Questo è il secondo
capitolo, spero che vi piaccia. So che non è molto lungo ma
personalmente mi fanno impazzire quelle mattonate di ventordici
pagine che ti fanno diventare strabica...e ora a voi! :)
-V
L'ultimo giorno ad Hogwarts per il trio
passò in fretta, tra saluti degli amici e le ultime ore
passate nel castello a riempirsi gli occhi di tutti quei particolari
che avevano fatto per tanto tempo di Hogwarts la loro casa.
Harry, Ron, Hermione, Neville, Luna e
Ginny passarono la giornata insieme, circondati da uno stuolo di
ragazzetti adoranti che gli saltellavano intorno, come aveva fatto
Colin solo sei anni prima, chiedendo autografi e scattando fotografie
o semplicemente congratulandosi con loro. Persino qualche timido
Serpeverde del primo anno si era avvicinato per stringere la mano a
Neville o per salutare frettolosamente Ron... C'era qualcosa di
diverso nell'aria e oramai nessuno poteva negarlo: le cose stavano
cambiando ad Hogwarts.
Draco stava passeggiando per i corridoi
del settimo piano, era appena sfuggito ad un gruppo di ragazze
davvero appiccicose e desiderava solo stare solo per un po' a pensare
al suo futuro, ma soprattutto aveva voglia di pensare a lei...
Ultimamente aveva cercato di essere gentile, per quanto Draco Malfoy
possa esserlo, con i Grifondoro e aveva addirittura smesso di
insultare i Tassi dopo la fine della guerra. Certo non si poteva dire
che fossero in ottimi rapporti, ma in generale ora si salutavano nei
corridoi. Si salutavano. Lei lo salutava. La sua voce non era
sprezzante, non era disgustata, non era arrabbiata, era neutrale,
anzi quasi cortese. Potter e
Weasley lo trattavano sempre con freddezza, ma lei, lei sempre così
inflessibile e corretta, aveva preso a sorridergli di tanto in tanto,
di sfuggita, come si sorride ad un conoscente, ma gli sorrideva e
ogni volta si sentiva mancare il fiato per qualche secondo e doveva
fare dei lunghi sospiri per riprendersi, tanto che Blaise aveva
cominciato a chiedersi se non soffrisse di attacchi di cuore.
Draco si era
fermato davanti all'entrata della stanza delle necessità: “Mi
serve un luogo dove poter riflettere, mi serve un luogo dove poter
riflettere tranquillamente, mi serve un luogo dove poter riflettereâ€.
Al terzo passaggio la porta comparve sulla parete e il ragazzo entrò.
La Stanza era
cambiata molto dopo l'incendio: era più piccola e meno precisa
nell'esaudire le richieste, ma era come se si stesse rafforzando
lentamente. In quel momento il luogo era piccolo e fresco, ma
luminoso con tre finestre che davano sul giardino e qualche poltrona
sparsa su una spessa moquette color burro, e nell'angolo più
nascosto stava un piccolo bacile di pietra che riluceva debolmente di
riflessi argentei. Draco si lasciò subito cadere sul pavimento
cercando di non pensare a nulla per qualche minuto, poi si alzò
avvicinandosi al pensatoio nell'angolo.
In quel momento la
porta della stanza si aprì ed entrò Neville Paciock.
I due ragazzi si
bloccarono immediatamente cercando di capire chi si trovavano di
fronte poi Neville disse, scattando verso di lui, la bacchetta tesa:
-Malfoy! Cosa stai
facendo sul mio pensatoio? Non provare a spiare i miei ricordi!-
-Tranquillo
Paciock, non pensavo che anche uno come te...cioè che anche tu
avessi usato la stanza, ora non ti scaldare-in fondo, pensò
Draco, Neville era un Purosangue e si era dimostrato ben più
di quella lagna cacasotto ultimamente quindi si meritava un po'
di...(oddio non ci poteva credere neanche lui)...rispetto. Neville lo
fissò per un lungo istante, sospettoso, poi abbassò la
bacchetta.
-Fai come vuoi,
tanto non ho più paura di te e delle tue arie da cretino
impomatato, Malfoy!-
-Attento Paciock
non è che se hai commesso un atto di coraggio stupido e
disperato per la tua sete di gloria o di riscatto, di colpo ti
meriti...-
-Taci Malfoy! Come
al solito non hai capito nulla! Non sono una stupida e vanagloriosa
Serpe io, avevo paura, ma non ero disperato, ho solo fatto quello che
dovevo per tutti noi. Ora se non vuoi che ti affatturi sparisci, non
ho intenzione di sopportarti più.- Disse Neville diventando
paonazzo e alzando nuovamente la bacchetta.
Draco
rimase esterrefatto. Non sapeva proprio come reagire. Probabilmente
qualche anno prima avrebbe maledetto Paciock molto volentieri
umiliandolo e insultandolo, ma se voleva cambiare, se voleva
dimostrare a se stesso di poter essere diverso da suo padre, se
voleva lei, sapeva ciò che doveva fare. Il problema era
appunto farlo.
-Emh
ok ok Paciock non volevo insultarti calmiamoci eh! Per favore metti
giù la bacchetta e ascolta... senti per me è molto
difficile fare una cosa del genere...ma....ti chiedo scusa ok? Per
quello che ti ho fatto in questi anni, per come ti ho trattato non lo
meritavi...beh a parte quella volta al quarto anno quando mi sei
inciampato sui piedi facendomi cadere...poi gli zoccoli sono spariti
subito e...al diavolo!- Draco diventò paonazzo e si girò
di scatto lasciando Neville basito di fronte al pensatoio.
-Hey aspetta
Malfoy! Giuro che non lo dirò a nessuno ma c'è una cosa
cosa che ti devo chiedere! Come mai tutto questo? Cos'è che
vuoi, cos'è successo?-
-Ho deciso che non
voglio essere come mio padre-oramai aveva cominciato tanto valeva
completare la sua umiliazione-ho deciso che voglio cambiare, e se per
farlo dovrò chiedere scusa anche a tutta la Casa di Grifondoro
lo farò.-
-Non so se crederti
o chiamare Madama Chips con qualcosa per la pazzia fulminante...-
-Fidati è
decisamente più strano per me che per te...-
-Ah ci
credo!...allora Hermione aveva ragione a dire che secondo lei sei
cambiato...ok Malfoy ti voglio dare fiducia e quindi accetto le tue
scuse, ma solo se mi prometti che prima di partire, alla cerimonia di
consegna dei M.A.G.O., chiederai scusa per davvero a tutti gli altri.
Pubblicamente.- Disse Neville con un sogghigno; finalmente avrebbe
avuto la sua piccola vendetta...ma Draco non lo ascoltava nemmeno.
Lei gli credeva! L'aveva perdonato!
-Si lo farò,
ma ti prego fai in modo che il trio sia in prima fila quando mi
umilierò pubblicamente-
Disse
Draco tornando ai suoi modi altezzosi con un sussulto. Il ragazzo
guardò ancora per qualche secondo l'espressione determinata e
trionfante sul volto di Neville, poi girò i suoi tacchi e usci
dalla stanza con uno svolazzo.
|