piccole imprecisioni.

Scrivo una piccola nota per scusarmi del mio pc maffo che, per qualche strano motivo, nella pubblicazione ha unito parole e punteggiatura che, invece, vanno staccate.
Seppur abbia ricontrollato e corretto, nel caso trovaste un errore di questo genere vi prego di farmelo notare. Grazie ancora!

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Capitolo 2
*** L'inconfutabile conferma ***


IL PADRE DI HARRY
 

 

Secondo capitolo – L'inconfutabile conferma.

 






L'ufficio era vuoto. Silente non c'era. Per Harry fu da un lato un sollievo, poiché temeva che avrebbe voluto parlare del motivo per cui intendeva utilizzare il Pensatoio, ma dall'altro era un dispiacere, perché Silente avrebbe potuto chiarirgli la faccenda in modo più veritiero e completo. E se anche lui non avesse saputo? Piton parlava di "tutto il resto del mondo magico"... ma no! Non poteva essere vero! Era una menzogna! Perché credeva alle parole di Piton? Ma, d'altro canto, perché Piton avrebbe dovuto mentire dicendogli di essere suo padre? E perché con quella determinazione, quell‘insistenza?
La risposta a tutte queste domande era una sola.
Harry versò l'acqua della fiaschetta nel Pensatoio. Apparì una scena che ritraeva Silente e Piton intenti a parlare insieme.
"Severus, sei sicuro di volerlo fare?"
"Ci ho pensato, Silente, e penso di poterci provare".
"Perdona la mia ostinazione, Severus, ma penso che non sia molto nobile ingannarla in siffatto modo…"
"Prima o poi lo saprà. D’altronde, si tratta di qualcosa che non andrà per nulla a suo svantaggio e di cui, se ne renderà poi conto, non avrà motivo di dispiacersi" concluse Piton con aria sbrigativa.
La scena cambiò. Vide Piton bere della Pozione Polisucco e trasformarsi in suo padre. Si strofinò gli occhi. Non riusciva a crederci. Vide poi… sua madre Lily in braccio a James-Piton?! All'ombra di un albero, che osservava con occhi sognanti il cielo stellato?! Ora capiva le parole di Silente. Piton l'aveva ingannata per stare con lei... sua madre... e lei, credendolo James, aveva... INAUDITO. Harry era profondamente traumatizzato. Non si reggeva più sulle sue gambe, gli mancava il respiro... cadde a terra svenuto, mentre il Pensatoio mostrava il resto delle scene.

 

#

 

"Sveglia, svegliati, Harry!"
Era la voce di Silente. Harry riprese lentamente conoscenza. Gli ci volle un po' per mettere a fuoco nuovamente la situazione. Si trovava nell'ufficio di Silente, perché... perché... non riusciva a ricordare... un momento sì, adesso ricordava! Ed era stato tutto solo un sogno, solo un sogno...
"È stato solo un sogno" borbottò a bassa voce, senza rendersene conto. Silente lo sentì e lo guardò seriamente.
"Non era un sogno, Harry" mormorò con voce grave "Come hai potuto vedere, quello che immagino ti abbia detto Severus è la verità".
A Harry tornò il groppo in gola. Voleva piangere. Si reggeva faticosamente in piedi, le ginocchia fiacchissime.
"Ecco, siediti" disse serio Silente, facendo apparire una poltrona dall'aria molto comoda. Harry vi si abbandonò e le sue pene furono un poco alleviate.
"A dire il vero non pensavo sarebbe stato in grado di dirtelo così su due piedi, ma, come dico sempre, non si finisce mai di stupirsi ".
" È proprio vero " sussurrò Harry, ancora sotto shock.
"Ascoltami, Harry... teoricamente tu saresti il figlio legittimo di James Potter, in quanto Piton aveva le sue sembianze quando sei stato concepito" spiegò Silente, in un modo che Harry trovò incredibilmente crudo "Ma in realtà sei il figlio di Severus Piton".
Harry spalancò la bocca e strabuzzò gli occhi.
Allora era vero.
Lo diceva Silente, lo diceva il Pensatoio... era DAVVERO figlio di Piton.
Era tutto così surreale. Improvvisamente gli balenarono in testa certi suoi comportamenti e frasi sospetti che, se dunque era suo padre, era in grado di spiegare. Allo stesso tempo, però, la testa gli si affollò di moltissime altre domande a dir poco inquietanti, tra le quali…
"Un momento, però! Allora, se sono… suo figlio, perché somiglio così tanto a mio padre...err, James Potter? " domandò Harry, pallido come un cencio e con un filo di voce.
"Oh, non l'ho detto? Beh, perché Piton era nei panni di tuo padre in quel momento. Come ti ho già spiegato, noi non ti abbiamo mentito, per tutti e teoricamente  tu sei figlio di James Potter... sei simile a lui per l'aspetto, il carattere, il modo di fare, ma in verità tu sei figlio di Severus ".
Attimi di silenzio...
"Ma... mia madre... ?"
"Tua madre lo ha saputo dopo" spiegò Silente "In un primo tempo era furiosa e aveva persino sfidato Severus in un duello, ma poi ha deciso di mantenere il segreto. Come ti ho già detto e ti ripeterò sempre, tu teoricamente  sei infatti figlio di James. Ci assomigli, sotto tutti i punti di vista possibili e immaginabili. Del tuo vero padre non hai nulla, ma proprio nulla. Piton ha sempre amato tua madre, Harry: erano grandi amici ancora prima di frequentare Hogwarts, ma che dico?, inseparabili. Piton poi però decise di seguire la strada delle Arti Oscure e tua madre non ne fu molto contenta... lui la apostrofò con un insulto molto grave che lei non accettò e così si abbandonarono".
Harry non sapeva cosa dire. Si fidava ciecamente di Silente, credeva a ciò che aveva detto... semplicemente non riusciva a capacitarsi come tutto ciò potesse essere vero.
"Professor  Silente, ma se sono suo figlio, allora... perché mi ha sempre odiato?"
Non era del tutto soddisfatto del modo in cui l'aveva detto, ma non riusciva ad esprimerlo in altro modo.
Silente ridacchiò.
" Quella che ha portato e che porta tuttora è una maschera, Harry. Finge di odiarti perché fa parte della… insomma, della... sceneggiata. E, forse, anche a causa del… fatto che tu… non abbia nulla in comune con lui, seppure tu sia sangue del suo sangue. La vita ha messo Severus alla prova innumerevoli volte, nonostante lui sia ancora un uomo relativamente giovane, e il… dover vedere suo figlio come…come un estraneo, non condividere niente con lui, assolutamente niente, ha costituito per lui un… ulteriore ostacolo e certamente questo… questo ostacolo non è stato fra i più semplici da oltrepassare. James e Severus non erano amici, bensì rivali. Quindi lui ora, quando ha… a che fare con te… vede la faccia, la corporatura, il carattere del suo vecchio rivale… e niente di sé stesso, pur essendo il tuo vero genitore."
Harry rimase sorpreso. Silente non si era mai inceppato così spesso durante un discorso prima d'ora. Era tutto immensamente, infinitamente… sconcertante.
"Credo tu sappia abbastanza adesso" concluse Silente "Meglio non confondere curiosità con incredulità. È un trauma per te, lo capisco, ma sappi che te lo abbiamo tenuto nascosto solo ed esclusivamente per il tuo bene... e quello di tutti".
Con queste parole Silente sparì. Harry, lentamente, con una grandissima confusione in testa, si rialzò dalla poltrona ed uscì dall'ufficio di Silente.
Mentre si dirigeva a passo spedito verso la Sala Comune di Grifondoro, si imbatté nuovamente in Piton che stava andando nella direzione opposta.
Gelò. Non sapeva cosa dire.
"Allora?" chiese Piton con tono di sfida, incrociando le braccia.
"Sono andato al Pensatoio e... e Silente mi ha spiegato tutto" rispose Harry, incespicando sulle parole che segnavano la sua sconfitta.
"Molto bene" mormorò Piton, raddrizzando la tunica.
La testa di Harry esplose.
"BENE UN CORNO!" urlò Harry avvampando "Lei ha ingannato mia madre! L'ha umiliata! Lei è orribile! ORRIBILE! "
Gli occhi di Harry si riempirono di lacrime e tirò su col naso. Era comunque troppo orgoglioso per piangere di fronte a lui e per questo fece del suo meglio per trattenersi.
Piton rimase impassibile.
"Non vedo per quali motivi tu debba lamentarti, dato che sei una goccia d'acqua con il tuo presunto padre" disse poi, muovendo appena le labbra "Di me non hai nulla. Teoricamente sei figlio di quel maiale di James Potter: hai ereditato il suo carattere, il suo aspetto, e, di questo al posto tuo non mi vanterei, tutta la sua arroganza ed impertinenza. Solo un pazzo insinuerebbe che io possa essere tuo padre, se ciò non fosse effettivamente vero!"
Il ghigno minaccioso pian piano si addolcì trasformandosi in un mezzo sorriso.
"Ciò non mi impedisce comunque di lasciare che tu vada allo sbaraglio. Sono, anche se in parte, responsabile delle tue azioni. Per questo io e te ci vedremo ogni sera nella mia aula, dove ti aiuterò a recuperare dove non sembri particolarmente portato, oltre a, naturalmente, perfezionare il tuo rendimento in materie dove potresti decisamente migliorare...".
"Lei... non sta parlando di Divinazione, vero?"
"Ti ho già pregato di rivolgerti a me in modo informale, almeno quando siamo soli, se non vuoi correre il rischio di far togliere ulteriori punti a Grifondoro. E comunque no, non ci pensavo affatto. Ti mostrerò il programma di lavoro in un luogo e un momento più opportuno. Adesso puoi ritirarti".
Harry cercò di allontanarsi più in fretta possibile...
"Non si saluta?" si lamentò Piton, con voce lenta e tonante, rimasto immobile.
'Il miglior modo per spiazzarmi' pensò Harry.
"Arrivederci" borbottò velocemente, e scappò via.
Piton lo guardò allontanarsi in un modo che noi avremmo chiamato "serio ed imperturbabile" ma che lui probabilmente avrebbe definito "paterno" e proseguì per la propria strada.   




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Ehilà!
Ecco dunque pubblicato il secondo capitolo. È breve, ma fondamentale ai fini della storia, in quanto dà al via ad una serie di eventi che segneranno indelebilmente Harry e sconvolgeranno le certezze formatesi in precedenza in lui. Nel corso dei capitoli successivi avranno risposta molti interrogativi e ne nasceranno di nuovi, quindi trattenete il fiato!

Prima di lasciarvi, ho scelto di rilasciare qualche dettaglio in più concernente la storia:
- È ambientata nel quinto anno, in un mondo dove il ministero non ha mai interferito nella vita degli studenti di Hogwarts: di conseguenza, nella storia Dolores Umbridge non comparirà.
- Non contempla il libro ed i suoi contenuti parola per parola; ergo, potrebbero esserci imperfezioni o imprecisioni a livello cronologico.
Chiarito questo, alla prossima - anzi, al prossimo capitolo!

Aggiornamento: alcuni gentili recensori mi hanno fatto notare che la persona che beve la pozione polisucco, pur cambiando nell'aspetto fisico, non subisce alcun mutamento a livello del DNA e, di conseguenza, dei geni. Il fatto che io abbia deciso di modificare questo fatto è stato sì inconsapevole, ma anche dovuto alla decisione di usufruire di una certa libertà, senza seguire in modo puntiglioso le informazioni che ci ha fornito la saga o la stessa Rowling.

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Capitolo 3
*** Uno spiacevole incidente ***


IL PADRE DI HARRY
 

 

Terzo capitolo – Uno spiacevole incidente.

 






Harry, con gli occhi che fissavano ancora il pavimento, rientrò nella Sala Comune di Grifondoro, dove sia Ron sia Hermione lo stavano aspettando con infinita impazienza.
"Harry! Si può sapere cosa vi siete detti in tutto questo tempo?" esclamò Ron, abbandonando il confortevole posto vicino al focolare per andargli incontro.
"Harry, che ti ha detto?" rincarò Hermione, che pareva scoppiare letteralmente di curiosità e preoccupazione, come Ron d'altronde.
Harry sentì ritornare il mal di testa. Lo stomaco gli si aggrovigliò di nuovo. Ricordava perfettamente le parole di Piton: 'Guai a te se soltanto provi a dirlo ai tuoi AMICHETTI '. Che cosa doveva fare? Raccontare tutto? O tenere la bocca chiusa sulla faccenda e mentire spudoratamente? Il tempo a sua disposizione per decidere stava per scadere. Sospirò e parlò.
"Mi ha detto che sono in punizione e che dalla prossima sera in poi andrò da lui a riceverla".
Sia il mal di testa sia il mal di stomaco si alleviarono. Era un'autentica genialata. Così aveva preso due piccioni con una fava e non avrebbe nemmeno dovuto sentirsi in dovere di raccontare loro perché da quel momento in poi sarebbe andato da Piton la sera. Allo stesso tempo però il rimorso per non aver detto loro la verità pesava dentro di lui.
"E perché sei in punizione?" continuò Ron amareggiato.
"Non me lo ha voluto dire. Sapete com'è fatto" rispose prontamente Harry, sorprendendosi della sua abilità nel raccontare bugie convincenti.
"Harry, dovresti stare attento" cominciò visibilmente preoccupata Hermione "Piton non è un tipo raccomandabile. Potrebbe riferire cose su di te a dei terzi in contatto con Tu-Sai-Chi e...".
"Non lo farà" la interruppe Harry "So che non lo farà. Prova soltanto il solito sadico piacere  di punirmi. Tutto qui."
"Ne sei sicuro, Harry? Da quando in qua ti fidi di Piton?" si insospettì Ron.
"Ascoltate: Silente si è sempre fidato di lui e lui gli è sempre stato fedele, e il primo anno ha impedito che mi fracassassi tutte le ossa cascando giù dalla scopa. Io non so perché ho sempre l'impressione che lui mi odi e mi protegga allo stesso tempo, ma sono convinto che non sarebbe in grado di consegnarmi a Voldemort (Ron e Hermione furono percossi da un brivido nell'udire la parola), non so perché ma so che non lo farebbe! E adesso scusatemi ma sono davvero troppo stanco".
Detto questo, imboccò la scala per giungere al dormitorio maschile ed abbandonarsi sul suo letto.
Non si era interessato alla reazione di Ron e Hermione, perché la conosceva già e non aveva voglia di stressarsi ulteriormente. Semplicemente voleva dormire e dimenticarsi di tutto. Tuttavia riuscì soltanto ad assopirsi. Il trauma subito lo percuoteva ancora. Lui... figlio di Piton... si rese presto conto che non sarebbe riuscito a nascondere una cosa simile ai suoi due migliori amici. Non voleva però che subissero lo stesso shock...
'In fondo però,' rifletté,'è come se glielo avessi un po‘ detto... cioè, non gliel'ho detto, però ho detto di avere fiducia in Piton. Non avrei mai detto una cosa simile se non avessi saputo che io... lui...'
Il sonno lo prese. 

#

 

Harry si svegliò prima del solito. Sentì Ron grugnire ancora nel sonno. Anche Dean e Seamus non davano l'impressione di volersi alzare di lì a poco. L'unico sveglio oltre a lui era Neville. Stava guardando affettuosamente il suo esemplare di Mimbulus mimbletonia  appoggiato sul suo comodino. Harry sospirò e, colto da uno strano impeto, afferrò la foto che ritraeva i suoi genitori.
Gli sorridevano felici. Entrambi indossavano la divisa di Hogwarts. Gli occhi verdi di Lily si completavano con la sua svolazzante chioma di capelli rossi. Fu guardando il suo "teoricamente" padre che sentì nuovamente lo stomaco aggrovigliarsi. Era identico a lui. Stessi capelli corvini, stessi occhiali, stessa espressione, stessa corporatura minuta. Harry corrugò la fronte. Lui era il suo vero padre. Portava il suo cognome. Si chiamava Harry Potter, non Harry Piton. Il fatto che potesse essere figlio di Severus Piton, il suo odiato professore di Pozioni, era una vera e propria barzelletta. Una follia. Una cosa impossibile, illogica, impensabile, ma vera...
"Harry!"
Era la voce di Neville. Harry si girò in direzione del suo letto. Neville era seduto sulla sua branda, con indosso uno sgargiante pigiama giallo a orsetti bianchi, spettinato come al solito e con i grandi incisivi che sporgevano.
"Ho sentito te e Piton parlare ieri... dopo la lezione".
Harry ebbe l'impressione che un pugnale gli stesse trapassando la pancia. Non era possibile. Neville non poteva avere sentito Piton dire a Harry...
"Parlavate così... piano" continuò Neville "Q-qualcosa non andava?"
Harry tirò segretamente un sospiro di sollievo. Si sentiva davvero meglio nel sapere che Neville non aveva la minima idea di quello che Piton gli avesse detto...
"No, niente di speciale, davvero" Harry si sentiva un po' strano nel mentire una seconda volta. "Mi ha punito. Non so il perché. Lui ce l'ha sempre avuta con me".
"Be', io cosa dovrei dire, allora?"  brontolò Neville.
"Almeno non ti toglie punti in continuazione" replicò Harry deciso "Sono sicuro che se migliorassi in Pozioni non ti tratterebbe così".
"Ma io… io non sono affatto bravo, non ci capisco niente! Le uniche pozioni che mi piacciono sono quelle che prevedono l'uso di erbe, piante e-"
"Allora perché non ne prepari una e gliela mostri oggi, a lezione? Sono sicuro che gli farebbe piacere"
"N-ne sei così sicuro?"
"Sicurissimo"
"Be', a dire il vero ci sarebbe una pozione completamente vegetale che conosco... mi piace! P-potrei provarci" disse Neville, sorridendo felice.
"Fantastico" commentò Harry cercando di imitare il suo ritrovato entusiasmo.
"Grazie Harry... è una pozione interessante che ho imparato ad Erbologia. Seguirò  tutte le indicazioni senza sbagliare e farò un figurone!" esclamò Neville eccitato.
Harry era sorpreso da come, incoraggiandolo, fosse riuscito a renderlo così sicuro. Sapere d'essere figlio di Piton lo aveva forse reso più fiducioso nei confronti di Piton stesso? Non si illudeva mica di poterlo influenzare? Piton era sempre stato odioso nei confronti di Neville, fargli cambiare atteggiamento era facile come voler cavalcare un ippogrifo dopo avergli dato del 'pollo'. La sua reazione rimaneva comunque imprevedibile. L'unica cosa di cui era certo Harry era che non voleva guastare la contentezza di Neville in quel momento.



Era giunta l'ora di andare a lezione. Harry, che era già sveglio da un pezzo, dopo la conversazione con Neville si era fermato ad accarezzare Edvige, che era appena tornata con un ratto morto nel becco. Dopodiché aveva guardato ancora, anche se irritato, la foto che ritraeva insieme i suoi 'genitori'. Infine, resosi conto dell'ora, si era precipitato giù dalle scale per arrivare in tempo a lezione. Inevitabilmente però, la sua strada fu bloccata da Ron e Hermione, che chiaramente non erano rimasti soddisfatti dallo sconclusionato discorso della sera prima.
La prima a parlare fu Hermione...
"Harry, sappiamo che tu ci stai nascondendo qualcosa. Prima non ti fidavi di Piton... che cosa ti ha detto?" lo interrogò con voce ferma.
"Nulla! Ve l'ho detto! Ha in mente una punizione! Punirmi, ecco cosa vuole fare!" sbottò Harry irritato.
"Se ne sei così sicuro, perché sei così teso?" insistette Hermione.
"Io non sono teso!!!" obiettò Harry, che in realtà stava diventando sempre più nervoso.
"Ascolta, io e Ron sappiamo perfettamente che Piton ti ha detto qualcosa di strano… non si comportava in modo normale, a lezione... insomma, spiegaci che è successo, Harry!"
"Non posso!" esclamò Harry in risposta. Si pentì subito di ciò che aveva detto. Se c'erano delle persone alle quali non aveva mai nascosto un segreto erano Ron e Hermione. Comprese lo sgomento e la delusione che immediatamente si dipinsero sulle loro facce. Fino a quel momento niente era stato talmente privato da non poter essere raccontato ai suoi migliori amici.'Questo però è un caso eccezionale' rifletté Harry 'Se lo vengono a sapere, Piton prima o poi lo scoprirà e andrà su tutte le furie'.
Si aspettava una valanga di domande da parte di entrambi, invece...
"Va bene, Harry" si ritrasse Hermione "È comprensibile il fatto che tu non possa riferirci una cosa così segreta. Tienila pure per te. Non preoccuparti".
"Giusto" intervenne Ron "Giustissimo. Noi non vogliamo immischiarci, vero Hermione?"
"No, no!" rispose automaticamente Hermione " Non preoccuparti. È tutto ok. Va bene. Ci vediamo a lezione."
"Ci vediamo, Harry"
Così Ron e Hermione si congedarono e andarono via frettolosamente. Gli altri Grifondoro li seguirono. Harry si sentiva schifosamente sleale. Avrebbe tanto voluto trasformare Piton in un Vermicolo. Anche lui uscì dalla Sala Comune, con un diavolo per capello, per dirigersi verso l'aula dove lo aspettava la McGranitt.

 #
 

A fine giornata Harry continuava ad essere decisamente di pessimo umore. Ron ed Hermione non gli avevano rivolto quasi la parola, confabulando ogni tanto qualcosa tra di loro. Dovevano aver contagiato anche gli altri, perché quel giorno, nonostante Harry si sentisse più osservato del solito, nessuno lo cercò per dirgli qualcosa, nemmeno i professori. Si sentiva solo come non era mai stato. Hagrid non era in casa e Sirius non aveva ancora risposto alla sua lettera... ma l'evento che fece definitivamente crollare il suo umore fu sicuramente la lezione di Pozioni.
Piton era quello di sempre: alto, magro, tunica nera, capelli neri ed untuosi che gli ricadevano sulle spalle, cipiglio severo. Per Harry però lui era diventato un altro... teoricamente  era rimasto lo stesso, ma il saperlo suo padre lo aveva, forse, spinto a crederlo più umano? Nemmeno lui lo sapeva. In fondo aveva incoraggiato Neville perché si era sentito, nel profondo, più fiducioso nei confronti di Piton...'Che cosa stupida' borbottò tra sé e sé, mentre Ron e Hermione continuavano a farsi i fatti loro senza (all'apparenza, almeno) considerarlo e Piton raggiungeva con passo marziale il centro dell'aula.
'In fondo però Neville potrebbe non avermi preso sul serio! Lui teme Piton e...' Il suo pensiero si interruppe bruscamente quando vide Neville, il cui sorriso era talmente radioso da funzionare come un eccellente Incantesimo Rallegrante per chiunque lo guardasse, che impugnava un piccolo pentolone contenente una discreta dose di densa melma verde.
"Oh, no...Neville!!!" Harry lo chiamò con un disperato sussurro, cercando di evitare che la delusione imminente travolgesse Neville rovinandogli l'umore.
"È tutto ok, Harry! L'ho preparata dopo pranzo! Adesso gliela mostro!" sussurrò Neville in risposta,  ancora euforico.
"NEVILLE, NO! NEVILLE..."
Ma era troppo tardi... Neville si era già irrimediabilmente avvicinato a Piton con il pentolone in mano, sfoggiando un sorrisetto stentato e nervoso...
"Professore, mi scusi... dati i miei pessimi voti,  ho pensato di preparare una pozione... è  esclusivamente vegetale... serve a curare certe influenze... le volevo chiedere se poteva... darle un'occhiata, ecco" disse Neville, balbettando in quantità molto inferiore rispetto ai suoi standards a causa della sicurezza accumulata grazie a Harry.
"Pozione Vaccinogena" mormorò Piton muovendo appena le labbra "Sì, la conosco...".
L'aria puzzava orribilmente di tensione e paura. Non era possibile dire se fosse più teso Harry o Neville; l'unica cosa certa era che entrambi quasi non riuscivano a respirare in attesa del fatale commento di Piton...
"Ma ad essere sinceri questa melma verdastra non mi dice nulla" disse semplicemente Piton, dopo aver esitato per un lasso di tempo che a Harry e a Neville era parso infinito "Per ottenere questo risultato devi aver sbagliato come minimo tutte le consegne. Dato che a questo punto dubito sinceramente tu sia in grado di leggere, ti chiedo, gentilmente, se ti sei degnato almeno di guardare la figura, che immagino illustrasse chiaramente un liquido fluido, dorato e privo di grumi".
Harry deglutì. Era come se qualcuno gli avesse gettato più secchiate d'acqua fredda sulla testa, una dopo l'altra: ogni secchiata allegorica equivaleva ad una lacrima che scendeva rapida sulla guancia di Neville.
"N-non ci sono i-illustrazioni nel libro, p-professore" Il mormorio di Neville, di per sé quasi impercettibile, era ancora più confuso a causa dei singhiozzi e dei brividi che scuotevano il ragazzo come continue raffiche di vento. L'attenzione di tutti era ora rivolta verso di lui, che osservavano impietositi... ma nonostante persino Pix il poltergeist stesse seguendo da fuori la scena molto interessato, il più coinvolto restava Harry, che si sentiva orribilmente responsabile di quella figuraccia.
"Allora ti consiglio di darti da fare e di non presentarti con questo VERGOGNOSO esempio di imitazione di pozione con tanta spavalderia! Sei lo studente più insolente che abbia mai conosciuto!" urlò Piton, facendo rimbombare la sua voce in tutta l'aula. Neville piangeva talmente tanto che Harry temeva che l'aula si sarebbe allagata da un momento all'altro. Evidentemente anche gli altri la pensavano allo stesso modo, perché più d'uno si affrettò a porgergli un fazzoletto.
Harry non riusciva a reggere quella situazione: il peso della colpa gravava sempre di più sulle sue spalle, la sua testa stava scoppiando… d'altronde né Piton né Neville potevano continuare rispettivamente ad urlare e piangere all'infinito! Harry non ce la faceva più...
"BASTA!!!" urlò ad un tratto, facendo fuggire Pix e trasalire Calì e Lavanda lì vicino "La smetta, professore! È tutta colpa mia! Sono stato io ad incoraggiare Paciock a mostrarle quella pozione! È colpa mia!"
Gli occhi di tutti erano puntati verso Harry. Sulla faccia di Piton poté riconoscere un'espressione di pura sorpresa, emozione che solitamente non ostentava mai. Hermione e Ron parvero ricordarsi che esisteva. Lo fissavano con molta agitazione. Sembravano essere finalmente tornati suoi amici. Harry era comunque troppo concentrato su Piton e Neville per notarli.
"Il suo gesto mi fa piangere dalla commozione, signor Potter, ma non è sicuramente colpa sua se il suo imbranato amico è allergico alla mia materia... tornando a lei, Paciock, per dopodomani voglio una relazione che includa tutte le pozioni studiate finora, dal Primo Anno ad oggi, completa di ingredienti, reazioni all'assaggio e lista di antidoti in caso di eventuali incidenti" sentenziò Piton senza pietà.
L'occhiata obliqua che gli lanciò Neville gli fece molto male. Aveva tentato di aiutarlo e di salvarlo, senza successo. Aveva tutte le sue ragioni per essere arrabbiato con lui. Harry ormai non si sentiva più lo stomaco. Non si sarebbe sorpreso se, torturato a causa di tutte le piaghe ricevute, fosse scomparso ad un tratto. Inspirò ed espirò, molto lentamente, per calmarsi e pensare a cosa fare per aggiustare la situazione. Non gli venne in mente nulla e buttò di scatto la testa sul banco, conscio che l'effimera attenzione procuratasi dall'intervento si era già dileguata, lasciando spazio all'inconsolabile Neville che tornava al proprio posto.

 




-

Salve! Ecco arrivato anche il terzo capitolo.
Potrebbe non sembrarvi così essenziale, dopotutto, ma vi assicuro che svolgerà un ruolo di discreta importanza all'interno della storia, principalmente perché darà vita ad una serie di eventi tutti concatenati che porteranno alla fine (!) della vicenda...
Meglio che mi fermi qui con gli spoilers, ahahah! Vi ringrazio delle recensioni e spero che continuerete a seguirmi e a offrirmi il vostro parere sulla storia senza restrizioni o censure :)

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Capitolo 4
*** L'esito ancor più spiacevole del tentativo di riparare all'incidente spiacevole ***


IL PADRE DI HARRY

 

Quarto capitolo – L'esito ancor più spiacevole del tentativo di riparare all'incidente spiacevole.

 






 

 
La lezione proseguì in maniera pietosa. Neville teneva gli occhi fissi sul banco senza né fare né dire nulla. Harry, per rinnovati motivi, non era riuscito a preparare una pozione decente, mentre tutti gli altri guardavano prima Neville, poi Piton, poi Harry, senza badare assolutamente a che ingredienti stessero aggiungendo o al verso in cui stavano mescolando. Non si accorsero di niente nemmeno quando la lezione era finita. Solo quando Piton minacciò di aizzare contro di loro un esercito di Dissennatori se non si fossero dati una mossa si alzarono dai banchi e scapparono via, scossi e tormentati dalla visione di Neville disperato piangere di fronte a tutta la classe.
Harry stava uscendo lentamente dall'aula, quando sentì la voce di Piton...
"Harry, trovo ammirevole che tu abbia voluto difendere Paciock in maniera tanto accorata e premurosa, ma ti avverto: con un caso disperato come lui c'è ben poco da difendere".
"PIANTALA! Lui non è un caso disperato!" urlò Harry in risposta.
Piton fece il giro per ritrovarsi esattamente davanti a lui.
"Sai, Harry, se fossi in te cercherei delle compagnie più gratificanti di quelle che frequenti tu... sono sicuro che sarebbero in grado di darti molte più soddisfazioni" commentò Piton. Il suo più che come una critica suonava come un consiglio e la sua voce era stranamente pacata e gentile. Tuttavia Harry non sembrò farci caso.
"Non è vero! Mi piacciono i miei amici! Mi sento pienamente soddisfatto quando sto con loro!" obiettò irritato.
"Va bene, va bene, come al solito non consideri minimamente ciò che ti dico..." si lamentò Piton, riprendendo dopo un po' sussurrando tra sé e sé: "Se solo quello svitato del Cappello Parlante ti avesse smistato in Serpeverde le cose ora sarebbero molto, molto diverse."
"CHE COSA HAI DETTO? Prova a ripeterlo, se ne hai il coraggio!" sbottò Harry furioso.
Piton rimase spiacevolmente sorpreso da questo accesso d'ira. Lo guardò afflitto e ripeté:
"Stavo solo dicendo che tu saresti molto diverso ora, se fossi stato smistato nella mia Casa"
"Be', non so se lo avevi notato, ma non tenevo affatto a finire nella Casa che aveva ospitato Voldemort!"
All'udire l'ultima parola, Piton emise un gemito e sobbalzò tremando, facendo svolazzare il vasto manto nero dietro di sé.
"NON PRONUNCIARE IL NOME DEL SIGNORE OSCURO O RICHIAMERAI LA SUA ATTENZIONE! E COMUNQUE I SERPEVERDE SONO SEMPRE STATI TRA I MAGHI PIÙ DOTATI CHE ESISTANO! IL SIGNORE OSCURO NE È LA DIMOSTRAZIONE!" urlò tanto forte da far rabbrividire Harry.
"Be', invece Silente non la pensa allo stesso modo!" replicò Harry.
"Io non ce l'ho... con Silente" spiegò a voce bassa Piton, più quieto "Ce l'ho con quello stupido cappello che prende in considerazione le osservazioni di sciocchi ragazzini di a malapena undici anni, permettendo loro di fare ciò che vogliono del loro futuro, pur non essendo consapevoli delle irrimediabili conseguenze dettate dalle loro scelte! E adesso mi dispiace ma devo congedarmi! Ci vediamo stasera nella mia aula, guai a te se non sei puntuale!"
Con queste infauste parole, Piton sparì dalla sua vista.
 
#
 
Harry era esausto. Era sul punto di esplodere. Tutti gli infelici avvenimenti turbinavano disordinatamente nella sua mente, rendendolo incapace di pensare a cose più facete e meno pesanti. Doveva trovare un posto dove riflettere in tutta tranquillità. L'ufficio di Silente non andava bene: lui avrebbe sicuramente parlato di Piton ed Harry non ne aveva proprio voglia. Nemmeno la Sala Comune di Grifondoro: Ron e Hermione lo avrebbero ignorato e lui avrebbe sofferto, al contrario se gli avessero fatto ulteriori domande lui non avrebbe più saputo cosa rispondere.
Non si rese conto che il posto ideale era a due passi da lì.
La porta del bagno era aperta e sembrava tutto vuoto.
Vi entrò, timidamente, cercando il tanto agognato angolo per riflettere sull'accaduto...
Si girò verso i lavandini e vide, con grande sgomento, Neville. Si stava scrutando allo specchio e, anche se non piangeva, sembrava molto turbato.
"Neville?" mormorò Harry avvicinandosi a lui preoccupato.
Come unica risposta ottenne un singhiozzo soffocato.
"Scusa. Mi dispiace, davvero"gli disse semplicemente Harry, mettendogli una mano sulla spalla.
Neville si girò lento con un aria non molto amichevole. Lo guardò cupo dall'alto al basso in modo un po' inquietante.
"Scusa?!" ripeté irritato, tirando fuori la rabbia repressa "Come sarebbe a dire, scusa? Tu lo hai fatto apposta! Sapevi che sono una frana e hai voluto farmi fare una figuraccia di fronte a tutti! Non avrei soddisfatto Piton nemmeno se gli avessi portato una pozione fatta da Hermione! T-tu...tu non hai idea di quanto io soffra per causa tua!"
"Neville, ti giuro che non è affatto vero! Io credevo in Pit... in te!" Harry si corresse appena in tempo...
"Non farmi ridere" brontolò Neville sconsolato "Chiunque con un minimo di senno sa che sono irrecuperabile! Tu sei famosissimo, amato da tutti! Sei un eroe, conosciuto in tutto il mondo magico! È perfettamente comprensibile che tu voglia farti beffe di me, che sono uno zero!"
"Neville, non è come credi! Essere famosi non è niente di speciale! Tutti non fanno altro che romperti le scatole e non puoi fare due passi senza che tutti cominciano a fissarti la cicatrice!" obiettò Harry, cercando di apparire convinto.
Lo sguardo bieco di Neville non parve rasserenarsi un granché. Harry sbuffò esasperato. Non ne poteva proprio più, quel giorno. Se avesse avuto Ron e Hermione dalla sua probabilmente sarebbe stato molto più paziente, invece...
"E va bene! Vuoi sapere la verità? Io pensavo che ti saresti impegnato sul serio nel preparare questa pozione per fare una bella figura con Piton, invece ho capito che hai proprio ragione! Sei un buono a nulla!" Aveva urlato così forte che dovette fermarsi a riprendere fiato. 
Neville sembrava aver perso la lingua. Era tutto rosso, tremava, stringeva forte i pugni accanto ai fianchi e lacrime di rabbia gli rigavano il viso.
"Tu non sei un Grifondoro! Lo sanno tutti! Non sarai mai all'altezza dei tuoi genitori! Loro erano-"
SBAM.
Neville lo colpì in pieno viso. Harry si sentì alzato da terra e ricadde pesantemente facendosi male alla testa. Il rumore di vetri rotti gli fece intuire che gli occhiali non erano sopravvissuti alla caduta.
Era sconvolto dal colpo e sorpreso dal gesto... lo schivo e timidissimo Neville non era mai stato un ragazzo violento. Era sorpreso soprattutto perché l'intensità del pugno gli aveva ricordato Dudley, che era il Campione dei Pesi Medi Juniores Scolastici del Sud-est...
"N-non avresti d-dovuto dirlo" balbettò Neville tremando dalla rabbia "N-non nominare i m-miei genitori in quel modo... m-mai più!!!"
Harry, ancora a terra, non si sorprese nel sentirlo parlare così: i suoi genitori effettivamente erano sempre stati il suo punto debole. Era tuttavia troppo stanco ed arrabbiato per essere comprensivo, in più adesso sentiva anche male all'occhio destro... si rialzò a fatica e pensò a cosa fare. Aggredirlo a sua volta non conveniva... anche se ovviamente non era al livello di Tiger e Goyle, negli ultimi tempi Neville era molto dimagrito ed era cresciuto in altezza e robustezza, superando di gran lunga Harry. Come se non bastasse, la bacchetta gli era caduta e rotolando si era collocata esattamente davanti al piede di Neville: non sarebbe riuscito a raggiungerla senza farsi notare. L'unica soluzione per uscire da quella situazione fastidiosa era parlargli.
"Hai ragione, Neville. Ho sbagliato. Scusami" disse automaticamente, con tono meccanico e freddo.
Neville esitò, continuando a guardarlo male.
"Eri sincero, prima" replicò, parlando come se Harry gli avesse appena dato dello stupido.
"No... cioé, sì... cioé...". Harry si interruppe sentendo dei passi che si avvicinavano al bagno. In un primo tempo ne fu rincuorato, chiunque fosse avrebbe potuto allargare la conversazione a tre e fornirgli quindi un'ancora di salvezza.'E se fosse Gazza? Che cosa direbbe vedendomi con un occhio pesto? O la McGranitt? O Piton?' pensò dopo, rabbrividendo sensibilmente considerando l'ultima possibilità. Effettivamente, ripensandoci, essere trovato nel bel mezzo di una discussione simile da qualcuno non aveva molti lati positivi...
La testa dell'intruso sbucò da fuori facendo capolino.
Era Ron.
"Ehi, ma cosa state..." mormorò sbalordito appena li vide "Un momento... Harry! Che diavolo hai fatto all'occhio?"
Harry ne era convinto, adesso. Essere trovato nel bel mezzo di una discussione simile NON aveva lati positivi.
"Be', vedi..."
"Neville! Non dirmi che sei stato tu!" urlò Ron subito dopo aver avuto il classico 'colpo di genio'.
"E se anche fosse?" replicò Neville con una voce non sua.
Ron era talmente sbalordito da non riuscire a replicare. Dopo un po' però, impossessatosi di un'aria da duro straordinariamente convincente, gli si rivolse nuovamente con aria minacciosa...
"E va bene... non mi fa piacere menar le mani, ma non posso permettere che il mio migliore amico venga trattato così!"
Harry naturalmente era contento che Ron fosse tornato a considerarlo e che lo volesse proteggere, solo che non sapeva come fargli capire che quello non era il momento giusto per fare l'eroe...
"No, Ron, non..." Harry provò a fermarlo, ma senza successo. Ron attaccò per primo Neville, che reagì con forza e lo scaraventò a terra. Ron si rialzò agguerrito ma un altro pugno di Neville lo ribaltò. La rissa durò per un po', terminando con un Ron sfinito e contuso in più parti ed un Neville in piedi, quasi incolume e trionfante. La cosa che Harry trovò più assurda in assoluto è che nessuno dei due aveva lontanamente preso in considerazione l'idea d'usare le bacchette ed in quel caso Neville non ne sarebbe sicuramente uscito vincitore...
"Se non vuoi che succeda di nuovo sta' attento a come parli, la prossima volta" esclamò Neville rivolto ad Harry, prima di uscire dal bagno e dileguarsi.
"Miseriaccia" mormorò Ron, rialzandosi a fatica da terra "Non sapevo che Neville picchiasse così duro"
"Ron, sei un IDIOTA!" urlò Harry, dopo aver riparato gli occhiali con la magia "Avresti potuto attaccarlo con la bacchetta, no?!"
"Non ne ho avuto il tempo!" si giustificò Ron, amareggiato e dolorante, massaggiandosi le costole "Hai visto come mi buttava a terra ogni volta?!"
"A dire il vero no, non avevo gli occhiali e ci vedevo pochissimo...comunque confermo, sei stato davvero uno stupido!"
"Ah davvero? Ti ricordo che se non fosse stato per me saresti una polpetta schiacciata adesso! E comunque, si può sapere perché ti ha picchiato?"
Harry gelò. Non ne poteva davvero più. Era stufo di tutte queste domande.
"Lascia stare" si limitò a rispondere sbuffando.
Ron ci rimase male e tornò a comportarsi come se fosse indifferente ai suoi problemi.
"Ma certo! Scusami Harry, non devo impicciarmi, hai ragione".
Harry era troppo stanco per far caso alla sua ironia. Appena si accorse dell'ora tarda virò verso l'aula di Piton.
"E adesso dove vai?" domandò seccato Ron, con voce indolente.
"Affari miei!" ribatté Harry. Dopo essersi accorto del muso lungo di Ron però decise di sostituire la sua risposta con un'altra un po' più amichevole "A ricevere la punizione di Piton".
"Ah, quella" borbottò Ron poco interessato "Be'... buona fortuna" Detto questo se ne andò, con i segni della lotta ben visibili sul viso.


 

 




-

Ueilà!
Ed è arrivato anche il quarto capitolo. Nemmeno questo è particolarmente allegro: Harry è intrappolato in un circolo vizioso, dove i problemi con cui ha a che fare provvedono a renderlo più suscettibile ed irritabile e a crearne, dunque, degli altri lui stesso, pur non volendolo.
Le cose, tuttavia, cambieranno e - chissà! - forse anche dopo l'incontro imminente con Piton...
Concludo come al solito ringraziando tutti coloro che leggono la storia e coloro che recensiscono! Sono contenta che stiate apprezzando la storia e che continuiate a seguirla :)

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Capitolo 5
*** Un incontro nervoso ***


IL PADRE DI HARRY

 

Quinto capitolo – Un incontro nervoso.

 






 

 
Harry scese le scale che conducevano ai Sotterranei con una lentezza infinita. La stanchezza fisica si era aggiunta a quella mentale. L'unica cosa che avrebbe voluto fare in quel momento era saltare sul letto ed infilarsi sotto le coperte calde per dimenticare tutto. Invece ad aspettarlo c'era ancora un tempo indeterminato di sicura agonia.
Si fermò davanti alla porta dell'aula di Pozioni. Sospirò due o tre volte e un attimo prima che allungasse la mano Piton aprì la porta da dentro.
"Buonasera" mormorò Piton pianissimo "Non penso di aver bisogno di dirti che sei in ritardo, non è vero?"
Harry, stravolto com'era, non rispose.
Dal canto suo Piton non sembrò pretendere una risposta e lo fece entrare. Imbronciato ed esausto, Harry entrò e si abbandonò sulla prima sedia che trovò.
"Chi ti ha detto di sederti?" brontolò Piton col solito cipiglio autoritario "Un momento! Che cosa... cosa diavolo hai fatto all'occhio?"
Pensando che fosse stupido mentire in una circostanza come quella, Harry fu sincero.
"Un pugno" rispose semplicemente.
"Un pugno..." ripeté Piton con voce fredda " Davvero non posso crederci... hai fatto a botte proprio come un Babbano qualunque... sei proprio come- "
"Io non volevo fare a botte! È stato lui a picchiarmi!" replicò Harry irritato.
"Lui chi?" domandò con voce lenta e profonda Piton, avvicinando così tanto il suo viso a quello di Harry che i loro nasi si sfiorarono.
"Paciock" rispose Harry, del tutto incapace di dire bugie in quel momento.
"Paciock...?" ripeté Piton stavolta con voce lievemente sorpresa. Harry constatò con disgusto che Piton aveva pronunciato il nome dell'amico con così tanta enfasi da sputacchiargli addosso "Be', a giudicare dal livido, se preparasse le Pozioni tanto bene come a fa pugni sicuramente non avrei nulla di cui lamentarmi sul suo rendimento, ma a ogni modo... venti punti in meno a Grifondoro".
Harry sospirò. Per una volta non era colpa sua se erano stati tolti punti a Grifondoro.
"Ma ora bando alle ciance. Iniziamo con Pozioni. Troverai il calderone laggiù con -NON FARE QUELLA FACCIA, avresti dovuto aspettartelo dato che è la mia materia- con il mestolo".
Così per un'ora circa Harry smanettò con gli ingredienti più vari per preparare altrettante complicatissime pozioni, con Piton che ogni tanto con mano ferma gli indicava il verso giusto in cui mescolare o la quantità dell'ingrediente che doveva aggiungere. Alla fine, grazie all'impegno di Harry e ai suggerimenti del professore, tutte le pozioni si rivelarono essere state preparate nel modo giusto. Sia Piton sia Harry ammiccarono un sorriso; il primo lo ammiccò soltanto perché per principio non amava mostrarsi soddisfatto, anche se in realtà era assai contento; il secondo invece lo ammiccò perché dopo una giornata piena come quella si ricordava a malapena come si facesse a sorridere.
"Molto bene" commentò Piton con la solita cantilena "Direi che è ora di passare ad un'altra materia che mi sta particolarmente a cuore e che credo tu conosca molto bene..."
"Difesa Contro le Arti Oscure"
"Esatto. Vedi, Harry, mi sono giunte delle strane voci che insinuavano una cosa tanto incredibile quanto assurda..."
"Cosa?"
"Mi hanno riferito che sei in grado di evocare un Patronus" spiegò Piton.
"Ah sì? Oh, beh... perché è la verità. So evocare un Patronus" confermò Harry insonnolito.
"Fammi vedere"
Harry, fingendo di avere un Dissennatore davanti e concentrandosi sul pensiero più felice che gli era venuto in mente, esclamò : "EXPECTO PATRONUM!"
Dalla sua bacchetta, in un turbinio di scintille azzurre, saltò fuori un cervo che si mise a balzare allegro nella stanza. Piton sembrava profondamente interessato.
"Davvero una caratteristica degna di nota" commentò dopo un po'" Non sono molti i maghi che alla tua età sono in grado di evocare un Patronus. Questo significa che... tu hai ereditato qualcosa da me".
Harry dopo un po' si rese conto che Piton gli aveva messo le mani sulle spalle e che osservava il Patronus incantato. Quando si rese conto che la cosa non sarebbe finita presto decise di intervenire.
"Professore..."
"Ah!" Piton tolse immediatamente le mani dalle spalle di Harry e si allontanò "Stavo dicendo... hai ereditato la forma del mio Patronus... una cerva"
"Un cervo" precisò Harry.
"Potrebbe essere una cerva" ribatté Piton con decisione "Una cerva con le corna."
"Che cosa dice?! Le cerve non hanno le corna!"
"Senti, Harry, ho molti più anni d‘esperienza di te nel mondo magico e perciò CREDO di saperne qualcosa di più" replicò irritato Piton, malcelando una sorta di divertimento "Comunque stavo solo scherzando, si tratta palesemente di un cervo. Il mio patronus assume invece le sembianze di una cerva, come d'altronde si comportava anche quello di tua madre".
"Che cosa?!"
"... Passiamo ad altro" propose intelligentemente Piton per sbloccare la situazione difficile.
Quando ebbe finito di farlo esercitare con vari incantesimi di Difesa era passata più di mezz'ora. Più volte Harry aveva rischiato di crollare a terra dalla stanchezza, ma la voce tonante di Piton lo risvegliava ogni volta. Proprio mentre stava per crollare un'altra volta Piton annunciò l'inizio di una nuova attività...
"Ora che ti sei scaldato direi che è arrivata l'ora di un po' di Occlumanzia"
"Ah, Occlumanzia " bofonchiò Harry. Ne aveva sentito parlare una o due volte da Hermione. "Non possiamo rimandare ad un altro giorno?"  lo supplicò Harry.
"Perché dovremmo?"
"Sono esausto. Non ce la facciò più. Per favore, mi lasci andare".
Piton ci rifletté per un po'.
"E va bene" sentenziò infine "Ma sappi che è FONDAMENTALE che tu conosca questa branca della magia o altrimenti l'Oscuro Signore se ne approfitterà. Lui è un maestro in quel campo: se sei troppo debole per lui leggerti nella mente sarà un gioco da bambini. Vorrà dire che domani ci alleneremo tutta la sera".
"D'accordo" Pur di ritrovarsi sul suo letto di lì a poco Harry avrebbe accondisceso a qualsiasi proposta.
"Allora ciao, Harry. Sii puntuale domani sera, altrimenti..."
Ma Harry si era già dileguato.
Piton sospirò sconsolato e si abbandonò sulla stessa sedia che aveva ospitato Harry fino a un minuto prima.
Silente comparve davanti a lui, con un'aria profondamente compiaciuta.
"Allora? Com'è andato il tuo colloquio con Harry, Severus?" disse sorridendo.
"Un fallimento" mormorò Piton cupo.
"Un fallimento? Davvero?" Silente cambiò espressione, sorpreso "Quando tu mi avevi parlato di questa cosa credevo che tu avessi avuto un'eccellente idea per passare del tempo in più con tuo figlio... ed ha avuto successo, mi pare."
"L'idea è buona, Albus, è che... lui non è in grado di capire" commentò ancora più cupo Piton.
"È normale che non capisca, Severus. In fondo, ha solo quindici anni"
"Non è quello, Albus, è che... lui mi tratta ancora come uno sconosciuto, come se non avessi nulla a che fare con lui... PER LUI IO NON SONO SUO PADRE!" A Piton vennero gli occhi lucidi e se ne vergognò molto, tanto che si nascose il volto tra le mani.
"Capisco che per un padre è una cosa terribile essere rifiutati, Severus, ma lui fino a ieri pensava a sé stesso come al figlio di Lily e James Potter ed era fermamente convinto che tu fossi solo il suo professore di Pozioni. È difficile cambiare delle certezze fino a ieri così ben radicate in lui, Severus; per questo è normale che voglia mantenere con te il distacco a cui è sempre stato abituato. Io ti consiglio di rendere l'incontro meno formale e più confidenziale man mano che passano le lezioni, così pian piano si renderà sempre più conto del tuo ruolo nei suoi confronti..." Piton continuava a nascondersi, mentre Silente lo guardava con aria incoraggiante.
"I-io sto cercando di metterlo in guardia, Albus. Sento che il Signore Oscuro è sempre più vicino, lo sta cercando e lui... non..."
"Ce la farai, Severus, ne sono sicuro. L'unica cosa che devi fare è mentire sulla sua posizione e sul suo stato di salute ogni volta che Voldemort te lo chiede".
"Ma io non posso... il Signore Oscuro non è uno stupido, capirebbe che sto mentendo".
"Lui si fida di te, Severus" mormorò Silente con una perfetta imitazione della voce tonante di Piton "E anch'io mi fido. Vedrai che prima o poi anche il ragazzo capirà quanto è importante per te e, come me e Tom, imparerà a fidarsi."
"Non lo so, Albus, io... non so dove sto sbagliando" singhiozzò Piton, ormai incapace di trattenersi.
"Non stai sbagliando nulla, Severus" lo rassicurò Silente "Prima o poi tutto volgerà per il meglio e non avrai più nulla di cui preoccuparti".
Piton sembrò sentirsi leggermente meglio. Non aveva più bisogno di reprimere i singulti e aveva scoperto il volto.
"Buonanotte, Severus"
Con queste parole Silente scomparve.


 

 




-

Ed anche il quinto capitolo si è concluso.
Entrambi gli incontri presentano momenti un po' fluff, anche se mascherati dal volto sornione ed imperscrutabile del Professore di Pozioni. Soprattutto nel secondo ho voluto dare spazio all'irrinunciabile dolcezza che permea i sentimenti di Piton nei confronti del suo figlio naturale. È la prima vera volta che li vediamo senza velo... sarà l'ultima? Si vedrà...
Mentre cominciate a tormentarvi con le ipotesi (?) sul proseguimento della storia, ringrazio ancora le persone che mi stanno dando dei pareri su quanto ho scritto ed in generale quelle che stanno leggendo e appassionandosi alla fanfiction.
Detto questo, vi saluto e alla prossima - anzi, al prossimo!

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Capitolo 6
*** Crucio! ***


IL PADRE DI HARRY

 

Sesto capitolo – Crucio!

 






I giorni seguenti continuarono ad essere abbastanza intensi. Harry faceva progressi ad ogni lezione serale e, anche se con molto sforzo, riuscì a diventare particolarmente abile persino in Occlumanzia. Piton era più che fiero di lui, anche se non riusciva ancora a dimostrare con chiarezza i suoi sentimenti. Tuttavia, la cosa che gratificò di più Harry in assoluto fu l'essere riuscito a riappacificarsi con Ron ed Hermione: era bastata una chiaccherata tutti insieme per farli tornare il trio inseparabile di sempre. Inoltre, era riuscito a far pace con Neville e senza rancore ("Mi dispiace, non avrei dovuto parlare dei tuoi genitori. Sono stato... crudele" si era scusato Harry sincero "Harry, avanti, sappiamo entrambi che sono stato io a perdere la testa e a comportarmi da stupido" aveva obiettato Neville convinto "Finiamola qui e amici come prima").
Ma se Neville ed Harry erano tornati più o meno amici, lo stesso non accadde con Neville e Ron.
Nonostante le contusioni sul viso di Ron e quello di Neville fossero sparite in un lampo grazie all'aiuto tempestivo di Madama Chips, i due non sembravano volersi dimenticare della lite altrettanto facilmente. Così ogni volta che si incontravano ne approfittavano sempre per dare vita ad un nuovo litigio: Ron punzecchiava Neville, Neville gli rispondeva a tono, Ron ricorreva alle offese gravi e Neville perdeva la calma. Il loro rapporto era così diventato difficile da richiedere che ci fosse sempre una persona a sorvegliarli ogni qual volta si trovassero insieme, in modo che la situazione non precipitasse.
"Non si può mai lasciarli soli, quei due!" si lamentava sempre Hermione, con Harry accanto, il quale, di solito, quando non era troppo stanco per farlo, annuiva.
"Siete proprio dei bambini!" li rimproverava ogni volta Luna.
"Non è colpa mia se Paciocco ha sempre voglia di rompere" sbottò Ron, le orecchie paonazze.
"È il Rosso a provocarmi!" obiettò Neville, mangiandosi le unghie.
"Piantatela! Siete ridicoli!" esclamò Harry, stufo dei loro insulsi litigi.
"Basta, Ron! Lascia in pace Neville!" urlò disperata Ginny, che si schierava sempre dalla parte di 'Paciocco', a prescindere.
"Oh, ma guardateli! Paciocco e il Rosso! Non sapete nemmeno insultarvi come si deve" li canzonò Malfoy.
"Non si sa proprio per chi tifare" commentò con risolini soffocati Pansy.
"Uno peggio dell'altro" li schernì Tiger.
"Io tifo per Weasley, tanto a Quidditch perde sempre" aggiunse Goyle, che, ridendo, emetteva grugniti che ricordavano vagamente un maiale.
"ADESSO BASTA!" urlò la McGranitt dopo aver perso definitivamente la calma, accorgendosi che Neville e Ron stavano litigando invece di Trasfigurare i propri corvi. "Vorrà dire che salterete la lezione! Vi voglio ENTRAMBI nei vostri dormitori, subito!!!"
Fulminandosi con lo sguardo a vicenda, Neville e Ron s'incamminarono a ritmo funebre verso la Sala Comune di Grifondoro. Hermione non la finiva più di brontolare.
"Lo sapevo che sarebbe finita così! Non possono continuare così! C'è da impazzire, proprio! Non riescono a trascorrere un minuto insieme senza mettersi a litigare! È una cosa...! Voglio dire... non si può continuare così, o ci faranno perdere la testa!"
"Hermione, temo che tu la testa l'abbia già persa" commentò cupo Harry, concentrato sul suo corvo "Sai, a volte ho l'impressione che tu ti stia prendendo troppo a cuore questa faccenda".
"Io?! Ma se sono loro a non finirla più! A volte sono tentata d'usare l'incantesimo Sonorum perché urlano talmente forte che non riesco a sentire la mia voce!" obiettò decisa Hermione, irritata dal fatto di essere stata tirata in causa dall'amico.
"Ma Hermione, non lo capisci? Più poni attenzione a quello che fanno, più continueranno a litigare! È quello che vogliono! Sono sicuro che se tutti li lasciassero in pace senza tifare per l'uno o per l'altro la smetterebbero di comportarsi così" spiegò Harry, sorpreso in quanto di solito era Hermione quella ad intendersi di psicologia.
"Be', tu ne sarai anche tanto sicuro, ma io ho già messo in atto un piano per farli smettere" disse Hermione cercando di ridarsi un contegno.
"E quale sarebbe?" domandò Harry, senza essere in realtà particolarmente interessato.
"Sarebbe che io faccio a tutti e due un bel discorsetto sull'amicizia e faccio spiegare ad ognuno i motivi per cui è tanto adirato con l'altro"
"Oh... non funzionerà, credimi"
"E perché non dovrebbe?!" lo sfidò Hermione indispettita.
"Perché non c'è un vero motivo per cui sono arrabbiati, Hermione. Stanno soltanto facendo gli stupidi"
"Ed io invece ti dico che tu non capisci proprio niente di psicologia" sbottò Hermione, che sentiva attaccata la sua automatica voglia di aver sempre ragione "Domani li riunirò tutti e due e farò finire una volta per tutte questo sciocco conflitto".
Harry, sebbene non fosse molto convinto, si limitò ad annuire come sempre.
In realtà stava ancora pensando alle serate passate con Piton... aveva notato come cercasse sempre e cocciutamente di entrare in confidenza con lui, dando sempre meno importanza alle lezioni – a parte quella di Occlumanzia, che occupava sempre un'ora piena del loro incontro. Harry però, che ancora non aveva accettato Piton come padre (e sentiva che non ne sarebbe mai stato in grado), non si dimostrava mai molto accondiscendente e cercava sempre di sviare il discorso, rendendolo freddo e formale. Questa sua scelta però comportava il doversi sorbire un Piton più autoritario e nervoso per tutto il resto della serata, così, nel corso dell'ultima lezione, Harry aveva cominciato ad aprirsi un po'. Piton gli era apparso così molto più cortese ed empatico rispetto alle altre volte e lui stesso sentiva di aver rotto il ghiaccio con lui.
Così, più che pensare a Trasfigurare il suo corvo in una caffettiera o ad ascoltare Hermione, stava riflettendo sul fatto che si stava effettivamente un po' affezionando a Piton.

 

#

 

Ron e Neville erano nel dormitorio maschile dei Grifondoro, come ordinato loro dalla McGranitt, più imbronciati che mai. Effettivamente Luna aveva ragione: si comportavano proprio come dei bambini. Parlando proprio di atteggiamento puerile, Ron aveva giusto messo una Merendina Marinara sgraffignata ai gemelli sul letto di Neville, mentre quest'ultimo aveva inserito delicatamente una pianta carnivora di ridotte dimensione dentro al bagaglio del 'Rosso', in modo da poter vedere le sue dita rosicchiate appena avesse voluto provare a procurarsi qualche libro.
In quel momento però, dato che Neville non aveva fame e Ron non aveva bisogno di libri, si limitavano a guardarsi in cagnesco ogni volta che si incrociavano.
Tuttavia, questa guerra fredda non poteva durare a lungo e così, inevitabilmente, dopo un po' Ron ricominciò ad attaccare briga.
"Hai visto? Tutta colpa tua, Paciocco! Se solo non avessi usato il mio corvo al posto del tuo adesso non staremmo qui a romperci le scatole!"
"Sta‘ zitto, Rosso! Si dà il caso che se tu non avessi sgraffignato il mio corvo mentre stavo per Trasfigurarlo la McGranitt non avrebbe avuto nulla da ridire!!!" obiettò Neville a tono.
"Paciocco, la sai una cosa? Sei un mago così scarso che non saresti in grado di distinguere un Troll da uno Snaso!!!"
"E tu invece sei così scarso che non sapresti distinguere un Aconito da un Cavolo Carnivoro Cinese!!!"
"Idiota!!!"
"Rimbambito!!!"
"Mago da due soldi!!!"
"Straccione!!!"
"Emarginato!!!"
"Fifone!!!"
"Pazzo, come il resto della famiglia!!!"
"C-cosa???Prova a ripeterlo se ne hai il coraggio!!!"
"Ma quando vuoi!!!"
"Allora ripetilo!!!"
Ron esitò, rendendosi parzialmente conto di quanto aveva dovuto fargli male con quell'insulto.
"A-avanti! Di che hai paura??? " lo esortò Neville, reso pallido e tremante dal furore.
Essendo stato accusato di codardia, Ron si sentì ferito nell'orgoglio e di conseguenza finì per ignorare lo scrupolo che lo esortava a lasciar perdere...
"Sei un pazzo, tale e quale ai tuoi genitori!!!"
Neville, trattenendosi a stento dall'apostrofarlo con parole che non si dovrebbero mai dire a nessuno, levò in aria la bacchetta e stava per lanciargli un incantesimo quando la McGranitt apparve di fronte a loro.
"Adesso basta!  Siete proprio due mocciosetti insopportabili! Mettervi in punizione non è servito a nulla! CRUCIO!!!"
In quel preciso istante Ron e Neville caddero a terra ed cominciarono a gridare, contorcendosi dal dolore.
"Ma...professoressa...è...i-i-illegale" mormorò Neville con voce strozzata dopo un po' ; sentiva male dappertutto e temeva di morire da un momento all'altro.
"Io faccio quel che mi pare e piace, e questa è l'unica soluzione per farvi smettere di litigare!" replicò la McGranitt.
Ron, che dalla sofferenza non si sentiva più braccia e gambe, pensò che, in fondo, per farli smettere di litigare sarebbe bastato molto meno...
Finalmente la McGranitt smise di torturarli. Erano stati cinque minuti, ma a loro erano sembrati cinque anni. Si alzarono, stanchi e profondamente traumatizzati. Non si sarebbero mai aspettati una punizione simile da una professoressa ragionevole come la McGranitt...
"Spero che vi basti" mormorò quest'ultima con voce feroce "e che abbiate imparato la lezione".
Ron e Neville non erano in grado di rispondere. Annuirono debolmente.
La professoressa sorrise in un modo che a loro parve perverso e sadico e se ne andò.
Non riuscivano a credere a ciò che era appena successo. Neville continuava a ripetersi 'Non può essere vero, non può essere vero', non potendo fare a meno di paragonare la tortura subita a quella a cui erano stati sottoposti i suoi genitori. Entrambi sentivano un mal di testa terribile, che non consentiva loro di parlare se non in modo molto sgrammaticato e innaturale. Anche parlando però si resero conto che era impossibile descrivere con parole il dolore provato.
"L-la prof... i-io... l-lei... n-noi..." farfugliò Ron terrorizzato.
"Ci ha Cruciati" Neville terminò la frase al posto suo, con gli occhi spalancati dall'orrore."È-è terribile".
"Non solo...è-è contro la legge" borbottò Ron, nel suo stesso stato "Gli altri lo devono sapere! L-lei non può continuare! Dobbiamo dirlo a...a Silente".
"NO!" Neville lo fermò "Aspettiamo... e vediamo... c-come va avanti... s-se si ferma... o..."
"Tu sei pazzo sul serio!!! Non possiamo lasciarla così!!! P-potrebbe fare del male a qualcun altro!!!"
"No... se dovesse succedere..." Neville deglutì "noi saremo già pronti ad affrontarla... quindi... no"
Proprio mentre stavano discutendo sul da farsi, Hermione ed Harry li raggiunsero, seguiti da tutti gli altri.
"Allora? Spero che abbiate imparato a comportarvi come si deve, adesso" brontolò Hermione.
"È stato terribile..." farfugliò Ron, aggrappandosi disperatamente alle spalle della ragazza "Hermione, so che tu non ci crederai mai ma..."
"...la McGranitt...ci ha puniti e..." Neville venne scosso da un brivido "Diglielo tu, Ross... ehm, Ron"
"Ci ha Cruciati" disse Ron con un filo di voce e un vago luccichio negli occhi.
Hermione strabuzzò gli occhi e spalancò la bocca. Harry credeva (a dire il vero, sperava) di non avere sentito bene ...
"C-cosa?" balbettò alla ricerca di una conferma.
La conferma gli arrivò subito: Neville era continuamente scosso da brividi e tremiti, Ron era pallido come un cencio e guardava per terra ed Hermione scuoteva la testa, in preda ad un tic nervoso.
"N-non può essere... non la professoressa McGranitt..." continuava a ripetere ad alta voce.
"È... è terribile" Ron si lanciò su Harry, il quale, nonostante reggesse a fatica l'amico, che non era proprio un peso piuma, cercò di offrirgli con un abbraccio il maggior supporto che poteva.
Di riflesso, Neville si lanciò su Hermione, che per poco non cadde sotto al suo peso... non che le dispiacesse abbracciarlo, per carità, si trovava in un momento difficile e ne aveva bisogno, ma decisamente non era abbastanza forte da reggerlo.
"Va tutto bene, Ron, è tutto finito" sussurrò Harry nell'orecchio di Ron, dandogli dei lenti colpetti a mano aperta sulla schiena.
"Va tutto bene" ripeté Hermione, seguendo l'esempio di Harry, per nulla convinta.
"S-secondo voi dovremmo dirlo a Silente?" chiese Ron dopo aver slegato l'abbraccio.
"Io... credo che dovremmo documentarci meglio, prima" ragionò Hermione, pensierosa "Ci dev'essere...un motivo"
"Quale motivo?" obiettò Neville.
Hermione era spiazzata: dicendo così avevo cercato di persuadere prima di tutto sé stessa.
"Io... non lo so... non lo so, davvero" mormorò con voce tremolante, perdendo il controllo e lasciandosi sfuggire la prima lacrima.
Ron sospirò. L'ultima cosa che avrebbe voluto era che Hermione piangesse.
"Be'... se non sai tu cosa fare, siamo davvero messi male" borbottò, per sdrammatizzare. Tutti però parvero prenderlo seriamente e si incupirono ancora di più. Stavolta fu Hermione a gettarsi tra le braccia di Ron, al quale, inutile negarlo, non dispiacque affatto reggerla.
"Ragazzi, vedete... c'è una cosa, che non ho detto" mormorò Neville. In quel silenzio tombale la sua voce venne percepita all'istante e tutti si voltarono immediatamente verso di lui.
"Mentre la McGranitt ci stava Cruciando, sono riuscito ad intravedere qualcosa sotto alla sua manica... qualcosa di... di... sconcertante"
"Neville, essere stati Cruciati è già abbastanza sconcertante, mi pare..." commentò cupo Ron.
"Lo so, però è importante, non posso rimandare!" replicò Neville innervosendosi.
"Sputa il rospo" lo esortò Harry, senza riuscire a nascondere la tensione.
"Ha il Marchio Nero" borbottò dopo un po' Neville "LA PROFESSORESSA MCGRANITT! HA IL MARCHIO NERO!.
Per alcuni attimi, nessuno fu in grado di parlare. Si riusciva a malapena a respirare.
"Lei... lei non può essere affiliata con Tu-Sai-Chi... non può!!!" esclamò Hermione incredula "Altrimenti Silente non..."
"Ma siamo sicuri di poterci fidare di Silente?"
Un nuovo silenzio piombò su di loro.
Gli ultimi avvenimenti avevano privato Harry di tutte le sue certezze. Effettivamente Neville aveva ragione. Come potevano confidare in lui, quando aveva mentito su così tante cose?
Avrebbe potuto parlarne con Sirius, certo, ma gli aveva già inviato una lettera da giorni e non aveva ancora risposto...
Ad un tratto gli venne quella che gli sembrava un'idea geniale.
"Dobbiamo comunicarlo all'Ordine della Fenice! Loro sapranno sicuramente cosa fare!"
"Ci avevo pensato anch'io, ma... se l'Ordine è capeggiato da Silente... e di Silente non ci possiamo fidare... allora..." obiettò Ron controvoglia.
Sospirò. Ron aveva ragione.
Non avevano nessuno a cui appoggiarsi.
Non ci si poteva fidare di nessuno.



 

 




-

Buondì! (In realtà sono le 23:28, ma va be'.)
È con orgoglio che vi presento un capitolo davvero spossante, solo parzialmente anticipato dal titolo. L'incognita che ne deriva sembra davvero irrisolvibile agli occhi dei nostri eroi... ma, secondo, voi di che si tratta? Fate le vostre ipotesi!
Nel frattempo io vi ringrazio, come al solito. Tengo molto a questa storia e sono contenta di aver ricevuto un discreto numero di recensioni e, generalmente, di commenti positivi! Mancano pochi capitoli a the very end e spero mi assisterete sino alla fine.
Grazie ancora!

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Capitolo 7
*** Uno scontro determinante ***


IL PADRE DI HARRY

 

Settimo capitolo - Uno scontro determinante.

 






"Harry, mi spieghi cosa diavolo ti succede? Non sei concentrato"
Piton aveva ragione. Harry era così poco concentrato da rendersi conto di ciò che lui gli aveva detto soltanto mezzo minuto dopo.
"Io... non è niente" farfugliò dopo un po', piano.
Piton gli lanciò un'occhiata talmente intensa che Harry ebbe l'impressione che lo volesse trapassare con lo sguardo.
"Harry, sai, temo di avere un vuoto di memoria" disse dopo un po', con la sua solita e neniosa cantilena "Ricordami chi sono io..."
"Il professor Piton" rispose Harry sovrappensiero.
"Davvero?" sbottò il professore falsamente sorpreso "Impegnati un po' di più..."
Harry sapeva che cosa lui voleva che dicesse: il problema era che per lui dire Piton-Sapeva-Cosa era tanto faticoso quanto lo sarebbe stato sollevare tre Giganti contemporaneamente.
Mosse le labbra come sul punto di dirlo, ma la risposta gli morì in bocca. Quest'evento si verificò non poche volte e Piton ne fu parecchio turbato. Tuttavia, rimase in una tacita attesa, senza mostrarsi impaziente o pressante.
"Mio... mio" la prima parola era andata. Harry a quel punto si convinse che l'unico modo per pronunciare l'odioso fatto era dirlo cercando di ignorare a chi fosse rivolto.
"Mio padre" disse dunque, infine, con finta naturalezza.
Piton non sembrava soddisfatto. La sua espressione facciale non aveva subito alcun mutamento. Così Harry si sentì in dovere di rafforzarlo, sempre facendo uso della stessa tecnica:
"Severus Piton. Mio padre."
"Ora va meglio" commentò Piton, con la bocca tirata in uno strano sorriso "Dunque, DI SOLITO, quando hanno qualche problema, i figli si confidano con i propri genitori, che nella maggior parte dei casi hanno vissuto abbastanza per saperli aiutare..."
Harry lo fissava in un rispettoso e formale silenzio.
"Dubiti forse che io non sia all'altezza dei tuoi patetici crucci, Harry?" chiese Piton infine, avvicinando il suo viso a quello del figlio.
Harry continuava a non aprire bocca.
"Avanti, dimmi tutto" concluse Piton con aria sbrigativa.
Harry ebbe un minuto per valutare la situazione... 'McGranitt... Marchio Nero... Silente si fida di lei... Sirius non risponde... Ron Neville Cruciati... nessuna via d'uscita... '
Harry si arrese e spiegò tutto in fretta e furia.
"Per la barba di Merlino! Non starai parlando sul serio, Harry" esclamò Piton afferrandolo per le spalle. Harry non ricordò di averlo mai visto spaventato sino a quel momento, o almeno, non a quel modo: era pallido come un cencio e gli tremava la mascella.
"Sono serio" rispose semplicemente.
Un violento brivido d'orrore scosse il viso spigoloso di Piton.
"Ora capisco tutto!" esclamò Piton, scrollandolo "Ecco perché... lui non ha... lei... grazie per avermelo detto Harry... io..." si inceppò, scrutandolo con le lacrime agli occhi "Dobbiamo dirlo a Silente... così forse potremmo... potrai... col nostro aiuto...vai da Silente! Digli tutto!"
Harry esitò, fissandolo a bocca aperta.
"Cosa aspetti! Ragazzo mio, vai da Silente, prima che sia troppo tardi! Corri! Io ti sarò vicino..."
Senza farselo ripetere un'altra volta, Harry si precipitò fuori dalla stanza e corse come un forsennato verso l'ufficio del Preside.
Piton lo seguì con lo sguardo per tutto il suo percorso.
 
#
 
"Api Frizzole!"
Si gettò a capofitto nell'ufficio del Preside, che non gli sorrise, come se avesse già previsto cosa Harry gli stesse per dire.
Infatti, dopo che Harry gli ebbe spiegato tutto, la sua espressione non cambiò.
"Capisco" mormorò pensieroso "Severus ha ragione. Dobbiamo muoverci, subito!"
In quell'istante fece irruzione nell'ufficio, ironia della sorte, la professoressa McGranitt. Harry rabbrividì.
"Albus, che ci fa Potter nel tuo ufficio? Non gli starai..."
Non ebbe il tempo di finire la frase, perché Silente le puntò contro la bacchetta, dalla quale uscì una luce bianca che avvolse per un minuto il corpo della professoressa sollevandola di mezzo metro, per poi farla ricadere a terra con un altro corpo dall'aria familiare.
La donna si rialzò in piedi, accompagnando il suo movimento da un rumoroso ringhio.
Non era la professoressa McGranitt.
Era la perversa, svitata, crudele, estrosa e ricciuta Mangiamorte Bellatrix Lestrange.
"Essere un Metamorfomagus in incognito è comodo, vero, Bellatrix?" commentò Silente, calmissimo come al solito.
Bellatrix  rispose con un ringhio, se possibile, più spavaldo del primo.
"Era perfetto! Nei panni della professoressa più amata da Harry ci avrei messo un attimo a farlo prostrare ai miei piedi! Sarebbe bastato solo UN ATTIMO di intimità… e invece…! Ma tu, Silente,  nemmeno tu sei in grado di rovinare i piani del Signore Oscuro! Nessuno può! Vorrà dire che ricorrerò al solito diversivo... AVADA KEDAVRA!"
Harry era stato colto di sorpresa e non ebbe i riflessi abbastanza pronti da schivare il raggio verde. Chiuse gli occhi e si preparò al peggio.
Gli ci volle un po', ma poi capì che qualcuno si era fatto scudo per salvarlo.
Quel qualcuno era Silente.
Era a terra, gli occhi azzurri spalancati ed un'espressione di cupa rassegnazione sul volto.
Harry non riuscì nemmeno a piangere.
La risata assordante e canzonatoria di Bellatrix gli rimbombava nella testa... si sentiva terribilmente impotente... non sapeva cosa fare...
Proprio mentre pensava che le cose non potessero andare peggio di così, Voldemort apparve a fianco di Bellatrix. Fu come vederlo per la prima volta. Orribilmente pallido, con occhi rossi e due buchi al posto del naso, come un serpente.
"Ha visto, mio signore? Ho ucciso Albus Silente! Sì, Silente! Ahahahahah!" Bellatrix sembrava aver perso la testa. Lanciava incantesimi dappertutto, infrangendo sfere, incendiando libri, rompendo in mille pezzi tutto ciò che le capitava sottobacchetta. Persino Voldemort sembrava irritato da questa sua voglia distruttiva.
"Bellatrix, finiscila! Stai rovinando la dolcezza di questo momento" la rimproverò irritato.
"Perdono, mio Signore" Bellatrix si ritrasse, inchinandosi formalmente.
"Allora, mio caro Harry Potter" mormorò Voldemort falsamente gentile "Prima di dare fine alla tua tediosa esistenza una volta per tutte, ti devo porre una domanda che allevierà le mie recenti sofferenze... come hai fatto... a distruggere... SETTE DEI MIEI HORCRUX?!"
Harry non aveva la minima idea di che cosa fossero degli 'Horcrux' e qualcosa gli diceva che saperlo non lo avrebbe rallegrato molto. Era comunque troppo impegnato a preoccuparsi per la morte di Silente e per l'incolumità di Hogwarts; rimase perciò in un funereo silenzio cercando di svuotare la mente, alla ricerca di una via di uscita ...
'Se solo mi fossi esercitato in Occlumanzia...'
Proprio mentre pensava ad Occlumanzia, Harry vide un uomo (alto, magro, con capelli neri ed untuosi che gli ricadevano sulle spalle ed una tunica e un mantello completamente neri) precipitarsi davanti a lui allargando le braccia.
Era Piton.
Suo padre.
E lo stava proteggendo.
Quelle scintille che aveva intravisto sul suo viso erano forse lacrime..?
Non lo seppe mai.
L'unica cosa che era nel suo campo visivo in quel momento era il suo vasto e svolazzante mantello nero.
Ascoltando quello che diceva però riuscì a percepire in modo ugualmente efficace le sue emozioni.
"Non ti azzardare a... a toccarlo... mostro..."
Harry era profondamente toccato...non si sarebbe mai immaginato che simili parole sarebbero potute uscire dalla bocca di Piton.
Indubbiamente Voldemort era stupito quanto lui.
"Severus" mormorò deluso "Mi sorprendi! Tu... lo stai... proteggendo da... me?"
Bellatrix emise uno strano grugnito di disappunto.
"La profezia è sacra e inviolabile. Lui è l'unico al mondo in grado di sconfiggerti, e lo farà. I tuoi sforzi sono inutili. Qualsiasi percorso segua il destino, che ci lega tutti indissolubilmente, una cosa è certa: io... lo aiuterò ".
Voldemort lo fissava assai incuriosito, mentre Piton continuava a tenere larghe le braccia tremando. Bellatrix corrugò la fronte, sperando che il Signore Oscuro le ordinasse di Cruciare o Avada Kedavrare Piton, ma l'ordine non arrivò, cosa che la fece indispettire ancora di più.
"Severus! Tu...come puoi parlare così? Tu sei... un mio alleato" borbottò Voldemort pianissimo, sconcertato.
"Lo sono" confermò Piton, tenendo gli occhi fissi nel vuoto "Sono, o meglio, ero anche alleato di Silente. Ma sono anche, prima di ogni altra cosa, PADRE... del ragazzo"
Impossibile descrivere la faccia di Voldemort e Bellatrix dopo quella rivelazione...
"Come hai detto, scusa ?"
"Io SONO SUO PADRE! Non posso permettere che venga ucciso...c-come...sua madre..." Piton si interruppe un attimo per emettere un singhiozzo disperato "Lui è mio figlio... ed io... io... LO AMO... a-anche se tu... tu... non capirai mai il significato di questa parola..."
Voldemort era in uno stato di shock irreversibile, mentre Bellatrix si allontanò di un passo dal padrone con un'espressione triste (non si riusciva a capire se fingesse o se fosse stata effettivamente toccata dalle parole di Piton).
Dopo aver valutato con attenzione questa sua scelta, Piton abbracciò Harry... un abbraccio duro, deciso, eppure straordinariamente dolce... strinse il ragazzo a sé con tutte le sue forze, concentrando nella sua stretta tutto il bene e l'amore di cui era stato testimone, ripensando a tutta la felicità provata stando insieme a Lily, la donna che gli aveva cambiato la vita. Si perse nei suoi occhi infinitamente verdi e vi rimase fino a quando, a malincuore, capì che non poteva durare per sempre.
Sia l'espressione di Voldemort sia quella di Bellatrix, seppur rimanendo le stesse, si accentuarono, se possibile, ancora di più.
"Oh Severus, sei COSÌ commovente..." commentò dopo un po' Voldemort, sarcastico.
"Sono stato io a distruggere i tuoi Horcrux" spiegò Piton senza dar segno di averlo sentito " È stato un vero piacere, per me. Ho sempre odiato quel serpente"
"Peccato che il tuo amico Silente non ci sia più, ora! Anche con i miei Horcrux distrutti rimango il mago oscuro più potente del mondo: Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato! È così che mi chiamano, non è vero? In quanto tale, mi assumo la responsabilità della vostra vita o della vostra morte, e ho deciso...voi due morirete! MORIRETE!"
"NO! " urlò disperato Piton "NO! Se vuoi che il ragazzo muoia... devo essere io a farlo! Devo essere io a ucciderlo!"
Voldemort rimase piacevolmente perplesso, mentre Harry ricominciò ad avere dei dubbi... poteva essere stato al corrente di tutto e aver imbastito tutta la recita allo scopo di fare il volere di Voldemort?
Ma, proprio mentre esaminava quest’ipotesi, Piton si accostò a lui e, nascondendo la bocca con il mantello, sussurrò: "Fidati di me, Harry. Non sottrarti all’incantesimo. Fallo, ti prego, per favore!"
 



 

 




-

Buonasera!
So già che alcuni non condivideranno la mia scelta di tagliare a metà lo scontro: vi consolo dicendo che l'ottavo capitolo giungerà presto (entro una settimana, più o meno).
Non ho molto da dire in realtà: vi lascio semplicemente al vostro sgomento per rincontrarvi al prossimo capitolo!

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Capitolo 8
*** Fine ***


IL PADRE DI HARRY

 

                       Ottavo capitolo - Fine

 





 

Piton mosse le labbra, intenzionato a dire altro, ma Voldemort aveva di nuovo ben puntati gli occhi su di lui e di conseguenza non fu in grado di comunicargli il perché della sua richiesta.
"Come vuoi, Severus" annuì, inchinandosi "Attento a non fare mosse false o me ne accorgerò... ricordati che a te toccherà lo stesso destino! Ad ogni modo, prego"
Piton, con gli occhi pieni di lacrime, la tunica bagnata ed i ciuffi della scomposta capigliatura che gli scivolavano sugli occhi, offuscandogli ancor più la vista, sembrava non essere nemmeno in grado di guardare Harry negli occhi. Dopotutto, nemmeno Harry era in grado di guardarlo negli occhi. Sembrava che solo adesso fosse in grado di percepirlo come un padre, per accanirsi contro il crimine terribile di cui stava per macchiarsi.
Gli aveva chiesto di fidarsi di lui, ma come poteva, dopo una simile dichiarazione? Nei giorni precedenti non aveva fatto altro che ribadire che il suo obiettivo principale era proteggerlo in tutti i modi possibili dalle grinfie del suo assetato nemico, e adesso?
Quanto era stato ingenuo. 
Adesso, anche gli occhi di Harry erano pieni di lacrime: guardavano oltre le lenti e vedevano Piton, alzare con infinita debolezza la bacchetta per puntarla contro di lui. Voldemort e Bellatrix ridevano, ridevano, sadici, perversi fino al midollo. Solo in quel momento si rese conto che i Mangiamorte avevano invaso Hogwarts. Si udivano tonfi sordi di esplosioni, oggetti caduti ed incendi. Per un attimo gli sembrò di sentire la voce di Ron e Hermione implorare aiuto...
Sospirò. Non poteva aiutarli.
La bocca di Piton era infestata da un misterioso formicolio che gli impediva di pronunciare correttamente l'incantesimo. Più si mostrava in difficoltà, più Bellatrix e Voldemort ridevano.
Harry si fece coraggio.
'In fondo non dev'essere poi tanto male, la morte' pensò 'Molti maghi sono morti e sono ritornati come fantasmi. Io potrei fare lo stesso. Potrei tornare ad Hogwarts e divertire Ron e Hermione passando attraverso i muri e facendomi trapassare con degli oggetti. Sarebbe forte. Ci divertiremmo un sacco! Chissà quanti scherzi e dispetti potrei fare insieme a Fred e George, a Gazza, a Mrs Purr e...'
Improvvisamente si accorse che la Maledizione Senza Perdono stava per uscire dalla bocca di Piton e si buttò dall’altra parte per schivare l’anatema.
"NO HARRY! RESTA LÌ DOVE SEI!" lo intimò Piton, con la voce rotta dai singhiozzi.
Harry lo guardò in viso.
Finalmente capì.
Gli occhi scuri tempestati di riflessi luminosi, le guance incavate che deformavano la mascella, le labbra rese più sottili dall’espressione e i denti digrignati dal terrore, riuscirono finalmente ad esprimere quanto si era prodigato a lungo, inutilmente, a spiegare con le parole.
Inconsapevolmente, era riuscito a confermare in modo inconfondibile che era sua padre.
A quel punto, nemmeno la persona più diffidente sarebbe riuscita a dubitarne.
Così, a Harry non restava che una cosa da fare…
… Fidarsi. 
"Avada Kedavra!"
Ogni cosa sparì dalla sua vista.
Tutto divenne bianco; una risata gracchiante in lontananza, una luce, in alto; sentiva rimbombare in lontananza l'incantesimo...
Avada Kedavra, Avada Kedavra, Avada Kedavra...
Straordinariamente l’eco, invece di perdere intensità a ogni ripetizione, aumentava, fino a divenire così assordante e perentorio che Harry, seppur non rendendosene conto, pronunciò lui stesso l'incantesimo.
"Avada Kedavra" mormorò con forza.
Generò un nuovo eco... una seconda luce apparve in alto, più chiara e nitida dell'altra... subito dopo un urlo di dolore irruppe nella luce, portando con sé il buio.
 
      #
"Harry! Svegliati, Harry... ragazzo, svegliati!"
Harry sbatté le palpebre cercando di mettere a fuoco la situazione. Si trovava su una brandina dell'infermeria. Davanti a lui torreggiava Piton, che gli sorrideva raggiante. Dietro a lui riuscì ad intravedere Madama Chips che smanettava con uno strano intruglio.
Non riusciva a ricordare nulla...
"Che è successo? Un momento...Voldemort! Io sono morto e tu... tu mi hai ucciso con l'Avada Kedavra! " esclamò indicando Piton, il cui sorriso sfumò lievemente.
"Non ti ho ucciso" rispose serio Piton " Ho semplicemente soppresso l'ottavo Horcrux che dimorava in te, distruggendo ogni legame che vi era fra te e Voldemort".
"Cosa sono gli Horcrux?!" domandò Harry, che non riusciva a capire come potesse essere sopravvissuto.
"Non è importante adesso" mormorò Piton, tornando a sorridere "L'importante è l'aver sconfitto Voldemort, PER SEMPRE"
Harry non poteva crederci.
"Lei, cioè, tu hai sconfitto Voldemort?!"
"Ti sbagli, ragazzo mio, TU hai sconfitto Voldemort"
"Ma come potevo...voglio dire, ero lì a terra, inerte... come ho potuto..."
"Eri parzialmente cosciente... ho semplicemente usato la Maledizione Imperius su di te per pronunciare l'anatema mortale e distruggere il Signore Oscuro. Ti ho danneggiato, ma era necessario"
"Quindi ora...Voldemort è morto?!"
Piton annuì sorridendo.
"MORTO?!"
Piton annuì una seconda volta.
"Non tornerà MAI PIÙ?!"
"Mai più"
Harry fremeva d'incredulità e di gioia.
"E Bellatrix?!"
"Morta per mano di qualcuno da cui non mi sarei aspettato nemmeno un Expelliarmus"
Un ragazzo alto e con la faccia tonda comparve da dietro.
"NEVILLE!" urlò Harry incredibilmente felice. "Come hai fatto?"
"Sono riuscito a immobilizzarla e poi con l'aiuto del professore l'ho ghiacciata! È stato, insomma... non so come dirlo!"
"E i Mangiamorte?"
"Ci hanno pensato gli altri! Sono stati tutti bravissimi! Pensa che Luna è riuscita a disarmare Macnair" Neville arrossì un po' nel dirlo.
"È incredibile!" esclamò Harry in preda all'euforia, che non aveva la minima idea di chi fosse Macnair ma non in quel momento non pensava assolutamente a chiederselo, mentre Piton sembrava più radioso che mai.
Dopo un po' fecero capolino altre facce familiari...
"Ron! Hermione! Ginny! Professoressa McGranitt!"
"Ciao Harry!" lo salutò Ginny euforica.
"Tutto a posto?" si preoccupò Hermione avvicinandosi al letto
"Dovevi vedermi mentre Schiantavo Lucius Malfoy!" gridò Ron, volendosi evidentemente farsi sentire in tutta l'infermeria.
"Bellatrix aveva preso le mie sembianze e rinchiusa in un'armatura magica... senza questi ragazzi non ce l'avrei mai fatta" spiegò la McGranitt con orgoglio rivolgendosi a Ginny e Ron, il cui colore del viso era diventato di un rosso tanto vistoso da formare un tutto unico con i capelli.
"Complimenti ragazzo, complimenti davvero" aggiunse, stringendo la mano ad Harry "Ora scusatemi, ma ho un sacco di faccende in sospeso... devo ASSOLUTAMENTE preparare i festeggiamenti".
Con questo, la professoressa McGranitt si dileguò canticchiando.
"Harry, tu... ce l'hai fatta! Hai sconfitto Voldemort!" esclamò Hermione entusiasta, stringendolo forte a sè.
"Veramente..." Mentre stava per replicare vide Piton che portò un dito alle labbra sorridendogli. Ammiccò e non finì la frase, godendosi i complimenti e le ovazioni in sospeso.
"Solo tu ne eri in grado!" aggiunse Ginny.
"Ehi! LUI è il mio migliore amico!" urlò Ron, alzando improvvisamente il braccio di Harry, che lo lasciò fare ridendo.
"Grazie, grazie mille! È stata dura, in realtà, ma l'importante è che ce l'abbia fatta!"
"Già! Ce l'hai fatta!" Hermione sprizzava gioia da tutti i pori.
"Se permettete..." la voce profonda e cantilenante di Piton ruppe quell'idillio "...vorrei rimanere un po' solo con il ragazzo"
"Ma certo professore, faccia pure" acconsentì Ron, senza mostrarsi minimamente diffidente.
"Va bene! Ci vediamo Harry!" esclamò Hermione, trascinandosi Ginny dietro.
"Ciao, Harry! Mia nonna ha detto che verrà a trovarti!" lo salutò Neville seguendo gli altri.
"Grazie, mi fa piacere! Grazie mille!"
Dopo che Ron, Ginny, Hermione e Neville non furono più né nel campo visivo di Piton né in quello di Harry, il professore gli si avvicinò stringendolo nuovamente a sé, stavolta senza piangere. Harry fu ben felice di ricambiare.
 
#
 
L'anno era finito.
Il treno arrivò puntualissimo come al solito, pronto ad ospitare gli studenti della Scuola di Magia e di Stregoneria di Hogwarts, ormai tutti ammalati dell'arcifamosa "febbre delle vacanze", una malattia curabile soltanto con mesi di ininterrotto riposo.
Harry, Hermione, Ginny, Ron e Neville (che avevano, grazie al cielo – cit.Hermione – , fatto pace e smesso di litigare una volta per tutte) erano tutti nello stesso scompartimento e si stavano trastullando con un tragicomico avvenimento di pochi giorni prima.
Sembrava fossero passati solo pochi minuti quando dovettero scendere. Si salutarono a malincuore.
Ginny e Ron si dileguarono insieme ai genitori Molly e Arthur, un'orgogliosa Augusta Paciock per poco non strangolò l'esausto nipote ed Hermione riuscì ad andarsene insieme ai suoi genitori solo quando Arthur Weasley si fu appuntato tutto sulle caratteristiche del 'feletono'.
Harry dovette aspettare a lungo, ma finalmente vide apparire suo padre.
Non indossava più una tunica nera, ma un normale abito da mago, i suoi capelli erano puliti ed ordinati e le scarpe lucidate, ma soprattutto era riuscito a rivendicare i suoi diritti su suo figlio Harry e vendicare ufficialmente Lily Potter.
Non era più costretto a fingere di odiarlo.
Il suo eterno nemico era stato sconfitto.
Silente era morto, ma avrebbe continuato a vivere per sempre nei loro cuori come colui che li aveva aiutati a ritrovarsi e a godere l'uno della compagnia dell'altro.
Ci sarebbero voluti anni perché Sirius si riappacificasse definitivamente con Piton; prima o poi avrebbero capito entrambi che era inutile litigare riguardo vicende passate e dovute a un'eguale quantità di errori e malintesi quando chiedevano la stessa cosa dalla vita: la felicità di Harry, e sì, Harry insieme a loro era proprio felice.


FINE
 
 
 



 

 




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Ehilà!
Chiedo perdono per il ritardo con cui è giunto il capitolo, ma sono stata molto indaffarata.
E dunque, siamo giunti alla fine. Comunicatemi le vostre impressioni: vi aspettate un finale diverso? Vi ha sorpreso in modo positivo o negativo, oppure lo avete trovato prevedibile? Oppure fate considerazioni generali sulla storia, rimettendo insieme tutti i pezzi e analizzandoli per farmi sapere se alcuni non s'incastrano bene.
Grazie mille per essere giunti sino a qui :) Ho scritto altre storie, che potete leggere nel mio profilo d'autore. Grazie ancora!
AVVERTIMENTO 05/08/2015: ho scritto una nuova fanfiction Potteriana :) date un'occhiata se vi va, questo è il link: L'amore di Voldemort .

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