La Vecchia Torre anno per anno

di La Dame Blanche
(/viewuser.php?uid=382349)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 2001 e precedenti ***
Capitolo 3: *** 2002 ***
Capitolo 4: *** 2003 ***
Capitolo 5: *** 2004 ***
Capitolo 6: *** 2005 ***
Capitolo 7: *** 2006 ***
Capitolo 8: *** 2007 ***
Capitolo 9: *** 2008 ***
Capitolo 10: *** 2009 ***
Capitolo 11: *** 2010 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Memories_             Momenti di vita da campeggio "La Vecchia Torre" 
 
Prologo
 
Ogni anno il viaggio, dodici ore di macchina, giù per l'Adriatica da mezzanotte all'alba, era sempre lo stesso: spossante, infinito, pregno di aspettativa e voglia di arrivare, che aumentavano man mano che ci si avvicinava a Gallipoli. Bologna, siamo appena partiti; Ancona, siamo ancora indietro; Pescara, siamo quasi a metà strada; Foggia, sembra di essere quasi arrivati e invece siamo ancora lontani; Bari, sembra di essere dietro l'angolo, quando mancano ancora due ore; Lecce, siamo veramente quasi arrivati; Gallipoli, finalmente: la rotonda, da cui si inizia a vedere il mare, il mio mare salentino che si sbatte sui miei scogli salentini, sotto il cielo azzurro imbiancato dal sole; il Famila, l' Acqua Splash, la Masseria, segni che il tragitto da percorrere sta velocemente morendo, ed ecco la muretta del mio campeggio, da cui sbucano le chiome dei pini marittimi, verdi contro il cielo, la sbarra a destra e il cancello a sinistra, e finalmente siamo dentro. Siamo arrivati.
 
Ogni anno, varcato il confine della Puglia, del Salento e di Gallipoli, le sensazioni sono le stesse:
 
l'erba gialla bruciata dal sole
 
l'aria calda, il sole in viso, i capelli svolazzanti
 
la terra rossa polverosa da cui sbucano all'improvviso sassi e pietre, resti di antiche masserie immerse tra ulivi centenari che resistono ancora, inframmezzati a gruppetti di case ingiallite col tetto piatto e le finestre piccole
 
le palme e gli oleandri lussureggianti nonostante l'aridità dell'aria e il clima secco

un paesaggio di pochi colori: giallo, ruggine, verde oliva impolverato, grigio e bianco ingialliti, e all'improvviso il blu e il verde del mare, che lambisce scogli neri e grigio fumo, sotto un cielo talmente azzurro e un sole talmente limpido che abbacinano la vista

la strada una lingua di asfalto che si estende in mezzo al nulla della terra bruciata punteggiata di ulivi, costeggiata da oleandri in fiore e da bancarelle che vendono frutta e verdura, agricoltori di fianco a ristoranti in cui il piatto principale, e unico, è il pesce, che arriva nei piatti due ore dopo essere stato preso dal mare

odore di mare, di sale, di cozze, di sabbia, di resina dei pini marittimi, di basilico nelle orecchiette, di crema solare, di spiaggia, di onde

spruzzi di acqua salata in viso, vento negli occhi e sole nei capelli

rumore roboante delle onde che ritornano e si infrangono sugli scogli, e poi ritornano ancora, e ancora, rumore del vento dentro le orecchie, rumore della sabbia sotto i piedi, rumore degli aghi di pino che cadono, degli aghi calpestati, rumore di estate

i granelli si sabbia scottano e abradono la pelle dei piedi nudi, il sole scalda, il vento asciuga, l'acqua delle onde pizzica e schizza il corpo, gli aghi pungono e poi si spezzano, la sabbia cede e gli scogli resistono al camminare, immutati, sabbia nel costume e acqua tra i capelli

musica in lontananza, canzoni di mare, di vacanza, di spiagge e stelle e feste e falò e locali e nottate, macchine in lontananza, scorrono in sottofondo, fischi del fischietto del bagnino, risate dimenticate indietro, scherzi già fatti, movimenti e routine consolidati, novità nell'abitudine

sapore di crepes alla nutella, di sale, di pizze del ristorante del campeggio, di sabbia, di pomodoro, di anguria e melone, mozzarella e taralli, vino e pizzica, sole mare e vento


lu sole lu mare lu ientu.


E tutte le notti, quando torno a dormire, le stesse immagini:

l'ombra mi insegue, mi affianca e poi mi precede, spalmata sull'asfalto

la sabbia fredda a piccole dune, il cielo nero che si fonde con l'acqua che scivola avanti e indietro sotto le stelle, l'aria spinge sul viso l'odore di mare

la luce si infrange sull'acqua e ondeggia a destra e sinistra, mille bagliori di un'unica fonte

la musica dell'Havana si disperde nell'aria, portando nel campeggio solo sprazzi di canzoni che diventano rumore


E ogni anno, quando è ora di tornare a casa, solo lascrime, angoscia, tristezza e abbracci; sono promesse di restare in contatto, sono "Ci vediamo l'anno prossimo", certi che l'anno prossimo saremo davvero tutti qui, a divertirci insieme. Ogni anno, è un fiorente scambio di ricordi: bracialetti ed elastici rubati ad amici consenzienti, braccialetti del campeggio ammucchiati per ricordo, collanine rotte e addirittura asciugamani, in un caso, conservati inuttiliazzati unicamente per ricordo del precedente proprietario. Ogni anno penso "Adesso, passerà un altro anno prima di ripercorrere questi passi che mi portano da Michela, prima di calpestare di nuovo la mia piazzetta, prima di sedermi di nuovo in teatro..".
E ogni anno, appena salgo in macchina, appena esco dalla Puglia, appena torno a casa, non è più una vacanza, ma è il sogno di una vita parallela, di un mondo parallelo, che resta in stand-by per tutto l'anno, e riprende a girare, dal punto preciso in cui si era fermato, solo quando arrivo in campeggio, e riprendo la routine di questa altra mia vita.



Lu sule lu mare lu ientu.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** 2001 e precedenti ***


Memories_   ANNO 2001 E PRECEDENTI
 
Non ricordo nè quando nè come conobbi Julin; della nostra amicizia precedente alla formazione del gruppo ho un unica immagine.
Stiamo camminando evitando ombrelloni e asciugamani, sotto il sole, tutte contente: dopo un'ora di piagnistei mamma di Julin le ha dato il permesso di prendere il cornetto. Soddisfatte di noi stesse, marciamo baldanzose verso il baracchino dei gelati e ci compriamo il nostro bel cornetto. Finalmente in possesso dell'oggetto dei nostri umilissimi sogni, ci allontaniamo pian pianino, impegnate nello scartare il cono senza farci sfuggire nemmeno una scaglia di cioccolato. Mi avvicino per gettare la carta, mi giro verso il cestino, e sento Julin esclamare:

"Ma vaffanculo!"

Sconvolta, mi giro cercando di capire quale calamità naturale possa aver scatenato una tale reazione nella mia amica, e vedo Julin che piange dal nervoso e inveisce addosso a un bambino, il gelato ai suoi piedi, capovolto, come se si fosse tuffato nella sabbia. Il bambino sconosciuto, colpevole di questo crimine incommensurabile, piangendo cerca di riprendersi il pallone, l'arma del delitto, con cui aveva disgraziatamente colpito la mano di Julin. Quella che teneva il gelato.
"Dai, andiamo da tua mamma e le diciamo che ti è caduto, così ne compri un altro" cerco di consolarla.

La beffa che seguiva il danno si era però materializzata a nostra insaputa dietro di noi nella forma della mamma di Giulia; era presente al fattaccio, e aveva anche sentito la reazione di Julin. La conclusione della cosa, quindi, non fu Julin con un nuovo gelato, ma Julin senza gelato e in punizione.
E a me toccò mangiarmi il cornetto da sola.
                                                                                                        *
Mio padre mi costrinse quasi ad iscrivermi a un torneo di beach volley per bimbi, organizzato in spiaggia dal padre di una delle bambine, Elsa.                   Fu così che conobbi Elsa, nel lontano 2001. 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** 2002 ***


Memories_     ANNO 2002

Mi annoiavo a morte: oltre a stare in acqua, non avevo nulla da fare; e dell'abbronzatura non mi importava ancora nulla. Stufa di vedermi sempre a ciondolare tra l'amaca e la sedia, verso la fine della vacanza mia madre mi disse:

"Ma vai a cercare quella bambina dell'anno scorso no? Se è da sola anche lei, potete stare insieme, se ha altre amiche te le presenta!"

Io mugugnai qualcosa, ma alla terza o quarta esortazione mi alzai di malavoglia per andare a cercare sta benedetta bambina di cui non ricordavo neanche il nome; il fatto è che ero molto timida, e fare amicizia non era il mio forte. Mi ricordo di averla ritrovata in spiaggia, insieme ad altre due che però mi sembravano più grandi; Elsa fu talmente carina da riconoscermi e salutami per prima. Le altre due erano nuove, mi spiegò, e si chiamavano Fabiola e Martina; non si dimostrarono molto contente della mia apparizione nel loro terzetto, davano l'impressione di cercare di escludermi, anche se probabilmente questa impressione era dovuta al mio perenne stato di disagio e senso di inferiorità, piuttosto che a un' effettiva cattiva disposizione nei miei confronti.

Nei tre o quattro giorni prima della partenza stetti molto con loro, anche se a me stava simpatica quasi esclusivamente Elsa. Il penultimo giorno, scoprimmo l'esistenza di Miki, all'epoca detto Mowgli a causa dei suoi capelli (adorabili, per altro), un bambino nerissimo che passava la vacanza scorrazzando in bici per l'intero campeggio e lanciando le pigne dal tetto dell'ultimo bungalow, sempre chiuso, insieme al suo degno compare Mauri. Miki ci fece l'onore di rendere nota la sua esistenza da quando, in uno dei suoi giri scavezzacollo in bicicletta, notò la cara Elsa, la mia amica, e se ne innamorò perdutamente: dalla tenera età di 9 anni, fino al compimento del 12 anno di età, il suo cuore rimase in possesso della biondina che, pur mantendendo le distanze, invariabilmente faceva in modo di spuntargli davanti, magari in bicicletta, in tutti gli angoli del campeggio.
Mentre la mia amica era impegnata a scansare le avances di questo bel bambino, io cercavo di nascondere il fatto che l'altro amico di Miki, Renato, era secondo me veramente un bel bambino. Ma veramente. 
Purtroppo, appena scoperti i divertimenti che una vacanza in campeggio può offrire, a me toccava di partire. 
< Ma l'anno prossimo > mi ripromisi, < non farò la stupida e starò in compagnia fin dall' inizio delle mie due settimane qui!>.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** 2003 ***


Memories_      ANNO 2003

 
Ero talmente ansiosa di ritrovare i miei vecchi nuovi amici che mi avventurai in spiaggia appena scesa dalla macchina; fui fortunata: Elsa era vicino al baracchino dei gelati insieme a Miki, Mauri e Fabiola.
Andai subito a salutarli, e fui contentissima quando constatai che tutti, perfino Fabiola, erano contenti che fossi arrivata.
Quell'estate le mie conoscenze iniziarono ad allargarsi: insieme a Martina, la settimana seguente arrivarono due cugini di Foggia, Federica e Francesco; Federica fece terzetto con Fabiola e Martina, permettendo a me e Elsa di stringere di più l'amicizia, mentre Francesco contribuì alla comitiva facendo conoscenza con Claudio e Luca, due fratelli che sembravano più che altro gemelli.
Alla fine arrivò anche Renato, e i miei sogni si avverarono: le ragazze più grandi impegnate tra di loro e con Luca, Claudio e Francesco, noi quattro ce ne stavamo per conto nostro, con Mauri, e ne combinavamo di tutti i colori.
Una mattina, ad esempio, Elsa, piena di sabbia, decise di andare a farsi la doccia, e io la accompagnai; si era appena chiusa la porta alle spalle, quando arrivò Miki, con un carrello di quelli del supermercato raccattato non so neanche dove; lo vidi trafficare con questo carrello, portarlo fino alla doccia di Elsa e cercare di salirci sopra, presumibilmente per guardare dentro dalla fessura che separava la porta dal tetto. Appena capii le sue intenzioni, urlai a Elsa cosa stava succedendo, e cercai di convincerlo a desistere: non volevo provare a spostarlo di peso perchè avevo paura che cadesse dal carrello. Ma eravamo a un'impasse: Elsa non poteva nè farsi la doccia nè uscire, Miki non aveva intenzione di spostarsi e io non potevo far nulla; per disperazione mi guardai intorno e vidi dei vecchietti che ridacchiavano, presumibilemente nel vedere un bambino così precoce.
Quando invece volevamo rilassarci, giocavamo a burraco sui teli da mare, in spiaggia, col vento che ci portava via le carte; io ed Elsa eravamo nel bel mezzo di una partita quando vedemmo venire avanti Claudio, per cui io, benchè devota a Renato, provavo quel senso di ammirazione e fascinazione che suscitano sempre i ragazzi più grandi nelle bambine un pò sognatrici. Scambiai uno sguardo con Elsa e capii che anche lei aveva notato la sua aria abbattuta; non mi ricordo il dialogo che ne seguì parola per parola, ma il succo era che gli piaceva Fabiola e gli sembrava che lei non ricambiasse, ricordo però perfettamente cosa gli dissi io, dopo che Elsa lo aveva incoraggiato a non demordere:
"Se son rose fioriranno!"
Una cosa più stupida non potevo dirla.
Nei giorni di pioggia, invece, stavamo in tenda: una volta da Elsa, a giocare con le sue carte di Harry Potter; una volta da Miki, a scambiarci gli indirizzi; una volta, un giorno che minacciava temporale, il cielo e il mare erano grigi e le onde altissime, io ed Elsa andammo contro la tradizione e andammo a farci il bagno sotto la pioggia, sfidando vento, onde e Andrea il bagnino.
                                                                                                                *
Una delle ultime sere, Fabiola mandò Renato a chiamarmi a casa perchè la raggiungessi in bagno, dove cercava di farsi le mille treccine; tutta contenta che fosse venuto proprio Renato ad accompagnarmi, accorsi, e una volta arrivata mi disse che aveva litigato con Martina e che Elsa stava ancora cenando; io ero quindi l'ultima spiaggia, ma non me ne ebbi troppo a male perchè, se in primis anche a me lei non piaceva molto, in secondo luogo mi aveva dato occasione per stare ben cinque minuti con Renato. Era così bellino da piccolo, con quei capelli e quell'aria timida!
Penso che chiunque conosca adesso Renato faccia fatica a mettere le parole e nella stessa frase, ma da piccolo lo era eccome.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** 2004 ***


Memories_    ANNO 2004
 
Per l'estate 2004 invece non nutrivo grandi speranze: Elsa non sarebbe venuta, sarebbe stata in uscita con gli scout; e io sarei stata di nuovo sola, come gli anni precedenti. Feci appena in tempo a vederla e a farmi presentare due ragazzi che aveva conosciuto, di cui non ricordo neanche il nome, prima che partisse. E io mi apprestai ad annoiarmi in solitudine per tutta la vacanza.
E invece, quella fu l'estate in cui conobbi un sacco di gente. L'estate in cui si formò il nostro gruppo.

La prima o seconda mattina conobbi, non ricordo come, una ragazzina barese, Annamaria, che era sola perchè le cue vicine di camper la evitavano, mi raccontò; ci accordammo per vederci al pomeriggio in sala giochi: lei sostituiva Giusy, nelle cui grazie non ho mai capito come fece ad entrare, a vendere gettoni, e io leggevo per la terza o quarta volta Harry Potter e l'Ordine della Fenice.
Ero appena stata interrotta dalla mia lettura dall'arrivo di quei tre ragazzi amici di Elsa che arrivò Renato, e come se fosse arrivato Gesù Cristo tutti (o meglio, tutte) ci girammo a guardarlo; lui salutò solo me (perchè quelli là intorno non li conosceva, non per altro), e fu grazie a questo che tre ragazzine mi guardarono malissimo e mi sfilarono davanti entrando in sala giochi. Annamaria si alzò, presumibilmente per vedere che faceva Renato, e tornò fuori dicendomi che le tre ragazzine di prima stavano parlottando, affermando che mi vantavo perchè dicevo di aver letto HP5 (molto lungo) varie volte. Senza il minimo dubbio che fosse la verità, data l'occhiata che mi avevano lanciato passando, le credetti e andai dentro a difendermi; presi quella che mi sembrava il capo per il gomito e sbottai:
"Se hai qualcosa da dirmi, dimmela in faccia!"
La poverina rimase sconvolta, e mi guardò come se fossi pazza; mi assicurò che loro non avevano detto proprio niente. Siccome mi sembravano sincere, mi scusai e anzi presi la palla al balzo:
"Allora scusatemi, devono avermi detto male; io sono Sophie, voi?"
"Io sono Fiore" disse quella che avevo aggredito, "e loro Fra e Erika".
"Scusami ancora, ma mi avevano detto che.." ripresi, ma mi interruppe subito:
"Non fa niente, non ti preoccupare!"
"Allora ci vediamo domani mattina in spiaggia?" proposi trepidante.
"Certo!" mi assicurò, e se ne andarono. Io tornai da Annamaria, ma non le dissi niente.
Fu in questa maniera burrascosa che conobbi Fiore.

                                                                                                                      *

In spiaggia, il giorno dopo, capii il perchè di quell'incomprensione: queste tre ragazzine erano le fantomatiche vicine di Annamaria, e se lei diceva che stavano sulle loro, loro dicevano che lei era una stupida. Io tacevo, perchè da un lato le nuove mi erano simpatiche, anche se conoscendosi tra di loro da tempo tendevano a non dare troppa confidenza, e dall'altro Annamaria era la sola che avevo, anche se aveva cercato di mettermi contro di loro. Comunque, quella mattina scoprii anche che Fiore e le altre conoscevano già Miki, Renato e Mauri, e anzi divenne lampante che anche a Fiore piaceva molto Renato. In tutta questa confusione maledicevo gli scout di Nola, che mi avevano privato della mia amica fidata. A darmi il colpo di grazia, alla fine, ci pensò mia madre: a pranzo se ne venne fuori con una nuova amica per me (come se non avessi già conosciuto abbastanza gente in due giorni!), la figlia della vicina di scoglio, che quest'anno stava sola perchè la cugina non era venuta. Sapevo chi era, l'avevo vista insieme al fratello e ad un altro ragazzo; il fratello non mi ispirava proprio per niente, e per quel giorno ne avevo avuto veramente abbastanza: conosciute tre persone, c'erano venti motivi di antipatia! Ma mia madre fu irremovibile: aveva detto alla signora che sarei andata a conoscere questa ragazzina e che l'avrei presentata al gruppo, e io l'avrei fatto. Punto.
Devo dire, col senno di poi, che devo ringraziare caldamente mia madre per la sua inflessibilità e questa cugina sconosciuta che non era potuta venire in vacanza.
Senza sapere quanto sarebbe diventata importante per me, portai questa Michela nel gruppo, che nel pomeriggio aveva adottato anche Cri, un altro amico di Miki e Mauri; avevamo ormai raggiunto un numero del tutto ragguardevole, e ci apprestavamo a eguagliare, se non superare, l'altro gruppo, quello dei più grandi.
Annamaria partì, e nessuno se ne dispiacque più di tanto; anzi, ci fu chi ne fu contento. Ci fu invece un vero corteo funebre quandò partì Renato: ci accodammo alla sua roulotte piangenti, facendo vergognare Miki e gli altri e ridere i genitori che ci vedevano lacrimare sulle sue orme; nessuno capiva  la nostra disperazione: non l'avremmo rivisto per un anno intero!!
Se le amicizie erano aumentate, alle nostre vecchie abitudini si intercalarono le nuove: se Miki continuò a farsi sequestrare la bici dalla sicurezza insieme a Maurizio, se continuammo a riempire il nostro angolo di spiaggia la mattina e la sala giochi al pomeriggio, consumando il gioco del ballo, se continuammo a fare merenda con pan carrè e nutella da Miki e a scegliere canzoni dal juke box della sala giochi la sera, iniziammo anche a vedere i film da Fra quando era brutto tempo e ad andare a fare i tuffi nella pozza sotto la torre quando il mare era calmo.
Venne anche per quest'anno l'ora della partenza, e sebbene continuassi a sentirmi poco accettata da Fiorella e le altre, ero molto dispiaciuta e anche un bel pò invidiosa all'idea di me a casa e tutti loro qui insieme.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** 2005 ***


Questo capitolo è dedicato a Rosarosa, la mia lettrice più fedele, che non vedeva l'ora di sapere come andava a finire con Renato.



Memories_        ANNO 2005
 
Se l'estate 2005 iniziava con grandi aspettative, finì col rivelarsi un tantino movimentata, ben al di sopra dell'immaginazione di ognuno di noi. Partii con molto entusiasmo: mi aspettava non solo Elsa, che mi aveva preceduto di due settimane stavolta, ma anche tutto il gruppo che l'anno prima aveva iniziato a formarsi.
Arrivai in campeggio, e subito trovai quello che sulle prime sembrava un vero e proprio tradimento: Elsa, sola nel campeggio da metà luglio, aveva fatto amicizia con Julin, che io conoscevo da anni e con cui però ci eravamo sempre press'a poco ignorate. Sulle prime rimasi spiazzata, sentendomi sostituita, ma tempo un paio di giorni la questione si sistemò, io riacquistai il mio posto e il nostro duo diventò un terzetto, anche se il gruppo, o almeno una sua parte, non accolse granché bene il nuovo acquisto: soprannominata Principessa, Julin non riscosse da subito molto favore.
Il resto delle dinamiche non era mutato: Miki continuava ad andare dietro a Elsa che continuava a respingerlo, mentre io, Fiore e chissà quante altre continuavamo a sbavare addosso a Renato; ancora adesso, da qualche parte, ho le perline di legno della collanina di Renato che si ruppe un pomeriggio in spiaggia, come conservo ancora, rotto, un braccialetto che trovò in spiaggia e che mi diede, probabilmente perché non aveva voglia di arrivare fino al cestino, ma che consideravo pari a una reliquia. Ricordo ancora con quale sentimento d'importanza gli riposi gli occhiali da sole nel mio carrello-tenda, una mattina che il nostro idolo doveva fare il bagno e non sapeva dove poggiarli: dato che ero quella che abitava più vicino alla spiaggia, ebbi l'onore di questa missione.
Quello che trasformò la nostra classica estate distogliendola da questi tranquilli e abitudinari binari fu l'arrivo di due persone, con cui, malauguratamente, facemmo amicizia: Rosalba e Lucia. Penso che nessuno sia mai stato tanto odiato quanto loro.

Parlerò prima di Rosalba, che creò un vero e proprio putiferio, anche se non mi riguardava proprio in prima persona. Successe che arrivò questa Rosalba, ragazzina molto molto carina, che non so come fece conoscenza con noi; il problema nacque quando sia Miki, sia Mauri, sia Edo, e anche Thias, il fratello più grande di Miki, si invaghirono di questa ragazzina. Ma Miki ne fece una vera e propria malattia. E se sulle prime il nostro scontento poteva considerarsi a una normalissima gelosia femminile, divenne preoccupazione e vera antipatia quando i ragazzi iniziarono a litigare per questa qui, che sembrava godersi questo scompiglio e non si decideva a scegliere colui a cui concedere le proprie grazie. Tutti i ragazzi non si parlavano tra loro, si evitavano e se non ci riuscivano si ignoravano; ma Miki lo fece diventare un caso familiare: incredulo di fronte al comportamento del fratello, che dall'alto dei suoi 16 anni non voleva lasciargli campo libero, a lui che avendone 13 aveva molto più diritto di lui di lottare per una dodicenne, decise di mettere in moto la famiglia. Dato che Franco, il padre, pretese di starne fuori, ricorse a uno zio rimasto a Novara, a cui telefonò pregandolo di cercare di convincere Thias a mollare l'osso; dopo essersi quasi sicuramente fatto una grassa risata, questo zio contattò Thias, cercando di far ragionare almeno lui che era il più grande, anche se con scarsi risultati: Thias si arrabbiò ancora di più e sputtanò Miki in tutto il campeggio, raccontando in giro che il fratellino "corre dalla mamma a farsi difendere". In tutto questo Fiorella e le altre erano sempre più inviperite, mentre io, sebbene preoccupata per il gruppo, mi divertivo per bene nel vedere il casino che si era creato.
Comunque, il tutto poi si sgonfiò, perché questa Rosalba partì (per fortuna), e sparita la causa, sparì anche tutto ciò che ne era derivato. L'aspetto positivo di tutto questo, comunque, fu che almeno Miki guarì dalla sua ossessione quinquennale per Elsa, rendendola finalmente territorio libero, fatto di cui un certo Alessandro approfittò subito. Inoltre, questa faccenda divenne la chiacchera principale per vari giorni, e io mi divertii con Elsa a psicanalizzare Miki, cercando di capire come avesse potuto dimenticarla e come la disputa con il fratello avrebbe finito con l'influenzare i loro rapporti.

Per quanto riguarda Lucia, invece, il caso mi riguarda più da vicino. Questa Lucia entrò nel gruppo perché, mi sembra, era vicina di tenda con Julin; non fece scalpore, si insinuò nel gruppo senza drammi di sorta, e legò soprattutto con me, Julin ed Elsa; una sera mangiammo perfino tutte insieme a casa mia. Il patatrac accadde un pomeriggio in cui Elsa andò a Gallipoli con la madre; ricorderò sempre quello che mi rispose dopo: "Manco un paio d'ore dal campeggio, e succede il finimondo!"
Eravamo tutti in spiaggia, quando io, Fiore, Erika, Lucia e Renato decidemmo di fare il bagno; inutile dire che fare il bagno all'epoca voleva dire venire spruzzate e affogate ripetutamente. Stavo sguazzando incurante sia di Fiore e Erika che parlottavano, sia di Lucia che si avvicinava sempre più a Renato, quando sentii il principio di un grido subito soffocato. Mi girai, vidi Erika con le mani sulla bocca, sconvolta, e Fiore con uno sguardo assassino, che fissavano qualcosa alle mie spalle; mi voltai di scatto, e vidi la causa di quelle reazioni: Renato si teneva Lucia sulle ginocchia, e la stava baciando!!!
Mi voltai di nuovo a cercare con lo sguardo la mia eterna rivale che ora diventava la mia principale alleata, e uscimmo tutte e tre dall'acqua, correndo, sconvolte dalla faccia tosta di Renato e dall'oltraggio che Lucia ci stava facendo. In spiaggia, io mi precipitai da Julin, Miki e gli altri urlando: "La sta baciando! La sta baciando!" mentre Fiore veniva affiancata da Fra e Kikka. Noi ragazze facemmo gruppetto, cercando di decidere il miglior modo per assassinare Lucia, quando Renato se ne uscì dall'acqua tutto tranquillo e un po’ gongolante, e venne raggiunto da Miki e gli altri che andavano a congratularsi; probabilmente lo ragguagliarono anche sulle nostre reazioni, perché si mise in faccia un'espressione che sarebbe stata appropriata al capezzale di un caro amico e ci avvicinò, pensando che la nostra ossessione per lui lo avrebbe protetto dal nostro orgoglio ferito e dalla nostra ira. Per quanto mi riguardava era così, non avrei mai avuto il coraggio di rinfacciargli quello che era un oltraggio bello e buono; ma Fiore non la pensava come me: lo lasciò avvicinare impassibile, ma appena fu a portata di mano..... CIAFF!!, gli stampò una cinquina sulla guancia talmente forte da lasciargli le cinque dita per un'ora. Restammo tutti basiti, anche se Renato più di tutti.
Proprio in quel momento d'imbarazzo Lucia decise di venire a vedere che succedeva: noi ragazze la ignorammo del tutto; si avvicinò a Renato che, un po’ per indole, un po’ per paura di Fiore, le comunicò che la cosa nasceva e si concludeva lì; allora lei, piangente e ignorante la nostra disposizione d'animo, venne verso di noi forse per farsi consolare; solo Julin, che stava dalla nostra parte unicamente per partecipazione al nostro dolore in quanto amica mia, si degnò di informarla che, nel nostro campeggio, baciare Renato equivaleva alla morte sociale.
Comunque, quando anche Elsa tornò e venne informata, si decretò l'espulsione ufficiale di Lucia, che da quel pomeriggio in poi venne emarginata. Intorno al 5 o 6 di agosto Renato partì, accompagnato dal solito corteo funebre con pianti e lamentazioni annessi, dimenticando però un asciugamano. Pregando Miki di recuperarlo, Renato scatenò involontariamente una vera e proprio caccia al tesoro; l'asciugamano lo trovai io, e me lo tenni con le unghie e con i denti, con la promessa mai mantenuta di girarcelo tra di noi, un mese ciascuna, via posta.                                                                                                   Ce l'ho ancora adesso. Per ricordo, ovviamente.

Le mie due settimane si conclusero tranquillamente, tra pomeriggi all'ombra dei pini marittimi stesi in dieci su tre asciugamani pieni di sabbia, pizze mangiate tutti insieme sui tavoli della birreria e serate in sala giochi.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** 2006 ***


Memories_    ANNO 2006

Dell'estate 2006 non ho molti ricordi, invece; probabilmente perché rimasi solo dieci giorni in campeggio, poi ci spostammo in Sardegna con i miei zii. 

L'avvenimento più eclatante mi venne reso noto appena misi piede nel campeggio: Elsa si era fidanzata con Thias. Thias, il fratello di Miki. Ovviamente, dopo un iniziale e naturalissimo "Ma state scherzando?!!" da parte mia, mi resi conto che la situazione era, se non distesa e serena, per lo meno tranquilla: Miki non parlava con loro e loro non parlavano con Miki; quantomento, non rischiavamo risse o simili. Questa novità comportò una frequentazione molto più stretta tra me, Julin e Thias, che comunque si risolse abbastanza piacevolmente, credo. In fondo, la mattina in spiaggia eravamo comunque tutti insieme, al pomeriggio eravamo comunque in sala giochi a giocare o ascoltare la musica del juke box, e la sera eravamo comunque in piazzetta, dove avevamo iniziato a partecipare ai balli di gruppo. Ricorderò per sempre il complimento diabetico che Thias tirò fuori una sera che io ed Elsa discutevamo sul colore dei nostri occhi:

"In quella settimana di gennaio sono nate le due paia di occhi più belli!"

Perché io ed Elsa abbiamo solo tre giorni di differenza.

Julin nel frattempo languiva, per la partenza del suo amore, tale GG ( il vero nome non è pervenuto), conosciuto la settimana precedente e partito il giorno del mio arrivo; resuscitò una sera in cui, in sala giochi, trovò l'asciugamano di questo GG, dato per disperso e invece imbucato da qualche parte lì dentro; non ho ancora capito come un asciugamano possa essere finito, dalla spiaggia, dall'altra parte del campeggio.

A me invece era andata male anche quest'anno: Renato non ne voleva sapere di rendersi conto che gli morivo dietro da anni, ormai. O meglio, se ne rendeva conto benissimo, visto che lo sapevano perfino quelli del bar e Andrea il bagnino, ma se ne fregava bellamente.

Il 2006 però fu anche il primo anno in cui uno di noi abbandonò: fu l'ultimo anno di Mauri. I suoi genitori erano clienti affezionati, ma ciò non impediva alla sicurezza di fargli la guerra quando passava rumorosamente in sella alla sua bici durante l'orario del silenzio o quando lo beccavano a lanciare le pigne dal tetto del bungalow 99, e di convocare i genitori in direzione per lamentarsi del figlio. La situazione degenerò una mattina in cui, ansioso di arrivare in spiaggia, Mauri mollò la bici in mezzo al passaggio invece che in parte, e qualcuno del campeggio in sella al trattore la investì. Bici rovinata, figlio in lacrime, il padre andò arrabbiatissimo in direzione a lamentarsi e litigò col direttore in modo talmente irreparabile da decidere di non tornare l'anno seguente.

Immusonita, mi trascinai in macchina dopo soli 10 giorni di mare, piena di invidia per loro che rimanevano fino al venti di agosto. Ovviamente, la storia di Elsa e Thias non sopravvisse a mezza Italia di lontananza e sfumò in un'amicizia tutta particolare che li unisce ancora adesso.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** 2007 ***


Memories_     ANNO 2007
 
Il 2007 fu l'anno più brutto per me, perchè feci l'enorme, esorbitante errore di portarmi il ragazzo in campeggio; che poi avessimo 15 anni, che Luca fosse noioso, geloso, rompiscatole fu solo il corollario di una faccenda che nasceva male.
Ci eravamo messi insieme a gennaio, ed eravamo ancora tutti amore di quà e amore di là, e tanto avevo fatto, tanto avevo detto, che avevo convinto i miei a portarcelo dietro; sfortunatamente per me, mia madre mi accontentò.

Comunque, per la prima volta avevamo preso il bungalow, quello vicino a dove stavano Miki ed Elsa; il giorno che arrivai, andai a salutare i ragazzi in spiaggia, e presentai Luca subito, in modo che non se ne uscissero con qualche frase su Renato che avrebbe potuto crearmi non pochi problemi; Renato però in spiaggia non c'era. Fortunatamente. O sfortunatamente? In ogni modo, me lo condussero al bungalow Julin ed Fra, due ore dopo, ghignanti: io ero appena uscita dalla doccia, ero in accappatoio, e Luca era giusto dietro di me; diventai rossissima e balbettai mezze presentazioni, e invece di abbracciarlo come avrei fatto e come avrei voluto fare, lo salutai e basta; per fortuna le mie amiche capirono che per me era una prova ardua e lo portarono subito via, lasciandomi con le ginocchia che tremavano: dovevo essere preparata, io, avvisata .... i miei nervi non reggevano ad una sua apparizione improvvisa!!!

La presenza di Luca mi scombinò le abitudini e mi allontanò dal gruppo: lui non voleva stare al sole perchè si scottava, ma non voleva mettersi la crema, e allora bisognava stare all'ombra, ovviamente da soli; lui non voleva stare in spiaggia con loro, perchè secondo lui tutti mi stavano dietro e lo guardavano male, ma andare a fare i tuffi alla torre, ovviamente da soli; lui non voleva venire in sala giochi al pomeriggio ma stare in amaca; lui non voleva stare in sala giochi la sera, perchè non si divertiva nè a giocare a calcetto nè a stare con loro, ma rimanere in bungalow, ovviamente da soli. Un'agonia mortale sia per il mio divertimento sia per la mia pazienza. Infatti al terzo o quarto pomeriggio mi indispettii talmente tanto, delusa che non capisse che avevo bisogno di stare con i miei amici, che lo lasciai in bungalow da solo e andai in sala giochi con Julin, che tra l'altro avevo praticamente abbandonato a sè stessa perché Elsa doveva ancora arrivare. Solo che resistetti nei miei propositi di fermezza tipo per venti minuti, poi tornai in bungalow a vedere se si fosse arrabbiato: era talmente immusonito e lamentoso che mi spaventai, temendo che mi lasciasse, e strisciai a chiedergli scusa per la mia assurda pretesa di voler stare un pò con amici che vedevo 15 giorni all'anno.
Dopo questo fatto, avendo visto la mia arrendevolezza, però, lui prese ancora più coraggio e pretese di tornare in bungalow alle cinque del pomeriggio invece che alle sette, e alle undici invece che andare a mangiare la crepe con gli altri. Un pò di tregua me la regalarono Miki e Giulia, che si misero insieme; e allora, certo che Miki non avrebbe nemmeno pensato di provarci con me, visto che stava con lei (perchè le mie rassicurazioni, dettate dal conoscerli tutti da anni ormai, non valevano niente: come poteva credere che a Renato non piacessi, e che Miki da anni andava dietro alla mia amica?), e forte dell'immaginario feeling che sentiva per loro (dato che venivano da sopra il Po), insisteva per stare solo con loro, proponendo pizzate esclusive e bagni a Rivabella.

L'unico ricordo divertente che ho di questa estate è di quel pomeriggio che noi, avendo finito i preservativi, andammo a comprarli al market, accopagnati da Miki e Julin; non scrivo neanche di tutti piani per andare di nascosto, o dei cento modi pensati per portarli in bungalow senza farci beccare dai miei, altrimenti non la finirei più. Di sicuro Miki e Julin, se ci pensano, si fanno ancora una bella risata.
Giustamente, all'epoca non mi resi conto che Luca era una piaga che mi rovinava la vacanza, io ero contentissima di stare con lui al mare, essendo innamorata di lui che era anche il mio primo ragazzo serio; tutto questo l'ho visto dopo, tutto questo lo posso dire col solito, classico, abusato "senno di poi".

Per il resto, immagino che per gli altri sia stata un'estate divertente quanto meno come le altre: dopo un anno di assenza, tornò Rosy; iniziò a venire anche Fabio, il cugino di Miki, di cui Fra si innamorò perdutamente fin dal primo sguardo; Miki e Thias ormai non avevano più motivi di astio e si guardavano di nuovo in faccia; Elsa arrivò; Renato continuò a infrangere, più o meno palesemente, i cuori di mezzo campeggio.
Inoltre, l'anno dopo venni aggiornata su tutto ciò che mi ero persa, come per esempio della storia di Erika e Roby, un ragazzo leccese che io non avevo conosciuto, o delle improvvise e reiterate sparizioni di Thias, che vennero spiegate quando si iniziò a trovare Thias nella tenda con Chiara, Thias nel camper di Chiara, Thias nei bagni del ristorante con Chiara...
 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** 2008 ***


Memories_    ANNO 2008
 
Il 2008 per me è un' estate particolare; l'estate della mia rinascita, se vogliamo. Una delle due a cui ripenso con maggior piacere e divertimento.

Ci vuole però, stavolta, un minimo di antefatto. Con Luca era da tutta la primavera che non andava molto bene, che andava avanti per abitudine e forza d'inerzia: litigavamo troppo spesso perchè lui si sentiva, senza alcuno scopo o senso logico, semplicemente per consumare i 100 messaggi giornalieri, con Camilla la triestina, conosciuta anni e anni prima in vacanza e mai più rivista; aveva avuto il coraggio di lasciarmi il giorno in cui morì mio nonno e di tornare a riprendermi il giorno dei funerali, in giugno, e la faccia tosta di stare in vacanza studio in Irlanda per due settimane, senza farsi sentire una sola volta, raccontando a tutti che eravamo in pausa (anche se questo ovviamente l'ho scoperto dopo e per vie traverse). E come se tutto ciò non bastasse, tornato dall' Irlanda, affermando di non essere in grado di mettere +39 davanti al mio numero di telefono, pretese che io disertassi il campeggio e rimanessi a casa, da sola, perchè era tanto che non ci vedevamo. Ovviamente, non presi neanche in considerazione la proposta, e partii più offesa e delusa che mai, con mia madre che considerava sprecato un giorno se non mi diceva almeno una volta:

"Ma lascialo! Cosa ci fai con uno così?"

Il fatto è che io non avevo coraggio, e mi sembrava di non avere neanche un motivo sufficientemente valido.                                           Sia benedetta la vacanza in campeggio che me ne fornì uno più che valido.
Per tutti questi avvenimenti, arrivai in campeggio sentendomi come un evaso dai Piombi; anche se Elsa sarebbe arrivata una settimana dopo, anche se Julin si era portata un'amica, ero talmente contenta di essere di nuovo qui, libera e senza nessuno con cui litigare o di cui schifarmi per come andava in giro vestito, che mi pareva di camminare ad almeno 10 cm da terra.

Arrivai il sabato, e fin dalla domenica mattina, scoprii che io e Fra eravamo le più mattiniere del gruppo; per questo e per altri motivi, quell'anno ci attaccammo molto: passavamo il tempo ad ascoltare i Sonhora insieme, io le confidavo di Roby e Vincenzo e lei di Fabio.
La domenica sera, che sarebbe stato inoltre anche il mio anniversario dei 18 mesi, con i miei andammo a mangiare al ristorante vicino al campeggio, dove Luca mi tenne al telefono venti ore inutilmente, mentre intanto la mia pizza si freddava nel piatto; ero sempre più insofferente nei suoi confronti. Verso le dieci, tornammo in campeggio e io raggiunsi Michela e Fra e le altre in sala giochi, dove mi presentarono Roby, un ragazzo del mio anno, leccese, che era venuto per qualche giorno anche l'anno precedente, che aveva trascorso a farsi gli occhi dolci con Erika. Io non me lo ricordavo appunto perché ero impegnata a star dietro a Luca. Era proprio carino: alto, biondino, con gli occhi verdi, forse un po’ troppo magro. Ci fu un pesante scambio di sguardi e mezze parole tra noi, quella sera, che mi lusingò alquanto.
Tutto sembrava concorrere a rallegrarmi la vacanza: avevo Fra e Michela, Renato non mi faceva più un grosso effetto, Erika doveva ancora arrivare, ero finalmente lontana da Luca,..... e Roby, che l'anno prima stava con Erika, mi aveva guardata in modo molto esplicito.
Ed era solo il primo giorno!

                                                                                                 *

Il lunedì pomeriggio conobbi i compagni di Roby: era venuto in tenda con le sue due cugine, Eli e Giorgia, suo cugino Andrea e un amico, Simo, e aspettava Vincenzo, il suo migliore amico, che sarebbe arrivato il giovedì insieme a Marco; li avevano sistemati dove una volta io mi mettevo col carrello tenda. Si erano già dati parecchio da fare: Giorgia stava con Mauri, che era tornato per qualche giorno ed era riuscito a litigare di nuovo con la sicurezza, facendosi perfino dare una lanternata in testa, fatto che portò il padre alla completa e definitiva rottura con il direttore, ed Eli aveva un mezzo inciucio con Renato. La svolta fu la sera, mentre cenavo, intorno alle 20.

Ero d'accordo di passare da Michela per le 21.30 per andare insieme in sala giochi; stavo appunto finendo di mangiare, quando mi arrivò un messaggio di Luca, che non sentivo dal pomeriggio. Il messaggio diceva che lui riteneva opportuno avvisarmi che il giovedì sarebbe andato a Trieste a trovare Camilla e a fare un pò di mare, e che sarebbe tornato il venerdì sera, dormendo da lei; inoltre, mi informava, non ci vedeva nulla di male, perché come io ero al mare con i miei amici, lui trovava giusto andarci con i suoi. Allora, tralasciando il fatto che i miei sono davvero amici, mentre per lui quella lì era più o meno nessuno, non esisteva minimamente che lui andasse a trovarla e a dormire da lei; mia madre, più tardi, disse che appena letto il messaggio fulminai l'albero che avevo di fronte. Comunque, decisi all'istante che non avrei tollerato una cosa del genere, < lo lascio >, mi ricordo che pensai; anche se a lui non dissi nulla, risposi solo, prendendolo in contro piede, dato che si aspettava quantomeno un mio messaggio avvelenato, < Fai come ti pare >, e lo ignorai per tutta la serata; durante la quale, tra l'altro, scardinato ormai l'ultimo, debole e insulso impedimento rappresentato da quello che per quanto mi riguardava non era più il mio ragazzo, misi da parte ritrosia e timidezza e mi dedicai a far capire a Roby che ero sia libera che ben disposta. L'unico problema stava nel non far andare le cose troppo velocemente, perché avevo deciso che avrei lasciato Luca soltanto dopo il suo ritorno da Trieste, quindi il venerdì: questa dilazione perché lo conoscevo, e sapevo che, se da un lato non mi avrebbe mai fatto le corna, dall'altro si sarebbe vendicato, se l'avessi informato della sua ritrovata condizione di single prima che lui partisse. Si può dire quindi che più che una disponibilità al corteggiamento il mio era equilibrismo.

                                                                                              *

La mattina dopo informai sia Michela che Fra dei miei programmi, e loro furono talmente d'accordo con me che si proposero addirittura per aiutarmi a preparare il discorso che gli avrei fatto: ero talmente delusa, talmente arrabbiata e schifata che non volevo dimenticarmi neanche una delle critiche che volevo muovergli, volevo riversargli addosso tutte le cose che non gli avevo mai fatto pesare o rimproverato in un anno e mezzo. Trascorremmo quindi tre piacevolissime mattinate in spiaggia a cercare il modo migliore per fargli notare difetti e mancanze; al pomeriggio, invece, continuavo la mia opera di conquista rallentata andando dai leccesi e passando il tempo da loro: una volta facemmo la ceretta a Simo; inoltre legai molto anche con Eli.

Intanto continuavo a non rispondere a Luca, che persisteva nello scrivermi chiedendomi se ero arrabbiata, rinfacciandomi che non gli dicevo più , nel chiamarmi a tradimento a tutte le ore. Il mercoledì sera decidemmo di andare al Cafè del Mar, un locale vicino al campeggio; non mi ricordo chi venne, di sicuro quasi tutti; comunque, io dovevo tornare prima degli altri, perché mia madre smise di mettermi il coprifuoco più o meno al mio 25esimo anno d'età, e Roby fu talmente carino che venne via con me per non farmi fare la strada da sola. Camminavamo piano, parlando, molto vicini, quando mi prese la mano col pretesto di ammirare il mio smalto rosso; compiacente e lusingata, non la tirai via appena esauriti i commenti sulle mie unghie; arrivammo alla sua tenda che ancora ci tenevamo per mano, e quando capii che ad un minimo incoraggiamento da parte mia mi avrebbe baciata, mi tirai indietro, molto spiacente ma ferma nel mio proposito di non mettere le corna nemmeno a uno che di fatto era il mio ex.

                                                                                               *

Il giovedì pomeriggio fu abbastanza burrascoso: il ragazzo di Michela, in vacanza ad Ibiza da una settimana, la lasciò con un SMS; ero molto dispiaciuta per lei, ma sinceramente mi stupii che resistette ben una settimana; in più, il patatrac accadde proprio ai campi da calcio, dove con lei, Fra e Julin eravamo andate a vedere la solita partita di calcio a 5 Napoli vs Resto Del Mondo che i nostri amici mettevano in piedi: ovviamente tifavo per il Resto Del Mondo, dove giocavano Miki e Renato. Ero seduta a bordo campo praticamente in braccio a Roby, quando arrivarono Fiore e Kikka tutte contente dicendo che la sera sarebbe arrivata Erika; mi montò subito l'ansia, e di sottecchi guardai Roby per spiarne la reazione, ma lui ascoltò la notizia tranquillamente, intervenendo nella discussione solo per dire che in serata sarebbe arrivato anche Vincenzo, il suo migliore amico. Mi bastò pensare che mi mancava una sera soltanto per essere libera per tranquillizzarmi del tutto.
Tornai in bungalow che erano quasi le otto, e mi preparai in fretta perché i miei amici giocavano la finale del torneo alle nove, e noi ragazze non potevamo mancare. Mi presi solo il tempo per telefonare a mia suocera: mia mamma aveva infatti avuto un'idea brillante. Tutta tranquilla, con voce innocente, col suo telefono chiamai a casa di Luca, e mi rispose il padre:

"Ciao Flavio, sono la Sophie, potresti passarmi Luca? Perché non mi risponde al cellulare.."

Interdetto, non sapendo che fare, dato che il figlio era momentaneamente a Trieste, scaricò la faccenda nelle mani della moglie e me la passò:

"Ciao Roberta, c'è Luca per favore? Perché non mi risponde al cellulare..."
"Eh... è via sai..."
"Ah si?? E torna tra poco? E' andato via con Marco?" dissi tutta innocente, trattenendo una risata.
"Eh, no... è andato a Trieste a trovare una sua amica... ma non te l'aveva mica detto?" mi rispose esitante.
"Ah!! E' andato dalla Camilla quindi?" mi accertai.
"Si si da lei.." replicò, contenta di sentire che poteva parlare.
"Ah ok.. no mi aveva accennato una cosa del genere, ma non pensavo che alla fine sarebbe andato, sa che mi da fastidio..."                                       
"Eh no poi è andato.."
"Ma quando torna?" mi informai.
"Eh domani sera, penso che prenda il treno sulle otto di sera..."
"Ah! Ma dorme lì quindi??" dissi, fintamente stupita.
"Eh si.." Poverina, sentiva che c'era qualcosa che non andava ma non capiva cosa!
"Ah ok, allora lo chiamerò domani, grazie!" e riattaccai.

Appena arrivai con Michela ai campi da calcio, scambiai con Erika un saluto reciprocamente svogliato, ma appena vide Roby venirmi incontro senza degnarla di uno sguardo, nei suoi occhi l'indifferenza divenne aperta antipatia; Roby mi presentò Vincenzo, il suo migliore amico appena arrivato, che mi fece un'ottima impressione: moro, con gli occhi neri, meno alto ma più muscoloso di Roby, era davvero davvero bello, anche se in maniera diversa da Roby: se Roby era carino e dolce, Vincenzo aveva più l'aspetto del figo di turno, del cattivo ragazzo.

Finito il torneo andammo tutti all'Havana a prendere la crepes, eravamo davvero un gruppo numeroso. Ad un certo punto mi accorsi che invece che camminare tra Michela e Fra come al solito, ero fiancheggiata da Roby e Vincenzo, il quale iniziò a parlarmi:

"E insomma Sophie quanti anni hai?"
"16, come Roby.. Tu invece?"
"Uno in più... Domani mattina che fai?"

Rimasi un attimo interdetta: che domanda era? Siamo in campeggio, cosa si fa la mattina se non andare al mare? Per di più, queste domande mi puzzavano di secondo fine, e se non volevo essere scortese, non volevo neanche dare a Roby l'impressione di essere troppo amichevole.

"Andrò in spiaggia, credo... Cosa vuoi che faccia al mare?"
"Beh, io la mattina dormo, per esempio.. Per che ora vai? Magari ti raggiungo"

A questo punto iniziavo a preoccuparmi: Vincenzo diventava sempre più esplicito; di sicuro Roby non gli aveva detto niente, primo perché non ne aveva avuto il tempo, secondo perché in realtà non è che ci fosse chissà cosa da dire.

"Eh, per le dieci di sicuro sono là.. Quando vi svegliate mi raggiungete" proposi avendo cura di usare il plurale.
"Mattiniera la ragazza! Dammi il tuo numero va..."

E adesso? Non avevo alcun motivo di rifiutarmi, dato che era un amico, ma vedevo Roby sempre più immusonito. Per di più, anche a me piaceva Vincenzo, ed ero ben contenta che ci provasse; iniziavo a mangiarmi le mani per essere stata così esplicita con Roby da non potermi più tirare indietro, e benedivo Luca che, avendo programmato il viaggetto per il venerdì, mi aveva trattenuto dal dare via libera a Roby.
La scena migliore fu quando venne l'ora, per me, di tornare in campeggio; all'una e mezza mi alzai dicendo che tornavo a casa, e Vincenzo disse davanti a tutti:

"No dai resta ancora! Tra poco ti accompagno a casa io, rimani ancora un po’!"

Scambiai uno sguardo angosciato con Michela, che con un unico cenno mi indicò Roby già mezzo alzato per accompagnarmi, Erika che fumava dalle orecchie e tutto il resto del gruppo in aspettativa: tutti si erano accorti della situazione tra me e Roby; senza dispiacermi troppo (in fondo a me piaceva anche Roby, anche se Vincenzo mi ispirava diversamente), salutai tutti e mi avviai verso il campeggio insieme a Roby.

                                                                                             *

Il giorno dopo era il grande giorno, ero elettrizzata, e fui un po’ delusa, quando scesi in spiaggia, di trovare solo Michela e Fra, delle ragazze, piene di aspettativa; le altre, non c'erano proprio; perfino Miki e Renato, che come tutti sapevano tutti i fatti miei, si dimostrarono interessati. Di quelli di Lecce ovviamente non c'era neanche l'ombra.
Verso le undici e mezza, Fiore scese in spiaggia coi capelli sciolti, come una regina scortata da Erika e Kikka, e si diressero subito tutte in acqua; noi le raggiungemmo e avemmo una sorpresa: era piena di succhiotti sul collo. Michela pretese subito di sapere e lei, soddisfatta, raccontò di essere tornata al camper alle quattro, di essere stata in spiaggia... con Vincenzo! A questa notizia tutte mi guardarono, dato che avevano notato il comportamento di lui la sera prima, che poteva definirsi perlomeno ambiguo, se non opportunista, come confermò lui poi; ma l'unico effetto che mi fece fu il farmi pensare di aver travisato i segnali che lui mandava, e di avere comunque Roby.

                                                                                               *

Il pomeriggio passai dai leccesi a vedere se Eli o Roby volevano venire in spiaggia, perché le ragazze stavano tutte ancora dormendo, ma trovai solo Simone che mi disse che Roby dormiva e che Vincenzo ed Eli stavano facendo il bagno. Li raggiunsi. Appena in acqua, Eli mi venne incontro e insistette che stessi con loro, anche se non ne avevo molta voglia dato il comportamento di Vincenzo; eravamo lì da circa venti minuti quando arrivò Miki che manovrò le cose in modo da portarsi via Eli, per cose sue, lasciandoci lì da soli. Vedendo che aveva lo stesso sguardo furbo della sera prima, mi arrabbiai e iniziai la schermaglia:

"Ho sentito che avete fatto tardi ieri sera.." buttai là.
"Eh si.. Penso che saranno state le 4" si vantò.
"Si, Fiore diceva che si è divertita un sacco.." continuai, ed ebbi la soddisfazione di vederlo trasalire.
"Ah si?.. ehm... ma non siete mica amiche voi due vero?"
"Oh si invece, ci conosciamo da 4 o 5 anni sai.." proseguii sadicamente.
"Ah?? Bene.." rimase senza parole, evidentemente preoccupato da questo fattore che non aveva calcolato.

Decisi di buttare alle ortiche i giochetti e andai dritta fino in fondo:

"Anche a lei hai chiesto il numero, o eri troppo impegnato a fartela?"
Lui si girò subito, preso in contro piede, anche se mascherò subito mettendosi a ridere, e mi si avvicinò:
"Sei gelosa per caso?"
"Io?" domandai indignata, "Certo che no!"
"E allora cos'è questo comportamento?" mi disse, e si avvicinò ancora di più.
"Quale comportamento?" ero impegnata a indietreggiare senza inciampare negli scogli, quindi non mi uscì niente di più intelligente.
"Questo.." concluse, mi prese per un braccio e mi baciò, lì, in mezzo al mare, alle tre del pomeriggio, con circa tre quarti di campeggio in spiaggia.

Quando mi lasciò andare, stupidamente gli chiesi:

"E Fiore?"
"Fiore? E' stato solo perché tu eri andata via" rispose con una faccia tosta incredibile.

E io, invece di indignarmi per la mia amica, o per la sua cafonaggine, fui talmente lusingata nel sentire che lei era solo un tappabuchi, una riserva, da perdonargli il comportamento da stronzo e fregarmene di cosa avrebbe detto Fiore. A mia discolpa, devo dire che avevo 16 anni ed ero tutta gasata dalla faccenda di Luca, non stavo ragionando.

Mi dovette importare di cosa avrebbe detto Fiore quando la vidi, dalle braccia di Vincenzo che mi stava portando in spiaggia in braccio, ancora con l'asciugamano in mano, circondata dalla sua corte, nera di rabbia. Cercando di mettermi su una faccia preoccupata e desolata, magari con un pò di rimorso, le andai incontro le spiegai cos'era successo, riferendo anche parola per parola il discorso di Vincenzo, preferendo rinunciare al tatto piuttosto che alla schiettezza. Lei giustamente si arrabbiò con tutti e due, non mi rispose e si sedette con le altre lontano da noi; io ero troppo su di giri per prendere con la dovuta considerazione la situazione, e pensai che prima o poi le sarebbe passato: in fondo, non era colpa mia, e lui non era il suo ragazzo. Lo stesso pensai di Roby: non c'era stato niente tra noi, non poteva pretendere niente, e se lui non aveva ritenuto di raccontare a Vincenzo quello che stava succedendo, voleva dire che in realtà non c'era niente. No?

No, evidentemente: dopo un'ora Roby fece una comparsata in spiaggia, scoprì cosa era successo e se ne andò; Fiore era ancora zitta sul suo asciugamano. Allora, per testare l'aria che tirava, le proposi di accompagnarmi alle docce, pensando che rifiutasse; invece mi accompagnò, e in assoluta falsità mi disse che non ce l'aveva con me e che non gliene fregava niente di Vincenzo; ma io più di scusarmi per una colpa che non avevo non sapevo che fare, quindi fu in piena tranquillità che andai con tutto il gruppo a salutare la partenza di Fabio. Francesca era disperata, e anche a tutte noi venne la lacrimuccia, e seguimmo la macchina che andava a passo d'uomo verso il cancello, meditando di metterci davanti per impedire che se ne andassero, fin quando papà Franco si stufò e ci disse di andarcene, chè tanto sarebbero partiti comunque.
Mesti, uniti dal cordoglio, ce ne tornammo in spiaggia; pareva che lo sconforto avesse fatto dimenticare a Fiore di essere arrabbiata con me, infatti lei e le altre ricominciarono a comportarsi come al solito.

                                                                                                   *

Quella sera era il mio momento; con Michela, Julin e Fra avevo preparato un lungo ed esauriente discorso, che decisi di trasformare in messaggio: Luca non si meritava neanche i soldi della telefonata. Cenai presto, perché alle nove e mezza iniziava il torneo di beach-volley, a cui avrei partecipato con Andrea, Roby e Renato, e quindi avevo anche poco tempo. Alle otto gli scrissi e lui rispose ; passati i 15 minuti, gli scrissi quel bel messaggio chilometrico, preparato con tanta cura, che ebbe una risposta veramente meschina, in confronto alla mia verbosità e complessità, che d'altronde denotava lo scarso quoziente intellettivo dell'autore: a tre pagine di recriminazioni, rimostranze, esaltazione di difetti e di mancanze, qualche insulto e la schietta dichiarazione dei miei sentimenti inesistenti nei suoi confronti, lui rispose con < cosa vuol dire mi stai lasciando?> . Al che mi rifiutai di proseguire questa conversazione e utilizzai meglio il mio tempo preparandomi per andare a giocare la mia partita; ai campi da beach trovai i miei compagni e affidai a Michela il mio cellulare, che nel frattempo aveva continuato a squillare. Gasata com'ero, la vittoria fu facile; i complimenti del pubblico, e le 7 chiamate perse da parte di Luca, mi convinsero a fare trentuno e proposi un bel bagno serale, che alla fine facemmo solo noi che avevamo giocato, mentre gli altri ci guardavano dalla spiaggia.
Luca nel frattempo continuava a chiamare: dopo averlo ignorato per quattro o cinque chiamate, gli risposi distaccata e indifferente alle sue lacrime, dicendogli che non mi interessava quello che aveva da dirmi, pregandolo di lasciarmi in pace. Avevo appena fatto in tempo a mettere giù, che il telefono squillò ancora e Michela esclamò:

"Fammici parlare!"

E da lì iniziò quella che fu una vera e propria stronzaggine da parte mia: il mio telefono passò di mano in mano, tutti dicevano qualcosa a Luca, ma il meglio arrivò quando, per l'ennesima volta, Luca chiamò e rispose Vincenzo:

"Senti la vuoi finire di telefonare? Stiamo in spiaggia a fare il bagno, e Sofia non può stare al telefono con te, si deve divertire con me... Non siete più insieme, quindi vedi di finirla e di lasciarci divertire!!", corredato da Miki e Renato che urlavano "Sophie vestiti!!" come sottofondo.
Quella sera non ero in me; anzi, è meglio dire che non sono stata in me per tutto agosto: lasciare Luca mi aveva come dato alla testa.

                                                                                    *

Il weekend proseguì tranquillo, se tranquillo si può definire il weekend di un gruppo in cui due migliori amici non si parlano, due che fanno finta di essere amiche, Mauri che protesta di essere stato stuprato da Giorgia, ed Eli che rimbalza da Renato a Miki a Daniele, il cugino di Michela. Diciamo che la situazione si era stabilizzata.

Il lunedì poi arrivò pure Elsa, che venne subito aggiornata sugli sviluppi avvenuti in sua assenza e sulla passione sfrenata di Fra per Fabio, che però non voleva ancora accorgersi che lei gli moriva dietro da tipo due anni.
Il lunedì sera però accadde che Eli venne a dirmi che non trovavano Roby dal pomeriggio; io ed Elsa iniziammo a cercarlo e lo vedemmo sulla panchina vicino ai campi da tennis; lo raggiungemmo e scoprimmo che stava piangendo; scambiandoci uno sguardo, ci sedemmo ai suoi lati e cercammo di capire cosa fosse successo.
Dopo un pò, Elsa riuscì a farlo parlare:

"Non è niente, è che Vincenzo mi ruba sempre tutto, ce l'ha sempre vinta lui!"

Al che io ci rimasi davvero male; feci capire ad Elsa di lasciarmi sola con lui e lei si alzò; non ricordo cosa ci dicemmo, ma ricordo benissimo che alla fine, un po’ per senso di colpa, un po’ per tenerezza, lo baciai. Presi addirittura l'iniziativa.
Questo era un ottimo palliativo momentaneo, ma aggravava la situazione: che cosa avrei fatto??

Per fortuna Roby mantenne la promessa e non disse nulla a Vincenzo, che però il mercoledì sera iniziò a sospettare qualcosa: avevamo organizzato una grigliata in spiaggia, e quando Vincenzo mi mandò a prendere la lampada alla sua tenda, Roby venne con me e tornammo dopo un quarto d'ora; appena mi sedetti vicino a Vincenzo e lui mi prese per mano, Roby si mise all'altro mio lato. Vedevo che era in allerta, ma non disse mai niente: continuò a cercarmi, a stare con me, a chiamarmi monella come prima.

Il giovedì arrivò Gloria, l'ex di Vincenzo, un'altra spina nel fianco; ero gelosissima, e per tutto il pomeriggio ero stata costretta a sopportare che Vincenzo stesse con lei perché ero stata occupata con Elsa, Eli e Julin a organizzare la festa a sorpresa di Roby, che il giorno dopo avrebbe compiuto gli anni; alla fine riuscii a levarcela dai piedi solo la sera, quando convinsi Vincenzo a seguire Fiore e Marco, con cui lei stava da qualche giorno, a prendere le crepes.

                                                                                                 *

Venerdì. Compleanno di Roby, mio ultimo giorno di vacanza, penultimo per i leccesi; la ciliegina sulla torta me la regalò Gloria, che andò non so dove e non si fece vedere per tutto il giorno.
Peccato che gli avvenimenti della sera abbiano cancellato i ricordi della giornata.

Il piano era che tutti si facessero trovare in spiaggia, dove i ragazzi avevano preparato i tavoli per la torta e le bibite, alle nove e mezza, ad aspettare me, che dovevo passare da Roby verso le dieci meno quindici e attirarlo, con una fantomatica passeggiata, in spiaggia.
I primi segnali che qualcosa non andava per il verso giusto li riscontrai, appena giunta in prossimità delle tende dei leccesi, in Elsa ed Eli, che invece di essere nascoste al buio in spiaggia, pronte a cantare Tanti auguri!, mi correvano incontro, ben in vista, gridandomi:

"Torna indietro! Torna indietro!"

Interdetta, mi bloccai sul posto e chiesi spiegazioni:

"Ma cosa fate qua?! Perché non siete in spiaggia? Se continuate a urlare Roby vi vede!"
"No no, vieni via, non farti vedere, è successo un casino.."
"Ma cos'è successo? Spiegatemi!"
"Si, ma prima spostiamoci, non devi farti vedere.."

Ma fummo interrotte da Simone che correva verso i bagni pubblici con del ghiaccio in mano; cercai di fermarlo ma mi scansò gridandomi:

"Fatti spiegare da loro, devo andare da Roby!"

Se prima ero incerta e quasi divertita, adesso ero davvero preoccupata.

"Ma insomma, mi dite cos'è successo?"

Finalmente Elisabetta si degnò di spiegarmi:

"Allora, eravamo tutti alle tende e ci stavamo preparando, Simo era già in spiaggia a sistemare le cose, quando Roby è uscito dalla sua con la maglietta che aveva l'altro giorno, e Vincenzo gli ha detto < Ma cambiati, è il tuo compleanno!> e Roby, invece di ignorarlo come al solito, gli fa < Fatti gli affari tuoi tu, che sei talmente occupato con quella troia della Gloria che non ti accorgi neanche di quello che ti succede sotto al naso!>; allora abbiamo cercato di cambiare discorso, ma Vincenzo gli si è avvicinato e gli ha chiesto < Cosa vorresti dire?> e Roby gli ha risposto < Che io faccio quello che voglio, con chi voglio!>"

Qui la interruppi perché non ero riuscita a trattenere un gridolino; lei riprese:

"Allora, c'è stato un momento di silenzio paralizzato, poi Vincenzo ha preso Roby per la maglia e l'ha scaraventato sopra la tenda di Simo, che ovviamente è crollata; poi Vincenzo se n'è andato per la spiaggia con Gloria, Simo, che dalla spiaggia aveva sentito il casino e aveva visto la tenda afflosciarsi, è tornato qui mentre noi aiutavamo Roby ad alzarsi e ci siamo accorti che sanguinava da uno zigomo. Volevo venire a chiamarti ma non volevo allontanarmi da lì in caso fossero tornati tutti e due contemporaneamente, e per fortuna stava passando lei per andare in spiaggia, e la stavo mandando da te per avvisarti."

Inorridita, dispiaciuta per Roby e incazzata nera con Vincenzo, che oltre ad avergli rovinato il compleanno aveva avuto anche il coraggio di sparire in spiaggia con quella là, iniziai subito a pensare:

"Ragazze, niente panico. La festa la facciamo lo stesso, che Vincenzo rimanga pure in spiaggia con quell'altra; Eli, vai a vedere se è tutto pronto e portati gli altri in spiaggia; Elsa, vai a chiamare Miki, Julin, Renato eccetera; a quelle che stanno dall'altra parte, Fiore, Michela eccetera mandate un messaggio; io raggiungo Roby in bagno, vedo come sta e poi lo porto in spiaggia.."

Mi diressi ai bagni pubblici e ci trovai sia Roby, con un occhio nero, sia Simo, che gli tamponava lo zigomo e mi guardava male: in fondo, ero io la causa di tutto.
Mandai avanti Simo e cercai di sistemare Roby, mentre mi facevo raccontare cos'era successo; lo portai in spiaggia facendo il giro più lungo e, un po’ per metterlo di buon umore, un pò per vendetta verso Vincenzo, ci baciammo.
Arrivammo al buffet che Roby sorrideva, e iniziammo in ritardo quella festa un po’ improvvisata; eravamo talmente tanti, che nessuno si accorse che, oltre a Vincenzo e Gloria, all'appello mancava anche Andrea.

Ci rendemmo conto del fatto solo una mezz'oretta dopo, quando lo vedemmo correre sul bagnasciuga verso di noi, gridando: "Mi ha rotto il naso, mi ha rotto il naso!"; fece appena in tempo ad arrivare vicino a noi che si accasciò per terra; dopo due secondi di silenzio raggelato, ci avvicinammo e vedemmo che non solo aveva perso gli occhiali e sanguinava, ma aveva davvero il naso rotto.
Thias, in quanto il più grande, prese in mano la situazione e gli chiese:

"Dov'è?"

Nessuno chiese di chi si parlava; Andrea indicò l'altro capo della spiaggia e tutti i ragazzi, Thias in testa, corsero lì in fondo; dopo aver aiutato Andrea, anche io li seguii, insieme a quasi tutte le altre; quando arrivammo, vedemmo Thias che teneva Vincenzo per il colletto della camicia e gli urlava addosso:

"Tu non puoi venire nel nostro campeggio e fare un bordello simile! Chi ti credi di essere? Lo sai che gli hai rotto il naso? Lo sai che hai distrutto una tenda, rovinato la serata a tutti?"

Ma Vincenzo, invece di rispondere, provò a farci a botte; né Miki né Renato intervennero; ma quando vidi Gloria dietro Renato che urlava addosso a Thias non ci vidi più e marciai verso di lei, decisa a farla stare zitta. Peccato che lei non era dell'avviso, e iniziò a urlarmi dietro:

"E tu! Che cosa vuoi ancora? E' tutta colpa tua, e ancora stai qua? Ma non ti vergogni?"

E allora, invece di urlarle dietro di rimando, iniziai prenderla a schiaffi, e non so come sarebbe finita se non ci avessero divise.

Comunque, alla fine della fiera, Vincenzo e Gloria ritornarono alle tende con la coda tra le gambe, e noi, grazie all'intervento del padre di Andrea e delle torce della sicurezza, accorsa a causa del chiasso che avevamo fatto, dopo mezz'ora di ricerche ritrovammo gli occhiali di Andrea e glieli riportammo; anche se, giunti alle tende, trovammo l'ennesima brutta sorpresa: il direttore in persona.
Rendendoci conto che l'orario del silenzio era iniziato da un pezzo, ci sorbimmo la sgridata per il casino che avevamo fatto, certi che fosse l'unica punizione. Invece no: dato che i leccesi avevano già dato problemi, e che erano lì, minorenni non accompagnati, solo perché i genitori di Roby e di Eli conoscevano non so chi dei proprietari, li mandarono via.
Non aspettarono neanche il giorno dopo: chiamarono i genitori, gli fecero fare le valigie e li cacciarono in piena notte; erano le due quando i genitori arrivarono a prenderli.

Io me ne andai il giorno dopo, abbastanza scombussolata: da un lato mi sentivo tremendamente in colpa, dall'altro però ero molto lusingata da questa lotta fatta per me. Ho già detto, mi pare, che di solito il mio cervello funziona, e che quell'estate ero su di giri per il fatto di Luca.

Se all'epoca questa fu una vera e propria tragedia greca, è inutile dire che adesso è una gran bella storia a cui ripensare e su cui fare battute e frecciatine tra di noi.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** 2009 ***


Memories_     ANNO 2009


Nel 2009 arrivai in campeggio con mille aspettative, non solo per gli avvenimenti dell'anno precedente, ma anche perché, finalmente, saremmo rimasti per tre settimane invece che due, e avrei fatto sia San Lorenzo che Ferragosto con i miei amici.
Appena arrivai trovai che Fede, la sorella di Fiore, si era aggiunta al nostro gruppo, perchè il suo si era disgregato, e che l'animazione si apprestava a prendere molta più parte nella nostra vacanza, rispetto agli anni precedenti, in cui per noi era stata quasi invisibile.
Mi diressi verso la spiaggia appena scesi dalla macchina, soltanto per vedere il nostro solito posto vuoto; allora proseguii nella pineta verso la roulotte di Renato, che trovai seduto fuori con suo fratello Francesco e altri, e che, come saluto, dopo anni di poca confidenza dovuta al mio sbavargli dietro, dopo un intero inverno in cui non ci eravamo nè visti nè sentiti, candido mi fece:

"Dove sono andate le tue tette?"

Decidendo di ridere invece che di rispondergli male, gli chiesi notizie degli altri, che a quanto pare erano ancora collassati a letto dopo una serata conclusasi in mattinata; alla fine, mi avviai in spiaggia da sola, dove verso mezzogiorno fui raggiunta da Michela, Fra, Fiore, Rosy e Fede; Elsa provvide subito ad informarmi che il lunedì sarebbero arrivati sia Roby che Simone, mentre Kikka solo il sabato. Erika l'avrei incrociata solo nell'ultima settimana. Ottimo, direi.

                                                                                        *

La domenica mattina stavo scendendo in spiaggia quando trovai un assembramento davanti alla roulotte di Rosy: avendo visto là in mezzo Miki e Renato mi fermai, giusto in tempo per sentirli dire "Eccola qua". Stupita, mi avvicinai per chiedere spiegazioni ma fui preceduta da qualcuno che esclamò:

"Ah! E sarebbe lei la crea-risse?? Mi chiedevo quando saresti arrivata, tutto il campeggio parla di te!"

Arossendo mi girai e vidi che a parlare era stato uno degli animatori, tale Massimo, a cui a quanto pare avevano fatto un dipinto di me alquanto esagerato.

"Tutto il campeggio? Come sarebbe a dire, tutto il campeggio?" chiesi un pò spaventata, ma lui mi ignorò bellamente.

 Forse ispirati dal nostro numero, nel pomeriggio tutti gli animatori ci proposero di fare un balletto, in serata, consistente nel travestirci noi ragazze da maschi e i ragazzi da femmine, uscire in questa maniera davanti a tutti e poi fare uno spogliarello, sempre davanti a tutti. Inutile dire che accettammo entusiasti.
Quindi fu per questo che al pomeriggio lasciammo deserta la spiaggia e ci trasferimmo in massa in piazzetta, per imparare quelle quattro mosse che avremmo dovuto fare la sera, e per decidere quali vestiti usare; alla fine dei ragazzi parteciparono Miki, Cri, Fabio, Renato, Carmine e Francesco, mentre noi eravamo io, Michela, Fiore, Rosy, Fra e Giulia, l'amica di Julin che come l'anno precedente era venuta con lei.
Se quasi tutte le gonnelline e le canotte le fornimmo io e Michela, d'altra parte io non avevo neanche un jeans lungo, e riuscii a fare in modo di farmelo prestare proprio da Renato, come d'altronde anche la camicia da uomo: anche se l'ossessione per lui mi era passata, il pallino, come Rosy non manca mai di farmi notare, mi è rimasto.
Comunque, dopo cena affollammo i bagni pubblici, e la gente fuggì terrorizzata vedendo un gruppo di ragazze vestite da uomo incominciare a truccare pesantemente quattro o cinque ragazzi che indossavano gonnelline e top striminziti; Renato era davvero bruttissimo, ma Miki faceva davvero paura, era un trans molto convincente. 
Ci esibimmo davanti a un pubblico probabilmente scandalizzato, data l'età media dei campeggiatori, e rimasti in costume continuammo la serata con una marea di balli di gruppo, concessione davvero singolare, dato che di solito la serata di piano bar era equamente divisa in un'ora e tre quarti di liscio e quindici minuti di balli di gruppo.

                                                                                     *

Il giorno dopo, lunedì mattina, probabilmente incoraggiati dal nostro entusiasmo, gli animatori ci proposero un ritrovo in piazzetta per discutere di un progetto che avevano ideato: volevano mettere in piedi Grease. Deliziata dal progetto, esclamai tutta la mia partecipazione e Massimo saltò fuori dicendo:

"Lei può fare Sandy, è anche bionda.."

Sospettavo che la proposta derivasse dalle storie dell'anno precedente, ma me ne infischiai: fare Sandy era più o meno tutto quello che desideravo al momento, avevo lo stesso carattere, e quasi sicuramente Renato avrebbe fatto Danny...
Entusiasta, accettai all'istante e iniziai a proporre gli altri per i ruoli, che si adattavano caratterialmente in maniera sorprendente ai miei amici: Michela poteva fare benissimo Rizzo, e Julin doveva assolutamente fare Cha Cha, e anche Fiore sarebbe stata bene come Marty.. Benchè avvolta in una nuvoletta di entusiasmo, mi accorsi dopo un po' che quasi nessuno partecipava della mia felicità: chiesi spiegazioni con lo sguardo a Michela che mi fece:

"E chi è Rizzo?"

Inorridita, guardai tutti gli altri e vidi la stessa ignoranza aleggiare sui volti di tutti: venne fuori che solo io e Fede, che comunque non voleva partecipare, avevamo visto Grease. Sconfortata, Licia propose di trasmetterlo come film del martedì sera e ci chiese se volevamo comunque iniziare le prove nel pomeriggio.
Riuscii a convincere Roby a partecipare al posto di Francesco, che dette forfait; ma avevo fatto appena a tempo ad esultare alla notizia che Renato avrebbe fatto Danny che venni subito smontata da Licia che venne a dirmi che Sandy l'avrebbe fatta Rosy che, avendo dieci anni di danza classica alle spalle, avrebbe imparato molto più in fretta i balletti. Ovviamente, persi tutto l'entusiasmo che avevo, e anche se indubbiamente pensavo di non poterne fare una colpa a Rosy, un pò di amarezza mi rimase. Quando poi scoprii che era stata lei ad andare da Licia ad insistere per avere lei la parte, mi incazzai di brutto e da quel giorno mi fu impossibile ignorare il suo insopportabile modo di fare da primadonna, la sua insopportabile voglia di sapere tutto di tutti e di sparlare di tutto e di tutti, la sua insopportabile tendenza a giudicare ogni cosa, e mi fu impossibile farmela piacere. Fu dura vederla girare col mento per aria perché lei faceva Sandy.

                                                                                    *

Il martedì continuammo con le prove dalle quattro alle sei, come facemmo tutti gli altri giorni, e non potei fare a meno di scocciarmi nel vedere il poco interesse e voglia di fare che aleggiava; il colpo di grazia me lo diede ancora una volta Licia, che mi divise da Roby e mi mise in coppia con Cri, che non era in grado di lavorare con Fra senza prenderla in giro: non avevo niente contro Cri, solo che all'epoca era alto come me se non un pelo più basso, mentre Roby, con cui avevo iniziato un'opera di avvicinamento, anche in riparazione all'anno precedente, era venti centimetri buoni più alto di me. 
Comunque, la sera ci vedemmo (io per la millesima volta) il film e, naturalmente, dopo furono tutti molto più entusiasti di fare lo spettacolo, al punto che il mercoledì non servì un minimo incitamento da parte nostra per iniziare le prove in orario. Rosy avrebbe fatto Sandy, Michela Rizzo, Fiore Marty, io Frency, Fra Jan e Julin Cha Cha, mentre Renato interpretava Danny, Fabio Kenickie e Roby, Cri e Miki gli altri tre; Luca, il fidanzato di Julin, avrebbe fatto il presentatore belloccio Vince Fontaine e Gianmarco, un ragazzo che raccogliemmo non so dove, Tom, il ritardato tutto muscoli con cui Sandy cerca di far ingelosire Danny.
Lo spettacolo sarebbe stato domenica, e Licia si sgolò come una dannata, lavorò anche il suo giorno libero, sabato, pur di farci imparare scene e balletti; man mano che le scene divertenti venivano imparate, tipo Fiore che schiaffeggia Renato (scena piena di ricordi per tutti, che stranamente venne a meraviglia fin dalla prima prova), o Michela che rovescia su Fabio il frappè, e man mano che l'entusiasmo inziale scemava cedendo il posto alla naturale pigrizia, le prove andavano sempre più svogliatamente per le lunghe, e io e Michela ci sgolavamo per tirare su i ragazzi dalla spiaggia e convincerli a iniziare in orario.
Nonostante ciò, la stanchezza e la fatica non ci impedirono di dedicarci anche ad altri passatempi: io mi misi con Roby, e Michela con Miki, accoppiamento tanto improbabile quanto inevitabile, secondo me. La sera Fede, quando non era impegnata a fare gli occhi dolci a Gigi, si imboscava nel parcheggio con Stefano di Milano; io intanto, soprattutto grazie a Massimo che mi faceva ballare, mi facevo piacere sempre di più la salsa e la bachata.
Finalmente, arrivò la tanto attesa domenica della prima: fin dal mattino fummo talmente agitati da non riuscire a prendere il sole; al pomeriggio trascinammo alle prove anche Kikka ed Elsa, appena arrivate e quindi non partecipanti, e Fede, che era la responsabile del trucco e del dietro le quinte; Licia ci fece fare lo spettacolo ben tre volte, tanto che finimmo, stremati, alle otto di sera; e alle dieci si iniziava.
Come avevo fatto per tutta la settimana per mancanza di tempo e troppa agitazione, non cenai e ricontrollai per l'ennesima volta tutti i vestiti e le cose che mi dovevo portare dietro le scene; per fortuna mia madre mi ricordò che ero ancora in costume e da lavare.
Passai da Michela in anticipo di mezz'ora sull'orario prestabilito, incapace di restare ancora a casa mia, e ci dirigemmo trafelate in piazzetta, a sistemare le nostre cose dietro le quinte, dove inziammo a provare concitatamente i passi; erano appena arrivati gli animatori che si presentò Miki, pallido come un lenzuolo (il che è tutto dire, dato che viene facilmente scambiato per un magrebino), barcollante, con 40 di febbre. Inorridite, eravamo più preoccupate per lo spettacolo che per Miki; per fortuna Licia e le altre animatrici non si lasciarono prendere dal panico: una andò a chiamare Massimo perché si imparasse i passi (grazie a Dio Miki non recitava) dei balletti, le altre due si misero subito a truccare Michela, con cui lui faceva coppia, perché Massimo potesse provare con lei.
Verso le nove e mezza arrivarono anche gli altri; io, ormai truccata, stavo aiutando Massimo con i balletti; ci fu un turbine di pennelli e rossetti, il solito ritardo che, per quanto in anticipo ci si prenda, in uno spettacolo è inevitabile, e finalmente iniziammo. Andò tutto a meraviglia: Fiore tirò a Renato uno schiaffo splendido, con quel bel rumore che si sentì per tutta la piazzetta, Michela lanciò il bicchiere con l'acqua dritto in testa a Fabio, Massimo non mancò un passo e Rosy fece un assolo stupendo, anche se sentire Sandy parlare in napoletano mi faceva un pò strano; gasatissima, tra un tempo e l'altro assalii Roby mentre si stava cambiando; non ci furono problemi con i cambi nè con le parti recitate, Julin interpretò splendidamente la perfida Cha Cha, e Luca fece altrettanto bene il vanitoso Vince Fontaine.

                                                                                     *

Girammo tronfi come tacchini per il campeggio almeno per due giorni, fermandoci compiaciuti dalla gente che ci faceva i complimenti; il lunedì pomeriggio andammo per la prima volta agli Asinelli: il ricordo di quel pomeriggio rimarrà con me fin che campo.
 Bisogna sapere che Michela, quando è euforica per qualche motivo, tende ad espandere attorno a sè la sua allegria: quel pomeriggio decise di esprimere la sua contentezza, derivante dall'anello di legno colorato che Miki aveva rubato da una bancarella apposta per lei, riempiendomi di sabbia bagnata; al che, io mi alzai per buttarla in acqua ma, rincorrendola, il mio dito mignolo del piede destro andò a fracassarsi sul suo tallone, e io fui riportata, metà in braccio a Miki metà zoppicante, piangente, in campeggio, dove i miei genitori avevano deciso di sparire, e solo Fede ebbe il cuore di stare con me sul muretto della piazzetta a tenermi il ghiaccio sul dito, steccato col bastoncino del ghiacciolo mangiato proprio per questo scopo; e adesso io mi ritrovo con un mignolo storto e grosso il doppio, a causa del tessuto osseo riparativo che si è formato senza una forma.  
Il martedì sera invece ottenemmo perfino di andare a ballare tutti insieme al Rio Bo, dove io mi trovai ad un certo punto da sola con quel Gianmarco che avevamo letteralmente sequestrato per fare Tom, e da lì nacque la diceria secondo la quale, vedova di Roby che non era venuto, mi consolai all'istante con lui, cosa che non è vera per niente. Come tutte le prime volte, quella prima uscita al Rio Bo fu la migliore: Licia ci fece entrare con gli omaggi, ci divertimmo un sacco, Renato ci degnò della sua presenza per tutta la serata, rinunciando per qualche ora alla gara di "Vince chi se ne fa di più" che aveva iniziato con Miki appena arrivati in campeggio (penso soltanto perché in netto vantaggio, dato che Miki si era fermato con Michela), uscimmo alle cinque e ci prendemmo il panino più onto mai visto sulla terra, e tornammo a casa alle sei.
La settimana comunque finì in maniera strascicata: io litigai con Julin, o meglio lei iniziò a non parlarmi più e a comportarsi da vera stronza, a prendermi pesantemente in giro, dando quindi via libera a chi come Miki e Carmine lo faceva in sordina, tanto che lei ed Elsa mi esclusero dalla preparazione della festa di compleanno anticipata di Roby del giovedì sera, che fu l'ultima serata, oltre che di Roby e Simone, anche per Miki e Michela, che la passarono avvinghiati come due polipi (ho le foto che lo dimostrano); non avemmo più nulla da fare al pomeriggio, se non aiutare Fabio con i compiti; e venerdì dopo pranzo partirono anche Miki e Fabio, non senza corteo funebre dietro la macchina.

Per distrarci tutti li convinsi ad andare a fare un giro in sala giochi, dove trovammo Fede che, dopo la partenza di Marco l'argentino che aveva sostituito Stefano di Milano, si tirava su facendo nuove conoscenze; fatalità, quando mi vide mi venne incontro chiedendomi se volevo fare un torneo di beach insieme a dei ragazzi che lei aveva conosciuto il giorno prima, che erano in tre perché uno di loro non stava bene. Stavo per rifiutare, dato che il ragazzo che venne in ambasciata non mi ispirava tanto da sforzare il mio piede ancora invalido, quando si fece avanti il malato, e accettai all'istante, fregandomene del mio piede: non era propriamente bello, ma il capello lungo e l'occhio languido gli davano un fascino a cui non sapevo resistere.                                                                                                                 

Luca di Sorrento, il pittore, per il quale feci quasi una malattia.

Finito il torneo, non mi schiodai dal fianco di Fede, che sembrava contenta di avere una spalla con cui proseguire la sua opera: lei puntava all'amico, Raffaele; scendemmo in spiaggia con loro e lei mi informò che sarebbero partiti il giorno dopo. Disperata, decisa ad ottenere almeno quest'unica serata, la sera uscii insieme a Fede, armata dei miei pantaloncini inguinali, alla volta dei ragazzi di Sorrento, che però non sembravano dare segni particolarmente vitali: erano interessati, questo è assodato, ma non si decidevano a partecipare alla cosa. Quindi la serata passò in un nulla di fatto, sia per me sia per lei.
Il giorno dopo Fede scese in spiaggia alle dieci (l'alba, per lei) ordinandomi di andarmi a mettere il costume più bello che avevo perché stavamo per andare a salutare i ragazzi di Sorrento che partivano; corsi a casa, dove mia madre stava facendo il trasloco dal nostro bungalow a quello di fronte, mi cambiai e andai incontro a Federica, con cui mi avviai al bungalow 94. Pensavo di andare a salutare dei ragazzi in partenza, mentre invece scoprii che dovevano ancora portare della verdura avanzata e altre cose alla mamma di Fede e Fiore; pensavo di salutarli e lasciarli a fare le loro cose, e invece mi ritrovai in macchina con loro, io in braccio a Luca  e Fede a Raffaele, naturalmente, ad accompagnarli al camper di Fede; pensavo di passare davanti ai miei due bungalow mentre mia madre era dentro, e invece era esattamente a metà strada tra l'uno e l'altro e si girò a guardare giusto in tempo per vedermi passare in una macchina piena di valigie e ragazzi sconosciuti, in braccio a uno di questi. Alla fine della fiera, comunque, Luca mi chiese il numero e io, sebbene pensando che fosse proprio inutile, glielo diedi; loro partirono, e noi tornammo in spiaggia, sentendoci a metà tristi per la loro partenza e metà esagitate per il giro turistico del campeggio in braccio a loro.

                                                                         *

La terza settimana fu davvero confusionaria, arrivò un sacco di gente: non per niente, era la settimana di ferragosto; ci rifacemmo della mancanza di ragazzi, tutti partiti, con il gruppo di Orta, amici di Daniele, il cugino di Michela, e con loro io e Michela, le uniche con ancora energie da spendere, partecipammo alle campeggiadi; Fiore nel frattempo aveva avviato una conoscenza molto stretta con Carmine Zazà, sempre uno di quelli di Orta. Quell'anno stetti talmente tanto a lungo in mezzo ai napoletani che riuscii a seguire un'intera discussione tra questi sette ragazzi, che parlavano in dialetto uno sopra l'altro; ero fiera di me stessa.                    
Alla festa in spiaggia ondeggiavo tra l'aiutare Fede a fare conoscenze (non faceva altro che trovare tanti Stefano) e stare col gruppo dei napoletani, a cui s'erano aggiunti anche un Raffaele con amico annesso. A me piaceva sia questo nuovo Raffaele sia Fabio di Orta, ma l'inghippo non stava solo qui, stava anche nel fatto che Luca di Sorrento mi chiamava tutte le sere dicendomi che forse sarebbe venuto giù in tenda giovedì e venerdì: e se fosse veramente venuto e mi avesse trovata impegnata con un altro?                                                                                             Ma giovedì sera rinunciai a questa speranza, e mi feci accompagnare a casa da Fabio, che mi baciò, e il giorno dopo mi ignorò come se non fosse successo nulla: mi arrabbiai talmente tanto che decisi di vendicarmi. 

Nel frattempo Michela litigò in maniera furiosa con Rosy: immaginatevi due napoletane orgogliose "alluccare"* in napoletano stretto e avrete la scena che affascinò le decine di campeggiatori che bazzicavano la sala giochi quella fatidica serata. La questione era nata a causa dell'insopprimibile voglia di Rosy di farsi i fatti altrui: si sentiva in dovere di informare Miki che Michela si faceva gli occhi dolci con un altro; ora, a prescindere dalle mie simpatie personali, Michela in questo caso aveva palesemente ragione. Primo, Miki non era nè il suo ragazzo nè niente del genere, quindi partito lui lei era libera come di fare la suora come di andare con venti altri al colpo; secondo, qualsiasi cosa avesse fatto Michela non erano certo fatti di Rosy, oltre che di Miki; quindi concorderete con me sul dare ragione a Michela. Che poi quella impicciona mi avesse fregato il ruolo di Sandy e rubato un sogno, lei che non sapeva neanche chi era Sandy, non è rilevante.

Era la mia ultima sera, il 14 agosto, e la spuntai su mia madre ottenendo il permesso di tornare alle 3 e mezza e poter quindi partecipare al falò in spiaggia; c'era veramente tutto il campeggio, o almeno tutti gli under 30, compresi gli animatori. Mi sedetti vicino a Rosy e Raffaele con l'amico, solo per il gusto di farle capire che, se anche io non facevo le quattro tutte le notti, ero benissimo in grado di fare mattina e di divertirmi anche; Raffaele tanto fece che riuscì a stendersi sul mio asciugamano, lasciando l'amico a parlare con Rosy; dopo un po' di avances respinte, buttai alle ortiche tutto e pensai che in fondo era l'ultima sera, e mi lasciai baciare.
Stetti con lui fino alle 3 e 25, e poi mi accompagnò a casa.

La mattina dopo salutai tutte le mie amiche e, per nulla toccata all'idea di aver baciato tre persone diverse in tre settimane, (anche se forse Roby non contava, perchè era un ritorno dall'anno prima), partii, ancora una volta piangendo come una fontana.


*alluccare: urlare, gridare in napoletano.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** 2010 ***


Memories_      ANNO 2010

Il 2010 è l'altra estate che ricordo con maggior piacere; all'inizio non era così, ho cercato di rimuovere alcune cose che erano successe, ma adesso sono libera di pensarci senza dovermi sentire in colpa per il godimento che mi suscitano i ricordi.

Arrivai che tutti erano già lì: Michela, Fiore e Fede, Rosy, Fra, Elsa, Julin, Miki e Fabio, Cri, Renato... ; solo Thias non c'era, perché era rimasto a casa per lavoro. Per quanto riguarda l'animazione, era mista: c'erano i due Gigi come l'anno prima, due ragazze nuove (Miki aveva già provveduto a farsi Sonia, probabilmente per non essere da meno di Renato, anche se raggiungere Renato è veramente un' impresa), e Brio. Non ricordo esattamente come conobbi Brio; di sicuro, successe appena arrivata.

Bisogna premettere che io ero di nuovo fidanzata, e molto felicemente per giunta, con un ragazzo che, sebbene di dieci anni più grande di me, mi aveva fatta innamorare; la cosa aveva solo sei mesi, era ancora fresca, e noi eravamo nel bel mezzo del periodo più bello di una storia d'amore; per capire, vi basti pensare che quell'anno se non fossi andata a Gallipoli non ne sarei neanche stata troppo dispiaciuta.

Comunque, il sabato pomeriggio, arrivata da poche ore, con le mie amiche andammo in piazzetta a vedere le lezioni di salsa: io non ne avevo alcun bisogno, dato che per tutto l'anno avevo frequentato dei corsi (grazie a Massimo!!), ma volevo vedere come se la cavavano le nuove animatrici. Erano le 19 circa e io mi stavo avviando a casa per rispondere alla chiamata post lavoro di Francesco, quando arrivarono Brio e gli altri e ci fermammo a chiaccherare. Notai subito che Brio tendeva a parlare più con me rispetto alle altre, e  confermò i miei sospetti quando mi chiese:

"Ma tu quanti anni hai?".

E io, solita tonta e civetta malriuscita, invece di rispondergli sbattendo le ciglia con il classico , candida candida gli feci:

" 18, perchè?".

Lui mi sembrò rassicurato, o quantomeno sollevato, nel replicare con un vago "Niente, niente..".
Uhm... < proviamo >, pensai, e tirando fuori da non so dove un po' di malizia, gli feci:

"Perchè tu invece?".

"24!", esclamò guardandomi un po' sorpreso. E io guardai lui, e lui continuò a guardare me.
A questo punto la voce di Michela mi fece tornare sulla Terra:

"We Sofi ma tu non devi andare a casa? Sono le sette e mezza!!".

Spaventata nel rendermi conto di quanto poco ci mettevo a perdere la testa, corsi a casa, solo per trovare mia madre sospettosa e due chiamate perse nel cellulare: mio moroso. 
Ma quell'estate, come nel 2008, non ero io: qualcuno mi aveva posseduta. E quindi cosa feci? Chiamai Francesco, lo liquidai in 5 minuti e con la scusa di cercare le mie ciabatte (che tendono a staccarsi dai miei piedi in maniera totalmente indipendente appena arrivo in campeggio: un anno ne persi 3 paia di fila a Gallipoli..) tornai in piazzetta, per vedere se gli animatori fossero ancora lì; e fui premiata da Brio che mi venne incontro a parlarmi appena mi vide. Vidi che i due Gigi lo guardavano un pò sospettosi, e sua sorella Silvana con un mezzo sorrisetto. Bene.

                                                                    *

La sera c'era il cinema, quindi serata libera per gli animatori; la domenica mattina, incapace di dormire, scesi in spiaggia alle nove e mezza, rinunciando a svegliare Michela di persona pur di essere lì quando sarebbero arrivati gli animatori, proprio dove ero io col telo. Non è mica colpa mia se devono attaccare la cassa proprio dove siamo soliti metterci noi a prendere il sole; noi stiamo lì da 15 anni, loro solo dal 2008.

Anche quest'anno, sebbene mancassero quelli di Lecce, eravamo veramente tanti; probabilmente memori del nostro entusiasmo nel preparare Grease, i due Gigi proposero un altro spettacolo a Silvana e Brio: Roxy Bar. Roxy Bar è un musical, sconosciuto ai più, che racconta la storia di una compagnia di ballerini assunti dal gestore del Roxy Bar che inscenano ogni sera uno spettacolo diverso. Il progetto aveva molti aspetti che, per il nostro gruppo, lo rendevano anche migliore di Grease: intanto dovevamo solo ballare, non recitare, e quindi era molto più facilmente preparabile; secondo, i balletti li decideva Silvana. E Silvana fu così arguta da capire che almeno tre di noi ( io, Michela e Rosy) avevano bisogno di un ruolo di primo piano, e così intelligente da inserire tre balletti singoli: Dirty Dancing, Flashdance e un balletto di sua invenzione, un po' osè, su una canzone stupenda di Sadè.

E fu così che il lunedì mattina seguimmo l'animazione in piazzetta, dove avevano spostato le attività per il troppo vento che impediva di stare in spiaggia, e tra me e Michela stressammo Silvana per sapere quali balletti avremmo fatto; lei propose a Michela Flashdance, e disse che era indecisa tra me e Rosy per Sadè e Dirty Dancing. Subito cercai un modo carino per dirle che secondo me Michela doveva fare Sadè (appunto perché era osè) e Rosy Flashdance, appunto perché era un balletto di classica; che poi io rimanessi proprio con Dirty Dancing.... beh, non era mica colpa mia se il bene dello spettacolo andava di pari passo ai miei interessi. No?

Vedendo che Michela era d'accordissimo con me, Silvana disse che ci avrebbe pensato e riferito nel pomeriggio, quando avremmo anche iniziato le prove, e andò ad aiutare Sonia col mini club; vista l'ora tarda, decidemmo che non valeva la pena scendere in spiaggia e rimanemmo lì, dove fummo raggiunte da Fra, Fede e Rosy; Fra rimase con noi, mentre Fede, che quest'anno aveva un feeling particolare con Rosy (come l'anno precedente con me), volle scendere in spiaggia, e con mia somma gioia Rosy la seguì fedele. Eravamo lì tranquille a chiaccherare e ascoltare la musica che Brio metteva quando iniziò "Que tengo que hacer" di Omega, il tormentone dell'anno, e io mi misi a ballare seduta: era un merengue stupendo. Michela e Fra mi incitarono ad andare a chiedere a qualcuno dei tre di ballare, ma mi vergognavo troppo; per fortuna Gigi le sentì ed esclamò:

"Brio!! La Sophie vuole ballare! Falla ballare!".

Dopo che anche l'altro Gigi si mise a dargli man forte, lui scese dal palco e venne verso di me:

"Ma sai ballare?".

"Certo che si!", risposi, anche se un po' titubante: se era vero che avevo fatto un anno di corso, era vero anche che al merengue avevano dedicato poco più di un mese. < Coraggio > mi dissi, < basta che tieni il tempo e ti fai guidare!> 
E allora ballammo questa lunghissima canzone vicini, stretti come vuole il ballo caraibico; e fu solo l'inizio: da lì, ogni sera in cui c'era piano bar, Brio lasciava gli altri a condurre la salsa o la bachata di gruppo e in un angolo ballava con me. La prima sera, non aspettandomelo, ballai la salsa un pò terrorizzata, ma poi mi lasciai andare e mi lasciai stringere nelle innumerevoli bachate che provvedeva a mettere su. Dopo queste performance che lasciavano le mie amiche stupite che fossi così brava dopo solo un anno, e le comari del campeggio a parlottare sotto le mani, mia madre era sempre più furiosa: aveva annusato che c'era qualcosa sotto, e l'idea che potessi avere una tresca con Brio le dava letteralmente il panico. Non litigammo mai così tanto come in quei 15 giorni.

Il lunedì pomeriggio ci radunammo in piazzetta: prima Silvana distribuì i balletti, e poi iniziammo le prove. Michela avrebbe fatto Sadè con Miki, Cri e Renato; in gruppo avremmo fatto Thriller, Moulin Rouge noi ragazze e Full Monty i ragazzi, e Blues Brothers; l'unico inghippo, tanto per cambiare, stava tra me e Rosy. Entrambe volevamo fare Dirty Dancing, e solo lei era in grado di fare Flashdance, che era classico; per di più, Dirty Dancing iniziava come salsa. Ovvio, no? Invece no. Miss Rosy voleva fare Dirty Dancing, usando come scusa le prese che avrei dovuto fare; Silvana era in palese imbarazzo: oltre ad avermi già detto che lo avrei fatto io, non le sembrava giusto dare a lei due balletti e a me nessuno. Per fortuna, intervenne Brio: si avvicinò mentre provavo le prese con Renato e decretò:

"No, Dirty Dancing lo deve fare Sophie, è una salsa. E le prese sono facili da imparare".

Incoraggiata, Silvana si disse d'accordo, e io non potei trattenermi dal guardare trionfante Rosy. Avrei baciato Brio sull'istante, da quanto ero contenta: anche se pensavo che l'avesse fatto per avere strada più facile con me, il risultato era ciò che contava.
Rimanemmo fino alle sette e mezza a provare Thriller, che era il più complicato; stra gasata per avere il balletto migliore e per averla avuta vinta su Rosy (dopo Grease, poi) e perchè Brio mi veniva palesemente dietro, tornai a casa a cena, ancora una volta dimentica di Francesco e ancora una volta con mia madre sempre più ansiosa e repressiva. Quella sera io e Brio ballammo insieme per la prima volta, e per la prima volta mi salutò al microfono quando arrivai; se qualche anziano campeggiatore avesse ancora avuto dubbi, questi furono fugati dal mio arrossire.

Il martedì pomeriggio provammo ancora thriller tutti insieme,e poi Flashdance e Dirty Dancing; la sera, ero mezza d'accordo con Elsa e Renato di vederci il film, ma non riuscii a trovarli da nessuna parte: la misteriosa sparizione venne spiegata il giorno dopo, quando Elsa mi raccontò che si erano praticamente imboscati col film e si erano baciati. Io ero oltremodo sbalordita, non poteva esserci una coppia peggio assortita, secondo me: il latin lover della situazione, che non guarda in faccia nessuno e cambia ragazza ogni settimana, con la sensibile e intelligente Elsa, forse la ragazza più seria ed equilibrata che conosca. E invece io, come tutti quelli che la davano per spacciata dopo tre giorni, fummo spettatori della più lunga storia che Renato abbia mai avuto (credo), per di più conclusasi, dopo ben 6 mesi ( sei mesi!!! sei!!), con lei che scaricava lui; Elsa è l'unica al mondo che può dire di aver lasciato Renato, ed è una gran cosa da poter dire.

Comunque, nonostante il nuovo amore, quella fu l'estate in cui passai più tempo con Renato, ironia della sorte, proprio adesso che lui non mi interessava più e che eravamo entrambi insieme ad altre persone; mentre Rosy, Fiore, Miki e Cri accompagnarono i rispettivi genitori nell'inscursione al mercato di Gallipoli, alla volta di collant e giarrettiere per noi e giacche e pantaloni lunghi per i ragazzi, io e Renato passammo un'ora abbondante, il mercoledì mattina, in acqua a provare la presa Volo d'Angelo, proprio come nel film, in modo da essere certi che non mi avrebbe fatta cadere in teatro, nel pomeriggio. Infatti, dopo aver salutato Julin che partiva, alle 15 io, Renato, tutti gli animatori, Elsa e un altro pò di curiosi ci trovammo in teatro per provare Dirty Dancing, mentre Silvana lavorara con Rosy a Flashdance in piazzetta. I due Gigi erano contrari a farci fare anche il Volo d'Angelo, avevano paura che Renato non mi tenesse; ma, incoraggiati da Brio, li facemmo desistere dimostrando loro che lui era perfettamente in grado di tenermi su; il problema, semmai, ero io, che non ero abituata a stare perfettamente immobile. Quale soluzione escogitò quel genio di Gigi per allenarmi a irrigidirmi al massimo? Ma ovvio, che provassi con lui che, molto più alto e muscoloso di Renato, non aveva problemi a sollevarmi per aria ripetutamente e tenermi su.
Ce la cavammo in poco tempo, il resto del balletto era semplice, e io e Renato continuammo a provare da soli, lasciando il posto a Michela che doveva imparare il suo balletto osè.

Imbarazzata dal pubblico nonostante l'abituale faccia tosta, quando vide suo padre, soprannomianto Robespierre in gioventù, venuto ad assistere alle prove esclamò:

"Ehi Robby sono qua hai visto? Devo fare la zoccola anche quest'anno!".

E con questa uscita si rilassò e riuscì a provare abbastanza sciolta. Fu un pomeriggio molto pieno, questo; finito il balletto di Michela, perdemmo Fede e Kikka, che preferirono andre in spiaggia piuttosto che vedere prove di uno spettacolo a cui non avrebbero partecipato, e noi ripassammo thriller; io ero vagamente preoccupata: il giorno dopo saremmo andati in scena, e ancora non avevamo provato neanche una volta nè Moulin Rouge nè lo spogliarello dei maschi.

                                                          *

Quella sera fu la prima sera in cui Brio mi chiese di uscire. Di uscire insieme, io e lui. C'è da dire che non passava mattina senza che io lo salutassi in spiaggia con baci sulle guance, o serata senza che lui mi dicesse "Ecco che arriva la mia cocorita" (in riferimento al ballo di gruppo* che Fiore preferiva e che però ero sempre io a richiedergli) al microfono, o pomeriggio senza che non facessimo in modo di incontrarci casualmente. Voleva andare a Gallipoli a mangiare il gelato; alla mia debole obiezione "Solo noi due?", mi rispose tranquillo di si, ma che se avessi voluto l'avrebbe chiesto anche a qualcun altro, tipo Elsa e Renato. Certo. Vincendo la paralisi che a questa sua mossa mi aveva attanagliato le gambe, mi diressi senza speranza da mia madre, che mi guardò come se le avessi detto che stavo andando sulla Luna con l'uomo nero, e ovviamente non me lo permise. Se da un lato avrei tanto voluto accogliere il corteggiamento di Brio, uscire con lui e avere anche un bel flirt estivo, dall'altro lato sapevo di avere un fidanzato, da qualche parte, con cui ero felice, oltretutto; mia madre non mi riconosceva più, e devo dire che anche io, quando mi fermavo a pensarci sopra, non mi riconsocevo più; ma ero come dentro a un vortice, in una spirale senza via d'uscita.

Il giovedì pomeriggio ci trovammo alle due per provare, con annesso squadrone-genitori reclutato per la costumeria: fu comico buttarmi ripetutamente giù dal palco in braccio a Renato mentre mia madre, Franco il padre di Miki e altri tagliuzzavano e coloravano coi gessi bianchi le giacche dei ragazzi per Thriller. Finalmente poi, mentre noi ragazze aiutavamo i genitori a sostituire le cuciture dei pantaloni per spogliarello con velcri, i ragazzi, compreso Gaetano, il ragazzo di Fiore, impararono Full Monty, al termine del quale sarebbero dovuti rimanere in mutandine colorate; poi, fu la volta di Moulin Rouge, per il quale avevamo reclutato anche tre ragazze nuove, Ele, Consu e Marty, perchè nè Elsa nè Fiore vollero partecipare. 

E poi successe la disgrazia. Rosy volle provare un'altra volta il suo balletto, nonostante fosse stanca e non ne avesse alcun bisogno; sospetto volesse mettersi un pò in mostra, dopo un sacco di ammirazione rivolta a me e Renato per il Volo d'Angelo ben riuscito. Comunque, fece quella che sembrava essere una splendida finta caduta, migliore perfino di quella dell'attrice nel film; ma subito ci rendemmo conto che qualcosa non andava, perché Rosy non si alzava. E allora capimmo che quella non era una finta caduta, ma una scivolata bella e buona, e sua madre la portò subito in ospedale, perchè si era rotta la pelle del mento. Le dettero alcuni punti e un antidolorifico che la lasciò un po' stordita e la rimandarono in campeggio, ma lei non se la sentì di fare Flashdance, partecipando solo a Moulin Rouge e Thriller; con mio sollievo, annullarono solo Flashdance, e non l'intero spettacolo.

Preoccupati per Rosy, stanchi, sudati, sporchi di gesso e tempera, pieni di ritagli di vestiti e ognuna di noi con la sua brava giarrettiera rossa, tornammo a casa tipo intorno alle otto di sera, con meno di un ora di tempo per lavarci e mangiare; io avrei dovuto anche chiamare Francesco e perdere ben 10 dei miei preziosissimi minuti con lui, farfugliando scemenze mentre il mio cervello pensava in agonia a tutt'altro.
Alla fine non mangiai, avevo lo stomaco chiuso dall'ansia: e se non avessi fatto a tempo a cambiarmi tra un balletto e l'altro? Se mi fossi dimenticata i passi? Se fossi caduta dal palco durante la presa? Sarei morta. Ma di vergogna.

Carica di vestiti alle 20.50 di giovedì 29 luglio 2010 mi appropriai della sedia che, col mio nome sopra, costituiva il mio camerino: niente privacy; non che fosse quello il mio problema, in realtà: se fossi stata in difficoltà coi cambi di costumeria, qualcuno se ne sarebbe accorto, almeno; inoltre, quesi tutti erano amci che conoscevo da almeno 5 anni, che mi avevano vista mille volte in costume in intimo: come dimenticare tutte le volte che Miki o Thias sbucano a casa mia a chiedere in prestito il phon, incuranti del fatto che io sia in intimo? In preda all'ansia mi sistemai i vestiti in ordine inverso: sotto tutto il top nero, i jeans corti e le calze rotte per Thriller, poi il vestito nero con lo spacco e una collatura vertiginosa sulla schiena e la giarrettiera rossa per Moulin Rouge, poi il vestito rosa e i tacchi bianchi per Dirty Dancing, e sopra a tutto i jeans e la camicia bianca di Renato per Blues Brothers. Dopo cinque minuti, rinunciai a cercare di calmarmi e fui grata a Renato che volle provare il balletto: almeno non passavo io, per la solita perfettina rompi scatole. Ma ciò che mi creava angoscia, a parte la non del tutto trascurabile presa, erano i 25 secondi che avrei avuto per cambiarmi.

In un battibaleno, il dietro le quinte fu pieno dei miei amici, tutti agitati e ridanciani; in ancor meno tempo, vennero le dieci, e noi iniziammo; l'unica cosa di cui mi rammarico, è il non aver potuto ascoltare il dialogo tra Gigi e Brio, che facevano uno il barista e l'altro il manager della compagnia di ballo.
Vestite da uomo, con gli occhiali da sole, io, Rosy, Michela e Fra uscimmo a fare da spalla a Carmine e Daniele, due perfetti Blues Brothers; uscii di scena letteralmente volando, e grazie al cielo sia Sonia sia Elsa erano lì ad aiutarmi a cambiarmi, incuranti delle venti persone che guardavano: avevo mezzo minuto per diventare Babe e tornare a ballare. Cercando di non pensare al mio stomaco, che pareva voler ballare al posto mio, mi stampai in faccia un sorriso che avrebbe dovuto essere felice e andai incontro al mio Jhonny, di ritorno per l'ultimo ballo: grazie a Dio, e grazie a Renato, andò tutto a meraviglia: non sbagliammo niente, tenemmo il tempo e mi tenne sospesa nel Volo d'Angelo almeno 6 secondi. Storditi, uscimmo tra una salva di applausi che sembrava non volersi fermare, e finalmente potei tirare un respiro di sollievo: era andata, la parte peggiore era finita.
on comodo mi misi il vestito per fare la prostituta e intanto buttai l'occhio sul palco, dove i ragazzi si stavano metodicamente spogliando. Tutte gasate, sulle note del "Tango de Roxanne" entrammo trascinando sensualmente le nostre sedie, e facemmo il nostro bel balletto tutto braccia e gambe nude, seguito, tanto per restare in tema, dal balletto (quasi) sadomaso di Michela con Miki, Cri e Renato. Nel frattempo dietro le quinte noi ci sottoponemmo alla catena di montaggio che Fede, responsabile di trucco e parrucco, aveva impostato per truccare da zombie venti persone in tre minuti e mezzo: primo, cerone bianco da Sonia; secondo, ombretto e matita nera da Silvana; terzo, rossetto viola da un'amica di Fede; quarto, lacca e pettine per cotonare i capelli da Fede. Alla fine, eravamo spaventosi. Quando entrammo, chi zoppicante, chi striscinate, chi da dietro il coperchio di una tomba (Carmine buttò giù la tomba dietro cui era nascosto nel preciso istante in cui la musica faceva il rumore della porta che sbatteva), alcuni bimbi piccoli si misero addirittura a piangere; Thriller fu davvero uno spettacolo.

Dopo il bis, gli animatori finirono la serata con i soliti balli di gruppo, e noi rinunciammo a toglierci il mascherone che avevamo in faccia: io e Michela ci mettemmo a ballare ancora in stile zombie, e fu con le lacrime agli occhi che filmai Franco e Robespierre ballare il chuchua sul palco al posto degli animatori.

                                                                        *

Fu con un ansioso senso di ingiustizia che guardai Brio e gli altri andare al Praja all'una di notte: io e Michela eravamo rimaste in campeggio, in ossequio al nostro status di fidanzate, status che, al momento, mi creava unicamente fastidio. 
La settimana finì tranquillamente, senza eventi degni di nota, a parte i litigi quotidiani con mia madre causati in apparenza da sciocchezze, in realtà dall'ansia che le procurava il corteggiamento di Brio e, soprattutto, la mia benevolenza e lusingata accettazione. Anche a causa dell'infelice uscita di una vecchia, che non aveva trovato di meglio da fare che andare da mia amdre a dirle: "Ma quanto dietro gli va quell'animatore a tua figlia?!", la domenica sera si raggiunse l'apice.

Essendo arrivato Massimo, il fidanzato di Michela che era venuto a trovarla per il weekend, dovetti deviare le mie abitudini dalla routine e vivere quei due giorni in simbiosi con qualcun'altra; fortunatamente, pur avendo Renato, che quest'anno non sembrava neanche lui, Elsa accettò di buon grado quella che poteva sembrare la brutta copia dei bei tempi andati. Per questo motivo, quella domenica sera ero seduta sul muretto con lei, a guardare Rosy, Kikka, Fede e Fiore fare gruppetto a bordo pista, mentre Michela era a Gallipoli. Forse ringallunzito dal vedermi lì praticamente da sola, Brio mi avvicinò e sganciò la bomba: mi chiese se mi andava di andare a ballare salsa al Quartiere Latino insieme a tutti gli animatori. Io avrei dato pressochè qualunque cosa pur di andare: adoro ballare, sia Brio che i due Gigi erano ballerini provetti e con loro di sicuro avrei ballato tutta la notte, e non ci vedevo neanche niente di male, dato che c'erano sia Sonia che Silvana; Sonia aveva addirittura un anno meno di me. Incoraggiata da Elsa, andai da mia madre pensando di farle una richiesta del tutto ragionevole e innocente; purtroppo per me, mia madre ci vide un sacco di male, e non volle sentire neanche una parola delle mie brillanti argomentazioni, me lo proibì e basta. Allora anche io, accecata dalla delusione, mi arrabbiai sul serio, e non ci parlammo per i tre giorni seguenti. Anche se il risultato non cambiò: loro andarono a divertirsi insieme, io rimasi in bungalow.

                                                                       *

Il lunedì, contenta di riavere indietro la mia amica, convinsi Michela a pranzare in spiaggia; ero talmente su di giri da allargare l'invito a tutte le ragazze, che con entusiasmo si apprestarono a depredare il market di tutta la frutta disponibile. Dopo una giornata vissuta da lucertole, e con ancora la gente che ci fermava per il campeggio per farci i complimenti per il nostro successone, con Brio che pareva aver perso la testa per me, avevo ancora un sacco di adrenalina in corpo; figuratevi Michela, molto ma molto più confusionaria e allegra di me normalmente, che umore poteva mai avere con tutto questo e un sacco di energia repressa da sfogare dopo due giorni passati buona e zitta a fianco del fidanzato. Fu per questo che successe la Faccenda del Trenino, che passerà agli annali del campeggio La Vecchia Torre come la Terza Guerra Giovani vs Anziani.

Il problema stava nelle tre serate danzanti, in cui le due ore di musica erano equamente divise in un' ora e mezza di liscio e mezz'ora di balli di gruppo e "musica da discoteca"; aggiungete che i ballerini di liscio erano massimo cinque coppie, che comunque più di dieci minuti non potevano stare in pista senza rischiare l'infarto, mentre a ballare i balli di gruppo, oltre a noi venti, c'era un sacco di altra gente. Profondamente ingiusto, no?                                               Benissimo, dopo anni di soprusi, l'adrenalina che Michela aveva in corpo decise che era ora di farci valere: se non ci facevano ballare, avremmo impedito a loro di farlo.

"E come? Non possiamo mica occupare la pista!", dissi; anche i miei ormoni erano d'accordo nel voler mettere fine a questa soppressione dei nostri diritti, ma dato che la mia testa funzionava ancora un pochino, non vedevo il modo di impedire a quelle coppie di ballare.

"E invece si! Facciamo un trenino e gli giriamo attorno, impedendogli di ballare!", mi rispose esaltata lei.

".... Che figata! Ci ammazzeranno, soprattutto Farfallina... ma chissene!! Però questa è una salsa.. Raduna gli altri, fin che ballo questa con Brio!", le dissi forse più esaltata di lei, il che è tutto dire.

Quando la salsa finì, tornai al nostro muretto che stava già ricominciando la mazurca: trovai tutti, ma proprio tutti, lì pronti, con Michela che aveva pure fatto un cartello: VOGLIAMO BALLARE ANCHE NOI. Determinata, mi prese e mi appoggiò le mie mani sulle sue spalle, incitando gli altri ad accodarsi nel più assurdo trenino del mondo; pur essendo eccitata, mi vergognavo come una ladra, ma mi feci forza vedendo che persino Elsa, oltre alle nuove ragazze, e perfino Thias, accorso dal biliardino della sala giochi al richiamo di Fede, si erano uniti al gruppo. Con un sorriso sfrontatissimo in faccia, Michela guidò il trenino in pista, avendo cura di tagliare la strada e intralciare le tre coppie di mummie che si muovevano, e che ben presto si dettero per vinti e andarono a sedersi; supportati dagli animatori che, chi a gesti chi a parole (Brio ridendo urlò al microfono: "Non ho mai visto fare un trenino su una mazurca!! Bravi ragazzi!"), cacciammo infine anche Farfallina e il marito, che ancora insistevano nel voler ballare. Farfallina era la vecchietta da noi più odiata: a ottant'anni suonati, pareva venire in campeggio unicamente per ballare, infatti si portava mille vestiti con ampie gonne da liscio e imbottiva il marito di Viagra, per tenerlo su.
Il risultato di questa bravata, che portò Robespierre a dire: "Ma perchè quando succede qualcosa c'è sempre mia figlia di mezzo?", fu un'intera ora di balli di gruppo, e la pista piena come non lo era mai stata: coinvolti dall'euforia, venne a ballare persino gente che non lo faceva mai, tipo Elsa o i ragazzi di Orta, arrivati proprio quella mattina; sull'onda dell'entusiasmo, per l'occasione Thias, Miki e Renato riesumarono dall'infanzia la loro personale versione di YMCA: loro tre sul palco a ballarla con i piedi al posto delle braccia, con sulle spalle il cuginetto di Renato, un miniRenato che, bello e adulato fin dai tre anni, prometteva di venire su proprio come il cugino.
A mezzanotte avevamo ancora un sacco di energia in corpo, e decidemmo di andare all'Oasi, l'unico bar sul mare vicino al campeggio, insieme agli animatori; per la prima volta, Brio mi accompagnò a casa; non potevo rifiutare: per la strada da sola alle due di notte non potevo andare, e aspettare gli altri mi avrebbe fatto sforare il coprifuoco di mia madre. Quindi fu con quindici paia di occhi che mi avviai, in preda al panico, con lui; insistetti per non andare via spiaggia, per non aggiungere anche il panorama romantico a questa situazione disastrosa: da un lato, la mia gratitudine per il volermi accompagnare, scambiando due ore di divertimento con gli altri in due ore di solitudine in bungalow, la mia gratitudine per il suo decisivo intervento nello spartire i balletti, e la mia vanità lusingata dal suo persistente e molto evidente corteggiamento, e i miei ormoni che mi spingevano tra le sue braccia; dall'altra, la consapevolezza che mi occupava lo stomaco come un macigno di avere un fidanzato che era l'ultima persona al mondo che si meritava un tradimento, supportata dalla mia ingombrante coscienza che non voleva saperne di lasciarmi in pace. Quella sera, comunque, mi salvai e riuscii a mandarlo a casa con niente più che due baci sulle guance.

                                                                        *

Il martedì e il mercoledì passarono tranquilli, se tranquilli si possono definire dei giorni in cui passavo metà del tempo a evitare Brio, e l'altra metà a cercarlo e a creare occasioni d'incontro, giorni in cui la mia coscienza mi ordinava "Non farlo, non pensarci neanche!" e qualcos'altro mi suggeriva "Tanto ormai... questo è già tradimento mentale.. tutti questi sguardi, il vostro cercarvi, toccarvi.. il ballare insieme, fare il gioco aperitivo solo per rivolgergli la parola.. tanto vale che vai fino in fondo e lo fai contento! E' grazie a lui che hai fatto Babe, che balli tutte le sere..". L'unico evento che ci stupì tutti quanti fu la notizia che Fra, la nostra introversa e poco sicura di sè Fra, aveva mollato il flirt con il fratello di Marty e ne aveva iniziato uno con Fabio di Orta, lo stronzo che nel 2009 mi aveva baciata e poi ignorata. Se già il fatto che Fra avesse avuto il coraggio di mettersi con Simone era un bel passo in avanti, il fatto che lei senza alcuno scrupolo fosse passata a Fabio avrebbe dovuto preoccuparci: dov'era finita la nostra timida Fra?? Ma al momento tutte avevamo i nostri pensieri: io Brio, Michela stava cercando di scoprire chi la spiava e poi riferiva a Massimo ogni suo spostamento, Fede stava ancora cercando di far cadere Gigi tra le sue braccia... Quindi mi limitai a un bel discorsetto intimidatorio a Fabio, che si riduceva a "Comportati bene con lei, stronzo!".
Mercoledì sera, tuttavia, ero troppo stanca per seguire gli altri a prendere la crepe all'Havana: fu per questo motivo se all'una di notte ero seduta sul bordo del palco con Brio che mi accarezzava il ginocchio, con il gruppo che si avviava all'Havana borbottando e guardandosi indietro. Sperando di concludere con me, aveva bidonato l'uscita all'Havana ed era rimasto lì; ma anche questa volta, con mio sommo dispiacere, e chiedendomi se stessi davvero facendo la cosa giusta, rimase deluso, e dopo avermi accompagnato ancora una volta a casa, raggiunse gli altri.
Nonostante ciò, giovedì mattina erano tutti convinti che io e lui ci fossimo almeno baciati, niente di quello che dissi li distolse dalle loro idee: nè Rosy, che come al solito volle sapere e ricambiò il mio "Ovviamente no" con uno sguardo carico di scetticismo, nè Fabio che, più schietto, espresse quello che tutti pensavano: "Puoi dire quello che vuoi, secondo me siete andati a letto". Solo Michela mi credette, anche se molti, come Fiore ed Elsa, mantennero un volto impassibile e non dissero una parola.
Io d'altro canto non vedevo l'ora di andare a casa: sapevo che non avrei dovuto avere tentennamenti nè dubbi, ma i miei ormoni la pensavano diversamente; nella mia disperata e svogliata resistenza a Brio, togliermi la tentazione da sotto gli occhi mi pareva l'unica via d'uscita; scappare via prima di decidere che i rimpianti sono peggio dei rimorsi e cedere, accontentando tutto di me tranne la mia coscienza, l'unico baluardo della mia resistenza.

                                                           *

Venerdì. L'ultimo giorno. Finalmente. O purtroppo? Non lo sapevo, ma non me ne curavo: era l'ultimo giorno in cui avrei dovuto resistere a ciò che invece avrei voluto. Era una fatica tremenda.
Non ricordo cosa successe durante il giorno, ricordo solo il persistente stato parossistico di angoscia che mi pervase non appena aprii gli occhi e non volle lasciarmi per tutto il giorno; non riuscii neanche a mangiare, nè a pranzo nè a cena. Il tempo volava via a spizzichi e bocconi: era ancora primo pomeriggio, e subito dopo era già sera, ed io ero già in piazzetta con le altre a ballare. E subito dopo era già mezzanotte, e noi tutti eravamo seduti vicino al cancello in attesa di non mi ricordo chi per andare ancora una volta all'Havana; io ero seduta sulle ginocchia di Brio. Mi ero messa il vestito che avevo usato per fare Babe, che lui aveva già dimostrato di apprezzare: nella mia balzana concezione delle cose, dato che era l'ultima sera potevo rilassarmi di più, perché il giorno dopo sarei partita e non avrei dovuto fronteggiare di persona il dopo, le conseguenze. Non che avessi in programma di far succedere chissà cosa: il detto "Quello che si fa in campeggio rimane in campeggio" non appariva, ancora, tra i miei principi.
Mi sentivo stralunata, ondeggiante fuori dal mio corpo; quando Rosy disse "Mi viene da vomitare", guardando ostentatamente me che mangiavo la crepe seduta in braccio a Brio, intento a guardarmi in viso, fui talmente brava a fare finta di non averla sentita che lei si sentì in dovere di ripeterlo. Non riuscivo a seguire la conversazione: in testa non avevo altro oltre al pensiero che quella era la mia ultima sera e quindi la mia ultima occasione con Brio; se per respingerlo ancora una volta, o cedere a ciò che ogni minuto che passava sembrava sempre più giusto e ragionevole fare, non lo sapevo ancora. Verso le due e mezza, salutai tutti quanti sentendo solo in parte la solita triste ansia da fine vacanza, da quanto ero intontita: il pensiero di Brio era talmente ingombrante dentro di me da lasciare poco spazio al resto. Consapevole che quindici persone erano certe che stessi perpetrando tradimento aggravato, mi avviai verso la spiaggia per tornare in campeggio, insieme a Brio: non c'era neanche stato bisogno di parlarne. Superato l'Oasi ed entrati nel cono d'ombra, Brio mi passò un braccio sulla schiena, per camminare abbracciati; per una volta, diedi retta al "Tanto ormai.." che mi rieccheggiava in testa e lo lasciai fare. Sul serio, che male faceva se mi abbracciava? In fondo, era già successo, sia con lui sia con gli altri animatori, durante lo spettacolo e le prove; Gigi mi aveva addirittura presa in braccio!                                                                                                       Arrivati ai lettini dell'Hotel Florida, ci fermammo e ci sedemmo un po', a guardare il mare; ero completamente stordita dall'enormità della situazione in cui mi trovavo, e lasciarmi ipnotizzare dalle onde che andavano avanti e indietro sulla battigia non mi sembrava un buon metodo per risvegliarmi, ma continuai a stare in silenzio a guardare la notte, incapace di alzarmi e mettere fine a quell'assurdità. Faceva fresco: faceva sempre fresco in spiaggia la notte, e non era insolito che ci portassimo la felpa quando andavamo ai falò; Brio mi sentì rabbrividire, e sempre in silenzio scivolò in avanti sul lettino per abbracciarmi; completamente nel pallone, estranea a me stessa, quasi inconsapevole della mia presenza in quel posto, in quella compagnia, in quelle condizioni, mi rilassai contro di lui e appoggiai la testa sulla sua spalla. A quel punto, probabilmente sospirando internamente di sollievo, Brio girò la testa in cerca della mia bocca, che trovò in attesa: con gli occhi sbarrati, lo guardai baciarmi stando immobile, senza che nessuna consapevolezza particolare mi investisse; era come se non fossi io, in quella spiaggia, come se stessi guardando un'altra me. Sempre con questo senso di estraneità, gli passai una mano dietro al collo per attirarlo a me, rispondendo automaticamente al bacio; sempre con questa strana lucidità distaccata, mi adagiai sul lettino tirandolo giù con me; sempre con gli occhi spalancati, guardai il cielo nero trafitto di stelle senza sentire più alcun freddo, mentre Brio mi baciava.
Mi sbagliavo: non era come se non fossi io, ero io, ma quello non stava veramente succedendo, ero io in un'altra realtà, in una dimensione parallela o in un sogno. Ecco, si, in un sogno: un sogno era il luogo adatto, per quello che stava succedendo e per come mi sentivo io; in un sogno sei sempre te stessa, ma non puoi manovrare il alcun modo ciò che succede, niente dipende da te, niente può essere fermato o impedito. Mi sentivo proprio così, all'interno di un sogno.
Mi lasciai accompagnare a casa sempre circondata da questa sensazione di surrealtà, che mi lasciava intontita; sensazione che si incrinò appena varcai la soglia del bungalow, e in un lampo di lucidità il mio cervello pensò che fosse ora di farsi vivo di nuovo e mi disse: "I denti! Lavati i denti prima di svegliare tua mamma!". Perché Brio fumava, e di certo lei avrebbe sentito l'odore dandomi la buona notte. Andai in bagno sentendomi come un assassino che nasconde le prove: in preda ad un'ottusa lucidità, in un'ansia talmente febbrile da sembrare serenità, mi lavai due volte i denti e mi sciacquai il viso, prima di andare a letto, dove giacqui con gli occhi spalancati su quella realtà parallela che avevo appena vissuto.

                                                     *

Il giorno dopo partii senza salutare nessuno, a parte Michela: mi sentivo un ladro, e non vedevo l'ora di lasciare la scena del crimine; la mia coscienza era ancora intontita, era ancora presto per i sensi di colpa, che mi avrebbero mangiata viva per tutto l'inverno a seguire, ero ancora in mezzo ad un'ottusità ovattata. Insistei per partire presto, io che di solito la tiravo più lunga possibile.
Guardando la muretta del campeggio finire e lasciare spazio alla spiaggia del Florida, pensai:

"Almeno per una volta ti sei dimenticata di piangere!".





Ebbene si. Questo è l'ultimo capitolo di questa storia, almeno per ora. Le stati 2011, 2012 e 2013 non le ho inserite perchè il gruppo si è disgregato sempre più, per finire nello scomparire nel 2013... Ma non metterò un epilogo, primo perchè le amicizie non finiscono mai, nel cuore e nella mente rimangono eterne ed immutabili, qualsiasi cosa accada; secondo, perchè chi lo sa... magari tra qualche anno ci ritroveremo tutti quanti per un estate insieme, o tra vent'anni ci ritroveremo tutti lì con i figli a carico.. e allora io scriverò un altro capitolo e lo inserirò in questa storia!
Spero che sia piaciuta, anche se so che è difficile immedesimarsi nelle peripezie di gente che non si conosce; un saluto particolare, ancora una volta, a tutti loro: Michela, Fiore, Elsa, Fede, Renato, Miki, Thias, Fabio, Francesco, Roby, Ele..


Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2072530