James Potter e la conquista più difficile della storia.

di PhoenixQuill
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** In partenza per Hogwarts. ***
Capitolo 2: *** Un Patronus per i Malandrini. ***
Capitolo 3: *** Dieci punti ad una pozione di James Potter. ...Oh, ma per favore! ***
Capitolo 4: *** E' il tuo momento, Ramoso! ***
Capitolo 5: *** Persone testarde e persone innamorate. ***
Capitolo 6: *** Lily Evans è costretta a... Ringraziare James Potter?! ***
Capitolo 7: *** Avanti, diglielo! ***
Capitolo 8: *** E bravo il buon vecchio Sirius! ***
Capitolo 9: *** Quidditch e sorrisi. ***
Capitolo 10: *** Visite in infermeria, con un nuovo giocatore per Grifondoro. ***
Capitolo 11: *** Appuntamenti mancati. ***
Capitolo 12: *** Umano, vulnerabile. ***
Capitolo 13: *** Verità. ***
Capitolo 14: *** Capire. ***
Capitolo 15: *** Non andare via. ***



Capitolo 1
*** In partenza per Hogwarts. ***




                                                                   In partenza per Hogwarts. 


Londra. King's Cross. Una ragazza dai folti capelli rossi spingeva un carrello su cui era stato appoggiato un enorme baule. Consunto, di pelle vecchia e, sopra, ci stava sonnecchiando beatamente un gatto nero. Alcune lettere d'oro recitavano: "Lilian Evans".
Dietro, una ragazzina alta, dal collo lunghissimo e dall'aria disgustata procedeva affianco ad un uomo e una donna, i suoi genitori. 
"Bene, ci siamo!" Disse la madre, che indossava un cappotto nero lungo. "Il tuo ultimo anno ad Hogwarts, bambina mia, ci pensi? E saluta calorosamente il professor Lumacorno da parte nostra! E' stato così carino quest'estate!" Trillò, sistemando una ciocca dei capelli di sua figlia dietro un orecchio. Aveva gli occhi lucidi, sapendo che la sua bambina l'avrebbe abbandonata di nuovo per altri tre lunghissimi mesi. 
"E sta' attenta a quel Piton." La ammonì il padre. "Lo sai che non mi è mai piaciuto quel tizio." Gli enormi baffi che spadroneggiavano sul suo volto fremevano ogni volta che parlava di "quel viscido!". 
"Certo, papà." Annuì una Lily annoiata. 
Come se non lo Schiantassi appena lo vedrò. 
Afferrò il carrello e, per l'ultima volta in tutta la sua vita, si fece scivolare dall'altra parte del muro della stazione, mentre gli occhi di una Petunia invidiosa la scrutavano, inermi.
Lily era così arrivata davanti alla scena più bella che potesse vedere dopo mesi di torture da parte della sorella. 
Finalmente, sospirò. 
Lampi di ali argentate e color caffè, tuniche nere e gialle, rosse, blu o verdi, bauli di ogni forma e dimensioni e, più grande di tutto e tutti, il treno che la portava ad Hogwarts. 
La ragazza guardò per un attimo l'orologio. Le undici meno cinque. Poteva ancora perdere un po' di tempo per salutare i suoi genitori e perfino Petunia, anche se non se lo meritava. E, infatti, dopo pochi secondi, ecco lì tutta la sua famiglia, intenta a darle una mano. 
Suo padre la aiutò a salire il baule sul treno, mentre la madre le raccomandava tutto ciò che una madre può raccomandare. La sorella cercava inutilmente di nascondersi dietro le colonne, per non essere minimamente sfiorata da tutta quella magia e trasalì, quando un rospo si sedette beatamente sui suoi piedi. "Un'orda di barbari! Lo fate apposta! Io odio quel posto!" Piagnucolò, mentre i tre tornavano a casa. 
Lily salutò velocemente i genitori, mentre il treno stava per partire, e si diresse subito nello scompartimento per i Prefetti. Qui, seduto in un angolo isolato, trovò un ragazzo avvolto in un mantello da viaggio scuro, che mostrava spavaldamente alcuni colori rosso e oro della divisa, pallido e con alcuni graffi sul collo. 
"Buongiorno, Remus. Nottataccia?" Gli chiese la ragazza, sollevando il suo baule sulla rete per i bagagli. 
"Scherzi? Ho cavalcato lungo le praterie come un Ippogrifo." Ironizzò, sollevando, contrariato, un angolo della bocca.
"Remus..." Disse Lily, a metà tra il divertito e il dispiaciuto. 
"Ero nervoso per oggi. Non ho finito i compiti di pozioni." La rassicurò, sorridente. "Ora dobbiamo fare il nostro dovere, no?" E si alzò, prendendo la spilla di Prefetto dal baule e appuntandosela al petto. 
"Giusto." Anche Lily fece la stessa cosa e lo seguì per i corridoi del treno. 


"E voi cosa fate?!" Lily era furiosa. Era a dir poco esterrefatta, quando aveva scoperto che alcuni ragazzini del sesto anno di Serpeverde stavano provando la maledizione Cruciatus su una povera lucertola. 
"Sono fatti nostri quel che facciamo noi, ragazzina." Disse uno di loro, ergendosi in tutta la sua altezza. Era sicuramente più alto di Lily di due spanne.
"Si dà il caso" rispose lei "che io sia un Prefetto. E posso toglierti punti come, quanto e quando voglio."
Il ragazzino le lanciò un'occhiataccia. "Provaci!" Esclamò, sfoderando la bacchetta. "Cru..."
"Petrificus Totalus!" Gridò un ragazzo, dietro di lei. 
Lily, con la bacchetta alzata, pronta a difendersi, si girò di scatto. Un ragazzo alto, con una mano tra i capelli neri, la stava salutando. 
"Potter! Ero in grado di cavarmela benissimo da sola!" Gli sbraitò contro, mentre quello si allontanava repentinamente.
James Potter, alto, bello e abile giocatore di Quidditch, in tutta risposta, urlò, dall'altro capo del treno: "Lo prendo per un ringraziamento!" 
Non bastavano i ragazzini deficienti di Serpeverde, anche Potter. Non inizia bene quest'anno, non inizia affatto bene.
Poi, si girò verso il corpo che tentava invano di muoversi e, con la stessa freddezza con cui si rivolgeva a James Potter, chiese: "Come si chiama?"  
"Malfoy." Risposero quelli all'unisono. 
"Bene, bene, Malfoy." Lo toccò con un piede, per vedere le sue smorfie inespresse. "Sai, ti sei appena cacciato nei guai, perché non solo ti sto per togliere cento punti, ma questa sera stessa, fosse l'ultima cosa che faccio, andrò a parlare personalmente al direttore della tua Casa." Un ghigno le travolse le labbra.
Malfoy tentò di dire qualcosa, ma l'incantesimo gli teneva la bocca sigillata. 
"E dieci punti in meno anche a voi, signorini!" Aggiunse, guardando negli occhi i compari di quell'uomo. 
"Noi?!" Esclamarono quelli, bacchette alla mano, pronti a recitare Maledizioni di ogni genere.
"Sì, voi. Black, Black e Goyle. Potevate benissimo fermarlo." Bellatrix stava per lanciarle contro un incantesimo, ma Narcissa la fermò. Non valeva la pena rischiare per una sudicia Mezzosangue.
"Buon viaggio." Augurò beffardamente Lily, mentre si allontanava da quello scompartimento. Stava controllando anche gli altri, per sicurezza che questa nuova moda delle Arti Oscure non stesse dilagando sotto il loro stesso naso, quando arrivò Remus, trafelato.  
"Lily, ho incontrato James e mi ha detto quello che è successo e- Lo sapevo che non dovevo lasciarti andare da sola negli scompartimenti dei Serpeverde. Oh, perdonami, non mi sarei mai perdonato se- Per fortuna James era lì e-" Le stava dicendo, in un flusso di parole che, difficilmente, la ragazza riuscì a calmare.
"Remus, Remus, Remus. Va tutto bene. Sono qui." Gli disse. "E di' al tuo caro amico Potter, che mi sarei potuta difendere benissimo da sola. Ovviamente, non è cambiato per niente, in questo periodo. Arrogante, vanitoso." Sentenziò. Era stata irritata dal gesto del ragazzo. Aveva dato l'idea di essere una ragazzina alle prime armi, a cui serve la protezione di qualcuno più grande. 
A me non serve protezione. Men che meno, da un babbeo qual è James Potter. 
Remus sembrò tranquillizzarsi e sorrise, all'ultima parte del discorso. "Quest'ultima parte del treno la faccio io." Le disse. "Va dalle tue amiche. Sono preoccupate per te." 
"Grazie Remus." Gli sorrise e si allontanò da lì, alla ricerca di Emmeline e Alice. 
Dopo vari sbagli, aprì una porta che collegava due carrozze e si ritrovò Sirius Black e Peter Minus davanti.
"Black!" Trillò, felice di poterlo rimproverare. Sì, la ragazza godeva ogni volta che poteva rimbeccare uno dei Malandrini. Remus escluso, ovvio. E' troppo intelligente per stare con tre Troll come loro.
"Ho appena incontrato le tue amorevoli cuginette. Digli di finirla con quelle maledizioni o si ritroveranno molto presto di nuovo sul treno per Londra." Lo stesso ghigno di prima si dipinse, soddisfatto, sul suo volto.
"Cuginette? Ti sbagli, Evans, se pensi che scambierò mai una parola con quelle." E, con il sopracciglio ancora alzato, se ne andò, seguito dal suo pedante amico. 
Lily sbuffò, delusa dal fatto che non avesse potuto togliere punti a Black, e cercò nuovamente lo scompartimento delle amiche. 
Ma dove si sono cacciate?
Non le trovò per un bel pezzo, finché non vide un gatto nero vicino ad una porta.
"Tufla!" Esclamò Lily, prendendolo in braccio. Spiò nello scompartimenti e finalmente le vide. Emmeline e Alice -Preoccupatissime, aveva detto Remus- stavano giocando agli scacchi dei maghi. Alice, come al solito, vinceva. 
"Scacco!" Urlò questa, vittoriosa. 
"Non è ancora finita, cara Alice." Disse Emmeline, una ragazza dai lunghi capelli castani. 
Lily aprì la porta dello scopartimento con uno scatto ed entrò lì, sedendosi, stanca. 
"Lily!" Emmeline si alzò per abbracciarla, ma, con un gesto, Lily le fece intendere di non dedicarsi ai sentimentalismi. Quella, sbuffando, si risedette vicino alla scacchiera, sul quale Emmeline stava ancora ragionando.
"Allora, com'è andata quest'estate? Tua sorella?" le chiese, mentre faceva muovere la regina. 
"Il solito." Sospirò. "Io ho ignorato lei e lei ha ignorato me." Osservava il passaggio che si defilava fuori dal finestrino. 
"Remus ci ha detto cosa è successo. Tutto bene?" Chiese Emmeline preoccupata.
"Ma sì! Non c'è gioia più grande che togliere centotrenta punti ai Serpeverde!" Scherzò lei, pensando alle facce di Narcissa e Bellatrix Black appena se ne erano rese conto.
Tufla si arrampicò sul sedile e si adagiò per bene sulla scacchiera di Alice, facendo rotolare tutti i pezzi. 
"Tufla!" Esclamò Alice, prendendo il gatto e cercando di ricomporre i pezzi. "Un giorno lo farò mangiare dal cane di Hagrid!" Protestò.
Lily rideva mentre acchiappava il gatto, che fuggiva via indignato. 
"Lily Evans?" Chiese un ragazzo, entrando nello scompartimento. 
"Sono io." Disse, agitando la mano. 
Quello si avvicinò e le porse una pergamena arrotolata. "E' per te." Disse, un po' seccato, prima di andare via. 
Lily la analizzò attentamente e gemette: "Oh, no." La riconosceva quella pergamena dal fiocco viola.
"Cos'è?" Chiese curiosa Emmeline, gettandosi sulle mani della ragazza.
"Lumacorno. Vuole che vada da lui." Sbuffò, mentre si alzava in piedi e sistemava i capelli scompigliati.
Emmeline si lasciò andare ad una risata, mentre Alice chiese: "E' ancora fissato con questa storia del club personale? Possibile che non abbia mai pensato che è una cosa alquanto ridicola?" 
"A quanto pare no." Disse rassegnata Lily. 


-SPAZIO AUTRICE-
Salve, lettori! Ci sono alcune cose che dovete sapere su questa storia. Se pensate di avere un dejà-vu, tranquilli, è normale :P Perché questa storia l'avevo già pubblicata precedentemente e ora la sto riproponendo in versione "restaurata", per così dire :D
Spero vi piaccia!
Mi lasciate una recensione per il bene comune? Grazie! :D
Un bacione, 
PhoenixQuill

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Capitolo 2
*** Un Patronus per i Malandrini. ***




                                                                                  2 - Un Patronus per i Malandrini.


Lily arrivò alla porta dello scompartimento di Lumacorno. 
Ammirava molto il suo professore di Pozioni, ma trovava, utilizzando le parole di Alice, "alquanto ridicolo" questo circolo di studenti che creava attorno a sé. Ai primi incontri, pensava che gli invitati fossero solo studenti più abili di altri nel preparare pozioni, poi notò qualcuno con un genitore o un parente o un conoscente famoso, infine altri ragazzi che se la cavavano anche con Difesa Contro le Arti Oscure. 
Lily aveva capito ben presto che il suo professore non voleva essere circondato da studenti eccellenti, ma da persone che riuscissero, in un modo o nell'altro, ad attirare l'attenzione su di essi. 
Incontrava spesso Severus in quelle riunioni, ma la maggior parte del tempo la trascorreva con Remus e una ragazza Corvonero, cercando di ignorarlo. 
Con una stretta allo stomaco, Lily abbassò la maniglia dello scompartimento ed entrò. Un forte odore di frittura la travolse, segno che il professore doveva aver già fatto portare il pranzo per i ragazzi. Si guardò attorno, ma né Remus né la ragazza di Corvonero, Zoe, erano lì. Vide, invece, Severus, circondato da Avery e Mulciber. Stavano parlottando tra di loro. La ragazza si sentì come se le avessero tirato un pugno allo stomaco, quando per un momento gli occhi neri che tanto conosceva incontrarono i suoi verdi. 
Nella testa le rimbombarono le parole: "Sudicia Mezzosangue!" Alcune immagini si susseguirono nella sua mente, tanto da travolgerla. Severus che la difendeva dalla sorella, loro che andavano in giro per poter scoprire meglio la scuola, lei che lo aiutava con Trasfigurazione.
"Lily?" Remus le scuoteva una mano davanti gli occhi. 
"Sì?" Disse quella, distolta, finalmente, da quei pensieri.
"Provo a chiamarti da un pezzo, ormai." Sorrise il ragazzo. Guardò poi nella stessa direzione dove stava guardando lei.
"Capisco." Accennò. "Vieni, andiamo a sederci da un' altra parte."
Lily lo seguì, gli occhi bassi e un'espressione sconsolata dipinta sul volto. "So a cosa stai pensando" le disse.
"No, non lo sai..." Sospirò, guardando fuori dal finestrino.
"Oh, sì invece." Le disse, un dito puntato contro. "Ti conosco abbastanza bene da affermare che stai pensando a due anni fa."
Lily sospirò, ancora una volta. 
"Quella volta, James non fu-" Tentò di dire, ma Lily lo interruppe subito con un palmo della mano aperto vicino a lei. "Non mi parlare di Potter!" sbottò. 
"Avanti, Lily! Quando gli darai una possibilità?" Chiese, sinceramente divertito dai due. Sembrava quasi la trama di un romanzo. Lui è innamorato di lei, ma lei lo odia. 
Potrei iniziare a scrivere su loro due. Potrei diventare come quel tizio, come si chiamava? Poll? Tacchin? Allock!
"Mai!" Lily era sconvolta alla sola idea di uscire con quel bellimbusto. 
"Miei cari ragazzi!" Tuonò il professor Lumacorno, massaggiandosi il corpetto color pervinca che aveva indossato quel giorno. "Come sono felice di vedervi!" 
"Buongiorno professore. Ha passato una buona estate?" Chiese Remus. 
"Meravigliosa, ragazzo mio. Certo, sempre impegnato, però! Tutti a cercare il professor Lumacorno per ringraziarlo! Giuro di non aver mai avuto un'estate così frenetica!"
La stessa frase ripetuta già sette volte per sette lunghissimi, esasperanti anni. 
"E tu, Lily cara?" Disse, stringendole forte la mano.
"Bene, professore. I miei genitori la ringraziano per la visita di quest'estate." Gli sorrise.
"Dovere, ragazza mia, dovere! Mi sembra giustissimo andare a trovare i genitori dei miei alunni migliori!" 
E prima che Lily potesse ringraziare o arrossire per il complimento, il professore si fu già voltato per cercare un ragazzo di Tassorosso. 
"Lo ammiro molto, ma è attirato dalla fama, come un moscerino con un neon." Ammise Remus. 
"Non sarebbe un Serpeverde, se no." Lo appoggiò Lily. 

 
"Scommetto che non capireste mai che incantesimo ho imparato quest' estate!" James Potter agitava debolmente la bacchetta, mentre i suoi due amici, Sirius e Peter, si facevano avanti, avidi di scoprire il suo segreto. 
"Se hai scoperto un nuovo modo per prendere in giro Mocciosus, sono tutt' orecchi!" Esclamò Sirius.
"Sono sicuro che sarà fantastico!" disse Peter, in una cascata di complimenti.
"No, niente a che fare con Mocciosus. Mi sono già divertito abbastanza con lui questi anni." Rise. "Voglio diventare un Auror, ragazzi."
Sirius e Peter si guardarono negli occhi, sconcertati, per poi lasciarsi andare ad una lunga risata.
"Un Auror? James Potter, ti hanno fatto il lavaggio del cervello?" Latrò Sirius. 
James, infastidito, afferrò saldamente la bacchetta e pronunciò: "Expecto Patronum!" Nello scompartimento, apparve un cervo d'argento, che si trattenne il tempo necessario per poter essere osservato dai due malandrini, e poi, scappò via, per i corridoi del treno. Sirius e Peter si zittirono immediatamente. 
"Quello era un Patronus!" Squittì Peter.
"Cos'altro, altrimenti, zucca vuota?" rispose seccato James. 
"E' fantastico..." Riuscì a dire Sirius. "Come... Come hai fatto?"
"Mio padre. E' stato il primo incantesimo che mi ha insegnato appena gli ho detto di questo mio progetto." 
Remus aprì la porta di scatto. "Quello era un Patronus!" Esclamò.
"Bentornato, Lunastorta! Hai assistito anche tu al prodigio?" Disse Sirius, leggermente seccato. 
"E' più che un prodigio! Quello è uno degli incantesimi più complicati che un mago possa fare!" Gli sillabò contro.
Peter iniziò a ricoprire di complimenti James, mentre Sirius provava e riprovava con la sua bacchetta. 
"Non è così semplice, Felpato. L'incanto Patronus è uno dei pochi incantesimi, che oltre che con il movimento, devi fare anche con la mente." Tentò di dirgli Remus.
"Avanti, geniaccio, spiegami!" Sirius pendeva dalle labbra del suo amico. Non poteva perdere un'occasione per farsi lodare da altri.
"Due Cioccorane. E un pacco di Gelatine." Sentenziò lui. 
"E va bene, ricattatore che non sei altro!" Sirius uscì dalla tasca due Cioccorane. "Il pacco di Gelatine lo prendo appena passa il carrello."
Remus controllò le due scatole. Poi prese la bacchetta e scandì: "Aparecium!" Dalle due scatole non venne fuori niente e Remus si sentì al sicuro. Più volte, quel malandrino, nel vero senso della parola, gli aveva rifilato scherzi di Zonko in falsi pacchi di Cioccorane.
"Per produrre un Patronus, devi pensare al ricordo più bello che hai. E non è facile. Non tutti i maghi riescono a produrre un Patronus come quello di James. Un buon Patronus è simbolo di un mago esperto e intelligente."
"Mi sembra di leggere un libro." Sbuffò Sirius.
James prendeva per sé tutti quei complimenti.
Al che, il ragazzo prese la bacchetta ed esclamò: "Guarda un po', Ramoso!" 
Strinse gli occhi, fece passare qualche secondo e poi disse: "Expecto Patronum". Un cane argenteo fuoriuscì dalla sua bacchetta e andò ad inseguire il cervo che era sparito qualche minuto prima.
Remus guardò sbalordito l'amico. 
"A... A cosa hai pensato?" Chiese, con gli occhi spalancati. 
"Segreto! Dai, provaci anche tu Lunastorta!" Lo esortò lui. 
Remus guardò un po' sospetto il punto dove il cane era sparito. Poi, afferrò la bacchetta e scandì anche lui: "Expecto Patronum!" Un lupo d'argento si formò dal nulla e sparì nello stesso punto dove erano spariti sia il cervo che il cane. 
"Meraviglioso!" Squittì Peter. 
"Provaci anche tu, Codaliscia!" Lo spronò Remus. 
Peter prese la sua bacchetta ed esclamò: "Expecto Patronum!" Ma ci furono solo due scintille e una pernacchia. Sirius e James iniziarono a ridere sguaiatamente. Anche Remus sorrise. 
"A cosa avete pensato voi?" Chiese il ragazzino, rosso come la bandiera del Grifondoro. Tutti si fecero seri.
"Ai Malandrini!" Esclamarono all'unisono. 
In quell'istante, Peter diventò ancora più rosso. "Anch'io, ma non è uscito niente..." 
Il ragazzino ci provò per tutta la durata del viaggio, finché Sirius non disse: "Ragazzi, eccoci. Siamo tornati a casa."

-SPAZIO AUTRICE-
Eccomi qui, con un nuovo capitolo aggiornato solo per voi :D
Ringrazio tutti quelli che mi seguono, come chi recensisce e chi mette le mie storie tra le preferite, le ricordate o le seguite!
Una recensione, anche piccina, e vi do un biscotto della McGranitt u.u 
Un bacione a tutti,
PhoenixQuill

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Capitolo 3
*** Dieci punti ad una pozione di James Potter. ...Oh, ma per favore! ***




                                          3 - Dieci punti ad una pozione di James Potter. ...Oh, ma per favore! 


Le lezioni ad Hogwarts si protraevano già da una settimana e, come ogni anno, Lily aveva l'orario pieno, insieme ad Alice. Emmeline, invece, si limitava a frequentare i suoi corsi di Storia della Magia, Incantesimi, Erbologia, Difesa contro le Arti Oscure e Astronomia. 
"Non sono fatta per la scuola." Affermava ogni qualvolta che le consigliavano di applicarsi di più. 
In più, le cose nel mondo magico non andavano affatto bene. I giornali continuavano a parlare di un gruppo di maghi che praticavano magia oscura sui Nati Babbani e a cui piaceva definirsi Mangiamorte. Inoltre, erano guidati da quello che si diceva fosse uno dei Maghi Oscuri più potente di tutti i tempi.
"Hai letto l'articolo di Elphias Doge sulla "Gazzetta" di oggi?" Chiese Alice la domenica sera, mentre era intenta a rimuovere alcune macchie d'inchiostro dalla sua pergamena. 
"Quale articolo?" Lily, distesa sul letto, faceva apparire alcuni sbuffi colorati dalla sua bacchetta.
I Nati Babbani. Uccidono i Nati Babbani.
"Dice che ci sarà una guerra." Asserì grave Alice. 
"Una guerra?" Lily si mise a sedere sul letto, stringendo ancora di più la sua bacchetta. Emmeline, che fino ad allora era stata piegata vicino al suo baule per cercare "quel maglione rosso! Ero sicura di averlo portato!" tese le orecchie per ascoltare meglio. 
"Sì." Confermò Alice. "Questo Signore Oscuro o, come vuol essere chiamato, Lord Voldemort è un mago davvero potente. Dicono che abbia le stesse capacità magiche di... Silente!" Sussurrò l'ultima parola, anche se, essendo chiuse nella loro stanza, nessuno poteva sentirle.
"Quel Doge dev'essere davvero suonato!" Esclamò Emmeline. "Nessuno è più potente di Silente! Nessuno!" 
"Ma se fosse davvero così? Lily, ascoltami. Dicono che questo Mago Oscuro...  Beh, dicono che odi i Babbani. E i maghi nati da Babbani."  
La ragazza le rispose dicendo che lo sapeva bene. I giornali non fanno che parlarne.
"Ci sono alcune morti misteriose tra i Babbani... Nessun segno di strangolamento, o violenza, o..." Alice deglutì. 
"Dove vuoi arrivare?" Chiese Emmeline, ormai seduta sul letto di Alice e dimenticato il maglione rosso. 
"Come una morte naturale." Sospirò. L'amica la guardò torva, poi spiegò: "Non capisci? Hanno usato l' Anatema che Uccide!" 
"Ma... ma..." Balbettò lei, per tutta risposta. "Avete sentito la professoressa, no? E' un incantesimo che devi volere! Non basta solo una formula e alcuni gesti con la bacchetta!"
"E' proprio questo il punto, Emmeline." 
Lily si avvicinò alla finestra, seguita con lo sguardo dalle due ragazze e sospirò. 
Di guerre magiche ne ho studiate così tante, da capire che quando una inizia non finisce semplicemente con una stretta di mano tra amici.

 
"Dieci punti a Grifondoro!" Ruggì il professor Lumacorno. "Potter, mi sorprendi! L' anno scorso non sapevi distinguere un bezoar dalle milze di pipistrello e ora mi enunci bene anche la terza legge di Golpalott."
Lily Evans era indignata. Non solo quello stupido di Potter aveva saputo recitare una delle più difficili regole della sua materia preferita, ma aveva anche guadagnato dieci punti! 
Lei si girò dall'altra parte, pensando a come scoprirlo con le mani nel sacco, con una conseguente sottrazione di punti. Sarebbero stati proprio dieci, per puro caso. Alice sorrise, vedendo la sua faccia scura. 
"Quello- stupido- Potter!" Sussurrava irritata, una parola ogni taglio di radici di valeriana. 
"Ti farai male così." La avvertì Alice, che ora guardava impaurita la lama del coltello. 
"Ma non hai visto? Potter che risponde a una domanda! Di Pozioni!" Disse disgustata. 
"Non puoi dire che non sia mai stato portato-" Provò lei. 
"Si, ma non per Pozioni!"
Lo odio. Odio quel Potter. E' uno stupido, un arrogante. Uno gnomo ha di certo un quoziente intellettivo superiore.
"Sei solo invidiosa che qualcuno sia riuscito meglio di te nella tua materia." La canzonò Alice.  
"Io non sono affatto invidiosa. Io sto solo affermando che essere superata da Potter nella materia di Lumacorno è come se un Troll vincesse una gara d'intelligenza contro Silente!" 
"Ti reputi il Silente delle Pozioni?" Alice era davvero divertita dalla scena. Era uno spasso, ogni volta che James Potter ne faceva una delle sue ed era beccato da lei. Sentiva sempre "Potter di qua, Potter di là". "Dov'è Potter? Quando non lo vedo, molto probabilmente è perché sta architettando uno dei suoi scherzi." Oppure: "Oh, ecco Potter. Insieme ai suoi amichetti. Parlottano. Molto probabilmente, è perché sta architettando uno dei suoi scherzi." O anche: "Potter mi impedisce la visuale" -quando in realtà quel povero ragazzo era distante metri da ciò che Lily doveva vedere-, per non parlare dei continui: "Dovrei togliere dei punti a Potter." 
Qualcuno bussò alla porta, abbastanza forte da distrarre Alice dai suoi pensieri, come li definiva lei, divertenti.
"Avanti!" Disse il professor Lumacorno, con il suo vocione. 
Un ragazzo alto e un po' robusto aprì la porta.
"E tu sei...?" Chiese il professore. 
"Frank Paciock, signore." Rispose quello, chiudendosi la porta alle spalle.
"Oh, no!" Alice si nascose dietro il suo calderone, facendo finta di prendere qualcosa da terra.  
Frank avanzò nell'aula e si avvicinò al professore per chiedere se avesse alcuni guanti di protezione in più per la professoressa Sprite. 
"Certo, ragazzo mio! Pomona sarà più che lieta di questi guanti, sai? Sono di pelle di..." Le ultime parole svanirono nell'aria, mentre il professore andava in un'altra stanza. 
Frank rimase lì, ad aspettare. Poi, scorgendo Alice a secondo banco, la salutò, con un sorriso che, di certo, non si rivolgeva ad una che consideravi solo un'amica. 
"Ciao." Sussurrò Alice di rimando. Si piegò un'altra volta per allacciarsi le scarpe, ma, più che altro, voleva nascondere le sue guance ormai a fuoco. 
"Ecco a te, figliolo!" Frank ricevette alcune paia di guanti dalle mani del professor Lumacorno. "Sono ottimi! Immagina che con questo stesso modello, hanno trovato milioni di antidoti. Modestamente, me li ha regalati un caro ragazzo, che chiede sempre di me. Trattali con rispetto, figliolo!"
"Lo farò." Affermò Frank, e se ne andò dall'aula, non senza aver rivolto un altro gran sorriso ad Alice. 
"Quando glielo dirai?" Chiese Lily, osservando con un gran sorriso sornione la povera ragazza che -si vedeva- necessitava d'acqua al più presto. 
"Cosa?" Alice sembrava essere in un altro mondo. Gli occhi le scintillavano e le guance erano di un rossore innaturale. 
"Che sei pazza di lui." Le disse con nonchalance, mentre sezionava lo stomaco di un topo. 
"Cosa?!" Esclamò quella, facendo rovesciare un po' di acqua del fiume Lete per terra.
Il professore tossicchiò. Alice, in men che non si dica, estrasse la bacchetta e ripulì per terra. 
"Non lo dire mai più!" Sussurrò dopo, più rossa degli stessi capelli di Lily. 
Lei, d'altro canto, sorrise. Eppure non doveva essere così difficile. Anche Frank era innamorato di lei, non c'era dubbio. 
"Guarda, Lily!" Alice indicò un punto del suo banco. Dove prima c'erano solo alcune fiale, ora stava comparendo un giglio bianco1. "Che meraviglia!" Sospirò. 
Lily si guardò intorno. Non aveva certo bisogno di prove per sapere chi ne fosse l'artefice, ma voleva esserne sicura. 
E, infatti, eccolo lì! Bacchetta che volteggiava nell'aria, puntata proprio sul punto dove il giglio si stava man mano componendo, James Potter le sorrideva beffardo. 
"Potter!" Disse a denti stretti, lanciandogli un'occhiataccia. 
"Avanti, Ramoso, finiscila! O il prefetto Evans ti potrà togliere i tuoi meritatissimi dieci punti!" Affermò solenne Sirius. 
Lily, per niente divertita dalla battuta, si girò, prese la bacchetta e pronunciò un contro incantesimo. Il giglio sparì all'istante. 
"Black, sta' attento. Potrei toglierli a te!" Soffiò. 
"Uuh, che paura!" La beffò, guadagnandosi una gomitata nel petto da parte di Remus.
"Peccato..." Disse Alice, una volta che la bacchetta era scomparsa sotto la divisa di Lily. "Era così bello..." 
"Basta così!" Tuonò Lumacorno ad un certo punto, i grossi baffi che vibravano. 
Una fiala comparì vicino ad ogni calderone e prese un po' di pozione. Poi, con un secco gesto della bacchetta, si avviarono verso la cattedra, pronte ad essere analizzate dall'insegnante. Ne scartò prima una color verde menta, completamente diversa dal risultato che avrebbero dovuto raggiungere. Poi, con un sorriso, afferrò una fiala.
"Osservate attentamente questa pozione, ragazzi. E' dello stesso colore che dovrebbe essere a questo stadio. Un bel rosso scarlatto. E vediamo un po' di chi è... Anche se non ho dubbi!" Disse, guardando Lily. 
Ottimo, pensò. Ecco i miei dieci punti in arrivo.
Il professore sfiorò la fiala con la bacchetta, dove apparì un nome. Lumacorno parve sorpreso. Lesse e rilesse quel nome, poi aprì un cassetto da cui fuoriuscì alcuni occhiali, che inforcò rapidamente. 
"James Potter! Lavoro eccellente! Venti punti ai Grifondoro!" Tuonò un'altra volta. 
Lily si lasciò sfuggire un alterato "Cosa?!" 
Che mondo è questo? Potter che prepara una pozione e gli riesce anche? Potrei vomitare.
"Ma ovviamente abbiamo anche la pozione di Lily che è meravigliosa. Altri venti punti!" Disse nuovamente soddisfatto, indirizzandogli un sorriso che Lily ricambiò a stento.
1- Il giglio è il fiore da cui il nome Lily deriva.

 
"A quale gioco stai giocando, Potter?" Gli chiese Lily, una volta usciti dall'aula.
Remus, Sirius e Peter si guardarono negli occhi per poi decidere di svignarsela. Peggio di una Evans arrabbiata, c'era solo una Evans arrabbiata per essere stata superata in Pozioni. 
Li chiamavano amici.
"Cosa dici?" James si passò una mano tra i capelli e sorrise. La stragrande maggioranza della popolazione femminile della scuola avrebbe dato oro per quel momento. 
"Hai capito bene, Potter! Ti sto tenendo d'occhio da un bel po' e sto notando come i tuoi voti stiano migliorando a vista d'occhio!" Gli sputò contro.
Guarda, guarda. La Evans mi tiene d'occhio. "Solo perché uno ha deciso di mettere la testa a posto, tu pensi che abbia qualcosa in mente?" Le chiese, realmente divertito.
"Se quel qualcuno sei tu, Potter, allora sì!" 
"Oh, Evans, andiamo!" 
Lily gli lanciò un'occhiataccia, poi se ne andò via infuriata, imboccando il corridoio che la portava alla lezione di Difesa Contro le Arti Oscure.
In quel momento, uscì anche Piton fuori dall'aula. 
James, accertatosi che Lily fosse il più lontana possibile, estrasse la bacchetta e pensò Levicorpus!
Piton venne sollevato per una caviglia e fatto gironzolare per il corridoio. 
Gli altri tre, tornati non appena avevano constatato che la Evans andava a sbollire in un altro posto, evitarono un urto contro il ragazzo e scoppiarono a ridere, non appena videro che era Mocciosus quello ad essere appeso per le caviglie e girovagava per il corridoio. Sirius estrasse la bacchetta e stava per esclamare: "Gratta e Netta!" quando James lo lasciò cadere. 
Sirius contrasse il viso in una smorfia, osservò prima Piton, poi James e disse: "Ehi, Ramoso, volevamo divertirci anche noi!" "Siamo maggiorenni, ormai, Felpato. E' stupido divertirsi così." James abbandonò un Piton furioso riverso per terra, pronto a promettergli che lo avrebbe ripagato a tempo debito.
Remus, invece, sorrise. I suoi ragazzi avevano finalmente deciso di crescere. O, almeno, uno sì. E chi sa, se avrebbe trascinato con sé gli altri due?

-SPAZIO AUTRICE-
Sono tornata! :3 Scusate il ritardo, ma ho un mare di cose da fare D: A malapena, riesco ad amministrare la pagina su Fb D: 
Grazie a quanti leggono la mia storia e a chi la recensisce :D 
Un bacione a tutti, 
PhoenixQuill

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Capitolo 4
*** E' il tuo momento, Ramoso! ***




                                                                      4 - E' il tuo momento, Ramoso!


Un tiepido sole di fine settembre tingeva il prato di Hogwarts di alcune sfumature arancioni. Il verde croccante degli alberi si trasformava man mano in un giallino o in un rosso acceso. 
Sotto uno di questi alberi, un faggio, per la precisione, alcuni ragazzi si riposavano. Uno, dai capelli castani e il volto segnato dalla stanchezza, aveva un libro poggiato sulle gambe, mentre accarezzava con la sua bacchetta alcune ciocche di capelli. Due, in disparte, ridacchiavano e scherzavano: uno di loro, alto, con i capelli neri e il volto cerchiato da alcuni occhiali quadrati, faceva volare via un boccino per alcuni centimetri, per poi riprenderlo al volo e fingere, con alcuni gesti delle mani, di non meritarsi gli applausi dell'altro, basso, tozzo e con i capelli color biondo cenere. Un altro ancora, alto e con i capelli scuri anche lui, cercava di Trasfigurare una piuma in una piantina. 
"Avanti..." Sussurrava, visibilmente stizzito. Agitava la bacchetta convulsamente, ma l'unico risultato decente fuoriuscito da quella serie sfortunata era un ramo secco, che si contorceva su sé stesso al minimo alito di vento. 
"E' inutile. E' una materia in cui non riuscirò mai a brillare." Sbottò alla fine, chiudendo il libro poggiato sul prato e lanciando la bacchetta nella tracolla.
Remus, affianco a lui, ripeté lo stesso incantesimo e, finalmente, il ramo secco si trasformò in una piantina rigogliosa. Sirius sbuffò, ma lui aggiunse comunque: "Il movimento era circolare, non rettangolare, Felpato."
Sirius non badò alle sue parole e si distese sull'erba. Osservò la chioma ampia dell'albero e alcuni uccelli, che vi avevano fatto il nido proprio lì, cinguettavano allegramente, inseguendosi tra i rami. 
"Ramoso" Disse d' un tratto, non distogliendo lo sguardo da quella scena. 
"Sì?" Chiese quello, mentre afferrava per l'ennesima volta il boccino e per l'ennesima volta agitava la mano di fronte ai gridolini eccitati del compagno.
"La squadra di Quidditch. Tra un po' avremo la partita." Gli ricordò. 
"Giusto." Si batté una mano sulla fronte e, dopo, con un gran sorriso, disse: "Provvedo subito."
Prese la bacchetta da sotto il mantello e, rapidamente, fece comparire alcune pergamene, che, ancor più rapidamente, furono mandate in direzione della scuola. 
Il lungo silenzio, spezzato solo dalla fievole brezza che produceva la bacchetta di Sirius spostando le foglie, mantenne finché Sirius stesso non disse: "Ramoso, stavo pensando..."
"Sì?" 
Stavo pensando, eh? Vorrà sicuramente qualcosa.
"Lumacorno ti ha invitato alla sua prossima festa, vero?" 
Sei troppo prevedibile, Felpato.
"Oh, sì." Disse, con noncuranza. Adorava farlo crogiolare nel suo brodo. 
"Beh, è la volta buona che andiamo tutti e quattro insieme. Io posso venire con te e Codaliscia con Lunastorta." Propose, girando il volto per indicare Remus e Peter.
"Non andrò." Rispose, nascondendo un sorriso. Ora darà di matto. 
"Cosa?! E perché no?" Esclamò l'altro, rizzandosi in piedi. Le sopracciglia arcuate sulla sua fronte indicavano il suo già evidente stato di agitazione.
"Mi hanno raccontato cosa fanno in quelle feste." Ribatté James, per nulla scosso dal turbamento del suo amico. "Non sono altro che decantazioni di Lumacorno"
Remus approvò con uno sbuffo. 
"Avanti, Ramoso, cosa importa?" Esclamò ancora, agitando le braccia sopra la testa. "Ci penseremo noi a movimentare la festa!" 
"No, Felpato. Se vuoi andarci al posto mio, ti cedo volentieri il mio posto."
Lo sta facendo impazzire, ridacchiò anche Remus. 
"E se ti ricattassi?" Sirius, con un colpo "Accio!" aveva tolto gli occhiali a James.
"Oh, e va bene! Ci andremo!" Strepitava ora lui, tastando il prato per trovare la bacchetta dispersa. "Se solo avessi la mia bacchetta! Oh, eccola!" Il ragazzo la prese in mano, ma Sirius lo disarmò, canzonandolo.
"Allora?" Rincarò, ancora.
"D'accordo, d'accordo. Ma ora ridammi occhiali e bacchetta!" Si lamentò. 
Sirius depose gli occhiali sul naso di James e gli consegnò la bacchetta, ma una volta deconcentrato, fu sollevato per aria. 
"Ehi!" Esclamò, penzoloni, mentre Peter rideva e Remus faceva finta di non vedere. "Sono un Prefetto, io!" Strillava ogni volta. 
"Occhio per occhio, dente per dente, amico mio!" Rise James, realmente divertito da quella scena. Alcune ragazze, rosse in volto, indicavano Sirius, la cui camicia ricadeva sul petto, lasciando scoperto buona parte del busto. 
"Io non sarei così contento. Allarme rosso a ore due." Avvisò Peter, stiracchiandosi sul prato. 
Da lontano, infatti, una chioma di capelli rossi si precipitava verso di loro. Sirius fu scaraventato per terra, mentre James fece appena in tempo a nascondere il boccino dentro la borsa. 
"Felice di vederti in queste condizioni, Black." Disse Lily Evans, braccia conserte e sguardo a metà tra il soddisfatto e il furioso.
"So che sei qui per vedere i miei addominali, Evans. Nessuna può resistermi."
"Black, piuttosto che vedere te senza camicia, preferirei fare un giro su un Ungaro Spinato." Lily arricciò il naso e, voltandosi, si rivolse all'unico dei quattro con cui poteva scambiare quattro parole senza impazzire dalla rabbia.
"Remus. Come stai?" Chiese, con dolcezza. Aveva notato a lezione la sua aria un po' distratta e la tendenza ad appisolarsi di nascosto. 
"Scherzi, vero?" Chiese, con un mezzo sorriso. 
"Non potrei mai, lo sai." Gli disse, ricambiando con uno stiramento di labbra. "Ma mi dispiace informarti che non sono qui per te. Piuttosto..." Lily si erse in tutta la sua fierezza, di fronte a un James Potter falsamente interessato ad un libro. Finse di accorgersi di lei solo nel momento in cui, con la sua ombra, coprì le pagine e, con un sorriso, disse: "Evans! Non riesci a resistermi e sei qui per me, vero?"
Sirius e Peter trattennero a stento le risate.
Non cambierà mai, pensò Remus.
"Non riesco a resistere dal toglierti punti! Cos'è questo coso?" Lily sventolò una pergamena di quelle inviate pochi minuti prima da James. 
"E' per la mia squadra di Quidditch, Evans. E' illegale anche il Quidditch, ora?" Si alzò in piedi. Era di una spanna più alto di lei. 
"Ovviamente no, ma questi" e la sua mano fece sventolare più forte la pergamena "stavano per prendere un gruppo di ragazzini del secondo anno."
A ben vedere, il foglio era abbastanza logoro e stropicciato. Lily doveva essere intervenuta con un Incantesimo Scudo. 
"Dovevano stare più attenti." La liquidò James con un gesto della mano. 
"Potter, per la prima volta mi stai mettendo in difficoltà. Cosa fai? Tenti di accattivarti i professori?" Gli disse, tagliente. "Ma sappi che ti beccherò. Un giorno di questi, ti beccherò!" E se ne andò, più infuriata che mai.

 
"Arrogante, prepotente, viziato, stupido e-" 
"Lily, Lily, abbiamo capito che lo odi." La fermò Emmeline. 
Loro due, insieme ad Alice, erano sedute vicino al camino della Sala Comune e finivano i compiti. Più che altro, tentavano di far sbollire Lily. Arrabbiata per... Indovina un po'? Potter, rise sotto i baffi Alice.
"Voi non capite! Quel vigliacco stava per mandare in infermeria almeno tre ragazzini del secondo anno! Tre!"
"Di che Casa erano?" Chiese Emmeline, spostando la sua piuma dal calamaio al foglio.
"Erano di Serpeverde e-"
"Allora, il male è poco." Concluse lei, con una scrollata di spalle.
"Emmeline! Oh, avresti dovuto vedere, quella pergamena-" Stava ricominciando, trattenendosi a stento dall'urlare.
"Non esagerare, Lily..." La avvisò Alice. "Una pergamena non ha mai ucciso nessuno."
"Ma la pergamena di Potter lo avrebbe fatto! E' stato anche abbastanza fortunato. Non gli ho levato alcun punto."
"Li avrebbe recuperati tutti con il Quidditch." Rispose Emmeline, compiacendosi del suo tema terminato.
"Oh, si, dimenticavo! James Potter, il gran capitano della squadra di Quidditch!" E prese il libro di Trasfigurazione, sfogliando violentemente le pagine, per concentrarsi sugli Animagi. 
"Piuttosto, hai saputo che Lumacorno ha organizzato un'altra delle sue feste?" Emmeline si avvicinò al caminetto e sillabò: "Incendio". Un fuoco scoppiettante prese vita all'interno. 
"Sì." Sbuffò ancora. "Una ragazzina mi ha fermata questo pomeriggio, mentre andavo nelle serre e mi ha dato la sua pergamena."
"Quand'è?" Chiesero all'unisono Alice ed Emmeline. 
"Tra due giorni. Non voglio andarci." Si lamentò lei. 
"Non vorrei mai essere nei tuoi panni. A proposito, ho una bella notizia per te!" Disse Emmeline, con un sorriso malizioso in viso. 
"Sarebbe?" Chiese, sollevando un sopracciglio. 
Quando fa quel sorrisino, non è mai nulla di buono.
"Lumacorno ha invitato anche il tuo più grande amore, James Potter."
"Questa non è una bella notizia." Sbottò lei. "Come l'hai saputo?" Le chiese, poi.
"L'ho visto mentre la ragazzina gli dava la sua classica pergamena con il nastro viola."
"Beh, sarà.." Alice si fermò un attimo per trovare il termine adatto "...lieto di invitarti. E tu sarai altrettanto lieta di accettare."
Emmeline esplose in una risata. 
"Preferirei uscire di gran lunga con la Piovra gigante!" Sbottò lei e riprese dal punto in cui si era interrotta: "Sono Animagi le persone che riescono a trasformarsi in animali, senza però perdere le proprie capacità mentali. Gli Animagi sono regolamentati dal Governo stesso e tutti coloro che riescono in questa trasformazione sono registrati in uno speciale elenco del Ministero. Chi non denuncia la propria abilità, può incappare in pesanti sanzioni, finanche ad arrivare a reclusione per alcuni mesi."

 
"Assolutamente pessimo." James Potter era seduto sugli spalti dello stadio, mentre tentava di mettere in piedi una squadra. Era ormai buio pesto.
Un ragazzo del terzo anno si era candidato come Cacciatore, ma aveva lasciato cadere la Pluffa più di una volta. 
"Via dal campo!" Urlò. Il ragazzo, un certo Perry, se ne andò abbacchiato. 
"Era l'ultimo, Ramoso!" Esclamò Sirius, in groppa alla scopa dall'altra parte del campo. 
"Per fortuna!" 
James, notevolmente irritato, scese dagli spalti. Remus e Peter, che avevano ripetuto Erbologia, lo raggiunsero in pochi minuti. 
"Ho notato vari talenti." Ironizzò Remus.
"Taci, Lunastorta." Ringhiò lui.
Anche Sirius li raggiunse, poggiando i piedi sul terreno dopo ore di volo. "Orribile. Un' indecenza. Centinaia di ragazzi Grifondoro e uno che ne capisca qualcosa di Quidditch!"  
"Non me ne parlare. A parte Canon come portiere, tu come Cacciatore e Paciock come Battitore non c'è nessun altro che chiamerei per la squadra!"
"Potremmo giocare noi!" Propose Peter. 
"Tu, Codaliscia? Ma se non riesci a stare su una scopa per neanche cinque secondi!" Sbottò ancora, grattandosi la fronte.
"James, ora calmati. Non è colpa nostra se quelli che si sono candidati non sanno giocare." Sbottò Remus, afferrando la tracolla.
Il ragazzo si fermò. "Hai ragione. Scusa." Stette in silenzio per tutto il tragitto fino alla Sala Comune. 
Sirius sbuffava ogni tanto, mentre Remus tentava di sistemare la sua divisa con un incantesimo. Peter trotterellava dietro di loro. 
Arrivati alla loro torre, Peter squittì "Mandragola" e il ritratto si aprì per lasciarli entrare. 
I quattro presero posto vicino alla finestra, su alcune poltroncine abbastanza comode. James, stanco, si guardò attorno. 
"Non c'è la tua bella, Ramoso. E' in giro per la ronda." Lo avvertì Remus.
"Ma io non cercavo Lily..." Disse, cercando di sviarli.
"Oh, no. Non la cercavi. E non andresti da lei se ti dicessi che è sola al terzo piano, vero?" Ridacchiò Sirius, indicando la Mappa che teneva dispiegata nelle mani.
"Oh, avanti, lo so che sta con le sue ami-"
Proprio in quel momento, Alice ed Emmeline scesero dal dormitorio delle ragazze, pronte per andare a cenare. 
"E' il tuo momento, Ramoso!" Lo spronò Peter. 
James gli fece un sorriso. Poi, con il mantello dell'invisibilità, uscì fuori dalla sala comune, compiaciuto. 

 
Nei corridoi, non c'era nessuno. Solo Lily girovagava da sola per controllare che tutto fosse in ordine. 
I ritratti dentro i quadri la salutavano cortesemente, quando passava vicino. 
James, nascosto, la seguiva a passi felpati. Era solo con lei, ora, ma non voleva mostrarsi. Così poteva osservarla mentre alzava la mano in un cenno verso i quadri, mentre controllava che non ci fossero incantesimi a tenderle un agguato. Avrebbe ascoltato la sua voce in un tono amichevole, e non in quello odioso che gli rivolgeva sempre.
Un rumore di passi affrettati, però, ruppe la magia del momento. Lily si voltò verso il punto in cui proveniva il rumore, con la bacchetta alzata. Anche James fece lo stesso. Qualcosa gli diceva che non avrebbe trovato un amico, dietro quell'angolo.
E, infatti, un Severus Piton affannato apparve all'estremità dell'altro corridoio. 
Mocciosus, James digrignò i denti. Non gliel'aveva mai fatta pagare, per quella volta di due anni fa. Lily ha sicuramente il sangue più pulito di te e di tutta la tua banda di scagnozzi.
"Piton!" Esclamò lei. Nella sua voce, c'era una sfumatura di rabbia.
"Evans." Le disse, sollevando un sopracciglio.
"Sai, ora che ci penso, non ho mai avuto una bella rivincita dal quinto anno."
James sorrise da sotto il mantello. Agguerrita, la ragazza.
"E' un duello, quello che vuoi? Bene!" Severus estrasse la bacchetta, malcelando un mezzo sorriso.
Non lo fare, Lily. E' proprio quello che vuole. Ferma, Lily, ferma.
"Expelliarmus!" Scandì. Un lampo rosso schizzò dalla bacchetta di lei. 
"Protego!" Si difese Piton, indietreggiando sensibilmente.
"Petrificus Totalus!"
"Avada..." Stava per dire Severus, ma, meccanicamente, James urlò: "Stupeficium!"
Piton finì lungo disteso per terra. Il mantello era volato via, tanta era la violenza messa nell'incantesimo. Non c'era più niente ad impedire alla ragazza di vederlo.
"Expelliarmus!" La bacchetta del suo rivale volteggiò nelle sue mani. 
Piton lo guardò con disprezzo. 
"Tu e i tuoi luridi incantesimi! Cosa volevi fare, eh? Volevi ucciderla? Dovrai passare sul mio cadavere, prima di torcerle un solo capello!" Gli urlava, prendendolo per il bavero della camicia. "Gratta e netta!" 
Lily, dall'altra parte del corridoio, assisteva alla scena impietrita. Piton stava per scagliarle contro quell'incantesimo, quando quello stupido di James Potter era comparso dal nulla e l'aveva salvata. Di nuovo. 
"Toccala un'altra volta e giuro che rimpiangerai il giorno in cui sei nato." Gli urlava. 
Era completamente fuori di sé. Non doveva toccarla, non doveva toccarla!
"Stupido... Potter..." Severus tentava di parlare nonostante la schiuma alla bocca. "Quando... il Signore... Oscuro... andrà... al potere... sarai il primo... a cui darà la caccia..." 
"Mi dia la caccia. Io lo aspetto qui." Ringhiò.
"La tua amichetta... subito dopo... di te..." 
James, ricordatosi improvvisamente di Lily, si voltò. Non c'era più nessuno nel corridoio.

-SPAZIO AUTRICE-
Rieccomi con la nostra storia :3 Scusate il colossale ritardo, ma finalmente i miei sono in vacanza :3 
Duunque, ringrazio tutti quelli che mi seguono :D
Siete dei tesori <3
Un bacione a tutti, 
PhoenixQuill

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Capitolo 5
*** Persone testarde e persone innamorate. ***




                                                  6 - Persone testarde e persone innamorate. 


Severus Piton, mani vibranti di rabbia, attraversò velocemente la Sala Comune dei Serpeverde. Alcuni studenti alzarono lo sguardo dai loro libri, solo per incrociare il volto pallido del loro compagno di Casa. 
Mise un piede sul primo gradino per andare nel suo dormitorio, ma la sua traiettoria fu interrotta da un altro volto pallido, questa volta incorniciato da capelli biondi. 
"Cosa vuoi, Malfoy?" Ringhiò Piton, puntandogli contro la bacchetta. 
"Sta' calmo, Severus, sta' calmo. Sono qui per ordini superiori." Quello scoprì i denti in un sorriso macabro e proseguì: "Il compito del Signore Oscuro. Chiede se lo hai svolto."
"Dì al Signore Oscuro che ero ad un passo dal svolgerlo. Ma quel traditore del proprio sangue di Potter si è messo in mezzo."
"Potter?" Malfoy prese Piton per il bavero della camicia, occhi infuocati. 
"Ma sei matto?!" Gli sputò addosso. "Lo devi fare quando sei da solo!"
Un lampo di luce rossa schizzò dalla bacchetta di Severus, facendo finire Malfoy schiantato per terra.
"Credi che lo abbia fatto di fronte a lui? E' sbucato dal nulla, idiota!" 
Malfoy si alzò in piedi. Un angolo della bocca era sporco di sangue. 
"Ricorda qual è il prezzo da pagare se non svolgi il tuo compito, Piton. Ricordalo!" E se ne andò, lasciandolo solo. 
"Hominem Revelio" Sussurrò il ragazzo. Dalla bacchettà uscì una pallina verde che colpì in pieno petto Bellatrix Lestrange, rivelandone la presenza.
Ormai scoperta, questa disse: "Quale compito ti ha dato il Signore Oscuro?"
"Non sono fatti tuoi." Sillabò Piton. 
"E il prezzo? Quale prezzo devi pagare, eh?"
"Petrificus Totalus!" 
"Protego!" Bellatrix non cadde distesa per terra. Anzi, continuò a muovere la testa freneticamente per vedere se qualcuno saliva le scale.
"Un colpo gobbo da parte tua, Severus!" E iniziò a ridere. "Il Signore Oscuro sarà contento di sapere cosa hai fatto a due dei suoi più fedeli alleati!" La ragazzina iniziò a ridere.
Dio, è così snervante.
"Petrificus Totalus!" Pensò così intensamente quell'incantesimo, che ebbe effetto in men che non si dica. Il sorriso di Bellatrix si immobilizzò sul suo volto, circondato da mille riccioli neri.
"Bene, bene." Sul viso del giovane Serpeverde si dipinse un sorriso maligno. 
"E ora... Oblivion."
 
"Algabranchia, ragazzi" La professoressa Pomona Sprite aveva alcune erbe nella mano. 
"Chi di voi sa cos'è?" Chiese, con il faccione modellato dal suo grande sorriso. 
James alzò la mano. "Fa nascere alcune branchie sul collo, in modo da poter respirare sott'acqua. Il suo effetto dura un'ora."
"Bene, bene, Potter!" Gli dedicò un gran sorriso ed esclamò: "Dieci punti a Grinfondoro!"
La professoressa Sprite iniziò a spiegare più approfonditamente l' Algabranchia, mentre Lily ed Emmeline parlavano sommessamente vicino ad alcuni semi. Erbologia era una delle materie che Alice non seguiva. 
"Alice dice che dovresti ringraziarlo. E ha ragione!" Le diceva. James Potter era a qualche metro da loro, distanziato da loro grazie a Frank Paciock e Remus Lupin.
"Alice è convinta che io non mi sappia difendere da sola. Pensi che non avrei potuto benissimo fare un Sortilegio Scudo?"
"Lily, so anch'io che i Sortilegi Scudo che servono per fermare una maledizione del genere devono essere fortissimi. Silente in persona trova difficile farne uno." Sbuffò, incrociando le braccia.
E' più testarda di quanto si possa pensare!
"E tu come lo sai?" Le chiese Lily, sospettosa.
"E' stato intervistato su Trasfigurazione Oggi e l'argomento è caduto sull'ascesa di un certo Signore Oscuro. Pare che stia mietendo molte vittime." Sospirò lei, alzando un po' di terriccio dal vaso che aveva di fronte. "E che abbia molti alleati." Aggiunse, poi. 
"Alleati?" Lily corrucciò la fronte.
"Esatto. Giganti, anche i centauri... E pare che stia contrattando anche con tritoni e sirene." 
"Tritoni e sirene?!" Il tono di Lily si fece più acuto. 
"Evans, Vance, non siamo a Cura delle Creature Magiche!" Le rimproverò la professoressa Sprite, interrompendo per un attimo la lezione.
"Scusi, prof." Disse Emmeline. 
Il viso impettito della Sprite si distese subito in uno dei suoi soliti sorrisi. Tipico dei Tassorosso sorridere, anche quando qualcuno ti ha fatto un torto. 
"Sai che ci sarà anche lui alla festa di Lumacorno, vero?" Le sussurrò, con un sorriso che era tutto dire.
"Si, lo so." Lily guardò verso James. Rideva, ben riparato dalla Sprite, ad una battuta di Sirius. 
A dir poco odioso.
 
"Io ora ho un po' di tempo libero. Tu?" Chiese Emmeline a Lily, mentre attraversavano i corridoi della scuola.
"Niente da fare. Storia della Magia"
Emmeline fece una smorfia, per far intendere che la materia non era tra le sue preferite. 
"Quella non è Alice?" Lily si voltò a guardare. 
"E' proprio lei." Emmeline aguzzò la vista. "Perché va così di fretta?"
La ragazza correva verso di loro. Le persone la scansavano per non essere travolti da lei, ma Alice non accennava a girarsi per chiedere scusa.
"Dev'essere successo qualcosa. Bomba in arrivo." Sussurrò Emmeline.
E, infatti, appena Alice si trovò di fronte a loro, iniziò a parlare a raffica: "Lumacorno! La festa! Invitata!" Lei si fermò, con gli occhi brillanti e fece un giro su sé stessa. 
"Cosa è successo?" Emmeline la guardava come se avesse davanti una lumaca enorme e senza guscio. Disgustata, in poche parole.
"Frank Paciock! Mi ha invitata ad andare alla festa di Lumacorno! Con lui!" Alice sprigionava gioia da tutti i pori. "A proposito, la festa è questa sera!" "No, la festa è domani." Affermò Lily, riponendo il libro di Erbologia nella borsa.
"Oh, Lumacorno mi ha detto di avvisarti di averla spostata. Domani è impegnato." Le confessò Alice, facendo nascere una smorfia sul volto della ragazza.
"Non ci andrò comunque." 
"Cosa?!" Esclamarono Alice ed Emmeline insieme.
"Ci saranno Potter e Piton insieme. Sai che divertimento!" Lily rise amaramente. 
"C'è Remus! Con lui sei amica!" Provò a spronarla Alice. 
"Remus starà con Zoe, quella di Corvonero. Penso ne sia innamorato." Ridacchiò. 
"Tu ci devi andare. In questo modo farai solo vedere a Piton che riesce ancora ad avere una qualche influenza su di te e non è così."
Lily pensò alla festa di Lumacorno e al compiacimento che avrebbe preso posto nel volto di Severus non vedendola. Sarebbe stata come una vittoria per lui, no?
"E va bene, non sono Grifondoro per nulla!" Esclamò, infine.
.Emmeline, incuriosita da una copertina nella borsa di Alice, ne prese un libro e lesse: "Storia di Hogwarts. Ci avrei giurato che prima o poi l'avresti preso!" Emmeline rise, mentre Alice assumeva un colorito porpora sul viso. 
"E allora?" Rispose, riprendendosi il libro e aprendolo al capitolo "Grifondoro. Coraggio e valore si fondono con un pizzico di cavalleria"
Alice, dopo aver sfogliato alcune pagine, indicò con un dito un rigo e iniziò a leggere: "Sebbene molto orgogliosi, i Grifondoro sanno come e quando ringraziare una persona che ha fatto loro del bene. Il loro orgoglio potrebbe risultare un atteggiamento di vera e propria prepotenza, ma, nonostante ciò, non tardano mai molto a sdebitarsi con il loro creditore."
"E' più un' analisi psicologica delle Case di Hogwarts." Accennò Emmeline, dando un'occhiata incuriosita al libro.  
"E' per far capire a Lily..." E Alice la guardò intensamente "...che, forse, dovrebbe ringraziare il suo amico James Potter."
Lily mise la borsa in spalla e con noncuranza disse: "Punto primo, non è mio amico. Punto secondo, mi sarei potuta benissimo difendere da sola. Punto terzo, stiamo parlando di James Potter. E non ringrazierei James Potter per nulla al mondo." 
Camminò avanti, con le due amiche che la seguivano qualche passo indietro. 
"E' pur sempre un essere umano!" Protestò Alice. 
"Avevo giusto qualche dubbio in proposito." 
"Lily!" Emmeline era quasi sdegnata. "Te l'ha chiesto anche Silente!"
"Lily, Emmeline ha ragione. Anche se fossi stata in grado di difenderti da sola, ti ha salvato sempre la vita. Dovresti farlo." Il tono di Alice era serio questa volta.
La ragazza sbuffò. "E va bene, ringrazierò James Potter!" Alice sorrise, mentre Emmeline assunse un' espressione di sollievo.

-SPAZIO AUTRICE-
Il ritardo è sempre tanto, lo so, e vi chiedo umilmente di perdonarmi. Ma è come se i miei amici si fossero messi d'accordo e ogni giorno spuntano cose nuove da fare D:
Spro vi piaccia anche questo capitolo, sebbene sia un po' corto :/ 
Alla prossima!
PhoenixQuill

 

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Capitolo 6
*** Lily Evans è costretta a... Ringraziare James Potter?! ***




                                                   5 - Lily Evans è costretta a... Ringraziare James Potter?!


"Mandragola." Sbottò James, di fronte al ritratto della Signora Grassa, che non mancò di mandargli un'occhiata di rispetto mista a curiosità, dopo aver appreso ciò che era accaduto qualche minuto prima in un corridoio della scuola.
L'intera Sala Comune si zittì, quando fece il suo ingresso. La notizia dev'essere già trapelata. James, che altro non voleva che vedere Lily, osservò attentamente ogni presente. Non c'era nessuno. Nemmeno Alice o Emmeline erano lì.  
Dove sarà finita? Pensò. Tutta colpa di Mocciosus. Per la rabbia, pestò un piede sul primo scalino, che fece girare nuovamente tutti gli studenti di Grifondoro. In quel frangente di tempo, l'unico rumore che aveva spezzato quel silenzio era lo scoppiettare del fuoco.
Feccia che non è altro! Se solo avessi potuto, io.. io... Era quasi impossibile descrivere ciò che il ragazzo sentiva dentro di sé. Le mani gli pizzicavano, una delle quali strette ancora saldamente alla bacchetta. Il dolore che lo aveva preso alla testa era martellante, mentre nelle orecchie altro non sentiva che non le parole sussurrate da quel verme.
Stava per scagliare la maledizione che uccide! Stava per scagliare la maledizione che uccide! A James tornarono in mente le parole di un libro che, una volta, aveva casualmente trovato in biblioteca. Era nel Reparto Proibito e l'aveva preso di nascosto da Madama Pince. Il solo titolo aveva fatto accapponare la pelle a Peter: "Le Maledizioni e i piaceri derivanti da esse"
Nelle sue pagine, descriveva attentamente le tre le Maledizioni senza Perdono, con un occhio particolare per l' Anatema che Uccide. Diceva che chi lo utilizzava, poteva anche incidere profondamente sulla propria anima. Ma il libro non descriveva bene questo passaggio. Più che altro, descriveva il fatto che chi scagliava l'incantesimo, doveva volerlo. Piton voleva uccidere Lily.
La porta del dormitorio si aprì, scricchiolando, e Remus vide James. 
"Ramoso, entra!" Gli sussurrò, facendo in modo che i ragazzi vicino le scale non avessero possibilità di sentire. 
James, destatosi dai suoi pensieri, mise lentamente a fuoco l'amico. Si accorse solo in quel momento di avere una lente scheggiata. L'incantesimo doveva aver colpito anche lui, in un modo o nell'altro. 
Una volta dentro, il ragazzo vide Sirius e Peter, che discutevano piegati sulla Mappa del Malandrino, mentre Remus afferrava la sua bacchetta. In un attimo, gliela puntò contro e James, d'istinto, sollevò la sua e scandì: "Expelliarmus!" La bacchetta di Remus gli volò tra le mani. 
"Ma sei matto?" Urlò quello, riprendendosela. "Reparo!" Disse, irritato. 
L'occhio mise a fuoco più velocemente l'intera scena, segno che gli occhiali erano riparati del tutto. "Oh." Si limitò a dire lui.
"Cosa hai fatto alla Evans?" Chiese, a bruciapelo, Sirius. 
"Perché?" James guardò il punto della Mappa dove guardavano anche loro. Dell'inchiostro con il nome "Lily Evans", insieme ad "Alice Thomas" (ndPhoenix. E' un cognome di fantasia, nei libri non è mai menzionato.) e "Emmeline Vance", le collocava nell'infermeria della scuola.
"L'infermeria?!" James prese tra le mani la Mappa, togliendola alla vista dei suoi due amici.
"Si, Ramoso!" Disse Sirius, riprendendone il possesso in malo modo. "La Evans era bianca appena è entrata. L'hai fatta spaventare, vero?"
"Strano, vero? Di solito, diventa rossa, quando lo incontra!" Ridacchiò Peter, guadagnandosi un'occhiataccia da James. 
"Piton ha tentato di ucciderla." Disse, secco. 
A Remus cadde la bacchetta per terra, mentre Sirius e Peter, ammutoliti, strabuzzarono gli occhi. 
"Ucciderla? Avanti, Mocciosus non lo farebbe mai. Non toccherebbe la sua adorata Lily..." Bisbigliò Sirius, a metà tra il divertito e l'allertato. 
"No. Ero lì con lei. E' stata lei a sfidarlo." 
"Cosa... e cosa è successo?" Remus si avvicinò a James, pallido in volto.
Non Lily. Non Lily. Non se lo merita, non se lo merita.
"Sono sbucato fuori dal mantello e l'ho fermato in tempo. L'avrebbe uccisa, se fosse stato per lui."
"Guardate!" Squittì Peter. "Piton è nell'ufficio di Silente!" Specificò, 
"Cosa?" James prese ancora la Mappa dalle mani di Sirius.
Due punti indicavano "Albus Silente" e "Severus Piton" nell'ufficio del preside. 
"Chissà cosa stanno dicendo..." Squittì Peter.
"Qualunque cosa essa sia, spero che sia per punirlo abbastanza bene." Disse James.
 
"Prego, prego, Severus, siediti" Albus Silente, impegnato ad accarezzare il pelo rosso di Fanny, indicò con un gesto della mano una sedia vuota di fronte la sua scrivania. 
Poi, con un sorriso, chiese se volesse alcuni biscotti al limone. 
"No, signore." Biascicò il ragazzo, stringendo i braccioli della sedia. 
"Oh, peccato. Sono una vera bontà." Ne addentò uno, ma la sua espressione assunse un'espressione seria quasi subito. "Severus" Esordì. "Tu conosci molto bene Hogwarts, vero?" 
Piton, spiazzato da quella domanda, irrigidì le spalle. "Certo, signore." Rispose.
"Bene. Saprai, allora, la caratteristica dei quadri." Addentò un altro pezzo di biscotto e continuò ad osservarlo, occhi chiari in occhi scuri.
"Si, signore. I personaggi ritratti possono andare a fare, per così dire, visita agli altri quadri." Spiegò lui. 
Silente sorrise. "Bene, bene. Vedi, Severus, uno dei personaggi ritratti è venuto a farmi visita giusto cinque minuti fa e mi ha raccontato cosa è successo tra te, il signor Potter e la signorina Evans."
Il ragazzo abbassò gli occhi per terra, intenti ad analizzare le sue scarpe.
"So quale incantesimo hai cercato di scagliare sulla povera signorina Evans e non accetto ciò nella mia scuola." Specificò Silente, questa volta un po' più duro. Piton era un miscuglio di vergogna e rabbia, ormai.
"Le Maledizioni senza Perdono non sono chiamate così per caso, signor Piton. Quando se ne scaglia una, non si ritorna indietro. E potresti avere un morto sulla coscienza." Silente fece una pausa e continuò: "E non è una bella cosa."
Il ragazzo aveva ancora la bocca serrata.
"Però, grazie al tempestivo intervento del signor Potter, ciò non è potuto accadere." L'uomo arricciò gli angoli della bocca.
"Grazie al cielo." Sillabò, sprezzante, l'altro. 
"A proposito, Severus... Di' al tuo Signore Oscuro che non toccherà nessun ragazzo presente in questa scuola finché ci sarò io qui." Mangiò l'ultimo boccone del suo biscotto e concluse: "Puoi andare, Severus."
Piton, senza farselo ripetere due volte, si alzò dalla sedia. Appena posò la mano sulla maniglia, però, Silente parlò ancora.
"Non perché ti sto lasciando andare non verranno tolti dei punti alla tua casa, Severus. Diciamo che... Un migliaio andranno bene."
Dalla vicina Sala Grande, si udì uno scroscio di cristalli e le urla di meraviglia dei Serpeverde e quelle di gioia dei Tassorosso, Grinfondoro e Corvonero. 
 
"E' una pozione calmante, ti farà stare meglio." Madama Chips offrì un infuso verde a Lily, che lo guardò con disgusto. 
Appena se ne fu andata -con conseguente bevuta di intruglio da parte di Lily-, Emmeline esclamò: "Quel verme di Piton! Se lo trovo, giuro che uno Schiantesimo non glielo toglie nessuno!"
"Ma cosa ci faceva James lì?" Alice stringeva le mani all'amica, più pallida di lei. "Cioè... Non ti eri proprio accorta della sua presenza?" . 
"E'... E' apparso dal nulla, appena Piton ha cercato di..." Lily ammutolì.
"Verme schifoso! Oh, ma se lo trovo, se lo trovo... Giuro che... Giuro che..." Emmeline faceva gesti con le mani per aria, ma Alice le fece segno di smetterla.
"Non c'era appena abbiamo iniziato a duellare. Eravamo solo io e Piton. E poi è sbucato dal nulla... Come se avesse un mantello sopra e, con l' incantesimo, gli fosse scivolato di dosso..." Ripeteva, un po' a pappagallo, la ragazza.
Un minuto prima non c'era, il minuto dopo sì. Non si può essere Materializzato, è impossibile. Non ci si può Materializzare e Smaterializzare nei confini di Hogwarts, è scritto anche nel libro. E allora come ha fatto?
"E... Cosa è successo?" Emmeline si era seduta all'altro fianco del letto. 
"Potter ha attaccato Severus... Era furioso, sembrava che volesse punirlo..." Lily continuava ad avere quell'aria stralunata, mentre, con piccoli gesti, spiegava la dinamica dell'accaduto. 
"Ma certo che volesse punirlo! James Potter è innamorato di te, Lily! E' logico che volesse fargliela pagare!"
Come se si fosse risvegliata da un sogno, Lily alzò lo sguardo e disse: "Avrei potuto benissimo difendermi da sola."
"Lily cara..." Alice le si avvicinò e parlò a bassa voce, per non farsi sentire da Madama Chips che passava in quel momento per andare alle porte dell'infermeria. "Se non fosse stato per lui, molto probabilmente non saresti qui..."
"E' molto scossa, signor preside, non so se posso lasciarla passare." La voce squillante dell'infermiera tentava di bloccare Albus Silente. Tutte e tre le ragazze si voltarono, per vedere entrare il loro preside, con la sua solita lunga barba bianca e gli occhiali a mezzaluna. Ma quello non si fece fermare dall'infermiera e, in pochi minuti, fu vicino alle ragazze. Candidamente, chiese ad Emmeline e Alice di lasciarlo solo con Lily. 
Appena le porte furono richiuse dietro le loro spalle e Madama Chips scomparve dentro il suo ufficio, Silente, seduto sul letto di fronte, si rivolse alla ragazza. "Ho saputo del tuo duello con il signor Piton, Lilian..."
"Mi chiami Lily, la scongiuro." Disse, quasi con un gemito, la ragazza.
"Bene, Lily." Le sorrise. "Va tutto bene? Spero che Madama Chips sia stata efficiente come al solito."
"Oh, sì, sì..."  Sorrise lei. Il preside la imitò.
"Ho sempre saputo del tuo rapporto con il signor Potter, Lily... Ma penso che in questo caso, dovresti ringraziarlo. E' inutile restare a fissare i cocci di un piccolo vaso rotto, quando ne abbiamo uno altrettanto bello e integro affianco."
"Ma, signor preside..." Lily stava per replicare. Ringraziare Potter? Non se ne parla proprio.
Silente, però, con un gesto della mano, la zittì. 
"Il signor Potter sarà in pensiero." Le disse.
"Potter non è mai stato in pensiero per nessuno, figuriamoci se-"
"Il problema del signor Potter..." La fermò ancora Silente.  "E' che non riesce ad esprimere i suoi sentimenti. E tutte le volte che lo fa, lo fa nel modo sbagliato."
Lily rise. Forse, aveva ragione. Forse, Potter era qualcosa di più di inviti urlati e scherzi malandrini.
"Bene." Silente si alzò dal letto e si diresse verso la porta. "Ma non ho dimenticato, signorina Evans, che ad Hogwarts non è permesso fare duelli. Venti punti verranno detratti dalla sua casa, Lily, per averlo fatto."
Lily annuì. "E' giusto, signore."
"Arrivederci, allora." Silente si chiuse così la porta alle sue spalle, lasciando la ragazza da sola.

-SPAZIO AUTRICE-
Lo so, sono in un ritardo pazzesco! D: Ma le vacanze mi stanno assorbendo del tutto, per non parlare del sequel della Fremione che sto scrivendo, che è più difficile di quanto pensassi :/ Ringrazio chi mi segue, ma, più in particolare, voglio ringraziare Hoon21 che ha commentato ogni capitolo di questa storia! Grazie :* 
Detto ciò, un abbraccio a tutti! :D
PhoenixQuill

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Capitolo 7
*** Avanti, diglielo! ***



                                                     7 - Avanti, diglielo!

 
 
"Piton non attaccherebbe mai la Evans in mezzo ai corridoi. Quindi, non tormentare la bacchetta!" Remus aveva notato che James aveva sempre una mano libera per i libri e una in tasca, per poter essere pronto a qualsiasi evenienza.
"L'ha fatto una volta, cosa ti dice che non lo possa rifare anche in mezzo a tutta questa gente?" Chiese James, mentre scrutava attentamente ogni angolo dei corridoi.
"Il fatto che ci siano quelli di primo e secondo anno che corrono come Mocciosus davanti a un flacone di shampoo." Disse Sirius, scatenando anche una risata smorzata da parte di James.
"Remus Lupin e James Potter?" Un ragazzino del terzo anno, Tassorosso, li fermò, con le mani che stringevano due rotoli di pergamena, avvolti in un nastro viola. 
"Siamo noi." Risposero gli interessati. 
Quello gli consegnò gli inviti di Lumacorno e sparì attraverso i corridoi. Era in ritardo per una lezione, quasi sicuramente.
"La festa è stata anticipata a questa sera." Spiegò Remus agli interessati Sirius e Peter. 
"Che gioia." Ironizzò James. 
 
Lily si distese sul letto. Dall'altra parte della stanza, Alice vagava sperduta, tentando di prepararsi al meglio per l'appuntamento con Frank. 
Le parole delle sue amiche riecheggiavano ancora nella sua testa. 
Lo devo ringraziare?, pensava. Ma è Potter! ...E' pur sempre un essere umano! ...Ma è pur sempre Potter!
Alcune immagini riaffiorarono. James che la invitava ad Hogsmeade, urlandolo dall'altro capo del tavolo dei Grifondoro. Imbarazzante come non mai! James che faceva apparire alcuni gigli sul suo banco. Non puoi negare che quello sia stato molto carino da parte sua.
Finiscila, Lily. Lo devi ringraziare. Punto e basta. La ragazza non fece a meno di immaginare la scena. Lei che lo ringraziava, lui che si faceva beffe di lei e che se ne vantava per il resto dell'eternità.
"Sono le otto!" Urlò Alice, allarmata. "Non sono ancora a niente e sono ancora le otto!" 
"Alice, l'appuntamento è alle nove." Disse Emmeline calma, mentre sfogliava il suo libro di Difesa contro le Arti Oscure. Era una delle materie che le piaceva di più. 
"Ma guardami! Devo ancora asciugare i capelli!" Strepitò, isterica.
"Sei una strega, per Merlino! Usa un incantesimo!" E, questa volta, sfogliò una pagina del suo libro con violenza. 
Alice la guardò impettita, ma il suo viso si distese dopo qualche secondo e sospirò: "Vorrei essere calme come voi!", tornando nel bagno. 
Lily rimase distesa a pensare un altro po', ma il silenzio fu rotto dalla voce di Emmeline.
"Pensi a Potter, vero?" La voce di Emmeline la distrasse da suoi pensieri.
"No." Mentì lei.
"Oh, so a cosa stai pensando. Pensi a come dovrai ringraziarlo e a come lui si farà beffe di te per l'eternità." Sorrise, sorniona, Emmeline.  
"Hai studiato Legilimanzia, per caso?" Lily si alzò sui gomiti e la osservò per bene. 
"No, conosco solo lcosa pensi di quel povero ragazzo." Fece un movimento con la bacchetta, ma non accadde nulla.
"Lo sai che lo farà." Disse Lily, placida. 
"Non lo farà." La smentì. 
"Perché?" Non poteva non immaginarlo tronfio, davanti a tutti. 
"E' innamorato, Lily. E' una cosa che terrebbe per sé." Emmeline arrossì leggermente. "Perché sarebbe speciale, per lui." 
Lily, allora, capì. Fu come avesse posizionato l'ultima tessera del puzzle e, quasi inspiegabilmente, tutto il disegno ebbe un senso.
"Sei innamorata anche tu!" La accusò, a bassa voce, con un dito puntato verso di lei. 
Emmeline voltò il capo dall'altra parte, pronta a nascondersi.
"Emmeline Vance! Quella che non si sarebbe fidanzata neanche se le avessero staccato i capelli uno per uno!" Ridacchiò lei. 
"Accade." Sussurrò. Era stata smascherata come nulla fosse. Questo, sì, che non era una bella cosa.
Lily sorrise, questa volta sorniona. "Chi è?" Le sue labbra raggiungevano quasi le orecchie.
"Si chiama Sebastian." Le guance di Emmeline andavano a fuoco, ormai. 
"Sebastian? Bel nome." Lily ci pensò un po' su, poi chiese: "Non è Grinfodoro, vero?" Non ricordava nessun Sebastian della sua Casa.
"No, lui... lui è Tassorosso." Emmeline abbassò lo sguardo. Anche solo parlare di lui la mandava in tilt.
"E com'è?" Chiese ancora. La sua curiosità era giustificata dal fatto che Emmeline raramente si prendeva cotte colossali come quella.
"Bello. Alto, castano e con gli occhi nocciola." La ragazza si distese sul letto, ripetendo dentro di sé quel nome. 
"Quando pensi di dirlo ad Alice?" Lily si era spostata su bordo del letto dell'amica, ancora eccitata all'idea.
"Quando tu ringrazierai Potter. Fallo stasera e io lo dirò ad Alice appena tornerete." Si riprese Emmeline, risedendosi sul letto e allacciando le braccia al busto. 
"Le nove meno un quarto!" Urlò Alice, spalancando la porta del bagno e prendendo la ragazza per un braccio. "Andiamo, Lily, o faremo tardi!" 
"Buona fortuna!" Augurò Emmeline a tutte e due, vedendole sparire dietro la porta del dormitorio. 
 
"Lily! E che piacere avere qui anche la tua amica!" Lumacorno le era corso incontro, non appena era entrata nella stanza. Indossava un completo verde scuro con i bottoni dorati che tendevano un po' di più sul suo pancione.
"Frank! Che piacere averti qui!" Il professore scosse la mano di Frank per bene, per poi tirarlo via con la scusa di presentargli alcuni suoi amici. Anche Alice fu trascinata con lui e, dunque, Lily rimase sola. Andò vicino al buffet e si servì alcune tartine al salmone. Si sedette e, sospirando, si guardò intorno.
Potter non c'era. In compenso, però, era presente Sirius Black, che era stranamente impietrito su una sedia e guardava dall'altra parte della sala, verso un punto non ben definito. Remus parlava soavemente con Zoe, mentre Peter Minus si abbuffava al tavolo dei dolci. Si girò ancora intorno, ansiosa. E, come un cacciatore osserva la sua preda, Lily si accorse dello sguardo di Severus. Distolse lo sguardo in men che non si dica, ma lui se n'era accorto. Ora, abbandonava i suoi amici con una scusa e si avvicinava pericolosamente a lei.  
Lily, allarmata, si alzò in fretta dalla sedia, si confuse tra la gente ed uscì dalla porta principale. 
Severus, mano alla bacchetta, notò la chioma rossa di Lily sparire nella folla. Si fece largo tra le persone e, in pochi minuti, uscì anche lui. Scrutò per bene il corridoio, ma non c'era nessuno. Fece qualche passo avanti e, ad un tratto, sentì le gambe pesanti. Poi, inesorabilmente, anche il resto del corpo. E cadde, inerte, per terra.
Qualcuno girò il suo corpo impietrito, in modo che la faccia fosse schiacciata dal pavimento freddo. 
Lily, realmente divertita da ciò che aveva appena fatto, si allontanò dal corpo pietrificato del suo vecchio amico e decise di andare via, verso la torre di Grinfondoro, per poter dormire in santa pace.
Salì le scale, ma, dopo alcuni scalini, dovette tenersi forte alla ringhiera. "Alle scale piace cambiare!" Protestò Lily, mentre vedeva il corridoio per la sua Sala Comune allontanarsi sempre di più. 
Le scale si stabilizzarono al secondo piano, qualche corridoio più in là dalla festa di Lumacorno. 
"Vorrà dire che prenderò una scopa la prossima volta!" Strepitò Lily alla rampa ferma davanti a lei. 
Iniziò a percorrere i corridoi. Destra, sinistra, dritto. Quando ne attraverò un altro, notò qualcosa. Un animale, forse. Argentato. Usciva da una classe. 
"Ma cosa...?" Lily prese la bacchetta. Pian piano, si avvicinò alla porta. Mano tesa, cuore a mille. E se ci fosse qualche seguace di quel Signore Oscuro? ...Impossibile. Silente non lo permetterebbe mai.
Con una mano spalancò la porta. A primo sguardo, non c'era nessuno. 
"Hominem Revelio." Una luce verdognola uscì dalla punta della sua bacchetta, per svolazzare nella classe. Ma, vicino ad un tavolo, affievolì, per poi sparire del tutto. 
C'è qualcuno.
Lily puntò la bacchetta lì dove la luce era sparita e urlò: "Stupeficium!" Una cosa invisibile venne scagliata contro il muro dall' incantesimo. Lily si avvicinò, bacchetta e attenzione ancora tesa. 
"Cosa ci fai tu qui?" Sillabò lei, mentre metà James Potter le appariva di fronte agli occhi. "E cosa ti è successo?" Chiese, ancora più allarmata. Metà James Potter?!
Il ragazzo si alzò, un po' acciaccato. L'altra metà apparve subito dopo e, accanto a lui, un mantello iniziò a riempirsi di colori. 
"Dovrei toglierti almeno venti punti per essere fuori dalla Sala Comune a quest'ora!" Strepitò Lily, rigorosa.
"Tecnicamente, ora dovrei essere alla festa di Lumacorno. Quindi nessun problema, no?" Le disse, con un gran sorriso.
Lily sbuffò, per evidenziare il suo disappunto. Poi, accortasi della lente scheggiata di James, prese la bacchetta e gliela puntò contro, facendo trasalire il ragazzo. 
"Tranquillo." Gli disse, pacata. Sussurrò: "Oculus Reparo" e le lente ritornò integra.
James la ringraziò, visibilmente compiaciuto. La Evans non le stava strillando contro. Ed era anche stata carina a riparargli gli occhiali.
"Era tuo? Quella cosa argentata che ha attraversato il corridoio qualche secondo fa?" Gli chiese, infine, curiosa. 
"E' il mio Patronus, sì."
Lily si stupì e ci pensò un po' su. Non ricordava di aver studiato qualcosa sui Patronus. 
"E' Difesa avanzata, vero?"
"Esattamente." James prese la sua bacchetta, scandì un incantesimo e un cervo argentato, lo stesso di prima, prese forma dalla punta. Si avvicinò a Lily e le carezzò le guance. Poi, spiccò un balzo ed uscì dalla classe. 
"Gli stai simpatica." Sorrise lui e si sedette dov'era qualche minuto prima di essere Schiantato. 
"Perché non riuscivo a vederti prima?" Lily si sedette affianco a lui, senza alcun timore. 
"Mantello dell'invisibilità. E' della mia famiglia." James sollevò il mantello che aveva prima e lo mostrò alla ragazza.
"Merlino!" Lily lo prese in mano, guardando scomparire le sue dita. "E Silente lo sa?" 
"Ovvio che no!" Rise James.
Lily parve ragionare sulla risposta. Poi, osservò meglio il mantello e capì la situazione. "Avevi questo ieri, vero?" 
James sorrise e annuì. 
"Ecco, io... Io ti volevo ringraziare per ieri. Se... Se non fosse stato per te, molto probabilmente non sarei qui." 
Sto parlando con James Potter e non sto urlando. Wow.
"Saresti stata in grado di difenderti da sola." Le disse, con un angolo della bocca sollevato. 
Lily sollevò il sopracciglio ed esclamò: "No! Sarei morta e io non sarei qui a parlare con te! Sono stata una stupida, Potter, una stupida! Pensavo che... Che facessi tutto per fama o chissà cos'altro o..." Lily parlava convulsamente e James non riusciva a capire quasi nulla del suo discorso.
"Lily, Lily, Lily!" Scese dal banco e la scosse per le spalle, facendola così zittire. "Non fa niente." 
La ragazza, sorpresa, iniziò a sentire qualcosa in fondo allo stomaco. Qualcosa che, sapeva, solo lui poteva placare. E James, come se avesse sentito ogni singolo pensiero, la abbracciò, stretta. 
"Lily, ti devo dire una cosa." Sentiva che quello era il momento. "Io... Io..." 
Io ti amo, avanti, James! Che ci vuole? Diglielo, diglielo!
"Io ti..." La osservava negli occhi, ora. Occhi verdi, quelli di cui era innamorato da anni. 
Lily, d'un tratto, realizzò la situazione. James Potter la abbracciava e i loro nasi si stavano sfiorando. E diceva una cosa. Una cosa che doveva essere dannatamente romantica. 
In pochi secondi, si liberò dalla sua presa e scappò via, lasciando l'aula deserta. 
"Io ti amo." Sussurrò James, rammaricato e con il suo profumo a stuzzicarlo ancora tra le braccia.
 
-SPAZIO AUTRICE-
Sì, insomma. Non è molto ritardo, vero? 
...Non è vero, non è vero! Scusatemi, scusatemi tanto! Spero di essere riuscita a farmi perdonare con questo capitolo!
Vi voglio bene, sappiatelo <3
Un bacione, 
PhoenixQuill

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Capitolo 8
*** E bravo il buon vecchio Sirius! ***




                                                                            8 - E bravo il buon vecchio Sirius!


Sirius, vestito di tutto punto, parlottava con alcune ragazzine del quarto anno, che ridacchiavano alle sue battute e arrossivano ai suoi complimenti.  
"Dico davvero, non vi ho mai visto in Sala Comune. Sicure di non essere di un'altra casa?" Fece un sorriso. Uno di quelli che, sapeva, le avrebbe fatte cadere ai suoi piedi. 
Le ragazzine risero forte, forse un po' troppo, per i suoi gusti. 
Così, alzando una mano per salutare un punto vuoto, disse: "Ragazze, devo andare. Purtroppo il mio amico Vincent, lì, mi sta chiamando." 
Sul volto di quelle, si dipinse un'espressione rassegnata e piccata, addirittura. 
"Oh, ma ci possiamo sempre rivedere nella nostra Sala Comune." Sussurrò subito dopo, prendendo la mano di una e baciandola. "Avremo sicuramente occasione di incontrarci. Arrivederci, signorine." E, con un sorriso, si allontanò dalla cerchia delle sue vittime. 
Perfetto come sempre. E bravo il buon vecchio Sirius! 
Ancora soddisfatto delle sue ultime prede, si avvicinò al tavolo dei dolci, più invitante che mai. Lì, la cioccolata si fondeva magicamente con un ripieno d'arancia, mentre alcuni biscotti si scioglievano al minimo tocco, inondando la bocca del sapore dolciastro dei mirtilli. Mentre affondava la pinza in quelli che dovevano essere dei deliziosi profiterole, si ricordò immediatamente di Remus. Doveva raccontargli la sua ultima avventura. Magari, avrebbe potuto rimediargli una fidanzata tra quelle ragazzine di prima. Così, si voltò di scatto, ma il piatto di dolci finì per terra, distrutto in mille pezzi. Una ragazza, prodigandosi in scuse, estrasse subito la bacchetta per sussurrare un incantesimo. Il piatto tornò intero e lei glielo porse. 
"Perdonami per averti urtato. Per i dolci, purtroppo, non posso far nulla." Aveva l'aria decisamente abbattuta. Era davvero dispiaciuta per quei dolci finiti per terra e per lo stomaco di Sirius, che ora altro non aveva che un vago ricordo della sua porzione. 
Sirius non ribatté. O, meglio, non fu capace di ribattere. Le sue labbra erano come cucite insieme. Tutto nella stanza iniziò a sfocare e ora non c'era altro che quel viso così dolce e quegli occhi impauriti, dal disastro che aveva combinato. 
La ragazza aspettò invano la risposta. Tutto quel che ebbe fu solo il volto inebetito di Sirius.
"Bene, allora ci vediamo. Ciao." Quella si allontanò, mentre lui gli rivolse un debole: "Ciao." Si andò a sedere, per rigirarsi il piatto tra le mani, finché una mano non lo scosse dai suoi pensieri. 
"Felpato? Felpato! Cosa ti succede?" Il ragazzo si girò e vide Remus, espressione stranita e sguardo sbieco a quel piatto.
"Lunastorta... Ah, sei tu." Sospirò. 
"Chi altri dovrebbe essere?" Remus lo guardava ancora con sospetto. Non era cosa da tutti i giorni, vedere Sirius Black in quello stato di catalessi. "Felpato, cosa è successo?"
"Cosa è successo?" Ripeté, un po' a pappagallo. "Oh, nulla." E si rigirò nuovamente il piatto tra le mani. 
"Felpato? Il cibo non si può Materializzare, questo lo sai, vero?" Remus era ancora dietro di lui. C'era decisamente qualcosa che non andava nel suo amico. Prima di tutto, non lo aveva trovato accerchiato da ragazze. E poi, aveva un piatto vuoto in mano. Lui, che mangiava più di loro tre messi insieme! 
"Lunastorta, sai chi è quella?" Sirius indicò la ragazza di prima, alzando debolmente un dito. 
Remus la cercò velocemente nel punto indicatogli e, subito dopo, rispose: "Sì, è la prefetto di Tassorosso. Lucy McCallister." 
"Lucy McCallister." Ripetè Sirius. 
"Oh, no." Remus non ci aveva messo molto nel capire ciò che era successo. Sirius si era preso una sbandata. E, non certamente leggera. "Io non ci proverei con quella." Gli consigliò.
"Perché?" Notò come i capelli castani le toccassero deliziosamente la nuca. 
"E' intelligente. E passa il suo tempo in biblioteca." Disse. Ma capì di non aver centrato il punto. "Rispetta le regole." Specificò, sapendo che Sirius non sarebbe mai e poi mai riuscito, neppure per amore, a diventare uno studente modello come Lucy McCallister.
"E perché non andrebbe bene per me?" Sirius già gustava la sfida che aleggiava nell'aria. Lucy McCallister era una difficile, eh? Nessuna ragazza gli aveva mai detto no. E non ci sarebbe certo stata una prima volta. 
"Beh, dovresti stare sempre in biblioteca. E poi ha un caratterino... Strano che il Cappello Parlante l'abbia messa in Tassorosso. Io la vedo bene come Grifondoro." Osservò lui. 
"Quante volte ho fallito io con le ragazze, Lunastorta?" Le sue mani erano poggiate su un calice colmo di succo di zucca, preso al volo da un vassoio che era appena passato da lì. Si accorse dello zucchero a velo che le era caduto su un angolo della bocca.
"Mai, a memoria d'uomo." Dovette ammettere Remus. "E la McCallister frequenta già un altro."
Un campanello d'allarme squillò nella testa di Sirius, tanto da farlo sobbalzare e ridurgli gli occhi ad una feritoria.
"Sarebbe?" L'invidia tentava di farsi largo in quelle parole. 
"L'altro prefetto di Tassorosso, Sebastian Dixon." Rivelò. 
Dixon, Dixon. Questo nome l'ho già sentito. "Il portiere della squadra di Quidditch di Tassorosso?" Chiese, facendo mente locale.
"Esattamente."
Sirius ci pensò un po' su. Guarda caso, la prossima partita sarebbe stata contro i Tassorosso. Si ricordava di lui. Alto, capelli castani. Spalle larghe, soprattutto. 
"Ed è invitato alle feste di Lumacorno?" Chiese, guardandosi intorno. 
"No, non eccelle nelle Pozioni. E non è nemmeno un tipo a cui piace mettersi in mostra."
Sirius sorrise sotto i baffi. 
"Sta' attento, Felpato. Ha spalle larghe, quello." Gli diede una pacca sulla spalla e si allontanò. Sirius si sedette e continuò a fissarla. Aveva imparato a memoria la trama del suo maglione rosso.  
Non si era mai accorto di lei a scuola. Chissà come mai. 
Dopo un po', Sirius vide la Evans passargli davanti. Si girò intorno, ma James era scomparso. Cosa la faceva andare così di fretta? Qualche secondo dopo e Severus Piton gli sfrecciò vicino, nella stessa direzione della ragazza. 
Sarà solo una coincidenza.
 
Lily Evans correva per le scale. Perché le gambe le tremavano, la testa le girava e il cuore voleva saltare fuori dal petto? Perché in mente non aveva altro che un paio di grandi occhi nocciola? Perché non riusciva a scacciare dalla sua mente quelle immagini? La Signora Grassa, in un lasso di tempo brevissimo, le fu davanti, sonnecchiante.  
"Mandragola." Il ritratto invece di aprirsi, iniziò a parlare. 
"Ma vi sembra l'ora? Scommetto che quel matto di Lumacorno ha dato una festa! Vorrei vedere lui, imprigionato qui a fare entrare e uscire ragazzini!" Sbuffò lei, arrabbiata. 
"Mandragola." Sillabò ancora Lily. 
"E va bene, e va bene!" La Signora Grassa, finalmente, aprì il ritratto. 
Lily corse via nel suo dormitorio. Le pulsavano le orecchie, gli occhi le giravano. Cosa diavolo stava accadendo? 
Si chiuse la porta alle spalle, quasi sbattendola. In un attimo di lucidità, sperò di non aver svegliato Emmeline. Ma una pallina di luce si levò da un letto subito dopo, pronta a smentirla. 
"Lily, sei tu? Cosa succede?" L'amica sbadigliò, sedendosi sul cuscino e stropicciandosi gli occhi.  
"Niente, niente. Dormi." Le sorrise. 
"Sono addormentata, non stupida." Protese ancora di più la bacchetta nella sua direzione e disse: "Sei pallida. Cos'hai?"
"Niente, davvero." Tentò di nascondersi. 
"Potter, vero? Fai quella faccia solo quando lo incontri." Ridacchiò lei. 
"No, davvero, nulla." Arrossì lievemente al nome appena menzionato, ricordando tutto. Non erano state le braccia o il suo profumo o chissà cos'altro, a farle avere quella reazione. Non tutte quelle cose che le altre ragazzine dicevano sul suo conto. Era stata la sua dolcezza, la sua infinita dolcezza. 
Doveva dirlo ad Emmeline. Come Emmeline le aveva detto di Sebastian. Prese un gran sospiro per iniziare, ma fu interrotta dalla porta, che si spalancò, facendo scoprire una Alice sognante. 
"Non è una bellissima serata?" Volteggiò fino al suo letto, per poi lasciarsi andare sulle lenzuola. I capelli corti si sparpagliarono sul cuscino, così come le sue braccia, abbandonate sulle coperte. 
"Cosa è successo?" Emmeline si era ormai alzata dal letto e aveva acceso tutte le luci. Non si sarebbe parlato di dormire per almeno un'ora. 
"Fantastico come la felicità di una persona sia totalmente nelle mani di un'altra, vero?" Alice si girò e sospirò. "Mi ha dato un bacio. Cinque secondi fa." Sospirò nuovamente e, con occhi sognanti, puntualizzò: "Per darmi la buonanotte." 
"Davvero?" Emmeline si fece spazio sul letto dell'amica e la tempestò di domande. 
"Sì, è stato meraviglioso. Dopo un po', siamo usciti nei corridoi e indovina cosa abbiamo visto?" Rise leggermente e continuò: "Severus Piton pietrificato! Le migliori risate della mia vita." Anche Emmeline rise insieme a lei. 
"L'ho pietrificato io. Mi stava seguendo." Lily lo disse con molta calma, quando, invece, dentro di sé, infuriava una battaglia. 
Le risate si smorzarono, finché non divennero vere e proprie espressioni preoccupate. "Ti seguiva?!" Scandì Alice, dimentica di Frank.
"Beh, dovevo pur far qualcosa. E' stato un colpo gobbo, ma cos'altro potevo fare? L'ultima volta che mi ha vista ha tentato di uccidermi!"
Emmeline ed Alice rimasero in silenzio. "Allora non sei pallida per Potter, ma per quel verme di Piton!" Emmeline alzò il pugno in aria. 
"Ho visto anche Potter." Abbassò lievemente la testa, per non far vedere di essere arrossita. "Per ringraziarlo."
Gli occhi di Alice tornarono a brillare, immaginando tutto quello che poteva essere accaduto tra i suoi due piccioncini preferiti. 
"E cosa ti ha detto?" Le chiese Emmeline, più pratica della sua amica.
"Ecco..." Braccia, profumi, parole che, presumibilmente, dovevano essere romantiche. Guance rosse, gradini volanti. "Non ha riso di me." Buttò via, tutto d'un fiato.  
"Lo sapevo!" Alice alzò le braccia in aria, in segno di vittoria.  
Lily si avvicinò alla finestra. Il cielo era buio, scurissimo. 
"Anzi, è stato molto..." L'ultima parola le morì in bocca. 
"Dolce." Disse per lei Emmeline. "Ti sei innamorata, vero?"
"Cosa?" Arrossì ancora più forte. "Piuttosto io.. Ma cosa... Ma guarda... James Potter... Ma cosa? No.. No... Lui è così, così..." Farneticò.
"Dolce, carino, ammaliante?" Alice sognava già il loro matrimonio. 
"No!" Rossa ancor più di prima. 
"Guardala, arrossisce." Scherzò lei. "James." Disse, guadagnandosi un bel rosso pomodoro maturo. Rise ancora, per poi continuare a dire: "James, James, James.", e canticchiarlo anche. Il colorito era arrivato ad un porpora marcato. 
"Sebastian." La interruppe Lily, facendo affievolire il tono della sua voce e arrossire le sue guance. 
"Sebastian? E chi è?" Chiese, interrogativa, Alice.
"E' la nuova fiamma di Emmeline."  
"Emmeline Vance innamorata!" Strillò Alice. "Sapevo che questo giorno sarebbe arrivato! E com'è, dimmi com'è." 
"Molto bello. Alto, castano." 
Emmeline e Alice iniziarono a parlare di Frank e Sebastian. L'argomento cadde, poi, sul corso di Incantesimi e su come la prima fosse indietro.  
"A proposito. Voi sapete qualcosa su un incantesimo? Si chiama Patronus..." Tentò di inserirsi Lily e sgomberare la mente. 
"Si, mio padre una volta me lo ha mostrato." Le rispose Emmeline.
"Cosa ne sai?" Chiese, tentando di saperne di più.
"So che è contro i Dissennatori. Lo so anche fare. Guarda!" Pronunciò "Expecto Patronum" e un colibrì spuntò dalla bacchetta e volteggiò per la stanza. 
"Ma, non è un cervo!" Protestò Lily.
"Ovvio che no." Spiegò. "La forma cambia da persona a persona."
"Come... Come si fa?" Alice estrasse la bacchetta e mormorò l'incantesimo. Non accadde nulla, però. 
Emmeline rise. "Non è così semplice. Bisogna avere un bel ricordo impresso nella mente. Solo così potrai fare un Patronus!"
Lily prese la sua bacchetta quasi meccanicamente. Mentre il pinguino di Alice le volteggiava intorno, ripensò alla sua prima volta ad Hogwarts. Non fuoriuscì nulla dalla bacchetta. Pensò ad Alice ed Emmeline, la sua seconda famiglia. Un fascio di luce argentea si formò dalla punta della sua bacchetta per dare vita ad un animale. 
"Una cerva! Meravigliosa!" Esclamò Alice, osservando il Patronus di Lily.
La cerva attraversò la stanza e se ne andò dalla finestra. 
Non poteva essere vero. Lei e Potter avevano lo stesso Patronus. 

James si stese sul letto e ripensò a Lily, tra le sue braccia. Quasi non ci poteva credere. 
Prese la sua bacchetta e scandì: "Expecto Patronum." 
Il suo cervo era più brillante del solito. Sembrava quasi sorridergli. 

-SPAZIO AUTRICE-
Rieccomi con i due piccioncini :3 Ringrazio soprattutto Auron_san e Hoon per recensire i capitoli, siete dolcissime :D 
Un bacione anche a tutti quelli che la seguono, ve lo meritate :* 
PhoenixQuill

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Capitolo 9
*** Quidditch e sorrisi. ***




                                                    9 - Quidditch e sorrisi.


Quella domenica mattina era più fredda e desolata del solito. Il Platano Picchiatore aveva fatto cadere con uno schiocco dei rami tutte le foglie che vi erano attaccate. Novembre era appena iniziato e tutto scorreva tranquillo, aspettando la partita di Quidditch che si sarebbe tenuta da lì a qualche ora. 
Ai tavoli, c'erano già alcuni Grifondoro che sfilavano con sciarpe, cappelli e ogni tipo di gadget nei tipici colori rosso e oro. Non da meno erano i Tassorosso, che sfoggiavano dei cappelli colorati di giallo e nero, con le sciarpe abbinate. 
"I Tassorosso non sono poi una squadra così forte. Non dovremmo impiegare molto a batterli." Ridacchiava Sirius, mentre ingollava un pezzo di toast con marmellata, minima parte della sua più che abbondante colazione.
"Finiscila di mangiare così tanto, Felpato." Lo ammonì James, studiando gli schemi che aveva davanti. 
"Tranquillo, Ramoso. Sarò impeccabile." Strizzò l'occhio e, come sempre, si volse al tavolo dei Tassi per osservare la sua Prefetto preferito. Erano passati alcuni giorni dalla festa di Lumacorno, ma Lucy McCallister non degnava di sguardo il povero Sirius. Anzi, i suoi incontri con Sebastian erano sempre più frequenti.
Sirius, però, non era l'unico che osservava i due aspiranti piccioncini. Anche Emmeline, a malincuore, aveva capito che Sebastian non l'avrebbe mai degnata di nota.  
"Ma certo, come ho fatto a non capirlo prima?" Si disse Lily la prima volta che Emmeline glielo aveva indicato, a Storia della Magia. "E' il prefetto di Tassorosso!" Il professor Ruf tossì, per richiamare l'attenzione delle due, e subito dopo continuò a spiegare la battaglia che infuriò tra gli elfi domestici e gli gnomi da giardino a causa di un piattino da tazzina lanciato da uno e caduto in testa all'altro.
"Però, vedi..." Lily ricordò il particolare che, forse, era sfuggito alla sua amica. "C'è una cosa che dovresti sapere su Sebastian.. Ecco, ricordi l'altra prefetto di Tassorosso? Lu-"
"Se stai parlando del fatto che lui e Lucy McCallister se la intendano, sì, l'avevo visto. Non sono mica cieca."
"E... Cosa vuoi fare?" Le chiese, esitante. 
"Niente. Se è contento con lei, non vedo perché dovrei renderlo infelice."
Lily, sbalordita da tanta saggezza, soffocò un: "Ma cos-" Ma fu interrotta subito dal professor Ruf, che disse: "Evans, Vance! Ora è troppo!" 
"Scusi, professore." Chiesero all'unisono le due, purpuree in volto.
Alice, quella mattina, era agghindata con tutto ciò che aveva di rosso e oro: sciarpe, cappello, maglione, perfino le scarpe ora erano diventate rosse con alcune sfumature oro. 
"Oggi gioca Frank! Sarà meraviglioso! Non vedo l'ora di vederlo nei panni di Battitore!" Alice straboccava amore da tutte le parti. Da quella sera, lei e Frank erano fidanzati e ormai ogni sera si sedevano affianco al camino, avvinghiati l'uno all'altra. Lì vicino c'erano anche Lily ed Emmeline e, per informare Frank degli allenamenti, anche James con gli altri Malandrini.
Lily era taciturna. Da qualche giorno era così, dedicando ore a studiare con la testa china sui libri e svagandosi un po' solo la sera, parlando con le sue amiche.
"Lily, non dici niente?" L'entusiasmo di Alice non poteva essere tale se non partecipavano, in un modo o nell'altro, anche le sue due amiche. 
"Non vengo alla partita. Devo ripetere Trasfigurazione. Non mi esce un incantesimo e non voglio sprecare tempo." 
Baggianate. Ammettilo che è per Potter.
"Avanti, Lily! Non fare così! Vieni con noi! Viene perfino Emmeline! Lei, che odia il Quidditch!" Protestò Alice, puntando i piedi.
"Se fosse per lei, andrebbe dipinta di giallo e nero e urlerebbe come una matta il nome di Sebastian." Scherzò su Lily.
"Davvero molto divertente." Disse, facendo una risata ironica. 
"Avanti, che partita è senza di te?" La pregò, con le mani intrecciate. 
I grandi occhioni di Alice, a malincuore, la convinsero. 
"E va bene, verrò. Ma non pensate che mi metta a urlare chissà cosa." Disse, con il mento alzato e con aria da finta offesa. 
"Oh, avanti, sappiamo che è per Potter!" Le disse sottovoce Alice, tendendole un gomito e lanciando un'occhiata al capitano della squadra di Quidditch.
"Non è per Potter!" Arrossì lei, al ricordo di quella sera. 
"Sì, invece. Sei abbastanza strana, da quando c'è stata la festa, sai?" La rimbeccò Alice.
"Io non sono strana." Lily ricordò il suo Patronus. Una cerva, proprio come il suo. 
Emmeline cominciò a canticchiare una canzoncina dove Lily e James si sposavano, avevano dei bambini e vivevano felici e contenti. 
"Secondo te non ci siamo accorte che studi più del solito per evitare il suo sguardo?" Alice rideva sotto i baffi, accompagnata da una Emmeline complice.
"Assolutamente no! Quest'anno abbiamo i M.A.G.O. e non dobbiamo assolutamente..." Attaccò lei. 
"...perdere tempo!" Completò Emmeline. "Lo sappiamo, Lily, lo sappiamo." 
 
Lo stadio era gremito. Negli spogliatoi, Sirius pregustava già l'espressione di Lucy quando lo avrebbe visto con la sua divisa. Sebastian Dixon sarebbe stato un poveraccio a confronto! Le avrebbe dedicato un punto. Lo sapeva. O magari l'intera partita. 
James, invece, era più lento del solito. Pensava a Lily. Pensava a quella sera. Pensava a lei, stretta tra le sue braccia. 
"Ehi, innamorato." Lo richiamò Sirius. "Dobbiamo iniziare." 
Tutti e sette i giocatori si avviarono alla piattaforma, che si aprì leggermente. Una folla rossa e dorata urlò forte, mentre una minoranza di Serpeverde con i Tassorosso dissentivano. 
James cavalcò la scopa e, con la squadra al seguito, fece un giro intero di campo, in modo da poter cuocere a puntino gli spettatori, esattamente come voleva lui. Al suo passaggio, i capelli rossi di Lily si sparpagliarono un po' dappertutto.
Poi, tutti i giocatori si disposero intorno a Madama Bumb. Sirius, affianco a Sebastian, Battitore, lanciava frecciatine al pubblico femminile. Il fischietto, infine, trillò. 
James si levò subito in aria, mentre un Sirius agguerrito afferrava la palla nella mischia e si dirigeva spedito verso le porte avversarie. James sorrise e si guardò intorno. La cercatrice di Tassorosso, una tale Bailey, era nel suo stesso stato. Totale ignoranza di dove si trovasse il Boccino. Il ragazzo scrutò per bene lo stadio. Non era difficile individuare Alice, la fidanzata di Frank e amica di Lily. Il suo cappello faceva fuoriuscire alcuni piccoli fuochi d'artificio a forma di leone rosso e dorato. Affianco a lei, una Lily annoiata che osservava la Pluffa infilarsi negli anelli avversari. Sorrise di nuovo, di un sorriso più sincero. Riusciva quasi a percepire il suo profumo. 
Passò del tempo, nel quale Sirius infilò la Pluffa negli anelli dieci volte, ma del Boccino ancora nessuna traccia. I Tassorosso erano in svantaggio di ottanta punti, quando ecco Richards, un loro Cacciatore, battere il loro portiere in riflessi e segnare un altro punto. 
Poi, la voce del commentatore esplose.
"E Bailey schizza via, lasciando un Potter immobilizzato a mezz'aria!" 
Bailey? Dov'era finita? Eccola, volare bassa all'inseguimento di un qualcosa di dorato. Il Boccino!
James spronò la scopa, che balenò via in un istante. 
"Ed ecco, Dixon lancia un Bolide in direzione di Potter... Che però riesce a scansare! Che partita, studenti di Hogwarts, che partita! Finiscila, Dixon, Potter è troppo veloce per te! La sua Comet non riusciresti a vederla nemmeno con un incantesimo Immobilizzante!" 
"Jordan!" Sbraitò la professoressa McGranitt, rossa in volto. Per il tifo, ovvio. 
"Mi scusi professoressa, ma-"
"Vuoi che ti dimostri una trasfigurazione invertente, Jordan?"
Tutto lo stadio rise. 
"Il punteggio è ora di centocinquanta a trenta per i Grinfondoro!"
Non poteva lasciare il Boccino. Se l'avesse preso, nonostante il vantaggio, avrebbero perso.
"Richards prende la Pluffa, ma no! Ecco Paciock che tira un Bolide e.. Niente! Black prende la Pluffa e- Oh, Merlino."
Tutto lo stadio ammutolì, mentre James, inerme sulla sua scopa, osservò qualcosa cadere. Da una scopa. 
"Hanno colpito Black!"  
Le parole risuonarono nelle orecchie di James. Anche la Bailey si fermò e, mani sul viso, tentava di trattenere le urla. Sirius stava velocemente cadendo, per schiantarsi al suolo.  
No, no, no! James schizzò in direzione dell'amico, dimentico del Boccino, ma sapeva, in cuor suo, che mai sarebbe arrivato fin lì. 
Spronò nuovamente la scopa, ma non ci fu nulla da fare. Sirius cadeva, ancora troppo lontano per poterlo afferrare.
Accadde, però, in pochi istanti, l'incredibile. Sirius si fermò a pochi metri da terra, per poi cadere, urtando di faccia. James, arrivato lì vicino, scese dalla scopa e corse verso di lui.
Lo prese per le spalle e lo scosse. "Sirius! Avanti, Felpato!"
Il ragazzo sbatté gli occhi. "Cosa... Cosa è successo?" Chiese, un po' stordito. 
"Io... Io non lo so." James abbracciò l'amico, dandogli alcune pacche sulla schiena. Lo aveva quasi perso. E per chissà quale grazia del cielo, era invece lì, illeso dopo un volo di non si sa quanti metri di altezza. 
Madama Bumb, irritata, arrivò dopo qualche secondo. 
"Togliti, Potter! Dobbiamo portarlo in infermeria!" Sbottò, guardando male Dixon, giunto lì, anche lui, da poco tempo.
James, a cuore leggero, si staccò dall'amico. Sirius aveva, in realtà, l'aria stravolta. Il volto era stato graffiato dalla terra e dalle pietruzze e non riusciva a muovere bene una mano. 
"E ringrazia la Evans, Black!" Disse Madama Bumb, facendogli da sostegno. "Altrimenti ci avresti lasciato le penne su questo campo."
"La Evans?" James le si parò davanti. "Pensavo fosse stato Silente!" 
"Silente si è allontanato un attimo, e guarda cosa succede!" Sbottò la professoressa McGranitt, appena arrivata. "Tutto bene, signor Black?"
James scrutò gli spalti. C'era un vuoto, in mezzo ad Alice ed Emmeline. 
"Va' da lei. Ringraziala da parte mia." Gli disse Sirius, con aria furbesca. Sapeva che James avrebbe fatto tutto, tranne che ringraziarla da parte sua.
James sorrise, Malandrino come sempre, e corse verso la scopa, per spiccare il volo verso l'alto. In pochi secondi, fu davanti ad Emmeline e Alice.
"Dov'è? Dov'è andata?" Chiese, trafelato.
"Non sappiamo. E' andata via più veloce del vento!" Gli rispose la prima.
Montò di nuovo sulla scopa e spiccò il volo, questa volta per uscire fuori dallo stadio. Non poteva essere andata molto lontana. Si sistemò alla bell'e meglio gli occhiali sul naso e iniziò a ispezionare i prati di Hogwarts. Vicino al Platano Picchiatore? Improbabile. Nelle serre? No, troppo lontano. E se...?
James atterrò, con poche manovre, vicino ad un albero. Non si era sbagliato. Era lì. La chioma rossa era mal nascosta dal tronco di un albero secco. Non lo aveva sentito arrivare, perciò continuò a fare ciò che stava facendo prima: far apparire alcune margheritine bianche ai suoi piedi.
Il ragazzo tossicchiò, per avvertirla della sua presenza.
"Per favore, lasciatemi-" Le parole le morirono in bocca. Dietro non c'erano le sue amiche, come aveva pensato. No, c'era James. In divisa. 
"Cosa c'è?" Gli chiese, osservando che lui non dava segno di voler parlare.
"Nulla. Sirius mi aveva chiesto di ringraziarti." Le sorrise.
"Oh. Come mai non l'ha fatto lui?" Chiese, un po' risentita. Cos'era James, il postino di Black?!
"Era giusto un po' fuori uso." Ironizzò, ridendo. 
Ah, quella risata. 
"Oh, no" Sussurrò Lily, sentendo le ginocchia sciogliersi.  
"Cosa?" Le chiese James, interrogativo. 
"No, niente." Lily non ne poteva più. Doveva avere il controllo della situazione e, prima ancora, del suo corpo. 
"Pensavo fosse stato Silente. Poi Madama Bumb mi ha detto che sei stata tu e.." James si era, pian piano, avvicinato a lei. 
"E..?" Chiese, allontanandosi di qualche passo. 
"Sei stata fantastica. Grazie." 
Oh, non di nuovo. I loro sguardi si incrociarono per un secondo, per poi rivolgerli altrove. 
"Bel posto, eh?" Le disse. 
"Come facevi a sapere che ero qui?" Chiese, incuriosita. Sotto l'albero, era quasi impossibile notarla dall'alto. E James non aveva sicuramente camminato per tutta Hogwarts, per cercarla.
"Una volta, hai detto a voce un po' troppo alta che era il tuo posto preferito, qui."  
Lily sorrise. 
Cosa c'era di più bello al mondo del suo sorriso?
"Ecco, pensavo..." James ci stava riprovando. Dopo sette anni di tentativi andati a vuoto, magari in questa occasione, in quella giornata così fredda da avere entrambi il naso rosso, magari poteva riuscire nell'impresa. "Hai voglia di venire con me ad Hogsmeade? Sabato prossimo c'è un'uscita, sai?" 
Che faccia tosta, pensò Lily. Ma poi se ne accorse. Il suo viso era ricolmo di speranza. Le guance erano accaldate dal volo sulla scopa e gli occhi brillavano.  
"Io... Devo pensarci." Gli disse, infine. 
"Bene, allora, allora poi mi dici. Vero?" James sorrise, di vera gratitudine.
"Certo. Ma..." Incredibile come si stesse perdendo dentro quegli occhi. Lei, con James Potter. Che assurdità. "Forse devi andare" Finì lei. 
"Sì, esattamente. Ci vediamo, allora." Disse, allora, James.
"A più tardi." Lo salutò lei. 
Non sta davvero accadendo. Oh, Merlino. Ho davvero quasi accettato un suo invito a Hogsmeade?
Lily sorrise, tra sé e sé, e riprese il cammino per Hogwarts. 
 
"Dov'eri finito?" Remus era di fronte la porta dell'infermeria. 
"Sirius è qui dentro da ore!" Squittì Peter. 
James sorrideva. Sorrideva come non aveva mai sorriso a nessuno. Un sorriso di felicità concentrata.
"Cosa ti è successo?" Chiesero Emmeline e Alice a Lily. 
"Nulla." Lily non lo diceva, ma l'espressione del suo viso era migliore di cento parole.
"Bugiarda!" Le disse Emmeline. "Prima salvi Black, e ora sprizzi felicità da tutti i pori... Aspetta un momento! Potter è venuto a cercarti prima! Sei stata con lui!"
"Sei stato con lei? Cioè... Non ti ha urlato contro?" Chiese Remus.
"No, no. Anzi... Beh, poi io..." 
"Lui mi ha chiesto se volevo andare ad Hogsmeade con lui." Confessò Lily.
"E tu?" 
"Ha detto che poi mi dirà."
"Ramoso avrà un appuntamento con la Evans, finalmente!" Ruggì Remus.
"E c'era bisogno che io rischiassi l'osso del collo per farlo accadere?" Urlò Sirius dall'altra stanza. 
 
-SPAZIO AUTRICE-
Salve, gente! Ho aggiornato, finalmente **
Perdonatemi, ma c'è davvero tanto da fare, purtroppo D: 
Ringrazio, come sempre, chi mi segue e un grazie particolare a chi recensisce! Siete bravissimi :D 
Un bacione a tutti, 
PhoenixQuill

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Capitolo 10
*** Visite in infermeria, con un nuovo giocatore per Grifondoro. ***




                            10 - Visite in Infermeria, con un nuovo giocatore per Grifondoro. 


Una fredda mattina di fine Novembre, Sirius uscì dall'infermeria. La sua gamba era sana e salva, ma c'era il divieto, fino a tempo indeterminato, di partecipare a qualsivoglia sport. Firmato: Madama Chips.
"Io faccio parte della squadra di Quidditch di Grifondoro!" Urlò, sdegnato e orgoglioso, lui. "Come faranno senza di me?" 
"Sopravvivrà, vedrai." Ironizzò l'infermiera, consegnandogli l'ultimo calice di un intruglio verde scuro. 
Durante quelle due settimane chiuso in quella stanza cupa, aveva avuto modo di capire ciò che era accaduto durante la partita. Sebastian Dixon, con le sue abilità da Battitore, aveva colpito un Bolide che, sfortunatamente, aveva beccato proprio lui. E Sebastian, da buon Tassorosso qual era, aveva presentato le sue scuse, andando a trovarlo in infermeria il giorno successivo, e si era dimostrato alquanto affabile.
"Tu sei il prefetto di Tassorosso, vero?"
"Esattamente." Gli rispose, con i capelli castani scompigliati. "A proposito di questo. L'altra prefetto, Lucy, verrà a trovarti uno di questi giorni. Dice di volerti presentare personalmente le scuse da tutta la nostra Casa."
Il té che Sirius stava sorseggiando gli finì pericolosamente giù per la gola e il ragazzo iniziò a tossire, facendo intervenire Madama Chips in una velocità che una Materializzazione le avrebbe fatto un baffo. 
James, Remus e Peter erano stati quasi sempre lì, ma ognuno dei tre aveva sempre qualcosa da fare.
Remus doveva studiare per i M.A.G.O. ("Finirai col non passarli, studiando così tanto!" La faccia del ragazzo impallidì a quelle parole.), James doveva trovare qualcuno che prendesse il posto di Sirius nella squadra e Peter aveva una punizione da scontare con il professor Rüf.
Anche Lily Evans si era fatta viva e, dopo un paio di convenevoli ("Come stai?" "Oh, un osso rotto di qua, uno di là... E le lezioni? Come vanno?"), si erano ritrovati a ridere e scherzare insieme.
"In fin dei conti, Evans, non sei poi così acida come pensassi." Le disse alla fine.
"E' Potter che mi rende antipatica." 
Quasi si pentì di averlo detto. Potter - il suo Potter - era cambiato in quel periodo. Le sue punizioni erano diventate molto meno numerose, era più concentrato sui libri, ovviamente senza nulla togliere al Quidditch, e il suo atteggiamento infantile stava mutando per diventare quello di un vero uomo. 
Ma, l'incontro che Sirius ricordava con più piacere, era stato quello con la prefetto di Tassorosso, Lucy McCallister.
L'aveva vista arrivare grazie alla Mappa del Malandrino, e in men che non si dica, assunse un'aria da ammalato grave, che il ragazzo con la Febbre da Ippogrifo nel lettino affianco sembrava nulla, a suo confronto. Aveva arrossato le guance sfregandole e si era sistemato i capelli, giusto per non apparire un barbone davanti alla sua amata. 
"Ciao." Gli aveva sorriso, appena si sedette accanto a lui. 
"Oh.." Sirius sbucò dalle coperte e lo splendore del suo viso quasi lo abbagliò. Si resse su un gomito e fece finta di acciaccarsi, tossendo e abbassando leggermente le palpebre. 
Lucy ebbe compassione per quel, se così può essere definito, poveretto. Sebastian non voleva colpirlo così forte, lei lo sapeva... Ah, Sebastian. Sarebbe stata con lui a fare la ronda, piuttosto che fare l'infermiera a quel ragazzo. Immaginò che lui fosse lì, affianco a lei. E pensò a come sarebbe stato bello abbracciare quelle spalle e fissare quegli occhi. Quegli occhi. Li aveva osservati tante di quelle volte, che li sapeva a memoria. Erano un incrocio tra il verde e il marrone, anche se gli occhiali li nascondevano un po'. Ah, Sebastian.
Lucy osservò ancora una volta Sirius. Era certamente un bel ragazzo, forse il più bello di tutta la scuola. A centinaia avrebbero pagato per essere al suo posto, ma il suo pensiero era continuamente rivolto altrove. Le sue amiche le avevano detto che, sì, forse Sebastian era simpatico e gentile, ma non rientrava in quelli a cui avrebbero dato un'opportunità. Ma a lei non importava. Lui l'aveva conquistata. E non con la sua bellezza o qualcos'altro. Le sue premure e la sua simpatia le avevano preso il cuore e non gliel' avevano ancora dato indietro. Lei lo amava. Almeno, pensava così.  
Il pomeriggio passò abbastanza lento, con quel povero Cacciatore delirante nel letto. 
Per Sirius, non fu lo stesso. Per lui, erano troppo poche quelle tre ore che avevano passato insieme. Aveva deciso di invitarla per la prossima uscita ad Hogsmeade. E non avrebbe certo potuto rinunciare, dopo averlo visto fuori dall'infermeria.
 
"Mi propongo per il ruolo di Black." Disse. 
"Per il ruolo di Sirius? Ma sei matta? Non staresti in piedi su una scopa neanche se ti ci attaccassero sopra." Rise James. 
Ma, appena vide la sua performace, il ragazzo dovette rimangiarsi tutto. Emmeline Vance era bravissima e aveva segnato sola, contro tutta la squadra, ben cinque punti. 
"Vance, sei nella squadra."
Con un sorriso nascosto da un'espressione piena d'orgoglio, Emmeline si diresse da Alice. Lily non era voluta venire, sapendo che James sarebbe stato lì per i provini.
Appena seppe che la sua amica era riuscita ad entrare, le disse: "Guarda che un altro incantesimo di blocco del tempo così bene non riesco a farlo, eh!"
"Non ce ne sarà bisogno. Black è un incompetente. Lily, verrai a vedere i miei allenamenti, vero?" La pregò Emmeline. 
"E io?" Disse Alice, sdegnata.
"Dovete venire tutte e due!" Disse, circondandole con un braccio per ognuna. 
"Ma sbaglio o odiavi il Quidditch?" Le chiese Alice, facendo improvvisamente mente locale. 
Emmeline arrossì e rispose: "Mia madre è una famosa giocatrice. Ce l'ho nel sangue, ecco. E non volevo che si venisse a sapere, tutto qui. Non voglio essere la figlia della giocatrice. Voglio essere Emmeline, e basta." 
Lily sorrise alla saggezza della sua amica, per poi alzarsi, salutarle entrambe e dirigersi nel prato al di fuori da Hogwarts. Le piaceva da matti studiare lì, dove, sapeva, avrebbe trovato certamente un po' di pace. 
Ma, neanche a dirlo, venne a trovarla Tufla, il gatto di Alice.
Sulle prime iniziò a giocare, poi si adagiò sul mantello e iniziò a sonnecchiare. Lily, nel frattempo, studiava incessantemente Erbologia. Non era certo una delle sue materie preferite, ma era costretta. Quell'anno, ci sarebbero stati i M.A.G.O. 
Appena ebbe finito, chiuse il libro per rimetterlo nella borsa ed estrasse la sua bacchetta.
12 pollici, legno in pioppo bianco e nucleo di unicorno, le era sempre piaciuta. Molte delle altre bacchette erano scure, mentre la sua era quasi candida. La stava puntando verso un filo d'erba più alto degli altri, quando un grasso topo grigio finì tra le grinfie di Tufla.
Gli squittii del poveretto erano talmente acuti,  che Lily dovette quasi tapparsi le orecchie, mentre tentava nell'impresa disperata di toglierlo dalle zampe del gatto.
"Tufla, no!" Lo rimproverava e, dopo un po', il gatto decise di sputarlo. La ragazza prese il topo tra le braccia e lanciò un'occhiataccia all'animale di Alice.
"La tua padrona non sarà affatto contenta quando glielo dirò!" Lo minacciò.
Ma non fece in tempo a guardare bene il topo, che questo le morse il pollice e fuggì via. Non sparì, però, dagli occhi attenti del prefetto. 
Si dirigeva nella Foresta Proibita. Cosa faceva un topo nella Foresta Proibita? Poi, lo vide. Vide il topo arrampicarsi su qualcosa che non riusciva a vedere bene e finire tra le corna di quello che, alla luce del sole, riuscì a distinguere come un cervo. L'animale la vide, ma non fuggì. Anzi. 
Con un gesto del capo, si scrollò via il topo e, controllato che non ci fosse nessuno nel grande giardino di Hogwarts, uscì allo scoperto.
Lily non era certa che ci fossero dei cervi all'interno di Hogwarts. I Centauri, così come anche gli Unicorni, era risaputo. Ma dei cervi non aveva mai sentito parlare. 
Era il cervo più bello che avesse mai visto. Grande, con un'aria da re della foresta, aveva il manto di un castano chiaro da fare innamorare. 
Si stava avvicinando lentamente a lei. 
Strano, un'altra al suo posto sarebbe morta di paura. Quel cervo, però, non incuteva paura. Sembrava quasi che la conoscesse, da sempre.  
L'animale era già di fronte a lei, occhi di uno negli occhi dell'altra. La sua mano tremante si alzò per poggiarsi sul muso del cervo. Non se ne andò via. Rimase lì, a fissarla. E il suo sguardo non incuteva timore, anzi. 
Lily non si era mai sentita così al sicuro. 
Le venne da ridere. I suoi occhi somigliavano a quelli di... No, non poteva essere. 
 
"Hagrid, nella Foresta Proibita ci sono cervi?" Chiese Lily. 
Dopo quell'incontro, la ragazza si era diretta verso la capanna del Guardiacaccia, per saperne di più.
Il mezzo Gigante si aggiustò la barba cespugliosa e poi disse: "A me non mi pare che ci sono cervi nella Foresta. Centauri, Unicorni, forse nel lago ci sono anche delle Sirene. Ma cervi non ne ho mai visti."
E quello, allora, da dove sbucava? 
"Ma perché questa domanda?" Chiese lui. 
"Oh." Lily sollevò la testa dalla tazza di tè che Hagrid le aveva offerto. "Così, curiosità."
 
Solo Merlino sapeva quanto James Potter avesse voluto ritrasformarsi e baciarla. Ma non poteva. Sarebbe stato traumatico, per lei. 
"Grazie per come mi hai dolcemente scaraventato via." Disse Peter, stizzito.
Ma James quasi non lo pensava. Correva negli occhi di Lily, ormai. 

-SPAZIO AUTRICE-

Ritardissimo. Di quelli abominevoli. Il capitolo è un po' corto, ma prometto di tornare presto con uno nuovo!
Ringrazio tutti quelli che mi seguono e che recensiscono la storia :3 Siete carinissimi :D
Un bacione, 
PhoenixQuill

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Capitolo 11
*** Appuntamenti mancati. ***




                                                                                                11 - Appuntamenti mancati. 


"Evans, dici sul serio? Cioè, non mi stai prendendo in giro, vero?"
James Potter era sicuro di poter toccare il cielo con un dito.
"Sì, Potter.” Sbottò lei. “O come, al solito, devo mandare una raccomandata, prima che il tuo cervello recepisca?"
"No, no, recepito! Forte e chiaro!"
Lily Evans era di fronte al capitano della squadra di Quidditch. Aveva alcuni libri stretti nelle sue braccia, per cui non poteva mettere le mani sui fianchi, come faceva sempre quando aveva James Potter di fronte a lei.
"Bene, allora… Ci vediamo domani mattina.” James iniziò ad indietreggiare, con stampato in viso un sorriso a trentadue denti. “Vicino il portone della scuola.” Indietreggiò ancora. “Alle dieci." Non si accorse dell’armatura che era dietro di lui e, colpendola, la mandò in mille pezzi. Con un gesto goffo, incredibile per James Potter, la riparò con un incantesimo.
"Io ci sarò. Il problema è se ci sarai tu." Gli urlò dietro lei.
"Ci sarò, lo giuro." James Potter si passò una mano tra i capelli neri e se ne andò via.
Quasi odioso, pensò Lily, mentre lo vedeva allontanarsi in direzione dei suoi amici. Quasi odioso come la sua cravatta allentata e la sua camicia fuori dai pantaloni. Quasi odioso come i suoi capelli perennemente in disordine e il suo boccino dorato. Quasi odioso come quel sorriso che le provocava tutta una serie di emozioni che, invano, tentava di soffocare. 
"Qualcuno ha un appuntamento!" Canticchiò Emmeline, arrivata alle sue spalle. 
"Non è come pensi." Puntualizzò Lily.
"Oh, James, Jamie del mio cuore, dammi un bacino!" L'amica la imitava mentre percorrevano insieme le scale per la torre dei Grifondoro. 
"Finiscila. Non è davvero come pensi." Lily tentò invano di sopprimere un sorriso. Nel corridoio, c'erano solo loro due. 
"Si, Liluccia, come negartelo?" Emmeline piegava le labbra, come ad imitazione di un bacio. Lily la pregò ancora una volta di smetterla, tanto era l’imbarazzo che stava dilagando sul suo volto. 
"Esci con Potter?" Una voce risuonò dal fondo del corridoio. Lily ed Emmeline si girarono nello stesso istante e videro un'immagine scura. Pian piano, la luce di alcune torce delineò il profilo di Severus Piton. 
Lily sentì riaffiorare la rabbia. Si trovavano nello stesso corridoio dove Severus aveva tentato di ucciderla. Emmeline, pronta, aveva la bacchetta in mano. 
"Non pensare di farla franca, Piton. Non ho certo dimenticato cosa le hai fatto l’altra volta!” Gli urlò, dall’altra parte del corridoio.
"Sta’ zitta, Vance.” Il suo sguardo ritornò sulla figura di Lily. “Esci con Potter?" Ripeté.
"Non è certo affar tuo con chi esco!" Lily lo guardò, minaccioso. Non aveva certo paura, di fronte ad una canaglia come lui. Dopo mille tentativi, le aveva rivolto la parola solo ora? Beh, troppo tardi.
"Stupida Mezzosangue" Il sangue ribollì negli occhi di Severus.
Emmeline, stupefatta, non osò ribattere e, ancora immobile, sussurrò: “Non ci credo, l’ha detto davvero!”
Fu in quel momento che, prima che Emmeline potesse lanciare un incantesimo qualunque, Lily sfoderò la bacchetta e urlò: “Stupeficium!”
Severus, che si era preparato ad un attacco, si difese con un secco “Protego.” e osservò ancora una volta quella ragazza.
Dall’altro corridoio, risuonarono alcuni passi veloci. Passi che si trasformarono nel volto affaticato di Remus Lupin.
“Ho sentito un rumore, cos-” Remus individuò Piton e sfoderò anche lui la bacchetta. “Cosa ci fai qui, Piton? Devo portare notizie a Silente, per caso, Lily?” Chiese.
“Oh.” Severus si fece avanti. “Digli che la sua Grifoncina ha appena tentato di Schiantarmi.” E, trascinandosi via, si allontanò da quel posto.
“Lily?” Remus si rivolse a lei, quando anche il rumore dei passi di Piton furono scomparsi.
Anche lei si allontanò, lasciando Remus da solo con Emmeline.  
"Ma cosa le succede?" Remus non sapeva quali pesci pigliare. I due, dopo un momento di imbarazzo e la narrazione dell’episodio, avevano mostrato un po’ più di simpatia l’uno per l’altra.
"E' solo molto confusa." Accennò Emmeline. 
Il prefetto le si avvicinò. Non aveva mai parlato per più di un minuto con Emmeline Vance e le uniche volte che l'aveva fatto era sempre in compagnia di Lily. 
"Confusa? E da cosa?" Quello confuso, in tutta quella storia, era solo lui.
"Lily ha proprio ragione a dire che la presenza di James Potter ti nuoce!" Emmeline aveva le mani sui fianchi, proprio come faceva la sua amica. I lunghi capelli le ricadevano sulla spalla. 
"Vance, mi hai visto?” Con i palmi delle mani, Remus si indicò. “Sono un ragazzo. Il vostro universo è come Trasfigurazione per Peter."
Emmeline rise, tanto che le guance le divennero rosse. Anche Remus lo fece, a quella risata contagiosa. Era più timida la sua, rispetto a quella di Potter o di Black. 
"Non capisci? Lily vorrebbe stare con James, ma è troppo condizionata dai giudizi che aveva Piton su di lui. Non è ancora passata del tutto, l’influenza che lui aveva su di lei."
"Ma perché?” Si chiese lui. “La loro amicizia è finita da un anno e mezzo, ormai..." Remus ed Emmeline si dirigevano tra i corridoi, dritti verso la torre dei Grifondoro.
"Ma è durata tanto tempo. Non è facile dimenticare, Lupin... E tanto meno lo è perdonare." 
"No." Assentì Remus, mentre si sfiorava il collo. "Non è facile affatto." 
 

"Vi ho visti!" Alice, Emmeline e Lily erano nella loro stanza. La cena era appena finita e non restava che andare a dormire. Lei aveva scandito quelle parole, subito appena furono sole. 
"Chi?" Dissero Lily ed Emmeline, all'unisono.
"Tu, Emmeline! Con Remus Lupin! Vagare per i corridoi, completamente soli!" Il tono sull'ultima parola fu volontariamente marcato.
"Cosa vorresti insinuare?" La ragazza poggiò sulle gambe il libro che stava leggendo. 
"Sicura che domani non andrete insieme ad Hogsmeade?" Cantilenò.
"Io e Remus Lupin? Tu scherzi! Avanti, Lupin!” Fece una smorfia, come per dire che non era affatto il suo tipo. “Il prefetto!" Emmeline non ci aveva pensato neanche un minuto su Remus. Tutto quello era stata solo una coincidenza. 
"Oh, avanti. Non mentire alla tua amica!” La pregò Alice.
"Ma cosa dici? Prima di tutto, io preferisco Sebastian e... E poi…" La voce le si affievolì. 
Lily ed Alice capirono. Lucy McCallister. Li aveva visti troppo tempo insieme per essere classificati come "semplici amici".
"Remus è un bravo ragazzo. E non è nemmeno brutto. Ha un suo fascino." Affermò Alice.
"Se lo vuoi, te lo cedo." Emmeline rise. 
"No, io ho il mio Frank. E domani? Cosa farai domani, Lily?" 
Alice sorrideva. Viveva nel mondo dell'amore, ormai, e voleva che le sue due amiche capissero cosa significasse. 
"Niente. Potter mi aspetterà al portone, andremo ad Hogsmeade, faremo un giro in paese e torneremo qui." Le sue parole avevano un tono distaccato, ma, al pensiero di quel programma, il cuore di Lily fece un salto. 
"Jamie, Jamie!" Mimò un'altra volta Emmeline.
"Finiscila!" Lily le tirò un cuscino. 
"Sto leggendo un argomento interessante. Non mi disturbi, signora Potter!" 
Lily le lanciò un altro cuscino. Tutte e tre risero insieme. Lei richiamò i due cuscini con la bacchetta.
"Cosa leggi?" Chiese Alice.
"I lupi mannari. E' molto interessante.” Sorrise Emmeline.
Strana coincidenza, pensò Lily. 
 

Il gran giorno era arrivato. Lily era febbricitante, ma non voleva farlo vedere. Il suo incontro con Potter sarebbe stata una normale passeggiata tra amici. Solo una normale passeggiata tra amici.
"Frank mi aspetta giù. Dai, andiamo!" Erano le nove e mezzo.
Sapevano che avrebbero dovuto aspettare mezz'ora prima che Frank si presentasse, magari in compagnia di James e dei Malandrini. Le dieci meno un quarto. Frank era arrivato e si era seduto con Alice su una panchina lì nei paraggi. 
Lily tormentava una tasca del giubbotto.
Emmeline le sussurrò, per non farsi sentire: "Arriverà."
Le dieci meno cinque. Sirius Black fece il suo ingresso tronfio, con una ragazzina al suo fianco. 
"Vomitevole." Puntualizzò Emmeline. Dopo un po', uscì anche Peter Minus. 
Le dieci. Di James Potter, non ce n'era nemmeno traccia. 
Quel giorno, gli accompagnatori designati erano la professoressa Sprite e il professor Vitious.
"Evans, su, sbrigati!" La invitò la professoressa.
"Aspetto una persona. Arriverà tra un po' e vi raggiungeremo, promesso." La professoressa Sprite fece un lungo sorriso e si allontanò dal gruppo. Emmeline e Alice guardarono la loro amica da lontano, finché poterono. Vicino ad Emmeline, qualche minuto dopo, spiccò la nuca di Remus. 
"Arriverà, lo so." 
Ma James Potter non arrivò mai. Lily lo aspettò un'altra mezz'ora, ma nessuno fece capolino dal castello. 
Rassegnata, entrò nella torre. Dentro, c'erano solo i ragazzi più piccoli. Non se la sentiva di stare lì. Doveva andare via, stare da sola, sfogarsi. 
Uscita dalla sala comune, scese le scale e si diresse al lago. Fortunatamente, era sola. Guardò verso la Foresta, per vedere se il cervo dell'altra volta si facesse vivo. Niente. Sembrava che quel giorno nessuno la volesse.
Poi cacciò fuori la bacchetta e iniziò a torturare un sasso lì vicino. 
"Tipico... di... Potter!" Per ogni pausa c'era uno schiantesimo per il povero sasso. "Odioso... Stupido... Potter! Ce l'ha... Fatta... Ad avere... Un appuntamento... Con me! Ed ecco perché lo voleva!" La pietra andò in frantumi. Ne vide un’altra lì vicino. Era il suo turno, ora.
"Lo voleva per... Poi darmi... Buca! Il grande... James Potter... ora è... davvero riuscito... ad avere un... appuntamento... con tutte... le ragazze... di Hogwarts!" 
Anche questa pietra andò in frantumi. Lily se la prese con l'acqua del lago. 
"Sei una stupida...Lily! Ti sei fidata di quello... Stupido... Di Potter... E cosa ti è rimasto? Un pugno di mosche!" Uno schizzo più forte degli altri le bagnò i pantaloni e, ormai stanca, si lasciò cadere sull'erba fredda. 
Cosa le succedeva? Perché non riusciva più a vedere nitidamente i rami degli alberi? E perché l'unica cosa che voleva sentirsi dire era "Sono qui" da uno stupido capitano di Quidditch? 
Lily si specchiò nel lago. Stava piangendo. Lily Evans che piangeva! Lei, che non aveva pianto nemmeno quando Severus aveva fatto quel che aveva fatto. 
Ormai, a cosa serviva nascondersi? Era sola, completamente sola.
 

"James Potter! Dov'è?" Emmeline era furibonda. Nessuno aveva visto né Lily, né James. Non voleva che quello stupido facesse soffrire la sua amica. Remus Lupin, alla sua vista, rimase immobile. 
"Non lo so! Questa mattina ci siamo alzati e non c'era. Non lo vediamo da ieri sera." Affermò lui.
"E qualcuno sa che fine abbia fatto questo ragazzo? E, soprattutto, perché Lily non ne sapeva niente?" 
James Potter li rende davvero stupidi, pensò Emmeline. 
"Ieri sera, ricordo, è arrivato un gufo. Appena James ha letto la lettera che conteneva, è corso via, senza dirci niente. E' successo solo questo. Pensavamo che tornasse, ma il suo letto era intatto questa mattina."
"E perché non hai avvisato Lily?" 
Dice davvero?!, pensò ancora. 
"Perché pensavo che non le desse buca! Ama Lily più di ogni cosa. Ma deve essere successo qualcosa. Qualcosa di davvero terribile." 
Ai Tre Manici di Scopa, l'aria era calda. Remus continuò a leggere la sua "Gazzetta del Profeta" tranquillamente. 
Emmeline lo guardò meglio. Aveva una cicatrice all'altezza del sopracciglio destro e la sua espressione era quasi beata. 
Qualche secondo dopo, però, non fu più così. La sua espressione era aveva assunto una sfumatura di paura, mista a terrore. 
"Devo andare." Il prefetto di Grinfondoro si alzò dalla sedia. "Devo immediatamente trovare Sirius e Peter."
Lasciò la Gazzetta del Profeta sul tavolo. "Cosa è successo?" 
Emmeline lesse l'articolo su cui Remus posava gli occhi. 
Anche la sua espressione mutò in terrore e paura e seguì quasi subito Remus. 
 

Lily tornava alla torre di Grinfodoro. Aveva deciso che avrebbe trascorso il resto della giornata a ripetere. Era inutile crucciarsi per James Potter. Sarà sicuramente con qualche stupida ragazzina come lui. 
Lily passò la settima rampa di scale, quando una figura le si parò davanti. Era un ragazzo in divisa. Strano, quando di sabato potevano vestirsi come desideravano. 
Poi, guardò meglio. Occhiali squadrati, capelli disordinati.
"Spero tu sia felice ora." 
James si voltò. Il viso divenne ancora più pallido di quel che era. "Lily..." Sussurrò. 
"Ora che mi hai dato buca sarai davvero felice.” La rabbia non lasciava spazio alla lucidità. “Anche Lily Evans è riuscita a cadere ai tuoi piedi!" 
"Lily, io ti posso spiegare..." Il volto di James tradiva un'espressione di vera disperazione. 
"Non c'è nulla da spiegare. Non m'importa nulla di te!" I suoi occhi erano diventati piccoli e malvagi.
Lei si allontanò da lui e corse via, nel suo dormitorio. 
Se l'è meritato, pensò, stesa sul letto a stringere un cuscino.
James non poteva stare peggio di così. Nessun dolore al mondo poteva essere comparato al suo in quel momento.
 

"Non hai svolto il compito, Severus." Severus Piton e un uomo seduto affianco a lui bevevano una Burrobirra bollente. 
"Mi dia altro tempo, signore. Solo una settimana." Severus stringeva le sue mani attorno al boccale. 
"Tre mesi, Severus, te l'avevo detto." L’uomo bevve un sorso dal suo boccale. Un po' di Burrobirra gli scivolò giù dalla bocca e sul mantello. 
Con la bacchetta, si pulì in un attimo.
"Vieni con me, Severus." Quello si alzò e andò su, alle stanze del locale. 
Le scale cigolavano e il buio li circondava, nonostante fosse pieno giorno. L’uomo prese una chiave e aprì la porta della stanza 143. 
Un uomo e una donna erano stesi per terra. Avevano i capelli arruffati e i vestiti sporchi. 
"No!" Gridarono all'unisono, appena l’uomo si levò il mantello. 
"Lord Vold..." Tentò di dire il ragazzo. 
"Non nominare il mio nome!" Il tono era quasi stizzito, mentre Severus veniva immobilizzato da quello sguardo cattivo.
"Grande signore, la imploro..." 
"Te l'avevo detto, Severus." 
L'uomo disteso, capelli neri, naso adunco, lo guardò in faccia. Anche la donna fece lo stesso. 
"Severus, figlio mio..." Disse la donna. Poi si alzò in piedi e iniziò a saltare e a strillare. Era diventata pazza. La maledizione Cruciatus aveva fatto il suo effetto. 
Poi, in un attimo, il suo corpo cadde per terra, inerme. Gli occhi azzurri erano ancora aperti. 
"Severus?" Disse l'uomo e tese una mano, verso il volto del figlio. Ma la sua mano non arrivò mai alle sue guance. Anche queste caddero a terra, inermi. 
Voldemort fece un sorriso storto e, rimessosi il cappuccio, si allontanò via, lasciando Severus solo con quelli che, solo fino a qualche minuto prima, erano i suoi genitori.
 

-SPAZIO AUTRICE- 
Eccomi ritornata con la Jily *-* Perdonate il ritardo, lettori ç_ç 
Spero che questo capitolo bello lungo possa farmi perdonare :3 
A presto!
PhoenixQuill

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Capitolo 12
*** Umano, vulnerabile. ***



 

                                                           12 - Umano, vulnerabile.


"Non è vero." Il volto e le mani di Sirius sembravano essere uno la spiegazione dell'altra. Le mani si serrarono l'una sull'altra, nervose e il volto, altrettanto teso, si contasse in una smorfia. 
"E' stato incredibile anche per me, te lo giuro. Ma l'ho appena letto sulla Gazzetta. E' tutto vero, Sirius." Remus, invece, era completamente padrone di sé. Sapeva che, se non l'avesse fatto, entrambi si sarebbero sgretolati come castelli di sabbia vicino al mare. Doveva essere forte prima per Sirius, e poi per sé stesso. L'amico era assorto, mente osservava un punto imprecisato del nulla.
"Dobbiamo tornare da James!" Disse, improvvisamente. "Che ore sono?" Fece un incantesimo che Emmeline non conosceva bene e urlò ancora: "Le undici! Non torneremo al castello prima di questo pomeriggio!"
Sirius, ancora sconvolto, camminava avanti e indietro nervosamente. I Potter erano stati tutto per lui, quando intorno a lui non c'era niente. Erano stati la sua ancora di salvezza quasi sempre, praticamente. E ora, si trovava ad affogare in alto mare. Di nuovo. 
Proprio in quel momento, arrivò Peter, con appresso un lecca lecca grande quanto il suo enorme faccione.
"Non è una favola?" Sospirò, con occhi sognanti. "L'ho pagato dieci galeoni, ma sono i più bei dieci galeoni spesi nella mia vita." Ridacchiò. 
"Peter, Peter." Lo fermò Remus, prima che Sirius potesse appenderlo su un ramo e farne qualcosa di molto brutto. D'altronde, quel povero ragazzo non ne sapeva niente. Il suo amico avrebbe fatto solo una cosa incosciente in uno stato del tutto incosciente. "Non è il momento di ridere, ora." Con molta calma, Remus prese la Gazzetta del Profeta che aveva lasciato a Sirius e fece leggere l' articolo a Peter. 
Questi strabuzzò gli occhi e fece uscire fuori i denti più di quanto non facesse normalmente. 
Emmeline era a pochi metri da loro. Guardava la scena immobile, senza dire niente. E, soprattutto, osservava Remus, che tentava di placare la situazione e si passava ripetutamente le mani tra i capelli. Osservava Remus, che faceva ragionare i suoi amici solo grazie agli occhi. Lo osservava consumarsi, sempre di più, per la notizia. E pensava anche a James Potter, al suo dolore. Per la prima volta, lo vedeva com'era in realtà. Umano, vulnerabile. E pensava anche a Lily, che era rimasta ad aspettarlo. Era all'oscuro di tutto, ora che ci pensava. Pregava Merlino che i due non si fossero incontrati. Quando voleva, Lily sapeva essere molto cattiva.
"Io vado a Hogwarts." Dichiarò infine Sirius, con uno sguardo grave. 
"Non puoi!" Esclamò Emmeline. "La Sprite e Vitious passerebbero dei guai se si verrebbe a sapere che sei tornato a Hogwarts da solo!"
Sirius fece un sorriso beffardo, nonostante il dolore.
"Oh, non se mi vedono andare al castello con le mie sembianze." 
"Cosa?" Era molto confusa, adesso. "Avete della Polisucco, vero? Cos'è che combinate?" Si parò davanti a Remus, a mo' di rimprovero. 
Sirius sollevò gli angoli della bocca, ad imitare un ghigno. Velocemente, le sue mani iniziarono a diventare nere e pelose, mentre la schiena si ingobbiva e le gambe gli diventavano sempre più corte. Il naso era ora più piccolo e schiacciato e le sopracciglia non si distinguevano più. Era diventato un cane. 
Emmeline cacciò un urlo e vide il cane che prima aveva le sembianze di Sirius allontanarsi via, in direzione del castello. 
"Aspettami!" Disse Peter, che eseguì una trasformazione, se si poteva, ancora più agghiacciante della prima.
Ora il topo che prima aveva le sembianze di Peter sgattaiolava via ed Emmeline cadeva giù, svenuta. 
 
 
James aveva riempito il suo baule. Sarebbe stato via qualche giorno. Non sapeva quando sarebbe tornato. Non sapeva se sarebbe tornato. Mentre scendeva per il sentiero che lo portava ai cancelli, osservava il cielo. Plumbeo, proprio come sé stesso. Pochi minuti e avrebbe allagato tutti, lì. Proprio come lui.
Era quasi strano vedere tutto ciò che lo circondava. Era tutto vita. Gli alberi, i fili d'erba, perfino i mattoni che componevano Hogwarts. Tutto gli ricordava che c'era vita ovunque. Vita che poteva essere spezzata come un nonnulla. 
Ricordava i dettagli più minuti della sera prima. 
Dal tavolo dei professori, a cena, non venivano che occhiate rammaricate, quasi, e sembrava che stessero tutti guardando lui. Solo Silente non dava segno di niente, anche se il suo sorriso era mesto, come tutti quelli degli altri insegnanti.
"Potter." Gli aveva sussurrato, a un tratto, un ragazzo del terzo anno "Hai visto?" I lunghi capelli castani gli ricadevano sugli occhi.
"Cosa?" Rispose lui, mentre addentava un pezzo di pollo. Anche lui non aveva ragione di sorridere, quella sera. Sentiva qualcosa di pesante nello stomaco e non era certamente la cena. 
"C'era il Ministro della Magia, questo pomeriggio. Qui. A Hogwarts"
Il pezzo di pollo gli andò di traverso. 
"E cosa ci fa qui?" Chiese, battendosi un pugno sul petto. Lily Evans si era voltata per vedere, lanciandogli un'occhiataccia, per quelle maniere poco educate a tavola. 
"E chi lo sa. Era fradicio e tutto trafelato. Questioni serie, Potter, questioni serie. Secondo me è per la guerra." Buttò lì, non curante. 
"Non ci sarà una guerra." Rispose una ragazza lì vicino. "Mio padre dice sempre che la guerra è tutta un'invenzione della Gazzetta e che questo fanatico, un certo Lord Voldemort, incuta solo paura, ma niente di che." 
"Tuo padre lavora al Ministero. E si sa che lì vogliono far tacere tutto, anche l'evidenza." La beffò l'altro. 
Sveglio, per essere un tredicenne, pensò James. 
La ragazza, stizzita, si voltò e continuò a mangiare, infervorata, la sua cena. 
La serata passò tranquilla, con Colin (il nome di questo ragazzo) che continuava a spiegargli ogni cosa che aveva letto da altri giornali. Citò anche un certo "Cavillo", che James non aveva mai sentito nominare. Il ragazzo gli spiegò che era diretto da uno strampalato, un certo Lovegood, che aveva anche insegnato a Hogwarts qualche anno prima. Ma, strampalato o meno, tutto quello che scriveva sulla venuta di questo Lord Voldemort era vero. Ragionevole.
Le portate svanirono in un istante. Silente si alzò per augurare una buonanotte a tutti gli studenti e incaricò i Prefetti di guidare i più piccoli verso il loro dormitorio.
Non era riuscito a fare due passi fuori dalla Sala Grande che un uomo alto, con il cranio rasato e la bocca sottilissima fermò James non molto garbatamente e gli chiede: "Sei tu James Potter?" 
Quella figura incuteva timore e James strinse forte le dita attorno alla sua bacchetta. "Sono io. Perché?"
"Puoi anche lasciar stare la bacchetta." Sollevò le sopracciglia. "Sono del Ministero."
"Del Ministero?" Gli occhi di James brillavano. Era stato contattato dal Ministero. E questa volta non c'era di mezzo suo padre o sua madre. Questa volta c'era solo lui, solo James. 
Non sapeva quanto si sbagliava. 
Immaginava, invece, che la McGranitt, verso il cui ufficio si dirigevano, lo avesse elogiato e avesse suggerito a quel tizio di non lasciarsi scappare un ragazzo come quello. Sveglio, agile (Cacciatore nella squadra di Grifondoro, che vince la coppa da anni, ormai!), intelligente (undici G.U.F.O. ci pensate? E anche un certo talento nella mia materia!). 
Mentre il tizio abbassava la maniglia della porta dell'ufficio, James si preparò ad una McGranitt raggiante e pronta a fare le dovute presentazioni. 
Non fu così. La sua professoressa di Trasfigurazione era avvolta in un mantello rossastro e aveva il volto scavato, che faceva quasi paura alla luce di quelle candele. Alla destra del tavolo, c'era un uomo alto, con un vecchio cilindro poggiato sulla fronte stempiata. 
Appena James entrò, la McGranitt si alzò in piedi e lo accompagnò a sedersi. Gli diede, poi, un'occhiata fugace. Ma non c'era severità nei suoi occhi. No, questa volta, nei suoi occhi, c'era tanta, tanta compassione. E dolore.
"James Potter?" Gli chiese il Ministro, l'uomo con il cilindro.
"Sì, sono io." James iniziò ad avvertire qualcosa. L'aria nella stanza era pesante e non aleggiava nessuna gioia di quelle che aveva sognato James fino a quel momento. 
"Figlio di Sam e Barbara Potter?" L'uomo che aveva di fronte non faceva trapelare alcunché dai suoi occhi. 
Lo stomaco gli si accartocciò, a sentire i nomi dei suoi genitori. 
"S-sì, sono io." Guardo un attimo la McGranitt, a metà tra il dubbioso e l'allarmato. "Ma perché mi trovo qui?"
La McGranitt distolse lo sguardo immediatamente e portò un fazzoletto vicino agli occhi. 
Perchè la McGranitt piangeva? Cosa diavolo succedeva?
"Non volevamo che tu lo sapessi dai giornali domani. Vedi, James." Il Ministro si tolse il cilindro e poggiò un braccio sulla mensola del camino lì vicino. "C'è stato un incontro tra Mangiamorte e Auror questo pomeriggio. Nelle vicinanze di Sheffield."
"Cosa c'entra con i miei genitori?" La voce di James vibrava. Il Ministro aprì la bocca, ma non riusciva a trovare le parole. 
"Cosa c'entra con i miei genitori?" Urlò, alzandosi in piedi. 
Il Ministro afferrò il suo cappello, quasi come uno scudo, e provò a parlare: "I tuoi genitori sono intervenuti. Insieme ad altri Auror. James, mi dispiace, ma..." Le ultime parole gli morirono in bocca "Purtroppo sono rimasti coinvolti. Non... Non siamo riusciti a salvarli." 
Il mondo si fermò e, in pochi istanti, si frantumò sul corpo inerme di James. Voleva urlare. Voleva picchiare quell'uomo che aveva mandato i suoi genitori a lottare. Voleva spaccare tutto quello che c'era nella stanza. Ma non fece niente di tutto questo. Si sedette e appoggiò le mani sul viso. 
Non poteva essere successo, no. 
 
 
"Stai bene?" Il viso di Remus le sorrideva dolcemente. 
"Penso di no." Biascicò Emmeline. Improvvisamente, iniziò a ridere. "Pensa che ho sognato che i genitori di Potter erano morti. E che i tuoi amichetti, Black e Minus si trasformavano in animali."  
La risata di Emmeline scemò, guardando l'espressione del ragazzo. 
"E' successo davvero?"  
Remus annuì. Nello stesso momento, Emmeline svenne di nuovo e, soridendo, Remus le diede alcuni schiaffetti sulla guancia. Quella si drizzò, molto lentamente, a sedere sulla panchina fredda.
"E co- come hanno fatto?" Emmeline era stravolta. Remus non sapeva che pesci pigliare.
"Non lo capisci? Animagi." Affermò, alla fine. 
"E come... come fanno?" 
"Anni e anni di allenamento. Però, poi, ce l'hanno fatta."
Emmeline si prese un attimo per pensare.
"E Potter? Lo sa fare anche lui?" 
"Sì. Sì. Lui prende le sembianze di un cervo." 
"E... tu? Voglio dire, tu lo sai fare?" 
Remus fece una risata amara. "Diciamo di sì." 
"Diciamo? Intendi, che ti trasformi per metà?" Emmeline si sentiva frastornata. 
"E' una lunga storia, Vance." 
"Chi ti dice che non abbia il tempo per ascoltarla?" 
"Oh, nessuno. Ma non ne voglio parlare. Ecco... E' meglio così. Voglio che tu mi veda per come sono adesso."
In uno slancio di coraggio, Emmeline prese le mani di Remus. 
"Tutto ciò che mi dirai, se vorrai, non potrebbe mai cambiare il Remus che conosco." In un guizzo, si rese conto di quello che stava facendo e lo lasciò andare. "Voglio dire... Sei il ragazzo più dolce che io conosca. E... Sei così incredibilmente buono. Forse, non siamo ancora troppo amici per dirci tutto, però-" 
Emmeline non finì la frase. Remus prese il suo volto e le diede un bacio.
"Scusa." Le disse, impacciato. 
"Sta' zitto." Questa volta fu lei a prendergli il volto e a dargli un bacio.
In riva a quel lago, su una panchina gelata, quella mattina Emmeline capì quant'era stata cieca fino a quel momento e Remus quanto le era mancata, anche se non l'aveva mai avuta per sé.

-SPAZIO AUTRICE-
Eccomi tornataaaaa *-* Finalmente il mio computer si è aggiustato e potrò aggiornare un po' più spesso ** Yeeeeeeeah! Ok, ora la smetto. 
Che dire? Siete meravigliosi £ Grazie a tutti quelli che leggono la mia storia, anche solo così, di sfuggita. :3 
Spero vi piaccia, io amo soprattutto i momenti Remus/Emmeline ** 
Un abbraccio a tutti, 
PhoenixQuill

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Capitolo 13
*** Verità. ***


 

                                                                                              13 - Verità. 

 
James, baule alla mano, uscì fuori dai confini di Hogwarts, dove lo aspettava una carrozza. Una volta lì, Hagrid che si soffiava il naso con un fazzoletto largo almeno un metro, lo aiutò con i bagagli. Goffamente, e mentre piangeva, abbracciò il ragazzo e gli raccomandò di essere forte, forte, perché i suoi genitori avrebbero voluto sicuramente così.
"Grazie, Hagrid." Rispose James, tentando di scandire al meglio le parole. Vicino a loro, c'erano anche Silente e la professoressa McGranitt, che, per l'occasione, avevano avuto cura di non indossare vestiti dai colori troppo appariscenti. 
Il mezzogigante, battendoli una pacca sulla spalla, si allontanò per tornare alla sua capanna. James, ora, era solo con loro due. 
"Il professor Silente ed io saremo al- al funerale di Sam e Barbara" La McGranitt tentò di non singhiozzare, ma la sua voce non le permetteva di bluffare a dovere. Troppo incrinata, troppo roca.
In un ultimo slancio di tenerezza, abbracciò anche lei il suo Cacciatore provetto e gli rivolse un sorriso mesto, pieno di tristezza. 
Silente, dopo che la McGranitt si fu allontanata, sospirò: "Non si dimentichi i biscotti del nostro Guardiacaccia, James. Ha passato l'intera notte in bianco per prepararli." Anche lui gli rivolse un sorriso. Ma non come quello della McGranitt, pieno di tristezza. Questo, era pieno di speranza. 
"Li ho qua, al sicuro." Il ragazzo toccò la sua tasca, ad indicare che non gli era sfuggito il gesto affettuoso di Hagrid. 
Dopo aver lanciato un'occhiata ai paraggi, Silente sussurrò, in modo che lo potesse sentire solo lui: "Ho avuto l'onore di insegnare ai suoi genitori, James. E, mi creda, erano non comuni persone. Sa cosa dicevano gli antichi maghi Greci?"
Lui accennò che no, non lo sapeva. 
"I giovani sono strappati dalla vita perché gli dei hanno deciso di non fargli vivere le difficoltà che potrebbero venire in seguito." Gli rivolse un altro sorrise, e, questa volta, James si sentì scaricato di un po' di quel peso che aveva portato fino a quel momento.  
"Signor preside?" Il ragazzo osservava il cielo. Iniziavano a scendere giù i primi fiocchi di neve.
Silente si avvicinò. Lo ascoltava. "Mi sento privato di gran parte di me stesso. Come uno smembramento d'anima." 
Silente si rizzò sulla schiena e sospirò. 
"Mi sento come il cielo senza nuvole. Vuoto, completamente vuoto. Non un cielo azzurrino, però. Un cielo grigio. Vuoto e triste."
"Quando perdiamo qualcosa a cui teniamo molto," Iniziò Silente. "Il vuoto nel nostro cuore sembra incolmabile. Ogni cosa ci sembra scialba, grigia e priva di significato. Ma ci sarà sempre qualcuno... " E con la mano indicò un cane, arrivato proprio in quel momento. "...che percorrerà chilometri di mare in tempesta e montagne invalicabili solo per dirci che andrà tutto bene."
Il preside sorrise e, trovando il pretesto di consolare Minerva, lo lasciò da solo. 
"Sirius?" Chiese quello, guardando sbieco l'animale. 
Quello, dopo aver arricciato gli angoli del muso, si ritrasformò. 
"Ho saputo." Sirius si avvicinò a lui e lo abbracciò. "E' terribile."
James ricambiò l'abbraccio e fece quello che non aveva mai fatto per tutta la notte. Versò lacrime, calde lacrime, mentre singhiozzava violentemente. 
Sirius era lì, che lo stringeva più stretto. 
"Non doveva accadere, Sirius, non doveva accadere." Disse, singhiozzando. "Perché sono andati lì? Perché non sono rimasti a casa? Perché, Sirius, perché?"
"E' ingiusta la vita con noi, amico mio"
Tutto si spezzava dentro di lui. Non aveva in mente che i volti dei suoi genitori, non sentiva altro che gli odori dei capelli della madre e della pipa di suo padre. E quegli occhi. Gli occhi di Lily, pieni di disprezzo. Erano stati il colpo di grazia. 
"Vengo con te, James. Non posso lasciarti solo. Non ora." 
In un attimo, Sirius fu di fronte al preside, che pregava per poter seguire il suo amico. Dopo aver squadrato dall'alto in basso il suo interlocutore, gli rivolse un mezzo sorriso e, con uno schiocco delle dita, fece apparire il suo baule, con il gufo rinchiuso nella sua gabbia. 
"Ottima trasformazione, signor Black. Io stesso non avrei saputo far meglio." Osservò Silente, ancora sorridente. 
James e Sirius salutarono ancora una volta i due professori e, dopo aver chiuso lo sportello, la carrozza partì. 
Pochi secondi dopo che la carrozza si fu allontanata tanto da non essere più visibile, un topolino grassoccio arrivò vicino il cancello di Hogwats. Silente si accorse della sua presenza e gli andò incontro.
"Troppo tardi, signor Minus. I signori Potter e Black se ne sono andati." Guardò ancora il punto dove la carrozza era sparita. "Le dispiace informare il signor Lupin?"
Il topo fece un segno impercettibile con il muso e si allontanò di nuovo nella foresta.

 
Emmeline e Alice, tornate dalla gita ad Hogsmeade, entrarono nella loro stanza. Lily, come prevedibile, accennò un saluto abbastanza freddo e continuò a leggere il libro che aveva in mano.
"Come è andata?" Chiese, passando violentemente ad un'altra pagina. Aveva intenzione di liquidare in poche parole tutte le domande che le sue amiche le avrebbero potuto fare. 
Ma, a contrario di quello che si aspettava, sui loro volti non c'era traccia di felicità, né entusiasmo. Da Emmeline si percepiva stanchezza, da Alice profondo dispiacere. 
Non poteva stare lì a guardare. 
"Cosa è successo?" Chiese, tentando di sembrare il più socievole possibile.
"Oh, Lily..." Cominciò Alice, che si sedette sul letto di fronte a lei. Aveva gli occhi lucidi, le mani le tremavano. Poggiò i gomiti sulle ginocchia e si mise le mani tra i capelli.
"Hai saputo di Potter?" Le chiese Emmeline, con un sospiro. 
"Potter. Oh, sì. Certo che lo so." Disse fredda. 
"E lo dici così?" chiese. Era stupita dal fatto che Lily potesse mostrare una tale cattiveria. 
"Certo che lo so. So tutto." Si alzò dal letto e scostò le tende della finestra. "So che è un vigliacco. Uno stupido. Un pallone gonfiato. Un-"
"Lily!" Alice quasi urlò. Aveva le lacrime agli occhi. E per far piangere lei, doveva essere accaduto qualcosa di davvero molto brutto.
"Cosa c'è? Cosa ho detto?" Il suo tono tradiva il suo nervosismo, ma non voleva essere scortese con lei. Potter le aveva dato buca e, ora come ora, non aveva tutta quella gran voglia di dipingerlo come un gran samaritano.
Emmeline capì. Lily non aveva letto il giornale. Non aveva parlato con nessuno, quel giorno. Era rimasta nella stanza tutto il giorno, ad avercela contro il mondo e James Potter.
Fece un passo in avanti e iniziò a parlare.
"Me l'ha detto Remus, oggi. Non lo sapeva neanche lui." Anche il suo tono tradiva qualcosa. Ma non il nervosismo di Lily. Tradiva il nodo che le pizzicava la gola. "E' stato uno shock per entrambi. Lily..."
Lily si voltò. "Cosa?"
Anche Emmeline, come Alice, aveva gli occhi umidi.
"Ieri pomeriggio, i genitori di James sono intervenuti in uno scontro tra Auror e Mangiamorte." La ragazza prese un gran sospiro. "Sono morti. Erano in troppi. Contro due soltanto."
Lily scrutò prima l'una, poi l'altra. No, era una scherzo. Si erano messe d'accordo con James e Sirius e, da qualche parte, nella sua stanza, lui sarebbe sbucato fuori e le avrebbe detto: "Come sei credulona, Evans!" 
Poi, ripensò alla divisa di James. Al fatto che avrebbe dovuto farsi qualche domanda in più sul perché ancora la indossasse, quel sabato mattina, sapendo che lui stesso non aspettava altro che quel giorno per non indossare la divisa. Pensò ai suoi capelli, che non erano in disordine come sempre, come quando si passava continuamente le mani. Erano spenti e gli coprivano il viso. E così anche il suo viso, pallidissimo, e il suo sguardo, perso e abbattuto. 
Si sentì un mostro. Gli aveva detto che non gli importava nulla di lui. Non era vero. Voleva tenerlo stretto a sé, ora. Voleva farlgi capire che poteva contare su di lei. Che non se ne sarebbe andata via, nemmeno se le avessero puntato contro una bacchetta.
La sua espressione muta e infelice, in pochi istanti, si contrasse, fino a far diventare lacrime tutto il senso di colpa che aveva sentito in quei secondi. 
"Oh, Lily..." Emmeline le si avvicinò e la abbracciò. Aveva sbagliato, la sua amica. E, ora, non sopportava il peso del rimorso. 
"Sono stata un mostro, Emmeline." Singhiozzò. "Un mostro! Sapessi le cose che gli ho detto... Quanto avrà sofferto? Quanto starà soffrendo?" 
Anche Alice si unì all'abbraccio e pianse in silenzio, insieme a lei.
"Dov'è, ora, Emmeline?"
"E' andato via."
"E' andato via? Dove?"
"E' andato a casa sua. Tra qualche giorno ci sarà il funerale."
"Ci devo essere. Lo sai, che ci devo essere, Alice, vero?"
"Sì, lo so." Le sorrise lei. "Ma come fai? Lo sai che non ti puoi Smaterializzare fuori dai confini di Hogwarts."
"Ma Silente ci andrà, no?" In un attimo, Lily si sciolse dall'abbraccio e iniziò ad asciugare gli occhi. "Chiederò a lui di portarmi con sé." 
Poggiò sulla scrivania il fazzoletto e scappò via dalla stanza, sbattendo forte la porta. 
"Non la farà mai andare. E' matta!" Sospirò Emmeline.
"No, no che non lo è." Alice sorrise. "E' innamorata."
Anche Emmeline sorrise. E ricordò Remus. E pensò che, forse, un pochino innamorata lo era anche lei.

 
"Hai visto?" Disse Sebastian. Aveva la Gazzetta del Profeta in mano, mentre indicava l'articolo dei genitori di James.
"Terribile." Ammise Lucy. Erano entrambi seduti su un divano nella sala comune di Tassorosso, intenti a scaldarsi per bene, dopo una giornata passata al freddo. 
"Sono i genitori di Potter. Il capitano dei Grifondoro. Merlino, che barbarie." Lanciò un'occhiataccia all'articolo e richiuse il giornale, troppo provato per continuare a leggere.
"Dovremmo fare la ronda." Accennò Lucy, guardando l'ora. 
"Hai ragione." Si alzò dal divano, abbandonò la Gazzetta e si stiracchiò braccia e gambe. "Andiamo." 
Il pensiero, però, continuava a ricadere lì. Come si sarebbe sentito lui, se i suoi genitori fossero morti in un'imboscata? Se fossero morti, senza neanche averli ringraziati, per tutto ciò che facevano? 
"Dovrà essere devastato." Sussurrò. 
"Certo che lo è." Lucy sospirò. 
Con un cenno, salutarono il Frate Grasso. Gli studenti non dettero disturbo, quella sera, per cui quella ronda si prospettava una delle più noiose del secolo. Se non fosse stato per l'incontro con Sir Nicholas. 
"Oh, ma che bellezza! Una coppia di fidanzati!" Trillò, quando li vide.
"Oh, no!" Disse Sebastian, rosso fino al collo. "Noi siamo i prefetti di Tassorosso. Siamo qui solo per ronda!"
Le guance di Lucy andarono a fuoco. 
"Non nascondetemelo, si vede bene che siete due piccioncini." Svolazzò intorno a loro, per osservarli meglio. "Pretendo un bacio." Decretò alla fine.
"Cosa?!" Esclamarono, all'unisono. 
I Tassorosso non sono Grifondoro. Non colgono l'occasione. Sono molto più: "Datemi del tempo per riflettere."
"Un bacio, un bacio!" Li esortò. "Prima che arrivi Pix e lo dica a tutta la scuola, su!"
"Ma-"
"Un bacio!"
"Ma Sir Nicholas!"
"Avanti!"
Fu un attimo. Sebastian le cinse la vita e, in un momento, le loro labbra furono incollate. Magicamente incollate. 
Sebastian si allontanò e la guardò, stupefatto e stranito insieme. 
"E ci voleva tanto!" Esclamò Sir Nicholas, prima di allontanarsi. 
Lasciati soli, ci fu un lungo momento di silenzio. 
"Non volevo. Sai, Sir Nicholas..." 
"Già, Sir Nicholas..." 
Si guardarono di nuovo negli occhi. Sebastian la cinse nuovamente tra le braccia e la baciò di nuovo. E di nuovo. E di nuovo. Fu la ronda più lunga che ebbero mai fatto. 


-SPAZIO AUTRICE-
Rieccomi con il nuovo capitolo e scusate se ci ho messo tanto D: 
Purtroppo, la scuola mi porta via molto, molto, molto tempo ç_ç 
Ringrazio tutti quanti quelli che seguono la mia storia, la ricordano e la preferiscono e un bacio a chi la recensisce!
PhoenixQuill

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Capitolo 14
*** Capire. ***




                                                                     14 - Capire.


Severus Piton era rimasto a letto. Aveva finto un gran mal di testa, in modo da rimanere solo nella sua stanza. La Gazzetta del Profeta era vicino le sue ginocchia e, in prima pagina, c'era, in grande, l'immagine di un uomo e una donna con la divisa da Auror, che gli sorridevano dolcemente. 
La didascalia diceva: "Charlus e Dorea Potter, morti in uno scontro con dei Mangiamorte lo scorso pomeriggio
I genitori di Potter, pensò. 
Osservò l'uomo, il padre di lui. Non gli somigliava per niente. Aveva un sorriso mesto e i capelli chiari. Spostò, poi, il suo sguardo sulla donna affianco a lui. Eccolo, James Potter. Capelli neri, occhi castani, sorriso sicuro. 
Immaginò il dolore devastarlo. Lo stesso che stava devastando lui in quel momento. Strano, avere qualcosa in comune con Potter. Ancor più strano, che quel dolore lo avesse colpito così in fondo. Pensava, anzi, era estremamente convinto che, dopo tutto quello che era accaduto, i suoi genitori non fossero altro che fantasmi della sua vita in brandelli.
 Tentò, con un sospiro, di scacciar via quei pensieri e, presa in mano la "Gazzetta", lesse l'articolo:
"SCONTRO MORTALE VICINO SHEFFIELD. DUE AUROR MORTI PER LA NOSTRA LIBERTA'.
Ieri pomeriggio, nelle vicinanze di Sheffield, due Auror sono morti in uno scontro con dei Mangiamorte, radunati per attaccare un paese nelle vicinanze. Ci lasciano Charlus e Dorea Potter. Il delitto è stato quasi drammatico. Mentre i due lottavano contro coloro che sono poi stati identificati come Rodolphus e Rabastan Lestrange, un terzo Mangiarmorte è uscito dal sottobosco nelle vicinanze e ha attaccato Barbara Potter alle spalle. E sarebbe morta in quel momento, se il marito, Sam Potter, non si fosse messo tra la donna e l'incantesimo. Un urlo di donna ha squarciato l'aria. La signora Potter, sola contro tre e in attesa dei soccorsi, non ha potuto far altro che soccombere sotto gli attacchi dei Mangiamorte. Gli altri Auror li hanno trovati una sopra l'altro, quasi abbracciati.
Il Ministro della Magia è stato irreperibile per tutto il pomeriggio. Secondo alcune fonti, è stato occupato ad arrivare ad Hogwarts, dove non solo ci sono alcuni stretti amici dei Potter (Albus Silente e Minerva McGranitt sono solo due di alcuni nomi), ma nel quale studia anche il figlio James, a cui uniamo il nostro dolore. In una recente intervista, i due avevano affermato, alla domanda del perché facessero un lavoro così pericoloso: "Lottiamo per assicurare non solo un futuro, ma anche un presente migliore ai giovani di oggi. Come pensate che riescano a sviluppare la loro indipendenza o anche solo un loro pensiero, se ci fosse una personalità del genere, un tiranno, un despota che glielo impedisce? Lottiamo per la libertà di ognuno di noi."  Per leggere il resto dell'intervista, girare a pagina 2-3
"
Severus si distese. Lui e Potter che avevano qualcosa in comune. Com'era cattivo il destino con loro due. Era quasi sadico. 


 
"Sei tu." Disse, con voce roca, il gargoyle. 
"Dovrei entrare nell'ufficio del preside." Lily, mani sui fianchi, alzava la testa per poter guardare dritto negli occhi la statua.
"Ragazzina impertinente!" Inveì quello. "Niente parola d'ordine, niente preside!" 
"Parola d'ordine? Come se Silente non fosse in grado di difendersi da solo!" Rispose lei, roteando gli occhi.
"Niente parola d'ordine, niente preside" Ripeté. 
Dietro quella scenetta alquanto ironica, si sentirono alcuni passi. "Vecchia statua, non ti fidi neanche più degli studenti?" Rise il vecchio preside. 
"Signor Silente." Salutò il gargoyle, con rispetto.
"Buongiorno, signor preside." Esclamò Lily, con forse fin troppa enfasi.  
"Signorina Evans. A cosa devo la sua visita?" 
Silente pronunciò la parola d'ordine e guidò Lily nel suo ufficio.
"Ecco, ho letto la Gazzetta del Profeta. E ho notato che James Potter e Sirius Black non si sono presentati alle varie lezioni di oggi."
Il preside sospirò. "I signori Black e Potter sono tornati alle rispettive case per poter rinchiudersi meglio nel loro dolore."
"Ecco, infatti." Lily torturava un lembo della sua gonna, mentre parlava. "Vede, lo sa anche tutta la scuola e la nostra Casa, in particolare. Vede, vorrei partecipare al funerale, in veste di rappresentante della nostra Casa." Era un discorso che aveva preparato per tutta la notte, dopo che il gargoyle l'aveva cacciata in malo modo la sera precedente. Nessuna piega, era lì solo per questioni di "lavoro".
"E mi dica signorina Evans." accennò Silente. "Va lì per la sua Casa o solo per stare vicina al signor Potter?"
Lily avvampò. Come poteva saperlo?
"Oh, signorina Evans, lei sarà sicuramente una delle menti più brillanti della nostra scuola, ma io so per filo e per segno tutto ciò che succede qui dentro. Conosco il tipo di rapporto che c'era tra lei e James Potter qualche mese addietro. Un atteggiamento davvero irriverente, da parte sua. E poi cambia tutto così, all'improvviso. Cosa è successo, signorina Evans?"
"E' stato alla festa di Lumacorno." Lily abbassò lo sguardo e si ritrovò a sorridere. "O meglio, fuori dalla festa di Lumacorno. L'ho incontrato per caso, senza i suoi amici, senza nessuno. Era solo, completamente solo." 
Parlava così apertamente con quel vecchio uomo davanti a lei, perché lo sapeva. Sapeva che Silente non avrebbe mai proferito parola di quella loro discussione. 
"E l'ho visto. Ho visto il suo cuore. Ho visto il vero James Potter. Ha detto che voleva difendermi. Da... da quell'uomo, quello che si fa chiamare..." Le erano salite le lacrime agli occhi.
"Lord Voldemort?" Completò, per lei.
"Sì, proprio lui. E..." Lily poggiò i gomiti sulle gambe e mise le dita sulle tempie. 
"Ah, l'amore. Un sentimento così grande in così poco spazio."
"La scongiuro, mi faccia venire con lei al funerale." Lily alzò gli occhi, giusto il tempo per far schiudere le labbra del preside. "Ho letto che era molto amico dei Potter."
Il volto di Silente si rabbonì. 
"Si, Charlus e Barbara erano delle persone degne di lode. Strappate via in così poco tempo." 
Ci fu un attimo di silenzio imbarazzante, in cui si sentì solo il ronfare di uno dei presidi dei quadri. Poi, Silente disse: "Partiamo con la Materializzazione domani mattina sul presto. Si faccia trovare pronta all'ingresso del castello per le sette, signorina Evans." 
Il volto di Lily si illuminò. "Oh, grazie, grazie signor preside!"
Silente le sorrise. "Va', ora, e riposati per domani mattina. I funerali saranno alle quattro del pomeriggio, quindi avrà tutto il tempo di parlare col signor Potter. A proposito." Silente alzò gli occhi verso la ragazzina che aveva davanti. "Il signor Lupin e il signor Minus? Non vogliono prenderne parte?" 
Lily ricordò ciò che Remus le aveva detto appena la sera prima. Domani, ci sarebbe stata la luna piena. Sarebbe stato impossibile, per lui, andare lì. Sapendo, soprattutto, che il ricevimento sarebbe stato di sera. Peter lo accompagnò, dicendo che non avrebbe lasciato da solo l'amico. 
"Devono studiare." Inventò Lily sul momento. "E Potter ha detto che avrebbe preferito averli a scuola. Sa, per il ritorno." 
Silente sorrise. "Immagino." 
Lily stiracchiò le labbra in un sorriso e disse: "Non so davvero come ringraziarla, signor Preside!" 
"Ci sarebbe una cosa."
Lily lo guardò meravigliata. 
"Chiami il signor Potter con il suo nome. Abbatterebbe quel muro sottile che ancora si frappone tra voi."
La ragazza ci pensò un po' su. Sì, James era molto più bello di Potter.

 
Alice ed Emmeline erano nella loro stanza. La prima sfogliava nervosa la Gazzetta, mentre Emmeline sistemava il suo baule.
"Te lo devo dire. Altrimenti impazzisco." Disse Alice, tutt' a un tratto. 
"Cosa?" Emmeline si fermò. Pensò a qualche catastrofe. Lei e Frank si erano lasciati? ...No, vero?
"Li ho visti." Alice si alzò in piedi e camminò avanti e indietro per la stanza. 
"Chi?" 
"Sebastian e l'altra prefetto di Tassorosso, la McCallister! Si abbracciavano e si tenevano per mano."
"Oh." L'unica reazione della ragazza fu quella di sollevare leggermente le sopracciglia e aggiungere: "Sono carini insieme." 
"Cosa? Emmeline! Stiamo parlando di Sebastian, il tuo Sebastian!"
Emmeline continuò a riporre le cose nel suo baule.
"No, non è il mio Sebastian. E poi non è fatto per me." Decretò, infine. 
Alice incrociò le braccia e la osservò per un po'. 
"Perché ho la netta impressione." Domandò "Che in questa storia c'entri Remus Lupin?"
"Lupin?" Emmeline arrossì, sfruttando il fatto che Alice non la potesse vedere in volto. "No, non c'entra niente Lupin."
"Sicura?" 
"Sicurissima. Lupin è troppo serio, per me." Emmeline sorrise. Era stato Remus a chiedergli di mantenere segreta quella relazione. E lei non aveva nulla da biasimare. 
La porta della stanza fu sbattuta e una Lily raggiante entrò. "Vado da Pott... Da James! Silente ha detto sì, mi accompagna con la McGranitt alle sette! Ci pensate? Dovrò prepararmi al meglio!"
Le due amiche la guardarono meglio. 
"Lily... Sicura di sentirti bene?" Disse Alice, con un fil di voce. 
"Mai stata meglio. Lo vedrò domani, vi rendete conto?" I capelli rosso fuoco della ragazza si muovevano al ritmo dei suoi movimenti. 
"Lo ha chiamato per nome." Alice si stava sciogliendo, alla vista di quella ragazza così innamorata. 
Proprio in quel momento, Tufla entrò nella stanza. "Ciao, bel gattone!" Lily lo prese in braccio e iniziò ad accarezzarlo sulla testa. "Ma quanto sei bello?"
"Io vado in sala comune." Annunciò Emmeline.
"Io vado da Frank." Disse Alice. 
Entrambe scesero le scale e si avvicinarono al camino. Tutte le poltrone erano occupate. 
"Ah, già!" Alice portò un palmo sulla fronte. "Frank è dalla Sprite. Lo raggiungo lì. Ti dispiace, Emmeline?"  
"E me lo chiedi anche? Vai dal tuo Principe Azzurro, per favore." La schernì Emmeline. Se ne stava quasi andando, quando una voce disse: "Su, non potete stare su queste poltrone per tutta la sera! E per di più dovreste essere già a letto!"
Due ragazzini del primo anno, dall'aria abbattuta, si alzarono e raccattarono i loro libri, per sparire su per le scale. 
"Ora è libero." Remus indicava con un palmo aperto le poltrone appena libere.
"Si chiama abuso di potere." Puntualizzò Emmeline. 
Remus ridacchiò. "Volevo solo farti stare comoda. Allora? Come sta Lily?" Chiese.
"Da quando ha capito che ama il tuo amichetto, è quasi isterica. Ama tutto ciò che la circonda." 
"Che c'è? Sei gelosa?" Le chiese, ridendo.
"Ovvio che no." Emmeline avvicinò la punta delle dita alla mano di Remus. "Ho sempre pensato che Lily e Potter starebbero meravigliosamente insieme. Ma ho paura di quello che potrebbe dirle domani."
"Domani? James non torna domani. Ci sono i funerali dei suoi, domani."
"Si, Lily va con Silente. Si materializzano a casa sua."
"Sarà un colpo per James vederla. Sirius mi ha scritto. James è distrutto. E Lily gli ha dato il colpo di grazia."
Emmeline si voltò verso di lui e chiese: "Perché tu e Minus non andate?" 
Remus iniziò a balbettare, fino a quando non disse: "Peter. Ha un braccio praticamente rotto. E James ha preferito che stessimo qui." 
Emmeline non ne fu del tutto convinta, ma decise che sarebbe stato meglio non replicare.
I due stettero in silenzio per un po'. Poi, lei guardò il viso di Remus. C'era qualche cicatrice. 
"Remus, ricordi ieri?"
"In tutti i dettagli." Disse, sorridendo. 
Anche lei sorrise e poi: "Quella cosa degli Animagi... Insomma, Black un cane, Minus un... ratto! E Potter..."
"E' un cervo." Completò Remus.
"Un cervo. Che strano. Ricordo che il Patronus di Lily è una... cerva."
"Una cerva?" Remus poggiò l'indice e il pollice a sostegno del mento. "Strano, davvero strano. Questa coincidenza, intendo... Che siano fatti l'una per l'altra?"
"Non vedo cosa glielo impedisca." Rispose la ragazza.

 
Lily era nella sala d'ingresso di Hogwarts. Aveva con sé un cappotto nero, la sciarpa dei Grifondoro e la bacchetta. Le sette meno un quarto. Silente non sarebbe arrivato prima delle sette.
Così si sedette e rimase ad aspettare. 
Dopo un po', ci fu un rumore di passi. Era arrivato piuttosto in anticipo. 
Non era Silente, però. Era un ragazzino smunto, dai capelli neri adagiati ai lati della fronte. 
"Cosa ci fai qui?" Chiese Severus, seccamente. 
"Potrei farti la stessa domanda, sai?" Rispose aspramente Lily, mano alla bacchetta.
"Oh, posso immaginare. Vai da Potter." 
Gli occhi e la bocca di Lily divennero piccolissimi. "Si, vado da Potter." 
"Oh. Dagli le condoglianze." Se ne stava per andare, quando si voltò ancora e disse: "E digli che, una volta ogni tanto, in qualche modo, posso capirlo."
Lo può capire? Cosa significava? I suoi genitori erano vivi... O no?
"Signorina Evans, in perfetto orario!"
Lily salutò sia il preside, vestito con un lungo mantello nero, che la McGranitt, che aveva ancora il fazzoletto a portata di mano e gli occhi lucidi.
Il giorno precedente si era data per malata, ma tutti sapevano che piangeva la morte della sua carissima amica Dorea.
"La devo informare che sarà un viaggio molto scomodo." Disse Silente, dopo aver varcato il cancello della scuola. Le porse il braccio. 
"Sono pronta." Rispose. Quand'anche la McGranitt poggiò la sua mano all'altro braccio, i tre furono risucchiati in un tubo di gomma. Le orecchie le fischiavano come non mai e la testa era compressa, quasi fino a scoppiare. 
I piedi poggiarono di nuovo a terra e questa volta, lo sfondo era cambiato. Ora, c'era una casa imponente dinanzi a loro. Le mura erano dipinte di bianco e c'era un piccolo porticato prima della porta. 
Cominciava a nevicare. Potevano essere a chilometri da Hogwarts. 
Silente bussò ripetutamente. Il cuore di Lily le martellava nel petto. 
Cosa penserà, quando mi vedrà? Mi odierà o non farà assolutamente niente? Merlino, fa' in fretta! Quest'ansia mi opprime!
La porta si aprì lentamente. Dall'altra parte, apparve un ragazzo, capelli neri e occhi stanchi. Aveva lo stesso maglione di due giorni prima. Appena vide le due figure alla porta, i suoi occhi si spalancarono e spalancò la porta.
"Signor preside, professoressa McGranitt. Buongiorno."
"Buongiorno, signor Black" 
"Buongiorno." Solo allora, Sirius si accorse della presenza di Lily. "Ci sei anche tu." Sillabò. 
Lily annuì. Come si vergognava, ora che aveva messo piede in casa Potter. Quanto voleva tornare indietro, adesso. 
Logico che mi odierà ancora di più, dopo questa improvvisata. Stupida, stupida Lily!
"James è di là. Venite." 
"Oh, signor Black. Noi abbiamo già parlato con il signor Potter. Faccia andare avanti la signorina Evans. Penso che abbia molte più cose da dire di noi."
Sirius guardò male Lily. Che faccia tosta. Presentarsi qui, dopo quello che gli ha fatto. 
Il ragazzo andò avanti e fece strada a Lily. Aprì una porta e lo vide. 
Era seduto ad un tavolo e aveva davanti una tazza di latte piena di cereali. 
"Chiunque sia digli che dormo, che sono al bagno a vomitare. Qualsiasi cosa per togliermeli davanti." Lo sguardo di James era fisso nel vuoto e il mento era poggiato sul dorso delle mani. Aveva un maglione marrone, sproporzionato e gli occhiali storti. 
"James..." Azzardò Sirius. 
"Che c'è?" James si voltò e vide Lily, che avvampò. 
Ammutolì. 
"Qualunque cosa, sono di là." Sirius osservò ancora una volta Lily, sospettoso e si allontanò per tornare nel salotto.  


-SPAZIO AUTRICE- 
Scusate il ritardo atroce. Scusate davvero, ma ho avuto un sacco da fare con la scuola e quant'altro. 
Ringrazio ancora tutti coloro che seguono la storia e spero di poter aggiornare il prima possibile! 
Un abbraccio a tutti, 
PhoenixQuill

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Capitolo 15
*** Non andare via. ***




                                                                                                15 - Non andare via. 


James si alzò dalla sedia, per poter poggiare la tazza sul lavandino. Abbandonò le mani sul bancone della cucina, per poi sospirare sonoramente e portarsi le dita all'altezza degli occhi.  
Era più che palese che non dormisse da notti. Le occhiaie profonde, il leggero tremolio alle mani ogni volta che tentava di fare o dire qualcosa. Più volte aprì la bocca per iniziare a parlare e più volte la chiuse dopo qualche attimo. 
"Cosa ci fai qui?" Si risolse qualche attimo più tardi. Lo sguardo che le rivolse non aveva nemmeno la forza di caricarsi di tutto ciò che provava in quel momento.  
"Sono... Ecco, sono in rappresentanza dei Grifondoro." Si fece coraggio Lily. "La notizia si è sparsa abbastanza in fretta. Sai, la Gazzetta-"
"La Gazzetta!" La interruppe, brusco, lui. "Non lasciamo che ci sfugga nulla!" Continuò, stizzito. La rabbia montava furiosa dentro di lui.  
"James..." Lily provò ad avvicinarsi. "Siamo tutti dispiaciuti. Per te."
James, il capo ancora chino a fissare il vuoto, inspirò. "Voi non potete capire."
"Lo so. Nessuno di noi può capire." Deglutì. "Ma, nel nostro piccolo, possiamo sempre fare qualcosa. Starti vicini."  
James sollevò il capo. "Balle!" La accusò.
Lily lo guardò dritto negli occhi. "Posso giurarti che non è così."  
"E sentiamo!" Esplose lui. "Perché tra centinaia di studenti proprio tu sei qui?" 
Lily fece un altro passo in avanti. "Sono il Prefetto della Casa e-" 
"Anche Remus è Prefetto!" Le urlò ancora. "Poteva benissimo venire lui! Lo avrei preferito mille volte." 
Nonostante tutto ciò la colpisse sul vivo, la ragazza non si perse d'animo. "Remus ha la luna piena domani. Ha detto lui stesso che sarebbe stato d'impiccio qui."
Le narici di James parvero rilassarsi. Aveva completamente dimenticato la faccenda di Remus. "Con lui ci sarà Peter."
Seguirono altri lunghi istanti di silenzio. 
"Io... volevo parlarti e... Sai, anche Severus dice che..."
"Severus?" Lui si passò una mano tra i capelli e ripeté: "Severus?! Ah, sì. Ora ricordo. Piton." 
Lily, sebbene preda di un facile bersaglio e di un ancor più facile bersagliere, si avvicinò a lui.  
"Mi dispiace per... Per quel che è accaduto al castello."
Le sue parole vennero interrotte da un'altra eruzione di rabbia di James. "Non ti credo, Evans! Non ti credo! E potevo darti ragione quando non ero altro che un ragazzino irritante con la mania di conquistare ragazzi. Ma ora? No, Evans. Sono cambiato per te. Ho smesso di assumere tutti quegli atteggiamenti che consideravi infantili. Ho perfino iniziato a studiare. Sono stato l'unico ad averti difesa quando Piton ha osato chiamarti in quel modo! E qual è il ringraziamento?"  
Era furente. E non lo si poteva percepire soltanto dal tono di voce. Ma anche dalla sua mimica, dai suoi movimenti. E dal pugno che batté ancora una volta.
"Sono stata una persona orribile, hai ragione. Ero cieca. Cieca di una stupida testardaggine che mi rimprovero da quando sei andato via." Lily gli si avvicinò. "Perdonami, James." 
Lui la osservò attentamente, dalla testa ai piedi. Non che gli fossero sfuggiti gli occhi pieni di lacrime di lei o quel leggero pallore in viso. Ma come, come fidarsi? 
Lily passò una mano sulla sua guancia. "Sei quasi affascinante con un accenno di barba." Sorrise. 
Fu allora che James non riuscì più a trattenersi. Aprì le braccia e tirò a sé Lily, per poterla sentire meglio. Per poter capire come ci si sentisse ad abbracciarla. Mentre anche lei affondava le sue mani nella sua schiena, James poggiò il suo viso sui capelli di lei. Profumavano di pioggia, come quella giornata uggiosa là fuori. 
"Va' via." Le sussurrò. "Non dovresti stare qui."
"Ti sbagli." Gli rispose. "E' proprio qui che dovrei stare."
"No, Lily, no." Le disse ancora, sottovoce. Non aveva, però, il coraggio di lasciarla andare. Di liberarsi da quell'abbraccio. "Non puoi immaginare il dolore che c'è qui. Sarebbe come una specie di... di veleno, per te." 
"Basta, James, basta." Riuscì a zittirlo premendogli il suo indice contro le sue labbra. James la osservò profondamente negli occhi. Solo Merlino sapeva quanto aveva desiderato quel momento. Ma non in quelle circostanze, non con quel che doveva soffrire, non- 
Le loro labbra erano sempre più vicine, tanto da far tacere tutto quel flusso di pensieri che aveva lui in testa. E l'atmosfera, in quella giornata fredda, spenta, riusciva quasi a scaldarsi, con lei affianco. E mancava così, così poco...
"Jam-" Un Sirius dagli occhi sbarrati entrò in cucina, senza avvisare. Rimase per un attimo a fissare la scena, attonito, mentre loro due si scioglievano rapidamente dall'abbraccio e, imbarazzati, si grattavano le nuche. 
"Scusate!" Sirius si richiuse la porta alle spalle. 
"Sirius!" Lo richiamò.   
La porta si schiuse qualche secondo dopo e il viso del ragazzo annunciò: "Silente e la McGranitt vogliono parlarci di una cosa importante." Volse il suo sguardo verso Lily. "Tutti e tre." 
Lily ne rimase sorpresa, ma seguì comunque gli altri due nel salotto di casa Potter. 
Non appena James mise piede nella stanza, la professoressa McGranitt gli venne incontro e lo abbracciò.
"Mio caro ragazzo." Gli disse, abbracciandolo. "Ti è stato inflitto il dolore più grande."
Anche lui la abbracciava, mentre la professoressa gli rivelava quanto somigliasse a Dorea, sua madre. 
"Uguale, praticamente uguale!" Singhiozzò, infine. 
Silente tossicchiò e la McGranitt, colta alla sprovvisa, tornò mesta alla sua poltrona. 
"Oltre che per esprimere il mio enorme dolore per la sua perdita, signor Potter." Iniziò a dire. "Sono venuto qui per parlare di una faccenda che mi sta molto a cuore." 
Annusato l'odore di avventura, Sirius si sedette velocemente sulla poltrona più vicina al preside. 
"Prego, prego." Si affrettò a dire, offrendogli le ultime tartine rimaste.
"Ho notato che gli attacchi dei Mangiamorte." Silente posò gli occhi sui pugni di James. "Stanno diventando più frequenti del solito. E, come ci hanno dimostrato, difficilmente controllabili. Sono, se vogliamo utilizzare un aggettivo, fantasiosi, quasi. Sheffield, chi lo avrebbe mai pensato? I Mangiamorte sono un gruppo compatto. Si aiutano tra di loro e per loro. Ci è necessario, dunque, preparare una controffensiva." 
"Una controffensiva?" La voce di Sirius fremeva, mentre osservava Silente con occhi lucidi. 
"Esattamente. E' per questo che voglio creare una specie di Ordine. Con i maghi migliori del nostro tempo e del nostro territorio." 
"Sì, ma... Cosa centriamo noi?" Chiese Lily.
"Conosco molte menti brillanti al di fuori della nostra scuola, ma, per nostra sfortuna, la maggior parte hanno declinato il nostro invito. Non abbiamo tempo, dicono. Ma io ho come un sesto senso." Disse, servendosi una tartina. "Che lo facciano per paura. Paura di Voldemort." 
La McGranitt ebbe un sobbalzo a quella parola. 
"Suvvia, Minerva, suvvia. La paura del nome non fa che aumentare la paura della cosa stessa."
La professoressa, sebbene ancora sbigottita, si capacitò e si ricompose.  
"Ma io conosco molte menti brillanti anche all' interno della nostra scuola. E tre di queste, insieme ai signori Paciock, Lupin e Minus, con le signorine Vance e Thomas, se vogliono gradire unirsi a quest'allegra combriccola, sono proprio qui, davanti ai miei occhi." 
Lily si sentì onorata dalle parole del preside. Per James, invece, il progetto era inutile. Niente di tutto ciò gli avrebbe ridato i suoi genitori. 
"Ha pur sempre la signorina Evans, signor Potter." Disse Silente, percependo i pensieri del ragazzo. 
James ebbe quasi paura. Come aveva fatto? Doveva avere qualche capacità nel campo della Legilimanzia. 
"E questo... Ordine cosa farebbe esattamente?" Chiese Lily, interessatissima. 
"Appena avrete finito la scuola, ci riuniremo settimanalmente, se le circostanze lo richiedono anche giornalmente, e sarò vostro personale professore di Difesa. Vi insegnerò i migliori incantesimi d' attacco e di difesa."
Lily e Sirius, due caratteri completamente opposti, erano allettati allo stesso modo dall'idea.
"Ma, se qualcuno non si sente pronto a partecipare." Disse, guardando James "Può declinare, come altri hanno fatto, il mio invito."
"Io sono pronto." Sospirò James, alla fine. "I miei genitori non sono morti per niente."
"Bene. Ovviamente, non sarà un lavoro, né un obbligo. Avere un lavoro potrebbe essere d'impiccio, però." Disse, torcendo le labbra. 
"Ma.. Il nome? Non possiamo solo essere l' Ordine." Protestò Sirius. "Deve essere qualcosa d'impatto, qualcosa di molto efficace, da far convincere chiunque ne senta parlare."
"A proposito di questo particolare, il nostro Ordine sarà una cosa segreta. Molto segreta." Specificò Silente. 
"Ah." Sirius si sgonfiò come un soufflé uscito male. La possibilità di avere visibilità nel vero senso della parola era svanito. Ma era comunque una causa per combattere. Per Charlus e Dorea.
"Serve comunque un nome. Come ha detto che si fanno chiamare?" Chiese Lily.
"Mangiamorte." ammise greve Silente.
"Il loro simbolo è la morte. Be', immagino perché così voglia il loro capo. Il nostro capo è lei, signor preside, dunque..." 
"Oh, no, non sono un capo. Sono solo un professore. Un umile professore." Sorrise Silente.
"Ha qualcosa di particolare, signor preside? Intendo, un oggetto, qualcosa a cui tiene molto?" 
"Ci sono molte cose a cui tengo molto. Hogwarts, prima di tutto. Poi, i ragazzi nella scuola e i professori. I miei familiari e Fanny, la mia splendida Fenice." 
"Fenice! Ecco! Noi saremo l'Ordine della Fenice!" Il viso di Lily si illuminò. "Cosa ne pensate?"  
"Meraviglioso." Approvò Silente.
"Fantastico." Lo appoggiò Sirius. 
James la guardò negli occhi. Le diceva sì, solo con quelli.

 
Dopo il funerale dei genitori di James, un gufo entrò dalla finestra di casa Potter. 
"Lalà? Cosa ci fai qui, eh?" Chiese Lily, togliendogli la lettera che aveva nel becco. 
Era di sua madre. 
Mamma?, pensò. 
Lily aprì la busta e lesse:
"Cara Lily, 
ti scrivo per darti delle notizie che non ti faranno piacere. Non fanno piacere nemmeno a me. La prima è che tua sorella si sposa. Con quel ragazzo che aveva conosciuto quest'estate, quel Vernon Dursley. E' spocchioso, e lavora in un'azienda di trapani. Trapani, ti rendi conto? Hanno già comprato la casa, nel Surrey! Davvero molto bella, ma così lontana da casa nostra! Ma non è per questo che ti parlo del matrimonio di tua sorella. Purtroppo, tua sorella non vuole che tu venga. Sa che ora puoi fare magie fuori da scuola e ha molta paura che possa accadere qualcosa al matrimonio. Ho provato a farla ragionare, ma non ne ha voluto sapere! Ragazza ottusa! Neanche tuo padre è contento del matrimonio. Ed è meno contento del fatto che tu, da buona Grifondoro, come dice lui, non verrai dopo l'affronto di tua sorella. E' così orgoglioso di te, sai? Ho un'altra notizia che non ti piacerà. Sono stati trovati morti i due genitori di Severus. Dalle analisi, non ne è risultato niente. Sembrerebbe quasi una morte per vecchiaia. Ma erano così giovani! E ho tanto il sospetto che sotto ci sia lo zampino di quel mago malvagio di cui mi parlavi quest'estate. Spero tanto di sbagliarmi. Porta le care condoglianze a Severus da parte della nostra famiglia, mi raccomando. Ora vado, Lalà è impaziente qui davanti a me e mi becca la mano. 
Ci vediamo quest'estate.
Baci,
la tua mamma
"
Le mani tremarono a Lily. Ecco cosa voleva dire Severus quella mattina. 
"Cosa succede?" Chiese James, affianco a lei. 
Lily gli passò la lettera. La lesse in fretta e disse: "E' terribile. Era questo che... ti aveva detto Piton questa mattina?"
Lily annuì e si avvicinò al camino, dove fece perdere lo sguardo. 
Petunia era stata tremenda. Ma non riusciva a capacitarsi di quelle morti. Per Severus, forse, non sarebbe stata una perdita grave. Ma erano pur sempre i suoi genitori. Nonostante tutto. 
"Può esserci davvero la mano di quel mostro?" Chiese James.
"Non... Non lo so" Rispose Lily, scossa. 
"Merlino, è orrendo." James si avvicinò a Lily e la abbracciò. Dovevano essere forti in quel momento. Per James, per Lily e un po' anche per Severus.  


Emmeline era con la squadra di Quidditch sul campo. Volava da una parte all'altra, per tutto lo stadio. Sugli spalti, Remus la osservava, quasi stupefatto. Lui riusciva a malapena a stare sulla scopa. 
Una volta che l'allenamento fu finito, Remus la aspettò all'uscita dallo stadio, con un mantello sulle spalle. 
"Ciao." Salutò Emmeline.
"Ciao." Remus le sorrise e la baciò. "Sei bravissima su quella scopa."
"Davvero?" La ragazza arrossì. 
"Certo." Remus sorrise, ma il suo volto era serio.
"Potter, vero?" 
Remus le accennò di sì. Ovviamente, c'era anche quello. Ma la sua luna piena era vicina e lui stava malissimo. "Oggi c'è stato il funerale."
"E' vero." Ci pensò su Emmeline. "Terribile, no?" 
"Sì. Li ho conosciuti. I genitori di James. Erano delle brave persone."
Iniziò a nevicare.
"Freddo, eh?" Bisbigliò lei, sollevando gli occhi.
"Se vuoi, ti riscaldo io." Propose Remus, alzando il mantello e mettendoglielo sulle spalle. Corsero verso un albero e si sedettero là sotto.
Remus strinse Emmeline forte a sé. "Non andare via, va bene?"
"Mai, te lo prometto."


-ANGOLO AUTRICE-
Perdonate il ritardo per l'aggiornamento. Ma finalmente ho finito gli esami e potrò aggiornare più velocemente dei... Ecco, dei due mesi d'attesa a cui vi ho sottoposto. Ringrazio tutti coloro che, nonostante tutto, seguono la storia e la recensiscono. 
Abbracci alla Molly Weasley a tutti voi, 
PhoenixQuill

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