Per amor di vendetta

di ChloesIvy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Non solum...sed etiam! ***
Capitolo 2: *** Il prescelto ***
Capitolo 3: *** Per tutti i folletti! ***
Capitolo 4: *** Vischio ***
Capitolo 5: *** Compromessi ***
Capitolo 6: *** Rivelazioni ***
Capitolo 7: *** Odio et Amo ***
Capitolo 8: *** Verità ***
Capitolo 9: *** Casualità ***
Capitolo 10: *** La Scelta ***
Capitolo 11: *** Impasse ***
Capitolo 12: *** La battaglia ***
Capitolo 13: *** Risveglio ***
Capitolo 14: *** Amici ***



Capitolo 1
*** Non solum...sed etiam! ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di J.K. Rowling, questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro
 




“Harry rimase in silenzio a meditare sugli abissi nei quali le ragazze possono sprofondare per amor di vendetta”.
Harry Potter e il principe mezzosangue, capitolo 15
 
 

 





 
 
 
« Oh accidenti! »
 
Una lezione di Aritmanzia sarebbe stata un divertente passatempo, paragonato alla prospettiva di dover sopportare anche solo un secondo di Won-Won e Lavanda in sala comune. E per di più sulla sua poltrona preferita, quella rossa, proprio vicino al camino! Mentre la sua mente vagava sulle possibili combinazioni tra fiamme e poltrone imbottite – preferibilmente con coppiette ignare – Hermione si diresse verso il dormitorio femminile, fingendo l’aria di una che non potrebbe essere meno interessata a quello spettacolino rivoltante.
Come era successo? Un giorno prima, lei, Harry e Ron, si aggiravano insieme per la scuola, come sempre, parlando e discutendo di lezioni, Silente, le solite punizioni di Harry e – quando Ron non era a portata d’orecchio – del Lumaclub, e ora Ron se ne stava avvinghiato a Lavanda Brown, baciandola come se non ci fosse un domani, ed Harry aveva un’aria strana, ed era irritabile ed intrattabile. Hermione sapeva il motivo dell’irrequietezza del suo migliore amico, non ci voleva un genio per capirlo: Harry, infatti, assumeva una leggera sfumatura scarlatta ogni volta che Ginny e Dean  entravano in sala comune mano nella mano. E la cosa più assurda era che Ginny era sempre stata innamorata di Harry e che solo ora che lei era riuscita a “distrarsi”, lui aveva scoperto di ricambiarla. Patetici.
 
Salita in camera, si accorse che non tutto era posto come doveva: ci teneva moltissimo all’ordine e ogni volta che gettava un’occhiata verso i letti di Lavanda e Calì provava moto di disgusto: libri sparpagliati sul pavimento, trucchi  e vestiti sulle coperte, asciugamani e penne sui comodini. Ad interrompere il suo ordine immacolato era una pergamena chiusa e appoggiata sulla coperta rossa e dorata del suo baldacchino.
 
« Oh accidenti! »
 
Era la seconda volta nell’ultima mezz’ora che si sentiva presa dallo sconforto. L’elegante pergamena non era altro che l’invito a quella noiosa festicciola di fine anno organizzata dal professor Lumacorno, recapitata qualche giorno prima e oggetto delle sue più sfrenate fantasie. O meglio, illusioni. Si, perché, da quanto i balbettii imbarazzati e le orecchie rosse di Ron le avevano fatto intendere, lui aveva accettato il suo invito, lui l’avrebbe accompagnata. Ma ora che l’idea non sembrava più valida, Hermione si era ritrovata non solo infuriata con uno dei suoi migliori amici, ma anche senza accompagnatore.
 
« Non solum…sed etiam »
 
Stava ancora rimuginando sull’imminente figuraccia che avrebbe fatto – Ron si era vendicato per bene del Ballo del Ceppo, e non sembrava esserci nessun Viktor Krum dietro l’angolo – che le venne un’idea. Idea geniale, anzi.
 
« Due piccioni con una fava! »

 

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Capitolo 2
*** Il prescelto ***


2.
 
 
Quella sera, il brusio in sala grande era tale che Hermione non riusciva a ripassare a mente le battute dell’imminente conversazione. C’erano volute ore per scegliere il bersaglio perfetto: una persona di bell’aspetto, non un idiota totale almeno, ma soprattutto una persona che Ron avrebbe considerato insopportabile. Questo era il piano. Chiaramente, sola, in camera sua, seduta sul baldacchino con l’invito tra le mani, lo aveva trovato geniale, semplice ed efficace: per irritare Ron ci voleva ben poco. Ma ora, in mezzo a tutti quei ragazzi, si sentiva un po’ nervosa.
Harry, accanto a lei, rigirava il suo stufato con aria abbattuta: neanche lui era ancora riuscito a trovare un’accompagnatrice e, in più, ora si trovava a doversi destreggiare tra due persone che probabilmente non si sarebbero parlate mai più. Poco più in là Ron e Lavanda sembravano essersi trasfigurati in tranelli del diavolo: non avrebbero visto la luce molto presto, comunque.
 
« Hermione, sei riuscita a trovare un accompagnatore per la festa di Lumacorno? » chiese infine Harry con uno sguardo avvilito.
« Ehm…ci sto lavorando…tu? » sapeva che portare la conversazione su di lui le avrebbe permesso di temporeggiare sulla sua decisione ancora per un po’.
« Io…anche io ci sto lavorando»  rispose Harry, altrettanto deciso a non esprimere la sua frustrazione e con una certa dose d’orgoglio.
« Ti consiglio di stare attento a Romilda Vane, in ogni caso. Ho sentito che vuole rifilarti un filtro d’amore e non sembra una che scherza, Harry.»
« Ricevuto.» rispose Harry, con un’espressione indecifrabile.
Con la coda dell’occhio Hermione notò un ragazzo biondo uscire dalla sala grande: era giunto il momento.
« Bene » disse lei, alzandosi e allontanandosi dallo stufato « Devo andare a…finire i compiti di Antiche Rune…una lunga traduzione sai…non posso proprio perdere tempo… » e così dicendo lasciò l’amico stupito da tanta fretta.
 
Hermione si affrettò lungo il corridoio buio; era stata una fortuna che proprio quel giorno lui si fosse alzato prima dal tavolo e per giunta, da solo! Mentre ripeteva sottovoce cosa avrebbe detto per l’ennesima volta, ripensò alla sua scelta: aveva preso in considerazione veramente tutti. Seamus Finnigan: dopo che l’anno prima aveva insultato Harry perché non credeva al ritorno di Voldemort, non le stava poi tanto simpatico.  Ernie Macmillan: modi troppo pomposi. Zacharias Smith: era disposta a tutto, ma era troppo anche per lei! Anthony Goldstein: no, non avrebbe dato troppo fastidio a Ron. Poi, ovviamente nessun serpeverde si sarebbe sognato di uscire con una sudicia mezzosangue, quindi…la risposta le arrivò in un lampo: c’era quel ragazzo robusto, un armadio per così dire, che aveva fatto le selezioni per diventare portiere di Grifondoro, e proprio lei, lo aveva confuso per permettere a Ron di entrare in squadra. Se ci pensava le veniva una rabbia…ma presto la rabbia aveva ceduto il posto ad uno sguardo calcolatore e piuttosto audace. Cormac Mclaggen, sei tu il…prescelto.
 
 
 
 

AUTHOR'S 
 
Ciao a tutti questo è il secondo capitolo della mia prima fanfiction. Che ne pensate? Se vi va, lasciatemi anche una piccola recensione, ma siate buoni :D
Un bacio :*
 
Chloe’s ivy.

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Capitolo 3
*** Per tutti i folletti! ***


3.
 
 
 
 
« Cormac!?»
« Uhm? » un ragazzo dalle spalle larghe si girò, curioso di sapere da chi proveniva quella voce. Hermione si avvicinò, pronta a parlare.
« Ciao. Io sono Hermione Granger, non so se ti ricordi di me…siamo insieme nel Lumaclub»
« Certo che mi ricordo  » rispose lui con un sorrisetto « In effetti,  il vecchio Luma non si sbaglia mai in fatto di persone interessanti» e così dicendo le ammiccò.
« Ehm, già» rispose lei, se possibile ancora più nervosa « Comunque…sai della festa di Natale? Mi chiedevo se ci andassi con qualcuno…insomma se hai già un’accompagnatrice, ecco.»
Cormac ora aveva un sorriso smagliante e con un gesto studiato si scostò il ciuffo dalla fronte.
« Bè, può darsi di si, può darsi di no. Dipende da chi me lo chiede » il suo sorriso aveva raggiunto una nota maliziosa. Si divertiva a vederla arrossire.
« Si, ecco…se te lo chiedessi io? Voglio dire, ti va di venire con me? Da amici naturalmente. » Hermione rigettò quelle parole così imbarazzata che la sua voce si fece più acuta. Cormac sembrava sguazzare nel suo imbarazzo e, sempre sorridendo, rispose:  « Mi farebbe molto piacere venire con te, Hermione » e così dicendo la guardò dritta negli occhi « Da amici, naturalmente »
« Perfetto…ci vediamo» Hermione girò sui tacchi più in fretta che potè. Stava quasi correndo. La prima parte del piano era riuscita e si sentiva euforica. E spaventata.
 
« Oh, per tutti i folletti. Andrò alla festa con Cormac Mclaggen! »
 
 
 
 
 
AUTHOR’S
 
Ciao lettori :) questo capitolo è più corto ma mooolto importante. Spero vi piaccia.
Un bacio.
 
Chloe’s ivy

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Capitolo 4
*** Vischio ***



4.
 
 




"Cormac?" domandò Calì. "Cormac McLaggen, vuoi dire?"
"Esatto" rispose Hermione con dolcezza. "Quello che è quasi" e sottolineò accuratamente il quasi, "diventato Portiere di Grifondoro".
"Allora stai con lui?" le chiese Calì con gli occhi sgranati.
"Oh… sì… non lo sapevi?" rispose Hermione con una risatina non da lei.
"No!" esclamò Calì, elettrizzata dal pettegolezzo. "Be', ti piacciono i giocatori di Quidditch, eh? Prima Krum, poi McLaggen… "
"Mi piacciono i giocatori di Quidditch molto bravi" la corresse Hermione, sempre sorridente. "Be', ci vediamo… Devo andare a prepararmi per la festa… "
 
 
Harry Potter e il principe mezzosangue, Capitolo 15
 
 
 
 
 

 
Va bene, non stavano propriamente “insieme”. Lei stessa ci aveva tenuto a sottolineare che andavano alla festa di Lumacorno solo come amici, ma la tentazione, trovandosi con Ron a portata d’orecchio, era stata troppo forte. Aveva esplicitamente detto che stavano insieme. La posta in gioco si stava alzando.
Hermione si pettinò i capelli per l’ultima volta, guardandosi corrucciata allo specchio: ma che razza di vestito si era comprata? Da quando mostrava caviglie, polpacci, ginocchia? Cercando di non iniziare a sudare già a inizio serata, raccolse la borsetta di perline e si diresse i sala comune. Non si aspettava di trovare tanta gente: da un lato, ragazzini del primo anno che finivano gli ultimi compiti prima delle vacanze; più in là, i più grandi, seduti sui comodi divani, guardavano il fuoco e discutevano animatamente. Su una poltrona un groviglio di mani si agitava: Hermione pensò quasi ad una piovra, ma il colore rosso acceso dei capelli di lui era inconfondibile. Subito Cormac, poco prima seduto con i suoi amici, si alzò e si diresse verso di lei.
« Hermione, sei…wow! » disse lui con una sguardo di apprezzamento.
« Grazie, anche tu stai bene » disse distrattamente lei, mentre, con la coda dell’occhio, osservava la piovra immobilizzarsi, e con un tonfo dividersi in due.
«Ronron!» Lavanda era per terra, la faccia arrabbiata e confusa. « stai un po’ attento! Ronron? »
Ma Ronald Weasley non stava ascoltando, sembrava essere entrato in catalessi: fissava con gli occhi spalancati la coppia uscire dal buco nel ritratto, come se qualcosa gli fosse sfuggita.
 
L’ufficio di Lumacorno sembrava molto più grande di come se lo ricordava; qua e là, gli stemmi delle varie case si alternavano su grandi tendoni dando l’idea di una stanza decisamente accogliente.
Hermione si avviò verso il centro della sala, cercando di non pentirsi della scelta fatta nonostante i continui richiami al Quiddich di Cormac, che aveva iniziato a parlare non appena si erano trovati nei corridoi. Era tutto un “Non sai quanto sono bravo”, “Non so coma faccia a non piacerti il Quiddich”, “Se fossi io il portiere di Grifondoro…”, “Non sai quella volta che ero sulla scopa e…”
La serata si stava trasformando in un incubo, quando Cormac improvvisamente smise di parlare. Hermione si girò immediatamente verso di lui, trovandolo a fissare il soffitto. Verso di loro pendevano dei rametti verdi.
 
« Oh no. Cosa faccio? Oh, si sta avvicinando…Hermione non scappare, è la tua possibilà di dimenticare Ron. Cormac non è il massimo, è insopportabile, ma è sempre meglio che essere soli, no? No? E se poi mi piacesse? Se davvero riuscissi a dimenticare Ron?Dai Hermione, solo altri 5 secondi, chiudi gli occhi-»
 
Il bacio arrivò prima del previsto. Non era come se lo immaginava: era dolce, delicato. Assomigliava ad un bacio dato qualche anno prima, il primo. Ma neanche lontanamente a quello che si era illusa avrebbe ricevuto quella sera. L’istinto prese il sopravvento.
« Scusami » e così dicendo, si dileguò, lasciando il ragazzo sotto il vischio.
 






AUTHOR'S

Ecco il 4 capitolo :) Ho voluto integrare anche il testo originale della Rowling, ma nel prossimo capitolo lo stravolgerò completamente.

Chloe's ivy
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 5
*** Compromessi ***


 




5.
 


 
 
Il sole entrava a fatica dalle pesanti tende del baldacchino ancora buio. Hermione, raggomitolata nelle coperte, non riusciva a dormire, i ricordi della sera prima erano impressi a fuoco nella sua mente e alternava ora momenti di imbarazzo, ora di soddisfazione. Rispondere al bacio di McLaggen era pura follia ed ora non sapeva cosa sarebbe successo, ma si sentiva così imbranata! Decisa a darsi una calmata, scese dal letto e si diresse in bagno: una doccia avrebbe fatto miracoli. Ogni tanto, il pensiero della festa la colpiva improvvisamente, ma subito tornava alla razionalità: insomma, era Hermione Granger! Lasciando Lavanda e Calì ancora addormentate, si avviò verso la sala grande a fare colazione, sperando di trovarla vuota. Con sua sorpresa, Harry  e Ron erano già svegli, e stavano trangugiando uova e pancetta. Hermione prese posto accanto ad Harry, volgendogli uno sguardo sorpreso: « Buongiorno » disse « già sveglio?»
Harry riemerse dal suo piatto quasi vuoto e con uno sguardo esasperato rispose sottovoce: « Ron non vuole incontrare Lavanda, credo si sia stancato di lei. Quindi si è svegliato all’alba e mi ha costretto ad accompagnarlo. Ti rendi conto? Sono in vacanza, io!»
Hermione si lasciò sfuggire un sorrisetto compiaciuto che non sfuggì ad Harry.
« Com’è andato con McLaggen? » disse con uno sguardo indagatore mentre Ron si drizzava a sedere per ascoltare meglio.
« Ehm…poteva andare meglio. L’ho lasciato sotto il vischio.» Harry rideva: McLaggen non gli era mai stato simpatico. Ma appena vide la faccia scoraggiata dell’amica, cambiò subito espressione « Ho sentito che rimarrà ad Hogwarts per le vacanze natalizie. Suppongo che, magari, potresti conoscerlo meglio…» e così dicendo si alzò, seguendo Ron che era scattato in piedi, dirigendosi verso la sala comune e lasciando Hermione sbigottita: da quando Harry dava consigli amorosi?
 
Harry aveva ragione: McLaggen era rimasto a Hogwarts, ma ogni volta che lo incontrava nella sala dei Grifondoro o durante i pasti, lui la evitava. Doveva essere parecchio arrabbiato per la sua fuga, poteva capirlo. Ma se davvero voleva fare qualcosa per poter dimenticare quella piovra gigante di Lavanda e Ron, doveva darsi una mossa e partire all’attacco, anche se solo a pensarci diventava bordeaux.
Un pomeriggio, approfittando del temporale che aveva costretto i pochi grifondoro a rifugiarsi in sala comune, si accostò al camino, di fronte a Cormac.
« Ciao, Cormac » disse Hermione, esitante. Lui alzò la testa, con uno sguardo sorpreso e allo stesso tempo arrogante «Granger»
« Senti, mi dispiace per l’altra sera. Non avevo intenzione di lasciarti da solo alla festa, ma…mi era venuto un tale mal di testa-»
« Mal di testa da vischio?! » se possibile, la sua espressione era ancora più fredda.
« No, hai ragione. È solo che…è stata tutto così improvviso, non me ne sono nemmeno resa conto e-»
« Okay Granger, quindi?»
«Quindi…mi chiedevo se volessi dimenticare quello che è successo » fece un gran respiro « e ricominciare da capo»
McLaggen rimase piuttosto stupito dalla proposta. Si, la Granger gli piaceva, ma era troppo saputella e prudente per i suoi gusti. Non era mai uscito con nessuna del genere, ed il tentativo non aveva dato buoni risultati. Ma, in fondo in fondo, una vocina gli diceva di rischiare, quasi come fosse una sfida. E una sfida non si rifiuta mai.
«Va bene, Granger » disse con un sorriso sbilenco « ci sto » e si diresse nel suo dormitorio.
 
 
I giorni seguenti furono la prova che Hermione non si sbagliava: stava per dimenticare quell’imbranato del suo ex-migliore amico. Forse erano le nuove attenzioni che riceveva da McLaggen, che alla prima occasione sfoderava le proprie “armi di seduzione”, o forse valeva il detto “lontano dagli occhi, lontano dal cuore”: finché Ron fosse rimasto alla Tana per Natale, tutto sarebbe filato liscio. Con queste riflessioni, si avviò in sala grande per cenare, passando accanto a grandi festoni animati e un albero sulla cui cima un angioletto cantava canzoni natalizie. Prese posto a metà tavolata, tirò fuori il libro Storia di Hogwarts e iniziò il suo programma di ripasso mentre, allo stesso tempo, assaggiava il tacchino ripieno. Si accorse subito di non essere sola: Cormac era seduto accanto a lei, con un’espressione sorpresa. Ma coma aveva fatto ad arrivare senza che lei se ne accorgesse?
« Che noia! Stai già studiando? Non sono neanche ricominciate le lezioni! » disse lui, guardandola come fosse un’aliena. Hermione, seppur lusingata da tutte le attenzioni che lui le aveva rivolto durante quelle due settimane, non era riuscita ancora completamente a considerarla una persona “simpatica”, era solo un chiodo di cui si serviva per schiacciare un altro chiodo, no?
« Le vacanze stanno per finire » rispose lei senza alzare gli occhi dal libro «e non voglio farmi trovare impreparata. E tu dovresti fare lo stesso, con i M.A.G.O. e tutto il resto ».
« Ci penserò a tempo debito» disse infine lui, un po’ più nervoso ora che pensava agli esami. « mica studierai tutta la sera?! »
« Perché? » le sopracciglia di lei ora erano inarcate in segno di sfida.
« Oh, dai Granger » rispose il ragazzo passandosi una mano tra i capelli biondi « insomma, pensavo che tu volessi conoscermi meglio, passare più tempo con me…»
Hermione divenne paonazza. Conoscere meglio McLaggen era, purtroppo, uno degli inconvenienti del passare del tempo con lui, più che altro perché non la smetteva di parlare di sè, come se stesse comunicando con il suo biografo. Ma fare un altro passo falso, dopo tutti quei giorni di lavoro, non era molto intelligente.
«Hai ragione » disse infine, un po’ rassegnata «hai perfettamente ragione. Vediamo tra mezz'ora in sala comune. Prima devo…riportare dei libri in biblioteca »
« Bene » ora sorrideva « a dopo, Granger »
« chiamami Hermione » e così dicendo, si allontanò dal tavolo, desiderando ardentemente per la seconda volta, di non doversi pentire della sua scelta.
 
 
 
 
 
 
 
 
AUTHOR’S
 
Il quinto capitolo è un po’ più lungo e cercherò di mantenere questa lunghezza (cercando anche di scrivere sempre di più) in futuro.
Inizia a succedere qualcosa, eh? Spero vi piaccia, magari fatemelo sapere in un commento!
Baci :*
 
Chloe’s Ivy

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Capitolo 6
*** Rivelazioni ***


 
 
 
6.
 

 
 
 

Mentre correva su per la scalinata, sperando che quest’ultima non cambiasse direzione arbitrariamente, ripensava all’imminente incontro. Si sentiva nervosa, non per McLaggen (“insomma, è solo McLaggen!”), ma per la propria totale mancanza di esperienza in quel tipo di incontri. Quasi come un riflesso, le venne in mente di andare realmente in biblioteca a cercare la soluzione ai suoi dubbi ma, ripensandoci quasi subito, si rese conto quanto stupida fosse stata la sua idea di cercare libri d’amore in una biblioteca magica.
Il dormitorio femminile era deserto: Lavanda e Calì erano andate a casa per Natale e sarebbero tornate il giorno seguente, come tutti gli altri. Hermione si diresse verso lo specchio dorato che rifletteva il baldacchino scarlatto di fronte a sé. Si specchiò, pensando che, sebbene l’apparenza non contasse, una buona presenza non si negava a nessuno. Perciò, con una mano iniziò a spazzolarsi i cespugliosi capelli castani, tentando di sciogliere i perenni nodi, mentre con l’altra si sistemava la maglietta a righe un po’ stropicciata. Come ultima cosa, si lavò il viso e sistemò accuratamente i libro appena letto sulla mensola accanto al comodino. Infine si girò, dando un’ultima occhiata alla stanza: tutto era in perfetto ordine. Non aveva più scuse.
 
Cormac era puntualissimo. Anzi, in anticipo. Era comodamente seduto sul divano centrale, le spalle in avanti e lo sguardo verso il fuoco. Lo stava guardando così intensamente che sembrava stesse cercando qualcosa; in realtà, Hermione se ne accorse subito, era totalmente immerso nei suoi pensieri e non si accorse nemmeno del suo arrivo. Lei prese posto accanto a lui, incrociando le braccia, come a porre una barriera tra di loro: l’ultima volta che non si era controllata, aveva finito per baciarlo.
«Ehm…allora, eccoci qua»
Cormac scosse la testa, tornando nel mondo reale, e la guardò. Aveva uno sguardo vigile, ma non arrogante come in sala grande « Hermione » la salutò, chiamandola per nome, come gli aveva chiesto e sistemandosi comodo  « stavo pensando…ahia! » Cormac aveva fatto un balzo e si era alzato dal divano, sfoderando la bacchetta. Hermione si avvicinò fulminea e notò subito con imbarazzo l’oggetto che aveva punto il ragazzo: un ferro da maglia. Il suo ferro da maglia, quello che stregava per sferruzzare tanti cappellini per gli elfi domestici.
« Oh, Cormac, scusami! È uno dei mie ferri, lo uso per la C.R.E.P.A. ma non pensavo di averlo lasciato lì, ora vado subito a posarlo» e così dicendo raccolse il piccolo oggetto appuntito e fece per dirigersi nel dormitorio.
« Aspetta! La C.R.E.P.A? cos’è la C.R.E.P.A? » Hermione sembrava piuttosto sorpresa nel vedere la curiosità sul viso di McLaggen, e rimase interdetta per un secondo. Poi, lentamente, iniziò a parlare: « Comitato per la Riabilitazione degli Elfi Poveri e Abbrutiti, C.R.E.P.A., ecco cos’è. È una cosa che ho organizzato io più o meno due anni fa. Immagino che tu la ritenga una cosa stupida, come tutti gli altri. Bè, ti assicuro che non è »
« No, non lo penso. Credo, piuttosto, che sia una cosa da te.» rispose lui, con un sorriso educato.
« E come sai cosa è o non è da me? Ci conosciamo da appena un mese» disse lei scettica sedendosi e incrociando nuovamente le braccia al petto.
« Ti osservo da un po’, in effetti » la confessione gli aveva ormai tolto tutta la spavalderia che aveva ostentato fino ad allora, tanto valeva continuare « vedo quando ti arrabbi con Potter e Weasley perché danno troppa importanza al Quiddich e non fanno i compiti in tempo, anzi, in anticipo » e così dicendo sorrise « quando ti innervosisci perché non riesci a stare dietro a tutte le materie che studi-»
« Ci riesco benissimo » disse Hermione offesa, ma con le guance rosse per la piega che stava prendendo la conversazione.
« Non ne dubito. Ma devi ammettere che non la pensi così quando ti svegli alle 6 per studiare »
« Ma come fai-»
« Come faccio a saperlo? Mi sveglio presto quasi tutte le mattine per allenarmi. Preferisco farlo da solo, quando non c’è nessuno. E quando torno a fare colazione, sei sempre lì, con le mani nei capelli e la faccia rossa per concentrazione »
«Oh, non me ne  ero mai accorta » ora quasi rideva con lui.
« Tu non ti accorgi di tante cose» Cormac tramutò il sorriso divertito in un ghigno beffardo.
« Ah si? Tipo quali? »
« Tipo che credi che io non sappia perché ho perso alle selezioni per diventare portiere di Grifondoro » Cormac ignorò lo sguardo atterrito della ragazza, che si irrigidì immediatamente, e continuò: «Sono troppo bravo e, come ho detto, mi alleno ogni giorno. All’inizio ci sono rimasto molto male, ho pensato che la Weasley avesse favorito suo fratello, ma poi, guardandoti sugli spalti ho capito tutto » ora la guardava dritta negli occhi « sei stata tu. Hai fatto qualcosa, mi hai fatto qualcosa, e ho sbagliato l’ultima parata. E so anche perché: sei cotta di quel Weasley » McLaggen concluse il suo discorso con tanto di suspense e tono d’effetto, come un giovane e soddisfatto Sherlock Holmes. Hermione, di fronte a lui, era pietrificata. Si stava chiedendo perché non arrivasse nessuno a interrompere quella conversazione imbarazzante. Voleva scappare in camera, chiudersi nel baldacchino e nascondersi sotto le coperte per non sentire e dire altro. Era cosciente di aver confuso McLaggen, ma sentirsi sbattersi in faccia quel penoso resoconto era mortificante. Lei “cotta di quel Weasley”? era caduta così in basso per un ragazzo che non si era neanche preoccupato dei sui sentimenti dopo essersi messo con Lavanda Brown? Per quel ragazzo che l’aveva fatta piangere innumerevoli volte, così insensibile e insopportabile? Per il suo migliore amico? E ora McLaggen lo sapeva, se l’avesse detto a qualcuno l’avrebbero sospesa, espulsa.
« Io…io…» cercava una spiegazione, una scusa da poter rifilare a McLaggen prima di scoppiare in lacrime e scappare per la seconda volta. Ma non ne trovava alcuna: la sua mente era uno schermo bianco.
Il ghigno scomparve dal viso del ragazzo: non si aspettava quella reazione. Si aspettava una risposta pronta, una scusa, qualsiasi cosa, ma non...lacrime? Hermione stava cercando di trattenersi, si girò verso le scale, per nascondere il suo viso e, dopo qualche secondo, si alzò.
« Dove vai? »
« Ho bisogno…voglio stare sola. Tu non hai capito nulla di me »
E così dicendo, risalì gli scalini impolverati verso i dormitori femminili, asciugandosi gli occhi con la manica della maglia. Lui aveva capito tutto.
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
AUTHOR’S
 
Ecco a voi il sesto capitolo della fanfiction “Per amor di vendetta”. Questa volta sono riuscita ad allungarlo ancora di più, magari il prossimo capitolo sarà perfetto :)
Che ne pensate di questa coppia?
Lasciatemi i vostri commenti…spero vi sia piaciuto ;)
Un bacio :*
 
Chloe’s Ivy
 
 
 

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Capitolo 7
*** Odio et Amo ***


 

7.
 
 
 

 
Hermione si scostò i capelli castani dal viso e li raccolse in una coda spettinata. Si diresse nel bagno del suo dormitorio e si guardò allo specchio dorato: gli occhi arrossati e le occhiaie violacee erano la testimonianza della notte precedente passata in bianco. La sua espressione era priva di vita, lo sguardo spento. La sua prima fuga non aveva avuto nemmeno lontanamente l’impatto che aveva avuto la seconda: Hermione si era vista crollare addosso la sottile e precisa impalcatura che l’aveva protetta fino a quel momento. Aveva da sempre ricercato un rigido autocontrollo e da almeno tre anni si era imposta delle regole da seguire “per non distrarmi dallo studio”, si era detta. Non era lecito provare dei sentimenti forti, sdolcinati. Non era permesso guardare il suo migliore amico in un certo modo, sbagliato. Non era consentito perdere tempo a fantasticare su quel ragazzo che, anche se non voleva, le faceva battere cuore come nessun altro. Ma solo ora si rendeva conto che non era lo studio la ragione della sua intransigenza: lei non voleva ammettere, per nessuna ragione, di provare qualcosa del genere e di non essere ricambiata. Non riusciva ad accettare di  non essere brava in qualcosa. Ma soprattutto non poteva mostrare agli altri che anche lei possedeva una debolezza grande come solo l’amore non ricambiato può essere, quel lato tanto umano che non si addiceva ad una “so-tutto-io”.
Ronald Weasley era stato la sua rovina: non riusciva a pensarla diversamente. Per sei anni avevano vissuto fianco a fianco, condividendo avventure e segreti; credeva di aver guadagnato terreno, di essersi avvicinata a lui come nessun’altra. Ma ancor peggio, credeva che lui la pensasse allo stesso modo. E si era illusa.
Gli occhi le si riempirono di lacrime che scesero silenziose sulle guance fino ai lati della bocca. Li chiuse, cercando di non pensare a nulla, di svuotare la sua mente, ma era impossibile.
« Ti odio Ronald Weasley »
 
 
La Sala Grande era gremita di studenti e bagagli: le vacanze erano ormai finite e i ragazzi erano quasi tutti tornati a Hogwarts, in tempo per il pranzo. I quattro lunghissimi tavoli di legno scuro erano pieni di persone che chiacchieravano tra loro dei regali ricevuti e dei deliziosi manicaretti che avevano gustato durante le festività, mentre le pareti erano ritornate alla decorazione usuale: non c’erano più candele rosse e dorate, bensì lanternine arrugginite che incorniciavano il soffitto-cielo nuvoloso. Hermione si guardò intorno: stava cercando Harry ma non lo trovava da nessuna parte. Sbirciando un po’ più accuratamente si accorse che Ginny si stava sedendo accanto a Dean Thomas e Seamus Finnigan e non fu difficile, poi, notare un ragazzo bruno con un paio di occhiali tondi che stava conversando allegramente con un altro ragazzo con i capelli rossi e gli occhi di un azzurro intenso. Si, le era appena passata la fame. Decise di tornarsene in dormitorio, ma mentre camminava con passo strascicato verso le scale, si sentì chiamare. Harry l’aveva vista, ed ora stava venendo verso di lei.
« Hermione! »
« Ciao » rispose lei con tono funereo.
« Perché te ne stai andando? Ah, com’è andata con McLaggen?»
« Oh Harry » Hermione scoppiò in un pianto isterico, lasciando uscire tutto quello che aveva trattenuto fino ad allora e abbracciando il suo migliore amico, che aveva un’espressione allarmata.
« Oh…Hermione…Ma cosa è successo? »
La ragazza gli raccontò tutto ciò che McLaggen le aveva detto la sera prima: «…e se lo scoprisse qualcuno mi potrebbero e-e-espellere! E poi …io c-c-cotta di Ronald?» disse lei tra i singhiozzi.
« Hermione, credo che McLaggen si sbagli »
« C-c-certo che che si sbaglia! Io non sono cotta di R-r-ron! »
Harry la guardò: aveva le ciglia ancora bagnate « no che non lo sei: tu sei innamorata di Ron »
« Cosa? Harry…» Hermione non aveva neanche più la forza di contraddirlo ed ora lo guardava implorante, come se rimangiandosi tutto, la situazione sarebbe cambiata. Si rivolse a lui in tono di supplica « Cosa posso fare? Lo detesto, è tutta colpa sua…»
Harry la prese per mano e l’accompagnò a sedersi sul primo scalino polveroso della scala di marmo. Poi, guardandola negli occhi ancora umidi, le disse: « Okay, non mi aspettavo di dover rifare questo discorso dopo tre anni, con la differenza che questa volta è per te » fece un gran respiro: « Hermione, ascolta. Ron non ha colpe, e credo che neanche lui si renda conto di quello che sta facendo. Nessuno dei due si è mai dichiarato, giusto? Litigate in continuazione, vi urlate contro…insomma, non sono i più comuni segnali di amore idilliaco. Ti sei illusa, capita. E so che ora ti fa male tutto, hai lo stomaco chiuso, e non riesci a non piangere, ma passerà, passa a tutti, prima o poi »
Hermione si asciugò le guance con la manica della maglia, ancora scossa. In lontananza Lavanda stava strapazzando Ron con il suo bacio di benvenuto. Era una visione grottesca e insopportabile.
« E poi » riprese Harry, dopo aver notato i due « McLaggen sembra non essere così  fastidioso, dopotutto. Sono sicura che non dirà nulla delle selezioni, ma dagli un’altra possibilità »
« Va b-bene » la ragazza si alzò « ma non me la sento di pranzare con tutti voi oggi. Credo che andrò a ripassare Aritmanzia in camera: sono gli ultimi momenti che potrò passare da sola » concluse e si diresse al piano superiore, non senza aver dato prima un’ultima occhiata alla Sala Grande.
 
 
La Sala Comune era deserta come di consueto, ormai: solo tra qualche ora, sarebbe tornata ad essere un luogo rumoroso e affollato. Hermione camminò verso le scale, non accorgendosi del ragazzo seduto sul divano rosso.
« Hermione » Cormac McLaggen si era appena alzato e si stava avvicinando alla ragazza. Lei cercava di asciugare le ultime lacrime col dorso delle mani « Stai bene? »
« Si » mentì lei, di fronte allo sguardo preoccupato di lui « cioè, non sto bene. Ma starei un po’ meglio se tu non dicessi a nessuno quello che mi hai riferito ieri sera. Per favore. »
« Non lo farei mai » disse subito lui « e mi dispiace di averti fatta piangere, non pensavo che tu potessi, insomma…io…era solo che… »
« Va tutto bene, davvero. E mi dispiace per essere scappata: è già la seconda volta! Ma d’ora in poi, non lo farò più, promesso. » ora sorrideva, un sorriso debole e poco convinto.
« Non stare male per lui, d’accordo? » Cormac prese a guardarsi le mani, come se stesse cercando di esprimere qualcosa di difficile e allo stesso tempo ne fosse intimidito «tu sei…lui non ti merita, Hermione.»
Hermione lo guardò davvero per la prima volta: era riuscito a cogliere la sua attenzione; i suoi occhi sembravano sinceri, e lui la osservava in un modo diverso, diverso da come la guardava Harry o Ron…e si sentiva come se meritasse quello sguardo. Si avvicinò a Cormac, ancora annebbiata dalle lacrime e dai singhiozzi. Lui la anticipò, chinandosi verso di lei e avvicinandosi pericolosamente. Questa volta, però, lei non sarebbe scappata. Lo voleva tanto quanto lui. Forse per diverse ragioni, ragioni egoistiche, ma lo voleva.
Si baciarono per la seconda volta. Cormac poggiò le mani sui suoi fianchi, e lei sulle sue braccia, strette; come se fosse una roccia a cui appendersi in un mare in tempesta. Forse non sarebbe annegata.
 
Il buco nel ritratto si aprì: un ragazzo alto e magro entrò in Sala Comune, immobilizzandosi immediatamente di fronte a quella scena: Ron Weasley non riusciva a muovere un muscolo. In una mano aveva una pesante valigia marrone e nell’altra una gabbietta con dentro un gufo di nome Leotordo: in una frazione di secondo entrambi si trovarono sulla moquette bordeaux della Sala. La gabbietta rotolò fino ai piedi dei due ragazzi che si separarono.
Gli occhi azzurri erano ancora spalancati.
 
 
 
 
 



 
 
AUTHOR’S
 
Subito il settimo capitolo per voi :) Ci tengo molto perché per molti versi è autobiografico: alcune sensazioni descritte nella prima parte e nel dialogo con Harry hanno preso spunto da esperienze personali che hanno lasciato ferite ancora semi-aperte. Ma è anche vero che la “cotta” non corrisposta è la forma più comune di amore adolescenziale quindi…
Se vi piace, lasciatemi un commento :)
Un bacio :*
 
Chloe’s Ivy
 
 
 
 
 

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Capitolo 8
*** Verità ***






8.
 



 
Era come trovarsi nel bel mezzo di una tormenta: il gelo che lentamente ti penetra nelle ossa e ti toglie il respiro, il vento freddo che ti annebbia la vista e non ti permette di pensare chiaramente. Dal buco del ritratto era entrata una vera e propria bufera con le sembianze di un ragazzo alto e allampanato di nome Ronald Weasley.
Il fragore della valigia e della gabbietta rotolate a terra, aveva scosso Hermione, facendola ritornare alla realtà; allontanò immediatamente le labbra da quelle del ragazzo biondo che le stava di fronte e rivolse, ora, l’attenzione verso  quello appena entrato nella Sala Comune. La sua vista le gelò il sangue: ora era lei nella tormenta.
« Ron » sussurrò dopo pochi lunghissimi secondi passati immersa nei suoi occhi spalancati.
Ron, come se la sua voce lo avesse risvegliato, raccolse i propri bagagli dal pavimento rossiccio e si diresse, senza proferire parola, nel suo dormitorio.
 
 
« Ron » Hermione era entrata esitante nella stanza. I dormitori maschili erano ornati esattamente come quelli femminili, con tappezzeria rossa e oro, ma con l’unica differenza che il disordine sembrava essere parte integrante della stanza.
« Come sei entrata?! » il ragazzo aveva un’espressione combattuta tra sorpresa ed indignazione.
« La porta era aperta e, se tu avessi letto “Storia di Hogwarts”, sapresti che ai ragazzi non è concesso salire nei dormitori femminili, ma alle ragazze si » disse lei, tutta d’un fiato, senza guardarlo.
« Cosa vuoi, Hermione? »
« Io…non voglio che ci sia del rancore tra di noi, tu hai fatto le tue scelte e io ho dovuto fare le mie. Ma non ci parliamo da settimane e…»
« Se non sbaglio, hai iniziato tu! Appena Lavanda si è accorta che esisto anche io a questo mondo, sei impazzita! » era decisamente agitato, più rosso del solito.
« Non è affatto vero! » Hermione aveva abbandonato i toni calmi e pacifici e ora aveva gli occhi spalancati « non sono impazzita! È solo che lei è una…una….un’oca starnazzante, non è la persona giusta per te!»
« Ma davvero?! Allora mi illumini signorina so-tutto-io, chi sarebbe la persona giusta per me?!»
« IO! »
La risposta pronta e impertinente di Ron rimase inespressa nella bocca ora semiaperta. Hermione non sembrava aver realizzato subito ciò che aveva urlato, l’eco delle sue parole ancora ronzanti in testa. Dopo un attimo, una frazione di secondo, si portò una mano alla bocca, come a voler fermare il torrente di parole  sconvenienti che di lì a poco sarebbero straripate, e indietreggiò di pochi passi. Gli occhi di entrambi lampeggiavano ancora dominando quel silenzio lungo e imbarazzante che nessuno dei due aveva intenzione di rompere.
Dopo quella che parve un’eternità, Ron mormorò: « Cosa? » dal suo viso sembrava lo avessero appena colpito con un bolide a velocità massima.
« Non intendevo…io-»
« Credi che sia divertente, vero? » il ragazzo aveva raggiunto una sfumatura violacea « prima b-baci quell’energumeno e poi  ti prendi gioco di me! Sai che ti dico? Tu e McLaggen siete una coppia perfetta »
« Ron…no! Perché non capisci mai-»
«Ah, già. Io sono quello stupido, che alle cose non ci arriva. Dimmi un po’: ha preso eccezionale in tutti i suoi Gufo, eh? Immagino che la sua intelligenza sia troppo elevata per noi comuni maghi »
« Ron, sei davvero…tu alle cose non ci arrivi perché non ci vuoi arrivare! Sprechi il tuo tempo lagnandoti della popolarità di Harry e della tua sfortuna: bè, la tua non è sfortuna! La sfortuna non esiste, sei tu che non ti decidi a darti una mossa!» Hermione mise a tacere con lo sguardo il suo tentativo di controbattere e continuò: « ti rendi conto che sono tre anni che…ti ho appena detto che…oh, accidenti! Lavanda non è stata né la prima né l’unica a notarti. Sono sempre stata lì, e tu non mi hai mai vista. E ora che, finalmente, qualcuno tenta di rendermi felice, tu rovini tutto, di nuovo! Sei uno stupido Ronald Weasley!» e così dicendo, gli lanciò un ultimo sguardo colmo di risentimento e si girò verso la porta; scese le scale più in fretta che poteva tentando di non inciampare ad ogni gradino, ora che le lacrime offuscavano di nuovo la sua vista e, dopo aver attraversato la Sala Comune davanti ad un Cormac decisamente stupito, attraversò il buco nel ritratto e uscì dai dormitori.
Solo quando ebbe finalmente varcato anche il grande portale antico del castello, poté lasciarsi andare al pianto trattenuto fino ad allora; ma come era possibile? Si era praticamente dichiarata a quell’imbecille di Ronald Weasley! E lui non se n’è neanche accorto! Spinta dal desiderio di rimanere sola a dare sfogo alla sua rabbia, si diresse verso le rive del lago nero, confidando nel fatto che tutti fossero già a pranzare o perlomeno, a disfare i bagagli. La sua intuizione si rivelò in parte errata: appena superò il Platano Picchiatore, si accorse di due figure stese sull’erba. Era troppo tardi per rigirarsi e cercare un posto appartato all’interno del castello perché una delle due figure la richiamò ad alta voce  sventolando il braccio in sua direzione.
« Hermione! »
« Ginny » disse lei fingendo un sorriso e cercando di nascondere le lacrime.
« Stai bene? Ti vedo un po’-»
« Stanca, è sicuramente stanca. Chissà quante ore avrai passato in biblioteca durante le vacanze! » Harry le rivolse un occhiolino ed Hermione mimò con le labbra un “grazie” appena Ginny si voltò verso il ragazzo.
« E voi due? » Hermione colse l’occasione per cambiare argomento e sfoderò quello che per lei era un sorrisetto malizioso ma che risultò più una smorfia impacciata « è successo qualcosa durante queste vacanze natalizie? »
« Bè…forse » ora sorridevano entrambi, tendendosi per mano. Ginny riprese « ma Ron non lo sa ancora ed io non ho intenzione di farglielo sapere, quindi bocca chiusa »
« Sigillata » replicò Hermione mimando una cerniera chiusa sulla bocca.
« Bene » Ginny si alzò e si pulì la gonna dai tralci d’erba « devo ancora disfare i bagagli e ho una fame! Venite? »
« No, io non ho proprio fame »
« Neanche io: troppe cioccorane. Rimango a fare compagnia ad Hermione »
«Okay, ci vediamo dopo » disse infine la ragazza, rivolgendo uno sguardo dolce a Harry e un sorriso a Hermione, poi si allontanò.
Quando Ginny non fu più a portata d’orecchio, Hermione si accomodò vicino al suo migliore amico: « troppe cioccorane, eh?»
« Non le digerisco proprio» rispose lui scherzando « perché stavi piangendo?»
« Non stavo affatto piangendo, sto benissimo »
Ma lo sguardo scettico di Harry bastò a farle confessare tutto. Quel fiume di parole, che aveva tentato di arginare con tanta fatica, straripò immediatamente, lasciandola senza fiato. Harry era sempre stato il suo confidente, come un fratello per lei e, nei momenti difficili, era sempre riuscito a trovare le parole giuste per rincuorarla; ma questa volta aveva un’espressione strana, quasi…colpevole.
« Hermione, Ginny mi ha raccontato una cosa »
« Cosa? » rispose lei, incuriosita ma ancora un po’ agitata.
« Per…ehm…sbaglio, ha letto le lettere che Lavanda e Ron si sono mandati mentre eravamo alla Tana » la ragazza lo guardava, ora, con un misto di avidità e rimprovero « secondo lei, si sono lasciati»
Hermione trattenne il respiro. Non ci voleva, proprio non ci voleva  « l-lasciati? Ma io li ho visti, Lavanda lo ha baciato poco fa… » disse boccheggiando.
« Lavanda non accetta la rottura e Ron non riesce a levarsela di torno. Comunque, Ginny mi ha rivelato anche il motivo» Harry fece un respiro profondo ma non alzò gli occhi quando riprese: « Ha detto che dalle lettere sembrava che avessero litigato di brutto prima di Natale perché credo che Ron…l’abbia chiamata con il tuo nome…diverse volte, ecco. Lavanda ha fatto una scenata e Ron l’ha preso come pretesto per lasciarla, ma lei non-»
 
« Il mio nome? »
 
 
 
 
 


 
 
 
AUTHOR’S
 
Ottavo capitolo appena  finito :)
Mi raccomando, recensite e fatemi sapere se vi è piaciuto :3
 
Chloe’s Ivy

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Capitolo 9
*** Casualità ***


 
9.
 


 
A volte si immaginava uno spettatore seduto comodamente su una poltrona sfondata, con in mano una burrobirra che, guardando la sua vita, si faceva delle grasse risate, pensando a quanto patetico potesse essere quel complicato mix di black humour e pessimo casting. Perché di questo doveva trattarsi: cos’altro poteva succedere? Harry iniziava a provare un’attrazione fatale nei suoi confronti? Cormac tentava un eroico suicidio? O, ancor meglio, un epico duello contro Ron per la sua virtù?
Dopo le ultime novità, si sentiva un po’ stordita, e guardava ancora con la bocca semiaperta un Harry impaziente, che azzardò: « me l’ha detto solo ora perché alla Tana Ron non ci lasciava quasi mai soli, quindi non lo sapevo quando abbiamo parlato prima. Mi dispiace, forse sarebbe andata diversamente»
Hermione si ricompose in men che non si dica, e si affrettò a rispondere: « No che non sarebbe andata diversamente» ora parve aver riacquistato contegno e dignità:
« Non mi pento di aver baciato Cormac e il fatto che Ron sia solo non  mi rende la sua ruota di scorta. Grazie di avermelo detto, comunque. »
« Ehm, bene » Harry pareva sollevato: per lo meno lei non boccheggiava più « che ne dici di rientrare? Ormai avranno quasi finito di mangiare »
Hermione emise un grugnito di assenso.
Si allontanarono insieme dalle rive del lago, diretti verso il grande portone incantato della scuola. Non parlarono durante il tragitto: Harry aveva subito dimenticato la faccenda Ron, e ora fantasticava sul prossimo incontro con Ginny, Hermione, invece, dava sfogo alla sua rabbia silenziosamente, torturando i bottoni del cardigan blu.
Doveva assolutamente prendere in mano la situazione e, con coraggio, scegliere, una volta per tutte. Ma chi scegliere? Cormac, che si era rivelato più sensibile e attento del previsto, o Ron, il suo migliore amico che però l’aveva illusa tante volte?
« Tu! » Lavanda era una furia, i boccoli le danzavano sulla testa mal fermati da un cerchietto rosa con un orrendo fiore verde. Afferrò Hermione per un braccio e la strattonò con forza, costringendola a prestarle attenzione « è tutta colpa tua, ho sempre saputo che c’era qualcosa tra voi due, ma pensavo di essere troppo paranoica »
« Ma di cosa stai parlando? » Hermione tentò invano di liberarsi dalla stretta, cercando allo stesso tempo, di concludere velocemente quell’irritante conversazione.
« Non fare la stupida, lo sai benissimo. Tu vuoi il mio RonRon»
« Il tuo RonRon?! Puoi tenertelo il tuo RonRon! E, se non sbaglio, è lui che ha pronunciato il mio nome-» l’aveva detto, e neanche se ne era resa conto. Quante altre cose sconvenienti le sarebbero uscite dalla bocca?
« Tu…tu.. » Lavanda ora le puntava il dito contro, tremante. Assomigliava molto all’insegnante di divinazione, la professoressa Sibilla Cooman e, proprio con gli stessi toni profetici, sembrava le stesse mandando una maledizione « sei una…chi te l’ha detto? RonRon ne ha parlato con te? Io sono la sua fidanzata!»
« Oh ma ti prego! Se sono settimane che lui cerca solo un pretesto per lasciarti» ormai aveva iniziato, tanto valeva continuare « sei solo troppo appiccicosa e tonta per capirlo! Ma io non lo voglio, non sono la sua seconda scelta, specialmente se la prima sei tu! »
Lavanda sembrava essere stata appena schiaffeggiata. Si girò per andarsene ma si bloccò all’istante: quasi tutti gli studenti che avevano appena finito di mangiare, si erano radunati intorno a loro a sentire il battibecco, sperando, segretamente, che potesse finire con un bel duello. La ragazza si coprì il viso con le mani, per nascondere le lacrime di rabbia che stavano solcandole in viso, e si allontanò a passi rapidi. Dopo che Lavanda non fu più in vista, tutti si girarono verso Hermione, ancora sconvolta per quello scambio di battute.
« Scusatemi » disse lei, e si diresse nella direzione opposta. Quante altre conversazioni avrebbe dovuto sostenere quel giorno?
 
Con suo estremo piacere, la giornata passò senza altri particolari eventi. Cormac aveva tentato diversi avvicinamenti, ma lei era sempre stata più furba e pronta, sgattaiolando via, in modo apparentemente casuale. Non le andava di affrontarlo proprio ora, e poi non aveva ancora deciso: si, almeno tre volte aveva detto di non volere Ron, ma più per rabbia e orgoglio. La realtà era che provava per lui qualcosa di troppo radicato nella sua mente, e non riusciva proprio a dimenticarlo.
In ogni caso, sembrava che lui avesse rotto “magicamente” con Lavanda, e fosse un po’ più di buon umore, nonostante non le parlasse ancora perchè un po’ faceva il finto-offeso incolpandola della rottura, un po’ era ancora scosso dalla discussione di quella mattina.
Ma a Hermione andava bene così: si sarebbe presa quel weekend per studiare, riorganizzare le idee e preparasi per l’inizio delle lezioni.
 
Ignorare tutti non si rivelò, però, un lavoro facile. Nell’ultima settimana aveva dovuto ingoiare pasticche vomitose e torroni sanguinolenti, nonostante fosse contraria ad ogni trucchetto di Fred e George, per coprire le sue fughe ingiustificate, e, in più, era indietro sul suo programma di studio, presa com’era da quella situazione, che si materializzava nella sua mente per deconcentrarla almeno una cinquantina di volte al giorno.
Decisa a dare un taglio a quella distrazione, decretò che l’unico modo per farlo era scegliere una volta per tutte. E, purtroppo,  per scegliere, sembrava dovesse inevitabilmente affidarsi al caso: lei era una persona razionale, adoperava l’intelletto e il ragionamento per uscire dai guai, ma questa volta si sentiva immischiata in qualcosa di troppo imprevedibile e complicato anche per lei.
Quella mattina si alzò più presto del solito, si vestì in fretta e furia, e uscì dal dormitorio, lasciando Lavanda e Calì, ancora addormentate. Attraversò la Sala Comune, ancora deserta, e si avviò verso il settimo piano. Arrivata di fronte all'arazzo di "Barnaba il Babbeo" si fermò, ripensando bene alle sue intenzioni e prese a camminare davanti al muro.
 
« Ho bisogno di qualcosa che mi aiuti a scegliere, ho bisogno di qualcosa che mi aiuti a scegliere »
 
Dopo la terza volta, apparve una grande porta riccamente decorata. Hermione trattenne il respiro, la aprì ed entrò.
 
 
 
 
 


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Ciao lettori :)
È passato un po’ dall’ultimo capitolo, ma cercherò di farmi perdonare…che ne pensate?
Ho appena creato un profilo twitter per Chloe’s Ivy, seguitemi per ogni aggiornamento!
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Un bacio :*
 
 
 
 
 

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Capitolo 10
*** La Scelta ***


 



10.
 



Si ricordava di una stanza molto grande, con il soffitto altissimo. Non entrava nella Stanza delle Necessità da parecchio tempo, almeno un anno, ma questa aveva un aspetto completamente diverso. Non c’era un lungo e ampio spazio, con librerie e manichini da disarmare, c’era solo un leggio dorato che sorreggeva un librone pesante e polveroso e, dietro, tre porte altrettanto antiche.
Hermione si avvicinò al libro chiuso e fece per aprirlo. Appena toccata la copertina, però, esso si spalancò automaticamente su una pagina ingiallita e scritta con un carattere piccolo e compatto. Avvicinò il viso per leggere meglio le parole, mossa da enorme curiosità:
 
“C’è chi brancola nel buio dell’indecisione, e chi sa trovare la luce. La luce dell’intelletto o dell’istinto, non importa, purché porti alla verità, Hermione”
 
Hermione indietreggiò: non si aspettava di essere riconosciuta dal libro. Stava facendo la cosa giusta o si stava per mettere in un mucchio di guai? Il desiderio di saperne di più la spinse a riavvicinarsi e a continuare la lettura. Ma la frase appena letta era sparita, sostituita da una nuova:
 
“Tanta intelligenza, degna Grifondoro. Ma il coraggio nella scelta?
Dimostra il tuo valore, affronta il tuo destino!”
 
Ora si sentiva un po’ in imbarazzo. Era davvero così  smidollata da non riuscire a scegliere senza l’aiuto di uno stupido libro? La frase svanì, come quella precedente. Hermione si accostò a leggere la seguente.
 
“Non v’è tuttavia disonore nel chiedere aiuto, ma consapevolezza dell’ardua decisione.
Dietro ogni porta c’è una scelta diversa: il ragazzo conosciuto, il ragazzo da conoscere, l’attesa.
Una volta aperta la tua porta, il tuo destino sarà segnato.
Ma non temere: le scale dell’antica scuola cambiano direzione e, con il tempo, il tuo destino non farà eccezione!”
 
Stava ancora in piedi di fronte al leggio quando il suo sguardo si posò sulle tre porte. Era giunto il momento di scegliere….
«Oh, ci vorrebbe un altro libro per scegliere quale porta aprire… »
Chiuse gli occhi e si diresse a tentoni, come una sonnambula, verso le tre porte. Si fermò appena ebbe toccato la cornice di una delle tre, fece un gran respiro e la aprì.
 
 
 
Hermione richiuse la porta e uscì dalla Stanza delle Necessità. Tornò nel corridoio del settimo piano, davanti all’arazzo di "Barnaba il Babbeo" e corse verso le scale. Non era riuscita a capire subito quale sensazione l’avesse colpita appena aperta la porta: sorpresa, stupore, confusione. Ma mentre chiudeva la porta e si riavvicinava al libro si era resa conto che quello che sentiva non era meraviglia, ma delusione.
Una cosa, però, era certa: ora sapeva cosa fare.
Si diresse come un fulmine in direzione della Sala Comune Grifondoro sperando che lui si trovasse lì, come ogni sera. Arrivata davanti al quadro della Signora Grassa si fermò, si sistemò velocemente la maglietta e gli indomabili capelli castani e trattenne il fiato.
« Parola d’ordine?»
« Maltafinocchia »
Il quadro si staccò dalla parete mostrando la porta a sesto acuto aperta nella pietra. Hermione ci si precipitò decisa, finalmente. Si avviò verso la sedia scura vicino ai tavolini in legno e sussurò:
« Cormac? Posso parlarti? »
Il ragazzo, sorpreso, appoggiò il libro di trasfigurazione sul tavolino e posò lo sguardo su di lei « Dimmi tutto »
La ragazza allontanò una sedia dal tavolo e ci si sedette.
« Allora…dopo che ci siamo baciati – entrambe le volte -» disse arrossendo « ho pensato di aver commesso uno sbaglio. Non fraintendermi, non è colpa tua. È solo che mi sentivo come…come una traditrice »
« In che senso? » il ragazzo la guardava confuso e allo stesso tempo un po’ irritato: con quel genere di premessa, sapeva come sarebbe andata a finire.
« Voglio essere sincera. Forse avevi ragione quando mi hai parlato delle selezioni per diventare portiere di Grifondoro-»
« Sei cotta di quel Weasley» Cormac trasse la conclusione velocemente, senza guardarla.
« Forse » ripeté lei  « e forse è per questo che gli sono corsa dietro l’altro giorno, avevo paura di essere stata…sleale. Solo ora ho capito quanto mi sbagliassi: io non gli appartengo e lui non appartiene a me. Sono libera. Sono libera di stare con chi voglio, di essere…felice, e non voglio essere più lo spettro di una relazione che non è mai esistita »
« Ma non è forse lui che ti rende felice? » sussurrò lui.
« Lo pensavo anche io, ma non è la persona matura di cui ho bisogno. Mi ha fatto piangere innumerevoli volte, mi ha reso debole senza nemmeno rendersene conto e stando con Lavanda ha dimostrato che non ci teneva a me, ad avere me » Hermione aveva gli occhi un po’ lucidi, ma proseguì « il punto è che forse quella persona…è stata accanto a me e neanche me ne sono accorta »
Aveva abbassato lo sguardo, un po’ per l’imbarazzo.
« Stai parlando di me? » il ragazzo parve ridestarsi, più interessato alla conversazione.
« Ma non sei obbligato, insomma, io credevo che tu pensassi la stessa cosa…ma…»
«Hermione, è tutto okay. Tu mi piaci molto e…speravo che tu lasciassi perdere quel…Weasley » Cormac non voleva litigare a causa della sua avversione nei confronti di Ron, perciò si sforzò di mantenere un tono calmo.
Hermione gli sorrise. Tutto sembrava andare come voleva, ora. Non sapeva perché non avesse avuto il coraggio di scegliere e perché si fosse rifugiata nella Stanza delle Necessità, ma ora sentiva, per la prima volta, che tutto sarebbe andato nel migliore dei modi, o almeno ci sperava.
 
 
 





 
 
AUTHOR’S
 
Capitolo un po’ più breve rispetto ai precedenti. La storia sembra essersi stabilizzata, ma cosa c’è dietro l’angolo?
Al prossimo capitolo:)
 
Chloe’s Ivy
 
Twitter: https://twitter.com/Chloes_ivy

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Capitolo 11
*** Impasse ***


11.
 
 
 
Erano passati mesi da quella prima volta che gli aveva parlato. Mesi dal loro primo bacio, dal secondo, dal terzo. Inizialmente le era sembrato tutto molto strano: avere una relazione era qualcosa di nuovo, ma sorprendentemente facile e spontaneo; Ogni volta che lo guardava, si rendeva conto di aver fatto la scelta giusta, nonostante le tre porte. Anche solo per l’impagabile faccia dei suoi amici, la prima volta che si erano presentati insieme in Sala Grande per la cena, mano nella mano: era strano per lei, figuriamoci per loro! Harry era sorpreso e allo stesso tempo soddisfatto: finalmente era riuscita ad ottenere ciò che voleva, o almeno credeva. Ginny aveva dato una gomitata a Harry, come per catturare la sua attenzione e gli aveva rivolto uno sguardo stupito quasi volesse dire “mi sono persa qualcosa?” , ma era la faccia di Ron che avrebbe ricordato per sempre: un rossore si era propagato dalle sue guance fino alle orecchie ed ora era un tutt’uno con la chioma disordinata. Gli occhi azzurri erano sbarrati, quasi non credessero a quello che vedevano, e così anche la sua bocca, non più intenta a mangiare tutto quello che le capitava a tiro, era spalancata.
«C-cosa? » boccheggiò avvicinando il viso vicino all’orecchio di Ginny « perché si tengono per mano? Cioè mica stanno insieme, giusto? Giusto? »
«E se anche fosse? Hai avuto la tua occasione, ora sta zitto e non farglielo pesare » Ginny non vedeva l’ora di sgridare Ron: a volte era così immaturo. Avrebbe tanto voluto che Hermione fosse diventata la fidanzata di suo fratello, ma quando è troppo, è troppo.
«Ciao » Hermione si era avvicinata e si stava sedendo accanto a Harry, con Cormac al suo fianco.
«Tu, alle 10 in dormitorio: devi raccontarmi tutto! » le bisbigliò eccitata Ginny.
 
 
Anche se Ron, da quella sera,  evitava accuratamente di incontrarla e di parlarle, ogni tanto, con la coda dell’occhio, la fissava. Era inevitabile ignorarsi, condividevano ancora un migliore amico, che, tra l’altro,   ultimamente dava i numeri. Ormai era ossessionato da Draco Malfoy e dalle sue sparizioni dalla Mappa del Malandrino, e stava diventando ripetitivo. Non capiva perché gli importasse tanto, perché non pensava alle lezioni di Silente, invece? A Ginny? In più, sentiva che stava per succedere qualcosa: Harry era irrequieto, credeva che la scuola sarebbe stata presto presa di mira dai Mangiamorte, e per la prima volta aveva paura. Come se tutto ciò non bastasse, non era riuscita a capire se Ron si fosse dato per vinto o se stesse escogitando qualcosa, ma non le interessava. Si sentiva sicura, stretta nell’abbracciò più forte di tutti, legata a quel ragazzo tanto sottovalutato ma che ora non avrebbe lasciato per nulla al mondo. La loro relazione aveva suscitato la curiosità di tutti, la secchiona e il ragazzo atletico dell’ultimo anno, era quasi irreale. Quasi.
«Pronto per gli esami? » azzardò una sera, lei. Era comodamente seduta su un letto, nel dormitorio maschile del settimo anno. Poteva sembrare una situazione ambigua per molti, specie per le sue compagne di stanza che la sera non la vedevano più tornare in camera presto e non la trovavano né in Sala Grande ne in Sala Comune. Ma a lei non importava.
« Vuoi davvero parlare degli esami? Ho studiato tutto il giorno, ho persino seguito le tue tabelle» rispose lui ridendo, un po’ stanco, mentre tirava fuori i libri dalla borsa e li poggiava sulla mensola in legno di fronte al letto.
« Mi ringrazierai quando avrai passato tutti i M.A.G.O »
« Sarebbe un miracolo. Quindi è meglio che inizi a ringraziare già da ora la mia salvatrice »
Cormac si alzò e si avvicinò lentamente con il solito sguardo malizioso. Ormai conosceva tutti i suoi sguardi, tutte le sue espressioni. Sembrerà stupido, erano solo quasi cinque mesi che stavano insieme, ma aveva imparato a conoscerlo come nessun altro, stando a stretto contatto con lui. Se le avessero chiesto, mesi e mesi prima, con chi avrebbe voluto condividere tutto quel tempo, tutte quelle sensazioni, non avrebbe esitato, lo sapeva. “Ron”  avrebbe risposto. O almeno, avrebbe pensato. Ma ora…ora avrebbe risposto in modo completamente diverso.
« Ah sì? » rispose Hermione sovrappensiero, mentre lui si sedeva sul bordo del letto, accanto a lei.
« Mm  Mm » annuì lui prendendo il suo viso tra le mani e baciandola appassionatamente. Lei rispose al bacio prima distrattamente, poi  chiuse gli occhi e si abbandonò a quel contatto, fino a poggiare i capelli crespi e disordinati sui cuscini rossi e dorati. Sentiva il cuore batterle forte, come ogni volta che si baciavano, e un po’ invidiava Cormac, che sembrava sempre aver tutto sotto controllo. Tra le sue mani i capelli biondi di lui erano sottili e lisci, piacevoli al tatto. Lo strinse forte.
Le mani del ragazzo abbandonarono il viso e scesero verso i fianchi di lei, decise. Hermione era abituata a quel contatto: a volte credeva che lui non aspettasse altro quando la salutava al mattino. Ma non si erano mai spinti oltre, non si sentiva pronta e a suo agio. Ne avevano parlato, certo, e lui aveva deciso di assecondare le sue insicurezze ancora per un po’; ciò non toglieva che ci provasse ogni tanto.
Le mani di McLaggen indugiarono sull’orlo del maglioncino nero di Hermione, per poi nascondercisi sotto. Hermione iniziava a sentire i brividi sulla schiena. Non ricevendo alcun freno, Cormac la strinse ancora di più a sé e, con le mani nel maglione, tentò di avvicinarsi cautamente al suo reggiseno e alla complicata apertura.
« Cormac… » iniziò Hermione interrompendo il contatto tra le loro labbra e cercando i suoi occhi.
« Scusa..lo so…credevo che-»
«Non ti preoccupare » la ragazza si liberò dolcemente dalla stretta e si sedette di nuovo sul bordo del letto, cercando di sistemarsi i capelli «so che deve essere frustrante per te, ma non ci riesco…»
« Lo so » rispose lui, un po’ deluso. Hermione aveva un’espressione di scuse.
« Tu potresti avere chiunque, qualunque ragazza e invece devi stare qui ad aspettare me » mormorò infine mestamente.
« Eh già, che ingiustizia » rispose lui scherzando. Ormai non contava quante volte ne avevano parlato.
« Dico sul serio, non capisco perché tu stia ancora con me» sussurrò Hermione giocherellando nervosamente con il bordo del maglioncino.
«Lo sai. Io voglio stare con te, non ti lascerei neanche se dovessi aspettare anni »
« Come no » rise lei, per la prima volta « grazie» e lo baciò piano.
Si sentiva rassicurata, stando vicino a lui. Gli credeva, per quanto si possa credere ad un adolescente bello e desiderato costretto all’astinenza, ma vederlo lì, di fronte a lei, con quello sguardo premuroso, la faceva sentire come la ragazza più amata del mondo.
«Tu, invece » Cormac le rivolse uno sguardo indagatore « è tutta la sera che sei distratta. A cosa pensi? »
« Nulla, sono solo un po’ preoccupata per…nulla, davvero » rispose Hermione accennando un sorriso poco convincente. Non se l’era bevuta, si vedeva dal suo viso.
«Hermione…puoi dirmi tutto e lo sai »
La ragazza parve riflettere per qualche secondo, squadrandolo e decidendo se fosse il caso di condividere con lui tutto il suo timore. Ma qualcosa nel suo viso la convinse.
« Harry ultimamente si comporta come se stesse per succedere qualcosa »
« In che senso? » ora era decisamente perplesso.
« Crede che presto Tu-Sai-Chi assalterà la scuola »
« Ma non è possibile! Voglio dire, cosa ci guadagnerebbe, siamo solo studenti…»
«Lo so, ma ne è così sicuro…domani sera dovrà andare con Silente a sbrigare una faccenda, e ha paura che i Mangiamorte attaccheranno appena saranno partiti. Ha chiesto a noi dell’Esercito di Silente di controllare la situazione, ma non siamo più organizzati come l’anno scorso, quasi nessuno risponderà alla chiamata…ho paura che qualcosa vada storto » aveva gli occhi lucidi e parlava con una voce acuta, intrisa di nervosismo.
« Tu non combatterai » disse lui improvvisamente, con voce dura e senza guardarla.
« Cosa!? » si era aspettato di tutto, ma non una reazione del genere.
«Hai sentito: non permetterò che ti succeda qualcosa…lotteranno senza di te domani sera »
« Cormac, io non posso scegliere, devo farlo! Lo devo a tutti quelli dell’ES, a Harry, a Ron…»
Oh no, non aveva mica pronunciato il suo nome? Non ci voleva.
«Lo devi a Weasley? Non vi parlate da mesi e pensi ancora a lui? Daresti la vita per…per…tu non puoi andare, lo devi a me» Non lo aveva mai visto così risoluto, ma avrebbe dovuto immaginarlo: era ancora molto suscettibile riguardo a Ron. Ma come faceva a non capire che per lei era solo un amico?
«È pur sempre il mio migliore amico, non posso abbandonarli, ti prego capiscimi »
«Non capisco perché vuoi buttare tutto all’aria! Se dovesse succederti qualcosa, cosa dovrei fare? Sarebbe terribile, e i sensi di colpa per non averti fermata mi ucciderebbero » Cormac era in piedi, spaventoso nella sua altezza e nello sguardo combattuto. Hermione si alzò per raggiungerlo, e prese le sue mani.
«Non mi succederà nulla, davvero » mormorò « è sicuramente un falso allarme, ce la caveremo-»
«Non voglio »
« Cormac… » era implorante ma determinata «non sto chiedendo il tuo permesso »
« Capisco » si allontanò dalle sue mani e si girò verso la porta del dormitorio « preferisci assecondare Potter e…e Weasley, piuttosto che me »
Hermione lo guardò, abbassando le difese. Lo raggiunse e pose le sue mani sulle sue braccia.
« Mi dispiace, devo farlo. Ma sappi che…sono tua, solo tua. Oggi e domani »
Si alzò in punta di piedi e gli diede un bacio a fior di labbra, si sistemò la maglia e la gonna stropicciate e uscì dal dormitorio maschile.
 


 
 
 
 
AUTHOR’S
 
Capitolo luuuunghissimo (per i miei standard lo è, ve lo assicuro ;) )
Al prossimo per scoprire come andrà a finire: Hermione combatterà o cambierà idea? E Cormac, la lascerà andare?
Un bacio :*
 
Chloe’s Ivy
 

 
 

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Capitolo 12
*** La battaglia ***


 

12.
 
 
I sotterranei erano deserti, l’ufficio di Piton era silenzioso; forse, dopotutto, Harry si sbagliava. Hermione e Luna erano ferme davanti alla porta dell’insegnante di pozioni, le bacchette tese. La ragazza bionda aveva gli occhi ben aperti e guardava il soffitto, come se si aspettasse che i Mangiamorte entrassero in mongolfiera. L’atra, con gli occhi marroni, riflessivi, era persa nei suoi pensieri: non avevano più parlato dell’imminente battaglia e Cormac aveva continuato a lanciarle sguardi risentiti, quasi volesse farla sentire in colpa. La tensione era palpabile, ma lei era determinata a far finta di nulla: aveva preso la sua decisione e nulla l’avrebbe fermata, non ora. In più, quella mattinata, aveva avuto un’altra conversazione a colazione. Continuava a ripercorrerla, cercando di capire perché la faceva sentire così…colpevole.
 
« Hermione, hai sentito gli altri dell’ES? » seduto davanti al pane tostato, Harry era anche più nervoso dei giorni precedenti, ma anche eccitato per la missione da compiere con Silente. Ron, accanto a lui, seguiva la conversazione senza proferire parola. Di Cormac nemmeno l’ombra.
« Ho usato le monete, ma fin’ora solo Luna e Neville hanno risposto. Harry, non credo che gli altri verranno… »
L’Esercito di Silente era stato fondato l’anno prima per ricevere un’istruzione pratica adeguata, almeno in difesa delle arti oscure ma, con il licenziamento della Umbridge, quasi nessuno era rimasto: molti se n’erano andati, terminati gli studi, altri, come Fred e George, avevano lasciato la scuola e altri ancora, erano solo troppo smidollati per rispondere al richiamo.
« Potrei tentare di convincerli io» propose Ron, parlando per la prima volta. Forse l’assenza di Cormac l’aveva spinto a cercare di riallacciare i legami.
« Occupatevene voi, io devo parlare con Ginny di...una cosa» Ron ancora non era a conoscenza del legame tra sua sorella e il suo migliore amico ed Harry non voleva farglielo sapere proprio ora. Si alzò dalla panca di legno e si diresse fuori dalla Sala Grande. Hermione posò lo sguardo sul suo piatto: ormai era abituata ad essere ignorata da Ron e ad ignorarlo a sua volta.
« Ehm » il ragazzo si schiarì la voce «come vanno le cose? »
La ragazza alzò gli occhi stupita: possibile che quella frase fosse uscita dal ragazzo seduto a pochi centimetri a lei? Indugiò aspettando un altro segnale, che non tardò ad arrivare.
« Hermione…» Ron fece un respiro profondo «mi dispiace »
«Cosa? » questa volta lo aveva sentito bene e lo aveva visto uscire dalle sue labbra!
« Si, insomma…lo sai. Non mi sono comportato bene con te…la storia di Lavanda e tutto il resto….»
«Tutto il resto? »
Ron divenne rosso in viso e per un momento parve cercare le parole adatte.
« Non dovevo fare quella scenata. Forse ora tu non saresti con…perché forse c’è un motivo per cui ho chiamato Lavanda in quel modo-»
« Buongiorno ragazzi! »
Hermione si ridestò: era così presa da quello che stava dicendo Ron che non si era nemmeno accorta che un Neville sorridente si era seduta accanto a lei. Si sentiva tremendamente in colpa, perché segretamente aveva provato una sorta di euforia a quelle parole, come se fosse tornata indietro di mesi e mesi, come se fosse ancora cotta del suo migliore amico.
« Ah Neville, ciao » Hermione si alzò cercando di non tradire alcuna emozione « devo andare  finire il tema per Piton, scusatemi » e si diresse in dormitorio a passo rapido lasciando i due sbalorditi.
 
 
Perché non aveva potuto ostentare la sua indifferenza, perché la conversazione l’aveva urtata in quel modo? I suoi pensieri si perdevano così tra Cormac, Ron,  tre porte, in un turbinio spiacevole.
All’improvviso sentirono passi scendere verso i sotterranei. Qualcuno stava correndo e urlava parole irriconoscibili; solo quando fu vicino si accorsero che era il professor Vitious che gridava ansimante qualcosa come: «mangiamorte…castello…per tutti…folletti…sono qui…professor Piton!»
Luna ed Hermione si prepararono ad agire, ma il professore sparì nell’ufficio di Piton dove confermò i loro sospetti e timori: al piano di sopra stavano combattendo. Poi, un tonfo sordo. Piton risaliva di corsa i sotterranei, con il mantello nero svolazzante.
Le due ragazze si guardarono allarmate.
« Luna, forse è meglio salire » azzardò Hermione. Luna annuì, guardandosi intorno.
 
La Sala Grande era polvere e detriti. Le tavole delle case erano annerite dal fumo degli incantesimi e una ventina di persone si batteva scagliando lampi di luce colorati dalle bacchette. Dalla fine delle scale, sembravano fuochi d’artificio, i combattenti sembravano seguire una danza.  Ma la verità le piombò addosso: era il momento di combattere.
Corse  accanto a Ginny, che stava affrontando un mangiamorte di nome Amycus, e cercò di aiutarla, ma la polvere e il pavimento scivoloso erano d’intralcio e aveva paura di colpire qualche amico. Tutto quello che sentiva erano urla e scoppi.
«Impedimenta! » Ginny tentò di schiantare Amycus, ma quello scansò la fattura.
« Crucio! » Hermione Ginny si abbassarono con le bacchette alzate, schivando la maledizione ed entrando con il viso nella nube di polvere ai loro piedi. Erano spacciate.
« Stupeficium!» un ragazzo si era avvicinato a loro, scagliando uno schiantesimo su Amycus che cadde a terra. Le ragazze riuscivano solo a vederne le scarpe in quella posizione, ma la voce che aveva pronunciato l’incantesimo era forte e chiara. Due braccia robuste aiutarono Ginny ed Hermione a tirarsi su e a recuperare le bacchette cadute a terra. La prima cosa che la ragazza vide, ora in piedi, furono  due occhi azzurri, in lontananza, che osservavano la scena, pentiti di non essere stati loro ad intervenire. Eppure credeva…
«Hermione! Non sono riuscito a rimanere a letto pensando a…tutto questo! Non ti avrei mai lasciata sola qui perché…sono tuo, solo tuo. Oggi e domani » Cormac la sosteneva ancora, cercando di attirare la sua attenzione «Hermione? credo che tu abbia preso una botta, sembri scossa »
La ragazza distolse lo sguardo da Ron e guardò Cormac: ancora quella sensazione spiacevole, quel senso di colpa la attanagliava.
«No, sto bene…solo un po’ di polvere-»
« Avada Ke-»
« RON, ATTENTO!» Ginny aveva urlato in direzione di suo fratello, che ancora li fissava. Gli altri dell’Ordine erano distratti dal combattimento e non videro Doholov che tentava di scagliare un anatema contro il ragazzo. Poi, tutto accadde molto velocemente.
Cormac, con i riflessi degni di un portiere, si girò e puntò la bacchetta contro il mangiamorte, ma il suo schiantesimo lo mancò. In compenso, Doholov si distrasse e non riuscì a uccidere Ron, che si scansò, e il mangiamorte, non vedendolo più, decise di prendere di mira McLaggen. Nel frattempo Grayback si era avvicinato a Ron e Ginny con le fauci spalancate e gli abiti strappati.
Hermione, al centro, non riusciva a pensare: aveva ancora in mano la bacchetta, pronta ad attaccare, ma tremava tutta dalla paura. Ginny e Ron sembravano cavarsela, il lupo mannaro non era mai stato un abile mago,ma per Cormac stava diventando sempre più difficile sfuggire alle maledizioni e quasi scivolava a causa dei schegge. Se gli fosse successo qualcosa…era lei che lo aveva trascinato lì!
Davanti a lei Ron, che tentava di schiantare Grayback, le bloccava la vista e lei non riusciva a muoversi senza essere colpita dalle fatture continue che i suoi amici stavano schivando, finchè non sentì:
«Pietrificus Totalus! » il ragazzo biondo s’irrigidì e cadde come un mattone nella polvere. Doholov alzò nuovamente La bacchetta, pronto a scagliare l’anatema. Hermione, presa dal panico, tentò di capire dove si trovava, così da poterlo fermare, ma Ron e Ginny le impedivano ancora di vederlo. L’unica soluzione era cercare di fermarlo alla cieca. Puntò la bacchetta contro il lampadario in ferro, sospeso tra i due e pronunciò: «reductio!»: i lampadario esplose sulle loro teste, provocando una pioggia di detriti sui sei combattenti. Con immenso piacere, capì di essere riuscita a fermare Doholov dall’uccidere il suo ragazzo, ma per un secondo non vide nemmeno lui.
Con le mani sulla testa per proteggersi dalle schegge, Hermione, cautamente, si avvicinò alle gambe di Cormac: era ancora disteso a terra,  privo di sensi; Dal viso, sangue proveniente da una profonda ferita alla testa, colava fino a sporcare la maglietta e il pavimento.
 
« no... Cormac»
 
 
 
 
 

 

AUTHOR’S
 
Siamo agli sgoccioli: ancora 2 o 3 capitoli ed è finita! Ma i colpi di scena non sono mica finiti, e neanche le scelte da compiere! Lasciatemi un commento e fatemi sapere come lo trovate :)
Alla prossima,
 
Chloe’s Ivy
 

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Capitolo 13
*** Risveglio ***




13.
 
 
 
 
 
Le pareti dell’infermerie erano bianche. Il soffitto, bianco. Le lenzuola, i cuscini, le testate dei letti, bianchi. Era tutto di un biancore accecante e fastidioso: non se n’era mai accorta. Eppure ci era finita parecchie volte: praticamente ogni anno, se si contavano le visite ad Harry, e una volta, il secondo anno, quando era stata quasi uccisa dal basilisco, ma di quell’esperienza non ricordava poi così tanto.
Quindi perché ora , seduta su una sedia di legno chiaro, accanto ad uno dei letti, si sentiva così sopraffatta da quella sensazione di malessere che non l’aveva abbandonata da quando era entrata? I suoi occhi erano lucidi e fissavano incessantemente il viso addormentato del ragazzo biondo, sistemato nel letto accanto  a lei.  Due letti più in là, un’altra famiglia si stringeva vicino ad un altro ferito.
Cormac aveva una garza bianca stretta intorno alla testa: nessuna magia era riuscita a far rimarginare tempestivamente la ferita profonda che il lampadario di ferro gli aveva inferto alla testa. Hermione non riusciva a smettere di singhiozzare pensando che era tutta colpa sua: aveva una stretta allo stomaco e al cuore così forte da non permetterle quasi di respirare; era tutta colpa sua, lei lo aveva messo al corrente della battaglia, lo aveva trascinato involontariamente nelle mani dei mangiamorte e, in un goffo tentativo di salvargli la vita, stava per ucciderlo lei stessa.
Una parte di lei continuava a ripetere: «poteva morire, poteva morire! Hai cercato di salvarlo »; ma l’altra sembrava prevalere: « stavo per ucciderlo io e chissà che danni avrò causato! Se avessi fatto peggio…» e si tormentava guardando quegli occhi chiusi, chiusi come se lui stesse dormendo  beato nel suo letto rosso e oro.
«Signorina Granger forse è meglio che vada a dormire, a darsi una sistemata…sembra esausta » Madama Chips si era avvicinata con passo leggero e il suo sussurro rianimò Hermione che, però, scosse violentemente la testa, decisa a rimanere lì accanto tutto il tempo necessario.
«N-novità?»
«No, mi dispiace. Se non si riprende, entro domani sarà portato al San Mungo. I suoi genitori lo raggiungeranno lì» Hermione abbassò lo sguardo, e si portò le mani agli occhi; Madama Chips riprese con tono rassicurante: « sono sicura che non ha nulla di grave. Ha ricevuto una botta molto forte, ma la ferita è stata chiusa quasi completamente e non credo che avrà…ripercussioni »
Ripercussioni, quella parola la faceva rabbrividire.
Un nuovo senso di colpa la travolse: era stata una sensazione del tutto secondaria in quella situazione, ma ora riemerse dal buio della sua mente, come se fosse un motivo in più per sentirsi responsabile di qualunque cosa gli fosse successa: Cormac era venuto lì per lei, e lei non riusciva a staccare gli occhi da Ron. Quegli occhi erano stati per lei come una calamita in quel momento: carichi di rimorsi, rimpianti, di scuse. Ma quando guardava in quelli verdi del suo ragazzo vedeva tutto l’amore del mondo, l’affetto, le premure, e lei sapeva di ricambiare tutto questo, non mentiva quando gli aveva detto di essere sua, e questo la faceva sentire ancora più colpevole.
« Cormac, mi dispiace così tanto, io…ricordi cosa mi hai detto poche ore fa? mi hai detto che eri mio, solo mio, oggi e domani…allora riprenditi, rimani con me » ormai parlava più a se stessa che a lui, tra le lacrime. Nel frattempo quasi tutti erano usciti dall’infermeria, anche la famiglia Weasley che stava vegliando su Bill, morso da Grayback. Hermione si guardò intorno: non c’era più nessuno.  Prese a fissare di nuovo quel bel volto roseo, il naso dritto con qualche lentiggine solitaria, la mascella squadrata e le labbra socchiuse: quanto avrebbe voluto baciarlo di nuovo, rivedere i suoi occhi subito, sentire la stretta delle sue braccia forti che l’avevano salvata da Amycus.
Chiuse gli occhi stanchi e si abbandonò sulla sedia: era stata una giornata lunghissima.
 


 
Nella notte un rumore la fece sobbalzare: Madama Chips era entrata in infermeria a controllare che non ci fosse più nessuno e che fosse tutto chiuse e in ordine.
« Signorina, ancora qui?! Non può dormire qui…»
«Mi scusi, mi sono addormentata un attimo-»
Un brontolio e tacquero entrambe, gli occhi spalancati rivolti al ragazzo nel letto.
Piano piano, le palpebre rimaste sigillate per molte ore, si dischiusero appena. La donna e la ragazza trattennero il respiro. Poi, Hermione, non riuscì più a trattenere l’euforia:
« Cormac » disse piano, chinandosi su di lui. Il ragazzo le guardò, confuso, cercando di metterle a fuoco. Poi, finalmente, parlò con voce roca: «C-cosa è successo? Dove mi trovo? »
« Sei in infermeria. Sei stato ferito da…un lampadario, ma non ti preoccupare, guarirai presto» sentiva tutto l’amore nei suoi confronti risvegliarsi, Ron era un lontano ricordo, la battaglia un episodio sbiadito.
«Un lampadario? Non ricordo…» e così dicendo tentò di tirarsi su, ma non ci riuscì.
«Non ti preoccupare» disse Hermione, risistemandogli le coperte « sono qui. Sono accanto a te, oggi e domani» e gli sorrise dolcemente.
«…grazie » rispose lui, con un sorriso incerto « ma…perché?»
«Come perché? »
« So chi sei, ma non siamo mai stati…intimi, insomma»
Hermione si sentì mancare: cosa stava dicendo? Cosa era successo?
Madama Chips ed Hermione si scambiarono uno sguardo allarmato: quello che temevano di più si era avverato, ripercussioni.
 




 
 
AUTHOR’S
 
Capitolo un po’ più breve e in ritardo, lo so…ma non so proprio come organizzare questo finale e il tempo inizia a scarseggiare con l’inizio della scuola :(
Spero vi piaccia, fatemi sapere!
 
Chloe’s Ivy :3
 
 
 

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Capitolo 14
*** Amici ***






«Non ti preoccupare» disse Hermione, risistemandogli le coperte « sono qui. Sono accanto a te, oggi e domani» e gli sorrise dolcemente.
«…grazie » rispose lui, con un sorriso incerto « ma…perché?»
«Come perché? »
« So chi sei, ma non siamo mai stati…intimi, insomma»
Hermione si sentì mancare: cosa stava dicendo? Cosa era successo?
Madama Chips ed Hermione si scambiarono uno sguardo allarmato: quello che temevano di più si era avverato, ripercussioni.
 




 
14.
 
 
 

Hermione si sentì mancare: tutto ciò che aveva temuto durante quelle ore, seduta accanto al letto bianco, si era avverato: il crollo del lampadario gli aveva salvato la vita, ma aveva compromesso qualcos’altro. La sua memoria.
Madama Chips aprì e chiuse la bocca senza dire nulla, incapace di rassicurare la ragazza. Dopo quella che parve un’infinità, parlò.
«Amnesia…dovevo immaginarlo. Deve essere questo il motivo per cui non si è svegliato subito, la magia non è riuscita a curare questo..questo… » e tacque, non sapendo come continuare.
«Ma non c’è niente che si possa fare, nessun incantesimo, nessuna pozione? » domandò implorante Hermione, con gli occhi lucidi.
La donna chiuse appena gli occhi e scosse il capo, come a farle capire che difficilmente sarebbe stato possibile.
«Di cosa state parlando? Non capisco… » Cormac, che era rimasto muto fino ad ora, tentò di nuovo di rialzarsi, prendendo parola.
«Signor McLaggen, qual è l’ultima cosa che ricorda aver fatto?» Madama Chips, vedendo la costernazione sul viso della ragazza e la confusione su quello del ragazzo, intervenne « noi crediamo che…la botta le abbia fatto perdere la memoria, o degli avvenimenti in particolare»
«Io…io ero in vacanza con i miei genitori…non…non dovrei essere a Hogwarts, la scuola non è ancora iniziata, non è ancora settembre…»
«Non ricordi altro? Nulla?» Hermione guardava entrambi, come se fosse uno scherzo e da un momento all’altro Cormac smettesse di far finta di non ricordarla e ritornasse in sé.
« È come se ci fosse una fitta nebbia nella mia mente: non riesco a ricordarmi altro, per esempio come sono arrivato qui »
«…non ti ricordi neanche…di me? » sussurrò la ragazza esitante.
Cormac non parlò subito. La guardò intensamente, con gli occhi quasi a fessure, cercando nella sua mente tracce di quel viso dolce e spaventato.
« Si » disse infine con lo stesso sguardo trionfante di sempre « Hermione Granger, quinto anno, cioè sesto, a settembre »
«E… » quel “si” le aveva quasi ridato speranza, ma la risposta non sembrava quella che si aspettava.
«E… credo sia tutto. Dovrei sapere altro? »
Il silenzio scese sulla stanza.
 
 
 
« Come va? » Harry aveva cercato spesso di confortare l’amica, ma lei, negli ultimi giorni, si era rinchiusa in se stessa, aspettando un miracolo che non voleva arrivare.
«Non da segno di riconoscermi. Oggi sono andata a trovarlo al San Mungo e mi ha chiesto dove fosse la ragazza bellissima che aveva conosciuto in vacanza! Io non so che fare… »
«Mi dispiace…non riesco a vederti in questo stato; Hai mai pensato alla possibilità che…non dovesse riacquistare più i suoi ricordi? » chiese incerto Harry, guardandola sottecchi. Hermione nascose il viso tra le mani, scossa da un singhiozzo. Eccome se ci aveva pensato. Pensava solo a quello da quando lui aveva iniziato le cure, che tuttavia, non sembravano dare risultati evidenti.
« Scusami, non volevo...  »
«No » la ragazza riemerse con le ciglia bagnate « devo smetterla di essere così…debole. È inutile piangersi addosso, in questo modo non risolverò certo la situazione »
Harry sorrise e le passò un braccio intorno alle spalle « sei la persona più coraggiosa e intelligente che io conosca; la strega più brillante della nostra età. Non lasciare che questo ti butti a terra. » e la strinse forte.
« La più brillante, eh? » disse lei con un sorrisetto appena accennato « grazie, Harry. Ma tu…cosa hai intenzione di fare…dopo? »
« Dopo la fine delle vacanze? Non tornerò a Hogwarts. Ho un compito da svolgere: trovare gli Horcrux e , comunque, non credo sia il caso di tornare qui »
« Io sono con te » Hermione lo guardò come se lo stesse sfidando a contraddirla.
«Hermione… »
«Harry, non ti lascerei mai solo a cercare gli Horcrux. Hai bisogno di me e Ron, sempre che lui voglia venire… » il pensiero di Ron la faceva sentire ancora in colpa.
«Si » rispose mestamente il ragazzo « vuole venire. Ho cercato di farlo ragionare: non voglio che rischiate la vita per un compito che devo svolgere io. Non centrate nulla, voi potreste stare al sicuro e invece volete correre pericoli inutili.»
« Ho deciso, non cambierò idea. »
« E Cormac?»
 
Già, Cormac.
 
 
 
Al San Mungo i medimaghi erano abituati a trattare ferite da incantesimi e pozioni, ma di fronte ad un’amnesia del genere, erano rimasti spiazzati. L’unica soluzione, per ora, era il riposo assoluto, ed un lungo ciclo di sedute con un mago specializzato in quel tipo di problemi. I genitori di Cormac avevano raggiunto il figlio il prima possibile, ed erano rimasti spiazzati dalle condizioni del ragazzo; si erano chiesti cosa fosse successo, e avevano voluto parlare con Hermione, responsabile di quanto accaduto. Hermione, dal canto suo, era sconvolta. Aveva deciso di andare al San Mungo da Cormac tutti i giorni, cercando di risvegliare i suoi ricordi, ma i risultati erano stati nulli. Per lui, lei era un’estranea. Un’estranea molto gentile e premurosa, ma pur sempre un’estranea.
La ragazza si sentiva morire ogni volta che usciva dalla stanza, tanti mesi buttati all’aria, proprio ora che sentiva di provare qualcosa di più per Cormac, ora che sentiva di amare ogni suo aspetto, ogni sua sfaccettatura.
 
La madre di Cormac aveva i capelli biondi, ondulati, che ricadevano morbidi poco sopra le spalle. Ricordava un’attrice del passato e il viso pallido doveva aver conosciuta una grande bellezza che, però, si era sciupata negli ultimi tempi; gli occhi marroni riflettevano la stanchezza delle notti insonni. Camminava accanto al marito, alto e robusto, senza proferire parola.
« Hermione Granger? » l’uomo era entrato nella stanza, trovando la ragazza seduta accanto al letto di Cormac, durante gli ultimi giorni di convalescenza: la ferita alla testa era quasi guarita e presto sarebbe tornato a casa. Nel frattempo seguiva le cure con i medimaghi ogni giorno.
« S-si, si sono io»
« Sono il padre di Cormac, e lei è mia moglie » disse indicando la donna che stava sistemando le cose del figlio. Cormac era appena uscito per incontrare il terapeuta « volevamo scambiare due parole con te, se non ti dispiace »
Hermione si alzò, sistemandosi i capelli da un lato nervosamente.
« Ad Hogwarts ci hanno riferito che hai visto tutto quello che è successo e che…hai fatto cadere tu il lampadario. È vero? » disse lui cautamente.
La ragazza fece un respiro profondo. Aspettava con ansia quella conversazione, e ora era arrivata all’improvviso.
« Si, è  vero: sono stata io a far cadere il lampadario. Ma l’ho fatto per salvarlo: quel mangiamorte gli stava gettando un anatema e-e n-non sapevo c-cosa fare-» non era riuscita a trattenere i singhiozzi: ripercorrere quei momenti era difficile, ora.
« Tranquilla » la madre di Cormac, con uno sguardo materno, si era avvicinata ai due « ci hanno detto anche questo, siamo già al corrente di tutto ma, non credevamo…il nostro Cormac…morire… » e si strinse al marito, incapace di continuare.
« Grazie » disse lui rivolgendosi ad Hermione « davvero »
La ragazza si asciugò le lacrime con la manica della maglietta e tentò un debole sorriso.
« Una cosa » la donna, con gli occhi lucidi, guardava con uno sguardo, ora indagatore, Hermione « sei una sua amica o…voglio dire, ti ho vista, sei venuta qui ogni giorno, sei stata accanto a lui, mi chiedevo se ci fosse qualcosa oltre…»
«Oh suvvia, ti sembrano domande?! » il padre di Cormac le rivolgeva, ora, un sogghigno divertito.
« No » Hermione, ignorando l’uomo, rispose d’impulso: ci aveva pensato a lungo, non aveva ancora preso una decisione, ma ora, davanti ai suoi genitori, davanti alla proposta di Harry, davanti al futuro che incombeva sembre più oscuro e misterioso, quella risposta le era venuta spontanea:  « io…siamo solo amici »
 
 
 





AUTHOR’S CORNER
 
Penultimo capitolo!! Infatti, probabilmente il prossimo sarà l’ultimo e forse, al massimo, ci sarà un capitolo –epilogo, ma non di più. Sarà un finale che probabilmente non soddisferà tutti: io stessa sono partita con un’idea nel primo capitolo e mi sono accorta di averla completante stravolta fino ad ora! Gli amanti della Hermione/Cormac, dopo questo capitolo, faranno un rogo della mia fan fiction: chiedo venia, ma era indispensabile. In ogni caso sto pensando seriamente ad un sequel, perché ho un’idea, ancora un po’ confusa, ma che potrebbe funzionare e che in ogni caso sarà attuata solo se incontrerà il supporto dei lettori ;)
Un bacio a tutti e…al prossimo ed ULTIMO!

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