Il figlio del tempo

di moonwolf
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il piccolo Matthew ***
Capitolo 2: *** Papà per un giorno ***
Capitolo 3: *** Mi dispiace... ***
Capitolo 4: *** Verità nascoste ***
Capitolo 5: *** Figlio del Tempo ***
Capitolo 6: *** Il rapimento ***
Capitolo 7: *** I Signori del Tempo ***
Capitolo 8: *** Death ***
Capitolo 9: *** Choice ***
Capitolo 10: *** Il risveglio esplosivo ***



Capitolo 1
*** Il piccolo Matthew ***


Il piccolo Matthew

 
“Mi posso fidare?” la donna lo guardò alzando un sopracciglio,
“Si certo! Cosa vuoi che ci voglia? E’ solo un bambino!” le sorrise per tranquillizzarla.
“Ti sbagli! E’ il MIO bambino, quindi mi raccomando!”, l’uomo annuì.
Una nuova cosa che aveva scoperto degli umani, in particolar modo, delle mamme umane, era la loro iper protettività. Una cosa alquanto pericolosa dal suo punto di vista.
Nel suo pianeta era tutto diverso, le mamme si occupavano dei loro piccoli solo per un breve periodo. I bambini venivano poi portati in un istituto, per diventare dei veri e proprio signori del tempo. Non ricordava com’era sua madre, sapeva solo che aveva una voce dolce che riusciva sempre a tranquillizzarlo quando piangeva.
Uno singhiozzo lo riportò alla realtà. Si affacciò alla cameretta del bimbo, mentre un pianto disperato si scatenò dalla culla.
Iniziò ad avvicinarsi un po’ timoroso.
Sapeva farci con i bambini, conosceva anche il loro linguaggio, ma quello non era un bimbo qualunque, era il figlio di Amelia Pond!  Dalla culla una personcina lo guardava con occhi colmi di lacrime e lo sguardo curioso.
Rimase colpito dalla profondità di quello sguardo: gli occhioni verdi, tali e quali a quelli della madre, lo scrutavano fin dentro l’anima.
Lo prese tra le braccia facendolo dondolare, il piccolo smise subito di piangere iniziando a giocare con il cravattino dell’uomo.
“Ti piace? Eh lo so! I cravattini sono fighi! Sei intelligente lo sai? Molto intelligente! Proprio come la tua mamma!”, come a rispondere alle sue affermazioni, il bambino allungò la mano paffuta e la richiuse sul dito dell’uomo.
“Oh! Sei anche forte! Mi piaci piccoletto!...dovremo uscire io e te, ti mostrerò il mondo, lo spazio e il tempo! Ma non dirlo a tua madre, sai come sono le mamme! Iper protettive e non voglio essere definito un irresponsabile, Dio solo sa cosa potrebbe farmi quella donna! Quindi shh! Sarà il nostro piccolo segreto!”. Il bimbo gli fece un sorriso di approvazione, sbiascicando qualche suono incomprensibile che fece, però, ridere l’uomo di gusto.
“Ok allora è deciso, Disneyland stiamo arrivando!”.
 
“Ok allora: il biberon c’è, il latte in polvere pure, la carrozzina c’è….cosa ci manca?” il bimbo emise un versetto, “E’ vero! Come potrei dimenticare i pannolini!”.
Entrò nel Tardis con il bimbo in braccio e spingendo la carrozzina con la mano libera, iniziando a girovagare per le centinaia di stanze, alla ricerca di quella più adatta per ospitare un neonato.
Dopo minuti di ricerca si ritrovò di fronte ad una porta in legno,
“Legno, che strano…non mi ricordavo di avere una qualsiasi cosa fatta di legno”, aprì la porta mentre un odore familiare lo avvolse, riportandogli  alla mente il passato.
Il lampadario emise una luce fioca che illuminò i pochi, ma preziosi oggetti nella stanza.
Un piccolo armadio in legno addossato alla parete, un cassettone e, al centro della stanza, una piccola culla anch’essa in legno.
L’uomo si avvicinò a quest’ultima, iniziando ad ingoiare aria dall’emozione.
Una culla molto semplice, decorata con le iscrizione della sua civiltà e una giostrina musicale elettrica con le varie galassie e stelle. Con l’aiuto del cacciavite sonico fece partire la dolce melodia che l’aveva sempre accompagnato nelle notti della sua infanzia. Il bambino emise un gridolino.
“Ti piace? Questa era la mia culla” la voce gli morì in gola, gli veniva da piangere, ma commuoversi era così umano!
Vi ripose il piccolo delicatamente, iniziando a dondolarlo finché non si addormentò. Amy e Rory erano molto fortunati e ora, con quel piccolo dono dal cielo, una bellissima famiglia.
Lui non aveva mai avuto una famiglia, l’idea di stabilità e quotidianità gli dava la nausea, ma ultimamente sentiva che qualcosa gli mancava.
Sentiva il bisogno di andare più spesso a trovare i Pond, loro erano diventati il suo punto di riferimento e, cosa che non avrebbe mai ammesso, la sua famiglia.
C’era sempre stato per loro, aveva partecipato ad ogni occasione speciale.
Come la nascita del loro primo figlio, Matthew .
Ricordava bene quel giorno. Rory aveva il turno di notte e il Dottore era rimasto a dormire da loro per non lasciare sola Amy, che era agli sgoccioli della gravidanza.
I Pond avevano deciso di mettere a disposizione una camera della loro casa per i soggiorni del Dottore. Erano appena andati a dormire, ognuno nelle rispettive camere, quando Amy aveva iniziato ad urlare dicendo che le si erano rotte le acque.
Uno dei più brutti momenti della vita del Dottore, che si era fatto prendere dal panico non sapendo cosa fare. In quel occasione si era beccato una sberla da Amy, infuriata e sofferente. Si era calmato e l’aveva portata di corsa all’ospedale, sebbene non guidasse un veicolo terrestre da molto tempo.
L’aveva sostenuta durante tutto il parto, mentre Rory veniva soccorso dalle infermiere per i continui svenimenti. Le aveva tenuto la mano, mentre lo guardava terrorizzata sibilò con voce roca e affaticata “Dottore ho paura”.
Anche lui aveva paura, ma doveva essere forte, per Amy.
“Amelia Pond per una buona volta fai quello che ti è stato detto e spingi!” e così con un ultimo disperato sforzo era riuscita a dare alla luce un bellissimo bambino.
Quello stesso bambino che ora stava guardando dormire placidamente, con le manine strette a pugnetto e il visino corrucciato come quello della madre quando veniva contrariata.
Si ritrovò a sorridere, mentre usciva dalla stanza saltellando euforico.
Impostò il Tardis digitando Disneyland quattro anni nel futuro, per essere sicuro di trovarvi giostre nuove e divertenti.  
“Geronimooo!”, abbassò la leva e la vecchia cabina, con un rombo, partì.  




Angolo dell'autrice (ho sempre desiderato scriverlo *.*)


Innanzitutto Ciao caro lettore!, e grazie per aver deciso di leggere la mia storia, spero che continuerai a farlo! Ho deciso di stravolgere, per così dire, le cose perché devo dire di essere rimasta un po’ delusa dalla fine che hanno fatto Amy e Rory (soprattutto Amy u.u) . Comunque la pace non durerà per molto, grandi segreti si celano sul piccolo Matthew, quali saranno? Continua a leggere e lo saprai! ^_^
Ultima cosa: sarò sincera, non ero sicura di pubblicare questa storia, essendo la mia seconda ff non ero certa della sua qualità e non ne sono tutt’ora, apprezzerei perciò consigli da parte tua su come migliorare il mio stile di scrittura! 
 

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Capitolo 2
*** Papà per un giorno ***


htlom

Papà per un giorno

 

Una brusca frenata lo avvisò dell’arrivo. Senza perdere neanche un secondo sporse la testa fuori: decine e decine di giostre, musica che rendeva l’atmosfera festosa, bambini accompagnati dai genitori che correvano eccitati di qua e di là con gli occhi colmi di meraviglia, come i suoi in quel momento. Chiuse la porta catapultandosi nella stanza del bambino, impaziente di andare a divertirsi.

“Matthew! Siamo arrivati!”, rimase di stucco trovandosi di fronte ad un bimbetto alto poco più di un metro.

“Dov’è finito Matthew? E tu chi sei?” come diavolo ci era entrato un bambino nel suo Tardis?!

“Io sono Matthew!”, il Dottore strabuzzò gli occhi.

“Non è possibile! Tu sei un bambino di quattro anni che sa già parlare! Matthew è in quella fase del infanzia dove l’unica cosa che sa fare bene è: mangiare, dormire e riempire pannolini! Com’è possibile che…?” si bloccò sbiancando improvvisamente.

Quattro anni…lui aveva impostato il Tardis quattro anni nel futuro, ma non era mai successo che i viaggi nel tempo influissero sull’età fisica di una persona. Un dubbio improvviso lo assalì, e se quella stanza in legno era, per così dire, esterna al Tardis e la sua protezione temporale lì non avesse avuto alcun effetto? Era l’unico modo per spiegare quella spiacevole situazione e la più logica.

“Gran brutta situazione, ma non ha importanza, ci penseremo più tardi. Adesso è il momento di andare a divertirsi!”, il bambino lo guardò con aria interrogativa.

“Ma la mamma non ti aveva raccomandato di non farmi entrare nel Tardis, per nessuna ragione al mondo?”, gli occhi del Dottore iniziarono a brillare dall’eccitazione.

“Wow sei un fenomeno! Hai un linguaggio e un lessico già strutturati, nulla a che vedere con gli altri umani della tua età. Si vede che sei figlio di tua madre, per quanto riguarda tuo padre…beh… . Comunque avevi promesso che avresti mantenuto il segreto e, se proprio vuoi, possiamo tornare in quel noioso paese, in quella noiosa casa, a fare cose noiose e lasciare perdere la gita a Disneyland…”. Al sentir nominare il parco divertimenti l’animo del bambino si riscosse e la stessa euforia scatenatasi nel Dottore, ora si stava impossessando anche di Matthew.

Il bambino iniziò a tempestarlo di domande, ma il Dottore lo zittì e, prendendolo per mano, lo condusse fuori dal Tardis. Matthew, rimasto a bocca aperta, iniziò a spostare lo sguardo in ogni direzione per assaporare ogni istante di quel magico posto.

Al Dottore sembrò di ritornare indietro negli anni, al primo viaggio che fecero lui e Amy. La ragazza era rimasta meravigliata, come suo figlio, dallo splendore dei luoghi incantati dove l’aveva condotta il Dottore. Ora che lo vedeva cresciuto non si sorprese di vederlo tanto simile alla piccola Amelia Pond: gli stessi occhi, le stesse lentiggini sulle gote, lo stesso visetto tondo e paffuto. Il particolare che lo sorprese furono i capelli del bambino. Non erano rossi e lisci come quelli della madre, neanche biondicci e crespi come quelli di Rory, ma di un castano scuro leggermente mossi e morbidi, forse un gene appartenente a qualche vecchia generazione… .

“Dottore sbrigati!” iniziò a tirargli il lembo della giacca, costringendolo ad uscire dai suoi profondi pensieri e ad avviarsi verso l’entrata principale.

File e file di persone aspettavano con impazienza il loro turno alla cassa, ma ASPETTARE era un verbo che non compariva nel dizionario personale del Dottore. Perciò, mostrando alle persone il suo speciale documento d’identità, saltò la fila e spiaccicandolo sul vetro della cassa, spiegò con fare professionale:“Centro della sicurezza per i divertimenti dei più piccoli. Desidererei entrare, con il mio fidato assistente, per controllare l’efficienza lavorativa e la sicurezza delle vostre giostre”.

La cassiera non osò controbattere a tanta magnificenza, azionò il cancello d’entrata che si spalancò, permettendo a quei due strani individui di entrare nel magico mondo dei divertimenti.

“Wow! Sei davvero forte Dottore! Da grande vorrei diventare proprio come te!”, l’uomo rise prendendo il bimbo sulle spalle.

“E io Matthew vorrei essere giovane e arzillo come te! Mah chissà che nella mia prossima rigenerazione non sarà possibile…? Allora da dove cominciamo??”, il bambino indicò una casa diroccata, con le finestre sporche di manate rosse.

“Uh! La casa dei migliori assassini della storia! Sei sicuro di non avere paura?”

“Pfff! Dottore….sono figlio di Amelia Pond!”, il Dottore scoppiò a ridere.

 

“Non pensavo che un adulto come te potesse avere tanta paura di una giostra così…” il Dottore, con le gambe strette al petto, iniziò a dondolarsi terrorizzato sulla panchina al di fuori della casa, mentre il bambino si sforzava di non mettersi a ridere.

“Dottore era tutto finto! Non serviva che ti mettessi ad urlare in quel modo minacciando Jack lo Squartatore con il cacciavite sonico…”, l’uomo era terrorizzato.

Mai avrebbe pensato che la mente umana potesse essere tanto sadica e crudele.

La sua anima pacifista ne era rimasta profondamente turbata.

Il piccolo Matthew, invece, sembrava essersi divertito e più di una volta l’aveva sentito mettersi a ridere di fronte al pericolo.

Umani!

“Sarà meglio che la prossima giostra la scelga tu”, il Dottore annuì poco convinto.

Le tazze rotanti.

Matthew non riusciva  a credere che un uomo del calibro del Dottore potesse divertirsi su delle giostre da bambini. Quando glielo fece notare l’uomo non dissentì, ma spiegò semplicemente che gli ricordavano il Tardis quando faceva le bizze.

Poi fu la volta dei trenini che attraversavano il bosco fatato. Quando un inserviente tentò di dissuaderlo dal salire, perché adulto, il Dottore si era messo a sbraitare e ad appellarsi al diritto di uguaglianza. Non ci fu nulla da fare. Si posizionò ai primi posti, iniziando a fare declamazioni quali “Oh! Guarda quello!”, “Fantastico! Quella specie aliena non l’ho ancora incontrata nei miei viaggi!”. Tra i due, Matthew era il più maturo, ma vedere il Dottore così felice ed entusiasta, rendeva il suo piccolo cuoricino colmo di gioia e speranza che quella giornata non finisse MAI.

 

Nel parco c’erano molte famiglie. Vedere tutti quei bambini, assieme ai genitori che si prendevano premurosamente cura di loro, velò l’umore di Matthew di una leggera tristezza e nostalgia.

Cosa che non passò inosservata al Dottore, che capì subito qual era la radice del problema e voleva, come suo solito, porvi rimedio.

“Ehi Matthew! Ti và dello zucchero filato?”, il bambino non aveva la più pallida idea di cosa fosse lo zucchero filato, ma intuì che fosse una cosa piacevole dal tono del Dottore.

Annuì, cercando di sembrare felice, ma quando un bambino della sua età, a mano con il padre, gli passarono davanti, la malinconia prese il sopravvento.

Poi accadde qualcosa che non si sarebbe mai aspettato.

Il Dottore, uomo che molto raramente si faceva prendere dal sentimentalismo, gli prese la manina, stringendola delicatamente tra le sue dita forti mentre gli sorrideva rassicurante.

Il viso del bambino si illuminò di gioia e il Dottore sapeva che nessuna stella, o galassia, era bella quanto quel sorriso.

Entrambi scoprirono di odiare lo zucchero filato, sputacchiandolo adosso alla gente che li circondava e beccandosi non poche minacce.

Quindi si diressero verso uno dei tanti ristorantini del parco e quando un cameriere gli si avvicinò per prendere le ordinazioni, il Dottore diede prova della sua ineguagliabilità.

“Vorrei dei bastoncini di pesce  e una scodella piena di crema”, il cameriere era perplesso

“Signore, se posso vorrei consigliarle un hamburger o un piatto di patatine fritte…”

“Non mi dirà che non avete un po’ di bastoncini di pesce e della crema!?!”

“Certo signore, come desidera!”.

Matthew era perplesso quanto il cameriere, lui non aveva intenzione di mangiare QUELLA ROBA! Il Dottore lo rassicurò,

“Vedrai che ti piaceranno , ne sono certo! Niente è meglio dei bastoncini di pesce in crema e…dei farfallini! Sono due cose estremamente fighe!”.

Il bambino tentennava, si portava davanti alla bocca il bastoncino ricoperto di crema, ma non trovava il coraggio per addentarlo. Il Dottore, invece, ne divorava uno dietro l’altro, non preoccupandosi neanche di pulirsi il viso impasticciato di crema.

“Dai coraggio! Sono deliziosi!” sbiascicò a bocca piena sputacchiando pezzi di cibo su tutta la tovaglia bianca.

Un respiro profondo e se lo cacciò tutto in bocca, aspettando chissà quale sapore schifoso. Ma rimase sorpreso. Non aveva un sapore così forte, anzi, era addirittura buono!

“Allora come ti sembra?”

“Mi piace!”.

Il Dottore sorrise compiaciuto, quel bambino gli piaceva proprio, sarebbe potuto diventare un ottimo compagno di viaggio se solo Amelia Pond non fosse stata sua madre.

Amelia. Pond. Per poco non si soffocò. E ora come avrebbe spiegato l’improvvisa crescita di suo figlio?! L’avrebbe ammazzato, ne era certo! Tanto valeva pensarci quando fosse stato il momento e continuare a godersi quella bellissima giornata. Erano anni che non si divertiva così.

 

In quello preciso istante, qualche migliaia di anni luce di distanza, un’astronave aliena si avvicinava alla Terra, non ben intenzionata.

Un grande schermo nella sala di controllo della nave mostrava l’immagine del Dottore mentre si abbuffava, imitato da Matthew.

“Soggetto identificato”, una serie di informazioni iniziarono a scorrere su un secondo schermo.

Un uomo si fermò, fissando l’immagine, mentre un lampo d’odio scorreva nei suoi occhi.

“E così è lui…l’ultimo Signore del Tempo…sarà un piacere eliminarlo” si girò verso la schiera di macchine, “Terminatelo!”.

Una serie di voci metalliche si unirono in coro, “Terminare soggetto! Terminare Signore del Tempo”.

 

 

-CONTINUA-

 

 

 

-Eccomi!-

Ci addentriamo così nella vicenda, con il Dottore che combina uno dei suoi soliti disastri e la fantastica gita a Disneyland! ^_^ Nubi oscure si scorgono all’orizzonte, chi sarà l’uomo misterioso che vuole la morte del Signore del Tempo? E, soprattutto, perché vuole la sua morte?

Caro lettore lo scoprirai nel prossimo capitolo! ;D

Ti ringrazio per aver continuato a leggere la mia storia e spero vivamente che ti sia piaciuta! Apprezzerei consigli su come migliorare il mio stile o altro, perciò non trattenerti dal fare anche una piccola recensione (“anche una piccola cosa può cambiare il mondo”), le accetto volentieri!

Grazie mille per il sostegno! Ciao alla prossimaaa! :D

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Capitolo 3
*** Mi dispiace... ***


Mi dispiace…

 

Far entrare i peluche nel Tardis non fu un impresa facile.
Soprattutto l’orso, alto quasi quando il Dottore e largo il doppio.
“Matthew, mi ricordi perché abbiamo preso tutta questa roba?”, con un ultimo sforzo riuscì a spingere il tutto all’interno ed entrare nella cabina.
“Perché hai usato il cacciavite sonico per vincere ai giochi!”.
Sì, il Dottore aveva manomesso le “macchine prendi peluche” pur di veder il sorriso trionfante del bambino e farlo felice.
“Già, per fortuna che il mio Tardis è più grande all’interno…ora sarà meglio tornare a casa o mamma e papà si accorgeranno della nostra assenza!” strizzò l’occhio al piccolo complice, Matthew era raggiante di gioia.
Per tutto il viaggio girò attorno ai comandi del velivolo e quando il Dottore gli permetteva di schiacciare qualche pulsante o tirare qualche leva, si riempiva d’orgoglio, sentendosi realizzato.
Osservava tutto, ogni singolo movimento dell’uomo veniva fotografato dagli occhietti vispi e immagazzinato nella giovane e brillante mente. La sua curiosità rimase ben presto bramosa di nuove scoperte. Iniziò a guardarsi attorno, alla ricerca di qualche nuova attrazione. Il Dottore lo notò, “Sei il mio aiutante e nuovo compagno di viaggio, quindi sei libero di andare dove vuoi!”.
Inizialmente non si mosse da fianco dell’uomo; iniziò poi a fare qualche passo incerto, fino ad allontanarsi in esplorazione.
Tornò qualche minuto più tardi in preda all’eccitazione.
“Dottore! Dottore! C’è una piscina e una biblioteca immensa, hai davvero letto tutti quei libri? Poi c’è una stanza buia e sul soffitto brillano delle stelle! Poi ho visto uno stagno e ci sono dei coccodrilli! Perché hai dei coccodrilli?”, sorrise a tutte quelle domande, era da tanto che qualcuno non si interessava alla sua vita.
“Beh quelli sono Bill e Maggie, due regalini di nozze da parte di Cleopatra. Un po’ insistente quella donna, un po’ come tutte le donne certo…. Sono scappato dalla sua fustigazione…emmm…siamo arrivati!”.

L’atterraggio non fu dei migliori. L’aiuola di rose, che Rory con tanto amore stava coltivando, fu appiattita dal Tardis.  Era notte fonda ormai.
“Resta qui controllo la situazione!” il bambino annuì ubbidiente.
La porta sul retro era socchiusa come l’avevano lasciata, così  i Pond non li avrebbero sentiti.
Quando l’aprì cigolò terribilmente, il Dottore la zittì con un “shhh” per poi entrare a passi felpati. Non fece in tempo ad arrivare all’interruttore che si ritrovò steso a terra, placato da qualcuno.
Si accesero le luci.
Strizzò gli occhi accecato.
Un’Amelia Pond infuriata era a cavalcioni su di lui e gli puntava alla gola un coltello da macellaio.
“Pond! Pond, sono io! Calma!!”, la donna si calmò appena si accorse di aver placato il Dottore e non un pazzo omicida. Il Dottore… .
Tornò alla carica più arrabbiata di prima,
“Dov’è Matthew?! Che hai fatto al mio bambino?!” lo strattonò per il colletto della camicia.
“Calma! E’…è qui…Matthew entra per favore!”, il bambino comparve sull’uscio.
La donna fece cadere il coltello, che per poco non colpì il Dottore, e spalancò gli occhi imitata da Rory che fino a quel momento aveva fatto da spettatore alle sfuriate della moglie.
Il loro bambino… .
“Cosa..cosa hai fatto a nostro figlio?!”, ora era Rory ad urlare come un isterico.
“Ci sono stati dei problemi, ma è sempre e comunque vostro figlio Matthew, solo che adesso ha 4 anni!”, cercò di sembrare rilassato e normale, ma la voce gli si incrinò “Mi dispiace…”.
Amy si alzò, le gambe le tremavano, mentre gli occhi le si velavano di lacrime. Rory non era mai stato tanto arrabbiato in vita sua,
“Mi dispiace? Mi DISPIACE?!! Le tue scuse non riporteranno indietro nostro figlio!! Devi sempre rovinare tutto!....se solo Amy non ti avesse mai incontrato...”, lo guardò sprezzante e rivolgendo un cenno di saluto alla moglie e al piccolo, andò al lavoro, il turno di notte lo attendeva.
Matthew, che era rimasto in disparte tutto il tempo, iniziò a piangere in silenzio. Amy gli si avvicinò e, fattagli una carezza, lo prese in braccio.
“Vieni piccolo sarai stanco”, quella notte avrebbe dormito con loro. Dopo averlo messo sotto le coperte, gli diede un bacio sulla fronte, e lo rassicurò dicendogli
“Non devi preoccuparti, vedrai che andrà tutto bene. Mamma veglierà sempre su di te! Buona notte piccolo mio”.

 

Anche il Dottore si diresse nella sua camera, confuso e amareggiato, non si era mai sentito tanto triste e…solo. Girò la testa verso la finestra e guardò la luna.
“Se solo Amy non ti avesse mai incontrato…” .
Non faceva che combinare guai e deludere le persone che amava. E non era così insensibile come voleva far credere. Delle lacrime iniziarono ad inumidirgli gli occhi, ma le ricacciò indietro.
Non voleva piangere, non doveva piangere. Lui era forte, o così gli piaceva credersi.
Si stava per addormentare quando qualcuno entrò nella sua camera,
“Matthew che ci fai qui?”, il bimbo chiuse la porta avvicinandosi al letto a due piazze.
“Posso dormire con te Dottore?”, dapprima rimase sorpreso e restio, poi si addolcì.
“Certo! Vieni!”. Matthew salì sul letto e, timidamente, arrivò gattonando al suo fianco. Gli si accoccolò vicino e l’uomo gli diede sulla fronte un bacio della buona notte, proprio come faceva con Amy tempo addietro.
“Grazie Dottore…di tutto. Ti voglio bene”
Sorrise, Matthew era riuscito ad entrare in entrambi i suoi due cuori come non aveva mai fatto nessuno, il suo nome vi era inciso come una cicatrice che mai se ne sarebbe potuta andare.

Ti voglio bene Matthew.

 

La mattina arrivò prima del previsto.
Amelia, con una manata, spense la radiosveglia che si era messa a suonare all’impazzata e si girò su un fianco, aspettandosi di vedere il suo bellissimo bambino ormai cresciuto. Rory russava rumorosamente con un filo di bava che gli usciva dalla bocca, ma Matthew non c’era.
L’ansia e la rabbia l’assalirono. Si alzò diretta verso la camera del Dottore, pronta a scatenare una bufera.  Spalancò la porta e una scena dolcissima le si presentò davanti.
Matthew, girato su un fianco, dormiva con la testa appoggiata al petto del Dottore, mentre questi lo circondava con un braccio stringendolo a sé.
Entrambi dormivano profondamente con la bocca socchiusa.
Rimase incantata a guardarli, fino a che i raggi del sole mattutino non svegliarono il Dottore.
Si stropicciò gli occhi, per poi spalancarli nel vedere Amy in camera sua. Delicatamente si scostò dal bambino, alzandosi silenziosamente per non svegliarlo.
“Che ci fai qui?”
“Non sapevo che Matthew avesse passato la notte con te”. L’uomo guardò il bambino,
“Penso volesse consolarmi per ieri” la guardò negli occhi mortificato e spostò subito lo sguardo per terra.
“Ha fatto male...”, quelle parole gli arrivarono come una pugnalata in pieno petto,
“Pond mi dispiace io, io non ne avevo intenzione, io…” s’interruppe vedendo Rory avvicinarsi.
Senza considerare il Dottore, baciò Amy e uscì sbattendo la porta di casa alle sue spalle. Il Dottore cercò nuovamente di scusarsi, litigare con la donna era una della cose più brutte che gli potessero capitare, ma lei non lo ascoltò neppure.
“Vuoi qualcosa per colazione?”, l’uomo scosse la testa in segno di diniego,
“Ma se vuoi posso preparare io qualcosa…anzi oggi mi occuperò io di casa Pond, tu vai pure a riposarti!”. Alla donna veniva da ridere, il Dottore, il SUO Dottore, si stava offrendo per fare lavori casalinghi?! Doveva essersi proprio pentito allora!
Accettò l’offerta senza dimostrarsi molto entusiasta, voleva fargli penare ancora un po’ il suo sbaglio, ma per l’uomo quel misero sì rappresentava un briciolo di speranza nella via della riappacificazione.

 

 

-CONTINUA-

 

 

 

-Eccomi!-

Eccomi qui con il nuovo capitolo!
Il tanto temuto ritorno a casa…povero Dottore, viene trattato male da tutti! Q_Q
Riuscirà a farsi perdonare? Ma, soprattutto, riuscirà un Signore del Tempo ad occuparsi delle faccende domestiche senza combinare disastri?
Caro lettore lo scoprirai nel prossimo capitolo! ;D
Ti ringrazio per aver continuato a leggere la mia storia e spero vivamente che ti sia piaciuta! Apprezzerei consigli su come migliorare il mio stile o altro, perciò non trattenerti dal fare anche una piccola recensione (“anche una piccola cosa può cambiare il mondo”), le accetto volentieri!
Grazie mille per il sostegno! Ciao alla prossima! :D

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Capitolo 4
*** Verità nascoste ***


Verità Nascoste

 

Non aveva mai fatto le pulizie in vita sua, il suo Tardis si metteva in ordine e si puliva sempre da solo. Ma vuoi che in 910 anni non avesse imparato qualcosa? Molto poco, ma ce l’avrebbe fatta, ne era certo.
Lui era il Dottore e aveva un farfallino figo!
Iniziò con il preparare la colazione, avrebbe cucinato la sua specialità e ci avrebbe messo tutto il suo amore. Ci mise quasi un’ora, Amy e Matthew si erano già accomodati a tavola da un pezzo, pronti per essere serviti.
“Ta-dan!!”, svelò la sua creazione,
“Bastoncini di pesce e crema? Di prima mattina?!”, Amelia era a dir poco allucinata,
“Che c’è? Sono buoni!” la donna scosse la testa rassegnata, non sarebbe mai cambiato.
Il Dottore lo notò e il sorriso che poco prima gli illuminava il viso speranzoso, cadde, penzolando ai lati della bocca.
Quando vide l’espressione delusa dell’uomo, Matthew non poté fare a meno di iniziare a ingozzarsi con gusto. Il Dottore, vedendolo, si illuminò e iniziò a ridere.
Anche Amy guardò suo figlio, era un bambino dolce e altruista, avrebbe fatto di tutto pur di rendere felice il Dottore, un po’ come aveva fatto lei durante i primi tempi dei loro viaggi.
Si ritrovò a sorridere, incrociando lo sguardo dell’uomo per un attimo. Non lo aveva mai visto più felice e soddisfatto.
“Io non sarei così felice, se sapessi cosa mi aspetta ora”, il Dottore si spense,
“Non credo di volerlo sapere Amelia Pond”,
“Tu, mio caro Dottore, dovrai stirare!”.
Lo portò in uno stanzino, e lì il Dottore fece la sua prima conoscenza con il ferro da stiro.
“Sai usarlo?”, l’uomo la guardò altezzoso
“Ovvio! Sono un Signore del Tempo, tutti sanno usare i ferri da sparo!”, la donna alzò un sopracciglio poco convinta,
“Stiro, ferro da stiro”, lui scrollò le spalle.
Gli lasciò il campo libero, controllandolo sull’uscio della porta.
“Mio caro, a noi due!”, ingenuamente prese il ferro tra le mani.
 “UAAAAAAUUU!!!”, lo lasciò cadere guardandosi le palme ustionate, mente una lacrimuccia gli colava dall’angolo dell’occhio.
“Sei uno scemo! E un disastro…”, lui mugolò contrario.
Lei lo fissò, lo guardò e scoppiò a ridere.
“Non è gentile da parte tua ridere delle disgrazie altrui! Sei perfida!”, tirò su con il naso.
Amelia lo ignorò, conducendolo vicino ad un lavello.
Gli passò le mani sotto l’acqua fredda, si sentiva come un bambino, dapprima contrasse la faccia in una smorfia di dolore, poi si rilassò.
Le faceva così peccato che gli appoggiò le labbra sulla tempia.
“E’ una pace Amelia Pond?”, sgranò gli occhioni con il suo metodo segreto
“No…è solo un incoraggiamento per quello che farai dopo”.

 Era un disastro, quella stanza era un assoluto disastro. Non si avvicinava neanche lontanamente all’atmosfera della distruzione del suo pianeta, era molto peggio.
Scatoloni riempivano la stanza, dai quali fuoriusciva ogni sorta di strano oggetto, vestiti e scartoffie. Varie fungevano da pavimento, mentre una serie di ragnatele completavano l’opera decorando il soffitto. Il puzzo di chiuso e di polvere gli invase le narici facendolo starnutire.
“Che razza di posto è questo?”, Amy si guardava attorno con aria sognante,
“Dottore, questa è la stanza dei ricordi!”. Il Dottore non riusciva a capire, che cos’era una stanza dei ricordi? Lui nel suo Tardis aveva migliaia di stanze diverse, ma non aveva mai sentito di una stanza del genere.
“Che cos’è una stanza dei ricordi?”
"Dottore sei poco perspicace! E’ la stanza dove conserviamo tutti i ricordi dei tempi passati: foto, lettere, vestiti, souvenir…Non hai mai conservato niente durante tutta la tua vita? Non sei legato ad un oggetto particolare che ti porta indietro nel tempo?”, ci pensò un po’ su prima di rispondere:
“Il Tardis! Lui mi porta indietro nel tempo e avanti nel futuro!”. Aveva dimenticato che stava parlando con un Signore del Tempo.
“Non mi aspetto che tu capisca, in fondo sono cose umane”, sottolineò l’ultima parola pur non avendone l’intenzione. Lui finse di non averla sentita, anche se, inspiegabilmente, quella parola gli cadde adosso come un macigno.
“E io cosa dovrei fare?”
“Mettere tutto in ordine, chiaramente!”.
Il Dottore salvava mondi, persone, specie, civiltà, ma non era in grado di fare miracoli e questo, forse, era un concetto che Amy non era riuscita ad afferrare appieno.
Non sapeva da dove iniziare, non sapeva proprio dove posare gli occhi, tanto era la confusione che lo circondava. Chiedere aiuto era fuori discussione, avrebbe dimostrato di essere in grado di gestire qualsiasi situazione, anche la più noiosa.
“Signorina Pond è pregata di uscire e chiudere la porta, ora la situazione è nelle mie mani!”, Amelia era tranquilla, lì non avrebbe potuto combinare guai.
Iniziò con il raccogliere le carte sparse in giro, si trattava in gran parte di ricevute di negozi, bollette e lettere di parenti all’antica, che raccolse in una cartellina trovata chissà dove.
Poi fu la volta degli scatoloni.
Lui guardò loro, loro guardarono lui.
La tensione calò in tutta la stanza.
La battaglia ebbe inizio.
Urla disumane provenivano dal piano superiore, urla e botti. Pond iniziava a pentirsi di aver chiesto l’aiuto del Dottore. Matthew percepì la preoccupazione della madre e la rassicurò
“Stai tranquilla mamma! Il Dottore sa quello che fa!”, le schioccò un bacione sulla guancia e la donna lo strinse forte a se, ma non si accorse delle piccole scintille che emanava il corpo del piccolo.
Dopo ore di lunga battaglia era riuscito ad avere la meglio. Gli scatoloni erano ormai tutti chiusi e disposti ordinatamente su due scaffali che aveva trovato e montato in pochi minuti con l’aiuto del suo magico cacciavite.
Gocce di sudore gli colavano sul collo bagnandogli il colletto della camicia sporca e strappata.
Per quanto riguardava i pantaloni, beh…era rimasto ben poco.
Si lasciò cadere a terra estenuato, appoggiandosi ad un armadio che dondolò. Un grosso librone gli cadde in testa.
“Augh! Ma che…?”, lo aprì, una serie di volti conosciuti lo guardavano sorridendo. Massaggiandosi la testa (un piccolo bernoccolo aveva fatto da capolino), iniziò a sfogliare le pagine dell’album fotografico dei Pond: Amelia neonata (com’era carina), i suoi primi passi, il primo giorno di elementari, le scuole medie, superiori, il fidanzamento con Rory e….. .
Si ritrovò a guardarsi, non ricordava quei momenti: lui ad un pic-nic con Amy e Rory, una foto insieme nel Tardis, una serie di foto che ritraevano lui e Amy mentre facevano le linguacce, fino ad arrivare alle ultime due foto.
Le fissò intensamente, mentre un turbine di emozioni lo investirono: in una cullava Matthew appena nato, nell’altra baciava Amy sulla fronte con il piccolo stretto tra di loro.
La cosa che più lo colpì fu il suo stesso sguardo,  non il solito sguardo felice  con una velata tristezza nascosta, ma uno sguardo dolce, fiero, veramente gioioso e brillante.
La fatica lo abbandonò di colpo, ripose l’album al suo posto e infilò le due foto nella tasca interna della giacca. Quelli sarebbero stati i suoi primi ricordi.
Appena aprì la porta Amelia si precipitò dentro alla stanza. L’uomo delicatamente, le chiuse la bocca che nel frattempo si era spalancata in un’espressione di assoluta meraviglia. L’uomo si guardò le punte delle dita,
“Si lo so, non ci sono parole per descrivere quanto tu mi sia grata. E’ stato un piacere e un giochetto da ragazzi! Oh! Prima che mi dimentichi…ho trovato questo…”, le mise tra le mani un piccolo omino dai vestiti stropicciati.
“Ma questo è…”
“Sono io! Il Dottore stropicciato! Beh…nella realtà sono più carino, su questo non ci piove”, non aveva idea di quanto avesse reso felice la donna, che si ritrovò a stringere il pupazzetto come quando era una bambina desiderosa di protezione e affetto.
Fiero di aver compiuto la sua missione  e di aver reso felice l’amica, il Dottore si avviò verso il meritato riposo, ma un richiamo lo bloccò.
“Dove pensi di andare?”, l’illusione del riposo stava tentennando,
"A riposarmi, ho lavorato tutto il giorno!”, la donna gli scosse il dito davanti agli occhi,
“No no, dato che ci sei, e che sei così sporco, fai la lavatrice e  taglia l’erba del prato! Poi portai riposarti”, quella minuscola speranza si spezzò, altro lavoro lo attendeva.

 Matthew seguiva il corso degli eventi standosene in disparte per paura di recare disturbo e di far sfociare ulteriori litigi, come aveva già fatto.
Ogni tanto non riusciva a trattenersi di fronte alle prodezze casalinghe del Dottore e iniziava a ridacchiare mentre l’uomo fingeva di fare l’offeso.
La sua mamma si era presa cura di lui per tutta la giornata: aveva giocato con lui, aveva testato le sue capacità intellettive rimanendone strabiliata  e l’aveva lavato e cambiato, trovando dei vestiti adatti nel armadio rifornito del Dottore.
Più stava con il piccolo, più si rendeva conto di quanto bello era essere mamma. In fondo nei confronti del Dottore un po’ mamma lo era sempre stata, lo aveva protetto, incoraggiato, consolato e coccolato. Il suo Dottore!...quante ne avevano passate insieme! Avevano conosciuto la sofferenza, la gioia, l’amicizia, l’amore, la paura e la morte; ed ora, nonostante tutto, erano ancora lì a battibeccarsi, come se il tempo per loro avesse fatto un’eccezione e si fosse fermato preservando la loro amicizia.
“Ehi Dottore, ti ricordi quando…” lasciò la frase in sospeso.
L’uomo si stava facendo scudo con lo stendi panni mentre la sua testa era protetta da una bacinella. Guardava la lavatrice con sguardo odioso, minacciandola con una molletta da bucato dato che aveva lasciato il suo amato cacciavite nell’altra stanza.
“Che diavolo…”
“Stai indietro!”, la interruppe lui “Può essere pericoloso, è una sfida tra me e lei!”.
Il macchinario emise un lungo fischio e l’uomo con un urlo si buttò steso a terra, iniziando a strisciare sui gomiti come un navy seals.
Per un momento la donna sperò che scherzasse, era inconcepibile l’idea che l’uomo avesse paura di una lavatrice. Poi pensò che effettivamente quello non era un uomo…era il Dottore e da lui ci si poteva aspettare di tutto.
Così con nonchalance si diresse verso “il nemico” premendo il pulsante di spegnimento. Il macchinario smise di ronzare e si addormentò con un lungo sibilo.
“Ti stava solo avvertendo che il lavaggio era finito…”, l’uomo aprì la bocca per ribattere, ma rendendosi conto della tremenda gaffe si limitò a borbottare
“Pfu…Lo sapevo”.

 La sera arrivò prima del previsto, al Dottore il tempo era letteralmente sfuggito di mano. Quando Amelia lo chiamò per la cena stava tagliando l’erba.
Notò subito il secchio a poca distanza da lei e curiosa vi sbirciò dentro. Le urla rimbombarono per tutto il quartiere.
“Smettila di urlare o le spaventerai ancora di più!”,  la rimproverò il Dottore guardando con amabile tenerezza il mucchio di lumache viscide che sbavavano il secchio.
“Perché hai messo questi “robi “ in un secchio?!”, l’uomo la guardò scandalizzato
“Non sono “robi” sono esseri viventi dotati di sentimenti che tu hai appena deliberatamente offeso! Comunque gli ho appena salvato la vita e non preoccuparti, le metterò in qualche stanza del Tardis…sono così carine!” gli occhi gli si illuminarono d’amore.
Trovandosi l’uno di fronte all’altra si guardarono, lui iniziò a strusciare il piede per terra guardandola con occhi cucciolosi e facendo sporgere il labbro inferiore in modo da risultare più dolce possibile. La donna non riuscì più a resistere, si catapultò tra le sue braccia e il Dottore fu ben lieto di accoglierla, stringendola forte. Si stava bene tra le sue braccia, il suo corpo era caldo e rassicurante. Era diverso da quando abbracciava Rory, in quei casi era lei la fonte di rassicurazione, con il Dottore era diverso, era più a suo agio.
A interrompere il magico momento fu la presenza di Matthew che eccitato iniziò a salterellare dicendo: “Mamma, Dottore! Ci sono gli alieni alla tv!”.
Scostandosi si guardarono preoccupati, precipitandosi in casa e posizionandosi davanti all’immenso televisore al plasma.
L’immagine di un astronave occupava l’intero schermo e il suo colore grigio metallico spiccava nel chiaro cielo di Washington.
Il Dottore non la riconobbe: era immensa, di una forma pressappoco piramidale, una striscia rosso sangue la attraversava e ai fianchi cannoni laser sottolineavano la sua ferocia.
Si posizionò proprio sopra alla Casa Bianca e nel giro di pochi secondi una striscia luminosa la investì, facendola vaporizzare. Amy non riuscì a trattenere un sussulto, mentre le sopracciglia del Dottore si incrinavano e la sua faccia si contrasse in un’espressione rabbiosa.
Tutte le persone erano nel panico più completo: urlavano, scappavano, i media di tutto il mondo interruppero le trasmissioni per mandare in onda la disgrazia.
Amelia condusse il bimbo nella sua camera, rassicurandolo che tutto si sarebbe sistemato.
Dalla tasca dei jeans tirò fuori un pupazzetto stropicciato,
“Tienilo stretto a te, mi ha sempre protetta da piccola e ora sono sicura proteggerà anche te”, gli diede un bacio sulla fronte. Il bimbo era tranquillo, sapeva che al fianco del Dottore non gli sarebbe successo niente, lui glielo aveva promesso e il Dottore manteneva sempre le sue promesse.
Quando la donna tornò nel salottino vi trovò anche Rory che si tormentava l’unghia del pollice. Il Dottore era incredibilmente silenzioso e serio, tanto che la donna si spaventò.
“Dottore…”, la interruppe,
“Si Amy, credo siano loro…..e credo si siano evoluti”.
Una scintilla, un rombo e per un secondo nella casa si fece buio. La corrente ripartì subito dopo e nello schermo comparve l’essere più spaventoso che Amelia avesse mai visto.
Mezzo uomo, mezza macchina, mezza lucertola, una serie di combinazioni che Amy ricordava scomposte e che aveva conosciuto nel corso dei suoi viaggi con il Signore del Tempo.
La creatura aprì la bocca scoprendo zanne affilate, mentre un occhio meccanico brillava di una luce rossa alquanto sinistra.
“Voi esseri inferiori che occupate questo pianeta chiamato “Terra”. Verrete annientati con il vostro pianeta, se non ci consegnerete l’ultimo Signore del Tempo”.
Il Dottore era furioso, corse a prendere il cacciavite sonico che puntò nello schermo mettendosi così a contatto con gli invasori.
“Fermatevi! Mi consegnerò a voi, ma non dovete toccare un solo filo d’erba di questo pianeta, altrimenti…”, la voce metallica proseguì
“Dettiamo noi le regole Dottore, non vogliamo lei…ma l’ultimo Signore del Tempo”. L’irritazione dell’uomo crebbe,
“Io sono l’ultimo Signore del Tempo, i miei simili sono tutti morti perché voi li avete uccisi!”, una fiamma di vendetta incendiò le ultime parole.
“Sbagliato, noi vogliamo tuo figlio…”, in quel momento il piccolo Matthew spaventato dal trambusto e dalle grida del Dottore, entrò nella stanza.

Tutti si volsero verso di lui,

“….lui è l’ultimo Signore del Tempo”.

 

 

 

 

 -CONTINUA-

 

 

 

 

-Ritorno-

Dopo un lungo periodo di pausa (dovuto sostanzialmente ad impegni scolastici) sono tornata con il tanto sudato nuovo capitolo (che spero non sia venuto fuori una schifezza -.-).
Caro il mio Dottore che non riesce a fare nulla senza combinare disastri! XD
Cooomunque….Matthew figlio del Dottore, cos’è questa storia?
I Dalek evoluti si sbagliano, o c’è un fondo di verità?
Ma, soprattutto, cosa succederà al piccolo Matthew?
Tutto questo lo scoprirai nel prossimo capitolo caro lettore! ;)

 
Ti ringrazio per aver continuato a leggere la mia storia e spero vivamente che ti sia piaciuta! Apprezzerei consigli su come migliorare il mio stile o altro, perciò non trattenerti dal fare anche una piccola recensione (“anche una piccola cosa può cambiare il mondo”), le accetto volentieri!

Grazie mille per il sostegno! Ciao alla prossima! :D

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Capitolo 5
*** Figlio del Tempo ***


Figlio del Tempo

 

 

“…lui è l’ultimo signore del tempo”.

 
La tensione raggelò la stanza. Nessun rumore. Solo il lento battere dei cuori.
Il Dottore guardava Matthew.
Amy guardava il Dottore.
Rory passava lo sguardo da Amy al Dottore e scendeva verso Matthew.
“Che…significa Amy?” balbettò il marito che non ottenne risposta, ma non ce n’era bisogno.
Era tutto chiaro, chiaro il perché Matthew non gli somigliasse per niente, chiaro il perché fosse nato un mese in anticipo senza problemi. Tutti i tasselli del puzzle si unirono a formare un unico disegno, un’unica cruda verità.
I veri genitori di Matthew si guardarono, mentre nelle pupille di ognuno si formava un’immagine e la mente ritornava al tempo passato.

 
Le luci del Tardis si spensero, mentre una serie di lampi e fulmini illuminarono lo spazio intorno ad esso. Boati, rumori assordanti, la vecchia cabina blu veniva, ad intervalli, scossa da tremiti.
Amy si svegliò di colpo e corse nella stanza del Dottore, che dormiva placidamente.
Sembrava un angioletto quando dormiva, così tenero e innocente…da sveglio era tutta un’altra cosa. Lo scosse delicatamente, poi con più foga finché non riuscì a svegliarlo.
“Che succede? Perché mi hai svegliato?”
“Dottore sta succedendo qualcosa di strano…”
“Strano? Che significa ‘strano’?!” , una scossa improvvisa lo mandò a sbattere contro la testiera del letto. La luce iniziò ad accendersi e spegnersi e piccole scosse elettriche iniziarono ad adornare i muri della stanza.
La situazione era fin troppo chiara e non c’era bisogno di spiegazioni.
L’uomo la invitò a rimanere nella sua stanza, lontana dai muri e da qualsiasi oggetto elettrico, mentre lui si sarebbe occupato della situazione.
Per la prima volta Amelia lo ascoltò.Quando arrivò alla sala di controllo la trovò animata da vita propria, tentò di spegnerla, ma una forte scossa glielo impedì; la situazione era più grave del previsto.
Con una vecchia lampada ad olio trovata chissà dove, tornò da un’ Amy terrorizzata che iniziò a tempestarlo di domande.
“Che cosa sta succedendo?”
“Temo sia una tempesta temporale”
“Cosa succederà?”
“O verremo trasportati un’epoca passata o futura…o esploderemo”, spiegò con semplicità lui.
“Cosa?! E lo dici così?! Non puoi fare qualcosa?!”, si rese conto che lo stava strattonando, ma lui non perse la calma,
“Non stavolta… ci affideremo al caso e alla mia ragazza”, coccolò affettuosamente il muro con un dito prendendosene subito dopo aver ricevuto una potente scossa.
La ragazza si lasciò cadere sulle ginocchia, rannicchiandosi ai piedi del speciale letto del Dottore, (dormire in quel letto equivaleva a dormire in mezzo alle stelle, al viaggiare nell’universo) e fu subito imitata dall’uomo che le si sedette a fianco, passandole un braccio attorno alle spalle e stringendola a sé.
“Dottore non voglio morire...tu non hai mai avuto paura nei tuoi nove secoli di vita?”, rimase spiazzato da quella domanda tanto personale, non pensava quasi mai a se stesso e a quello che provava.
“A volte ho paura di perdere le persone che amo…adesso ho paura” accennò ad un sorriso guardandola. Lei sorrise nervosa, iniziò a giocare con il suo farfallino mentre lui le accarezzava i capelli nel tentativo di tranquillizzarla.
Un boato sopraggiunse, poi il silenzio totale.
“Deve essersi fermato”,  aspettarono qualche minuto di puro silenzio, poi i due si alzarono in piedi, ma proprio in quel momento una nuova scossa percorse il Tardis facendoli cadere l’una sull’altro.
“Argh” il Dottore si massaggiò la fronte, mentre il peso di Amy lo teneva inchiodato a terra.
La ragazza lo guardò dritto negli occhi, vide il Dottore arrossire e prima che potesse proferire parola lo baciò. L’uomo rimase immobile, gli occhi spalancati dalla sorpresa, mentre un turbine di emozioni mai provate iniziarono ad ammassarsi nei suoi cuori.
Aveva delle labbra così dolci…Ma lei è AMELIA!
Scostò la testa, liberandosi dal suo bacio,
“Amy, Amy cosa stai facendo? Noi non…”, la ragazza lo zittì baciandolo avidamente.
Amy… .
Ricambiò il bacio, intensificando il contatto delle bocche.
Ogni cosa perse valore, la tempesta, la realtà, le loro vite, i loro vestiti.
Erano in mezzo alle stelle, erano insieme, si stavano amando, nulla aveva più importanza.
La luce della lampada, piano piano, morì, mentre un piccolo Signore del Tempo iniziò a correre per la vita.

 

Il flashback finì, i due non riuscivano a guardarsi.
“Come hai potuto Amelia?....COME?!”, la donna non rispose, era scioccata e non riusciva a smettere di fissare il figlio, solo allora notò la somiglianza con il Dottore.
Gli stessi capelli, lo stesso sguardo, la stessa intelligenza.
In fondo forse l’aveva sempre saputo che il padre di suo figlio non era Rory, l’aveva sempre desiderato. Quando guardò il fidanzato non lo riconobbe e senza rendersene conto alzò leggermente le spalle, un gesto che l’uomo mal interpretò.
La rabbia si impadronì di Rory, facendogli perdere la ragione.
Saltò adosso al Dottore e con una ferocia assassina iniziò a tempestarlo di pugni, mentre lui si difendeva portandosi le mani al viso, senza contrattaccare.
Lui non era un uomo violento!
Fu Amy a prendere in mano la situazione, iniziò ad urlare al fidanzato di smetterla, cercando di tirarlo e spingerlo via dal padre di suo figlio.
Matthew, spaventato dallo svolgersi degli eventi e dalla vista del sangue che colava copioso dal naso del Dottore, iniziò a piangere.
La situazione era insostenibile e la donna non riuscì a fare di meglio che dare una bastonata a Rory, che finalmente si calmò, iniziando a piangere sia per il tradimento, che per il forte dolore alla testa.  
“Esci! Esci subito da casa mia!” infuriata gli indicò la porta, Rory non riusciva a crederci.
Cacciato dalla sua stessa casa?!
Ma la determinazione della donna non lasciava spazio a compromessi.
“Ve ne pentirete tutti!” e detto questo uscì, sbattendo la porta.
Con un sospiro di sollievo la ragazza aiutò il Dottore ad alzarsi e sedersi sul divano; poi facendogli tenere alzata la testa, gli premette un fazzoletto sulla narice sanguinolenta.
“Mi dispiace”, provò a sussurrare lui, lei lo ignorò, iniziando a prendersi cura del figlioletto, la vittima più grave in quella situazione.
Dopo avergli asciugato le lacrime lo strinse a se cullandolo dolcemente,
“E’ tutta colpa mia mamma, mi porteranno via…”, lei lo zittì
“Non permetterò a nessuno di portarti via e non è colpa tua, sei la cosa più bella che la vita mi abbia potuto regalare…che il Dottore mi abbia potuto regalare”, sorrise all’uomo che iniziò a boccheggiare rendendosi conto di essere diventato padre.
La preoccupazione l’assalì, lo schermo della televisione era nero e una brutta sensazione si impossessò di lei.

 

 “Perché ti vuoi unire a noi? Cos’ha da offrirci una creatura regredita come te?”, l’uomo incappucciato si rivelò,
“Perché voglio vendetta e che il piccolo Signore del Tempo possa morire”.
Rory Williams ghignò, un ghigno diabolico che rifletteva tutto l’odio che aveva nel cuore.

-Me la pagherai Dottore…me la pagherai molto cara.-

 

 

 

 

-CONTINUA-

 

 

 

 

 

-E sono ancora qua-

 Fortunatamente i Maya non avevano ragione e ho potuto finire il 5 capitolo abbastanza in fretta (ahahahahah…pessima! -.-‘’’), anche perché non è molto lungo, serve soprattutto come filo continuo per ciò che verrà dopo.
Cosa verrà dopo? Bella domanda, continua a leggere e lo scoprirai!
Finalmente Rory tira fuori gli attributi e tutta la sua malvagità! Peccato che si rovini mettendosi a piangere…Rory non si smentisce mai! (nb. Non ce l’ho con Rory per carità! U.u).
Ultimamente il Dottore è una povera vittima di ogni sorta di violenza…rimedierà in seguito!
Cosa accadrà ora? Riuscirà Rory ad avere la sua vendetta?
Tutto questo nel prossimo capitolo!

 
E’ veramente bello e mi da grande soddisfazione vedere che siete in molti che leggete, grazie di cuore! :’) Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto caro lettore!
Come sempre apprezzerei consigli su come migliorare il mio stile o altro, perciò non trattenerti dal fare anche una piccola recensione (“anche una piccola cosa può cambiare il mondo”), le accetto stra volentieri!

Grazie mille per il grande  sostegno che mi stai dando! Ciao alla prossima! :D

 

 

 

 

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Capitolo 6
*** Il rapimento ***


Il rapimento

 

“Che cosa facciamo?”, guardò l’uomo che nascondeva la faccia tra le mani borbottando tra sé e sé in una lingua che non conosceva.  
Sapeva che era in stato di shock e in fondo lo capiva.
Anche lei in un primo momento era rimasta molto turbata, poi però l’entusiasmo l’aveva pervasa: Il Dottore era padre di suo figlio!
Qualcuno la strattonò per il lembo della giacca,
“Dimmi piccolo, che succede?”, Matthew la guardò, aveva uno sguardo molto profondo e maturo sebbene fosse solo un bambino,
“Mamma…ho sonno”. La donna lo prese in braccio e lo portò a letto, quando tornò il Dottore era scomparso.
Non fu difficile trovarlo. Senza bussare entrò nel Tardis, la sua seconda casa ormai, e lo vide muoversi da una parte all’altra della sala di controllo premendo tasti e cambiando numeri. Qualcosa però non funzionò e l’uomo tirò una maledizione, inziando a prendere a calci e pugni il macchinario.
“Dottore! Dottore calmati!!” lo afferrò per le spalle nel tentativo di tranquillizzarlo, ma lui con uno strattone si liberò di colpo, facendola cadere.
Rendendosi conto di averle fatto male si apprestò a soccorrerla ed aiutarla a rimettersi in piedi,
“Scusami Pond, non so cosa mi sia preso. Io…non ce la faccio, non sono pronto a fare il padre”, fu come ricevere uno schiaffo. Era convinta che l’uomo in fondo ne fosse felice e che avrebbero potuto costruire una famiglia insieme, invece… .
Come a leggerle nel pensiero, il Dottore si aprì
“Tu non lo sai, ma io…ho già avuto una famiglia, molto tempo fa. L’ho persa per colpa mia e del mio egoismo. Non ho mai amato la stabilità, questo è il mio più grande difetto ed è stata anche la mia condanna. Sono morti durante uno dei miei viaggi avventurosi, avrei potuto impedirlo se…”, si zittì perché Amy lo abbracciò.
“Smettila di pensarci…non puoi far nulla per cambiare le cose, puoi solo andare avanti. Non è stata colpa tua e non sei egoista, te lo posso assicurare”, si lasciò cullare, i sensi di colpa iniziarono a scendergli sulle guance, bagnando la spalla di Amy, un pianto liberatore troppo a lungo represso.
Le struggeva il cuore sentirlo piangere, gli aveva dato molte volte dell’insensibile, ma non lo era affatto e solo ora se ne rendeva conto.
Sapeva inoltre che sarebbe stato un buon padre, lo aveva capito da come si guardavano lui e Matthew, un’adorazione e un legame profondo li univa; ed era fermamente convinta che quel legame avrebbe aiutato il Dottore a superare le sue paure e ad accettare di avere finalmente una famiglia.
Il Signore del Tempo si scostò, l’afferrò per le spalle e guardandola intensamente negli occhi, deciso le disse:
“Andrò io, non permetterò a quelle creature di sfiorare mio figlio”, senza rendersene conto marcò il ‘mio’, cosa che fece sorridere la Pond.
“Quando partirai?”
“Subito, voglio mettere un punto a questa continua guerra!”
“Verrò con te”, lui le scosse un dito davanti agli occhi,
“Non se ne parla proprio, resterai a casa a badare a Matthew!”, la donna corrugò la fronte, poi si rilassò, aveva ragione:  il dovere di mamma prima di tutto!
“Promettimi che starai attento”, promessa vana visto che il Dottore si lanciava costantemente nei guai, ma sentirglielo dire le era un po’ di rassicurazione.
“Lo prometto”, eliminò lo spazio tra i due corpi e la baciò, fu Amy questa volta a rimanere paralizzata, non avrebbe mai immaginato che l’uomo potesse avere anche un briciolo di iniziativa in certe situazioni; contenta di aver scovato un altro lato del Dottore, lo baciò a sua volta.
“Vado a chiamare Matthew, vorrà certamente salutarti”, lui annuì seguendo con gli occhi la figura della donna che si allontanava quasi saltellando. ‘La solita vecchia piccola Pond!’.
Continuò a trafficare sul Tardis: cercò la frequenza dalla quale proveniva il messaggio, impostò la data e le coordinate, organizzò un piano di attacco, anche se alla fine avrebbe, come sempre, improvvisato.
Un rumore di passi affettati lo distolse dal suo smanettare.
Amelia comparve sulla porta del Tardis, sudata, col fiatone e una faccia terrorizzata. In mano aveva un foglio scritto, ormai tutta la sua attenzione era rivolta a lei,
“Matthew è scappato”.
Con mani tremanti gli passò la lettera che aveva lasciato.
I suoi occhi iniziarono a scorrerla a velocità della luce:

 “Cara mamma e Dottore,
so di essere io la causa di tanti guai, rotture e sofferenze  e perciò devo essere io a risolverli. Non dovete preoccuparvi per me, riesco benissimo a cavarmela da solo, non dimenticate che dentro di me scorre il sangue dei Signori del Tempo e di Amelia Pond!, quindi non avete motivo di temere nulla.
Dottore perdonami, ma ho preso in prestito il tuo cacciavite sonico, ne ho bisogno per l’impresa che sto per compiere.
Un giorno sarete fieri di me e orgogliosi di avermi come figlio (anche tu Dottore).
Con affetto,
vostro Ultimo Signore del Tempo (Matthew)”

 
Il Dottore strinse i pugni e un strano luccichio gli percorse le pupille, una rabbia improvvisa ammontò in lui, fino a farlo brillare di energia,
“Dobbiamo trovarlo”.

 
Lo zainetto con i biscotti e la bottiglietta d’acqua pesava più del previsto, molte volte dovette fermarsi a riprendere fiato. Doveva arrivare alla stazione radio più vicina, sapeva che ce n’era una a pochi chilometri da casa sua e vi si stava dirigendo.
Non poteva negare di avere paura, ma una vocina nella testa gli ripeteva di non preoccuparsi, una frase in particolare gli infonde il coraggio di cui aveva bisogno: “la paura non deve mai impedirti di agire”. Non ricordava dove l’aveva sentita, ma l’aveva colpito ed ora, ad ogni passo, la ripeteva a voce alta. Si sarebbe dimostrato coraggioso, tutti sarebbero stati fieri di lui e gli avrebbero voluto bene, anche il Dottore.
Aveva sentito quando si era aperto alla madre confessandogli di non volere fare il padre, ma gli avrebbe dimostrato che si sbagliava, che lui era un bambino bravo e responsabile e sarebbe stato così felice di fargli da padre.
Questa serie di piccole speranze e illusioni lo rendevano forte e aumentavano la sua determinazione e coraggio. Seguì la mappa che aveva scaricato da internet  e in un batter d’occhio si trovò di fronte all’imponente stazione radio.
Un filo di luce proveniente da un lampione sbilenco illuminava la facciata principale dell’edificio, mentre tutto il resto veniva inghiottito nell’ombra.
Non c’era anima viva.
Tutto era silenzioso.
Il bimbo rabbrividì, ma con chiaro in mente lo scopo della sua missione ritrovò la serietà e la calma per continuare a mantenere il sangue freddo.
Con l’aiuto del cacciavite sonico, riuscì ad aprire il cancello in lamiera e, scivolando a ridosso dei muri, arrivò alla porta d’ingresso che superò senza troppe difficoltà. Disattivare l’allarme fu un lavoro da principianti, un po’ più complicato fu invece trovare la sala di controllo che era situata in fondo ad una serie di corridoi e gallerie indistinguibili.
I computer lo circondavano e uno schermo copriva un’intera parete, puntò il cacciavite su quest’ultimo che si accese mostrando gli eterni rivali dei Signori del Tempo.
“Finalmente ci incontriamo Ultimo Signore del Tempo”, il bimbo corrugò la fronte
“Che cosa volete da me?”, l’essere emise un verso strozzato che doveva corrispondere ad una risata
“Non vogliamo niente da te…noi vogliamo TE!”, accennò ad un sorriso
“Venite a prendermi allora”.

 
Non si era mai trovato all’interno di una navicella aliena, né tanto meno di fronte a degli alieni, a esclusione del Dottore naturalmente.
Se ne stavano seduti a raggiera introno al centro della stanza, dove si trovava lui.
Nonostante il loro aspetto raccapricciante non lo intimorivano, provava solo una grande rabbia che si manifestò con delle piccole scosse luminose che gli fuoriuscivano dai pugnetti chiusi.
Loro soddisfatti, si passavano la lingua biforcuta sulle labbra e lo studiavano con attenzione cercando di indovinare quale sarebbe stata la mossa del moccioso che avevano di fronte.
“Ora che mi avete dovete lasciare stare la Terra”, un Dalek si alzò in piedi
“Tanta foga per un inutile pianeta abitato da esseri inferiori, distruggerlo sarà un piacere!”, una serie di applausi e incitazioni si scatenarono nella stanza.
“Questo lo credete voi”, tutte le esclamazioni si spensero quando il corpo di Matthew iniziò ad emettere bagliori e piccole scariche elettriche.
“Cosa sta succedendo qui?” una voce familiare, il bambino la riconobbe subito e rimase shockato.
Non se ne rese neanche conto, in un secondo due Dalek gli furono adosso afferrandolo per le braccia e bloccandolo.
“O bene, vedo che l’avete catturato! Non credevo ne foste in grado, inutili e stupidi come siete…”, Matthew guardò negli occhi Rory William e ne lesse tutto il disprezzo che contenevano.
Non poteva credere che fosse arrivato a tanto pur di vendicarsi.
“Papà perché…?”, l’uomo lo afferrò per i capelli alzandolo da terra, il bimbo non reagì
“Non osare pronunciare quella parola! Io non sono tuo padre”, detto questo lo sbatté a terra con violenza. Matthew ne approfittò per schiacciare il pulsante di allarme del cacciavite sonico, inviando così una richiesta d’aiuto al Tardis. Le sue sole forze non sarebbero bastate per sconfiggere i nemici. Così facendo avrebbe deluso il Dottore, ma avrebbe anche salvato l’umanità ed era questa la cosa più importante.
Un soldato Dalek lo strattonò per un braccio costringendolo a rialzarsi e, sotto ordine di Rory, lo scortò in una cella nei meandri dell’astronave.
Quando aprì la porta Matthew raggelò.

Non avrebbe potuto assistere a visione peggiore.

 

 

-CONTINUA-

 

 

 

-Si continua-

Eccomi qui con il nuovo capitolo (già al sesto siamo! O.o) e con nuovi problemi e minacce che si scorgono all’orizzonte. Il Dottore riceverà la richiesta d’aiuto di Matthew? Cosa ne sarà del piccolo? E, soprattutto, cosa si nasconde nella terrificante cella?
Tutto questo, caro lettore, lo scoprirai nel prossimo capitolo (che posterò a breve…si spera!), perciò continua a seguirmi!  
Intanto spero vivamente che questo capitolo ti sia piaciuto!
J
Come sempre apprezzerei consigli su come migliorare il mio stile o altro, perciò non trattenerti dal fare anche una piccola recensione (“anche una piccola cosa può cambiare il mondo”), le accetto stra volentieri!
Grazie mille per il grande  sostegno che mi stai dando! Ciao alla prossima! :D

 

 Ps. Vedere che siete in tanti che leggete e recensite mi dà grande gioia e soddisfazione, vi ringrazio di cuore :’)

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Capitolo 7
*** I Signori del Tempo ***


I Signori Del Tempo

 

“Dottore, io vengo con te!” lo sguardo di Pond era fermo e deciso, ma non poteva permetterle di rischiare così tanto.
“No Pond è troppo pericoloso, Matthew ha inviato un messaggio di priorità massima, questo vuol dire che si trova in brutti guai”, lei lo afferrò per il braccio impedendogli di andare.
“Forse non hai capito, la mia non era una domanda. Io VENGO con te e non si discute”, l’uomo tentò di replicare, ma lei fu più desta tappandogli la bocca con la mano “E’ mio figlio”.
Il Dottore le tolse la mano e la corresse:
“Nostro figlio”.
Azionò la leva e la piccola cabina blu partì con un rombo così forte da costringere la donna ad attaccarsi alla ringhiera per non cadere.
“Dobbiamo prendere subito velocità se vogliamo arrivare in tempo alla loro astronave” spiegò brevemente il Dottore, ma non era quella la principale preoccupazione di Amy che chiese:
“Cosa faremo quando arriveremo? Li distruggeremo?”, il Dottore alzò un sopracciglio contrariato
“Certo che no Amy! Lo sai che non uso mai la violenza! Troveremo una soluzione…ci sto ancora lavorando…”.
Lei non era contraria alla violenza, li avrebbe distrutti tutti o torturati lentamente se avevano toccato il suo bambino. Il comportamento pacifista dell’uomo la infastidiva,
“Non hai proprio intenzione di cambiare?”, il Dottore la guardò sorpreso e con naturalezza rispose
“Io sono cambiato, ora ho un’altra forma…Cambio continuamente!”
“No, intendevo caratterialmente…non vorresti, per così dire, rinnovarti?”, l’uomo non credeva a quello che sentiva, la sua Amy voleva cambiarlo?!
“Se mi rinnovassi non sarei più io, non sarei più il Dottore!”, Pond non ne era tanto convinta,
“Ti sei già leggermente rinnovato! Ad esempio non il tuo cravattino non è più ‘forte’ ma ‘figo’”, per il Dottore fu come una doccia di acqua gelata.
Il suo labbro inferiore iniziò a tremare, così come il resto del corpo e gli occhi gli si inumidirono.
Si rifugiò in un angolo, mentre cadeva in una specie di trance risucchiato dal ricordo di quel giorno maledetto.

 
Era una normale mattina e aveva deciso di andare qualche anno avanti nel futuro per una breve esplorazione (in realtà era alla ricerca della prima assoluta del suo videogioco preferito). Giunto al negozio un bimbetto di nove anni gli si era parato davanti impedendogli di entrare, e indicando il suo farfallino aveva chiesto, “Che roba è quella?”.
Stingendo tra le dita il tanto amato accessorio il Dottore rispose con nonchalance,
“Il mio cravattino, i cravattini sono FORTI”. Il bimbo si era messo a sghignazzare e guardandolo con pietà e disprezzo gli aveva sbattuto in faccia la
triste realtà ovvero:
“Sei proprio vecchio!”.
L’uomo ne rimase così shockato che costrinse il bambino a insegnarli il linguaggio moderno e aveva scoperto che il corrispondete moderno di “forte” era “figo; da quel giorno il suo vocabolario era cambiato. 
Nessuno avrebbe più osato dargli del vecchio.

 
Quando raccontò la storia ad Amy, questa si sganasciò dalle risate, iniziando a canzonarlo.
Il Dottore non si lasciò sopraffare:
“Comunque i miei 900 e passa anni li porto benissimo, a differenza di qualcun altro…”, la donna si rabbuiò,
“Che vorresti insinuare?”, lui alzò le spalle,
“Niente sottolineavo che porto i miei anni meglio di te, io almeno non ho ingoiato un cocomero intero”, la donna iniziò a fumare di rabbia.
“Ero incinta Dottore, IN-CIN-TA!”, lui la studio con un occhiata
“Ora però non sei più incinta, ma la pancetta ti è rimasta”.
Furono le sue ultime parole. La donna gli si scagliò adosso picchiandolo selvaggiamente, mentre lui urlava “Pond smettila! Stavo scherzando!”.
Le sue ultime parole famose.

 
 

…Non avrebbe potuto assistere a visione peggiore.
Gli si spezzò il fiato e tutto iniziò a giragli vorticosamente intorno.
Decine e decine di celle frigorifere riempivano un’immensa stanza bianca, dalle quale fuoriuscivano tubi spessi mezzo metro collegati ad un
alimentatore posizionato al centro della stanza e un altro apparecchio di grandi dimensioni che risplendeva di una sinistra luce giallognola.
Quella luce lo faceva sentire male, un dolore che proveniva dai meandri del suo cuore.
La conosceva bene quell’energia.
Quell’energia era parte della sua specie.
Dentro quelle celle c’erano dei Signori del Tempo.
Il Dalek si accorse della sua espressione stupefatta e infierì
“Già, la vostra specie non si è estinta…è stata ibernata” iniziò a ridere sadicamente “e prima che tu mi chieda il perché te lo dico io. La vostra immensa energia, capace di farvi essere immortali, ci serviva e ci serve tutt’ora per diventare i padroni dell’universo. Per questo li abbiamo lasciati vivere, siete come una batteria che ricarica le nostre astronavi e le nostre armi, una risorsa che purtroppo sta finendo, ma ora abbiamo te…”.
Una serie di immagini iniziarono a scorrere nella sua piccola, geniale mente: i Signori del Tempo, una razza che viveva in pace e in serenità nei meandri dell’universo; l’arrivo di invasori che avevano distrutto tutto, sterminando un intero popolo; un giovane Dottore, i quali sensi di colpa gravavano sulla sua coscienza da ormai troppi anni e la cui esistenza era segnata dalla solitudine; morte, sofferenza, distruzione.
Fu un gesto fulmineo, dettato dalla rabbia e dalla sete di vendetta che si stava scatenando dentro di lui. La mano luminosa di energia oltrepassò il corpo dell’alieno da parte a parte.
La faccia del mostro si contrasse in una smorfia di dolore, guardò Matthew stupefatto e cadde inerme a terra , una chiazza di sangue verde si formò sotto di lui.
Il rumore della caduta attirò l’attenzione dei altri Dalek che accorsero e appena videro il compagno morto si scagliarono contro il bambino che, tornato in se, tremava guardando il corpo a cui aveva appena tolto la vita.
“Come hai osato uccidere un nostro compagno? Pagherai con la morte la tua ribellione”, alzò un arto pronto a scagliarlo contro il piccolo, ma un
rumore improvviso e delle urla lo bloccarono.
Un soldato semplice si affacciò alla porta urlando:
“Veniamo attaccati!”
Tutti si precipitarono nella sala principale.
Al centro della stanza gli alieni tenevano sotto tiro una strana astronave, molto piccola, ma la più pericolosa in assoluto…una cabina blu.

 


 

-CONTINUA-

 
-Resuscito-

 
Dopo secoli del così definito “blocco dello scrittore” (se mi si può definire tale) sono tornata con il 6° capitolo. I Signori del Tempo ibernati? Il Dottore riuscirà a ideare un piano per salvare suo figlio? Tutto questo, caro lettore, lo scoprirai nel prossimo capitolo (che arriverà più velocemente di questo), perciò continua a seguirmi!
Intanto spero vivamente che questo capitolo ti sia piaciuto
J
Come sempre apprezzerei consigli su come migliorare il mio stile o altro, perciò non trattenerti dal fare anche una piccola recensione (“anche una piccola cosa può cambiare il mondo”), le accetto stra volentieri!
Grazie mille per il grande  sostegno che mi stai dando! Ciao alla prossima!

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Capitolo 8
*** Death ***


Death

 

Gli angoli della bocca di Matthew si piegarono formando un sorriso, a sento soffocò una risatina.
Il Dottore era arrivato, il suo papà l’avrebbe salvato da quegli orribili mostri e avrebbe liberato i Signori del Tempo. Quella serie di convinzioni scatenarono in lui una gioia insormontabile e iniziò a fremere dall’eccitazione, cosa che non passò inosservata ai Dalek che continuavano a guardare con odio gli intrusi. Intrusi che non avevano intenzione di uscire fuori dalla loro astronave blu.
Dopo minuti di sudata attesa un alieno spazientito decise di farsi avanti.
Molto lentamente arrivò di fronte alla cabina e con la stessa lentezza allungò un arto verso la porta. In quel preciso istante questa si spalancò, rivelando la figura slanciata di un giovane uomo, che con viso contratto si guardava intorno fissando i nemici uno alla volta e stringendo in un pugno un piccolo aggeggio che emanava una lucina verde alquanto sospetta.
“Papà sono qui”, una vocina nel fondo della sala attirò l’attenzione di tutti che si girarono a guardare il bimbo, bloccato dalla presa possente di un alieno.
Il viso del Dottore si rilassò, la paura di essere arrivato troppo tardi svanì e ne prese posto la consapevolezza di dover fare qualcosa alla svelta per salvare il figlioletto.
Approfittando della distrazione momentanea dei nemici, gli puntò contro il cacciavite sonico iniziando a sparare fasci di luce verde che  li avrebbero mandati in corto circuito, ma non fu così.
I colpi andarono a vuoto.
Non solo non sortirono l’effetto desiderato, ma attirarono nuovamente l’attenzione su di lui.
Non riusciva a spiegarselo, era sempre riuscito a sconfiggere i Dalek solo con l’ausilio di quel piccolo cacciavite, perché ora non funzionava?
Da dietro una porta metallica riecheggiò una risata sonora.
“Dottore, caro Dottore! Così mi deludi! Pensavi davvero che li avrei evoluti senza apportarvi alcune fondamentali modifiche?” quella voce…il Signore del Tempo la conosceva bene e non fu sorpreso di vedere che le sue idee erano fondate.
“Rory e così sei tu il loro nuovo capo…il loro creatore! Sei caduto in basso ragazzo mio”, Rory lo guardò con disgusto, tanto da sputare per terra.
“Senti da che pulpito viene la predica! Dall’amante di mia moglie…mi schifi. Non ti ho mai sopportato; per Amy sei sempre stato un eroe, ma a mio parare sei solo un pagliaccio!”, il Dottore ignorò la frecciata, anche se dentro di se sentiva ammontare la rabbia.
Rory lo aveva intuito e perciò continuò le sue provocazioni:
“Sei venuto per salvare tuo figlio, eh? Giusto, tu sei il salvatore, colui che riesce sempre a mettere a posto ogni cosa ed essere amato da tutti. Ma non è stato sempre così, vero? C’è stato un tempo in cui sei scappato mentre tutti avevano bisogno di te, per colpa tua un’intera specie si è estinta e ora cerchi di rimediare tentando di salvare quella umana. Per non parlare delle tue compagne di viaggio, le hai fatte morire tutte, persino la donna che amavi… Rose!” detto questo alzò il volume della voce “Non hai mai detto niente a Amy di lei e sappiamo tutti e due perché…amare Amy non ti farà dimenticare Rose!”.
L’atmosfera si fece pesante e la terra iniziò a cedere sotto i piedi del Dottore.
Quel nome che aveva sempre cercato di dimenticare era tornato e con lui la sofferenza, il vuoto, il rimorso.
Rose…la sua amata Rose…come aveva potuto pensare di sostituirla?
Si girò verso il Tardis e i suoi occhi si incrociarono con quelli di Amelia affacciata alla porta.
Lo guardava con aria interrogativa, come per chiedere conferma di quello che aveva appena appreso, mentre lui cadeva lentamente sulle ginocchia con uno sguardo perso nel vuoto.

 
Divertito e soddisfatto dall’essere riuscito nella sua impresa Rory si avvicinò al Dottore,
“Si Amelia hai capito bene, mi hai tradito con un bugiardo assassino” con un calcio colpì il Signore del Tempo dritto allo stomaco mandandolo a gambe all’aria.
Questi iniziò a boccheggiare in cerca di ossigeno, sputando gocce scure sul pavimento e rantolando qualche parola incomprensibile.
Amy si lanciò adosso al marito, nel tentativo di fermare la sua furia omicida e ucciderlo lei a sua volta, ma fu preceduta da dei Dalek che le saltarono adosso bloccandola a terra.
Matthew che aveva assistito impotente alla scena cercò di liberarsi assettando un calcione all’alieno che lo teneva prigioniero, dritto verso quelle che dovevano essere delle gambe.
La potenza del colpo fu micidiale, con un sonoro “Crack” le ossa i due arti inferiori dell’essere si ruppero, facendolo cadere a terra e morire pochi istanti dopo.
Con estrema velocità e agilità si diresse verso i genitori, ma nel tentativo di liberarli un pugno lo colpì in pieno viso, catapultandolo adosso al muro.
Alla vista della violenza inferta al piccolo, il Dottore recuperò di colpo le forze e alzandosi in piedi urlò diretto all’assalitore: “Come hai osato toccare mio figlio?!”.
L’alieno iniziò a sghignazzare divertito dalla reazione dell’uomo e gli fece un cenno con aria di sfida.
Nonostante il suo furore il Dottore sapeva bene che non avrebbe mai potuto usare la violenza, neanche per salvare il suo stesso figlio. Aveva, però, in mente un piano.
Mise due dita in bocca e tirò un lungo e sonoro fischio.
Tutti si zittirono di colpo.
Il rumore di passi sovvenne subito dopo. Passi pesanti, lenti, che non annunciavano nulla di buono.
E come per dare conferma alle orribili congetture che si stavano formando nelle menti dei presenti, due figure imponenti fecero capolino dal Tardis per poi uscivi in tutta la loro ferocia.
“Cari Dalek vi presento i miei amici  Maggie e Bill!” i due coccodrilli iniziarono ad aprire e chiudere la bocca facendo schioccare le fauci e mostrando una portentosa dentatura che fece rabbrividire anche i nemici più virili.
 Rory non si fece impressionare e iniziò ad incitare il suo esercito,
“Sono solo dei rettili! Non sono dotati della vostra stessa intelligenza e astuzia”, quasi a capire le parole dell’uomo uno dei due coccodrilli si voltò nella sua direzione, lo fissò dritto negli occhi e iniziò a spazzare il pavimento con la coda.
L’uomo rimase immobile, mentre dei brividi iniziarono a percorrergli la spina dorsale. Cercò comunque di mantenere la calma e la freddezza, in modo da costituire un esempio ai suoi sottomessi. L’animale, da parte sua, fiutava la paura dell’uomo, ne era divertito e non appena sentì il comando di attacco da parte del Dottore si diresse con sorprendente agilità verso il nemico spalancando le fauci.
Un Dalek si mise tra la bestia e il capo nel tentativo di proteggerlo, ma fu afferrato, stritolato e lanciato in aria come una bambola di pezza. Altri iniziarono a sparargli con i raggi laser, ma la spessa corazza dell’animale assorbiva i colpi e non si formò nemmeno un graffio.
L’intera massa dei nemici andò nel panico.
Quando il secondo coccodrillo si avvicinò agli assalitori di Amy questi fuggirono, lasciandola libera. Subito la donna si precipitò dal figlioletto svenuto e sollevandolo notò un leggero filo di sangue colargli dal naso. Lo scosse piano nel tentativo di svegliarlo e lui con fatica immane aprì gli occhi facendole così sapere che stava bene.
Lo stesso non si poteva dire dei Dalek,  uno dopo l’altro venivano divorati dai due coccodrilli e la strizza di Rory aumentava  a dismisura.
“Avanti uccideteli!”, un colpo di genio lo investì subito dopo.
Si avvicinò ad un soldato sfilandogli dal cinturone una mini granata che lanciò nella bocca del animale non appena la spalancò.
Il botto fu tremendo, l’intera nave fu pervasa da uno scossone, quello che restò del coccodrillo era spiaccicato nelle pareti della sala.
Rendendosi conto della morte del suo compagno il secondo animale si scagliò adosso all’uomo, ma anche per lui il destino fu lo stesso.
Il Dottore non riusciva a credere a ciò a cui aveva assistito, il suo piano era fallito e i suoi amichetti morti. Amelia balzò in piedi, raccogliendo la terra il fucile di un alieno divorato e con un urlo selvaggio iniziò a sparare alla massa di nemici.
Non si era accorta di lui e quando se ne rese conto era troppo tardi.
Il calcio di un fucile le arrivò dritto nella tempia, la morte fu istantanea.
Quando cadde una piccola pozza rossa si formò all’altezza della testa, arrivando fino alle manine di Matthew che guardava la figura inerme della madre, con occhi sbarrati dal panico.
“Mamma…MAMMA!”, scosse piano il corpo della donna e posò l’orecchio sul suo petto…il nulla.
“Pond!” il Dottore cercò di raggiungerla, ma i Dalek gli sbarrarono la strada e, puntandogli adosso le armi, fecero fuoco.
Il tempo si bloccò. Le immagini iniziarono a scorrergli davanti come fotogrammi.
I colpi che si avvicinavano al Dottore, il suo corpo che si accasciava al suolo, l’urlo di trionfo dei Dalek e il sorriso soddisfatto di Rory.
Poi la vista gli si annebbiò e tutto ciò che aveva represso dentro si scatenò.
Un’onda di energia  fece volare in aria i carnefici e cadere pesantemente a terra.
I circuiti elettrici dell’astronave esplosero e le luci si bruciarono.
Gli alieni e il loro capo non capivano cosa stesse succedendo e all’improvviso furono investiti da un fascio di luce che li abbagliò, costringendoli a socchiudere gli occhi.
Matthew brillava come una stella emanando scosse elettriche che non solo mandavano in corto circuito l’astronave, ma si scaricavano nello spazio attorno ad essa.
I suoi stessi occhi si colorarono di bianco, lanciando scintille ovunque volgesse lo sguardo. L’energia che emanava era così intensa che iniziò a sollevarsi da terra, fluttuando nell’aria e con voce roca e profonda, degna del Signore del Tempo che era in lui, dichiarò:

“La pagherete per aver ucciso i miei genitori, la pagherete molto cara”.

 

 
-CONTINUA-

 


 

-Bo-

Sono tornata prima del previsto perché l’ispirazione mi ha investita di colpo (le piccole gioie della vita). Devo dire che mi sono particolarmente divertita a scrivere questo capitolo, non nel far morire il Dottore e Amy è chiaro, ma nel descrivere le scene di combattimento che spero siano ben descritte. Non è stato facile far morire i miei due personaggi preferiti e ti prego di non odiarmi per averlo fatto.
Umm…beh se vuoi sapere come andrà a finire continua a seguirmi!
J
Spero che questo ennesimo capitolo ti sia piaciuto e se hai consigli da darmi o anche una piccola recensione (“anche una piccola cosa può cambiare il mondo) sappi che l’accetterò molto volentieri!
Grazie per aver continuato a leggere la mia storia, ciao alla prossima!

 

 

 

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Capitolo 9
*** Choice ***


Choice

 

 

…“La pagherete per aver ucciso i miei genitori, la pagherete molto cara”.
I Dalek lo guardavano terrorizzati, mentre Rory iniziò a sbraitare ordini preso dall’isteria.
Nessuno però lo ascoltò, erano troppo presi a fissare con occhi socchiusi quel bambino che in pochi secondi si era trasformato in una macchina di morte e ora li guardava con odio, facendoli raggelare.
“Che diavolo vi è preso?! Avanti, prendetelo!”, nessuno si mosse.
Spazientito spinse un alieno nella direzione di Matthew, questi non fece in tempo ad alzare la testa, che un raggio lo vaporizzò e di lui restarono pochi residui di polvere.
Il panico si diffuse, iniziarono a sparare adosso al piccolo che assorbiva i colpi e li rifletteva come uno specchio, provocando una carneficina.
L’astronave veniva scossa violentemente, tanto che c’era bisogno di un appoggio per reggersi in piedi. Rory, che temeva di vedersi esplodere con la sua nave, tentò di fermarlo:
“Smettila! Se continuerai così ci farai esplodere tutti, compresi i tuoi amichetti” con un cenno indicò la porta dietro la quale erano rinchiusi gli altri Signori del Tempo.
A quell’affermazione il bambino si calmò, cercando di controllare l’energia distruttiva e indirizzare di nuovo la forza dentro di sé.
“Così va meglio” l’uomo ghignò “Mi stavo sbagliando nel valutarti, non sei come tuo padre, sei meglio…molto meglio! Perciò mi stavo chiedendo: perché non prenderlo con me? In fondo sei sempre il mio figliastro e non mi dispiacerebbe avere un braccio destro forte come te nella mia campagna distruttiva. Che ne dici piccolo? Vuoi morire da perdente o diventare il più potente Signore del Tempo mai esistito?”.
Matthew non proferì parola, i suoi occhi dipinti d’odio lo fissavano bramosi di vendetta.
Rory sapeva che quell’offerta, che per molti sarebbe stata allettante, non faceva alcun effetto al piccolo, anzi aumentava la sua repulsione e la sua rabbia.
Perciò decise di colpire quello che era effettivamente Matthew, un bambino e non più il suo spirito di Signore del Tempo.
“Matthew, sei sicuro di combattere dalla parte dei buoni?”, ancora una volta il bimbo non rispose e si limitò a fissarlo “Beh, sicuramente ne sarai convinto, visto tutto quello che hai fatto a me e al mio piccolo esercito. Mi dispiace doverti disilludere piccolo, ma il tuo amato Signore del tempo non è quello che dice di essere…” si girò verso un grande schermo e dopo aver pigiato qualche tasto si aprirono una serie di schede e finestre e, in mezzo a tutto, comparve la faccia del Dottore.
Matthew non riusciva  a capire l’intenzioni dell’uomo e con fare ingenuo chiese:
 
“Che significa?”,
“Ora lo vedrai”.
Aprì un file e una lunga lista di nominativi gli si presentò davanti, rimase a fissare per alcuni secondi gli ultimi nomi e le sorti ad essi associate.
Tutti i compagni del Dottore erano stati abbandonati, o erano morti. C’era chi aveva continuato la sua vita, conservando il suo ricordo nel cuore e chi non avrebbe mai più potuto ricordare.
Dati, dati, solo dati di anime che erano state in pena per lui e che con estrema semplicità lui aveva rimpiazzato. 
Visi, visi, visi tutti diversi, niente in comune per non ricordare, per non attaccarsi al passato. Allora era quello il Dottore, un uomo in fuga da tutto e da tutti.
Un uomo che dopo un periodo di tempo si stufava delle persone e le lasciava, un uomo irresponsabile, a volte immaturo, valeva davvero la pena di lottare per lui?
“Allora Matthew, che ne pensi? Questo è tuo padre e sai…penso proprio che rimarrà tale per poco tempo, lui non è fatto per la vita sedentaria. E’ un nomade che viaggia nel tempo e può avere tutto quello che vuole, non ha bisogno di voi per essere felice”.
Il bambino rimase spiazzato e quel piccolo dubbio che si era sempre rifiutato di ascoltare stava piano-piano riaffiorando nella sua mente, sempre più forte.
Guardò l’uomo che giaceva a terra, e non lo riconobbe più. In fondo, chi era realmente il Dottore? Il Dottore Chi?
Più guardava il bambino e più si rendeva conto che il suo piano aveva portato ai risultati sperati. Questione di poco e avrebbe avuto l’essere più forte dell’universo nelle sue mani, Rory ne era certo.
“Unisciti a me e potrai essere veramente felice e.. amato, figlio mio!” si avvicinò, mettendogli un braccio attorno alle esili spalle e stringendolo a sé.
Matthew rimase paralizzato, era confuso e combattuto: una parte di lui era fedele al Dottore, era suo padre e non l’avrebbe mai abbandonato…o si?
Una sequenza di ricordi legati all’uomo iniziò a scorrergli nella mente. Preso da un raptus violento spinse via l’uomo che lo stava abbracciando e per
un momento la coscienza lo tormentò a causa dei dubbi che aveva iniziato a nutrire.
“Non tradirò mai il Dottore…mio padre!”, lo sguardo fermo e deciso rifletteva l’uomo che era in lui.
“Se questa è la tua scelta dovrai pagarne le conseguenze…soldati!”, i Dalek che nel frattempo si erano ritirati seguendo la scena da un posto sicuro, iniziarono ad avvicinarsi intimoriti, “staccate la spina”. Gli alieni s’illuminarono al comando del capitano e con foga si diressero nella stanza blindata, nella camera dei Signori del Tempo.
“Piccolo, dolce Matthew. La tua energia ha fatto andare in cortocircuito la nostra nave, ma non c’è nessun problema perché noi abbiamo il Tardis”, il bambino lo guardò di sbieco:
“Voi avete cosa?”, una forte botta lo investì facendolo cadere a terra, tutto iniziò a farsi molto scuro.

 
Quando rinvenne intorno a se era calato il silenzio più completo, gli alieni e Rory erano scomparsi e con loro anche il Tardis. La stanza era illuminata da delle lievi scosse di elettricità che l’attraversavano come un lampo, colorando di giallo le facce dei cadaveri che giacevano a terra.
Matthew si avvicinò a uno di quei cadaveri, uno in particolare. Gli appoggiò una manina sul petto, nel punto esatto in cui il cuore aveva cessato di battere poco prima.
Chiuse gli occhioni concentrandosi al massimo.
Una leggera brezza si alzò nella stanza, dell’energia iniziò a scorrergli dal giovane cuore, verso le braccia, fino alle mani. Una sorta di fluido e polvere splendente, che penetrò nell’uomo e piano piano si diffuse in tutto il corpo, facendolo risplendere.
“Matthew”, riaprì gli occhi
“Dottore!” il bimbo gli buttò le braccia al collo e l’uomo da canto suo lo strinse forte a sé, stampandogli un bacio sulla fronte.
“Che cosa è successo? Che ti hanno fatto? Dove sono andati?...aspetta” si alzò in piedi ruotando su se stesso “Dove il mio Tardis?!”.
Spiegare al Signore del Tempo che gli alieni, guidati da Rory, l’avevano “rubato” non fu un impresa facile, anche perché il Dottore fu preso da un attacco di isterismo puro e iniziò a calciare una sedia in lamiera, facendosi pure male.
Frustato iniziò a camminare in tondo, parlando tra se e sé, mentre Matthew usava la sua energia vitale per resuscitare la madre, ancora inanime.
“Che stai facendo?”, lo staccò dal corpo della madre che nel giro di pochi secondi si risvegliò, “non puoi usare la tua energia vitale per resuscitare le persone, questo non si può fare!”.
Il bambino, che nel frattempo l’aveva completamente ignorato, troppo preso dalla madre, lo guardò perplesso, “Perché non posso?”.
Il Dottore si strappò i capelli, “Perché…bentornata tra noi Pond!,…perché così facendo diventerai mortale. Quell’energia ti serve per le trasformazioni, se la usi per resuscitare i morti e uccidere non ne avrai più per te stesso!”.
La povera donna nel frattempo si guardava intorno scioccata, non sapeva se più per la carneficina del figlioletto o per il fatto che poteva “trasformarsi” come il padre.
Il piccolo Signore del Tempo alzò le spalle,
“Non importa, l’importante è che voi siate vivi!” gli sorrise e il Dottore di fronte a QUEL sorriso non riuscì ad obbiettare. Già erano vivi, ma per quanto ancora?
Tutto nella nave aliena era andato in corto circuito, i comandi erano quindi inutilizzabili e le speranze di salvezza nulle.
-Ci deve essere un modo, pensa Dottore pensa, pensa…- l’uomo strizzò gli occhi concentrandosi a tal punto che la sua mente iniziò a fumare, poi come ad esaudire le sue preghiere l’idea arrivò e fu come un fulmine a ciel sereno, una piccola esplosione. E infatti si trattava proprio di quello, un esplosione.

 
“Che cosa?!! No assolutamente!”, il Dottore la guardò confuso
“Pond mi sorprendi! Una volta eri più avventuriera, si vede che stai invecchiando!”, un’affermazione che gli costò il naso. La scarpa di Amy gli si spiaccicò in fronte provocandogli fiotti di sangue e, come se non bastasse, gli urlò in faccia:
“Non voglio che mio figlio si trasformi continuamente come fai tu! Non è psicologicamente preparato, né adatto, essendo per metà un essere umano” per poi stringere il bimbo a sé come a proteggerlo da quella cruda realtà.
Il Dottore scattò in piedi:
“Certo che è preparato e adatto! E’ comunque per metà Signore del Tempo ricordalo! Non puoi ignorare quello che realmente lui è, ovvero l’ultimo della sua specie”, iniziò una vera e propria discussione che il piccolo Matthew non poteva sopportare e alla quale sfuggì, rifugiandosi nella cella dove erano rinchiusi i suoi simili.

Lì tutto era maledettamente silenzioso, tristemente silenzioso, così silenzioso che il bambino poteva sentire il suono dei suoi neuroni che lavorarono e prese la sua decisione… .

 

 

 

 

-CONTINUA-

 

 

 

 

 

 

 

-Perdono-

*Si inchina a terra pregando perdono*

Eccomi dopo 3 mesi (scusate ç_ç) con il nuovo capitolo! Purtroppo non sono riuscita a pubblicare qualcosa prima a causa della scusa e problemi vari e perciò vi chiedo di perdonarmi.
Quale sarà il piano del Dottore, contrariato da Amy?
Che decisione avrà preso il piccolo Matthew?
Le risposte al prossimo capitolo che, lo prometto, pubblicherò a breve! Quindi caro lettore continua a seguirmi!
Come dico sempre spero che questo ennesimo capitolo ti sia piaciuto e se hai consigli da darmi o anche una piccola recensione (“anche una piccola cosa può cambiare il mondo) sappi che l’accetterò molto volentieri!
Grazie per aver continuato a leggere la mia storia, ciao alla prossima! 

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Capitolo 10
*** Il risveglio esplosivo ***


Il risveglio esplosivo

 

 

…prese la sua decisione… .

 Quando tornò nella sala di controllo i suoi genitori stavano ancora litigando, ma si bloccarono nel vedere centinaia di occhi che li fissavano silenziosi,
“Mamma…Dottore, vi presento i Signori del Tempo!”.

Gli occhi del Dottore iniziarono a girare vorticosamente da un viso all’altro, non sapendo dove posarsi. Mille domande iniziarono a balenargli in testa, nonostante provasse ad aprire la bocca non riusciva ad emettere alcun suono; situazione alquanto bizzarra se si pensa che stiamo parlando del Dottore. Amy era nella sua stessa situazione, sorpresa e perplessa, non riusciva a spiegarsi la scena che si trovava davanti; a tutto pose rimedio il bambino che raccontò di come i Dalek fossero riusciti a sopravvivere e ad usare l’energia dei Signori del Tempo per evolversi, quella stessa energia che lui aveva deciso di sacrificare per riportarli in vita, rendendolo un essere mortale.
La rivelazione non fece piacere al Signore del Tempo per eccellenza, ma comprese il gesto d’amore del figlio e fu pervaso da un’ondata di entusiasmo che lo portò ad abbracciare e baciare tutti i “resuscitati”, saltellando da una parte all’altra della navicella e prendendo il piccolo sulle spalle.
“Pond l’hai fatto proprio bene! Ora sei convinta che il piano possa funzionare?”, la donna gli si avvicinò posandogli le labbra sulla bocca, cosa che fece ridacchiare Matthew ed arrossire il Dottore,
“Tu che dici Dottore?”, l’uomo sorrise e voltandosi verso i presenti iniziò ad illustrare loro il piano, traducendolo nella loro lingua madre.
“Un attimo di attenzione prego! Salve a tutti io sono il Dottore, vi amo immensamente dal profondo della mia anima e sono felice di vedervi ancora vivi. Come sapete i Dalek, nostri nemici per eccellenza, vi hanno usati per distruggere interi mondi e galassie animati dall’obiettivo di conquista universale. A questo scopo hanno rubato il MIO Tardis, ovvero la mia “macchina del Tempo”, il che è una situazione alquanto critica perché ora hanno tutto lo spazio e il tempo a loro disposizione. Quindi, arrivando al dunque, con la consapevolezza che quegli esseri spregevoli useranno la MIA piscina e la MIA biblioteca personali, suggerirei (mi è difficile dirlo) di…far esplodere il Tardis ed usare l’energia dell’esplosione per tornare a casa, al pianeta Terra”.
Un borbottio generale invase l’intera stanza, un vecchietto si fece spazio tra la folla, il Dottore lo riconobbe subito:
“Bob, quanto tempo! Come va l’artrite?”, il vecchietto gli puntò contro una bagolina
“Senti un po’ giovanotto, non ci voglio andare in posto dove rischio di venire mangiato da un dinostro, sono troppo giovane per morire ho tutta la vita d’avanti! Comunque l’artrite va bene guarda qua” iniziò a saltellare su un piede, Matthew lo guardò con aria interrogativa non avendo capito una parola di quello che aveva detto, mentre il Dottore sorrideva divertito e rivolgendosi al figlio gli chiese
“Tu hai idea di cosa sia un dinostro? Penso sia una specie vissuta nel vostro pianeta qualche migliaio di anni fa…”.
Il bimbo ci ragionò un attimo su e arrivò alla conclusione che il vecchietto aveva storpiato la parola “dinosauro” in “disostro”; quindi rivolgendosi all’anziano, lo rassicurò:
“Signore i dinosauri si sono estinti migliaia di anni fa, non c’è più pericolo…”.
Per tutta risposta il vecchietto lanciò in aria la bagolina, gridò entusiasta e con una vigorosa pacca nelle spalle del Dottore, annunciò a nome di tutti:
“Allora figliolo…riportaci a casa!”.

 “Ragazzi siete pronti ai fuochi d’artificio?”
Tutti si strinsero attorno a lui, con gli sguardi volti in alto, verso l’universo che si apriva al di là del finestrone della sala di controllo.
Sfilò il cacciavite sonico dalla tasca della giacca, puntandolo verso l’alto, ma ebbe un ripensamento e decise invece di passarlo al figlio.
“A te l’onore Matthew”, il bimbo lo guardò con occhi sgranati
“Sei sicuro Dottore? La perderai per sempre!”, la grande mano dell’uomo gli scompigliò i capelli.
“Non preoccuparti piccolo, la mia Sexy saprà cavarsela, per quanto riguarda i Dalek…beh…”.
Il bimbo annuì, ai Dalek e a Rory spettava la punizione che meritavano e prendendo l’oggetto tra le mani, lo puntò verso il cielo:
“GERONIMOOO”, premette il pulsante.

Una grande esplosione investì l’universo.

 

 

10 ANNI DOPO

 
 

“Papà, papà! Domani ho una ricerca di storia, mi puoi aiutare?”
L’uomo si sistemò il cravattino, specchiandosi con fare elegante,
“Tesoro dovresti prepararti, tra poco ci sarà la cerimonia per la consegna dei diplomi di tuo fratello!” abbassò gli occhi, scrutando il visetto imbronciato di sua figlia.
La bimba scosse la testa, facendo ondeggiare i riccioli rossicci e guardandolo di rimando contrariata.
“Ma papà è importante, devo consegnarla entro domani! E poi siamo già stati alle altre tre feste, possiamo saltarne una per una volta!”.

Il piccolo Matthew, ormai 14enne, grazie alla sua straordinaria intelligenza, era stato riconosciuto come il più giovane genio della storia. All’età di soli 10 anni era riuscito ad ottenere la laurea in giurisprudenza e grazie alla sua fama ormai a livello mondiale, aveva creato un nuovo emendamento che decretava il diritto di cittadinanza mondiale ai Signori del Tempo, che ora vivevano perfettamente integrati con l’umanità.

Il Dottore le scompigliò la folta chioma, sorridendole rassicurante
“Sai che per Matthew è molto importante che siamo presenti! Melody ti prometto che ti aiuterò stasera, ora vai a cambiarti, la mamma ti starà cercando. Conoscendola sarà già infuriata…”, di riflesso il suo corpo fu scosso da un brivido, reazione che fece ridacchiare la piccola.

Infatti conosceva bene il timore referenziale che il suo papà nutriva nei confronti della mamma, quella donna era in grado di mettere in soggezione un intero esercito, letteralmente.
Lei, la piccola Melody Pond, non era da meno.
Diversamente dal fratello, che con il tempo era diventato un ragazzo responsabile e pacifista come il padre, lei era una piccola ribelle.
Un caratterino molto “piccante”, diventava irresponsabile solo per provare il brivido dell’avventura, era coraggiosa, forte e intimidatoria. Non permetteva a nessuno di pestarle i piedi, tutti la rispettavano e ne avevano quasi paura.
Come Matthew anche lei era nata con un’intelligenza superiore, ma era una dote che non sfruttava appieno. L’unica cosa che veramente le interessava era la storia, specialmente quando a raccontarla era suo padre!
Amava ascoltarlo parlare delle sue avventure nei nove secoli della sua vita e non vedeva l’ora di diventare abbastanza grande per seguire il suo esempio.
Contrariamente a quello che sperava Amelia Pond, anche lei era in grado di rigenerarsi. La scoperta del fatto era stata a dir poco sensazionale!

Durante un’ecografia di routine lo schermo era improvvisamente diventato bianco e la pancia di Amy si era accesa di una luce abbagliante, come una lampadina. La dottoressa era svenuta dalla sorpresa, mentre il Dottore si era messo a saltellare eccitato per tutta la stanza, imitato da Matthew. Quel trambusto fece accorrere altri infermieri, che alla vista della pancia della donna erano corsi a chiamare il medico primario. Al suo arrivo, la piccola aveva diminuito l’intensità luminosa, rendendo così possibile la proiezione della sua ombra all’interno della pancia, per poi agitare una manina a mò di saluto a tutti i presenti. 

“Ti prego papi! Potremo usare la cabina, così torniamo indietro nel tempo in modo da rendere perfetta la mia ricerca e ritorniamo a casa dopo “due minuti” così da andare tutti alla cerimonia! Fammi felice, lo sai che ti voglio bene…” sporse un labbro, supplicandolo con gli occhi.
Il povero Signore del Tempo, che adorava a prescindere la sua bambina, fu costretto ad accettare.
La prese per mano, correndo velocemente giù per le scale, fino al giardino dov’era parcheggiata una piccola cabina blu della polizia.
Il Dottore l’accarezzò dolcemente con una mano, guardandola con un’espressione colma d’amore:
“Fortunatamente la mia Sexy ha resistito all’esplosione, la mia dolc…”, Melody lo interruppe prima che iniziasse a sbaciucchiare la macchina del tempo,
“Si papà sappiamo tutti quanto ami il tuo Tardis, però adesso dobbiamo andare prima che ci veda mamma!”.
Non fece in tempo a finire la frase, che la donna comparve con espressione feroce davanti alla porta, appoggiandosi agli stipiti:
“Dove diavolo credete di andare voi due?!”, il Signore del Tempo sorrise innocentemente,
“Porto un attimo Melody a fare un giro, torniamo tra 5 minuti…ti amo!”.
La rossa lo fulminò:
“Dottore non azzardarti a chiudere la porta…”, la porta si chiuse,
“…Dottore…”, il Tardis iniziò a suonare la sua melodia,
“…Dottore”, piano-piano scomparve,

 

DOTTOREEEEEE!!!!”.

 

 

 

Fine

 

 

 

 
-Ultimo spazio-

 Emmmm…lo so avevo promesso di tornare a breve....ma le vacanze mi hanno trascinata. Chiedo umilmente perdono! Q_Q
Ultimo capitolo, sinceramente un po’ mi dispiace di essere già arrivata alla conclusione, scrivere questa storia è stata veramente una  “meravigliosa avventura”!
E devo ringraziare te caro lettore, per avermi sostenuta e incoraggiata, senza il tuo supporto non penso sarei andata avanti molto.
Spero davvero con tutto il cuore che la mia storia ti sia piaciuta, che ti abbia divertito e che ti abbia fatto trascorrere del tempo piacevole.

 Come sempre desidererei ricevere consigli o un giudizio, in modo da poter migliorare e sentire il tuo parere in merito. Ricordo “ANCHE UNA PICCOLA COSA PUO’ CAMBIARE IL MONDO”, quindi non trattenerti! :D

 
Grazie per avermi seguita in questa travagliata vicenda, un grande saluto a tutti,
ALLA PROSSIMA AVVENTURA, GERONIMOOOOOOOOOOO!

 

 

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