Mikushina no nikki di Aoimoku_kitsune (/viewuser.php?uid=131537)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Pagina uno ***
Capitolo 2: *** Pagina due ***
Capitolo 3: *** Pagina tre ***
Capitolo 4: *** Pagina quattro ***
Capitolo 5: *** Pagina cinque ***
Capitolo 6: *** Pagina sei ***
Capitolo 7: *** Pagina sette ***
Capitolo 8: *** pagina otto ***
Capitolo 9: *** pagina nove ***
Capitolo 10: *** Pagina dieci ***
Capitolo 11: *** Pagina undici ***
Capitolo 12: *** Pagina dodici ***
Capitolo 1 *** Pagina uno ***
Mikushina strofinò il braccio sugli occhi,
cercando di cancellare quelle lacrime traditrici che si era permesse di
uscire senza che lei potesse fare alcunché.
Era stata derisa, ancora.
Tutti la prendevano in giro per i suoi capelli rossi e la forma del
viso.
Pomodoro…
Singhiozzò, scuotendo il capo e cercò di calmarsi.
Il suo chichi gli diceva sempre che era bella, ma era una bugia. Gli
aveva mentito sempre.
Si portò le ginocchia al petto e appoggiò la
testa sulle ginocchia. Lo spazio angusto non gli dava nessun problema,
perché per quanto potesse dare del bugiardo al suo chichi,
stare nel suo armadio la confortava.
Sentiva il calore, il residuo di qualche particella di chakra di Naruto
su ogni capo. Si sentiva in pace e consolata.
Non avrebbe mai fatto vedere quelle lacrime al biondo. O a Sasuke.
Non voleva passare anche per debole.
Un singhiozzò gli scosse il corpo e allungò una
mano cercando di alzarsi e sistemarsi meglio.
Inciampò su uno scatolone l’interno si
rovesciò nell’armadio.
Allargò gli occhi e guardò le ante chiuse; poi si
ricordò che tou-san e aniki stavano in giardino ad
allentarsi. Chichi era in missione.
Deglutì e si asciugò le lacrime, voltandosi verso
gli oggetti sparsi al suolo e cominciò a raccattarli
più velocemente possibile.
In mano si ritrovò un quaderno, quello che lei usava
all’accademia, vecchio e abbastanza vissuto. I bordi erano
ingialliti e rovinati, così come la copertina blu scuro.
Aggrottò le sopracciglia quando lesse in caratteri
“Mikuschina no nikki”.
Il mio…
diario?!
Pensò scioccata, aprendo leggermente un anta per far entrare
più luce.
Afferrò i due lembi e aprì la prima pagina.
Fu a Dicembre
che cominciammo a tentare di concepire.
All’inizio ero
eccitatissimo. Lo eravamo entrambi: lo dicevamo a tutti, e tutti si
felicitavano con noi, come se avessimo annunciato il tuo arrivo
imminente.
Passarono sei mesi.
Dov’eri, ci chiedevamo, nuovamente mortificati.
Eri già un
reuccio, ti facevi attendere. Non eravamo neppure sicuri che ti saresti
mai presentato: un divo.
Ci
stiamo provando,
dicevamo.
Era quasi estate ormai,
c’era quella certa atmosfera nell’aria.
Tuo padre e io ci
trovammo ad Ichiraku per una scodella di ramen e del buon
sakè.
Ricordo piccole
confidenze, un’allegria generale, i raggi caldi e obliqui del
sole quando entrammo nel locale.
Più tardi, a
casa, ci sdraiammo nella nostra camera da letto bianca, e finalmente
accadde.
L’8 giugno
Tsunade- baachan mi disse che il test era positivo: una conferma quasi
papale.
Guardandola, provai una
gioia folle. Terrore, anche, ma non una vera e propria sorpresa.
Da qualche giorno mi
sembrava di percepirti fisicamente, un po’ come quando senti
lo sguardo di qualcuno in piedi dietro di te.
Quella sera, appena
tornato a casa, tuo padre arrivò di sopra con il fiatone.
Ricordo che fece le
scale di corsa, e che era un giovedì.
Quella sera fu
celestiale.
Ci coricammo presto,
sparpagliando scarpe e vestiti sul pavimento.
Avevamo fretta, forse pensavamo di poterti raggiungere.
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Capitolo 2 *** Pagina due ***
Ancora
trentaquattro settimane, penso mentre scendiamo lungo la sinuosa strada
del villaggio.
Abitiamo a
Konagakure, noi quattro.
Se te lo
stai domandando, sì, hai un fratello maggiore. Si chiama
Mintachi ed ha compiuto sette anni. Va al secondo anno di accademia.
È un genio nato. Un po’ come il suo
papà Sasuke.
Forse ti
sentirai confuso, ma io e tuo padre siamo dello stesso sesso. Di solito
è riservata esclusivamente alle donne procreare una nuova
vita, ma qualcuno da la su ci ha mandato un miracolo. Tu e tuo
fratello.
Quando
sarai grande ti racconterò tutto con calma.
Konoha
è un villaggio che cresce nel paese del fuoco, nascosto ai
più dalla grande natura che la circonda.
Alla fine
della strada percorsa c’è un parco pubblico,
annidato all’interno di un boschetto di sequoie e querce. Si
chiama semplicemente parco centrale di Konoha, ma a causa degli immensi
alberi ombrosi la gente lo chiama Kurai Koen , parco oscuro. Ma non
è inteso in senso negativo: l’oscurità
può essere tranquillizzante. C’è
oscurità, dove sei tu adesso.
A Kurai Koen si trovano strutture metalliche, scivoli e quella cosa che
gira in tondo di cui tutte le madri hanno tanta paura. Nel boschetto ci
sono anche un ruscello sassoso poco profondo e diversi tavoli da
picnic. È tutto predisposto: gli alberi, il parco e il
ruscello ti aspettano, con una pazienza che mi fa vergognare.
Ma, ovviamente, è facile avere pazienza quando sei un albero.
Sento nel ventre un solletico, una nebbiolina che deve essere per forza
frutto della mia immaginazione.
Tuo padre fischietta una canzone tradizionale.
Secondo lui non sei tipo da musica moderna.
Tuo padre è fatto così: capelli neri scuro
spruzzati di blu. Li amerai come li amo io. Hanno una strana piega che
ti farà sicuramente spuntare un sorriso anche nei momenti
bui, ma sono così morbidi che non scosterai mai la mano di
lì. Parola mia!; ha una pelle morbida che si arrossa
facilmente quando è esposta al sole,, statura alta e occhi
neri e magnetici. Le palpebre pesanti lo fanno sembrare annoiato, ma lo
rendono un tipo interessante. Alle donne è sempre piaciuto.
È piaciuto anche a me, così tanto che me lo sono
sposato.
Ultima chicca su di lui: quando ha capito che temevo di apparirgli
brutto e deforme, sai cosa mi ha detto?
-Non aver paura del pancione che cresce, perché diventerai
ogni mese più bello. E ogni mese ti amerò di
più.
Ho aspettato lui per averti. O forse sei tu che ha aspettato noi?
____________________________________________________
Sono
contenta che vi sia piaciuta la storia. La raccolta è
ispirata ad un libro che mia madre aveva comprato ma non ha mai finito
di leggere. Lho fatto io! Ed è simpaticissimo. Si intitola
Premaman a vita bassa. E c'è questa ragazza che si annota la
sua gravidanza, alternando il suo diario ad una trama simpatica,
comica, lirica e senza peli sulla lingua.
Ringrazio le ragazze che hanno recesnioto il primo capitolo, e quelle
che lo faranno. Un bacio.
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Capitolo 3 *** Pagina tre ***
È incinta anche Sakura, la mia migliore amica.
Partorirà tre mesi dopo di me. Devi sapere, infatti, che sei
parte di un nostro piano diabolico per avere i bambini
contemporaneamente, e poi essere padrone del mondo.
Per male che vada, saremo enormi insieme, quindi doppiamente minacciosi.
Sakura e io ci siamo conosciuti il primo giorno di accademia.
In realtà avevo una super cotta per quella bambina che
all’età di sei anni mi regalò un
sorriso. Il primo sorriso che mi fece uno sconosciuto.
Sakura aveva una cotta per Sasuke, all’epoca
dell’accademia era il mio eterno rivale. Quello da superare,
da battere. Ancora adesso mi soffermo e rido fra me, pensandomi nei
panni di quando avevo quell’età. Già
all’epoca io e tuo padre eravamo sempre attratti come due
calamite dai poli opposti.
Sakura si innamorò del suo attuale marito a ventiquattro
anni, ma non prima di essere diventata la mia migliore amica e aver
vissuto insieme un certo numero di pazzie un tantino suicide, che ora
spiccano come gemme preziose tra i nostri ricordi.
Sakura sarà la tua preferita tra gli adulti. Lo so con
certezza. Ha i capelli color rosa come i fiori in primavera del
ciliegio, una voce profonda, lineamenti delicati e una pelle perfetta.
Sarà quella in piedi vicino al tuo chichi con il bicchiere
in mano: ecco come la vedrai per la prima volta.
La scorsa primavera Sakura e io parlando esploravamo l’idea
del concepimento, e io dissi:
-Secondo me dobbiamo darci una scadenza.
-Quando?
Domandò lei.
E io:
-Prima dell’estate.
Fui molto fermo in proposito, lo ricordo bene.
Essendo Sakura una dottoressa bravissima, avemmo lunghe conversazioni
su chi tra le persone di nostra conoscenza era rimasta incinta e in che
giorni del ciclo lo aveva fatto, e in che data lo avevamo fatto noi
l’ultima volta, e quando intendevamo riprovarci la prossima.
Ovviamente non mi ricordo gran ché di quello che parlammo.
Cicli mestruali o quelle cose lì non avevano alcun interesse
per me. Ovviamente aiutai Sakura.
Per quanto riguarda me, sarei rimasto gravido in certi periodi
dell’anno e in certe condizioni di chakra.
Troppo lungo da spiegare in queste pagine, ma giuro che un giorno, se
vorrai, ti piegherò tutto con calma.
Tu padre non partecipava mai a questi dibattiti e non si fece mai il
problema del concepimento.
Aveva la ferma convinzione che io fossi pronto a essere fecondato in
qualunque momento. Secondo me era sicuro che non ce ne sarebbe voluto
più di uno, di mese, ma non fu così.
Lui la prese con filosofia, io con cauto ottimismo.
Ormai facevamo sesso in continuazione, il che di per sé era
tutt’altro che spiacevole. Ci sono cose ben peggiori che
spogliarsi in pieno giorno per fare un bambino. Diciamo che non
è tra le prime voci nella lista delle rotture di scatole.
Io e Sakura avevamo lo zelo e il cameratismo di ninja assassini
professionisti. E alla fine vincemmo la battaglia: lei
concepì verso agosto, io a maggio. Meglio di
così… ora che ci penso, sono stato davvero abile.
Lo so che dipendeva unicamente da te in che momento materializzarti in
questo manicomio globale, ma concedimi questo senso di potere: potrebbe
essere l’ultima volta.
Qualche mese prima aveva trovato un sasso bianco e liscio e ci avevo
scritto sopra in matita rosse speranza. Lo avevo appoggiato su una
roccia in giardino, di fianco ai pomodori, e quando le prime piogge
l’avevano fatto cadere per terra, vicino alle radici
dell’ortaggio, io l’avevo rimesso sulla roccia, al
sole.
Ancora adesso, ogni tanto, vado a controllare se la scritta
è leggibile, e si, lo è.
***************
Possibile che mi dimentichi sempre lo stile che uso in Nvu... uffi. va
bhe, d'ora in vanti sarà così, anche se a me
sarebbe piaciuta l'idea di trovare un carattere che assomigliasse ad
uno scritto e abbastanza leggibile. Pazienza. Prometto che
correggerò gli errori nei primi due capitoli, sorry XD Ma
fate bene a segnalarmeli. Io per quanto legga non li trovo mai. Poi
posto e spuntano come funghi. ahhh... che roba. Sto cercando di seguire
più o meno lo stesso tempo di Far away. Anticipo che questo
non sarà il futuro brutto da cui viene Miky, ma quello che
sarebbe diventato se nessuno avrebbe rapito Mintachi. Un altro spazio?!
Bho. Mi sono persa anch'io... hihihi.... vi farò sapere.
Intanto la raccolta va avanti.
Chi sarò il marito di Sakura?! Bella domanda,
perchè non lo so!
Un bacio e grazie di cuore ragazze - ci sono ragazzi? - che leggete e
che recensite. Siete un sorriso sincero!
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Capitolo 4 *** Pagina quattro ***
Voglio parlarti di noi, perché più
tardi tu non ti senta disinformato. L’ignoranza, sai, sta
alla base dell’oppressione.
Io sono un ninja, come tuo padre.
Essere ninja è il lavoro più modesto che tu possa
fare con il più alto guadagno. Ha il vantaggio di essere, a
volte, persino divertente, anche se la moralità imperante
è quella di una galera di Suna.
Lavorare come ninja per il proprio paese vuol dire mettere a
repentaglio la proprio vita quasi ogni giorno, possedere molte armi,
altre troppo fighe anche per essere usate e poi, all’ultimo,
inventarsi nuove idee per una tecnica che fa saltare in aria il nemico,
o anche te, se sei stato sfortunato.
Vuol dire accaparrarsi le miglior missioni per apparire sempre il
più togo. E sopportare lunghe riunioni se si lavora in
squadra.
Essere ninja è soprattutto proteggere le persone che ami.
Daresti la vita per loro e… io l’ho fatto in
diverse occasioni.
Imparare, crescere, saper trovare i proprio limiti e superarli col
tempo.
Molti ti diranno che io sono un eroe, il ninja più forte
delle cinque terre, ma non è così. Ho ancora
molto da imparare e da apprendere. Sono forte come lo sono tutti gli
altri e non è vero che sono un eroe.
Ho salvato qualcuno ogni tanto, ma al mondo ci sono ben altri eroi.
Come i ninja medici, per esempio. O gli insegnanti delle accademie
ninja.
Loro si che ne hanno salvata di gente, specialmente quando scoppia una
guerra, loro sono il piedistallo che non ci fa cadere.
Io combatto - come tuo padre - insegno e mi alleno.
Molte di queste cose erano tutte per me: quali tecniche posso fare
oggi, cosa avrei insegnato alla mia squadra genin, quanto chakra
incanalare per trapassare un uomo.
Ma ora tutto sta sbiadendo alla velocità di un fulmine:
è come se scrutassi ogni cosa da grande distanza. Per la
prima volta nella mia carriera, non mi domando quale sarà la
prossima mossa. Perché lo so già: imbarcarmi per
questo viaggio!
Salgo sulla nave che mi porterà da te. Sono la nave che mi
porterà da te.
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Capitolo 5 *** Pagina cinque ***
Mi sono innamorato di tuo padre con incredibile facilità.
Dopo cinque minuti già pensavo: quest'uomo sarà
mio. Non perchè lui fosse un tipo facile, ma
perchè sapevo già di poterlo amare a lungo e
intensamente. Immagino che avremmo riso. Pensavo di poterlo reggere, un
matrimonio ridereccio. Sembrava così semplice,
così imperativo.
Non fu il suo modo di fare ad attrarmi. Era sera, lui era stanco e,
credo, abbattuto. Non fu il suo fascino e neppure il suo splendore
fisico: fu quello che vidi dentro, e che mi faceva segno da dietro ai
suoi occhi neri in modo inconsapevole. E da allora mi sento
fondalmentalmente fortunato, quasi ogni giono della mia vita.
Ecco un altro effetto che l'amore dovrebbe sempre avere: dovrebbe farti
sentire fortunato.
Ti apparirà subito chiaro attraverso un gesto casuale, un
lineamento. Qualcosa nelle mani. Può esserci musica oppure
no. Ma di sicuro ci sarà un'accelerazione dello spirito, e
la sensazione di precipitare nel vuoto senza paracadute, e penserai:
sei tu quella persona. Ti ho trovato.
____________________________
Ok! Come prima cosa ringrazio di cuore: Risa_chan... le
tue recensioni mi fanno sempre commuovere troppo. Non è
giusto, eh! Se piango è la fine perchè poi non
smetto più. Sob...
Poi - per me siete tutte importanti - Ryanforever che mi segue da non
so quanto tempo. Ogni volta che posto qualcosina, anche una diarrea di
un uccello, ecco che spunta lei. E io penso sempre, è per ragazze
così che scrivo!
Ovviamente ringrazio anche Frenci piuggi e mi scuso se non
vi ho risposto. Sono così impegnata che mi faccio shifo.
Prima rispondevo sempre, ora non riesco neanche a truccarmi l'altro
occhio per la fretta di uscire e arrivare in tempo. Poi è un
momentaccio. Non ho la testa per niente e nessuno. Penso anche ad una
fuga per il mondo, giusto per staccarmi un pò dal veleno
delle persone che in questo momento mi stanno accanto. ahhh... finisco
qui. Scusate per lo sclero. ^__^
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Capitolo 6 *** Pagina sei ***
Oggi ho incontrato un amica per parlare di te, dopodiché mi
sono reso conto che era grottescamente inadeguata.
Non mi sono mai fidato di lei, ha questa competitività di
fondo che mi dà tanto sui nervi: se io ho una pepita, le ha
una cancrena; se io ho i crampi, le non ha solo le mestruazioni
più forti della sua vita, ma un sospetto aborto naturale; se
io le dicessi di avere in salotto un sicario di Oto che minaccia di
cavarmi un occhio con un coltello, lei risponderebbe:
-E con questo? Io ce li ho in salotto da una vita, sicari
dell’Akatsuki che minacciano di cavarmi gli occhi con un
coltello.
L’ho sempre saputo, ma ho dovuto restare incinto per
rendermene pienamente conto.
Sei già un piccolo e severo Kage, che detta legge su dove si
può andare e dove no, su che cosa si deve mangiare o cosa
no. Trovare cibi giusti è diventata un’ impresa.
Niente o quasi è buono come dovrebbe, o come ricordo.
Se una volta ero disposto a mangiare qualunque cosa mi mettessero
davanti, adesso non ci riesco più: il cibo deve superare
l’esame di tutti i miei cinque sensi acuti.
Due volte, questa settimana, ho ordinato del sushi da portare a casa,
ne ho mangiato un boccone e poi l’ho buttata via. Il pesce
è diventato una presenza insidiosa, come pure le alghe.
Invece di ingolosirmi, ora sciupano tutto quello con cui vengono a
contatto.
Il Kage ha stabilito che non devo più mangiare ramen.
Credevo di essere stato io a decidere, perché al momento non
sapevo di essere incinto: lo desideravo e basta.
Ora so che tu ti eri appena asserragliato in una piega del mio stomaco
e avevi stabilito che la pietanza era inaccettabile. Fine.
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Capitolo 7 *** Pagina sette ***
Sono incinto da più di otto settimane.
Impugno la mia padella di ferro, e il solo peso già mi fa
sentire soddisfatto. Faccio sciogliere sul fondo nero una noce di burro
e spezzo un guscio d’uovo sul bordo duro e sottile.
Come la maggior parte delle donne, ammiro quegli attrezzi da cucina in
grado di fare del male.
Nessuno è padrone della vita, ma chiunque impugni una
padella di ferro è padrone della morte.
Mi faccio due belle uova strapazzate, le guardo, e tutto a un tratto
non mi sembrano più uova ma esattamente quello che sono,
ovvero pulcini mancati, aborti di gallina che non hanno avuto la
possibilità di vivere, di vedere il mondo. Mentre contemplo
la massa embrionica e viscosa, mi pare di sentire i loro pigolii
piumosi. Forse vedo addirittura un occhio.
Alimentato da un fiotto di ormoni fanatici, emerge una
realtà aspra.
Dopo aver gettato in pattumiera i pulcini spappolati, mi sdraio sul
divano.
Il mio corpo è attraversato da un’ondata di enzimi
ben decisi, simili a minuscoli e malevoli giganti domenicali.
Un minuto dopo si affaccia alla porta tuo padre con tuo fratello, che
dondolandosi sui piedini annuncia di voler andare a vedere Road to
ninja al cinema.
Mintachi è già scappato al piano di sopra; tuo
padre pretende che mi alzi e mi vesta, per uscire subito.
Mi basterebbe annusare anche un solo popcorn per stare male. Mentre ci
penso, capto anticipatamente l’immaginario odore di burro
rancido che mi sale per le narici e mi viene quasi da vomitare.
Sono le undici del mattino e non riesco a uscire dal mio accappatoio.
È come se ieri sera mi fossi scolato dieci bottiglie di
sakè a bordo di una nave da guerra zigzagante, ma tuo padre
desidera che io esca a vedere il film.
La prima cosa che devi sapere sull’umanità
è che siamo, per molti versi, degli egoisti.
Dire rapaci non sarebbe un’esagerazione.
Una volta afferrata questa semplice verità, avrai la chiave
per capire il genere umano.
Se sulla scialuppa di salvataggio rimane un solo posto e tu sei in
piedi vicino a qualcuno che non è il Sannin dei sei sentieri
o i tuoi genitori naturali, preparati ad una colluttazione.
Gli uomini in particolare sono capaci di notevoli atti di egoismo in
numero consistente per prolungati periodi di tempo.
Anche gli uomini migliori, come tuo padre, sono ripiegati su se stessi
in un modo che la maggior parte delle persone non si sognerebbe neppure.
È sabato mattina, e ho trovato un modico sollievo dalla
nausea e dall’angoscia suscitatami dalle uova, allungandomi
sul letto e scrivere.
Tuo padre è lì sulla porta, e mi sembra vagamente
diverso dall’uomo stupendo che conosco e sono sempre ben
lieto di vedere: adesso gli manca solo lo sharingan attivo, o la mano
pronta per afferrare la katana.
Dice che non ho mai voglia di uscire.
Mi dà del noioso, e io gli do dello sconsiderato.
Non ce lo diciamo apertamente: lo insinuiamo.
Insieme a lunghi periodi di pacifica soddisfazione e qualche punta di
autentica gioia, fa parte di quanto ti potrai aspettare, una volta
cresciuto, dal matrimonio.
Piccolo, nessuno crede veramente che questo possa succedere.
Se sei una femmina, non è necessario che diventi per forza
lesbica, anche se naturalmente, dovesse l’idea allettarti,
non sarò certo io a oppormi.
Non fare nulla per fermarti.
Gli uomini possono essere dei conviventi molto ostinati e difficili - a
differenza di me, un uomo del tutto ragionevole, tranne quando mi
mostrano il sacchetto in cui dovrò vomitare.
Se invece sei un maschietto, scusa.
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Capitolo 8 *** pagina otto ***
Oggi ho parlato con Sakura per sapere
com’era andato il suo trasloco nella casa nuova, e mi ha
detto di aver battezzato la sua nuova casa vomitando cibo nel secchio
della spazzatura. Anch’io ieri avevo la nausea,
cos’ tanta che sono rimasto sveglio due ore nel tentativo di
farmela passare. E ho vinto. Invece di concentrarmi su quella, ho
pensato al cielo azzurro. Ricordatelo.
Prima avevo guardato l’esorcista
in televisione, visione probabilmente controproducente, pesantemente
controproducente, a causa delle scene di vomito verde. Eppure non
potevo fare a meno di guardare, per via di quelle rapidissime
apparizioni subliminari del viso demoniaco messo lì a bella
posta da quel manipolatore del regista. Il film è
strutturato in modo tale che, quando tutto sembra procedere nel
più banale dei modi, all’improvviso vedi un
demonio con la faccia bianca e la bocca rossa che grida, e subito dopo
la scena ritorna normale. È un piccolo trucco che secondo me
ha provocato agli epilettici delle crisi catastrofiche.
Vidi il film ai tempi del team 7. Avevamo tredici anni e io le strinsi
il polso fino a scorticarlo.
Tuo padre, invece, appariva tranquillo all’esterno, ma
sobbalzava quando noi strillavamo all’apparizione della
faccia del diavolo.
Da allora facciamo tutto insieme. Infatti ci siamo sposati
tutt’i e due - tre - dieci anni dopo esatti.
Questa simultaneità da di noi i ragazzi più
fortunati al mondo.
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Capitolo 9 *** pagina nove ***
Oggi pomeriggio ho avuto la prima visita medica.
Ovviamente mi sono affidato alle mani d’oro di Tsunade.
Ci siamo seduti nel suo studio color malva e mi ha fatto un mucchio di
domande. << E’ la prassi>> si
è giustificata. Ho risposto a tutte le domande in una sorta
di trance mentale, fissando il bisturi incorniciato alla parete. Volevo
interrogarla in proposito, ma ho immaginato di dover serbare qualcosa
per dopo.
Per adesso lasciamo intatta l’aura di mistero.
La buona notizia è che siccome sono alto, posso aumentare
fino a diciassette chili. Non credo che prenderò tutto quel
peso, ma per ora ho deciso di non contraddirla. Fingerò, per
lei e per i campioni gratuiti di vitamine. Poi sono rimasto seduto per
venti minuti mezzo nudo in sala visite, con un lenzuolo di carta
azzurra a coprire il mio corpo ormai di proprietà pubblica.
Se ci fosse stato tuo padre, avrebbe eretto un muro tra me e la pianta
a tre mani da me.
Tsunade si è giustificata che aveva un’emergenza,
io non le ho dato colpe e l’ho lasciata andare.
Finalmente è entrata la nonna, e mi ha detto di sdraiarmi.
Se mi avesse detto << Bene, ora fai
bau-bau>> avrei obbedito lo stesso.
La conosco da quando ho tredici anni, ed ha tutta la mia fiducia: ha
aiutato a nascere tuo fratello. Lui è sano, forte ed
è un bambino fantastico.
Sono sicuro che tu non sarai di meno.
Mi ha passato le mani coperte di chakra sul ventre, si è
accigliata un po’ e poi ha annuito.
Poi mi h detto: << La data prevista è 14
marzo. Vedrai che andrà tutto bene>>. E io ho
pensato solo: ah.
Come faceva a saperlo dopo avermi esplorato i visceri per un minuto
scarso era un fatto degno di Shion (Una ragazza che prevede il futuro),
e non ho voluto indagare oltre.
Approfitto di tutto il bene che trovo, punto e basta.
Se da grande vorrai avere un bambino, fai l’amore a giorni
alterni. Perché è così che sei
arrivato tu. Sei stato pianificato, cercato, evocato. Sei la cosa
più vicina alla magia che io conosca.
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Capitolo 10 *** Pagina dieci ***
Ho detto ai miei colleghi di lavoro che sono
incinto.
Volevo aspettare, ma ho dovuto spiegare perché ogni tanti mi
sdraio sul pavimento dell’ufficio e piango accanto alla
pianta appassita.
Quando l’ho detto al mio partner ninja, Suyuki, si
è subito organizzato per andarsene appena io
inizierò la maternità. È il suo modo
di essere leale.
Suyuki ha meno di trent’anni, ha i capelli blu cortissimi e
gli riesce sempre tutto bene.
Lui e io abbiamo fatto squadra appena passato l’ultimo esame,
cinque anni fa. Ci siamo fiutati subito e abbiamo chiesto di lavorare
insieme.
I creativi si accoppiano così: è un po’
come l’amore, che per sua natura nasce sempre più
o meno istantaneamente.
Oggi dovrei scrivere dei rapporti, e andare anche a riunioni in
proposito.
Ma solo molto incerto.
Se vado alle riunioni, so che avrò da ridire su qualcosa e
lo rincareranno la dose dicendo la loro.
Adesso che ho svelato il mio stato, sono preoccupato.
Temo che quando sarò enorme perderò tutta la mia
autorità.
Forse dovrei in qualche modo compensare, magari proprio cominciando ad
andare alle riunioni.
Nel frattempo, mi accorgo che il mio olfatto si è
inspiegabilmente affinato.
Fiuto un’arancia a un miglio di distanza.
Fiuto la paura in un carcerato di Suna.
Sono n cane, che distingue perfettamente una dozzina di odori per
volta. Un po’ come Kiba, insomma. Ma del cane mi manca
l’entusiasmo.
Potrei sempre offrirmi di localizzare la carne andata a male nei
supermercati.
Nonostante questo, è difficile convincersi che tu esista
davvero. Che io
esista davvero.
Se non fosse per le schede di valutazione e le foto di classe,
stenterei a credere di essere mai stato bambino. E di sicuro non sono
mai stato piccolo come te adesso: un centimetro!
Potrei espellerti con uno starnuto.
È una fortuna che tu sia là sotto.
E dentro: se fossi fuori, ti smarrirei subito. Non che tu non sia
prezioso: lo sei moltissimo, ed è proprio questo a metterti
in grave pericolo. È un dato di fatto, quello che ho di
più prezioso, io finisco sempre per perderlo.
Perché dovrebbero fidarsi a consegnarmi un bambino?
_______________________
Un bacio e un grazie a tutte voi. Forse a fine raccolta, o separata da
questa, posterò anche il diario segreto di Sasuke Uchiha....
kukuku... chi vuole sapere cosa ne pensa il nostro bel tenebroso della
prima e questa, gravidanza di Naruto? Ho già buttato
qualcosina giù e, volevo chiedere, come posto le immagini?
Mi sono dimenticata di brutto...
|
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Capitolo 11 *** Pagina undici ***
Siamo alla decima settimana.
Oggi non sono andato a lavoro. Ormai la nausea è un fatto
quotidiano. Mi preoccupo, è evidente: se non riesco ad
affrontare nemmeno questo, come farò a essere un buon
genitore? Mi sento emotivamente e fisicamente debilitato.
Sakura sostiene che il primo trimestre è una fatica, una
nausea e una paranoia continue.
Poi arriva a casa tuo padre, e comincia a prepararsi da mangiare.
Gli avevo chiesto di non cucinare quando ho la nausea, il che
praticamente accade ventiquattro’ore su ventiquattro. Sento
un sibilo provenire dalla cucina.
È la pentola a pressione, che a getti spande odore di
barbabietola per tutta la casa.
Tuo padre sta combinando uno dei suoi soliti pasticci.
Lo guardo e annuso la puzza. Vengo preso da un’ondata di
disperazione così potente che devo salire in camera da letto
e chiudere la porta, altrimenti finirò per lanciare la
pentola fuori dalla finestra. Umh… no… prima
addosso a lui.
Già me la vedo solcare sibilando l’aria e poi
mandare in frantumi il vetro e la testa di tuo padre. È una
visione così realistica che preferisco togliermi di mezzo,
perché potrebbe bastare la forza del mio pensiero.
Mi sdraio sul letto ad ascoltare il sibilo e cerco di non inalare.
L’aria si fa sempre più umida e penso:
è la cattiveria peggiore che mi abbia mai fatto. Darmi la
morte con una barbabietola.
In questo momento lui è per me l’uomo
più ignobile sulla faccia della Terra. So che non
può capire che cosa significhi averti dentro e sentirsi
nauseabondi dalla mattina alla sera, ma alla luce del suo crimine
questo diventa un particolare insignificante.
Immagino una giuria di donne incinte che masticano compresse antinausea
e votano all’unanimità: COLPEVOLE.
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Capitolo 12 *** Pagina dodici ***
Sono in ansia. Un’ansia profonda per
tutto ciò che ti riguarda. Spero ti arrivi abbastanza
ossigeno, e proteine, e tutto il resto. Spero tu vada alla grande
nonostante la mia generica incapacità.
O tuoi occhi si sono già formati, anche se, secondo il
manuale, in questo momento sembrano due macchioline. E il tuo codino
sta sparendo. Assomigli molto di meno a qualcosa da tingere nella salsa
cocktail.
Ho il terribile timore che ti possa succedere qualcosa.
So che è improbabile, ma ho paura…
Kami, ti prego, aiutatemi. Per favore, fa che quanto mi merito non si
avveri.
Devi sapere che non ho condotto una vita proprio incontaminata.
La mia vita è stata piena si sbagli di un certo perso e
festeggiamenti autodistruttivi durati anni. Anche se in questo periodo
della mia vita sono piuttosto noioso: la mia azione più
sovversiva, attualmente, è infilare materiale audio nella
fessura della radio. L’età mi ha messo i ceppi.
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