Hidden Scars

di Zaira318
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** She. ***
Capitolo 2: *** Kiss Me ***
Capitolo 3: *** Billy Ruskin ***
Capitolo 4: *** Wake Me Up ***



Capitolo 1
*** She. ***


Il ragazzo si asciugò il sudore che colava dalla sua fronte, si sistemò i capelli rosso fuoco e prese in mano la chitarra.
Si avvicinò al microfono e annunciò che quella che stava per cantare sarebbe stata l'ultima canzone del tour.
Ringraziò ancora il pubblico e iniziò a suonare.
'This is the start of something beautiful, this is the start of something new' cantò mentre suonava una delle sue chitarre quasi distrutte, piene di disegni arancioni e scotch, nel tentativo di farle rimanere intere.
Sotto il palco c'era gente che urlava, qualcuno piangeva, altri agitavano un cartellone per farsi notare.
Il ragazzo cantò l'ultimo verso della canzone, ringraziò nuovamente e si avviò dietro il palcoscenico, con le sue chitarre.
Posò tutto a terra, stando attento a non dare il colpo di grazia alle chitarre, e controllò il suo cellulare.
17 chiamate perse. Per un momento pensò di dover cambiare numero per l'ennesima volta perchè evidentemente qualche fan l'aveva scoperto, poi notò che erano tutte di una sua amica, Amanda.
'Strano' pensò 'Lei sapeva che ero in concerto'
La richiamò. Dopo una lunga attesa rispose qualcuno. Era una voce maschile.
-Chi è?- chiese il ragazzo
-Sono il dr. Jones. Per caso lei conosce la signorina Amanda?- rispose la voce dietro la cornetta
-Sì, sono un suo amico. Perchè?- domandò il rosso
Il dottore prese un gran respiro.
-La sua amica... è in coma. Ha avuto un arresto cardiaco.-
Il ragazzo non sentì le gambe. Gli si annebbiò la vista.
-Come?- balbettò il ragazzo
-La signorina Amanda è in coma per arresto cardiaco.- ripetè il dottore, la voce ferma
Il rosso appoggiò il braccio al muro per non cadere.
-In che ospedale si trova?- chiese dopo essersi ripreso
-Al st. James- rispose il dr. Jones
-Arrivo subito.- disse il ragazzo prima di chiudere.
Prese tutte le sue cose e chiamò un taxi, gli occhi azzurri che giravano per cercarne uno.
Stava per arrendersi quando un tassista si avvicinò e gli diede un passaggio.
'Meno male che il st. James è vicino' pensò il rosso mentre l'autista sgommava tra le strade trafficate di Londra.
Appena arrivati, il ragazzo pagò il tassista, prese tutto e entrò nell'ospedale.
Una donna gli si avvicinò e gli chiese chi fosse.
-Ed Sheeran, devo andare dalla mia amica Amanda. E' in coma.- disse il ragazzo tutto d'un fiato
-Aspetti lì- gli ordinò la donna, indicando una fila di sedie azzurre, pulitissime e sterilizzate come ogni cosa in quel posto.
Il ragazzo si sedette, con le mani tra i capelli, gli occhi che guizzavano seguendo ogni persona vicina a lui.
 
Dopo un po' di tempo un dottore si avvicinò al ragazzo e gli toccò la spalla, leggermente.
La testa di Ed si girò velocemente, gli occhi azzurri pieni di paura.
-Lei è l'amico della signorina Amanda?- chiese l'uomo.
Il ragazzo annuì, senza dire una parola.
-Stanza 237- disse il dottore, indicando il corridoio dietro di sè.
Il rosso farfugliò un 'grazie' e si avviò verso la stanza.
'235, 236, 237.' pensò, lo sguardo che si spostava da una porta all'altra mentre cercava di respirare.
Guardò attraverso il vetro che lo separava dalla sua amica. Era pallida e aveva gli occhi chiusi.
Entrò.
Le toccò la mano. Era fredda come il ghiaccio.
La stessa mano che lo riscaldava in inverno, in quel momento era l'essenza dell'inverno stesso.
Sentì gli occhi bruciare mentre si sedeva accanto a lei, in un'altra sedia azzurra.
Le sfiorò il polso sinistro, toccando il suo tatuaggio.
Un punto e virgola. Significava tanto per lei, e sembrava insignificante stretto nella mano di un ragazzo che aveva lo stesso braccio pieno di disegni e colori.
Lei adorava quei tatuaggi. Ogni volta che guardava il braccio del suo amico ne scopriva di nuovi.
Ed le accarezzò il polso, il pollice strisciava sul piccolo tatuaggio dell'amica.
'Perchè non ero con lei?' si domandò, lo sguardo pieno di dolore.
Guardò l'orologio sul muro, azzurro come tutto. Era mezzanotte. L'orario delle visite era finito da molto.
Una dottoressa entrò e gli disse di tornare a casa, perchè solo i parenti potevano rimanere la notte.
Il ragazzo strinse di nuovo la mano dell'amica, cercando di riscaldarla.
Si alzò.
-Tornerò domani- disse alla ragazza, come se lei potesse sentirlo.
Guardò la dottoressa, gelido come gli inverni passati senza la sua amica.
Poi si avviò verso casa con le chitarre in spalla, sospirando.

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Capitolo 2
*** Kiss Me ***




 

KISS ME
 

Il ragazzo si svegliò.
Aveva ancora gli occhi chiusi quando allungò il braccio per toccare l'altro lato del letto.
Lo faceva ogni mattina, per cercare il calore della sua amica.
Dormivano insieme ogni notte, lei si svegliava e preparava la colazione e passavano giornate insieme a divertirsi.
Il rosso sospirò quando trovò solo coperte e freddo al posto di Amanda.
Si mise a sedere e strizzò gli occhi per vedere meglio.
Prese gli occhiali e li indossò, mentre si alzava dal letto.
L'orologio segnava le sette del mattino.
Fece colazione e si vestì.
Prese una delle sue chitarre, l'accordò e uscì di casa, preparandosi a camminare.
Prima ancora che il ragazzo entrasse nell'ospedale, la dottoressa della sera prima lo guardò con lo stesso sguardo gelido.
-Buongiorno- disse il ragazzo freddamente -posso andare dalla mia amica?- chiese poi
La dottoressa lo squadrò, lo sguardo fermo sulla chitarra mezza distrutta -Sì- disse poi, senza neanche guardarlo
Il ragazzo attraversò il corridoio, sentendo una dozzina di occhi puntati su lui e la sua chitarra.
Ed si affacciò per vedere la sua amica, come se si aspettasse che fosse in piedi a preparare il caffè. Sorrise a quel pensiero.
Aprì la porta della stanza ed entrò, il sorriso spento quando non sentì odore di caffè, ma solo il suono della macchina che faceva respirare Amanda e il battito del suo cuore.
Un battito lento, ce lo fece intristire ancora di più.
La sua amica aveva un problema al cuore: le batteva più veloce del normale.
Sentire un battito così lento e finto era strano.
Si avvicinò alla ragazza e le accarezzo la guancia.
Era fredda come il marmo, ma sempre morbida.
Riusciva a sentire i brufoletti e le punture di zanzara che facevano diventare matta la sua amica. Ridacchiò.
-Guarda chi ti ho portato- disse allungando la chitarra -Qui c'è Nigel. Saluta, Nigel-
Sospirò accarezzando le corde, che emisero un suono armonioso.
-L'ho accordata stamattina, proprio per te- sussurrò sedendosi accanto al letto e iniziando a suonare.
"Settle down with me, cover me up, cuddle me in"
La signora si sedette accanto al lettino della camera 172, accanto al marito, stringendogli la mano mentre aspettava di entrare in sala operatoria, per l’intervento che avrebbe deciso la sua vita o la sua morte.
“Lie down with me and hold me in your arms”
La neomamma della camera 21 prese in braccio il figlio appena nato. Non l’aveva voluto, perché il padre l’aveva abbandonata appena lei aveva confessato di essere incinta.
“And your heart’s against my chest, your lips pressed to my neck”
La donna appoggiò il bimbo sul suo petto. Sorrise sentendo i loro cuori in due corpi diversi, che battevano all’unisono, la testa del bambino appoggiata al collo della madre, le piccole dita stringevano le lenzuola del lettino.
“I’m falling for your eyes but they don’t know me yet”
L’infermiera sospirò pensando al suo collega poco lontano da lei, che beveva  il caffè mentre lei lo osservava, gli occhi pieni di amore e tristezza.
“And with a feeling I’ll forget, I’m in love now”
Una ragazza passò accanto alla camera 237, perchè sentiva rumori strani. Appena vide il ragazzo che cantava, sorrise tristemente, ricordando una persona importante per lei. Prese il cellulare e fece un video del ragazzo, per ricordarsi di lui e della persona che le mancava.
“Kiss me like you wanna be loved’
La madre della 21 baciò il figlio sulla fronte.
“You wanna be loved”
La signora nella stanza 172 lasciò la mano del marito mentre i medici lo portavano in sala operatoria.
“You wanna be loved”
Il bambino della 21 spalancò gli occhi e sorrise alla madre.
“This feels like falling in love”
La madre appoggiò il figlio accanto a lei, mentre lui tornava a dormire.
“Falling in love”
L’infermiera guardò il collega, il dr. Jones, passare davanti a lei, salutandola. Sorrise e ricambiò il saluto.
“Falling in love”
Ed lasciò la chitarra per un attimo, guardando l’amica, come se si aspettasse che lei lo guardasse e ridesse, dicendogli che era viva ed era tutto uno scherzo.
“Settle down with me, and I’ll be your safety, you’ll be my lady”
Il signore della 172 chiuse gli occhi e si concentrò sulla musica, ignorando il dolore e gli attrezzi appuntiti dei dottori.
“I was made to keep your body warm, but I’m cold as the wind blows so hold me in your arms”
La nipote del signore della stanza 394 abbracciò forte il suo amico fuori dall’ospedale.
“My heart’s against your chest, your lips pressed to my neck, I’m falling for your eyes but they don’t know me yet, and with this feeling I’ll forget, I’m in love now”
Il ragazzo poggiò la testa nell’incavo del collo dell’amica, perdendosi nel suo calore che contrastava col freddo che si sentiva fuori dall’ospedale.
“Kiss me like you wanna be loved, you wanna be loved, you wanna be loved”
Il ragazzo lasciò l’amica, la guardò negli occhi e la baciò, sentendo il sapore delle sue lacrime. La ragazza lo strinse a sé.
“This feels like falling in love, falling in love, falling in love”
La ragazza si allontanò dall’amico e gli sorrise, stringendogli la mano. Entrarono nell’ospedale.
“Yeah, I’ve been feeling everything, from hate to love”
La neomamma sorrise al figlio, scegliendo l’amore al posto dell’odio.
“From love to lust”
L’infermiera sospirò guardando il dr. Jones.
“From lust to truth, and I guess that’s how I know you”
I due amici entrarono nella stanza del nonno di lei.
“So I’ll hold you close, so I’ll help you giving up”
Il nonno della ragazza non ce l’avrebbe fatta. Quando vide la nipote e il suo amico stringerle la mano sorrise, e chiamò lui con voce flebile, chiedendogli di non lasciarla.
“So kiss me like you wanna be loved”
 Il ragazzo annuì.
“You wanna be loved”
Il nonno fece segno alla nipote di avvicinarsi e le diede un bacio sulla fronte, come faceva sempre.
“You wanna be loved”
La ragazza si allontanò, le lacrime ricominciavano a scorrere dai suoi occhi mentre stringeva la mano all’amico. Il nonno sorrise vedendo i due ragazzi, chiuse gli occhi dopo essersi beato della vista e non li riaprì più.
“This feels like falling in love, falling in love, falling in love”
La ragazza pianse, stringendo forte l’amico, che le asciugò le lacrime e la baciò nuovamente. Lei sorrise, gli occhi gonfi, salutò il nonno accarezzandogli la guancia col pollice e uscì.
 
 
 
Ed sussurrò gli ultimi versi della canzone ondeggiando la testa, gli occhi chiusi e la chitarra appoggiata a terra. Guardò l’amica, poi il suo sguardò si spostò lontano, oltre la città visibile dalla finestra.
-Domani pioverà- sussurrò, lo sguardo perso nel nulla.
Guardò l’amica, le accarezzò la mano, prese le sue cose ed uscì dalla stanza.








Eeeeeeeeehi.
Salve!
Questo è il mio primo 'angolo della scrittrice', quindi lo renderò speciale.
Purtroppo non ho idee, quindi continuerò normalmente.
Allora, ho voluto rendere questa fanfiction diversa dalle altre, rendendo la canzone un collegamento tra le vite della gente.
Non so se ho reso bene l'idea, quindi, se volete, potete lasciare una recensione e dirmi se devo migliorare qualcosa e cosa.
Mi scuso per l'html e per l'immmmmmmmmmeeeeeenso ritardo.
Purtroppo ho gli esami, quindi non posso scrivere molto.
Anyway, volevo anche dirvi che tra un po', probabilmente possibilmente quest'estate, ricomincerò a scrivere di Ewilen, e diventerà una serie con più storie.
Volevo anche dirvi di passare a leggere questa fanfiction, personalmente la adoro, e adoro anche la ragazza che l'ha scritta (e adoro anche la pizza, ma non c'entra AHAHA)
-Five Great Fathers by Terribleorriblespoon
Vi lascio con una gif di Ed e delle cipolle.



yay.
-Sara la pazza.

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Capitolo 3
*** Billy Ruskin ***



 

BILLY RUSKIN


“Oh no, non lui.” Pensai dopo essermi alzato dal letto.
“Fai che non sia tornato” scongiurai prima di stropicciarmi gli occhi per vedere se era vero o era solo un sogno.
E invece era lì. In piedi, i capelli rossi disordinati, gli occhi azzurri cerchiati dalle occhiaie, i vestiti rovinati.
Billy Ruskin.
Il mio amico immaginario, segno della mia psico-paranoia. Erano anni che non lo vedevo.
L’ultima volta era stata tanto tempo fa, prima di iniziare la mia carriera da cantante. Nei giorni trascorsi aspettando il giudizio di mio padre, un sì o un no per poter lasciare la scuola e suonare, Billy era sempre lì.
Da quando sono nato, quando era con me, era come vedermi allo specchio. Identico a me, con i capelli appena più lunghi e disordinati, la voce bassa e strascicata, come se stesse costantemente sognando,  che mi sussurrava sempre ‘Non ce la farai’.
La parte peggiore di me, che mi faceva visita solo quando ero ansioso per un qualunque motivo.
E ora il motivo era lei.
Amanda.
Sono passate due settimane da quel giorno. Due settimane passate tra casa e ospedale, letto e sedia di plastica, solitudine e compagnia.
Ignorai Billy e feci colazione con una tazza di the, intingendo qualche biscotto, mentre lui continuava a guardarmi.
-Sai- iniziò a dire, con la sua voce sognante – la tua amica è davvero bella-
Mi cadde il the bollente dalla tazza, finendo sul tavolo. Iniziai a pulire con uno strofinaccio mentre lui continuava a parlare.
-Credo che ti piaccia- aggiunse
Continuai a ignorarlo, mentre lui mi guardava come se si aspettasse qualche reazione.
Sembrò deluso, così si mise a pensare altri modi per infastidirmi.
-Peccato che non riuscirà a svegliarsi.-
Colpito. Dritto al cuore. Strinsi le labbra e mi girai verso di lui, furente.
-Non credevo di poter essere così stronzo.- dissi prima di voltarmi per prendere una giacca e uscire
Per tutto il tragitto, Billy era accanto a me, col suo sorriso strafottente.
Con la coda dell’occhio notai che lui, a differenza mia, aveva ancora la collana di Alice.
Sospirai e accelerai il passo in vista dell’ospedale, entrando dalla porta trasparente.
Ormai mi conoscevano tutti lì. Indicai con un gesto il corridoio e un dottore fece di sì con la testa, come per consentirmi di andare.
Ero ansioso di vederla, ma anche stressato perché sapevo che Billy era esattamente dietro di me, che mi seguiva.
Entrai nella camera e feci un balzo in aria. Non ero solo.
C’era anche lei.
Era in piedi, di spalle. Ma allo stesso tempo era sdraiata sul lettino con gli occhi chiusi.
-Amanda- chiamai, a bassa voce
Feci qualche passo in avanti verso la figura girata, e le toccai la spalla.
Quando si girò, era uguale a lei, in tutto.
Ma gli occhi erano spenti e la sua pelle era pallidissima.
Salutò Billy con la mano, come se non mi vedesse.
Mi girai verso il lettino, prendendo la mano della mia vera amica, sedendomi accanto a lei.
Passarono alcuni minuti prima che sentissi una voce.
-Amico, mi fai pena-
Era ancora lì, seduto a guardarmi. Lo sguardo sprezzante come se si stesse chiedendo perché fossi così debole.
Distolsi lo sguardo dai suoi occhi odiosi, guardando la ragazza accanto a lui.
Sembrava in un altro mondo, non faceva caso a ciò che avveniva accanto a lei.
-Voi ombre non avete sentimenti- dissi guardandola, la voce ferma e fredda.
Ombre. Un nome perfetto per persone immaginarie che creiamo e governiamo senza accorgercene.
Uguali a noi, solo più.. tristi.
Mi resi conto che Billy era offeso. Il suo sguardo era più duro del solito e i suoi occhi erano gelidi.
Sentii un mugolìo. La ragazza stava piangendo.
-Non chiamarla mai più così- disse lui stringendo a sé la ragazza –Lei è un’anima. Le ombre sono un’altra cosa.- sospirò guardando a terra – Una cosa brutta.-
La ragazza mi guardò negli occhi, e io capii.
Lei non era Amanda. Era la sua anima, mentre il suo corpo era intrappolato nelle ombre del coma.
-Puoi parlare?- le chiesi
Scosse la testa. Indicò il corpo sul lettino e salutò Billy con un bacio sulla guancia.
Prima che se ne andasse, la chiamai.
-Tornerà?-
Guardò me, il suo corpo sul lettino, poi di nuovo me.
Annuì.
-Grazie.-
Sorrise mestamente, come se sapesse qualcosa di cui non ero a conoscenza.
Toccò il cuore di Amanda con un dito e sparì.
Sospirai, strinsi la mano della mia amica e uscii dalla stanza.
Quando arrivai a casa, Billy era accanto a me, come al solito.
-Vado anch’io- disse
Annuii, distrattamente.
-Ehi, Ed. Nulla di tutto questo è reale. Ricordalo.-
-Lo so benissimo, Billy-
Sorrise e uscì dalla porta, poi la chiuse.
Sono solo.
Di nuovo.

 

SCIAO BELI.
Eccomi qui con un nuovo capitolo.
L'ispirazione mi è venuta quando ho ascoltato per la millesima volta Billy Ruskin, la canzone di Ed.
Ho immaginato come sarebbe stato se Ed avessa odiato Billy, invece di trattarlo come il suo migliore amico.
Comunque, sono incaz*ata perchè hanno cancellato la mia serie tv preferita. Bastardi.
WAH.
Ok, fine dello sclero.
Inizio seconda parte.
JETHRO SHEERAN MI HA SEGUITA SUL MIO SECONDO ACCOUNT (segreto eheheh)
IL fottutissimo CUGINO CANTANTE DI ED.
WAH WAH WAH.
Ok, basta.
Ecco come immagino Billy Ruskin

Mi assomiglia. Credo.
Qui c'è Ed che fa il puccioso.

AWWWWWWWWWW.
Comunque, passate da queste fanfiction bellizzime lol
-
In love with an angel di Lucy_1D
-
Letters from anon di BlackLittleMole (il banner l'ho fatto io ouo)
-Five Great Fathers di Terribleorriblespoon
E, se vi va, leggete il prologo della FF che sto riscrivendo (EWILEN IS BACK, BITCH)
BABAM. 
Ciao!
-Sara

 

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Capitolo 4
*** Wake Me Up ***



 

WAKE ME UP




Ero in ospedale accanto a lei, la mia Amanda.
Aveva gli occhi chiusi, come sempre dopo.. quel giorno.
Ma ora era diverso.
Sul monitor nero si vedeva un’unica striscia verde orizzontale, immobile.
Non si sentiva più il ‘bip’ a ogni battito del suo cuore, né il suono della ‘macchina del respiro’.
Era morta.
 
Mi risvegliai in un bagno di sudore, anche se ormai ero abituato all’incubo che mi visitava ogni notte.
Mi alzai dal letto per bere un bicchiere d’acqua, ma mentre camminavo inciampai su qualcosa, così mi appoggiai al muro per non cadere.
Accesi la luce per evitare di scivolare un’altra volta, e mi accorsi di essere finito nella stanza in cui tenevo le chitarre.
Era quasi vuota, perché gli strumenti erano in giro per la casa dopo averli portati in ospedale mentre visitavo Amanda.
Ora c’era solo una chitarra, la mia preferita.
Angel.
Un suo regalo.
 
Stavo camminando per le strade di Londra, verso il luogo del mio prossimo concerto.
Ondeggiavo un po’ per il peso delle mie chitarre sulla mia schiena, quando qualcuno mi cadde addosso.
Era una ragazza, anche lei con una chitarra in spalla, dentro una custodia nera.
-Scusami!- disse aggiustandosi gli occhiali per poi aiutarmi ad alzarmi –E’ che devo dare una cosa a una persona-
-Tranquilla.. Ti posso aiutare?- chiesi, cercando di essere gentile, mentre lei raccoglieva il mio zaino caduto a terra
Quando me lo porse, alzò lo sguardo e sgranò gli occhi, poi sorrise sistemandosi il ciuffo tinto di rosso.
Si tolse la chitarra dalla spalla, la tirò fuori dalla custodia e me la avvicinò.
-Non c’è bisogno di aiutarmi, Ed- sussurrò mettendomela in mano
Le sorrisi, meravigliato.
Indicò una panchina e ci sedemmo lì.
Mi mostrò la chitarra, completamente ricoperta di disegni neri, come se fossero tatuaggi.
Era meravigliosa.
-Ci ho messo un anno per completarla- spiegò, mentre accarezzavo i disegni sul legno lucido.
Tracciai il dito sulle ali disegnate sulla cassa di risonanza, sorridendo.
-..Ha un nome?- domandai, lo sguardo ancora sullo strumento
Annuì con un sorriso triste, come se si aspettasse una reazione strana.
-L’ho chiamata Angel- disse giocherellando con il ciondolo argentato che pendeva dal suo collo, identico a quello legato alla parte superiore della chitarra.
Le ali di un angelo.
Lo stesso disegno che stavo accarezzando in quel momento.
Mi strinse la mano, accorgendosi dei miei occhi lucidi.
-Ehi, Ed- mi guardò negli occhi, poi davanti a sé, probabilmente ricordando qualcosa –Una volta, a tredici anni, ho scritto una canzone. Parlava di un amore a distanza- rise, abbassando lo sguardo –L’unica cosa bella che ho scritto era ‘Ricordare qualcosa è l’unico modo per non dimenticarla’-
Mi guardò di nuovo negli occhi. Le sue iridi color nocciola scrutavano dentro la mia anima.
Sorrise leggermente, prendendomi la mano.
-Ricordala al meglio, Ed- sussurrò
Annuii, asciugandomi le lacrime col dorso della mano.
-Grazie..- dissi
-Amanda- rispose
-Amanda- sorrisi
Si alzò, guardando il suo orologio.
-Sbrighiamoci, Ed, il concerto inizierà tra un’ora- Prese due chitarre e se le mise in spalla, con altre due in mano –Ti aiuto-
Presi gli altri strumenti, compresa Angel, e iniziai a camminare accanto a lei.
Chiacchierammo del più e del meno, avvicinandoci al luogo del concerto.
Rimasi in silenzio qualche minuto, mentre lei canticchiava sottovoce.
Sorrisi mentre riconoscevo le parole di Skinny Love, una delle mie canzoni preferite.
Mi girai verso di lei, alla mia destra.
Aveva il viso coperto dal suo ciuffo rosso, ma riuscivo a vedere le sue labbra screpolate che si muovevano e si curvavano in un sorriso prima che sussurrasse qualcosa.
-Perché mi guardi?- chiese, girandosi verso di me, ridacchiando
Arrossii, balbettando qualcosa.
-Comunque, siamo arrivati- annunciò indicando un edificio tappezzato da manifesti di concerti e locandine di film –Ti accompagno dentro?-
Annuii e entrammo, venendo fermati quasi subito perché non mi riconoscevano.
Quando il ‘buttafuori’ mi bloccò, Amanda si mise a ridere.
-Seriamente, non lo riconoscete?- domandò sarcastica
-I capelli rossi- mi indicò la testa –Una decina di chitarre al seguito- si girò per fare vedere le custodie dei miei strumenti –Tatuaggi su tutto il braccio- mi aiutò ad alzarmi le maniche della felpa. Fece una pausa.
-Beh?- chiese il tizio
-Vi serve un disegnino o gli lasciate fare le prove del suo concerto in pace?- continuò imperterrita Amanda, continuando a gesticolare
Le toccai una spalla, facendola girare verso di me, e le mostrai il pass che mi aveva dato Stuart.
Meno di tre secondi dopo, il buttafuori e altri due uomini dalle dimensioni di un armadio erano diventati improvvisamente gentili e ci avevano mostrato la strada per il palco, portando le chitarre al posto nostro.
-Woah, mancava solo che si inchinassero.- disse Amanda sedendosi a terra
Scoppiai a ridere mentre lei si puliva gli occhiali con l’orlo della maglietta. Durante l’operazione guardò il suo orologio e sgranò gli occhi –è già così tardi?- esclamò
Si alzò velocemente in piedi e mi salutò con un bacio sulla guancia –Devo andare, sono in ritardo- poi corse via, lasciandomi imbambolato sul palco.
-Ciao..- sussurrai, per poi guardare a terra
Mi accorsi che c’era un foglietto sul posto in cui si era seduta Amanda. Lo raccolsi e lessi un’unica parola: ‘Mamihlapinatapai’.
 
 
Sorrisi pensando a come ci eravamo incontrati, poi mi accorsi di una cosa.
Avevo usato tutte le chitarre, tranne Angel.
Mi preparai velocemente, presi la chitarra senza neanche metterla in una custodia e corsi fuori dalla porta, esultando dentro me.
Ero sicuro che sarebbe andata bene, che si sarebbe svegliata. Lo sapevo.
 
Arrivato all’ospedale, mi fiondai direttamente nella sua camera e chiusi la porta.
Giurai di averla vista sorridere appena entrato.
Sorrisi a mia volta, poi iniziai a suonare.
 
Come on skinny love, just last the year
Pour a little salts, we were never here
Oh, my-my, oh my-my, my, my
Staring at the sink of blood and crushed veneer
And tell my love to wreck it all
Cut on all the ropes and let me fall
Oh, my-my, oh my-my, my, my
Right in the moment these orders tall
And I told you to be patient, and I told you to be fine
And I told you to be balanced, and I told you to be kind
And in the morning I’ll be with you, but it would be a different kind
Cause I’ve been holding all the tickets and you’ll be owning all the fines.
Come on skinny love, what happened here?
Suckle on the hope on light brassiere
Oh, my-my, oh my-my, my, my
Sullen load is so slow in the spilt
And I told you to be patient, and I told you to be fine
And I told you to be balanced, and I told you to be kind
And in the morning I’ll be with you, but it would be a different kind
Now all your love is wasted, then who the hell was I?
Now I’m breaking up the britches, and at the end of all your lines
Who will love you? Who will fight? Who will fall far behind?
Who will love you? Who will fight? Who will fall far behind?
Oh.
 
Chiusi gli occhi per non far uscire le lacrime, e quando li riaprii, Amanda era seduta sul lettino che mi guardava.
Scossi la testa, come pensando di essere pazzo, ma lei era ancora lì.
Ricambiai il suo sguardo e le presi una mano. Quando capii che era davvero lì, la abbracciai.
Le sorrisi, poi lei mi fissò e mi fece una domanda.
-Chi sei?-
 

 

Yo.
 
Sono tornata viva dagli esami. *alleluia di sottofondo* AHAHAHAHA
Torniamo al capitolo, è meglio lol
Abbiamo Ed in preda ai flashbacks, il ricordo del loro incontro, Skinny Love, Mamihlapinatapai e Amanda che si sveglia senza ricordare nulla.
Mi odiate? Lo so. Sorry.
Ora vi starete chiedendo, Amanda è con lo stesso aspetto di qualcuno, ma chi?
Ebbene sì, Amanda è a mia immagine e somiglianza.
Perché? Semplicemente, non mi va di dare a qualcuno l’aspetto di una ragazza in coma. Diciamo che le cose brutte non le auguro a nessuno, quindi uso la mia faccia (di culo)
Eh.
Ci vediamo al prossimo capitolo, gherlz (e boys?)
Recensite, se vi va. (Siete autorizzati a rimproverarmi per l’enorme ritardo)
Ciao!
-Sara/Amanda/Ewilen/Pazzoide dalle molteplici identità (l’ultimo nome è un bel riassunto)
PS: Ho un’infinità (anche due infinità, volendo) di idee per one-shot, e quasi nessuna per continuare le fan fiction. Mi odiate, lo so.
Buone vacanze!
Vi saluta anche Ed ouo

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