I can see behind your eyes

di Sikki
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. We both have scars ***
Capitolo 2: *** Hold out your hands when you're through with life and all hope is lost ***
Capitolo 3: *** Then I lost it all ***



Capitolo 1
*** 1. We both have scars ***


Oh, Hi!
Prima che iniziate a leggere questa piccola pazzia, ci tenevo a spendere due parole a rigurdo. Questo è il primo capitolo di una storia divisa in tre parti, non ho in programma di scrivere qualcosa di mostruosamente lungo (date anche le mie scarse capacità conclusive). Ho voluto provare a lanciarmi nel vuoto senza paracadute pubblicando questa ff, quindi spero appreziate i miei sforzi e le mie malsane idee.
Il titolo del primo capitolo è tratto da "Are you with me" degli Sixx: AM

Non mi resta che augurare buona lettura e tornare nel buio della mia cripta

*puff* si trasforma in pipistrello e vola via

 







I can see behind your eyes

I. We both have scars
 


 









Brian era forte. Alto, muscoloso, intelligente, tutte qualità invidiabili, che qualsiasi ragazzo vorrebbe avere. Qualsiasi meno lui stesso. Si era diplomato con il massimo dei voti nonostante avesse passato l'anno sempre e soltanto per il rotto delle cuffia, viveva costantemente sul filo del rasoio, non aveva certezze… erano solo lui e la sua aura oscura. Dove c'era una rissa, nove volte su dieci, c'era anche lui. Gli piaceva prendere a pugni la faccia di ragazzi californiani egocentrici, convinti di essere i migliori, ma soprattutto gli piaceva essere pestato. Gli piaceva sentire il dolore invadergli il corpo, il sangue scorrergli sulla gola… lo faceva sentire vivo, era l'unico modo che conosceva per rendere il dolore che sentiva qualcosa di concreto. Non aveva una casa, o meglio, ne aveva una ma non la considerava tale. Una villa vicino a Venice Beach, talmente grande da potercisi perdere , peccato fosse vuota. Non c'era amore. I suoi occhi color cioccolato si confondevano con il whisky contenuto nel bicchiere stretto tra le sue mani, i suoi pensieri erano congelati come i cubetti di ghiaccio, lui era fragile e freddo come il cristallo.
 
Zacky era un ragazzo normale. Capelli castani, occhi di un colore a metà tra il verde e l'azzurro, non era particolarmente alto ne muscoloso, era normale, proprio come tanti altri. Odiava con tutto se stesso il sole e i classici stereotipi californiani. Lui era una persona ottimista, non riusciva a non sorridere, la vita per lui era come un prisma, tra tutte le sfumature possibili riusciva sempre a trovare la bellezza, anche nelle più piccole cose. Era una persona sensibile ma allo stesso tempo forte. Amava la vita e, soprattutto, amava donare felicità e affetto alle persone che lo circondavano. L'unica cosa che voleva era trovare quelle persona che riesce a sconvolgerti la vita con uno sguardo, quella persona a cui doneresti tutto se stesso pur di vederla sorridere.
E l'aveva trovata quella sera…
 
 


 
L'Highway 6661 non era mai stato tanto affollato come quel giorno, Zacky riusciva a stento a respirare, non aveva neanche lo spazio necessario per muovere le braccia. Tutta quella calca era dovuta ad una band che quella sera aveva registrato il tutto esaurito, erano nuovi in zona, o almeno, Zack non li aveva mai sentiti fino a quel momento. Avevano finito di suonare da qualche minuto ormai e lui non si era ancora ripreso completamente dal turbinio di emozioni che gli avevano scatenato nel petto. Il chitarrista era qualcosa di fenomenale, ti entrava dentro, strappava il tuo cuore e lo calpestava fino a che non smetteva di sanguinare…
- Un Jack Daniels - ordinò un ragazzo al suo fianco. Aveva una voce calda e leggermente nasale, qualcosa di dannatamente sexy. Il barista si giostrò tra i vari ordini riuscendo a preparare in tempo record il Whisky posandolo con un sorriso sul bancone esattamente di fianco a Zack.
- Vacci piano Syn, stasera non sono disposto a farmi vomitare sui tappetini della macchina pur di riaccompagnarti a casa - rise il barista per poi continuare a servire gli altri clienti con le loro pretese assurde. Quella sera volavano fiumi di alcol…
Zacky giocava distrattamente con il suo bicchiere mentre nella sua mente si susseguivano ininterrottamente immagini di quel chitarrista; non era riuscito a vederlo molto a causa della folla che lo opprimeva, ma gli era bastato guardarlo di sfuggita per qualche secondo perché gli si mozzasse il fiato in gola. Si avvicinò il bicchiere alle labbra prendendo poi tra i denti un cubetto di ghiaccio cominciando a masticarlo, continuò così per un po' fino a quando qualcuno non gli cadde addosso rovesciandogli sulla maglietta il suo drink. Zack riemerse brutalmente dai suoi pensieri e il suo sguardo si scontrò con un paio di occhi color cioccolato.
Uno sguardo spento, disperato…
Quegli occhi erano talmente scuri da sembrare pece, erano lo specchio dell'animo logorato del suo possessore... Quello sguardo che cercava invano da anni.
Gli si mozzò il fiato.
- Un coglione mi è venuto addosso - grugnì in un tentativo di scuse il proprietario degli occhi ordinando un altro Jack al barista.
- Tranquillo, in effetti cominciavo a preoccuparmi, stasera nessuno mi aveva ancora rovesciato niente addosso - sorrise Zack non appena si riprese abbastanza da articolare una frase. Spostò lo sguardo dalla sua maglia al misterioso ragazzo e, di nuovo, gli mancò il fiato per la seconda volta. Quegli occhi… quegli occhi appartenevano al chitarrista della band che aveva suonato prima.
Era fottuto.
Cercò di distrarsi concentrandosi sulla sua camicia ormai macchiata, ma sentiva comunque lo sguardo del moro bruciargli sulla pelle.
- Comunque, sono Brian ma tutti mi chiamano Synyster - sussurrò ad un tratto il chitarrista al suo orecchio prendendo Zack in contropiede e facendogli schizzare il cuore in gola in una frazione di secondo.
Quella voce… troppo vicino, decisamente troppo vicino.
- Zacky, ma di solito la gente non mi chiama - sorrise il moro stringendo la mano che Brian gli aveva offerto.
Syn rimase immobile per qualche secondo, non aveva la più pallida idea del perché stesse parlando con quel… Zacky? Ma liquidò in fretta quei dubbi inutili chiudendoli in un angolo della sua mente, il sorriso del ragazzo l'aveva devastato. In senso positivo si intende. Sentiva crescere dentro un'irrefrenabile voglia di passare il resto della sua serata con lui, voleva vederlo sorridere di nuovo, un'altra volta e una ancora perché, diamine, ne aveva un fottuto bisogno.
- Vado a fumare una sigaretta, mi accompagni? - chiese ad un tratto Brian risvegliando il moretto dai suoi pensieri. Aveva un'espressione così dolce mentre fissava la sua camicia zuppa di whisky tentando, senza riuscirci, di mascherare il rossore che si faceva strada sul suo viso.
Senza rispondergli, Zacky scese dallo sgabello afferrando il bicchiere di whisky che aveva davanti dirigendosi verso l'uscita mentre cercava tra le tasche dei jeans il pacchetto di sigarette. Syn sorrise tra se compiaciuto, forse aveva una possibilità con quel ragazzo… Aveva un fottuto bisogno del suo sorriso.
 


L'aria fresca serale investì Zacky facendolo rabbrividire; forse non era stata una buona idea uscire con la camicia bagnata fradicia. Cercò di non pensare al freddo fissando lo sguardo sul cielo stellato; la luce delle stelle l'aveva sempre affascinato, era sempre riuscito a calmarlo. Tutte quelle piccole luci lo confortavano, si sentiva meno solo, come se tra tutte quelle stelle riuscisse a trovare qualcuno disposto ad amarlo.
- Non ti piacerebbe avere una stella solo per te? - chiese ad un tratto Zack facendo voltare Synyster dalla sua parte. Il moro stava fumando una sigaretta in silenzio alternando ad ogni boccata di fumo un sorso di whisky.
- Sinceramente… non lo so, insomma, preferirei avere una stella sulla "Walk of Fame", io voglio certezze, una stella potrebbe cadere da un momento all'altro - rispose il chitarrista spegnendo la sigaretta contro il muro per poi voltarsi di nuovo verso Zacky e inchiodarlo con il suo sguardo. Quegli occhi… Aveva trovato la scintilla in quegli occhi color acquamarina, aveva intravisto la speranza, e non aveva la minima intenzione di lasciarselo sfuggire.
- Ma nulla è certo nella vita - ribatté il più piccolo inclinando leggermente la testa di lato, senza però staccare gli occhi da quelli di Syn.
- Di definitivo c'è solo la morte - sussurrò il moro sorridendo tristemente mentre si accendeva un'altra sigaretta. Doveva trovare il modo di passare ancora un po' di tempo con Zacky, il suo sorriso gli stava facendo dimenticare l'abisso nero che era la sua vita.
- Touché - rispose Zack investendolo con la sua risata cristallina. Syn non riuscì a trattenersi e scoppiò a ridere a sua volta, trascinato dal più piccolo. Era da tanto che non lo faceva. Rimasero in silenzio per qualche minuto, ognuno perso nei suoi pensieri. Zacky cominciava a sentire veramente freddo, la camicia non lo riscaldava poi tanto. Il più grande parve accorgersene perché lo guardò in segno di scusa.
- Che ne dici di andare a farci un giro? - propose Syn staccandosi con la schiena dal muro accompagnando il tutto con un veloce movimento del collo. Zacky annuì debolmente incamminandosi al fianco del moro sorridendo. Sperava di riuscire a scaldarsi un pochino muovendosi.
 


- Come mai eri in quel locale stasera? -
Erano seduti sulla sabbia, in riva al mare, ognuno perso nei propri pensieri quando Brian decise di parlare. Avevano camminato per un po' passando davanti ad alcuni locali nei pressi della spiaggia, ogni tanto Syn si fermava a chiacchierare con qualcuno che lo salutava non prestandogli comunque molta attenzione, mantenendo la sua aria fredda e distaccata, a tratti annoiata; Zack rimase stupito da quante persone conoscessero il chitarrista, ma continuava a chiedersi come mai, tra queste, non ci fosse nessuno capace di farlo sorridere…
Zacky si riscosse dai suoi pensieri sospirando pesantemente, smettendo di tracciare arabeschi nella fresca sabbia.
- Ci vado spesso quando voglio scappare - scrollò le spalle il moro accendendosi una sigaretta. Non sapeva perché il chitarrista gli avesse fatto una domanda del genere, ma ci passò sopra.
- E da cosa scappi? - Syn lo guardò negli occhi, perdendo lucidità per qualche istante…
Cosa gli stava facendo quel ragazzo?
- Mmm… dalle persone -
- Sai, è un po' un controsenso… insomma, vuoi scappare dalle persone e ti vai a rinchiudere in  un locale dove la serata ha registrato il tutto esaurito? - rise Synyster sdraiandosi sulla sabbia. In quel momento non gli interessava minimamente di avere i capelli o i vestiti pieni di sabbia, era stanco e gli faceva abbastanza male la schiena, voleva solo sdraiarsi.
- Tecnicamente non è un controsenso, io scappo dalle persone che conosco, che mi conoscono -
Era vero, Zachary tendeva ad allontanarsi dalle persone che conosceva ogni tanto, tutti gli volevano bene, ma si ricordavano di lui solo quando avevano dei problemi. Lui è una persona dolce, quindi non aveva mai pensato di rifiutare una richiesta d'aiuto però, qualche volta, sentiva il bisogno di scappare, di staccare dai problemi di tutti. Zacky sospirò stendendosi al fianco del chitarrista allacciandosi le braccia al busto sperando di non morire congelato, stava iniziando ad avere veramente ma veramente freddo.
- Questo vuol dire che scapperai anche da me? - sussurrò Syn fissando il suo sguardo cupo in quello del ragazzo disteso al suo fianco. Sentiva una strana morsa allo stomaco ed era quasi sicuro che fosse dovuta alle parole di Zack, non poteva essere colpa dell'alcool, almeno non quella sera dato che aveva a malapena bevuto un bicchiere.
- Dipende… - rise il più piccolo mordendosi uno snakebite sul labbro inferiore facendo spostare così lo sguardo di Syn dai suoi occhi alle sue labbra.
- Dipende? E da cosa, sentiamo? -
- Dipende se prima non muoio per ipotermia - il corpo di Zacky fu scosso dall'ennesimo brivido di freddo mentre cercava di tirarsi le maniche della camicia più giù possibile. Il moro rimase intenerito da quella visione, quel ragazzo era qualcosa di disarmante… e carino. Disarmante e carino, sì.
- Allora sarà meglio tornare, non vorrei che congelassi seriamente -
Syn si alzò da terra scrollandosi velocemente di dosso la sabbia, poi porse una mano a Zack aiutandolo ad alzarsi e insieme si incamminarono verso il locale che avevano abbandonato qualche tempo prima.
 


- E' stato un piacere conoscerti Brian - sorrise Zacky appoggiandosi distrattamente alla sua auto, cosa che normalmente non avrebbe fatto, non è che andasse poi così fiero di quel rottame che rischiava di lasciarlo a piedi in ogni momento, era più un pezzo da museo che una macchina.
- Per me lo stesso Zacky -
- Bene, allora spero di rincontrarti in giro - lo salutò il più grande voltandosi in direzione della sua macchina; non avrebbe voluto lasciare andare il ragazzo così, ma non ce la faceva. Zacky aveva già chiuso lo sportello ed era pronto a partire, ma si bloccò improvvisamente aprendo lo sportello di scatto.
- Aspetta Brian! - lo bloccò Zack scendendo dall'auto e raggiungendo il chitarrista sul marciapiede - domani hai impegni? - gli chiese a bruciapelo mordendosi la lingua subito dopo. Ma che cavolo stava facendo?! Insomma, Lui era Zackary James Baker, una persona qualunque… lui invece era Synyster, un chitarrista conosciuto e incredibile, perché avrebbe dovuto interessarsi ad uno come lui? Aveva finalmente trovato la scintilla e…
- No, sono libero - il moro bloccò il fiume in piena di pensieri di Zacky lasciando a bocca aperta.
- A...allora ti va di vederci? -
- Si può fare, dove e quando? -
Zack ci pensò su per qualche secondo poi rispose raggiante - Domani mattina al molo? Verso le dieci? -
- Andata, buona notte Zacky, a domani - lo salutò Syn incamminandosi verso la sua auto.
- Notte Brian -
 


Syn era sconvolto dalla serata appena conclusa, seduto nella sua auto non faceva altro che ripercorre l'accaduto. Si sentiva bene, bene come non si sentiva da mesi ormai, per la prima volta non si era chiuso nella sua spirale di autodistruzione finendo devastato alla chiusura della serata… Si sentiva bene, sì. Ripensò a Zacky, per tutta la serata non lo aveva chiamato Synyster neanche una volta e questa cosa… lo confortava e lo spaventava allo stesso tempo.
Scosse la testa mettendo in moto la sua auto, la mente già proiettata alla mattina seguente mentre sfrecciava per le strade deserte della città.
Non vedeva l'ora. 









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Capitolo 2
*** Hold out your hands when you're through with life and all hope is lost ***


Hi,
Eccomi tornata con il secondo capitolo! Non ho molto da dire a riguardo, spero comunque che vi piaccia (sono una persona di poche parole, sì)
Il titolo questa volta è preso da "Friends will be friends" dei Queen.

Buona lettura , io tornerò nel buio della mia dimora ad ascoltare "Hail to the king" muaahhaahah



 I can see behind your eyes

II.  Hold out your hands when you're through with life
and all hope is lost








 

Guardò l'oceano davanti ai suoi occhi sospirando con aria sconsolata. Erano le dieci e quindici minuti. Sospirò di nuovo appoggiandosi meglio con i gomiti al parapetto che dava direttamente sull'acqua, fece l'ultimo tiro alla sigaretta prima di spegnerla contro il metallo scuro e lanciarla chissà dove.
Doveva aspettarselo.
Perché non ci aveva pensato prima? Era stato uno stupido a credere che l'avrebbe rivisto.
Scosse la testa chiudendo leggermente gli occhi da dietro le spesse lenti degli occhiali da sole per poi alzarsi di scatto dalla posizione in cui era, stando attento a non rovesciare la lattina di coca-cola che teneva in mano. L'aveva aspettato per quindici minuti, a quel punto era sicuro che non sarebbe più arrivato. Non fece neanche in tempo a fare mezzo passo che qualcuno gli andò addosso e lui poté dir addio alla sua tanto amata coca-cola che, a causa dell'urto, si era completamente rovesciata sulla sua maglia. La sua maglia portafortuna. Alzò lo sguardo di scatto pronto ad insultare malamente chiunque gli avesse inzuppato la sua maglia preferita; cosa cavolo aveva lui che non andava? Perché le persone avevano la spasmodica ossessione di rovesciargli schifezze sulle magliette? Si vestiva così male?
Partì con tutti i propositi di disintegrare chi gli avesse rovinato la giornata, ma quando incontrò quegli occhi, il fiato gli si mozzò in gola.
- A quanto pare ci incontriamo solo in questo modo - ghignò Syn abbassandosi leggermente gli occhiali da sole sul naso così da lasciar intravedere a Zack i suoi occhi.
Già, Synyster.
Zacky, appena lo vide, andò in iperventilazione. Cazzo, quel ragazzo era perfetto… altro che "la perfezione non esiste", non avevano mai incontrato Brian Elwin Haner Jr. Faceva un caldo assurdo quel giorno e lui indossava un paio di jeans neri e aderenti, come se tutta quell'afa non lo toccasse minimamente; i tatuaggi colorati che solcavano la pelle delle braccia erano messi ancora più in risalto dalla canottiera nera. I capelli impossibili che lo avevano incuriosito la sera prima erano nascosti da un Fedora nero che gli dava un'aria dannatamente sexy.
- Vedi di fartela passare questa mania di rovesciarmi addosso le cose, prima o poi rimarrò senza vestiti - sorrise leggermente Zack mentre cercava invano di togliere la macchia dalla maglia, cosa che smise di fare dopo un paio di tentativi confidando che il caldo della mattinata la asciugasse velocemente.
- Allora, quali sono i programmi per oggi? - chiese Syn incamminandosi al fianco del moro.
- Pensavo di fare un giro sulla spiaggia visto che non c'è molta gente - rispose prontamente il ragazzo passandosi una mano tra i capelli castani.
- Così sia allora - 
 

Avevano camminato per un po' in riva al mare parlando del più e del meno, cercando di conoscersi un po' di più. Zacky era riuscito ad estrapolare qualcosa a Brian riguardo la sua vita privata, ora sapeva che il ragazzo suonava da quando andava alle superiori, che gli piacevano molto i dolci e abitava ad un paio di chilometri di distanza da lui. Si erano fermati in un piccolo chiosco lungo il bagnasciuga a prendere un gelato, poi avevano continuato a camminare senza meta lanciandosi occhiate furtive. Ogni occasione era buona perché uno studiasse ogni minimo particolare del volto dell'altro, ogni espressione, ogni piercing...
Il sole continuava a splendere alto nel cielo e Zack cominciava ad averne abbastanza, in vita sua non aveva mai passato così tanto tempo a cuocersi sotto i raggi solari. Brian lo osservava di sottecchi correre a zig zag sul molo in cerca di ombra, gli ricordava tanto un cucciolo che cerca riparo dalla pioggia di settembre.
- Ehi Zack! - disse improvvisamente il moro facendo spaventare il ragazzo al suo fianco. Zacky alzò la testa invitandolo con lo sguardo a continuare. Era affascinante il modo in cui la luce colpiva il volto spigoloso di Syn… lo incantava, come tutto in quel ragazzo, del resto.
- Andiamo a farci un bagno? - propose Brian fermando di colpo la sua camminata e facendo andare la saliva di traverso al povero Zacky. Insomma, Vee aveva i pantaloncini da mare, il bagno avrebbe potuto farlo tranquillamente, ma lui? Lui niente! Solo i boxer!
Non sarebbe arrivato vivo a fine giornata.
- Allora? Muoviti! -
Zack si riscosse improvvisamente dalle sue preoccupazioni borbottando delle scuse in direzione del ragazzo che, con sua grande sorpresa, non era più al suo fianco ma vicino alla riva a torso nudo e senza cappello. Il suo povero cuore fece una capriola. Brian era… wao…
Zacky fece scorrere il suo sguardo su tutta la figura del ragazzo che, nel frattempo, armeggiava con la cintura dei pantaloni; rimase incantato della perfezione di quel corpo baciato dalla luce solare, era qualcosa di etereo, non poteva appartenere a quel mondo.
- Arrivo! - gridò il moro correndo verso la sua direzione mentre si toglieva a sua volta la maglia gettandola vicino ai vestiti di Gates. Zacky si sentiva un po' in imbarazzo, lui infatti, al contrario di Syn, non era molto alto il che giocava a suo sfavore dato che, con i muscoli che aveva, questo lo faceva sembrare più in carne di quanto in realtà fosse. Non gli era sfuggito infatti quanto Brian fosse magro.
Gli si avvicinò lentamente fermandosi al suo fianco; il moro fissava intensamente la distesa d'acqua davanti ai suoi occhi con uno sguardo spento e vuoto che quasi spaventò Zacky. Tutta la vitalità di pochi secondi prima sembrava scomparsa. Ci pensò attentamente, bilanciando bene il peso delle sue azioni, ma si convinse che strapparlo dal vortice dei suoi pensieri fosse la cosa migliore da fare. Zack tossicchiò leggermente attirando così lo sguardo del ragazzo al suo fianco su di se arrossendo subito dopo imbarazzato. Syn lo osservò per qualche istante rimanendo colpito dall'intrigo di tatuaggi che copriva il corpo perfetto del più piccolo, poi spostò i suoi occhi color cioccolato in quelli azzurri di Zack scoccandogli un'occhiata divertita. Senza bisogno di parole, i due cominciarono a correre nell'acqua salata fino a che quella glielo permise, per poi tuffarsi tra le onde.
- Cavolo è congelata! - rabbrividì Zacky appena riemerse abbracciandosi stretto il busto. Era da un sacco di tempo che non si concedeva una giornata di svago, del tempo per pensare solo a se stesso e, perché no, a divertirsi. Gli era mancata da morire la sensazione della sabbia sotto i piedi, del sale attaccato alla pelle, della brezza tra i capelli…
Si voltò su se stesso in cerca di Brian, ma tutto quello che sentì furono due braccia che lo afferrarono saldamente per i fianchi e l'acqua salata nel naso.
Aveva trovato Brian.
- Sei un idiota - tossicchiò Zachary tra una parola e l'altra cercando di riprendere fiato. Il chitarrista gli aveva teso un agguato, l'aveva preso alle spalle e trascinato sul fondo senza sciogliere un secondo quell'abbraccio improvvisato.
In risposta, Syn scoppiò a ridere scompigliando i capelli al moro che, per quanto si sforzasse, non riuscì a tenere il broncio troppo a lungo.
 

Si sentiva felice, o meglio, percepiva che i pensieri e le preoccupazioni nella sua testa si fossero placati, non sapeva esattamente se quella fosse felicità, però gli piaceva credere che fosse così. Zack lo stava distraendo, gli stava facendo capire che esiste qualcosa oltre la sua spirale di autodistruzione, esiste qualcuno disposto a volergli bene  nonostante il suo comportamento da bambino. Quando aveva abbracciato il ragazzo, per gioco, sì, ma era pur sempre un abbraccio, si era sentito… a casa, aveva percepito chiaramente una sensazione di tranquillità che non provava più da molto tempo.
Erano usciti dall'acqua ormai da un po' di tempo, doveva essere pomeriggio inoltrato, la spiaggia cominciava ad affollarsi e lui non intendeva rimanerci un secondo di più, non voleva indossare nuovamente la sua maschera da chitarrista stronzo e dannato, no. Non era ancora arrivato il momento.
- Zack, ce ne andiamo? - chiese ad un tratto Syn facendo aprire di scatto gli occhi al ragazzo steso al suo fianco.
- Dove vuoi andare? - mugugnò trattenendo a stento uno sbadiglio.
- Non lo so - bisbigliò il chitarrista alzandosi e raccogliendo la maglia e il cappello per poi rimetterseli.
- Che ne dici di fare un salto a casa mia? Cosi possiamo anche mangiare qualcosa dato che abbiamo saltato il pranzo - sorrise il più piccolo infilandosi a sua volta la maglia per poi fare strada.
- Ci conosciamo da meno di quarantott'ore, e già mi porti a casa tua? - esclamò divertito il chitarrista affiancandolo. Zacky si bloccò di colpo, tutto quello che avrebbe voluto in quel momento era che la sabbia improvvisamente lo inghiottisse per poi sputarlo in qualche angolo del pianeta dimenticato da Dio. Sentiva le guance andargli a fuoco, perché diavolo non attivava il filtro bocca cervello quando serviva?!
- Ehi tranquillo, stavo scherzando, mi farebbe piacere - lo rassicurò il più grande notando il disagio di Zacky.
Arrivarono al molo dove si erano incontrati la mattina e Zack si fermò di colpo.
- Brian, sei venuto in macchina? - domandò lasciando il chitarrista interdetto. Che domande erano? Certo che era andato lì in macchina, non abitava certo dietro l'angolo! E di certo non avrebbe preso uno di quegli schifosi autobus. Li odiava. Troppa gente.
Syn annuì in risposta inclinando leggermente la testa di lato invitando il moro a continuare.
- Ecco… Potresti dare uno strappo anche a me? La mia macchina mi ha lasciato a piedi sotto casa ieri sera… - disse imbarazzato Zacky passandosi una mano tra i capelli. A Brian venne istintivamente da sorridere, poteva al mondo esserci persona più tenera?
- Forza salta su - sorrise scompigliandogli i capelli.
 

Neanche un quarto d'ora e metà tracce del CD dei Pantera dopo, erano arrivati da Zack. Da bravo padrone di casa quale era, aveva fatto accomodare Syn in salotto mentre lui andava a mettersi qualcosa di più comodo. Il chitarrista si guardava intorno affascinato, gli piaceva davvero molto la casa di Zacky, era un piccolo appartamento a due piani, senza grandi pretese, dove tutto ricordava il proprietario: le foto, i CD, … si respirava l'essenza del ragazzo ovunque. Sospirò pesantemente alzandosi dal comodo divano in pelle sul quale si era accomodato, la sua casa a confronto gli sembrava ancora più vuota di quanto non fosse già: nessuna foto, nessun soprammobile… niente di niente. Fece qualche passo verso la porta finestra che dava sul piccolo balcone in ferro battuto, dall'altro lato della strada c'era una coppietta felice che passeggiava mano nella mano. Brian sospirò un'altra volta sconsolato riprendendo posto sul divano. Anche lui desiderava qualcuno che lo facesse sentire speciale, amato… Per un momento gli passò per la mente Zacky, ma scosse velocemente quell'immagine dalla testa.
Passarono altri cinque minuti, nei quali Syn quasi si addormentò, ma del ragazzo ancora nessuna traccia. Si alzò cautamente, per la milionesima volta in quell'arco di tempo, avvicinandosi alle scale; prese un bel respiro, puntò lo sguardo sul primo gradino e…
- Majesty no! - un urlo. Poi un tonfo e il rumore di unghie sul parquet. Synyster non fece neanche in tempo a chiedersi cosa stesse succedendo che in una frazione di secondo si ritrovò a terra con un enorme cane grigio sul torace che lo guardava con aria minacciosa.
- Majesty! - urlò di nuovo Zacky spaventato, per poi precipitarsi giù dalle scale accanto al chitarrista disteso a terra con gli occhi sbarrati.
- Oddio Brian! Mi dispiace! - mormorò il moro in imbarazzo porgendogli una mano, così da aiutarlo a rialzarsi. A quel contatto il possente cane ringhiò sommessamente spostandosi al fianco di Zacky con sguardo truce.
- Non fa niente - sorrise Syn scuotendo leggermente la testa - piuttosto, credo di non stargli molto simpatico -
- Figurati, è solamente iperprotettivo - rise il più piccolo per poi accarezzare Majesty sul dorso.
Dopo qualche altra battutina e risata, i due ragazzi presero posto in cucina, insieme a Majesty che non smetteva un secondo di fissare Syn.
- Qualche preferenza, Brian? - uno Zack indaffarato ai fornelli si voltò nella direzione del chitarrista bloccandosi per qualche istante per poi scoppiare a ridere senza ritegno. La scena che aveva davanti rasentava l'assurdo. Majesty era seduto di fronte a Syn, lo fissava negli occhi, mentre quest'ultimo lo guardava di rimando facendo la linguaccia al cane, accompagnata da una serie di altre facce indescrivibili.
- Faccio finta di non aver visto - disse Zack non appena si riprese dalle risate.
- Non ridere! Continua fissarmi come se mi volesse mangiare! - urlicchiò in modo davvero poco virile il chitarrista incenerendo Zacky con lo sguardo.
- Non ti farà del male, Bri - lo rassicurò il più piccolo tornando alle prese con l'omelette che stava cercando di girare nella padella senza romperla o farla ribaltare sul fornello. Non era un granché come cuoco, ma se si impegnava poteva farcela. 
- C… come? - alzò di scatto lo sguardo dal cane Brian fissandolo sulla schiena del moro.
- Ho detto che non ti farà del male - grugnì in risposta l'altro trattenendo a stento una bestemmia, aveva quasi bruciato l'omelette.
- Non intendevo quello, mi hai chiamato Bri - sussurrò il ragazzo avvicinandosi lentamente a Zack che, dandogli le spalle, trafficava ancora ai fornelli.
- Uhm… scusa, era per non chiamarti sempre Brian -
- Non ho detto che mi dia fastidio - Zacky sussultò quando sentì la voce di Brian tremendamente vicina al suo orecchio, per poco la padella non gli scivolò dalle mani mandando così a monte tutta la fatica che aveva fatto per far uscire un omelette quantomeno commestibile.
Quando si era avvicinato Brian?
Fece appena in tempo a mettere il pranzo/cena in due piatti che, senza che se ne accorgesse, Brian lo strinse in un abbraccio carico di affetto e malinconia. La prima cosa che Zacky sentì fu la stoffa soffice della canottiera sulla sua guancia, poi un dolce profumo di cioccolato misto a del tabacco. L'odore di Brian lo stordiva. La presa del chitarrista era ferrea attorno al suo corpo, il più piccolo sperò solamente che il maggiore non si accorgesse del battito accelerato del suo cuore che rischiava di saltargli in gola da un momento all'altro.
- Grazie, Zacky - sussurrò Brian tra i suoi capelli facendo svegliare improvvisamente il ragazzo dallo stato di coma in cui era momentaneamente caduto.
Ora era confuso, perché lo stava ringraziando?
- Grazie per aver fatto tutto questo per me, nessuno l'aveva mai fatto - sorrise il maggiore staccandosi leggermente da lui. Era il primo vero sorriso che Zacky vedeva sul volto del moro da quando si erano conosciuti; era una visione alquanto tenera, aveva anche delle piccole fossette…
- Uhm… di niente?- 

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Capitolo 3
*** Then I lost it all ***


Salve Salvino!
Bene, eccoci arrivati all'ultimo capitoletto di questa ff...
Non ho niente di particolare da dire a riguardo, spero soltanto che vi sia piaciuta almeno un pochino...
Poi, chissà, potrebbe avere un seguito... Chi vivrà, vedrà!

Il titolo del capitolo è preso da "Lost it all" dei Black Veil Brides

*Me saluta* alla prossima






 

I can see behind your eyes

III. Then I lost it all, my back's against the wall,
because I built this monster watching crumbling down

 






Come c'era finito all' Highway 6661? 
Ricordava di essere stato a casa di Zack, avevano riso e scherzato per un po' poi… poi lui l'aveva abbracciato.
Perché? Perché l'aveva fatto?!
Si sentiva terribilmente male in quel momento, aveva la certezza di aver rovinato tutto, un'altra volta, Zacky sarebbe scomparso dalla sua vita, così come avevano fatto tutti. Non avrebbe dovuto farlo, aveva abbassato la guardia per pochi secondi, così pochi, eppure abbastanza da permettere al moro di strappare la pesante camicia di forza che racchiudeva il suo cuore da molto tempo. Era uno stupido, ora avrebbe sofferto di nuovo…
Non voleva soffrire, il vuoto è spaventoso…
Si alzò barcollando dal bancone afferrando il Black Berry mentre raggiungeva l'uscita sul retro cercando di non ritrovarsi faccia a faccia con il pavimento. Nel suo cervello era in corso una lotta all'ultimo sangue tra ragione e sentimento riassumibile brevemente in " Lo chiamo o non lo chiamo?". Voleva essere lui il primo a chiudere ogni contatto con Zack, catalogando quella loro uscita come evento puramente casuale, illudendosi del fatto che così avrebbe sofferto meno quando il moro se ne fosse andato.
- Guarda chi si rivede, Gates - una voce proveniente dal vicolo vicino lo fece voltare di scatto provocandogli un forte giramento di testa. Doveva smettere di bere così tanto. Conosceva bene la persona che aveva parlato, non rimase neanche tanto stupito dell'incontro, a dire il vero.
- Michael - alzò il mento in segno di saluto Syn per poi tornare alla sua lotta interiore.
- Non così di fretta Gates - il ragazzone biondo lo raggiunse con pochi passi per poi bloccarlo con una mano sulla spalla - ricordi che abbiamo una faccenda in sospeso? -
Brian scosse via malamente la mano di Michael dalla sua spalla, certo che si ricordava del conto in sospeso. Qualche giorno prima, inutile dire che non si ricordava ne come ne perché, avevano cominciato ad insultarsi arrivando in poco tempo alle mani; il tutto si era concluso con un Brian messo piuttosto male, ma non troppo, Michael infatti sapeva che avrebbe dovuto suonare da lì a qualche giorno, quindi aveva preferito concludere un'altra volta. Michael non era un bravo ragazzo, non lasciatevi ingannare dai suoi rari momenti di tenerezza, ma non gli piaceva infierire sulla vita privata delle persone, soprattutto di Brian. Michael considerava il chitarrista una specie di amico, i due erano molto simili, entrambi avevano bisogno di sentire il dolore, di vedere il sangue per sentirsi vivi.
Senza che neanche se ne accorgesse Brian si piegò in due dal dolore tenendosi lo stomaco.
Michael l'aveva colpito.
Sferrò un destro al volto del biondo colpendolo allo zigomo.
Il cellulare ancora stretto in mano, poi tutto divenne confuso.
 
 
 
- Zack! Per l'amor del cielo, smettila di fissare lo schermo del tuo cellulare e vieni a darmi una mano! - urlò Hellei da dietro una pila di bicchieri di carta che minacciava di caderle addosso da un momento all'altro.
- Zack! - tuonò nuovamente la rossa risvegliando Zacky dal suo torpore che corse ad afferrare i bicchieri prima che cadessero. Zachary James Baker, paladino di tutti gli Starbucks.
Da quando lui e Brian si erano salutati qualche ora prima non era riuscito a far altro che perdersi e perdersi di nuovo nel turbinio di sensazioni che l'abbraccio del ragazzo gli aveva lasciato sulla pelle girovagando come un'anima in pena per il bar con un sorriso ebete stampato in faccia. Sentiva ancora il suo odore addosso, la sua maglia ne era impregnata.
- Alleluya, eh! - sbuffò Hellei guardandolo male, ma Zacky non reagì al suo sguardo perso com'era nei suoi pensieri. Fortunatamente quella sera non c'erano molti clienti, il locale era stranamente vuoto, l'unica cosa che si sentiva era la radio in sottofondo che passava vecchi successi disco degli anni ottanta. Zacky decise di concedersi un cappuccino, lo preparò con molta cura poi uscì sedendosi vicino alla vetrina con la scusa di fumarsi una sigaretta.
Voleva rivedere Brian, era combattuto, voleva chiamarlo o mandargli un messaggio, ma poi sarebbe sembrato troppo opprimente…
Sbuffò estraendo delicatamente il cellulare dalla tasca del grembiule verde.
"Okay, ora lo chiamo" si disse mentalmente fissando con sguardo di sfida lo schermo dell' iPhone.
Aprì la rubrica, selezionò il contatto, ma prima che potesse anche solo pensare di fare altro, il cellulare prese a vibrare tra le sue mani.
Una chiamata. Una chiamata di Brian.
- Ehi Bri! - rispose al settimo cielo mentre le guance gli si coloravano di una tenue tinta color rosso. Lo aveva chiamato lui! Non poteva essere più felice; in quel momento non fece neanche caso a Hellei che lo prendeva in giro dall'interno della caffetteria, preso com'era dal trattenersi dal saltare di gioia.
- Zacky, giusto? Sono Jensen, il barista dell'Highway 6661 - sentendo quella voce tutto l'entusiasmo di Zacky si spense, il suo cuore fece un tonfo sordo, cadde a terra senza tante cerimonie. Cosa diavolo stava succedendo? Non seppe neanche dove trovò le parole per rispondere al ragazzo dall'altro capo del telefono.
- Mi dispiace averti chiamato, ma non sapevo chi altro contattare, nei contatti recenti c'era il tuo numero, così… -
- Che è successo? - chiese senza troppi giri di parole Zack interrompendo il fiume di parole di Jensen.
- C'è stata una rissa e Syn ci si è ritrovato in mezzo - il moro sbiancò a quelle parole, immagini di sangue e ossa rotte cominciarono a corrergli davanti agli occhi, come se lui fosse realmente stato lì. Si dovette tenere con una mano alla maniglia della porta della caffetteria prima che le sue gambe cedessero lasciandolo lungo e disteso sul marciapiede.
- Arrivo - sibilò Zacky prima di chiudere la chiamata impedendo al barista di dire altro. In quel momento non gli interessava di dover abbandonare di nuovo Hellei da solo in caffetteria, si limitò a prenderle le chiavi della macchina ripromettendole di riportargliela la mattina successiva mentre correva alle Range Rover parcheggiata dall'altro lato della strada ancora stretto nella sua divisa da cameriere.
 


Infranse tutti i limiti di velocità possibile, bruciò tutti gli incroci e i semafori rossi, probabilmente Hellei non sarebbe stata contenta delle multe, ma in quel momento tutto quello a cui riusciva a pensare era raggiungere il prima possibile l'Highway 6661 e Brian.
Dieci minuti dopo era davanti all'entrata posteriore del locale, quella che dava direttamente sul parcheggio. Lì vide una piccola folla di persone radunate a ridosso del muro, in un angolo un ragazzo biondo dal naso sanguinante affiancato dai suoi amici tentava di rialzarsi imprecando ogni volta per il dolore. Zacky si fece spazio tra la gente raggiungendo la porta sul retro del locale e, quando si rese conto di quello che aveva davanti agli occhi, quasi non scoppiò in lacrime. Brian era seduto a terra, poggiato scompostamente al muro, gli occhi color cioccolato chiusi, il respiro debole… Zack si inginocchiò davanti a lui prendendogli delicatamente il viso tra le mani fredde cercando di fargli il minor male possibile; gli scostò una ciocca di capelli dagli occhi e notò che il moro aveva un sopracciglio spaccato dal quale usciva ancora del sangue.
- Bri, Bri rispondimi, sono Zack - lo chiamò il più piccolo senza smettere un secondo di accarezzargli la fronte. Aveva così tanta paura di perdere il ragazzo di cui si era innamorato senza nemmeno rendersene conto che, in quel momento, sentiva le mani tremargli per la paura e il freddo, ma non se ne curò, prima di tutto veniva Brian. Chiamò il ragazzo un altro paio di volte prima che questo rispondesse mugugnando il nome del più piccolo con un tono lamentoso.
- Zacky… - sussurrò il chitarrista contro la sua spalla quando il ragazzo cercò di sollevarlo delicatamente da terra facendosi aiutare da Jensen.
- Sono qui Bri, non me ne vado, rimango qui - disse in tono deciso Zacky mentre gli accarezzava di nuovo il volto macchiato di sangue. Era una visione davvero terrificante, il cuore di Vee era andato in frantumi quando l'aveva visto in quello stato, l'aveva praticamente ucciso.
Con non poca fatica riuscì a caricare il corpo privo di forze di Brian in macchina, lo fece stendere sui sedili posteriori sistemandolo in modo tale che non si facesse male di nuovo e partì diretto al suo appartamento.
 
 
Superare la rampa di scale per arrivare al terzo piano fu una vera e propria impresa per Zack.
Perché non aveva preso l'ascensore come qualsiasi comune mortale avrebbe fatto? Era guasta… come lo era le altre trecento quattordici volte in cui ne aveva avuto bisogno. Quindi, dopo aver imprecato in tutte le lingue possibili e, lì dove non era abbastanza, aver coniato nuovi e divertenti insulti, si passò un braccio di Brian sul collo e facendo la massima attenzione cominciò a salire le scale. Per tutto il tragitto il chitarrista non aveva fatto altro che lamentarsi, affermando che ce l'avrebbe anche potuta fare da solo ma, puntualmente dopo aver detto le suddette parole, inciampava nei suoi stessi piedi rischiando di cadere e trascinare con se anche il povero Zacky.
- Aspettami qui, vado a vedere se ho del disinfettante - disse Vee aiutando il moro a sedersi sul divano in pelle mentre Majesty stava accucciata in un angolo con gli occhi fissi sul chitarrista.
- Ehi bello, dagli tu un' occhiata - sussurrò il più piccolo al "cucciolo" affrettandosi a salire le scale mentre con la coda dell'occhio vedeva Majesty spostarsi vicino al divano per poi sedersi con il muso appoggiato al petto di Brian.
 Cercò freneticamente nell'armadietto sotto il lavandino per cinque minuti buoni, non accorgendosi di aver preso in mano almeno due volte il disinfettante e averlo posato subito dopo. In realtà non si era ancora ripreso dagli avvenimenti dell'ultima ora, aveva ancora l'immagine insanguinata di Brian che gli toglieva il respiro. Non doveva pensarci oppure non sarebbe riuscito a trattenere oltre le lacrime. E' una sensazione bruttissima vedere soffrire la persona che ami e non poterla aiutare.
Tornato in salotto, Zacky constatò che Brian si era addormentato, o almeno così sembrava. Il respiro del maggiore era tornato regolare, i tagli non sanguinavano più… sembrava quasi rilassato, come se non fosse appena uscito da una rissa.
Facendo il minor rumore possibile Zack prese il disinfettante e cominciò a passarlo lentamente sul viso del chitarrista: gli spostava le ciocche di capelli dagli occhi, accarezzava delicatamente quei lineamenti spigolosi mentre vi toglieva il sangue rappreso… lo toccava con così tanta delicatezza, come se si dovesse rompere da un momento all'altro, come se dovesse scomparire come una manciata di sabbia al vento.
- Perché ti sei ridotto così, Bri… - sospirò il moro prendendo un batuffolo pulito di cotone togliendo gli ultimi residui di sangue dal sopracciglio del ragazzo per poi avvicinare delicatamente le labbra alla sua fronte e lasciargli un piccolo bacio.
 
 
 
Zackera talmente sovrappensiero da non accorgersi neanche che Brian aveva riaperto gli occhi e lo stava fissando, inchiodandolo alla parete alle sue spalle con quello sguardo che gli mozzava il fiato. Piano, mosse una mano in direzione di quella tatuata del più piccolo cercando di ignorare il male che quel piccolo quanto complesso movimento gli causava all'avambraccio. Quando gli strinse dolcemente la mano pallida, Zacky sussultò spaventato alzando lo sguardo su di lui.
Diavolo quanto si sentiva bene in quel momento…
Intorno a lui tutto era sparito, non sentiva più la cassa toracica bruciare insopportabilmente, la testa non gli girava più… in quell'istante esisteva solamente Zack.
Zack con i suoi profondi occhi color acquamarina, Zack con la sua espressione a metà tra il sorpreso e il preoccupato.
Appena aveva sentito il ragazzo vicino, quando ancora era accasciato scompostamente contro il muro freddo dell' Highway 666, il suo cuore era esploso di gioia inondandolo di una sensazione del tutto nuova per lui. Aveva capito che Zacky non lo aveva abbandonato come aveva fatto tutta l'altra gente dopo aver passato un po' di tempo con Synyster Gates.
Si diede dello stupido, avrebbe dovuto accorgersi prima di aver lasciato conoscere al più piccolo il vero Brian Haner, avrebbe dovuto accorgersi che Zack si era innamorato di Brian e non della maschera di Synyster…
Si alzò piano dal divano in pelle, passò una mano dietro al collo di Zack avvicinandolo leggermente a se, gli occhi ancora fissi nei suoi…
Poi lo baciò.
Si buttò e basta. Al diavolo le conseguenze.
Le loro labbra si incontrarono delicatamente, disinfettante e cioccolato. Le mani di Vee si posarono dolcemente sulla maglia stropicciata di Brian portandoselo più vicino, voleva toccare quella pelle che l'aveva perseguitato per tutto il giorno. Syn circondò il più piccolo con le braccia, chiudendolo in un abbraccio mentre le loro lingue giocavano tra di loro non volendo mettere fine a quel momento d'incanto.
- We can be together, I promise you* - sussurrò Brian sulle labbra del moro dopo essersi divisi in cerca di ossigeno, prima di scoccargli un dolce bacio a stampo. Sentiva ancora il freddo del metallo degli Snakebites sulle sue labbra, una sensazione del tutto inspiegabile che l'aveva destabilizzato.
Dio, avrebbe passato tutta la serata a baciare Zack…
- Nessuno mi aveva mai rimorchiato con i Megadeth - rise Zacky facendo arrossire Syn dopo avergli regalato un altro bacio.
- Però devo ammettere che ha funzionato -







* "Promises" Megadeth

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