La storia di come il Re delle Risate si è innamorato della Prefetto Perfetto di Grifondoro.

di PhoenixQuill
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una forte amicizia. ***
Capitolo 2: *** Un nuovo Ordine. ***
Capitolo 3: *** Il fattore 2x1 ***
Capitolo 4: *** Segreti. ***
Capitolo 5: *** Cerchio aperto. ***
Capitolo 6: *** Di scommesse e appuntamenti. ***
Capitolo 7: *** Non è certamente la loro situazione. ***
Capitolo 8: *** Sono qui. ***
Capitolo 9: *** Combattimenti. ***
Capitolo 10: *** Sguardi. ***
Capitolo 11: *** Cenni d'assenso ***
Capitolo 12: *** Eucalipto. ***



Capitolo 1
*** Una forte amicizia. ***




                                                                                                  1 - Una forte amicizia.


Era tutto finito. Voldemort era morto. Mentre abbracciava Ginny, Hermione non sentiva più nemmeno il dolore pulsante alla tempia, provocato da un incantesimo mirato male. Non sentiva più le mani tremare, non sentiva più la paura invaderle il cuore. Sentiva solo che tutto quel buio e quella solitudine concentrata in miriadi di corpi era terminata. Sentiva il sole finalmente brillare sulle loro teste, sentiva le lacrime scorrerle giù per le guance. E non aveva paura di nasconderle, perché la maggior parte delle persone, lì, facevano la stessa cosa. E quelli che, comunque, non piangevano, avevano gli occhi lucidi e abbracciavano il proprio vicino. 

Ma una, una sola persona non piangeva, né sospirava, né gioiva. George Weasley, chino sul corpo del fratello, ne osservava i lineamenti dolci ormai immobili, gli occhi chiusi, la risata ancora impressa sulle labbra. Alle sue orecchie, non arrivava niente. Non arrivavano le urla di gioia, non arrivavano i lamenti sommessi. Ciò che occupava e, allo stesso tempo, svuotava sé stesso lo aveva di fronte. Prese una mano, ancora calda, e gliela strinse. 
Su, Freddie, svegliati. Avanti, Freddie, so che stai scherzando. 
Anche lui, ora, si accodava alle persone le cui lacrime non finivano più. Anche lui, ora, aveva un motivo per essere triste. 
"Ciao." Gli sussurrò una voce dolce, mentre una mano delicata gli sfiorava la spalla. 
"Ciao." Le rispose lui, incrociando il suo sguardo. 
Anche lei iniziò a fissare il corpo apparentemente addormentato di Fred e sospirò. 
"Quasi non riesco a crederci. E' impossibile che sia..." Le parole non riescono ad uscire dalla sua bocca. Mettere Fred Weasley, il re della risata, con quella parola, così colma di tristezza, di paura e dolore è quasi surreale. 
Anche Hermione e Ginny, che ora non si abbracciano più, guardano in quella direzione. E i loro occhi si riempiono di nuovo di lacrime. Ma, questa volta, sono lacrime amare, lacrime che scendono lottando con il mondo intero. Nemmeno il viso di Angelina, poggiato sulla spalla cascante del gemello ancora vivo, riescono a distoglierle da ciò che era accaduto. 
Fred Weasley era morto. 
Morto, freddo e immobile. Ron ed Harry si avvicinarono alle due, ma Hermione non ricavò alcunché dalla mano di Ron che la stringeva. Anzi, la lasciò andare e si avvicinò a George e, senza proferire parola, si inginocchiò e iniziò a fissare anche lei il volto senza vita di Fred. Pian piano, gli si affiancarono anche Ron, il cui volto, che voleva apparire fermo, faceva a pugni con la sua mano tremante, Harry e Ginny. In lontananza, come un eco, si sentivano le lacrime di Arthur e Molly Weasley. 
Il mondo doveva essersi fermato, perché a tutti parve di non sentire più niente. E il mondo doveva essersi fermato per davvero, perché George pensava di poter rimanere in ginocchio lì, per tutta la vita. Ma un qualcosa che volteggiava nelle vicinanze e una voce lo fece ridestare. Harry pronunciava un incantesimo, mentre nelle mani di Fred, ormai lasciate per accarezzare le mani di Angelina, comparivano alcuni fiori freschi. Il suo dolore si affievolì leggermente, ricordando come Fred ne fosse allergico. Non poteva toccare alcun tipo di bocciolo, che subito erano starnuti a non finire. Ma ora non ce ne sarebbero stati. Ci sarebbe stato solo il corpo di Fred Weasley e alcuni fiori, miracolosamente intatti vicino a lui. Il gemello sentì le lacrime prorompere e si nascose nell'incavo della spalla di Angelina. Il mondo gli pesava addosso, ora. Gli sembrava quasi di sentirli ancora, quegli starnuti. Sentiva anche le sue imprecazioni. E le sue urla di gioia,poi. 
Un momento, Fred non urla di gioia quando ha dei fiori in mano. 
Gli ci volle un attimo, per voltarsi e ritrovarsi davanti Fred che buttava via "questa robaccia!" e guardava attonito tutte le persone che lo circondavano. E George, prima ancora di capire, gli si buttò al collo e iniziò a singhiozzare, come si era sempre vergognato di fare. Singhiozzava, sentendo il collo freddo del fratello riprendere calore, sentendo le mani di lui consolarlo e dire: "Va tutto bene, Georgie, va tutto bene." 
In un istante, anche sua madre e suo padre gli cinsero le spalle e si unirono a quell'abbraccio. Accompagnati dagli occhi lucidi di Ron, Ginny, Percy e Angelina. 
"Smettila, Georgie, mi metterai in ridicolo vicino a tutta la scuola." Scherzò Fred, comunque con il volto rigato da altre lacrime. 
Hermione, invece, non era più lì. 

 
Fece scendere un rivolo d'acqua dal rubinetto e, con le mani arcuate, ne portò un po' al viso. Non poteva farsi vedere in quelle condizioni. 
Era scappata via dalla Sala Grande non appena aveva visto Fred starnutire per i fiori di Harry. Era scappata via per non mostrare i singhiozzi convulsi di cui era stata preda. Ora, con il viso immerso in un asciugamano, ripensava a tutto quel che era accaduto. 
Era stata via un anno, un anno abbastanza difficile e... doloroso. Aveva realizzato di essere innamorata di Ron e- 
Sono davvero innamorata di Ron? 
"E' permesso?" Ginny, sorridente e con una guancia ferita, si fece avanti e abbracciò l'amica. 
"E' vivo..." Singhiozzava ancora. "E' vivo, Ginny, è vivo." 
Lei non sapeva cosa fare. Non aveva mai visto Hermione in quello stato, men che meno per "colpa", se così la possiamo chiamare, di Fred Weasley. Le aveva confessato, tempo prima, di aver avuto una piccolissima - quasi inesistente, aveva specificato lei- cotta per Fred, durante il loro quinto anno. Ma Fred non si era mai accorto di lei e lei lo aveva accettato, volgendo le sue attenzioni altrove. 
Quel giorno, però, una cruda verità si era fatta largo in lei. Vedere Fred per terra, immobile, era stato straziante. E Ron non poteva far niente. La sua vicinanza era utile quanto un ago senza cruna. 
Ginny la strinse più forte, tentando di farle capire che le era vicina. Ma quel momento fu interrotto da un rumore. Qualcuno bussava alla porta. 
"Ron..." Sussurrò Hermione, guardandolo. Quello, altrettanto sporco e ferito, la guardava con gli angoli della bocca sollevati. Chiese a Ginny di lasciarli soli e le si avvicinò.
"Tutto bene?" Chiese, avvolgendola nelle sue braccia. 
E lei ci stava così bene, in quelle braccia. Ci poteva rimanere per giorni e sapeva che lì, nulla l'avrebbe sfiorata. Sarebbe stata al sicuro, per sempre. 
Annuì alla sua domanda e lo guardò negli occhi. I lunghi capelli rossi glieli coprivano un po'. Hermione li scostò e affondò il suo volto nuovamente nell'incavo della spalla di lui. Nessuno interrompeva quel momento così dolce. Neppure Mirtilla Malcontenta, che festeggiava insieme al Frate Grasso in Sala Grande, sbucava da una tazza per spruzzarli. 
"E' Fred, vero?" Domandò Ron, d'un tratto. Hermione si irrigidì. "Pensi che sia così babbeo come dicono?" Sorrise. 
La ragazza si staccò dall'abbraccio e, a capo chino, iniziò a fissare le sue scarpe. 
"Non ti preoccupare. Abbiamo solo un po' le idee confuse." Le sorrise e le accarezzò una guancia. "Stiamo confondendo una forte amicizia con l'amore." 
Hermione lo guardò negli occhi, trovando il suo consenso. "Da... Da quanto tempo lo sai?" Gli chiese, arrossendo lievemente. 
"Beh, al quinto anno non facevi che guardarlo. Diciamo che.. Che ho un attento spirito di osservazione." 
Hermione gli sorrise per ringraziarlo. Non sapeva dove trovare amico migliore. 
"Andiamo? Hai un Weasley da conquistare." La schernì Ron, circondandole le spalle con un braccio. 
"Non lo dire a nessuno!" Arrossì subito Hermione. L'idea che Fred Weasley avesse saputo che aveva un debole per lui la mandava nel panico. 
"Oh, no, no. Non lo dirò proprio a nessuno." Scherzò lui, ridendo come un matto. 
Adorava farla arrabbiare. La sua reazione lo appagava come quella di nessun' altro al mondo.   

 
-SPAZIO AUTRICE-
Rieccomi con una nuova long-fic su una Fremione :3 
Ne ho lette parecchio in questo periodo di stallo e, alla fine, l'ispirazione è arrivata *Joy to the wooorld!* 
Molto probabilmente, questa sarà l'ultima long-prima della scuola. :D Ma tranquilli, penso di tornare ogni tanto a bussare alle vostre porte con una one-shot o qualcosa del genere :D 
Mi fate sapere che ne pensate di questo nuovo inizio? Sto andando praticamente a tentoni :/ 
Grazie a tutti, 
un bacione, 
la vostra neo-tornata (?) PhoenixQuill

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Capitolo 2
*** Un nuovo Ordine. ***




                                                                                                            2 - Un nuovo Ordine.


La domenica che seguì era giornata di festeggiamenti, giù alla Tana. Scorrevano litri di Burrobirra e Succo di Zucca, in quella croccante giornata di inizio maggio. Il sole era alto nel cielo, accompagnato dall'allegro canticchiare degli uccelli della zona. Anche Teddy dormiva beatamente nella culla, Trasfigurata da Hermione proprio per l'occasione. 

L'attenzione di tutti era, ovviamente, rivolta a Fred. Fred, che Molly abbracciava calorosamente ogni volta che ne avesse occasione. Fred, che aveva apparentemente messo da parte il lato più irritante del suo carattere. Fred, per cui Hermione sentiva sempre, inequivocabilmente, le gambe farsi gomma e la gola seccarsi. 
Ron le aveva consigliato di mettersi un po' più in mostra, di curarsi di più, perché erano queste le ragazze che piacevano a Fred. Ma lei era stata categorica fin da principio. 
"Se non mi accetta per quel che sono, non potrà mai essere realmente innamorato di me." Ribadì. Poi chinò il capo e aggiunse: "Sempre ammesso che qualcosa per me riesca a provarla." 
Lui l'aveva rincuorata, dicendole che se ci era riuscita con lui, perché non con suo fratello? Dentro di sé, però, pensava che, come sempre, Hermione aveva ragione. Far innamorare Fred della sua migliore amica era difficile tanto quanto trovare il suo giardino sgombro da Gnomi. I due erano fin troppo diversi. Quanto lui era spigliato, tanto lei era timida e riservata. Quanto lei era attenta e diligente, tanto lui era distratto e superficiale. 
Molly chiedeva a tutta la tavola se volessero un'altra porzione di macedonia, quando la sua voce fu interrotta da un sonoro crak!
"Kingsley!" Tuonò Hagrid, salutandolo con la sua manona dall'altro capo del tavolo. Quello, avvolto in un mantello da viaggio color blu notte, tirò le labbra in un sorriso e si avvicinò verso di loro a grandi falcate. Solo quando rifiutò garbatamente l'invito di Arthur a sedersi a tavola, la maggior parte dei presenti capì che c'era qualcosa che non andava.
"Qualcosa non va, Kingsley?" Chiese dolcemente Fleur, ora che aveva preso un po' di dimestichezza con l'inglese. 
Shacklebolt contrasse il viso in una smorfia, che nessuno riuscì a decifrare, e scrutò con i suoi occhi profondi prima Harry, poi Ron e Hermione e, infine, il resto dei presenti. 
"Dev'essere una bella giornata, oggi!" Strepitò la signora Weasley, con le braccia incrociate al petto. Aveva intuito che ciò che lui stava per dire a tutta la sua famiglia non poteva portare che altro dolore. 
Di nuovo.
"E' una giornata di gioia! Siamo tutti vivi, tu sei appena stato eletto Ministro e..." Le lacrime negli occhi impedirono a Molly di continuare a parlare e costrinsero il signor Weasley ad alzarsi per abbracciarla e consolarla. Poi, con un gesto d'intesa, se ne andò verso la Tana, lasciando Shacklebolt libero di parlare.
"Cosa c'è che non va?" Chiese Harry, spezzando il silenzio che era piombato su quella tavola. Neppure gli uccelli cantavano più. Teddy, ora, piangeva così forte, che lasciarlo lì sembrò una cosa crudele a Luna, pronta ad alzarsi per andare a cullarlo. 
Shacklebolt tirò un gran sospiro e, mani serrate, esordì: "Tutto. La situazione è più complicata di quanto pensassi." 
"Complicata quanto?" Lo interruppe Ron, guardandolo dritto negli occhi. Non gli incuteva più tanto timore, adesso. Dopo aver affrontato la morte a testa alta, un paio di iridi scure erano bazzecole, per lui. 
Teddy non smetteva ancora di piangere, mentre il cielo si era appena oscurato. "Parecchio. La vittoria non ci ha portato la pace sperata. Per poter ripristinare un buon Governo, la gente deve abituarsi ad uno stile di vita scandito dal controllo legale. Ma non è ancora pronta." Disse, irrigidendo leggermente la mascella, mentre pronunciava l'ultima frase.
Si levò anche un forte vento, che scompigliò i capelli di Xenophilius Lovegood. 
"Abbiamo vinto la guerra solo qualche giorno fa." Specificò Fred. 
"E' normale che non sia pronta." Completò George. 
"Non è questo il problema, comunque." Kingsley si alzò dal suo posto e scrutò il cielo. Non c'era più il sole. Anzi, nuvole scure minacciavano di far piovere da un momento all'altro. "Ho raccolto alcune voci, secondo il quale..." Ebbe un attimo di esitazione. Diede un lungo sospiro e continuò: "Secondo il quale, in giro ci siano ancora dei Mangiamorte." 
"Impossibile." Gracchiò la voce rotta di Angelina. 
Non di nuovo quest'incubo. Non di nuovo. 
"E' ciò che penso anch' io. Ma-" 
"Ma cosa?" Il tono di voce di Hermione era più acuto di quel che volesse dimostrare. 
Non ci possono essere ma. I miei genitori. Io devo andare da loro. 
"Sono state registrate alcune morti. Misteriose." Inspirò a fondo e specificò: "Di Babbani." 
La schiena di Hermione fu percorsa da una serie di brividi, mentre Ginny si avvicinava a Harry, sensibilmente impaurita. 
"Dobbiamo ripristinare l'Ordine." Concluse Shacklebolt. 
Bill sbatté un pugno sul tavolo e ringhiò. "L'Ordine? Stai impazzendo?!"
"Calmati, Bill." Fleur gli posò una mano sul braccio, pronta a rassicurare il marito. I Mangiamorte non erano Voldemort, lei lo sapeva bene. 
"Sì. E' obbligatorio." Era teso, si vedeva. 
"Sono morte troppe persone l'ultima volta." Liquidò subito Percy, con ancora in mente il ricordo vivido di suo fratello che veniva sotterrato da un muro. Kingsley si voltò verso di lui e gli disse: "Non ci saranno morti questa volta. Prima di tutto, perché i Mangiamorte più potenti sono morti o sono ad Azkaban. E poi, perché questa volta ci alleneremo, ogni giorno. Incantesimi di Difesa, d'Attacco. Fatture e Trucchi per nascondersi." 
"Non se ne può occupare la squadra Auror?" Chiese Charlie.
"La squadra Auror non esiste, in parole spicciole. Tutti quelli che ne facevano parte erano Mangiamorte. Infiltrati nel Ministero sotto falso nome. E organizzare una squadra nuova comporta tempi lunghissimi." Li guardò nuovamente uno per uno, poi domandò, con la sua voce profonda: "Allora?" Chiese ancora, rivolto alla tavola imbandita.
"Va bene." La voce candida di Luna irruppe nel nuovo silenzio che si era creato. "E' inutile ignorare la verità, quando è sotto il nostro naso." 
Harry si alzò in piedi e disse: "Io ci sto. Ma il mio parere non conta. C'è chi non vede i propri cari da mesi, qui." Un'allusione velata ad Hermione, che tutti si voltarono a guardare. Era rossa in volto e i capelli raccolti in una treccia non l'aiutavano a nascondere l'evidenza. 
"Possono tirarsi fuori." Rispose Kingsley, placido. 
"Non posso tirarmi fuori!" Hermione scattò in piedi, infuriata quasi come Bill. Come poteva tirarsi fuori? I suoi genitori sarebbero stati in pericolo a partire dallo stesso momento in cui l'avrebbero riconosciuta. 
Fred la osservò. Cos'era successo alla ragazzina che conosceva? E' cresciuta, tutto qui, gli rispose, dentro di lui, una voce.
Scansò la sedia su cui era seduta e se ne andò via, verso la Tana, seguita da Ginny. 
Alcune gocce di pioggia iniziarono a imbrattare le camicie fresche di bucato. E tutti, chi a malincuore, chi rassegnato, acconsentirono. D'altronde, come diceva Luna, era inutile ignorare la verità, quando era sotto il loro naso. 
 
 
Ginny osservava la sua amica asciugarsi prepotentemente il volto nell'asciugamano.  
"Va meglio?" Le chiese, incrociando i suoi occhi, ancora rossi. 
Quella annuì. Ora che si era potuta sfogare, andava meglio. Comprensibilmente, le mancavano i suoi genitori, la sua casa. Era stanca di tutto quel girovagare senza meta, guardandosi le spalle più volte di quanti passi potessero fare.
"Sei sicura di voler accettare? Potresti andare in Australia, dai tuoi e-" Le propose l'amica.
Hermione la interruppe, dicendole: "Ho partecipato alla guerra. Mi conoscono. Sanno chi sono. E se sanno che mi nascondo per restare affianco ai miei genitori, non esiteranno un minuto a uccidere loro e me." 
Ginny tirò un sospiro e, tentando di alleggerire la tensione, disse: "Si è fatto un po' tardi, eh? Sta già calando il sole." 
"Davvero?" Hermione si avvicinò alla finestra e, scostate le tende, vide il sole, riapparso dopo una leggera pioggerella, tramontare nelle colline tinte di rosso e arancio. 
"Andiamo? Mamma non aspetta altro che vedere come stai. Siamo chiuse qui dentro da tutto il pomeriggio." 
Hermione arricciò gli angoli della bocca e, con uno sguardo d'intesa, le disse: "Più che altro, è Harry che sta aspettando te." 
Ginny ridacchiò. "O magari sotto ti sta aspettando una persona. Un certo gemello, dai capelli rossi... Lo conosci, per caso?" Rise, vedendo le guance della sua amica andare in fiamme. 
"Qualcosa mi dice che sì, lo conosci molto bene." Le scompigliò i capelli allo stesso modo in cui era solito fare Ron e uscirono entrambe dal bagno, per scendere così giù per le scale e ritrovarsi in cucina. 
 
 
Angelina, dopo cena, si era offerta di dar da mangiare a Fierobecco, ora residente nel soppalco di casa Weasley. In realtà, però, non era tanto in pena per Fierobecco. Pià che altro, voleva sapere dove era finito George. 
George. 
Passò casualmente vicino la stanza dei gemelli e, circospetta, si guardò attorno. Si sentivano provenire alcune risate dalla cucina, segno che tutti erano ancora riuniti a tavola. Così, attentamente, posò un orecchio sulla porta. 
Non si sente niente, per Merlino!
Ma, nello stesso momento in cui poggiò anche le mani sul legno scuro per carpire meglio il benché minimo rumore da quella stanza, la porta si spalancò, facendola sbilanciare e finendo dritta dritta tra le braccia del suo gemello. 
Finiscila, Angelina, non è il tuo gemello!
"Cosa fai qui?" Le chiese, mentre lei tentava, invano, di nascondere il volto, ormai color Grifondoro. George si guardò attorno e, ancora più sospettoso, domandò: "Stavi origliando?" 
"I-io non stavo origliando." La ragazza si costrinse a darsi un contegno e, Morgana, una scusa decente! "Non ti ho visto per tutta la cena e.. E io.. Sì, insomma, hai capito, no? Pensavo stessi macchinando chissà che!" Strepitò, chiudendo le braccia sul suo petto. 
George la osservò per un attimo con il sopracciglio alzato per poi scoppiare a ridere. 
"Non ci trovo nulla di divertente." Tentò di difendersi lei, ancora più rossa in volto, dopo quella risata senza freni. 
"Angelina Johnson che si preoccupa per un gemello Weasley! Un gemello Weasley che non è Fred!" Buttò nuovamente indietro la testa, guadagnandosi un'occhiataccia da lei.
"Cosa vorresti dire?" Chiese, tagliente. 
"Beh, lo sappiamo tutti che sei innamorata persa di Fred. Però, mi dispiace, non è qui e-" La frase, però, fu interrotta da un potente ceffone tiratogli sulla guancia. 
"Io non sono affatto innamorata di Fred Weasley! Se sono qui, è perché volevo assicurarmi che tu stessi bene e-"
Le labbra di George sorrisero e sussurrano un "Grazie." che la fece tacere. Poi, prese a massaggiare la guancia colpita. Angelina non era mai stata famosa per il suo tatto. 
Dapprima, la sua espressione faceva trasparire lo stupore di cui era vittima. Poi, ricompostasi, incrociò le braccia e disse: "E' il minimo che tu possa fare." E girò i tacchi, per scendere le scale in fretta e dar velocemente la colpa di quelle guance scarlatte al caldo della casa. 
George, che la seguì con lo sguardo, accennò un sorriso compiaciuto e si chiuse nuovamente la porta alle spalle. Aveva altro da fare, che scendere a mangiare. 
 
 
-SPAZIO AUTRICE-
Rieccomi con il secondo capitolo di questa storia :3 
Volevo cambiare dalla mia solita placida storia e metterci un po' più d'azione. E cosa meglio di un paio di Mangiamorte incalliti che ancora credono negli ideali di quel pazzoide che li comandava fino a qualche giorno prima? :D 
Spero che il cambiamento sia di vostro gradimento e, se trovate qualcosa che non va, non esitate a dirmelo! 
Grazie a tutti quelli che seguono la storia e la recensiscono!
Un bacione, 
PhoenixQuill

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Capitolo 3
*** Il fattore 2x1 ***




                                                                                                              3 - Il fattore 2x1


Angelina scese le scale, visibilmente irritata, mentre Hermione, nello stesso momento, le saliva. Aveva giusto avuto il tempo di osservare un guizzo di quella irritazione diventare una perfetta maschera di buon umore, mentre raggiungeva il corridoio che portava al bagno. Lì, però, incrociò qualcosa di strano. Qualcosa di rosso. Che aveva appena fatto capolino dalla tromba delle scale. 

"Ron!" Chiamò lei, poggiandogli una mano sulla spalla. 
Quello trasalì e, una volta giratosi, sospirò, per poi sussurrare: "Non mi insultare, Granger." 
Era Fred. Non lo aveva riconosciuto. Voltato di spalle, era quasi identico a Ron.
Hermione assunse il solito cipiglio con cui si rivolgeva a uno dei gemelli Weasley e, acuta come sempre, chiese: "Si può saper-" Ma non riuscì a terminare la frase, che subito Fred le avvolse una mano intorno alla bocca e le sussurrò di fare silenzio. 
Lei annuì, mentre, dentro di sé, pregava umilmente Merlino che il gemello non avesse la minima percezione del rossore che aveva vergognosamente invaso le sue guance. 
"Andiamo di là. Angelina ha appena dato da mangiare a Fierobecco. Lì, non ci disturberà nessuno." Hermione, seppur titubante, lo seguì in silenzio e, insieme a lui, si sedette su uno scalino. 
Dalla soffitta, si sentiva l'Ippogrifo beccare il cibo che gli era appena stato portato. 
Una volta ripreso il contegno di sé, Hermione sillabò: "Si può sapere cosa stavi facendo sotto le scale?"
Fred ridacchiò e, inclinando leggermente la schiena, le disse: "Aiutavo George." 
"Aiutavi George?" Ripeté lei, guardandosi intorno. Non aveva preso in considerazione quello che lei chiamava "fattore 2x1". Il "fattore 2x1", che faceva sbellicare Ginny dalle risate, era il nome della caratteristica di Fred e George. Se stai parlando con uno di loro, molto probabilmente -se non proprio, sicuramente- a pochi metri da te, c'è l'altro, pronto a tenderti una trappola.
E chi diceva, quindi, che quello non era altro che uno dei loro ennesimi scherzi? Magari, troppo presa a contemplare lui, si era lasciata sfuggire alcuni piccoli, ma importantissimi dettagli. Uno scricchiolio, un movimento maldestro.
Sarà meglio avere la bacchetta a portata di mano. E, con nonchalance, si portò le mani dietro la schiena, all'altezza della tasca dei pantaloni dove aveva riposto la bacchetta. 
"Esattamente. Aiutavo George e Angelina." Specificò poi, rimettendosi dritto. "Quel troll di mio fratello non riesce a capire che lei è pazza di lui."
Hermione dilatò gli occhi e, per un attimo, lasciò andare la tasca dei pantaloni per dirgli: "Cosa? Io pensavo che Angelina fosse innamorata di te!" 
"E qui sbagli, mia cara Granger!" Fred le si avvicinò, per spiegarle meglio il suo piano. "Angelina stava con me solo perché George era troppo preso dal Quidditch per accorgersi di lei." Si grattò il naso e proseguì: "L'ho sempre detto di essere il più intelligente tra i due." 
Hermione imitò una risata. "Davvero divertente." 
Dal piano inferiore, si sentì urlare Bill, riguardo una certa trappola per i Lupi Mannari e i Tritoni. Una leggera brezza entrò dalla finestra aperta e scostò impercettibilmente una ciocca di capelli rossi del gemello. L'aria era, ancora, incredibilmente fredda e la situazione non li aiutava.
Dei Mangiamorte fanatici! Come se le nostre vite non fossero già state scombussolate per bene!
Lei non ha più una famiglia, io ci ho quasi rimesso le penne. 
"Secondo te, ci sarà un'altra guerra?" Chiese Hermione, naso all'aria, ad osservare un soffitto che tanto interessante non era, a confronto della persona che aveva affianco. 
"No. Voglio dire, non oseranno sfiorare questo angelico visino un'altra volta." Sorrise Fred, passandosi un indice e un pollice sul mento. 
"Angelico? Certo, e io sono innamorata di Draco Malfoy." Rise lei, facendo riposare la schiena distrutta stendendosi sui gradini. 
Fred sospirò, imbarazzato. Non aveva mai parlato per così tanto tempo con lei, senza litigare. Avanti, Fred Weasley non si imbarazza! Trova qualcosa di cui parlare!
"E' sera." Disse. 
E' sera?! Merlino, Cruciatemi!
"Già." Rispose Hermione. "Come fai a sapere di George e Angelina?" Gli chiese ancora, incuriosita.
"Oh, beh." Fred si portò una mano dietro la testa, divertito da quel ricordo. "Quando stavamo insieme, una volta, mi ha chiamato George." 
"Potrebbe essersi confusa." Tentò di giustificarla. 
"Non si è confusa. Lo vedo quando piaccio ad una ragazza." Rispose lui. 
Oh, Merlino e Morgana.
"E io non le piacevo per niente." Sentenziò, infine.
Entrambi sospirano e rimasero in silenzio per alcuni secondi.
"Io torno dentro. Quassù si muore di freddo." Concluse Hermione e, dopo averlo salutato, scese le scale, seguita anche lei dallo sguardo di un gemello.
 
 
"Pensiamoci bene. Non sono tra i Mangiamorte più potenti. Sono solo dei discepoli incalliti." Charlie, con grandi movimenti delle mani, tentava di spiegare la situazione. Era inutile tanto allarmismo, secondo lui. 
"Sono Mangiamorte disorientati!" Lo interruppe Arthur, seduto sul divano insieme a sua moglie. "Non hanno un leader, né un piano. Sono come delle trottole impazzite. Colpiscono quando e come gli pare!"
"Siamo sopravvissuti una volta, perché non una seconda?" Chiese, ingenuamente, Angelina. Aveva ancora le guance arrossate dal recente incontro con George. 
"Perché il loro piano, prima, era più che evidente." Rispose Molly. "Prima, il loro obiettivo era Harry. Ora, uccidono solo per puro divertimento."
"Non lo considerano tanto come un divertimento." Riprese il discorso Arthur, serio. "Ma tanto come una missione." L'uomo si alzò dal divano e si massaggiò le tempie, avvicinandosi al camino acceso. "Vogliono depurare la società." 
"Che stupidaggine!" Esclamarono due voci, da sopra le scale. 
"Fred, George. Vi aspettavamo." I due gemelli sorrisero al richiamo di Percy e si intrufolarono nel cerchio di sedie e divani che si era formato nel salotto della Tana. "Chi potrebbero essere questi Mangiamorte?"
"Malfoy." Diede per scontato Harry, approvato silenziosamente da Ron e Hermione, seduti affianco a lui. 
"No, Malfoy non centra nulla." Ribatté Ginny, appoggiata allo schienale della sua sedia. "Ho letto sulla Gazzetta del Profeta che è agli arresti domiciliari nella sua Villa, con tanto di incantesimi Anti-Smaterializzazione." 
"E tu credi ancora a quello che dicono sulla Gazzetta? Malfoy potrebbe averli pagati per scriverlo." Rispose, piccato, lui.  
"No, Harry, Ginny ha ragione. Lo tiene sott'occhio la Squadra di Incantesimi Protettivi." Arthur, con le mani ancora poggiate sulla mensola del camino, pensava a come agire nel migliore dei modi. A come impedire che le lancette dell'orologio di casa sua si posizionassero su "Disperso". 
"Possibile che tutta la Squadra Auror fosse corrotta?" Chiese Charlie, con i gomiti posati sulle ginocchia e lo sguardo perso. 
"Kingsley la sta controllando. Tra qualche giorno, ci porterà rinforzi." 
Rimasero tutti in silenzio, finché Teddy, ancora troppo piccolo per capire, iniziò a lamentarsi, per poi scoppiare in un pianto senza freni.
"Vado io." Disse Harry. Si alzò dalla sua sedia e, in breve tempo, fu seguito da Ginny. 
 
 
"Saresti una madre perfetta, lo sai?" Harry osservava la sua fidanzata stringere tra le braccia quel fagottino dai capelli azzurri. 
"E tu come papà saresti meraviglioso." Gli sorrise Ginny, lasciando andare Teddy nella culla e avvicinandosi a Harry. 
Il ragazzo la abbracciò e le depositò un bacio sulle labbra. "Non te ne andrai mai più, vero?" Gli chiese Ginny, facendosi piccola tra le sue braccia. 
"Mai, mai più." 
 
 
-SPAZIO AUTRICE-
Aaaah, sono in un ritardo pazzesco! Spero possiate perdonarmi, davvero! 
La storia inizia a prendere le sue sfaccettature, finalmente *-* Non so voi, ma gli inizi, per me, sono le cose più difficili da scrivere D:
Domani ho anche l'esame della patente e... Non so nulla. Aiuto. ç_ç
Spero vi sia piaciuto anche questo capitolo!
Un abbraccio e (spero) a presto!
PhoenixQuill

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Capitolo 4
*** Segreti. ***




                                                                         4 - Segreti.


Alcune goccioline scendevano inesorabili giù per la fronte di George, per lasciarsi alle spalle il suo naso spigoloso, scendere, perdersi giù e infradiciare l'asse di legno. Ormai, si era capito che ciò che faceva ogni volta che si rinchiudeva nella sua stanza era Trasfigurare un cuscino in un sacco di boxe e tirare pugni, pugni, pugni finché non cadeva, stremato, sul letto e non chiudeva gli occhi. 
Non era venuto a galla, però, per quale motivo lo facesse. Le Orecchie Oblunghe che Harry aveva gentilmente messo a disposizione per origliare dalla sua porta non gli avevano fornito anche questo particolare. Ogni volta, sentivano solo gli sbuffi di lui e il dondolio rassegnato del sacco.
Il piccolo gruppo, che comprendeva Harry, Ron, Ginny e Angelina, aveva anche tentato di corrompere Fred, offrendogli i doni più disparati, da una cospicua somma di galeoni ai dolci più appetitosi ripieni di Veritaserum. Ma Fred, che ingenuo non lo si può certo definire, rifiutava sempre quei regali così sospetti, deludendoli puntualmente. 
Hermione, non appena si era accorta di tutto quel parlottare su George e il suo nuovo "hobby", aveva caldamente consigliato loro di rinunciare e lasciare che gli eventi facessero il loro corso. 
"E' così... strano!" Gracchiò Ron, accompagnato dai cenni complici della sorella. "Non siamo abituati a così tanta tranquillità! Distrugge i nostri nervi!" 
"Ciò che fa George non sono fatti nostri." Aveva placidamente spiegato Hermione. 
"Certo che sono fatti nostri!" Aveva sbottato Ginny, braccia incrociate e sopracciglio sollevato. "E' nostro fratello!" 
Hermione prese un bel respiro e, con calma, iniziò a spiegare la situazione: "Quando mai Fred e George hanno avuto dei segreti?" L'espressione irritata degli altri si trasformò repentinamente in volti colpiti dalla sorpresa. "Non era certo un segreto che volessero aprire un negozio di scherzi. Né era un segreto che volessero combattere in guerra. Né..." E qui, il suo sopracciglio arrivò quasi all'attaccatura dei capelli. "...che le donne fossero qualcosa di ghiotto per loro." Ad Harry scappò una risatina, osservando il volto contrariato di Angelina. 
"E, quindi, perché iniziare ora? Che ce lo dica, no?" Sbuffò Ron. 
"No!" Squittì Hermione. "E' proprio perché è un segreto, che non lo vuole dire! Significa che George sta crescendo.
Dopo un imbarazzante minuto di silenzio, Harry disse: "Non ti seguo." 
"Ah, Merlino." Sospirò nuovamente la ragazza. "Se George ha un segreto e Fred è stato talmente incorruttibile da non avere accettato nemmeno uno scellino da voi, significa che ci tiene davvero. Significa che è importante." 
Quelli se ne andarono rassegnati, ma la lavata di capo di Hermione non gli fece cambiare idea. Anzi, il gruppo era tornato all'attacco più agguerrito di prima. 
"Proprio perché è importante, noi quattro lo dobbiamo sapere." Aveva sentenziato Angelina. 
 
 
Una di quelle sere, qualcuno bussò alla porta della Tana, interrompendo la cena a cui partecipava anche Percy, che, stranamente, non era stato trattenuto al Ministero. 
Molly si alzò e andò ad aprire la vecchia porta di legno. Kingsley, dall'altra parte, la salutò con uno dei suoi gran sorrisi e si accomodò nella calda cucina dei Weasley, seguito da una ragazza avvolta in un mantello rosso porpora e da un uomo, più alto e nerboruto, avvolto in un caldo mantello verde foresta. Lei aveva gli occhi color mandorla, lui di un tenue grigio. 
"Vi ho portato i rinforzi." Gli disse, sedendosi ad una sedia che gli aveva offerto Arthur. 
La signora Weasley, calorosa, incitò i due ragazzi a consegnargli i mantelli, che si levarono in un batter d'occhio. Quando anche la ragazza si scoprì, dal fondo del tavolo partì un tossicchiare convulso. Percy, che aveva continuato a sorseggiare la sua zuppa, non era riuscito a dosare bene il suo cucchiaio e, alla vista di lei, il boccone gli era scivolato giù per la gola. 
Capelli scuri, occhi semplicissimi. Il tutto avvolto in un morbido maglioncino di cotone dai tenui colori caldi.
"Lui si chiama Josh. Josh Lawrence. Lei invece è Audrey Thompson. Gli ultimi due Auror rimasti." 
I gemelli iniziarono a ridacchiare e a ripetere, con le labbra, il nome di Audrey, di fronte ad un imbarazzatissimo Percy, tutto concentrato sul suo piatto. Entrambi strinsero le mani a tutta la famiglia, compresi Harry e Hermione. Quando Audrey arrivò a Percy, Fred imitò un Cupido che scoccava una freccia invisibile e George, colpito, si accasciava sulla sua sedia. Se le occhiate potessero uccidere, Fred e George sarebbero già in compagnia di Remus e Tonks, per conto di Percy.  
Quando anche Josh finì di presentarsi a tutti, si avvicinò ad Audrey, che aveva ancora le mani incrociate posate sul grembo. Percy, una volta sollevato lo sguardo, non riusciva più a distoglierlo da lei. 
"Sono giovanissimi, è vero. Josh ha l'età di Bill, mentre Audrey è giusto un anno più piccola di Percy." Puntualizzò Kingsley, con la sua voce profonda.
"N-non ti ho mai vista ad Hogwarts." Balbettò lui. 
"Oh, no. Audrey viene dagli Stati Uniti." Rispose Kingsley. 
"E cosa ci fai a Londra?" Quasi non credeva di averle rivolto parola. 
"Ne sono innamorata. Adoro tutta la storia e... La vostra letteratura. Penso di amarla." Sorrise. Anche Percy lo fece, un sorriso carico di dolcezza e speranza. Un sorriso che si trasformò ben presto in uno scappellotto dietro la nuca di Fred e George, non appena Audrey se ne andò via. 
 
 
"Te lo dico io." Ron sospirò, portandosi le mani dietro la testa e stendendosi sul prato del giardino di casa sua. "Hermione non riuscirà mai a conquistare Fred." 
"Fred?" Chiese Harry, appena arrivato alla panchina sotto la quercia per poter sorprendere Ginny, seduta proprio lì. 
Entrambi sussultarono, non appena lo sentirono. Avevano appena svelato il segreto della loro amica, senza curarsi di guardarsi intorno e scoprire se ci fosse qualcuno da quelle parti. 
Fortuna non era Fred. 
"Amore." Ginny si alzò dalla panchina e attorcigliò le sue braccia attorno al collo di Harry. Quello, però, non si lasciò abbindolare dalle moine di lei e, curioso, chiese: "Fred e Hermione?" 
I due fratelli si guardarono negli occhi, rassegnati. "Sì." Sospirarono insieme.
Il ragazzo dilatò gli occhi. "E' uno scherzo, vero? Fred e George sono nascosti qui da qualche parte, giusto?" Ridacchiò e si voltò, convinto di trovare due teste rosse ridenti. 
"No." Sospirò nuovamente Ginny. 
Harry si passò una mano tra i capelli e li scrutò per bene. Non stavano raccontando bugie. 
"E... Da quanto?" Assimilare la notizia era più difficile di quanto si prospettasse. Insomma, Hermione e... Fred. Il sole e la luna. Il nero e il bianco. 
"Hermione ha una cotta per lui da anni." Rispose Ron. "Ho tentato di darle alcuni consigli. Ma niente. Non ne vuole sapere." 
"Le dai consigli sbagliati, Ronald!" Si lamentò Ginny. "Hermione ha ragione. Non può perdere la sua integrità per un ragazzo, anche se questo è mio fratello." 
"Non è questione di integrità." Frignò lui. 
"Sì, invece!" Ribatté lei. "Non puoi cambiare Hermione sol perché così somiglierà a una delle tante che Fred ha avuto! Lei non vuole essere una delle tante!" 
"Ragazzi..." Interruppe Harry, guadagnandosi due occhiatacce. Uno dal suo migliore amico e uno dalla sua fidanzata. "Io non vorrei interrompere il vostro allegro discorsetto, davvero. Ma se qualcuno mi spiegasse qualcosa, non me la prenderei, sapete?"
Così, Ron e Ginny, di buona lena, iniziarono a spiegare la colossale cotta di cui era preda Hermione Granger e di come lei non avesse la benché minima intenzione di prendere l'iniziativa. E Ginny, accigliata, spiegò i piani che suo fratello aveva programmato per loro due. 
"Forse, non è molto azzeccato come metodo." Tentò di dire Harry, beccandosi un seccato "Sei il mio migliore amico!", da parte di Ron. 
"Harry. Ovviamente, questo rimane tra noi tre, vero?" Gli chiese Ginny, guardandolo con occhi supplichevoli. 
"Certo." Lui le diede un bacio, mentre Ron contraeva il viso in una smorfia. "Anzi. Forse, so anche come far smuovere le acque." Affermò lui, con un sorriso sornione.
 
 
-SPAZIO AUTRICE-
Non dirò che sono in ritardo. Altrimenti, rischio di ritrovarmi Hoon a casa, pronta a picchiarmi (Ti voglio bene <3). 
Devo dire un paio di cosette. Hem, hem!
Allora, prima di tutto, ho passato l'esame della patente *-* Non sapete che peso mi sono tolta, davvero D: 
Secondo, ho letto tutti e tre i libri di Hunger Games e *urlo strozzato da fangirl* Wow! Non mi dilungherò oltre, perché la sezione in cui siamo è quella di Harry Potter u.u Fatevi solo alcune domande sul nome di Josh Lawrence u.u :P
Terzo, ma sono l'unica che ha così tanti compiti delle vacanze?! DD: 
Quarto, si può sapere quanto siete pucciosi voi delle recensioni? Credo di venire a bussare a casa vostra un giorno di questi e abbracciarvi tutti quanti, sul serio :') Ovviamente, ringrazio anche chi legge le mie storie, senza recensire. Inserendo la mia storia in modo da seguirla, mi fate contentissima, sul serio :D
E dunque, spero di aggiornare prima il prossimo capitolo, 
un bacione a tutti, 
PhoenixQuill

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Capitolo 5
*** Cerchio aperto. ***




                                                                                                                  5 - Cerchio aperto. 


"Un'altra uccisione." Decretò il signor Weasley, poggiando il giornale sul tavolo. Visibilmente stupito, si sollevò dalla sedia e, con un pigro movimento della bacchetta, fece apparire una cartina della Gran Bretagna, con affianco alcuni adesivi a forma triangolare. 
Espressione tesa, ne prese uno di un bel colore blu e disse: "Sheffield. Morta un'intera famiglia babbana, comprendenti madre, padre e figlio. Nemmeno il gatto è stato risparmiato." Tese la mano e prese un altro segnalino, questa volta color giallo limone, per posizionarlo su Peterborough. "Una donna anziana, babbana. Uccisa nella propria casa, in pieno giorno." 
Gli occhi attenti della famiglia Weasley seguivano quei movimenti puliti, precisi, che, con alcuni semplici gesti, andavano a coprire Luton e Gloucester.
"Non ha alcun senso." Disse, infine, guardando la mappa. 
"Sicuro di aver controllato tutte le piste possibili?" Gli sussurrò Molly, stringendogli le spalle. Era un incubo senza fine, quella vita. Non erano bastate due guerre. La loro tranquillità, ora, era minata da un nuovo pericolo incombente. 
"Sì." Sbottò, alzandosi nuovamente dalla tavola. "Ma c'è qualcos'altro. Ci deve essere qualcos'altro." Le sue mani passarono per i capelli rossi, disordinati da ore di continue riflessioni. 
Hermione abbassò il capo, mentre il signor Weasley, con un altro movimento pigro della bacchetta, portava la mappa ad appendersi al muro. "Sono zone piene di Babbani?" Chiese Percy, studiando attentamente il foglio davanti a sé. 
"Oh, avanti." Rispose Charlie. "Tutta l'Inghilterra è piena zeppa di Babbani. Potrebbero colpire a Norwich, così come potrebbero apparire ad Exeter."
Hermione si alzò dalla sedia, seguita dallo sguardo di tutti e tese un dito, fino a toccare Sheffield. Da lì, premette tutte le altre località colpite dai Mangiamorte e si fermò, una volta giunti a Gloucester. 
"Ma certo!" Squittì d'un tratto, guadagnandosi un'occhiata stranita da tutti i componenti della famiglia. "E' così ovvio!" Prese una matita poggiata sul camino e tracciò alcune curve, abbastanza spesse da poter essere intraviste sulla mappa. 
Scrutò, soddisfatta, tutti gli occhi lì presenti, non trovando però alcuna risposta. Prese la bacchetta e, da vera maestrina, la fece roteare sulla mappa. 
"Stanno formando un cerchio!" Esclamò, entusiasta, Audrey. Hermione le rivolse un sorriso e iniziò a spiegare: "Vedete? Hanno iniziato da Sheffield e, in senso orario, stanno coprendo questa zona." 
Arthur si avvicinò alla mappa e la osservò attentamente. 
"Questo, però, non ci aiuta granché." Esordì Ron, dubbioso. "Una volta chiuso il cerchio, cosa faranno? Si fermeranno e andranno a prendersi una vacanza? C'è qualcos'altro, ovvio." 
Si sentirono alcuni sospiri, sospiri che constatavano che Ron aveva evidentemente ragione. 
"Non possiamo sapere i loro piani, ma possiamo anticiparli." Harry si alzò in piedi e, facendo un occhiolino, fece intuire a Ginny che voleva mettere in atto il piano escogitato. 
"E come?" Chiese Charlie, con un sopracciglio sollevato. 
"Dobbiamo dividerci." Disse, con un ampio movimento delle mani. "Dobbiamo pattugliare le zone del cerchio, ma non solo." Colpì la mappa e continuò: "Che questo sia un cerchio è una nostra congettura. Io ho un altro dubbio. Perché non colpiscono Londra? E' lì che si trova il potere, no?" 
I volti pensierosi di tutti gli diedero ragione e, allora, Harry prese una penna rossa e divise la mappa. "Pensavo di fare così. Fino a Wolverhampton, potremmo esserci io, Ron e Ginny. E' una zona abbastanza desolata, noi tre andremo più che bene. Da Wolverhampton fino a Stoke-on-Trent, metterei Percy, Charlie, Audrey e Josh." Percy ringraziò silenziosamente Harry, che assegnò la zona da Stoke-on-Trent a Sheffield ai signori Weasley, con Bill e Fleur. 
"E noi?" Esclamarono all'unisono Fred e George. Se c'era da combattere, volevano essere i primi a farlo. Non avevano studiato così tanti incantesimi per nulla. 
"Voi, insieme a Hermione e Angelina, pattuglierete Londra." Rispose lui. 
"Londra?!" Squittì la ragazza. "Ti rendi conto di quant'è grande Londra?! Londra è immensa, una metropoli! E' impossibile controllarla in quattro!" 
Anche Angelina, con una smorfia, approvò l'obiezione dell'amica. In quattro per le strade di Londra? Impossibile. 
"E' per questo che Kingsley ci ha fornito questi." Audrey si alzò in piedi, seguita dallo sguardo di Percy.  "Ne abbiamo due a testa. Le squadre sono quattro, per cui ve ne possiamo dare uno ciascuno." 
Harry prese la piccola scatola nera che Audrey gli porgeva. Era davvero strana. Era fornita di una piccola antenna parabolica sulla sommità e di uno schermo verdastro, spento. 
"Cos'è questo... coso?" Chiese Bill, prendendo la scatola per l'antenna. 
"E' un rilevatore di Marchi Oscuri." Rivelò, con la sua voce profonda, Josh. 
"Un rilevatore di che?" Chiesero insieme Fred e George. 
"Marchi Oscuri. In questi anni, abbiamo studiato i Marchi che i Mangiamorte sono soliti tatuarsi sul braccio. E abbiamo notato che contengono un alto tasso di magia oscura. Adesso, questo rilevatore percepisce le onde negative mandate dai Marchi Oscuri, finanche a tre chilometri di distanza." Audrey incrociò lo sguardo di Percy, per poi distoglierlo subito. Quell'uomo le faceva uno strano effetto. 
"E perché ne avete due?" Chiese un Charlie sospettoso, che tentava di trovare l'apertura della scatola. 
"Perché sono molto delicati. Quindi, state molto attenti. Costano fior di galeoni." Sbottò Josh, dal fondo della stanza. Non si poteva certo dire che fosse un'icona della simpatia. Era più un "Voi non toccate me e io non tocco voi". 
Hermione lo studiò diligentemente, poi chiese: "Rimane sempre il problema del pattugliamento. Le strade di Londra sono troppo estese, per noi quattro." 
"Le strade sì..." Un sorriso sornione prese il sopravvento sull'espressione di Harry. "Ma il cielo no." 
 
Hermione, nella rimessa delle scope, osservava il manico davanti a sé. 
"Possiamo collaborare, io e te, sai?" Le disse, guardandola storta. "Tu ti fai guidare e io non ti crucio." Ma la scopa, ai suoi continui richiami, non ne voleva sapere di salir su. Rantolò un po' sul suo posto, rotolò da destra a sinistra e da sinistra a destra. 
"Su!" Comandò una voce alle sue spalle, afferrando saldamente il manico. "Dev'essere un ordine, ma ben celato." Le suggerisce Angelina, tendendole la scopa alzata. 
Ok, non è difficile. Basta salirci su e... volare. Solo volare. Lo fanno tutti i maghi. Perché io no? 
"Una spinta con il piede e potrai librarti verso l'infinito e oltre." Le bisbigliò la ragazza, con un gran sorriso. 
Facile, per una che gioca a Quidditch da anni. 
Hermione prese la scopa che si dibatteva tra le sue mani e vi salì a bordo. Mani salde, sguardo sicuro. 
Ce la posso fare. Ce la posso fare. 
Il primo a partire fu George, bacchetta tesa pronta a difendersi da eventuali attacchi. Una volta giunto ad una quota abbastanza alta, mandò alcuni sbuffi luminosi dalla sua bacchetta e anche Angelina sfrecciò via, verso il cielo e il suo amato. 
"Su, Granger, sbrigati." Fred le si avvicinò, in sella alla sua scopa. E' come se ci fosse nato, là sopra. 
"Va' prima tu." Gli disse, osservando, sospettosa, la volta blu stagliarsi di fronte ai suoi occhi. "Vi raggiungo tra un po'." 
Fred alzò un sopracciglio. "Ma guardati, sembri un pulcino bagnato, in sella a quella." Rise, ripensando a tutti gli esercizi di Volo disertati da Hermione. Sempre l'ultima della fila, in modo che l'ora finisse prima. Ogni tanto, chiedeva anche di andare in bagno. Chissà come le sapeva queste cose. 
La ragazza, ancora impaurita dal non essere con i piedi saldamente per terra, diede un calcio e sfrecciò via anche lei, verso la volta stellata. Le case diventavano, così, sempre più piccole. Le colline si trasformavano in piccoli drappi verdastri, le stelle sempre più lucenti. Si avvicinavano pian piano anche George e Angelina, intenti a parlare. Ma, così come si erano avvicinati, si allontanavano di nuovo. Hermione tentò di abbassarsi, come aveva visto fare ad Harry in numerose partite di Quidditch. L'effetto fu, però, tutto il contrario. Fu, così, costretta ad esibirsi in alcune giravolte e in delle sfrecciate, che un campione del mondo le poteva fare i baffi. Poi, con molta calma, diede uno strattone alla scopa e si immobilizzò. 
Bene.
"Possiamo andare?" Chiese George, guardandola male. 
"Certo che possiamo." Ora aveva il controllo della scopa. Niente avrebbe potuto fermarla. 
 
Fred, con un' occhiata ad Hermione, l'aveva fatto allontanare da George e Angelina, che ora potevano parlare tranquillamente. 
"Che strana situazione, eh?" Disse Angelina, ringraziando il cielo che fosse tutto buio e George non potesse vedere le sue guance in fiamme. Dalla scopa del gemello, giunse un mugolio che doveva confermare la frase. 
"Alquanto bizzarra." Borbottò. 
Iniziarono a parlottare del più e del meno, mentre Fred e Hermione, davanti, sondavano le strade di Londra. Quel labirinto di luci, di colori faceva quasi male agli occhi. Un unico guizzo d'acqua fluviale interrompeva quel tripudio di... allegria, si poteva quasi dire. Si sentivano, fin lassù, i clacson imperterriti dei tassisti, i cin cin degli adolescenti, il vociare insistente della gente. 
Volevano da ore e la macchina che doveva indicargli il Marchio Nero non emetteva alcun tipo di allarme. La situazione sembrava essere tranquilla. 
"E se George non fosse innamorato di lei?" Chiese Hermione, innocentemente, a Fred. 
"Oh, no. George è innamorato di lei. Solo non se ne accorge." Sorrise. La macchina non dava alcun segno di pericolo. 
"Magari oggi non attaccheranno." Ipotizzò, guardandolo di sbieco. Non si fidava ancora, di quell'aggeggio. Ma, a smentirlo, arrivò immediatamente un lupo, che si fermò vicino a loro e scandì, con la voce profonda di Bill: "Hanno attaccato Harry, Ron e Ginny a Birmingham. Tornate subito alla Tana."
Fred si voltò e incrociò il viso pallido di George. Dovevano tornare subito a casa. 
 
Percy, in sella alla sua scopa, volava moderatamente per i cieli di Stoke-on-Trent. Tentava, invano, di parlare con Audrey, interrotto sempre da Josh.
Pensò con disprezzo a tutto il tempo che lui e Audrey avevano potuto passare insieme. Magari, Audrey era innamorata di lui. E tutti quei progetti che crescevano indipendenti nella sua testa potevano anche essere inutili, stupidi, perfino. 
"Che stai facendo qui?" Lo interruppe Charlie, sopra la sua Comet Duecentosessanta. "Va' a prenderla." 
Percy si sentì ridicolo, nel constatare con quanta facilità era stato scoperto. "Fosse facile." Disse, acido. "Quel Josh sta sempre insieme a lei." 
Charlie sorrise e avanzò con la sua scopa. "Ehi, Josh. Raccontami dei tuoi M.A.G.O." 
Josh iniziò a narrare di come il suo esame di Incantesimi fosse complicato e come Erbologia avesse un tempo incredibilmente minimo. Audrey fu, quindi, lasciata a sé stessa. 
"Ciao." Si avvicinò Percy, cogliendo la palla al balzo. "Come va?"
Audrey gli sorrise e rispose che andava tutto bene. "Se solo potessi mettere le mani su quei Mangiamorte.. Li spedirei ad Azkaban in un batter d'occhio."
Anche Percy le sorrise. "Ne vuoi sapere qualcosa di più della letteratura di qui?" 
"Cosa ne sai?" Gli chiese, con gli occhi luccicanti. Percy, ringraziando le numerose lezioni del Professor Rüf e iniziò a raccontarle di come l'ispirazione per Sibilla Ottonari fosse stata fatale (per la gioia, fece cadere un vaso che finì sulla sua testa), di come Frederick Poet compose "Un calderone e niente più" e tutto ciò che poteva fare per conquistarla. Audrey, dal canto suo, non l'avrebbe fatto smettere neppure tra cent'anni. 
"Grazie." Disse, alla fine del discorso, la ragazza. "E' stato bellissimo." 
"Anche per me." Si lasciò sfuggire Percy. "Voglio dire..." Si grattò la nuca con la mano sinistra e ridacchiò: "Non conosco molte persone con cui parlare di queste cose." 
"Nemmeno io, purtroppo." Anche lei ridacchiò. Poteva starci per sempre, così. 
Ma, come tutti i bei momenti, anche questo terminò. E per la precisione, terminò grazie ad un Patronus, che gli ordinava di tornare immediatamente a casa.

-ANGOLO AUTRICE-
Sono tornata ** Dopo un secolo, ma sono tornata :3 
Ringrazio tutti quelli che mi seguono e, in particolar modo, abbraccio chi recensisce. Grazie per tutto, siete magnifici :D 
Solo un avvertimento: se uscite di casa, state molto attenti. Sto facendo le guide u.u Vi voglio bene, adios!
Un abbraccio a tutti,
PhoenixQuill 

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Capitolo 6
*** Di scommesse e appuntamenti. ***




                                                                                      6 - Di scommesse e appuntamenti. 


Fred, George, Hermione e Angelina atterrarono in un batter d'occhio alla Tana, Ottery Saint Catchpole. Nella notte cupa, l'unica luce accesa proveniva dalla cucina di casa Weasley. Hermione abbandonò il manico di scopa e corse verso la porta, sbattendo furiosamente la mano una volta giunti lì. 
"Siamo noi! Aprite!" Strepitò, appiattendosi contro il legno freddo. Sentiva le lacrime pizzicarle gli occhi e gli arti essere preda di spasmi incontrollabili. Ma non poteva caderne vittima. Non adesso. Doveva essere forte. Per Harry, Ginny, Ron. 
Venne ad aprirle un Charlie pallido, sconvolto. "Sono... sono di là." Sussurrò, con la mano ancora stretta al pomello. 
Hermione sorpassò il rosso e lasciò fuori Fred, George e Angelina, che la guardavano sconvolti e sorpresi. La ragazza, spalancata la porta, si ritrovò davanti Harry e Ginny, abbracciati. 
"Ron." Sussurrò Hermione. Si guardò intorno, ma non c'era nessuno oltre loro due nella stanza. Ginny, in lacrime, la osservava impaurita, mentre lui la stringeva tra le braccia. "Dov'è Ron?" Chiese, guardandoli attentamente. 
Lei abbassò lo sguardo, lui tentò di rassicurarla, con una semplice occhiata. Ma non bastò. 
"Dov'è Ron?" Urlò, questa volta. Ora, sulla porta, erano arrivati anche i due gemelli e Angelina, mentre Percy e tutti gli altri, con le mani in tasca, sospiravano. 
"Tranquilla, Hermione." Audrey le si avvicinò, circondandola con un braccio. 
Lei, invece, strinse i pugni e, lacrime giù per le gote, strepitò: "No, che non sto tranquilla! Dov'è Ron? Cosa gli è successo?" 
"Josh se ne sta prendendo cura. Sarà come nuovo, vedrai." 
Audrey la guardò intensamente. Sapeva come rassicurare le persone, dopo la Guerra. Sapeva come farle tranquillizzare, sapeva come la tensione fosse a pochissimi passi dal crollo psicologico. 
"Ron sta bene." La rassicurò. Hermione, allora, proprio come Audrey aveva intuito, crollò, e si lasciò circondare da entrambe le braccia di Audrey. "Sta bene, tranquilla. E' stata solo una brutta disavventura." 
Harry fece per parlare, ma Audrey tese una mano in avanti, come per dirgli di fermarsi. Non era quello il momento opportuno per parlarne. 
"Dov'è?" Le chiese, ansiosa, questa volta. "Dove l'avete portato?" 
"E' nell'altra stanza. E' insieme a Josh." Le sorrise. Anche Angelina si fece in avanti e le porse un fazzoletto, avendo in risposta un "Grazie." biascicato della ragazza.
Hermione tentò di riprendere il suo tono inconfondibilmente razionale e domandò: "Cosa gli è accaduto?" 
Ginny sospirò e ricominciò a singhiozzare silenziosamente tra le braccia del fidanzato. "Ecco... Ron è caduto dalla scopa." 
Hermione impallidì. "Ma non è possibile! Lui... lui è bravissimo a Quidditch e... Non può essere caduto dalla scopa, è impossibile!" Strepitò. 
"E' caduto..." Si fece avanti l'altra. "Per difendere me. Un Mangiamorte mi aveva lanciato contro una Maledizione e, per difendere me, si è... Si è preso uno Schiantesimo in pieno petto." 
Hermione irrigidì. Non poteva, non poteva essere vero. Ancora paura, ancora dolore. Prima i suoi genitori, ora Ron. Stavano tutti scivolando inesorabilmente dalle sue mani. 
"Ma Harry, prontamente, ha bloccato la sua caduta. Ora è solo senza sensi, ma ha qualche costola rotta. Josh sta aspettando il gufo dal Ministero, che gli porterà l'Ossofast. Già tra due giorni, potrà correre veloce come un Ippogrifo." 
La ragazza parve tranquillizzarsi. Anche la famiglia intorno a lei sembrò riprendere colorito, alle parole dell'Auror. "Io aspetto qui." 
Audrey la guardò, come per approvare la sua scelta. 
"I signori Weasley?" Chiese, subito dopo. Lì, c'erano solo i suoi figli, Harry e Angelina. Nessun'altro. 
"Sono con Ron." 
Hermione sorrise, percependo lo stesso movimento come una smorfia ipocrita del volto. 
 
Fred e George, in cucina, pelavano alcune patate, con cui Charlie avrebbe poi preparato uno stufato, in modo da far cenare tutti quanti. 
In Romania, Charlie aveva sviluppato qualcosa che nessuno si sarebbe mai immaginato. La cucina. Dal brodo che bolliva in pentola, sarebbe stato un piatto appetitoso. Uno di quelli saporiti, che avrebbe messo a tacere tutti gli stomaci del gruppo e, al caldo del brodo, ognuno di loro avrebbe trovato un po' di pace. 
Fred, mentre maneggiava un pelapatate, ripensò al Natale di qualche anno prima, quando lui e George avevano insultato Ron di non poter usare la magia per poter sbucciare due stupidi ortaggi. Sorrise, al pensiero. 
"Pss, Fred." George sussurrò il nome del gemello guardandosi le spalle, per capire se Charlie lo avesse potuto sentire. Ma, quello era più interessato ai pomodori e al prezzemolo da tagliuzzare. 
"Cosa c'è?" Chiese, facendo a quadrotti una patata, come da ordine del fratello. 
"Io... Penso che non sia stato un caso, che Hermione e Angelina stessero con noi." 
Fred sollevò un sopracciglio, osservandosi le spalle anche lui e assicurandosi che Charlie non riuscisse a sentire. 
"E quindi?" 
Harry doveva aver capito della storia tra George e Angelina. Magari, gliene aveva accennato Hermione. 
"Vogliono farti mettere con la Johnson, testa." 
Fred represse una risata a fatica. Non era quello il momento adatto per ridere, nemmeno per due come loro. "Ma no. Le avrà messe insieme a noi perché sa che dovrebbe tenerci a bada. Potremmo rompere troppi cuori." 
Anche George rise. "Però, proprio con la tua ex. Ed Hermione, poi. Perché proprio lei? Di solito, è sempre insieme ad Harry e Ron. Non pensi che sia un po' troppo... fortuito?" 
Fred sollevò nuovamente il sopracciglio. "Vorresti dire?" 
"Sì, insomma... Harry e Ginny, Audrey e Percy, tu e Angelina... Forse, pensano di poter mettere me insieme ad Hermione." 
A quelle parole, il coltello con cui Fred stava tagliando le patate diede un colpo netto al tagliere. Il gemello rise smorzatamente.  
"Aspetta qui un attimo." 
Fred si asciugò freneticamente le mani ad un canovaccio e chiamò in disparte Harry in un'altra stanza. 
"Spiegami le squadre." Gli chiese, guardandolo sospettoso. George gli aveva messo una pulce nell'orecchio che non smetteva di tormentarlo. 
Harry, ancora scosso, aggrottò le sopracciglia per capire di cosa Fred stesse parlando. Non era certo quello il momento migliore per cose del genere. 
"Perché io e George siamo capitati proprio con Angelina e Hermione?" Specificò. C'era puzza di bruciato, lì, lo sapeva. 
Il ragazzo parve capire e, da cattivo bugiardo qual era, iniziò a balbettare: "Beh, sai, George e Angelina perché vogliamo farli mettere insieme e... Beh, poi Hermione.. Pensavo fosse, ecco, come dire, una buona carta e-"
Fred lo guardò ancora dubbioso e aprì la bocca per parlare. La domanda che stava per porgli, però, fu interrotta da un: "Harry, Fred! E' pronto lo stufato!" di Ginny. 
"Meglio andare, no?" Rise falsamente Harry. 
Fred lo guardò ancora una volta sospettoso e lo lasciò andare, prima che la loro assenza fosse fraintesa da terzi. 
 
La mattina dopo, i raggi di un sole tiepido entrarono dalla finestra della stanza dove Hermione dormiva. 
Quella brontolò contro la luce che le accecava gli occhi e si scostò dall'altra parte. 
"Sveglia, pelandrona." La chiamò Ginny, dall'altro lato della stanza. "Hai un Weasley da conquistare." Ironizzò. 
Hermione sorrise, ma le braccia di Morfeo erano fin troppo invitanti anche solo per socchiudere gli occhi. 
 
"Fred ha quasi scoperto tutto." Confessò Harry, di fronte a Ginny. 
La ragazza impallidì e aprì leggermente la bocca. "Cosa?!" Sillabò. 
"Sì.. Giuro di non aver detto niente. Ma ora devi aiutarmi. Non posso rimanere solo con Fred un'altra volta. Mi scoprirebbe!" 
Ginny sospirò, guardò il ragazzo e si passò una mano sul volto. "Gli parlerò io. Vedrò di farlo ragionare." 
Harry sorrise, compiaciuto, e scoccò un bacio sulla guancia della ragazza. "Come farei senza di te?" Le disse, abbracciandola stretta. 
"Mmmh... Proprio non saprei." Rispose, passandogli le mani tra i capelli. 
 
Audrey preparava il tè, aiutata amichevolmente da Percy. Non ne aveva mai fatto uno all'inglese. In America, si beveva più caffè o liquore, che tè. 
"Guarda, adesso, devi fare così." Il ragazzo chiuse la teiera e aprì una scatola, da cui estrasse una bustina. La depositò accuratamente nella tazza e, tenendo una mano poggiata sul coperchio, versò il tè fumante, ora anche aromatizzato. 
"Visto? Ti assicuro che non è difficile. Prova tu, ora." 
Audrey prese la teiera e, attenta, versò il tè nella tazza. Doveva essere precisa e accurata, perché il contenitore pesava ed era facile perderne il controllo. 
E, infatti, la teiera le scivolò di mano, facendo versare tutto il tè su per il ripiano della cucina. 
"Oh, Merlino. Perdonami, Percy!" Audrey fece uscire la bacchetta e, con un "Tergeo" sussurrato, pulì il tutto. "Sono una frana." 
Percy, guardandola con gli angoli della bocca arricciati, le disse: "Ci proveremo un altro giorno, va bene?" 
La ragazza annuì, rassegnata, e, insieme a lui, uscì fuori in giardino. 
"Allora..." Esordì lei. "Nessun appuntamento per questa serata?" 
Percy la guardò stranito, poi scoppiò a ridere. Non gli capitava da mesi, ormai. "Oh, no. No, no." 
"Strano." Sospirò Audrey. Ma si accorse fin troppo presto del passo falso che aveva compiuto. 
"Strano?" Le chiese Percy, facendola accomodare sotto un gazebo appena Trasfigurato da un pezzo di legno. "Non è affatto strano. Anzi, è quotidianità, per me." Ridacchiò, amaramente. 
Audrey lo guardò, con un sorriso. "Beh... Potremmo andare a farci una passeggiata." 
Il ragazzo per poco non cadde dalla sedia. Audrey - la sua Audrey - gli stava chiedendo di uscire con lui? 
Tentando di mantenere un atteggiamento razionale, disse: "E... E Josh?" 
Lei alzò un sopracciglio e chiese: "Cosa centra Josh?" 
"Beh, state sempre insieme e... Insomma, pensavo che... Magari, è geloso e..." Balbettò, stringendo i manici della sedia. 
"Cosa?" Questa volta fu Audrey a ridere. "Josh è mio cugino!" 
Percy si sentì ridicolmente in imbarazzo. Si grattò la nuca, mentre Audrey continuava a ridere ai suoi precedenti balbettii. "Allora sia." Disse, tentando di fermarla. "Questa sera, ti porto in un posto per cui impazzirai." 
Audrey gli sorrise e arrossì leggermente. Stava uscendo con quello che con Josh aveva definito "un mini troll". Questa sì che era bella!
 
"Freddie. Come mai qui tutto solo?" Chiese Ginny, osservandolo.
"Mi godo lo spettacolo." Ridacchiò, puntando con un dito dall'altro lato del giardino, ad un gazebo che fino a qualche minuto prima non c'era. 
"Oh, Merlino. E' arrossita." Disse, disgustato. "Le piace Percy." Fred sorseggiò dalla sua tazza di tè,  guardando in direzione dei suoi piccioncini. "Poveretta." 
Ginny sorrise e chiese dove fosse George. "Nella sua stanza, come al solito." 
"E perché non sei con lui?" Chiese, incuriosita. 
"Perché è una cosa che vuole fare da solo. Non posso costringerlo a condividere tutto con me." 
Ginny sorrise e gli si sedette affianco. "Ti ha mandata Harry, vero?" Sorrise. 
"No." Dissimulò lei. "Sono qui perché mamma vuole che pulisca stanza." Fred aggrottò le sopracciglia. Poteva farlo con la magia, no? "Senza bacchetta." Specificò e Fred chiuse gli occhi per farle capire di aver inteso. 
"Brutta nottata, vero?" Le chiese il fratello, distogliendo lo sguardo da Audrey e Percy. 
Ginny gemette, al pensiero. Ron aveva quasi rischiato la vita per lei. "Almeno sappiamo che vogliono chiudere il cerchio. Papà ha segnato Birmingham sulla cartina ed è come diceva Hermione. E' un cerchio." 
"A proposito di Hermione..." Buttò lì Fred. "Sicuri che non stiate tentando di metterci insieme? Voglio dire, George e Angelina era lampante. Solo Georgie non capisce che è pazza di lui. Ma me e Hermione... Pensavo aveste più fantasia."  Ridacchiò. 
"Oh, sì, immagino. E' un' impresa troppo ardua anche per te, vero?"
Fred, sentitosi sfidato, chiese: "Come, scusa?" 
Ginny, sornione, lo osservò: "Voglio dire... Hermione è una difficile. Nemmeno Fred Weasley potrà niente contro il suo cuore." 
Il gemello, orecchie tese, disse: "Io posso conquistare il cuore di mille Hermione Granger." 
"Allora, scommettiamo." Propose Ginny. "Se Hermione si innamorerà di te, ballerò la conga in mezzo alla cucina, quando tutti saranno riuniti lì." 
Fred tese la mano per sancire la scommessa, ma Ginny proseguì: "Ma! Tu non ti dovrai innamorare di lei." 
"Mi credi così debole, sorella? E' la Granger!" 
"Allora, non avrai problemi a stringere la mia mano." Anche lei tese il palmo e scandì ancora: "Se si innamorerà di te, ballerò la conga. Ma se sarai tu ad innamorarti di lei, allora, quello che ballerà la conga davanti a tutti sarai tu." 
Fred, con un sorriso tutto dire, strinse la mano e disse: "Accetto. Inizia ad allenarti, sorella. Avrai uno spettacolino da mandare avanti." 
"Ti insegnerò a ballare la conga con molto, molto piacere." Rispose lei. 

-SPAZIO AUTRICE-
Sono in un ritardo atroce. Ma davvero, davvero atroce. Purtroppo a scuola mi stanno riempiendo di compiti e, ultimo anno che è, non posso intrattenermi molto al computer D:
Per questo, ve l'ho fatto (spero) molto, molto lungo ** 
Ringrazio ovviamente tutte le persone che mi seguono e che commentano, imperterrite, la mia storia :3 
Siete dolcissimi ** 
Un bacione a tutti, perché ve li meritate, se seguite ancora questa fan-fic, 
PhoenixQuill
 

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Capitolo 7
*** Non è certamente la loro situazione. ***




                                                     7 - Non è certamente la loro situazione.


"Hermione, vorresti uscire con me?" Chiese Fred, a pranzo del giorno dopo. George, colto alla sprovvista, ingerì male il boccone di pane che stava mangiando e, così, iniziò a tossire convulsamente, seguito dalle risatine di Angelina e Ginny. 
"Uscire con te, Weasley? E perché mai?" 
Mantieni un profilo alto. Mantieni un profilo alto. 
"Beh, perché sono affascinante, divertente e tante altre cose che non sto qui a dirti. Perderemmo troppo tempo, sai?" Ghignò e, alzandosi da tavola, continuò: "Fatti trovare pronta per le otto." 
Hermione, i cui lati della bocca si sollevarono, non appena il gemello fu abbastanza lontano, ribatté: "Non sto ai tuoi ordini." 
 
 
"Ginny." Hermione chiuse la porta della loro stanza a chiave. "Non è che, per caso, centri qualcosa con questo appuntamento con Fred, vero?" Sopracciglio sollevato. Era il segnale. Sapeva molto più di quanto dovesse sapere. 
La ragazza, infilata nel letto a leggere una rivista, assunse un'aria di finta innocenza e rispose, quasi disinteressata: "No."
Hermione si sedette su un lato del letto e, alzatole il giornale dagli occhi, bisbigliò: "E di una certa scommessa, sul ballare la conga davanti a tutti se si perde... Ne sai qualcosa?" 
Ginny roteò gli occhi e, in un batter d'occhio, fu seduta sul letto, scrollando le spalle alla sua amica. "E' stato Fred a dirtelo, vero? E scommetto che ti ha anche fatto giurare di non dirlo." 
"Esattamente." Rispose quella. "Però..." Si alzò dal letto, per andare vicino alla finestra. 
Hermione Granger non può andare nel panico per un ragazzo. Assolutamente no.
"Però cosa?" Chiese Ginny, stupita. Se la sua amica era diventata rosso Grifondoro come Angelina quando guardava George, beh, c'era qualcosa che le sfuggiva. "Ci sono!" Si illuminò. "Immagino che Fred ti abbia detto di non considerare la scommessa e di lasciarvi tutto alle spalle. Che non si abbassava a certi livelli e che non voleva fare quel genere di cose. E poi, track!, ti ha invitata ad uscire fuori. Ah, lo sapevo!" Ginny si abbandonò sul cuscino, intenta a sognare. "Diventerai mia cognata. Che meraviglia!"
"Ginny!" Squittì lei, per bloccare quel flusso di pensieri. 
"Oh, Merlino!" Urlò lei e, catapultandosi fuori dal letto, esclamò: "Non sai ancora cosa metterti! Cosa ti metterai? Non ti azzardare a prendere il maglioncino viola o viola diventerai tu! No, questo non va bene, questo nemmeno." Ginny, che aveva aperto le ante dell'armadio, stava scartabellando beatamente tra i vestiti dell'amica. 
"Ma non hai niente da mettere!" Sbuffò Ginny, quando tutti i cassetti furono svuotati. 
"Sai, l'anno scorso non avevamo tante occasioni per uscire. Mangiamorte, Voldemort... Accade." 
Le due si misero a ridere, ma il luccichio che brillava negli occhi di Ginny non la lasciò nemmeno allora. "Quindi, indosserai qualcosa di mio."
 
"La Granger? Ma sei matto?!" Esclamò George, una volta che sia lui che il fratello furono chiusi dentro la loro camera. Fred, noncurante, aprì l'armadio e, prese due camicie, chiese: "Meglio quella bianca o quella celeste?" 
"Quella celeste." Sbottò l'altro. "Ora, mi puoi spiegare perché hai invitato la Granger a uscire?"
Fred buttò la camicia sul letto e, passandosi le mani tra i capelli, rispose: "Per lo stesso motivo per cui Angelina origlia alla tua porta ogni sera." 
George assunse un'aria stralunata e chiese, incredulo: "Cosa centra Angelina adesso?" 
"Angelina centra tutto. Ti ama da impazzire e tu non te ne sei ancora accorto? Ti rendi conto? Ti stai perdendo in questa cosa di volerti allenare per difendere le persone care, ma così facendo... Le stai allontanando da te. Se rimarrai chiuso qui dentro, non avrai più nessuna persona cara da difendere." 
George lo guardò, ancora colpito. "Non è vero. Angelina... Lei ama te! Non... non me." 
Fred lo osservò e disse: "Smettila con questa chimera. Mi chiamava George quando stavamo insieme." Confessò.
Il gemello, ancora a metà tra il diffidente e l'incredulo, chiese: "E perché si sarebbe messa con te?"
L'altro sospirò. Gli mise le mani sulle spalle e, spingendolo, lo portò fuori dalla stanza. "Stai sprecando tempo prezioso. Lo so perché ti vuoi allenare. Ti ho visto, ad Hogwarts, sai?" Poi, ripreso il suo solito sorriso, lo schernì: "Sei stato buttato giù da un Mangiamorte come una femminuccia." E iniziò a ridere, tanto che, sebbene George fosse contrariato, lo accompagnò, finalmente libero da quel peso che gli gravava sulle spalle. 
Fred chiuse la porta e, con un'occhiata, lo incitò ad andare da lei. Proprio in quel momento, Molly salì le scale, con una cesta dei vestiti penzolante affianco a lei. 
"Dov'è Angelina, madre?" 
"Non chiamarmi in quel modo, impertinente!" Lo rimproverò lei e il gemello fece in tempo a fuggir via, prima che lei gli lanciasse un incantesimo Immobilizzante. 
 
 
"George?" Chiese Angelina, guardandolo arrivare con passo filato, una volta che l'aveva vista. Era seduta sotto un albero del giardino di casa Weasley e aspettava, impaziente, che il gemello finisse il suo allenamento. Quando l'aveva scorto tra i cespugli di Mora Frizzante, quasi pensava di essersi sbagliata. Ma era impossibile. Sapeva bene chi era Fred, e chi era George. 
"Cosa c'è?" Gli chiese, una volta che arrivò vicino a lei. 
"Sai perché mi alleno tutti i giorni nella mia stanza, senza far entrare nessuno e senza dir niente di quello che faccio?" Le chiese, avvicinandosi al suo volto. 
Mantieni il controllo. Mantieni. Il. Controllo. 
"Io... No, non lo so." Rispose, osservando i suoi capelli. Erano illuminati dal sole e sembravano buffi, in quella nuova tonalità rosso abbagliante. 
"Ad Hogwarts, al nostro quinto anno, sai perché ero così concentrato sul Quidditch?" 
Angelina era sempre più stupita e più confusa. Il naso spigoloso di George così vicino le faceva un certo affetto. 
"Ad Hogwarts, ho tentato di salvarti da quei Mangiamorte. Ma non ci sono riuscito. Mi sono ritrovato davanti una montagna, che mi ha buttato per terra come fossi un foglio di carta. E quando ho visto quell'energumeno arrivarti alle spalle... se ti avesse anche torto un capello, Merlino, mi sarei maledetto per il resto della mia vita. E, al quinto anno, ero così concentrato nel Quidditch, perché vederti insieme a mio fratello, mi uccideva! E-" 
Ma George non fu in grado di finire la frase, perché Angelina si sporse in avanti e gli afferrò il viso con le mani. Le loro labbra si incrociarono e non ce ne fu più per nessuno. 
 
 
"Questa, signorina Thompson, è la biblioteca del Ministero." Percy aprì le porte che avevano tanto incuriosito Audrey e le fece vedere tutti gli scaffali ripieni di libri che si affacciavano di fronte a lei. 
"Ma Percy... E' meraviglioso." Riuscì a dire lei. 
"Niente di che... Strano che tu non ne sapessi l'esistenza... Ma, se vuoi, puoi farti dare la chiave e-" 
Neanche lì ce ne fu per nessuno. Audrey baciò Percy e, chiuse le porte della biblioteca, trovarono, finalmente, un po' di intimità. 
 
 
"Avevi davvero bisogno di trattare male il cameriere a quel modo?" Esclamò Hermione, impettita. 
Se dappertutto, intorno a loro, c'era amore e pace, non era certamente la loro situazione. 
"Se avessi messo qualcosa di meno succinto, non lo avrei fatto." 
Fred e Hermione passeggiavano per le strade di Ottery St Catchpole, sotto le luci dei lampioni. Erano appena usciti da un ristorante, "Lo Stregone Bianco". 
"Non è succinto!" Si infiammò lei, guardando il vestito di Ginny che le arrivava alle ginocchia. 
"Certo che lo è."
"No, che non lo è." 
"Sulla scopa, si alzerà tutta la gonna." 
"Non si alzerà affatto-" Hermione si interruppe, ripensando alle parole di lui. "Scopa?!" 
Fred le rivolse un'occhiata da malandrino (sopracciglio leggermente sollevato, angolo della bocca sinistro anche) e, con uno schiocco delle dita, fece arrivare la sua scopa. 
"Che c'è, Granger?" Le chiese, vedendo l'indifferenza farsi largo nel suo viso. "Paura di volare?" 
Hermione, da fiera Grifondoro qual era, rispose, mentendo spudoratamente: "Ovvio che no. Ho imparato, quando abbiamo fatto la ronda." 
"Ah." Ironizzò Fred, facendo il tono del saccente. "Allora sali." 
Hermione (Non è vero, non ho imparato, quella volta stavo morendo!) prese un bel respiro e si sedette dietro Fred. 
"Va' piano." Bisbigliò. 
"Come no." Ghignò Fred e, in un batter d'occhio, furono alti nel cielo ad una velocità incredibile. 
Lei, presa alla sprovvista, abbracciò il torace di lui, come a dire: "Non lasciarmi andare." 
Lui, appena sentì le sue braccia, posò una mano su quelle di lei, come a dire: "Mai."
 
 
-SPAZIO AUTRICE-
Oddio, oddio, oddio. Scusate il ritardo. Avete tutto il diritto di avercela con me. Davvero. 
Spero di farmi perdonare, scrivendo un capitolo lunghissimo ç_ç 
Perdono, perdono, perdono *implora* 
E scusatemi ancora!
Con affetto, 
PhoenixQuill 
 

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Capitolo 8
*** Sono qui. ***



                                                       8 - Sono qui.


“Allora?” Chiese Ginny, una volta arrivata nella stanza.
“Allora cosa?” Le chiese Hermione, placidamente. Meglio farla rosolare ancora un po’, penso lei, sorridendo sorniona tra sé e sé.
E, infatti, con le braccia incrociate al petto e un’espressione alla “Ho capito il tuo trucchetto”, la schernì: “Allora cosa?” Esclamò, imbronciata.  “Il tuo appuntamento con Fred, no? Il vostro grande amore è scoppiato o dobbiamo aspettare che i Falcons vincano il Campionato?”
Hermione, che aveva cautamente riposto il vestito blu che aveva indossato nella parte dell’armadio dell’amica, osservò ancora la pagina del libro che stava leggendo, apparentemente presa dalle lettere accuratamente decorate.
“Era solo una cena.” Si spicciò subito.
Ginny, che non era certo campionessa di pazienza, prese in mano il libro che la ragazza stava analizzando e lo sollevò in aria. E, come progettato, riuscì finalmente ad avere l’attenzione dell’amica.
“E va bene, va bene!” Sbuffò lei. “Ti dirò tutto!”
Ginny , compiaciuta, glielo restituì e Hermione strinse al petto il suo tesoro. “Quindi?” 
“Non voglio farmi illusioni, per cui… Mi devi aiutare.”
L’altra la guardò stranita, come se l’avesse appena colpita uno Schiantesimo. “Ovvero?”
“Ecco…” Hermione piegò il volto, per nascondere il rossore. “Ho avuto l’impressione che fosse geloso.”
Le raccontò di come erano arrivati al ristorante, di come avesse iniziato a puntigliarla e di come abbia quasi litigato con il cameriere che la stava osservando.
“Non sarò certo un’esperta, ma questa è vera e propria gelosia!” Rise Ginny, immaginando suo fratello –il grande e libero Fred Weasley!- bollire nel suo brodo, geloso più di un Otello.
 
 
“Oh, non nella mia stanza.” Biascicò Fred, quando, rientrato dalla serata, vide George e Angelina accoccolati nel letto di lui.
Si sorrisero insieme e il gemello gli rispose: “Non stiamo facendo nulla, Freddie. Sicuramente, non in questa stanza.” Angelina nascose il suo volto nell’incavo della sua spalla e inspirò a fondo il profumo di George. Sapeva di protezione, di sicurezza. “Tu, piuttosto.” Lo rimbeccò ancora. “Concluso nulla con la Granger?”
Angelina si sollevò dal suo cantuccio, stranita, ed esclamò: “Hermione?!”
Fred sollevò gli occhi al cielo, mentre George spiegava alla sua neo-fidanzata come stavano le cose. “Oh, sì, mi ha esplicitamente detto di amarla.”
Angelina ridacchiò, attenta a non farsi vedere. Con la cravatta sfatta, Fred puntualizzò: “Ringraziami, ragazza. Se non gli avessi detto così, staresti ancora ad aspettare la tua serenata sotto la finestra da parte di questo qui.”
“Sì, come no.” Ironizzò George. Continuò ad accarezzare i capelli di lei, ancora stupita della nuova scoperta. “Sarebbe una bella cosa, che tu e Hermione vi metteste insieme.” Confessò.
Fred, che tentava di afferrare ciò che restava del profumo della sua accompagnatrice, le chiese come mai. In fondo, lei non aveva fatto altro che guardare George per tutta la sua vita, puntualizzò.
“Davvero divertente.” Rispose secca. “Ma tu potresti mettere la testa a posto, una volta tanto. E lei potrebbe essere felice.”
“E’ già felice. Ha Ron.” Biascicò.
Angelina superò il suo fidanzato e chiese al gemello di lui: “Cosa?”, con un tono che non ammetteva certo repliche.
“Lei e Ron si sposeranno, fine della storia. Io non sono altro che il fratello del suo grande amore. Non certamente una cosa seria. Sono quasi sicuro che sia per far ingelosire Ron.” Con un gesto di stizza, tolse la cravatta dal suo collo e poggiò la giacca sulla poltroncina. Quei pensieri lo stavano divorando da quando le aveva augurato la buonanotte e averla vista dirigersi verso la stanza del fratello, per accertarsi che le costole si stessero ricomponendo.
“E questi studi scientifici deriverebbero da…?”
“Dai miei occhi.” Sbottò lui, stanco di quella conversazione. “Li ho visti a Hogwarts.”
Angelina credette di potergli ridere in faccia per tutta la vita. “E’ vero, si sono baciati, ma… Fred, sei proprio una zucca vuota! Ecco perché ho sempre preferito George.”
George, dal suo letto, fece un segno di pseudo-scuse al fratello.
“Che vorresti dire, donna?”
“Voglio dire che se ci fosse qualcosa tra lei e Ron, non sarebbe certamente uscita con te. Per lo meno, Ron ti avrebbe lanciato uno Schiantesimo.”
Fred guardò ancora Angelina ridacchiare e tornare da George.
Forse, non ha tutti i torti. 
 
 
I primi raggi del sole colpirono gli occhi di Audrey e la fecero svegliare.
Non si era mai sentita così bene come quella mattina. La sera prima, Percy l’aveva portata nella biblioteca del Ministero e, poi, in una locanda molto carina, dove avevano passato la serata.
Accarezzò dolcemente il viso di Percy, che fece una smorfia, seguita subito dopo da un sorriso.
“Qualcosa mi dice che qualcuno si è svegliata.” Aprì gli occhi e incontrò quelli di Audrey. “Il miglior risveglio che abbia potuto avere in tutta la mia vita.”
“Non avrei mai pensato che voi inglesi foste così… romantici.” Diede dei lievi baci al collo di lui, che rideva compiaciuto.
“Oh, no. Non gli inglesi, solo io.” Si alzò repentinamente e, presa per i fianchi la sua –quanto gli piaceva questo nuovo aggettivo affianco al suo nome!- Audrey, la inondò di baci.
 
 
“Cosa succede?” Chiese Harry, scaraventato giù dal letto da Charlie.
“Nuova ronda, amico. Non avrai mica pensato di liberartene così presto, vero?” Rispose, lasciando con un sorriso lui e Ron, ancora mezzi intontiti dal sonno.
 
 
“Dunque, questo è il nostro piano.” Il signor Weasley, buffo in quelle sue vesti da comandante in pigiama giallo, aveva dispiegato sul tavolo la sua solita mappa, con segnate le località di Sheffield, Peterborough, Luton e Gloucester. Anche Birmingham era segnata, con un segnalino diverso. Lì, avevano attaccato Ron e, subito dopo, era morto uno studente. Babbano, come dai canoni.
“Le truppe saranno sempre le stesse. Solo che, questa volta, la zona pattugliata da Ron, Harry e Ginny non verrà perlustrata.” Asserì, serio, il signor Weasley.
Di fronte a lui, tutta la famiglia lo osservava, chi un po’ assonnato, chi con una tazza di caffè in mano, pronto a svegliarsi.
“Che cosa?” Esclamò Ron, stupefatto. “E cosa dovremmo fare, noi, qui a casa?” E indicò anche i suoi due amici.
“Ha ragione.” Lo appoggiò Harry, con i capelli più scompigliati del solito e il pigiama a righe bianche e verdi. “Non voglio rimanere qui.” Anche Ginny si rifiutò di aspettare a casa e Ron, trionfante, esibì un bel sorriso.
Il signor Weasley, invece, assunse un’aria più preoccupata del solito. “Harry e Ginny possono aggregarsi al gruppo di Fred e George. Tu dovrai rimanere a casa, Ronald.”
Il ragazzo, scomparso il sorriso e sfumato il trionfo, accennò un secco: “Perché?”
Il padre, con molta calma, gli spiegò che era passato troppo poco tempo dall’attacco; le sue ossa non erano del tutto apposto e, in più, se lo avessero attaccato di nuovo, non se la sarebbe cavata con un paio di cucchiaiate di Ossofast.
“Io voglio andare.” Disse, piatto, lui. Era un Grifondoro, per la miseria! Aveva distrutto un Horcrux e combattuto la battaglia di Hogwarts! Non gli avrebbero impedito di combattere anche allora, proprio quando ce n’era più bisogno.
“Ron, tuo padre ha ragione.” Si inserì Molly. “Non sarei in grado di curarti, se dovessi essere colpito un’altra volta.”
Ron cercò con lo sguardo il supporto dei suoi amici. Questa volta, però, non lo trovò e fu costretto a sedersi sulla poltrona che stava occupando, a braccia conserte.
Percy, vicino ad Audrey, si alzò e, con il suo solito cipiglio da professore, disse: “Se la teoria di Hermione è giusta, come ci è stata confermata dall’ultimo attacco, i prossimi ad essere presi di mira, saremo noi.”
Josh, che stava beatamente bevendo una tazza di tè, sollevò il sopracciglio, come a dire: “Ci è arrivato, il professorino.”
“Siamo Auror e voi due siete ben qualificati nella Difesa, vero?” Chiese Audrey, con un sorriso che non negava certo la bella notte che aveva passato. Sia Percy che Charlie, a quella domanda, annuirono. Così Josh, elevandosi in tutta la sua mole, blaterò qualcosa come “Non riesco a vedere il problema, allora.” e, scusandosi con i signori Weasley, disse che aveva alcune faccende da sbrigare e se ne andò dalla Tana.
Il salotto fu così invaso dal silenzio, spezzato quasi subito dalla voce di Fleur, che domandò: “Perché abbiamo desciso di fare la ronda proprio oggi? Cosa sci assicurava prima che i Mansciamorte non attaccassero?”
Arthur, sorridendo a quella domanda, diede prova del suo acume. “Ho visto che i Mangiamorte attaccano solo quando la Polizia del Ministero sgombera le aree scandagliate per cercarli. Quando è morta quella donna anziana, esattamente alle undici della mattina, la Polizia aveva smontato alle dieci. Giusto un’ora prima. E!” Arthur indicò la zona di Birmingham. “Quando hanno attaccato Ron, più precisamente alle nove e mezzo di sera, la Polizia aveva tolto le tende alle otto dello stesso giorno.”
“Sorprendente.” Sussurrò Hermione.
Arthur diede un sorriso mesto e dichiarò: “La Polizia se ne andrà alle tre dalla zona pattugliata. Quindi, noi, alle tre e un minuto, saremo proprio sopra quei cieli.”
“Allora, è deciso! Facciamogli vedere i sorci verdi, a quei Mangiamorte!” Decretarono Fred e George, che iniziarono a urlare come i matti alcuni urli da guerra, imparati chissà dove.
 
 
“Ron!” Arthur fermò suo figlio per le scale. “Ron, aspetta! Ho un compito per te!”
Ron, visibilmente contrariato, chiese: “Compiti come pulire il giardino dagli gnomi?”
Il signor Weasley fece una risata smorzata e disse: “No, niente di questo genere. Devi andare alle sedi della Polizia.”
 
 
“Granger, hai ancora paura?” Ridacchiò Fred, vedendola traballare sulla scopa.
Chissà che gli era successo, giorni fa. Aveva invitato a uscire lei. Quella strega che ora stava lottando con un manico di scopa più vecchio di lei.
“Non ti godrai lo spettacolo, Weasley!” Hermione  sfoderò la bacchetta e, dalla punta, ne uscì un vapore bianco, che, presto, circondò i loro amici.
Tossendo, Ginny chiese che la smettesse. “Faccio notare che siamo in pieno giorno. Non vorrai farti vedere dai Babbani. E poi, abbi un po’ di pazienza.”
E, in pochi minuti, fu tutto visibile. Il cielo azzurro sopra di loro, la città grigia sotto.
“Ammirevole, davvero ammirevole.” La prese in giro Harry.
“Siamo avvolti da una nuvola, caro il mio Bambino Sopravvissuto. I Babbani non ci possono vedere. Ma noi possiamo vedere loro.” E, con una spinta goffa, riuscì ad allontanarsi da Fred ed Harry, per mettersi affianco alla sua amica.
“Che ci fai qui? Hai ancora un Weasley da conquistare!” Le sussurrò, una volta vicina.
Hermione fece per urtarla con il manico, ma la loro discussione fu disturbata da un suono metallico.
Tutti, nessuno escluso, si voltò, sentendo il sangue freddo percorrergli le vene. Il rumore proveniva dalla scopa di George. Era il Rilevatore di Marchi Oscuri. Lui, alzando la testa, sillabò tre secche, ma inesorabili sillabe: “Sono qui.”
 
 
-SPAZIO AUTRICE- 
Ho aggiornato prima di quanto mi aspettassi *-* Allora, ho un po’ di ringraziamenti da fare u.u 
Prima di tutto, tutti coloro che mi seguono, o che hanno inserito la storia tra le preferite o le ricordate :3 
E un ringraziamento particolare a tutti quelli che recensiscono! :D Siete spettacolari!
In più, ho un blog Tumblr :3 Perché non ci date un’occhiata e mi dite che ne pensate? :D Sono questa: 
http://improudtobeapotterhead.tumblr.com/
Grazie mille, a tutti quanti!
Un abbraccio,
PhoenixQuill

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Capitolo 9
*** Combattimenti. ***




                                                                                             9 - Combattimenti. 


Un Ron acciaccato salì con fatica le scale della sede della Polizia. Avevano dei lavori di "ristrutturazione interna", come diceva queollo stupido cartello che lo aveva accolto all'entrata, e dunque, per arrivare dove doveva arrivare, aveva dovuto salire le scale, gradino per gradino.
"Mi aspetto una lauta ricompensa per questa fatica." Biascicò Ron, una volta che gli fu davanti la porta con su scritto: "Polizia. Sede Principale di Diagon Alley."
Prima ancora che bussasse, un raggio color pervinca lo inondò e lo analizzò da cima a fondo. Una voce metallica assicurò che il ragazzo non aveva intenzione di commettere reato e/o di irrompere in quell'ufficio.
Ron osservò il soffitto, con uno sguado sbieco. Chissà chi era il pazzo che l'aveva inventato. Insomma, non si va in una Sede di Polizia per irromperci. Cosa dovresti fare, poi, lì? Solo, contro migliaia di maghi armati di cervello e bacchetta.
La porta si aprì e, finalmente, gli si rivelò dinanzi agli occhi un ufficio.
Uno strano ufficio. Era una grande sala, cosparsa di quadri un po' su tutti i muri e ricoperta di una moquette che doveva essere vecchia anni. Anzi, no. Millenni.
In fondo, c'era una scrivania, sulla quale era seduta una donna, che, non molto professionalmente, si faceva tingere le unghie di un pessimo color verde da un pennellino sospeso a mezz'aria.
Ron tossicchiò e quella sollevò gli occhi. Un po' seccata, chiese: "Sì?"
"Salve." Tentò di essere gentile. "Starei cercando l'Ufficio Informazioni."
Con la sua voce strascicata e nasale, rispose che non c'era nessun Ufficio Informazioni.
"Ah." Ron osservò tutto ciò che ricopriva la scrivania della donna. Niente che avesse a che fare con la Polizia. "Potrei parlare con qualcuno di competenza?"
"Deve scendere a piano terra."

"Non c'è traccia di Mangiamorte, qui." Osservò Bill.
"Forse non vogliono attaccare." Ipotizzò Fleur.
"No. Attaccheranno." Lui si guardò intorno. "Ma non qui."

"Dunque?" Chiese Ron.
"Dunque cosa?" Gli rispose un'altra donna, con atteggiamento perfettamente identico a quella con cui aveva parlato prima.
"Un poliziotto. Ho bisogno di parlare con un poliziotto!"
"Oh." Le sue labbra disegnarono una o perfetta. "Per quello, deve andare al sesto piano."

Venivano verso di loro più veloci di un treno.
"Ai posti di combattimento." Disse Harry, placido. Bacchette alla mano, Fred e George si scambiarono un'occhiata.
"Arrivano." Sussurrò Hermione.
E, in un attimo, un lampo di luce verde squarciò il cielo.
"Protego!" Urlò Harry. Uno scudo invisibile si erse davanti a loro e la Maledizione venne sbalzata via.
"Expelliarmus!" Ginny tentò di Disarmare un Mangiamorte, inutilmente.
Fu a quel punto che Incantesimi e Maledizioni iniziarono a volare per ogni dove. Uno di loro tentò anche di gettare il malocchio sulla scopa di Angelina, ma George, desidoroso di vendetta per il suo orecchio, lanciò uno Schiantesimo che fece volare giù il Mangiamorte.
Erano più di quanto avevano creduto. Almeno il doppio di loro. Arrotondando per difetto.

"Un poliziotto?" Rispose Ron. La camicia che portava aveva ora i primi due bottoni slacciati. Aveva anche un gomito poggiato sulla scrivania, con la mano immersa nei capelli rossi.
L'assistente, girata di spalle, si rivelò essere la stessa di prima.
"Mi state prendendo in giro." Biascicò Ron. "E' TUTTA IL POMERIGGIO CHE CERCO UN POLIZIOTTO! CONOSCO LE SCALE DI QUESTO PALAZZO MEGLIO DI CASA MIA!"
L'assistente lo guardò male e rispose, tranquilla: "C'era solo bisogno di dirlo. Ma si calmi. Ora gliene chiamo uno."
Sono in una gabbia di matti, pensò.

Ogni volta che un raggio verde fendeva il cielo, Fred era come paralizzato. Ricordava ancora, fin troppo bene, la battaglia di Hogwarts. Era stato ad un passo dalla morte. Non voleva esserlo di nuovo.
"Fred!" Urlò una voce. Una scopa, piuttosto traballante, gli si avvicinò speditamente e si parò davanti a lui, per urlare: "Protego!"
Un' Anatema verde fu respinto via.
"Non dormire, Weasley!" Lo rimproverò. Ma non fece in tempo a fagli un sorriso, che già cadeva giù, verso il basso.

"Il signor Weasley, suppongo. Martin Cumberbatch." Un uomo corpulento strinse la mano a un Ron esausto. Lo fece sedere alla sua scivania e, con un gran sorriso, chiese: "Posso fare qualcosa per lei?"
"Dovrei chiederle una cosa." Affermò Ron, in tono grave.
"Su...?" Il poliziotto sollevò le sopracciglia, realmente interessato.
"Sarò diretto, senza giri di parole." Poggiò le mani sul suo mento e disse: "Come mai i Mangiamorte attaccano sempre quando voi sgomberate le aree?"
Il signor Cumberbatch sbatté più volte le palpebre. "E lei in che vesti è qui?"
"Semplice curiosità."
Gli angoli della bocca del poliziotto si sollevarono. "Ha bisogno di molto più che semplice curiosità per avere informazioni di un certo genere." Si alzò in piedi e, tesa la mano, sorrise: "E' stato un piacere conoscerla, signor Weasley."

"Mamma! Mamma!" Fred, Hermione tra le braccia, tagli e ferite su tutto il viso, urlava in casa Weasley.
Nel salotto, però, trovò solo Ron. Accortosi del corpo che aveva suo fratello, sussurrò: "Cosa è successo?" Si avvicinò, mentre Fred farfugliava qualche parola. "COSA DIAVOLO E' SUCCESSO?"
"Cos'hai da urlare, Ro-" La signora Weasley fece cadere a terra la cesta, con i vestiti freschi di bucato. "Oh, per l'amor di Merlino. Presto, poggiala sul divano. Cosa è successo?"
"Lei... Lei è stata colpita... Da uno Schiantesimo. Penso che abbia battuto la testa." Le stringeva la mano, ora. Come a dirle, sono qui, sono qui.
"Dobbiamo immediatamente portarla al San Mungo Non c'è niente che io possa fare qui."

Nella sala d'attesa, quasi tutta la famiglia Weasley occupava i posti a sedere.
"Ma cos'è successo?" Chiese Arthur, a sua moglie.
"Hermione ha difeso Freddie... Che brava ragazza." Molly sorrise, mesta. "Ma non ha visto lo Schiantesimo che le stava per arrivare addosso. Ed è caduta, sempre più giù."
Ginny aveva tra le braccia Teddy, che piangeva. L'unico rumore umano che fosse presente in quella sala.
"Angelina ha bloccato la caduta, ma troppo presto. Avrà fatto un volo di cinque metri."
George e Angelina si stringevano le mani. Dovevano essere forti. Se non per loro stessi, almeno per Fred.
"Cos'hanno detto i Medimagi?" Sospirò Arthur.
"Dicono che per ora è fuori pericolo. Ma ne sapremo di più quando si sveglierà."
Il signor Weasley sospirò ancora. "Non dovevo mandarli lì, da soli."
"Non potevi saperlo." Molly poggiò la testa sulla spalla del marito e chiuse gli occhi.
L'unico assente, oltre Fred, era Ron. Lui, a differenza degli altri, era in piedi, vicino al vetro per osservare i pazienti. E, da lì, osservava, appunto. Osservava il volto pallido di Hermione, con gli occhi chiusi. Osservava la sua mano, stretta da quella di Fred. Osservava il volto di Fred, stravolto, per le ore di attesa. Stravolto, per il digiuno che aveva volontariamente accettato. Stravolto, come il suo cuore, quando guardava il viso di Hermione e si accorgeva che i suoi pensieri erano lontano da lui anni luce. E lui non poteva fare assolutamente nulla.

-SPAZIO AUTRICE-
Buonasera, lettori. Scusate il ritardo, ma devo studiare come le pazze.
Spero che il capitolo vi piaccia. Ne vedrete delle belle, nel prossimo!
Un ringraziamento in particolare a tutti i recensori e a coloro che hanno messo la storia tra le seguite, le ricordate e le preferite! :D Se volete, fate un salto ad un'altra mia Fremione, "Un regalo per due." Mi farebbe molto piacere :3
Un bacione a tutti,
PhoenixQuill

P.s. Fatevi qualche domanda sul nome di Martin Cumberbatch e ditemi che lo avete capito :3 

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Capitolo 10
*** Sguardi. ***




                                                                                                                     10 - Sguardi



"Freddie." Una voce lo richiamò dal baratro in cui era caduto da qualche giorno. Il ragazzo si voltò, per incrociare lo sguardo perso di George. Ma niente, in quel momento, lo prese come il suo riflesso nella porta a vetri di quella stanza. Al posto del Fred Weasley vispo e sorridente di meno di una settimana prima, adesso, c'era un ragazzo dal volto pallido e sciupato. 
"Come va?" Gli chiese George, prendendo uno sgabello e avvicinandosi a lui. 
Fred prese un gran respiro e iniziò a parlare, con voce roca. "I medici dicono che è fuori pericolo. Si dovrebbe svegliare a giorni." 
"Be'..." Sospirò il gemello. "Se non è morta con quella testata, lo sarà appena ti vedrà." 
Fred guardò suo fratello meravigliato e, dopo un po', iniziò a ridere. A ridere, e ridere, tanto da non fermarsi più. Anche George lo accompagnò. Resistere per tutto quel tempo senza di lui era stato difficile. Non era abituato.
"Sei spaventoso, sul serio. Vatti almeno a dare una ripulita." 
Fred annuì e, dopo aver dato un'occhiata ad Hermione, ancora distesa tra le coperte candide, si diresse verso il corridoio. 
L'altro, rimasto solo con lei, si avvicinò e la scrutò. Aveva tentato di far confessare a Fred che fosse innamorato di lei mille volte, quei giorni. Ma, ogni volta, rispondeva con un no secco e pesante. 
Sapeva che non era vero. O, se per lo meno non era così, sapeva che suo fratello si sentiva terribilmente in colpa. Fece un giro intorno alla stanza e si accorse della cartella clinica della sua amica, che giaceva, abbandonata, sul comodino. 
Si guardò intorno e, con molto nonchalance, aprì la prima pagina. Sì, tutte cose che sapeva. Trauma cranico, frattura, bla, bla, bla. 
Scorse le pagine e arrivò dove gli interessava realmente. Dove c'era scritto, a chiare lettere, quello che aspettava Fred. 
"E' possibile che la paziente subisca una momentanea, se non permanente, perdita di memoria." Diceva quella scrittura sghemba. "Avrà bisogno di molta cura e riposo e non è detto che-" 
"Signor Weasley!" Trillò una voce dietro di lui. George, colto in flagrante, si affrettò a chiudere la cartella alla bell'e meglio. Unico risultato, però, fu quello di sparpagliare i fogli lungo il pavimento. 
"Mi scusi, non volevo ficcanasare, davver-" Il gemello alzò lo sguardo e si trovò, davanti a sé, sua sorella, che, insieme ad Harry, se la rideva di gusto. Piegati in due, continuavano a imitare goffamente i movimenti di George e a ripetere le sue parole. 
"Ah, sta' zitta!" Si lamentò lui, quando ne ebbe fin troppo. 
"Sì, forse..." Le parole morirono in bocca ad Harry, quando il suo sguardo si posò su Hermione. "Sapete niente?" 
Si sedette sullo sgabello che poco prima aveva occupato Fred e inspirò a fondo. Ginny cambiò l'acqua ai fiori. 
"Ma chi è che continua a mandarglieli? Non sanno che li detesta, i fiori?" Sbottò lei, rivolgendo una smorfia a quel lilla acceso, padrone della stanza. 
"Sono da parte di zia Muriel." Biascicò Ron, appena entrato nella stanza. "Come sta?" Chiese, indicandola con un cenno della sua testa. 
"Quella robaccia sul suo comodino dice che potrebbe perdere la memoria." Borbottò George. "Per sempre." 
Ron si sedette dall'altra parte del letto e, delicatamente, le prese una mano. "Hermione è una forte." Disse, infine. E, con un mezzo sorriso impresso sul volto, aggiunse: "Ci vuole molto più di un colpo come quello, per metterla K.O." 
Anche Ginny sorrise. Ron aveva decisamente ragione. Ci voleva molto più di una testata, per mettere K.O. Hermione Granger.
 
"La mia Hermione! Come stai, tesoro?" Molly abbracciò forte la ragazza, che, però, non ricambiò. Stupita, la signora Weasley incrociò lo sguardo di lei, a chiederle il perché di quella freddezza. 
"Mi scusi, ma..." Cominciò Hermione. "Lei chi è?" 
Molly schiuse impercettibilmente le labbra, mentre, dall'altra parte della stanza, Arthur piegava il giornale per osservare la scena. Forse, stava diventando duro d'orecchi e aveva sentito male. 
"Co-come chi sono. So-sono Molly, la mamma di..." Con un dito indicò Fred, che l'aveva accompagnata fin lì in automobile. 
"Ecco, questa era un'altra domanda che volevo farvi. Chi è lui? E, soprattutto, dove sono?" 
Le labbra di Molly, questa volta, erano completamente aperte. 
Persa, persa per sempre, pensò.
Poi, però, Hermione fece una cosa che la signora Weasley non si era aspettata. Sorrise. Sorrise, come a chiederle scusa. 
"Come potrei dimenticare la donna più dolce di questo mondo?" Le buttò le braccia al collo e, sottovoce, la ringraziò di tutto. 
Asciugatasi le lacrime, Molly chiese: "Qui c'è sotto il tuo zampino, vero, Fred Weasley?" 
"Assolutamente no!" Ribatté lui, ridendo. 
Molly sorrise. E' tornato quello di sempre, pensò. Poi, lo osservò aiutare Hermione in tutto e per tutto. Forse, anche migliore.
 
La cena che seguì fu una delle più buone a cui Hermione avesse mai partecipato. In più, c'era tutta la famiglia Weasley a tavola e, tra scherzi, storielle e complimenti, la serata passò abbastanza velocemente. 
"Sembra che Fred abbia messo la testa a posto." Sussurrò Bill a suo padre. 
Il signor Weasley cercò con lo sguardo Fred e lo trovò, come prevedibile, affianco a Hermione. Lei rideva e lui aveva le orecchie rosse. Non lo vedeva in quelle condizioni da quando, da piccolo, bevve un intero barile di Whisky Incendiario dello zio Bilius e barcollò per tutto il giorno, con gli occhi lucidi e le orecchie rosse. 
"E' ubriaco." Sentenziò Arthur, continuando a gingillarsi con l'ultimo artefatto babbano che Harry gli aveva regalato. Un vero prodigio, lo aveva definito. 
"Ubriaco?" Bill analizzò suo padre, come a vedere se quello ubriaco non fosse lui. "Non ha toccato neanche un goccio di Succo di Zucca da quando è in casa." 
Arthur sorrise, compiaciuto non solo del fatto di aver fatto coincidere nove quadratini e dato, quindi, vita ad una faccia rossa, ma anche per il fraintendimento di Bill. "E' ubriaco d'amore." 
Il volto di Bill si distese e, nella sua bocca, si fece largo un unico: "Ah, ecco." 
"Guardate, Harry, Ron, ce l'ho fatta!" Con orgoglio, il signor Weasley alzò al cielo il cubo con cui si era gingillato tutta la sera.   
Per non smontare le aspettative di suo padre, Ron gli rivolse un sorriso. Non voleva smorzare il suo entusiasmo, rivelandogli che le facce da completare erano sei, e non certamente una. 
 
"Molto fortunata, vero?" Bisbigliò Charlie a Ginny, quella sera. 
"Fortunata? Con Fred?" Sua sorella gettò la testa indietro e iniziò a ridere. 
Anche Charlie ridacchiò, ma specificò subito: "Voglio dire, una contusione del genere e non ha avuto danni di alcun genere." 
Lo sguardo di Ginny si oscurò in men che non si dica e si rivolse repentinamente ad Hermione e Fred. 
"Non fare il guastafeste, fratello." Biascicò, sistemando un ciuffo di capelli ad Harry, addormentatosi sul divano. 
"Non faccio il guastafeste." Sussurrò ancora. "Lavoro con i draghi, Ginny. Ho visto cadute peggiori di quella di Hermione, sul serio." La osservò ancora una volta. "Non riesco a credere che non abbia avuto danni di alcun genere."
 
Una volta terminata la festa, Hermione e Ginny si ritirarono nella loro stanza. 
"E' innamorato di te!" 
"Si sente solo in colpa."
Inutile dire che l'argomento della loro discussione era Fred. Fred, che amava tanto Hermione che sarebbe anche potuto venire senza magia direttamente da lei. Fred, che aveva solo tanto senso di colpa. Fred, che, testona!, ha imparato a guidare l'auto in tre giorni, per lei. Fred, che è solo un concentrato di rimorso. 
Un sonoro crak! rimbombò nelle orecchie di Hermione, che iniziò ad urlare, come non aveva mai fatto. Ad urlare e a serrarsi le orecchie, per eliminare i rumori del mondo esterno. Nella sua testa, ora, c'erano solo dolore e male, tanto, tanto male. Tutto intorno a lei, adesso, c'erano macchie nere che volevano attaccarla e lei cadeva, cadeva, cadeva. Le mancava il fiato.
Non sentì nemmeno i passi pesanti che salivano per le scale e sbattevano la porta della sua stanza. Non si accorse delle lacrime che scendevano e delle sue urla disperate. 
"Hermione, Hermione!" Ron la scuoteva per le spalle, ottenendo come risultato quello di farla urlare ancora più forte. Si era Smaterializzato nella sua stanza per vedere come stava e ora... questo! 
"Fermo, fermo!" Fred spostò suo fratello da un lato e si poggiò sul letto di Hermione. Lì, la abbracciò e soffocò le sue urla sul suo petto. 
Carezzandole dolcemente i capelli, le sussurrava: "Sta' calma. E' tutto finito, tutto finito."
Hermione strinse forte il pigiama di Fred, ma non dava minimi segni di ripresa. 
Con un'occhiata, Ginny fece uscire fuori dalla sua stanza tutti quanti. Lentamente, molto lentamente, le urla cessarono, sostituiti da singhiozzi strazianti. La voce roca di Fred, come sottofondo, che le sussurrava di tranquillizzarsi. 
 
Quella mattina, quando il signor Weasley si alzò e scese in cucina, trovò un gufo, appollaiato sulla canestra di frutta poggiata sul fornello della cucina. 
Aveva, nelle zampe, una lettera che portava il timbro del San Mungo. 
Diceva: "E' possibile che la paziente subisca una momentanea, se non permanente, perdita di memoria. Avrà bisogno di molta cura e riposo e non è detto che l'episodio possa essere elaborato dalla mente della paziente, tanto da incorrere in frequenti attacchi di panico."
Arthur fece una smorfia e abbandonò la lettera sul tagliere. 
 
 
 
-SPAZIO AUTRICE-
Rieccomi finalmente qui con il nuovo capitolo! E' stata una passione farlo, ma spero che sia abbastanza lungo per potermi far perdonare :3 
Dunque, colgo il momento per farmi un po' di pubblicità u.u 
Ho appena indetto un concorso sul forum di EFP e l'ho chiamato "A ognuno il suo... Cantante!". Basta scegliere tre pacchetti (con due cambi) e creare una storia sulle indicazioni. Mi potete trovare qui: http://freeforumzone.leonardo.it/d/10827149/A-ognuno-il-suo-Cantante-/discussione.aspx
Inoltre, a chi piacesse il personaggio di Remus, ho scritto una Drabble qui: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2479982&i=1
Detto ciò, mi congedo da voi, ringraziandovi tutti, uno per uno :3 
Un bacione e un abbraccio, 
PhoenixQuill
 

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Capitolo 11
*** Cenni d'assenso ***




                                                                                    11 - Cenni d'assenso


"Non se ne parla nemmeno." Fred Weasley, braccia incrociate, guardava dall'alto in basso Hermione. 
"Ho diciotto anni." Sillabò lei. "Sono maggiorenne da un bel po'. Non ho bisogno di qualcuno che mi faccia da balia." 
La ragazza tentò di farsi strada, ma la figura imponente del gemello non le diede altra scelta che quella di rimanere lì e ascoltare. 
"Sei tornata dal San Mungo solo qualche giorno fa. E l'altra notte hai avuto un attacco di panico, ti ricordo." 
Hermione sbuffò. 
"Sono stata colta di sorpresa, va bene? Ma, ti giuro, sono pronta per combattere." 
Fred sollevò gli occhi al cielo, mentre sul suo volto si dipingeva una risata amara. 
"Pensi che verranno da te e ti diranno "Granger, cara, stiamo per Schiantarti!". Oh, ma per favore!" 
Il battibecco continuò per alcuni minuti. Lei, testarda, voleva partecipare all'ennesima ronda che il signor Weasley aveva organizzato; lui, preoccupato, continuava  a dirle che no, era troppo pericoloso. Che il panico avrebbe potuto prenderla in qualsiasi momento. E se lui non fosse stato lì? E se, priva di sensi, fosse trascinata via, come loro prigioniera e torturata, di nuovo?
"Non permetterò che questo accada." Disse, greve. 
Hermione sollevò gli occhi verso di lui. Sapeva benissimo che aveva dannatamente ragione, ma... non ce la faceva. Detestava restare lì, con le mani in mano e aspettare. Aspettare che, dalla porta, facesse capolino la sua testa rossa. 
"Hai già rischiato di morire una volta." 
"E' stato molto tempo fa." 
"Solo tre mesi!" Strepitò lei. 
Fred si passò una mano tra i capelli, privo di speranze. Non l'avrebbe mai convinta, lo sapeva. 
"E anche solo pensare che tu possa... Che tu possa rischiare ancora!" 
"Hermione." 
Il suo cuore quasi perse un battito. L'aveva davvero chiamata per nome? E perché, in quel momento, detto dalle sue labbra, un nome come il suo le era sembrato una delle cose più dolci del mondo?
"Basta preoccuparsi per me." 
Lei inspirò a fondo, prima di posare le mani sui fianchi. 
"Va bene. Resterò qui. Hai vinto." Sospirò, prima di dire: "Ma sta' attento." 
Fred annuì e, presa in mano la prima scopa trovata, la cavalcò per raggiungere gli altri. 
 
 
"Non gliel'hai detto, vero?" 
In una giornata calda come quella, con il vento tra i capelli e l'Incantesimo che Hermione aveva insegnato loro, Fred e George, accompagnati dalla metà dei membri del loro "Ordine personale", come lo chiamava Ginny, volavano fianco a fianco. 
"No." 
"Non ci credo." Ridacchiò George. "Ti sei innamorato di lei." 
Fred non rispose. Non tentò di avanzare giustifiche, di arrampicarsi su specchi oliati. Guardava solo avanti, verso la Londra che aveva imparato ad amare nei suoi scarsi venti anni di vita. Villette a schiera, subito affianco alle case smunte dei poveri. Macchine super lussuose, vicino ai cartoni in cui un pover'uomo si adagiava per la notte. Un muro, che divideva i Babbani scettici dal Mondo Magico. La sua Londra piena di contraddizioni, ma che viveva comunque. Che andava avanti. Anzi, traeva forza dalla sua diversità. Forse, lui e Hermione erano come Londra. Forse, se lei avesse voluto, se lei avesse provato un briciolo di sentimento per lui, avrebbero potuto trarre linfa vitale dalle loro diversità. Lei avrebbe appianato la sua superficialità, lui le avrebbe fatto scoprire che il mondo non era fatto solo di blu, rossi e gialli. Ma che esistevano le sfumature, i tocchi di pennello, i bianchi e anche i neri. Perché, lo sapevano bene, un mondo di colori chiari non esisteva.  Le tonalità scure, cupe, profonde non mancavano mai. E, molto spesso, al pittore piaceva abbondare, con quei colori. 
"Oh, per le mutande a pois di Merlino." Il riso di George si tramutò in un'espressione di vero terrore. "Lo ammetti." 
Fred scosse la testa con un sorriso malandrino. Sì, lo ammetteva. 
"Oh, Morgana. Fino ad adesso lo avevi negato, ma, ma, ma..." L'altro gemello balbettò, prima di poter mettere insieme più di tre parole in una frase di senso compiuto. "Ma ora lo ammetti!" 
"Fred, George." Li richiamò Arthur, dalla sua scopa. "E' qui. Non volete scendere?" 
 
 
Qualche giorno prima, Arthur Weasley si recava al lavoro. Tirò la catenella del WC di fronte a sé e iniziò a vorticare, abituato com'era a fare da anni. 
"Buongiorno, Cattermole." Salutò, con il suo solito sorriso. 
"Arthur!" La voce profonda di Kingsley Shacklebolt richiamò la sua attenzione. 
"Kingsley!" Arthur gli strinse la mano con vigore, felice di averlo incontrato così presto. "Visto che belle giornate? Sarebbero perfette per un pranzo tra di noi, Molly ha det-" 
"Arthur." Lo bloccò lui, prima che potesse dire altro. "Vieni nel mio ufficio." 
La consueta espressione briosa del signor Weasley sparì dal suo volto e, titubante, seguì il neo Ministro fino al piano più basso, da dove comandava tutto. 
L'uomo dovette ammettere che il posto era molto cambiato, da quando era sceso l'ultima volta lì. Non c'erano più porte scure o mattonelle pronte a infilzarti se non riconoscevano il Marchio Nero sul tuo braccio. Ora, l'ambiente era molto più accogliente, nelle sue tonalità marroncine. 
"Ho cambiato un po' di cose." Mormorò Kingsley. "Spero non abbia fatto un pasticcio." 
"Oh, no." Rispose. "E' perfetto." 
L'uomo chiuse la porta dietro di loro e pronunciò, a bassa voce, alcuni incantesimi repellenti. "Sai, per orecchie indiscrete." 
Poi, si sedette sulla sua sedia e incrociò le mani, grave. 
C'era qualcosa che preoccupava la mente di Shacklebolt, ne era sicuro. Ma Arthur non avrebbe saputo dire cosa. 
Subito dopo, con un gesto molto, molto lento, aprì un cassetto della sua scrivania e ne estrasse una busta.
"E' a posto. L'ho controllata con ogni tipo di Incantesimo." 
Arthur osservò la busta. Filigrana abbastanza spessa, nessuna macchia di inchiostro. Doveva essere un tipo meticoloso, il mittente. Forse, un ufficiale. Solo loro avevano quella mania compulsiva per l' ordine. 
Nemmeno Molly arivava ai loro livelli, constatò, con un sorriso. 
Aprì la busta e osservò anche il foglio. Anche quello, molto spesso. Una busta e un foglio fatti per durare e non spiegazzarsi. Sarebbero dovuti arrivare leggibili al destinatario. 
Inforcò gli occhiali e iniziò a leggere. 
 
Domenica prossima, 05:30 p.m., con il suo Ordine personale.
Non mancate, alcuni Babbani potrebbero prenderla male. 
 
In fondo al foglio, era stilizzato un teschio, da cui fuoriusciva un serpente. 
"Sono usciti allo scoperto, alla fine." 
"Penso che ci vogliano uccidere." Sospirò Kingsley.
"E' ovvio che ci vogliono uccidere." 
Arthur rifletté ancora un attimo, prima di esternare i suoi pensieri. 
"Cosa ne pensi?" 
"Penso che abbiamo una talpa. Non so se al Ministero o tra le Forze dell'Ordine. So solo che abbiamo una talpa." 
Kingsley si alzò in piedi e guardò fuori dalla sua finestra, dove, grazie ad un Incantesimo, brillava un forte sole estivo. 
"Cosa proponi?" 
"Dobbiamo combattere. E' la battaglia finale, ne sono abbastanza sicuro." 
 
 
"Quanto vorrei che Hermione fosse qui, ora." Bisbigliò Ron. "Farebbe uno di quei suoi Incantesimi che conosce solo lei e li scoprirebbe in un attimo." 
Nonostante la tensione gli stesse attanagliando le costole, Harry regalò comunque un sorriso al suo amico. 
Il posto, sebbene alquanto soleggiato e aperto, era, in quel contesto, molto lugubre. Non vi erano case, né strutture che dessero prova che chiunque, mago o babbano, avesse messo piede lì. Era un campo aperto. 
I loro nemici sapevano come giocare. Il boschetto che si stagliava di fronte a loro, molto probabilmente, pullulava di Mangiamorte pronti a Schiantarli, nei casi migliori. La tensione era palpabile almeno quanto i loro vestiti, quanto i loro stessi corpi.
"Qualunque cosa uscirà da lì, dovrete stare attenti." 
Bill, bacchetta alla mano, scrutò l'ambiente intorno. Niente che desse prova di pericolo. 
Non c'era neppure più vento, nessun rumore, se non quello di qualche... 
"Stupeficium!" Urlò Harry, puntando la bacchetta nello stesso punto in cui aveva sentito il ramo spezzarsi. 
Altri incantesimi vennero fuori dalla boscaglia, pronti a colpirli. 
E' la fine, pensò Fred. Poi, si ricordò delle parole di Hermione. 
"Sta'  attento."
E' la loro fine, si corresse. 
 
 
Hermione scese in cucina, dove una laboriosa Molly Weasley preparava la cena. 
"Guarda che disastro." Soffiò Hermione, osservando le mappe lasciate dal resto della famiglia Weasley sul tavolo. Ne prese una in mano e notò, con stupore, che non era la solita mappa. No, non era quella con i segnalini di Arthur. 
Era diversa. Rappresentava un grande spazio verde, dove una grafia traballante aveva scritto, nella zona più scura: "Mangiamorte?" 
Nella zona più chiara, il campo aperto, c'erano alcuni puntini. Hermione li contò, uno per uno. 
Uno, due, tre, quattro...
"Molly." Chiamò lei. "Arthur e gli altri fanno una ronda, vero?" 
La signora Weasley sospirò e rispose: "Sì. Ma Arthur non ha voluto che andassi. Ha insistito affinché rimanessi qui. Sai, dice che non c'è più pericolo, per fortuna." 
Dodici, tredici, quattordici.
Voleva dire una sola cosa: anche Kingsley era lì con loro. Ovviamente. Era l'unico a conoscenza delle loro ronde. 
"La battaglia finale." Sussurrò Hermione, impallidendo al solo pensiero. Le nocche delle mani le divennero bianche, tanto stringeva la mappa che aveva tra le mani. 
Stizzita, bisbigliò ancora: "E io devo aspettare." 



-SPAZIO AUTRICE-
Scusate, scusate, scusate l'immane ritardo. Ma, come ho detto anche ad altri, la scuola mi porta via tanto, tantissimo tempo ç_ç 
Spero di avervi incuriosita con questo nuovo capitolo :3
Non so quando potrò postare il prossimo, spero il prima possibile! 
Scusate ancora, e ringrazio, ovviamente, tutti coloro che recensiscono e che seguono/preferiscono/ricordano la mia storia :D
Un bacione a tutti.
PhoenixQuill
 

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Capitolo 12
*** Eucalipto. ***



          12 - Eucalipto.


La pianura era diventata un tripudio di incantesimi e Maledizioni. I Mangiamorte erano riusciti ad accerchiarli, mentre loro scagliavano, invano, Incantesimi contro di loro. 
Fred, guardandosi intorno, si accorse della gravità della situazione. Ron, attualmente disarmato, era riuscito a non farsi colpire e , ora, metteva KO un Mangiamorte a suon di pugni. Ginny, vicina a lui, tentava di attaccare e difendere allo stesso tempo. Quella tattica, a lungo andare, l'avrebbe sfinita, ne era convinto. 
Bill e Charlie avevano fatto squadra comune e, spalla contro spalla, si aprivano un varco tra le schiere nemiche. 
Ma erano troppi. E Fred, così come George, lo sapeva. Non sarebbero mai, mai riusciti a sconfiggerli. Nonostante tutti gli Schiantesimi, gli Incantesimi di Protezione e le Fatture, le possibilità di vittoria erano ridottissime, rispetto a quelle dei loro avversari.
Avevano bisogno di qualcosa di brillante, che gli facesse guadagnare tempo e spazio. Ma, in quel momento, niente riusciva a passargli per la mente. Solo Incantesimi, d'attacco, di difesa, del tipo che lo tenessero in vita, in poche parole. Non voleva ripetere Hogwarts. 
"Expelliarmus!" Urlò Ron, disarmando l'avversario. La folata di vento che ne conseguì riuscì ad abbassare il cappuccio con cui si proteggeva l'altro, per mostrarne il viso atterrito di Martin Cumberbatch. 
"Tu!" Sbraitò lui, mentre chiudeva i pugni.
Il capo della polizia, ancora più pallido quando vide i muscoli da portiere di Ron contrarsi sotto la maglietta, portò in avanti le mani e balbettò: "Posso spiegare! Giuro!" 
Ron, però, fu più veloce di quanto Cumberbatch potesse indietreggiare e riuscì a metterlo al tappeto in poche mosse. 
"Che ne dici?" George si mise spalla contro spalla con Fred. "Tattica Weasley?" 
Fred ghignò. Non ci aveva minimamente pensato. La tattica Weasley! 
"Al mio tre." Asserì Fred. 
"Uno-" Il conto, però, fu interrotto da un rumore sinistro. Come se gli alberi del bosco lì vicino venissero sradicati. E lo avevano sentito tutti, perché anche le bacchette dei loro nemici si immobilizzarono a mezz'aria per concentrarsi.  
Il rumore si ripeté. E di nuovo. E di nuovo. La terra aveva iniziato a tremare sotto i loro piedi. 
"Che trucchetto è questo?" Urlò Angelina, rivolta ai Mangiamorte, che le risposero con uno sguardo spaventato almeno quanto il suo. 
"Scommetto che è un vostro piano!" Si lamentò un Mangiamorte delle ultime file. 
"Sta' zitto." Sbuffò Percy. "Non ne sappiamo nulla!" 
Uno dei Mangiamorte si avvicinò, con cautela, all'inizio della radura. 
"Oh, Merlino!" Riuscirono a sentirgli dire, prima che qualcosa lo prendesse per la vita e lo portasse con sé, all'interno del bosco. 
"Quelli in nero!" Audrey sentì urlare, da un punto imprecisato del cielo. "Sono loro i nemici!" 
Fred, allora, spalancò gli occhi, non pronto a ciò che gli si prospettava dinanzi. Gli alberi, fino ad allora immobili, come presi da chissà quale stregoneria, si alzavano sulle radici e camminavano verso di loro. 
"I Mangiamorte! Sono loro che dovete attaccare!" Si sentì ancora una volta urlare. Arthur sollevò lo sguardo e solo allora riuscì a distinguere, nella volta del cielo, qualcuno in groppa ad una scopa che comandava gli alberi. 
Il primo di quella schiera si attorcigliò su sé stesso, a mo' di Platano Picchiatore, e, con uno schiocco dei rami, riuscì a far volare via due dei loro nemici. 
"Stupeficium!" Urlò allora Shacklebolt. 
La battaglia riprese, sotto gli occhi esterrefatti dei Mangiamorte. Gli alberi, ora, li scaraventavano via come foglie e solo i più astuti riuscivano a sfuggire alla loro presa. 
Con il fiatone, Fred si guardò intorno dopo solo dieci minuti di battaglia. Erano riusciti a sconfiggerli. Tutti i Mangiamorte erano per terra, distrutti. Con le bacchette ancora tese, ognuno di loro si guardò intorno, sospettoso. Poi, pian piano, la mano ritornava distesa sul fianco e, correndo verso gli altri, si assicurarono che tutti stessero bene. 
George, preoccupato più di tutti gli altri, lasciò andare la bacchetta e corse verso Fred. Il terrore di perderlo un'altra volta era più grande di quello che avrebbe mai potuto ammettere. 
Percy si avvicinava ad Audrey, mentre Arthur abbracciava a sé Charlie e Bill. Avevano rischiato così tanto, quel pomeriggio. 
"Fermi tutti!" 
La voce roca di un uomo attirò la loro attenzione. Una Angelina che tentava di liberarsi dalla presa di lui quasi soffocava. 
"Fermi tutti. O la ammazzo." 
Aveva i vestiti laceri e il volto insanguinato. Perfino il cappuccio sul suo volto lo copriva a malapena. 
"Angelina!" Urlò George, avvicinandosi pericolosamente a lei. 
"Ho detto fermi!" Urlò ancora lui. Un ghigno si dipinse sul suo volto. 
Shacklebolt si fece avanti, con la bacchetta ancora stretta in pugno. "Ti possiamo dare tutto quel che vuoi." Affermò lui, con la sua voce profonda. "Ma lascia stare la ragazza." 
"Così riuscirete a portarmi ad Azkaban, vero? No, non ci casco!" Abbaiò, sprezzante. Con la mano, premette la bacchetta nella gola di Angelina. 
"Voi mi lascerete andare e tutt-" 
Non riuscì a terminare la frase che, d'un tratto, cadde per terra, liberando Angelina. George, senza nemmeno accorgersi del loro salvatore, corse verso di lei e le scostò qualche ciocca di capelli, per vedere se stesse bene. 
"Sicura che non ti abbia fatto male?" 
"Sì, George. Sono sicura." Sorrise lei, di fronte le cure premurose di lui. 
"Sicura sicura?" 
Angelina sollevò lo sguardo e, senza dirgli niente, lo abbracciò. 
Fred, invece, se n'era accorto. Era arrivata in sella ad una scopa ed aveva eseguito uno Schiantesimo da maestri. 
"Sapevo che saresti venuta." Ghignò lui, circondandole i fianchi. 
Hermione portò una mano all'orecchio e si tolse quelli che Fred scoprì essere tappi per le orecchie. 
"Non potevo correre pericoli, sai?" Gli disse, indicandoglieli. 
Fred le sorrise ancora una volta e si avvicinò a lei più del dovuto. "Alberi ambulanti? Quando me lo avresti detto?" 
Lei sorrise di rimando, ma prima che Fred potesse fare ciò che ambiva da settimane, Hermione disse: "Io non sarei così contenta se fossi in voi." 
Il gemello corrucciò la fronte e chiese: "Perché?" 
 
 
"Andare in battaglia e non dire niente!" 
Tutti i Weasley, insieme a Shacklebolt ed Harry, erano seduti sul divano della Tana, a capo chino. Molly, di fronte a loro, gli tirava per bene le orecchie. 
"Rischiare la vita senza dirmi niente! E se vi fosse capitato qualcosa? Se qualcuno di voi avesse avuto la brillante idea di farsi ammazzare?" 
Ron sollevò leggermente lo sguardo e ribatté: "Veramente, non sarebbe stata una nostra scelta."
Molly sollevò repentinamente le sopracciglia e chiese: "Cosa, di grazia?" , con le mani salde sui fianchi. 
"Farci uccidere." 
Le spalle di Ginny si abbassarono notevolmente, dopo l'affermazione di suo fratello. Erano in uno di quei pasticci che non riusciva nemmeno ad immaginare. 
"E se Hermione non vi avesse scoperti?" 
Proprio Hermione, in cucina, se la rideva sotto i baffi. Vedere gli eroi della battaglia di Hogwarts, acclamati e glorificati come uomini dalle spalle robusti e dalla tempra forte, a capo chino e rimproverati da una furiosa Molly Weasley era da catalogo. Angelina, sempre nella stessa stanza, era riuscita a scappare da lì per via delle ferite che aveva sulla spalla e che ora Fleur stava medicando. 
"Meglio?" Le chiese, posandole l'ultimo cerotto sulla ferita. 
"Meglio." Angelina la ringraziò, prima che Fleur si spostasse nell'altra stanza per poter curare anche Audrey. 
Hermione seguiva il discorso di Molly, prima che Angelina la distraesse, dicendo: "Ti ama molto, sai?" 
Lei arrossì immediatamente. Sapeva a chi si riferiva. 
"E non lo dico sol perché sei mia amica o perché è praticamente palese che è pazzo di te." 
Hermione sorrise ancora. "Lo dico perché quando stavamo insieme non mi ha mai guardato come ora guarda te. E' completamente preso. Perdutamente." Le diede una pacca sulla spalla e, sulla porta, aggiunse: "E devo ammettere che le uniche volte in cui l'ho sentito parlare seriamente era quando riguardava te. Del Torneo Tremaghi era furioso quando Silente aveva annunciato che tu eri nel lago, come 'oggetto caro' a Krum." 
Angelina si allontanò e lasciò Hermione in balia dei suoi pensieri.  
 
 
Nonostante la tirata d'orecchi della signora Weasley, quella sera si festeggiava alla Tana. Fiumi di Burrobirra ("Sei troppo piccola per quella, Ginny!") e parata di dolci su ogni tavolo lì presente. 
Si prospettava, quindi, un finale col botto. Hermione, Ron ed Harry parlavano tra di loro, liberi, finalmente, di quella minaccia che Voldemort e i suoi seguaci erano diventati. 
"Dove hai imparato quella cosa?" Esclamò Ron, ricordandosi dello stratagemma di Hermione. 
Lei inclinò leggermente la testa e rispose: "Ce l'hai presente quella stanza ad Hogwarts? Quella con tanti libri? Ecco, quella stanza si chiama Biblioteca." 
Harry quasi non trattenne il suo sorso di Burrobirra, per dire, stupefatto: "Una battuta!" 
Hermione sollevò il suo calice di Succo di Zucca e, con l'aria da bambina sorpresa con le dita nella marmellata, ammise: "Eh, sì!" 
"La vicinanza di mio fratello ti fa bene, allora!" Rise ancora Ron. 
"Ronald!" Lo rimproverò lei, mentre le sue guance si imporporavano. Lo sguardo di tutti e tre si rivolse, immancabilmente, a Fred che, insieme a George, stava sperimentando alcune delle loro nuove creazioni per il negozio. Charlie, che assisteva, osservava con cipiglio non tanto convinto. 
Al piccolo gruppetto si avvicinò Shacklebolt. 
"Ragazzi." Tossicchiò, guardandoli uno per uno. "Ho una proposta da farvi." 
Ron e Harry gli scoccarono uno sguardo interrogativo, mentre Hermione poggiava il suo bicchiere sul tavolo. 
"Sapete che dovrò ristrutturare la squadra Auror, vero? A parte Audrey e Josh, non c'è nessun'altro. E, mi chiedevo, se voi voleste farne parte. Ovviamente, non ci saranno lezioni pratiche. Siete perfetti così. Solo qualche lezione teorica, per il protocollo e quant'altro. Che ne pensate?"
Gli occhi di Harry e Ron iniziarono a brillare. "Certo, certo che vogliamo!" Risposero all'unisono. 
Shacklebolt sorrise. "Hermione?" 
Lei, invece, scosse leggermente la testa e disse: "No." 
Gli altri due spalancarono gli occhi, sbigottiti. "Come no?!" 
"No. Mi spiace, Kingsley, ma non ce la faccio. Tutte le battaglie e le uccisioni che ho visto mi bastano per una vita intera." 
"Ma Hermione.." Provò a ribattere Harry, che fu subito interrotto da Shacklebolt. 
"Ha deciso così. Va bene, Hermione. Suppongo che continuerai gli studi a Hogwarts, allora?" 
Hermione fece segno di sì con la testa e, dopo averli salutati, Shacklebolt andò via.
Ginny, dopo qualche minuto di incredulità, portò via Harry, per fargli vedere come il piccolo Teddy riuscisse a cambiare facilmente colore dei capelli. Ora, erano di un giallo limone che, però, sembrava sfumare in un viola pallido. 
Molly e Arthur si occupavano dei preparativi della festa, scambiandosi sorrisi. 
"Scusa, fratellino." Fred avvolse le spalle di Hermione con le sue mani e arcuò le labbra. "Io e Hermione siamo in ritardo." 
Hermione lo osservò, sorpreso. 
"In ritardo? Per cosa?" Chiese l'altro, dubbioso. 
"Ne so almeno quanto te!" Riuscì a dirgli lei, prima di scomparire tra la folla insieme a Fred. Quello, più frettolosamente di quanto si aspettasse, la portò nel giardino, dove qualcosa di azzurrino brillava in lontananza. 
"Presto, presto!" Le prese le mani e, portandola con sé, arrivarono al bagliore. Era una vecchia ruota, in quel momento brillante, sulla quale Fred posò la sua mano, prima di essere risucchiato via insieme a lei. 
 
 
"Detesto quelle cose!" Biascicò Hermione, quando toccò terra. 
"Se vuoi, ti do alcune lezioni." Fred la aiutò a rialzarsi. 
Hermione si guardò intorno. Intorno a lei non c'era altro che sabbia e alberi. 
"Fred Weasley." Iniziò lei. "Dove mi hai portata?" 
"Ho pensato che tante ore di viaggio con quegli attrezzi babbani ti avrebbero stancata. Perciò, mi sono ingegnato ed eccoci qui." Le disse, spalancando le braccia. 
Hermione si passò il pollice e l'indice sulla fronte e disse, esasperata: "Sì, ma qui dove?" 
"Vedrai." 
Pian piano, si allontanò verso la radura, per poter scomparire tra gli alberi. 
"Fred... Fred! Dove vai?" 
"Rimani lì dove sei." 
Hermione sbuffò. Tipico di Fred Weasley, fare cose del genere! Il sole iniziava a diventare sempre più caldo e i suoi abiti da estate inglese sempre più pesanti. La spiaggia su cui si trovava era praticamente disabitata. C'era solo una casa vicina al mare, disabitata anche quella. Ma, osservando da dentro le finestre, sembrava tutt'altro che abbandonata. Quindi, i proprietari sarebbero arrivati, prima o poi. Decise, allora, di aspettare sugli scalini che davano alla casa e pensare.
Erano dall'altra parte del mondo, ovvio. Ma dove? Un clima esotico e vegetazione florida. Giappone? Isole del Pacifico? Poi, vide alcune foglie, vicino la porta. Erano lì come decorazione, ma le conosceva bene. Piton gliele aveva fatte studiare una per una. Eucalipto. 
Non può essere. 
Proprio in quel momento, sentì alcune voci. 
"Robert, ti avevo detto di mettere la crema protettiva. Ora, sei tutto scottato!" Scherzò una donna. 
"Oh, Jane, non rivoltare il dito nella piaga." 
Stupido, stupido Fred Weasley.

 
-ANGOLO AUTRICE- 
Con un ritardo di quelli orrendi, sono tornata. Imploro perdono a tutti quanti, ma finalmente ho finito gli esami e aggiornerò con molta più frequenza. *Partono marce e canzoni di gioia* 
Questo è il penultimo capitolo e, a questo proposito, vorrei spiegarvi il titolo. L'eucalipto è una pianta tipica dell'Australia, dove, appunto, i genitori di Hermione erano andati a rifugiarsi prima che scoppiasse la Seconda Guerra Magica. l'eucalipto, però, nel linguaggio dei fiori significa anche "protezione" che i nostri eroi si sono guadagnati, alla fine di questa storia. 
Che dire? Ovviamente ringrazio tutti coloro che mi hanno seguita nonostante l'attesa e che leggerà anche questo capitolo! 
Al prossimo, 
la vostra affezionata PhoenixQuill
 

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