The show must go on

di Rouge_san
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Yuki fa da baby-sitter ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2- La casa dei fantasmi ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 – Conflitti nella Shibusen ***
Capitolo 4: *** Lo Yeti ***
Capitolo 5: *** AVVISO ***



Capitolo 1
*** Yuki fa da baby-sitter ***


The Show Must go on
Another hero, another mindless crime
Behind the curtain, in the pantomime
Hold the line, does anybody want to take it anymore
The show must go on,
The show must go on
Inside my heart is breaking
My make-up may be flaking
But my smile still stays on.
Whatever happens, I'll leave it all to chance
Another heartache, another failed romance
On and on, does anybody know
what we are living for?
(The show must go on –Queen)
 
Capitolo 1 – Yuki baby - setter
Avevo il fiatone, ero stanca, ma non mi dava tregua, affannato e gemevo.
 «Hayate! Aiutami a tenere chiusa la porta, invece che stare lì come un idiota a guardarmi e ridere da solo come uno squilibrato,  il tizio qui mi sta facendo a pezzi!» avevo urlato al mio gemello stupido, che  era attaccato al termosifone dell’hotel.
  «Okay, okay, arrivo sciupafeste!»  mi aveva detto lui in tono scazzato. Era stato avvolto da una brillante luce verde che lo aveva trasformato in una falce. Era leggero e flessibile, molto più che maneggiabile, poi avevo lasciato che la porta si aprisse e che mi sbattesse contro il muro.  Era entrato un omone con delle unghie lunghe chilometri, solo che invece delle unghie, c’erano delle ossa. Gli occhi erano rossi e vermigli e la corporatura era massiccia e tozza.
  «Come la sistemiamo la brutta copia di Wolverine?» mi aveva domandato mio fratello ad un tratto.
«Con l’onda Gemini, quella anche se devastante sistema sempre tutto» avevo risposto io in tono risoluto, poi mi ero rivolta al demone «Tu maledetto demone, tornatene all’inferno da cui provieni» avevo detto puntando il dito in segno di colpevolezza.
  «Onda Gemini!» avevamo gridato all’unisono io e mio fratello,  riempiendo la sala di una luce verde smeraldo. Quando la luce si era affievolita eravamo rimasti solo io e mio fratello.
  «Che sonno! Chissà se arriveremo a casa per cena» aveva  praticamente urlato Hayate. Era diventato molto più alto ed atletico, ma gli occhi e il sorriso beffardo erano rimasti anche dopo cinque anni. Eh si, sembrava solo ieri che avevamo conosciuto nostro padre e i nostri amici, ed ora eccoci qui io e lui  cresciuti, diventati ormai quattordicenni, ma sempre insieme.
  «No, i treni sono sempre in ritardo, lo sai» avevo detto io in tono ironico, poi ci eravamo avviati alla stazione.
Come volevasi dimostrare il treno era arrivato con quaranta minuti di ritardo, ma alla fine a prenderlo ci eravamo riusciti lo stesso.
Per gran parte del viaggio  avevo letto il primo libro di una saga che mi intrigava parecchio, “Hunger Games”, i giochi della fame. Erano ventiquattro ragazzini che si scannavano l’un, l’altro, non era il massimo, ma la storia d’amore tra i due protagonisti era davvero bella e ben strutturata. Mi piaceva parecchio, anche le parti d’azione erano ben descritte.
 «Perché leggi ancora quei dannati libri, mi fai sentire solo» mi aveva interrotto mio fratello. Se non fosse stato per quella piccola svista, io, sarei rimasta volentieri nel mio piccolo universo felice.
 «Spero tu abbia un motivo realmente valido per interrompermi dalla scena in cui Peeta si dichiara a Katniss in quella dannata caverna ed è da tutto il libro che sto attendendo questo momento, e sappi che se non  è un motivo utile… ti uccido» avevo detto io con un candido sorriso finale.
 «Io mi chiedo ancora quale sia il tuo problema… comunque, non credi che i demoni stiano aumentando?» mi aveva detto lui. Oh! Finalmente una domanda intelligente!
 «Ha-Hayate, s-sei davvero tu a parlare? Hai fatto un’osservazione… spettacolare!» ero veramente commossa, il mio fratellino apriva finalmente il cervello.
 «Ah, ah, ah! Che humor, sorellina, da quando sei diventata così simpatica?» aveva controbattuto lui.
   «Comunque per rispondere alla tua  domanda, si. Sono aumentati»
«Mi sembra strano, insomma è cinque dannatissimi anni che non facciamo altro che uccidere demoni»
  «Lo so. Ti ricordi che il Kishin Ashura era l’ incarnazione della follia?» avevo provato a spiegarglielo con un esempio, così non ci avremo messo tutto il viaggio e io sarei potuta tornare a leggere.    
 «Si, ebbè?»
  «Ebbè, Mephisto è un po’ come Ashura, solo lui incarna i peccati capitali ed è il sovrano dei demoni» avevo cercato di sintetizzare io.
«E tu com’è che sai tutte queste cose? Te le ha dette Lord Shinigami?» mi aveva domandato lui in tono confuso.
 «Pff! Ovviamente no, mi sono documentata da sola»
Il viaggio in treno era concluso ed io, per colpa di quel deficiente, non ero riuscita a leggere la dichiarazione…io mio fratello un giorno lo ammazzerò. Gli voglio tanto bene, ma misericordia, il suo tempismo è davvero irritante!
Eravamo tornati a casa e in tutto l’edificio riecheggiava un buon profumo curry.  Mio padre era seduto a leggere il giornale, Era piuttosto assorto. La mia somiglianza fisica con lui diventa sempre più notevole, ma nel carattere io sono esattamente come mia madre, che in quel momento smadonnava  ai fornelli. Dalla sala da pranzo si sentiva lo zio Kid fare la guerra con il nostro fratellino più piccolo, per fargli mettere a posto battaglia navale.  Il mio fratellino aveva già cinque anni…è volato il tempo. Quella peste non appena mi aveva vista mi era salta addosso.
 «Yuki!»  aveva fatto una pausa per l’abbraccio, poi aveva ricominciato ad urlare « Mamma, papà, zio ,sono tornati i fratelloni!» Aveva esclamato il piccolo Henry. Non assomigliava né a mia madre, né a mio padre, lui ( è una cosa tremenda da dire) era tutto il nonno. Capelli rossi, occhi azzurri e un vago sguardo maniaco che a volte mi faceva davvero rabbrividire.
«Ragazzi, bentornati, com’è andata la missione?» aveva domandato mio padre che si era staccato dal giornale ed era venuto ad abbracciarci.
  «Benone, io e Yuki abbiamo fatto un ottimo lavoro di squadra» aveva detto mio fratello.
«Ma che lavoro di squadra, tu ridevi come un ebete!» avevo urlato io. Mio padre si era portato la mano alla fronte in segno di esasperazione. Aveva come sempre i capelli bianchi tutti spettinati e gli occhi vermigli, che a molti potevano apparire crudeli, ma io li trovavo caldi e gentili.
  «Smettete un secondo di scannarvi e venite a mangiare» aveva urlato mia madre dalla cucina. Anche lei era sempre e comunque bellissima, i suoi occhi erano profondi e verdi come mille foreste e i capelli color del grano raccolti in un ordinata treccia laterale.
  «Yuki, Hayate, siete riusciti ad uccidere l’assassino di ossa?» era il nome del demone, che a me non sembrava affatto azzeccato.
«Si, assolutamente» avevamo risposto in coro io e mio fratello.
   «Molto ben…Ahh!» zio Kid aveva tirato un urlo disumano «Henry! Se proprio vuoi pestarmi i piedi con la macchinina, fallo su tutti e due, capito?» ecco le tipiche sclerate di mio zio.
  «Non me lo fassscio ripetere due volte!» aveva detto il mio fratellino.
Finita la cena ero corsa in camera mia per leggere la parte clou del libro. Mi ero buttata sul mio letto e avevo guardato più attentamente la camera che zio Kid e mamma avevano progettato per me. Era ampia, le pareti erano bianche e avevano modanature madreperlate sul soffitto, sul lato sinistro c’era la mia scrivania di vetro….cioè, non era tutta in vetro, solo la superficie del tavolo lo era, sopra c’era il mio fido computer, con affianco la mia enorme libreria. Da un lato del muro avevo attaccato tutte le foto  e le dediche delle mie amiche. Dall’altro lato c’era un armadio in mogano molto largo, con affianco una porta per accedere al mio piccolo bagno privato, con vasca  gabinetto, chi più ne ha più ne metta, infondo questa casa era almeno il doppio di quella in Arizona. Il mio letto era a  baldacchino e aveva le coperte rosse, del mio colore preferito, che si abbinavano al resto della stanza.
Dopo aver guardato attentamente la mia stanza, mi ero rimessa a leggere il mio libro.
“ –Una ragazzo bello come te! Ci deve essere una ragazza speciale. Coraggio, su , come si chiama?- chiede Caesar”
-Dai Peeta diglielo!- pensavo nella mia testolina
“ – Bè una ragazza c’è. Ho una cotta per lei da che me ne ricordo. Ma sono praticamente certo che lei non sapeva nemmeno che esistessi, prima della mietitura”
-Peeta, avanti!- continuavo a pensare io
 “ – Ha un altro compagno?-  chiede Caesar. – Non lo so, ma piace a molti ragazzi-“
 -Peeta!! Entro domani!-
Continuavo a passare tra le righe finché…
“ –Non credo che funzionerà. Vincere non servirebbe nel mio caso- replica Peeta

  • E perché mai? -Chiede Caesar, sconcertato.
Peeta diventa rosso come una barbabietola e balbetta:
-Perché… perché lei è venuta qui insieme a me- “
-Halleluja! Peeta si è dichiarato finalmente, ma come la prenderà Katniss? Insomma, lui l’ha detto in diretta televisiva! Davanti a tutta Panem- ad interrompere le mie letture e pensieri, questa volta era mia madre.
«Tesoro, posso entrare?»  aveva domandato gentilmente mia madre.
  «Sicuro, mamma» avevo detto chiudendo il libro…per l’ennesima volta.
Era entrata  e si era seduta affianco a me, aveva preso in mano il libro e lo aveva sfogliato per qualche secondo infinito.
 «Quindi il libro che ti ho regalato ti piace?» mi  aveva sorriso complice.
«Oh si! La storia d’amore è  stupenda, nonostante stiano per morire si sostengono l’un l’altra, lui l’ha sempre amata, ma lei questo non lo sa, né si sforza di comprenderlo. Katniss , la protagonista, crede che finga, come sta facendo lei d’altronde, per salvarsi la pelle»
  «Storia contorta, eh?» mi aveva detto mia madre, curiosa pure lei. Insomma, mia madre è Maka Albarn è una grandissima lettrice, giornalista, designer lei è…il mio mito. «Yuki ascoltami bene» aveva ripreso lei, dalla faccia sembrava una cosa alquanto seria «Hayate ha due linee di febbre, domani starà a casa. Io,  tuo padre e Kid  partiremo per un paio di giorni, tu rimarrai qui con i tuoi fratelli» cioè, tutta sta scena, per farmi badare al mio fratellino più piccolo ed incosciente e a quello più grande e scemo.
  «Okay, per me va bene, ma Hayate non ce la può fare da solo?» avevo domandato senza pensare.
«Yuki, tu realmente lasceresti Hayate ed Henry, da soli, per  tutta la giornata?»  mi era balenato per la mente un possibile futuro, più preferibilmente da evitare.
  «Sai mamma, diventerò  la miglior baby-sitter di tutta Death City!» avevo esclamato
«Grazie» aveva detto, per poi uscire tranquillamente fuori dalla mia stanza. Ero troppo stanca per pensare che avrei saltato due giorni di scuola, senza poter vedere Shine o Alexis, ma soprattutto Logan! Lui è l’arma di Shine è un ragazzo meraviglioso e lei non se la dà gli sbava dietro!
A volte, solo a volte, vorrei che qualcuno guardasse me in quel modo. Poi mi ero addormentata profondamente. La mattina ero stata svegliata da Henry, che si era introdotto nel mio letto senza avvisare.
 «Che-cosa- fai- nel- mio- letto?» gli avevo domandato irritata.
«Mamma e papà non c’erano, zio Kid si era volatilizzato e con Hayate infetto eri rimasta solo tu» okay, risposta accettabile vista dagli occhi di un bambino di cinque anni.
  «Vuoi la colazione?» avevo domandato scostandogli i capelli dagli occhioni azzurri.
 «Latte e schioccolato» aveva detto il mio fratellino che pronunciava male le “c”.
Mentre scendevamo le scale, avevo udito dei mugugni provenire dalla camera del mio gemello.
«Henry, scendi da solo io ti raggiungo, okay?» il piccoletto mi aveva fatto un cenno con la testa in segno di assenso, nel contempo ero entrata nella camera di Hayate.
Era tutta tappezzata di poster, mentre lui era sdraiato sul suo letto, bello ibernato nelle sue coperte mimetiche.
 «Ho fame» aveva detto unicamente.
 «Provvederò» avevo risposto, detto quello mentre stavo per uscire, lui mi aveva richiamata.
«Yuki, mi annoio, che posso fare per passare il tempo?» avevo sognato che mi dicesse una frase del genere da quando eravamo nati, no anche prima, quando eravamo due feti. Ero corsa in camera e gli avevo buttato “Hunger Games” sul letto. Lo guardava come se fosse un fazzoletto sporco.
 «Leggere?» mi aveva domandato incredulo.
  «Si, leggere, dato che ho un altro bambino a cui badare ho bisogno che tu stia il più buono possibile…ci vediamo dopo kamikaze»  e detto quello ero uscita dalla stanza. Avevo preparato la colazione per me, per Hayate e per Henry. Quest’ultimo se ne stava  tranquillo a guardare un cartone alla tv mentre si beveva il suo latte. Io ero salita in camera di mio fratello, avevo bussato piano e lo avevo sentito bisbigliare qualcosa del tipo: “Oh cavolo!”
 «Guarda che io entro» avevo avvisato. Entrata non avevo trovato nulla di anomalo, insomma, Hayate era sempre moribondo nel suo letto, ma una differenza c’era, da sotto il cuscino sbucava il mio libro. Ero riuscita a farlo leggere! Mamma sarebbe stata fiera dei miei passi avanti con quell’ignorante di Hayate, però dovevo aspettare che fosse lui a dirmelo, gli avevo posato il vassoio ed ero uscita.
Nel pomeriggio erano venuti tutti i miei amici per venire a trovare  Hayate. C’erano tutti: Alexis ( Hayate sarebbe stato felicissimo), Eric, Shine che teneva in braccio il suo fratellino Jason che aveva più o meno l’età di Henry, poi c’era anche Logan.
Avevo fatto un tè e ci eravamo messi tutti al tavolo da pranzo e avevamo iniziato a parlottare, mentre io e Shine  davamo qualche occhiata ai nostri fratellini che erano stranamente sedati davanti alla tv, finché un urlo non aveva interrotto i nostri chiacchiericci.
«No! Non può morire così! Mi rifiuto! Che razza di fine è per una bambina?!» aveva gridato la voce che proveniva dal piano superiore.
Tutti mi guardavano basiti, mentre io bevevo tranquillamente il mio tè.
 «Tranquilli, è solo Hayate che ha imparato a leggere» avevo detto continuando a sorseggiare.
    «Sei riuscita a mettergli un libro in mano? Sei un mito!» aveva detto Eric, il migliore amico di mio fratello, nonché anch’egli arma e fratello della mia migliore amica, Alexis.
Tutti erano saliti a salutarlo e in sala eravamo solo io e Logan.
 «Sai» comincia lui «Credo che Shine non si sia ancora accorta di me »
-Lei no, ma io si!-   avevo pensato mentre bevevo il tè. Logan era poco più alto di me, avevamo la stessa età, aveva gli occhi verde mare e i capelli castano ebano folti, lisci e spettinati. Lui era anche un’ottima arma, molto all’avanguardia, un mitra, per la precisione….non solo mitra di precisione, ma anche pistole, fucili, insomma tutte le armi che richiedono pallottole.
  «Vedrai, se ne accorgerà, ma sai com’è fatta, no? Ci metterà secoli prima di capirlo, per me devi fare tu la prima mossa, altrimenti, campa cavallo» avevo detto io. Lui stava per dirmi qualcosa, quando eravamo stati interrotti da un’altra sfuriata di Hayate.
«Tutti fuori! Devo finire il mio libro, sempre sul più bello mi interrompete, carogne!» li aveva praticamente sbattuti fuori, va bene che il libro è bello, ma Hayate…moderati!
«Yu, visto che Hayate degna più il libro che me, me lo passi…quando si sarà staccato, ovviamente» mi aveva detto Alexis e io avevo annuito, sperando sul serio di riavere presto il mio libro.
Verso le cinque eravamo di nuovo solo noi tre e a quel punto ero piombata in camera di mio fratello.
 «Yuki, i libri, sono spazzatura» avevo cominciato io, imitando la sua voce «Yuki, mai e poi mai leggerò un pulcioso libro» poi «Leggere?» ah! Che recita da Oscar.
 «Ah-ah-ah! Chissà perché non riesco a ridere. Sai che Rue muore?» mi aveva detto lui facendomi un sorriso sadico.
  «Zitto! Non farmi spoiler!» avevo gridato mettendomi le mani sulle orecchie, in modo da coprirle. «Dammi il libro, che oggi sei stato un gran maleducato» avevo continuato io.
Bene passare un altro giorno così mi avrebbe uccisa, ma infondo avevo solo iniziato a scaldarmi.
 
 Spazio Autrice:

Io: Salve rieccoci prima del previsto! Bene come dice la canzone lo show deve andare avati, e io lo faccio.
Hayate: Che schifo l'influenza.
Io: Zitto, non devi fiatare. Comunque nel prossimo capitolo comincia il bello, Logan sarà ricambiato dalla sua meister, ma sorpattutto che cosa si nasconde nella casa dei gemelli?
Hayate: Giusto, che si nasconde nella casa dei gemelli?
Io: Scoprirai ;D...Al prossimo capitolo ( spero) e recensite (per favore)


 
 
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2- La casa dei fantasmi ***


I don't wanna be the girl who laughs the loudest
Or the girl who never wants to be alone
I don't wanna be that call at 4 o'clock in the morning
'Cos I'm the only one you know in the world that won't be home
(Pink-Sober
)
 
 
Capitolo 2- La casa dei fantasmi

 
Il mattino dopo la febbre di Hayate era notevolmente scesa, ma era ancora convalescente, mi aveva restituito il libro, cosa di cui gli ero grata e mi aveva fatto un mucchio di spoiler sulla fine, per quei piccoli particolari lo avrei ammazzato, ma ci ero passata sopra.
 Lui ora beveva il suo tè, mentre Henry si beveva il suo tazzone di latte e cioccolato. In quel momento era suonato il telefono.
 «Pronto?» avevo domandato.
«Ciao furetto, sono papà» aveva detto la calda voce di mio padre, Soul Evans.
  «Oh, papà, ciao! Come sta andando?»
«Benone, a te? Quel pazzo di Hayate è sceso dal letto? E Henry come sta?»
 «Stanno bene entrambi. Vuoi che ti passi Hayate?» avevo chiesto io.
«No tranquilla, avevo chiamato solo per vedere come stavate, ora riattacco»
 «Okay, a presto»
«Un bacio a tutti voi» aveva detto lui per poi riattaccare.
«Chi era?» aveva chiesto Hayate con la bocca piena.
 «Papà» avevo risposto tranquilla.
La colazione era proseguita normalmente, ma proprio mentre io lavavo le tazze Hayate mi era corso affianco con in braccio Henry.
 «Che vuoi?» gli avevo domandato io in tono seccato.
«Ma non hai sentito?!» mi aveva chiesto, lui a sua volta, in tono allarmato.
 «Che cosa?»
«Non lo so! Io stavo facendo giocare Henry, poi c’è stato questo botto e lo giuro perché lui…» aveva detto indicando il piccolo «… se ne accorto prima di me!»
  «Piantala coniglio. Non ci casc…» anche io avevo sentito un rumore sospetto. Era un tonfo, anche piuttosto forte, e, proveniva dalla soffitta.
«Visto?» mi aveva detto come se avesse vinto una scommessa.
 «Ho capito, vado a vedere. Tu guarda Henry»
Ero salita sulle scale cigolanti, che in quel contesto mi mettevano un’ansia allucinante e mi ero diretta verso la soffitta. Nessuno ci andava mai, ma noi la tenevamo sempre aperta per buttarci dentro ogni genere di roba vecchia. La porticina non si apriva. Le davo botte e colpi, ma nulla da fare.
 «Ha-Hayate!» avevo gridato per farmi sentire, ma ero anche abbastanza terrorizzata.
«Cosa?» aveva risposto in tono altrettanto spaventato.
 «Hai chiuso tu la porta della soffitta a chiave?»
«Mi pigli per i fondelli, vero?
  «No imbecille! E’ chiusa sul serio!» avevo gridato io, ora, in preda al panico.
Hayate era salito, mi aveva messo tra le braccia il piccolo e aveva iniziato a daci spintoni, ma nulla. Si era voltato ed era di un bianco cadaverico.
« Io ho avuto a che fare con demoni di ogni sorta, ma un fantasma come lo uccido?»
 «I fantasmi non esistono»
«Ah si? Come lo spieghi il tonfo e la porta chiusa? Mamma non la chiude mai»
Non aveva tutti i torti, ma la cosa dei fantasmi era assurda.
 «Pensa che sono buoni» avevo detto io sorridente, più che convincere lui cercavo di convincere me stessa.
«Pensa se non lo sono!» aveva quasi gridato mio fratello, mente Henry mi tirava i capelli, poi continuò «Chiamiamo i Ghost Buster» aveva detto per buttarla sul ridere.
 «Dai scemo sii serio per una volta. Pensiamo» avevo detto io cercando di sfoggiare un tono incoraggiante ben poco riuscito.
 «Pensare, sai che a me non riesce così bene»
«Prova!» avevo esclamato «Chi può essere tanto pazzo da credere e ad avere i mezzi per uccidere i fantasmi» illuminazione, e Hayate per una volta era stato più sveglio del solito.
  «Lexie!»
Ero corsa dal telefono pronta per chiamare la mia amica.
 «Pronto?» era la madre di Lexie, Marie.
«Salve, sono Yuki, c’è Alexis?»
  «Ciao Yuki! Si c’è, te la passo subito» aveva fatto una pausa «Tesoro, c’è Yu al telefono!»
«Pronto Yu?» era la voce di Lexie.
 «Ciao, sono io, per caso non è che hai delle attrezzature per uccidere i fantasmi?» ero speranzosa, ma nemmeno lei è così cioccata da…
«Mi sembra ovvio!» (va bene, anche io sbaglio di tanto in tanto) aveva detto la mia amica «Ma è difficile usarle e poi devo ancora metterle a punto»
  «Allora puoi venire qui?» avevo proposto.
«Esperienze sul campo? Ma non me lo faccio ripetere due volte Yu! Aspettaci io ed Eric arriviamo» potevo chiaramente sentire la voce di suo fratello dall’altra parte della cornetta che accennava un: “eh”, ben poco convinto, prima che lei mi chiudesse la cornetta in faccia.
 «Allora?» aveva chiesto mio fratello speranzoso.
  «Arrivano» avevo risposto secca io. Meno male che Alexis esiste.
«Ecco perché l’adoro! La mia Lexie»
  «Si! Sogna fratello, sogna»
«Stai zitta pure tu che con Logan hai meno possibilità rispetto a quelle che io ho con Lexie» era stata davvero la cosa più crudele che lui mi avesse mai detto. Probabilmente aveva capito di averla detta grossa.
 «Scusa, questa era davvero pesante» si era scusato lui.
«Perdonato, ma come fai tu a sapere che…»
 «Sono il tuo gemello, me ne sono reso conto. Fine del discorso»
Qualche ora di rumori strani e poi anche la casa si era messa a tremare e le finestre a sbattere, ma quello che mi lasciava interdetta è che Henry rideva alla grossa.
 «Dov’è Lexie?!» aveva gridato mio fratello proprio mentre avevano bussato alla porta. Lui era subito corso ad aprire ed ecco spuntare Alexis con dietro Eric imbottito di roba meccanica.
 «Qui ci sono i fantasmi? Vi danneggiano vi disturbano? Noi siamo qui per eliminarli!» aveva detto lei come se fosse stata una presentatrice.
 «Sorellina, sai che ti voglio tanto bene? E adoro vederti presentare, come adoro portare sta ‘roba, ovvero, zero!» aveva detto con voce strozzata suo fratello Eric. Anche loro erano cresciuti. Lexie era più grande di me di un anno eppure eravamo alte uguale, aveva dei lunghi capelli argentati raccolti in una splendida treccia a spiga, che le cadeva morbida sulla schiena, poi i suoi occhi verde spastico (perché non ho un’idea vaga di che razza di verde sia) furbi ed intelligenti, sempre pronti a tutto. Eric invece si era alzato di qualche spanna rispetto a me e a mia fratello ed era più muscoloso, i capelli si erano arricciati all’improvviso, ma così a parer mio stava meglio, come dicevo aveva dei capelli biondo miele che gli cadevano sugli occhi azzurro cielo, che trovavo davvero profondi. Era davvero cresciuto nonostante avesse la mia età, ed era diventato molto più carino rispetto a quando lo avevo conosciuto.
Dopo aver aiutato il fratello, ci avevano passato degli aggeggi che non ho idea di come descrivere, erano…pistole ad acqua, almeno erano simili ed eravamo saliti in soffitta, tutti armati di “pistole”.
 «Okay, ci siamo» aveva detto Lexie convintissima.
 Aveva sfondato la porta con un solo colpo e dentro era uguale identica a come l’avevamo lasciata. Era solo caduta una pila di dischi e nel grammofono girava un vinile, che si era incantato. Eric si era abbassato all’altezza della  serratura ed aveva estratto una forcina.
In quel momento Henry si era arrampicato sulle gambe di Eric.
 «Gigiante, la mia tortina» aveva balbettato con in bocca un biscotto. «L’ho celcata dappeltutto»
Era ormai il tramonto e tutti ci eravamo radunati davanti alla tv con in mano una tazza di bel tè caldo, e al tg dicevano che verso le 17 c’era stato un forte terremoto a Death City, che fortunatamente non aveva causato danni né alla popolazione, né agli edifici. Ed era successo, quando la casa ballava.
Era suonato di nuovo il telefono.
 «Ciao Yu sono la mamma, volevo dirti che torneremo tra altri due giorni, qui è nevicato e siamo bloccati finché lo spazzaneve non pasa, ovvero tra un paio di giorni. Tu come stai? Ho sentito che lì c’è stato il terremoto»
  «Ciao ma’ , comunque stiamo tutti bene. Lexie ed Eric sono con noi»
«Ah! Chiedigli se vogliono fermarsi, se siete in quattro è meglio, no? Poi domani è sabato quindi siete in vacanza»
  «Giusto glielo chiedo. Un bacio mamma, salutami papà e lo zio Kid»
«Lo farò, un bacio»
Ero corsa dai miei amici a chiedergli se volevano fermarsi e loro avevano accettato. Ovviamente prima avevano chiesto ai loro genitori, che erano più che contenti.
 Tutt’un tratto Henry che doveva essere nel suo lettino si era messo a piangere. Io e gli altri eravamo corsi di sopra e invece che essere nel suo letto  quella piccola peste era in soffitta e si massaggiava la testa piangendo come un disperato.
Hayate lo aveva preso in braccio.
 «Che è successo tigre? Perché piangi» gli aveva chiesto mio fratello.
«Non lo so! Io collevo pel i plati, ma poi il disco mi è caduto in testa e mi sono svegliato!»
 «Ecco svelato il mistero» aveva esclamato Eric «Fratelli Evans, ecco il vostro fantasma» aveva detto come se fosse ovvio, suscitando in me e mio fratello una reazione molto intelligente, tipo: «Eh?» avevamo detto all’unisono io mio fratello e Lexie, che si era aggiunta magicamente al coro.
 «Henry è sonnambulo, neanche lui si è accorto di avere messo un disco, mentre i dischi sono caduti da soli…la casa che balla era dovuta al terremoto»
  «Peccato, avrei tanto voluto acchiappare qualche fantasma» aveva detto Lexie in tono dispiaciuto.
Eravamo tutti un bellissimo gruppo di amici, quel giorno qualcuno mancava, ma era stato bellissimo, con Alexis ed Eric mi diverto più che con chiunque altro, a parte mio fratello. Eravamo scesi tutti giù, pronti per ordinare una pizza.
 Hayate’s pow
Avevamo mangiato tutti quanti, almeno, io ed Eric eravamo pieni come dei barili. Mente Lexie e mia sorella mettevano a dormire la tigre e preparavano i letti, io e il mio amico stavamo accendendo la tv per guardare un film insieme alle nostre sorelle. Avevamo tutto, popcorn , coca-cola e ovviamente Star Wars. Quella di Luke Skywalker era la nostra preferita, dato che la volta scorsa avevamo fatto la maratona della serie del padre. Peccato che Shine non c’era, anche lei era un appassionata. Il mio telefono nella tasca aveva cominciato a vibrare e dopo aver letto il nome avevo fatto cenno ad Eric di abbassare il volume.
 «Pronto Logan»
«Ciao Hayate, volevo chiederti se c’è Yu, ho provato  a chiamarla sul telefono, ma non rispondeva» mi ero voltato verso Eric per vedere se sentiva la conversazione e…si la sentiva.
«No, non c’è. Ma posso riferire» quel tipo non mi era mai stato particolarmente simpatico, anche perché io parteggiavo per un’altra persona, riguardo al cuore di mia sorella.
  «Si…ehm…dille che mi sono messo con Shine e che aveva ragione» mi era montata la rabbia a mille. Lui usava mia sorella per arrivare a Shine, visto che lei non lo filava nonostante fosse la sua arma, ma è troppo bastardo ed egoista per pensare a Yuki.
  «Riferirò» avevo risposto solamente.
«Grazie» e detto questo aveva chiuso la cornetta. Eric mi aveva preceduto su quello che volevo dire:  
«Gli spacco le ossa»  aveva detto unicamente e con un tono arrabbiato, quasi e sottolineo, quasi, come il mio.
Nessuno faceva soffrire mia sorella, oppure se la doveva vedere con me.  Con Shine non potevo arrabbiarmi,  a volte vorrei ammazzare pure lei ( dettagli), ma lei non sapeva nulla dei sentimenti di mia sorella, perché è troppo egocentrica per pensare a Yu. Noi le vogliamo bene, Yuki soprattutto, ma di questo genere di cose non parla con nessuno, nemmeno con Lexie che è la sua migliore amica (poi prima che le dica a me campa cavallo).
 «Non intendi dirle nulla, vero?» mi aveva chiesto Eric, intento a scrocchiare le dita e a mordersi il labbro.
  «Certo che non le dico nulla! Prima lo uccido, poi le dico tutto»
«Grazie amico…posso esserti d’aiuto nell’omicidio?»
  «Ovvio che si!» adoro Eric, con lui non mi preoccupo di nulla, condivido ogni cosa, lui sa sempre come aiutarmi e poi è la persona che stimo di più per mia sorella. Si era innamorato di lei fin da subito, ma me lo aveva detto solo tempo dopo, quando finalmente ci siamo resi conto della nostra grande amicizia. Yuki non se ne era mai accorta, ma se qualcuno si azzardava a dirle qualcosa, Eric ed io eravamo sempre pronti per prenderlo a cazzotti, e sempre lei non si rende conto dei tanti ragazzi che le vanno dietro. Ammetto che se non fossi suo fratello, potrei anche trovarla affascinante, ma dato che lo sono io la trovo bellissima. Ha i capelli bianchi lunghi e mossi, poi quando li lascia sciolti sembrano un manto di neve appena caduta e i suoi occhi sembrano due smeraldi in mezzo alla tormenta, poi il suo sorriso mi tira sempre su di morale nei momenti peggiori. Per quanto con lei io possa litigare, senza di lei non potrò mai vivere e mai tollererò chi le fa del male, o la umilia, o la fa soffrire ed ho trovato Eric, che la pensa esattamente come me, e con lui ammazzerò quel tipo.
 
 

 
 Spazio Autrice:

Vi piace questo capitolo? A me soddisfa abbastanza...nel prossimo passano due giorni, Maka e Soul tornano (anche Kid che poverino l'ho messo un pò troppo nel dimenticatoio, ma don't worry, riapparirà in modo simmetrico), tra Eric, Logan e Hayate è guerra aperta, e vedrete come è cambiata la Shibusen. Questo è solo l'inizio...al prossimo capitolo, un bacio ;D
Rouge

P.S: che ne pensate del fratellino dei gemelli? Vi piace? E Logan? Ah! Nel prossimo comparirà Shine, contenti? 
 

 
 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 – Conflitti nella Shibusen ***


I'm sick and tired
Of always being sick and tired

Your love isn't fair
You live in a world where you didn't listen
And you didn't care
So I'm floating, I'm floating on air
I am on air (Sick and Tired- Anastacia)

 
Capitolo 3 – Conflitti nella Shibusen
Hayate’s pow
«Ho capito bene?» aveva detto una voce dietro di me, Eric mi aveva fatto cenno di voltarmi e dietro di me c’era Lexie. Era bellissima come al solito, anche se era in pigiama e con i capelli arruffati, sta di fatto che aveva una faccia sconvolta.
  «Non so bene che hai potuto sentire» si era intromesso Eric grattandosi il capo con fare imbarazzato, non voleva ( come me del resto) turbare la sorella.
 «Tutta la telefonata» aveva detto come se fosse ovvio « e, voglio dire che se gli farete qualcosa…» aveva cominciato con uno sguardo severo, che sulla sua faccia era raro «…devo aiutarvi»
«Eh?» avevamo detto in coro io e il mio amico, lievemente stupiti da quella frase.
  «Nessuno fa questo alla mia migliore amica! Vedrete la sua lapide!» aveva detto lei ormai in preda alla rabbia.
 «Shhh! Non gridare scema! E’ un segreto» aveva detto Eric scocciato, lui era l’unico a prendere Alexis dal verso giusto quando si arrabbiava.
  «Tranquilli non lo dirò ad anima viva, ma quel tipo non mi è mai piaciuto, mi fa saltare i nervi…ma anche Yu, perché non me le dice queste cose, insomma, io le dico tutto, perché lei è così introversa quella…Ah!»
«E’ questione di carattere» aveva semplicemente detto Eric, perché lui stesso era come Yuki, non era da lui parlare di questo genere di cose.
 «Io voglio dare una mano!» aveva esclamato lei, con le lacrime agli occhi. Non avevo mai visto Lexie piangere, ma ora capivo davvero e fino infondo quanto tenesse a mia sorella.
«Puoi fare qualcosa, ora che mi ci fai pensare» avevo cominciato io.
   « Qualunque cosa» aveva detto lei supplicante.
«Stai vicina a Yuki quando le diciamo la verità, appoggiala, perché si sentirà uno straccio» avevo concluso.
  «Quello era ovvio, ma io lo voglio picchiare! Non c’è divertimento se no!»
«Tu non picchi proprio nessuno» aveva detto suo fratello, che stranamente era maturato molto più in fretta di lei e si era chiuso anche in se stesso, insomma era introverso, ma molto più saggio di Lexie.
  «Va bene, ma mi riscatterò» aveva concluso. Poi ci eravamo messi tutti sul divano e anche Yu ci aveva raggiunti. Passavano le ore, più mi rendevo conto che l’amore tra Luke e Leila mi stupiva sempre. Se anche io non avessi conosciuto mia sorella, avrei confuso anche io l’amore fraterno con quello passionale? Probabilmente si, ma come loro, me ne sarei reso conto che era una forma d’affetto differente, ma quanto tempo ci avrei messo? Non sono famoso per essere sveglio.
 Se mi fosse capitato, beh… che schifo! Era passato il weekend, i miei erano tornati dal loro “viaggetto” per chissà che lavoro per Shinigami, sta di fatto che avevano anche prenotato una vacanza in un cottage per una settimana….fortuna che ce lo potevamo permettere. Eric e Lexie ci erano venuti a trovare ogni pomeriggio e ogni pomeriggio facevamo qualche gioco scemo, mia sorella era piuttosto rilassata quindi anche io ero tranquillo.
IL lunedì mattina mi era salito un brivido freddo lungo la schiena quando la sveglia aveva suonato, non volevo  andare a scuola, non mi era mai piaciuta. Mi ero afflosciato sul pavimento, continuavo a cercare un briciolo di forza di volontà…eccolo! Picchiare lo scemo. Mi ero alzato in piedi e mi sentivo fresco come una rosa, senza la voglia di andare a sorbirmi le lezioni, ma con dei nobili propositi in mente.
 Avevo guardato l’ora, ed era ovvio che, io, fossi  in ritardo…ero io. Mi ero vestito con i primi stracci che avevo trovato, poi ero corso di sotto avevo afferrato una brioche al volo, avevo salutato i miei genitori, biascicando un “ciao” molto approssimato, avevo preso la bicicletta e…CRACK! Si era rotta la catena, ovviamente.  Bene se la giornata cominciava così, non volevo sapere come sarebbe finita. Avevo incominciato a correre come un pazzo, passando per ogni scorciatoia che conoscevo, anche se lo zaino a tracolla mi batteva pesantemente sulla gamba avevo deciso di ignorarlo e avevo continuato a correre. Ero arrivato davanti alla scalinata della Shibusen e avevo visto Eric che cercava di riordinare tutti i suoi appunti…quello si che era una mente geniale, però era davvero disordinato. Gli avevo afferrato il braccio e lo stavo trascinando su per le scale.
  «Gli appunti Hayate!» aveva gridato indignato.
«Fottitene!» avevo detto alla mondana maniera.
  «Bon jour finezze!» aveva esclamato ironicamente lui.
«Eric, se arriviamo tardi il prof Parcks ci scuoia!»  avevo detto io ormai vicino all’ingesso.
  «Si ma senza gli appunti come faccio io a decifrare le sue domande a “sorpresa”?»  aveva detto lui in tono seccato.
«Prendi il tuo primo votaccio, ti assicuro che pulire i gabinetti maschili con solo una spugna ed , un, paio di guanti non è una cosa piacevole» le mie parole lo avevano convinto e si era affrettato a correre in alula. Fortunatamente non era ancora arrivato.
 «Siete nuovamente in ritardo bambocci» aveva detto Nancy, una delle tirapiedi di Logan…per lo meno gli andava dietro. Era una ragazzina muscolosa, al posto dei capelli aveva un groviglio corvino e due guizzanti occhi azzurri che ti facevano gelare il sangue nelle vene.
  «Il prof non c’è per cui…» avevo detto io facendo spallucce. Quella si era zittita e se n’era andata, finalmente, a farsi i cavoli suoi.
 «Ha degli sbalzi ormonali?» avevo domandato ad Eric.
«Boh, ma quella tipa mi lascia interdetto, perché: o è molto lunatica, o ,si, ha qualche grave sbalzo ormonale» aveva fatto una breve pausa «…e poi a volte sembra un maschio, non solo caratterialmente, anche fisicamente!» aveva detto cercando di soffocare una risata, cosa che anche io cercavo di frenare. Era davvero una cessa, ma l’unica a non darsela era lei.
 «A posto marmocchi» aveva detto il professore annunciando la sua entrata nella classe, con la sua solita mezz’ora di ritardo. Era raggomitolato nel suo lungo mantello nero, la sua sciarpa di lana gli nascondeva la bocca, e per me non era altro che un sollievo perché non era tutta sta ‘roba, i suoi capelli lunghi e biondi erano raccolti in una coda, molto lunga per giunta, ma non gli nascondevano affatto i suoi arcigni occhi corvini, crudeli come la fame. Ci aveva squadrati tutti in un picco secondo.
 «Stein, dimmi, chi sono i nascosti?» aveva detto cogliendo tutti di sorpresa…tutti, tranne Eric.
«Sono demoni che rispecchiano gli elementi della natura: aria, acqua, fuoco e terra. Si chiamano nascosti perché si nascondono, appunto, in uno di questi elementi in attesa che arrivi il giorno del giudizio» mi affascinava sentirlo parlare, lui non era un secchione, non si atteggiava, lui era superiore e basta, lui sapeva e conosceva tutto.
  «Appena sufficiente Eric Stein, non era proprio quello che mi aspettavo» aveva detto lui in tono di scherno, allora Eric fece una cosa che mai avrei pensato facesse.
 «Allora cosa si aspettava?» aveva domandato alzandosi in piedi.
«Osi contraddire il mio voto?» il colorito del professore era diventato rosso peperone, per la rabia.
  «Affatto signore, io chiedevo come e cosa vuole sentirsi dire» aveva detto lui in tono umile.
«Voglio che studiate asini! Non lo fate, perché quelli del corso M.A. sanno tutto alla perfezione! Ti sei procurato una settimana di aspre punizioni signor Stein…tuo padre non sarà per nulla fiero di te. Ah! E già che ci sono ti metto un bel 2, al posto della tua sufficienza» poteva dire qualunque cosa, ma non che Eric non studiasse la sua materi, che gli piaceva particolarmente, e poi suo padre era sempre fiero di lui.
  «Non la penso così» avevo detto io alzandomi.
«Evans, non mettertici pure tu» aveva detto aguzzando gli occhi corvini.
  «Eric studia sempre, lui è un ottimo studente e…» non mi aveva dato tempo di finire la frase che aveva ricominciato a fare polemica.
 «Non ti è bastata l’esperienza con i bagni, Evans?» credo che mai nella vita io abbia lanciato degli sguardi d’odio come quelli che dedicavo all’insegnante di storia dei demoni «Molto bene. Tu e Stein avrete una lezione che ricorderete anche da vecchi!» detto quello era suonata la campanella e il professore era uscito in tutta fretta.
  «Sei un perfetto idiota» aveva detto Eric in tono tranquillo, mentre preparava i libri per l’ora successiva.
«Non è vero, ho solo…» mi aveva interrotto con la mano.
  «Gli affari miei, non sono tuoi…ma ti ringrazio lo stesso» e mi aveva dato una pacca amichevole sulla schiena.
  «Sei stato davvero forte Stein!» aveva esclamato Logan sbucando dal nulla, con la sua schiera di scimmioni.
  «Grazie, ma da te non lo prendo come complimento» aveva detto in tono glaciale Eric, lanciandogli un’occhiata glaciale, e i suoi occhi azzurri enfatizzavano la cosa.
 «Scusa!» aveva esclamato lui risentito «Vi fatto qualcosa ragazzi?» quella era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso.  Eric si era voltato di scatto e lo aveva preso per il colletto, lo aveva alzato a qualche centimetro da terra e lo  aveva scaraventato giù per qualche spalto. Avete presente le aule universitarie…beh, le nostre sono uguali. Sta di fatto che quello non si era fatto nulla, si era alzato ridendo di gusto.
  «Che c’è? Arrabbiato per la storia di Yuki?» allora ero sbottato io, gli ero saltato addosso e lo avevo riempito di pugni, non avevo idea  di quanti gliene avessi dati avevo perso il conto, sapevo solo che il naso aveva cominciato a sanguinargli.
 «Smettila Hayate!» aveva gridato la voce di Yuki dall’altra parte della stanza. Lei non doveva essere qui, lei non doveva vedere.
 Logan si era alzato e con la sua schiera di scimmie volanti era corso in infermeria, di volata. Yuki e Lexie mi erano venute incontro e mia sorella mi era saltata al collo, mentre Shine era rimasta sulla porta, in silenzio.
  «Hayate, non dovevi ti metterai nei guai un’altra volta e…»  l’avevo abbracciata forte.
    «Tanto sono già nei guai» avevo detto in tono basso, ma Yu mi aveva sentito ugualmente. Aveva sospirato e potrei giurare che aveva roteato gli occhi.
  «Hayate, io lo sapevo già, me lo aveva detto Shine due giorni fa» mi aveva sorriso ma nella sua voce c’era una leggera punta d’amarezza, che non mi piaceva per nulla.
 Shine aveva fatto dietro front ed era uscita dalla stanza in uno strano religioso silenzio che non era da lei.
Non poteva più tener d’occhio la sua arma, ora che la Shibusen era divista in due corsi : M.A ( maestri d’ armi) A.S (armi specializzate), frequentavamo corsi totalmente diversi, mangiavamo divisi, era quasi una politica razziale.
 Potevamo allenarci con i nostri maestri, e viceversa, solo nelle sei ore settimanali di allenamento, oppure li vedevamo direttamente in missione. Una ogni settimana, almeno.
Era davvero una scuola ferrea.  Shinigami era stato costretto a cambiare tutti gli inseganti, perché nessuno di loro aveva mai avuto a che fare con i demoni, compresi gli insegnanti attuali.
 Anche la Death Schyte Azusa Yumi era rimasta spiazzata. Comunque, armi e maestri erano divisi e non avevo idea a cosa servisse questa divisione.
 
Shine pow.


Ero furibonda. Con Logan, con Yuki, con Hayate, con Eric, con Alexis, ma soprattutto ( e cavolo quanto mi pesa dirlo) con me stessa!
 Io non ero stata attenta ai sentimenti della mia amica e questo non andava bene, dovevo rimediare. Ero andata in infermeria a passo di marcia e Logan il babbeo era sul letto con il naso fasciato.
«Ciao bellissima, come stai?» aveva detto con un tono rivoltantemente e schifosamente sdolcinato.
  «Starò meglio quando ti avrò parlato» avevo detto in tono superiore, perché io ero superiore.
«Okay» aveva risposto lui in tranquillità.
  «1. Ti detesto e non mi sei mai piaciuto, sono diventata la tua maestra solo perché me lo ha chiesto Shinigami, 2. Da questo momento non sei più la mia arma e infine il punto 3. Se ti avvicinerai a Yuki ancora una volta giuro che le ossa te le spacco una per una…oggi sei stato fortunato, perché c’era Yuki a fermare Hayate ed Eric, ma la prossima volta, non ci sarà nessuno a fermarmi.» detto quello mi ero congedata freddamente, senza che potesse rispondermi, solo la sua voce mi dava sui nervi. Ero entrata in presidenza, ne avevo  discusso con il preside e mi aveva dato l’okay per cambiare partner e proprio mentre attraversavo il corridoio, la voce di Shinigami usciva da quel vecchio altoparlante logoro.
 « la signorina Shine Nakastukasa cambia il suo attuale partner con il signor Simon Duncan, arco di professione; mentre il signor Logan Wichmond va in coppia con la signorina China Crane»
 I miei amici erano usciti dalla classe con le faccie stupite.
  «Ebbe? Perché mi guardate tutti così? Era ovvio che lo avrei fatto» avevo detto io. Yuki mi era saltata al collo in lacrime.
   «Non dovevi, io…»
«Ehi!» avevo esclamato io, zittendola subito «Per una volta sei tu la star»
La mia amica era la mia star, se era depressa chi mi aiutava nelle interrogazioni? Chi mi tirava su il morale dopo un votaccio? Con chi avrei fatto le mie grasse e grosse risate? Se si deprimeva lei, poi deprimeva Lexie e dopo anche me….ma infondo quello spocchioso poteva anche essere il pronipote di Shinigami, ma rimaneva comunque un brutto coglione.
 
Spazio Autrice:
 Io: Ahhh! Cara la mia Shine la tua finezza è stupenda!
Shine: Lo so! Io, ho il tatto di una dea!
 Io: Bene siamo arrivati ad un altro capitolo, cerco di velocizzare gli avvenimenti fighi più che posso, e farò di tutto per renderla bella come After You!
Soul: Aspetta e spera autrice del cavolo!
 Io: Sparisci tu! Non centri nulla faccia da scazzo!
Yuki: Ehm, è nostro padre, teoricamente centra.
Io: Dettagli. Comunque, nel prossimo capitolo (che avverto sarà lungo) i gemelli andranno in "vacanza", Hayate ed Eric avranno la loro punizione e Shine conoscerà il suo nuovo compagno. Un bacionee!
P.s. Shine tiene il cognome di Tsubaki dato che Black Star, essendo orfano, non ha un cognome e Black Star e il suo nome e basta.

 
 
 
 
 

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Capitolo 4
*** Lo Yeti ***


Capitolo 4 –  Lo Yeti
 
 
 Hayate’s pow
 
Era la mattina della punizione, io ed  Eric eravamo seduti nell’ufficio del prof Parks, in silenzio. Egli era entrato con la sua solita aria da essere superiore, quando non sapeva nemmeno la materia che insegnava.
   «Evans, Stein, la vostra punizione consiste nel pulire i bagni femminili e maschili senza guanti in lattice, ordinare i moduli d’iscrizione e riordinare la sezione proibita della biblioteca» mostro. Mostro. Mostro.  Se le inventa tutte pur di farci fare una vita d’inferno, ma lui  nel suo Inferno non ci mette mai piede, eppure il creatore di discordia è lui. Posso affermare che i bagni maschili erano un vero schifo, mi chiedevo se sapessero tirare la catena. Più volte io ed Eric ci eravamo trattenuti dai conati di vomito. Era suonato l’intervallo esattamente quando noi avevamo finito i bagni femminili. Le femmine avevano una vescica di ferro! Non ci era entrato nessuno. Dicevo, che noi avevamo finito i bagni mentre gli altri festeggiavo l’ultimo giorno di scuola prima delle vacanze invernali. Mi ero affacciato alla finestra e potevo vedere i primi fiocchi che cadevano dal cielo, per mia sfortuna potevo vedere il mio riflesso nello secchio. Avevo  una bandana rossa e il grembiule di Nella, la bidella mezza sorda. Ero ridicolo, per non dire che puzzavo di detersivo. Che schifo.
  «Togliamoci questa roba di dosso, sembriamo due casalinghe frustrate!» aveva esclamato Eric scocciato.
«Sono d’accordo!» aveva gridato Shine da infondo al corridoio «Ma credo che vi vedrei meglio come le due tipe della pubblicità dell’amuchina» aveva concluso lei ridendo.
  «Effettivamente…» avevamo detto io ed Eric all’unisono, per poi accorgerci che Shine era vicina ad un ragazzo che prima non avevo mai notato. Era alto coi capelli  neri che sembravano quelli di un folletto, erano tutti sparati anche senza gel, gli occhi erano azzurri e guizzanti e le numerose lentiggini gli nascondevano lo sguardo vispo e furbo.
  «Ragazzi» aveva cominciato la nostra amica «Lui è Simon Duncan, arco di professione. Si è trasferito l’altro ieri dall’ Inghilterra» aveva detto lei entusiasta. Sembrava simpatico.
  «Piacere, io sono Eric e lui è Hayate» aveva cominciato il mio amico.
«Piacere, sono Simon» aveva detto lui salutando con la mano. Non aveva nemmeno l’accento inglese…mi era simpatico «Che forza!» aveva esclamato lui «Lavorate in  questa scuola? Posso ricevere crediti?» aveva intuito lui nel vederci vestiti da bidelli.
  «No» lo avevo subito smontato io « qui non ricevi crediti, bensì, punizioni»
«Shit!» aveva esclamato lui scioccato « Cos’è un regime militare? Perché non gli mettete il sonnifero nel caffè, così poi s’addormentano a lezione e li licenziano. Gente inutile» quel ragazzo mi piaceva, immensamente!
   «Pensa dopo ai tuoi pensieri omicidi Simon, dobbiamo filare in classe» aveva cominciato Shine.
«Okay Shine, see you soon friends!» aveva detto lui, per poi rincorrere la sua nuova maestra.
Io ed Eric ci eravamo diretti in biblioteca, ci eravamo già tolti la roba da domestici, e ci eravamo seduti in uno dei tavoli. Loreley, la bibliotecaria, era arrivata con un enorme plicco di fogli. Tanti fogli. Mentre li ordinavamo tra meister e arma, mi era suonato il cellulare a tutto volume.
  «Shh!» mi aveva fatto la bibliotecaria.
«Oh, scusi….shh» avevo detto io imitandola. Mi aveva squadrato qualche immenso secondo poi avevo risposto «Chi mi disturba mentre sono in biblioteca?» avevo sibilato io seccato.
    «Sono tua madre maleducato» aveva detto la voce dall’altra parte della cornetta. Era arrabbiata, ed io le avevo risposto male. 10 punti ad Hayate per la sua astuzia!
«Scusa mammina, non volevo, io…»
   «Non chiamarmi mammina che mi fai saltare i nervi. Volevo dirti, che domani, tu tua sorella, io papà, Henry, i nonni e gli Stein partiamo per una settimana. Andiamo a sciare» mi aveva sollevato il morale in maniera esagerata.
  «Grazie mamma, ti prometto che non ti chiamerò più mammina ed avrò rispetto della tua brillante persona, com’è vero che mi chiamo Hayate Evans» avevo detto io con voce melliflua.
«Sé, com’è vero che io mi chiamo Maka Albarn, piantala di dirmi bugie» aveva riattaccato la cornetta. Poteva sgridarmi quanto voleva, ma sapevo che era fiera del suo figlioletto.
Mi ero voltato verso Eric tutto eccitato e gli avevo raccontato la notizia. Sfortunatamente Eric sapeva tutto e non mi ha dato l’occasione per sfotterlo, ovviamente.
  «Lo so» aveva detto «Ci divertiremo, ne sono certo»
La giornata era passata lenta e la campanella dell’ultima ora era stato il suono più bello mai udito nei miei 14 anni di vita ero uscito da quella scuola che sembravo un bruco che s’era appena tramutato in una bellissima farfalla multicolore. Avevo salutato Eric e avevo raggiunto la mia gemella che m’aspettava al fondo della scala.
  «Buon giorno mr. Amuchina, com’è?» aveva detto lei mettendomi un braccio intorno alla spalla.
Le avevo raccontato i piani di mamma e papà riguardanti la vacanza sugli sci e, beh, ovviamente Yu non stava più nella pelle. Era una sciatrice eccelsa, per non dire della sua dote nel pattinaggio. Anche io ero entusiasta. Ero piuttosto bravo nello sci. Eravamo tornati a casa, ero corso senza troppe spiegazioni in camera mia a fare le valige. Non ero riuscito a chiudere occhio per l’eccitazione. Una settimana con Alexis…buono. Erano le otto e mezza quando ero uscito dal letto. Tutti erano già in piedi e neanche una mezz’ora dopo altre due macchine erano sotto la nostra porta. Quella rossa dei nonni e quella gialla degli Stein. Dieci minuti dopo eravamo partiti per raggiungere il cottage che papà e mamma avevano affittato.
Il viaggio ce lo eravamo fatto con Henry stomaco di ferro che aveva sofferto l’auto per tutto il tempo. Arrivati si poteva ammirare la bellezza della casa. Era tutta il legno, o meglio le travi e i mobili. Le camere dei ragazzi erano di fronte a quelle delle ragazze al piano superiore; i grandi invece alloggiavano al piano inferiore. Un bagno per piano. Era l’unica pecca. Non volevo dividere il bagno con le ragazze! Ma ci avrei pensato la sera. Mi ero infilato la tuta, avevo preso i miei sci, ed ero corso fuori dalla porta. Seguito da amici e familiari. Era bello uscire dalla porta e trovare le piste a portata di mano. Avevo preso la prima seggiovia con Lexie (dopo, ovviamente, aver preso lo ski-pass) e ci eravamo trovati dinnanzi ad una pista ripida. Doveva essere una nera. No ragazzi siamo stati per i cavoli nostri tutto il tempo, ovvero la mattina, poi ci eravamo riuniti ai genitori per mangiare.
   «Cosa volete ragazzi?» aveva chiesto mio padre posando gli sci davanti ad una baita.
«Polenta!» aveva esclamato Henry, con i suoi piccoli scietti nuovi. Era tra le gambe della mamma per imparare. Mamma, Marie e nonna si davano spesso il cambio, mentre gli uomini si facevano dei gran bei fuoripista. Dopo la nostra scorpacciata ci eravamo divisi di nuovo. Noi ragazzi ci eravamo diretti agli skilift, ma ad un certo punto, dopo la terza volta che Lexie tentava di prenderne uno, il cielo s’era rannuvolato improvvisamente. Nuvole burrascose, per nulla invitanti, comunque non erano buon segno. Lo skilift percorreva tranquillo la sua strada. Arrivati in cima, Lexie aveva espresso tutto il suo disappunto.
  «Nuvolacce ben poco allettanti…Avete mai sentito parlare dello Yeti?» aveva domandato lei, ricevendo come risposta un cenno d’assenso prodotto col capo «Beh, pare che qui ci siano stati avvistamenti riguardanti il mostruoso demone.  Tre anni fa, il cielo s’incupì, esattamente come oggi, la terra prese a tremare, un’enorme valanga ricoprì il suolo già bianco. Una bambina si perse e mentre cercava la sua cara mamma, ebbe uno spiacevole incontro con un essere alto almeno tre metri, dai grandi canini affilati, l’essere era coperto da peli bianchi sporchi solo di qualche macchia di sangue. La bambina non fu mai pù trovata» quella storia metteva angoscia. Proprio mentre aveva finito di raccontare la terra aveva preso a tremare con forza ed in lontananza si poteva udire un poderoso ruggito.
  «Lo Yeti!» aveva gridato Yuki. Appunto perché eravamo cacciatori di demoni sapevamo che quelle, non erano solo leggende. La valanga aveva preso a scendere, ed in fretta e furia ci eravamo rintanati nella cabina di controllo dello skilift, in quel momento, vuota. La valanga era scesa giù con velocità e infatti, meno di cinque minuti dopo, il livello della neve era aumentato.
 
 
Yuki’s pow
 
Ero uscita dalla cabina appena avevo sentito tornare la calma. Avevo letto dello Yeti. Ero convinta che quelle valanghe fossero opera sua. Dovevamo ucciderlo e tutto sarebbe tornato normale.
  «Uccidiamo lo Yeti» avevo cominciato «dividendoci ce la faremo con più facilità. Ci incontriamo alla baita tra un’ora e mezza. Cerchiamo anche i nostri parenti, già che ci siamo» eravamo andati a coppie in due strade differenti. Io e mio fratello avevamo seguito la stradina, Lexie ed Eric la discesa.
Ci eravamo fatti tutta la strada, ma non avevamo trovato nulla. Eravamo in mezzo a dei forti e soffiava solo il vento gelido di dicembre.
  «Basta!» aveva esclamato Hayate «Io mi siedo» si era praticamente buttato sulla neve «È più morbida e calda di quanto non credessi questa neve» aveva commentato lui.
 «Sarà che avrai il sedere bollente» avevo ribattuto ironicamente io. 
«Yu, questa neve si muove!» aveva gridato lui alzandosi di scatto. La neve aveva cominciato a tremare, e da essa si era innalza una creatura alta circa tre metri, i denti erano aguzzi e sporgenti gli occhi erano nascosti tra i peli candidi che gli ricoprivano il corpo. Hayate si era trasformato in una falce e avevamo fatto la souls resonace, per allontanarlo quel quanto per poterci permettere un’uscita. Avevo preso a scendere dal picco come una furia cieca, senza badar troppo al mio inseguitore, o a chi mi stava dinnanzi. Infatti ero finita addosso ad Eric.
  «Scusa…» avevo borbottato io rossa per l’imbarazzo.
«Se ti alzi ti scuso, ma ti prego, togli il ginocchio dai gioielli di famiglia!» aveva esclamato lui con la voce strozzata. Mi ero alzata immediatamente e lo avevo aiutato ad alzarsi.
  «Stavo scappando dallo Ye…»
«Eric, souls resonance. Ora!» aveva gridato sua sorella allargando la mano. Eric  era diventato di un giallo evanescente, poi si era trasformato in una frusta «Thunder resonace!» la frusta aveva preso a scagliare fulmini a destra e a manca. Lexie aveva preso lo Yeti e continuava a dargli forti scariche elettriche., tanto che alla fine era paralizzato. Infine io avevo sistemato la falce vicino al suo collo.
  «Muori assassino. La tua anima è macchiata con il sangue di innocenti, senti il loro dolore, mentre muori!» gli avevo tagliato la testa con un colpo netto, ma quando decapitavo un demone, riuscivo sempre a vedere il suo odio, la sua rabbia, le persone sofferenti che ha ucciso. Potevo provare tutto quello che provava lui.
 Tutti eravamo tornati normali e potevamo vedere la desolazione bianca intorno a noi. Dovevamo trovare i nostri parenti, ma da dove cominciare?
 
 
Spazio autrice:
Rouge: scusate ho avuto vari problemi e altre priorità, ma ora sono qui e chiedo scusa per aver detto che il capitolo era lungo, mi sono sbagliata. Perdono. Comunque, oggi non ho messo la canzone perché internet mi fa cilecca, ho proprio il computer in panne. Spero che possa piacervi ugualmente e che recensiate. Avete tutti il permesso di gridarmi contro. Non pensavo di dover mollare così la storia, non sono riuscita ad avvisare, quindi chiedo scusa. Ho avuto dei progetti in collaborazione. Se andate nella pagina Rouge e Minori potrete trovarne una, l’altra è The last Heros (la serie) sulla mia pagina. Ancora perdono. 

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Capitolo 5
*** AVVISO ***


Mi spiace molto dovervi informare, tramite questo avviso orrendo, di no poter più aggiornare la storia a causa del computer che non mi permette più di accedere alla schermata dell'HTML (Come si può notare già dall'avviso) Vi chiedo scusa. Spero di riuscire a risolvere il problema il prima possibile e non posso nemmeno chiedere alla mia amica di pubblicare per conto mio visto che deve già pubblicare altre tre storie dal suo account. Ancora scuse, Rouge-san P.S. se volete ora potete farmi fuori.

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