Forgetting him was like trying to know somebody you’ve never met.

di FedericaLille
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Colors in autumn. ***
Capitolo 2: *** Blue. ***
Capitolo 3: *** Dark grey. ***
Capitolo 4: *** Red. ***
Capitolo 5: *** Your old favorite song. ***
Capitolo 6: *** Flashbacks. ***
Capitolo 7: *** In my head. ***
Capitolo 8: *** Dead end street. ***



Capitolo 1
*** Colors in autumn. ***


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"Loving him is like driving a new Maserati
down a dead end street
faster than the wind
Passionate as sin, ended so suddenly.
Loving him is like trying to change your mind
once you’re already flying through the free fall,
like the colors in autumn.
So bright just before they lose it all."


 

Le lenzuola bianche profumavano di fresco, gli uccellini fischiettavano allegramente fuori dalla finestra, ed Harry Styles ronfava spaparanzato sul letto.
Era una fredda mattina di Marzo.
Le lenzuola in realtà non profumavano di fresco, l’odore era riconducibile più ad un mix di vodka e redbull, e agli uccellini fuori erano sicuramente cadute le ali dal gelo mentre il becco restava immobilizzato, incapace di emettere alcun fischiettio.
Eppure Harry stava davvero spaparanzato sul letto, e ronfava pesantemente, borbottando parole insensate. Chissà che stava sognando…
D’un tratto il riccio si mosse, stendendosi sul fianco sinistro. Dischiuse impercettibilmente le palpebre e notò una figura per niente familiare distesa accanto a lui.
“Buon giorno.”, sussurrò quella.
“E tu chi cazzo sei?” Il tono di Harry era come d’abitudine dolce e delicato.
“Oh… davvero non ti ricordi di me?”, la mora si fece spazio tra le coperte, mettendosi seduta per guardarlo meglio negli occhi. Lui preferì chiuderli, gli occhi, anziché assistere alla probabile scena di quella che si rivestiva sconsolata e abbandonava casa sua.
Solo quando sentì il letto scuotersi, in conseguenza al corpo della ragazza che si metteva in piedi, si decise a riaprirli.
“Certo che mi ricordo di te, Brittany…”, mugugnò.
“Mi chiamo Megan.”, lo corresse quella, infilandosi i jeans che indossava la scorsa sera.
“Si, si, si… Giusto.”, Harry scostò le coperte via dal suo corpo e sbadigliò un paio di volte prima di rendersi conto di essere completamente nudo.
La mora fece finta di nulla, e continuò a vestirsi.
“Ehi, ci vediamo presto.”, il riccio abbandonò il letto e indossò velocemente un paio di boxer.
“Si, insomma… è stato divertente.”
“Mi lasci il tuo numero, Mary?”
“Megan, il mio nome è Megan.”, ripeté quella, innervosita.
“Fa lo stesso.”
Senza che lui nemmeno se ne accorgesse, la ragazza si era già allontanata dalla camera da letto.
“Stammi bene.”, sentì urlare dall’ingresso.
Harry provò a raggiungerla per farle quantomeno la cortesia di aprirle la porta, ma data la lentezza dei suoi movimenti non riuscì neanche a vederla un’ultima volta.
Che poi non era nemmeno tanto bella. Com’è che si chiamava? Melanie? Che nome di merda.
 
“Yo amico, tutto bene?”, il pakistano fece irruzione nella casa del riccio, di prima mattina. No, forse era già pomeriggio inoltrato.
Harry lo aveva fatto accomodare nel bel salottino vicino il soggiorno, perché quello gli aveva detto di dover parlare di qualcosa di serio.
“Tutto bene.”, confermò lui.
“Non te la sei presa per… quella cosa?”
“Quale cosa?”, gli occhi verdi gli si incupirono, tentando di scovare nella mente quella cosa di cui parlava il suo amico.
“Il nuovo video della Swift.”, disse Zayn tutto d’un fiato.
Non ricevette risposta. Alcun segnale di vita.
1, 2, 3…  secondi. Forse quello doveva carburare la notizia e immagazzinarla per bene.
“Di che video si tratta?”, chiese con nonchalance, non appena ebbe trovato le parole giuste.
“E’ una canzone del suo nuovo album, Red.”
“Conosco le canzoni del suo nuovo album.”, rispose secco.
“22.”, il pakistano pronunciò il titolo della canzone, ma Harry parve restare indifferente.
“E’ carina, per quanto io ricordi.”, si diresse in cucina.
“Nel video ti prende palesemente per i fondelli.”
“Come? Non ti sento.”
Zayn lo raggiunse e poggiò le mani sul tavolo di acciaio.
“Senti, l’ho visto un paio di volte e ci sono molti riferimenti a… te.”
“Mi dispiace.”, fu l’unico commento del riccio.
“Sicuro che è tutto apposto?”, l’amico gli poggiò una mano sulla spalla, quello la scrollò via.
“Mi dispiace che lei non riesca ad andare avanti. Tutto qui.”
 
Quando Zayn andò via da casa di Harry, quest’ultimo si precipitò al pc, entrò repentinamente su youtube e digitò l’oggetto della sua ricerca.
Rise tra sé e sé non appena il video accennato dal pakistano si avviò sullo schermo.
Quella ragazza è patetica.
Imitare un cantante con una forchetta in mano al posto del microfono, mentre le fan sfegatate si dimenano ai suoi piedi era un riferimento più che scontato ad Harry Styles e le Directioner.
Il berretto ‘beanie’ che lui era solito indossare era un altro banale e ovvio riferimento al suo ex.
Per non parlare del cuore pieno di fiori gettato brutalmente per terra e calpestato con voga.
E le orecchie da gatto? L’imitazione patetica di quello che era l’animale preferito di Hazza.
Ogni parola della canzone faceva pensare che lei avesse voltato pagina e volesse vivere con entusiasmo la propria vita, ma guardando quel video era chiaro che quella non avesse voltato un bel niente!
Taylor avrebbe continuato a perseguitarlo all’infinito, ne era certo.
 
C’era una festa a Londra, quella sera.
Gli One Direction erano una sorta di ‘ospiti speciali’, anche se in realtà il posto pullulava di gente famosa e ‘speciale’.
La villa in questione era una delle tante di Simon Cowell.
“Vuoi assaggiare?”, Liam porse il drink che aveva in mano a Harry, il quale rifiutò scuotendo più volte la testa.
Fino a qualche ora fa era ancora sotto l’effetto dell’alcool, non aveva assolutamente intenzione di bere, quella sera.
Si stava evidentemente annoiando, mentre una persona e poi l’altra lo avvicinavano per strappargli qualche informazione sulla sua vita privata. Quel poco che non compariva nelle riviste di gossip, insomma.
Spalancò gli occhi, incredulo, non appena vide una figura alta e magra, dai capelli biondi e lisci che cadevano sinuosamente lungo la schiena. Indossava un abitino blu, aderente e paurosamente sexy.
Era di spalle, non riusciva a scorgere il suo viso, nonostante pochi metri lo separassaro da lei.
Harry deglutì, poi si avvicinò a Liam e gli sussurrò all’orecchio.
“Per caso Simon ha invitato anche… Taylor?”, l’amico aggrottò le sopracciglia e non rispose.
Harry tornò a guardare verso il punto dove l’aveva avvistata, ma non c’era già più.
Forse era stata un’allucinazione, forse non l’aveva mai vista davvero.
“Per adesso lei è in tour.”, spiegò Liam.
“Si, certo… lo sapevo.”
Era stata senz’altro un’allucinazione, colpa della sbronza della scorsa notte.
Si guardò ancora una volta intorno, cercando quella chioma bionda che l’aveva disorientato.
Non la trovò.




Ed eccoci qua! :D

Ho deciso di iniziare a scrivere questa storia perchè avevo voglia di addentrarmi in qualcosa che ancora nessuno (credo) aveva trattato in questo modo.
So che Taylor non sta simpatica alla maggiorparte delle Directioner, e di conseguenza questa mia fan fiction non riscuoterà successo,
ma spero che da questo primo capitolo abbiate intuito che la mia storia non si basa proprio sulla coppia Haylor.
Piuttosto su tante cose che hanno fatto da contorno alla loro relazione, cose che ho
puramente inventato.
Eee spero sia chiaro che io amo Harry Edward Styles, come quegli altri quattro coglioni della band,
perciò mi pare ovvio che qualsiasi cosa io scriva qui, screditando Hazza, non lo faccio con l'intenzione di offenderlo!

Il carattere con cui lo descrivo non credo sia realmente quello della sua vita reale.


Non so sinceramente come andrà a finire questa ff. L'idea inizialmente era quella di scriverne una One-Shot.
Per non so quale lampo di genio ho deciso di scrivere più capitoli, ma comunque non saranno molti, ne sono certa.
(E fu così che si ritrovarono al 18566879esimo capitolo....) Ahaha!
L'ispirazione è nata proprio con il video "22" della Swift e, nonostante io adori lei e la sua musica, ho notato fin troppi riferimenti ad Harry.
Eppure scoprirete che in questa ff l'ultima mia intenzione è quella di offenderla.
Anzi, in un certo senso, credo che la difenderò palesemente :D


Il filo conduttore della storia è la canzone RED di Taylor, infatti all'inizio di ogni capitolo scriverò una strofa di questa canzone.
Perchè? Buh. Perchè mi piace e perchè il testo si riconduce perfettamente alla storia che sto inventando xD
Comunque sul serio non ho idea di come andrà avanti, tantomeno di come si concluderà, quindi....
DITEMI CHE NE PENSATE e datemi magari qualche ideuzza :)


E non ignoratemi come fate con la mia prima ff che ancora attende lettori!! D':
(Gioco di lettere)


Alla prossima :D

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Capitolo 2
*** Blue. ***


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“Losing him was blue like I’d never known.”

 


“Siete in onda tra 5, 4, 3…”, il tizio con le cuffie alle orecchie mimò con la bocca i numeri 2 e 1, prima di puntare un indice in alto in segno di ‘via’.
I cinque componenti della band sedevano su un divano di pelle rossa, in attesa che il simpatico conduttore televisivo li spremesse per benino. Ebbene si, partecipare a quelle trasmissioni serviva solo a perdere pian piano sempre più privacy. Ma ormai era inutile opporsi, era un meccanismo innescato sin dai tempi di X Factor, il meccanismo che aveva portato gli One Direction ad essere quello che erano diventati.
Pop star pieni di sé, richiesti internazionalmente, e con milioni di follower su twitter.
Questo era quello che si vedeva dall’esterno, quello che compariva agli occhi di tutti.
Poi cosa si nascondesse oltre il palcoscenico era  tutto un mistero.
Ma cosa doveva nascondersi? Bromance tra Harry e Louis? Tra Zayn e Niall? Tra Liam e Zayn?
Com’è che li chiamavano? Larry, Ziall, Ziam, Lilo, Lulu, Lala… Si, i Teletubbies.
Non si nascondeva un bel niente.
Gli One Direction erano cinque normalissimi ragazzi, presi alla sprovvista dalla fama che li aveva investiti quando non avevano ancora la maturità adatta ad affrontare tutto quello che ne sarebbe susseguito.
Eppure il loro successo continuava, si espandeva, durava eccome.
La gente continuava a dire: “Aspetta un paio di anni e si scioglieranno, chiunque si dimenticherà di loro e sarà come se non fossero mai esistiti.”
Eppure quelli continuavano a godere di ogni briciolo di fama e bella vita, alla faccia degli Haters.
 
“Come va la collaborazione con Comic Relief?”, chiese il tizio con la barbetta tagliuzzata pessimamente.
“Alla grande!”, rispose per primo Harry, “Con la cover di One way or another siamo riusciti a racimolare un bel po’ di soldini.”
“Si, è gratificante vedere come un piccolo gesto può fare tanto bene a tanta gente.”, continuò Louis, sorridente.
“L’esperienza in Ghana vi ha toccato particolarmente?”, continuò il conduttore.
Harry rimase in silenzio, preferì far parlare i suoi compagni in merito.
Zayn diede un colpetto di tosse, poi iniziò a parlare, titubante.
“Nella tua vita quotidiana hai dei piccoli problemi… problemi che pensi essere importanti. Poi vai là e vedi persone che affrontano problemi veramente importanti.”, fece una piccola pausa, come se stesse ragionando sulle parole che aveva appena pronunciato, “Questo ti aiuta a mettere le cose in prospettiva”, concluse.
Il riccio avrebbe voluto dire tante cose su quei bambini, su quel posto, sulle paure e sulle emozioni provate, ma sapeva che sarebbe stato vano. Quella in Ghana era stata un’esperienza incredibile, prima di partire non sapevano cosa si sarebbero trovati davanti, e poi… Poi si sono ritrovati letteralmente sconvolti dentro, nessuno escluso. Eppure parlarne in quel modo, davanti alle telecamere, sarebbe parso un modo come un altro per mettersi in bella mostra. E lui non ne aveva affatto bisogno.
Il conduttore di punto in bianco prese a parlare ai telespettatori, “Per il Red Nose Day gli One Direction si esibiranno ancora una volta con il singolo One way or another, insieme ad altri grandi artisti che stanno appoggiando questa campagna. Basti citare Rihanna, Justin Timbarlake, o la bellissima Taylor Swift...”
Sembrò fermarsi il tempo, nella sola testa di Harry, ovviamente.
La bellissima Taylor. Tra tanti cantanti da poter nominare, doveva essere proprio lei a distrarlo dall’intervista?
Era una persecuzione. Aveva sicuramente pagato il tizio, che ancora parlava con lo sguardo fisso alla telecamera, per nominarla davanti agli One Direction, davanti a Mr Styles.
Lui sapeva bene che si sarebbero esibiti nella stessa trasmissione, ma ricordarlo lo avevo stordito per un attimo. Doveva essere stata la vista di quello stupido video ‘a lui dedicato’ ad averlo reso inquieto per quei giorni seguenti.
Possibile mai che quella ragazza non riesce a farsi una cazzo di vita?
I pensieri nella testa di Hazza si ampliavano e confondevano progressivamente. Aveva bisogno di respirare, e lei non glielo permetteva. Era una persecuzione bella e buona.
L’intervista finì in men che non si dica, i ragazzi abbandonarono la stanza e tornarono alle proprie dolci casette.
 
Era notte fonda e il riccio non riusciva a dormire; continui flashbacks gli martellavano in testa.
Si alzò sbuffando e raggiunse il bagno. Poggiò le mani sul lavandino e chinò il capo, convinto che ad assillarlo era quella strega coi suoi poteri maligni.
Ma quale strega, e quali poteri maligni?
Harry non aveva mai conosciuto una ragazza più innocente di lei. Eppure non riusciva a trovare un’altra motivazione valida per giustificare quanto gli stesse accadendo in quei giorni.
Sollevò lo sguardo e lo puntò sullo specchiò di fronte a lui.
Stava a petto nudo, con solo i tatuaggi a coprirgli la pelle. A proposito di tatuaggi, gli occhi gli si posarono involontariamente sul lato sinistro dello specchio, esattamente all’altezza del suo tricipite.
Quella grossa barca gli mascherava gran parte del braccio, ma a lui piaceva così. Come quella farfalla sull’addome che tutti gli criticavano, a lui piaceva così.
Un tempo non si sarebbe mai sognato di ricoprirsi di così tanti tattoo, non lo avrebbe mai nemmeno immaginato.
Tuttavia ogni scarabocchio che ora aveva sul corpo significava tanto. A ogni scarabocchio il suo significato, il suo pezzo di vita.
E quella barca sembrava essere un pezzo molto consistente. No, non poteva osare ammetterlo.
Tornò a letto, costringendosi a dormire e annegare ogni pensiero ingiustificato.
 
“Andiamo, Taylor, smettila con questa sceneggiata.”
“Smettila tu, voi! Di trattarmi come una fottuta bambolina di pezza!”, gli ringhiò contro la bionda.
“Mi conosci, sai che non è così.”
“Ti sbagli, Harry, io probabilmente non ti ho mai conosciuto.”

 
Il suono fastidioso della sveglia lo fece balzare in aria, nel bel mezzo di un incubo, di cui però non ricordava ormai nulla. Gli capitava spesso di sognare, torturarsi nel sonno e poi svegliarsi senza nemmeno un frammento di ricordo.
Eppure sospettava chi fosse l’artefice di quegli incubi. Sospettava chi ne fosse la protagonista.





Et voilà!
Ho postato presto presto questo secondo capitolo perchè ho avuto taanta ispirazione stanotte (lol)
Beh, che dire... Vediamo qui Harry che non riesce a liberarsi di quel pensiero fisso!
Ma che sia negativo o positivo ancora non si sa bene...
Il sogno che ha fatto significa molto, ma ovviamente ancora qui non è facile capire perchè significa molto.

Spero che la storia vi intrighi sempre più.
Credo finirò in 8 capitoli, circa. L'avevo promesso che non sarebbe stata lunga! :)
In compenso c'è sempre la mia fan fiction
Gioco di Lettere che durerà un 80ina di capitoli xD

Vi propongo questa cosetta pubblicata stamattina u.u Dear Niall
E' una lettera che ho scritto mesi fa, oggi mi è venuta la strana idea di farne una one shot.
(Ogni volta che inizio a scrivere one shot mi viene da scrivere One Direction, poi cancello Direction e scrivo shot o.o)


Ahahhaa beeeene, aspetto le vostre belle belle recensioni, mi raccomaaandoo :3
Vi voglio taaanto banana. Lo sapete già
<3

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Capitolo 3
*** Dark grey. ***


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“Missing him was dark grey all alone!
Forgetting him was like trying to know
somebody you’ve never met.”

 

 

“It feels like a perfect night to dress up like hipsters, and make fun of our exes!”

 
Taylor Swift cantava sul palco, sorridendo ai fan e muovendo le mani come era suo solito fare. Quel particolare la rendeva irritante, dicevano.
La canzone scelta per il Comic Relief era “22”: neanche fosse fatto apposta!
La prima strofa diceva esattamente “E’ la notte perfetta per prendere in giro i nostri ex”: più esplicita di così?
 

“It feels like a perfect night for breakfast at midnight, to fall in love with strangers!”

 
A quella frase Harry ridacchiò dietro le quinte, divertito. Taylor che parlava di innamorarsi di estranei? Ma se non riusciva a farlo con chi conosceva, pensa un po’ con un estraneo.
Il riccio incrociò le braccia al petto e continuò a seguire l’esibizione della bionda. Passeggiava a destra e sinistra lungo il palco, muoveva le spalle in modo buffo, e schiacciava l’occhiolino agli spettatori che la applaudivano con voga.
 

“It’s miserable and magical, oh, yeah. Tonight’s the night when we forget about the heartbreaks!”

 
Dimenticarsi dei cuori spezzati? Ad Harry non pareva proprio che quella volesse dimenticarsi del cuore spezzato. Ma lui non ne aveva colpa, quindi era inutile anche solo rivolgergli un pensiero.
Eppure non capiva perché continuava a pesare ogni singola parola uscisse da quelle labbra rosso fuoco.
E non capiva perché quella continuasse a mettere quel rossetto intenso che lui detestava.
 

“It feels like one of those nights you look like bad news. I gotta have you, I gotta have you!”

 
Una cattiva notizia, ecco cosa era Harry: una cattiva notizia. Ma lei insisteva: “Ti devo avere, ti devo avere!”
Perché? Perché non lasciarlo in pace una volta per tutte?
Ed ecco che in un baleno era il turno di Justin Timberlake, il riccio pensò spontaneamente che il pubblico l’avrebbe senz’altro preferito a quella strega bionda. Rise sotto i baffi a quel pensiero.
Taylor entrò nel backstage, dopo aver ringraziato calorosamente tutti i suoi fan.
S’incamminò verso un corridoio, passando di fianco ad Harry. Quello si voltò a guardarla mentre lo oltrepassava, con sguardo impassibile. Un attimo dopo la bionda ruotò di scatto il capo e spalancò gli occhi, come se non si fosse accorta di lui prima.
“Ciao.”, mimò con la bocca, sollevando una mano in segno di saluto.
Lui ricambiò allo stesso identico modo, poi la vide tornare per la sua strada.
“Ehi, bello! Sveglia!”, Zayn sventolò la mano rapidamente davanti gli occhi di Hazza, che pareva essere rimasto imbambolato a fissare chissà cosa.
“Ho fame, ragazzi.”, affermò Niall di punto in bianco.
“Anche noi, Nialler, anche noi.”, replicò Louis, poggiando un braccio attorno alle spalle del biondino.
Che era buffo Tommo, coi capelli rossi. Se li era tinti in occasione del Red Nose Day, ma era incredibilmente buffo.
“Justin sta terminando l’esibizione e poi tocca a noi.”, s’intromise Liam.
“Si, andiamo. Prepariamoci.”, propose Harry, risvegliatosi dallo stato di shock.
“Frenate un secondo. Io ho ancora fame.” Non poteva mancare l’ennesima lagna dell’irlandese.
Louis lo fece zittire infilandogli in bocca un cioccolatino che aveva in tasca. Probabilmente era anche scaduto, ma Niall in effetti si placò per qualche minuto.
Riprese presto la sua lamentela, ma dovevano già salire sul palco, quindi dovette mettere a tacere la fame.
 

“Grazie mille a tutti quanti! Siete assolutamente incredibili!”

 
I ragazzi conclusero l’esibizione e, per la felicità di Mr Horan-senza-fondo, tornarono dietro le quinte. Ad aspettarli c’era una tavola imbandita di stuzzichini e tortine varie. Probabilmente messa in piedi solo per Niall.
Ed eccola riapparire, la bionda dalle gambe lunghe. Si avvicinò al tavolo e afferrò un bicchiere, si fece versare della coca cola dal tizio tutto muscoli che le stava accanto e poi si sedette in uno sgabello lì vicino.
Harry seguì ogni suo movimento, non sapeva neanche lui il perché. Non aveva di meglio da fare: così si giustificava.
Taylor accavallò le gambe e cominciò a sorseggiare la sua bevanda. Non appena svuotò il bicchiere si rimise in piedi e si diresse in uno stanzino insieme al suo ‘accompagnatore’.
Harry non pensò a quello che stava facendo, lo fece e basta. Si avvicinò alla stanza dove erano appena entrati i due e, senza farsi notare dai presenti, cominciò a sbirciare nello spiraglio lasciato dalla porta socchiusa.
“Non ce la faccio più.”, sbuffò la bionda, portandosi le mani al viso e camminando avanti indietro per quel piccolo spazio di pavimento. Fece scivolare le mani sulla testa e lungo tutti i capelli, come a volersi liberare di qualcosa che nessuno riusciva a comprendere.
Il riccio continuava ad osservarla, senza capire il motivo di quello sfogo.
Taylor cominciò a tirare su col naso, un singhiozzo, poi un altro. Ma d’un tratto l’omone che stava in sua compagnia, e di cui Harry aveva dimenticato l’esistenza, afferrò la maniglia della porta e la chiuse con forza.
Per un attimo quello aveva creduto che la stesse aprendo per rivelare alla bionda che la stessero spiando. Quando si ritrovò la porta sbattuta a pochi millimetri di distanza dal suo naso, sussultò, colto alla sprovvista.
Che motivo ha di piangere? Ha tutto quello che desidera, e piange.
 
Harry tornò dai suoi compagni, fingendo di non aver visto nulla.
“Stasera party rock a casa mia, che ne dite?”, propose Louis.
“Sappiamo che cosa intendi tu per party rock.”, rispose scocciato, Niall.
L’ultima volta che Tommo aveva organizzato una serata del genere, il biondino si era ritrovato con i bigodini ai capelli e un vestito da ballerina addosso.
La gente diceva che i ragazzi lo discriminavano perché era irlandese. In realtà lo trattavano come un pupazzo perché era estremamente buono e incapace di opporre resistenza.
“Ci sarà tanto, tanto cibo.”
Eppure a quella frase gli si illuminarono gli occhi. Non poté che accettare la proposta senza farselo ripetere due volte.
Non appena furono tutti convinti, si organizzarono per l’orario del fatidico incontro e si ributtarono sulla tavola, ormai mezza svuotata, di tortine e stuzzichini.
 
Improvvisamente la porta dello stanzino a pochi passi di loro si aprì. Ne uscì per primo il tizio tutto muscoli, poi… No, ne uscì solamente il tizio tutto muscoli.
Ma nessuno ci fece caso. Harry però sapeva che Taylor era lì dentro con quello, un attimo prima. Perché non usciva fuori di lì anche lei?





Hola!
Sapete come sono contenta? :) Si, sono contenta perchè ho ricevuto un po' di recensioni ai primi due capitoli,
e mi avete incoraggiato senz'altro.
Allora, che dire? E' una noia questa storia, è vero?? Ahaha! Il bello è che ne sono consapevole!
So che non stimola molta curiosità, il fatto è che l'ultimo mio intento è quello di suscitare curiosità xD

Non è una fan fiction come le altre, non si parla di colpi di fulmine, tragici eventi o incontri da favola.
E' tutto basato su una "realtà di fatto".

Ci saranno ovviamente dei colpi di scena che non vi immaginerete nè ora nè mai. Ma comunque può piacere, come può non piacere :)
E questo lo lascio dire a voi, con le vostre adorabili recensioni che attendo sempre ansiosamente! :3


Gioco di lettere è la prima fan fiction che ho scritto in vita mia,
lì sì che ho messo quanto più possibile di colpi di scena, amore ed eventi irrealizzabili che diventano realtà.
Quella è tutta una favola, si parla di amore, romanticismo e magia. E molte di voi effettivamente la preferiscono :)


Mi sono voluta cimentare in qualcosa di diverso, tutto qui :)
Un bacione belle, alla prossima!


 

Chi vuole, può seguirmi su twitter: @FedyHoran
Ricambio tutti :)

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Capitolo 4
*** Red. ***


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“But loving him was red! Loving him was red!
Touching him is like realizing all you ever
wanted was right there in front of you”

 
 
 

L’omone muscoloso aveva richiuso diligentemente la porta alle sue spalle.
Harry continuava a fissare quella porta, scioccato. Taylor era lì dentro, passavano i minuti e lei non usciva.
D’un tratto il riccio decise di raggiungerla, senza una motivazione ben precisa. Un passo e poi un altro si ritrovò davanti quello stanzino.
Voleva solo assicurarsi che fosse tutto apposto, niente di personale.
Afferrò la maniglia e fece per aprire, ma qualcuno lo fermò prima che potesse spostare di mezzo centimetro la porta grigia.
“Che cerchi?”, chiese una voce alle sue spalle.
Il riccio si voltò e si ritrovò faccia a faccia con Edward Miller, uno dei manager della Big Machine Records, la casa discografica della Swift. Aveva imparato a conoscerli ormai, quei tipi, e preferiva starne alla larga.
“Non è il bagno?”, chiese Harry, ingenuamente.
“Il bagno è da quella parte.”, il tizio gli sorrise, più ipocritamente che mai, sollevando un dito verso il cartellino con su scritto ‘toilette’ alla sua destra.
“Allora mi sarò sbagliato.”
Mr Miller lo osservò entrare in bagno, con nonchalance, subito dopo varcò la porta grigia.
“Ed, ti prego.” La bionda stava seduta su di un tavolinetto, a gambe incrociate, come una bambina capricciosa.
“Facciamo tutto questo per te. Ma tu sei troppo ingenua per capirlo.”, rispose il manager, con tono autoritario.
Taylor si asciugò svogliatamente le guance e uscì fuori dallo stanzino. Nello stesso esatto momento Harry stava uscendo dal bagno, perciò fu inevitabile quello scambio di sguardi che parve durare un’infinità di tempo.
Il riccio non poté non notare gli occhi arrossati della ragazza che gli passò di fronte, la quale nascondeva inutilmente il viso tra le dita. Perché nascondersi da Harry?
 
 
“Ti prego, dimmi che per te non è solo uno stupido contratto. Dimmelo.”, gli sussurrava all’orecchio, mentre i fuochi d’artificio esplodevano di mille colori sul cielo di Londra.
“Manca un minuto soltanto. Che desideri per questo nuovo anno?”, chiese quello.
“Essere felice, solamente questo.”
Il riccio l’abbracciò in mezzo alla folla, tra i paparazzi che scattavano foto e i fan che parlottavano sulla coppia più in voga del momento,
“10 secondi.”
“Dimmelo.”, ripeté quella. Ma Harry non parlò, la baciò allo scattare della mezzanotte, come in quei film d’amore in cui c’è sempre il lieto fine. No, la loro storia non era proprio da film, non proprio.
Quel bacio aveva fatto capire a Taylor tante cose.
Quella notte pianse, come piangeva oggi, dietro le quinte dello spettacolo di beneficienza.
 
 
La bionda sparì ancora una volta dalla vista di Harry. Quell’Edward Miller l’aveva portata da qualche parte lontana da occhi indiscreti, per non far vedere alla gente che anche una star di fama internazionale ha dei sentimenti, ed è capace di piangere.
Harry prese un respiro profondo e cominciò la ricerca. Doveva trovarla e chiederle il motivo di quelle lacrime, forse aveva solo bisogno di sentirsi dire che non ne era lui la causa.
Oltrepassò un corridoio buio, con tante stanze a destra e sinistra, tutte serrate, invalicabili. Socchiuse gli occhi, per mettere a fuoco ciò che stava avvenendo in una stanza poco più avanti. La porta era stata lasciata aperta, ma lui preferì arrestarsi per non farsi vedere.
 
“Datti una calmata e poi torna di là.”, proferì il manager scorbutico.
“Sto già meglio.”, bisbigliò la ragazza.
“Non mi pare. Rimettiti in sesto, c’è tempo prima che tu debba ricomparire sul palco. Tranquilla.”
 
Dei passi lenti cominciarono a rimbombare nel corridoio, si avvicinavano. Il battito cardiaco di Harry accelerò improvvisamente, poggiò le spalle al muro e si fece più stretto che poteva in modo tale che quella piccola parete potesse nasconderlo dal tizio che si avvicinava.
Edward Miller passò davanti gli occhi di Harry, senza accorgersi della sua presenza, e lui poté sospirare di sollievo, per non essere stato beccato ad origliare.
Dopo che Mr Miller fu andato via, il riccio si fiondò nella stanza ancora aperta.
La bionda stava lì, di spalle, in piedi a guardare oltre una finestra.
 
“Ehi.”, sussurrò Harry, per far rendere conto a quella del suo arrivo. Ma lei non si voltò, nemmeno sobbalzò a quel sussurro, era come impassibile.
“Ti avevo sentito arrivare.”, disse dopo un po’ di secondi, mantenendo lo sguardo ancorato alla finestra.
Harry non sapeva che rispondere, la vedeva così fragile e indifesa, stretta tra le sue braccia. Eppure sentiva quasi di odiarla, per la persecuzione che era diventata nella sua vita.
Pochi metri lo separavano da lei, un paio di passi e l’avrebbe raggiunta, le avrebbe afferrato i fianchi, l’avrebbe fatta girare e avrebbe potuto guardarla negli occhi e chiederle tutto ciò che lo assillava da giorni.
Invece restava fermo, come se i suoi piedi fossero stati piantati nel pavimento.
“Che cosa ci fai qui?”, chiese quella d’un tratto.
“Non lo so.”, rispose senza pensarci due volte.
La bionda si decise a voltarsi, poggiò le mani sul bordo della finestra alle sue spalle e puntò lo sguardo su di Harry. Indossava una gonna a vita alta, morbida e corta appena sopra le ginocchia. Era di un rosa tenue, esasperatamente tranquillo. La camicetta panna invece era semitrasparente, alcuni bottoni erano rimasti sganciati sul decolleté, lasciando che i lunghi capelli coprissero ciò che restava scoperto.
“Che ti prende?”, domandò il riccio.
Lei sviò lo sguardo, riponendo le braccia incrociate al petto. Harry le si avvicinò all’istante, afferrandole i polsi e sciogliendole le braccia da quella posa ferrea.
“Lasciami in pace!”, squittì Taylor, liberandosi dalla sua presa.
Harry voltò istintivamente il capo, assicurandosi che nessuno sentisse quanto stesse accadendo.
“Hai paura che ci vedano insieme?”, chiese lei.
In piedi, uno di fronte all’altra, entrambi le mani distese sui fianchi, lo sguardo ancorato l’uno negli occhi dell’altra. Nessuno dei due sapeva che cosa significava, ma forse tutto ciò non aveva davvero un significato.
“Lasciami in pace.”, ripeté lei, poggiando le mani sul petto del moro, con l’intento di scostarlo.
A quel contatto lui invece rispose afferrandole il viso e stampandole un lungo bacio sulle labbra. Inizialmente lei restò impietrita, ma non passò molto prima che si sciogliesse e partecipasse attivamente a quel bacio.
Harry la avvicinò a sé, la strinse eccessivamente vicina, continuandola a baciare con voga. La mente era completamente fuori, non riusciva a riprendere il controllo di sé.
Improvvisamente però lei lo interruppe. Lo spinse via con decisione e prese a sistemarsi la gonna, un po’ sgualcita dal tocco di quello.
“Che cazzo stiamo facendo?”, chiese, stordita.

 



Sciao bele!
Eccovi questa capitolo partorito qualche minuto fa. Beh, che dire?
E' tutto così complicato che forse non so nemmeno io il mio intento in questa storia.
So solo che voglio giocare molto con la mente del nostro povero Harry, lo porterò quasi alla follia (lol)
Non vi aspettavate questo bacio, è vero? E invece io ce l'ho messo! u.u
Tramite il piccolo flashback di Capodanno credo di avervi fatto capire molte cose, ma continuerò a sorprendervi, sicuro xD


Voglio ringraziare di cuore i 10 che hanno già messo questa fan fiction tra le seguite, mi rendeeete soo happy <3
Spero di ricevere un po' di recensioni anche qui, ci tengo incredibilmente. Vorrei capire che ve ne pare :)


Vi inquieto (verbo tratto dal dialetto siciliano) ancora un po', proponendovi la mia prima ff: Gioco di lettere
Fateci un salto e lasciatemi una recensione, pleeeeaseee!




Se vi va potete seguirmi su twitter...
Sono:
@FedyHoran Ricambio tutte!

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Capitolo 5
*** Your old favorite song. ***


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“Memorizing him was as easy as knowing
all the words to your old favorite song.
Fighting with him was like trying to solve a crossword
and realizing there’s no right answer”

 
 
 


“Va via di qui.”, ordinò Taylor, irritata dalla testa ai piedi. Alzò un indice e lo puntò verso la porta di fronte a sé, per mostrargli la direzione da seguire.
Harry restò immobile, a pochi passi da lei, con sguardo assente.
“Ho detto via!” Sembrò quasi una preghiera, un urlo che implorava  di essere lasciata sola.
“Scusa, io… non so che mi è preso.”, tentò di giustificarsi il riccio.
“Vattene.” Stavolta la voce era più flebile, ma ben definita e ferrea.
“Io davvero non volevo…”
La bionda si voltò, evitando lo sguardo del moro che la infastidiva non poco. Tornò a guardare oltre la finestra, cacciando via dalla testa ogni pensiero su quell’idiota. Cosa stava succedendo? Che cosa significava quell’insulso bacio?
Quando si rivoltò, poté notare che quello aveva accolto la sua richiesta. Era andato via, l’aveva lasciata sola, come lei desiderava.
 
Quella sera i ragazzi si vedevano a casa Tomlinson, avrebbero cenato insieme  e poi lì deciso che altro fare.
Harry se ne stava seduto nel divano, mentre gli altri rincorrevano Niall nel tentativo di mettergli in testa delle orecchie da coniglietta.
L’irlandese se la dava a gambe, consapevole che se gli avessero messo quel cerchietto sarebbero girate centinaia di foto di quella sera, per tutto il mondo.
“E’ tutto ok?” Un sussurro alla sua destra fece sobbalzare Harry, intento a studiare l’impuntura del cuscinetto grigio. Si voltò di scatto e vide Louis guardarlo amorevolmente.
Si limitò ad annuire, poi tornò a prestare attenzione al cuscinetto.
“Vieni qua, scemo.” Tommo gli avvolse le spalle con un braccio e lo strinse contro il suo petto.
Il riccio restò impassibile a quel contatto. Voleva incredibilmente bene a Louis, peccato che negli ultimi tempi era stato proprio lui la causa di tutti i suoi problemi. Se tra i due migliori amici non vi fossero state così tante manifestazioni d’affetto pubbliche, adesso Harry non si sarebbe trovato in quella situazione.
 
Era iniziato tutto quel lontano lunedì mattina, negli Stati Uniti, quando durante un’amichevole riunione tra manager il grande manipolatore di menti Edward Miller riuscì a convincere tutti per l’allestimento di un’assurda scenetta. Gli attori prescelti erano Harry Styles e Taylor Swift.
L’eccezionale cantautrice infatti aveva bisogno di un nuovo soggetto da immortalare in un paio di nuovi singoli in uscita a breve. E il cantante della boyband aveva bisogno di una ragazza da mostrare al suo fianco per sviare le malelingue sulla falsa romance tra Harry e Louis.
Gran parte del fandom implorava un coming out che non sarebbe mai arrivato, i manager dei diversi artisti perciò si organizzarono per trovare un compromesso. Due piccioni con una fava.
Poco importava di come la pensavano i soggetti in questione, era tutto un gioco di ruoli.
E fu così che i due ragazzi, conoscenti da tempo, si ritrovarono mano nella mano per il Central Park. Come da copione i paparazzi li colsero in fragrante mentre chiacchieravano allegramente e si scambiavano occhi dolci a New York, così come a Londra, in varie occasioni. Fino a quando non entrarono in gioco i sentimenti.
Che brutta parola.
 
“Lo sai che io ci sono sempre.”, Louis gli sussurrò all’orecchio, allontanandolo da quei amari ricordi.
“Lo so.”
Restarono in quella posizione per un po’, o almeno fino a quando Liam non si scaraventò sopra di loro, seguito da Zayn e Niall, il quale alla fine si era rassegnato alle orecchie da coniglietta. Gli donavano parecchio.
Cominciarono a lottare su quel povero divano che implorava pietà, pestato da cinque pazzi scatenati.
Harry non tratteneva le risate, mentre Zayn gli solleticava la pancia. Era il suo punto debole, e ormai ne erano a conoscenza tutti. Quella distrazione gli fece senz’altro bene.
La mente poté rilassarsi ed evitare di crucciarsi ancora.
 
Era davvero tardi quando Harry ricevette l'inaspettata chiamata di Ed Sheeran.
“Sono in città per il Red Nose Day e mi sono appena liberato dei miei ‘collaboratori’. Tu che fai?”
“Siamo a casa di Louis a cazzeggiare. Fai un salto da noi?”, gli propose Harry, mimando con la bocca il nome del suo interlocutore ai ragazzi attorno a lui.
Appena Niall capì con chi stesse parlando esultò: “Facciamo un giro con Ed, quel ragazzo sa come divertirsi!”
Gli altri acconsentirono, e uscirono di casa che mancava poco all’alba.
Il cielo era di un azzurro chiaro e limpido, Harry conosceva bene quel colore, troppo simile a quello che luccicava nelle iridi di Taylor. Scosse la testa per liberarsi di quel nome.

“Giuro che non lo farò mai più!”, affermava il simpaticone dai capelli rossi, dopo aver preso un altro lungo sorso di birra. I ragazzi ridevano a crepapelle, non tanto per le battute di Ed, quanto per il tasso alcolico insidiatosi nei loro corpi.
La conversazione poco sensata incominciata da una buona ora si faceva sempre meno chiara nella mente di Hazza. Si parlava di pesce o della nuova chitarra di Nialler? Aveva perso il filo del discorso e non aveva nemmeno voglia di ritrovarlo.
Intanto osservava gli altri ridere, e rideva spontaneamente anche lui.
Stavano seduti sull’erba rugiadosa dell’Hide Park, mentre gli uccellini dormivano e gli insetti non ronzavano ancora. L’intero parco era deserto, a parte sei imbecilli che si scolavano una bottiglia dietro l’altra per sfuggire alle loro realtà.
“Tieni, ti fa bene.”, Ed porse l’ennesima bottiglia di vetro al riccio.
“So perché stai così, ma puoi fidarti di me.”, il rosso mise le mani avanti, parlottando con una cadenza lenta e stonata, “Non mi scopo la tua ragazza, fidati.”
Harry non capì il senso di quelle parole, anche perché lui una ragazza non ce l’aveva.
“Stiamo facendo il tour insieme, è vero! Ma non credere ai gossip che girano…”, continuava quello.
Parlava del Red Tour di Taylor Swift a cui partecipava anche lui, si. Giravano voci che tra i due cantanti stesse nascendo un qualcosa di tenero, ma Harry non aveva mai minimamente pensato potesse essere vero.
“Non è la mia ragazza.”, dissentì il ragazzo dagli occhi verdi, ridendo fragorosamente.
“Si, si, si. Ha ragione.”, lo appoggiò Louis. Harry smise di ridere, non aveva bisogno del suo appoggio. Lanciò un’occhiataccia all’amico, come a intimarlo di starsi zitto. L’alcool a volte giocava brutti scherzi.
“Per quanto possa essere porca, non mi scopo l’ex di un mio grandissimo amico come te, Hazza, grandissimo.”, Ed mostrò i denti in un enorme sorriso, mentre ripeteva le parole ‘grandissimo’ e ‘Hazza’.
E le ripeteva ancora, e ancora.
“Abbiamo capito!”, proclamò Zayn lanciandogli in faccia il tappo di una bottiglia. Lo prese in piena fronte e ricominciarono a ridere tutti insieme, mentre il sole sorgeva lentamente.
 

 



 

Finalmente sono riuscita ad andare avanti.
Lo chiamano ‘blocco dello scrittore’, è esattamente quello che mi è successo.

Ma spero di essermi fatta perdonare con questo nuovo capitolo :)

Beh, che dire… Innanzitutto ho esplicitamente spiegato che la relazione tra Tay e Haz era nata da un accordo tra manager.
Pooi ho messo in mezzo Eddy perché lo adoro infinitamente *__*
E’ vero che sono girate voci su un qualcosa tra Ed e Taylor, e poco tempo fa Ed aveva scritto nel suo vero profilo fb:

"Non c’è niente tra me e Taylor Swift. Non farei mai una cosa del genere ad Harry Styles."
Aveva scritto una frase del genere, taggando i diretti interessati, e io ero tipo a terra scompisciata dalle risate!
Ahahah! Un mito questo tizio! Quanto lo amo! xD


Insommaaaa mi limito ora a ringraziarvi tutte per le recensioni lasciatemi ai vecchi capitoli,
spero cagherete allo stesso modo questo qui!
Tanti bacini bacetti, peace and love.

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Capitolo 6
*** Flashbacks. ***


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“Remembering him comes in flashbacks
and echoes tell myself it’s time now, gotta let go.
But moving on from him is impossible
when I still see it all in my head.
Regretting him was like wishing you never
found out love could be that strong”

 
 
 
 
Era una mattina fredda e luminosa. Si, luminosa. La neve che cospargeva ogni cosa infatti illuminava tutto l’ambiente circostante, e Taylor adorava quel clima natalizio pieno di luce.
Lo ricordava come fosse ieri, quel periodo festoso a Park City, nello Utah, dove era stata intimata dai manager a trascorrere del tempo con la sua “nuova fiamma” Harry Styles. L’obbiettivo era farsi fotografare insieme, semplice.
Sulle piste da sci in compagnia di alcuni amici, che era in realtà tutta gente messa lì apposta per fare scena, Taylor aveva però passato davvero dei bei momenti.
Quella mattina luminosa si era svegliata nella sua camera d’albergo, dove , per contratto, doveva dividere il letto matrimoniale con il suo “ragazzo”. Non era stata un’esperienza tragica. Lui non l’aveva nemmeno sfiorata e lei era stata comoda nella sua parte di materasso.
La sveglia segnava le otto in punto, e il riccio non ne voleva sapere di connettere il cervello.
“Andiamo a fare colazione, su!”, lo strattonò Tay.
“Ma è prestissimo!”, aveva esclamato quello, non appena vide l’orario sul suo cellulare poggiato nel comodino.
“I paparazzi ci aspettano.”, disse la bionda, ridacchiando.
“E facciamoli aspettare…”, Harry si girò dal suo lato e la afferrò all’improvviso, portandola tra le sue braccia. Lei sussultò e si lasciò scappare un piccolo gridolino.
“C-che fai?”, domandò, incredula.
“Ti coccolo. Hai bisogno di coccole, sei troppo tesa.”, disse lui, con nonchalance. Nel frattempo l’aveva fatta sdraiare proprio sopra il suo corpo, e le carezzava dolcemente i capelli, ad occhi chiusi.
“E poi ho sonno. Almeno così ti tengo a bada e mi lasci riposare ancora un po’”, aggiunse, sempre ad occhi chiusi.
“Sei un cretino.”, lo rimproverò, ironicamente.
“Dammi un bacio.” Quella frase la fece trasalire. Già avere il suo corpo sotto il suo le creava una sorta di instabilità mentale, quella proposta in aggiunta era la ciliegina sulla torta.
“Sai che non stiamo davvero insieme, giusto?”, replicò lei, sorridendogli. Ma quello continuava a tenere gli occhi chiusi, perciò non poté notare quel sorriso.
“Ma prima o poi dovremmo baciarci in pubblico, non credi? Sennò non risulteremmo credibili come coppia.” Harry parlava seriamente, e Taylor era sempre più incredula. Avrebbe dovuto davvero baciarlo?
“Prima o poi Edward ci costringerà a baciarci, e quel giorno sarai accontentato.” La bionda fece per alzarsi, ma lui la tirò indietro, bloccandola.
“Ssshh..”, le sussurrò. Poi la baciò, e lei non si sottrasse.
Le labbra morbide di Harry accarezzavano le sue, e lei si lasciava accarezzare, rapita dalla sensualità di quei movimenti. Fu un bacio lento e dolce, dato senza fretta, di quelli che rimangono impressi nella mente per sempre.
 
Per sempre: ottimo!
Erano passati mesi, e ancora quei ricordi riaffioravano nella mente di Taylor. Anche mentre se ne stava lì a baciare John.
I giornali di gossip avevano già sbandierato la notizia: “Dopo aver mollato Harry Styles, la cantante country sta ora uscendo con un surfista hawaiano: si chiama John John Florence, per gli amici JJ. La coppia si è conosciuta in Australia lo scorso novembre, ma la scintilla sarebbe scoccata solamente ora, perché all'epoca la popstar statunitense era ancora alle prese con il cantante degli One Direction.”
 
Taylor in effetti, quando aveva pubblicamente messo fine alla finta love story con Harry, si era vista un paio di volte con JJ, negli Stati Uniti. Non che fosse scoccata la scintilla, come dicevano i gossip, ma comunque le era sembrato carino e simpatico, perché non provarci?
Oh, certo, ogni ragazzo con cui usciva la bionda andava a finire nella lista di tutti quegli haters che sostenevano con convinzione che Taylor fosse una, testualmente descritta, “puttana che se li passava tutti”. Quanto odio in quelle parole.
La cosa che più faceva male era sapere che la maggior parte di questi simpatici esseri viventi erano fans sfegatate degli One Direction, innamorate perse di Mr Styles. E a queste non era mai andata giù nessuna ragazza che si avvicinasse al proprio idolo.
Ma anche lei aveva dei sentimenti, anche lei aveva sofferto, lei era quella che pensava ancora al primo, dolce bacio di Harry. L’unico dato spontaneamente, senza fotocamere attorno, l’unico a parte quello dell’altra sera, dietro le quinte dello spettacolo per il Comic Relief.
Che senso aveva avuto quel bacio lei ancora non se lo spiegava, e nemmeno voleva spiegarselo. Doveva essere stato uno sfizio di quell’idiota, niente più.
 
“Scusa, John, devo andare”, Tay si decise a piantare in asso il bel surfista. Si alzò dal tavolino dove avevano fatto colazione insieme e si allontanò, lasciando quello a bocca aperta.
Le dispiaceva dargli buca in questo modo, ma le dispiaceva di più farsi mille complessi in sua compagnia, mentre in realtà l’unico nome che le frullava per la testa era “Harry”.
Lei si rifiutava tuttora di credere che si fosse affezionata a quell’idiota, ma era inutile continuare a negarlo. Lo negava ai colleghi, ai manager, a sé stessa.
Lo stesso Edward Miller, ideatore di quella messa in scena tra Hazza e Tay, le aveva più volte chiesto se c’era sotto qualcosa più che finzione. E lei si ostinava a dire di no.
No, no, no, non lo accettava.
Intanto però doveva pure sorbirsi le critiche delle directioner, che all’ascolto del suo nuovo singolo “22” non potevano che inveire contro la pop star per i riferimenti più che casuali a Harry.
Era caduta in un fosso, e difficilmente ne sarebbe uscita fuori.







CIAO CIAO CIAO CIAO CIAOOO.
Innanzitutto... avete visto il banner all'inizio del capitolo?? **
Non è adoorabile? <3 Fatto con le mie manine, modestamente uhuhuh!
Ora...... Non avevo idee su cosa scrivere in questo capitolo! Sorry!!
E' passato più di un mese dal mio ultimo aggiornamento, e vi chiedo perdono.
Ma davvero sono andata in panico...

In fondo tra un paio di capitoli la storia sarà finita e non sapevo cosa scrivere prima!
Al pensiero di terminare questa fan fiction sono ancora allibita. Perchè mi pare un'assurdità xD
Se inizialmente pensavo che fosse un'idea carina e originale, adesso mi sembra una grande cavolata!
Ma il finale l'ho già in mente, perciò non abbandonerò proprio all'ultimo :)


Fatemi sapere che ve ne pare di questo capitolo, orientato più su Taylor che su Harry...
Lasciatemi le vostre recensioni e prometto di aggiornare al più presto!!
Intanto.. vi propongo una mia nuova fan fiction.
Si perchè, pensando che questa stesse per finire, ho creduto necessario dare inizio ad un'altra u.u
Eccola ->
2022: flashback
E poooi ho pubblicato questa cosina... E' una One-Shot su Niall :)
Eccola ->
Don't leave me
Vi Sarei davvero grata se vogliate recensire una delle due <3

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Capitolo 7
*** In my head. ***


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“Cause loving him was red…
Yeah, yeah, red! We’re burning red!
And that’s why he’s spinning round in my head,
comes back to me burning red. Yeah, yeah.”


 

Taylor sarebbe atterrata a Londra quella giornata; Harry ne aveva sentito parlare ultimamente. Il perché tornasse in città gli era oscuro, ma una sola cosa gli era chiara: voleva vederla e parlarle.
Dopo quell’incontro ravvicinato dietro le quinte dello spettacolo di beneficenza, i due non si erano più visti, né tantomeno sentiti. Probabilmente avevano cancellato vicendevolmente i loro numeri di telefono, o ancora più probabilmente così dicevano di aver fatto.
Era un pomeriggio stranamente solare, e Harry osservava il limpido colore del cielo attraverso le finestre a vetri. Si trovava nello studio di registrazione, insieme ai suoi compagni di band, per registrare i nuovi pezzi del prossimo album. Non avevano tregua.
Erano ancora nel bel mezzo del Take me home tour, e già si vociferava di un tour per gli stadi più grandi del mondo, l’anno successivo.
La paura dei manager era quella che il successo dei ragazzi svanisse di punto in bianco, dunque era meglio sfruttare ogni attimo della loro fama, finché era certa.
Ma i One Direction erano stremati dalle tappe da una parte all’altra della terra, e dalle continue registrazioni in studio. Harry temeva che la sua voce sarebbe potuta finire, insieme a tutto il suo successo. Anche se un po’ di tregua non gli sarebbe dispiaciuta.
“Per oggi va bene così”, sancì un tizio, uscendo dalla porta d’ingresso con un paio di cuffie al collo.
Finalmente erano liberi di andare via.
Ma Harry aveva prima una cosa da sbrigare. Aveva un appuntamento con Sam McCarthy, proprio lì in studio. Sam era un cantautore inglese con cui aveva collaborato quell’inverno. Insieme avevano dato vita ad una canzone niente male, ed ora era il momento di registrarla.
 
“Ehi, amico!”
“Ciao Harry. Sei pronto?” Si scambiarono uno sguardo d’intesa e si sistemarono per iniziare.
Sam aveva creato la musica, Harry aveva lavorato sul testo. Lo stesso Harry avrebbe cantato la canzone; i manager erano consapevoli di questo suo progetto da ‘solista’, ma non glielo vietarono. In fondo era solo una piccola collaborazione tra artisti, niente che avrebbe potuto intralciare la carriera degli One Direction.
 

 

“Now you were standing there right in front of me
I hold on scared and harder to breath
All of a sudden these lights are blinding me
I never noticed how bright they would be
 
I saw in the corner there is a photograph
No doubt in my mind it's a picture of you
It lies there alone on its bed of broken glass
This bed was never made for two
I'll keep my eyes wide open
I'll keep my arms wide open
 
Don't let me
Don't let me
Don't let me go
'Cause I'm tired of feeling alone!
Don't let me
Don't let me go
'Cause I'm tired of feeling alone
 
I promise one day I'll bring you back a star
I caught one and it burned a hole in my hand oh
Seems like these days I watch you from afar
Just trying to make you understand
I'll keep my eyes wide open yeah
 
Don't let me
Don't let me
Don't let me go
'Cause I'm tired of feeling alone
Don't let me
Don't let me go!
Don't let me
Don't let me
Don't let me go
'Cause I'm tired of feeling alone
 
Don't let me
Don't let me
Don't let me go
'Cause I'm tired of feeling alone
Don't let me
Don't let me go
'Cause I'm tired of sleeping alone”

 
 
 
“Adesso eri proprio lì davanti a me
Avevo paura ed era più difficile respirare
All'improvviso le luci mi hanno accecato
Non ho mai notato quanto fossero luminose
 
Ho visto in un angolo una fotografia
Nessun dubbio nella mia mente che è una foto di te
Si trova lì sola sul suo letto di vetri rotti
Questo letto non è mai stato fatto per due
Terrò gli occhi ben aperti
Terrò le mie braccia spalancate
 
Non lasciarmi
Non lasciarmi
Non lasciarmi andare
Perché sono stanco di sentirmi solo!
Non lasciarmi
Non lasciarmi andare
Perché sono stanco di sentirmi solo
 
Ti prometto che un giorno ti porterò una stella
Ne ho presa uno e mi ha bruciato la mano oh
In questi giorni sembra che ti guardi da lontano
Sto solo cercando di farti capire
Terrò gli occhi ben aperti yeah
 
Non lasciarmi
Non lasciarmi
Non lasciarmi andare
Perché sono stanco di sentirmi solo
Non lasciarmi
Non lasciarmi andare!
Non lasciarmi
Non lasciarmi
Non lasciarmi andare
Perché sono stanco di sentirmi solo
 
Non lasciarmi
Non lasciarmi
Non lasciarmi andare
Perché sono stanco di sentirmi solo
Non lasciarmi
Non lasciarmi andare
Perché sono stanco di dormire da solo”
 
La canzone era profonda e commovente, così diceva chi la sentiva. E la domanda nasceva spontanea: a chi era dedicata? No, Harry non la dedicava a Taylor, né a Louis come alcune ‘Larry Shippers’ credevano.
In realtà Harry si sentiva solo perché dal momento in cui aveva messo il suo primo piede su di un palco ogni cosa era cambiata.
I sentimenti erano artefatti, ogni gesto una messinscena, la sua vita era una continua finzione. E avere qualcuno di reale al proprio fianco, qualcuno a cui dedicare affetto sincero e da cui riceverne, beh, sarebbe stato meglio di tutte quelle ragazze che riusciva a portarsi a letto da un paio d’anni.
Non aveva mai notato quanto le luci dei riflettori che aveva addosso fossero accecanti, così cantava e così sentiva dentro. Si era ritrovato catapultato in una trappola dalla quale non poter scappare.
Niall, Louis, Liam e Zayn erano ormai divenuti suoi grandissimi amici, e non avrebbe mai rimpianto di averli conosciuti. Ma il rimorso di non aver potuto condurre una comune vita fatta di felicità per le piccole cose di tutti i giorni, e non di concerti e autografi a non finire, ecco, questo gli pesava parecchio.
Forse un pochino Taylor aveva ispirato il testo di questa canzone, giusto un pochino!
Una strofa diceva: “questo letto non è mai stato fatto per due”, il ché era più che vero nel caso della loro finta love story. E lui era stanco di dormire da solo.
Non sapeva come definire ciò che lo legava a lei, ma sapeva per certo che non fosse amore. Probabilmente entrambi si sentivano allo stesso modo, vivevano nello stesso stato d’animo e condividere la solitudine li rendeva più forti.
Adesso Harry sentiva solo il bisogno di parlarle.
Finito in studio, l’avrebbe raggiunta.





 

NON CI CREDO, HO PUBBLICATO IL PENULTIMO CAPITOLO!
Aaahh, dovreste farmi una statua! Per partorirlo ho aspettato l'ispirazione che non veniva.
E quando è venuta? Proprio oggi, quando ho sentito
"DON'T LET ME GO".
Questa canzone è un capolavoro, sul serio. Non credo sia un problema che non la cantino tutti i 1D insieme.
Non significa mica che Harry sarà un solista d'ora in poi -.-

Anyway, si, dopo un benedetto mese ho aggiornato!
E ormai aspettiamo solo l'epilogo :) Spero di non metterci molto a pubblicarlo, ma non vi garantisco nulla lol

Per favore, recensite, ne ho bisogno. Sento che sia venuta fuori una cagata, ma beh, aspetto i vostri pareri!

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Capitolo 8
*** Dead end street. ***



E' passato 1 mese dall'ultimo aggiornamento,
4 mesi dal primo capitolo,
8 capitoli in ben 4 mesi.

8 stupidi, sciocchi capitoli che avrei potuto scrivere in una settimana.
Eppure è passato un po' di tempo, ma siamo giunti alla fine di questo percorso.
Non so in quante mi hanno seguita sin dall'inizio, nella mia lentezza,
quante di voi hanno letto tutti i capitoli in una giornata,

quante recensiranno ancora, e quante si ricorderanno di questa storia.
Questa è una fanfiction diversa, non ha una trama complessa, non ci sono colpi di scena, nè intrecci strani.
Mi dispiace se vi ho annoiato con le mie parole, sono felice se vi ho intrigato in qualche modo.
E' una storia realistica, basata su alcuni fatti reali,
mi sono dovuta informare anche un po' sulla vita privata della Swift ed è venuta fuori questa cosa qui.

Adesso vi lascio concludere la storia, che non ha un vera e propria conclusione.
Però avrà la parola "fine", in fondo. Interpretatela come volete, e poi commentatela se vi va.
E' stato un piacere scrivere per voi, ciao.



 

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“Cause love was like driving a new Maserati
down a
 dead end street.”

 
 
 
 
L’amore è come guidare una nuova Maserati lungo una strada senza uscita.
Travolge i sensi, fa sentire liberi, potenti, inarrestabili, forti, ma poi spaventa. Fa paura, si, perché correndo in questo modo nel vuoto ci si schianta inevitabilmente. Non si presta attenzione alla destinazione, si bada solo alla brezza tra i capelli e all’adrenalina nelle vene e poi… Boom!
Ci si ritrova in poltiglie, con la macchina in pezzi e il cuore infranto.
 
“Che cosa vuoi ancora tu?”, chiese la biondina, ritrovandosi Harry di fronte. Il riccio infatti era andato a trovarla all’hotel dove albergava con l’intento di parlarle una volta e per tutte.
“Volevo parlarti… in privato”, rispose lui, ammiccando verso una delle guardie del corpo che lo fissavano fastidiosamente.
Taylor acconsentì alla sua richiesta, forse perché anche lei voleva chiarire la loro situazione indefinita, definitivamente.
In effetti lei non si sarebbe mai aspettata che lui fosse venuta a cercarla. Era visibilmente sorpresa, in senso positivo. Forse non era poi tanto idiota come credeva.
Si spostarono nel bar del grande hotel, un ambiente tranquillo e silenzioso. Si sedettero ad un tavolino e ordinarono da bere.
“Ho pensato tanto in questi giorni e sono arrivato ad una conclusione”, cominciò Harry.
“Ah, si? E a cosa hai pensato?”, lo incalzò Tay, curiosa di scoprire cosa quello avesse da dire.
“A noi due. Io credo di aver capito che…”
“Senti Harry, io sono l’ex rompiscatole che ti da ancora il tormento e tu il single figo che le ha tutte ai suoi piedi. Sai a quale conclusione sono arrivata io? Che la fama ti da al cervello, che continui a vivere nella finzione, anche con le persone che ti stanno più vicine. Svegliati, ti prego, questo non sei tu. Io lo so, giuro, lo so” Taylor aspettava da tanto di poter dirgli quelle parole.
Lei sapeva che Harry era cambiato, quando lo aveva visto per la prima volta, anni fa, era ancora un pischello inconsapevole del suo fascino. Dopo che i manager li avevano fatti avvicinare forzatamente, come fossero marionette, allora lei aveva capito quanto fosse cambiato. Perché rarissime volte aveva visto in lui un sorriso autentico, rarissime volte lo aveva sentito parlare sinceramente, senza discorsi artefatti o strategie di marketing.
Era tutto un teatrino, e Taylor non voleva farne più parte.
 “Taylor, io non ti ho mai dato della rompiscatole”, la contraddisse Hazza.
Perché era così difficile conversare con lei? Forse era vero che non erano per niente compatibili, e che erano riusciti a stare vicini solo perché costretti dai manager.
Eppure quelle parole arrivarono dritte al cuore di Harry. Lui non riusciva a svegliarsi, ne era consapevole, non ci riusciva perché mai nessuno aveva provato a tirarlo fuori dal suo mondo fittizio. Nessuno mai prima di lei gli aveva mai detto quelle cose.
 “E’ quello che dichiarano le riviste, ma sai che c’è? Non m’interessa davvero. Non c’è mai stato niente di vero tra noi, o sbaglio?”
La bionda sollevò il mento e lo guardò dall’alto. Era una sfida la sua, lo sfidava a confessarsi.
Lei aveva provato qualcosa, era inutile negarlo. Lo aveva provato a Park city, tra le luci di natale e la neve bianca. Lo aveva provato la notte di capodanno, allo scoccare della mezzanotte, quando lui aveva nascosto ogni menzogna con un bacio. Un bacio falso e dannatamente perfetto.
“Hai ragione” Harry abbassò lo sguardo e corrugò la fronte. Non ricordava più cosa voleva dirle.
Tornò a guardarla e la vide bella, con quegli occhi azzurri che lo guardavano intensamente e la bocca serrata per non far trasparire alcuna emozione. Era elegante, col nasino all’insù e i capelli morbidi sulle spalle.
“Bene, allora… che volevi dirmi?”, domandò lei.
Taylor aveva invano sperato che lui confessasse qualcosa, qualunque cosa. Ma sapeva che ormai ogni briciolo di sincerità in Harry fosse sparita.
In quel momento lei sperò soltanto una cosa… che lui ritrovasse la strada giusta, che tornasse come ai tempi prima della sua fama mondiale, che incontrasse qualcuno che gli facesse perdere la testa e trovasse in lui ciò che lei non era riuscita a trovare: un cuore. Lei sperò davvero che lui potesse innamorarsi sul serio, un giorno.
Tra loro era stato impossibile, e ormai Tay se n’era fatta una ragione. Sarebbe andata avanti, come era capitato dopo le sue passate delusioni. Ma con Harry era diverso, a lui ci teneva davvero, sapeva che in fondo era un ragazzo dall’animo buono. Solo che i riflettori l’avevano accecato.
“Che… che vorrei non ci fosse rancore tra noi, tutto qui.” Il riccio annuì, dando conferma alle sue stesse parole. Era troppo tardi per tornare indietro, troppo tardi per salvare qualcosa che non era mai esistito.
"Allora... amici?", la bionda gli porse una mano, sorridendo impercettibilmente.
Forse si, forse un’amicizia avrebbe potuto rispondere a tutte le domande di Harry. Forse era questo che volevano entrambi. O forse era solo un escamotage.
Vederla piangere, sentirla rabbrividire, percepire il suo calore e le sue paure, erano pezzi di lei che lui avrebbe conservato per sempre. Pezzi concreti, nessuna bugia. Ma erano ricordi all’interno di una storia fittizia, perciò erano come inesistenti.
Però Harry le voleva bene, in fondo.

"Amici.", confermò lui. Una sola parola, secca e decisa. Mentre una miriade di altre parole, più colorate, più sincere, gli rimbombavano in testa.
Amici non lo erano mai stati, e mai lo sarebbero stati. Eppure sembrava che quello fosse un nuovo inizio, per la prima volta, sincero.





The end.

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