Ritorno ad Alagaesia

di Tigre Rossa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Due ospiti inaspettati ***
Capitolo 2: *** Ritorno in un incubo ***
Capitolo 3: *** Notte sotto le stelle ***
Capitolo 4: *** Codarda ***



Capitolo 1
*** Due ospiti inaspettati ***


Ritorno ad Alagaesia

 
Due ospiti inaspettati

 
Un giovane drago color del fuoco volava tra le nuvole più alte dell’orizzonte, assaporando con il suo ancora più giovane cavaliere il sapore della libertà.
I due non parlavano tra di loro, ma le loro menti era così unite da permettere ad entrambi di avvertire contemporaneamente sia le proprie sensazioni e pensieri sia quelle dell’altro.
Il drago salì più in alto che poté e chiuse all’improvviso le ali, lanciandosi in una picchiata mozzafiato. Il cavaliere aprì le braccia ed urlò di gioia selvaggia, mentre il suo compagno di mente e di cuore ruggiva per il medesimo motivo.
Si avvicinavano al terreno così velocemente che prima che il grido del cavaliere potesse diminuire fino a scomparire i due si trovavano già a pochi piedi da esso.
Il drago aprì all’improvviso le grandi ali e fermò la picchiata.
Il suo compagno abbassò le braccia appena in tempo per afferrare una delle punte d’avorio che attraversavano tutto il dorso della creatura, evitando così di finirci infilzato sopra. Sarebbe stata una fine ben poco allegra, non pare anche a voi?
 
È stato fantastico Brisingr, come al solito, del resto pensò il cavaliere.
Lo so rispose il drago riprendendo ad andare verso l’alto Sono o non sono il miglior volatore tra tutti gli altri draghi dell’Ordine?
Vantati pure, mister volatore, ma se non ti muovi in fretta poi ci parli tu con Dusan
Non dirmi che siamo in ritardo!
Secondo te?
Dannazione!!!
Brisingr iniziò a volare come se fosse inseguito da un manipolo di Ra’zac.
Il cavaliere ridacchiò.
 
Il drago ed il suo cavaliere giunsero in una piccola valle nascosta da alcune colline abbastanza grandi. A dire il vero non è giusto definirla ‘piccola’, visto che sembrava capace di contenere otto draghi adulti e forse anche di più.
I due atterrarono vicino ad un lago di grandi dimensioni sotto lo sguardo di un altro paio di cavalieri con i rispettivi draghi.
I due draghi erano sdraiati vicino al lago ed erano di dimensioni praticamente identiche. Uno era una giovane femmina color del sole e l’altro era un forte maschio immacolato. Erano distesi vicini e sembravano tutti presi da una conversazione, visto che non alzarono lo sguardo neanche per un attimo per vedere chi fosse arrivato.
I cavalieri erano invece seduti sotto un vecchio salice dall’aria antica e saggia. Erano due giovani elfi e, benché fossero una fanciulla e un giovanotto, si somigliavano moltissimo.
Entrambi avevano lunghi capelli biondi, anche se quelli dell’elfo era più corti e i ciuffi più vicini al viso erano tenuti indietro con un legaccio, mentre quelli della fanciulla erano lunghissimi ed intrecciati con grande maestria; inoltre avevano gli stessi occhi color del oceano, profondi e penetranti, e la stessa carnagione chiarissima, che li faceva sembrare fatti di porcellana.
Erano magri ma muscolosi, anche la femmina, le cui curve erano allo stesso tempo morbide ed evidenti. Indossavano completi maschili, ma l’elfa aveva al collo un raffinato ciondolo e al polso un delicato bracciale, come per ricordare al mondo la sua femminilità.
L’elfa era appoggiata al tronco e stava giocando con la magia, come fanno tutti i giovani elfi, mentre l’elfo sedeva su un masso e ingannava il tempo cercando di risolvere un piccolo rompicapo.
All’atterraggio dei nuovi arrivati entrambi alzarono lo sguardo. L’elfa sorrise al cavaliere ritardatario e alzò un braccio in segno di saluto, mentre l’amico scosse la testa infastidito.
“Di nuovo in ritardo, Fiamma?” domandò ironico.
“Non sono l’unica, mi pare” gli fece notare Fiamma, il cavaliere donna di Brisingr, mentre scendeva dal suo drago “Mancano ancora Adin, Knurl, Goran, Berenice, Samir e Adurna. Hai qualche problema alla vista, Dusan? Eppure gli elfi sono dotati di una vista molto acuta. Sicuro di essere un elfo? Non sarai un semplice umano con le orecchie lunghe, per caso?”
L’elfa rise alla battuta dell’amica, mentre Brisingr si sdraiava accanto ai due draghi.
Dusan controbatté “E tu sei sicura di essere un’umana?”.
“Mmm, non lo so. Forse ho anche sangue di drago nelle vene, visto il modo in cui ti batto in tutti gli allenamenti.” rispose la ragazza sedendosi accanto all’elfa, che le fece spazio sotto il vecchio salice.
“Non mi batti in tutti gli allenamenti, Fiamma, e lo sai bene. L’ultimo l’ho vinto io, non ricordi? Eppure gli umani hanno una vita così breve ed insignificante che le cose da ricordare sono ben poche.”
“Come ti permetti? Razza di Galbatorix decrepito!” esclamò Fiamma arrabbiata, mentre una folata di vento le disordinava nuovamente i lunghi capelli rossi, come se gli strapazzi del viaggio non li avesse già sconvolti abbastanza.
 “Shruikan rincitrullito!” controbatté l’elfo tranquillamente.
 “Specie di Ebrithil Saphira con la diarrea!” esclamò ancora più infuriata la fanciulla.
“La Saphira con la diarrea? Cavolo, questo è un insulto pesante, Fiamma!” esclamò una voce divertita.
I due litiganti si voltarono verso la voce, sorpresi. Erano così presi dal loro dibattito che non si erano accorti dell’arrivo di tre nuovi draghi e altrettanti cavalieri.
“Alla buon’ora!” esclamò l’elfa “Ci avete messo un sacco!”
“Scusa Alanna, eravamo presi da una gara e non ci siamo resi conto del tempo che passava.” si scuso il giovane nano che stava scendendo da un minuto drago color della terra.
“Non preoccuparti Adin, tu sei già perdonato.” rispose con dolcezza Alanna “Loro no!”.
“Perché ce l’hai sempre con noi, Al? Se non ti conoscessi direi che ci odi!” disse il cavaliere umano della dragonessa color del mare e del cielo.
“Togli il ‘se non ti conoscessi’, Samir. Lo sai, le elfe sono snob.” scherzò l’ultimo cavaliere, un Urgali di stazza massiccia, scendendo dalla sua dragonessa color della notte.
“Io non sono snob, Goran, e non vi odio. Odio il vostro modo di comportarvi, ecco tutto.” rispose con fare altezzoso la fanciulla.
“Il nostro modo di comportarci? In che senso?” domandò Samir, il cavaliere dai capelli ricci e scuri come il buio.
“Vi comportante come bambini.”
“Noi siamo bambini, signorina elfa.”
“Tu forse. Ma Goran no. Ha ben vent’anni! Per noi è poco, ma per voi . . .”
“Per noi cosa? Cosa cerchi di dirmi, elfa?” esclamò l’Urgali.
“Stop stop stop! Basta così, non diciamo scemenze!” si intromise Fiamma “Goran, Adin e Samir sono arrivati in ritardo, gli dispiace e cercheranno di non farlo mai più, Alanna, e Alanna è dispiaciuta per averti offeso, Goran, e ti chiede scusa. Ora però calmatevi!”
“La solita pacifista, eh? Non capirò mai come hai fatto ad essere scelta da Brisingr, Fiamma.” scherzò Samir.
“Se non apprezzi il mio intervento la prossima volta salvati la pelle da solo.” sbottò la ragazza “Con Alanna non si scherza, lo sai.”.
Lo sa benissimo disse la voce divertita di Adurna, la dragonessa del ragazzo Ha ancora i lividi ben impressi nella carne.
Adurna!
Che c’è? È la verità!
Lascialo stare, Adurna, il tuo cavaliere è più duro della roccia disse Berenice, la dragonessa di Goran  Andiamo dagli altri, dai. Lasciamo i bambini a giocare in santa pace
Hai ragione, andiamo
“Noi non siamo bambini!” esclamò Samir infastidito.
“Beh, continuate a perdere tempo in sciocche gare, non è un comportamento da bambini?” domandò ironico Dusan.
“Zitto tu, se non vuoi ritrovarti con la mia spada infilata nella lingua!” gli disse l’amico.
“Basta, dai! Siamo venuti qui per fare un bel bagno, no? Non rovinate tutto come al solito!” si intromise nuovamente Fiamma “Ora ci siamo tutti, possiamo tuffarci!”.
“L’ultimo che arriva è un Ra’zac con le ascelle pelose!” urlò entusiasta Samir, già dimentico della sua rabbia verso l’elfo.
“Via!” esclamò Adin gioioso, togliendosi velocemente la camicia e il pantalone e correndo verso il lago in mutante, seguito a ruota da Goran vestito così com’era e da Dusan senza camicia.
Tutti e quattro si tuffarono in acqua e presero a ridere e a scherzare come bambini, schizzandosi e cercando di infilarele teste dei compagni sott’acqua.
Le due ragazze rimasero a guardare.
“Maschi.” sospirò Alanna scuotendo la testa “Non crescono mai.”
“Forse perché sono ancora adolescenti tutti e quattro? Dai Al, andiamo anche noi!” esclamò Fiamma allegramente, togliendosi gli stivali e lasciando le armi vicino ad una roccia.
“Non vorrai veramente . . .” fece l’alfa sorpresa
“Perché no? Dai, non fare la principessina e vieni!” disse l’amica tuffandosi in acqua con un tuffo a bomba.
“Veramente . . . rimango a guardare, credo.”
“No no, tu vieni qui!” esclamò la fanciulla afferrando l’amica per il piede e tirandola nell’acqua.
“Ma sei impazzita?! “ urlò ella quando ritornò a galla e smise di tossire a causa della bevuta improvvisa.
“Io sono pazza di natura, Al.” fece la ragazza che galleggiava sulla schiena.
“Adesso subirai la mia ira!” gridò l’elfa buttandosi su di lei e cercando di trascinarla sotto.
“Ehi, lasciami, lasciami!”
Fateci spazio, arriviamo noi! esclamarono sei voci all’unisco, facendo sobbalzare i giovani cavalieri.
I ragazzi fecero appena in tempo a spostarsi che Brisingr, Knurl, Vindr, Berenice, Adurna e Garjzla precipitarono in acqua tra ruggiti di eccitazione e grugniti entusiasti.
Tutti e dodici scoppiarono a ridere e il lago si animò di giochi, scherzi e tuffi dei sei cavalieri e dei sei draghi, testimone di una gioia da troppo tempo dimenticata.
 
“Ah, non pensavo che una sola ora passata a divertirsi potesse trascorrere così lentamente!” esclamò Alanna che faceva il morto -nel suo caso la morta-, rilassandosi sull’acqua.
“Hai ragione.” disse Adin, seduto su una roccia al centro del lago “Sembra quasi che stiamo qui da tre ore, come minimo.”
Fiamma si stiracchiò e alzò lo sguardo verso l’orizzonte. “Se fosse così il sole starebbe tramontando . . .” disse, ma qualcosa la bloccò.
“Oh no!” esclamò alzandosi dalla roccia su cui era sdraiata e correndo verso i suoi stivali.
Che c’è, Fiamma?domandò Brisingr, a pancia all’aria come gli altri draghi Perché sei così agitata?
“Sono passate davvero tre ore, ecco perché!” gridò lei infilandosi velocemente uno stivale.
“Che cosa?” l’esclamazione fu unanime, sia da parte dei cavalieri sia da parte dei draghi.
I cavalieri si alzarono e andarono di corsa verso i propri abiti, mentre i draghi si alzarono in volo e si avvicinarono subito ai rispettivi compagni.
In meno di tre minuti tutti e dodici erano in volo, senza neanche essersi asciugati, cercando di arrivare il prima possibile a casa.
Un solo pensiero regnava nelle loro menti.
E adesso cosa diremo ad Eragon ed a Saphira?
 
“Ci dovete una spiegazione, ragazzi” disse l’uomo severamente, guardandoli con aria arrabbiata.
Fiamma, Alanna, Dusan, Goran, Samir e Adin era in piedi con lo sguardo basso di fronte al maestro Eragon e alla maestra Saphira, mentre alle loro spalle Brisingr, Knurl, Vindr, Berenice, Adurna e Garjzla sostenevano vergognosi lo sguardo infuriato della dragonessa color dello zaffiro.
 
Avete chiuso la mente e messo barriere per impedire di raggiungervi. Non siete tornati per l’ora pattuita e non ci avete avvisati del vostro ritardo. Siete spariti per ore. E adesso tornate di corsa tutti bagnati. Dove diavolo eravate finiti? ruggì Saphira arrabbiata.
“Eravamo preoccupati.” fece Eragon “Capisco che vogliate divertirvi, ma non potete sparire così e per così tanto tempo. Vi rendete conto del colpo che ci avete fatto prendere?”.
“Ci dispiace, Ebrithil. Eravamo in giro tutti insieme e abbiamo perso il conto del tempo. Non accadrà mai più, ve lo promettiamo.” disse Fiamma a nome di tutti, alzando lo sguardo solo per un attimo.
Lo avete detto anche la scorsa volta, Fiamma  disse la dragonessa  E la volta prima. E la volta prima ancora. Vi rendete conto che è la sesta volta in questo mese che sparite? Come possiamo fidarci di voi, se vi comportate così? Siete dei Cavalieri dei Draghi ora, non potete dimenticare le vostre responsabilità, soprattutto adesso che ne avete così poche. E voi, cuccioli, dovete ricordare i vostri.
“Saphira intende dire che eravamo in pensiero e che non vogliamo che ciò avvenga di nuovo.” disse Eragon “Potevate essere catturati e noi non vi avremmo mai trovati. Lo capite?”
“Non c’è nessuno qui a parte noi!” esclamò Samir “Chi mai poteva rapirci, insomma!”
Non ti azzardare a rispondere così, ragazzo. Non si sottovalutano i pericoli, mai. Possono arrivare quando meno te lo aspetti.
“Ma . . .”
Niente ma. E parla un'altra volta in questo modo e ti ritroverai a lavorare in cucina per i prossimi due mesi.
Samir abbassò lo sguardo e strinse le labbra. Odiava essere trattato come un bambino, ma con la dragonessa non si poteva permettere di scherzare, e lui lo sapeva bene.
“Perdonateci, Ebrithil. Cercheremo di non commettere più lo stesso sbaglio.” disse Fiamma.
“Lo spero. E per ricordarvi il vostro impegno stasera lavorerete tutti in cucina.”
I dodici si lanciarono un’occhiata. Beh, non se l’erano cavata malissimo.
E domani non avrete l’ora di uscita libera. Rimarrete qui ad allenarvi.
I ragazzi e i draghi sobbalzarono. Non poteva togliergli l’ora di uscita libera!
Ci siamo capiti? ringhiò Saphira, scoraggiando le proteste che stavano per nascere.
“Sissignora.”risposero tutti a malincuore.
Bene. Andate ad asciugarvi, siete ancora bagnati.
I ragazzi e i draghi si allontanarono con la coda tra le gambe e lasciarono i due maestri da soli.
 
Sei stata troppo dura, Saphira le disse subito Eragon Dai, sono ragazzi!
Ma sono anche Cavalieri e Darghi, Eragon. Devono imparare la disciplina. Non puoi dargliela sempre vinta!
Si, ma sono ancora giovani. Hanno voglia di giocare e di essere liberi.
È per questo che quando li stavamo cercando non hai forzato le loro menti per riportarli a casa e hai aspettato che tornassero da soli?
Si. Suvvia, non dobbiamo stargli con il fiato sul collo! Lasciali divertire!
E se gli fosse successo qualcosa?
Lo avrei sentito e sarei subito corso ad aiutarli e a proteggerli.
E se non fossimo arrivati in tempo?
Saphira, chi vuoi che li attacchi qui? Ci siamo solo noi!
Qualcuno che vuole ostacolare la rinascita dei Cavalieri. Qualche creatura malvagia proveniente da Alagaesia. Un bestione sconosciuto che vuole una cenetta particolare. Chiunque!
Eragon sorrise Ma tu guarda: Saphira Squamediluce, la grande dragonessa intrepida e sanguinaria, che si preoccupa di un gruppetto di marmocchi!
Tu scherza! È normale che mi preoccupo per loro, sono come dei cuccioli per me! E comunque mi risulta che anche il grande Eragon Amazzatiranni, l’Amazzaspettri, l’Argetlam, l’uccisore di Galbatorix, si sia affezionato enormemente ai quei piccoli! O sbaglio?
Non sbagli, Saphira. rispose Eragon accarezzandole le squame lucenti Per me sono come dei figli. Li sto vedendo crescere e maturare, seppur lentamente. Soprattutto Fiamma.
Lo so che sei molto legato a quella cucciola rispose con dolcezza la dragonessa Lo vedo da come la guardi, da come le parli, da come la controlli. Oserei dire che è la tua preferita.
È qui da più tempo degli altri, è normale che sia più legato a lei. Per te non è la stessa cosa con Brisingr?
Quel sciocco draghetto che si pensa tanto in gamba? Ma cosa dici?No, per niente.
Si, raccontala a qualcun altro! Ti conosco troppo bene, Saphira. Uccideresti per lui.
Non è che sia tanto difficile per me.
Eragon ridacchiò. Ecco, la dragonessa sanguinaria era tornata in sé stessa. Lo so.
I due guardarono fuori dalla finestra della stanza, dalla quale videro i ragazzi e i loro draghi scherzare tra di loro e, probabilmente, insultare Saphira per la sua punizione ingiusta.
Saranno tutti dei bravi Cavalieri e dei bravi Draghi mormorò Saphira con affetto.
Già. Forse più bravi di noi.
Ah, questo lo dubito.
Eragon rise. Gli anni erano passati, ma Saphira non era cambiata affatto.
Scendiamo a pranzo?
Sicuro. Ho così fame che divorerei addirittura te. Anche se non mi sazieresti per niente.
Grazie, eh.
Prego.
 
Tutti gli abitanti della fortezza che Eragon, Saphira e gli elfi avevano costruito per allenare i futuri Draghi e Cavalieri era radunati nella sala da pranzo, un enorme sala capace di contenere una cinquantina di draghi adulti.
Ma prima di andare avanti è meglio che vi descriva come era fatta questa fortezza.
 
Tempo addietro, quando il giovane Cavaliere e la sua dragonessa avevano abbandonato Alagaesia e si erano recati in terra sconosciute, avevano visitato numerose terre, ma tutte altamente popolate da popoli superstiziosi e bellicosi. Il più delle volte avevano dovuto andarsene di corsa per evitare di affrontare una guerra contro quei popoli strani e spaventati a causa di Saphira e degli elfi.
Ma, circa sei mesi dopo la partenza, il gruppo aveva trovato una terra disabitata che avevano battezzato Terra del Fuoco. Essa era formata da montagne, da foreste in cui cacciare, da valli, fiumi, deserti e colli. Era una terra fatta a misura di drago. Animali di ogni specie, correnti d’aria potenti e dolci, laghi in cui rendere splendenti le squame, montagne da sorvolare, colline su cui riposare e valli in cui planare e riposare con il proprio cavaliere.
Per Saphira ed Eragon era stato amore a prima vista.
Per costruire la fortezza avevano scelto la collina più grande della regione. Era una collina gigantesca, sulla quale avevano costruito una specie di castello con un vastissimo cortile e stanze gigantesche per ospitare sia cavalieri che draghi.
La posizione era strategica. La collina, chiamata Culla di Oromis, era molto alta, difficile da raggiungere per una creatura incapace di volare e alle sue spalle c’erano delle montagne abbastanza elevate, i monti Roran - era stato Eragon a scegliere quel nome - dove i draghi potevano cacciare e volare in tutta liberta. Intorno ad essa c’era una grande valle, chiamata Valle Garrow, attraversata dal Fiume Ajihad, il quale sfociava in un grande lago chiamato Riflesso di Brom. Accanto ad esso c’era una foresta molto rigogliosa chiamata Paradiso di Islanzadi.
Più volte la dragonessa aveva preso in giro il suo cavaliere per la scelta dei nomi; continuava a sostenere, anche a distanza di anni, che Eragon avesse cercato di tenere per sé un pezzetto del suo mondo perduto dando i nomi delle persone a lui care ai luoghi che sarebbero divenuti la sua nuova dimora.
La fortezza era costruita con materiali resistenti e con la magia. Avevano impiegato un anno a costruirla, utilizzando tutte le proprie forze e il proprio potere.
Era ricca di incantesimi di difesa ed era molto robusta. Non era circondata di mura per permettere ai draghi di andarsene in volo dal ciglio della collina, ma il cortile era grandissimo e attrezzato per allenare i futuri cavalieri all’arte della guerra.
L’edifico in sé per sé non era stato costruito per essere bello, anche se lo era, ma per essere resistente e pratico. Era fornito di sotterranei e molti vasti corridoi che collegavano le stanze l’una all’altra. Esse erano spaziose per permettere ai draghi di dormire con i propri cavalieri se lo desideravano, altrimenti potevano riposare nell’apposita stanza, l’ultima del castello, creata in modo da sembrare da fuori una stanza come le altre, ma da dentro somigliare ad una caverna gigantesca. Il tetto di tale stanza poteva aprirsi, permettendo ai draghi di spiccare il volo da lì.
Le altre stanze erano per di più camere da letto, ma al piano terra e al primo piano c’erano rispettivamente l’ingresso, la sala da pranzo, l’armeria, la sala per gli allenamenti magici, l’infermeria, la sala per il combattimento, le cucine, una biblioteca, lo studio di Eragon – chiamato Carezza di Selena – e la Tana di Glaedr, la stanza dove riposavano le uova non ancora schiuse e gli Eldunarì.
 
Il sole stava ormai calando e tutti gli abitanti dell’Ultima Dimora, così era chiamato il castello, erano nella sala da pranzo per cenare.
Tutti erano seduti intorno ad lungo tavolo di legno di ciliegio, sul quale c’erano cibi di tutti i tipi: carne, pesce e verdure.
Gli elfi mangiavano chiaramente solo le verdure e storcevano il naso di fronte a quei altri piatti che i giovani cavalieri divoravano senza pietà e con appetito, ma con il tempo avevano accettato che i ragazzi mangiassero anche la carne, visto che la mancanza di questo nutrimento non era salutare per dei giovani ancora nella fase della crescita.
I draghi consumavano il pasto accanto ai propri cavalieri, divorando la carne cacciata da loro con ingordigia. Saphira cercava in continuazione di insegnargli a mangiare con garbo, ma era fatica sprecata quando si trattava di cuccioli affamati come loro.
I ragazzi chiacchieravano tra di loro e con gli elfi, ridendo e scherzando tanto che a volte era Eragon a ricordargli di finire ciò che avevano nel piatto.
L’allegria regnava sovrana; neanche la punizione di Saphira poteva scalfire la giocosità di ritrovarsi tutti insieme di fronte a un buon pasto dopo una dura giornata d’allenamenti e di scappatelle.
Blödhgarm chiacchierava con Eragon, raccontandogli una buffa storiella riguardante un nano che aveva scambiato sua moglie per un cucciolo di orso e si era reso conto dello sbaglio solo dopo aver provato ad infilargli un vestito ed avergli dato un bacio, mentre gli elfi raccontavano ai ragazzi di quella volta che Saphira aveva avuto la diarrea per una settimana – guadagnandosi un’occhiataccia della dragonessa -  e i draghi facevano a gara tra di loro per vedere chi divorava più velocemente la propria mucca.
 
Ad un certo punto però tutto ciò finì.
Un suono di urla si alzò nell’aria, facendo sobbalzare tutti quanti.
 
Era l’allarme.
 
Eragon, Saphira e Blödhgarm si alzarono subito e corsero fuori per affrontare l’intruso che si stava avvicinando e che i loro incantesimi di difesa avevano individuato, mentre i ragazzi e i draghi rimasero nella sala controllati dagli elfi armati di tutto punto.
 
L’Amazzatiranni si precipitò fuori su Saphira, mentre Blödhgarm usciva in cortile per controllare la via terrestre.
 
Il cielo era ormai scuro e la luna era coperta dalle nubi, ma non era troppo scuro per gli occhi vigili di Eragon.
Fu lui il primo a vedere un grande dragone color del rubino venire incontro a lui e alla sua dragonessa, con sopra un Cavaliere dai lunghi capelli neri e dal portamento fiero e risoluto.
 
Una voce entrò nella sua mente e lui lasciò che parlasse, più felice che sorpreso.
 
Ci stavate aspettando? Non dovevate!
Non siete così importanti, Murtagh. Ma sono felice di rivedervi.
 
Non esserlo così tanto. Siamo nei guai.



La tana dell'autrice

Eccomi di nuovo qui!
Allora, mi sono tuffata di nuovo in una fic a capitoli, quindi avviso da subito i lettori che gli aggiornamenti non saranno costanti e le crisi creative saranno molto presenti.

In questa fic, visto che non mi piace che Eragon e Saphira abbiano abbandonato Alagaesia, essi torneranno per combattere un nuovo pericolo, ma non da soli: i 'piccoli' verrano con loro!
Spero che Brisingr, Knurl, Vindr, Berenice, Adurna, Garjzla, Fiamma, Alanna, Dusan, Goran, Samir e Adin
vi siano simpatici, perchè la storia è incentrata soprattutto su di loro. Hanno molti scheletri nell'armadio e una aprticolare propensione ai guai, i giovanotti . . .
Tenete d'occhio soprattutto Fiamma e Brisingr, perchè sono loro i protagonisti della storia. Senza di loro tutto questo non avrebbe nè fine nè senso . . .
ma non posso dirvi altro! Beh, se vi ho incuriosito . . . seguitemi!



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Capitolo 2
*** Ritorno in un incubo ***


Ritorno ad Alagaesia
 

Ritorno in un incubo




 
La luna si alzò piano nel cielo, ascoltando stupita ciò che le piccole stelle, le sue lucenti figlie, mormoravano fra loro.
Parlavano della strana agitazione che stava attraversando tutta L’Ultima Dimora, la casa dei Draghi e dei Cavalieri, amici del cielo e della terra. Un’agitazione dovuta all’arrivo di un altro drago, un drago color rosso sangue, e del suo Cavaliere.
La luna scosse la testa dolcemente. Ne avevano di fantasia, le sue amate figliole!
Non immaginava neanche lontanamente che quelle birichine avessero ragione.
 
Murtagh e Castigo erano stati accolti calorosamente dai draghi e dai giovani cavalieri. Molto calorosamente.
Li avevano praticamente assaliti, pieni di stupore e domande, curiosità e sorpresa.
Vedete, amici miei, era stato Murtagh a scortare ciascuno di loro nella Terra del Fuoco, per questo la loro felicità nel rivederlo era così grande.
 
L’anno addietro, infatti, le uova lasciate ad Alagaesia si erano schiuse, per la gioia di tutte le razze. Sia l’uovo destinato agli Urgali sia quello destinato ai nani si erano schiusi durante il mese di febbraio, mentre altre due uova, mandate da Eragon sotto insistenza di Nasuada , si erano schiuse per un umano, il giovane Samir che aveva provato a rubarle, e per i due elfi nel mese di marzo.
La nascita dei draghi dei due gemelli non aveva precedenti nella Storia. I due, poco più che fanciulli di tredici anni, avevano retto insieme il grande uovo di colore indistinto destinato agli elfi per consegnarlo alla regina Arya : in quel preciso momento l’uovo si era schiuso e da esso erano usciti due piccoli draghetti. Mai in passato erano nati due cuccioli di drago dallo stesso uovo.
Eragon aveva dato l’ordine di far rimanere i cinque ragazzi e i cinque cuccioli con gli elfi fino al compimento dei sei mesi di età dei giovani draghi. Quando i cinque draghi ebbero raggiunto quell’età Murtagh e Castigo, che erano stati contattati dalla regina Nasuada, seguendo le coordinate date loro da Eragon, avevano scortato i giovani, accompagnandoli fino alla Terra del Fuoco e lasciandoli vicino al Paradiso di Islanzadi.
 
Vi sarete di certo accorti che non ho nominato né la piccola Fiamma né Brisingr. E questo perché loro non erano stati scortati dal cavaliere rosso. Anzi, loro non l’avevano mai visto. O almeno, Brisingr non l’aveva mai visto.
 
Knurl, Garjzla, Vindr, Berenice e Adurna si strinsero subito attorno a Castigo, assalendolo con mille domande e raccontandogli di quanto fosse severa Saphira con loro, senza trascurare di guardarlo con tanto d’occhi e di ammirare la sua grandezza.
Vedete amici, l’incantesimo di Galbatorix, con la sua morte, si era affievolito, ma non era mai cessato. Castigo infatti era cresciuto più di quanto avrebbe dovuto; adesso era anche più grande di Saphira e sembrava più vecchio di lei di almeno un paio di anni.
I ragazzi, invece, assalirono subito Murtagh, chiedendogli notizie delle loro famiglie, della loro terra e del loro paese, domandandogli di cosa avesse fatto in tutto quel tempo e come mai fosse venuto a trovarli.
Gli elfi rimasero in disparte, anche se salutarono in modo abbastanza rispettoso il Cavaliere Rosso e il suo drago. Anche Fiamma e Brisingr erano in disparte, guardando con tanto d’occhi i nuovi arrivati ma tenendosi alla larga, quasi fossero imbarazzati ed a disagio.
I due se ne accorsero e lanciarono uno sguardo interrogativo ad Eragon e Saphira, che però non gli diedero spiegazioni e si diedero invece da fare per trarre in salvo i poveri malcapitati.
“Basta adesso, ragazzi. Murtagh e Castigo avranno bisogno di mangiare e riposarsi. Hanno fatto un viaggio molto lungo, lo sapete bene.” disse L’Amazzatiranni cercando di staccare Samir e Adin dal braccio di Murtagh.
Blödhgarm, vai a prendere qualcosa di più sostanzioso  per i nostri due ospiti. Berenice e Adurna, se non lasciate in pace Castigo, in cucina ci lavorerete per cinque mesi!Fece Saphira, tirando dalla coda Garjzla per allontanarlo dal drago e richiamando le due cucciole che gli stavano praticamente saltando addosso.
Alla fine, dopo molti sforzi dalla parte dei due maestri, i due viandanti poterono sedersi, mangiare e bere. Anche se non poterono né riposare le orecchie né  la voce, visto che i giovani non si diedero per vinti e continuarono ad assalirli verbalmente, pretendendo risposte lunghe e soddisfacenti.
Dovete capirli; oltre a loro non c’era nessun altro nella Terra del Fuoco. Erano soli, lontani dai loro vecchi amici, dalle famiglie e dalla loro terra, e un cavaliere e il suo drago venuti da Alagaesia senza preavviso erano un dono che loro non osavano neanche immaginare.
I due cercarono di rispondere nel modo migliore, ma le loro risposte erano evasive ed incomplete.
Anche una formica stupida avrebbe capito che i viaggiatori stavano nascondendo qualcosa.
E i giovani non erano formiche stupide. Forse stupidi lo erano, ma formiche no.
 
Dopo circa un’oretta passata così, i due maestri cercarono di mandare a dormire i ragazzi e i draghi. Ci misero all’incirca un’altra mezz’ora. Solo allora i due poveri viaggiatori tirarono un sospiro di sollievo insieme ai due distrutti maestri.
“Allora, Murtagh” disse Eragon mentre gli elfi si allontanavano, chi a fare la guardia e chi a dormire “vieni con me, così potremo parlare tranquillamente.”.
Saphira ed il suo cavalieri guidarono la coppia fino alla Carezza di Selena, controllando che nessun piccolo intruso li seguisse.
I quattro giunsero allo studio ed entrarono. I due ospiti si guardarono intorno, incuriositi.
 
La stanza sembrava piccola da fuori, ma era stata magicamente modificata in modo che la grandezza potesse aumentare o diminuire a seconda di quante persone ci entravano. Le pareti erano azzurrine e il pavimento di marmo. C’era un piccola scrivania di salice ordinata e raffinata e accanto una specie di cantuccio per Saphira. Alle spalle della scrivania c’erano alcuni volumi e alcune pergamene rare che Eragon custodiva personalmente e studiava con attenzione e cura. Due sedie di faggio, comode e semplici, erano posizionate davanti alla scrivania, mentre una grande mappa di Alagaesia e una della Terra del Fuoco erano attaccate alle pareti laterali. Accando alla cartina della Terra del Fuoco c’era un piccolo balcone. Una piccola pianta di rose selvatiche ravvivava il tutto proprio lì, accanto alla scrivania.
 
“Accomodatevi, Murtagh, Castigo” disse Eragon “e spiegateci con calma i motivi della vostra visita. Deve essere importante, visto che non vi siete mai presentati qui prima d’ora.” Ma, mentre diceva questo, egli gli fece segno di fare silenzio e, avvicinandosi lentamente alla porta con Saphira, l’aprì di colpo e sorprese sei ragazzini e altrettanti draghi accostati per cercare di origliare.
Saphira ruggì e i piccoli scapparono via di corsa, mentre Eragon gli gridava “Che non si ripeta mai più!”. Quando egli sentì che tutti e dodici i monelli avevano raggiunto le rispettive stanze i due maestri chiusero la porta ed Eragon pronunciò alcuni incantesimi per tenerli alla larga dalla porta.
Poi i due si sedettero, entrambi distrutti.
“Scusateci, ma sono delle pesti.” disse il cavaliere stancamente “Dobbiamo avere mille occhi e mille orecchie per tenerli a bada.”.
“Chi se lo sarebbe mai immaginato” ridacchiò il fratello maggiore “che il mio grande fratellino sarebbe finito a fare da tata a un gruppo di marmocchi!”.
“Scherza scherza” gli fece Eragon “Ma non è facile: te ne sarai ben reso conto quando li hai portati qui.”.
“Non li abbiamo portati tutti noi, a quanto pare.” rispose Murtagh tornando serio.
È vero annuì Castigo. La sua voce era molto cambiata: era più profonda, più matura, più sicura e seria. Non sembrava più quella di un cucciolo imprigionato in un corpo non suo.
Da dove vengono la ragazzina con i capelli rossi e il suo drago? Sono sicuro di non averli mai visti prima d’ora.
I volti di Eragon e Saphira si fecero tesi.
Non ha importanza da dove vengono quei cuccioli rispose aspra la dragonessa Sono nostri allievi e questo vi deve bastare. Il suo tono non ammetteva repliche.
Lo sguardo dei due viaggiatori si indurì.
“Allora” disse Eragon per alleviare l’atmosfera “come mai siete venuti? Cosa è successo, Murtagh?”
Il volto di Murtagh si fece grave “ Non vorrei dirtelo, fratello, ma è mio dovere e quindi lo farò.”
Saphira ed Eragon si scambiarono uno sguardo preoccupato.
L’Amazzatiranni riportò lo sguardo sul fratello e disse “Allora fallo e non farci aspettare.”
 
Fiamma e Brisignr stavano scivolando piano nel tunnel attenti a non fare rumore.
Un minuscolo scricchiolio scaturì nel silenzio più assoluto dagli artigli del drago che scorrevano lentamente sul pavimento del tunnel.
Fiamma si girò di scatto Dannazione Brisingr,stai attento! Vuoi che Saphira ed Eragon ci becchino?
Il drago stava per grugnire ma si trattenne Non ho il tuo passo felino, io. Sono un drago, ricordi?
Oh, davvero? Non lo sapevo, pensavo fossi un coniglietto un po’ nervosetto! fece ironica la ragazza Dai, andiamo.
Mi devi ancora spiegare perché non hai voluto dire agli altri di questo passaggio segreto.
Avrebbero fatto troppo casino e ci avrebbero scoperti. E poi è una cosa nostra, mica gli devo dire sempre tutto!
Chi è il coniglietto un po’ nervosetto, adesso?
Muoviti, lucertolone.
Modera il linguaggio, scimmietta senza coda.
Moderalo tu, serpentaccio rincitrullito.
Quando lo farai tu, poppante.
Ah, vuoi la guerra? Bene allora, Ra’zac puzzolente e peloso!
Figlia di Durza!
Leccapiedi di . . . Zitto, siamo arrivati.
Ti ha salvato l’arrivo. Non c’è niente di peggio di ‘Figlia di Durza’!
Si che c’è,‘ leccapiedi di Galbatorix’ è mille volte peggiore.  Su adesso, stiamo zitti. Stanno parlando.
 
Murtagh sospirò “Bene, allora. Due mesi fa è comparso un esercito a nord-est di Alagaesia. Nasuada ha mandato subito un esercito a combatterlo. Lo abbiamo sconfitto per pura fortuna. E da allora non abbiamo più avuto neanche una vittoria, perché questi soldati sono diventati fortissimi, come se avessero nelle vene sangue di drago.
Hanno continuato il loro cammino sconfiggendo le nostre truppe più e più volte. I morti sono innumerevoli, nelle nostre schiere. Quando sono partito erano a metà del deserto di Hadarac e il re Orik e il re Orinn stavano organizzando un esercito a testa per combattere contro questi soldati. La nostra regina stava organizzando un nuovo esercito e cercava di convincere i suoi maghi a combattere. Anche la regina Arya stava cercando di convincere i propri sudditi a fare altrettanto. Non sappiamo più cosa inventarci. Questi soldati sembrano invincibili.
Ma non è solo questo che ci spaventa. Molti dei grandi guerrieri delle guerra contro Galbatorix sono stati trovati morti. Anche Jormundur è morto. La regina Nasuada ha ventiquattro guardie adesso, ed Elva è sempre con lei. Orik non esce più dal proprio palazzo. Orinn non va più da nessuna parte e ha perso il suo migliore amico. Nar Garzhvog ha perso un figlio e la compagna. Grimrr Zampamonca è sempre sotto forma di gatto. Arya teme per sé stessa e per il suo drago. E Angela e Solembum sono scomparsi.”
Eragon si sentì mancare e dovette stringersi a una delle punte d’avorio di Saphira, stesa al suo fianco e altrettanto sconvolta, per non cadere a terra.
“Quello che dici è terribile” disse con un filo di voce.
E non è tutto, cavaliere rispose Castigo C’è di peggio.
Cosa può esserci di peggio? domandò Saphira
Murtagh sospirò e cercò coraggio negli occhi di Castigo.
“Sulle tuniche dei soldati e sui corpi dei morti c’è il simbolo di Galbatorix.”
Eragon e Saphira sentirono cessare i battiti dei loro cuori.
 
Fiamma e Brisingr si scambiarono uno sguardo terrorizzato e trattennero il fiato, sconvolti.
Un solo pensieri era nella loro mente: Non può essere!
 
“Come è possibile?” mormorò Eragon sconvolto “Galbatorix è morto! Lo hai visto anche tu, c’eri! C’eravate!”.
“Pensiamo che qualcuno dei suoi fedelissimi voglia vendicarsi della caduta del suo impero. Forse si tratta di un mago, o forse di un generale. Oppure, io e la regina sospettiamo che ci sia dietro un possibile figlio illegittimo che vuole il regno di suo padre. Quando ero ancora al palazzo, prima di incontrarvi, si mormorava che Galbatorix avesse avuto un bambino che teneva nascosto per proteggerlo. È probabile che dietro tutto ciò ci sia lui. Non sappiamo niente di certo. Solo che quest’esercito con lo stemma del re caduto si sta avvicinando a Nasuada e non può essere sconfitto.”.
I quattro rimasero in silenzio per un bel po’.
Siete venuti a cercarci per portarci ad Alagaesia e combattere contro questo esercito invincibile, non è vero? disse Saphira.
Murtagh annuì.
E non vuole solo voi due, la regina Nasuada. Vuole che tutti i vostri allievi vengano con voi. aggiunse Castigo.
“Che cosa?” gridarono sia Eragon che Saphira.
“Sono troppo giovani, non possono sostenere una battaglia!” esclamò arrabbiato il cavaliere.
Contro un esercito invincibile, tra l’altro! Li condanneremmo a morte! ringhiò la dragonessa con rabbia.
“Questi sono gli ordini della regina Nasuada, sovrana di Alagaesia e tua signora, Eragon.” disse il fratello dolcemente “Non puoi disubbidirle. Le hai giurato fedeltà.”
“Non sono più il suo vassallo dal momento in cui ho abbandonato Alagaesia e non sono un suo suddito! Noi siamo responsabili di questi giovani e non possiamo permettere il loro sacrificio inutile! Non posso ancora combattere, non hanno abbastanza forza e potere!”.
Sono gli ordini della regina, cavaliere. E tu le hai promesso il tuo aiuto. insistette Castigo.
“Io e Saphira non ci tireremo indietro nel combattere, ma non possiamo permettere che anche i piccoli siano coinvolti. E poi, perché non ce lo ha detto in faccia, eh? Perché non ha avuto il coraggio e la correttezza di dirmi in faccia che vuole scarificare i nuovi cavalieri per una battaglia che non possono vincere?” controbatté Eragon.
Si alzò e tolse la mappa di Alagaesia dalla parete. Dietro c’era un grande specchio. Egli pronunciò alcune parole e esso si illuminò, mostrandogli la stanza di Nasuada e la donna seduta a leggere una pergamena.
Ella si accorse dello specchio e si alzò, mettendosi di fronte ad esso.
“Eragon” disse “è bello vederti.”.
“Vorrei dire la stessa cosa, Nasuada, ma non posso.”
La donna si accigliò “Murtagh e Castigo sono arrivati, dunque?”
Eragon annuì “Perché non me ne hai parlato prima, Nasuada? Ci sentiamo ogni sera e tu hai aspettato due mesi per farmi sapere della vostra situazione. E hai mandato Murtagh e Castigo a dirmi che dovrei sacrificare i miei allievi per una guerra che non possono sostenere quando ne potevi semplicemente discutere con me. Perché?”
“So di essere stata sciocca a non parlartene prima, ma non volevo distrarti dal tuo compito e dai tuoi doveri per un semplice esercito clandestino. Poi la faccenda è diventata seria e non ho più pensato a nient’altro. E ho mandato tuo fratello da te perché sapevo che per lui sarebbe stato più semplice parlartene.” spiegò la donna serenamente. Sembrava che avesse imparato quelle frasi a memoria.
“Dimmi, regina, come pensi che i miei allievi possano aiutarti in questa guerra? Facendosi uccidere? Hanno avuto solo sei mesi di allenamento, non dureranno due minuti in una vera guerra. Pensi davvero che farli combattere sia l’idea vincente?”
“I cavalieri non esistono per aiutare il popolo, Eragon?”
“Si, ma se muoiono prima di essere pronti non possono più fare niente per il popolo, sai?”
“Avevate promesso di aiutarci in caso di bisogno, Eragon.”
“E io e Saphira ti aiuteremo, Nasuada, e lo sai. Saremmo già in volo verso Alagaesia se non ci fosse in gioco la vita dei miei ragazzi. Loro non possono essere sacrificati per questa guerra, sono troppo inesperti!”
“Stiamo combattendo contro i seguaci di Galbatorix, Eragon! Prova a spiegarglielo ai tuoi allievi, e vedrai come vorranno venire subito a dare una mano!” ribatté ella perdendo finalmente le staffe.
“Si, verrebbero e si farebbero uccidere! Con sei mesi di allenamento morirebbero dopo i primi cinque minuti!”
“Anche Saphira aveva sei mesi quando avete sconfitto Durza. Siete morti, per caso?”
Saphira si avvicinò ad Eragon, innervosita.
“Saphira dice che conosce bene i suoi cuccioli, e loro non se la caverebbero. Noi abbiamo combattuto da subito, loro no. Sanno a malapena fare qualche manovra particolare. Non sarebbero di alcuna utilità.”
“Noi abbiamo bisogno di cavalieri e draghi, Saphira ed Eragon. Siamo stati sconfitti tre volte nell’ultimo mese. L’esercito nemico ha quasi raggiunto la fine del deserto. Sia il mio esercito che quello di Orinn e Orik hanno fallito. Vorreste davvero lasciarci in queste condizioni? Voi, Murtagh, Castigo, Arya e il suo drago non basterete per sconfiggerli. Tra di loro ci sono stregoni molto potenti e guerrieri forti e che non sentono dolore. Volete condannare Alagaesia?”
I due rimasero in silenzio, discutendo nella loro mente.
Eragon, cosa ne pensi?
Non possiamo portarli con noi. Sono troppo inesperti!
Ma se davvero noi sei non dovessimo bastare?
Ne dubito. Siamo bastati noi due per Galbatorix!
Senti, e se facessimo in questo modo?
Come?
. . .
Hai ragione tu, forse è meglio così. Spero solo di fare la scelta giusta.
Andrà tutto bene, piccolo mio, vedrai.
Lo spero.
Eragon rialzò lo sguardo sulla regina.
“Verremo, ma una condizione. I nostri ragazzi rimarranno nel tuo castello e se, solo se, noi sei non dovessi bastare per fermare l’esercito, combatteranno anche loro. Cosa ne dici, Nasuada?”
Lei ci pensò un po’ “Se è l’unico modo per convincervi allora accetto. Cercate di partire presto, Eragon e Saphira. Dipendiamo da voi.”
“Faremo il possibile.”
E con un solo gesto, il cavaliere spezzò l’incantesimo e lo specchio tornò a mostrare il suo riflesso.




La tana dell'autrice

hallo, sono tornata!
Scusate il ritardo, ma ero in vacanza al amre.

Cosa dire? Qui spiego un po' di cosuccie, ma tengo oscuro il passato dei nostri due monelli, Fiamma e Brisingr! Cosa ne pensate?

Un bacio e fatemi sapere

T.r.

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Capitolo 3
*** Notte sotto le stelle ***


Ritorno ad Alagaesia

Notte sotto le stelle
 
Eragon e Saphira accompagnarono Murtagh e Castigo in una delle camere libere dopo circa un’oretta passata a chiacchierare -o almeno a provarci- del più e del meno.
Lasciati i due ospiti nella loro stanza, il cavaliere e la dragonessa tornarono nello studio, troppo preoccupati per uscire a fare il loro solito voletto solitario, una delle poche parentesi di intimità nella loro nuova vita.
Quando dovremmo partire, secondo te?  chiese Eragon alla sua compagna di mente, aprendo la porta dello studio.
Appena possibile. Il tempo di preparare le provviste e via.
Si, ma . . . egli si interruppe perché c’erano due piccoli intrusi nella stanza, seduti comodamente ad aspettarli, tutti presi da una discussione mentale abbastanza vivace.
Il cavaliere e la dragonessa, sorpresi, spostarono lo sguardo verso la mappa della Terra del Fuoco, caduta per terra. Al suo posto c’era un grande varco, prima celato dalla mappa, che portava ad un tunnel.
L’Amazzatiranni scosse la testa dolcemente “Dovevo immaginarlo” mormorò quasi a sé stesso “Da quanto siete qui, piccole pesti?” domandò a Fiamma e a Brisingr, che ancora non si erano accorti della loro presenza.
I due sobbalzarono e si voltarono.
“Eragon, Saphira! Non vi avevamo sentito!” disse la fanciulla stupita.
Da quanto siete qui, cuccioli? domandò Saphira sedendo di fronte a loro e rovesciando una sedia.
Eragon si sedette vicino a lei e si appoggiò con la schiena al fianco della dragonessa, proprio come Fiamma.
“Da un po’.” rispose la ragazza.
“Un po’ quanto?” insistette il cavaliere.
Abbiamo sentito quasi tutto rispose per lei Brisingr, a cui non piacevano tutti quei giri di parole Siamo arrivati nel momento in cui il cavaliere dai capelli corvini ha iniziato a parlare di questo esercito invincibile.
Saphira sbruffò Te lo avevo detto, Eragon, che dovevamo tappare quel benedetto buco.
“Non abbiamo origliato per mancarvi di rispetto, Saphira” si giustificò la ragazza “volevamo semplicemente sapere cosa stava succedendo, tutto qui.”
Eragon scosse la testa “Origliare è comunque sbagliato, ragazzi, e lo sapete bene.”
La ragazza alzò gli occhi al cielo e al drago sfuggì una nuvoletta di fumo “Si si, manchiamo di rispetto a voi, i nostri maestri, disonoriamo . . .”
. .  . il nostro ordine e perdiamo il nostro onore, eccetera eccetera eccetera . . . si, conosciamo a memoria le vostre ramanzine, . . .
“ . . . cambiamo argomento, gentilmente? Altrimenti noi andremmo a letto, sapete . . .”
. . . ascoltare discorsi su quando tempo sia passato dall’ultima volta che voi quattro vi siete visti non è stato molto . . .
“ . . . interessante e ci ha fatto venire . . .”
. . . un po’ di sonnolenza. Ahhh!
“La prossima volta andate direttamente a nanna e ci lasciate in pace, allora!” sbottò Eragon, indispettito dal loro modo di fare “E sarebbe gentile se evitaste di continuare l’uno le frasi dell’altra, perché mi fate venire un mal di testa pazzesco. Quanto capisco Roran, adesso!”
Che c’è di male? Anche voi lo fate!  osservò Brisingr.
Ma non in questo modo, cucciolo. rispose Saphira  Allora, perché, se avete così tanto sonno, ci avete aspettato?
Fiamma si sistemò più comodamente e il suo drago brontolò Cosa sono, la tua poltrona?
No, il mio divano rispose lei ironicamente “Mentre eravamo nel ‘buco’ abbiamo discusso a lungo.” disse ad alta voce, visto che i due maestri li stavano osservando in attesa di una risposta “ e volevamo chiedervi di poter venire con voi a combattere, invece di rimanere al sicuro nel palazzo della regina Nasuada.”
“Assolutamente no!” esclamarono entrambi senza neanche un istante di esitazione.
Che ti avevo detto? fece Brisingr.
Era prevedibile gli rispose Fiamma.
“Non se ne parla neanche!” sbottò indignato Eragon.
Siete impazziti? Non siete altro che due cuccioli completamente inesperti! ringhiò indignata Saphira Combattere? Neanche per sogno!
Ma . . .
Niente ma, Brisingr!
“Voi non verrete neanche!” continuò il cavaliere.
“Come?” i due giovani erano più che sorpresi “La regina Nasuada ha chiesto l’assistenza di tutti i componenti del Nuovo Ordine! E noi, che siamo . . .”
. . . i vostri primi allievi, dovremmo rimanere a casa a non fare niente?
È troppo pericoloso per voi tornare ad Alagaesia, soprattutto ora che un esercito combatte sotto il vessillo di Galbatorix. Non vogliamo farvi correre rischi che vi rovinerebbero la vita.
“Ma Saphira, il dovere di ogni Drago e di ogni Cavaliere è proteggere gli innocenti. Non ci sono motivazioni valide per evitare di adempiere il proprio dovere, neanche per noi. Anzi, soprattutto per noi. Siamo i più abili nell’arte del combattimento e potremmo aiutarvi molto di più di Adin o Adurza, ad esempio. Il fuoco è nostro fratello, il vento nostro compagno, la spada nostra sorella e la magia nostra alleata.”
Il combattimento ci scorre nelle vene. Abbiamo lottato fin da quando siamo usciti dall’uovo. È nostro compito utilizzare tutta la nostra abilità per proteggere la terra che ci ha generato ed ospitato, anche se per breve tempo. Sappiamo che tenete a noi e volete solo proteggerci, ma non possiamo tirarci indietro, soprattutto se i sospetti sul nostro passato sono reali. Non combattere e rimanere qui sarebbe solamente una prova di codardia. Perderemmo il nostro onore e ne andrebbe della nostra coscienza.
“Non impediteci di essere ciò che siamo, un Drago e un Cavaliere! Non impedircelo proprio voi!”
 
I due maestri rimasero in silenzio, con lo sguardo afflitto, avvolti nei propri pensieri.
“Non vorremmo portarvi con noi” disse a bassa voce Eragon “abbiamo un brutto presentimento e non vogliamo che voi veniate coinvolti, ma non possiamo tenervi fuori dalla mischia. Nemmeno noi possiamo impedirvi di fare ciò che il vostro cuore e la vostra coscienza vi suggerisce, anche se vorremmo. Non siete più dei bambini, non possiamo imporvi delle decisioni che riguardano la vostra coscienza e il vostro onore.”
Però vi diamo un consiglio, un consiglio che vi chiediamo di ascoltare : non prendete questa decisione alla leggera, perché la guerra non è un gioco. La guerra è morte, è dolore, è sofferenza, è distruzione. La guerra si porta via ciò che c’è di meglio nelle persone e nei draghi e gli lascia solo ciò che c’è di peggiore. Scegliete voi se dare ascolto a noi o al vostro cuore, ma scegliete con saggezza e tenete conto di ciò che già sapete e di ciò che ancora non sapete su di voi e la vostra storia.
I due non ci pensarono neanche un attimo.
“Abbiamo già scelto, Ebrithil.”
Vogliamo adempiere ai nostri doveri, perché è questo ciò che fanno . . .
“ . .  un Drago e il proprio Cavaliere.”
Saphira ed Eragon annuirono con aria grave.
D’accordo, cuccioli. Verrete, ma seguirete i vostri compagni. E su questo punto non si discute. Ci siamo capiti?
Fiamma e Brisingr sbruffarono.
“Ci siamo capiti, ragazzi?”
“Si, Eragon.”
Si, Saphira.
“Bene, allora. Adesso però a letto, su! Sarà una delle ultime notti che potrete passare tranquilli, quindi subito a nanna! E niente giretti.”
Giretti, noi? Non siamo mica Samir e Adurna! protestò Brisingr.
Saphira gli lanciò un’occhiata divertita Voi due siete molto peggio di Samir e Adurna. Su, a letto.
“D’accordo. Buonanotte Eragon, ‘notte Saphira.” li salutò la ragazza alzandosi con il suo drago.
Buon riposo, maestri.
“Buonanotte ragazzi.”
Buon riposo, cuccioli.
I due uscirono silenziosamente dalla stanza, assicurandosi con la coda dell’occhio che i maestri non li controllassero.
Giretto, Bri? domandò Fiamma al proprio drago facendogli l’occhiolino.
Certo, Fiamma rispose lui allegramente quando mai siamo andati a letto come cuccioletti obbedienti, noi due?
 
Sono andati verso la sala dei draghi, vero? domandò Saphira ad Eragon, che con il suo udito finissimo stava seguendo i loro passi. Il ragazzo annuì, sentendoli dirigersi verso l’ultimo piano.
Lei scosse la testa Dovremmo rimproverarli, un giorno o l’altro. Non posso uscire tutte le santi notti e stare fuori fino a tardi.
Dai, lasciamoli divertire.
Tu gli hai sempre concesso troppe cose, Eragon.
Vorrei non avergli concesso di venire con noi, però.
Lo hai detto tu stesso: non sono più bambini. Devono prendere da soli le proprie decisioni. Conoscono i pericoli che corrono, eppure hanno deciso di affrontarli e di adempiere al proprio dovere di Cavaliere e Drago,  invece di rimanere al sicuro come dei codardi. Dovremmo esserne orgogliosi.
Si, ma non posso nasconderti che sono preoccupato, Saphira. Molto preoccupato.
Lo so, piccolo mio, lo so. Anch’ io lo sono. La dragonessa sfiorando dolcemente la testa del suo cavaliere con il muso. Speriamo che vada tutto bene.
 
 
Fiamma e Brisingr volavano alti nel cielo, liberi da ogni vincolo e da ogni regola. Amavano volare insieme più di qualunque altra cosa; niente poteva donargli le stesse bellissime sensazioni che vivevano in quei momenti assolutamente perfetti.
 
Ogni sera, quando ormai la maggior parte degli abitanti dell’Ultima Dimora dormivano, raggiungevano la sala dei draghi, con il tetto sempre rigorosamente aperto perché ai draghi piaceva dormire sotto le stelle, e da lì spiccavano il volo, anche se le regole proibivano quei voletti notturni. A volte svegliavano per sbaglio Knurl o Adurna, ma loro chiudevano un occhio, anzi, tutte e due gli occhi, e tornavano a dormire placidamente ogni volta; tra tutti e dodici gli appartenenti al Nuovo Ordine vigeva il più profondo rispetto ed amicizia e nessuno, neanche Samir, avrebbe mai, e quando dico mai è mai, tradito uno dei propri compagni.
 
Fiamma strinse con forza le gambe in modo da non cadere – non utilizzava quasi mai la sella perché, anche se era spesso doloroso, amava stare a contatto con Brisingr il più possibile e, cosa più importate, la sella dava fastidio al suo drago –, si tenne da una delle punte d’avorio del drago e chiuse gli occhi, godendosi la sensazione bellissima dell’aria frizzante della notte che le arrivava in viso al pieno della sua potenza.
Brisingr accelerò e salì in alto, sempre più in alto, mettendo alla prova la propria velocità e resistenza. Era un vecchio gioco tra di loro: ogni sera provavano a salire più in alto che potevano, cercando di raggiungere le stelle.
 
Tempo addietro, quando Brisingr era ancora piccolo e Fiamma era una bambina curiosa ed innamorata del cielo, – cosa che non era mai cambiata – ella aveva confidato al proprio drago che da piccola pensava che, se fosse mai riuscita a volare, a raggiungere le stelle ed ad acchiapparne una, la sua vita sarebbe cambiata per sempre, ed in meglio. Quando la creatura era diventata abbastanza grande da essere cavalcata si era ricordata di quella piccola fantasia infantile e così ogni sera cercava di portare la bambina dalle stelle, per dimostrarle che anche i sogni più strani possono avverarsi.
Ma Fiamma lo sapeva. Lo aveva scoperti nel momento stesso in cui Brisingr era uscito dall’uovo.
 
Brisingr salì e salì, fino a quando il freddo e la scarsità d’aria non iniziarono a farsi sentire. Fiamma cercò di resistere a lungo, ma alla fine cedette e allentò lievemente la presa delle gambe.
Il drago interpretò subito il segnale e, interrompendo la propria ascesa, si abbassò e diminuì la propria apertura alale, dando vita a una delle sue straordinarie picchiate.
La ragazza strinse con più forza la punta d’avorio del suo compagno, aprendo gli occhi e urlando felice. Il vento strillava nelle loro orecchie e la violenza dell’aria gli sferzava i volti, ma i due non temevano né la velocità, né la forza e nemmeno un possibile impatto: l’euforia donatogli dal volo cancellava ogni singola cosa.
Andavano veloci, molto veloci, fin troppo veloci: la terra di avvicinava pericolosamente, ma Brisingr aspettò fino all’ultimo secondo prima di riaprire le ali alla loro apertura abituale e di fermare la caduta. Poi risalì in aria e disegnò in cielo un arco, mentre la sua compagna di mente e di cuore rideva di gioia e di euforia.
Il drago riprese a volare ad alta quota, ma senza cercare più di raggiungere le stelle. Si fecero cullare delle correnti, loro grandi amiche, e volarono con calma, ammirando il cielo sopra di loro e il paesaggio sotto di loro.
Non parlarono durante il volo; non ne avevano bisogno. Ogni volta che volavano le loro menti erano così unite tra di loro che ogni singola sfumatura d’emozione di uno era immediatamente percepita dall’altra ed considerata anche propria.
Dopo un tempo lunghissimo ma indefinito i due giunsero a una vecchia quercia, una quercia così grande che poteva coprire anche Brisingr con la sua fluente chioma verdigna.
Il drago si abbassò lentamente ed infine atterrò accanto all’imponente albero. Si accucciò per far scendere il suo cavaliere e poi la seguì sotto la quercia. Si sdraiò sotto l’albero e la fanciulla si sedette vicino a lui poggiando la schiena sul suo fianco. Brisingr abbassò il lungo collo fino a terra, avvolgendo quasi il corpo della ragazza, e lei prese dolcemente ad accarezzargli l’enorme testa.
 
Anche quello era un antico gesto che i due ripetevano da anni, ormai. Quando erano giunti nella Terra del Fuoco Fiamma e Brisingr si erano praticamente innamorati di quella grande quercia cresciuta lontana dai boschi e dall’acqua. Ogni sera si ritiravano lì e a volte rimanevano anche a dormirci; era il loro posto segreto, la loro parentesi di intimità e di tranquillità. Soprattutto da quando erano arrivati gli altri Cavalieri e gli altri draghi i due avevano avvertito il bisogno di avere un posto solo loro, dove poter rimanere da soli e sentirsi al sicuro. Ma loro lo sapevano bene: la sicurezza non apparteneva a quel mondo, non gli era mai appartenuta e non gli apparterrà mai.
 
Rimasero così, in silenzio, per un po’, fino a quando la mano di Fiamma si fermò e la sua testa prese a ciondolare. Brisingr sorrise dolcemente: le emozioni e le sorprese di quella lunga giornata avevano preso il controllo della sua compagna di cuore, facendola scivolare in un sonno profondo.
Il drago alzò lentamente la testa cercando di non svegliarla e la osservò.
Amava guardarla mentre dormiva; gli faceva salire nell’anima una dolcezza e una riconoscenza infinità verso il Fato che gli aveva donato un persona così meravigliosa come Cavaliere.
Osservò con affetto i lunghi capelli rossi, indomabili come il suo carattere, che le ricadevano disordinatamente sul viso quasi triangolare, nascondendolo in buona parte; osservò il nasino a patata, le labbra rosse e sottili che proferivano sempre giudizi e pensieri pungenti, i grandi e penetranti occhi che sapevano leggere dentro l’anima della gente, adesso chiusi, il lungo collo sottile come quello di una dragonessa, solo senza punte d’avorio; osservò il corpicino minuto avvolto in confortevoli vesti maschili, capace di muoversi con l’agilità di un elfo e la forza di un drago, le braccia muscolose, risultato dei lunghi anni d’allenamento nell’arte del combattimento, le gambe affusolate che correvano veloci come il vento, i piccoli piedi nascosti in stivali da uomo e le mani sottili e segnate dai lunghi allenamenti con spada ed arco.
Il suo sguardo si posò su piccoli particolari a lui tanto cari; il piccolo ciondolo legato stretto attorno al collo della fanciulla, il pugnale color rubino attaccato alla cintura, la mano destra segnata dal gedwey ignasia e la lunga cicatrice che le attraversava l’avambraccio destro, tutti segni tangibili del loro legame indissolubile.
 
Brisingr amava Fiamma, l’amava con tutto il suo cuore. Anche adesso che era un drago adulto e viveva con altri draghi e tre affascinanti dragonesse, lei rimaneva tutto il suo mondo.
Fiamma era più di un Cavaliere: era una compagna di avventure, una confidente, una amica, una madre, una figlia, una sorella. Fiamma era tutto per lui. E sapeva che per la ragazza valeva la stessa cosa.
I due erano uniti da un legame più stretto, molto più stretto di quello che solitamente lega un drago e il proprio cavaliere. Il loro era un legame speciale, un legame intoccabile. Niente e nessuno avrebbe mai potuto spezzarlo e dividerli.
Niente e nessuno.
 
Il drago si accoccolò per la notte, circondando con la coda e con il collo il corpo della ragazza, come per proteggerlo e tenerlo al sicuro, e chiuse lentamente gli occhi, cercando di addormentarsi, ma senza molto successo. Brisingr era preoccupato per il loro ritorno ad Alagaesia. Per loro era sempre stato un posto crudele ed malvagio e tornarci adesso, quando il vessillo del Re Caduto era tornato a brillare, lo metteva in ansia. Non tanto per se stesso, ma per Fiamma.
Spero di non aver sbagliato ad incoraggiare la scelta di Fiamma penso egli, prima di cadere in un sonno senza sogni.

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Capitolo 4
*** Codarda ***


Ritorno ad Alagaesia

Codarda


 
 
“Brisingr, dove ti sei cacciato? Brisingr!” una bimba di appena unidici anni, dai lunghi e spettinati capelli rossi, era scesa da una strana imbarcazione e stava cercando qualcuno con una nota di preoccupazione nella voce “Dai Bri, Saphira, Eragon e gli altri ci stanno aspettando! Te lo avevo detto che stamattina non potevamo giocare!” disse ad alta voce la bambina, guardando dietro gli alberi.
“Brisingr, vieni fuori subito, altrimenti . . .” disse la bambina scocciata, ma la sua frase fu interrotta da una piccola cosa rossa che le cadde addosso dal cielo, facendola cadere rovinosamente a terra.
La bambina aprì gli occhi, che aveva chiuso d’istinto a causa dell’impatto, e si ritrovò di fronte un musetto un po’ monello e molto soddisfatto di un cucciolo di drago.
“Brisingr!” esclamò lei, tra l’arrabbiato e il divertito “Ti sembra questo il modo di assalirmi? Mi stai quasi schiacciando!”
Il draghetto si alzò in volo per permettere alla piccola di rialzarsi e lei lo osservò con affetto. Avrebbe dovuto aspettarsi uno scherzo del genere, anche se avrebbe preferito che il suo cucciolo mostrasse un po’ di più accortezza; ormai aveva ben due mesi e benché fosse ancora la metà della grandezza normale per la sua età pesava già molto. In quel modo l’aveva praticamente schiacciata!
Lo accarezzò sulla testolina con la mano destra, quella segnata dal gedwey ignasia, e gli disse dolcemente “Bello scherzo, ci sono cascata in pieno. Ma non farlo mai più, lo sai che dobbiamo essere prudenti. Iniziavo a temere di averti perso per sempre!”
A quelle parole il volto del drago si fece prima spaventato e poi sofferente, mentre il suo corpo si trasformava in fumo, in una grande nuvola di fumo nero, che volava via da lei. La bimba gridò il nome del suo drago, terrorizzata, e cercò di fermare la trasformazione, ma senza risultato. Brisingr divenne fumo nero e volò via, alto nel cielo, mentre al suo posto brillava come una fiaccola un vessillo che sembrava fatto di sangue. Un vessillo formato da una fiamma che sembrava bruciare veramente.
 
Fiamma si svegliò di soprassalto, spaventata, con il cuore che le batteva a mille.
Brisingr si svegliò a sua volta e voltò l’enorme testa verso di lei, guardandola preoccupato.
Fiamma?
La ragazza respirò profondamente un paio di volte Sto bene, Bri, tranquillo. rispose accarezzandogli la testa quasi per constatare che fosse veramente lì  Era solo un incubo.
Il drago continuò a guardarla preoccupato, attraversandole l’anima con i suoi grandi occhi color del fuoco, proprio come faceva quando erano piccoli.
Che incubo? domandò.
Un incubo sciocco, niente di che.
Ogni volta che dici ‘un incubo sciocco’ non lo è mai. Sputa il rospo.
Non ne voglio parlare, Bri.
Fiamma . . .
Uffa, d’accordo. Ma poi non lamentarti, eh?
Fiamma chiuse gli occhi ed aprì la mente al drago, rabbrividendo mentre gli mostrava il suo incubo. Quando esso terminò ella riaprì gli occhi e guardò il compagno, che sembrava spaventato quasi quanto lei.
Ancora quel simbolo . . .
Sono tre mesi che continua ad apparire nei nostri sogni, anzi, nei nostri incubi. Perchè? Quale può essere il motivo, Brisingr?Possibile che centri con ciò che sta accadendo ad Alagaesia?
Non lo so, Fiamma, non lo so proprio.
Drago e Cavaliere rimasero così per un po’, persi nei propri pensieri, quando Fiamma alzò gli occhi verso l’orizzonte e le sfuggi un’imprecazione.
Il sole era sorto da un pezzo e loro erano ancora lì, sotto la quercia, quando invece avrebbero dovuto essere all’Ultima Dimora ad allenarsi.
Subito i due presero il volo, immaginandosi già la ramanzina di Eragon e Saphira.
 
“Dove siete stati, voi due?” Blödhgarm li guardava con fare severo e con le braccia incrociate.
Fiamma e Brisingr avevano un buon rapporto con l’elfo, fatto di complicità, rispetto e affetto; era sempre stato come una specie di zio per loro, uno zio con cui scherzare e da cui imparare – era stato lui, insieme ad Eragon, ad insegnare alla fanciulla l’arte della scherma -, ma anche uno zio severo, di quelli che non vorresti mai avere contro.
I due rimasero in silenzio, aspettandosi una bella sgridata e non osando inventare bugie per giustificarsi, perché sapevano bene che lui non ci cascava mai. Ma la sgridata non arrivò. O almeno non lunga come se l’erano immaginata,
“Non potete uscire dal castello da soli, lo sapete. Se vi fosse successo qualcosa? Siete due piccoli irresponsabili, ecco cosa siete. Riferirò io del vostro ritorno ad Eragon ed a Saphira e vi comunicherò la punizione che decideranno per voi. Adesso andate ad allenarvi con gli altri, ne avrete bisogno.”
“Perché non ci mandate da loro come al solito?” domandò Fiamma, sorpresa. Solitamente, quando qualcuno commetteva un’infrazione, veniva prima sgridato da Blödhgarm e poi mandato dai due maestri per essere nuovamente sgridati e puniti.
“Ve lo spiegheranno i vostri compagni. Andate.” rispose l’elfo con un tono di voce che non ammetteva repliche.
I due allora andarono nel cortile dove si svolgevano solitamente gli allenamenti e dove, invece di allenarsi, cinque giovani draghi e altrettanti cavalieri discutevano animatamente.
 
“Fiamma, Brisingr! Dove vi eravate cacciati?” domandò Alanna, vedendoli arrivare.
“Ci siamo fatti un giretto e abbiamo perso il conto del tempo.” rispose la ragazza dai capelli rossi, sedendosi accanto l’amica.
“Blödhgarm non vi ha messo al corrente delle ultime novità, non è vero?” domandò Adin, seduto vicino a Goran.
Fiamma scosse la testa. Non voleva dirgli che sapevano già tutto grazie a un passaggio segreto di cui non avevano voluto parlargli.
“Eragon e Saphira ce ne hanno parlato stamattina, prima di colazione” spiegò Samir, l’unico in piedi “Ad Alagaesia è scoppiata una nuova guerra e il nemico porta il vessillo di Galbatorix, il Re Caduto.”
“Andremo tutti, ma noi serviremo solo come riserva e saremo al sicuro nel palazzo della regina.” nella sua voce c’era disprezzo e rabbia “Non ci considerano . . .”
. . . all’altezza di affrontare una battaglia del genere in prima linea. continuò Adurna, con lo stesso identico tono di voce del suo Cavaliere. Credono che siamo ancora cuccioli inesperti, soprattutto Saphira.
Samir sputò per terra “Solo perché loro sono degli eroi pensano che noi non saremmo capaci di difenderci e difendere gli altri! Siamo Cavalieri e Draghi anche noi, e che cavolo!”
“Chi di noi ha già combattuto in una guerra vera?” fece Fiamma, infastidita dal modo in cui il suo amico parlava dei loro maestri “Allora? Nessuno? E allora come fate a dire che siamo capaci di affrontare una cosa del genere? Eragon e Saphira sanno a cosa stanno andando incontro, noi no. Non vogliono tenerci fuori dalla mischia per umiliarci o per mettersi in mostra, ma per non farci correre rischi inutili.”
“Per non farci correre rischi inutili? Non farmi ridere, Fiamma. I Cavalieri devono correre dei rischi, altrimenti che Cavalieri sono?” esclamò Samir, quasi offeso.
“Devono correre dei rischi, ma non rischi inutili. Buttarsi da un tetto per divertimento è un rischio inutile. Buttarsi dal tetto per salvare la vita al bambino che tieni in braccio e che stai cercando di portare lontano dall’incendio che sta divorando la sua casa non lo è. Combattere una guerra quando la nostra presenza non è vitale è un rischio inutile.” cercò di spiegarsi la fanciulla.
“I Cavalieri devono esserci sempre. Il loro compito è proteggere i più deboli! Se noi ci ritiriamo, ci può proteggerli? Perché non correre rischi inutili, se si possono salvare delle vite?” insistette il giovane Cavaliere.
“Non sto dicendo questo. Salvare delle vite non è mai un rischio inutile. Ma noi, che siamo ancora giovani e che non abbiamo alcuna esperienza fuori da questo campo dall’allenamento, nel tentativo di salvare delle vite, potremmo perdere la nostra. E se perdiamo la nostra come potremmo salvarne altre in futuro? I morti non possono proteggere i vivi, Samir.” disse lei, utilizzando parole che, un tempo non troppo lontano, erano state dette anche a lei, per calmare il suo fuoco ardente.
“Le tue sono le parole di una codarda, Fiamma. Dillo, che hai paura di combattere e sei felice di questa decisione. Dillo, che tieni di più alla tua vita che a quella di una persona innocente. Dillo, avanti!” urlò lui, non comprendendo i motivi della sua amica
Fiamma non riuscì a trattenersi, udendo quelle parole. Con una luce furiosa negli occhi, la ragazza portò la mano al suo pugnale e si lanciò contro il ragazzo.
Egli non riuscì ad opporre resistenza; non ne ebbe il tempo. La guerriera gli piegò un braccio all’indietro, lo immobilizzò e gli mise il pugnale a pochi centimetri dal collo, troppo veloce per essere fermata.
Adurna ruggì Lascialo stare! , ma nessun altro emise un solo suono o mosse un muscolo. Mai, prima dall’ora, Fiamma aveva fatto una cosa simile.
“Non chiamarmi codarda, Samir” gli mormorò la giovane all’orecchio “non permetterti mai. Codardo è chi teme il passato, il presente e il futuro e si nasconde, cercando per sé un rifugio sicuro e lasciando gli altri ad affrontare le conseguenze delle proprie azioni. Io codarda? Io sono tutto, ma non codarda.”
Poi Fiamma lo lasciò, allontanò il pugnale dal collo dell’amico, si voltò e si allontanò, seguita da Brisingr, spaventato più di tutti gli altri.
La ragazza e il drago sparirono dentro il castello e tutti si voltarono a guardare Samir, immobile ed attonito al centro del gruppo.
La sua dragonessa gli si avvicinò Stai bene, Samir?
Il ragazzo rimase in silenzio e si sfiorò il collo. Non disse a nessuno, neanche ad Adurna, che mentre Fiamma pronunciava quelle parole, aveva avuto la sensazione che la sua mano e la sua voce avessero tremato.
 
Nessuno si era accorto del Cavaliere dai lunghi capelli corvini e del suo drago color del rubino affacciati al balcone della loro stanza. Nessuno si era accorto della loro occhiata d’intesa e di quelle parole sussurrate dall’uomo al proprio compagno poco prima di sparire, dopo aver assistito a quella scena.
“Sarà interessante parlare un po’ con quei due, Castigo.”




La tana dell'autrice

Eccomi qui di nuovo!

Per prima cosa mi scuso per il capitolo corto corto, ma l'ispirazione mia è un po' lenta e corta, in questo periodo. Inoltre volevo avvisare che d'ora in poi gli aggiornamenti saranno ancora meno frequenti, visto che ricomincia la scuola e devo mandare avanti altre fic a capitoli, soprattutto 'Tu Non mi avrai così', altrimenti non la finirò mai. Non riprendo ancora a studiare kung fu per alcuni impegni che me li impediscono, ma sarò lo stesso molto impegnata, quindi mi scuso già da adesso.

Allora, capitolo corto che si apre con un incubo di Fiamma. la prima parte è un suo ricordo, fino al punto in cui Brisingr si tramuta in fumo. è quello il vero e proprio incubo. Non so se riconoscete quel simbolo . . .
Poi c'è la litigata con Samir, il più caro amico di Fiamma e suo compagno d'allenamenti, in eterna competizione con Dusan. Da notare la reazione violenta alla parola 'Codarda' e lo stupore degli amici, soprattutto dello sfortunato umano.

Bhe, il capitolo è questo, spero che vi sia piaciuto. Fatemi sapere.
Un bacio e a presto (Spero!)

T.r.

P.s. Ah, lo so che non centra niente, ma ho bisogno d'aiuto! Mi rivolgo alle ragazze, ma possono aiutare anche i maschietti, se vogliono ; ) Vorrei cambiare un po' il mio stile per l'inizio della scuola, visto che non mi soddisfa molto. Guardandomi allo specchio mi sembra di vestire come una bambina piccola e vorrei cambiare un po', avere uno stile più adatto alla mia età (frequento il 5 ginnasio). Ho chiesto alle mie amiche del cuore, ma per una dovrei vestirmi tutta rock, per l'altra dovrei andare in giro vestita in un modo che a me sembra un po' troppo esagerato, quindi chiedo una mano anche a voi! Non sono particolarmente alta, i miei capelli non sono nè corti nè lunghissimi (me li sto facendo crescere un po', fino ad ora li ho sempre portati a caschetto) e porto gli occhiali. Solitamente uso jeans (non sopporto le gonne) e magliette con varie stampe diverse, scarpe di ginnastica e a volte le ballerine, e in inverno mi piace indossare poncho e quel genere di magliette che fa vedere le spalline della cannottiera ( me le tiro su in modo che non si vedano le spalline o ci metto qualcosa di sotto). Mi trucco poco e non uso la matita perchè mi rimpicciolisce gli occhi, ma adoro gli ombretti. Vorrei avere qualche consiglio per avere uno stile adatto alla mia età, nè troppo da piccola nè troppo da grande, perchè sono una ragazza tranquilla e non mi piace essere osservata, ma vorrei anche io essere un po' carina.  Vi prego, HELP ME!!!

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