What if… Sin non avesse portato Tidus su Besaid?

di AryYuna
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Auron ***
Capitolo 2: *** Il nuovo re del blitzball ***
Capitolo 3: *** Un luogo lontano nel tempo e nello spazio ***
Capitolo 4: *** Sbrigati ***
Capitolo 5: *** Kilika ***
Capitolo 6: *** Sogni ***
Capitolo 7: *** Ti aspetto ***
Capitolo 8: *** Il pellegrinaggio prosegue ***
Capitolo 9: *** Verità ***
Capitolo 10: *** L'attacco Albhed ***
Capitolo 11: *** Rivelazioni ***
Capitolo 12: *** Il deserto di Bikanel ***
Capitolo 13: *** Alla ricerca di Yuna ***
Capitolo 14: *** Ignoranza ***
Capitolo 15: *** Spira ***
Capitolo 16: *** Sin ***
Capitolo 17: *** Fuga da Bikanel ***
Capitolo 18: *** Jecht ***
Capitolo 19: *** Vivi, piccola Yuna ***
Capitolo 20: *** La fine di Sin ***
Capitolo 21: *** Il pellegrinaggio è terminato ***



Capitolo 1
*** Auron ***


Disclaimer: Final Fantasy X e i suoi personaggi, luoghi e situazioni appartengono alla Square Enix. Mia è solo questa fanfiction, realizzata senza alcuno scopo di lucro


What if… Sin non avesse portato Tidus su Besaid?




Premessa
Tutto FFX dipende dall'incontro tra Tidus e Yuna. Se Yuna non avesse incontrato Tidus, non avrebbe mai pensato nemmeno lontanamente di andare contro i precetti di Yevon, e probabilmente alla fine sarebbe morta nel ricevere l'Invocacione Suprema... o no?
Come sempre, graditi commenti e critiche (crismontriforce, aspetto te! Mi piace quando noti cose che nessun altro nota! ^^) Dal canto mio, mi impegno a rispondere di volta in volta alle recensioni!




Capitolo-1-Auron

Zanarkand.
Era lì, davanti ai suoi occhi.
Una città maestosa, piena di vita nonostante l’ora tarda.
Lui la conosceva già… ma nel suo mondo era diversa.
Il Peccato generato da quella vita della città, da quel cuore pulsante di civiltà, aveva distrutto tutto.
Qui, invece, i grattacieli erano illuminati giorno e notte.
I cartelloni pubblicitari erano una festa di colori.
Cascate d’acqua vera scendevano dai grattacieli grazie alla tecnologia che gli abitanti avevano dominato come viva.
Sarebbe stata quella stessa tecnologia a distruggerla, certo.
Ma ora era viva.
Il porto era pieno di navi a più piani e di piccole barche attrezzate a villette.
Bussò ad una di queste, seguendo quelle indicazioni che Jecht gli aveva dato prima di morire.
Si ricompose il lungo cappotto rosso e cercò di nascondere il vistoso taglio che gli correva lungo l’occhio destro sciogliendo in parte il lungo codino.
Dopo poco, venne ad aprire una donna dall’espressione triste.
La moglie di Jecht, probabilmente.
Parlarono brevemente, poi la donna scoppiò a piangere e lui dovette sorreggerla e accompagnarla al divano.
Cercò di consolarla, per quanto poteva.
Intanto, da un angolo, un bambino li fissava.
Il ragazzo gli restituì lo sguardo.
–Conoscevi davvero mio padre?– chiese il bambino.
–Mi ha mandato lui. Non tornerà, ma non piangere. Ci sarò io– rispose incerto.
Il bambino sorrise.
Non era un sorriso tirato.
Era spontaneo, vero.
–Non piangerò. Io lo odio.
Stupito da quella affermazione, il ragazzo quasi non si accorse che il peso della donna tra le sue braccia diveniva più forte.
Era svenuta.
La sostenne per impedirle di cadere, poi la prese in braccio e la portò in camera, adagiandola sul letto.
Il bambino continuava a fissarli.
–Non sta bene, vero?– disse.
–No, cosa dici? È solo… stanca…
–Fa così da quando papà è scomparso. È triste perché lo ama. Io non vedevo l’ora che lui se ne andasse per restare solo con lei… ma così lei sta solo male.
Il ragazzo gli si avvicinò.
–Come ti chiami?– gli chiese.
–Tidus.
–Io sono Auron.
–Piacere– disse il bambino alzando le spalle.
–Sei strano.
–Anche tu.
Auron prese per mano il bambino e si fece condurre nella sua cameretta.
Rimase con lui per tutta la notte, osservando i numerosi pupazzetti di blitzer e la grande palla bianca e azzurra che il piccolo teneva accanto al letto.

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Capitolo 2
*** Il nuovo re del blitzball ***





Allora, secondo capitolo, sempre per te, riza hawkeye93, grazie di seguirmi sempre ^^
Niente da dire prima di inziare, tranne buona lettura e ci sentiamo per due righe alla fine ^^ Commentate, please!



Capitolo-2-Il nuovo re del blitzball

Dieci anni erano trascorsi.
Era sera, e le luci artificiali illuminavano la città come fosse stato giorno.
Il molo era una festa di luci che rendevano l’aria simile a quella mattutina.
In una delle barche che fungevano da villette, un ragazzo si svegliò improvvisamente richiamato dall’ennesimo squillo della sveglia.
Il suo nome era Tidus.
Aprì lentamente gli occhi assonnati solo per scoprire che…
Era in terribile ritardo.
Si alzò in fretta, si vestì e corse fuori, dove una piccola folla lo aspettava.
Fan.
–Eccolo, è lui!– gridarono correndogli incontro.
Bello essere famosi.
Ma non quando si è in ritardo…
Beh… in fondo erano tutti lì per lui.
Che male c’era a concedere loro un po’ di tempo?
Il ragazzo si fermò.
Parlò con dei bambini, che lo salutarono con la riverenza dei blitzer, e con delle ragazze rosse in viso per l’emozione.
Firmò autografi e fece promesse.
Si faceva bello.
Quello era il suo pubblico.
Quando ormai la partita era sul punto di iniziare, corse verso lo stadio.
Passò sotto un cartellone pubblicitario.
Non fece caso al tema, ma al testimonial.
Jecht.
Il grande Jecht.
Suo padre.
–Che hai da guardare?
Finalmente avrebbe potuto avere la sua rivincita, avrebbe potuto avere tutto quello che suo padre aveva quando lui era piccolo… ma lui non sarebbe mai diventato così borioso e pieno di sé, no, lui avrebbe rispettato gli altri, come suo padre non aveva mai fatto.
Un’altra folla, stavolta tutt’altro che piccola, lo assalì all’ingresso dello stadio.
Erano tutti lì per lui, per la nuova stella degli Zanarkand Abes.
Entrò nell’acqua per il riscaldamento, ad occhi chiusi, e un grande urlo della folla indicò che la sferopiscina veniva riempita.
Salì sul bordo, salutando i fan.
Finalmente.
La sua partita d’esordio.
Avrebbero tutti visto, finalmente, di cosa era capace.
Non sarebbe stato mai più “il figlio del grande Jecht”.
Sarebbe stato lui la stella!
I Duggles entrarono nella sferopiscina per primi, mentre lui e i suoi compagni si scambiavano il consueto saluto benaugurante.
Entrarono nella sferopiscina anche loro, mentre il pubblico urlava e li incitava.
La partita iniziò.
Il primo goal fu dei Duggles, ma Tidus saltò oltre la piscina calciando il pallone, pronto al suo tiro micidiale.
Nessuno, o quasi nessuno, era in grado di saltare oltre il limite sferico d’acqua, in alto, fino a vedere i grattacieli svettare verso il cielo.
Si preparò alla sferatiro, il suo colpo migliore.
La città era davanti ai suoi occhi.
Il pallone davanti ai suoi piedi…

Calciò la palla, rituffandosi nella piscina.
Il suo tiro era talmente veloce che nessuno riuscì a fermarlo, e la palla andò a infilarsi diretta nella rete avversaria.
Goal.
Il suo primo goal.
Il figlio del grande Jecht ora era qualcuno!
Sorrise alla folla, rivolgendo un segnale alle due ragazze sedute tra il pubblico che lo avevano fermato appena fuori casa sua.
Compì la riverenza verso gli avversari, mentre i suoi compagni di squadra lo festeggiavano.
La partita continuò, con gli Abes che segnavano altre due reti portandosi alla vittoria.
All’uscita dello stadio, Tidus fu portato in trionfo dalla folla insieme ai suoi compagni, che lo acclamavano come il nuovo re del blitzball.
“Questa vittoria è per te, mamma” pensò il ragazzo con uno sguardo al cielo oltre gli alti palazzi.
Una stella scintillò più delle altre.


Allora, piaciuto il capitolo? Beh, in effetti non è che sia successo ancora molto: solo il primo necessario cambiamento per rendere questa fic una What if, ovvero la mancata distruzione di Zanarkand (e Tidy che porta gli Abes alla vittoria, non dimentichiamolo! Forza, Abes! *sto sclerando* )
Al prossimo capitolo, che spero di pubblicare domani ^^

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Capitolo 3
*** Un luogo lontano nel tempo e nello spazio ***




Grazie a riza hawkeye93 e a Sparkling Kairi per i commenti (Sparkling Kairi, se ti piace KH ho scritto una fic su quel fandom, non so se ti interessa... massì, pubblicitààà! ^^), cercherò di non deludere le vostre aspettative! Allora, il capitolo che segue è brevissimo, e sempre atto soo ed unicamente a sottolineare le differenze dovute al mancato arrivo di Tidus su Spira... quasi quasi ne pubblico due insieme, perché mi sembra veramente misero uno solo... sì, farò così u_u Comunque, buona lettura a tutti e commentale, please XD!



Capitolo-3-Un luogo lontano nel tempo e nello spazio

Sabbia chiara e finissima copriva una piccola spiaggia circondata da una costa alta e rocciosa coperta di vegetazione.
Il sole batteva sul bagnasciuga.
L’acqua era cristallina.
Uno stretto sentiero che attraversava il bosco conduceva al villaggio, poche tende e un maestoso tempio.
Al suo interno, una ragazza saliva una lunga scalinata davanti agli occhi rispettosi degli abitanti del paesino.
Il suo nome era Yuna.
Una donna dallo sguardo maturo e orgoglioso e un uomo della tribù dei Ronso la accompagnavano.
La giovane sparì dietro l’ingresso che conduceva al Chiostro della Prova.
Un uomo con un bizzarro ciuffo rosso accomiatò la folla che era con lui, e da solo restò ad aspettare che i tre uscissero nuovamente.
Il sacerdote più anziano puliva un’alta e imponente statua che rappresentava l’ultimo Grande Invocatore, il padre della giovane che ora doveva superare l’esame per diventare a sua volta Invocatrice.
L’uomo col ciuffo rosso scosse la testa, poi si inginocchiò davanti alla statua e compì la riverenza yevonita, chiedendo che la ragazza non corresse pericoli.
A sera tarda tornò nella sua tenda.
Non rimise piede nel tempio per i due giorni successivi, che trascorse sulla spiaggia ad allenarsi coi suoi compagni di squadra in vista del torneo di Luka.

Il terzo giorno, tornando al villaggio, si chiese per la prima volta come mai Yuna non fosse ancora uscita.
Preoccupato, entrò nel tempio e chiese notizie.
Non entrò nel Chiostro.
Quella sera, quando ormai l’uomo stava per tornare nuovamente alla propria tenda, l’apprendista scese le scale accompagnata dai suoi due guardiani.
L’uomo l’accolse con un largo sorriso compiaciuto.
Il villaggio organizzò una festa in suo onore.
Il giorno dopo sarebbe partita per la prima tappa del suo lungo pellegrinaggio: Kilika.

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Capitolo 4
*** Sbrigati ***




Altro minicapitolo, eprciò pubblicato insmeme al precendente. Note alla fine



Capitolo-4-Sbrigati

Quando Tidus rincasò, quella sera, un uomo con un lungo cappotto rosso e una vistosa cicatrice sull’occhio destro lo accolse con un borbottio.
–Vinto?– chiese cupo.
Tidus rispose con un sorriso e si chiuse felice in camera sua.
L’uomo sedette al basso tavolo della camera da pranzo.
No, non sapeva assolutamente come trattare con un ragazzino.
Aveva promesso a suo padre che ne avrebbe avuto cura… ma da quando era morta la madre, il ragazzo era sfuggito al suo controllo.
Si alzò e uscì sul pontile.
L’aria era fresca.
Un vento leggero gli agitò i corti capelli, sollevandogli appena l’orlo del pesante cappotto, lo stesso di dieci anni prima: lo portava come un portafortuna.
–Sarebbe ora– disse alla notte, –che venissi. Non posso più…
Si fermò, abbassando lo sguardo.
–Questo non è il mio mondo. Sono passati dieci anni: è ora che mi riporti a casa, non credi?
Si fermò di nuovo, poi proruppe in una risata che fece volare via spaventati i gabbiani appollaiati sugli ormeggi delle barche.
–Non lo abbandonerò– disse infine scuotendo la testa. –Ma… Sarebbe ora che venissi. Sono passati i dieci anni, no? Se vuoi che lui ti fermi…
Stavolta si fermò col respiro mozzo.
–Beh, sbrigati– concluse brusco rientrando in casa.




Allora, niente è successo, per ora (NdPubblico: e che palle, per quanto ancora dovrai dirlo? Lo vediamo da noi che 'sti capitoli sono inutili! Piantala e arriva al sodo!) L'importanza di questo capitolo sta nel fatto che Auron attende che Sin lo riporti a casetta sua, su Spira (cfr prime scene di FFX Auron che si gira verso Sin e lui gli parla - ma lo sente solo lui - e gli dice "Sei sicuro?" perché jecht vuole che sia Tidy a ucciderlo ed è per questo che lo porta su Spira). Spero di non aver sbagliato nulla. In caso contrario... PIETA'! ^^ Beh, come sempre attendo i vostri commenti! THANX ^^

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Capitolo 5
*** Kilika ***




Allora, grazie a riza hawkeye93 e a kristin per le recensioni, ed ora ... *rullo di tamburi* ... ecco a voi il nuovo capitolo! Ho deciso che ne pubblicherò sempre due per volta, perché uno mi sembra troppo misero u_u
Comunque, in questo capitolo ancora Yuna. Buona lettura, e comentateeeee!!!




Capitolo-5-Kilika

La nave salpò di buon’ora, portando con sé l’Invocatrice e i suoi guardiani, tra cui l’uomo col ciuffo rosso, che in quel momento parlava con la sua squadra, partita con loro.
–Dopo il torneo– disse tagliente la donna che aveva accompagnato Yuna nel Chiostro –abbandonerai il blitzball e ti dedicherai al tuo dovere di guardiano.
I suoi occhi luccicavano, colmi d’ira, eppure la sua voce era calma, per quanto sferzante.
–Lo so, Lu’…
–Non chiamarmi così– lo interruppe la donna con la voce tremante.
–Lulu– mormorò l’uomo scuotendo la testa, poi tornò a rivolgere la sua attenzione ai compagni di squadra.
Yuna era accanto all’uomo Ronso, in silenzio, come lui.
Nel tardo pomeriggio, un marinai gridò –Sin!– mettendo tutti in allerta.
Un mostro emerse dall’acqua profonda.
Nuotando a folle velocità verso la nave, cercò dapprima di farla rovesciare, e poi di tagliarla a metà con la sua pinna.
L’Invocatrice chiamò l’aiuto della creatura che aveva ricevuto nel Naos del tempio, e grazie a lei e ai suoi guardiani, il mostro lasciò la nave…
E si diresse a Kilika.
Quando attraccarono, la città era ormai ridotta ad un cumulo di macerie e relitti galleggianti.
Gli abitanti del villaggio accolsero l’Invocatrice pregandola di trapassare le anime di loro cari.
Yuna acconsentì sorridendo, con quel sorriso gentile che rivolgeva a tutti.
Era il suo primo Rito del Trapasso.
Avanzò incerta sulle acque del Porto, sospesa in qualche modo su di esse.
I corpi degli abitanti caduti durante l’attacco di Sin erano sotto di lei.
Agitò la sua asta sull’acqua e iniziò a danzare, mentre le anime dei morti le fluttuavano intorno trasformandosi in lunioli.
Quando ebbe finito, tornò a terra.
–L’ho fatto bene?– chiese sorridendo a Lulu.
–Sì. Solo la prossima volta non piangere.
Yuna sorrise di nuovo.
Sorrideva sempre.
Doveva farlo.
Era un’Invocatrice, doveva portare la speranza.
Doveva sorridere.
Il giorno seguente il piccolo gruppo raggiunse il tempio di Kilika, dove affrontò senza troppe difficoltà una dalle scaglie di Sin rimaste.
Al tempio, incontrarono un’altra Invocatrice col suo guardiano, e Yuna ricevette il suo secondo Eone.



D'accordo, era un po' misero e veloce... ma notate la differenza, ora che non c'è Tidy?

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Capitolo 6
*** Sogni ***




Secondo capitolo della coppia di oggi. Sì, mi sa che è meglio pubblicarne due per volta u_u ... beh, recensite, mi raccomando! ^^



Capitolo-6-Sogni

Quella notte, Yuna pensò a lungo all’Invocatrice incontrata al tempio.
Aveva lo sguardo fiero e altezzoso ed era accompagnata da un unico guardiano.
Lei ne aveva tre, i suoi migliori amici, che sentiva come fratelli maggiori…
Ma quella donna, Dona, portava con sé l’uomo che amava.
Lei non avrebbe mai potuto amare qualcuno.
Il destino di Invocatrice glielo impediva.
Per la prima volta da quando aveva sette anni non si sentì più sicura di fare la cosa giusta: era giusto che fosse diventata Invocatrice?
Immaginò una vita alternativa, in cui conosceva un ragazzo che la amava con tutto se stesso, con cui si sposava.
Immaginò una casetta nel centro di Bevelle, la città in cui era vissuta prima della morte di suo padre, piena delle risate dei loro figli.
Si rigirò con questo pensiero, mentre una lacrima le rigava il viso e ricadeva sul cuscino.
Si avvolse nelle coperte, immaginando l’abbraccio caldo di quel ragazzo che non avrebbe mai conosciuto.
Quella notte sognò di incontrare un ragazzo biondo, vestito in modo strano, che la baciava tra i lunioli e i cristalli di un luogo che non aveva mai visto e che la salvava dall’Invocazione Suprema, ma il giorno dopo non ricordava nulla.
Si preparò in fretta e raggiunse i suoi guardiani, pronta a partire di nuovo.
La tappa successiva era Luka.

Quando si svegliò, Tidus non trovò Auron già sveglio ad aspettarlo.
Strano: di solito era già pronto e si esercitava con la spada.
Era l’unica persona che avesse mai conosciuto a portare una spada.
A cosa gli serviva?
Svuotando la testa come per dirsi che non erano affari suoi, si vestì e uscì.
Di nuovo trovò gente ad attenderlo.
Più del giorno prima.
Firmò ancora autografi, poi si diresse allo stadio per l’allenamento.
La ragazza a cui aveva dedicato il suo primo goal durante la partita della sera prima sedeva sugli spalti e arrossì vedendolo.
Lui le sorrise, forte della sua popolarità, mentre la ragazza diventava ancora più rossa.
Immaginò di chiederle di uscire, magari di passare con lei la giornata… e la nottata, ma si limitò a terminare tranquillamente l’allenamento e tornò a casa.
Mangiò e passò l’intera giornata a firmare autografi, continuando a immaginare notti folli con le sue fan.
Quando rincasò, a notte inoltrata, Auron ancora non si vedeva.
Dicendo a se stesso di non preoccuparsi, che in fondo era un adulto e sapeva badare a se stesso, andò a dormire prima del solito.
Quando si addormentò, quella notte, sognò posti che non aveva mai visto, una fonte incantata e una ragazza con lui, una ragazza che non aveva mai visto e che certamente non era di Zanarkand, dati gli strani abiti.
Quando si svegliò, il mattino seguente, non ricordava più nulla, e si recò come ogni mattina agli allenamenti.



Ho deciso che non potevo non far incontrare almeno una volta Tidus e Yuna! Ma come fare se il tema della fic era "e se non si fossero mai incontrati"? Semplice: sogni ... e poi è così romantico, l'uno destinato all'altro ma il destino non si compie... *_*
Vabbè, spero tanto che vi sia piaciuto! Aspetto come sempre i vostri commenti... e pregate che io non venga interrogata domai in filosofia, perché non ho intenzione di studiare, oggi voglio solo pubblicare fic e girare per i forum > < !



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Capitolo 7
*** Ti aspetto ***


Anche oggi due bei capitoletti tutti per voi! Ringrazio ancora tantotantotanto rixa hawkeye93 e kristin per le recensioni. E' vero, è troppo triste che Tidy e Yunie non si incontrino... *sniff* ... ma chissà, qualcosa potrebbe accadere nel futuro della fic... ho detto troppo > < !
Vi rimando alla fine del cap per due noticine. Buona lettura!




Capitolo-7-Ti aspetto

Auron non tornò per tutta la giornata.
Per la prima volta, Tidus sentì la mancanza di qualcuno che non era sua madre.
Aveva paura che non tornasse più, come suo padre… Solo che mentre aveva desiderato la morte di Jecht temeva quella di Auron, che per lui era stato un padre… come non lo era mai stato il suo.
Non dormì, o se lo fece fu per pochi minuti, in cui sognava mostri giganti che distruggevano la sua città e portavano via Auron in un lampo di luce.
Aspettò tutta la notte.
Al confine di Zanarkand, quello che separava la città dal territorio inesplorato e minaccioso delle montagne, un uomo con un lungo cappotto rosso combatteva contro il freddo polare che attanagliava la regione.
Non aveva idea di cosa avrebbe trovato al di là del confine.
La Zanarkand del suo mondo terminava con un alto monte innevato patria dei Ronso, e la storia e le leggende raccontavano che in passato da lì passasse il fronte di combattimento della guerra delle macchine con Bevelle.
Questa Zanarkand, invece, era diversa.
Non c’era nessuna guerra, non si conosceva nemmeno l’esistenza di una città di nome Bevelle o di una tribù Ronso.
Avanzò fino a trovarsi di fronte ad un muro di nebbia.
Il confine del sogno.
Al di là, qualunque cosa ci fosse doveva essere parte del suo mondo, la sua Spira.
–Perché non vieni? Ti avevo promesso che mi sarei occupato di lui, e l’ho fatto. Ma mi avevi anche detto che volevi che fosse lui a liberarti… e se non vieni… se non lo porti su Spira… e non riporti anche me… come posso mantenere la mia parola?– chiese alla nebbia. –Dove sei?– gridò.
La sua voce echeggiò tra la nebbia, ma non vi fu la risposta che lui aveva sperato di ricevere.
–È cresciuto tanto, sai? Ed è anche diventato un campione di blitz, quello stupido gioco… ha seguito le tue orme, dopotutto.
La nebbia tremò appena.
Un vento freddo giunse a lui.
–Ti aspetto– disse voltandosi e tornando in città.



Allora, ecco due belle cose: un bell'Auron umano (mi piaceva scrivere del lato umano di Auron: solo lontano da casa, e per di più non-trapassato e costretto a badare ad un ragazzino, Auron si sta giustamente rompendo le palle e chiede a quel gran furbone di Jecht che gli ha strappato 'sta promessa di darsi una mossa! XD) e un bel Tidy preoccupato per questo surrogato di figura paterna che per lui è molto di più di ciò che è stato Jecht (eheh, volevi andartene di casa e pretendevi pure che Tidy non preferisse un altro? Troppo comodo u_u)
Recensite, please! ^^

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Capitolo 8
*** Il pellegrinaggio prosegue ***


Capitolo-8-Il pellegrinaggio prosegue

D'accordo, è vero, potevo impegnarmi di più nella scelta del titolo, ma più che altro questo è (ancora una volta -.-) un capitolo di passaggio, che sottolinea semplicemente come l’assenza di Tidus e Auron provochi parecchi cambiamenti. Buona lettura e recensite, please! ^^ (E a domani per i prox due capitoli)




Yuna e i suoi guardiani lasciarono Kilika di mattina presto.
Giunti a Luka, il guardiano col ciuffo rosso scese a terra con la sua squadra, e con loro sfilò verso lo stadio insieme alle altre squadre.
Lulu scosse la testa seguendoli con gli occhi.
Insieme alla loro, attraccò anche la nave del Maestro yevonita Mika, accompagnato dal giovane Maestro Seymour, leader della tribù Guado.
–Noi cosa facciamo, intanto?– chiese Yuna sorridendo ai suoi guardiani.
–Niente. C’è troppa confusione, e potrebbe succedere qualunque cosa– rispose Lulu.
–Che facciamo, allora?– ripeté Yuna.
–Aspettiamo che Wakka perda e ce ne andiamo.
–Perché sei così convinta che perderà?
–Perché è così.
Wakka e la sua quadra furono eliminati alle qualificazioni, come tutti gli anni.
–Dai, non fa niente! Vi rifarete l’anno prossimo!– lo consolò Yuna negli spogliatoi.
–Già– rispose Wakka abbattuto, poi incrociò lo sguardo fulminante di Lulu e si affrettò ad aggiungere –ma i ragazzi vinceranno senza di me: scusa per il ritardo, Yuna, ma dovevo mantenere una promessa. D’ora in poi sarò tuo guardiano a tempo pieno.
–Beh, allora… Bentornato, Sir Wakka– sorrise la ragazza.
Lulu scosse ancora la testa.
–Dobbiamo sbrigarci ad attraversare la Via Mihen. Dobbiamo arrivare al tempio di Djose prima di sera, o saremo preda facile dei mostri– disse.
–Mi sarebbe piaciuto vedere il Maestro Mika… e magari conoscere il nuovo leader dei Guado…– protestò Yuna.
–Lungo le tre Vie non ci sono posti sicuri dove fermarci. Dobbiamo arrivare per forza al tempio prima di sera– spiegò Lulu.
Yuna abbassò lo sguardo.
Annuì.
–Hai ragione– Andiamo!– esclamò rianimandosi.
Invocatrice e guardiani attraversarono senza problemi la Via Mihen.
All’ingresso della Via Microrocciosa, rincontrarono Dona, l’Invocatrice che avevano conosciuto a Kilika, che discuteva con alcuni miliziani.
–Sono un’Invocatrice! Osi intralciare il mio pellegrinaggio?– stava dicendo.
–Mi dispiace, Lady Dona, ma abbiamo ordine di non far passare nessuno finché l’Operazione non sarà conclusa.
–Ma è inaudito!
–È troppo pericoloso, Lady Dona. Mi dispiace.
Dona e il suo guardiano si allontanarono furiosi, cercando una strada per eludere la sorveglianza.
Yuna e i suoi guardiani non cercarono di passare, rimanendo semplicemente ad aspettare.
Videro Seymour Guado, che impartiva ordini, e sentirono parlare di macchine e di Albhed.
–Albhed!– esclamò indignato Wakka. –Un maestro non dovrebbe approvare certe cose! Le macchine proibite ci hanno portato Sin!
Lulu si allontanò dai suoi compagni.
Yuna la vide poggiarsi ad un albero e piangere in silenzio.
Non la raggiunse, sapendo quanto poco piacesse alla guardiana essere vista nei suoi rari momenti di debolezza.
Yuna attese pazientemente coi suoi tre guardiani la fine dell’Operazione, senza nemmeno tentare di passare: se Dona era stata fermata perché a lei sarebbe dovuta andare diversamente?
L’Operazione fu lunghissima.
Verso sera, uno stridio acuto annunciò l’arrivo di Sin.
Una lacrima scivolò solitaria sulla guancia della giovane Invocatrice, mentre immaginava cosa sarebbe successo.
A sera tarda, Yuna sentì il richiamo di anime pronte al Trapasso, e la lacrima solitaria fu raggiunta da un fiume di lacrime di dolore.
Scoppiò a piangere e pianse a lungo, consolata dai suoi guardiani, tormentata dal richiamo di quelle anime in pena, morte ancora a causa di Sin.
I lunioli colorati salivano verso il cielo, trapassati dal leader dei Guado.
Era ormai notte, quando la strada fu riaperta e Yuna e i suoi compagni poterono riprendere il pellegrinaggio.
La Via Microrocciosa e la Via Djose erano solitarie, e le ombre minacciose della montagna rendevano il silenzio raccapricciante, ma, come aveva detto Lulu a Luka, non c’era modo di accamparsi per la notte.
Stanchi e spaventati, raggiunsero il tempio di Djose a metà mattina.
L’Invocatrice pregò l’Intercessore di donarle un altro Eone, e per quanto l’attesa fu lunga riuscì ad ottenerlo.
Lasciò il Naos stremata, e svenne tra le forti braccia del suo guardiano Ronso.
Dormì a lungo.
Quando si fu svegliata, si diresse coi suoi compagni verso il Fluvilunio.

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Capitolo 9
*** Verità ***




Nuovo capitolo per voi! E da qui la storia comincia a progredire, eheh ^^
Commentate, gente, commentate! ^^




Capitolo-9-Verità

Auron tornò a casa solo due giorni dopo.
Giorni in cui Tidus non si era mosso di casa, aspettando il suo ritorno.
Non era andato agli allenamenti, aveva mangiato poco e non aveva praticamente dormito.
Quando sentì la porta aprirsi, si alzò di scatto chiamando Auron.
–Sei tornato!– gridò correndo verso di lui.
Auron lo guardò sollevando un sopracciglio.
–Dove sei stato? Perché non tornavi? Non mi hai detto niente e…
Auron gli batté una mano sulla spalla, sfilandosi il lungo cappotto.
–Eri preoccupato?– gli chiese.
Tidus arrossì.
–Sì…
Auron sorrise.
–Non preoccuparti più: so badare a me stesso.
Si chiuse in camera, mentre Tidus rimaneva in piedi, felice che Auron fosse tornato, ma ancora scosso per la sua lunga assenza.
Auron, in camera sua, si affacciò all’oblò-finesta che dava sul mare.
Da lì si era allontanato Jecht per poi non tornare più.
Lui sapeva cos’era successo.
Jecht era finito nel suo mondo Spira, e…
Scosse la testa.
Sentì chiudersi la porta della camera di Tidus e borbottò, sempre rivolto al cielo –Non ce la farà. È solo un ragazzino. E qui non ha mai visto nulla di tutto ciò che è Spira… Non sa combattere, non conosce cosa sia veramente il pericolo, non sa cosa significa rischiare la vita… non ce la farà, Jecht. Non può farcela…
–Jecht?!– esclamò Tidus entrando di scatto in camera. –Parlavi con lui? Con mio padre?– chiese in fretta.
–Origliavi?– rispose Auron trasalendo, non aspettandosi che il ragazzo fosse fuori dalla sua porta.
–Rispondi. Che c’entra mio padre?
Auron abbassò lo sguardo.
Forse era un bene che lo avesse scoperto.
Sarebbe stato tutto più semplice.
–Siediti.
Il ragazzo sedette sul letto tremando, mentre Auron lo fissava negli occhi, spalle alla finestra.
–Dieci anni fa, tuo padre scomparve…
Auron parlò a lungo, raccontando gli eventi di dieci anni prima.
Tidus non riusciva a crederci.

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Capitolo 10
*** L'attacco Albhed ***




Ecco! Ci siamo! Sono particolarmente fiera di come questa scena sia diversa dal gioco, sìsì, doveva esserlo, data la mancanza di Tidy u_u
Beh, aspetto i vostri commenti! Buona lettura! ^^




Capitolo-10-L’attacco Albhed

Lo shoopuf nuotava velocemente attraverso il fiume illuminato dai lunioli.
Wakka borbottava tra sé guardando le rovine sommerse dell’antica città che sorgeva sulle sponde del Fluvilunio prima della venuta di Sin.
Lulu era tranquilla, e si esercitava sottovoce richiamando le magie nella sua mano.
Kimahri aveva lo sguardo perso nel vuoto, concentrato come sempre sui suoi segreti pensieri.
Yuna li osservava, in silenzio, pregando Yevon di aiutarla a portare a termine il suo pellegrinaggio.
Improvvisamente l’imbarcazione ondeggiò.
L’Hypello alla guida fermò lo shoopuf, guardandosi intorno, poi un’improvvisa massa d’acqua si sollevò e un braccio meccanico circondò la vita sottile dell’invocatrice trascinandola in acqua.
–Yuna!– gridarono i tre guardiani.
Wakka si gettò dietro di lei, tuffandosi dall’imbarcazione, mentre Lulu si sporgeva per cercare di vedere.
–Devo seguirlo!– esclamò sollevandosi dal bordo.
Kimahri la fermò scuotendo la testa.
–Ma Yuna…
–Wakka combatte. Lulu aspetta.
–Wakka non ce la farà mai! È… Da solo è troppo per lui!
–Lulu deve imparare fidarsi dei compagni.
Lulu abbassò lo sguardo, tornando a sedere, angosciata dall’attesa.
Intanto, sott’acqua, Wakka combatteva contro il mostro meccanico che teneva imprigionata Yuna.
Lo colpì più volte col suo pallone da blitzball, riuscì perfino a richiamare una magia del tuono, ma la macchina lo colpì violentemente allontanandolo sul fondo, poi scomparve, navigando lungo la corrente del fiume.
Wakka cercò di seguirlo a nuoto, ma i polmoni presero a bruciargli e fu costretto a salire in superficie.
Aveva fallito.
Uno schifoso Albhed aveva rapito la sua Invocatrice, la sua amica, la sua sorellina…
Aveva fallito in tutto.
Suo fratello non lo avrebbe mai fatto.
Colpì furioso l’acqua con la mano, poi tornò a nuoto verso l’imbarcazione.
–Dov’è Yuna?!– gridò Lulu allarmata.
–Ce l’ha quell’Albhed– rispose Wakka cupo issandosi sulla barca.
–Cosa?!– gridò la donna.
–Probabilmente l’avranno portata nel loro covo.
–E come ci andiamo?!
Lulu stava perdendo la calma.
E non come faceva di solito, arrabbiata per qualcosa.
Era preoccupata.
Spaventosamente preoccupata.
–Calmati. Da Macalania si accede direttamente all’isola…
–Ci vorranno giorni per arrivare a Macalania!– gridò Lulu.
Lo shoopuf si agitò spaventato.
L’Hypello lo calmò, poi traghettò il gruppo a riva.
–Lulu calma– disse Kimahri. –Yuna bene. Noi andiamo Bikanel.
Lulu respirò a fondo per calmarsi.
Tremava.
–D’accordo– disse cercando di controllarsi. –Andiamo a Bikanel.
Si volse verso Guadosalam e iniziò a camminare in fretta.
–È tutta colpa tua– borbottò col respiro spezzato rivolta a Wakka, ma nessuno la udì.
–Andiamo– disse tristemente Wakka seguendo la donna.
Yuna era in pericolo.
Lui avrebbe dovuto salvarla.
E non ci era riuscito.
Così come non era riuscito a salvare suo fratello.
O a vincere a quello stupido gioco…
Kimahri osservò i due compagni allontanarsi verso Guadosalam.
Scosse la testa, poi li raggiunse.

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Capitolo 11
*** Rivelazioni ***




Dai, che stavolta il capitolo è più lungo del solito! Cosa succederà mai? XD Commentate, pleaseeeee!!! (e sempre grazie a riza hawkeye93, che mi segue sempre! Grazieeee!!! ^^)



Capitolo-11-Rivelazioni

–Mi stai dicendo– iniziò Tidus cercando di controllare le emozioni discordanti che gli rimbombavano nella testa, –che dieci anni fa mio padre si è trovato in una specie di… altro mondo… che poi sarebbe il posto dai cui tu vieni… e che in quel posto si parla di Zanarkand come se fosse stata distrutta da mille anni da un mostro chiamato Peccato?– concluse completamente scettico.
Auron annuì.
Tidus si alzò e prese a camminare per la stanza.
Non era da Auron dire cose così assurde.
Ma non stava scherzando.
Auron non scherzava mai.
Ma come credergli?
–E per sconfiggere quel mostro, il Peccato, Sin… tu sei partito con un Invocatore e mio padre… e che ora mio padre è diventato Sin?
Auron annuì di nuovo.
–Come ti aspetti che ti creda?
–Non lo so. Ma neanche io credevo che Zanarkand esistesse, da qualche parte. Credevo che Jecht fosse… non so… sotto l’effetto delle tossine di Sin…
–Tossine? Auron, ti rendi conto di cosa mi stai dicendo? È… assurdo!
–Puoi crederci o no. Ma è la verità.
Tidus gli si fermò di fronte.
–E… cosa dovrei fare?
–Jecht continuerà a distruggere vite e intere città, perché ora lui è Sin. E vuole che tu lo fermi…
–Come, se non so nemmeno cosa sia questo Sin? Non l’ho mai visto o…
–Lui dovrebbe portarti su Spira… Mi rendo conto che ti possa sembrare strano…– disse quando Tidus alzò gli occhi al cielo e riprese a camminare per la stanza, ma il ragazzo lo interruppe.
–Strano?! Strano è quando succede qualcosa di inaspettato… non quando ogni logica viene stravolta! Mi stai parlando di una specie di… dimensione parallela?! Auron non rispose, ma sostenne lo sguardo del ragazzo.
–E quando dovrebbe venire a portarmi su Spira?
–In teoria sarebbe dovuto già venire: sono passati i dieci anni.
Tidus rimase in silenzio.
Certo, poteva anche essere successo… in fondo, Auron era comparso dal nulla raccontando che Jecht era morto… quando nessuno lo poteva sapere…
Ma la storia di Sin, dell’Invocatore… era impossibile credere a tante cose assurde tutte insieme.
–E se non viene… Cioè, non è ancora venuto… magari…
–In teoria ci sarebbe un altro modo per andare su Spira…
–E allora che aspetti?– esclamò saltando in piedi..
Auron lo osservò.
–Come mai tanta fretta? Non avevi detto che non mi credevi?
–Non ti credo, infatti. Aspetto che mi dimostri che quanto che mi hai detto è vero.
–Sei sicuro?
–Avanti, parla: come ci si arriva su Spira?
–Prima ti dovresti addestrare al combattimento… su Spira le regioni sono pullulate di mostri pericolosissimi.
Tidus roteò gli occhi.
–Sì, certo… D’accordo… E cosa dovrei fare?
Auron si abbassò sotto il letto e ne spuntò con una spada stranissima in mano.
–Che è?– chiese Tidus.
–La spada di tuo padre.
–Mio padre aveva una spada?
–La ebbe su Spira. Gliela regalò Braska.
–L’Invocatore?
–Sì.
–E cosa ci dovrei fare?– chiese prendendo la spada in pungo.
Pesava più di quanto si aspettasse.
–Vieni– disse Auron, e lo guidò fuori, sull’ampio ponte della barca-villetta, al riparo da sguardi indiscreti.
–Difenditi– disse Auron attaccando.
Tidus alzò la spada appena in tempo a parare il colpo di Auron.
–Ehi, ma che fai? Io non sono capace! Una…
Era assurda, l’intera storia, ma era curioso…
E forse, in fondo, sperava che suo padre non fosse morto… in qualche modo.
Scacciò il pensiero e si concentrò sul combattimento.
Auron faceva sul serio.
Si allenarono fino a sera, poi Tidus chiese di fermarsi.
Aveva il fiato corto ed era pieno di lividi.
Almeno, Auron si era limitato a colpirlo col piatto della spada, in modo da non farlo a pezzi!
Comunque, Tidus non gli credeva.
Rientrò in casa e si buttò sfinito sul divano.
Auron era tranquillo.
Non affannava, non era sudato, non era scosso, non era stanco.
Si avvicinò all’angolo cottura della villetta e cominciò a preparare la cena cantando una musica che, Tidus lo ricordava, era la canzone preferita di Jecht.
–Questa canzone esisteva anche su Spira?– chiese affannando, più per prenderlo in giro sulla storia assurda che gli aveva raccontato che per effettiva curiosità.
–Sì, è un Inno degli Intercessori.
–Inutile dire che non ho minimamente idea di cosa sia un Intercessore.
Auron sorrise.
–Sono le anime delle prime vittime di Sin, racchiuse nella pietra. Gli Invocatori li pregano e loro donano gli Eoni.
Tidus aspettò che spiegasse cosa fosse un Eone.
–Gli Eoni sono delle creature che gli Invocatori possono chiamare per combattere. Alla fine del loro pellegrinaggio, ne ottengono uno che si chiama Eone Supremo, che serve a sconfiggere Sin e a portare il Bonacciale, un periodo di pace di dieci anni. Per richiamare l’Eone Supremo, l’Invocatore muore insieme al suo guardiano. Jecht è diventato l’Eone Supremo di Braska, perciò è diventato Sin. Sin si impossessa dell’Eone Supremo per rinascere dopo dieci anni.
–Che idiozia! Chi è il pazzo che vorrebbe morire insieme ad un altro per portare solo dieci anni di pace?
–Nessun Invocatore sa che anche il proprio guardiano deve morire.
–È stupido lo stesso morire per dare…
–Dieci anni sono comunque meglio che niente. Dieci anni in cui non devi preoccuparti che Sin possa venire ad ucciderti…
Auron parlò a lungo, con malinconia, con nostalgia, comunque con tristezza.
Tidus cercò di fargli cambiare argomento, di portare il discorso su qualcosa di meno deprimente.
–E… questo Sin… Com’è comparso? Cioè, così, improvvisamente…
–Il credo di Spira racconta che Sin è la punizione peri peccati di Zanarkand: le macchine, la tecnologia…
Tidus scoppiò a ridere.
–Dai, è assurdo! Perché la tecnologia dovrebbe essere un peccato? Come si fa senza?
–Su Spira la tecnologia è stata bandita. Chi la usa è ritenuto un traditore, il responsabile dei ritorni di Sin. Nessuno sa che in realtà è l’invocazione Suprema a farlo tornare, perché gli unici a saperlo sono l’Invocatore che completa il pellegrinaggio e i suoi guardiani, che vengono minacciati perché tacciano. Comunque, la storia della tecnologia è una grande stupidaggine, hai ragione, ma la gente ha bisogno di credere in qualcosa, di sperare che l’orrore prima o poi finirà, anche se in fondo nessuno crede veramente che non usando le macchine Sin sparisca… tranne forse i più ignoranti, e i bambini, naturalmente.
Tidus tacque.
Se Spira esisteva, era un luogo spaventoso, popolato di paure e false speranze, illusioni per sopravvivere ad un ciclo di morte che tornava ogni dieci anni e colpiva senza pietà.

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Capitolo 12
*** Il deserto di Bikanel ***




Un altro capitolo lungo? E che è successo? Dov'è più la mia sintesi estrema che mi fa odiare dalla proffa prolissa di filosofia? XD
E vabbè, scleri a parte, qui torniamo a Yunie, che, se ricordate, era stata rapita... Ma non è meraviglioso come tutto cambi senza Tidy? *_*




Capitolo-12-Il deserto di Bikanel

Quando aprì gli occhi, Yuna si ritrovò sul ponte di una nave.
Una nave con un motore meccanico.
Spaventata si alzò a sedere.
Aveva i capelli bagnati e i vestiti fradici.
Un soffio di vento la fece gelare.
Si strinse la mani sulle spalle tentando di scaldarsi.
–Ce à cjakmeydy– disse qualcuno sopra di lei.
Sobbalzò.
–Leyu!– le disse un uomo con una tuta di pelle marrone e occhialini rotondi.
–Lucè my cbyjahde– lo rimproverò con aria di comando una ragazza.
Doveva essere più piccola di lei.
La tuta rossa, gli occhialini e la sciarpa sulla bocca la rendevano irriconoscibile.
Un ciuffo biondo le spuntava da un cappuccio della stessa pelle della tuta.
–Ciao– la salutò.
Yuna non rispose.
–Di– disse rivolta al tipo con la tuta marrone, –bundy tamma lubanda: cdy kamyhtu.
L’uomo sia allontanò.
–Non avere paura– disse la ragazzina tornando a rivolgersi a lei. –Non ti succederà nulla. Cerchiamo solo di proteggerti. Io sono Rikku.
Yuna non rispose.
–Eddai! Cosa devo fare perché ti fidi?
In quel momento, l’uomo con la tuta marrone tornò con delle coperte.
Un uomo con una lucida testa pelata e una tuta di pelle gialla lo seguiva.
–Rikku, lusa…– iniziò, poi si bloccò vedendo la ragazza infreddolita a terra. –Huh à buccepema…– mormorò. –Yuna?– chiese.
Yuna fu stupita che la conoscesse.
–Sì, sei tu, Yuna! La figlia di mia sorella!
Yuna sobbalzò.
–Cosa…– disse parlando per la prima volta da quando si era svegliata sulla nave.
–La piccola Yuna! Rikku, possibile che non al riconosci? È identica a tua zia!
–E chi l’ha mai vista, la zia!
L’uomo la guardò interrogativo per un po’.
–Ah, già. Era già andata a Bevelle… Vabbè… Forza, Yuna, vieni dentro, qui rischi di congelare!
E così dicendo, l’uomo la sollevò dolcemente e la guidò in coperta.
–Lra à cillaccu?– chiese l’uomo con la tuta marrone, ancora con le coperte in braccio.
Rikku scosse la testa, poi raggiunse il padre e la cugina.
–Quindi, lei sarebbe la mia cuginetta?– chiese Rikku entrando nella cabina.
Yuna sedeva su una sedia di legno, accanto alla scrivania dell’uomo.
Si stringeva addosso una delle coperte che un attimo prima aveva il ragazzo con la tuta marrone.
Rikku si chiese come le avesse lei, ora.
–Esattamente– rispose il padre. –Lusa sye à xie?– chiese poi.
–Pyr…
–Perché parlate così? È qualcosa che non devo sapere?
–Ehm… Papi mi ha chiesto perché sei qui.
–E perché sono qui?– ripeté Yuna.
–Beh… Noi cerchiamo di impedire che gli invocatori muoiano per la storia di Sin è una grande idiozia, perciò…
–Cosa? Sei un’invocatrice? Col cavolo! Tu non invochi proprio un bel niente! Puoi anche sognartelo di ammazzarti contro quel coso! Mia nipote non morirà per un credo cretino!– strillò l’uomo.
Yuna abbassò lo sguardo.
In silenzio e senza farsi rivedere, compì una piccola riverenza, chiedendo perdono a Yevon.
Un urlo da fuori indicò che c’erano problemi.
–Tu resta con lei. Io vado a vedere che succede!– ordinò l’uomo alla figlia.
E così le due ragazze rimasero sole.
–Così…– iniziò Rikku. –Saremmo cugine.
–Già…
Rimasero per un po’ in silenzio.
–Quello è tuo padre, mi sembra di capire, giusto? Cid?
–Come fai a sapere come si chiama?– chiese la ragazzina alzando un sopracciglio.
Yuna sorrise.
–Mio padre mi disse che semmai fosse successo qualcosa avrei potuto contare sempre su di lui, anche se non aveva mai visto di buon occhio il suo matrimonio con mia madre.
–Già. A quanto ne so tuo padre era uno yevonita… o almeno, divenne un invocatore.
–Già– rispose la ragazza abbassando lo sguardo.
–Perché anche tu sei diventata invocatrice?– chiese ancora Rikku.
–Perché è giusto– rispose semplicemente Yuna.
Rikku la guardò scettica, ma non disse nulla.
–Vado a vedere che succede. Se ti serve qualcosa chiamami.
–Aspetta.
–Sì?
–Io non parlo Albhed…
–“Rikku” non è Albhed. È solo il mio nome, no?
–Sì…
Rikku lasciò la cabina.
Yuna scosse la testa.
Non sapeva perché avesse detto a Rikku di non parlare Albhed.
La sua risposta era stata ovvia…
Ma non era quello che Yuna intendeva.
Voleva soltanto che Rikku rimanesse un po’ con lei.
Compì la riverenza, stavolta senza nascondersi, e pregò Yevon di proteggerla anche se era un’Albhed.
Poco dopo, un ragazzo con una strana cresta bionda e una salopette grigia le portò un vassoio colmo di cibo.
Fece per uscire, ma Yuna lo bloccò.
–Dov’è Rikku?– chiese.
Il ragazzo non le rispose, probabilmente non capendo.
–Rikku– ripetè Yuna.
–Rikku. Rikku huh biù jahena– rispose. Poi uscì.
Yuna mangiò in fretta, poi decise di cercare da sola Rikku.
Aprì con circospezione la porta della cabina in cui si trovava e iniziò a vagare per la nave, stretta nella calda coperta.
Giunta sul ponte principale, quello su cui aveva ripreso conoscenza e aveva incontrato Rikku e gli altri.
Una terra si avvicinava lungo la rotta.
Yuna si avvicinò al parapetto e si sperse per vedere meglio.
L’isola, più grande della piccola Besaid, si presentava del chiaro colore della sabbia.
Yuna sapeva perché.
Era un deserto.
L’unico deserto di Spira.
Il deserto di Bikanel.
Era lì che si trovava il covo Albhed.
Ed era lì che stavano andando.




Per i dialoghi in Albhed, mi scuso per non averli tradotti, ma ho pensato che funzionasse di più così: la scena è vista dal punto di vista di Yunie, in fondo, e lei di Albhed non capisce una mazza! XD
Aspetto comunque i vostri commenti, come sempre! ^^

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Capitolo 13
*** Alla ricerca di Yuna ***




Mega-capitolo per voi! Sono uscita prima da scuola e lo posto subito! Alla fine piccole note. Buona lettura ^^



Capitolo-13-Alla ricerca di Yuna

Lulu ci era già passata.
Aveva già perso una volta l’invocatrice che accompagnava.
Non se l’era mai perdonato.
Non voleva perdere anche Yuna.
Seguita da Kimahri e da uno stranamente silenzioso Wakka guidava quella strana spedizione verso Bikanel.
A quanto ne sapevano, dovevano proseguire fino a Bavelle e da lì prendere una nave… Ammesso che qualcuno li avrebbe portati nel covo degli infedeli.
Attraversarono tranquillamente Guadosalam e la Piana dei Lampi senza fermarsi.
Giunti al Bosco, si diressero direttamente a Bavelle.
Lì, raggiunsero il porto coperto.
Scesero le strette scalette dipinte che vi conducevano, e cercarono eventuali navi in partenza per Bikanel.
Naturalmente non ne trovarono.
E nessuno era disposto ad accompagnarli.
–La nostra invocatrice è stata rapita dagli Albhed e portata nel loro covo. Dobbiamo andare a salvarla!– gridò Lulu ad un marinaio.
Wakka e Kimahri rimasero indietro ad aspettare che se la sbrigasse da sola.
–Senta, non è un mio problema: io a Bikanel non ci metto piede! Non se ne parla!
–Ma lo volete questo Bonacciale, sì o no?
Il capitano accorse richiamato dalle grida della donna.
–Che succede, qui?
–Vogliono andare a Bikanel, capitano, e…
–Bikanel? E perché mai vorreste andare in un simile posto? È ricoperto dal deserto, e ci si perde più facilmente di quanto possiate credere… e poi ci vivono gli Albhed!
–Dicono che devono recuperare la loro invocatrice…
–Beh, se non sapete fare i guardiani non è un prob…
Non fece in tempo a finire la frase.
–Blizzaga!
Un grosso blocco di ghiaccio imprigionò l’uomo.
–Lulu…– cercò di dire Wakka, ma Kimahri lo bloccò.
–Se non mi portate immediatamente a Bikanel giuro che desidererete non essere mai nato! Qual è la vostra risposta, ora, capitano?– sillabò la donna a denti stretti. –D’accordo… Ora però liberatemi…– rispose supplichevole il capitano.
Lulu fece un cenno con la mano e il ghiaccio svanì.
–Salite a bordo– disse indicando un peschereccio.
Lulu salì tranquillamente, seguita da Wakka e Kimahri.
Il capitano scosse la testa e mise in moto la piccola imbarcazione.
–Lulu…– mormorò Wakka.
Lulu si voltò rivolgendogli le spalle.
Sapeva che la sua reazione sarebbe potuta sembrare eccessiva, ma già una volta era stata rimproverata come guardiana, e continuava a rimproverarsi da sola, senza che nessuno le rinfacciasse nulla.
Tanto più che stavolta a colpa era stata di Wakka.
Il peschereccio navigò pigramente verso l’isola Bikanel.
Quando giunsero a riva, i tre scesero e fecero per incamminarsi per il deserto, ma il capitano li richiamò.
–Io non resterò a lungo. Odio questo posto. O ci mettete poco o io tra un’ora me ne vado e la vostra vita non è più un mio problema.
Lulu alzò le spalle e si inoltrò nel deserto.
I due compagni la seguirono.
Il caldo soffocante, il paesaggio monotono, i mostri potenti e la mancanza di una meta precisa erano una prova dura, ma i tre proseguivano determinati, con l’unico pensiero di ritrovare Yuna.
Al sopraggiungere della notte, i tre furono sorpresi dalla nebbia e dal freddo glaciale che regnavano nel deserto e furono costretti a cercare riparo in una costruzione Albhed abbandonata.
Wakka si guardò intorno.
–Albhed. Mi trovo in un rifugio Albhed… Sarebbe quasi meglio morire congelato!– mormorò tra sé e sé.
Kimahri montò il primo turno di guardia.
Non era passata nemmeno un’ora quando andò a svegliare i due compagni.
–Che succede?– chiese Wakka assonnato.
Lulu si alzò, completamente sveglia, e lo precedette fuori imbracciando il suo peluche-arma, un Cait Sith nero, che quasi si confondeva con lo sfondo scuro del vestito della sua padrona.
–Pericolo– rispose Kimahri.
Wakka raggiunse gli altri fuori, pronto a combattere.
Improvvisamente, dalla nebbia sbucò una figura scura.
Sembrava una ragazza.
Completamente fasciata in una tuta di pelle aveva la testa avvolta da un cappuccio scuro e occhialini elastici le coprivano il viso.
–Lre ceada?– chiese vedendoli.
Un’Albhed.
Era un’Albhed.
Wakka sentì ripetersi questa frase nella sua mente come se qualcuno gliela sussurrasse all’orecchio, penetrante e incessante.
Vedendo che non rispondevano, ma che chiaramente non erano della sua razza e che per di più erano armati, la ragazza Albhed attaccò preventivamente scagliando contro di loro alcune granate e altre armi meccaniche.
I tre contrattaccarono.
Kimahri lanciò contro di lei la lancia, come un giavellotto, per distrarla e permettere a Lulu di attaccarla con la magia.
Intanto, Wakka e lanciò contro il suo pallone con tutta la forza che aveva.
La ragazza schivò la lancia e riuscì in qualche modo a ripararsi dalla magia lanciata dalla guardiana, ma fu colpita in pieno viso dal pallone e cadde all’indietro, col naso rotto e sanguinante, svenuta.
Lulu si voltò verso Wakka.
Non lo aveva mai visto così… furioso.
Il suo attacco era stato preciso e potente, perfettamente mirato, e assolutamente efficace.
Kimahri raccolse la sua lancia e porse il pallone a Wakka.
Wakka lo guardò storcendo il naso.
L’impatto era stato violento e il pallone era ora sgonfio, forse bucato.
Si sentì addosso lo sguardo di Lulu e ripensò alla prima volta in cui la guardiana lo aveva visto combattere col pallone.
Aveva riso.
Gli aveva detto che era patetico.
Squallido.
Ridicolo.
Combatteva con un pallone da blitzball.
Assurdo.
Gli uomini combattevano con spade, lance, archi e pugnali.
Lui con un pallone.
Era semplicemente ridicolo.
Ora, però, né la sua magia né la lancia di Kimahri avevano avuto effetto.
Solo il suo pallone.
Sorrise soddisfatto di sé.
–Muoviamoci finché le tracce della ragazza sono fresche: probabilmente veniva dal loro covo e per noi sarà più semplice arrivarci così– disse Lulu riscuotendosi, iniziando già a seguire le leggere impronte lasciate dalla ragazza nella sabbia, completamente dimentica del freddo.
Come facesse a vedere le tracce, Wakka non riusciva a capirlo, comunque la seguì.
Vagarono a lungo nel deserto, mentre la temperatura saliva e il cielo si schiariva.
Quando il sole sorse, il gruppetto giunse al covo Albhed.
–Aspetta– disse Wakka vedendo che Lulu stava per entrare. –Come hai intenzione di trovarla? Non conosciamo la base, e non somigliamo ad Albhed: ci uccideranno se ci trovano. Come conti di combatterli tutti?
Lulu gli lanciò uno sguardo duro e sprezzante.
–Vuoi lasciare Yuna in mano a queste bestie per la tua vigliaccheria?– disse prima di varcare la soglia.
–Tu non dici mai niente?– chiese Wakka a Kimahri.
–Kimahri potente guerriero. Non è problema combattere. Anche diecimila Albhed, per la piccola Yuna.
Wakka alzò gli occhi al cielo.
–Possibile che in un modo o nell’altro mi fate apparire sempre in difetto?
Kimahri gli poggiò una mano sulla spalla.
–Wakka detto cosa saggia, ma Lulu triste per Yuna. E paura. Dobbiamo seguirla.
Wakka alzò lo sguardo verso di lui.
Lulu paura.
A lui sembrava assurdo.
Comunque, la raggiunse insieme a Kimahri.
Il covo Albhed appariva piuttosto tranquillo.
Troppo tranquillo.
Un lungo corridoio con tre strade possibili.
Destra.
Niente.
Centro.
Niente.
Accelerando il passo, quasi correndo, Lulu condusse i due compagni per i terzo corridoio, quello di sinistra.
Ancora sinistra.
Ancora tre strade.
E ancora tutto tranquillo.
Stavolta la strada giusta era quella centrale.
Scale.
Ancora scale…
–Bnahtadame!– gridò una voce alle loro spalle.
–Correte!– gridò Wakka fermandosi di fronte agli Albhed che sopraggiungevano e parandosi in assetto da combattimento.
Sentì i passi di Lulu e Kimahri che si allontanavano.
Un ragazzo fece per inseguirli, ma Wakka lo bloccò.
–Tu dove credi di andare?– chiese derisorio.
Quello lo guardò interrogativo.
Wakka non perse tempo a pensare che probabilmente non aveva nemmeno capito cosa gli aveva detto e lo stese con un pugno.
Un altro naso rotto.
Altri Albhed spuntati da chissà dove – centinaia, migliaia – lo attaccarono.
Wakka si difese con i pugni, i calci, perfino i denti e le unghie.
Erano troppi, lo sapeva, ma ne aveva abbastanza di essere trattato come un perdente, un vigliacco, un incapace… doveva dimostrare, a se stesso primaditutto, che non era vero.
–Fermi! Vanse!– gridò una voce conosciuta dietro di lui, in basso, ai piedi delle scale.
Si voltò.
Yuna.
La piccola Yuna, la sua invocatrice, la sua sorellina, aveva parlato Albhed.
E gli Albhed l’avevano ascoltata.
Un uomo che lo teneva sospeso tenendolo per la maglia lo lasciò andare.
–Yu’, stai bene?– le chiese preoccupato.
–Sì…– disse.
Lulu e Kimahri erano dietro di lei.
–Banlrà je ceada vansyde? Je ru taddu…– disse una ragazza spuntando da dietro alla massa di uomini che fino ad un momento prima combattevano con Wakka.
Era la stessa ragazza a cui lui aveva rotto il naso col pallone, come testimoniava la vistosa ingessatura bianca al centro del suo viso. –Perché li hai fermati?
Prima di avere il tempo di chiedersi con chi parlasse, Yuna rispose.
–Perché sono miei amici. Sono i miei guardiani.
La ragazza col naso rotto alzò gli occhi al soffitto.
–A jue lra m’yclumdyda bina!– disse rivolta ai suoi compagni.
–Diu bydna le ry dattu…– tentò uno di loro, ma la ragazza lo zittì con la mano.
–Vemyda. Tubu ha bynmeysu– li congedò.
Quelli si allontanarono mestamente.
–Ti avevo detto di non uscire da…– disse a Yuna scendendo alcuni gradini, ma Wakka la bloccò.
–Non provare ad avvicinarti a lei.
–Va tutto bene, Wakka. È Rikku… mia cugina– disse Yuna lentamente.




Allora, un paio di noticine.
Primo : le indicazioni destra sinistra ecc nella base solo reali, scritte con la piantina davanti, per cui se prendete il gioco potete vedere chiaramente dove avviene la scena intera ^^
Secondo : Yuna che parla agli Albhed e loro che le ubbidiscono è un'immagine che mi piaceva tanto: Yuna in fondo è la nipote del loro capo, no? Mi piaceva questa forma di ubbidienza nonostante lei sia un'Invocatrice. Si intuisce in fondo che lei non pensa che gli Albhed siano realmente colpevoli della nascita di Sin, o che almeno non ne sia del tutto convinta.
Terzo : all'inizio del capitolo, Lulu è piuttosto... ehm...
violenta quando usa la magia per costringere 'sto povero tizio a portarli a Bikanel. Io sono un tipo violento, anche se non si vede, e mi piaceva che anche la calmissima Lulu nascondesse questo nervosismo quando la sua "sorellina" è in pericolo. E la scena in cui Wakka abbatte Rikku con violenza è ovviamente ricollegata all'odio che lui ha per gli Albhed non perché c'entrino qualcosa con Sin, o almeno non del tutto: il motivo principale è che loro gli hanno portato via il fratellino Chappu (sia perché era impegnato con loro in una missione "illegale" con le macchine, sia perché Sin lo ha ucciso e Sin è portato dalle macchine, o almeno lui così crede ^^), e il fatto del pallone... beh, è una delle scene che mi piace di più! ^^ Kimahri, infine, è un personaggio che io praticamente odio: a metà gioco mi sono rifiutata di usarlo, e Kimahri mi è rimasto a mille-e-qualchecosa HP mentre gli altri sfioravano i diecimila e non ha manco tutte le Nemitec, lo odio troppo per vederlo in campo! > < Però Yuna lo adora, è colui che l'ha raccolta su ordine di Auron quando aveva sette anni, e con lui ha un legame molto stretto, per cui non potevo non usarlo, tanto più che la sua "bimba" è in pericolo. Ho cercato di ricrearne il carattere in modo più fedele possibile, quindi mutamente non dimostra la preoccupazione e cose così. Ma quando Wakka lo interpella, lui si dimostra... saggio, non mi viene un sinonimo, sorry, e soprattutto dimostra di essere un ettento osservatore, di avere comuqnue un cuore sotto la pelliccia, e di aver perfettamente capito Lulu ecc
Aspetto comuqnue i vostri commenti! ^^


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Capitolo 14
*** Ignoranza ***


Capitolo-14-Ignoranza

–Che?– chiese Wakka.
–È la figlia di mio zio, Cid, il capo degli Albhed.
–Che?– ripeté Wakka.
Cercò lo sguardo di Lulu e Kimahri, ma nessuno dei due sembrava colpito, sconvolto, o almeno minimamente toccato dalla cosa.
–Cioè… Tuo zio…
–È un’Albhed. Come mia madre.
–COSA?!– gridò Wakka ritraendosi.
Lulu scosse la testa.
–Voi lo sapevate?– chiese.
Kimahri annuì semplicemente.
–E non mi avete detto niente?
–Sapevamo che ti saresti arrabbiato– rispose Lulu.
–E CERTO! MI SEMRA ANCHE IL MINIMO!
–Senti, per prima cosa abbassa la voce…– disse Rikku, ma Wakka si scostò da lei.
–Stammi lontana, traditrice! È per colpa di quelli come te che Sin ritorna…
–Che assurdità!– esclamò Rikku. –Considerando che sono tuoi amici speravo fossero meno cretini!
Yuna scosse la testa tristemente.
–Wakka…
–E tu! Non mi hi detto niente… È per colpa di quelli come lei– e indicò accusatore Rikku, –che da mille anni Sin torna e porta la morte! È per colpa di quelli come lei che i miei genitori sono morti! E anche tua madre! E tuo padre, che si è sacrificato per portare il Bonacciale! E anche le vostre famiglie!– gridò a Lulu e Kimahri. –E Chappu…– mormorò.
Rikku gli stampò uno schiaffo sulla guancia.
–Non ci posso credere che esista gente così idiota e ignorante. Sin non torna per colpa del progresso tecnologico. Sin torna e basta.
–Progresso? È contro natura costruire macchine che sfidano la gravità! O che permettono di respirare sott’acqua!
–Senti un po’, bello, quello con cui mi hai spaccato il naso era un pallone da blitzball, vero? E secondo te come la riempiono una piscina sferica? Con la magia? Con le riverenza a Yevon? No, con le macchine!
Wakka non si scompose.
–Quelle macchine sono state approvate dal clero.
–Dal clero? E perché poi quelle sarebbero macchine giuste e le altre no? Il clero vuole solo tenere soggiogati gli ignoranti come te con una stupida storia che vi ancora a una vita arretrata e regredita all’epoca della nascita di Spira!
Yuna compì una piccola riverenza per richiedere a Yevon di perdonare Rikku e di non farle capitare nulla di male, ma stavolta la ragazza la vide.
–Non ci posso credere! Ma questi sono quattro idioti! Nessuno è così ignorante! Nemmeno un bambino! E la cosa bella è che tra di noi io sarei la più piccola! E invece sono la più matura! E… è assurdo! Sentite, fate come volete! Chissenefrega! Limitatevi a non uscire, perché le “macchine proibite” vi possono impedire l’uso di qualunque magia, così che non possiate scappare. Assurdo! Assurdo!– e si allontanò ripetendo quell’ultima parola.
Wakka sembrava essersi calmato.
–Perché ti hanno presa e tenuta qui?– chiese a Yuna.
Yuna abbassò lo sguardo.
–Ci sono molti altri invocatori. Vogliono impedire che invochiamo l’Eone Finale.
Wakka scosse la testa.
–Siamo bloccati qui, quindi– disse.
Senza aspettare risposta, scese le scale, sorpassò Yuna e i due guardiani ed entrò in un’ampia sala in cui invocatori spaventati si guardavano intorno guardinghi. Sedette a terra, appoggiato al muro, in angolo, e non parlò con nessuno.
Erano stati gli Albhed a portare via i suoi genitori e, in maniere indiretta, anche suo fratello, morto durante un’operazione miliziana in cui aveva usato armi Albhed. Una lacrima scivolò silenziosa lungo la sua guancia e a terra.
Possibile che Rikku avesse ragione?
Per la prima volta nella sua vita, Wakka aveva dubbi sui precetti yevoniti che avevano guidato i suoi passi e i suoi pensieri fin da quando era piccolissimo.
Scosse la testa per allontanare i dubbi, ma ormai qualcosa era già entrato.


Solitamente sono contraria al maiuscolo per indicare le urla. Ma in quelle parole di Wakka ci voleva più enfasi, e sono riuscita a dargliene solo così. Che le mie convinzioni mi perdonino! ^^

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Capitolo 15
*** Spira ***


Un mega-mega-mega-grazie a riza hawkeye93 che continua a leggere e a recensire!
Poi: ecco un altro bel capitolo, e qui torniamo da Tidy, che come ricordate ha appena scoperto che esiste un posto chiamata "Spira"...




Capitolo-15-Spira

–Quindi cosa dovremmo fare?– chiese Tidus due giorni dopo.
I lividi di cui lo aveva riempito Auron nei due precedenti giorni di allenamento gli facevano male, ma erano anche serviti a convincerlo della sua sincerità. O quasi.
–Dobbiamo andare su Spira.
–Come?
–In teoria Sin dovrebbe venirci a prendere…
–Cosa? E come fa da Spira a venire qui?
–Fammi finire. In teoria dovrebbe attraversare la barriera tra qui e Spira come ha già fatto prima di diventare Sin, dieci anni fa, ma sarebbe già dovuto venire da parecchio, quindi suppongo che gli sia impossibile farlo nuovamente. Perciò dobbiamo andarci da soli su Spira.
–C-o-m-e?– ripeté Tidus.
–Fuori da Zanarkand c’è una barriera. Suppongo che al di là ci sia Spira.
–Supponi?
Auron non rispose.
–D’accordo. E quando ci dovremmo andare?
–Appena sarei capace di combattere.
–Allora possiamo anche aspettare anni!
Auron sguainò la spada e lo attaccò senza preavviso.
Tidus afferrò al volo la sua da sopra al tavolo e parò il colpo.
–Bravo. Ottimi riflessi– commentò Auron rinfoderando la spada.
–Ma volevi ammazzarmi?!
–Andremo oggi stesso su Spira.
–Cosa?! Ma io ho l’allenamento…
Auron lo fulminò con lo sguardo.
–Il destino di Spira dipende da te. Ti do mezz’ora, poi ti trascino con la forza.
E, detto questo, uscì.
Tidus scosse la testa.
Mezz’ora. E avrebbe perso l’allenamento.
Cioè, avrebbe perso più di un allenamento, con ogni probabilità.
Prese un paio di biscotti dalla scatola e uscì, diretto allo stadio.
Lì, avvertì i suoi compagni che aveva un problema e non sarebbe venuto all’allenamento.
Tornando a casa, si chiese perché lo avesse fatto.
Sarebbe potuto andare tranquillamente all’allenamento, in fondo.
Aveva paura che veramente Auron lo “trascinasse con la forza”?
O credeva a quello che gli aveva raccontato su Spira?
Tornato a casa, trovò Auron ad aspettarlo sulla soglia.
–Vieni. Prendi la spada e seguimi.
Tidus ubbidì in silenzio.
Auron lo condusse fuori città.
La temperatura si fece più fredda, e un vento gelido prese a soffiare.
Tidus si strinse la felpa addosso, rimpiangendo di aver seguito Auron.
Non era mai uscita prima da Zanarkand.
Non aveva idea di cosa avrebbe trovato.
Le montagne si stagliavano contro il cielo grigio di nebbia, e il terreno era dello stesso colore freddo.
La nebbia divenne più densa man mano che proseguivano.
Auron si fermò di fronte al punto più denso, una specie di muro bianco.
–Di là, c’è Spira.
–Sei sicuro?– chiese Tidus tremando per il freddo.
–Sì. Vieni.
Auron lo prese per mano e attraversò il muro bianco.
Fu come una doccia ghiacciata.
Piccoli cristalli di ghiaccio sembrarono penetrargli nelle ossa, tra i capelli, congelandogli i sensi.
Strinse gli occhi.
Quando li riaprì, la nebbia era scomparsa e intorno a lui alte montagne raggiungevano il cielo lontano.
Tidus si guardò intorno.
–Questo è il monte Gagazet. Siamo su Spira– annunciò Auron.
Gli occhi dietro le lenti scure brillavano.

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Capitolo 16
*** Sin ***


La conclusione della fic si avvicina :°-(



Capitolo-16-Sin

Tidus si guardò indietro.
La nebbia era scomparsa, e un lungo sentiero sospeso serpeggiava verso una meta lontana.
–Come…
Auron non rispose.
–Aspetta– gli disse vedendo che si allontanava. –Dove andiamo, ora? Dove si trova questo Sin?
–Nessuno lo sa, anche se ci sono molte leggende. Dobbiamo aspettare che ci trovi. Vieni.
Auron condusse Tidus per quello stesso percorso che aveva attraversato dieci anni prima nella direzione opposta, con Braska e Jecht, durante il loro pellegrinaggio.
Incontrarono vari mostri, ma li combatterono senza troppi problemi, nonostante Tidus non fosse molto esperto.
Giunsero alla discesa che portava alla Piana della Bonaccia, la patria dei Ronso.
Scesero, attraversarono il lungo ponte fiancheggiato da colonne, giunsero nella grande Piana di erba fresca e spazzata dal vento leggero.
Lì la temperatura assomigliava molto a quella di Zanarkand.
Al centro della Piana sorgeva un negozietto.
Per tutto il tragitto, Tidus era rimasto in silenzio, rispettando il vagare dei ricordi del suo compagno di viaggio, ma quando si trovò di fronte allo splendore del Bosco di Macalania non poté non commentare il suo stupore e la sua ammirazione.
–È… bellissimo!
Auron sorrise.
–Vieni. Tuo padre lasciò un messaggio per te.
–Un messaggio?
Auron lo guidò per una stretta strada di cristallo a mezz’aria, fino ad una stradina sbarrata da grosse fronde di alberi luccicanti.
Liberò la strada, ma in quel momento un ruggito sconvolse l’atmosfera incantata del Bosco e per la prima volta Tidus si ritrovò di fronte a Sin.
–È… enorme!
–E pericoloso. Stai attento.
–Perché? Hai detto che è mio padre, no?
–In parte solo. L’altra parte vuole ucciderti.
–Ah… ok, starò attento.
–Dobbiamo cercare di entrare nel suo corpo, per incontrare Jecht.
–Cosa? Che schifo!
–Vuoi salvare tuo padre e Spira, sì o no?
–Veramente non lo so bene nemmeno io…
–Beh, vedi di deciderti, perché dovremmo combattere, e non sarà facile!
–Bell’affare!– fu tutto ciò che riuscì a commentare Tidus prima che Sin lanciasse una specie di grossa palla squamosa che si rivelò essere un mostro più piccolo.
–E questo che cos’è?
–Una scaglia di Sin. Vive sul suo corpo e lo protegge dagli attacchi.
–E quando volevi darmele tutte queste belle notizie?
–Zitto e combatti!
Tidus combatté come meglio gli riuscì, ma decisamente non era pronto a niente del genere.
Fino ad un paio di giorni prima la sua unica preoccupazione era di segnare quanti più goal possibile.
Non si era mai trovato a dover combattere per sopravvivere.
La scaglia alzò dei grossi tentacoli rossi per cercare di bloccarlo, ma lui riuscì a tagliarli per un pelo.
La scaglia strillò agonizzante e Auron la finì.
Sottili lucciole colorate lasciarono il corpo della scaglia morta che lentamente svaniva.
–Dopo mi fai un riassunto di tutto quello che sta succedendo?
–Fai meno lo spiritoso e seguimi.
Impicciato dai grossi rami che costituivano la volta del Bosco, Sin non riuscì a seguirli e dopo un po’ li perse anche di vista, mentre si allontanavano per uno stretto sentiero coperto di rami frondosi.
Arrampicandosi su un albero, Auron e Tidus riuscirono a trovarsi all’altezza di Sin, sospeso in volo sul tetto del Bosco.
Prima che potesse accorgersene, gli saltarono sopra e Auron praticò una grossa incisione sul suo dorso con la katana.
Tidus fu quasi certo di aver sentito un acuto strillo umano dal basso, ma poco dopo la sua testa si riempì dello strillo di dolore del mostro, che cercò di farli cadere alzandosi in volo, ma Auron allargò il buco sanguinante e ci saltò dentro e il ragazzo fu costretto a seguirlo, per quanto riluttante.
Atterrarono su una strada pavimentata, come se il mostro avesse ingoiato una grande città.
Nei simboli e nei colori ricordava forse Zanarkand, ma era di pietra e dava un senso di come di pesante tristezza.
–Vieni– disse Auron.
–Aspetta, non dovremmo trovarci… non so… nello stomaco, o nella trachea… o in qualche altro organo?
–Sin non ha un corpo vero e proprio. È solo un’Invocazione. Yu Yevon, l’essere che lo generò, era un Invocatore. Sa come invocare un’anima e farle fare qualcosa. In questo caso, creare un corpo fisico per il suo strumento: Sin. Vieni, ora. E stai attento: anche qui dentro potrebbero esserci dei mostri.
Neanche il tempo di finire la frase che incapparono in un mostro gigante, che diede loro non pochi problemi.
Quando lo ebbero finito, Auron proseguì seguito da Tidus per la città di pietra.
Giunti di fronte ad una torre, Auron annuì come se qualcuno avesse parlato, poi continuò a camminarle incontro come se non ci fosse, e davanti agli occhi attoniti del ragazzo sparì attraverso di essa.
Tidus lo raggiunse, e si trovò in uno strano luogo vorticante.
–D’accordo– stava mormorando Auron.
Una volta che ebbe toccato alcuni cristalli, i due si trovarono catapultati tra le rovine di uno stadio di pietra.

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Capitolo 17
*** Fuga da Bikanel ***




Chiedo perdono per non aver pubblicato ieri! Sono rimasta incatrata in una cena con mio zio, per cui ho passato il pomeriggio e la sera fuori casa... Sorry a tutti!
Comuqnue, ringrazio come sempre riza hawkeye93 per i commenti, e anche Steffa che ha letto 16 capitoli tutto d'un fiato ^^ Grazie, davvero ^^
Comuqnue, in questo capitolo avremo un piccolo e breve incontro tra i nostri due protagonisi... ma non pensate chissà cosa, perché non sarà come FFX... Cosa voglio dire con ciò? Beh, leggete e lo scoprirete ^^
Piccolo passo indietro, comunque, rispetto all'ingresso di Tidy e Auron in Sin (per rizahawkeye93: sì, è vero, entrano in Sin con una faciltà estrema e anche piuttosto inverosimile, confrontata con il tempo che
io ci ho messo per fargli aprire quella maledettissima bocca e tutti i gameover che ho avuto, ma non mi riesce di descrivere lunghe e approfondite battaglie ^^')



Capitolo-17-Fuga da Bikanel

–Wakka?– mormorò Yuna avvicinandosi al suo guardiano.
Wakka la guardò torvo.
–Sei metà Albhed– disse con voce piatta.
–Sono Yuna. Punto.
–Lo so– rispose Wakka abbassando lo sguardo.
–Ehi, non fare così. Non te lo avevo detto perché avevo paura che ti saresti arrabbiato. Ma non ce n’è motivo: sarò anche mezza Albhed, ma non ho mai usato una macchina e sono un’Invocatrice!– sorrise.
–Non avrei mai dovuto permetterti di diventarlo.
–Ci hai provato. Ma se voglio una cosa la faccio!
Wakka sorrise.
–Scusami per prima. È che…
–Lo so. Ti manca?
–Ogni giorno. Sarei dovuto morire io al suo posto, così Lulu non sarebbe rimasta sola e…
–Non dire assurdità!
–Sono un fallito. Lui era coraggioso e non sbagliava mai. Lulu era felice…
–Ci tieni molto a lei vero?
–Io…– Wakka arrossì. –Sì, ci tengo.
Yuna gettò uno sguardo dietro di lei, per la sala, cercando Lulu.
Era vicina, e aveva sentito.
In ogni caso, fece finta di niente.
–Anche lei tiene a te. Solo che ha uno strano modo di dimostrarlo.
Wakka sorrise ancora.
–Dovremmo andarcene di qui– disse.
–Già, ma non ci lasceranno uscire…
–Lascia fare a me. Ho un piano.
Yuna osservò il suo guardiano alzarsi e allontanarsi per la sala. Uscì, chiamando a gran voce Rikku, l’unica Albhed che parlava la loro lingua, a quanto pareva.
La ragazzina rispose annoiata.
–Che vuoi? Spaccarmi anche la mascella?
–No, volevo chiederti scusa.
–Scuse respinte. E ora torna dagli altri.
–Davvero le macchine non portano Sin?– chiese.
Rikku alzò gli occhi al cielo.
–No, le macchine non c’entrano niente.
–Oh… Sai, non ho mai visto una macchina. Cioè, a parte quelle del tempio. Mi è sempre stato detto che sono pericolose…
–Che idiozia! Quella laggiù– disse indicando l’hangar accanto alla sala in cui si trovavano gli invocatori, –è la nostra aereonave. E quello piccolo è un mezzo anfibio: significa che va sia nel deserto che per mare. E nessuno dei due è pericoloso.
–Ma funzionano sul serio?– chiese Wakka.
Sperò vivamente che Rikku non si insospettisse, ma che giustificasse quella sua curiosità con la sua ignoranza.
–Certo! Modestamente, quello piccolo l’ho costruito io!
Wakka la seguì mentre lo guidava accanto al piccolo veicolo.
Salì a bordo e gli illustrò i comandi, dimostrandogli che funzionava.
Wakka si ritrasse sentendo il rombo del motore, ma osservò attentamente i pulsanti premuti dalla ragazzina.
“Ignorante. Forse, ma non idiota. Quella sei tu” pensò Wakka mettendo fuori combattimento Rikku quando questa uscì dal veicolo proibito.
Chiamò Yuna, Lulu e Kimahri e mise in moto il mezzo di trasporto, guidandolo alla meno peggio lungo il corridoio, con qualche difficoltà quando si trattò di salire le scale.
Chiedendo perdono a Yevon per ogni pulsante che premeva e ogni metro che percorrevano, riuscì a lasciare la base.
–Gli altri invocatori…– disse Yuna sporgendosi per guardare la base.
–Mi spiace, Yuna, ma ti ho giurato la mia fedeltà e dovevo portarti via di lì. Se avessimo preso anche gli altri non ci saremmo mai riusciti. È incredibile quanto quella ragazzina sembrasse sveglia e invece si è fatta fregare così!
La nave che li aveva portati lì era già partita, ma Wakka riuscì a portare il mezzo anfibio fino al porto di Bevelle.
Nascondendolo perché nessuno vedesse come erano arrivati, condusse i suoi compagni attraverso Bevelle fino al Bosco di Macalania, diretti al Lago, tappa che Yuna aveva saltato nel suo pellegrinaggio.
Improvvisarono un accampamento al limitare del Bosco, presso Bevelle e riposarono per la prima notte dopo tanto tempo e stanchezza accumulate.
Il mattino seguente, finalmente riposati, i quattro si diressero al Lago.
Percorsero la strada sospesa di cristallo, ma giunti presso l’ingresso al Lago trovarono Sin, fermo, in volo sopra al tetto di fronde, mentre in basso aleggiavano ancora i lunioli di una scaglia.
–Fermi– disse Lulu. –Non ci deve vedere.
–Che diavolo fanno quei due?– esclamò Wakka a bassa voce.
Un uomo con un lungo cappotto rosso guidava su per un grosso albero un ragazzo biondo vestito in modo bizzarro.
Giunti in cima, saltarono sul dorso del mostro, che subito si contorse per farli cadere.
–Yevon, ti prego!– gridò Yuna prima di potersi trattenere, ma Sin era troppo impegnato coi due sopra al suo dorso per udirla. –Lulu, dobbiamo fare qualcosa!
–Non possiamo fare niente, Yuna. Se la stanno cercando.
Proprio in quel momento Sin lanciò un urlo acuto da bestia ferita e si alzò in volo, lasciando dietro di sé, nell’aria e sugli alberi una scura scia di sangue.

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Capitolo 18
*** Jecht ***


Capitolo-18-Jecht

Il simbolo degli Zanarkand Abes formato da pietre incandescenti dominava lo scenario dall’alto.
–Come sapevi…
–Tuo padre ci aspettava. Mi ha guidato fin qui.
–Mio padre…
Proprio allora, Tidus vide in fondo al corridoio dello stadio un uomo di spalle.
Capelli lunghi, fermati da una fascia rossa.
Torso nudo.
Pantaloni al ginocchio, con una specie di mezza gonna che li copriva da un lato.
Quando parlò, la sua voce risuonò profonda e familiare e a Tidus si fermò il respiro.
–Scusa se non sono venuto a prenderti come avevo promesso– disse voltandosi.
–Non fa nulla. Siamo venuti noi– rispose Auron.
–Ehi– salutò l’uomo.
Un tatuaggio sul petto, il simbolo degli Abes, un sottile pizzetto, quegli occhi un tempo beffardi e ora solo tristi e annoiati…
–Ciao– rispose Tidus.
–Sei cresciuto!
–Beh… sono passati dieci anni…
Non sapeva cosa dire.
Suo padre era lì, davanti a lui, dopo che per dieci anni aveva creduto che fosse morto, aveva voluto che fosse morto…
–Non racconti niente al tuo vecchio?
“Il mio vecchio è morto” pensò Tidus.
Improvvisamente gli tornò in mente sua madre, a come era scoppiata a piangere quando le avevano detto che Jecht era probabilmente morto in mare, a come non aveva più mangiato, dormito, vissuto…
L’odio che per tanto tempo era stato sepolto dentro di lui riaffiorò e straripò, come un muro in piena.
–Ti odio!– esclamò prima di rendersene conto.
Jecht sorrise.
–Lo so– disse semplicemente. –Beh, comunque dobbiamo finire in fretta.
Jecht si allontanò verso il fondo del corridoio, e alzò le braccia al cielo.
Lo stadio intorno a loro scomparve, lasciando solo una piattaforma di pietra rotonda sotto il simbolo degli Abes.
Jecht non c’era più, e al suo posto un mostro gigante brandiva una grossa spada.
Sul suo petto, il simbolo degli Abes tatuato.



Piccola nota
Nel gioco, c'è un errore: nella traduzione italiana non c'è distinzione tra quando Tidus per tutto il gioco dice "my old man" (in italiano sarebbe come dire "il mio vecchio", che è un modo piuttosto distaccato di rivolgersi... quasi dispregiativo, ecco) e quando alla fine, alla sua morte, dice "for the first time I'm glad to have you as my...
father (=per la pèrima volta sono felice che tu sia mio... padre).
Nella fic, ho preferito far dire sia a Jecht sia a Tidy il corrispondente italiano di "old man"., Mi piaceva di più, acnhe per sottolineare il momento in cui Tidus dice alla morte di Jecht "padre". E' molto più dolce *_*


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Capitolo 19
*** Vivi, piccola Yuna ***


Gli ultimi tre mini-capitoli li pubblico insieme... *sniff* già finita... *sniff*



Capitolo-19-Vivi, piccola Yuna

Ancora sconvolta da quello che aveva visto – quei due avevano provocato Sin di proposito – Yuna fu trascinata al tempio dai suoi guardiani.
Qualcosa in quel ragazzo le sembrava familiare, come se lo avesse già visto da qualche parte… come un sogno sfuggente.
Giunti al tempio, che trovarono deserto, Yuna entrò nel Naos e pregò l’Intercessore di concederle un altro Eone.
L’immagine di un bambino le apparve davanti.
–Sei tu l’Intercessore?– chiese Yuna senza capire.
–Quasi. Sono l’Intercessore di Bevelle.
–E… che fai qui?
–Porta a termine il tuo pellegrinaggio, se vuoi. Ma Sin morirà stanotte. E non tornerà più.
–Cosa?!
–Non è così che sarebbe dovuta andare. Ma Yu Yevon è troppo potente. Ha impedito che il tuo destino si compisse. Tidus sarà costretto a portare da solo questo fardello.
–Ma di cosa stai parlando?
–Piccola Yuna, Sin scomparirà. Tu avresti dovuto distruggerlo per sempre, ma ti è stato impedito. Ora fai ciò che vuoi, ma sappi che non è più indispensabile il tuo sacrificio. Vivi, piccola Yuna.
–Ma… cosa… Aspetta!– chiamò Yuna quando il bambino sparì.
Senza capire, Yuna continuò a pregare per ricevere l’Eone.
Non aveva capito una parola, e assolutamente non ci credeva.
E poi… Yu Yevon?
Che c’entrava Yevon?
Che storia era quello “Yu” davanti, come un nome mortale?
Dopo ore, Yuna ricevette il suo quarto Eone, ma uscendo dal Naos, troppo provata dalla lunga preghiera, svenne.


Mi piace che l'Intercessore di Bevelle, che è un bambino -di... quanto, otto anni?- si rivolga a Yuna chiamandola "piccola Yuna", è una cosa molto dolce, e mi sembrava datta a lui, che tra tutti gli intercessori è il più innocente ma anche il più saggio ^^

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Capitolo 20
*** La fine di Sin ***


Capitolo-20-La fine di Sin

Auron e Tidus combatterono a lungo contro quel mostro gigante che era nato da Jecht e che sembrava prevedere ogni loro mossa, ogni loro pensiero, e che quando attaccava faceva un male cane.
Ore lente passarono, mentre il gigantesco Eone Finale sembrava immortale, quando finalmente sembrò cedere sotto i loro incessanti colpi.
Mentre nuove lucciole indicavano che il suo corpo stava svanendo, Tidus scorse il corpo di suo padre.
Corse da lui, e pianse mentre spirava.
–Non è vero che ti odio… Io… sono fiero… che tu sia… mio padre… Non lasciarmi…
–Dobbiamo andare. Non abbiamo ancora finito– disse Auron.
Tidus osservò quelle strane lucciole uscire dal corpo di suo padre, che svaniva insieme all’Eone.
–Cosa… Che dobbiamo fare, ora?– chiese Tidus asciugandosi le lacrime.
–Yu Yevon– rispose Auron indicando un globo scuro di fronte a loro.
–Yu… Yevon…– ripeté Tidus.
La rabbia e l’odio lo invasero di nuovo, e si lanciò carico di quella forza contro quella palla (NdA. Sì, perché E' una palla) buia che sembrava l’origine di tutto il male di Spira e, indirettamente, anche della sua vita.
Combatté contro di lui, con Auron al suo fianco, finché non lo sconfisse.
Il paesaggio attorno a lui svanì, e lui si ritrovò accanto al Lago ghiacciato di Macalania.
Quelle strane lucciole iniziarono ad abbandonare anche il corpo di Auron e, con sua somma sorpresa, il suo.
–Che… che succede?
–È tutto finito. La tua storia, la mia… Il ciclo di morte di Spira. Zanarkand è morta mille anni fa, ma ha continuato a vivere in un’illusione creata dagli Intercessori. Svanito Sin, essi sono morti con lui. E l’illusione con loro.
“Che significa?” cercò di dire Tidus, ma ormai il suo corpo svaniva, e lui si ritrovava nel vuoto, senza più pensare, senza più vivere.
Niente più paura, rabbia, odio, preoccupazione…
Era bello trovarsi nel vuoto.
Suo padre di fronte a lui, e sua madre accanto…
–Di nuovo insieme. Stavolta veramente. E per sempre.



TRISTEZZA ESTREMA! Venendo a mancare il tassello fondamentale, (Tidy non ha incontrato Yuna), il finale non poteva non essere questo: una depressione immensa per me scrittrice e voi lettori perché il bonazzo muore... buuuuuuhhhhhh °> <° ... ma almeno lui è felice con la mamma e il papà... (NdPubblico. Sì, ma a noi che ce frega che lui è felice? L'hai fatto morireeeee!)
Vi aspetto al prox capitolo per la (mini)conclusione! ^^

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Capitolo 21
*** Il pellegrinaggio è terminato ***


Capitolo-21-Il pellegrinaggio è terminato

Quando si riprese, Yuna lasciò il tempio di Macalania insieme ai suoi guardiani.
L’aria, attorno al Lago, era piena di lunioli.
Piangendo, la giovane invocatrice li trapassò, ma presto le lacrime si fermarono e Yuna sorrise, perché per la prima volta si sentì viva, certa di essere al sicuro.
L’Intercessore aveva ragione, lo sentiva: Sin era morto.
Per sempre.
–Il pellegrinaggio è terminato. Sin è morto– annunciò ai suoi compagni.
Quelli si scambiarono occhiate interrogative, ma non chiesero spiegazioni.
Insieme, seguirono Yuna, finalmente sorridente per vera felicità.


Ringrazio tantissimissimissimo tutti querlli che hanno letto e soprattutto recensito. Grazie, perché è grazie a voi e soprattutto per che esistono gli scrittori (NdPubblico. Mo non te la tirare, eh?)
Spero che continuerete a leggere le mie fic ^^
A presto!

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