Di tutto e di più - Pillole di umorismo

di GoldFish27
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'umorismo ***
Capitolo 2: *** I compiti per le vacanze ***
Capitolo 3: *** L'interrogazione ***
Capitolo 4: *** Lo spinterogeno ***
Capitolo 5: *** Il PC e i suoi misteri [PARTE I] ***



Capitolo 1
*** L'umorismo ***


IF YOU CAN LAUGH AT SOMETHING, YOU CAN ALSO CHANGE IT



(se potete ridere di una cosa, potete anche cambiarla)

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Capitolo 2
*** I compiti per le vacanze ***


Alzi la mano chi non ha mai sofferto i compiti per le vacanze!

(abbassate le mani, secchioni, io parlo ai comuni mortali!)

Ed eccoci, finalmente al momento tanto atteso: ultimo giorno di scuola! Cinque ore di agonia e poi ... la pace, la liberazione, la riconquista del mondo, la ricongiunzione con l'essere ribelle e indipendente che giace in ognuno di noi. In poche parole: le vacanze!

Sei lì, dietro il tuo banco, a scuola fisicamente, già fuori mentalmente. Pregusti i tre mesi che verranno, carichi di gioia e libertà, amicizia e divertimento. Insomma, sei ormai alieno da questo mondo.

Quand'ecco che la porta dell'aula si apre d'improvviso, e fa il suo ingresso qualcuno che già ben conosci: è lei, la Prof (quasi sempre quella d'italiano).
Vieni richiamato dal Paradiso e riportato sulla terra. Ti viene da pensare: "ma cosa vuola questa ancora?". Ti senti preso in giro perchè non puoi goderti le ultime ore di scuola in pace.

Eppure è lì, la Prof, dietro la cattedra, con il registro spiegato davanti. Lo sai già: sta per accadere l'irreparabile.
Tenti di nascondere la testa sotto il banco, come se non guardandola potesse magicamente scomparire; fai finta di niente, ti nascondi dietro i giubbotti, qualunque cosa pur di mostrarti assente dall'istituto.
Inutile chiedersi il perchè di questo comportamento: dopo nove mesi è giunto il momento tanto odiato: assegnare i compiti per le vacanze.

Sì, è un duro colpo per te, povero e insignificante studente. La barca a vela che veleggiava nella tua testa affonda miseramente. Anche i tuoi compagni hanno capito quello che li aspetta. La classe si fa muta all'improvviso; tutti guardano fuori dalla finestra con fare addirittura interessato (il 65% degli studenti afferma di voler controllare che il sole si muova correttamente, tutti gli altri hanno visto un UFO di passaggio).
In questo clima di silenzioso terrore fai anche un'importante scoperta sul campo della medicina: un infarto fulminante non può colpire d'improvviso una persona nel momento in cui si vuole ...

- Ragazzi! Silenzio! (è più o meno il modo di iniziare di un professore nella media, anche se nell'aula ci sono venti cadaveri muti come pesci) - esordisce la Prof - aprite il diario e scrivete gli esercizi di italiano per le vacanze!

Tutti piazzano sul banco diari, quaderni, notebook o iPad e cominciano a scrivere i compiti. I più furbi se li scrivono sul banco, così potranno dire di esserseli dimenticati a scuola.

Ormai è successo, non puoi fare più nulla. Quindi smettila di fare quella faccia disinvolta e annoiata (la stessa che fai quando vedi Voyager, esatto) e deciditi ad uscire il tuo diario, che ad inizo anno è un simpatico libricino di pochi grammi, a fine anno pesa circa 2 tonnellate.
In questo momento un emisfero del tuo cervello ti da' l'impulso di stracciare il diario, lanciare via la penna, alzarti dopo aver rovesciato a terra il banco, prendere lo zaino per poi gettarlo fuori dalla finestra e infine dare fuoco al registro di classe.
Per fortuna, il tuo emisfero dominante è l'altro, così resti fermo e buono dove sei.

- Scrivete ...
La Prof estrae dalla borsetta il foglietto sul quale si era annotata gli esercizi.

Lo guardi attentamente: non sembra molto grande. Ti aspettavi sicuramente di peggio, e alla vista di quel foglietto tiri un sospiro di sollievo.
D'improvviso da quel foglietto ne esce un altro, e poi un altro e un altro, a fisarmonica. Ogni pezzo di carta che compare è un tuo giorno di vacanza che se ne va via. Alla fine quel papiro di carta arriva fin sotto i tuoi piedi (non devi essere necessariamente seduto in prima fila).
Cominci a controllare l'inchiostro rimasto nella penna. E' piena. Come al solito, è insufficiente.

- Allora ... dal libro di antologia ... letture alle pagine 101, 108, 115 (eccetera eccetera fino all'ultima pagina disponibile, ovvero la 999. Non esiste, però i professori la assegnano comunque per motivi ancora misteriosi).
- Poi, dal libro di antologia ... riassunto delle letture alle pagine 101, 108, 115 (e ripete le pagine di prima).
- Tema scritto di minimo seicento parole a traccia libera - Il classico tema scritto, una cosa comune ... sembra anche facile, poi ... - ah già, dimenticavo, le parole ripetute non si contano ... - precisa la Prof.
Continua con il suo funesto elenco:
- Tema scritto di minimo cinquecento parole. Traccia: il mio tempo libero.

Altro tema. Lo sai già cosa succederà: i più furbi scriveranno: se adesso sto scrivendo questo tema vuol dire che di tempo libero non ne ho. Al posto di dire cosa è il mio tempo libero, dico cosa non è: il mio tempo libero non è fare questo tema, e prenderanno 9.
I secchioni faranno il solito trattato sulla fisica quantistica (ma chi gliel'ha chiesto?) e prenderanno 10. Tu, studente nella media, farai un tema comune sul tempo libero, e te la caverai con molto meno.

La Prof va avanti:
-Tema scritto di minimo ottocentouno parole a traccia libera.
Altro grande mistero dei compiti delle vacanze: perchè proprio ottocentouno parole?

Questa è solo una piccola parte dei compiti assegnati in media prima delle vacanze in ogni scuola italiana, riguardo alla materia italiano.
Non inserendo l'intera lista dei compiti assegnati non voglio condannare la lunghezza ed il peso dei compiti per le vacanze, voglio solo citare in tribunale coloro che li assegnano, quello sì!

Ma andiamo avanti. Alla fine del foglietto lungo un chilometro avrai qualche minuto di riposo. Saprai che tanto ti aspetta il bis per le altre materie.

Il 75% degli studenti, dopo aver scritto questa prima ondata di compiti, accusa dolori alla mano, il 10% dolori alla testa, l'8% dolori allo stomaco e il restante 2% dolori all'alluce del piede sinistro (?).

La Prof d’italiano esce dalla porta dell’aula trascinandosi il foglietto dietro. Tu lo segui con lo sguardo finchè anche l’ultimo atomo di carta ha oltrepassato la porta. Ti senti sollevato. Ripensi ai compiti. Ti senti depresso.
Ed ecco che dopo pochi istanti entra la Prof numero 2 per eccellenza: quella di matematica.
Appena la vedi tenti di voltare gli occhi dall'altra parte: tutto è schifosamente regolare e matematico con quella Prof , non puoi sopportarla.
Al contrario fanno tutti i secchioni di banchi dietro il tuo: loro la vorebbero come mamma adottiva.
La Prof posa delicatamente la sua borsa sulla cattedra, non prima di aver calcolato la grandezza ed il peso del suo bagaglio, ed il conseguente spostamento d’aria che avrebbe potuto influire sul moto gravitazionale della Luna. Fa così ogni volta.
Poi la Prof si siede, tenendo presente della costante x tra la sedia e il suo sederone, per poter trovare la posizione più comoda.


- - dice la Prof

- Buongiorno - risppndono in coro i secchioni.
Tu, invece, resti zitto. Dopo nove mesi di scuola non hai ancora capito che ha detto "buongiorno".


- - continua la Prof.

Subito parte il coro di adorazione dalle retrovie.
Tu non hai capito niente come al solito, ma quando vedi che tutti prendono il diario e la penna, lo fai anche tu.


- Per l'anno prossimo completate il degli !

Ecco, non avevi ancora compreso alcunchè. Ti giri verso il secchione dietro di te per chiedere chiarimenti:
- Come ha detto?

- Ha detto di completare il degli .
Capisci che è inutile insistere, quindi prendi il diario e scrivi quanto hai capito: completare il mukdfdjsmaw. Dopo saranno problemi: non credi che Google Traduttore potrà mai tradurre quel termine ingnoto.
Ma la salvezza ti scende dal cielo proprio in quel momento. Uno dei primi banchi chiede alla Prof:
- Ehm ... Prof ... potrebbe ripetere in italiano, per favore?
- Eh?! Va bene! Ma dovete imparare il linguaggio matematico! Ho detto di completare il libro degli esercizi! - sbraita la Prof.
Finalmente hai capito cosa voleva, e dopo aver ringraziato gli dèi dell'Olimpo ti appresti a correggere il tuo errore.


- Adesso prendete il quaderno e scrivete queste semplici equazioni da svolgere a casa.
Detto ciò, la Prof prende il gessetto e comincia a scrivere sulla lavagna.
Tu estrai il quaderno, rinfrancato: almeno non le sta dettando a voce. Lo sconforto ti prende quando vedi che la Prof scrive accanto alla prima striscia d’operazioni "1° di 350".


Due ore dopo sei esausto. Tre ore di scuola sono state più abbattenti di un anno intero.
La Prof esce dalla porta, dopo aver salutato la classe con un sonoro , addio.
Tutti i secchioni la salutano sventolando un fazzoletto. C’è chi versa lacrime di commozione. Vorrebbero alzarsi dalla sedia per andare ad abbracciarla, ma non lo fanno: temono di infrangere il regolamento. (Si calcola che durante l’estate circa il 10% dei secchioni si suicidia perché per troppi giorni non vede e non sente più parlare di matematica, il restante 90% vorrebbe suicidarsi ma non lo fa, perché teme di infrangere il regolamento.)

- Basta! - dici tu, esausto. Ma il supplizio non è ancora terminato. Mancano due ore, il che vuol dire: altre due professoresse.

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Capitolo 3
*** L'interrogazione ***


L'INTERROGAZIONE

D:

 

 
“Siamo in ballo! Defilarsi dall’altro lato!!”
(Sergente Horvat in "Salvate il soldato Ryan", dopo essere stato interrogato in storia dell’arte).
 
Questo grande male, da dove viene? Come ha fatto a contaminare il mondo? Da quale seme, da quale radice si è sviluppato? Chi è l'artefice di tutto questo, chi ci sta uccidendo, chi ci sta derubando della vita e della luce prendendosi beffa di noi, mostrandoci quello che avremmo potuto conoscere? La nostra rovina è di sollievo alla terra? Aiuta l'erba a crescere, il sole a splendere? Questa ombra oscura anche te? Tu hai mai attraversato questo buio?”
(Soldato Edward Train in "La sottile linea rossa" parlando delle interrogazioni)
 
“Ho sempre tentato. Ho sempre fallito. Non discutere. Fallisci ancora. Fallisci meglio.”
(Samuel Beckett sulle sue esperienze scolastiche)
 
 

Benvenuti in questo nuovo capitolo.
Stavolta ho deciso di iniziare con stile, inserendo frasi famose (più o meno) pronunciate da gente altrettanto famosa (per o diviso) in merito al quest’altro interessante argomento: l’interrogazione.

 

Lo so, fa paura solo a nominarla.
 
Ma veniamo al dunque.
 
Ogni interrogazione è preceduta da un momento tanto terribile quanto inevitabile: la selezione dell’interrogato.
Questa può essere di due tipi:
 

1.      Selezione ad occhio
2.      Selezione quantistica

 
 

SELEZIONE AD OCCHIO
 

L’interrogazione tramite selezione ad occhio si verifica con il verificarsi di due eventi: 1) lo sguardo del prof incontra il tuo e 2) lo sguardo del prof incontra il tuo nome sul registro.
 
Non è semplice evitare la condanna al patibolo se non si è allenati a sufficienza ad eludere lo sguardo del prof e a fingersi invisibile.
Ci sono giunte testimonianze di alunni che hanno sviluppato poteri telepatici in grado di dirottare gli occhi del prof verso quelli della prima fila. La tecnica ha funzionato finché quelli della prima fila non hanno sviluppato una tecnica altrettanto potente di difesa. Il risultato sono ore intere di battaglie mentali e prof strabici.

 
Un altro metodo di elusione è quello di fingersi interessati ad altro.
Per cui, quando il prof inizia a sondare il terreno alla ricerca della vittima, uscite dallo zaino la colla, il cartoncino, i pennelli e le forbici dalla punta arrotondata e dedicatevi ad un po’ di bricolage.
Se sarete abbastanza bravi il vostro sguardo assorto disorienterà il prof (a meno che dietro la cattedra non ci sia Giovanni Muciaccia).

 
Parlando di tecniche infallibili, c’è la cara vecchia pratica del nascondersi dietro qualunque cosa sia a portata di mano, dal porta-mine del compasso al panino gigante del compagno di banco.

Di recente, la SCICAM (Sondaggi Come I Cavoli A Merenda) ha pubblicato un sondaggio sul quotidiano “L’angolo del giustiziato” in merito ai nascondigli privilegiati dagli studenti. Il sondaggio, effettuato su un campione di 10.000 studenti italiani, ha evidenziato i seguenti risultati:

 

23,3% - in bagno
14,7% - sotto il banco
11,2% - dietro i giubbotti
10,5% - dietro lo zaino
7,8% - dietro un compagno
6,1% - dietro la sedia
4,6% - dietro la lavagna
3,9% - nell’armadio
2,2% - fuori dalla finestra (percentuale più alta se si considerano quelli che non hanno potuto raccontarlo)
1,7% - dietro un quaderno
1,2% - sotto la cattedra
0,9% - dietro il borsellino
0,5% - nel borsellino
0,2% - travestiti da bidello
0,1% - sul crocifisso

 
Da quanto si evince dai risultati, il quoziente intellettivo degli studenti italiani è pressoché basso.
 

Vi spiego perché:
Conoscete il famoso detto “il modo migliore per nascondere qualcosa è metterla sotto gli occhi di tutti”? Ebbene, può essere applicato benissimo in questo caso: il modo migliore per nascondersi da un prof è quello di sedersi al primo, primissimo, primerrimo banco della classe, proprio sotto i suoi occhi. Il prof vedrà di sfuggita la vostra chioma, e sarà molto più attratto dalle masse corporee dietro di voi. Provateci.

 Non vi garantiamo il corretto funzionamento della procedura, per cui ci riteniamo esenti da possibili imprevisti, come un’impreparazione. E non venite a lagnarvi se il prezzo dei kiwi è salito.

Anche questo metodo è, però, inutile quando il prof punta gli occhi sul magico librone, cioè il suo registro. Su questo particolare testo sono riportati vita, morte e miracoli di ciascuno degli alunni. Se vi manca un voto, se vi siete dimenticati il quaderno a casa o se avete parcheggiato il motorino in doppia fila, a lui non sfugge.
Sul registro trovi tutto, ma proprio tutto, e allo stesso tempo niente: guardando le sue pagine un alunno non vede altro che un’accozzaglia di numeri che sembrano buttati a caso o in qualche precisa combinazione traducibile con un qualche codice Da Vinci.
Quando guarda il prof, invece, riesce ad estrarti qualunque informazione utile a distruggere le tue capacità memoniche.

 
Ecco, dunque: il prof ha deciso di guardare sul registro.
 

La sua testa è piegata sulle pagine, con l’elenco dei nomi bene in vista. I suoi bulbi oculari vanno su e giù, su e giù, e poi ancora su e ancora giù.      C’è chi riesce ad indovinare l’alunno interrogato in base alla direzione dello sguardo, ma non bisogna fare troppo affidamento a questo metodo: numerosi prof, infatti, controllano illusoriamente i nomi con gli occhi, mentre mentalmente scorrono la lista al contrario.

 

Nella classe, nel frattempo, silenzio totale. Nemmeno nello spazio più profondo si sente lo stesso silenzio. Le mosche smettono di ronzare, le formiche indossano le ciabatte, le api schiacciano un pisolino, i moscerini volano dritto. In un silenzio del genere, è logico che anche il rumore più insignificante non passi inosservato. Ed ecco, allora, che i chewin-gum smettono di essere masticati, la saliva smette di essere deglutita, l’aria smette di essere respirata. Il tempo medio che un prof impiega per scegliere la vittima è di circa 1.4 minuti; per fortuna, nessun essere umano può morire per asfissia prima dei 2.

 

In questo clima di profondo terrore e di angosciosa attesa, l’unica nota dolente sono i secchioni che, al contrario di tutti gli altri mortali, recitano interi rosari nella speranza di essere gli eletti del giorno.

Da un momento all’altro, quando nessuno se l’aspetta, le labbra del prof pronunciano il fatidico nome; il primo ma quasi mai l’ultimo.

 
Termina così questa prima fase dell’interrogazione. Adesso arriva il bello!
 


SELEZIONE QUANTISTICA
 

La selezione quantistica è chiamata così perché si basa sulla fisica quantistihttp://www.efpfanfic.net/stories.php?action=editorca, sulla termodinamica, sull’algebra applicata al grado di conoscenza di un argomento e sul PIL della Mongolia (più altre innumerevoli variabili).

In genere questo metodo selettivo è d'uso comune per quei prof matematici o per quelli più scaramantici.
 
Il metodo si basa sulla scelta casuale di un numero al quale, secondo l’elenco, corrisponde un alunno.
Ho evidenziato “casuale” perché quella che può sembrare una casualità in realtà è qualcosa di prevedibile. Ripeto: basta qualche nozione basilare di fisica quantistica o di termodinamica, senza dimenticarci dell’anatomia comparata.

 
La modalità più in voga tra i prof consiste nell’aprire il libro ad una pagina a caso. Tra le altre pratiche utilizzate ci sono quella di prendere la data del giorno, quella di estrarre dei bigliettini, oppure quella di utilizzare un sacchetto con dentro i numeri della tombola (ma solo sotto Natale).
 

Aprire il libro
 
Aprire il libro vuol dire, tecnicamente, sottoporre ciascuna delle pagine ad una torsione dorsale al fine di ruotarle di 180° in direzione della mano che compie il gesto.
 
Bene, appurato ciò procediamo col dire che lo scopo di questa torsione è di vedere il numero che contrassegna ciascuna pagina.
 

Alcune considerazioni: i numeri raramente cominciano con l’1. Queste pagine sono introvabili nei testi scolastici e sono quasi sempre sostituite dai vecchi e gloriosi numeri romani.

Il numero più alto della pagina dipende sostanzialmente dal tipo di libro, dalla materia trattata, dal programma annuale riguardo quella materia e dal numero di aerei di carta che hai sotto il banco.
In genere un’antologia raggiunge le 600 pagine, ma non è detto: può averne molte di più.

Questo perché i libri di italiano sono assemblati in modo tale da disorientare lo studente: in alcune edizioni ogni 20 pagine i numeri tornano indietro di 3 unità, in altre sovente si incontrano pagine con il medesimo numero. Fortunatamente questi libri sono molto semplici da individuare: sono gli unici volumi, infatti, in cui puoi trovare i numeri di pagina dispari a sinistra.
 

Il secondo passaggio, dopo aver aperto il libro, consiste nel sommare le cifre del numero di pagina incontrato.
In questo ogni professore si differenzia: c’è chi somma le cifre tra loro; c’è chi somma l’ultima cifra al numero formato dalle prime due (soprattutto per le centinaia); c’è chi moltiplica le cifre, c’è chi le divide e chi utilizza le frazioni, chi i radicali, chi i numeri irrazionali e chi il pi greco; c’è chi non si accontenta e prende anche le cifre della pagina a fianco e c’è chi prende il numero così come sta (“ehm … venga il numero 269, per favore. Su, non costringermi a metterti un impreparazione!).
C’è anche chi moltiplica il numero ottenuto per la massa del sole o per il PIL della Mongolia (come vi avevo accennato).

 
E gli alunni? Stanno a guardare? Certo che no!
 
I più intraprendenti sostituiscono i libri del prof con copie esatte in cui al posto dei numeri in scala decimale compaiono numeri assurdi in codice binario, tant’è che il prof impiega tutta l’ora per sommare le cifre (molto meno per moltiplicarle, ma tanto se compare uno zero il risultato è sempre zero, no?).
 

Altri che non hanno tali mezzi a disposizione convengono di aprire un conto corrente in Mongolia.
 

Altri ancora tentano di ingannare il prof facendogli pensare ad un numero da 1 a 9, facendoglielo moltiplicare per nove e poi facendogli sommare le cifre del numero ottenuto.

Il prof guarda il risultato sul registro.
 

Il numero 9, ovviamente, è assente.
 


Comunque, qualunque metodo di selezione il prof utilizzi non ha molta importanza, ne’ importa quanto tu abbia studiato o quanti abbiano il voto.
Il prof … scusate, il carnefice ha già scelto la sua prossima vittima:
 




SEI TU!!

 

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Capitolo 4
*** Lo spinterogeno ***


LO SPINTEROGENO
 


Tempo fa uscì un libro.
Il suo titolo era "Lo spinterogeno, questo sconosciuto".

Quel libro uscì, e nessuno l'ha più rivisto.

Chi l'ha letto, però, può vantatarsi di conoscere qualche particolare in più in merito a questo oscuro elemento.

In esclusivissima, mi sono sentito in dovere di riportare qualche passo del sopra citato libro.


 

LO SPINTEROGENO, QUESTO SCONOSCIUTO
di Sfascio Lavespa



Attenzione: si informano i lettori che durante la stesura di questo volume nessuno spinterogeno è stato violentato e a nessuno di loro è stato mancato di rispetto.

Dopo questa premessa, possiamo cominciare.

 




- COS'È LO SPINTEROGENO

Lo spinterogeno è un dispositivo meccanico atto a rompersi quando uno meno se l'aspetta.
Il suo habitat naturale è il motore della vostra auto, ma potete trovarlo in tutte le officine e in tutti i pub (ma solo il sabato sera). Inutile dire che è il pezzo più costoso dell'apparato motrice di un automezzo e che, se non fosse per il metallo di trecentoquarantasettesima qualità, tenderebbe a danneggiarsi ogni 2 secondi.

Un po' di storia: ci sono giunte segnalazioni di primi esemplari di spinterogeno nel Giurassico. Nonostante, però, le materie prime fossero ridotte all'osso ...

[saltiamo questa parte interessantissima per esigenze dell'editore (non stava in piedi)]


- UTILIZZI DELLO SPINTEROGENO

Da tempo immemore, tutti si porgono una domanda: a cosa serve lo spinterogeno?

Ebbene, la SCICAM, Sondaggi Come I Cavoli A Merenda (sì, ancora loro) ha effettuato un sondaggio su un campione di 1000 persone, al quale però solo 12 hanno voluto sottoporsi. Stando ai risultati, il 10% di loro non sa cosa sia lo spinterogeno, il 2% afferma di averci giocato a bocce insieme la scorsa estate e il restante 88% sostiene che lo spinterogeno serva da capro espiatorio quando l'automezzo si rompe.

Inutile dire che la risposta giusta è la seconda: secondo i nostri studi, lo spinterogeno è un ottimo giocatore di bocce.



















Però, effettivamente, anche la terza potrebbe essere presa in cosiderazione.



- CAPRO ESPIATORIO

Tutti accusano lo spinterogeno se l'auto si rompe. Ciò accade circa il 120% delle volte, ossia 6 volte su 5, una percentuale a dir poco significativa.

L'auto non parte? È lo spinterogeno. Si è bloccata la frizione? È lo spinterogeno. L'asse si è spezzato? È lo spinterogeno. Hai forato? È lo spinterogeno. Hai fuso lo spinterogeno? Uhmm ... in questo caso dovrebbe essere il cambio.

I nostri esimi studiosi hanno compilato una lista dei casi in sicuramente la colpa è dello spinterogeno.

Se l'auto non parte, è lo spinterogeno.
Se la moto non parte, è lo spinterogeno.
Se il treno non parte, è lo spinterogeno.
Se la bici non parte, è lo spinterogeno.
Se il tostapane non parte, è lo spinterogeno.
Se mio cugino non parte, è lo spinterogeno.
Se la doccia non parte, è lo spinterogeno.
Se la penna non parte, è lo spinterogeno.
Se l'iPod non parte, è lo spinterogeno.
Se la lavatrice non parte, è lo spinterogeno.
Se il forno non parte, è lo spinterogeno.
Se il pelapatate a molla non parte, forse è perchè non l'hanno ancora inventato.

Dopo questo esauriente elenco, quindi, sentitevi in dovere di accusare solo e sempre lo spinterogeno, che è qui APPOSTA.

Vorrei raccontarvi, per esempio, di quando si ruppe lo stereo di mia suocera.

[...]

Dopo che mia suocera ebbe espresso pacatamente il suo parere riguardo le colpe dello spinterogeno lanciandomi addosso il ferro da stiro, ...

[...]



- VANTAGGI E SVANTAGGI

Dovete sapere che lo spinterogeno ha un vantaggio e 81983698736 svantaggi. Siccome non vogliamo fargli cattiva pubblicità, ci limiteremo a specificare l'unico vantaggio di questo simpatico congegno: non è ingombrante.
Possiamo portarcelo a spasso dove ci pare e quando ci pare, l'unica pecca è che pesa qualche chiletto, diciamo quanto un mammut dopo il cenone di Natale. Un altro difetto è che è costantemente unto e bisunto di olio, di benzina e di Pepsi Cola (sì, c'è anche quella nel tuo motore), per cui è estremamente sconsigliato maneggiarlo sprovvisti di guanti (da portiere).

[...]

Bene, adesso avete compreso tutto, ma proprio tutto quello che c'è da comprendere dello spinterogeno.

Andate, quindi, e portate alla gente questo messaggio:

"... è lo spinterogeno!"

 


FINE



 

Dato che il libro si componeva di ben 5 pagine, inclusa quella delle dediche e quella pagina bianca che mettono sempre in ogni libro, ho cercato di stringere al massimo le informazioni.

Quindi, vogliate bene a chi ha scritto il libro, e vogliate bene anche a me, che l'ho raccomodato, e correte ad acquistare "Lo spinterogeno, questo sconosciuto", in vendita nelle migliori concessionarie e nei migliori bagni pubblici.


Ma se vi abbiamo annoiato, credeteci ...



 

... è lo spinterogeno!















 

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Capitolo 5
*** Il PC e i suoi misteri [PARTE I] ***


IL PC E I SUOI MISTERI
_______________________________________
OVVERO: ERRARE È UMANO,
MA PER INCASINARE VERAMENTE TUTTO CI VUOLE UN COMPUTER!







... E un glorioso urlo si levò nella sala: "È vivo! È cosciente! E conosce l'algebra!" ...




PREFAZIONE

Ammetto che il tema affrontato in questo capitolo non è per niente facile ... Anche se il computer è una realtà quotidiana, oggi come oggi il suo mondo non è mai del tutto comprensibile, per quanto si sforzino di renderlo tale. È come un mare dall'acqua torbida: noi ci sguazziamo dentro, ma difficilmente possiamo scorgere quello che c'è in fondo.

Ed è proprio di questo mondo complicato che vi voglio parlare, perchè la difficoltà di questa sfida mi appassiona, e perchè ho voglia di ripulire un po' l'acqua per me e per voi.

L'unico mezzo a mia disposizione è e sarà, ovviamente, uno solo: l'umorismo.

LET'S BEGIN!



♦♦



PARTE PRIMA


La Gloriosa storia del PC


CHE COS'È UN COMPUTER?

Sono in tanti a farsi questa domanda, oggigiorno.

Sono in tanti anche a darsi una risposta, per niente scontata: un giocattolo, un amico, un ammasso di chip, una macchina infernale, un piano da lavoro, un fermacarte, un ottimo ferro da stiro, un sacco da boxe, un soprammobile, uno specchio.

Partendo dal presupposto che tutte le difinizioni date sono giuste, veniamo a quella basilare:


il computer è un calcolatore


Infatti, calcola la pazienza di chi lo usa.

 




IL PRIMO COMPUTER


Quando nacque il primo computer, nei lontani anni Cinquanta, due grandi avvenimenti scuotevano il mondo: l'America e la Russia continuavano a scambiarsi i complimenti attraverso bombardamenti reciproci e mio nonno aveva forato la ruota della bicicletta.

Data la grande difficoltà della situazione, sia gli Stati Uniti sia mio nonno presero una decisione comune: posero tutte le loro speranze in una macchina.

E così, mentre mio nonno si comprava la sua prima Cinquecento, gli
infallibili scienziati americani si scervellavano per creare un apparecchio che fosse in grado di surclassare gli avversari russi.

L'idea venne ad una delle menti più brillanti della CIA, che l'aveva rubata poco prima ad un inserviente delle pulizie.

E dopo aver rimediato un armadio a cinque ante per quattordici piani di vestiario assortito, ci ficcarono dentro un pallottoliere, un professore di algebra, qualche migliaio di viti e bulloni, una slot-machine e un trattore.
Una volta che tutti questi elementi furono assemblati con tanto,
ma tanto scotch trasparente, era nato il primo computer, che venne registrato all'anagrafe più vicino con il nome di SAGE, Semi-Automatic Ground Environment, meglio conosciuto come Mario.

Dopo che Mario venne installato in una grande sala segreta ... cioè ... dopo che una grande sala segreta venne costruita attorno a Mario, date le sue dimensioni abnormi, si procedette con il primo, storico testing.

Il momento fu memorabile. La grande sala era gremita di scienziati, tecnici, spie della CIA e una comitiva di napoletani in vacanza premio. Nell'aria si poteva avvertire tutta la gioia e l'ansia dei presenti, mescolata con una certa preoccupazione: si era venuto a sapere, infatti, che il trattore, quando venne inglobato nel computer, era in riserva.
Ciò avrebbe potuto compromettere l'intero testing, e per precauzione venne fatto allontanare un certo signor Murphy che si trovava là per caso.

Al segnale convenuto, il tecnico incaricato girò la chiave di avviamento sul cruscotto, mentre una decina di inservienti spalavano carbone all'interno di una fornace e un cuoco offriva un panino al professore di algebra.
Nemmeno il tempo di scalare la prima marcia, che il rombo del motore invase la sala. Uno sbuffo di fumo nero profumante di bulloni arrugginiti e formaggio (parecchio) stagionato fuoriuscì dal tubo di scappamento del trattore, il primo di molti altri.

Ce l'avevano fatta: il computer si era messo in moto.

E prima che anche l'ultimo dei presenti potesse svenire per la sgradevole essenza emanata dal carburatore, un foglietto bianco venne sputato da una bocca metallica. Era la prima sentenza di Mario.

L'illustre personaggio a cui era venuta la geniale idea prese tra le mani il foglietto, mentre una lacrima di commozione gli bagnava la guancia. A quel punto, l'inserviente a cui l'aveva rubata glielo strappò dalle dita e lesse con aria solenne:

"Due più due non fa cinque!"

La lettura della sentenza fece improvvisamente resuscitare i presenti, e la sala esplose in una standing-ovation.

Seguirono giorni di felicità per gli Stati Uniti, che riuscirono a sconfiggere i loro acerrimi nemici grazie all'aiuto di Mario e di altre cinquemila spie sotto copertura. Ma questo non lo dico per sminuire l'operato di Mario.
Era lui, infatti, ad indovinare con una precisione proibitiva il continente in cui si trovavano le spie avversarie, e va detto che lo azzeccò il 69,99% delle volte, una percentuale che ancora oggi manda in estasi i programmatori.

Dopo la guerra, Mario venne osannato ed elogiato come meritava e, mentre le altre cinquemila spie scelte venivano liquidate con due rape come compenso, ricevette onore e fama in tutto il mondo. Continuò ad essere impiegato in attività militari, soprattutto quando il secondo battaglione americano si ritrovava in pizzeria il sabato sera e bisognava calcolare resto spettante a testa, dato che era d'uso pagare alla romana.


Uno sciagurato giorno, però, anche quel computer divenne obsoleto, innescando un processo rapido e irreversibile che continua ancora oggi.

Ciò avvenne quando il contadino proprietario del trattore tornò a riprendersi l'automezzo perchè doveva arare il campo di cicorie.
E come se non bastasse, il professore di algebra si era stufato della sua dieta di panini, e aveva deciso di boicottare Mario fuggendo via dai meandri del suo apparato per trascorrere il resto dei suoi giorni in un ristorante italiano.

Fu un duro colpo per la scienza in generale, ma proprio quando tutto sembrava perduto e proprio quando gli studenti di un college vicino si erano presi il disturbo di offrire la loro professoressa di matematica per compensare la mancanza del vecchio prof, qualcuno trovò il modo di ridurre le dimensioni del computer. E fu l'inizio della fine.

Quel qualcuno era un commerciante a cui era finito il nastro adesivo per gli imballaggi. Notando che Mario ne conteneva in quantità industriale, aveva cominciato a prenderne un po'. Un pezzo di scotch dopo l'altro, le dimensioni del computer si erano ridotte tanto drasticamente da riuscire ad entrare in una sola stanza.
Adesso serviva un motore abbastanza potente che potesse garantire il suo funzionamento. Il sommo uomo della CIA che aveva rubato l'idea del computer propose di collegare una biciletta all'apparato e poi lanciare il tutto sul mercato come una palestra casalinga. Stavolta l'idea era sua, però, stranamente, non ebbe successo; forse perchè per accenderlo bisognava percorre una distanza pari al viaggio di Marco Polo fino al Catai, ma ancora oggi gli esperti di marketing non sono del tutto sicuri.

Con il tempo, l'evoluzione delle tecnologie di miniaturizzazione permise di accomodare Mario in una piccola e simpatica scatola rettangolare dello stesso peso specifico di Saturno.

Fu in quegli anni che due dei più grandi geni del secolo scorso, che a quel tempo lottavano duramente per evitare la bocciatura e per farsi restituire dai propri padri le macchine dopo l'ultima sbronza, decisero di mettersi in società e di cimentarsi nell'informatica.
Quei due geni erano il famoso Paul Allen e un certo Bill Gates, che a detta di molti sarebbe stato suo compagno di stanza al college. Ma sono solo leggende.

E, sorprendentemente, sarà proprio Bill a fondare, negli anni Novanta, la Microsoft, per permettere ad ogni famiglia con un PIL pari a quello della Regina d'Inghilterra di poter acquistare un comodo computer da tenere in casa propria.
A dire il vero questo è quello che Bill dichiarò alla stampa, quando in realtà il suo unico scopo era di fare colpo sulla ragazza più carina della classe, che, comunque, se la faceva con un tale di nome Steve Jobs.

"A Bill piace Microsoft. Io preferisco Grand e Dur" aveva dichiarato Steve alla ragazza citata in precedenza, assicurandosi il suo amore eterno e deletando le speranze del povero Bill.

E mentre Bill affondava i suoi dispiaceri nell'alcol nell'host-eria in fondo alla strada, qualcuno inventava una nuova forma di microtecnologia mentre tentava di costruire un friggitore di castagne a manovella: il circuito integrato, comunemento detto
microchip, famoso fratello di microchop.

Grazie a questa fortuita invenzione, il computer è stato migliorato ulteriormente e, a detta di molti, le sue potenzialità sono aumentate, ma non sappiamo quanto ci sia di vero in questa informazione.


Sta di fatto, però, che al posto di Mario è subentrato in commercio suo nipote, denominato
Personal Computer, per gli amici PC, per i parenti Pasquale.

Inoltre, parallelamente alle sue dimensioni, è cresciuta la sua intelligenza artificiale. Questa gli permette di riconoscere con un margine di errore infinitesimale i momenti meno opportuni per impallarsi.

 


Ma non dovete preoccuparvi, gente! Dopo tutto, il computer è quello che è: una macchina! Non lasciatevi ingannare dai subdoli tranelli che vi tiene con lo scopo di farvi perdere le staffe.

Per cui, siate tenaci e ricordatevi che quando il gioco si fa duro ...

... i duri ...

 

... RESETTANO IL SISTEMA!





 

 

 

 

 

 

 

 

 

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