Pipes&Flower

di Mimiwitch
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sleeping in your hand ***
Capitolo 2: *** Mr.Want ***
Capitolo 3: *** Tell me ***
Capitolo 4: *** A feast for me ***
Capitolo 5: *** Shadow zone ***
Capitolo 6: *** Labyrint ***
Capitolo 7: *** Inside a flower ***
Capitolo 8: *** The Marriage ***
Capitolo 9: *** Cure me ***
Capitolo 10: *** New Kiss ***
Capitolo 11: *** So delicate, so pure ***
Capitolo 12: *** Sleeping in your hand ***



Capitolo 1
*** Sleeping in your hand ***


Le ombre si mescolavano l'un l'altra nel buio della camera; una leggera brezza di Agosto faceva danzare le tende, creando nuove ombre grazie alla luce dei lampioni che proveniva dalla finestra.
Katie si svegliò, dolcemente, come se una voce l'avesse chiamata, e d'improvviso sentì che il sonno era scomparso. La sua mano era stretta in una mano più grande; un'altra, calda e sicura, le cingeva il fianco e lei sorrise, avvolta nel suo abbraccio. George, tornato tardi dal lavoro, l'aveva stretta a sé mentre lei dormiva; stava dormendo profondamente, sdraiato di fianco, russando lievemente per la stanchezza.

Si sporse e gli carezzò la guancia ruvida, facendolo mugolare nel sonno. Trattenendo una risatina Katie si girò, facendo scivolare la mano di lui dal fianco sulla pancia; le due mani intrecciate le posò sul cuore. Rimase immobile a guardare il soffitto della camera trapunto di stelle di plastica Babbane, che rilucevano flebili grazie alla magia: un suo capriccio, a cui George non aveva saputo opporsi.
Rimirò la più grande scintillare, ricordando con affetto il momento in cui le avevano comprate.

Cinque anni prima, ma come se fosse stato il giorno prima.
George aveva perso un orecchio e lei lo aveva saputo una settimana dopo, mentre tutti sembravano sapere come, dove, perché fosse successo. A lei non importava cosa gli altri sapessero, ricordava solo che non appena aveva ricevuto la notizia, aveva lasciato che le provette di pozioni le scivolassero dalle mani, frantumandosi al suolo, preda di una paura bruciante, ed era corsa via.
Via dal San Mungo, si era Materializzata a Diagon Alley davanti ai “Tiri Vispi Weasley”, il camice verde di apprendista Guaritrice ancora addosso, e aveva spalancato la porta con forza. Nel negozio all'improvviso era sceso il gelo, le risatine dei clienti si erano affievolite mentre tutti la fissavano, furente e scarmigliata, incorniciata dalla porta. Aveva raggiunto il bancone, dietro il quale un perplesso George Weasley la fissava attonito, un mezzo sorriso perplesso sulla faccia.

Cosa diamine credi di fare?” gli aveva urlato contro nell'insolito silenzio del negozio.
Sto vendendo Torroni Sanguinolenti” aveva risposto il ragazzo un po' spaventato, mostrando le scatole all'amica.
Non fare il furbo! Sto parlando del tuo orecchio! Hai forse cercato di farti ammazzare?” aveva gridato lei puntando un dito verso la sua testa, furente. Perché George non aveva capito, non sapeva quanto lei fosse spaventata. E quanto male le facesse guardare quella ferita, quanto l'avesse terrorizzata l'idea che potesse morire.

George era trasalito e, lasciate le scatole sul bancone, aveva tirato via Katie, trascinandola nel suo ufficio, dove aveva chiuso bene le tende per non essere spiati.
Cosa-Diavolo-Ti-Prende?” aveva domandato una volta sicuro, scandendo le parole una a una, per essere certo che lei cogliesse la sua rabbia. “Non sai che non si parla del mio orecchio? Se facessero domande o pettegolezzi, saremmo nei guai!”
Katie aveva sostenuto lo sguardo infuocato di George, decisa a non desistere.

Beh, è tardi per quello! Come pensi che l'abbia saputo? Le teorie della tua ferita sono sulla bocca di tutti! Perché non mi hai detto nulla? Perché ho dovuto sapere una cosa del genere da degli estranei?” lo aveva investito risentita, ergendosi in tutta la sua altezza, arrivando a malapena al suo mento.
Per non farti preoccupare. E perché non è una cosa così grave come pensi. I pettegolezzi spariranno presto, dato che non sono morto” aveva risposto lui, facendo spallucce, come se lei stesse reagendo in maniera esagerata.

Katie aveva continuato a fissare il lato della sua testa, notando la pelle annerita e bruciata, provando dolore per quella ferita che sapeva non potesse essere da niente come lui cercava di farle credere. Era probabilmente opera di una magia proibita, di qualcosa di oscuro. Perché George era entrato in contatto con quel tipo di magia? In che cosa era invischiato? Nel clima di terrore in cui vivevano al tempo, ogni scenario le era parso orribile.
Come hai perso quell'orecchio?” aveva incalzato ancora, sempre più arrabbiata.
Non posso dirtelo. Non è affar tuo.”

Dopo averle risposto così freddamente, George le aveva girato le spalle di scatto, diretto verso la porta. La mano sulla maniglia si era bloccata nel sentire un singhiozzo. Girandosi l'aveva trovata in lacrime.
Katie Bell, la cacciatrice formidabile, maschiaccio violento, il cinismo fatto persona, donna di ghiaccio spezza cuori, che non aveva versato una lacrima nemmeno quando Ron le aveva rotto il naso con la Pluffa, che aveva affrontato una maledizione mortale, stava piangendo nel suo ufficio senza ritegno. Era rimasto immobile a fissarla, senza sapere che fare, molto più spaventato di quando lo aveva perso davvero quell'orecchio.
Quando la ragazza aveva alzato gli occhi castani pieni di lacrime su di lui, tuttavia, il suo sguardo era fiero.

Sì che è affar mio. Perché mi fa impazzire l'idea che tu possa morire, idiota. Perché ti amo. Non l'hai ancora capito, stupido George Weasley!” aveva urlato con tutta l'anima. Persino nel negozio dovevano averla sentita.

Il ragazzo si era pietrificato con il viso inespressivo, forse fulminato dalla notizia. Erano sempre stati amici, solo amici. Era stata la sua spalla, la sua migliore amica, quella con cui confidarsi e chiedere consigli sulle ragazze. Katie l'aveva guardato andare al ballo con Vivian, una ragazza del suo anno; flirtare senza speranza con Alicia; cercare di attirare le attenzioni di Janelle di Corvonero, e di chissà quante altre ragazze mentre era ormai fuori da Hogwarts, e mai, mai, aveva osato dirgli cosa provasse realmente.
E in quell'istante gliel'aveva gridato addosso, furiosa per la poca fiducia che riponeva in lei, per il poco affetto che aveva per lei; arrabbiata con sé stessa perché era ancora innamorata di lui, dopo tutto quel tempo; spaventata all'idea di perderlo.

George si era riscosso, fissando le lacrime cadere sul parquet dell'ufficio.
Tu sei...tu mi...da quando?” aveva mormorato stupito.
Da sempre, idiota! Dal mio primo anno a Hogwarts, quando non eri che un moccioso stupido che faceva scherzi stupidi agli altri, eppure incredibilmente adorabile. Eri un idiota! Sei un idiota! Idiota, idiota, stupidissimo Idiota” aveva ripetuto Katie, cercando di sfogare la frustrazione. Non voleva piangere davanti a lui e più si vergognava per averlo fatto, meno riusciva a fermare le lacrime; ormai la diga dei sentimenti si era aperta e non poteva mettere un freno.

George le si era fatto vicino e l'aveva abbracciata, spiazzandola. Perché mai si era immaginata quel tipo di reazione, quando aveva fantasticato di confessargli i suoi sentimenti.
Sai perché ti chiedevo consigli sulle ragazze?” le aveva chiesto tranquillamente mentre lei assaporava il calore di quell'abbraccio; aveva scosso la testa, attonita.
Per farti ingelosire, sciocca! Perché mi piacevi, oh, se mi piacevi, ma eri un maschiaccio intrattabile, una scimmietta acida. Avevo gettato la spugna, avevo perso ogni speranza di poterti far interessare a me, o a qualsiasi essere umano. ”
Katie aveva fatto una faccia semi offesa, poi erano scoppiati a ridere alla definizione calzante, stretti l'uno all'altra, e non si erano lasciati più.
Quella stessa sera, a passeggio nella Londra Babbana, Katie aveva regalato a George quelle stelle di plastica, chiedendogli di metterle sul soffitto della sua stanza, per far sì che pensasse sempre a lei. E lui aveva riso, colpito dal gesto molto femminile.

Avevano appeso una stella insieme per ogni momento speciale: la prima volta che si erano baciati; il loro primo viaggio; il primo incontro con i genitori; la prima volta che avevano fatto l'amore: una a una, le stelle avevano invaso il soffitto della stanza, ricoprendolo d'amore.
E la stella grande era la sua preferita, tra tutte: la stella della prima volta in cui George le aveva detto 'ti amo'. Gliel'aveva sussurrato all'orecchio, una sera, sotto un vero cielo stellato, prendendola alla sprovvista, emozionandola fino alle lacrime, facendola ubriacare di felicità.

Un grugnito di George la riscosse dai ricordi e si girò a guardarlo, temendo che si fosse svegliato; dormiva beatamente, ma forse stava sognando qualche nuovo progetto a cui stava lavorando, che non gli dava tregua. Rimase a fissarlo nella penombra, assorta, cercando di intravvedere la sua espressione nel sonno, quasi certa che sorridesse, anche se stanco. Ogni giorno George si impegnava duramente, mettendo tutta l'anima perfino nelle più piccole cose, dando il 200%, anche per Fred.
Quando il suo gemello era morto, quattro anni prima, George era quasi morto con lui. Quel giorno, al termine della battaglia, Katie aveva guardato l'amico giacere senza vita e l'uomo che amava desiderare di raggiungerlo, distrutto in maniera profonda ed eterna. Quel giorno le stelle sul soffitto avevano smesso di brillare e per molto tempo erano rimaste spente. C'erano voluti anni, amore e pazienza per recuperare George, che si era sentito smarrito, dilaniato, vuoto; Katie era rimasta al suo fianco ogni secondo, sopportando le sue crisi nervose, gli stati depressivi, la sua apatia, senza mai vacillare. Gli aveva dimostrato il suo amore e il suo appoggio, giorno per giorno, facendogli ricordare che c'era ancora chi gli voleva bene e aveva bisogno di lui, finché non era ritornato a vivere, a sorridere, ad amare, a inventare i prodotti che lui e Fred avevano pensato per divertire la gente.

Sospirando a quel ricordo doloroso, allungò la mano verso il comodino, in cerca della brocca dell'acqua, forse nel pensiero inconscio di far scendere il dolore giù insieme al liquido, ma la sua mano si chiuse su un foglio, che si accartocciò. Il suo cuore mancò un battito e allontanò in fretta la mano, come se scottasse; si era perfino dimenticata che fosse lì. Adesso capiva il suo sonno inquieto e leggero.

Tornò a guardare il soffitto, col pensiero di quella lettera nella mente. La lettera che l'Ospedale Magico di Ginevra, comunemente conosciuto con il suo acronimo OMG, le aveva inviato quella mattina, in cui le veniva offerto un prestigioso posto di lavoro come Guaritrice responsabile al reparto 'lesioni della memoria da incantesimi, maledizioni, malattie magiche e pozioni', grazie alla sua tesi che rivelava come unire la magia ad alcuni ritrovati Babbani sortisse delle graduali guarigioni in casi dichiarati senza speranza.
Tesi con cui avrebbe finito la sua specializzazione in Malattie Magiche della Mente al San Mungo, di lì a due mesi, coronamento di un faticoso percorso, fatto di duro lavoro, di prove e sperimentazione, di nottate insonni a studiare e fare ricerche.

Il lavoro era allettante, di prestigio, eppure ricevere quell'offerta non le aveva dato alcuna gioia; l'idea di trasferirsi a Ginevra non l'allettava, non le piaceva. Avrebbe dovuto separarsi da tutti i suoi amici, da Leanne, dal Guaritore Fawley che per lei era come un padre, da Londra, che amava da impazzire; avrebbe dovuto conoscere colleghi nuovi, abitudini nuove, ambientarsi a ritmi lavorativi massacranti e un po' ne era spaventata.
E avrebbe dovuto allontanarsi da George, vederlo solo una volta al mese, forse anche ogni due, dato che probabilmente avrebbe lavorato moltissimo, ad orari assurdi. Non aveva paura che lui si stancasse di aspettarla o che la tradisse mentre era lontana o che la lasciasse per via della lontananza; aveva paura a vivere senza di lui, senza parlargli ogni giorno, senza vederlo, abbracciarlo, baciarlo. Perché Katie sapeva già, senza alcun bisogno di provare per essere certa, che non poteva vivere senza George. Il solo pensarlo le metteva l'ansia, dandole i brividi.

Tuttavia non aveva ancora risposto, sapendo che sarebbe sembrata ingrata agli occhi della comunità medica magica; stava prendendo tempo, cercando le parole più giuste e garbate per rifiutare. Perché avrebbe rifiutato, ne era certa. Nessun lavoro valeva la pena di stare lontano da George.
Perché non dormi?” chiese la voce di lui nel buio, impastata dal sonno, facendola trasalire.
Stavo pensando” rispose Katie avvicinandosi, assaporandone il profumo, mentre il cuore accelerava i battiti, emozionato.
A cosa?” biascicò George, gli occhi aperti che riflettevano il bagliore delle stelline.
A noi. Non siamo straordinari?” replicò sorridendo, mentre lui starnutiva per colpa dei suoi capelli sul viso.
Mhm, tu sei passabile, io sono fantastico! Adesso ho sonno, ma domani mattina ti darò la caccia, vedrai” mugugnò facendola ridere.
George tornò a stringere le mani attorno al suo corpo, amorevoli.
Era lì che doveva stare, era li che voleva stare, stretta tra le braccia di George, a dormire mano nella mano.





Note:

Salve!

Sono tornata con una Gatie, il mio otp. Per chi avesse letto l'altra storia che ho scritto su questo pairing: non ha nulla a che fare con quella. E' più come se fosse un altro universo rispetto a quello, un altro modo in cui i due si sono innamorati.
Questa storia è stata scritta per un contest, purtroppo è stata l'unica storia a partecipare, perciò è stato disdetto. Il compito era di scegliere un album e di scrivere dei capitoli per ogni canzone, usando il titolo della stessa. Io ho scelto “Pipes&Flower” di Elisa.
Spero che vi piaccia!
^_____^

Mimì





Nick su efp: Mimiwitch

Nick su ffz: Mimiwitch

Titolo: Pipes&Flowers (Titolo dell'album da cui sono tratti i titoli)

Rating: Giallo

Genere: Sentimentale, drammatico

Personaggi e pairing: George Weasley, Katie Bell.

Avvertimenti: nessuno

Credits: Pipes&Flower, Elisa 1997, etichetta Sugar

Note dell'autore: “Sleeping in your hand” è doppia nel cd. Ne ho approfittato per aprire e chiudere la storia con la stessa canzone.

Introduzione: George e Katie sono fidanzati da molti anni e stanno compiendo quei passi necessari ad essere sempre più uniti. Ma una lettera e una richiesta si mettono sulla loro strada, cambiando i loro progetti.




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Capitolo 2
*** Mr.Want ***


Katie adorava far colazione da George, perché era romantico e divertente allo stesso tempo.

Il ragazzo le preparava dei deliziosi pancake, che lei adorava; se si svegliava in tempo li preparavano assieme, il che significava battaglia di pastella per la cucina, con fughe rocambolesche per il salotto e futili tentativi di nascondersi.
Una volta scoperta veniva trascinata di peso nella doccia, mentre faceva finta di protestare, a lavarsi assieme scambiandosi effusioni; solo allora riuscivano a fare colazione, nella cucina disastrata, coi pancake freddi, coi capelli ancora bagnati, decidendo a morra cinese chi dovesse pulire, tra le risate.

Quella mattina entrò nella cucina profumata, scoprendo una pila di pancake, calda e fragrante, e la ciotola della pastella vuota. George stava rovesciando l'ultimo sulla cima della torre e si girò a guardarla, infagottata in una sua maglia, le maniche arrotolate cinque volte perché le mani riuscissero a spuntare.
Niente battaglia, oggi?” chiese ironica, avvicinandosi per dargli un bacio. George si scansò e le macchiò la punta del naso con un po' di pastella recuperata col dito, facendole una smorfia.
Ti sei alzata troppo tardi, pigrona” rispose con un finto cipiglio arrabbiato.
Scusami, ho dormito male stanotte” si lasciò sfuggire, mentre si allungava per stiracchiarsi, prima di appollaiarsi sulla sua sedia.
L'ho notato” disse George, mentre portava il piatto a tavola e si sedeva al suo posto. “Problemi al San Mungo?”
Cos...no! Forse sono solo un po' stanca, con la discussione della tesi a breve e il riscontro inaspettato che sta avendo nella medicina magica...mi sento sotto pressione” farfugliò Katie, scacciando il pensiero della lettera nel fondo della sua mente e il senso di colpa in fondo allo stomaco.

Prese a divorare la colazione, cercando di sembrare normale, perché George non scoprisse che lei gli stava nascondendo qualcosa.
Non gli aveva parlato della lettera e della proposta di lavoro e non aveva intenzione di farlo; sapeva che lui avrebbe insistito con ogni mezzo perché accettasse l'offerta, pensando che forse lei non volesse andare a causa sua.
Non avrebbe sopportato che lui potesse sentirsi responsabile per la sua rinuncia, che si sentisse un freno alla sua carriera; era lei a non voler andare, a non volerlo lasciare.

Il mio piccolo genietto. Chi avrebbe mai immaginato che la mia scimmietta acida fosse intelligente?” la pungolò, sorridendo.

Katie gli rispose con una pernacchia, a disagio. George era fiero di lei e la cosa la imbarazzava, anche se le faceva enormemente piacere.
Che programmi hai per oggi?” chiese lui addentando il terzo pancake, versandoci su una dose generosa di sciroppo al cioccolato.
Riunioni, ronde tra i pazienti, controllo di cartelle, le solite cose. Ho un appuntamento alle nove col Primago1, per parlare della mia tesi” elencò dando un'occhiata distratta all'orologio di cucina. “E' tardissimo! Devo anche passare nel mio appartamento a cambiarmi!” sbottò, saltando in piedi e correndo in camera, per mettersi la tunica del giorno prima.

George le andò dietro, reggendo il piatto in una mano, la forchetta con un pezzo di pancake nell'altra.
A proposito del mio appartamento e del tuo andare e venire a piacere, come se ci abitassi, senza avvisare, senza portare il pigiama” iniziò George seguendola in camera da letto, dove lei si era bloccata ad ascoltarlo con la maglia già tolta in una mano, seminuda, “non credi che sia ora di piantarla?”
Katie rimase scioccata a fissarlo, incredula. George la stava cacciando? Un nodo di ansia le strinse lo stomaco.

Non credi che sia ora di abitare assieme?” continuò lui, con un lampo divertito negli occhi.

Lei lo fissò attonita, poi realizzando la frase si aprì in un meraviglioso sorriso, iniziò a gridare euforica e corse verso di lui, gettandosi tra le sue braccia. I pancake volarono ovunque, spiattellandosi sulle pareti con un rumore viscido e appiccicoso.
Sì! Sì! Sìsìsìsìsì! Certo che voglio vivere con te! Pensavo che non me l'avresti mai chiesto!” urlò emozionata sul suo collo, riempiendolo di baci.
George rise della sua reazione, mentre le baciava la nuca.

Allora ti aspetto stasera, coi tuoi scatoloni, per la prima cena di convivenza! E adesso fila, prima che cambi idea e ti salti addosso” esclamò staccandosi e lasciandola a prepararsi, mentre lei ancora strillava e rideva.
Aspetta che lo dica a Leanne!” la sentì dire mentre usciva dalla stanza.

Quando Katie tornò in cucina, sorridente e felice come non mai, trovò George intento a staccare una lettera dalla zampa di un maestoso barbagianni, impettito e fiero.
Ron dovrebbe smetterla di mandarti gli ordini per gli scherzi coi gufi del Ministero. Se Kingsley lo scopre passerà dei guai, anche se è sulle figurine delle cioccorane” scherzò poggiando la borsa sulla sedia, per prendere un bicchiere di succo di zucca.

George aveva iniziato a leggere la lettera, congedando il volatile; la sua espressione, dapprima allegra, si era fatta accigliata, pensierosa.
Non è di Ron. E' dell'ufficio notarile magico. Mi chiedono di presentarmi da loro domani, alle nove” rivelò sorpreso tendendole il foglio, così che anche lei potesse leggere.
Katie scorse la lettera, cercando un indizio sul perché della convocazione, ma il notaio, un mago di nome Aloysius Plunkett, non lo specificava da nessuna parte, mettendo solo enfasi sull'orario dell'appuntamento.

Ti va di accompagnarmi?” chiese George, titubante. “Non so per cosa mi chiamino, ma non credo che tu non possa venire.”
Katie annuì poi, dopo avergli stampato un grosso bacio, corse via.

La giornata era piena di appuntamenti e commissioni; il Primago Fawley le fece un discorso di un'ora sul perché dovesse accettare l'offerta in Svizzera, di cui lei non ascoltò nulla, dato che aveva già deciso; la signora Bloxam, che si era trasfigurata le gambe in pinne, stava iniziando a perdere le squame, ma iniziò improvvisamente a cantare, ammaliando tutti gli uomini presenti nel piano, causando non pochi problemi.
Alle tre uscì dall'ospedale, diretta al suo appartamento, correndo come una matta per strada, urtando le persone e scusandosi ad alta voce. L'idea di materializzarsi non le era nemmeno venuta in mente, presa dall'euforia.

Aiutandosi un po' con la magia e un po' coi vecchi metodi babbani, iniziò a imballare i vestiti, la moltitudine di libri, di oggetti. Trovò, nella sua frenesia, il suo vecchio diario segreto e non riuscì a smettere di ridere per una buona mezz'ora, leggendo i suoi pensieri da adolescente. Aveva ragione George: si comportava proprio da scimmietta acida, anche nel modo di pensare. Alle cinque aveva finito di imballare ogni cosa che le appartenesse, felice, sfinita ed euforica.
Leanne, con la quale co-abitava sin da quando avevano terminato gli studi, le aveva dato una grossa mano, chiacchierando nel frattempo con lei e sognando sulla vita di convivenza, facendo battutine.
Prima di lasciare l'appartamento si abbracciarono forte, cercando di trattenere le lacrime, dandosi delle sciocche, promettendosi di cenare assieme una sera a settimana, fidanzati o meno.

Apparve tra le fiamme smeraldine del camino dell'appartamento di George trascinandosi dietro il baule, che conteneva tutti i suoi scatoloni, per magia: dopo averlo poggiato nella camera, col batticuore, ancora incredula, si sedette sul lettone.
La grande stella scintillava, pulsante, in pieno giorno, seguendo l'emozione nel suo cuore. E scoppiò a ridere euforica, ubriaca di felicità.
Iniziò a disfare le valigie, a sistemare i suoi vestiti nell'armadio, dove George le aveva ricavato posto, sistemò i libri nella libreria in salotto, gli ingredienti nella stanza delle pozioni; le ore passarono velocemente, immersa nel suo lavoro.

Quando tornò a casa, George la trovò in camera da letto, a sistemare i calzini nel cassetto del suo comodino.
Stai colonizzando l'appartamento?” chiese divertito, osservando tutte le cose di lei sparse per la casa.
Sì! Ti colonizzerò e ti costringerò ad amarmi!” rispose Katie, lanciandogli un paio di calzini arrotolati in faccia. George le diede la caccia, mentre lei correva e rideva per tutto l'appartamento. Fecero l'amore, cucinarono assieme, cenarono a lume di candela, si sedettero sul divano a scambiarsi baci e chiacchiere, naturalmente, come se l'avessero sempre fatto.
Katie si raggomitolò tra le braccia di George, quella notte, con un sospiro soddisfatto.

Nel nostro letto, nella nostra stanza, nel nostro appartamento” pensò teneramente.
La parola “nostro”suonava dolcissima nella sua mente.


La mattina seguente, un sabato mattina, dopo un'abbondante colazione, si prepararono entrambi per andare dal notaio, chiedendosi chi avesse convocato George e per quale motivo.
Si materializzarono assieme fuori dal Ministero ed entrarono, usando la cabina rossa per i visitatori.

Dopo aver detto i loro nomi e il motivo della visita, e aver messo le spillette di identificazione, la cabina li condusse lentamente nell'atrio del Ministero; superarono la fontana magica, raffigurante Harry, Ron e Hermione attorniati da un esponente di ogni razza magica che avesse partecipato alla guerra (elfi, Centauri, Giganti, perfino gli ippogrifi), e si recarono ai cancelli in fondo, dopo aver fatto controllare la bacchetta dal guardiano.

Arrivati al quinto livello, annunciato dalla fredda voce femminile disincarnata, scesero e girarono a destra, seguiti da un paio di aeroplanini di carta; davanti ad una porta in quercia, George si bloccò e bussò. Una vocetta stridula li invitò ad entrare.
Nello studio oltre al notaio, un uomo molto vecchio e canuto che mal si appaiava alla vocetta, trovarono Angelina. La ragazza li osservò entrare, sorpresa, poi si alzò per abbracciarli. Ci fu un intenso chiacchierio, domande sovrapposte, risatine sommesse.

Katie osservò l'amica, trovandola un po' sciupata, consumata; la vedeva spesso, su riviste di Quidditch o in giro per negozi, però non riusciva proprio ad abituarsi alle ciocche grigie di capelli, comparse prematuramente ai lati della testa, in seguito allo shock.
Angelina era stata male, come George, forse persino peggio; entrambi soffrivano della perdita della stessa persona, dallo stesso giorno; ma mentre George aveva avuto l'amore di Katie a guarirlo pian piano, Angelina aveva dovuto cercare di uscire dal baratro da sola.
Non che Katie, la famiglia e gli amici non le fossero stati vicini, tutt'altro, non era mai rimasta da sola, attorniata dall'affetto. Ma per quel genere di ferita, l'affetto poteva guarire fino ad un certo punto, non poteva ricostruire la voragine creata.

Signor Plunkett, sono George Weasley” si presentò il giovane tendendo una mano, “e lei è Katie Bell, la mia ragazza.”
Il vecchio sorrise in modo misterioso stringendo le loro mani, poi li invitò a sedere.

Chissà per quale motivo siamo qui” le sussurrò il fidanzato all'orecchio.
Katie non aveva dubbi, se George e Angelina si trovavano lì, il motivo della convocazione poteva essere solo uno: Fred. Un brivido le percorse inaspettatamente la schiena.

Il notaio tossì, richiamando l'attenzione.
Buon giorno a tutti. Vi ho chiamato per farvi presenziare alla lettura di questa lettera, pervenuta al nostro ufficio due giorni or sono, consegnata da un gufo molto vecchio. Piuttosto insolito, davvero.”
Poggiò una busta sulla scrivania, di pergamena gialla, sigillata con della ceralacca viola, il cui simbolo non riuscirono proprio a riconoscerlo. Prese un grosso respiro, a fatica, data l'età avanzata.

Il biglietto allegato chiedeva la vostra presenza ad un orario prefissato, orario in cui il sigillo della lettera si scioglierà per magia, permettendovi di aprirla.”

La spiegazione diede a tutti loro il batticuore; sembravano aver capito tutti chi potesse essere il mandante e trepidavano per sapere cosa ci fosse scritto.
I quattro diedero un'occhiata all'orologio in legno antichizzato, poggiato sulla scrivania in legno scuro dello studio; non appena la lancetta raggiunse il dodici, segnando le nove in punto, la lettera si ricoprì di fumo viola e per un attimo Katie temette che scoppiasse, come scherzo postumo di Fred.

Il fumo si diradò, mostrando la busta aperta, senza più traccia di ceralacca. George prese la lettera dalla mano tesa del notaio e iniziò a leggerla, nel silenzio generale. Dapprima parve emozionato, poi lo videro accigliarsi, infine arrivare in fondo alla lettera con uno sguardo allarmato, la bocca tesa.
Girò il foglio, cercando delle scritte sul retro, lo fissò in controluce, lo toccò perfino con la bacchetta, mormorando deboli incantesimi; infine, pallido, lo passò ad Angelina.
La giovane ripeté la stessa scena di prima, strattonando la lettera, rileggendola più volte incredula, mentre George si era portato le mani alla testa, in un gesto disperato.

Katie stava provando ansia e non era abituata; le reazione del suo ragazzo e di Angelina, unite al silenzio angosciante e allo sguardo da folle del notaio, le stavano facendo venire l'angoscia, temendo che nella lettera ci fosse qualcosa di terribile, come una maledizione.
Angelina le passò tremolante la lettera, che lei si accinse a leggere:

Diagon Alley, Londra, Dicembre 1997

Testamento postumo, da eseguire prima del compimento dei 25 anni di Angelina Johnson.

In pieno possesso delle mie facoltà fisiche, mentali e magiche, io, Fred Fabian Weasley, stipulo questo contratto magico, col pieno assenso degli interessati.

In caso di mia morte prematura, voglio che mio fratello, George Gideon Weasley, sposi Angelina Roxanne Johnson, al mio posto.”

I suoi occhi vagavano confusi dalle firme dei due fratelli e di Angelina in calce, al sigillo magico vincolante, alla data in cui rispettare il contratto, a quel 'voglio', scritto quasi con arroganza, nella grafia spigolosa di Fred.

Voglio: come se gli fosse dovuto.
Voglio: come se la sua richiesta non fosse egoista.
Voglio: come se una cosa del genere fosse possibile.
Voglio: una piccola parola che poteva spazzar via le sicurezze.

Girò lo sguardo nello studio, cercando quello di George, cercando speranza, la conferma che una cosa del genere non potesse essere valida.
Negli occhi azzurri di lui vi lesse angoscia, che alimentò le sue paure, dicendole che non solo era possibile, ma obbligatorio.
Il “Signor Voglio” aveva ordinato dall'aldilà e a loro non spettava altro che ubbidire.



Note:

1: Primago è la fusione di Primario (di medicina) e Mago, coniato da me. Il Primago Fawley è una vecchia conoscenza per chi ha letto “Come due fiocchi di neve”. Mi piaceva l'idea di riusare il suo personaggio, che adoro!

Benritrovate a Audrey5, The Girl With Green Eyes e PallaDiNeve. ^____^

Il compleanno di Angelina è a Ottobre, nella settimana prima del 31, non so il giorno di preciso. Non so se Fred e George come secondi nomi abbiano Fabian e Gideon e soprattutto chi abbia quale, se così fosse. Ma mi piaceva metterglieli!

A presto

Mimì

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Capitolo 3
*** Tell me ***


Varcarono la porta dell'appartamento in silenzio, con la stessa espressione di tensione che avevano mantenuto fin dalla lettura del testamento a sorpresa di Fred.

Avevano chiesto al signor Plunkett se fosse tutto uno scherzo, perché come avrebbe potuto essere una cosa seria? Come era possibile che una richiesta del genere potesse essere non solo possibile, ma anche accettabile nel ventunesimo secolo?
Il vecchio notaio aveva sorriso, in una maniera ambigua e fastidiosa, e aveva spiegato loro che il contratto era valido, dato che era stato stipulato dalla magia.
Allora, con la disperazione nel cuore, avevano chiesto se fosse possibile invalidarlo, ma l'uomo aveva scosso il capo, col suo sguardo folle, e aveva spiegato che quel genere di documento era impossibile da annullare, con la magia o con metodi normali; per dimostrarlo aveva dato fuoco alla pergamena, che era ritornata intonsa e perfettamente leggibile in un secondo, dopo che le fiamme si erano spente da sole, per magia.

Per nulla convinto, George si era alzato in piedi e aveva detto che non avrebbe sposato Angelina, nemmeno se a chiederlo era Fred, o almeno la sua volontà postuma. A quelle parole un bagliore accecante aveva avvolto la lettera e subito dopo, sulla superficie improvvisamente bianca, si erano formate delle nuove parole, nella grafia arzigogolata di Fred.
In questo caso perderai la cosa più importante” aveva scritto la lettera, seguendo le istruzioni magiche di chi l'aveva creata.
George era diventato pallido, chiedendo spiegazioni alla pergamena, anche se sapeva quanto fosse stupido.

Se non la sposi entro la data sul contratto, la persona che ami morirà. Se al momento non sei impegnato, e non sei innamorato, sarai tu a morire. In ogni caso, anche Angelina morirebbe” aveva risposto crudelmente quella.

E alla fine cedettero, guardandosi l'un l'altro, confusi. Non avevano più parlato, non sapevano che dirsi. Solo mille domande inespresse riempivano le loro menti ed entrambi sapevano che nessuno dei due aveva le risposte.
Perché Fred aveva fatto una cosa del genere? Prima di morire già sapeva che lei e George stavano assieme, quel che lei avesse passato per poter infine stare con lui.
E in un secondo, con una lettera, spazzava via tutto; per cosa poi? Angelina non voleva sposare George. Era inorridita e sbiancata quando aveva sentito la richiesta di Fred. Aveva detto al notaio che lei considerava il contratto non valido, dato che non desiderava affatto un matrimonio in quella maniera.

Ma la lettera aveva risposto ancora, facendole montare una gran rabbia nel cuore, desiderando di poterla strappare con le sue mani.
Non si può, Angie. Questa richiesta è per il tuo bene, fidati” aveva risposto insolitamente dolce, con la grafia conosciuta.
Non si può, è per il tuo bene...che diamine ne sapeva un pezzo di carta di che cosa fosse più giusto? Come poteva sapere quanto dolore stesse arrecando? Un pezzo di carta se ne fregava delle emozioni, se ne fregava del dolore altrui.
Questa a Fred non l'avrebbe mai perdonata. Non era uno scherzo, era vita vera; c'era la loro felicità in gioco.

George poggiò la bacchetta sul tavolino, un suono lieve, ma che nel silenzio risuonò con forza, facendoli trasalire. Si cercarono con lo sguardo.
La persona che ami morirà.”
Quella frase era rimasta impressa nelle loro menti e Katie sapeva che George aveva paura che potesse morire a causa sua.

Perché hai firmato quel contratto?” chiese, senza potersi fermare. Desiderava saperlo. Perché George, pochi giorni dopo averle detto di amarla, aveva firmato un contratto che lo legava ad un'altra donna?
Io non l'ho fatto!” esclamò lui, irritato, come se trovasse offensivo che lei potesse pensare diversamente.
Ma la tua firma...c'è la tua firma su quel foglio. Per questo motivo è vincolante! A causa delle firme tua e di Angelina. Quando? Quando avete deciso di fare una cosa così stupida?” urlò, incapace di tenersi dentro quella rabbia. 
Perché si sentiva tradita, esclusa, ferita. Non voleva pensare a quello che sarebbe successo di lì a qualche mese, non voleva pensare di dover perdere George, per colpa di una bravata, di uno stupido accordo, pensato in chissà quale momento di pazzia.

Lui si avvicinò, intuendo la sua agitazione, la lotta interiore che la scombussolava; le prese il viso tra le mani, costringendola a guardarlo negli occhi.
Ti giuro, non ho mai firmato quell'accordo. Non avrei mai acconsentito a niente del genere” sussurrò ad un passo dal suo volto. Katie lesse nei suoi occhi la verità e si sentì svuotata dalla rabbia.
Questo vuol dire, ed è terribile anche solo pensarlo,” continuò lui abbracciandola, “che tutta questa storia è stata architettata da Fred, a nostra insaputa. Ed io non riesco a credere che possa averlo fatto.”
Sentì il cuore di George accelerare, di rabbia, al pensiero che il suo gemello, la persona che aveva amato più di tutte, potesse aver ideato un piano così malvagio e subdolo.
Rimase avvinghiata a lui, desiderando che il suo calore riuscisse a cancellare il gelo che si stava impossessando di lei.

Andrà tutto bene!” disse George, per rassicurarla.

Continueremo a cercare scappatoie su scappatoie, cavilli, la più piccola clausola che possa darci l'opportunità di annullarlo. Ci deve essere qualcosa e non mi darò pace finché non lo troverò” sbottò lui accorato.
Lei sorrise appena, colpita dalla risolutezza nella voce, stretta ancora nel suo abbraccio.


Dal giorno seguente, tutti i loro sforzi furono tesi a cercare.
Cercare un punto debole del contratto, cercare di stare assieme, cercare di non soccombere alla paura.

Dopo il turno in ospedale, Katie correva alla biblioteca magica comunale, a sfogliare centinaia di libri, nella sezione 'Fatture e Contratti'; in quella 'Matrimoni Magici: come formularli, come evitarli'; perfino in quella: 'Daresti la tua anima per sciogliere un contratto?', piena delle cose più raccapriccianti.
Sera dopo sera rientrava a casa sempre più stanca e sfiduciata. Lei e George non parlavano del contratto, ma continuavano entrambi a cercare di annullarlo. Nessuno dei due voleva rovinare i loro primi momenti di convivenza assieme parlando di qualcosa di così terribile, entrambi volevano solo risate, gioia e amore tra quelle mura.

La notizia del contratto si diffuse piuttosto in fretta, considerato che nessuno di loro avesse detto nulla, troppo impegnati a cercare una scappatoia. Venne loro in mente che forse il notaio non fosse poi un così rinomato professionista, se andava in giro a spargere pettegolezzi su casi privati.
Nel mondo magico fece grande scalpore, nel clima fin troppo rilassato del dopo guerra; la gente, non più impensierita e spaventata al pensiero di morire per mano di Voldemort, si dedicava a frivoli passatempi, come le chiacchiere.
Decine di curiosi li assalivano ogni giorno, Rita Skeeter in primis, per avere notizie di prima mano, impressioni e pensieri sulla vicenda; assaltavano il San Mungo, si assiepavano fuori dal negozio di scherzi, li seguivano mentre erano in giro.

La cosa all'inizio li aveva spiazzati e infastiditi, perché proprio non gli andava giù di essere sulla bocca di tutti, tanto più che nessuno aveva cercato di dar loro una mano. Poi avevano escogitato percorsi alternativi, camuffamenti e Incantesimi di Disillusione per passare inosservati; in breve avevano smesso di essere pedinati, anche se fu una vittoria breve.
Angelina, infatti, non sembrava riuscire a gestire le cose bene come loro, e venne presa di mira molto presto; soccombeva alle domande, tentennava, scoppiava in pianti isterici, alimentando la stampa scandalistica.

Nel giro di un mese non c'era mago o strega interessato di gossip, in tutta la Gran Bretagna, che non sapesse ogni dettaglio della storia.
C'erano interviste a conoscenti, o presunti tali, che dicevano la loro sulla vicenda, chi schierato dalla parte di Katie, vista come la vittima, a cui veniva strappato via il fidanzato, chi invece si schierava con Angelina, sostenendo che la povera ragazza non centrava nulla e non doveva morire a causa di loro due.
Al lavoro incontrava sempre più spesso facce che la guardavano con pietà, con compassione, e i più la trattavano come se fosse una persona malata che stesse per dipartire.

Fu un mese lunghissimo, vissuto nell'ansia e nell'agitazione.
La tesi si avvicinava, la data del matrimonio si avvicinava.
E per quanto avessero cercato, sembrava che non ci fosse nulla, in nessun libro, che potesse aiutarli.


Settembre, caldo e afoso, stava volgendo al termine.

Katie rincasò presto, quel pomeriggio di fine mese, trovando l'appartamento vuoto. Si mise alla scrivania dello studio di George, per correggere alcuni passi del discorso per la tesi, grattando via le frasi che non la convincevano con la piuma, sporcando la scrivania di gocce di inchiostro nella fretta di scrivere le parole che le saltavano alla mente.
Quando fu necessario accendere una candela per poter continuare a scrivere, finalmente capì quanto si fosse fatto tardi. Si alzò stiracchiando le membra, decisa a continuare in seguito. Dopo aver fatto la doccia, per rinfrescarsi e scacciare via la tensione, iniziò a cucinare, per fare una sorpresa a George.

In realtà cucinare alla babbana, usando mani e utensili invece della magia, la rilassava; e solo il cielo sapeva quanto avesse bisogno di rilassarsi.
La tesi, il contratto matrimoniale del suo ragazzo, la proposta in sospeso all'OMG, a cui non aveva ancora risposto, assorbita com'era da ben altri problemi, gravavano sulle sue spalle.

Un'ora più tardi ammirò la cena, pronta e invitante, poi gettò un'occhiata all'orologio della cucina, cercando di scacciare via l'ansia al pensiero che George fosse in ritardo.
Decise di aspettarlo sul divano, a leggere un buon libro giallo, del miglior investigatore mai ideato; Sherlock Holmes trascinò la sua mente lontano per un po', impegnandola a scoprire il mistero dietro il cane demoniaco dei Baskerville.
Cadde in un sonno inquieto, in cui girava in completo di tweed con una pipa in bocca, a indagare con un tizio distinto e bonario, usando gli incantesimi per smascherare i colpevoli.

Si svegliò ore dopo, infastidita da un bagliore improvviso nel buio totale della casa: il patronus di George la osservava seduta sul tappetto, in attesa.
Sono con Angelina, sta poco bene. Rincaserò tardi, ma non preoccuparti” disse il piccolo Fennec, con la voce del ragazzo.
Katie lo osservò svanire in una nube argentea, facendola piombare nell'oscurità.

Eppure non c'era più buio lì che nel suo cuore, in quel momento.
Scosse la testa, cercando di scacciare ogni pensiero stupido e malvagio che le fosse salito in mente e di soffocare quella rabbia che sentiva nel petto. Ma non riuscì a non provare una cieca gelosia e a sentirsi sporca per questo.
George era con Angelina? Dove si erano incontrati? Quando? Perché?

Perché? Perché devi farmi questo? Dimmi, Fred Weasley, ti stai divertendo a osservarmi soffrire? Dimmelo!” urlò al nulla, arrabbiata con tutto e con tutti.


Note:

Salve a tutti!

Ho messo l'avvertimento ooc, per sicurezza. Io trovo che le reazioni dei personaggi siano giustificate, data la situazione, ma preferisco comunque segnalarlo.
Spero che la storia vi stia piacendo, l'ho scritta senza molte pretese.
A presto
Mimì

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Capitolo 4
*** A feast for me ***


Dopo quella notte alcune cose cambiarono: George spiegò che Angelina era diventata debole e fragile dopo la morte di Fred e che quello stress la debilitava moltissimo, creandole stati di panico e di ansia.
Era stata lei a chiamarlo la sera prima, per farsi aiutare a tenere a bada alcuni giornalisti. Mossa che non aveva fatto altro che aumentare le chiacchiere, con tanto di foto in copertina sulla Gazzetta del Profeta del suo ragazzo e della sua amica abbracciati, che cercavano di sfuggire alle macchine fotografiche. Con scarsi risultati, ovviamente.
Data la sua debolezza emotiva, George si era offerto di stare un po' con lei ogni giorno dopo il lavoro, per parlare un po' e rassicurarla; Katie aveva provato a proporsi al posto suo, come ragazza e come amica sarebbe stata più indicata, ma George le aveva consigliato di concentrarsi sulla tesi, ormai molto vicina.

Il piccolo buco nero nel suo cuore, creato dall'insicurezza, si allargò pian piano, ma in maniera costante: aveva una maledettissima paura di perderlo, di sentirlo sempre più distante finché un giorno non lo avrebbe avuto più accanto a sé.
La notte rincasava tardi e si avvinghiava a lei, forse per trasmetterle sicurezza, per farle capire che l'amava; ma non sapeva che tutto, perfino i suoi capelli, avesse il profumo di Angelina.

Una sera, coi nervi a fior di pelle, lo aggredì.
Vuoi davvero stare con me? Stai davvero cercando di sciogliere quel maledettissimo contratto?” gridò nel salotto, lasciando George basito, dato che non aveva fatto nulla che potesse alterarla.
Certo che voglio stare con te! Lo sai che non sopporto questa situazione, almeno quanto te” rispose pacato, cercando di calmarla.

Katie ormai non dormiva più, assillata dall'angoscia; mancava una settimana alla discussione della tesi, due settimane al matrimonio.
La notte rimaneva sveglia, a fissare il soffitto, a contare le loro stelline, divorata dalla paura.

Non mi sembra sai? Non fai altro che passare il tuo tempo con Angelina!” lo accusò, ben conscia di star solo sfogando la tensione repressa contro di lui, ma incapace di fermarsi.
George sospirò, pensando al modo giusto di rispondere, se mai ce ne fosse stato uno.

E' perché è debole. Non ha la tua forza, la tua determinazione, sai che cosa è diventata dopo la guerra” si scusò, provando a farle capire quanto rispettasse il suo carattere forte.

Katie continuò a fissarlo, impettita in mezzo al salotto, con un'espressione di dolore.
Lo so, George. Ma questo non mi impedisce di star male e di essere gelosa e di sentirmi uno schifo per esserlo. La mia mente si affolla di immagini e inizio a disperarmi, pensando che tu possa innamorarti di lei e sposarla e non amarmi più” singhiozzò al limite della sopportazione, confessando gli oscuri pensieri che l'avevano tenuta sveglia.
George l'abbracciò, cercando di fermare il tremito che le percorreva il corpo, scosso dal pianto; solo con lui Katie si permetteva di essere una donna insicura, di mostrare la sua fragilità.

Non accadrà mai. Mai, ti dico. Non c'è nessuna donna che io possa amare, all'infuori di te” mormorò dolcemente, lasciando che si sfogasse.

Nei giorni che seguirono, intuendo il nervosismo a fior di pelle, George prese a rincasare un po' prima; non molto, solo mezz'ora prima, per poter almeno coricarsi con lei e stringerla silenziosamente tra le braccia, per darle sostegno e conforto.

E arrivò, il temutissimo giorno della discussione.
Quella mattina era sveglia già ben prima che la suoneria trillasse, alle sette in punto. Protese la mano e la spense, girandosi verso George, scoprendo il letto vuoto e freddo.
Senza pensarci troppo si diresse in cucina, non per mangiare, non ne avrebbe avuto la forza con quel nervosismo nello stomaco; seguiva solo il rumore infernale che proveniva dalla stanza in questione.

Scoprì il ragazzo ai fornelli, a preparare la colazione più sontuosa e mastodontica che avesse mai visto in vita sua: c'erano due torte, frittelle, pancake, porridge, uova e bacon, e altro ancora nascosto dalle mille vivande. Il tavolo della cucina scricchiolò debolmente, forse minacciando di schiantarsi sotto tutto quel peso.
Katie rimase immobile nel vano della porta, troppo scioccata per accorgersi del grembiulino di George, con su scritto: “Bacio meglio di come cucino.”

Lui si accorse della sua presenza e le sorrise allegro.
Buon giorno, scimmia. Ti ho preparato la colazione” annunciò trionfante, come se a lei potesse essere sfuggito.
Per me e quale esercito?” riuscì infine a chiedere lei, ripresasi dalla sorpresa.
E' una giornata importante. Ti serve energia!” incalzò, trascinandola a tavola e mettendole perfino un tovagliolo sulle gambe.

La sola vista di tutte quelle vivande la nauseava, in preda com'era all'ansia, ma non riuscì proprio a rifiutare, davanti agli occhi entusiasti di George e al pensiero di quanto si fosse impegnato per lei. Ignorando il suo stomaco si sforzò a mangiare, lanciando di tanto in tanto un'esclamazione entusiasta su qualcosa che stava masticando, per farlo contento.
George la osservava sorridente, ma stranamente assorto.

Ti senti pronta?” le chiese al di sopra della torre di frittelle.
Abbastanza. Voglio dire, non potrei saperla meglio di così, conosco perfino le virgole. Ho ripetuto la tesi nella mia mente centinaia di volte, lo sto facendo anche adesso mentre ti parlo” raccontò, respirando a fondo per trasmettersi sicurezza.
E sarai bellissima, truccatissima, pettinatissima?” domandò George ironico.

Katie non era una donna che amasse trucco e parrucco, era più acqua e sapone, senza fronzoli, poco femminile. Tuttavia per la discussione della tesi, e la successiva festa che avrebbe seguito il conseguimento della laurea, sarebbe stata conciata come una bomboniera da Leanne, che non voleva saperne di lasciarla andare con la solita tunica e i capelli sciolti.
Leanne mi ha comprato perfino il vestito! E voleva che mettessi una tiara!” mugolò scandalizzata, chiedendosi cosa fosse passato nella testa dell'amica.

George sorrise enigmatico.
Allora manca solo una cosa: un bel gioiello!” esclamò, tirando fuori qualcosa dalla tasca del grembiule, una scatolina blu, lunga e sottile.
Katie la guardò incredula, mentre George gliela porgeva, con un'espressione tesa, e allo stesso tempo strana. La aprì, emozionata, completamente spiazzata, e scoprì una bellissima collana con un ciondolo a stella, in oro bianco, semplice e elegante insieme.
La rigirò tra le mani, percependone la freddezza, subito sostituita dal calore del suo tocco.

George la guardava, in silenzio, attendendo la sua reazione.
Non dovevi, è bellissima. E' perfino troppo!” disse, quando riuscì a farlo senza far uscire solo strilli emozionati.
Sì che dovevo. E' il mio personalissimo regalo per te” mormorò avvicinandosi a lei, prendendole la collana dalle mani. “Lascia che ti aiuti” disse portandosi alle sue spalle.

Lei sollevò i capelli mentre George le faceva passare il ciondolo splendente davanti al viso, poi trattenne un gridolino quando toccò la sua pelle, gelido, e sentì le dita del ragazzo armeggiare con la chiusura.
Katie, mi vuoi sposare?” domandò dalle sue spalle, mentre la collana, finalmente chiusa, le cingeva il collo.
Pensò di aver capito male, di aver sentito male. Si voltò verso di lui, i capelli ancora tra le mani, congelata in quella posa.
Si guardarono in silenzio, il ticchettio dell'orologio in sottofondo. I suoi occhi chiedevano a quelli di George di ripetere.

Hai sentito bene. Ti ho chiesto di sposarmi!” ripeté con un sorriso, capendo che volesse solo esserne certa, di non averlo sognato.
Katie si alzò dalla sedia in fretta, gettandosi tra le sue braccia.

Sì!”
Non riusciva a dire altro, non ne aveva la forza, preda della gioia più grande mai provata.
Riempì il collo di George di risate di felicità, poi si sentì sollevare di peso: la portò in braccio fino in camera da letto poi, gettandosi su di lei, la baciò con passione, mentre lei rideva e piangeva insieme, ricambiando con trasporto.


Rimasero abbracciati a lungo, stretti e appagati, nudi e ansanti. George le accarezzava distrattamente un braccio, facendole venire la pelle d'oca, strappandole mugolii di benessere.
Pensi che sia possibile?” sussurrò Katie con gli occhi chiusi, cercando di portare un po' di ordine nei suoi pensieri.
Che cosa?” chiese lui, preso alla sprovvista, senza capire di cosa stesse parlando.
Pensi che davvero potremo sposarci?” incalzò lei, dando sfogo alla sua paura. Rimasero in silenzio, sapendo entrambi di non conoscere la risposta.
Mancavano sette giorni al matrimonio e ancora non erano riusciti a scoprire nulla che potesse aiutarli, che sciogliesse il contratto.

Certo. Non dubitarne. Non sposerò Angelina” rispose sicuro, corrucciando la fronte.

Katie adorava sentire quelle parole, le davano fiducia. George le dava fiducia. Nonostante si fosse fatta una nomea di donna fredda e risoluta, Katie era in realtà dolce e fragile e solo George riusciva a infonderle fiducia nel profondo, a sostenerla, a darle forza.
Un'idea improvvisa balenò nella sua mente. Si tirò sui gomiti per guardarlo in viso.

Se ci sposassimo? Prima dello scadere del contratto! Allora non sarebbe nullo, dato che sei già sposato?” chiese emozionata, mangiandosi le parole per la fretta di dirgli la sua pensata.

George le sorrise tristemente e la strinse a sé.
Ci ho pensato anche io, quando ho deciso di chiederti di sposarmi. E sono andato dal notaio per chiedergli se fosse possibile, ma quella dannatissima pergamena mi ha detto di non fare il furbo. Mi ha minacciato di farti morire se lo facessimo, perché nemmeno quello può invalidare il contratto” sussurrò con voce triste.
Per me starebbe bene. Per lo meno morirei come tua moglie” ammise fiocamente, ricevendo un'occhiataccia.
Non ci pensare nemmeno. Riusciremo a spezzarlo, vedrai. E poi ci sposeremo o non mi chiamo più George Weasley!”

Lo strinse forte, conscia che fosse già molto tardi e di doversi quindi separare da lui.
Devo andare” soffiò a malincuore sul suo collo.
Lo so.”
Nel tirarsi su il piccolo ciondolo batté sulla pelle.

Come mai hai scelto una collana per la proposta?” chiese afferrandola con amore.
George abbracciò il cuscino, fissandola furbo.

Gli anelli son superati. E poi quella collana ha una stella, come la nostra” confessò alzando un braccio ad indicare il grande astro, sul soffitto. Sorridendo, trattenendo l'emozione per quelle parole, si gettò a dargli un ultimo bacio.
Ti amo” sussurrò sulle sue labbra. Lui sorrise, compiaciuto.
Fila a prepararti, scimmia.”


La discussione della tesi, nella sala conferenze del San Mungo, fu emozionante. In piedi sul palco, con una moltitudine di luminari, Guaritori famosi, la commissione medica, parenti e amici, sembrava più un comizio che una discussione.
Con le mani sudate e il cuore lievemente impazzito, spiegò ai presenti cosa l'avesse portata a studiare Guarigione, come avesse fin dall'inizio sperimentato antidoti alternativi, scoprendo così l'ingrediente che aveva trasformato un semplice e debole rimedio per la mente, in una pozione che curava la perdita di memoria in seguito a fatture magiche. Inconsciamente, mentre parlava al folto pubblico, portava la mano alla collana, in cerca di forza.
Alla fine della spiegazione il pubblico aveva applaudito e il Primago le aveva consegnato l'attestato e la spilletta a forma di osso e bacchetta incrociati, simbolo del conseguimento di laurea.

Con gli occhi un po' umidi si voltò verso George, che le sorrideva incoraggiante al fianco di Angelina, emozionato quanto lei.
Il Primago, con semplici colpi di bacchetta fece sparire il palco e le sedie, sostituendoli con tavoli ricolmi di ogni genere di vivanda, fontane di succo di zucca o burrobirra, festoni, palloncini dorati, decorazioni floreali e un'orchestra dal vivo.
Katie venne sommersa da complimenti, strette di mano, domande, richieste di foto.

Scivolava nella sala, cercando di non incespicare sui tacchi, a fare domande ai suoi ospiti, a salutare gli amici. Salutò Leanne, Alicia, Hermione, Harry, la famiglia Weasley al completo, tutti venuti a sostenerla e complimentarsi con lei.
Signora Weasley, grazie per essere venuta!” esclamò felice quanto la donna si avvicinò a darle un caloroso abbraccio.
Katie,” mormorò Molly con gli occhi umidi, passandole una mano sulla guancia, “siamo così felici! Hai lavorato tanto e ti meriti tutto il successo del mondo. George è un uomo fortunato ad averti accanto, lo dicevo ieri ad Arthur. Vero caro?”

Arthur, intento a mangiare dei delicati vol-au-vent, alzò lo sguardo distratto su di loro al sentire il suo nome.
Cos...oh sì. Davvero fortunato. Una donna incantevole” farfugliò cercando di salvarsi.
Katie, a metà tra l'imbarazzo e una risatina repressa, si girò a guardare tra la folla.

La gente parlava, mangiava, rideva e ballava.
A proposito di George, lo ha visto? Non lo vedo dalla fine della discussione” disse a Molly, riportando l'attenzione su di lei. La donna scosse la testa, con un'espressione tesa.
No, mia cara, non so dove sia.”

Girò tutta la sala, cercò nelle stanze adiacenti e guardò distrattamente verso il giardino, dalle finestre; non riuscì a trovare George, da nessuna parte.
Sentì alcune persone domandarsi dove fosse il suo fantomatico fidanzato, di cui avevano letto sulla pagina dei gossip, quello costretto a sposare un'altra.
Le domande fioccavano di qua e di là, sulla bocca di alcune maligne pettegole.

Si mise a parlare con alcuni Guaritori, sulle teorie mediche attuali, dato che volevano sapere quale fosse la sua opinione sull'uso di alcune tecniche babbane nella medicina magica. Non seppe quanto rimase a parlare con quelle persone, a sostenere che ci fosse molto da apprendere dalla metodologia babbana in alcuni ambiti medici; ma per tutto il tempo un piccolo tarlo fastidioso le rodeva la mente, impedendole di godersi appieno la sua festa.

Infine, quando ormai erano quasi tutti andati via, salutando, ringraziando, facendole ancora i complimenti, George apparve; era teso e nervoso.
Angelina si è sentita male, mentre era in giardino. E' molto debole, la accompagno a casa. Ci vediamo più tardi” sciorinò tutto d'un fiato, scomparendo subito dopo, senza aggiungere altro.
Leanne le si fece vicino, l'ultima persona ad essere rimasta con lei, percependo dalla sua posa la sua agitazione.

E' stata una bella festa!” chiosò allegra, cercando di distrarla.
Katie digrignò i denti, per non mettersi ad urlare. Perché voleva urlare, per liberarsi il cuore.

Già, una bella festa” ripeté, sapendo di suonare atona.

L'ultimo regalo di George non le era piaciuto però, affatto.

L'aveva lasciata da sola, per tutta la sera, per stare con Angelina, per poi andare via con lei. Si aggrappò al ciondolo, con disperazione, scacciando il senso di opressione al petto, ripetendosi che erano solo le sue paure, che non sarebbe successo nulla.
Eppure non riusciva a darsi forza, l'angoscia nel cuore era più forte.
Era lì, nel suo vestito migliore, nella sua giornata speciale, ma tutto era inutile se l'uomo che amava era distante miglia da lei, dal suo cuore.

Una festa per me. La peggiore” mormorò tra sé e sé, vuota.

Note:

Salve a tutti!
Eccomi col quarto capitolo, davvero, davvero in ritardo; chiedo scusa! Purtroppo sono in un periodo megapieno e non riesco a stare dietro a tutto quello che vorrei fare.
Dunque: stiamo entrando sempre più nella parteoscura della storia, qualcosa si sta incrinando nel rapporto tra i nostri protagonisti e chissà come si evolveranno ancora le cose.
Grazie a chi segue la mia storia, di cuore.
a presto
Mimì

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Capitolo 5
*** Shadow zone ***


George non tornò a dormire per la notte e non si vide per tutta la mattina seguente; l'unico gufo che le fece visita portava una lettera dell'OMG, in cui le veniva chiesta una pronta risposta alla loro offerta. Aveva accartocciato la lettera e gettata nel cestino, con furia.
Non era riuscita a chiudere occhio e le profonde occhiaie lo dimostravano: era rimasta distesa con gli occhi aperti, le orecchie tese a cercare di catturare ogni rumore, attendendo il ritorno di George, invano. I battiti del suo cuore si erano fatti sempre più accelerati, l'angoscia più pesante.

Era una domenica mattina, perciò decise di dedicarsi alle pulizie, pur di non pensare.
Non si fermò un secondo, nemmeno per mangiare, traendo gioia dai muscoli doloranti, dalla stanchezza che lo sforzo fisico le procurava; niente era meglio dei vecchi metodi babbani imparati da suo padre per tenersi impegnata. Sfregava le mattonelle cercando di sfregare via l'ansia dal suo corpo, eliminava le macchie come avrebbe voluto togliere quelle di gelosia dal suo cuore, cancellava ogni traccia di polvere così come avrebbe voluto farlo con i brutti pensieri che le affollavano la mente.
Fino alla sera, non fece altro che dedicarsi alla sua occupazione.

George tornò tardissimo, sul finire del giorno. Katie era raggomitolata sul divano, al buio. Non aveva avuto nemmeno la voglia di accendere la luce: era rimasta ad aspettare nelle ombre della sera, crogiolandosi in cupi pensieri.
Il ragazzo la trovò lì e dopo aver mormorato un saluto distratto la oltrepassò, andando verso la camera. Katie sentì la rabbia repressa montarle dentro e lo seguì come una furia, sbattendo la porta della camera.
Lui alzò indifferente lo sguardo, poi tornò a cercare qualcosa dentro l'armadio.

Lo fissò a lungo, aspettando che parlasse, che si scusasse, che spiegasse cosa lo avesse trattenuto per un giorno intero fuori casa, senza nemmeno un avviso così che non si preoccupasse.
Ma non arrivò nessuna spiegazione; lui continuava a cercare qualcosa di qua e di là per la stanza, ignorandola completamente.

Allora?” sbottò alla fine, con voce irata.
Allora cosa?” chiese George, innocentemente, sempre senza degnarla di uno sguardo.
Dove diamine eri finito? Sei sparito per un giorno, senza dare tue notizie. Temevo che ti fosse accaduto qualcosa” urlò, la rabbia crescente.

La stava prendendo in giro? Non si rendeva conto della sua agitazione, della sua preoccupazione? Si comportava come se non gli importasse nulla.

Ero da Angelina, lo sapevi” rispose tranquillamente, tirando su le spalle. Come a dirle di non farne una tragedia.
Sei rimasto da Angelina per tutto questo tempo?” chiese, sentendo un'ansia bruciante salirle dal petto, mentre il respiro si faceva corto e le mani iniziavano a tremare.
George non rispose, solo smise di cercare, immobilizzandosi.

Il cuore batteva così forte da darle le vertigini, si aggrappò con forza allo stipite della porta, continuando ad aspettare; perché George ci stava pensando su? Cosa era successo? Non poteva essere successo quello che più temeva.
Tu...mi hai tradito? Mi hai tradito con Angelina?” gridò incredula, la voce accorata.

George si girò lentamente verso di lei, fissando lo sguardo nel suo.
No” rispose con la sincerità negli occhi.
Un decimo di secondo in cui riprese a respirare.

Non lo considero tradimento. Perché non ti amo più” continuò con voce calma, rigirandosi per frugare nei cassetti.

Katie congelò; la sensazione di un gelo bruciante che l'avvolse completamente, mentre il battito impazzito del suo cuore le riempiva le orecchie e la sensazione di vertigine si acuiva. Qualcosa le pungeva gli angoli degli occhi, minacciando le lacrime.
Ripetilo! Ripetilo se hai il coraggio!” urlò, la voce soffocata dal pianto trattenuto a fatica.
Lui si fermò di nuovo e ancora una volta si girò a fronteggiarla.

Non ti amo più” ripeté, con sguardo sereno.
Come se quelle parole non fossero le peggiori mai dette, come se non sapesse che ognuna era una coltellata in pieno cuore.

Stai scherzando? Dimmi che è solo lo scherzo più brutto che tu abbia mai fatto!” esclamò avvicinandosi a lui. George era più alto di lei di almeno quindici centimetri, ma non si fece intimidire e sostenne il suo sguardo, fiera.
Mi dispiace, Katie, non è uno scherzo. Sono innamorato di Angelina” replicò lui, un lieve accenno di pena nella voce.
Lei si passò le mani sugli occhi, respirando con forza, mentre sentiva le lacrime calde riempirle i palmi e poi scivolare giù. Non era vero, non poteva essere vero.

Ho passato l'ultimo mese in sua compagnia e ti giuro che all'inizio era solo un'amica, nulla di più. Ma poi, giorno dopo giorno, mentre parlavamo, mi ha colpito sempre di più, la sua delicatezza e tuttavia il modo in cui continua ad andare avanti. Mi sono accorto di provare qualcosa, ma l'ho soffocato. Mi sono detto che era solo tutta la storia del contratto matrimoniale, che era tutta suggestione. Ma da ieri sera mi è tutto chiaro. Sono innamorato di Angelina” raccontò, acuendo il dolore nel suo cuore.

Era troppo tardi per sperare che George dicesse “è tutto uno scherzo” e l'abbracciasse?
Sentì davvero le braccia di lui circondarla e stringerla con forza.

Non è colpa tua. E' solo successo” disse, forse cercando di spiegare.
Katie lo spinse via, mentre le lacrime offuscavano tutto.

E' successo? E dove sono tutte le promesse che mi hai fatto, tutte quelle parole sul fatto che non avresti amato nessun'altra?” lo accusò, il volto deformato dalla rabbia.
Dove è finito il tuo amore per me?”

La pena nella sguardo di lui si fece più intensa.
Io...credo che il mio amore per te non fosse sincero. All'inizio forse lo era” iniziò a dire mentre lei inorridiva, “ ma dopo la guerra io non avevo più amore, nemmeno per me stesso. Sono rimasto con te, credo, per gratitudine, perché mi sei stata accanto. O per paura di stare da solo. Ma adesso so che non era amore.”
Ma la proposta di matrimonio? Perché diamine mi hai chiesto di sposarti se sentivi qualcosa per Angelina? Perché mi hai illuso, se sapevi che mi avresti tolto tutto?” singultò incredula, ferita. Sapeva di suonare patetica, a singhiozzare in mezzo alla stanza, con un tono di supplica nella voce.
Non lo so. Ho creduto davvero che fosse una cosa da nulla. Cercavo di renderti felice, perché eri tesa, nervosa e preoccupata.”

Nel silenzio che seguì solo il pianto irrefrenabile di Katie era ben udibile.
Scusami, davvero. Non volevo farti soffrire.” George si spostò silenziosamente nella stanza, riempiendo un grande borsone di vestiti e altri oggetti personali, poi raggiunse la porta.
Vado a stare da Angelina. Puoi rimanere qui per ora, ma ti prego di andare via entro la fine della settimana” mormorò voltandosi verso di lei.
Non preoccuparti! Me ne vado!” urlò sconvolta, aprendo l'armadio e cercando le sue cose. “Non ti imporrò la mia presenza.”
Non c'è bisogno, prendila con calma. Solo devo insistere che sia prima di sabato” rispose George, cercando di suonare gentile. Senza sapere che era come gettare benzina sul fuoco.
Perché ti preme tanto? Cosa succede questo sa...” le parole le morirono in gola, capendo d'un tratto.
Sposerò Angelina, questo sabato” spiegò lui, con fare pratico.

Katie scoppiò a ridere, una risata isterica che non riusciva a fermare, che mascherava il dolore più atroce che avesse mai provato.
Tu...tu stai scherzando?”
Mai stato così serio. Se non la sposassi morirebbe e non posso permettermi di perderla adesso” asserì George.

Lei si asciugò le lacrime, con stizza.
Non ti augurerò cose malvagie solo perché ti sei comportato da stronzo con me. Vai, segui la strada! Fa solo che non si incroci più con la mia” disse guardandolo negli occhi, lo sguardo fiero, la testa alta.
Lei era Katie, donna di ghiaccio, fiera e orgogliosa ex-Grifondoro.
George uscì, chiudendo la porta dietro di sé, spegnendo le candele con lo spostamento d'aria, facendola piombare nelle ombre della camera.

Le stelle sul soffitto pulsavano in maniera discontinua, creando giochi di luci e ombre, esternando il caos del suo cuore.
Pian piano si affievolirono, lasciandola completamente al buio, mentre preda della disperazione, sicura di non poter più essere udita da George, si abbandonò al suolo, scoppiando in grandi singhiozzi.
La grande stella cadde con un tonfo sordo davanti a lei, senza luce, fredda e buia; la raccolse tremante e la strinse al petto.

Pianse, a lungo e disperatamente, stretta al simbolo di quello che credeva amore, in quello che era stato il posto più bello della sua vita ed ora non era altro che la sua zona d'ombra, il suo personale ingresso per l'inferno.


Note: 

Tatataaaaan. Musica da dramma, miei cari.
Perché eccoci arrvati ad uno dei momenti clou di questo polpettone che vi sto rifilando! 
Sì, George non ci sta facendo una bella figura, lo so. E pensare che lo adoro! 
Grazie pe seguire la mia storia gente, non sapete come lo apprezzi!
A presto!
^__^
Mimì

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Capitolo 6
*** Labyrint ***


Un lieve tocco alla porta.

Nessun rumore, nessun sospiro, nessun singhiozzo. Il cuscino li inghiottiva tutti e proprio per quel motivo lo stringeva forte, aggrappandocisi come se fosse una scialuppa in mezzo al mare: era sostegno, rifugio e baratro nero che accoglieva il suo dolore.
Il bussare alla porta si fece più intenso, più invadente. Sprofondò più a fondo nell'oscurità che si era creata, per non essere scoperta, non essere costretta ad affrontare, non essere trascinata nella luce.
I colpi si spensero, i passi si allontanarono, la porta dell'appartamento si aprì e richiuse.
Katie sospirò.
Leanne si era finalmente arresa, capendo che volesse essere lasciata in pace.

L'amica l'aveva trovata in stato di apatia davanti alla sua porta, due giorni prima.
Quella orribile notte Katie era corsa da lei, raccogliendo poche cose; ma non aveva trovato il coraggio di svegliarla, di raccontarle cosa fosse successo, ed era crollata a piangere sul suo zerbino, per tutta la notte. Al mattino Leanne aveva fissato i suoi occhi asciutti, ma rossi e gonfi, le occhiaie, il volto pallido e teso e non aveva fatto domande; l'aveva accolta nel suo appartamento, con affetto.
Katie si era rinchiusa nella sua vecchia camera, si era abbandonata sul letto e non aveva più avuto la forza di affrontare nulla.

Si sentiva persa.
Come quando si era smarrita dentro il labirinto degli specchi, al circo di paese, da bambina.

Aveva vagato in cerchio, perdendo il senso dell'orientamento: il sentiero non aveva mai fine o la mandava a sbattere in vicoli ciechi, mentre la sua immagine ripetuta centinaia di volte le faceva girare la testa, la nauseava. La sensazione di panico, di non riuscire a trovare un'uscita, di rimanere per sempre intrappolata lì dentro, di non avere alternative, le aveva invaso il cuore e la mente, spezzandole il respiro.
Aveva cominciato a correre più forte, senza rendersi conto che era l'agitazione a guidarla e non il raziocinio, sbattendo in false uscite, intrappolandosi sempre di più; infine, sconfitta, si era accasciata al suolo, piangendo, lasciandosi soffocare dall'angoscia.
Era stata sua madre allora a salvarla, richiamata dal suo pianto; adesso non c'era nessuno a cercarla nel labirinto di dolore in cui era entrata.

Si girò pigramente, lo sguardo fisso sulla finestra piena di luce. Era mattina, di quale giorno?
Non era importante. La rotazione della terra attorno al sole non era affare suo.
Non dormiva ormai da settantadue ore, non mangiava da altrettanto tempo: riusciva solo a stare lì, buttata apaticamente sul letto, a fissare le pareti bianche o il giorno diventare notte e viceversa, ripetendosi che era tutto un sogno e che presto si sarebbe svegliata. Quando la realtà riusciva a fare breccia nella sua mente scoppiava a piangere, incontrollabile, mentre il suo corpo tremava tutto, in preda all'orrore, col petto in fiamme.
Aveva passato così i suoi ultimi due giorni, passando dall'apatia al pianto angosciato, per poi accasciarsi senza forze e ritornare nell'apatia, in un circolo senza fine.

Rimase in quella posizione per molte ore, con i capelli incollati al viso dalle lacrime, gli occhi che pulsavano nelle orbite, lo stomaco contratto e i nervi tesi.
L'intensa luce bianca che proveniva dalla finestra divenne prima un giallo brillante, poi mutò lentamente in arancione tenue fino a sfumare in un rosso cupo; quello venne soppiantato infine dal nero della notte. Si mise in posizione fetale, ignorando il brontolio dello stomaco.
Il suo corpo richiedeva cibo, ma il pensiero di mangiare la nauseava. Tutto la nauseava, anche pensare. Avrebbe dato qualsiasi cosa per dormire, per placare anche per poco il suo dolore.

Sentì la porta dell'appartamento aprirsi, poi richiudersi con un colpo secco. Un colpo alla porta, poi due, poi tre. Il suo nome ripetuto più volte. Non rispose.
Non poteva, non ce la faceva.
Non voleva raccontare, perché faceva male, perché era meglio negare, perché se le parole fossero uscite dalla sua bocca tutto sarebbe stato reale, vero, difficile da affrontare.

Leanne le urlò di lasciarla entrare, ma ancora rimase muta. Con un grosso sospiro l'amica si arrese. Come aveva fatto ogni giorno, perché nemmeno lei sapeva che fare.
Chiuse un secondo le palpebre, stanca, lacerata, distrutta; due lacrime solitarie caddero sul cuscino mentre, senza nemmeno accorgersene, precipitava finalmente nell'oblio che solo il sonno poteva darle.


Allungò il suo corpo, lievemente, nel momento di paradiso che precede il risveglio, quello in cui i sogni invadono la realtà, rendendo tutto più bello, colorato, magico. Aveva ancora gli occhi chiusi, ma si accorse di star tornando alla piena coscienza; aveva fatto un sogno bellissimo, come la sensazione di volare, senza scopa né animali, libera nel cielo, padrona del proprio percorso, avvolta dal vento.
E poi, improvviso, un acuto dolore scacciò via quel debole benessere, senza motivo. Quasi nello stesso istante il ricordo di ciò era successo le tornò alla mente, riportandola nel mondo reale, al suo dolore.

Desiderò ripiombare in quel dolce nulla, dimenticare il suo nome, il perché fosse lì, perché stesse soffrendo, ma non ci riuscì. In un raptus di follia si tirò su dal letto, decisa ad andare a prendere il distillato della morte vivente, nel baule dei medicinali magici. L'avrebbe bevuto, sarebbe sprofondata nel sonno eterno e avrebbe sognato, per sempre.
Al primo passo il suo corpo debole e sciupato si accasciò senza forza sul letto, mentre tutto vorticava. Si stese e respirò a fondo, scacciando il capogiro.

Leanne bussò, chiamando il suo nome.
Katie, ti prego, parlami. Fammi entrare, lasciati aiutare” mormorò preoccupata. Aiutarla? Come avrebbe potuto? Non c'era cura, non c'era soluzione.
L'amica continuò a battere il pugno sulla porta, con forza crescente. Quando i colpi cessarono, Katie sorrise lievemente, sguazzando nel suo dolore, da cui non voleva essere salvata.
Si era arresa, ancora.
Con una violenta scossa la porta saltò via dai cardini, sbattendo rumorosamente sul pavimento, sollevando delle delicate spirali di polvere.

Katie la osservò, sotto shock, mentre Leanne si faceva avanti nella stanza, la bacchetta ben salda nella mano, lo sguardo puntato su di lei.
Non riuscì nemmeno a nascondersi nelle coperte, dalla sorpresa; fissò i meravigliosi occhi verdi dell'amica, che la fissavano preoccupati e arrabbiati.
Leanne si sedette sul letto, ignorando il fatto che Katie non facesse la doccia da giorni, che le sue occhiaie violacee fossero marcatissime, che apparisse pallida e sul punto di svenire, che i suoi occhi fossero baratri di dolore; tese le braccia verso di lei e la strinse a sé, semplicemente.
Il calore dell'amica, il suo abbraccio dolce, il suo tocco tenue, la fecero crollare e Katie scoppiò a piangere, sulla sua spalla.
Le raccontò cosa era successo, del tradimento, della separazione, senza tralasciare una virgola dei loro discorsi o un'espressione di George, mentre Leanne le carezzava la schiena, in silenzio.

Pianse, pianse fino a star male, stretta nel suo abbraccio, inondandole i capelli corvini di lacrime.
Non so che fare. Senza di lui, cosa posso fare?” chiese disperata, forse a sé stessa.
Cosa sono, senza George? Cosa faccio? Come vivo?” continuò a singhiozzare, cedendo sempre più al dolore.

Leanne sciolse l'abbraccio e la fissò negli occhi.
Ci sono io con te. Ti mostrerò come si vive, di nuovo” disse prendendole la mano e sorridendo.
Tu sei una donna forte e hai solo bisogno di ricordarlo, Katie. Hai costruito la tua vita, da sola, lottando contro tutto e tutti. E non l'hai fatto in funzione di George, l'hai fatto per te” esclamò l'amica convinta, gli occhi che brillavano.
Ritroviamo te stessa e facciamo rimpiangere a George Weasley il giorno in cui ha pensato che il tuo amore fosse da buttare. Usciamo da questa oscurità” continuò, alzandosi.

Katie si lasciò sollevare dal letto e poi la seguì, docile, diretta in cucina. Fissò la schiena fiduciosa dell'amica, le mani strette, e sorrise.
Qualcuno era di nuovo venuto a salvarla, le aveva teso la mano e la guidava al sicuro, fuori dal labirinto, fuori dal caos.






Note:

Buona sera!
Dunque, non ho molto da aggiungere a questo cupissimo capitolo! Povera Katie! ç__ç Essere lasciati è qualcosa che distrugge, credetemi; per quanto forte una persona possa essere, la fase di disperazione credo che l'abbiano tutti.
Ma per fortuna, Katie ha Leanne, una vera amica, pronta ad aiutarla.

Vedervi così appassionati alle vicende di questi ragazzi mi rende felice, sapete?
Grazie!
Mimì




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Capitolo 7
*** Inside a flower ***


Quando si svegliò, il venerdì mattina, qualcosa dentro Katie era cambiato.
Soffriva ancora tanto che avrebbe voluto strapparsi via il cuore, ma la consapevolezza di non potersi lasciare andare aveva trovato posto dentro di lei, spronandola a lottare.

Leanne l'aveva salvata, letteralmente. L'aveva strappata dalla fortezza in cui si era chiusa, l'aveva ascoltata, abbracciata. E le aveva mostrato che il dolore non era una cosa negativa, doveva solo farlo suo, conquistarlo ed andare avanti, un piede davanti all'altro.
Perciò, anche se con un sospiro sofferto, si tirò su e si recò in cucina, a fare colazione.

Buon giorno” trillò Leanne, felice di vederla. E che si fosse alzata senza il suo aiuto.
Giorno” rispose ancora mezza assonnata, stropicciandosi gli occhi.
L'amica servì in tavola la colazione, allungandole un piatto colmo di uova strapazzate e bacon, ancora sfrigolanti e fragranti. Iniziarono a mangiare, la radiolina vicino al lavello che trasmetteva un programma di pulizia e manutenzione dei calderoni.

Te la senti di tornare al lavoro?” chiese docilmente, interrompendo i dieci modi casalinghi per rattoppare un calderone bucato.

Katie alzò lo sguardo dal piatto per fissarlo nel suo, assorta.
Leanne l'aveva coperta, presentandosi al suo posto di lavoro per dire al Primago che aveva avuto un'emergenza familiare e che per alcuni giorni si sarebbe quindi assentata, con somme scuse.

Io....non credo...” iniziò a dire prima che un grosso gufo planasse dentro la finestra aperta della cucina, piazzandosi di fronte a lei.
Il volatile dagli occhi gialli, la fissò solenne, tendendole la lettera stretta nel suo becco. Sapeva chi fosse il mittente, dall'inchiostro rosso porpora, e inaspettatamente la prese con un sorriso, mentre un'idea improvvisa le balenava alla mente. Scorse la lettera velocemente, poi sollevò lo sguardo su Leanne.


Sì, credo che andrò al San Mungo” disse, mentre l'amica incominciava a sorriderle, “per dire al Primago che mi dimetto.”
Il sorriso morì sulle labbra di Leanne, che adesso la guardava come se fosse improvvisamente impazzita.

Ma non puoi! Licenziarti non è la maniera giusta per andare avanti!” la sgridò la giovane, cercando di portarla a ragionare.
No, certo che non lo è. Ma accettare il posto di lavoro a Ginevra mi sembra un buon modo. Non fraintendermi, non sto scappando. Voglio solo ricominciare, da zero.”
Leanne la osservò pensierosa per qualche secondo.

Va bene. Ma se dovessi cambiare idea, se dovessi sentirti sola, se senti di non potercela fare, ricordati che qui ci sono sempre io, che ti accoglierò per qualsiasi motivo, senza mai giudicarti” esclamò serena.
Katie lo sapeva, sapeva che Leanne era la migliore persona mai esistita e che lei aveva la fortuna di averla come amica.

Con un nuovo obiettivo nel cuore si preparò, decisa a dare una svolta alla sua vita. Non stava affatto scappando dal dolore, perché quello l'avrebbe portato con sé, ovunque fosse andata, ne era ben conscia.
Il Primago si congratulò per la sua decisione, invitandola perfino a mangiare a pranzo fuori per festeggiare. Era stato un buon mentore, un ottimo insegnante, un buon amico.
Non riusciva a guardare il volto dell'uomo di mezza età senza pensare a tutto ciò che avevano passato assieme durante gli anni del suo tirocinio: le diagnosi sbagliate, le emergenze, le sperimentazioni, la resistenza segreta contro Voldemort durante la guerra.
Era stato un padre bonario per lei, un valido superiore.

Sicura di essere tranquilla?” le chiese l'uomo sull'assolata terrazza del ristorante in cui pranzavano. E proprio a causa del loro legame, anche lui riusciva a leggerle dentro.
No, ma lo sarò” replicò dolcemente, colpita dalla premura dell'amico. Lui sospirò sapendo bene che lei non si stesse riferendo al lavoro, ma alla sfera privata.

Dopo pranzo Katie tornò all'appartamento, trovando Leanne intenta a leggere sul divano.
Uscita prima dal lavoro?” domandò poggiando la borsa vicino all'amica, che abbandonò il libro per prestarle attenzione.
No, il venerdì abbiamo sempre la giornata corta” rispose semplicemente, legandosi i capelli in una coda alta, nel tentativo di sfuggire all'insolito caldo.
Ah, avrei dovuto fare l'Incantavvocatessa1 anche io. Settimana corta, nessuna emergenza, che sogno” la punzecchiò mentre si sedeva al suo fianco, con un grosso sospiro.
Che c'è?” chiese Leanne, notando l'espressione preoccupata.
Devo partire. Ho bisogno delle mie cose” rispose Katie guardando dritta di fronte a sé. Tutto ciò che possedeva, esclusi quei pochi indumenti che aveva preso per scappare da Leanne, si trovava nell'appartamento del traditore.
L'amica capì subito il suo problema. Come avrebbe potuto chiedere a George le sue cose? Non aveva intenzione di rivederlo, di parlargli, nemmeno di chiederglielo via gufo.
Doveva considerarla morta. Per sempre.

Andrò domani, durante il matrimonio. Mentre l'appartamento è vuoto” esclamò, decisa. Sapeva l'orario preciso, grazie alla Gazzetta del Profeta poggiata al fianco di Leanne: il titolo in prima pagina era la notizia del matrimonio di George e Angelina, corredato dei dettagli sul dove, sul quando e con la domanda finale su di lei, su come l'avesse presa. Distolse lo sguardo dal giornale con un doloroso tuffo al cuore.
Ci aveva pensato tutto il giorno, da quando aveva deciso di andare, e l'unico modo possibile per ottenere i suoi averi indietro senza doverli chiedere a George, né essere in alcun modo costretta a parlare con lui, rimaneva quello.
Ma non fu facile.

Il pomeriggio seguente, la sua mano tremava sulla maniglia della porta di ingresso dell'appartamento di George. Per quanto si fosse ripetuta che tutto sarebbe andato bene, che poteva farcela, si sentiva tremare da capo a piedi, mentre ancora la mano rimaneva pietrificata e il cuore batteva alla sua massima forza.
Perché un conto era far finta di stare bene quando stava con Leanne, un conto era convincere sé stessa che effettivamente quel dolore non fosse reale.
Non stava bene, affatto.
Malediceva George, Angelina, Fred, sé stessa, per aver perso la cosa più bella che avesse mai avuto. Con un grosso sospiro abbassò la maniglia e aprì piano la porta, entrando nel salotto.
Sciocco George, che non aveva cambiato la parola d'ordine per entrare nell'appartamento.
Respirò l'odore familiare, di polvere da sparo e pino: l'odore di George.

Camminò lentamente, cercando di convincere il suo cuore a smettere di battere così in fretta, preda di un senso di nausea che la scuoteva nel profondo.
Ma a metà strada sentì di non farcela, bloccandosi.
Non voleva entrare in quella stanza, la loro stanza, il loro rifugio stellato e scoprire che George e Angelina erano stati lì dentro assieme. Il solo pensarlo le fece venire un conato di vomito, mentre il cuore bruciava, di rabbia e gelosia.
Mentre si faceva mentalmente forza, spronando le sue gambe a muoversi, la porta della camera di Fred si aprì piano, con un debole cigolio.
Nessun rumore proveniva dall'interno perciò si avvicinò, tesa, con la bacchetta levata, chiedendosi come potesse essersi aperta.

Sbirciò dentro e fu sorpresa di trovare il letto sfatto; quando vide degli indumenti femminili capì infine che la persona che vi aveva dormito era Angelina.
'Perché non aveva dormito con George?' si chiese mentre si tirava indietro. Un bagliore perlaceo attirò il suo sguardo, frenando la camminata.
Un piccolo pensatoio a forma di fiore brillava sul comò, invitandola ad avvicinarsi.
Katie non era mai stata una ragazza curiosa e rispettava la privacy altrui, eppure non riuscì ad impedire ai suoi piedi di muoversi verso l'oggetto, come in stato di trance. Si fermò e osservò la superficie luminosa vorticare, come bruma liquida, come argento fuso.

La sua mano si allungò, contro la sua volontà, e non appena toccò la fredda superficie venne inghiottita nel pensatoio, a cadere nella foschia, con un urlo che nessuno poteva sentire.
E se fosse stata tutta una trappola?

Cadde sul letto della camera di Fred, accanto a quest'ultimo.

La sorpresa di trovarselo lì vicino, vivo in un ricordo senza tempo, la emozionò fino alle lacrime, facendole dimenticare che fosse arrabbiata con lui. Stava contemplando una lettera, pensieroso.
Angelina entrò, in pigiama. Katie guardò fuori dalla finestra e scoprì che era notte fonda; non se n'era accorta, sconvolta alla vista di Fred.
L'amico ripiegò la lettera e la mise via, poi si coricò al fianco di Angelina, infilatasi nel letto; si abbracciarono con intimità e Katie desiderò non essere mai entrata nel pensatoio.

Cosa stavi leggendo?” chiese Angelina, accoccolandosi sul petto di lui.
Quello? Oh, nulla. Cose di lavoro” rispose Fred un po' teso, buttando un'occhiata distratta al comodino dove aveva messo la lettera.
Prese a carezzarle i capelli, a giocare con le sue treccine.

Stavo pensando: che cosa faresti, se mi succedesse qualcosa?” chiese piano Fred, misurando le parole.
Non mi piacciono discorsi di questo genere, Fred!” lo sgridò lei, arrabbiandosi.
Katie era appollaiata sul comò, chiedendosi che mai ci facesse lì e come potesse uscirne. Tuttavia l'argomento le interessava, sembrava essere capitata nel ricordo in cui Fred doveva aver avuto l'idea di quello stupido contratto. Probabilmente Angelina aveva visionato i suoi ricordi alla ricerca di qualche indizio, in modo da sciogliere il contratto.

Siamo in guerra, Angie. Non ci sono discorsi più sensati di questo” rispose lui, serio in volto.
Katie non aveva mai visto Fred serio, mai, nemmeno una volta.

Non ci voglio pensare, ecco! Non ti succederà nulla!” esclamò l'amica, accalorandosi.
Se mi succedesse qualcosa, vorrei che tu ti rifacessi una vita. Che ti innamorassi ancora, che ti sposassi” mormorò Fred, mentre lei gli tirava il cuscino in faccia per non farlo parlare.
Erano una coppia fantastica, pensò Katie con una certa pesantezza nel cuore.

Smettila! Vuoi che ti rimpiazzi quindi? Tu mi rimpiazzeresti se morissi?” chiese la ragazza, arrabbiata e rossa in volto.

Fred sorrise enigmatico, facendola arrabbiare di più. Cominciarono a baciarsi passionali e Katie si tappò gli occhi, scandalizzata.
Due forti risate arrivarono ovattate dal salotto, insieme a dei tonfi sordi.

Finitela di far chiasso!” urlò Angelina. I rumori oltre la porta si spensero.
Ripresero a baciarsi, con suo enorme dispiacere; la porta della camera si aprì con forza facendoli trasalire.

Ci avete chiamato?” chiese George entrando nella stanza.
Ci avete detto che volete la nostra compagnia?” gli fece eco Katie, apparsa dietro a lui.

Katie si emozionò, guardando la sé stessa di anni prima gettarsi nel letto insieme a George, a saltare, rimbalzare, tirare cuscini a Fred e Angelina, che dopo il primo attimo di disappunto si unirono a loro. Ricordava bene quella notte, le risate, gli scherzi fino a notte tarda.
Loro quattro si erano divertiti un mondo assieme.
La scena sfumò, mentre lei piangeva, preda di un forte turbamento.

Si trovò seduta in una stanza, che riconobbe come il salotto di Angelina. La ragazza stava preparando del tè, mentre Fred sedeva sul divano. D'improvviso il giovane si tirò su e si avvicinò a lei, porgendole una pergamena.
Angelina, firmeresti questa?” le disse, con un tono di voce fermo. L'amica prese la pergamena e la scorse incredula, poi la rimise in mano a Fred, scocciata.
No!” sbottò secca, lanciandogli un'occhiataccia.
Eppure Katie sapeva che l'aveva firmata. Aveva visto con i suoi occhi la firma di Angelina in fondo al contratto.
Si avvicinò a Fred e lesse oltre alla sua spalla. Arrivò alla fine della pergamena perplessa: quello non era il contratto di matrimonio.

Era una richiesta di Fred, nel caso in cui fosse morto, di andare avanti, di dimenticarlo e rifarsi una vita. Nel caso in cui fosse morto nella guerra, chiedeva ad Angelina di rifarsi una vita entro i suoi venticinque anni. Se non ci fosse riuscita, un incantesimo di Obliviazione presente nel contratto le avrebbe cancellato il ricordo di Fred, per non farla più soffrire.
Non era il contratto, non era affatto quello che c'era scritto. Eppure la pergamena era la stessa, così come la data, le macchie di inchiostro.

Fred strinse forte la mano.
Non mi succederà nulla, te lo prometto. Questo contratto serve solo a farmi stare tranquillo, a non rimanere sveglio a pensare a cosa faresti senza me” sussurrò grave. Perché Fred conosceva bene Angelina e sapeva che il suo carattere forte nascondeva un cuore preoccupato per lui.
L'amica scosse la testa, poi prese una piuma da un cassetto e firmò, in silenzio.

Non voglio più sentire questa storia” lo minacciò restituendogliela. “E sii attento.”

La scena scomparve e Katie piombò in una girandola di immagini, che le corsero incontro: frammenti di battaglia; il corpo senza vita di Fred, disteso in sala Grande; Angelina stretta ad una tunica del ragazzo, che piangeva nell'oscurità della sua camera, da sola.
Piccoli spezzoni di vita senza Fred, sola, vuota, deprimente. Poi le immagini cambiarono e Katie le osservò, sempre più inorridita, mentre il suo cuore palpitava, sconvolto.
Si portò le mani alla bocca, per soffocare un grido, che avrebbe risuonato nel vuoto.

Le immagini si bloccarono: osservò attonita un oggetto rotolare sul pavimento, finendo vicino ai suoi piedi, poi si sentì tirare via, attraverso la bruma argentea. Atterrò sul tappetto della camera di Fred e si guardò attorno, troppo sconcertata.
Scoppiò in una risata amara, mentre lacrime di rabbia e sollievo le scendevano sulle guance. Era stata tradita. Si era fidata, ed era stata tradita.

Accarezzò affettuosamente il piccolo pensatoio. Aveva scoperto la verità ed era sempre stata nascosta dentro un fiore.
Raccolse l'oggetto visto nel pensatoio, vicino ai piedi del letto.
Strinse la presa sulla bacchetta e si smaterializzò, con una missione nel cuore; stava correndo da George, ad affrontare la verità. E a chiedere vendetta.


1: Incantavvocatessa, altra parola che ho inventato! Incanto+avvocatessa.



Note:

Ciao!
Rieccomi con l'aggiornamento! Siamo arrivati ad un punto di svolta nella storia!
Grazie ancora per seguirla e dirmi la vostra, in bene e in male, mi fa un piacere immenso!
Un abbraccio virtuale,
Mimì



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Capitolo 8
*** The Marriage ***


La sua Materializzazione la portò in campagna, fuori dal cancello della Tana. Il giardino era addobbato con fiori e festoni dorati, mentre un centinaio di persone in abito elegante sedeva su sedie d'argento, sotto dei gazebo viola. Non poteva vedere l'altare fiorito in cui i due sposini ascoltavano il mago che li univa in matrimonio, ma sapeva che erano lì.

Spalancò il cancelletto e corse dentro, con tutte le sue forze. Solo duecento metri la separavano da George, ma le sembrarono milioni di chilometri; più si avvicinava, più le figure si delineavano: il tappetto rosso che percorreva la navata, lui e Angelina, mano nella mano, di fronte allo spaventatissimo mago sacerdote, che la guardava arrivare.
Il piccolo mago si pietrificò nel bel mezzo del discorso, finché tutti non si girarono a guardare cosa lo sconvolgesse tanto, scoprendo una trafelata Katie fermarsi ansante a pochi metri da loro, la bacchetta tesa.

Fermate questa farsa!” ordinò puntandola sugli sposi.
Alcuni ospiti trattennero il respiro, altri strillarono, mentre Harry e Ron si tiravano su, bacchette alla mano.

Sedetevi, per favore! Non ho intenzione di fare del male a nessuno. Credimi Harry” esclamò accorata, girandosi a guardare gli occhi dell'amico, perché vi leggesse la sua sincerità.
Lui la fissò a lungo, sondando le sue intenzioni, poi si sedette trascinando Ron giù con sé.

Katie sapeva di avere gli occhi di tutti addosso, che stava interpretando la parte della donna gelosa che interrompeva il matrimonio dell'ex, incurante che amasse un'altra. Ah, se solo avessero saputo quanto fossero lontani del vero.
Angelina la fissava con disappunto e pena, insieme.

Katie, cara, capisco come tutto questo ti sconvolga, ma devi fartene una ragione. Io e George ci amiamo, non puoi farci nulla” le disse con voce dolce, come se stesse parlando con un bambino capriccioso.
Chiudi quella dannatissima bocca” soffiò Katie, cercando inutilmente di controllare la rabbia, mentre la bacchetta scivolava verso Angelina.

La donna, stretta nel suo abito da sposa, la osservò sconvolta, portandosi una mano sul cuore.
Non fare così. Mi dispiace, davvero, ma è successo” pigolò, tenendo d'occhio la bacchetta.
Ho detto: chiudi la bocca. Dato che la usi solo per dire bugie, fammi il piacere di tacere!” ordinò Katie, iniziando a spazientirsi.
George si avvicinò ad Angelina, stringendola con amore, per proteggerla dalla bacchetta. Katie trasse un profondo respiro, l'angoscia sempre più pressante.

Vogliamo raccontare a tutte queste squisite persone presenti che stanno buttando via il loro tempo, a presenziare a questa enorme bugia? Su Angelina, visto che hai tanta voglia di parlare, racconta a tutti la verità” esclamò sicura, la mano ben ferma. La giovane si girò a guardare i suoi ospiti, scuotendo la testa, facendo dei segni per far capire che l'altra era di sicuro impazzita.
Oh sì, lo vedeva negli occhi degli ospiti, persino in quelli della signora Weasley, il dubbio che fosse uscita di senno; e vedeva anche le mani di Harry, Ron, Charlie e Bill strette sulle bacchette, anche se ancora seduti, valutando il da farsi.

Non vuoi parlare? Allora lasciate che io vi racconti la storia di una donna, forte, sicura di sé, amata da un uomo straordinario. Una storia bellissima, finché l'uomo non muore tragicamente, lasciandola sola. Nonostante lei lo amasse profondamente, non poteva far nulla contro la morte e dovette passare tempi bui e tristi, a piangere l'amato, senza darsi pace. Fin qui mi avete seguito?” raccontò nel silenzio del giardino.
Nessuno osava muovere un muscolo, fare un fiato.

Anni dopo, la donna si ricorda di una cosa, di un contratto che l'uomo le aveva fatto firmare, in cui prometteva di mettercela tutta per andare avanti in caso della morte di lui, di rifarsi una vita entro i 25 anni, pena la cancellazione dei loro ricordi assieme dalla mente. Ti ricorda nulla, Angelina?” domandò, mentre la ragazza sbiancava tra le braccia di George, gli occhi pietrificati su di lei.
Sostenne il suo sguardo, fiero. L'aveva in pugno.

George sembrò intuire la paura di Angelina, perché d'improvviso si staccò da lei e si avvicinò a Katie; non osò colpirlo, così vicino, osservando il viso tanto amato. L'uomo alzò un pugno, repentino, e lo calò forte sul suo viso, mandandola a schiantarsi al suolo, vicino alle sedie, mentre puntini gialli le invadevano la mente e il cervello sbatteva nel cranio. Sentì centinaia di urla, ma lei, troppo sconvolta, non aveva emesso un fiato.
Un dolore pulsante le invase la testa, mentre con un occhio aperto vedeva George avvicinarsi minaccioso.
Prima che potesse reagire un incantesimo scudo si frappose tra lei e il suo aggressore, bloccandone la furia; la mano di Charlie la aiutò ad alzarsi.

Cosa...lasciami andare!” urlò il fratello, divincolandosi.
Charlie fece apparire delle corde che lo avvolsero, mandandolo al tappetto, mentre ancora provava a liberarsi in preda alla furia.

Sono curioso di sapere cosa ha da dire! E dopo questa aggressione immotivata lo voglio ancora di più” esclamò Charlie, sciogliendo l'Incantesimo Scudo. 
“Qualcuno ha da obiettare?” chiese guardandosi attorno. Gli ospiti scossero la testa; Molly osservava tenendosi le mani al petto, ansiosa; i genitori di Angelina al suo fianco, erano sconvolti e non sapevano che fare.

Katie lo ringraziò con un sorriso, mantenendosi al suo braccio. Si avvicinò ad Angelina che indietreggiò, spaventata, anche se lei non aveva la bacchetta tesa.

La donna, non volendo dimenticare l'uomo, pensa ad uno stratagemma e l'unica idea che le viene alla mente è sposare il gemello dell'uomo che amava. Vogliamo dare dei nomi ai protagonisti? La donna si chiama Angelina, l'uomo si chiamava Fred, il suo gemello George. Ma come fare a sposare il gemello? Aveva una fidanzata, da molti anni. E così Angelina, preda della pazzia, evidentemente, cambia il vecchio contratto, grazie ad un vecchio libro di incantesimi illegali, e lo fa pervenire ad uno studio notarile, facendo credere sia un contratto di matrimonio richiesto da Fred. Mentre quel pover'uomo, al quale viene data tutta la colpa, non ha mai pensato niente di così orribile in tutta la sua vita!” continuò a raccontare Katie.

Sei pazza! Pazza! Sei impazzita dalla gelosia, è così! George mi ama” gridò Angelina, guardandosi attorno in cerca di aiuto.
Mi sono bevuta davvero la storia di George. Di come si fosse innamorato di te, ma l'avesse soffocato. Dovevo sapere che era una bugia. George mi chiese di sposarlo, il giorno stesso in cui cambiò! E sono certa che te l'abbia detto! E' stato quello a spaventarti? A convincerti ad agire? A costringerti a somministrargli l'Amortentia mentre lui si prendeva gentilmente cura di te?” urlò Katie arrabbiata, il corpo scosso dai tremiti, sfiorando distrattamente la collana per richiedere forza.

Frugò nella tasca, togliendo l'ampolla che aveva contenuto la pozione che Angelina, giorno dopo giorno, aveva somministrato a George, come le aveva visto fare nel pensatoio. La boccetta brillò nel sole del pomeriggio, stretta nella mano di Katie, mentre gli ospiti mormoravano, sussurravano, facendo supposizioni, domande.
Angelina la fissò dapprima incredula, poi con una risata folle estrasse la bacchetta dal corpetto e la puntò su di lei, nello sconcerto generale.

Dimmi perché? Credevo fossimo amiche, perché mi hai fatto, ci hai fatto, una cosa simile?” chiese sgomenta, guardando con la coda dell'occhio George a terra, stretto nelle corde, che si dibatteva per raggiungere Angelina, ancora sotto l'effetto della pozione.
Non era giusto! Non era giusto!” esplose in un urlo la donna.
Non era giusto che tu potessi avere George al tuo fianco, mentre io avevo perso Fred! Non era giusto che nonostante fossero identici, la morte avesse preso il mio, ma avesse lasciato il tuo! Non era giusto che tu continuassi ad avere quei meravigliosi occhi azzurri a guardarti innamorati, mentre i miei erano chiusi per sempre, sotto terra. Perché tu potevi avere George, mentre a me era stato strappato via Fred? Perché?” gridò follemente Angelina, scoppiando a piangere.

Katie abbassò la bacchetta, il cuore gonfio di tristezza nell'osservare l'amica, ma quella ne approfittò per lanciarle un incantesimo. Charlie lo parò, dissolvendolo, e puntò la bacchetta su Angelina.
No, Charlie, grazie. E' una questione tra me e lei” disse cortese, scostandosi dall'uomo. Le due giovani si studiarono, l'una di fronte all'altra, le bacchette puntate al petto.
Sì, va bene! Vediamocela tra noi!” sussurrò Angelina, ridacchiando piano. 

Rimasero a fissarsi per un po', studiando il respiro, tenendo d'occhio anche il minimo movimento involontario dell'altra, in attesa.
Katie sapeva che il gesto di Angelina era quello di una preda disperata, che messa alle strette si avventa sul cacciatore, ben conscia di quanto sia inutile; non c'era modo che riuscisse a scappare, anche se l'avesse battuta: ogni Weasley aveva la mano stretta sulla bacchetta, deciso a intervenire nel caso le cose fossero andate male.
Angelina scattò, gli stessi pensieri nella mente; ormai non aveva nulla da perdere.

Katie attaccò un decimo di secondo dopo, cercando al contempo di scartare il fiotto di luce rossa che le arrivava addosso. Quello la mancò, di un soffio, spostando solo l'aria; barcollò appena. Quando ritrovò l'equilibrio, Angelina era a terra; la sua bacchetta, volata via, era stata presa al volo da Charlie.
La osservò tirarsi su, furiosa, ancora senza pace. Si avvicinò a lei, riponendo la bacchetta in tasca e, tra lo sgomento generale, l'abbracciò.

Angelina urlò, si dibatté, la graffiò e le riempì la schiena di pugni, ma nulla convinse Katie a lasciare la presa.
Va tutto bene” mormorò invece, stringendola più forte.
L'amica si accasciò infine tra le sue braccia, piangendo; anche Katie si lasciò andare ad un pianto liberatorio, per scacciar via la tensione accumulata. Rimasero abbracciate, piangenti, mentre Angelina continuava a singhiozzare scuse.
Quando si fu calmata Harry la prese con sé, per portarla all'ufficio Auror, per farle alcune domande. I suoi genitori accorsero per sostenerla, scusandosi con tutti loro.
Katie guardò i quattro allontanarsi dal matrimonio, ormai annullato, con viso triste.

George si dibatteva, urlando e scalciando, dicendo di voler andare con Angelina. Nemmeno il brusio creato dagli ospiti riusciva a coprire le sue urla. Si inginocchiò vicino a lui, guardandolo con amore.
Presto sarà tutto finito” gli mormorò emozionata, ignorando gli insulti che le rivolgeva.

Aiutò i Weasley a congedare gli ospiti, chiedendo di non rivelare ciò avevano visto e sentito, per salvaguardare Angelina; poi rimase seduta vicino a George, a guardare il signor Weasley far sparire i gazebo e le sedie con l'aiuto dei suoi figli.
Stai bene?” le chiese Ginny, sedendosi al suo fianco.
Adesso sì, grazie! Non sai come sono sollevata, che serenità ho nel cuore!” le confessò, gioendo del benessere che provava.
Ginny sorrise.

Eravamo molto preoccupati. George ci ha dato la notizia del matrimonio solo ieri e ne siamo rimasti scioccati. Ci ha raccontato una storia in cui tu l'avevi tradito e lui avesse deciso di sposare Angelina, del quale si era innamorato. Sapevo che non avremmo dovuto credergli!”

Angelina aveva architettato tutto fin nei minimi dettagli, pur di non dimenticare Fred.
Non era in sé. E non me la sento di giudicarla. Non posso immaginare quale dolore si provi nel vedere l'uomo che ami morire. Io ho creduto di aver perso George e solo quel dolore mi ha quasi portata alla pazzia. Non la invidio, per niente” sussurrò, guardandolo, sollevata nel sapere che l'avrebbe presto riavuto indietro.
Rimasero tutti lì fuori, mentre la notte era ormai scesa, seduti su divanetti, attorniati da magiche candele fluttuanti.

Quando tornerà normale?” chiese Bill, osservando il fratello che si comportava da posseduto.
Nel pensatoio ho visto Angelina dargli l'Amortentia ogni notte a mezzanotte meno cinque. Ormai mancano solo dieci minuti” rispose Katie guardando l'orologio.
E quegli ultimi pochi minuti sembravano essere i più lunghi.

Stava pensando a cosa dire a George, alla sua faccia una volta esaurito l'effetto della pozione, all'emozione di poterlo stringere e baciare.
Vorrei diventare un vermicolo, per quanto mi faccio schifo” sussurrò George nel silenzio generale, il viso chino a guardarsi i piedi.
Si voltarono tutti verso di lui, increduli.

Sì, sono tornato normale. Per quanto io possa esserlo. Sono cascato nella sua trappola come un idiota. Come un troll. Come una caccabomba. Volete slegarmi o volete che mi riempia ancora di insulti?”
Tra risate, domande, tutti lo accerchiarono, sciogliendolo dalle corde.

Katie...mi dispiace. Io...” incominciò a dire, interrotto dall'abbraccio di lei. Si era immaginata mille discorsi, ma niente usciva dalla sua bocca, se non il nome di George.
Non è colpa tua. Ho visto tutto, ho sentito tutto. Anche se ti ho odiato quando non sapevo nulla, sappilo!” mormorò Katie, cercando di non piangere di felicità.
Si strinsero forte e si baciarono, senza imbarazzo anche se attorniati dalla famiglia; dal salotto arrivarono i rintocchi della mezzanotte, che si portarono via quel giorno terribile.
George si staccò da lei, con riluttanza, per guardarla negli occhi.

Katie lo fissò stranita e anche imbarazzata.
Chi sei?” domandò sconvolta, guardandosi poi attorno, spaventata.


Note:
Eccoci alla svolta! Ed ecco spiegato tutto il mistero attorno al contratto magico: il nostro Fred in realtà non aveva colpe. Poverino, accusato ingiustamente.
E quando sembra tutto risolto, un nuovo problema sorge: l'ultima domanda di Katie non è proprio normale, no?
Vedremo!
Vi mando un abbraccio! Grazie come sempre!
Mimì













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Capitolo 9
*** Cure me ***


L'effetto dell'Amortentia era finito e George era ritornato in sé. E lui e Katie si erano finalmente ritrovati, si erano baciati.
Ma quando le loro labbra si erano allontanate e si erano guardati negli occhi, George lesse paura e sorpresa in quelli di lei. Poi gli fece la domanda più assurda del mondo.

Chi sei?”

Rimase interdetto, le mani ancora sulle spalle di lei, mentre Katie spostava lo sguardo intorno confusa, rossa in volto.
Katie, non mi sembra il momento di scherzare” esclamò, cercando di scacciare la tensione.
Lei si ritrasse spaventata.

Come sai il mio nome? Chi sei?” strillò, mettendo una notevole distanza tra loro.
Sono George! Il tuo George!” disse cercando di farsi capire.
Lei lo guardò scandalizzata.

Io non ho nessun George! E non ti conosco!” rispose arrabbiata e imbarazzata per le insinuazioni.

Lui si passò una mano sul volto, frustato.
Non era un farsa o uno scherzo: il terrore negli occhi di Katie era reale.
Nessuno di loro riusciva a dire nulla, le menti confuse. Fu Hermione a intervenire.

Katie, ti ricordi chi sono?” chiese la giovane, avvicinandosi piano.
La ragazza puntò gli occhi su di lei, sollevata.

Hermione Granger” rispose sicura, sorridendole.
E lui?” incalzò puntando il dito.
Ron Weasley” rispose ancora Katie. Riconobbe tutte le persone, perfino Bill e Charlie, che aveva conosciuto in seguito al fidanzamento con George.
Ricordava tutti meno lui.

E di me non ti ricordi?” chiese infastidito, con un tono di voce più alto del dovuto.
Lei lo squadrò, un po' seccata dalle domande insistenti.

No, non ti ho mai visto. Devi essere un Weasley, a giudicare dai capelli. Cugino di Ron?” azzardò tenendosi sempre ben distante.

George voleva urlare. Si stava imponendo di rimanere calmo, ma non era semplice. Che diamine stava succedendo? Uno scherzo? Una maledizione?
Come sempre Hermione si fece avanti per aiutare. Convinse tutti a trasferirsi nel salotto della Tana, mentre nel frattempo Ginny contattava Leanne, chiedendo la sua presenza.
Katie sedette sul divano, vicino a Charlie, cosa che infastidì George, che vedeva affiatamento tra i due.

Che cosa è successo?” chiese, a nessuno in particolare. Voleva solo esternare quella domanda, che gli premeva dentro buttandolo ancora di più in confusione.
Potrebbe essere una conseguenza del colpo?” rispose Ron, riferendosi al pugno che il fratello aveva tirato a Katie sotto effetto dell'Amortentia.
George si sentì in colpa, più di quanto già non fosse; perché ricordava tutto, ogni cosa fatta mentre la pozione guidava le sue azioni, e si sentiva un verme.

Non è possibile. Ha ricevuto il colpo parecchie ore fa, perché avrebbe dovuto perdere la memoria ora? Senza nessun altro tipo di shock che giustifichi il fatto?” replicò Hermione, come sempre pratica e convincente.

La ragazza si sedette vicino a Katie e le fece delle domande. Le chiese se ricordasse chi fosse, i nomi dei suoi genitori, dove era cresciuta e altre cose riguardo la sua vita.
Katie rispose sicura a tutto, ma Hermione aveva comunque un'espressione corrucciata quando si alzò dal divano.

Chiamò George e lo precedette in cucina.
Sai che cosa sta succedendo?” le domandò lui con urgenza, una volta che furono soli.
Ancora non so dirtelo con certezza. Ma ho scoperto una cosa: Katie non si ricorda di te, solo di te” confessò un po' a disagio. Sapeva quanto questa frase avrebbe fatto male all'uomo di fronte a sé.
Tutte le cose che avete fatto insieme, i posti che avete visitato, le cose dette o gli oggetti comprati, sono tutti sostituiti nei suoi ricordi con altro. Non c'è traccia di te nella sua memoria” continuò debolmente la cognata.

Katie l'aveva rimosso dalla memoria. Per sempre?

Perché? Cosa può averlo causato?”
Potrebbe essere solo una cosa momentanea. Negli ultimi mesi Katie ha sopportato molto stress e molta pressione e c'è stata la vostra rottura, la scoperta del tradimento di Angelina, poi il confronto e il sollievo: probabilmente è sfociato tutto in un piccolo shock, per proteggersi.”
Possiamo farle tornare la memoria?” chiese speranzoso.
Non lo so. Se non sappiamo cosa ha scatenato la perdita di memoria è un po' difficile, ma si può provare. Per stasera lasciamola tranquilla; affrontiamo tutto domani” esclamò Hermione, cercando di mettere fiducia nella sua voce.
George cercava di pensare in maniera positiva, ma lo sguardo perso di Katie continuava a saltargli davanti agli occhi, sconfortandolo.

Tornarono in salotto e si accorsero immediatamente di Leanne, che abbracciava Katie, rannicchiata tra le sue braccia. La giovane gli lanciò uno sguardo infuocato, evidentemente cercando di trasmettere tutta la rabbia repressa per quello che aveva fatto. Quando si alzò per andare verso di lui, fu comunque insolitamente calma.
I genitori di Katie vivono in America e non possono venire in breve tempo. La porto con me” disse fissandolo con quei penetranti occhi verdi.
George aveva sempre temuto lo sguardo di Leanne, che sembrava leggergli dentro. Lo metteva a disagio, come se fosse stato nudo di fronte a lei.
Annuì leggermente, per farle capire che approvava. Le due giovani andarono via, senza voltarsi indietro.

Il salotto divenne improvvisamente freddo e George, trovando una scusa, andò via. Tornò a casa, evitando le chiacchiere della sua famiglia, che cercava di tirarlo su, di confortarlo, di non farlo cadere nella disperazione.

L'appartamento era vuoto, dolorosamente vuoto. Ripensò agli ultimi giorni in cui Angelina si era trasferita a dormire, fortunatamente nella camera di Fred.
Almeno quel danno non l'aveva fatto.
Gli mancava Katie, da morire. Non era lo stesso senza di lei, sembrava tutto sbagliato.

Entrò nella camera da letto e guardò il soffitto: mancava la grande stella.
Ricordò ogni cosa della notte in cui aveva lasciato Katie: le parole dette con indifferenza come gli aveva chiesto Angelina; le sue espressioni, l'impassibilità che aveva dimostrato davanti alle sue lacrime, anche se qualcosa nel profondo piangeva assieme a lei. Quei ricordi lo facevano sentire ancora peggio; aveva agito sotto l'effetto della pozione d'amore, ma era stato comunque lui ad arrecare quel dolore a Katie.

E adesso aveva perso la memoria e non riusciva a non pensare che anche quello fosse per colpa sua. Anche se non sapeva come.

Si lanciò sul letto, ancora vestito, e si girò a fissare le stelle; non brillavano, avevano smesso quella orribile notte.
Pregò con tutte le forze che almeno una, anche la più piccola, mandasse un minimo bagliore; ma alle quattro del mattino, quando il sonno lo vinse, non c'era stato il minimo cambiamento.

Il mattino seguente si svegliò alle sette, con un forte cerchio alla testa e un sapore di terra in bocca. Si preparò in fretta e senza nemmeno far colazione uscì dall'appartamento, lasciando un messaggio per Verity sulla porta del negozio, lasciandole la gestione per il giorno.
Si materializzò davanti alla porta e diede dei grossi colpi, impaziente.

Leanne aprì, con la faccia mezza assonnata, un po' infastidita.
Ma allora anche lei era umana, pensò guardando il viso gonfio di sonno. Aveva sempre creduto fosse ultraterrena.
Leanne lo fissò, come a chiedergli che diamine ci facesse lì alle sette e mezzo del mattino, di domenica.

George entrò senza nemmeno chiedere il permesso e si sedette sul divano, lasciando Leanne attonita sulla porta.
Ma prego, fai come se fossi a casa tua, davvero” mormorò ironica.
Dov'è Katie?” chiese ignorando il commento sarcastico di lei.
La donna non rispose subito, ma George la vide girare inconsciamente lo sguardo sulla camera da letto dell'amica. Guardò anche lui, per riflesso o perché desiderava vederla apparire, in quello stesso istante.

Sta dormendo?” domandò continuando a fissare la porta. Se avesse posseduto la vista laser l'avrebbe bruciata, tanta era concentrato.
Sì” mormorò Leanne, sempre con quel tono duro. George si voltò, cercando il suo sguardo.
So che non ho scuse, ma non ero in me. Non sono stato davvero io a lasciarla, a farle del male, perché sai che non l'avrei mai fatto” esclamò serio, sostenendo quegli occhi glaciali.

E senza preavviso vide l'espressione di lei ammorbidirsi e si sentì a disagio, sapendo che fosse come assistere ad un miracolo.
Lo so, ma mi è più facile colpevolizzarti. Tu non sai come è stata male, da quale abisso l'abbia recuperata, e adesso vederla spaurita mi fa stare anche peggio. E' una donna magnifica, perché deve sopportare tutto questo?” urlò arrabbiata.
Perché dobbiamo sopportare tutto questo! Ci sono anche io in mezzo! E' la mia ragazza che non ricorda chi sono, che non ha nessun ricordo di me!” rispose George alzando la voce.
Era anche lui una vittima di tutta quella storia, anche lui stava soffrendo.

Una porta si aprì con un lieve cigolio e Katie apparve, in pigiama estivo, scalza, coi capelli arruffati, il viso assonnato contratto in una smorfia perplessa.
George la guardò e gli parve di non aver mai visto nulla di più bello. Avrebbe voluto correre da lei, abbracciarla con tutte le forze, baciarla fino a stare male e fare l'amore con lei per giorni interi. Invece si costrinse a rimanere fermo, a stringere le mani a pugno, lottando contro sé stesso.

Katie li guardò, gli occhi ancora semichiusi che lottavano contro la luce del sole; si accorse di George e corse in camera per ritornare poco dopo con una vestaglia che le nascondeva le braccia e le gambe nude.
Buon giorno” mormorò fiocamente, armeggiando nell'armadietto sopra la cucina, dal quale riemerse con della farina.
George e Leanne la osservarono andare di qua e di là nell'angolo cucina, mettere uova, farina, latte e burro in una terrina e sbattere con vigore.

Volete dei pancake? Cugino di Ron?” chiese girandosi verso di loro, il viso infarinato.

George sentì una stilettata al cuore al sentire il modo in cui lei l'aveva chiamato, ma fece finta di nulla e le sorrise gentilmente; poi si alzò dal divano, avvicinandosi a lei, resistendo all'impulso di baciarla con la scusa di toglierle la farina dal naso.
Solo se posso aiutare” rispose prendendo la terrina dalle sue mani. “E mi chiamo George” aggiunse fissandola negli occhi.
Lei sorrise, imbarazzata.

D'accordo, George, ma sappi che nessuno le fa buone come me! Il segreto è nella cottura!” replicò Katie, sentendosi complice, anche se non sapeva come.

Non si accorsero che Leanne era andata via, lasciandoli soli. Cucinarono i pancake fianco a fianco, parlando e scherzando, e li mangiarono assieme.
Forse, non tutto era perduto. Forse da qualche parte c'era ancora il suo ricordo nella mente di lei. O forse, anche se tutto quello non fosse stato possibile, avrebbe almeno potuto riconquistarla, farla innamorare ancora una volta.
Sarebbe stata quella la sua missione da quel momento in avanti.

Curare Katie o riconquistarla, ancora.






Note:

Ciao!
Rieccomi con l'aggiornamento!
Dunque, Katie non si ricorda più di George, sarà una cosa da nulla o c'è una buona spiegazione dietro? ;)

Vi mando un abbraccione
Mimì



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Capitolo 10
*** New Kiss ***


Dopo quella mattina, George si era recato ogni giorno all'appartamento di Leanne, a far visita a Katie. Aveva chiacchierato con lei, l'aveva fatta ridere, era riuscito a conquistare la sua fiducia.
E quando le aveva mostrato le loro foto, lei non si era ritratta. Le aveva guardate, ne aveva studiato ogni dettaglio, stupita, mentre George attendeva in silenzio al suo fianco. Il suo guardo scorreva sulla coppia, che in ogni foto salutava, si rincorreva, si abbracciava e, con suo enorme imbarazzo, si baciava. Dopo averle visionate tutte si girò verso di lui, col viso in fiamme.

Queste foto...” iniziò incerta, evitando di guardarlo in viso.
Sono di noi due” continuò lui, cercando di attirare la sua attenzione.
Rimasero in silenzio, domande e risposte taciute, George per non mettere fretta, Katie per imbarazzo.

Noi due stavamo assieme” disse George nel silenzio, conquistando lo sguardo di lei.
Come? Quando? Io...io non ricordo nulla” sussurrò Katie, mettendogli le foto tra le mani, come se negasse una simile possibilità.
Tu hai perso la memoria, su me, su noi.”

Lei continuò a fissarlo, in silenzio, assorta. George prese le foto e mostrandogliele una a una gli raccontò la loro storia, di come si fossero conosciuti, della loro amicizia, della dichiarazione di lei, della loro vita assieme. Katie ascoltò con avidità, forse sentendo dentro di lei che quelle parole erano vere.
Non ti chiedo di credermi dall'oggi al domani, né di ricominciare da dove si è interrotto. Solo ti chiedo di darmi la possibilità di farti ricordare, di poter recuperare ciò che c'era” mormorò George, col cuore in gola, temendo la risposta.
Lei continuò a fissare le foto, guardando la gioia che i due innamorati emanavano, sempre sentendo quell'imbarazzo invaderla, ma valutando l'idea che, in fondo, quella felicità potesse essere davvero sua, loro.

Va bene, fammi ricordare chi sei, George.”

E George, con il sollievo e l'euforia nel cuore, si impegnò con tutte le sue forze. Portò Katie in ogni luogo che avevano visitato, le raccontò aneddoti su loro due, sui suoi sogni da ragazzina, di quanto l'avesse ammirata come cacciatrice ai tempi della scuola; le dimostrò di conoscerla profondamente e lei si aprì a tutte quelle esperienze, entusiasta. Sembrava percepire la sincerità del ragazzo, dal suo sguardo e dai suoi gesti, e le piaceva la sua compagnia.

George la vedeva toccare sempre il ciondolo a stella che le aveva regalato, sovrappensiero; lo faceva quando era giù, quando era triste o nervosa, eppure per lei non era altro che una normalissima collana.
Non aveva recuperato un singolo ricordo, ma lui sentiva che il loro rapporto si stava riformando, forse più nuovo e più bello.
E una sera, seduti sul divano dell'appartamento delle ragazze, lei disse quello che più voleva sentire.

Mi piaci, George.”
Lo sussurrò, facendosi vicina.
George osservò estasiato il suo viso farsi vicino, i profondi occhi scuri brillare di divertimento e desiderio, respirò il suo profumo. Il suo cuore batteva così forte nel suo pomo d'Adamo, che probabilmente sarebbe schizzato fuori da un momento all'altro.

E si baciarono. Il primo bacio della loro nuova vita, un nuovo bacio. Assaporò quel momento, il sapore di lei sulle labbra, la felicità di stare di nuovo assieme.
D'un tratto Katie batté le palpebre, confusa. Si scostò e lo guardò smarrita, spaurita.

Chi sei?” domandò con quegli occhi terrorizzati, ancora una volta.

No, non era possibile, non stava succedendo di nuovo. Era solo uno scherzo, un terribile, dolorosissimo scherzo. 
La sua reazione dovette essere brusca, perché Katie si alzò spaventata e corse verso la sua camera, dove teneva la bacchetta, sbattendosi la porta dietro con forza.
Bussò, chiamandola, supplicandola, ma l'unica risposta di lei fu una minaccia. Si accasciò infine contro la porta, cedendo alla rassegnazione e all'angoscia.

Leanne lo trovò rannicchiato sullo zerbino di casa, quando tornò all'appartamento. Le braccia attorno alle gambe, la testa china, era il ritratto della pena.
Perplessa, si inchinò al suo fianco, portando la testa alla sua altezza.

Cosa è successo?” chiese con voce insolitamente dolce. Non le andava di torturarlo ulteriormente, era già abbastanza distrutto per conto suo.
George non sollevò la testa quando rispose e Leanne pensò che forse avesse pianto e non volesse essere visto da lei.

Katie...lei...si è scordata ancora di me” mormorò piano, la voce incerta.
Leanne si fece raccontare ogni cosa, poi sospirò con forza, mettendo comprensiva una mano sulla sua testa.

Sai che significa? La perdita di memoria non è causata dallo stress. Ma da una maledizione” rivelò seria, decidendo il da farsi.

Il giorno seguente, Leanne portò Katie al S. Mungo per fare dei controlli mentre George, dopo una notte insonne, si recò presto a casa dei genitori di Angelina, a cui la ragazza era stata affidata.
Respirò a fondo, due o tre volte, poi bussò alla porta della deliziosa casa di campagna immersa nel verde.
Ci aveva pensato su tutta la notte e l'unica persona che credeva potesse aver fatto una cosa simile, poteva essere solo lei. Non le era bastato aver tentato di rovinare la loro vita una volta, ci aveva riprovato ancora, senza la minima esitazione.

La signora Johnson aprì la porta, un po' sorpresa; probabilmente lui era l'ultima persona che si aspettava di trovare.
Buon giorno. Sono venuto per vedere Angelina, è una cosa importante” esclamò George senza esitazione.
La donna lo fissò a lungo, ma non trovò astio nei suoi confronti; era solo, sinceramente, preoccupata per sua figlia.

La prego. E' di vitale importanza che io parli con lei” la supplicò, cercando di vincere la sua reticenza.
La signora lo fece entrare e lo scortò in silenzio alla stanza di Angelina.

Non so cosa cerchi, ma purtroppo devo disilluderti. Non troverai niente qua dentro” mormorò cupa la donna, aprendo la porta. Angelina sedeva al centro della stanza, lo sguardo perso fuori dalla finestra. George entrò, con passo incerto, sentendo qualcosa di strano nell'aria.
Ciao Angelina” esclamò per attirare la sua attenzione.
La giovane si voltò al sentire una nuova voce e piantò gli occhi scuri su di lui. Lo osservò, pensierosa, in silenzio.

Chi sei?” chiese poco dopo, guardandolo confusa.
Quella domanda stava minando la sua salute mentale.

Le speranze di George svanirono all'istante, inghiottite dalla sconcertante verità. Si voltò verso la madre della ragazza, cercando risposte.
E' così dal giorno dopo il vostro matrimonio fallito, un mese fa. I primi giorni non ricordava nemmeno il suo nome o i nostri” raccontò la signora Johnson, sorridendo alla figlia per farle capire di non spaventarsi. Un sorriso teso e intriso di dolore o almeno così lo percepì George.
Ha perso la memoria di qualsiasi cosa, è come una bambina” confessò la donna, trattenendo la voce.
George aveva ascoltato inorridito; aveva capito finalmente, Angelina aveva pasticciato con la magia di un contratto magico, condannandosi forse per sempre all'oblio e trascinando Katie giù con sé, involontariamente.

Guardò gli occhi sperduti della sua vecchia amica, un tempo fieri e sicuri, e si avvicinò lentamente, accucciandosi infine accanto a lei.
Ciao Angelina, sono George. Possiamo essere amici?” disse tendendole una mano, sorridendo, anche se avrebbe voluto urlare.
Che senso avrebbe avuto ora prendersela con lei? Si era già punita, da sola, per tutto ciò che aveva fatto.
La giovane fece scivolare lo sguardo da George alla sua mano un paio di volte, poi la strinse con un gran sorriso felice.

George lasciò la casa mezz'ora dopo, con la mente più chiara. Si precipitò al suo appartamento e dopo aver preso il contratto magico, si materializzò al Ministero.
Raccontò tutto a Harry e Ron e chiese loro di analizzare la lettera per cercare quali incantesimi avesse fatto Angelina per cambiarla, per trovare così possibili contro incantesimi. Suo cognato e suo fratello, Auror eccellenti, fissarono la pergamena, poi lo guardarono con un misto di perplessità e compassione.

Sai che potrebbe essere impossibile? O che potrebbe volerci molto tempo?” domandò Harry, cercando invano di suonare professionale. La sua voce suonava carica di pietà all'orecchio di George.
Sì, ma devo provarci. Ho tutto da perdere a rinunciare” rispose, prima di andare via.

Gli fu difficile concentrarsi sul lavoro quel pomeriggio, voleva solo correre fuori dal negozio e andare da Katie, per sapere come stesse. Un gufo marrone entrò nel suo ufficio, atterrando sul progetto per le caramelle esplosive. Il volatile tese la zampina, fissandolo con un gelido sguardo negli occhi ambrati. Doveva essere il gufo di Leanne, stesso atteggiamento glaciale della sua padrona.
La lettera era proprio della ragazza.
Dopo averla letta in fretta lasciò l'ufficio, urlò a Verity che stava uscendo sopra il frastuono del negozio e si smaterializzò.
Bussò con prepotenza, impaziente.

Vuoi buttarmi giù la porta?” urlò Leanne con stizza, aprendo.
Dov'è? Cosa vi hanno detto?” domandò urgentemente, ignorando le sue battute.
Sta riposando. Le hanno fatto molte analisi, molti controlli, e si è stancata. Tra l'altro continuava a chiedermi per quale motivo la stessimo analizzando, dato che si sentiva bene” rispose facendolo entrare.
E cosa hanno trovato? Una cura, un incantesimo?”

Leanne gli offrì una Burrobirra, poi si sedette nella poltrona di fronte alla sua.
Si sono accorti di una maledizione, ma hanno detto che era confusa, come se fosse pasticciata” rivelò la ragazza, sorseggiando la bibita.
George le raccontò della visita ad Angelina, delle condizioni della ragazza e delle sue conclusioni.

Il Guaritore ha detto che la scoperta di Katie sulle pozioni della memoria potrebbe riportare tutto alla normalità, ma solo lei conosce le dosi esatte e il modo di preparazione e pare che anche quella parte della memoria sia stata intaccata” sussurrò Leanne, capendo la gravità della situazione.
Ho i suoi appunti nel mio appartamento, li sfoglierò, li studierò, li memorizzerò! E riuscirò a preparare la pozione per la memoria” esclamò George, infervorandosi.
E io ti darò una mano” disse Leanne, accondiscendente.
George la guardò sospettoso.

Vuoi dire che siamo amici?” la prese in giro, sapendo quanto Leanne fosse restia a dimostrare affetto, se non verso Katie.
Diciamo che ti tollero” rispose la ragazza con una finta smorfia.

Avrebbero lavorato con fervore, avrebbero cercato una soluzione, per il bene di Katie.
La ragazza apparve in salotto, mezza assonnata, accorgendosi della presenza di un ospite.

Ciao, sono Katie” si presentò strofinandosi gli occhi.
Molto piacere, sono George” rispose lui stringendo la piccola mano che gli tese.

E ti farò ricordare chi sono, quanto mi ami, quanto stiamo bene assieme.




Note:

Benritrovati.
Eccoci al decimo capitolo!
La matassa di mistero si è finalmente sbrogliata. Bisogna solo vedere se Katie smetterà di scordare George.
Mancano due capitoli alla fine! Perciò siamo quasi arrivati.
Grazie come sempre per seguire la mia storia. Grazie a PallaDiNeve, Neve, che mi lascia sempre un suo parere.
A presto
Mimì

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Capitolo 11
*** So delicate, so pure ***


George si dedicò alle ricerche quello stesso giorno.

Si fiondò all'appartamento e frugò con foga negli appunti di Katie, gettando via le pagine piene di scarabocchi e concentrandosi maggiormente sulle cartelline ricolme di fogli scritti nella fitta grafia di lei, raccolti in anni di studi. Le sfogliò una a una, cercando di capire le formule scritte, ma non riusciva a decifrare la scrittura.
Le raccolse in fretta e furia e si smaterializzò per andare da Leanne.

Passarono due giornate intere tra fogli, memo, appunti, formule e tutto quello che ottennero fu un grosso mal di testa; sembrava che nessuno, a parte Katie, potesse capire ciò che vi era scritto. Perciò la giovane prese parte alla ricerca, sebbene in un primo momento George avesse deciso che non fosse necessario. Perché non voleva passare ancora del tempo con lei, perché gli faceva male.
Gli faceva male guardarla così delicata, così pura, averla accanto senza poterla toccare.
Non era la sua Katie e questo lo distruggeva.

I giorni di studio si trasformarono in settimane, poi in mesi.
George stava cedendo, lentamente. Nei mesi passati assieme Katie aveva perso la memoria altre quattro volte.

Ogni volta che la ragazza sembrava mostrare un qualche interessamento per lui, perdeva immediatamente ogni ricordo, ritornando ad essere come una pagina bianca, dove il suo nome non era scritto. E George si sentiva sempre peggio, perché ogni volta sperava segretamente che lei recuperasse tutto, che quella volta non avrebbe dimenticato. Ma quando quello sguardo vacuo lo colpiva si sentiva morire e sprofondava nel dolore, nell'angoscia, per poi risollevarsi alla speranza ancora, per poter essere ributtato nel tormento, ancora.

Leanne diede il colpo di grazia al suo umore, una sera di Gennaio.
Ti devo parlare” disse seria, una volta tornata all'appartamento. George si bloccò col braccio a mezz'aria, la fiala stretta nella mano, il calderone che ribolliva; stava provando a preparare la pozione della memoria insieme a Katie, sua assistente.
Al momento il loro rapporto era di pura amicizia e George si stava sforzando perché rimanesse tale, nonostante lei gli avesse fatto capire che era ogni giorno più importante. Nonostante finisse immancabilmente per innamorarsi ancora e ancora di lui, anche se George non le aveva più detto niente sul loro passato assieme.
Non avrebbe sopportato di essere cancellato ancora una volta dal suo cuore.

Seguì Leanne nello studio, temendo per il tono serio di quella che era diventata una buona amica. La giovane si sedette, invitandolo a fare lo stesso. Si sentiva ansioso, le premesse non erano buone e conoscendo Leanne non era uno scherzo.
Ho ricevuto una lettera dal S. Mungo e sono andata a incontrare il Guaritore di Katie. Quello che controlla le sue condizioni” esordì la donna, con lo sguardo serio.

George respirò brusco, annuendo per invitarla a continuare.

Sembra che la memoria di Katie stia progressivamente diminuendo” esclamò tutto d'un fiato, forse pensando facesse meno male se detto di colpo.
Perché?” chiese George con la voce soffocata, temendo la risposta.
Leanne si stava torturando le mani, cosa insolita per il suo carattere forte.

A causa tua. Ogni volta che si interessa a te perde la memoria e cancella inevitabilmente una parte di sé. Non se ne rende nemmeno conto, ma è sempre meno Katie. Se continui di questo passo, nel giro di qualche mese non rimarrà più nulla di lei.”

Rimasero entrambi in silenzio, le parole erano troppo pesanti in quel momento. George voleva urlare, spaccare tutto quello che aveva davanti e piangere. Voleva abbandonarsi al dolore così tanto che tutto il suo corpo doleva, persino le ossa.
Invece, come era ormai sua consuetudine, fece un paio di respiri profondi, trattenendo tutto dentro.

Siamo a buon punto con la pozione. Voglio provare ancora questa opzione” rispose, sapendo di suonare supplichevole.

Leanne si massaggiò il collo, con fare stanco.
Cosa farai se nemmeno questo funzionasse?” chiese la donna, evitando il suo sguardo.
Rinuncerò a Katie” mormorò quietamente nel silenzio della stanza.
Leanne alzò lo sguardo per fissare gli occhi di George, carichi di dolore.

Non lo faccio perché sono stanco o disilluso, perché continuerei a scontrarmi con questo dolore giorno dopo giorno se la riportasse da me; ma se il prezzo da pagare è la perdita di Katie in maniera definitiva, la propria cancellazione dalla sua stessa memoria, diventando così un guscio vuoto, allora rinuncerò a lei.”

Leanne sapeva quanto la prospettiva lo terrorizzasse e quanto nel profondo stesse sperando che questa idea fosse la vera svolta.
D'accordo, proviamo allora quest'ultima possibilità” disse accondiscendente.
Due giorni e la pozione sarà pronta. E allora sapremo!”

Tutto fu più difficile.
Terrorizzato all'idea di perderla forse per sempre, George si comportava freddamente con Katie.

Perché mi tratti in questa maniera?” chiese la ragazza, due mattine dopo, seccata all'ennesima risposta monosillabica di lui.
George poggiò lo sguardo sul viso corrucciato di lei, provando una gran fitta al cuore.

Non so di cosa parli, sono solo concentrato sulla pozione” rispose distogliendo subito lo sguardo.

Katie si fece più vicina, minacciosa.
Guardami negli occhi! Ho fatto qualcosa che ti ha offeso?” incalzò la giovane, decisa a non farsi mettere i piedi in testa.
George si scansò allarmato, ma si accorse troppo tardi di averla offesa con quel gesto.
Si bloccò, ferita.

Sul serio, cosa succede?”
Nulla, davvero. Solo...devo riuscire a completare questa pozione, sono davvero concentrato, completamente assorbito” confessò George, farfugliando.
Perché?” domandò Katie nel silenzio.
Perché non fai altro che studiare questi fogli e sperimentare questa pozione in maniera ossessiva? Mangiando poco, dormendo poco, riducendoti uno straccio? Non capisco” disse, mostrando di averlo tenuto d'occhio.
Perché c'è qualcosa che ho perso e mi è molto caro.”

Finirono la preparazione della pozione in silenzio, Katie perplessa, George pensieroso.
Due ore dopo, spenta la fiamma sotto il calderone, rimasero ad osservare la pozione arancione smettere lentamente di sobbollire, un leggero fumo al profumo di mandarino che riempiva la stanza.
Era il momento tanto atteso, la sua ultima possibilità.

La loro ultima possibilità.

Adesso non ci resta che provarla” disse George, proponendosi anche lui per non destare sospetti.
Riempì due bicchieri fumanti, ne porse uno a Katie e poi strinse con forza il suo, preparandosi a berlo. Il cuore batteva con forza, la gola era secca. Chiuse gli occhi e tracannò la pozione in un sorso solo. La bevanda scese giù leggera, rilassando la gola tesa. Avrebbe aperto gli occhi e lei sarebbe stata lì a guardarlo, a sorridergli; gli avrebbe detto che adesso ricordava tutto e che lo amava.
Allora perché non proveniva nessun suono dalla stanza? Nessun sospiro sollevato? O un'esclamazione sorpresa per essere ritornata alla normalità?

Aprì gli occhi, per scoprire Katie a fissare perplessa il bicchiere vuoto tra le sue mani, forse in attesa.
Katie?” si rese conto che la sua voce era poco più di un sussurro.

La ragazza alzò lo sguardo su di lui.
Come ti senti? Qualcosa di diverso?” domandò un po' teso, incapace di resistere un minuto di più senza sapere.
Io...no. Sto bene, come prima” rispose lei scuotendo lievemente la testa.
George lasciò andare il bicchiere, lasciando che si frantumasse per terra, e separò la distanza tra loro con pochi passi, con urgenza.

Vuoi dire che non sai chi sono? Che non ricordi nulla di me?” urlò stringendo forte i pugni per non scuoterla con forza.
Sei George. L'amico di Leanne” rispose Katie un po' timorosa, scostandosi all'indietro, sorpresa dalla reazione di lui.

George cacciò un ruggito di rabbia e scappò nello studio delle ragazze, in cui aveva praticamente vissuto negli ultimi mesi, in cui aveva coltivato le sue speranze, in cui aveva sognato che lei sarebbe ritornata, e si chiuse la porta dietro, con un gran fragore. Si fiondò sulla scrivania e gettò tutte le pergamene per terra, rovesciò i soprammobili, prese a pugni gli armadi, accompagnando ogni gesto con un ringhio di dolore.
Aveva perso Katie, l'aveva persa per sempre.
Si accasciò sconfitto al suolo, chiudendo la mano sul foglio vicino al suo piede, con rabbia.

La porta dello studio si aprì, cigolando lievemente, poi si richiuse.
George?” chiese la voce titubante di Katie. “Tutto bene?”
Il suo nome sulle sue labbra gli fece più male del dovuto, forse perché sapeva che non avrebbe mai più avuto quell'inflessione amorosa che lei era solita dargli. Il pensiero gli fece salire il sangue al cervello. Si alzò con foga, piantando gli occhi in quelli di lei, lasciando che la sua frustrazione uscisse fuori, come lava incandescente.

No, non c'è niente che vada bene!” urlò in preda all'ira.
Dobbiamo solo provare di nuovo, la prossima volta ci riuscirà” mormorò calma, riferendosi alla pozione, cercando di arginare la rabbia di lui.
E' finita. Non c'è una prossima volta! La prossima volta tu continueresti a guardarmi con quegli occhi vuoti, continueresti a dimenticare il mio nome, quanto ci siamo amati, quanto sia bello svegliarsi assieme al mattino. Continueresti a perdere ogni più piccolo ricordo, volta dopo volta, finché non cancellerai te stessa insieme al nostro amore!” gridò con voce roca.

Non si era nemmeno accorto di piangere. L'ultima volta che il cuore gli era sembrato riarso e gli occhi così brucianti da sentire il bisogno di piangere era stato alla morte di Fred, quando aveva perso la sua metà. Allora credeva che non avrebbe mai più provato niente di così sconvolgente. E invece era lì, a guardare la donna che amava, che non avrebbe mai più ricordato nulla di loro due assieme e si sentiva dilaniato.
Ed è tutta colpa di questo dannatissimo foglio, di Angelina, mia e di Fred” urlò sventolando la pergamena raccolta da terra sotto il suo viso esterrefatto, che si rivelò essere il contratto pasticciato da Angelina.

Harry gliel'aveva rimandata dieci giorni prima, dicendogli che non era riuscito a scoprire il modo di invertirne gli effetti.
Perché se Fred non fosse morto niente di tutto questo sarebbe successo! Se non ci avesse abbandonato! E' tutta colpa sua!” gridò stracciando la pergamena come un dannato, riducendola in pezzi sempre più piccoli, accanendosi con foga.
I piccoli brandelli fioccarono sul pavimento, come neve, sotto lo sguardo di Katie, che torturava la collana con le dita.

Mi ha abbandonato, se n'è andato a tradimento, lasciandomi solo. E tu stai facendo lo stesso.”

Con un passo si avvicinò e la cinse per le spalle, con forza, ignorando il suo sguardo smarrito. La baciò, con passione e disperazione, per assaporare un'ultima volta il suo sapore, per serbare quell'ultimo ricordo, anche se lei non avrebbe ricordato.
Quando si allontanò, Katie aveva un'espressione vitrea, distante. Si era portata le mani alla testa, come in preda ad un forte turbamento.

Mi hai cancellato, ancora” le sussurrò all'orecchio, prima di aprire la porta e attraversarla come una furia, deciso a non voltarsi indietro.

Fu una piccola mano che si chiuse sul suo polso a fermarlo. Piccola, ma con una presa ferrea.
Da cosa stai scappando, George?” chiese la voce di Katie alle sue spalle.
Lui si voltò, incredulo.

Ripetilo” disse con un filo di voce.
Ti ho chiesto da cosa stai scappando” ripeté lei guardandolo stranita.
No, non quello. Il mio nome, ripeti il mio nome!”
George, sei George” mormorò Katie, con uno sguardo preoccupato.
Col polso intrappolato nella mano di lei, si avvicinò e poso la mano libera sulla sua spalla, stringendo forse con troppa forza.

Dimmi chi sono!” ordinò, non osando credere alle proprie orecchie, cercando di frenare quell'euforia che gli stava nascendo nel petto, ma senza successo.
Sei George Weasley, amico di Leanne, inventore e proprietario di un negozio di scherzi e...mi hai appena baciato” sussurrò Katie, imbarazzandosi.

Un mezzo sorriso gli balenò in viso.
Quando ti ho baciato, tu..hai sentito qualcosa per me?” incalzò ancora.
Katie annuì, col viso in fiamme.
George si liberò dalla sua mano e l'abbracciò con forza, incredulo, ma felice, mentre lei ricambiava l'abbraccio.
Non aveva recuperato la memoria su loro due, ma non aveva nemmeno perso quella guadagnata nell'ultimo tempo.
Affondò la testa nei suoi capelli, inalando il suo profumo, piangendo dalla gioia.

Era un nuovo inizio.









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Capitolo 12
*** Sleeping in your hand ***


Note: Ho postato gli ultimi due capitoli assieme. Perciò leggete prima l'11!



Lo sguardo vagava di qua e di là, catturato dallo scintillio delle stelle; a volte riluceva più quella piccola sulla destra, l'attimo dopo era la grande al centro a splendere più forte. Tutte, una ad una, a turno, avevano un momento di maggiore brillantezza.
Katie, sdraiata a pancia in su sul letto, non riusciva a staccare gli occhi, estasiata, lasciando che la mente ricordasse ogni più piccolo dettaglio dei momenti che ogni stella rappresentava: gli odori, i suoni, le sensazioni di ogni ricordo le invadevano il cuore e l'anima e lei era felice.

Felice di essere di nuovo sé stessa. Sorrise; un piccolo sorriso, timido e gioioso.

La stella media lì nell'angolo era stata messa quando lei e George erano andati per la prima volta in vacanza assieme, in campeggio: si erano ripromessi di non usare la magia, per rendere le cose più emozionanti, ed erano finiti a lottare contro zanzare, animali selvatici attirati dal loro cibo e con la tenda divelta da un forte vento. Avevano urlato, lottato contro la natura e alla fine riso, perché erano innamorati e tutto era splendido. Scintillò la stella del primo litigio, subito dopo quella del primo appuntamento.

Ed ecco quella del nuovo inizio brillare, più luminosa di tutte le altre. La Grande stella, che adesso aveva un ulteriore significato. Sospirò, fissandola con intensità bruciante.

Erano passati tre mesi da quando lei e George erano ritornati assieme, da quando aveva smesso di dimenticarlo. E ogni giorno in quel lasso di tempo, lui non aveva fatto altro che impegnarsi per farla guarire. Non sapevano con certezza cosa avesse scatenato la guarigione: il Primago Fawley diceva che scientificamente e magicamente non c'era spiegazione e adduceva come possibilità che la combinazione della pozione, dello strappo della pergamena e del bacio potessero aver creato una sorta di miracolo.

Allungò la mano verso il comodino, afferrando la quotidiana fiala di pozione della memoria; la stappò e bevve d'un sorso il liquido al sapore di mandarino, poi si lasciò ricadere sui cuscini. La cura sarebbe durata ancora poco e sarebbe stata completamente intera, di nuovo tutta Katie. Poi avrebbe potuto tornare persino al lavoro, al San Mungo. L'Ospedale di Ginevra era stato convinto mesi prima a desistere dall'offrirle un posto, dal Primago, in seguito alla perdita della memoria.

Non era stato semplice recuperare tutti i ricordi con George e ciò che aveva cancellato di sé, ma lui non aveva desistito un secondo dal suo impegno; all'inizio non c'erano nemmeno speranze che ciò che avevano vissuto le tornasse alla mente, ma poi, una sera, aveva fatto una battuta sul suo orecchio, ricordando di come fosse piombata da lui spaventata al sapere che era stato ferito. E George l'aveva guardata sconvolto e le aveva chiesto venti volte almeno di ripetere.
Alla fine, senza forzare i tempi, pian piano, ogni cosa era tornata al proprio posto.

Le aveva fatto male ricordare del tradimento di Angelina e di quello presunto di George, ma era stato peggio non ricordare affatto di lui: in quel periodo, nel profondo, si era sentita come se le mancasse qualcosa, come se fosse stata un sacco pieno di sabbia e da un buchino minuscolo quella si stesse riversando all'esterno, lasciandola sempre più vuota.

Era andata a trovare Angelina, due mesi prima.
La ragazza non aveva davvero più nessun ricordo su nessuno, nemmeno di sé; Katie aveva portato il suo Guaritore che aveva prescritto la pozione della memoria anche a lei, sperando di aiutarla. Ed era riuscita a riacquistare parte della memoria, iniziando di nuovo a vivere, a uscire, a sorridere veramente. Per la parte riguardante Fred, però, non avrebbero potuto fare nulla, perché era stata cancellata dal contratto originale, prima che lei lo pasticciasse con la magia, e per quello non c'era più soluzione.

Katie l'aveva osservata, a volte, mentre fissava George, durante le loro uscite, con sguardo intenso e perso; si era preoccupata che l'amica potesse sviluppare una sorta di ossessione per lui, che magari il ricordo e l'amore per Fred non fossero davvero scomparsi e si potessero riversare sul gemello. Ma fortunatamente Angelina le confessò che non era affatto interessata a lui in quel senso.
E' solo che, quando sorride, mi ricorda qualcun altro” le aveva confessato in imbarazzo quando le aveva chiesto se fosse invaghita di lui, un pomeriggio davanti ad un tè.
Chi?” aveva domandato Katie cercando di non far tremare la tazzina nella mano.
Angelina aveva scosso i capelli dolcemente e alzato le spalle.

Non lo so, forse qualcuno che ho sognato.”

Da qualche parte, nascosto in un sogno, Fred viveva ancora in Angelina.

Il tonfo di una porta sbattuta la riportò alla realtà e in fretta e furia si coricò sul fianco, facendo finta di dormire. Rumori di passi e un piccolo batticuore col sorriso.
La porta della camera si aprì e senza resistere socchiuse un poco la palpebra, per vedere: George entrò al buio e poggiò la bacchetta sul comodino, lasciandosi guidare solo dalla luce delle stelle.

Puoi anche aprirlo tutto, l'occhio, so che sei sveglia” esclamò l'uomo balzando all'improvviso sul letto, a pochi centimetri da lei, facendola rimbalzare per il contraccolpo.

Katie lanciò un gridolino sorpreso e poi scoppiò a ridere.
Riuscirò mai a sorprenderti?” chiese, fintamente arrabbiata.
Oh, sì. Mi sorprende sempre che tu creda di farmela!” rispose George alzandosi dal letto e iniziando a cambiarsi per la notte.
Katie fissò la sua schiena per tutto il tempo, prima nella veste da mago, poi nuda e bianca, che le faceva venire voglia di baciare le spalle larghe, e infine dentro il pigiama.
Si coricò al suo fianco, con un lieve fruscio di lenzuola e piumone.

Com'è andata oggi?” le chiese dopo che le ebbe stampato un bacio.
Katie passò la lingua sulle labbra, gustando il sapore di George, di succo di zucca e caramelle alle more.

Bene, Fawley ha insistito perché andassi a pranzo con lui e mi ha detto che tra una settimana potrò smettere con la cura” rivelò lei con gioia.
Le escogita tutte pur di passare del tempo con te, eh? Digli che lo tengo d'occhio! Ho inventato gli aeroplanini di carta a scoppio e non ho paura di usarli!”

Lei ridacchiò ancora, soddisfatta.
Oggi ho ricordato del nostro primo litigio da fidanzati, lo ricordi?” mormorò contro il cuscino, mentre lui si avvicinava per abbracciarla.
Come potrei scordarlo? Mi hai trasfigurato il mantello in cane e quello ha cercato di mordermi, mentre era ancora attaccato al mio collo!” sbottò incredulo, vagamente offeso per l'accaduto.
Sì, beh, non avresti dovuto dire che Vivian, la tua ex fidanzata, fosse più bella di me!”
Non l'ho mai detto! Ho detto che era un po' più femminile e aggraziata e che forse avresti potuto esserlo anche tu!”

Katie sbuffò dalla rabbia, pestandogli la mano che le cingeva il fianco.
Vuoi ricominciare a litigare?” chiese ad un soffio dal suo viso.
George scoppiò a ridere e la strinse forte, mente lei gli dava pizzicotti sui fianchi per farsi liberare.

Ti dispiace aver recuperato anche quel genere di ricordi?” domandò la voce di lui, bloccando l'ultimo pizzico a mezz'aria, per la sorpresa.
No, sono contenta. Per ogni ricordo, anche quello più brutto. Sono io, adesso; sono quello che sono grazie a tutto quello che ho passato e ti amo per ogni parte del nostro rapporto, fatto di esperienze belle e meno belle” disse seria, stringendogli un'altra porzione di pelle tra le dita, per vendetta.

George le punzecchiò un fianco, facendola desistere dal continuare a pizzicarlo, poi le rubò un bacio, lento, sentito, profondo.
E ti ricordi cosa ti ho chiesto quella mattina di ottobre, tra pancake e torte?”
Katie sorrise contro la sua guancia.

No, non lo ricordo” finse con voce vaga.
Ah, peccato. Beh, se non lo ricordi, pazienza” soffiò George alzando le spalle rassegnato.

Katie mosse le gambe nelle lenzuola, dandogli un calcetto offeso. Lui le prese una mano e con l'altra le cinse il fianco, attirandola a sé.
Non c'è fretta. Abbiamo tutto il tempo di questo mondo, adesso. Ci sposeremo, faremo dei bellissimi bambini e ti guarderò invecchiare. Io invece rimarrò sempre bellissimo e giovanissimo, ma tu non puoi farci nulla, mi spiace.”
Lei ridacchiò, poi si accoccolò contro il suo petto, felice.

Era tutto perfettamente giusto.
Era di nuovo Katie, era ancora e sempre innamorata di George ed era di nuovo lì dove voleva stare, stretta a lui, a dormire mano nella mano.




Note:
Eccoci alla fne. Grazie per aver seguito questa piccola storia senza pretesa. Grazie a chi l'ha preferita e a chi l'ha commentata.
Continuerò a scrivere di questi due, è più forte di me!
Un grossissimo abbraccio.
A presto
Mimì

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