Mikushina no nikki

di Aoimoku_kitsune
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Pagina uno ***
Capitolo 2: *** Pagina due ***
Capitolo 3: *** Pagina tre ***
Capitolo 4: *** Pagina quattro ***
Capitolo 5: *** Pagina cinque ***
Capitolo 6: *** Pagina sei ***
Capitolo 7: *** Pagina sette ***
Capitolo 8: *** pagina otto ***
Capitolo 9: *** pagina nove ***
Capitolo 10: *** Pagina dieci ***
Capitolo 11: *** Pagina undici ***
Capitolo 12: *** Pagina dodici ***



Capitolo 1
*** Pagina uno ***


Mikushina strofinò il braccio sugli occhi, cercando di cancellare quelle lacrime traditrici che si era permesse di uscire senza che lei potesse fare alcunché.
Era stata derisa, ancora.
Tutti la prendevano in giro per i suoi capelli rossi e la forma del viso.
Pomodoro…
Singhiozzò, scuotendo il capo e cercò di calmarsi.
Il suo chichi gli diceva sempre che era bella, ma era una bugia. Gli aveva mentito sempre.
Si portò le ginocchia al petto e appoggiò la testa sulle ginocchia. Lo spazio angusto non gli dava nessun problema, perché per quanto potesse dare del bugiardo al suo chichi, stare nel suo armadio la confortava.
Sentiva il calore, il residuo di qualche particella di chakra di Naruto su ogni capo. Si sentiva in pace e consolata.
Non avrebbe mai fatto vedere quelle lacrime al biondo. O a Sasuke.
Non voleva passare anche per debole.
Un singhiozzò gli scosse il corpo e allungò una mano cercando di alzarsi e sistemarsi meglio.
Inciampò su uno scatolone l’interno si rovesciò nell’armadio.
Allargò gli occhi e guardò le ante chiuse; poi si ricordò che tou-san e aniki stavano in giardino ad allentarsi. Chichi era in missione.
Deglutì e si asciugò le lacrime, voltandosi verso gli oggetti sparsi al suolo e cominciò a raccattarli più velocemente possibile.
In mano si ritrovò un quaderno, quello che lei usava all’accademia, vecchio e abbastanza vissuto. I bordi erano ingialliti e rovinati, così come la copertina blu scuro. Aggrottò le sopracciglia quando lesse in caratteri “Mikuschina no nikki”.
Il mio… diario?!
Pensò scioccata, aprendo leggermente un anta per far entrare più luce.
Afferrò i due lembi e aprì la prima pagina.


Fu a Dicembre che cominciammo a tentare di concepire.
All’inizio ero eccitatissimo. Lo eravamo entrambi: lo dicevamo a tutti, e tutti si felicitavano con noi, come se avessimo annunciato il tuo arrivo imminente.
Passarono sei mesi. Dov’eri, ci chiedevamo, nuovamente mortificati.
Eri già un reuccio, ti facevi attendere. Non eravamo neppure sicuri che ti saresti mai presentato: un divo.
Ci stiamo provando, dicevamo.
Era quasi estate ormai, c’era quella certa atmosfera nell’aria.
Tuo padre e io ci trovammo ad Ichiraku per una scodella di ramen e del buon sakè.
Ricordo piccole confidenze, un’allegria generale, i raggi caldi e obliqui del sole quando entrammo nel locale.
Più tardi, a casa, ci sdraiammo nella nostra camera da letto bianca, e finalmente accadde.
L’8 giugno Tsunade- baachan mi disse che il test era positivo: una conferma quasi papale.
Guardandola, provai una gioia folle. Terrore, anche, ma non una vera e propria sorpresa.
Da qualche giorno mi sembrava di percepirti fisicamente, un po’ come quando senti lo sguardo di qualcuno in piedi dietro di te.
Quella sera, appena tornato a casa, tuo padre arrivò di sopra con il fiatone.
Ricordo che fece le scale di corsa, e che era un giovedì.
Quella sera fu celestiale.
Ci coricammo presto, sparpagliando scarpe e vestiti sul pavimento.
Avevamo fretta, forse pensavamo di poterti raggiungere.

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Capitolo 2
*** Pagina due ***




Ancora trentaquattro settimane, penso mentre scendiamo lungo la sinuosa strada del villaggio.
Abitiamo a Konagakure, noi quattro.
Se te lo stai domandando, sì, hai un fratello maggiore. Si chiama Mintachi ed ha compiuto sette anni. Va al secondo anno di accademia. È un genio nato. Un po’ come il suo papà Sasuke.
Forse ti sentirai confuso, ma io e tuo padre siamo dello stesso sesso. Di solito è riservata esclusivamente alle donne procreare una nuova vita, ma qualcuno da la su ci ha mandato un miracolo. Tu e tuo fratello.
Quando sarai grande ti racconterò tutto con calma.

Konoha è un villaggio che cresce nel paese del fuoco, nascosto ai più dalla grande natura che la circonda.
Alla fine della strada percorsa c’è un parco pubblico, annidato all’interno di un boschetto di sequoie e querce. Si chiama semplicemente parco centrale di Konoha, ma a causa degli immensi alberi ombrosi la gente lo chiama Kurai Koen , parco oscuro. Ma non è inteso in senso negativo: l’oscurità può essere tranquillizzante. C’è oscurità, dove sei tu adesso.
A Kurai Koen si trovano strutture metalliche, scivoli e quella cosa che gira in tondo di cui tutte le madri hanno tanta paura. Nel boschetto ci sono anche un ruscello sassoso poco profondo e diversi tavoli da picnic. È tutto predisposto: gli alberi, il parco e il ruscello ti aspettano, con una pazienza che mi fa vergognare.
Ma, ovviamente, è facile avere pazienza quando sei un albero.
Sento nel ventre un solletico, una nebbiolina che deve essere per forza frutto della mia immaginazione.
Tuo padre fischietta una canzone tradizionale.
Secondo lui non sei tipo da musica moderna.
Tuo padre è fatto così: capelli neri scuro spruzzati di blu. Li amerai come li amo io. Hanno una strana piega che ti farà sicuramente spuntare un sorriso anche nei momenti bui, ma sono così morbidi che non scosterai mai la mano di lì. Parola mia!; ha una pelle morbida che si arrossa facilmente quando è esposta al sole,, statura alta e occhi neri e magnetici. Le palpebre pesanti lo fanno sembrare annoiato, ma lo rendono un tipo interessante. Alle donne è sempre piaciuto. È piaciuto anche a me, così tanto che me lo sono sposato.
Ultima chicca su di lui: quando ha capito che temevo di apparirgli brutto e deforme, sai cosa mi ha detto?
-Non aver paura del pancione che cresce, perché diventerai ogni mese più bello. E ogni mese ti amerò di più.
Ho aspettato lui per averti. O forse sei tu che ha aspettato noi?


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Sono contenta che vi sia piaciuta la storia. La raccolta è ispirata ad un libro che mia madre aveva comprato ma non ha mai finito di leggere. Lho fatto io! Ed è simpaticissimo. Si intitola Premaman a vita bassa. E c'è questa ragazza che si annota la sua gravidanza, alternando il suo diario ad una trama simpatica, comica, lirica e senza peli sulla lingua.
Ringrazio le ragazze che hanno recesnioto il primo capitolo, e quelle che lo faranno. Un bacio.

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Capitolo 3
*** Pagina tre ***



È incinta anche Sakura, la mia migliore amica. Partorirà tre mesi dopo di me. Devi sapere, infatti, che sei parte di un nostro piano diabolico per avere i bambini contemporaneamente, e poi essere padrone del mondo.
Per male che vada, saremo enormi insieme, quindi doppiamente minacciosi.
Sakura e io ci siamo conosciuti  il primo giorno di accademia. In realtà avevo una super cotta per quella bambina che all’età di sei anni mi regalò un sorriso. Il primo sorriso che mi fece uno sconosciuto.
Sakura aveva una cotta per Sasuke, all’epoca dell’accademia era il mio eterno rivale. Quello da superare, da battere. Ancora adesso mi soffermo e rido fra me, pensandomi nei panni di quando avevo quell’età. Già all’epoca io e tuo padre eravamo sempre attratti come due calamite dai poli opposti.
Sakura si innamorò del suo attuale marito a ventiquattro anni, ma non prima di essere diventata la mia migliore amica e aver vissuto insieme un certo numero di pazzie un tantino suicide, che ora spiccano come gemme preziose tra i nostri ricordi.
Sakura sarà la tua preferita tra gli adulti. Lo so con certezza. Ha i capelli color rosa come i fiori in primavera del ciliegio, una voce profonda, lineamenti delicati e una pelle perfetta.
Sarà quella in piedi vicino al tuo chichi con il bicchiere in mano: ecco come la vedrai per la prima volta.
La scorsa primavera Sakura e io parlando esploravamo l’idea del concepimento, e io dissi:
-Secondo me dobbiamo darci una scadenza.
-Quando?
Domandò lei.
E io:
-Prima dell’estate.
Fui molto fermo in proposito, lo ricordo bene.
Essendo Sakura una dottoressa bravissima, avemmo lunghe conversazioni su chi tra le persone di nostra conoscenza era rimasta incinta e in che giorni del ciclo lo aveva fatto, e in che data lo avevamo fatto noi l’ultima volta, e quando intendevamo riprovarci la prossima. Ovviamente non mi ricordo gran ché di quello che parlammo. Cicli mestruali o quelle cose lì non avevano alcun interesse per me. Ovviamente aiutai Sakura.
Per quanto riguarda me, sarei rimasto gravido in certi periodi dell’anno e in certe condizioni di chakra.
Troppo lungo da spiegare in queste pagine, ma giuro che un giorno, se vorrai, ti piegherò tutto con calma.
Tu padre non partecipava mai a questi dibattiti e non si fece mai il problema del concepimento.
Aveva la ferma convinzione che io fossi pronto a essere fecondato in qualunque momento. Secondo me era sicuro che non ce ne sarebbe voluto più di uno, di mese, ma non fu così.
Lui la prese con filosofia, io con cauto ottimismo.
Ormai facevamo sesso in continuazione, il che di per sé era tutt’altro che spiacevole. Ci sono cose ben peggiori che spogliarsi in pieno giorno per fare un bambino. Diciamo che non è tra le prime voci nella lista delle rotture di scatole.
Io e Sakura avevamo lo zelo e il cameratismo di ninja assassini professionisti. E alla fine vincemmo la battaglia: lei concepì verso agosto, io a maggio. Meglio di così… ora che ci penso, sono stato davvero abile.
Lo so che dipendeva unicamente da te in che momento materializzarti in questo manicomio globale, ma concedimi questo senso di potere: potrebbe essere l’ultima volta.
Qualche mese prima aveva trovato un sasso bianco e liscio e ci avevo scritto sopra in matita rosse speranza. Lo avevo appoggiato su una roccia in giardino, di fianco ai pomodori, e quando le prime piogge l’avevano fatto cadere per terra, vicino alle radici dell’ortaggio, io l’avevo rimesso sulla roccia, al sole.
Ancora adesso, ogni tanto, vado a controllare se la scritta è leggibile, e si, lo è.

***************

Possibile che mi dimentichi sempre lo stile che uso in Nvu... uffi. va bhe, d'ora in vanti sarà così, anche se a me sarebbe piaciuta l'idea di trovare un carattere che assomigliasse ad uno scritto e abbastanza leggibile. Pazienza. Prometto che correggerò gli errori nei primi due capitoli, sorry XD Ma fate bene a segnalarmeli. Io per quanto legga non li trovo mai. Poi posto e spuntano come funghi. ahhh... che roba. Sto cercando di seguire più o meno lo stesso tempo di Far away. Anticipo che questo non sarà il futuro brutto da cui viene Miky, ma quello che sarebbe diventato se nessuno avrebbe rapito Mintachi. Un altro spazio?! Bho. Mi sono persa anch'io... hihihi.... vi farò sapere. Intanto la raccolta va avanti.
Chi sarò il marito di Sakura?! Bella domanda, perchè non lo so!
Un bacio e grazie di cuore ragazze - ci sono ragazzi? - che leggete e che recensite. Siete un sorriso sincero!

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Capitolo 4
*** Pagina quattro ***


Voglio parlarti di noi, perché più tardi tu non ti senta disinformato. L’ignoranza, sai, sta alla base dell’oppressione.
Io sono un ninja, come tuo padre.
Essere ninja è il lavoro più modesto che tu possa fare con il più alto guadagno. Ha il vantaggio di essere, a volte, persino divertente, anche se la moralità imperante è quella di una galera di Suna.
Lavorare come ninja per il proprio paese vuol dire mettere a repentaglio la proprio vita quasi ogni giorno, possedere molte armi, altre troppo fighe anche per essere usate e poi, all’ultimo, inventarsi nuove idee per una tecnica che fa saltare in aria il nemico, o anche te, se sei stato sfortunato.
Vuol dire accaparrarsi le miglior missioni per apparire sempre il più togo. E sopportare lunghe riunioni se si lavora in squadra.
Essere ninja è soprattutto proteggere le persone che ami. Daresti la vita per loro e… io l’ho fatto in diverse occasioni.
Imparare, crescere, saper trovare i proprio limiti e superarli col tempo.
Molti ti diranno che io sono un eroe, il ninja più forte delle cinque terre, ma non è così. Ho ancora molto da imparare e da apprendere. Sono forte come lo sono tutti gli altri e non è vero che sono un eroe.
Ho salvato qualcuno ogni tanto, ma al mondo ci sono ben altri eroi. Come i ninja medici, per esempio. O gli insegnanti delle accademie ninja.
Loro si che ne hanno salvata di gente, specialmente quando scoppia una guerra, loro sono il piedistallo che non ci fa cadere.
Io combatto - come tuo padre - insegno e mi alleno.
Molte di queste cose erano tutte per me: quali tecniche posso fare oggi, cosa avrei insegnato alla mia squadra genin, quanto chakra incanalare per trapassare un uomo.
Ma ora tutto sta sbiadendo alla velocità di un fulmine: è come se scrutassi ogni cosa da grande distanza. Per la prima volta nella mia carriera, non mi domando quale sarà la prossima mossa. Perché lo so già: imbarcarmi per questo viaggio!
Salgo sulla nave che mi porterà da te. Sono la nave che mi porterà da te.

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Capitolo 5
*** Pagina cinque ***





Mi sono innamorato di tuo padre con incredibile facilità. Dopo cinque minuti già pensavo: quest'uomo sarà mio. Non perchè lui fosse un tipo facile, ma perchè sapevo già di poterlo amare a lungo e intensamente. Immagino che avremmo riso. Pensavo di poterlo reggere, un matrimonio ridereccio. Sembrava così semplice, così imperativo.
Non fu il suo modo di fare ad attrarmi. Era sera, lui era stanco e, credo, abbattuto. Non fu il suo fascino e neppure il suo splendore fisico: fu quello che vidi dentro, e che mi faceva segno da dietro ai suoi occhi neri in modo inconsapevole. E da allora mi sento fondalmentalmente fortunato, quasi ogni giono della mia vita.
Ecco un altro effetto che l'amore dovrebbe sempre avere: dovrebbe farti sentire fortunato.
Ti apparirà subito chiaro attraverso un gesto casuale, un lineamento. Qualcosa nelle mani. Può esserci musica oppure no. Ma di sicuro ci sarà un'accelerazione dello spirito, e la sensazione di precipitare nel vuoto senza paracadute, e penserai: sei tu quella persona. Ti ho trovato.

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Ok! Come prima cosa ringrazio di cuore: Risa_chan... le tue recensioni mi fanno sempre commuovere troppo. Non è giusto, eh! Se piango è la fine perchè poi non smetto più. Sob...
Poi - per me siete tutte importanti - Ryanforever che mi segue da non so quanto tempo. Ogni volta che posto qualcosina, anche una diarrea di un uccello, ecco che spunta lei. E io penso sempre, è per ragazze così che scrivo!
Ovviamente ringrazio anche Frenci piuggi e mi scuso se non vi ho risposto. Sono così impegnata che mi faccio shifo. Prima rispondevo sempre, ora non riesco neanche a truccarmi l'altro occhio per la fretta di uscire e arrivare in tempo. Poi è un momentaccio. Non ho la testa per niente e nessuno. Penso anche ad una fuga per il mondo, giusto per staccarmi un pò dal veleno delle persone che in questo momento mi stanno accanto. ahhh... finisco qui. Scusate per lo sclero. ^__^

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Capitolo 6
*** Pagina sei ***




Oggi ho incontrato un amica per parlare di te, dopodiché mi sono reso conto che era grottescamente inadeguata.
Non mi sono mai fidato di lei, ha questa competitività di fondo che mi dà tanto sui nervi: se io ho una pepita, le ha una cancrena; se io ho i crampi, le non ha solo le mestruazioni più forti della sua vita, ma un sospetto aborto naturale; se io le dicessi di avere in salotto un sicario di Oto che minaccia di cavarmi un occhio con un coltello, lei risponderebbe:
-E con questo? Io ce li ho in salotto da una vita, sicari dell’Akatsuki che minacciano di cavarmi gli occhi con un coltello.
L’ho sempre saputo, ma ho dovuto restare incinto per rendermene pienamente conto.
Sei già un piccolo e severo Kage, che detta legge su dove si può andare e dove no, su che cosa si deve mangiare o cosa no. Trovare cibi giusti è diventata un’ impresa. Niente o quasi è buono come dovrebbe, o come ricordo.
Se una volta ero disposto a mangiare qualunque cosa mi mettessero davanti, adesso non ci riesco più: il cibo deve superare l’esame di tutti i miei cinque sensi acuti.
Due volte, questa settimana, ho ordinato del sushi da portare a casa, ne ho mangiato un boccone e poi l’ho buttata via. Il pesce è diventato una presenza insidiosa, come pure le alghe. Invece di ingolosirmi, ora sciupano tutto quello con cui vengono a contatto.
Il Kage ha stabilito che non devo più mangiare ramen. Credevo di essere stato io a decidere, perché al momento non sapevo di essere incinto: lo desideravo e basta.
Ora so che tu ti eri appena asserragliato in una piega del mio stomaco e avevi stabilito che la pietanza era inaccettabile. Fine.

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Capitolo 7
*** Pagina sette ***


Sono incinto da più di otto settimane. Impugno la mia padella di ferro, e il solo peso già mi fa sentire soddisfatto. Faccio sciogliere sul fondo nero una noce di burro e spezzo un guscio d’uovo sul bordo duro e sottile.
Come la maggior parte delle donne, ammiro quegli attrezzi da cucina in grado di fare del male.
Nessuno è padrone della vita, ma chiunque impugni una padella di ferro è padrone della morte.
Mi faccio due belle uova strapazzate, le guardo, e tutto a un tratto non mi sembrano più uova ma esattamente quello che sono, ovvero pulcini mancati, aborti di gallina che non hanno avuto la possibilità di vivere, di vedere il mondo. Mentre contemplo la massa embrionica e viscosa, mi pare di sentire i loro pigolii piumosi. Forse vedo addirittura un occhio.
Alimentato da un fiotto di ormoni fanatici, emerge una realtà aspra.
Dopo aver gettato in pattumiera i pulcini spappolati, mi sdraio sul divano.
Il mio corpo è attraversato da un’ondata di enzimi ben decisi, simili a minuscoli e malevoli giganti domenicali.
Un minuto dopo si affaccia alla porta tuo padre con tuo fratello, che dondolandosi sui piedini annuncia di voler andare a vedere Road to ninja al cinema.
Mintachi è già scappato al piano di sopra; tuo padre pretende che mi alzi e mi vesta, per uscire subito.
Mi basterebbe annusare anche un solo popcorn per stare male. Mentre ci penso, capto anticipatamente l’immaginario odore di burro rancido che mi sale per le narici e mi viene quasi da vomitare.
Sono le undici del mattino e non riesco a uscire dal mio accappatoio. È come se ieri sera mi fossi scolato dieci bottiglie di sakè a bordo di una nave da guerra zigzagante, ma tuo padre desidera che io esca a vedere il film.
La prima cosa che devi sapere sull’umanità è che siamo, per molti versi, degli egoisti.
Dire rapaci non sarebbe un’esagerazione.
Una volta afferrata questa semplice verità, avrai la chiave per capire il genere umano.
Se sulla scialuppa di salvataggio rimane un solo posto e tu sei in piedi vicino a qualcuno che non è il Sannin dei sei sentieri o i tuoi genitori naturali, preparati ad una colluttazione.
Gli uomini in particolare sono capaci di notevoli atti di egoismo in numero consistente per prolungati periodi di tempo.
Anche gli uomini migliori, come tuo padre, sono ripiegati su se stessi in un modo che la maggior parte delle persone non si sognerebbe neppure.
È sabato mattina, e ho trovato un modico sollievo dalla nausea e dall’angoscia suscitatami dalle uova, allungandomi sul letto e scrivere.
Tuo padre è lì sulla porta, e mi sembra vagamente diverso dall’uomo stupendo che conosco e sono sempre ben lieto di vedere: adesso gli manca solo lo sharingan attivo, o la mano pronta per afferrare la katana.
Dice che non ho mai voglia di uscire.
Mi dà del noioso, e io gli do dello sconsiderato.
Non ce lo diciamo apertamente: lo insinuiamo.
Insieme a lunghi periodi di pacifica soddisfazione e qualche punta di autentica gioia, fa parte di quanto ti potrai aspettare, una volta cresciuto, dal matrimonio.
Piccolo, nessuno crede veramente che questo possa succedere.
Se sei una femmina, non è necessario che diventi per forza lesbica, anche se naturalmente, dovesse l’idea allettarti, non sarò certo io a oppormi.
Non fare nulla per fermarti.
Gli uomini possono essere dei conviventi molto ostinati e difficili - a differenza di me, un uomo del tutto ragionevole, tranne quando mi mostrano il sacchetto in cui dovrò vomitare.
Se invece sei un maschietto, scusa.




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Capitolo 8
*** pagina otto ***


Oggi ho parlato con Sakura per sapere com’era andato il suo trasloco nella casa nuova, e mi ha detto di aver battezzato la sua nuova casa vomitando cibo nel secchio della spazzatura. Anch’io ieri avevo la nausea, cos’ tanta che sono rimasto sveglio due ore nel tentativo di farmela passare. E ho vinto. Invece di concentrarmi su quella, ho pensato al cielo azzurro. Ricordatelo.
Prima avevo guardato l’esorcista in televisione, visione probabilmente controproducente, pesantemente controproducente, a causa delle scene di vomito verde. Eppure non potevo fare a meno di guardare, per via di quelle rapidissime apparizioni subliminari del viso demoniaco messo lì a bella posta da quel manipolatore del regista. Il film è strutturato in modo tale che, quando tutto sembra procedere nel più banale dei modi, all’improvviso vedi un demonio con la faccia bianca e la bocca rossa che grida, e subito dopo la scena ritorna normale. È un piccolo trucco che secondo me ha provocato agli epilettici delle crisi catastrofiche.
Vidi il film ai tempi del team 7. Avevamo tredici anni e io le strinsi il polso fino a scorticarlo.
Tuo padre, invece, appariva tranquillo all’esterno, ma sobbalzava quando noi strillavamo all’apparizione della faccia del diavolo.
Da allora facciamo tutto insieme. Infatti ci siamo sposati tutt’i e due - tre - dieci anni dopo esatti.
Questa simultaneità da di noi i ragazzi più fortunati al mondo.

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Capitolo 9
*** pagina nove ***


Oggi pomeriggio ho avuto la prima visita medica. Ovviamente mi sono affidato alle mani d’oro di Tsunade.
Ci siamo seduti nel suo studio color malva e mi ha fatto un mucchio di domande. << E’ la prassi>> si è giustificata. Ho risposto a tutte le domande in una sorta di trance mentale, fissando il bisturi incorniciato alla parete. Volevo interrogarla in proposito, ma ho immaginato di dover serbare qualcosa per dopo.
Per adesso lasciamo intatta l’aura di mistero.
La buona notizia è che siccome sono alto, posso aumentare fino a diciassette chili. Non credo che prenderò tutto quel peso, ma per ora ho deciso di non contraddirla. Fingerò, per lei e per i campioni gratuiti di vitamine. Poi sono rimasto seduto per venti minuti mezzo nudo in sala visite, con un lenzuolo di carta azzurra a coprire il mio corpo ormai di proprietà pubblica.
Se ci fosse stato tuo padre, avrebbe eretto un muro tra me e la pianta a tre mani da me.
Tsunade si è giustificata che aveva un’emergenza, io non le ho dato colpe e l’ho lasciata andare.
Finalmente è entrata la nonna, e mi ha detto di sdraiarmi.
Se mi avesse detto << Bene, ora fai bau-bau>> avrei obbedito lo stesso.
La conosco da quando ho tredici anni, ed ha tutta la mia fiducia: ha aiutato a nascere tuo fratello. Lui è sano, forte ed è un bambino fantastico.
Sono sicuro che tu non sarai di meno.
Mi ha passato le mani coperte di chakra sul ventre, si è accigliata un po’ e poi ha annuito.
Poi mi h detto: << La data prevista è 14 marzo. Vedrai che andrà tutto bene>>. E io ho pensato solo: ah.
Come faceva a saperlo dopo avermi esplorato i visceri per un minuto scarso era un fatto degno di Shion (Una ragazza che prevede il futuro), e non ho voluto  indagare oltre.
Approfitto di tutto il bene che trovo, punto e basta.
Se da grande vorrai avere un bambino, fai l’amore a giorni alterni. Perché è così che sei arrivato tu. Sei stato pianificato, cercato, evocato. Sei la cosa più vicina alla magia che io conosca.

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Capitolo 10
*** Pagina dieci ***




Ho detto ai miei colleghi di lavoro che sono incinto.
Volevo aspettare, ma ho dovuto spiegare perché ogni tanti mi sdraio sul pavimento dell’ufficio e piango accanto alla pianta appassita.
Quando l’ho detto al mio partner ninja, Suyuki, si è subito organizzato per andarsene appena io inizierò la maternità. È il suo modo di essere leale.
Suyuki ha meno di trent’anni, ha i capelli blu cortissimi e gli riesce sempre tutto bene.
Lui e io abbiamo fatto squadra appena passato l’ultimo esame, cinque anni fa. Ci siamo fiutati subito e abbiamo chiesto di lavorare insieme.
I creativi si accoppiano così: è un po’ come l’amore, che per sua natura nasce sempre più o meno istantaneamente.
Oggi dovrei scrivere dei rapporti, e andare anche a riunioni in proposito.
Ma solo molto incerto.
Se vado alle riunioni, so che avrò da ridire su qualcosa e lo rincareranno la dose dicendo la loro.
Adesso che ho svelato il mio stato, sono preoccupato.
Temo che quando sarò enorme perderò tutta la mia autorità.
Forse dovrei in qualche modo compensare, magari proprio cominciando ad andare alle riunioni.
Nel frattempo, mi accorgo che il mio olfatto si è inspiegabilmente affinato.
Fiuto un’arancia a un miglio di distanza.
Fiuto la paura in un carcerato di Suna.
Sono n cane, che distingue perfettamente una dozzina di odori per volta. Un po’ come Kiba, insomma. Ma del cane mi manca l’entusiasmo.
Potrei sempre offrirmi di localizzare la carne andata a male nei supermercati.
Nonostante questo, è difficile convincersi che tu esista davvero. Che io esista davvero.
Se non fosse per le schede di valutazione e le foto di classe, stenterei a credere di essere mai stato bambino. E di sicuro non sono mai stato piccolo come te adesso: un centimetro!
Potrei espellerti con uno starnuto.
È una fortuna che tu sia là sotto.
E dentro: se fossi fuori, ti smarrirei subito. Non che tu non sia prezioso: lo sei moltissimo, ed è proprio questo a metterti in grave pericolo. È un dato di fatto, quello che ho di più prezioso, io finisco sempre per perderlo.
Perché dovrebbero fidarsi a consegnarmi un bambino?

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Un bacio e un grazie a tutte voi. Forse a fine raccolta, o separata da questa, posterò anche il diario segreto di Sasuke Uchiha.... kukuku... chi vuole sapere cosa ne pensa il nostro bel tenebroso della prima e questa, gravidanza di Naruto? Ho già buttato qualcosina giù e, volevo chiedere, come posto le immagini? Mi sono dimenticata di brutto...

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Capitolo 11
*** Pagina undici ***


Siamo alla decima settimana.
Oggi non sono andato a lavoro. Ormai la nausea è un fatto quotidiano. Mi preoccupo, è evidente: se non riesco ad affrontare nemmeno questo, come farò a essere un buon genitore? Mi sento emotivamente e fisicamente debilitato.
Sakura sostiene che il primo trimestre è una fatica, una nausea e una paranoia continue.
Poi arriva a casa tuo padre, e comincia a prepararsi da mangiare.
Gli avevo chiesto di non cucinare quando ho la nausea, il che praticamente accade ventiquattro’ore su ventiquattro. Sento un sibilo provenire dalla cucina.
È la pentola a pressione, che a getti spande odore di barbabietola per tutta la casa.
Tuo padre sta combinando uno dei suoi soliti pasticci.
Lo guardo e annuso la puzza. Vengo preso da un’ondata di disperazione così potente che devo salire in camera da letto e chiudere la porta, altrimenti finirò per lanciare la pentola fuori dalla finestra. Umh… no… prima addosso a lui.
Già me la vedo solcare sibilando l’aria e poi mandare in frantumi il vetro e la testa di tuo padre. È una visione così realistica che preferisco togliermi di mezzo, perché potrebbe bastare la forza del mio pensiero.
Mi sdraio sul letto ad ascoltare il sibilo e cerco di non inalare. L’aria si fa sempre più umida e penso: è la cattiveria peggiore che mi abbia mai fatto. Darmi la morte con una barbabietola.
In questo momento lui è per me l’uomo più ignobile sulla faccia della Terra. So che non può capire che cosa significhi averti dentro e sentirsi nauseabondi dalla mattina alla sera, ma alla luce del suo crimine questo diventa un particolare insignificante.
Immagino una giuria di donne incinte che masticano compresse antinausea e votano all’unanimità: COLPEVOLE.


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Capitolo 12
*** Pagina dodici ***


Sono in ansia. Un’ansia profonda per tutto ciò che ti riguarda. Spero ti arrivi abbastanza ossigeno, e proteine, e tutto il resto. Spero tu vada alla grande nonostante la mia generica incapacità.
O tuoi occhi si sono già formati, anche se, secondo il manuale, in questo momento sembrano due macchioline. E il tuo codino sta sparendo. Assomigli molto di meno a qualcosa da tingere nella salsa cocktail.
Ho il terribile timore che ti possa succedere qualcosa.
So che è improbabile, ma ho paura…
Kami, ti prego, aiutatemi. Per favore, fa che quanto mi merito non si avveri.
Devi sapere che non ho condotto una vita proprio incontaminata.
La mia vita è stata piena si sbagli di un certo perso e festeggiamenti autodistruttivi durati anni. Anche se in questo periodo della mia vita sono piuttosto noioso: la mia azione più sovversiva, attualmente, è infilare materiale audio nella fessura della radio. L’età mi ha messo i ceppi.

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