Non si torna indietro

di giulia_guidi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Primo ***
Capitolo 2: *** Capitolo Secondo ***
Capitolo 3: *** Capitolo Terzo ***
Capitolo 4: *** Capitolo Quarto ***
Capitolo 5: *** Capitolo Quinto ***



Capitolo 1
*** Capitolo Primo ***


Le crepe correvano sul muro un tempo bianco, ingrigito dal tempo. Le sue dita seguivano le tracce dei segni del tempo, che passa interperrito scavando lunghe trincee sui visi delle persone e nelle loro anime. Poi arrivarono i ricordi, cuciti assieme come una tela dal ragno, così fragili, buttati all'aria come vecchie foto, esplodendo come fuochi d'artificio.
Pungono, fanno male alle ossa, al cuore, ti chiudono lo stomaco.
Era rimasta sola.. Era tutto così sbagliato da quando se n'erano andati tutti.
Un'ombra catturò la sua attenzione.
"C'è nessuno?"
Solo un'ombra. Eppure da quel momento la sua vita cambiò per sempre.

"Cosa ti è successo Ezra?"
"Perchè sei così zitto?"
"Lui è sempre zitto!"
Ezra si allontanò dai compagni, avviandosi verso la classe. Quella mattina era proprio fuori di sé.
"Ehi, Ezra."
Bali gli appoggiò una mano sulla spalla e lo costrinse a fermarsi. Gli occhi verdi di Ezra erano fissi sul pavimento. Bali, un fisico paffuto, capelli rossicci, lentiggini e due occhi piccoli e azzurri, lo abbracciò.
"Dimmi almeno chi è stato!"
Due lacrimoni corsero giù per le gote di Ezra.
"Mi ha mollato."

Da mesi stavano insieme. Era la sua prima relazione, era sempre stato timido con le ragazze e lei prima gli aveva promesso di amarlo come nessun'altra, poi lo aveva tradito spudoratamente con quel suo amico, quel suo compagno di discoteca. 
Lui odiava le discoteche.
"Ezra."
Stavolta era Dann a parlare. Lui era fidanzato felicemente da soli tre mesi, ma capiva benissimo quanto poteva essere triste l'amico. Dopo un anno e quattro mesi nessuno si sarebbe aspettato un simile comportamento.
"Si è stancata, Ezra. Succede. Chi le capisce, le ragazze."
"Parla per te!" Una ragazza biondiccia, l'unica ragazza della classe, passava di lì proprio in quel momento.
"Sonia, stiamo parlando di cose serie."
"Lo so. E vedo che Ezra è molto triste. Sono qui per chiedervi se volete venire alla mia festa nella mia casa in montagna, sabato. Ci saranno un sacco di ragazze, persino per uno scontroso come lui."
"Sul serio.. Dai, avete tutti bisogno di un pò di svago."
"E come ci arriviamo a 'sta casa?"
Bali la guardava dall'alto in basso; non è che la sopportasse poi tanto, ma per Ezra avrebbe fatto di tutto.

"Non se ne parla."
"Dai Ezra, ci saremo noi!"
Dann si accese una sigaretta e la passò a Ezra quando gliela chiese.
"Senti, Ezra; le relazioni finiscono ogni giorno, non potevi trovare la ragazza giusta al primo colpo. Ok, hai diciannove anni ragazzo mio, ma hai tanti anni davanti a te! E poi se l'amore finisce, l'amicizia dura in eterno. Fallo per noi! Pensa che Mombi non vede l'ora di trovare una ragazza! Portiamolo a quella festa e vediamo quali figuracce combina stavolta!"
"Mi dispiace, andateci voi.." Ezra scossava la chioma riccia biondo scuro con insistenza. Odiava quei capelli, appena poteva se li tagliava.
"Ezra - Bali si era avvicinato alla sedia su cui era seduto l'amico triste e si era chinato per guardarlo in faccia - La vita è una sola. Non c'è tempo per essere tristi."
Neanche l'amico riuscì a strappargli un sorriso.

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Capitolo 2
*** Capitolo Secondo ***


Bip bip.
Questo è il suono del cellulare di Ezra. Nuovo messaggio.
Erano solo le 8 del mattino e le lezioni sarebbero cominciate a breve. 
Lo sguardo di Ezra quando vide la foto che compare sullo schermo del telefonino era... esterreffatto, stupito, ma anche un po' infuriato.
"Ezra?"
Bali, accanto a lui, aveva notato l'espressione insolita sul viso dell'amico; sbirciò l'MMS e trattenne la bestemmia che stava per dire, solo perché il professore di chimica stava entrando. 
"Caspita Ezra, quella è.. è.."
"Non dire niente." Lo sguardo di Ezra era fermo sulla foto della sua ex, avvinghiata al suo nuovo ragazzo, quel bastardo col quale Jessica l'aveva tradito. Il bacio appassionato di quei due era troppo. Ma cosa voleva ancora, da lui? Non era contenta di averlo umiliato davanti a tutti i suoi amici tradendolo spudoratamente? Cosa aveva fatto di male?
Ezra si soffermò a guardare il cappellino del tizio nella foto, quelli da rapper che andavano tanto di moda, poi lo sguardo scese sulla camicia firmata, i jeans a vita bassa e i mocassini colorati.
"Che schifo" mormorò Bali, che aveva osservato anche lui quel tizio orrendo.
Un vortice di emozioni risalì lo stomaco di Ezra, che faticò a trattenere i conati. Non ne poteva più di lei. Aveva dato tanto per quella sgualdrina. Le aveva comprato la tinta viola per capelli perché i suoi non gliela compravano, le aveva regalato gli stivaletti che avevano comprato insieme un giorno, aveva svuotato il suo portafoglio nella profumeria sotto casa sua. Ma soprattutto, l'aveva amata tantissimo. Era uscito con lei ogni volta che lei glielo chiedeva. Aveva marinato la scuola per andarla a trovare in quei 10 minuti d'intervallo che lei aveva. No, non era per niente giusto.
"Bali - disse piano Ezra ad un certo punto - vengo anche io alla festa."
 
"E fai bene, porca vacca!" 
Durante l'intervallo, gli amici si erano radunati in fondo all'aula e stavano discutendo su quante ragazze ci sarebbero state quel sabato sera, quando Ezra si era avvicinato a Sonia, annunciando davanti a tutti che aveva cambiato idea e che sarebbe venuto.
"Bene. Perfetto." Sonia gli aveva sorriso dal suo metro e quaranta e aveva raggiunto le amiche della classe accanto, sculettando come non avrebbe mai fatto nessun altra persona normale. Eppure nessuno la guardò comunque, lei era un'amica e basta, e perlopiù neanche troppo bella e simpatica; i fianchi larghi, i chili di troppo, la faccia troppo truccata; e va beh, i difetti fisici vanno rispettati. Ma quando punzecchiava Dann, Bali, Mombi e gli altri, era davvero insopportabile. 
"Si crede figa la ragazza." borbottò Joel, un altro amico di Ezra.
"Solo perché dà una festa. E magari sarà pure un raduno di truzzetti" mugugnò Dann.
"No vi prego! - Massi aveva sgranato gli occhi e congiunto le mani in modo pietoso - Ok ragazze, ma truzze no!"
"Mica te le devi sposare." protestò Mombi.
"Beh in ogni caso io vorrei chiedervi una cosa; avete sentito parlare di quella ragazza sparita l'altro giorno.." disse Dann.
"Cavolo sì!"
"Sapete che la polizia non ha trovato tracce? Ok, qualche impronta nel giardino di casa sua, ma a parte una marea di sangue non hanno trovato neanche una traccia del tipo che dovrebbe averla rapita."
"Ma magari non è stata rapita, è solo scappata..."
"No, no, è stata rapita. Hanno trovato un foglietto attaccato al muro della casa, stranamente senza impronte digitali, con scritto sopra che la ragazza stava fin troppo bene rispetto a come stava prima."
"Oddio! Perchè? I suoi genitori la picchiavano? Aveva un demone piantato nel cuore?"
"
Macchè!!! Era rimasta sola! Sola sola! Era andata a trovare un'amica mentre accadeva la disgrazia. I genitori erano a letto, chiusi a chiave, e non avevano notato niente di strano; così, quando la scintilla prodotta da un guasto nel forno a microonde si era trasformata in un incendio, loro non erano potuti scappare. Morti bruciati, carbonizzati. Irriconoscibili."
"Ma Cristo!"
"Terribile.."
Ezra ascoltava impassibile. Aveva ben altri pensieri per la testa. Per esempio, come vestirsi quel sabato per fare colpo. Chissenefrega dei problemi altrui, pensava. Le persone muoiono ogni giorno. Dovevano stare più attenti.
 
"C'è nessuno?"
L'ombra sgattaiolò dietro ad un albero.
"Vieni fuori, cazzo!"
Una risata gutturale, proveniente dall'entroterra, la fece rabbrividire, riempiendo di orrore le sue membra.
"Tu hai bisogno di me." La voce era ancora più lugubre e spaventosa della risata. La ragazza non osò replicare. Era vero, non stava bene. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per poter rivedere la sua famiglia, per placare quel terribile dolore. 
Non sapeva che fare. Le gambe erano molli e se quello era un maniaco come pensava... si sarebbe uccisa all'istante. Le serviva solo un coltello di quelli che l'assistente sociale teneva chiusi in cucina. Non sarebbe stato difficile entrare dalla finestra.
 
"Non sono un maniaco - Legge nel pensiero... Non è del tutto umano.. Ancora peggio, questa ci mancava. - Sono solo un Suo servo. Lui mi ha incaricato di venirti a prendere. Non sarai sola, tante persone sole e infelici come te hanno accettato. Ora stanno bene. Vieni con me."
L'essere venne fuori e la ragazza si tappò la bocca con le mani per non urlare.
"Gli zoccoli e le corna sono innocui mia cara. Non avere paura. Non ti farò niente di male. Starai benissimo con noi."
Queste ultime parole furono pronunciate da altre voci, tutte provenienti da luoghi innaturali. 
Questa volta la ragazza urlò alla vista degli occhi rossi e bianchi di quella bestia, prima di sparire nel nulla.
"Accetti?"
Nessuna risposta.
"Chi tace acconsente."

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Capitolo 3
*** Capitolo Terzo ***


Fumo. Odore di erba. Tabacco. Sigarette e bottiglie che giravano. Ma anche panta di pelle, minigonne, tacchi alti, scolli a V. Odore di lacca. 
Quella festa era un caos, di sicuro. Ezra era entrato dopo i suoi amici e aveva capito che non era il posto migliore dove stare ancora prima di sentire quel mix di odori poco piacevoli. ok, la vista non era niente male, ma in alcuni punti di quel piccolo palazzo l'odore era insopportabile. L'edificio era fatto a mo' di palazzo, in stile grattacielo americano, ma aveva solo due piani e aveva uno spiazzo libero in cemento come tetto, che faceva anche da terrazza. Una grande scala girava attorno a questo palazzo, collegando il tetto-terrazza al piano terra.
"Ciao ragazzi!!" Sonia portava i capelli scuri tinti di biondo legati in un grazioso chignon, indossava un vestito nero che le evidenziava le curve giuste senza sottolineare i chili di troppo, ma era come al solito, fin troppo truccata. 
"Là c'è il cibo - indicò un tavolo con qualche stuzzichino e milioni di bottiglie di ogni tipo, nessuna che contenesse qualcosa di naturale - spero che vi divertiate!"
Sparì in un attimo, trascinata via da un ragazzo coi pantaloni a vita bassa, con le mutande di fuori. Sonia trillava felice mentre quel ragazzetto le metteva le mani ovunque e le baciava il collo con passione.
"Oh.. Bleah!"
"Sarà un fiasco totale questa festa, almeno per noi!"
"Almeno c'è qualcosa da vedere!" Gli occhi di Dann corsero sul sedere mezzo scoperto di una ragazza che aveva proprio un bel corpo.
"Io mi butto! Vieni Massi!"Mombi scappò via verso l'angolo bar, dove due ragazze coi capelli fucsia ridevano a crepapelle.
L'espressione schifata di Ezra fece sorridere tristemente Bali.
"Si accontentano, Ezra. Alle ragazze non piacciono i tipi come noi."
Ezra non potè fare a meno di pensare a Jessica, alla sua foto avvinghiata a quel tipo, storse il naso e si avvicinò al tavolo dove regnava l'alchol. 
"Cominciamo subito, eh?" i suoi amici lo raggiunsero.
 
"si può sapere dove ca.." Sdeeeng!! La spalla picchiò contro qualcosa di duro, e incespicò mentre sembrava che qualcuno gli avesse fatto lo sgambetto. 
"Mio Dio! Scusa! Cioèè.. In teoria sei tu che mi sei venuto addosso, ma scusa comunque."
Ezra alzò lo sguardo e dovette richiudere la bocca a forza. Quella ragazza era magnifica, nonostante indossasse un abito floreale un pò fuori moda, con dei fiori veri attaccati, e una coroncina di felci in testa. Indossava dei mocassini verde bottiglia e portava i lunghi capelli biondi sciolti sulle spalle.
"Scusa davvero, cercavo i miei amici, ma con questo fumo non si vede niente.."
"Non fa niente, ho la testa duro!" La ragazza picchiettò la massa di capelli biondi e folti con un sorriso ammaliante sulle labbra.
"Oddio, ho colpito la tua testa?! Vuoi del ghiaccio?"
"Sto bene, tranquillo, non mi hai fatto male."
Non ci credeva, ma la ragazza non mostrava segni di dolore.
"Vedo che sei riuscito a combinare un pasticcio anche con la mia cuginetta." Trillò una voce fin troppo familiare.
"Sonia, smettila." La rimproverò la ragazza bionda.
Sonia guardò Ezra divertita.
"Ezra lei è Gitane, Gitane lui è Ezra! Ora vado a prendere altra Vodka, ci vediamo!"
"Stasera mi toccherà portarla fuori di qui in braccio." Mugugnò infastidita Gitane.
Ezra soffocò una risata, mentre guardava i profondi occhi scuri di quella magnifica ragazza.
"Che scuola fai, Gitane?"
Ezra si accorse solo dopo di ciò che aveva detto. Di solito con le ragazze non era in grado di spiccicare parola, e adesso le chiedeva addirittura che scuola faceva! Che poi, era un argomento fin troppo noioso. Non faceva altro che combinare pasticci uno dopo l'altro, con le ragazze.
Ma Gitane gli sorrise. "Chiamami Tanij. Comunque faccio il liceo scientifico, voglio diventare una naturalista o una veterinaria."
Da lontano, Joel alzò il pollice nella direzione di Ezra, strizzandogli l'occhio. "Puoi farcela", diceva lo sguardo malizioso dell'amico. Ezra sorrise di rimando, pur sapendo che tanto sarebbe stato una frana, soprattutto se si fosse impegnato.
 
"Io leggo nel pensiero della gente. Vedo il loro futuro"
Da ore parlavano, quei due. Ezra aveva capito che quella ragazza di sicuro era DIVERSA, ma non avrebbe mai immaginato una cosa simile.
"Ah.. wow.. e.."
"So che è stata dura."
"Cosa?"
"Jessica."
Cazzo. Per Dio, quella ragazza lo stava prendendo in giro, sicuramente Sonia le aveva raccontato della loro storia finita male e lei ora si prendeva gioco dei suoi sentimenti, proprio come Jessica. 
"Senti, io.."
Tanij lo interruppe afferrandogli la mano. "Prima mi sei venuto addosso, no? Ecco, quando le persone mi toccano io intravedo uno sprazzo del loro futuro o del loro passato, ecco. Anche adesso ho intravisto qualcosa. Un momento, tua sorella ti ha rubato venti euro?"
Questo Sonia NON POTEVA saperlo. No, no, no affatto.
"Toccami ancora."
Le loro mani si sfiorarono e Ezra sentì una brevissima scossa, questa volta.
"Non rimanerci male anche tu..oh, oh.. Cavolo, cavolo!"
Gli mollò la mano con violenza, come se si fosse scottata all'improvviso.
"Tanij, cosa..?
"Non andare, Ezra, per favore non andare!"
"Ma io non sto andando da nessuna parte!"
"Laggiù, non andare nella scala che porta al sotterraneo, non farlo!"
"Cosa? Un sotterraneo? Avete un sotterraneo?"
"Non farlo. Non farlo e basta."

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Capitolo 4
*** Capitolo Quarto ***


"Tanij.."
"Torno subito, tu rimani qui."
"No aspetta, vengo con te.."
Niente, se n'era andata. Ezra voleva solo capire cosa diamine stesse succedendo. 
Niente, con le ragazze era una frana. Scappavano tutte in qualche modo. Per colpa del suo passato, delle sue strane idee, ma anche per paura di come si sarebbe comportato uno così. I metallari non venivano guardati bene. 
Chissà cos'aveva visto Tanij di così tremendo. Il suo sguardo giaceva perso sul vestito frusciante della ragazza che si allontanava in mezzo alla folla; svolazzava tra i ragazzi ubriachi, incespicava, li evitava a scatti, come se odiasse improvvisamente quel posto, come se odiasse quella folla inconsapevole.
Inconsapevole.
Ezra scosse la testa; si allontanò dalla staccionata e si avvicinò, invece, alla scala, guardandola con diffidenza. Girò attorno all'edificio più volte, alla ricerca di un passaggio segreto. Niente, la scala finiva normalmente come ogni altra scala, poggiata sul terreno.
Sonia gli passò accanto ridendo come una scema, lo vide e rise ancora più forte.
"Cosa guardi, stoccafisso, il vuoto che Gitane ha lasciato dentro te? Oppure è il vuoto che JESSICA ha lasciato nel cuore che non hai?" Rise ancora più forte, dovette aggrapparsi ad un ragazzo lì accanto, lo stesso che l'aveva portata via prima, solo che stavolta puzzava di erba.
Gira, gira il coltello nella piaga, hai bisogno di meeeeeee…
Una voce che proveniva dall'entroterra. Era spaventosa e beffarda, crudele, ma anche pronta ad offrirti un aiuto che ti avrebbe portato all'abisso più profondo che un umano potrebbe raggiungere.
Seguimi.
Sapeva che non avrebbe dovuto farlo, lo SAPEVA. Ma dopotutto quella voce lo attirava, era ammaliante, ti tirava fin dalle ossa. 
La voce ghignò e un'ombra attraversò il cortile così velocemente che Ezra vide ben poco. Vide un cespuglio lì accanto muoversi, vide solo un'ombra che ci si tuffava dentro, come se avesse avuto un'allucinazione.
Seguimi. Dietro al cespuglio c'era un bassorilievo con un'immagine di un pugno chiuso che stringeva una lama.
Tutto richiede un sacrificio, Ezra.
Ezra non si chiese neanche come quell'affare sapesse il suo nome, cercò solo di scervellarsi e di capire cosa intendesse dire. Sacrificio, eh? Un pugno che stringeva una lama? 
"Hai un coltello, chiunque tu sia?"
Non serve una lama. Guarda i rami alla tua sinistra.
Spine. Spine grosse come un suo dito. Ne staccò una e guardò il disegno sulla piastrella. 
All'improvviso vide uscire dal pugno chiuso un fiotto copioso di sangue che si posò al margine della piastrella, raccogliendosi nel bordo. Fu un attimo, poi la mattonella tornò come prima.
Sangue sangue sangue
Ezra si guardò la mano preoccupato, ma poi ci chiuse dentro la spina e strinse, stringendo i denti dal male.
Un sibilo riempì le sue orecchie, facendolo rabbrividire. La mattonella si spostò di lato, mostrando un buco nero un pò stretto che scendeva e scendeva.
Non farlo, Ezra. Oh, Tanij.
"Non farlo."
Là c'è ciò che cerchi.
"Non lo so nemmeno io cosa cerco."
Ah, ma io sì.
Decise di scendere. Attaccato al bordo del buco c'era una scala a pioli che scendeva per una decina di metri, prima di posarsi su uno spiazzo malamente illuminato. Alla sua destra notò con sorpresa che c'era una scala in ferro che saliva verso l'alto, là dove in teoria sarebbe dovuta finire quella che stava sopra la terra, che invece continuava fin sotto. A sinistra, invece, notò con orrore che la scala proseguiva ancora ed era tutto completamente buio. Vedeva solo una fioca luce sotto la scala a chiocciola, ma sotto di diversi metri, così in basso che appariva una lucciola.
Scendi, allora?
"Scendo, scendo."
E cominciò, così, la sua discesa in quel posto infernale.
"Non si torna indietro."
No
La presenza sogghignò.
 
Tanij era tornata dov'era prima con Ezra e non l'aveva trovato. Spazientita, l'aveva cercato per tutta la festa, aveva chiesto ai suoi amici, aveva chiesto a tutti quelli che sembravano ancora troppo poco ubriachi per dimenticare.
Le passò accanto Sonia. 
"Scommetto che gli hai raccontato quella bella storiella della nonna! - Rise fragorosamente. - Perchè era vicino alla scala e aveva lo sguardo incredibilmente da pesce lesso!"
Scappò via barcollando, ubriaca, sempre attaccata a quel tipo tremendo.
Tanij impallidì.
Gli avevo detto di non andare.
Si mise a cercarlo per tutto l'edificio, corse su e giù per le sale chiamandolo, sbirciò nel bagno dei ragazzi, non lo trovò. Alla fine, tremante, corse dietro al cespuglio che le aveva indicato la nonna. 
Lì c'è un passaggio segreto che porta all'inferno. Vi vanno solo i bimbi cattivi.
E noi non siamo cattive, vero nonna? Le aveva chiesto.
No, affatto. Voi quella pietra non la dovete toccare.
E se scendiamo là sotto?
C'è un prezzo da pagare, mie care. Tutto ha un prezzo.

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Capitolo 5
*** Capitolo Quinto ***


Gli sembrò di scendere per ore nel silenzio più totale. Quella strana presenza non si era più fatta sentire.
Guardò l'orologio; erano passati solo 10 minuti da quando aveva aperto col suo sangue quel passaggio segreto.
Dopo altri diversi minuti arrivò in uno spiazzo piuttosto ristretto, illuminato da due torce sulle pareti. A destra e a sinistra vi era un corridoio, buio, ampio, silenzioso, fin troppo silenzioso. Intravide una porta mimetizzata con le pareti di ferro, che non osò aprire: la maniglia era macchiata di sangue ancora fresco.
E se lì dentro c'è.. qualcuno?
No. Vai avanti.
Destra o sinistra?
Destra, caro mio. Destra.
Eccola, di nuovo, quella voce diabolica e beffarda. 
 
Proseguiva nel corridoio da un tempo che gli parve indefinito, là sotto era impossibile stabilirne la cognizione. Le torce si accendevano davanti a lui e si spegnevano dietro quando passava, facendolo rabbrividire. Era ovvio che non era solo. 
"Cosa devo aspettarmi, ancora?"
Qual è la tua più grande paura?
 
Tanij sentì un rombo riempire il suo campo uditivo; si era tappata le orecchie, pensando che fosse una stupida radio alzata al massimo da qualche ubriaco. Poi si rialzò, era chinata  sul passaggio.
Una donna gigantesca con un vestito scarlatto e lungo fino ai piedi era sollevata da terra, davanti all'edificio e stava gridando come un'ossessa. Inizialmente Tanij non capì cosa stesse succedendo. Poi ebbe un flash back.
 
Vide Ezra che era sceso dalle scale, vide il Suo sigillo d'armistizio rotto. Rotto da un sacrificio di un innocente.
"No!"
Cavolo. E ora?
Venne presa dal panico, cominciò ad urlare, poi qualcuno le tappò la bocca, cosa che le impedì di gridare ancora più forte quando l'edificio divenne bersaglio dei lampi infuocati che la donna lanciava.
"Non ti ha ascoltata, il tuo amico."
Una vampata di calore la raggiunse, il ferro caldo cominciava a surriscaldarsi e a diventare rovente. 
Una ragazza fu lanciata a tutta velocità verso quella scala ormai infuocata. Non ci fu niente da fare, la donna cominciò a mietere vittime, ragazzi innocenti che volevano solo spassarsela un pò.
"Vedi cosa succede a chi sostiene di non avere bisogno di Lui?"
"Non sapete quello che state facendo!"
La nonna gliel'aveva detto. Il sigillo è l'equilibrio, Tanij. Se l'equilibrio si rompe, è guerra.
Un ragazzo stava bruciando voracemente, mentre cercava di raggiungere il bagno, o almeno un luogo dove trovare acqua per salvarsi. Un raggio infuocato partì dalle dita della donna, incenerendolo in un secondo.
Tanij assistette a tutto quanto. Vide in quanti pochi erano riusciti a scappare prima che tutto diventasse di fuoco. Capì che sarebbero morti tutti e che lei avrebbe ASSISTITO allo spegnersi delle loro giovani vite, senza potersi muovere, a causa di un povero patito di sangue che credeva solo in Lui.
Voleva gridare. Voleva UCCIDERE Ezra. Voleva fargli vedere cosa lei era costretta ad assistere. Voleva che vedesse quanto la curiosità a volte può uccidere.
Le lacrime bagnarono le mani dell'uomo che la teneva.
"Piangere è da perdenti, mia cara."
Cominciò a scalciare, a graffiare quell'uomo, lo strattonò, ma niente. Rimaneva impassibile anche al dolore.
La casa, intanto, bruciava. Le fiamme lambivano le belle pareti dipinte dalla mamma di Sonia, lambirono i quadri con le loro foto, lambirono ogni traccia di felicità presente in quella casa.
"Siete soddisfatti, ora?"
Quell'uomo orribile sghignazzò.
"Lui ha appena cominciato. Lascia che si sgranchisca le gambe, ha dormito per così tanto tempo!"
 
Ezra notò una luce diversa da quella delle torce, poco più in là. Cominciò a correre, la sua mente catturò l'immagine di un tavolo con sopra qualcosa. Una persona? Impossibile, era così ricoperta di.. 
No, era davvero una persona, allacciata a quel tavolo da dei legacci che sembravano le radici di un albero. 
Arrivato vicino a quella cosa, notò che era una ragazza. E non una qualunque. Era la ragazza scomparsa. 
Emma, si chiamava. 
"Oddio... sei.. viva?"
Cos'altro poteva dire?
Si mosse.
"Pensavo che Lui avesse scherzato quando mi aveva detto che sarebbe venuto qualcuno."
Ezra era sorpreso, basito.
"Tu.. sei.. Emma?"
"Io? Non lo so. Forse un tempo, quando i miei genitori erano vivi sì, il mio corpo si chiamava Emma. Ora non ha più importanza, non vedi? Sono una di loro."
"Loro..?"
"I servi di quel malato di mente che cerca di mettere su un esercito. Non guardarmi così. Credi che Lui sia felice a vivere là sotto, in mezzo alle fiamme?"
Ezra cominciava a capire cosa stesse succedendo. Vide che le radici di quell'albero si illuminavano ogni volta che la ragazza respirava.
"Per essere una di loro devo essere senz'anima. Vedi? Me la stanno succhiando via."
Ezra allungò una mano per tentare di liberarla.
"Non farlo, ormai non c'è più niente da fare. Non sono più Emma. Emma ero prima. Ormai è troppo tardi, diventerò spietata come loro. Sarò come uno zombie, capisci? Un corpo. Un corpo comandato dai bisogni di qualcun'altro."
Ezra non potè fare altro che guardare la fine di quella ragazza innocente, vittima di un diabolico piano che avrebbe contrastato tutto e tutti.
"Mi hanno iniziata. Hanno detto che il sangue che era dentro me era sporco, mi hanno detto che la verginità è una maledizione di Dio. Solo loro possono credere a delle balle simili, Ezra, ma erano così in tanti. Scappa, finchè puoi. Organizza una resistenza, dovete salvare ciò che rimarrà dopo oggi di questo mondo."

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