L'oggetto dei desideri

di LadyDaredevil
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** Capitolo III ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV ***
Capitolo 5: *** Capitolo V ***
Capitolo 6: *** Capitolo VI ***
Capitolo 7: *** Capitolo VII ***
Capitolo 8: *** Capitolo VIII ***
Capitolo 9: *** Capitolo IX ***
Capitolo 10: *** Capitolo X ***
Capitolo 11: *** Capitolo XI ***
Capitolo 12: *** Capitolo XII ***
Capitolo 13: *** Capitolo XIII ***
Capitolo 14: *** Capitolo XIV ***
Capitolo 15: *** Capitolo XV ***
Capitolo 16: *** Capitolo XVI ***
Capitolo 17: *** Capitolo XVII ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***


L’OGGETTO DEI DESIDERI
 

Capitolo I

 
L’aula era silenziosa. I ragazzi, seduti in banchi da due, erano intenti nella preparazione della pozione. Era una prova importante, perché la riuscita di questa pozione gli avrebbe fatto guadagnare il primo voto del loro sesto anno. Non potevano sbagliare proprio adesso e mettere il professor Piton sul piede di guerra. L’importante era mantenere il livello della sufficienza. Capo basso e mani attente: questi erano gli ingredienti per non attirare l’attenzione del professore.
Ma nell’aula non tutti erano concentrati sul calderone e sui numerosi ingredienti. Qualcuno sembrava nel bel mezzo di una discussione.
“Ma stai parlando di…”
“Shh, potrebbe sentirti!”
I due ragazzi si voltarono in fretta, per accertarsi che la persona in discussione non li avesse sentiti. Tirarono un sospiro di sollievo quando si resero conto che il ragazzo era così attento alla miscela che aveva sotto gli occhi da non accorgersi di quello che gli accadeva intorno.
“Aspetta, fammi capire… Non mi stai prendendo in giro?”
“Certo che no, è un pensiero che mi ossessiona ormai da tempo”
“Da quanto tempo?” chiese il ragazzo dai capelli rossi, sussurrando le parole per non farsi sentire.
“Non lo so, sono anni, ma che importa?!”
“Eh! Importa a me… sono anni. Dean? Anni?”
“Non è colpa mia. Non posso farci niente”
Ron abbassò il capo, continuando però a guardare di sottecchi il suo amico. Non poteva credere a quello che gli aveva appena rivelato. Non credeva che una cosa così grande potesse essergli sfuggita in modo così clamoroso. Eppure era sempre stato sotto i suoi occhi. E lui, non si era accorto di niente. Per anni.
“Ma, aspetta… non stiamo parlando di una cosa passeggera?”
“Lo credevo anche io, ma ormai… Ron, ne sono sicuro”
“Sicuro?”
“E’ amore” sentenziò Thomas, portandosi una mano al petto.
Solo il suono di quella parola era in grado di far aumentare i battiti del suo cuore, si farlo sentire bene.
Per poco il rosso non rischiò di affogarsi con la sua stessa saliva. Batté il pugno contro il suo petto, cercando di riprendere a respirare correttamente.
“A-amore?”
“Ron, io lo desidero con tutto me stesso. Voglio che sia mio”
Gli occhi del rosso si allargarono, poi tornò a guardarsi intorno, guardingo. Se qualcuno li avesse sentiti parlare in quel modo, di quelle cose… non poteva neanche immaginare cosa sarebbe accaduto.
“Ma tu intendi….”
Non riuscì a finire la frase, era troppo per lui anche solo concepire un pensiero del genere. Non aveva mai creduto che potesse succedere una cosa del genere, non a lui, non al suo amico. Lo aveva visto crescere e maturare, ma non si aspettava questo tipo di cambiamento, così radicale.
“Ron, voglio dire che ogni notte immagino il suo corpo nudo, che mi addormento pensando a quanto le mie mani bramano la sua pelle soffice, a come sarebbe sentire il suo corpo a contatto con il mio, alla sensazione delle sue labbra sulle mie, del sul petto liscio, del suo-”
“Oh miseriaccia!” urlò Ron, ma un attimo dopo si pentì di quello che aveva appena fatto. Si portò una mano alla bocca mentre tutti gli studenti in quella stanza, Grifondoro e Serpeverde, lo fissavano, chi in cagnesco, chi attonito, chi curioso.
Le guance del rosso si infiammarono e il ragazzo, per la vergogna, abbassò lo sguardo, un attimo prima che il professore arrivasse accanto a lui.
Lentamente Piton posò una mano sul banco e si appoggiò a esso, piegandosi leggermente verso il ragazzo.
“Signor Weasley, vuole essere così gentile da condividere con noi i suoi pensieri?” chiese, soffiando le parole tra i denti serrati.
“No, signore. N-non era niente di imp-importante” balbettò, ansioso.
“Perfetto, allora eviterà anche di condividere 50 punti, che verranno immediatamente sottratti a Grifondoro”
“Ma….”
“Altri 50, signor Thomas?”
“No, signore”
Piton, senza dire neppure un’altra parola, si allontanò da loro, tornando alla sua scrivania e sedendosi aggraziatamente, sistemando il mantello alle sue spalle.
I due ragazzi riuscirono finalmente a guardarsi negli occhi, poi si accertarono che nessuno stesse origliando la loro conversazione, ora che avevano brutalmente attirato l’attenzione.
“Dean, io…”
“Lo so, Ron, non ci sono parole”
“E cosa vuoi fare?” chiese il rosso, bisbigliando.
“Voglio dire tutto. Voglio confessare i miei sentimenti”
“Eh? Cosa? No!” esclamò, attento questa volta a mantenere un tono di voce abbastanza basso.
“Devo farlo per forza”
“Quindi… vuoi dire tutto? Vuoi parlare proprio con lui?” chiese e in quello stesso istante si voltò nuovamente a guardare l’oggetto della conversazione, che ancora una volta era assorto nei suoi pensieri.
Anche Dean seguì il suo sguardo, ma i suoi, incontrata la figura dei suoi desideri, si trasformarono, si addolcirono. Dean prese un profondo respiro, poi cacciò l’aria dai polmoni in un sonoro respiro. E questa volta anche Ron si rese conto del cambiamento, percepì il modo in cui Dean lo guardava, notò come il suo sguardo seguisse le linee del suo volto, i suoi movimenti, ogni sua minima espressione. Era palese che provasse qualcosa per lui, ma ancora non riusciva a crederci.
Dean tornò a fissare l’amico. Si piegò leggermente verso di lui e gli appoggiò una mano sul braccio, parlando al suo orecchio in modo confidenziale.
“Sì, voglio parlare con lui. O conosci un altro Harry Potter in questa scuola?”
 

***

 
La lezione passò lentamente, nel silenzio più assoluto. Dopo il secondo richiamo di Piton, Dean e Ron non ebbero più il coraggio di parlare, né di accennare all’argomento. E il rosso non poteva che esserne felice. Non poteva sopportare di sentire ancora una volta il suo amico parlare in quel modo del suo migliore amico. Non riusciva a capacitarsene, e ancora di più temeva la reazione che avrebbe avuto Harry nel momento in cui Thomas gli avrebbe rivelato i suoi sentimenti. Erano entrambi suoi amici, e non voleva che il loro rapporto andasse in frantumi per quella che ai suoi occhi sembrava una cotta adolescenziale, come ne aveva avute anche lui. Ma Dean era stato irremovibile, aveva affermato con certezza che si trattava di vero e puro amore e chi era lui, Ron, per dire che non era reale?
L’unica cosa che sperava era di riuscire a mantenere entrambe le amicizie, di non doversi ritrovare a scegliere tra i due ragazzi, perché sapeva già che il suo cuore lo avrebbe portato sempre e comunque da Harry.
“Andate via” sentenziò Piton, facendo segno agli studenti di lasciare la stanza, nonostante i calderoni fossero ancora fumanti.
I ragazzi non aspettarono un solo attimo, afferrarono le loro cose e iniziarono a dirigersi verso la porta.
Fu lì che Dean e Ron incrociarono Harry, anche se entrambi avrebbero preferito non farlo. Dean perché aveva paura di non riuscire più a nascondere i suoi sentimenti e Ron perché aveva paura che Dean li rivelasse davvero, lì, davanti a tutti.
“Stavate confabulando qualcosa?” chiese Harry avvicinandosi e posando una mano sulla spalla di Dean.
Il ragazzo sussultò a quel contatto. Riusciva a sentire il calore superare gli spessi strati dei suoi indumenti e arrivare dritto alla sua pelle, riscaldandola in un attimo. Chiuse gli occhi e respirò con calma. Si voltò leggermente, scontrandosi con lo sguardo smeraldo dei suoi occhi, profondi e sinceri. Rimase senza parole, ma non poteva far capire a Harry quello che stava pensando in quel momento.
“Assolutamente no, anzi, abbiamo sentito la tua mancanza” rispose, concludendo la frase con una risatina isterica, decisamente poco normale.
“Siete stati voi a mollarmi dietro” lo corresse Harry, facendogli l’occhiolino. Si stava fingendo offeso, ma in realtà stava solo scherzando e questo Dean lo sapeva, anche se una parte di lui avrebbe davvero voluto che Harry fosse geloso di lui, del suo rapporto con Ron.
“Andiamo?” chiese Ron, cercando di interrompere quel contatto di sguardi. Si sentiva irrequieto ora che sapeva tutta la verità, e ancora di più aveva paura che venisse fuori da un momento all’altro.
“Certo” rispose Harry e con la mano fece segno a Dean di precederlo. Il ragazzo abbassò il capo, arrossì e iniziò a camminare, oltrepassando la porta e fermandosi poi ad aspettarlo.
Ma qualcosa si era intromesso tra lui e Harry, o meglio, qualcuno.
“Potter, impegnarti non serve a niente. Neanche tra un milione di anni le tue pozioni potranno avere un aspetto anche solo lontanamente simile all’originale” disse Draco Malfoy, passando accanto al moro.
Si fermò, con le braccia incrociate al petto, proprio davanti a lui.
“Ti è caduta la lingua nel calderone?” chiese, per provocarlo. Non era abituato al fatto che Potter non gli rivolgesse la parola, che non rispondesse a una sua provocazione.
Lo guardò, assottigliando gli occhi, attendendo le sue parole.
“Almeno io sono bravo in tante altre cose. Tu invece, a quanto pare, sei bravo solo con le boccettine”
Ecco il Potter che conosceva. Un ghigno si disegnò sulle sue labbra.
“Oh, ma davvero? E in cosa sei bravo? A fraternizzare con la merda?” chiese, e il suo sguardo si spostò istintivamente sul rosso alle spalle del Grifondoro.
“Malfoy io…”
Ron alzò in aria il braccio, e cercò di superare Harry, ma il moro fu più veloce e si sistemò tra i due, facendo da scudo al suo amico.
“Almeno io fraternizzo con qualcuno. E ho amici, non leccapiedi” rispose Harry, con tono acido, alludendo alla persona accanto a Malfoy, Blaise Zabini, sua ombra e suo amico fidato.
La risposta di Harry spiazzò entrambi, ma riuscirono a  nasconderlo.
“Ognuno ha quel che si merita. La feccia richiama la feccia” concluse Malfoy, ghignando.
Guardò Blaise e i due si scambiarono un segno di intesa, poi procedettero per la loro strada. Malfoy incrociò lo sguardo di Dean che era rimasto per tutto il tempo a osservare la scena, impassibile, senza sapere cosa fare. La Serpe si era intromessa, aveva preso il suo posto accanto a Harry e continuava a provocarlo e a prenderlo in giro. Avrebbe voluto avere più coraggio, per difenderlo, per dimostrare a Harry quello che era in grado di fare, per fargli capire che tra le sue braccia sarebbe stato al sicuro, protetto da qualsiasi persona molesta. Ma non aveva fatto niente, e ora si ritrovava a fissare Malfoy in cagnesco.
“E tu che vuoi?” chiese Draco, con un ghigno disegnato sulla faccia. Per lui Thomas, o come si chiamava, non era altro che un puntino su un foglio pieno di puntini, non significava niente. E di certo non sprecava tempo a parlare con lui. Non aspettò al sua risposta. Si allontanò in fretta, seguito dal suo amico e insieme sparirono tra la massa di studenti.
“Harry stai bene?” chiese Dean preoccupato.
“Ma certo. È il solito Malfoy” rispose, ma il suo sguardo sembrava essersi spento, come se le parole del Serpeverde lo avessero davvero colpito.
Dean abbozzò un sorriso e osservò Harry che lo superava e si dirigeva verso le scale, con Ron alle sue spalle. Era bello anche guardarlo così, da dietro, mentre si allontanava da lui, con passo deciso, mentre i suoi capelli si muovevano leggermente ad ogni suo movimento.
Rimase per un attimo a fissarlo, seguendolo con lo sguardo, poi qualcuno lo colpì per sbaglio mentre gli passava accanto e questo lo fece tornare alla realtà.
Tirò la borsa piena di libri sulle spalle e affettò il passo. Non doveva perdere tempo, doveva raggiungerlo.
 
Fine capitolo I
 
 



Salve a tutti!
Se siete arrivati fin qui vuol dire che avete finito di leggere questo primo capitolo! Spero vi sia piaciuto!
Non voglio trattenervi, ma devo dire qualche parolina su questa storia! Prima di tutto devo precisare che l’idea di questa fan fiction non appartiene a me, ma alla mia cara amica LadyDepp, ed è nata da una delle nostre chilometriche (e produttive) telefonate eheh  XD Ovviamente, oltre a ringraziarla per avermi regalato questa trama, la ringrazio anche per avermi sopportato, mentre le facevo mille domande su come dovevano svolgersi le cose! (lo so, ci vuole parecchia pazienza con me ahah) XD
Altro? Ah sì, devo aggiungere un’altra cosa e spero che questo vi faccia piacere… ho già finito di scrivere la storia, quindi posso già dirvi che la pubblicherò abbastanza in fretta! Così non dovrete aspettare molto per il prossimo capitolo!
Ultima cosa e poi sparisco davvero! Ringrazio tutti quelli che hanno letto questo primo cap! A presto!

LadyDaredevil

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Capitolo 2
*** Capitolo II ***


L’OGGETTO DEI DESIDERI

 
 

Capitolo II
 
Malfoy camminava per il corridoio, solo.
Era notte, nessuno aveva il permesso di trovarsi lì a quell’ora, ma lui era un Malfoy e faceva esattamente quello che aveva voglia di fare, che fosse giusto oppure no.
Aveva voglia di prendere un po’ d’aria, di allontanarsi da quella massa di deficienti dei suoi amici, che non facevo altro che parlare di cose stupide, di stupidi complotti contro i Grifondoro, senza mai concludere niente. Attraversò un corridoio deserto, poi si ritrovò accanto a una statua e si appoggiò a essa. Sentiva il fresco del marmo contro la sua pelle ed era una sensazione davvero piacevole.
Non avrebbe mai immaginato che delle voci potessero giungere alle sue orecchie, proprio lì, in piena notte.
Ci mise un po’ a capire esattamente chi stava parlando e soprattutto di cosa.
Tese l’orecchio, facendo attenzione a non fare il minimo rumore.
“Non devi dire una sola parola, hai capito?”
La faccenda sembrava interessante, e sembrava esserci in ballo qualche segreto. Non poteva proprio fare a meno di sentire, ma le voci erano talmente basse che doveva fare uno sforzo sovraumano per capire tutto.
Voleva avvicinarsi ma non sapeva dove si trovavano le persone che stavano parlando e non voleva rischiare di farsi beccare. Un Malfoy non origlia mai, piuttosto gli altri origliano i suoi importati e interessanti discorsi.
Ma questa volta si trovava lui dall’altra parte, dalla parte di chi è costretto ad ascoltare le parole degli altri.
“Non è possibile!”
La voce femminile, più acuta, gli arrivò immediatamente alle orecchie. Era sicuro di averla già sentita quella voce, fastidiosa per giunta, ma non riusciva a collegare voce e volto.
“Me lo ha confidato lui. E non devi farne parola, hai capito? Se viene a sapere che te l’ho detto, mi uccide” continuò la voce maschile, una voce traballante e un po’ stridula.
Chiuse gli occhi per un attimo e quando capì si maledì per non averlo fatto prima. Come aveva potuto non riconoscere la voce patetica di Weasley? E quella con lui doveva essere per forza la Mezzosangue visto che i due erano praticamente inseparabili.
Ora che sapeva a chi appartenevano le voci, diventava ancora più intrigante sapere di cosa stavano parlando. Se si erano nascosti, nel bel mezzo della notte, in un corridoio deserto – o almeno così credevano loro – ci doveva essere davvero qualcosa sotto. Un segreto che poteva fare al caso suo.
Che riguardasse Potter? Lo sperò vivamente. Poteva nutrirsi di una sana dose di vendetta, per quel Grifondoro che osava rispondergli e provocarlo con le sue parole e i suoi atteggiamenti.
Si sporse leggermente, quanto bastava per poter capire meglio le parole dei due ragazzi.
“Ron, è incredibile quello che mi stai dicendo”
“Immagina me, quando me l’ha detto. Stamattina non eri a lezione, è stato un trauma”
Rimasero un attimo in silenzio. Draco si portò un dito alle labbra e lo mangiucchiò. Di cosa stavano parlando quei due? Potevano anche evitare di essere così evasivi, così criptici, altrimenti non avrebbe mai capito il punto della questione.
“Dimmi cosa devo fare Hermione”
“Io? Cosa vuoi che ti dica?”
“Devi dirmi come mi devo comportare”
“Ma scherzi? Non sono affari miei e non sono neanche affari tuoi”
“Non posso rimanere così, senza fare niente. Sono miei amici, è il mio migliore amico”
Gli occhi di Draco si spalancarono. Ecco! Allora era vero che stavano parlando di Potter, e ora poteva sentire l’acquolina in bocca, perché era proprio quello che cercava: notizie succulente su Potter. Lo vedeva, davanti ai suoi occhi, mentre lui lo umiliava per ciò che aveva scoperto. Gli sembrava di averlo lì, davanti a lui, con i suoi occhi grandi, con il suo sguardo gentile, con le labbra socchiuse per lo stupore, con la sua solita divisa in disordine, messa proprio nel modo in cui Draco odiava di più. Portava sempre la camicia fuori dai pantaloni, la cravatta storta, le maniche troppo lunghe, il colletto alzato. Draco aveva sempre più voglia di strappargli di dosso quella camicia stropicciata, di sciogliere il nodo della cravatta e gettarla lontano, tra al roba scadente. E i pantaloni… avrebbe strappato anche quelli. E…
“Dean lo ama!”
L’urlo soffocato di Ron lo riportò alla realtà, facendolo quasi sussultare. Aveva capito bene? Il Dean di cui parlavano era forse Thomas, quel pezzente che lo guardava quella mattina dopo la lezione? Sì, doveva essere sicuramente lui, perché ora che ci pensava, il ragazzo lo aveva guardato in uno strano modo durante il suo battibecco con Potter. Forse lo aveva guardato in quel modo perché era geloso del Grifondoro o forse non gli andava giù il modo in cui gli parlava. Non che fossero affari suoi, non doveva dare conto a nessuno di come si comportava con Potter.
“Amore è una parola grossa” rispose la ragazza, sussurrando.
“Oh, ma tu non hai sentito quello che diceva… lui lo vuole… lo vuole, vuole…in quel senso”
Draco immaginò la bocca della ragazza aprirsi in una grande O, e per un attimo anche lui rimase sorpreso dalle parole del rossiccio.
Allora Thomas faceva sul serio. Lui voleva davvero Potter, voleva… No, in nessun universo sarebbe stata possibile un’unione del genere. Non immaginava proprio il Grifondoro con quel Thomas, mai e poi mai. E poi Potter era impegnato con quella piattola rossa, nonostante Draco non riuscisse proprio a capire cosa ci trovava in lei. Lui non riusciva a vedere una bellezza in quella ragazza, ricordava ancora la prima volta che l’aveva vista, piccola, insignificante, rossa come d'altronde lo era il resto della famiglia, sempre pronta a elemosinare un po’ di attenzioni da parte di Potter. Quella ragazzina lo disgustava, quasi quanto lo disgustava il fratello, il patetico Weasley.
“E cosa vuole fare?” chiese la Mezzosangue.
“Vuole dire tutto a Harry, vuole dichiararsi” rispose il rosso, cercando di mascherare un brivido di paura che si percepiva chiaramente nella voce.
Dichiararsi? Ma in che anno credevano di essere? Nel 1900? Nessuno si dichiarava più adesso, era tutta una questione di ormoni, di attrazione. Non era qualcosa di razionale, su cui riflettere e fare dolci pensieri. No, era qualcosa di più brutale, di più fisico, un desiderio che nasce dal nulla, anche nelle persone più impensabili, anche verso persone che mai e poi potrebbero piacerti.
“Ha davvero il coraggio di farlo?”
Questa era una domanda che anche Draco si era posto. Quel Thomas aveva davvero il coraggio di dichiararsi a Potter nonostante tutto? Avrebbe anche affrontato l’umiliazione di essere rifiutato?
Per un attimo una strana idea balenò nella mente di Draco, ma cercò immediatamente di scacciarla. L’idea però resisteva, non andava via e, anzi, si faceva sempre più largo in lui l’idea che magari Potter non avrebbe rifiutato i sentimenti del suo amico. Impossibile.
Potter poteva davvero ricambiarlo? Non era possibile che al moro piacessero i ragazzi, non dopo quello che aveva visto e sentito su lui e la Weasley. Ma se così non fosse stato? Se davvero Potter fosse interessato a lui?
Non poteva neanche pensarci, perché la sola idea di vedere il Grifondoro tra le braccia di quel pezzente gli faceva rivoltare lo stomaco, e una strana sensazione si impossessava di lui. E non era gelosia. No, non poteva trattarsi di gelosia. Perché, nonostante Draco non facesse altro che pensare a come umiliare Potter, a come renderlo vulnerabile e a come prendere possesso di lui, non c’era verso che fosse geloso di lui.
Potter era una sua proprietà, solo lui poteva rivolgersi a lui in quel modo, solo lui poteva trattarlo bruscamente. E nessun altro poteva mettere le mani su Potter. Ne-s-su-no.
Thomas poteva illudersi di avere una possibilità con Potter ma la realtà è che non ne aveva neppure una. Lo Sfregiato non gli avrebbe mai dato una risposta positiva, neanche tra un milione di anni. E se un giorno avesse detto di sì a qualcuno, beh quel qualcuno sarebbe stato lui, no Dean Thomas, il patetico Dean Thomas.
“Non so cosa farà… forse vuole scrivergli qualcosa, o forse vuole parlargli. So solo che vuole trovare il momento giusto, ma sarebbe un grande casino” continuò il rossiccio, con la voce tremante.
“Non sappiamo cosa dirà Harry”
“Oh, Hermione, non essere sciocca. Cosa vuoi che gli risponda?”
“Io credo che Harry dir-”
No!
L’orologio iniziò a suonare, rintoccando la mezzanotte. Maledetto orologio, Draco non era riuscito a sentire la risposta della Granger, perché lo stupido orologio doveva ricordargli che era ormai ora di essere nel dormitorio, tra le coperte.
Quando i dodici tocchi dell’orologio furono terminati e finalmente ci fu silenzio, Malfoy si rese conto che la conversazione doveva essere finita perché avvertì dei passi che si stavano avvicinando, nella sua direzione.
Il biondo si appiattì contro la parete, diventando praticamente invisibile, nella semi oscurità.
Aspettò che i due ragazzi fossero passati, Draco li osservò con un’espressione di disgusto stampata sul volto.
Si sporse leggermente, solo per vederli allontanarsi lungo il corridoio. Anche quando sparirono dalla sua visuale, Draco rimase immobile, ancora pensieroso.
Il pensiero che girava nella sua testa era uno e uno soltanto: doveva capire quale sarebbe stata la reazione di Harry a una proposta del genere, all’idea di amare un ragazzo.
Ma non poteva sporcarsi le mani, lui era un Malfoy, un purosangue. E un Malfoy non si abbassa a fare una cosa del genere. Un purosangue non va alla cieca, deve prima sapere di andare a colpo sicuro.
Come fare allora per capirlo? Non poteva di certo chiederlo a Potter, senza giri di parole. Il suo orgoglio ne avrebbe risentito. No, non era da lui fare una cosa del genere. Doveva trovare un altro modo. All’improvviso i suoi occhi gli si illuminarono, segno che un’idea si era appena fatta strada nella sua mente. Doveva far fare il lavoro sporco a qualcun altro. E a cosa servivano i leccapiedi –  come diceva Potter – se non a questo?
 
Fine capitolo II
 


Ciao!!
Eccomi qui, con il secondo capitolo! Spero vi sia piaciuto!!
Il caro Draco ha qualcosa in mente… chissà cosa vuole fare (ovviamente senza sporcarsi le sue preziose mani ahah XD)
Vorrei fare un piccolo ringraziamento a tutti quelli che hanno letto la storia, a chi l’ha messa tra le seguite e tra le preferite, e a chi ha commentato il primo capitolo! Grazie mille!! A tutti voi offro una bella Burrobirra! XD
Ora scappo! Il capitolo 3 arriverà prestissimo!! Byee!!
 
LadyDaredevil

 

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Capitolo 3
*** Capitolo III ***


L’OGGETTO DEI DESIDERI

 
 

Capitolo III
 

“Blaise”
La voce di Malfoy era ferma, decisa.
Il ragazzo si voltò, guardando oltre la poltrona, verso la persona che aveva pronunciato il suo nome.
“Draco” disse, con lo stesso tono di voce.
Sapeva che c’era qualcosa sotto se Malfoy lo chiamava in quel modo. Usava quel tono solo per chiedergli qualcosa o per imporgli qualcosa. Il suo istinto gli diceva che si trattava della seconda opzione.
Posò sulle ginocchia il libro che aveva tra le mani, dedicando tutta l’attenzione all’amico. Il biondo si sedette accanto a lui, su una delle poltrone della sala comune dei Serpeverde, poi si guardò intorno, accertandosi che non ci fosse nessuno che potesse ascoltare la loro conversazione.
“Ho avuto un’idea” iniziò.
“Lo sapevo che c’era sotto qualcosa” lo interruppe l’amico, scuotendo la testa e sorridendo. Ormai lo conosceva fin troppo bene per capire quando aveva qualcosa che gli frullava per la testa.
“No, è una cosa seria. Un’opportunità unica” continuò il biondo.
Allungò la mano verso Blaise e mosse lentamente le dita, facendogli segno di avvicinarsi, in modo da ascoltare meglio le sue parole. Il ragazzo fece come gli era stato ordinato, si avvicinò e guardò Malfoy negli occhi.
“Dimmi”
 

***

 
Le mani gli tremavano. Si sentiva così da tanto tempo ma ora sapeva che quella sensazione sarebbe ben presto passata perché era finalmente arrivato il giorno. Non riusciva a tenere ferme le dita, quelle stesse dita che impugnavano la piuma che aveva precedentemente intinto nell’inchiostro. Posò la punta sulla pergamena, attento a non lasciare macchie. Tutto doveva essere assolutamente perfetto. Lasciò che la piuma si muovesse lentamente e disegnasse i contorni delle lettere che a una a una si susseguivano sulla pergamena. Decise che sarebbe stato il suo amore a parlare, aprì il suo cuore e lasciò che ne sgorgassero parole dolci e profonde. Non credeva di essere in grado di farlo, di mettere davvero per iscritto quello che provava nella parte più remota – eppure così importante – del suo cuore, ma ci era riuscito e il merito era tutto suo, della meravigliosa persona che lo aveva stregato con il suo sguardo sincero, la sua forza, la sua determinazione, la sua gentilezza. Solo lui era riuscito a ispirarlo in quel modo, facendolo sentire una persona diversa, migliore. Il suo amore lo elevava, e ormai era arrivato il momento di rivelare quello che per anni aveva celato nel suo cuore.
Quando ebbe finito, posò la piuma e osservò le parole appena scritte. Un sorriso gli attraversò il volto, poi con cura ripiegò la pergamena. Infilò la lettera in una busta, scrisse delicatamente il destinatario, quelle due parole, quel nome che gli era tanto caro. Appoggiò la lettera al petto e prese un profondo respiro. L’indomani avrebbe personalmente consegnato la lettera a lui, al suo amore. E non vedeva l’ora che arrivasse quel momento.

 
***

 
“Mi stai dicendo che…”
Quattro parole: fu tutto quello che Zabini riuscì a dire non appena Malfoy finì il suo racconto. Gli aveva raccontato tutto, di come aveva sentito il rosso e la Mezzosangue parlare fitto fitto nel corridoio, lontano da tutti, di notte; di come si era nascosto dietro una statua per origliare – per la prima volta nella sua vita – la loro conversazione che, al contrario delle sue aspettative, si era rivelata alquanto interessante.
Gli aveva raccontato della scoperta che aveva fatto, dei sentimenti di quel tale Grifondoro di cui ricordava a stento il nome, di come anche lui si era reso conto che c’era qualcosa di strano nel modo in cui quel Thomas aveva guardato Potter mentre stavano battibeccando dopo la lezione. Gli aveva detto della presunta dichiarazione, che sarebbe avvenuta da lì a breve, e soprattutto gli aveva descritto nei minimi dettagli quello che aveva intenzione di fare. Insomma, gli aveva detto tutto.
Oh, beh, non proprio tutto tutto. C’erano cose che era meglio non dire a Zabini, cose che forse neanche Malfoy si rendeva conto di sapere. Non aveva detto a Blaise che il progetto in realtà non riguardava affatto Dean Thomas e la sua pubblica umiliazione, né riguardava Potter in quanto nemico di ogni Serpeverde mai esistito. Si era ben guardato dal dirgli che dietro tutto quello c’era solo e soltanto il suo desiderio di capire quante possibilità c’erano per lui di avere Potter. Niente se e niente ma. Lui voleva Potter e per averlo doveva essere sicuro che non ci fosse nessun Grifondoro a sbarrargli la strada. E doveva agire in fretta, prima che Dean l’idiota si decidesse a fare la sua anacronistica dichiarazione. Immaginava già Thomas mentre provava davanti a uno specchio il suo discorso d’amore, balbettando parole senza senso e gesticolando a dismisura, o mentre era impegnato a scrivere una lettera piena di frasi fatte, complimenti, adulazioni e parole sdolcinate. Potevano essere nel suo stile, ma sicuramente non in quello di un Malfoy. E Potter? Erano nello stile di Potter? Lo Sfregiato si sarebbe fatto abbindolare da poche paroline dolci, smielate e prive di ogni logica? Non poteva saperlo e per questo non poteva perdere un attimo di tempo. Doveva convincere Blaise a seguire e portare a termine il suo progetto, ma ovviamente senza fargli sapere quali erano i reali motivi che lo spingevano ad architettare un piano del genere. Quelle cose aveva fatto bene a non dirle, a tenerle per sé. Dopotutto non erano indispensabili per la loro missione, quindi Draco le aveva classificate come informazioni di secondaria importanza. Adesso Blaise era a conoscenza di quello che serviva, niente di più, niente di meno. Draco aveva aspettato un intero giorno prima di parlarne con Blaise, perché aveva prima cercato di formulare nella sua mente la tecnica più adatta. Ma adesso era pronto a condividere il suo piano con l’amico, anche perché quest’ultimo aveva un ruolo decisamente importante all’interno del progetto: era il solo e unico protagonista.
“E tu vuoi che io…?”
“E’ un’idea geniale; un’idea che solo io potevo avere, modestamente
“E tu credi che io mi faccia intrappolare in una cosa del genere? Amico, ti sbagli proprio”
Blaise alzò in aria le mani e le agitò davanti al volto di Malfoy. Il suo era un no, un categorico no.
Ma Draco lo guardò, e questo bastò a far vacillare le certezze del ragazzo.
Il sopracciglio del biondo si alzò, le narici si dilatarono, un lato della bocca si incurvò verso l’altro.
“Blaise, Blaise…” cantilenò il suo nome, poi rimase a fissarlo per alcuni secondi, guardandolo dritto negli occhi.
“Ho forse dimenticato di menzionare la fama che otterresti tra i Serpeverde dopo una cosa del genere?” suggerì, parlando lentamente e scandendo bene le parole.
“Non lo hai detto” rispose l’amico, diviso tra il sospetto e la curiosità.
Sapeva perfettamente che Draco stava giocando la carta della fama per attirare la sua attenzione e portarlo a dire sì. Lo faceva tutte le volte e tutte le volte l’aveva vinta.
Draco si portò un mano al petto, in segno di colpa.
“Oh, non l’ho detto? Allora lo dico adesso. Saresti la star del momento” rispose, sbattendo le ciglia. Ovviamente dopo di me, pensò, ma si guardò bene dal dirlo. In quel momento doveva dare a Blaise tutto quello che voleva, tutto ciò che era necessario per fargli dire sì.
“Sarà così divertente” continuò, sussurrando le parole, in modo malizioso.
“Per chi? Per te forse! Vorrei ricordarti che, da quanto ho capito, devo essere io a fare tutto”
“No, ti limiterai a fare solo quello che dico io. Sarà un gioco da ragazzi. Con le tue qualità poi….”
Lasciò in sospeso la frase, solo per dare più effetto alla sua adulazione.
Zabini alzò lo sguardo al cielo. Possibile che Malfoy lo stesse davvero convincendo?
La parte che protendeva per il no si stava lentamente disgregando, nonostante lui cercasse di aggrapparsi a questa parte con tutte le sue forze.
“E poi, vogliamo mettere la soddisfazione nel vedere la faccia di Potter quando si renderà conto che è vittima del nostro gioco?”
“Questo non ha prezzo. La sua faccia da Sfregiato subirà un duro colpo” rispose Blaise, ma un attimo dopo si pentì delle sue parole. Malfoy sorrise, era perfettamente consapevole che ormai l’amico era stato catturato nella trappola che aveva intessuto per lui.
“E la faccia di Thomas quando sarà rifiutato e non oserà più farsi vedere in giro?” continuò Draco, mettendo altra carne sul fuoco. Ma Blaise era ormai cotto, a puntino. Era pronto.
Un attimo di silenzio. Malfoy attese. I loro sguardi si incrociarono, le loro labbra si incurvarono in un sorriso beffardo.
“Allora, ci stai?” chiese Draco, porgendogli la mano.
Blaise spostò il suo sguardo dal viso alla mano del biondo, l’afferrò e la strinse con decisione.
“Ci sto. Dimmi cosa devo fare”
Un ghigno di soddisfazione si disegnò sul volto di Malfoy. Era compiaciuto, glielo si leggeva chiaramente sul volto e ovviamente non cercava neppure di mascherarlo. Sorrise ancora mentre nei suoi occhi si disegnava uno sguardo furbo, furbo e malizioso.
“Tranquillo, ti dirò io esattamente cosa fare”
 

Fine capitolo III
 
 
 
 
Salve!!!
Grazie per aver letto il terzo capitolo!!
Malfoy è stato proprio bravo nel persuadere Blaise ahahah chissà cos’ha in mente di fare! Il ragazzo non è riuscito a resistere al suo sguardo e alle sue parole (come lo capisco XD)
Vi do una piccola anticipazione…. (come sono buona XD)
Nel prossimo capitolo vedremo l’inizio della missione di Malfoy… ok, non posso dire altro!! Altrimenti svelo troppo e non va bene XD
Ah, e nel capitolo IV torna anche Harry, che si è assentato per due capitoli! Vi è mancato?O no??
A presto!!
Il capitolo IV arriva subito!!
Bacii e grazie a tutti quelli che leggono e commentano la storia!!
 
LadyDaredevil

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Capitolo 4
*** Capitolo IV ***


L’OGGETTO DEI DESIDERI

 
 
Capitolo IV
 
Quella mattina Draco Malfoy si svegliò di buon umore. Finalmente adesso aveva un motivo per alzarsi dal letto, allontanare le soffici lenzuola di seta, coprire il suo corpo con le pregiate stoffe della sua divisa e andare a fare colazione insieme ai suoi compagni.
Blaise come sempre era al suo fianco e adesso aveva anche un motivo in più per essergli accanto: aspettavano entrambi il momento giusto per iniziare la loro missione. Malfoy doveva solo capire quando giungeva quel momento, poi sarebbero partiti all’attacco, senza pietà.
Il giovane Serpeverde prese il suo posto alla tavola comune della sua Casa, e osservò la sua colazione: thè e biscotti, come si addice a un verso signore. Il suo sguardo però non riuscì a evitare la figura che aveva di fronte, al tavolo opposto. Potter, come tutte le mattine, era seduto proprio nella sua direzione, e, come sempre, era circondato dai suoi insignificanti amici. Weasley era intento a sbranare la sua colazione, infilando in bocca un cornetto dopo l’altro e bagnando le sue labbra con grandi sorsate di latte bollente. Malfoy distolse per un attimo lo sguardo, disgustato, e passò avanti, alla Mezzosangue che era immersa nella lettura del giornale del giorno, e ogni tanto portava alle labbra la tazza di caffè. E tra di loro c’era lui, Potter, in tutta la sua… in tutta la sua… Era lì, a parlare amorevolmente con i suoi amici, chiacchierando del più e del meno, facendo scommesse sul Quidditch e parlando di stupide strategie di gioco. Sorrideva amorevolmente, passava il burro alla stupida rossiccia quando lei glielo chiese facendogli gli occhi dolci. Era tutto così snervante per Malfoy, lui che era seduto dall’altra parte della sala, lui che adesso non aveva più appetito, lui che non aveva mai ricevuto una parola gentile da Potter, né un sorriso sincero.
Lo Sfregiato dedicava così tante attenzioni ai suoi amici che gli venne quasi voglia di alzarsi, andare lì, sedersi e capire come mai lui non poteva avere quelle attenzioni. Ma non lo avrebbe mai fatto. Neppure un lembo di stoffa dei Malfoy tocca le sedie o il tavolo dei Grifondoro, sarebbe una cosa a dir poco disgustosa. Così Draco doveva limitarsi a osservare la scena, tutte le mattine, sempre allo stesso modo.
Ma quel giorno c’era qualcosa di diverso, e non solo perché lui aveva un progetto geniale da realizzare, ma anche perché solo in quel momento si rendeva conto di qualcosa che gli era sempre sfuggito.
Dean Thomas non aveva staccato gli occhi da Potter neppure un attimo, fin dal primo momento in cui l’aveva visto entrare nell’enorme sala. Draco ovviamente non aveva mai dato importanza a quell’essere inferiore, ma adesso si rendeva conto di parecchie cose. La cotta – o l’amore, come diceva lui – che Thomas aveva per Potter, non era una cosa da niente, e di certo non era nata da un giorno all’altro. Il biondo percepiva l’intensità dello sguardo, e capì immediatamente che il ragazzo doveva essersi tenuto dentro i suoi sentimenti per un bel po’ di tempo.
Sorrise tra sé e sé, immaginando il momento dell’umiliazione generale, quando Draco avrebbe svelato a tutti quello che il ragazzo provava per il suo amico. Sarebbe stato uno spettacolo unico, da non perdere.
Osservandolo attentamente però Draco percepì qualcos’altro. Il ragazzo sembrava irrequieto. Per un attimo il biondo pensò che fosse solo per il fatto che Harry sembrava così preso dagli altri suoi amici che non lo degnava di uno sguardo.
È solo gelosia, pensò Draco, ma il suo istinto gli disse di andare oltre, di non fermarsi alle apparenze e come sempre il suo intuito lo portò sulla strada giusta.
Thomas nascondeva qualcosa e quel qualcosa era tra le due dita. Draco assottigliò gli occhi e cercò di guardare meglio, senza curarsi degli sguardi altrui che avrebbero potuto beccarlo. Visto dal di fuori era semplicemente un ragazzo che stava cercando di vedere meglio qualcosa dall’altra parte della sala, ma dall’esterno non si poteva capire quanto lo scoprire di cosa si trattava fosse di primaria importanza.
E poi la vide, tra le dita del Grifondoro, una busta per lettere, color sabbia. Il ragazzo la rigirava tra le dita, in modo nervoso, come se la carta bruciasse la sua pelle.
Immediatamente capì di cosa si trattava. Non poteva essere altrimenti. Dal modo in cui Thomas guardava Potter era evidente che stesse aspettando il momento giusto per passare all’attacco, per consegnarli la lettera e, di conseguenza, mettere fine a ogni tentativo del biondo. L’aveva immaginato fin dall’inizio che Thomas avrebbe scritto una patetica lettera per Potter, ma quello che non aveva minimamente considerato era il fatto che il ragazzo volesse agire così in fretta. Pensava che ci avrebbe messo secoli prima di trovare il coraggio di fare la sua pseudo dichiarazione, ma forse lo aveva sottovalutato, così come aveva sottovalutato il suo coraggio e la forza dei suoi sentimenti. Aveva creduto di avere più tempo a disposizione per mettere in atto il suo piano, ma, a quanto stavano le cose, si era del tutto sbagliato.
Doveva accelerare i tempi, doveva dare il via alla sua missione. Senza perdere un solo attimo. Doveva farlo prima che Dean Thomas mettesse quella dannata lettera nelle mani di Potter.
“Blaise” chiamò, con tono deciso.
Il ragazzo lo guardò e dal suo sguardo capì che doveva posare immediatamente la tazza che stringeva tra le mani e mandare giù l’ultimo boccone di brioche che aveva in bocca.
“Sì?” chiese, un po’ goffo, cercando di deglutire il più in fretta possibile.
“Smettila di mangiare e vieni qui”
Il ragazzo obbedì e si avvicinò a Malfoy, facendo spostare di qualche posto i ragazzi che erano seduti accanto a loro, in modo da poter parlare tranquillamente.
“Dobbiamo dare il via alle danze” disse e guardò l’amico negli occhi, con sguardo serio. Nel suo tono di voce non c’era la minima traccia di incertezza. “Subito”
 

***

 
Le mani erano sempre più umide, la lettera che stringeva tra le dita sembrava essere ormai totalmente bagnata. Non riusciva a bloccare le sue emozione e neppure la sua sudorazione.
Si strofinò le mani lungo le cosce e attese che Harry finisse la sua colazione. Non poteva fare a meno di guardarlo, ogni singolo istante. Il modo in cui le sue dita stringevano quella tazza gli fece venire l’acquolina in bocca. Le dita affusolate del ragazzo la stringevano con delicatezza, poi le sue braccia si abbassavano, posandola sul tavolo. Un attimo dopo erano di nuovo dirette verso le labbra. Dean osservò Harry socchiudere la bocca e prendere tra le labbra il bordo della tazza. Il ragazzo seguì i movimenti del moro, mentre prendeva un abbondante sorso, mentre lasciava che il liquido caldo entrasse nella sua bocca e scendesse lungo la sua gola, per poi allontanare la tazza e richiudere quelle soffici labbra.
Per un attimo Dean rimase a bocca aperta, e dovette fare un enorme sforzo per impedire al suo corpo di rispondere alla visione che aveva appena avuto.
Si portò una mano alla bocca, serrò i denti e chiuse gli occhi per ritrovare il controllo di se stesso, per spegnere il fuoco che sentiva dentro e che lentamente si stava spostando verso una precisa parte del suo corpo.
Strinse più forte la lettera che aveva tra le dita e si alzò nel momento in cui Harry si allontanò dal tavolo. Voleva sfruttare quel momento, sapeva che era il momento giusto per agire, voleva che quella tortura finisse il prima possibile. E sarebbe finita solo se fosse riuscito a consegnare a Harry la lettera che aveva scritto per lui, la lettera in cui finalmente confessava i sentimenti che aveva represso per così tanto tempo.
Approfittò del fatto che Ron fosse ancora seduto a mangiare per avvicinarsi a Harry. Sapeva che Ron non era del tutto convinto della sua idea e sapeva che avrebbe provato a fargli cambiare idea se solo gli avesse detto cosa aveva deciso di fare. Si assicurò che il rosso non lo stesse guardando e affrettò il passo per raggiungerlo. Per fortuna Harry era uscito da solo, lasciando indietro anche Hermione, che stava cercando di convincere Ron a non divorare tutto quello che aveva davanti.
“Harry”
Il suo sussurro si perse tra le voci degli altri ragazzi che affollavano il corridoio.
Accelerò leggermente il passo e arrivò alle sue spalle. Posò delicatamente una mano sul suo braccio.
“Harry” ripeté, mentre il ragazzo si voltava verso di lui.
Per un attimo rimase senza fiato. Solo la vista dei suoi occhi e delle sue labbra, aveva cancellato in un secondo tutto quello che aveva in mente di dire. Aveva preparato un discorso che doveva precedere la lettera, per preparare Harry a quello che sarebbe andato poi a leggere.
Ma le parole gli sfuggivano di mente, come se stessero giocando a nascondino con lui. Per un attimo considerò l’ipotesi di fare un incantesimo su se stesso, per ritrovare la calma e di conseguenza anche le parole, ma voleva farcela con le sue sole forze.
“Dean, cosa c’è?” chiese il moro, con il suo tono gentile e disponibile.
Il ragazzo alzò lo sguardo, incontrando le sue iridi verdi e per un attimo si perse in esse.
“Io…”
Le parole proprio non volevano uscire, e la lettera bruciava sempre di più tra le sue mani.
“Sì?”
“Io…”
Doveva dargli la lettera. Al diavolo le parole. La lettera gli avrebbe spiegato tutto, avrebbe compensato le sue mancanze e i suoi scarsi risultati come oratore. Tirò fuori la mano dalla tasca, portando fuori con essa anche la lettera.
Alzò lentamente il braccio, sotto lo sguardo incuriosito di Harry.
“Ecco…”
Accadde tutto in un attimo.
La lettera gli cadde dalle mani, Dean si ritrovò sul pavimento, schiacciato da un corpo che gli impediva di respirare. Per lo spavento aveva chiuso gli occhi, ma quando li aprì non rimase così deluso da quello che aveva davanti agli occhi.
Il corpo di Harry era disteso sopra il suo. Il dolore che aveva provato fino a quel momento, svanì all’istante, lasciando al suo posto la piacevole sensazione di avere il moro su di sé.
Non sapeva come tutto ciò fosse accaduto, ma al momento non aveva importanza. Il viso del ragazzo era a pochi centimetri dal suo, le sue labbra erano più vicine di quando potesse immaginare. Avrebbe potuto sfiorarle in qualsiasi momento e Merlino sa se aveva voglia di farlo. Ma non era il momento giusto. Harry aveva un’aria spaesata, sicuramente anche lui non aveva capito quello che era appena successo. Di colpo si era ritrovato su Dean. L’unica cosa che ricordava era una brutale spinta alle sue spalle che gli aveva fatto perdere l’equilibrio, finendo inevitabilmente con lo scontrarsi contro il corpo del suo amico.
Il moro gli sorrise, in imbarazzo, e per un attimo rimasero così, a guardarsi negli occhi, senza sapere cosa fare. La mano di Dean si spostò, raggiungendo il suo braccio. Lo accarezzò, premuroso.
“Stai bene?” sussurrò, mentre Harry cercava di mettere le mani sul pavimento, fare leva su di esse e liberarlo dal suo peso.
Harry annuì, e gli sorrise. Iniziò a sollevarsi e per un attimo Dean sperò che non lo facesse. Era così bella la sensazione del corpo di Harry sul suo, era la prima volta che avevano un contatto così ravvicinato, così diretto, così intimo e non voleva interrompere quel momento.
Ma rimanere in quella posizione avrebbe destato dei sospetti, e lo sapeva bene.
Voleva aiutarlo, ma, oltre a non essere nella posizione ottimale per farlo, qualcun altro lo aveva fatto prima di lui.
Vide qualcuno porgere una mano a Harry per aiutarlo ad alzarsi. Spostò indietro lo sguardo e vide Blaise Zabini con uno strano sorriso sulle labbra. Se non lo conoscesse avrebbe detto che la sua espressione era gentile, ma si trattava di un Serpeverde e l’aggettivo gentile non faceva per niente parte del loro patrimonio genetico.
Vide Harry alzare in alto lo sguardo, poi, dopo un attimo di titubanza, afferrare la mano del Serpeverde e farsi aiutare ad alzarsi. Blaise lo tirò su con poco sforzo, finendo a pochi centimetri dal suo viso.
“Non ti avevo visto Potter” si scusò il ragazzo, lasciando andare delicatamente la presa sulla sua mano.
Harry lo fissò per un istante, forse per capire se fosse sincero o meno.
“Non fa niente” rispose infine, con tono distaccato.
Blaise abbozzò un sorriso.
“Non ti sei fatto niente, vero?” chiese ancora il Serpeverde, guardandolo come se volesse scoprire qualche ferita.
“No no, sto bene. Grazie” rispose Harry, un po’ titubante. Certamente non doveva sembrargli normale la gentilezza che Zabini gli stava mostrando. E Dean non poteva che essere d’accordo.
“E tu? Ti sei fatto male?” chiese Zabini, guardando nella sua direzione. Era ancora disteso per terra, e si rese conto di sembrare alquanto ridicolo in quella posizione. Si alzò di scatto e si rimise in piedi, lisciandosi le pieghe sui pantaloni.
“Sto bene, grazie tante” rispose, acido. Non poteva rivolgersi a lui in modo gentile, anche se era stato corretto nello scusarsi con loro. Rimaneva comunque un Serpeverde, un nemico, una persona arrogante e sopra ogni cosa rimaneva la persona che aveva rovinato il suo momento con Harry. Aveva rovinato il momento in cui si era finalmente deciso a consegnargli la lettera.
La lettera.
Ben presto di rese conto che la caduta non era la cosa più grave successa in quel frangente di tempo.
La lettera, la sua lettera d’amore per Harry, non c’era più. Era scomparsa. Svanita.
 
Fine capitolo IV



 
 
Ehilà!!
Allora… che fine avrà fatto la famosa lettera d’amore di Dean? E’ ancora lì sul pavimento o sarà davvero sparita? Dean riuscirà a consegnarla a Harry?
Non posso dirvi niente ahah ma lo scoprirete nel prossimo capitolo XD
Ah, devo dire qualcosina: ringrazio tutti quelli che stanno leggendo la storia, chi ha commentato tutti i capitoli e anche le 23 persone che hanno messo la storia tra le seguite (fatevi sentire ogni tanto… se ci siete, battete un colpo XD)
Ultima cosa (ma non per questo meno importante): dedico questo capitolo a LadyDepp, per il suo anniversario XD
A presto!
Il prossimo capitolo?
Questa volta lascio decidere voi… quando lo volete?
 
Kiss kiss
 
LadyDaredevil

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Capitolo 5
*** Capitolo V ***


Eccomi qui!!
Come promesso ecco il capitolo 5! Ho fatto un po’ tardi, ma non potevo non mantenere questa promessa!
Ringrazio tutti quelli che hanno letto il capitolo 4 e mi hanno chiesto di aggiornare presto! Mi fa molto piacere sapere che la storia vi piace!!
Siete curiosi di vedere che fine ha fatto la lettera?
Non dovete fare altro che leggere questo capitolo!!
Buona lettura!!
 

 
 

L’OGGETTO DEI DESIDERI

 
 
Capitolo V
 
Malfoy si allontanò in fretta tra la folla, guardandosi alle spalle per assicurarsi che nessuno lo avesse visto. Nascose la mano destra sotto il mantello, in modo che nessuno potesse capire cosa stringeva tra le dita: la lettera di Dean Thomas, la lettera d’amore che il ragazzo aveva intenzione di dare a Potter alcuni minuti prima.
Per fortuna era riuscito a evitare che accadesse quel disastro. Si era ben guardato dal lasciare la lettera per terra. No, il suo scopo non era solo quello di rimandare la dichiarazione, bensì quello di evitarla completamente, annullarla, facendo sì che Dean non svelasse mai al moro i suoi veri sentimenti. Per ora poteva ritenersi soddisfatto, tutto era andato secondo i suoi piani, ma sapeva bene che questo inconveniente non avrebbe impedito a Thomas di spifferare tutto a Potter, e per questo doveva agire in fretta. Non prima però di aver dato una sbirciatina alla lettera.
Era un suo diritto in quanto custode della lettera. Ormai era carta straccia, e che male c’era nel dare una piccola occhiata alle parole d’amore che Potter aveva ispirato nel giovane Thomas?
Aveva almeno dieci minuti prima che la lezione iniziasse, quindi scelse un angolo appartato della scuola per sedersi e leggere comodamente la lettera che aveva tra le mani. Si sistemò sui gradini di una scala poco trafficata, appoggiò la borsa per terra e per un attimo si rigirò la lettera tra le dita.
Lesse il mittente e subito notò la buffa calligrafia del ragazzo. Pensava forse di essere nell’800? La sua scrittura sembrava quella di vecchi libri scritti a mano da maghi vissuti secoli e secoli prima di loro. Forse Thomas pensava di impressionare il suo amato Potter trasportandolo in un epoca lontana, romantica e da favola. Alzò un sopracciglio e scosse il capo. Solo un pezzente come Thomas poteva credere che una cosa del genere funzionasse.
Decise di passarci sopra, ignorando la forma e concentrandosi sui contenuti. Dopotutto quella lettera poteva essergli utile, ovviamente non per prendervi spunto, ma per poter umiliare meglio Thomas. Renderla pubblica sarebbe stato un spasso se solo vi avesse trovato qualcosa di ridicolo o patetico. Impaziente, aprì la busta e iniziò a leggere, divorando le parole, tutto d’un fiato.
 
Caro Harry,
so che non ti aspetti una lettera da me, e ancor meno una lettera di questo tipo. Per troppo tempo ho nascosto quello che provo nel profondo del mio cuore ma ho capito che tenere tutto per me non è giusto, né per me, né per te. Hai il diritto di conoscere la verità, come io ho il diritto di liberarmi da questo peso.
So che questa lettera potrebbe far cambiare le cose tra noi due e credimi se ti dico che non l’avrei scritta se non fosse stato assolutamente necessario. Non voglio che la nostra amicizia venga rovinata, voglio solo si trasformi, che il nostro rapporto cambi, in meglio.
Non hai idea di cosa stia dicendo, vero?
Quello che voglio dire Harry è che io provo qualcosa per te. Sono anni che nascondo questi miei sentimenti, e ora non voglio più farlo. Io ti amo Harry, dal profondo del mio cuore  e non riesco più a sopportare l’idea di doverti stare vicino solo da amico.
Ogni giorno ti guardo e vorrei toccare la tua mano, vorrei stringerla e portarla al mio petto. Vorrei baciare le tue labbra che sembrano così morbide e calde. Vorrei passare le dita tra i tuoi capelli, scompigliandoli ancora di più. Vorrei che tu fossi mio Harry, solo mio.
E non mi importa quello che dice la gente, voglio camminare con te per tutta la scuola, mano nella mano. Voglio baciarti in cortile fino a perdere il fiato. E voglio passare ogni mio momento libero con te, voglio appoggiare la mia testa sulla tua spalla e sentire il battito del tuo cuore. Voglio che la notte tu sia mio, voglio che tu dorma nel mio letto, accanto a me. Voglio stringerti tra le mie braccia, voglio amarti come nessuno ti ha mai amato.
E so che tutto questo non sarà possibile fino a quando non ti avrò rivelato i miei sentimenti. Ed ecco il motivo di questa lettera. Solo con la scrittura sono in grado di dirti quello che sento, perché ogni volta che incontro i tuoi occhi, io non riesco più a ragionare in modo lucido. Tutto diventa meno chiaro e l’unica cosa limpida che vedo sei tu, i tuoi occhi, la tua bellezza, il tuo essere gentile e forte allo stesso tempo.
Ti amo Harry, è un sentimento nuovo e bellissimo per me, non l’ho mai provato per nessuno, ma lo provo per te. E questa è l’unica certezza della mia vita.
Se solo lascerai che te lo dimostri, io saprò renderti felice, perché è tutto quello che voglio.
Aspetto una risposta, e morirò di ansia fino a quando non saprò i tuoi pensieri. Io ti aspetterò Harry, anche tutta la vita, fino a quando ti renderai conto che io sono qui, solo per te.
Ti amo, davvero.
 
Dean
 
Malfoy posò la lettera sul pavimento e continuò a guardarla dall’alto per alcuni minuti. Per tutto il tempo della lettura si era impedito di fare commenti o anche solo pensare a qualcosa. La lettera che aveva appena letto era a dir poco patetica. Forse neanche Weasley sarebbe stato capace di scrivere una cosa del genere. Beh, forse lo era, ma al momento non era quello che importava.
Dean Thomas aveva scritto la più brutta lettera d’amore che Draco avesse mai letto. Non che ne avesse lette tante, né tantomeno scritte, ma quella lettera ricordava al biondo cosa non avrebbe mai dovuto fare nella sua vita. Quella parole erano vuote, senza senso. Erano solo tante lettere, messe su pergamena, una dopo l’altra..
Ogni parola di quella lettera gli sembrava falsa e patetica. Ogni adulazione non faceva altro che aggiungere marciume alla lettera. E Potter, cosa ne avrebbe pensato? Si sarebbe commosso al suono di queste parole? Era possibile. Magari ci sarebbe anche cascato, ma lui, Draco Malfoy, aveva la speciale qualità di saper distinguere il buono dallo schifo, e quello era decisamente uno schifo. Ma no, non era possibile. Se lo conosceva almeno un po’, Potter non avrebbe mai amato una persona del genere, altrimenti si sarebbe già fidanzato con la sua amata pulce rossa. No, Potter aveva bisogno di altro, aveva bisogno di qualcosa che sono lui poteva dargli: la passione.
Draco non lo avrebbe mai ammesso, ma c’era qualcosa nelle parole di Thomas che lo rendeva inquieto. I suoi sentimenti lo rendevano inquieto, perché sapeva che il Grifondoro non si sarebbe fermato; fino a quando non avesse confessato tutto a Potter, sarebbe stato pronto a tutto pur di difenderli. E lui non poteva permetterlo.
Doveva assolutamente impedire ogni tipo di contatto tra i due Grifondoro. Non avrebbe permesso a nessuno, tantomeno a lui, di mettersi tra lui e Potter. Nessuno avrebbe potuto rendere felice Potter, nessuno lo avrebbe trattato come meritava. Solo lui poteva avanzare queste pretese. E il modo in cui Thomas parlava dello Sfregiato, lo rendeva nervoso, geloso oltre ogni sua aspettativa.
Non gli avrebbe mai permesso di toccare Potter, neppure con un dito, non lo avrebbe lasciato nelle sue mani inesperte e tremanti. Potter aveva bisogno di un vero uomo accanto a sé, e l’unico vero uomo tra i due era certamente lui, Draco Malfoy.
 
Voglio che la notte tu sia mio, voglio che tu dorma nel mio letto, accanto a me. Voglio stringerti tra le mie braccia, voglio amarti come nessuno ti ha mai amato.
 
Quelle parole gli ronzavano ancora in mente. Probabilmente Thomas aveva fatto correre troppo la fantasia, immaginando che un giorno avrebbe posseduto Potter, che lo avrebbe tenuto tra le sue mani insignificanti. No, Draco non l’avrebbe mai permesso. E fino a quando lui fosse stato nei paraggi, non avrebbe consentito a nessuno di toccare lo Sfregiato. Thomas, la piattola Weasley e chiunque altro avesse strane idee su Potter, doveva mettersi l’anima in pace. Nessuno avrebbe posseduto il corpo di Potter, né tantomeno il suo cuore.
Per fortuna aveva un piano per far venire fuori la verità, e solo allora avrebbe potuto fare la sua mossa. Fino a quel momento però doveva agire con discrezione e lasciare a Blaise il lavoro sporco. E a tal proposito, doveva ricordarsi di dare al suo amico le prime direttive per la missione. Si era comportato bene durante il primo incontro/scontro con Potter, ma non era abbastanza. Doveva continuare, ancora e ancora, fino a quando Draco non decideva il contrario.
Si alzò lentamente, e si piegò per raccogliere la pergamena che era ancora sul pavimento.
Ripose la lettera in tasca, al sicuro da mani e sguardi indiscreti, e si diresse verso la classe di Trasfigurazione.
Aveva un insolito sorriso stampato sulle labbra.
 

Fine capitolo V

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Capitolo 6
*** Capitolo VI ***


L’OGGETTO DEI DESIDERI

 
 
Capitolo VI
 
“Se facciamo questo prima di pranzo, e lasciamo l’esercitazione per oggi pomeriggio, abbiamo tutto il tempo di rivedere la pozione che non ci è riuscita…”
La ragazza camminava almeno due passi davanti a loro, portava in mano tre grossi volumi che aveva preso dalla biblioteca quella mattina e che si era portata dietro durante tutte le lezioni della mattinata. Con una mano stringeva saldamente i preziosi libri, con l’altra gesticolava, cercando di farsi capire dai suoi amici.
Ma Harry e Ron non la stavano ascoltando, non più almeno.
“… e leggiamo questo prima di ce-”
Hermione si interruppe bruscamente. Rimase per un attimo ferma, poi si voltò di scatto verso i due ragazzi. A causa del suo fermarsi così improvvisamente, per poco Ron non le finì addosso. Si appoggiò al braccio di Harry per evitare di combinare qualche danno e ritrovò l’equilibrio.
“Non mi stavate ascoltando, non è così?”
I due Grifondoro si guardarono in faccia e lessero nel volto dell’altro le prove della loro colpevolezza. Avevano smesso di ascoltarla quando aveva iniziato a parlare dei compiti da fare, cioè dieci secondi dopo l’inizio del suo discorso.
“Scusaci, eravamo sovrappensiero” si scusò Harry, mostrando un sorriso rassicurante.
La ragazza alzò gli occhi al cielo, poi sbuffò.
“Facciamo così allora” iniziò e divise i libri che aveva in mano, consegnandone due a Harry e uno – più grosso – a Ron. “Vedetevela voi con i compiti da fare. E poi non venite a cercarmi quando sarà troppo tardi”.
“Eh, dai… non essere permalosa. Stavamo solo pensando ad altro. Si avvicina la partita di Quidditch e non possiamo concentrarci su altro per il momento” ammise Ron, cercando di rimediare.
Voi avete la partita. Io no, e non perderò il mio tempo con voi” rispose al ragazza, stizzita. Quella mattina sembrava andare tutto per il verso sbagliato. Prima aveva fatto tardi alla lezione per colpa di Ron che ancora una volta l’aveva assillata con la questione di Dean, come se la cosa li riguardasse da vicino, come se non avesse già abbastanza cose a cui pensare per conto suo. Poi era stata la volta della pozione che, stranamente, non era venuta come ci si aspettava che fosse. Piton l’aveva guardata con soddisfazione, mentre con un colpo di bacchetta ripuliva il suo calderone prima che Hermione potesse fare un tentativo di sistemare la pozione.
E ora questo. Harry e Ron non la prendevano sul serio, non prendevano sul serio le sue preoccupazioni sullo studio e la guardavano come se fosse un errore della natura. Lei voleva solo eccellere nello studio, niente di più, niente di meno. Voleva essere brava nelle cose che amava, e in questo rientrava certamente lo studio.
Come se tutto quello che le era accaduto non bastasse, Hermione si rese conto che c’erano altri guai in vista. Si era accorta, da quella mattina, che alcuni Serpeverde continuavano a guardare nella sua direzione. All’inizio aveva pensato che i loro sguardi fossero diretti a Harry, che da sempre era loro nemico, ma poi aveva capito di essersi sbagliata. Stavano fissando proprio lei, anche mentre era nel corridoio, sola con i suoi libri.
Aveva provato a fare finta di niente, ma la frustrazione di quella giornata non rendeva le cose facili. Lanciò a quei ragazzi uno sguardo di sfida, perché erano ancora lì, a guardare e a ridacchiare tra di loro. Si chiese cosa ci fosse in lei di così divertente da farli ridere e sghignazzare in quel modo.
“He-Hermione...”
La voce di Ron la riportò alla realtà. Guardò il ragazzo di fronte a sé e cercò di decifrare la sua espressione. Aveva gli occhi spalancati e le labbra tremanti. Harry, invece, era immobile, con la bocca socchiusa, incredulo.
“Cosa…?”
E in quel momento capì tutto. Capì lo sguardo di Ron, capì le attenzioni sei Serpeverde, capì le loro risate alle sue spalle. Capì che era vittima di uno scherzo.
Seguì lo sguardo di Ron e allora vide. Camicia e giacca della divisa erano sparite, lasciando il suo busto coperto solamente dalla biancheria intima. Sentì il leggero venticello sfiorare la sua pelle facendole venire i brividi.
Aprì la bocca, ma non uscì un urlo, solo una specie di singhiozzo silenzioso. Istintivamente portò le mani al petto, cercando di coprirsi il più possibile. Sentiva decine e decine di occhi puntati su di lei, sguardi che la attraversavano facendola sentire più nuda di quanto non fosse già.
Gli occhi in un attimo le si riempirono di lacrime, per la rabbia di essere stata umiliata in quel modo, con uno stupidissimo incantesimo fatto da principianti. Era stata così stupida da non accorgersi che sotto quelle occhiatine c’era sotto qualcosa, che non era possibile che la stessero semplicemente osservando. Avrebbe dovuto capire che aspettavano il momento giusto per passare all’attacco. E quale miglior momento di quello? Era nel bel mezzo del cortile, con i suoi due amici alle sue spalle, in mezzo a molti ragazzi e ragazze. Tempismo perfetto per un’umiliazione. Ma perché? A questa domanda davvero non sapeva rispondere. I pensieri si affollavano velocemente nella sua mente, e per un attimo le sembrò di essere uscita dal suo corpo, come se il tempo si fosse fermato e vedesse se stessa dall’esterno, con le mani incrociate sul petto e il volto in fiamme.
Sembrava essersi distaccata dalla realtà e fu per questo che non si accorse subito del mantello che le era stato appoggiato sulle spalle, per coprirla dagli sguardi altrui.
Si voltò lentamente per osservare il volto della persona che avrebbe dovuto ringraziare. Immaginava di vedere il sorriso rassicurante di Harry o al massimo lo sguardo imbarazzato di Ron, ma quello che vide fu del tutto inaspettato.
Blaise Zabini le aveva appena appoggiato il suo mantello sulle spalle, coprendole la schiena e il petto. Aveva le mani appoggiate sulle sue spalle, in un gesto confortante.
Ma Hermione non capiva quello che era appena successo. Perché mai Zabini, un Serpeverde, avrebbe voluto aiutarla? Neppure Harry e Ron si erano mossi, tanto era stato lo stupore di quello che era appena successo. Ma Blaise l’aveva aiutata, impedendo che altri la vedessero in quello stato.
“Gr-grazie” sussurrò, con voce ancora titubante.
“Sono dei veri idioti. Adesso non ti daranno più fastidio. Ci penso io”
Hermione annuì inconsapevolmente, senza riuscire a pronunciare neppure una parola. Contro ogni logica, contro ogni sua idea, la ragazza si rese conto che non si era sbagliata: Zabini l’aveva difesa, l’aveva fatto davvero.
 
 
“Sono dei veri idioti. Adesso non ti daranno più fastidio. Ci penso io”
Harry era a dir poco sorpreso.
Era rimasto immobile, per tutto il tempo, senza riuscire a fare niente. Sentiva dentro di sé la rabbia per quello che i Serpeverde avevano fatto alla sua amica, ma allo stesso tempo non riusciva a credere a quello che era appena accaduto.
Blaise Zabini aveva aiutato Hermione, l’aveva coperta con il suo mantello, nascondendola dagli occhi malvagi e beffardi di quei Serpeverde.
Era la prima volta che lo vedeva in quel modo, un modo nuovo. Non aveva mai creduto di poter associare a Blaise l’aggettivo gentile o, ancora meno, altruista. Ma questa volta doveva ricredersi, perché quello che era avvenuto era vero.
Harry continuò a fissare il ragazzo, cercando di scovare nei suoi occhi qualche traccia di bugie, ma il suo sguardo sembrava sincero e il moro non poté fare altro che arrendersi all’evidenza.
“Stai bene?” chiese all’amica, sorridendole dolcemente.
Hermione annuì, stringendosi ancora di più all’interno del mantello. Si voltò verso il ragazzo che era ancora alle sue spalle.
“Grazie” ripeté Hermione, ancora sotto shock.
Zabini si strinse nelle spalle, come se volesse sminuire il suo gesto, come se fosse normale per un Serpeverde aiutare una Grifondoro colpita da uno scherzo di cattivo gusto organizzato proprio da ragazzi della sua stessa Casa.
In quell’istante Harry si rese conto che c’era qualcuno che non aveva visto di buon occhio quello che era appena successo. Nonostante Ron non avesse fatto niente per aiutare l’amica, sembrava non essere contento della buona azione di Zabini.
Harry lo vide agitarsi accanto a lui, stringere i pugni, borbottare parole incomprensibili. Era ovvio che la rabbia che aveva dentro era sul punto di venire fuori.
 “Vuoi farci credere che non c’è il tuo zampino dietro tutto questo?” chiese Ron, a dir poco furioso. Afferrò il braccio della ragazza e la tirò a sé, passandole una mano intorno alle spalle. Sembrava volerla allontanare il più possibile dal Serpeverde.
Zabini si strinse nelle spalle.
“Io non ho fatto niente” rispose, indifferente.
“Ah, certo. Come ho fatto a non pensarci? È stato il tuo padroncino a dare gli ordini?”
“Non è il mio padroncino” rispose il ragazzo, pronunciando con disprezzo l’ultima parola.
Ron digrignò i denti e sembrò quasi che volesse partire all’attacco, colpendolo con i pugni che teneva stretti lungo i fianchi.
Harry osservò la scena, poi guardò Ron e con lo sguardo gli suggerì di chiudere lì il discorso. Zabini sembrava sincero e non accadeva così spesso che Harry avesse un’opinione positiva su un Serpeverde. Per qualche strano motivo sentiva di potersi fidare delle sue parole e il gesto che aveva fatto, salvare Hermione proprio davanti ai suoi amici, non poteva passare inosservato.
“Andiamo” disse il moro, facendo cenno a Ron di iniziare a camminare e portare via Hermione dal cortile. Ron annuì, appoggiò una mano sulla schiena della ragazza e insieme si avviarono verso il portone.
“Non toccarla mai più” grugnì il rosso nel momento in cui passò accanto al Serpeverde. Il suo tono era minaccioso, ma Zabini sembrò non farci caso. Non si voltò a guardarlo, né guardò la ragazza.
Il suo sguardo era fisso su Harry.
Il Grifondoro prese un respiro, poi iniziò anche lui a camminare, sulla scia dei suoi amici.
“Non so cosa ti ha spinto a farlo. Questo non cambia niente, ma…” si interruppe un attimo, proprio davanti a Blaise.
“…grazie” aggiunse, superandolo e raggiungendo i due ragazzi.
Non si voltò, ma era quasi sicuro di aver sentito Zabini pronunciare parole che non avrebbe mai creduto potessero uscire dalle sua labbra.
“Prego, Harry”
 
Fine capitolo VI
 

 
Ciao!!
Eccomi di nuovo qui!! LadyDaredevil non va in vacanza neanche a Ferragosto ahah!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto!!
Fa uno strano effetto vedere Blaise gentile? Che ne dite? Secondo voi è vero altruismo o c’è qualcosa sotto? C’è lo zampino di Draco o Blaise ha agito per conto suo?
In tutto questo ci è andata di mezzo la povera Hermione, io mi sarei sotterrata dopo uno scherzo del genere, o avrei ucciso tutti i Serpeverde che ridevano di me ahah
Ok, ora mi dileguo!!
Vorrei ringraziare ancora tutti quelli che leggono e commentano la storia, chi l’ha inserita tra le preferite e anche le 27 persone che la seguono!!
A presto!!
Come? Come dite? Volete un’anticipazione sul prossimo capitolo?
Mmm, ok... oggi mi sento buona! Vi lascio con una frase presa direttamente dal prossimo capitolo:
“Posso chiamarti Harry, vero?”
 Ahah è tutto quello che posso darvi!!
A dopodomani!!!
 
Byeee

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Capitolo 7
*** Capitolo VII ***


L’OGGETTO DEI DESIDERI
 



Capitolo VII
 

“Posso?”
Harry alzò lo sguardo dal libro che aveva sotto il naso e che da ore stava tentando, senza successo, di leggere.
Blaise Zabini era accanto al suo tavolo, aveva la mano appoggiata sulla sedia accanto alla sua e aspettava una risposta.
Il moro lo fissò per alcuni attimi, incapace di decifrare lo sguardo e il tono di voce del ragazzo. Era serio? Non lo avrebbe mai capito lasciandolo lì in piedi, immobile.
Con un gesto della mano gli fece segno di prendere posto.
Zabini tirò la sedia e si accomodò accanto a lui, facendo meno rumore possibile. Nella biblioteca c’era così tanto silenzio che anche il ronzio di una mosca era percepibile. Harry tornò a  concentrarsi sul suo libro, anche se in due ora non era riuscito ad andare oltre la prima riga.
“Ti ho disturbato? Ho visto che eri solo anche tu, e così…”
Il Grifondoro tornò a guardarlo. Stava davvero cercando di fare conversazione? C’era qualcosa di strano nel suo comportamento, nel suo modo di agire, così diverso dal normale. Forse però l’unica cosa che lo stupiva era il fatto che Zabini fosse gentile con lui. Era cambiato qualcosa dal giorno in cui aveva aiutato Hermione dopo lo stupido scherzo dei Serpeverde, e dal quel momento Harry non era più riuscito a guardarlo nello stesso modo in cui lo guardava prima.
Forse si stava solo illudendo, ma c’era una parte di lui che gli diceva di fidarsi di Zabini, che in fondo a tutti può essere data una possibilità e che l’essere un Serpeverde non significava necessariamente essere un suo nemico.
Zabini era sempre stato agli ordini di Malfoy e, per quanto Harry volesse negarlo a se stesso, magari era stato proprio il biondo a farlo agire nel modo sbagliato nei suoi confronti. Forse Zabini aveva bisogno di stargli lontano per essere una persona buona, altruista.
Non poteva negargli quella possibilità e fu per questo che iniziò a parlare con lui, lasciando da parte dubbi e pregiudizi.
“Tranquillo, non riesco a concentrarmi per più di due minuti” ammise.
Zabini sorrise e annuì.
“Ti capisco. È una così bella giornata che sembra quasi un delitto passarla in biblioteca”
“E’ proprio vero” rispose Harry, seguendo lo sguardo dell’altro verso la finestra aperta.
“Senti Har-” si interruppe e si morse il labbro inferiore. “Posso chiamarti Harry, vero?”
Il moro sorrise, stupito dal fatto che il ragazzo si fosse bloccato per paura che gli desse fastidio essere chiamato per nome da un Serpeverde, cosa che accadeva… praticamente mai. Per tutti lui era solo Potter, il ragazzo sopravvissuto, o, nel caso dei Serpeverde, lo Sfregiato. Erano davvero pochi quelli che lo chiamavano Harry, ed erano tutte persone a cui il moro voleva bene e che ricambiavano il suo affetto.
“E’ il mio nome” rispose il Grifondoro, un po’ goffamente, concedendo a Zabini di chiamarlo per nome.
“Allora tu chiamami Blaise” continuò l’altro, facendogli un largo sorriso.
Harry annuì e distolse lo sguardo. Zab… Blaise lo guardava negli occhi come pochi avevano fatto. Sembrava voler guardare all’interno dei suoi occhi, con un’intensità che lo metteva in soggezione.
Il moro era in imbarazzo, non era abituato a quel tipo di conversazione, con un ragazzo, tantomeno con un Serpeverde.
“Senti, io volevo dirti una cosa. Ma non prenderla troppo sul serio, sono pronto a negare le mie parole in qualsiasi momento” iniziò il ragazzo, tirando la sedia verso Harry e avvicinandosi a lui.
Il moro non rispose, ma attese che Blaise proseguisse il suo discorso.
“Devo chiederti scusa. Per tante cose. Per quello che io e gli altri ti abbiamo fatto. Lo so che sarà difficile da credere, ma io non volevo farti del male. Ma tu sai che essere Serpeverde non vuol dire solo far parte di una Casa…”
“Lo so bene” disse, e il suo pensiero andò subito a Malfoy, al modo in cui la sua famiglia voleva plasmarlo per renderlo esattamente come suo padre. Per alcuni di loro essere figli di un Mangiamorte, di un Serpeverde, non doveva essere facile. Era come avere il futuro segnato, un po’ come lo era il suo. Per questo poteva capirli, anche se le loro situazioni erano proprio agli antipodi.
“Quindi… io apprezzo il fatto che tu voglia parlare con me. Ma sentiti libero di dirmi di andare via. Sto cercando di migliorare. Voglio farlo. E dovevo partire proprio da te”
“Io… non so che dire. Grazie?”
“No, non ringraziarmi. Dovevo farlo molto tempo fa. Sono stato troppo codardo, ho seguito gli altri senza pensare alle conseguenze” rispose Blaise, distogliendo lo sguardo, come se si vergognasse delle sue parole o forse delle sue azioni passate.
“E’ bello che tu lo dica, che te ne renda conto” disse Harry, colpito dalle sue parole. Non avrebbe mai creduto che Blaise fosse in grado di essere così sincero, di leggere dentro se stesso e capire i suoi errori. Apprezzava il fatto che volesse fare ammenda, ma sicuramente non se lo sarebbe mai aspettato.
“Ok, basta ora. Mi sento patetico quando parlo così. Ne va del mio onore” scherzò il ragazzo, rompendo l’atmosfera seriosa che si era creata tra di loro.
“Ovviamente” rispose ironico il moro, sapendo quanto contasse per un Serpeverde l’orgoglio.
“E’ il nostro piccolo segreto allora?” chiese Blaise, porgendogli la mano.
“E’ il nostro piccolo segreto” confermò Harry e afferrò la sua mano.
Blaise la strinse con forza. La sua presa decisa fece capire a Harry che il ragazzo era sincero e che aveva davvero voglia di rimediare ai suoi errori, un passo alla volta però. Non poteva permettere che gli altri Serpeverde sapessero quello che aveva appena fatto, perché di certo non lo avrebbero accolto con delle pacche sulle spalle. Harry sapeva quanto mantenere il segreto fosse importante, soprattutto se voleva che il comportamento di Blaise non si limitasse alle parole, ma continuasse a migliorare, anche nei fatti, come aveva fatto con Hermione.
“Harry”
La voce di Ron alle loro spalle li fece sobbalzare. Il suo nome risuonò tra gli antichi volumi della biblioteca e lentamente si disperse.
“Ron, dimmi” disse, con il cuore che gli batteva a mille.
“Che sta succedendo qui?”
Lo sguardo del rosso si spostava da Harry a Blaise, poi tornava indietro, sul suo amico. Nei suoi occhi c’era disprezzo e sospetto, uno sguardo che il moro poteva capire ma che, in quel momento, non condivideva.
“Niente, stavamo parlando. Rimani con noi?” chiese Harry, tentando di mettere un po’ di pace tra i due ragazzi. Ovviamente il suo invito non fu ben accolto dall’amico.
“Io non mi siedo vicino a certe persone. Dobbiamo andare Harry. Hermione ci aspetta nella sala comune” rispose, continuando a guardare in cagnesco il Serpeverde.
“Oh, ok”
Harry non sapeva come comportarsi, si sentiva come tra due fuochi. Da una parte c’era Ron, il suo migliore amico, che sicuramente non condivideva il suo avvicinamento a un Serpeverde, e dall’altra c’era Blaise che si era mostrato gentile con lui, che gli aveva parlato a cuore aperto, che si era scusato con lui. Non poteva ignorare le sue parole perché era più che certo della sua sincerità, ma allo stesso tempo non voleva deludere Ron.
Era sicuro che la situazione sarebbe migliorata, col tempo. Ma doveva fare piccoli passi e poco alla volta anche Ron si sarebbe reso conto del cambiamento di Blaise. Si alzò lentamente dalla sedia e richiuse i libri che non era riuscito a leggere. Sfilò la bacchetta dalla tasca e con un incantesimo li risistemò al loro posto, ognuno nel proprio scaffale.
Si voltò verso Ron.
“Ok, ti raggiungo subito” disse, facendogli capire che voleva poter salutare Blaise, da solo. Ron non rispose e si allontanò in fretta, senza degnare il Serpeverde di un solo sguardo.
“Scusalo, è un po’ diffidente”
“Lo capisco, lo sarei anche io al posto suo. Ma non capisco te. Perché tu hai parlato con me? Dovresti essere anche tu come lui” disse, prima abbassando gli occhi, poi cercando il suo sguardo, per essere sicuro che Harry non gli mentisse.
“Io non sono come lui. E comunque non ho ancora capito come comportarmi con te”
“Vuoi dire che sono in prova?” chiese Blaise, facendogli l’occhiolino.
Si alzò, mettendosi davanti al moro, con un sorriso beffardo stampato sulle labbra.
Harry ricambiò il sorriso del ragazzo e si allontanò di qualche passo. Prima di uscire dalla biblioteca si voltò verso di lui e notò che lo stava ancora guardando, fermo vicino al tavolo che avevano appena lasciato.
“Certo, sei in prova”
 

***

 
Una mano afferrò il suo mantello, trasportandolo nell’oscurità, facendolo quasi cadere.
Lo spinse contro la parete e lo bloccò con le sue mani, impedendogli di muoversi.
“Draco?”
“E chi vuoi che sia?”
Blaise si liberò dalla sua presa, allontanandolo in fretta.
“Era davvero necessario? Mi è quasi venuto un infarto”
“E’ colpa tua. Ci hai messo troppo tempo” lo accusò Draco, guardandolo fisso negli occhi, per capire se l’amico era sincero o se gli stava mentendo spudoratamente.
“Hai anche contato i secondi o solo i minuti?” scherzò Blaise, stuzzicando il biondo che in quel momento sembrava teso come una corda di violino.
Draco, come previsto, non colse l’ironia e gli si avvicinò con aria minacciosa.
“Basta chiacchiere. Com’è andata?”
“E come vuoi che sia andata? Bene, ovviamente” rispose Blaise, guardandolo con aria spavalda. Per lui non era stato difficile far credere a Potter che le sue parole fossero sincere e si stupì del fatto che Malfoy dubitasse delle sue qualità.
“Bene? Solo bene? Cosa gli hai detto?” insistette il biondo.
Voleva i dettagli, non risposte monosillabiche. Si pentì immediatamente di non averlo seguito per sentire lui stesso quello che i due ragazzi si erano detti. Solo in quel caso sarebbe stato sicuro di essere perfettamente informato su tutto.
“Ho detto quello che mi hai detto di dire, che mi dispiaceva per gli scherzi, che voglio cambiare, che apprezzo il fatto che voglia parlare con me e bla bla bla… insomma, quelle cose”
“E lui?”
“E lui cosa?”
“Ti ha ascoltato? Che ti ha detto? Era convinto?” chiese Malfoy, sempre più impaziente.
Non capiva perché Blaise non gli fornisse un resoconto dettagliato di sua spontanea volontà, invece che farlo disperare nel tentativo di tirargli fuori le parole dalla gola.
“Ricordati che stai parlando di me. Hai chiesto il mio aiuto per un motivo, sapevi che non avrei fallito” rispose Zabini, sicuro di sé.
“Quindi ti ha creduto?”
“Completamente” rispose, scandendo bene ogni sillaba.
“Ne sei sicuro?”
“Come il fatto che tu sei Draco Malfoy”
“Perfetto, perfetto” sussurrò Draco, parlando più a se stesso che all’amico. Ci era riuscito. Blaise aveva fatto breccia nel muro di Potter, e adesso avevano una vera possibilità di svelare la verità.
Quello che avevano fatto era solo il primo passo, ma non potevano fermarsi adesso. Dovevano conquistare la completa fiducia di Harry per portare a termine il loro piano, il suo piano.
Adesso che sapeva che le cose stavano andando nel verso giusto, nella direzione che lui stesso aveva tracciato, si sentiva più tranquillo.
Ora aveva bisogno di pensare alla prossima mossa, progettando tutto nei minimi dettagli come aveva fatto poco prima. Aveva bisogno di concentrarsi e pensare, da solo.
“Ti farò sapere appena dovrai muoverti di nuovo. Puoi andare adesso”
Blaise lo guardò per un attimo, con un sopracciglio alzato. Conosceva Draco e sapeva che in quel momento sindacare sul suo comportamento non sarebbe servito a niente.
Decise di seguire, come spesso faceva, la via dell’ironia.
Si portò due dita alla fronte, a mo’ di saluto.
“Sì, capo” rispose, sarcastico.
Scosse il capo, sorridendo, poi si allontanò da lui, lungo il corridoio che lo avrebbe riportato alla sala comune.
Ovviamente Malfoy non lo aveva ascoltato, né lo aveva degnato di un saluto.
 
Fine capitolo VII



Buongiorno!!!
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto!! Cosa ne pensate?
Avevate creduto alle parole di Blaise? Ma, secondo voi, le ha dette solo per accontentare Draco, o c'era un fondo di verità nelle sue parole?
Draco sembra abbastanza impaziente e qualcosa mi dice che non gli piace non avere il controllo diretto della situazione! Povero Draco ahah
Anche oggi mi sento buona, quindi vi do un' anticipazione sul prossimo capitolo: ci sarà..... un incontro notturno Malfoy-Potter!! Ahah un vero incontro! Cosa succederà secondo voi? Lo scopriremo nel prossimo capitolo!!!
Ringrazio tutti quelli che leggono la storia e la commentano, e anche chi la segue in silenzio!

A dopodomani con il capitolo 8!!
Buona giornata!!

Ps. LadyDepp, che mi dici del tuo amato Blaise? Ahah è stato abbastanza "suadente"?? ahah :)

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Capitolo 8
*** Capitolo VIII ***


L’OGGETTO DEI DESIDERI

 
 
 Capitolo VIII
 
 
Malfoy camminava per il corridoio, solo. Ormai la sua era diventata un’abitudine. Amava camminare per la scuola deserta, ogni notte, quando ognuno era nella propria stanza e non c’era nessuno che potesse disturbarlo.
Quella sera in particolare Draco aveva bisogno di schiarirsi le idee, parlare con se stesso e capire bene quello che doveva fare. Non sapeva per quanto tempo sarebbe riuscito a reggere la situazione. Quella mattina, aveva sorpreso Blaise e Potter insieme. All’improvviso aveva sentito dentro di sé un fuoco che lo aveva attraversato, rendendolo irrequieto. Era entrato in classe e loro due erano lì, seduti uno accanto all’altro, come due veri amici. La Mezzosangue era davanti a loro, stava porgendo a Blaise una pergamena e sorrideva. Aveva capito che si trattava di appunti, che Blaise aveva chiesto alla ragazza, sotto gli occhi attenti di Potter. La mora sembrava compiaciuta perché finalmente qualcuno stava apprezzando il suo lavoro, il suo studio e il suo impegno.
Bella mossa Blaise, era stato il suo primo pensiero. Era stato davvero bravo a inventarsi quella scusa per attirare l’attenzione di Potter e fargli capire che potevano essere amici. Essere gentile con i suoi amici era sicuramente una carta vincente, e questo Draco lo sapeva bene.
Ma perché quei pensieri non gli erano bastati? Doveva sentirsi soddisfatto del modo in cui procedevano le cose, del suo amico, ma non era così. L’unica cosa che sentiva dentro di sé era gelosia. Perché per Blaise era stato così facile intrufolarsi nella vita di Potter? Perché lui, nonostante ci avesse provato, non ci era mai riuscito? 
Blaise sembrava essere entrato nelle grazie di Potter, parlavano tranquillamente, si sorridevano e addirittura Harry, nel momento in cui era arrivata la professoressa, aveva suggerito a Blaise di rimanere seduto accanto a lui.
“Sei già seduto, resta” gli aveva detto, con la sua voce più gentile.
Draco non era riuscito a rimanere impassibile. Le sue vene avevano iniziato a pulsare sangue molto più velocemente, poi aveva percorso l’aula per raggiungere il suo posto, indignato. Aveva cercato di tenere lo sguardo lontano da loro, ma ogni volta che si rendeva conto che il posto accanto a lui era vuoto – il posto che Blaise aveva occupato fin dal primo anno – non poteva fare altro che voltarsi nella loro direzione e osservarli, mentre prendevano appunti. Per il resto della lezione aveva osservato i loro scambi di sguardi, e poi i sorrisini, il prestito del libro con conseguente sfioramento di dita. Aveva letto il labiale di Blaise mentre si avvicinava a Harry per ringraziarlo. Aveva sussurrato quella parola a pochi centimetri dal suo viso, guardandolo dritto negli occhi. Draco aveva stretto i pugni sulle proprie cosce, fino a quando le sue dita si erano indolenzite ed era stato costretto a liberarle da quella tortura.
Come se quello non bastasse, Draco si era reso conto che qualcun altro stava osservando l’idilliaca scenetta tra i due ragazzi: Dean Thomas aveva lo sguardo fisso su di loro, i suoi occhi erano lucidi, le guance arrossate, con una mano stringeva la piuma, con l’altra la bacchetta, come se volesse attaccare qualcuno da un momento all’altro. Non era l’unico allora che non provava gioia nel vedere quello spettacolo, anche se ovviamente i motivi erano del tutto diversi. Thomas era semplicemente geloso, geloso di quel qualcuno che era entrato a far parte del mondo del Grifondoro molto più velocemente di lui. Dopo il fallimento della consegna della sua lettera per Potter, Thomas non doveva aver visto di buon occhio l’avvicinamento tra lui e Blaise, visto che era stato proprio Blaise a spingere lo Sfregiato, facendolo cadere su di lui. Aveva avuto i suoi cinque minuti di gloria quando aveva avuto il corpo del moro sul suo, ma ben presto si era reso conto che la lettera era sparita. Non aveva la minima idea che quella stessa lettera ora era nelle mani di Draco e che il ragazzo l’avrebbe usata a suo piacimento. Forse Thomas attribuiva tutta la colpa a Blaise e per questo era geloso di lui. Quindi le loro motivazioni erano del tutto diverse, continuava a ripetersi Draco, non rendendosi conto di quanto si stesse sbagliando.
E poi… mentre Draco era concentrato ad osservare il comportamento di Thomas, era successo qualcosa di peggio. Blaise aveva appoggiato la mano sul braccio di Harry, avvicinandosi al suo orecchio e pronunciando parole che Draco ovviamente non era riuscito a capire. E in quel momento entrambi i ragazzi avevano alzato lo sguardo verso di lui. Lo avevano guardato dritto negli occhi, cogliendolo sul fatto. Il biondo aveva istintivamente spalancato gli occhi, rendendosi conto che la sua copertura era appena saltata. Sul suo volto si era disegnata un’espressione di disgusto e di rabbia, e aveva sperato che quella bastasse a non fargli capire qual’era il vero motivo per cui li stava fissando dal primo minuto di lezione. Aveva finto di essere semplicemente nauseato dalla visione di loro due insieme e si era voltato in fretta, impedendo a se stesso di tornare a fissarli un attimo dopo.
Aveva abbassato la testa ed era rimasto a guardare il libro che aveva sotto gli occhi, senza muoversi di un millimetro, neanche quando la lezione fu finita.
E solo quando tutti erano già usciti dall’aula, si era accorto che Blaise era accanto a lui. Aveva alzato leggermente lo sguardo, mentre il ragazzo avvicinava la bocca al suo orecchio.
“Sono stato bravo?” gli aveva chiesto, malizioso.
Draco si era alzato di colpo dal suo posto. Aveva guardato fisso negli occhi l’amico, cercando di non mostrare i suoi veri sentimenti. Sentiva di nuovo il sangue pulsargli nelle vene. Se non fosse stato Blaise il ragazzo che gli era di fronte e che gli aveva parlato in quel modo, Draco lo avrebbe certamente picchiato o colpito in fretta con una maledizione. Ma era meglio tenere la mano lontano dalla becchetta, per evitare di fare cose di cui si sarebbe presto pentito.
“Sì, continua così” aveva risposto, glaciale, un attimo prima di correre via dall’aula.
Ripensava a quella scena, al modo in cui Blaise gli aveva parlato e non poteva fare a meno di pensare che sembrava quasi che il ragazzo ci stesse prendendo gusto. Forse voleva solo compiacerlo, facendo in fondo quello che Draco stesso gli aveva ordinato di fare. Ma quella soluzione non era soddisfacente, e per quanto cercasse di convincersi, c’era sempre qualcosa che lo tormentava, anche se non sapeva definire quel qualcosa.
Sapeva solo che ormai anche Blaise lo infastidiva, perché anche lui era entrato a far parte del mondo di Harry Potter, anche se solo per poco e perché era stato costretto a farlo.
I pensieri si affollavano nella sua mente, rendendolo sempre più irrequieto, insicuro ed era certo che anche quella notte non sarebbe riuscito a dormire. Camminava ancora per il corridoio, senza una meta, quando per poco non si scontrò con qualcuno che veniva nella direzione opposta e che ovviamente non aveva visto data la semi oscurità che regnava nella scuola.
“Potter?”
“Malfoy?”
Quante probabilità c’erano che nel bel mezzo della notte, quando entrambi dovevano essere nel proprio letto, i due si incontrassero, proprio in quel corridoio, proprio in quel momento? Nessuna sarebbe stata la risposta, se solo non fosse appena accaduto.
“Che ci fai qui, Sfregiato?”
“Potrei farti la stessa domanda, non credi?”
Draco rimase muto, non sapeva cosa rispondere. Di certo non poteva dirgli che il pensiero di lui e Blaise insieme lo teneva sveglio la notte, facendolo camminare come un sonnambulo per tutta la scuola.
“Non sono affari tuoi” rispose, risoluto.
“Nascondi qualcosa?” chiese Potter, avvicinandosi pericolosamente al suo viso.
Draco fece un brusco passo indietro. Stava forse cercando di provocarlo? Quello era il suo compito, e non permetteva a nessuno di togliergli quel diritto, tantomeno a Potter.
“E tu? Non dovresti essere già a nanna?” chiese, ironico, mantenendo sempre la distanza di sicurezza.
Con Potter così vicino, nella semi oscurità, non sapeva se sarebbe riuscito a trattenere le proprie emozioni, a controllare le proprie azioni. Era meglio stare lontano, per evitare ogni disastro.
“Non avevo sonno stanotte e mi sono detto: andiamo a vedere se per caso Malfoy è in giro a quest’ora”
Draco lo guardò con una strana espressione sul viso. Il tono del moro era estremamente serio, ma era altrettanto improbabile che si trattasse della verità.
“Tu menti”
“No no, affatto. Sono serio” rispose il Grifondoro, guardandolo dritto negli occhi.
Draco rimase immobile. Si stava facendo prendere in giro da Potter, ne era consapevole? Doveva smettere di mostrarsi debole quando lui era nei paraggi, soprattutto adesso che aveva un piano da portare a termine.
“E cosa volevi da me?” chiese Draco, fingendo di stare al suo gioco.
“Volevo sapere come stavi. Ti ho visto un po’… turbato, stamattina a lezione” rispose il moro, alludendo sicuramente al momento in cui lui e Blaise lo avevano beccato mentre li stava osservando.
“Sto benissimo” disse il biondo, infastidito. Potter si stava davvero prendendo gioco di lui. Ma allo stesso tempo era la prima volta che sembrava interessarsi a un suo comportamento, e questo non poteva che farlo sentire bene. Per anni Potter lo aveva ignorato, nonostante tutti i dispetti, tutti i litigi. Ogni volta il moro sembrava dimenticarsi di lui, cancellando ogni cosa che era successa tra di loro. Sembrava anche non provare rancore nei suoi confronti e Draco sapeva che non c’era cosa peggiore dell’indifferenza. Avrebbe anche accettato la rabbia di Potter, l’ira nei suoi confronti. E invece no, il moro non lo odiava, non lo aveva mai fatto. E questo non era un bene.
“Ok” rispose Potter, poco convinto. “Allora, buonanotte”
“Te ne vai?” chiese Draco, istintivamente, ma un secondo dopo era già pentito della sua domanda.
Il Grifondoro sembrò divertito da quella sua domanda e sorrise. Lo guardò con una strana espressione sul viso, forse di curiosità.
“Non vuoi che me ne vada?” chiese, facendo di nuovo un passo verso di lui. Era un passo davvero pericoloso.
Erano talmente vicini che il Serpeverde poteva sentire il profumo dell’altro entrargli nelle narici, e il suo respiro sul suo volto. Chiuse gli occhi per un attimo, cercando di mantenere la lucidità.
“Non voglio che te ne vada” rispose, ed era sincero. “Voglio che tu sparisca”
Ogni verità deve essere compensata con una buona bugia.
Assottigliò gli occhi e guardò Potter nel modo più cattivo possibile. Il ragazzo indietreggiò, forse spaventato dal suo repentino cambiò di umore. Si poteva dire che avessero quasi avuto una conversazione normale quella sera, come non accadeva da tempo. Ma ora Draco aveva rotto tutto, disgregando ogni possibilità di comunicare.
“Ci vediamo”
Potter gli voltò le spalle e sparì in fretta, così come era arrivato.
“Speriamo di no” rispose il biondo, sperando che le sue parole lo raggiungessero.
Si morse il labbro, pentito di come erano andate le cose. Aveva avuto Potter a pochi centimetri dal suo viso e lo aveva allontanato. Aveva avuto tra le mani una buona occasione e se l’era fatta sfuggire.
Maledizione!
 
 
Fine capitolo VIII



Buongiorno!!
Allora..... come vi è sembrato l'incontro notturno tra Harry e Draco?
Sinceramente mi ha fatto tenerezza Draco, perchè è stato costretto a fare il "cattivo" per non svelare i suoi sentimenti a Harry, ha dovuto fare un grande sforzo per trattenersi. E non vi è sembrato strano che "magicamente" Harry fosse nei paraggi proprio mentre Malfoy gironzolava per la scuola tutto solo? Era una coincidenza secondo voi? XD
Oggi non posso farvi una vera anticipazione sul prossimo capitolo (e quando mai ci hai dato una vera anticipazione!! by tutti. *LadyDaredevil va a rifugiarsi in un angolo per la vergogna*)... ma vi dico solo che sarà interessante, davvero interessante eheh XD
E chissà, magari, se volete, il capitolo potrebbe arrivare proprio domani e non dopodomani, che ne dite?? O preferite aspettare? XD
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto!!
Oggi faccio dei ringraziamenti un po' più specifici ahah Ringrazio LadyDepp, Narutina90, Efthalia, ShittyValentine, Loona, Holly715, My_sunshine e Lunadistuggi perchè seguite la storia con costanza e passione, grazie, mi rendete davvero felice!
E dedico questo capitolo a Loveisapromise! XD
(ovviamente non dimentico le 35 persone che seguono la storia, grazie anche a voiii!! XD)

A presto!! XD

LadyDaredevil




 

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Capitolo 9
*** Capitolo IX ***


L’OGGETTO DEI DESIDERI
 

 

 
Capitolo IX
 
 
La notte aveva portato consiglio. Draco si era reso conto di essersi mostrato troppo debole nei confronti dello Sfregiato e doveva rimediare. Potter si era addirittura sentito libero di ridere di lui e questo il biondo non poteva permetterlo. Assolutamente no.
Quando quella mattina scese per fare colazione ed entrò nell’enorme sala, vide che Potter e il suo gruppetto di sfigati erano già seduti al loro tavolo e stavano consumando allegramente la loro colazione.
Draco alzò gli occhi al cielo e si sforzò di nascondere l’espressione disgustata che lottava per apparire sul suo viso.
A passi veloci si diresse verso il tavolo dei Grifondoro, ma cercò di non far notare che stava puntando proprio verso Potter. Solo quando fu abbastanza vicino sfilò la bacchetta dal mantello e, sussurrando un incantesimo, fece in modo che la tazza di Potter si alzasse in aria e, prima che chiunque se ne rendesse conto, versasse tutto il suo contenuto su Potter.
Il latte caldo bagnò i suoi capelli, scivolando sul suo viso, sulla sua divisa, sui suoi pantaloni. Potter alzò in aria le braccia, e aprì la bocca per la sorpresa. Non che ci fosse molto che potesse fare, quell’incantesimo non aveva lasciato il tempo di fare alcunché.
Molti Grifondoro rimasero a bocca aperta, qualcuno rise, qualcuno non si accorse neppure di quello che era successo, impegnato così tanto a riempire il proprio stomaco.
Draco sorrise, soddisfatto.
Ok, era infantile, ma in quel momento solo una buona dose di dispetti poteva farlo sentire meglio. Infatti, la visione di Potter sporco di latte dalla testa ai piedi, non poteva che fargli provare una certa soddisfazione. Senza rendersene conto, si ritrovò a pensare a come Potter si sarebbe svestito per cambiare la divisa ormai fradicia. Immaginò le dita sottili dello Sfregiato scorrere lungo i bottoni, liberandoli dalle loro asole, poi le vide armeggiare con il nodo della cravatta, fino a scioglierlo. Immaginò la camicia scivolargli giù, lungo le spalle, liberando il petto liscio e delicato. No, non doveva fare questo tipo di pensieri. Poteva concedersi quei pensieri nell’oscurità della sua camera, quando era nel suo letto, quando era solo, ma no, non poteva fantasticare su Potter quando lui era lì davanti a lui, coperto di latte e presumibilmente infuriato.
“Potter, non sei neanche in grado di bere adesso? Hai forse bisogno di nuovo del biberon?” chiese, ironico, cercando di provocarlo.
“Malfoy…”
Il suo nome, pronunciato a denti stretti da Potter, sembrava un insulto, ma Draco non ci fece caso. Aveva avuto la sua vendetta ed era soddisfatto, anche se ora aveva lo sguardo di tutti i Grifondoro puntati su di sé, e non erano sguardi particolarmente amorevoli. Potter era stato punito, ma era quello che meritava per aver riso di lui.
Il moro si alzò in piedi, fronteggiandolo.
“Sei soddisfatto di te adesso? Ti senti tanto maturo facendo queste cose?” gli chiese, ed era la prima volta che si rivolgeva in quel modo al biondo. Non sembrava tanto arrabbiato quanto deluso e per un momento Draco rimase senza parole. Non pensava che qualcuno potesse credere in lui tanto da rimanere deluso dal suo comportamento. E sicuramente questo qualcuno non poteva essere Potter. Dal primo momento in cui si erano conosciuti il Grifondoro doveva aver capito che non c’era niente da fare con lui, aveva mollato la spugna e aveva capito che potevano essere solo nemici. Almeno, questo era quello che Draco aveva sempre creduto, quindi quell’atteggiamento del moro destabilizzava le sua certezze.
“Sono abbastanza soddisfatto” si affrettò a rispondere, per non dare modo a Potter di credere di averlo colpito con le sue parole, perché assolutamente non era così.
“Oh, allora sono contento per te” disse il moro, continuando a parlargli con quel tono acido.
Draco corrugò la fronte, infastidito dal suo comportamento.
“Beh, te la sei cercata. E non credo di aver finito”
Alzò in aria la bacchetta, e cercò di colpirlo ancora, sfruttando nuovamente l’effetto sorpresa. Ma non ci riuscì. La bacchetta sfuggì dalla sua mano e cadde a molti passi di distanza. Draco spalancò gli occhi, perché questa volta era stato lui a essere colto di sorpresa.
Si voltò di scatto e vide qualcuno che non avrebbe mai immaginato di vedere. Blaise Zabini, con la bacchetta in mano, lo aveva appena disarmato.
Il biondo lo fissò con espressione attonita.
“Che diavolo…?”
“Lascialo stare, Draco” rispose il ragazzo, puntando la bacchetta verso di lui.
Stava forse scherzando? Davanti a tutti aveva avuto il coraggio di mettersi contro di lui? Voleva forse firmare la sua condanna a morte? Era più che sicuro di non aver mai menzionato una cosa del genere tra le cose da fare per il loro piano. No, era sicuro di non aver mai accennato all’ ‘umiliare pubblicamente Malfoy per farsi bello agli occhi di Potter’. Doveva essere una sua iniziativa ma quella volta, a differenza di altre, aveva sbagliato, aveva scelto il momento sbagliato e il modo sbagliato di agire. Quella era una situazione tra lui e Potter e non doveva mettersi tra di loro.
“Fatti gli affari tuoi” disse Draco, trafiggendolo con lo sguardo, cercando di fargli capire quanto grande fosse il suo errore.
“Sono affari miei. Harry è mio amico” rispose il ragazzo, reggendo il suo sguardo glaciale.
Lo superò in fretta e raggiunse Harry. Con un colpo veloce di bacchetta lo ripulì completamente e si mise davanti a lui, facendogli da scudo con il suo corpo.
“Se vuoi litigare con qualcuno, litiga con me” disse, sfidando Draco.
Il biondo rispose con lo stesso sguardo, poi spostò gli occhi su Harry che sembrava sorpreso quanto lui della piega che avevano preso le cose. Non si sarebbe mai aspettato che Blaise lo difendesse. Diverso era stato difendere la Granger, da altri Serpeverde a cui loro stessi avevano consigliato di fare quello scherzo, ma questo… difendere Potter e mettersi contro il suo migliore amico, era un altro paio di maniche.
Perfino Draco non se lo sarebbe aspettato, quindi la sorpresa di Potter doveva essere mille volte superiore.
Visto che il biondo non accennava a rispondere, Blaise si sentì libero di ignorarlo, si voltò e prese il viso di Potter tra le mani, sotto lo sguardo incredulo degli altri Grifondoro.
“Tutto ok?” gli chiese, guardandolo dritto negli occhi.
“Sì… era solo un po’ di latte. Grazie” rispose il moro, titubante. Nessuno lo aveva mai ricoperto di tali attenzioni e non si sarebbe mai aspettato un comportamento tanto affettuoso da parte del Serpeverde.
Blaise lasciò delicatamente la presa sul suo volto e spostò accanto a lui, portando la mano sul suo fianco, cingendogli al vita e tirandolo a sé.
“Andiamo a lezione” disse, spingendo leggermente Potter. Insieme superarono Malfoy che era rimasto immobile, a osservare quella scena patetica e miserabile. Non era riuscito a fare niente e per il bene del suo piano si era impedito di spifferare tutto a Potter anche se aveva un’enorme voglia di farlo. In quel modo avrebbe messo fine alla sua amicizia con Blaise, cosa che, in quel momento, voleva più ogni altra cosa al mondo.
C’era decisamente qualcosa che non andava in quella questione. Blaise aveva perso il controllo della situazione, Draco aveva perso il controllo di Blaise. Come poteva rimediare?
Si voltò di scatto, osservandoli mentre andavano via, insieme.
La mano di Blaise era ancora sul fianco del moro. I loro corpi erano talmente vicini da non riuscire a distinguere dove finisse il corpo dell’uno e iniziasse quello dell’altro.
Draco assottigliò gli occhi, sconfitto. Vide Potter voltarsi indietro, per un solo attimo prima di varcare la porta e uscire dalla sala. Non decifrò il suo sguardo, ma quando lo vide voltarsi di nuovo verso Blaise, qualcosa dentro di lui sembrò andare in mille pezzi.
 

***

 

“Che cosa credevi di fare?”
Ancora una volta Blaise si trovava con le spalle al muro. Ancora una volta Draco lo aveva afferrato, lo aveva spinto e lo aveva immobilizzato.
“Non capisco di cosa parli”
Davvero credeva che il biondo avrebbe lasciato perdere, dopo l’umiliazione che aveva subito? Il ragazzo cercò di divincolarsi dalla presa, ma non fu in grado di farlo. La rabbia che Malfoy aveva dentro di sé lo rendeva più forte, più deciso.
“Cos’era quella scenetta patetica, eh? Tu hai osato sfidarmi davanti a tutti”
La voce del biondo stava raggiungendo un tono più acuto del solito, ma non era in grado di controllarlo. Aveva deciso di lasciar parlare le sue emozioni, e per una volta non voleva tenersi tutto dentro. E questo voleva dire anche aggredire il suo amico, accusarlo e rimproverarlo per come si era comportato quella mattina.
“Ah, dici con Harry?”
Draco alzò gli occhi al cielo. Perché stava facendo finta di non capire? Voleva vedere fino a che punto arrivava la sua pazienza? Beh, era sul punto di scoprirlo perché non avrebbe retto ancora per molto. Sentiva la bacchetta pulsargli dentro la tasca, sentiva il bisogno di afferrarla e scagliare una qualsiasi maledizione sull’amico, per ribadire che davvero non era il caso di giocare con lui. Era Draco a definire le regole del gioco e non permetteva a nessuno di trasgredire, neanche a Blaise.
“Certo, dico con Harry” rispose, enfatizzando l’ultima parola, il famoso nome. Da quando i due si chiamavano anche per nome? Questa era nuova. Nessun Serpeverde aveva mai chiamato Potter con il suo nome. Era ben accetto qualsiasi soprannome o nomignolo, dai più innocui ai più offensivi, ma no, mai loro pronunciavano il suo nome.
“Oh, tranquillo. Ci è cascato in pieno” disse Blaise, facendogli l’occhiolino. Pensava forse che Draco lo avrebbe lasciato andare, accontentandosi di quelle poche paroline? Si sbagliava di grosso. La presa sulle sue spalle si fece più forte. Il biondo avvicinò il suo volto a quello dell’altro, per essere sicuro che non gli mentisse. Dai suoi occhi avrebbe capito se c’era verità nelle sue parole, e mai come in quel momento aveva bisogno di risposte.
“Io invece non ci casco. C’è sotto qualcosa e tu mi dirai cosa” lo minacciò.
“Ma che dici? Non è niente” rispose il ragazzo, mostrandosi sorpreso dalle accuse dell’amico.
“Oh niente? E come la chiami allora la tua trionfale uscita con Potter?”
“Era parte della recita” rispose, ma il suo tono era davvero poco convincente. Draco non credeva a una sola delle sue parole. Doveva insistere e ottenere la verità a ogni costo.
“E che mi dici delle tue mani su di lui?” chiese il biondo, senza riuscire a trattenersi. Vedeva ancora nella sua mente la scena, l’immagine di Blaise e Potter che si allontanavano insieme. La mano del ragazzo sul fianco del moro. Era qualcosa che non poteva dimenticare, i suoi nervi non glielo permettevano. L’immagine tornava nella sua mente in ogni momento, come a volerlo tormentare ancora e ancora.
“Non lo so, era per rendere tutto più credibile”
Credibile?
Draco non credeva alle sue parole.
“Non era quello che volevi? Volevi che parlassi con Potter?”
“Sì” ammise Draco.
“Ora lui parla con me. Volevi che conquistassi la sua fiducia?”
“Sì” rispose nuovamente Draco. Avrebbe voluto aggiungere un però…, ma l’altro non gliene diede il tempo.
“Ora ce l’ho, ho la sua fiducia. Come vedi, hai avuto quello che volevi”
Draco lo fissò per un attimo, gli occhi ridotti a due fessure. Era sincero, ma ancora aveva la sensazione che ci fosse un pezzo mancante.
“E tu? Sembra che anche tu ora abbia qualcosa. O vuoi farmi credere che non ti piace tutto questo?” chiese, insinuando che la parte che era stato costretto a recitare si stesse velocemente trasformando in realtà. Il confine sembrava essere diventato sempre più sottile.
“No, capiamoci. Di cosa mi stai accusando? Perché, se non ricordo male, sei stato tu a mettermi in questa situazione, e ora non ti va neanche più bene. Mi sa che tra noi due quello che nasconde qualcosa non sono io” disse, sputando in fretta le parole, come se volesse liberarsi da un peso.
“E questo che vuol dire?”
“Vuol dire che sei così geloso di Potter che non vedi più chiaramente”
Il biondo lasciò immediatamente la presa e si allontanò di alcuni passi.
“Io? Geloso? Vuoi scherzare?” chiese, abbozzando una risata nervosa.
Blaise era completamente fuori strada. Forse la vicinanza di Potter lo stava influenzando negativamente. Ben presto il suo amico sarebbe diventato proprio come quei Grifondoro, smidollati e pietosi. Quasi si pentì di aver dato Blaise in pasto a quella gente, ma ormai era tardi per tornare indietro.
“Oh, Draco, per favore. Ho accettato di fare questo scherzo, ma non sono un idiota” rispose Blaise, guardando negli occhi l’amico, per fargli capire quanto fossero serie le sue parole. A quel punto, l’unico a non aver capito come stavano le cose era proprio Draco, e non se ne rendeva neppure conto.
“Forse sì, sei un idiota, se pensi che io sia geloso di Potter” continuò Draco, puntando l’indice contro di lui.
Blaise scosse il capo e gli voltò le spalle. Per quanto lo riguardava quella conversazione era finita, ma non poteva andare via senza avergli detto quello che pensava veramente. Senza voltarsi, iniziò a camminare, certo che Draco avrebbe comunque sentito le sue parole.
“Forse l’idiota sei tu, se non te ne sei ancora accorto”
 
 
Fine capitolo IX



Ciaoo!!
Come promesso ho postato il capitolo 9! Wow.... già 9... passa veloce il tempo!! E siamo più o meno a metà della storia XD
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto! Blaise si è accorto di qualcosa... avrà forse capito che dietro il progetto di Draco non c'è la voglia di umiliare Potter?
Mi sa che gli unici a non essersene accorti sono Harry e Draco ahah poveri ingenui ahahah
E cosa ne pensate di Draco? Ormai è palese che i suoi dispetti non sono altro che un modo per nascondere i suoi sentimenti, o forse per attirare l'attenzione del bel moretto. Ma Blaise si è messo in mezzo.... prevedo un pò di guai ahah
Nel prossimo capitolo accadrà qualcosa di interessante... vi dico solo una cosa: il capitolo potrebbe chiamarsi Dean Thomas-il ritorno ahahah XD
Chissà cosa accadrà!!!
Spero siate curiosi di scoprirlo!!
Grazie a tutti quelli che leggono e commentano la storia!! XD
A prestooo!
Buona giornata!!

LadyDaredevil




 

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Capitolo 10
*** Capitolo X ***


L’OGGETTO DEI DESIDERI
 

 

Capitolo X
 
 
Ancora insieme. Blaise e Potter erano ancora insieme. Come se la tortura di vederli insieme una volta non fosse stata abbastanza, i due ragazzi erano di nuovo lì, seduti in cortile, davanti agli occhi di tutti e parlavano fitto fitto. Non poteva sentirli dalla distanza in cui si trovava, ma dal modo in cui i due si sorridevano dovevano essere dei discorsi piacevoli. Si sforzò di non tirare un pugno contro il muro quando vide Harry portare indietro la testa e ridere di gusto, esponendo il collo sottile e delicato.
Invidiava con tutto il cuore Blaise, perché poteva sedere accanto a lui, poteva parlare con lui, poteva sfiorare la sua mano. E lui invece si trovava in un angolo, a osservare la scena come un guardone, desideroso di prendere il posto dell’amico, sostituirsi a lui e parlare con Potter come non avevano mai fatto.
“Sono di nuovo insieme”
La voce alle sue spalle lo fece sussultare. Si voltò di scatto, con la bacchetta in mano, pronto a reagire. Ma non c’era bisogno di usarla.
Alle sue spalle c’era Dean Thomas. Il suo sguardo era fisso sulla coppia seduta in cortile. Non poteva crederci, era nella stessa situazione del Grifondoro. Maledì se stesso e i suoi maledetti sentimenti verso Potter. Come era riuscito quell’insulso Sfregiato a fargli questo, a trasformarlo in un patetico ragazzo che vuole solo attenzioni da chi non può averne?
Draco guardò attentamente il ragazzo, dall’alto in basso, cercando di individuare ogni singola differenza tra di loro, per tranquillizzarsi.
“E quelli?”
Thomas seguì il suo sguardo e capì a cosa si stesse riferendo.
“Sono… per Harry”
Avvicinò ancora di più al petto il mazzo di fiori che aveva in mano. Rose rosse, tulipani, margherite: sembrava non aver dimenticato niente.
Draco lo guardò, tra il disgustato e il sorpreso. Cosa credeva di fare con quel mazzo di fiori? Non aveva  mica intenzione di…
“Io… non posso più andare avanti così”
La voce del ragazzo era solo un sussurro, ma Draco lo aveva sentito. Allora aveva capito bene. Con quel mazzo di fiori Thomas voleva confessare il suo amore per Potter. E così… era arrivato il momento. Il ragazzo sembrava deciso a fare la famosa dichiarazione, ma Draco doveva impedirlo. Avrebbe deciso lui il momento più adatto per la confessione o forse, dopo un’attenta riflessione, avrebbe deciso che non era proprio il caso di farla.
Ma assolutamente non poteva succedere di lì a pochi minuti, no, per nessun motivo al mondo.
“Io al posto tuo non lo farei”
Thomas alzò immediatamente lo sguardo.
“E perché?”
“Ma come perché?” iniziò il biondo, con voce lenta, persuasiva “Non vedi? Potter è impegnato”
Thomas si sporse leggermente, guardando oltre Malfoy, tornando a fissare i due ragazzi nel cortile.
“Harry troverà il tempo per ascoltarmi”
“Dici? Adesso che è tutto preso dal suo nuovo amico?” chiese ancora, fingendo di essere dispiaciuto per il ragazzo che aveva di fronte.
“Anche io sono suo amico. E sarò anche qualcosa di più, quando gli avrò parlato” rispose l’altro dopo un attimo di riflessione.
“O magari no. Potresti perderlo per sempre”
“Non è vero. Perché mi dici questo?” chiese, ingenuo. Non aveva capito il progetto di Malfoy, non sapeva che le sue parole era studiate esattamente per quello scopo: fargli perdere la fiducia in se stesso e fargli abbandonare l’idea di dichiararsi in quel momento. E, dal tono di voce di Thomas, ci stava anche riuscendo.
“Ma perché non voglio che accada un disastro, lo dico per te” rispose il biondo, portandosi una mano al petto, per far sembrare che fosse sincero.
“Quindi ti preoccupi per me?”
“No, assolutamente, che domande… no” disse, ribadendo il concetto anche con una risata beffarda. Thomas era l’ultima persona al mondo di cui gli importava qualcosa in quel momento.
“Allora…ti preoccupi per Harry? Zabini vuole fargli qualcosa?” chiese il Grifondoro, improvvisamente spaventato.
“Ma no, certo che no”
“E allora perché li stai guardando?” chiese ancora, e questa volta Draco non seppe subito cosa rispondere. Era una bella domanda, che non si era posto e a cui non pensava di dover rispondere.
“Io? No, io ero qui di passaggio” rispose, agitando le mani in aria, indicando qualche punto indefinito del corridoio.
“Allora io vado” disse improvvisamente Thomas, ignorando le sue parole e i suoi gesti.
“Aspetta” esclamò il biondo, cercando di trattenerlo.
“No, vado”
“No!”
Lo afferrò per il braccio, lo tirò a sé, cercando di impedirgli di uscire allo scoperto e andare da Potter. Cercò di bloccarlo, ma l’unica cosa che riuscì ad afferrare fu il mazzo di fiori. Tirò con tutta la sua forza, pensando di tirare anche Thomas, ma il ragazzo lasciò la presa, facendo indietreggiare Draco, fino a fargli quasi perdere l’equilibrio.
Il biondo si ritrovò così con i fiori in mano, ma non era quello che voleva. Li lasciò cadere, mentre i petali si spargevano sul pavimento.
Thomas si era già allontanato, a grandi passi, verso il cortile. Draco strinse le dita in un pungo, poi  lo portò alla bocca, mordendo una nocca, mentre con il piede calpestava i maledetti fiori del ragazzo.
Non poteva fare più niente. Non poteva esporsi, non poteva lasciare che Potter capisse il suo progetto. Non poteva permettere che si accorgessero che era lì, a spiarli. Non poteva, non poteva. Eppure voleva più di ogni altra cosa raggiungere Thomas e impedirgli di dichiararsi. Ma ancora una volta non poteva farlo.
Non poteva fare altro che rimanere lì, in quell’angolo, a osservare la scena: l’inizio della sua disfatta.
 
 
“Harry”
Il ragazzo si voltò verso la voce familiare alle sue spalle.
“Dean, ciao”
Thomas rimase in piedi accanto ai due ragazzi, con le braccia lungo i fianchi. Se solo Malfoy non si fosse intromesso avrebbe avuto un mazzo di fiori nelle sue mani, ora vuote. Ma non importava, avrebbe parlato con Harry in ogni caso, con i fiori o senza.
“Devo dirti una cosa” iniziò, respirando affannosamente.
Harry lo guardò accigliato, il ragazzo sembrava preoccupato, agitato e voleva capire il perché. Non parlò, lasciando che l’amico continuasse il suo discorso.
Non aveva idea di quello che avrebbe sentito, non immaginava la forza dei sentimenti di Dean, che lo avevano portato ad affrontare la sua paura e la sua vergogna pur di confessare le sue emozioni.
E Harry non immaginava neanche che a osservare l’intera scena c’era qualcun altro, oltre a Blaise seduto accanto a sé.
Draco si era spostato leggermente, in modo da essere più vicino alla scena e riuscire così a captare tutte le parole. Voleva essere sicuro di riuscire ad ascoltare tutto. Odiava il fatto che Blaise fosse lì e che potesse assistere alla scena, ma ormai non c’era più niente da fare, non poteva impedire che accadesse.  
Ma Blaise sarebbe stato lì quando Harry avrebbe pronunciato le parole di rifiuto. Non poteva essere altrimenti. Draco annuì tra sé e sé. Non riusciva a immaginare qualcosa di diverso. Potter non avrebbe potuto dire di sì a quei complimenti e a quei sentimenti senza senso.
“Io… Harry, ecco… devo dirti questa cosa che porto dentro di me da troppo tempo”
Draco drizzò le orecchie. Lo spettacolo stava iniziando, non doveva perdere neppure una virgola.
“Dimmi, cosa è successo?” chiese Potter, interrompendo le sue parole.
“Ti prego, fammi finire, senza dire niente. Lascia solo che io ti dica tutto… e poi, e poi potrai rispondermi, e io accetterò qualsiasi tua risposta”
“Ok” sussurrò delicatamente il moro, un po’ intimorito.
“Io… Harry, avevo trovato le parole da dirti, te le avevo scritte in una lettera che… non c’è più. Quindi cercherò di dirtelo nel modo più semplice possibile. Io ti amo”
Gli occhi di Potter si spalancarono, così come le labbra.
“Dean io…”
“No, non ho finito. Devi sapere quello che provo. Non è abbastanza dirti che ti amo. Io ti voglio. Harry ti amo da tanto, in silenzio. Ho accettato tutto, ho accettato che tu non mi guardassi quasi per niente, ho accettato tutto. Ma ora non ce la faccio più e se non ti dico quello che provo io divento pazzo. Perché non faccio altro che pensare a te, e so che è una cosa strana e che non te lo aspettavi, ma è la verità” continuò, tutto d’un fiato.
Potter era muto, fissava le mani che aveva appoggiato sulle ginocchia. Aveva il volto in fiamme, e sembrava così dolce che anche il biondo rimase per un attimo stupito dai pensieri dolci che si affollavano nella sua mente. Poi sorrise, soddisfatto. Era un no sicuro. Voleva tirare un sospiro di sollievo, ma doveva aspettare la risposta di Potter per essere totalmente tranquillo.
“Non faccio altro che pensare a te, e so che non è quello che ti aspettavi, e neanche io me lo aspettavo. Ho cercato di lottare contro questi sentimenti, ma non ce l’ho fatta. Sono troppo forti. E non ho mai sentito niente del genere per nessun altro. Tutto quello che faccio durante il giorno è pensare a te, alla tua voce, al tuo corpo, a… te” si fermò un attimo per riprendere fiato.
“E ora, parla. Puoi dirmi tutto” continuò, cercando di riprendere a respirare normalmente.
“Dean…”
Non sapeva come iniziare e quello era un buon segno, pensò Draco.
“Noi, noi siamo amici. Io non avevo idea…” cercò di dire, ma le parole sembravano non voler uscire dalle sua labbra.
“Neanche io, te lo giuro, ma è nato tutto dal nulla, all’improvviso, non me lo aspettavo eppure è successo. Io posso renderti felice Harry” continuò il ragazzo, portandosi le mani al petto. Se solo Harry avesse potuto sentire il ritmo accelerato del suo cuore, i battiti frenetici che solo lui era in grado di provocargli.
“Non è questo Dean… è che io… non so come dirtelo”
“Dillo, dillo e basta” lo incitò Thomas, forse stanco di quella estenuante attesa.
“Io… ho già qualcun altro. Mi dispiace, ma ho dei sentimenti verso un’altra persona” disse il moro, continuando a tenere il volto basso, forse per non vedere la sofferenza sul volto dell’amico.
Non avrebbe mai voluto provocargli quel dolore ma doveva essere sincero se voleva che le cose andassero nel verso giusto. E magari un giorno Dean lo avrebbe anche perdonato e sarebbero tornati gli amici che erano un tempo.
“Tu ami qualcun altro?” chiese Thomas, mentre le lacrime iniziavano a farsi largo nei suoi occhi.
“Non lo so se è amore, ma è qualcosa di molto forte”
“Ho capito”
“Dean mi dispiace, non voglio che tu soffra per colpa mia. Perdonami”
Il ragazzo annuì, mordendosi il labbro inferiore. Stava cercando in tutti i modi di trattenere le lacrime, ma queste presero a scivolargli lungo le guance prima che potesse fermarle.
Cercò di asciugarle con colpi veloci di dita, per non far capire a Harry quanto stesse soffrendo e quanto fosse deluso dal modo in cui erano andate le cose. Aveva sognato milioni di volte quella scena e ogni volta il finale era completamente diverso da quello che aveva realmente avuto.
“Ok, non ti preoccupare” disse, tra i singhiozzi, poi scappò via, per non dover subire oltre l’umiliazione di essere stato rifiutato.
Corse verso il corridoio e lì vide che c’era qualcuno che aveva assistito alla scena, facendosi sicuramente beffe di lui.
“Sei contento adesso?” chiese a Malfoy, passandogli accanto e fermandosi un attimo per guardarlo negli occhi, con disprezzo, come se il rifiuto di Potter fosse colpa sua.
“Eh Malfoy, sei contento?” gli chiese ancora, quasi sputandogli in faccia quelle parole.
Draco abbassò lo sguardo e trattenne la risposta nella sua mente. Solo quando il ragazzo si fu allontanato camminando rabbiosamente, poté esternare il suo pensiero.
“Sì, sono contento adesso”
 
 
Fine capitolo X


Sorpresa!!
Spero vi sia piaciuto il capitolo 10!!
Povero Dean, la sua dichiarazione non è andata proprio come si aspettava... ma, sinceramente, doveva aspettarselo... Harry non aveva proprio idea dei suoi sentimenti. Ma lo avete trovato tenero almeno un pò? A me ha fatto tenerezza.
E Draco invece? Ha finto anche di interessarsi a Dean pur di impedire la dichiarazione ahah ma non ci è riuscito, poverino ahah
In tutto questo c'è qualcuno che è rimasto zitto zitto a osservare... il caro Blaise come reagirà a questa dichiarazione??
Curiosi di scoprirlo??
Il capitolo 11 arriva presto!!
Bacii!

Buona serata!!

Ps. Dedico questo capitolo a LadyDepp, perchè aspettava "con ansia" la dichiarazione di Dean ahah (tranquilla, ora mi sa che è tutto tuo ahahah)
Ps2. Ringrazio tutti quelli che leggono e commentano la storia, chi l'ha messa tra le preferite e le 40 persone che la seguono. Inoltre ringrazio Laura che ha letto tutti i capitoli alla velocità della luce! Grazie!!

 

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Capitolo 11
*** Capitolo XI ***


L’OGGETTO DEI DESIDERI



Capitolo XI
 
“Harry!” lo chiamò, facendolo voltare.
Affrettò il passo per raggiungerlo e si fermò a pochi passi da lui.
“Ehi ciao” lo salutò, cercando di riprendere un po’ di fiato.
“Ciao, dimmi” rispose il ragazzo, con voce tenue, triste.
“Oh, no, non volevo niente. È che… ti ho visto da lontano e ho pensato di chiederti come va”
Il moro abbozzò un sorriso, ma Blaise aveva già capito che c’era qualcosa che non andava e credeva anche di sapere il motivo di quella tristezza.
“No, figurati, hai fatto bene. Cammini un po’ con me?” gli chiese, mostrandogli il sentiero che stava per seguire. Non avevano il permesso di camminare fino al lago, ma Blaise annuì, felice di poter condividere un po’ di tempo con Harry. Voleva parlare con lui, soprattutto dopo quello che era successo il giorno prima.
Iniziarono a camminare, fianco a fianco, e per alcuni minuti rimasero in silenzio. Harry aveva solo bisogno di compagnia, di qualcuno con cui condividere i pensieri, in silenzio, in tranquillità. Blaise invece aveva solo voglia di passare del tempo con lui, ma non riusciva neppure a rendersene conto. Si era così abituato alla recita che Draco gli aveva imposto, che quasi non riconosceva più la realtà dalla finzione. Forse era merito di Harry, che lo aveva accolto tra i suoi amici, che lo aveva trattato come nessuno aveva mai fatto. Draco era suo amico, sì, ma più del genere amico/padrone, un amico che ti comanda cosa fare senza un per favore o un grazie. Malfoy credeva che tutto ruotasse intorno a lui e invece in quel momento, per la prima volta, Blaise sentiva di essere apprezzato da qualcuno, di far parte di qualcosa che andava oltre l’onore e il rispetto della sua Casa.
Camminava al suo fianco, lentamente, come se non volesse rovinare il momento che stavano vivendo, e ogni tanto alzava lo sguardo, per sbirciare il moro, per vedere l’espressione pensierosa disegnata sul suo volto. Dopo alcuni minuti fu proprio il Serpeverde a rompere il silenzio che era sceso tra loro.
“Ieri sei scappato via all’improvviso, non sono riuscito a chiederti niente. Come stai?”
Harry abbozzò un sorriso e abbassò il capo.
“Si capisce vero? Hai già capito perché sono giù di morale”
“E’ per Thomas, per… Dean. Ma Harry, davvero, non è colpa tua”
“Ma è come se lo fosse. Ieri non sono riuscito a trovarlo e nessuno lo ha visto. È rimasto in bagno per il resto della giornata. È colpa mia, anche se non ho fatto niente” rispose il ragazzo, evidentemente afflitto per quello che era successo il giorno prima.
“Ma i sentimenti non si possono comandare, è una cosa che non dipende da te, né da lui. Ma non puoi torturarti per una cosa di cui non hai colpe” cercò di rincuorarlo Blaise, dando alla sua voce un tono deciso.
“Starà bene?” chiese il moro, quasi parlando a se stesso, piuttosto che all’amico.
“Ma certo. Ci vuole solo un po’ di tempo. E vedrai che troverà una persona che prenderà il tuo posto, una persona che gli vuole bene”
“Anche io gli voglio bene, spero non lo dimentichi” disse Harry, lo sguardo perso nel vuoto, i passi sempre più lenti.
“Non lo farà. Ritornerete a essere gli amici di un tempo, vedrai. E dimenticherà questo rifiuto”
“Lo spero tanto”
Blaise di fermò di scatto e appoggiò la mano sul braccio di Harry, facendolo fermare. Il moro si volto verso di lui e per un lungo attimo si guardarono negli occhi.
“Fidati” disse il Serpeverde, deciso. Credeva davvero nelle sue parole. Era convinto che la situazione tra i due sarebbe migliorata. Il tempo avrebbe guarito tutte le ferite, sia quelle di Dean che quelle di Harry e tutto sarebbe tornato come prima.
“Grazie, Blaise. Davvero, oggi sei stata l’unica persona che è riuscita a starmi vicino” disse il Grifondoro, quasi sorpreso. Davvero non avrebbe mai creduto di trovare in Blaise una persona così disponibile, in grado di capire le situazioni e di aiutarlo. Per troppo tempo aveva creduto che il ragazzo fosse totalmente diverso e in quel momento si rendeva conto di quanto fosse in errore.
“Per così poco. Vorrei poter fare di più per te. Vorrei…”
“Hai fatto abbastanza. Sei stato gentile” lo rassicurò il moro, appoggiando una mano sulla sua spalla e stringendo leggermente la presa.
“Mi prometti che ora starai meglio?” chiese Blaise, inclinando la testa per cercare il suo sguardo.
“Mmm, sì, lo prometto”
Riprese a camminare e Blaise lo seguì. Erano quasi arrivati al lago. Il Serpeverde cercò di stare al suo passo, e allo stesso tempo tentò di non mettere fine alla loro chiacchierata.
“Bene, altrimenti la Weasley penserà che c’è qualcosa che non va tra di voi” disse, con un sorriso stampato sulle labbra.
“Ginny? Cosa c’entra Ginny?”
“Ehm…” il ragazzo si interruppe, spaesato. “Io credevo… scusa, ma non è lei la persona di cui parlavi? Quella per cui provi qualcosa?”
Harry rise per un attimo, portandosi la mano alla bocca.
“Beh, no. Perché hai pensato che fosse lei?”
Blaise spalancò gli occhi. Ecco una cosa che davvero non si aspettava. Aveva dato davvero per scontato che la persona di cui Harry parlava fosse la rossa, e ora si rendeva conto di aver sbagliato. O forse il moro stava mentendo? No, la sua risposta sembrava sincera, anzi sembrava divertito dall’ipotesi di Blaise, come se il ragazzo avesse detto una cosa altamente improbabile. Eppure aveva visto più volte i due insieme e anche Draco era fermamente convinto che tra i due ci fosse qualcosa. Doveva assolutamente informarlo, ma prima… doveva capire meglio come stavano le cose. E soprattutto… doveva capire chi era questa famosa persona per cui Harry provava dei sentimenti.
“Oh, scusami. Io.. ero convinto fosse lei” disse, quasi balbettando, non sapendo bene cosa dire.
“E perchè?”
“Non lo so… Vi ho visti spesso insieme, e… boh, credevo ci fosse qualcosa tra di voi” disse, e le sue parole erano la pura e semplice verità.
“No, io e Ginny siamo solo amici. Lei è la sorella di Ron, e lui è il mio migliore amico, per me è come una sorellina”
Sorellina. Questo davvero era inaspettato.
Per tutto quel tempo Blaise, e così anche Draco, era stato convinto che il rifiuto di Harry fosse dovuto al fatto che era fidanzato con la rossa e ora improvvisamente scopriva che non era affatto così. Non sapeva più cosa pensare.
Harry nel frattempo si era seduto su un grande sasso, proprio di fronte al lago, e lo ammirava in tutto il suo splendore. L’acqua era limpida, calma, e quasi riusciva a trasmettere a Harry quella sensazione di tranquillità e benessere. Ne aveva proprio bisogno.
“Scusami, non volevo insinuare che… tu e lei, insomma”
“No no, tranquillo. Secondo me è una cosa che pensano in molti. Ma non per questo è vero” rispose il moro, tranquillo. Per fortuna sembrava non essersi arrabbiato per l’insinuazione che Blaise aveva fatto.
Il Serpeverde abbassò lo sguardo, leggermente in imbarazzo. Non sapeva cosa dire, come continuare il loro discorso. Per fortuna fu Harry a riprendere la conversazione, con qualcosa che ancora una volta Blaise non si aspettava.
“Il problema non è Ginny ovviamente. Sono io”
“Tu? Non hai nessun problema tu” rispose il Serpeverde, decisamente confuso.
“No, non è un problema vero e proprio”
Il Serpeverde si avvicinò ancora di più a lui e posò entrambe le sue mani sulle spalle del ragazzo.
“E cos’è allora?” chiese, sussurrando.
Harry rimase per una attimo in silenzio, forse indeciso se parlare o meno. Quello che stava per dire a Blaise era qualcosa che non aveva mai detto a nessuno, neppure ai suoi migliori amici. Ma in quel momento, per chissà quale motivo, sentiva di potersi fidare del ragazzo che aveva di fronte, e si sentiva pronto per condividere con lui qualcosa che non aveva mai condiviso con nessuno.
“Io… a me piacciono i ragazzi” disse, tutto d’un fiato, per impedire a quelle parole di ritornare indietro.
“Tu sei gay?”
“Esatto” rispose il moro, abbozzando un sorriso imbarazzato.
“Oh”
Blaise non sapeva cosa dire. Non avrebbe mai creduto di essere testimone di una confessione di quel genere. Ora finalmente tutti i dubbi, suoi e di Draco, si erano chiariti. Harry non aveva rifiutato Dean perché era un ragazzo e lui era fidanzato con una ragazza, ma l’aveva fatto solo e soltanto perché amava un’altra persona, un ragazzo.
Quella notizia avrebbe dovuto sconvolgerlo o fargli rivoltare lo stomaco, ma la verità era che Blaise si sentiva sollevato, si sentiva… felice. Scoprire che Harry poteva amare un ragazzo lo faceva sentire bene, ma non sapeva assolutamente spiegarsene il motivo.
Non si era spostato, le sue mani erano ancora sulle spalle del moro ed era così vicino al ragazzo da poter vedere chiaramente le sue iridi profonde. Stranamente sentiva il bisogno di avvicinarsi ancora, di annullare completamente la distanza tra di loro, ma non poteva farlo.
Sapeva di dover andare da Draco, di dovergli dire cosa aveva scoperto. Avrebbe messo fine ai dubbi di Draco e allo stesso tempo avrebbe chiuso quella recita. Aveva portato a termine il suo progetto, ma per qualche strano motivo non era sollevato. Era semplicemente infastidito.
“Ti ha sconvolto questa cosa?”
“Assolutamente no. Non cambia niente. Rimani la persona speciale che sei, non importa quello che pensano gli altri. Questo sei tu e credo che tu sia perfetto così come sei”
Le parole erano uscite dalla sua bocca prima che potesse rendersene conto. Non le aveva controllate e ora si ritrovava lì, con lo sguardo fisso su Harry, a pochi centimetri dal suo viso, e tutto quello a cui riusciva a pensare era a come poter assaggiare le sue labbra.
“Lo pensi davvero?”
“Lo penso davvero” confermò il ragazzo, sincero.
Harry allontanò le mani di Blaise dalle sue spalle, ma non voleva spingerlo via. Tutto quello che voleva fare era abbracciarlo. Allacciò le proprie mani dietro il suo collo e si lasciò andare tra le sue braccia. Non sapeva neppure lui perché lo aveva fatto, ma le parole del ragazzo lo avevano davvero toccato e sentiva il bisogno di stringerlo, di sentire che davvero aveva una persona vicino che potesse capirlo.
Si allontanò leggermente da lui, i loro visi erano così vicini che quasi si sfioravano. Blaise avrebbe voluto avvicinarsi ancora, e sapeva che non avrebbe resistito ancora per molto a quel desiderio. Voleva baciarlo, quella era la verità. Era stupito, era semplicemente incredulo, perché non avrebbe mai creduto di poter formulare un pensiero del genere.
Ma non poteva.
Fece un passo indietro, mettendo un po’ di distanza tra di loro.
“Devo proprio andare” sussurrò, sapendo che con quella frase avrebbe messo fine all’intesa che si era creata tra di loro.
“Oh, ok, sì, è meglio forse” rispose il moro, abbassando lo sguardo.
Blaise annuì, e lentamente iniziò ad allontanarsi da lui.
Era l’ultima cosa che voleva fare in quel momento, ma sapeva che era necessario. Doveva parlare prima con Draco, doveva spiegarli tutto. E dopo… forse… sarebbe tornato da Harry e avrebbero ripreso esattamente dal punto in cui si erano interrotti.
 
Fine capitolo XI



Beh?? Siete sopresi dalla confessione di Harry?
Vi aspettavate che potesse confessarlo proprio a Blaise? Chissà perchè lo ha detto proprio a lui! Solo perchè in quel momento sentiva di potersi fidare o c'è altro sotto questo scambio di confidenze?
In questo capitolo si è capito qualcosa di importante secondo me... la recita che Blaise stava recitando forse non è più una recita. Credete che i sentimenti di Blaise siano veri??
Vi anticipo che nel prossimo capitolo Blaise parlerà con Draco per dirgli cosa ha scoperto e ci potrebbe essere un'altra confessione. Come reagirà Draco alla notizia che a Harry piacciono i ragazzi? Era quello che voleva scoprire... ma sarà soddisfatto?
Lo scopriremo insieme nel prossimo capitolo che arriverà tra due settimane!!
No, scherzo!! Ahahah *risata sadica*
Il capitolo arriverà prestissimo!!!

Baciii e grazie a tutti quelli che leggono e commentano la storia!!!

Byee

LadyDaredevil

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Capitolo 12
*** Capitolo XII ***


L’OGGETTO DEI DESIDERI

 

Capitolo XII
 

“Cercavo proprio te”
Blaise arrivò alle sue spalle, proprio mentre usciva dall’aula di Pozioni.
Malfoy lo guardò dall’alto in basso, chiedendosi cosa volesse da lui e perché lo stesse cercando.
Non gli piaceva il tono che aveva usato e in quel momento non era di certo dell’umore giusto per perdonare.
“E ora mi hai trovato” disse, acido.
“Possiamo parlare?” chiese il moro, guardandosi intorno, alla ricerca di sguardi e orecchie indiscreti.
“In privato” continuò, facendo cenno al Serpeverde di seguirlo, per allontanarsi dal gruppo di ragazzi sparsi lungo il corridoio.
Draco lo seguì in silenzio, leggermente infastidito dai modi sospettosi del ragazzo. Si rifugiarono in un angolo isolato della scuola e solo allora Blaise si voltò verso di lui.
Il biondo si appoggiò alla parete, incrociò le braccia al petto e aspettò che l’amico parlasse.
“Devo dirti cosa ho scoperto” annunciò, senza tanti giri di parole.
Draco alzò lo sguardo, mentre il suo cuore prendeva a battere più velocemente. La sola idea di sapere qualcosa su Potter lo metteva in agitazione e lo riempiva di uno strano calore, come se si fosse avvicinato troppo a una fiamma. Blaise non l’aveva neppure nominato eppure il biondo sapeva che si riferiva a lui, non poteva essere altrimenti.
L’attenzione di Malfoy crebbe all’istante. Improvvisamente le parole dell’amico sembravano interessanti.
“Su Potter?” chiese, solo per avere una conferma, per essere sicuro di non essersi illuso. Bramava quelle informazioni e non si sarebbe accontento di notizie da quattro soldi.
“Sì sì, mi ha detto tutto” rispose il moro, con una tranquillità che Draco non riusciva davvero a capire. Quella notizia probabilmente avrebbe cambiato la sua vita e Blaise gliela dava così, come se stesse leggendo un numero da un  insulso elenco telefonico babbano.
“Tutto? Tutto cosa?” chiese ancora, maledicendo l’amico. Perché non riusciva a fare un discorso completo, lungo ed esaustivo?
Doveva per forza tirargli fuori le parole con le pinze e odiava farlo. La sua pazienza non era allenata a sopportare pressioni di quel genere.
“Mi ha detto che non ha rifiutato Thomas per la rossiccia, assolutamente. Ci eravamo sbagliati, non c’è niente tra di loro”
“Ha detto proprio così? Ma lei gli sta sempre intorno, quello schifo di ragazza” disse Draco, decisamente perplesso.
“Ha detto che pensa a lei come a una sorellina. Non credo proprio che possano esserci dei dubbi” rispose Blaise, beffardo. Di quello era davvero sicuro. Considerare una ragazza come una sorella minore era assolutamente la fine di qualsiasi proposito sentimentale e, ancora di più, di qualsiasi intesa sessuale. In nessun caso Harry avrebbe potuto pensare a lei come alla sua ragazza e di questo Blaise non solo ne era sicuro, ma ne era anche più che contento.
“Bene bene, continua. Che altro ti ha detto?” lo incalzò il biondo.
“Oh, qui viene il bello”
Fece una pausa, forse solo per torturare ancora di più i nervi a fior di pelle di Malfoy.
“Mi ha detto che a lui piacciono i ragazzi” continuò, tutto d’un fiato. Era curioso di vedere quale effetto avrebbero avuto quelle parole su Draco.
Mi ha detto che a lui piacciono i ragazzi
Mi ha detto che a lui piacciono i ragazzi
Mi ha detto che a lui piacciono i ragazzi
Quella frase continuava a ripetersi nella mente del biondo, senza interruzione. La sentiva nelle sue orecchie, mentre il suo cervello cercava di metabolizzare l’informazione che aveva appena ricevuto.
“Potter è gay” disse, ma non aveva il controllo delle sue labbra. Sembrava come se le parole fossero uscite da sole, senza che Draco se ne rendesse conto.
“Potter è gay” confermò Blaise.
Draco sorrise. Era quello che aveva sempre voluto. E ora aveva la certezza che non si sbagliava nel credere che Potter non fosse minimamente interessato alla Weasley, né a nessun’altra ragazza. E di certo non era interessato a Thomas, altrimenti avrebbe accolto con felicità la sua dichiarazione.
Ora aveva avuto le risposte che cercava. Il suo progetto era stato efficace e l’aveva portato direttamente alla verità. Non poteva desiderare di meglio. Era soddisfatto di se stesso, non poteva negarlo, ma in quel momento non era quella la cosa principale.
Ciò che davvero lo interessava era il fatto che finalmente aveva capito di avere una possibilità con Potter. Maledizione, aveva sprecato anni e anni a torturarsi la mente e le dita cercando di capire perché lo Sfregiato non potesse provare qualcosa per lui e si era sempre detto che il motivo era il suo interesse per l’universo femminile. E invece no, non era così. Aveva finalmente avuto quella risposta. E allora perché lo aveva sempre ignorato?
Lui, Draco Malfoy, era uno dei ragazzi più affascinanti ed eleganti di tutto il mondo magico, come poteva Potter non struggersi al pensiero di non poterlo avere? Doveva per forza aver pensato a lui, in quel senso, almeno una volta, altrimenti non poteva davvero definirsi gay.
Si spostò dalla parete e iniziò a camminare in tondo, sotto lo sguardo curioso dell’amico.
Draco stava già pensando alla prossima mossa da fare, ora che sapeva di avere una possibilità con Potter. Dopo tutto il tempo passato a osservarlo da lontano, chiedendosi perché lo Sfregiato non lo degnasse di uno sguardo, era arrivato il momento di agire, di fargli capire che lui esisteva, che non poteva ignorarlo e che come minimo avrebbe dovuto dargli una possibilità.
Draco era contento, e non si sentiva così da parecchio tempo. Ma ovviamente non poteva mostrarlo a nessuno, soprattutto a Blaise.
“Perfetto. Direi che il tuo lavoro è finito. Sarai contento di non dover avere più a che fare con lui” disse Draco, pensando così di liquidarlo in fretta. Normale sarebbe stato se Blaise lo avesse ringraziato e allo stesso tempo avesse ringraziato il cielo perché non era più costretto a sopportare Potter e non doveva più stargli vicino. Ma la normalità non era una cosa molto frequente nella vita di Malfoy.
“In effetti, credo che avrò ancora a che fare con lui”
Draco lo fulminò con lo sguardo. Aveva sentito bene?
“Come, scusa?”
Forse le sue orecchie gli stavano giocando un brutto scherzo.
“Dico solo che non credo di voler interrompere i rapporti con Harry” rispose il ragazzo, parlando con tono tranquillo, come se niente fosse. Alle orecchie di Draco quella era una vera e propria bestemmia.
“Stai scherzando vero?” chiese, cercando di mantenere calma la sua voce, anche se avrebbe voluto urlare fino allo sfinimento.
“No, non scherzo su queste cose”
“Ma non puoi dire sul serio. Andiamo! Tu dovevi recitare con lui, doveva fingere che ti piacesse, ma Potter ti fa schifo” disse il fretta il biondo, mentre il suo cuore prendeva improvvisamente a battere più veloce.
“Forse non mi fa più tanto schifo” rispose Blaise, sempre con il suo tono pacato.
“No, aspetta. Mi stai dicendo che… ti piace??” chiese il biondo, incredulo.
Quella conversazione si stava trasformando in un vero incubo. Draco sentiva il sangue pulsargli nelle vene, la rabbia scorrere lungo tutto il suo corpo, ma cercò di rimanere tranquillo, almeno esternamente.
“E anche se fosse? Non è un tuo problema”
“Certo che è un mio problema! È stata tutta una mia idea. Tu dovevi fare solo quello che ti avevo chiesto di fare” ribadì Draco, ormai alterato.
“E pensi che non l’abbia fatto?”
“Certo che l’hai fatto e a quanto pare ti è anche piaciuto, ma ricordati che ti ho detto io cosa dovevi fare con lui. Io ti ho detto come avvicinarti a lui per entrare nella sua cerchia di poveri sfigati. Io…”
Si interruppe. La continuazione della sua frase sarebbe stata ...ti ho buttato tra le sue braccia, ma non poteva dirlo, non ad alta voce. Sentiva di aver fatto un madornale errore quando aveva deciso di coinvolgere Blaise nel suo progetto. Credeva di potersi fidare di lui e invece era stato tradito, pugnalato alle spalle da quello che un tempo era il suo migliore amico.
“No, Draco. Ora non riguarda più te. Riguarda solo noi, me e Harry” rispose il ragazzo, distogliendo lo sguardo.
Me e Harry? Ma ti sei sentito Blaise? Ti prego, non farmi credere che provi davvero qualcosa per lui, dopo tutti questi anni passati a odiarlo e a prenderlo in giro”
“Forse ho sbagliato per tutti questi anni” ammise il Serpeverde.
“No, per favore. Non dirmi che sei così stupido. Non lo capisci? Potter ti ha fatto il lavaggio del cervello, lui… lui vuole solo che tu sia dalla sua parte, vuole che tu sia il suo nuovo amichetto” disse, pronunciando con disprezzo quell’ultima parola.
La situazione stava degenerando. Draco sapeva che Blaise era sincero e non sapeva come fare per fargli cambiare idea. Poteva provare a dissuaderlo, ma la verità era che non sapeva come fare.
“Tu non riesci a capire”
Parlare con Draco era come parlare con un muro. Non avrebbe mai capito i suoi sentimenti per Harry, e forse non aveva neanche voglia di essere paziente con lui, perché in nessun caso doveva dargli delle spiegazioni.
“Io capisco perfettamente che era solo un gioco, uno scherzo. Noi dovevamo umiliare Potter! Come siamo passati a questo?” chiese Draco, che non era ancora riuscito a rendersi conto che quella era realtà, e non uno squallido sogno.
“Forse non hai capito che per me non è più un gioco. Non sono mai stato così serio”
“E questo che vuol dire? Cosa vuoi fare?” chiese Draco, anche se non aveva voglia di sentire la risposta dell’amico. Temeva quella risposta più di ogni altra cosa.
“Io voglio stare con lui” ammise Blaise, lasciando Draco completamente di stucco. Non credeva di poter sentire quelle parole uscire dalla sua bocca. Era completamente scioccato e arrabbiato, frustrato. Si portò una mano alle labbra e iniziò a scuotere con forza il capo.
Odiava Potter, odiava Blaise e più di tutti odiava se stesso, perché lui aveva permesso che accadesse tutto quello. Aveva avuto mille segnali, si era accorto che Blaise stava prendendo il suo ruolo troppo sul serio, ma non aveva fatto niente, convincendosi che era solo parte del loro progetto e che non aveva nulla da temere. Non sapeva di essersi sbagliato così tanto. E ora doveva affrontare le conseguenze.
“Con Potter? Ma ti sei sentito? La sola idea di stare con lui non ti fa venire il voltastomaco?” chiese, tentando di dissuadere il ragazzo e di fargli tornare la ragione.
“Draco, basta. Non giriamoci intorno. Qual è il vero problema?”
“Il vero problema? Che ne dici del fatto che vuoi stare con Potter??” chiese, con un velo di ironia nella sua voce.
“No, sappiamo entrambi che non è questo il problema. Devi avere il coraggio di ammetterlo” rispose Blaise, più serio che mai.
“Ammettere cosa?”
“Ammettere che ti piace Harry, che sei solamente geloso perché io sono riuscito ad avvicinarmi a lui e adesso c’è qualcosa tra di noi”
Draco chiuse per un attimo gli occhi, cercando di dimenticare l’ultima parte della frase e concentrarsi solo sulla parte che lo riguardava. Avrebbe discusso del resto in seguito.
Mi piace? Ma vuoi scherzare?”
Accompagnò le sue parole con una risata, quasi isterica. Era così evidente? Perché Blaise non riusciva più a credere che il suo progetto era nato solo per umiliare Potter? Forse non ci aveva creduto fin dall’inizio, forse era sempre stato chiaro che Draco aveva un altro tipo di interesse nei suoi confronti. Tutto gli si stava ritorcendo contro, e non sapeva come uscire da quella trappola infernale.
“No, non scherzo. È la verità. O vuoi forse negare che ti piace Harry?”
“Lo nego, e lo negherò fino alla morte” rispose Draco, cercando di dare credibilità alle sue parole.
Il ragazzo si sistemò davanti a lui e gli afferrò con forza le braccia per tenerlo fermo.
“Allora guardami negli occhi e dimmi che non è vero, che non senti niente per lui, che non sei geloso di lui. Dimmelo!”
Draco distolse per un attimo lo sguardo. Dire quello che Blaise voleva sentirsi dire equivaleva a mentire. Non poteva credere di provare quelle cose per Potter, non riusciva ad accettarlo e per il suo bene era meglio che tutto ciò rimanesse nascosto, nelle profondità della sua mente e del suo cuore.
Cos’altro poteva fare? Doveva dire quelle parole, anche se gli costava molto farlo. Prese un profondo respiro, cercando di calmare il suo cuore che fremeva e si dibatteva nel suo petto.
“Certo che lo dico. Io non potrei mai provare qualcosa per Potter, tutto quello che provo per lui è odio, odio puro. Non potrei neanche pensare a una cosa del genere, mi fa schifo il solo pensiero di avvicinarmi a Potter. Non potrei mai toccarlo, non potrei neanche guardarlo negli occhi per più di un secondo. Tutto quello che voglio è poterlo umiliare e vedere la sua rovina” disse, tutto d’un fiato, per paura di non riuscire a pronunciare quelle parole in maniera convincente.
“Pensi davvero tutto questo?”
Draco abbassò lo sguardo. Si sentiva sconfitto, ma non avrebbe potuto fare altrimenti. Era stato costretto a mentire, per proteggere i suoi sentimenti, per nascondere le sue emozioni, per non esporle al giudizio di Blaise.
Annuì, lentamente.
“Non sono mai stato così serio”
 

Fine capitolo XII



Ops!
questo capitolo è stato davvero scottante! Vi aspettavate una conversazione di questo tipo tra Draco e Blaise?
Ora si è finalmente capito che quello che Blaise prova per harry è vero. Era iniziato tutto come un gioco, quando ha aiutato Harry ad alzarsi, quando ha protetto Hermione dallo scherzo dei Serpeverde, ma poi... qualcosa è cambiato e Blaise si è sentito accettato da Harry e si è sentito apprezzato. I suoi sentimenti sono cambiati e si sono trasformati in qualcosa di più profondo. Chissà, forse anche per Harry è così. Che ne dite? Anche i sentimenti di Harry verso Blaise sono cambiati a tal punto?
Il povero Draco invece.... ha capito che si è dato la zappa sui piedi! Si maledice per aver messo in mezzo Blaise perchè sembra proprio che voglia soffiargli Potter da sotto il naso. Se vi siete chiesti perchè Draco non ha detto la verità a Blaise sui suoi sentimenti (per marchiare il territorio XD) beh, la risposta è semplice. Draco ha paura. Ed è il solito orgoglioso. Ma ha davvero paura di esporre i suoi sentimenti.
Nel prossimo capitolo vi annuncio che ci sarà qualcosa di molto interessante, una cosa che nessuno si aspetta XD
Non posso dire altro! Dovete aspettare il prossimo capitolo per scoprirlo!!! XD
Spero intanto che questo capitolo vi sia piaciuto!! E se è così, fatemelo sapere! XD
Ok, ora mi dileguo! Byee
A prestoo!

Love

LadyDaredevil

 

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Capitolo 13
*** Capitolo XIII ***


L’OGGETTO DEI DESIDERI



Capitolo XIII
 

“Lo sai che non è permesso uscire di notte?”
Harry si voltò si scatto. Dall’ombra apparve una figura sottile, con le braccia incrociate sul petto, con i capelli biondi che gli ricadevano in modo stranamente disordinato sul viso, con gli occhi fissi su di lui.
“Malfoy”
Non era una domanda, lo aveva riconosciuto ancora prima di vedere chiaramente il suo volto. Pronunciò il suo nome a denti stretti e immediatamente voltò il capo, per tenere lo sguardo il più lontano possibile dal suo volto.
“Allora Potter? Cosa ci facevi lì fuori, a quest’ora della notte?”
“Non sono affari tuoi Malfoy. Neanche tu dovresti essere qui”
“Con l’unica differenza che io sono dentro la scuola, non ho una scopa in mano e non svolazzo nel bel mezzo della notte” disse, abbassando lo sguardo sulla scopa che Harry stringeva tra le dita.
Era vero, era tardi per volare, ma aveva sentito il bisogno di farlo e non si era fatto bloccare dall’ora tarda. Aveva afferrato la scopa ed era scappato dal dormitorio, prima che qualcuno dei suoi amici potesse vederlo e potesse provare a bloccarlo. Non aveva voglia di stare con loro, non voleva la loro compagnia, soprattutto perché nessuno di loro avrebbe potuto capire quello che sentiva in quel momento. Non poteva raccontare niente, non poteva condividere con loro i suoi sentimenti. Doveva accontentarsi di sentire il vento sulla sua pelle, di muoversi in sintonia con la sua scopa, di sentirsi accarezzare dalla fresca aria notturna.
E ora era lì, con il viso imperlato di sudore, con la divisa in disordine e l’espressione corrucciata. E davanti a lui c’era Draco Malfoy che continuava a fissarlo con una strana espressione sul volto.
“Ripeto. Non sono affari tuoi. Sparisci adesso” disse ancora, cercando di essere il più chiaro possibile.
“Non preoccuparti, non farò la spia, Potter. Non sono quel tipo di persona”
Harry lo guardò e alzò il sopracciglio, scettico. Malfoy non era il tipo di persona da fare la spia? Quella sì che era un bugia bella e buona.
Il moro evitò di rispondere e gli voltò lo spalle. Aveva fatto appena un passo quando la voce di Malfoy lo fece voltare nuovamente.
“Potter”
“Cosa vuoi Malfoy? Cosa?” chiese Harry, infastidito. Malfoy non aveva il diritto di comportarsi così, di apparire dal nulla e di trattenerlo con i suoi insulti. Non ne poteva più di quel suo atteggiamento, soprattutto in quel momento. Visto dall’esterno, il comportamento di Harry poteva sembrare insensato, ingiustificato, ma il moro aveva le sue ragioni.
“Ehi, siamo nervosetti stasera… il vento deve averti fatto un brutto effetto” rispose il biondo, ironico, sfoderando il suo miglior ghigno.
“L’unico a rendermi nervoso qui, sei tu” confessò Harry, ed era la verità.
Per troppo tempo aveva sperato che in Malfoy ci fosse qualcosa di buono, qualcosa da salvare, ma si era sbagliato, non c’era più niente da fare con lui. Doveva smetterla di credere che sotto quella maschera di cattiveria c’era qualcosa di buono, perché non era così. Aveva avuto fin troppe prove. Cosa aspettava ancora per decidersi a credere che quelle prove fossero la verità? Ci aveva sbattuto contro molte volte e forse solo in quel momento si rendeva conto che la realtà era quella: Malfoy era esattamente come appariva, niente di più, niente di meno.
Si voltò di nuovo, ma questa volta fu la mano di Malfoy stretta intorno al suo braccio a fermarlo. Aveva proprio deciso di fargli perdere la pazienza, ora Harry lo aveva capito.
“Ma cosa vuoi da me? E non toccarmi!” urlò, liberandosi dalla sua presa.
Il biondo rimase impietrito, stupito dalla reazione brusca di Potter.
“Ora non ti fa schifo toccarmi?” chiese il Grifondoro, ancora più adirato.
“Come, scusa?”
Malfoy sembrava davvero cadere dalle nuvole, come se non avesse idea del perché Potter lo stesse trattando in quel modo.
“Oh, certo, non ne sai niente vero?” chiese il moro, con voce canzonatoria. Voleva vedere fino a che punto Malfoy era in grado di reggere quella recita.
“Non ti seguo Potter. Sei sicuro di avere con te il cervello? Mi sa che lo hai perso in volo”
“Ti piacerebbe, ma non è così. So esattamente cosa sto dicendo. O forse non sei stato tu a dire che ti fa schifo il solo pensiero di toccarmi?”
Malfoy spalancò gli occhi. Quella frase gli ricordava qualcosa, ma sperò vivamente di sbagliarsi.
“Oh, ora non sai più che dire? Forse dovrei rinfrescarti la memoria e riferirti il tuo bel discorsetto parola per parola”
“Discorsetto? Potter tu…”
“No, niente Potter tu… qui si parla di te, Malfoy, delle gentili parole che mi hai riservato. Hai detto di odiarmi, di volermi umiliare, di non volermi toccare e neanche guardare negli occhi. E’ così?”
“Ehm, sì, ma…” tentò di dire Draco, sempre più confuso.
“Ecco, almeno hai il coraggio di ammetterlo” lo interruppe il moro, in fretta. Sembrava soddisfatto della confessione del biondo, ma allo stesso tempo c’era qualcosa nel suo volto… qualcosa che Draco non era in grado di capire.
“Io non volevo…”
“Oh, eccome se volevi” lo interruppe ancora il moro, come se il solo tono della voce del Serpeverde fosse insopportabile alle sue orecchie. “Eppure ora sei qui, e mi guardi negli occhi e mi trattieni con le tue stronzate”
Draco rimase immobile. Per un attimo si stupì della reazione di Potter. In fondo non doveva stupirsi di quelle parole. Si erano dichiarati odio dal primo momento in cui si erano conosciuti, non avevano mai riservato all’altro parole gentili, ma solo insulti. Allora perché Potter sembrava così deluso?
Non aveva la più pallida idea di cosa dire. Ora tutto gli era chiaro: gli sguardi di Potter, la sua scontrosità, il modo in cui gli stava parlando. Potter sapeva tutto. Lo Sfregiato sapeva ciò che aveva detto a Blaise, l’odio che gli aveva dichiarato, lo schifo che provava nei suoi confronti.
Ma lui e Blaise erano stati attenti, si erano nascosti, si erano allontanati da orecchie indiscrete. Quindi….
“Blaise”
Era stato lui a dire tutto a Potter, era stato lui a riferire le sue parole, per metterlo in cattiva luce, per far sì che il moro lo odiasse ancora di più. Forse pensava che in quel modo Potter lo avrebbe allontanato per sempre e avrebbe invece accettato i sentimenti di Blaise. Come poteva essere stato così stupido da fidarsi di lui? Avrebbe dovuto capirlo fin dall’inizio che quella era una trappola, che Blaise non voleva fare altro che tenere Potter tutto per sé. Forse aveva capito che Draco aveva più di un motivo per volerlo lontano dallo Sfregiato e questo non riusciva ad accettarlo. Voleva allontanarli, definitivamente. E quale poteva essere il modo migliore se non riferire le parole d’odio che Draco aveva pronunciato?
“E’ stato lui” continuò Draco, parlando più a se stesso che al moro.
“Blaise? Davvero stai cercando di incolparlo per le tue parole?” chiese Harry, incredulo, scuotendo il capo.
“Perché, non è stato lui a dirti tutto? Non è stato lui a infangarmi? Non è la prima volta che lo fa” rispose, con rabbia.
“Mi dispiace deluderti, ma Blaise non mi ha detto proprio un bel niente. E’ tuo amico, e sbaglia a esserlo” disse il moro, scuotendo il capo, incapace di credere che ancora una volta Malfoy si stesse rivelando un’autentica delusione.
“Ma se non è stato lui a dirtelo…” iniziò il biondo, confuso, cercando di mettere insieme i pezzi mancanti.
“Vi ho sentiti, per caso. Anzi no, ho sentito solo la parte migliore del discorso. Il tuo monologo su quanto mi odi”
Draco chiuse gli occhi per un attimo e voltò il capo, mordendosi il labbro inferiore. Aveva sbagliato ancora una volta. Potter aveva origliato la conversazione, aveva sentito le sue parole, la sua bugia.
Avrebbe voluto urlare con tutte le sue forze che quella era una bugia, solo una bugia. Ma non poteva farlo. E come poteva rimediare? Come convincerlo che non era la verità quella che aveva sentito? Non poteva. Doveva lasciare che Potter credesse quelle cose, perché mai avrebbe potuto rivelargli i suoi sentimenti. Si maledì con tutte le sue forze, perché ancora una volta si trovava dalla parte sbagliata, mentre tutto quello che aveva voglia di fare era dire al moro che era tutta una bugia, che con il tempo l’odio che provava per lui il primo anno di scuola si era trasformato completamente, si era trasformato in qualcosa di diverso, qualcosa che Draco non aveva mai provato per nessuno, qualcosa che lo sconvolgeva e lo riempiva di rabbia allo stesso tempo. Era la rabbia di non poter fare niente, di non poter parlare con lui come due normali ragazzi, di non poterlo toccare come avrebbe voluto. Era costretto a odiarlo contro la sua volontà, e odiare qualcosa che si ama era ancora più difficile che odiare davvero.
Draco si era perso per un attimo in quei pensieri, ma non poteva dare segni di cedimento, doveva continuare la sua recita, quella recita che era diventata parte integrante della sua vita.
“E cosa volevi sentire? Avanti, dimmelo, cosa volevi che dicessi?” chiese Draco, cercando di cambiare l’argomento della conversazione, cercando di spostare l’attenzione su ciò che Potter voleva e non su ciò che il biondo aveva detto.
Il moro sembrò essere stato colpito da quelle parole, tanto che rimase in silenzio. Per un attimo il Serpeverde fu sicuro che l’altro avrebbe detto qualcosa, perché sembrava pensieroso, come se stesse cercando le parole giuste da dire. Ma ben presto si rese conto che non avrebbe ottenuto niente da lui.
“Da te? Non voglio neanche una parola” disse, secco, distaccato, e prima che Draco potesse rendersene conto andò via, con passi veloci e sicuri, lasciandolo lì da solo, a inveire contro se stesso.
 

Fine capitolo XIII



Ciao a tutti!!
Come promesso, ho pubblicato presto questo capitolo!
Spero vi sia piaciuto!! Anche se non è ancora successa la cosa che vi avevo annunciato nello scorso capitolo! Dovrete aspettare il prossimo capitolo per quella cosa che sono sicura piacerà a molti!! XD
Cosa ne dite di questo capitolo?
Per un brutto scherzo del destino, Harry ha origliato la conversazione tra Draco e Blaise, proprio nel momento in cui Malfoy diceva di odiarlo! Ma che sfiga, eh? E ora Draco non sa come fare per far capire a Harry che era tutta una bugia per depistare Blaise. Come ha detto la mia saggia amica LadyDepp, il problema di Draco è l'orgoglio e solo per questo non è riuscito a dire niente, nè a Harry nè a Blaise.
Secondo voi, cosa farà ora Draco? Quale sarà la sua prossima mossa ora che sa che il suo rapporto con Harry è davvero in bilico? Cercherà di tenerlo stretto o finirà per farlo cadere nelle braccia di Blaise?
Nel prossimo capitolo capiremo qual'è la strada che seguirà il nostro sfortunato Serpeverde!!
Ora vi saluto, ma prima... devo fare un po' di ringraziamenti!! Voglio ringraziare prima di tutto LadyDepp, perchè senza di lei questa storia non esisterebbe, poi ringrazio tutti quelli che leggono la storia, chi l'ha messa tra le preferite, le 50 persone che la seguono in silenzio, e chi commenta la storia, grazie, sento davvero la vostra partecipazione e questo mi rende felice!! XD
Ora ho finito, aspetto i vostri commenti e ovviamente ci vediamo nel prossimo capitolo!!
Bacii!

LadyDaredevil

 

 

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Capitolo 14
*** Capitolo XIV ***


L’OGGETTO DEI DESIDERI



Capitolo XIV
 

Non era riuscito a impedirselo. Doveva seguirlo e l’aveva fatto. Quello che voleva era vedere dove Potter stava andando. Gli aveva dato un po’ di vantaggio, ma non aveva aspettato molto prima di seguirlo lungo le scale della torre di astronomia.
Non sapeva che intenzioni aveva Potter ma doveva scoprirlo, a tutti i costi. Non gli piaceva il modo in cui il moro era andato via, lasciandolo solo con i suoi pensieri.
Da te? Non voglio neanche una parola.
Le sue parole rimbombavano nella sua testa, ancora e ancora. Potter aveva detto di non voler neanche una parola da lui, ma in realtà quello che Draco voleva più di ogni altra cosa era poter dire allo Sfregiato quanto si fosse sbagliato su di lui. Odiava se stesso per aver permesso a Potter di credere che le sue parole fossero vere, e in qualche modo doveva rimediare. Doveva agire prima che il Grifondoro gli sfuggisse, prima che qualcuno prendesse il suo posto, prima che il moro si buttasse tra le braccia di qualcuno, Blaise o, peggio, Thomas. Loro erano lì, pronti a consolarlo, pronti a prendere il posto che spettava a Draco, pronti ad approfittare della sua debolezza, dei suoi errori. Il solo pensiero di vederlo insieme a un’altra persona, chiunque questa fosse, lo rendeva ansioso, frustrato, arrabbiato.
Salì in fretta le scale, ma con passi leggeri, per non fare rumore. Non voleva spaventare Potter, né farlo arrabbiare ancora di più. Non aveva mai visto il moro comportarsi in quel modo, non lo aveva mai trattato così male, e per una cosa che non era neppure vera dopotutto. Ma lo Sfregiato questo non lo sapeva, o non ancora. Draco avrebbe chiarito la situazione prima le cose gli sfuggissero totalmente di mano.
E se… e se Potter stava già correndo da qualcun altro? No, era un pensiero troppo doloroso, troppo frustrante per Malfoy, doveva eliminarlo completamente dalla sua mente. Ma perché non ci riusciva? La curiosità stava corrodendo il suo stomaco, o forse era la gelosia che lo stava divorando dall’interno. Non avrebbe potuto dirlo, soprattutto perché faticava ancora ad accettare quei sentimenti. Sapeva di provarli, ma non voleva accettarlo, perché farlo avrebbe significato dover rinunciare a tutto quello in cui aveva sempre creduto, rinnegare la sua famiglia e le sue origini, significava cancellare anni di dispetti e litigi. Non voleva dimenticare quei momenti ma allo stesso tempo non voleva rimanere ancorato al passato perché quello che sentiva era qualcosa di davvero forte, e non poteva semplicemente ignorarlo. Ci aveva provato, molte volte, ma ogni volta quei sentimenti tornavano a galla, e Draco non poteva ignorare la loro esistenza.
Così aveva deciso di provare almeno ad accettarli, ma non sarebbe bastato solo quello. Draco aveva dei sentimenti verso Potter, emozioni che non sapeva ben definire, ma Potter? Lui cosa provava per Draco? Non poteva essere certo che Potter non lo odiasse, dopo tutto quello che gli aveva fatto, ma in un modo o nell’altro il biondo era sempre stato convinto che tra di loro ci fosse un legame speciale. All’inizio pensava di essere legato a lui da un sottile filo di odio, di avversità, ma non era così. Il filo che li legava era molto più spesso di quanto Draco si era immaginato, lo teneva legato a Potter in un modo particolare, indescrivibile. Era un legame piacevole, se solo avesse avuto la certezza che dall’altra parte ci fosse qualcuno ad accarezzare quel filo, proprio come stava facendo lui. Ma non aveva quella certezza, non l’aveva mai avuta. E dopo quello che era successo era fermamente convinto che Potter provasse nei suoi confronti solo odio. Non poteva cambiare le cose, ma avrebbe tanto voluto farlo, con un incantesimo o solo esprimendo un desiderio.
Potter non gli aveva mai dato dei chiari segnali, non aveva mai detto di odiarlo, ma allo stesso tempo non aveva mai fatto un passo per avvicinarsi a lui. Draco ci aveva provato, sì, più e più volte, ma i suoi tentativi si erano sempre trasformati in dei veri e propri fallimenti. Così aveva continuato a seguire la via dell’odio e dei dispetti, sperando in questo modo di attirare almeno l’attenzione del giovane Grifondoro. Ma no, neppure quello era servito. Potter non aveva occhi che per il suo gruppetto di amici, i suoi fedeli amici, e ora anche per Blaise che si era insinuato nella sua vita come una vera Serpe.
Arrivò in cima alle scale e tese l’orecchio, per sentire una voce, dei passi, dei rumori. Tutto quello che sentì fu un silenzio assoluto, rotto solamente dai rumori della notte.
Aspettò ancora qualche minuto, solo per avere la certezza che non ci fosse davvero nessuno lì.
Sicuro di non essere seguito, fece qualche passo in avanti. Si bloccò immediatamente di fronte allo spettacolo che era proprio davanti ai suoi occhi.
Potter era lì, ma non nel modo in cui l’aveva immaginato. Draco avanzò ancora di un passo, per accertarsi di aver visto bene e capì di non essersi sbagliato: Potter si era addormentato.
Seduto accanto alla finestra, il moro si era accasciato, era crollato per il sonno e si era disteso sul pavimento. Aveva una mano appoggiata sotto la guancia, come un piccolissimo cuscino.
Chissà, forse era andato lì nella torre per rimanere solo, per pensare e alla fine il sonno aveva avuto la meglio, facendolo addormentare lì, sulla fredda pietra.
Il Serpeverde rimase per un attimo a osservarlo, senza sapere cosa fare. Aveva perso la sua occasione e forse era meglio sparire prima che il moro si svegliasse e lo beccasse mentre lo guardava. Lo avrebbe sicuramente accusato di volergli fare qualcosa, di volerlo ferire in qualche modo, visto che era lì sdraiato, indifeso. Ma la verità era che l’unica cosa che Draco voleva fare era poterlo osservare come non aveva mai fatto. Il suo – finto – odio per Potter non gli permetteva di fissarlo a lungo, perché avrebbe destano dei sospetti, non solo nello Sfregiato, ma anche nei suoi amici Serpeverde.
Quindi adesso aveva una possibilità unica al mondo: poteva guardarlo liberamente, poteva osservare i capelli che gli ricadevano sulla fronte, nascondendo in parte la famosa cicatrice, poteva ammirare i lineamenti delicati del suo viso, resi ancora più pacifici dal sonno profondo in cui era scivolato.
Draco osò, avanzò di qualche passo, attento a non fare neppure un piccolo rumore. Pregò che i suoi piedi fossero silenziosi, tanto da farlo avvicinare il più possibile al ragazzo. Non se ne rese conto, ma ben presto si ritrovò inginocchiato accanto a lui. Da quella distanza poteva ammirarlo ancora meglio, poteva vedere le sue labbra socchiuse, poteva percepire il suo respiro regolare e per un attimo non desiderò altro che potersi sdraiare accanto a lui e dormire lì, al suo fianco.
In quel modo avrebbe potuto sentire il calore del suo corpo, avrebbe potuto sfiorare la sua pelle, e quel pensiero lo mandava completamente in estasi.
Gli sarebbe bastato quello per essere felice, ma non voleva sprecare quell’opportunità. Voleva sfruttare ogni secondo, voleva stargli vicino come non aveva mai fatto.
Draco alzò lo sguardo, verso la finestra, verso l’aria fresca della notte. Se Potter fosse rimasto lì tutta la notte si sarebbe preso un accidente, considerando il fatto che aveva sudato parecchio volando nel bel mezzo della notte. Scosse il capo, e con uno strattone si liberò dal mantello. Non credeva di poter fare un gesto del genere, ma gli venne praticamente naturale posare il mantello sulle spalle del ragazzo, proteggendolo dall’aria fresca. Cercò di coprirlo il più possibile, ma la stoffa non era abbastanza. Però adesso poteva dormire tranquillo, anche se al suo risveglio avrebbe capito che Draco era stato lì, ma non gli importava. Per una volta il suo gesto era gentile quindi non doveva vergognarsi di quello che aveva fatto. Per una volta era stato libero di fare quello che voleva, quello che il suo cuore gli aveva suggerito di fare e per niente al mondo si sarebbe tirato indietro. O forse avrebbe trovato una scusa, per non ammettere che era stato buono, gentile con Potter. Forse il suo orgoglio, ancora una volta, avrebbe avuto la meglio e avrebbe cancellato qualsiasi traccia di quella gentilezza. Maledetto orgoglio. In quel momento Draco non aveva nessuna intenzione di farlo vincere. Tutto quello che voleva era poter rimanere accanto a lui, solo per un po’.
Allungò la mano verso il volto del moro, scostando con un dito la ciocca di capelli che gli era ricaduta sugli occhi. Si stupì di quanto le sue dita sembrassero delicate, di come si muovessero piano per paura di svegliarlo. Immaginò gli occhi del Grifondoro aprirsi all’improvviso, immagino il suo sguardo spaventato, poi arrabbiato. Scosse il capo, allontanando quel pensiero dalla mente. Non avrebbe retto lo sguardo di Potter in quel momento, perché i suoi occhi avrebbero di certo capito ciò che Draco cercava di nascondere da ormai troppo tempo. Avrebbero visto l’amore che Draco provava nei suoi confronti, il desiderio che il biondo celava sotto strati e strati di odio.
Preferiva che le cose rimanessero così, con Potter addormentato e tranquillo. Non poteva parlare, non poteva giudicare, e soprattutto non potevano litigare come facevano ormai da sei anni.
Lentamente la mano scese, dai capelli alla soffice guancia di Potter. Con l’indice l’accarezzò dolcemente, lasciando che il suo dito si muovesse da solo, verso le sue labbra socchiuse. Era così bello poter toccare quella pelle liscia, morbida, delicata. Allontanò la mano, ma la sensazione della pelle di Potter contro la sua non lo abbandonò.
Chiuse gli occhi e per un attimo rimase così, immobile accanto a lui.
“E’ una fortuna che tu stai dormendo” sussurrò, ma si bloccò in fretta, spaventato. Lo aveva forse svegliato? Attese, ma nulla era cambiato. Potter continuava a dormire, per fortuna. Il biondo alzò il sopracciglio, pensando a mille modi per insultarlo per il suo sonno pesante, ma per quella volta avrebbe sorvolato, era una vera fortuna che le sue parole non l’avessero svegliato.
Aspettò ancora alcuni minuti, per essere sicuro che il ragazzo stesse dormendo, poi si sentì libero di tornare ad accarezzare la sua guancia. Era come una droga per lui, e ora che l’aveva provata, non poteva più farne a meno.
“Potrebbe essere sempre così, se non fossimo così stupidi da farci la guerra” sussurrò ancora, ma si fermò subito.
Si sentiva troppo stupido a parlare da solo in quel modo. Sì, avrebbe potuto confessare tutto a Potter e liberarsi dal peso che portava dentro di sé, ma che senso aveva farlo con il moro addormentato? Era come parlare al vento, e Draco non aveva voglia di rendere pubblici i suoi pensieri. Non li aveva condivisi con nessuno e forse non lo avrebbe mai fatto. Avrebbe voluto avere il coraggio di parlarne con Potter, rivelargli tutto, ma sapeva bene di non poterlo fare.
Si doveva accontentare di guardarlo, di toccarlo, ma era consapevole del fatto che non poteva farlo ancora per molto. Doveva fermarsi, altrimenti non avrebbe più avuto il coraggio di separarsi da lui. Si stava facendo prendere la mano, quando invece avrebbe dovuto mantenere il suo solito contegno.
Ma non poteva separarsi da lui prima di fare un’ultima cosa, la cosa che desiderava ormai da troppo tempo. Si guardò intorno, ancora indeciso, ma non poteva più aspettare. Sentiva il bisogno di farlo e per una volta decise di fregarsene di tutto e ascoltare soltanto il suo cuore.
Si piegò leggermente verso di lui, chiuse gli occhi per un attimo, avvicinando il suo viso a quello di Potter. Aveva paura di svegliarlo, aveva paura di quello che voleva fare, perché non aveva la sicurezza che quello potesse bastargli. Avrebbe voluto di più, ma sapeva di doversi fermare, prima di svegliarlo, prima di rovinare tutto.
Si avvicinò ancora un po’, poi posò le sue labbra su quelle di Potter, sfiorando un angolo della sua bocca. Fu un contatto lieve, veloce, ma Draco non aveva mai provato qualcosa di più bello. Lo aveva semplicemente sfiorato, ma la sensazione delle labbra morbide di Potter contro le sue era qualcosa che non avrebbe mai dimenticato.
Uno strano calore si era impossessato di lui, delle sue guance, che sembravano andargli a fuoco. Era la prima volta che baciava un ragazzo, ma non era quello che rendeva il bacio così piacevole. Era Potter, lui rendeva tutto speciale, unico.
Draco sorrise, portandosi una mano alle labbra, accarezzandole e sperando che il sapore di Potter non andasse mai via, che quella sensazione non lo abbandonasse mai più.
A malincuore si allontanò dal Grifondoro e lentamente si alzò, facendo un passo indietro. Lo guardò dall’alto, ed era così dolce e indifeso che quasi ebbe voglia di ritornare nella sua posizione. No, ormai era tardi, doveva tornare nel suo dormitorio prima che Potter si svegliasse.
Si allontanò, silenzioso come era arrivato, camminando in punta di piedi. Si voltò un’ultima volta, prima di scendere le scale, per accertarsi che il moro stesse ancora dormendo. Tirò un sospiro di sollievo. Poteva andare via tranquillo, sicuro che il Grifondoro non aveva visto né sentito niente.
Ma sbagliava. Le sue parole non erano state pronunciate al vento, qualcun altro aveva sentito la sua voce, i suoi sussurri. Non immaginava affatto che Harry fosse sveglio, che lo aveva ascoltato. Il moro era stato svegliato dal suo sonno profondo quando qualcuno aveva posato qualcosa sulle sue spalle, qualcosa che lo aveva scaldato, facendolo sentire al sicuro. Ci aveva messo un po’ a capire dove si trovava e cosa stava succedendo. E poi aveva capito, aveva sentito la sua mano sulla propria fronte, sulla guancia, aveva avvertito le sue dita sfiorargli le labbra. Il tocco del biondo gli aveva provocato brividi su tutti il corpo, ma aveva impedito a se stesso di farlo vedere, aveva resistito e aveva tenuto gli occhi chiusi, fingendo di dormire ancora. Aveva mantenuto il respiro regolare, anche se il suo cuore aveva iniziato a battere molto più velocemente. Era rimasto in silenzio, con gli occhi chiusi, mentre Malfoy lo sfiorava, gli parlava come non aveva mai fatto. Le sue erano state brevi frasi ma in qualche modo avevano davvero toccato Harry, perché era la prima volta che gli parlava con una calma e una dolcezza che non aveva mai visto in lui. E poi, aveva sentito le labbra di Malfoy posarsi sulle sue e per un attimo aveva pensato di aprire gli occhi, di far capire al Serpeverde che non stava dormendo, che aveva sentito tutto: le sue parole, le sue dita, il suo bacio. Ma no, non aveva avuto il coraggio di rompere l’atmosfera che si era creata tra di loro, quell’intimità e quella tranquillità che il moro non aveva mai provato con nessuno. No, non lo avrebbe mai fatto, perché altrimenti avrebbe rovinato uno dei momenti più belli della sua vita.
 

Fine capitolo XIV
 

Ciaoo!
Spero davvero che questo capitolo vi sia piaciuto!
Io non posso dire molto, perchè sono di parte, questo è il mio capitolo preferito, quindi non posso condizionarvi con il mio giudizio. XD
Vedere Malfoy così dolce mi riempie il cuore. Per troppo tempo si è trattenuto, ha nascosto i suoi sentimenti e li ha confinati nel suo cuore. Ma adesso aveva quest'opportunità e non voleva farsela sfuggire. Ha detto parole che non avrebbe mai pronunciato, ha fatto gesti che non avrebbe mai fatto e finalmente ha rivelato i suoi veri sentimenti. E Harry lo ha sentito (per fortuna aggiungerei ahah). Questa volta il destino (io XD) è stato clemente con loro e ha voluto che le cose andassero bene.
L'ultima frase credo abbia rivelato qualcosa che alcuni di voi già si aspettavano!! XD Evviva!!
Spero che il capitolo non vi abbia deluso!! XD
Se vi è piaciuto, fatemelo sapere!
Sono ben accetti urli e manifestazioni di gioia a favore di Malfoy (che sembra essersi un pò svegliato ahah). Non trettenetevi ahah XD
O non siete felici per quello che è successo?? o.o

Ci vediamo nel prossimo capitolo, ormai ci avviamo alla conclusione! Speriamo bene!
Ringrazio tutti quelli che leggono, seguono e commentano la storia!!
Un bacio

LadyDaredevil


 

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Capitolo 15
*** Capitolo XV ***


L’OGGETTO DEI DESIDERI


Capitolo XV

 
Erano lì, davanti ai suoi occhi.
Spostò leggermente lo sguardo, ma quei due corpi erano come una calamita per i suoi occhi. Tornò a osservarli un attimo dopo, mentre la rabbia si impossessava velocemente del suo corpo, facendolo quasi tremare. Strinse le mani, e lasciò che i pugni colpissero i suoi fianchi. In quel momento era l’unico modo per sfogare l’agitazione che provava, la frustrazione di non essere lui il ragazzo che stringeva Potter tra le sue braccia.
Maledetto Blaise, non poteva credere che l’amico lo avesse tradito in quel modo. Quando aveva detto al Serpeverde che odiava con tutto il cuore Potter, non intendeva dire che era libero di provarci con lui, che poteva tranquillamente perdere il posto che era suo di diritto.
Blaise aveva capito che Draco era interessato in qualche modo a Potter, ma era andato avanti per la sua strada. Aveva trasformato il progetto di Draco in un suo progetto personale, volto alla conquista del moro. Aveva sfruttato l’orgoglio e la codardia di Malfoy per attirare Potter a sé, per strapparlo definitivamente dalle braccia di Draco.
E il biondo non poteva fare altro che stare lì, a guardarli mentre si abbracciavano come due amanti clandestini. Se non avesse riconosciuto delle voci familiari, probabilmente in quel momento non sarebbe stato lì, ad assistere a quel doloroso spettacolo. Ma le aveva sentite e, incuriosito, si era avvicinato. Li aveva colti in flagrante.
Il loro abbraccio sembrava così intimo e dolce da fargli venire il voltastomaco. Non poteva sopportare ancora quella scena. Si era trattenuto per troppo tempo, ma non poteva permettere che Blaise gli soffiasse Potter da sotto il naso, non ora che finalmente si era deciso ad accettare i suoi sentimenti. Per nessun motivo al mondo avrebbe lasciato la presa sul moro, perché era sempre più convinto che per loro ci fosse una possibilità, una reale possibilità di essere felici. E Blaise non avrebbe rovinato tutto.
Non ora che Draco aveva capito cosa doveva fare. L’incontro con Potter nella torre di Astronomia aveva cambiato tutti. Per la prima volta il Serpeverde aveva guardato in faccia i suoi sentimenti, li aveva affrontati. E ora si sentiva pronto, pronto a condividerli con Potter. Era convinto che il moro non avesse sentito le sue parole, né le sue dita, che toccavano la sua pelle candida. E di certo non sapeva che in realtà il ragazzo aveva sentito tutto, anche il bacio delicato che Malfoy aveva posato sulle sue labbra.
Draco sentiva ancora quella sensazione piacevole, il ricordo delle labbra morbide di Potter e non poteva fare a meno di pensarci. Uno strano calore lo invadeva ogni volta che pensava a lui, che immaginava di poterlo baciare ancora, ma questa volta con un bacio vero e, magari, ricambiato.
I due ragazzi nel frattempo si erano allontanati, di pochi centimetri, ma erano ancora troppo vicini per i gusti di Draco. Vide il Grifondoro appoggiare una mano sulla guancia dell’altro e non poté fare altro che serrare i denti, furioso. E non era tutto. Potter stava inclinando la testa di lato, sporgendosi leggermente verso di lui.
Stava forse…?
Il biondo chiuse in fretta gli occhi, spaventato. Non voleva assistere alla scena ma allo stesso tempo non poteva rimanere fermo a guardare quei due che erano sul punto di baciarsi, non l’avrebbe permesso.
Sentiva un dolore lancinante al petto, come se fosse stato appena pugnalato. Potter stava davvero per baciare Blaise?
Non poteva crederci. Il dolore si diffuse in tutto il suo corpo, si sentiva deluso, tradito, ma sapeva che la colpa era solamente sua. Lui era stato così codardo da non dire niente a Potter, lui era stato così idiota da non rivelare i suoi sentimenti, lui aveva fatto vincere il proprio orgoglio, lui non aveva fatto quello che da tempo sognava di fare.
Era tutta colpa sua.
Ma doveva rimediare, in un modo o nell’altro, anche a costo di farsi odiare da Potter per aver interrotto l’idillio in corso tra lui e Blaise.
Prese tutto il coraggio che aveva dentro di sé e fece irruzione.
Potter si accorse immediatamente del suo arrivo, indietreggiando e mettendo un po’ di distanza tra il proprio corpo e quello di Blaise. Aveva l’aria colpevole e faceva bene: era l’espressione giusta visto il gesto che stava per fare. Draco lo inchiodò con lo sguardo, cercando di trasmettergli tutte le sue sensazioni.
“Malfoy” sussurrò, facendo voltare anche Blaise che per qualche ragione non si era accorto di niente, forse perché era troppo intento a ricevere un bacio da Potter.
Doveva fare i conti con lui, e certamente il suo tradimento non sarebbe rimasto impunito. Aveva approfittato della sua fiducia, cercando di sottrargli l’unica cosa che desiderava davvero e per questo doveva pagare.
“Draco, che ci fai qui?” chiese il ragazzo, sorpreso nel vedere lì l’amico Serpeverde.
Il biondo evitò di saltargli al collo, come invece avrebbe voluto fare. Voleva mantenere la calma, per non sembrare del tutto fuori di testa. Ma non sapeva fino a che punto sarebbe riuscito a resistere.
“Oh, scusate tanto. Ho interrotto il vostro momento speciale?” chiese, con tono acido.
“Ma di che parli?” intervenne il Grifondoro, continuando a guardarlo negli occhi con aria incuriosita.
Sì, il tono di Draco era strano, e ai suoi occhi poteva sembrare fuori luogo, inopportuno, ma Draco aveva le sue buone ragione, anche se Potter non poteva capirle.
“Non stavate per baciarvi voi due?” chiese, muovendo l’indice per indicare i due ragazzi.
“Draco…”
Il biondo non dette modo all’amico di finire la frase.
“Tu non parlarmi. Eri mio amico e invece mi hai tradito. Tu non volevi aiutarmi, volevi solo raggiungere il tuo scopo”
“Quale scopo?” chiese ancora Potter, ma nessuno lo ascoltava in quel momento. La sua domanda non ebbe una risposta, anche perché i due ragazzi erano troppo impegnati a fulminarsi con lo sguardo.
Draco voleva risolvere la questione con Blaise, voleva farlo pentire per l’affronto che gli aveva fatto. Dopo avrebbe pensato a Potter, ma per il momento doveva occuparsi di quella serpe del suo amico.
“Noi stavamo solo parlando” rispose Blaise, come se volesse giustificarsi.
“Ah, quello lo chiamate parlare?”
“Sì, Draco, stavamo parlando e basta. Chiedilo anche a Harry, se non mi credi”
A quelle parole il biondo non riuscì più a ragionare in modo lucido. Sentire Blaise pronunciare il nome di Potter lo fece andare su tutte le furie. Sapeva che Draco non permetteva a nessuno di chiamarlo per nome, e invece lui si ostinava a farlo, proprio per sottolineare il suo legame con il Grifondoro, per far capire a Draco che ormai non c’era più niente da fare per lui.
E dopo queste parole, come poteva pretendere che il biondo rimanesse calmo? Doveva già ritenersi fortunato visto che Draco non lo aveva colpito con una maledizione.
“Fate quello che volete, ormai non mi riguarda più. Continuate a parlare, non voglio disturbare oltre” rispose il biondo, ironico. Cercò di nascondere al meglio la sua rabbia, ma nelle sue parole però si sentiva la frustrazione per quello che stava succedendo, per l’impotenza che sentiva in quel momento. Non poteva fare niente, e non poteva neppure dire tutta la verità a Potter, perché altrimenti la colpa sarebbe ricaduta tutta su di lui e ancora una volta Blaise, Thomas e tutti gli altri sarebbero sembrati le vittime mentre lui, come sempre, avrebbe recitato la parte del carnefice, del cattivo. Non poteva dire a Potter che aveva convinto Blaise ad avvicinarsi a lui solo per scoprire quante possibilità aveva di conquistarlo. Non poteva farlo, non poteva rischiare che Potter lo odiasse, o, se lo odiava già, che lo odiasse di più.
“Malfoy, ma che ti prende?”
Potter sembrava confuso, sconcertato dal suo comportamento. Certamente doveva sembrare strano vedere il biondo in quello stato, furioso, geloso. Sì, la gelosia era ben visibile, il biondo non era riuscito a nasconderla ed era risalita in superficie. Potter non poteva non essersene accorto, a meno che non fosse davvero tonto. Sembrava però così stupito dall’atteggiamento di Draco che quasi quasi il biondo pensò di non essere stato smascherato.
Non voleva apparire debole agli occhi del Grifondoro, non voleva farsi vedere in quello stato pietoso, ma cosa poteva farci se non era più in grado di mostrarsi freddo e distaccato?
“Continuate pure a fare i piccioncini”
“No, noi…”
Potter si fermò, bloccato dal gesto di Draco. Aveva alzato la mano e aveva voltato il capo, come se non volesse sentire le sue parole.
Non voleva sentire la sua giustificazione, forse non voleva sapere la verità. Non voleva delle scuse. Potter non doveva giustificarsi con lui se aveva scelto Blaise, se aveva deciso di affidare a lui il suo cuore anche se lo conosceva da così poco, anche se aveva ancora dei dubbi sulla verità delle sue parole e dei suoi gesti. Non doveva dargli spiegazioni se aveva deciso di ignorarlo, di ignorare i suoi sentimenti e di spezzargli ancora una volta il cuore.
“No, continuate tranquillamente. Io me ne tiro fuori” disse, abbassando lo sguardo.
Si sentiva abbattuto, sconfitto, ancora un volta.
“Ma…”
“No no, fate pure. E tanti auguri per la vostra storia d’amore” continuò, con tono ancora più acido.
Non dette a nessuno dei due la possibilità di rispondere e scappò via, proprio come era arrivato.
Si allontanò il più in fretta possibile, correndo, perché i suoi occhi non avrebbero retto un altro attimo la visione di quei due insieme. Era un dolore troppo grande vedere il suo –ex– migliore amico insieme alla persona di cui era innamorato.
E ora che sapeva di amarlo, in dolore era ancora più grande.
 


“Malfoy, aspetta!”
 


Fine capitolo XV



Ciao!!
Wow, siamo già al capitolo 15! Ci avviciniamo davvero alla fine delle storia!
Ma le cose sembrano non andare nel verso giusto... ops!
Come vi è sembrato questo capitolo? Vi aspettavate qualcosa di diverso? Magari Harry che confessava a Draco di aver sentito tutto, Draco che annuiva e gli diceva che era la verità, e Harry che gli saltava addosso? Ahahah credo di avervi proprio deluso! (ma mai dire mai... non disperate!!)
Povero Draco, il suo cuoricino è davvero spezzato!
In qualche modo il biondo sperava che le sue parole e il suo gesto cambiasse le cose, anche se non ha idea che Harry ha sentito tutto. Ma se davvero ha sentito tutto, come mai Harry era con Blaise?
Ha davvero scelto lui? O era un altro il motivo per cui erano lì, insieme?
Lo so, ci sono molte domande che non hanno trovato risposta, ma presto si capirà tutto!!
Vi aspetto nel prossimo capitolo, che arriverà presto!!
Ringrazio tutti quelli che leggono, seguono e commentano la storia! Grazie mille!!
Aspetto i vostri commenti, ma non mi mandate nessuna maledizione!! Abbiate pietà!!
A presto!
Kiss Kiss

LadyDaredevil


 

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Capitolo 16
*** Capitolo XVI ***


L’OGGETTO DEI DESIDERI


Capitolo XVI

 
“Malfoy, aspetta!”
Harry lo aveva chiamato, più volte, ma per tutto il tempo il biondo aveva continuato a camminare, imperterrito.
Il moro aveva allungato il passo, ma non era stato abbastanza veloce. Era riuscito a raggiungerlo solo quando il ragazzo si era fermato. Erano ormai arrivati in riva al lago quando Draco aveva messo fine alla sua corsa.
Il biondo non voleva che il Grifondoro lo seguisse, non voleva che vedesse quanto stava soffrendo. Vederlo con Blaise gli aveva spezzato il cuore, aveva eliminato le ultime speranze che aveva di conquistare Potter. Per troppo tempo non aveva desiderato altro che poter entrare nelle grazie del ragazzo, poter far parte del suo mondo. Non voleva poi molto, voleva solo essere considerato da lui e – perché no? – magari anche essere amato. Ma per nessun motivo al mondo voleva mostrare al moro le sue debolezze. Potter era diventato il suo punto debole, non voleva ammetterlo, neppure a se stesso, ma era così. Non voleva dargli alcuna soddisfazione, ma Harry lo aveva seguito, non si era arreso, aveva continuato a corrergli dietro anche se lui non si era voltato. No, il moro non poteva lasciarlo andare via così, senza dirgli niente, senza spiegarli quello che era successo.
“Malfoy”
Lo chiamò ancora, ma il ragazzo non si voltò.
Il moro cercò di riprendere fiato, dopo l’inseguimento che aveva appena fatto.
Si piegò leggermente, appoggiando le mani sulle ginocchia, e aspettò che il proprio respiro tornasse regolare.
“Malfoy” ripeté, e questa volta accompagnò la sua voce con un gesto.
Appoggiò la mano sulla sua spalla, cercando di convincerlo a voltarsi. Questa volta il suo tentativo andò a buon fine e il biondo si voltò, guardandolo dritto negli occhi.
Harry poteva leggere rabbia nel suo sguardo, ma non solo. Non voleva sbagliarsi, ma sembrava che il ragazzo che aveva di fronte fosse ferito, deluso. Ma come poteva sentirsi ferito se lo odiava?
Forse non lo odiava davvero, forse le parole che aveva sentito non erano la verità. E glielo aveva anche dimostrato, coprendolo con il suo mantello, accarezzandogli la fronte, la guancia, le labbra.
Sì, non poteva odiarlo dopo quello che aveva fatto, dopo le parole che aveva pronunciato a bassa voce, convinto che lui stesse dormendo. Lo aveva baciato e quello non era un bacio di odio. Le parole di Malfoy mostravano disprezzo, ma i suoi gesti no, anzi sembravano nascondere qualcosa di davvero profondo.
Harry non sapeva cosa pensare. Un giorno era convinto che Draco non potesse fare altro che odiarlo, e il giorno dopo non lo era più. La sua certezza di era sgretolata, all’improvviso, lasciandolo perplesso e dubbioso.
Doveva capire quello che stava succedendo, doveva fare luce sui sentimenti di Malfoy e, in parte, anche sui suoi.
“Perché sei scappato?” chiese, abbassando lo sguardo.
Draco sembrò infastidito da quella domanda e immediatamente allontanò la mano del ragazzo dalla sua spalla. Indietreggiò di un passo, distogliendo lo sguardo.
Non rispose alla domanda, rimase in silenzio, con le braccia lungo i fianchi, con le mani serrate in due pugni.
Draco
Il biondo alzò immediatamente lo sguardo. Era la prima volta che Potter lo chiamava per nome, e quel nome, pronunciato dalle sue labbra, aveva un suono diverso, speciale.
Lo guardò negli occhi, ricambiò il suo sguardo.
“Perché sei scappato?” chiese nuovamente il moro.
Ancora quella domanda, ancora il ricordo di quello che aveva visto, ancora la rabbia che tornava a farsi sentire dentro il suo corpo.
“E cosa dovevo fare? Reggervi il moccolo mentre vi baciavate?” sbottò Malfoy, con un’espressione di disgusto disegnata sul volto.
Non poteva credere che Potter stesse davvero cercando di capire perché era andato via. Non era poi così difficile da capire. Vederlo tra le braccia di Blaise lo faceva soffrire da morire, ma non poteva confessarlo, non così apertamente. Non avrebbe esposto la sua parte più sensibile, quella più fragile.
“Non ci stavamo baciando” rispose il moro, facendo un passo verso di lui.
“Guarda che non devi dirmi niente. Non devi giustificarti con me” rispose il biondo, come se volesse tranquillizzarlo.
Era la verità, Potter era libero di frequentare chi voleva, anche Blaise se era quello che desiderava. Lui non poteva impedirgli di baciarlo, di abbracciarlo o di fare qualunque altra cosa. Non ne aveva il diritto, ma avrebbe tanto voluto averlo.
“Ah no? Allora perché sembri arrabbiato?”
“Non sono arrabbiato. Sono disgustato” rispose il biondo, mentendo spudoratamente.
“Se non ti conoscessi direi che sei geloso” disse Harry, assottigliando gli occhi per osservare meglio la sua reazione.
Era curioso, voleva vedere fino a che punto Malfoy avrebbe resistito prima di svelare il segreto che stava nascondendo.
“Geloso? Potter, sparisci, stai dicendo solo stronzate” disse a denti stretti, facendogli segno di allontanarsi.
“Io non credo. Come mai sembra che la mia vicinanza con Blaise ti dia fastidio?”
“Non è fastidio” rispose il biondo, secco.
“E’ cos’è allora?” insistette Harry, sperando di riuscire a convincerlo a parlare.
Malfoy non sapeva cosa rispondere. Rimase lì a fissare Harry, senza dire neppure una parola. Il moro si rese conto di avere ragione. Era solo geloso.
Voleva sorridere, ma si costrinse a non farlo. Non voleva umiliare il biondo, non voleva farlo fuggire ora che sembrava così vicino alla verità.
“Non lo stavo baciando, non avevo intenzione di farlo” disse il Grifondoro, sussurrando.
Draco sembrò colpito da quelle parole, ma non in positivo. Colpì Harry in pieno petto, facendolo indietreggiare di qualche passo.
“Ah no? E perché eravate così vicini? Vi stavate confidando un segreto?”
“No, noi…”
Ancora una spinta, ancora un colpo sul petto.
“Senti Potter, non me ne frega niente di quello che fate. Siete liberi di baciarvi, di toccarvi, di fare tutto quello che volete. Adesso siete una coppia e avete il sacrosanto diritto di appartarvi e fare… le vostre cose” disse il biondo, soffiando le parole tutto d’un fiato.
“Ma cosa dici? Coppia? Io e Blaise non siamo una coppia” rispose il Grifondoro, appoggiando una mano sul petto, proprio dove Draco lo aveva colpito, in direzione del cuore.
“Ok, chiamala in un altro modo. Siete amanti, fidanzati, vi frequentate, vi vedete, passate del tempo insieme… sono sinonimi Potter, ti devo spiegare cosa sono i sinonimi?”
Harry spalancò gli occhi. Il solito sarcasmo dei Malfoy tornava a farsi vivo, ma questa volta il biondo era completamente fuori strada.
“Ma cosa hai capito? Guarda che le cose non stanno come credi tu!” urlò Harry, cercando di farsi sentire dal biondo che invece sembrava poco attento alle sua parole.
Era fermamente convinto di quello che aveva visto e non voleva neanche considerare il fatto che le cose potevano essere diverse, che tra lui e Blaise non era successo niente e che la sua gelosia era totalmente infondata.
Aveva frainteso completamente l’abbraccio, aveva interpretato male i suoi gesti e ora non sapeva come farglielo capire.
Avrebbe solo voluto che Draco fosse arrivato lì alcuni minuti prima e avesse sentito l’intera conversazione. Solo così avrebbe saputo esattamente come erano andate le cose.
 
 
“Lo so, ti sembrerà strano quello che sto per dirti”
“No, dimmi”
Harry lo aveva guardato negli occhi, cercando di capire il motivo per cui il ragazzo lo aveva chiamato a gran voce nel corridoio e gli aveva chiesto di seguirlo in un luogo appartato.
Aveva paura che fosse successo qualcosa di grave visto che il ragazzo si era avvicinato a lui in quel modo, quasi brusco. Non aveva idea di cosa gli avrebbe detto, e non aspettava altro che sentirlo parlare.
“Io voglio stare con te”
Le parole, brusche come uno schiaffo in faccia, avevano colpito in pieno Harry, facendolo indietreggiare di un passo. Possibile che quelle parole fossero vere?
Non poteva crederci. Aveva scoperto il motivo di quel richiamo e quasi preferiva tornare indietro e sparire tra la folla per evitare di sentire quelle parole. Come avrebbe risposto? Cosa gli avrebbe detto?
Sembrava come se si stesse ripetendo ciò che era accaduto alcuni giorni prima con Dean, solo che questa volta non c’erano stati giri di parole inutili, ma il ragazzo era andato dritto al sodo, sparando la sua dichiarazione, se così poteva essere chiamata.
Harry non sapeva cosa dire, non sapeva come comportarsi. Credeva che le cose andassero bene tra di loro, che avessero raggiunto un equilibrio e ora tutto sembrava essere cambiato.
Credeva di aver trovato in lui un vero amico, ma si era sbagliato ancora una volta.
“Blaise, io…”
Non sapeva davvero come continuare quella frase. Non voleva ferirlo, e allo stesso tempo non voleva mentirgli. Quando gli aveva detto che aveva dei sentimenti per una persona, lo intendeva davvero. E quei sentimenti continuavano a crescere, non poteva impedirlo. E non poteva sostituirli con sentimenti di amicizia, che poi erano i sentimenti che provava verso di lui.
“Ho capito, non dire niente. Lo so che non sono io la persona di cui parlavi. Non voglio crearti problemi, ma quello che ti ho detto è vero. Tu sei una bella persona Harry, davvero. E per anni ti ho considerato in modo diverso, sbagliando”
“No, Blaise”
“Sì, è così. Ho sbagliato, ti ho sempre guardato attraverso gli occhi di qualcun altro e non dovevo farlo. Ma tu mi hai dato una possibilità, mi hai permesso di entrare nella tua vita anche se non ne avevo il diritto, e sei diventato mio amico. Per me conta solo quello”
Harry si portò una mano al petto. Nessuno gli aveva mai detto quelle cose, nessuno gli aveva parlato con tanta sincerità e dolcezza. Sentiva di avere gli occhi lucidi, per le lacrime che stava cercando di nascondere.
Si avvicinò al ragazzo e gli prese le mani, stringendole tra le sue. Voleva far capire a Blaise che loro erano davvero amici e che quello non sarebbe cambiato. Adesso che si erano trovati, non avrebbe permesso a nessuno di allontanarli di nuovo, perché Blaise meritava di essere trattato bene, da amico. Aveva dimostrato di essere una persona dolce e buona, al contrario di molte altre persone.
Quasi si arrabbiò con se stesso, perché impiegava tutte le energie, le sue emozioni, su una persona che forse non lo meritava neppure, e rifiutava invece persone speciali come Dean e Blaise che davvero gli volevano bene e che avrebbero fatto di tutto per renderlo felice.
Sapeva perfettamente che non poteva comandare al suo cuore, così come non poteva scegliere razionalmente chi amare e chi odiare. Quella scelta andava ben oltre la sua volontà, e sapeva di non avere una cura per quella malattia.
Sorrise a Blaise, mentre le loro dita si intrecciavano lentamente. Il ragazzo aveva lo sguardo basso, forse si sentiva umiliato perché Harry aveva rifiutato i suoi sentimenti, ma allo stesso tempo sapeva già quale sarebbe stata la risposta del moro, e sembrava pronto ad accettare le conseguenze del suo rifiuto.
“Voglio solo rimanere tuo amico” sussurrò, vergognandosi del suo tono di voce, quasi lacrimevole.
Harry sciolse una mano dal groviglio di dita e la portò sulla guancia dell’altro, portandolo ad alzare lo sguardo.
“Noi siamo amici” sussurrò a sua volta, mentre i loro occhi si incontravano.
Un attimo dopo Blaise lo tirò a sé, stringendolo tra le sue braccia, respirando il suo profumo.
Harry rispose all’abbraccio, e quando i due si separarono, rimasero un attimo a guardarsi. Il moro accarezzò ancora una volta la guancia del ragazzo, poi si sporse leggermente e stava quasi per sfiorare la guancia con le sue labbra quando un tumore lo aveva fatto voltare di scatto.
E aveva visto Draco, con gli occhi spalancati e la vena che pulsava al centro della sua fronte.

 
Fine capitolo XVI


Ciaoo!
Beh, come vi è sembrato questo capitolo?
Finalmente si è capito chi è la persona amata da Harry, ormai non ci sono più dubbi. Draco però sembra non essersene reso conto, anche se è evidente il motivo per cui Harry lo ha seguito. Cosa dite? Draco crederà alle parole di Harry o continuerà a pensare che lui e Blaise sono una coppia adesso?
Ho voluto mettere il ricordo di Harry, il ricordo della dichiarazione di Blaise, per far capire il motivo della vicinanza con il ragazzo. Il Serpeverde è un buon amico, e anche se prova qualcosa per Harry, sa che c'è qualcun altro nel cuore del moro e quindi si farà da parte, ma senza sparire dalla sua vita, perchè ora sono amici. Mi dispiace per quelli che hanno sperato in una Blarry ahah era una coppia interessante, ma non in questa storia ahah
Ah, dimenticavo di dirvi una cosa importante. Non me n'ero resa conto neppure io a dire la verità, ma questo era il penultimo capitolo! Martedì arriva l'ultimo capitolo della storia. Ovviamente sono triste perchè è sempre brutto quando qualcosa finisce e so già che mi mancherà postare i capitoli! Ma per ora non ci penso. Martedì mi lascerò andare a discorsi lacrimevoli ahah XD
Ringrazio tutti quelli che leggono e commentano la storia! XD Grazie davvero!
Vi aspetto martedì!!!
Byeee!!

LadyDaredevil

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Capitolo 17
*** Capitolo XVII ***


L’OGGETTO DEI DESIDERI


Capitolo XVII
 
 
Aveva cercato di spiegare a Malfoy che le cose non erano andate nel modo in cui lui credeva, ma sembrava non essere stato abbastanza convincente.
Il biondo non voleva ascoltarlo.
Continuava a evitare il suo sguardo, continuava a ignorare le sue parole. Ma Harry non avrebbe mollato, avrebbe fatto di tutto per far capire al biondo che le sue parole erano vere, che non doveva essere geloso di Blaise perché non erano altro che amici.
Per troppo tempo anche Harry aveva nascosto i suoi sentimenti, aveva faticato ad accettarli. Malfoy non faceva altro che trattarlo male, insultarlo e umiliarlo. Come poteva nascere un sentimento da tutto questo? Era come pretendere di vedere una rosa in un covo di spine. E invece no, quello che il moro aveva scambiato per rabbia si era ben presto rivelato essere qualcos’altro, qualcosa di più profondo. Aveva negato a se stesso di provare apertamente quelle emozioni, ma alla fine aveva ceduto. Aveva ammesso di essere innamorato di lui. Ma sapeva di non essere ricambiato. Andiamo, un Malfoy può per caso provare qualcosa per un Potter, per lo Sfregiato? No, assolutamente si rispondeva, cercando di accettare la verità dei fatti.
Ma poi qualcosa aveva messo in dubbio le sue certezze: il modo in cui il biondo si divertiva a stuzzicarlo, i loro continui battibecchi, l’ossessione che Malfoy aveva per ogni cosa che lo riguardava, e poi… la gelosia evidente, quando era con Blaise, quando Harry aveva mostrato affetto per un’altra persona, quando aveva dedicato le sue attenzioni a qualcun altro, a qualcuno che era lui.
Harry gli si avvicinò e lo afferrò per le braccia, scuotendolo leggermente, come se volesse risvegliarlo da un sonno profondo.
“Lo so che vedermi lì, con Blaise, ti ha dato fastidio”
Fastidio? Potter, a me non interessa” rispose il biondo, cercando di mostrarsi distaccato. Non poteva confessare, non poteva dirgli quanto la visione di loro due insieme lo avesse ferito, in profondità. Non poteva dirgli che la gelosia lo stava divorando, lentamente.
“Questo non è vero”
Harry sembrava convinto delle sue parole.
“Mi stai dando del bugiardo?” chiese ironico il biondo, quasi sorpreso dalla sfacciataggine dello Sfregiato. Stava davvero mettendo in dubbio le sue parole?
“Sì, è quello che sei”
“E’ la tua parola contro la mia. E si sa che la mia vale di più” disse il Serpeverde, sarcastico, mentre un sorriso tirato si disegnava sulle sue labbra.
“Non devi fingere. Lo so per certo. Altrimenti non avresti fatto quello che hai fatto” continuò il moro, sempre più sicuro.
Fece un passo verso di lui, sfidandolo con lo sguardo.
“Non ho fatto niente” rispose il biondo, indietreggiando.
“Ah no? Perché continui a negare?” chiese, facendo nuovamente un passo verso di lui e diminuendo la distanza tra di loro.
“Ma negare cosa Potter? Tu non sai quello che stai dicendo” rispose il Serpeverde, scuotendo la testa, come se il moro stesse dicendo qualcosa di assolutamente inaccettabile.
“Sto dicendo che ti ho sentito”
“Eh?”
Questo giro di parole iniziava a renderlo nervoso. Perché Potter continuava a tormentarlo in quel modo? Voleva una confessione? Non l’avrebbe avuta.
Voleva vederlo cadere ai suoi piedi, implorandolo di dargli una possibilità? Non l’avrebbe fatto.
“Ho sentito le tue parole. Ti dice qualcosa Torre di Astronomia?”
Draco spalancò gli occhi, incredulo. No, non riusciva a crederci. Il mondo si stava sgretolando sotto i suoi piedi. Possibile che Potter…?
“Non fare quella faccia. Ho sentito tutto. Mi ero addormentato, ma quando hai appoggiato il mantello sulle mie spalle mi sono svegliato” confessò il moro, continuando a guardarlo dritto negli occhi.
“No, non è vero” disse il Serpeverde, continuando a scuotere la testa.
“Come credi che sappia queste cose? Ho sentito tutto, ho sentito le tue dita, mi hai accarezzato” continuò Harry, sussurrando l’ultima parola.
“Stavi sognando” rispose il biondo, cercando di sembrare tranquillo, cercando di convincerlo che quella era la verità. Potter avrebbe potuto benissimo sognarlo. Non doveva per forza ammettere di averlo accarezzato, né di avergli dato…
“E il bacio? Ho sognato anche quello, Draco?”
“Certamente Potter, in nessun universo io avrei…”
Il Grifondoro alzò la mano, bloccando le sue parole. Non era necessario continuare con questa farsa.
“No, sono sicuro. Mi hai baciato e non puoi negarlo. Hai mostrato un lato di te che non mi avevi mai mostrato. Sei stato sincero, forse per la prima volta nella tua vita”
“Basta. Sono stanco delle tue parole” lo interruppe bruscamente il biondo.
Era troppo. Non poteva sopportare quelle parole, non poteva reggere lo sguardo di Potter, non ora che sembrava guardarlo direttamente dentro, nella sua anima, dove aveva nascosto i suoi sentimenti.
“Continui a farlo, a nasconderti, a mentire”
“E tu?” chiese Malfoy, cercando di spostare il centro dell’attenzione su Potter piuttosto che sui suoi sentimenti. “Tu non mi hai mentito dicendo che non c’è niente tra te e quel traditore di Blaise?”
“Io non ti ho detto una bugia. Ascoltami, non stavo mentendo quando di ho detto che i-“
“Non importa Potter, sei libero di metterti con chi vuoi” lo interruppe Malfoy, distogliendo lo sguardo dal volto del moro.
“Ma non è Blaise che voglio” rispose il Grifondoro, serio, quasi arrabbiato per la mancanza di fiducia del biondo.
“Non sono problemi miei, e poi non penso che ci metterai molto a trovare un’altra persona che cadrà ai tuoi piedi. Sei Harry Potter, tutti ti amano”
“Forse non mi serve essere amato da tutti, ma solo da una persona” disse il moro e questa volta fu lui ad abbassare lo sguardo, per la vergogna di essersi esposto troppo.
“E allora ti consiglio di sceglierla bene quella persona, perché altrimenti finirai per fidarti delle persone sbagliate” rispose Draco, fingendo di voler dare al ragazzo un consiglio spassionato.
“Come te?”
“Tu non ti fidi di me, quindi il problema è risolto”
“E di chi non dovrei fidarmi?” chiese ancora Harry, avvicinandosi ancora di più a lui.
“Non so, di una persona che sta con te solo per un secondo fine, o…”
Harry rimase in silenzio, aspettando che il ragazzo continuasse.
“Un bugiardo”
“O?” domandò il moro, inclinando leggermente il capo e fissando il ragazzo negli occhi.
“O un Serpeverde” rispose secco il biondo, facendo schioccare la lingua, come se avesse appena detto un’ovvietà. Si riferiva a Blaise, al suo ex amico, che aveva tradito la sua amicizia, che aveva tramato alle sue spalle per prendersi l’unica cosa che Draco desiderava davvero.
“Un Serpeverde come te?”
La voce di Harry si era trasformata in un sussurro, e ormai i loro visi erano sempre più vicini. Il moro sembrava volerlo provocare, parlando a pochi centimetri dal suo volto, sfidandolo con le sue parole. Afferrò il suo braccio, per impedirgli di allontanarsi.
“Ma cosa c’entro io?” chiese Malfoy, cercando di liberarsi, senza successo, dalla presa di Harry. Non sopportava averlo così vicino, sentire il suo profumo che gli invadeva le narici, vedere i suoi occhi che lo scrutavano, come se volessero leggere dentro di lui.
“Sei un Serpeverde, o sbaglio?”
“No, non sbagli, io sono un vero Serpeverde, ma non è di me che sto parlando. Sto parlando delle persone che ti sfruttano solo, quelle non ti amano davvero”
“Come te?” ripeté il moro, e questa volta era proprio curioso di sapere la risposta del ragazzo.
Si aspettava una battuta sarcastica, qualcosa di acido, o addirittura un colpo in pieno in viso. E invece ottenne solo silenzio.
Draco non sapeva cosa rispondere. Una parte di sé voleva prendere in giro Potter, per il modo in cui gli stava parlando, per le parole che aveva pronunciato, ma l’altra parte, la vincente, non voleva fare altro che svelare la verità. Voleva essere sincero, ma sapeva che una volta pronunciate quelle poche parole, si sarebbe esposto, avrebbe dovuto accettare la risposta di Potter, anche se negativa.
“No, non come me” rispose, a bassa voce, cercando di mantenere lo sguardo fisso sul ragazzo che aveva di fronte.
“No?”
“No, Potter, non come me” ripeté il biondo, più convinto.
Ormai aveva parlato, ormai era fatta. Si era fatto avanti, aveva mostrato una parte di sé che aveva sempre nascosto e che ormai non voleva più tenere per sé. Per un attimo ebbe paura della reazione del moro, si morse il labbro inferiore e attese.
Una mano di Harry si mosse, lasciando la presa sul suo braccio, spostandosi sul suo petto. Sentiva il battito del suo cuore, veloce, accelerato.
“Mi hai capito Potter? Non com-”
La frase rimase sospesa in aria, interrotta da qualcosa che Malfoy non si sarebbe mai immaginato.
Con la mente riviveva quel momento, il momento esatto in cui Potter aveva lasciato la presa sul suo petto e aveva spostato la mano sulla sua nuca. In un attimo aveva tirato il biondo a sé, eliminando qualsiasi distanza, facendo aderire le loro labbra.
Draco aveva spalancato gli occhi, mentre il suo corpo fremeva per la sensazione di avere la bocca di Harry sulla sua. Tentò di allontanarlo.
“Pot-”
No, non ce l’aveva fatta. Nell’attimo in cui aveva sentito un soffio d’aria sulle sue labbra, aveva capito che la sua intenzione non era affatto quella di allontanarlo, anzi. Non era riuscito a resistere e aveva appoggiato di nuovo le labbra su quelle del moro, guastandone il sapore dolce, la morbidezza.
Harry aveva immediatamente risposto al bacio, avvicinandosi ancora di più a lui. Sembrava che quella fosse la cosa più naturale del mondo, per entrambi. Un attimo dopo Draco spostò le mani sui suoi fianchi, stringendo Potter a sé.
Quel bacio, ancora imbarazzato e casto, lasciò ben presto il posto a uno più passionale, più profondo, con un unione di labbra, una lotta di lingue.
Draco esplorò la sua bocca, famelico, ma non riusciva a fermarsi, non era mai abbastanza.
Harry spostò le dita tra i capelli biondi del ragazzo, tirandoli leggermente. Draco gemette piano sulla sua bocca, poi si separò da lui, a malincuore. Rimasero per un attimo a fissarsi, entrambi stupiti e increduli. Cercarono di recuperare il fiato che avevano perso in quel meraviglioso bacio, il migliore della loro vita.
Nessuno dei due aveva creduto possibile una cosa del genere, entrambi non immaginavano che l’altro provasse le stesse cose, che i loro sentimenti erano ricambiati e che non c’era davvero motivo di nascondersi.
Per troppo tempo avevano mascherato le loro emozioni dietro battute sarcastiche e litigi ma adesso non ce n’era più bisogno. Erano liberi di manifestare il loro amore.
Harry lasciò la presa sui suoi capelli, facendo scivolare la mano verso al guancia del biondo.
“Non come te” ripeté, mentre il biondo annuiva.
Draco appoggiò la sua fronte contro quella del moro, gustandosi quel momento speciale.
Quando interruppe quel contatto fu solo per guardarsi intorno, per assicurarsi che nessuno fosse nei paraggi, che fossero soli, davanti a quel lago calmo e piatto.
“Siamo soli, Harry
Harry sorrise e si morse il labbro inferiore. Draco non poté far a meno di tornare a baciare quelle labbra invitanti, poi strinse il moro tra le sue braccia, iniziando a indietreggiare. I due ragazzi si mossero fino a quando la schiena del biondo non toccò uno dei grandi sassi vicino la riva del lago.
Continuarono ad approfondire il bacio, sempre più desiderosi di andare oltre, di poter esplorare il corpo dell’altro, di poterlo amare completamente.
Il biondo prese l’iniziativa, invertendo le loro posizioni e appoggiando una mano sul sasso, mentre con l’altra accarezzava la schiena del moro, dolcemente, muovendo con garbo le dita, sentendo sotto la sua pelle il corpo dell’altro.
Harry ricambiò le attenzioni del biondo, iniziando a liberarlo dall’ingombrante e inutile divisa, soffermandosi sui bottoni della camicia, sempre difficili da sbottonare. Man mano che li liberava dalle proprie asole, Potter scorgeva il petto liscio e pallido del ragazzo. Le sue dita lo raggiunsero in fretta, godendo del contatto con la sua pelle. Mosse la mano verso il basso, lentamente, fino ad arrivare all’ombelico. Si fermò, solo per liberarlo dalla camicia, facendola scivolare lungo le sue spalle.
Malfoy si sentì più libero, ma non era abbastanza. Doveva liberarsi dei pantaloni e poi avrebbe riservato lo stesso trattamento a Potter, che era ancora completamente vestito.
Lasciò che gli ultimi indumenti scivolassero via dal suo corpo e li calciò lontano, rimanendo nudo davanti al ragazzo. Sentiva lo sguardo del Grifondoro su di sé, ma questo non gli provocava imbarazzo. Si sentiva sicuro di sé, sicuro che gli occhi che lo stavano osservando erano gli occhi giusti, quelli della persona che amava. Desiderava solo poter fare lo stesso, voleva vedere quel corpo che desiderava così tanto. Non aveva mai voluto qualcosa come voleva Potter, ma adesso non aveva fretta. Voleva che tutto fosse speciale, per lui, per Harry.
Mosse velocemente le dita sulla divisa disordinata del moro e, tra un bacio e l’altro, lo liberò completamente da ogni indumento. Finalmente anche il biondo poté ammirare il corpo dell’altro e si rese conto di quanto aveva bisogno di lui, della sua pelle. Voleva toccarne ogni millimetro, voleva baciarlo fino all’infinito. Voleva che fosse totalmente suo.
Si piegò leggermente, baciando il petto di Harry, lasciando piccole scie di saliva e piccoli segni rossi, per ricordare che quel corpo era suo, e di nessun altro, che solo lui poteva baciarlo in quel modo, poteva toccarlo come stava facendo.
Le sue dita si mossero velocemente ad accarezzare ogni centimetro raggiungibile del suo corpo, cercando di toccare i punti più erogeni, quelli che riuscivano a farlo gemere.
Harry strinse le braccia intorno al suo collo, lasciando che il biondo lo portasse lentamente al piacere, e lo preparasse a un piacere ancora maggiore.
Un gemito di disapprovazione sfuggì dalle sue labbra quando Draco si fermò, allontanandosi da lui. Lo osservò mentre prendeva la divisa di Potter e la sistemava per terra. Un attimo dopo Harry imitò i suoi movimenti e si sdraiò accanto a lui. Portò le mani sul volto del biondo, tirandolo a sé e baciandolo con forza. Il bacio divenne caldo, umido e ben presto i due ragazzi capirono si essere pronti ad andare oltre, ad amarsi come non avevano mai fatto.
Draco continuò a baciare le sue labbra, scendendo poi verso il collo e sulla clavicola. Mosse la lingua verso il suo petto, assaggiando quella pelle profumata e invitante.
Si sistemò su di lui, tra le sue gambe, mentre Harry le allacciava intorno alla sua vita, così come intrecciava le braccia intorno al suo collo. Draco continuò a prepararlo fino a quando i gemiti di impazienza non gli fecero capire che il ragazzo era pronto. Lo penetrò piano, con una spinta lenta, tranquilla. Non voleva fargli male, non voleva ferirlo o farlo soffrire. Avevano tutto il tempo del mondo per amarsi e voleva farlo nel modo giusto.
Aspettò che Harry muovesse i fianchi verso di lui, poi iniziò a muoversi nuovamente, mentre il moro veniva incontro ai suoi movimenti, mentre a mano a mano il loro ritmo si sincronizzava, e trasformava tutto in qualcosa di perfetto.
Appoggiò la fronte sulla sua spalla, respirando a fatica, gemendo per il piacere.
Harry si strinse ancora di più a lui, baciò le sue labbra con passione, affondò le dita nella sua schiena, graffiandolo leggermente. Sentiva l’eccitazione salire a ogni colpo, sentiva il piacere farsi sempre più vicino, fino a quando, con un’ultima e decisa spinta, i due ragazzi vennero contemporaneamente. Harry si sentì invadere dal liquido caldo del suo amante e si sentì completo.
Erano entrambi a corto di fiato quando Draco si sporse verso di lui per baciarlo ancora una volta, poi i due si guardarono negli occhi, comunicando emozioni che non avrebbero mai espresso con le parole.
Harry si lascò sfuggire un sorriso, il più dolce che il biondo avesse mai visto. Gli venne naturale ricambiare quel sorriso, accompagnandolo poi con un bacio sulle labbra, poi un altro vicino l’orecchio.
Tutto per poter sussurrare le dolci parole che Harry voleva sentire. Si strinse a lui, cercando di trattenerlo, di stringerlo ancora contro il suo corpo stanco ma appagato.
“Non andare” sussurrò, allungando le braccia verso di lui.
Draco sorrise, e per un attimo rispolverò il sorriso beffardo che era solito mostrare a Potter, ma questa volta era del tutto diverso. Dietro quell’espressione c’era qualcosa di più della semplice ironia, c’era complicità, c’era intesa. Draco non stava andando via, anzi.
Si sdraio nuovamente accanto a lui, afferrando il mantello e coprendo i loro corpi nudi. Si strinse  a lui, mentre i loro corpi tornavano a sfregarsi, provocando brividi di piacere, accendendo nuovamente la scintilla.
Harry non esitò e si lasciò stringere da quelle braccia forti. Draco lo accolse, lo baciò, lo strinse forte. Il moro appoggiò la testa sul suo petto, godendo di quella sensazione di pace, di felicità.
Finalmente si sentiva amato, come non si era mai sentito nella sua vita. E Draco era pronto ad amarlo e a farsi amare.
Adesso si sentiva completo, si sentiva felice. Tra le sue braccia aveva tutto quello che aveva sempre desiderato e ora che ce l’aveva non avrebbe più fatto a meno di lui, dell’oggetto dei suoi desideri.
“Tranquillo” sussurrò “non vado da nessuna parte”.
 
The end.



*Si asciuga una lacrimuccia*
Salve!
Se state leggendo questa parte vuol dire che avete finito di leggere la storia, l'ultimo capitolo. Mi sono resa conto solo adesso che è il capitolo 17, molti potranno pensare che è un numero sfortunato, ma in realtà è uno dei miei numeri preferiti. Quindi sono contenta che l'ultimo capitolo sia il 17. Ovviamente avrei voluto che la storia continuasse per sempre ahah ma sappiamo che non è possibile.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Il lieto fine era d'obbligo, non avrei mai voluto una fine diversa ahah. Sotto il mio cinismo si nasconde un pò di romanticismo e l'amore per le storie che finiscono bene. Quindi nella mia mente c'è l'idea che adesso Harry e Draco sono felici insieme. Magari qualche volta Draco sarà geloso di lui e di tutti quelli che si avvicinano al suo Harry, ma il moretto troverà sempre un modo per farsi perdonare :p
Detto questo, spero che questo finale non vi abbia deluso! So che qualcuno sarà triste per la fine della storia, ma non temete, non vi libererete di me così facilmente ahah mi dispiace per voi! XD Anzi, chissà, magari già nei prossimi giorni potrebbe esserci una sorpresina, giusto per non farvi sentire la mia mancanza!! XD
Ora devo passare ai ringraziamenti, per l'ultimo capitolo sono d'obbligo ahahah
Prima di tutto ringrazio come sempre la mia migliore amica, LadyDepp, per avermi regalato l'idea per questa storia (non ci sarebbe stata senza di lei), per aver sopportato me mentre scrivevo e per averla riletta e commentata! Grazie volpina!
Poi, ringrazio ShittyValentine, Efthalia, Loveisapromise, My_sunshine, Loona, Narutina90, LoveDramione,
Holly715, BellaSmith, _white7_ per aver recensito i capitoli con passione e dedizione, grazie! Mi avete reso felice con i vostri commenti e ammetto di essermi molto affezionata a voi! :)
E ovviamente non dimentico di ringraziare le 67 persone che hanno seguito la storia, e le 20 che l'hanno messa tra le preferite! Grazie grazie! XD
E un grazie anche a quelli che leggeranno la storia anche quando sarà conclusa! :)
Ok, credo di aver finito. E' triste pubblicare l'ultimo capitolo, ma non è un addio ahah è solo un arrivederci!
Un grande bacio!

LadyDaredevil



 

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