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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Diario. ***
Capitolo 3: *** Foto ***
Capitolo 4: *** Specchio ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Prologo
Elena
Gilbert ha diciotto anni, circa dodici diari segreti, di cui uno verde,
metà vuoto
e bruciato come tutti gli altri, una volta che ha dato fuoco alla sua
casa, con
il corpo di suo fratello dentro. Elena Gilbert ha una
doppelgänger umana che la
odia profondamente, invidia la sua vita ed ha cercato più
volte di ucciderla.
Elena
Gilbert, adesso, è una
doppelgänger
vampira. Ama il tè esattamente come prima, ama leggere,
scrivere, i vestiti con
motivi floreali, la sua nuova acconciatura, il mare, la
vitalità di Caroline
Forbes, la sensazione di libertà provata dopo il diploma,
ama il pianoforte, la
storia.
Odia il
caldo eccessivo, la perdita di troppe persone a lei care, i rossetti
troppo
rosa, il rosa, la montagna d’estate ed il mare
d’inverno, il legame che ha con
il sangue, i falsi sorrisi, le false persone, le bugie, Katherine, e,
in parte,
odia Damon Salvatore.
Lo odia perché
è da quando ha finito il college che trascorrono le estati
come lui desidera.
Ma,
soprattutto, lo odia per aver lasciato che una strega sperimentasse un
incantesimo su di loro.
E non uno
qualsiasi, ma bensì quello che tutti vorrebbero provare.
Dov’è il
problema, allora?
Il problema
è che Elena odia il tempo.
Elena
odia il futuro e, perché no?,
anche
il passato, se ritorna troppo spesso nel presente.
Elena
Gilbert odia viaggiare nel tempo.
Damon
Salvatore ha appena capito che Elena odia viaggiare nel tempo.
Elena ha
appena sbuffato per la centonovantesima volta.
Ricapitolando:
Elena Gilbert ha diciotto anni da molto tempo, circa dodici diari
segreti ormai
perduti, una doppelgänger umana che la odia, ed ha nuovamente
sbuffato: siamo a
quota centonovantuno.
“Elena,
suvvia, non essere scontrosa. E’
un’occasione…” la rimprovera Damon,
mentre
cerca di trovare la parola adatta per terminare la sua frase.
“…Noiosa?
Terribile?” propone Elena terribilmente scocciata.
“Stavo
per dire ‘unica’, ma a te la scelta, principessa
guerriera.” Termina lui con un
ghigno, facendo infuriare lei, che tenta invano di colpirlo e viene
abilmente
bloccata dal ragazzo che ama, con i suoi capelli corvini costantemente
spettinati ed i suoi occhi azzurri adesso più vividi del
solito.
“Ti odio.”
Mugugna lei, con il volto spalmato sul petto del Salvatore che
l’avvolge in una
stretta decisamente troppo scomoda per essere scambiata per un
abbraccio.
“Ti amo
anche io, Elena.” Risponde lui divertito, liberandola, ma
stringendo la sua
mano, affusolata e piccola nella sua decisamente più grande.
La
schiena di Elena viene percossa da un brivido ormai conosciuto, ma lei
non è
ancora abituata a quella presenza. Se lo fosse, il suo cuore non
scoppierebbe d’amore,
gioia e felicità ogni volta che lui pronuncia quelle due
paroline magiche: ti amo.
Entrambi
adesso si guardano attorno, per capire dove si trovano.
Ecco il
punto della situazione: Elena Gilbert ha diciotto anni da davvero molto tempo, una dozzina di diari
ridotti in cenere, una
doppelgänger umana che la detesta, ha sbuffato centonovantuno
volte ed è
innamorata di Damon Salvatore, delle due parole che egli pronuncia
troppo
spesso, ma non sa dove si trova.
E questo
è un problema.
-
Ed ecco la mia prima mini long Delena. Anzi, la
mia prima mini long che coincide con la prima minilong Delena.
Durerà circa cinque capitoli, epilogo compreso -se ci
sarà un epilogo- e tratterà dei nostri eroi
catapultati nel futuro grazie ad una strega.
E' ambientata in una Mystic Falls futura, dopo il college e diploma, in
cui non si sa se Bonnie è morta, nè che fine
abbia fatto Stefan o Katherine, blabla.
E' come se ci fossero solo Elena, Damon e Mystic Falls molti anni dopo.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Un bacio
|
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Capitolo 2 *** Diario. ***
Capitolo primo
Diario
Un quaderno
rosso e
blu,
un diario
segreto,
personale,
un regalo di
compleanno
Se
c’è
una sola cosa di cui Damon Salvatore è terribilmente
terrorizzato, è il perdere
Elena.
Elena è
come se fosse il suo specchio, la sua metà, la sua
–patetico dirlo, ma- anima
gemella, la metà di una mela avvelenata, perché
sì: Damon è cambiato, è
migliorato, è quasi rinato,
ma è pur
sempre il fratello egoista, quello cattivo.
Questo è stato l’argomento di tante liti fra i
due, perché la giovane Gilbert è
testarda almeno tanto quanto il grande Salvatore. Lei gli urlava che
lui è
perfetto, niente affatto malvagio o egoista; lui controbatteva dicendo
che è
lei che porta a galla quel lato di lui, perché
senza… senza lui è perso, vuoto,
inutile… egoista.
Adesso i
due si stringono la mano, intrecciano le loro dita e si guardano
attorno con
attenzione: dove sono?
Elena,
con le sopracciglia aggrottate, scruta attentamente il luogo dinanzi a
sé, così
simile… al Grill. Al Mystic Grill. Forse
perché…
“…è
il Mystic Grill.” Mormora Elena con un
filo di voce, quasi inudibile se non fosse per l’udito
particolarmente
amplificato dell’uomo al suo fianco. Lui annuisce seppure
piuttosto sorpreso. Quello il
Grill? E’ così diverso, così
mutato, così… moderno. In che anno sono? Quanto
in avanti nel tempo sono stati
catapultati? E un’ultima domanda sorge spontanea: da quanto
tempo mancano a
Mystic Falls?
“Nique
non ha precisato in che anno ci avrebbe teletrasportato?”
domanda Damon
confuso, mentre la coppia si avvicina all’ingresso del luogo
in cui, durante la
vita ed adolescenza di Elena, ne hanno passate davvero di tutti i
colori.
Incantesimi, una delle tante morte di Jeremy, l’incontro con
la madre biologica
di Elena, Isobel, le bevute con Alaric, Matt ferito numerose volte,
Connor, il
cacciatore di vampiri, e persino l’esibizione di Caroline
Forbes, altrimenti
nota come Barbie.
“No, non
l’ha detto, però” – Elena si
interrompe subito e gli rivolge un’occhiata truce.
–“ Nique? Sul
serio?” Gli lascia la
mano e porta le braccia conserte mentre il suo
uomo sospira per l’evidente gelosia della sua ragazza.
“Monique è un
nome troppo lungo, e decisamente troppo Francese. Ed
io odio il Francese.” Spiega sperando di convincerla subito
per avventurarsi
nella loro città natale. Lei distoglie lo sguardo da lui e
lo punta su un
albero alla sua sinistra, battendo ripetutamente il piede destro a
terra e
cercando di togliersi dalla mente una disgustosa immagine con Damon e
Monique
–quella stupida streghetta di New Orleans- mentre si
scambiano occhiate
maliziose. Un’immagine del tutto inventata, frutto della
gelosia, però.
“Elena,
sai di essere l’unica donna della mia vita. Io amo solo te.
Te. Non Monique, te.”
Sussurra lui, avvicinandosi
pericolosamente ad Elena, e spostando il suo volto disponendolo di
fronte al
suo. Faccia a faccia. Occhi negli occhi. Quegli occhi da cerbiatta
color
cioccolato di Elena, così profondi, così intensi
in quelli color ghiaccio di
Damon, così caldi, bollenti, limpidi.
“Entriamo.”
Deglutisce rumorosamente la donna, lasciando Damon lì,
impalato, mentre lei è
già entrata nel negozio. Dopo qualche secondo la raggiunge
sconsolato.
Esteriormente
il Grill è cambiato. Lo stesso vale per Mystic Falls.
L’atmosfera interna,
però, è pressoché la stessa.
E’ rimasto caldo, accogliente, rumoroso. Una
strana sensazione di sicurezza mista a nostalgia invade la giovane.
Chiude gli
occhi e inspira quell’aria così familiare. Damon
la sorpassa e si accomoda su
uno di quegli sgabelli altrettanto familiari.
Lei lo raggiunge e fa per sedersi alla sua destra, ma si ferma
improvvisamente
e occupa lo sgabello sulla sinistra.
Quel posto
è occupato, ricorda con
un sorriso appena
accennato sulle labbra.
Il suo
ragazzo sta già sorseggiando del Bourbon, e la donna accanto
a sé ridacchia
divertita, cercando di non farsi notare. E’ pur sempre ancora
arrabbiata.
“Cosa
desidera, signorina?” le domanda un ragazzo
dall’altra parte del bancone.
“Prenderò
lo stesso di questo signore accanto a me.” Risponde indicando
Damon, che la
osserva di sottecchi, in tutta la sua bellezza. Lui osserva i capelli
mossi e
spettinati, dove la ciocca rosso fuoco è sparita da numerosi
anni, nonostante
lei sia ancora diciottenne; osserva la sua canotta bianca e le sue
lunghe gambe
racchiuse in una gonna bianca con delle strisce a zigzag nere, che
anteriormente
le arriva alle ginocchia e posteriormente fino ai piedi.
“Subito”
risponde il ragazzo, dileguandosi e dando una pacca amichevole ad un
suo
collega… Oppure datore di lavoro, visto che non indossa la
tipica maglietta blu
oltremare dei baristi del Grill.
Questo
allora si volta verso Elena, osservandola e sgranando gli occhi.
“Elena?”
domanda boccheggiando.
“…Sì?”
risponde la doppelgänger cercando di celare la paura che la
invade. E se fosse
un cacciatore di vampiri? Se la volesse uccidere? Stiamo pur parlando
di Mystic
Falls, città che pullula di creature soprannaturali e di
umani che vogliono
eliminarle.
“Sono
Matt, Elena. Ti ricordi di me?” La donna allora ricollega
tutto: i capelli
biondicci quasi bianchi, gli occhi azzurri, il Grill. Semplice, Matt
è
diventato il gestore del Grill dopo anni di duro lavoro, è
visibilmente
invecchiato e le rughe sulla fronte, i capelli quasi bianchi e la pelle
non più
chiara e liscia ne sono la prova evidente.
“Mattie…”
sorride Elena, colma di una felicità molto
amplificata a cui lei non è ancora abituata.
Lui la
raggiunge dall’altro lato e l’abbraccia
calorosamente, perdendosi nella folta
chioma castana, così simile a quella Katherine ormai da lui
dimenticata.
“Tu sei…
Oh mio Dio, Matt! Ti voglio bene” afferma la giovane Gilbert
con un sorriso
splendente, gettando le braccia attorno al collo del suo amico barra ex
barra
migliore amico di sempre.
Damon
accenna un sorriso ed alza gli occhi al cielo, terminando in un solo
sorso il
contenuto del bicchiere.
“Da
quanto tempo non ci vediamo?” chiede Matt sorridendo in quel
modo che solo lui
sa fare, alzando particolarmente l’angolo sinistro della
bocca e assottigliando
gli occhi.
“Da…
molti, troppi lunghi anni!” risponde Elena con tono dolce,
prima di fiondarsi
nuovamente fra le braccia del migliore amico.
___________________
“E
ha
detto di essere sposato ed addirittura nonno! Già
m’immagino i suoi piccoli
nipotini biondi, tutti con gli occhi azzurri…”
immagina Elena con gli occhi
lucidi, seduta su di una panchina, con la sola luce della luna dopo
qualche ora
dall’incontro con Matthew Donovan.
“…E
futuri quarterback. Lo so, Elena, c’ero anche io.”
Sorride sarcastico Damon,
spegnendo in un attimo il sorriso della sua ragazza. Grazie ad un Matt
ormai
sessantottenne, hanno capito di essere stati catapultati circa
cinquant’anni
dopo il diploma, in una Mystic Falls decisamente troppo
futura.
“Secondo
me si tinge i capelli. E’ impensabile che sia ancora
così biondo!” ride Damon,
scatenando anche una breve risata da parte di Elena, che adesso lo
guarda
attentamente, ma soprattutto con… amore.
“Scusa,
per stamattina.” Mormora Elena qualche secondo dopo.
“Non volevo sembrare una
di quelle fidanzate gelose e attaccate in modo morboso al loro
compagno.”
Continua lei arrossendo lievemente.
“E’ solo
che quella Monique… mi ha dato fastidio, tu le hai dato un
soprannome, suonava
così intimo, e…” spiega ormai tutta
rossa la ragazza, ma viene interrotta da
Damon. “Io amo solo te. Amo te, Elena. Senza te non
sono… niente, è te che
voglio per il resto della mia esistenza. Non dovresti
dubitarne.”
“Lo so.”
Lo guarda profondamente, soffermandosi in modo particolare sulle labbra
carnose
ed invitanti.
Damon
allora sospira e le sorride, per poi lasciarle un umido bacio sulla
fronte. Si
alza e le prende la mano, proprio come quella stessa mattina, e
passeggiano per
un po’.
Ed ecco
che sulla destra appare la casa di Bonnie, più avanti
l’abitazione di Caroline
e Liz, ormai vuota, dopo il trasferimento della prima con il suo grande
amore e
la morte tragica della seconda; i
due si
fermano di fronte alla casa Gilbert, o, perlomeno, a ciò che
ne è rimasto. Al
posto di quella villa che si ergeva a più piani, adesso si
trova uno spazio
vuoto, con erbacce da estirpare, cenere e qualche oggetto rovinato e in
stato
di degrado –oggetto è un eufemismo- prima
utilizzato come portafoto,
soprammobile o semplicemente cianfrusaglie.
La
doppelgänger sorride intenerita e nostalgica a quella visione.
Si fa largo tra
i cumuli di cenere che un tempo erano legna, mattoni, letti,
cassettoni,
banconi, la loro casa. La sua, quella di Grayson, Miranda, Jeremy,
Alaric,
Jenna e persino John.
Si siede
per terra, accovacciando le gambe e rovistando fra la confusione di
oggetti non
distrutti. E ce n’è uno, in particolare, che
spicca fra tutti: è impossibile
non notare un quaderno rosso con una fascia color blu cobalto, integro,
nuovo. Elena, allora, sgrana gli
occhi e
lo afferra.
Come fa a
non essersi bruciato, disintegrato? Oppure rubato, invecchiato? Sono
passati
anni, decenni!, dall’ultima volta che lo ha visto.
“E’…è
quello che penso che sia?” domanda Damon sorpreso ed
enigmatico, avvicinandosi
alla sua ragazza e reggendosi sulle ginocchia. “Suppongo di
sì.” Mormora Elena
esterrefatta, con il diario in mano mentre lo spolvera facendo
rinvenire i
colori con un solo movimento rapido della mano.
“E’ il
mio diario. Il tuo
regalo.” Elena
sorride alle sue stesse parole, ricordando il momento in cui, il giorno
successivo al suo diciottesimo compleanno, Damon aveva ritagliato un
attimo
nella sua giornata per darle il suo vero
regalo di compleanno. Un diario, un nuovo diario.
Nuovo diario,
nuova vita!, le aveva
allegramente ricordato
con un sorriso sghembo stampato sul viso.
“Non
posso crederci! Per anni ho creduto di averlo
perduto…” afferma Elena.
“…Credevi
d’averlo fatto fuori nel tuo periodo da neovampira senza
emozioni?” rimbecca
Damon divertito e in un certo senso… sollevato.
Sì, sollevato, perché quel
regalo è tornato, in qualche modo.
I diari
sono sempre stati importanti per Elena e suo fratello, e averne
ritrovato uno
così pieno di significato, in qualche modo, rallegra Damon e
fa sorridere
Elena. Quest’ultima, poi, è particolarmente felice
di aver, di nuovo, un diario
su cui annotare ogni suo pensiero come faceva in passato; se poi si
calcola che
il regalo le è stato donato dal suo attuale ragazzo e amore, allora il tutto è
ancora più gradevole e inaspettato.
“Wow.”
Mormora la doppelgänger con un sopracciglio alzato per lo
stupore.
“Già…
wow.” Ripete Damon con un flebile sorriso sulle labbra.
“Però…
una cosa non mi quadra.” Afferma la giovane Gilbert ad un
tratto. “Anzi, molte.
E’ tecnicamente impossibile che per più di
cinquant’anni questo diario non si
sia rovinato, decomposto, bruciato: non credi ci sia qualcosa
sotto?” domanda
allora, sempre più convinta dei suoi dubbi.
“Beh…
potrebbe essere fortuna. Oppure un caso, una coincidenza!”
risponde il suo
ragazzo non pensandoci più di tanto.
“Perché ti suona così
impossibile?” chiede
confuso.
“Riflettici
un secondo, Damon. E’ straordinario, certo! Ma impossibile
per una città ormai
senza creature sovrannaturali! Né vampiri, né
licantropi, né ibridi, né
streghe...” pronuncia la ragazza interrompendosi e
schioccando le dita,
affermando rapidamente: “Ho trovato!”
“E se
fosse stata Monique? Se centrasse in qualche modo con il viaggio nel
tempo? Ci
ha inviati a Mystic Falls, non in qualsiasi altro paese del mondo! Magari… che so,
ci ha inviati dove c’era un
nostro ricordo vivo, capisci? Come se il diario sia stato
l’appiglio che le ha
permesso di farci viaggiare!” ipotizza lei tutta eccitata.
“Be’, può
essere, certo…” balbetta il Salvatore.
“E’ così!
Dev’essere
così!” sussurra Elena più
a sé stessa che all’uomo che ha di fronte.
Quest’ultimo,
allora, si alza e porge una mano alla sua ragazza, che afferra con
vigore.
I due,
poi, si incamminano su un percorso non segnato, dettato dai loro
sentimenti,
sino alla mezzanotte. Quando rintocca quell’ora, i due
scompaiono
misteriosamente, proprio come sono apparsi.
E tutto
ritorna come prima.
Dove
saranno stati magicamente trasportati i due?
***
Ed ecco
il primo capitolo! Lo ammetto, non è lungo né
notevolmente interessante. E’
solo un inizio, un capitolo di transizione: il prologo era un accenno
alla
vicenda, mentre questo è piuttosto confusionario, in quanto
deriva dalla
confusione dei due; certo, sono stati teletrasportati da Monique,
strega di New
Orleans, città dove i due si trovavano prima di tutto
ciò, ma non sapevano dove
sarebbero ‘atterrati’,né quando,
né in che condizioni.
Abbiamo
Matt, storico umano e quasi inutile personaggio ricorrente del
telefilm, un
diario ritrovato, e il ricordo di Alaric seppure non nominato (ditemi
che
qualcuno l’ha notato, con il ‘Questo posto
è occupato’ aka ‘This seat is
taken’).
Il
prossimo capitolo, invece, sarà ambientato nel passato (non
vi dico quando), e
cercherò di inserire qualche dato su Monique ed il
perché i due si trovavano a
New Orleans e in che modo hanno trovato la strega.
Grazie
per le recensioni, spero che il capitolo vi piaccia!
Se
è
così, non fatevi scrupoli a farmelo sapere!
Un bacio
This seat
is taken:
|
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Capitolo 3 *** Foto ***
Capitolo
secondo
Foto
Una foto
ritraente
la coppia,
in un futuro
lontano
e, probabilmente,
impossibile
Elena non
riesce a spiegarsi cosa ci sia di bello, divertente o indimenticabile
nel
viaggiare nel tempo. Certo, grazie a tutto questo ha abbracciato
Matthew
Donovan, compagno del liceo, migliore amico, ex fidanzato; ma lei si
dice che,
per quanto bello possa essere stato, può far visita
all’amico quando vuole:
basta prendere il primo volo per Mystic Falls, e bum!, è
fatta. Fino a questo
momento non c’è stato nulla di eclatante: la
giovane Gilbert, allora, rimane
sempre più convinta della sua tesi, la stessa tesi che,
però, non è risultata
persuasiva nei confronti di Damon, quando, qualche giorno fa, Monique
gli ha
proposto il viaggio: “viaggiare
nel
tempo è un’ inutile perdita di tempo”
cercava
di dire, ma subito veniva interrotta dall’uomo al suo fianco.
Monique, pensa
Elena. Chissà come se la spassa a
New Orleans! Si
domanda la giovane, lievemente sollevata dal pensiero di averla
lontana,
lontana da lei e, soprattutto, da Damon. Facendo mente locale, sorride:
un
viaggio nel tempo, loro due! Catapultati in un futuro strano ed
adesso… in un
passato?
Ma…
Non
è
forse meglio raccontare questa vicenda partendo dal principio?
Due giorni
prima
“New
Orleans!” Afferma Damon su di giri, con un sorriso smagliante
stampato sulle
labbra e la speranza, dentro di sé, che la ragazza accanto a
lui, nonché la sua
donna, sia felice dell’idea che è saltata in mente
a quel vampiro pazzo ed impulsivo.
“Mi
hai
portata a New Orleans? Stai scherzando?” domanda Elena, in un
tono che Damon
non riesce a comprendere. E’ sorpresa quella che sta
sentendo? Oppure
incredulità, ma in senso negativo?
“E’
un’idea pazza!” sbotta Elena gesticolando,
voltandosi verso sinistra, verso il
guidatore della Camaro dove è seduta e su cui ha viaggiato
per numerose ore.
Il
Salvatore allora sospira, pronto a scusarsi, ma la donna accanto a lui
non gli
da tempo. Subito si getta a capofitto fra le sue braccia
–cosa piuttosto scomoda,
data la posizione in macchina- e gli lascia un umido e piccolo bacio
sulla
guancia. “Dio, come facevi a sapere che volevo visitarla da
secoli?” mormora
Elena mordendosi un labbro e osservando lo scenario attorno a
sé.
Come
prima, non dà al ragazzo nemmeno il tempo per risponderle
che già domanda
altro. “Non sarà pericoloso? Insomma…
l’ultima volta che ho sentito nominare
questa città è stata da Caroline:
c’è qualche possibilità di incontrare
lei, o
Klaus o Hayley o Zoe*, o qualsiasi altro vampiro che voglia vendicarsi?
O
magari un ibrido, oppure Marcel, quel tipo losco che voleva ferire Care
per
arrivare a Klaus?” domanda preoccupata, riferendo un dubbio
dopo l’altro, quasi
come un fiume in piena. Per chiarire meglio il concetto, peggio
di Caroline Forbes.
“Ehi,
ehi, calma.” La ferma Damon, catturando la sua attenzione.
“E’ tutto sotto
controllo: prima di organizzare questo viaggio ho chiamato Barbie. Le
ho
chiesto dove fosse, se con lei stesse anche il suo grande amore ibrido,
la
lupacchiotta e la loro figlia.” Comunica facendo sorridere
Elena. “Quasi tutte
le creature sovrannaturali sono andate via anni fa: se è
rimasto qualcuno, be’
quel qualcuno è proprio la tua amica e quel pazzo di Klaus.
Hayley e Zoe sono
dai loro parenti in Spagna. Se proprio deve succedere qualcosa di
brutto, sarà
dover incontrare quella pazza bionda ed il suo fidanzato
killer.” Termina
sarcastico, facendo scuotere il capo della sua ragazza, che gli lascia
un breve
bacio sulle labbra, seguito da un ‘Grazie’.
Una volta
fuori dall’auto si tengono per mano e vagano per le vie del
quartiere francese,
discutendo di qualsiasi cosa vogliano, e comprandosi ricordini assurdi;
Elena,
per esempio, ha acquistato per Damon un portafoto a forma di un
acchiappasogni:
il Salvatore ne è quasi terrorizzato per
l’orribile aspetto, ma ha promesso ad
Elena –che è scoppiata a ridere per
l’espressione di disgusto dipinta sul viso
del moro, non appena le ha dato il regalo- che lo terrà con
sé e un giorno
metterà una loro foto dentro.
“Non
è
questo il mio regalo per i nostri dieci anni di fidanzamento, non ti
preoccupare.” Gli aveva detto Elena, rassicurandolo e
accarezzandogli
dolcemente una guancia.
Damon, in
risposta, aveva emesso un verso di puro sollievo, guadagnandosi uno
schiaffo da
parte della sua ragazza –ragazza da ormai dieci lunghi anni-
indispettita.
I due,
poi, entrano in un negozio, uno di quelli che emanano un ne sais quoi
di
artistico e magico, mano nella mano: una volta dentro, una giovane
donna si
alza, con gli occhi lievemente sgranati.
“Damon
Salvatore ed Elena Gilbert, che onore.” Afferma con occhi
pieni di sorpresa
guardandoli.
“Chi
sei?” domanda Damon, stringendo con più forza la
mano della donna accanto a sé.
“Non
temete: sono un’innocua strega; voi due… siete
entrambi vampiri, se non erro.”
Mormora sovrappensiero scrutando entrambi attentamente. Elena annuisce
alzando
un sopracciglio, interdetta da tanta sfacciataggine. Nemmeno Bonnie, di
sicuro
più potente di questa strega, è così
permalosa e orgogliosa di sé e del proprio
potere.
“La
doppelganger della Petrova e un fratello Salvatore. Siete una
leggenda.”
Afferma osservando insistentemente Damon. Allora Elena, infastidita,
inizia a
fare un giro nel negozio in silenzio, catturando l’attenzione
della strega.
“Io
sono
Monique.” Fa notare. La giovane Gilbert la osserva, allora.
La pelle chiara,
quasi bianca, eppure priva di imperfezioni. Quel tipo di pelle che ti
piacerebbe toccare, accarezzare per capirne la consistenza, per
tastarla e
affermare: “Quanto diamine è liscia!”. I
lunghi capelli castani le cadono
dolcemente sulle spalle, terminando in boccoli perfetti, sicuramente
naturali.
Elena Gilbert non può fare a meno di notare quanto porti
bene la riga dal
centro: un dettaglio non affatto trascurabile, in quanto piuttosto
difficile
trovare qualcuno a cui stia così bene.
Si
sofferma poi sugli occhi da cerbiatta, messi in risalto grazie a molto
mascara
e ad un filo di eye-liner, le sopracciglia scure e folte, ma che
conferiscono
eleganza; un naso alla francese, e per finire, delle labbra carnose e
rosse. La
ragazza, al confronto, si sente piccola e inguardabile, ma decide di
non far
tanto caso alle emozioni contrastanti che l’animano.
“Fantastico.
Sai già chi siamo.” Ribatte Elena fredda e
distaccata, soffermandosi a guardare
un libro antico –forse un grimorio - a cui non è
per niente interessata.
“Voglio
proporvi un viaggio.” Afferma la strega, incrociando le
braccia.
“Oh,
è
un’agenzia di viaggi? Non l’avrei mai
detto!” risponde la giovane Gilbert
sarcastica, costringendo Damon ad alzare gli occhi al cielo e ricevendo
da lui
un’occhiata di rimprovero.
“Un
viaggio nel tempo.” Specifica Monique, avvicinandosi alla
coppia.
“Rifiutiamo.”
Borbotta Elena. “Grandioso.” Esclama Damon
contemporaneamente alla sua
fidanzata.
“No.”
Afferma Elena a Damon, che le rivolge uno sguardo dolce, uno di quelli
a cui
non si può resistere… Peccato che Elena sia Elena,
e non una ragazza qualsiasi.
“Chi
ti
dice che non sia un inganno? Chi ti assicura che andrà tutto
bene? Nemmeno la
conosci questa qui! Non sai nemmeno
se sia davvero una strega!” esclama Elena indignata, senza
preoccuparsi di
abbassare il tono di voce avendo Monique a qualche passo da lei.
Damon la
osserva. Ed ha terribilmente ragione. E’ vero, Monique
potrebbe non essere chi
dice di essere. Perché offre loro questo viaggio?
Perché proprio a loro? E
funzionerà? E se rimanessero bloccati per sempre nel passato
o nel futuro?
“Hai
ragione.” Si rivolge ad Elena che annuisce.
“Rifiutiamo.” Risponde allora Damon
a Monique.
Questa
però li blocca. “Aspettate!” urla.
“Avete ragione.” Afferma, mentre Elena
sbuffa. “Non potete sapere chi io sia. Ma non potete neanche
sapere come vi
conosco; certo, sono una strega ma una strega non conosce tutti gli
abitanti
del mondo.” Conclude ironica, facendo sorridere Damon e
ricevendo un gesto da
parte di Elena, che la invita a continuare. “Non dovrei
dirvelo…” mormora. “Ma
la vostra amica, Caroline, mi ha contattata. Voleva fosse una sorpresa,
insomma… questo è il suo regalo per i vostri
dieci anni insieme.”
Sbotta
alla fine, facendo sgranare gli occhi ad entrambi i presenti. Caroline?
L’amica
pazza e bionda, decisamente fuori di testa?
“Mi
ha
dato delle vostre foto per capire chi foste, ed ho anche fatto un
incantesimo
affinché entraste spontaneamente e volontariamente nel
negozio. Diciamo che… ho
fatto leva sulla vostra curiosità, e sarebbe andato tutto
secondo i piani se la
tua fidanzata non fosse una gelosa cronica!” commenta Monique
facendo una
smorfia ed indicando Elena. “Caroline mi ucciderà,
adesso.” Si lamenta, portando
entrambe le mani al volto, coprendo le guance rosee.
Elena
allora la guarda, e si sente… quasi in colpa. Quasi.
Probabilmente
Caroline organizza questo da tempo e lei l’ha rovinato per un pizzico di gelosia.
Si morde
l’interno della guancia e sposta una ciocca di capelli dietro
l’orecchio.
“Odio
viaggiare nel tempo.” Sussurra. “Caroline non
poteva farci un regalo diverso?
Che ne so… una torta?” domanda più a
sé stessa che a Damon e Monique.
“A
questo
punto non possiamo rifiutare!” afferma Damon. “Chi
la sente Barbie,
altrimenti?” domanda retorico. Elena è combattuta.
Non vorrebbe accettare, ma
non vorrebbe rendere Damon triste, né ascoltare
l’eventuale sfuriata della sua
amica. In fondo è un regalo…
“Viaggiare
nel tempo è un’inutile perdita di
tempo!” cerca di ribattere, ma invano, perché
Damon ha già fatto la sua scelta, che comprende lui, Elena
ed il tempo.
Che il
viaggio abbia inizio!
Due giorni
dopo
Dove sono
i due?
Non
riescono a capirlo, ed Elena non riuscirebbe mai e poi mai a farlo.
Damon sì,
facendo mente locale. Basta ricordare il periodo successivo alla
trasformazione
in vampiri…
“Ci
sono!” afferma Damon, schioccando le dita. “Autunno
1888, Londra.” Conclude
guardandosi attorno con un certo sorriso. Elena lo guarda ma non
capisce. Damon
osserva il suo adorabile viso imbronciato e le sopracciglia aggrottate:
la ama
anche così.
“Dopo
il
milleottocentosessantaquattro, io e Stefan siamo fuggiti a New Orleans,
New
York e persino Londra. Io mi facevo chiamare DeSangue, il conte Damon
DeSangue,
mentre mio fratello abitava con gli Abbott, una famiglia abitante ad
Ivinghoe,
a circa ottanta chilometri dalla capitale.” Spiega Damon,
annegando nei ricordi
di quel periodo, quello in cui faceva ancora pentire il fratello della
propria
scelta. Quasi gli dispiace perché, se non fosse stato per
lui, non avrebbe mai
incontrato Elena.
“DeSangue?
Davvero?” ride Elena, e il ragazzo pensa che se ci fosse
stata lei, nel 1864,
non sarebbe diventato vampiro. L’avrebbe subito sposata e
avrebbero vissuto
assieme per il resto delle loro vite. Se ci fosse stata Elena e non
Katherine,
non si sarebbero trasformati, lui non avrebbe seguito Stefan per
rendere la sua
vita un inferno, Stefan non sarebbe diventato uno squartatore, e lui
non
avrebbe ucciso tutte le donne che suo fratello amava: Callie Gallagher,
Alexia
Benson –amore fraterno- e tante vittime innocenti.
“Già.”
Risponde Damon con un sorriso amaro sulle labbra.
“Un
secondo…” riflette Elena. “Ma il 1888
non è l’anno di Jack lo Squartatore?”
“Sì.
Stefan pensava che fossi io l’autore di quei delitti. Non ero
io il killer, ma
Samuel, un vampiro di cui mi circondavo quando facevo parte
dell’alta società
londinese; ironico, vero? E’ sempre stato lui il fratello
squartatore.” Dice
Damon.
“Wow.”
Risponde Elena basita, senza parole.
“Io…Io
non ho mai riflettuto sul vostro passato. Togliendo Katherine e gli
anni venti,
intendo.” Spiega meglio, osservando attentamente
l’uomo al suo fianco, cercando
di capire le sue emozioni.
“Mmm.”
Mugola il Salvatore, annuendo con il capo e scuotendolo subito dopo,
costringendo la sua ragazza a fare un giro.
Elena,
preoccupata, acconsente.
I due si
fanno strada fra le vie di Londra. Non è affatto come
adesso, la città, anzi: è
molto inquinata e sembra che uno strato nero avvolga tutto: i
monumenti, i
muri, le strade.
Damon
stringe la mano ad Elena, che si guarda attorno e scorge addirittura il
Tower
Bridge in costruzione. Sulla sinistra, è facile individuare la Torre
di Londra, ed Elena,
impaurita, stringe con più forza la mano grande di Damon.
“Tutto
okay?” domanda allora lui, con il viso visibilmente
preoccupato.
“Si…ehm,
tutto okay.” Risponde impacciata la giovane, spostando una
ciocca di capelli
dietro l’orecchio causa vento e sfiorandosi leggermente le
labbra. E’ una delle
rare occasioni in cui mente a Damon. Non gli si può
nasconder niente a
quell’uomo, soprattutto se si parla di Elena: in questo caso,
però, lui
sorvola, e lei continua a mentire. Perché? Perché
lei è troppo preoccupata per
lui, è tangibile la sua sofferenza nel dover ricordare il
lontano
milleottocentoottantotto, e non vuole causargli altri problemi. Lui,
invece, ha
la testa fra le nuvole, la mente affollata di pensieri, e pensa che
Elena abbia
troppe domande e troppi dubbi in testa per mentirgli. E forse
è sbagliato, lo è
davvero, perché –com’è che si
dice?- “La fiducia e l’onestà sono alla
base di
ogni buon rapporto” ma in questo, di rapporti, sembra esserci
troppo… poco
egoismo, si pensa poco a sé stessi e
sempre all’altro; per una volta, non
c’è comunicazione.
O
probabilmente,
ce n’è troppa: non sono necessarie le parole,
basta un gesto, uno sguardo e si
capiscono, capiscono che non è il momento opportuno di
parlare, di porre
domande, di esprimere le proprie paure.
“Raccontami
di quel periodo. Un brutto anno?” domanda Elena
all’improvviso.
Damon
sorride amaramente. “Io direi più un brutto secolo.”
Risponde mentre cerca di non far riemergere tutti quei ricordi
osservando la
città. Adesso ha in mente le feste che organizzava: il
picnic in cui Stefan
portò un asciugamano dell’hotel da utilizzare come
tovaglia quando, invece, non
serviva; la festa al molo in cui Violet fu trasformata; quella in un
locale
dopo lo spettacolo teatrale con Charlotte.
“Stefan
era costantemente preoccupato per Klaus, gli Originali, e per me.
Piuttosto
normale, tenendo conto che l’ibrido aveva massacrato
l’intera famiglia dei
Sutherland, il giorno in cui abbiamo celebrato le nostre
nozze.” Elena ha
un’espressione indescrivibile sul volto. “So che
può suonare strano, ma sì: io
e Stefan sposammo le due figlie dei Sutherland, nello stesso giorno, ma
non le
amavamo. Era tutta opera mia, una vendetta che aveva il solo scopo di
ferirlo.
Mi nutrivo avidamente di sangue umano, soggiogavo tutti
affinché si facesse
quello che ordinavo, e se Stefan non avesse seguito i piani, avrei
ucciso
povere ed innocue persone, ma sapevo che non me l’avrebbe
permesso.” Spiega
ancora, con un tono di voce stanco ma preoccupato: sì,
preoccupato per la
reazione di Elena. Anche se può sembrare stupido…
conta, conta ciò che Elena
pensa del vecchio Damon Salvatore.
“Un
giorno lui arrivò a Londra con il suo datore di lavoro, e
rimase per qualche
giorno dicendo di aver dei parenti qui, sapendo che mi avrebbe trovato:
il nome
di Damon DeSangue era apparso in un giornale.” Sorride.
“Tra le vie della città
si aggirava uno squartatore, e lui pensava fossi io per la promessa
della vita
piena di dolore che gli avrei causato. Ma non lo ero. E lui mi ha
creduto solo
molto dopo, quando molte donne sono morte, e una ragazza che aveva a
cuore –Violet
Burns- fu trasformata in vampiro e scappò con il vero
squartatore. Quella che
segue, è un’altra storia.” Termina il
breve racconto con uno strano luccichio
negli occhi chiari, una luce che Elena non riconosce, e che
è, in realtà, una
sorta di gratitudine. Sì, perché quello era il
lontano
milleottocentoottantotto, mentre adesso è nel duemila, ed
è tutto finito. Il
male è finito, e Damon si trova con la donna che ama.
Importa solo questo.
“Bando
alle ciance.” Esclama qualche minuto dopo. “Siamo
nel milleottocento, quindi…
Signorina Gilbert, le andrebbe di trascorrere la giornata con
me?” domanda
Damon porgendole la mano come un gentiluomo, come… era
solito fare in quel
periodo.
Elena lo
osserva prima con dolcezza, poi allarga il sorriso ed afferra la mano
con
vigore, mano sulla quale Damon deposita un piccolo bacio, in seguito al
quale
la giovane Gilbert arrossisce lievemente.
“Con
piacere!”
_______________________________
“Quindi
Harrods già esisteva!” esclama Elena con aria
sognante, guardando l’imponente
edificio di fronte a sé e scatenando un ghigno da parte
dell’uomo accanto a sé.
Elena lo guarda cercando di comprendere il motivo di quella risata.
“Ah,
le
donne –sempre fissate con lo shopping! Sei quasi peggio di
Barbie.” La
schernisce Damon, aggrottando le sopracciglia e facendo finta di
rifletterci
su. “Stupido.” Ribatte Elena divertita, dandogli un
buffetto e abbracciandolo,
cogliendolo di sorpresa.
Lui, dopo
un attimo di confusione, la stringe a sé, in una stretta
dalla quale è
impossibile liberarsi.
“Grazie,
Damon.” Confessa lei, con il viso spalmato sul suo petto.
“Grazie per aver
parlato con me, per esserti quasi sfogato con me.” Continua,
lasciando che lui
le carezzi dolcemente i capelli e le lasci lì un bacio
tenero.
“Grazie
a te.” Sussurra in modo
quasi
impercettibile il Salvatore, ma Elena, grazie al suo udito, riesce a
captare
quelle parole e sorride socchiudendo gli occhi.
“Vorrei
restare qui per sempre.” Mormora Elena, con gli occhi ormai
chiusi. Damon, nel
frattempo, continua a cullarla e a tenerla stretta a sé, in
modo da non farla
allontanare neanche di un millimetro.
“Sai…”
inizia lui. “Non ci conviene, ci sarebbe ancora da finire
questo secolo, poi
c’è il novecento ed infine il duemila, che
è decisamente più divertente!”
afferma ironico, facendo sbuffare sonoramente la giovane a lui stretta.
“Stupido.”
Bofonchia lei circondandolo con le sue braccia.
“Sì, Elena, ti amo anche io.”
Risponde sarcastico, facendo rabbrividire la giovane, proprio come due
giorni
fa.
“Già.”
Risponde
lei staccandosi dalla presa di lui con un po’ di forza da vampira, cercando sempre di avere un
po’ di contegno per non dare
nell’occhio tra la folle folla dell’ottocento.
Il
Salvatore assottiglia lo sguardo e la osserva attentamente fino a che
lei non
domanda di entrare, e lui risponde affermativamente facendola sorridere.
“Che
te
ne pare?” chiede Elena facendo una piroetta, mostrando a
Damon il suo vestito
color verde cinabro, pieno di drappeggi e decori, e spostando sulla
scapola
sinistra tutti i suoi capelli mossi.
Il
ragazzo boccheggia, sembra quasi necessiti aria per respirare: la sua
bocca
forma una ‘O’ non troppo accennata, è
come se volesse parlare ma nessuna parola
riesce a fuoriuscire da quelle labbra rosee e carnose.
E’
dannatamente identica a Katherine.
Eppure
non lo è, di Katherine non ha nemmeno il profumo.
L’essenza di Elena è simile al
sapore di mare e brownies, mentre quella della sua ex pazza e
completamente
folle di zenzero e limone. Non hanno
niente in comune, si ripete mentalmente l’uomo,
eppure sono fisicamente
identiche.
Eppure non
riesco a smettere di
pensare ad entrambe,
riflette ancora, inumidendosi le labbra cercando di scacciar via i suoi
ricordi
dell’ottocento in compagnia di Katerina Petrova.
“E’…
stupendo –sei stupenda.” Le rivela, cercando di
celare un po’ di stupore di
fronte a tanta bellezza.
“Lo
è.” Da
man forte la commessa, sorridendo in modo quasi eccessivo
nell’osservare Elena.
“A
sua
moglie sta bene tutto.” Afferma la signora, soffermandosi a
scrutare Damon –sempre
con uno strano sorriso sulle labbra- che annuisce sorridendo.
“Veramente-”
inizia Elena, ma subito viene interrotta dall’uomo seduto su
di una poltrona in
velluto rosso.
“Sì,
è
strabiliante.” Conferma Damon, continuando ad annuire.
“Lo
prendiamo.” Afferma quest’ultimo.
“Prendiamo tutto.” Esordisce un secondo dopo.
I due,
adesso, si trovano in un ristorante sulla riva del Tamigi, nei loro
vestiti –nuovi
di zecca- d’epoca.
“E’
squisito!” esclama Elena con gli occhi pieni di stupore.
“Cos’è?” domanda a
Damon, essendo stato lui ad ordinare ad insaputa della sua ragazza.
“Mhm… mi
sembra caviale, non ricordo.” In effetti è
difficile ricordare il contenuto di
ogni piatto, essendocene almeno una decina-quindicina sul loro piccolo
tavolo.
“Queste
sono tartine… vegetariane.” –dice dopo
un po’ lui –“Peccato che non ci sia un
po’ di… non so, succo di plasma?”
domanda
Damon facendo ridere Elena e muovendo gli occhi in quel modo che solo
lui sa
fare.
“Non
essere scemo.” Lo rimprovera lei. “Non vorrai mica
assaggiare le cameriere?” domanda
con uno sguardo non affatto pacifico.
“Ti
pare?
Non profumano nemmeno un po’!” esclama.
Lei alza
gli occhi al cielo e sospira, assaggiando qualche altro cibo.
“Monsieur, posso scattare una foto
ricordo a lei ed a questa stupenda mademoiselle?”
domanda un signore con dei baffi –che ricordano vagamente
quelli francesi-
davvero molto buffi al Salvatore.
“Sicuramente!”
esclama lui in risposta, sorridendo ad un’Elena non proprio
convinta, ma che
cambia opinione vedendo il sorriso enorme di lui.
“Certo.” Mormora allora lei.
La coppia
si mette in posa, e subito dopo il flash, il signore sventola la foto
porgendogliela un attimo dopo.
“Ecco
a
voi! Siete stupendi!” esclama poco prima di sparire dalla
loro visuale.
I due
hanno un dolce sorriso stampato sul volto, che scompare una volta
guardata la
foto.
“Cosa..?”
“…Noi?”
La foto
non ritrae altro che una coppia, un uomo che assomiglia ad un Damon
anziano ed
una donna che, invece, ritrae un’ipotetica Elena anziana.
E’ impossibile. La
foto è stata appena scattata.
E non
possono essere ritratti i due, dato che non invecchieranno mai.
L’unica cura
per il vampirismo è stata somministrata a Katherine, giusto?
Non possono essere
loro, Damon ed Elena, in un ipotetico ed impossibile futuro.
Però…
si
assomigliano. Ed hanno la stessa posa di qualche secondo fa.
Com’è
possibile una cosa simile?
“Cosa
significa?” domanda Elena all’uomo di fronte a
sé, prendendo un po’ di
coraggio.
“Non
ne
ho idea.” Risponde lui sorpreso.
“E’
la
seconda volta che troviamo qualcosa di nostro, giusto? Ieri il diario,
ed oggi…
questa.” Riflette Elena.
“Non
può
essere una coincidenza…” afferma Damon pensieroso.
“Non
può
essere una coincidenza.” Ripete Elena.
“Magari
centra qualcosa con Monique, no? O Caroline, come altro
regalo!”
“Conosco
Caroline da una vita, non farebbe mai qualcosa del genere…
Non è da lei!” ribatte
Elena. E’ strano, si dice
la giovane.
Perché è come se trovassero un po’ del
loro amore ovunque, avanti ed indietro
nel tempo. Magari sono solo coincidenze, al contrario di come hanno
detto poco
fa.
“Non
facciamoci caso.” Afferma allora Elena, muovendo la mano come
a scacciare le
idee che le frullano in testa.
“Okay.”
Afferma
Damon alzando le sopracciglia e sospirando.
Dopo
qualche secondo di pausa, Damon rompe il silenzio fra loro.
“Continuiamo
a mangiare?” domanda con un sorriso sghembo sulle labbra.
-
*Zoe:
nome che ho dato alla figlia di Hayley e Klaus.
-
Et
voilà!
Siamo in tema di Francia e francese, quindi posso dire certe cose.
Ebbene
sì, i due erano a New Orleans per i dieci anni di coppia!
Nella mia mente ci
sono Damon ed Elena che durano all’infinito, come coppia.
–l’autrice viene chiaramente
derisa da tutti-
Questo
capitolo porta numerosi chiarimenti e spero che non ci sia nulla da
chiarire,
ma se avete delle domande, non esitate a chiedere! Come oggetto abbiamo
una
loro foto versione anziani, nel prossimo, invece, avremo un oggetto
già citato…
cosa sarà mai?
Ho scelto
il 1888 e non il 1864 o gli anni venti perché questi mi
sembravano piuttosto
scontati. Tutto sommato c’è molta storia in
quest’anno, infatti la vicenda
dello squartatore non l’ho inventata io, ma è
tutto ciò che succede nel libro ‘I
diari di Stefan – Lo squartatore’, libro che segue
gli eventi dopo la loro
trasformazione in vampiri e che stavo finendo di leggere, ecco spiegato
il
ritardo dell’aggiornamento. Diciamo che all’inizio
della stesura di questo
capitolo non sapevo come andasse a finire, e non volendo riempirvi di
false
notizie, l’ho letto tutto e poi ho continuato a scrivere.
E’
vero
che i due si sposano, è vero che Damon uccide Callie
–ragazza di Stefan nell’ultimo
(o penultimo) libro della prima trilogia dei diari di Stefan (complesso
da
capire, lo so) – è vero che la macchina
fotografica all’epoca esiste ed anche
la polaroid, è vero che c’è Harrods, la
torre di Londra, il Tower Bridge in
costruzione, e probabilmente altre cose che ho scritto ed adesso non
ricordo.
In questo
futuro c’è il pairing Klaroline aka la coppia
più bella dopo i Delena, Klaus
non sta con Hayley che ha partorito e blabla.
Spero che
come capitolo vi piaccia, e se sì, vi prego di farmelo
sapere, anche con poche
paroline.
Vi voglio
bene, grazie del supporto che mi date :)
P.S. Ho
cambiato banner, vi piace?
Un bacio,
alla prossima!
|
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Capitolo 4 *** Specchio ***
Specchio
“Dove
accidenti siamo? –il tono di voce è piuttosto
scocciato- Sono stufa di questi cambiamenti giornalieri.”
Esclama Elena, di
fronte al terzo evidente cambiamento di periodo storico. E’
iniziato tutto come
un gioco, come qualcosa per accontentare Damon e Caroline, per
festeggiare i
loro dieci anni, ma la giovane Gilbert è già
profondamente scocciata. O ancora,
dipende dai punti di vista.
“Sta’
calma, tigre.” Ribatte Damon divertito. “Dove pensi
che siamo?” chiede con un velo di insicurezza.
Elena sbuffa,
prima di guardarsi attorno ed osservare il
luogo in cui si trovano. Mhm, abitazioni praticamente assenti
–a meno che un
cottage di legno rosso possa essere considerato tale-, alberi, querce,
arbusti
praticamente dappertutto, un pontile in legno che termina su di un
lago, un
vento poco accennato che solletica i loro vestiti e capelli…
“A primo impatto
potrebbe essere qualsiasi luogo sperduto… Magari in Europa, la Russia,
o forse… Svezia?” più
che una risposta è una domanda, riflette Damon, ma come
può biasimarla? Sono in
mezzo al nulla.
“Acuta
osservazione, Watson.” È il commento
dell’uomo, che
si becca una gomitata dalla sua donna e finge d’esser stato
colpito a morte. “Wo-oh,
vacci piano, Gilbert!” esordisce divertito, facendole passare
in mezzo secondo
il malumore derivato dai continui viaggi-spostamenti.
“Caroline
me la pagherà, stanne certo. Che razza di
persona normale o con un po’ di buonsenso organizzerebbe un
viaggio nel tempo?
Nessuno! Caroline non è normale!”
“Devo
dire che siamo d’accordo, per una volta. –afferma
Damon
prima di ricevere un’occhiataccia da Elena. –Okay,
okay… piuttosto, cosa
dobbiamo fare qui? Non c’è nessun nostro ricordo,
giusto?”
“Di
mio sicuramente nessuno, ma in realtà non sono nemmeno
sicura che sia così. Non è detto che ci spostiamo
grazie ai ricordi, è solo un’ipotesi
piuttosto strampalata!”
“Vero.
– si esprime Damon – Andiamo a dare
un’occhiata al
cottage.”
Il cottage è un
luogo a dir poco strepitoso. Respirando quell’aria, sembra
quasi che i polmoni
di Elena s’intingano di vintage, di una pacata sensazione di
tranquillità, di
un mondo parallelo che non fa nemmeno parte del pianeta terra. Ed
è bellissimo.
L’entrata
è stata piuttosto accessibile – nessuna porta o
luogo a prova di vampiri- se non che il freddo puntiglioso e tagliente
che fa
tremare la coppia. Solo muovendosi all’interno della casa,
sembra che si
sprigioni un calore piacevole.
“E’
bello qui.” È tutto ciò che riesce a
dire Elena,
mentre si sfrega le mani e si guarda attorno con fare estasiato.
L’uomo mugola
qualcosa per darle ragione, ma Elena è troppo occupata a
fantasticare sulla
vita in questo cottage per prestare davvero attenzione alle sue parole.
Salendo al
piano superiore, si accede ad una sala da
pranzo, consistente in un tavolo di legno bianco piuttosto lungo,
accompagnato
da tante sedie colorate, tutte differenti l’una
dall’altra. Una serie di lucine
costella le pareti –rigorosamente di legno- e le illumina
creando un’atmosfera
tipica a quella natalizia.
Un sorriso si
tinge sulle labbra della giovane, adesso con
le palpebre abbassate, come per gustarsi questi istanti.
“Guarda
questo specchio.” Afferma Damon dopo un po’,
spezzando il silenzio niente affatto imbarazzante che si era venuto a
creare. La
giovane si avvicina a lui, specchiandosi e meravigliandosi di
ciò che vede.
“Sono
io. Con mamma, papà e Jeremy. Mi sorridono.”
Rivela sorridente,
mentre sposta una mano alla ricerca di queste persone dietro di
sé. Ma nulla. E’
come se non ci fossero, è come se fosse tutto frutto della
sua mente.
“Davvero?”
domanda Damon meravigliato. “Perché io vedo me
e mia madre.” Affievolisce il tono di voce, perdendosi
nell’immagine di fronte
a sé e catturando lo sguardo di Elena.
“Cosa
pensi che sia?” chiede a questo punto lei.
“Io…”
inizia Damon, ma non è neanche sicuro di cosa dire.
“Non
lo so.”
“Aspetta!”
squittisce la giovane. “Sei apparso tu!”
“Un
momento… è anche quello che vedo io! Ma
indossiamo
altri vestiti…” osserva Damon.
“…
quelli del giorno in cui ci siamo conosciuti per la
prima volta.” Termina la frase Elena, osservando il riflesso
di una lei
sorridente, mano nella mano con Damon, mentre indossa una maglia a
maniche
lunghe di un rosa sgargiante e dei jeans chiari.
“E’
incredibile…” esclama Elena. “Voglio
dire, cosa
riflette questo specchio? Un giorno lontano? Uno felice?”
domanda continuando
ad osservare l’altra sé stessa, che non
può tecnicamente essere la lei di
adesso.
“Probabilmente.
Oppure la persona ch-“ viene prontamente
interrotto dalla giovane. “Che ami! Giusto, come ho fatto a
non pensarci prima?”
“Be’,
in realtà stavo per dire che sta
accanto a te, ma in effetti
è meglio la tua versione.” Ghigna
Damon.
“Cosa-
Ehi!” Elena mette su un broncio irresistibile per
Damon.
“Posso
dirti come la penso?” chiede allora Damon, ed Elena
annuisce come una bambina. “Be’, io penso che
questo specchio rappresenti la
felicità, un momento felice. Prima abbiamo visto la nostra
famiglia, giusto?
Poi lo specchio ha riflesso entrambi, il giorno in cui ci siamo
conosciuti. Tecnicamente
siamo morti, quindi abbiamo due vite e dunque due momenti felici, uno
per ogni
nostra esistenza. E so che ci siamo conosciuti quando tu eri ancora
umana… ma
mi sembra logico così.” Elena sorride, pensando al
fatto che se è così, come
dice lui, loro sono la felicità dell’altro.
“E
più o meno lo stesso vale con il viaggio… Monique
ci ha
teletrasportati dove c’era un ricordo vivo di noi, per
rappresentare il nostro
legame…” senza rendersene conto, i due appaiono a
New Orleans, di fronte al
negozio della strega.
“…
ed allora colgo l’occasione per dirti una cosa. Io ti
amo, Elena, tu mi rendi una persona migliore, con te non riesco ad
essere
egoista, con te è tutto dannatamente perfetto, e ti
ringrazio per questo. Ti
ringrazio per essere la persona con cui trascorro la mia esistenza, la
persona
con cui condivido nuove emozioni ed esperienze, la donna che trovo
accanto a me
al mio risveglio. Io darei la vita per te, pur sapendo che mi
odieresti, perché
sarò io che alla fine del giorno ti terrò viva,
costi quel che costi. Pur
sapendo che dopo piangerai e ti dispererai per avermi perso.
Perché io ti
conosco, conosco i tuoi gusti preferiti del gelato, la tua canzone
preferita,
la stagione che più ami. So che non ti piace vivere sapendo
che hai perso tante
persone a te care, so che è difficile, so che sei forte e
che sei una
principessa guerriera. Perché con te andrei in capo al
mondo, con te vivo i
momenti migliori, come vedere un film con te, sul divano, in inverno,
con una
cioccolata calda, come darti i baci del buongiorno e della buonanotte,
io che
farei tutto per te, per farti ridere, piangere, commuovere o salvare,
che
preferisco a tutto un tuo bacio, perché senza non ci vivo,
perché io non sono
perfetto, sono la scelta sbagliata ma tu accetti tutto, a te non
importa. Ed io
ti amo Elena, e proprio perché ti amo potrei essere
più felice.” Afferma con il
fiato che quasi gli manca.
“Potrei
essere più felice sapendo che tu dipenda da me
come io dipendo esclusivamente da me, che
io vivo di te e dei tuoi respiri, sorrisi,
sapendo che per te è lo stesso, e per saperlo, devo
domandarti una cosa, una
piccola ed innocente domanda. Vorresti vivere con me per sempre, pur
sapendo
che l’eternità non ha un limite? Vorresti amarmi
per sempre? Vuoi tu, Elena
Gilbert, sposare me, Damon Salvatore?” chiede inchinandosi.
“Io…
Io non penso di meritare tutto questo. Non penso di
meritare un uomo che mi ami come solo tu sai fare, una persona che
darebbe
tutto pur di farmi felice e mantenermi in vita. Non penso che meriti
qualcuno
di speciale, dopo tutto quello che ho perso, dopo tutti i miei errori.
Non
penso di valere molto, a dire il vero, in fondo non sono nemmeno unica
come
dici, dato che sono la copia di altre due donne. –ride per
qualche secondo- Ma
è tutto quello che ho. E’ tutto quello che posso
offrirti, una doppelganger
vampira orfana, un cuore che riuscirebbe solo a dare amore a te.
Quindi, Damon,
io posso essere solo la tua scelta sbagliata. E tu sei la mia, unica,
amorevole, scelta sbagliata. E posso affermare con piacere che
sbagliare è ciò
che farò, allora. Ti amo, Damon. E sì, la mia
risposta è sì.” Conclude Elena
rossa in viso, con gli occhi lucidi.
Damon la
bacia profondamente, la bacia come se fosse l’unica
risorsa di vita al mondo, come se lei fosse l’ossigeno e lui
ne avesse bisogno
tutto.
“E’
un po’ come se tu fossi il mio specchio, Elena.”
Mormora
Damon abbracciandola, con il capo poggiato sulla sua spalla.
E
continuarono ad amarsi, sopra ogni cosa, sopra Caroline
e Klaus, sopra Matt ed i suoi nipoti, sopra Stefan e Bonnie rimasti
chissà
dove, sopra ogni concezione possibile dell’amore.
Perché
loro amavano amarsi, loro erano più dell’amore,
più
di due anime gemelle, più di due migliori amici.
Erano come
due specchi, due specchi impossibili da
rompere, frantumare.
-
Uaaaa!
C’è così tanto fluff che non ci credo
di aver
scritto bene, cioè sì, ho scritto, ma non mi
sembra di aver reso il loro amore
come io lo immagino… E va be’, questa minilong
è finita, terminata, is over, se
terminò, con un capitolo di anticipo, tanto fluff, e poca
ispirazione. E’ un
capitolo minuscolo, me ne rendo conto, e mi dispiace, ma deve andar
così.
Mi dispiace
di aver deluso le vostre aspettative, se così
è stato, oppure sono felice di essere stata
all’altezza di esse, se è successo
questo. Mando un bacio enorme a tutti, mille e uno grazie a chi ha
messo la
storia fra le seguite, preferite, ai lettori silenziosi, e mille due baci a chi ha
recensito.
E’
nato tutto dal video di Justin Timberlake, Mirrors, e
sono felice di aver scritto questa minilong. Cioè
sì, ovvio, ma non riesco
neanche a scrivere, tanto sono commossa.
Davvero,
grazie grazie grazie! Las
amo, chicasss!
P.S. Il
cottage di cui parlo esiste veramente e si trova
in Svezia.Una foto si trova nel banner ;)
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