Twist of Fate

di SunliteGirl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo primo ***
Capitolo 2: *** Capitolo secondo ***
Capitolo 3: *** Capitolo terzo ***
Capitolo 4: *** Capitolo quarto ***



Capitolo 1
*** Capitolo primo ***


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Twist of Fate


                                          

Capitolo primo

 

 

Eccitazione. Strano quanto questa sensazione sormonti tutte le altre nella mente e nel corpo di Hinata.

Nei giorni precedenti, quando la sua fuga era ancora solo un progetto irrealizzabile cui si rifiutava di pensare troppo, immaginava che in quel momento avrebbe provato solo una grande paura, forse anche vergogna. Si trattava pur sempre di disubbidire a suo padre, ai suoi doveri di figlia e ragazza di buona famiglia, e se fosse stata scoperta le conseguenze sarebbero state molto dure. Eppure, quando era giunto il momento, si era stupita di quanto la sua mente fosse rimasta lucida per tutto il tempo. Durante la cena era rimasta in silenzio come sempre, cercando però di rispondere alle domande – o interrogatori, come più le sembravano- del padre con una certa pacatezza mista ad entusiasmo. Come ogni sera,  alle sette in punto si era chiusa in camera sua, dove avrebbe dovuto trascorrere il tempo che le restava a ripassare le materie di studio o esercitarsi al pianoforte. Invece, nulla di questo accadde. Con velocità e il cuore in gola aveva tirato fuori la valigia da sotto al letto, dove l’aveva posta qualche ora prima, e l’aveva riempita con i vestiti che aveva comprato in compagnia dei suoi migliori amici. Kiba ed Ino l’avevano appoggiata subito, offrendosi di aiutarla a portare a compimento quel folle piano; senza di loro  probabilmente non avrebbe avuto il coraggio nemmeno di entrarci, in quel negozio di abbigliamento maschile. Aveva sentito le guance imporporarsi dall’imbarazzo al solo ricordo. Con cura, ma pur sempre con una certa fretta, aveva tirato fuori dalle borse gli abiti piegati e con il cartellino ancora addosso, per poi infilarli nella valigia. Aveva pensato anche all’intimo, ai soldi che in tutti quegli anni aveva racimolato con le paghette generose del padre e dei parenti, e al suo libro preferito, che mai sarebbe potuto mancare. L’altro oggetto, quello più importante di tutti, giaceva sotto al letto nella sua custodia. Non appena aveva udito dei passi, fuori dalla stanza, aveva richiuso e nascosto tutto, appena in tempo perché sua sorella, Hanabi, entrasse nella sua stanza per annunciarle che andava a dormire e darle la buonanotte. Questa era una di quelle abitudini che a Hinata sarebbe sicuramente mancata. Tra lei e sua sorella non c’era mai stata una grande comprensione reciproca, od uno di quegli infrangibili legami fraterni, eppure si volevano bene. Per Hinata rimaneva comunque una delle persone più importanti, che sempre avrebbe voluto proteggere. Forse aveva cercato di comunicarglielo con quell’abbraccio improvviso, seguito da un sorriso triste e malinconico. Chissà, poi, se Hanabi aveva intuito tutto e aveva voluto salutarla con quel “Buona fortuna”, sussurrato sulla sua spalla dopo un attimo di imbarazzo. Sua sorella se n’era andata qualche minuto dopo, esattamente com’era venuta, e Hinata era rimasta sola con la sua valigia e i suoi propositi. La parte più difficile era stata scendere in vestaglia da notte per salutare suo padre. Per quanto freddo e severo, rimaneva pur sempre l’uomo che l’aveva cresciuta sin dal momento in cui sua madre se n’era andata, e che nonostante tutto desiderava solo il meglio per lei. Eppure lui non avrebbe mai accettato, le avrebbe impedito in tutti i modi di seguire quel suo sogno e Hinata lo sapeva bene. Suo padre voleva un futuro certo e sicuro per lei, non qualcosa di tanto effimero, a suo dire. 
Nel momento in cui si era trovata di fronte a lui, per la prima volta in quella giornata aveva tentennato. Valeva davvero la pena di rischiare ogni cosa e avventurarsi, sola, nel mondo al di fuori di quella vita sicura e abitudinaria? La verità è che era terribilmente stanca di vivere in quella teca di vetro che il padre aveva creato per lei, impedendole di mostrarsi per quel che realmente era e fare ciò che più amava. Quella sera, invece di salutarlo da lontano con reverenza e un certo timore, aveva osato con un leggero bacio sulla guancia. Prima di correre via, aveva fatto in tempo a scorgere un’espressione di sorpresa e imbarazzo nel severo volto del padre. Forse quello era stato un modo per ringraziarlo di tutto ciò che aveva fatto per lei e allo stesso tempo per chiedergli scusa, con la debole speranza che non l’avrebbe odiata per quello che si accingeva a fare.
Se ne era andata a mezzanotte inoltrata, una valigia in una mano e la custodia del suo basso nell’altra, lasciando un’unica lettera dietro di sé.

Hinata si sgranchisce le braccia, sperando così di dare un po’ di sollievo ai muscoli intorpiditi. Con aria distratta si volta ad osservare la stazione ferroviaria, fuori dal finestrino, e il via vai di persone che attraversano la pedana affianco al binario, chi trascinandosi dietro una valigia e chi con una borsa da lavoro. Da poco il cielo si è colorato ad Est di sfumature rosso ed oro, ad annunciare l’imminente sorgere del sole e riempiendo di serenità il cuore della ragazza. Non c’è più traccia del nervosismo che le aveva fatto tremare forte le mani, durante l’intero viaggio in autobus. Per un attimo si era sentita persa e terribilmente sola, tanto che aveva creduto di non farcela, ma era bastato stringere forte il volantino che teneva fra le mani per ritrovare la sua determinazione. Lo sta facendo per lei, per il suo sogno, non per un banale capriccio. 
Una voce metallica annuncia che il treno per Tokyo partirà fra pochi minuti, distogliendola dai suoi pensieri e contribuendo, inconsciamente, alla crescita del suo entusiasmo. Realizza solo in questo momento che davvero ce l’ha fatta, che non si risveglierà nel suo letto come ogni mattino pronta ad un nuovo giorno di studio e lavoro, sempre attenta a non rovinare il suo ruolo di figlia perfetta e rispettosa. I suoi occhi chiari si spostano dal finestrino alla custodia nera che occupa il posto al suo fianco e con una mano ne accarezza la stoffa ruvida, godendo di quella sensazione sui polpastrelli. Non ricorda quando di preciso ha cominciato ad amare quello strumento, tanto da farne diventare la sua più grande passione. Hinata sa suonare molti strumenti e in ciò è sempre stata appoggiata dal padre, che la reputa un’attività adatta ad una “signorina di buona posizione sociale”. Ha avuto modo molte volte di apprezzare le note dolci e malinconiche del pianoforte, o quelle strazianti e acute del violino, o quelle alte e vivaci del flauto, eppure mai le hanno fatto provare dei brividi sulla pelle e il batticuore, come accade invece quando ascolta il suono del suo basso. È così strano che una ragazza tanto dolce e timida come Hinata possa amare quelle note basse e vibranti, quella musica rock tanto emozionante e in grado di farla sentire viva, una volta tanto? Ad un tratto con la coda dell’occhio scorge i colori sgargianti del volantino, appoggiato sulla custodia a pochi centimetri dalle sue dita, e con un sorriso lo afferra, in modo da poterlo osservare più da vicino. Ricorda ancora il momento in cui l’aveva trovato quasi per caso fuori dalla sua scuola, abbandonato sull’asfalto. All’inizio non aveva potuto crederci, tanto forte era stata la sua emozione nel leggere che i Two.p! cercavano un nuovo bassista. Non è di certo una band famosa, o almeno non a livello nazionale, ma Hinata ha avuto il piacere di ascoltare la loro musica numerose volte sul loro canale You Tube, tanto che presto sono diventati uno dei suoi complessi preferiti. La loro musica è originale, fresca e vivace, e la voce del cantante è terribilmente profonda ed emozionante. Non si sa molto di loro e Hinata non è mai riuscita a trovare loro foto o video di concerti dal vivo, se non uno in cui la qualità audio era terribilmente pessima. Eppure quel volantino sembrava esser voluto arrivare da lei, quel giorno, nel suo sgargiante color arancione, per annunciarle che forse avrebbe potuto trovare il suo posto nel mondo, come bassista in una band che rispetta. L’unico problema è che i componenti dei Two.p! hanno richiesto esplicitamente un bassista maschio e Hinata di certo non si può definire tale. Ha discusso a lungo con Kiba ed Ino per arrivare alla terrificante, assai imbarazzante, conclusione. 
Un improvviso tonfo, proprio davanti a lei, la fa sussultare e spalancare gli occhi. Per un attimo teme che suo padre abbia scoperto tutto, che l’abbia raggiunta per fermarla o abbia chiamato la polizia per farlo al suo posto. Ma si ricrede subito, non appena scorge la figura di un ragazzo seduto di fronte a lei. Ha dei capelli biondi leggermente arruffati e un bellissimo paio di occhi azzurri, come difficilmente se ne vedono in Giappone; Hinata lo osserva in silenzio appoggiare un borsone sul sedile di fianco ed armeggiare con la zip del suo giubbotto nero, che si sfila un secondo dopo per mostrare una felpa arancione.  All’improvviso sembra accorgersi dello sguardo insistente della ragazza, perché gli occhi cerulei si posano su di lei e subito le sue labbra si piegano in un sorriso mozzafiato. Hinata si sente arrossire per l’imbarazzo, ma prima che possa tornare a concentrarsi sul panorama fuori dal finestrino, o a cercare un qualsiasi altro modo per ignorare la figuraccia appena fatta, il ragazzo le parla, senza mai smettere di sorridere. 
«Spero di non averti disturbata! Il fatto è che sto vagando in cerca di un posto libero da ore e non appena mi sono accorto di questo mi ci sono fiondato, senza nemmeno chiedere il permesso!». Il ragazzo parla così velocemente, e con una tonalità di voce tanto alta, che Hinata non è del tutto sicura di aver capito ogni cosa, ma annuisce comunque. «N-non preoccuparti, solo mi hai un po’ spaventata» dice, abbassando subito lo sguardo alle mani che si stanno torturando sul suo grembo. Cos’è quest’improvvisa agitazione? Il ragazzo ride alle sue parole e Hinata alza di nuovo lo sguardo, sentendo quella risata rumorosa, ma solare e spensierata, come non ne ha mai sentite. 
«Scusa, non era mia intenzione!» esclama, prima di sistemarsi meglio sul sedile e passarsi una mano fra i capelli biondi. Hinata si ritrova a fissare quei fili di un giallo vivace chiedendosi se siano naturali o tinti e a dirsi che, sì, sono terribilmente belli. Solo quando una smorfia si dipinge sul volto del ragazzo,  si rende conto di essere stata nuovamente indiscreta. 
«Accidenti, questi sedili sono sempre più scomodi. Uno spera di riuscire a farsi un pisolino durante il viaggio, e si ritrova a dover stare seduto su questi cosi… Mi sa che dovrò trovare qualcos’altro da fare, allora». Mostra un nuovo sorriso a Hinata e la ragazza arrossisce, nel momento in cui i suoi occhi chiari incontrano ancora una volta quelli di lei. 
«Io mi chiamo Naruto Uzumaki! Tu devi essere…Hinata?». La ragazza strabuzza gli occhi e subito sente il cuore accelerare i suoi battiti, prima di trovare il coraggio di rispondere «C-come fai a saperlo?». Lo vede allargare il sorriso ancora di più, se possibile, prima di allungare un braccio verso la sua valigia. «C’è scritto proprio lì, in  pennarello» dice, prima ti tornare nella posizione precedente. Hinata osserva per qualche secondo la dedica che Ino aveva lasciato sulla sua valigia durante la loro prima gita scolastica, che recita un “
Hinata, sei una figa <3 Ti voglio bene!” scritto in pennarello indelebile azzurro, e poi si sente avvampare dalla vergogna. Si era totalmente dimenticata di quel dettaglio imbarazzante. «Oh» sussurra soltanto, prima di tornare a fissarsi le mani. «I-in ogni caso, sì, mi chiamo Hinata».
Naruto le rivolge uno sguardo incuriosito, che si sposta ad intermittenza da lei, alla valigia, alla custodia del suo basso. Hinata sente l’agitazione crescere insieme alla paura per la domanda che sicuramente sta per farle. La legge nei suoi occhi azzurri e nelle sue sopracciglia che improvvisamente si aggrottano, dando al suo viso un’espressione più cupa delle precedenti. Poi il suo volto si apre in un’espressione di nuovo solare ed eccitata, la bocca si spalanca e Hinata sente un brivido lungo la schiena. Ecco, ora me lo chiederà. 
«Che bello! Scommetto che stai andando in vacanza, vero?». La ragazza sussulta nel sentire la voce innocente e vivace di Naruto porgerle quella domanda, con totale entusiasmo. Soffoca una risatina, indecisa se sentirsi sollevata o divertita dalla poca intuizione dell’altro. «Sì» dice solo, dopo alcuni secondi, mostrando a Naruto il primo sorriso di quella mattina. È un sorriso timido e impacciato, in realtà, ma sembra comunque sufficiente a far spalancare gli occhi azzurri di Naruto. 
«Hinata, dovesti sorridere più spesso! Sei più bella, quando lo fai» dice poi, mostrando un bellissimo sorriso a trentadue denti. La ragazza si sente avvampare a quelle parole e subito abbassa lo sguardo, tornando ad assumere l’aria impacciata e seria di prima. L’imbarazzo viene però interpretato male da Naruto, che subito attira di nuovo l’attenzione di Hinata, dicendo con voce ancora più alta «Cioè, n-non intendevo dire che tu non sia bella, nel senso, tu sei già molto bella, solo che quando sorridi lo sei ancora di più, perché i tuoi occhi sembrano quasi farsi più luminosi, davvero». La ragazza lo guarda per qualche secondo, osservando le guance di Naruto improvvisamente più rosse, incredula. Nessuno l’aveva mai definita… bella. In quel momento sente l’imbarazzo scivolare via, sostituito da qualcos’altro. Felicità, serenità e… Le sue labbra si aprono in un nuovo sorriso, questa volta più solare, e Naruto sorride di rimando. «Ecco, è questo che intendevo!». 
«Grazie, Naruto». Hinata torna a concentrarsi sul panorama esterno, ignorando lo sguardo del ragazzo che sente puntato su di sé. Osserva il paesaggio di campagna scorrere davanti ai suoi occhi, le guance ancora calde e quella sensazione allo stomaco, che sembra non voler proprio andarsene. Non si è nemmeno accorta della partenza del treno, tanto era presa da quell’esuberante ragazzo. Cade uno strano silenzio fra i due, interrotto ogni tanto dalla voce di Naruto, che sembra aver preso a canticchiare. Hinata volta leggermente lo sguardo verso di lui e nota che il ragazzo, distesosi sui sedili e con una gamba a penzoloni, è concentrato nella lettura di un manga che deve aver tirato fuori dalla sua borsa. La ragazza sospira e si muove leggermente sul posto, sentendo la schiena dolorante per la posizione rigida in cui si trova da ormai lunghi minuti. La verità è che comincia ad annoiarsi. Forse potrebbe provare a fare conversazione con quello strano ragazzo, ma poi abbandona subito l’idea, trovandola troppo imbarazzante.  All’improvviso si ricorda del suo iPod, dentro la tasca destra dei jeans. Con un sorriso lo estrae insieme alle cuffie azzurre, che subito infila nelle orecchie, e con una certa velocità fa partire la riproduzione casuale. Riconosce all’istante le note di “Video Games” di Lana Del Rey e subito si rilassa, battendo l’indice sulla gamba a tempo di musica. Ad occhi chiusi e completamente assorta dalla musica e la voce della cantante, non si accorge di un paio di occhi azzurri che sembrano osservarla con curiosità. 
Singing in the old bars, swinging with the old stars, living for the fame. Hinata emette un sussulto, non appena percepisce una mano grande e forte posarsi vicino al suo orecchio, per sfilarle un auricolare; apre di colpo gli occhi, per incontrare quelli di Naruto, troppo vicini. Lo vede infilarsi la cuffia nell’orecchio, un sorriso sulle labbra, e poi rimanere immobile e in ascolto. Hinata sente un improvviso calore in tutto il corpo e il fiato mancarle, nel momento in cui il ritornello parte, quegli occhi celesti che sembrano non voler staccarsi dai suoi. I tell you all the time, Heaven is a place on Earth with you, tell me all the things you wanna do; I heard that you like the bad girls honey, it’s that true? They say that the world was built for two, only worth living if somebody is loving you. Baby now you do. Naruto aggrotta le sopracciglia e alza gli occhi al cielo, prima di togliersi la cuffia e tornare a sedersi al suo posto, a braccia conserte. «Ma che roba è?» chiede, subito dopo, guardandola perplesso. Hinata si sente arrossire ancora di più, mentre balbetta «L-Lana Del Rey… Si chiama “Video Games”, la canzone». Naruto sbuffa e Hinata, per la prima volta, comincia ad innervosirsi di fronte a quell’atteggiamento. 
«Non ti piace?» chiede, questa volta più sicura nella voce. Naruto fa spallucce, prima di rispondere «Accidenti, è davvero troppodeprimente. E poi sembra il solito polpettone romantico, amore qui, amore là…». Hinata spalanca la bocca, incredula. Come, scusa?

«Non vedo cosa ci sia di male nell’essere innamorati! E poi non definirei affatto questa canzone il solito polpettone romantico, il testo e la musica sono sicuramente originali e particolari». Si ferma solo per riprendere fiato, rendendosi conto solo un secondo dopo di aver alzato la voce ed essersi espressa forse in modo maleducato. Ecco, ora vorrebbe solo sprofondare nel sedile del treno e sparire, specialmente quando scorge Naruto guardarla basito e immobile. Sta per chiedergli scusa, quando il ragazzo comincia a ridere. Ride di gusto, rumorosamente, tanto che arriva a tenersi la pancia con le mani. Hinata lo fissa per qualche secondo incapace di proferire parola, accorgendosi solo del nervosismo, che sta tornando lentamente. 
«Scusa» esclama Naruto, dopo essersi calmato ed essersi asciugato una lacrimuccia, «Cominciavo a pensare fossi muta o qualcosa del genere, ma a quanto pare hai un bel caratterino se stuzzicata». Ed eccolo tornare di nuovo, quel rossore. 
«I-io… Ovvio che so parlare!».
«Certo… Intendevo dire che parli poco e sei molto timida, perciò non mi aspettavo una reazione simile».
Hinata abbassa lo sguardo, cercando di nascondere il volto dietro la lunga frangetta scura. «C-chiedo scusa, non avrei dovuto alzare la voce» sussurra, torcendosi la mani.
«Non preoccuparti, io non avrei dovuto offendere i tuoi gusti musicali. Deve piacerti davvero molto, questa canzone». Hinata annuisce, sorpresa di sentire la voce di Naruto stranamente calma e profonda, tutt’a un tratto. «Semplicemente sono abituato ad un altro genere di musica» continua Naruto, ora con un tono più squillante. 
Hinata solleva lo sguardo di nuovo, ed è in questo  momento che si accorge della stampa sulla felpa di Naruto. «Ti piacciono i Guns n’ Roses?» chiede, curiosa. Naruto abbassa un attimo lo sguardo alla sua felpa, prima di sorriderle e annuire. «Li conosci?» chiede, gli occhi improvvisamente più luminosi. 
«Certo, alcune canzoni mi piacciono abbastanza» risponde Hinata, improvvisamente felice di aver trovato un punto in comune con quel ragazzo tanto diverso da lei. 
«Ad esempio? Qual è quella che preferisci?».
«B-beh, “Don’t cry”, c-credo sia la mia preferita» sussurra Hinata, sistemandosi una lunga ciocca di capelli dietro l’orecchio. Naruto le sorride e annuisce, prima di dire «Chissà perché, ma lo immaginavo. Sei molto romantica, eh?». La ragazza si sente avvampare, e vorrebbe dire qualcosa, ma viene preceduta dal ragazzo. «Io amo la musica rock, è la mia più grande passione, sai? È proprio per questo che sto andando a Tokyo». 
Hinata osserva l’espressione di Naruto divenire più seria e gli occhi fissarsi su un punto fuori dal finestrino, lontano. Sente il cuore accelerare i battiti nel suo petto. «V-vuoi formare una band?» chiede, curiosa di sapere. Improvvisamente lo sente vicino a lei e sente tornare l’entusiasmo di alcune ore fa. Allora qualcun altro condivide il suo sogno ed è pronto a tutto per realizzarlo, lei non è sola. «In realtà devo presentarmi a delle audizioni per entrare in una band». Hinata sussulta, sentendo la felicità crescere dentro di lei. «I Two.p!, li conosci? Cercano un nuovo membro» dice Naruto, sorridendo allegro. Hinata sente il cuore fermarsi e per un attimo teme davvero di cadere a terra, priva di forze. Cosa? «In realtà il cantante è il mio migliore amico e lui personalmente mi ha chiesto di presentarmi. Non ho dubbi sull’esito! Mi sono allenato tantissimo per raggiungere questo livello e non mi arrenderò finché non avrò ottenuto ciò che voglio!». Hinata gli mostra un sorriso falso e debole, cercando di mascherare la sua improvvisa inquietudine, e fa uscire un «Ne sono sicura» non molto convinto. Avrebbe dovuto immaginare che non sarebbe stata l’unica a presentarsi per quel posto, ma non credeva avrebbe incontrato un “rivale” proprio su questo treno e che si sarebbe rivelato essere un ragazzo allegro e solare come Naruto. Tra l’altro, è pure il migliore amico del cantante, perciò ovviamente il suo posto è già assicurato. Hinata deglutisce e torna a guardare fuori dal finestrino, ignorando l’improvviso silenzio e lo sguardo indagatore di Naruto. Tutta la sicurezza sembra essere svanita del tutto dal suo corpo e ora sente solo una grande, immensa stanchezza. In pochi attimi si addormenta, la fronte appoggiata al finestrino e “Don’t cry” che, ironicamente, comincia a risuonare nell’auricolare.

Hinata viene risvegliata dal treno che, con una scossa, si ferma, mentre l’altoparlante annuncia l’arrivo a Tokyo. Si massaggia la fronte dolorante con una mano, immaginando sconfortata il segno rosso che deve esserci rimasto impresso. Sospira pesantemente e con la coda dell’occhio cerca Naruto di fronte a lei, ma si stupisce nel non ritrovarlo. Subito drizza la schiena e si guarda intorno, allarmata; nota con sconforto che è sparita anche la borsa da viaggio del ragazzo e subito sente la mancanza di quel sorriso e quegli allegri occhi celesti. Presto, però, lo rivedrà. Constata ciò con malinconia, pensando al proprio sogno che sta per frantumarsi in mille pezzi. Dopo essersi sistemata i capelli con le dita, afferra la valigia in una mano e si alza, pronta a far passare il braccio nella bretella della custodia del basso, ma nota il volantino arancione sopra di esso. Lo prende fra le mani e, con stupore, nota una scritta che prima non c’era. Sono dovuto scappare, il mio amico mi aspettava. Non volevo svegliarti, eri così carina mentre dormivi! Spero che anche il tuo sogno si possa realizzare e che presto ci rivedremo. Buona vacanza! Naruto.
Hinata sorride, prima di piegare il volantino e infilarlo in una tasca dei jeans. Esce dallo scompartimento con una rinnovata determinazione, il suo amato basso sulle spalle e un augurio in tasca e nel cuore.

...
 

«Come ti chiami?». Hinata sussulta nel sentire quella voce tanto distaccata e quello sguardo freddo su di sé. La sta osservando con molta attenzione, gli occhi neri che scrutano ed indagano, forse giudicando la sua personalità e presenza scenica. Di certo non si era immaginata che Sasuke Uchiha, il cantante del gruppo, fosse un ragazzo tanto freddo e scorbutico, a tratti anche un po’ maleducato. La ragazza si sente a disagio in quei suoi nuovi panni maschili. Ha dovuto tagliare i capelli, una volta lunghi e lisci, a caschetto e indossare una felpa di almeno due taglie in più per nascondere le sue curve, oltre che un paio di lenti a contatto color verde. Se venisse scoperta, farebbe sicuramente una figura molto miserevole.  In cerca di conforto, ricorda le parole che si è scambiata qualche ora fa al telefono con Ino e Kiba. Ha promesso di non deluderli, di tenere duro. 
«Kiku Honda» risponde Hinata, cercando di rendere la sua voce più profonda. Arrivano alcune risatine dietro di sé, dagli altri bassisti in attesa, e si sente arrossire ancora di più. «Kiku… Facci sentire qualcosa». Hinata solleva lo sguardo, facendolo scorrere sui componenti del gruppo. Sasuke, poi Shikamaru e Suigetsu, rispettivamente il batterista e il tastierista, e infine Naruto. Se ne sta seduto accanto a Sasuke, un sorriso solare stampato in viso. I loro sguardi si incrociano e lei scorge quel paio di occhi azzurri lanciarle uno sguardo di conforto, forse per darle il coraggio che le manca. «Non abbiamo tutta la giornata». La voce di Sasuke le arriva leggermente infastidita e impaziente. Hinata prende un lungo respiro, prima di sistemare il basso fra le sue braccia e controllare che sia ben collegato agli amplificatori. La fascia che le avvolge il petto per nascondere il seno è molto stretta e le rende difficili i movimenti, ma la ragazza stringe i denti e mostra un accenno di sorriso, prima di far partire l’attacco. Le note di “Don’t cry” cominciano ad espandersi per la stanza, intense e malinconiche. Hinata per un attimo si lascia travolgere del tutto, dimenticandosi degli sguardi puntati su di lei e dell’insicurezza iniziale; semplicemente muove le dita sulle corde, senza sbagliare una sola nota, e con gli occhi puntati sullo strumento continua a rimanere concentrata e completamente assuefatta dalla musica. Sorride, quando si accorge dello sguardo sbalordito di Naruto e dei suoi amici, sentendo le guance colorarsi leggermente di rosso. Finisce di suonare la canzone, senza mai essere fermata, finché anche l’ultima nota non fuoriesce dall’amplificatore. Si blocca, riassumendo una posa rigida e imbarazzata. Naruto le sorride, completamente entusiasta, ma Sasuke rimane perfettamente immobile, senza smettere di scrutarla e studiarla. Hinata sostiene il suo sguardo per qualche attimo, sentendosi sempre più piccola dentro quella felpa enorme, che mai avrebbe indossato se non fosse stato necessario. Alla fine, il ragazzo le mostra un piccolissimo sorriso e chiude gli occhi, passandosi una mano fra i capelli scuri. 
«Bene. Ragazzi, direi che le audizioni sono chiuse. Kiku, sei dentro». Detto ciò si volta ed esce dalla stanza, ignorando del tutto gli altri ragazzi che, arrabbiati e delusi, si affollano dietro di lui in cerca di spiegazioni. Hinata rimane, invece, immobile e incapace di reagire o assimilare la notizia. Mi hanno presa. Forse riuscirebbe a mostrare qualche manifestazione di giubilo, se una furia bionda non si precipitasse subito ad abbracciarla. «Kiku, complimenti!» si sente urlare nell’orecchio, stordendola ulteriormente. Hinata rimane immobile come un blocco di ghiaccio, mentre Naruto si stacca da lei per sorriderle entusiasta. Nel ritrovare quegli occhi azzurri a pochi centimetri dal suo viso, Hinata percepisce il cuore esploderle in petto. Ad un tratto, però, si rende conto che qualcosa non va. Naruto avrebbe dovuto fare il provino per il suo stesso posto, ma allora per quale motivo sembra tanto felice? 
«Io sono Naruto Uzumaki, il nuovo chitarrista del gruppo! Scommetto che diventeremo subito amici!».

C-cosa?



Spazio soleggiato dell’autrice:

  

Buonsalve :D 
Sapevate che non vi sareste liberati facilmente di me, perciò eccomi tornata con una nuova storia, ovviamenteNaruHina. Twist of Fate, a dire la verità, è stata scritta per il “NaruHina contest V° edizione: La nostra leggenda” indetto da Mokochan, Yume-no-Namida e ValeHina, e, alla faccia dei miei pronostici (come sempre disastrosi xD), si è classificata terza nella classifica generale, seconda nella classifica della sezione arancione e ha vinto pure due premi speciali *^* Sì, credo di essere rimasta incollata di fronte al computer con questa faccia “O.O” circa due ore, ma ora mi sono ripresa (?) xD Non so, la storia non mi convinceva un granché (forse non mi convince pienamente nemmeno ora ;_;).  Anyway, per la trama ho preso ispirazione dalla leggenda “Butterfly Lovers” e la canzone scelta come prompt è “Video Games”, di Lana Del Rey (che adoro, tra l’altro <3). 
Questa storia sarà di quattro capitoli, e alla fine pubblicherò anche i giudizi delle giudiciE, nel caso vi interessassero. Perché solo alla fine? Perché ci sono spoiler sul finale ^^”

Ultimamente le mie principali fissazioni sono le band rock, e i pirati. Dal momento che la trama della leggenda prevedeva un travestimento maschile da parte di Hinata, ma per studiare, e non avevo alcuna intenzione di ambientare la storia nel passato, allora ho optato per la band rock :D Ho pensato: “Perché non rendere Hinata una musicista, amante del basso?”. E così, et voilà! ^^ 
Il nome della band, Two.p!, deriva dal 2p!Hetalia, che arriva with love dal Fandom di Axis Powers Hetalia, ovvero l’amore della mia vita. Non ho potuto resistere dall’inserirlo pure qui xD  Ebbene, anche il nome Kiku Honda viene da Hetalia (sono fissata xD). Si tratta del nome umano della personificazione del Giappone, che secondo me assomiglia ad Hinata in versione maschile, per la frangetta e i capelli corti neri :D (no, in realtà è perché non mi veniva in mente un nome decente ._.)

Don’t cry, Guns 'n’ Roses: nel caso non la conosceste, potrete ascoltarla qui (è una delle mie preferite, così triste, così deprimente, cosìstupenderrima ;_;) :D  https://www.youtube.com/watch?v=346buRwtrOU

Spero davvero che questa storia possa interessare a qualcuno, e che la leggerete in molti ^^ Nel frattempo, grazie semplicemente a coloro che hanno voluto leggere questo capitolo : ) Spero lascerete una recensione, solamente per lasciarmi un vostro parere o per spingermi a migliorare :D Il prossimo aggiornamento è previsto per la prossima settimana  : )

Vorrei ringraziare FuyuShounen per aver letto tutti i capitoli e avermi aiutata con la correzione, e anche a Laura e Bani chan per il supporto ^^ Vi lovvo tutti di bene! ;_;
Grazie anche alle giudiciE, sia per i premi, sia per i meravigliosi banner e per avermi segnalato gli errori (ho già corretto tutto –spero ^^”-). È stato un piacere partecipare :D



  
 

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Capitolo 2
*** Capitolo secondo ***


Twist of Fate

Twist of Fate

 

Capitolo secondo

 

 

 

«E così sono salito sul primo treno per Tokyo! Non mi aspettavo una proposta del genere dal Teme, ma a quanto pare quelli che suonavano la chitarra e il basso prima di noi hanno dovuto lasciare il gruppo e così Shikamaru ha proposto al Teme la storia dei volantini… Però sono contento, così adesso tutti e due possiamo fare quello che più ci piace! Guarda, i ragazzi sono simpatici, ti troverai benissimo!». Hinata pensa che Naruto somigli terribilmente ad un cagnolino scodinzolate, mentre continua a girarle intorno e a stordirla con le sue mille parole. Una parte di lei vorrebbe implorarlo di smetterla di parlare così velocemente, ma la situazione la diverte e la rassicura, allo stesso tempo. Con Naruto accanto a lei, l’atmosfera sembra meno rigida e pesante in quella sala prove. Sasuke, però, non sembra pensarla allo stesso modo.
«Baka, non vedi che lo stai intontendo a forza di sparare le tue minchiate?».
«Stupido Teme! Stavo solo cercando di essere amichevole, quello che tu non sei mai!».
Hinata osserva Naruto litigare con Sasuke con sguardo allibito, cercando di capirne il perché. I due non dovrebbero essere migliori amici? E poi, tutta quella confusione comincia ad agitarla un bel po’. A casa sua non ci sono mai stati rumori molesti, o persone che alzano la voce. Su questo suo padre è molto fiscale: i pasti venivano consumati principalmente in silenzio, inoltre, anche quando invitava degli amici a casa, Hinata era rimproverata se si alzava troppo il tono di voce. Per questo lei, Ino e Kiba preferivano sempre incontrarsi fuori dalla villa della ragazza, per non disturbare il signor Hyuga, e possibilmente evitare i suoi severi rimproveri. Tutto ciò è completamente nuovo per lei, eppure molto affascinante. Le trasmette un senso di libertà, di vivacità.
«Non preoccuparti, fanno sempre così. Presto ci farai l’abitudine». Hinata si gira leggermente, quel che basta per vedere Shikamaru accanto a sé, i capelli raccolti in un codino e un’aria annoiata sul viso. Hinata sorride, prima di voltarsi nuovamente verso i due ragazzi, che ora hanno cominciato una piccola zuffa.
«Immagino di sì».

I giorni si susseguono velocemente.
Hinata, o per meglio dire Kiku, si abitua in fretta alla sua nuova vita a Tokyo; senza molte difficoltà trova lavoro in un bar, dove può racimolare qualche risparmio per contribuire alle spese dell’appartamento. Ogni giorno, finito il turno di lavoro mattutino, fa appena in tempo a prendere il tram che la porta un po’ fuori città, dove gli altri ragazzi la aspettano per cominciare le prove. Passano ore a suonare insieme, che sia per delle cover o per comporre nuove canzoni, tanto che a volte tardano fino a notte fonda. La voce di Sasuke è incredibilmente bella, e spesso si stupisce di come un ragazzo tanto freddo possa possedere una voce talmente calda e profonda; si è trovata sin da subito a suo agio con il batterista e il tastierista, che da quel che ha capito hanno studiato musica per molti anni, per arrivare a quel livello. Naruto, invece, è un chitarrista eccezionale. Hinata non avrebbe potuto sperare in compagno migliore, per il suo basso; sin dal primo momento, fra loro si è instaurata una chimica tale da spingerli a dare il meglio di loro e a creare un’unione eccezionale fra i due strumenti. Però, a volte è così difficile concentrarsi con lui accanto. I suoi occhi azzurri sembrano sempre voler catturare i suoi, traditori, e il suo viso si trasforma in un’espressione talmente seria e assorta quando suona, che a volte Hinata proprio non può smettere di fissarlo, con il cuore a mille.
Ora convive con i quattro ragazzi che, da circa un paio di settimane, sono suoi compagni e amici. Potrebbe sembrare quasi strano il modo semplice con cui si è creato un legame indissolubile fra loro, quasi condividessero anche lo stesso sangue, invece di un appartamento e una band rock. Il vivere insieme a quattro ragazzi non aiuta però Hinata a mantenere il suo piccolo segreto, tanto che più di una volta ha rischiato di essere scoperta; la doccia è il problema più grande, oltre agli abbracci invasivi di Naruto e al suo poco senso del pudore che lo spinge ad entrare in bagno ogni volta senza bussare. Inoltre, è stanca di indossare in continuazione abiti di taglie più grandi. Come se non bastasse, a preoccuparla ulteriormente c’è Sasuke. Sempre freddo e altero, da quando ha deciso di farla entrare nel loro gruppo come bassista non ha smesso di studiarla. Sembra quasi che lui abbia capito qualcosa, e che aspetti solamente di vedere se i suoi dubbi sono fondati. Ciò non tranquillizza affatto la ragazza che, anzi, ha sempre il terrore di rimanere sola con lui. E poi c’è Naruto. Hinata cerca spesso la sua compagnia, perché semplicemente ama trascorrere del tempo con lui, che sia per esercitarsi ad un pezzo, o per chiacchierare. Si ritrova a guardarlo di nascosto, incapace di staccare gli occhi da quel sorriso contagioso, o da quegli occhi celesti terribilmente luminosi, e ogni volta che lui l’abbraccia –anzi, ogni volta che abbraccia il suo amico Kiku-, Hinata può sentire chiaramente il cuore impazzire nel suo petto e il fiato mancarle per il troppo imbarazzo, la troppa emozione.
Quei sentimenti confondono terribilmente Hinata, tanto da chiedersi cosa realmente provi per lui. Non comprende appieno cosa la leghi a quel ragazzo talmente diverso da lei, con cui non ha nulla in comune se non l’amore per la musica.
Anche questa notte, seduta sul divano, osserva Naruto impegnato a giocare ad un video game con Shikamaru. Le sue labbra si aprono in un sorriso ogni volta che il ragazzo, dopo aver vinto una partita contro l’amico, alza le braccia al cielo e comincia a lanciare dei gridolini entusiasta. Poi, quando lui si volta verso di lei ed esclama «Kiku, hai visto?! Dico, sono troppo grande!», non può trattenere il rossore che si espande sulle sue guance. «Sì, sei stato davvero bravo» dice, con un tono tranquillo, e queste poche parole bastano per far allargare ulteriormente il sorriso sul volto di Naruto. Anche questa volta, Hinata non può che sentirsi felice nel vederlo così allegro e rilassato, nel sentirsi vicina a lui, in qualche modo, ma soprattutto di essere la causa di quel sorriso. «Ehi, baka! Hai giocato anche troppo, ora tocca a me!» esclama Suigetsu, seduto sul divano accanto a lei, dando un leggero colpo sulla nuca di Naruto. Il ragazzo fa la linguaccia all’amico, prima di passargli il joystick ed alzarsi per lasciargli il posto; si siede sul divano accanto a Hinata, con il broncio e le braccia incrociate. La ragazza si sente improvvisamente agitata nel sentire il suo braccio appoggiato a quello di lui, come il resto del suo corpo; è talmente caldo che deve frenarsi, prima di avvicinarsi ancora di più a lui. «Ehi, Kiku» dice Naruto, ad un tratto, obbligando Hinata a voltare la testa verso di lui. «Per caso hai una qualche cugina, o parente, che si chiama Hinata?» le chiede, gli occhi azzurri che la fissano curiosi. La ragazza si sente mancare, specialmente nel momento in cui si accorge di avere lo sguardo di Sasuke su di sé, oltre quello del biondo. Deglutisce, prima di mostrare un sorriso tirato e rispondere, cercando di essere convincente. «N-no, mi dispiace… Ma perché me lo chiedi? C-chi è questa Hinata?».
L’espressione di Naruto sembra quasi delusa e per un attimo il cuore di Hinata si riempie di… speranza? «Nessuno, non preoccuparti» dice, solo, prima di tornare a concentrarsi sulla partita di Shikamaru e Suigetsu. La ragazza fa in tempo a tirare un sospiro di sollievo per il mancato interrogatorio, quando Sasuke si avvicina a loro, sedendosi accanto a Naruto.
«Baka, allora l’hai più sentita Sakura?» chiede un attimo dopo a Naruto, con un sorriso tirato sulle labbra. Hinata si rende conto, però, che gli occhi neri sono puntati su di lei. Si  accorge delle guance improvvisamente rosse del ragazzo al suo fianco e un sospetto si fa spazio dentro di lei, facendole dimenticare lo sguardo insistente di Sasuke. «B-beh, magari. Insomma, non penso di piacerle, perciò ho deciso di lasciarla perdere» sussurra imbarazzato e Hinata per un momento sente il cuore calmarsi, allontanando quella sensazione di inquietudine. «Sì, ma lei ti piace ancora, non è così?» insiste Sasuke, senza staccare gli occhi dal volto di Hinata. «P-penso di sì, mi è piaciuta per tanto di quel tempo… Certi sentimenti non passano in un giorno» esclama Naruto, senza alzare lo sguardo dal suo ginocchio.
Hinata  senza proferire parola si alza dal divano e si dirige verso la portafinestra, che da sul balcone. «Kiku, dove vai?». Naruto continua a chiamarla, a chiamare il suo amico, ma Hinata non si volta.
Non può affrontare quegli occhi azzurri, non adesso. Subito viene colpita dall’aria autunnale, che le causa un brivido freddo lungo la schiena. Si appoggia al corrimano, chiude gli occhi e cerca di riprendere lucidità, di calmarsi una buona volta e riprendere in mano la situazione; con una mano si asciuga le lacrime che traditrici escono dai suoi occhi, dandosi mentalmente della stupida. Non è possibile che possa davvero stare così male per uno stupido ragazzo che conosce da nemmeno due settimane, non è un tempo ragionevolmente lungo per poter pensare di essere innamorata di qualcuno. Non così.
Un rumore alle sua spalle la distoglie dai suoi pensieri, spingendola a riprendersi il più velocemente possibile. Rimane immobile, senza voltarsi, in attesa di una parola o di qualsiasi rumore. Invece una figura si affianca a lei, senza degnarla di uno sguardo o di una parola. Sasuke inspira una boccata di fumo dalla sigaretta che tiene fra le labbra, per poi liberarlo un attimo dopo. Hinata osserva affascinata quella nuvola bianca che lentamente si dissolve nella notte, volteggiando nell’aria.
Sasuke le porge la sigaretta. «Vuoi un tiro?». Hinata scuote la testa e allora il moro fa spallucce, prima di rimettersi la sigaretta in bocca. Rimangono in silenzio per lunghi minuti, che a Hinata sembrano infiniti a causa della pesantezza nell’aria, finché Sasuke non decide di parlare. «Mi dispiace per prima, ma sono stato obbligato. Dovevo risolvere dei dubbi che ho sin dal momento in cui ti ho visto… o dovrei dire vista?».
Hinata sussulta a quelle parole, sentendo un groppo formarsi in gola. Accidenti.
«N-non so di che parli, Sasuke…».
«Non preoccuparti, il tuo segreto è al sicuro con me».
Hinata si volta a guardarlo, gli occhi spalancati per la sorpresa. Sasuke si volta leggermente verso di lei, gli occhi neri a mostrare un’espressione divertita. «Pensavi davvero che non me ne sarei accorto? Non sono stupido come Naruto… Ma sei brava». È un sorriso gentile quello sulle sue labbra? «Suoni il basso con una passione che non avevo mai visto in nessun’altro, o, almeno, non da quando mio fratello è morto» sussurra, voltandosi di nuovo a guardare il panorama sotto di loro. Tira un'altra boccata di fumo, gli occhi improvvisamente tristi e malinconici. Hinata guarda con stupore crescente quel ragazzo che ha sempre ritenuto freddo e altero, rendendosi conto di quanto lo abbia giudicato male, in parte, per tutto questo tempo. Certo, non rimane propriamente l’espressione della simpatia o della gentilezza, ma rimane comunque un bravo ragazzo. Ed è con sincerità che sussurra quel «Mi dispiace per tuo fratello», senza smettere di osservarlo.
«Non mi serve la tua compassione. Ormai sono passati molti anni, non importa più». Hinata si accorge di quella bugia sussurrata dal ragazzo, e legge nella sua espressione che, per quanto tempo possa essere passato, il dolore per quella morte ancora lo fa soffrire, ma decide di rimanere in silenzio. Qualcosa le dice che è quello di cui Sasuke ha bisogno, in questo momento, più di qualsiasi parola o gesto di conforto.
«Qual è il tuo vero nome?» chiede il ragazzo, senza voltarsi.
«Hinata Hyuga».
Un sorriso beffardo si dipinge sul suo volto, mentre sussurra «Immaginavo… L’ho vista, prima, la tua espressione allarmata. Quindi avevi già avuto il piacere di conoscere Naruto?».
Hinata ignora la punta di sarcasmo nella sua voce, mentre sente le guance avvampare. «Ci siamo conosciuti in treno, il giorno delle audizioni».
«Capisco… Immagino sia stato un colpo di fulmine, allora?». Hinata sente ancora una volta una nota di derisione. Per una volta decide di lasciare perdere la sua timidezza, sentendosi presa in giro dal ragazzo.
«Dove vorresti andare a parare?» chiede, inarcando le sopracciglia. Sasuke si volta verso di lei, stupito dall’improvviso cambiamento nella sua voce. «Beh, si vede lontano un miglio che sei completamente cotta del baka. Poco comprensibile, a mio parere, ma non è difficile accorgersi di quanto arrossisci quando lui è nei paraggi».
Hinata si sente morire per l’imbarazzo, mentre abbassa lo sguardo e cerca di nascondere il suo viso con una mano. «N-non è vero, d-devi aver capito male!» esclama, poi, totalmente imbarazzata. Non si era resa conto di quanto fossero palesi i suoi sentimenti. E se anche Naruto se ne fosse accorto, come Sasuke?
«Non preoccuparti, Hinata, Naruto è troppo ingenuo per rendersi conto di una cosa simile». Sasuke la sorprende ancora, dicendole quelle parole.
«C-chi è questa Sakura?» sussurra Hinata, cercando di soffocare il suo imbarazzo. Sasuke le mostra un sorriso beffardo, prima di tornare a concentrarsi sul cielo notturno. «È una nostra amica. Io e Naruto la conosciamo dalle scuole medie, in poche parole, dato che tutti e tre eravamo compagni di classe. Il baka ha avuto una cotta per lei praticamente per anni, solo che Sakura non l’ha mai considerato un granché».
Forse non dovrebbe, forse è meschino ed egoista, ma non può che sentirsi sollevata nel sentire queste ultime parole, nel sentire che Naruto e Sakura non hanno mai condiviso nulla oltre l’amicizia.
Lo vede gettare la sigaretta per terra, prima di darle le spalle e allontanarsi lentamente.
«Ci vediamo domani mattina, Kiku» dice, prima di aprire la porta e chiuderla alle sue spalle. Hinata rimane per un attimo immobile, persa nei suoi pensieri, prima di tornare all’interno dell’appartamento.

Sono passati due mesi da quando Sasuke ha scoperto il suo segreto, e da quando si è resa conto di essersi innamorata di Naruto. Sono stati due mesi intensi e alquanto felici. Tra lei e il cantante del gruppo si è creato un legame d’amicizia molto forte, che li spinge a passare molto tempo insieme; tra l’altro, quello di fumare una sigaretta sul balcone dell’appartamento è diventato un rito che si ripete ogni sera. Abitudinari entrambi, traggono un’insolita sicurezza da ciò. Allo stesso tempo, ogni giorno si scopre ad amare Naruto sempre di più. A volte ha sfiorato l’idea di chiedergli ancora di quella Sakura, o se si ricorda ancora dell’altra Hinata incontrata un giorno su un treno, ma ogni volta decide che non c’è bisogno di rendersi ulteriormente ridicola. Sa che se lui scoprisse quanto lei abbia mentito per tutto questo tempo, non la perdonerebbe mai.
«Kiku, potrei chiederti una cosa?».
«Sì, Naruto» sussurra, al buio. Da qualche tempo condivide la stanza con il ragazzo, che spesso ha l’abitudine di venirsi ad infilare nel suo letto, senza una ragione precisa.
«Perché non parli mai della tua famiglia?».
Hinata sussulta, poi cerca di evitare il suo sguardo.
«I-io… Perché me lo chiedi?».
«Perché i ragazzi mi parlano spesso dei loro genitori o fratelli, anche Sasuke tiene una foto della sua famiglia in camera sua –ma non dirgli che te l’ho detto-, eppure tu non lo fai mai».
Hinata rimane per un attimo in silenzio, pensierosa, ma soprattutto indecisa. Non sa se dovrebbe dirgli la verità, o tacere. Infine sospira, chiudendo gli occhi.
«I-io sono scappato di casa. Mio padre è un uomo molto severo e non avrebbe mai accettato che io inseguissi questo sogno, ma d-dovevo farlo, mi capisci?» sussurra, incapace di frenare la nostalgia che all’improvviso sembra averla assalita. Quando riapre gli occhi scorge Naruto sorriderle, a pochi centimetri da lei.
«Certo, ti capisco. Immagino la tua non dovesse essere una situazione facile».
«No. Mio padre ha già deciso tutto della mia vita: studi, amicizie, lavoro. Lui vuole solo il meglio per me, e io lo capisco, ma non potevo più sopportare tutto quel peso sulle spalle, nonostante il bene che possa volergli. Lui mi ha cresciuto da solo, prendendosi carico di ogni responsabilità, da quando…».
Hinata rimane in silenzio, incapace di terminare quella frase. È Naruto a rompere il silenzio, incitandola a continuare con la sua voce profonda e calma, che ogni volta sa infonderle subito la serenità di cui ha bisogno.
«Mia madre se ne è andata di casa quando ero molto piccolo, abbandonando me e mia sorella. Mio padre non è più stato lo stesso, da allora... Ha lasciato solo una lettera, per spiegare che non sarebbe tornata e che le dispiaceva… L’ho aspettata per tanti anni, ma non l’ho più rivista». La ragazza chiude gli occhi, forse per impedire loro di formare delle lacrime. Non deve piangere di nuovo per quella donna, l’ha già fatto troppo in passato chiusa nella sua stanza, quando era sicura che né Hanabi, né suo padre, l’avrebbero sentita.
«Mi dispiace» sussurra Naruto, senza smettere di guardarla. Hinata mostra un debole sorriso, pensando al dolore provato in quei giorni di tanti anni fa. A volte quella cicatrice brucia ancora, nel suo cuore.
«E tu, Naruto? Perché non mi parli della tua famiglia?» chiede Hinata, osservando gli occhi di lui illuminarsi d’entusiasmo.
«Beh, il mio padrino è un pervertito e spesso mi tocca andarlo a riprendere ubriaco in qualche locale, ma gli voglio bene. Mi ha cresciuto come fossi suo figlio. È lui che mi ha regalato la mia prima chitarra, sai? Era così bella. Ricordo di aver sorriso tutto il giorno per la troppa felicità e mi credevo già un magnifico musicista, anche se mi limitavo a pizzicare le corde a caso». Hinata e Naruto ridono, di fronte a quell’immagine tanto simpatica e innocente, allo stesso tempo. La ragazza osserva il viso di Naruto, illuminato leggermente dal chiarore della luna, e proprio non riesce a soffocare le farfalle allo stomaco. È così bello.
«E i tuoi genitori?» chiede Hinata, dopo qualche attimo di silenzio. L’espressione di Naruto, all’improvviso, si fa più triste.
«Loro sono morti quando ero molto piccolo. In realtà non li ho mai conosciuti». Hinata prova un profondo dolore, sentendo queste parole, miste a senso di colpa. Lei si è lamentata della sua condizione, quando lui probabilmente non ha fatto altro che sentire la mancanza di una famiglia per tutta la vita. Si stupisce di come possa sorridere tanto, nonostante il dolore che si porta nel cuore.
«M-mi dispiace tanto… Non ho fatto altro che lamentarmi della mia situazione, quando tu…». Le parole le muoiono in bocca, non appena sente Naruto avvicinarsi ancora di più a lei, scuotendo la testa. Ringrazia silenziosamente l’oscurità, che fortunatamente impedisce al ragazzo di scorgere il suo rossore. «Non dirlo neanche per scherzo, Kiku! Io ho passato una vita davvero felice insieme al mio tutore e non rimpiango nulla. So che i miei genitori mi hanno amato con tutto il cuore e questo mi basta, davvero… Ma che fai?! Perché piangi, adesso?».
«M-mi dispiace».
Hinata nasconde la testa nel cuscino, colta in fallo. Non avrebbe mai voluto che lui si accorgesse delle lacrime che, alle sue parole, non era più riuscita a trattenere. Infondo, entrambi in un modo o nell’altro sono cresciuti senza una vera famiglia, soli contro il mondo intero. Per un attimo, immagina come sia stata la sua vita, cosa l’abbia portato a lasciare tutto per diventare un chitarrista. Per un attimo, immagina come sarebbe stata diversa la sua, di vita, se l’avesse incontrato qualche anno fa, invece che su un treno in corsa per Tokyo. All’improvviso percepisce le braccia di lui avvolgerla e si irrigidisce, sentendo quell’improvviso calore a contatto con il suo corpo. Sente la risata di Naruto, contro la manica del suo pigiama, e un brivido corre lungo la sua schiena. «Sei una persona talmente sensibile, Kiku» sussurra, una volta aver smesso di ridacchiare. «Sei terribilmente silenzioso e timido, tanto che spesso ti trovo strano e impacciato. Ma mi piacciono davvero le persone come te».
Hinata sente il cuore impazzire, nell’udire queste parole. Indecisa fra il voler soffocare in quel cuscino e il girarsi per abbracciarlo di rimando, rimane immobile, il rossore improvvisamente più fastidioso sulle sue guance e un sorriso ampio sul suo volto. È terribilmente felice, quanto mai lo era stata. Davvero Naruto ha detto che gli piace?
«Vorrei rimanessi per sempre mio amico, Kiku, ho bisogno di te». Bastano quelle poche parole sussurrate, per farle cadere la verità addosso. Ma certo. A lui piace Kiku, non Hinata. Lui la considera un prezioso amico, forse tanto importante nella sua vita quanto lo è Sasuke. «Certo, Naruto. Non ti lascerò mai». Ed è vero, eppure terribilmente falso. Un giorno non riuscirà più a mantenere quel segreto, e allora sarà proprio Naruto a lasciarla. Lo sente sbadigliare, accanto al suo braccio. Alcuni secondi, e ha già preso a russare. Hinata sorride dolcemente, passandogli le dita fra i capelli biondi, che sin da subito l’hanno colpita. Prima che se ne renda conto, ha chiuso gli occhi per abbandonarsi al sonno, sperando di trovare almeno nei suoi sogni una realtà diversa da quella della vita reale.

 
«Blood in the streets in the town of New Haven, blood stains the roofs and the palm trees of Venice».
Hinata batte le mani a ritmo, mentre non può trattenersi dal ridere. Naruto è seduto al suo fianco, una chitarra acustica in mano e le dita impegnate a riprodurre le note di “Peace Frog”. Sasuke, finita la sua strofa, passa il mestolo a Shikamaru, che subito comincia a cantare usandolo come microfono improvvisato.
«Blood in my love in the terrible summer, bloody red sun on fantastic L.A.».
Il mestolo passa a Suigetsu, che si alza in piedi e comincia ad atteggiarsi a cantante rock sul palco, in un tentativo riuscito di imitare Sasuke; tentativo, quello, che gli fa aggiudicare subito un’occhiataccia dal moro.
«Blood screams her brain as they chop off her fingers, blood will born in the birth of a nation, blood is the rose of mysterious union».
Il tastierista le mostra un sorriso a dir poco inquietante, a causa della sfilza di denti appuntiti, e Hinata deglutisce mente afferra l’oggetto fra le mani.
«There’s blood in the streets, it’s up to my ankles; blood in the streets, it’s up to my knee; blood in the streets of the town of Chicago, blood on the rise, it’s following me».

Si sforza di rendere la sua voce più maschile possibile, ma alla fine comunque la sua risulta essere una voce bianca, quasi infantile, che la fa vergognare non poco. Non ha mai amato la sua voce, tanto che le è stato richiesto un grande sforzo per cantare di fronte a quel piccolo “pubblico”. Naruto non sembra essere però dello stesso parere, tanto che non appena Hinata passa quello strano microfono a Sasuke, il biondo si alza in piedi con ancora la chitarra alla mano e comincia a parlare a raffica, esaltato come sempre. «Accidenti Kiku, sei bravissimo! Dico io, potresti tranquillamente prendere il posto di Sasuke!».
Hinata arrossisce come un pomodoro troppo maturo, mentre Sasuke si alza in piedi ed esclama un «Ehi!» contrariato. Suigetsu comincia a ridacchiare, mentre Shikamaru annuisce, dando corda a Naruto. «Concordo con lui. Kiku ha tutte le carte in regola».
Sasuke si volta lentamente verso di lui, perplesso e incapace di capire se si tratta di una presa in giro o se le sue parole sono serie.
«Tranquillo, Sasuke. Tu attiri le pollastre, non potremmo mai liberarci di te, specialmente quando la data del concerto è così vicina». Ma certo, il loro primo, vero, concerto. Si esercitano da giorni, in vista di quella data e Hinata è così felice che il cuore potrebbe esploderle da un momento all’altro.
Le parole di Suigetsu fanno scoppiare Naruto e Hinata in una risata, mentre fanno incupire ulteriormente l’espressione sul volto di Sasuke. «Questa me la pagate, bastardi».
Suigetsu impallidisce e fa in tempo a deglutire, prima che la scena venga interrotta dallo squillare del telefono. Rimangono per un attimo immobili, ma infine Sasuke da loro le spalle, congedandosi con un «Ringraziate i Kami. Il telefono vi ha salvato la pelle».
Suigetsu rilascia un sospiro di sollievo e Hinata soffoca una risatina nella sua mano, appoggiata alla bocca. Sul divano Shikamaru rilassa le spalle e poi allunga il braccio per prendere la bottiglia di birra appoggiata per terra, al suo fianco; ne beve un lungo sorso, prima di chiedere, a nessuno in particolare «Dite che sia Sakura?». Hinata sussulta, nel sentire di nuovo pronunciare quel nome. Si volta a guardare Naruto, aspettandosi forse di vedere una qualche espressione diversa sul suo volto, ma si stupisce nel trovare invece un enorme sorriso. «Quei due non me la raccontano per niente giusta» esclama Naruto, prima di mettersi a ridacchiare insieme agli altri due ragazzi. Hinata non si unisce alle risate, invece, ancora perplessa. «Ma, Naruto, a te non piaceva quella ragazza?» chiede alla fine, incerta. Naruto spalanca la bocca per rispondere, ma Suigetsu lo precede.
«In realtà gli piaceva, ora il nostro Narutino ha qualcun altro per la testa! Mi stupisce che tu non lo sappia». Le guance del biondo si chiazzano di un rosso intenso, mentre la sua espressione muta in una molto nervosa. Hinata deglutisce, distogliendo lo sguardo dalla scena. Immaginava che prima o poi sarebbe accaduto qualcosa del genere, perciò in qualche modo pensava di essere preparata a questo, di aver preparato una difesa abbastanza forte. Ma si sbagliava, perché fa male, anche così.
«Ah, è una storia talmente romantica!» esclama di nuovo Suigetsu, con aria sognante, «L’ha incontrata un giorno su un treno e da allora non è più stato in grado di togliersela dalla testa! Il mio cuore si riempie di commozione nel sentire di questi colpi di fulm-».
«Sta zitto, brutto idiota, non sono affari tuoi!».
Hinata spalanca gli occhi, puntandoli immediatamente su Naruto, che ha cominciato a cercare di soffocare un Suigetsu che si sta decisamente sbellicando dalle risate. Ripensa alle parole appena pronunciate dal ragazzo, incapace di capirne appieno il significato; è tutto così improvviso, così irreale. Il suo cervello impiega qualche attimo per imprimerne per bene il significato, per capire appieno cosa Suigetsu intendesse dire. Io piaccio a Naruto. Ed è naturale che le guance assumano una colorazione rossiccia, che il cuore impazzisca nel suo petto e un enorme sorriso si allarghi sul suo viso. Io piaccio a Naruto.
Quando Sasuke rientra nella stanza, il telefono in mano, per un attimo Hinata non nota nemmeno la sua espressione preoccupata.
«Kiku, ti vogliono al telefono». È il suo tono di voce a farla sobbalzare. Non l’aveva mai sentito così timoroso e concitato, quasi a tradire la sua apparente freddezza. Hinata si alza, improvvisamente colta da un giramento di testa e da un brivido freddo, che percorre la sua colonna vertebrale. Lo guarda allarmata, mentre lui le passa il telefono, incitandola a chiudersi nell’altra stanza, sola. Quando gli passa affianco, per oltrepassare la porta, sente improvvisamente la sua bocca vicina all’orecchio.
«Attenta, è tuo padre» sussurra, prima di avanzare con una certa velocità e raggiungere gli altri ragazzi, ora in silenzio ed osservatori perplessi della scena.
Hinata stringe i pugni e chiude gli occhi, prima di entrare nel corridoio e chiudersi la porta scorrevole alle spalle.

 

 

«P-pronto»

 Deglutisce a vuoto, cercando di mantenere ferme le braccia, che hanno cominciato ad essere colte da degli spasmi di paura.

 
«Hinata, sei tu?»

 La voce di suo padre le arriva fredda, severa. Sa che non preannuncia nulla di buono.

 «S-sì»

  «Sono felice che tu abbia ancora il coraggio di parlarmi con tanta sicurezza,

pensavo  saresti fuggita con la coda fra le gambe non appena

 il tuo amico ti avesse detto chi c’era al telefono. Mi stupisci, Hinata.

Anche se forse non dovrei stupirmi più di nulla, non dopo quello che hai fatto»

 «P-posso spiegarti…»

«Non mi interessa, so già tutto. La tua amica mi ha detto ogni cosa»

 Le sue parole sono come un pugno allo stomaco, per Hinata. Non pensava che Ino sarebbe stata in grado di fare una cosa simile a lei, ma questo spiega ogni cosa, anche come suo padre sia entrato in possesso del numero di telefono del loro appartamento.

 «M-mi dispiace tanto, non avrei mai voluto deluderti»

«Non preoccuparti, ho già deciso di perdonarti. Sei giovane e probabilmente ancora immatura, è ovvio che tu abbia agito in modo impulsivo e posso capire, in qualche modo»

 Hinata rimane immobile e senza fiato, incapace di rispondere. Forse il padre ha deciso di accettare la sua scelta e le sue parole in qualche modo dovrebbero darle sollievo, ma qualcosa nel suo tono le fa credere che non sia affatto così.

 «Torna a casa, ho già preparato l’autista. Verrà a prenderti domani in stazione»

 Improvvisamente, la ragazza sente il mondo crollarle addosso. Sapeva che suo padre non avrebbe mai ceduto e ancora una volta sta cercando di decidere della sua vita, di obbligarla a fare ciò che lui vuole. Ma questa volta Hinata sente qualcosa di diverso dentro di lei, qualcosa che la spinge a trarre un lungo respiro e a ribellarsi.

 «Mi dispiace, ma non ho alcuna intenzione di farlo. Questo è il mio sogno, papà, e io non voglio separarmene, che tu accetta la cosa oppure no»

«Come osi rivolgerti in questo modo a tuo padre?!

Che tu lo voglia o no tornerai a casa e farai quello che ti dico, mi hai capito?»

«Non puoi obbligarmi, non sono più una bambina»

«Sì, invece, ti ricordo che sei ancora minorenne»

«Solo per un paio di mesi ancora!»

 «Certo, ma fino ad allora sarai sotto la mia tutela

e se non verrai a casa con le buone, la polizia lo farà con le cattive»

 Hinata perde un battito, realizzando che suo padre ha ragione. Lei ha ancora diciassette anni, è ancora una ragazzina dipendente dalla famiglia, ancora incapace di vivere la sua vita in libertà. Capisce anche che, se necessario, suo padre ricorrerà davvero alla polizia. Immagina la notizia in prima pagina, il suo onore macchiato per sempre. Naruto. Naruto la vorrebbe ancora, dopo una simile onta?

  «L’autista ti aspetta domattina. Hanabi ti saluta, le manchi molto»

 È con un tono di voce stranamente dolce, che suo padre pronuncia queste parole. Ma non le lascia il tempo per ribattere, semplicemente abbassa la cornetta, interrompendo la conversazione. Hinata rimane immobile, la cornetta del telefono ancora attaccata all’orecchio, per quelli che le sembrano lunghi minuti. Alla fine, è la mano di Sasuke a stringere la sua ancora aggrappata al telefono, spostandola verso il basso. Hinata si volta verso di lui, improvvisamente impassibile e fredda, incapace di reagire o mostrare qualche emozione.
«Torno a casa, domani» sussurra soltanto, prima di dargli le spalle e avviarsi nella sua stanza.

 Hinata rimane seduta sul sedile dell’auto, come se fosse rimasta incollata. Non ha il coraggio di alzarsi, di affrontare quella situazione o di ripetere quei riti di circostanza, addii lacrimevoli e abbracci soffocanti. Forse è perché ancora non vuole salutare la vita che ha vissuto in questi due mesi, per quanto brevi, o i ragazzi che sono stati suoi compagni di avventure, i suoi veri amici. Non sa più se può considerare tale Ino, non dopo quello che le ha fatto. Non sa nemmeno se vuole ascoltare le sue scuse o cercare delle motivazioni, nascoste dietro quel comportamento.
«Kiku, dobbiamo scendere» dice Sasuke, spegnendo il motore della macchina. Già, il suo piccolo segreto. Ancora non l’ha detto, a Naruto, che in realtà non è un ragazzo di nome Kiku Honda, ma una ragazza, di nome Hinata Hyuga. E probabilmente non lo farà mai. La ragazza annuisce, prima di aprire la portiera e uscirne, sbattendola dietro di sé con forza. Sasuke imita i suoi gesti, seguito da Naruto, che stranamente è rimasto silenzioso durante tutto il breve viaggio in auto. Hinata ha salutato Shikamaru e Suigetsu prima di partire, mentre gli altri due hanno insistito per accompagnarla. Sasuke la guarda in silenzio, con quegli occhi neri tanto impenetrabili, prima di rivolgersi a Naruto. «Baka, prendi le sue valigie nel bagagliaio» esclama con tono nervoso. Il biondo non ribatte nemmeno, semplicemente si volta e ubbidisce, silenziosamente. Hinata si sente morire. Avrebbe tanto voluto vederlo sorridere di nuovo, prima di dirgli addio.
I ragazzi l’accompagnano fino ai binari, dove il treno di linea è già fermo ad attenderla per riportarla nella sua gabbia dorata. Con il suo basso sulle spalle e la valigia in una mano, Hinata trova buffo che lei stia per tornare indietro esattamente nello stesso modo in cui è arrivata. Ha ancora il volantino, nella tasca dei jeans, con le parole di Naruto scritte sopra. «Kiku, buon viaggio. Spero ci rivedremo». La voce di Sasuke la distoglie dai suoi pensieri e si stupisce, nel momento in cui si volta nella sua direzione per vedere che, beh, le sta porgendo la mano. Hinata lo fissa perplessa, finché un sorriso non si apre sulle sue labbra. Prima che il ragazzo possa anche solo parlare, lei lo ha già avvolto con le sue braccia, appoggiando il viso sulla sua spalla. Sasuke rimane immobile per alcuni attimi, prima di rispondere in qualche modo all’abbraccio. Con delle pacche sulla schiena le fa capire che ne ha avuto abbastanza per quel giorno e Hinata ride leggermente, prima di dirgli «Ti voglio bene. Mi mancherai». Si stacca da lui in fretta, notando il suo evidente imbarazzo. «Sì, sì, ora vai altrimenti il treno parte senza di te» dice con tono piatto, cercando di mascherare il dispiacere per la sua partenza. Hinata glielo legge negli occhi, che davvero lui ci tiene a lei, e questo è importante più di ogni  parola.
Naruto si schiarisce la voce, attirando la sua attenzione. Hinata si volta lentamente nella sua direzione, trattenendo il respiro nel momento in cui incontra quel paio di occhi celesti, tanto tristi da causarle un groppo in gola. «Io torno in macchina, ti aspetto là, Naruto» dice Sasuke, prima di dare loro le spalle e allontanarsi verso l’uscita della stazione di Tokyo. Hinata e Naruto rimangono soli, fra il via vai dei passeggeri che si dirigono al loro treno. La ragazza non sa cosa dire, all’improvviso, del tutto presa dall’imbarazzo e da quel sentimento di malinconia che sembra aver occupato ogni singolo spazio del suo corpo, causandole un leggero dolore allo stomaco. Naruto si passa una mano fra i capelli biondi, lo sguardo basso e un sorriso triste in volto; dopo un po’ alza il viso, in modo da poterla guardare e Hinata in questo momento non può fare a meno di odiarlo. Smettila di guardarmi così, non vedi che rendi tutto più difficile?
«I-io volevo solo dirti che mi mancherai, Kiku».
«Anche tu mi mancherai, Naruto».
Il ragazzo allarga il suo sorriso e quasi ride, mentre esclama «Non sono mai stato bravo negli addii, penso tu lo abbia notato». Si accorge però dell’espressione seria sul viso del suo amico, perché subito smette di ridere e abbassa di nuovo lo sguardo ai suoi piedi.
«Kiku, se ci penso meglio, credo che non sia necessario dirci addio. Credo, ma questo vale per me, che ci sarà sempre un posto per te se deciderai di tornare. Io non voglio che ci salutiamo per sempre, ci tengo davvero troppo alla tua amicizia».
Hinata spalanca gli occhi sentendo le sue parole. Occhi che subito si riempiono di lacrime. Deve trattenersi dall’urlargli che è uno stupido, che non si rivedranno mai più, perché lei è solo una stupida ragazzina che per un sogno irrealizzabile si è comportata da ingenua, innamorandosi tra l’altro dell’ultima persona al mondo di cui avrebbe dovuto. Si morde la lingua, pur di trattenersi. «Mi dispiace solo che non ci potrai essere al concerto, penserò a te quella sera» sussurra il ragazzo, distogliendola dai suoi pensieri.
«Io ci sarò, quella sera» esclama Hinata, prima di rendersene davvero conto. Gli occhi azzurri di Naruto la guardano improvvisamente più luminosi, e speranzosi. «È-è una promessa, c-ci sarò. Sono curioso di vedere chi sceglierete come mio sostituto». Ed eccolo apparire, con grande meraviglia di Hinata, il sorriso di Naruto, così vivace e solare, in grado di illuminare quest’intera giornata, nonostante sia orribile e terribilmente triste. Hinata si sente ancora più bugiarda e meschina, perché non è sicura sarà in grado di mantenere quella promessa, ma doveva farlo. Aveva bisogno di rivedere almeno un’ultima volta il viso del ragazzo di cui si è innamorata felice, aperto nella sua solita espressione entusiastica. E non può fare a meno di sorridere, senza imbarazzo, forse sperando di sentire ancora una volta le parole che lui le aveva detto quel giorno, su un treno diretto nella metropoli.
Hinata si rende conto che il treno è in partenza solo quando arriva l’annuncio degli altoparlanti e subito afferra la valigia, pronta a partire.
Prima di allontanarsi, però, si avvicina a Naruto e velocemente gli da un bacio sulla guancia. Scappa via un secondo dopo, senza mai voltarsi e soprattutto cercando di nascondere il rossore sulle sue guance, un attimo fa ancora pallide. Naruto rimane invece immobile, sulla banchina, e osserva Kiku sparire dalla sua vista.
Rimane lì anche dopo che il treno è ormai partito, gli occhi fissi sul punto in cui un attimo fa si trovava l’amico, così strano, eppure… dolce. Gli ricorda terribilmente qualcuno che ha già incontrato, ma davvero non capisce chi. Si gratta la testa, pensieroso e leggermente malinconico, prima di voltarsi e raggiungere Sasuke, che probabilmente si sarà arrabbiato per la lunga attesa.
Come pensava, l’amico lo aspetta nel posto del guidatore con le sopracciglia aggrottate ed un’espressione infastidita sul volto.
«Alla buon’ora» esclama, non appena lo vede aprire la portiera dell’auto, ma il biondo lo ignora bellamente. Quando Naruto si siede affianco a lui, tirando fuori  sigaretta e accendino dalla tasca dei jeans, Sasuke si decide ad accendere il motore dell’auto e a premere sulla frizione, manovrando per uscire dal parcheggio.
I due rimangono in silenzio per un po’, Naruto impegnato a fumare e Sasuke a guardarlo di sottecchi, incapace di interpretare la sua espressione e l’innaturale silenzio. Naruto fuma solo quando è estremamente nervoso, il che significa che deve essere successo qualcosa.
«Che ti prende oggi, baka?» chiede, dopo qualche attimo, incapace di sopportare ulteriormente quell’atmosfera pesante.
Naruto sospira prima di rispondere e Sasuke si preoccupa ancora di più. Non l’ha mai visto così.
«C’è qualcosa che mi impensierisce. Stavo pensando…»
«Sei capace di pensare?»
«Ah ah, divertente, stupido Teme! Comunque, dicevo… Stavo pensando che c’è qualcosa che non mi convince. Kiku ha un’aria familiare, come se l’avessi già visto da qualche parte. In realtà mi fa venire in mente terribilmente Hinata, - ricordi la ragazza di cui ti parlavo?-, ma lui sostiene di non conoscerla».
Sasuke rimane in silenzio, sconvolto dalla stupidità di Naruto. È talmente ingenuo e sciocco che a volte gli fa quasi tenerezza; sarà per questo che Hinata se ne è innamorata, questa sua caratteristica deve averla colpita in qualche modo.
«Hai intenzione di vivere nel ricordo di quella ragazza per tutto il resto della tua vita?» sbuffa, rivolto all’amico. Naruto arrossisce per l’imbarazzo, prima di bofonchiare un
Non sono affari tuoi». Sasuke sospira rassegnato, prima di prendere la sua decisione. Spera che Hinata non gliene vorrà, ma se nessuno dei due si decide a fare qualcosa, sarà costretto a mettersi in mezzo. Ovviamente non lo fa per Hinata, né per Naruto, men che meno perché vuole la loro felicità. Lo fa semplicemente perché è stanco delle loro lagne. Autoconvintosi di questa spiegazione, si rivolge a Naruto, parlando lentamente.
«Ovvio che ti ricorda Hinata. Vedi, baka, Kiku non è la persona che tu credi».
Gli occhi azzurri si spalancano per la sorpresa.
«Che intendi dire?».

 

 

Spazio Soleggiato dell’Autrice:

Salve a tutti! : )
Ed eccomi ad aggiornare Twist of Fate con il secondo capitolo, come promesso ^^
Diciamo che, da quel che mi ricordo, avevo trovato qualche difficoltà nel scriverlo. Il fatto è che dovevo descrivere in un solo capitolo la nascita di un legame non solo fra Kiku e Naruto, ma anche fra Hinata e Sasuke, e non sono sicura del risultato ^^” ma io non sono mai sicura di niente … Anyway, ci tenevo a precisare anche che il povero Hiashi non è una bestia di Satana, e che davvero ci tiene a sua figlia; il problema è che ha qualche problema nel dimostrarlo, ed è convinto che quello che lui ha deciso per lei sia la cosa migliore. O almeno, questa è l’idea che ho in testa, poi ogni interpretazione è ben accetta! xD
Spero mi farete sapere cosa ne pensate di questo capitolo: dubbi, critiche, riflessioni, complimenti (*^* xD), previsioni… Perdonatemi se sarà presente qualche orrore errore grammaticale o di battitura, ma la mia mente bacata ha molte difficoltà nel concentrarsi e riconoscerli tutti ;_;
Ci tengo anche a ringraziare i masochisti le anime pie che hanno inserito questa raccolta fra i preferiti, le seguite e le ricordate, oltre che coloro che recensiscono o che semplicemente seguono questa storia silenziosamente. Davvero, vorrei spupazzarvi tutti di abbracci *^* *tutti smettono di seguire la storia per evitare quella pazza di SunliteGirl*
… come non detto, possibile che non riesca mai ad essere seria? ;_; Uccidetemi!
Dopo questo sclero, voglio dire ancora un abnorme grazie a tutti! :D Spero mi farete sapere che ne pensate della storia, perché mi rende sempre talmente felice e motivata leggere le recensioni *^*
Baci, e a lunedì con il terzo (e penultimo) capitolo : )  

Peace Frog, The Doors: adoro questa canzone fino all’estremo. Eccovi il link, nel caso non la conosceste: http://www.youtube.com/watch?v=QaoryEO1h4U

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Capitolo 3
*** Capitolo terzo ***


twist of fate

Twist of Fate

Capitolo terzo

 

 

 

Hinata è seduta sul suo letto, la schiena appoggiata alla parete bianca della stanza e un romanzo aperto sulle sue gambe. Cerca di leggere da alcuni minuti, sforzandosi di far scorrere gli occhi su quelle parole stampate, invece che sui ricordi del breve respiro di libertà sentito mentre viveva a Tokyo, con la sua band. In realtà sta morendo dalla noia, segregata in quella stanza, e darebbe qualsiasi cosa per uscire di casa anche per un solo minuto, il tempo necessario per sentire un po’ d’aria sulla pelle.
Da quando è tornata, un giovedì mattina, suo padre le ha rivolto a stento la parola, se non per annunciarle chiaro e tondo che, finché lo riterrà necessario, non potrà più uscire di casa. Così l’ha anche ritirata dalla scuola che frequentava, per assumere un istitutore privato che la segua ogni mattino nella loro villa, al sicuro. Non che le dispiaccia, almeno non ha dovuto affrontare Ino e il suo tradimento, o i suoi compagni di scuola, che sicuramente l’avrebbero giudicata per ciò che ha fatto.
Da quando è tornata sono trascorsi solo pochi, infernali, giorni, eppure le sembra sia passata un’eternità. Se avesse ancora il suo basso non sarebbe così terribile, ma suo padre è stato irremovibile: non potrà mai più toccare quello strumento finché avrà vita. «Non mi sarei mai aspettato una cosa del genere da te, Hinata. Sei esattamente come tua madre, una sciocca idealista» ha detto, mentre le strappava il basso elettrico dalle mani e lo gettava lontano, rompendolo con un tonfo sordo. Non sa ancora se quello che le aveva fatto più male era stato il tono ferito con cui aveva pronunciato quelle parole, o il fatto di essere stata paragonata a sua madre. Ricorda solo di essere rimasta immobile a fissare lo strumento rovinato, spezzato come i suoi sogni di libertà.
Ogni giorno è più monotono dell’altro e a volte sente davvero la mancanza della silenziosa presenza di Sasuke, di quella divertente di Suigetsu e di quella più seria e matura di Shikamaru. Ma la cosa che più le manca, quella che spesso la fa rimanere sveglia la notte, alla ricerca di calore, è il sorriso di Naruto. Anzi, la sua nostalgia non si può limitare ad un singolo fattore, ma all’insieme. Le manca Naruto. Il suono della sua voce, il calore del corpo di lui accanto al suo, i suoi occhi vivaci e perfino la sua parlantina. Naruto le manca come le manca la sua libertà. Se lui fosse qui, ora, sì che saprebbe cosa fare per scappare lontano da questa prigione, senza esitazioni o rimorsi. Se lui fosse qui, ora, probabilmente non starebbero nemmeno sgorgando delle lacrime dai suoi occhi, per poi ricadere pesanti sulle pagine aperte, lasciando tanti punti umidi su di esse.
All’improvviso sente un rumore di passi fuori dalla porta e con forza si strofina gli occhi, cercando di eliminare il prima possibile le tracce del suo pianto. Fa appena in tempo a chiudere il libro che suo padre appare sulla porta, che ha spalancato senza troppi complimenti. Per un attimo i due si guardano in silenzio, poi l’uomo sembra scorgere le tracce della tristezza sul volto della figlia, perché i suoi lineamenti severi si addolciscono leggermente. «Hinata, hai visite» annuncia, poi, con voce dura. La ragazza si rallegra visibilmente, pensando che Kiba abbia deciso di venirla a trovare di nuovo e che almeno lui riuscirà a risollevarle un po’ il morale, ma il sorriso appena accennato sparisce del tutto, non appena scorge la chioma bionda alle spalle del padre.
Ino entra titubante nella stanza, tenendo lo sguardo fisso sul pavimento, e subito l’atmosfera nella stanza si fa più pesante che mai. Hinata osserva la sua ex-migliore amica torcersi i lunghi capelli fra le mani, senza nemmeno il coraggio di salutare, e improvvisamente sente una grande rabbia crescere dentro di sé. È tutta colpa sua, se ora si trova in questa situazione.
Suo padre si schiarisce la voce, attirando di nuovo l’attenzione della figlia, prima di dire «Io vi lascio. Se avete bisogno di qualcosa sono giù in sala». Quando la porta sbatte dietro di lui, Ino emette un piccolo sussulto, che ad Hinata ricorda vagamente lo squittio di un topolino spaventato e in trappola. La ragazza dai corti capelli neri continua a rimanere in silenzio, dimenticandosi –o fingendo di dimenticarsi- di invitarla a sedersi sulla poltroncina che si trova proprio al suo fianco. In realtà non ha voglia di parlare con lei, né tantomeno di sentirla scusarsi e fornire le più disparate spiegazioni sulle motivazioni che l’hanno spinta a comportarsi in quel modo, perciò continua a rimanere in silenzio, con la speranza di vederla uscire in fretta. Invece Ino, dopo qualche attimo di esitazione, si siede proprio su quella poltroncina, accavallando le lunghe gambe per mettersi comoda; ancora non ha il coraggio di guardarla, però.
«Cosa ci fai qui, Ino?» chiede all’improvviso Hinata, stufa di questo silenzio, facendo sobbalzare l’altra ragazza che subito alza lo sguardo. Per un attimo quei grandi occhi celesti, così meravigliati e vivaci, le ricordano quelli di Naruto. Sente un groppo formarsi in gola, insieme all’improvviso senso di nausea.
«Sono venuta qui per chiederti scusa…». La voce di Ino, solitamente allegra ed esuberante, oggi le appare estremamente debole. «Non avrei dovuto dire a tuo padre dove ti trovavi, ma lui aveva chiamato la polizia, Hinata, e ti stavano cercando da giorni. Non facevano che farmi domande...» si interrompe, deglutendo rumorosamente, «Ho dovuto farlo, prima che finissimo nei guai. Poi tuo padre era così preoccupato e-».
«B-basta, Ino, ti prego» sussurra Hinata, la voce improvvisamente tremante, «Non voglio ascoltare una parola di più. I-io mi e-ero fidata di te e ora per colpa tua non ho più niente».
«Non dare la colpa a me, Hinata! Sai benissimo che tu sei la causa della tua situazione! Se non avessi deciso di scappare buttando tutto al vento, ora di certo non ti troveresti segregata in casa». La parziale verità, nelle parole di Ino, la travolgono. Sa che ha ragione e si odia per questo. La odia.
«Ino, vattene di casa mia, non mi va di vederti più» sussurra, ora estremamente fredda e calma, quasi quanto il mare prima di una tempesta. Anche il suo sguardo, sempre dolce e gentile, ora è diventato più cupo e duro, quasi come quello di suo padre. Ino spalanca gli occhi celesti, che solo ora si accorge essere pieni di lacrime, e la sente dire «Ti prego, scusa, Hinata, non intendevo dire quelle cose. Mi dispiace tanto per quello che ti ho fatto, non puoi nemmeno immaginare». Queste parole fanno innervosire ancora di più la ragazza, che cerca con tutte le sue forze di mantenere la calma. Sta per ripeterle di andarsene, quando la voce di Hanabi giunge dal corridoio, chiamandola. Hinata sospira soltanto, prima di alzarsi dal letto e raggiungere la porta, ben attenta a non sfiorare neanche per sbaglio Ino. «Scendo a sentire cosa vuole, poi ti accompagno all’uscita». Hinata se ne va sbattendosi la porta alle spalle e Ino si lascia sfuggire un singhiozzo, di fronte alla freddezza della sua amica. Sa di aver sbagliato e sa di non meritare il suo perdono, non per averla messa in quella situazione con suo padre, ma davvero non aveva altra scelta. Lo sguardo le cade sul cellullare di Hinata, appoggiato al comodino. Improvvisamente ha un’idea, tanto pazza quanto pericolosa, ma che si sente in dovere di mettere in pratica: forse, in questo modo, potrà ottenere il perdono di Hinata. Afferra il cellullare fra le mani, tendendo l’orecchio pronto a captare ogni singolo rumore, e comincia a sfogliare la rubrica telefonica, in cerca di un numero. Sorride, nel momento in cui quel nome compare sul display e con velocità copia le cifre nella sua rubrica, rimettendo poi il cellulare di Hinata al suo posto. La ragazza ricompare un secondo dopo e questa volta scorge una certa tristezza nel suo sguardo, nel momento in cui le fa cenno di seguirla. «V-vieni, ti accompagno» sussurra soltanto, senza mai guardarla negli occhi.
Ino la segue in silenzio fino alla porta di casa, il cellulare stretto in una mano e quell’idea in testa, che proprio non sembra voler andarsene.

 
Quella sera, a cena, per la prima volta dopo giorni Hinata non sente più quell’atmosfera di ostilità intorno a sé. Mangia in silenzio con la sua famiglia, il padre che come sempre si informa sulla vita scolastica e sportiva di Hanabi, che risponde con entusiasmo ad ogni singola domanda. Quello che più colpisce Hinata è, però, il tono tranquillo del padre, ma soprattutto il fatto che lui, finalmente, decida di parlarle. «Il tuo insegnante ha detto che stai facendo progressi e che svolgi i compiti assegnati con cura e precisione. Mi ha fatto piacere sentirgli dire ciò». Hinata lascia quasi cadere la forchetta sul piatto, per la sorpresa, ma all’ultimo riesce ad afferrarla più saldamente fra le mani. Annuisce semplicemente, guardandolo di rimando con gli occhi spalancati per la trepidazione. «Vorrei premiarti per il tuo impegno, per questo ho deciso di lasciarti uscire, domani pomeriggio» dice, pulendosi con il tovagliolo i lati della bocca. Poi la guarda, severo e autoritario, mentre aggiunge «Ma solo per due ore, e cerca di tornare in orario». Hinata, senza accorgersene, mostra un sorriso allegro e radioso, incapace di contenere tutta quest’emozione. Anche se per poche ore, finalmente sarà libera di uscire da queste mura, di respirare dell’aria fresca e godersi il tiepido sole invernale. Tutte queste emozioni, però, vengono stroncate all’istante dalle parole del padre. «Per sicurezza, Ino verrà con te. Mi sono già premurato di chiamarla per avvertirla dell’uscita… In realtà, è stata proprio lei a suggerirlo, questo pomeriggio». Hinata sente i muscoli irrigidirsi, mentre il sorriso sparisce dal suo viso. Non capisce cosa Ino abbia in mente, ma non si lascerà rovinare il pomeriggio da lei. Perciò annuisce, semplicemente, prima di dire «Grazie, papà». L’uomo annuisce, compiaciuto, prima di addentare un altro pezzo di bistecca.
Hinata, invece, allontana il piatto da sé. All’improvviso non ha più fame.

 
«Ciao, Hinata!». La ragazza dai capelli neri si avvicina lentamente ad Ino, che con una rinnovata allegria la saluta dal cancello di casa, sbracciandosi. In realtà non sembra nemmeno più la ragazza che, un giorno fa, si è presentata nella sua stanza per chiederle perdono. Hinata non sa se sentirsi sollevata o infuriata dal comportamento di Ino, che sembra atteggiarsi come se nulla di male fosse mai accaduto fra loro.
Una volta vicine, Ino le rivolge uno sgargiante sorriso e poi la prende a braccetto, aggrappandosi al suo costoso cappotto bianco. «Sei pronta?» chiede, fissandola con i suoi sgargianti occhi celesti. Hinata non risponde, ma l’altra non sembra farci molto caso, si gira soltanto verso il signor Hyuga che ancora sta sulla porta. «Stia tranquillo, gliela riporterò sana e salva!».
Hinata fa appena in tempo a registrare queste parole, gridate proprio vicino al suo orecchio, prima di essere trascinata via da una Ino eccitata ed esultante, che subito comincia a correre. Hinata sente il fiato mancarle e le guance colorarsi di un rosso intenso, mentre cerca di non inciampare e seguire il ritmo dell’altra. È sempre più confusa e non capisce che cosa stia succedendo, né per quale motivo Ino sembri avere tanta fretta, ma qualcosa nel suo sguardo non la convince. È l’espressione furba e divertita che sfodera ogni volta che nella sua mente ha formulato un piano, tanto complicato quanto immensamente stupido, e che per una ragione o l’altra non va mai a segno.
«Hina-chan, tranquilla» esclama Ino, improvvisamente, «Siamo quasi arrivate! Vedrai che sorpresa ho preparato per te». Queste parole confermano tutte le sue preoccupazioni, tanto che subito percepisce un brivido freddo percorrerle la schiena. Cerca di divincolarsi dalla sua stretta, ma Ino sembra non voler lasciare il suo braccio o rallentare la corsa. «Ino, c-che hai intenzione di fare?!» si ritrova a gridare, quasi, Hinata, ricevendo però solo un sorriso come risposta.
Come promesso, si fermano qualche minuto dopo proprio davanti al parco pubblico della loro cittadina. Hinata cerca di riprendere un respiro regolare, mentre guarda allibita Ino, che invece sembra più tranquilla e felice che mai. «Bene, siamo arrivate! Tu entra dentro, fa una passeggiatina, e ricordati che ci dobbiamo incontrare qui tra due ore… E non fare quella faccia, vedrai che mi perdonerai, poi» esclama Ino, prima di farle l’occhiolino. Hinata fa appena in tempo ad aprire la bocca per ribattere, che la ragazza le ha già dato le spalle e ha cominciato a correre via, canticchiando ad alta voce.
Hinata rimane immobile alcuni attimi, il tempo necessario per realizzare che è rimasta sola e che le è appena stato ordinato di entrare nel parco. Fissa dall’entrata il viale alberato e il prato ben curato e circondato da panchine, indecisa. Le è mancato terribilmente questo posto, che spesso è stato il rifugio in cui si ritirava per leggere, o semplicemente per ammirare la natura attorno a lei. Inspira l’aria fresca e l’odore forte del terriccio umido misto a una fragranza di pino, prima di decidersi a compiere i primi passi.
Si ritrova molto presto a camminare fra il viale principale, finalmente felice di sentire per la prima volta dopo giorni quella agognata sensazione di libertà e appagamento. Si gode il silenzio che la circonda, la tranquillità interrotta solo talvolta dal canto dei passeri e dal suono delle risate di alcuni bambini, che corrono nel piccolo parco giochi lì accanto. Ad un tratto, però, nota qualcosa di strano. Una piccola folla, per lo più di bambini, circonda una panchina poco più avanti. Hinata, curiosa, comincia ad avvicinarsi con una certa lentezza, sentendo una melodia crescere sempre più ad ogni passo. Una volta aver raggiunto la piccola folla, si alza leggermente in punta di piedi, gesto che basta a darle una completa visuale. Non l’avesse mai fatto.  
Un ragazzo biondo sta seduto sullo schienale della panchina, una chitarra acustica appoggiata sulle gambe; pizzica le corde con agilità e precisione, l’espressione completamente assorta. Hinata potrebbe vedere anche i suoi intensi occhi azzurri, se questi non fossero chiusi per la concentrazione. La ragazza sente un fremito nel suo corpo, non sa se di paura o di felicità, e rimane perfettamente immobile, quasi fosse stata pietrificata. Naruto apre gli occhi all’improvviso e alza lo sguardo nella sua direzione, quasi avesse percepito la sua presenza. Smette di suonare, spalancando le labbra in un sorriso dedicato a lei soltanto. Hinata si sente morire, in quell’istante; è come se il cuore avesse smesso di battere e sa che è impossibile, ma non può fare a meno di sentire quella fitta al petto. È una sensazione di nostalgia, felicità, tristezza, paura e senso di colpa, emozioni che si mischiano nel suo stomaco fino a salire ai suoi occhi, che si spalancano nel realizzare che davvero Naruto è lì davanti a lei, che non si tratta di una mera illusione. Il ragazzo distoglie lo sguardo da lei, per puntarlo sugli spettatori che gli stanno davanti.
«Bene, gente! Ora vorrei suonare una canzone un po’ diversa dal mio solito repertorio. È dedicata ad una ragazza» esclama gioioso, prima di tornare a concentrarsi su Hinata, «Mi ha completamente stregato, e voglio che lei lo sappia». Hinata si sente arrossire, mentre gli occhi si spalancano per la sorpresa e l’incredulità. Le mani di Naruto tornano a sistemarsi sulle corde, ma gli occhi celesti rimangono fissi in quelli grigi di Hinata, quasi volessero farle capire che quella musica e quelle parole sono solo per lei. La ragazza riconosce subito le note della canzone, nonostante il diverso arrangiamento, e non può trattenersi dal sorridere. Non riesce a credere che davvero lui si ricordi ancora.
Naruto comincia a cantare e Hinata si perde di fronte alla profondità di quella voce. Non lo aveva mai fatto prima d’ora, ma mai Hinata avrebbe immaginato potesse possedere una voce tale da farle battere il cuore a mille e toglierle il respiro. O forse è quel viso, talmente dolce e sincero mentre pronuncia quelle parole, a procurarle queste sensazioni?

«*Swinging in the backyard, pull up in my fast car, whistling your name.

Open up a beer and I say “get over here and play a video game” ».

La sua voce si fa più acuta ed alta, eppure più roca, mentre continua a cantare.

 «*You’re in my favorite sundress, watching you get undressed, take that body downtown. I say you’re the bestest, lean in for a big kiss, put your favorite perfume on.

Go play a video game».

Sorride e la sua espressione si fa ancora più intensa, tanto da far arrossire Hinata ancora di più. Eppure basta un attimo, per riempirle il cuore di felicità.

 «*It’s you, it’s you, it’s all for you, everything I do. I tell you all the time: Heaven is a place on Earth with you, tell me all the things you wanna do. They say that you like the bad guys, honey, is that true? It’s better than I ever even knew».

Naruto la guarda ancora una volta negli occhi, mentre pronuncia le ultime, intense, parole.

«*They say that the world was built for two, only worth living if somebody is loving you.

Hinata, now you do»

Le dita suonano le ultime note, prima di rimanere immobili. Scoppia un applauso fra la piccola folla, ma il ragazzo dai capelli biondi sembra avere occhi solo per la ragazza che, pietrificata, continua a ricambiare il suo sguardo. Rimangono fermi così, senza il coraggio di avvicinarsi e rompere quel momento, quasi avessero paura che tutto potrebbe cadere in frantumi se lo facessero. Hinata sente ancora il peso di quelle bugie mantenute per mesi, ma decide di non pensarci. Naruto è lì, di fronte a lei, e le ha appena cantato una dichiarazione d’amore. Sì, d’amore.
È proprio lui a rompere il momento, alzandosi dal suo posto e sistemandosi la chitarra sulla spalla, prima di avvicinarsi a lei con passi veloci. Hinata si prepara al chiarimento che sicuramente dovrà esserci, alle spiegazioni che dovrà dare ai suoi dubbi, ma Naruto la sorprende ancora una volta. La stringe fra le sue braccia, aggrappandosi a lei, e affonda il viso nell’incavo del suo collo, una mano fra i suoi capelli corti. Hinata rimane immobile e sorpresa per alcuni attimi, prima di rispondere a quell’abbraccio, gli occhi improvvisamente inumiditi dalle lacrime. «Mi sei mancata, Hinata» sussurra Naruto, sulla stoffa del suo cappotto. Hinata riesce solo ad annuire, prima di aggrapparsi alla sua felpa arancione e appoggiare una guancia ai suoi capelli biondi. Hanno ancora quell’odore di shampoo comune, tanto semplice e per questo terribilmente perfetto. Sì, le è mancato davvero.
E per la prima volta, dopo giorni, si sente finalmente libera.

 
«E così Sasuke mi ha raccontato tutta la faccenda. Avrei voluto contattarti e ritrovarti, in qualche modo, ma non sapevo come… Il fatto è che non ero convinto fosse una buona idea farmi sentire attraverso un telefono. Poi è arrivata quella chiamata della tua amica, sono salito sul primo treno e così eccomi qui».
Hinata si sente arrossire, mentre abbassa lo sguardo sul tè fumante appoggiato al tavolino, proprio davanti a lei. Si stupisce di quanto sia ancora difficile abituarsi a quel sorriso contagioso e a quegli occhi tanto vivaci, nonostante tutto il tempo passato insieme. Quando smetterà di farle quell’effetto? Solleva lo sguardo timidamente e si accorge che Naruto si sta concentrando sulla sua cioccolata con aria entusiasta; non può fare a meno di sorridere, di fronte a quella scena. Si guarda attorno, ringraziando che il locale sia poco affollato e permetta loro di mantenere un po’ di privacy e tranquillità. Prende un singolo sospiro, prima di abbassare di nuovo lo sguardo alla bevanda calda e rivolgersi a Naruto, con voce bassa. «P-pensavo ti saresti arrabbiato, n-nel momento in cui lo avresti scoperto».
«Infatti mi sono arrabbiato». Hinata chiude gli occhi, nel sentire quelle parole, e subito si sente una stupida per aver sperato, anche solo per un attimo, che tutto sarebbe tornato come prima. Ovviamente lui non l’ha perdonata.
«Ero arrabbiato. Ma ho pensato che, per realizzare il mio sogno, avrei fatto la stessa identica cosa». Hinata alza lo sguardo sorpresa e scorge il sorriso felice di Naruto, subito sostituito da un’espressione più seria, ma allo stesso tempo dolce. «Poi, ho realizzato anche che non volevo lasciarti andare e che conoscerti come semplice amica ha solamente fatto crescere i miei sentimenti nei tuoi confronti». Hinata sente il cuore perdere un battito, nel momento in cui assimila il vero significato di quelle parole. E la sente, la felicità.
«Naruto…» sussurra, incapace di abbassare di nuovo lo sguardo, e per una volta non le importa del rossore, della timidezza e della sua insicurezza. «S-sono felice di sentirtelo dire, i-io» comincia a dire, ma Naruto le impedisce di terminare quella frase, di dire quelle parole che tanto vorrebbe pronunciare. Si alza dal suo posto in fretta, guardando l’orologio appeso alla parete del locale. «Si è fatto tardi, dobbiamo tornare indietro». Hinata annuisce, prima di lasciarsi prendere per mano e trascinare fuori dal locale. Si sente sconfitta e triste, oltre che piena di un sentimento di disagio. È come se Naruto non avesse voluto sentirle pronunciare quelle parole, ad un tratto. Ma i suoi presentimenti vengono presto soffocati dal calore di quella mano attorno alla sua.

Io ti amo.

 
«Sono tornata!» esclama, non appena varca la soglia di casa e si chiude la porta alle spalle. Nel momento in cui non sente alcuna voce rispondere, estrae il cellulare dalla tasca dei jeans. Invia con un sorriso sulle labbra un sms di ringraziamento ad Ino, prima di vedere la schermata illuminarsi per l’arrivo di un nuovo messaggio.

Naruto Uzumaki
Oggetto: -
Che ne dici se domani andiamo al cinema? =)
Mi manchi già

Hinata sente le guance avvampare, prima di sfilarsi le scarpe e avvicinarsi con una certa velocità alla finestra del salotto. Si sistema in ginocchio sul divano, ancora avvolta dal cappotto e il cellulare in una mano, prima di scostare le tende con una certa emozione. Come sempre Naruto è ancora davanti al cancello, il cellulare in mano, e Hinata gli mostra un sorriso prima di rispondergli.

A: Naruto Uzumaki
Re:re
Certo. Anche tu

Si morde il labbro indecisa, poi aggiunge uno smile sorridente ed invia la mail. Torna a guardare Naruto alla finestra, sorridendo nel momento in cui lo vede leggere il messaggio e rivolgerle un sorriso entusiasta. Le manda un bacio con una mano e Hinata ride, mentre anche lui fa lo stesso. Vorrebbe tanto gridargli di rimanere con lei, che non è necessario si separino anche questa sera, ma poi non riesce a trovarne il coraggio. Quel paio di occhi azzurri, terribilmente profondi, continuano a tenerla legata a loro e Hinata non riesce, e non vuole, spostarsi da quella finestra. Appoggia una mano al vetro, quasi potesse attraversarlo e raggiungere invece il viso di Naruto. Il suo Naruto. Rimangono immobili a guardarsi attraverso il vetro che li separa, fin quando una voce alle sue spalle non fa sobbalzare la ragazza. «Che stai facendo?».
Hinata chiude in fretta la tenda, prima di voltarsi spaventata verso il padre, che dalla porta la osserva con sguardo sospetto. «N-niente» esclama, prima di alzarsi dal divano e dirigersi verso la sala d’ingresso, decisa ad evitare il padre e i suoi interrogatori.
«Ultimamente ti stai comportando in modo strano. Dove andate tu ed Ino ogni pomeriggio? Sempre che sia lei, poi, la persona con cui esci». Questa accusa velata del padre la immobilizza sulla porta, facendole sentire per la prima volta la paura di essere scoperta. E se suo padre sospettasse qualcosa? Se scoprisse la verità non la lascerebbe più uscire e questo vorrebbe dire non rivedere più Naruto. Non sa per quanto tempo il ragazzo rimarrà ancora con lei, prima di tornare a Tokyo per il concerto, e non vuole rovinare queste poche occasioni che le rimangono a causa di suo padre. «Io e Ino facciamo spesso delle passeggiate e, sì, e-esco solo con lei… e con Kiba, a-a volte». Dette queste parole, prosegue il suo tragitto verso la sala d’ingresso, si toglie il cappotto bianco e subito sale le scale, correndo fino a camera sua. Quando finalmente è di nuovo sola, e al sicuro, si distende sul letto e con un sorriso ripensa all’ennesimo pomeriggio trascorso con Naruto. È da quasi una settimana, ormai, che i due si incontrano, per una passeggiata al parco o un giro in centro. Hinata cerca di vivere quei momenti senza pensare al fatto che presto dovrà vederlo allontanarsi di nuovo da lei e, stranamente, questa tecnica sembra funzionare. Non c’è più traccia dell’imbarazzo iniziale e della paura di non essere abbastanza per lui, o di essere odiata per la sue bugie. In realtà, questo pomeriggio, Hinata ha avuto la prova che davvero il ragazzo ricambia i suoi sentimenti e ciò l’ha riempita di una tale felicità da farla stare distesa sul materasso con un enorme sorriso sul viso per lunghi minuti, il cellulare stretto al petto. Chiude gli occhi, cercando di visualizzare di nuovo il volto di Naruto quando le ha detto quel «Sai, credo proprio di amarti». Hinata lo sapeva già, lui glielo aveva già fatto capire con quella canzone cantata sulla panchina del parco, ma sentirglielo dire direttamente, con quelle poche semplici parole, è stato diverso. Sospira felice, prima di aprire di nuovo gli occhi e controllare se ci sono nuovi messaggi. Reprime un pizzico di delusione, nel momento in cui scorge il nome di Ino, invece di quello di Naruto, ma poi si lascia sfuggire un sorriso.

Ino
Re:re
De nada, mi amòr!
Ma adesso raccontami tutto,
esigo una narrazione dettagliata degli eventi*^*

Ino… sempre la solita.

 

 
Hinata rimane seduta in silenzio, guardando il ragazzo al suo fianco di sottecchi. Naruto si è comportato in modo strano per tutta la durata dell’appuntamento e Hinata davvero non riesce a capire cosa possa essere accaduto. In realtà, teme di aver fatto o detto qualcosa che l’ha innervosito, senza volere. Si lascia sfuggire un sospiro, nel momento in cui si accorge della mascella contratta del ragazzo; non ha ancora visto il suo solito sorriso e ha notato che il ragazzo cerca di evitare di incrociare il suo sguardo in ogni modo possibile. Hinata cerca di concentrarsi sulla fine del film, per poi cedere un attimo dopo. La sua mano cerca quella di Naruto, fino a trovarla e stringerla delicatamente. Nel momento in cui lui la stringe di rimando, facendo in modo che le loro dita si intreccino, Hinata si sente arrossire, ma allo stesso tempo è sollevata da questo gesto. Si volta verso di lui, aspettandosi di vedere il suo sorriso, ma si sente come pietrificata nello scorgere la sua espressione ancora più rigida e dura di prima. Il film finisce, accompagnato dai titoli di coda e dalle luci che, improvvisamente, illuminano la sala. Hinata e Naruto rimangono seduti, nonostante tutte le persone attorno a loro si affrettino verso l’uscita, incapaci di guardarsi o parlarsi. Alla fine, Naruto decide di alzarsi e in silenzio, senza mai lasciare la sua mano, incita Hinata a seguirlo.
Si trovano fuori, all’uscita del cinema, quando finalmente il ragazzo decide di parlare, facendo sussultare Hinata. «Andiamo a fare una passeggiata, ti va?» chiede lui incerto, ancora senza guardarla negli occhi. Hinata annuisce, prima di affiancarlo e cominciare a camminare, senza sapere dove. Si sente insicura e spaventata dal comportamento innaturale di Naruto, tanto che ora sente le lacrime creare un velo nei suoi occhi, facendoli pizzicare. Si trattiene dallo sfregare gli occhi, con la paura di farle sgorgare sulle sue guance e che Naruto se ne accorga.
«Hinata… Ti devo parlare, è una cosa importante» sussurra ad un tratto Naruto e la ragazza stringe più forte la sua mano, come cenno d’assenso. Ha paura che la sua voce tremerebbe, se gli rispondesse.
«Forse è stato uno sbaglio, tutto questo. Non sarei mai dovuto venire qui e obbligarti ad uscire con me, anche se per qualche giorno».
Hinata spalanca gli occhi, prima di fermarsi e obbligarlo a fare lo stesso. Non le importa più che lui si accorga delle sue lacrime, non ora.
«C-cosa stai dicendo?» chiede, spaventata dalla piega che la serata sta assumendo. Naruto spalanca gli occhi azzurri, forse accortosi delle sue lacrime, ma non dice nulla. Semplicemente abbassa lo sguardo, serrando le labbra.
«Sto dicendo che sarebbe meglio se finisse qui» sussurra, prima di passarsi una mano fra i capelli biondi. Le sue parole colpiscono Hinata come una stilettata al petto, moncandole il fiato. Le lacrime, finalmente, cominciano a scendere sulle guance e la ragazza può sentire indistintamente il suo labbro inferiore tremare, come il resto del suo corpo.
«N-non capisco…P-perché?» sussurra soltanto, cercando di controllare la sua voce.
«La verità è che non dovresti stare con uno come me… Potresti avere tutto nella vita, non te ne rendi conto? Hai una bella casa, una famiglia che ti vuole bene, mentre io non potrei mai darti nulla» esclama, improvvisamente nervoso e quasi arrabbiato, «Dovresti trovarti qualcuno del tuo stesso livello, non un chitarrista stupido e perdente come me».
Hinata lascia la mano di lui con uno strattone, incapace di sentire altro. La verità è che non crede a nessuna di queste parole, troppo stupide e infantili anche solo per essere concepite. Non può credere che Naruto la stia lasciando solo per dei motivi del genere.
«D-dimmi la verità, Naruto. Volevi prenderti g-gioco di me, per avere la tua piccola vendetta personale, non è vero?» esclama, ignorando di trovarsi su una strada pubblica, e probabilmente al centro dell’attenzione dei passanti. In questo momento esiste solo il volto di Naruto, contratto in una smorfia che mai aveva visto, prima d’ora. Si sente tradita, presa in giro e soprattutto stupida. Non avrebbe dovuto credergli, non avrebbe mai dovuto…
«N-non avrei mai dovuto innamorarmi di te» sussurra, prima di abbassare di nuovo lo sguardo. Naruto appoggia le mani sulle sue spalle, obbligandola a guardarlo. Si stupisce nel vedere quell’espressione triste, sul suo viso.
«Tu non capisci! Io lo sto facendo per te, non ti ho mai presa in giro!... Accidenti, io non ti merito, Hinata, e tuo padre non mi accetterà mai» esclama, improvvisamente vicino al suo viso, i grandi occhi celesti fissi nei suoi. Hinata comincia a tremare, ora consapevole della verità. Ecco come si spiega il comportamento di Naruto.
«Hai parlato con mio padre… Scommetto che è stato lui a metterti in testa queste sciocchezze!».
Naruto non risponde, ma invece abbassa subito lo sguardo. Hinata sussulta, realizzando che questo deve essere accaduto ieri pomeriggio, quando suo padre l’ha scoperta mentre osservava Naruto dalla finestra del salotto.
«Mi dispiace, Hinata» sussurra, appoggiando il viso sulla spalla di lei, «Io ti amo». La ragazza vorrebbe dirgli che non dovrebbe ascoltare le parole di suo padre e che, sì, anche lei lo ama. Lo ha sempre amato, sin dal primo momento in cui ha intravisto il suo solare sorriso su quel treno. Ma Naruto, ancora una volta, non le lascia il tempo di esprimere i suoi sentimenti. Le labbra di lui si appoggiano sulle sue, dolci e delicate, tanto da lasciarla immobile e terribilmente confusa. Fa in tempo a percepire le sue guance diventare ancora più rosse, prima che Naruto si stacchi velocemente da lei e le dia le spalle, per poi correre via. La ragazza rimane immobile, le lacrime che continuano a scorrere sulle sue guance, finché la figura del ragazzo non sparisce del tutto dalla sua vista. Le parole non dette rimangono, invece, nell’aria, pesando su di lei come un macigno. Non avrebbe mai pensato che sarebbe accaduta una cosa simile. Sembra quasi che il Destino, ancora una volta, abbia preso una svolta improvvisa e l’abbia privata di ciò che più ama. Come sua madre, anche Naruto se ne è andato via da lei. Io ti amo.
Chiude gli occhi, sperando di riaprirli e ritrovarsi distesa sul suo letto, invece che in piedi su quella strada, il tempo sufficiente per realizzare che si è trattato di un incubo. Ma quando li riapre c’è ancora la stessa sensazione di freddo e solitudine, ad avvolgerla. Mi dispiace, Hinata. Io ti amo.
Avrebbe dovuto saperlo fin da subito, che la sua felicità non sarebbe durata per sempre.

 
Hinata sta distesa sul suo letto, a pancia in giù, mentre percepisce la mano di Ino accarezzarle affettuosamente la schiena. Affonda il viso nel cuscino, forse in un vano tentativo di soffocare. Morire sarebbe un modo efficace di dimenticare tutto ciò che è successo ore fa, ma sa che alla fine non servirebbe a nulla. Si sente in colpa per aver chiamato Ino ed averla obbligata a venire a casa sua, in cerca di conforto. Il fatto è che non sa se, da sola, sarebbe riuscita a passare un pomeriggio tranquillo, senza lasciarsi andare ogni secondo a quella strana sensazione di abbandono e nostalgia. Non ha più pianto da quando, ieri sera, Naruto l’ha lasciata definitivamente. Si è limitata a fissare il muro con aria assente, fin quando Ino non si è precipitata nella sua stanza ed è scoppiata in lacrime, nel vedere la condizione in cui era ridotta. E così si è ritrovata a consolare, invece di essere consolata. Strano, il Destino.
«Grazie per essere venuta, Ino» sussurra, mostrandole un debole sorriso. Ino ne accenna uno di rimando, prima di sistemarsi meglio sul materasso. Rimangono in silenzio per qualche attimo, mentre ascoltano il temporale infuriare, al di là delle tapparelle chiuse. Perfino il tempo sembra rispecchiare l’umore di Hinata.
«Sai, penso di capire perché Naruto si è comportato in quel modo» esclama ad un tratto Ino, attirando l’attenzione dell’amica. «Certo, si è comportato da idiota, ma non pensi l’abbia fatto perché davvero ci tiene a te? Infondo non sai quello che tuo padre gli ha detto… Potrebbe averlo minacciato, oppur-».
«Ino, per favore… Non ce la faccio più. Sono stanca di chiedermi perché Naruto mi ha lasciata, o di cercare delle spiegazioni meno dolorose. Il fatto è che mi ha lasciata». Hinata appoggia una guancia sul cuscino, mentre sente gli occhi chiudersi per la stanchezza –o per impedire a nuove lacrime di uscire-. «N-non importa per quale motivo l’abbia fatto».
Sospira pesantemente, sentendo le forze abbandonarla definitivamente. La verità è che lei non è mai stata abbastanza per nessuna cosa. Non è stata abbastanza forte da impedire a sua madre di lasciarli, o da impedire a suo padre di distruggere il suo basso e il suo amore per Naruto. Non è stata abbastanza coraggiosa da inseguire Naruto e dirgli che lo ama. È solo colpa sua, se tutti i suoi sogni finiscono per infrangersi.
Ad un tratto, però, viene scossa da Ino. La sua migliore amica l’afferra per le spalle, girandola in modo da poterla guardare negli occhi. «Smettila di essere insicura! Devi darti una mossa, Hinata, se vuoi vivere la tua vita come desideri, e non come tuo padre ha deciso per te. Non voglio credere che lascerai che ti porti via anche Naruto!».
«Non è stato mio padre a portarmi via Naruto, ma lui stesso a deciderlo!».
Le due amiche si guardano in silenzio per alcuni secondi, prima che Ino lasci la presa su Hinata, che però rimane ferma immobile. Sta ripensando alle parole della sua amica, lasciando che lentamente la sua mente assimili la verità contenuta in esse. Davvero si lascerà scivolare via anche l’ultimo sogno?
Ino sembra scorgere questo pensiero sul suo volto, perché le sorride entusiasta. Ed eccola, di nuovo, l’espressione furba e calcolatrice che assume quando sta elaborando uno dei suoi assurdi piani. Finiscono sempre male, ma a nessuna delle due importa in questo momento.
«Sai che farei, al tuo posto? Mi informerei sugli orari del primo treno per Tokyo, preparerei una valigia e me ne andrei direttamente da Naruto, per convincerlo a stare con me, con le buone o con le cattive».
Hinata sorride, prima di annuire. «Proverò con le buone, prima».
Ino comincia a ridere e subito balza giù dal letto, aiutando Hinata a fare lo stesso. Appoggiate le mani ai fianchi, esclama «Bene, io accendo il computer, tu occupati della valigia!».
Hinata si sente improvvisamente, e stranamente, felice, mentre tira fuori la valigia dall’armadio e comincia a riempirlo di vestiti raccattati a caso. È come se sentisse di nuovo quella sensazione di libertà che aveva provato solo accanto a Naruto, e al suo basso, e forse sta facendo una pazzia, ma allo stesso tempo si rende conto che deve farlo. È come se stesse per attraversare una linea invisibile che delimita la sua intera esistenza; solo superata questa, potrà dirsi di aver veramente compiuto un passo avanti e di essersi lasciata alle spalle tutta la sua insicurezza. Le ultime parole sussurrate da Naruto continuano a susseguirsi nella sua mente, quasi a ricordarle che il ragazzo prova dei sentimenti per lei. Altrimenti non le avrebbe sussurrato quel ti amo, né tantomeno le avrebbe dato quel bacio, no? Si sente arrossire di nuovo, a questo pensiero.
«Hina-chan, brutte notizie, anzi, pessime. Il primo treno disponibile è alle tre di notte, sai che significa?» esclama Ino, seduta alla scrivania di fronte al pc di Hinata. La ragazza scuote la testa, cercando di capire dove stia il problema. Se non prenderà quello, partirà con quello successivo, no? «Significa che sarò costretta ad accompagnarti!».
Hinata rimane immobile alcuni secondi, prima di ricambiare il sorriso di Ino. Si sente ancora più sicura, ora, nel sapere che non sarà da sola. «Finisci di preparare quella valigia, poi verrai a casa mia. Chiederò a Kiba di darci un passaggio fino in stazione, che ne dici?» suggerisce Ino, ricevendo in risposta un “sì” entusiasta di Hinata.
Tutto sembra andare per il meglio, finché non arriva il momento di affrontare il padre.
Ino la tiene per mano e le rimane accanto, mentre il signor Hyuga le osserva in silenzio dalla sala da pranzo. Hinata scorge l’espressione allarmata di Hanabi, seduta alle spalle dell’uomo. «Dove pensi di andare, con quelle valigie?» esclama suo padre, spostando lo sguardo da Hinata alla valigia che stringe in una mano. Hinata inghiotte la saliva che sembra essersi bloccata in gola, prima di rispondere. «Io e Ino andiamo a Tokyo per qualche giorno. Vado a trovare Naruto» dice, osservando l’espressione del padre diventare ancora più furente, nel sentire nominare il nome del ragazzo.
«Pensavo vi foste lasciati» esclama, senza cercare di nascondere il suo disappunto. Hinata sente una fitta allo stomaco, nel vedere confermarsi i suoi sospetti. «Allora sei stato davvero tu…» sussurra, cercando di mantenere la sua voce ferma. Suo padre annuisce, prima di abbassare lo sguardo. «È giusto così, Hinata. Lui non fa per te».
La ragazza si sente riempire di rabbia, nell’udire queste parole uscire dalla bocca del padre. Non può credere che proprio lui abbia potuto farle una cosa simile; fino a che punto potrebbe spingersi, pur di obbligarla a fare ciò che lui desidera per lei? All’improvviso è stanca, terribilmente stanca, e non le importa più di nulla. Osserva le mura di quella casa, che ora le appaiono davvero come una gabbia in cui è stata chiusa e intrappolata.
«S-sono stanca di sentirti dire cosa sia giusto o sbagliato per me. Papà, sono io a dover decidere della mia vita!» esclama, con una forza e determinazione che mai avrebbe sperato di avere. Ino si volta leggermente a guardarla, gli occhi spalancati quanto quelli del padre e di Hanabi. Però, subito dopo, le sue labbra si curvano in un sorriso d’orgoglio.
«Hinata ha ragione, signor Hyuga!» esclama, agitando un braccio in aria, «Ormai è in grado di decidere per sé e per la sua vita, che lei voglia stare con Naruto in una band, o con un miliardario in una villa. E se la prima risulta essere la sua scelta, lei deve semplicemente accettarla!». Hiashi Hyuga rimane pietrificato e in silenzio, incapace di ribattere. Semplicemente i suoi occhi grigi rimangono fissi in quelli di Hinata, sbarrati. «Hinata, vieni… Arrivederci signore» esclama Ino, trascinando l’amica verso la porta.
«Se davvero hai intenzione di andartene, non osare tornare più in casa mia, hai capito?!» grida suo padre, mentre la porta sbatte dietro di loro con un tonfo sordo.
Hinata tira un sospiro di sollievo nel momento in cui sente l’aria fredda accarezzare il suo viso. Kiba le aspetta in macchina, appena fuori dal cancello, e le due ragazze salgono velocemente, sperando di non essere fermate dal padre di Hinata.  
La ragazza appoggia la fronte al finestrino dell’auto, mentre alcune lacrime cominciano a sgorgare dai suoi occhi. È sicura di aver visto gli occhi grigi di suo padre fare lo stesso, prima che Ino la trascinasse via.

 
Alle tre di notte, valigie alla mano, Ino e Hinata partono insieme al treno diretto alla stazione di Tokyo. Convincere i genitori di Ino a lasciarla stare fuori di casa per alcuni giorni non è stato affatto complicato, anche se suo padre non si è dimostrato particolarmente entusiasta.
La ragazza dai corti capelli neri osserva il cielo scuro fuori dal finestrino, mentre l’amica continua a parlare e a parlare, incapace di contenere la sua emozione. In realtà, Hinata si sente estremamente felice al pensiero che fra poche ore potrà rivedere Naruto. Qualcosa dentro di lei le dice che tutto, questa volta, finirà per il meglio e che non saranno più costretti a dirsi addio.
Sorride al suo riflesso sul vetro, ignorando le occhiaie e gli occhi leggermente gonfi a causa del pianto; si sistema la frangetta e i capelli, sentendosi subito tanto eccitata che le guance le si colorano di rosso. Pensa ancora una volta al viso sorridente di Naruto, così diverso da quello che ha visto al loro ultimo incontro, e chiude gli occhi, mentre appoggia una mano all’altezza del cuore. Lo ama. Lo ama davvero.
Eppure rimane un pizzico di dubbio dentro di lei, come se tutto fosse solo pronto ad esplodere. Le infonde un senso di angoscia improvviso, che si mischia con il sentimento di felicità e amore che ha provato fino a qualche momento fa. Osserva l’amica di fronte a lei, che ora ha preso a giocherellare con il suo cellulare.
«Ino, credi davvero che tutto finirà bene? E se lui davvero non mi volesse più, non per quello che mio padre gli ha detto, ma perché non mi ama?» sussurra, attirando su di sé quel paio di occhi celesti. L’amica la fissa incredula per qualche attimo, poi spalanca gli occhi e con un sorriso sicuro esclama «Ma certo! Vedrai, da domani sarai la ragazza più felice sulla faccia della Terra».
Non sa perché, ma quelle parole la convincono del tutto. Si appoggia allo schienale della poltroncina, poi infila gli auricolari nelle orecchie e chiude gli occhi.

It’s you, It’s you, It’s all for you, everything I do
I tell you all the time: Heaven is a place on Earth with you

Hinata si addormenta in fretta, un sorriso sulle labbra e la convinzione che, sì, tutto finirà per il meglio.

 

 

Spazio Soleggiato dell’Autrice:

Ben ritrovate, oh dolci e adorabili persone che avete avuto la forza d’animo di arrivare fino a qui *^*
Come promesso, eccomi ad aggiornare con il terzo e penultimo capitolo di “Twist of Fate” :D Capitolo che, tra l’altro, non mi convince pienamente… È stato un parto all’epoca scrivere la parte finale, e ancora sono sicura che faccia schifo, perciò non mi stupirei di ricevere recensioni a bandierina rossa o di lettori leggermente alterati. Ma posso spiegare :D Nel mito originale, una volta essersi finalmente dichiarati il loro amore, il protagonista maschile decide di presentarsi al padre della ragazza per chiederla in sposa, ma la sua richiesta viene ovviamente –perché è sempre così ._. - rifiutata. A questo punto i due si dicono addio e il ragazzo viene gentilmente scortato fuori dalla casa dell’amata dalle guardie. Olè! Perciò, ho deciso di reinterpretare la cosa come avete visto/letto ^^
Spero che il modo in cui Ino e Hinata si sono riavvicinate vi sia piaciuto : ) Mi sarebbe dispiaciuto lasciare le cose in quel modo, e poi l’espediente di Ino che chiama Naruto e organizza una sorpresa per Hina-chan mi piaceva troppo *^*
Ah, giusto! Il testo della canzone cantato da Naruto presenta alcune modifiche dall’origine, in quanto ho pensato di modificarlo per renderlo adatto ad un ragazzo, su ispirazione di questa cover stupenda (
http://www.youtube.com/watch?v=iaqJ4kDupxI ).  Qui (http://www.youtube.com/watch?v=PFlX4sNsKHk ) l’originale di Lana Del Rey (che mi ero dimenticata di linkare xD). Ho pensato di scrivere qui anche la traduzione del testo da me modificato, per rendere più comprensibile il testo ^^ :
*Andando avanti e indietro nel cortile, fermo la mia macchina veloce, fischiettando il tuo nome. Apro una birra e ti dico “Vieni qui e giochiamo a un video gioco”.
Tu indossi il mio prendisole preferito, ti guardo svestirti, porta quel corpo in centro città. Dico che sei il meglio del meglio, mi sporgo per un grande bacio, metto il tuo profumo preferito. Andiamo a giocare a un video gioco.
È per te, per te, tutto quello che faccio è per te. Te lo dico ogni volta: “il Paradiso è un posto sulla Terra con te, dimmi tutto quello che vuoi fare”. Hai detto che ti piacciono i cattivi ragazzi… Tesoro, è vero? È meglio di quanto abbia mai saputo. Dicono che il mondo è stato costruito per due e che vale la pena vivere solo se qualcuno ti ama. Hinata, ora lo fai.

Oddio, amo troppo questa canzone *^* Il ritornello alimenta il mio lato romantico in un modo assurdo xD
… Anche questa volta sono riuscita a scrivere delle note più lunghe della storia in sé (?)! Yeee :D

 E per finire, il mio amato angolo dei ringraziamenti. Vorrei ringraziare tutte le Magnifiche persone che hanno inserito questa storia fra le preferite, le seguite e le ricordate, e coloro che hanno recensito gli scorsi capitoli, perché mi rendete felice come una Pasqua e mi fate sentire un po’ meno una causa persa :D E, ovviamente, ringrazio anche coloro che seguono questa storia silenziosamente ^^ Mi piacerebbe tanto che mi lasciaste una vostra opinione, in modo da poter capire cosa vi è piaciuto e cosa di meno, in modo da poter migliorare ;) –se vedete orrori grammaticali non fatevi scrupoli nel comunicarlo, perché non sono sicura di aver corretto ogni cosa ^^”-
A tutti voi un abbraccio virtuale da Me *^*  

 

Baci, e a giovedì, con l’ultimo capitolo di questa storia (ed ecco, sento già la nostalgia ;_;)

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Capitolo 4
*** Capitolo quarto ***


twist of fate

*forse arriverà un momento in cui vorrete ricorrere alle spranghe, ovviamente da usare come oggetto contundente sulla sottoscritta, ma vi prego di arrivare fino alla fine in ogni caso ^^ Non ve ne pentirete (spero)

 

 

Twist of Fate

 

 

 

Capitolo quarto

 

 

Hinata bussa alla porta dell’appartamento, il cuore in gola. Ino le sorride per rassicurarla, mentre ascoltano dei rumori provenire dall’altra parte della porta, e Hinata chiude gli occhi, preparandosi agli istanti che stanno per arrivare. Non appena sente la  chiave girare e uno spostamento d’aria davanti a sé, inspira forte quel profumo di menta mischiato a fumo, tanto familiare da farla sentire improvvisamente a casa, prima di aprire di nuovo gli occhi. Ad un tratto viene avvolta da un familiare senso di malinconia, che le attorciglia le viscere in una morsa stranamente piacevole. È come se, dopo anni e anni di viaggi e difficoltà, avesse finalmente raggiunto il posto per lei, quello che stava cercando da tempo. Con un gesto impulsivo, e che sicuramente più tardi rimpiangerà, si getta su Sasuke avvolgendo la sua vita stretta con le braccia. Lo sente irrigidirsi e trattenere il fiato, prima di liberarlo di nuovo e appoggiare le mani sulle sue spalle, per allontanarla. «Hinata?» chiede, con una voce tanto stanca e roca da farla sussultare. La ragazza solleva il viso per guardarlo e rimane scioccata, nel momento in cui scorge delle profonde occhiaie sotto ai suoi occhi. Resta immobile ad osservare l’aria distrutta e stanca del ragazzo, quegli occhi neri, un tempo penetranti, ora improvvisamente spenti e arrossati, e la pelle ancora più bianca del solito.  «Sasuke» sussurra soltanto, priva di parole.
Il ragazzo abbassa lo sguardo e fa per parlare, ma un altro arrivo interrompe la scena. Hinata percepisce una presenza alle spalle di Sasuke e subito intravede una ragazza dai corti capelli rosa, e l’aria stanca quanto quella del ragazzo. Hinata si sente arrossire, terribilmente imbarazzata. Sa che avrebbe dovuto chiamare per avvertire, prima di presentarsi qui tra capo e collo.
«M-mi dispiace tanto di avervi interrotto, io… P-penso che io ed Ino ce ne andremo, ora» esclama tenendo lo sguardo basso, mentre comincia a voltarsi per raggiungere l’amica, qualche passo più indietro. È la mano di Sasuke, però, a fermarla. Si aggrappa al suo braccio, spingendola a guardarlo di nuovo.
«Hinata, non te ne andare… Ti devo parlare di una cosa importante» sussurra, voltandosi leggermente verso la ragazza alle sue spalle. Hinata si stupisce, nel vedere l’espressione stupita e triste sul viso della ragazza. Sasuke apre la porta ancora di più, facendo cenno loro di entrare nell’appartamento; subito dopo vengono accompagnate fino al piccolo salotto, che provoca molti ricordi in Hinata. Come dimenticare le serate passate tutti insieme su quel divano, a suonare o a guardare un film. Le sembra quasi di vedere la figura di Naruto, sorridente e spensierata, mentre corre attorno al tavolino esultando per la vittoria ad un video gioco, e si sente improvvisamente triste. Si guarda attorno, prima di sedersi accanto ad Ino, ma non c’è nessuno tranne Sasuke e la ragazza dai capelli rosa.
I due si siedono davanti a loro, su un altro divanetto che Hinata non ricorda ci fosse qualche mese fa. Probabilmente l’hanno comprato di recente. Cala un’atmosfera di imbarazzo terribilmente pesante, che fa desiderare a Hinata di non essere qui; non ha più sentito Sasuke da quando è partita e, ora che sta osservando di nuovo il viso di quel ragazzo burbero ma protettivo, il suo amico, si sente in colpa per non averlo chiamato, come aveva promesso di fare.
Sasuke si schiarisce la voce, prima di dire «Hinata, lei è Sakura Haruno. Ricordi, la ragazza di cui ti parlavo?». Hinata annuisce, mentre continua ad osservare il viso di Sakura, notando forse per la prima volta i suoi grandi ed intelligenti occhi verdi. Ora capisce perché Naruto ha avuto una cotta per lei per tanti anni: è bella, con un’aria sicura e forte attorno a lei, eppure allo stesso tempo fragile. Ma non è gelosa, stranamente. Nota subito il modo in cui Sakura sembri sempre ruotare attorno a Sasuke, il suo sguardo che si trasforma nel momento in cui si posa sulla sua figura e come ne imiti i movimenti, inconsciamente.
«P-piacere di conoscerti», dice a Sakura, che in questo momento mostra un debole sorriso. Si rivolge a Sasuke. « Lei, invece, è Ino, la mia migliore amica».
«Piacere di conoscere entrambi!» esclama la diretta interessata, un sorriso entusiasta sulle labbra. Il suo tono di voce stona terribilmente con l’atmosfera nella stanza.
Gli occhi azzurri sono stranamente fissi sul volto di Sasuke, però, e Hinata si lascia sfuggire un sospiro di rassegnazione, indovinando quali siano i sentimenti dell’amica, al momento.
Cala di nuovo uno strano silenzio e trascorrono alcuni attimi, in cui la ragazza si guarda attorno con ansia, prima che si decida a formulare il motivo della sua inquietudine.
«S-Sasuke, dove sono gli altri?». Il ragazzo abbassa lo sguardo, passandosi una mano fra i corti capelli neri. «Sono… fuori. Torneranno tra poco».
Hinata annuisce, mentre sente emozioni contrastanti crescere dentro di lei. Fra qualche minuto, od ora, Naruto tornerà e lei sarà così costretta ad incontrarlo; sente una grande felicità ed aspettativa al pensiero di rivederlo, ma anche un’ immensa paura. Ha paura del suo rifiuto, di vederlo sparire per sempre dalla sua vita. Ha paura che lui non la ami, e questo supera anche ogni possibile sentimento positivo. Ma sa che deve farlo, che deve darsi questa occasione, per vedere se davvero può essere felice.
«Hinata, perché sei qui?». L’improvvisa domanda di Sasuke la fa sobbalzare. Osserva la sua espressione indagatrice, che un tempo l’aveva a dir poco spaventata, prima di raccogliere tutto il suo coraggio e rispondere.
«S-sono venuta per Naruto…». Sasuke e Sakura si guardano, in silenzio, e con un’espressione improvvisamente pietosa sul viso. Hinata sente un groppo formarsi in gola, mentre una domanda preme per essere fatta. «D-dov’è, Naruto?».
Sasuke prende un sospiro profondo, e sembra separare le labbra per rispondere, ma non esce alcun suono dalla sua bocca. Stringe la testa fra le mani, piegato in avanti. Rimane immobile, in silenzio, ma quando il suo busto comincia a tremare, Hinata capisce che sta piangendo; Sakura subito appoggia una mano sulla sua spalla, cominciando ad accarezzargli la schiena con affetto. Hinata non capisce cosa stia succedendo e, quando incrocia lo sguardo di Ino, si accorge che l’amica è confusa quanto lei. Eppure all’improvviso viene avvolta da un brutto presentimento, che crea un dolore al suo petto, allo stomaco. È come se qualcosa di fondamentalmente importante le sfuggisse da sotto il naso, fastidiosamente.
«Hinata». È Sakura a parlare, improvvisamente. «N-Naruto… Lui non c’è più».
«È-è partito per qualche viaggio? Ha lasciato la band?».
Hinata non riconosce nemmeno la sua voce, mentre formula questa domanda. È stupido, ma una parte di lei davvero non vuole riconoscere e capire le parole sussurrate da Sakura, convincendosi che non può essere così. Eppure trema, convulsamente, e cerca in tutti i modi di reprimere le lacrime nei suoi occhi. Non può essere.
«Naruto è morto».

 

Erano andati ad una festa a casa di un amico. Naruto era tornato da poche ore a Tokyo e, dopo una telefonata a Sasuke, li aveva raggiunti. Aveva cominciato a bere, forse per dimenticare, oppure semplicemente per non mostrare la sua tristezza agli amici. All’improvviso aveva cominciato a litigare con un ragazzo, che continuava ad accusarlo di averci provato con la sua ragazza, e avevano deciso di risolvere la cosa con una gara. Sasuke e Shikamaru li avevano seguiti in strada, decisi a fermare Naruto, ma il ragazzo non aveva voluto sentire ragioni. Fu un attimo quello in cui, accelerato troppo e confuso dall’alcool, aveva sbandato con la motocicletta, venendo sbalzato via sull’asfalto.
Sasuke le ha raccontato che era rimasto immobile sulla strada fino all’arrivo dell’ambulanza. Le ha detto che gli è rimasto accanto, stringendo la sua mano, fino a che non l’ha visto spirare. Non l’ha abbandonato e non è morto solo, questo deve saperlo.
Ino stringe la sua mano tutto il tempo, gli occhi azzurri pieni di lacrime, ma tutta l’attenzione di Hinata è concentrata sulla ragazza dai capelli rosa davanti a lei, che continua a raccontare. «Il funerale è stato celebrato questa mattina». La voce di Sakura esce in un sussurro, mentre i suoi occhi tristi non abbandonano mai la figura di Sasuke. «Noi… Siamo tornati a casa prima della sepoltura. Sasuke ed io non avremmo retto nel vedere Naruto-». Mostra una smorfia, rendendosi conto di non essere in grado di aggiungere altro.
Sakura indica ad Hinata anche dove l’hanno sepolto, poche ore fa, dopo il funerale. Le dice anche che se vuole può accompagnarla fino all’entrata, e lei accetta. Prima, però, deve fare una cosa.
È con voce piatta e calma che chiede di andare in bagno, ma mentre si avvia nella stanzetta si ferma per qualche secondo in cucina, perché c’è una cosa importante che deve prendere. Hinata non versa una lacrima, quasi fosse diventata all’improvviso solo un involucro vuoto, incapace di provare qualcosa. In realtà, c’è un sentimento che avanza dentro di lei, mentre fissa il suo riflesso allo specchio posto sopra il lavandino. È un sentimento di desolazione, di chi non ha più nulla da perdere o per cui vivere. Se Hinata potesse ragionare lucidamente, potrebbe accorgersi che Sasuke, Ino, sua sorella Hanabi e perfino suo padre, nonostante tutto, ancora le sono accanto, ma le uniche immagini che riesce a visualizzare sono quelle di un basso elettrico spezzato, un padre furioso che mai la vorrà di nuovo e, infine, un ragazzo dai capelli biondi e gli occhi celesti disteso sull’asfalto, circondato dal suo stesso sangue. Chissà se ha provato dolore, in quei momenti, o se ha pensato a lei.
È questo che si prova quando un sogno viene spezzato?

 
Quando Hinata torna nel salotto, Sakura l’attende in piedi per accompagnarla.
Il viaggio in macchina è silenzioso e pesante, ma Hinata non ha voglia di parlare o ascoltare. Fissa con sguardo vitreo il panorama cittadino scorrere aldilà del vetro, fino a che non scorge l’entrata del cimitero. Sakura accosta e spegne il motore. Hinata spalanca la portiera dell’auto e fa per uscire, ma l’altra ragazza la blocca con una mano. «Lui ti ha amata davvero, Hinata. Non so per quale ragione ti abbia lasciata, ma so che ti amava». La ragazza dai corti capelli neri annuisce, prima di sussurrare un “grazie”, neutro. Sakura lascia la presa e Hinata esce del tutto, sbattendo la portiera dietro di sé.
È con una lentezza esasperante che varca il cancello del tempio, che cammina attraverso le lapidi circondate da alberi di ciliegio, fino ad arrivare nel punto indicatole da Sasuke. Non c’è più nessuno, a quanto pare anche Suigetsu e Shikamaru alla fine hanno deciso di rientrare. Ma è meglio così.
La lapide di Naruto Uzumaki è esattamente come l’ha immaginata. Semplice, di marmo, l’incisione di una chitarra sotto la sua foto, che non rende appieno la bellezza del ragazzo o l’intenso azzurro dei suoi occhi, e una frase che lascia Hinata senza fiato “Non dire mai che i sogni sono inutili, perché inutile è la vita di chi non sa sognare”. Finalmente le lacrime, fino ad ora represse, cominciano a sgorgare dagli occhi chiari della ragazza. Quella frase sembra quasi un colpo basso, una presa in giro. Naruto è morto e i suoi sogni non si sono realizzati, esattamente come non lo saranno mai i suoi. Sognava di poter suonare il basso, di ottenere quella libertà che mai aveva avuto e, soprattutto, di vivere quella libertà insieme a Naruto. Perché solo insieme a lui riusciva a sentirsi libera e in grado di fare qualsiasi cosa; bastava un suo sorriso, caldo e vivace come quello del sole, perché una nuova determinazione e sicurezza nascessero dentro di lei. Invece ora quel sorriso giace su un corpo freddo, in una tomba di marmo.
«L’unica c-cosa che volevo davvero era rimanere al tuo fianco, tenerti per mano» sussurra, scossa dagli improvvisi singhiozzi. «Ma tu te ne sei andato. Naruto, tu mi hai lasciata».
Cade in ginocchio, aggrappandosi con una mano alla lapide del ragazzo che ha amato e che, sì, ama ancora, mentre infila una mano sotto il cappotto bianco, quello che aveva sempre indossato durante quei pomeriggi trascorsi con lui. Quel cappotto bianco che indossava anche nel momento in cui si sono scambiati il loro primo, e ultimo, bacio.
«Naruto… Ti ricordi quello che diceva la nostra canzone? Vale la pena di vivere solo se qualcuno ti ama, e tu lo hai fatto. Sono bastati pochi mesi, solo pochi mesi, per farmi innamorare di te a tal punto da non riuscire più a concepire una vita senza di te». Per una volta, la sua voce non trema. Pronuncia quelle parole con sicurezza, con forza e determinazione. Punta i suoi occhi in quelli di Naruto, che sembra quasi sorriderle attraverso la foto, con uno sguardo allegro.

 
«Sai, Hinata… Credo proprio di amarti». Hinata sussulta, nel momento in cui il ragazzo passa le dita fra i suoi capelli corti, sistemandole una ciocca dietro l’orecchio. Gli occhi celesti rimangono fissi nei suoi, sinceri, e sembrano quasi sorridere anche loro. Hinata arrossisce, incapace di abbassare lo sguardo, quando vede il volto di Naruto avvicinarsi sempre di più al suo. Dovrebbe chiudere gli occhi, forse, ma proprio non ci riesce; sa solo spalancarli, mentre si prepara a ricevere un bacio che non arriva. Naruto semplicemente appoggia il suo naso a quello di lei, sorridendo, prima di sfiorare con le sue labbra la guancia calda e rossa di Hinata. «Sì, credo proprio di amarti».

 
«Se è rimasto qualcosa del tuo spirito e del tuo amore, allora permettimi di rimanere sempre con te» sussurra «E perdonami se non sono riuscita a dirtelo prima… Io ti amo». La mano di Hinata stringe forte l’impugnatura del coltello, mentre affonda la lama all’altezza del cuore, attraverso la stoffa del cappotto. È impressionante la velocità in cui quel bianco candido si macchia di rosso.
Non chiude mai gli occhi, semplicemente li tiene fissi in quelli di Naruto, quasi avesse paura a separarsi da essi. Appoggia la fronte sulla lapide, incurante del dolore e del forte odore del sangue, mentre sente le forze abbandonarla lentamente. Sono lunghi istanti, in cui ogni secondo è scandito da una dolorosa fitta al petto, da dove la vita comincia a fluire lentamente via da lei. Spera che Ino e Sasuke la perdoneranno, che lo faranno pure suo padre e Hanabi, e anche Naruto. Trova la forza di sorridere alla foto, al pensiero che presto non proverà più nulla. Pensa a come debba essere la morte, se c’è davvero la vita dopo di essa e se ci sarà Naruto ad attenderla, dall’altra parte. Due farfalle bianche, bellissime, si posano sulla lapide, a pochi centimetri dal suo viso. Hinata le guarda per qualche istante, prima che queste volino via.
Un ultima fitta al petto e i suoi occhi si fanno vitrei.
Sempre di più. Eppure, non ha paura. Sa che presto sarà di nuovo accanto a Naruto, e che questa volta non dovrà mai più dirgli addio. Forse il suo sogno, in parte, si è realizzato.

 
They say that the world was built for two, only worth living if somebody is loving you. Baby, now you do.




Fine

 

. . .

 


Oppure no?

 

 

Akiko osserva attentamente Minoru, le scure sopracciglia aggrottate e gli occhi neri puntati sullo schermo, sentendo il suo cuore battere all’impazzata. La verità è che teme il suo giudizio quanto teme la sua severità e spudorata sincerità; sa che, se la storia non dovesse piacergli, Minoru glielo dirà chiaramente, elencandole tutto ciò che non funziona o che non l’ha convinto. Eppure, è proprio per questo suo “pregio” che si è affidata a lui.
Il ragazzo dai capelli corvini si allontana dallo schermo, sfilandosi gli occhiali da lettura. Akiko si sistema una ciocca di capelli scuri dietro l’orecchio, mentre si sente arrossire ancora di più. Minoru non dice nulla e questo la spaventa, lasciandola ancora più insicura. Alla fine, si schiarisce la voce, cercando di attirare l’attenzione del suo migliore amico. «A-allora, che ne pensi?» sussurra, cercando di decifrare l’espressione dell’altro.
«Penso che sia carina, anche se alcune situazioni forse sono troppo estreme, ad esempio la parte finale… –e per il tipo di nome Sasuke hai preso ispirazione da me, non è vero?- … Ma mi piace» risponde il ragazzo, senza guardarla. Akiko fa in tempo a tirare un sospiro di sollievo, prima che Minoru si volti improvvisamente verso di lei. «Ma il punto è: perché la stai facendo leggere a me? Sappiamo entrambi a chi hai pensato mentre la scrivevi».
Akiko diventa paonazza, mentre cerca di nascondere il viso dietro la frangetta. «N-non so di cosa tu stia parlando…».
«Se dico “Hiro” ti viene in mente qualcosa?». Minoru mostra all’amica un sorriso beffardo, mentre pronuncia quel nome fatale per il povero cuore di Akiko, che subito si sente morire. Hiro. L’esuberante, vivace, allegro Hiro. Con quei capelli del più brillante biondo che lei abbia mai visto, e quegli occhi che sembrano essere stati strappati al cielo. Hiro, che Akiko ama dal primo momento in cui l’ha visto, quando entrambi avevano otto anni e il bambino si era appena trasferito da una città lontana. La vita di Akiko è cambiata radicalmente, da quando lui è arrivato.
«B-beh, forse hai ragione… Ma non potrei mai fargli leggere questa storia!» esclama, appoggiando entrambe le mani sulle guance, che hanno ora assunto una colorazione tendente al rosso fuoco. Minoru alza gli occhi al cielo, mentre si lascia sfuggire uno sbuffo infastidito. Non sa chi dei due sia peggio, tra lei e Hiro; eppure ha scelto proprio loro, come migliori amici. Potrebbe chiamarlo masochismo.
«Akiko, se non gli dichiarerai mai i tuoi sentimenti come pretendi che lui capisca? È talmente stupido da non sapere nemmeno allacciarsi le scarpe, come potrebbe accorgersi della tua cotta?». Akiko aggrotta leggermente le sopracciglia alla parola cotta, quasi si fosse espresso con un termine riduttivo. Beh, forse lo è davvero.
«Sì, m-ma se lui leggesse questa storia farei una pessima figura!» esclama, prima di abbassare lo sguardo alle sue mani. «Ti prego, Minoru, non dirgli nulla».
Minoru sbuffa di nuovo, prima di tornare a concentrarsi sullo schermo del computer. Invece, potrebbe essere una buona idea fare leggere questa storia a quel baka di Hiro. È talmente ovvio che lui è innamorato di Akiko quanto lei lo è di lui, che gli sembra quasi impossibile che nessuno dei due si sia ancora accorto di essere ricambiato. La verità è anche che è stanco di sentirli vaneggiare in nome del loro amore, per poi scappare con la coda fra le gambe non appena si incrociano in un corridoio, a scuola. Con la coda dell’occhio osserva Akiko, intenta a giocherellare con una matita sopra la sua scrivania, gli occhi sognanti e un sorriso sulle labbra. Alza di nuovo gli occhi al cielo, quando all’improvviso sentono la madre di Akiko chiamarla dal corridoio. La ragazza si alza e si avvia verso la porta, dicendo solamente «Torno subito».
Minoru agisce velocemente, una volta solo. Inserire la sua pennetta, prelevata dalle tasche dei jeans, nella fessura USB è tanto facile quanto copiare e salvare dentro di essa la storia di Akiko. Quando la ragazza torna, qualche minuto dopo, la pennetta è già tornata al suo posto.
«È successo qualcosa?» chiede la ragazza, notando il sorriso compiaciuto di Minoru.
«No, non preoccuparti».

 

Hiro accende il computer curioso ed entusiasta, eppure allo stesso tempo scettico. La parola “sorpresa” non è propriamente parte del lessico comune di Minoru, ma questo favorisce ancora più facilmente a far crescere la curiosità dentro di lui. Infila la pennetta nella fessura USB, sorpreso di trovare solo un documento Word, dentro di essa. Inarca un sopracciglio, mentre si chiede se fosse proprio questo che il migliore amico voleva fargli vedere. Minoru sa benissimo che non gli piace leggere, è troppo noioso. Sbuffa, mentre apre il documento e impallidisce un secondo dopo, nel vedere la scritta “Pagina: 1 di 40” infondo alla schermata. Non si aspetterà mica che io legga una cosa del genere. Il libro più lungo che lui abbia mai letto non ci arrivava nemmeno, alle quaranta pagine: “Le avventure della Mucca Moka”, una pietra miliare dei libri per l’infanzia.
Con aria annoiata comincia a leggere la nota lasciatagli da Minoru, all’inizio della pagina.

 
Baka, questa storia non l’ho scritta io, ma Akiko.

Cerca di leggerla attentamente, e se non capisci qualcosa arrangiati. La tua stupidità anche di fronte l’ovvio non è affar mio.

Buona lettura,

Minoru Uchiha

 

Hiro sente le guance imporporarsi nel leggere il nome di Akiko. La sua dolce, timida, gentile Akiko. Con quei lunghi capelli neri come l’ebano e i grandi occhi grigi, sempre pieni di dolcezza e affetto. La ragazza per cui ha scoperto di provare dei sentimenti solo qualche anno fa, ma con cui sa di non avere possibilità. Una ragazza così intelligente e dolce non potrebbe mai amare uno stupido come lui. Però, se questa storia è stata scritta da lei, allora vale davvero la pena di leggerla.
Dopo essersi chiesto cosa significhi il titolo “Twist of Fate” –ma a questo serve google traduttore-, scorre con il mouse finché non appare la scritta “Capitolo primo”, poi si sgranchisce la voce e comincia a leggere.

 
«Eccitazione. Strano quanto questa sensazione sormonti tutte le altre nella mente e nel corpo di Hinata».

 

 

 

 

 

Spazio Soleggiato dell’Autrice:

Buonsalve a tutti ^^

Ed eccoci giunti alla fine di “Twist of Fate”, la mia prima esperienza con una “long”. Oh, beh, non saprei che dire, se non che… Mi mancherà ;_; Mi è piaciuto tanto scrivere questa storia, per quanto ancora non mi convinca al 100%, e spero possa essere piaciuta a qualcuno :D Se vi ho delusi con questo finale, siete liberi di appendermi al muro e colpirmi come una piñata (sappiate che non contengo caramelle, però ù.ù).
E ora le spiegazioni (immancabili xD):

il suicidio di Hinata. Lo so, lo so, forse è un po’ estremo xD Se volete una spiegazione logica, sappiate che l’ho fatto per ricollegarmi in qualche modo al mito a cui dovevo ispirarmi (lo trovate qui : http://www.associna.com/modules.php?name=News&file=article&sid=574 ) e al suo finale, oltre che alla canzone di Lana Del Rey (vale la pena di vivere solo se qualcuno ti ama)… Se invece volete la spudorata verità, allora sappiate che l’ho fatto per un mio desiderio sadico. In una mia storia, :Aiko:, è morta Hinata, nell’altra mia storia, Shadows, è morto Naruto, e quindi questa volta volevo unirli nella Nera Sorte. Lo so, ho qualche serio problema mentale, non siete gli unici a pensarlo ^^”
Inoltre, non so se avete notato, ma ho pensato in questa storia di presentare il percorso di Hinata nel manga, però al contrario: all’inizio è la ragazzo forte e determinata che è ora, ma nel momento in cui si taglia i capelli le insicurezze cominciano a prendere piede, fino a distruggerla, in un certo senso. È un’idea che ho voluto provare a scrivere, poi non so se è risultato un granché xD

Il finale-finale. Beh, che dire, spero vi abbia colti di sorpresa xD Come da titolo “Cambio di Destino”, che non fa che giocare con i personaggi e cambiare continuamente le carte in tavola, ho deciso di mettere questo effetto-sorpresa alla fine… Non so, spero non sia uscito qualcosa di indecente xD

Non dire mai che i sogni sono inutili, perché inutile è la vita di chi non sa sognare: citazione di Jim Morrison, una delle mie preferite (infatti la potete beccare anche nella mia presentazione xD).

Le avventure della Mucca Moka: Esiste! xD Ricordo che da piccola la mia adorata sorellina leggeva questi libricini di dieci pagine, che parlavano di una mucca che amava la cioccolata. Non so se il titolo della collana è corretta, ma ci siamo capiti ^^”

 

Vorrei ringraziare ancora una volta Mokochan, Yume-no-Namida e ValeHina per i giudizi e i premi, coloro che hanno recensito gli scorsi capitoli (grazie mille per il sostegno *^*) e poi tutte le persone che hanno inserito questa storia fra preferite e seguite:

arcx, Eynis, Fin_Light, FuyuShounen, hinatayhea, iris1996, lanterna_, m4dd499, Mokochan, Narutina_Mary, ReikoITA, Renesmee1993 e Sbamberin

Aine, Ayumi Yoshida, Blutigen91, Di4ever, Dolcemente Complicata, ergo, Fin_Light, Ground, Hayley_chan, JunoEFP, Linduz94, midnightx5, Moya27, naruhinafra, Puffin, Rinalamisteriosa, SanaeEric, Serenere98, silviiii, tama_chan_ e valehinata1992

Grazie a tutti, nessuno escluso –anche ai lettori silenziosi!- ^^ Ancora una volta, spero di non avervi delusi troppo con il finale e di sapere cosa ne pensate :D Mi rendereste felice, mi basa cos poco ;_; (non volete rendermi felice?? *occhidagattoconglistivali*)

Baci a tutti!

Ps: mi mancherà questa storia ;_;  

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