La ricerca della felicità

di Charlotte McGonagall
(/viewuser.php?uid=155367)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


NdA: Dunque, suppongo che il contesto sia già stato chiarito nell'introduzione e non ci sia bisogno di ulteriori spiegazioni.
Questo non è il tipo di What if? che scrivo di solito, nel quale amo spiegare e descrivere come sia avvenuto il cambiamento di trama, è solo una fantasia abbastanza inconsistente dovuta a un eccesso di feels e al bisogno di vedere questa coppia felice! Comunque potrebbe essere in arrivo, in un prossimo futuro, una long what if? che partirà proprio dal momrnto in cui Wiress sopravvive nell'arena.
Btw, questa è la mia terza Beetee/Wiress... Sì, sono il mio OTP di Hunger Games!
Le tradizioni del Distretto 3 che cito sono una mia completa invenzione.
Probabilmente ci sarà un secondo capitolo.
Grazie a chi leggerà la storia e grazie a MooneyDora per il suo betaggio lampo!

La ricerca della felicità

"È così...", Wiress si bloccò a metà della frase, non perché si fosse distratta, ma perché non sapeva nemmeno cosa volesse dire, tanti erano i sentimenti che provava in quel momento.
Vedere Finnick e Annie coronare il loro sogno era commovente: dava speranza, portava allegria, mostrava a tutti per cosa stavano combattendo e che la felicità avrebbe ancora potuto essere possibile.
"Lo so," le sussurrò Beetee nell'orecchio, seduto accanto a lei.
Le passò il braccio attorno alle spalle e lei poggiò la testa nell'incavo tra la spalla e il collo dell'uomo.

Rimasero in quella posizione per tutta la durata della cerimonia. Wiress di tanto in tanto sospirava trasognata e, quando Finnick e Annie si baciarono, Beetee vide che aveva gli occhi lucidi.
Beetee le baciò la fronte e i capelli e la tenne per mano mentre le sedie per gli invitati venivano spostate e il violinista iniziava a suonare.

Rimasero in disparte a lungo, mentre osservavano gli abitanti del Distretto 12 ballare allegramente sulle note di una musica gioiosa.
Ricordava molto i festeggiamenti tenuti annualmente nel distretto 3, la notte del solstizio di inverno: è tradizione accendere dei falò nelle strade principali e danzare in cerchio attorno ad essi (anche se i passi erano diversi); i festeggiamenti durano fino all'alba e le strade sono piene di bambini e di giovani innamorati, dal momento che, secondo una vecchia tradizione, era di buon auspicio dichiararsi alla propria amata regalandole una collana intrecciata con le proprie mani, la notte del 21 dicembre. Anche Beetee lo aveva fatto, molti anni prima...

"Vuoi ballare?" le chiese, sorridendo.
Lei gli sorrise e lo trascinò sulla pista.
Erano entrambi goffi e impacciati, con quei passi che non conoscevano, ma una ragazza del Distretto 12 era intervenuta in loro aiuto. Del resto, se persino gli abitanti del distretto 13 stavano imparando i passi, loro non sarebbero stati da meno!
Continuarono a danzare, ridendo come bambini, con le guance arrossate e il fiato corto, finché non ebbero più la forza e dovettero sedersi.
Era da anni che Beetee non rideva così tanto e lo stesso valeva per Wiress; in quel momento si sentivano al sicuro, quasi felici, anche se non si ricordavano nemmeno a cosa somigliasse la felicità.
Lui la baciò; non poteva farlo spesso nel Distretto 13, senza essere guardato con disapprovazione - a quanto pareva, vi erano regole non scritte che limitavano anche le pubbliche manifestazioni di affetto, nel 13 - ma in quel momento nessuno li avrebbe visti, concentrati com'erano sui festeggiamenti e sugli sposi. Lei gli sorrise e ricambiò il bacio.

*

"Vuoi che... ?", chiese Wiress, indicando l'uscita, mentre finivano la loro fetta di torta.
"Sì, d'accordo," rispose, alzandosi e prendendola per mano.
Era tardi, erano entrambi stanchi e l'indomani avrebbero comunque dovuto lavorare, visto che nel Distretto 13 le vacanze erano rare quanto i divertimenti.

Teoricamente, avevano ricevuto unità abitative separate, dal momento che non erano sposati, ma questo non aveva impedito loro di ignorare l'assegnazione e di dividere la stanza di Beetee.

Beetee si sedette sul letto. Era esausto, ma non poteva rimandare ciò che aveva programmato: era il momento perfetto, lo aveva capito quando aveva visto Wiress commuoversi al matrimonio.

Si alzò.
"Wiress, ho qualcosa da dirti."
Lei lo fissò incuriosita.
Lui deglutì nervosamente prima di parlare.
"Wiress, in quest'ultimo periodo ho riflettuto su alcune cose... So che quello che abbiamo ci è sempre bastato e che non abbiamo mai auspicato ad avere di più perché non potevamo, ma..."
Deglutì nuovamente, sembrava timido e impacciato come un giovane alle prime armi.
Si inginocchiò e le fissò negli occhi.
"Wiress, vuoi sposarmi?"
Estrasse dalla tasca dei pantaloni un piccolo anello realizzato con dei pezzetti di filo intrecciati tra loro.
Wiress sgranò gli occhi e sorrise.
"So che si tratterebbe solo di firmare delle carte," aggiunse nervosamente, "ma vorrei tanto poterti chiamare mia moglie..."
"Sì... Sì!"
Si inginocchiò per abbracciarlo e baciarlo e lui le infilò l'anello.
"Lo hai fatto tu?" gli chiese.
"Sì," rispose.
"Ma come...?".
"Non è stato facile procurarsi il materiale. Ho dovuto sfruttare l'odio per gli sprechi dei cittadini del 13: mi è bastato dimostrare che questi fili avrebbero comunque dovuto essere gettati nei rifiuti e me li hanno lasciati usare".
Lo baciò ancora.
"Ti amo," gli disse.
"Anch'io ti amo," disse, stringendola a sé, ancora accucciati sul pavimento.

Si strinsero uno accanto all'altra nel letto, scambiandosi baci e carezze, godendo della rispettiva vicinanza, anticipando ciò che sarebbe accaduto.
"Domani andremo a chiedere l'autorizzazione a sposarci. Non sono certo di quali siano le procedure, ma ho l'impressione che anche il matrimonio qui preveda una pesante dose di regole burocratiche," disse, scostandole una ciocca di capelli e cercando di trattenere uno sbadiglio.
Anche Wiress sbadigliò e si strinse a lui sotto le coperte.
Lui le baciò la fronte e spense la luce.
"Buonanotte, amore".
"Buonanotte".

Scivolarono entrambi in un sonno profondo e calmo, sentendosi finalmente felici e appagati. Avevano progetti per il futuro, avevano speranza e, soprattutto, ciascuno aveva l'amore, il conforto, la comprensione e la vicinanza dell'altro.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


NdA: In realtà la storia avrebbe dovuto avere due capitoli, ma ne avrà tre, perché ho voluto aggiungere questa breve parte prima del matrimonio.
Spero che vi piaccia.

"Diamine!", sbottò Beetee di fronte all'impiegata del Distretto 13. "Sapete perfettamente chi sono e ho compilato già decine di moduli che lo attestano: sono Beetee Watt, nato nel distretto 3 il 5 settembre del 24, residente nell'unità abitativa 3758 e impiegato presso la Difesa Speciale. Inoltre, sono certo che vi basterebbe esaminare la mia impronta digitale per ritrovare tutti i dati che vi servono nei vostri data base!".
L'impiegata alzò un sopracciglio con aria irritata.
Accanto a Beetee, Wiress sogghignò, compilando il proprio modulo.
Beetee sospirò e iniziò a scrivere per l'ennesima volta.
L'amore del Distretto 13 per le complicazioni burocratiche superava perfino il suo odio per lo spreco di carta.

"Ecco," disse, restituendo il modulo compilato alla donna. "E - nel caso vi servisse saperlo - porto il 40 di scarpe e il mio colore preferito è il blu, visto che sono le uniche informazioni su di me che non avete ancora raccolto".
L'impiegata lo fissò sbigottita, mentre aggiungeva gli ultimi foglia alla voluminosa pila sulla scrivania.
Beetee scosse brevemente il capo. "Non importa," disse all'impiegata, "finga che io non abbia detto nulla".
Strinse la mano di Wiress con un gesto complice, il bancone che nascondeva i loro movimenti all'impiegata.
"Nemmeno il senso dell'umorismo...", le bisbigliò impercettibilmente.
Wiress soffocò un risolino.
La donna al bancone tossicchiò.
Wiress trasformò prontamente la risatina in un sorriso educato e innocente e in quel frangente fu Beetee a dover trattenere le risate.
"Sì?", chiese. Si morse la lingua per darsi un contegno.
"Vi ho fissato la visita medica. Comparirà automaticamente sul vostro programma di domani. Quando sarete in ospedale presentate queste," spiegò lei in tono piatto, porgendo a ciascuno una tessera con un codice a barre.
Wiress alzò un sopracciglio.
"Mi scusi," disse, "quale visita medica?".
L'impiegata sbuffò stizzita.
"Per ottenere l'autorizzazione a sposarvi, no?", rispose, come se fosse la cosa più naturale del mondo. "Chiunque desideri sposarsi deve sottoporsi prima ad un controllo medico approfondito per accertare l'assenza di malattie veneree che possano essere trasmesse al coniuge e di malattie ereditarie che potrebbero essere trasmesse alla prole, oltre che per eseguire un controllo preventivo della fertilità su entrambi".
Se alle parole "malattie veneree" Beetee aveva alzato le sopracciglia, alla parola "malattie ereditarie" aveva fatto una smorfia e alla parola "prole" era sbiancato, alle parole "controllo della fertilità" aveva letteralmente fatto un passo indietro.
Wiress aveva sgranato gli occhi.
"Ok, grazie," bisbigliò.
"Arrivederci," rispose seccamente l'impiegata. "Avanti il prossimo," disse in un microfono, anche se in coda non c'era nessuno.

Beetee guardò l'orologio appeso al muro e poi il proprio programma giornaliero stampato sul braccio.
"Maledizione," sibilò, "abbiamo trascorso tutta la pausa in questo dannato ufficio! Dobbiamo tornare alla Difesa Speciale, adesso".
Prese Wiress sotto braccio e si allontanarono insieme.

"Beetee," gli disse, mentre attraversavano un corridoio vuoto. "Tu stai lavorando troppo... Mi sembri un po'... stressato..."
Beetee scosse la testa, con un sorriso ironico.
"Sai cosa mi stressa? I burocrati inaciditi come quella donna! Hai sentito come ti ha risposto? Tu le avevi fatto una domanda più che legittima! Dopotutto, in tutti gli altri distretti, se ti vuoi sposare, a nessuno importa di chi sei o di scoprire malattie che non potrebbero comunque curare".
"Be', questo non è un distretto qualsiasi...", commentò Wiress.
"Sì," sospirò lui, "hai ragione. Non sto dicendo che la loro politica non abbia i suoi vantaggi... Ciò che non sopporto è vedere una ragazza cresciuta sotto terra mancarti di rispetto, dopo tutto quello che hai passato".
"Magari un certo inventore che porta il 40 di scarpe l'aveva fatta innervosire...", ribatté Wiress, lanciandogli uno sguardo eloquente.
"Ha iniziato lei!", protestò.
"Beetee...", lo rimproverò bonariamente Wiress.
"Sì, ho capito, sto lavorando troppo...", la interruppe lui, ironico. Si chinò per baciarla. "È solo che non vedo l'ora di firmare i documenti definitivi".
Wiress sorrise. "Anch'io," disse, mentre il suo sguardo andava brevemente a posarsi sull'anello che portava al dito, compiaciuto.

*

"Beetee?"
"Sì, Wiress?"

Le luci erano già state spente e la stanza di Beetee era avvolta nell'oscurità. Wiress era rannicchiata contro di lui, la schiena poggiata contro il suo petto, il braccio di lui che la cingeva delicatamente.
"Stavo pensando... cosa succede se una coppia durante la visita medica... ?".
Beetee la strinse.
"Intendi se possono davvero impedire il matrimonio? Non lo so, Wiress, non conosco le leggi del Distretto 13" disse, stringendola con più forza. "Ma so una cosa: noi ci sposeremo, dovessi andare a chiederlo alla Coin in persona!".
Wiress si voltò per baciarlo.

Diversi baci più tardi, lui prese entrambe le mani di Wiress nelle sue.
"Non devi preoccuparti," le disse, "siamo entrambi sani, non avrebbero alcun motivo di impedirci il matrimonio".
"Grazie..."
Beetee le accarezzò la guancia.
"C'é qualcos'altro che ti preoccupa, vero?", le chiese.
Lei annuì.
"Non è che mi preoccupi. È solo che...".
"... Ci stavi pensando".
"Sì. Pensavo a quello che ha detto l'impiegata... sui figli e cose del genere...".

Beetee rimase in silenzio per diversi secondi.
Anche lui aveva riflettuto molto al riguardo.
Erano sempre stati d'accordo nel non volere figli, senza nemmeno aver bisogno di discutere a lungo, ma questo perché qualunque figlio avessero avuto sarebbe diventato un bersaglio privilegiato per Capitol City.
Si erano sempre adoperati - e con successo - per non avere figli, senza porsi il problema di quale sarebbe stato il loro desiderio in circostanze diverse.
Ora, però, la situazione era cambiata: si trovavano nel Distretto 13 e la guerra sembrava destinata a essere vinta. La fortuna avrebbe potuto essere in loro favore.
Inoltre, procurarsi dei contraccettivi nel Distretto 13 era facile quanto trovare degli alcolici, ovvero impossibile. Dunque, per quanto attenti cercassero di essere, una gravidanza non era un'ipotesi così remota.

"Ti piacerebbe diventare madre?", le chiese, infine.
Lei sospirò. "Forse... Non lo so... E tu?".
Lui rifletté per un momento. Non sentiva la paternità come un desiderio o un compito, come certi uomini lo percepivano, ma l'idea di un figlio loro aveva smesso improvvisamente di spaventarlo, anzi, l'immagine di Wiress con un bambino tra le braccia lo intrigava in un modo che non avrebbe mai sospettato.
"Wiress, io sono già felice con te, ma lo sarei anche se avessimo figli. Ci ho pensato e ho capito che sono pronto a tutto".
Wiress gli passò teneramente una mano trai capelli.
"Hai ragione... Credo di essere pronta anch'io".

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


NdA: Ebbene, ecco il terzo capitolo. Dopo questo ci sarà un epilogo e poi questa mini-long sarà definitivamente conclusa.
Il "colpo di scena" di questo capitolo (se così vogliamo definirlo) in realtà, nella miaidea originale, non avrebbe dovuto esserci, anche perché mi sembrava un po' un cliché, ma MooneyDora, la mia collega di shipping, mi ha - seppur indirettamente - spinta a inserirlo... Quindi, se non vi piace prendetevela con lei! No, scherzo, fatemi sapere cosa ne pensate e se ho fatto bene o meno.

"Ma come hai fatto a sapere che si sposeranno, Lydia?", chiese May sottovoce, reclinando appena la testa verso la donna che sedeva alla scrivania accanto alla sua. "Semplice,' rispose Lydia, una donna di mezza età coi capelli corti e brizzolati, "ero qui quando è arrivata la comunicazione che entrambi avrebbero saltato questo turno di lavoro per la visita prematrimoniale".
"Oh," sospirò May, una giovane sui venticinque anni, con grandi occhi azzurri che le conferivano l'aspetto da eterna bambina che portava tutti i colleghi della Difesa Speciale a trattarla con bonaria condiscendenza, "è così dolce! Prima quei due ragazzi del Distretto 4, adesso loro... Credi che faranno un'altra festa?".
"Ne dubito," rispose Lydia, mentre batteva alcuni codici sulla tastiera del proprio computer, "Beetee e Wiress non sono così famosi, per quanto ne so, e poi abbiamo già sprecato abbastanza risorse per un solo matrimonio, senza bisogno di organizzarne un altro".
"Peccato," mormorò la ragazza, "magari questa volta ci avrebbero invitate... Voglio dire, lavoriamo con loro, dopotutto".
Lydia scrollò la testa.
"Benedetta ragazza, questa gente di Capitol City ti ha davvero fatto il lavaggio del cervello..."

Qualcuno tossicchiò alle loro spalle.
"Signore, smettetela di spettegolare," disse Marshall Beckett - un uomo sulla quarantina, con gli occhiali e la fronte ampia resa ancora più alta da una marcata stempiatura - passando dietro di loro, con le braccia cariche di fogli, "i programmi non si scrivono da soli".
"È colpa di questa ragazzina," sospirò Lydia, "continua a fare domande".
"Allora la prossima volta ti consiglio non spargere notizie, se poi non sai gestire la curiosità di May," commentò Marshall scherzoso.
"Hai saputo anche tu, allora?", chiese May entusiasta.
"Credo che a quest'ora lo sappia tutto il distretto," rise lui. "Ormai alla parola matrimonio tutti rizzano le orecchie. Be', io devo andare, cercate di non assillare troppo quei due poveretti quando torneranno," aggiunse, allontanandosi, lanciando un'occhiata penetrante a May.

*

"Perfetto, signor Watt, tra alcuni giorni riceverà i risultati degli esami e potrà fissare un appuntamento all'ufficio anagrafe per la firma dei documenti. Può aspettare qui la sua fidanzata," disse un medico del quale Beetee non riusciva a ricordare il nome, mentre lo conduceva in un ufficio e lo invitava con un cenno a sedersi davanti alla scrivania di plastica grigia.
"Grazie," disse, lasciandosi cadere sulla sedia. Odiava gli ospedali e soprattutto odiava che, con la scusa di condurre ogni sorta di esami, gli avessero probabilmente tolto almeno un litro di sangue.

Dopo circa quindici minuti di attesa, stava considerando l'ipotesi di andare personalmente a cercare Wiress, quando la donna comparve sulla porta, accompagnata da un'infermiera sorridente.
Wiress sembrava piuttosto scossa, era pallida e si tormentava le mani.

Beetee si alzò per andarle incontro.
"Wiress, stai bene?", le chiese, preoccupato. "Qualcosa non va?".
Lei sorrise lievemente, come per rassicurarlo. Sembrava imbarazzata.
"Beetee... sono incinta".
Per evitare di dire qualcosa di stupido o di restarsene in piedi a bocca aperta come un idiota, la abbracciò immediatamente, accarezzandole la schiena.
Si sentiva eccitato, stupito, confuso, euforico e terrorizzato contemporaneamente. Era vero che ne avevano parlato la sera precedente, ma passare dalla totale certezza che non avrebbero mai avuto figli, all'essere possibilisti nei confronti di un'eventuale futura gravidanza e, infine, alla prospettiva concreta di diventare genitori in meno di ventiquattro ore non era un cambiamento da poco.
Wiress era spaventata; poteva quasi sentire la sua paura giungere a ondate fino a lui. "Da quanto... ? Come è possibile che non ce ne fossimo accorti?", chiese Beetee.
"È incinta di cinque settimane," spiegò l'infermiera che aveva accompagnato Wiress. "A volte i sintomi non si manifestano subito, quindi è facile che non abbiate sospettato nulla. Bene, ora vi lascio soli," aggiunse, con un sorriso.

Quando la donna ebbe lasciato la stanza, Beetee prese il viso di Wiress tra le mani.
"Lo so che hai paura," disse.
Lei abbassò lo sguardo.
"Non devi vergognarti... Anch'io sono spaventato. È stato tutto molto inaspettato, ma ci aiuteremo a vicenda, come abbiamo sempre fatto".
"Io... non... non...", balbettò lei, cominciando ad agitarsi.
Lui le baciò la fronte per calmarla.
"Invece sarai una brava madre, Wiress," le disse. "Nessuno è mai diventato genitore sapendo in anticipo come si sarebbe dovuto comportare. Impareremo anche noi".
Lei lo strinse e poggiò la testa sulla spalla di lui.
"Ti amo," gli sussurrò.
"Anch'io," le rispose. "Vi amo entrambi".

*

Beetee non riuscì mai a capire come ciò avvenne, ma in meno di una settimana tutto il distretto sembrava sapere sia dell'imminente matrimonio che del bambino.
Plutarch e Cressida stavano addirittura discutendo dell'eventualità di trasmettere un video nel quale Beetee e Wiress avrebbero annunciato il loro matrimonio e la futura nascita del loro figlio.

Sembrava che l'eccitazione per il matrimonio di Finnick e Annie non fosse mai svanita.
Ormai avevano ricevuto congratulazioni praticamente da chiunque eccetto la presidentessa Coin.

In particolare, era la prospettiva di una nascita a eccitare gli animi, in un distretto nel quale una gravidanza era un evento così raro. Beetee lo capiva, ma era comunque innervosito dall'attenzione eccessiva che stavano ricevendo.
Soprattutto, Wiress era imbarazzata dalle continue premure dei colleghi della Difesa Speciale, come se essere incinta l'avesse resa improvvisamente debole o vulnerabile, anche se sapeva che le loro intenzioni erano buone, comprese quelle della povera May, che sembrava eccitata come se il bambino avesse dovuto averlo lei e il cui comportamento frivolo - in netto contrasto con le sue effettive capacità - stupiva sempre chiunque.
Per fortuna Marshall e Lydia riuscivano a frenare il suo entusiasmo.

"Prima o poi si stancheranno," disse Beetee, la sera prima del matrimonio, mentre rientravano nella "loro" stanza.
"Non May," obiettò Wiress.
"No, lei no," concordò Beetee, "e nemmeno Plutarch, almeno non finché non avrà ottenuto un video. Però, credo che presto potremo contare sulla quasi totale discrezione del resto del distretto: sono quasi tutte persone riservate".
Lei annuì.
"Sei agitata per domani?".
"Sì... e no," rispose lei.
"Sì, ti capisco," rispose Beetee. Comprendeva davvero quello che stava provando Wiress: da un lato, l'eccitazione per un momento che inconsciamente avevano aspettato per anni era inevitabile, ma, dall'altro, nulla sarebbe cambiato tra loro, perché per più di vent'anni si erano comportati come se fossero stati già sposati. Ciò che li attendeva non era chela conferma di ciò che già erano da tempo.

Ciò che davvero avrebbe fatto la differenza nella loro vita non sarebbe stato il matrimonio, ma quella minuscola creatura che nuotava nel grembo di Wiress.

*

La mattina successiva entrarono nell'Ufficio Anagrafe tenendosi per mano.
Al bancone sedeva un uomo gentile che controllò il loro programma, per poi porgere loro un documento in due copie.
"Firmate entrambi i documenti qui," disse l'uomo indicando gli spazi riservati alle firme degli sposi.
Firmarono a turno, sorridendo e scambiandosi sguardi complici.
L'uomo firmò a sua volta, timbrò i documenti e scansionò una delle copie, che poi ripose in uno schedario.
Porse l'altra a Beetee.
"Questo potete conservarlo in caso di necessità," disse. "Ora siete ufficialmente marito e moglie. La vostra nuova unità abitativa sarà la 3732. Potrete spostare lì le vostre cose durante la riflessione".
Beetee e Wiress ringraziarono e lasciarono l'ufficio rapidamente, mano nella mano.

Giunti ad un corridoio vuoto, si strinsero in un abbraccio liberatorio, poi si baciarono a lungo, come per suggellare quel momento per sempre.

*

Fissarono per alcuni secondi la porta della loro nuova unità abitativa.
Non era stato difficile radunare in una scatola le poche cose che possedevano: abiti, biancheria, due spazzolini da denti e il piccolo lusso di un notes che era stato concesso a Beetee per raccogliere gli appunti sulle sue invenzioni.

Beetee fece per aprire la porta ma Wiress lo bloccò con un cenno.
"Manca qualcosa," disse estraendo dalla tasca una sottile striscia di stoffa grigia, probabilmente ricavata dall'orlo di uno dei vestiti di Wiress.
La porse a Beetee, che sorrise e legò il nastro attorno alla maniglia della porta.
Era una tradizione del Distretto 3: la sposa portava con sé un nastro durante la cerimonia - di solito lo usava per legarsi i capelli o lo applicava al vestito - che poi la coppia legava attorno alla maniglia della porta in segno di gioia e come buon auspicio.
Solitamente, le famiglie più ricche compravano un nastro nuovo o usavano un avanzo della stoffa usata per l'abito da sposa, ma chi non poteva permettersi né un nastro né un abito nuovo si serviva di vecchi scampoli di stoffa, ricavati da stracci o abiti smessi.
Così, Wiress, di nascosto, aveva tagliato una striscia alta circa un centimetro dalla gamba dei suoi pantaloni, che per lei erano comunque troppo lunghi e andavano rivoltati almeno due volte all'altezza delle caviglie.

Beetee aprì la porta e osservò la loro nuova casa. Non era molto diversa dalle stanze che erano state loro assegnate in precedenza, anche se era leggermente più grande.
Era un ambiente quadrato e spoglio, con le pareti di un bianco grigiastro. Un letto che nell'intenzione di chi lo aveva costruito avrebbe dovuto ospitare due persone ma che non era molto più largo del letto singolo nel quale avevano dormito fino a quel momento era poggiato contro la parete opposta alla porta.
La parete sinistra ospitava la porta del bagno e una cassettiera, mentre alla parete destra erano poggiate due sedie spaiate e una piccola scrivania.

Deposero le scatole con le loro cose sulla scrivania e Beetee le sorrise, mentre spingeva in su con l'indice gli occhiali che gli stavano scivolando lungo il naso. "È l'ora delle promesse, no?", disse, quasi timidamente.
Era da giorni che si ripeteva mentalmente la formula nuziale del Distretto 3, quasi temendo che al momento opportuno l'avrebbe dimenticata.
Le prese le mani e lei sorrise.
"Prometto che resterò al tuo fianco, che non ti abbandonerò nelle avversità e che sarò con te a godere delle gioie che ci attenderanno. Possa oggi essere l'inizio di un lungo viaggio insieme. Il sentiero non sarà mai impervio, se resterai al mio fianco. Ti prendo come mia sposa e ti offro il mio amore, la mia protezione e il mio rispetto; e possa la sorte assistere la nostra famiglia".
Wiress pronunciò a sua volta la promessa, con le lacrime agli occhi dalla commozione, poi lui la baciò - o forse fu lei a baciare lui, era difficile dirlo.

Sembrava tutto troppo perfetto per essere vero, come se finalmente avessero smesso di combattere e di soffrire, come se finalmente la vita avesse concesso loro di essere felici.
Beetee posò una mano sul ventre di Wiress e lei la coprì con la propria, come ad includere anche il loro bambino non ancora nato nell'atmosfera gioiosa di quella giornata piena di speranze.

NdA: Allora, ovviamente quando parlavo di colpo di scena mi riferivo al bambino... Non so se sia stato saggio inserirlo oppure no, datemi la vostra opinione. In generale non sono molto soddisfatta di questo capitolo. Sarà perché mi trovo a disagio col fluff. Quando scrivo fluff non riesco a controllare la caratterizzazione dei personaggi, mi sembra quasi che le coppie siano tutte uguali e i personaggi diventino piatti. Temo sia un mio limite. In più tutto questo amore mi sta cariando i denti! XD
Comunque spero che a voi piaccia più che a me.
Alla prossima!
E grazie a chi segue la storia e/o ha recensito i capitoli precedenti.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Epilogo ***


Epilogo

Wiress si svegliò coperta di sudore freddo, le ultime immagini dell'incubo che ancora indugiavano nella sua mente. Si sedette sul letto e si stropicciò gli occhi, come per allontanarle da sé.
Era successo a tutti, a quanto ne sapeva: per quanto cercassero di voltare pagina e costruirsi una nuova vita, gli incubi continuavano a rinnovare i traumi della loro vita precedente.
Gli incubi di Wiress erano cambiati nel tempo, però: ora, ai ricordi di due edizioni degli Hunger Games e delle morti dei tributi ai quali aveva fatto da mentore, si erano aggiunte nuovi orrori. Wiress sognava di perdere i suoi figli. Beetee l'aveva sentita spesso parlare nel sonno, mentre ripeteva, disperata, che Newton aveva solo cinque anni e che era troppo piccolo per partecipare agli Hunger Games.

Gli Hunger Games sono finiti - si ripeté - Snow è morto, la tua famiglia è al sicuro.
Guardò Beetee addormentato accanto a lei e cercò di calmarsi ascoltando il ritmo del suo respiro; anche lui era al sicuro.
Stando attenta a non svegliarlo scese dal letto e si avvicinò alla culla nella quale dormiva la piccola Ada.
Nell'oscurità non riusciva a vederla con precisione, ma conosceva i lineamenti della sua bambina a memoria: i pochi capelli scuri, le fossette sul dorso delle mani, gli occhi ancora di quel colore indefinito tipico dei neonati. Secondo Beetee le assomigliava, ma Wiress sosteneva che fosse troppo presto per dirlo.

Uscì dalla camera da letto e attraversò il corridoio della casa nel Distretto 3 nella quale si erano trasferiti poco dopo la nascita di Newton.
Aprì lentamente la porta della stanza del suo primogenito.
La luce del corridoio illuminò la sagoma del bambino, che giaceva scompostamente nel letto, le coperte che nel sonno erano state gettate a terra.
Wiress gli si avvicinò e gli rimboccò le coperte con un sorriso, poi gli scostò una ciocca di capelli neri dalla fronte e gli diede un lieve bacio sulla sommità della testa.
Newton mormorò qualcosa nel sonno, ma non si svegliò.

Wiress rimase a guardarlo per alcuni minuti, quasi temesse che, se non lo avesse sorvegliato, sarebbe potuto sparire.
A volte desiderava che i suoi figli potessero tornare nel suo grembo, dove lei avrebbe potuto proteggerli dal mondo.

Si riscosse quando sentì Ada piangere nell'altra stanza.
Lasciò la cameretta di Newton e chiuse la porta.
Quando tornò nella camera da letto la luce era accesa e Beetee stava prendendo in braccio Ada.
"D'accordo, signorina, adesso papà ti cambia il pannolino," disse Beetee alla bambina. Poi lanciò un'occhiata interrogativa a Wiress.
"Un incubo," spiegò lei.
Beetee le rivolse uno sguardo di comprensione, mentre usciva dalla stanza con Ada. "Vuoi che... ?"
"No, Wiress, ci penso io, è il mio turno, tanto domani non lavoro. Tu cerca di dormire".

Wiress si infilò sotto le coperte e pensò a come la sua vita fosse cambiata in meglio.
Tutto era cominciato quando Beetee le aveva chiesto di sposarla.
Poi aveva scoperto di essere incinta. Da allora erano successe innumerevoli cose: avevano vinto la guerra, Snow e la Coin erano morti e Beetee era stato chiamato a lavorare per un periodo nel Distretto 2; era lì che era nato Newton. Dopo la nascita del loro bambino, Beetee era riuscito a ottenere di tornare nel Distretto 3, dove era diventato docente presso la facoltà di ingegneria che era stata appena fondata nel distretto. Insegnare gli piaceva, diceva che era un lavoro stimolante, ma che gli lasciava anche il tempo per dedicarsi alle invenzioni e alla famiglia. Gli piaceva trasmettere le sue conoscenze e, soprattutto, era felice di trovarsi di fronte studenti provenienti da ogni parte di Panem: poteva vedere una ragazza del Distretto 11, con la pelle scura e gli occhi e i capelli neri, sedere tra un giovane pallido del Distretto 3 e un ragazzo di Capitol City coi capelli viola.

Erano stati anni tranquilli e allo stesso tempo pieni di fatiche e di impegni, soprattutto ora che avevano avuto Ada, che aveva ancora pochi mesi, e che Newton diventava sempre più curioso e passava la giornata a fare domande.
Wiress e Beetee erano incredibilmente fieri di quel bambino dall'intelligenza precoce, che secondo tutti sarebbe diventato il degno erede dei suoi genitori.

Wiress vide la luce del corridoio accendersi e spegnersi attraverso la fessura sotto la porta, segno che Beetee stava portando Ada in giro per la casa per farla riaddormentare.

Wiress si assopì mentre ricordava i mesi nei quali anche Newton era così piccolo. Ora stava per iniziare la scuola e Wiress si chiese come fosse possibile che cinque anni potessero passare tanto velocemente.

*

Newton saltò sul letto dei genitori e scosse sua madre per svegliarla.
Wiress si stropicciò gli occhi.
"Che ore sono?", bisbigliò, con voce assonnata.
"Le otto!", esclamò il bambino indicando l'orologio digitale sul comodino.
Wiress emise un gemito. Perché suo figlio non poteva dormire almeno fino alle nove, se non altro la domenica mattina?
"Dov'é papà?", chiese Newton.
Wiress si mise a sedere e vide che Beetee non era accanto a lei nel letto.
Wiress scrollò le spalle.
"Sarà con Ada," rispose lei. "Andiamo a cercarli?", propose, scendendo lentamente dal letto, sbadigliando, mentre Newton la precedeva con un balzo.

Trovarono Beetee in salotto, addormentato su una poltrona, la testa reclinata di lato, gli occhiali storti e Ada tra le braccia, intenta a succhiare un lembo della sua copertina.

Nel vederli, Newton iniziò a ridacchiare.
Wiress si premette un dito davanti alla bocca, per indicare al bambino di fare silenzio.
"Non lo svegliamo, mamma?", chiese lui.
"Dopo," rispose lei, strizzandogli l'occhio. "Prima gli scattiamo una foto".
Madre e figlio si scambiarono uno sguardo complice.

NdA: Ebbene, siamo giunti alla fine.
Spero che la storia vi sia piaciuta, anche se era un What if? senza troppe pretese, giusto un pretesto per avere una storia su questa coppia che non finisca in tragedia.
Se invece vi interessasse un what if? un po' più strutturato in cui Wiress sopravvive all'arena, potete iniziare la mia long Un gioco più grande di loro (anche se in questo caso la storia non è incentrata solo su Beetee e Wiress e ci saranno diverse variazioni all'opera originale).
Se invece vi interessasse leggere qualcos'altro su Beetee, ho pubblicato da poco il prologo della mia long su di lui, Artefice del proprio destino.
Grazie per avere letto fino a questo punto. Se voleste farmi sapere il vostro parere lo apprezzerei molto. Anche le critiche costruttive sono ben accette, soprattutto perché non tutti i capitoli sono stati betati, quindi se ci fosse qualche errore di battitura, per favore, fatemelo sapere!

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2028472