Understanding(wash it all away)

di FallenAngelsGoToHell
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Someday ***
Capitolo 2: *** Long road ***
Capitolo 3: *** Savin me ***
Capitolo 4: *** All the right reasons ***



Capitolo 1
*** Someday ***


Tears andd rain Quanti giorni erano? Due, tre...forse quattro...o cinque? Non lo sapeva. Sapeva solo che un velo di stanchezza si era posata su di lei. E lei stoicamente resisteva. Non avrebbe ceduto nemmeno un istante, non si sarebbe mostrata debole, perchè non lo era. Ma qualcosa la turbava. Erano solo sensazioni e per il momento era così, ma... -Basta Orube smettila.-pensò. Si guardò le mani sulle ginocchia per qualche istante e poi alzò lo sguardo. Ovviamente era ancora li. Dove pensava fosse andato? A trovare sua nonna?  Che razza di pensieri le affollavano la mente! Cedric stava leggendo un libro, Orube non riusciva  a vedere quale, e non si era accorto del suo sguardo. Bene. Molto bene, così lei poteva continuare a fissarlo. C'era sempre qualcosa di lui che sfuggiva all'occhio attento di lei. Un particolare modo di tenere il libro, la posizione sulla sedia, le rughe che si formavano sulla fronte per la concentrazione. Si sentì scema a starsene li imbambolata. Sì, una scema perfetta.
-Cosa leggi?- chiese improvvisamente. Lui alzò lentamente lo sguardo dal libro. -L'ultimo giorno di un condannato-
-Bello?- chiese lei cercando di fare un qualche straccio di conversazione. -Molto-rispose. Orube sospirò. Delle volte era davvero difficile fare un discorso con lui. C'erano dei giorni in cui non diceva assolutamente niente. Niente! Un ragazzo lunatico. Come dire, continuamente mestruato.
Soddisfatta di aver trovato la giusta definizione alla parola "Cedric" sul dizionario, si alzò. La testa le faceva male, ma lei non l'ascoltò. Non aveva molto da dire quel giorno. Sentiva solo una gran tristezza addosso e sapeva perchè. La maggior parte delle persone avrebbe detto con sufficenza: "ma è ovvio, sei chiusa qua dentro da giorni con l'ex luogotenente del tiranno di Meridian e non hai un momento di riposo perchè devi tenere sotto controllo lui e il suo stramaledetto libro... ecc, ecc.", ma non era così per lei. Lei non era "la maggior parte delle persone". Non trovava irritante la compagnia di Cedric. Alla fine si era abituata a lui.. Per amore o per forza, ma lo aveva fatto.
-Perchè non vai a dormire un po'?- le chiese. Lei sobbalzò. La voce del ragazzo l'aveva bruscamente riportata alla realtà. -Io devo stare qui. Devo controllare il libro e anche te caro, non pensare di imbrogliarmi- rispose con diastacco lei. -Oh come siamo diffidenti oggi- le disse in modo canzonatorio. - Faccio bene il mio lavoro-  si giustificò.  -Guarda che non devi prenderti una vacanza, solo finirai per non averne più per nessuno se continui così. E poi a  me piace la tua compagnia, quindi non lo dico per farti andare via-.Continuò con noncuranza a leggere senza degnarla di uno sguardo, apparentemente troppo preso dal libro. Non che, a suo parere, le dovesse più attenzioni.  A lui sembrava una conversazione normale in un momento normale. A lei no. Lei sapeva che le rimanevano solo i ricordi. La sua breve infanzia prima di essere catapultata in un mondo cattivo, dove la sopravvivenza era la lotta. Unica figura umana, quasi materna , era stata Luba. L'adorava. Aveva odiato le guardiane per la sua morte, ritenendole colpevoli di tutto ciò che le era capitato. Era stata il suo appiglio nei momenti di disperazione, sofferenza, sconforto. Ma questa volta non poteva contare su di lei. Erano passati solo pochi mesi da quando aaveva appreso della morte di suo padre. Mai una lacrima aveva solcato il suo viso. Voleva dimostrarsi combattiva anche in quel momento. Voleva che lui fosse orgoglioso di lei anche nella morte. Ma ora quando tutti i suoi ricordi, per un motivo o per un altro convergevano li si sentiva perduta. Sola come mai le era capitato prima. Pioveva fuori. -Ovviamente- pensò - mai che le disgrazie vengano una alla volta-. -Mi faccio un bagno- dichiarò alla fine. -Be, potresti andare a fare una passeggiata allora- disse Cedric con un sorriso. Lei sorrise a sua volta e si avviò. -E fai attenzione alla doccia-le urlò di rimando. Orube si ritrovò a sorridere. La storia della doccia era stata davvero forte. Siccome lei usava il getto fisso posizionato proprio sopra la testa non si era minimamente preoccupata di verificare che l'ultimo che aveva fatto la doccia l'avesse pensata come lei e non avesse aperto invece la doccia mobile, cosa che invece Cedric aveva fatto. Bene, quando era andata per farsi un bagno la doccia mobile era proprio puntata verso la sua faccia e non appena la ragazza aprì l'acqua un potente getto la investì, inondando il bagno. Ci misero due ore a pulire tutto ridendo come dei deficenti. Cedric non si era minimamente arrabbiato anche se adesso ogni scusa era buona per rinfacciarle la disavventura. Questa volta si ricordò di controllare per poi infilarsi sotto il getto d'acqua. Non voleva nient'altro, solo starsene li sotto per sempre. Il suo per sempre però durò circa quindici minuti. Una volra fuori sperò di sentirsi meglio, ma non fu proprio così. Era come se fosse stata invasa da un'ondata di tristezza liberatoria, di quelle che non ti danno depressione, ma ti fanno piangere. Si guardò allo specchio, si asciugò alla meglio e fissò i suoi occhi in quelli dell'immagine riflessa. Non vi scorgeva nulla. Voleva piangere. E allora pianse. Sperò che Cedric non la sentisse. Sperò anche di fermarsi presto. Purtroppo nulla di tutto ciò accadde. Si era vestita piangendo, quasi arrabbiata per quello che stava acccadendo, quando lo sentì bussare. Nello stesso istante si sentì mancare. Fra il turbinio di pensieri che affollavano la sua mente uno si fece immediatamente strada verso di lei -Cazzo!- pensò. -Orube va tutto bene?- chiese Cedric nel tono più naturale possibile. -Sì, sì- si affrettò a rispondere lei -è solo che...-. Non riuscì a finire la frase che scoppiò in singhiozzi. Allora lui entrò. Rimase interdetto da ciò che vide. Non appena lo sentì entrare si voltò a fissarlo con gli occhi pieni di lacrime. -Accidenti ma perchè tutte a me devono capitare!- pensò. Improvvisamente un'ondata di malessere la invase e la costrinse ad accasciarsi a terra. Scoppiò di nuovo a piangere sotto gli occhi attoniti di lui. Cedric le si avvicinò. Allungò una mano per sfiorarla, calmarla. A quel tocco quel briciolo di autocontrollo e di dignità che la ragazza credeva di aver rimasto sparirono del tutto. Si aggrappò immediatamente alla camicia di lui. Lui la strinse con il cuore che batteva a mille. Rimasero così per un tempo indefinito. Poi lei, dopo avergli inzuppato a dovere la camicia di lacrime, si addormentò. -Finalmente, non credevo fosse possibile- pensò Cedric. La portò nella sua stanza e la stese sul letto. Era sfinita. La osservò per un po'. Poi immediatamente si riscosse da quella situazione ridicola. -Ma come cavolo sono inquadrato?!- si chiese. La lasciò li e decise si tornare alle sue occupazioni.
Fuori pioveva. Piangeva anche il cielo.









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Capitolo 2
*** Long road ***


Capitolo 2 tears and rain Dovevano essere le sei. Ma non di mattino di pomeriggio.
La luce che filtrava dalle tende non perfettamente chiuse aveva lievi sfumature rossastre. Il vento fresco dalla finestra andava a tormentare i suoi capelli, portando con sè l'aroma della terra bagnata mista a foglie secche. Doveva aver piovuto fino a pochi istanti prima. Accorgendosi di starsi svegliando, strinse maggiormente il cuscino e  contemporaneamente anche gli occhi.
 -Non adesso per favore. Ancora un attimo, solo un...-
Un rumore secco. Passi vicino a lei. Si alzò a sedere di scatto, ricettiva nonostante il mal di testa, che ancora percepiva vivo e pulsante. Non appena gettò una veloce acchiata alla stanza sentì i muscoli irrigidirsi: non la riconosceva. -Ma dove accidenti...-. Poi ricordò tutto. Suo padre, Luba, la doccia, Cedric, le lacrime e ... Cedric? Rivolse alla sua immagine riflessa nello specchio dell'armadio a muro uno sguardo contrariato.
-Accidenti!- pensò,-con che faccia lo guarderò d'ora in avanti? L'integerrima Orube, che si assume la responsabilità, il dovere di conrollarlo, alla fine scoppia a piangere davanti a lui e si ritrova a dormire nel suo letto...  Ma poi come ci sono finita qui? Ricordo che piangevo, poi è arrivato lui e io... mi sono addormentata... - I suoi pensieri vennero interrotti da una maniglia che si apriva.
-Temevo che non ti svegliassi più-disse la figura dalla lunga chioma bionda.
-E invece...-rispose lei con ostentata indifferenza.
-Be meno male, perchè io non ce la facevo più a intrattenerla da solo- affermò con sguardo esasperato. Le fece cenno di alzarsi  con una mano, mentre con l'altra le tenne aperta la porta. La ragazza cercò di mettersi in piedi, ma un violento giramento di testa le fece perdere l'equilibrio e rischiare di cadere a terra.
Cedric volle avvicinarsi, ma lei gli fece segno di starsene li. L'ultima cosa che voleva era andare di la aggrappata a lui. Si rimise in piedi e con passo orgoglioso, sebbene malfermo, raggiunse la stretta stanza dove si era incastrato il libro magico.
-Orube!Ma...come stai? Che ti è successo?-. La detentrice del cuore di Kandrakar le mostrò un volto preoccupato. Non riusciva a ricordare se l'avesse mai vista così debilitata, forse proprio perchè non era mai successo.
-Non è nulla ho avuto... un leggero mal di testa tutto qui...-. Ad ogni parola cercava di mantenersi sicura di sè e dar prova di stare perfettamente bene. Ma soprattutto evitava come la peste lo sguardo di Cedric. Si sentiva troppo imbarazzata e altrettanto debole per riuscire a puntare i suoi occhi in quelli del ragazzo o anche solo scambiare due parole con lui. Una parte di sè stava ancora dormendo, un'altra era sprofondata dalla vergogna... sì, si può affermare con certezza che Orube era nettamente distratta, tanto che cercando di concentrarsi sull'obbiettivo "risultare normale", non stava minimamente ascoltando Will.
-Scusa come?-chiese. Mentalmente si diede dell'imbecille.
-Ho detto che Kandrakar mi ha contattato. Hanno bisogno di te. L'oracolo non mi ha voluto spiegare la situazione, ma ci dovrebbero essere dei problemini  per quanto riguarda la sicurezza all'esterno della fortezza o una cosa del genere-. Poi rivolta verso Cedric-I tiranni purtroppo proliferano in parecchi mondi-
Il ragazzo le rivolse uno sguardo, che lasciava trasparire superiorità mista  a indifferenza, come se non si sentisse minimamente toccato dalle sue parole.
-Va bene, ma perchè l'oracolo non ha contattato me mentalmente, piuttosto che servirsi di te?- chiese cercando di interrompere quella serie di sguardi assassini.
-Penso che, essendo i tuoi poteri psichici deboli, non abbia voluto forzarti- rispose la rossa soprapensiero.
-Risposta ragionevole-pensò Orube, anche se lei avrebbe velocemente obbiettato che non c'era bisogno di preoccuparsi tanto per la sua salute, ma detto in quella situazione sarebbe sembrato paradossale, perciò rimase in silenzio.
-Ma io devo rimanere...- provò a spiegare, ma Will la interruppe.
 -Non  devi assolutamente preoccuparti. Assieme a questo viscido essere rimarrò io per tutto il tempo necessario. Mia madre è fuori per lavoro e Dean non ha il compito di sorvegliarmi, perciò posso timbrare io il cartellino per te!- le rispose con un gran sorriso.
-Oh be... grazie...- e improvvisamente si sentì davvero rinfrancata. Era trascorso molto tempo da quando non aveva più lavorato direttamente per Kandrakar e questo le provocò una scarica di adrenalina. Sentì quanto le mancasse la lotta a mani nude, l'azione sul campo e la bellezza dei mondi extraterrestri. Non che la Terra non fosse affascinante, ma i luoghi della sua gioventù erano tutt'altro. Comunque qualsiasi cosa piuttosto che rimanere da sola con Cedric e in balia dei suoi pensieri.


Kandrakar


Il passaggio da un mondo all'altro durò qualche breve istante. In un attimo una luce rosa si sprigionò dal monile che la guardiana custodiva gelosamente dentro di sè e risucchiò la giovane guerriera. L'imponente costruzione che si stagliava al centro dell'infinito indicò la fine del viaggio.
Le bianche mura e le scintillanti vette che risplendevano al sole ricordarono a Orube i momenti passati li dentro a combattere, a lottare per la difesa di quel luogo sacro o semplicemente a trovare conforto. L'oracolo poteva essere un alleato prezioso nei momenti più difficili. La telepatia era molto utile per capire fin nel profondo le persone e soprattutto aiutarle a dar sfogo ad ogni pensiero.
Tante volte Orube aveva sentito il bisogno di rifugiarsi all'interno di quel palazzo e camminare per ore e ore con Himerish, sempre disponibile a passare del tempo assieme a lei.
Conosceva quella ragazza e sapeva che se chiedeva consiglio era per questioni importanti riguardanti lei o l'universo.
Non averla  più al suo fianco, molte volte gli velava gli occhi di tristezza. Aveva svolto altri compiti per lui, si era sempre dimostrata obbediente, sebbene avesse opposto resistenza alla sua nuova vita terrestre, e non aveva mai mancato di dargli soddisfazione. Pensava che un ritorno alla sua terra sarebbe stato un giusto premio per lei, dopotutto le WITCH  erano in cinque e sorvegliare Cedric era un compito a cui potevano assolvere da sole. 
Una volta assunto il suo normale aspetto, che culminava con delle particolari orecchie a punta, Orube si diresse lentamente verso la sala che accoglieva  il triumvirato. Nulla era cambiato in quel posto millenario, abitato sempre dalle stesse persone, le quali, con lui formavano un'unità indissolubile. Le venne da chedersi per quale motivo era così urgente la sua presenza. Riconosceva, con una punta di orgoglio, di essere la migliore guerrira, che avesse mai prestato sevizio a Kandrakar. Certo Basiliade aveva sempre messo a disposizione i suoi uomini per la difesa del luogo più importante dell'universo, ma in pochi avevano deciso, prima di lei, di essere al suo totale servizio. Molti rimasero ad insegnare ai giardini di addestramento, ebberouna famiglia o semplicemente si occuparono di problemi riguardanti il mantenimento dell'ordine in altri mondi. Tutte cose che garantivano più libertà, meno restrizioni, soprattutto per chi aveva dei figli. Il lavoro era comunque duro e pericoloso, ma non comportava l'accettazione di particolari regole da rispettare e sballottamenti da un posto all'altro.
-Invece io ormai non ho più nessun legame...- pensò con amarezza, ma si riebbe immediatamente.
-Accidenti Orube. L'oracolo ha chiesto il tuo aiuto, non quello di una piagnona, perciò muoviti e concentrati... e non pensare- si disse mentalmente.

Varcata la soglia i tre saggi le si fecero incontro con un pacato, ma estremamente cortese sorriso di benvenuto.
-Orube, mia cara amica!- la salutò con calore l'oracolo-deisderavo immensamente rivederti!-
-Siamo davvero felici di poterti riavere qui fra noi, almeno per il breve periodo del tuo incarico-le disse Yan-Lin con calore.
Endarno la osservava un po' più distante rispetto agli altri, ma nonostante il fiero portamento, anche lui, dentro di sè, gioiva nel saperela di nuovo li.
Era orgoglioso di quella ragazza sua compatriota, che  aveva dato lustro tante volte alla sua terra d'origine grazie agli incarichi portati a termine con incredibile bravura, che lasciavano il posto ad altri di maggiore fiducia. In qualche modo l'aveva vista crescere sotto le cure e gli insegnamenti di Luba, potendosi avvalere, qualche volta, del privilegio di farle lui stesso da maestro. Conosceva la sua vita meglio di molti altri e le era stato a fianco un paio di volte sul campo di battaglia, prima di far parte dei saggi di Kandrakar.
Con una certa nostalgia, gli sovvenne il violento scontro nel quale aveva dovuto affrontare i ribelli della regina Miriadel nella lontana Decrinia. Si trovava li come sovrintendente delle truppe reali e oltre a lui vennero mandati altri tre guerrieri: Asber, un ragazzo molto giovane, che era stato decorato sul campo per importanti azioni militari, Lavinia, esperta in arti magiche oltre che nel combattimento a mani nude, gli era stata presentata come una risorsa preziosa, e infine Orube, promettente guerriera, che aveva appena terminato la sua preparazione nel giardino dei Due Soli. Di solito non vengono mandati ragazzi così inesperti e anche Luba non si era dimostrata proprio favorevole alla proposta che la sua allieva prediletta potesse finire la sua cariera prima ancora di averla cominciata. Ma era stata la stessa ragazza a desiderare di partecipare alla guerra e alla fine ottenne ciò che voleva. Endarno capì subito che non era una guerriera qualunque: aveva una capacità di adattamento non indifferente, un acume e un'intellgenza invidiabili nell'elaborare informazioni, ma soprattutto non discuteva mai gli ordini. Questa era una dote molto apprezzata dal saggio e che sapeva le sarebbe tornata molto utile.
Ma i suoi pensieri vennero bruscamente interrotti dalle parole dell'oracolo.
-Amica mia, sappiamo che tu come le tue giovani amiche state, secondo un mio preciso ordine, sorvegliando Cedric durante la sua riabilitazione sulla Terra, ma ho bisogno di te. Disordini improvvisi stanno minacciando da un po' di tempo il tranquillo popolo di Galanor. Su questo pianeta, in una dimensione parallela alla  nostra, l'improvvisa morte della sovrana Karen ha portato velocemente al trono l'unico parente a lei rimasto: suo cugino Adrian, importante diplomatico del regno-
Così dicendo l'oracolo si spostò davanti ad una enorme finestra arcuata, perdendo lo sguardo fra le nuvole che  costeggiavano la fortezza. Con le mani iniziò a modellare una nuvola, che aveva fatto capolino da dietro a un pilastro. Velocemente i soffici filamenti diedero forma ad un viso allungato, decisamente piacente, ma incorniciato da minuscole squame.
-E' lui?- domandò la ragazza.
-Non credo che tu abbia mai avuto occasione di fare la sua conoscenza, comunque non c'è molto da dire: più che un diplomatico di Galanor è un diplomatico di se stesso, ed ora è re. La situazione già instabile prima della morte della regina, a causa della mancanza di un erede diretto, si è fatta catastrofica. Il popolo è in continua sommossa: ritiene che Adrian non sia altro che un usurpatore indegno di sedere sul trono e lo accusano di aver provocato lui stesso la morte della sovrana.  Come se non bastasse sono sorti gruppi di fanatici che inneggiano al re, convinti che questo servilismo permetterà loro di godere di maggiori privilegi.
Il compito che ti affido è recarti laggiù come capitano delle guardie e vedere di sedare le rivolte che stanno devastando quella terra. Confido che lo farai nella maniera migliore possibile-.
Detto questo le rivolse un sincero sorriso. Yan-Lin e Endarno non avevano proferito parola e questo disorientò non poco Orube. Perchè non parlavano? Inoltre c'era qualcosa che non quadrava nell'incarico che le era appena stato affidato.
-Oracolo io non...- comiciò, ma venne bruscamente interrotta da un saggio, che irruppe nella stanza.
-Oracolo l'ambasciatore di... Oh chiedo perdono, non volevo interrompere nulla...-
-Non preoccuparti amico mio, avevamo appena terminato. Sì, mi aspettavo questa visita. Orube noi ci lasciamo qui per oggi. Sono desolato di non poterti dedicare più tempo. Endarno credo servirà anche la tua presenza-.
 Detto questo si rivolge nuovamente alla ragazza-Ci rivedremo prima della tua partenza- le disse sorridendo cortese. E i tre saggi sparirono oltre il varco d'accesso.
Orube era basita. Non poteva credere di aver appena ricevuto un tale incarico, proprio come ai vecchi tempi, ma soprattutto non capiva l'atteggiamento quasi evasivo dell'oracolo.
-Piccola mia- cominciò Yan-Lin avvicinandosi -passeggiamo un po' vuoi?-



Giardini di Kndrakar, centro della fortezza e dell'infinito


-Vedi, l'oracolo è molto occupato da un po' di giorni- cercò di spiegarle Yan-Lin - e ha fatto tutto il possibile per organizzare il vostro incontro, ma non ha potuto trattenersi di più-disse pazientemente. La ragazza l'ascoltava, saziandosi della beata vista dei giardini in fiore di Kandrakar e fremendo di avere le delucidazioni che desiderava sul suo compito.
-Lui doveva...-
-Venerabile Yan-Lin - la interruppe Orube un po' infastidita da tutte quelle inutili spiegazioni- sono consapevole che il ruolo di oracolo sia complicato e impegnativo, ma credo di meritare il privilegio di fare qualche domanda!- proruppe, visibilmente infastidita dalla situazione.
-Cosa desideri sapere?-
-Perchè avete mandato a chiamare me per questo incarico? Sono sulla Terra da molto tempo e ho già un compito, sorvegliare Cedric. Ci sono tanti altri meritevoli guerrieri a Basiliade, che potevano svolgerlo!-
Yan-Lin la guardò. Orube sembrava invecchiata di dieci anni dall'ultima volta che l'aveva vista. Gli occhi erano segnati da pesanti occhiaie, lo sguardo sembrava stanco, sebbene lei non lasciasse trapelare alcun accenno di spossatezza e aveva perso tutta la vitalità e la risolutezza, che ricordava essere sue innate caratteristiche.
-L'oracolo è preoccupato per te- disse infine.
Orube strabuzzò gli occhi. Ma perchè tutti sono così preoccupati per me? Sembro così da ricovero?
-Preoccupato? E di cosa? Non faccio bene il mio lavoro forse?- chiese con stizza.
-Oh no, l'oracolo è sempre stato orgoglioso di te. Will gli ha riferito che tu addirittura sorvegli Cedric costantemente senza nemmeno dormire-rispose tranquillamente Yan-Lin. -Ma considerando quello che ti è successo mesi fa...-
-Yan-Lin, io non ho bisogno che  qualcuno si preoccupi per me, io...-
L'anziana donna si girò verso di lei posandole le mani sulle braccia.
-So che tu sei una donna forte Orube. Ma il dolore non è sconosciuto a nessuno ed è un sentimento molto paziente. Corrode lentamente. L'oracolo voleva solo che tu ritornassi quella di prima. Tuo padre l'avrebbe voluto. Vai e cerca di portare un po' di giustizia fra quella gente. Il tuo incarico inizia domani. Ritornerai fra una settimana-.
Poi aggiunse serenamente, - Immagino che tu sia stanca di stare costantemente in quella libreria in compagnia di Cedric-.
La ragazza, che fino ad un momento prima le sorrideva grata, ora fece scivolare le sue labbra in una smorfia di indifferenza.
E stringendosi nelle spalle se ne andò nei propri alloggi. 






















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Capitolo 3
*** Savin me ***


capitolo 3 tears and rain



Galanor, sede operativa della resistenza, settimo e ultimo giorno di mandato.


-... e i prigionieri sono già stati trasferiti a Kandrakar come stabilito, senza alcun ritardo. I campi di raccolta civili numero 5 e 6 sono stati spostati verso Nord-Est, dove abbiamo ancora molti alleati e buoni mezzi difensivi. I soldati che...-
-ACCIDENTI A QUESTO AFFARE!-proruppe Orube irritata. Da un quarto d'ora cercava di bendarsi una ferita su un braccio, ma avendo a disposizione solo una mano e i denti con cui stringerla, la difficolta dell'operazione era palese.
-Lascia, faccio io- le disse Jirog. Lei per tutta risposta fece una smorfia, scontenta di avere bisogno di aiuto, ma lo lasciò fare. Tanto non ci sarebbe riuscita da sola.
-Non è necessario che tu mi faccia rapporto anche di questo. So come sono state svolte le ultime operazioni e ... AHI!!!-
-Scusa, non volevo. Non credevo ti facesse ancora molto male- si giustificò lui.
- Almeno ha smesso di sanguinare-
-Già, ma le ferite che hai aperto a quello sporco vigliacco di un Galariano, che ti ha aperto questo buco, non si rimargineranno facilmente.- proruppe il ragazzo con una risata.
Orube lo fissò con rabbia. -Non permetterti mai più di dire una cosa del genere. Non si ride della morte. Noi non siamo qui per ammazzare i sostenitori della tirannide. Noi siamo qui per evitare disordini- gli rispose con freddezza.
-Chiedo scusa- disse tenendo gli occhi bassi, apparentemente molto impegnato nel suo lavoro. -E comunque non staremo in questo accidenti di posto ancora per molto. Vorrei ricordarti che fra due ore partiamo- Si alzò da dove si era inginocchiato per bendarle il braccio e si stiracchiò felice.
-Lo so, lo so- rispose meditabonda.
Non era stanca di combattere a fianco di questa gente.  Gli scontri erano stati violenti, ormai aveva capito di cosa era capace Adrian. Rappresaglie sui civili, torture insensate, bambini scomparsi nel giro di una notte e ritrovati solo tempo dopo morti. Non era un bello spettacolo, ma forse proprio questo la spingeva a restare. Lei, scene del genere, le aveva già viste tante di quelle volte, da non farsi impressionare più. Ma lei era una guerriera. A differenza sua, le persone normali non dovrebbero mai dovuto vedere ciò che ha dominato le strade e le piazze della città per tutti quei giorni.
Jirog sembrava contento di partire. Non era colui che la gente definisce "eroe", anzi meno guai c'erano, meglio era per lui.
Lui aveva una moglie e tre figlie.
-Tornerai su Aldesia dalla tua famiglia?- gli chiese.
-Assolutamente. Ho visto troppe morti in sette giorni. Adesso voglio vedere un po' di vita- rispose seriamente. Aveva lo sguardo fisso nel vuoto, come se tutte le immagini raccolte sul campo quella settimana lo stessero tormentando. -E tu cosa hai deciso di fare?-disse, riscossosi dai suoi pensieri.
-Io terminerò un compito sulla Terra, che ho lasciato in sospeso-
-Che genere di compito?- Chiese lui intento a chiudere gli ultimi bagagli.
Orube sospirò. -Sto sorvegliando uno, che si trova sulla Terra in una fase di riabilitazione-
Detta così sembrava la descrizione di un'assistente sociale, intenta ad occuparsi di uno malato di qualche strana malattia.
-E chi sarebbe sto tipo?-
Jirog era praticamente seduto su una valigia, che non voleva saperne di chiudersi.
-Uhm... Lord Cedric-disse con noncuranza.
Lui si fermò un attimo. Improvvisamente un lampo di consapevolezza gli illuminò il volto.
-So chi è! Ma sì, dai, il braccio destro di quel tiranno di Meridian, che aveva fatto un non so che alla sorella!-disse soddisfatto. Sembrava quasi che lo volesse spiegare a lei, chi era che stava sorvegliando.
-Un maledetto bastardo, uno così non trovi?- buttò li il giovane, contento di aver sitemato anche gli ultimi bagagli.
Bastardo. Indubbiamente era stato un bastardo. Ma lei non sopportava giudizi del genere, da gente superficiale come Jirog. Lui non sapeva la fatica che Cedric stava facendo sulla Terra e i progressi che, indubbiamente, aveva fatto. Si agitò, stizzita.
-Considerata la tua ignoranza al riguardo ti proibisco di fare commenti-rispose con rabbia.
Gli occhi del ragazzo furono attraversati da un lampo di stupore. Ai suoi occhi era una reazione esagerata, soprattutto perchè, da quanto gli era stato detto, Cedric era un delinquente di prima categoria. Ma non aveva  voglia di rogne quella mattina, così decise di starsene zitto.
-Credo che dovremmo andare nel punto indicato per la dislocazione-
Orube si guardò intorno un'ultima volta.
-Andiamo- disse.



Kandrakar, sala del triumvirato



Alle colline, rosseggianti per l'abbondanza di ferro, si sostituirono le candide nuvole e le acuminate vette del centro dell'infinito.
Orube si sentì a casa. Tuttavia il motivo per cui si trovava seduta li non le piaceva per niente, anzi le procurava un notevole disagio. Si agitò sul suo posto cercando una posizione migliore e ottenendo da quella vecchia mummia che sedeva al suo fianco, uno sguardo di rimprovero per il rumore che stava facendo.
Lei gli mostrò un nervoso sorriso di scuse e si decise ad ascoltare le inutili ciance dell'oracolo, che ovviamente prima di arrivare al sodo, ci metteva una vita.
-... inoltre vorrei ringraziare della loro presenza qui quest'oggi anche...-
Endarno, cercando di mantenere la sua compostezza e senza lasciar trapelare il fastidio per tutte quelle inutili chiacchere, che avevano già annoiato tutti, diede una leggera gomitata all'oracolo, il quale arrestò il suo fiume di parole.
-... E infine il motivo per cui siete qui già lo sapete: il generale Patrinov deve essere giudicato per tutto il suo operato al servizio del tiranno Adrian. Che i giudici comincino a elencare i reati da lui commessi-.
Per tutta la seguente mezz'ora Orube ascoltò cose che conosceva  a memoria, anzi molte di esse le aveva scritte addirittura lei. Tuttavia non si annoiò. Non erano parole inutili queste: si trattava di decidere della vita di un uomo, che aveva deciso della vita di molti uomini.
Successivamente la discussione si fece concitata. I saggi, i giudici e coloro che al pari di Orube erano stati chiamati a intervenire non riuscivano a venire ad un accordo, riguardo alla pena da infliggere al condannato. Orube si aspettava che da un momento all'altro Himerish sarebbe intervenuto. Cosa che effettivamente accadde, ma non come lei aveva previsto.
- Basta! Non è bene turbare un luogo di pace e armonia come questo. Vista l'impossibilità di giungere a un accordo, chiedo che sia la guerriera Orube a dare un giudizio-
A queste parole tutti tacquero e si girarono verso la giovane, rimasta come loro senza parole. Eh?? Ma era impazzito? Di solito in situazioni del genere si dovrebbe far terminare l'assemblea e lasciare il posto al verdetto dell'oracolo.
Qualcuno tra la folla, infatti non era molto d'accordo.
-Perchè dovremmo accettare il giudizio di questa ragazza oracolo? Quali mezzi ha in più di noi per svolgere questo compito?-disse una voce alterata dall'agitazione.
-Perchè, caro amico, lei era sul campo di battaglia, ha combattuto contro di lui, sa ciò che ha fatto meglio di tutti voi e, infine, perchè io mi fido ciecamente del suo giudizio- rispose pacatamnete l'oracolo.
Orube si alzò e si avvicinò all'uomo incatenato al centro della stanza. Non aveva più in volto la spavalderia che gli aveva visto in battaglia. Quasi tremava. Tuttavia il volto si mostrava fiero e determinato a tutto.
La ragzza parlò:
-Io, in qualunque situazione, ho sempre sostenuto l'importanza della rieducazione. Sarò bereve. Non credo che anni di carcere insegnino qualcosa. Tutti coloro che vi sono stati non hanno ottenuto nient'altro che disagio, malattia e morte, aumentando l'astio nei confronti di ciò che noi chiamiamo giustizia. Io chiedo per lui la Torre delle Nebbie-.
Improvvisamente gli occhi del condannato si puntarono nei suoi con un'intensità tale, da trasmetterle tutto il suo terrore. Con le mani si aggrappò alle sue caviglie, implorando pietà.
-No! Tutto, qualsiasi cosa, ma non questo! Vi prego!- gridò in preda alla disperazione più cieca. Ma non ci fu nulla da fare. Le guadie lo presero a forza e lo trascinarono via. Prima però che potesse scomparire, chiese drettamente alla giovane guerriera un favore.
-Ti prego fai che mia moglie e i miei figli non sappiano mai cosa mi è successo. Promettimelo!- le disse.
Orube era impietrita. Mai prima d'ora si era trovata in una situazione simile. Non capiva. Tutto quello che sapeva era che nella Torre dele Nebbie si cercava di piegare le menti verso il bene. Ma allora cosa c'era di così terribile...
Alle parole del condannato annuì impercettibilmente, ma a lui bastò. Si lasciò trascinare via senza più emettere suono.
Quando la sala si svuotò, Himerish le si avvicinò, vedendola scossa.
-Non devi lasciarti impressionare da ciò che hai sentito: non è la prima volta che si vedono comportamenti del genere. Hai fatto la scelta che anche io ritengo più giusta e credo...-
-Oracolo...- lo interrupe Orube rimuginando su ciò che aveva appena visto, - di preciso cosa c'è nella Torre delle Nebbie?-
L'uomo la fissò attentamente. -Le persone vengono ricondotte sulla retta via tramite delle illusioni. Questo è tutto quello che devi sapere e che sai già-
-Io ho condannato un uomo a qualcosa, che ha innescato in lui terrore. E mi chiedevo se...-
-...se ti avessimo mai mentito, raccontandoti solo una parziale verità, non è così?- continuò l'oracolo. Accorgendosi di essere troppo rigido con lei, distese le labbra in un caldo sorriso.
- Questa Orube è la verità. Ma non sempre le punizioni possono essere facili da sopportare- aggiunse.
















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Capitolo 4
*** All the right reasons ***


capitolo 4 tears and rain Era passata una settimana da quando aveva lasciato Kandrakar. Questo voleva dire che era trascorso un mese dalla notizia della morte di suo padre. Un tempo sufficiente a una guerriera di Basiliade per riprendersi da un lutto.


Ma c'era dell'altro.


Non voleva ammetterlo, ma la condanna inflitta al generale Patrinov l'aveva turbata  più di quanto pensasse e tutto questo non le piaceva. Neanche un po'.
Un tempo non si sarebbe lasciata piegare così facilmente, avrebbe sopportato a denti stretti se necessario e, fieramente, sarebbe andata avanti.

Una guerriera. L'allieva prediletta di Luba.

Invece adesso cos'era dieventata?


Si ritrovò a pensare che forse Cedric aveva ragione. Forse era vero che questo pianeta aveva una cattiva influenza su chi, come lei, era un alieno.
Forse era davvero diventata una sciocca, incapace di affronatre la realtà da sola.

Stremato dai pensieri che le affolavano la mente, il suo corpo decise di darle un po' di pace, cadendo nel dolce oblio del sonno.




Tump!

Si sollevò di scatto, mettendosi a sedere sul divano e sgranando gli occhi per vedere meglio.
Cedric la guardò come se non avesse mai visto nulla di più strano.
-Mi è solo caduto un libro. Mi dispiace di averti svegliato-si scusò.

Lei guardò l'orologio sul cellulare: erano passate da poco le undici di notte. Aveva dormito quattro ore e sapeva che per quel giorno non si sarebbe più addormentata.

Si mise a sedere con le ginocchia strette al petto e si ritrovò a pensare:
-Tu Orube te ne starai qui buona buona a controllare lui e quel suo stramaledetto libro e non lo farai. Eviterai discussioni inutili. E poi alla fine che t'importa, la parola dell'oracolo è più che sufficiente per farti stare tranquilla no? No, dannazione, non è sufficiente... Stronzate, la verità è che, non avendo nulla da fare, ti perdi in pensieri idioti... Non sono idioti, quell'uomo...  Tu hai fatto il tuo lavoro, del resto non ti devi impicciare! E' così Orube che fanno i bravi soldati, se non altro per dormire tranquilli, cosa che a te non capita da un po', quindi se vuoi concentrarti di più sul tuo sonno invece che ... -.

-Cedric...- chiese. -Imbecille- si disse mentalmente.
-Uh?...- 
-Cosa c'è nella Torre delle Nebbie?-

Il libro gli cadde di mano. Lo sguardo si posò su di lei, profondo, penetrante.
-Tu non lo vuoi sapere davvero -
Si alzò a racogliere il libro per poi sistemarlo al suo posto.
-Io ho condannato un uomo alla Torre sette giorni fa, a Kandrakar-.
Poi aggiunse- Lui aveva una famiglia-.
-Be allora la sua famiglia non ti manderà lettere di ringraziamento!-

Si voltò di nuovo verso di lei. Spiegò:
 -La tua mente viene piegata da illusioni;continue immagini, suoni, voci affollano i tuoi pensieri. Non puoi divincolarti da essi, non hai un minuto di pace. Credi di perdere definitivamente te stesso in quel luogo, sfociare nella pazzia. Li dentro sono racchiusi i più grandi orrori, che la mente possa partorire-.

Lei era come incapace di reagire alle sue parole. Non poteva essere così terribile.
-Ma lui ci è stato- le ricordò una voce nella sua testa. -Lui ha provato tutto questo e ora lo sta provando un altro-
Lei si alzò. Aveva bisogno di bagnarsi la faccia. Era come se avesse ricevuto due pugni alla bocca dello stomaco: uno per aver condannato un uomo ad una tortura del genere e l'altro perchè sapeva che anche Cedric aveva vissuto tutto questo.

-Tuo padre non sarebbe fiero di te adesso- ripetè ancora la stessa voce.
-Basta!- pensò con irritazione. Suo padre non era li adesso. Lei sì, e doveva fare i conti con la realtà.  
-Non posso credere che una persona come te, tanto legata all'onore abbia fatto una cosa così...- ma le parole del ragazzo vennero interrotte.
-Io non lo sapevo Cedric. Ti giuro che non lo sapevo. E poi non accetterò rimproveri dall'ex servitore di un tiranno!- gli disse lei con rabbia.
Si rimise seduta, aveva bisogno di stabilità.  

Lui la guardò. - Credi di non fallire mai tu? Di non fare mai uno sbaglio? Tu non ci sei stata li dentro, io sì!-.
Si sorprese arrabbiato con lei in quel  momento. Ma cosa credeva? Che solo lei poteva permettersi di giudicare? Pensava di saperne piùdi lui, anche su questo?

Ma osservandola di nuovo, così stanca e afflitta, si rese conto che la rabbia era l'ultima cosa che provava.

Lo stesso sentimento che sette sere fa lo spinse a consolarla, ora lo fece sedere vicino a lei. Sospirò.
Senza sapere il perchè, si ritrovò a pensare che non voleva vederla così triste.
-Mi dispiace Cedric... - disse piano Orube.
Una lacrima cadde a terra. Una lacrima che lui non ignorò.
Le si avvicinò e la strinse a sè.
-Perchè da un po' di tempo sei così Orube? Cosa ti succede?- pensò il ragazzo.


Lei si aggrappò letteralmente al suo collo, spinta da un desiderio mai provato prima. Voleva dimenticare tutto. Voleva che quelle lacrime lavassero via tutto lo sporco su di lei.
Respirò a pieni polmoni il suo profumo, abbandonandosi a un pianto liberatorio. Sentì le sue mani nei suoi capelli e si strinse ancora di più a lui.
Cedric avvertiva il battito irregolare della ragazza contro il suo petto e le sue calde lacrime bagnargli il collo. Un misto di tristezza e tenerezza lo inavase.
Si ritrovò a pensare che non l'avrebbe più lasciata, che sarebbe sempre rimasto con lei e, sebbene questi pensieri gli sembrarono sciocchi e ridicoli, non si sforzò di formularne altri.


Improvvisamente le sue labbra sfiorarono il collo della ragazza con un bacio. Una volta, due volte e poi ancora e ancora, con sempre più passione.
Non si rendevano conto, non volevano rendersi conto.
Sapevano benissimo che tutto stava per sfuggire al loro controllo, ma mentalmente si convincevano del contrario.
Lentamente i pensieri, che prima affollavano la mente di Orube, lasciarono il posto alla beatitudine e lei si ritrovò, per la prima volta, a non pensare.

I loro sguardi si incrociarono, come a cercare negli occhi dell'altro la certezza che fosse tutto vero.
Poi si incontrarono piano le loro bocche. Con calma, si impressero il loro sapore l'una con l'altra per poi ricercarsi sempre di più con forza e necessità.
-Adesso mi fermo-continuavano a ripetersi mentalmente, ma ogni volta rimandavano il momento all'istante successivo.


Cedric si alzò, portandola con se. 
Quasi non percepivano l'affano dei loro respiri, tanto erano presi.
La bocca di lui raggiunse i suoi occhi, baciando i residui di lacrime rimasti.

-Non deve piangere- pensò -non accadrà più-


 Si osservarono per un attimo. Poi lei si ritrovò nuovamente avvinghiata alle sue spalle e lo sentì sollevarla e stringerla contro il suo petto.

Percepì le mani di lui insinuarsi a toccare la sua pelle più segreta, provocandole brividi in tutto il corpo. Non avrebbe mai pensato di poter vivere qualcosa tanto meravigliosa, tremenda, giusta.

-Ma tutto questo non è giusto, e tu lo sai!- le ricordò una voce nella sua testa.
 
Improvvisamente si bloccò. Era come se il suo cervello avesse deciso di prendersi qualche minuto di pausa per poi riaccendersi in quel momento.
Cosa stava facendo? Cosa cazzo stava facendo?
L'aver pianto davanti a lui non era abbastanza, certo, allora perchè non finire a letto con lui e distruggere definitivamente quel briciolo di dignità che le era rimasta?

No, non fino a questo punto.

Allontanò il viso dal suo e sciolse l'abbraccio.
Lui la guardò confuso. Pensava che fosse ancora scossa per il discorso di prima, così allungò una mano per accarezzarla, ma lei si scostò da lui in fretta.

-Orube, cosa ... -
-Non dire niente. E' meglio che almeno uno di noi ritorni in sè, non credi?-
-Mi dispiace Orube, io non ... -
-E' stato uno sbaglio, tutto qui. Io non voglio compromettere il mio incarico. Non accadrà più-.

Cedric era senza parole. La vide scomparire in libreria e improvvisamente si rese conto.

L'aveva perduta. Lui era solo un'altra pericolosa creatura da controllare per lei, nulla di più.

Si accasciò a terra, nello stesso punto dove si era sistemata lei e lentamente lasciò che le lacrime solcassero il suo viso stanco e afflitto.

Poi si addormentò.

Poi incominciò a piovere. 

















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