Porqué a mì?

di brendahugme
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I - Come Cenerentola ***
Capitolo 2: *** II - Puoi farcela Bianca! ***
Capitolo 3: *** III - Porquè a mì? ***



Capitolo 1
*** I - Come Cenerentola ***


Capitolo 1:
“Come Cenerentola”


 

 

“Adesso basta signorina con questi tuoi capricci!” Urlò infuriata Francesca “Devo ricordarti che tengo tua madre in pugno?”
Antonella scosse la testa.
“No? Bene, allora vedi di far diventare la mia Babi la stella più brillante del firmamento musicale, voglio che tutti conoscano il suo nome e che i discografici litighino per farle incidere i suoi dischi.”
La ragazza tratteneva a stento le risate: Babi una stella della musica? No, era impossibile. A parte il fatto che era un disastro come ballerina  -motivo per cui nelle coreografie delle Divinas veniva sempre messa dietro a tutte- ma la cosa più importante è che quanto cantava era peggio di una cornacchia.
“Che c’è? Ti viene da ridere?” Sbuffò la donna spazientita.
“No, no.” Rispose Antonella, sostenendo lo sguardo austero della donna. “E’ solo che Babi è un vero disastro, una looser. Ce l’ha stampato in faccia. Ti giuro, il cagnolino di Patty balla meglio.”
Francesca ribolliva di rabbia dai piedi fino alla punta dei lunghi capelli biondi: come poteva quella ragazzina parlarle così? Con chi pensava di aver a che fare?
“Ah, e per la precisione, Pedro, il MIO Pedro” Si indicò con l’indice della mano, come per sottolineare il fatto che qui la stella era lei, non Babi “Ha detto che si rifiuta di proporre un simile scempio ad una qualsiasi casa discografica, anche alla più scarsa.”
“Cosa hai detto?!” Gracchiò Babi, che fino a quel momento aveva spiato la conversazione fra le due. “Mamma fai qualcosa! Fa gliela pagare a questa insolente ragazzina viziata.”
“Si, si tesoro. Stai tranquilla, Antonella non ti mancherà mai più di rispetto in questo modo, te lo prometto.” E detto questo abbracciò la figlia, che non la smetteva di battere i tacchi dei suoi stivaletti sul pavimento di quella che era sempre stata la casa di Antonella Lamas Bernardi, che in quel momento se la rideva sotto i baffi, contenta di aver colpito e affondato l’obbiettivo anche questa volta.

 

 

 
Francesca prese la cornetta del telefono e compose velocemente un numero, poi se la portò all’orecchio in attesa di una risposta.
“Pronto?” All’altro capo della cornetta c’era un uomo: trentotto anni, capelli neri, barba incolta e un grosso tatuaggio sul braccio destro, non che una lunga lista di precedenti penali.
“Pronto, parlo con Alberto?”
“Si, sono io. Lei chi è?”
“Sono Francesca, l’ex moglie di Roberto Lamas Bernardi.”
“Ah, si. Mi ricordo di lei; proprio circa tre settimane fa mi ha chiesto di mandare qualcuno ad occuparmi di un certo Fabio, non è vero?”
“Si, si. Ma ora la faccenda si fa delicata e anche piuttosto urgente.” Il tono di Francesca era diventato secco e scocciato.
“Mi dica..”
“Prenda carta e penna e si segni questo nome: ‘Bianca Lamas Bernardi’.  Dovete farle accadere qualcosa, qualcosa di grave; fatelo sembrare un incidente, non mi importa come farete, ma deve essere qualcosa di veramente spiacevole.”
“Non era quella che aveva fatto arrestare, l’ex moglie di Roberto?”
“Si, era lei. Non posso più mandarla in carcere, l’ho già scagionata una volta, la polizia non mi crederebbe più…”
“Ho capito, non si preoccupi, nel giro di tre ore massimo non sarà più un problema per lei.”
E detto questo riattaccò, attaccando sul muro un post-it giallo con su scritto ‘Bianca Lamas Bernardi” e una grande croce nera accanto.
Francesca sorrise, abbassando la cornetta ed esultando silenziosamente: Antonella glie l’avrebbe pagata questa volta, e anche molto caramente.


 

 

 
Bianca Lamas Bernardi camminava sul ciglio della strada avvolta in un cappottino nero che a suo parere le stava d’incanto, il classico caschetto biondo le contornava il viso e un paio di occhiali neri da diva le coprivano gli occhi. Si dirigeva verso il supermercato camminando aggraziatamente su un paio di tacchi a spillo.
Soccorro le aveva chiesto di comprarle alcune cose per preparare una delle sue solite pozioni, che tanto non le sarebbe riuscita, come al solito d’altronde. Estrasse dalla borsetta un foglietto e lo ricontrollò per essere sicura di aver scritto tutto: “Sedano, carote, salsa alle alghe marine e salsa di soia.” Non doveva comprare molta roba, avrebbe fatto presto, e sarebbe arrivata a casa giusto in tempo per vedere il suo programma preferito in tv.
Una musichetta elettronica ruppe il silenzio in cui era avvolta: era il suo cellulare che stava squillando. Rovistò fra la borsetta e lo trovò: Carmen la stava chiamando.
“Pronto Carmen, cosa c’è?”
“Senti, siccome Soccorro mi ha detto che stavi andando al supermercato non è che potresti comprarmi anche due scatole di biscotti, quelli con le gocce di cioccolato? Anzi, già che ci sei facciamo tre, che poi quelli finiscono subito, e un vasetto di crema di nocciole, quella che spalmo tutte le mattine sul pane tostato, hai capito, no? … Bianca, ci sei, stai segnando?”
“Si Carmen, sto segnando tutto.” Da quando Francesca l’aveva letteralmente cacciata di casa, Carmen l’aveva accolta  - dopo un’iniziale riluttanza- nella sua, visto che dopo che il matrimonio era saltato, Leandro si era temporaneamente trasferito in un hotel e per questo Bianca, non ostante il suo carattere, si sentiva in debito con lei e cercava ogni occasione per sdebitarsi.
“Bene, brava. Ah, già che ci sei prendi anche le pesche e le banane, sai un frullato di frutta è salutare e ci vuole nella mia dieta..”
“Ok, prenderò anche la frutta …” Era ormai nelle vicinanze del supermercato e decise di attraversare la strada, ora che era in prossimità delle strisce pedonali.
“Si, e non dimenticarti dei biscotti, quelli sono la cosa più importante..”
Mentre attraversava un’auto nera con a bordo due uomini con indosso un passamontagna si faceva sempre più vicina.
“Carmen tranquilla, ho segnato tutto!”
“Brava Bianca, sei un tesoro! Ah un’ultima cosa.. prendi anche del pane, perchè penso che sia finito.”
L’auto era ormai vicinissima, e l’autista fece pressione sul pedale dell’acceleratore con una forza incredibile.
“D’accordo prenderò anche del.. AHHHHHH.”
All’orecchio di Carmen arrivò solamente un urlo disumano e un grande rumore di sottofondo, poi non sentì più nulla. L’auto nera scomparì improvvisamente dietro ad una curva coperta da alcuni alberi, lasciando Bianca a terra in una pozza di sangue.
 
“Dannazione, quella donna ci ha sporcato anche il parabrezza di sangue!” Sbuffò l’altro uomo che era nell’auto, togliendosi il passamontagna.
“Tranquillo.” Rispose Alberto, facendo anche lui lo stesso.. “Con tutti i soldi che ci ha promesso Francesca potremmo comprarci dieci parabrezza nuovi.” E all’interno della vettura scoppiò una fragorosa risata.
 
“Bianca! Bianca, mi senti?!” Urlava Carmen dall’altro capo del telefono, non ottenendo alcuna risposta.
Bianca era riversa a terra, in una posizione innaturale:i capelli biondissimi le si erano macchiati di rosso, il colore del sangue che le usciva da una profonda ferita sulla testa e il suo petto si sollevava appena, segno che il respiro era molto debole.
“Bianca dannazione, mi senti?! Ci sei?!” Carmen era preoccupata, e anche se ciò rasentava i limiti dell’incredibile, era preoccupata proprio per la donna che aveva voluto portarle via Leandro da sempre.
Bianca era ancora cosciente, ma non lo sarebbe rimasta ancora per molto. Sentiva in sottofondo la voce di Carmen che la chiamava e mosse un braccio alla ricerca del telefono. Lo trovò, ma non appena provò a stringerlo fra le mani sentì le forze abbandonarla completamene e la vista le calò improvvisamente.
“Bianca se è uno scherzo non è divertente! E sappi che appena torni a casa te la farò pagare. Si, perché questo è uno scherzo, non è vero Bianca?”
Non ricevette risposta, per l’ennesima volta e allora attaccò il telefono.
In quel momento entrò in casa Leandro, venuto per prendere le sue ultime valigie.
“Leandro, Leandro!” Urlò la donna correndogli incontro, con un’aria terrorizzata.
“Che è successo Carmen? Avanti, parla!” Lui la prese per le spalle, cercando di scuoterla, nessuno dei due si rese conto di quanto i loro volti fossero improvvisamente vicini in quel momento.
“Bianca, Bianca!” Era terrorizzata, forse la sua mente si era immaginata cosa potesse essere successo.
“Che è successo a Bianca? Avanti Carmen, rispondimi!” Leandro ora le prese il viso fra le mani, con la speranza di riuscire a calmarla.
“Non lo so.. stavamo parlando al telefono, poi ho sentito un urlo e non mi ha più risposto.”
“Tranquilla, ora andiamo a cercarla. Sai dov’era?”
“Stava andando al supermercato. Dannazione Leandro, ho come l’impressione che le sia successo qualcosa di grave.”
“Non le è successo nulla, vedrai. Ora prendo le chiavi dell’auto e andiamo.”
Carmen annuì, e nel giro di qualche secondo erano già seduti nella Mercedes nera di Leandro, pronti per andare a cercare Bianca.

 

 

“Allora, avete portato a termine l’incarico?”
“Si Francesca, è tutto apposto.”
“Perfetto.”

 
 

°Angolo Autrice°

Okk, questo è il primo capitolo della mia ff, e spero che vi piaccia.
Sono sadica? Si, lo so, lol.
No, state tranquilli, non ce l’ho con Bianca, anzi mi sta molto simpatica, poverina, e solo che stavo cercando un metodo ‘alternativo’ per ‘ricattare(?)’ Antonella, personaggio che adoro.
Ebbene si, ho 16 anni e scrivo ff sul Mondo di Patty. La storia mi è venuta in mente perché la mia sorellina si sta guardando la seconda serie su Boing ed è arrivata proprio a questo punto della storia, ed è qui che la mia fantasia si è messa in moto. :3
Ragazzi, grazie a chi leggerà e a chi recensirà.
Un beso.
p.s. Aggiornerò moolto presto. 

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Capitolo 2
*** II - Puoi farcela Bianca! ***


Capitolo 2.
“Puoi farcela Bianca!”


 


“Svolta a sinistra Leandro, svolta a sinistra!” Carmen sbraitava alzando le mani al cielo e rendendo la guida –già difficile del suo per via del traffico- impossibile a Leandro.
“Carmen vuoi piantarla?! Se continui così andremo a sbattere da qualche parte! Ora calmati e dimmi dov’è questo benedetto supermercato.”
“Si vede che non sei un uomo di casa, non lo sei mai stato.”
“Perché dici così?”
“Non sai nemmeno dove andare a fare la spesa, non lo sai!”
“La smetti con queste frecciatine? Sai benissimo che mi danno fastidio.”
“Ok, ok. Calmati però.”
“Io sono calmo, se qui c’è qualcuno agitato quella sei tu.”
“Non sono agitata, non lo sono!” Carmen incrociò le braccia. “Girà lì Leandro, lì!” Urlò poi nell’orecchio dell’uomo, che esibì subito un’espressione infastidita.
“Ah, e poi tu saresti calma?!”
La donna annuì.
“Non capisco perché ti preoccupi così tanto per Bianca, un mese fa volevate uccidervi a vicenda e adesso vi preoccupate l’una per l’altra?”
“No, no. Bianca ormai è mia amica e poi.. a te cosa importa!? Pensa a guidare, và..”
Leandro sorrise divertito: come si faceva a non amare quella donna, così goffa tanto quanto dolce e altruista?
 
Quando arrivarono nei pressi del supermercato notarono subito un gruppetto di gente radunato sul ciglio della strada e un brusio di sottofondo udibile anche da alcuni metri di distanza. Leandro accostò l’auto insospettito, e non appena quella rallentò Carmen aprì lo sportello e uscì fuori alla velocità della luce, dirigendosi verso il gruppo di persone.
“Permesso, permesso. Fatemi passare, per favore.” Carmen si faceva largo fra le persone, suscitando il risentimento di alcune di loro: ad alcuni pestò un piede, ad altri diede una gomitata, ma l’importante fu che arrivò al ‘centro della scena’.
Un urlo le scappò istintivamente, poi si portò le mani alla bocca, inorridita.
 “Leandro, Leandro corri!”
Leandro aveva appena chiuso la macchina e, sentendo l’urlo di Carmen si precipitò anche lui verso il gruppo di persone.
“Fatemi passare, scusate..”
“Lei è un medico?” Chiese un uomo sulla cinquantina, con in mano due buste stracolme di spesa.
“Si, si.. sono il primario di una clinica che sta qua vicino..”
E , udite quelle parole, l’uomo lo fece passare. Arrivò accanto a Carmen e rimase terrorizzato anche lui da ciò che vide: Bianca era ancora distesa a terra, con il sangue che lentamente le usciva dalla ferita sulla fronte e con il cellulare ancora stretto nella mano destra.
“Oh mio Dio.” Balbettò, chinandosi sopra al corpo privo di sensi della ex-moglie, mentre Carmen, ancora esterrefatta, giocherellava nervosamente con un pon-pon del maglione, come fosse in trance.
“Avete già chiamato un’ambulanza?” Leandro strinse il polso sottile di Bianca fra le sue mani, costatando che il cuore le batteva ancora, molto lentamente, ma le batteva.
“Si, signore. Ci hanno detto che saranno qui fra poco.” Rispose una donna.
“Bene. Qualcuno ha visto cos’è successo?”
Nessuno rispose.
“Perfetto.” Borbottò Leandro.  
 
L’ambulanza arrivò qualche decina di secondi dopo: gli infermieri scesero e dopo aver fatto qualche domanda in giro sollevarono il corpo della donna e lo poggiarono su una barella.
“Sono il dottor Leandro Diaz Rivarola, il direttore di una clinica qua vicino, gradirei poter accompagnarvi in ospedale ed essere totalmente presente..”
Un giovane infermiere lo interruppe. “lei conosce questa donna?”
“Si,si” Leandro si massaggiò nervosamente la fronte “E’ la mia ex-moglie.”
“Deve esserle ancora molto attaccato allora. Prego, venga pure in ospedale con noi.”
Carmen era ancora scossa e stringeva fa le mani il cellulare di Bianca, Leandro le si avvicinò e la strinse in un caloroso abbraccio. Lei non si sottrasse a quella stretta, dimenticando tutti i diverbi avuti con l’uomo per via della paternità di Babi, che lui le aveva nascosto fino al giorno del matrimonio, e si lasciò avvolgere da qual calore così familiare che solo l’uomo della sua vita poteva infonderle.
“Senti, prendi la mia auto e raggiungici in ospedale. Chiama Soccorro e falla venire con te, poi assieme avvertirete Antonella e Fabio, d’accordo?”
La donna annuì e prese le chiavi della macchina. “Passo a prendere Soccorro e vi raggiungiamo.”
“Si. Ah, avvertite anche Fito, poi sicuramente la notizia si spargerà a macchia d’olio..”
“Va bene, ma tu adesso vai Leandro, non preoccuparti, penso a tutto io.” E detto questo salì in macchina e partì con un sonoro rombo del motore.
 

 

 
Soccorro era a casa, e stava giocherellando con il piccolo Giacomo, quando Carmen spalancò la porta e piombò dentro come un uragano. Soccorro si accorse subito della sua espressione e le sei avvicinò con cautela.
“Soccorro, prendi la borsa tua e quella per il bambino, dobbiamo correre in ospedale.”
“Perché in ospedale? Cos’è successo?”
“Bianca, Bianca ha avuto un incidente.”
“Un cosa?!”
“Si, si. Corri, prendi tutta la roba e andiamo.”
La ragazza non se lo fece ripetere due volte e dopo aver sistemato, la sua borsa su una spalla e quella con la roba di Giacomo sull’altra, salì in macchina e assieme si precipitarono al policlinico.

 

 
 Le pareti dell’ospedale erano di un colore arancio, ma molto tendente al salmone, come era solita dire Patty, e si respirava per tutto l’edificio un forte odore di medicine e disinfettanti. Le due donne con il piccolo Giacomo si precipitarono all’accettazione, chiedendo informazioni riguardo a Bianca.
“Ah, la donna con il caschetto platinato dite, no?” Domandò una donna con i capelli neri legati in una coda, mentre cominciò a controllare fra un mucchio di scartoffie. Le due donne annuirono.
“La stanno operando adesso, era un caso alquanto grave stando a quello che c’è scritto qui…”
“Dove possiamo trovarla?”
“Andate al secondo piano, alla fine del corridoio ‘B’ troverete delle panche, accomodatevi lì e aspettate.”
“Grazie.” Risposero in coro e si precipitarono al punto indicatole dalla donna come due atlete che si battagliano per la medaglia d’oro nelle gare di velocità.
 
Arrivate destinazione posarono la roba e si accomodarono, quando Carmen si ricordò di una cosa.
“Dobbiamo chiamare Fabio e Antonella!”
Soccorro annuì e frugò nella tasca dei jeans in cerca del telefono. “Ho i numeri nella rubrica, chiamali tu.”

“D’accordo.” Carmen prese il cellulare e compose il primo numero.”
 

 
Fabio era a provare con il suo gruppo, gli ‘Scratch’, nel garage della casa di Gonzalo e Bruno, quando gli squillò il telefono e fu costretto ad interrompere le prove.
“Pronto?!” Rispose alla chiamata con tono scocciato.
“Ciao Fabio, sono Carmen, devo dirti una cosa importante...” Il ragazzo riconobbe subito il tono di preoccupazione che era velato nella voce della donna.
“Ciao Carmen, dimmi tutto.”
“Si tratta di tua mamma, ha avuto un incidente .. ora  sta qui in ospedale e la stanno operando, per favore vieni qui al più presto..”
A Fabio crollò improvvisamente la terra sotto ai piedi. La sua espressione si rabbuiò improvvisante, suscitando la curiosità dei suoi compagni. Com’era possibile che sua madre aveva avuto un incidente e che stava in ospedale? Non poteva crederci –o meglio- non voleva crederci, ma a quanto pare, quella era la pura e cruda verità.
“Si, si. Arrivo subito.” Disse con tono allarmato, e chiuse la telefonata
“Ehy, Fabio, cos’hai?” Chiese Guido, poggiando il basso elettrico al muro.
Lui scosse la testa, mentre alcune lacrime facevano capolino dagli occhi. “Mia mamma.. è in ospedale .. sembra sia grave.”
I suoi amici gli si strinsero intorno, abbracciandolo. “Dai, ti accompagniamo noi se vuoi.” Disse Alan, cercando di rassicurarlo con un sorriso.
“Si, gli amici servono anche a questo, no?” Gonzalo gli diede una pacca sulla spalla. “Dai, andiamo, prendo la macchina di mio padre.”
“Grazie ragazzi, grazie davvero.” Fabio era commosso, poteva ritenersi fortunato ad avere degli amici come loro.

 

“Fabio è stato avvertito, ora telefono ad Antonella.” Disse Carmen, chiudendo la telefonata.
“Come l’ha presa?”
“Come vuoi che l’abbia presa Soccorro? Era scosso, povero ragazzo.. ultimamente glie ne stanno capitando di tutti i colori alla tua famiglia.”

“Già.” Sospirò Soccorro, stringendo a se il piccolo Giacomo.
 

Antonella era nella sua camera, o meglio, nello sgabuzzino che ora fungeva da camera sua, mentre sfogliava distrattamente una rivista di moda. Francesca le aveva proibito di uscire dopo quello che le aveva detto riguardo a Babi e la ragazza si chiedeva se fosse realmente quello il modo in cui ‘glie l’avrebbe fatta pagare’.
La suoneria del suo cellulare –‘Gasolina’, la prima canzone delle Divinas- la fece riemergere dai suoi pensieri e la costrinse a chiudere il giornaletto per rispondere alla chiamata: la scritta che appariva sul display le diceva che la stava chiamando Soccorro, sua zia.
“Pronto, zia?”
“No, Antonella, sono Carmen..”
“Ah, ciao Carmen.. devi dirmi qualcosa?”
Carmen si mordicchiava il labbro, chissà come l’avrebbe presa la ragazza: era molto attaccata a sua madre, molto di più di quanto non lo fosse Fabio, e Carmen  temeva più di ogni altra cosa una sua reazione sconsiderata.
“Carmen, ci sei? Tutto bene?”
“Antonella, tua madre ha avuto un incidente, la stanno operando adesso.”
“What?!” Rispose scioccata Antonella.
Menomale, aveva reagito solamente con una sua tipica esclamazione inglese.
“Carmen, spero che questo sia uno scherzo..”
“No Antonella è tutto vero. Mi dispiace, veramente, abbiamo già avvertito tuo fratello che ci sta raggiungendo qua all’ospedale ..”
“Non può essere! Non può essere!” Urlò Antonella, scoppiando in lacrime. Ora aveva capito a cosa si riferiva Francesca quando aveva detto che ‘glie la voleva far pagare’, era sicurissima che fosse colpa sua.
“Calmati tesoro, dai.” La voce di Carmen era incredibilmente dolce.
“Ok, arrivo subito in ospedale.” Concluse, cercando di ricacciare dentro le lacrime.
“ Ti aspettiamo.”
 
Antonella richiuse il telefono e indossò velocementente un piumino color crema, uscendo di corsa dalla sua camera.  Nella rocambolesca ‘fuga’ incrociò Francesca, che la bloccò tenendola per un braccio.
“Dove credi di andare, signorina?”
“Vado da mia madre, in ospedale. E prega Dio che stia bene, altrimenti te la faccio pagare io questa volta!”
E detto questo la spinse via, liberandosi, e in men che non si dica era già in strada che correva verso l’ospedale.

 
 
 
°Angolo Autrice°

AHHH, quanto è lungo questo capitolo! Che fatica per scriverlo, non potete immaginare.
Spero vi piaccia, veramente, ma sappiate che il bello inizierà solamente dal capitolo successivo u.u
 
Grazie a tutti quelli che leggeranno e recensiranno, un beso. :**

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Capitolo 3
*** III - Porquè a mì? ***


“Porquè a mì?”


 

Quando Antonella arrivò in ospedale trovò tutti i suoi amici ed i parenti lì, come se si fossero riuniti per infondere un po’ di coraggio a lei e alla sua famiglia.

C’erano tutti: Sua zia Soccorro con la testa poggiata sulla spalla di Carmen e lo sguardo perso nel vuoto, Fabio che era circondato dai suoi amici ma che sembrava completamente assorto nei suoi pensieri e poi c’erano Caterina, Pia e Luciana che le corsero incontro abbracciandola.
“Honey, ci dispiace tantissimo.” Le disse Pia, mentre Caterina e Luciana la stringevano a se.
La cosa veramente strana era che erano lì anche Patty, Sol e Giusy, che si dimostrarono affettuose quasi come sorelle.
“Tontonella, ci dispiace tanto!” La prima a parlare fu Giusy, facendo sorridere Antonella.
“Per una volta dimentichiamoci che siamo due gruppi e che siamo rivali fra di noi..” Continuò Sol.
“Tu hai bisogno di amiche che ti stiano accanto e noi siamo qui per questo.” Concluse Patty, con le lacrime agli occhi.”
“Grazie ragazze, Grazie davvero.” Sussurrò Antonella, asciugandosi le lacrime con il dorso della mano.
 
Fabio stava nervosamente giocherellando con il cellulare quando gli arrivò un sms.
Hey Fabio, sono Tamara. Ho saputo di quello che è successo, arrivo subito in ospedale per farti compagnia. Ti voglio bene.”
Il viso di Fabio si illuminò, cliccò sul tasto ‘rispondi’ e iniziò a scrivere.
Grazie mille Tamara, sei una ragazza meravigliosa. Ti voglio bene anche io.
 
Anche Bruno era lì, e accorgendosi della presenza di Antonella le si avvicinò, abbracciandola da dietro.
“Anto, mi dispiace tantissimo.”
“Bruno!” Disse lei voltandosi e poggiando la testa sulla sua spalla. “Bruno è tutta colpa di quella donna, Bruno per favore portami via da qui!”
Stava piangendo, per la prima volta stava piangendo in pubblico; Bruno la strinse più forte a se sussurrandole all’orecchio:” Tesoro stai calma, glie la faremo pagare a quella pazza.”
“No, Bruno, no. Lei continuerà a far del male a mia mamma e a Fabio, tu continua a fingere di stare con Babi, penserò ha tutto io.”
“Ma perché? Amore, Francesca è pericolosa!”
“Lo so, ma adesso non mi importa nulla di lei, voglio solo che mia madre stia bene.”
Bruno annuì baciandole la fronte.  “D’accordo amore, facciamo come dici tu.”
 
Tamara arrivò qualche minuto dopo, correndo incontro a Fabio e abbracciandolo.
“Fabio, Fabio mi dispiace tantissimo.” Stava piangendo.
“Stai tranquilla Tamara, sicuramente si sistemerà tutto.. Leandro è un bravissimo medico..”
“Si, si Fabio, lo so, è che sono preoccupata per te...”
“Tranquilla, io sto bene se ci sei tu al mio fianco.”
Tamara sorrise ed istintivamente posò le sue labbra su quelle di Fabio, sotto gli occhi di tutti quanti i presenti.
 
“Antonella, Antonella cara”. Gracchiò Francesca  facendo ingresso nella sala d’aspetto seguita da sua figlia Babi.
 “Che vuoi?!” Rispose Antonella, con un’espressione tutt’altro che amichevole.
“Tesoro.” Continuò la donna abbracciandola. “Ci dispiace moltissimo per tua madre, sul serio.”
Antonella si liberò dall’abbraccio.
“Si, mia mamma ha ragione, speriamo che si riprenda presto Honey.” Disse Babi, correndo poi verso Bruno e baciandolo.
Antonella ribolliva di rabbia. “Vattene da qui! Non ti vogliamo, vattene!” Iniziò a urlare prendendo Francesca a spintoni.
Soccorro bloccò la nipote per un braccio. “Calma Antonella, dai.” Poi si voltò verso Francesca “Scusala, siamo tutti un po’ nervosi.”
Francesca annuì. “Certo, capisco.”
Antonella non riusciva a credere a quanto fosse ipocrita e falsa quella donna; era sicura fosse stata lei a far del male a Bianca, e ciò che le dava più fastidio era che lo aveva fatto per punire lei.
Sua madre stava male per colpa sua, e questo la faceva sentire uno schifo.
“Ho bisogno di un caffè.” Disse poi, allontanandosi dalla sala.
 
Patty la raggiunse dopo poco alla macchinetta del caffè.
“Antonella, posso parlarti un attimo.”
“Certo Patty, cosa devi dirmi?”
“Riguarda Francesca. Come mai l’hai attaccata in quel modo?”
“Patty, ci sono cose che sono difficili da spiegare ..”
“Credi che io sia troppo piccola per saperle, vero?”
“No, no, non stavo dicendo questo, credimi. E’ solo che non ho voglia di parlarne.. è una questione fra me e Francesca..”
Patty sorrise debolmente. “Ok, io torno dagli altri..”
“Fra poco vi raggiungo.”
 
“Sono quasi due ore che la stanno operando, dannazione!” Soccorro si torturava le mani con gli occhi lucidi.
“Tranquilla sorellina, sta andando tutto bene..” Fito cercava di tranquillizzarla, ma in realtà anche lui stava a pezzi.
“State tranquilli, mio marit- cioè, Leandro è un bravissimo dottore, non dovete preoccuparvi.”  Disse Carmen, mentre cullava il piccolo Giacomo.
In quel momento uscì Leandro dalla sala operatoria, tutti gli furono addosso, ansiosi.
“Calma per favore, calma!” Disse l’uomo passandosi una mano sulla fronte.
“Leandro, per favore, ci dica come sta mia sorella…”Lo supplicava Soccorro, a mani congiunte.
“Allora.. Bianca è fuori pericolo.” Annunciò con tono solenne l’uomo, godendosi la gioia che quella notizia aveva portato: Soccorro si strinse a Fito, Patty abbraccio sua madre e Antonella suo fratello.
“Possiamo vederla?” Chiese Fabio.
“Si, ma massimo due persone alla volta.  Sta riposando adesso e credo che per qualche giorno non sarà cosciente, a causa della forte botta che ha preso in testa.”
Fabio annuì, e prendendo per mano Antonella si diressero fino alla stanza della madre.

Bianca era sdraiata sul letto, coperta da un lenzuolo bianco. Era pallida, molto pallida; Antonella non ricordava di averla mai vista così pallida. Aveva il labbro spaccato e una garza le circondava la fronte, macchiata di sangue proprio nel punto in cui c’era la ferita.
Antonella scoppiò subito in lacrime, mentre Fabio si sedette accanto al letto, carezzando la guancia di sua madre. Passarono dieci minuti in totale silenzio, o meglio, si sentivano solamente i singhiozzi di Antonella e il respiro lento ed irregolare di Bianca.
“Mamma, ti voglio bene, anche se non te l’ho mai detto, ti voglio bene.” Sussurrò Fabio, ancora scosso. “Spero che tu possa perdonarmi tutte le volte che abbiamo litigato e tutte le volte che ti ho detto che ti odiavo. Non è vero, non è vero nulla, io non ti odio mamma, non ti odio.”
Antonella poggiò la sua mano sulla spalla del fratello, che sospirò.
“Anto, io esco un attimo.. ho bisogno di prendere un po’ d’aria.”
Antonella annuì, osservando Fabio uscire e sedendosi poi  al suo posto.
“Ehy, mamma. Leandro ha detto che va tutto bene, che sei fuori pericolo e che fra poco tornerai quella di una volta. Che ne dici se andiamo a fare shopping assieme, come quando ero più piccola? Oppure potremmo organizzare una festa a casa di Leandro!”
Fece passare un minuto in totale silenzio, si morse il labbro e continuò. “La verità è che è tutta colpa mia se ti è successo questo. Ho risposto male a Francesca, ho insultato Babi e lei me l’ha fatta pagare. Gli ho detto che sua figlia non sarebbe mai potuta diventare una cantante e lei si è infuriata. Ma allora perché non se l’ha presa con me? Perché? Mi sento uno schifo a sapere che è tutta colpa mia, che infondo sono stata proprio io, il tuo dolce pulcino, a farti del male.” Scoppiò in lacrime, nascondendosi la testa fra le mani.
“Hai detto bene Antonella, la colpa è solo tua.” Francesca la stava spiando da dietro alla porta della stanza, aspettando il momento buono per entrare e parlarle.
“Vattene Francesca, vai via..” Rispose singhiozzando Antonella.
“Guardami ragazza quando ti parlo.” Le ordinò la matrigna. “Non ti ho fatto del male perché mi servi, devi ancora rendere mia figlia una star..”
“Tu sei pazza! Sei fissata con questa storia Francesca!”
“Shh.” La donna le fece segno di stare zitta. “Stai zitta. Tu farai ciò che ti dico, o altrimenti a tua madre potrebbero succedere cose ancora più spiacevoli.”
“Cosa? Cosa vuoi farle? Guarda come l’hai ridotta?”
Francesca sorrise. “Posso farle iniettare un veleno, facendo modo che non si svegli mai più, e poi potrei sempre prendermela nuovamente con Fabio? O magari con tuo zio Fito, eh? Che ne dici Antonella, ti basta come motivo per fare ciò che ti dico?”
Antonella annuì in lacrime.
“Bene, ora pensa a stare vicino alla tua cara mammina, per quel poco tempo che ti resta. Non fai più la spavalda ora, eh Antonella?”
Francesca uscì, ma ciò che non poteva sapere era che Patty aveva ascoltato tutta la conversazione e che era scappata via di corsa.
 
 
Antonella tornò a casa alle dieci di sera, ma non si diresse nella sua ‘camera’, no. Salì le scale e andò in soffitta, dove c’era il vecchio pianoforte di suo padre. Soffiò via la polvere e scoperchiò la tastiera, iniziando a suonare la canzone che Leandro aveva composto per lei.


Me siento sola
Estoy tan triste
Me falta todo no se donde estas
Ya no hay palabras que me contengan
Sueño con verte solo una vez mas

Noche tras noche
Lloro en mi cuarto
Busco tu abrazo en la oscuridad
Y alli se rompe mi alma en pedazos
Ya no te puedo encontrar

Porque a mi?
Porque a mi?
Porque me toca,sufrir asi?
Te fuiste un dia sin avisar
Y fue asi,que te perdi

Porque a mi
Porque a mi
Me duele tanto,vivir asi


 
 
 
 
 
°Angolo Autrice°
Sono riuscita ad aggiornare, evviva.(?) Ma non vedo ancora nessuna recensione *piange*
Vabè, comunque vi ringrazio per aver letto questa storia, e siccome è la prima che scrivo mi fa tanto piacere che almeno qualcuno la consideri <3
Vi voglio bene.

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