Una notte di mezza estate

di Princess of Dark
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Progetti d'estate ***
Capitolo 2: *** Quel dolce ricordo di te! ***
Capitolo 3: *** Succo di papaia ***
Capitolo 4: *** Ti odio e t'amo ***
Capitolo 5: *** Bagno di mezzanotte... ***
Capitolo 6: *** L'alba ***



Capitolo 1
*** Progetti d'estate ***


Per la "festa dell’estate" ci eravamo organizzate a lungo, io e Laurel ci tenevamo così tanto ad organizzarne una da sballo, di cui tutta la scuola ne avrebbe parlato per mesi interi: una festa che avrebbe fatto invidia a Michelle e al gruppo delle “miss Italia 2012” della scuola.
Ricordo ancora il pomeriggio in cui organizzammo tutto: ci eravamo divertite un casino!

Sedevamo sul mio letto fucsia con fogli e matite, Laurel mangiucchiava il tappo della penna blu pensando a qualcosa con le gambe penzoloni, immerse in una busta di caramelle gommose alla frutta.
«Che ne dici di una mega discoteca?», esordì come se ebbe avuto un’illuminazione. La guardai perplessa e stroncai l’idea sul nascere, riprendendo a stendere sulle unghie lo smalto color corallo che avevo acquistato da poco.
«E’ troppo patetico: sicuramente anche Michelle organizzerà qualcosa del genere… la nostra deve essere una festa originale!», dissi decisa, sognando in grande. Lei sbuffò.
«Hai già abolito l’idea di un discopub, di affittare una sala per feste, organizzare in una sala giochi e la discoteca… la facciamo qui a casa tua?», mi chiese sarcastica e anche un po’ seccata. Sospirai, guardando il poster nella mia camera che ritraeva i Caraibi mentre soffiavo sulle unghie e le agitavo per far asciugare lo smalto più velocemente. Mare, spiaggia … spiaggia, mare. Se avessi avuto una lampadina sulla mia testa, ora si sarebbe accesa.
«Giusto!», esclamai, facendola sobbalzare. Mi guardò speranzosa.
«Possiamo organizzare una festa in spiaggia, tipo discoteca, con un falò. Sarà una cosa all’insegna dell’estate!», dissi entusiasta. Il volto della mia migliore amica si illuminò.
«Ti amo quando ti vengono queste brillanti idee!», squittì, scarabocchiando qualcosa sul suo block notes. «Ci sarà un dj troppo fico e balleremo tutti i tormentoni dell’estate 2012! Mio cugino ne conosce uno molto bravo …»
«Perfetto. E ci sarà anche un enorme bancone che serve bibite tropicali: hai presente quelle tutte colorate con gli ombrellini sopra e i cubetti di ghiaccio?», sorrisi. Lei applaudì entusiasta.
«Vuoi fare una festa stile Caraibi?»
«Non l’avevi capito?», risi. Lei mi scrutò. «Mmmh … quindi ci vorranno anche i giusti accessori! Mio zio ha dei pappagalli colorati: ci starebbero benissimo!»
«Già. E potremmo chiamare, per la felicità dei maschi, delle hawaiane per ballare.», proposi. Lei annuì. «E per la felicità delle donne, anche i brasiliani!», esclamò. Sospirai.
«Da dove li prendiamo?»
«Cerchiamo su Internet un organizzatore di feste: c’è gente che fanno questo di mestiere, no? Possiamo prenotare lì.», annuii e ci mettemmo alla ricerca di qualcosa di carino.
Laurel riuscì a contattare tramite telefono, con l’aiuto dei suoi genitori, proprio un organizzatore di feste in spiaggia. Prenotammo l’ora e il posto: alle undici sarebbero venuti i ballerini!
«Ehy, ci sarà anche il bagno di mezzanotte, vero?», sorrise Laurel guardandomi speranzosa come una bambina piccola. Annuii.
«E dopo il bagno, tutti intorno al falò a mangiare!»
«Sarà perfetto. Da fare invidia a tutti! Oh, Jessica, sei un genio!», esclamò e risi.
«Dobbiamo solo invitare la gente …»
«Posso fare io gli inviti? Ti prego, ti prego, ti prego!»
«Ok, poi li distribuiremo a scuola.», risi. Laurel mi guardò interrogativa e accennò un sorrisetto malizioso.
«E Daniel lo inviti?», mi sorrise maligna, mostrandomi tutti i suoi denti. Risi, abbassando il capo imbarazzata.
«Perché … perché non dovrei?», mormorai.
«Guardati! Sei diventata tutta rossa!», esclamò ancora ridacchiando.
«Oh, ma smettila e pensa al tuo dj!», risi, lanciandole un cuscino.
«Mio?!», borbottò, lanciandomene un altro.
«Lo so che hai un debole per lui, anche se non vuoi ammetterlo!» Beh, per quella giornata, finimmo col fare una lotta di cuscini.



Ciao! Per chi mi conosce, sa che sono un inguaribile romantica, quindi non vi fermate all'apparenza di questo primo capitolo: avrete al storia che meritate u.u Beh, spero solo che la storia sia di vostro gradimento, mi farebbe piacere sentire i vostri pareri!!! Ciao ;)

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Capitolo 2
*** Quel dolce ricordo di te! ***


Ed ora eccoci qui: Laurel sembrava una donna appena sposata che da ordini su come disporre i mobili della sua nuova casa, ed era anche piuttosto pignola. Se non fosse che li avevamo pagati, ci avrebbero mandati a quel paese già da un bel po’. Ma era fatta così: le piaceva organizzare, inventare e collaborare. Io invece ero diversa, non mi piaceva fare tutta questa confusione, ma con lei mi divertivo: preferivo il lavoro già bello e fatto, ecco tutto. Noi due ci compensavamo: io ero la mente e lei il braccio. Sedevo su uno sgabello e giocavo con il mio cellulare mentre lei si dava da fare. E questa sera sarebbe anche stata malinconica, dopo tutto questo divertimento. Con l’estate, dicevamo addio anche ai nostri compagni di scuola: ognuno avrebbe intrapreso la sua strada verso il futuro e il lavoro. Noi avevamo ancora due anni per scegliere cosa farne, poiché frequentavamo la terza superiore, ma i nostri amici avevano appena terminato la quinta con ottimi voti. Fissai Laurel che dava indicazioni su come disporre i pappagalli, quei poveri uccelli innocenti che erano stati costretti a fare da “oggettini per abbellire”.
«Vorrei vedere te, in una gabbia, costretta a restare esposta!», esclamai ridendo. Il mare era caldo perché tutta la giornata il sole era stato rovente e si poteva tranquillamente fare un bagno. Avevamo indossato dei vestiti estivi con colorati motivi floreali, di quelli che svolazzavano al vento alla Marylin Monroe. I sandali di cuoio alla romana erano un po’ fastidiosi con la sabbia, ma tra un po’ me li sarei sicuramente tolti. Il barman, dietro al bancone, iniziò a preparare le bibite e disporle sul bancone, mentre il dj montava le casse. La musica partì, tormentone di quest’estate: Gusttavo Lima. Quel benedetto Gusttavo Lima che ci aveva riempito la testa con la sua canzoncina. Laurel iniziò a ballare davanti alle casse e ridemmo, mentre il dj la guardava divertito. Mi correggo: la guardava come se la volesse mangiare mentre era divertito, perché aveva un debole per Laurel. Era un ragazzo carino, appena ventenne, amico di suo cugino. Era anche molto simpatico –così diceva Laurel- ed ero convinta che anche lei ne fosse innamorata, anche se non me lo ha mai voluto dire. Perché non lo ammetteva se era evidente? Questa sera l’avrei sicuramente visti pomiciare! Tutto era pronto e gli invitati iniziarono ad arrivare. Era aperto a tutta la scuola ed alcuni nostri amici della scuola accanto alla nostra. Avevo un peso allo stomaco, da un lato perché avevo paura che la festa non fosse piaciuta, dall’altro perché… stava appena facendo il suo ingresso Daniel con i suoi amici. Ora non voglio dare l’impressione della tipa che si scioglie e inizia a starnazzare come un’oca appena vede il ragazzo che le piace –come fanno quasi tutte- ma anzi, Laurel dice che ho un abilità straordinaria a camuffare ciò. Il mio ex ragazzo, infatti, ribadiva sempre che aveva come l’impressione che io non ricambiassi i suoi stessi sentimenti, che sembravo di pietra. Quando ci lasciammo mi disse che non ero capace di amare: ma sentitelo! Che ci potevo fare se ero così riservata? Beh, è normale avere paura dell’amore a quest’età! Ma quello era il ragazzo sbagliato per me: l’unico obiettivo era portarmi a letto. Quando gli ho detto di no, ha capito che stavo solo perdendo tempo e mi ha mollato. Bastardo, eh?
«Jessica!», esclamò Jason, il migliore amico di Daniel, correndo verso di me. Mi salutò con un bacio. 
«Sono contenta che siate venuti!». Lui rise. 
«Vuoi dire, “sono contenta che abbiate trascinato qui Daniel”?», mi prese in giro e gli diedi una pacca sulla spalla affettuosamente.
«Piantala!», esclamai ridendo imbarazzata, poi ci mettemmo a fissare il ragazzo da lontano, mentre beveva qualcosa dal colore arancione e chiacchierava con alcuni ragazzi. I suoi capelli erano biondi, anzi no, erano platino, quasi bianchi. E i suoi occhi? Oh, li avrei strappati dalle orbite per conservali in un barattolo da esporre sul comodino della mia stanzetta!!! Erano verde acqua, color acquamarina così intenso e chiaro… mettevano anche un po’ di inquietudine che mi piaceva. E poi, più che il suo aspetto mi piaceva il suo carattere: quel modo di sussurrarmi così dolce che confermava ogni mia ipotesi su quanto fosse un angelo, quel tono malizioso di quando era eccitato e provava a farmi cadere in tentazione, diventando improvvisamente un demone. Ed è facile cadere in tentazione del ragazzo che ti piace. Poi le sue mani che mi avevano sfiorato una gamba, poi il braccio, la spalla...


Ricordo che ero restata troppo a lungo nella libreria, seduta sulla comoda poltroncina in pelle come ogni pomeriggio, e lui mi aveva raggiunta. Giocava con me ed io stavo al suo gioco, era quella la mia paura: non volevo rimanere scottata giocando con il fuoco.
Oh, sì, il fuoco: c’era anche il caminetto acceso nella biblioteca che aiutava una lampada dalla luce debole ad illuminare la stanza buia. Ora ricordo anche che era pieno inverno ed io ero indietro con i compiti di biologia. Lui era al quarto anno, il più bravo della classe, il prediletto dei prof. Mi aveva sorriso e si era appoggiato allo schienale della poltrona. Avevo sentito il mio respiro accelerare, il cuore battere forte. O forse aveva smesso di battere? Cos’era quel “tum tum”? Oh, certo, le dita che tamburellavano sullo schienale. Lo fissai un po’ seccata e lui mi sorrise ancora, rilassato. 
«Ancora qui a leggere?», mi chiese divertito e anche un po’ perplesso. Scossi il capo. 
«Ricerche scolastiche», farfugliai, riaprendo il libro in una pagina a caso. E quale pagina doveva capitarmi? L’apparato riproduttivo maschile. Sbuffo, diventando color pomodoro sotto il suo sguardo vigile e scrutatore. Era terribilmente pesante sentirmelo addosso, così attento e minuzioso. Una volta riuscì a dirmi quanti nei avevo sul braccio destro.
“Quattro, cinque se vogliamo contare quello all’attaccatura della spalla. Vuoi sapere anche quelli all’inizio del tuo petto?” mi aveva risposto malizioso. Il suo sguardo tentatore scivolava spesso là, sul mio seno troppo grande, tanto che Laurel mi prendeva sempre in giro chiamandomi “zizzacchiona”.
E anche questo mi piaceva di lui: stava attento ai dettagli, catturava ogni piccolo particolare e quando ti guardava, guardava solo te. Lui era come Sherlock Holmes: non guardava, ma osservava.
«Che noia…», sbuffò lui, allontanandosi da me e iniziando a gironzolarmi intorno, guardando fuori dalla finestra, poi tornando a girovagare per tutta la stanza, soffermandosi su alcuni libri. Io lo seguivo con gli occhi sopra al libro, buttando un occhio alle righe nere e un occhio a lui che mi bighellonava attorno facendomi girare la testa. Era già abbastanza difficile rimanere concentrati, figuriamoci con un tipo come lui a distrarmi. Fece cadere un libro molto pesante a terra, facendomi sobbalzare al tonfo. Lui mi guardò sorridendo.
«I Promessi Sposi», annunciò leggendo il titolo. «Ecco perché ha fatto questo rumore: è pesante in tutti i sensi, questo libro», aggiunse ridacchiando.
«Che ne vuoi sapere tu di letteratura?», lo presi in giro e lui mi fissò corrucciato. Mi disperai, non riuscendo a distinguere bene in colore dei suoi occhi a causa del buio che cercava di averla vinta contro il tepore del caminetto e la lampada giallastra. Fanculo anche al buio.
«Cosa ne so?! Ho letto opere più importanti come quelle di Shakespeare tutto ad un fiato, miss so-tutto-io», bofonchiò irritato. Sorrisi ancora e lui tornò a curiosare. Alzai gli occhi al cielo.
«La smetti di gironzolarmi intorno?! Mi stai distraendo», lo ammonii seccata. Lui mi fissò divertito, come se gli avessi appena lanciato una sfida.
«La perdi facilmente la concentrazione…», commentò ed io sbuffai, ignorandolo. Almeno il mio cuore era tornato a battere in maniera decente e più normale!
«Lo sai che ci hanno chiuso dentro?», disse infine, facendomi sobbalzare di nuovo con il suo tono così basso ed erotico, un po’ malizioso e divertito, a volte anche leggermente infantile.
«Cosa?»
«Il segretario ha appena chiuso i cancelli…», accennò sorridendo, guardando l’uomo dalla finestra che si avvicinava alla sua macchina. Vidi il riflesso dei fari della sua auto sul soffitto.
E ci credo che ha chiuso: erano le otto e mezza ed era già buio fitto! Chiusa dentro la scuola, in biblioteca, con il ragazzo più bello del pianeta che ti torturava: cosa vuoi di più dalla vita? … Morire si può?!
«Non voglio passare tutta la notte qua», mormorai terrorizzata al solo pensiero e lui rise.
«Tranquilla: verranno alle dieci per spegnere tutti gli interruttori». Annuii e tornai alla lettura del libro. Sentii lo scrosciare della pioggia e guardai fuori, anche se ero troppo distante dalla finestra e non potevo di certo vedere.
«Piove a dirotto», m’informò lui ed io feci spallucce. 
«A me piace la pioggia», gli dissi senza alzare lo sguardo verso di lui, intenta a leggere la seconda pagina del libro.
«Anche a me: è una melodia così rilassante…», sussurrò chiudendo gli occhi e rovesciando il capo all’indietro per abbandonarsi alla musica della pioggia. Restai a fissarlo mentre lui sorrideva ad occhi chiusi: era bello come un dio. Un lampo illuminò il suo volto col suo bagliore biancastro e subito dopo si udì un tuono e la pioggia divenire più insistente. Aprì gli occhi ed incrociò i miei: mi aveva sorpresa a guardarlo. Abbassai velocemente lo sguardo, imbarazzata. Lui mi venne vicino e mi osservò ancora.
«Cosa studi?», squittì. La sua voce era molto, molto vicina, tanto che sentivo il suo calore. Il suo mento sfiorò i miei capelli e lo vidi mentre sbirciava tra le pagine del libro.
«Biologia», mormorai con gli occhi fissi sulle parole mentre osservavo con la coda dell’occhio che si sedeva vicino a me. Mi morsi un labbro.
«Sono molto bravo in questa materia, potrei darti una mano…», accennò avvicinandosi. Scossi il capo furiosamente.
«No, grazie». Lui mi tolse il libro dalle mani. 
«Facciamo un po’ di pratica», mi sussurrò all’orecchio. Sobbalzai e lui mi fece voltare. Sentii le sue labbra sulle mie che premevano forte. Con dolcezza iniziò a giocare con la mia lingua, mentre mi accarezzava. Il libro che aveva poggiato accanto a noi cadde a terra con un gran tonfo. Fanculo al libro, fanculo alla biologia, fanculo al tre che avrei preso domani a lezione. Ora c’erano solo le sue labbra che avevo sognato troppo a lungo. Le sue mani scivolarono avide sulla mia schiena, attirandomi più a lui. La testa mi girava. Sentii lo schiocco delle nostre labbra e il suo respiro irregolare. Mosse la bocca, ancora così vicino alla mia da sfiorarla ad ogni sua parola.
«Hai mai fatto l’amore?», mi chiese in un sussurro. Sgranai gli occhi e il panico mi assalì. Cosa dovevo dire? Cosa dovevo fare? Cosa volevo in quel momento? Abbassai il capo, cercando di evitarlo e lui ridacchiò.
«Ok, ho capito», mormorò, baciandomi la spalla. Con i denti afferrò la bretella del reggiseno e la fece scivolare via, mentre si aiutava con la mano a far cadere l’altra. Il mio cervello aveva smesso di pensare, di reagire, di formulare una stupida frasetta di senso compiuto. Le sue mani erano bollenti sul mio corpo. Mi sorrise, come a volermi infondere sicurezza, e ci riuscì.
«Stai tranquilla», mi sussurrò. «E lascia fare a me: andrà tutto bene». Allungai le mani verso di lui e afferrai il lembo della sua felpa verde smeraldo, tirandola su. Mi aiutò, alzando le braccia in alto per farsela sfilare. Il suo petto era liscio, morbido, la pelle candida, gli addominali erano lievemente visibili ma non troppo: non mi erano mai piaciuti i tipi troppo muscolosi. Mi fissò di nuovo e stavolta era abbastanza vicino da vedere i suoi occhi, diventati dall’azzurro/verde al dorato per il bagliore delle fiamme che si riflettevano nei suoi occhi. Ci sarei morta per quegli occhi. Le sue mani mi spogliarono della camicetta cobalto che portavo, quella con una farfalla colorata sul fianco destro, poi con un gesto esperto mi privò del mio reggiseno. Sembrava così sicuro di sé e divertito all’idea di sverginarmi, chissà con quante ragazze l’aveva fatto prima di me. Mi sentii terribilmente in imbarazzo a mostrarmi mezza nuda a lui. Sentii la pressione del suo petto sul mio seno, le sue labbra sul collo, la sua mano che divagava fino ad accarezzare il mio capezzolo. Trattenni il fiato e lui iniziò a baciarmi il seno, accarezzandolo, andando sempre più giù fino ai miei pantaloni neri. Si morse il labbro, togliendo dall’asola il primo bottone, poi il secondo ed il terzo. Me lo tirò giù, poi mi sfilò le mutandine con la stessa delicatezza e lo stesso sorrisetto malizioso sulle labbra. Riprese a fissarmi ed io mi alzai, mettendomi a sedere. Lui si sosteneva sulle ginocchia e mi fissò divertito. Era anche parecchio eccitato, questo lo notai quando gli tirai giù i pantaloni. Rossa in viso, feci per portare giù anche i suoi boxer e lui mi afferrò le mani, accompagnandole ad eseguire quel gesto imbarazzante. Subito dopo, mi fece tornare a stendere e prese a sfiorarmi in basso. Gemetti e lo attirai più a me, aspettando che si decidesse finalmente ad entrare in me. Non l’avevo mai fatto, non sapevo che si provasse tutta questa grande voglia che poteva portare a perdere il controllo. Poi affondò in me e mi strappò un mugolio di dolore che mi investì con una violenza tale da inebriarmi la mente. Mi morsi il labbro, cercando di resistere, sperando che non fosse sempre così doloroso. Poi si trasformò in piacere, mentre iniziava a muoversi. Mi aggrappai alla sua schiena, sfiorandolo, affondando le unghie nella sua spalla. E sentivo nel mio orecchio il suo respiro irregolare, eccitato, desideroso. Incrociai il suo sguardo più intenso, la sua pelle ora era imperlata dal sudore, le sue guance erano arrossate e lo rendevano così terribilmente sexy, più angelico di prima. Chissà come sembravo io ora: sicuramente patetica e ridicola, come al solito. Ma lui mi sorprese e, tra un sospiro e un altro, mi disse: «Non ti avevo mai vista così».
«Così come?»
«Così bella, Jess», mi sussurrò, accelerando il ritmo al pari passo col mio cuore. Il camino scoppiettava, la pioggia insisteva, così come i nostri gemiti e respiri. E quello fu il mio primo orgasmo, il mio primo travolgente, unico, sensazionale, meraviglioso orgasmo.


Rieccomi ^^
Allora... Laurel e Jessica -forse di più Laurel- si danno da fare per preparare la loro festa dell'estate: nel prossimo capitolo inizierà la festa vera e propria... Siete curiose di sapere cos'è successo tra Daniel e Jessica? E cosa succederà ancora?
Ho deciso di inserire questo flashback per rendere ancora più smielata -praticamente da diabete- questa storia u.u Sì, probabilmente dopo questa storia avrete il diabete a 300000!!! xD
Ringrazio tanto tanto chi legge e soprattutto chi vorrà recensirmi: scrivere è la cosa più bella del mondo!!!
Se vi piace il mio stile e soprattutto questo genere di racconti, questo è il link della storia che ho concluso da poco. Cliccate per legegre la storia di Lucia e Luca! http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1104304&i=1 
Bacioni, Princess <3

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Capitolo 3
*** Succo di papaia ***


«Pianeta Terra chiama Jessica!», esclamò Jason, mettendomi una mano davanti agli occhi per distrarmi. Lo fissai perplessa.
«Mmmh?»
«Abbiamo capito che ti piace, ma smettila di incantarti in quel modo!»
«Non mi ero incantata», borbottai infastidita. Jason rise.
«Si, come no! Uh, io vado a ballare!», esclamò lasciandomi sola.  Persi la concezione del tempo, ma doveva essere passata più o meno un’ora e c’era più gente di quanta ci aspettavamo. Laurel mi prese per mano e mi trascinò con sé, sottraendomi dalle chiacchiere di Kate e Joe.
«Non ho mai visto così tanta gente ad una festa! Questo è un successone!», esclamò soddisfatta ed io sorrisi, iniziando a ballare con lei.
Dove eravamo rimasti …? Oh, sì, io che facevo l’amore con Daniel. Beh, dopo quell’episodio cercai in tutti i modi di evitarlo, e chiamatemi pure stupida: mi sentivo troppo in imbarazzo a stargli anche solo accanto e l’avevo persino rifiutato. Lui non mi aveva mai considerata come sua ragazza: come potevo solo lontanamente pensare che uno come lui si metta con una come me?! Ero stata solo un gioco, come sempre, e la cosa mi faceva parecchio male, anche se era stata colpa mia: sapevo fin dal primo momento che lui voleva solo giocare e io avevo accettato la situazione. Mi trattava come sempre, come prima che facessimo l’amore: tono malizioso, dolce, gentile e simpatico. Ero una sua scopamica, come tante d’altronde.
Se ero pentita di averci fatto l’amore? Assolutamente no. Ero certa che migliore di quella volta non ci poteva essere. Karol si avvicinò a noi e ci sorrise. Era una nostra intima amica da molto tempo.
«Ragazze, vi siete superate! Questa festa è uno sballo!», esclamò felice, ballando sulle note di una strana musica dance che il dj aveva scelto. Con la coda dell’occhio osservai Daniel, ancora al suo bancone, che chiacchierava con Rachel e mi divorò una gelosia morbosa. Sì, forse stavo diventando troppo morbosa. Così morbosa che fui felice quando Daniel si allontanò da Rachel e raggiunse gli amici al centro della pista.
Iniziò a ballare anche lui. Beh, di certo gli riusciva meglio fare l’amore, si muoveva in modo buffo ma anche quello mi piaceva di lui. Come se sentisse i miei occhi pesanti su di lui, voltò la faccia: incrociò per la prima volta il mio sguardo ed io arrossii, poi lui mi fece cenno con una mano ed io ricambiai il saluto con un sorriso, guardando altrove. Scema. L’avevo ignorato. Marco mi venne vicino, sorridendo. Era il mio “spasimante” da circa un anno e non si era ancora stancato di corrermi dietro come un cagnolino fedele al suo padroncino.
«Cosa sono quelle bibite arancioni? Cavolo, sono una bomba!», esclamò. Lo fissai perplessa e sorrisi.
«Non lo so, non li ho assaggiati»
«E cosa aspetti allora? Posso offrirtene uno?»
«Ok», dissi ridendo e mi sedetti al bancone con lui. Assaggiai quella bevanda davvero gustosa. «Mango, questo è senza dubbio mango», annunciai sorridendo. Marco annuì sorridendo.
«Sei molto carina stasera», disse infine, togliendomi la cannuccia dalle labbra. Lo guardai sorpresa, mentre si avvicinava alla mia bocca, umettando le sue labbra. Il suo sapore di mango m’investì. Stava per baciarmi: cosa dovevo fare ora?! Possibilità numero uno: scivolare via velocemente e correre il più lontano possibile, evitandolo per tutta la serata. Possibilità numero due: mollargli uno schiaffo e dirgli che non mi piaceva affatto. Possibilità numero tre: baciarlo. Beh, erano tre scelte difficili.
«E’ succo d’ananas quello giallo?». Daniel si intromise bruscamente tra noi due, facendoci separare all’istante e si sedette sulla sedia tra di noi. La sua figura coprì Marco e mi fece da barriera. Dovevo farlo santo quel ragazzo! Mi aveva salvata da una situazione a dir poco imbarazzante.
«E’ papaia», ringhiò Marco infastidito.
La domanda era: perché si era intromesso? Decisi di fingermi altrettanto arrabbiata per farlo ingelosire ancora un po’, per fargli capire che io volevo baciare Marco. Lui mi fissò perplesso, poi si guardò attorno e tornò a guardarmi con aria innocente.
«Che c’è?», mi chiese, fingendosi sorpreso, facendo un rumore fastidioso con il risucchio con la cannuccia.
«Sempre al momento più opportuno, eh, Daniel?», borbottai. Lui mi guardò divertito, non potendo fare almeno del suo sorrisetto sghembo e malizioso, perennemente provocatorio.
«Ho interrotto qualcosa?», chiese ancora da finto innocente.
«No, non preoccuparti», borbottò Marco seccato, alzandosi dalla sedia e andando via. Daniel si sistemò più comodo accanto a me e mi guardò, mentre io fingevo di seguire Marco con lo sguardo.
«Ah, andiamo, veramente volevi baciare quello lì?!»,esclamò divertito, come se fosse una cosa assurda. Lo bruciai con uno sguardo.
«A te cosa importa?», borbottai.
«Mia sorella ha detto che quando bacia caccia litri di saliva», commentò. Lo guardai schifata.
«Mi stai facendo voltare lo stomaco!», esclamai seccata. Lui rise.
«E’ la verità!»
«Beh, di sicuro bacia meglio di te», borbottai infine, ma me ne pentii amaramente quando piombò il silenzio più totale tra noi. Avete presente quando la testa pensa una cosa e la bocca ne dice un’altra? Ecco... Stupida, stupida, stupida!
Lui sorrise. «E’ da tempo che non mi provi, che ne sai se sono migliorato?», mi provocò, avvicinandosi a me con le sue labbra leggermente gonfie a causa del ghiaccio con cui stava giocando prima. Sgattaiolai giù dalla sedia.
«Io vado a ballare», sorrisi agitata, lasciandolo lì da solo. Corsi verso Laurel, trascinandola via dalla baraonda con fretta, notando Daniel che non si era minimamente scomposto e continuava a sorseggiare la sua bibita con aria spavalda e un sorrisetto malizioso, guardandomi divertito.
«Cosa c’è Jessica?! Sembra che Daniel ti abbia fatto un sorrisetto dolce!», rise Laurel, prendendomi in giro. La guardai storto.
«Altro che sorrisetto! Marco mi stava baciando, lui si è messo in mezzo e stava per baciarmi», dissi eccitata e lei sgranò gli occhi.
«E tu?»
«Non l’ho lasciato fare, ovvio!»
«Jessica!», esclamò lei affranta ed io la guardai perplessa. «Gli sbavi dietro da due anni e poi non ti lasci baciare?! Di che ti lamenti quando si fidanza con altre? Mica può farsi prete!», disse sarcastica ed io sbuffai.
«Non mi va di essere il suo gioco, ecco».
«Ma tu stai già facendo il suo gioco: gli uomini sono attratti da ciò che gli viene negato, sono dei cacciatori. Più fai la trattenuta e più lui ci proverà gusto!». Sospirai: non avevo proprio via d’uscita?!

Ho trovato un po' di tempo per aggiornare finalmente ;)
So che il capitolo è breve, ma infondo questa storiella è basata su una sola notte e poi non volevo sfornare una Divina Commedia che poi nessuno legge xD
Beh qui avete avuto un assaggino di Daniel e del rapporto che Jessica ha con lui, spero sia abbastanza chiaro!
Ci tenevo tantissimo a rigraziare Nana Kudo e sempre con te  per avermi recensita, mi farebbe piacere ricevere vostri pareri! 
   Cercherò di aggiornare presto!! Ricordate: la notte è giovane e ancora lunga, ne succederanno delle belle! U.U
 



Giusto per farvi avere un'idea sui personaggi....
Questi sono -in ordine- Marco, Daniel, Jessica e Laurel!

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Marco è in realtà Dylan O'Brien (l'ho conosciuto nella serie televisiva Teen Wolf e da lì l'ho adorato!! Non è adorabile? *W*)
Daniel è nient'altro che il ragazzo più bello di questo pianeta Francis Lachowski (e non ho aggiunto altro perché le sue foto si commentano da sole xD)
Jessica è Crystal Reed ( mi piace un sacco questa ragazza, ha dei bei lineamenti)
Laurel, per finire, è Antoinette Nikprelaj (non chiedetemi dove l'ho pescata, però ho scoperto che ha fatto una piccola parte coprendo il ruolo della sirena ne I pritati dei Caraibi 4 :D)

 

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Capitolo 4
*** Ti odio e t'amo ***


Mi scatenai in un altro ballo anche se mi facevano già male i piedi, prima che arrivassero i brasiliani con le hawaiane, che tutti apprezzarono ovviamente!
«E che brasiliani poi! Guarda quello di destra!», squittì Laurel. Io sorrisi: erano uno più bello degli altri. Due di loro ci vennero vicino e fecero l’occhiolino.
«Siete le organizzatrici?», ci chiese il più alto ed annuimmo. Classico dei brasiliani diciamo: carnagione olivastra, occhi e capelli scuri, bei lineamenti, mezzi nudi con una cravatta elastica attorno al collo.
«Complimenti: questa festa è uno sballo! Venite a ballare con noi?». I brasiliani ci trascinarono sulla pista e iniziammo a ballare.
«Jessica, vero?». Annuii mentre lui mi stringeva più forte. «E’ il tuo ragazzo quello lì infondo che mi guarda come se volesse uccidermi dalle botte?», mi chiese divertito, mentre mi voltavo per guardare … Daniel? Sorrisi compiaciuta.
«Senti, mi fai un favore?», mormorai e lui sorrise.
«Anche dieci, bellezza», mi sussurrò ad un orecchio. Mi morsi il labbro.
«Puoi baciarmi?», mormorai imbarazzata. Lui rise.
«Vuoi farlo ingelosire?»
«Sì, lo so, è una cosa stupida! Fai finta che non ti abbia detto nulla e …». Il brasiliano ci sapeva fare con i baci, perché mi sorprese proprio con uno di quelli passionali. Lo avrei ringraziato a vita. Stetti al gioco, abbracciandolo forte, sotto gli occhi di Daniel e quelli increduli di Laurel.
«O-ok, grazie», sussurrai, ancora travolta da quel bacio. Lui mi fece l’occhiolino.
«Conosco un metodo per farli ingelosire ancora di più …», accennò lui, divagando con le mani sulle mie spalline.
«Cosa fai?!», esclamai sorpresa.
«Ti aiuto»
«Credo sia abbastanza così, davvero, grazie», mormorai in imbarazzo. Lui mi baciò il collo.
«Fidati, dopo sarà così incazzato che vorrà ammazzarmi…» accennò, palpandomi il sedere. Ad un tratto, Daniel mi comparve davanti e strattonò il ragazzo brasiliano per la cravatta.
«Stammi a sentire, brasiliano dei miei stivali, provaci di nuovo a toccarla in quel modo e ti ammazzo sul serio», ringhiò, spingendolo via. Lo fissai incredula, guardandolo mentre si arrabbiava a morte. Perché era addirittura intervenuto?
«Daniel!», esclamai rimproverandolo. Per fortuna, con tutta quella musica, nessuno si era accorto di noi, tranne per Laurel che ogni tanto ci buttava un occhio preoccupata. Daniel mi prese per una mano e mi portò più distante dagli altri.
«Dobbiamo farci una bella chiacchierata, Jessica», borbottò, conducendomi sul lido dove vi erano una schiera di cabine abitabili, ancora da pulire. Lo strattonai.
«Io non vengo da nessuna parte. Non capisco cosa ti prende, Daniel! Quando mai te n’è importato qualcosa di me? Prima con Marco, poi con l’altro …», sbraitai. Lui mi guardò furioso.
«Stavi per scopartelo e non sai nemmeno il suo nome!»
«Non stavo per scoparmelo», ribattei offesa.
«Oh, scusa, lui stava per scopare te, certo. Perché ogni volta tu sei sempre innocente, vero? Sono gli altri a tentarti?», borbottò furioso. Era completamente fuori di sé. Non fiatai e lui mi fissò.
«Ma probabilmente a te fa piacere essere presa per il culo, essere usata per gioco. Come ho fatto io d’altronde…». Sgranai gli occhi: allora era vero, mi aveva usata per giocare anche lui. Lo fissai furiosa, prima di mollargli uno schiaffo.
«Ti odio!», ringhiai.
«Anche io!», esclamò lui, afferrandomi di nuovo e tirandomi a sé per baciarmi.
Era un controsenso!
Le sue labbra… temevo di averne dimenticato il sapore e invece lo ricordavo benissimo. Ma cosa stava combinando ora? Quel ragazzo mi avrebbe fatto uscire fuori di testa nella speranza di capirlo! La bugia più grande che ci fossimo mai raccontati: “ti odio”. Ma tra l’amore e l’odio c’è soltanto la distanza di un bacio.
Le labbra di Daniel sapevano ancora di succo di frutta, ma mi piacevano, così dolci e sensuali come l’ultima volta. Eppure, ne era passato di tempo.
«Allora … faccio così schifo nei baci o sono migliorato?», ridacchiò lui, alludendo alla conversazione che avevamo avuto all’inizio della serata. Risi, gettandogli nuovamente le mani al collo per tornare a baciarlo. Indietreggiò e mi afferrò per le natiche, prendendomi tra le sue braccia. Avvolsi le gambe attorno alla sua vita, senza staccare le labbra dalle sue. Indietreggiò ancora e salì all’indietro uno scalino, poi un altro, fino a quando non fummo nella cabina. Con il piede, fece chiudere la porta, poi si sedette sul letto presente lì e mi fissò. Conoscevo quello sguardo intenso, sapevo a cosa stava pensando ora. Mi sedetti a cavalcioni sopra di lui, sbottonandogli la camicia azzurrina che indossava, baciandogli il collo. Facevo tutto velocemente e gli sbottonai anche i jeans. Lui parve un po’ spaesato, probabilmente era abituato ad avere lui il controllo. Si alzò per togliermi quel vestitino da dosso e io, senza saper aspettare, accelerai i tempi togliendomi il reggiseno da sola. Tornai a stringerlo e lui rise.
«Qualcuno qui è diventato molto impaziente …», accennò ed io sorrisi. «E anche esperto. Con chi hai fatto tutta questa pratica?», mi stuzzicò, osservandomi divertito mentre gli sfilavo le mutande. Gli sorrisi maliziosa.
«Piantala»
«Dov’è finita la mia Jess così impacciata che non sapeva neanche dove mettere le mani?», sussurrò al mio orecchio, capovolgendo i ruoli.
«E’ passato tanto tempo, Daniel». Ora era a suo agio, padroneggiante su di me. Scese con la sua bocca sui miei seni, poi sulla pancia e sulle gambe, tirando man mano i miei slip neri sempre più giù. Riprese a baciarmi, mentre il respiro mi stava già mancando. Lo volevo troppo, avevo un ricordo così bello dell’ultima volta che l’avevamo fatto che volevo riviverlo e quasi avevo paura di rovinare quel sogno. Ma la sensazione della sua bocca ovunque era senz’altro un bel sogno. Entrò in me dolcemente, facendomi godere ogni singolo istante di quel gesto. Lui sorrise, guardandomi.
«Non sai quanto ho aspettato per poterlo rifare, Jessica, quanto ho aspettato per vederti di nuovo godere», mormorò affaticato. Sorrisi.
«Sta zitto e lavora», ridacchiai scherzosa. Lui rise.
«Lavora? Non sono mica uno di quei brasiliani che hai affittato!», esclamò.
«Già. Sei molto meglio…», farfugliai baciandolo.
«A proposito, dopo dobbiamo parlare pure di loro», borbottò. Gemetti di nuovo.
«Dopo», annuii, aggrappandomi a lui. La sua schiena stava già diventando sudata, la sua fronte era imperlata di sudore. Continuavo ad accarezzarlo mentre si muoveva in me sempre più velocemente fino a quando non giungemmo insieme all’orgasmo. E questo non fu che migliore del primo. Avevo l’impressione che ogni volta con Daniel sia la volta migliore. Daniel si scostò leggermente da me e si sdraiò accanto, fissando il soffitto. Allo stesso modo, cercai di stabilizzare il mio respiro affannoso. Lui sorrise e si voltò a guardarmi.
«Sei cresciuta, Jess», ridacchiò malinconico. Lo fissai perplessa.
«Eh?», sussurrai.
«Sono stato uno sciocco a lasciarti andare allora. Mi sono perso una fase molto importante della tua vita: il tuo modo di fare, il tuo tono di voce, il tuo carattere sempre più deciso e impertinente, la tua determinazione, tutto è cambiato in te. Volevo esserci io con te. Chissà cosa ti sarà successo in quest’altro anno, con quante persone avrai litigato, con quanti ragazzi avrai avuto una storia, con quanti ci sarai andata a letto …» mormorò. Lo fissai sorpresa.
«Ho fatto l’amore solo con te, idiota», mormorai imbarazzata. Sul suo volto si dipinse un velo di stupore e anche un sorriso. «Sono davvero cambiata così tanto?», chiesi infine e lui annuì.
«Ti sono anche cresciute le tette», osservò.
«Vaffanculo!», esclamai, dandogli dei buffetti sul braccio. Lui rise e bloccò le mie mani, tornando a stendersi sopra di me. Mi guardò di nuovo negli occhi, prima di far sparire quel sorriso dalle sue labbra e chiudere gli occhi per poi tornare a baciarmi. Lo strinsi forte a me, sfiorandogli i fianchi. Lo sentii ridere sulle mie labbra, fino a quando non si staccò da me e scoppiò in una risata. Lo fissai perplessa, temendo di aver fatto qualcosa di sbagliato.
«Cosa c’è?», mormorai. Lui, in ginocchio davanti a me, mi fissò divertito.
«Soffro il solletico». Sgranai gli occhi sorpresa.
«E perché non me lo hai detto prima?», risi. Lui fece spallucce.
«Non sapevo che lo soffrissi»
«Non ti hanno mai fatto il solletico?!», esclamai con sorpresa.
«Sì, ma nessuno mi aveva mai sfiorato lì come hai fatto tu», sussurrò, chinandosi nuovamente su di me per baciarmi. Sorrisi compiaciuta, allungando nuovamente le mani verso i suoi fianchi di proposito. Lui rise ancora ed io con lui, continuando a fargli il solletico mentre lui si contorceva sul letto.
«Basta Jess, ti prego!», esclamò con le lacrime agli occhi. Gli diedi un attimo di tregua e lui mi fissò furioso. «So che lo soffri anche tu …», accennò maligno, prima di ricambiare il mio gesto con altro solletico torturante.
«Ok, ora siamo pari», ridemmo.
«Che ne dici di tornare alla festa? Si staranno preoccupando per noi …».  




Per scusarmi dell'imperdonabile ritardo alla fine ho deciso di accorciare un po' i tempi xD Non ho scuse, quindi spero solo che il capitolo sia di vostro gradimento!!! (ma quanto mi piace sempre di più Dani?! *-*)
Aggiornerò più presto perché ho anche il capitolo successivo già pronto!
bacionii :*

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Capitolo 5
*** Bagno di mezzanotte... ***


Ci rivestimmo ed uscimmo fuori. La prima ad essere sospettosa fu Laurel, che ci guardò abbracciati. Moriva dalla voglia di sapere cosa era successo, glielo leggevo negli occhi. Quando fui sola, mi venne vicino.
«Mi sono persa troppe cose, Jess. Prima ti vedo a baciare il brasiliano, poi scompari e riemergi abbracciata a Daniel?! Eh no, signorina, sputa il rospo», bofonchiò ed io risi.
«Non ti sei persa un bel niente, solo una mezz’oretta di sesso nella cabina», sussurrai facendole l’occhiolino. Lei sgranò gli occhi.
«Cooosa?!»
«Daniel mi ha fatto la scenata di gelosia dopo che mi ha vista baciare con quello lì –che tra l’altro mi stava proponendo di farlo- poi mi ha baciata e così siamo finiti nella cabina della spiaggia …», sorrisi maliziosa e lei rise, abbracciandomi. La musica ripartì e si sentì al voce del dj.
«Pronti per il bagno di mezzanotte?», ci incitò. «Sì!», gridammo tutti in coro.
«Allora … tre, due, uno … aspettatemi che vengo anche io!», esclamò, posando il microfono. Ci furono delle urla e tutti corremmo verso il mare per tuffarci. Il dj afferrò Laurel per una mano, costringendola a voltarsi e la baciò. Sorrisi, guardandoli felice per loro, fino a quando qualche deficiente non mi prese tra le braccia e mi buttò a mare. Urlai come una matta, otturandomi il naso con il pollice e l’indice. Riemersi dall’acqua e mi trovai il corpo bagnato di Daniel che rise.
«Questa me la paghi!», esclamai, scaraventandomi contro di lui e immergendolo con la testa sott’acqua. Mi tirò giù ed incontrai le sue labbra. Mi staccai per riprendere fiato e lo guardai ridendo.
«Sembra che anche Laurel si stia dando da fare …», accennò lui, facendo cenno alle mie spalle. Mi voltai e li vidi stretti, stretti a sbaciucchiarsi. Li schizzai.
«Ehy! Piantatela di mangiarvi!», esclamai e loro risero, poi Laurel mi venne vicino e mi schizzò.
«Perché la signorina qui fa tutto di nascosto nelle cabine, eh?», esclamò prendendomi in giro. Daniel sghignazzò.
«Almeno noi siamo riservati. Potrebbero denunciarvi per atti osceni in luogo pubblico», scherzai facendole una linguaccia.
«Ma quanto parli!», esclamò Daniel alzandomi per la vita e mettendomi sulle sue spalle.
«Fammi scendere!», urlai e lui rise.
«Non ti muovere! Così mi fai cader…». Splash. Tutti e due in acqua. Non restammo ancora molto, anche perché avevo iniziato a starnutire e Daniel mi aveva accompagnato fuori dall’acqua.
«E da quando ti preoccupi così tanto per me?», sorrisi divertita. Lui mi fissò, passandomi un asciugamano per asciugare i capelli, o almeno togliergli la maggior quantità di acqua possibile.
«Posso ancora rimediare al mio sbaglio?», mormorò serio. Lo fissai.
«Quale sbaglio?»
«Quello di averti lasciata andare, Jess! Tutto è iniziato come un gioco, ma alla fine anche io ne sono rimasto scottato. Ho sbagliato a lasciarti andare via, a restarti a guardare tutto questo tempo da lontano senza fare nulla, sapendo che anche tu dipendevi da me. Voglio rimediare, ora non ho intenzione di ripetere lo stesso errore. Questa non è stata solo una scopata, non voglio classificarti come una delle tante “scopamiche”. Sei più importante di qualche minuto di piacere, mi sono innamorato di te», disse, finendo la frase quasi in un sussurro. Il falò che era stato acceso appena dieci minuti fa iniziò a scoppiettare più vivacemente, io non riuscivo a staccare lo sguardo dai suoi occhi verde mare, sorpresa dalle sue parole.
«Dove vuoi arrivare?», mormorai spaventata. Lui mi strinse forte le mani e se le portò al petto.
«Voglio arrivare a chiamarti amore», sussurrò al mio orecchio. Sorrisi imbarazzata.
«Suona bene», mormorai e lui accennò una risatina.
«E senti come suona bene questo: Ti amo». Suonava veramente bene, così bene che mi sentii svenire dall’emozione. Così bene che anche io gli dissi di amarlo. Avete presente il principe azzurro che ritrova Cenerentola? Ecco, era così. Se fossero scoppiati anche i fuochi d’artificio, sarebbe stato proprio da favola. Si udirono dei rumori e Daniel alzò gli occhi al cielo: fuochi d’artificio. Non ci posso credere!!!
«Sono bellissimi», sorrisi e lui annuì. «Già». Mi strinse di più a sé, intrecciando le mani dietro la mia schiena per tenermi forte, quasi come se avesse paura che io potessi scappare.
«Ehy, che ne dite di raggiungermi tutti qui per aspettare l’alba? Iniziamo col karaoke!», esclamò il dj. «
Lo sai che so cantare?», scherzò lui ironico.
«Non ci credo!», esclamai ridendo.
«Daniel? Jessica? Non avete intenzione di rintanarvi di nuovo nelle cabine? Venite qui!», ci esortò il ragazzo. Daniel rise ed io arrossii.
«Andiamo, prima che quello ci faccia fare altre figure di merda», bofonchiai, avanzando verso la gente.
«Aspettami!», esclamò ed intrecciò le dita della sua mano tra le mia. Arrivare mano nella mano lì, davanti ai mille occhi dei nostri amici di scuola era magnifico. Daniel aveva voluto dimostrarmi che non si vergognava a stare con me.
«Chi inizia a cantare?», chiese il dj ridendo.
«Io!», esclamò Daniel guardandomi in segno di sfida. Risero tutti.
«Daniel, non ci va di ascoltare le serenate d’amore!», esclamò Jason. «Vaffanculo, Jay!», rise Daniel dal microfono. Sapeva cantare bene, c’era da ammetterlo. Laurel mi venne vicino.
«State insieme?», mi sussurrò all’orecchio.
«Mi ha fatto una dichiarazione», sorrisi annuendo.
«Anche lui. Da single a fidanzate nella stessa sera che abbiamo organizzato con tanto amore: poteva esserci una festa dell’estate migliore?», rise lei e ci abbracciammo. Cantammo un po’ tutti a squarciagola, insieme al dj, poi organizzammo dei giochi. C’era il classico gioco del fazzoletto, poi quello del palloncino ed ora ci divertivamo con il gioco della bottiglia. Girano la bottiglia e punta verso di me, poi io la rigiro e la punta mi indica Daniel. Sorrido maligna.
«Cosa scegli di fare?», mi chiede il dj.
«L’opzione “sesso” non c’è, Jess!», esclama qualcuno. Gli faccio la linguaccia e mi avvicino a lui.
«Schiaffo», decido. Lui mi guarda, sicuro che avessi scelto l’opzione bacio ed è costretto a prendersi lo schiaffo che non ebbi il coraggio di dare così forte.
«Questo è per tutto il tempo che mi hai fatto aspettare», gli sussurrai all’orecchio. Ci furono fischi per scherzare e fu il turno di Laurel, poi di Marco, Karol, Jason, Rachel, e così via, fino a quando la bottiglia puntò Daniel e poi me. Lui mi sorrise e con l’indice fece cenno di avvicinarmi, seduto così maledettamente sexy sulla sabbia. Un po’ impaurita gli andai vicino, cosa poteva scegliere? Al massimo mi faceva un’insalata (scuotere i capelli con energia) per vendicarsi! Lui invece mi tirò giù e mi avvicinò alla sua bocca baciandomi. Gli misi le mani al collo, seduta sulle sue gambe.
«Uh! Tra nove mesi Jessica sarà molto impegnata!», ci prese in giro un nostro amico. Daniel gli alzò un dito medio, senza smettere di baciarmi. Io risi e gli feci abbassare il dito, staccandomi dalle sue labbra. Lui mi sorrise malizioso.
«Ti vendichi così?», lo stuzzicai. Lui scosse il capo.
«Vuoi veramente sapere come mi vendicherò?», ridacchiò maligno ed io annuii.
«Lo scoprirai dopo in cabina …», accennò. Finimmo di giocare e ci fu un periodo di pausa. Mi sedetti accanto a Daniel, poggiando la testa sulla sua spalla.
«Ti stai divertendo?», mi chiese ed io annuii. «Eh, certo, scommetto che la parte che ti è piaciuta di più è stata quella con brasiliano …», borbottò amaro ed io sorrisi.
«Ah, sì?»
«Sei proprio una stronza», sussurrò lui sorridendo ed io accennai una risatina, giocherellando con le sue dita.
«L’ho fatto solo per farti ingelosire», gli confessai. Lui mi guardò perplesso.
«Ed io ci sono cascato a pennello, eh?», sospirò amaro ed io annuii ridacchiando. Restammo alcuni minuti in silenzio, solo a sfiorarci. «Hai sonno?», sorrise lui quando sbadigliai. Annuii e sentii le palpebre chiudersi da sole, poi mi raddrizzai.
«Non posso dormire: questa è la festa dell’estate, dobbiamo aspettare l’alba», sorrisi entusiasta e lui con me.
«Non preoccuparti, ti tengo sveglia io», sussurrò al mio orecchio, solleticandomi sul fianco. Mi ritrassi ridendo e lo guardai in segno di sfida.
«Non ricominciamo!», esclamai, ricambiando con qualche secondo di solletico anche per lui. Alla fine, dopo aver riso, mi strinse le mani e mi fece accoccolare sul suo petto. Alzai lo sguardo in alto. Il cielo era stellato, non ne avevo mai visto uno così bello: la Terra era divisa dalla luna da una striscia di cielo priva di luminescenza, poi più in alto le stelle brillavano birichine attorno alla luna, la signora della notte, che emanava un bagliore spettacolare. Quella notte era da mettere i brividi, era il massimo della felicità: essere circondati da amici, sotto le stelle, accanto al mare, con il mio ragazzo che mi abbracciava, dopo che erano accadute tante cose belle. Più che festa dell’estate, si doveva chiamare festa della felicità. Il dj mise una musica dolce e rilassante, piacevole se accompagnata dal suono delle onde.
«Così ci fai dormire sul serio!», esclamò uno di loro e scoppiammo a ridere: sembravamo una sola, grande famiglia.
«Non dormirete, non preoccupatevi, perché ora c’è la cena! Avete fame?», esclamò il dj. Iniziarono a volare piatti e bicchieri e la carne arrostita iniziava ad essere gustata tra gli ospiti, cucinata da un cuoco ingaggiato proprio per questo. Ad accompagnare la carne, una quantità enorme di patatine fritte. Daniel cosparse le sue patatine di ketchup e maionese, mettendone così tanta che le patatine sotto erano scomparse.
«Che schifezze fai?», risi io osservandolo.
«E’ buonissimo», disse lui divertito, mangiandone una con le mani. Si leccò le dita, cosa terribilmente erotica e sexy. «
Tu e il galateo andate molto d’accordo, vero?», lo presi in giro.
«Assaggiala anche tu!»
«Sono allergica alla maionese». Lui mi guardò.
«Sfigata», ridacchiò, prendendomi in giro. Gli lanciai una patatina addosso e lui me ne tirò due.
«Ehy!», esclamai e ben presto tutti si unirono alla nostra “battaglia”.




Vi rubo altri due secondi per salutarvi velocemente, spero che il capitolo vi sia piaciuto! ;3
Scusatemi se vi faccio aspettare così tanto, sono una pessima scrittrice T.T
Vi informo che questo è il peniultimo capitolo... eh sì, la serata sta per finire! Non voglio ancora pensare a quando dovrò separarmi da loro D:
Grazie! Baci, Princess <3

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Capitolo 6
*** L'alba ***


Tra un gioco e l’altro, dessert e aperitivi, era quasi arrivata l’alba: mancava circa mezz’ora. Tutti parevano zombie, alcuni non ce l’avevano fatta e sonnecchiavano sulla sabbia, ma dovevano fare attenzione: gli altri, per stare svegli, rompevano le scatole a qualcuno e quindi riempivano secchi d’acqua e facevano gavettoni a quelli che dormivano. In pratica, era vietato dormire.
«Ragazzi, vi siete divertiti?», chiese il dj che sembrava non avere neanche un briciolo di sonno. E certo, doveva essere abituato a fare le ore piccole con il lavoro che si ritrovava!
«Sì!», urlarono tutti.
«Allora facciamo un forte applauso alle nostre organizzatrici. Amore? Jessica? Venite qui!», ci invitò il ragazzo. Ridemmo e andammo accanto a lui.
«Volete dirci qualche parolina?», ci invitò ed io scossi il capo imbarazzata.
«Sì! Discorso, discorso!», incitarono gli altri. Laurel mi concedette l’onore di parlare a nome di tutte e due.
«Ehm … volevo innanzitutto ringraziarvi per questa splendida serata: abbiamo ballato, giocato, mangiato, ci siamo divertiti insomma. Questo è il lato bello della scuola: gli amici. Molti di voi andranno via, avendo finito le superiori, ma io mi auguro che comunque non si perdano i rapporti e che andiate avanti con i vostri progetti. Questa è la festa dell’estate ed è anche una festa d’addio, se così la vogliamo definire, però non siate tristi … ci potremmo incontrare alla prossima festa, quella che organizzeremo l’anno prossimo!», esclamai e tutti esultarono e applaudirono. Avrei giurato anche vedere qualcuno che si commuoveva.
«Oh, oh, ragazzi … diamo il benvenuto a questo meraviglio primo agosto?», ci chiese il dj con un urlo, indicando il cielo. Era l’alba: la luna stava per essere inghiottita dal quel rosa che colorava il cielo, insieme alle striature arancioni e fucsia. Un’alba spettacolare quanto la notte.
«Benvenuta estate duemiladodiciiiiiiii!», esclamò il dj, iniziando a mettere la canzone “summer paradise”. Urlammo, intonando qualche coro, mentre iniziavano a servire la colazione. Eravamo tutti ancora pieni per l’abbondante cena, ma pochi seppero resistere e dire di no ai cornetti con la nutella. Risi, afferrandone uno.
«Questo è l’inizio dell’estate più bella della mia vita», sussurrai e Daniel sorrise annuendo.
«Potremmo fare una vacanza insieme …»
«E come? Dobbiamo prima trovare un accompagnatore», risi.
«Ehy, io sono maggiorenne!»
«Oh, giusto, l’avevo dimenticato».
«Sei tu la bambina piccola, qui», mi sussurrò, sfiorandomi la guancia. Affondai nel mio cornetto con la cioccolata e non mi accorsi di essermi sporcata. Lui mi pulì il naso dallo zucchero a velo, poi si accostò alle mie labbra e leccò l’angolo della bocca, ripulendomi dalla nutella calda. Perché diamine doveva essere così erotico in tutto quello che faceva?! Il mattino ormai era arrivato, il cielo era più luminoso. Guardai i ragazzi parlare felici tra di loro: questa era stata la festa migliore del mondo.
«Siete pronti per il bagno dell’alba prima di andare via?», ci esortò il dj. Tutti corsero verso il mare ed io sorrisi.
«Andiamo anche noi!», esclamai avanzando verso il mare. Daniel mi afferrò per una mano e mi tirò a sé.
«Io devo ancora vendicarmi …», accennò lui malizioso. Lo guardai e sorrisi anch’io maliziosamente.
«Il mare può aspettare …», accennai mentre Daniel mi riconduceva in quella cabina, riprendendo a baciarmi dappertutto.
Se ripenso a tutto quello che è accaduto in una sola notte, a cosa si possa vivere in una manciata di ore, cosa succede sotto un cielo stellato. Questa notte l’abbiamo vissuta fino all’ultimo minuto, fino all'ultimo istante. E’ stata una notte emozionante: mi ha riportato tra i miei amici e soprattutto mi ha condotta a Daniel, ciò che avevo sempre desiderato.
La notte più intensa della mia vita. E tutto accadde in una notte di mezza estate.


FINE! :)
A malincuore, come ogni storia che finisce, mi dispiace lasciare questi bellissimi piccioncini :') Spero che la storia vi sia piaciuta, e ringrazio tutti quelli che hanno recensito o inserito la storia tra i preferiti/seguiti/da ricordare/ecc...
Un evidente omaggio per l'ultima frase va a William Shakespeare, anche se la mia storia non ha niente a che vedere con fate e gnomi della sua notte di mezza estate!
Per qualsiasi cosa, mi trovate alla mia pagina fb: https://www.facebook.com/pages/Princess-of-Dark-efp/220905068047778
Spero di rivederci presto! Baci, Princess :*

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