I 7 Guardiani

di meme_97
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Luna piena ***
Capitolo 2: *** Il risveglio ***
Capitolo 3: *** Il Troupeau des Esprits ***



Capitolo 1
*** Luna piena ***


Luna piena

CAP. 1 - Luna piena

Il volume della musica era altissimo, Caterina si sentiva le orecchie trapanate, ma i suoni erano distorti, lontani. La massa di giovani si muoveva indistintamente e la ragazza seguiva i movimenti dei vicini, come trascinata da un’onda irrefrenabile.

Aveva un forte mal di testa e, quando le luci diventavano psichedeliche, si sentiva sul punto di svenire. Caterina non aveva più cognizione del tempo, forse era l’una, o le due, le tre: di certo era tardi.

Era entrata verso le undici e mezza e subito aveva piombato un drink. Poi un altro e un altro ancora fino a perderne il conto. In quel momento era armata di una bevanda fortemente alcolica di colore bluastro e aveva intenzione di finirsi anche quella, nonostante si vedesse due mani traballanti con due bicchieri al posto di una sola. Si stava portando il bicchiere alla bocca quando qualcuno la prese per il braccio con cui doveva bere e se la trascinò dietro, portandola fuori dal locale.           

-  Ehi! Lasciami finire di bere!- disse Caterina biascicando le parole.

-  Dobbiamo andare a casa prima che tu ti faccia qualche altro ragazzo- rispose Rebecca, un’amica, incaricata di rimanere abbastanza sveglia, e sobria, per portare fuori il gruppetto senza perdite.

Rebecca recuperò anche gli altri due, Federico e Gianluca, che erano alle prese con un buttafuori perché si erano messi a fumare una paglia fuori dall’area fumatori.

Rebecca condusse il gruppo lontano dalla discoteca, concentrandosi per evitare di perdere qualcuno per la strada.

Percorsi cento metri, Caterina si sentì improvvisamente male e perciò si dovette appoggiare al muro per non cadere. Si portò le mani alla pancia, come se stesse per vomitare; il drink però glielo aveva finito Gianluca appena usciti dalla discoteca. La ragazza alzò la testa e volse lo sguardo alla luna piena, poi sgranò gli occhi.

 

Si sentì come trasportata in un’altra dimensione e apprese molto dalla Luna. Vide fitte foreste ricoprire ripide montagne, branchi di lupi che cacciavano prede con strategie differenti ma efficienti, percepì l’odore di sangue che quei lupi avevano seguito per raggiungere la vittima, ma anche il sapore del sangue e la soddisfazione provata nel nutrirsi dell’animale tanto cercato. Udì anche i suoni della foresta, gli ululati di trionfo dei predatori e il canto spaventato degli uccelli in fuga. Comprese infine le leggi che regolavano la vita selvaggia, come quella del più forte, che è senza paura perché non teme nessun altro ed è proprio quello che regna. La Luna, prima di lasciarla andare, le suggerì un nome nuovo, quello che avrebbe dovuto adottare al posto del precedente. Il nome era Nykla.

 

La ragazza tornò bruscamente in sé e a vederla avrebbe fatto paura perché era mezza chinata, con gli occhi spiritati e lucidi che i suoi amici interpretarono come un effetto dell’alcol. Nykla, però, non aveva più quel fastidioso mal di stomaco e il mal di testa sembrava che le fosse passato. Anzi, adesso aveva una vista più stabile e acuta, i suoni li sentiva meglio e il ronzio alle orecchie era passato, oltre al fatto che il suo olfatto sembrava potenziato: migliaia di odori affollavano il suo cervello, che stava per scoppiare a causa dell’arrivo impetuoso di tutte quelle sensazioni. Nykla fiutò i sentimenti che animavano gli animi degli amici e avvertì paura mista a preoccupazione.

-  Cate, ma quanto hai bevuto? Ti brillano gli occhi!- esclamò Federico, mezzo ubriaco.

-  Parla lui! Guarda che ti ho visto quando ti sei preso di nascosto due bicchieri di quella bibita che avevano portato al tavolo, eh!- urlò Gianlu, che era completamente fuori di testa.

-  Ma cosa? Non mi prendere in giro, non ci provare neanche! Appena ti prendo...- rispose veemente Fede inseguendo l’amico.

I due si allontanarono litigando e Rebecca, non sapendo cosa fare, si rivolse a Nykla:

-   Che cos’hai, Cate?-

Nylka non si sentiva per niente bene, provava dolore alle ossa, le si erano contratti tutti i muscoli e aveva il fiato mozzato.

-  Io sto bene, non ti preoccupare per me, recupera gli altri due e torna a casa.-

-  Non ti posso lasciare sola, hai bevuto come una spugna!- rispose preoccupata l’amica.

-  Fai come ti ho detto!- gridò Nykla, per quel che poteva.

Rebecca la guardò dubbiosa, ma, notando uno strano bagliore nei suoi occhi, ubbidì.

Nykla si allontanò precipitosamente, uscendo da Bardonecchia, paesino del Piemonte dove aveva sempre abitato. Stava procedendo a stenti e, quando a un certo punto le mancò il fiato, si appoggiò a terra con una mano e urlò. Provò un dolore lancinante quando si sentì spaccare le ossa, per poi deformarsi a loro piacimento. S’ingrossarono i muscoli, si ricoprì di un fitto pelo, si strapparono i vestiti e le sua urla si trasformarono in latrati e guaiti. Le si deformò il viso e avvertì che la spina dorsale le si era allungata fino a creare una coda. S’impennò e ululò rabbiosa alla luna e scappò nella foresta.

 

Nykla correva furiosamente, graffiandosi con rametti di arbusti del sottobosco. Quando un anziano signore le si parò davanti con un fucile da caccia, lei, senza pensarci un secondo, gli saltò addosso strappandogli il fucile con una zampata e lo morse a una spalla. Era partito un colpo, ma l’aveva colpita solo di striscio, fortunatamente.

L’uomo cacciò un urlo e il suo cane saltò addosso all’aggressore del padrone. Essendo un pastore tedesco, dava del filo da torcere alla lupa, che però, essendo molto più grande di lui, riuscì a cavarsela abbastanza bene. Il cane le azzannò un fianco e lei, mollando la presa sul vecchio, afferrò il collo del cane e del sangue iniziò a sgorgare dalla ferita. Il cane uggiolò ma serrò la mandibola, così Nykla fu costretta ad addentare il muso dell’avversario e a strattonare per toglierselo di dosso. Con questa mossa, però, il pastore tedesco strappò della pelle e del pelo alla lupa, che ululò di dolore, lasciando la presa. Nykla, allora, furente, si girò ringhiando verso il cane, che tentava di ritirarsi, ormai in fin di vita, e gli saltò addosso, lo azzannò e, scuotendo la testa, lo percosse fino a ucciderlo. Iniziò a sbranare la vittima, poi si ricordò dell’uomo che nel frattempo, ferito e sanguinante, cercava di trascinarsi verso il fucile. Nykla, rapida, lo aggredì e pose fine alla sua vita. Era molto affamata, così divorò forsennatamente i due cadaveri, spargendo sangue e lasciando solo le loro ossa.

Nykla, mossa da sentimenti contrastanti, tra cui compassione, orrore e ripugnanza, generati dall’azione appena compiuta, fuggì velocemente dalla scena del delitto. Dopo un chilometro di corsa ininterrotta, la lupa iniziò a sentirsi stanca e indebolita dalla lotta, anche perché aveva perso molto sangue da quella ferita al fianco. Stremata, si accasciò a terra e svenne ritornando alla sua forma umana.

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Capitolo 2
*** Il risveglio ***


Il risveglio CAP. 2 - Il risveglio

Si svegliò in un letto, situato a lato in una piccola stanza di una casetta di legno. Nykla era molto confusa: Dove sono? pensò.

Si guardò intorno e vide un ambiente rustico, tipico della zona alpina a cui era abituata e questo la fece rilassare un poco. Aveva un leggero mal di testa e la pervadevano sensazioni strane, sconosciute, ma non si ricordava cosa fosse successo la sera prima. Se si fosse svegliata a casa o in un ospedale avrebbe pensato a una “notte da leoni” oppure a una qualche brigata se si fosse ritrovata in carcere, ma non riconosceva nessuno di quei luoghi in quella luminosa stanzetta.

Un’anziana donna entrò e parlò in francese:

-Bonjour, mademoiselle. Comment ça va?-

Nonostante molti nella zona di confine del Piemonte con la Francia parlassero entrambe le lingue nazionali, Nykla comprendeva solo l’italiano e non le era mai interessata la conoscenza di altre lingue all’infuori della propria; inoltre, a scuola non prestava particolare attenzione alle lezioni, quindi non aveva mai imparato neanche l’inglese.

La donna, avendo notato che la ragazza non aveva risposto, ritentò in italiano.

-Ben svegliata. Come ti senti?-

L’accento non era fortemente marcato, inoltre aveva utilizzato l’italiano immediatamente dopo il francese, senza passare per l’inglese, perciò Nykla dedusse che dovevano trovarsi in un qualche luogo in Francia poco distante dall’Italia.

Rispose chiedendo a sua volta dove si trovassero, ma l’anziana signora disse solo che erano in una foresta alpina.

In una foresta? Ma come diavolo ci era arrivata? Nykla cercò di risalire agli avvenimenti della serata partendo dal pomeriggio, che si ricordava bene.

Dopo pranzo aveva litigato con il padre, come accadeva molto spesso ultimamente. Avevano iniziato quando lui l’aveva rimproverata perché non gli aveva detto che sarebbe andata a farsi un tatuaggio il giorno seguente. Lei era sbottata dicendo che poteva fare quello che le pareva quando voleva, ma il padre aveva reagito tirandole uno schiaffo. La ragazza inizialmete era rimasta basita, poi, però, aveva sibilato, in preda alla rabbia:

-Sei patetico, sai solo menare, mai una volta che ti esprima a parole. Se mamma fosse ancora qui, non avresti agito in questo modo e magari ci sarebbe stato più affetto in questa casa. Sei un fallito, senza di lei non sei niente!-

Poi era uscita ed era andata a casa di Rebecca per sfogarsi e, dopo che Gianlu e Fede erano passati da loro, erano andati insieme all’Olimpico, l’unica discoteca di quella città.

Da lì in poi i ricordi si facevano nebulosi, ma improvvisamente la realtà la travolse.

Oh, porca miseria...pensò quando si rese conto di cosa era successo nella foresta.

Devo andarmene. Subito.

L’ospite nel frattempo era uscita e quando Nykla tentò di muoversi, sentì una fitta di dolore al fianco sinistro, poprio dove il cane l’aveva morsa, e le scappò un gemito. Si tirò su la maglietta aspettandosi di vedere uno squarcio, ma notò una grande fasciatura bianca che le circondava completamente il fianco.

Al rumore di passi seguì l’ingresso della signora che aveva portato la colazione: latte e biscotti. La ragazza era solita bere un espresso la mattina, anche se il latte le piaceva lo stesso, ma non aveva fame, era completamente sazia. Declinò l’offerta e scrutò attentamente il volto della donna: profonde rughe la segnavano e le davano un’aura austera e gentile, il naso affilato e le labbra sottili erano in contrasto con i grandi occhi celesti, infine i capelli grigi erano raccolti con cura in uno chignon.

Chissà cos’aveva pensato quando l’aveva trovata svenuta nella foresta, forse sapeva. Nykla s’insospettì e sperò che non facesse domande. Quasi avesse sentito la preghiera implicita della ragazza, la vecchia donna non chiese niente riguardo alla notte scorsa, ma riesaminò la ferita e, dopo averla cosparsa con una sostanza appiccicosa e molto profumata, cambiò le bende e portò dell’acqua per Nykla, che bevve con avidità.

Nykla era riuscita a scorgere la ferita, che era decisamente migliorata rispetto a prima. Ma quanto tempo fosse passato non lo sapeva dire, perciò cercò con lo sguardo qualche indizio che la potesse aiutare. Dopo minuti di intensa ma celata ricerca, notò una piccola agenda su un tavolo, che però era irrangiungibile, perciò si decise a chiedere quanto avesse riposato alla sua salvatrice, se si può chiamare così.

-Solo un giorno e qualche ora-. La donna non era di tante parole.

Nykla si fece coraggio e chiese:

-Come mi ha trovata?-

L’altra ci pensò su un attimo, come se stesse decidendo se essere sincera.

-Ho sentito uno sparo, perciò sono corsa fuori e non distante da qui ti ho trovato stesa per terra sanguinante, così ti ho portato in casa e ho fatto il possibile per curare le tue ferite.-

Nykla non la trovò particolarmente convincente, come se avesse detto solo parte della verità.

L’anziana le sorrise e le porse una fialetta.

-Bevi-

-Non...- cominciò Nykla ma non riuscì a concludere perché era stata costretta a bere quel liquido trasparente senza odore. Pochi secondi dopo era caduta in un sonno profondo.

 

Si svegliò improvvisamente, allarmata da qualcosa. Qualcuno stava parlando al piano di sotto, così si alzò e si avviò giù per le scale. Il fianco non le faceva più male e stava complessivamente meglio, nonstante avvesse timore per chi avrebbe trovato al pian terreno. Le scale arrivavano nella sala da pranzo, collegata alla cucina da un arco e al salotto da una porta scorrevole. L’arredamento era più moderno del piano di sopra, ma s’intonava perfettamente con l’ambiente. Attraversò la sala e si accostò alla porta scorrevole per sentire meglio le voci, che però s’interruppero bruscamente. Nykla era stata attenta a non fare nessun rumore: era scalza e indossava solo una camicia da notte grigia.

Ora che si erano zittiti non aveva più senso origliare, perciò entrò, come se fosse stata la sua intenzione fin dall’inizio.

Nella stanza c’erano in tutto quattro persone: la vecchia sua ospite, due uomini –uno seduto sul divano e l’altro appoggiato al muro- e una donna –anch’essa in piedi- mai visti prima. Nykla s’irrigidì istintivamente, non si sentiva a suo agio. Inoltre l’uomo seduto la fissava intensamente con i suoi luminosi occhi grigi.

-La voilà!*- annunciò il secondo uomo staccandosi dalla parete.

Ah, già... come pensava di origliare se quelli parlavano francese?

L’uomo seduto disse qualcosa battendo la mano sul posto vuoto accanto a sè, facendo capire a Nykla che doveva sedersi accanto a lui.

La signora anziana era seduta di fronte a loro e probabilmente comunicò che la ragazza parlava solo italiano poiché la donna le chiese:

-Quanti anni hai?-

Lei sì che aveva un forte accento francese.

-Sedici- rispose Nykla semplicemente.

C’era tensione nell’aria, perciò l’uomo in piedi domandò sorridendo:

-Claudie, potremmo rimanere a pranzo qui, che ci aspetta un lungo viaggio dopo, per favore?-

-Certamente, caro. Vado subito a preparare! Perché non mi aiuti a preparare, Fabien?-

-Va bene, sto arrivando.- rispose l’uomo in piedi, che aveva gli occhi neri.

Nykla non capiva chi fosse quella gente, nemmeno il motivo per cui erano lì quel giorno.

Sentiva degli strani odori e cercò di respirare più profondamente per cercare di identificarli: sentiva odore di terra, di pioggia e di sangue. Infine percepì anche odore di selvaggio: era molto strano, ma non le sembrava nuovo. Proveniva dai tre nuovi individui e questo non le fece che diffidare ancora di più di loro. Avrebbe voluto andare via, ma se avesse provato a scappare, qualcuno l’avrebbe acciuffata di sicuro immediatamente.

Smise di pensarci e aspettò che il pranzo fosse pronto rimanendo lontana da tutti.

 

A tavola vennero servite grosse bistecche al sangue e della verdura, a parte, però.

La bistecca di Nykla aveva un odore invitante, ma preferiva il sapore della carne fresca, di una preda appena uccisa... Non si era resa conto che le stavano brillando gli occhi, ma sentì solo il peso dello sguardo di Alice –il nome della donna più giovane l’aveva scoperto solo pochi minuti prima-.

Mangiò velocemente e bevve molto, poi iniziarono a farle delle domande. Come ti chiami, di dove sei, cosa studi...

La ragazza inizialmente non sapeva se rispondere con sincerità alle sue domande, però poi pensò che probabilmente lo sapevano già, poteva essere una prova. Come nome riferì quello nuovo, anche se sapeva non fosse prudente.

Le sembrava di essere a quei gruppi di ascolto:

Ciao, come ti chiami?

Ciao, mi chiamo Nykla.

Ciao Nykla. (tutti, in coro)

Parlaci dei tuoi problemi, Nykla.

Ho deciso di frequentare una scuola di basso livello perché mi fa schifo studiare. Inoltre non ho amici veri e quei pochi che ho mi credono dispersa.

Poi le chiesero della famiglia:

-Chi sono i tuoi genitori?-

Lo sguardo di Nykla si fece improvvisamente duro.

-Mio padre lavora in una tabaccheria ma riceve benefici da degli amici e mamma è morta di parto-

I commensali si scambiarono qualche occhiata e l’uomo che veniva chiamato “Boss” riprese:

-Sei stata aggredita ultimamente?-

Se me lo chiedono, sanno. A Nykla vennero in mente le leggende sui licantropi, che trasformano gli umani con un morso, un po’ come i vampiri. Secondo altre versioni i licantropi si trasformavano improvvisamente quando i vampiri nei paraggi aumentavano, ma, presupponendo che i vampiri non esistessero, come aveva fatto lei a trasformarsi senza nessun morso?

Un’ombra passò sul viso della ragazza, ma infine decise di rispondere la verità: no.

Il Boss si alzò in piedi, seguito a ruota dagli altri due, e disse:

-Bene, è ora che tu ci segua.-

 

TRADUZIONE (dal francese):

*Eccola!

NOTA DELL'AUTRICE

Ciao a tutti!

Ecco qui il secondo capitolo della mia storia (scusate se ci ho messo un po', ma ho avuto un blocco terribile...)!

Spero che vi sia piaciuto e mi piacerebbe che recensiate, perché ho proprio bisogno di sapere cosa ne pensate. :) Mi raccomando, senza peli sulla linua, sia recensioni positive sia (e soprattutto) negative, in modo che possa migliorare ;)

Grazie per aver letto!

Vostra meme_97

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Capitolo 3
*** Il Troupeau des Esprits ***


Il Troupeau des Esprits

CAP. 3 – Il Troupeau des Esprits

 

Dopo che ebbero caricato Nykla sul sedile posteriore dell’auto del Boss, una Peugeot nera, Fabien e Alice le si sedettero ai lati e il proprietario si mise a guidare.

Dopo svariati minuti di ostinato silenzio, Nykla sbottò:

-Cosa volete da me?-

Il Boss la guardò attraverso lo specchietto retrovisore interno, sarcastico. –Prova a immaginare: cosa può aver fatto un Solitario una notte di luna piena?-

Probabilmente non sanno che è stata la mia prima luna piena...

Nykla gli ringhiò contro, ormai era inutile fingere.

-Anche voi sentite il bisogno di uccidere, non siete sicuramente migliori di me.-

Intervenne Alice:

-Senti ragazzina, non devi essere furiosa con noi perché siamo qui per aiutarti a chiarire le idee su questa faccenda. Sappiamo chi sei, ma non abbiamo la certezza che fossi tu quel lupo avvistato qualche notte fa.-

-Devi essere sincera con noi, è importante: sei stata tu ad uccidere la nostra Sentinella?- proseguì il Boss.

Nykla non capiva a chi si stesse riferendo, ma sperava non a quel povero vecchio che aveva ucciso. Imprecò mentalmente e non disse nulla perché i lupi mannari avevano un sesto senso così sviluppato da capire se qualcuno stava mentendo o no.

Il Boss strinse gli occhi. –Abbiamo un testimone oculare che ci saprà dire se sei stata tu non appena ti sarai trasformata.-

-E se non mutassi?-

Le labbra dell’autista s’incresparono in un sorriso. –Ne dubito fortemente-.


 

Dopo mezz’ora di viaggio l’auto si fermò e costrinsero Nykla a scendere dall’auto. La condussero in uno strano edificio: era molto basso ma molto grande, però, non appena varcarono la soglia, la spinsero giù per una gradinata e si ritrovarono davanti a un lungo corridoio. Sorpassarono molte porte e arrivarono fino a quella in fondo, che portava a una stanza enorme. Dall’esterno l’edificio poteva sembrare di costruzione fascista, ma l’interno era in stile molto più moderno e come colore regnava il bianco.

La stanza in cui Nykla era stata quasi trascinata era attraversata longitudinalmente da una parete in vetro e si poteva accedere all’altra parte tramite due porte situate accanto alle pareti opposte. Nykla fu costretta ad attraversare quella a sinistra e notò che le porte erano due perché anche la parte opposta all’ingresso era divisa a sua volta.

Nykla si sentiva completamente esposta e, quando i due lupi mannari uscirono dalla frazione di stanza chiudendosi ermeticamente la porta alle spalle, comprese che volevano sottoporla a una sorta di interrogatorio. Scoprì anche che il vetro non lasciava trasparire nulla dell’esterno, lasciandole la certezza delle intenzioni degli altri licantropi.

Calcolò infine le probabilità di successo di una fuga improvvisa e non fu stupita dal fatto che fossero veramente poche: nell’area più ampia vi erano il Boss, Alice, Fabien e altri quattro licantropi armati di fucili, inoltre la porta era impossibile da aprire e i vetri infrangibili, oltre che isolanti da qualsiasi suono o rumore.

Nykla riusciva a vedere solo oltre la parete di vetro più corta, quella che, probabilmente, la divideva dalla stanza dell’interlocutore, che ancora non era presente.


 

La ragazza si sentì improvvisamente sola, le vennero in mente gli amici che aveva abbandonato e il padre con cui aveva litigato. Lei lo disprezzava perché lui l’aveva delusa profondamente, lasciandole un vuoto nella vita, ma lei ora sentiva il bisogno di qualcosa di familiare, che la riportasse indietro nel tempo. Tanti avvenimenti erano accaduti in un lasso di tempo troppo piccolo per poter essere sopportato, ma Nykla se n’era resa conto solo in quel momento in quella gelida stanza.

I suoi pensieri s’interruppero bruscamente quando il suo interlocutore fece il suo ingresso plateale. Nykla si irrigidì istintivamente e iniziò a ringhiare sommessamente, guardando con occhi strettissimi la figura di fronte a sè. Il respiro le divenne affannoso, i suoni si amplificarono, il tempo rallentò e lo spazio si dilatò: la sua attenzione era completamente catturata dal vampiro a soli tre metri di distanza da lei.


 

Per Nykla passarono i dieci secondi più lenti della sua vita, ma non si trasformò come ogni altro lupo mannaro avrebbe fatto. No, lei non lo fece perché la Luna non le aveva insegnato a odiare quella specie, anche se –se lo ricordava solo ora- l’aveva messa a conoscenza della sua esistenza.

Mantenne un autocontrollo formidabile, chiuse gli occhi, fece dei respiri profondi e cercò di rilassare i muscoli. Ancora con gli occhi chiusi, parlò:

-E così è un vampiro il testimone oculare di cui parlavate.-

A questo punto Nykla aprì gli occhi e soffermò a esaminare i tratti del vampiro: non era per niente attraente, era dai capelli castani, gli occhi di un azzurro chiarissimo e la pelle diafana, inoltre aveva circa una trentina d’anni quando era stato morso, ma non sembrava un esemplare giovane. Nykla proseguì:

-Mi sorge spontanea una domanda: se i lupi mannari sono così territoriali da considerare proprie le prede nel loro territorio, come mai un vampiro girava a piede libero vicino alla sfortunata Sentinella?-

-Questo non ti riguarda affatto- rispose gelido il vampiro. Lui osservò a lungo lo sguardo della ragazza, poi scorse con gli occhi il resto del corpo. Era come se stesse aspettando qualcosa, ma alla fine parlò:

–Sono qui per farti luce su alcuni fatti apparentemente inspiegabili e, prima, sullo stile di vita tua e dei tuoi simili-

Nykla era interdetta, non dovevano farle delle domande per scoprire se era stata lei a uccidere quel vecchio? Rimase sulla difensiva e rispose acida:

-So come vivono i miei simili: in branco-

-Sì, ma non sai altro. Se non mi interrompessi più...- e qui fece una pausa a effetto –Tu sei nata nel territorio del branco più potente di tutta Europa, il Troupeau des Esprits* e come membro di tale devi rispettare le sue leggi-.

-Non capisco: tutti i lupi uccidono durante la Luna piena...-

Il vampiro alzò un sopracciglio e le rivolse uno sguardo così penetrante da farla ammutolire immediatamente.

-Quando i lupi sono in un Branco, durante la Luna piena sono molto più posati, hanno addirittura la consapevolezza di ciò che fanno, quindi escono semplicemente per una quasi ordinaria battuta di caccia.

I Solitari, al contrario, non hanno idea di come controllarsi e vanno alla ricerca di sangue come segugi selvaggi, uccidendo tutti coloro che intralciano il loro cammino.-

Smise di parlare e osservò Nykla in attesa di una sua reazione, ma lei rimase imperturbabile, così riprese: -Bene, vediamo se quello che ti sto per dire susciterà in te qualche emozione. Tua madre è morta di parto giusto?-

Nykla comprese la sua strategia: voleva renderla così furiosa da farla trasformare per la rabbia.

Che bastardo. Era una tecnica sporca perché tutti i lupi trattenevano a stento la rabbia.

Nykla annuì: le era venuto improvvisamente un groppo in gola da non farla parlare.

Il vampiro sorrise.

-E lo sai perché?-

Lei scosse la testa. Ormai il vampiro le aveva catturato completamente l’attenzione.

-Perché è stata morsa da un licantropo proprio quando era incinta e tu sei nata durante la sua prima Luna piena, proprio prima che si trasformasse, ma debole com'era, non è riuscita a sopravvivere, ma tu si. Evidentemente il veleno si è trasmesso a te e ora sei una Mezzosangue, per questo ti sei trasformata a sedici anni per la prima volta e non quasi appena nata come quelli nati da genitori entrambi lupi. Però sei stata più veloce di quelli nati da genitori di sangue diverso, perché tua madre è stata morsa nella pancia, proprio sopra di te-.

Nykla lo guardava con occhi sbarrati. Come diavolo faceva a sapere tutte quelle cose di cui neanche gli altri lupi erano a conoscenza?

Lui proseguì implacabile.

-Ma ti dirò di più: so anche chi ha morso tua madre, provocandone così la morte-.

Fece cenno di entrare a qualcuno dall'altra parte del vetro.

-Uno di loro tre è il responsabile di tutto questo. Ah, mi sono dimenticato di precisare che è stata un'intenzione programmata-.

Nykla rimase stupita da vedere chi era entrato nella sua piccola prigione di vetro: il Boss, Alice e un uomo di quelle che facevano da guardia, perciò aveva un fucile in mano.

Nykla era tesa come una corda: sapeva che sarebbe scattata contro chi avrebbe indicato il vampiro, ma sarebbe stata comunque in netta minoranza numerica. Non le importava che avrebbe rischiato la vita, bravama la vendetta.

Quel viscido essere era riuscito a farla infuriare, l'avrebbero scoperta e sarebbe stata la fine per lei. Non poteva permettere che ciò accadesse, però ora aveva un motivo per essere furiosa: uno di loro aveva intenzionalmente ucciso sua madre, ma per quale motivo?

Si sentiva anche tradita da quei licantropi che erano venuti a prenderla a casa della vecchia, sperava che almeno loro non avessero ordito un piano così crudele. C'era ancora l'altro individuo, armato però...

Il vampiro prese parola:

-Prima te li presento: a partire da sinistra abbiamo il Boss, che è il capobranco, Jacques, capo delle guardie armate e Alice, principale intermediaria tra vampiri e licantropi.-

Nykla aveva iniziato a ringhiare, non avrebbe resistito alla tentazione di aggredirli.

-Nessuno di loro tre sapeva che saresti stata tu la figlia della sua preda, ma ora che ti ha qui di fronte agli occhi, dovrebbe essere orgoglioso del suo operato, non è vero Boss?-

Senza indugiare alquanto, Nykla urlò e, diventando lupo, si lanciò contro il capobranco. Il Boss fu veloce a trasformarsi, ma Jacques lo precedette sparando contro l'assalitrice, colpendola nella gamba destra.

Lei ululò ma non si fermò: andò addosso al Boss e lo morse alla zampa sinistra con tutta la forza che aveva. Lui però si difese dandole una zampata e mordendola alla schiena, ma lei si divincolò e si difese dalla lupa Alice che la stava per attaccare da dietro. Nykla cambiò bersaglio: saltò addosso a Jacques e gli strappò il fucile di mano, non prima di essersi presa una pallottola nella zampa; il sangue le colava a fiotti. Il suo bel manto nero, grigio e bianco, secondo un'uniforme sfumatura a partire dall'alto in ordine di colore, era sporcato da chiazze di sangue rosso scuro, quasi nero.

Gli occhi verdi le scintillavano in modo inquietante, assetati di sangue.

Ululando, tentò di difendersi ancora dagli attacchi degli altri due, ma fu infine sopraffatta.

Non riusciva a reggersi sulle quattro zampe, era stesa sulla schiena tentando di ferire in qualche modo gli assalitori con le zampe.

Il sangue bagnava il pavimento e si era cosparso come una macchia intorno a lei.

Erano terribili quei musi ringhianti che tentavano di darle il colpo di grazia dopo aver sentito il vampiro affermare che era lei l'assassina Solitaria.

Qualcosa le si insinuò nell’animo: l’istinto di sopravvivenza. Non voleva morire, non ancora. Doveva scoprire perché era venuta alla vita con del sangue animale, doveva scoprire per quale motivo proprio sua madre era stata presa di mira dal lupo. Perciò si atteggiò umilmente per ricevere la grazia, stentando le parole e sputando sangue:

-Per favore...basta. Farò qualsiasi cosa mi chiediate...per favore.-

Era molto umiliante implorare pietà, ma non aveva alternative.

Appena sentite pronunciare quelle parole, i lupi si fermarono immediatamente e sgranarono gli occhi. Alice addirittura fece un balzo indietro con un ringhio.

Jacques, che non si era trasformato, era rimasto di stucco, tanto che disse:

-Com'è possibile?-

Nykla si mise su un fianco e continuò:

-Aiuto...per favore...-, poi tentò di alzarsi, ma vide nero e piombò di nuovo per terra, svenuta.


 

Riprese a fatica i sensi un'ora dopo ed era ancora nella sua forma di lupo, anche se le sembrava assurdo.

Le avevano ripulito il sangue, estratto le pallottole dal suo corpo e fasciato le ferite.

Ma non avevano deciso di giustiziarmi? Pensò subito Nykla.

Si trovava in un letto di foglie e arbusti, con una coperta addosso, in una stanza abbastanza scura, molto più accogliente della bianca sala degli interrogatori. Era sola e lo spazio angusto, ma non si sentiva a disagio, anzi quasi al sicuro.

Sarà una cella da ospedale. Ipotizzò la ragazza.

Sentiva dolore solo anche a stare ferma, quindi non osò muoversi, ma rimase stesa su un fianco come l'avevano posata.

Mezzosangue. Questa parola le rimbombava in testa senza pietà. Le venne il magone quando pensò a sua madre, uccisa dal capobranco per nessun motivo apparente.

È colpa mia. Cosa ho fatto per meritarmi questo? È stata sacrificata mia madre per farmi venire al mondo così come sono, ma perché? È ingiusto. Le salirono le lacrime agli occhi, ma si costrinse di non piangere. Le sorse poi un dubbio, perché voleva eliminarla se aveva deciso lui di farla nascere così? Era veramente strano.

Il Boss. È stato lui a provocare tutto questo. Le salì una rabbia improvvisa, pensando a una madre che non aveva mai avuto, la cui assenza le aveva rovinato la vita a causa dell'inettitudine del padre.

Iniziò a guaire sommessamente, come se fosse un pianto, e la disperazione la attanagliò. Si addormentò così, con la tempesta nel cuore.


 

Venne svegliata dai passi di una figura entrata nella stanza per portarle da bere: era Alice.

Alla sua vista, Nykla sobbalzò, ma sentì prontamente fitte di dolore da tutto il corpo. Quando Alice posò la ciotola a terra, Nykla biascicò un grazie e iniziò a bere. L'altra, nel frattempo, si era seduta in un angolo con le braccia intorno alle ginocchia e la stava osservando con occhi attenti, provando un brivido nel sentirla parlare ancora.

Nykla, finito faticosamente di bere, guardò la donna e, facendosi coraggio, le chiese perché l'avessero risparmiata.

Alice spalancò gli occhi e, dopo qualche minuto di silenzio, rispose:

-Principalmente per due motivi: primo, non capisco come, ma sei immune all'argento: ti provoca solo normali ferite, che si rimarginano in fretta. Per tutti gli altri lupi è molto più dannoso: rende nervosi e i tagli non si chiudono se non con erbe particolari. È per questo che sei riuscita a uccidere la nostra Sentinella, il vecchio era armato di un fucile a proiettili d'argento, come quello di Jacques, e, quando ti ha colpito, avresti dovuto provare molto più dolore e calmarti subito.

Secondo...- fece una pausa per massaggiarsi le tempie con le dita. Chiuse gli occhi e finì:

-puoi parlare mentre sei trasformata.- Ora riaprì gli occhi la guardò. -Nessuno riesce, nessuno può, non era mai successo prima!- Stava gesticolando forsennatamente -Pensavo fosse impossibile, i lupi non comunicano con la voce, utilizzano il linguaggio del corpo, ma invece mi sbagliavo.-

Ah, ecco perché non era mai successo prima che una Sentinella venisse uccisa da un licantropo, essendo armata di un fucile con proiettili d’argento avrebbe sconfitto facilmente qualsiasi Solitario.

Per Nykla era troppo: in una manciata di giorni aveva scoperto di essere un licantropo Mezzosangue che adora mangiare carne cruda, ma può parlare da lupo ed è immune all'argento. Sentì improvvisamente bisogno di qualcosa che le ricordasse la vecchia vita: voleva ardentemente dell'alcol. Nykla sbottò all'improvviso:

-Lo so, sono un mostro: mi piace sbranare la gente e sono un lupo parlante! Sono solo una stupida ragazzina alcolizzata di cui non gliene frega niente della scuola e pensa solo ai ragazzi, ormai diventati tutti prede gustose. Odio me stessa, era meglio che fosse sopravvissuta mia madre, forse lei mi avrebbe resa felice. Tutti mi odiano o hanno paura di me: sono stufa di vivere così! Ai miei amici non importa veramente di me, sono falsi e mi tengono con loro solo perché più gente compone il loro gruppo, più si sentono importanti. Neanche mio padre mi ama realmente. La mia vita è un inferno e non migliorerà di certo ora che avete in mente una punizione diabolica per i miei atti ingiuriosi verso quel vecchio rimbecillito che chiamate Sentinella e verso il vostro capobranco!-

I suoi arti urlavano allo stesso modo, solo che era per il dolore.

Alice strinse gli occhi e le rispose ringhiando:

-Credi che la mia vita sia migliore della tua? Sei solo stupida se credi di essere una vittima: io sono una Purosangue, ma i miei genitori sono stati uccisi dai vampiri perché svolgevano il mio stesso lavoro, che prima non aveva regole ed era quasi normale uccidere i Messaggeri. Sono scomparsi quando avevo undici anni e, quando seppi come erano morti, decisi di seguire le loro orme e diventare un Messaggero anch'io, proprio per evitare che quei bastardi ammazzassero qualcun altro a cui volevo bene, per questo li ho sempre detestati. Siamo spesso in aperta ostilità con loro e solo i Messaggeri possono attraversare il confine che ci separa, però siamo scortati da guardie armate di spade argentee, che ci segnano una parte del corpo per indicare che hanno ricevuto il messaggio. Tu non hai idea del dolore indicibile che sale dal taglio fino alla testa: è terrificante. Ma tu questo non lo puoi sapere, nè lo saprai mai.-

Alice la guardò con disprezzo e la insultò in francese.

Nykla guardò in basso, buona parte della rabbia era sbollita, anche se l'orgoglio la pungeva come uno spillo.

-Mi dispiace per i tuoi genitori...- Non riuscì ad aggiungere nient'altro.

E anche per le tue ferite... Ma questo non lo disse.

Era veramente sorpresa di sapere la storia della tanto misteriosa Alice ed era anche seriamente dispiaciuta per quello che era successo ai suoi genitori, ma continuava a sentirsi una vittima.

Alice si alzò, prese la ciotola vuota senza guardarla e in silenzio uscì.

Nykla pensò con stizza che non riusciva a mantenere un rapporto sereno con nessuno, finiva sempre col litigare: succedeva con il padre e con gli amici, ora anche con Alice.

Rimase stesa sul giaciglio con gli occhi aperti per molto tempo prima di riuscire ad addormentarsi di nuovo.


 

Si svegliò dopo una mezz'oretta e non dovette attendere a lungo prima che qualcuno entrasse. Questa volta era una ragazza di circa vent'anni che portava un kit medico e dei vestiti con sé. La ragazza appena entrata esordì subito:

-Ciao. Sono Cécile e sono il tuo medico: ti ho curato e medicato.-

Sorrise anche in modo rassicurante.

Nykla la salutò e pensò subito che fosse troppo giovane per aver studiato medicina, così decise di informarsi.

Cécile rise e le spiegò che i lupi non seguono i corsi di studi degli umani, anzi, decidono fin da subito quale sarà il loro lavoro e vengono istruiti per quello, in modo da lavorare già da giovani e avere il proprio ruolo nella società del Branco.

Poi una domanda si insinuò nella mente di Nykla:

-Tu mi disprezzi?-

Cécile aveva iniziato a rovistare nel suo kit medico e, a sentire questa domanda, scoppiò di nuovo a ridere e rispose:

-Certo che no! E perché dovrei?-

Nykla rimase di stucco: ma dove vive questa?

-Mah, ero stata condannata a morte...-

Cécile la guardò sorridendo.

-Io sono un medico: non mi interessa chi sei o cosa hai fatto se sei ferita, sei una mia paziente e ti curerò fino a quando starai bene. Io antepongo sempre il mio lavoro alla politica e a qualsiasi altra cosa.-

Nykla si sentiva sollevata e provava addirittura ammirazione per quella ragazza: aveva una sua filosofia di vita e amava il proprio lavoro.

Cécile le chiese di ritornare umana, per poter riapplicare le bende.

Nykla eseguì, anche se con fatica. Le vennero pulite di nuovo le ferite, applicate nuove bende e offerti nuovi indumenti: biancheria intima nera, dei pantaloni elastici abbastanza larghi di colore nero e una maglia a maniche corte grigia, anch'essa morbida ed elastica.

Nykla si rese conto solo ora che i licantropi non indossavano scarpe e comprendeva bene il perché.

Ringraziò e Cécile la aiutò a fare del moto per recuperare la sensibilità nelle gambe.

Infine Cécile le indicò alcuni esercizi da fare in sua assenza, poi salutò e se ne andò promettendo che sarebbe tornata presto.


 

Nykla stava eseguendo un esercizio particolarmente ostico, quando Alice le portò una bottiglia d'acqua. La donna filò via non appena ebbe consegnato l'oggetto.


 

Dopo alcuni giorni di riabilitazione e prigionia alquanto noiosi, entrò Fabien annunciando che Nykla era chiamata a parlare con il Boss.

Nykla era tesa e iniziò ad avere paura di ciò che il Boss le avrebbe detto. Era però abbastanza convinta che non la volesse ricondannare a morte, visto che aveva mandato Cécile a curarla.

Fabien l'accompagnò lungo un dedalo di corridoi, situati al piano terra dell'edificio, e Nykla capì di essere arrivata a destinazione quando si fermarono davanti a una porta con due guardie armate.

Fabien, prima di aprire la porta, le sussurrò:

-Questa non sarà una visita di cortesia-.

Nykla si spaventò e cercò di incrociare il suo sguardo, ma aveva ormai perso la sua attenzione.

Quando Fabien le fece segno di entrare, si ritrovò in una stanza rettangolare più grande e ariosa di quanto pensasse: ampie vetrate illuminavano l'interno e due enormi archi portavano a due stanze adiacenti di altrettante proporzioni. Quella a destra era più scura e ricordava la natura: doveva essere il giaciglio del lupo. Quella a sinistra, invece, ospitava un grande ring circolare, dove si svolgevano combattimenti e anche dove veniva sfidato il capobranco da un nuovo pretendente.

La stanza centrale sembrava un salone per i ricevimenti e le feste perché vi erano molti sofà bassi, dei tavoli, degli strumenti d'intrattenimento. Al centro, davanti ai sofà, era posizionato un trono, sul quale era seduto il Boss, che la guardava impassibile. Al suo fianco vi erano alcuni uomini e delle donne che Nykla non aveva mai visto prima, a parte Jacques e il vampiro.

Nykla sperava che Fabien l'avesse seguita, invece era rimasto fuori. Ora si sentiva ancora più sola.

Il Boss le indicò uno dei sofà.

-Siediti, prego-

Nykla ingoiò forte e si sedette. Il Boss riprese:

-Ho deciso di risparmiarti l'esecuzione dal momento che hai implorato pietà. Hai affermato inoltre che avresti eseguito qualsiasi mio ordine pur di aver salva la tua vita. Bisogna considerare, però, che hai infranto molte delle nostre leggi: hai ucciso e ti sei cibata di una Sentinella e del suo cane, non mi hai confessato le tue azioni e mi hai aggredito senza esitazione. Saresti dovuta morire, ma sono magnanimo e ti concedo una possibilità: se rimani nel territorio dei vampiri, corrispondente circa al cantone italiano in Svizzera, per tre mesi esatti, potrai continuare a vivere, altrimenti sarai giustiziata. I territori neutrali saranno setacciati e se vieni trovata in quelle zone verrai uccisa sul posto, inoltre, anche se uccidi un licantropo procederemo con la tua esecuzione. Ti consiglio di pensarci se non vuoi che il mio amico vampiro Dario si nutra di te fino a lasciarti a secco, diciamo.-

Nykla era paralizzata, mandarla nel territorio dei vampiri sarebbe stato come mandarla a morte. Le parole del Boss risuonavano distorte nell’accogliente stanza in cui erano, tanto da rendere sinistro l’intero ambiente. La ragazza si riscosse e cercò di ribattere:

-Ma non potete mandarmi là: mi ammazzeranno non appena passerò il confine! Potrebbero pensare inoltre che sia un attacco da parte tua!-

Il Boss sorrise malevolo.

-A questo dovrai pensarci tu, visto sei così brava a esprimerti in qualsiasi forma. Torna domani con la risposta-.

Nykla imprecò mentalmente contro il Boss, che aveva rivoltato il suo dono verso lei stessa. Non pensava che potesse arrivare a tanto, iniziò a odiarlo con tutto il cuore e, mentre tornava verso la sua cella con passo lento e sguardo torvo, per tranquillizzarsi, si immaginava i metodi che avrebbe potuto utilizzare per uccidere il Boss con una morte lenta e dolorosa.


 

TRADUZIONE (dal francese):

*Branco degli Spiriti
 

NOTA DELL'AUTRICE

Ciao a tutti! Scusate se ci ho messo tanto ma sono stata in una sorta di isolamento senza computer e non potevo scrivere un tubo! D: Però ora sono tornata e spero di tornare più spesso con nuovi capitoli! Ah, mi raccomando, recensite che sono veramente utili le vostre opinioni e i commenti su questa storia! J

Grazie per aver letto e a presto! :)

 

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