Il figlio del tempo di moonwolf (/viewuser.php?uid=236570)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il piccolo Matthew ***
Capitolo 2: *** Papà per un giorno ***
Capitolo 3: *** Mi dispiace... ***
Capitolo 4: *** Verità nascoste ***
Capitolo 5: *** Figlio del Tempo ***
Capitolo 6: *** Il rapimento ***
Capitolo 7: *** I Signori del Tempo ***
Capitolo 8: *** Death ***
Capitolo 9: *** Choice ***
Capitolo 10: *** Il risveglio esplosivo ***
Capitolo 1 *** Il piccolo Matthew ***
Il piccolo Matthew
“Mi posso fidare?” la donna lo guardò alzando un sopracciglio,
“Si certo! Cosa vuoi che ci voglia? E’ solo un bambino!” le sorrise per tranquillizzarla.
“Ti sbagli! E’ il MIO bambino, quindi mi raccomando!”, l’uomo annuì.
Una nuova cosa che aveva scoperto degli umani, in particolar modo, delle mamme umane, era la loro iper protettività. Una cosa alquanto pericolosa dal suo punto di vista.
Nel suo pianeta era tutto diverso, le mamme si occupavano dei loro piccoli solo per un breve periodo. I bambini venivano poi portati in un istituto, per diventare dei veri e proprio signori del tempo. Non ricordava com’era sua madre, sapeva solo che aveva una voce dolce che riusciva sempre a tranquillizzarlo quando piangeva.
Uno singhiozzo lo riportò alla realtà. Si affacciò alla cameretta del bimbo, mentre un pianto disperato si scatenò dalla culla.
Iniziò ad avvicinarsi un po’ timoroso.
Sapeva farci con i bambini, conosceva anche il loro linguaggio, ma quello non era un bimbo qualunque, era il figlio di Amelia Pond! Dalla culla una personcina lo guardava con occhi colmi di lacrime e lo sguardo curioso.
Rimase colpito dalla profondità di quello sguardo: gli occhioni verdi, tali e quali a quelli della madre, lo scrutavano fin dentro l’anima.
Lo prese tra le braccia facendolo dondolare, il piccolo smise subito di piangere iniziando a giocare con il cravattino dell’uomo.
“Ti piace? Eh lo so! I cravattini sono fighi! Sei intelligente lo sai? Molto intelligente! Proprio come la tua mamma!”, come a rispondere alle sue affermazioni, il bambino allungò la mano paffuta e la richiuse sul dito dell’uomo.
“Oh! Sei anche forte! Mi piaci piccoletto!...dovremo uscire io e te, ti mostrerò il mondo, lo spazio e il tempo! Ma non dirlo a tua madre, sai come sono le mamme! Iper protettive e non voglio essere definito un irresponsabile, Dio solo sa cosa potrebbe farmi quella donna! Quindi shh! Sarà il nostro piccolo segreto!”. Il bimbo gli fece un sorriso di approvazione, sbiascicando qualche suono incomprensibile che fece, però, ridere l’uomo di gusto.
“Ok allora è deciso, Disneyland stiamo arrivando!”.
“Ok allora: il biberon c’è, il latte in polvere pure, la carrozzina c’è….cosa ci manca?” il bimbo emise un versetto, “E’ vero! Come potrei dimenticare i pannolini!”.
Entrò nel Tardis con il bimbo in braccio e spingendo la carrozzina con la mano libera, iniziando a girovagare per le centinaia di stanze, alla ricerca di quella più adatta per ospitare un neonato.
Dopo minuti di ricerca si ritrovò di fronte ad una porta in legno,
“Legno, che strano…non mi ricordavo di avere una qualsiasi cosa fatta di legno”, aprì la porta mentre un odore familiare lo avvolse, riportandogli alla mente il passato.
Il lampadario emise una luce fioca che illuminò i pochi, ma preziosi oggetti nella stanza.
Un piccolo armadio in legno addossato alla parete, un cassettone e, al centro della stanza, una piccola culla anch’essa in legno.
L’uomo si avvicinò a quest’ultima, iniziando ad ingoiare aria dall’emozione.
Una culla molto semplice, decorata con le iscrizione della sua civiltà e una giostrina musicale elettrica con le varie galassie e stelle. Con l’aiuto del cacciavite sonico fece partire la dolce melodia che l’aveva sempre accompagnato nelle notti della sua infanzia. Il bambino emise un gridolino.
“Ti piace? Questa era la mia culla” la voce gli morì in gola, gli veniva da piangere, ma commuoversi era così umano!
Vi ripose il piccolo delicatamente, iniziando a dondolarlo finché non si addormentò. Amy e Rory erano molto fortunati e ora, con quel piccolo dono dal cielo, una bellissima famiglia.
Lui non aveva mai avuto una famiglia, l’idea di stabilità e quotidianità gli dava la nausea, ma ultimamente sentiva che qualcosa gli mancava.
Sentiva il bisogno di andare più spesso a trovare i Pond, loro erano diventati il suo punto di riferimento e, cosa che non avrebbe mai ammesso, la sua famiglia.
C’era sempre stato per loro, aveva partecipato ad ogni occasione speciale.
Come la nascita del loro primo figlio, Matthew .
Ricordava bene quel giorno. Rory aveva il turno di notte e il Dottore era rimasto a dormire da loro per non lasciare sola Amy, che era agli sgoccioli della gravidanza.
I Pond avevano deciso di mettere a disposizione una camera della loro casa per i soggiorni del Dottore.
Erano appena andati a dormire, ognuno nelle rispettive camere, quando Amy aveva iniziato ad urlare dicendo che le si erano rotte le acque.
Uno dei più brutti momenti della vita del Dottore, che si era fatto prendere dal panico non sapendo cosa fare. In quel occasione si era beccato una sberla da Amy, infuriata e sofferente. Si era calmato e l’aveva portata di corsa all’ospedale, sebbene non guidasse un veicolo terrestre da molto tempo.
L’aveva sostenuta durante tutto il parto, mentre Rory veniva soccorso dalle infermiere per i continui svenimenti. Le aveva tenuto la mano, mentre lo guardava terrorizzata sibilò con voce roca e affaticata “Dottore ho paura”.
Anche lui aveva paura, ma doveva essere forte, per Amy.
“Amelia Pond per una buona volta fai quello che ti è stato detto e spingi!” e così con un ultimo disperato sforzo era riuscita a dare alla luce un bellissimo bambino.
Quello stesso bambino che ora stava guardando dormire placidamente, con le manine strette a pugnetto e il visino corrucciato come quello della madre quando veniva contrariata.
Si ritrovò a sorridere, mentre usciva dalla stanza saltellando euforico.
Impostò il Tardis digitando Disneyland quattro anni nel futuro, per essere sicuro di trovarvi giostre nuove e divertenti.
“Geronimooo!”, abbassò la leva e la vecchia cabina, con un rombo, partì.
Angolo dell'autrice (ho sempre desiderato scriverlo *.*)
Innanzitutto Ciao caro lettore!, e grazie per aver deciso di leggere la mia storia, spero che continuerai a farlo! Ho deciso di stravolgere, per così dire, le cose perché devo dire di essere rimasta un po’ delusa dalla fine che hanno fatto Amy e Rory (soprattutto Amy u.u) . Comunque la pace non durerà per molto, grandi segreti si celano sul piccolo Matthew, quali saranno? Continua a leggere e lo saprai! ^_^
Ultima cosa: sarò sincera, non ero sicura di pubblicare questa storia, essendo la mia seconda ff non ero certa della sua qualità e non ne sono tutt’ora, apprezzerei perciò consigli da parte tua su come migliorare il mio stile di scrittura!
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Capitolo 2 *** Papà per un giorno ***
htlom
Papà
per un giorno
Una brusca
frenata lo avvisò dell’arrivo. Senza perdere
neanche un secondo sporse la testa
fuori: decine e decine di giostre, musica che rendeva
l’atmosfera festosa,
bambini accompagnati dai genitori che correvano eccitati di qua e di
là con gli
occhi colmi di meraviglia, come i suoi in quel momento. Chiuse la porta
catapultandosi nella stanza del bambino, impaziente di andare a
divertirsi.
“Matthew!
Siamo
arrivati!”, rimase di stucco trovandosi di fronte ad un
bimbetto alto poco più
di un metro.
“Dov’è
finito Matthew? E tu chi sei?” come diavolo ci era entrato un
bambino nel suo
Tardis?!
“Io
sono
Matthew!”, il Dottore strabuzzò gli occhi.
“Non
è
possibile! Tu sei un bambino di quattro anni che sa già
parlare! Matthew è in
quella fase del infanzia dove l’unica cosa che sa fare bene
è: mangiare,
dormire e riempire pannolini! Com’è possibile
che…?” si bloccò sbiancando
improvvisamente.
Quattro
anni…lui aveva impostato il Tardis quattro anni nel futuro,
ma non era mai
successo che i viaggi nel tempo influissero
sull’età fisica di una persona. Un
dubbio improvviso lo assalì, e se quella stanza in legno
era, per così dire,
esterna al Tardis e la sua protezione temporale lì non
avesse avuto alcun
effetto? Era l’unico modo per spiegare quella spiacevole
situazione e la più
logica.
“Gran
brutta situazione, ma non ha importanza, ci penseremo più
tardi. Adesso è il
momento di andare a divertirsi!”, il bambino lo
guardò con aria interrogativa.
“Ma
la
mamma non ti aveva raccomandato di non farmi entrare nel Tardis, per
nessuna
ragione al mondo?”, gli occhi del Dottore iniziarono a
brillare
dall’eccitazione.
“Wow
sei un
fenomeno! Hai un linguaggio e un lessico già strutturati,
nulla a che vedere
con gli altri umani della tua età. Si vede che sei figlio di
tua madre, per
quanto riguarda tuo padre…beh… . Comunque avevi
promesso che avresti mantenuto
il segreto e, se proprio vuoi, possiamo tornare in quel noioso paese,
in quella
noiosa casa, a fare cose noiose e lasciare perdere la gita a
Disneyland…”. Al
sentir nominare il parco divertimenti l’animo del bambino si
riscosse e la
stessa euforia scatenatasi nel Dottore, ora si stava impossessando
anche di
Matthew.
Il bambino
iniziò a tempestarlo di domande, ma il Dottore lo
zittì e, prendendolo per
mano, lo condusse fuori dal Tardis. Matthew, rimasto a bocca aperta,
iniziò a
spostare lo sguardo in ogni direzione per assaporare ogni istante di
quel
magico posto.
Al Dottore
sembrò di ritornare indietro negli anni, al primo viaggio
che fecero lui e Amy.
La ragazza era rimasta meravigliata, come suo figlio, dallo splendore
dei
luoghi incantati dove l’aveva condotta il Dottore. Ora che lo
vedeva cresciuto
non si sorprese di vederlo tanto simile alla piccola Amelia Pond: gli
stessi
occhi, le stesse lentiggini sulle gote, lo stesso visetto tondo e
paffuto. Il
particolare che lo sorprese furono i capelli del bambino. Non erano
rossi e
lisci come quelli della madre, neanche biondicci e crespi come quelli
di Rory,
ma di un castano scuro leggermente mossi e morbidi, forse un gene
appartenente
a qualche vecchia generazione… .
“Dottore
sbrigati!” iniziò a tirargli il lembo della
giacca, costringendolo ad uscire
dai suoi profondi pensieri e ad avviarsi verso l’entrata
principale.
File e file
di persone aspettavano con impazienza il loro turno alla cassa, ma
ASPETTARE
era un verbo che non compariva nel dizionario personale del Dottore.
Perciò,
mostrando alle persone il suo speciale documento
d’identità, saltò la fila e
spiaccicandolo sul vetro della cassa, spiegò con fare
professionale:“Centro
della sicurezza per i divertimenti dei più piccoli.
Desidererei entrare, con il
mio fidato assistente, per controllare l’efficienza
lavorativa e la sicurezza
delle vostre giostre”.
La cassiera
non osò controbattere a tanta magnificenza,
azionò il cancello d’entrata che si
spalancò, permettendo a quei due strani individui di entrare
nel magico mondo
dei divertimenti.
“Wow!
Sei
davvero forte Dottore! Da grande vorrei diventare proprio come
te!”, l’uomo
rise prendendo il bimbo sulle spalle.
“E io
Matthew vorrei essere giovane e arzillo come te! Mah chissà
che nella mia
prossima rigenerazione non sarà possibile…?
Allora da dove cominciamo??”, il
bambino indicò una casa diroccata, con le finestre sporche
di manate rosse.
“Uh!
La
casa dei migliori assassini della storia! Sei sicuro di non avere
paura?”
“Pfff!
Dottore….sono figlio di Amelia Pond!”, il Dottore
scoppiò a ridere.
“Non
pensavo che un adulto come te potesse avere tanta paura di una giostra
così…”
il Dottore, con le gambe strette al petto, iniziò a
dondolarsi terrorizzato
sulla panchina al di fuori della casa, mentre il bambino si sforzava di
non
mettersi a ridere.
“Dottore
era tutto finto! Non serviva che ti mettessi ad urlare in quel modo
minacciando
Jack lo Squartatore con il cacciavite sonico…”,
l’uomo era terrorizzato.
Mai avrebbe
pensato che la mente umana potesse essere tanto sadica e crudele.
La sua anima
pacifista ne era rimasta profondamente turbata.
Il piccolo
Matthew, invece, sembrava essersi divertito e più di una
volta l’aveva sentito
mettersi a ridere di fronte al pericolo.
Umani!
“Sarà
meglio che la prossima giostra la scelga tu”, il Dottore
annuì poco convinto.
Le tazze
rotanti.
Matthew non
riusciva a credere
che un uomo del
calibro del Dottore potesse divertirsi su delle giostre da bambini.
Quando
glielo fece notare l’uomo non dissentì, ma
spiegò semplicemente che gli
ricordavano il Tardis quando faceva le bizze.
Poi fu la
volta dei trenini che attraversavano il bosco fatato. Quando un
inserviente tentò
di dissuaderlo dal salire, perché adulto, il Dottore si era
messo a sbraitare e
ad appellarsi al diritto di uguaglianza. Non ci fu nulla da fare. Si
posizionò
ai primi posti, iniziando a fare declamazioni quali “Oh!
Guarda quello!”,
“Fantastico! Quella specie aliena non l’ho ancora
incontrata nei miei viaggi!”.
Tra i due, Matthew era il più maturo, ma vedere il Dottore
così felice ed
entusiasta, rendeva il suo piccolo cuoricino colmo di gioia e speranza
che
quella giornata non finisse MAI.
Nel parco
c’erano molte famiglie. Vedere tutti quei bambini, assieme ai
genitori che si
prendevano premurosamente cura di loro, velò
l’umore di Matthew di una leggera
tristezza e nostalgia.
Cosa che
non passò inosservata al Dottore, che capì subito
qual era la radice del
problema e voleva, come suo solito, porvi rimedio.
“Ehi
Matthew! Ti và dello zucchero filato?”, il bambino
non aveva la più pallida
idea di cosa fosse lo zucchero filato, ma intuì che fosse
una cosa piacevole
dal tono del Dottore.
Annuì,
cercando di sembrare felice, ma quando un bambino della sua
età, a mano con il
padre, gli passarono davanti, la malinconia prese il sopravvento.
Poi accadde
qualcosa che non si sarebbe mai aspettato.
Il Dottore,
uomo che molto raramente si faceva prendere dal sentimentalismo, gli
prese la
manina, stringendola delicatamente tra le sue dita forti mentre gli
sorrideva
rassicurante.
Il viso del
bambino si illuminò di gioia e il Dottore sapeva che nessuna
stella, o
galassia, era bella quanto quel sorriso.
Entrambi
scoprirono
di odiare lo zucchero filato, sputacchiandolo adosso alla gente che li
circondava e beccandosi non poche minacce.
Quindi si
diressero verso uno dei tanti ristorantini del parco e quando un
cameriere gli
si avvicinò per prendere le ordinazioni, il Dottore diede
prova della sua
ineguagliabilità.
“Vorrei
dei
bastoncini di pesce e
una scodella piena
di crema”, il cameriere era perplesso
“Signore,
se posso vorrei consigliarle un hamburger o un piatto di patatine
fritte…”
“Non
mi dirà
che non avete un po’ di bastoncini di pesce e della
crema!?!”
“Certo
signore, come desidera!”.
Matthew era
perplesso quanto il cameriere, lui non aveva intenzione di mangiare
QUELLA
ROBA! Il Dottore lo rassicurò,
“Vedrai
che
ti piaceranno , ne sono certo! Niente è meglio dei
bastoncini di pesce in crema
e…dei farfallini! Sono due cose estremamente
fighe!”.
Il bambino
tentennava, si portava davanti alla bocca il bastoncino ricoperto di
crema, ma
non trovava il coraggio per addentarlo. Il Dottore, invece, ne divorava
uno
dietro l’altro, non preoccupandosi neanche di pulirsi il viso
impasticciato di
crema.
“Dai
coraggio! Sono deliziosi!” sbiascicò a bocca piena
sputacchiando pezzi di cibo
su tutta la tovaglia bianca.
Un respiro
profondo e se lo cacciò tutto in bocca, aspettando
chissà quale sapore
schifoso. Ma rimase sorpreso. Non aveva un sapore così
forte, anzi, era
addirittura buono!
“Allora
come ti sembra?”
“Mi
piace!”.
Il Dottore
sorrise compiaciuto, quel bambino gli piaceva proprio, sarebbe potuto
diventare
un ottimo compagno di viaggio se solo Amelia Pond non fosse stata sua
madre.
Amelia.
Pond. Per poco non si soffocò. E ora come avrebbe spiegato
l’improvvisa
crescita di suo figlio?! L’avrebbe ammazzato, ne era certo!
Tanto valeva pensarci
quando fosse stato il momento e continuare a godersi quella bellissima
giornata. Erano anni che non si divertiva così.
In quello
preciso istante, qualche migliaia di anni luce di distanza,
un’astronave aliena
si avvicinava alla Terra, non ben intenzionata.
Un grande
schermo nella sala di controllo della nave mostrava
l’immagine del Dottore
mentre si abbuffava, imitato da Matthew.
“Soggetto
identificato”, una serie di informazioni iniziarono a
scorrere su un secondo
schermo.
Un uomo si
fermò, fissando l’immagine, mentre un lampo
d’odio scorreva nei suoi occhi.
“E
così è
lui…l’ultimo Signore del
Tempo…sarà un piacere eliminarlo” si
girò verso la
schiera di macchine, “Terminatelo!”.
Una serie
di voci metalliche si unirono in coro, “Terminare soggetto!
Terminare Signore
del Tempo”.
-CONTINUA-
-Eccomi!-
Ci addentriamo
così nella vicenda, con il Dottore che combina uno dei suoi
soliti disastri e
la fantastica gita a Disneyland! ^_^ Nubi oscure si scorgono
all’orizzonte, chi
sarà l’uomo misterioso che vuole la morte del
Signore del Tempo? E,
soprattutto, perché vuole la sua morte?
Caro
lettore lo scoprirai nel prossimo capitolo! ;D
Ti
ringrazio per aver continuato a leggere la mia storia e spero vivamente
che ti
sia piaciuta! Apprezzerei consigli su come migliorare il mio stile o
altro,
perciò non trattenerti dal fare anche una piccola recensione
(“anche una piccola
cosa può cambiare il mondo”), le accetto
volentieri!
Grazie
mille per il sostegno! Ciao alla prossimaaa! :D
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Capitolo 3 *** Mi dispiace... ***
Mi
dispiace…
Far entrare
i peluche nel Tardis non fu un impresa facile.
Soprattutto
l’orso, alto quasi quando il Dottore e largo il doppio.
“Matthew,
mi ricordi perché abbiamo preso tutta questa
roba?”, con un ultimo sforzo
riuscì a spingere il tutto all’interno ed entrare
nella cabina.
“Perché hai
usato il cacciavite sonico per vincere ai giochi!”.
Sì, il
Dottore aveva manomesso le “macchine prendi
peluche” pur di veder il sorriso
trionfante del bambino e farlo felice.
“Già, per
fortuna che il mio Tardis è più grande
all’interno…ora sarà meglio tornare a
casa o mamma e papà si accorgeranno della nostra
assenza!” strizzò l’occhio al
piccolo complice, Matthew era raggiante di gioia.
Per tutto
il viaggio girò attorno ai comandi del velivolo e quando il
Dottore gli
permetteva di schiacciare qualche pulsante o tirare qualche leva, si
riempiva d’orgoglio,
sentendosi realizzato.
Osservava
tutto, ogni singolo movimento dell’uomo veniva fotografato
dagli occhietti
vispi e immagazzinato nella giovane e brillante mente. La sua
curiosità rimase
ben presto bramosa di nuove scoperte. Iniziò a guardarsi
attorno, alla ricerca
di qualche nuova attrazione. Il Dottore lo notò,
“Sei il mio aiutante e nuovo
compagno di viaggio, quindi sei libero di andare dove vuoi!”.
Inizialmente
non si mosse da fianco dell’uomo; iniziò poi a
fare qualche passo incerto, fino
ad allontanarsi in esplorazione.
Tornò
qualche minuto più tardi in preda all’eccitazione.
“Dottore!
Dottore! C’è una piscina e una biblioteca immensa,
hai davvero letto tutti quei
libri? Poi c’è una stanza buia e sul soffitto
brillano delle stelle! Poi ho
visto uno stagno e ci sono dei coccodrilli! Perché hai dei
coccodrilli?”,
sorrise a tutte quelle domande, era da tanto che qualcuno non si
interessava
alla sua vita.
“Beh quelli
sono Bill e Maggie, due regalini di nozze da parte di Cleopatra. Un
po’
insistente quella donna, un po’ come tutte le donne
certo…. Sono scappato dalla
sua fustigazione…emmm…siamo arrivati!”.
L’atterraggio
non fu dei migliori. L’aiuola di rose, che Rory con tanto
amore stava
coltivando, fu appiattita dal Tardis.
Era notte fonda ormai.
“Resta qui
controllo la situazione!” il bambino annuì
ubbidiente.
La porta
sul retro era socchiusa come l’avevano lasciata,
così i
Pond non li avrebbero sentiti.
Quando
l’aprì cigolò terribilmente, il Dottore
la zittì con un “shhh” per poi entrare
a passi felpati. Non fece in tempo ad arrivare
all’interruttore che si ritrovò
steso a terra, placato da qualcuno.
Si accesero
le luci.
Strizzò gli
occhi accecato.
Un’Amelia
Pond infuriata era a cavalcioni su di lui e gli puntava alla gola un
coltello
da macellaio.
“Pond!
Pond, sono io! Calma!!”, la donna si calmò appena
si accorse di aver placato il
Dottore e non un pazzo omicida. Il Dottore… .
Tornò alla
carica più arrabbiata di prima,
“Dov’è
Matthew?! Che hai fatto al mio bambino?!” lo
strattonò per il colletto della
camicia.
“Calma!
E’…è qui…Matthew entra per
favore!”, il bambino comparve sull’uscio.
La donna
fece cadere il coltello, che per poco non colpì il Dottore,
e spalancò gli
occhi imitata da Rory che fino a quel momento aveva fatto da spettatore
alle
sfuriate della moglie.
Il loro
bambino… .
“Cosa..cosa
hai fatto a nostro figlio?!”, ora era Rory ad urlare come un
isterico.
“Ci sono
stati dei problemi, ma è sempre e comunque vostro figlio
Matthew, solo che
adesso ha 4 anni!”, cercò di sembrare rilassato e
normale, ma la voce gli si
incrinò “Mi dispiace…”.
Amy si
alzò, le gambe le tremavano, mentre gli occhi le si velavano
di lacrime. Rory
non era mai stato tanto arrabbiato in vita sua,
“Mi
dispiace? Mi DISPIACE?!! Le tue scuse non riporteranno indietro nostro
figlio!!
Devi sempre rovinare tutto!....se solo Amy non ti avesse mai
incontrato...”, lo
guardò sprezzante e rivolgendo un cenno di saluto alla
moglie e al piccolo,
andò al lavoro, il turno di notte lo attendeva.
Matthew,
che era rimasto in disparte tutto il tempo, iniziò a
piangere in silenzio. Amy
gli si avvicinò e, fattagli una carezza, lo prese in braccio.
“Vieni
piccolo sarai stanco”, quella notte avrebbe dormito con loro.
Dopo averlo messo
sotto le coperte, gli diede un bacio sulla fronte, e lo
rassicurò dicendogli
“Non devi
preoccuparti, vedrai che andrà tutto bene. Mamma
veglierà sempre su di te!
Buona notte piccolo mio”.
Anche il
Dottore si diresse nella sua camera, confuso e amareggiato, non si era
mai
sentito tanto triste e…solo. Girò la testa verso
la finestra e guardò la luna.
“Se solo
Amy non ti avesse mai incontrato…” .
Non faceva
che combinare guai e deludere le persone che amava. E non era
così insensibile
come voleva far credere. Delle lacrime iniziarono ad inumidirgli gli
occhi, ma
le ricacciò indietro.
Non voleva
piangere, non doveva piangere. Lui era forte, o così gli
piaceva credersi.
Si stava
per addormentare quando qualcuno entrò nella sua camera,
“Matthew
che ci fai qui?”, il bimbo chiuse la porta avvicinandosi al
letto a due piazze.
“Posso
dormire con te Dottore?”, dapprima rimase sorpreso e restio,
poi si addolcì.
“Certo!
Vieni!”. Matthew salì sul letto e, timidamente,
arrivò gattonando al suo
fianco. Gli si accoccolò vicino e l’uomo gli diede
sulla fronte un bacio della
buona notte, proprio come faceva con Amy tempo addietro.
“Grazie
Dottore…di tutto. Ti voglio bene”
Sorrise,
Matthew era riuscito ad entrare in entrambi i suoi due cuori come non
aveva mai
fatto nessuno, il suo nome vi era inciso come una cicatrice che mai se
ne
sarebbe potuta andare.
Ti voglio
bene Matthew.
La mattina
arrivò prima del previsto.
Amelia, con
una manata, spense la radiosveglia che si era messa a suonare
all’impazzata e
si girò su un fianco, aspettandosi di vedere il suo
bellissimo bambino ormai
cresciuto. Rory russava rumorosamente con un filo di bava che gli
usciva dalla
bocca, ma Matthew non c’era.
L’ansia e
la rabbia l’assalirono. Si alzò diretta verso la
camera del Dottore, pronta a
scatenare una bufera. Spalancò
la porta
e una scena dolcissima le si presentò davanti.
Matthew,
girato su un fianco, dormiva con la testa appoggiata al petto del
Dottore,
mentre questi lo circondava con un braccio stringendolo a
sé.
Entrambi
dormivano profondamente con la bocca socchiusa.
Rimase
incantata a guardarli, fino a che i raggi del sole mattutino non
svegliarono il
Dottore.
Si
stropicciò gli occhi, per poi spalancarli nel vedere Amy in
camera sua.
Delicatamente si scostò dal bambino, alzandosi
silenziosamente per non
svegliarlo.
“Che ci fai
qui?”
“Non sapevo
che Matthew avesse passato la notte con te”. L’uomo
guardò il bambino,
“Penso
volesse consolarmi per ieri” la guardò negli occhi
mortificato e spostò subito lo
sguardo per terra.
“Ha fatto
male...”, quelle parole gli arrivarono come una pugnalata in
pieno petto,
“Pond mi
dispiace io, io non ne avevo intenzione, io…”
s’interruppe vedendo Rory
avvicinarsi.
Senza
considerare il Dottore, baciò Amy e uscì
sbattendo la porta di casa alle sue spalle. Il
Dottore cercò nuovamente di scusarsi, litigare con la donna
era una della cose
più brutte che gli potessero capitare, ma lei non lo
ascoltò neppure.
“Vuoi
qualcosa per colazione?”, l’uomo scosse la testa in
segno di diniego,
“Ma se vuoi
posso preparare io qualcosa…anzi oggi mi occuperò
io di casa Pond, tu vai pure
a riposarti!”. Alla donna veniva da ridere, il Dottore, il
SUO Dottore, si
stava offrendo per fare lavori casalinghi?! Doveva essersi proprio
pentito
allora!
Accettò
l’offerta senza dimostrarsi molto entusiasta, voleva fargli
penare ancora un
po’ il suo sbaglio, ma per l’uomo quel misero
sì rappresentava un briciolo di
speranza nella via della riappacificazione.
-CONTINUA-
-Eccomi!-
Eccomi qui
con il nuovo capitolo!
Il tanto
temuto ritorno a casa…povero Dottore, viene trattato male da
tutti! Q_Q
Riuscirà a
farsi perdonare? Ma, soprattutto, riuscirà un Signore del
Tempo ad occuparsi
delle faccende domestiche senza combinare disastri?
Caro
lettore lo scoprirai nel prossimo capitolo! ;D
Ti
ringrazio per aver continuato a leggere la mia storia e spero vivamente
che ti
sia piaciuta! Apprezzerei consigli su come migliorare il mio stile o
altro,
perciò non trattenerti dal fare anche una piccola recensione
(“anche una piccola
cosa può cambiare il mondo”), le accetto
volentieri!
Grazie
mille per il sostegno! Ciao alla prossima! :D
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Capitolo 4 *** Verità nascoste ***
Verità
Nascoste
Non aveva
mai fatto le pulizie in vita sua, il suo Tardis si metteva in ordine e
si
puliva sempre da solo. Ma vuoi che in 910 anni non avesse imparato
qualcosa?
Molto poco, ma ce l’avrebbe fatta, ne era certo.
Lui era il
Dottore e aveva un farfallino figo!
Iniziò con
il preparare la colazione, avrebbe cucinato la sua
specialità e ci avrebbe
messo tutto il suo amore. Ci mise quasi un’ora, Amy e Matthew
si erano già
accomodati a tavola da un pezzo, pronti per essere serviti.
“Ta-dan!!”,
svelò la sua creazione,
“Bastoncini
di pesce e crema? Di prima mattina?!”, Amelia era a dir poco
allucinata,
“Che c’è?
Sono buoni!” la donna scosse la testa rassegnata, non sarebbe
mai cambiato.
Il Dottore
lo notò e il sorriso che poco prima gli illuminava il viso
speranzoso, cadde,
penzolando ai lati della bocca.
Quando vide
l’espressione delusa dell’uomo, Matthew non
poté fare a meno di iniziare a
ingozzarsi con gusto. Il Dottore, vedendolo, si illuminò e
iniziò a ridere.
Anche Amy
guardò suo figlio, era un bambino dolce e altruista, avrebbe
fatto di tutto pur
di rendere felice il Dottore, un po’ come aveva fatto lei
durante i primi tempi
dei loro viaggi.
Si ritrovò
a sorridere, incrociando lo sguardo dell’uomo per un attimo.
Non lo aveva mai
visto più felice e soddisfatto.
“Io non
sarei così felice, se sapessi cosa mi aspetta
ora”, il Dottore si spense,
“Non credo
di volerlo sapere Amelia Pond”,
“Tu, mio
caro Dottore, dovrai stirare!”.
Lo portò in
uno stanzino, e lì il Dottore fece la sua prima conoscenza
con il ferro da
stiro.
“Sai
usarlo?”, l’uomo la guardò altezzoso
“Ovvio!
Sono un Signore del Tempo, tutti sanno usare i ferri da
sparo!”, la donna alzò
un sopracciglio poco convinta,
“Stiro,
ferro da stiro”, lui scrollò le spalle.
Gli lasciò
il campo libero, controllandolo sull’uscio della porta.
“Mio caro,
a noi due!”, ingenuamente prese il ferro tra le mani.
“UAAAAAAUUU!!!”,
lo lasciò cadere guardandosi
le palme ustionate, mente una lacrimuccia gli colava
dall’angolo dell’occhio.
“Sei uno
scemo! E un disastro…”, lui mugolò
contrario.
Lei lo
fissò, lo guardò e scoppiò a ridere.
“Non è
gentile da parte tua ridere delle disgrazie altrui! Sei
perfida!”, tirò su con
il naso.
Amelia lo
ignorò, conducendolo vicino ad un lavello.
Gli passò
le mani sotto l’acqua fredda, si sentiva come un bambino,
dapprima contrasse la
faccia in una smorfia di dolore, poi si rilassò.
Le faceva
così peccato che gli appoggiò le labbra sulla
tempia.
“E’ una
pace Amelia Pond?”, sgranò gli occhioni con il suo
metodo segreto
“No…è solo
un incoraggiamento per quello che farai dopo”.
Era
un
disastro, quella stanza era un assoluto disastro. Non si avvicinava
neanche
lontanamente all’atmosfera della distruzione del suo pianeta,
era molto peggio.
Scatoloni
riempivano la stanza, dai quali fuoriusciva ogni sorta di strano
oggetto,
vestiti e scartoffie. Varie fungevano da pavimento, mentre una serie di
ragnatele completavano l’opera decorando il soffitto. Il
puzzo di chiuso e di
polvere gli invase le narici facendolo starnutire.
“Che razza di
posto è questo?”, Amy si guardava attorno con aria
sognante,
“Dottore,
questa è la stanza dei ricordi!”. Il Dottore non
riusciva a capire, che cos’era
una stanza dei ricordi? Lui nel suo Tardis aveva migliaia di stanze
diverse, ma
non aveva mai sentito di una stanza del genere.
“Che cos’è
una stanza dei ricordi?”
"Dottore
sei poco perspicace! E’ la stanza dove conserviamo tutti i
ricordi dei tempi
passati: foto, lettere, vestiti, souvenir…Non hai mai
conservato niente durante
tutta la tua vita? Non sei legato ad un oggetto particolare che ti
porta
indietro nel tempo?”, ci pensò un po’ su
prima di rispondere:
“Il Tardis!
Lui mi porta indietro nel tempo e avanti nel futuro!”. Aveva
dimenticato che
stava parlando con un Signore del Tempo.
“Non mi
aspetto che tu capisca, in fondo sono cose umane”,
sottolineò l’ultima parola pur non avendone
l’intenzione. Lui finse di non
averla sentita, anche se, inspiegabilmente, quella parola gli cadde
adosso come
un macigno.
“E io cosa
dovrei fare?”
“Mettere
tutto in ordine, chiaramente!”.
Il Dottore
salvava mondi, persone, specie, civiltà, ma non era in grado
di fare miracoli e
questo, forse, era un concetto che Amy non era riuscita ad afferrare
appieno.
Non sapeva
da dove iniziare, non sapeva proprio dove posare gli occhi, tanto era
la
confusione che lo circondava. Chiedere aiuto era fuori discussione,
avrebbe
dimostrato di essere in grado di gestire qualsiasi situazione, anche la
più
noiosa.
“Signorina
Pond è pregata di uscire e chiudere la porta, ora la
situazione è nelle mie
mani!”, Amelia era tranquilla, lì non avrebbe
potuto combinare guai.
Iniziò con
il raccogliere le carte sparse in giro, si trattava in gran parte di
ricevute
di negozi, bollette e lettere di parenti all’antica, che
raccolse in una
cartellina trovata chissà dove.
Poi fu la
volta degli scatoloni.
Lui guardò
loro, loro guardarono lui.
La tensione
calò in tutta la stanza.
La
battaglia ebbe inizio.
Urla
disumane provenivano dal piano superiore, urla e botti. Pond iniziava a
pentirsi di aver chiesto l’aiuto del Dottore. Matthew
percepì la preoccupazione
della madre e la rassicurò
“Stai
tranquilla mamma! Il Dottore sa quello che fa!”, le
schioccò un bacione sulla
guancia e la donna lo strinse forte a se, ma non si accorse delle
piccole
scintille che emanava il corpo del piccolo.
Dopo ore di
lunga battaglia era riuscito ad avere la meglio. Gli scatoloni erano
ormai
tutti chiusi e disposti ordinatamente su due scaffali che aveva trovato
e
montato in pochi minuti con l’aiuto del suo magico
cacciavite.
Gocce di
sudore gli colavano sul collo bagnandogli il colletto della camicia
sporca e
strappata.
Per quanto
riguardava i pantaloni, beh…era rimasto ben poco.
Si lasciò
cadere a terra estenuato, appoggiandosi ad un armadio che
dondolò. Un grosso
librone gli cadde in testa.
“Augh! Ma
che…?”, lo aprì, una serie di volti
conosciuti lo guardavano sorridendo.
Massaggiandosi la testa (un piccolo bernoccolo aveva fatto da
capolino), iniziò
a sfogliare le pagine dell’album fotografico dei Pond: Amelia
neonata (com’era
carina), i suoi primi passi, il primo giorno di elementari, le scuole
medie,
superiori, il fidanzamento con Rory e….. .
Si ritrovò
a guardarsi, non ricordava quei momenti: lui ad un pic-nic con Amy e
Rory, una
foto insieme nel Tardis, una serie di foto che ritraevano lui e Amy
mentre
facevano le linguacce, fino ad arrivare alle ultime due foto.
Le fissò
intensamente, mentre un turbine di emozioni lo investirono: in una
cullava
Matthew appena nato, nell’altra baciava Amy sulla fronte con
il piccolo stretto
tra di loro.
La cosa che
più lo colpì fu il suo stesso sguardo,
non il solito sguardo felice
con
una velata tristezza nascosta, ma uno sguardo dolce, fiero, veramente
gioioso e
brillante.
La fatica
lo abbandonò di colpo, ripose l’album al suo posto
e infilò le due foto nella
tasca interna della giacca. Quelli sarebbero stati i suoi primi ricordi.
Appena aprì
la porta Amelia si precipitò dentro alla stanza.
L’uomo delicatamente, le
chiuse la bocca che nel frattempo si era spalancata in
un’espressione di assoluta
meraviglia. L’uomo si guardò le punte delle dita,
“Si lo so,
non ci sono parole per descrivere quanto tu mi sia grata. E’
stato un piacere e
un giochetto da ragazzi! Oh! Prima che mi dimentichi…ho
trovato questo…”, le
mise tra le mani un piccolo omino dai vestiti stropicciati.
“Ma questo
è…”
“Sono io!
Il Dottore stropicciato! Beh…nella realtà sono
più carino, su questo non ci
piove”, non aveva idea di quanto avesse reso felice la donna,
che si ritrovò a
stringere il pupazzetto come quando era una bambina desiderosa di
protezione e
affetto.
Fiero di
aver compiuto la sua missione e
di aver
reso felice l’amica, il Dottore si avviò verso il
meritato riposo, ma un
richiamo lo bloccò.
“Dove pensi
di andare?”, l’illusione del riposo stava
tentennando,
"A
riposarmi, ho lavorato tutto il giorno!”, la donna gli scosse
il dito davanti
agli occhi,
“No no,
dato che ci sei, e che sei così sporco, fai la lavatrice e taglia l’erba
del prato! Poi portai
riposarti”, quella minuscola speranza si spezzò,
altro lavoro lo attendeva.
Matthew
seguiva il corso degli eventi standosene in disparte per paura di
recare
disturbo e di far sfociare ulteriori litigi, come aveva già
fatto.
Ogni tanto
non riusciva a trattenersi di fronte alle prodezze casalinghe del
Dottore e
iniziava a ridacchiare mentre l’uomo fingeva di fare
l’offeso.
La sua
mamma si era presa cura di lui per tutta la giornata: aveva giocato con
lui,
aveva testato le sue capacità intellettive rimanendone
strabiliata e
l’aveva lavato e cambiato, trovando dei vestiti
adatti nel armadio rifornito del Dottore.
Più stava
con il piccolo, più si rendeva conto di quanto bello era
essere mamma. In fondo
nei confronti del Dottore un po’ mamma lo era sempre stata,
lo aveva protetto,
incoraggiato, consolato e coccolato. Il suo Dottore!...quante ne
avevano
passate insieme! Avevano conosciuto la sofferenza, la gioia,
l’amicizia,
l’amore, la paura e la morte; ed ora, nonostante tutto, erano
ancora lì a
battibeccarsi, come se il tempo per loro avesse fatto
un’eccezione e si fosse
fermato preservando la loro amicizia.
“Ehi
Dottore, ti ricordi quando…” lasciò la
frase in sospeso.
L’uomo si
stava facendo scudo con lo stendi panni mentre la sua testa era
protetta da una
bacinella. Guardava la lavatrice con sguardo odioso, minacciandola con
una
molletta da bucato dato che aveva lasciato il suo amato cacciavite
nell’altra
stanza.
“Che
diavolo…”
“Stai
indietro!”, la interruppe lui “Può
essere pericoloso, è una sfida tra me e
lei!”.
Il
macchinario emise un lungo fischio e l’uomo con un urlo si
buttò steso a terra,
iniziando a strisciare sui gomiti come un navy seals.
Per un
momento la donna sperò che scherzasse, era inconcepibile
l’idea che l’uomo
avesse paura di una lavatrice. Poi pensò che effettivamente
quello non era un
uomo…era il Dottore e da lui ci si poteva aspettare di tutto.
Così con
nonchalance si diresse verso “il nemico” premendo
il pulsante di spegnimento. Il
macchinario smise di ronzare e si addormentò con un lungo
sibilo.
“Ti stava
solo avvertendo che il lavaggio era finito…”,
l’uomo aprì la bocca per
ribattere, ma rendendosi conto della tremenda gaffe si
limitò a borbottare
“Pfu…Lo
sapevo”.
La
sera
arrivò prima del previsto, al Dottore il tempo era
letteralmente sfuggito di
mano. Quando Amelia lo chiamò per la cena stava tagliando
l’erba.
Notò subito
il secchio a poca distanza da lei e curiosa vi sbirciò
dentro. Le urla
rimbombarono per tutto il quartiere.
“Smettila
di urlare o le spaventerai ancora di più!”,
la rimproverò il Dottore guardando con amabile
tenerezza il mucchio di
lumache viscide che sbavavano il secchio.
“Perché hai
messo questi “robi “ in un secchio?!”,
l’uomo la guardò scandalizzato
“Non sono “robi”
sono esseri viventi dotati di sentimenti che tu hai appena
deliberatamente
offeso! Comunque gli ho appena salvato la vita e non preoccuparti, le
metterò
in qualche stanza del Tardis…sono così
carine!” gli occhi gli si illuminarono d’amore.
Trovandosi
l’uno di fronte all’altra si guardarono, lui
iniziò a strusciare il piede per
terra guardandola con occhi cucciolosi e facendo sporgere il labbro
inferiore
in modo da risultare più dolce possibile. La donna non
riuscì più a resistere,
si catapultò tra le sue braccia e il Dottore fu ben lieto di
accoglierla,
stringendola forte. Si stava bene tra le sue braccia, il suo corpo era
caldo e
rassicurante. Era diverso da quando abbracciava Rory, in quei casi era
lei la
fonte di rassicurazione, con il Dottore era diverso, era più
a suo agio.
A
interrompere il magico momento fu la presenza di Matthew che eccitato
iniziò a
salterellare dicendo: “Mamma, Dottore! Ci sono gli alieni
alla tv!”.
Scostandosi
si guardarono preoccupati, precipitandosi in casa e posizionandosi
davanti all’immenso
televisore al plasma.
L’immagine
di un astronave occupava l’intero schermo e il suo colore
grigio metallico
spiccava nel chiaro cielo di Washington.
Il Dottore
non la riconobbe: era immensa, di una forma pressappoco piramidale, una
striscia rosso sangue la attraversava e ai fianchi cannoni laser
sottolineavano
la sua ferocia.
Si
posizionò proprio sopra alla Casa Bianca e nel giro di pochi
secondi una
striscia luminosa la investì, facendola vaporizzare. Amy non
riuscì a
trattenere un sussulto, mentre le sopracciglia del Dottore si
incrinavano e la
sua faccia si contrasse in un’espressione rabbiosa.
Tutte le
persone erano nel panico più completo: urlavano, scappavano,
i media di tutto
il mondo interruppero le trasmissioni per mandare in onda la disgrazia.
Amelia
condusse il bimbo nella sua camera, rassicurandolo che tutto si sarebbe
sistemato.
Dalla tasca
dei jeans tirò fuori un pupazzetto stropicciato,
“Tienilo
stretto a te, mi ha sempre protetta da piccola e ora sono sicura
proteggerà
anche te”, gli diede un bacio sulla fronte. Il bimbo era
tranquillo, sapeva che
al fianco del Dottore non gli sarebbe successo niente, lui glielo aveva
promesso e il Dottore manteneva sempre le sue promesse.
Quando la
donna tornò nel salottino vi trovò anche Rory che
si tormentava l’unghia del
pollice. Il Dottore era incredibilmente silenzioso e serio, tanto che
la donna
si spaventò.
“Dottore…”,
la interruppe,
“Si Amy,
credo siano loro…..e credo si siano evoluti”.
Una
scintilla, un rombo e per un secondo nella casa si fece buio. La
corrente
ripartì subito dopo e nello schermo comparve
l’essere più spaventoso che Amelia
avesse mai visto.
Mezzo uomo,
mezza macchina, mezza lucertola, una serie di combinazioni che Amy
ricordava
scomposte e che aveva conosciuto nel corso dei suoi viaggi con il
Signore del
Tempo.
La creatura
aprì la bocca scoprendo zanne affilate, mentre un occhio
meccanico brillava di
una luce rossa alquanto sinistra.
“Voi esseri
inferiori che occupate questo pianeta chiamato
“Terra”. Verrete annientati con
il vostro pianeta, se non ci consegnerete l’ultimo Signore
del Tempo”.
Il Dottore
era furioso, corse a prendere il cacciavite sonico che puntò
nello schermo
mettendosi così a contatto con gli invasori.
“Fermatevi!
Mi consegnerò a voi, ma non dovete toccare un solo filo
d’erba di questo
pianeta, altrimenti…”, la voce metallica
proseguì
“Dettiamo
noi le regole Dottore, non vogliamo lei…ma
l’ultimo Signore del Tempo”.
L’irritazione
dell’uomo crebbe,
“Io sono l’ultimo
Signore del Tempo, i miei simili sono tutti morti perché voi
li avete uccisi!”,
una fiamma di vendetta incendiò le ultime parole.
“Sbagliato,
noi vogliamo tuo figlio…”, in quel momento il
piccolo Matthew spaventato dal
trambusto e dalle grida del Dottore, entrò nella stanza.
Tutti si
volsero verso di lui,
“….lui
è l’ultimo
Signore del Tempo”.
-CONTINUA-
-Ritorno-
Dopo un
lungo periodo di pausa (dovuto sostanzialmente ad impegni scolastici)
sono
tornata con il tanto sudato nuovo capitolo (che spero non sia venuto
fuori una
schifezza -.-).
Caro il mio
Dottore che non riesce a fare nulla senza combinare disastri! XD
Cooomunque….Matthew
figlio del Dottore, cos’è questa storia?
I Dalek
evoluti si sbagliano, o c’è un fondo di
verità?
Ma, soprattutto,
cosa succederà al piccolo Matthew?
Tutto
questo lo scoprirai nel prossimo capitolo caro lettore! ;)
Ti
ringrazio per aver continuato a leggere la mia storia e spero vivamente
che ti
sia piaciuta! Apprezzerei consigli su come migliorare il mio stile o
altro,
perciò non trattenerti dal fare anche una piccola recensione
(“anche una piccola
cosa può cambiare il mondo”), le accetto
volentieri!
Grazie
mille per il sostegno! Ciao alla prossima! :D
|
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Capitolo 5 *** Figlio del Tempo ***
Figlio
del Tempo
“…lui
è l’ultimo signore del tempo”.
La tensione
raggelò la stanza. Nessun rumore. Solo il lento battere dei
cuori.
Il Dottore
guardava Matthew.
Amy
guardava il Dottore.
Rory
passava lo sguardo da Amy al Dottore e scendeva verso Matthew.
“Che…significa
Amy?” balbettò il marito che non ottenne risposta,
ma non ce n’era bisogno.
Era tutto
chiaro, chiaro il perché Matthew non gli somigliasse per
niente, chiaro il
perché fosse nato un mese in anticipo senza problemi. Tutti
i tasselli del
puzzle si unirono a formare un unico disegno, un’unica cruda
verità.
I veri
genitori di Matthew si guardarono, mentre nelle pupille di ognuno si
formava
un’immagine e la mente ritornava al tempo passato.
Le luci del
Tardis si spensero, mentre una serie di lampi e fulmini illuminarono lo
spazio
intorno ad esso. Boati, rumori assordanti, la vecchia cabina blu
veniva, ad
intervalli, scossa da tremiti.
Amy si
svegliò di colpo e corse nella stanza del Dottore, che
dormiva placidamente.
Sembrava un
angioletto quando dormiva, così tenero e
innocente…da sveglio era tutta un’altra
cosa. Lo scosse delicatamente, poi con più foga
finché non riuscì a svegliarlo.
“Che
succede? Perché mi hai svegliato?”
“Dottore sta
succedendo qualcosa di strano…”
“Strano?
Che significa ‘strano’?!” , una scossa
improvvisa lo mandò a sbattere contro la
testiera del letto. La luce iniziò ad accendersi e spegnersi
e piccole scosse
elettriche iniziarono ad adornare i muri della stanza.
La
situazione era fin troppo chiara e non c’era bisogno di
spiegazioni.
L’uomo la
invitò a rimanere nella sua stanza, lontana dai muri e da
qualsiasi oggetto
elettrico, mentre lui si sarebbe occupato della situazione.
Per la
prima volta Amelia lo ascoltò.Quando
arrivò alla sala di controllo la trovò animata da
vita propria, tentò di
spegnerla, ma una forte scossa glielo impedì; la situazione
era più grave del
previsto.
Con una
vecchia lampada ad olio trovata chissà dove,
tornò da un’ Amy terrorizzata che
iniziò a tempestarlo di domande.
“Che cosa
sta succedendo?”
“Temo sia
una tempesta temporale”
“Cosa
succederà?”
“O verremo
trasportati un’epoca passata o futura…o
esploderemo”, spiegò con semplicità
lui.
“Cosa?! E
lo dici così?! Non puoi fare qualcosa?!”, si rese
conto che lo stava
strattonando, ma lui non perse la calma,
“Non
stavolta… ci affideremo al caso e alla mia
ragazza”, coccolò affettuosamente il
muro con un dito prendendosene subito dopo aver ricevuto una potente
scossa.
La ragazza
si lasciò cadere sulle ginocchia, rannicchiandosi ai piedi
del speciale letto
del Dottore, (dormire in quel letto equivaleva a dormire in mezzo alle
stelle,
al viaggiare nell’universo) e fu subito imitata
dall’uomo che le si sedette a
fianco, passandole un braccio attorno alle spalle e stringendola a
sé.
“Dottore
non voglio morire...tu non hai mai avuto paura nei tuoi nove secoli di
vita?”,
rimase spiazzato da quella domanda tanto personale, non pensava quasi
mai a se
stesso e a quello che provava.
“A volte ho
paura di perdere le persone che amo…adesso ho
paura” accennò ad un sorriso
guardandola. Lei sorrise nervosa, iniziò a giocare con il
suo farfallino mentre
lui le accarezzava i capelli nel tentativo di tranquillizzarla.
Un boato
sopraggiunse, poi il silenzio totale.
“Deve
essersi fermato”, aspettarono qualche
minuto di puro silenzio, poi i due si alzarono in piedi, ma proprio in
quel
momento una nuova scossa percorse il Tardis facendoli cadere
l’una sull’altro.
“Argh”
il
Dottore si massaggiò la fronte, mentre il peso di Amy lo
teneva inchiodato a
terra.
La ragazza
lo guardò dritto negli occhi, vide il Dottore arrossire e
prima che potesse
proferire parola lo baciò. L’uomo rimase immobile,
gli occhi spalancati dalla
sorpresa, mentre un turbine di emozioni mai provate iniziarono ad
ammassarsi
nei suoi cuori.
Aveva delle labbra
così dolci…Ma lei è AMELIA!
Scostò la
testa, liberandosi dal suo bacio,
“Amy, Amy
cosa stai facendo? Noi non…”, la ragazza lo
zittì baciandolo avidamente.
Amy… .
Ricambiò il
bacio, intensificando il contatto delle bocche.
Ogni cosa
perse valore, la tempesta, la realtà, le loro vite, i loro
vestiti.
Erano in
mezzo alle stelle, erano insieme, si stavano amando, nulla aveva
più
importanza.
La luce
della lampada, piano piano, morì, mentre un piccolo Signore
del Tempo iniziò a
correre per la vita.
Il
flashback finì, i due non riuscivano a guardarsi.
“Come hai
potuto Amelia?....COME?!”, la donna non rispose, era
scioccata e non riusciva a
smettere di fissare il figlio, solo allora notò la
somiglianza con il Dottore.
Gli stessi
capelli, lo stesso sguardo, la stessa intelligenza.
In fondo
forse l’aveva sempre saputo che il padre di suo figlio non
era Rory, l’aveva
sempre desiderato. Quando guardò il fidanzato non lo
riconobbe e senza
rendersene conto alzò leggermente le spalle, un gesto che
l’uomo mal
interpretò.
La rabbia
si impadronì di Rory, facendogli perdere la ragione.
Saltò
adosso al Dottore e con una ferocia assassina iniziò a
tempestarlo di pugni,
mentre lui si difendeva portandosi le mani al viso, senza
contrattaccare.
Lui non era
un uomo violento!
Fu Amy a
prendere in mano la situazione, iniziò ad urlare al
fidanzato di smetterla,
cercando di tirarlo e spingerlo via dal padre di suo figlio.
Matthew,
spaventato dallo svolgersi degli eventi e dalla vista del sangue che
colava
copioso dal naso del Dottore, iniziò a piangere.
La
situazione era insostenibile e la donna non riuscì a fare di
meglio che dare
una bastonata a Rory, che finalmente si calmò, iniziando a
piangere sia per il
tradimento, che per il forte dolore alla testa.
“Esci! Esci
subito da casa mia!” infuriata gli indicò la
porta, Rory non riusciva a
crederci.
Cacciato
dalla sua stessa casa?!
Ma la
determinazione della donna non lasciava spazio a compromessi.
“Ve ne
pentirete tutti!” e detto questo uscì, sbattendo
la porta.
Con un
sospiro di sollievo la ragazza aiutò il Dottore ad alzarsi e
sedersi sul
divano; poi facendogli tenere alzata la testa, gli premette un
fazzoletto sulla
narice sanguinolenta.
“Mi
dispiace”, provò a sussurrare lui, lei lo
ignorò, iniziando a prendersi cura
del figlioletto, la vittima più grave in quella situazione.
Dopo avergli
asciugato le lacrime lo strinse a se cullandolo dolcemente,
“E’ tutta
colpa mia mamma, mi porteranno via…”, lei lo
zittì
“Non
permetterò a nessuno di portarti via e non è
colpa tua, sei la cosa più bella
che la vita mi abbia potuto regalare…che il Dottore mi abbia
potuto regalare”,
sorrise all’uomo che iniziò a boccheggiare
rendendosi conto di essere diventato
padre.
La
preoccupazione l’assalì, lo schermo della
televisione era nero e una brutta
sensazione si impossessò di lei.
“Perché
ti
vuoi unire a noi? Cos’ha da offrirci una creatura regredita
come te?”, l’uomo incappucciato
si rivelò,
“Perché voglio
vendetta e che il piccolo Signore del Tempo possa morire”.
Rory
Williams ghignò, un ghigno diabolico che rifletteva tutto
l’odio che aveva nel
cuore.
-Me la
pagherai
Dottore…me la pagherai molto cara.-
-CONTINUA-
-E sono
ancora qua-
Fortunatamente
i Maya non avevano ragione e ho potuto finire il 5 capitolo abbastanza
in
fretta (ahahahahah…pessima!
-.-‘’’), anche perché non
è molto lungo, serve soprattutto
come filo continuo per ciò che verrà dopo.
Cosa verrà
dopo? Bella domanda, continua a leggere e lo scoprirai!
Finalmente Rory
tira fuori gli attributi e tutta la sua malvagità! Peccato
che si rovini
mettendosi a piangere…Rory non si smentisce mai! (nb. Non ce
l’ho con Rory per
carità! U.u).
Ultimamente
il Dottore è una povera vittima di ogni sorta di
violenza…rimedierà in seguito!
Cosa
accadrà ora? Riuscirà Rory ad avere la sua
vendetta?
Tutto
questo nel prossimo capitolo!
E’
veramente bello e mi da grande soddisfazione vedere che siete in molti
che
leggete, grazie di cuore! :’) Spero che anche questo capitolo
ti sia piaciuto
caro lettore!
Come sempre
apprezzerei consigli su come migliorare il mio stile o altro,
perciò non
trattenerti dal fare anche una piccola recensione (“anche una
piccola cosa può
cambiare il mondo”), le accetto stra volentieri!
Grazie mille
per il grande sostegno
che mi stai dando!
Ciao alla prossima! :D
|
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Capitolo 6 *** Il rapimento ***
Il
rapimento
“Che
cosa
facciamo?”, guardò l’uomo che nascondeva
la faccia tra le mani borbottando tra
sé e sé in una lingua che non conosceva.
Sapeva che
era in stato di shock e in fondo lo capiva.
Anche lei
in un primo momento era rimasta molto turbata, poi però
l’entusiasmo l’aveva
pervasa: Il Dottore era padre di suo figlio!
Qualcuno la
strattonò per il lembo della giacca,
“Dimmi
piccolo, che succede?”, Matthew la guardò, aveva
uno sguardo molto profondo e
maturo sebbene fosse solo un bambino,
“Mamma…ho
sonno”. La donna lo prese in braccio e lo portò a
letto, quando tornò il
Dottore era scomparso.
Non fu
difficile trovarlo. Senza bussare entrò nel Tardis, la sua
seconda casa ormai, e
lo vide muoversi da una parte all’altra della sala di
controllo premendo tasti
e cambiando numeri. Qualcosa però non funzionò e
l’uomo tirò una maledizione, inziando a prendere a calci e pugni il macchinario.
“Dottore!
Dottore calmati!!” lo afferrò per le spalle nel
tentativo di tranquillizzarlo,
ma lui con uno strattone si liberò di colpo, facendola
cadere.
Rendendosi
conto di averle fatto male si apprestò a soccorrerla ed
aiutarla a rimettersi
in piedi,
“Scusami
Pond, non so cosa mi sia preso. Io…non ce la faccio, non
sono pronto a fare il
padre”, fu come ricevere uno schiaffo. Era convinta che
l’uomo in fondo ne
fosse felice e che avrebbero potuto costruire una famiglia insieme,
invece… .
Come a
leggerle nel pensiero, il Dottore si aprì
“Tu non lo
sai, ma io…ho già avuto una famiglia, molto tempo
fa. L’ho persa per colpa mia
e del mio egoismo. Non ho mai amato la stabilità, questo
è il mio più grande
difetto ed è stata anche la mia condanna. Sono morti durante
uno dei miei
viaggi avventurosi, avrei potuto impedirlo se…”,
si zittì perché Amy lo
abbracciò.
“Smettila
di pensarci…non puoi far nulla per cambiare le cose, puoi
solo andare avanti.
Non è stata colpa tua e non sei egoista, te lo posso
assicurare”, si lasciò
cullare, i sensi di colpa iniziarono a scendergli sulle guance,
bagnando la
spalla di Amy, un pianto liberatore troppo a lungo represso.
Le
struggeva il cuore sentirlo piangere, gli aveva dato molte volte
dell’insensibile, ma non lo era affatto e solo ora se ne
rendeva conto.
Sapeva
inoltre che sarebbe stato un buon padre, lo aveva capito da come si
guardavano
lui e Matthew, un’adorazione e un legame profondo li univa;
ed era fermamente
convinta che quel legame avrebbe aiutato il Dottore a superare le sue
paure e
ad accettare di avere finalmente una famiglia.
Il Signore
del Tempo si scostò, l’afferrò per le
spalle e guardandola intensamente negli
occhi, deciso le disse:
“Andrò io,
non permetterò a quelle creature di sfiorare mio figlio”,
senza
rendersene conto marcò il ‘mio’, cosa
che fece sorridere la Pond.
“Quando
partirai?”
“Subito,
voglio mettere un punto a questa continua guerra!”
“Verrò con
te”, lui le scosse un dito davanti agli occhi,
“Non se ne
parla proprio, resterai a casa a badare a Matthew!”, la donna
corrugò la
fronte, poi si rilassò, aveva ragione:
il dovere di mamma prima di tutto!
“Promettimi
che starai attento”, promessa vana visto che il Dottore si
lanciava
costantemente nei guai, ma sentirglielo dire le era un po’ di
rassicurazione.
“Lo
prometto”, eliminò lo spazio tra i due corpi e la
baciò, fu Amy questa volta a
rimanere paralizzata, non avrebbe mai immaginato che l’uomo
potesse avere anche
un briciolo di iniziativa in certe situazioni; contenta di aver scovato
un
altro lato del Dottore, lo baciò a sua volta.
“Vado a
chiamare Matthew, vorrà certamente salutarti”, lui
annuì seguendo con gli occhi
la figura della donna che si allontanava quasi saltellando. ‘La solita vecchia piccola
Pond!’.
Continuò a
trafficare sul Tardis: cercò la frequenza dalla quale
proveniva il messaggio,
impostò la data e le coordinate, organizzò un
piano di attacco, anche se alla
fine avrebbe, come sempre, improvvisato.
Un rumore
di passi affettati lo distolse dal suo smanettare.
Amelia
comparve sulla porta del Tardis, sudata, col fiatone e una faccia
terrorizzata.
In mano aveva un foglio scritto, ormai tutta la sua attenzione era
rivolta a
lei,
“Matthew è
scappato”.
Con mani
tremanti gli passò la lettera che aveva lasciato.
I suoi
occhi iniziarono a scorrerla a velocità della luce:
“Cara
mamma e Dottore,
so di essere io la causa di tanti
guai, rotture e sofferenze e
perciò devo
essere io a risolverli. Non dovete preoccuparvi per me, riesco
benissimo a
cavarmela da solo, non dimenticate che dentro di me scorre il sangue
dei
Signori del Tempo e di Amelia Pond!, quindi non avete motivo di temere
nulla.
Dottore perdonami, ma ho preso in
prestito il tuo cacciavite sonico, ne ho bisogno per
l’impresa che sto per
compiere.
Un giorno sarete fieri di me e
orgogliosi di avermi come figlio (anche tu Dottore).
Con affetto,
vostro Ultimo Signore del Tempo
(Matthew)”
Il
Dottore
strinse i pugni e un strano luccichio gli percorse le pupille, una
rabbia
improvvisa ammontò in lui, fino a farlo brillare di energia,
“Dobbiamo
trovarlo”.
Lo zainetto
con i biscotti e la bottiglietta d’acqua pesava
più del previsto, molte volte
dovette fermarsi a riprendere fiato. Doveva arrivare alla stazione
radio più
vicina, sapeva che ce n’era una a pochi chilometri da casa sua
e vi si stava
dirigendo.
Non poteva
negare di avere paura, ma una vocina nella testa gli ripeteva di non
preoccuparsi, una frase in particolare gli infonde il coraggio di cui
aveva
bisogno: “la paura non deve mai impedirti di agire”.
Non ricordava dove l’aveva
sentita, ma l’aveva colpito ed ora, ad ogni passo, la
ripeteva a voce alta. Si
sarebbe dimostrato coraggioso, tutti sarebbero stati fieri di lui e
gli
avrebbero voluto bene, anche il Dottore.
Aveva
sentito quando si era aperto alla madre confessandogli di non volere
fare il
padre, ma gli avrebbe dimostrato che si sbagliava, che lui era un
bambino bravo
e responsabile e sarebbe stato così felice di fargli da
padre.
Questa
serie di piccole speranze e illusioni lo rendevano forte e aumentavano
la sua
determinazione e coraggio. Seguì la mappa che aveva
scaricato da internet e
in un batter d’occhio si trovò di fronte
all’imponente stazione radio.
Un filo di
luce proveniente da un lampione sbilenco illuminava la facciata
principale
dell’edificio, mentre tutto il resto veniva inghiottito
nell’ombra.
Non c’era
anima viva.
Tutto era
silenzioso.
Il bimbo
rabbrividì, ma con chiaro in mente lo scopo della sua
missione ritrovò la
serietà e la calma per continuare a mantenere il sangue freddo.
Con l’aiuto
del cacciavite sonico, riuscì ad aprire il cancello in
lamiera e, scivolando a
ridosso dei muri, arrivò alla porta d’ingresso che
superò senza troppe
difficoltà. Disattivare l’allarme fu un lavoro da
principianti, un po’ più
complicato fu invece trovare la sala di controllo che era situata in
fondo ad
una serie di corridoi e gallerie indistinguibili.
I computer
lo circondavano e uno schermo copriva un’intera parete,
puntò il cacciavite su
quest’ultimo che si accese mostrando gli eterni rivali dei
Signori del Tempo.
“Finalmente
ci incontriamo Ultimo Signore del Tempo”, il bimbo
corrugò la fronte
“Che cosa
volete da me?”, l’essere emise un verso strozzato
che doveva corrispondere ad
una risata
“Non
vogliamo niente da te…noi vogliamo TE!”,
accennò ad un sorriso
“Venite a
prendermi allora”.
Non si era
mai trovato all’interno di una navicella aliena,
né tanto meno di fronte a
degli alieni, a esclusione del Dottore naturalmente.
Se ne
stavano seduti a raggiera introno al centro della stanza, dove si
trovava lui.
Nonostante
il loro aspetto raccapricciante non lo intimorivano, provava solo una
grande
rabbia che si manifestò con delle piccole scosse luminose
che gli fuoriuscivano
dai pugnetti chiusi.
Loro
soddisfatti, si passavano la lingua biforcuta sulle labbra e lo
studiavano con
attenzione cercando di indovinare quale sarebbe stata la mossa del
moccioso che
avevano di fronte.
“Ora che mi
avete dovete lasciare stare la Terra”, un
Dalek si alzò in piedi
“Tanta foga
per un inutile pianeta abitato da esseri inferiori, distruggerlo
sarà un
piacere!”, una serie di applausi e incitazioni si scatenarono
nella stanza.
“Questo lo
credete voi”, tutte le esclamazioni si spensero quando il
corpo di Matthew
iniziò ad emettere bagliori e piccole scariche elettriche.
“Cosa sta
succedendo qui?” una voce familiare, il bambino la riconobbe
subito e rimase
shockato.
Non se ne
rese neanche conto, in un secondo due Dalek gli furono adosso
afferrandolo per
le braccia e bloccandolo.
“O bene,
vedo che l’avete catturato! Non credevo ne foste in grado,
inutili e stupidi
come siete…”, Matthew guardò negli
occhi Rory William e ne lesse tutto il
disprezzo che contenevano.
Non poteva
credere che fosse arrivato a tanto pur di vendicarsi.
“Papà perché…?”,
l’uomo lo afferrò per i capelli alzandolo da
terra, il bimbo non reagì
“Non osare
pronunciare quella parola! Io non sono tuo padre”, detto
questo lo sbatté a
terra con violenza. Matthew ne approfittò per schiacciare il
pulsante di
allarme del cacciavite sonico, inviando così una richiesta
d’aiuto al Tardis. Le
sue sole forze non sarebbero bastate per sconfiggere i nemici.
Così facendo
avrebbe deluso il Dottore, ma avrebbe anche salvato
l’umanità ed era questa la
cosa più importante.
Un soldato
Dalek lo strattonò per un braccio costringendolo a rialzarsi
e, sotto ordine di
Rory, lo scortò in una cella nei meandri
dell’astronave.
Quando aprì
la porta Matthew raggelò.
Non avrebbe
potuto
assistere a visione peggiore.
-CONTINUA-
-Si continua-
Eccomi qui
con il nuovo capitolo (già al sesto siamo! O.o) e con nuovi
problemi e minacce
che si scorgono all’orizzonte. Il Dottore riceverà
la richiesta d’aiuto di
Matthew? Cosa ne sarà del piccolo? E, soprattutto, cosa si
nasconde nella
terrificante cella?
Tutto
questo, caro lettore, lo scoprirai nel prossimo capitolo (che
posterò a breve…si
spera!), perciò continua a seguirmi!
Intanto
spero vivamente che questo capitolo ti sia piaciuto! J
Come
sempre
apprezzerei consigli su come migliorare il mio stile o altro,
perciò non
trattenerti dal fare anche una piccola recensione (“anche una
piccola cosa può
cambiare il mondo”), le accetto stra volentieri!
Grazie
mille per il grande sostegno
che mi stai
dando! Ciao alla prossima! :D
Ps.
Vedere
che siete in tanti che leggete e recensite mi dà grande
gioia e soddisfazione,
vi ringrazio di cuore :’)
|
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Capitolo 7 *** I Signori del Tempo ***
I Signori Del
Tempo
“Dottore,
io vengo con te!” lo sguardo di Pond era fermo e deciso, ma
non poteva
permetterle di rischiare così tanto.
“No Pond è
troppo pericoloso, Matthew ha inviato un messaggio di
priorità massima, questo
vuol dire che si trova in brutti guai”, lei lo
afferrò per il braccio
impedendogli di andare.
“Forse non
hai capito, la mia non era una domanda. Io VENGO con te e non si
discute”,
l’uomo tentò di replicare, ma lei fu
più desta tappandogli la bocca con la mano
“E’ mio figlio”.
Il Dottore
le tolse la mano e la corresse:
“Nostro
figlio”.
Azionò la
leva e la piccola cabina blu partì con un rombo
così forte da costringere la
donna ad attaccarsi alla ringhiera per non cadere.
“Dobbiamo
prendere subito velocità se vogliamo arrivare in tempo alla
loro astronave”
spiegò brevemente il Dottore, ma non era quella la
principale preoccupazione di
Amy che chiese:
“Cosa
faremo quando arriveremo? Li distruggeremo?”, il Dottore
alzò un sopracciglio
contrariato
“Certo che
no Amy! Lo sai che non uso mai la violenza! Troveremo una
soluzione…ci sto
ancora lavorando…”.
Lei non era
contraria alla violenza, li avrebbe distrutti tutti o torturati
lentamente se
avevano toccato il suo bambino. Il comportamento pacifista
dell’uomo la
infastidiva,
“Non hai
proprio intenzione di cambiare?”, il Dottore la
guardò sorpreso e con
naturalezza rispose
“Io sono
cambiato, ora ho un’altra forma…Cambio
continuamente!”
“No,
intendevo caratterialmente…non vorresti, per così
dire, rinnovarti?”, l’uomo
non credeva a quello che sentiva, la sua Amy voleva cambiarlo?!
“Se mi
rinnovassi non sarei più io, non sarei più il
Dottore!”, Pond non ne era tanto
convinta,
“Ti sei già
leggermente rinnovato! Ad esempio non il tuo cravattino non
è più ‘forte’ ma
‘figo’”,
per il Dottore fu come una doccia di acqua gelata.
Il suo
labbro inferiore iniziò a tremare, così come il
resto del corpo e gli occhi gli
si inumidirono.
Si rifugiò
in un angolo, mentre cadeva in una specie di trance risucchiato dal
ricordo di
quel giorno maledetto.
Era una normale
mattina e aveva
deciso di andare qualche anno avanti nel futuro per una breve
esplorazione (in
realtà era alla ricerca della prima assoluta del suo
videogioco preferito). Giunto
al negozio un bimbetto di nove anni gli si era parato davanti
impedendogli di
entrare, e indicando il suo farfallino aveva chiesto, “Che
roba è quella?”.
Stingendo tra le dita il tanto amato
accessorio il Dottore rispose con nonchalance,
“Il mio cravattino, i cravattini
sono FORTI”. Il bimbo si era messo a sghignazzare e
guardandolo con pietà e
disprezzo gli aveva sbattuto in faccia la
triste realtà ovvero:
“Sei proprio vecchio!”.
L’uomo ne rimase così shockato che
costrinse il bambino a insegnarli il linguaggio moderno e aveva
scoperto che il
corrispondete moderno di “forte” era
“figo; da quel giorno il suo vocabolario
era cambiato.
Nessuno avrebbe più osato dargli del vecchio.
Quando
raccontò la storia ad Amy, questa si sganasciò
dalle risate, iniziando a
canzonarlo.
Il Dottore
non si lasciò sopraffare:
“Comunque i
miei 900 e passa anni li porto benissimo, a differenza di qualcun
altro…”, la
donna si rabbuiò,
“Che
vorresti insinuare?”, lui alzò le spalle,
“Niente
sottolineavo che porto i miei anni meglio di te, io almeno non ho
ingoiato un
cocomero intero”, la donna iniziò a fumare di
rabbia.
“Ero
incinta Dottore, IN-CIN-TA!”, lui la studio con un occhiata
“Ora però
non sei più incinta, ma la pancetta ti è
rimasta”.
Furono le
sue ultime parole. La donna gli si scagliò adosso
picchiandolo selvaggiamente,
mentre lui urlava “Pond smettila! Stavo
scherzando!”.
Le sue
ultime parole famose.
…Non
avrebbe potuto
assistere a visione peggiore.
Gli si
spezzò il fiato e tutto iniziò a giragli
vorticosamente intorno.
Decine e
decine di celle frigorifere riempivano un’immensa stanza
bianca, dalle quale
fuoriuscivano tubi spessi mezzo metro collegati ad un
alimentatore posizionato
al centro della stanza e un altro apparecchio di grandi dimensioni che
risplendeva di una sinistra luce giallognola.
Quella luce
lo faceva sentire male, un dolore che proveniva dai meandri del suo
cuore.
La
conosceva bene quell’energia.
Quell’energia
era parte della sua specie.
Dentro
quelle celle c’erano dei Signori del Tempo.
Il Dalek si
accorse della sua espressione stupefatta e infierì
“Già, la
vostra specie non si è estinta…è stata
ibernata” iniziò a ridere sadicamente “e
prima che tu mi chieda il perché te lo dico io. La vostra
immensa energia, capace
di farvi essere immortali, ci serviva e ci serve tutt’ora per
diventare i
padroni dell’universo. Per questo li abbiamo lasciati vivere,
siete come una
batteria che ricarica le nostre astronavi e le nostre armi, una risorsa
che
purtroppo sta finendo, ma ora abbiamo te…”.
Una serie
di immagini iniziarono a scorrere nella sua piccola, geniale mente: i
Signori
del Tempo, una razza che viveva in pace e in serenità nei
meandri dell’universo;
l’arrivo di invasori che avevano distrutto tutto, sterminando
un intero popolo;
un giovane Dottore, i quali sensi di colpa gravavano sulla sua
coscienza da
ormai troppi anni e la cui esistenza era segnata dalla solitudine;
morte,
sofferenza, distruzione.
Fu un gesto
fulmineo, dettato dalla rabbia e dalla sete di vendetta che si stava
scatenando
dentro di lui. La mano luminosa di energia oltrepassò il
corpo dell’alieno da
parte a parte.
La faccia
del mostro si contrasse in una smorfia di dolore, guardò
Matthew stupefatto e cadde
inerme a terra , una chiazza di sangue verde si formò sotto
di lui.
Il rumore
della caduta attirò l’attenzione dei altri Dalek
che accorsero e appena videro
il compagno morto si scagliarono contro il bambino che, tornato in se,
tremava
guardando il corpo a cui aveva appena tolto la vita.
“Come hai
osato uccidere un nostro compagno? Pagherai con la morte la tua
ribellione”,
alzò un arto pronto a scagliarlo contro il piccolo, ma un
rumore improvviso e
delle urla lo bloccarono.
Un soldato
semplice si affacciò alla porta urlando:
“Veniamo
attaccati!”
Tutti si
precipitarono nella sala principale.
Al centro
della stanza gli alieni tenevano sotto tiro una strana astronave, molto
piccola, ma la più pericolosa in assoluto…una
cabina blu.
-CONTINUA-
-Resuscito-
Dopo secoli
del così definito “blocco dello
scrittore” (se mi si può definire tale) sono
tornata con il 6° capitolo. I Signori del Tempo ibernati? Il
Dottore riuscirà a
ideare un piano per salvare suo figlio? Tutto questo, caro lettore, lo
scoprirai
nel prossimo capitolo (che arriverà più
velocemente di questo), perciò continua
a seguirmi!
Intanto
spero vivamente che questo capitolo ti sia piaciuto J
Come sempre
apprezzerei consigli su come migliorare il mio stile o altro,
perciò non
trattenerti dal fare anche una piccola recensione (“anche una
piccola cosa può
cambiare il mondo”), le accetto stra volentieri!
Grazie
mille per il grande sostegno
che mi stai
dando! Ciao alla prossima!
|
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Capitolo 8 *** Death ***
Death
Gli angoli
della bocca di Matthew si piegarono formando un sorriso, a sento
soffocò una
risatina.
Il Dottore
era arrivato, il suo papà l’avrebbe salvato da
quegli orribili mostri e avrebbe
liberato i Signori del Tempo. Quella serie di convinzioni scatenarono
in lui
una gioia insormontabile e iniziò a fremere
dall’eccitazione, cosa che non
passò inosservata ai Dalek che continuavano a guardare con
odio gli intrusi.
Intrusi che non avevano intenzione di uscire fuori dalla loro astronave
blu.
Dopo minuti
di sudata attesa un alieno spazientito decise di farsi avanti.
Molto
lentamente arrivò di fronte alla cabina e con la stessa
lentezza allungò un
arto verso la porta. In quel preciso istante questa si
spalancò, rivelando la
figura slanciata di un giovane uomo, che con viso contratto si guardava
intorno
fissando i nemici uno alla volta e stringendo in un pugno un piccolo
aggeggio
che emanava una lucina verde alquanto sospetta.
“Papà sono
qui”, una vocina nel fondo della sala attirò
l’attenzione di tutti che si
girarono a guardare il bimbo, bloccato dalla presa possente di un
alieno.
Il viso del
Dottore si rilassò, la paura di essere arrivato troppo tardi
svanì e ne prese
posto la consapevolezza di dover fare qualcosa alla svelta per salvare
il
figlioletto.
Approfittando
della distrazione momentanea dei nemici, gli puntò contro il
cacciavite sonico
iniziando a sparare fasci di luce verde che li
avrebbero mandati in corto circuito, ma non
fu così.
I colpi
andarono a vuoto.
Non solo
non sortirono l’effetto desiderato, ma attirarono nuovamente
l’attenzione su di
lui.
Non
riusciva a spiegarselo, era sempre riuscito a sconfiggere i Dalek solo
con
l’ausilio di quel piccolo cacciavite, perché ora
non funzionava?
Da dietro
una porta metallica riecheggiò una risata sonora.
“Dottore,
caro Dottore! Così mi deludi! Pensavi davvero che li avrei
evoluti senza
apportarvi alcune fondamentali modifiche?” quella
voce…il Signore del Tempo la
conosceva bene e non fu sorpreso di vedere che le sue idee erano
fondate.
“Rory e così
sei tu il loro nuovo capo…il loro creatore! Sei caduto in
basso ragazzo mio”,
Rory lo guardò con disgusto, tanto da sputare per terra.
“Senti da
che pulpito viene la predica! Dall’amante di mia
moglie…mi schifi. Non ti ho
mai sopportato; per Amy sei sempre stato un eroe, ma a mio parare sei
solo un
pagliaccio!”, il Dottore ignorò la frecciata,
anche se dentro di se sentiva
ammontare la rabbia.
Rory lo
aveva intuito e perciò continuò le sue
provocazioni:
“Sei venuto
per salvare tuo figlio, eh? Giusto, tu sei il salvatore, colui che
riesce
sempre a mettere a posto ogni cosa ed essere amato da tutti. Ma non
è stato
sempre così, vero? C’è stato un tempo
in cui sei scappato mentre tutti avevano
bisogno di te, per colpa tua un’intera specie si è
estinta e ora cerchi di
rimediare tentando di salvare quella umana. Per non parlare delle tue
compagne
di viaggio, le hai fatte morire tutte, persino la donna che
amavi… Rose!” detto
questo alzò il volume della voce “Non hai mai
detto niente a Amy di lei e
sappiamo tutti e due perché…amare Amy non ti
farà dimenticare Rose!”.
L’atmosfera
si fece pesante e la terra iniziò a cedere sotto i piedi del
Dottore.
Quel nome
che aveva sempre cercato di dimenticare era tornato e con lui la
sofferenza, il
vuoto, il rimorso.
Rose…la sua
amata Rose…come aveva potuto pensare di sostituirla?
Si girò
verso il Tardis e i suoi occhi si incrociarono con quelli di Amelia
affacciata
alla porta.
Lo guardava
con aria interrogativa, come per chiedere conferma di quello che aveva
appena
appreso, mentre lui cadeva lentamente sulle ginocchia con uno sguardo
perso nel
vuoto.
Divertito e
soddisfatto dall’essere riuscito nella sua impresa Rory si
avvicinò al Dottore,
“Si Amelia
hai capito bene, mi hai tradito con un bugiardo assassino”
con un calcio colpì
il Signore del Tempo dritto allo stomaco mandandolo a gambe
all’aria.
Questi
iniziò a boccheggiare in cerca di ossigeno, sputando gocce
scure sul pavimento
e rantolando qualche parola incomprensibile.
Amy si
lanciò adosso al marito, nel tentativo di fermare la sua
furia omicida e
ucciderlo lei a sua volta, ma fu preceduta da dei Dalek che le
saltarono adosso
bloccandola a terra.
Matthew che
aveva assistito impotente alla scena cercò di liberarsi
assettando un calcione
all’alieno che lo teneva prigioniero, dritto verso quelle che
dovevano essere
delle gambe.
La potenza
del colpo fu micidiale, con un sonoro “Crack” le
ossa i due arti inferiori
dell’essere si ruppero, facendolo cadere a terra e morire
pochi istanti dopo.
Con estrema
velocità e agilità si diresse verso i genitori,
ma nel tentativo di liberarli
un pugno lo colpì in pieno viso, catapultandolo adosso al
muro.
Alla vista
della violenza inferta al piccolo, il Dottore recuperò di
colpo le forze e
alzandosi in piedi urlò diretto all’assalitore:
“Come hai osato toccare mio
figlio?!”.
L’alieno
iniziò a sghignazzare divertito dalla reazione
dell’uomo e gli fece un cenno
con aria di sfida.
Nonostante
il suo furore il Dottore sapeva bene che non avrebbe mai potuto usare
la
violenza, neanche per salvare il suo stesso figlio. Aveva,
però, in mente un
piano.
Mise due
dita in bocca e tirò un lungo e sonoro fischio.
Tutti si
zittirono di colpo.
Il rumore
di passi sovvenne subito dopo. Passi pesanti, lenti, che non
annunciavano nulla
di buono.
E come per
dare conferma alle orribili congetture che si stavano formando nelle
menti dei
presenti, due figure imponenti fecero capolino dal Tardis per poi
uscivi in
tutta la loro ferocia.
“Cari Dalek
vi presento i miei amici Maggie
e Bill!”
i due coccodrilli iniziarono ad aprire e chiudere la bocca facendo
schioccare
le fauci e mostrando una portentosa dentatura che fece rabbrividire
anche i
nemici più virili.
Rory non si fece
impressionare e iniziò ad
incitare il suo esercito,
“Sono solo
dei rettili! Non sono dotati della vostra stessa intelligenza e
astuzia”, quasi
a capire le parole dell’uomo uno dei due coccodrilli si
voltò nella sua
direzione, lo fissò dritto negli occhi e iniziò a
spazzare il pavimento con la
coda.
L’uomo
rimase immobile, mentre dei brividi iniziarono a percorrergli la spina
dorsale.
Cercò comunque di mantenere la calma e la freddezza, in modo
da costituire un
esempio ai suoi sottomessi. L’animale, da parte sua, fiutava
la paura
dell’uomo, ne era divertito e non appena sentì il
comando di attacco da parte
del Dottore si diresse con sorprendente agilità verso il
nemico spalancando le
fauci.
Un Dalek si
mise tra la bestia e il capo nel tentativo di proteggerlo, ma fu
afferrato,
stritolato e lanciato in aria come una bambola di pezza. Altri
iniziarono a
sparargli con i raggi laser, ma la spessa corazza
dell’animale assorbiva i
colpi e non si formò nemmeno un graffio.
L’intera
massa dei nemici andò nel panico.
Quando il
secondo coccodrillo si avvicinò agli assalitori di Amy
questi fuggirono, lasciandola
libera. Subito la donna si precipitò dal figlioletto svenuto
e sollevandolo
notò un leggero filo di sangue colargli dal naso. Lo scosse
piano nel tentativo
di svegliarlo e lui con fatica immane aprì gli occhi
facendole così sapere che
stava bene.
Lo stesso
non si poteva dire dei Dalek, uno
dopo
l’altro venivano divorati dai due coccodrilli e la strizza di
Rory
aumentava a
dismisura.
“Avanti
uccideteli!”, un colpo di genio lo investì subito
dopo.
Si avvicinò
ad un soldato sfilandogli dal cinturone una mini granata che
lanciò nella bocca
del animale non appena la spalancò.
Il botto fu
tremendo, l’intera nave fu pervasa da uno scossone, quello
che restò del
coccodrillo era spiaccicato nelle pareti della sala.
Rendendosi
conto della morte del suo compagno il secondo animale si
scagliò adosso
all’uomo, ma anche per lui il destino fu lo stesso.
Il Dottore
non riusciva a credere a ciò a cui aveva assistito, il suo
piano era fallito e
i suoi amichetti morti. Amelia balzò in piedi, raccogliendo
la terra il fucile
di un alieno divorato e con un urlo selvaggio iniziò a
sparare alla massa di
nemici.
Non si era
accorta di lui e quando se ne rese conto era troppo tardi.
Il calcio
di un fucile le arrivò dritto nella tempia, la morte fu
istantanea.
Quando cadde
una piccola pozza rossa si formò all’altezza della
testa, arrivando fino alle
manine di Matthew che guardava la figura inerme della madre, con occhi
sbarrati
dal panico.
“Mamma…MAMMA!”,
scosse piano il corpo della donna e posò
l’orecchio sul suo petto…il nulla.
“Pond!” il
Dottore cercò di raggiungerla, ma i Dalek gli sbarrarono la
strada e,
puntandogli adosso le armi, fecero fuoco.
Il tempo si
bloccò. Le immagini iniziarono a scorrergli davanti come
fotogrammi.
I colpi che
si avvicinavano al Dottore, il suo corpo che si accasciava al suolo,
l’urlo di
trionfo dei Dalek e il sorriso soddisfatto di Rory.
Poi la
vista gli si annebbiò e tutto ciò che aveva
represso dentro si scatenò.
Un’onda di
energia fece volare
in aria i carnefici
e cadere pesantemente a terra.
I circuiti
elettrici dell’astronave esplosero e le luci si bruciarono.
Gli alieni
e il loro capo non capivano cosa stesse succedendo e
all’improvviso furono
investiti da un fascio di luce che li abbagliò,
costringendoli a socchiudere
gli occhi.
Matthew brillava
come una stella emanando scosse elettriche che non solo mandavano in
corto
circuito l’astronave, ma si scaricavano nello spazio attorno
ad essa.
I suoi
stessi occhi si colorarono di bianco, lanciando scintille ovunque
volgesse lo
sguardo. L’energia che emanava era così intensa
che iniziò a sollevarsi da
terra, fluttuando nell’aria e con voce roca e profonda, degna
del Signore del
Tempo che era in lui, dichiarò:
“La
pagherete per aver ucciso i miei
genitori, la pagherete molto cara”.
-CONTINUA-
-Bo-
Sono
tornata prima del previsto perché l’ispirazione mi
ha investita di colpo (le
piccole gioie della vita). Devo dire che mi sono particolarmente
divertita a
scrivere questo capitolo, non nel far morire il Dottore e Amy
è chiaro, ma nel
descrivere le scene di combattimento che spero siano ben descritte. Non
è stato
facile far morire i miei due personaggi preferiti e ti prego di non
odiarmi per
averlo fatto.
Umm…beh se
vuoi sapere come andrà a finire continua a seguirmi! J
Spero che
questo ennesimo capitolo ti sia piaciuto e se hai consigli da darmi o
anche una
piccola recensione (“anche una piccola cosa può
cambiare il mondo) sappi che
l’accetterò molto volentieri!
Grazie per
aver continuato a leggere la mia storia, ciao alla prossima!
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Capitolo 9 *** Choice ***
Choice
…“La
pagherete per
aver ucciso i miei genitori, la pagherete molto cara”.
I Dalek
lo
guardavano terrorizzati, mentre Rory iniziò a sbraitare
ordini preso
dall’isteria.
Nessuno
però lo ascoltò, erano troppo presi a fissare con
occhi socchiusi quel bambino
che in pochi secondi si era trasformato in una macchina di morte e ora
li
guardava con odio, facendoli raggelare.
“Che
diavolo vi è preso?! Avanti, prendetelo!”, nessuno
si mosse.
Spazientito
spinse un alieno nella direzione di Matthew, questi non fece in tempo
ad alzare
la testa, che un raggio lo vaporizzò e di lui restarono
pochi residui di
polvere.
Il panico
si diffuse, iniziarono a sparare adosso al piccolo che assorbiva i
colpi e li
rifletteva come uno specchio, provocando una carneficina.
L’astronave
veniva scossa violentemente, tanto che c’era bisogno di un
appoggio per
reggersi in piedi. Rory, che temeva di vedersi esplodere con la sua
nave, tentò
di fermarlo:
“Smettila!
Se continuerai così ci farai esplodere tutti, compresi i
tuoi amichetti” con un
cenno indicò la porta dietro la quale erano rinchiusi gli
altri Signori del
Tempo.
A
quell’affermazione il bambino si calmò, cercando
di controllare l’energia
distruttiva e indirizzare di nuovo la forza dentro di sé.
“Così va
meglio” l’uomo ghignò “Mi
stavo sbagliando nel valutarti, non sei come tuo
padre, sei meglio…molto meglio! Perciò mi stavo
chiedendo: perché non prenderlo
con me? In fondo sei sempre il mio figliastro e non mi dispiacerebbe
avere un
braccio destro forte come te nella mia campagna distruttiva. Che ne
dici
piccolo? Vuoi morire da perdente o diventare il più potente
Signore del Tempo
mai esistito?”.
Matthew non
proferì parola, i suoi occhi dipinti d’odio lo
fissavano bramosi di vendetta.
Rory sapeva
che quell’offerta, che per molti sarebbe stata allettante,
non faceva alcun
effetto al piccolo, anzi aumentava la sua repulsione e la sua rabbia.
Perciò
decise di colpire quello che era effettivamente Matthew, un bambino e
non più
il suo spirito di Signore del Tempo.
“Matthew,
sei sicuro di combattere dalla parte dei buoni?”, ancora una
volta il bimbo non
rispose e si limitò a fissarlo “Beh, sicuramente
ne sarai convinto, visto tutto
quello che hai fatto a me e al mio piccolo esercito. Mi dispiace
doverti disilludere
piccolo, ma il tuo amato Signore del tempo non è quello che
dice di essere…” si
girò verso un grande schermo e dopo aver pigiato qualche
tasto si aprirono una
serie di schede e finestre e, in mezzo a tutto, comparve la faccia del
Dottore.
Matthew non
riusciva a capire
l’intenzioni dell’uomo
e con fare ingenuo chiese:
“Che significa?”,
“Ora lo
vedrai”.
Aprì un
file e una lunga lista di nominativi gli si presentò
davanti, rimase a fissare
per alcuni secondi gli ultimi nomi e le sorti ad essi associate.
Tutti i
compagni del Dottore erano stati abbandonati, o erano morti.
C’era chi aveva
continuato la sua vita, conservando il suo ricordo nel cuore e chi non
avrebbe
mai più potuto ricordare.
Dati, dati,
solo dati di anime che erano state in pena per lui e che con estrema
semplicità
lui aveva rimpiazzato.
Visi, visi, visi tutti diversi, niente in comune per non
ricordare, per non attaccarsi al passato. Allora era quello il Dottore,
un uomo
in fuga da tutto e da tutti.
Un uomo che
dopo un periodo di tempo si stufava delle persone e le lasciava, un
uomo
irresponsabile, a volte immaturo, valeva davvero la pena di lottare per
lui?
“Allora
Matthew, che ne pensi? Questo è tuo padre e
sai…penso proprio che rimarrà tale
per poco tempo, lui non è fatto per la vita sedentaria.
E’ un nomade che viaggia
nel tempo e può avere tutto quello che vuole, non ha bisogno
di voi per essere
felice”.
Il bambino
rimase spiazzato e quel piccolo dubbio che si era sempre rifiutato di
ascoltare
stava piano-piano riaffiorando nella sua mente, sempre più
forte.
Guardò
l’uomo che giaceva a terra, e non lo riconobbe
più. In fondo, chi era realmente
il Dottore? Il Dottore Chi?
Più guardava
il bambino e più si rendeva conto che il suo piano aveva
portato ai risultati
sperati. Questione di poco e avrebbe avuto l’essere
più forte dell’universo
nelle sue mani, Rory ne era certo.
“Unisciti a
me e potrai essere veramente felice e.. amato, figlio mio!”
si avvicinò,
mettendogli un braccio attorno alle esili spalle e stringendolo a
sé.
Matthew
rimase paralizzato, era confuso e combattuto: una parte di lui era
fedele al
Dottore, era suo padre e non l’avrebbe mai
abbandonato…o si?
Una
sequenza di ricordi legati all’uomo iniziò a
scorrergli nella mente. Preso da
un raptus violento spinse via l’uomo che lo stava
abbracciando e per
un momento
la coscienza lo tormentò a causa dei dubbi che aveva
iniziato a nutrire.
“Non
tradirò mai il Dottore…mio padre!”, lo
sguardo fermo e deciso rifletteva l’uomo
che era in lui.
“Se questa
è la tua scelta dovrai pagarne le
conseguenze…soldati!”, i Dalek che nel
frattempo si erano ritirati seguendo la scena da un posto sicuro,
iniziarono ad
avvicinarsi intimoriti, “staccate la spina”. Gli
alieni s’illuminarono al
comando del capitano e con foga si diressero nella stanza blindata,
nella
camera dei Signori del Tempo.
“Piccolo,
dolce Matthew. La tua energia ha fatto andare in cortocircuito la
nostra nave,
ma non c’è nessun problema perché noi
abbiamo il Tardis”, il bambino lo guardò
di sbieco:
“Voi avete
cosa?”, una forte botta lo investì facendolo
cadere a terra, tutto iniziò a
farsi molto scuro.
Quando
rinvenne intorno a se era calato il silenzio più completo,
gli alieni e Rory
erano scomparsi e con loro anche il Tardis. La stanza era illuminata da
delle
lievi scosse di elettricità che l’attraversavano
come un lampo, colorando di
giallo le facce dei cadaveri che giacevano a terra.
Matthew si
avvicinò a uno di quei cadaveri, uno in particolare. Gli
appoggiò una manina
sul petto, nel punto esatto in cui il cuore aveva cessato di battere
poco
prima.
Chiuse gli
occhioni concentrandosi al massimo.
Una leggera
brezza si alzò nella stanza, dell’energia
iniziò a scorrergli dal giovane
cuore, verso le braccia, fino alle mani. Una sorta di fluido e polvere
splendente, che penetrò nell’uomo e piano piano si
diffuse in tutto il corpo,
facendolo risplendere.
“Matthew”,
riaprì gli occhi
“Dottore!”
il bimbo gli buttò le braccia al collo e l’uomo da
canto suo lo strinse forte a
sé, stampandogli un bacio sulla fronte.
“Che cosa è
successo? Che ti hanno fatto? Dove sono andati?...aspetta” si
alzò in piedi
ruotando su se stesso “Dove il mio Tardis?!”.
Spiegare al
Signore del Tempo che gli alieni, guidati da Rory, l’avevano
“rubato” non fu un
impresa facile, anche perché il Dottore fu preso da un
attacco di isterismo
puro e iniziò a calciare una sedia in lamiera, facendosi
pure male.
Frustato
iniziò a camminare in tondo, parlando tra se e
sé, mentre Matthew usava la sua
energia vitale per resuscitare la madre, ancora inanime.
“Che stai
facendo?”, lo staccò dal corpo della madre che nel
giro di pochi secondi si
risvegliò, “non puoi usare la tua energia vitale
per resuscitare le persone,
questo non si può fare!”.
Il bambino,
che nel frattempo l’aveva completamente ignorato, troppo
preso dalla madre, lo
guardò perplesso, “Perché non
posso?”.
Il Dottore
si strappò i capelli,
“Perché…bentornata tra noi
Pond!,…perché così facendo
diventerai mortale. Quell’energia ti serve per le
trasformazioni, se la usi per
resuscitare i morti e uccidere non ne avrai più per te
stesso!”.
La povera
donna nel frattempo si guardava intorno scioccata, non sapeva se
più per la
carneficina del figlioletto o per il fatto che poteva
“trasformarsi” come il
padre.
Il piccolo
Signore del Tempo alzò le spalle,
“Non
importa, l’importante è che voi siate
vivi!” gli sorrise e il Dottore di fronte
a QUEL sorriso non riuscì ad obbiettare. Già
erano vivi, ma per quanto ancora?
Tutto nella
nave aliena era andato in corto circuito, i comandi erano quindi
inutilizzabili
e le speranze di salvezza nulle.
-Ci deve essere un modo, pensa Dottore pensa,
pensa…- l’uomo strizzò gli
occhi concentrandosi a tal punto che la sua
mente iniziò a fumare, poi come ad esaudire le sue preghiere
l’idea arrivò e fu
come un fulmine a ciel sereno, una piccola esplosione. E infatti si
trattava
proprio di quello, un esplosione.
“Che
cosa?!! No assolutamente!”, il Dottore la guardò
confuso
“Pond mi
sorprendi! Una volta eri più avventuriera, si vede che stai
invecchiando!”, un’affermazione
che gli costò il naso. La scarpa di Amy gli si
spiaccicò in fronte
provocandogli fiotti di sangue e, come se non bastasse, gli
urlò in faccia:
“Non voglio
che mio figlio si trasformi continuamente come fai tu! Non è
psicologicamente
preparato, né adatto, essendo per metà un essere
umano” per poi stringere il bimbo
a sé come a proteggerlo da quella cruda realtà.
Il Dottore
scattò in piedi:
“Certo che
è preparato e adatto! E’ comunque per
metà Signore del Tempo ricordalo! Non
puoi ignorare quello che realmente lui è, ovvero
l’ultimo della sua specie”,
iniziò una vera e propria discussione che il piccolo Matthew
non poteva
sopportare e alla quale sfuggì, rifugiandosi nella cella
dove erano rinchiusi i
suoi simili.
Lì
tutto
era maledettamente silenzioso, tristemente silenzioso, così
silenzioso che il
bambino poteva sentire il suono dei suoi neuroni che lavorarono e prese
la sua decisione… .
-CONTINUA-
-Perdono-
*Si
inchina
a terra pregando perdono*
Eccomi dopo
3 mesi (scusate ç_ç) con il nuovo capitolo!
Purtroppo non sono riuscita a
pubblicare qualcosa prima a causa della scusa e problemi vari e
perciò vi
chiedo di perdonarmi.
Quale sarà
il piano del Dottore, contrariato da Amy?
Che
decisione avrà preso il piccolo Matthew?
Le risposte
al prossimo capitolo che, lo prometto, pubblicherò a breve!
Quindi caro lettore
continua a seguirmi!
Come dico
sempre spero che questo ennesimo capitolo ti sia piaciuto e se hai
consigli da
darmi o anche una piccola recensione (“anche una piccola cosa
può cambiare il
mondo) sappi che l’accetterò molto volentieri!
Grazie per
aver continuato a leggere la mia storia, ciao alla prossima!
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Capitolo 10 *** Il risveglio esplosivo ***
Il risveglio
esplosivo
…prese
la sua decisione… .
Quando
tornò nella sala di controllo i suoi genitori stavano ancora
litigando, ma si
bloccarono nel vedere centinaia di occhi che li fissavano silenziosi,
“Mamma…Dottore,
vi presento i Signori del Tempo!”.
Gli occhi
del Dottore iniziarono a girare vorticosamente da un viso
all’altro, non
sapendo dove posarsi. Mille domande iniziarono a balenargli in testa,
nonostante provasse ad aprire la bocca non riusciva ad emettere alcun
suono;
situazione alquanto bizzarra se si pensa che stiamo parlando del
Dottore. Amy
era nella sua stessa situazione, sorpresa e perplessa, non riusciva a
spiegarsi
la scena che si trovava davanti; a tutto pose rimedio il bambino che
raccontò
di come i Dalek fossero riusciti a sopravvivere e ad usare
l’energia dei
Signori del Tempo per evolversi, quella stessa energia che lui aveva
deciso di
sacrificare per riportarli in vita, rendendolo un essere mortale.
La
rivelazione non fece piacere al Signore del Tempo per eccellenza, ma
comprese il
gesto d’amore del figlio e fu pervaso da un’ondata
di entusiasmo che lo portò
ad abbracciare e baciare tutti i “resuscitati”,
saltellando da una parte
all’altra della navicella e prendendo il piccolo sulle spalle.
“Pond l’hai
fatto proprio bene! Ora sei convinta che il piano possa
funzionare?”, la donna
gli si avvicinò posandogli le labbra sulla bocca, cosa che
fece ridacchiare
Matthew ed arrossire il Dottore,
“Tu che
dici Dottore?”, l’uomo sorrise e voltandosi verso i
presenti iniziò ad
illustrare loro il piano, traducendolo nella loro lingua madre.
“Un attimo
di attenzione prego! Salve a tutti io sono il Dottore, vi amo
immensamente dal
profondo della mia anima e sono felice di vedervi ancora vivi. Come
sapete i
Dalek, nostri nemici per eccellenza, vi hanno usati per distruggere
interi
mondi e galassie animati dall’obiettivo di conquista
universale. A questo scopo
hanno rubato il MIO Tardis, ovvero la mia “macchina del
Tempo”, il che è una
situazione alquanto critica perché ora hanno tutto lo spazio
e il tempo a loro
disposizione. Quindi, arrivando al dunque, con la consapevolezza che
quegli
esseri spregevoli useranno la MIA
piscina e la
MIA
biblioteca personali, suggerirei (mi è difficile dirlo)
di…far esplodere il
Tardis ed usare l’energia dell’esplosione per
tornare a casa, al pianeta
Terra”.
Un
borbottio generale invase l’intera stanza, un vecchietto si
fece spazio tra la
folla, il Dottore lo riconobbe subito:
“Bob,
quanto tempo! Come va l’artrite?”, il vecchietto
gli puntò contro una bagolina
“Senti un
po’ giovanotto, non ci voglio andare in posto dove rischio di
venire mangiato
da un dinostro, sono troppo
giovane
per morire ho tutta la vita d’avanti! Comunque
l’artrite va bene guarda qua”
iniziò a saltellare su un piede, Matthew lo
guardò con aria interrogativa non
avendo capito una parola di quello che aveva detto, mentre il Dottore
sorrideva
divertito e rivolgendosi al figlio gli chiese
“Tu hai
idea di cosa sia un dinostro? Penso
sia una specie vissuta nel vostro pianeta qualche migliaio di anni
fa…”.
Il bimbo ci
ragionò un attimo su e arrivò alla conclusione
che il vecchietto aveva storpiato
la parola “dinosauro” in
“disostro”; quindi rivolgendosi
all’anziano, lo
rassicurò:
“Signore i
dinosauri si sono estinti migliaia di anni fa, non
c’è più
pericolo…”.
Per tutta
risposta il vecchietto lanciò in aria la bagolina,
gridò entusiasta e con una
vigorosa pacca nelle spalle del Dottore, annunciò a nome di
tutti:
“Allora
figliolo…riportaci a casa!”.
“Ragazzi
siete pronti ai fuochi d’artificio?”
Tutti si strinsero
attorno a lui, con gli sguardi volti in alto, verso
l’universo che si apriva al
di là del finestrone della sala di controllo.
Sfilò il
cacciavite sonico dalla tasca della giacca, puntandolo verso
l’alto, ma ebbe un
ripensamento e decise invece di passarlo al figlio.
“A te
l’onore Matthew”, il bimbo lo guardò con
occhi sgranati
“Sei sicuro
Dottore? La perderai per sempre!”, la grande mano
dell’uomo gli scompigliò i
capelli.
“Non
preoccuparti piccolo, la mia Sexy saprà cavarsela, per
quanto riguarda i Dalek…beh…”.
Il bimbo
annuì, ai Dalek e a Rory spettava la punizione che
meritavano e prendendo
l’oggetto tra le mani, lo puntò verso il cielo:
“GERONIMOOO”,
premette il pulsante.
Una grande
esplosione investì l’universo.
10 ANNI DOPO
“Papà,
papà! Domani ho una ricerca di storia, mi puoi
aiutare?”
L’uomo si
sistemò il cravattino, specchiandosi con fare elegante,
“Tesoro
dovresti prepararti, tra poco ci sarà la cerimonia per la
consegna dei diplomi
di tuo fratello!” abbassò gli occhi, scrutando il
visetto imbronciato di sua
figlia.
La bimba
scosse la testa, facendo ondeggiare i riccioli rossicci e guardandolo
di
rimando contrariata.
“Ma papà è
importante, devo consegnarla entro domani! E poi siamo già
stati alle altre tre
feste, possiamo saltarne una per una volta!”.
Il piccolo
Matthew, ormai 14enne, grazie alla sua straordinaria intelligenza, era
stato
riconosciuto come il più giovane genio della storia.
All’età di soli 10 anni
era riuscito ad ottenere la laurea in giurisprudenza e grazie alla sua
fama
ormai a livello mondiale, aveva creato un nuovo emendamento che
decretava il
diritto di cittadinanza mondiale ai Signori del Tempo, che ora vivevano
perfettamente
integrati con l’umanità.
Il Dottore
le scompigliò la folta chioma, sorridendole rassicurante
“Sai che
per Matthew è molto importante che siamo presenti! Melody ti
prometto che ti
aiuterò stasera, ora vai a cambiarti, la mamma ti
starà cercando. Conoscendola
sarà già infuriata…”, di
riflesso il suo corpo fu scosso da un brivido,
reazione che fece ridacchiare la piccola.
Infatti
conosceva bene il timore referenziale che il suo papà
nutriva nei confronti
della mamma, quella donna era in grado di mettere in soggezione un
intero
esercito, letteralmente.
Lei, la
piccola Melody Pond, non era da meno.
Diversamente
dal fratello, che con il tempo era diventato un ragazzo responsabile e
pacifista come il padre, lei era una piccola ribelle.
Un caratterino
molto “piccante”, diventava irresponsabile solo per
provare il brivido dell’avventura,
era coraggiosa, forte e intimidatoria. Non permetteva a nessuno di
pestarle i
piedi, tutti la rispettavano e ne avevano quasi paura.
Come
Matthew anche lei era nata con un’intelligenza superiore, ma
era una dote che
non sfruttava appieno. L’unica cosa che veramente le
interessava era la storia,
specialmente quando a raccontarla era suo padre!
Amava
ascoltarlo parlare delle sue avventure nei nove secoli della sua vita e
non
vedeva l’ora di diventare abbastanza grande per seguire il
suo esempio.
Contrariamente
a quello che sperava Amelia Pond, anche lei era in grado di
rigenerarsi. La
scoperta del fatto era stata a dir poco sensazionale!
Durante
un’ecografia
di routine lo schermo era improvvisamente diventato bianco e la pancia
di Amy
si era accesa di una luce abbagliante, come una lampadina. La
dottoressa era
svenuta dalla sorpresa, mentre il Dottore si era messo a saltellare
eccitato
per tutta la stanza, imitato da Matthew. Quel trambusto fece accorrere
altri
infermieri, che alla vista della pancia della donna erano corsi a
chiamare il
medico primario. Al suo arrivo, la piccola aveva diminuito
l’intensità
luminosa, rendendo così possibile la proiezione della sua
ombra all’interno
della pancia, per poi agitare una manina a mò di saluto a
tutti i presenti.
“Ti
prego
papi! Potremo usare la cabina, così torniamo indietro nel
tempo in modo da
rendere perfetta la mia ricerca e ritorniamo a casa dopo “due
minuti” così da
andare tutti alla cerimonia! Fammi felice, lo sai che ti voglio
bene…” sporse
un labbro, supplicandolo con gli occhi.
Il povero
Signore del Tempo, che adorava a prescindere la sua bambina, fu
costretto ad
accettare.
La prese
per mano, correndo velocemente giù per le scale, fino al
giardino dov’era
parcheggiata una piccola cabina blu della polizia.
Il Dottore
l’accarezzò dolcemente con una mano, guardandola
con un’espressione colma d’amore:
“Fortunatamente
la mia Sexy ha resistito all’esplosione, la mia
dolc…”, Melody lo interruppe prima
che iniziasse a sbaciucchiare la macchina del tempo,
“Si papà
sappiamo tutti quanto ami il tuo Tardis, però adesso
dobbiamo andare prima che
ci veda mamma!”.
Non fece in
tempo a finire la frase, che la donna comparve con espressione feroce
davanti
alla porta, appoggiandosi agli stipiti:
“Dove
diavolo credete di andare voi due?!”, il Signore del Tempo
sorrise
innocentemente,
“Porto un
attimo Melody a fare un giro, torniamo tra 5 minuti…ti
amo!”.
La rossa lo
fulminò:
“Dottore
non azzardarti a chiudere la porta…”, la porta si
chiuse,
“…Dottore…”,
il Tardis iniziò a suonare la sua melodia,
“…Dottore”,
piano-piano scomparve,
“DOTTOREEEEEE!!!!”.
Fine
-Ultimo spazio-
Emmmm…lo
so
avevo promesso di tornare a breve....ma le vacanze mi hanno trascinata.
Chiedo
umilmente perdono! Q_Q
Ultimo
capitolo, sinceramente un po’ mi dispiace di essere
già arrivata alla
conclusione, scrivere questa storia è stata veramente una “meravigliosa
avventura”!
E devo
ringraziare te caro lettore, per avermi sostenuta e incoraggiata, senza
il tuo
supporto non penso sarei andata avanti molto.
Spero
davvero con tutto il cuore che la mia storia ti sia piaciuta, che ti
abbia
divertito e che ti abbia fatto trascorrere del tempo piacevole.
Come
sempre
desidererei ricevere consigli o un giudizio, in modo da poter
migliorare e
sentire il tuo parere in merito. Ricordo “ANCHE UNA PICCOLA
COSA PUO’ CAMBIARE
IL MONDO”, quindi non trattenerti! :D
Grazie per avermi
seguita in questa travagliata vicenda, un grande saluto a tutti,
ALLA
PROSSIMA AVVENTURA, GERONIMOOOOOOOOOOO!
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