It's like you're my mirror

di missimissisipi
(/viewuser.php?uid=175347)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Diario. ***
Capitolo 3: *** Foto ***
Capitolo 4: *** Specchio ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


http://31.media.tumblr.com/1bd15285e39f4767ff156cec1b7c5c35/tumblr_mrgzpnMivL1qfsahvo1_500.jpg

Prologo

Elena Gilbert ha diciotto anni, circa dodici diari segreti, di cui uno verde, metà vuoto e bruciato come tutti gli altri, una volta che ha dato fuoco alla sua casa, con il corpo di suo fratello dentro. Elena Gilbert ha una doppelgänger umana che la odia profondamente, invidia la sua vita ed ha cercato più volte di ucciderla.
Elena Gilbert, adesso, è una doppelgänger vampira. Ama il tè esattamente come prima, ama leggere, scrivere, i vestiti con motivi floreali, la sua nuova acconciatura, il mare, la vitalità di Caroline Forbes, la sensazione di libertà provata dopo il diploma, ama il pianoforte, la storia.
Odia il caldo eccessivo, la perdita di troppe persone a lei care, i rossetti troppo rosa, il rosa, la montagna d’estate ed il mare d’inverno, il legame che ha con il sangue, i falsi sorrisi, le false persone, le bugie, Katherine, e, in parte, odia Damon Salvatore.
Lo odia perché è da quando ha finito il college che trascorrono le estati come lui desidera.
Ma, soprattutto, lo odia per aver lasciato che una strega sperimentasse un incantesimo su di loro.
E non uno qualsiasi, ma bensì quello che tutti vorrebbero provare.
Dov’è il problema, allora?
Il problema è che Elena odia il tempo.
Elena odia il futuro e, perché no?, anche il passato, se ritorna troppo spesso nel presente.
Elena Gilbert odia viaggiare nel tempo.
Damon Salvatore ha appena capito che Elena odia viaggiare nel tempo.
Elena ha appena sbuffato per la centonovantesima volta.
Ricapitolando: Elena Gilbert ha diciotto anni da molto tempo, circa dodici diari segreti ormai perduti, una doppelgänger umana che la odia, ed ha nuovamente sbuffato: siamo a quota centonovantuno.
“Elena, suvvia, non essere scontrosa. E’ un’occasione…” la rimprovera Damon, mentre cerca di trovare la parola adatta per terminare la sua frase.
“…Noiosa? Terribile?” propone Elena terribilmente scocciata.
“Stavo per dire ‘unica’, ma a te la scelta, principessa guerriera.” Termina lui con un ghigno, facendo infuriare lei, che tenta invano di colpirlo e viene abilmente bloccata dal ragazzo che ama, con i suoi capelli corvini costantemente spettinati ed i suoi occhi azzurri adesso più vividi del solito.
“Ti odio.” Mugugna lei, con il volto spalmato sul petto del Salvatore che l’avvolge in una stretta decisamente troppo scomoda per essere scambiata per un abbraccio.
“Ti amo anche io, Elena.” Risponde lui divertito, liberandola, ma stringendo la sua mano, affusolata e piccola nella sua decisamente più grande.
La schiena di Elena viene percossa da un brivido ormai conosciuto, ma lei non è ancora abituata a quella presenza. Se lo fosse, il suo cuore non scoppierebbe d’amore, gioia e felicità ogni volta che lui pronuncia quelle due paroline magiche: ti amo.
Entrambi adesso si guardano attorno, per capire dove si trovano.
Ecco il punto della situazione: Elena Gilbert ha diciotto anni da davvero molto tempo, una dozzina di diari ridotti in cenere, una doppelgänger umana che la detesta, ha sbuffato centonovantuno volte ed è innamorata di Damon Salvatore, delle due parole che egli pronuncia troppo spesso, ma non sa dove si trova.
E questo è un problema.

-
Ed ecco la mia prima mini long Delena. Anzi, la mia prima mini long che coincide con la prima minilong Delena.
Durerà circa cinque capitoli, epilogo compreso -se ci sarà un epilogo- e tratterà dei nostri eroi catapultati nel futuro grazie ad una strega.
E' ambientata in una Mystic Falls futura, dopo il college e diploma, in cui non si sa se Bonnie è morta, nè che fine abbia fatto Stefan o Katherine, blabla.
E' come se ci fossero solo Elena, Damon e Mystic Falls molti anni dopo.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Un bacio

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Diario. ***


Capitolo primo

http://31.media.tumblr.com/1bd15285e39f4767ff156cec1b7c5c35/tumblr_mrgzpnMivL1qfsahvo1_500.jpg

Diario

Un quaderno rosso e blu,

un diario segreto, personale,

un regalo di compleanno

Se c’è una sola cosa di cui Damon Salvatore è terribilmente terrorizzato, è il perdere Elena.
Elena è come se fosse il suo specchio, la sua metà, la sua –patetico dirlo, ma- anima gemella, la metà di una mela avvelenata, perché sì: Damon è cambiato, è migliorato, è quasi rinato, ma è pur sempre il fratello egoista, quello cattivo. Questo è stato l’argomento di tante liti fra i due, perché la giovane Gilbert è testarda almeno tanto quanto il grande Salvatore. Lei gli urlava che lui è perfetto, niente affatto malvagio o egoista; lui controbatteva dicendo che è lei che porta a galla quel lato di lui, perché senza… senza lui è perso, vuoto, inutile… egoista.
Adesso i due si stringono la mano, intrecciano le loro dita e si guardano attorno con attenzione: dove sono?
Elena, con le sopracciglia aggrottate, scruta attentamente il luogo dinanzi a sé, così simile… al Grill. Al Mystic Grill. Forse perché…
“…è il Mystic Grill.” Mormora Elena con un filo di voce, quasi inudibile se non fosse per l’udito particolarmente amplificato dell’uomo al suo fianco. Lui annuisce seppure piuttosto sorpreso. Quello il Grill? E’ così diverso, così mutato, così… moderno. In che anno sono? Quanto in avanti nel tempo sono stati catapultati? E un’ultima domanda sorge spontanea: da quanto tempo mancano a Mystic Falls?
“Nique non ha precisato in che anno ci avrebbe teletrasportato?” domanda Damon confuso, mentre la coppia si avvicina all’ingresso del luogo in cui, durante la vita ed adolescenza di Elena, ne hanno passate davvero di tutti i colori. Incantesimi, una delle tante morte di Jeremy, l’incontro con la madre biologica di Elena, Isobel, le bevute con Alaric, Matt ferito numerose volte, Connor, il cacciatore di vampiri, e persino l’esibizione di Caroline Forbes, altrimenti nota come Barbie.
“No, non l’ha detto, però” – Elena si interrompe subito e gli rivolge un’occhiata truce. –“ Nique? Sul serio?” Gli lascia la mano e porta le braccia conserte mentre il suo uomo sospira per l’evidente gelosia della sua ragazza. “Monique è un nome troppo lungo, e decisamente troppo Francese. Ed io odio il Francese.” Spiega sperando di convincerla subito per avventurarsi nella loro città natale. Lei distoglie lo sguardo da lui e lo punta su un albero alla sua sinistra, battendo ripetutamente il piede destro a terra e cercando di togliersi dalla mente una disgustosa immagine con Damon e Monique –quella stupida streghetta di New Orleans- mentre si scambiano occhiate maliziose. Un’immagine del tutto inventata, frutto della gelosia, però.
“Elena, sai di essere l’unica donna della mia vita. Io amo solo te. Te. Non Monique, te.” Sussurra lui, avvicinandosi pericolosamente ad Elena, e spostando il suo volto disponendolo di fronte al suo. Faccia a faccia. Occhi negli occhi. Quegli occhi da cerbiatta color cioccolato di Elena, così profondi, così intensi in quelli color ghiaccio di Damon, così caldi, bollenti, limpidi.
“Entriamo.” Deglutisce rumorosamente la donna, lasciando Damon lì, impalato, mentre lei è già entrata nel negozio. Dopo qualche secondo la raggiunge sconsolato.

Esteriormente il Grill è cambiato. Lo stesso vale per Mystic Falls. L’atmosfera interna, però, è pressoché la stessa. E’ rimasto caldo, accogliente, rumoroso. Una strana sensazione di sicurezza mista a nostalgia invade la giovane. Chiude gli occhi e inspira quell’aria così familiare. Damon la sorpassa e si accomoda su uno di quegli sgabelli altrettanto familiari. Lei lo raggiunge e fa per sedersi alla sua destra, ma si ferma improvvisamente e occupa lo sgabello sulla sinistra.
Quel posto è occupato, ricorda con un sorriso appena accennato sulle labbra.
Il suo ragazzo sta già sorseggiando del Bourbon, e la donna accanto a sé ridacchia divertita, cercando di non farsi notare. E’ pur sempre ancora arrabbiata.
“Cosa desidera, signorina?” le domanda un ragazzo dall’altra parte del bancone.
“Prenderò lo stesso di questo signore accanto a me.” Risponde indicando Damon, che la osserva di sottecchi, in tutta la sua bellezza. Lui osserva i capelli mossi e spettinati, dove la ciocca rosso fuoco è sparita da numerosi anni, nonostante lei sia ancora diciottenne; osserva la sua canotta bianca e le sue lunghe gambe racchiuse in una gonna bianca con delle strisce a zigzag nere, che anteriormente le arriva alle ginocchia e posteriormente fino ai piedi.
“Subito” risponde il ragazzo, dileguandosi e dando una pacca amichevole ad un suo collega… Oppure datore di lavoro, visto che non indossa la tipica maglietta blu oltremare dei baristi del Grill.
Questo allora si volta verso Elena, osservandola e sgranando gli occhi. “Elena?” domanda boccheggiando.
“…Sì?” risponde la doppelgänger cercando di celare la paura che la invade. E se fosse un cacciatore di vampiri? Se la volesse uccidere? Stiamo pur parlando di Mystic Falls, città che pullula di creature soprannaturali e di umani che vogliono eliminarle.
“Sono Matt, Elena. Ti ricordi di me?” La donna allora ricollega tutto: i capelli biondicci quasi bianchi, gli occhi azzurri, il Grill. Semplice, Matt è diventato il gestore del Grill dopo anni di duro lavoro, è visibilmente invecchiato e le rughe sulla fronte, i capelli quasi bianchi e la pelle non più chiara e liscia ne sono la prova evidente.
“Mattie…” sorride Elena, colma di una felicità molto amplificata a cui lei non è ancora abituata.
Lui la raggiunge dall’altro lato e l’abbraccia calorosamente, perdendosi nella folta chioma castana, così simile a quella Katherine ormai da lui dimenticata.
“Tu sei… Oh mio Dio, Matt! Ti voglio bene” afferma la giovane Gilbert con un sorriso splendente, gettando le braccia attorno al collo del suo amico barra ex barra migliore amico di sempre.
Damon accenna un sorriso ed alza gli occhi al cielo, terminando in un solo sorso il contenuto del bicchiere.
“Da quanto tempo non ci vediamo?” chiede Matt sorridendo in quel modo che solo lui sa fare, alzando particolarmente l’angolo sinistro della bocca e assottigliando gli occhi.
“Da… molti, troppi lunghi anni!” risponde Elena con tono dolce, prima di fiondarsi nuovamente fra le braccia del migliore amico.

___________________

“E ha detto di essere sposato ed addirittura nonno! Già m’immagino i suoi piccoli nipotini biondi, tutti con gli occhi azzurri…” immagina Elena con gli occhi lucidi, seduta su di una panchina, con la sola luce della luna dopo qualche ora dall’incontro con Matthew Donovan.
“…E futuri quarterback. Lo so, Elena, c’ero anche io.” Sorride sarcastico Damon, spegnendo in un attimo il sorriso della sua ragazza. Grazie ad un Matt ormai sessantottenne, hanno capito di essere stati catapultati circa cinquant’anni dopo il diploma, in una Mystic Falls decisamente troppo futura.
“Secondo me si tinge i capelli. E’ impensabile che sia ancora così biondo!” ride Damon, scatenando anche una breve risata da parte di Elena, che adesso lo guarda attentamente, ma soprattutto con… amore.
“Scusa, per stamattina.” Mormora Elena qualche secondo dopo. “Non volevo sembrare una di quelle fidanzate gelose e attaccate in modo morboso al loro compagno.” Continua lei arrossendo lievemente.
“E’ solo che quella Monique… mi ha dato fastidio, tu le hai dato un soprannome, suonava così intimo, e…” spiega ormai tutta rossa la ragazza, ma viene interrotta da Damon. “Io amo solo te. Amo te, Elena. Senza te non sono… niente, è te che voglio per il resto della mia esistenza. Non dovresti dubitarne.”
“Lo so.” Lo guarda profondamente, soffermandosi in modo particolare sulle labbra carnose ed invitanti.
Damon allora sospira e le sorride, per poi lasciarle un umido bacio sulla fronte. Si alza e le prende la mano, proprio come quella stessa mattina, e passeggiano per un po’.
Ed ecco che sulla destra appare la casa di Bonnie, più avanti l’abitazione di Caroline e Liz, ormai vuota, dopo il trasferimento della prima con il suo grande amore e la morte tragica della seconda; i due si fermano di fronte alla casa Gilbert, o, perlomeno, a ciò che ne è rimasto. Al posto di quella villa che si ergeva a più piani, adesso si trova uno spazio vuoto, con erbacce da estirpare, cenere e qualche oggetto rovinato e in stato di degrado –oggetto è un eufemismo- prima utilizzato come portafoto, soprammobile o semplicemente cianfrusaglie.
La doppelgänger sorride intenerita e nostalgica a quella visione. Si fa largo tra i cumuli di cenere che un tempo erano legna, mattoni, letti, cassettoni, banconi, la loro casa. La sua, quella di Grayson, Miranda, Jeremy, Alaric, Jenna e persino John.
Si siede per terra, accovacciando le gambe e rovistando fra la confusione di oggetti non distrutti. E ce n’è uno, in particolare, che spicca fra tutti: è impossibile non notare un quaderno rosso con una fascia color blu cobalto, integro, nuovo. Elena, allora, sgrana gli occhi e lo afferra.
Come fa a non essersi bruciato, disintegrato? Oppure rubato, invecchiato? Sono passati anni, decenni!, dall’ultima volta che lo ha visto.
“E’…è quello che penso che sia?” domanda Damon sorpreso ed enigmatico, avvicinandosi alla sua ragazza e reggendosi sulle ginocchia. “Suppongo di sì.” Mormora Elena esterrefatta, con il diario in mano mentre lo spolvera facendo rinvenire i colori con un solo movimento rapido della mano.
“E’ il mio diario. Il tuo regalo.” Elena sorride alle sue stesse parole, ricordando il momento in cui, il giorno successivo al suo diciottesimo compleanno, Damon aveva ritagliato un attimo nella sua giornata per darle il suo vero regalo di compleanno. Un diario, un nuovo diario.

Nuovo diario, nuova vita!, le aveva allegramente ricordato con un sorriso sghembo stampato sul viso.
“Non posso crederci! Per anni ho creduto di averlo perduto…” afferma Elena.
“…Credevi d’averlo fatto fuori nel tuo periodo da neovampira senza emozioni?” rimbecca Damon divertito e in un certo senso… sollevato. Sì, sollevato, perché quel regalo è tornato, in qualche modo.
I diari sono sempre stati importanti per Elena e suo fratello, e averne ritrovato uno così pieno di significato, in qualche modo, rallegra Damon e fa sorridere Elena. Quest’ultima, poi, è particolarmente felice di aver, di nuovo, un diario su cui annotare ogni suo pensiero come faceva in passato; se poi si calcola che il regalo le è stato donato dal suo attuale ragazzo e amore, allora il tutto è ancora più gradevole e inaspettato.
“Wow.” Mormora la doppelgänger con un sopracciglio alzato per lo stupore.
“Già… wow.” Ripete Damon con un flebile sorriso sulle labbra.
“Però… una cosa non mi quadra.” Afferma la giovane Gilbert ad un tratto. “Anzi, molte. E’ tecnicamente impossibile che per più di cinquant’anni questo diario non si sia rovinato, decomposto, bruciato: non credi ci sia qualcosa sotto?” domanda allora, sempre più convinta dei suoi dubbi.
“Beh… potrebbe essere fortuna. Oppure un caso, una coincidenza!” risponde il suo ragazzo non pensandoci più di tanto. “Perché ti suona così impossibile?” chiede
confuso.
“Riflettici un secondo, Damon. E’ straordinario, certo! Ma impossibile per una città ormai senza creature sovrannaturali! Né vampiri, né licantropi, né ibridi, né streghe...” pronuncia la ragazza interrompendosi e schioccando le dita, affermando rapidamente: “Ho trovato!”
“E se fosse stata Monique? Se centrasse in qualche modo con il viaggio nel tempo? Ci ha inviati a Mystic Falls, non in qualsiasi altro paese del mondo! Magari… che so, ci ha inviati dove c’era un nostro ricordo vivo, capisci? Come se il diario sia stato l’appiglio che le ha permesso di farci viaggiare!” ipotizza lei tutta eccitata.
“Be’, può essere, certo…” balbetta il Salvatore.
“E’ così! Dev’essere così!” sussurra Elena più a sé stessa che all’uomo che ha di fronte.
Quest’ultimo, allora, si alza e porge una mano alla sua ragazza, che afferra con vigore.
I due, poi, si incamminano su un percorso non segnato, dettato dai loro sentimenti, sino alla mezzanotte. Quando rintocca quell’ora, i due scompaiono misteriosamente, proprio come sono apparsi.
E tutto ritorna come prima.

Dove saranno stati magicamente trasportati i due?

***

Ed ecco il primo capitolo! Lo ammetto, non è lungo né notevolmente interessante. E’ solo un inizio, un capitolo di transizione: il prologo era un accenno alla vicenda, mentre questo è piuttosto confusionario, in quanto deriva dalla confusione dei due; certo, sono stati teletrasportati da Monique, strega di New Orleans, città dove i due si trovavano prima di tutto ciò, ma non sapevano dove sarebbero ‘atterrati’,né quando, né in che condizioni.

Abbiamo Matt, storico umano e quasi inutile personaggio ricorrente del telefilm, un diario ritrovato, e il ricordo di Alaric seppure non nominato (ditemi che qualcuno l’ha notato, con il ‘Questo posto è occupato’ aka ‘This seat is taken’).

Il prossimo capitolo, invece, sarà ambientato nel passato (non vi dico quando), e cercherò di inserire qualche dato su Monique ed il perché i due si trovavano a New Orleans e in che modo hanno trovato la strega.

Grazie per le recensioni, spero che il capitolo vi piaccia!

Se è così, non fatevi scrupoli a farmelo sapere!

Un bacio

This seat is taken:

http://24.media.tumblr.com/tumblr_mdkto8dcCf1qa8mq1o4_r1_250.gif

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Foto ***


Capitolo secondo

http://31.media.tumblr.com/1bd15285e39f4767ff156cec1b7c5c35/tumblr_mrgzpnMivL1qfsahvo1_500.jpg

Foto

Una foto ritraente

 la coppia,

in un futuro lontano

 e, probabilmente,

impossibile

 

 

Elena non riesce a spiegarsi cosa ci sia di bello, divertente o indimenticabile nel viaggiare nel tempo. Certo, grazie a tutto questo ha abbracciato Matthew Donovan, compagno del liceo, migliore amico, ex fidanzato; ma lei si dice che, per quanto bello possa essere stato, può far visita all’amico quando vuole: basta prendere il primo volo per Mystic Falls, e bum!, è fatta. Fino a questo momento non c’è stato nulla di eclatante: la giovane Gilbert, allora, rimane sempre più convinta della sua tesi, la stessa tesi che, però, non è risultata persuasiva nei confronti di Damon, quando, qualche giorno fa, Monique gli ha proposto il viaggio:  “viaggiare nel tempo è un’ inutile perdita di tempo” cercava di dire, ma subito veniva interrotta dall’uomo al suo fianco.

Monique, pensa Elena. Chissà come se la spassa a New Orleans! Si domanda la giovane, lievemente sollevata dal pensiero di averla lontana, lontana da lei e, soprattutto, da Damon. Facendo mente locale, sorride: un viaggio nel tempo, loro due! Catapultati in un futuro strano ed adesso… in un passato?

Ma…

Non è forse meglio raccontare questa vicenda partendo dal principio?

 

Due giorni prima

 

“New Orleans!” Afferma Damon su di giri, con un sorriso smagliante stampato sulle labbra e la speranza, dentro di sé, che la ragazza accanto a lui, nonché la sua donna, sia felice dell’idea che è saltata in mente a quel vampiro pazzo ed impulsivo.

“Mi hai portata a New Orleans? Stai scherzando?” domanda Elena, in un tono che Damon non riesce a comprendere. E’ sorpresa quella che sta sentendo? Oppure incredulità, ma in senso negativo?

“E’ un’idea pazza!” sbotta Elena gesticolando, voltandosi verso sinistra, verso il guidatore della Camaro dove è seduta e su cui ha viaggiato per numerose ore.

Il Salvatore allora sospira, pronto a scusarsi, ma la donna accanto a lui non gli da tempo. Subito si getta a capofitto fra le sue braccia –cosa piuttosto scomoda, data la posizione in macchina- e gli lascia un umido e piccolo bacio sulla guancia. “Dio, come facevi a sapere che volevo visitarla da secoli?” mormora Elena mordendosi un labbro e osservando lo scenario attorno a sé.

Come prima, non dà al ragazzo nemmeno il tempo per risponderle che già domanda altro. “Non sarà pericoloso? Insomma… l’ultima volta che ho sentito nominare questa città è stata da Caroline: c’è qualche possibilità di incontrare lei, o Klaus o Hayley o Zoe*, o qualsiasi altro vampiro che voglia vendicarsi? O magari un ibrido, oppure Marcel, quel tipo losco che voleva ferire Care per arrivare a Klaus?” domanda preoccupata, riferendo un dubbio dopo l’altro, quasi come un fiume in piena. Per chiarire meglio il concetto, peggio di Caroline Forbes.

“Ehi, ehi, calma.” La ferma Damon, catturando la sua attenzione. “E’ tutto sotto controllo: prima di organizzare questo viaggio ho chiamato Barbie. Le ho chiesto dove fosse, se con lei stesse anche il suo grande amore ibrido, la lupacchiotta e la loro figlia.” Comunica facendo sorridere Elena. “Quasi tutte le creature sovrannaturali sono andate via anni fa: se è rimasto qualcuno, be’ quel qualcuno è proprio la tua amica e quel pazzo di Klaus. Hayley e Zoe sono dai loro parenti in Spagna. Se proprio deve succedere qualcosa di brutto, sarà dover incontrare quella pazza bionda ed il suo fidanzato killer.” Termina sarcastico, facendo scuotere il capo della sua ragazza, che gli lascia un breve bacio sulle labbra, seguito da un ‘Grazie’.

Una volta fuori dall’auto si tengono per mano e vagano per le vie del quartiere francese, discutendo di qualsiasi cosa vogliano, e comprandosi ricordini assurdi; Elena, per esempio, ha acquistato per Damon un portafoto a forma di un acchiappasogni: il Salvatore ne è quasi terrorizzato per l’orribile aspetto, ma ha promesso ad Elena –che è scoppiata a ridere per l’espressione di disgusto dipinta sul viso del moro, non appena le ha dato il regalo- che lo terrà con sé e un giorno metterà una loro foto dentro.

“Non è questo il mio regalo per i nostri dieci anni di fidanzamento, non ti preoccupare.” Gli aveva detto Elena, rassicurandolo e accarezzandogli dolcemente una guancia.

Damon, in risposta, aveva emesso un verso di puro sollievo, guadagnandosi uno schiaffo da parte della sua ragazza –ragazza da ormai dieci lunghi anni- indispettita.

I due, poi, entrano in un negozio, uno di quelli che emanano un ne sais quoi di artistico e magico, mano nella mano: una volta dentro, una giovane donna si alza, con gli occhi lievemente sgranati.

“Damon Salvatore ed Elena Gilbert, che onore.” Afferma con occhi pieni di sorpresa guardandoli.

“Chi sei?” domanda Damon, stringendo con più forza la mano della donna accanto a sé.

“Non temete: sono un’innocua strega; voi due… siete entrambi vampiri, se non erro.” Mormora sovrappensiero scrutando entrambi attentamente. Elena annuisce alzando un sopracciglio, interdetta da tanta sfacciataggine. Nemmeno Bonnie, di sicuro più potente di questa strega, è così permalosa e orgogliosa di sé e del proprio potere.

“La doppelganger della Petrova e un fratello Salvatore. Siete una leggenda.” Afferma osservando insistentemente Damon. Allora Elena, infastidita, inizia a fare un giro nel negozio in silenzio, catturando l’attenzione della strega.

“Io sono Monique.” Fa notare. La giovane Gilbert la osserva, allora. La pelle chiara, quasi bianca, eppure priva di imperfezioni. Quel tipo di pelle che ti piacerebbe toccare, accarezzare per capirne la consistenza, per tastarla e affermare: “Quanto diamine è liscia!”. I lunghi capelli castani le cadono dolcemente sulle spalle, terminando in boccoli perfetti, sicuramente naturali. Elena Gilbert non può fare a meno di notare quanto porti bene la riga dal centro: un dettaglio non affatto trascurabile, in quanto piuttosto difficile trovare qualcuno a cui stia così bene.

Si sofferma poi sugli occhi da cerbiatta, messi in risalto grazie a molto mascara e ad un filo di eye-liner, le sopracciglia scure e folte, ma che conferiscono eleganza; un naso alla francese, e per finire, delle labbra carnose e rosse. La ragazza, al confronto, si sente piccola e inguardabile, ma decide di non far tanto caso alle emozioni contrastanti che l’animano.

“Fantastico. Sai già chi siamo.” Ribatte Elena fredda e distaccata, soffermandosi a guardare un libro antico –forse un grimorio - a cui non è per niente interessata.

“Voglio proporvi un viaggio.” Afferma la strega, incrociando le braccia.

“Oh, è un’agenzia di viaggi? Non l’avrei mai detto!” risponde la giovane Gilbert sarcastica, costringendo Damon ad alzare gli occhi al cielo e ricevendo da lui un’occhiata di rimprovero.

“Un viaggio nel tempo.” Specifica Monique, avvicinandosi alla coppia.

“Rifiutiamo.” Borbotta Elena. “Grandioso.” Esclama Damon contemporaneamente alla sua fidanzata.

“No.” Afferma Elena a Damon, che le rivolge uno sguardo dolce, uno di quelli a cui non si può resistere… Peccato che Elena sia Elena, e non una ragazza qualsiasi.

“Chi ti dice che non sia un inganno? Chi ti assicura che andrà tutto bene? Nemmeno la conosci questa qui! Non sai nemmeno se sia davvero una strega!” esclama Elena indignata, senza preoccuparsi di abbassare il tono di voce avendo Monique a qualche passo da lei.

Damon la osserva. Ed ha terribilmente ragione. E’ vero, Monique potrebbe non essere chi dice di essere. Perché offre loro questo viaggio? Perché proprio a loro? E funzionerà? E se rimanessero bloccati per sempre nel passato o nel futuro?

“Hai ragione.” Si rivolge ad Elena che annuisce. “Rifiutiamo.” Risponde allora Damon a Monique.

Questa però li blocca. “Aspettate!” urla. “Avete ragione.” Afferma, mentre Elena sbuffa. “Non potete sapere chi io sia. Ma non potete neanche sapere come vi conosco; certo, sono una strega ma una strega non conosce tutti gli abitanti del mondo.” Conclude ironica, facendo sorridere Damon e ricevendo un gesto da parte di Elena, che la invita a continuare. “Non dovrei dirvelo…” mormora. “Ma la vostra amica, Caroline, mi ha contattata. Voleva fosse una sorpresa, insomma… questo è il suo regalo per i vostri dieci anni insieme.”

Sbotta alla fine, facendo sgranare gli occhi ad entrambi i presenti. Caroline? L’amica pazza e bionda, decisamente fuori di testa?

“Mi ha dato delle vostre foto per capire chi foste, ed ho anche fatto un incantesimo affinché entraste spontaneamente e volontariamente nel negozio. Diciamo che… ho fatto leva sulla vostra curiosità, e sarebbe andato tutto secondo i piani se la tua fidanzata non fosse una gelosa cronica!” commenta Monique facendo una smorfia ed indicando Elena. “Caroline mi ucciderà, adesso.” Si lamenta, portando entrambe le mani al volto, coprendo le guance rosee.

Elena allora la guarda, e si sente… quasi in colpa. Quasi.

Probabilmente Caroline organizza questo da tempo e lei l’ha rovinato per un pizzico di gelosia.

Si morde l’interno della guancia e sposta una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

“Odio viaggiare nel tempo.” Sussurra. “Caroline non poteva farci un regalo diverso? Che ne so… una torta?” domanda più a sé stessa che a Damon e Monique.

“A questo punto non possiamo rifiutare!” afferma Damon. “Chi la sente Barbie, altrimenti?” domanda retorico. Elena è combattuta. Non vorrebbe accettare, ma non vorrebbe rendere Damon triste, né ascoltare l’eventuale sfuriata della sua amica. In fondo è un regalo…

“Viaggiare nel tempo è un’inutile perdita di tempo!” cerca di ribattere, ma invano, perché Damon ha già fatto la sua scelta, che comprende lui, Elena ed il tempo.

Che il viaggio abbia inizio!

 

Due giorni dopo

 

Dove sono i due?

Non riescono a capirlo, ed Elena non riuscirebbe mai e poi mai a farlo. Damon sì, facendo mente locale. Basta ricordare il periodo successivo alla trasformazione in vampiri…

“Ci sono!” afferma Damon, schioccando le dita. “Autunno 1888, Londra.” Conclude guardandosi attorno con un certo sorriso. Elena lo guarda ma non capisce. Damon osserva il suo adorabile viso imbronciato e le sopracciglia aggrottate: la ama anche così.

“Dopo il milleottocentosessantaquattro, io e Stefan siamo fuggiti a New Orleans, New York e persino Londra. Io mi facevo chiamare DeSangue, il conte Damon DeSangue, mentre mio fratello abitava con gli Abbott, una famiglia abitante ad Ivinghoe, a circa ottanta chilometri dalla capitale.” Spiega Damon, annegando nei ricordi di quel periodo, quello in cui faceva ancora pentire il fratello della propria scelta. Quasi gli dispiace perché, se non fosse stato per lui, non avrebbe mai incontrato Elena.

“DeSangue? Davvero?” ride Elena, e il ragazzo pensa che se ci fosse stata lei, nel 1864, non sarebbe diventato vampiro. L’avrebbe subito sposata e avrebbero vissuto assieme per il resto delle loro vite. Se ci fosse stata Elena e non Katherine, non si sarebbero trasformati, lui non avrebbe seguito Stefan per rendere la sua vita un inferno, Stefan non sarebbe diventato uno squartatore, e lui non avrebbe ucciso tutte le donne che suo fratello amava: Callie Gallagher, Alexia Benson –amore fraterno- e tante vittime innocenti.

“Già.” Risponde Damon con un sorriso amaro sulle labbra.

“Un secondo…” riflette Elena. “Ma il 1888 non è l’anno di Jack lo Squartatore?”

“Sì. Stefan pensava che fossi io l’autore di quei delitti. Non ero io il killer, ma Samuel, un vampiro di cui mi circondavo quando facevo parte dell’alta società londinese; ironico, vero? E’ sempre stato lui il fratello squartatore.” Dice Damon.

“Wow.” Risponde Elena basita, senza parole.

“Io…Io non ho mai riflettuto sul vostro passato. Togliendo Katherine e gli anni venti, intendo.” Spiega meglio, osservando attentamente l’uomo al suo fianco, cercando di capire le sue emozioni.

“Mmm.” Mugola il Salvatore, annuendo con il capo e scuotendolo subito dopo, costringendo la sua ragazza a fare un giro.

Elena, preoccupata, acconsente.

 

I due si fanno strada fra le vie di Londra. Non è affatto come adesso, la città, anzi: è molto inquinata e sembra che uno strato nero avvolga tutto: i monumenti, i muri, le strade.

Damon stringe la mano ad Elena, che si guarda attorno e scorge addirittura il Tower Bridge in costruzione. Sulla sinistra, è facile individuare la Torre di Londra, ed Elena, impaurita, stringe con più forza la mano grande di Damon.

“Tutto okay?” domanda allora lui, con il viso visibilmente preoccupato.

“Si…ehm, tutto okay.” Risponde impacciata la giovane, spostando una ciocca di capelli dietro l’orecchio causa vento e sfiorandosi leggermente le labbra. E’ una delle rare occasioni in cui mente a Damon. Non gli si può nasconder niente a quell’uomo, soprattutto se si parla di Elena: in questo caso, però, lui sorvola, e lei continua a mentire. Perché? Perché lei è troppo preoccupata per lui, è tangibile la sua sofferenza nel dover ricordare il lontano milleottocentoottantotto, e non vuole causargli altri problemi. Lui, invece, ha la testa fra le nuvole, la mente affollata di pensieri, e pensa che Elena abbia troppe domande e troppi dubbi in testa per mentirgli. E forse è sbagliato, lo è davvero, perché –com’è che si dice?- “La fiducia e l’onestà sono alla base di ogni buon rapporto” ma in questo, di rapporti, sembra esserci troppo… poco egoismo, si pensa poco a sé stessi e sempre all’altro; per una volta, non c’è comunicazione.

O probabilmente, ce n’è troppa: non sono necessarie le parole, basta un gesto, uno sguardo e si capiscono, capiscono che non è il momento opportuno di parlare, di porre domande, di esprimere le proprie paure.

“Raccontami di quel periodo. Un brutto anno?” domanda Elena all’improvviso.

Damon sorride amaramente. “Io direi più un brutto secolo.” Risponde mentre cerca di non far riemergere tutti quei ricordi osservando la città. Adesso ha in mente le feste che organizzava: il picnic in cui Stefan portò un asciugamano dell’hotel da utilizzare come tovaglia quando, invece, non serviva; la festa al molo in cui Violet fu trasformata; quella in un locale dopo lo spettacolo teatrale con Charlotte.

“Stefan era costantemente preoccupato per Klaus, gli Originali, e per me. Piuttosto normale, tenendo conto che l’ibrido aveva massacrato l’intera famiglia dei Sutherland, il giorno in cui abbiamo celebrato le nostre nozze.” Elena ha un’espressione indescrivibile sul volto. “So che può suonare strano, ma sì: io e Stefan sposammo le due figlie dei Sutherland, nello stesso giorno, ma non le amavamo. Era tutta opera mia, una vendetta che aveva il solo scopo di ferirlo. Mi nutrivo avidamente di sangue umano, soggiogavo tutti affinché si facesse quello che ordinavo, e se Stefan non avesse seguito i piani, avrei ucciso povere ed innocue persone, ma sapevo che non me l’avrebbe permesso.” Spiega ancora, con un tono di voce stanco ma preoccupato: sì, preoccupato per la reazione di Elena. Anche se può sembrare stupido… conta, conta ciò che Elena pensa del vecchio Damon Salvatore.

“Un giorno lui arrivò a Londra con il suo datore di lavoro, e rimase per qualche giorno dicendo di aver dei parenti qui, sapendo che mi avrebbe trovato: il nome di Damon DeSangue era apparso in un giornale.” Sorride. “Tra le vie della città si aggirava uno squartatore, e lui pensava fossi io per la promessa della vita piena di dolore che gli avrei causato. Ma non lo ero. E lui mi ha creduto solo molto dopo, quando molte donne sono morte, e una ragazza che aveva a cuore –Violet Burns- fu trasformata in vampiro e scappò con il vero squartatore. Quella che segue, è un’altra storia.” Termina il breve racconto con uno strano luccichio negli occhi chiari, una luce che Elena non riconosce, e che è, in realtà, una sorta di gratitudine. Sì, perché quello era il lontano milleottocentoottantotto, mentre adesso è nel duemila, ed è tutto finito. Il male è finito, e Damon si trova con la donna che ama. Importa solo questo.

“Bando alle ciance.” Esclama qualche minuto dopo. “Siamo nel milleottocento, quindi… Signorina Gilbert, le andrebbe di trascorrere la giornata con me?” domanda Damon porgendole la mano come un gentiluomo, come… era solito fare in quel periodo.

Elena lo osserva prima con dolcezza, poi allarga il sorriso ed afferra la mano con vigore, mano sulla quale Damon deposita un piccolo bacio, in seguito al quale la giovane Gilbert arrossisce lievemente.

“Con piacere!”

 

_______________________________

 

“Quindi Harrods già esisteva!” esclama Elena con aria sognante, guardando l’imponente edificio di fronte a sé e scatenando un ghigno da parte dell’uomo accanto a sé. Elena lo guarda cercando di comprendere il motivo di quella risata.

“Ah, le donne –sempre fissate con lo shopping! Sei quasi peggio di Barbie.” La schernisce Damon, aggrottando le sopracciglia e facendo finta di rifletterci su. “Stupido.” Ribatte Elena divertita, dandogli un buffetto e abbracciandolo, cogliendolo di sorpresa.

Lui, dopo un attimo di confusione, la stringe a sé, in una stretta dalla quale è impossibile liberarsi.

“Grazie, Damon.” Confessa lei, con il viso spalmato sul suo petto. “Grazie per aver parlato con me, per esserti quasi sfogato con me.” Continua, lasciando che lui le carezzi dolcemente i capelli e le lasci lì un bacio tenero.

“Grazie a te.” Sussurra in modo quasi impercettibile il Salvatore, ma Elena, grazie al suo udito, riesce a captare quelle parole e sorride socchiudendo gli occhi.

“Vorrei restare qui per sempre.” Mormora Elena, con gli occhi ormai chiusi. Damon, nel frattempo, continua a cullarla e a tenerla stretta a sé, in modo da non farla allontanare neanche di un millimetro.

“Sai…” inizia lui. “Non ci conviene, ci sarebbe ancora da finire questo secolo, poi c’è il novecento ed infine il duemila, che è decisamente più divertente!” afferma ironico, facendo sbuffare sonoramente la giovane a lui stretta. “Stupido.” Bofonchia lei circondandolo con le sue braccia. “Sì, Elena, ti amo anche io.” Risponde sarcastico, facendo rabbrividire la giovane, proprio come due giorni fa.

“Già.” Risponde lei staccandosi dalla presa di lui con un po’ di forza da vampira, cercando sempre di avere un po’ di contegno per non dare nell’occhio tra la folle folla dell’ottocento.

Il Salvatore assottiglia lo sguardo e la osserva attentamente fino a che lei non domanda di entrare, e lui risponde affermativamente facendola sorridere.

 

“Che te ne pare?” chiede Elena facendo una piroetta, mostrando a Damon il suo vestito color verde cinabro, pieno di drappeggi e decori, e spostando sulla scapola sinistra tutti i suoi capelli mossi.

Il ragazzo boccheggia, sembra quasi necessiti aria per respirare: la sua bocca forma una ‘O’ non troppo accennata, è come se volesse parlare ma nessuna parola riesce a fuoriuscire da quelle labbra rosee e carnose.

E’ dannatamente identica a Katherine.

Eppure non lo è, di Katherine non ha nemmeno il profumo. L’essenza di Elena è simile al sapore di mare e brownies, mentre quella della sua ex pazza e completamente folle di zenzero e limone. Non hanno niente in comune, si ripete mentalmente l’uomo, eppure sono fisicamente identiche.

Eppure non riesco a smettere di pensare ad entrambe, riflette ancora, inumidendosi le labbra cercando di scacciar via i suoi ricordi dell’ottocento in compagnia di Katerina Petrova.

“E’… stupendo –sei stupenda.” Le rivela, cercando di celare un po’ di stupore di fronte a tanta bellezza.

“Lo è.” Da man forte la commessa, sorridendo in modo quasi eccessivo nell’osservare Elena.

“A sua moglie sta bene tutto.” Afferma la signora, soffermandosi a scrutare Damon –sempre con uno strano sorriso sulle labbra- che annuisce sorridendo.

“Veramente-” inizia Elena, ma subito viene interrotta dall’uomo seduto su di una poltrona in velluto rosso.

“Sì, è strabiliante.” Conferma Damon, continuando ad annuire.

“Lo prendiamo.” Afferma quest’ultimo. “Prendiamo tutto.” Esordisce un secondo dopo.

 

I due, adesso, si trovano in un ristorante sulla riva del Tamigi, nei loro vestiti –nuovi di zecca- d’epoca.

“E’ squisito!” esclama Elena con gli occhi pieni di stupore. “Cos’è?” domanda a Damon, essendo stato lui ad ordinare ad insaputa della sua ragazza. “Mhm… mi sembra caviale, non ricordo.” In effetti è difficile ricordare il contenuto di ogni piatto, essendocene almeno una decina-quindicina sul loro piccolo tavolo.

“Queste sono tartine… vegetariane.” –dice  dopo un po’ lui –“Peccato che non ci sia un po’ di… non so, succo di plasma?” domanda Damon facendo ridere Elena e muovendo gli occhi in quel modo che solo lui sa fare.

“Non essere scemo.” Lo rimprovera lei. “Non vorrai mica assaggiare le cameriere?” domanda con uno sguardo non affatto pacifico.

“Ti pare? Non profumano nemmeno un po’!” esclama.

Lei alza gli occhi al cielo e sospira, assaggiando qualche altro cibo.

Monsieur, posso scattare una foto ricordo a lei ed a questa stupenda mademoiselle?” domanda un signore con dei baffi –che ricordano vagamente quelli francesi- davvero molto buffi al Salvatore.

“Sicuramente!” esclama lui in risposta, sorridendo ad un’Elena non proprio convinta, ma che cambia opinione vedendo il sorriso enorme di lui.  “Certo.” Mormora allora lei.

La coppia si mette in posa, e subito dopo il flash, il signore sventola la foto porgendogliela un attimo dopo.

“Ecco a voi! Siete stupendi!” esclama poco prima di sparire dalla loro visuale.

I due hanno un dolce sorriso stampato sul volto, che scompare una volta guardata la foto.

“Cosa..?”

“…Noi?”

La foto non ritrae altro che una coppia, un uomo che assomiglia ad un Damon anziano ed una donna che, invece, ritrae un’ipotetica Elena anziana. E’ impossibile. La foto è stata appena scattata.

E non possono essere ritratti i due, dato che non invecchieranno mai. L’unica cura per il vampirismo è stata somministrata a Katherine, giusto? Non possono essere loro, Damon ed Elena, in un ipotetico ed impossibile futuro.

Però… si assomigliano. Ed hanno la stessa posa di qualche secondo fa.

Com’è possibile una cosa simile?

“Cosa significa?” domanda Elena all’uomo di fronte a sé, prendendo un po’ di coraggio.

“Non ne ho idea.” Risponde lui sorpreso.

“E’ la seconda volta che troviamo qualcosa di nostro, giusto? Ieri il diario, ed oggi… questa.” Riflette Elena.

“Non può essere una coincidenza…” afferma Damon pensieroso.

“Non può essere una coincidenza.” Ripete Elena.

“Magari centra qualcosa con Monique, no? O Caroline, come altro regalo!”

“Conosco Caroline da una vita, non farebbe mai qualcosa del genere… Non è da lei!” ribatte Elena. E’ strano, si dice la giovane. Perché è come se trovassero un po’ del loro amore ovunque, avanti ed indietro nel tempo. Magari sono solo coincidenze, al contrario di come hanno detto poco fa.

“Non facciamoci caso.” Afferma allora Elena, muovendo la mano come a scacciare le idee che le frullano in testa.   

“Okay.” Afferma Damon alzando le sopracciglia e sospirando.

Dopo qualche secondo di pausa, Damon rompe il silenzio fra loro.

“Continuiamo a mangiare?” domanda con un sorriso sghembo sulle labbra.

 

-

*Zoe: nome che ho dato alla figlia di Hayley e Klaus.

-

Et voilà! Siamo in tema di Francia e francese, quindi posso dire certe cose.

Ebbene sì, i due erano a New Orleans per i dieci anni di coppia! Nella mia mente ci sono Damon ed Elena che durano all’infinito, come coppia. –l’autrice viene chiaramente derisa da tutti-

Questo capitolo porta numerosi chiarimenti e spero che non ci sia nulla da chiarire, ma se avete delle domande, non esitate a chiedere! Come oggetto abbiamo una loro foto versione anziani, nel prossimo, invece, avremo un oggetto già citato… cosa sarà mai?

Ho scelto il 1888 e non il 1864 o gli anni venti perché questi mi sembravano piuttosto scontati. Tutto sommato c’è molta storia in quest’anno, infatti la vicenda dello squartatore non l’ho inventata io, ma è tutto ciò che succede nel libro ‘I diari di Stefan – Lo squartatore’, libro che segue gli eventi dopo la loro trasformazione in vampiri e che stavo finendo di leggere, ecco spiegato il ritardo dell’aggiornamento. Diciamo che all’inizio della stesura di questo capitolo non sapevo come andasse a finire, e non volendo riempirvi di false notizie, l’ho letto tutto e poi ho continuato a scrivere.

E’ vero che i due si sposano, è vero che Damon uccide Callie –ragazza di Stefan nell’ultimo (o penultimo) libro della prima trilogia dei diari di Stefan (complesso da capire, lo so) – è vero che la macchina fotografica all’epoca esiste ed anche la polaroid, è vero che c’è Harrods, la torre di Londra, il Tower Bridge in costruzione, e probabilmente altre cose che ho scritto ed adesso non ricordo.

In questo futuro c’è il pairing Klaroline aka la coppia più bella dopo i Delena, Klaus non sta con Hayley che ha partorito e blabla.

Spero che come capitolo vi piaccia, e se sì, vi prego di farmelo sapere, anche con poche paroline.

Vi voglio bene, grazie del supporto che mi date :)

P.S. Ho cambiato banner, vi piace?

 

Un bacio, alla prossima!

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Specchio ***


http://31.media.tumblr.com/1bd15285e39f4767ff156cec1b7c5c35/tumblr_mrgzpnMivL1qfsahvo1_500.jpg i'tslikeyou'remymirror



Specchio

 

“Dove accidenti siamo? –il tono di voce è piuttosto scocciato- Sono stufa di questi cambiamenti giornalieri.” Esclama Elena, di fronte al terzo evidente cambiamento di periodo storico. E’ iniziato tutto come un gioco, come qualcosa per accontentare Damon e Caroline, per festeggiare i loro dieci anni, ma la giovane Gilbert è già profondamente scocciata. O ancora, dipende dai punti di vista.

“Sta’ calma, tigre.” Ribatte Damon divertito. “Dove pensi che siamo?” chiede con un velo di insicurezza.

Elena sbuffa, prima di guardarsi attorno ed osservare il luogo in cui si trovano. Mhm, abitazioni praticamente assenti –a meno che un cottage di legno rosso possa essere considerato tale-, alberi, querce, arbusti praticamente dappertutto, un pontile in legno che termina su di un lago, un vento poco accennato che solletica i loro vestiti e capelli… “A primo impatto potrebbe essere qualsiasi luogo sperduto… Magari in Europa, la Russia, o forse… Svezia?” più che una risposta è una domanda, riflette Damon, ma come può biasimarla? Sono in mezzo al nulla.

“Acuta osservazione, Watson.” È il commento dell’uomo, che si becca una gomitata dalla sua donna e finge d’esser stato colpito a morte. “Wo-oh, vacci piano, Gilbert!” esordisce divertito, facendole passare in mezzo secondo il malumore derivato dai continui viaggi-spostamenti.

“Caroline me la pagherà, stanne certo. Che razza di persona normale o con un po’ di buonsenso organizzerebbe un viaggio nel tempo? Nessuno! Caroline non è normale!”

“Devo dire che siamo d’accordo, per una volta. –afferma Damon prima di ricevere un’occhiataccia da Elena. –Okay, okay… piuttosto, cosa dobbiamo fare qui? Non c’è nessun nostro ricordo, giusto?”

“Di mio sicuramente nessuno, ma in realtà non sono nemmeno sicura che sia così. Non è detto che ci spostiamo grazie ai ricordi, è solo un’ipotesi piuttosto strampalata!”

“Vero. – si esprime Damon – Andiamo a dare un’occhiata al cottage.”

 

 Il cottage è un luogo a dir poco strepitoso. Respirando quell’aria, sembra quasi che i polmoni di Elena s’intingano di vintage, di una pacata sensazione di tranquillità, di un mondo parallelo che non fa nemmeno parte del pianeta terra. Ed è bellissimo.

L’entrata è stata piuttosto accessibile – nessuna porta o luogo a prova di vampiri- se non che il freddo puntiglioso e tagliente che fa tremare la coppia. Solo muovendosi all’interno della casa, sembra che si sprigioni un calore piacevole.

“E’ bello qui.” È tutto ciò che riesce a dire Elena, mentre si sfrega le mani e si guarda attorno con fare estasiato. L’uomo mugola qualcosa per darle ragione, ma Elena è troppo occupata a fantasticare sulla vita in questo cottage per prestare davvero attenzione alle sue parole.

Salendo al piano superiore, si accede ad una sala da pranzo, consistente in un tavolo di legno bianco piuttosto lungo, accompagnato da tante sedie colorate, tutte differenti l’una dall’altra. Una serie di lucine costella le pareti –rigorosamente di legno- e le illumina creando un’atmosfera tipica a quella natalizia.

Un sorriso si tinge sulle labbra della giovane, adesso con le palpebre abbassate, come per gustarsi questi istanti.

“Guarda questo specchio.” Afferma Damon dopo un po’, spezzando il silenzio niente affatto imbarazzante che si era venuto a creare. La giovane si avvicina a lui, specchiandosi e meravigliandosi di ciò che vede.

“Sono io. Con mamma, papà e Jeremy. Mi sorridono.” Rivela sorridente, mentre sposta una mano alla ricerca di queste persone dietro di sé. Ma nulla. E’ come se non ci fossero, è come se fosse tutto frutto della sua mente.

“Davvero?” domanda Damon meravigliato. “Perché io vedo me e mia madre.” Affievolisce il tono di voce, perdendosi nell’immagine di fronte a sé e catturando lo sguardo di Elena.

“Cosa pensi che sia?” chiede a questo punto lei.

“Io…” inizia Damon, ma non è neanche sicuro di cosa dire. “Non lo so.”

“Aspetta!” squittisce la giovane. “Sei apparso tu!”

“Un momento… è anche quello che vedo io! Ma indossiamo altri vestiti…” osserva Damon.

“… quelli del giorno in cui ci siamo conosciuti per la prima volta.” Termina la frase Elena, osservando il riflesso di una lei sorridente, mano nella mano con Damon, mentre indossa una maglia a maniche lunghe di un rosa sgargiante e dei jeans chiari.

“E’ incredibile…” esclama Elena. “Voglio dire, cosa riflette questo specchio? Un giorno lontano? Uno felice?” domanda continuando ad osservare l’altra sé stessa, che non può tecnicamente essere la lei di adesso.

“Probabilmente. Oppure la persona ch-“ viene prontamente interrotto dalla giovane. “Che ami! Giusto, come ho fatto a non pensarci prima?”

“Be’, in realtà stavo per dire che sta accanto a te, ma in effetti  è meglio la tua versione.” Ghigna Damon.

“Cosa- Ehi!” Elena mette su un broncio irresistibile per Damon.

“Posso dirti come la penso?” chiede allora Damon, ed Elena annuisce come una bambina. “Be’, io penso che questo specchio rappresenti la felicità, un momento felice. Prima abbiamo visto la nostra famiglia, giusto? Poi lo specchio ha riflesso entrambi, il giorno in cui ci siamo conosciuti. Tecnicamente siamo morti, quindi abbiamo due vite e dunque due momenti felici, uno per ogni nostra esistenza. E so che ci siamo conosciuti quando tu eri ancora umana… ma mi sembra logico così.” Elena sorride, pensando al fatto che se è così, come dice lui, loro sono la felicità dell’altro.

“E più o meno lo stesso vale con il viaggio… Monique ci ha teletrasportati dove c’era un ricordo vivo di noi, per rappresentare il nostro legame…” senza rendersene conto, i due appaiono a New Orleans, di fronte al negozio della strega.

“… ed allora colgo l’occasione per dirti una cosa. Io ti amo, Elena, tu mi rendi una persona migliore, con te non riesco ad essere egoista, con te è tutto dannatamente perfetto, e ti ringrazio per questo. Ti ringrazio per essere la persona con cui trascorro la mia esistenza, la persona con cui condivido nuove emozioni ed esperienze, la donna che trovo accanto a me al mio risveglio. Io darei la vita per te, pur sapendo che mi odieresti, perché sarò io che alla fine del giorno ti terrò viva, costi quel che costi. Pur sapendo che dopo piangerai e ti dispererai per avermi perso. Perché io ti conosco, conosco i tuoi gusti preferiti del gelato, la tua canzone preferita, la stagione che più ami. So che non ti piace vivere sapendo che hai perso tante persone a te care, so che è difficile, so che sei forte e che sei una principessa guerriera. Perché con te andrei in capo al mondo, con te vivo i momenti migliori, come vedere un film con te, sul divano, in inverno, con una cioccolata calda, come darti i baci del buongiorno e della buonanotte, io che farei tutto per te, per farti ridere, piangere, commuovere o salvare, che preferisco a tutto un tuo bacio, perché senza non ci vivo, perché io non sono perfetto, sono la scelta sbagliata ma tu accetti tutto, a te non importa. Ed io ti amo Elena, e proprio perché ti amo potrei essere più felice.” Afferma con il fiato che quasi gli manca.

“Potrei essere più felice sapendo che tu dipenda da me come io dipendo esclusivamente da me,  che io vivo di te e dei tuoi respiri, sorrisi, sapendo che per te è lo stesso, e per saperlo, devo domandarti una cosa, una piccola ed innocente domanda. Vorresti vivere con me per sempre, pur sapendo che l’eternità non ha un limite? Vorresti amarmi per sempre? Vuoi tu, Elena Gilbert, sposare me, Damon Salvatore?” chiede inchinandosi.

“Io… Io non penso di meritare tutto questo. Non penso di meritare un uomo che mi ami come solo tu sai fare, una persona che darebbe tutto pur di farmi felice e mantenermi in vita. Non penso che meriti qualcuno di speciale, dopo tutto quello che ho perso, dopo tutti i miei errori. Non penso di valere molto, a dire il vero, in fondo non sono nemmeno unica come dici, dato che sono la copia di altre due donne. –ride per qualche secondo- Ma è tutto quello che ho. E’ tutto quello che posso offrirti, una doppelganger vampira orfana, un cuore che riuscirebbe solo a dare amore a te. Quindi, Damon, io posso essere solo la tua scelta sbagliata. E tu sei la mia, unica, amorevole, scelta sbagliata. E posso affermare con piacere che sbagliare è ciò che farò, allora. Ti amo, Damon. E sì, la mia risposta è sì.” Conclude Elena rossa in viso, con gli occhi lucidi.

Damon la bacia profondamente, la bacia come se fosse l’unica risorsa di vita al mondo, come se lei fosse l’ossigeno e lui ne avesse bisogno tutto.

“E’ un po’ come se tu fossi il mio specchio, Elena.” Mormora Damon abbracciandola, con il capo poggiato sulla sua spalla.

E continuarono ad amarsi, sopra ogni cosa, sopra Caroline e Klaus, sopra Matt ed i suoi nipoti, sopra Stefan e Bonnie rimasti chissà dove, sopra ogni concezione possibile dell’amore.

Perché loro amavano amarsi, loro erano più dell’amore, più di due anime gemelle, più di due migliori amici.

Erano come due specchi, due specchi impossibili da rompere, frantumare.

 

-

 

Uaaaa! C’è così tanto fluff che non ci credo di aver scritto bene, cioè sì, ho scritto, ma non mi sembra di aver reso il loro amore come io lo immagino… E va be’, questa minilong è finita, terminata, is over, se terminò, con un capitolo di anticipo, tanto fluff, e poca ispirazione. E’ un capitolo minuscolo, me ne rendo conto, e mi dispiace, ma deve andar così.

Mi dispiace di aver deluso le vostre aspettative, se così è stato, oppure sono felice di essere stata all’altezza di esse, se è successo questo. Mando un bacio enorme a tutti, mille e uno grazie a chi ha messo la storia fra le seguite, preferite, ai lettori silenziosi,  e mille due baci a chi ha recensito.  

E’ nato tutto dal video di Justin Timberlake, Mirrors, e sono felice di aver scritto questa minilong. Cioè sì, ovvio, ma non riesco neanche a scrivere, tanto sono commossa.

Davvero, grazie grazie grazie! Las amo, chicasss!

P.S. Il cottage di cui parlo esiste veramente e si trova in Svezia.Una foto si trova nel banner ;)

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2043968