Segreti, bugie, urla, pensieri tristi, risate, follie al tempo dei Malandrini

di sihu
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** UNA GIORNATA NORMALE: URLA, PENSIERI TRISTI, SCHERZI E SORRISI ***
Capitolo 2: *** NESSUNO HA VOGLIA DI ALZARSI! ***
Capitolo 3: *** LEZIONE DI POZIONI ***
Capitolo 4: *** SEGRETI, BUGIE, CONFESSIONI E RICORDI ***
Capitolo 5: *** IN CERCA DI RISPOSTE ***
Capitolo 6: *** RISVEGLI ***
Capitolo 7: *** RICORDI ***
Capitolo 8: *** DECISIONI E CORSE ***
Capitolo 9: *** IMPREVISTI ***
Capitolo 10: *** UN PROBLEMA è RISOLTO ***
Capitolo 11: *** IL PORTALE SI APRE ANCORA ***
Capitolo 12: *** PORTALI, FRATELLI E PADRI ***
Capitolo 13: *** NUOVI ARRIVI E NUOVI AMICI ***
Capitolo 14: *** avviso importante ***
Capitolo 15: *** CHIACCHERE NELLA TORRE ***
Capitolo 16: *** FORSE ABBIAMO UN PROBLEMA ***
Capitolo 17: *** LA PROPOSTA ***
Capitolo 18: *** UN PIANO MALANDRINO ***
Capitolo 19: *** IL MATRIMONIO ***
Capitolo 20: *** QUEL ROMPISCATOLE DI JAMES ***
Capitolo 21: *** IN SALA GRANDE ***
Capitolo 22: *** DISPETTI A COLAZIONE ***
Capitolo 23: *** VENDETTE E CALDERONI ***
Capitolo 24: *** IL TEMA FANTASMA ***
Capitolo 25: *** CHIACCHERE NELLA SALA COMUNE ***
Capitolo 26: *** PUNIZIONE INSIEME - parte prima ***
Capitolo 27: *** DOPPIA COPPIA - parte seconda ***
Capitolo 28: *** GELOSIE ***
Capitolo 29: *** DUE CHIACCHERE CON HERMIONE ***
Capitolo 30: *** PUNTO DI ROTTURA ***
Capitolo 31: *** TEMPO DI DECISIONI ***
Capitolo 32: *** PRESENTE, PASSATO E FUTURO ***
Capitolo 33: *** RITORNI E SPIEGAZIONI ***
Capitolo 34: *** PRESENTAZIONI ***
Capitolo 35: *** UNA TRANQUILLA DOMENICA (più o meno) ***
Capitolo 36: *** PAROLE CONFUSE, BACI, PALLE DI NEVE E DISCORSI SPIATI ***
Capitolo 37: *** DUBBI, INDECISIONI E CHIARIMENTI ***
Capitolo 38: *** SCOPPIA IL PUTIFERIO ***
Capitolo 39: *** CERCANDO HARRY ***
Capitolo 40: *** DA DOVE SI INIZIA? ***
Capitolo 41: *** SULLE TRACCE DI HARRY: LA CASA DELL'INCUBO ***
Capitolo 42: *** SULLE TRACCE DI HARRY: DOVE TUTTO è COMINCIATO ***
Capitolo 43: *** SULLE TRACCE DI HARRY: FANTASMI DAL PASSATO ***
Capitolo 44: *** SEI SUO PADRE.. ***
Capitolo 45: *** DAL PARCO DEL CASTELLO ALL'INFERMERIA ***
Capitolo 46: *** RIFLESSIONI, PENSIERI E BATTAGLIE CON I CUSCINI! ***
Capitolo 47: *** INCONTRO CON LA RAGAZZA MISTERIOSA ***
Capitolo 48: *** UN MOTIVO PER CUI CONTINUARE A COMBATTERE ***
Capitolo 49: *** CORRIDOI DESERTI, TEST E NUOVE MINACCE ***
Capitolo 50: *** LE PECORE NERE DELLA FAMIGLIA BLACK ***
Capitolo 51: *** UNA SERATA MOLTO ROMANTICA ***
Capitolo 52: *** CHIARIMENTI IN VOLO ***
Capitolo 53: *** IL PARADISO E L'INFERNO ***
Capitolo 54: *** TRISTI NOVITA' ARRIVANO AL CASTELLO ***
Capitolo 55: *** NOTIZIE DAL SAN MUNGO ***
Capitolo 56: *** qualcuno trama nell'ombra ***
Capitolo 57: *** LE DECISIONI DI VOLDEMORT, IL TRADIMENTO DI ANDERSON E LA VISITA DEI DUE AUROR. ***
Capitolo 58: *** IL MANIERO DEI POTTER ***
Capitolo 59: *** LEGAMI RITROVATI ***
Capitolo 60: *** COLPI DI SCENA ***
Capitolo 61: *** LA PRIGIONIA DI JAMES ***
Capitolo 62: *** SULL'ORLO DI UNA CRISI DI NERVI ***
Capitolo 63: *** IL QUADRO INIZIA A DELINEARSI ***
Capitolo 64: *** PUNTO DI SVOLTA ***
Capitolo 65: *** VOGLIA DI REAGIRE ***
Capitolo 66: *** TENTATIVO DISPERATO ***
Capitolo 67: *** DI CORSA AL SAN MUNGO ***
Capitolo 68: *** Un tanto atteso ritorno alla normalità ***
Capitolo 69: *** RINTANATI IN BIBLIOTECA ***
Capitolo 70: *** RICORDI DI MISSIONE - LA GROTTA SUL PROMONTORIO DEI BRUTTI RICORDI ***
Capitolo 71: *** RICORDI DI MISSIONE - RITORNI E NUOVE SFIDE ***
Capitolo 72: *** Rivangare il passato ***
Capitolo 73: *** Passi avanti ***
Capitolo 74: *** STASI E NUOVI OBIETTIVI ***
Capitolo 75: *** Obiettivo diario: alla ricerca del basilisco ***
Capitolo 76: *** Patto con il diavolo ***
Capitolo 77: *** Faccia a faccia ***
Capitolo 78: *** Stasi ***
Capitolo 79: *** Quando meno te lo aspetti.. ***
Capitolo 80: *** Lieto fine? ***
Capitolo 81: *** L'addio ***
Capitolo 82: *** Epilogo ***
Capitolo 83: *** 14 anni dopo ***



Capitolo 1
*** UNA GIORNATA NORMALE: URLA, PENSIERI TRISTI, SCHERZI E SORRISI ***


CAPITOLO 1
UNA GIORNATA NORMALE: URLA, PENSIERI TRISTI, SCHERZI E SORRISI

Sembrava una giornata come le altre, il cielo era azzurro e si vedeva in lontananza un pallido sole che cercava di farsi largo, per dimostrare a tutti che l’inverno
 non poteva fermarlo e impedirgli di splendere. Il castello si stava svegliando, e i corridoi si stavamo riempiendo di voci e risate di studenti ancora addormentati
 che si dirigevano come zombie verso la sala grande.
All’improvviso una voce risuonò più forte delle altre e si ebbe la conferma che non c’era nulla di diverso dal solito in quella giornata.
LILY “È solamente un figlio di papà, uno che è capace solo di vantarsi, che adora sentirsi dio con quel suo dannatissimo boccino in mano, che pensa che tutti gli dobbiamo qualcosa solo perché ci fa vincere una dannatissima coppa dietro l‘altra!”
Tutta la sala grande si girò all’improvviso, e Lily Evans si ritrovò al centro dell’attenzione. Immediatamente avvampò, e cerco con gli occhi la sua migliore amica, per correre a sedersi accanto a lei. In poco tempo ognuno torno ad occuparsi dei fatti propri.
ALICE “ indovino di chi stai parlando?”
Chiese con non curanza Alice, mentre sorseggiava la sua tazza di caffè senza perdere di vista il bel moretto che aveva di fronte.
LILY “Di chi vuoi che stia parlando, quanti altri arroganti come lui conosci?”
Con una mano spostò i lunghi capelli rossi che le ricadevano sul viso, e afferrò una ciambella. Gli occhi verdi incontrarono quelli neri, scurissimi del suo ex migliore amico, Severus Piton, ma solo per un secondo, poi entrambi si girarono come imbarazzati . Occhi neri come la strada che aveva deciso di intraprendere lui, motivo per il quale non riusciva più a guardarlo in faccia.
Non poteva fare finta che tutto fosse come prima.

Al primo anno erano stati smistati in due case diverse, e da sempre in competizione tra loro: lui serpeverde e lei grifondoro. A loro non importava, erano migliori amici e non sarebbero bastate due case a separarli, era un gioco sfidare il mondo per dimostrare di essere più forti di ogni pregiudizio, di ogni credenza. Severus aveva Lily e Lily aveva Severus, poi erano arrivati gli altri. Entrambi avevano fatto delle amicizie nella scuola, e proprio quelle li avevano divisi. Lui aveva cominciato a credere nella purezza del sangue e in altre sciocchezze del genere, era arrivato a insultarla, a chiamarla mezzosangue davanti a tutti, a chiamare stupidi gli amici di grifondoro di Lily e i rapporti si erano incrinati, per degenerare del tutto quell’estate.
Era un pomeriggio di fine agosto, la scuola sarebbe iniziata di li a poco, l’ultimo anno..

Lily aveva sperato di rivedere Severus prima di arrivare al castello, parlare solo loro due come facevano da bambini, senza serpeverde o grifondoro, solo loro due nel parco. Sperava di poter in qualche modo ricostruire il loro rapporto, tornare come quando erano piccoli..
Si incontrarono, mentre un vento gelido soffiava e scompigliava i capelli di lei,e la logora camicia di lui. Lily tremava, per il freddo e per lo sguardo strano di Severus.
SEVERUS “mi sono unito a loro, per favore, ti prego, fallo anche tu”
LILY “ come.. Chi ti da il diritto di chiedermi una cosa del genere?”
SEVERUS “ no, ascoltami..”
LILY “ascoltami tu, ti ho sempre difeso, sono andata contro la mia casa, sono stata insultata da te. Ma sei il mio migliore amico, ti ho perdonato.. Ho cercato di capirti.. E tu mi dici che ti sei unito a Voldemort? Che ora sei un mangiamorte? E che anche io dovrei farlo?”
SEVERUS “era l’unica cosa da fare, tu non capisci, la gente muore, la guerra sta per scoppiare, tu sei una mezzosangue.. Vorranno ucciderti.. È l’unico modo per salvarti..”
Non poteva credere alla sue orecchie, era cosi che la considerava?
LILY “ una mezzosangue.. È così che mi consideri? Sai che ti dico Moccius? La casa di serpeverde ti ha trasformato, prima non eri cosi!Mi fai schifo, non sarò codarda come te.. Addio!”

Le loro strade si erano divise così, a volte di notte Lily ripensava a tutte quelle che avevano passato insieme e si chiedeva se fosse stato tempo sprecato, ma non riusciva mai a trovare una risposta.
Quella mattina, in ogni modo, la rabbia contro quel buffone era troppa perché la vista di Severus la potesse sconvolgere. La voce di Alice la riportò alla realtà.

ALICE “Va bene, ma adesso calmati e racconta tutto, così capisco cosa ha combinato sta volta”

Lily si voltò verso l’amica e la vide così intenta a scrutare il moretto da non essersi accorta del caffè che si stava rovesciando sulla divisa. Non era disinteresse verso i problemi di Lily, era solamente troppo abituata a vedere entrare l’amica nella sala grande o nella sala comune come una furia per colpa di Potter. Ormai succedeva di continuo dall’inizio dell’anno scolastico. Alice aveva pensato fosse un modo inconscio per distrarsi dalla brutta situazione con Severus. Lily non ne aveva parlato, ma dall’inizio delle lezioni non si erano visti né sentiti, ed era la prima volta in sette anni. Non sapeva cosa era accaduto, ma doveva essere successo per forza quell’estate e doveva essere qualcosa di grave. Non intendeva forzarla, sapeva che quando sarebbe stata pronta sarebbe stata la prima con cui Lily si sarebbe sfogata.
LILY “ certo che quel tipo deve averti colpito proprio tanto visto che non dai retta alla tua amica e stai anche rovesciando il caffè..”
Alice arrossì mentre il caffè si rovesciava totalmente sulla sua gonna.
ALICE “che disastro! Scusa Lily, non è che non mi importa è che quel tipo, tu l’avevi mai notato?
Cercò di mandare via la macchia con un incantesimo, ma riuscì solo a peggiorare le cose. Ci riprovò una seconda volta e la gonna per poco non prese fuoco.
LILY “ tranquilla, per questa volta ti perdono.. Il moretto dici? È Paciok, Frank penso si chiami. È un compagno di stanza di Potter”
ALICE “ certo che per odiarlo sei proprio ben informata..”
Concluse Alice, con uno sguardo innocente e un sorriso. Lily arrossì di nuovo, per la seconda volta nel giro di pochi minuti, e dopo avere sistemato la gonna di alice con un colpo di bacchetta corse via, mormorando a mezza voce.
LILY “ non pensarci nemmeno! Io lo odio.. Lo odio! O-D-I-O”

Alice prese la borsa e la seguì verso l’aula di Lumacorno, chiedendosi quale diavoleria si sarebbe inventato quell’uomo per metterli in difficoltà, decisa a scoprire cosa aveva fatto questa volta James per farla infuriare.
A volte aveva il sospetto che anche lui si fosse accordo che Lily fosse triste, e che facesse apposta a provocarla per distrarla. Qualche sera prima era arrivato persino a trasfigurare Peter nella sala comune dei grifondoro per strapparle un sorriso. Tutti i grifondoro trattenevano il respiro aspettando la reazione di Lily. Persino Sirius e Remus, che sembrava disapprovare l’idea di James, avevano una faccia decisamente preoccupata. Ma lei invece sorprese tutti, scoppiò a ridere e andò verso il dormitorio femminile dopo aver stampato un bacio sulla guancia di James. Alice non sapeva se lo aveva immaginato o no, ma per un secondo le parve che il viso del prode James Potter si fece rosso, stile pomodoro maturo.
Il pomeriggio precedente, invece Sirius e James avevano lanciato delle caccabombe sulle scale del dormitorio femminile, scatenando le ire di Lily, e beccandosi una punizione che si sarebbero ricordati di certo.
Era impossibile capire cosa passasse per la mente di quel ragazzo, un giorno sembrava intenzionato a fare di tutto per farla ridere, e si emoziona per un bacio sulla guancia, quello dopo si comportava da ragazzino immaturo. Perché dimostrarle affetto un giorno, e cercare di farsi odiare quello dopo? Era come se Potter avesse due personalità.. L’universo maschile restava un mistero per Alice, James Potter in testa.

QUADRO “ fidati di me, quei due finiranno per sposarsi..”


Alice di destò dai suoi pensieri, fece un occhiolino al quadro e fece un respiro profondo
per farsi coraggio prima di entrare nell’aula.

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Capitolo 2
*** NESSUNO HA VOGLIA DI ALZARSI! ***


avevo promesso a me stessa che avrei pubblicato il secondo capitolo solo se fossi stata sicura che a qualcuno la mia storia piaceva e dopo aver passato le 100 visite. Grazie mille a Riddikulu e a Vale Lovegood per l'incoraggiamento ad andare avanti, e anche agli altri che hanno letto, o perlomeno cliccato sul titolo della mia storia.!
Spero il secondo capitolo non vi deluderà, a me piace molto più del primo! 
Buona Lettura!

CAPITOLO 2  

NESSUNO HA VOGLIA DI ALZARSI!


Mentre il castello si colorava di suoni e colori e tutti, Lily e Alice comprese, correvano a lezione, una stanza nella torre di grifondoro restava immersa nel silenzio più totale.
I suoi occupanti erano ancora tra le braccia di Morfeo, o cosi credeva Frank Paciock quando era sceso a fare colazione insieme a Peter Minus.
FRANK “ non dovremmo svegliarli? Stanno facendo tardi per la colazione e anche per le lezioni se non si alzano..”
PETER “fidati, potrebbe essere pericoloso.. Lasciamoli dormire, avranno combinato qualcosa ieri sera”
Nella voce di Peter c’era una nota di amarezza, per non essere messo a parte di qualsiasi cosa avessero fatto la sera prima. Lui aveva passato la serata a parlare con dei ragazzi del quinto anno nella sala comune, insieme a Frank, che a un certo punto della serata era andato in camera a dormire, e quando era tornato in camera anche lui l’unico che era li e dormiva come un angioletto era solo Frank, degli altri nessuna traccia. Non li aveva nemmeno visti uscire dal ritratto, probabilmente erano nascosti sotto il mantello di James. Voleva aspettarli svegli per sapere che fine avevano fatto, ma alla fine era crollato dalla stanchezza dopo ore di inutile attesa. Adesso era almeno in parte arrabbiato con loro, e anche se si rendeva conto che era un atteggiamento infantile, voleva pareggiare i conti non svegliandoli e facendoli arrivare tardi.
Si sentiva tradito soprattutto da Remus, non era da lui fare cose del genere, ma era anche e soprattutto curioso di sapere che era successo, e perché le tende del letto di James erano chiuse. In sette anni che condividevano la stanza non era mai successo.
Frank si girò verso i compagni che erano beati e immobili sotto le coperte e li fissò per qualche attimo mentre decideva il da farsi.
FRANK “ si, ma non è da Remus…”
PETER “ eddai, muoviamoci.. Vedrai che tra un po’ arrivano!”
Tagliò infine corto Peter, dirigendo le corte gambe grassocce verso la porta, seguitò da Frank che infine si decise scrollando le spalle.
FRANK “alla fine sono affari loro.. E poi se anche Peter dice di scendere..”
Pensò scrollando le spalle.
La stanza piombò di nuovo nel silenzio, si poteva sentire il respiro regolare dei ragazzi che ì dormivano, o almeno così sembrava.
Nel letto più vicino alla finestra infatti, Remus Lupin contava le gocce di rugiada mattutina che colavano sul vetro cercando di fingere che tutto andasse bene. Continuava a ripeterselo in mente, come una litania, sperando che si avverasse. Si sforzava di ricordare gli incantesimi più difficili che avesse mai sentito giusto per tenere la mente impegnata, ma con scarsi risultati.
Non sapeva nemmeno lui perché non si fosse ancora alzato, andato a preparare e sceso a fare colazione come Frank e Peter, che se ne era andato sbuffando. Sapeva che avrebbe fatto tardi sia per la colazione che per le lezioni, ma per la prima volta nella sua vita non gliene importava nulla.
Quello che era successo la sera prima era molto più importante e preoccupante. E ancora più grave, non sapeva come comportarsi. Per la prima volta nella sua vita non sapeva come affrontare una situazione.
Dall’altra parte della stanza anche Sirius Black si rigirava nel letto, fingendo di dormire, e nemmeno lui aveva intenzione di alzarsi, almeno non per primo. Anche la sua mente era fissa sulla sera prima.
Avrebbe voluto parlare con Remus in privato, ma non riusciva a capire se anche lui stesse fingendo, o se forse era addormentato davvero, e poi c’era James. Dopo la sera prima non sapeva come comportarsi con lui, improvvisamente il suo migliore amico non gli era sembrato più lo stesso.
Sembrava tutto così uguale, Sirius e James erano appena tornati dopo aver scontato la punizione che aveva dato loro la Evans, e avevano trovato Remus ancora sui libri mentre Peter e Frank stavano parlando con dei ragazzini più piccoli giù nella sala comune. Tutto come di solito.
All’improvviso si era girato e James era letteralmente sparito nel nulla, senza una ragione né una parola. Né lui né Remus lo avevano sentito andarsene, e alla fine dopo ore di ricerche lo avevano trovato solo in un angolo della Torre di Astronomia. La loro rabbia, dovuta alla preoccupazione era sfumata all’improvviso quando avevano visto lo sguardo di James. Era sperduto, disperato e piangeva. Sirius non aveva mai visto James piangere. Remus non era mai riuscito ad immaginare un James che non fosse sorridente e spensierato. Entrambi furono scandalizzati da quella visione, come quando scopri i tuoi a letto insieme che fanno l’amore. La cosa che più li lasciava increduli è che non c’era nessuna ragione che giustificasse il comportamento di James, fino a poche ore prima era felice, rideva, scherzava, parlava del più e del meno e faceva occhiolini alle ragazze.
E ora, nei loro letti erano ancora sconvolti per quella visione, che non riuscivano a spiegarsi in nessun modo. O almeno, avevano mille teorie, una più improbabile dell’altra.
James appena li aveva visti si era voltato e si era asciugato le lacrime, provò ad abbozzare un sorriso che però non era credibile e cercò una battuta per smorzare la tensione e fingere che tutto andasse bene, senza però riuscirci. Poi erano tornati in camera, senza una parola.
 Remus e Sirius non sapevano cosa dire, come iniziare il discorso, e James non sembrava incline a dare spiegazioni.
SIRIUS “James, beh, ecco.. Vuoi parlare?”
Iniziò alla fine Sirius. James camminava davanti a loro, dandogli le spalle, e rispose velocemente, senza che gli amici riuscissero a guardarlo in faccia.
JAMES “ va tutto bene, stavo solo cercando.. Beh, volevo andare nelle cucine e devo avere sbagliato passaggio segreto..”
La sua voce tremava. Non si era nemmeno sforzato di trovare una scusa credibile, sapeva non sarebbe servito.
Remus guardò Sirius, quest’ultimo sembrava stesse per replicare qualcosa, ma poi preferì tacere, rimanendo a bocca aperta.
Dopo un tragitto che sembrava non finire mai erano arrivati nella loro stanza, e James si era infilato a letto chiudendo dietro di se le tende dopo un velocissimo “BUONA NOTTE”.
Ancora una volta Sirius e Remus si guardarono senza riuscire a dire nulla, rimandando al giorno dopo il momento di affrontare James e capire che gli stava succedendo.
Nel frattempo nel letto al centro della stanza James fissava le tende chiuse del suo letto.
Erano color porpora. Le aveva fissate tutta la notte, sperando che alla fine sarebbe riuscito a prendere sonno, ma non era servito ed ora aveva due occhiaie profonde sotto i bei occhi color nocciola e tanta paura di affrontare gli amici. Si sentiva come un bambino scoperto dalla propria mamma con le mani nella marmellata. Era stato scoperto. Sapeva che prima o poi Sirius e Remus si sarebbero accorti delle sue sparizioni, che magari lo avrebbero seguito e lo avrebbero visto li da solo, immerso nel suo dolore che invano cercava di reprimere e nascondere agli altri. Per anni era riuscito a nascondersi, e ora era stato scoperto.
Aveva sentito Frank e Peter alzarsi, prepararsi e infine scendere a fare colazione.
Aveva sentito il tono scocciato di Peter, era arrabbiato per la sparizione della sera prima, pensava lo stessero tenendo all’oscuro di chissà cosa. Avrebbe voluto rassicurarlo, dirgli che non gli stavano nascondendo proprio nulla, ma non ne aveva la forza.
Aveva sperato che anche Remus e Sirius si alzassero, che lo lasciassero da solo, senza fargli nessuna domanda. Ma loro non si erano mossi, erano rimasti nei loro letti.
Sapeva bene che avrebbero aspettato che si alzasse, che fosse pronto per parlare, che avrebbero saltato tranquillamente le lezioni per aspettare quel momento. Una parte di lui gli era grato per questo loro rispettare i suoi tempi e non forzarlo ma era tutto così difficile in quel momento.
Era stato scoperto.
Ormai doveva essere molto tardi, non sapeva quando tempo fosse passato, forse ore, forse addirittura giorni, la notte prima gli sembrava un secolo fa.
E alla fine si decise. Si fece forza, fece un lungo respiro come se avesse dovuto andare sott’acqua e spostò le tende rosse del baldacchino.
Remus e Sirius sentirono le tende aprirsi e videro uno stravolto James Potter emergere dalle coperte, con due profonde occhiaie scavate sotto gli occhi che si sforzava di comportarsi normalmente.
SIRIUS”James, possiamo parlare un attimo?”
Il tono di Sirius sembrava non voler ammettere repliche.
JAMES “ma.. le lezioni.. Lumacorno.. siamo in ritardo..”
Tentò una debole difesa, anche se sapeva bene che non sarebbe bastata a fare cambiare idea gli amici. Non sapeva se voler loro bene o odiarli per questo.
REMUS “ ormai la lezione è cominciata, per un giorno di assenza non ci dirà niente nessuno..”
Non aveva mai sentito Remus più deciso che in quel momento.
James abbassò gli occhi, era il momento della verità.

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Capitolo 3
*** LEZIONE DI POZIONI ***


per prima cosa... GRAZIE MILLE!!!
questa è la mia prima storia e non mi aspettavo commenti positivi. Appena li ho letti non ho potuto fare a meno che esserne super felice e sbrigarmi a postare un nuovo capitolo, quindi eccomi qui!
anche io spesso sono impaziente di seguire l'evolversi delle storie di altri autori quindi cercherò di farvi aspettare il meno possibile. Purtroppo però in questo periodo sono un po' presa, a causa di un altro racconto per un esame all'università che ha la precedenza in quanto mi darà dei crediti. Spero possiate perdonarmi se tra questo e il prossimo passerà una settimana... per non farmi odiare da voi vi posto questo, che tutta via è solo metà del capitolo che avevo in mente.. l'altra parte ha ancora bisogno di qualche ritocchino..

in particolare GRAZIE MILLE a:
ITHIL_ELENDIL  sei un tesoro! mi dispiace farti stare in ansia per James ma in ogni storia devono succere "fatti complicanti", senno sai che noia. però ricorda che James è forte e che Harry ha preso da lui quindi...
per descrivere l'a,micizia tra i malandrini ho provato a mettermi nei loro panni  pensando come avrei reagito io vedendo un amico che stava male, sono felice di esserci riuscita!
SIRIUS4EVER  James in lacrime mi fa fatto sentire in colpa perchè mentre scrivevo di questo me lo vedevo davanti con la faccia spaurita che mi chiedeva perchè proprio lui!!!
RIDDDIKULUS no, non morire per così poco!!! ecco il capitolo nuovo..mi disp di non essere riuscita a postarlo tutto!
 LYRAPOTTER grazie per i complimenti, davvero, mi fa felice che vi piaccia il mio modo di descrivere. Per me fare capire cosa passa per la testa dei miei personaggi è più importante di descriverli fisicamente, anche perchè ognuno di noi se li figura già in mente!
VALE LOVEGOOD grazie mille anche a te per i commenti! anche io odio james spaccone e per me la Rowling ha sbagliato a non soffermarsi a spiegare che non era solo un buffone, anche se poveretta lei aveva decisamamente taante cose da spiegarci! tuttavia temo ritorsioni da James per averlo descritto così sentimentale (ha una reputazione da malandrino da difendere lui!)

I
TERZO CAPITOLO

LEZIONE DI POZIONI

La lezione era iniziata da quasi venti minuti ma c’era qualcosa che non andava. Tanto per iniziare Alice aveva di fronte a se il bel morettino che aveva visto a colazione, Frank, e questo non la aiutava a concentrarsi sulla pozione, che era molto complicata. Non era una novità che le pozioni di Lumacorno fossero impossibili, ma la cosa strana era che quel giorno nemmeno Lily riusciva a distillarla correttamente. Quella era la seconda cosa che non andava. Lily sembrava distratta, continuava a guardarsi intorno, esattamente come stava facendo la maggior parte degli studenti, Frank e Peter compresi.
Si, decisamente c’era qualcosa che non andava, o meglio, qualcuno che mancava.

LUMACORNO “ si può sapere che vi prende a tutti? Nemmeno la signorina Evans è concentrata, non è da lei. E poi, che fine hanno fatto Black, Lupin e Potter?”

Finalmente Alice aveva capito il problema, quei tre erano spariti. A pensarci bene non si ricordava di averli visti a colazione.

FRANK “ Loro, beh, non ne ho la minima idea, stavano ancora dormendo..”

LUMACORNO “ perfetto, informerò la direttrice della casa di grifondoro, adesso però tornate tutti al lavoro. Voglio la pozione prima di pranzo.”


Alice si avvicinò a Lily, in modo che il professore non le sentisse parlare.


ALICE “ sai che fine hanno fatto? Potter e gli altri due intendo..”


Forse Lily sapeva qualcosa, visto come era entrata in sala grande quella mattina, anche se era strano che quel trio di disperati non si presentasse né a colazione né a lezione per una discussione con Lily..


LILY “no, non ne ho la minima idea!”


Fingeva di non dare importanza alla cosa, ma in realtà era curiosa di sapere cosa stava succedendo.. Oppure era nervosa perché sapeva che fine avevano fatto..


ALICE “ ma stamattina non avevi litigato con lui?”


LILY “no, stamattina pensavo fosse un pallone gonfiato, pieno di se, borioso..”


Per la rabbia avvampò di nuovo. Quel ragazzo aveva la capacità di farle perdere il controllo. Ogni tanto pensava che Severus avesse ragione su di lui. Ecco, ci era cascata di nuovo, aveva ripreso a pensare a lui.. Dannazione!


ALICE “ va bene, va bene, ho capito il concetto.. Ma non lo hai visto quindi?


L’amica aveva il viso fissò sul tavolo, sembrava distratta, come se pensasse ad altro..


LILY “ no, era per la punizione di ieri sera..”


Era su un altro pianeta. Alice capì che non era il caso di tormentarla, anche se immaginava che l’origine del malumore improvviso dell’amica non fosse Potter ma Piton.


ALICE “ è strano, Peter è qui, e sembra non sapere nulla nemmeno lui..”


La curiosità la stava divorando, esattamente come tutti gli altri studenti presenti quell’aula.


LILY “ sarà una delle loro solite trovate.. Mi passi quella radice?


Alice decise di lasciare perdere e di dedicarsi alla pozione, non poteva permettersi di prendere una T se voleva diventare auror e, cosa ancora più importante, non voleva perdere un’amica per una discussione degenerata male iniziata parlando della scomparsa dei malandrini.


Dall’altra parte della classe altri due ragazzi discutevano a mezza voce, per non farsi sentire né dal prof né da altri studenti.

FRANK “ avremmo dovuto svegliarli.. Ora saranno nei guai!”


Si sentiva in colpa. Quei tre si mettevano nei guai quasi tutti i giorni, ma stavolta pensava fosse colpa sua. Non era stato un buon amico, non aveva nemmeno provato a chiamarli, a dire loro che era tardi..


PETER “ tranquillo, sono sempre nei guai..”


In realtà anche lui aveva cominciato ad agitarsi, non era da loro fare così, cosa poteva essere successo.. Remus non avrebbe mai permesso a quei due scapestrati di perdersi una lezione a causa di uno scherzo. La rabbia che provava per essere stato escluso la sera precedente era sfumata, ora avrebbe voluto solamente essere con loro e programmare la prossima malandrinata alla luce della luna piena.


FRANK “ si, ma.. Non pensi che non stiano bene? Forse avremmo dovuto controllare prima di scendere..”


PETER “ dai, stai tranquillo.. A pranzo li andiamo a cercare..”


Entrambi si sentivano parecchio in colpa, e si misero a sfogare le loro frustrazioni su delle povere radici, guardando in continuazione l’orologio in attesa dell’ora di pranzo.


Il professor Lumacorno andò verso la porta, e come annunciato andò a cercare la direttrice della casa di grifondoro per informarla dell’accaduto.
Proprio come Lumacorno difendeva i propri studenti di serpeverde, anche la professoressa McGranitt aveva un occhio di riguardo per gli studenti della sua casa, e per questa ragione perdonava parecchie delle malefatte di quei delinquenti : qualunque altro studente al loro posto sarebbe gia stato espulso dopo tutte quelle che avevano combinato.
Arrivò fuori dall’ufficio della McGranitt e bussò.

LUMACORNO “ Minerva, posso entrare?”


MCGRANITT “oh, certo. È successo qualcosa? Non dovresti essere a lezione?”


Sembrava scocciata perché era stata interrotta mentre riordinava gli appunti per la lezione del pomeriggio.


LUMACORNO “ lo sarei se gli studenti della tua casa si degnassero di presentarsi!”


La sua voce era decisamente stizzita. La professoressa alzò gli occhi dalle pergamene che stava controllando e lo fissò a metà tra l’incuriosita e l’arrabbiata.


MCGRANITT “di che parli?”


La sua voce suonò secca, Lumacorno era sicuro che sapesse di chi stava parlando.


LUMACORNO “Potter, Lupin e Black..”


MCGRANITT “ che hanno fatto?”


La sua voce era seccata e rassegnata, anche se una parte di lei era contenta di sapere che fossero solo quei tre i delinquenti della sua casa che adesso si erano messi anche a saltare le lezioni.


LUMACORNO “ beh, non si sono presentati.. Né a lezione, né a colazione.. Minus dice che dormivano quando lui e Paciock sono scesi..”


MCGRANITT “ hai fatto bene a informarmi.. Ci penserò io. Torna pure a fare lezione.”


Era tornata ad occuparsi delle sue carte, come se nulla fosse successo.


LUMACORNO “ perfetto, buona giornata!!”


Uscì con un espressione soddisfatta, sogghignando all’idea che quei tre venissero puniti, anche se lo disturbava la poca attenzione che la Minerva aveva dedicato al problema.


Una volta sistemati gli appunti la professoressa decise di eliminare quell’incombenza , e andò verso il posto in cui, a detta dei compagni di stanza di quei tre, dovevano essere gli “scomparsi”: la torre di grifondoro.
Una volta fuori dalla porta bussò ed entrò senza aspettare una risposta. La scena che si trovò davanti era bizzarra. Ripensò velocemente a quello che aveva mangiato per colazione, ma niente poteva averle causato allucinazioni: quella scena era vera.
I tre ragazzi erano ognuno nel proprio letto, Lupin e Black fissavano Potter che aveva un aspetto semplicemente terribile. Nella sua mente si figurarono mille possibili domande.

MCGRANITT “ vorrei sapere che accade e perché non siete a lezione?”


Il suo sguardo vago per la stanza e incontrò il viso terrorizzato e scavato di Potter e le facce altrettanto sconvolte degli amici. Che diamine poteva essere successo?

Nessuno dei tre accennava a rispondere.

MCGRANITT “ se il signor Potter non sta bene, forse dovrebbe andare in infermeria, e voi due a lezione, subito!”


Non capiva cosa stesse succedendo, sapeva però che non stava fingendo. Potter e gli amici le avevano raccontato così tante frottole che sapeva riconoscere quando erano sinceri. Quella non era di sicuro una delle loro solite commedie, anche perché non era dal Remus Lupin dare corda agli altri due in situazioni simili..


JAMES “professoressa non c’è bisogno, sono solo un po’ stanco, sa, forse la punizione di ieri sera, forse mi basterà stare un
attimo qui a riposarmi”


La sua voce era così debole e stanca, come se fosse difficile farla uscire. Come se nel pronunciarla avesse consumato tutte le sue energie. Povero ragazzo, aveva un aspetto terribile. I fantasmi del suo passato erano tornati a tormentarlo.


SIRIUS “ vorremmo rimanere con lui..”


Rispose di getto, come se avesse voluto aiutare l’amico, togliergli quel peso che gli rendeva così faticoso anche solo parlare.

Lo sguardo di quei due ragazzi la intenerì, erano davvero preoccupati per James. Chissà se sapevano? Il preside le aveva detto che James era abbastanza chiuso sull’argomento, guardando le facce di tutti e tre concluse che non dovevano esserne a conoscenza. A dire la verità nemmeno lei sapeva molto, ma quel poco era bastato per farle capire tante cose sugli atteggiamenti di Potter.

MCGRANITT “servirebbe a qualcosa proibirvelo? Vi farò portare il pranzo qui dagli elfi, ma oggi pomeriggio non voglio scuse. Vi aspetto tutti e tre alla mia lezione.”


La professoressa se ne andò,aveva capito che non poteva fare altro. Stava a Potter decidere se fidarsi degli amici o tenersi tutto dentro. Poteva solo dargli l’occasione per farlo, poi la scelta sarebbe toccata a lui.


Nella stanza tornò il silenzio. Per tutto il tempo James non aveva mai alzato lo sguardo.
Dal suo baule sporgeva lo specchio che usava per comunicare con Sirius quando erano in punizione separati. Per un attimo giurò di aver visto nello specchio un occhio color smeraldo che lo fissava. Solo per un secondo, poi era sparito. Era così uguale a quelli della Evans, per un attimo si sentì osservato anche da lei. Doveva essere impazzito, anche la McGranitt si era accorta che non stava bene, forse anche lei sapeva.. Glielo doveva avere detto Silente. Se ne domandò il motivo, ma una risposta convincente non venne.
Remus e Sirius non osavano muoversi, non sapevano da dove cominciare. D’improvviso tutta la loro sicurezza era scomparsa.
Lentamente James si alzò dal letto e andò in bagno. Al suo ritorno Sirius e Remus lo aspettavano seduti sul suo letto.

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Capitolo 4
*** SEGRETI, BUGIE, CONFESSIONI E RICORDI ***


e finalmente rieccomi qua. con la seconda parte del mistero. Chiedo scusa a tutti per l'attesa, prometto che sarò più rapida prossimamente!
In questo capitolo si scopre che cosa è successo al povero James e compare un altro mistero.. occhio allo specchio magico!!!
GRAZIE A CHI HA LETTO E A CHI HA COMMENTATO!
in particolare:
ithil_elendil : beh, visto che tu hai trovato qualche minuto per commentare la mia ff mi sembra il minimo che io trovi qualche minuto per dirti grazie e risponderti! la McGranitt si, in fondo è tenera, ma non può mostrarlo apertamente perchè senno non avrebbe più credibilità, almeno secondo me. Per quanto riguarda Silente, beh, lui sa tutto di tutti, non gli sfugge mai nulla.
jomarch: non so esattamente che età avesse Frank, ma visto che non si mai detto nulla di esatto in proposito ho pensato di prendermi la libertà di metterlo nella mia ff, anche perchè mi serviva qualche altro amico per i nostri eroi. ho freferito prendere loro che inventarli da capo.
decisamente il periodo è poco tranquillo, i mangiamorte fanno razie, e chissà, potresti averci preso più di quanto credi. non ti dico altro però!
vale lovegood : ho riletto mille volte il capitolo, nessuna svista. James vede qualcuno nello specchio. qualcuno che non è Sirius e che ha gli occhi che assomigliano molto a quelli di Lily. non intendevo che gli occhi di Sirius fossero verdi! scusa forse non mi ero spiegata, spero adesso sia più chiaro.
potterina_88:  grazie mille per i complimenti! davvero mi fa piacere che ti piaccia la mia storia. per quanto riguarda James in questo capitolo saprai perchè si è comportato così. i dettagli più avanti.
riddikulus: grazie mille! e scusa se ti tengo con i fiato sospeso ( anche se è positivo perchè vuole dire che ti piace la mia storia!)


CAPITOLO 4
SEGRETI, BUGIE, CONFESSIONI E RICORDI.

James rimase per qualche attimo immobile dove si trovava, fuori dal bagno, senza sapere che fare. D’improvviso era come se il suo stesso corpo lo impacciasse. Era assurdo. Non poteva comportarsi così. Lui era James Potter, il cercatore, il campione di grifondoro, sempre allegro e pronto a incoraggiare tutti. Era quello che tutta la scuola si fermava a guardare quando passata, per cui tutte le ragazze sospiravano e che i ragazzi sognavano di essere. Doveva ritrovare la sua forza, nascondersi dietro a quella maschera, convincersi di potercela fare, eppure era così difficile.
Si trovò seduto di fronte agli amici, non sapendo nemmeno come ci era arrivato. Provò a iniziare la conversazione ma non ci riuscì. Per l’ennesima volta dalla sera precedente non sapeva che dire.
Lasciò fare agli amici, rimase zitto, giocherellando con il lenzuolo del letto di Sirius.

SIRIUS “ Jamie, ci devi dire cosa ti sta succedendo..”

Sembrava avere ritrovato la sua decisione e la sua fierezza, quel portamento nobile e regale che James non avrebbe mai avuto. Le incertezze di qualche attimo prima non c’erano più. Non lo aveva chiamato James ma Jamie, anche con le parole voleva dimostragli la sua vicinanza, nonostante non capisse i comportamenti dell’amico, e magari si sentisse anche un po’ tradito. Gli voleva bene, nonostante tutto, nonostante le cose non dette. Avrebbe voluto cancellare loro la memoria, fare finta non fosse successo nulla, non vederli così tristi per colpa sua.

JAMES “ va tutto bene, avevo bisogno di stare solo, di riflettere su alcune cose, e mi avete preso un po’ di sorpresa, tutto qui.”

Li guardava e capiva quanto gli voleva bene, quando gli era grato per essere li. Si sentì uno stupido per essere scappato ed essersi nascosto da loro fino a quel momento. Ma era più forte di lui. Erano anni che fuggiva da tutti, che non ne parlava con nessuno. Nemmeno ora era sicuro di sentirsi pronto per parlare. Sospirò, forse non lo sarebbe mai stato. Sapeva che anche gli amici avevano vissuto esperienze terribili, ma lui non era pronto a condividere le sue con qualcuno.

REMUS “ più che sorpreso sembravi decisamente sconvolto. Hai inventato una scusa assurda e ti sei chiuso le tende alle spalle invece che spiegarti.”

Nella sua voce James poteva distinguere tristezza per essere stato in qualche modo messo in disparte, amarezza per le bugie e per le tende con le quali lo aveva escluso e preoccupazione per averlo visto in condizioni tanto pietose senza sapere come aiutarlo. Era sicuro che negli occhi si Sirius avrebbe letto le stesse cose. Lo conoscevano bene, sapevano come fare leva su James per convincerlo a parlare, a sfogarsi, ma questa volta non poteva, o forse non voleva rivelare tutto. Era qualcosa che apparteneva al passato. Parlarne sarebbe significato riportarlo nel presente e soffrire ancora.

JAMES “ lo so, mi dispiace. Non ce la potevo fare. Mi vergognavo..”

Non sapeva come scusarsi, come spiegare. Da che parte poteva iniziare. Come si inizia a raccontare una storia che deve essere dimenticata?

SIRIUS “ ti vergognavi? E di che?"

Sirius lo aveva sempre capito al volo, senza bisogno di troppe parole ma anche solo con uno sguardo, perché ora faceva una domanda del genere.. Una domanda senza risposta..

JAMES “non lo so.. Sono stato uno stupido..”

Dannazione, perché non capivano quanto fosse difficile per lui. Non aveva mai affrontato quell’argomento con nessuno, non aveva più parlato di quella storia né ricordava come aveva fatto a superarla. Era successo e basta. E ora gli sembrava di essere messo a nudo, di ritrovarsi di nuovo da capo. Quando aveva messo i piedi su quel treno aveva promesso a se stesso che tutto sarebbe cambiato, che sarebbe diventato diverso, solare, che si sarebbe sforzato di essere sempre allegro. Lo doveva fare per Steven. Per fare questo aveva dovuto dimenticare, ma ogni tanto il passato tornava. E come poteva essere diverso.. Era suo fratello. Era lì con lui. E non aveva fatto nulla, non era riuscito a fare niente, erano solo due bambini.

REMUS “ direi proprio di si..”

Quella voce lo tirò su di morale. Remus stava cercando di farlo ridere, non lo odiava poi così tanto quindi.
Nonostante tutto gli volevano ancora bene. Una buona notizia finalmente.

SIRIUS “ lunastorta..”

Non poteva permettere che James si sentisse preso in giro. Non voleva che crollasse, che stesse ancora come la sera prima. Quando lo aveva visto ridotto in quello stato la sera prima era come se una parte di lui stesse nello stesso modo. Non era semplicemente un amico, un fratello, era di più. Come se condividessero una parte di anima, e quindi poteva avvertire chiaramente le sensazioni dell’amico. Era spaventoso che una persona potesse provare tutto quel dolore in una volta sola.

REMUS “ che c’è? Non lo pensi anche tu?

JAMES “ Remus ha ragione..”

Stava cominciando a essere un po’ più tranquillo. Ormai le sue mani e la sua voce non tremavano più, né muoveva nervosamente le gambe o si scompigliava i capelli. Il peggio sembrava passato. Il loro James stava tornando, come se stesse cercando in tutti i modi di riemergere da un brutto sogno.

REMUS “ ti va di raccontare cosa ti ha fatto scappare via a quel modo e stare così male?”

Non voleva che ricominciasse a stare male, ma dovevano affrontare quell’argomento prima o poi, e prima era decisamente meglio. Dovevano chiudere quel capitolo per tornare a essere i soliti ragazzi scapestrati di sempre. Affrontare la cosa che faceva stare male James, qualunque cosa fosse. Ce l’avrebbero fatta, ne avevano superate tante, sarebbe andato tutto a posto.

SIRIUS “ se è stato per la punizione che ci ha dato la Evans possiamo organizzare un altro scherzo per vendicarci..”

Voleva credere che fosse colpa della Evans, che non fosse per colpa di qualcosa che avevano fatto loro. Non potevano essere stati proprio loro, i suoi migliori amici a infliggergli tutta quella sofferenza. E poi, James era sparito subito dopo la punizione che aveva dato loro miss perfezione.

JAMES “no, lei non c’entra. Nessuno centra. È una storia di tanto tempo fa. Parlarne per me è difficile.. È
come rivivere una parte della mia vita che non voglio ricordare e che non riesco a cancellare..”

Alla fine era riuscito ad ammetterlo. Sapeva che Sirius gli aveva fatto quella domanda perché aveva paura di avere fatto qualcosa di sbagliato, ma non era così. Era una storia che andava avanti da tanto tempo. L’altra notte non era la prima ma solo l’ultima di una lunga serie di notti insonni passate sulla torre di grifondoro a cercare di dimenticare qualcosa che però dalla sua mente non se andava mai. Non si può dimenticare una cosa simile, non si può fare finta di non essere stati. Qualcosa di tanti anni prima, quando non c’era ancora Sirius, o Remus, o Peter. Semplicemente prima, una vita che ormai non sembrava nemmeno più la sua, ma quella di un altro. Una vita in cui non era mai solo che era finita nel peggiore dei modi. A volte James si chiedeva perché tutto questo era accaduto. Aveva sentito parlare i suoi genitori a proposito di vendetta, ma come ci si può vendicare su un bambino?


SIRIUS “ i brutti ricordi non si cancellano mai, rimangono sempre. Magari si nascondono in fondo alla nostra anima ma prima o poi saltano fuori.”

Un bambino solo in una stanza troppo scura. Voci di adulti che decidevano il suo futuro. Il bambino non voleva, ma i genitori non volevano sentire regioni. È un Black, diceva la madre. È il primogenito, diceva il padre. Frustate, pianti, le risate del fratellino di fronte a tutto questo. Anche lui era come loro. Poi la fuga verso la libertà, verso la felicità con gli incubi che continuavano a tormentarlo. Sei uno di loro, diventerai come loro, voci nella notte gli sussurravano queste parole nelle orecchie. Spettri che aleggiavano intorno a lui nelle notti tristi, solitarie e piovose.

REMUS “ .. scatenati magari da particolari stupidi e insignificanti che gli altri non riescono a capire.”

La luna era così bella e il gattino camminava sul muro di cinta. Voleva vederlo da vicino. La luce della luna illuminava i suoi passi. Il lupo, le grida, la fuga. E poi il San Mungo, le lacrime della madre, la condanna. E ancora quella luna, il suo tormento, il simbolo della sua dannazione eterna che lo separava dal resto del mondo. Non era normale, non più, e non c’erano vie di scampo: non lo sarebbe stato mai più.

JAMES “ e fanno veramente male..”

Le risate, il parco giochi e le corse nel campo. Insieme, inseparabili, solo loro due. Attimi spensierati di una vita lontana che non era più sua. Poi il tuonò squarciò la notte. Il buio, la solitudine, il freddo e quella morsa che si stringeva intorno al suo petto. La felicità non c’era più. Un tunnel buio e senza fine lo inghiottiva. Poi l’uscita, Sirius, Remus, Peter, il castello, ma i ricordi erano sempre lì. Il passato era nascosto ma c’era. Poteva sentire le urla di sua madre e il pianto silenzioso di suo padre, e quel silenzio riempire la casa. I sensi di colpa, e il dolore della sua famiglia nel guardarlo in faccia, perché era troppo simile a quel bambino che non c’era più. Dolore che lo aveva sconvolto e che era diventato parte di lui fino a che non erano arrivati gli altri malandrini.


Un attimo interminabile di silenzio regnò nella stanza mentre tutti erano immersi nei loro ricordi.

JAMES “ voi non centrate nulla. Vi prego, credetemi. Siete la cosa più bella che mi sia capitava dopo un periodo che ho voluto dimenticare ma che ogni tanto mi perseguita. Se vi ho mentito, sono fuggito e vi ho ferito non è perché vi odio. Al contrario, non volevo che voi mi vedeste così. Non volevo che mi vedeste sotto una luce diversa, sono sempre io, il ragazzo spensierato che conoscete, solo che a volte la tristezza raggiunge anche me. Ora è passato. Dimentichiamo questa serata e torniamo alle nostre solite vite.. Vi prego, per favore..”

Voleva solo che gli credessero. Lo desiderava con tutto se stesso, con il suo cuore, con la sua mente, con ogni singola cellula del suo corpo.. Aveva gia perso un fratello, non poteva perderne altri due.
Remus e Sirius non osavano interromperlo.

JAMES “ quanta serietà.. Avete visto Piton che si lava i capelli?”

I tre si fissarono in silenzio per un momento poi scoppiarono in una risata liberatoria. Il solito James. Sapevano bene quanta fatica gli era costata quella battuta. Non aveva voluto rivelare loro quale brutto ricordo lo aveva spinto su quella torre da solo a disperarsi, ma non importava. L’unica cosa importante era che ora fosse passato, che James stesse bene.

SIRIUS “ascolta James, non importa quale ricordo triste ti ha fatto soffrire. È passato. Non può tornare.”

James realizzò di avere degli amici meravigliosi, e per la prima volta dalla sera prima si sentì meglio, e i fantasmi del suo passato svanirono. Sapeva che avrebbe dovuto affrontarli e raccontare tutto a Sirius e Remus, ma per il momento voleva solo ridere. Non era quello il momento. I tre presero a scherzare, e la stanza fu invasa da un ondata di allegria.
Remus non poté fare a meno di riflettere su James per qualche attimo. Aveva  sempre pensato che l’amico fosse speciale perché in grado di essere sempre solare, un faro, una guida per gli amici. Era rimasto deluso quando aveva visto le sue debolezze. Ora lo ammirava ancora di più perché sapeva che la sua forza stava nel sorridere alla vita anche se aveva passato dei momenti tristi, che spesso lo tormentavano ancora.
Sirius strinse James per le spalle. Non lo avrebbe forzato, aveva solo bisogno del suo tempo e poi sarebbe stato lui ad aprirsi, senza bisogno di essere forzato.

Un pop improvviso segnalò agli amici che gli elfi che la MgGranitt aveva loro annunciato erano li, carichi di tantissimi manicaretti. Che tempismo perfetto quella donna! Si gettarono a capofitto sul cibo, primo pasto dalla sera precedente. Improvvisamente i loro stomaci sembravano avere ricordato di avere saltato la colazione.

REMUS “ che penseranno gli altri della nostra sparizione?”

JAMES “mmm.. Penso che la Evans non sarà troppo dispiaciuta..”

SIRIUS “ dopo ieri sera penso proprio di No!”

I due si scambiarono uno sguardo fin troppo complice che fece ricordare a Remus cosa stavano facendo prima della misteriosa scomparsa di James della sera prima.

REMUS “ giusto, prima che James sparisse stavate per raccontare l’incontro ravvicinato James-Lily..”

JAMES “certo, mettiti comodo.. Ero nell’aula di..”

Improvvisamente si bloccò. Era accaduto di nuovo. Di nuovo lo specchio, quegli occhi verdi. Lo fissarono.

JAMES “ avete visto?

REMUS “Cosa?  Che dici?”

Era successo di nuovo, lo aveva visto ancora. Era sicuro che gli amici lo avrebbero preso per pazzo per l’ennesima volta in poche ore.

JAMES “ lo specchio, gli occhi. Li avevo visti anche prima.. Vi giuro, non sono impazzito..”

SIRIUS “ si, guarda! Non è possibile.. Sono identici a quelli della Evans, ma come diamine..”

I tre rimasero attoniti a guardarsi cercando di capire cosa stesse succedendo, ma non trovarono spiegazione a quel mistero.


Tutti gli studenti consegnarono una fiala della pozione a Lumacorno e poi corsero a pranzare. O meglio, quasi tutti.
Alice e Lily uscirono con calma, parlando del più e del meno. Alice cercava con gli occhi il moretto, che però era scappato via di corsa. Lily era inquieta e si guardava intorno. Preoccupata per i malandrini o per la presenza di Piton? Era difficile da dire, e nemmeno la diretta interessata era in grado di risolvere questo mistero.
Frank e Peter invece erano corsi verso la loro stanza. Dovevano assolutamente trovare gli altri. Il senso di colpa li rendeva veloci come mai prima d’ora e gli impediva di sentire la fame.

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Capitolo 5
*** IN CERCA DI RISPOSTE ***


Ed eccomi ancora qui. Ho la sensazione che il capitolo 4 vi abbia deluso un po'..  spero di sbagliarmi!
In ogni modo in questo capitolo si passa ad un altro mistero, spero continuiate a seguirmi anche se non aggiorno più troppo velocemente.
Lo so che lo avevo promesso, ma ultimamente i miei amici mi stanno facendo organizzare un po' troppe cose da sola!
GRAZIE MILLE A TUTTE LE PERSONE CHE LEGGONO E CONTINUANO AD AGGIUNGERE TRA I PREFERITI LA MIA STORIA!
potterina_88 :  decisamente perdere un fratello è brutto. diciamo che ci sono quasi passata ma poi per fortuna si è risolto tutto e capisco il povero James.
i dettagli li scoprirai piano piano in qualche capitolo per poi arrivare a una descrizione con tt i particolari più avanti. non penso che per il momento il povero James voglia rivivere quel brutto ricordo. riguardo allo specchio, diciamo che la rivelazione vera e propria è nel sesto capitolo. cmq devo dire che sei parecchio perspicace. anche nei capitoli prima avevi intuito qualcosa.
vale lovegood : tranquilla, segui la storia e vedrai! sto preparandovi colpi di scena!!!
ithil_elendil : è gia, nessuno è mai bianco o nero, spensierato o depresso, e anche James è così. cmq tranquilla, nello specchio non ci sono mostri, per l'armadio se vuoi controllO!

BUONA LETTURA


CAPITOLO CINQUE
IN CERCA DI RISPOSTE

La settimana passò in un baleno, nessuno se ne rese conto e settembre finì. Improvvisamente era come se tutto il castello avesse dei dubbi, cercasse ovunque risposte e non si curasse del tempo che imperterrito passava. Nessuno però, in quello scorrere rapido di eventi trovava risposte, o forse qualcuno si.
Dal suo ufficio e dalla sua postazione privilegiata al tavolo degli insegnanti Silente guardava i suoi studenti, forse lui qualche risposta ce l’aveva davvero.
Forse lui sapeva perché Lily Evans non riuscisse a smettere di pensare all’amicizia persa e al suo migliore amico che si era unito ai mangiamorte. Magari lui avrebbe potuto dare una mano ad Alice a conquistarsi il suo moretto, o per lo meno le avrebbe detto che anche lui l’aveva notata ma non sapeva come avvicinarla. Tutto questo lo capiva semplicemente guardandoli, chiedendosi perché gli adolescenti non comprendono le cose che hanno a due palmi dal loro naso. Tuttavia questo movimento lo divertiva.
Il vecchio preside però si limitava a guardare le vite degli studenti scorrere e intersecarsi tra loro, cercando altre risposte che gli permettessero di fermare l’avanzata di Voldemord. Queste però non riusciva proprio a trovarle. Per quanto ancora sarebbe durato tutto questo? Guardava i ragazzi sedere a tavola ridendo con gli amici, affrontando le piccole sfide di ogni giorno, superando esami e imparando incantesimi. Sarebbe finito? Volemord avrebbe distrutto tutto questo con la sua mania della purezza del sangue?
A volte gli capitava di chiudere gli occhi per qualche istante e vedere nella sua mente delle scene in rapido movimento. Tom all’orfanotrofio, poi a scuola quando quell’aura oscura aveva cominciato a cadere su di lui, fino a qualche mese prima quando aveva bussato alla sua porta per un colloquio come insegnante nella scuola. Molte volte anche lui, il grande Silente aveva dei dubbi, si chiedeva se con il suo comportamento lo avesse influenzato, se magari si fosse comportato diversamente Voldemord starebbe seminando paura e morte per tutto il mondo magico e non?
Le voci della McGranitt e di Lumacorno che litigavano come al solito lo riportarono alla realtà. Si scosse dal quel torpore e riprese a mangiare scrutando la sala.
Il suo sguardo cadde sul tavolo di grifondoro dove sedevano tranquilli i malandrini. Stavano parlando tra loro, chissà che cosa stavano pensando di combinare. Tutto era tornato alla normalità dopo quella mattina che non si erano presentati a lezione, uno dei tanti segnali dai quali lo si poteva capire era la quantità di punizione prese da Sirius e James da quel giorno!

Al tavolo di grifondoro i malandrini al gran completo stavano discutendo di un fatto decisamente strano riguardante lo specchio di James. Per tutta la settimana non avevano fatto altro che vedere quegli occhi verdi che li fissavano.
Se all’inizio Remus pensava che fosse frutto dell’immaginazione e della mente sconvolta di James ora aveva dovuto cambiare idea. Anche lui, Sirius e Peter avevano visto.
James si era ripreso completamente da quella sera. Era stato lui stesso a raccontare quanto era successo e ripetere ciò che aveva detto la mattina a Peter quando si era precipitato in camera a cercarli. Peter aveva abbassato la testa mormorando a mezza voce qualcosa riguardo a quanto era stupido e non aveva capito nulla. Gli altri tre malandrini non avevano capito a che si riferisse ma l’importante era che tutto fosse tornato alla normalità. Ora conoscevano il segreto di James, che tuttavia era stato fin troppo vago con loro in proposito, non sapevano se fosse per lo scarseggiare o perché non ne fosse pronto, ma non era entrato molto più nei dettagli di quella storia.
Aveva detto loro solamente qualcosa a proposito di un mago, Greyback, che aveva attaccato James e il fratello mentre giocavano, James si era salvato nascondendosi in un cespuglio, Steven invece No.
 
JAMES “ non sapevamo quasi nulla della magia, né del perché ci stava attaccando”

Questo li sconvolse, se Remus aveva sempre pensato che trasformare un bimbo il lupo mannaro fosse crudele dovette ammettere con se stesso che cercare di massacrare due bambini che giocavano innocentemente al parco era quasi più terribile. Almeno il lupo che lo aveva morso aveva dalla sua di non essere in sé e di non essersi potuto controllare.

JAMES “ era il mio gemello, eravamo due gocce d’acqua. Non riuscivamo né a distinguerci né a tenerci fermi”

Ogni tanto James diceva loro qualche dettaglio, e loro piano piano erano riusciti a farsi un idea di questo Steven, o almeno, di come avrebbe dovuto essere.
Sirius all’inizio si trovò spiazzato. James aveva un gemello e non glielo aveva mai detto! Ma poi la rabbia e l’indignazione lasciarono il posto alla tristezza per quello che aveva dovuto passare il suo amico. Anche lui aveva perso un fratello, Regulus lo considerava un traditore ed era morto per la sua famiglia, ma almeno erano vivi. Pensò perfino che forse avrebbe dovuto accadere il contrario, che il destino avrebbe potuto prendersi Regulus e lasciare a James il suo gemello Steven. Chissà che baraonda sarebbe stata se Steven fosse stato nella loro banda. Questo pensiero non poteva lasciare nessuno di loro, e immaginarono che non avesse mai lasciato James dal suo arrivo a scuola il primo anno.
Mentre addentava la sua fetta di torta al cioccolato lo sguardo di Remus cadde sugli amici. James e Sirius erano impegnati a fare ipotesi sul mistero dello specchio e Peter li guardava cercando di dire la sua. Era fantastico assaporare la normalità, quegli attimi in cui il mondo e i suoi problemi non li toccavano. Fuori dalla scuola infuriava una guerra tremenda, schiere di mangiamorte uccidevano senza ragione babbani e i maghi che cercavano di fermarli, di lì a pochi mesi avrebbero dovuto scegliere da che parte stare, se combattere o nascondersi e il mondo lo avrebbe additato e scansato come un pericolosissimo lupo mannaro. Ma ora non importava, erano nella Sala Grande e stavano facendo colazione tutti insieme, cercando di risolvere il mistero del momento.

JAMES “ ci deve essere un terzo specchio..”

Ipotizzò James. Era la sola spiegazione possibile. Un terzo specchio che poteva in qualche modo intercettare gli altri due, anche se non si spiegava perché compariva sempre nel suo e mai in quello di Sirius.

SIRIUS “ come è possibile?”

Guardò negli occhi il migliore amico e vi lesse che anche lui si chiedeva perché non avesse ancora visto gli occhi nel suo specchio. I due specchi si riflettevano l’un l’altro per cui non capiva come quegli strani occhi comparissero solo nello specchio di James.

JAMES “ come te lo spieghi senno?”

Era l’unica spiegazione possibile. Anche se improbabile, lo avrebbe saputo se ne esisteva un terzo.. Inoltre era un pericolo se una terza persona poteva spiarli. Avrebbe potuto scoprire il segreto di Remus e denunciare tutte le loro malefatte, il che poteva essere decisamente problematico.

PETER “ in effetti..”

REMUS “ non possiamo chiedere a qualcuno quanti specchi esistono che possono parlare con i vostri due?”

Pensava al padre di James, che aveva dato loro quegli specchi. In fondo erano appartenuti a lui, così come il mantello dell’invisibilità, doveva saperne per forza più di loro.. Forse poteva anche dire loro se una cosa del genere fosse già accaduta o meno.

JAMES “ potrei provare a chiedere a mio padre.. Più tardi gli scriverò una lettera..”

Lo sguardo gli cadde su una ragazza con i capelli rossi e gli occhi verdi seduta qualche metro più in là. Un raggio di pallido sole entrava dalla finestra e gli illuminava il viso. Era pensierosa, doveva esserci qualcosa che non andava. La sua amica le stava raccontando qualcosa ma si vedeva lontano un miglio che lei non le stava prestando attenzione. Era distratta, James si chiese perché.
Aveva passato gli ultimi tre anni a guardarla incantato mentre erano in sala grande, adorava quando lei spostava quella ciocca ribelle che le cadeva davanti agli occhi. Quante volte l’aveva sognata, quante volte aveva sperato che diventasse la sua ragazza, l’aveva amata con tutto se stesso e aveva passato ore e ore a scrivere le sue iniziale L E su libri e pergamene invece che ascoltare le lezioni. Poi d’improvviso, quando l’aveva vista alla stazione il 1 settembre aveva realizzato che non sarebbe mai stata sua. Non era ancora capitolata né lo avrebbe fatto mai. Aveva litigato con Piton, la loro grande amicizia era finita e lei aveva bisogno di qualcuno che glielo facesse dimenticare, una persona con cui prendersela e James aveva fatto si di essere quella persona. Era diventato la persona che lei odiava, quella con cui si sfogava, se la prendeva, non si sarebbe mai potuta innamorare di lui, ma a James non importava. Era meno triste, e anche se lo faceva soffrire immensamente l’idea che non sarebbe mai stata sua, vederla sorridere lo rendeva ugualmente felice. Lui, famoso per non fermarsi prima di avere ottenuto quello che voleva si era arreso per la prima volta nella sua vita. La domenica successiva ci sarebbe stata una visita al villaggio magico, la prima di quell’anno e lui non le aveva nemmeno chiesto di uscire. Ormai conosceva bene la risposta. Il concetto era sempre lo stesso, alle volte con qualche insulto in più, ma sempre e comunque, no!

REMUS “hai detto che la prima volta sei riuscito a vedere quegli occhi per qualche secondo in più.. James, Jamie, JAMES!”

L’amico non dava segno di voler rispondere, anzi, a dire il vero sembrava non avere nemmeno sentito Remus. Era incantato sulla rossa, ma Remus non ci fece caso.

JAMES “ scusa, stavi dicendo?”

REMUS “ la prima volta che hai visto quegli occhi, non li hai riconosciuti?

Remus con pazienza riformulò la domanda all’amico che sembrava non averlo ascoltato minimamente. Era perso su un altro mondo, esattamente come Sirius che come ipnotizzato dalla scollatura della ragazza di corvonero che aveva di fronte.
Gli era sembrato che James avesse detto qualcosa in proposito a una somiglianza, però non ricordava esattamente di chi parlasse.

JAMES “ è strano ma.. Ecco.. Sembravano quelli della Evans..”

Si ricordava perfettamente. Erano identici a quelli della ragazza, solo che più tristi, senza speranza. Sentendo quel nome Sirius si destò all’improvviso dalla sua dolce visione.

SIRIUS “ Evans?!”

Per poco non si strozzava con il succo d’arancia. Come era possibile? Non poteva essere vero.. Se lei aveva un terzo specchio voleva dire che poteva intercettare le loro comunicazioni, sapere tutto quello che facevano, scoprire il segreto di Remus e li avrebbe di certo messi in punizione a vita. E poi ultimamente era decisamente sempre in mezzo ai piedi. Da quando aveva litigato con Piton passava tutto il suo tempo facendo i suoi doveri di caposcuola, dando punizioni a non finire.

PETER “ pensate davvero che lei possa avere il terzo specchio gemello..”

Anche Peter doveva avere pensato le stesse cose. Il panico stava dilagando tra i malandrini.

SIRIUS “ .. che non sappiamo nemmeno se esiste!”

Concluse Sirius, confidandoci tutte le sue speranze. Se il terzo specchio non esisteva erano salvi, avevano qualche speranza di non essere espulsi.

REMUS “ beh, quello lo scopriamo appena James scrive a suo padre.. E poi anche se lo ha La Eva..”

Remus si bloccò improvvisamente quando vide proprio Lily che si avvicinava per informarlo su qualche circolare. Stava per tradirsi ma per fortuna lei non aveva prestato attenzione a quello stava quasi per dire Remus. Anche lei come James poco prima era persa in un altro pianeta. Remus si domandò quale potesse essere.
Mentre se ne stava andando Lily incontrò lo sguardo di James. Lui stava sorridendo, chissà per quale ragione. La sua risata era perfetta, sentiva come se un raggio di sole le avesse illuminato la giornata. Sorridendogli in risposta raggiunse Alice per andare a lezione chiedendosi perché il suo cuore avesse improvvisamente accelerato. Era solo James, anzi no Potter. Non poteva fargli quell’effetto. Non disse niente ad Alice per non sentirsi dire che lei segretamente amava Potter perché non era così. Lei non lo poteva sopportare, era presuntuoso, pieno di se, con quel boccino sempre tra le mani, i capelli in disordine e quella risata perfetta. Cosa le stava succedendo? Stava trovando un lato positivo in Potter e qualche sera prima gli aveva anche dato un bacio sulla guancia. Non poteva essere così, amare James Potter, che grandissima idiozia!
Con questi pensieri in testa uscì dalla sala grande. Voleva convincersi che non fosse così, solo che più la sua testa trovava motivi per odiarlo, più il suo cuore accelerava pensando a quel sorriso. Alice, di fianco a lei la guardava divertita. Era sicura di sapere che stava passando per la mente della sua amica, e per la prima volta non aveva dubbi che si trattasse di Potter e non di Piton.

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Capitolo 6
*** RISVEGLI ***


ok, non mi faccio vedere per più di una settimana e poi torno con un capitolo striminzito e senza nessuna delle risposte che volete. avete perfettamente ragione. il problema sono le vacanza di pasqua, i bambini che mi hanno rigato la macchina, l'università e tante altre cose che vi annoierebbero.
in ogni caso, vi posto questo mezzo capitolo per non farvi aspettare troppo. appena ho due minuti metto anche il capitolo del villaggio di Hogsmeade dove ci sarà il racconto di come è morto il fratello di James. contenti?

grazie mille a chi nonostante tutto legge e mi aggiunge ai preferiti e a ithil_elendil in particolare che ha letto e commentato anche ATTIMI DI VITA, la storia che ho scritto per l'università. ti ringrazio qui per quel commento.
grazie anche a
potterina_88 : grazie per il commento lunghissimo. si nel 6 libro Remus dice ad Harry di essere stato morso da Greyback, ma che all'inizio non sapeva chi lo aveva morso e perchè e che lo ha scoperto dopo. nella mia storia lui non lo sa ancora e pensa che il lupo che ha morso non lo aveva fatto apposta. capisco la tensione derby e ti rigrazio per i complimenti!!! nel prox capitolo leggerai cosa è successo al povero Steven
vale lovegood : hai visto che tenero James? cmq nn sarà così semplice avete Harry. ne passeranno ancora prima di finire insieme.
jomarch: grazie mille, spero la suspence non sia troppa senno fareste bene a picchiarmi! la descrizione di Silente non faceva parte della storia. l'ho inserita quando descrivevo la sala grande e mi sono immaginata lui che guardava tutto e che pensava.



CAPITOLO SEI
RISVEGLI    

La stanza intorno a lui era completamente bianca, illuminata da una luce strana, irreale. James non riusciva nemmeno a capire dove finissero le pareti e iniziasse il pavimento. Era in ambiente che sembrava privo di dimensioni. Urlò, ma dalla sua bocca non uscì il minimo suono. Che stava succedendo? All’improvviso sentì una finestra sbattere, poi di nuovo silenzio. Si guardò intorno ma di finestre non ne vedeva. Come era possibile? Un altro rumore, come una porta che si apriva cigolando. Si guardò intorno ancora, di porte non ne vedeva. Non capiva cosa stava succedendo.
Cominciò a sudare freddo, poi all’improvviso una voce.

SIRIUS “ DANNAZIONE PETER è DOMENICA MATTINA TI SEMBRA IL CASO DI FARE TUTTO QUESTO BACCANO?”

James aprì gli occhi e si ritrovo nel suo letto. Era stato solo un sogno, il sogno più strano che avesse mai fatto. Sembrava così vero. Aveva avuto come la sensazione di non essere solo, ma non ricordava di avere visto nessun altro in quella strana stanza, sempre che fosse stata una stanza. Inforcò gli occhiali scuotendo le spalle, allontanando dalla mente il sogno di poco prima. Nella stanza regnava il caos, un po‘ come sempre. Al centro della stanza un allibito Frank guardava Peter scappare da Sirius, che sembrava stesse quasi abbaiando. Anche Remus guardava la scena dal suo letto vicino alla finestra sorridendo ancora mezzo addormentato. James notò che era chiusa e che non poteva avere sbattuto. La porta del bagno invece era per metà aperta. Guardò con aria interrogativa prima Remus e poi Frank, che gli spiegò velocemente che Peter aveva aperto la porta del bagno facendo rumore e svegliando Sirius, che poi aveva svegliato tutti loro con la sua voce soave.

JAMES “ buon giorno Felpato, non ho potuto fare a meno di notare che il mal di gola di ieri è passato!

 il tono di James era a metà tra l’ironico e il divertito. Anche se era domenica mattina non gli scocciava essere stato svegliato in quel modo. O meglio, se fosse stato Peter o Frank avrebbe reagito esattamente allo stesso modo di Sirius, ma trattandosi di Remus o del suo fraterno amico poteva chiudere un occhio.

REMUS “ siamo tutti felici che ti sia tornata la voce anche se avresti potuto mostrarcelo senza svegliarci”

Disse Remus cercando inutilmente di assumere una faccia scocciata a cui però non convinse nessuno, anche lui non era disturbato dal brusco risveglio. Dopo aver incrociato lo sguardo con James fece partire la più grande battaglia con i cuscini da quando erano tornati al castello. Nessuno dei due trovava giusto che si divertissero solo Sirius e Peter, anche se quest’ultimo non era esattamente al culmine della gioia. Peter era il più basso del gruppo e aveva anche qualche chilo di troppo, combinazione che non lo aiutava nello scappare da Sirius.
Terminata la lotta non aveva senso tornarsene a letto, e così dopo un ultimo attacco che vide Sirius atterrato da Remus e Frank che scendeva a fare colazione scuotendo la testa i malandrini si ricomposero. Sentirono un rumore secco, come qualcosa che batte contro la finestra e poi il gufo di James fece la sua apparizione nella stanza. La risposta che attendevano da suo padre era finalmente arrivata. Remus e Sirius si avvicinarono a James che lesse ad alta voce.

“… CIAO CAMPIONE! CHE BELLO AVERE NOTIZIE DA TE, NON TI SEI DIMENTICATO DEL TUO VECCHIO. MI SPIACE, NON ESISTE NESSUN TERZO SPECCHIO, OPPURE VE LO AVREI DATO E LO AVREBBE REMUS. A ME NON è MAI SUCCESSA UNA COSA SIMILE, NON POSSO AIUTARVI. LA PROSSIMA VOLTA CHE RICOMPARE PROVATE A PARLARE CON QUESTA PERSONA. SE AVEVA INTENZIONI CATTIVE AVREBBE Già AGITO E CONOSCENDOVI SARESTE Già ESPLULSI! MI RACCOMANDO, DATEMI NOTIZIE. ROBERT H. POTTER”

In un’altra ala del castello le ragazze erano già sveglie, ma si rigiravano ancora nel letto afflitte da troppi pensieri. Alice pensava al suo Moretto e a quello che aveva saputo da Lily la sera prima. Lily invece pensava a Piton e a Potter. Alla fine aveva detto tutto quello che le passava per la testa in quel periodo ad Alice e lei l’aveva capita alla perfezione. Era stata ad ascoltarla in silenzio mentre le raccontava di Severus, e le si era disegnato sulla faccia un sorrisino idiota mentre parlava di Potter. L’avrebbe uccisa, cosa stava insinuando. Lei non amava James. Mio dio lo aveva chiamato per nome un’altra volta. Potter, Potter, per lei era
 solo Potter. Quel gran rompiscatole di Potter per la precisione.

ALICE “ Quel gran figo di Potter vorrai dire”

Lily si maledisse mentalmente per aver parlato sottovoce. Tuttavia una parte del suo cervello le disse di essere d’accordo con Alice.
Quel giorno ci sarebbe stata la prima uscita a Hogsmeade e Potter per la prima volta da molti anni a quella parte non l’aveva invitata. Di solito le stava intorno da almeno due settimane e cercava in tutti i modi, quella volta invece non ci aveva nemmeno provato. Lily era smarrita da quel cambiamento improvviso. Era come se in mondo da qualche mese a quella parte avesse cominciato a girare in modo diverso. L’anno prima era la migliora amica di Severus, e si ritrovava perennemente tra i piedi un immaturo Potter che la scongiurava in tutti i modi di uscire giurandole amore eterno. Ora invece non parlava più con Severus, Potter sembrava quasi diventato una persona seria, lei cominciava a realizzare di non essergli completamente indifferente e lui non la invitava.
Si alzò dal letto e si chiuse in bagno per farsi una doccia, sperando di riuscire a scacciare quei pensieri. Non servi a nulla. Al suo ritorno Alice era vestita e l’aspettava seduta sul letto per scendere a fare colazione.

ALICE: “che faccia scura.. È perché Potter non ti ha invitata?”

Colpita e affondata. Nonostante non riuscisse ad ammetterlo con se stessa era così. Lei era attratta da Potter, forse da sempre. Quel suo modo di starle sempre addosso la faceva sentire corteggiata, importante, le dava fiducia. Il giorno prima Lily gli era passata accanto. Lui aveva alzato la testa e l’aveva fissata a lungo. Aveva aperto la bocca per parlare ma poi l’aveva richiusa senza proferire parola.

LILY:” una parte di me lo odia, l’altra è attratta da lui. Ci sono rimasta male perché non mi ha invitata”

Cuore o testa? Doveva dare retta alla vocina razionale che le ricordava quanto fosse un pallone gonfiato, di tutte le punizioni, i duelli con Piton, le battute cattive o al suo cuore che accelerava all’impazzata non appena incontrava il suo sguardo?

ALICE “ pensava che avresti risposto di No. È quello che fai da 3 anni a questa parte.”

È vero. Da tre anni a quella parte lui le chiedeva di uscire e lei lo respingeva. Come poteva sapere che era diverso ora? Che qualcosa nel suo cuore era cambiato e forse avrebbe detto si. Era tutto così complicato. Quello che sembrava chiaro il giorno prima era sbagliato ora, e ancora giusto due minuti dopo. Non riusciva a capirsi nemmeno lei.

LILY “si, ma.. Forse questa volta sarebbe stato diverso..”

Avrebbe potuto capire qualcosa di più. D’improvviso realizzò che non sapeva nulla su di lui. Lo aveva sempre giudicato come un figlio di papà viziato,  un purosangue con la puzza sotto il naso con la casa piena di elfi senza conoscerlo davvero, senza avergli mai dato la possibilità di parlarle di lui.

ALICE “ COME?

Non ci poteva credere. La sua amica stava cominciando ad ammettere la realtà.

LILY ”beh, almeno avrei potuto capire se ha ragione la mia testa o il mio cuore. Quale dei due non funziona. Comunque non c’è problema. Non mi ha invitata..”

Concluse Lily con una punta di amarezza nella voce aprendo la porta e cominciando a scendere le scale.





 

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Capitolo 7
*** RICORDI ***


ok, mi merito frustate, malocchio, minacce insomma avete ragione: sono sparita. le ragioni sono che sn stata parecchio presa. mi è nata una sorellina, ho dato 3 esami, sono diventata moderatrice di un forum del mio cantante preferito e mi ero persa l'ispirazione. non mi andava di scrivere a caso perchè questo capitolo è importante e ci tengo parecchio. spero sia venuto bene e che commentere anche solo per mandare al diavolo me e dirmi cosa ne pensate della storia!

grazie a:
-ithil_elendil: dolcissima come sempre!!!
-vale lovegood : grazie mille per tutto anche a te!!! di dialoghi padre e figli penso ce ne saranno ancora nei prox capitoli!
-potterina_88: il mistero di stanza e specchio è messo da parte in questo capitolo senno mi veniva troppo lungo.. ma nel prox capitolo si capirà qualcosa sul sogno!
-germana: ho aggiornato! grazie per il commento e spero di leggerti ancora!!!

CAPITOLO SETTE

RICORDI    

James si trovava per le vie del villaggio magico insieme agli amici. Aveva in tasca la lettera del padre e sentiva Sirius e Remus discutere dello specchio senza capire veramente quello che stavano dicendo. La sua testa era da un’altra parte. Ripensava allo sguardo triste, arrabbiato e forse anche un po’ deluso che aveva la sua rossa quella mattina mentre faceva colazione con Alice. Aveva deciso di voltare pagina, di mollare il colpo. Basta rincorrerla per il castello per elemosinare un appuntamento con lei, basta cercare di mettersi in mostra, da adesso in poi voleva essere suo amico e basta. Almeno così avrebbe potuto starle vicino e magari aiutarla a dimenticare Piton. Non provare nemmeno a invitarla però gli aveva fatto un effetto strano e forse aveva stupito anche lei. James Potter si arrendeva per la prima volta in vita sua? No, forse stava solo cominciando a crescere.
Il brusco arrivo di Peter lo riscosse dai suoi pensieri.
ciao ragazzi”
“Ciao peter, ma dove eri finito”
Perso com’era nei suoi pensieri non si era nemmeno accorto che Peter dopo colazione era sparito. A dire la verità non si era accorto di nulla quel giorno. Alzò lo sguardo verso gli amici, Sirius stava guardando Peter e Remus  guardava fisso James come se volesse leggergli nella mente.
“Ero con Frank. Mi ha presentato Julia.
 disse Peter con saltellando da un piede all’altro e indicando una deliziosa moretta che parlava con Lily e Alice.

“Julia?”
 la faccia di Sirius era decisamente scandalizzata. Peter si era fatto la ragazza? Sembrava più improbabile che vedere Piton con i capelli puliti e ossigenati.

“Si, è un amica di Alice. Sapete pensavamo di andare da Madama Piediburro..
 concluse Frank. Era felice che la ragazza dei suoi sogni avesse accettato di uscire con lui, anche se si era portata le sue amiche. Se fosse riuscito a trovare un cavaliere anche per Lily sarebbe stato tutto perfetto. Un pomeriggio da ricordare negli anni a venire.

“Ah ecco perché il piccolo Peter è sparito..”
la voce di Sirius era maliziosa e lasciava tradire un vena ironica. Remus invece si era tenuto fuori dalla conversazione e si limitava a guardare gli amici. James sembrava in un altro mondo, non li aveva veramente ascoltati per tutta la mattina. Sirius invece sembrava a metà tra il geloso e lo stupito e Peter era al culmine della felicità.  Forse non si era accorto del comportamento di James, oppure non voleva darlo a vedere di fronte a Peter.

Venite anche voi?
 disse tutto d’un fiato Peter. Era un occasione fantastica per stare tutti insieme come non accadeva più da tanto tempo. Di solito quando uscivano e c’erano delle ragazze lui era sempre quello di troppo, quello da solo. Sirius non mancava mai di prenderlo in giro per quello. Ora invece aveva l’occasione di dimostrare agli amici che anche lui poteva avere una ragazza anche se non era bello e ricercato come Sirius.

“Come scusa?
Ancora una volta Remus ebbe l’impressione che Ramoso non era con loro quel giorno. Non riusciva a capirne la ragione. Non riusciva a decidere se fosse la memoria del fratello morto che lo tormentava o la Evans. Da quando aveva saputo di Steven aveva cominciato a spiegarsi tanti atteggiamenti prima incomprensibili dell’amico.  A volte stava ore a fissare in vuoto quando pensava che gli amici non ci facessero caso, Remus se ne era accorto al primo anno.  Quando Sirius litigava con Regulus poi James spariva quasi sempre per poi tornare stranamente silenzioso. La Evans poi questa volta non poteva centrare nulla perché quel giorno non l’aveva nemmeno invitata. Anche quello era molto strano. Si ripromise di accennare al discorso non appena Peter e Frank fossero andati con le ragazze.
“Dai, venite anche voi. James c’è anche Lily.. È la tua occasione!”
propose Frank. Se fosse venuto anche James anche Lily sarebbe avrebbe avuto un cavaliere e avrebbero potuto godersi un tranquillo pomeriggio da coppiette.

“No, magari un’altra volta..”
La risposta di James lasciò tutti di sasso. Non capiva cosa prendeva ai suoi amici. Si rendeva conto di non essere stato troppo di compagnia ma la loro reazione era esagerata. Aveva passato tre anni buoni a provare ad uscire con Lily senza ottenere nulla, perché scandalizzarsi così se per una volta era lui a rinunciare?
“Come? Ragazzi ma è impazzito?”
Peter non credeva alla sue orecchie. Fino a qualche settimana prima James avrebbe letteralmente ucciso per un appuntamento con la Evans e ora rifiutava? Il mondo stava cominciando a girare al contrario. Si guardò rapidamente intorno per verificare la presenza di altri segni strani ma tutto sembrava normale.
“Non saprei.. Stamattina non l’ha nemmeno invitata..”
disse Sirius guardando l’amico che aveva di nuovo preso a fissare il vuoto perso nei suoi pensieri. Avrebbe voluto parlargli, chiedere cosa gli passava per la testa ma c’era troppa gente. Davanti a tutti avrebbe negato e forse si sarebbe sentito tradito. Si scambiò un occhiata d’intesa con Remus. Anche lui pensava le stesse cose. Dovevano parlare con James da soli, senza Peter, Frank e compagnia bella.

“Chi lo capisce è bravo! A stasera ragazzi divertitevi..”
Saluto distrattamente Remus.

Sirius guardò Peter e Frank allontanarsi felici e si girò per chiedere chiarimenti a James o almeno per scoprire cosa pensava Remus ma non fece in tempo. Una furia si abbattè su di loro.
“Remussino!”
Era una ragazzina bionda, di corvonero. A occhio e croce doveva essere un terzo anno e si era avvinghiata tipo ventosa a Remus.

“Remussino?”
James era tornato tra loro e fissava la scena a metà tra il divertito e l’inorridito. Sirius sorrise. Aveva ripreso i contatti con il mondo.

“Tesoruccio.. Perché non ti sei più fatto vivo.. Vieni.. Ti devo mostrare una cosa..”
squittì la ragazza tirando il povero Remus per un braccio.

“No, scusa.. Non posso proprio..
Remus stava cercando di liberarsi da quella stretta. Aveva incontrato la ragazza qualche settimana prima in biblioteca e le aveva dato una mano a cercare un libro. Da allora non riusciva a scollarsela di dosso.

“Oh si invece!”
la ragazza sembrava decisa a non mollare la presa senza avere ottenuto quello che voleva.

“Ma No.. Ragazzi.. Fate qualcosa!”
implorò Remus. James e Sirius erano abituati a situazioni del genere. Dovevano aiutarlo!

“Non ti preoccupare Remussino.. Ci vediamo stasera divertiti..”
rispose divertito James lanciando uno sguardo d’intesa e Sirius. I due si allontanarono ridendo lasciando l’amico in balia della ventosa umana.

“Perfidi!”
gli urlò Remus in rimando.


“Siamo rimasti io e te!”
sospirò Sirius. Di solito era lui quello circondato da ragazze, e invece quel giorno era l’unico ad essere rimasto solo. Frank e Alice. Remus e quella ragazza, Karen forse. Persino Peter aveva una ragazza, Julia. E poi James che avrebbe potuto essere con loro e con Lily. Era così strano che l’amico avesse rinunciato ad andare con loro, ma la cosa onestamente gli faceva piacere. Non avrebbe sopportato di essere lasciato solo.

“Ti dispiace?
chiese James.  Era tanto che non erano solo loro due. Non gli dispiaceva per nulla non essere con Lily perché era con il suo migliore amico. Una bella chiaccherata con Sirius gli avrebbe fatto bene e gli avrebbe schiarito le idee.

“No, ma mi sembra strano che non sei corso con Frank e Peter dalla Evans. Non l’hai nemmeno invitata oggi.. Nuova tattica? Ti fai desiderare?”
Sirius era arrivato subito al punto.

“No Felpato, mi arrendo!”
Quelle parole non suonavano da perdente come si era immaginato. Aveva passato gran parte della sua vita a costruirsi la reputazione di quello che non si arrende mai, quello forte, il leader che guida tutti. Aveva sempre creduto che solo i deboli si arrendevano e invece alla fine aveva ceduto anche lui.

“Come?”
Non era da James arrendersi proprio ora che sembrava che la Evans stesse cominciando a cedere. All’inizio la odiava. Sembrava la classica secchiona che stava portandogli via e facendo soffrire il suo amico. Poi aveva realizzato che la sua amicizia con James era più forte e avrebbe retto a tutto, Evans compresa. Allora aveva cominciato ad aiutarlo nella conquista.

“Avevi ragione tu. Ci sono tante ragazze.. Perché fissarsi con lei? E poi ha più bisogno di me come amico e come buffone che come ragazzo.”
Sembrava cambiato, cresciuto. Non erano parole di una persona che si è stancata di aspettare. Non erano parole mosse da un orgoglio ferito. Credeva per davvero in quello che diceva di non volere far soffrire lei.
“Sei sicuro sia quello che voglia anche lei?
James alzò lo sguardo e si ritrovò gli occhi grigi di Sirius che lo fissavano.

“Beh, si. Almeno.. Credo.. “
Perché proprio ora se ne usciva con una domanda del genere?
Non sapeva come rispondere..
“Perfidi..”
L’arrivo di Remus lo tolse dall’impiccio di rispondere.
“Toh, è tornato Remussuccio!”
rispose Sirius allegro. Si scambiarono uno sguardo veloce dal quale James capì che la domanda di Sirius non voleva una risposta.

“No, era Remussino!
continuò a canzonarlo James.

“Piantatela! Stasera ho deciso, ti mordo. Anzi.. Vi mordo!”
in certe occasioni il caro vecchio Remus era capace di tirare fuori il peggio di se. Sirius si lasciò cadere sull’erba, pregustando le corse, i giochi, il divertimento che li aspettava quella notte. Remus sbuffò. Era rimasto per quasi un ora con quell’oca che lo aveva trascinato in tutti i negozi alla ricerca di un regalo per una sua amica. Aveva visto centinaia di cianfrusaglie una più brutta e inutile dell’altra. Alla fine era riuscito a svignarsela mentre lei comprava qualcosa di rosa acceso con tante piume e fiocchetti. Non aveva capito cosa fosse ma la cosa non gli interessava per niente.

“Stasera c’è la luna piena?”
la voce di James suonava strana. Aveva pronunciato quella frase tremando..

“Si.. Non dirmi che ti eri dimenticato? Che ti prende James? James?”
Quegli stessi occhi. La stessa espressione di quella sera sulla torre quando lo avevano trovato che piangeva sconvolto. Remus e Sirius si guardarono senza capire cosa stesse succedendo e senza sapere cosa fare.
“James?
sentiva gli amici che lo chiamavano ma non riusciva a rispondere. Davanti agli occhi gli passarono tante immagini, le solite. Gli occhi gli si riempirono di lacrime. Le ricacciò tutte indietro e stringendo i pugni trovò la forza di reagire.

“Scusate
la luna piena ricadeva esattamente quello stesso giorno.

“Ehi Che ti è preso?”
chiese Sirius preoccupato. Per un attimo aveva temuto che scappasse e cominciasse a negare come l’ultima volta.

“Stasera.. La luna piena.. Mio fratello..”
Remus e Sirius si guardarono negli occhi senza riuscire a capire il significato delle parole di James. Sembravano frasi sconnesse.
“Ricorre la sua morte”
spiegò James con gli occhi bassi. Stava facendo una fatica enorme per non cedere.

“C’era la luna piena quando è successo?”
chiese Remus temendo di poter peggiorare le cose.

“Si, è stato un mannaro ad attaccarci.”
“Come? Ma non avevi parlato di un mago?
chiese Sirius. Remus lo guardò male, per poi tornare a fissare preoccupato James.

“Si, un mago trasformato in lupo mannaro, Greyback.. Voleva farci del male. Aveva un conto aperto con nostro padre e si voleva vendicare su di noi.”
ricordare quelle cose era doloroso. Una ferita che si riapriva.

“Ma è orribile..”
remus era disgustato. Un lupo mannaro aveva ucciso il fratello di James e aveva tentato di fare del male anche a lui. Si vergognava della sua natura. Si sentiva un mostro. Avrebbe voluto scappare lontano da tutto e da tutti.

“Volete sentire tutta la storia?
chiese James tremando. Era l’unico modo per cominciare a lasciarsela alla spalle per davvero. Nessuno lo aveva mai ascoltato. La madre era troppo sconvolta, il padre era fuggito a metà del suo racconto per andare da Silente e per cercare chi aveva fatto quello ai suoi figli. I nonni poi erano troppo vecchi e malati, sarebbe stato troppo chiedere loro di ascoltare tutto. James si era sempre tenuto tutto per se, in attesa di trovare qualcuno che fosse stato disposto ad ascoltarlo e a dividere quel peso con lui.

Eh cosi James si liberò di quel peso che lo opprimeva da troppi anni. Raccontò loro di quella sera. I loro genitori erano andati da alcuni vicini e i bambini erano da soli con gli elfi domestici. Non erano tristi per essere rimasti a casa da soli, anzi.. Si sentivano grandi, importanti, in grado di fare qualsiasi cosa. Decisero di andare in giardino per giocare sotto la luce della luna: quella sera era piena. La madre giusto qualche sera prima aveva raccontato loro una storia che parlava delle notti di luna piena nelle quali i raggi si riflettevano sull’acqua e facevano nascere delle creature fatate piene di potere e mistero.
Si rincorsero per quasi un ora, giocarono a nascondino e si raccontarono storie di fantasmi per spaventarsi a vicenda. Erano anche riusciti a nascondersi dagli elfi. Volevano vedere questi essere mitici e bellissimi. Poi cominciò a piovere, un acquazzone con tanto di tuoni e lampi. E il lupo uscì da dietro gli alberi e si avventò su di loro. Si misero a correre ma lui fu più veloce, li raggiunse. Con una zampata spinse James contro un albero, sbatte violentemente la testa contro il tronco e perse i sensi, ricadendo dietro un cespuglio. Prima di svenire riuscì a sentire il fratello. Lo stava chiamando. Il lupo lo aveva raggiunto e lo morse, poi si sedette e si mise a guardarlo. Quando James si riprese era terrorizzato e provava orrore per quello che aveva davanti. Il lupo non aveva ucciso subito suo fratello, lo aveva morso e lo aveva guardato morire lentamente. Quando la luna tramontò vide il lupo tornare umano e andarsene trascinandosi faticosamente. Corse dal fratello ma era troppo tardi. Poi svenne di nuovo per la ferita alla testa. Rimase incosciente per molti giorni, in bilico tra la vita e la morte. Alla fine si salvò ma nulla fu più come prima.

“Allora non riuscivo a capire, e nemmeno oggi a dire la verità, il perché di quel folle attacco. Per tanto tempo sono stato male, provavo vergogna per essere sopravvissuto, mi sentivo in colpa.
un brivido lo scosse ripensando a quei giorni, al dolore che provava. La sua famiglia era distrutta. Si sentiva colpevole per essere ancora vivo.

“James..”
sirius avrebbe voluto aggiungere altro ma la voce gli mancò. Cosa si dice in questi casi? Le parole suonano così stupide e piccole. Remus fissava il vuoto.

Qualche mese dopo mio padre mi ritrovò in quello stesso punto del giardino. Ero rimasto tutta la notte sotto la pioggia ad aspettare che quel lupo tornasse ad uccidere anche me.”
“Ma i tuoi genitori?
chiese Sirius. Come potevano avere lasciato che il lupo torturasse i loro bambini senza fare nulla. I Potter erano così attenti e premurosi con James.

“Credevano che fossimo a letto. Eravamo scappati dalla finestra. Non ci cercarono fino alla mattina dopo. Mia madre venne a svegliarci e non ci trovò. Uscì in giardino e capì cosa era successo.
spiegò James. Si sentiva così in colpa. Se non fossero scappati dalla finestra non sarebbe successo nulla e Steven sarebbe ancora vivo..

“Come fai a non odiarmi. A non volere la mia morte?”
chiese Remus con gli occhi fissi e lucidi.

“Tu non centri nulla..
disse James avvicinandosi e tendendogli una mano.

“No, ti sbagli. Sono un mostro come quello che ha ucciso tuo fratello”
si scostò dal contatto con James e corse via verso il castello.







 

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Capitolo 8
*** DECISIONI E CORSE ***


grazie a tutti i lettori! come vedete sono stata più veloce dell'altra volta e non vi ho fatto aspettare troppo! spero di avervi fatto cosa gradita e che il nuovo capitolo vi piaccia. mi dispiace avere trascurato un po' Lily in questi ultimi due capitoli ma le cosa da raccontare erano tante!!!
lyrapotter: tranquilla, anche io mi vergogno di non avere aggiornato per quasi un mese. mi merito di avere perso commenti!!!  mi dispiace che in questo capitolo non ci sia umorismo ma non era il caso. per Lily vedrai che tra un po' le cose cambieranno, anche perchè senno Harry non nasce!!!
pikkolina_88: povero James, lo sto maltrattando un po' in questa ff!! se potesse parlare penso mi manderebbe al diavolo!
vale Lovegood: grazie mille per il commentino. adesso non me la faccio scappare l'ispirazione!
germana: grazie mille per il commento!!!
lyan: ecco il capitolo nuovo! grazie per il commento!

CAPITOLO OTTO
DECISIONI E CORSE

Solo in camera, rannicchiato nel suo letto circondato dalle tende di velluto rosso Remus si sentiva l’ultimo degli uomini. Non riusciva nemmeno a definirsi uomo, forse scherzo della natura, mostro, erano decisamente più appropriati. Sperava che quelle tende sarebbero bastate a separarlo dal mondo, a difendere gli altri da uno come lui.
Per colpa di uno come lui James non aveva più un fratello. Quel mostro aveva massacrato un bambino indifeso davanti al fratellino. Come poteva James essergli stato vicino per sette anni senza avere mai provato orrore? Come era riuscito a passare tutte quelle notti di luna piena insieme a lui senza provare disgusto, senza mai svelare il suo segreto per farlo espellere? Questi ed altri mille dubbi gli giravano in testa, gli attanagliavano il cuore e gli rendevano quasi impossibile respirare.
Non poteva stare lì. Tra poco gli altri sarebbero tornati. Conosceva bene Sirius e James e sapeva che sarebbero venuti a cercarlo per parlare con lui. Avrebbero voluto delle spiegazioni, non era da lui scappare a quel modo. Ma non se la sentiva di affrontarli, guardare negli occhi James era troppo difficile in quel momento, e lo sarebbe stato per sempre. Avrebbe rivisto il viso innocente di un bimbo ucciso da un dannatissimo lupo mannaro. Un lupo mannaro come lui.
Doveva parlare con Silente. Non poteva rimanere lì in quella stanza, in quel castello.
Era necessario per il bene di tutti che lui sparisse, che se ne andasse per sempre. Dopo aver tirato su con il naso si alzò e diede un ultimo sguardo a quella stanza che non avrebbe rivisto più. Quella stanza in cui aveva vissuto per sette anni, nella quale era cresciuto, aveva trovato degli amici eccezionali che ora aveva perso.
Ormai aveva deciso. Solo era strano abbandonarla dopo sette anni, era diventata un po’ casa sua. Ma lui era un mostro, solo ora se ne era reso conto. Avrebbe dovuto dare retta a Piton, andarsene prima. Basta fingere di essere normali: lui non lo era ne lo sarebbe mai stato, non più. Non sarebbe rimasto un minuto di più in quel castello a fare del male agli amici.

“Signor Preside..”
Entrò titubante nella stanza dopo aver bussato.
“Dimmi Remus, hai forse bisogno di parlarmi?”
Aveva gli occhi stanchi di chi è stato sveglio per notti intere alla ricerca di una risposta che non trovava, torturato da terribili dubbi e con il peso di molte vite sulle sue spalle ma trovò ugualmente la forza per fargli un sorriso.
“Si.. Vorrei abbandonare gli studi..”
Era stato più semplice del previsto pronunciare quelle parole davanti all’uomo che più di tutti aveva creduto in lui, che aveva fatto così tanto per permettergli di studiare.
Sentiva di averlo deluso, ma sapeva che quella decisione l’aveva presa per il bene dei suoi amici. Era nel giusto e doveva arrivare fino in fondo anche se gli occhi cominciavano a pizzicargli.

Sirius era esterrefatto e per l’ennesima volta non sapeva come comportarsi. James era sconvolto e guardava fisso dove prima c’era Remus. Non sapeva come comportarsi con James, le parole in certi casi non erano mai stati il suo forte e non sapeva cosa aveva preso a Remus. Come poteva pensare che James lo ritenesse un mostro? Proprio James che aveva convinto lui e Peter a non giudicare Remus per quel suo piccolo problema peloso e che aveva fatto così tanto per diventare Animagus. Remus non aveva capito nulla di loro, come poteva non avere capito che non lo avrebbero abbandonato a causa delle sue trasformazioni perché gli volevano bene?
“Sirius.. Penso che dovremmo andare a parlargli. È un idiota, non ha capito nulla. Io non..”
Alla fine era stato James a parlare, a proporre quello che anche Sirius pensava fosse giusto fare. Non odiava Remus, anche lui era una vittima come suo fratello. Solo che Remus ce l’aveva fatta a sopravvivere anche se tutti i mesi doveva trasformarsi. Anche lui era stato vittima della volontà di qualcun altro, non era stato lui a chiedere di essere contagiato.
Se le cose fossero andate in un altro modo anche suo fratello avrebbe potuto essere nelle stesse condizioni di Remus. Non aveva mai pensato di condannare Remus o di prendersela con lui per quello che era successo a Steven. Era stato Grayback ad uccidere suo fratello. James non odiava i lupi mannari ma odiava Grayback e avrebbe voluto vederlo morto con tutto se stesso.
“Tu non lo odi e non pensi sia un mostro, giusto?”
Sirius lo capiva sempre al volo, non vi era sua frase che l’amico non fosse in grado di completare.
“Esatto. Dobbiamo andare da lui!”
James temeva che Remus stesse per fare una stupidata e voleva fermarlo. Si mise a correre attraversando la foresta con Sirius al suo fianco sperando di arrivare in tempo.

“Perché Remus? Qui hai degli amici che conoscono il tuo segreto e che ti vogliono bene. Hai anche la possibilità di finire gli studi. Perché questa decisione?”
Il Preside lo fissava con i suoi penetranti occhi azzurri. Era difficile per Remus sostenere quello sguardo. Con quelle poche parole aveva messo in crisi quella sua decisione forse presa troppo in fretta.
“Per troppo tempo ho messo in pericolo le vite degli abitanti del castello. È ora di smetterla. La mia felicità non vale la loro sicurezza.”
Trovò ugualmente la forza per rispondere. La certezza che senza lui al castello i suoi amici sarebbero stati meglio gli diede la forza. Senza lui al castello non avrebbero rischiato più lo loro vita, non avrebbero più preso punizioni a causa sua.
“La tua decisione è quindi definitiva?”
Il tono del preside era rassegnato. Aveva capito che nulla di ciò che avrebbe potuto dire sarebbe servito a fare cambiare idea a Remus. La sua decisione era presa. Quale fosse il motivo che l’avesse originata a lui restava oscuro.
“Si professore, lo è.”
“Ok, darò disposizioni perché tu possa lasciare il castello. Stasera non è possibile perché c’è la luna piena.”
Lo aspettava l’ultima luna piena al castello. Pensarci faceva un effetto strano.
“Domani andrà benissimo. Potrei passare la notte nelle segrete e non alla Stamberga?”
Non poteva rimanere alla Stamberga, i ragazzi lo avrebbero cercato li. Lì conosceva, lo avrebbero cercato dovunque.
“Darò disposizioni anche per quello, ma tu promettimi che rifletterai sulla tua decisione e che se cambierai idea me lo farai sapere.”
Silente lo stava quasi supplicando.
“Grazie Preside per tutto quello che ha fatto per me. Ho un’ultima richiesta. Non dica nulla a Sirius e James..”
“Come vuoi..”
Tutto quello che stava accadendo era così confuso e triste. Silente sentì di avere fallito su un altro fronte, non era in grado di guidare i suoi allievi, come poteva sperare di fermare Voldemord? Quando Remus chiuse la porta il vecchio preside crollò sulla scrivania, tenendosi la fronte tra le mani e riflettendo su tutti gli errori che aveva commesso nella sua vita.

Sirius spalancò la porta della stanza con un calcio ma la stanza era deserta. Non vi era traccia di Remus, ed erano sparite anche tutte le sue cose. Si voltò verso James, sperando che lui potesse avere una risposta, potesse sapere cosa fare ma anche James era confuso.
Sentirono la voce della professoressa di Trasfigurazione sulle scale. Subito si precipitarono per avere delle informazioni.
“Professoressa, Remus..”
“Remus ha lasciato il castello.”
“Cosa?”
Fu l’unica cosa che riuscì ad uscire dalla bocca di Potter. Era incredulo, non poteva essere vero.
“Si è ritirato.”
Rispose la professoressa con voce triste.
“Come? Perché lo ha permesso..”
La voce di Sirius era aggressiva. Come avevano potuto permettere a Remus di fare una sciocchezza del genere?
“Ha parlato qualche minuto fa con Silente. Potter, sei il nuovo caposcuola di Grifondoro.”
La professoressa non aggiunse altro e uscì dal buco del ritratto.

Qualche metro più in la Lily Evans aveva assistito alla scena. Quel pomeriggio era così arrabbiata con Potter perché non l’aveva considerata. Si era anche rifiutato di uscire con loro quando Frank glielo aveva chiesto. Ora però aveva la faccia così triste, sembrava un cucciolo spaurito. L’abbandono di Remus aveva stupito anche lei, ma per James doveva essere stato un duro colpo.
“Lily che ci fai sulle scale del dormitorio maschile?”
Chiese Alice incuriosita. Quel pomeriggio la sua amica era molto arrabbiata con Potter e le sembrava strano che ora volesse andare a parlargli.
“Niente, arrivo Alice”
Lily gettò un ultimo sguardo a James Potter ripromettendosi di andare più tardi a chiedergli se fosse tutto a posto, e poi corse dall’amica.

“Non può avere lasciato il castello così in fretta. Deve essere ancora qui!”
Concluse James. Era successo tutto troppo in fretta. E quella sera ci sarebbe anche stata la luna piena. Sicuramente Remus era ancora nel castello, ma dove?
“Cerchiamolo sulla mappa del malandrino.”
Propose risolutivo Sirius.
“Certo, ma dove..”
James alzò gli occhi verso Sirius sbiancando improvvisamente.
“Che ti prende?”
“La mappa non è in tasca.. Mi deve essere caduta prima nella foresta, accidenti. Vado a prenderla!”
Prima che Sirius potesse obiettare James era già sparito oltre il buco del ritratto. Correva veloce, per l’ennesima volta in quella giornata, sperando che tutto quello fosse solo un brutto sogno. Voleva svegliarsi e trovare Remus nel letto di fianco con cui ridere per ogni sciocchezza.
Arrivato nella foresta cominciò a guardarsi in giro e in poco tempo trovò la mappa del malandrino. Si mise di nuovo a correre verso il castello ma una radice nascosta da alcune foglie lo fece cadere. Dalla tasca dei pantaloni cadde lo specchio e James si chinò per raccoglierlo. Qualcosa non andava, lo specchio era completamente bianco. Una luce lo accecò e si sentì trasportato verso di esso. Quando riaprì gli occhi si accorse di essere nella stessa stanza del suo sogno.




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Capitolo 9
*** IMPREVISTI ***


grazie mille per i commenti mi hanno fatto taaaanto piacere.
eccovi il prox capitolo!!!
lyrapotter: se ti dico cosa combina lo specchio non c'è più gusto a leggere la storia!!! fidati.. vale la pena arrivare fino in fondo!
vale lovegood: chissa dove è finito james. mondo parallelo? chissà..
germana: spero che tu non arrivi ad odiarmi per i continui colpi di scena!
ithil_ elendil: sei sempre dolcissima!!! grazie mille!!! il racconto di James l'ho scritto di getto senza pensarci. mi è venuto naturale.
lyan: condordo con te che senza Peter si sta bene. nella mia storia non ha un ruolo troppo importante ma è più forte di me. anche in questo capitolo me ne sono sbarazzata in un modo un po' cattivo.
jomarch: la mappa non c'è la Remus ma cmq qualcosa per non farsi trovare lo ha fatto..

grazie ancora e commentate mi raccomando!

CAPITOLO 9

IMPREVISTI

Era esattamente come nel suo sogno, solo che non stava dormendo. Quella luce così bianca e accecante gli feriva gli occhi. Non riusciva ad orientarsi perché pavimento e soffitto sembravano una cosa sola. A pochi passi da lui giaceva la sua bacchetta e poco più in la lo specchio. Come aveva fatto ad arrivare in quel posto restava un mistero. Forse lo specchio era una passaporta, qualcuno lo aveva stregato.
Imprecò ad alta voce e sentì l’eco tornare indietro. Provò qualche incantesimo senza ottenere risultati. La rabbia lo assalì e per qualche attimo si mise a lanciare incantesimi a caso, poi si calmò. Doveva restare calmo se voleva capire come uscire da lì. Si sedette e fece il punto della situazione.
“Sono chiuso in un posto assurdo senza sapere come ci sono arrivato e Remus sta abbandonando il castello.”
Si guardò nuovamente intorno ma non trovò tracce di porte o finestre.
“James.. James dove sei finito?”
Sentiva la voce di Sirius arrivare da lontano, ma non capiva da dove. Poi si ricordò dello specchio che era ancora per terra.
“Sirius? Sei proprio tu?”
Chiese per assicurarsi di non essere impazzito del tutto. Era così strano e incredibile.
“Certo che sono io, chi dovrebbe essere? Sei sparito.. La mappa?”
“L’ho trovata.. Ma c’è un problema. Sono intrappolato in una stanza bianca stranissima. Mi ci ha portato lo specchio.”
Sperava che Sirius non si mettesse a ridere o non prendesse un colpo. In entrambi i casi non sarebbe stato in grado di aiutarlo.
“Come è possibile?”
L’aveva presa meglio di quello che pensava James. Era sbiancato e tremava leggermente. Decisamente quel giorno ne erano successe troppe per Sirius. Prima il racconto di James, poi Remus che scappa e che abbandona il castello ed ora James rinchiuso chissà dove.
“Non so, ha cominciato a illuminarsi e poi puff.. Mi ha trasportato qui. Non ho idea di come uscirne!”
Spiegò rapidamente James.
“Cavolo.. E come facciamo con Remus? Dobbiamo trovarlo prima che lasci il castello!”
La sparizione improvvisa e inspiegabile di James non ci voleva proprio. Come se non ci fossero abbastanza problemi.. Con tutto quello che era successo si era dimenticato di quel dannato specchio e delle sue stranezze. Nelle liste delle possibili spiegazioni alle stranezze dello specchio che potesse inghiottire qualcuno non era concepito.
“Guardo sulla mappa e ti dico dove si è cacciato.”
James frugò nelle tasche dei pantaloni e ne tirò fuori una vecchia pergamena sgualcita. La colpì con la bacchetta e pronunciò le parole magiche.
“Va bene, recupero Remus e poi pensiamo a tirarti fuori da lì.”
Concluse Sirius che aveva ritrovato il suo sangue freddo ed era deciso a sistemare tutto e a farsi una bella dormita.
“Cavolo..”
Il tono e l’espressione di James non promettevano niente di buono.
“Che succede?”
“La mappa.. È completamente bianca, non funziona. Qualche incantesimo la blocca o forse sono troppo lontano dal castello.”
James guardava allibito la pergamena che non voleva saperne di rivelare la mappa. Dannazione non ne andava bene una quel giorno.
“Dannazione. E adesso?”
“Cerca Remus prima che se ne vada. Io troverò un modo per uscire di qui. “
Concluse James. In quel momento trovare Remus e farlo ragionare aveva la precedenza su tutto il resto.
“Sicuro? Potrebbe essere pericoloso..”
Non aveva idea da che parte cominciare a cercare Remus ne come tirare fuori James dal posto in cui lo specchio lo aveva cacciato e non si sentiva tranquillo a lasciarlo li da solo.
“In caso ho lo specchio per parlare con te.”
Lo tranquillizzò James.
“Va bene, avvisami in caso di pericolo.”
Il viso di James sparì dallo specchio. Sirius sperò andasse tutto bene.
In quel momento Peter entrò nella stanza con il viso scuro e teso.
“Ciao Siriu..”
Inizio Peter.
“Peter scusa, è successo di tutto oggi pomeriggio e devo assolutamente trovare Remus.”
Disse Sirius ancora sconvolto per le ultime notizie ricevute da James.
“Ah giusto. Non hai tempo per Peter Minus ma ne hai per Remus.. Come ho fatto a non capire.”
“Che ti prende Peter? Davvero.. Non sai che sta succedendo!”
Peter sembrava impazzito, non era decisamente il momento adatto a litigare.
“È dove è la novità? Non mi dite mai nulla, fate tutto alle mie spalle e mi prendete gioco di me..”
Si sfogò il più piccolo e grassoccio dei malandrini..
“Ma Peter..”
Provò di nuovo a spiegare Sirius.
“Peter un corno. La verità è che tu sei geloso perché io sono uscito con una ragazza e tu No..”
Sirius fece rapidamente il punto della situazione. Remus voleva abbandonare il castello per sempre e gli rimanevano solo poche ore per trovarlo e convincerlo a rimanere. James era stato trasportato chissà dove insieme alla mappa del malandrino che era fuori uso e non poteva dire loro dove era Remus. Non aveva nemmeno idea di dove fosse James o di come lo avrebbe riportato al castello, e Peter faceva l’arrabbiato per chissà quale motivo.
Sirius decise che al momento in cima alle sue priorità c’era trovare Remus e non litigare con Peter. Per di più la ragazza con cui era uscito quel pomeriggio la conosceva perché erano stati insieme l’anno prima.
“Va bene Peter, come vuoi tu..”
Concluse Sirius abbandonando correndo la stanza, lasciandosi alle spalle un Peter decisamente arrabbiato e paonazzo.
Sirius attraversò la sala comune in un lampo e si lanciò verso il buco del ritratto travolgendo una ragazza.
“Scusami sono di fretta”
Disse Sirius rialzandosi senza nemmeno guardare la ragazza che aveva fatto cadere.
“Attento Black, farai del male a qualcuno!”
Quella voce lo mise in allarme.
“Accidenti tra tutti quelli che potevo travolgere proprio la Evans. Scusa sono di frettaaa.!”
La giornata era stata abbastanza storta senza che ci mettesse anche la Evans. Non poteva prendersi una punizione ora, doveva trovare Remus e salvare James.
“Aspetta Black. Dove si è cacciato Potter? Non lo vedo da prima, dovrei parlare con lui.”
Per un attimo Sirius cercò di immaginarsi la faccia della bella rossa nello scoprire che James era intrappolato in un luogo non bene identificato.
“Mmm.. Non lo so proprio. Scusa ma devo trovare Remus prima che lasci il castello.”
“Remus è ancora qui?”
Sembrava stupita.
“Penso di si, ma non so dove si possa essere nascosto.”
Ammise lui.
“Vuoi una mano a cercarlo? Faremmo molto prima.”
“Tu che aiuti me?”
Chiese lui allibito.
“Solo perché tengo a Remus..”
Disse Lily sperando che lui non notasse il rossore sulle sue guance. La verità è che voleva aiutare James. Aveva visto la sua faccia triste quando aveva saputo di Remus e pensava che trovandolo lo avrebbe reso felice.
“Va bene allora, dividiamoci.”
“Perfetto, comincio dalla biblioteca. Chi lo trova avvisa l’altro tramite i fantasmi.”
Disse lei in tono pratico.
“Geniale per essere una caposcuola..”
Commento lui visibilmente stupito.
“Lo reputo un complimento!”
Disse lei correndo con i capelli al vento.

Sirius decise  che avrebbe cominciato la sua ricerca dalla Stamberga. Era come l’avevano lasciata l’ultima volta che erano stati lì, l’anno prima. Sparsi qua e la c’erano dei giornali, dei fumetti, delle foto. Sirius ne prese una che ritraeva i quattro malandrini insieme e sospirò. Voleva solo che un colpo di bacchetta riportasse tutto come era l’anno prima. In quell’ultimo mese c’erano stati troppi colpi di scena, e proprio quando sembrava che tutto stesse per tornare alla normalità ecco che la situazione precipitava di nuovo.
Uscì e cominciò a percorrere mestamente la strada che portava al castello quando un  fantasma gli tagliò la strada.
“Nick! Ti manda la Evans?”
“Esattamente. Ti prega di raggiungerla nella sala comune di Grifondoro. Ha delle notizie per te”
Subito dopo sparì, si dissolse nell’aria. Ogni volta rimaneva stupito, perché hai maghi vivi non era permesso smaterializzarsi nel castello e ai fantasmi si?
Sirius cominciò a correre, forse la Evans aveva trovato Remus. In quel momento i dubbi ripresero ad assalirlo. Cosa avrebbe detto a Remus per convincerlo a non abbandonare gli studi? Inoltre la Evans sarebbe stata lì, non poteva accennare al piccolo problema peloso di Remus, o al fratello di James ne tanto meno a quello che era successo a James. Sicuramente Remus avrebbe pensato che James c’è l’aveva con lui se non lo vedeva lì ma non c’era modo di recuperare James in pochi minuti. Forse non ci sarebbe mai stato modo di recuperarlo. Sirius scacciò quel pensiero e pensò solo ad arrivare nella torre di Grifondoro.
Una volta davanti al quadro della signora grassa ecco una voce chiamarlo.
“Ehy Sirius”
Per poco non si prendeva un accidenti.
“James, tutto bene? È successo qualcosa?”
Chiese preoccupato.
“Hai trovato Remus?”
Chiese James impaziente. Dal tono della sua voce si sentiva che stare rinchiuso senza potere fare nulla attivamente gli pesava.
“Non era alla Stamberga ma la Evans mi ha mandato un fantasma per dirmi di andare nella sala comune. Forse lo ha trovato lei.”
Disse tutto d’un fiato, sapeva che la reazione del cercatore non sarebbe stata delle migliori. In fondo lui era chiuso in una stanza e lui in giro a cercare Remus con la ragazza che piaceva a James..
“Hai chiesto aiuto a Lily?”
La voce di James suonò strana. James si chiese perché sapere Sirius e Lily insieme gli faceva quell’effetto. Sapeva che di Sirius si poteva fidare ciecamente e poi Lily ormai non gli interessava più. Il suo cuore a quel pensiero saltò qualche battito per manifestare il suo disaccordo.
“A dire la verità si è offerta lei. Da solo non c’è l’avrei mai fatta..”
Disse Sirius a mo’ di scusa. L’ultima cosa che voleva era litigare con il suo migliore amico tramite specchio.
“Si, va bene. Stavo pensando a Remus. È nel castello ma vuole farci credere che se ne andato.”
In quel momento Lily era l’ultimo dei suoi pensieri. Dovevano pensare a Remus. Chiuso in quella stanza da solo aveva avuto tanto tempo per pensare ed era giunto alla conclusione che forse sapeva dove si era nascosto l’amico.
Si..”
“Beh, ma sa benissimo che possiamo trovare con la mappa.”
Non poteva credere per davvero che non lo avrebbero trovato. La mappa poteva individuare qualsiasi persona nel castello. Se era ancora lì lo avrebbe trovato. Quando aveva deciso di nascondersi da loro doveva averci pensato. Conosceva bene Remus, era pignolo e preciso e non poteva non aver preso in considerazione quel dettaglio.
“Se la mappa funzionasse..”
Sospirò Sirius. Se almeno avessero potuto contare sulla mappa. Dannazione, quel giorno non ne andava bene una.
“Ma questo lui non lo sa.”
Sirius fissò James attraverso lo specchio e cominciò a capire.
“Che vuoi dire?”
“Che si sta nascondendo dove la mappa non può trovarlo..”
Certo. James aveva ragione. Se Remus aveva chiesto alla McGranitt di mentire sul fatto che non fosse più al castello era perché era sicuro di essere in un posto dove non lo avrebbero potuto trovare, dove la mappa non lo avrebbe potuto trovare.
“La stanza delle necessità!”
Concluse Sirius.
“Devi trovarlo prima che sorga la luna o avrai qualcosa da spiegare alla Evans..”
“Certo, corro!
Sirius si precipitò dentro la stanza e trovo Lily. Come si aspettava era sola, non aveva trovato Remus e aveva gli occhi bassi. Era delusa e forse si sentiva impotente.

Lily!”
“Non è al castello.. Ho chiesto a tutti i quadri e tutti i fantasmi ma non lo hanno saputo trovare.”
Sembrava sul punto di scoppiare in lacrime. Non era riuscita a trovare Remus. Per una volta voleva essere lei ad aiutare Potter e non c’era riuscita.
“Non ti preoccupare, penso di sapere dove si trova.”
La tranquillizzò Sirius. Non c’era tempo per raccontarle tutto, dovevano muoversi. La luna sarebbe sorta tra poche ore.
“Grande Black!”
Urlò lei alzandosi di scatto dalla poltrona.
“sirius? C’è un’altra cosa..”
Una voce risuonò debole dalla tasca dei pantaloni di Sirius. Quest’ultimo prego che Lily non si fosse accorta di nulla e fece cenno a James con la mano di aspettare a parlare.
“Ma che cosa? Chi ha parlato?"
Chiese lei guardandosi intorno preoccupata.
“Nulla.. Non ti preoccupare.. Aspettami nel corridoio.. Arrivo subito.”
“Black stai nascondendo qualcosa?”
Quella voce che aveva sentito sembrava quella di Potter. Mille dubbi cominciarono a girarle in testa. Perché Potter non era con Black a cercare Remus? Non era da lui lasciare l’amico da solo a svolgere un compito del genere. Inoltre da quando era corso fuori dal ritratto qualche ora prima non si era più visto, sembrava svanito dal castello.
“Io? No No. Tranquilla, devo solo andare in bagno. Arrivo subito.”
Lily lo guardò male, ma attraversò comunque il buco del ritratto.
“Dimmi James. Per poco la Evans non ci scopriva!”
Disse Sirius tirando un sospiro di sollievo. L’aveva scampata bella.
“È apparso dal nulla un ragazzo!”
Disse James visibilmente scosso.
“Cosa?"
"si.. un tizio dai capelli rossi. adesso è svenuto e.. "
"James.. James..”

James non rispondeva più, era svanito dallo specchio.

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Capitolo 10
*** UN PROBLEMA è RISOLTO ***


grazie a tutti quelli che leggono!!! chiedo scusa ma per avervi lasciato un po' in sospeso con James ma sto capitolo era già lunghissimo da solo, non povevo metterci anche James o veniva un poema!

grazie alle 21 persone che hanno la mia storia tra i preferiti e in particolare a chi mi lascia i commenti. grazie!!!!
LYRAPOTTER: Sirius in questi capitoli si sta tenedo in forma!!!
PIKKOLINA88: il tipo misterioso con i capelli rossi mi sa che rimarrà misterioso almeno fino al prox capitolo.
LYAN: hai fatto un quadro della situazione perfetto, mi spiace avarti fatto aspettare qualche giorno, spero che ne sia valsa la pena.
GERMANA: meno male che non mi odi! ahahahh!!! dai, in sto capitolo ce ne sono meno di colpi di scena!
ITHIL_ELENDIL: sirius che corre ovunque da anche un tocco comico della serie : succedono i casini e poi quello che corre per risolverli sono io!
VALE LOVEGOOD:  ron? non dico nulla però in questo capitolo ci sara qualche rivelazione su sto tipo anche se il colpo di scena sarà più avanti, forse nel prossimo capitolo.

CAPITOLO 10

UN PROBLEMA è RISOLTO

Sirius non ne poteva più di correre per il castello come un oca senza testa ma non poteva fare altro. Decisamente quando tutto sarebbe tornato a posto avrebbe dormito per un paio di giorni. Si rimise in tasca lo specchio, pregò mentalmente che James stesse bene e fosse in grado di cavarsela da solo fino a che non faceva ragionare Remus e corse dalla Evans chiedendosi cosa poteva dirle e cosa No.
Tra le cose da non dirle c’erano che James fosse in un luogo non bene identificato a causa di uno specchio magico e che Remus fosse un lupo mannaro anche se forse questo dettaglio lo avrebbe scoperto da sola se non si fossero dati una mossa. Anche che Remus fosse scappato a causa del racconto della morte del fratello di James non era un argomento da toccare e la mappa del malandrino era decisamente un tabù.  Sirius sbuffò cercando di inventare bugie abbastanza credibili da raccontare alla Evans nei pochi secondi che lo separavano da lei.

Nel frattempo, in una buia e desolata prigione un ragazzo guardava fuori dalla finestra per scorgere i primi raggi di luna che non si decideva a sorgere.
Aveva pensato con cura a cosa chiedere alla stanza per essere sicuro che ne Sirius ne James potessero immaginarlo ed entrarci e il risultato era quella prigione che rifletteva alla perfezione il suo stato d’animo. Era stato Silente a suggerirgli la stanza delle necessità invece che le segrete.
“Penso che sarebbe più appropriata e comoda. Diciamo che sarebbe la stanza che tu vorresti. Immagino tu comprenda cosa intendo.”
Così aveva detto il vecchio preside prima di salutarlo. Non poteva immaginare quanto bene Remus conoscesse quella stanza. In quella stanza per tre lunghi anni Sirius, James e Peter si erano duramente allenati per diventare animaghi. Sempre in quella stanza avevano disegnato la mappa del malandrino e messo a punto centinaia di piani per folli scherzi che avevano quasi sempre portato loro a lunghe punizioni con praticamente tutti i professori del castello. Quando era lì con gli altri malandrini quella stanza era però totalmente diversa. Un brivido lo scosse e Remus non seppe dire se si trattasse del freddo o di qualcosa di diverso, nostalgia forse.

Anche lo specchio lo aveva abbandonato. James prese a calci quella che sembrava essere una parete per sfogare la sua rabbia. Prima la mappa che non serviva a nulla, e ora anche lo specchio. Decisamente quello non era il suo giorno fortunato.
Si lasciò cadere seduto e si mise a studiare il nuovo arrivato in attesa che si riprendesse. Era sbucato dal nulla, come materializzato. Aveva i capelli rossi che ricadevano lunghi sulle spalle. James si chiese se forse era a causa sua se si trovavano li..
Dopo un attesa che James non seppe quantificare il rosso aprì gli occhi, erano azzurri e alquanto inespressivi, ricordavano quelli di Peter.
“E tu saresti?”
Chiese il cercatore al nuovo arrivato che si mise a fatica a sedere. Sembrava sperduto almeno quanto lui. Decisamente rinchiuderli in quel posto non era stata una sua idea.
“Non so se posso dirtelo..”
Rispose il nuovo arrivato guardandosi intorno per analizzare quel posto strano.
La risposta era suonata parecchio strana a James, ma quest’ultimo non demorse.
“Come sei arrivato qui?”
Provò a chiedere allora James.
“Non lo so di preciso..”
Niente da fare, il ragazzo aveva evitato ancora una volta di rispondere.
“Ti ha portato lo specchio?”
Chiese James sperando che cominciasse a fidarsi di lui.
“Non so se posso fidarmi..”
James cominciava a perdere la pazienza. Non riusciva a capire se fosse impaurito o lo stesse semplicemente prendendo in giro.
“Quello specchio è tuo?”
Chiese ancora James indicando uno specchio a pochi passi da dove era comparso il ragazzo. Poteva avvertire chiaramente la presenza del suo specchio nella tasca dei pantaloni quindi quello a terra doveva essere del ragazzo. Era tale e quale al suo. Forse era da quello specchio che proveniva il riflesso di quegli occhi verdi.. Tutta via qualcosa non quadrava: il ragazzo aveva gli occhi azzurri, non verdi..
“Non so se posso dirtelo..”
James sbuffò ma non si arrese.
“Chi te lo ha dato? Aspetta.. Lasciami indovinare. Non sai se puoi dirmelo?”
Si aspettava che il ragazzo a questo punto dicesse qualcosa, si presentasse o almeno rispondesse qualcosa ma nulla di questo avvenne. Il ragazzo fissò James per qualche secondo, poi distolse lo sguardo e chiese con voce calma e tranquilla.
“Che posto è?”
“Non ne ho idea. So solo che lo avevo sognato stamattina.”
Per un attimo James provò la tentazione di non rispondere come aveva fatto lui prima. Facendo il suo gioco però, si rese conto il cercatore, non sarebbero andati da nessuna parte e di certo non sarebbero usciti di lì.
“Anche io, qualche giorno fa però.”
Finalmente il nuovo arrivato si lasciò scappare qualche cosa di se stesso. James rimase a pensare alle sue parole per qualche tempo. Entrambi avevano sognato quel posto ed ora erano li. Tutto quanto sembrava complicarsi invece che semplificarsi.
“Qualche idea su come andarsene?”
Chiese ancora il ragazzo distraendo James dai suoi pensieri.
“Nessuna. Io sono James Potter. Fino a che saremo qui dovrò pur chiamarti in qualche modo..”
James sperava di scoprire almeno il nome di quel ragazzino misterioso. Il suo comportamento cominciava a dargli sui nervi.
“Beh.. Chiamami Mark Brown.”
Rispose lui tranquillo, senza agitarsi. Era come se padroneggiasse al meglio la situazione. James si chiese come facesse a non farsi prendere dal panico. In fondo erano intrappolati chissà dove, da chissà chi e con un perfetto sconosciuto.
“Non è il tuo nome, giusto? E questo non è nemmeno il tuo aspetto..”
James si pentì di non essere stato furbo quanto l’altro ragazzo.
“Forse..”
Rispose l’altro sorridendo leggermente. Non era un sorriso sfrontato, furbo più che altro.
“Posso farti l’ultima domanda?”
Chiese allora James.
Si.. Dimmi.”
“Non ti fidi di me perché non mi conosci?”
Quel ragazzo lo stava facendo diventare matto. Che motivo c’era di essere così misterioso e taciturno con qualcuno che condivide la stessa stanza in cui sei imprigionato? Qualcuno che non conoscevi e di cui quindi non potevi avere pregiudizi..
“Ne sei davvero così sicuro?”
Rispose allora lui sempre con un mezzo sorriso sulle labbra.

“Quindi in pratica Remus è qui dietro, ma per far apparire la porta come facciamo?”
Chiese per l’ennesima volta Lily. Non riusciva a credere che Remus fosse in una stanza di cui non era a conoscenza pur essendo la caposcuola e che appariva secondo le necessità di chi la voleva.
“Dobbiamo sapere cosa Remus ha voluto che questa stanza diventasse.”
Spiegò pazientemente Sirius per la centesima volta in pochi minuti. Nonostante fosse la più brillante studentessa del loro anno la Evans non riusciva proprio a capire il principio della stanza delle necessità. Loro l’avevano scoperta al primo anno. Erano stati lui e James a capitarci  per errore mentre scappavano da dei ragazzi più grandi di Serpeverde. La stanza era diventata uno sgabuzzino nel quale nascondersi, poi Sirius aveva pensato che sarebbe stato il massimo se da qualche parte ci fossero state delle caccabombe da lanciare loro nascosti sotto il mantello dell’invisibilità di James e puff, ecco che sbucarono dal nulla.
Da quel momento quella stanza divenne la loro base operativa. Avevano lavorato li alla mappa, e prima al loro progetto per aiutare Remus nelle sue trasformazioni, per non parlare dei centinaia di scherzi che avevano organizzato e messo a punto nei minimi dettagli.
“E come lo possiamo sapere?”
Chiese ancora Lily destando Sirius dai suoi ricordi e riportandolo alla realtà.
“Dobbiamo cercare di indovinare.”
Sbuffò Sirius. La Evans lo aveva fatto tornare alla realtà, avrebbe preferito continuare a ricordare il passato ma gli amici avevano bisogno di lui. Remus aveva bisogno di lui, James aveva bisogno del suo aiuto e Peter.. Beh, se tutto fosse andato a posto dopo una bella dormita per riprendersi da tutte quelle corse per il castello avrebbe chiarito anche con lui. Gli dispiaceva averlo trattato male ma Peter aveva la capacità di trovarsi sempre al momento sbagliato, nel posto sbagliato dicendo la cosa più stupida o sbagliata che ci fosse.
“Avanti Black. È uno dei tuoi migliori amici, lo conosci meglio di chiunque altro. Devi sapere che cosa voleva che diventasse!”
Lo spronò Lily. Nonostante non provasse una simpatia eccessiva per Sirius sapeva che l’amicizia che lo legava a Remus e James era molto forte. Li invidiava per quell’amicizia, anche lei avrebbe voluto essere loro amica, condividere un sentimento così puro e bello.
“Ci sono.. Ecco la porta!”
Disse Sirius con voce tremante. Era sicuro che dietro la porta ci fosse Remus, era sicuro che aveva visto la porta comparire e che immaginava che fosse lui o James ma non sapeva cosa dirgli. Tutte le sue certezze erano sfumate e si sentiva le gambe molli. Tuttavia era Sirius Black e non poteva comportarsi la femminuccia. Recuperò il suo portamento regale e spinse la porta. Quello che gli si parò davanti agli occhi lo lasciò attonito: era in una prigione. Poteva avvertire una sensazione di terrore e di paura impadronirsi di lui. Il suo amico Remus era di fronte a lui, chiuso in una gabbia di pochi metri. Doveva essersi rinchiuso da solo li dentro, Sirius rabbrividì e sentì Lily al suo fianco attaccarsi al suo braccio per non cadere.
“Remus”
Chiamò Lily con voce tremante. Questi alzò gli occhi e squadrò i due amici, poi distolse lo sguardo. In quei pochi secondi Sirius riuscì a vedere una lacrima segnargli il volto.
Sei uno stupido”
La voce di Sirius suonò strana. Il ragazzo avrebbe voluto usare un tono ruvido, duro, per fare capire all’amico la stupidata fatta, le preoccupazioni e gli ostacoli che aveva dovuto superare per riuscire a trovarlo ma l’emozione gli giocò un brutto tiro e si sentì anche una nota di commozione nella sua voce nel vedere che nonostante tutto stava bene ed era ancora al castello.
“Che ci fai qui?”
Chiese Remus diviso tra la rabbia per essere stato trovato nonostante il suo nascondiglio e la gratitudine nel vedere che l’amico lo aveva cercato.
“Pensavi davvero che ti avremmo lasciato andare via senza fare nulla?”
Chiese Sirius guardandolo fisso negli occhi senza distogliere lo sguardo.
“Sono un mostro, non capisci.. Vattene.. Andatevene..”
Urlò Remus. La rabbia stava prendendo il sopravvento su di lui.
“Remus che dici? Non è vero, sei la persona più dolce che io abbia mai conosciuto.”
Disse Lily. Non era più sconvolta, ora aveva ripreso il controllo di sé e cercava di fare ragiona Remus con tutta la calma e la razionalità di cui era capace. Ma Remus non era troppo propenso a ragionare con calma e razionalità.
“Non è così Lily, in verità tu non mi conosci.”
La liquidò lui. Come poteva dire di conoscerlo? Nemmeno James, Sirius e Peter, gli amici con cui aveva condiviso tutto per sette anni potevano dire di conoscerlo. Lei non era nemmeno a conoscenza del fatto che lui fosse un licantropo. Era quella l’unica ragione per cui era lì. Se avesse saputo la verità sarebbe scappata via o forse non ci sarebbe venuta . Torna in te e cambia idea, rimani al castello con noi. Abbiamo bisogno di te.”proprio a cercarlo.
“Come puoi dire questo?”
Le certezze della ragazza erano state spazzate via dalle parole così gelide dell’amico. Quindi la loro amicizia per Remus non significava più nulla. Si era sfogata con lui così tante volte durante le ronde dei prefetti e ora lui la liquidava così?
Delle lacrime calde cominciarono a bagnarle il viso..
“Remus, ragiona”
Cercò di convincerlo Sirius. Al suo fianco la Evans stava singhiozzando in silenzio, si vedeva che era sconvolta.
“Ma James.. Come posso guardarlo in faccia?”
Remus non poteva dimenticare quanto era sconvolto James quella notte sulla torre, oppure il suo viso triste e rassegnato mentre raccontava di quello che era successo al fratello. Non poteva perdonarsi di fare parte di quella stessa categoria di esseri magici che aveva causato a lui e alla sua famiglia così tanta sofferenza.
“Ti vuole bene”
Disse semplicemente Sirius. Nella sua voce si poteva percepire tutta la semplicità e la sincerità che c’erano in quelle poche parole. Avrebbe voluto dirgli di più ma non poteva. Lily era a pochi passi da lui.
“Non è vero, la mia vista lo disgusta. Non è nemmeno venuto qui.”
Di nuovo Sirius ebbe la sensazione che Remus cambiasse d’umore improvvisamente. Pochi secondi prima sembrava quasi convinto ed ora riecco quel tono aggressivo.
“Non è come pensi.”
Sirius si dovette mordere la lingua. Voleva dirgli tutto ma non c’era modo per farlo capire senza che capisse anche la Evans.
“E allora come è?”
Chiese lui a mo di sfida. Sirius decise che avrebbe detto tutto, era sicuro che se serviva a far ragionare Remus anche James poi avrebbe capito. Stava per iniziare a spiegare a Remus ma qualcosa lo fermò. Dalla finestra penetrava una luce chiara, la luna stava sorgendo e Remus in pochi istanti si trasformò.
“Cosa sta succedendo?”
Chiese allibita la Evans, non piangeva più ma era terrorizzata da quello che aveva di fronte. Remus un lupo mannaro? Si voltò verso Sirius e si strinse al suo braccio per lo spavento. Lui sembrava tranquillo, come se vedere il suo migliore amico diventare un lupo mannaro fosse una cosa normale. Si chiese se lui lo sapeva, se anche James forse lo sapesse..
“Via, via.. Dobbiamo andarcene”
Disse Sirius trascinandola via. In pochi secondi furono fuori dalla stanza e si incamminarono verso la torre di Grifondoro in silenzio. Nessuno dei due sapeva come iniziare.
“Ti devo delle spiegazioni..”
Disse alla fine lui quando furono in sala comune. Lily annuì e si sedette sulla poltrona della sala comune, pronta ad ascoltare quella che si prospettava una lunga storia.
Sirius si sedette di fronte a lei e le raccontò tutto. Di come avevano conosciuto Remus e delle scuse che si inventava per non dire loro del suo problema e di come alla fine avevano scoperto tutto. Lei reagì esattamente come avevano reagito loro alla rivelazione di Remus, si chiese perché Remus non ne parlasse. Dal suo punto di vista non c’era nulla di male, non era colpa sua e non aveva mai fatto del male a nessuno al castello.
Sirius non seppe cosa rispondere. Rimasero tutta la notte a parlare di Remus, di come si sentisse un mostro. Seppero che era arrivata la mattina perché videro dei ragazzi del primo anno scendere le scale per andare a colazione. Immediatamente corsero in infermeria per andare a vedere come stava Remus. Sirius era molto preoccupato per James, non lo aveva più sentito, e aveva paura che Remus se la sarebbe presa perché aveva raccontato tutto alla Evans, tutta via delle spiegazioni doveva pur dargliele.
L’infermeria era tranquilla, l’unico letto occupato era quello di Remus. Stava ancora dormendo ma non appena senti la porta aprirsi si svegliò. Vide Sirius e Lily di fronte a lui con delle facce stanche e preoccupate e si ricordò tutto quello che era successo la notte prima. Sentì una vocina dentro di lui dargli dello stupido e cercò di ignorarla.
“Lily.. Sirius..”
Furono le uniche cose che riuscì a dire.
“Stai tranquillo e riposa. Sirius mi ha spiegato tutto. Vado a fare colazione così potete parlare. A dopo.”
Disse Lily dandogli un bacio sulla guancia e abbracciandolo. Si sentiva così in colpa con lei, la sera prima gli aveva detto cose orribili.
“Abbiamo lasciato un discorso a metà. Pensi davvero che basti un dettaglio così piccolo per far perdere la stima che abbiamo verso di te?”
Riprese Sirius come se niente fosse, come se la trasformazione non avesse interrotto il loro discorso.
“Io sono pericoloso..”
Tentò in difesa delle sue convinzioni Remus ma non appena incontrò lo sguardo di Sirius cedette.
“Non più di me e di James. Anche noi trasformati facciamo una bella figura.”
Cercò di buttarla sullo spiritoso lui.
“Hai detto anche quello alla Evans? Che ci facevi con lei?”
Chiese lui curioso. Effettivamente Remus si aspettava di vedere James con Sirius non Lily.
“No, solo del problema peloso. Lunga storia, non cambiare discorso.”
Sirius sembrava a non cedere fino a che non fosse stato completamente sicuro che Remus non avesse più intenzione di lasciare il castello.
“Comunque non posso restare qui. James mi odia e Peter non mi vorrà vedere mai più.”
Avrebbe voluto rimanere ma non poteva imporre la sua presenza a James, non era giusto. James non c’era la sera prima e non c’era nemmeno in quel momento, era evidente che non volesse avere nulla a che fare con lui.
“Pensi davvero che James dia così tanta importanza al fatto che sei un lupo mannaro?” “Perché avrebbe fatto così tanto per te se non ti volesse bene?”
Chiese Sirius guardando l’amico in modo severo.
“Beh, ma non è qui.. Nemmeno Peter lo è..”
Si sentiva in colpa a dubitare di James dopo quello che aveva fatto per lui in quegli anni, ma non riusciva a trovare una spiegazione per l’assenza di James se non che lo odiasse.
“Peter l’ho mandato al diavolo io, non sa nulla.. E James.. Diciamo che è momentaneamente disperso chissà dove. “
Disse Sirius sorridendo.
“Come?”
Chiese Remus allibito.
“Lo specchio lo ha trasportato in una stanza strana dalla quale non riesce a tornare. Era andato a prendere la mappa che aveva perso nella foresta per cercare te. Mi ha contattato con lo specchio. Era preoccupato perché voleva cercarti e non poteva fare nulla per te. La mappa da li non funziona e adesso anche lo specchio non va più. L’idea di cercarti me l’ha data lui prima che la comunicazione saltasse.”
Raccontò Sirius.
“Sono stato uno stupido”
Come aveva potuto dubitare di James. Non sapeva dove era finito e invece che preoccuparsi per se stesso pensava ad aiutare lui.
“Decisamente”
Concluse Sirius tra l’ironico e il divertito.
“Non ho capito nulla. Pensavo di essere un peso per voi. Vi voglio bene.”
Disse Remus con voce rotta dall’emozione.
“Penso sia la prima volta che lo dici ad alta voce.”
Constatò Sirius prima di andare ad abbracciare l’amico.
“Dobbiamo fare qualcosa per James.”
Riprese Remus dopo che l’abbraccio fu sciolto.
“Anche perché nella stanza adesso con lui c’è una ragazzo con i capelli rossi.”
Aggiunse Sirius.
“Cosa?”
I colpi di scena non finivano mai.
“È stata l’ultima cosa che mi ha detto.”
“E Peter? Perché ci hai litigato?”
Chiese curioso Remus.
“Tu eri disperso chissà dove, James era rinchiuso nello specchio o dove diavolo è, e lui faceva quello offeso perché non abbiamo passato il pomeriggio con lui. Come se non avessi nulla da fare!”
Disse Sirius facendo l’offeso.
“Ahahahaha. Tipico di Peter. Tempismo zero. Ma sa cosa è successo?”
Chiese Remus ridendo.
“Non avevo tempo per raccontargli tutto. “
Certo che ne aveva fatte di corse Sirius il giorno prima.
“E così hai chiesto aiuto alla Evans?”
“È lei che si è offerta. Penso che volesse fare colpo su James. Continuava a chiedere se sapevo dove è finito.”
“E tu che le hai detto?”
"Sono stato vago. Non potevo dirle che era chissà dove, con chissà chi..”
“.. E che ci era
arrivato chissà come!”
Concluse Remus.
“Pensi che sia stato l’altro ragazzo a farlo finire li?”
Disse esponendo i propri dubbi a Remus. Finalmente aveva qualcuno con cui parlare di quella storia che l’avrebbe aiutato a riportare James al castello.
“Non lo so. Non sappiamo abbastanza. Dovremmo fare delle ricerche.
Disse Remus riflettendo.
Abbiamo già cercato in biblioteca, non c’è nulla su specchi magici.”
Gli ricordò Sirius.
“Abbiamo guardato nella sezione sbagliata. Dobbiamo andare a guardare portali.”
Concluse Remus.
“Portali? Di che tipo?”
“Non lo so. Temporali o dimensionali.”
“Pensi sia finito in un altro tempo o in un’altra dimensione?”
Chiese allibito Sirius. James in una dimensione parallela o in un altro tempo? Poteva avete delle conseguenze terribili.
“Questo spiegherebbe perché la mappa non Va.”
Dovette ammettere Remus.
“E lo specchio? Prima andava e poi No..”
Chiese Sirius.
“Forse anche il ragazzo ne ha uno e quando è arrivato li ha escluso in tuo. Al lavoro Felpato, dobbiamo tirare fuori Ramoso. Prima però io devo parlare con Silente e tu devi trovare una buona scusa per giustificare la tua assenza e quella di James dalle lezioni.”
Disse tutto d’un fiato Remus. Sirius non credeva alla sue orecchie.
“Resti con noi e mi aiuti a trovare James?”
Rimase immobile e con le dita incrociate ad aspettare la risposta dell’amico.
“Devo dirgli che sono uno stupido ad avere dubitato della sua amicizia.”
Disse Remus guardando Sirius che era immobile e impaziente.
“Bentornato tra di noi!”
Urlò Sirius saltandogli nuovamente addosso per abbracciarlo. Richiamata dalle urla dei ragazzi arrivò infermiera che cacciò Sirius dalla stanza. Una volta in corridoio vide un sacco di gente che si dirigeva a fare colazione. Anche lui era affamato, la sera prima non aveva mangiato nulla, ma non aveva tempo. Doveva trovare Peter e convincerlo a dire ai professori che lui e James stavano male. Sospirò e si rimise a correre.
Corri, Forrest!”
Mormorò un quadro al suo passaggio. Sirius non capì il senso di quella frase ma continuò a correre. Non poteva perdere tempo.


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Capitolo 11
*** IL PORTALE SI APRE ANCORA ***


ed eccovi finalmente il capitolo nuovo. scusate ma nelle settimane scorse ho preparato un esame contorto e non avevo tempo per aggiornare. un capitolo merita calma per essere scritto senno viene male!
come vi ho promesso ci saranno sorprese e rivelazioni. tuttavia se vi dico tutto in questo capitolo poi dove sta il bello? diciamo che prossimamente si scoprirà cosa ha detto il ragazzo misterioso a Silente. ora basta anticipazioni.. vi lascio al capitolo.
prima come al solito ringrazio i 23 che mi leggono tra i preferiti e tutti quelli che leggono e seguono la storia.. è bellissimo entrare e leggere i vostri commenti.
LYRAPOTTER: fare squadra è la dote più importante per un grifondoro e specialmente per i malandrini. Lily si è dimostrata all'altezza di sapere un segreto del genere e si è conquistata ancora di più l'amicizia di Remus.
PIKKOLINA88: mi fa piacere che la mia storia riesca fare commuovere qualcuno.
JOMARCH: interessante la tua teoria. quasi quasi ci scrivo una fanfiction!!! =D!!! scherzi a parte non ti anticipo nulla...
GERMANA: diciamo che il nostro Remus ha capito i suoi errori e che da adesso non farà più sciocchezze.. lo ha promesso a me!!!
LYAN: prego.. sono io che devo ringraziare te per i commenti.. cmq anche la tua teoria è interessante.. occhio che te la potrebbero rubare.. cmq come per jomarch, non anticipo nulla o vi rovino la storia,
ITHIL_ELENDIL: beh, si sa che Peter non capisce mai un cazzo.. dove è la novità? james nel capitolo scorso l'ho lasciato nella sua stanzetta bianca per concentrarmi solo su Remus e per creare suspence.. corri forrest mi è venuta così, in un attimo di sclero.. (il fatto che avessi appena dato un esame di cinema su Forrest Gump e altri film di Zemeckis era un dettaglio...)
VALE LOVEGOOD: diciamo che stava diventando problematico gestire tutti quei problemi sia per me che dovevo scrivere sia per Sirius che doveva correre così ho deciso che ne avrebbe risolto uno per volta con l'aiuto di Lily..
LAURA_BLACK: non dire così, la tua ff è molto bella. non dare tr peso alle critiche, servono per migliorare non per farti smettere di scrivere e grazie per essere venuta a leggermi!!!


CAPITOLO 11

IL PORTALE SI APRE ANCORA

James stava correndo verso la foresta proibita, qualcuno lo stava inseguendo ma lui non sapeva chi fosse. Di fronte a lui improvvisamente comparve Hagrid.
“Hagrid, aiutami.. Mi sta seguendo!”
Gridò James ma Hagrid non rispose, sembrava non sentirlo. Si girò e andò via, ma invece che allontanarsi e basta il suo corpo iniziò a svanire. In breve tempo tutto intorno a lui iniziò a svanire fino a diventare di un bianco così luminoso che feriva quasi gli occhi.
Di fronte a lui un ragazzo con i capelli rossi lo guardava a metà tra l’incuriosito e il divertito.
“Meno male che ti sei svegliato, cominciavo a sentirmi solo..”
Disse il ragazzino misterioso.
“Sei stato così di compagnia prima che mi sono addormentato!”
Rispose James ironico. Quel ragazzo era veramente strano, prima non rispondeva a nessuna delle sue domande e faceva il misterioso e adesso gli rivolgeva la parola come se si conoscessero da sempre. Si rese conto di essere sdraiato su quello che doveva essere il pavimento, si rimise seduto e si accorse che lo stava ancora guardando.
“Quanto ho dormito? Hai idea di che ora sia?”
Chiese James sperando questa volta in risposte meno evasive di quelle ricevute nell’ultima conversazione.
“Penso qualche ora ma non lo so di preciso. Questo posto non si presta a valutazioni precise, e non si vede nemmeno il cielo..
Disse guardandosi intorno. Quel luogo era davvero il posto più strano dove fosse mai stato. Inaspettatamente questa volta rispose alla sua domanda. A differenza di prima sembrava molto più socievole ma la cosa che stupiva più di tutte James era la calma ostentata dal ragazzo.
“Si può sapere come fai?”
Chiese James fissando il ragazzino che si sistemava la felpa.
“A che ti riferisci?”
Chiese lui alzando lo sguardo sul moro.
“Non sappiamo dove siamo, come ci siamo arrivati e come ce ne andremo e tu sei calmo.”
Costatò James.
“A che serve agitarsi?”
Il ragazzo continuava a fissarlo. Quello sguardo innervosiva James, era come se riuscisse ad analizzarlo, a leggergli nella mente.
“Non mentire! Hai organizzato tutto tu?”
Riprese James con una punta d’ira nella voce. Non poteva che essere così. Lo stesso specchio, quelle risposte evasive.. Tutto questo era stato organizzato da quel ragazzo che in quel momento era di fronte a lui.
“Certo, il mio sogno segreto era rimanere chiuso qui insieme a te.”
La voce del ragazzo era rimasta calma come prima. Anche nel momento in cui era stato accusato non aveva reagito in nessun modo. La cosa cominciava ad innervosire parecchio James.
“Come fai ad avere lo specchio?”
Chiese ancora lui cercando di rimanere più calmo possibile.
“Cimelio di famiglia..”
Disse il ragazzo distrattamente. James noto che stava tirando fuori qualcosa dalla tasca. Una sorta di bottiglietta contenente un liquido di colore scuro. Una pozione forse. Il ragazzo diede per un pochi secondi le spalle a James ma questi riuscì lo stesso a vedere che stava bevendo quel liquido.
“Ti ho scoperto, è pozione polisucco! Questo non è il tuo vero aspetto, Mark Brown non è il tuo vero nome!”
Gli urlò contro James sperando in una reazione. Voleva che si spiegasse. Voleva capire che diamine stava succedendo ma ancora una volta il ragazzo rimase calmo. Chiuse la boccetta e se la rimise in tasca.
“Molto bravo, ma adesso calmati. Vedrai che i tuoi amici Malandrini ci tireranno fuori di qui.”
disse sorridendo a mo’ di presa in giro.
La risposta del ragazzo misterioso lasciò di stucco James per l‘ennesima volta in pochi minuti.

Alice aveva passato la notte a pensare a quanto fosse stata strana Lily quel pomeriggio e a chiedersi dove fosse finita. Non l’aveva più vista da quando erano tornate al castello e non aveva idea di dove potesse essere finita.
Quella mattina dopo aver scoperto che non era rientrata cominciò a preoccuparsi seriamente. Chiese alle compagne di stanza ma nessuno sapeva nulla.
Scese distrattamente le scale senza accorgersi di essere arrivata nella sala comune e di avere travolto un ragazzo.
“Scusa!”
Disse Alice raccogliendo il contenuto della sua borsa che si era appena rovesciata per terra.
“Di nulla. Alice?”
Alice alzò gli occhi e arrossì violentemente, quello che aveva appena travolto era nientemeno che Frank. Come aveva potuto scontrarsi proprio con lui con tutti le persone che c’erano in sala comune, chissà cosa avrebbe pensato di lei ora.
“Frank non mi ero nemmeno accorta che eri tu. Scusami, davvero. Ciao Peter.”
Di fianco a Frank era appena arrivato Peter, probabilmente già di ritorno da colazione stranamente solo e in anticipo. Di solito scendeva a fare colazione con James, Sirius e Remus negli ultimi minuti prima delle lezioni. Tutta la scuola sapeva di quanto erano ritardatari e più volte erano stati minacciati di saltare la colazione.
“Ciao.
Rispose questi senza guardarla in faccia. Aveva un espressione triste e furibonda insieme che colpì Alice. Il giorno prima erano stato insieme tutto il pomeriggio e avevano riso e scherzato, come mai un saluto così freddo?
“Che c’è? Tutto bene?”
Chiese lei stupita dal comportamento del ragazzo.
“No.”
Il ragazzo non aggiunse altro e andò verso le scale che conducevano al dormitorio maschile. Alice era sempre più allibita.
“Lascia perdere, problemi con i compagni di stanza.”
La rassicurò Frank con fare dolce. Alice ricordò il bacio del giorno prima e si sentì avvampare, era stato così perfetto, così unico. Aveva paura di avere rovinato tutto con la figuraccia di quella mattina.
“Nulla di grave spero.”
Chiese lei rassicurata all’idea di non essere l’unica ad avere problemi con le compagne di stanza.
“Beh, sono spariti nel nulla.”
Lo guardò e nei suoi occhi lesse preoccupazione ma anche un pizzico di delusione e di rabbia, poteva capirlo alla perfezione.
Come? Beh, ti capisco. Anche Lily è sparita da ieri sera. Sono preoccupata.”
Ancora una volta si chiese dove diavolo potesse essere finita senza riuscire ad arrivare ad una risposta convincente.
“Dai, vedrai che non è successo nulla e che ci stiamo preoccupando per nulla.”
La tranquillizzò lui.
“Speriamo.”
Rispose Alice con gli occhi bassi.
“Colazione?”
Propose lui sorridendo e tendendogli una mano. Alice sorrise e annuì e insieme a lui varcò il buco del ritratto trovandosi di fronte una stanca e sconvolta Lily Evans.
“Dove diavolo eri finita? È tutta notte che mi fai preoccupare.”
Chiese Alice infuriata. Aveva passato tutta la notte a preoccuparsi ed eccola li di fronte tutta intera. Non sapeva se saltarle al collo o picchiarla.
“Lunga storia..”
Disse lei a mo’ di risposta.
“Pensi di cavartela così?”
Chiese Alice con le mani sui fianchi.
“Scusa Alice mi spiace. Faccio una doccia e poi vi raggiungo a colazione. Dopo vi spiego tutto. Promesso!”
Disse lei entrando nel buco del ritratto e correndo verso le scale.
“Lily”
“Ti voglio bene Ally!”
Rispose lei sorridendo e lanciandole un bacio. Sapeva che Alice era arrabbiata ma che nonostante tutto le voleva bene e che l’aveva già perdonata.
Alice alzò gli occhi al cielo e scosse la testa.

Peter stava raccogliendo le sue cose per andare a lezione quando Sirius Black entrò nella stanza con il viso decisamente stanco e il fiatone come se avesse corso per tutto il castello.
“Peter”
Disse lui parandosi di fronte all’amico e cercando di riprendere fiato.
“Che vuoi?”
Il suo tono era sdegnato. Sirius capì che era deluso per come era stato trattato. Si guardò intorno e notò i tre letti intatti. Peter non sapeva nulla e probabilmente quella notte, non vedendo né lui, né James né Remus si era sentito abbandonato.
“Scusa per ieri ero di corsa. È successo di tutto ora di spiego..”
Disse Sirius sentendosi in colpa.
“Non mi interessa..”
Rispose Peter continuando a fare l’offeso.
“Remus voleva lasciare la scuola e James è disperso in un altro tempo o in un’altra dimensione.”
Disse Sirius tutto d’un fiato lasciando senza parole l’amico.
“Come?”
“Capisci perché avevo fretta e ti ho trattato male?”
Spiego Sirius tendendogli una mano.
“Sono uno stupido, spiega tutto per bene e dimmi che posso fare.”
Rispose Peter stringendo la mano all’amico e sentendosi nuovamente uno di loro.
Sirius gli raccontò velocemente tutto quello che era successo e le ipotesi che aveva fatto Remus sul portale dimensionale o temporale. Peter lo guardava allibito chiedendosi come potessero concentrarsi tante sfighe in così  poche ore.
“Quindi ho è in tempo diverso o in una dimensione diversa?”
Chiese Peter dopo aver ascoltato il lungo resoconto di Sirius. Si sentiva uno stupido, se non avesse fatto l’arrabbiato e avesse dato da subito retta a Sirius la Evans non avrebbe scoperto il segreto di Remus.
“Praticamente si secondo Remus.”
“Come si fa a farlo tornare?”
“Non lo sappiamo ancora, dobbiamo cercare in biblioteca.”
Rispose Sirius lasciandosi cadere seduto sul letto. Si sarebbe fatto volentieri una dormitina per poi scappare a rubare qualcosa da mangiare nelle cucine ma non ne aveva il tempo. Doveva pensare a James.
“Cosa posso fare io?”
Chiese Peter, ansioso di rendersi utile per rimediare al mancato aiuto che aveva dato a Sirius quella notte.
“Inventa una scusa per me e James. Di che James è tornato a casa perché sua nonna non sta bene e che io ho la febbre, poi fingi di sentirti male e raggiungici in biblioteca. Anzi no, nella stanza delle necessità.”
Disse Sirius grattandosi la testa. Decisamente se avesse raccontato lui una balla ai professori sarebbe stato poco credibile a causa dei suoi precedenti.
“Ci penso io, fidati di me.”
Disse Peter prendendo la sua borsa e dirigendosi fiero a lezione. Era orgoglioso di avere un compito e di poter aiutare i suoi amici che in così tante occasioni avevano fatto tanto per lui.
“Speriamo bene...”
Sospirò Sirius a bassa voce non appena Peter ebbe lasciato la stanza. A volte Peter era così distratto.. Ci metteva le migliori intenzioni ma finiva comunque per combinare qualche guaio. Decise che prima di tornare da Remus aveva bisogno di una doccia e si infilò nel bagno. Nel frattempo nella sala comune Lily stava mettendo Alice al corrente di quello che era successo quella notte, trascurando la scoperta della licantropia di Remus.
“Pensavo fossi con Potter..”
Disse Alice tenendo la testa bassa.
“Come?
Lily non capiva il perché del comportamento della sua amica e come poteva pensare che avesse passato la notte con Potter.
“Beh, eri sparita.. Lui non si trovava.. Ci ero anche rimasta male perché non mi avevi detto nulla..”
Ammise lei.
“Ma sei matta? Con Potter? E poi ti avrei avvisata..”
Rispose la rossa facendosi d’un tratto cupa e pensierosa.
“A che pensi?”
Chiese Alice stupendosi del cambio d’umore improvviso di Lily.
“No, è che parlando di Potter mi hai fatto notare che è sparito da ieri pomeriggio..”
Pensando a lui si infiammò di rabbia. Il pomeriggio precedente non l’aveva invitata e aveva anche rifiutato di andare con loro. Forse aveva deciso di scordarla, che non valeva la pena provarci con una come lei. Lily si sentì una stupida per avere buttato via tutte le occasioni che aveva avuto fino a quel momento. D’improvviso capì la verità: era innamorata di Potter ma se ne era resa conto troppo tardi, ormai a lui non importava più di lei. La sera prima era anche sparito. Era preoccupata, qualcosa dentro di lei le diceva che gli era successo qualcosa ma il suo cervello scartava l’idea. Probabilmente era con qualche ragazza da qualche parte.. L’idea la faceva soffrire.
“Dai, vedrai che ne starà combinando una delle sue.”
Cercò di consolarla Alice. Capiva alla perfezione quello che stava passando per la mente di Lily, non aveva bisogno di chiederlo. La sua amica stava soffrendo, voleva sapere dove si fosse cacciato Potter ma aveva paura di trovarlo tra le braccia di un’altra.
“Ciao ragazze, scusa per prima Alice.. “
L’improvviso arrivo di Peter interruppe la conversazione delle due ragazze. Alice notò che sembrava di umore decisamente migliore rispetto a qualche ora prima.
“Figurati, hai trovato i tuoi compagni di stanza?”
Chiese Alice, curiosa di sapere il motivo di quell’improvviso cambio d’umore.
“Come? Ah si.. Rintracciati tutti..”
Rispose lui distrattamente.
“Quindi sai dove si è cacciato Potter?”
Chiese Lily, intervenendo nella conversazione.
“James? Ehm.. Si..”
Rispose vago lui. Era troppo vago, forse non voleva che lei ci rimanesse male, non voleva dirle che in realtà James era a fare chissà cosa, chissà dove e con chissà chi.
“Dove?”
Chiese ancora lei.
“Sua nonna sta male ed è andato a trovarla.. Scusa devo scappare..”
Rispose lui guardando l’orologio e correndo verso il buco del ritratto.
“Vedi ti preoccupavi per nulla!”
Disse Alice sorridendo.
“Andiamo anche noi, sennò facciamo tardi..”
Lily sembrava decisamente più tranquilla dopo aver scoperto che James non era con una donna misteriosa ma con sua nonna anche se quel brutto presentimento non la abbandonava. Lily scosse la testa e si disse che le lezioni della mattinata le avrebbero fatto dimenticare tutti i problemi.

Un ora dopo Remus, Sirius e Peter erano nella stanza delle necessità, alla ricerca di una soluzione. Remus era molto pallido e debole, come al solito dopo la luna piena e aveva dovuto aspettare Sirius per trasportare tutti quei pesanti libroni dalla biblioteca.
Sirius e Peter si stavano documentando sui portali temporale e dimensionale mentre Remus consultava un libro che illustrava gli oggetti in grado di crearne.
All’improvviso Sirius chiuse il libro violentemente sbuffando.
“Dicono solo banalità. Un portale temporale conduce a un tempo diverso, precedente o successivo a quello di partenza mentre un portale dimensionale conduce a una dimensione parallela dove i fatti possono essere stravolti.”
“Qui dice anche che un portale dimensionale è più sicuro di uno temporale. Un portale temporale può causare stravolgimenti molto pericolosi al tempo di partenza mentre uno dimensionale mostra come si potevano svolgere i fatti se si fossero prese decisioni diverse.”
Aggiunse Peter imitando Sirius e chiudendo il libro.
“Forse ci siamo”
Disse Remus con aria soddisfatta di chi ha appena scoperto qualcosa.
“Ma hai ascoltato quello che abbiamo detto noi?”
Chiese Sirius scocciato.
“Certamente. Qua elenca degli oggetti in grado di aprire un portale. Alcuni possono aprire portali temporale, altri portali dimensionali. Gli oggetti che possono aprire entrambi sono molto rari e uno di loro è lo specchio magico di James.”
“Cosa? Fa vedere!”
Disse Sirius strappando il libro di mano a Remus. Anche Peter si sporse in avanti per vedere.
“Quindi non sappiamo se è in un tempo diverso o in una dimensione diversa..”
Osservò Sirius sconsolato all’idea di non sapere esattamente dove fosse finito il suo amico.
Non importa. Il portale si è aperto perché lo specchio di James è entrato in contatto con il suo gemello perfetto da un’altra epoca o da un’altra dimensione. Per riportare James qua dobbiamo far si che lo specchio di James e quello di Sirius entrino in contatto.”
Disse Remus indicando un paragrafo scritto in neretto.
“Quindi è stato l’altro ragazzo che è comparso? Viene da un altro tempo o da un’altra dimensione, giusto?"
Chiese Sirius ripromettendosi che avrebbe distrutto quel ragazzino se mai se lo fosse trovato davanti.
“Esatto. Ha usato l’incantesimo che c’è su questo libro per fare entrare in contatto gli specchi.”
Rispose tranquillo Remus.
“Ma adesso James dove è finito? A spasso nel tempo o nelle dimensioni?”
Chiese Peter dubbioso.
“No, in un luogo neutro dove non c’è né tempo né dimensioni. “
Spiego meglio Remus.
“Allora il ragazzo ha fallito!”
Concluse Sirius euforico.
“No, tramite lo specchio di James che è il gemello perfetto del suo è in questa specie di limbo e adesso aspetta che noi o gli altri li richiamino.”
“Specchio gemello perfetto? Altri?”
Sirius cominciava a non capirci più nulla.
“Lo specchio gemello è il secondo che compone la coppia, in questo caso il tuo. Il gemello perfetto è lo stesso specchio che ha James in un altro tempo o dimensione. Gli altri sono gli amici di questo ragazzo. “
Spiegò velocemente Remus.
“Fammi capire, noi possiamo riportare qui James e il ragazzo misterioso e gli amici di sto tizio potrebbero fare lo stesso e portare James chissà dove?”
Chiese Sirius temendo la risposta.
“In quel caso non avremmo modo di riportare James qui, sarebbe perso.”
Rispose Remus con voce rotta dal terrore all’idea di James perso chissà in quale dimensione.
“Dobbiamo muoverci!”
Urlò Sirius.
“Ma non sappiamo chi è..”
Disse Peter dubbioso e spaventato al tempo stesso.
Non importa, salvare James è più importante. Probabilmente viene da un’altra dimensione parallela alla nostra.”
Osservò Remus dopo qualche secondo di riflessione.
“Perché?
Chiese Sirius stupito. A volte il cervello di Remus lo spaventava. Non capiva come faceva ad avere intuizioni così geniali e a trarre conclusioni perfette anche in un momento come quello.
Se è così intelligente da avere trovato un modo di aprire un portale non sarà così sciocco da rischiare di giocare con il tempo.”
Obbiettò Remus.
“Giusto, muoviamoci.”
Concluse Sirius. Non era il momento di parlare, era il momento di riportare a casa James prima che fosse troppo tardi.

“I miei amici? Cominci a farmi paura.”
James cominciava a temere quel ragazzo sconosciuto che sapeva tutto di lui.
“Tranquillo. In ogni caso la pozione è finita. Tra poco meno di un’ora vedrai il mio vero volto.”
Rispose l’altro. Non aveva nessuna intenzione di fare del male a James e lo lasciava tradire dal modo pacato e rassicurante in cui gli rispondeva.
“Sei stato tu a portarci qui?"
James non riusciva a fidarsi di lui. Voleva capire il perché.
“Si, questa è una zona neutra. Per questo la mappa del malandrino non Va.”
Spiego l’altro.
“Come fai a sapere della mappa?”
Chiese James ancora più stupito. Sapeva dei malandrini e sapeva della mappa. Era impossibile, nessuno a parte loro quattro sapeva.
“So tante cose. Prendi lo specchio, servirà per andarcene da qui.”
Disse lui indicando la tasca dei pantaloni di James.
“Come?
Chiese James stupito.
“Può aprire un portale dimensionale o temporale.”
Spiegò il ragazzo misterioso.
“Quindi tu vieni da un’altra dimensione o da un altro tempo.”
Concluse James. Si chiedeva chi potesse essere per conoscerlo bene.
“Molto bravo..”
Disse l’altro sorridendo. Il suo sorriso aveva qualcosa di.. Malandrino. James non se lo sapeva spiegare.
All’improvviso lo specchio di James si illuminò e cominciò a vibrare come aveva fatto nella foresta proibita.
“Che succede?”
Chiese James spaventato.
“Hanno aperto il passaggio”
Disse semplicemente l’altro. James guardò lo specchio e gli sembrò di vedere Remus e Peter.
“James muoviti!”
James sentì la voce di Sirius e si scosse dal quello stato. Senza pensarci un attimo si avvicinò allo specchio e si sentì come risucchiato in un vortice. Qualche secondo dopo si ritrovava nella stanza delle necessità e i suoi tre amici di sempre lo stavano guardando spaventati e felici per averlo di nuovo tra loro. Dietro di lui c’era quello strano ragazzo.
“Te lo avevo detto che ci avrebbero pensato loro.”
Disse semplicemente.
“E questo chi è? Chi sei, parla!
Sbottò Sirius palesemente arrabbiato.
“Viene da una dimensione parallela alla nostra.
Spiegò Remus e James che annuì. Remus si stupì vedendo che James sapeva già tutto.
“Ha preso la pozione polisucco, tra poco vedremo il suo vero aspetto.”
Spiegò a sua volta James.
“Silente.”
Disse semplicemente questi.
“Come?
Chiese James senza capire.
“Vorrei andare da Silente. Tranquilli non dirò nulla di voi.”
La richiesta parve loro strana ma non c’era ragione per non esaudirla. Quello strano ragazzo avrebbe potuto fare del male a James e invece sembrava si fosse servito di lui per arrivare nella loro dimensione. Non sapevano quale ragione l’avesse spinto a fare una cosa del genere ma decisero che James l’avrebbe accompagnato da Silente. Dopo tutto se rimaneva al castello aveva bisogno di una buona ragione per spiegare il suo arrivo e se c’era una cosa sulla quale i cinque ragazzi concordavano era che Silente avrebbe capito.
James e il ragazzo camminavano il silenzio, non avevano nulla da dirsi dopo la conversazione in quella strana stanza bianca. James si sentiva stranamente a disagio con quel ragazzo che pareva conoscerlo così bene. Sembrava che il ragazzo conoscesse bene anche il castello. Ancora una volta James si chiese il perché. Erano arrivati fuori dall’ufficio del preside. Ma d’improvviso il ragazzo si fermò. Sembrava che stesse male, l’effetto della pozione stava finendo e il ragazzo tornò al suo vero aspetto. La visione che gli si parò davanti lasciò James sconvolto. I capelli rossi del ragazzo si erano scuriti fino a diventare scuri e in disordine. Il ragazzo alzò gli occhi e James si trovò di fronte la sua fotocopia proveniente da una dimensione diversa. Avrebbe voluto urlare ma la voce gli si spense in gola e riuscì solamente a balbettare qualcosa di stupido e quasi incomprensibile.
“Tu.. Non è possibile.. Tu sei.. Steven..”
Il ragazzo non riuscì ad aggiungere altro. Era sconvolto.
Il ragazzo rimase immobile a fissare James. Non sapeva nemmeno lui cosa fare, pensava la pozione sarebbe durata di più. Non voleva che James sapesse di lui in quel modo, sapeva che la sua reazione sarebbe stata quella. Rimase li a guardare l’altro sconvolto senza sapere se dire qualcosa o abbracciarlo. Aprì la bocca per dire qualcosa poi all’ultimo momento ci ripensò ed entro nell’ufficio del preside chiudendosi velocemente la porta alla spalle.
“Salve preside vorrei parlare con lei, è molto importante.”
Disse il ragazzo ancora scosso per quanto successo qualche attimo prima.
Il preside lo guardò con quegli occhi così penetranti e comprensivi e stette ad ascoltare la sua incredibile storia senza interromperlo.
“Allora preside, che mi dice.”
Chiese il ragazzo guardando il vecchio preside negli occhi.
“Che per me va bene, rimarrai qui. I tuoi amici potranno raggiungerti domani, penserò io ad aprire un nuovo portale.”
“Grazie mille.”
Era sicuro che Silente avrebbe capito e l’avrebbe aiutato.
“Di nulla, da adesso sarai Steven Potter.”
Disse il vecchio preside. Steven? Era il nome con cui lo aveva chiamato James poco prima nel corridoio.
“Steven Potter?”
“Il gemello di James morto tanti anni fa. James ti ha scambiato per lui, sarà meglio per tutti e non dovrai dare loro troppe spiegazioni.”
Sarebbe stata una soluzione perfetta. Tutti avrebbero creduto che si fosse trasferito da un’altra scuola. Ma James?
“È sicuro?”
Chiese titubante.
“Certo, credono tu venga da una dimensione parallela. Dirai loro che nella tua dimensione è stato James a morire per via del lupo mannaro.”
Il vecchio preside aveva pensato a tutto. Gli fece un incantesimo per cambiare il colore dei suoi occhi e poi gli disse di seguirlo in sala grande. Era stato fortunato, James era rimasto sconvolto dal suo aspetto e non si era accorto degli occhi. Se ci fosse stato li anche Remus non si sarebbe fatto sfuggire quel dettaglio, ne era sicuro.

In sala grande James era sconvolto, sembrava un fantasma. Peter lo aveva trovato fuori dalla porta dell’ufficio di Silente che fissava la porta. Non aveva aperto bocca se non per dire che stava bene.
“James che ti prende sei così pallido.”
Provò Remus senza ottenere risposta.
“James che hai?”
Anche Sirius era molto preoccupato.
I tentativi di capire cosa avesse l’amico furono interrotti dalla voce del preside.
“Ragazzi, un po’ di attenzione.. Oggi diamo il benvenuto in questa scuola a Steven Potter, il gemello di James Potter. Fino ad ora ha frequentato un’altra scuola, sarà nei Grifondoro.. Spero gli riserverete una bella accoglienza.”
James a quelle parole alzò lo sguardo verso il gemello che si stava avvicinando al tavolo senza avere la forza di fare o spiegare qualcosa e si spostò leggermente per lasciarlo sedere al suo fianco. Tutta la scuola li fissava e gli altri malandrini non riuscivano a credere a quello che avevano davanti ma compresero il motivo che aveva sconvolto così tanto James.















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Capitolo 12
*** PORTALI, FRATELLI E PADRI ***


mi rendo conto che spesso e volentieri sono da uccidere perchè tra esami e vacanze non aggiorno per settimane. il fatto è che io vivo soprattutto di ispirazione. capitemi, piuttosto di scrivere banalità meglio non scrivere, no?
cmq grazie a tutti quelli che mi seguono cmq, anche se sono un autrice insopportabile!
innanzitutto grazie ai 22 che mi hanno messo tra i preferiti e ciao al lettore che mi ha abbandonato..
poi un grazie ancora più grande va a chi oltre a leggere si è anche fermato a scrivere:
vale lovegood: spero che abbia ottenuto tutte le spiegazioni che volevi. vedrai che adesso che i malandrini sono aumentati se ne vedranno delle belle!
lyrapotter: remus a volte fa paura anche a me. sirius da solo starebbe ancora correndo per il castello. hai visto giusto, lily è sempre più innamorata..
germana: ecco il capitolo nuovo.. ti piace?
lyan: in questo capitolo si svela qualche mistero. almeno per i lettori..
pikkolina88: bella la tua ff! prometto che adesso commento! no, steven non aveva gli occhi verdi. li aveva color nocciola come il fratello.
jomarch: mmmm.. mi sa che ci hai visto giusto!

CAPITOLO 12
PORTALI, FRATELLI E PADRI

L’intera sala grande li fissava. Persino i professori  che ora stavano domandandosi come fosse possibile. La più stupita di tutti era la professoressa di Trasfigurazione: era sicura che Steven Potter fosse morto molti anni prima, era stato Silente a raccontarle tutta la storia.
Al tavolo di Grifondoro era calato un silenzio irreale. James e Steven sedevano vicini di fronte a Remus, tutti gli altri li fissavano immobili.
“Sapevi che Potter aveva un gemello?”chiese Alice a Frank.
“No, non ne ha mai parlato..” rispose lui.
“Sembra non lo sapesse nessuno. Guarda i suoi amici malandrini che facce stupite che hanno..” osservò Lily Evans con finto disinteresse. Era furiosa e delusa perché non sapeva nulla di questo gemello. Il suo cervello le fece notare che in fondo non era il suo ragazzo e quindi non era tenuto a raccontarle tutto. Lei scacciò quell’osservazione come si fa con una mosca fastidiosa. Era irrazionale ma si sentiva tradita. Fissò i due ragazzi, erano identici. Sembrava che James fosse a disagio in mezzo a tutta quella gente che lo fissava e parlava di lui, l’altro invece sembrava non farci caso.
Sirius e Remus si fissarono a lungo, poi Sirius prese l’iniziativa.
“Che avete tutti da guardare? Nessuno ha fame oggi?” urlò con rabbia il moro. James era li fermo immobile e tutti lo fissavano come un pesce in un acquario. Non poteva permettere che facessero del male al suo migliore amico. L’altro ragazzo invece sembrava tranquillissimo.
“Dai Sirius, calmati. Andiamo nella torre..” propose Remus facendo sedere Sirius.
James alzò la testa e annuì lentamente.
“Non ho più fame..” disse semplicemente, inconsciamente si ritrovò a fissare il fratello. Erano stati insieme per ore in quella stanza e lui non aveva detto nulla. E poi era impossibile, suo fratello era morto. Come poteva essere qui? Cosa sapeva Silente?
Aveva mille domande in testa ma in quel momento la cosa che voleva di più era parlare con i malandrini da solo, senza Steven.
“A dopo fratellino, Silente ha detto che sono in camera con voi. Cosi magari mi presenti i tuoi amici..” rispose tranquillamente Steven.
Ancora una volta Peter, Sirius e Remus lo fissarono.
“Ok.. Frank lo accompagni tu quando avete finito di mangiare?” chiese James guardando l’amico. Frank fece un cenno con la testa, con la bocca piena di arrosto.
“Aspetta.. Ieri ti cercavo.. Come sta tua nonna?” chiese la rossa alzandosi e bloccando la strada a James. Si rendeva conto che non era il momento migliore ma voleva parlargli, voleva sentire la sua voce e vederlo ridere.
James in quel momento non era in grado di fare nessuna di quelle tre cose.
“Scusa Lily, non sto molto bene e sono un po’ stanco. Possiamo parlarne domani?” rispose James con un sussurro lasciando Lily nella confusione più totale. L’aveva respinta ancora, per la seconda volta in pochi giorni. Senti la rabbia e la delusione montare dentro di lei. Avrebbe voluto urlargli tante cose, saltargli al collo, baciarlo ma non fece nulla di tutto ciò.
“Ok, buona notte.” disse solamente mentre tornava al tavolo. Steven incrociò lo sguardo della rossa solo per un attimo e poi torno al suo arrosto.

Raggiunsero la torre di grifondoro in pochi minuti e James fu il primo a buttarsi sul letto.
Remus bloccò e insonorizzò la porta con un incantesimo e poi si voltò verso gli amici.
James era sdraiato a pancia in giù sul letto con la testa affondata nel cuscino. Sirius era seduto di fianco a lui e cercava di convincere l’amico ad alzarsi. Peter invece guardava la scena da lontano senza sapere bene cosa fare. Non aveva mai visto James così. Di solito non c’era mai quando succedevano le cose. Gliele raccontavano e basta. Peter realizzò che non avrebbe retto a vedere James stare così male quindi finse di essersi dimenticato di un appuntamento e scappò dalla stanza.
Remus si avvicinò al letto di James. Dopo qualche minuto quest’ultimo si alzò.
“Era morto. L’ho visto morire. Ho visto la tomba che ci fa qui?” chiese James
Sirius gli stringeva la mano per fargli sentire che era li con lui.
“Il portale” disse Sirius all’improvviso.
“Il portale?” Chiese James stupito.
 “Giusto! Lo specchio ha aperto un portale magico. Deve essere un portale dimensionale.” spiegò Remus.
“Quindi quello è il mio gemello che viene da un’altra dimensione?” chiese James cominciando a capire.
Remus e Sirius si guardarono e poi annuirono in risposta. Sul viso di Sirius all’improvviso si disegnò un sorriso.
“È fantastico! James hai di nuovo il tuo gemello! Ha aperto il portale per te, voleva rivederti. Lo specchio poteva portare te nella sua dimensione o lui nella tua, in ogni caso sareste stati di nuovo insieme! Pensa a quello che potremmo combinare adesso che lui è qui!” disse Sirius.
James riflettè sulle parole di Sirius. Aveva di nuovo suo fratello. Era venuto da un’altra dimensione per lui. Sirius aveva ragione, il resto non importava.
“Beh, in questo caso devi presentarcelo!” convenne Remus.
I tre ragazzi cominciarono a ridere e a proporre idee per nuovi scherzi da mettere in pratica con Steven. Eccò perché sapeva così tanto su di loro.

Nel frattempo nella sala grande tutti erano tornati a mangiare senza fare caso ai gemelli Potter.
“Frank, vado di sopra.” disse Steven alzandosi dal tavolo.
“Aspetta, tuo fratello mi ha chiesto di accompagnarti. Non sai dove devi andare!” disse Frank.
“Non ti preoccupare, chiederò a un fantasma. Ho voglia di fare un giro. Ci vediamo più tardi!” disse il ragazzo allontanandosi velocemente.
Era così strano essere in quel posto. Aveva passato così tanto tempo a progettare tutto e ora era li. Non gli sembrava vero.
Uscendo dalla sala grande incrociò parecchi fantasmi ma non ne fermò nessuno. Sapeva bene dove era il dormitorio. Aveva lasciato un po’ di tempo ai malandrini perché realizzassero cosa era successo. James era rimasto sconvolto, e anche gli altri non erano da meno. Di li a poco li avrebbe incontrati. Cercò di ricordare le parole di Silente in proposito a quello che doveva dire.

[FLASH  BACK]
Silente sentì la porta del suo studio sbattere, alzò la testa dai suoi libri e si ritrovò davanti la copia esatta di James Potter. L’unica differenza erano gli occhi, verde smeraldo.
“Buongiorno ragazzo, posso sapere chi sei?” chiese il vecchio preside.
“Beh, le sembrerà impossibile. Sono Harry James Potter e vengo dal futuro. Questa è una lettera della preside del mio tempo, la McGranitt.” disse il ragazzo passando a Silente una pergamena con il sigillo del castello. Il preside non disse altro e si mise a leggere.
“Qui c’è scritto che per gravi eventi non ti è stato possibile frequentare il settimo anno nel tuo tempo. E che l’unico modo per diventare Auror è che tu lo frequenti nel passato. Posso chiedere come mai sei arrivato qui e perché hai scelto proprio questo tempo?”chiese il vecchio preside. Era tranquillo, come se vedere entrare un ragazzo del futuro nel suo studio fosse la cosa più normale del mondo.
“Ho usato questo specchio, se collegato con un suo gemello può aprire un passaggio temporale. Il gemello di questo specchio era in questo tempo.” spiegò Harry.
“Benissimo, per me non ci sono problemi. Ma non dovrai modificare il futuro. Intesi?” disse Silente.
“Certamente. Nella lettera del preside si fa riferimento anche a dei miei amici. La McGranitt ha detto che per condurre anche loro qui ci avrebbe pensato lei. Allora preside, che mi dice.” Chiese il ragazzo guardando il vecchio preside negli occhi.
“Che per me va bene, rimarrai qui. I tuoi amici potranno raggiungerti domani, penserò io ad aprire un nuovo portale.”
“Grazie mille.”
Era sicuro che Silente avrebbe capito e l’avrebbe aiutato.
“Di nulla, da adesso sarai Steven Potter.”
Disse il vecchio preside. Steven? Era il nome con cui lo aveva chiamato James poco prima nel corridoio.
“Steven Potter?”
“Il gemello di James morto tanti anni fa. James ti ha scambiato per lui, sarà meglio per tutti e non dovrai dare loro troppe spiegazioni.”
Sarebbe stata una soluzione perfetta. Tutti avrebbero creduto che si fosse trasferito da un’altra scuola. Ma James?
“È sicuro?”
Chiese titubante.
“Certo, credono tu venga da una dimensione parallela. Dirai loro che nella tua dimensione è stato James a morire per via del lupo mannaro.”
Il vecchio preside aveva pensato a tutto. Gli fece un incantesimo per cambiare il colore dei suoi occhi e poi gli disse di seguirlo in sala grande. Era stato fortunato, James era rimasto sconvolto dal suo aspetto e non si era accorto degli occhi. Se ci fosse stato li anche Remus non si sarebbe fatto sfuggire quel dettaglio, ne era sicuro
[fine flash back]

Perso nei suoi pensieri e ricordi si ritrovò davanti alla camera dei malandrini. Sentiva delle voci provenire dall’interno. Sembravano urla e risate. Provò ad aprire la porta ma era bloccata da un incantesimo.
“Il vecchio Remus è stato previdente!” si disse tra se e se.
Prese la sua bacchetta ed aprì la porta.
I malandrini sentirono la porta aprirsi e si girarono di scatto stupiti. Steven era riuscito ad aprire la porta.
“Come hai fatto? Nessuno era mai riuscito a rompere quell’incantesimo!” chiese Remus scandalizzato.
“Hai idea di quante volte l’ho già fatto?” chiese Harry/Steven con un sorriso malandrino dipinto sul volto.
“Non per nulla è mio fratello.” precisò James abbracciandolo. Harry si lasciò stringere in quell’abbraccio. Il primo contatto con suo padre. Stava per lasciarsi andare e raccontargli la verità quando le parole di Hermione gli tornarono in mente. Non poteva rivelare nulla del futuro.
“Questi sono Sirius e Remus. Peter invece è sparito. Lo conoscerai domani..” presentò James.
“Piacere Steven, anche se li conosco bene!” precisò l’altro ragazzo.
“Davvero?” chiese Sirius gonfiandosi come un pavone.
“Per forza, viene da un mondo parallelo.”lo smontò Remus.
“È cosi puntiglioso anche nel tuo mondo?” chiese Sirius
“Oh si!” rispose Harry.
“Il mondo dal quale vieni è simile al nostro, quindi?” chiese Remus incuriosito.
“Beh, si. Direi che è uguale. Solo nel mio mondo il mio gemello, James, non c’è più. E  in camera con noi al posto di Frank c’è un ragazzo che si chiama Ron. E c’è anche un’altra ragazza che qui non c’è, Hermione. Silente li farà arrivare domani.” spiegò Harry. Aveva fatto una pausa dopo aver detto di James.
“Come James non c’è più?” chiese Sirius a metà tra lo stupito e l’arrabbiato.
“Beh, è ovvio No..” disse James cercando con lo sguardo Remus e Steven come supporto morale.
“Cosa è ovvio? non capisco..” continuò Sirius.
“Nella sua dimensione sono stato io a morire per colpa di Greyback, non lui.” spiegò James tristemente. Gli faceva strano immaginare un mondo in cui i malandrini esistevano senza di lui. Un mondo in cui Sirius chiamava fratello Steven. Un mondo in cui lui non esisteva più. Per un momento si sentì distrutto a quell’idea. Due lacrime cercarono anche di scendere dalle sue guance ma lui non lo permise. Le ricacciò indietro e fissò divertito la faccia sconvolta di Sirius. Anche lui stava pensando le stesse cose. Era proprio il suo migliore amico.
Harry si sentiva un ipocrita. Si rendeva conto che quello che stava raccontando stava sconvolgendo suo padre, Sirius e Remus ma non poteva dire loro la verità. Avrebbe voluto gettarsi tra le loro braccia e raccontargli del futuro. Di come sarebbero stati traditi dai loro amici. Di come sarebbero morti. Ancora una volta le parole di Hermione tornarono alla mente.
Sirius, il suo padrino, la persona che più di ogni altra aveva considerato un padre. Remus, la sua guida, il suo insegnante, la sua ancora durante un anno difficile. Erano li con lui, il giorno successivo Silente avrebbe portato lì anche Ron ed Hermione e poi avrebbero passato un anno insieme per poi tornare nel loro tempo e diventare auror.
C’era anche sua mamma, la dolce Lily.
Senza che se ne accorse due lacrime fecero capolino sul suo viso. Remus se ne accorse e lo abbracciò.
“Siete di nuovo insieme ora. Siamo tutti insieme ora.” disse Remus mentre lo abbracciava.
In breve tempo anche Sirius e James si unirono all’abbraccio. I tre malandrini pensavano fossero lacrime di gioia per la tanto sospirata riunione di due fratelli tragicamente separati. In realtà erano la lacrime di un figlio che riabbraccia il padre e i tanto adorati zii a lui strappati da Voldemort.
Quella sera tutti fecero fatica ad addormentarsi. In poco più di un giorno erano successe un sacco di cose. Il solo ripensarci faceva girare la testa. Quello che prese sonno per primo fu Sirius che finalmente aveva smesso di correre qua e la per il castello.
James sequestrò il gemello e si misero a parlare per ore. Uno era felice di ascoltare la voce del fratello, l’altro di essere li con suo padre. A Remus invece toccò aggiornare Peter che si era finalmente deciso a tornare in camera chiedendosi perché certe inconbenze toccassero sempre a lui!

















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Capitolo 13
*** NUOVI ARRIVI E NUOVI AMICI ***


CAPITOLO 13
NUOVI ARRIVI E NUOVI AMICI


Il mattino arrivò in fretta, troppo in fretta per i nostri eroi o almeno così dicevano le occhiaie sui loro visi, Peter escluso. Peter era eccitato all’idea di conoscere il fratello di James e fu il primo ad alzarsi. La sua delusione fu enorme nel constatare che Steven era già uscito quella mattina.
“Si è alzato presto per andare ad accogliere i suoi amici.” spiegò tranquillamente James.
“I suoi amici?” chiese attonito Peter. Era deluso, desiderava ardentemente conoscerlo. In quelle occasioni si sentiva l’unico sfigato escluso da quello che facevano gli amici, anche se quella volta la colpa era solo sua.
“Si, Silente ha aperto un portale per portare qui anche loro.” continuò James annodandosi la cravatta. Peter e gli altri notarono il comportamento di James, era così tranquillo, a suo agio. Come se avesse ritrovato quello che aveva perso.
“Ah ecco..” mormorò sconsolato Peter.
“Suvvia Peter. Lo vedrai più tardi a lezione.” cercò di consolarlo Remus.
“Se tu fossi rimasto ieri sera lo avresti già visto e conosciuto.” aggiunse Sirius in tono aspro. Era dell’idea che Peter si fosse comportato da stupido la sera prima, e non mancava di farlo notare.
“Mi dispiace ragazzi. Mi spiace James.” mormorò Peter facendosi piccolo piccolo. Aveva colto in pieno la nota di rimprovero che c’era nella voce di Sirius e si sentiva in colpa. La sera prima James aveva bisogno del sostegno degli amici e lui non c’era.
“Eddai non c’è bisogno che fai quella faccia. È mio fratello non un Serpeverde, ed è simpatico e affascinante come me!” disse James sorridente per cercare di sdrammatizzare quella situazione e cercare di fare tornare il sorriso a Peter. Quella mattina era veramente felice, e nulla e nessuno avrebbe potuto cambiare le cose.

Nella torre di grifondoro i malandrini non erano gli unici ad avere dormito poco. Una certa ragazza dai capelli rossi era sveglia da molto tempo e guardava fuori dalla finestra con aria assorta. Era ottobre ma non faceva per nulla freddo, era come se l’estate non volesse lasciare il posto all’autunno nonostante fosse ottobre.
“Sei sveglia da molto?” chiese Alice che si era appena alzata e aveva ancora gli occhi assonnati.
“Non ho quasi chiuso occhio..” rispose la rossa senza smettere di guardare la finestra.
“Lily..” mormorò l’amica con un tono che tradiva un rimprovero.
“Lo so Ally, sono una stupida.” disse Lily voltandosi verso l’amica. Il suo sguardo era così triste e perso. Alice senti una morsa al petto. Faceva male vedere la sua migliore amica in quello stato. Non sapeva come aiutarla, cosa dire.
“No, non lo sei.” disse semplicemente.
“Si, invece. Mi sono accorta di tenere a lui solo quando l’ho perso. È troppo tardi..” si lasciò andare la ragazza abbracciando forte il cuscino desiderando fosse James.
“Non è mai troppo tardi. Hai provato a parlare con lui?” chiese ancora lei.
“Ieri sera.”rispose Lily senza lasciare il cuscino.
“Che ha detto?” chiese Alice sedendosi vicino all’amica e cominciando ad accarezzarle i capelli per calmarla.
“Che non era  il momento. Vedi, si è stancato.” rispose la rossa tuffando la sua testa sulla spalla dell’amica in cerca di conforto.
“Tesoro mi spiace. Ricordi quello che mi hai detto l’anno scorso quando Danny mi aveva lasciata? Il mare è pieno di pesci.” cercò di consolarla Alice. Non sapeva che dire e aveva una paura tremenda di avere detto una banalità che avesse fatto infuriare Lily.
La rossa tornò a fissare la finestra senza rispondere. Ora si rendeva conto di quando era stupida quella frase e quando non fosse servita a nulla a consolare Alice l’anno prima. Il mare sarà anche pieno di pesci, ma nessun altro pesce era James Potter.
Alla fine si alzò dal letto e si mise a prepararsi. Sembrava uno zombie. Agiva in modo meccanico senza prestare attenzione a quello che aveva intorno, e infatti non vide il ragazzo che aveva davanti contro il quale andò a sbattere.
“Ops..” si riscosse dai suoi pensieri la ragazza alzando gli occhi per vedere contro chi era finita sta volta.
“Scusa, sbattere contro la gente sta diventando un abitudine.. James!” rimase per un attimo immobile, senza sapere cosa dire o fare, poi ci penso il ragazzo a toglierla dall’impiccio.
“Eh.. No! Mi dispiace” disse questo arrossendo impercettibilmente.
“Ah scusa, Steven giusto?”rispose lei riprendendo l’uso della parola. Per qualche secondo aveva immaginato che fosse James e che quella sarebbe stata la loro occasione per parlare. Poi lui aveva detto di non essere James, ed era anche arrossito. Sembrava incredibile che un essere così simile a James Potter potesse arrossire.
“Si, piacere.. Tu sei Lily? Lily Evans voglio dire, il prefetto di Grifondoro.” disse Harry impacciato. Quella che aveva di fronte era sua madre, gli sembrava incredibile. Quegli occhi verdi così uguali ai suoi lo avevano ipnotizzato. Avrebbe voluto poterla abbracciare ma non era possibile. Ufficialmente loro non si conoscevano ancora.
“Beh, veramente la caposcuola.” lo corresse lei sorridendo.
“Oh scusa!” mormorò lui. Quel sorriso era bellissimo. Quando avrebbe voluto potersi svegliare da piccolo con quel sorriso e con quella voce così gentile al posto che con gli strilli e rimproveri degli zii.
“Non ti preoccupare. Scusa tu per averti travolto, ero soprappensiero. Stai andando a fare colazione e ti sei perso?” chiese lei curiosa di sapere cosa ci facesse Steven in giro senza il gemello.
“A dire il vero devo andare da Silente. Oggi arriveranno dei miei amici, anzi.. Dovrebbero essere già qui.” spiegò lui guardandola come ipnotizzato.
“Vengono dalla scuola da dove vieni tu?” chiese lei, sempre più curiosa di sapere qualcosa di più su quel ragazzo, un po’ perché era il gemello di James un po’ perché era come se qualcosa in lei glielo ordinasse. Era come se facesse in qualche modo parte di lei. Lily scacciò quell’idea così assurda e ritornò alla conversazione.
“Si.” rispose lui distratto raccogliendo le sue cose che erano cadute.
“È strano però.”continuò lei mentre raccoglieva i libri di pozioni.
“Cosa?”chiese il ragazzo alzando la testa e incontrando gli occhi di lei.
“Beh, che i tuoi genitori abbiano mandato te e tuo fratello in due scuole diverse.. E che lui non abbia mai parlato di te.” chiese lei sempre più curiosa. Non che si aspettasse una vera e propria risposta. Se assomigliava al gemello le avrebbe detto di farsi i fatti propri.
“È una lunga storia, e anche piuttosto noiosa.” rispose invece lui sorridendo e sorprendendola.
“I misteri della famiglia Potter?” continuò lei ridendo.
“Esatto, magari un giorno te ne racconterò qualcuno. Ora però devo andare. Ciao Lily Evans.. È stato davvero incredibile parlare con te.” disse il ragazzo scappando.
Lily rimase ferma in mezzo al corridoio e parecchio confusa. Era stato così strano parlare con lui. Sembrava così diverso dal fratello, timido e impacciato ma anche capace di mettere le persone a suo agio. Era anche meno evasivo di James e non era scappato via inventando scuse strane. Non sembravano per nulla gemelli quei due.
“Siamo in ritardo!” la voce di Alice la riportò alla realtà facendole passare di mente i gemelli Potter.

“Era ora che arrivavi! Dove ti eri cacciato?” chiesero due voci che lui conosceva bene quasi in coro.
“Ron, Hermione! Che bello, finalmente. Grazie Professore!” rispose Harry sorridendo spostando lo sguardo dagli amici al preside.
“Per così poco.. Andate ragazzi. Harry, mi piacerebbe scambiare quattro chiacchere con te nei prossimi giorni. Ora immagino avrai molte cose da dire ai tuoi amici. Non dimenticate le lezioni però..” si raccomandò il preside.
“Non si preoccupi, è il motivo per cui siamo qui.” disse Hermione guardando bene negli occhi Ron ed Harry.
“Già..” sospirarono i due guardandosi sconsolati.

“Wow è così strano essere qui! Harry come è andata? Ti hanno scoperto?” chiese a raffica Hermione mentre si guardava intorno estasiata. Erano nel passato, dove c’erano i genitori di Harry. Erano venuti li per poter frequentare l’ultimo anno che nel loro tempo non avevano frequentato per fermare Voldemord. La McGranitt però era stata chiara: dovevano stare bene attenti a non cambiare nemmeno una virgola o al loro ritorno avrebbero potuto trovare sorprese spiacevoli come il ritorno di Voldemord. Harry avrebbe voluto poter salvare i genitori, avvertirli del pericolo ma il rischio di un ritorno di Voldemord gli aveva fatto cambiare idea.
“No, credono che io sia Steven, il gemello morto di mio padre.” rispose lui spiegando brevemente quello che era successo il giorno prima. Aveva paura che Remus sospettasse qualcosa. Era sempre stato il più intelligente e sospettoso del gruppo ma per fortuna gli aveva creduto anche lui.
“Stamattina ho parlato con mia madre.”disse harry all’improvviso senza un perché.
“Harry, ricorda che non possiamo cambiare il futuro..” lo ammonì Hermione.
Harry annui e i tre ragazzi andarono verso la torre di grifondoro. Ron sarebbe stato in camera insieme a Harry e ai malandrini mentre Hermione sarebbe stata nella stessa camera di Lily. Salirono in camera per sistemare le loro cose e poi andarono velocemente verso l’aula di incantesimi.
Appena entrò nell’aula vide i malandrini in fondo che si sbracciavano per fargli segno di raggiungerli. Harry si avvicinò a loro seguito da Hermione e Ron.
“Ciao ragazzi!” li salutò Harry “Questi sono i miei migliori amici, Ron e Hermione.” disse indicandoli.
“Piacere ragazzi. Io sono James, il gemello di Steven e questi sono Sirius, Remus e Peter.” disse James indicando a sua volta gli amici.
“Ciao Steven, ieri sera non ci siamo conosciuti..” disse il piccolo Peter balbettando. Harry non gli rispose, si limitò a sorridergli guardandolo in modo freddo. Non appena Hermione se ne accorse gli tirò una gomitata nelle costole.
“Ciao a tutti ragazzi. Ma voi siete nuovi! Piacere Alice.. E tu che ci fai in mezzo a questi disgraziati? Presto, devo salvarti.. Vieni a sederti con me!” disse Alice strascinando via Hermione che lanciava agli amici degli sguardi smarriti.
“E così siamo rimasti tra uomini..” disse Sirius. “dite un po’, vi va di unirvi a noi malandrini? Immagino che in un certo senso ne facciate già parte.. Nella vostra dimensione..” aveva detto l’ultima parte della frase a bassa voce, in modo che sentissero solo loro.
“Grande!” commentò Ron
“sarebbe fantastico” disse Harry
“Allora è deciso. Da adesso i malandrini sono 6!” disse in modo solenne James mentre Remus e Peter annuivano con la testa.

“Ecco, vieni siediti qui..” disse Alice indicando un posto vicino a una ragazza con dei capelli rossi che Hermione conosceva per averla già vista in alcune foto.
“Alice dove eri finita.” chiese Lily girando la testa verso l’amica. Hermione non potè fare a meno di notare gli occhi della ragazza. Caspita, avevano ragione a dire che erano identici a quelli di Harry.
“Ho impedito a quei balordi di traviare questa ragazza!” spiegò Alice indicando prima i malandrini e poi la ragazza. Lily diede un occhiata per vedere cosa stava facendo James, se era triste come al solito da qualche tempo a quella parte. Una parte di lei rimase male nel vederlo ridere con gli amici e con il fratello, con loro c’era anche un ragazzo nuovo con i capelli rossi. Lily sospirò, James l’aveva proprio cancellata dalla sua mente e dal suo cuore.
“Come? Devi essere l’amica di Steven di cui mi ha parlato oggi!” disse riscuotendosi dai suoi pensieri e guardando la ragazza che aveva davanti agli occhi.
“Esattamente! Hermione, piacere di conoscerti.” rispose questa sorridendo, un po’ nervoso all’idea di trovarsi di fronte la mamma del suo migliore amico.
“Piacere mio, Lily. Hai fatto bene a portarla qui. Steven non so ma il suo gemello e quei ragazzi la infondo sono proprio dei disgraziati.” disse la rossa indicando il gruppetto alle sue spalle, senza sapere che Hermione in realtà conosceva molto bene quei ragazzi.
“Lily è la caposcuola e quei 4 sono quelli che le danno più problemi.” spiegò Alice facendo notare alla ragazza nuova la spilla che c’era sul petto di Lily.
“Già, combinano sempre qualcosa..” rispose questa sconsolata prima di scoppiare a ridere.
“È strano che vi abbiamo trasferito qui ora, è ottobre..” chiese Alice pensierosa.
“Già, ma prima non potevamo. Ci sono stati dei problemi.. Burocratici.” rispose Hermione cercando di essere vaga e convincente allo stesso tempo. Non poteva certo dire loro che non erano potuti venire prima perché venivano da un altro tempo ed erano stati impegnato a seppellire i loro cari uccisi da Voldemord fino alla settimana prima..
“Capisco.. Se vuoi posso darti una mano a recuperare le lezioni che hai perso.” si offrì la rossa cercando di aiutare la ragazza nuova e di trovare allo stesso tempo qualcosa da fare per distrarsi.
“Grazie mille!” ringraziò Hermione prendendo posto tra le due.

“Questo sarà proprio un anno da ricordare!” disse Hermione guardando Ron ed Harry che annuirono complici.
“Speriamo vada tutto bene!” aggiunse Ron guardando Harry.
“Eddai non fare il guastafeste!” gli rispose quest’ultimo dandogli una pacca sulla spalla.


NOTE DELL'AUTRICE

a sto giro i miei commenti li metto in fondo. scusate se vi faccio aspettare ma sto scribacchiando anche altre storie. se volete andare a leggerle e mi dite cosa ne pensate vi fate felice! in particolare vorrei il vostro parere per "volevo un sogno con gli interni in pelle". è un originale, nella sezione drammatica.. parla di un ragazzo in coma, non dico altro senno poi non c'è gusto a leggerla. questa fan fiction però rimane quella a cui tengo di più, quindi cercò di scriverla come si deve. tra poco andrò al mare e dovrete aspettare fine agosto.se riesco però prima di partire vi posto un altro capitolo. non prometto nulla però.

grazie a chi mi ha messo tra i preferiti, ho notato con piacere che siete aumentati e che ora siete 26. grazie davvero. grazie anche a chi lascia i suoi commenti.

GERMANA: eccoti accontentata anche se non sono i malandrini a presentarli ma fanno tutto da soli. è stato bello scrivere l'incontro tra madre e figlio,, spero lo sia altrettanto per voi leggerlo.
PIKKOLINA88: scusa per l'attesa. come ho detto ho scritto altra due storie corte e non mi andava di postare in fretta e male perchè ci tengo a questa storia.
diciamo che se le occhiate uccidessero Peter sarebbe morto. è stato difficile trattenersi dallo scrivere di peggio, te lo assicuro!
JOMARCH: effetivamente Harry è più maturo di loro oltre perchè ha un anno in più anche perchè combattere contro Voldemord lo ha fatto diventare grande troppo in fretta. diciamo che però troverà il modo di riscattare in parte l'infanzia e l'adolescenza perduta: fa parte dei malandrini a tutti gli effetti ora.
per il lieto fine.. diciamo che Harry vorrebbe cercare di cambiare qualcosa ma ha troppa paura che facendolo Voldemord torni in vita. per il momento tutte e due le vie sono aperte, poi chissà..
LYRAPOTTER: peter mi diverto a farlo sparire e trattarlo male (farlo trattare male da Sirius) quando riappare. lily è innamorata ma pensa di non essere ricambiata da James. certo, lei non sa che il poveretto ne ha passate tante ultimamente..
PIKKOLAGRANDEFAN: sono contenta che ti piaccia! diciamo che in questo capitolo ti ho accontentata e ho parlato abbastanza di Lily. da adesso in poi sarà molto più partecipe, prima l'ho tralasciata un po' a causa dell'arrivo di Harry.
VALE LOVEGOOD: per il momento Harry vorrebbe cambiare il futuro ma ha paura di fare tornare Voldemord nel suo tempo.. poi chissà.. per il momento ogni via è aperta.. dipende tutto da Harry..
ITHIL_ELENDIL: beata te che sei andata in vacanza. si è harry è normale sia triste, voleva dire tutto ma nn poteva. ora con l'arrivo di Ron ed Hermione è più forte e tornerà il ragazzo spensierato di sempre.
LYAN: mmm.. come ho già detto dipende tutto da Harry, al momento ha paura che cambiando il futuro tornerà Voldemord.













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Capitolo 14
*** avviso importante ***


ATTENZIONE
vi chiedo scusa per questo mese di silenzio. vorreo potervi dire che postero i capitoli nuovi presto ma purtroppo non posso.
a causa di molti imprevisti e brutte situazioni sarò in grado di postare solamente verso fine settembre.
alla fine della storia mancano all'incirca una decina di capitoli, e vi comunico che sono già pronti. devo solamente correggerli.
chiedo scusa a tutti, mi dispiace tenervi in sospeso ma spero porterete pazienza e mi aspetterete. garantisco taante sorprese circa il finale!


                        sihu

grazie alle 28 persone che mi danno fiducia e che mi hanno messa nei preferiti.
spero di meritarla. comincio a pensare che questa storia non sia nulla di speciale, anzi.. che faccia abbastanza pena.
colgo l'occasione per rispondere ai commenti dello scorso capitolo.

    -vale lovegood:
diciamo che lily ha capito harry ma c'è di più. nei prossimi capitoli capirai meglio..
    -lyan:
grazie per la fiducia e per la correzione. devi sapere che non uso word per scrivere ma un programma strano con un correttore automatico stupido che fa quello che vuole. non mi ero accorta dell'errore, quando scrivevo ero presa dalla storia ed andavo in automatico.
prometto che dai prossimi capitoli starò attenta. se vedi anche qualche a senza h dove ci vuole è sempre colpa sua, garantisco che l'italiano e il nome del cattivone della storia di harry potter li so!
ah, ovviamente se vedi altri errori segnalameli pure cosi cercherò di correggermi ed evitarli!
    -lyra potter:
allora, adesso ci sono tutti. per il resto del tuo commento posso solo dirti che il mare mi ha portato consiglio, forse anche merito del tuo augurio!!!
ho stravolto completamente i miei piani per questa fanfic e ho deciso per un finale diverso da quello che volevo all'inizio.
spero di averti incuriosito. preparati a un finale con il botto!

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Capitolo 15
*** CHIACCHERE NELLA TORRE ***


Angolo pubblicitario:
Prima di iniziare vi rubo qualche momento per ricordarvi altri appuntamenti con le mie storie.
Storie attualmente in corso:
Posta via gufo : attualmente al secondo capitolo. Harry dopo la fine della guerra manda una lettera ai suoi amici spiegando loro come si sente e perché ha deciso di partire. Nell’ultimo capitolo ginny ha preso una posizione decisa in merito alle decisioni di Harry.
Volevo solo un sogno con gli interni in pelle: attualmente al terzo capitolo. Un originale postata nella sezione drammatica. Un ragazzo insegue il suo sogno e finisce in coma. Come reagiranno le persone più vicine a lui. Nell’ultimo capitolo la moglie di alessio ha raccontato la loro storia.
Prossimamente:
Quando l’amore ti viene a cercare in un bar babbano: james conosce una misteriosa ragazza in un bar babbano che gli sconvolge la vita e lo travolge con la sua solarità. Riuscirà anche a fargli dimenticare il male che gli aveva fatto Lily? Ma cosa è successo con Lily dopo la fine della scuola? e perché non stanno più insieme? Per il momento non accenno nient’altro.


CAPITOLO 14
CHIACCHERE NELLA TORRE

Un raggio di sole dispettoso svegliò Hermione, distraendola da un sogno che non ricordava del tutto. Provò a rifletterci per qualche momento inutilmente concludendo infine che non gliene importava più di tanto. Si guardò intorno. Ancora non era abituata a quella situazione. Aveva passato la notte insieme alla madre di Harry e a quella di Neville.
Erano state molto carine con lei. Certo, avevano fatto qualche domanda che l’aveva messa in crisi. Ad un certo punto si era anche confusa chiamando Harry con il suo nome invece che Steven. Per fortuna le altre ragazze l’avevano interpretato come un segno di stanchezza e le avevano augurato la buona notte. Una volta coricata aveva sentito Alice e Lily parlottare a bassa voce. La madre di Harry era esattamente come l’avevano descritta, solo che trovarsela davanti le aveva fatto un certo effetto. Anche la sua passione per lo studio era come dicevano, le assomigliava tanto sotto quel punto di vista. Uno sbadiglio di Lily la riportò alla realtà.
“Buongiorno Lily” disse solare Hermione
“Buongiorno a te Hermione. Sei molto mattiniera.” a parlare era stata una Lily molto assonnata con i capelli rossi e ribelli che le ricadevano disordinati sul viso. Era bellissima. Hermione avrebbe voluto che Harry potesse vedere sua madre così.
“Tutta colpa di un raggio di sole. Voi invece siete molto più nottambule di me!” disse Hermione, per nulla disturbata dalle conversazioni notturne delle ragazze. Era così stanca che si era addormentata come un sacco.
“Oh si. Alice ama farmi il terzo grado prima di andare a letto. Pensa che se sono stanca ha più possibilità di farsi raccontare i fatti miei!” spiegò tra il divertito e il seccato Lily.
“Beh, come tattica non è male.” dovette ammettere Hermione. Anche lei più di una volta l’aveva usata con Harry durante l’anno che avevano passato nei boschi a caccia di coppe, medaglioni e bacchette potenti.
“Parlavate di me?” chiese Alice lanciandosi sorridente sul letto di Hermione.
“Si, e di quanto sei fastidiosa la sera quando qualcuno ha sonno!” le disse Lily avvicinandosi per tirarle le orecchie. La ragazza si ritrasse e se scaturì una lotta con i cuscini sul letto di Hermione che non era per nulla seccata, anzi, si stava divertendo anche lei.
“Come sei esagerata!” disse l’amica riprendendo il fiato al termine della lotta.
“Esagerata io? Ma se ti ha sentita anche Hermione!” se disse Lily sedendosi in modo da non dare le spalle a nessuna delle altre due ragazze.
“Rompiscatole! Cercavo di darti una mano..” l’apostrofò Alice.
“Una mano?”chiese Hermione curiosa.
“La nostra Lily è afflitta da un problema grave.” fece Alice in tono serio per poi scoppiare a ridere poco dopo.
“Mi spiace..” disse Hermione stranita. Non riusciva a capire se Alice stesse scherzando o No.
“Ma No.. Alice esagera. Non è così grave. Solo.. Sono confusa. Mia sorella si sposa.” disse Lily pensierosa guardando fuori dalla finestra un passerotto che volava.
“È una bella notizia.” disse Hermione fingendo un sorriso. Sapeva che Petunia, la sorella di Lily nonché la zia di Harry era una donna terribile che odiasse la sorella perché era una strega. Tuttavia non poteva dire a Lily che lo sapeva, o avrebbe dovuto dare delle spiegazioni che avrebbero compromesso loro e la falsa identità di Harry.
“Beh, si.. Se non fosse che mia sorella si vergogna di me perché sono una strega. Penso mi abbia invitata perché l’hanno obbligata i miei genitori.” disse Lily a mo’ di spiegazione senza scollare lo sguardo dalla finestra.
“Ma devi andarci per forza? Non puoi inventare una scusa?” chiese Alice per l’ennesima volta.
“È mia sorella! Comunque.. Il problema è che lei pretende che io non venga da sola ma con un cavaliere. Se fossi sola sarebbe costretta a dedicarmi un mucchio di tempo, invece se vengo con qualcuno può tranquillamente dimenticarsi che esisto.” il suo tono era piatto e inespressivo. Come se stesse parlando di ciò che aveva mangiato la sera prima e non del matrimonio della sorella.
“Capito. E a te dispiace per come ti sta trattando?” chiese Hermione. Quella donna, Petunia era terribile. Aveva rovinato la vita ad Harry per anni e prima lo aveva fatto con Lily.
“No, a quello sono abituata. Ormai sono anni, ho perso la speranza. Non so chi invitare..
Fino all’anno scorso avrei detto Severus Piton di Serpeverde, ma abbiamo litigato.”il tono di Lily cambiò. Divenne triste. Hermione poteva capirlo, sapeva tutta la storia. Avrebbe voluto dirle di Piton e come il realtà l’amasse ma si trattenne. Non poteva cambiare nulla o le conseguenze sarebbero state tremende. Harry avrebbe anche potuto non nascere e tutto per la sua lingua lunga.
“E meno male.” disse Alice mordicchiandosi un unghia.
“Alice!” la rimproverò Lily.
“Che c’è? Hai visto che capelli unti? Anche se mi sta antipatica tua sorella non si merita un matrimonio con uno così come invitato.” disse Alice provocando l’ilarità generale.
”Il problema Piton non si pone. Solo che non c’è nessun altro.” concluse amaramente Lily. Si sentiva cosi sola. Il realtà nel suo cuore qualcuno da invitare c’era, ma sapeva bene che era inutile.
“C’è Potter. Faresti un figurone con un figo come lui!” disse Alice esprimendo quello che stava passando per la testa dell’amica.
“Ma se non mi parla e mi evita!”  disse in tono pratico Lily con un pizzico di delusione nella voce.
“Parlate di James?” chiese Hermione. Sapeva che James era sempre stato innamorato di Lily. Che non perdeva occasione di mettersi in mostra. Sapeva anche che i genitori di Harry avevano cominciato ad uscire insieme al settimo anno. Qualcosa però non andava. Dalle parole di Lily sembrava che a James non importasse nulla di lui. Non era possibile!
“Si, è innamorato perso di Lily. Gli va dietro da anni..” spiegò con aria sognante Alice.
“Era innamorato. Ormai si è rassegnato..” spiego meglio Lily senza entrare nei dettaglia. Era stata tutta colpa sua. Aveva passato anni insultandolo, trattandolo male, dicendogli le peggio cose. Come poteva pretendere che ora lui fosse ancora li a disposizione per lei?
“Solo che tu ti sei accorta che ti piace?” concluse Hermione capendo la situazione. Al settimo anno Lily aveva capito che James non era il pallone gonfiato che sembrava ma lui ormai era rassegnato. Hermione sapeva che non tutto era perduto. Che James l’amava ancora e che presto si sarebbero messi insieme, si sarebbero sposati e avrebbero avuto un bel bambino dai grandi occhi verdi.
“Esatto. Mi leggi nel pensiero?” chiese Lily a metà tra l’incuriosito e il divertito.
“Ma No.. Ho tirato a indovinare. Hai provato a parlare con lui?” disse Hermione diventando rossa. Ancora una volta aveva rischiato di essere scoperta.
“Non c’è nulla da fare.” disse lei rassegnata.
“E tu invita il gemello!” disse Alice all’improvviso sorprendendo tutte e due.
“Cosa?” disse Lily sgranando gli occhi verdi.
“Steven?” chiese un Hermione stupita e incredula. Aveva dovuto lottare contro il suo istinto che stava per farle dire Harry.
“L’altro giorno dopo che ci hai parlato hai detto che è simpatico e meno presuntuoso del fratello.” disse Alice ripensando alle parole dell’amica del giorno prima. Anche Lily ci penso su. Quando si erano scontrati aveva avuto la sensazione di conoscerlo da una vita e di stare bene con lui. Aveva persino pensato fosse un ragazzo d’oro. Bello come il sole ma per nulla presuntuoso e persino un poco timido.
“Si, ma non lo conosco.” disse Lily tornando alla realtà.
Hermione era sconvolta. Non riusciva a credere a quello che stava sentendo. Era un disastro.
“E allora? Sarebbe l’occasione per conoscerlo. Magari te ne innamori, lo sposi e avrete tanti bambini dagli occhi color nocciola come i suoi o verdi come i tuoi.” disse Alice cominciando a fare viaggi con la fantasia. Hermione sperò fosse tutto un sogno. Lily sembrava realmente interessata a Steven perché era la copia di James con un carattere meno presuntuoso. Oh mio dio. Non poteva pensare davvero di mettersi con lui. Dopotutto era suo figlio. Certo, lei questo dettaglio non lo sapeva, ne Hermione poteva dirglielo. Doveva fare qualcosa. Per la seconda volta in una mattina la nascita di Harry era in pericolo.
“Alice!” la rimproverò Lily. Era arrossita all’idea di un futuro con Steven.
“Che c’è? Che ho detto? Hermione che ne pensi? Tu conosci Steven. Gli può piacere la nostra Lily?” chiese Alice ad Hermione. Ignorando la lotta interiore che si stava svolgendo nella ragazza.
“Non so. Steven è appena uscito da una brutta storia..” disse velocemente Hermione. Il che non era tutta una balla perché tecnicamente Harry stava con Ginny. Aveva detto quella bugia sperando di prendere tempo. Doveva parlare con Harry e Ron. Insieme avrebbero risolto quel terribile pasticcio.
“Beh anche Lily, no?” disse Alice sempre più decisa a far si che Lily invitasse Steven e che si mettesse con lui.
“Tra me e James non c’è stata una storia e poi è il suo gemello!” disse Lily. Hermione guardava la rossa cercando di capire se era interessata a Harry oppure No. Magari erano solo idee malate di Alice. Magari a Lily importava solo di James. Doveva essere così.
“E allora? Lui è stato stupido a chiuderti la porta in faccia dopo che tu avevi capito di amarlo. Se lo merita!” disse Alice, sempre più arrabbiata verso quello stupido che aveva fatto soffrire la sua amica.
“Forse hai ragione. E poi è solo perché non posso chiedere a nessun altro.” cedette alla fine Lily. Hermione vide la luce che le brillava negli occhi e realizzò che il problema era serio.
“Giusto! Così si parla.” disse Alice soddisfatta di avere raggiunto il suo obbiettivo e di avere trovato un cavaliere a Lily.
“Già. Mi sa che stiamo facendo tardi.” ricordò loro Hermione. Aveva fretta di mettere fine a quel discorso e di incontrare gli altri. Doveva fare in modo che Lily non parlasse con Harry prima di lei.
“Oh mio Dio!” mormorò Lily. Se non si davano una mossa avrebbero fatto molto tardi, e quella mattina avevano pozioni, la sua materia preferita.
“Eh già. Oh mio Dio!” mormorò in tono funebre Hermione. Le altre due ragazze non colsero il suo tono.
Hermione fece colazione con le ragazze parlando della lezioni che le aspettavano e poi si recarono verso l’aula di Pozioni nel sotterraneo. Per tutto il tragitto pensò a cosa doveva fare. Doveva parlare con Ron ed Harry. Dannazione, che Lily volesse invitarlo al matrimonio della sorella non era un problema ma che se ne stesse innamorando decisamente si. Tutta colpa di James. Perché aveva deciso di lasciarla stare e di non provarci più con lei? Non era stato Remus anni prima a dire che i genitori di Harry avevano cominciato a uscire insieme a settimo anno? Era proprio un bel guaio.
Mentre pensava non si rese conto che erano arrivate all’aula. Di fronte alla porta c’erano i malandrini e con loro Harry e Ron. Faceva un effetto strano vedere Harry e suo padre insieme, vicini. Stavano ridendo. Probabilmente stavano progettando qualcosa. Era sicura che si sarebbero messi subito a fare danni! L’unica nota stonata era quel rompiscatole e traditore di Peter. Se avesse potuto lo avrebbe preso a calci. Purtroppo non poteva. Alice e Lily passarono di fianco ai ragazzi senza salutarli. Hermione notò un velo di tristezza sugli occhi di Lily quando passò di fianco a James e un mezzo sorriso quando vide Harry.
“Dannazione”
Non poteva parlare con loro. C’erano troppe persone. Sospirò e mormorò a mezza voce l’incantesimo Muffliato. Le orecchie di tutti i presenti si riempirono di uno strano frusciò che gli impediva di sentire quello che dicevano intorno a loro. Ron e Harry si guardarono intorno incuriositi. L’incantesimo non li aveva colpiti.
“Dopo le lezioni, stanza delle necessità. Subito!” mormorò velocemente superandoli.
Tutti i presenti ripresero a sentire normalmente. Ron ed Harry si scambiarono uno sguardo e un segno d’intesa. Se Hermione voleva parlare loro era successo qualcosa.
Hermione si sedette al primo banco, sperando che quei due avessero capito e che sarebbero andati nella stanza delle necessità prima che Harry fosse stato bloccato da Lily.

DUE CHIACCHERE CON L'AUTRICE:
volevo innanzitutto ringraziare i 33 che mi hanno aggiunto nei preferiti. quelli vecchi e quelli nuovi e tutte quelle persone che hanno commentato e mi hanno dimostrato il loro affetto. è stato solo un attimo di delusione che ora è passato. il vostro affetto mi ha anche fatto trovare il tempo per postarvi un capitolo anche se avevo sospeso la fic fiino a fine settembre. spero di riuscire a trovare il tempo per andare avanti..
devo però fare una rettifica sui capitoli che mancano alla fine: avevo detto sarebbero stati una decina ma sono già arrivata al 23 capitolo sul mio computer e alla fine mancano ancora almeno 4 avvenimenti importanti.. mi sa che non vi liberete presto di me!!!
vale lovegood, germana, lyan e jomarch... grazie davvero!
questo capitolo è dedicato in particolare a voi 4!

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Capitolo 16
*** FORSE ABBIAMO UN PROBLEMA ***


le storie in corso sono sempre le solite tre quindi non scrivo nulla.
appena inizio la fic nuova su lily e james ve lo scriverò.. spero vi interessi!


CAPITOLO 15
FORSE ABBIAMO UN PROBLEMA

I ragazzi dalla classe di Lumarcorno uscirono stanchi. Sembrava avessero sostenuto un incontro di box piuttosto che una lezione. I malandrini in particolare visto che non rientravano tra i favoriti dell’insegnante. Il professore di pozioni infatti era famoso per i favoritismi verso gli alunni che riuscivano meglio. Prima tra questi Lily Evans. Oggi poi aveva gongolato non poco nello scoprire un altro grande talento, Hermione Granger.
“Qualcuno conosce il pazzo che ha inventato una tortura peggiore delle lezioni di Lumacone?”
Chiese Sirius visibilmente provato. A peggiorare la situazione c’era anche l’altra casa che faceva lezione con loro: i serpeverde.
“Non vi piace perché siete negati.”
Li prese in giro Remus. Tra tutti loro era quello che riusciva meglio nella sua materia. Quando organizzava le cene del Lumaclub infatti spesso invitava anche lui. Un paio di volte aveva cercato di portarci gli amici ma dopo una lunga serie di rifiuti aveva deciso di smettere di chiedere.
“Tze.. Senti questo.. Steven, Ron. Non dategli retta.”
Ruspose un Sirius piuttosto offeso scatenando l’ilarità generale. L’unico che sembrava eclissato dal gruppo era James. Sembrava strano. Aveva passato tutta la lezione a guardare nel vuoto. I ragazzi si guardarono tra loro, non servirono parole ma tutti compresero. Stava pensando alla Evans.
“Progettiamo qualcosa per stasera? Qualche bello scherzo per festeggiare..”
Propose Sirius nella speranza di risollevare l’umore del suo migliore amico con qualche scherzo o qualche missione impossibile in qualche ufficio. Funzionava sempre, anche questa volta. Appena sentite le parole di Sirius, James si illuminò. Sembrava un’altra persona, il solito James.
“Forte!”
Disse Ron estasiato. Aveva sentito parlare spesso sia da Remus che da Sirius dei famosi scherzi dei malandrini ma poterci partecipare era un’altra cosa. Era semplicemente fantastico.
“No Ron. Non possiamo.”
Lo riportò alla realtà Harry .
“Come non potete?”
Replicarono all’unisono gli altri malandrini. Il gemello di James che rifiutava di fare uno scherzo? Non poteva essere vero. Erano scandalizzati.
“Non possiamo ora. Dobbiamo assolutamente parlare con Hermione. Ricordi?”
Spiegò meglio Harry mentre i presenti tirarono il fiato, sollevati dalle spiegazioni del ragazzo.
“Ah si. Me l’ero scordato.”
Disse Ron ricordando solo ora quello che era accaduto prima della lezione. Sembrava molto urgente, era meglio non perdere tempo.
“Vi raggiungiamo dopo..”
Disse Harry avviandosi verso la stanza delle necessità.
“Non perdetevi per il castello..”
Si raccomandarono i malandrini.
“Ce la metteremo tutta.”
Rispose Ron con un sorriso malizioso. Di sicuro i malandrini non sapevano che lui ed Harry avevano una copia della loro mappa del malandrino.
“Meno male che te ne sei ricordato. Chissà perché Hermione vuole parlarci con tutta questa fretta.”
Disse Ron mentre camminavano. Anche lui si era chiesto cosa era successo e perché tanta fretta ma non aveva trovato nessuna risposta. Tante idee, una più strana dell’altra.
“Tra poco lo scopriamo. Porta pazienza Ron.”
Disse Harry affrettando il passo. Era meglio non arrivare tardi. Hermione arrabbiata era un brutto e pericoloso spettacolo.
“Si, ma.. Sembrava tremendamente preoccupata. Secondo te è qualcosa di grave?”
Chiese ancora Ron urtando i nervi di Harry. Perché Ron continuava a ripetere una domanda a cui Harry aveva già detto di non sapere rispondere?
“Non me ho la minima idea. Ecco la stanza delle necessità.”
Replicò Harry un po’ seccato. Quando entrarono trovarono Hermione già li, decisamente impaziente di vederli.
“Quanto ci avete messo? Avevo detto che era urgente!”
Disse un alquanto spazientita Hermione. Era piuttosto offesa del fatto che aveva dovuto aspettarli. Aveva detto loro che era urgente e quei due se l’erano presa comoda. Come al solito.
“Il tempo di trovare la strada..”
Cominciò Harry a mo di scuse ma venne subito bloccato da Hermione.
“E di parlare con i malandrini.. Ragazzi, ricordate che non siamo qui per questo.”
Ricordò loro Hermione con fare severo. Doveva ripetere loro questo ogni santo giorno. Quando avrebbero capito che non erano li per divertirsi ma per recuperare l’anno che avevano perso nel loro tempo? A volte pensava che avere scelto l’anno dei malandrini fosse stato un errore. Dovevano tornare ai tempi in cui Silente fosse già preside, e avevano pensato che arrivando proprio in quell’anno avrebbero potuto conoscere i malandrini, e Harry vedere i suoi genitori ancora vivi. Solo che non avevano fatto i conti con il fatto che sarebbe stato doloroso vederli e non poterli mettere in guardia o essere completamente sinceri con loro.
“E come possiamo dimenticarlo se lo ripeti ogni santo giorno?”
Replicò Ron scocciato. Hermione non faceva altro che ripetere loro quelle parole ogni santo giorno. Non capiva che non erano bambini? Sapevano bene i rischi che correvano. Solo, potevano permettersi anche di divertirsi e di scambiare quattro parole con altre persone di quel tempo.
“Ron è importante. Non possiamo cambiare nulla. Lo so che è difficile.. L’altro giorno che ti è preso Harry? Trattare in modo così freddo Peter..”
Lo rimproverò la ragazza ripensando al giorno prima. Peter si era presentato e Harry non gli aveva nemmeno risposto. Lo aveva guardato con un occhiata carica di odio. Hermione sperava che nessuno se ne fosse accorto o sarebbe stata dura trovare una spiegazione convincente per questo. Hermione sapeva bene che sarebbe bastato pochissimo per mettere in allarme Remus e far cadere il loro travestimento.
“Se non lo ricordassi quell’essere è la ragione per cui sono orfano..”
Replicò Harry con astio. Quello stupido topo aveva venduto la sua famiglia. Aveva fatto arrestare Sirius e lo aveva quasi fatto baciare da un Dissennatore. Aveva anche usato il suo sangue per fare tornare in vita Voldemort. Provava ribrezzo solo a saperlo nella stessa stanza, non potevano pretendere che fosse anche gentile e simpatico con lui.
“Ma lui qui non ha ancora fatto nulla!”
Cercò di convincerlo Hermione, titubante. Sapeva bene che erano parole al vento. Harry odiava Peter e ne aveva tutte le ragioni. Solo, doveva stare attento o non fare capire a nessuno, meno che mai ai malandrini, il perché di tutto quell’odio.
“Infatti non l’ho mica maledetto. L’ho solo guardato male.”
Rispose ancora Harry, questa volta con un sorriso pericoloso.
“Potevi schiantarlo!”
Propose Ron. Anche lui odiava Peter. Dopo aver fatto arrestare Sirius si era nascono per ben dodici anni a casa sua. Ron aveva diviso persino il letto con quel traditore. Quando lo aveva scoperto si era sentito in colpa. Se lo avesse capito prima forse le cose sarebbero andate in modo diverso. Forse avrebbero scagionato Sirius.
“Ron!”
Lo riprese Hermione.
“Scusa, stavo scherzando. Ci hai fatti venire qui per farci la paternale? Possiamo andare ad organizzare uno scherzo con i malandrini ora?”
Chiese Ron, tornato in se. L’idea di organizzare qualcosa con i malandrini lo eccitava parecchio e non voleva perdere tempo. Specie sentendo le paternali di Hermione. Sapeva essere pesante la ragazza quando ci si metteva.
“Non era per quello. È una cosa più seria. Uno scherzo con i malandrini?”
Chiese Hermione esterrefatta.
“Io e Harry ne facciamo parte.”
Rispose ancora Ron, immaginando che quella notizia avrebbe fatto arrabbiare e non poco Hermione.
“Ma cosa, non potete. È pericoloso. Remus potrebbe sospettare e capire qualcosa.”
Come previsto Hermione cominciò a preoccuparsi ma Harry la fermò subito.
“Hermione non ho mai conosciuto i miei genitori, non li ho mai neppure visti per quel che ricordo io. So che non posso salvarli ma non puoi impedirmi anche di parlare e legare con loro..”
Non poteva anche impedirgli di passare del tempo con loro. Non aveva mai conosciuto suo padre. Aveva potuto passare solo pochi anni con Sirius senza nemmeno abitare con lui. Ora anche Remus non c’era più. Era la sua unica occasione. Non poteva sprecarla per essere sicuro che non capissero. Doveva correre il rischio. Era troppo importante per lui.
“Stai solo attento che Remus non capisca nulla. È lui quello di cui ci dobbiamo preoccupare.”
Concluse Hermione. Sapeva che Harry aveva tutto il diritto di passare del tempo con loro. Se non lo avesse fatto avrebbe passato tutta la sua vita a pentirsi dell’occasione sprecata.
“Beh, se scopre tutto possiamo sempre ricattarlo. Noi sappiamo che lui è un licantropo.”
Propose Ron, rendendosi conto solo alla fine di quanto fosse crudele la sua proposta.
“Ma Ron! È disgustoso. Non possiamo fare questo al professor Lupin!”
Replicò subito Hermione, visibilmente agitata. Come poteva Ron essere così bambino e menefreghista?
“Sta calma, era tanto per dire.”
Replico Ron indispettito. Se Hermione voleva litigare per lui andava benissimo. Toccò a Harry cercare di riportare la pace, ricordando loro perché erano lì.
“Ragazzi non litighiamo, va bene? Hermione che ci dovevi dire di più serio?”
Sentendo queste parole Hermione ricordò quello che era successo e impallidì all’improvviso.
“È una tragedia. La rovina completa. Sconvolgerà tutto.”
Si mise a dire Hermione isterica. Ron e Harry si guardarono increduli chiedendosi che fosse successo. Fino a due minuti prima la loro amica era perfettamente normale.
“Cosa? Di che stai parlando.”
Chiese Harry sempre più confuso.
“Tua madre, Lily. Sai che James era innamorato di lei da secoli.. “
Cominciò Hermione.
“Si ma lei pensava fosse infantile e si sono messi insieme solo al settimo anno..”
Continuò Ron al suo posto ma venne nuovamente interrotto dalla ragazza.
“È questo il problema. Lily ha capito di amare James ma James si è stancato dei rifiuti di Lily e si è arreso. Lei pensa di non avere speranze con lui..”
Concluse Hermione. Ron non capiva dove fosse il problema.
“Vedrai che poi si sistemerà tutto. Anche nel nostro tempo sarà andata così.”
Disse Ron tranquillo. Probabilmente era una fase. Appena James si fosse accorto che Lily soffriva del fatto che non si parlavano sarebbe tornato alla carica.
“Si, ma nel nostro tempo lei poi non si è innamorata di un altro!”
Esclamò Hermione sconvolta. A quelle parole anche Harry, che era stato zitto ad ascoltare gli amici fino a quel momento, trasalì.
“Aspetta. A mio madre piace un altro?”
Come poteva essere? Che fosse colpa del loro arrivo. Non potevano non mettersi insieme. Lui non sarebbe mai nato. Ci sarebbero state conseguenze terribili.
“Dove sta il problema? Li facciamo lasciare. Lei si mette con James e il gioco è fatto.”
Replicò ancora Ron tranquillo non capendo perché gli amici fossero così agitati. Era così strano poi vedere Hermione così agitata. Di solito riusciva a mantenere la calma anche in momenti ben più gravi di quello.
“Non è così semplice. È innamorata di Steven.”
Disse alla fine Hermione. Ron che aveva aperto la bocca per parlare si fermò di colpo e rimase con la bocca aperta. Nessuno diceva nulla.
“Cosa? Stai scherzando?”
Disse semplicemente Harry alla fine. Doveva essere uno scherzo di Hermione. Uno scherzo di pessimo gusto. Si aspettava che da un momento all’altro la ragazza di mettesse a ridere.
“Non può essere..”
Hermione non aprì bocca. Continuò a guardarlo con aria grave in silenzio e Harry capì che non era uno scherzo. Era terribile.
“Vuole invitarlo, anzi invitarti al matrimonio di Petunia. Deve andarci con qualcuno e pensa che con James sia fatica sprecata. Forse pensa che tu sia meno presuntuoso di James e vuole conoscerti meglio.”
Disse Hermione. Probabilmente nel passato Lily non si era arresa e aveva convinto James e tornare sui suoi passi ma in questo tempo è arrivato Steven e forse lei si è convinta di essere innamorata del gemello sbagliato. Sicuramente i consigli della sua amica Alice non avevano aiutato.
“Hermione, è mia madre.”
Rispose Harry sconvolto. Non poteva certo uscire con lei. Cosa avrebbe dovuto fare? Rischiava di non nascere. Per non parlare di James. Cosa avrebbe fatto vedendo quello che pensava essere il gemello uscire con la ragazza che a lui piaceva? Perché era sicuro che a James piacesse ancora. Non poteva essere altrimenti. Forse avrebbe dato di matto, oppure avrebbe accettato il fatto ma non avrebbe più voluto sapere nulla di Lily. Sarebbe stata una tragedia. Lui non sarebbe mai nato e il futuro sarebbe stato completamente stravolto.
“Ma questo non lei non lo sa. E non possiamo dirle nulla..”
Disse ancora Hermione. Aveva recuperato la sua freddezza e stava cercando una possibile soluzione. Era sicura che ci fosse. Certo, Harry e Ron non ero d’aiuto. Poteva capire Harry, sconvolto dalla notizia. Ma Ron avrebbe pure potuto darle una mano a trovare una soluzione..
“Cosa dovrei fare? Rifiutare di andare al matrimonio con lei?”
Chiese Harry. Era evidente che la notizia lo aveva sconvolto e gettato nel panico. Hermione e Ron non potevano dargli torto. Non è bello sapere che tua madre ha intenzione di provarci con te.
“È la cosa migliore.”
Ammise Ron. Se la evitava prima o poi Lily si sarebbe stancata di lui.
“No. Forse No.”
Disse Hermione pensierosa. Certo che Ron era proprio un uomo. Solo un uomo poteva pensare di risolvere una situazione del genere semplicemente scappando. Bisognava fare qualcosa. Pensare a qualcosa per far si che fosse Lily alla fine a non voler più sapere nulla di Stev e tornare da James senza che Stev alias Harry facesse nulla.
“Che stai pensando Hermione?”
Chiese Ron stupito. Cosa stava pensando Hermione. Possibile che quella ragazza conoscesse una risposta per tutte le occasioni?
“Dille di si. Vai al matrimonio e falle capire che non potresti mai stare con lei. Pensa di stare parlando con me invece che con tua madre. Falle capire che la persona a cui lei tiene è James e che non deve arrendersi facilmente.”
Disse alla fine la ragazza. In quel modo tutto sarebbe andato a posto e il futuro sarebbe stato salvo. Alla fine anche Lily non si era scordata ancora James. Certo, se non avesse funzionato avrebbero dovuto pensare qualcos’altro per fare in modo che Lily e James si mettessero insieme.
“Sei grande Hermione. Cosi prendiamo due piccioni con una fava. Harry non si mette con sua madre. Sua madre si mette con suo padre e Harry può nascere. Semplice, no?”
Commentò Ron sollevato. Erano arrivati a un’ottima soluzione e ora potevano tornare dai malandrini a organizzare il loro scherzo.
“Non ne sono così sicuro..”
Commentò Harry grave.

angolo dell'autrice

allora, per prima cosa grazie mille a tutti quelli che leggono la mia storia. come vedete sono ufficialmente tornata! ho deciso di postare stasera sperando che mi porti bene per l'esame di domani in università. almeno se va male l'esame avrò i vostri commenti (spero) positivi per tirarmi su mi morale.
grazie a chi legge e mi aggiunge ai preferiti (siete 37! non avrei mai crdeuto di arrivare a tanto! grazie!), grazie a chi legge e commenta, e grazie anche a chi legge e basta (spero che se non scrivete nulla vi piaccia lo stessO!)
passiamo a rispondere alle recensioni, una delle cose che preferisco!
lyan: grazie 2000 anche a te perchè commenti sempre! sei un tesoro! spero il capitolo ti sia piaciuto. il nostro harry ora è in ansia, e fa bene visto quello che sta succedendo ai suoi genitori
pikkolina88: non ti preoccupare, la cosa importante è che tu sia tornata a recensire! sono felice che la storia ti prenda. ti assicuro che questo è solo uno dei colpi di scena che ho in mente per questa storia. le sto dedicando tutta me stessa! per quando riguarda james, come pensi che prenderebbe lui il fatto che la ragazza che gli piace ci prova con quello che lui crede il suo gemello?
jomarch: beh, non è esattamente una vendetta, almeno per ora. quando si vorrà vendicare te ne accorgerai! adesso è confusa. si è accorta di amare james ma lui non le presta più attenzione. poi arriva uno che fisicamente è identico a lui e che però sembra più gentile e premuroso. lei non sa più che pesci pigliare.. se poi ci si mette pure alice! diciamo che ha bisogno di schiarirsi le idee. per quando riguarda il matrimonio non ti dico nulla. vedrai!
germana: grazie mille! sono io che devo ringraziarti. i vostri commenti al mio avviso mi hanno fatto ritrovare quella fiducia in me stessa che mi mancava per postare i capitoli successivi. diciamo, come si vede in questo capitolo che harry è gia in imbarazzo. pensa a cosa succederà se lo invita davvero!
vale lovegood: grazie a te per esserci sempre! mmm.. diciamo che il matrimonio sarà un momento importante per lily, anche se non ti dico con chi ci andrà.




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Capitolo 17
*** LA PROPOSTA ***


CAPITOLO 16
LA PROPOSTA


Harry camminava piano, tenendo la testa bassa e immersa in mille pensieri. Il piano di Hermione era ottimo, ma ce l’avrebbe fatta a metterlo in pratica? Nella sua mente c’erano mille dubbi. Mentre uscivano dalla stanza senza farsi vedere Harry prego mentalmente che tutto andasse come aveva previsto Hermione.
Hermione li salutò dicendo che doveva andare a studiare qualcosa in biblioteca con una certa Alice. Una sua compagna di stanza nonché futura madre del loro amico Neville. Lui si stava dirigendo con Ron verso la loro sala comune. Harry era sempre immerso nei suoi pensieri e non sentì quasi la voce che lo chiamo.
“Stev?”
Ah chiamarlo era stata una voce femminile. Un po’ perché non era abituato a essere chiamato Steven, un po’ perché non conosceva ancora bene quella voce, Harry non si girò subito. Quando lo fece si trovò davanti proprio quella ragazza con i capelli rossi e gli occhi verdi che era oggetto dei suoi pensieri e delle sue paranoie.
“Oh ciao Lily. Questo è Ron.”
Rispose Harry preso leggermente alla sprovvista. Ron se ne accorse e accennò un sorriso divertito di cui Lily non riuscì a comprendere il significato.
“Piacere Lily Evans. Stev posso parlarti qualche minuto o hai fretta?”
Chiese Lily dolcemente. Non era ancora abituato a sentire quella voce. Per un attimo immaginò come sarebbe stata la sua vita sentendo la sua voce ogni giorno.
“Io.. Credo di si.”
Disse Harry dubbioso. Sapeva bene cosa voleva dirgli ed aveva un po’ di paura ad affrontare quel discorso. Specie dopo quello che aveva saputo da Hermione.
“Vai pure. Ci vediamo dopo in sala comune. Vedi di ricordarti quella cosa..”
Disse Ron, sottolineando l’ultima parte della frase.
“Come? Oh si, Ron. Sta tranquillo.”
Lo tranquillizzò Harry. Sperando tutto andasse come previsto. Doveva andare così. Harry ringraziò il cielo che Hermione lo avesse avvisato. Era sicuro che affrontare quella conversazione senza sapere dove voleva andare a parare Lily sarebbe stato molto peggio.
“Speriamo..”
Sospirò Ron mentre si allontanava.
“Di che parlava?”
Chiese Lily curiosa dalle parole del ragazzo.
“Oh nulla di importante.”
Disse Harry semplicemente.
“Certo che sei misterioso..”
Disse Lily fissando il ragazzo. Aveva come l’idea che gli nascondesse qualcosa. Quando lo guardava fisso negli occhi non riusciva a leggere nel suo cuore come faceva con gli altri. Si aspettava che quegli occhi così uguali a quelli di James nascondessero un’anima profondamente diversa da quella del gemello. Ma erano misteriosi, schermati. Quasi non fossero realmente lo specchio della sua anima.
“Misterioso? Oh No. Ti assicuro che sono molto più noioso di James. Che volevi dirmi?”
Spiegò Harry con il sorriso. Sapeva cosa voleva chiedergli Lily. Via il dente via il dolore si disse tra sé.
“Avrei bisogno di un favore. Ci conosciamo da poco ma sei l’unico a cui posso chiedere. In pratica si tratta di mia sorella. Si sposa. Lei mi odia e non mi vuole al suo matrimonio, solo che mi ha invitata..”
Cominciò lei con voce triste. Le pesava tremendamente ammettere che sua sorella la odiava perché la considerava anormale. Quasi fosse una sua colpa essere una strega.
“Tua sorella ti odia ma ti invita al suo matrimonio?”
Chiese lui pur conoscendo anche quella riposta. Era fin troppo chiaro che era stata obbligata dalla madre. Provò un moto di rabbia verso zia Petunia. Non aveva solo rovinato la sua vita facendogli passare la sua infanzia chiuso in uno sgabuzzino per le scope. Aveva anche fatto soffrire tremendamente sua madre. Aveva davvero un anima quella donna? Come poteva essere così crudele con delle persone nelle cui vene scorreva il suo stesso sangue?
“Si, mi odia perché sono una strega.. È una lunga storia. È stata obbligata a invitarmi dai miei genitori. Solo che vi vuole fuori dalle scatole per il maggiore tempo possibile e quindi mi ha detto di venire accompagnata ma io..”
Continuò lei con voce sempre più bassa e più triste. Si vedeva che le pesava davvero tanto quell’odio da parte della sorella.
“Non sai a chi chiedere.. Vuoi che chieda a James? Mi sembra di avere capito che c’è del tenero tra voi..”
Concluse Harry per Lily, sperando che lei cambiasse improvvisamente idea e si convincesse a chiedere a James. Sarebbe stata la cosa migliore. Ancora meglio dell’idea di Hermione.
“No, James mi evita. Non voglio che pensi che lo sto tartassando. Volevo chiedere se mi accompagni tu. È una domenica. Tra due settimane..”
L’idea fallì miseramente. Tutta via decise di fare un altro tentativo prima di seguire il piano di Hermione.
“Lily.. È complicato.”
Cominciò Harry con fare serio. Doveva fare capire che non voleva mancare di rispetto a James. Forse lei avrebbe capito e sarebbe tornata da James.
“Se dici di no capisco benissimo. Voglio dire, non mi conosci quasi.. E devo sembrarti una pazza.”
Disse lei senza riuscire a guardarlo in faccia.
“No Lily vedi, si tratta di James.. Io non vorrei che ci rimanesse male.”
Disse alla fine lui sperando che Lily capisse.
“Fa finta non abbia parlato. Scusa, non avrei dovuto. Sono stata una scema io..”
L’idea di Harry fallì per la seconda volta in pochi minuti. Harry potè vedere la tristezza e la delusione negli occhi della madre. Si sentiva sola. Non avrebbe chiesto a James. Sarebbe andata da qualche parte e avrebbe pianto. Poi sarebbe andata al matrimonio da sola. Avrebbe sofferto per le battute cattive e l’odio di zia Petunia e di quel tricheco di zio Vernon. Sarebbe stata sola contro tutti. Contro quei mostri. Non poteva permetterlo.
“Aspetta. Va bene.”
Disse improvvisamente il ragazzo.
“Come?”
Lily aveva già cominciato ad andarsene. Si fermò e si girò verso Harry. Stupita da quello che aveva appena sentito.
“Vengo con te.”
Ripete lui sicuro.
“Sei sicuro? Voglio dire, non ti devi sentire obbligato..”
Disse ancora lei sulla difensiva. Non voleva fare pena a nessuno.
“Non mi sento obbligato. Davvero.”
Ripete Harry con il sorriso prima di andare dagli altri. Ora doveva solo seguire il piano di Hermione e sperare che James non se la prendesse troppo a male.
Harry sospirò chiedendosi quale delle due cose sarebbe stata la più difficile.
Nel frattempo dietro un’armatura una ragazza aspettava l’amica con i capelli rossi. Non appena questa le si avvicino si complimento per quello che aveva sentito.
“Ha detto si? Te l’ho detto, sarebbe andata alla grande. Vedrai che dopo il matrimonio farete coppia fissa.”
A parlare era stata una Alice piuttosto eccitata. Lily sospirò chiedendosi come l’avrebbe presa James e se avesse fatto per davvero la cosa più giusta.

angolo dell'autrice
e
ccomi qui con il capitolo successivo, alla fine la nostra Lily si è decisa e ha chiesto a Harry. sarà la decisione giusta?
non vi svelo nulla. il prossimo capitolo si intitolerà UN PIANO MALANDRINO.
grazie mille a tutti quelli che leggono, mi aggiungono ai preferiti (siete 42 caspita!se non leggessi con i miei occhi non ci crederei) e scrivono commenti. un grazie speciale soprattutto a chi fa le tre cose insieme!
veniamo ai vostri commenti.
pikkolina88: hai fatto centro, Harry è terrorizzato dalla reazione del padre. e anche Lily è preoccupata per lo stesso motivo. anche perchè noi sappiamo che a Harry non interessa Lily perchè è sua madre, ma James non sa questo. pensa che Harry sia il suo gemello. nella sua mente potrebbe vederlo come un rivale e decidere di evitare ancora di più Lily. oppure potrebbe decidere di farsi avanti. bah, chissà cosa farà il nostro Ramoso. per ora non ti dico nulla. devi aspettare il prossimo capitolo..
lyan: si, dovevano aspettarsi di rimanere coinvolti e scegliere un altro anno ma la tentazione è stata troppo forte. per harry era l'unica occasione per conoscere i suoi genitori, Sirius, Remus. anche per rivedere Silente. al suo posto nessuno avrebbe resistito alla tentazione.
smemo92: grazie per i complimenti. l'idea mi è venuta perchè ho letto spesso fic dove il trio era finito al tempo dei malandrini ma nessuna di queste arrivava mai alla fine. veniva sempre lasciata a metà. così ho deciso di iniziarne e finirne una io. e poi, la ragione principale è che adoro le James/Lily e ho già pronta un'altra storia su James che posterò appena avrò finito "Posta via gufo".
ninny:grazie mille a te e grazie per avermi messo tra i preferiti. spero che i prossimi capitoli ti piacciano quanto questi.
germana: no, intendevo dire harry è sotto tensione solo all'idea che la madre possa invitarlo. nel momento in cui lo invita la tensione per lui sarà alla stelle (come hai visto). ron sa che deve stare zitto, senno Hermione chi la sente.
jomarch: ehehe.. un Hermione che non ha ragione non sarebbe quella che ci ha fatto conoscere la Rowling. ti pare? hermione ha solo paura che Harry si affezioni troppo e dica loro tutto quanto. ma nonostante questo Harry e Ro hanno deciso che saranno malandrini fino in fondo e faranno gli scherzi con loro! che ne pensi di Lily? cosà farà al matrimonio?

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Capitolo 18
*** UN PIANO MALANDRINO ***


CAPITOLO 17
UN PIANO MALANDRINO

I malandrini erano da ore chini su un tavolo della sala comune a perfezionare il loro piano. Quella sera sarebbero entrati di nuovo in azione. Tutti gli studenti giravano loro alla larga. Sapevano bene che quando erano chini su quel tavolo a confabulare era per organizzare qualcosa di illegale e preferivano non averne nulla a che fare. Certo, ogni tanto qualche ragazzino che li venerava si avvicinava per cercare di sentire i loro discorsi ma veniva allontanato da Sirius e dai sorrisi comprensivi di Remus. In genere non si presentavano più la volta successiva. Quel pomeriggio tutta la sala comune era incredula. Inizialmente i quattro malandrini erano soli come loro solito, poi un ragazzo con i capelli rossi si era avvicinato. Tutti i ragazzi erano pronti a vedere come lo avrebbero allontanato ma sconvolgendo ogni previsione i malandrini gli fecero posto e lo lasciarono sedere con loro.
Era la prima volta che qualcuno poteva sedere con loro. Alcuni ragazzi del quinto anno notarono che il ragazzo dai capelli rossi era nuovo, probabilmente l’amico di quell’altro strano ragazzo arrivato da poco. Il misterioso Steven Potter, gemello di James. Nessuno riusciva a spiegarsi come James non avesse mai parlato del fratello per più di sei anni e perché questo cominciasse a frequentare la scuola solo al settimo anno. I diretti interessati, soprattutto James, erano restii a rispondere a queste domande. In genere il malcapitato che si arrischiava ad avvicinarsi a James per chiedere in merito al fratello veniva allontanato con toni poco gentili.
I malandrini sembravano soddisfatti e sorridenti, tranne Ron e James che continuavano a guardarsi intorno chiedendosi dove fosse finito il sesto malandrino.
“Allora, tutto chiaro. Stasera ci divertiremo. I malandrini di nuovo in azione.”
Concluse Sirius sorridente non facendo caso al broncio di James. Ron aveva detto loro che si era fermato a parlare con qualcuno. Dalle poche informazioni che avevano ottenuto da lui dedussero che si trattava di una ragazza ma nulla di più.
“Mi sono perso qualcosa?”
Chiese il sesto malandrino raggiungendo gli amici. Aveva una faccia strana. Ron comprese che era andato tutto come aveva previsto Hermione, almeno la prima parte. Ora bisognava aspettare il matrimonio e convincere Lily che amava ancora James.
Era impossibile che i guai li perseguitassero ovunque, anche in un altro tempo. Ron si chiese se fosse più difficile sconfiggere il più grande mago oscuro di tutti i tempi o far mettere insieme i propri genitori se tua madre pensa di essere innamorata di te. Inutile dire che non riuscì a darsi una risposta.
“Si, tipo tutto il piano.. “
Commentò con tono leggermente annoiato James.
“Scusate..”
Disse Harry a testa bassa. Aveva notato il tono di James e si sentiva terribilmente in colpa. Sapeva che non l’avrebbe presa bene. Doveva dirgli tutto prima che lo sentisse da qualcun altro e desse fuori di matto. L’ultima cosa che voleva era litigare con suo padre a causa di sua madre. Guardò ancora una volta il padre e si chiese se non avesse già capito tutto, se quel tono annoiato e scocciato fosse per lui. Harry scosse la testa. Non era possibile, avrebbe dovuto leggergli nella mente.
“Figurati, Ron ha detto che stavi parlando. Allora, chi è? È carina? Anno? Casa? Non è una serpe vero?”
Chiese Sirius, fermamente deciso a scoprire tutto. Sotto quel punto di vista Sirius a volte riusciva a essere peggio di una vecchia portinaia. Harry arrossì. Non poteva dire che stava parlando con Lily Evans. James l’avrebbe presa male. Doveva spiegargli molte cose e voleva che fossero solo loro due. Decise di non rispondere e di rimandare le confessioni al padre a più tardi. La cosa a cui pensare era lo scherzo. Era incredibile poter partecipare a uno dei loro mitici scherzi. Sembrava di essere in uno dei racconti di Sirius e del professor Lupin.
“Sirius, lo lasci stare?”
Lo rimproverò Remus venendo in aiuto di Harry che gli fu molto grato.
“Voi non siete curiosi?”
Chiese ancora Sirius stupendosi di essere l’unico a cui importava sapere dove era stato Stev fino a quel momento.
“Tu non sei curioso, sei un impiccione.”
Lo rimproverò ancora Remus deciso.
“Portinaia!”
Lo apostrofò James. Sembrava avere recuperato il sorriso. Harry pensò che prima fosse scocciato per il suo ritardo.
“Siete cattivi..”
Disse Sirius triste facendo l’offeso e rimediando uno scappellotto amichevole da James.
“In ogni caso, non ti preoccupare Stev. Il piano è molto semplice. Ron distrae Gazza chiedendogli di spiegargli il regolamento. Funziona sempre se a chiedere è uno nuovo. Io penso alla gatta. Peter sta di guardia. Sirius pensa a tenere lontani i professori. Tu e James entrate nell’ufficio di Gazza e recuperate le caccabombe e le altre diavolerie sequestrate.”
Spiegò James con una strana luce negli occhi. Una luce malandrina.
“Capito tutto?”
Chiese Sirius. Dovevano essere sicuri di ogni minimo dettaglio. Con tutto il ben di dio sequestrato dal custode avrebbero potuto far passare a quelli di serpeverde un brutto quarto d’ora. Anzi, a dire il vero se c’era davvero quel che ricordava ne avrebbero avuti abbastanza fino alla fine dell’anno scolastico.
“Alla perfezione.”
Rispose Harry sorridendo. Il pensiero dello scherzo imminente a Gazza gli aveva fatto dimenticare tutto il resto. Il matrimonio, Lily, James, avrebbe affrontato tutto più tardi.
Per tutta la sera non riuscì a trovare un momento per parlare solo con James. Quando salirono in camera Sirius gli rimase appiccicato. Sirius considerava James un fratello e trovava la cosa più naturale del mondo non lasciare mai Harry un attimo per voler conoscere ogni minimo dettaglio su di lui. A cena poi li raggiunsero anche gli altri. Da lontano vide Hermione che lo guardava con sguardo interrogativo. Gli fece un segno quasi impercettibile con la testa per farle capire che stava andando tutto come avevano deciso. Lei sembro aveva capito perché si mise a mangiare tranquilla senza più guardare verso di loro. Aveva quasi perso ogni speranza quando venne il tempo per mettere in atto il loro piano e James lo chiamo.
“Vieni Stev. Tocca a noi.”
Disse con tono tranquillo e con un grosso sorriso sulle labbra.
“Eccomi..”
Rispose Harry ricambiando il sorriso. Secondo il piano lui e James sarebbero stati soli nell’ufficio di Gazza e quindi avrebbero avuto tutto il tempo di parlare. Entrare non fu per nulla difficile. Sia James che Harry lo avevano già fatto un sacco di volte. Una volta dentro si misero immediatamente all’opera a frugare nello schedario delle cose confiscate, nei cassetti, negli armadi e ovunque pensavano ci potesse essere qualcosa. Harry non sapeva come iniziare il discorso. Alla fine si decise.
“James?”
Chiamò Harry.
“Trovato qualcosa?”
Chiese James alzando la testa verso quello che lui credeva il suo gemello. Era tranquillo, di sicuro non si aspettava nulla di quanto Harry stava per dirgli. Era sicuro che sarebbe rimasto male.
“No, volevo solo parlare..”
Disse Harry fingendosi tranquillo e calmo.
“Siamo nell’ufficio del custode a frugare tra le cose sequestrate e tu vuoi parlare? Non possiamo rimandare di qualche ora?”
Rispose James mentre frugava nei cassetti della scrivania. Fino a quel momento avevano trovato parecchie cose interessanti ma nulla di veramente speciale. Era sicuro che guardando meglio avrebbe trovato qualche manufatto strano con chissà quali poteri.
“No, è che è strano trovarti solo. Non fraintendere, Sirius, Remus, Ron sono fantastici.. Ma volevo parlare faccia a faccia.”
Disse Harry cercando di ottenere l’attenzione del padre senza preoccuparlo troppo.
“Peter.. Lo hai dimenticato nella tua lista..”
Gli fece notare James. Aveva notato che Stev non sembrava nutrire molta simpatia verso Peter e ci parlava solo se necessario. Era un fatto curioso, non se lo spiegava. Probabilmente non era nulla e si era sbagliato. Perché mai suo fratello avrebbe dovuto volere  male a una persona così gentile e sincera con Peter?
“Che sbadato.. Pensavo di averlo già nominato..”
Rispose Harry cercando di essere credibile. Odiava quel lurido verme ma non doveva darlo a vedere o sarebbero stati guai. In realtà lo aveva dimenticato apposta. Non meritava nemmeno di essere nominato da lui.
“Di che volevi parlare di preciso.”
Chiese James dopo un po’, stranito dalla richiesta di Stev. Se voleva che ne parlassero soli allora era qualcosa di grave o almeno importante. Tanto valeva non aspettare ancora e parlarne subito.
“Della Evans. So che ci tieni. Perché hai mollato tutto?”
Chiese Harry, incerto sul dove cominciare. Non sapeva come dire tutto al padre senza scatenare una sua reazione.
“Lily.. Tutto.. Cosa.. Perché mi chiedi questo proprio stasera? Centra qualcosa con la ragazza di pomeriggio? È con lei che hai parlato?”
Chiese James stranito e confuso collegando tutti i pezzi. Perché Stev gli chiedeva di Lily. Che fosse interessato? Dopo tutto lui era arrivato da poco. Non sapeva quello che era successo tra loro. Non poteva arrivare ora e portargliela via. D’accordo, lui aveva smesso di provarci ma non poteva essere proprio suo fratello quello che l’avrebbe fatta innamorare di sé.
“Beh.. Si.. Mi ha chiesto di accompagnarla al matrimonio della sorella. Dice che è un’arpia. Mi ha fatto pena. Aveva bisogno di sostegno.”
Disse Harry di getto. Vide James impallidire improvvisamente e cercò di giustificarsi.
“Tu cosa? Non devi giustificarti.. Hai fatto bene..”
Ripose secco James voltandosi dalla parte opposta.
“James..”
Cercò di giustificarsi ancora Harry.
“Hai fatto bene. A me non importa di Evans. Muoviamoci prima che ci scoprano.”
Replicò ancora James, ben deciso a non farlo parlare. Non voleva sentirlo. Non voleva sentire suo fratello parlare della sua Lily. Non lo avrebbe sopportato.
“James..”
Lo pregò Harry. Perché diamine non lo faceva parlare? Doveva dirgli che a lui di Lily non importava. Che non ne era innamorato ma James non gli dava la possibilità di farlo.
“Andiamo?”
Chiese James indicandogli la porta e andandosene senza prendere nulla dei tesori trovati.
Harry sospirò pesantemente. Aveva combinato un disastro. Suo padre non gli parlava perché pensava fosse innamorato di Lily Evans, la ragazza di cui James Potter era ancora innamorato e che era anche la madre di quello che lui pensava essere il suo gemello Steven.
Harry sperò che il piano di Hermione andasse bene oppure sarebbe successo davvero il finimondo.
“Allora come è andata?”
Chiese Ron curioso non appena lui e James entrarono nella stanza.
“Alla grande..”
Rispose ironico Harry prima di buttarsi a letto e lasciarsi quella lunga giornata alle spalle.

angolo dell'autrice:
grazie mille per la vostra attenzione, la vostra presenza, i vostri commenti e grazie alle 47 persone che tengono la mia storia tra i preferiti. in questo capitolo James ha regito male, cosa farà nel prossimo capitolo.
l'appuntamento è tra qualche giorno e il titolo sarà "il matrimonio".
grazie mille a tutti coloro che commentano, davvero, è bellissimo leggervi!
lady blue: grazie mille per i tuoi complimenti! il piano di Hermione è cercare di convincere Lily che in realtà le piace James e non Stev/Harry. ci riuscirà Harry a metterlo in pratica? è molto interessante la tua idea sul fatto che James immagini che Lily stia con Stev nell'altro mondo. hai centrato quello che volevo far intendere! bravissima! per quanto riguarda la domanda sui 3, beh.. qualcuno ci sarà, due persone di sicuro (oltre Silente che lo sa di già), se lo scopriranno anche gli altri non lo so (in questa storia intendo, forse scriverò un sequel. non ho ancora bene deciso). quando arriverò a scrivere quella parte mi farò guidare dall'istinto. XD!
lyan: ehehehe.. non ti dico nulla. sta a vedere! grazie per il commento e per leggere sempre i miei capitoli!
ninny: eh già, anche Lily a volte non capisce cosa le accade nonostante sia la migliore strega del suo anno (con Hermione ovviamente!) grazie per il commento!
jomarch: ecco svelato il motivo del titolo. ti ha delusa? era inverosimile che James accettasse di andare al matrimonio. dal suo punto di vista Lily non lo ha voluto, l'ha rifiutato e ha scelto il gemello. è troppo orgoglioso quel ragazzo. grazie per aver lasciato un commento!
germana: diciamo che Alice ci ha messo del suo per convincere Lily. se non avesse detto nulla magari Lily non avrebbe chiusto proprio a Harry ma a qualcun altro. che pensi succederà al matrimonio? grazie per essere passata e aver commentato!
lyrapotter: tranquilla, l'importante è che sei passata e hai commentato questo capitolo, no? grazie mille!  gia meno male che Hermione pensa sempre a tutto. per vedere insieme James e Lily, bhe.. non ti dico nulla ma ci vorrà ancora qualche capitolo. la mia storia però non finisce con loro due insieme quindi spero non smetterai di seguirla quando accadrà!XD
smemo92: grazie del commento! beh, ma un Harry senza casini ne problemi non è lui, no?
pikkolina88: grazie del commento. ecco il capitolo dopo. scusa il ritardo ma sono stata tanto presa!
vale lovegood: grazie per il commento e per essere tornata! mi mancavi! XD

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Capitolo 19
*** IL MATRIMONIO ***


CAPITOLO 18
IL MATRIMONIO

Nelle due settimane successive non ebbe fortuna. Suo padre sembrava volerlo evitare come la peste e non c’era stato modo di chiarire quando aveva detto nell’ufficio di Gazza. Harry non poteva nemmeno chiedere aiuto a Remus e Sirius perché James non aveva accennato loro nulla. Semplicemente aveva cancellato Lily Evans dalla sua vita, pensando che ormai interessava al fratello e non ne aveva parlato con nessuno. Nemmeno a Sirius. I malandrini avevano notato che James era silenzioso e Remus glielo aveva anche fatto notare. Lui aveva risposto con un gesto della mano, garantendo che andava tutto alla grande. Parlava con tutti normalmente, anche con Harry, solo non parlava di Lily. Se la incrociava nei corridoi la salutava con un freddo salve Evans che mandava in crisi la ragazza. Insomma, furono due settimane difficili per Harry, che si sentiva terribilmente in colpa. Alla fine la domenica del matrimonio arrivò. Harry non chiuse occhio quella notte dal nervosismo. Aveva passato la serata a ripassare il piano con Hermione. La ragazza gli aveva fatto un mini-corso di psicologia femminile e gli aveva dato qualche dritta per raggiungere l’obiettivo desiderato. La cosa più importante per Hermione era essere sinceri e parlare con il cuore. Aveva detto che non sarebbe stato difficile. Harry non era dello stesso parere. A tenerlo sveglio era anche il tormento del padre. Dopo il matrimonio le cose sarebbero migliorate o peggiorate? Erano ore che cercava una risposta ma non riusciva ad afferrarla. Perché suo padre era così testone? La stanza era immersa in un silenzio davvero irreale. Si sentiva solo il respiro pesante di Ron. Sirius era molto più silenzioso del solito. Harry lanciò un occhiata al letto di Sirius e vide che era vuoto. Così come quello di James. Harry sospirò e si alzò, deciso a prendere una boccata d’aria per capire meglio che fare. Girovagò per ore nel castello e alla fine arrivò sulla torre di astronomia che era quasi mattina. Il sole stava sorgendo, era così bello. Si sedette a guardarlo incantato quando una voce lo raggiunse.
“Non dovresti andare a dormire? Ai matrimoni gli invitati con le occhiaie vengono male nelle foto..”
A parlare era stato un James Potter decisamente strano. Il suo viso era stanco. Anche lui non doveva avere dormito pensando al matrimonio. Harry non si aspettava di trovarlo lì, e decisamente non si aspettava di sentirgli dire una cosa del genere.
“Hai deciso che ne vuoi parlare ora?”
Chiese Harry fissandolo negli occhi. Voleva capire se con quella frase intendeva provocarlo o discuterne pacificamente come Harry cercava di fare da due settimane. Harry sperò di gran lunga si trattasse della seconda. Era troppo stanco per una litigata e tra qualche ora lo aspettava Lily.
“Scusa, non c’è l’avevo con te.. È solo che..”
Iniziò con voce bassa James. Si sentiva uno stupido. Non aveva nemmeno lasciato finire Stev e non gli aveva parlato per due settimane di quello che si erano detti. Dannazione come aveva potuto trattare così suo fratello? Il loro legame valeva più di una ragazza, anche se questa era Lily. O forse no? Il loro legame di sicuro valeva una spiegazione. Questo era poco ma sicuro. Doveva trovare la forza di dire la verità a Stev e lui avrebbe capito e non gli avrebbe portato via Lily. Ma perché allora le parole erano così difficili da far uscire dalla sua bocca?
“A te Lily piace ancora, giusto?”
Disse Harry riuscendo a leggergli nella mente. A quelle parole James aveva abbassato la testa. Harry capì che non si era sbagliato. Che amava Lily più della sua stessa vita.
“Ma perché hai mollato tutto? È con te che avrebbe dovuto andarci al matrimonio oggi, non con me.”
Continuò allora Harry deciso a far capire a suo padre che si era sbagliato a pensare che gli avrebbe portato via Lily e che aveva sbagliato a darsi per vinto con lei.
“Anche se avessi continuato a insistere non sarebbe cambiato nulla. Non mi avrebbe invitato lo stesso. Io voglio solo che sia felice, solo mi fa male sapere che non sarà con me..”
Disse lui malinconico. Stev gli aveva letto nella mente. Era riuscito a capire tutto. Era strano ma, quando gli aveva sentito dire quelle parole qualcosa dentro di lui si era rotto. Non poteva chiedere al gemello di rinunciare a Lily.
“Sei uno scemo. Quando mi ha invitato le ho chiesto perché non aveva chiesto prima a te..”
Rispose Harry realizzando che il padre non aveva ancora capito tutto.
“E lei che hai detto?”
Chiese lui con un espressione stupita. Aveva paura di quello che poteva aver detto la ragazza ma allo stesso tempo voleva sentirlo.
“Che tu la stavi evitando.. Per me dovresti farci un tentativo ancora.”
Lo incoraggiò Harry sorridendo e fermandosi a guardare la reazione del padre.
“Sarebbe inutile. Ora le interessi tu.”
Per un attimo il suo viso si era illuminato poi d’improvviso si era spento ed aveva pronunciato quella frase. Era come se avesse paura a crederci per davvero fino in fondo.
“Che dici? Io non ti farei mai una cosa del genere.”
Rispose Harry esterrefatto. Portare via la ragazza a suo padre? Non voleva fare una cosa del genere. Lui aveva accettato solo perché gli dispiaceva lasciare sua madre con quel gruppo di serpenti. Li conosceva bene e sapeva quanto sapevano essere perfidi.
“Quindi a te non interessa?”
Chiese James stupito e ancora più incredulo.
“Certo che no, stupido.”
Disse Harry scuotendo la testa divertito.
“Non cambia comunque nulla. Non mi vorrebbe lo stesso.”
Continuò James depresso. Era buffo stare a guardare James. Alternava momenti di estasi a momenti di depressione cupa.
“Ma allora sei paranoico. Sai che facciamo? Che io vado al matrimonio e cerco di fare ragionare lei e intanto tu pensi su a quello che ti ho detto.”
Disse Harry sorridendo e tornando verso la loro stanza per cambiarsi. Avere finalmente chiarito quella storia con suo padre gli aveva tolto un peso incredibile dalla coscienza. Ora poteva affrontare sua madre sereno. Sicuro che ce l’avrebbe fatta a convincerla che lei amava ancora James e che non era troppo tardi.
“Testone.”
Mormorò una voce alle spalle di James. Non poteva essere Stev, era già andato via. James si voltò lentamente e si trovò di fronte Sirius. Nella sua mente vorticavano mille pensieri, tutti dai capelli rossi e gli occhi verdi.
“Ha ragione lui.”
Continuò l’amico sedendosi di fronte a lui e guardandolo dritto negli occhi.
“Sirius? Allora hai sentito tutto..”
Mormorò James a voce bassa. Non si era accorto della presenza di Sirius. Lui era sempre lì con lui quando aveva bisogno. Capì che era stato un errore non dirgli che stava succedendo in quelle due settimane e perché si comportava in modo strano. Chissà quanto si era preoccupato per lui.
“Si, e sai che penso? Che è ora che ti rimbocchi le maniche e lotti per lei se veramente ci tieni a lei.”
Disse deciso Sirius continuando a fissare James negli occhi con decisione.

[qualche ora dopo, in una città babbana]

“È tutto così..”
Lily stava cercando le parole per descrivere quello che le stava intorno, senza riuscirci.
“Rosa?”
Completò Harry per lei con un sorriso sulle labbra. Era con sua madre, non poteva chiedere di meglio. Anche se era al matrimonio delle due persone che odiava di più, dopo Peter e Voldemort ovviamente. Per la prima volta passavano del tempo da soli insieme, lontani dal castello e da tutti. Avrebbe avuto anche l’occasione di conoscere meglio sua madre.
“Stavo pensando patetico. Ma forse rosa è più diplomatico.”
Confidò lei ritrovando il sorriso. Tutto intorno a loro era a dir poco nauseabondo. Troppo rosa, troppi fiori, troppi fiocchi e troppa perfezione. Persino i vestiti della sposa e delle damigelle erano inutilmente pomposi. Lily invece era vestita in modo molto semplice. Aveva un vestito nero lungo che la fasciava mostrando il suo bel fisico e che le lasciava scoperta la schiena. I bei capelli rossi erano stati acconciati e tirati su con molta cura. Tutti gli invitati non avevano potuto fare a meno di guardarla per tutto il tempo in chiesa. Così come tutte le ragazze non avevano mai staccato lo sguardo da Steven. Lily non poteva dargli torto, Stev era proprio un bel ragazzo anche se lei tutte le volte che lo vedeva pensava a James. Ad un tratto mentre il prete pronunciava la sua benedizione arrivò a immaginarsi che quello al suo fianco fosse James. Lily aveva subito scacciato quel pensiero, chiedendosi perché la sua mente gli facesse brutti scherzi.
“Se non vuoi essere cacciata a calci..”
Le ricordò Harry.
“Mi stai dando un idea, sai?”
Disse Lily ridendo. Per un attimo aveva preso in considerazione anche quell’idea ma era troppo ligia alle regole e ai doveri per farlo.
“Perché dovresti andartene?”
Chiese Harry con fare riflessivo.
“Mi prendi in giro? Qui non sono per nulla gradita mi sembra chiaro.”
Gli fece notare Lily.
“Si ma sembra che stia peggio tua sorella. Guarda che faccia. È terrorizzata all’idea che tu faccia una magia di fronte al suo nuovo marito-tricheco. Perché non ti diverti un po’? “
Le spiegò pazientemente Harry. Aveva assistito per ore impotente mentre sua zia trattava male sua madre. Ora era giunto il momento che sua madre reagisse e facesse vedere alla sorelle chi delle due fosse la vera strega.
“Divertirmi?”
Chiese Lily riflettendo sulle parole di Steven.
“È l’occasione di vendicarti per tutti gli anni in cui ti ha trattato male e tenuto a distanza.”
Gli fece notare ancora Harry.
“Sai? Forse hai ragione.”
Disse ad un certo punto Lily prendendo la bacchetta dalla borsa senza farsi vedere e mormorando un paio di incantesimi non verbali per non dare troppo nell’occhio.
“Hai visto la sua faccia? È diventato un peperone e poi ha urlato Petunia che sta succedendo. E lei era sul punto di svenire.”
Disse Lily ridendo come una matta. Non aveva mai visto sua madre così serena. Fino a poco prima era triste e succube della sorella. Finalmente si era presa la sua vendetta.
“Già e poi tuo padre e tua madre.. Si stavano divertendo anche loro. Quel Vernon non deve stare simpatico nemmeno a loro.”
Disse Harry notando che anche i genitori di Lily tenevano le distanze da zio Vernon. Aveva visto i suoi nonni per la prima volta. Harry era troppo immerso nei suoi pensieri e non notò Lily che gli si era avvicinata e che ora cercava di baciarlo. La ragazza gli si avvicinò e lui prese il suo viso tra le mani.
“Che fai? Tu ami James.”
Disse Harry dolcemente per non ferire i sentimenti di Lily.
“No, io.. Non più. “
Mormorò lei confusa allontanandosi dal ragazzo. Per un attimo aveva pensato fosse James. Cosa stava succedendo? Perché voleva baciarlo. Era così confusa.
“No, tu lo ami ancora. Sei solo troppo orgogliosa.”
Continuò lui tenendo sempre quel tono dolce.
“Orgogliosa?”
Chiese Lily sempre più confusa.
“Sai di avere sbagliato a giudicarlo, ma non lo vuoi ammettere. Per sei anni ha pensato cose orrende di lui senza nemmeno conoscerlo. Pensavi che stesse giocando con te. Poi di colpo hai realizzato che lui a te ci tiene per davvero. Che ci ha sempre tenuto. Lo hai realizzato tardi e lui ora e stanco. Ma ti ama ancora.”
Le parole di Stev arrivarono al suo cuore sciogliendo mille dubbi. Aveva centrato il bersaglio. Gli aveva parlato con dolcezza, toccandogli il cuore. Per qualche istante le era parso di conoscere Stev da una vita.
“Tu, lo pensi davvero?”
Fu l’unica cosa che Lily riuscì a mormorare.
“Ne sono più che sicuro. Non si ama una persona per sei anni per poi scordarla in qualche giorno. Ha solo perso la fiducia in te. Un po’ di ragione la ha, non trovi?”
Chiese ancora lui. Sembrava che il piano di Hermione stesse andando come previsto. Harry benedisse la ragazza per i consigli della sera prima.
“Si, non gli ho mai dato per davvero la possibilità di mostrarsi per quello che è.. Che posso fare ora per rimediare?”
Chiese Lily fissando Stev negli occhi. Aveva finalmente capito tutti i suoi errori. Aveva bisogno di un’altra possibilità. Sapeva che era difficile ma lei era disposta a tutto. Si sarebbe presa quello possibilità.
“Devi essere tu a cercarlo. A fargli capire che ne vale la pena davvero. Però dovrai avere tanta pazienza per vincere la sua diffidenza. Di sicuro farà delle cose stupide per orgoglio.”
Spiegò lui. Immaginava la reazione di James. L’avrebbe trattata con sufficienza per prendersi una rivincita. Se voleva conquistare il suo cuore non doveva dare peso a queste sue reazioni.
“Tipo?”
Chiese Lily decisa a fare di tutto per riconquistare James. Lui l’aveva amata per più di sei anni. Ora toccava a lei ricambiarlo, senza far passare altri sei anni.
“Tipo andare con delle oche solo per farti arrabbiare. Lui non pensa a nessun’altra. Lui vuole solo te. Solo ha paura di dirlo perché pensa che tu non lo vuoi. Pensa che consideri Piton migliore di lui.”
Spiegò Harry.
“Io non penso questo. Lo pensavo, ma poi ho capito che aveva sempre avuto ragione James. Severus è un mago oscuro, della peggiore specie. Mi ha usata, ha giocato con me, mi ha preso in giro e..”
Cominciò Lily.. Piton l’aveva solo usata. James l’aveva messa in guardia fin dal primo momento ma lei si era sentita troppo sicura di se per credergli. Dopo quello che era successo le parole di James si erano dimostrate essere vere.
“Ma a James questo lo hai mai detto?”
Chiese Harry interrompendola.
“No. Non gli ho detto nemmeno quando fossero importanti tutti quei gesti che ha fatto in questi sette anni per farmi ridere..”
Si rammaricò lei.
“Vuoi aspettare altri sette anni?”
Chiese ancora Harry divertito.
“No, penso tu abbia ragione. Però non mi pento di averti chiesto di venire qui.”
Disse lei decisa.
“Perché?”
Si domandò Harry cominciando a temere che Lily dicesse qualcosa tipo che era innamorata di lui.
“Perché ti ho conosciuto meglio e mi hai fatto capire tante cose. Ho capito che è James l’uomo che amo e con cui voglio passare il resto della mia vita. Ora devo solo farlo capire a lui.”
Spiegò Lily con una luce decisa e innamorata negli occhi. Harry era riuscito a farle capire quanto James era importante per lei.
“Mmm.. Penso che dopo averlo fatto accettare a te stessa il resto sia uno scherzo..”
Disse Harry prendendola in giro.
“Sottovaluti James Potter.”
Lo ammonì lei.
“Cadrà a i tuoi piedi!”
Disse lui deciso.
“Brindisi?”
Propose lei prendendo due calici e dandone uno ad Harry.
“A cosa però?”
Si chiese ancora lei dubbiosa. Voleva un brindisi speciale. Per nulla scontato e banale.
“Ai vostri futuri figli!”
Disse lui con un pizzico di ironia nella voce che Lily non riuscì a spiegarsi.

angolo dell'autrice:
grazie mille alle 50 persone che tengono la storia tra i preferiti, a chi legge e chi commenta.
il prossimo capitolo si chiamerà "quel rompiscatole di James". diciamo i prossimi due o tre capitoli sono quelli che mi sono divertita di più a scrivere. ridevo da sola come una scema solo scrivendoli. vi avviso però che ci vorrà ancora un po' prima di vedere i nostri eroi insieme. prima che succeda Lily dovrà chiedere scusa a James e James mettere da parte timori e orgoglio e invitare la rossa. pensate sia così semplice conoscendo i due?
ma veniamo ai commenti:
pikkolina88: grazie per il commento. eh si, saperlo su due piedi è stato brutto ma Harry non poteva mica girarci troppo intorno. per lui non è stato semplice. ma vedrai che le cose ora miglioreranno.
jaily: grazie per avere commentato. diciamo che James dice che di Lily non importa più nulla solo per orgoglio. vedrai che ora cambieranno un paio di cose. harry vorrebbe dire tutto ai suoi genitori ma non può, oppure cambierebbe il suo tempo e non potrebbe più tornare.. per ora non dico altro..
germana: James ha sbagliato a non lasciare finire Harry, ma per fortuna tutto si è sistemato tra padre e figlio. grazie per il commento!
lyrapotter: grazie per il commento. sai che sto cominciando ad adorare Sirius in questa fic? mi stupisco anche io dico come riesco a farlo sembrare ora vecchia comare, ora vecchio saggio ora corridore folle di cui ridere! ti dico solo che dal prossimo capitolo spero riderete di un altro personaggio..
lady blue: grazie mille per i complimenti e per aver commentato la mia storia! davvero, sei carinissima. hai visto che James non ha duvuto combattere contro nessuno e che tra Harry e James è tornato tutto a posto?
smemo92: grazie per il commento. hai visto? in questo capitolo si sono risolti almeno due problemi. Lily ha capito di amare ancora James e dovergli chiedere scusa e James ha capito di amare ancora Lily e di non doversi arrendere con lei.
ninny: lily era finita nel dormitorio. per una volta non hanno beccato sul fatto i malandrini, senno per Harry ci sarebbe stata anche la prima punizione con il padre! grazie per aver lasciato un commento.
piccola_puffola: grazie per il commento! diciamo che Harry e James non avevano litigato o smesso di parlarsi. solo non parlavano di Lily e del matrimonio. meno male che tutto è risolto, vero?

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Capitolo 20
*** QUEL ROMPISCATOLE DI JAMES ***



CAPITOLO 19
QUEL ROMPISCATOLE DI JAMES


Era molto tardi. La festa si era prolungata molto a lungo e lui e Lily non erano riusciti a sfuggire prima. La rosse non voleva in alcun modo deludere i genitori e così erano rimasti. Harry era felice di conoscere i suoi nonni e quindi non gli era dispiaciuto restare. Rientrando in camera decise di fare piano per non svegliare gli altri malandrini e Frank. Avrebbe avuto tutto il tempo l’indomani di raccontare loro le novità, soprattutto a James. Era sicuro che non sarebbe rimasto indifferente alle notizie e che gli avrebbe fatto un mucchio di domande. Era troppo stanco per rispondere ora.
Aprì la porta piano, senza che scricchiolasse. Meno male che gli elfi domestici le oliavano spesso. All’interno non si vedeva nulla. La stanza era buia e silenziosa. Per un attimo Harry si illuse di essere scampato all’interrogatorio degli amici. Solo un per attimo, perché poi sentì una voce che smentì le sue previsioni.
“Buona sera invitato..”
A parlare era stato James. In un attimo si accesero tutte le luci e Harry capì che erano tutti svegli. Lo avevano aspettato apposta per sapere i dettagli.
“Ciao ragazzi, siete ancora svegli?”
Chiese Harry stupito, sperando che gli rispondessero che stavano per andare a letto perché erano stanchi.
“Per forza.. Aspettavamo il resoconto. Giornata pallosa?”
Cominciò immediatamente Sirius senza lasciargli nemmeno il tempo di cambiarsi e di sedersi sul letto.
“Sirius!”
Lo riprese Remus. A volte quando battibeccavano in quel modo sembravano una vecchia coppia sposata.
“È un matrimonio.. Sono sempre pallosi!”
Gli rispose Sirius con una faccia scandalizzata. Gli sembrava così impossibile che l’amico non la pensasse come lui.
“Lascialo perdere. È stato così terribile?”
Chiese James girando intorno alla domanda che aveva paura di fare. Voleva sapere se c’era stato qualcosa tra loro due. Se Lily gli aveva detto qualcosa di lui. Era sicuro che al matrimonio Lily fosse stata la più bella. L’aveva intravista quella mattina mentre aspettava Stev nella sala comune. Era rimasto incantato a guardarla. Sembrava una dea. Vederla così bella gli aveva fatto male. Sarebbe dovuto essere lui il suo cavaliere, non Stev ma ormai era troppo tardi.
“Solo fino a che Lily non ha stregato il suo nuovo cognato. È stata incredibile!”
Raccontò Harry sedendosi sul suo letto. In un attimo gli amici e il padre lo circondarono.
“Cosa? Lo ha fatto per davvero?”
Chiese Ron stupito. Dai racconti di Remus era suo padre lo scavezzacollo che non seguiva mai le regole. Lily la descriveva sempre come una ragazza seria e ligia alle regole. Come poteva avere fatto una cosa del genere? Era anche vero che Vernon, lo zio di Harry ero un uomo impossibile. Ron lo ricordava bene. Era una persona orribile, spaventata da qualsiasi cosa assomigliasse alla magia e anche piuttosto maleducato. Non aveva mai trattato bene Harry. Si meritava in pieno quella punizione.
“Si, è stato bellissimo.. La sorella era scandalizzata ma i genitori se la ridevano. Quel tizio non piace nemmeno a loro.”
Raccontò Harry ripensando alla scena. Era stata davvero eccezionale Lily. Harry non credeva che sua madre potesse fare una cosa del genere. Lo aveva sorpreso. Un po’ come quando sentiva dire ad Hermione cose tipo, saltiamo le lezioni o quel libro è inutile.
“Volevo essere una mosca per vedere la scena.”
Disse Sirius con la faccia sognante. La Evans che faceva una cosa del genere era una cosa fuori dal comune. Non era da lei. Dovevano proprio averla fatta uscire dai gangheri.
“Già anche io. Che forza!”
Concordò con lui Ron.
“E chi se lo aspettava dalla Evans. Hai avuto brutte influenze su di lei Ramoso..”
Commentò Remus sorridendo. Non aveva detto apertamente che Lily avesse fatto bene ma sotto sotto era pienamente d’accordo con la ragazza. Una volta aveva visto Lily piangere in biblioteca e le aveva chiesto il motivo. Lei aveva raccontato al ragazzo della sorella, di come odiasse e di come le facesse passare dei momenti orribili durante le vacanze. Remus non poteva altro che essere contento nel sapere che si era ribellata a quella perfida donna e al suo orribili marito.
L‘unico, oltre Peter che guardava sognante Stev che non lo degnava di uno sguardo, che non aveva parlato era stato James. Era come perso in un altro mondo. Sentirsi nominare da Remus lo riscosse un poco.
“Dici?”
Fu tutto quello che riuscì a dire. Tutti erano increduli. James Potter senza parole?
“E poi?”
Chiese Sirius curioso. Non si accontentava di quello che aveva detto Stev, sapeva che c’era altro. Voleva sapere i dettagli.
“E poi cosa Sirius?”
Chiese Harry temendo dove volesse arrivare il padrino. Sapeva che se avesse affrontato quel discorso il padre non gli avrebbe dato pace e lo avrebbe tormentato tutta notte.
“C’è stato qualcosa tra voi?”
La fatidica domanda era stata pronunciata. Harry cercò un modo di trarsi da quell’impiccio riducendo al massimo i danni.
“No, mi ha parlato tutto il tempo di un altro ragazzo..”
Rispose vago Harry fissando divertito il padre.
“Come? E di chi si tratta?”
Chiese James a metà tra l’arrabbiato e il geloso.
“Di chi si potrà mai trattare?”
Disse con fare ironico Remus andando verso il suo letto. Era evidente che Stev non voleva dire altro e lui non poteva certo biasimarlo. James quando ci si metteva riusciva a diventare veramente insopportabile e fastidioso.
“No dai. Fuori il nome.”
Insistette James in modo infantile.
“Sono stanco.. Penso che andrò a dormire..”
Lo liquidò Harry infilandosi sotto le coperte. Tutti i presenti capirono l’antifona e andarono anche a loro verso i loro letti. Tutti tranne uno, che non aveva nessuna intenzione di mollare il colpo così facilmente.
“Certo che sei proprio stupido quando ti ci metti Ramoso..”
Lo apostrofò divertito Sirius da sotto le coperte.
“Non puoi! Stev.. Non puoi dire una cosa del genere e poi non dire nulla!”
Piagnucolò ancora James cercando di convincere il fratello a dire di più.
“Notte James..”
Rispose Harry voltandosi dall’altra parte. James si guardò intorno. Tutti erano a letto, era molto tardi e la mattina successiva avevano lezione. Sospirò e andò anche lui a letto.
I ragazzi crollarono addormentati dalla stanchezza in pochi istanti.
“Stev.. Sei sveglio? Stev!”
Lo chiamò James a voce bassa in modo da non svegliare gli altri.
“Mmm”
Rispose senza svegliarsi Harry. Sentiva una voce che arrivava da lontano ma non capiva che diavolo volesse.
“Sei sveglio?”
Chiese ancora James scuotendolo leggermente.
“Cambia qualcosa se dico no?”
Gli rispose Harry inforcando gli occhiali. Dalla sua espressione si poteva intuire che era stanco e abbastanza infastidito per essere stato svegliato ma James fece finta di non notarlo.
“Dai, non fare il cretino e dimmi. Chi era il ragazzo?”
Chiese James tenendo la voce bassa.
“Ragazzo? Si può sapere di che parli?”
Gli rispose Harry senza capire. Suo padre era impazzito? Lo svegliava nel cuore della notte e gli faceva domande strane?
“Quello di cui ti ha parlato Lily al matrimonio. Ti prego! Lo devo sapere..”
Spiegò James con una voce leggermente disperata. Harry era allibito. Suo padre lo aveva svegliato per fargli una domanda del genere? Lo fissò per qualche istante e capì che non lo avrebbe lasciato dormire prima di aver ottenuto le sue risposte. Tanto valeva accontentarlo.
“Un animagus che diventa un cervo.. Conosci?”
Rispose Harry vago, rimettendosi a dormire.
“Davvero? Cioe.. A me non importa.. Era perché ero curioso.. Solo per quello..”
Rispose James fingendosi disinteressato. Non era per nulla bravo a fingere.
“Certo. Come vuoi. Posso dormire?”
Chiese Harry esasperato ed esausto. Non aveva nessuna intenzione di passare un’altra notte insonne come la precedente.
“Si, come vuoi.. Ma sei sicuro?”
Chiese ancora James.
“Si, James.. Te lo assicuro.. Parlava di te..”
Lo rassicurò esasperato Harry cercando di controllarsi per non svegliare gli altri.
“Notte Stev.”
Disse James rimettendosi a letto.
“Notte James..”
Rispose harry sperando di poter finalmente riprendere a dormire.
“Ma non stai ancora dormendo?”
Chiese ancora James vedendo che il fratello agitarsi sotto le coperte.
“BASTA!”
Urlò Harry. James lo aveva svegliato per l’ennesima volta nel giro di pochi minuti. Non poteva fare come tutte le persone normali? Parlare di giorno e dormire di notte, o almeno lasciare dormire lui di notte. Tutti nella stanza sobbalzarono nei loro letti e si svegliarono di colpo.
“Che succede?”
Chiese Remus guardandosi intorno. James aveva un’aria colpevole e Stev sembrava alquanto esasperato.
“Nulla, scusate se vi ho svegliato. Adesso uccido James ma voi tornate pure a dormire.”
Rispose Stev come se nulla fosse, dispiaciuto per aver svegliato gli altri.
“Ah ok. Pensavo fosse successo qualcosa di grave.”
Rispose Ron ancora per metà addormentato girandosi dall’altra parte. Non sapeva cosa era successo ma non gli importava.
“Che è?”
Chiese Sirius guardando la scena stranito. Perché stavano facendo tutto quel baccano?
“James rompe le scatole a Stev.”
Spiegò Remus tornando a dormire.
“Fagliela pagare Stev.”
Disse Sirius avendo pietà del povero Stev. Le crisi notturne di James erano fastidiose. Di solito toccava a lui sorbirsi le domande idiote dell’amico. Era felice che sta volta era toccata a qualcun altro. Un po’ per uno, e che diamine.
“Ci puoi giurare!”
Rispose Harry brandendo un cuscino con fare minaccioso. James cercò di tirarsi indietro ma non fu abbastanza veloce. I riflessi di Stev erano più veloci dei suoi. Si ritrovò un cuscino il faccia e decise che era meglio rimettersi a dormire. La pace tornò nella stanza, ma non per molto.
“Stev? “
Poco tempo dopo Harry si sentì nuovamente chiamare dal padre. Non era possibile. Che aveva fatto di male per doversi sorbire una punizione del genere.
“Mmm”
Gli mugolò in risposta sperando che bastasse a farlo smettere e convincerlo a rimettersi a dormire.
“Dormivi?”
Chiese James con fare insistente.
“Come l’ultima volta che me lo avevi chiesto James..”
Gli rispose acido Harry.
“Oh scusa..”
Rispose James girandosi dall’altra parte.
“Che c’è?”
Rispose Harry incredulo. Prima lo svegliava e poi si rimetteva a dormire?
“Nulla.. Volevo chiederti una cosa. Ma se dormi non importa..”
Disse James con voce triste e mogia.
“Ormai mi hai svegliato.. Parla.”
Replicò esasperato Harry. Gli sembrava di avere a che fare un bambino di tre anni.
“Ma dici che le interesso o pensa che sia un rompiballe.”
Chiese James dubbioso.
“Di chi parli?”
Chiese Harry senza capire. Erano le 4 del mattino. Perché si metteva a parlare senza soggetti?
“Di lei. Lily.. Non che a me interessi più ormai..”
Rispose lui aggiungendo in fretta l’ultima parte.
“Certo che a lei interessi. Sono io a pensare che tu sia un rompiballe.”
Rispose Harry pazientemente.
“Ne sei sicuro?”
Chiese James dubbioso.
“Certo, mi hai svegliato due volte. Ma prima che arrivassi io qui tormentavi Sirius in questo modo?”
Rispose Harry senza aprire gli occhi.
“Solo a volte..”
Rispose una voce che proveniva dalla parte opposta a dove si trovava James. Si girò curioso e vide Sirius mezzo sveglio che lo guardava.
“Ma sei sveglio anche tu?”
Chiese James, stranito dal vedere Sirius sveglio. Era strano, di solito Sirius aveva il sonno pesante. Lui e Stev stavano parlando a voce bassa.
“Più o meno.. Solidarietà con Stev.”
Rispose Sirius sbadigliando.
“Ma come lo facevi smettere?”
Chiese Harry supplicante.
“Gli tiravo qualcosa in testa. Qualcosa di pesante.”
Spiegò Sirius girandosi dall’altra parte.
“Ok, adesso ci provo. Grazie Sir.”
Ringraziò Harry cercando nel suo baule.
“Figurati!”
Gli rispose Sirius prima di riprendere a russare.
“SBANG!”
Un calderone arrivo sulla testa di James risuonando per tutta la stanza. Nessuno dei ragazzi si stupì o alzò la testa per vedere che succedeva. James si rimise nuovamente a dormire, pensando che gli amici non lo capissero. La pace tornò nuovamente nella stanza. Ma ancora una volta non era destinata a durare molto a lungo.
“Sei impazzito?”
Disse Harry tra i denti guardando James che aveva un ghigno divertito sul volto. Nella mano destra aveva un bicchiere vuoto.
“Sei sveglio?”
Chiese stupito James. Appoggiando il bicchiere sul comodino.
“Mi hai rovesciato un bicchiere d’acqua in faccia!”
Gli rispose Harry arrabbiato asciugandosi come meglio poteva.
“Non ho fatto apposta.. Avevo sete.. Stavo bevendo.. Scusa..”
Gli rispose James assumendo un espressione angelica. Harry lo guardo male in risposta.
“Che c’è adesso?”
Domandò infastidito Harry. Era la terza volta che veniva svegliato. Questa volta era anche stato svegliato da un bicchiere d’acqua in faccia.
“Nulla. Stavo bevendo..”
Rispose James facendo finta di nulla.
“Si, raccontalo a qualcun altro. A che stai pensando ora?”
Gli domandò Harry esasperato.
“Secondo te come devo fare con lei?”
Chiese alla fine James, rivelando il vero motivo per cui aveva svegliato Harry.
“Lei chi?”
Chiese Harry mezzo addormentato. Dannazione, erano le 4.31. Voleva dormire, non seguire i deliri di un pazzo!
“Lily..”
Rispose James temendo la reazione del fratello che non tardò ad arrivare. Harry era decisamente rosso in viso. Si vedeva che era sul punto di esplodere.
“Ancora.. James non ti sopportò più sai?”
Rispose Harry esasperato. Non c’è la faceva più. Non avrebbe permesso al padre di svegliarlo un’altra volta. Adesso lo avrebbe sistemato lui.
“Eddai rispondi.. Che fai? Perché prendi la bacchetta.”
Chiese James spaventato dal comportamento del fratello. Era molto più arrabbiato e diabolico di quanto era di solito lui con Sirius. Sembrava quasi una fusione tra i suoi scherzi diabolici e la furia cieca di Lily.
“Ti faccio vedere cosa faccio io con te!”
Rispose Harry tra i denti. In quel momento era decisamente simile alla Evans arrabbiata. Come era possibile? Al matrimonio quella ragazza aveva avuto brutte influenza su di lui.
“Levicorpus”
Disse Harry muovendo la bacchetta. In meno di un secondo James si ritrovò appeso a mezz’aria per le caviglie, con gli occhiali di traverso.
“Ehy che succede?”
Chiese Ron svegliandosi di colpo e vedendo un ragazzo a testa in giù in aria. Guardò meglio per qualche secondo per capire se fosse Harry oppure James. Era James. Un attimo, perché Harry aveva appeso il padre in aria nel bel mezzo della notte? Si grattò la testa perplesso. Intorno a lui anche gli altri erano stupiti. Peter era muto dal terrore. Certo che era proprio strano e codardo quel topastro.
“Perché Stev sta facendo un incantesimo nel bel mezzo della notte?”
Chiese Remus svegliandosi di colpo. A quelle parole anche gli altri ragazzi si svegliarono da quello stato di trance e non poterono che ridere per la scena che si parava sotto i loro occhi: James Potter era appeso a mezz’aria e protestava. Per la prima volta in vita sua non era lui ad appendere qualcuno ma ad essere appeso. Remus pensò che a Lily avesse fatto piacere sapere che qualcuno aveva rimesso al suo posto James.
“Nulla, tornate a dormire.”
Rispose con tono pratico Harry come se nulla fosse. Come se non ci fosse un ragazzo appeso a testa in giù nel bel mezzo della stanza.
“Ma James? Lo lasci li?”
Chiese Frank incuriosito. Era proprio strano quello Stev.
“Sapete vorrei dormire anche io.. Non vorrei essere svegliato ancora da un certo tizio che vuole sapere cosa ha detto la sua bella di lui..”
Spiegò meglio Harry esasperato mentre James si dibatteva inutilmente cercando di liberarsi dall’incantesimo. I capelli scuri erano più spettinati che mai. Molto più del solito, molto più di quando era appena sceso dalla scopa.
“Ha pienamente ragione.”
Concordò Sirius guardando Harry pieno di stima nei suoi confronti. A lui non era mai venuta un idea così geniale per sbarazzarsi di James e delle sue domande.
“Eddai Stev. Fammi scendere! Non ti sveglio più.. Promesso! Me lo dici domani cosa ti ha detto..”
Lo pregò James. Harry lo guardò un secondo soppesando le sue parole.
“Fammi pensare.. No! Mi spiace ma non ti credo.”
Rispose Harry dopo qualche attimo di riflessione. Se lo faceva scendere nel giro di un ora massimo sarebbero stati di nuovo allo stesso punto. E aveva anche finito gli oggetti pesanti da lanciargli contro.
“Fai bene.”
Concordò Ron.
“Dai, e voi ragazzi.. Che fate? Mi lasciate qui?”
Chiese James implorante guardando Remus e Sirius.
“Te lo sei meritato James.”
Disse Remus rimettendosi sdraiato. Tranquillo come al solito.
“Scocciatore.”
Replicò Harry divertito.
“Rompiscatole.”
Replicò Sirius all’indirizzo dell’amico, sempre a testa in giù nell’aria.
“Ma ragazzi.. Dai, avevo solo bisogno di parlare. Adesso tiratemi giù e ditemi che fare con Lily.”
Continuò James agitandosi e pregando gli amici. Ma questi non ne volevano proprio sapere.
“Silencio”
L’incantesimo inaspettatamente arrivò da Remus. James lo guardò scandalizzato cercando di urlare qualcosa, la voce però non gli usci. I malandrini si guardarono tra loro soddisfatti e si rimisero a dormire.
“Grazie Remus. Adesso la pace è completa.”
Ringraziò Harry. Finalmente avrebbe dormito in pace per qualche ora.
“Figurati, per così poco.”
Rispose Remus.
“Notte ragazzi. Notte James. Non chiaccherare troppo mi raccomando..”
Replicò Sirius gettando un occhiata divertita al suo migliore amico che se ne stava a testa in giù con una faccia imbronciata.

angolo dell'autrice:
spero che tutti voi vi siate divertiti a leggere questo capitolo almeno quanto io mi sono divertita a scriverlo!

grazie mille a tutti voi che leggete, commentate e mettete tra i preferiti la mia storia (ora siete 52, quasi non ci credo).
il prossimo capitolo di chiamerà "in sala grande". lo so, come titolo non dice molto su quello che succede. dovrete aspettare. passiamo ai commenti ora.
jaily: grazie mille per i complimenti. dai, era ovvio che Lily non ci avrebbe provato con Harry. va bene tutto ma gli incesti no.. già mi sembra che gliene siano capitate abbastanza! mi spiace che Stev/Harry ti stia antipatico. spero che nel corso della storia tu possa cambiare idea. XD
lady blue: grazie per i complimenti. mi fa piacere vedere che sei coinvolta nella storia! diciamo che ci saranno molti altri colpi di scena prima della fine ma che penso che una delle parti più belle della storia sia stata scritta. XD
ninny: grazie per il commento! visto che grande Hermione?
pikkolina88: grazie per il commento. spero tu abbia capito perchè ridevo da sola scrivendo questo capitolo. te la immagini la scena?XD
smemo92: diciamo che anche io all'inizio pensavo a scherzi più perfidi però poi ho cambiato idea perchè alla fine Harry in quanto pseudo gemello di James non ha motivi abbastanza validi (in questo tempo) per giustificare scherzi "pesanti". Lily avrebbe potuto iniziare a farsi domande ed è ancora presto. XD
germana: vedrai cosa succederà quando si chiederanno scusa! secondo te potevano chiarirsi come delle persone normali? XD
vale lovegood: hai capito quello che intendevo. per me Lily e Harry hanno molti punti, caratterialmente in comune. certo, è uno scapestrato come James ma è anche riflessivo come Lily ed è questa la ragione per cui lei lo sente così vicino e per questo all'inizio pensava di essere attratta da lui. ma ora per fortuna tutto si è chiarito!
lyrapotter: grazie per il commento! vedo che lezioni di psicologia made in Hermione hanno avuto successO oltre che con Lily anche tra i lettori! XD
piccola_puffola: grazie per il commento! diciamo che hanno capito ma che cmq non si metteranno insieme subito. non ti svelo altro, continua a seguire! XD
lizzie166: grazie del tuo commento e per i complimenti. spero che questo capitolo ti sia piaciuto!
yomigami: grazie per i complimenti fratellone. che ne pensi di questo capitolo?










 

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Capitolo 21
*** IN SALA GRANDE ***



CAPITOLO 20
IN SALA GRANDE

Qualche ora dopo la quiete degli studenti che facevano colazione venne interrotta dall’ingresso dei malandrini. La scena che si trovarono di fronte i ragazzi nella sala grande era delle migliori. Cinque ragazzi camminavano tranquilli ridacchiando tra loro mentre, a poco più da un metro c’era un sesto ragazzo con la faccia parecchio imbronciata e i capelli parecchio spettinati. Ogni tanto qualcuno dei cinque ragazzi si voltava dicendo qualcosa al ragazzo in coda causando le risate degli altri quattro e dei grugniti dal moro spettinato.
Gli studenti si guardavano tra loro curiosi di sapere di più. Tentativo vano. I sei ragazzi in questione erano i malandrini e nessuno sapeva mai nulla riguardo a quello che accadeva ai malandrini. L’unica volta che l’intera scuola era venuta a conoscenza dei loro affari provati era stato al quinto anno. Sirius e James avevano litigato e la cosa, diversamente dal solito non era passata inosservata. I due infatti sedevano da due lati opposti del tavolo, si guardavano in cagnesco e cosa ancora più strana erano tranquilli. Durante tutto il periodo della loro litigata la scuola godette di una pace mai vista prima. I professori erano stupiti e speravano che la cosa durasse, almeno, la pensavano così la prima settimana. Quando le settimane di silenzio e di malumore cominciarono a diventare due quel silenzio cominciò a pesare. Alla terza tutta la scuola era avvolta da una spessa coltre di noia. Allo scadere di un mese la professoressa McGranitt diede di matto e convocò entrambi i ragazzi nel suo ufficio perché facessero pace. Non disse loro che quel loro silenzio era insopportabile ma lo dimostrò non punendoli quando per festeggiare quella ritrovata amicizia i due delinquenti misero fuochi d’artificio magici in ogni camino del castello.
Farsi i fatti dei malandrini poteva essere pericoloso. Specie se qualcuno di loro era di pessimo umore come lo era James quella mattina.
“Giorno ragazzi”
Disse un ragazzo del sesto anno con i capelli nocciola e gli occhi azzurri. I malandrini erano i suoi idoli. Avrebbe fatto di tutto per entrare nel loro gruppo. Aveva sempre pensato fosse impossibile, ma da quando da quattro erano passati a sei gli era tornata la speranza.
“Giorno Jerry.”
Rispose cordiale Remus. L’unico a non avere snobbato alla grande il poveretto.
“Ma gli prende a James? Che hai fatto ai capelli amico? Sembra che ti abbiano tenuto a testa in giù tutta notte!”
Chiese Jerry cercando di fare il simpatico. Aveva preso il saluto di Remus come l’autorizzazione a rimanere e a scherzare con loro. Solo, non aveva calcolato che James Potter, con i suoi capelli completamente sconvolti e gli occhi rossi e gonfi non aveva per nulla voglia di diventare bersaglio per gli scherzi di un ragazzo più piccolo di lui.
“Lo trovi così divertente?”
Chiese a denti stretti James cercando di controllarsi. Fece un passo verso il ragazzo e impugnò la bacchetta. Da lontano Hermione e Lily guardavano stupite la scena. Alice non era con loro. Il suo Frank l’aveva rapita quella mattina presto per farle una sorpresa. Sirius rapido prese l’amico per le spalle e lo trascinò via di peso biascicando una scusa.
“Ciao Jerry.. Scusalo è un po’ nervoso.”
Disse Sirius trattenendo James che voleva lanciargli una fattura. Gli altri ridevano di gusto.
“Lo vedo!”
Rispose Jerry leggermente spaventato. Decise che avrebbe fatto colazione lontano da loro per sicurezza. James lo spaventava parecchio.
“Sparisci!”
Sibilò a denti stretti James. Una volta che Jerry si fu allontanato Sirius lasciò James. Quest’ultimo era molto indignato.
“Ma lo avete sentito quello?”
Chiese James furibondo. Quel ragazzino voleva prendersi gioco di lui e dopo la notte a testa in giù non voleva che nessun altro infierisse.
“Certo James, ma adesso calmati.”
Lo ammonì con il solito tono fraterno Remus.
“Calmarmi? Dopo quello che avete fatto stanotte? Pretendo le vostre scuse!”
Rispose con sufficienza James fissando gli amici. Quando incontrò lo sguardo di Harry perse parte della sua sicurezza.
“Tu pretendi cosa?”
Chiese Harry senza distogliere lo sguardo. Aveva un tono di sfida. James ne rimase impressionato.
“Scusa fratellino. Penso di non avere sentito.”
Riprese Harry con un tono leggermente ironico. Aveva fatto una pausa prima di pronunciare la seconda parte della frase.
“Mmm.. Ho detto andiamo a fare colazione. Non voglio scuse!”
Rispose James ritrovando il sorriso e capendo che era meglio non fare arrabbiare Stev. Era rimasto stupito dalla sera prima. Nessuno prima d’ora lo aveva trattato così. Gli aveva restituito pan per focaccia. Era orgoglioso di suo fratello, anche se aveva intenzione di restituirgli il favore e di appenderlo al più presto.
“Meglio. Molto meglio.”
Rispose Harry scatenando un’altra ondata di risate.
“Non mi meritate!”
Replicò James non celando il suo orgoglio ferito.
“Senti James, che hai deciso? La notte a testa in giù ti ha portato consiglio?”
Chiese Ron riaprendo il discorso che li aveva tenuti svegli tutti fino a tarda notte.
“A che ti riferisci?”
Rispose James fingendo di non capire. I ragazzi erano arrivati al loro solito tavolo e vi avevano preso posto.
“A Lily, chi sennò. Le chiederai ancora di uscire?”
Continuò allibito chiedendosi se James fosse tonto e non avesse capito oppure se avesse fatto apposta finta di non capire.
“Non penso. Voglio dire, ci ho provato per sei anni e lei nulla..”
Rispose lui con un aria triste. Si vedeva che ci stava soffrendo.
“Ma lei ti piace ancora!”
Se ne uscì Peter all’improvviso sorprendendo tutti. Era strano che Peter intervenisse in modo così deciso e convinto. Anche lui aveva un’aria strana. Sembrava quasi scocciato. Sirius lo stava fissando da un po’ cercando di capire la ragione della sua aria scocciata. A tutti faceva male vedere James che soffriva per Lily ma sembrava che Peter fosse quasi geloso di Lily e del posto che lei occupava nei pensieri di James. Sirius scosse la testa scacciando quei pensieri. Era Remus quello filosofo e perspicace, sicuramente aveva capito male come suo solito.
“Si, ma.. Ora non mi importa più. Doveva svegliarsi prima.”
Replicò James fissando Peter. Peter divenne prima rosso, poi cominciò a tormentarsi le mani. Aprì la bocca per dire qualcosa ma poi la richiuse senza avere parlato. Gli amici si stupirono ma andarono avanti nella discussione con James. Quel ragazzo li stava facendo impazzire.
“Oh si che ti importa, eccome.. Senno non mi avresti torturato ieri sera. Solo vuoi sia lei a fare la prima mossa e ti chieda scusa. Giusto?”
Disse Harry intuendo i pensieri del padre. Lui la amava ma era troppo orgoglioso per tornare da lei. Aveva paura che l’ennesimo rifiuto gli avrebbe spezzato definitivamente il cuore. Avrebbe voluto dirgli che questa sarebbe stata la volta buona, che ne era sicuro perché poteva conoscere il futuro. Hermione lo avrebbe ucciso, non poteva. Era pericoloso. A malincuore non aggiunse altro.
“Forse.. In ogni caso non so se la aspetterò. Forse mi darò alla dolce vita. Ci sono così tante ragazze che mi vorrebbero.”
Replicò James passando dalla serietà iniziale a una finta allegria e spavalderia. Non lo avrebbe ammesso mai per nulla al mondo ma Stev aveva fatto centro. La sua era solo paura unita a troppo orgoglio.
“No James! Non puoi fare una cosa del genere. A te piace Lily, e tu piaci a lei. Non avete sofferto tutti e due troppo a lungo?”
Cercò di farlo ragionare Remus. Tempo perso. Quando ci si metteva James era un testone ed anche piuttosto infantile.
“No, ti sbagli. Io ho sofferto troppo a lungo. Lei No..”
Rispose imbronciato James allontanandosi verso il tavolo vicino dove erano sedute della ragazze. Sembrava puntarne una con i capelli castani e gli occhi azzurro ghiaccio.
“Sei un bambino. “
Lo apostrofò Sirius.
“Già non si può ragionare con te.”
Replicò Harry.
“Ti farai del male. “
Ci si mise anche Ron.
“Non rompete le scatole.”
Replicò il diretto interessato a denti stretti per poi tornare a dedicare le sue attenzioni alla ragazza castana con gli occhi azzurri.

angolo dell'autrice:
vi chiedo scusa per avere lasciato passare più tempo del solito ma l'università appena ricominciata assorbe gran parte del mio tempo. da adesso in poi aggiornerò sicuramente solo il venerdì, per gli altri giorni farò il possibile. confermo almeno un capitolo nuovo alla settimana, di più non penso mi sarà possibile.
grazie mille ai 54 che hanno la mia storia tra i preferiti, a tutti quelli che leggono e soprattutto commentano. spero di non deludervi man mano che vado avanti. il prossimo capitolo si chiamerà "dispetti a colazione". diciamo che la storia sta prendendo una piega comica ma che a breve tornerà più seria che mai. il momento che tutti aspettata è sempre più vicino, ancora qualche capitolo e avremo una nuova coppia.
passiamo ai commenti:
pikkolina88: grazie mille del commento. diciamo poveri tutti e due. anche harry che se la merita prorpio una dormita dopo avere passato tutta una giornata con gli odiati zii e zia marge e altra gente insopportabile. la tua ff la sto seguendo ma ultimamente torno tardissimo dall'uni e non ho mai 2 minuti liberi. prometto che al prox capitolo recensisco!
lady blue: grazie mille per il commento, sono felice che anche tu leggendo hai riso quanto ho riso io. diciamo che avere loro come compagni di stanza alla lunga diventa stancante, non riuscirei a dormire una notte intera tra scherzi e chiacchere notturne!
lizzie166: grazie mille per il commento e per i complimenti! mi fa piacere che continui a seguire la mia storia.
smemo92: diciamo che James è innamorato. tutti diventiamo paranoici quando siamo innamorati, sarebbe strano il contrario no? grazie mille per il commento!
vale lovegood: è innamorato perso e non sa quello che fa! bella vero la frase? diciamo che calzava a pennello in quel punto. si è praticamente scritta da sola. XD! grazie per il commento!
ninny: grazie per il conmmento! fidati, non sarebbe bastato.. diciamo che James era in una fase paranoica.. li avrebbe svegliati cmq!
germana: grazie per il commento! diciamo che questo capitolo non era in programma, è nato da una mia ispirazione passeggera!
lyan: diciamo che è un incubo solo quando è paranoico. james sa anche essere un grande amico. XD! grazie per il commento!
piccola_puffola: grazie per il commento. tranquillo che james è forte, non lo ammazza così poco!
jaily: diciamo che per me anche Harry ha pensato di lanciarlo, ma è pur sempre suo padre no? si è trattenuto per quello! grazie mille del commento!

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Capitolo 22
*** DISPETTI A COLAZIONE ***



CAPITOLO 21
DISPETTI A COLAZIONE


In sala grande i malandrini erano stupiti, rassegnati e delusi. Il loro amico James dopo aver confessato di amare ancora Lily aveva deciso di andare a fare colazione con un branco di oche. Per di più ne stava puntando una decisamente stupida. Non c’era speranza. Quel ragazzo li stava facendo ammattire tutti quanti! Per di più tutti loro sapevano che era innamorato di Lily e che lo stava facendo solo per dispetto. Remus scosse la testa pensando che James era un eterno bambino e che non sarebbe cresciuto mai.
“Ehy, Betty.”
Iniziò James facendo il brillante e passandosi una mano tra i capelli per scompigliarli, non che ce ne fosse bisogno. La ragazza fremette. James Potter era di fronte a lei e le dedicava attenzione. Il grande James, sogno erotico e nemmeno tanto segreto di almeno una buona metà della popolazione femminile della scuola.
“Oh James.”
Riuscì a rispondere lei. Avrebbe voluto dire di più ma il suo cervello era in pausa. O forse non era mai stato realmente acceso in vita sua. In quel momento in ogni caso non era in grado di mettere insieme molte parole a causa della vicinanza con il moro.
“Senti, ti va se vengo a fare colazione con te?”
Chiese James con voce bassa fissandola intensamente negli occhi. La ragazza si sentì mancare ma appena comprese la richiesta del moro si riprese in fretta.
“Certo!”
Rispose con un sorriso a 32 denti che le illuminava il volto facendo posto al ragazzo. Le amiche intorno a lei la fissavano con invidia. Se le occhiate avessero potuto ucciderla quella Betty avrebbe dovuto preoccuparsi sul serio.
“È proprio stupido!”
Commentò Sirius sconsolato guardando l’amico fare il brillante con quell’oca. Non era nemmeno sto gran che. James era andato dalla prima ragazza che aveva visto, giusto per indispettire Lily.
“Si sta facendo del male da solo. A lui piace Lily!”
Replicò Remus. Peter era sempre molto strano ma i suoi amici non ci fecero troppo caso. Dovevano pensare a James che sembrava andato fuori di senno.
“Sirius, fa qualcosa.”
Implorò Harry. Sapeva che l’unico che poteva far ragionare suo padre era solamente Sirius. Le sue speranze erano riposte in un’idea intelligente di Sirius.
“Ok..”
Disse semplicemente lui guardandosi intorno come cercasse qualcosa o qualcuno.
“Ehy, Lily?”
Chiamò alla fine quando vide la ragazza, lasciando gli amici di stucco. Si aspettavano cercasse di parlare con James, non che chiamasse Lily. Mancava solo che anche lei vedesse la scena e cominciasse a urlare dalla rabbia.
“Sirius? Che vuoi?”
Rispose la ragazza stranita. Era una situazione strana. Cosa voleva Black da lei? Non era un mistero nella scuola che quei due non andassero molto d’accordo.
“Parlarti. Vieni qui un momento?”
Chiese lui gentilmente. La ragazza guardò Hermione, alzò le spalle e si avvicinò ai ragazzi prendendo il posto di James che se n’era appena andato. La rossa si guardò intorno come a cercare qualcuno che non era presente.
“Ciao Stev! Ciao ragazzi!”
Saluto lei allegra e curiosa. Tutti i malandrini erano li, compresi i nuovi acquisti Stev e Ron. Mancava solo lui. Dove poteva essersi cacciato? Non era da lui saltare la colazione.
“Ciao Lily!”
Rispose Harry cercando di nascondere quel nodo alla gola che gli veniva tutte le volte che sua madre le rivolgeva la parola. Era più forte di lui. Sentirla così vicina, vederla così giovane, spensierata e bella lo rendeva immensamente felice. Allo stesso tempo però non riusciva a dimenticare cosa gli sarebbe successo di li a pochi anni. Voldemort l’avrebbe uccisa. Di nuovo i dubbi lo assalirono. Come poteva non avvisarli? Hermione glielo aveva ripetuto centinaia di volte ma quell’idea non gli usciva dalla mente. Si sentiva in dovere di avvisarli in qualche modo, di cambiare i fatti.
“Che vuoi?”
Chiese Lily guardando Sirius sempre più incuriosita, riportando Harry alla realtà. La faccia di Sirius era quella di sempre. Non sembrava sconvolto o arrabbiato. Doveva essere una semplice richiesta per i compiti e non qualcosa di serio. Per qualche secondo Lily aveva temuto si trattasse di qualcosa di serio che riguardasse James.
“Stev mi ha detto di come hai stregato il tuo neo cognato”
Si complimentò il ragazzo. Decise di prenderla alla larga. Era davvero compiaciuto da come si era comportata con quel tricheco. Da quello che raccontava Remus se lo meritava proprio che qualcuno desse lui una lezione.
“Mi hai fatta venire qui per chiedermi questo?”
Chiese la ragazza, cercando di nascondere il rossore sulle guance come meglio poteva. Una parte di lei gioiva a sentire che qualcuno era d’accordo con lei per come aveva trattato Vernon, un’altra se ne vergognava terribilmente.
“No, volevo chiederti se a te piace James.”
Chiese Sirius diretto senza cambiare espressione. I ragazzi avevano la bocca spalancata per lo stupore. Certo che era proprio diretto Sirius, non badava certo ai convenevoli.
“Ma cosa.. Chi ti ha detto una cosa del genere?”
Chiese Lily diventando di una tonalità di fuxia piuttosto accesa. Il suo peggiore sospetto si era avverato: si trattava di parlare di James.
“Io”
Rispose semplicemente Harry con una freddezza simile a quella di Sirius. Era solo un travestimento, dentro di se sentiva una morsa al petto ed uno strano terrore. Sentiva che il momento era delicato, rischiava di saltare tutto. Poteva perdere l’amicizia della madre, che per lui era diventata così importante. Si sarebbe sentita tradita nel sapere che lui aveva rivelato quando sentito il giorno prima ai malandrini? Tuttavia se non faceva qualcosa il comportamento di James avrebbe fatto allontanare Lily, e in quel caso non sarebbe mai nato. Inoltre immaginare un James che aveva perso del tutto Lily gli faceva paura. Qualcosa gli diceva che la notte insonne della sera prima non sarebbe stato nulla in confronto. Doveva rischiare.
“Stev.. Tu.. Sei..”
Cominciò la rossa senza riuscire a finire la frase. Non sapeva nemmeno lei come finirla. Si sentiva terribilmente in imbarazzo ma non tradita. Sirius le stava parlando con una nota di dolcezza nella voce. La voleva aiutare. Lo stava facendo per il suo bene e per quello di James. Il suo era un comportamento fraterno ma lei si sentiva comunque in imbarazzo a parlare dei suoi sentimenti per James di fronte a cinque uomini, per di più se questi erano i migliori amici e il gemello di James.
“Sincero. Lo hai detto tu ieri..”
Continuò il moro tranquillo. In fondo era così, non aveva nulla da nascondere. Sua madre sembrava averla presa bene. Non sembrava furibonda. La scrutò a lungo. Sembrava quasi sollevata all’idea di poter dividere quel peso che portava dentro di se con altri che potevano aiutarla a risolvere quella situazione. Non era per nulla facile affrontare James Potter e nessuno lo sapeva meglio dei suoi amici, la sua famiglia da sette anni.
“Si, lo so.. Ma.. James? Lo sa anche lui?”
Chiese lei preoccupata dall’idea di non essere ricambiata dal ragazzo che amava e che le faceva battere il cuore.
“Si, ma è troppo stupido..”
Commentò Sirius lasciando interdetta Lily. Che aveva voluto dire Sirius?
“Come?”
Chiese lei tentennante. Sirius non aveva dato molte spiegazioni. Aveva voluto lasciare la frase in sospeso per un motivo preciso, ma quale?
“Fa il deficiente per orgoglio.”
Spiegò meglio lui ripensando brevemente a quello che aveva detto James e al modo stupido in cui si era comportato dopo.
“E io cosa dovrei farci? Se fa così non gli importa di me..”
Disse la rossa cercando di analizzare le parole di Sirius. Era un modo per farle capire che James sapeva dei suoi sentimenti ma non ricambiava e aveva deciso di dimenticarla con altre ragazze? L’idea la fece cadere a pezzi. Annaspò in cerca di aria e vide le espressioni interdette degli altri ragazzi.  
“Volevo dirti di portare pazienza con lui.”
Continuò Sirius pazientemente. Voleva che lei capisse che James era innamorato perso, ma era anche orgoglioso e stupido e non avrebbe fatto nessuna mossa se prima lei non avesse dato lui un segno di scuse. L’orgoglio maschile, specie se ferito è molto pericoloso.
“Pazienza?”
Chiese lei senza capire. All’improvviso ricordò le parole di Stev al matrimonio, e capì. Anche lui l’aveva messa in guardia verso gesti stupidi di James dettati dall’orgoglio. Guardò meglio intorno e vide James seduto insieme a una ragazza bruna con cristallini occhi azzurri. James la amava ancora, ma voleva vendicarsi. La voleva provocare. Per questo Sirius gli aveva detto di portare pazienza. Lily sospirò. Era proprio un bambino, ma lei non riusciva a non volergli bene anche per questo.
“Si, Evans.. Pazienza.. Ha paura di soffrire ancora come ha sofferto in questi sei anni per i tuoi rifiuti.. Non fargli male.”
Spiegò lui a bassa voce, in modo che solo lei sentisse. Quelle parole le toccarono il cuore. Erano state dette da una persona che considerava James più di un fratello. Erano parole sincere. Non avrebbe fatto altro male a James. Gli avrebbe chiesto scusa e gli si sarebbe buttata tra le braccia. Avevano perso abbastanza tempo. Tuttavia quella ragazza la infastidiva. Decise che prima di scusarsi con James avrebbe ricambiato il favore.
“Va bene Black. Ma ricorda che non starò qui con le mani in mano ad aspettarlo sognante!”
Rispose lei dopo qualche attimo di silenzio. Aveva una strana luce negli occhi. Stava tramando qualcosa.
“Cosa vuoi dire?”
Chiese sospettoso Sirius mentre la ragazza si allontanava guardandosi intorno come se stesse cercando qualcuno. Aveva la sensazione che Lily stesse tramando qualcosa. Decisamente la vicinanza con i malandrini aveva traviato la ragazza.
“Jerry?”
Chiamo Lily avvicinandosi al ragazzo.
“Oh Lily.. Come sei bella oggi!”
Rispose quest’ultimo incredulo. Lily Evans era li con lui. Una ragazza più grande di lui che lo cercava. Che ragazza poi.. Tutti quelli del suo anno lo avrebbero invidiato. Già cominciavano a lanciargli certe occhiatacce. Jerry era orgoglioso di se stesso.
“Si, si.. Come vuoi. Posso venire lì da te a fare colazione?”
Chiese lei schietta. Tutti i presenti non poterono fare a meno che sorridere. Era fin troppo chiaro che Lily si voleva solo vendicare di James che era andato con una tizia bruna. L’unico che non se ne era per nulla accorto era Jerry, convinto che la ragazza fosse innamorata di lui o qualcosa del genere.
“Con molto piacere!”
Rispose lui spostandosi in là per farle posto.
“Non ci credo. Anche lei! Siamo sicuri di non essere all’asilo?”
Chiese Remus incredulo. Da una parte James con un tizia di cui non gli importava assolutamente nulla e dall’altra Lily con un tizio del quale non poteva importarle di meno. Il tutto solo per farsi i dispetti. Remus scosse il capo sconsolato.
“No, sono convinto abbia capito. Sta solo ripagando James della stessa moneta.”
Disse Sirius riprendendo a fare colazione tranquillamente. Harry incontrò lo sguardo con quello del suo padrino. Era anche lui convinto che Lily avesse capito. Ma la scena era comunque a metà tra il tragico e il comico. Se non si fosse trattato dei suoi genitori e se in ballo non ci fosse stato il suo futuro di sarebbe anche fatto volentieri una risata.
“Si comportano come due bambini!”
Sottolineò Ron.
“Si, hai ragione. Ma forse questo farà rinsavire James.”
Rispose ancora Sirius, era convinto che forse il dispetto di Lily avrebbe fatto tornare il sé James e l’avrebbe convinto a riprovarci seriamente con lei.
“Di che parlate di bello?”
Chiese Hermione avvicinandosi ai ragazzi e sedendosi al posto che quella mattina era stato prima di James e poi di Lily. Sia Lily che Alice l’avevano lasciata sola e non le andava di fare colazione nella più completa solitudine ma non le andava nemmeno di sedersi lì con i ragazzi senza essere stata invitata.
“Di quanto sono infantili James e Lily. Vuoi unirti alla discussione?”
Propose Harry indicando con lo sguardo i due che nel frattempo si lanciavano occhiate di fuoco da un tavolo all’altro.
“Io li trovo teneri. Per me finiranno insieme..”
Rispose Hermione sorridente. Era davvero convinta che il piano fosse riuscito. Stavano solo facendo gli stupidi perché nessuno dei due sapeva come affrontare la cose in modo serio. Mentre parlava Remus l’aveva fissata intensamente, come se stesse cercando di farsi tornare in mente qualcosa.
“Tu sei Hermione, giusto? “
Chiese alla fine Remus. Quella ragazza lo aveva colpito, senza una ragione precisa e anche se ci aveva parlato poco, quasi per nulla, si ricordava il suo nome.
“Bravissimo Remus. Ricordi il mio nome!”
Si complimentò lei sorridendo. Era strano vedere il professor Lupin da ragazzo. Era così diverso da come lo ricordava lei. Non aveva ancora vissuto tutte quelle brutte esperienze che gli avrebbero segnato la vita. Sarebbe rimasto l’ultimo dei malandrini. Era convinta che per lui la morte alla fine dovesse essere stata una liberazione, un ricongiungimento con gli amici che aveva perso tanto tempo prima. Nella morte si erano ritrovati a essere malandrini, esattamente come lo erano in quel momento, in quel tempo.
“Remus non dimentica mai nulla! Lui è la persona seria del gruppo. Come faremmo senza di lui?”
Spiegò Sirius sorridendo. Remus era quello che faceva da coscienza a tutti, non che lo ascoltassero spesso. Anzi, la maggior parte delle volte erano loro a traviare lui ma alla fine lui rimaneva comunque il saggio del gruppo. Quello che aveva una risposta per ogni domanda. Quello che era riuscito a riportare James fuori dalla stanza dove lo aveva portato lo specchio.
“Sareste persi!”
Rispose Hermione tranquillamente. Remus fissò Sirius intensamente per qualche istante, mantenendo un espressione impassibile. Entrambi rimasero seri fino a che nessuno dei due riuscì a trattenersi e scoppiarono in un’ assordante risata liberatoria.
“Grazie Hermione. Sei carina a pensare questo di me.”
Rispose Remus appena riuscì a smettere di ridere. Il suo sguardo incontro quello di Hermione che lo distolse diventando di colpo rossa in viso.
“Beh, ma è la verità.”
Rispose lei cercando di riprendere il controllo di se stessa. Nel frattempo Sirius ed Harry mangiavano tranquilli. Peter era perso in chissà quali pensieri e Ron sembrava teso per qualcosa. Teneva i pugni serrati sotto il tavolo e sembrava guardare Remus in modo strano, diverso dal solito. Come se lo odiasse per qualche motivo.
“Allora sei ancora più carina. Ti fermi qui con noi?”
Domando Remus desiderando fortemente che la ragazza dicesse si e ignorando completamente quello che stava succedendo intorno a lui.
“Sicuri di volere una ragazza so-tutto-io al tavolo con voi?”
Scherzo lei fissando i ragazzi e soffermandosi in particolare su Remus. Non riusciva a distogliere lo sguardo da lui, e nemmeno lui sembrava riuscirci. La voce di Ron la riportò alla realtà distogliendola da Remus.
“Correremo il rischio!”
Commentò aspro Ron stupendo tutti e guadagnandosi un occhiata di fuoco da Hermione. Sirius e Remus si guardarono senza capire quello che stava accadendo mentre Harry scuoteva la testa sconsolato. Finiva sempre nello steso modo, quei due litigavano sempre. Peter invece era rimasto a fissare il vuoto, immerso nei suoi pensieri.
“Come sei gentile Ron!”
Rispose Hermione in modo acido.
“Antipatica!“
L’apostrofò Ron.
“Moccioso!”
Rispose Hermione.
“Secchiona!”
Continuò Ron.
“Basta ragazzi, mi fate venire il mal di testa.”
Disse Sirius mettendo fine a quello scambio di battute infantile. James e Lily si facevano i dispetti come due bambini, ci mancava solo che ci si mettessero anche loro due. Ron ed Hermione smisero di parlare ma presero a guardarsi in cagnesco. Nel frattempo James raggiunse di nuovo gli amici. La sua faccia era scandalizzata, come se avesse incontrato il più terribile dei mostri.
“Ma.. Ma.. Ma..”
Cominciò lui senza riuscire a comporre una frase di senso compiuto.
“Ti sei inceppato James?”
Chiese Sirius tra l’ironico e il divertito. Decisamente quella mattina era strana. Ne stavano succedendo troppe.
“Lily!”
Riuscì a dire il moro indicando la ragazza che sedeva con Jerry e rideva divertita.
“Si? “
Chiese Remus tranquillamente. James era uno spettacolo. Sembrava un bambino a cui era stata portata via la cioccolata.
“È con Jerry!”
Piagnucolò lui come un bambino che fa i capricci, provocando l’ilarità generale.
“Noi te l’avevamo detto di andare da lei. Tu hai preferito l’oca bionda..”
Gli fece notare Harry mentre gli altri ridevano ancora.
“A me non importa di Betty. È poi è castana.”
Spiegò lui facendo l’offeso.
“A no? E perché sei andato da lei?”
Chiese pazientemente Sirius. A volte James lo spiazzava completamente. Come poteva essere così ingenuo e non avere capito che Lily voleva prendersi gioco di lui e ripagarlo della stessa moneta?
“Per far ingelosire Lily. Ma secondo voi le interessa per davvero?”
Rispose James sedendosi vicino a Peter. Dopo il ritorno di James era sembrato tornare loquace e seguire i discorsi degli amici ma dopo qualche battuta era tornato nel suo stato di trance. Sirius notò lo strano comportamento dell’amico ma fece finta di nulla. In fondo anche Peter poteva avere una giornata No. James era sconsolato. Gli amici trovavano veramente buffa quella situazione. Come poteva essere così ingenuo?
“No, volevo solo far ingelosire uno stupido!”
A parlare era stata una certa ragazza dai capelli rossi che aveva sentito tutto il discorso da quando un certo ragazzo con i capelli sotto sopra era tornato al tavolo dagli amici. Guardava James e sembrava divertita dalla situazione.
“Lily?”
Chiese lui incredulo. Si trattava di una presa in giro dunque? Lily Evans si era presa gioco del grande James Potter.
“Ciao ciao.. Hermione ci vediamo in classe?”
Rispose Lily muovendo la mano in segno di saluto lasciando James a guardarla andare via con la bocca spalancata. Gli amici scoppiarono nuovamente in un’incontenibile risata. Sembrava di vedere un pesce lesso al posto del loro amico James.
“Ok, a dopo”
Rispose tranquilla Hermione godendosi la scena.
“Uno a zero per Lily!”
Disse Ron divertito.
“Che voleva dire?”
Chiese James facendo l’offeso. Non ne poteva più che gli amici ci prendessero gioco di lui.
“Chissà..”
Rispose Remus facendo l’enigmatico.
“James sei proprio stupido!”
Lo apostrofò Sirius iniziando a temere il peggio. La giornata era iniziata decisamente in maniera insolita. Dentro di lui si fece strada l’idea di passare una giornata movimentata.
All’improvviso gli tornò in mente una giornata a correre per il castello qua e là cercando gli amici e sbiancò farfugliando parole a caso sotto gli occhi straniti degli amici.

angolo dell'autrice:
benvenuti all'appuntamento settimanale con le mie storie, mi sto attrezzando per riuscire a pubblicare più di un capitolo a settimana. non vi prometto nulla ma spero di sorprendervi settimana prossima! XD
nel frattempo la pazzia dilaga e anche Lily ci si mette. poveri malandrini e povero Harry, li stanno facendo impazzire. per non parlare della povera Hermione che non capisce più nulla! XD il prossimo capitolo si chiamerà vendette e calderoni .
prima di passare a rispondere ai commenti ringrazio i 56 che hanno la mia storia tra i preferiti!!!
smemo 92: grazie per il tuo commento lunghissimo, mi ha fatto un sacco piacere! James non è realmente perso per la ragazza, vuole solo far indispettire Lily, ti garantisco che anche io voglio che Harry nasca e non farò pazzie, promesso. per quanto riguarda la tua domanda su Harry e Ron posso solo dirti che la mappa è già stata fatta e che quelli che l'hanno disegnata rimangono i 4 malandrini originali, non dico altro senno ti svelerei un pezzo di finale XD! per la tua domanda su Peter non ti rispondo, ma ti prometto che lo scoprirai tra pochi capitoli e che sarà uno dei punti di svolta della storia.
pikkolina88: grazie per il commento, mi spiace aver deluso le tue aspettative.. anche Lily non è molto più matura di James. prima delle fine della giornata però ne succederanno ancora delle belle.
ninny: James vuole solo fare ingelosire Lily e sta cercando di farsi un po' di coraggio, ha paura di essere deluso ancora. grazie per aver commentato la mia fic.
lizzie166: grazie mille per il tuo commento, spero ti sia piaciuto anche questo.
vale lovegood: grazie per il commento, hai visto Lily? gli ha tenuto testa!
piccola_puffola: grazie per il commento. tranquilla, non vuole fare il casanova ma solo fare i dispetti a Lily..
lady blue: grazie per il commento. diciamo che Harry fa un po' paura a tutti per quello che dice. ne ha viste tante (non dimentichiamoci che lui viene dal futuro dove ha passato l'ultimo anno in guerra) ed è molto maturo per la sua età.
egoioegoio: scusa, non sapevo questo particolare. grazie mille.



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Capitolo 23
*** VENDETTE E CALDERONI ***


CAPITOLO 22
VENDETTE E CALDERONI
I corridoi erano pieni di ragazzi e ragazze che correvano qua e la recandosi nell’aula dove dovevano fare lezione. Anche i malandrini, che avevano finalmente finito di fare colazione ci si stavano dirigendo. Quella mattina li aspettava la lezione di pozioni. Peter era sempre immerso nel suo silenzio e nei suoi pensieri, esattamente come Remus. Da un momento all’altro era diventato silenzioso e distratto anche se in maniera differente da Peter. Remus sembrava distratto ma felice mentre Peter sembrava non sopportare niente e nessuno. Davanti a loro Ron, Harry ed Hermione stavano parlando a bassa voce. Harry sorrideva e sembrava rilassato. Finalmente tutto stava andando a posto. Hermione e Ron erano intenti a sentire i racconti del matrimonio del giorno prima. Hermione era felice che tutto fosse andato secondo i piani e sperava che James e Lily non rovinassero tutto con questa stupida guerra all’ultimo dispetto. Sembravano davvero due bambini.
A chiudere la file c’erano James e Sirius. Quest’ultimo stava ascoltando gli sfoghi e i deliri dell’amico invidiando un pizzico gli altri che erano riusciti a starne alla larga. Nella sua mente stava riflettendo, senza trovare però risposta su come lui fosse destinato a subire gli umori dell’amico. D’accordo, lui era il suo migliore amico, ma Stev? Dopo tutto ora che aveva scoperto di avere ancora un gemello James poteva ammorbare anche un po’ lui.. Sirius scacciò questi pensieri in pochi istanti. Voleva un bene infinito a James, anche quando rompeva le scatole come quella mattina. Per lui avrebbe fatto di tutto, corse per il castello comprese come aveva già fatto qualche mese prima. Negli ultimi mesi ne erano successe di cose. James aveva scoperto di avere ancora un gemello, Stev. All’inizio si era sentito in qualche modo minacciato, era geloso del fratello di James. Pensava di perdere il suo amico. Ripensando a quei giorni ora si sentiva stupido. Le cose tra loro non erano cambiate per nulla, anche se James era molto legato al fratello. Sembrava una frase stupida ma aveva guadagnato un fratello in più. Nonostante fossero identici nell’aspetto Stev era diverso, sembrava più maturo e riflessivo. Come se avesse visto cose che lo avessero fatto crescere prima. Era anche meno orgoglioso e infantile di James. Decisamente quella mattina il suo amico era insopportabile. Infatti tutti avevano deciso di stargli alla larga, scaricando a lui la patata bollente.
“Ma l’avete vista? Faceva tutta la carina con Jerry..”
Riprese James guardando il suo migliore amico che aveva una faccia rassegnata. Era almeno la decina volta che ripeteva la stessa solfa. Anche se lo si ignorava non la smetteva di ripetere le stesse cose. Sirius sbuffò. Era una battaglia persa cercare di farlo ragionare.
“Beh tu stavi facendo lo stesso con l’oca.”
Gli fece notare Sirius in rimando.
“Betty!”
Sottolineò James come per farla sembrare meno oca. Tentativo molto vano.
“Sempre oca è..”
Concluse Sirius. Avrebbe anche voluto aggiungere che c’era stato insieme l’anno prima e che non era in grado nemmeno di fare gli incantesimi più semplici ma si trattenne. Quando James era in fase polemica contraddirlo era pericoloso. Si rischiava che iniziasse a parlare a raffica stordendo il poveretto che lo ascoltava.
“Cosa centra?”
Rispose James offeso dall’affermazione dell’amico. Betty non era un oca. O forse si. James si chiese se si chiamasse per davvero Betty o se ricordasse male lui. Forse l’amico aveva ragione ma il punto della questione non era quanto fosse oca quella tizia con i capelli scuri che sembrava di ricordare si chiamasse Betty.
“Davvero non lo capisci da solo Ramoso?”
Chiese Sirius stressato e allibito senza ottenere risposta. James sembrava immerso nei suoi pensieri. Alla ricerca di una risposta a cui non riusciva ad arrivare. Che non riusciva ad afferrare.
“Siamo proprio caduti in basso..”
Concluse Sirius scuotendo la testa rassegnato.
“Aspettate! Lo ha fatto per prendermi in giro?”
Compresa alla fine James. Tutti i presenti si girarono a guardarlo. Il loro sguardo diceva qualcosa tipo era ora che ci arrivassi anche tu. James li guardo male e loro capirono che non era il caso di scoppiare nuovamente a ridergli in faccia. Persino Peter e Remus si distolsero dai loro preziosi pensieri.
“Bravo James.. Era ora!”
Rispose semplicemente Sirius trattenendo le risate e le migliaia di battutine che gli erano passate in quel momento per la mente.
“Mi ha giocato! Come ha potuto.. Ma adesso vedrà.”
Iniziò James lanciando ovunque occhiate di fuoco alla ricerca della ragazza. Aveva i pugni stretti e sembrava realmente arrabbiato. I suoi amici sapevano che in realtà era solo ferito nell’orgoglio.
“Non puoi solo chiederle di uscire?”
Chiese Ron semplicemente. James lo guardò parecchio male tanto che il rosso fece qualche passo indietro. Hermione nel frattempo era sparita. Probabilmente aveva raggiunto Lily ed Alice nell’aula.
“No, prima devo pareggiare i conti. James Potter non finisce uno a zero.”
Rispose tra i denti un James decisamente fuori di sé, entrando deciso nell’aula.
Sirius e Remus di guardarono scuotendo la testa rassegnati immaginando come sarebbe potuta finire quella storia. Erano fermi sulla porta. Ron ed Harry erano alle loro spalle e li osservavano incuriositi e preoccupati.
“Andrà malissimo”
Disse il primo.
“Lo penso anche io.”
Concordò il secondo.

Qualche banco più in la tre ragazze si stavano godendo divertite il bizzarro ingresso dei malandrini. Per primo era entrato nell’aula James Potter. Era stranamente deciso e determinato e aveva preso posto intorno a un calderone. Sedeva solo e lo fissava con determinazione quasi volesse distruggerlo con una sola occhiata. Sulla porta Sirius e Remus si guardarono per qualche istante per poi scuotere la testa e raggiungere il loro amico. Per ultimi arrivarono anche Stev e Ron. Di Peter non vi era traccia. Sembrava sparito. I ragazzi sembravano guardarsi intorno per cercarlo. Ad un certo punto videro Stev indicare la porta e l’ultimo dei malandrini entrare di fretta raggiungendo gli amici.
“Lily?”
Disse ad un tratto Alice, scuotendosi dall’osservare i malandrini e rivolgendosi all’amica che aveva tenuto lo sguardo fisso su James tutto il tempo.
“Si, ditemi ragazze.”
Rispose lei smettendo di fissare il ragazzo e prestando attenzione alle sue amiche.
“Perché sei andata da quel Jerry? Ti piace lui adesso?”
Chiese Alice stranita. Non riusciva più a seguire Lily. Un giorno si arrendeva e invitava Stev. Il giorno dopo, anzi la notte dopo, le confessava di amare ancora James e per finire quella mattina andava a fare colazione con Jerry. Qualcosa non le quadrava. Non riusciva a capire quale dei tre ragazzi fosse realmente l’oggetto dei suoi interessi. Hermione guardava in silenzio, passando lo sguardo da Alice a Lily.
“Oh, No. A me piace James.”
Disse la ragazza con tono tranquillo. Sembrava stesse parlando della cosa più normale del mondo. Come se stesse dicendo una banalità. Alice rimase a bocca aperta ed Hermione prese la parola.
“Infatti, pensavo volessi chiedergli scusa e chiarire con lui.”
Disse la ragazza stupita. Era incredibile ma doveva ammettere che Sirius aveva ragione.
“Beh, si. Solo che lui si è messo a fare il bambino e ho deciso di fargliela pagare.”
Ammise lei facendo un ghigno sadico. Hermione era stupita. Che fine aveva fatto la caposcuola impeccabile di cui aveva sentito parlare? La ragazza tutta dedita allo studio che non avrebbe mai fatto male a una mosca aveva lasciato il posto a una nuova versione che faceva scherzi a zio Vernon e che si vendicava di James Potter. Chissà se era stato proprio James a farla diventare così. La nuova Lily le piaceva. Aveva carattere oltre che intelligenza e capacità. Sapeva quello che voleva, James in questo caso, ma sapeva anche difendersi e non cadere ai suoi piedi stando ai suoi dispetti. Hermione cercò Harry con lo sguardo e gli sorrise. Il piano era riuscito. Tutto stava nel fare smettere quella guerra. Non ci sarebbe voluto molto. Almeno così pensava Hermione.
“Vi fate la guerra come bambini di tre anni. Non potete fare le persone mature?”
Continuò Alice mentre Hermione era immersa nei suoi pensieri. Alice era sconvolta. Lily sembrava così diversa, cresciuta. Era decisa e sapeva quello che voleva, non era più la ragazza indecisa e distrutta dalla fine dell’amicizia con Piton. Tutta via il suo comportamento infantile la spiazzava. Le piaceva James e non gli chiedeva scusa per come lo aveva trattato in quegli anni? Quella notte, tornata dal matrimonio mentre Hermione dormiva Lily le aveva raccontato tutto. Di come avesse provato a baciare Stev e di come lui le avesse fatto capire che era James quello che voleva. Tra le braccia di Alice aveva pianto a lungo, rimpiangendo le occasioni perdute con James e dandosi della scema per come lo aveva trattato. Aveva sempre avuto ragione su molte cose James. Sulla sua pseudo amicizia con Piton, del fatto che lo giudicava senza conoscerlo e del fatto che era insicura e indecisa. Aveva maledetto il suo carattere e il suo cuore per aver sempre attaccato James invece che dirgli hai ragione. Tra un singhiozzo e l’altro aveva giurato a se stessa e ad Alice che gli avrebbe chiesto scusa, che ora sapeva cosa voleva e cosa doveva fare.
“No, prima lui mi deve chiedere di uscire e poi io gli chiedo scusa.”
Ribattè lei ostinata. Il suo sguardo incrociò quello di James. La ragazza lo fissò per un po’ per poi fargli una linguaccia. Il ragazzo rimase attonito qualche istante, tra le risate isteriche di Sirius per poi rispondere a sua volta con una linguaccia.
Hermione e Alice si guardarono rassegnate scuotendo la testa e incrociando le braccia.
“Chi la capisce è bravo”
Mormorò Alice
“Già.”
Rispose Hermione. Le boccacce tra Lily e James continuarono fino a che il professore non entrò in classe con decisione. Chiuse la porta dietro di se e fece comparire sulla lavagna il procedimento per la pozione di quel giorno. Senza perdere tempo iniziò con i suoi soliti avvertimenti guardando con dolcezza la sua preferita, Lily.
“Buon giorno ragazzi. La pozione di oggi è particolarmente complicata. Seguite le indicazioni alla lettera e non prendete iniziative. Le conseguenze potrebbero essere terribili.”
Avvisò il professore con fare minaccioso. Alcuni ragazza in prima fila annuirono, decisi e spaventati. Qualche fila più indietro un certo moro con i capelli spettinato aveva un ghigno malandrino dipinto sul volto.
“Ora si che mi diverto.”
Mormorò a bassa voce. Solo i suoi compari lo sentirono e lo guardarono leggermente preoccupati. Tutti loro, Sirius per prima, conoscevano bene quel ghigno sul viso di James. Voleva dire che ne stava pensando una delle sue. Uno scherzo epocale, qualcosa di malandrino che almeno la metà delle volte lo faceva finire in punizione. Spesso non da solo ma in compagnia di qualcuno di loro.
“James, che vuoi fare?”
Chiese Remus sicuro che la risposta non gli sarebbe piaciuta.
“Rovinare la pozione di Lily. Vedrai che risate che mi farò.”
Disse James come se si trattasse della cosa più normale di questo mondo. Sirius ed Harry si guardarono sconsolati. Quando l’avrebbe smessa con questa idea infantile della vendetta? Peter e Ron guardavano la scena in silenzio con un espressione indecifrabile.
“Si arrabbierà tantissimo.”
Gli fece notare Remus con molto tatto. Sapeva come era fatto James. Se si metteva in mente di fare uno scherzo farlo desistere era faticoso. In quel caso era addirittura quasi impossibile.
“Lo so, è quello che voglio. “
Rispose lui con aria soddisfatta mentre studiava l’aula, la posizione del professore e quella dove era piazzato il calderone di Lily, Alice e Hermione.
“Pensavo volessi uscire con lei..”
Chiese Sirius con tono leggermente ironico cercando di riportare l’amico alla realtà. Tentativo vano. Nemmeno Sirius Black poteva riuscirci quel giorno.
“Si, voglio anche quello. Però prima di invitarla ad uscire devo vendicarmi!”
Spiegò con tono sadico James. Remus si accorse che stava fissando pericolosamente il calderone della Evans e capì che cosa aveva intenzione di fare James.
“James non puoi. Hai sentito Lumacorno? È pericoloso!”
Cercò di farlo rinsavire Remus. Non poteva sabotare la pozione delle ragazze. Sarebbe stato troppo pericoloso per non parlare delle conseguenze. La Evans era la preferita di Lumacorno. Si sarebbe senza dubbio beccato una bella punizione.
“James Potter del pericolo se ne infischia.”
Mormorò a mezza voce James mettendo in atto il suo piano. Verso una fiala dal colore bluastro nel loro calderone, sotto lo sguardo incredulo e terrorizzato degli amici. La prima fase era compiuta. Doveva solo aspettare che il professore fosse distratto e scambiare il loro calderone con quello delle ragazze. Entro pochi secondi l’ingrediente in più avrebbe reagito e la pozione avrebbe fatto un bel botto. James sogghignò all’idea della faccia di Lily. Si sarebbe preso la sua rivincita. All’improvviso il professore si allontanò mentre le ragazze erano distratte. Era il suo momento. Doveva scambiare i calderoni.
“Secondo voi che vuole fare James?”
Chiese Hermione notando gli strani comportamenti di James. Si continuava a guardare intorno come un anima in pena. Sembrava aspettasse qualcosa. Alice la guardò scuotendo la testa per poi correre da Frank. Lily invece sorrideva con aria maligna.
“Vuole prendersi la rivincita.. Ma adesso lo frego io.”
Spiegò lei ad un attonita Hermione. Si era accorta dello scambio. James voleva fargliela pagare per quella mattina ma aveva fatto male i suoi conti. Mentre il ragazzo era distratto con un rapido gesto della bacchetta scambio i contenuti dei calderoni e si preparò a ridere. Hermione ed Alice se ne erano accorte e si scambiarono uno sguardo molto preoccupato.
“Ecco fatto.”
Mormorò Lily.
“Sono un genio!”
Disse James a qualche passo da lei.
“Sei un mostro.”
Gli fece eco Harry con sguardo severo. Sapeva che sarebbe successo il finimondo e che Lily si sarebbe arrabbiata non poco. Cercò Hermione con lo sguardo e la trovò che lo fissava. Sembrava preoccupata anche lei. Che avesse intuito qualcosa?
“State a guardare. Mancano solo pochi secondi..”
Rispose James tranquillo sedendosi comodo pronto a godersi lo spettacolo.
“5”
Mormorò Lily a mezza voce. Cinque secondi e sarebbe stata lei a ridere.
“4”
Disse James ormai convinto di avere la vittoria in tasca. Gli amici continuavano a fissarsi preoccupati.
“3”
Disse felice Lily ad Alice, beccandosi un occhiataccia dall’amica. Lily non capì la ragione di quello sguardo.
“2”
Disse James lanciando un occhiataccia a Ron e Remus. I due stavano confabulando per cercare di fermare l’esplosione.
“1”
Disse Lily. James si preparò all’esplosione fissando Lily con un sorriso idiota.
“BOOM”
L’esplosione arrivò, ma al tavolo sbagliato. La forza d’urto fece cadere all’indietro Peter e fece finire quel che rimaneva della pozione addosso ad un Sirius decisamente infuriato. Remus, Harry e Ron non riuscirono a trattenere le risate, esattamente come Lily. James era a dir poco infuriato. Non sapeva come ma quella ragazza si era presa gioco di lui un’altra volta.
“Eri un genio?”
Mormorò Lily divertita. James in risposta le lanciò un’occhiataccia. Lily cercò con lo sguardo Hermione ed Alice per farsi una risata con loro, le sue amiche però non sembravano divertirsi. La guardavano deluse e arrabbiate. Lily si chiese perché.
“James ti odio.”
Mormorò in modo sadico Peter rimettendosi seduto.
“Ramoso sei morto!”
Sibilò Sirius cercando di togliersi di dosso la pozione. Tutta l’aula ora li fissava divertita.
“Che è successo qui? Come avete fatto?”
Chiese il professor Lumacorno avvicinandosi in modo minaccioso al gruppo di ragazzi. Erano sempre loro a interrompere le sue lezioni. Quella volta avevano ridotto l’aula a un campo di battaglia. A causa dell’esplosione la pozione era finita ovunque. Era deciso a scoprire se si trattava di un incidente o di uno dei loro soliti scherzi idioti.
“Professore, Lily Evans ha sabotato la mia pozione!”
Rispose pronto James. L’avrebbe fatta pagare a Lily mettendola nei guai con il professore. Già si figurava la scena del professore che la puniva.
“Come? Lily hai davvero fatto una cosa del genere.”
Chiese lui, deluso dalla sua studentessa preferita.
“No, lui ha sabotato la mia. Io ho solo invertito i calderoni.”
Spiegò lei tranquillamente, facendo crollare la sicurezza di James e facendo arrabbiare in modo spaventoso Lumacorno. L’uomo divenne paonazzo in volto e si mise a strillare.
“James Potter in punizione. Pulirai da solo questo disastro.. Senza magia. Ti aspetto dopo le lezioni.”
Disse indicando la porta al ragazzo. Il suo tono non lasciava spazio per nessuna obiezione. James si alzò lentamente e si avviò dove gli era stato indicato, fuori dalla classe.
“Due a zero per me.”
Gli sibilò Lily mentre James gli passava accanto.
“Dannazione!”
Rispose questi. La rossa lo aveva giocato ancora.

ANGOLO DELL'AUTRICE:
e rieccomi di nuovo qui, spero che la mia storia non vi stia stancando o annoiando. per favore se è così scrivetelo, anche le critiche servono per migliorare. questa settimana mi sono organizzata male e non sono riuscita a postare un capitolo in più, per la prossima prometto di impegnarmi per riuscirci! il prossimo capitolo si chiamerà.. "il tema fantasma"

già da ora posso anticiparvi che chiuderà la serie degli scherzi (tre è il numero perfetto, poi si rischia di annoiare e stancare) XD
vediamo ai commenti, grazie a tutti quelli che leggono e che rispondono. spero non stare deludendo nessuno di voi!!!
lizzie166: mi fa piacere che la mia storia ti prenda. grazie del commento e mi raccomando se pensi che stia diventando scontata, noiosa e patetica dimmelo XD!
smemo92: grazie per il commento! hai notato davvero un sacco di cose, e si che io mi ero focalizzata solo su James e Lily lasciando qualche indizio qua e la che pensavo non capisse quasi nessuno. davvero brava, ora come premio ti svelo una cosa sui personaggi che hai nominato. anzi, no.. tanto sono sicura che la capirai da sola tra pochissimo! XD
piccola_puffola: grazie per il commento! grande osservatrice anche te XD! bravissima, sei attenta! ti riferisci alla tre righe del capitolo o della recensione? in ogni caso spero che questo capitolo abbia chiarito tutti i tuoi dubbi, XD!
pikkolina88: grazie per il commento, sai era esattamente quello che volevo fare passare. l'idea di James e Lily che si comportano da bambini, che scherzano. XD
ninny: grazie per il commento, anche James è felice che fai il tifo per lui. garantisce che la prossima volta vincerà lui!
princessMarauders: grazie per il commento. diciamo che nella mia storia Ron ed Hermione non stanno insieme e lui non le ha mai fatto capire di essere innamorato di lei. Remus, beh.. non dico nulla, te lo lascio scoprire da sola cosa accadrà.
lyraPotter: grazie per il commento. purtroppo a parte concordare sulla tua descrizione di James (ti assicuro che ho riso per mezzora quando l'ho letta) non posso dirti nulla o rovinerei la sorpresa. cmq complimenti per aver colto così tanti dettagli. XD
vale lovegood: grazie per il commento e complimenti per aver colto alcuni dettagli importanti!










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Capitolo 24
*** IL TEMA FANTASMA ***


CAPITOLO 23
IL TEMA FANTASMA


“Ha vinto ancora lei!”
Biascicò James deluso quando gli amici gli si avvicinarono. Il professore aveva mandato via tutti prima del solito perché dopo l’esplosione l’aula era diventata inagibile. Era ridotta davvero in uno stato pietoso. Ci sarebbero volute molte ore perché tornasse tutto come era prima. James tremava all’idea di sistemare quel disastro, senza magia.
“Ti avevamo detto di smetterla.”
Gli ricordò Harry con tono gentile. Non voleva infierire. Quello che gli era successo era già stato abbastanza pesante. Il suo orgoglio doveva essere a pezzi. Il suo stesso scherzo gli si era ritorto contro.
“La prossima volta vedrete. Vincerò io!”
Rispose James sicuro. Sirius alzò la testa e lo guardò incuriosito. Remus lo aveva ripulito con un incantesimo in pochi secondi e la rabbia nei confronti di James era sfumata insieme alla macchia. Ora si chiedeva quante ancora ne avrebbe combinate l’amico prima di finirla con quegli stupidi scherzi.
“È diventata una guerra? James è la tua occasione per fare pace, lo ricordi?”
Lo ammonì severo Remus, provando a farlo ragionare. Tentativo inutile. James era troppo testone per ragionare. Invece che provare a riconquistare Lily aveva dato inizio a una guerra stupida che avrebbe portato solo danni se non finiva in fretta.
“Remus è una questione d’onore. Mi ha preso in giro per due volte.”
Disse James deciso. Gli amici si guardarono scuotendo le spalle rassegnati.
A pochi metri da loro il professore di pozioni, Lumacorno parlava con il professore di incantesimi. Sembrava molto arrabbiato, e gesticolava parecchio. Il secondo lo ascoltava e annuiva con la testa in segno di accordo. Dopo un po’ i due si salutarono e il professore di incantesimi si diresse verso l’aula dove aveva lezione.
“È stato divertente, vero?”
Chiese Lily ancora ripensando a poco prima. Lo scherzo di James gli si era rivoltato contro. La sua espressione stupita e sconvolta era troppo bella. Sarebbe stata da fotografare. Aveva riso come una matta quando il suo calderone era esploso. James non se lo aspettava per nulla ed aveva avuto appena il tempo di tirarsi indietro.
“Beh.. Ecco..”
Cominciò Hermione titubante. Non era d’accordo con le azioni di Lily ma non sapeva come farglielo notare. Non si sentiva così in confidenza con lei da dirglielo chiaramente. Lily avrebbe potuto limitarsi a fare scomparire la pozione e rifarla da capo invece che fare esplodere quella di James. L’aula era conciata in modo pessimo e la lezione era stata interrotta a causa di quell’esplosione.
“Hermione, che ti prende? Alice, digli qualcosa.”
Disse Lily sorridendo cercando la complicità dell’amica di sempre che era ad fianco di Hermione. Alice passò lo sguardo da Lily ad Hermione. Fece un sospiro e poi parlò.
“Ha ragione lei”
Disse alla fine Alice prendendo le parti di Hermione. Conosceva Lily da molti anni, non era da lei comportarsi in quel modo. Era suo dovere farglielo notare.
“Come?”
Chiese Lily stupida. Guardando le amiche con i brillanti occhi verdi sgranati. Non capiva le sue amiche. Lei aveva solo risposto allo scherzo, che c’era di male?
“State esagerando.”
Continuò Alice decisa a far smettere quegli scherzi idioti.
“Ma Alice. Ha cominciato lui..”
Cercò di difendersi Lily. In fondo lei non aveva fatto nulla. La ragazza aveva le braccia incrociate e la faccia imbronciata. Sembrava una bimba.
“Si, ma potevi fare svanire la pozione e rifarla. Lo hai umiliato davanti a tutti e si preso una punizione. C’è n’era proprio bisogno? Non dovevi chiedergli scusa per come lo hai sempre trattato e dirgli che aveva ragione su Piton?”
Spiegò Alice pazientemente. Lily improvvisamente realizzò cosa era successo e si incupì.
“Io..”
Cominciò lei senza riuscire a finire la frase. Aveva preso tutto come un gioco ma non stavano giocando. In palio c’era la fiducia e l’amore di James. Come aveva potuto essere così sciocca? Invece che andare da lui e chiedere scusa si era comportata in modo pessimo. Aveva anche mandato James in punizione, per non parlare del brutto voto in pozioni che avevano preso anche gli altri, Remus e Stev compresi. La testa iniziò a girare e dovette mettersi seduta per non cadere. Non aveva il coraggio di alzare la testa e cercare con lo sguardo James. Aveva esagerato e probabilmente ora lui la odiava. Alice fissò l’amica per un attimo, indecisa se continuare o No. Sembrava distrutta.
“Pensi che dopo i dispetti di stamattina ti crederà?”
Disse ancora Alice ma con un tono più gentile di prima. Lily aveva capito. Sperava ardentemente per lei che tutto sarebbe andato a posto.
“Hai ragione. Dopo incantesimi gli parlo. Prima della punizione.”
Disse Lily annuendo. Hermione le sorrise per rassicurarla. Anche Alice si sedette vicino a loro appoggiando un braccio intorno alle spalle dell’amica.
A poche file di distanza James non si dava pace. Continuava ad agitarsi, a guardarsi intorno. Farfugliava persino da solo. Gli amici non gli prestavano troppa attenzione. Avevano rinunciato a capirlo quel giorno. L’unico che non gli scollava gli occhi di dosso era Peter.
“James che altro stai pensando?”
Chiese Peter alla fine. Gli altri ragazzi lasciarono perdere i loro discorsi e si voltarono verso i due. James stava sorridendo. Era un sorriso che non prometteva niente di buono. L’espressione di Peter invece era impenetrabile. Nessuno riusciva a capirlo fino in fondo.
Remus si ripromise mentalmente di indagare perché in quel periodo Peter fosse così strano. Anche Sirius si era accorto delle stranezze di Peter ma la priorità in quel momento era desistere James dai suoi propositi di vendetta.
“Sta volta vinco io”
Rispose semplicemente il moro sogghignando maligno.
“Ancora..”
Sbuffò Sirius.
“Non è meglio lasciare perdere.”
Provò a consigliare Remus. Ron ed Harry non dissero nulla. Le parole quel giorno con James non servivano, erano solo fiato sprecato.
“No. State a vedere. Mi ha fatto prendere una punizione. Ora la prenderà lei.”
Rispose James deciso a non desistere dai suoi propositi per nulla al mondo.
“James.”
Lo riprese Sirius.
“Sei peggio di Sirius”
Sbottò Remus attirando tutti gli sguardi dei presenti su di se. In primis quello di Sirius che non sembrava felice del paragone.
“Ehy!”
Disse Sirius facendo una faccia offesa.
“È vero!”
Disse il lupo mannaro fissando tranquillamente Sirius. Il battibecco tra i due fu interrotto dall’ingresso dell’insegnante. La lezione era cominciata. L’uomo si diresse alla cattedra e sistemò i libri e le pergamene. I ragazzi lo guardavano in silenzio. Dopo che tutto fu sistemato in modo soddisfacente il professore parlò.
“Buon giorno ragazzi. Ora ritirerò i vostri temi. Spero che tutti abbiate svolto i vostri compiti.”
La sua voce era severa e non ammetteva repliche. Tutti loro sapevano bene che non era il caso di far arrabbiare quell’uomo. La cosa che più di tutte lo faceva anche su tutte le furie era non fare i compiti che assegnava. Prese la sua bacchetta, con un gesto deciso fece volare a sé tutte le pergamene con i compiti dei ragazzi e si mise a scorrerle velocemente.
“Che vuoi fare?”
Chiese Ron curioso a James. Il ragazzo era tranquillo, troppo. Remus ipotizzò che qualunque cosa aveva in mente l’aveva già fatta ed era tardi per fermarlo. Sospirò rassegnato e tese l’orecchio per sentire la risposta di James.
“Ho già fatto..”
Rispose James, confermando i sospetti di Remus.
“Ma cosa.. “
Iniziò Ron confuso. James era sempre stato li e non aveva avuto il tempo ne l’occasione per fare nulla. Se ne sarebbero accorti. Ron cercò con lo sguardo Harry che scrollò le spalle. Nemmeno lui aveva visto nulla.
“Stai a guardare.”
Disse ancora James con un ghigno disegnato sul volto. Sirius si guardò intorno e improvvisamente capì cosa aveva combinato l’amico. Non era gran che come originalità ma Lily si sarebbe di sicuro arrabbiata, e non poco.
Ron avrebbe voluto fare altre domande a James ma la voce del professore interruppe quella discussione.
“Signorina Evans?”
La sua voce era calma ma il tono non ammetteva repliche. Tutti si girarono meccanicamente a guardare James che se la rideva sotto i baffi. L’unico che non aveva una faccia stupita era Sirius che aveva capito tutto quasi subito.
“Mi dica professore..”
Disse la ragazza alzandosi in piedi con aria sicura di sé. Probabilmente il professore voleva farle i complimenti per il suo tema. Era sicura di averlo svolto alla perfezione scrivendo persino alcuni rotoli di pergamena in più di quanto indicato dal professore.
“Perché non ha svolto il suo tema?”
Disse in professore con una punta di delusione nella voce. Le parole del professore arrivarono alle orecchie di Lily come una doccia fredda. I malandrini si voltarono di scatto verso James. Doveva essere opera sua, solo non capivano come avesse fatto.
“Ma cosa, ci deve essere un errore..”
Biascicò la ragazza. Era in stato confusionale. Non poteva essere vero, non poteva stare capitando proprio a lei. Era sicura di aver svolto quel tema e di averlo fatto in modo impeccabile. Come era possibile?
“Nessun errore. Ha consegnato in bianco..”
Replicò il professore mostrando a tutta la classe un foglio bianco che recava in alto il nome Lily Evans. Tutti i presenti erano sconvolti. Non era da Lily Evans non fare i compiti. All’improvviso una risata a bassa voce attirò la sua attenzione. Potter. Doveva essere stato James. Per vendicarsi aveva fatto scomparire il suo tema. Remus, Harry e Ron fissavano James che rideva e insieme annuiva con la testa. All’improvviso Remus ricordò di avere visto James agitare la bacchetta qualche secondo dopo che il professore era entrato. Doveva aver fatto svanire il tema di Lily qualche istante prima che le venisse ritirato.
“Ma io..”
Provò a protestare Lily. Voleva dire a tutti che era stato James ma il professore non la lasciò finire di parlare.
“Nessun ma signorina. Mi spiace ma lei è in punizione.”
Replicò deciso.
“Ma..”
Riprovò lei venendo interrotta ancora.
“Lumacorno mi ha detto che la sua aula è completamente invasa da una pozione esplosa e che ha incaricato il signor Potter di pulirla senza magia. L’aula serve entro domani mattina. Dopo le lezioni darà una mano al signor Potter. Senza magia.”
Disse il professore con tono che non ammetteva repliche indicandole la porta. Tutta la classe era allibita. Lily Evans non era mai stata buttata fuori dalla classe da che ricordavano. Era incredibile.
“Due a uno dolcezza!”
Mormorò a bassa voce James alla rossa quando questa le passo accanto. La ragazza gli lanciò un occhiataccia.
“Dannazione.”
Disse solamente. Nella sua mente stava pensando almeno mille insulti da dire a James Potter ma era meglio non fare arrabbiare ulteriormente il professore.
“Beh, te la sei cercata Lily.”
Disse il moro sorridendo mentre Remus, Sirius, Peter , Harry, Ron, Alice ed Hermione li guardavano scuotendo la testa increduli.
“Ti odio, Potter”
Sibilò la ragazza uscendo dalla classe come le era stato indicato dal professore.

ANGOLO DELL'AUTRICE:
evviva, finalmente ce l'ho fatta a postare anche in settimana! mi sento fiera di me stessa. XD vabbe, dopo questi attimi di sclero torno in me.
grazie a chi continua a seguire la mia storia, mi rendo conto che questa parte è un attimo noiosa ma vi assicuro che presto ci saranno i colpi di scena.
("e che colpi di scena" dice Harry) grazie cmq a chi legge e la tiene tra i preferiti.
come vedete la lotta james lily si è conclusa su 2-1 per lily. che ne pensate? vi è piaciuta questa parentesi della storia o ne avreste fatto volentieri a meno? in attesa di sapere il vostro parere vi anticipo che il prossimo capitolo sarà "chiacchere nella sala comune".
grazie mille anche a chi commenta:
lyrapotter: le tue recensioni mi fanno sempre morire dal ridere. riesci a riassumere la situazione in poche righe e in modo spettacolare! sei una grande! diciamo che ora James è davvero in pericolo, a mandato in punizione Lily.. come la prenderà lei? per Peter beh, posso solo dirti che nel prossimo capitolo si capirà qualcosa in più. non posso aggiungere altro sennò addio sorpresa. XD
smemo92: mi spiace, ma se ti svelo troppo poi addio sorpresa.. poi non leggi più la mia storia e io come faccio senza i tuoi commenti? grazie mille per scrivermi sempre qualcosa, davvero. per quanto riguarda il futuro, beh se tutto va come ho in mente sarà... no, non posso dirti altro sennò mi comprometto. dico solo che vale la pena aspettare! XD
germana: grazie mille per il commento! guerra finita, contenta? tra poco il tuo sogno si realizzerà.. spero mi seguirai ancora dopo per sapere che fine faranno Harry & company. XD
princessMarauders: grazie per il commento! beh, alla fine ha vinto Lily ma almeno James si è preso una piccola vendetta e ora sono in punizione insieme.. per quanto riguarda Remus e Hermione.. aspetta il prossimo capitolo, mi spiace ma non posso dire altro! XD sono contentissima che la mia storia ti piaccia!
soruccio: grazie mille per il commento, sono felice che la mia storia ti piaccia! Remus ed Hermione.. beh, non posso dire altro che aspetta il prossimo capitolo prima di tirare qualche conclusione. XD alla fine il nostro James è riuscito a prendersi una piccola rivincita e ora è in punizione con Lily..
lizzie166: le tue parole mi hanno messo fretta hai visto? sono stata veloce ed efficente questa settimana?

ah, dimenticavo! questo capitolo è un regalo, non previsto. venerdi posterò lo stesso un altro capitolo. spero che la cosa vi faccia piacere XD!
adesso però scappo che ho un capitolo nuovo da scrivere XD

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Capitolo 25
*** CHIACCHERE NELLA SALA COMUNE ***


CAPITOLO 24
CHIACCHERE NELLA SALA COMUNE

Al termine della lezione di incantesimi i ragazzi uscirono più riposati del solito. Tranne due eccezioni erano tutti di buon umore. Il professore non aveva nemmeno dato compiti quel giorno. Fuori dall’aula dei ragazzi scherzavano tra loro facendo battute in direzione di James Potter che stava andando da Lumacorno per la sua punizione. Il ragazzo in questione rispondeva ridendo agli amici. Il suo umore era decisamente migliorato dopo averla fatta pagare a Lily e ora erano anche in punizione insieme. Avrebbe messo in pratica i suoi propositi e l’avrebbe invitata fuori. Il ragazzo non camminava ma svolazzava sospeso nell’aria senza toccare il suolo.
I ragazzi guardarono l’amico svolazzare in punizione scuotendo la testa. Non si accorsero delle ragazze che arrivavano alle loro spalle.
“Ciao ragazzi”
Salutarono sorridenti. Erano Alice ed Hermione. Lily non era con loro.
“Alice, Hermione. Ma Lily?”
Chiese Sirius curioso di sapere perché la rossa non fosse con loro. Che fosse così impaziente di andare in punizione con James? Non sarebbe stato da lei, specie dopo lo scherzo di James che le aveva fatto sparire il tema. Quel giorno non riusciva proprio a capirli quei due, nemmeno il suo migliore amico.
“È andata a scongiurare il professore di toglierle la punizione.”
Spiegò Alice sconsolata fissando Remus. Da quello sguardo i due capirono di pensarla allo stesso modo sull’argomento. Sia Lily che James erano stati infantili, se l’erano cercata ed era giusto che ora fossero in punizione.
“James è stato stupido. Abbiamo cercato di dirgli di smetterla ma ha la testa troppo dura.”
Spiegò Remus sconsolato per il comportamento dell’amico. Sirius accanto a lui fissava il soffitto. Ron ed Harry confabulavano tra loro sotto lo sguardo incuriosito di Hermione. Solo Peter si teneva in disparte, strano come sempre.
“Sarà di famiglia”
Disse Hermione fissando Harry divertita intuendo da chi avesse preso Harry quella sua testa dura. Ron capì l’ironia dell’amica e si mise a ridere. Gli altri presenti non capirono e si guardavano intorno senza capire.
“Hermione!”
La riprese Harry severo arrossendo leggermente.
“In ogni caso anche Lily se l’è cercata.”
Sottolineò Sirius difendendo l’amico di sempre. Va bene, James l’aveva provocata ma anche lei si era comportata in modo infantile. Non era Lily fare in quel modo. La Lily di sempre si sarebbe comportata in modo pratico invece di rispondere a tono. A Sirius era quasi sembrato che i due stessero giocando. Che si stessero facendo i dispetti e che si divertissero anche.
“È una bambina. “
Concluse Alice dando ragione a Sirius Black per la prima volta da quando si conoscevano. I due si fissarono divertiti e stupefatti per questo.
“Sono due bambini. Si piacciono a vicenda ma si fanno i dispetti.”
Disse Harry sperando che la cosa si risolvesse in fretta. Era tutto così strano. Ora entrambi avevano capito di tenere all’altro. Perché aspettare ancora? Era preoccupato che tutto questo avrebbe modificato il futuro. Sarebbe stata una tragedia.
“Tutta colpa dell’orgoglio.”
Disse Ron scuotendo la testa.
“Sarebbero carini insieme. Li immaginate?”
Disse Alice con aria sognante fissando il vuoto.
“Sarebbe davvero bello.”
Dovette ammettere Remus .
“Già..”
Disse Peter in tono acido prendendo la parola per la prima volta da quando la lezione era terminata. Sembrava veramente scocciato. Si guardò intorno e poi si allontanò.
“Peter.. Che ti prende? Dove vai?”
Chiese Sirius guardando l’amico andarsene senza dare nessuna spiegazione. Si voltò a guardare gli altri come a chiedere una spiegazione ma loro alzarono le spalle. Nessuno riusciva a capirlo quel giorno, il suo comportamento era davvero inspiegabile.
“Tanto a voi che importa? Dannazione!”
Disse Peter a bassa voce. Nessuno lo sentì. Decise che avrebbe fatto un giro nel parco e poi sarebbe andato in biblioteca. Non aveva voglia di vedere nessuno per un po’. Era tutto così strano, così ingiusto. Finalmente aveva capito tutto, ma era troppo tardi. Dannata Evans e dannato James. Sospirò e guardo fuori da una finestra. Non ci sarebbe mai stato posto per lui. Era solo Peter lui, non poteva aspirare a tanto.
“Ma che gli è preso?”
Chiese alla fine Sirius guardando Peter allontanarsi.
“In questi giorni è strano.”
Disse Remus ripensando al comportamento dell’amico. Era molto strano in quei giorni. Soprattutto dalla sera prima. Non riuscivano però a spiegarsi il perché.
“Sarà la luna piena.”
Disse Ron sorridendo in modo strano. Hermione si voltò di scatto verso di lui. Era pazzo? Nei suoi occhi vide una luce cattiva. Voleva svelare il segreto di Remus davanti a tutti, o peggio avrebbe messo in imbarazzo il ragazzo. Già si sentiva diverso rispetto agli altri ragazzi, ci mancava solo che quello stupido di Ron glielo facesse anche notare.
“Eh si.. La luna.”
Disse divertito Sirius lanciando occhiate maliziose a Remus che si guardava intorno facendo finta di nulla.
“Ron! È cosi bella la luna piena. Io la adoro.”
Rispose Hermione leggermente alterata. Harry passava lo sguardo da Ron ad Hermione. Che stava prendendo ai suoi amici? Perché Ron aveva tirato fuori l’argomento, e perché Hermione se la stava prendendo così tanto?
“Come.. Non hai paura dei lupi mannari?”
Chiese ancora Ron a mo di sfida. Tutti i presenti erano straniti. Non capivano quello che stava succedendo. In particolar modo Alice. Remus e Sirius si guardavano chiedendosi se i ragazzi sapevano qualcosa. Stev era al posto di James nella sua dimensione e quindi in teoria sapeva, ma gli altri? In particolare, Ron? Harry che si era accorto degli sguardi di Sirius e Remus cercava di fare una faccia più stupita possibile per dare l’impressione di non sapere nulla, sperando di essere credibile.
“Beh, non penso di correre rischi qui al castello.”
Rispose ancora Hermione incenerendo Ron con un occhiata. Il ragazzo capì al volo che era meglio smetterla. Non poteva però permettere che l’ultima parola fosse della ragazza.
“Sicura?”
Rispose ancora Ron. Ad Harry sembrò quasi di leggere cattiveria nel suo tono. Che stava succedendo all’amico? Era come se Ron avesse capito che Hermione era furibonda ma avesse in ogni caso voluto avere l’ultima parola.
“Andiamo in sala comune? Venite anche voi?”
Disse Harry guardando Alice ed Hermione mettendo fine alla discussione cambiando argomento. Sembrava che Ron ce l’avesse con Remus. Che fosse in qualche modo geloso di lui, anche se gli sfuggiva la ragione. Non c’era una motivazione plausibile per giustificare il comportamento del rosso.
“Devo andare da Frank.”
Rispose Alice sorridendo e salutando con la mano il suo ragazzo, a pochi metri da loro. Salutò velocemente tutti e si precipitò da lui.
“Ok, a dopo.. Tu Hermione?”
Chiese Remus con un tono gentile. La ragazza stava ancora guardando Ron in cagnesco. Appena sentì la voce di Remus si calmò e rispose in tono gentile.
“Passo un attimo in biblioteca per quella ricerca che vi dicevo.”
Mentre parlava fissava Harry con la speranza che lui capisse che voleva parlare con lui e Ron da sola, senza dare troppo nell’occhio.
“Oh si.. Ron ricordi? Dobbiamo andare con lei.”
Rispose Harry dando una gomitata all’amico. Aveva capito al volo le intenzioni dell’amica.
“Ma cosa.. Ah si, che sbadato.”
Disse Ron di malavoglia capendo con uno sguardo cosa intendeva Harry. Non aveva nessuna voglia di parlare con Hermione ma la ragazza era troppo arrabbiata per essere contraddetta. Il gruppo si divise e Remus e Sirius rimasero da soli. Si guardarono e dopo un alzata di spalle andarono verso la sala comune, chiedendosi se Ron ed Harry sapevano qualcosa sul piccolo segreto peloso di Remus. Il trio invece andò verso la stanza delle necessità. Ormai quella era diventata la stanza in cui andavano a parlare al riparo da orecchie indiscrete, la loro base operativa in cui discutere indisturbati.
I ragazzi entrarono uno per volta, Harry entrò per ultimo. Una volta nella stanza vide che Hermione e Ron si guardavano a mo di sfida senza che nessuno dicesse nulla all’altro. Entrambi aspettavano fosse l’altro a iniziare il discorso, aspettando a braccia incrociate.
“Che vi prende? Che succede?”
Chiese Harry stupito e spazientito dalla situazione. La scena di prima era stata assurda e inutile. Avevano rischiato di farsi scoprire o di ferire una persona, e per quale motivo? Harry non lo sapeva, e nemmeno Hermione. L’unico che forse aveva una spiegazione era Ron, che però era rimasto zitto a guardare i due amici.
“Ron non provarci mai più.”
Disse alla fine Hermione, diventando nuovamente paonazza. Avrebbe voluto fare male a Ron per quello che aveva fatto, era disgustata dal comportamento dell’amico.
“Cosa?”
Chiese Ron fingendo di non avere capito. Sembrava quasi infastidito da quella discussione e per nulla pentito o confuso.
“Quelle battute sul Remus!”
Rispose Hermione incrociando le braccia.
“Ma dai era uno scherzo.”
Cercò di spiegare lui. Non sapeva nemmeno lui perché aveva detto quelle cose. All’improvviso aveva avuto la voglia irrefrenabile di ferire Lupin, di sminuirlo. Era come se si sentisse minacciato da lui perché era meno intelligente e bravo a scuola rispetto all‘altro ragazzo. Aveva parlato senza pensare, era stato il suo istinto ad agire per lui.
“Non era divertente. Poteva rimanerci male. E se avesse capito che era riferito a lui?”
Disse ancora Hermione sempre più arrabbiata. Come poteva essere così stupido e insensibile? Proprio con Lupin, con tutto quello che aveva fatto per loro nel loro tempo. Non sapeva nemmeno lei perché se l’era presa tanto, era stato il suo istinto a reagire in quel modo. L’istinto le aveva fatto difendere Lupin dagli attacchi di Ron, senza lasciarle il tempo di farsi nessuna domanda.
“E da quanto ti importa così tanto di Lupin?”
Chiese Ron anche lui furibondo. Sentiva una grande rabbia dentro di lui. Aveva detto quelle cose perché voleva ferire Lupin e non era per nulla spiaciuto. Lo avrebbe rifatto in qualsiasi momento. Ora che Hermione prendeva le sue difese provava un sentimento di rabbia mista a una malinconia infinita, come se il suo cuore fosse pieno d’odio ma si stesse spezzando.
“Dovrei lasciare che lo insulti? Non ti permettere mai più.”
Ribatte lei decisa. Ron la guardò negli occhi senza dire nulla. Era così lontana da lui, e Lupin era sempre più vicino. All’improvviso realizzò di tenere ad Hermione più di quanto si tiene ad un’amica ed aveva paura di perderla. Forse era già troppo tardi..
“Tutto bene ragazzi?”
Li interruppe Harry ponendo fine a quella discussione assurda. Non ci stava capendo nulla, Ron sembrava geloso delle attenzioni di Lupin verso Hermione ma c’era qualcosa di strano. Non era una gelosia da fratello, era più la gelosia che Harry provava al sesto anno nei confronti dei fidanzati della sua Ginny. Fissò ancora i suoi due amici e pensò al passato, a tutti i loro battibecchi e le loro litigate. Era fin troppo ovvio che nascondessero qualcosa di più di un’amicizia anche se i due non lo avrebbero ammesso tanto facilmente. Anche loro si stavano comportando come due bambini, esattamente come Lily e James. Doveva fare qualcosa. Quello non era il momento migliore per parlare loro, avrebbe aspettato più tardi in sala comune.
“Alla perfezione..”
Rispose Hermione riportando Harry alla realtà.
“Perfetto..”
Disse Ron facendo il verso alla ragazza.
Poco dopo stavano camminando verso la sala comune dei grifondoro dove c’erano gli altri, o almeno alcuni di loro. Alice e Frank erano di sicuro imboscati in qualche angolo sperduto del castello a sussurrarsi parole dolci e Lily e James ancora in punizione. Senza la magia non sarebbe stato uno scherzo pulire quel disastro. Per non parlare di tutto quello che avevano da dirsi. Restavano solo Remus, Sirius e Peter. Dato l’umore dell’ultimo era probabile che fossero solo i primi due a essere nella sala comune. Harry, Ron ed Hermione camminavano in silenzio, riflettendo. Hermione era molto triste per la discussione con Ron e si chiedeva come poteva avere trattato una persona in quel modo così cattivo. Proprio Remus poi, così buono e gentile con tutti. Una parte di lei era infuriata con Ron e allo stesso malinconica all’idea di perderlo dopo quella discussione. Allo stesso tempo però si chiedeva perché avesse reagito così, perché difendere Remus era diventato così importante per lei. Ron era nel pieno di una crisi, voleva chiedere scusa a Hermione per la litigata e raccontarle quanto teneva a lei. Era una tortura vedere la ragazza così triste e malinconica ma l’orgoglio gli impediva di parlare. Aveva bisogno di schiarirsi le idee, di pensare. Harry, in mezzo ai due ragazzi sperava di raggiungere al più presto la sala comune. Era una tortura stare in mezzo a quei due e sperava che Sirius e Remus avrebbero saputo migliorare l’umore dei due, almeno quello di Ron. Voleva parlare loro, ma sapeva che doveva farlo separatamente o avrebbe solo peggiorato le cose.
La signora grassa si spostò per farli passare, Remus e Sirius erano intenti a giocare a scacchi di fronte al camino. Sirius stava perdendo clamorosamente ma ostentava molta sicurezza e abilità. Nel giro di poche mosse Remus circondò il Re dell’amico, mettendo fine a quella partita. Sirius sbuffò e decise che per quel giorno ne aveva avuto abbastanza, non doveva essere la prima partita che perdeva. Ron fissava intensamente l’alfiere di Sirius. Nel frattempo Hermione si era seduta e aveva tirato fuori libri e pergamene, cercando di fare finta non fosse successo niente. Questo non sfuggì a Remus. La ragazza aveva un’aria talmente agitata e scossa. Viste le facce degli altri due doveva essere successo qualcosa. Anche Sirius gettò un occhiata ai ragazzi e improvvisamente si fece più serio.
“Dai Ron, vieni con me che ti mostro una cosa. Stev? Vieni anche tu? Remus?”
Sirius chiamò all’appello gli amici dirigendosi verso le scale che portavano ai dormitori, impaziente di condividere qualche nuova idea per qualche scherzo con gli amici. Ron ed Harry accettarono di buon grado, curiosi di scoprire l’ultima invenzione di Sirius. Harry però era poco convinto si trattasse di uno scherzo, il comportamento del padrino era strano. Che anche lui avesse percepito che qualcosa non andava? Ron si era distratto dal suo grande problema e appariva meno teso, con gran sollievo di Harry.
“Devo finire un tema.”
Rispose Remus in risposta allo sguardo accigliato di Sirius. A Sirius suonò come una scusa ma fece finta di nulla. Ultimamente il suo amico sembrava nascondere qualcosa ma c’era troppa gente per fare domande. Avrebbe indagato più tardi.
“Sempre il solito. Dai dopo raggiungici”
Lo apostrofò l’amico salendo le scale ridacchiando.
“A dopo”
Li salutò Remus con un cenno della testa. Aveva paura a chiedere che cosa voleva mostrare loro Sirius, per esperienza sentiva che non era nulla di buono.
“Non studiate troppo.”
Disse ridendo Harry strappando un sorriso all’amica china sui libri, il primo da quando le lezioni erano finite. Sembrava molto confusa e sperduta ma Harry sapeva bene che aveva bisogno di stare un po’ sola. Le avrebbe parlato più tardi.
I ragazzi sparirono nella tromba delle scale che portavano alla torre, lasciando Remus ed Hermione soli a guardarsi in silenzio.
“Anche tu devi fare il tema di trasfigurazione?”
Chiese Hermione per fare conversazione rompendo il silenzio che si era creato. Normalmente quando era così confusa amava stare sola, le persone intorno a lei la infastidivano. Nel silenzio si sentiva sicura e protetta. La presenza di Remus la confondeva ancora di più. Non sapeva nemmeno lei se ne fosse felice o infastidita.
“No, l’ho finito ieri.”
Disse lui calmo, prendendo posto al fianco della ragazza. Il suo sguardo era impenetrabile.
“E allora perché sei rimasto?”
Chiese lei stupita dopo qualche attimo di silenzio. Remus era riuscita a sorprenderla. Sedeva di fianco a lei tranquillo, senza tradire la minima emozione. Lo scrutò attentamente alla ricerca di un dettaglio, di qualcosa che potesse spiegarle in modo razionale perché lui era li con lei ma non trovò nulla. Hermione, la ragazza che aveva sempre una risposta per tutto ora non sapeva cosa pensare. Era la prima volta che le succedeva. Poteva essere nella torre a scherzare con Sirius e gli altri, eppure era li con lei, per quale ragione?
“Perché eri sconvolta e volevo sapere se stavi bene. Hai litigato con Ron o con Stev?”
Rispose lui con tono tranquillo. Hermione si stupì, aveva centrato il bersaglio. La conosceva così poco eppure sapeva davvero molto di lei. Era riuscito a capire con un occhiata che qualcosa non andava. Aveva parlato con tono sicuro ma senza risultare invasivo.
Hermione esitò per un attimo. Il silenzio calò di nuovo tra i due.
“Con Ron..”
Rispose infine la ragazza prendendo posto su una poltrona vicino al camino. Remus la seguì e si sedette di fronte a lei. Rimasero per un po’ in silenzio, lei assorta a guardare il camino con mille pensieri che le vorticavano in mente e lui che la fissava. Fu Remus che parlò per primo alla fine.
“Qualcosa di grave?”
Chiese in modo discreto, non voleva violare la privacy della ragazza. Voleva che lei si confidasse con lui senza costringerla in nessun modo.
“Per me si, anche se lui non lo reputa tale.”
Rispose Hermione ripensando alla discussione di prima. Un senso di tristezza le pesava sul petto. Il comportamento di Ron l’aveva delusa. Tutte le parole che si erano gridati le tornarono in mente. Come poteva essere davvero Ron la persona che aveva detto cose così cattive? Che gli era successo perché diventasse così? Una parte di lei ne soffriva terribilmente perché teneva a lui più di quanto si tiene ad un amico e si sentiva tradita.
“Che è successo?”
Chiese ancora lui, discreto e paziente rispettando i silenzi della ragazza. Nei suoi occhi leggeva mille emozioni. Era sicuro che la discussione doveva essere stata grave.
“Ha fatto una cosa orribile. Ha mancato di rispetto. Si è comportato come un mostro.”
Rispose lei mentre nel suo cuore oltre alla tristezza si faceva largo la rabbia. Era arrabbiata con se stessa per aver provato qualcosa di più dell’amicizia per una persona che si era rivelata cattiva e del tutto disinteressata a lei.
“Nei tuoi confronti?”
Domandò lui faticando a rimanere calmo. Come poteva Ron mancare di rispetto ad un creatura dolce e sensibile come Hermione?
“No.. Non si tratta di me.. Nemmeno di Har.. Stev.”
Lo rassicurò lei, notando che si era alterato. Un sentimento strano si era appropriato di lei, facendole quasi sbagliare in modo irreparabile il nome del suo migliore amico. Stavolta però non era colpa di Ron, che le stava succedendo?
“E allora dove sta il problema. Perché sei così arrabbiata?”
Chiese Remus prendendole la mano per rassicurarla.
“Perché non si rende conto delle cattiverie che ha detto. Ti sembra giusto prendersela con il prossimo? Con una persona che ha già sofferto immensamente senza averne colpa? Con una persona che non riesce a vedere quanto sia speciale?”
Disse lei tutto d’un fiato. Realizzò che forse aveva detto troppo solo dopo aver finito di parlare. Fissò Remus, sperando che non avesse capito che stava parlando di lui.
“No.. Magari non ha capito.”
Disse lui, cercando di consolare la ragazza senza alimentare il suo odio verso Ron. La ragazza sembrava assorta nei suoi pensieri. Che stava pensando?
“Vedrai che chiarirete.”
Disse ancora lui stringendole la mano. Hermione avvertì la stretta del ragazzo. Le sue mani erano così calde. Alzò lo sguardo di colpo, come se si fosse risvegliata d’un tratto da un altro mondo. Il cuore di Remus mancò qualche battito quando la ragazza rispose alla sua stretta di mano.
“Dici?”
Chiese lei persa negli occhi color miele di lui. Non sapeva nemmeno lei perché ma era incapace di dire di più.
“Certo!”
Rispose lui perdendo un po’ della sua sicurezza. Lo sguardo della ragazza gli aveva fatto sciogliere qualcosa dentro. Si sentiva le gambe molli. Non si era mai sentito così, specie per una ragazza. Che gli stava succedendo?
“Grazie”
Mormorò piano lei senza interrompere il contatto visivo.
“E perché?”
Rispose lui come ipnotizzato.
“Per essere rimasto con me e per avermi consolata.”
Spiegò la ragazza sistemandosi una ciocca ribelle che le era finita davanti agli occhi.
“Era il minimo tu..”
Cominciò lui fissandola intensamente, per poi interrompersi. Non poteva, lei di sicuro non la pensava come lui.
“Io?”
Chiese lei curiosa. Improvvisamente il pensiero di Ron era lontano. Non sapeva che stava accadendo ma sapeva che era qualcosa di magico, qualcosa da vivere senza stare troppo a pensarci su.
“No, nulla. Non era nulla.”
Non poteva, non poteva. Doveva prima parlarne con qualcuno. Era una follia reagire d’istinto. Di colpo l’immagine di Sirius e James gli si parò di fronte. Cosa gli avrebbero consigliato gli amici? Probabilmente di agire d’istinto, senza pensarci tanto su. Di lasciarsi travolgere dalle emozioni, lasciando che tutto andasse come il destino aveva scritto che doveva.
“Eddai.. Ora me lo devi dire.”
Disse lei impuntandosi e alzandosi in piedi. Ora stava di fronte a lui con le braccia sui fianchi.
“No, davvero. È una sciocchezza.”
Disse ancora lui cercando di tirarsi fuori da quella situazione. Non poteva, e poi c’era Ron. Di sicuro provava qualcosa per Hermione. Lo aveva capito da tanti piccoli gesti e comportamenti. Come avrebbe reagito se lui.. Improvvisamente la ragazza gli si avvicinò e lo distolse dai suoi pensieri. Lei era così vicina e non riusciva a pensare a nient’altro.
“No!!! Ora parli. Io ti ho detto della litigata.”
Riprese lei sedendosi accanto a lui e riprendendo a fissarlo come lo fissava poco prima. Il suo cuore batteva più velocemente del solito.
“Ecco.. Il fatto è che io penso..”
Disse alla fine il ragazzo, cedendo e lasciando tutto nelle mani del suo istinto. Hermione era davanti a lui, occhi negli occhi. Era così bella e dolce. Trasmetteva insieme forza e fragilità. Il suo profumo riempiva l’aria e gli faceva venire voglia di stringerla forte.
Decise di lasciare da parte tutto il resto, la razionalità, il mondo intero, le paranoie e di lasciare che le cose andassero come il destino aveva deciso facessero..

ANGOLO DELL'AUTRICE:
ed eccomi come promesso con un capitolo nuovo. spero di avere soddisfatto abbastanza delle vostre curiosità sia su Hermione e Remus che su Peter. lo so, sono stata parecchio enigmatica, in particolare su Peter ma non volevo troppo deviare l'attenzione. ne stanno succedendo fin troppe di cose!
grazie mille a chi continua a seguirmi e a mettere la mia storia tra i preferiti. siete la ragione che mi fa continuare a scrivere.
nel prossimo capitolo vedremo che combinano Lily e James, si chiamerà "punizione insieme". riusciranno a parlarsi senza litigi e dispetti e a capirsi? per motivi pratici ho diviso il prossimo capitolo in due, "punizione insieme" è la prima parte, ce ne sarà anche una seconda che completerà. mi spiace ma era davvero troppo lungo per un capitolo solo. ci aggiravamo sulle 17 pagine!
passiamo ai commenti!
germana: grazie mille per il commento! mi spiace la punizione è nel prossimo, dovevo prima dare qualche spiegazione su altre cose che stavano succedendo.. diciamo che ci voleva un capitolo di passaggio per prepararsi ai prossimi due capitoli senza mandare in confusione nessuno! spero ti sia piaciuto lo stesso!XD
smemo92; grazie mille per il commento e per la sincerità, vedrai che presto arriveranno i colpi di scena!
piccola_puffola: mi fa piacere farti un regalo per il compleanno anche se un po' in anticipo. spero che il capitolo sia stato all'altezza delle tue aspettative! grazie per il commento, ti capisco perfettamente perchè anche io ho pochissimo tempo e mi ritrovo a scrivere e postare in orari assurdi!
soruccio:
grazie per il commento, diciamo che James si è preso una piccola rivincita. XD
Lily Evans 93: grazie per il commento. per quanto riguarda la tua domanda, Ron ed Hermione non stanno insieme. diciamo che mi sono presa qualche licenza, ho modificato leggermente la versione classica. nella mia storia Ron non si è ancora reso conto di provare dei sentimenti per Hermione quando arrivano nel passato e anche lei è parecchio confusa. spero che in questo capitolo si sia resa bene l'idea. XD
lyrapotter: grazie per il commento, Peter parla ancora ma non posso dire altro. avrei voluto essere un po' più precisa in questo capitolo ma avrei finito solo con incasinarvi le idee. spero che ti sia piaciuto e che abbia avuto qualche chiarimento circa Hermione e Remus. XD

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Capitolo 26
*** PUNIZIONE INSIEME - parte prima ***


CAPITOLO 24
PUNIZIONE INSIEME - parte prima


I tre ragazzi salirono le scale in silenzio e si ritrovarono fuori dalla loro stanza. Sirius esitò qualche secondo davanti alla porta, come se fosse indeciso su qualcosa. Alla fine aprì la porta, lasciò che anche Harry e Ron entrassero per poi voltarsi verso quest’ultimo. La sua espressione era veramente strana.
“Hai litigato con Hermione?”
Chiese Sirius chiudendo la porta. Aveva buttato lì quella frase come se nulla fosse lasciando sia Harry che Ron di stucco.
“Sempre diretto tu?”
Commentò Harry ironico e divertito. Aveva visto giusto, Sirius doveva avere intuito che qualcosa non andava.
“Ho forse sbagliato?”
Chiese Sirius passando lo sguardo dal moro al rosso. Ron era diventato dello stesso colore dei suoi capelli. Non si aspettava di essere scoperto, era davvero così prevedibile quello che era successo?
“No..”
Ammise Ron a testa bassa. Era inutile negare, Sirius era testardo. Harry passava lo sguardo da Ron a Sirius, chiedendosi se il suo padrino avesse anche capito dell’interesse di Ron per Hermione e se fosse il caso di parlarne con Ron di fronte a Sirius.
“È perché ci hai litigato?”
Chiese ancora Sirius, entrando nella stanza e sedendosi sul suo letto. Aveva un espressione curiosa e il suo tono era paziente, come se avesse fatto lo stesso discorso almeno un centinaio di volte. Harry realizzò che probabilmente al posto di Ron si era spesso trovato James e che Sirius per questo fosse abituato a captare i segnali di sconforto e di delusione per averli visti così spesso sul volto del suo migliore amico. Il suo padrino era veramente una persona eccezionale.
“Nulla..”
Rispose ancora Ron a testa bassa, rimanendo in piedi di fronte a Sirius e cominciando a torturarsi nervosamente le mani. Non gli andava di raccontare quello che era successo. Ammettere ad alta voce di essere stato uno stupido era davvero troppo, lo avrebbe distrutto. Lanciò uno sguardo verso Harry. Chissà se anche lui aveva capito, se immaginava che aveva parlato in quel modo solo per gelosia perché teneva ad Hermione. Harry guardò Ron in rimando, il suo sguardo era sicuro e fraterno. Harry sapeva, probabilmente lo aveva capito già da un bel po’. ron sconsolato penso che era stato l’unico a non rendersene conto, tutta colpa della sua testa dura.
“Capito. Motivo stupido?”
Chiese Sirius con fare sicuro piegando leggermente la testa di lato. Ron si stava comportando esattamente come James i primi tempi, quando ancora cercava di negare che gli interessava Lily. Il ricordo di quelle scene gli tornò in mente e dovette faticare a trattenersi dallo scoppiare a ridere. Non poteva decisamente mettersi a ridere di fronte a Ron. Era già depresso e ridotto in uno stato pietoso.
“Noo..”
Si affrettò a rispondere Ron, diventando ancora più rosso dei suoi capelli.
“Ok, tanto stupido.”
Concluse Sirius facendo segno al rosso di sedersi di fianco a lui. Ron si sedette obbediente.
“Ma come fai? A indovinare così dico..”
Chiese Ron abbastanza intimidito da quella versione di Sirius che non conosceva. Nel loro tempo Sirius era così diverso. Lo aveva sempre visto come uno scapestrato che passava tutto il suo tempo a combinare guai, una sorta di versione più grande dei suoi fratelli Fred e George. Vederlo così serio e riflessivo lo lasciava di stucco, senza parole.
“Tiro a indovinare.. Non è difficile.”
Spiegò Sirius sorridendo sparendo nel bagno. Ron era davvero molto confuso, aveva bisogno di confidarsi con qualcuno, con Stev. Era il suo migliore amico ed era certo che di sicuro aveva intuito che qualcosa non andava. Stev era così simile a James, non solo fisicamente. A volte gli sembrava quasi fossero identici in tutto, anche nel carattere e nei modi di fare, altre volte invece il comportamento di Stev era il contrario di quello che si sarebbe aspettato da James. Sembrava quasi si comportasse un po’ come Lily e la cosa lo stupiva profondamente. Sirius si fermò a riflettere sulla situazione, Stev era fisicamente identico a James ma a volte sembrava di avere a che fare con la versione maschile della Evans. Altro che fratello di James, quello era la fusione di quei due pensò Sirius divertito immaginando Stev con i capelli rossi come la Evans e con gli occhi verdi. Era una visione decisamente strana, più che altro per i capelli rossi. Sirius scosse la testa e aprì l’acqua nella doccia scacciando quelle idee assurde, Stev la fusione di Jamie e Lily, doveva proprio stare impazzendo per pensare una cosa simile. Nell’altra stanza Harry e Ron erano uno di fronte all’altro. Harry alla fine si decise e mise fine a quel silenzio.
“Sai che penso?”
Disse Harry senza scomporsi. Ron era il suo migliore amico ed Hermione la sua migliore amica. Aveva sospettato per molto tempo che tra i due potesse esserci qualcosa o che comunque provassero dei sentimenti diversi dall’amicizia. Dopo la scena di poche ore prima ne aveva la certezza più assoluta e doveva farlo capire anche a Ron prima che fosse tardi.
“Su Hermione?”
Chiese Ron titubante. Una parte di lui aveva paura ad affrontare quel discorso perché voleva dire ammettere di avere sbagliato su molte cose e di essere stato cieco per tutto quel tempo. Aveva passato anni al fianco di Hermione senza capire di tenere a lei e di quanto lei tenesse a lui, dando sempre tutto per scontato. Lo aveva capito solo ora che rischiava di perderla.
“Si.. Che dovresti scendere e dirglielo.”
Disse Harry con un sorriso fraterno dipinto sul volto. Ron sobbalzò a quelle parole.
“Cosa?”
Chiese Ron diventando ancora più rosso. Harry lo stava fissando, sembrava che i suoi occhi gli stessero leggendo l’anima. Come faceva a sapere esattamente quello che stava provando?
“Che ti piace.”
Rispose Harry lasciando Ron ancora più di stucco. Allora non si era sbagliato, davvero Harry sapeva già tutto, davvero lo aveva capito prima di lui.
“Ma tu come lo hai capito?”
Chiese Ron stupito. A Harry non aveva detto nulla della sua cotta per Hermione. Nemmeno lo stesso Ron lo aveva capito ed ammesso con se stesso fino a qualche ora prima. Harry lo sapeva già però perché era il suo migliore amico e lo conosceva meglio di chiunque altro.
“Non è questo il punto. Il punto è che devi dirglielo prima che si faccia avanti qualcun altro”
Spiegò pazientemente Harry senza scomporsi. Leggeva lo stupore sul volto di Ron ma non era il momento per le domande scontate. Doveva muoversi, farsi avanti, chiedere scusa ad Hermione e lottare per lei se necessario.
“Dici che dovrei?”
Chiese Ron con voce insicura e sperduta. Tutto quello smarrimento sul volto del suo migliore amico gli fece un infinita tenerezza. Una parte di lui ripenso alla sua Ginny che non vedeva da troppo e si sentì morire. Perché dovevano essere sempre così dannatamente lontani? Scacciò quei pensieri e cercò di concentrarsi su quello che stava accadendo. Non poteva permettersi di vagare con la mente se voleva essere d’aiuto a Ron.
“Certo che devi. Che vuoi aspettare?”
Rispose Harry sicuro, dando una pacca sulla spalla al rosso e facendogli un gran sorriso.
“Allora gliene parlo stasera a cena.”
Concluse Ron, guardando Harry. Il suo migliore amico era eccezionale. Gli aveva dato tanta forza e il coraggio per guardare in faccia Hermione e parlarle dei suoi sentimenti. Si mise a canticchiare guardando fuori dalla finestra, sperando che l’ora di cena arrivasse presto.

[nel sotterraneo, nell’aula di pozioni]
“Stupido Potter. È colpa tua!”
Urlò Lily facendo rimbombare le sue grida in tutto il sotterraneo. La sala comune dei Serpeverde era lontana, erano soli in quella zona visto che anche i fantasmi si tenevano prudentemente alla larga. Va bene, erano già morti ma le urla di Lily erano in ogni caso poco piacevoli da sentire.
“Colpa mia?”
Chiese James seccato per quello che stava accadendo. La punizione non stava andando come aveva sperato lui. Aveva pensato di passare qualche ora in compagnia della sua Lily e di sfruttare l’occasione per chiederle di uscire. Voleva confessarle tutti i suoi sentimenti e raccontarle tutti i segreti che custodiva nel suo cuore. Spiegarle perché era stato così misterioso e sfuggente circa suo fratello, confessarle la paura di un suo ennesimo rifiuto. All’improvviso Lily lo riportò bruscamente alla realtà.
“Si, colpa tua. Chi mi ha fatto sparire il tema?”
Gli rinfacciò lei.
“Chi mi ha fatto esplodere il calderone?”
Ribattè lui.
“Tu volevi far esplodere il mio!”
Gli ricordò la ragazza.
“E stamattina allora? Quel Jerry?”
Disse James punto nell’orgoglio.
“Perché l’oca castana non conta?”
Chiese Lily maliziosa.
“Io.. È che..”
Cominciò James senza riuscire a trovare le parole. Si era aspettato una discussione su quello che era successo quella mattina. Era anche pronto a chiederle scusa per lo scherzo e prendersi le sue responsabilità ma le cose gli erano sfuggite di mano a una velocità allucinante. In poco tempo si erano trovati a litigare e battibeccare come ai vecchi tempi.
La possibilità di un chiarimento e di un uscita insieme era svanita in pochi secondi con un rifiuto secco della ragazza. Le aveva chiesto di uscire, mettendoci tutto l’amore che provava per lei in quella richiesta ma era stato liquidato subito. Come al solito, nemmeno quando sarò un fantasma. Non sapeva che dire per riconquistare la fiducia della ragazza. Avrebbe dovuto parlare con lei a colazione, senza iniziare quella stupida guerra degli scherzi ma non ne aveva avuto la forza. Era troppo spaventato da un possibile rifiuto. Non voleva che andasse male, e invece ora stava andando peggio.
“È che sei il solito. Pensavo tu fossi cambiato. Tu meritassi una seconda occasione. Ma mi sbagliavo. Guarda dove sono finita.. In punizione..”
Urlò lei sbattendo in faccia a James tutta la cattiveria e l’odio che in quel momento provava per lui. James rimase si sasso, come pietrificato dalle parole di lei.
“È così che la pensi? Credi che a me non importi di te?”
Chiese lui cercando di controllare la sua voce per impedirle di tremare. Doveva essere un sogno, non poteva stare accadendo sul serio.
“Certo che lo penso. Se te ne importa non ti saresti comportato così! Non mi avresti evitata in questi mesi. Mi disgusti! Sei solo un ragazzino viziato, egocentrico e pieno di sé! Hai anche nascosto a tutti tuo fratello. Egoista!”
Urlò Lily ormai completamente fuori di se. La discussione era degenerata e ora i due si fissavano il silenzio. Si poteva percepire il respiro irregolare dei due ragazzi e il rumore delle loro menti che vorticavano confuse. Nessuno dei due sapeva che dire o che fare, si erano spinti troppo oltre superando il limite.
“Ok.”
Rispose James alla fine, tornando a pulire l‘aula.
“Come?”
Chiese lei stupita da quella situazione. James dopo quella che era parsa un’eternità si era girato dandole le spalle e si era messo a pulire. Di tutte le reazioni che pensava potesse avere il ragazzo questa era la più assurda, quella a cui non aveva minimamente pensato.
“Va bene.”
Rispose ancora lui, concentrandosi intensamente su una piastrella leggermente sconnessa dove c’era una macchia che non voleva saperne di venire via. Chiuse gli occhi e ordinò a se stesso di non piangere davanti a lei. Le parole della ragazza l’avevano distrutto. Davvero la ragazza che lui amava pensava questo di lui? Si sentiva cose se qualcosa si fosse rotto, si sentiva morto dentro come quando si era svegliato e gli avevano detto che il suo gemello era morto tanti anni prima.
“Che dici?”
Chiese Lily senza capire. Il ragazzo ora le dava le spalle e lei non riusciva a vederlo in faccia. Aveva parlato senza pensare, dando sfogo alla sua rabbia e solo ora si rendeva conto di averlo ferito in modo terribile.
“Nulla. Se pensi questo di me allora non sei la ragazza speciale che credevo. Sei come tutte le altre. Mi giudichi senza conoscermi. Un po’ come quelle che tu chiami oche che mi giudicano perché sono bello e basta. Hai dato i tuoi giudizi senza conoscermi e accertarti che siamo veri o meno.”
Si sfogò lui buttando fuori tutto quello che aveva dentro, tutta delusione e la rabbia che aveva sempre serbato nel suo cuore.
“Ma.. Aspetta”
Disse Lily non sapendo cosa fare. L’aveva paragonata a tutte le altre, a quelle oche che aveva sempre disprezzato. L’idea che lui potesse avere ragione la fece tremare.
“Vai pure. Finisco da solo.”
Rispose lui dandole le spalle. Non voleva che lei lo vedesse piangere. Alla fine non era riuscito a contenere le lacrime.
“Smettila Potter. Ci metterai tutta la notte.”
Rispose lei avvicinandosi e sfiorandogli un braccio. Lo sentiva così lontano, ed era dannatamente colpa sua. Il ragazzo si riscosse all’improvviso da quel contatto, continuando a darle le spalle.
“Non mi va più di vederti. Fa troppo male. Puoi andartene per piacere?”
Chiese ancora una volta lui. Il suo tono era quasi una supplica.
“Pensi di fare in grande a comportarti da cane bastonato? Senza spiegare nulla..”
Disse lei con amarezza per spezzare quel silenzio pesantissimo e provocare il lui una reazione.
“Mio fratello pensavo fosse morto. L’ho ritrovato solo qualche mese fa. Fino ad allora ero tormentato dalla sua morte e mi davo la colpa per essere sopravvissuto. Nemmeno Sirius e gli altri sapevano nulla. È per questo che qualche mese fa ero strano e sfuggente. Ti ho amata per sei anni in silenzio, umiliandomi. Facendo di tutto per te che non mi vedevi, che non mi calcolavi in ogni caso. Mi hai sempre trattato male senza nemmeno sforzarti di conoscermi. Ora decidi che mi vuoi e ti arrabbi perché non corro da te? Chi è il ragazzino viziato ed egocentrico ora? “
Rispose lui tutto d’un fiato senza pensare a nient’altro. Nemmeno che si era voltato verso di lei, che stava piangendo e che lei era davanti a lui e lo stava vedendo.
“James..”
Cominciò Lily senza sapere bene come proseguire. Dannata la sua linguaccia, aveva parlato troppo. Si sentiva morire per avere detto quelle cose senza sapere nulla. Si sentiva morire all’idea di tutto quello che si era sempre tenuto dentro James e per tutto quello che doveva avere sofferto.  
“Sei contenta ora? Mi stai vedendo piangere. “
Disse lui cercando di ritrovare un po’ di contegno.
“James io..”
Cercò nuovamente di dire lei senza riuscire a concludere la frase. Questa volta era stato lui a interromperla mettendole una mano sulla bocca. Non voleva che lei dicesse altro. Ogni parola era una ferita che si riapriva.
“Puoi andartene ora?”
Chiese nuovamente lui, il suo tono sembrava un ordine più che una supplica. Il suo sguardo così freddo la spaventò. Fissò il suo dito che indicava la porta e se ne andò provando una vergogna infinita, consapevole di avere distrutto il cuore all’uomo che amava e che questa volta forse era davvero troppo tardi per rimediare.

ANGOLO DELL'AUTRICE:
e rieccomi per l'aggiornamento settimanale, chiedo scusa ma niente capitolo extra sta volta causa esame di inglese. in compenso settimana prossima niente università e quindi mi farò perdonare! XD
come vi avevo già accennato il capitolo era lughissimo e ho pensato dividerlo in due. mi rendo conto che forse sono stata un po' cattiva ma questo era il punto migliore per dividerlo. per farmi perdonare vi dico il titolo del prossimo capitolo, DOPPIA COPPIA - parte seconda.
grazie mille a tutti quelli che leggono (63 preferiti, un sogno!) e a quelli che trovano il tempo di lasciarmi due righe!
lyrapotter: grazie per il tuo commento, mi fa piacere averti incuriosito e suscitato tante curiosità. nella seconda parte scoprirai di più ma per il momento come si è visto James non è finito in nessun calderone! XD spero che il capitolo ti sia piaciuto!
piccola_puffola: povero Ron, lui è innamorato di Hermione. Sirius non gli ha detto nulla di Remus, ha solo fatto un po' lo psicologo. non so perchè ma Sirius in questa storia è un po' il jolly, a volte fa ridere, a volte fa lo psicologo. mi sta intricando, potrei scrivere qualcosa su di lui dopo questa fic.. (in un futuro prossimo, prima vedi di finire questa dice Sirius). cmq diciamo che la parte di Hermione Ron e Remus l'ho lasciata nella seconda parte del capitolo.
smemo92: mi spiace, Hermione e Remus erano nella seconda parte del capitolo, spero che però ti sia consolata vedendo che combinano Lily e James. grazie mille per il commento! al prossimo capitolo, spero che commenterai!
germana: il discorso è rimasto nella seconda parte che non ho postato, però ho mantenuto la promessa raccontandovi di Lily e James. è stata una tortura scrivere quella parte. =( mi ha messo tanta tristezza, ma niente paura.. c'è la seconda parte! XD
princessMarauders: grazie per il commento! sono curiosa, che idea hai su Remus e Hermione? XD
lady Blue: grazie per il commento, tranquilla l'importante è che leggi anche se con calma! hermione non poteva dire di sapere tutto, c'era troppa gente e poi la sua reazione è stata dettata dall'istinto non dalla ragione. lo so che è strano ma la nostra secchiona preferita non riusciva  a ragionare razionalmente! XD


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Capitolo 27
*** DOPPIA COPPIA - parte seconda ***


CAPITOLO 25
DOPPIA COPPIA - parte seconda


Il mondo aveva preso a vorticare all’impazzata, i contorni di quello che la circondava apparivano sfuocati. Il ragazzo la stava baciando. Non riusciva a pensare a nient’altro.
“Tu..”
Cominciò Hermione quando le loro labbra si staccarono, incapace di aggiungere altro.
Non sapeva nemmeno lei come era successo, d’un tratto aveva sentito le labbra di Remus sulle sue a aveva ricambiato il bacio. Era stato l’istinto a guidarla, stufo di essere sempre subordinato alla ragione.
“Tu..”
Riprovò una seconda volta, senza riuscire a comporre una frase di senso compiuto. Il suo cervello e la sua prontezza di riflessi l’avevano abbandonata.
“Si..”
Rispose lui semplicemente, assumendo un espressione spaventata. Aveva paura di avere rovinato tutto. Mille dubbi lo assalirono, mille paure e mille domande ma in fondo aveva solo fatto quello che si sentiva, quello che il suo cuore gli aveva suggerito. Non aveva nulla di cui vergognarsi o pentirsi. Improvvisamente realizzò che era quello che voleva e che l’avrebbe baciata ancora mille volte. Il sapore e il profumo di Hermione avevano inebriato il ragazzo, confondendo tutti i suoi sensi.
“Mi hai baciata?”
Chiese Hermione riuscendo finalmente a mettere due parole in fila. Remus Lupin l’aveva baciata e il suo cuore aveva preso a battere all’impazzata.
“Si.. Mi dispiace..”
Disse Remus abbassando la testa. La consapevolezza di poco prima aveva preso a vacillare davanti allo sguardo di Hermione. Si sentiva colpevole. Aveva agito d’istinto e forse aveva ferito la ragazza per cui aveva capito di provare qualcosa di più dell’amicizia.
“A me No. Mi baci ancora?”
Rispose una sfacciata Hermione lasciando Remus di stucco. Questa volta fu la ragazza a prendere l’iniziativa accoccolandosi sulle gambe del ragazzo. Tutti i problemi, tutte le paranoie svanirono. Anche la paura di avere causato danni spazio temporali enormi non la toccava, tutto quello che sapeva era di essere al settimo cielo.
[qualche ora dopo a cena]
La sala grande era caotica e rumorosa come sempre anche se il tavolo di grifondoro appariva meno affollato del solito. James e Lily non erano ancora tornati dalla punizione e Hermione e Remus stavano studiando. Sirius, Ron ed Harry sedevano confabulando a bassa voce insieme a Peter. Era ricomparso all’improvviso senza dare nessuna spiegazione. Sirius non aveva fatto domande, doveva essere lui ad aprirsi con gli amici. Ogni tanto Sirius gli faceva delle domande per cercare di coinvolgerlo ma Peter rispondeva a monosillabi perso a guardare davanti a sé. Anche Alice e Frank, che sedevano vicino a loro lo avevano notato ma non sapevano come comportarsi con lui. Alice continuava a guardarsi intorno, impaziente di vedere arrivare Lily o quanto meno Hermione. Anche Ron non vedeva l’ora di vedere arrivare Hermione per trovare l’occasione e il modo giusto per parlarle.
“Ciao ragazzi”
Salutò Alice vedendo arrivare finalmente Remus ed Hermione. Ron cominciò ad agitarsi e a chiedersi perché fossero arrivati insieme. Hermione sembrava tranquilla e sorridente, come aveva potuto dimenticare così in fretta la discussione che avevano avuto nel pomeriggio?
“Era ora.. Vi davamo per dispersi. Certo che era lungo quel tema.”
Scherzò Frank con un pizzico di malizia, notando che le mani dei due erano intrecciate. Nessuno a parte lui sembro fare troppo caso a quel particolare. Nemmeno Ron, troppo preso a farsi mille domande. Harry che sedeva al suo fianco lo guardava, chiedendosi se poteva fare qualcosa per lui.
“Eh si..”
Rispose enigmatica Hermione con un sorriso beato dipinto sul volto. Harry si voltò verso la ragazza e rimase stranito dal suo comportamento. Probabilmente doveva essersi perso qualcosa, solo che non sapeva bene cosa.
“Si chiama tema ora?”
Commentò Sirius ironico, non gli erano sfuggite le mani dei due e nemmeno lo sguardo perso del suo amico. Sembrava felice, perso in un altro mondo. Non era una cosa normale per Remus lasciarsi andare così in fretta con una ragazza senza perdersi in mille paranoie per almeno un mese di fila, quella Hermione doveva averlo stregato in qualche modo. Si voltò verso Ron e vide che il ragazzo era sbiancato e aveva un espressione tetra. Un po’ gli spiaceva per Ron ma era anche nello stesso tempo felice per Remus, non riusciva a decidere su quale dei due sentimenti fosse predominante. Un po’ si sentiva in colpa, anche se lui non aveva fatto nulla. Decise che per il momento si sarebbe concentrato sulla felicità di Remus, pensando più tardi alla tristezza di Ron.
“Sirius”
Lo riprese Harry tirandogli affettuosamente una sberla, un po’ perché si stava comportando da impiccione e un po’ perché quelle insinuazioni facevano solo peggiorare l’umore di Ron. La situazione sembrava assurda, Remus ed Hermione mano nella mano. Era impossibile. Andava contro a tutte le regole, anche quelle della magia. Che ne sarebbe stato nel loro tempo del piccolo Teddy? E poi non era giusto per Ron, che finalmente si era deciso ad aprire il suo cuore a Hermione.
“Eddai, sono mano nella mano.”
Fece notare Sirius. Tutti i presenti si girarono di scatto e videro che i due si tenevano per mano. Frank sogghignò e si sposto per fare posto ai due. Il cuore di Ron mancò qualche battito. Non poteva essere vero, non ora che lui aveva trovato il coraggio per parlare con Hermione. Perché proprio quella sera?
“Oh mio dio! Voi due!”
Disse fingendosi scandalizzata Alice.
“Alice!”
Disse Hermione, fingendosi offesa.
“Allora è vero. Eddai ditemi tutto. State insieme?”
Chiese frenetica Alice, voleva sapere che cose era successo. In fondo aveva lasciato Hermione solo qualche ora prima e ora la ritrovava mano nella mano con Remus. Per non parlare del fatto che Hermione non le aveva mai parlato di un interessa per Remus.
A Ron tutto questo sembrava un incubo, un terribile incubo. Sperava di svegliarsi presto ma man mano che il tempo passava si rendeva conto che non era un brutto sogno ma una realtà forse ancora peggiore.
“Non stiamo insieme.. Noi..”
Cominciò Remus paziente senza sapere come concludere la frase. Non sapeva esattamente cosa erano loro due. Non ne avevano parlato. Per la verità non avevano parlato di nulla, si erano solo baciati. Il loro però non era stato un bacio e basta. C’era molto di più, almeno da parte di Remus. Si chiedeva se anche per Hermione fosse stata la stessa cosa.
Le parole di Remus diedero un minimo di speranza a Ron. Forse non era nulla di serio. Probabilmente ora Hermione smentirà tutto e lancerà una fattura a Sirius per avere fatto il pettegolo, si disse tra sé il rosso.
“Ci stiamo lavorando.”
Concluse Hermione per lui, azzerando tutte le speranze del rosso e rendendo Remus l’uomo più felice della terra. Per qualche secondo dopo la risposta della ragazza calò il silenzio più assoluto. Harry pensava che fosse una situazione terribilmente strana e complicata. Hermione era la sua migliore amica e non poteva che essere felice che lei stesse bene. Il problema era che anche Ron era il suo migliore amico e Remus era come un padre per lui. Il suo cuore era diviso tra la felicità per Hermione e per Remus, la tristezza per Ron che si era visto deluso proprio quando si era deciso a parlare e la preoccupazione per quello che sarebbe successo nel loro tempo. Come aveva potuto non pensare a questo Hermione? Aveva passato mesi a ripetere a lui che non poteva cambiare il passato ne legarsi troppo ai suoi genitori e ora si metteva con il loro futuro professore?
“Scusate..”
Disse Ron alzandosi dal tavolo e ponendo fine a quel silenzio. Il suo cuore si era definitivamente spezzato alle parole della ragazza. Non c’era più posto per lui ora, il suo cuore apparteneva a Remus. Non poteva rimanere li con loro, sarebbe stato troppo.
“Ron?”
Chiese Harry, intuendo cosa stesse passando nella mente dell’amico. Decise che il quel momento era Ron ad avere più bisogno di lui, Hermione e Remus potevano aspettare. Doveva stargli vicino e non lasciarlo solo. Ron c’era sempre stato quando lui stava male.
“Non mi sento bene. Vado in infermeria.”
Rispose il ragazzo. Effettivamente sembrava molto pallido anche se il suo non era solo un dolore fisico.
“Ti accompagno.”
Si offrì Harry alzandosi dal tavolo. Voleva dimostrargli la sua amicizia non lasciandolo solo, facendogli capire che lui era lì.
“No, Stev.. Posso andarci da solo. Continuate pure a mangiare. A me non va più. È venuto il voltastomaco.”
Disse Ron, pronunciando la parte finale della frase a bassa voce, in modo che solo Harry la sentisse. Aveva bisogno di stare solo per un po’, per sfogare tutta la sua frustrazione. Era sicuro che Harry avrebbe capito e che sarebbe venuto più tardi.
“Ok, se lo dici tu. Sicuro?”
Chiese ancora Harry, intuendo che l’amico volesse stare un po’ solo.
“Certo.”
Rispose Ron allontanandosi a testa bassa.
“Non era strano?”
Chiese Remus guardando il rosso andare via. Cominciò a farsi qualche domanda, fissando i presenti. Tutti alzarono le spalle, tranne Harry che non rispose ma continuò a guardare l’amico allontanarsi. Hermione si chiedeva che era preso a Ron, cercava lo sguardo di Harry per capire ma Harry era troppo distratto per farci caso. Era tutto così strano, non era da Ron.
“Non cambiare argomento! Tu.. Ed Hermione..”
Riprese Sirius, troppo preso dalla novità per notare quanto era distrutto Ron. Sembrava una di quelle vecchie comari che vogliono sempre sapere tutto.
“Si..”
Confermò Remus tornando alla realtà. Hermione invece sedeva a testa bassa, Ron era scappato gettandole un’occhiata terribile. Non riusciva a capirne la ragione, sentiva il suo cuore come preda di dolorose fitte. Era al settimo cielo per il bacio di Remus ma allo stesso tempo triste per Ron. Che le stava succedendo?
“È fantastico!”
Commentò Sirius.
“Siete carinissimi!”
Ammise Alice guardandosi intorno come alla ricerca di qualcuno.
“Dobbiamo dirlo a Lily.”
Disse Frank ricordando improvvisamente a tutti che i due puniti non erano ancora tornati.
“Ah proposito. Dove sono finiti quei due?”
Chiese Hermione notando l’assenza di Lily e James. Cercò di pensare ad altro e a concentrarsi su quei due. Ormai si era fatto tardi, avrebbero dovuto avere finito già da un bel pezzo.
“Ancora in punizione?”
Chiese Remus chiedendosi cosa avesse combinato James.
“Così pare..”
Disse Harry pensieroso. Era decisamente passato troppo tempo. Che fosse successo qualcosa anche a loro? Harry sperò si trattasse di qualcosa di bello. Un migliore amico da consolare era già abbastanza senza che ci si mettesse anche un padre che combinava sempre guai.
 ***
Lily era andata via da qualche ora ormai e James era rimasto solo a finire di ripulire tutta l’aula. Doveva essere tardi, forse gli altri erano già a tavola a chiedersi perché Lily fosse lì e James non si fosse ancora fatto vedere. Forse stavano anche parlando di quando stupito fosse James e di quanti casini avesse combinato con Lily.
Il solo ripensare a lei gli faceva male, gli tornavano in mente le parole che si erano urlati contro poco prima e quanto poco lei avesse capito di lui. Doveva arrendersi all’evidenza, lei era uscita da quella stanza e dalla sua vita. Non doveva più pensare a lei e doveva andare avanti. D’improvviso senti dei passi e la porta cigolare.
“Che ci fai ancora qui?”
Chiese James con un tono duro senza nemmeno voltarsi. Non aveva bisogno di vedere chi era, lo sapeva bene. Avrebbe riconosciuto quel modo di camminare tra mille altre persone. Quei passi così aggraziati e silenziosi che per anni lo avevano fatto sognare.
“Non hai finito.. È tardi.. “
Cercò di dire Lily, ma venne subito interrotta.
“Sono a buon punto.”
Disse lui in malo modo senza prestarle la minima attenzione. Non voleva guardarla, non voleva parlarle, non voleva mostrarsi debole un’altra volta.
Lily non si mosse nemmeno di un passo. Restò lì a guardarlo, incerta su cosa dire. Aveva passato ore a girovagare da sola nelle zone più remote del castello per non vedere nessuno. L’ultima cosa che voleva era incontrare qualcuno di conosciuto. Non voleva parlare, si vergognava con tutta se stessa di quello che aveva detto poco prima. Aveva rovinato tutto, questa volta era stata lei. Non voleva essere compatita da Alice o Hermione così come non voleva vedere gli sguardi indicatori di Stev e Sirius. Non le avrebbero mai perdonato di avere fatto soffrire a quel modo James. Alla fine dopo molte ore si era decisa a tornare. Voleva vedere come stava James. Sapeva che non c’era più alcuna speranza ma voleva chiedergli scusa. Glielo doveva. Avrebbe dovuto mettere da parte quel suo maledetto orgoglio ed aprire il suo cuore all’uomo che amava, anche se era troppo tardi.
“Staresti sveglio tutta notte per finire da solo.”
Continuò Lily avvicinandosi a lui di qualche passo.
“E allora?”
Disse James senza smettere di pulire.
“Domani saresti uno straccio.”
Concluse lei. Nella voce della ragazza si poteva sentire la sincera preoccupazione che provava e il suo senso di colpa.
James appoggiò lo straccio e si voltò verso la ragazza. Gli occhi di James erano così duri e sofferenti che Lily riuscì a fatica a sostenere quello sguardo.
“Te n’è mai importato se in questi sei anni sono stato uno straccio per colpa tua? Tu..”
Si sfogò lui. Non riusciva più a stare zitto e a fare finta che lei non fosse li. Quante notti aveva passato insonni a pensare a lei, torturandosi sul perché lo trattasse sempre così male. Chiedendosi cosa sbagliava, cercando di diventare diverso, migliore, per lei. Come poteva arrivare dopo tutto questo tempo e dirgli che voleva aiutarlo per non vederlo ridotto a uno straccio quando lei stessa lo aveva già fatto così tante volte?
“Scusa”
Lo interruppe lei a testa bassa. Non riusciva a guardarlo in faccia. James aveva ragione, lo aveva trattato malissimo. Gli aveva inflitto dolore senza una ragione. Una lacrima cominciò a bagnargli il viso, seguita a ruota da altre.
“Come?”
Chiese James stupito, non era sicuro di avere sentito bene. Che succedeva a Lily, sembrava stesse piangendo.
“Sono stata scema. Ok? L’ho realizzato troppo tardi. E non sono nemmeno stata brava a chiedere scusa. In questi anni ti ho detto cose bruttissime. E tu avevi sempre ragione. Persino sul mio ex migliore amico avevi ragione tu. Lo conoscevi meglio di me. Lo conoscevi per quel che era. Io invece mi sono sempre sbagliata su tutto. “
Disse lei guardandolo negli occhi. La profondità di quello sguardo così profondo e bagnato di lacrime fece sciogliere James. Lo sguardo di James si addolcì e il ragazzo si avvicino a lei. Con una mano asciugò delicatamente le lacrime dal viso della ragazza.
“Lily, mi spiace per Piton. Avrei voluto sbagliarmi su di lui. Avrei voluto sbagliare su tutto. Avrei preferito essere io a giudicare male piuttosto che vederti soffrire.”
Disse lui senza interrompere quel contatto visivo. Tutte le parole grosse che erano volate poco prima erano dimenticate. Ora esisteva solo lei, a pochi passi da lui, così vicina.. Non poteva perdere un’altra occasione. Non riusciva a vederla soffrire, come poteva lasciare che una creatura così bella soffrisse per le ingiustizie del mondo?
“No, sono io che ho sbagliato. Avrei dovuto dire si tempo fa. Ora è tardi. Tempo scaduto. Quelle cose prima non le pensavo. Mi spiace. Volevo ferirti. Tu mi facevi paura..”
Disse la ragazza cercando di mettere tutta se stessa in quelle parole. Sapeva che era tardi ma era giusto che lui sapesse come stavano davvero le cose e quanto era forte il sentimento che provava per lui. Era così vicino, avrebbe voluto abbracciarlo e sentire il suo cuore battere più forte come stava battendo ora il suo.
“Paura?”
Chiese James stranito, incapace di qualsiasi reazione.
“Si, sei sempre riuscito a leggermi nella mente e nel cuore. Riuscivi sempre a sorprendermi e a fare la cosa giusta. O cominciato ad avere paura di diventare dipendente da te. Perché tu sei come una droga per me. Una droga che mi inibisce i sensi e mi rende inerme e in tuo potere. Non riuscire più a essere me stessa senza di te. Di colpo sei diventato indispensabile, come il pane è indispensabile al burro, come la panna su una torta così James era indispensabile a Lily. Solo che tutto questo mi ha spaventata. Avevo paura ad ammetterlo. Avevo paura che ammetterlo e dirti si sarebbe significato soffrire se in futuro sarebbe finita..”
Spiegò Lily lasciando che fosse il suo cuore a parlare per lei dando voce a tutto quello che il cervello non le aveva mai consentito di esprimere prima d’ora. Aveva passato anni a costruire una barriera intorno al mondo e a cercare di diventare indipendente da tutto e da tutti, e poi era arrivato quel ragazzino a cui era sempre bastato un gesto o una parola per infrangere tutto. Lo aveva respinto per così tanto tempo perché aveva paura di perdere se stessa dentro di lui. Era attratta da lui e nello stesso tempo lo respingeva. Pensava che alla lunga lui potesse farle del male. Solo qualche ora prima era riuscita a capire veramente James fino in fondo. Aveva capito che sarebbe morto piuttosto che farle del male e che l’avrebbe protetta da tutto il male che c’era nel mondo. Ora non aveva più paura di perdere se stessa e tutto quello che desiderava era unire la sua esistenza a quella del ragazzo.
“Posso sempre farti una domanda ora. Poi tu rispondi, con calma.. Magari senza lasciar passare sei anni insultandomi, ok?”
Propose James sorridendo e prendendole una mano. Le mani di James erano così calde, e quel sorriso così rassicurante. Lily pensò che non ci fosse niente di più bello al mondo che stare li a contemplarlo.
“Va bene, ci sto.”
Disse Lily senza smettere di fantasticare su James. I suoi occhi, color nocciola erano fissi in quelli verdi di lei. In quegli occhi Lily si tuffò, leggendovi la sicurezza ma anche la paura dell’ennesimo No.
“Mi vuoi baciare?”
Chiese lui portando le sue labbra a pochi centimetri da quelle della ragazza, per poi lasciare che fosse lei a decidere cosa fare. Lily passò lo sguardo dagli occhi alle labbra di James. Erano quello che desiderava ed erano così vicine. Tutto quello che voleva era posare le sue labbra sulle sue e sentire il sapore del ragazzo. Le sfiorò con le dita, gustando fino in fondo quel primo contatto e poi finalmente lo baciò. Si lasciò prendere da quel momento assaporando ogni particolare. In quel bacio c’erano mille sensazioni, mille emozioni. C’erano Lily e James. Due metà di qualcosa di unico finalmente unito.
A quel primo bacio ne seguì un secondo, e poi un terzo. Poi la ragazza si staccò, circondando il collo di James e cominciando a giocherellare con i suoi capelli così scuri e ribelli.
“Sai, pensavo più a un -vieni con me al villaggio sabato?-”
Sussurrò Lily all’orecchio di James.
“Ti spiace allora?”
Chiese lui prendendola in braccio e facendole fare giravolte nell’aria. Si sentiva così bene tra le sue braccia, non desiderava altro che passarci tutta la sua vita.
“No, per nulla. Vieni al villaggio con me sabato?”
Chiese lei una volta tornata con i piedi per terra. James in risposta la baciò, e di nuovo provò quelle mille sensazioni.
“Non dovrei essere io a chiedere?”
Chiese poi il ragazzo con un espressione divertita abbracciandola lasciando che i loro corpi di sfiorassero.
“Ti spiace?”
Chiese Lily cercando le labbra di James.
“Per nulla. Vieni con me. Ora.”
Disse James trascinandola nel corridoio. Non gli importava nulla della punizione e del fatto che non avessero finito. Aveva baciato Lily, la sua Lily e voleva gustarsi quel momento magico fino alla fine.
“Dove mi porti?”
Chiese lei curiosa senza pensare alle conseguenze di quella loro fuga improvvisa. Lumacorno sarebbe andato su tutte le furie e l’aula sarebbe stata inagibile per tutto il giorno seguente.
“A toccare il cielo con un dito.”
Rispose lui sorridendo.
“Ma io lo sto già toccando James. Sento il mondo vorticare intorno a me. Ogni singola particella del mio corpo esulta e l’intero castello fa da cornice a questa gioia infinita. Mi sento nell’unico posto al mondo dove potrei essere felice.”
Disse lei abbracciandolo, voleva sentirlo vicino.
“Hai ragione, non c’è bisogno di staccarsi da terra. Siamo già in aria.”
Realizzò lui ricambiando quell’abbraccio con tutto se stesso.
“Ho riportato il grande cercatore Potter con i piedi per terra?”
Chiese Lily divertita. Non gli importava che fossero nel mezzo di un corridoio nei sotterranei del castello, le importava solo di essere con il suo James.
“No, lo hai fatto perdere a volare nei tuoi occhi.”
Rispose lui baciandola.

ANGOLO DELL'AUTRICE
sono felice di avere finalmente postato questo capitolo, dopo mille difficoltà i nostri James e Lily sono insieme. visto che sono stata già abbastanza sadica con loro mentre si mettevano insieme (poveri, gliene ho fatte passare di tutti i colori) vi comunico che non ci saranno ulteriori tira e molla tra di loro (anche perchè senno dovrei sfidare le ire dei lettori, XD!!). spero che la notizia vi faccia piacere.
la storia non è finita qui però, spero che continuerete a seguirla lo stesso!
vi avviso però che ci potrebbero essere dei rallentamenti nel postarla a causa degli esami (maledetto spagnolo, chi lo ha inventato? non bastava l'inglese?)
in ogni modo grazie a tutti quelli che la leggono e a tutti quelli che commentano.
lyrapotter: mi spiace se questa fic assomiglia a una telenovela spagnola, ma ti garantisco che da adesso in poi niente più tira e molla. XD sono contenta di averti emozionato! spero ti sia piaciuto anche il pezzo in cui si chiariscono. litigata e chiarimento li ho scritti di getto solo che per motivi di lunghezza ho dovuto separarli. al momento l'unico che sta davvero male è Ron, tutti gli altri sono felici, poverino! mi fa piacere che adori Sirius, io prima di scrivere questa fic ero più per James ma scrivendo mi sono dovuta ricredere! XD
mick_angel: grazie per l'aggiunta tra i preferiti. che ne pensi di questo capitolo?
princessMarauders: wow, ma allora sei una veggente!! XD bravissima, ci hai proprio preso. bella la battuta su Sirius (dice che ha riso parecchio anche lui!) che ne pensi di questo capitolo?
germana: ma no che non ti odio, visto che non c'era nulla di cui preoccuparsi? in teoria litigata e pace dovevano essere insieme solo che veniva troppo lungo.. cmq, piaciuto questo capitolo? mi spiace per Ron ma è stato battuto sul tempo, almeno per ora.. più avanti chissà, tutto può essere, no? XD
smemo92: senza Sirius ed Harry che psicanalizzano la gente quel castello sarebba ancora di più un circo. stanno proprio bene in veste freudiana! XD
lady blue: spero che questo capitolo ti sia piaciuto e abbia risposto a tutte le tue domande! di la verità ti immaginavi il lieto fine tra Lily e James o pensavi vi avrei fatto penare ancora? XD
jaily: effettivamente nello scorso capitolo sono stata cattivella con Lily e James, però era anche vero che se si dovevano mettere insieme prima o poi quello che pensavano nei meandri delle loro menti avrebbero dovuto dirlo. sarebbe stato brutto (almeno per me) farli mettere insieme e poi farli litigare così ho scelto prima di fargli dire tt quello che pensavano l'uno dell'altro e poi farli mettere insieme! XD




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Capitolo 28
*** GELOSIE ***


CAPITOLO  26
GELOSIE

Ron stava sonnecchiando in infermeria, parecchio seccato e annoiato. Non appena aveva varcato la soglia l’infermiera, preoccupata per il suo pallore lo aveva messo a letto e aveva deciso che lì doveva rimanere fino alla mattina successiva. Ron aveva sospirato ma alla fine aveva fatto come voleva lei. In certe situazioni non si può discutere e almeno sarebbe rimasto solo a pensare. Dopo un ora però i pensieri si erano rivelati scomodi compagni di stanza e sperava di addormentarsi per non pensare a nulla per un po’. D’improvviso una voce lo destò da quel torpore in cui era caduto facendolo sussultare. Di fronte a lui c’era l’ultima persona che si era aspettato di trovare.
“Ciao, come stai?”
Disse Peter timidamente lasciando Ron stupito di trovarselo di fronte. Il suo volto era triste e sconsolato. Per qualche attimo gli fece pena poi tutto il dolore che quell’essere aveva causato nel loro tempo gli tornò in mente in pochi secondi. Trattenne a fatica un espressione di disgusto. Era comunque stupito, perché si interessava a lui? Che ci faceva lì?
“Peter?”
Chiese Ron incredulo senza riuscire ad aggiungere altro.
“Si, ho visto come sei scappato via e ho pensato di passare a vedere se era tutto a posto.”
Disse timidamente. Non sapeva bene nemmeno lui perché era venuto a trovare Ron. Forse perché condividevano lo stesso destino. Quando aveva visto entrare Remus e Hermione insieme Ron era sbiancato, gli era bastato quello a capire.
“Più o meno.”
Rispose Ron senza sbilanciarsi, era davvero confuso. Non sapeva come comportarsi con lui. Era strano tutto quell’interessamento da una persona come Peter. Non sapeva come rispondere. Non voleva offenderlo ma non voleva nemmeno dargli troppa confidenza.
“Mi dispiace tanto. Nessuno più di me può capire come ti senti.”
Disse Peter con fare enigmatico. Sospirò e guardando Ron pensò quanto fosse triste vedere la persona amata voltarti le spalle, dannata gelosia. Ron avrebbe voluto chiedere di più ma l’altro ragazzo era come sparito nel nulla.

“Amico.. “
Chiese Harry entrando in infermeria con fare cauto.
“Harry!”
Lo salutò Ron abbozzando un sorriso. Aveva davvero voglia di parlare con qualcuno. In particolare aveva voglia di parlare con Harry. Quando se lo era trovato davanti aveva completamente dimenticato Peter e il suo comportamento strano.
“Se disturbo o vuoi che me ne vada..”
Cominciò Harry.
“Non dire sciocchezze.”
Lo interruppe Ron sorridendo. Harry era sempre il solito paranoico, non sarebbe cambiato mai. Ron ringraziò mentalmente il cielo per questo, ci mancava solo un Harry fuori di testa. Come se Hermione non bastasse di già, pensò fra sé e sé.
“Mi dispiace.”
Disse Harry, incapace di aggiungere altro. Sentiva che tutte le parole erano stupide di fronte alla sofferenza dell’amico. Era brutto vedere la ragazza che ami tra le braccia di un altro. Lui lo aveva sperimentato in prima persona con Ginny qualche anno prima.
“Anche a me, sono stato un stupido. Dovevo parlarle prima. Dannazione! Tu che pensi? Di lei e Remus dico.. Hanno infranto tutte le regole.”
Cominciò Ron passando in pochi secondi dal depresso al furibondo. Nella sua mente si sovrapponevano concetti ed emozioni diverse. Una parte di lui era triste perché sentiva di avere perso ogni speranza con la ragazza che amava, ma allo stesso tempo la gelosia lo divorava. Una vocina dentro di lui gli diceva che non era giusto, che avevano infranto tutte le regole e che non potevano. Chi era Hermione per disubbidire a Silente che aveva raccomandato loro di non cambiare il passato? E per cosa poi, per una banale storia d’amore. Sentiva di essere ingiusto e che molte cose che stava pensando erano dettate dalla gelosia ma non gli importava nulla.
“Beh, mi dispiace davvero moltissimo per te ma sembra che Hermione sia felice.”
Disse Harry soppesando con cura le parole. Non voleva ferirlo ma sentiva che doveva essere sincero. Hermione era una sua amica e vederla felice non poteva che fargli piacere. Inoltre Harry sospettava che a parlare non fosse il suo amico Ron ma il temibile mostro della gelosia che si era impossessato di lui. Era più che normale, ma sapeva bene che non doveva incoraggiarlo ma cercare di fargli vedere in faccia la realtà.
“Felice? È questo che pensi?”
Chiese Ron letteralmente furibondo. Sapeva che non era giusto prendersela con Harry ma sentiva il bisogno di sfogarsi, di urlare la sua rabbia, la sua delusione, la sua frustrazione in faccia a qualcuno.
“Ron calmati..”
Si preoccupò Harry, cercando di calmare il suo migliore amico che aveva quasi perso il controllo.
“Calmarmi? Hai perso completamente la ragione. Quella si mette con Lupin, infrange tutte le regole dei viaggi temporali e tu dici che sembra felice?”
Ron era davvero arrabbiato ora. Stava urlando ed era paonazzo in viso. Non pensava nemmeno a quello che stava dicendo. Lasciava che le parole fluissero libere dalla sua bocca senza nessun filtro.
“Ascolta siete tutte e due i miei migliori amici. Mi spiace che tu stia male ma non posso condannare a priori Hermione solo perché si è messa con un ragazzo. Tu l’avevi trattata davvero malissimo oggi pomeriggio e non hai nemmeno chiesto scusa.”
Specifico Harry mantenendo la calma. Capiva che Ron non ce l’aveva con  lui. Aveva solo avuto una pessima giornata e aveva bisogno di sfogarsi. Nessuno più di lui riusciva a capirlo ma doveva in ogni modo fargli capire. Ron rimase zitto per un po’, sembrava avesse capito e si fosse calmato. Poi ripresa a parlare.
“Ma davvero non ti importa nulla? Nemmeno dei tuoi genitori?”
Continuò Ron cercando di abbassare la voce. Il suo tono era comunque agitato. Harry lanciò un incantesimo contro la porta perché da fuori non sentissero.
“Che cosa centrano ora i miei genitori?”
Chiese Harry senza capire. Il discorso di Ron gli appariva strano e confuso.
“Hermione ti ha proibito di salvarli, di avvisarli di quello che sarebbe successo perché senno avresti cambiato lo scorrere del tempo per poi mettersi con Lupin e distruggere il nostro tempo! Che mi dici di Tonks? E di Teddy, il tuo figlioccio?”
Spiegò Ron con i pugni stretti per la rabbia. Non per nulla giusto. Non era giusto che lui amasse Hermione e che lei stesse con Remus, non era giusto che Tonks era morta per dare a suo figlio Teddy un mondo migliore e che ora non ci fosse più nessun Teddy, non era giusto nemmeno che ad Harry non fosse permesso salvare i suoi genitori ma a lei fosse permesso fare la scema con Remus.
“Io, non so.. Dannazione Ron pensi davvero che non abbia pensato anche io le stesse cose?”
Gli fece notare Harry con una punta di durezza nella voce. A sentire parlare dei genitori non era riuscito a mantenere il controllo. Il ricordo dei loro visi e di come erano morti era vivo nella sua mente. Vederli vivi, giovani e felici aveva in parte ridotto il dolore di quel ricordo ma non lo aveva cancellato. Era ancora lì, e Harry sapeva bene che una volta tornato nel suo tempo sarebbe stata più dura che mai.
“Scusa, non avrei dovuto prendermela con te..”
Si scusò Ron calmandosi improvvisamente. Aveva realizzato che era stato un errore nominare i genitori di Harry. L’amico era molto sensibile all’argomento e gli procurava tristezza e moltissimi incubi. Dannazione, avrebbe dovuto pensarci prima di aprire quella sua dannatissima bocca. Stare soffrendo non gli dava il diritto di fare soffrire il suo migliore amico ricordandogli le cose più brutte che aveva passato nella sua vita.
“Non dirlo nemmeno, quello che è successo oggi ti ha sconvolto. Avrebbe sconvolto chiunque.”
Disse Harry comprensivo. Era felice che la discussione era tornata su toni normali. Cercò di cacciare via i brutti ricordi e di tornare alla conversazione.
“La verità è che sono terribilmente geloso. Che facciamo ora? Qualcuno dovrebbe ricordare a Hermione che ha distrutto il nostro futuro ma penso sia meglio che questo qualcuno non sia io!”
Disse Ron sospirando. Era riuscito ad ammetterlo, era geloso di Remus. Quel problema tuttavia ora era irrilevante. Il loro futuro, dovevano pensare a quello. Che ne sarebbe stato del piccolo Teddy?
“Lo penso anche io. Le parlerò stasera. Adesso il mio posto è qui con te. Ho portato gli scacchi dei maghi, così possiamo fare una partita!”
Disse Harry tirando fuori una scacchiera dalla sua borsa. Ron sorrise. L’amico aveva finto di non sentire la confessione sulla sua gelosia. Ron sapeva che lo aveva fatto apposta, non voleva mettere ulteriormente il dito nella piaga.
“Bravo, battere il grande Harry Potter a scacchi non può che fare bene al mio umore.”
Disse Ron sicuro di sé e delle sue capacità.
“Sei così sicuro di vincere?”
Chiese Harry in modo spavaldo. Sapeva bene che Ron era molto più bravo di lui ma non voleva dargliela vinta così facilmente.
“Con te? A scacchi dei maghi? Si!”
Rispose Ron sempre più sicuro di sé facendo avanzare il suo alfiere.
“Presuntuoso!”
Rispose Harry mangiandogli una torre.
“No, realista. Sarai pure bravo come cercatore ma a giocare a scacchi fai pena!”
Rispose il rosso sorridendo.
“Stai ferendo il mio orgoglio!”
Disse Harry facendo il finto offeso.
“Ah, prima è passato Peter?”
Ricordò improvvisamente Ron. La discussione e la gelosia verso Remus glielo avevano fatto passare di mente. Quella strana conversazione gli tornò in mente.
“Peter?”
Chiese Harry stupito. La sua faccia era più o meno la stessa che aveva fatto lui trovandoselo davanti al suo letto. Stupore misto a orrore.
“Si, Peter!”
Confermò Ron impassibile aspettando la prevedibile reazione dell’amico.
“Che voleva quella sottospecie di..”
Cominciò Harry diventando paonazzo.
“Calmo, voleva solo sapere come stavo. Se non sapessi quanto è viscido crederei che fosse interessato davvero.”
Lo fermò Ron appoggiandogli una mano sulla spalla prima che potesse venirgli una crisi isterica.
“Chissà, magari è sincero.”
Disse Harry soprappensiero, cambiando improvvisamente tono. Si era calmato e ora fissava perso una crepa nella parete di fronte. Ron aggrottò le sopracciglia.
“Peter sincero? Ma sei impazzito? Quello è il verme che ha venduto la tua famiglia..”
Gli ricordò Ron stranito da quell’improvviso cambio di comportamento. Era passato dalla rabbia più totale alla calma assoluta. Era veramente strano.
“Si lo so, ma magari non è ancora diventato cattivo. Capisci quel che dico?”
Cerco di spiegare Harry. Non poteva condannare Peter  per qualcosa che non aveva ancora fatto, anche se aveva la certezza che lo avrebbe fatto.
“Si, ma in ogni caso lo diventerà. Ricordi? Non possiamo cambiare il futuro e mi sembra che ci siano già stati abbastanza danni, forse irreparabili.”
Disse Ron sospirando.
“Già, è tutto così complicato.”
Concordò Harry tornando alla partita. Nella sua mente si accavallavano mille idee. E se venendo nel passato avessero in qualche modo condizionato quel tempo facendo cambiare alcuni equilibri? Forse quello che era successo tra Remus e Hermione e lo strano comportamento di Peter derivavano da quello.
“Ti capisco amico. In ogni caso, SCACCO MATTO!”
Disse Ron con un’espressione decisamente soddisfatta, non accorgendosi dei pensieri dell’amico.
“Ma che diamine! Voglio la rivincita!”
Urlò Harry arrabbiato. Era impossibile vincere con Ron a scacchi. Decise di lasciare perdere le teorie e i ragionamenti e di concentrarsi sulla partita, doveva vincere a tutti i costi!
“È tutto inutile, lo sai che tanto perdi ancora!”
Disse Ron con fare saggio.
“Questo lo dici tu, vedrai..”
Disse Harry deciso più che mai a vincere.

“Ciao Peter, era ora che tornassi!”
Disse Sirius felice di rivedere l’amico. Per la verità era felice di rivedere qualcuno visto che tutti lo avevano lasciato solo. Alice e Frank erano spariti, per l’ennesima volta in una giornata. Possibile che passassero tutto il loro tempo nascosti a baciarsi? Erano veramente noiosi. Remus e Hermione erano stati un po’ con lui in sala comune, poi erano andati a fare un giro nel giardino del castello. Certo, lo avevano invitato ma si sentiva il terzo in comodo. Peter come al solito era sparito, Ron era in infermeria e Harry era andato da lui. Rimaneva solo James che era stato ufficialmente dato per disperso. Non poteva nemmeno controllare la mappa del malandrino per cercarlo perché se l’era tenuta lui.
“Sono stato a trovare Ron.”
Spiegò Peter abbozzando un debole sorriso.
“Sta un po’ meglio?”
Chiese Sirius ricordandosi del malore a cena. Anche Harry poco prima gli aveva detto che sarebbe andato da lui. Probabilmente il suo malore centrava con Hermione e Remus ma lui aveva deciso di tenersi fuori da questa storia. Aveva imparato sulla sua pelle che era pericoloso.
“Certe cose non passano così velocemente..”
Borbottò Peter sedendosi sconsolato sul letto. Nella sua testa passavano mille pensieri, mille idee. Vedere Ron in quello stato gli faceva male perché era come guardarsi allo specchio. Erano nella stessa situazione, solo che la sua era decisamente molto più difficile e particolare. Si era accorto di amare una persona che era già nel cuore di qualcun altro. Convivere ogni giorno con la gelosia, con la speranza che tutto vada male alla coppia è difficile e alla lunga anche logorante. Poi c’era anche l’altro problema.. Il suo sogno era destinato a rimanere tale.
“Che hai?”
Chiese Sirius avvicinandosi con cautela. Non voleva forzare il suo amico a parlare ma era evidente che avesse bisogno di aiuto. Qualcosa lo stava torturando e facendolo soffrire immensamente.
“Nulla, sto bene..”
Disse subito Peter sulla difensiva. Non voleva che gli altri capissero, specie i suoi amici più cari. Se ne sarebbe vergognato come un verme, avrebbe temuto il loro giudizio perché una cosa del genere non era normale che accedesse e non doveva accadere per nessuna ragione al mondo.
“In questo periodo intendo, sei strano. Ci stai facendo preoccupare tutti!”
Spiegò Sirius, deciso a capire che cosa avesse l’amico.
“Davvero? Pensavo che il pensiero di James ti tenesse sempre impegnato Sirius.”
Disse Peter con un tono di voce strano. Sirius non riuscì a capire se si fosse trattato di una presa in giro o di un osservazione. Peter si mise a fissare il vuoto pensando che il pensiero di James non teneva impegnato solo Sirius ma anche lui ultimamente.
“No, può cavarsela da solo. Lui e la Evans sono destinati a stare insieme.”
Rispose Sirius senza stare troppo a pensarci su. Non si accorse che quelle parole distrussero quella debole speranza che era rimasta a Peter.
“Già”
Sospirò Peter. Era distrutto, esattamente come Ron quando Hermione aveva detto che stava “lavorandoci su” riferendosi a una possibile storia con Remus.
“Che ti prende?”
Chiese Sirius notando il cambiamento dell’amico. Non capiva cosa fosse successo, cosa avesse detto di sbagliato.
“Come? Niente..”
Disse Peter tornando sulla difensiva come poco prima. Non aveva più voglia di parlare con Sirius. In verità non aveva più voglia di parlare con nessuno. Voleva solo seppellirsi sotto le coperte e fare finta di non esistere.
“Hai cambiato faccia, modo di rispondere e sembri un lenzuolo.”
Osservò Sirius, cercando di ristabilire un contatto che Peter sembrava aver volontariamente interrotto. Non capiva che stava succedendo. Erano sempre stati uniti loro quattro. Peter aveva sempre detto quello che gli passava per la testa quando stava male. Perché ora faceva così? Perché ora si nascondeva dai suoi stessi amici?
“Non sto bene, ho sonno e il mal di stomaco.”
Rispose Peter a mo’ di scusa. Voleva solo che quella conversazione finisse. Si era illuso, era un perdente, un essere rivoltante, uno scherzo della natura.
“Vuoi che ti accompagni in infermeria.”
Si offrì Sirius.
“No, mi basta il mio letto.”
Rispose Peter secco. Non voleva vedere Ron perché gli avrebbe ricordato ancora di più il suo dolore.
“Ok, vuoi parlare ancora un po‘?”
Chiese ancora Sirius.
“No, voglio solo dormire Sirius.”
Disse Peter per chiudere quella discussione.
“Ok, allora scendo il sala comune così non ti disturbo.”
Disse Sirius chiudendo piano la porta della stanza alle sue spalle. Si sentiva inutile, non era nemmeno stato in grado di consolare un amico.

ANGOLO DELL'AUTRICE:
grazie mille per essere arrivati a leggere fino a questo punto. con lo scorso capitolo si è chiusa la seconda parte della storia, con questo inizia la terza e ultima parte.
come vi avevo promesso è tempo di risposte. si comincia a capire qualcosa di più su Peter!!! il prossimo capitolo si chiamerà due chiacchere con Hermione.
ma basta anticipazione, adesso passiamo ai vostri commenti! grazie anche alle 66 persone che hanno la mia storia tra i preferiti e che trovano il tempo per seguire la mia storia. apprezzo veramente tanto la vostra fiducia!
grazie a tutti quelli che si fermano a lasciare due righe, mi raccomando scrivete anche se avete critiche o pareri negativi!
LADY BLUE: grazie per il tuo commento, mi fa molto piacere averti evitato lacrime per la storia di James e Lily. quei due erano destinati a stare insieme ed era giusto che prima però risolvessero tutti i loro problemi e si capissero! per quanto riguarda la storia Remus/Hermione la pensi esattamente come Ron.. non è che sei gelosa anche tu e in realtà sei innamorata di Remus? XD
GERMANA: Remus e Hermione sono davvero carini, il solo problema è la gelosia di Ron.. sono contenta ti sia piaciuto il dialogo tra Lily e James, non volevo ricadere nello sdolcinato più totale ma dopo tutte quelle che sono capitate un po' di tenerezza era d'obbligo! grazie mille per i tuoi commenti e i tou incoraggiamenti!
SMEMO92: grazie mille per il commento! diciamo che la soluzione è complicata, in qualsiasi modo si risolverà ci sarà in ogni modo qualcuno che ne soffrirà che sia Ron o Remus.. se vuoi avere risposta al tuo dilemma non ti resta che seguire la storia! XD
PRINCESS MARAUDERS: sono felice che ti sia piaciuto lo scorso capitolo. la coppia Remus/Hermione è strana anche per me ma diciamo che mi è venuta un ispirazione e ho deciso di seguirla. spero di non deluderti! XD grazie per il commento!
JAILY: dalle tue parole vedo che sei davvero molto felice per Lily e James, anche loro ti ringraziano per il tuo interessamento! XD grazie mille per il commento!
LYRAPOTTER: grazie per il tuo commento, tra le righe ho anche letto qualche velata minaccia per me se ci fossero stati altri tira e molla in futuro. tranquilla, ti assicuro che alla coppia Lily/James non succederà nient'altro. continueranno ad amarsi fino alla fine dei loro giorni... per quanto riguarda Ron, Hermione e Remus si è creata una situazione tale per cui qualcuno certamente soffrirà. per quando riguarda Sirius vecchia comare, beh.. la scena merita, non trovi? io tutte le volte che me lo immagino parto a ridere e non la smetto più!
PICCOLA_PUFFOLA: grazie per il commento! Lily e James sono davvero dolcissimi. Remus e Hermione.. beh, non posso anticipa nulla. mi spiace, non ti resta che aspettare! XD

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Capitolo 29
*** DUE CHIACCHERE CON HERMIONE ***


CAPITOLO 27
DUE CHIACCHERE CON HERMIONE

La notte era scesa, ormai era veramente tardi ma ai due ragazzi non importava. Si erano persi l’uno negli occhi dell’altra dimenticandosi degli amici che li stavano dando per dispersi e di non avere mangiato nulla. Un timido raggio di luna brillava da una finestra, illuminando la stanza. Lily riusciva a vedere il suo James e non riusciva a smettere di pensare a quanto fosse bello sotto quella luce così strana e affascinante. Sembrava risplendesse. Si avvicinò ancora di più a lui. Voleva sentire la sua pelle sulla sua, sentirsi protetta nel suo caldo abbraccio.
“Pensi che sia ora di tornare dagli altri?”
Mormorò ad un tratto Lily, poco convinta. La sua parte razionale era quasi del tutto succube del suo istinto, e l’istinto stava urlandole che voleva rimanere lì abbracciata a James. Sarebbe stato un errore imperdonabile tornare nella sala comune, andare a letto e non vedere più il suo James fino alla mattina successiva.
“Di già? “
Protesto James stringendola forte a se ed assumendo un aria da bambino imbronciato. Lily sussultò a quella tenera visione, incapace di resistervi. Come aveva fatto a fare a meno di lui per così tanti anni?
“Forse si stanno preoccupando.”
Disse Lily cercando la bocca del moro. Era poco convinta di quello che stava dicendo, in realtà non lo pensava affatto. Aveva un improvviso desiderio di baciarlo per rifarsi di tutti gli anni che avevano perso.
“Forse hai ragione. Accidenti, l’aula.”
Ricordò improvvisamente James. Se n’erano andati senza finire la loro punizione e lasciando l’aula ancora per metà ricoperta di pozione. Il professore si sarebbe di sicuro arrabbiato, ma come si poteva pensare all’aula e a Lumacorno in una notte come quella? Stava tenendo la sua Lily tra le braccia. Non l’aveva lasciata per un attimo per paura che l’incanto finesse e che tutto tornasse alla triste normalità fatta di litigi.
“Di che parli?”
Chiese Lily piegando leggermente la testa di lato. James la guardò incantato. Era così dannatamente bella, non riusciva a credere che fosse la sua ragazza.
“Non abbiamo finito di pulire.”
Spiegò James a malincuore. Non voleva che quel bel sogno finisse. Cercò di consolarsi pensando che da quel momento in poi ce ne sarebbero state altre di sere con la sua Lily tra le braccia ma non funzionò. Qualcosa dentro di lui gli impediva categoricamente di muoversi da lì, gli urlava di non sprecare nemmeno un minuto.
“Sai penso che hai ragione. Freghiamocene di tutto e stiamo ancora un po’ soli.”
Disse Lily accoccolandosi con la testa sul torace del ragazzo. Poteva sentire il respiro regolare di James e il suo cuore che batteva. Era così rilassante ed emozionante al tempo stesso. Si perse in quel battito regolare e ipnotico, realizzando improvvisamente di essere felice e di non volere altro dalla vita. Tutto il suo mondo ora era lì, a pochi centimetri da lei.
“Sei sicura? Lily Evans che va contro un professore non rispettando una punizione?”
Chiese James accarezzandole i lunghi capelli rossi. La stava prendendo in giro ma in realtà anche lui era felice di rimanere ancora lì  con lei. Cercò le sue labbra facendo scendere le sua mani sulla vita di lei.
“James Potter che fa tante storie per infrangere una regola?”
Chiese lei divertita in rimando, accarezzando a sua volta l’addome del ragazzo. Il fisico di James era incredibile, non si era mai accorta di quanto fosse perfetto in ogni più piccolo particolare. Decisamente era stato scolpito dai tanti allenamenti.
“Vieni con me.. Conosco un bel posto.”
Disse James dopo un po’, come ricordando qualcosa all’improvviso. La ragazza lo segui senza fare nessuna domanda. Si fidava ciecamente di lui.

“Quanta folla in sala comune!”
Disse Sirius per salutare l’ingresso di Stev, Remus ed Hermione. Era felice che fossero tornati, stare da solo lo annoiava. Il pensiero di Peter, solo in camera che soffriva come un cane e che non voleva parlare con lui e digli che gli passava per la mente lo faceva sentire inutile e stupido. Era questo che i suoi amici pensavano di lui? Che fosse una persona con cui si potevano solo combinare guai ma non parlare di cose serie?
“Stev! Dove eri finito?”
Chiese Remus curioso, guardando il ragazzo entrare dal buco del ritratto dopo di lui.
“Sono passato in infermeria..”
Spiegò Harry sorridendo e facendo una boccaccia a Hermione. Saluto Sirius con una mano e notò che il suo padrino era davvero giù di morale. Sembrava un leone in gabbia, esattamente come quando era costretto a rimanere nella vecchia casa dei suoi genitori. Gli fece male vedere Sirius così giù. Decise di pensare ad altro e scacciare i pensieri tristi. Doveva parlare con Hermione, quello aveva la priorità in quel momento.
“Come sta Ron?”
Chiese Remus preoccupato. Quando Ron se ne era andato per un attimo aveva pensato che fosse stata colpa sua.  Era assurdo e non riusciva a capire il perché ma lo aveva avvertito. Ne aveva anche parlato con Hermione ma lei diceva che si era sicuramente sbagliato. Il tono della ragazza tuttavia era così strano.
“Meglio.. Hermione posso parlarti? Ti spiace Remus?”
Chiese Harry ai due ragazzi. Nella sua mente stava già pensando a come iniziare il discorso con Hermione.
“No, tranquillo! Ma James e Lily?”
Chiese Remus guardando Sirius in cerca di risposta. Sirius sembrava in trance, come se stesse pensando ad altro. Era anche parecchio triste, non sembrava il solito Sirius. Cosa diavolo era successo? Solo qualche ora prima era il solito vecchio cagnaccio spensierato..
“Boh.. Remus devo parlarti!”
Rispose questi alzando le spalle e facendo segno all’amico di avvicinarsi. Remus annuì, deciso a scoprire che diavolo era successo. Era anche preoccupato per James. Non era da lui sparire così a lungo per una punizione senza dare nessuna notizia.
“Ok, andiamo di sopra?”
Chiese Remus indicando la scala che conduceva alla loro stanza.
“No, c’è Peter. Dice che vuole dormire.”
Spiegò Sirius sospirando. La discussione con Peter gli continuava a tornare in mente. Alla fine aveva avuto  come la sensazione di essere stato liquidato come un rompiscatole. Lui stava solo cercando di essere vicino e di aiutare il suo amico.
“È strano ultimamente!”
Commentò Hermione che aveva seguito il discorso.
“Decisamente!”
Concordò Sirius. Il suo tono non lasciava dubbi. Era stato Peter a rendere Sirius così triste e giù di morale.
“Restate pure qui, noi andiamo a fare due passi!”
Disse Harry indicando il ritratto della signora grassa. Hermione diede un bacio veloce a Remus e poi seguì l’amico verso il buco del ritratto.
“Due passi? Occhio a non fare tardi?”
Li riprese Remus con finto fare severo. Harry scoppio a ridere, era sempre il solito Remus. Cercava di essere un caposcuola ineccepibile ma non riusciva a fare rispettare le regole ai propri amici.
“E perché? Un caposcuola di grifondoro è nella torre e l’altra in punizione. Non c’è pericolo!”
Fece notare Harry in modo innocente. Sirius scoppiò a ridere e Remus gli lanciò un occhiataccia.
“Tale quale al tuo gemello!”
Disse Sirius guardando i due ragazzi scomparire oltre la stanza. Harry uscì per primo e poi aspetto Hermione.
“Andiamo nella stanza delle necessità?”
Chiese Hermione sospirando.
“Meglio, almeno siamo sicuri.”
Rispose Harry guardando dritto di fronte a se. Era pericoloso parlare dove qualcuno poteva sentirli. Già prima in infermeria avevano rischiato. Ci mancava solo che cambiassero ancora il futuro solo facendosi sentire da qualcuno.
“Avanti, dimmi tutto.”
Disse Hermione una volta arrivati nella stanza. Il suo tono era rassegnato. Come se si aspettasse di essere sgridata da Harry e non avesse intenzione di opporsi.
“Cosa?”
Chiese Harry stupito dal comportamento e dalle parole dell’amica.
“Lo so Harry cosa mi vuoi dire. Sono stata imprudente, ho stravolto il futuro.. Vuoi farmi la predica no? Tu e Ron ce l’avete con me, vero? L’ho capito da come se n’è andato.”
Disse Hermione sulla difensiva. Aveva passato tutta la sera a pensarci. Si sentiva in colpa per avere cambiato il futuro, e forse anche un pochino per come l’aveva presa Ron. Allo stesso tempo però si chiedeva chi fosse Ron per prendersela così a male e perché non potesse essere felice fregandosene del resto per una volta. Avevano passato tutta la loro adolescenza a fare quello che era giusto per salvare il mondo magico, per una volta voleva poter agire senza pensare alle conseguenze.
“Ma quale predica. Sono contento che tu sia felice, davvero. Solo che ora abbiamo qualche problema. Dici che dobbiamo parlarne a Silente?”
Rispose Harry stupendo l’amica con quelle parole. Harry sembrava tranquillo, non la odiava per quello che aveva fatto? Cercò di tornare in sé e preoccuparsi del problema attuale e di Silente ma era troppo difficile. Non era nelle condizioni psichiche per farlo. Aveva mille domande che esigevano una risposta.
“Non saprei, Ron che dice? Non dire balle, ho visto che occhiata mi ha lanciato. Mi odia?”
Chiese ancora lei insistendo sulla questione Ron. Non sapeva nemmeno lei perché ci teneva così tanto a quello stupido, egocentrico ed egoista. Sapeva solo che ci teneva e basta. Era un’altra delle cose che il suo istinto gli diceva. Certo che era proprio un istinto complicato il suo, si disse tra sé la ragazza.
“Hermione è complicato”
Iniziò Harry senza sapere come andare avanti. Teneva ad Hermione tanto quanto teneva a Ron e non era giusto che raccontasse alla ragazza tutte le confessioni dell’amico. Non sarebbe stato giusto nei confronti di Ron. Lui poteva solo cercare di fargli capire qualcosa, poi il resto lo avrebbero dovuto chiarire da soli.
“Che vuoi dire? Ti puoi spiegare meglio?”
Chiese Hermione confusa. Non riusciva a seguire il suo migliore amico.
“Ron tiene molto a te, non pensava le cose che ha detto pomeriggio. Non si aspettava di vederti con Remus. Non farmi dire di più ti prego. Dovresti parlare con lui.”
Disse Harry cercando di spiegarsi e contemporaneamente di rimanere sul vago. Non era sicuro che Hermione avesse capito ma non poteva dire di più. Hermione dal canto suo capì che doveva parlarne con Ron e che Harry non avrebbe detto di più. Era normale ed era anche giusto così. Non poteva chiedere a Harry di prendere le parti di uno dei due.
“Scusa, pensavo anche tu mi odiassi come Ron.”
Rispose Hermione, sollevata che l’amico non fosse arrabbiato con lei. Non avrebbe potuto sopportare di essere odiata anche da lui.
“Ron non ti odia, è solo molto preoccupato per quello che potrebbe essere successo nel nostro tempo. Ma sai come è fatto e come si arrabbia, no?”
Spiegò meglio Ron, cercando di concentrarsi sul problema temporale. Il più urgente da risolvere. Dovevano fare qualcosa, solo non sapeva bene nemmeno lui cosa.
“Già lo so. Ma ce anche dell’altro, giusto? Qualcosa che non mi puoi dire immagino. Sai è strano ma Ron mi è sembrato come geloso. O forse me lo sono immaginato io perché era quello che speravo.”
Disse Ron lasciando perdere per la seconda volta il problema temporale. Ancora una volta il suo cuore le stava facendo capire che era confuso. La verità è che forse aveva sperato che Ron fosse geloso.
“Che stai dicendo Hermione, non ti seguo.”
Chiese Harry più confuso che mai. Non gli era mai sembrato difficile come quel giorno fare sfogare i suoi due migliori amici.
“Non lo so nemmeno io. Solo quando ho visto Ron scappare via guardandomi così male ci sono rimasta molto male. Avrei dovuto essere felice per il bacio di Remus e invece soffrivo. Devo essere pazza.”
Disse Hermione più a se stessa che a Harry. Lui la fissò per un po’ prima di parlare.
“Forse sei solo confusa.. Dimmi di Remus, sembravi al settimo cielo quando siete entrati!”
Chiese Harry sedendosi su una poltrona apparsa dal nulla. Non riusciva a capire se fosse davvero felice del bacio di Remus o se fosse stato solo un modo per fare provare gelosia a Ron. A dire il vero non riusciva nemmeno a capire se a Hermione Ron interessava davvero.
“Si, lo sono. Non so che mi è preso! È stato l’istinto a guidarmi. Stare insieme a lui è bellissimo. Solo mi sento in colpa per i danni che ho causato! Dici che dovrei lasciarlo?”
Disse Hermione sedendosi anche lei su una poltrona vicina a quella di Harry. Era confusa perché con Remus ci stava davvero bene, come mai prima d’ora ma aveva paura. Aveva fatto dei danni enormi al loro tempo e forse una piccola parte di lei era anche triste per Ron. Non sapeva che fare.
“Per i danni al nostro tempo o per Ron?”
Chiese Harry, cercando di seguire il filo di ragionamenti dell’amica.
“Che dici Harry! Per i danni, sai che potrei avere sconvolto un sacco di cose?“
Rispose lei pensando con orrore a quello che poteva essere successo nel loro tempo.
“Beh se è per quello lasciarlo ora complicherebbe ancora le cose, no? E poi ne soffriresti!”
Fece notare Harry guardando l’amica. Hermione non disse nulla e annuì solamente.
“Meglio lasciare tutto come sta e vedere che succede. Appena Ron sta meglio andremo da Silente.”
Continuò Harry, realizzando che l’unico che poteva toglierli da quell’impiccio era Silente.
“Mi sembra la cosa migliore! Secondo te che voleva Sirius da Remus?”
Chiese Hermione diventando improvvisamente silenziosa.
“Curioso come è sapere tutti i dettagli”
Disse Harry ridendo. Si immaginava chiaramente la scena nella sua mente, Sirius che teneva sospeso a mezz’aria Remus per costringerlo a parlare. Ricordando però quanto era giù di morale Sirius immaginò che ci fosse anche altro. Sperava non fosse nulla di grave. Decise di non allarmare inutilmente Hermione e di tenersi i suoi sospetti per sé.
“Era quello che temevo!”
Concluse Hermione in tono leggermente tragico.
“Eddai, sono sicuro che sarà discreto..”
Cercò di tranquillizzarla Harry, per nulla convinto di quello che stava dicendo. Sirius discreto? Ma quando mai.
“Lo spero senno gli lancio una maledizione!”
Rispose lei decisa. Il suo tono era davvero molto serio. Harry sapeva bene che non c’era molto da scherzarci con la ragazza, poteva essere molto pericolosa.
“Addirittura?”
Chiese Harry ridendo.
“Vedrai! A che pensi?”
Chiese ancora Hermione fissando Harry. Sembrava perso nei suoi pensieri.
“Ai miei genitori.. Spero non si siano scannati. È tardi ormai e non si vedono ancora..”
Spiegò Harry. Era molto preoccupato anche per loro. Quando mai si era vista una punizione così lunga. Doveva essere successo qualcosa.
“Sei stato in infermeria da Ron prima, giusto?”
Chiese Hermione.
“Si, perché?”
Rispose Harry senza capire la ragione di quella domanda. Non stavano parlando dei suoi genitori? Che centrava l’infermeria?
“Beh se non erano lì allora stanno bene! “
Concluse lei in tono pratico. La solita vecchia Hermione riflessiva a pratica era di fronte a lui. Non riuscì a trattenere un sorriso.
“Speriamo, mio padre potrebbe averne combinata un’altra delle sue..”
Gli fece notare Harry. Sul viso di Hermione si dipinse un sorriso strano.
“Tale padre, tale figlio!”
Osservò la ragazza in modo impertinente.
Nel frattempo nei corridoi deserti della scuola si sentivano dei rumori spezzare il silenzio. I ragazzi procedevano piano lungo i corridoi deserti per non essere scoperti da qualche professore o da qualche fantasma. Era una visione veramente strana. Lily Evans e James Potter, i due nemici giurati camminavano insieme ridendo. Lei aveva gli occhi chiusi e lui la guidava, stando attento che non andasse a sbattere da nessuna parte.
“James..”
Chiese lei cercando a tentoni il ragazzo dietro di lei.
“Ti ho detto di tenere gli occhi chiusi.”
Gli ricordò lui dandole un tenero bacio sul collo.
“Va bene, ma manca molto?”
Chiese lei, impaziente e più curiosa che mai.
“No.”
Rispose lui paziente. Era ormai almeno la decima volta che la rossa gli faceva la stessa domanda.
“Mi dici dove stiamo andando?”
Chiese ancora lei, sperando di avere risposte alla sua curiosità.
“Siamo arrivati.”
Disse lui lasciandole aprire gli occhi.
“Allora? Che te ne pare?”
Chiese James indicandogli qualcosa sopra le loro teste. Lily alzò la testa e non riuscì a trattenere un esclamazione di entusiasmo. Erano in cima alla torre di astronomia e intorno a loro c’erano delle fate. Sembrava che danzassero sotto il cielo stellato.
“È incredibile James. È fantastico..”
Disse Lily non riuscendo a trovare altre parole per descrivere la meraviglia che c’era sotto i suoi occhi. Le fate sembrava non si fossero accorte dei ragazzi, o forse se n’erano accorte ma non ci facevano caso. Era così bello stare lì. Tutto era perfetto.
“Lo so, per questo ti ho portata qui.”
Disse lui attirandola a sé. Entrambi desideravano la stessa cosa, che quel momento magico e perfetto non avesse mai fine.

ANGOLO DELL'AUTRICE
eccomi di nuovo qui con un altro capitolo! spero vi sia piaciuto e che non vi abbia deluso. grazie mille ai 70 autori che hanno la mia storia tra i preferiti e che lasciano i commenti. non so che altro aggiungere quindi passo subito ai commenti. ah si, non perdetevi il prossimo capito ci saranno almeno due grossi colpi di scena, uno in particolare non vi piacerà se siete fan di Peter (mi spiace io non lo sono e sono stata abbastanza cattivella con lui..)
LYRAPOTTER: grazie per il commento! diciamo che il topastro è seriamente interessato a una persona.. non so se tu abbia capito o no chi sia. cmq nel prossimo capitolo ogni tuo dubbio sarà chiarito in maniera definitiva! non dico altro sennò poi ti rovino la sorpresa! XD il triangolo Remus Hermione Ron non sarà una cosa semplice.. per il problema circa da distruzione del futuro.. beh non perdere il prossimo capitolo perchè ci saranno grosse novità! (santo Silente!XD)
SORUCCIO: grazie del commento, non dico nulla su chi è l'oggetto dei desideri di Peter.. però ti consiglio di non perderti il prox capitolo! XD
SMEMO92: beh una storia senza enigmi annoia, no? XD grazie del commento. harry è soprattutto molto paziente, se non fosse così avrebbe già ucciso qualcuno! XD circa Peter sono stata volontariamente ambigua, ma non ti preoccupare.. nel prox capitolo sarò chiarissima! Lily e James li abbiamo rivisti, contenta? sono felici e innamorati! XD
GERMANA: grazie per il commento! spero che tu abbia trovato qualche risposta anche se devo dire che mi hai incuriosito.. di che domande si tratta? XD
JAILY: riecco Lily e James! ho pensato di lasciarli un po' soli a godersi il loro momento e lasciare che a tutti i problemi ci pensino gli altri per ora! XD
HALEY JAMES SCOTT: grazie mille per il tuo lungo commento e benvenuto nella mia storia! sono contenta che la coppia Remus/Hermione non ti abbia disgustato e portato a chiudere questa fic. diciamo che era una delle cose che mi preoccupava di più mentre scrivevo! XD circa il futuro.. beh diciamo che anche per me  è stato un bel dilemma decidere quale dovesse essere il finale. la coppia Lily/James è una di quelle più classiche ma non poteva mancare! spero di avere reso giustizia a questi due personaggi così adorabili! per quanto riguarda Peter, diciamo che è innamorato (ovviamente non ti dico di chi!), nello scorso capitolo sono stata apposta molto ambigua ma nel prox ti assicuro che non ci saranno misteri XD!
TONKS17: grazie per aver lasciato un commento! mi fa moltissimo piacere sapere di non essere odiata per la coppia Remus/Hermione! per quanto riguarda il futuro.. non posso dire nulla, ti tocca aspettare il finale! XD grazie mille per i complimenti!

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Capitolo 30
*** PUNTO DI ROTTURA ***


CAPITOLO 28
PUNTO DI ROTTURA


“Non è possibile!”
Esclamò Remus svegliando i compagni di stanza. Sirius mugugnò qualcosa e Harry si mise a sedere guardando Remus con aria interrogativa. Solo Peter non reagì in nessun modo. Sia Sirius che Harry capirono a cosa era dovuta la reazione di Remus: il letto di James era intatto, non era neppure tornato a dormire. La situazione stava diventando decisamente misteriosa e preoccupante. Dove diamine poteva essere finito?
“Sguinzagliamo i fantasmi per cercarlo? Con te aveva funzionato..”
Propose Sirius ricordando quando lui e la Evans lo cercavano per convincerlo a non lasciare il castello. Sembrava fosse successo secoli prima, invece si trattava solo di un paio di mesi. Da quando Stev e i suoi amici erano lì con loro il tempo era volato. Era incredibile che fosse già dicembre. Ne erano anche successe davvero tante, si erano trovati a dover affrontare situazioni strane e preoccupanti. Avevano anche quasi perso James in un’altra dimensione e rischiato che Remus lasciasse la scuola. Sembrava impossibile e invece era tutto vero.
“Giorno Peter!”
Disse Remus cercando di capire se l’amico fosse sveglio oppure No. Sirius la sera prima gli aveva raccontato del loro strano dialogo. Non riusciva a trovare una spiegazione razionale.
“Giorno..”
Rispose lui asciutto senza fare nessun movimento. Rimase immobile nel suo letto, lasciando che le parole degli amici gli scivolassero addosso. Immerso in quei pensieri Remus non si accorse dei rumori che provenivano dalla scale. Ad Harry però non sfuggirono.
“Guarda chi si vede!”
Disse improvvisamente Harry indicando la porta che si era aperta e aveva lasciato entrare niente poco di meno che James. Remus e Sirius si girarono di scatto verso l’amico. Sembrava esausto, aveva delle borse enormi sotto gli occhi ma sprizzava felicità da tutti i pori. Non era la prima volta che James non tornava a dormire ma era la prima che tornava felice come una pasqua. I due si scambiarono un occhiata, per poi alzare le spalle e dedicarsi all’amico scomparso dal giorno prima.
“Ma allora sei ancora vivo!”
Esclamò incredulo Sirius prendendolo in giro. Harry guardava il padre, era al settimo cielo. Che fosse successo qualcosa con Lily? Il moro incrociò le dita.
“Come siete simpatici..”
Li canzonò James, senza perdere il suo sorriso radioso. Niente avrebbe potuto intaccare la sua gioia quel giorno.
“Da quanto si sparisce così a lungo per una punizione?”
Chiese Remus con fare indagatore, guardandolo di traverso per qualche secondo per poi mettersi a ridere. Non riusciva a restare arrabbiato a lungo con James, specie quando quest’ultimo era di ottimo umore. Di recente era molto che non capitava, non poteva rovinare tutto per giocare a fare l’investigatore del mistero.
“Accidenti la punizione!”
Ricordò improvvisamente James.
“Che cosa stai dicendo?”
Chiese Harry senza riuscire a capire. Sirius e Remus avevano la stessa faccia stupita del ragazzo che aveva parlato.
“Ci siamo dimenticati di finire l’ultimo pezzo di aula!”
Spiegò James assumendo un’aria preoccupata. La sera prima era troppo bella per sprecarla a finire di pulire così avevano rimandato ed avevano finito con il dimenticarsene.
“Non ci credo! Si può sapere che avete fatto in tutto questo tempo? Aspetta.. Mi metto comodo così mi racconti meglio!”
Rispose Sirius sistemando meglio i cuscini dietro la sua testa. Era stupito e curioso. Cosa diamine aveva fatto James tutta notte invece che pulire l’aula?
“Ma è tardi, dobbiamo andare a lezione.”
Disse James tetro. Avrebbe dato qualsiasi cosa per almeno un paio d’ore di sonno e per evitare la sgridata del professore di pozioni.
“Non ci credo! Si è dimenticato che oggi iniziano le vacanze di natale. Lo abbiamo perso!”
Disse Sirius guardando incredulo Remus. Oltre ad essere stato disperso tutto quel tempo per una punizione che non aveva nemmeno finito si era anche dimenticato che iniziavano le vacanze. Sirius cominciava ad essere seriamente preoccupato. Harry invece se la rideva alla grande.
“Hai ragione Sirius. Me ne ero dimenticato anche io!”
Rispose Remus lasciando Sirius ancora più incredulo. Anche Remus? Sirius sperò con tutto se stesso che si trattasse di una congiura per prenderlo in giro. Harry guardava la scena senza riuscire a smettere di ridere.
“Non è possibile.. Hermione ti ha proprio fatto andare in vacanza tutti i neuroni, eh?”
Chiese ironico Sirius guardando l’amico arrossire improvvisamente. James ascoltava curioso, fissando sorpreso Remus. Al sentire in nome di Hermione era diventato più rosso dei capelli di Ron.
“Hermione? Mi sono perso qualcosa?”
Chiese James sedendosi sul suo letto. Era stanchissimo e voleva disperatamente dormire qualche ora ma prima voleva capire che era successo tra Hermione e Remus anche se qualche idea l’aveva.
“Se non fossi stato chissà dove tutto questo tempo..”
Disse Harry con un sorriso degno di un malandrino fissando il padre. James si disse che quel ragazzo a volte era in grado di sorprenderlo e di essere quasi più diabolico di Lily.
“Dai raccontatemi tutto o non vi dico nulla.”
Minacciò James guardando i tre amici in cagnesco. Sirius sospirò e riflette un attimo, indeciso da che parte iniziare.
“Hermione e Remus stanno insieme da ieri. Ron non l’ha presa benissimo. Tutto qui.. Tu invece? Dai avanti, racconta tutto!”
Spiegò velocemente Sirius, impaziente di sapere che avesse combinato James. Peter sembrò sussultare nel letto ma gli amici non se ne accorsero.
“Va bene, vediamo.. Da dove comincio? All’inizio abbiamo iniziato a litigare..”
Iniziò a raccontare James.
“Come al solito.”
Gli fece eco Remus sedendosi di fronte a James.
“Poi lei mi ha detto delle cose veramente orribili, mi ha ferito. Così le ho chiesto di andarsene.”
Continuò lui ripensando alle parole grosse che erano volate. Si era sentito davvero ferito da quelle parole.
“Eh lei?”
Chiese Harry impaziente di sapere il resto della storia. Sperava che ci fosse un resto e che il padre non avesse passato tutta notte a vagare per il castello cercando di dimenticare la rossa. Sarebbe stata la fine. Oltre a preoccuparsi della mancata nascita del piccolo Teddy avrebbe dovuto iniziare a preoccuparsi anche della sua.
“Perché non sei tornato da noi.. Sarai stato distrutto..”
Disse Sirius preoccupato. Voleva un bene dell’anima all’amico e il solo pensiero di James ferito e solo lo faceva sentire male.
“Non mi andava di raccontare tutto. Sarei stato peggio. In ogni caso lei è andata via, ma poi lei è tornata.”
Disse James, cercando di spiegare perché non era tornato da loro. Non voleva che Sirius si sentisse ferito o ancora peggio inutile. Era il suo migliore amico, praticamente il suo secondo fratello ma la sera prima aveva davvero bisogno di stare solo.
“Wow, davvero?”
Chiese Remus incredulo. Lily che tornava? Era così strano che la ragazza avesse messo da parte il suo orgoglio, a volte sapeva essere davvero testarda.
“Si, davvero. Mi ha chiesto scusa..”
Disse James lasciando tutti i presenti di sasso.
“Lily Evans che chiede scusa a James Potter?”
Chiese Sirius sconvolto per la notizia. Ne Remus ne Harry riuscirono a dire nulla ma Harry era decisamente al settimo cielo. Era ora!
“Non ci credevo nemmeno io. “
Rispose James sorridendo e lasciandosi cadere sul letto. Era stanchissimo e ora voleva solo dormire un po’.
“E poi? Siete stati via tutta la notte quindi c’è stato per forza un poi..”
Chiese ancora Sirius saltando sul letto per la curiosità.
“Certo che c’è stato ma non ve lo racconto.”
Rispose James esausto. Era davvero distrutto e aveva bisogno di qualche ora di sonno. Avrebbe approfittato del primo giorno di vacanze per recuperare le ore di sonno perse la notte prima.
“Brutto Ramoso che non sei altro..”
Disse Sirius fingendosi offeso.
“Quindi state insieme!”
Esclamò Harry al settimo cielo.
“Bravo Stev! Hai centrato il punto!”
Gli rispose James.
“Era ora, non se ne poteva più!”
Disse Remus, felice di sapere che i giorni delle litigate furiose per i più futili motivi forse erano finiti. Finalmente un po’ di pace, amore e tranquillità. Dopo quei mesi così frenetici ne avevano proprio bisogno.
“Remus ha ragione però io voglio i dettagli!”
Disse Sirius, insistendo per sapere che altro era successo.
“Scordatelo cagnaccio!”
Gli rispose James, ben deciso a non dire nulla al migliore amico almeno per il momento.
“Come scordatelo? E per quale ragione, sentiamo..”
Chiese Sirius saltandogli con poca grazia sulla pancia per costringerlo a raccontare.
“Perché sei pettegolo!”
Rispose James cercando di mettere al tappeto il suo migliore amico.
“Ehy Peter, che hai?”
Chiese Harry, notando che Peter si era tenuto in disparte e fuori dalla conversazione. James a quel tempo doveva essere il suo migliore amico, non doveva ancora averlo tradito. Possibile che non gli importasse nulla del fatto che fosse felice?
“Niente, assolutamente niente. Devo preparare le mie cose.”
Rispose Peter senza guardare in faccia Harry.
“E perché scusa?”
Chiese Remus, intromettendosi nella discussione.
“Torno a casa.”
Disse ancora il ragazzo, mettendo le sue cose nel baule.
“Ma avevi detto che saresti rimasto al castello per le vacanze..”
Gli ricordò Sirius smettendo per qualche secondo di lottare con James. Anche quest’ultimo guardava senza capire la scena. James non sapeva nulla della strana conversazione del giorno prima.
“Ho cambiato idea.”
Disse semplicemente Peter, chiudendo il baule e uscendo dalla stanza. Appena fuori dalla porta si appoggiò alla parete e sospirò. Basta, era il momento di attuare la sua decisione.
Vagò per il castello fino che arrivò di fronte alla porta che stava cercando. Ripensò qualche secondo alla sua decisione e poi si fece coraggio.
“Preside, posso entrare?”
Chiese Peter bussando alla porta dello studio del preside.
“Certo Peter, dimmi pure.”
Rispose il professor Silente con il suo solito tono allegro e caldo.
“Avrei bisogno di parlarle.”
Iniziò titubante il ragazzo.

[nel frattempo, in sala grande]

“Giorno a tutti!”
Disse Ron entrando in sala grande e avvicinandosi al loro solito tavolo. Era appena riuscito a fuggire dall’infermeria. Non aveva nessuna voglia di passare le vacanze di natale a letto.
“Ciao Ron, come stai?”
Chiese Remus in modo gentile facendo posto al rosso.
“Meglio, grazie Remus.”
Rispose Ron con altrettanta gentilezza riuscendo a trattenere tutta la rabbia e la gelosia che covava dentro di lui. La conversazione con Harry, il clima natalizio e la convinzione che la storia con Hermione non sarebbe durata a causa dei danni al futuro lo avevano fatto tornare di buon umore.
“Sbaglio o manca qualcuno?”
Chiese Ron guardandosi intorno e notando che il tavolo era decisamente deserto.
“Peter ha preparato il baule e poi è sparito chissà dove..”
Iniziò Harry pensieroso. Peter non lo convinceva, era troppo strano. Non era un mistero che da quando lo aveva incontrato non gli era stato troppo simpatico ma adesso aveva la sensazione che stesse evitando deliberatamente tutti loro.
“Ma non aveva detto che rimaneva qui?”
Chiese Ron stupito. Quel topastro era un uomo dalle mille sorprese. Che stesse già progettando il tradimento?
“Dice che ha cambiato idea. Non so che gli sta succedendo. Sirius invece sta torturando James per sapere dove è stato tutta notte.”
Continuò Harry sorridendo, la scena che si era parata sotto i loro occhi era davvero comica. Il povero James che cercava di dormire e Sirius che saltellava sul suo letto per sapere tutti i dettagli.
“Alice sta facendo lo stesso con Lily, ma non penso che avrà successo. Lily sembrava molto stanca e assonnata.”
Raccontò Hermione sorridendo anch’essa. Era felice di vedere che Ron non sembrava arrabbiato ne con lei ne con Remus. Per un attimo quando lo aveva visto entrare aveva temuto il peggio.
“Quindi sono tornati alla fine!”
Constatò Ron sorridendo a Harry. Sapeva che era stato in pena per i suoi genitori.
“Si, stamattina. Sembra che si siamo messi insieme!”
Disse Remus prendendo una fetta di torta al limone.
“Era ora!”
Esclamò Ron strizzando un occhio a Harry.
“Ron, dopo colazione dobbiamo andare dal Preside. Vieni con noi?”
Chiese Hermione gentilmente. Dovevano andare a parlare con Silente del pasticcio che avevano combinato ed era importante che ci fosse anche Ron.
“Certo.”
Rispose Ron, capendo immediatamente la ragione della visita al preside.
“Come mai dal Preside?”
Chiese Remus curioso. In quel periodo stavano succedendo un sacco di cose, una più strana dell’altra. Alla faccia della tanta agognata tranquillità.
“Ehm.. È una cosa abbastanza delicata. Scusa ma non posso dirti di più.”
Rispose Hermione vaga, rubandogli un morso di torta.
“Va bene.”
Rispose Remus con un sorriso.

[nell‘ufficio del preside]

“Sei sicuro Peter?
Chiese per l’ennesima volta il vecchio preside. Avrebbe rispettato la decisione del ragazzo ma trovava quello che stava accadendo molto triste.
“Assolutamente si. Non posso sopportare oltre.”
Rispose Peter a testa bassa.
“Va bene, in questo caso contatterò il mio amico. Potrai continuare gli studi nella scuola che dirige lui in Francia.”
Rispose Silente rassegnato.
“Grazie mille signore.”
Mormorò Peter lasciando lo studio del preside. C’è l’aveva fatta, ora doveva solo andarsene e lasciarsi tutto alle spalle. Una voce lo chiamò, distraendolo dai suoi pensieri.
“Peter?”
Chiamò Sirius, stupito di vederlo uscire dallo studio di Silente.
“Sirius che ci fai qui?”
Chiese Peter allibito, notando solo dopo che Sirius aveva in mano la mappa del malandrino. Doveva averla usata per trovarlo.
“Volevo sapere come stai. Perché eri dal preside e hai quella faccia?”
Chiese Sirius preoccupato. Peter stava diventando sempre più strano e questa volta era deciso a sapere che stava accadendo. Non si sarebbe accontentato di risposte a metà come quelle del giorno prima. Voleva capire.
“Me ne vado.”
Disse semplicemente Peter.
“Si lo so, lo hai detto stamattina. Peccato, sarebbe stato bello passare il natale tutti insieme.”
Disse Sirius con un pizzico di malinconia. Quell’anno sarebbe stato il primo per James da passare di nuovo con il fratello. Sarebbe stato fantastico stare tutti insieme come una grande famiglia quale si consideravano l’uno per l’altro.
“No Sirius, non me ne vado per le vacanze. Me ne vado dal castello. Ho intenzione di trasferirmi in Francia, finire gli studi e andare oltre oceano.”
Spiegò Peter con calma. Ci aveva pensato a lungo ed era arrivato alla conclusione che quella era l’unica decisione possibile. A sentire quelle parole Sirius sbiancò improvvisamente. Non poteva essere vero, Peter doveva essere impazzito.
“Cosa? Ma sei impazzito?”
Chiese Sirius perdendo la calma. Come poteva andarsene così all’improvviso? Che ne era stato della loro amicizia, dei malandrini e di tutto quello che avevano fatto e detto in quei sei anni e mezzo?
“Si, sono pazzo. Mi sono innamorato di uno dei miei migliori amici. Ho provato a fare finta di nulla e a convincermi che è inutile, che per James sarò sempre e solo un amico e basta ma fa troppo male.”
Disse Peter senza prendere fiato. Lo aveva detto, alla fine lo aveva detto a qualcuno. Pensava che sfogarsi lo avrebbe fatto sentire meglio e invece ora stava peggio di prima.
“James? Sei innamorato di James? È..”
Iniziò Sirius senza sapere bene cosa dire.
“È strano? È sbagliato? Sono un essere orribile? Ti disgusto? Forse si, anzi penso che tu abbia ragione. Per questo me ne vado e non sentirete più parlare di me.”
Disse ancora Peter voltando le spalle a Sirius. Non aveva nemmeno il coraggio di guardarlo in faccia.
“Aspetta, possiamo parlarne tutti insieme come abbiamo sempre fatto. Trovare una soluzione, un compromesso, qualcosa dannazione..”
Disse Sirius, cercando di fermare Peter. Non poteva andarsene così, dannazione era loro amico. Perché non gliene aveva parlato prima? Come poteva dire una cosa del genere e poi andarsene.
“Non ci sono soluzioni. Racconta pure la verità agli altri ma non dire nulla a James. Non voglio che pensi sia colpa sua e che si senta in colpa. Sono io quello sbagliato non lui. Ora lui a Lily. Deve essere felice con lei. Ciao Sirius, è stato bellissimo essere uno dei Malandrini.”
Disse Peter prima di sparire oltre una porta. Sirius sospirò. Peter se n’era andato, era uscito dalle loro vite. Sirius guardò nel punto in cui prima c’era l’amico. Era vuoto, esattamente come quello che sentiva dentro al suo petto. Sospirò ancora. Crescere era così dannatamente difficile. Tornò sconsolato verso la sala comune, chiedendosi cosa avrebbe dovuto dire agli altri.
Non passò molto tempo che tre ragazzi comparvero di fronte alla porta del vecchio preside. Videro Sirius allontanarsi in lontananza ma erano troppo occupati. La cosa più importante da fare era parlare con Silente e risolvere quella terribile situazione.
“Signore? Possiamo entrare?”
Chiese timidamente Harry bussando alla porta del vecchio preside.
“Certo, sembra che ci sia un certo via vai oggi. Tutti volete parlare con me. Sedetevi pure ragazzi, e ditemi tutto.”
Rispose sorridendo Silente. Sperava che i ragazzi avessero argomenti più allegri di quelli di Peter Minus anche se sospettava avessero combinato qualcosa. Quel Harry Potter assomigliava incredibilmente a suo padre ed aveva anche lo stesso talento naturale per mettersi nei guai.
“Abbiamo un problema.“
Iniziò Hermione.
“Un grosso problema.”
Gli fece eco Ron.
“Avete cambiato il futuro, non è vero?”
Chiese Silente senza perdere la calma. Alla fine le sue previsioni si erano dimostrate veritiere.
“Ecco, si. Che possiamo fare? Dice che è troppo tardi o che possiamo rimediare? Potremmo cancellare la memoria, no?”
Chiese frenetica Hermione. Si sentiva terribilmente in colpa, ora più che mai. Era stata lei a combinare quel disastro, dando retta al suo istinto e non ascoltando la parte più razionale di sé.
“Purtroppo è pericoloso giocare con il tempo. Anche cancellando la memoria e rimediando ai vostri errori non è detto che il futuro non sia in pericolo.“
Spiegò con calma il vecchio preside accarezzandosi la lunga barba bianca.
“Quindi non c’è più nulla da fare?”
Chiese Harry incredulo. Non poteva essere vero, Silente aveva sempre una soluzione per tutto. Non poteva permettere che succedesse una cosa come quella. Che ne sarebbe stato del piccolo Teddy? Lui era il suo padrino, avrebbe dovuto proteggerlo e invece aveva lasciato che il futuro cambiasse e che lui svanisse.
“Beh si. Lasceremo che le cose vadano come vogliono. State tranquilli, le persone che avete lasciato nel vostro tempo non corrono nessun pericolo.”
Li rassicurò il preside, intuendo le loro preoccupazioni.
“Come è possibile? Poco fa lei aveva detto che il futuro era stato cambiato e che non si poteva fare nulla.”
Disse Ron confuso. Perché era così terribilmente difficile capire cosa volesse dire Silente. Sembrava si divertisse a parlare per enigmi.
“Diciamo che il futuro che è cambiato non è lo stesso da cui voi provenite.”
Spiegò meglio il vecchio preside sempre sorridendo.
“Cosa vuole dire signore?”
Chiese Harry.
“Quando Harry è arrivato in questo tempo ho immaginato che sarebbe potuto succedere qualcosa del genere. Si trattava di rimanere in un tempo diverso per molto tempo, non solo per poche ore. Così per evitare danni gravi ho separato i due tempi.”
Raccontò lui, divertito dalle espressioni spaventate dei ragazzi.
“Non capisco..”
Disse ancora Ron.
“Io forse si. Ha separato i due tempi nel senso che quello che facciamo non ha conseguenze sul futuro da cui proveniamo ma su un altro futuro. “
Disse Hermione guardando Silente in cerca di conferma.
“Esatto, quello che farete qui plasmerà un altro futuro in cui le cose potranno andare in modo diverso. “
Disse Silente, compiaciuto dalla sua stessa idea.
“Ma quindi noi non potremo più tornare nel nostro tempo?”
Esclamò Ron inorridito.
“Certo che potrete farlo. Ho fatto in modo che un passaggio rimanga aperto fino alla fine di quest’anno scolastico per permettervi di tornare nel vostro tempo. Potrete anche decidere di rimanere in questo tempo, ma in quel caso poi non potreste tornare mai più.”
Disse infine Silente guardando i tre ragazzi che sedevano di fronte a lui. Le loro espressioni erano stupite e confuse. Il vecchio preside li vedeva guardarsi l’un l’altro e riusciva a intuire la domande che ricorreva nelle loro menti.
E adesso?

ANGOLO DELL'AUTRICE
grazie mille a tutti quelli che seguono la mia storia. come vi avevo antocipato ecco un capitolo intenso, pieno di risposte. finalmente Peter se n'è andato (vi giuro che era dal primo capitolo che progettavo di cacciarlo dalla scuola!) e penso non mancherà a nessuno (specialmente a me!). in ogni caso ho deciso di mandarlo via facendogli fare una figura dignitosa e non da cattivo (devo ammettere che alla fine un po' di pena l'ha fatta anche a me)
ci sono anche risposte per quanto riguarda il mistero, il caro Silente ha separato i due tempi. questo vuole dire che Harry & company saranno liberi di scegliere cosa fare, cosa dire e in che tempo rimanere senza correre il rischio di fare danni. immagino capiate da soli che questo sognifica che potrebbe succedere di tutto negli ultimi capitoli.. XD
grazie mille a chi mi ha lasciato un commento!
JAILY: grazie mille del commento! XD Lily è stata influenzata da James!
LADY BLUE: grazie per il commento e non preoccuparti. anche io ho pochissimo tempo ultimamente e ti capisco benissimo! del triangolo Ron-Hermione-Remus non dico nulla.. ti lascio il mistero, senno che gusto c'è?  per quanto riguarda Peter, beh alla fine è stato abbastanza esplicito. personalmente non adoro questo personaggio, lo trovo molto difficile da mettere in una storia. non riesco a capirlo e decriverlo bene. insomma, non mi mancherà di certo! grazie mille per i complimenti. diciamo che ho una mezza idea degli avvenimenti più importanti che ci sono nella storia..XD
SMEMO92: grazie mille per il commento! in questo capitolo si è parlato poco di Hermione e Ron, ma recupererò nel prossimo! peter.. beh spero non ti abbia deluso la fine che ha fattO!
w sirius e harry e silente!
LYRAPOTTER: grazie mille per il tuo commento, mi fa un sacco piacere leggerli! spero che il capitolo non ti abbia deluso. alla fine non sono serviti i cani, visto? per quanto riguarda Remus-Hermione-Ron.. bah.. non dico nulla ma spero che continuerai a seguire per vedere come va. ti anticipo qualche colpo di scena prima della fine della storia che riguardarerà questo triangolo! XD 
TONKS17: grazie per il commento! spero che questo capitolo ti sia piaciuto e che continui a seguire la storia! XD
PICCOLA_PUFFOLA: grazie mille per il commento! spero che questo capitolo ti abbia chiarito ancora di più le idee!

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Capitolo 31
*** TEMPO DI DECISIONI ***


questo capitolo non posso non dedicarlo a tonks17, che si è rivelata una grandissima fan della mia storia.
grazie, le tue parole mi hanno fatto tantissimo piacere!

CAPITOLO 29

TEMPO DI DECISIONI

Harry, Ron ed Hermione si trovavano ancora nell’ufficio del vecchio preside. Le sue parole avevano profondamente turbato i ragazzi che si fissavano sperduti senza sapere che fare. Il futuro si parava davanti a loro alla stregua di una macchia dai contorni indefiniti. Che ne sarebbe stato di loro e di tutti gli sforzi che avevano fatto?
“Ora sta a voi decidere cosa fare. In un certo senso siete fortunati, non è da tutti poter scegliere in che tempo vivere.”
Concluse Silente. La sua voce era calma e rassicurante. Detto lui sembrava così facile scegliere ma Harry, Ron ed Hermione sapevano bene che non era così. Scegliere di rimanere o scegliere di andarsene avrebbe in ogni caso significato perdere qualcosa. Sarebbe stato terribilmente doloroso comunque.
“Penso che dovremo rifletterci su.”
Disse Hermione, esprimendo ad alta voce quello che passava nella mente degli altri due ragazzi.
“Certamente, non mi aspettavo una risposta subito. Prendetevi tutto il tempo che vi serve e se avete qualche domanda non esitate a farla. Se posso vi risponderò sicuramente.”
Disse ancora il vecchio preside.
“Grazie Signore, allora arrivederci.”
Mormorò Ron, alzandosi dalla sedia seguito a ruota dai due compagni.
“Suvvia ragazzi, non affliggetevi troppo e gustatevi le vacanze di natale.”
Disse ancora Silente con l’intenzione di tirarli su di morale. L’ultima cosa che voleva era vederli cupi e pensierosi. Non era sua intenzione rovinare loro le feste natalizie con una decisione di tale portata senza contare che avrebbero avuto già abbastanza pensieri con l’improvvisa fuga di Peter Minus. Era sicuro che Sirius, Remus e James non l’avrebbero presa bene e che il loro malumore si sarebbe inevitabilmente riflesso su Harry, Ron ed Hermione. A volte stare dietro quella scrivania e prendere decisioni non era per niente facile, specie se le sue decisioni si potevano riflettere sul futuro dei suoi studenti.
“Possiamo provarci ma non sarà semplice. Questa decisione non è per niente facile.”
Disse Harry pensieroso. Nella sua mente si rincorrevano mille pensieri contradditori.  
“Non ci sono mai decisioni facili nella vita. Prima di andare devo parlarvi di un’altra cosa.”
Disse ancora loro Silente enigmatico.
“Certo Professore, di che si tratta?”
Chiese Hermione cercando di non fare trasparire la sua curiosità.
“Di Peter Minus. Ha lasciato la scuola qualche ora fa.”
Rispose loro Silente, fermandosi a guardare la loro reazione.
“Si, ci aveva detto stamattina che tornava a casa per Natale.”
Ricordò improvvisamente Harry. Era stato molto strano Peter quella mattina e ancora più strano era che Silente facesse parola con loro di quella storia. Era così importante che quel traditore tornasse a casa per Natale?
“Non mi riferivo a quello. Il signor Minus ha lasciato il castello. Riprenderà gli studi il Francia e poi si trasferirà in America.“
Spiegò meglio Silente, resosi conto di essere stato frainteso. Alle parole del preside seguirono lunghi istanti di silenzio.
“Cosa?”
Chiesero Hermione e Ron in coro. Harry invece rimase in silenzio, incapace di dire nulla. Non sapeva se essere felice o preoccupato dalla notizia.
“Dalle vostre reazioni deduco che questa non è successo nel vostro tempo.”
Disse Silente pensieroso. Nella sua mente cominciarono a vorticare mille domande che non avrebbero potuto trovare risposta.
“No, per niente.”
Rispose Ron ancora stranito dalla notizia. Cercò il suo migliore amico con lo sguardo, dopotutto quella era buona notizia.
“Bene, questo modificherà ulteriormente le cose. Solo il tempo potrà dirci se il meglio o in peggio.”
Sospirò Silente preoccupato. Le cose si stavano complicando sempre di più, il pericolo avanzava e lui non riusciva a trovare le rispose che cercava. Si chiese se quei tre ragazzi avessero potuto aiutarlo. Fin dalla prima volta che lo aveva visto Harry gli era parso strano, come se sapesse di più di quando desse a vedere. C’era molto di più di quello che l’apparenza mostrava in quel ragazzo, ne era certo. L’anziano preside intuiva che nella mente di quel ragazzo c’erano molti segreti e molte verità.
[nella sala comune dei grifondoro]
“Guarda un po’ chi c’è. La coppietta più chiaccherata del castello.”
Disse Remus divertito in direzione di due ragazzi seduti sul divano. Appena entrato nella sala comune aveva notato la testa rossa della caposcuola Lily Evans teneramente appoggiata sul torace del suo amico James. Remus dovette ammettere che erano davvero teneri insieme. Dopo anni di litigi e scherzi era decisamente ora che quei due si mettessero insieme.
“Di pure la più tormentata. Alice non mi ha lasciato stare nemmeno per un attimo. Meno male che doveva tornare a casa o non mi avrebbe lasciato chiudere occhio.”
Mormorò sconsolata Lily, senza accennarsi a spostarsi da dove si trovava. Era così bello essere accoccolata sul petto del proprio ragazzo. Sentiva il battito regolare del cuore di James e ne era affascinata, le dava sicurezza. Una certezza in un mare di incognite chiamato mondo. Fino a che sentiva quel battito incessante e sicuro il resto perdeva importanza, persino la guerra appariva come un qualcosa di lontano e sfuocato.
“Povero amore mio. Vedi il lato positivo..”
Rispose James giocando con una ciocca di capelli rossi di Lily. Non gli sembrava vero poter finalmente usare la parola amore riferita a Lily.
“Quale sarebbe?”
Chiese Lily alzando la testa. Gli occhi nocciola di James si persero nelle iridi smeraldine della ragazza. Ci mise qualche secondo a ritrovare le parole per rispondere alla sua ragazza.
“Il castello è nostro. Pensate, la casa di grifondoro nelle mani dei malandrini per tutte le vacanze.”
Urlò James, pregustando tutti gli scherzi e tutte le feste che avrebbero potuto fare. Lo spirito malandrino che albergava in lui si era improvvisamente svegliato. Avevano una torre intera a disposizione e tanto libero per divertirsi. Aveva già qualche idea interessante da proporre a Sirius. Come si suole dire, il lupo perde il pelo ma non il vizio.
“Pensi davvero che vi lascerò fare tutto quello che volete?”
Chiese Lily mettendosi a sedere e passando lo sguardo da James a Remus con fare minaccioso.
“Non saresti il mio amore altrimenti..”
Rispose James con l’aria più dolce che riuscì ad assumere. Assomigliava tremendamente a un cerbiatto. Lily sorrise, non sarebbe mai stata capace di dire di no a quello sguardo così tenero. Sospirò rassegnata. Ormai James la teneva in pugno anche se doveva ammettere che l’idea di fare qualche scherzo e infrangere qualche regola la attirava. La minima cosa sembrava incredibile e divertente se fatta con il suo James.
“Guarda che tenero il nostro James. E Sirius? Non mi dire che ti ha lasciato dormire.. Non è decisamente da lui.”
Osservò Remus prendendo posto su una poltrona di fronte al divano su cui stavano Lily e James.
“In effetti è sembrato strano anche a me. È scappato via, penso sia andato da Peter. Sarei andato con lui anche io ma ero troppo stanco per seguirlo.”
Ammise James sorpreso e anche preoccupato per Peter.
“Come sarebbe a dire? Prima fai il play boy tutta notte e poi sei stanco?”
Chiese Remus con un tono decisamente canzonatorio. James sospirò. Doveva aspettarsi quelle battute da parte degli amici.
“Avevamo qualche anno di incomprensioni da dimenticare.”
Disse dolcemente Lily prendendo la mano di James e iniziando a giocherellare con le sue dita.
“Lily sei sicura di quello che hai fatto?”
Chiese Remus preoccupato.
“Remus!”
Lo richiamò James.
“Zitto James! Voglio dire, sai vero che James è un incorreggibile rompiscatole e non cambierà mai?”
Continuò Remus ignorando deliberatamente le proteste di James.
“Certo che lo so! Ti assicuro che me ne sono accorta in questi anni..”
Rispose Lily sorridendo. In un attimo le tornarono in mente alcune delle liti avute negli anni con il ragazzo. A volte si erano azzuffati per motivi banali, sembrava così strano ripensarci ora. Solo qualche settimana prima avrebbe voluto strozzarlo e ora stava li con lui mano nella mano.
“Antipatici!”
Borbottò James mettendo il broncio. Lily lo guardò sorridendo e continuò a parlare.
“È incorreggibile, infantile, dispettoso e a volte presuntuoso ma anche coraggioso e dolce. È James. Gli voglio bene sia per i suoi pregi che per i suoi difetti e ti prometto che non cercherò mai di cambiarlo.”
Concluse in tono rassicurante Lily. Sapeva dove voleva andare a parare Remus. Il ragazzo teneva molto a James, gli voleva bene per quello che era e non voleva che Lily cercasse di cambiarlo o lo facesse soffrire. Tuttavia queste erano due cose che la rossa non aveva intenzione di fare. Si era innamorata di James sia per i suoi pregi che per i suoi difetti, non avrebbe mai potuto volere un James diverso.
“Sono felice di sentirti parlare così. Io e Sirius vogliamo un bene dell’anima a James e vogliamo che lui sia felice con te ma non potremmo mai sopportare di vederlo cambiare. Un rompiscatole nel gruppo ci serve, no? Specie se è il leader di questa banda di malati di mente! Noi gli vogliamo bene esattamente per quello che è!”
Disse Remus, confermando quello che passava per la testa di Lily. La ragazza sorrise a Remus. Era orgogliosa di avere un ragazzo come James, che aveva degli amici che tenevano così tanto a lui. La loro non era una semplice amicizia, era un legame che niente al mondo sarebbe stato in grado di spezzare tanto facilmente.
“Sai, un discorso del genere me lo aspettavo. Solo, pensavo che a farmelo sarebbe stato Sirius o forse Steven.”
Disse ancora Lily, prendendo la mano di James tra le sue. Il ragazzo era il silenzio e passava il suo sguardo da Lily a Remus, incapace di aprire bocca.
“Già Sirius avrebbe detto qualcosa come -James è mio fratello se lo fai soffrire non ti perdonerò mai-”
Concordò Remus scoppiando in una risata che contagiò anche Lily.
“Scusate? Avete finito di parlare di me? Lo so che sono bello, intelligente e che nessuno è al mio livello ma tutto questo comincia a diventare imbarazzante.”
Borbottò James fissando intensamente un pezzo di legno che ardeva nel camino. Le parole di Remus e di Lily lo avevano commosso. Non si era mai reso conto di essere così importante per gli amici, o così speciale da essere accettato sia con i suoi pregi che con i suoi difetti. Non avrebbe mai pensato che qualcuno dicesse cose tanto belle su di lui. Infondo lui non aveva mai fatto nulla di speciale, aveva solo cercato di stare vicino agli amici e di essere un punto fermo che li aiutasse il caso di difficoltà. Sentì una lacrime bagnargli la guancia e fece del suo meglio per impedire ad altre di seguirla.
“Non ci credo, in fondo sei un timidone!”
Osservò Remus ridendo. James era unico, era in grado di fare grandi cose per gli amici senza rendersi conto di quel che stava facendo. Considerava normale passare notti in bianco a consolarli, diventare animagus per uno di loro o accogliere in casa come un fratello un amico scappato di casa e si stupiva e commuoveva quando veniva ringraziato.
“Non è vero!”
Disse James indispettito.
“Timidone!”
Fece eco Lily.
“Smettetela tutti e due!”
Urlò James cercando di colpire Remus con un cuscino. Il colpo andò a vuoto perché l’altro ragazzo si scansò all’ultimo momento.
“Eddai ormai ti sei fregato!“
Rispose Remus, per nulla intenzionato a smetterla tanto facilmente.
“Timidone!”
Ripetè Lily.
“Basta, piantatela. Sirius?”
Disse James vedendo entrare l’amico. Remus e Lily smisero immediatamente di scherzare non appena videro l’espressione di Sirius. Sembrava un fantasma o almeno che ne avesse appena visto uno. James andò verso di lui preoccupato, voleva accertarsi che l’amico stesse bene. Cosa poteva averlo sconvolto così?
“Eh?”
Rispose Sirius guardandosi intorno smarrito. I suoi occhi erano bagnati di lacrime.
[fuori dall’ufficio di Silente]
“Non è andata così male in fondo, no?”
Disse Hermione per smorzare la tensione che c’era nell’aria, palpabile.
“Non è andata così male? Devi essere impazzita, è una tragedia.”
Rispose Ron diventando paonazzo.
“Su Ron non esagerare, la situazione non è così grave. Grazie al cielo quello che è successo non ha danneggiato il nostro tempo.”
Disse Harry, cercando di evitare l’ennesima litigata tra Ron ed Hermione. Avevano bisogno di collaborare tra loro e battibeccare non li avrebbe portati a nulla.
“Ma chissà che piega farà prendere a questo!”
Rispose Ron acido. Decisamente non era in vena di collaborare. Harry sospirò, sarebbe stato molto più difficile del previsto.
“Una piega migliore visto che Peter se n’è andato!“
Disse Hermione perdendo la calma. Chi si credeva di essere Ron per trattarli in quel modo?
“Dai ragazzi, calmiamoci. Dobbiamo rimanere lucidi e pensare a che fare.”
Li richiamò Harry, cercando di non alzare la voce. Mancava solo che se la prendessero con lui.
“Dobbiamo tornare nel nostro tempo, ora.”
Disse Ron deciso.
“Sei impazzito? Che ne sarà dell’anno scolastico? Se vogliamo i mago dobbiamo rimanere fino alla fine!”
Rispose Hermione scandalizzata. Come poteva mandare in fumo tutta la fatica fatta per arriva in quel tempo e tutti i mesi che avevano passato li per chissà quale motivo?
“Cosa vuoi che me ne importi dei mago ora.”
Urlò Ron in risposta guardando gli amici come alieni. Non riusciva a capire perché non lo prendessero sul serio. Dovevano tornare, era la cosa migliore. Rimanere li avrebbe solo peggiorato le cose. Che ne sarebbe stato della sua famiglia?
“È per quello che siamo venuti qui! Non ricordi?”
Gli ricordò Hermione. Ormai aveva del tutto perso la calma e stava urlando in corridoio, incurante del fatto che praticamente chiunque fosse rimasto al castello poteva sentire i loro discorsi e farsi delle domande.
“Beh, quando siamo venuti qui tutto questo non era previsto.”
Disse Ron, calciando via un innocente pezzo di carta che era per terra.
“Si può sapere di che cosa stai parlando?”
Chiese ancora Hermione stranita. Non riusciva a capire Ron. Che gli stava passando per la testa? Era impazzito di colpo?
“Siamo venuti qui per studiare e per poter diventare auror e invece guardate come è finita. Siamo in balia di un preside mezzo matto. Se il passaggio si dovesse chiudere?”
Urlò Ron arrabbiato. Ce l’aveva con tutti. Con Silente che li aveva messi in quella situazione, con Hermione che si era messa a fare la stupida con Remus e persino con Harry che non capiva quanto fossero pericolosi quei due. Avrebbero rovinato tutto. Perché Harry non diceva nulla a Hermione? Era il suo migliore amico, doveva appoggiarlo.
“Preside mezzo matto? Che stai dicendo? È di Silente che stiamo parlando.”
Rispose Harry brusco. Era rimasto al di fuori dalla discussione ma questo non poteva fare finta di non averlo sentito. Silente aveva fatto tanto per lui, gli aveva insegnato molto. Certo, ogni tanto non era stato sincero e aveva fatto degli errori ma dopo tutto era umano. Ogni persona fa degli errori quando di mezzo ci sono i sentimenti e prende decisioni sbagliate.
“Appunto, Silente non è una persona affidabile! Ricordi l’anno scorso? Abbiamo passato un anno alla ricerca di cose che non sapevamo nemmeno che aspetto avessero. Non mi sorprenderei se avesse preso un granchio anche stavolta.”
Rispose Ron, rinfacciando ad Harry gli avvenimenti dell’anno prima. In un secondo ad Harry passarono di fronte tutti i momenti peggiori dell’anno passato. Le lunghe notti che aveva passato dandosi la colpa di avere trascinato Ron ed Hermione in un’impresa quasi impossibile, la fuga di Ron e i pianti di Hermione, le tombe dei suoi genitori. Un’infinita tristezza si appropriò di lui. Hermione sembrò accorgersene perché intervenne.
“Non ti fidi di lui?”
Chiese la ragazza, prendendo la parola al posto di Harry.
“Per niente, e nemmeno voi dovreste!”
Rispose Ron urlando, completamente paonazzo in volto.
“Ron stai esagerando.”
Cercò di calmarlo Harry. Si era sentito preso in causa per le frecciate di Ron sull’anno prima. Sembrava quasi che Ron provasse risentimento verso di lui per aver creduto in Silente tanto da iniziare quell’avventura. Era arrabbiato con Ron. Dopo tutto lui non aveva obbligato Ron a seguirlo, anzi. Era stato Ron stesso ad insistere per poi tornarsene a casa e poi tornare da loro con la coda tra le gambe.
“No, siete voi che non capite. Rischiamo di rimanere intrappolati qui. Volete davvero questo?”
Chiese Ron furibondo.
“Che ci sarebbe di male?”
Chiese Hermione in rimando. La sua era chiaramente una provocazione. Voleva vedere fino a che punto arrivava la rabbia del rosso. Di comportava come un bambino che fa i capricci.
“Parli così solo perché qui hai la tua storia con il professor Lupin. Mi fai schifo! Non provi nessuna vergogna verso Tonks?”
Urlò Ron, mettendo tutta la gelosia e l’odio verso Remus in quella frase.
“Che centra Tonks ora? In questo tempo nemmeno si conoscono!”
Chiese Hermione, punta sul vivo. Il senso di colpa che provava per quella situazione si fece più acuto. Come aveva potuto dire quelle parole? La sua intenzione era quella di ferire la ragazza, farla sentire in colpa. Che razza di amico era una persona del genere?
“Appunto, e forse mai si potranno conoscere per colpa tua!”
Gli rinfacciò Ron. Voleva ferirla, voleva farle male e così era sicuro di riuscire nel suo obiettivo.
“Ron sta calmo!”
Disse Harry per l’ennesima volta cercando invano di calmare l’amico.
“Ron sta calmo? Senti quello che sta dicendo? Come puoi chiedermi di stare calmo. Capisco che a lei non possa importare nulla e forse nemmeno a te ma io ho una vita. Si, ho una vita nel mio tempo e non butterò tutto all’aria per fare contento un bambino viziato che vuole passare del tempo con i genitori!”
Urlò Ron prendendo Harry per il colletto della camicia. Le parole gli erano uscite da sole, senza che potesse fare nulla per fermarle e ora non si poteva più tornare indietro.
“Bambino viziato? Come puoi considerarmi cosi? Pensavo fossi il mio migliore amico.”
Gli rispose Harry, senza nemmeno la forza di urlare. Cercò di aggiungere qualcosa ma Hermione fu più rapida di lui. Con uno schiaffo colpì la guancia destra di Ron con un sonoro ciaf.
“Hermione!”
Disse Harry stranito e confuso. Anche Ron era confuso, non si aspettava una reazione del genere dalla ragazza e ora si teneva stupito la guancia che era stata colpita dalla furia di Hermione.
“Stai zitto! Harry non ha mai chiesto nulla. Ha sempre sopportato in silenzio, ha sofferto per la morte dei genitori, di Sirius e di Remus in silenzio. Ha guardato me e te con i nostri genitori senza mai poter nemmeno ricordare i suoi. Come puoi dirgli una cosa del genere solo perché vuole rimanere fino alla fine?”
Urlò Hermione con tutto il fiato che aveva in gola. Per la rabbia ansimava. Harry guardava la scena come in trance, dicendosi che non poteva essere vero. Non potevano essere arrivati fino a quel punto. Ron era il suo migliore amico, come poteva non capire e rinfacciargli una cosa del genere? Hermione invece era schifata. Come aveva potuto ferire a quel modo Harry? Loro due sapevano bene quante ne avesse passate Harry. Ron stesso era stato in camera con Harry per molti anni e doveva per forza sapere dei terribili incubi che lo torturavano ogni notte, incubi che avevano come protagonisti il passato di Harry. Ron era stato davvero un essere vile e meschino.
“Beh se le cose stanno così me ne vado. Per quanto mi riguarda voglio lasciare questo tempo il prima possibile. Non sono disposto a rischiare la mia felicità e la mia famiglia per fare contento Harry!”
Rispose Ron semplicemente, avviandosi verso l’ufficio di Silente. Era deciso a tornare a casa sua al più presto. Voleva rivedere i suoi genitori, Ginny. Dirle che Harry era un bastardo. Voleva sfogarsi con qualcuno ed essere capito, fare in modo di smetterla di sentirsi l’ultimo degli uomini. Sapeva che stava sbagliando ma il suo orgoglio gli impediva di tornare sui suoi passi e chiedere scusa, era stato troppo cattivo.
“Ron, aspetta..”
Lo chiamò Harry, cercando di fermarlo. Non poteva accadere di nuovo. Non poteva farlo andare via una seconda volta.
“Harry..”
Lo chiamo Hermione cercando di trattenerlo.
“Dannazione, dobbiamo fermarlo.”
Urlò Harry, cercando di liberarsi dalla stretta dell’amica. Nel suo cuore albergava il terrore di non vederlo più tornare.
“Harry, non tornerà indietro.”
Disse Hermione triste, porgendo ad Harry una spalla su cui piangere. Il ragazzo a quelle parole chiuse gli occhi e si lasciò abbracciare dalla ragazza.
[nella sala comune dei grifondoro]
“Sirius, si può sapere che ti prende?”
Chiese James fissando con preoccupazione l’amico.
“È un casino!”
Rispose Sirius. Era di fronte a lui ma era come se fosse su un altro pianeta distante anni luce. Non era il solito Sirius, sembrava il fantasma di se stesso. Nemmeno quando era scappato di casa ed era andato dai Potter era ridotto in quello stato.
“Cosa è un casino? Dai, siediti e spiega con calma.”
Disse Remus trascinando Sirius verso una poltrona. Non era normale vedere Sirius in quelle condizioni. Era tempo che non si mostrava in lacrime di fronte a loro.
“Non dovevi andare a cercare Peter e chiedergli di stamattina?”
Disse James sedendosi vicino all’amico e passandogli un braccio intorno alla spalle. Voleva fargli sentire che lui c’era e che andava tutto bene.
“Ragazzi, vi lascio soli così parlate con calma.”
Disse Lily alzandosi. Non voleva essere invadente, era chiaro che i ragazzi avevano bisogno di calma e di stare da soli a parlare. Sirius sembrava sconvolto. Sirius la fermò prendendole un braccio.
“Non ti preoccupare Lily. Resta pure. Stamattina Peter era strano e ha detto che sarebbe andato via. Pensavo parlasse delle vacanze, però mi è sembrato strano lo stesso.”
Spiegò Sirius in modo che anche Lily potesse capire. Era la ragazza di James ed era anche una ragazza intelligente e sensibile, non vi era ragione di tenerla allo scuro. Era una di loro ormai.
“Ma non doveva rimanere al castello?”
Chiese Lily stupita. Erano settimane che Peter non faceva altro che ripetere che sarebbero rimasti tutti al castello e che avrebbero organizzato una festa di natale così spettacolare da restare negli annali.
“Appunto, per quello era strano. Così l’ho seguito.”
Continuò Sirius, cercando di calmarsi un poco.
“Me lo ha detto James prima.”
Disse Remus appoggiando anche lui una mano sulla spalla di Sirius.
“L’ho trovato nell’ufficio di Silente. Ho aspettato che uscisse e abbiamo parlato.”
Disse ancora il ragazzo sconvolto. La scena di poco prima continuava a passargli davanti.
“Che ti ha detto? Ti ha spiegato che gli sta succedendo?”
Chiese James impaziente. Si sentiva uno stupido. Era così preso dai suoi problemi da non rendersi conto che gli amici stavano male e il risultato era Sirius sconvolto e in lacrime. Non riusciva a darsi pace per questo.
“No, mi ha solo detto che vuole lasciare la scuola.”
Concluse Sirius con fare sconsolato. Lily era sconvolta, quello che aveva di fronte non era il solito Sirius. Sembrava un automa, una bambola di pezza. Era come se qualcuno gli avesse portato via di colpo la voglia di vivere e di scherzare.
“Cosa?”
Disse James incredulo, non poteva essere vero. Eppure Sirius era troppo sconvolto, non stava scherzando.
“Ma è impazzito?”
Chiese Lily, incredula.
“Non può andarsene. Lui fa parte dei Malandrini.”
Urlò Remus, perdendo la calma che lo contraddistingueva di solito.
“Dovevi fermarlo, dovevi parlargli.”
Disse Lily scuotendo Sirius per un braccio.
“Non mi ha ascoltava. Ho fatto tutto quello che poteva ma è stato irremovibile.“
Disse Sirius sconvolto. Si sentiva terribilmente in colpa. Era stata colpa sua, non era stato all’altezza. Non era riuscito ad essere per lui un buon amico, per questo Peter era andato via.
“Probabilmente aveva già deciso da un po’. Per questo ultimamente era strano.”
Concluse Remus cercando di calmarsi. Sirius era sconvolto e perdere le staffe a quel modo non gli avrebbe fatto bene.
“Se ne andato. Avete capito? Se ne andato. Ci ha lasciati soli. Quel dannato topo fifone!”
Urlò Sirius tra le lacrime.
“Sirius calmati, non è stata colpa tua.”
Gli disse James, lasciando che l’amico nascondesse il viso nella sua spalla.
“E invece si. Sono negato come amico. Se fossi riuscito a capirlo e comprenderlo non se ne sarebbe andato.”
Disse ancora Sirius mentre era scosso dai singhiozzi.
“Smettila di darti colpe che non hai. Sai benissimo che non è così.”
Rispose deciso Remus.
“Remus ma io..”
Cercò di iniziare Sirius ma fu prontamente bloccato da Remus.
“Basta ma. Le cose a volte prendono pieghe strane e noi non ci possiamo fare nulla. Se Peter tiene alla nostra amicizia prima o poi tornerà. Se così non fosse, beh andremo avanti senza di lui.”
Disse Remus. Le sue parole riuscirono a calmare i sensi di colpa di Sirius.
“Il destino a volte fa scherzi strani, vorrei solo sapere il motivo che lo ha spinto ad andarsene. Te lo ha detto Sirius?”
Chiese James non appena l’amico fu più calmo.
“No, ha detto solo che non era il posto per lui. Che era diventato tutto troppo difficile e soffocante.”
Disse Sirius prima di essere colto di nuovo da un infinita tristezza. Aveva mentito al suo migliore amico ma lo aveva fatto per il suo bene. Non poteva dirgli la verità, lo avrebbe fatto stare male e forse lo avrebbe spinto a fare scelte avventate. Finalmente lui e Lily si erano trovati e non voleva che niente al mondo interrompesse l’amore dei suoi amici.
“Mi spiace ragazzi. Dannazione, proprio sotto natale.”
Mormorò Lily dispiaciuta. Era brutto vedere i malandrini ridotti in quello stato, in particolare James. Gli mancava qualcosa, uno di loro non c’era più.
“Non ti preoccupare Lily. Passerà anche questa.”
Disse Sirius cercando di abbozzare un sorriso per non fare preoccupare la ragazza. Mentalmente ringrazio anche il destino di avere fatto in modo che fossero soli nella torre, chissà che avrebbe pensato tutta la loro casa vedendoli così giù di morale.
“Meno male che tu ci sei.”
Disse James stringendo forte Lily. Aveva pronunciato quelle parole piano, in modo che solo la ragazza potesse sentirle e poi si era appoggiato a lei chiudendo gli occhi.
“Oh James.”
Fu l’unica cosa che Lily riuscì a rispondere.
“Dai su, cerchiamo di essere ottimisti!”
Disse Remus guardando gli amici. Erano tutti ridotti a degli stracci ma dovevano reagire. Tra poco sarebbero tornati gli altri e avrebbero potuto organizzare qualcosa per distrarsi. Hermione mancava molto a Remus. Mai come in quel momento avrebbe voluto che lei fosse li per stringerla tra le sue braccia e convincersi che andava tutto bene. In un certo senso invidiava Lily e James. Lui amava lei e lei lo ricambiava. La loro storia invece era complicata, a dire il vero non sapeva nemmeno se c’era o meno una storia. Si erano baciati e basta, poi erano cominciati i problemi. Prima Ron che sembrava geloso, poi Peter e ora Hermione era sparita per tutto il pomeriggio con Ron e Steven. Si sentiva tremendamente solo, desiderava solo una presenza amica che lo abbracciasse in modo sincero donandogli tutto il suo affetto.
“È dura.”
Rispose James continuando a stringere Lily.
“Hermione, Steven! Finalmente.”
Disse Sirius guardando i due ragazzo entrare. Aveva proprio bisogno di qualcuno che gli tirasse su il morale e portasse una ventata di allegria. Sirius notò che Ron non era con loro, era molto strano. I due ragazzi sembravano molto strani, Hermione sul punto di mettersi a piangere e Stev sul punto di prendere a pugni qualcosa.
“Che fine ha fatto Ron?”
Chiese Remus notando l’assenza del ragazzo. Era convinto fosse andato con loro, come mai non era tornato?
“Non dire quel nome di fronte a me!”
Sibilò Harry prendendo le scale. Non aveva nessuna voglia di fermarsi a parlare, non aveva voglia di vedere nessuno. L’unica cosa che voleva veramente fare era prendere a calci Ron ma al momento non poteva farlo quindi preferiva rimanere solo. Tutti i presenti si girarono istantaneamente verso il ragazzo, Hermione esclusa. La ragazza non aveva bisogno di guardarlo per sapere come stava. Doveva essere a pezzi, Ron lo aveva fatto sentire in colpa e gli aveva detto cose orrende.
“Ma Steven, aspetta. Che è successo?”
Chiese James, preoccupato per il fratello. Era pallido quanto lo era Sirius poco prima e aveva gli occhi gonfi di chi ha smesso di piangere da poco. James sentì un groppo formarsi in gola. Prima Sirius e ora Stev, i suoi fratelli stavano male e lui non poteva fare nulla per loro. Si sentiva in colpa perché quello che li faceva stare male era successo mentre lui era con Lily, mentre lui era felice. Come poteva essere così egoista da essere felice mentre i suoi fratelli stavano male?
Lily lo strinse forte, le sue mani erano calde e attenuarono i sensi di colpa. Non era peccato essere felice ma non doveva trascurare Stev e Sirius.
“Non mi va di parlarne. Me ne vado di sopra!”
Replicò Harry prima di sparire su per le scale, lontano da occhi indiscreti. Era stanco di recitare una parte e voleva rimanere solo per essere se stesso. Ora che Ron era andato via era rimasta solo Hermione con cui non doveva fingere anche se ora lei aveva Remus. Ce l’avrebbe fatta a recitare la parte di Steven Potter con tutti? Fingere di essere qualcun altro con i suoi genitori e con Sirius era terribilmente difficile. La presenza di Ron lo aiutava, ma ora?
“Che bella giornata, vero?“
Disse Sirius ironico.
“Lasciamo perdere, è meglio.”
Rispose Hermione lasciandosi cadere sul divano e prendendo la testa tra le mani. Remus le fu subito accanto e passò un braccio intorno alle spalle della ragazza. Hermione si lasciò abbracciare lasciando che quel caldo abbraccio portasse via tutte le tristezze e i problemi.
“Hermione si può sapere che è successo? Ha litigato con Ron?”
Chiese Lily dopo un po’. Nessuno si decideva a parlare e lei aveva deciso di prendere l’iniziativa.
“Anche. È complicato.”
Rispose la ragazza con un tono triste. Non sapeva da che parte iniziare. Era terribilmente complicato, non poteva dire loro che Ron aveva rinfacciato ad Harry di voler stare con i suoi genitori.
“Non ne posso più di cose complicate! Prima Peter che se ne Va. Ora Stev che è fuori di sé e tu che sembra che ti sia passato sopra un treno. Che sta succedendo oggi al castello?”
Disse Sirius perdendo la pazienza. Era arrabbiato con il destino, con il fato che si era accanito contro di loro.  
“Vorrei proprio saperlo!”
Mormorò James a mezza voce sconsolato.
“Ron ha detto delle cose orrende a Stev. Gli ha rinfacciato storie assurde e poi ha lasciato il castello. Stev è a pezzi.”
Spiegò alla fine Hermione. I ragazzi sbiancarono a sentire quelle parole. Anche Ron se n’era andato. Dannazione, non bastava Peter? Stev non sembrava averla presa per niente bene. Sirius si chiese cosa avesse potuto dire Ron per ferire a quel modo Stev ma non trovò risposta. Si guardò intorno e intuì che tutti si stavano facendo la stessa domanda anche se nessuno osò pronunciarla. Hermione non sembrava essere in grado di dire di più. Remus ripensò alla conversazione che aveva avuto con la ragazza prima di baciarla. Era arrabbiata con Ron perché aveva trattato male qualcuno, anche quella volta sembrava molto scossa. Come poteva essere così viscido Ron da fare stare male a quel modo Hermione e Stev, i suoi migliori amici?
“Ci credo, povero. Dobbiamo stargli vicino.”
Disse James guardando preoccupato guardando la scala che portava alla loro stanza. Avrebbe voluto percorrerla in un baleno e andare dal fratello per assicurarsi stesse bene ma non era sicuro fosse la cosa migliore. Immaginava che Stev volesse stare solo. James ricordava troppo bene i giorni in cui aveva litigato con Sirius. Non voleva vedere nessuno ne sentire stupide parole vuote. Sirius gli appoggiò una mano sulla spalla e James capì che anche lui gli stava suggerendo di aspettare ad andare da lui e di lasciarlo sbollire almeno qualche ora.
“Penso che tutti abbiamo bisogno di affetto. Nemmeno sembra abbiate preso troppo bene la fuga di Peter.”
Osservò Lily guardando preoccupata i ragazzi. Il suo sguardo si fermò per quale istante su Sirius. Lui e Stev erano quelli per cui era maggiormente preoccupata. James aveva lei mentre Remus aveva Hermione, Sirius e Stev non avevano nessuno che potesse stare loro vicino senza pensare a quello che era accaduto.
“Sarà proprio un pessimo natale quest’anno!”
Osservò Remus sconsolato.
“Già.”
Concordò Hermione.
“Penso che dobbiamo organizzare una festa per tirarci tutti un po’ su di morale. Che ne dite ragazzi? Voi siete bravi in questo genere di cose, no?”
Propose Lily per cercare di fare tornare un po’ di allegria ai ragazzi.
“In questo momento penso che sarei parecchio bravo a organizzare una festa funebre.”
Rispose Sirius a metà tra il sarcastico e il lugubre.
“Se vuoi una mano chiedi pure..”
Rispose sconsolato James

ANGOLO DELL'AUTRICE:
grazie mille se nonostante tutto avete letto questo capitolo nonostante il ritardo allucinante con cui l'ho postato. mi merito tantissimi rimproveri ma purtroppo prima ho avuto un sacco di contrattempi poi finalmente sono riuscita a scrivere il capitolo e avrei dovuto postarlo la vigilia di natale ma ho preferito posticipare di qualche giorno vista la tristezza di questo capitolo. XD
vi avviso che è solamente un capitolo di transizione e che già dal prossimo capitolo cambieranno molte cose e ci saranno grandi rivelazioni quindi aspettate a linciarmi per avere allontanato Ron (alla fine sono sicura che apprezzerete! XD)
veniamo ora ai commenti sullo scorso capitolo. devo confessarvi che questi capitoli mi spaventano, ho sempre paura che facciano schifo quindi leggere le vostre parole mi tranquillizza e mi da la forza per continuare a postare. XD
SMEMO92: diciamo che Peter non si legherà con nessuno e che non avremo più sue notizie, tranne qualche cartolina per natale che verrà prontamente cestinata dal nostro Sirius. come ho già detto non sopporto Peter ed era dall'inizio che progettavo un uscita di scena radicale, grazie all'idea di Silente l'ho potuta fare! per quando riguarda Ron, al momento è confuso ma vedrai che nel prossimo capitolo verrà rimesso in riga! XD grazie per avere commentato!
LYRAPOTTER: beh, questa volta sono stata io a farmi attendere (perdono, perdono!) beh la reazione dei tre l'hai vista no? Ron torna nel suo tempo, Harry ed Hermione rimangono ed Hermione si sente terribilmente in colpa. se pensi che i colpi di scena siano finiti però mi sottovaluti XD (non perdere il prossimo capitolo!) l'unico di cui ti assicuro non sentirai più parlare è Peter (sihu sta ballando la conga insieme a te!) anche se comunque ho optato per un addio diciamo dignitoso (la morte del traditore non mi piaceva anche se mi sta abbastanza sulle scatole). grazie per il tuo commento!
TONKS17: innanzitutto GRAZIE MILLE, mi ha fatto piacere ricevere la tua mail! la separazione dei due tempi crea infinite possibilità, tutto è rimesso nelle mani dei nostri eroi. per quando riguarda Peter posso dirti che se n'è andato, che non si unirà ai mangiamorte e che non tradirà i suoi amici. il resto, beh.. non anticipo nulla che sennò rovino il prossimo capitolo! XD
PICCOLA_PUFFOLA: mi spiace tantissimo per non avere aggiornato per molto tempo, scusaaaa! spero di essermi fatta perdonare con questo capitolo anche se è un po' triste. Peter innamorato di Remus sarebbe stato decisamente complicato, già c'è il triangolo Remus/Hermione/Ron. anche Peter sarebbe stato troppo Beautiful! XD
JAILY: grazie mille per il commento. visto che la tua Lily è tornata? XD
PRINCESSMARAUDERS: grazie per il commento! non ti preoccupare, a me rende felice anche solo sapere che la gente legge la mia storia. spero che questo capitolo non ti abbia delusa! XD


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Capitolo 32
*** PRESENTE, PASSATO E FUTURO ***


CAPITOLO 30
PRESENTE PASSATO E FUTURO


La sala comune dei Grifondoro era immersa in un festoso clima natalizio, con ad ogni parete numerose decorazioni natalizie ma nonostante questo ai due ragazzi seduti davanti al camino appariva spenta e tetra, un po’ come il loro umore in quel momento.
“Non sembra nemmeno Natale, che tristezza.”
Mormorò Hermione più mogia del solito. Nemmeno il natale aveva migliorato il suo umore. Era passato qualche giorno dall’addio di Ron ma entrambi erano ancora a pezzi, un po’ come i malandrini erano tristi per la partenza di Peter. Lily aveva provato a tirare su tutti di morale ma non ci era riuscita molto bene, solo James sembrava stare un po’ meglio.
“Ricordi gli anni scorsi?”
Chiese Harry intristendosi ancora di più ricordando che anche lo scorso natale Ron li aveva lasciati soli, abbandonando la missione che avevano intrapreso insieme. L’anno prima lui ed Hermione si trovavano a Godric Hollow, il luogo dove tutto era iniziato ed era finito. In quel piccolo villaggio la sua vita era andata in pezzi, rivedere la sua vecchia casa in rovina era stato doloroso. Ricordava bene la sensazione di vuoto che aveva provato davanti a quelle rovine. Istantaneamente aveva cercato gli amici, alla sua destra aveva trovato la mano di Hermione ma alla sua sinistra non c’era nulla, Ron non era lì a sostenerlo in quel momento così delicato.
“Oh Harry.”
Disse Hermione, incapace di aggiungere altro. Il moro si riscosse da quei tristi ricordi e fisso il volto pallido della sua amica di sempre, doveva essere dura anche per lei.
“Mi dispiace Hermione, è stata colpa mia.”
Disse Harry a testa bassa, si sentiva colpevole. Anche l’anno prima si sentiva colpevole per la fuga di Ron. Possibile che riusciva sempre ad allontanare le persone a cui voleva bene?
“Non dire sciocchezze! Ron è un testone lo sai, e..”
Rispose Hermione bloccandosi improvvisamente, incapace di completare la frase. Non riusciva a definirlo. Il suo cuore e la sua mente stavano combattendo una feroce e silenziosa lotta per arrivare a stabilire cosa fosse esattamente Ron per lei.
“.. E lo ami?”
Completò lui per la ragazza, centrando il punto e facendo arrossire Hermione.
“Credo proprio di si.”
Annuì la ragazza, senza riuscire ad aggiungere altro. Il suo cuore batteva a mille al pensiero di quel testone. Qualcosa dentro di lei le diceva che non era ancora tutto finito, che Ron non poteva averli abbandonati così. Non doveva smettere di sperare.
“Che pensi di fare con Remus?”
Chiese Harry discreto, fissando Hermione intensamente.
“Lo ha capito anche lui, ora siamo amici.“
Spiegò Hermione soffermandosi sugli occhi di Harry. Da quando lo conosceva era abituata ai suoi occhi verdi, erano uno dei tanti dettagli di Harry che con il passare degli anni aveva preso ad ignorare. Ma quando erano arrivati lì Harry era stato costretto a farli diventare color nocciola, come quelli di suo padre. Per Hermione era strano vederlo con gli occhi scuri, ogni volta che lo fissava era come se ci fosse qualcosa fuori posto.
“Mi dispiace, sarai distrutta.”
Osservò Harry, pronto a consolare l‘amica passandole un braccio intorno alle spalle.
“A dire la verità sono più sconvolta per Ron. Alla fine io e Remus non stavamo insieme.” Voglio dire, non è come se mi avesse lasciato, no? E poi siamo rimasti in buonissimi rapporti.”
Raccontò Hermione sforzandosi di fare un sorriso. Harry la fissò per qualche istante e capì, senza bisogno che aggiungesse altro. La conosceva la sette anni e la loro amicizia con il passare del tempo si era rafforzata tanto da permettere loro di capirsi al volo senza troppe spiegazioni.
“Buon Natale a tutti.”
Disse Sirius in tono tetro scendendo le scale.
“Buon Natale anche a te Sirius, quanta allegria..”
Lo salutò Harry in risposta, cercando di ironizzare quella strana e triste situazione.
“Speriamo che i regali di Natale migliorino l’umore di tutti.”
Disse Hermione cercando di migliorare l’umore dei due ragazzi. Anche lei però, esattamente come Lily non ebbe fortuna. Nemmeno l’idea di mettersi a scartare i regali riuscì a strappare un sorriso a Sirius.
“Appunto, dove sono finiti tutti?”
Chiese Harry guardandosi intorno. Mancavano all’appello Lily, James e Remus. In tutta la casa di grifondoro erano rimasti solo loro sei, e nel castello c’erano solo altri cinque. Se non fosse stato per l’umore tetro dei ragazzi ci si sarebbe potuti divertire parecchio, il castello era praticamente nelle loro mani.
“Lily con James e Remus in bagno. Remus mi ha detto di voi, mi spiace. Stai bene?”
Si informò Sirius fissando Hermione. All’inizio quando Remus gli aveva detto quello che era successo si era arrabbiato non poco con la ragazza. Come si era permessa di fare soffrire così il suo amico Remus? Poi si era calmato. Remus lo aveva fatto ragionare, alla fine si vedeva lontano un miglio che lei era innamorata persa di Ron. Era stato bello ma non poteva durare, avrebbe dovuto capirlo subito. Inoltre Hermione era una ragazza intelligente e non voleva rovinare l‘amicizia che si era creata tra loro due. A Sirius era sembrato molto ridicolo che fosse stato Remus a calmare lui quando in teoria sarebbe dovuto succedere il contrario.
“Si, lo stavo dicendo anche a Stev. Penso sia meglio così. Piuttosto, Remus sta male?”
Chiese Hermione mordendosi nervosamente le labbra. Non riusciva a sopportare di fare soffrire una persona buona a generosa come Remus, non era giusto. Aveva già sofferto tantissimo nella sua vita e in futuro gli aspettavano altre terribili sofferenze a meno che lei ed Harry non si fossero fermati in quel tempo per cambiare quel futuro.
“È pensieroso ma dice che è meglio sia andata così perché se foste stati insieme avrebbe perso un’ottima amica.”
Rispose Sirius tranquillizzandola. Non avrebbe potuto sopportare l’idea di averlo illuso e ferito.
“Buon Natale! Si sta parlando di me?”
Chiese Remus raggiungendo gli amici vicino al camino. Sirius e Harry si guardarono colpevoli. Remus sorrise di quelle loro buffe espressioni, sembrano due bimbi colti sul fatto dalla mamma mentre rubavano la marmellata.
“Oh Remus!”
Esclamò Hermione arrossendo, spaventata all’idea di avere in qualche modo ferito nuovamente i suoi sentimenti.
“Tranquilla Hermione, va tutto bene. Tu piuttosto, ancora sconvolta per Ron? Io non ho proprio capito che gli è preso. E poi come ha fatto a tornare nella sua dimensione? Pensavo non si potesse.”
Chiese Remus, passando lo sguardo da Hermione a Stev. Non serbava rancore per Hermione, anzi. Era terribilmente triste per il modo in cui Ron era scappato via anche se in proposito si faceva molte domande. Tutta quella faccenda era molto misteriosa. Nella sua mente si rincorrevano mille teorie, una più stramba dell’altra ma che avevano tutte in comune il fatto che i ragazzi avessero nascosto loro qualcosa.
“Emh, è complicato.”
Iniziò Hermione senza sapere bene come continuare. Dannazione, che gli doveva dire? Per qualche secondo ebbe la sensazione di essere stata scoperta, anche se era impossibile. Cercò Harry con lo sguardo perché gli venisse in aiuto. d’accordo, Remus era molto intelligente ma non poteva avere scoperto il loro segreto. Era una cosa semplicemente impensabile.
“Hermione ti va un succo di zucca intanto che aspettiamo Lily e James?”
Propose Harry salvando la situazione e togliendo Hermione dall’impiccio di dover rispondere alle domande che Remus e Sirius stavano per fare.
“Si, sto proprio morendo di sete Stev. Scusateci, a dopo.”
Rispose Hermione precipitandosi fuori dalla sala comune cogliendo al volo l’occasione.
“Ciao ragazzi, dove scappavano quei due?”
Chiese James, raggiungendo gli amici con al suo fianco Lily.
“Sete improvvisa.”
Spiegò Sirius, per niente convinto. Quei due si erano inventati una scusa per sfuggire alle loro domande su Ron e non riusciva a capire perché. Hermione gli era sembrata terrorizzata non triste per l’abbandono dell’amico. Qualcosa non andava anche se non riusciva a capire cosa.
“Sete improvvisa? Non mi convince..”
Commentò Lily, sedendosi vicino a Remus che sembrava perso in chissà quali pensieri.
“Nemmeno a me, e non solo quello.”
Disse Remus pensieroso, riscuotendosi all’improvviso.
“Che stai dicendo Remus?”
Chiese James curioso, mettendosi comodo.
“Che per me c’è qualcosa sotto, solo non capisco cosa.”
Spiegò meglio Remus, riferendosi al comportamento di Stev e Hermione.
“Non ti seguo.”
Disse Sirius.
“Non avete notato niente di strano?”
Chiese Remus fissando gli amici.
“Onestamente No.”
Rispose Sirius cercando chi capire dove volesse arrivare Remus. D’accordo, il loro comportamento era strano e apparentemente non adatto alla situazione ma non aveva notato nulla di particolarmente strano.
“Beh Stev è a terra perché Ron è andato via..”
Iniziò Remus.
“È normale, è il suo migliore amico ed è tornato nella sua dimensione dopo aver detto cose orribili a Stev.”
Disse Sirius interrompendolo. Che stava dicendo Remus, quello era normale. Anche lui sarebbe stato così a terra se James avesse fatto una cosa del genere. Anche loro dopo tutto, non erano a terra per la scomparsa improvvisa di Peter? Ripensando a Peter si sentì in colpa. Lui sapeva perché se n’era andato ma con James e gli altri aveva fatto finta di nulla. Aveva deciso che avrebbe portato solo quel peso e che James non avrebbe mai saputo la verità. I sensi di colpa lo avrebbero fatto soffrire troppo e James non lo meritava, non ora che era finalmente felice con Lily.
“Aspetta, come ha fatto a tornare? Avevano detto che non si poteva.”
Osservò James ricordando improvvisamente quello che era successo qualche mese prima.
“Prima stranezza.”
Disse Remus guardando gli amici sempre più stupiti e increduli.
“La seconda?”
Chiese Lily, incuriosita da quel mistero.
“Come può essere il suo migliore amico?”
Buttò lì Remus senza staccare lo sguardo dai suoi tre amici.
“Hai ragione, è impossibile.”
Esclamò Lily, capendo improvvisamente dove voleva arrivare Remus.
“Che dici Lily, perché lo trovi strano?”
Chiese Sirius confuso, non capendo a che cosa si stessero riferendo Remus e Lily. Va bene che c’era qualcosa di strano in quella situazione ma non capiva come la stranezza potesse essere l’amicizia di Stev e Ron. Dopo tutto ognuno era libero di avere gli amici che voleva, e poi Ron non era nemmeno antipatico. Certo, il suo comportamento e la sua sparizione era decisamente strana ma nessuno poteva mettere in dubbio che fosse un buon amico. Teneva a Stev quanto lui teneva a James.
“Beh Stev è il gemello di James, giusto? Dice di provenire da una dimensione parallela dove le cose sono andate in modo diverso.”
Disse Lily, facendo il punto della situazione. Sperava che così i due ragazzi riuscissero a capire dove stava la stranezza.
“Giusto, in quella dimensione sono morto io e lui si è salvato. Cosa centra con Ron?”
Disse James, riflettendo ad alta voce.
“Come fate a non capire? L’unica cosa che rende diversi i due universi paralleli dovrebbe essere che li sei morto tu e qui è morto lui ma non è così.”
Spiegò meglio Remus, cominciando ad alterarsi. Sirius e James si fissarono senza capire per qualche istante, poi Sirius si illuminò.
“Ron ed Hermione.”
Esclamò all’improvviso Sirius capendo la situazione. Come aveva fatto a non notarlo prima?
“Centro!”
Rispose Remus, con un sorriso soddisfatto sul viso.
“Avete ragione, loro non esistono qui. In teoria dovrebbero esserci loro doppi.”
Notò James riflettendo su quel punto. Non aveva mai sentito parlare di Hermione Granger e Ronald Weasley prima di allora. Come potevano essere i migliori amici del suo gemello? In teoria dovevano essere Remus e Sirius, e poi c’era Lily. Nell’universo da cui proveniva Stev doveva essere innamorato di lei quando lui lo era della Lily di questa dimensione. Stev tutta via non aveva mai dimostrato di essere seriamente attratto da lei. Come avevo potuto non notare tutti questi dettagli.
“E il migliore amico di Stev dovrebbe essere Sirius non Ron..”
Concluse Lily, dando voce all’idea che frullava nella testa di tutti i presenti.
“Che confusione! Come te lo spieghi?”
Chiese Sirius guardando Remus. Era lui l’unico che poteva dare un senso a tutte quelle stranezze. L’unica spiegazione abbastanza logica era che nella dimensione da cui provenivano fosse successo qualcosa che nella loro non era successa, ad esempio che anche lui e Sirius fossero morti da piccoli ma era strano. Stev lo avrebbe detto, senza contare che sapeva troppe cose sia su di lui che su Sirius e Lily per non averli mai conosciuti.
“Non lo so, ma è strano.”
Ammise Remus, infastidito da non avere una risposta. Per la prima volta non aveva nemmeno un’idea di quale potesse essere la verità e non aveva nemmeno un’idea per scoprirlo.
“Teniamo gli occhi aperti.”
Concluse James cupo fissando dritto avanti a sè.
***
[fuori dalla sala comune]
“Per un pelo.”
Esclamò Hermione, cercando di riprendersi dallo stato di terrore in cui si trovava. Per qualche secondo aveva pensato che li avevano scoperti. Sarebbe stata la fine.
“Per poco non ci scoprivano. Dannazione Remus sospetta qualcosa.”
Osservò Harry stringendo i pugni. Era un problema se Remus pensava che qualcosa non andasse. Lo conosceva bene e non si sarebbe rassegnato facilmente.
“Dobbiamo stare attenti.”
Disse Hermione seria, non dovevano sottovalutare il problema. Quelli non erano ragazzi normali, erano i Malandrini, gli studenti più furbi e brillanti del loro tempo.
“Speriamo basti, conosci Remus..”
Disse Harry lasciando in sospeso la frase.
“Se pensa ci sia un mistero fa di tutto per scoprirlo.”
Concluse Hermione scuotendo la testa.
“Che devo dire di Ron?”
Chiese Harry dubbioso. Sapeva bene che prima o poi avrebbero fatto altre domande.
“Sii vago, di loro che ti fa male ripensare a quella discussione.”
Rispose Hermione in tono pratico. In fondo era vero, parlare di Ron era difficile per Harry e in questo modo gli altri avrebbero fatto poche domande. I malandrini non avrebbero mai infierito sapendo che Stev soffriva a ripensare a Ron. Inoltre l’unico modo per fare smettere Remus di farsi domande era convincerlo che non c’era nulla di strano sotto.
“E per il ritorno? Quello come lo spieghiamo.”
Chiese ancora Harry preoccupato. Se era un problema parlare del perché aveva discusso con Ron era un problema ancora più grosso spiegare come era riuscito a tornare a casa.
“Che non lo sappiamo e che ci ha pensato Silente.”
Disse Hermione dopo averci pensato un po’ su. Dopo tutto quella era la scusa perfetta, tutti conoscevano la bravura di Silente e la sua scarsa propensione a svelare i suoi misteri.
I ragazzi sospirarono e decisero di tornare nella sala comune, non era saggio far aspettare a lungo i malandrini. Si sarebbero solo insospettiti di più.
“Lily, James! Buon Natale.”
Salutò Harry rientrando nella sala comune alla vista dei suoi genitori. Improvvisamente realizzò che avrebbe passato il suo primo natale con i suoi genitori. Certo, ne aveva già passato uno ma era troppo piccolo per ricordarlo. In pensiero di quel giorno lo rese felice per la prima volta da quando Ron era tornato nel loro tempo.
“Ciao Hermione, trovato il tuo succo di zucca?”
Disse James con un sorriso furbo. Voleva mettere alla prova la ragazza.
“Succo di zucca? Ah  si, stavo proprio morendo di sete..”
Rispose la ragazza arrossendo violentemente.
“Apriamo i regali?”
Chiese Harry cercando di spostare il loro interesse verso i regali.
“Già non perdiamo altro tempo!”
Rispose Sirius, curioso di iniziare l’opera di scartamento. Harry ed Hermione sospirarono, almeno per il momento era andato tutto bene.
***
[in un altro tempo, molti anni dopo]
C’erano voluti pochi attimi per tornare nel suo tempo, in un batter d’occhio era tornato nella sala da cui erano partiti. Ron si sentiva fuori posto, ora più che mai non era convinto della sua decisione ma ormai era tardi. Qualcosa non andava, era troppo buio e non c’era traccia di anima viva. Il castello sembrava deserto, funereo. Forse erano tutti a casa per le vacanze natalizie e i professori erano nelle loro stanze. Ron non si fece troppe domande, buttò un po’ di metropolvere nel camino e in pochi secondi fu alla tana. Era natale, tutta la sua famiglia doveva essere lì. Anche casa sua era stranamente silenziosa, Ron si sentiva un estraneo. Casa sua era sempre stata rumorosa e allegra, cosa poteva essere successo? Senza parlare cominciò a vagare per le stanze alla ricerca di qualcuno, dove diamine si erano cacciati tutti quanti? Improvvisamente sentì dei rumori provenire dalla cucina. Man mano che si avvicinava notò anche una luce. Ron prese la bacchetta dalla tasca dei pantaloni ed entrò.
“Ron?”
Chiese Ginny fissando la figura che era appena entrata dalla porta. Ron abbassò la bacchetta e abbracciò la sorella. Era felice di rivederlo ma il suo volto nascondeva una tristezza infinita.
“Grazie al cielo stai bene, che è successo qui?”
Chiese Ron guardandosi intorno. Tutto era fuori posto, come se nessuno riordinasse da tempo. Che ne era stato di tutti quanti? Perché il giorno di natale non c’era nessuno ne alla tana ne al castello?
“C’è stato un grosso attentato. Sono tutti morti.”
Spiegò la ragazza cercando di mantenere il controllo. Due grosse lacrime gli scesero lungo le guance per quanto la ragazza si sforzasse di fermarle.
“Come?”
Chiese Ron impallidendo e sperando con tutte le sue forze di avere capito male. Il castello deserto, la tana cos’ silenziosa e lugubre.. Non poteva essere vero.
“Sono morti, tutti morti. Non si è salvato nessuno. Morti, capisci? Sono rimasta sola. Volevo raggiungervi ma non sapevo come fare.”
Spiegò Ginny mentre delle calde lacrime continuavano a bagnarle il viso. Li avevano presi di sorpresa, nessuno si aspettava un attacco del genere. Tutti pensavano che non ci fossero più mangiamorte e invece alcuni di loro si erano salvati e avevano attaccato il castello. I professori non sapevano cosa fare, non erano in grado di provvedere alla sicurezza degli studenti più piccoli così avevano chiamato chiunque potesse aiutarli, l’ordine della fenice, l’esercito di Silente. Tutti erano andati al castello ed erano caduti nella trappola. I mangiamorte avevano piazzato una bomba magica che esplodendo aveva distrutto ogni cosa e ogni vita.
“È terribile.”
Disse Ron, incapace di aggiungere altro. Non riusciva a crederci. I suoi fratelli, la sua famiglia, i suoi amici, tutti i professori erano morti. Non c’era più nessuno. Lui e Ginny erano soli al mondo.
“È tutta colpa loro. Dannato Harry e dannata Hermione.”
Disse ancora il rosso dopo lunghi attimi di silenzio, maledicendo gli amici. Era colpa loro, solamente colpa loro.
“Che centrano loro, scusa?”
Chiese Ginny, recuperando il suo autocontrollo. L’unica cosa che non le aveva fatto perdere la ragione era sapere che Harry, Ron ed Hermione erano salvi.
“Se noi fossimo rimasti qui non sarebbe successo nulla.”
Disse Ron lasciandosi cadere su una sedia con il volto nascosto tra le mani.
“No, se foste rimasti qui sareste morti anche voi. Erano tutti al castello perché era sotto attacco. Io ero nella stanza delle necessità per mettere al sicuro il piccolo Teddy. Mi sono salvata solo per quello.”
Spiegò Ginny appoggiando una mano sulla spalla del fratello. Sapeva che sarebbe stato difficile per lui, così come per Harry ed Hermione. Si sarebbero dati per sempre la colpa per essere i soli sopravvissuti, esattamente come faceva lei da quando c’era stato l’attacco.
“Come puoi difenderlo dopo quello che ha fatto?”
Chiese Ron, alzandosi improvvisamente. Era rosso in viso ed era furioso.
“Ron, perché parli così? Cosa è successo? Perché c’è l’hai così tanto con Harry?”
Chiese Ginny leggermente spaventata dalla rabbia del fratello. Perché stava incolpando Harry di quella tragedia? Lui non centrava nulla. Ginny era felice che Harry stesse bene, non si sarebbe potuta dare pace se fosse morto insieme agli altri. Non sarebbe riuscita a sopportarlo.
“Come fai a non odiarlo? Ti ha lasciata sola. Anche adesso lui non è qui.”
Urlò Ron buttando per terra tutto quello che c’era sul tavolo. Bicchieri, piatti e bottiglie si infransero cadendo al suolo. Ginny non si spaventò per quella reazione, anzi ritrovo la calma e la lucidità.
“Nemmeno tu dovresti essere qui, non così presto. Allora, che è successo?”
Chiese Ginny mettendosi seduta e indicando una sedia anche a Ron.
“È stata tutta colpa di Silente. Quel vecchio ha separato i tempi quando siamo arrivati in modo che le nostre azioni non influissero su questo tempo.”
Spiegò Ron guardandosi intorno alla ricerca di qualcosa di commestibile. Che pessimo natale.
“Lo sapevo.”
Rispose Ginny lasciando Ron di stucco.
“Come lo sapevi?”
Chiese Ron stupito ed incredulo. Sapeva che c’era il rischio che rimanessero bloccati in un altro tempo ed era così tranquilla? Come poteva non odiare Harry per averla lasciata sola?
“La McGranitt aveva detto che Silente avrebbe fatto una cosa del genere per evitare distorsioni temporali.”
Spiego lei con una calma che lasciò Ron senza parole.
“Quando il portale si chiuderà i due tempi non saranno più in collegamento. Appena l’ho scoperto io sono voluto tornare ma Harry No. Diceva che c’era ancora tempo. È solo un bambino viziato che vuole stare con i suoi genitori.”
Riprese Ron con foga, tornando a prendersela con Harry. Aveva bisogno di dare la colpa a qualcuno per sfogarsi. In cuor suo sapeva che non era colpa di Harry e che se non fosse stato insieme ad Harry in un altro tempo sarebbe morto come tutti gli altri ma non gli importava.
“Tra quanto si sarebbe chiuso?”
Chiese Ginny perplessa.
“Qualche mese.”
Disse Ron dopo averci pensato un po’ su guardando dritta negli occhi la sorella.
“ Sei un idiota! Che fretta c’era? Ronald come hai potuto fare una cosa del genere al tuo migliore amico? Dopo tutto quello che lui ha fatto per te, tu gli volti le spalle a quel modo?”
Urlò Ginny furibonda perdendo completamente la calma. Come poteva suo fratello dare la colpa ad Harry, lui non centrava nulla. Anzi, se non fosse stato per Harry e la sua idea di tornare nel passato per studiare sarebbero morti anche loro tre e lei sarebbe rimasta completamente sola al mondo.
“Io, ero molto arrabbiato..”
Cercò di giustificarsi Ron, intimidito dalla reazione di Ginny.
“Non è una buona ragione.”
Rispose lei acida. Ron penso con un pizzico di amarezza che ricordava molto la loro mamma. Mai come in quel momento avrebbe voluto che fosse lì con loro. Rimpiangeva persino le sgridate e gli abbracci in pubblico. Per la prima volta riusciva a capire cosa provava Harry, ora anche lui era solo al mondo. Questo lo faceva sentire ancora più in colpa, rispetto a Harry lui era stato fortunato. Aveva potuto conoscere i suoi genitori e vivere con loro e con i suoi fratelli per molti anni. Harry invece era sempre stato solo e lui invece che stargli vicino lo aveva trattato male. Si era comportato da egoista ed era passato sopra i sentimenti di Harry.
“Ma lui non voleva tornare da te.”
Mormorò debolmente Ron, senza riuscire ad aggiungere altro.
“Sarebbe tornato prima della chiusura del passaggio e mi avremmo deciso insieme in quale tempo vivere, ne sono sicura.”
Rispose Ginny sicura. Amava moltissimo Harry ed era sicura che anche lui la amava e che sarebbe tornato da lei per prendere una decisione insieme.
“Come puoi pensare di vivere in un tempo diverso?”
Chiese Ron stupito. Come poteva pensare di vivere in un tempo diverso? La loro vita era lì. In quel tempo erano morti i loro genitori, qui erano nati, avevano studiato e avevano tutta la loro vita.
“Qui non abbiamo più nulla, l’ha possiamo ancora lottare per la nostra felicità.”
Disse Ginny decisa. Ron guardò il suo volto e lo vide segnato dalla stanchezza. Aveva ragione lei, in quel tempo avevano perso. Certo, avevano vinto la lotta contro il mago più potente e malvagio di tutti i tempi ma lui si era comunque portato via tutto. Nell’altro tempo avrebbero potuto ripartire da zero, lottare conoscendo già parte delle strategie del nemico e avrebbero potuto rivedere i loro cari. Sarebbe stato tutto perfetto a parte lei, in quel tempo l’aveva persa per sempre.
“L’ha non potremmo mai essere felici.“
Ammise Ron pensando a Hermione tra le braccia di Remus.
“Che altro è successo Ron. C’è dell’altro non è vero?”
Chiese Ginny, sicura si trattasse di Hermione. La ragazza era perdutamente innamorata di Ron già da un po’ così come Ron lo era di Hermione ma nessuno dei due lo ammetteva con se stesso. In quei mesi doveva essere successo qualcosa che doveva avere complicato le cose.
“Hermione, ha baciato Remus. È successo dopo che avevamo litigato.”
Spiego tristemente Ron aspettandosi un po’ di comprensione dalla sorella.
“Se l’hai trattata come hai fatto con Harry ha fatto bene.”
Rispose Ginny spiazzando completamente Ron.
“Ginny, come puoi difenderli?”
Chiese Ron sull’orlo di una crisi nervosa.
“Caro Ron, basta piangersi addosso. Ami Hermione, vuoi stare con lei? Allora chiedile scusa e lotta per il suo amore. Chiederai scusa anche a Harry perché lo hai trattato male. Non si meritava le tue parole.”
Disse decisa Ginny in piedi di fronte a Ron con le mani sui fianchi.
“Come faccio a chiedere loro scusa? Loro non sono in questo tempo, ricordi?”
Le ricordò Ron temendo la risposta della sorella.
“Infatti andremo noi nel loro tempo.”
Rispose lei come se fosse la cosa più naturale di questo mondo.
“Come, vuoi andare lì?”
Chiese Ron insicuro, era difficile prendere una decisione così su due piedi.
“Vuoi vivere in un mondo distrutto dove tutti quelli che hai conosciuto ed amato sono morti o vuoi provare a salvarli e vivere con loro?”
Chiese Ginny fissando intensamente Ron negli occhi. Ron la guardò senza parlare per qualche istante poi capì.
“Sono stato orgoglioso, testardo e mi sono comportato da idiota. Torniamo nel passato, ora!”
Disse deciso alzandosi in piedi e dirigendosi verso il camino. Dovevano tornare al castello e rientrare nel passaggio. Silente aveva detto che lo avrebbe lasciato aperto in caso ci avesse ripensato.
“Aspetta, dammi un po‘ di tempo..”
Disse Ginny inseguendolo infastidita. All’inizio sembrava non volesse tornare dagli altri ed ora aveva tutta quella fretta.
“Si può sapere che devi fare?”
Chiese Ron scuotendo la testa. Era possibile che le donne fossero sempre così lente? Ci aveva messo pochi secondi a prendere una decisione e ci avrebbe messo una vita per fare i bagagli.
“I bagagli, preparare Teddy e cercare la porta temporale..”
Cominciò ad elencare la rossa prima di essere interrotta da Ron.
“Teddy? La porta so io dove si trova tu fai i bagagli.”
Disse in tono sbrigativo.
“Harry è il suo padrino, e poi vivendo in quel tempo potrà conoscere i genitori.”
Cercò di spiegare lei ma fu nuovamente interrotta da Ron.
“Hai ragione ma cerca di sbrigarti.”
Disse prima di smaterializzarsi chissà dove. Ginny scosse la testa mormorando “uomini”.

ANGOLO DELL'AUTRICE + SCUSE UFFICIALI
ok, mi merito almeno un caziatone per avervi abbandonato lasciandovi in sospeso. non ho aggiornato per taaanto tempo, lo so e mi spiace davvero tanto. purtroppo ero presissima dagli esami e la storia era in un punto troppo critico per essere scritta di fretta. spero cmq con questo lungo capitolo di essermi fatta perdonare.
spero in ogni modo che leggerete ancora la mia storia e che mi lascerete cmq un commentino. grazie a tutti quelli che sono arrivati a leggere fino a qui.
TONKS17: grazie mille per il commento, caspita lo hai letto alle 2 di notte? mi sento un po' in colpa, spero che il giorno dopo almeno non avevi scuola. XD come vedi i malandrini se ne sono fatti una ragione e ora sono presi da altri misteri. ron invece è già tornato sulla buona strada, e non da solo. dal prossimo capitolo avremo a tutti gli effetti un personaggio in più! spero che questo capitolo ti sia piaciuto! grazie mille ancora.
FINLEYNA 4 EVER: grazie per il commento. spero che dopo questo capitolo ti sia passata la voglia di linciarmi XD mi sono fatta perdonare? 
LYRAPOTTER: grazie per il commento! povero ron, diciamo che la distruzione del magico trio mi serviva, almeno momentaneamente per recuperare Ginny. XD quanto a Sirius, si è già ripreso ed è terribilmente curioso di scoprire il segreto di Stev ed Hermione. XD Peter invece non manca a nessuno, soprattutto a me!
SMEMO92: grazie per il commento! quante domande a cui non posso dare una risposta, SIG & SOB! diciamo il tempo da cui vengono Harry, Ron ed Hermione è stato colpito da un attacco di mangiamorte e loro tre e Ginny (e il piccolo Teddy) sono gli unici superstiti. non aggiungo altro a parte che la decisione non sarà semplice.. XD
PICCOLA_PUFFOLA: grazie per il commento, beh diciamo che Ron non aveva una buona motivazione per prendersela con Harry . era arrabbiato e ha parlato senza pensare. io però avevo una buona ragione per spedirlo nel suo tempo, recuperare Ginny. a te la decisione se strangolarlo o no! XD

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Capitolo 33
*** RITORNI E SPIEGAZIONI ***


CAPITOLO 31
RITORNI E SPIEGAZIONI
La stanza era buia e spoglia, Ron non riusciva ad abituarsi a quella vista. Non gli sembrava lo stesso castello in cui aveva passato sei anni. Dopo l’attentato la scuola era stata chiusa, i genitori erano sconvolti e preferivano tenersi stretti i loro figli che si erano salvati da quel disastro senza contare che tutti i professori avevano perso la vita nell’esplosione. Gli unici abitanti del castello erano rimasti i fantasmi, che vagavano con fare spettrale per i saloni mormorando storie senza tempo. Ron sospirò guardando lo stato di rovina a cui era ridotto il castello.
“Andiamo?”
Chiese Ron impaziente di andarsene. Ogni attimo era doloroso perché riportava alla luce vecchi ricordi. Gli occhi gli si velarono di lacrime silenziose.
“Sono pronta. Ma come si fa?”
Chiese a sua volta Ginny guardandosi intorno curiosa, destando Ron dai tristi pensieri che lo affliggevano. Si trovavano nell’ufficio del preside, era lì che c’era il passaggio. Alla pareti i ritratti dei vecchi presidi sonnecchiavano annoiati, da qualche mese a quella parte non c’era nessun attuale preside a cui dare consigli. Alcuni di loro si chiedevano se ci sarebbe mai stato un altro preside o se la scuola era definitivamente caduta in disgrazia.
“Dobbiamo solo attraversare questo portale e arriveremo nello studio di Silente.”
Spiegò Ron indicando dritto di fronte a sé. Ginny notò con stupore che quello che avevano di fronte era lo specchio delle brame.
“Allora andiamo.”
Disse Ginny decisa attraversando il passaggio. In pochi istanti furono trasportati molti anni indietro. Di fronte a loro il preside, Albus Silente stava mangiando beato un ghiacciolo al limone nel suo studio. Ancora una volta Ginny si stupì, il Silente che aveva di fronte era molto più giovane di quello che ricordava lei.
“Buongiorno Signor Weasley, non mi aspettavo tornasse così presto.”
Saluto il vecchio preside tranquillamente. Non sembrava affatto stupito, come se vedere arrivare dal nulla tre persone nel suo ufficio fosse la cosa più normale del mondo.
“Cosa?”
Chiese Ron confuso guardandosi intorno. La stanza in cui erano era molto diversa rispetto a quella da cui erano arrivati. Era viva. Ron sospirò e per la prima volta capì che Ginny aveva ragione. In quel mondo in male non era ancora stato sconfitto ma c’era ancora speranza. Si potevano ancora cambiare le cose.
“Immaginavo si sarebbe pentito e sarebbe tornato qui ma non la aspettavo così presto. Soprattutto la aspettavo solo. Chi sono questa deliziosa signorina e questo bel bambino?”
Chiese curioso Silente, fissando Ginny e Teddy con i suoi penetranti occhi azzurri.
“Sono sua sorella, il mio nome è Ginny Weasley. Lui invece è Ted.”
Si presentò Ginny, per nulla in soggezione. Silente fissò per qualche istante la ragazza per poi volgere il suo sguardo sul bambino che teneva tra le braccia. Chi poteva essere quel delizioso fagottino?
“Benvenuta Ginny, e benvenuto anche a te piccolino. Posso chiedere perché loro sono tornati con te?”
Chiese Silente guardando Ron, in attesa di risposte.
“Hanno deciso che staranno qui, Ginny può frequentare le lezioni con noi? Nel nostro tempo stava frequentando il settimo anno.”
Rispose Ron con una punta di nervosismo, evitando di fare riferimento a Teddy. Meno si sapeva su li lui in quel tempo e meglio era.
“Procederemo più tardi al suo smistamento anche se immagino sia una formalità. E il bambino? Non mi avete detto il suo cognome.”
Rispose il vecchio preside passando lo sguardo da Ron a Ginny. Silente sospettava che i ragazzi lo avessero fatto di proposito a non dirgli nulla del bimbo. Sospettava ci fosse qualche segreto che riguardasse il piccolo e qualcosa gli diceva che non sarebbe riuscito a scoprirlo facilmente.
“Ecco, vede..”
Balbettò Ron senza riuscire a completare la frase.
“Non possiamo dirglielo signore. I suoi genitori sono morti, non ha più nessun parente in vita. Gli è rimasto solo Harry Potter, il suo padrino.“
Concluse Ginny decisa, per nulla intimorita dal vecchio preside.
“Capisco, i suoi genitori stanno frequentando questa scuola e non volete che scoprano la vera identità del bambino. Bene, il bambino può rimanere qui al castello.”
Esclamò alla fine Silente guardando la ragazzina. Era terribilmente decisa e non avrebbe aggiunto altro. Gli ricordava Molly Prewet, chissà se erano parenti.
“Davvero? Dice sul serio, signore?”
Chiese Ron incredulo, non era da Silente mollare così facilmente.
“Certamente Ron. Se ne occuperà la signorina Ginny e sono sicura che Harry, o meglio Stev come lo chiamano qui, le darà una mano.”
Continuò Silente tranquillo, non voleva insistere. Evidentemente non era così importante sapere la vera identità del bambino.
“Certo, Harry adora il piccolo Teddy.”
Disse Ginny sorridente.
“Tuttavia avrete bisogno di una buona scusa per giustificare la presenza di Ginny e del bambino. Vi consiglio di pensarci bene su, penso che i malandrini sospettino già che ci sia qualcosa di strano sotto.”
Consigliò loro Silente dopo lo smistamento di Ginny. Il cappello l‘aveva messa in Grifondoro. Ginny e Ron si guardarono, poi ringraziarono il preside e uscirono.
Una volta usciti dall’ufficio di Silente i due ragazzi rimasero in silenzio. Ron teneva la testa fissa sul pavimento mentre Ginny si guardava intorno curiosa.
“È così strano qui.“
Esclamò Ginny, incredula. Era così strano pensare di essere nel passato ma ancora più strano era rivedere il castello risplendere al meglio, senza la rovina e la decadenza che avevano portato i mangiamorte.
“Già.”
Rispose Ron senza ascoltarla davvero, perso in mille pensieri. Mille domande si rincorrevano nella sua mente, una più strana dell’altra.
“Sei preoccupato?”
Chiese Ginny fissando il fratello. Era evidente che ci fosse qualcosa che non andava.
“Secondo te?”
Rispose Ron ironico.
“Su dai non è così difficile. Cerca di stare calmo e andrà tutto bene”
Cercò di incoraggiarlo Ginny. Riusciva a capire che per lui era difficile tornare sui suoi passi per colpa del suo orgoglio ma sapeva anche che fosse necessario. Ron aveva fatto degli errori e scappare da essi non avrebbe portato a nulla, doveva affrontare la realtà.
“Oh certo, devo solo affrontare il mio migliore amico e la ragazza di cui sono innamorato. Ma andrà tutto bene, in fondo mi odiano solo..”
Sbottò Ron mettendo il broncio.
“Beh, te la sei cercata. Sei stato uno stupido e hai agito senza pensare.”
Commentò Ginny con un sorriso.
“Senza contare che dobbiamo inventarci qualcosa per te e per Teddy.”
Ricordò Ron fissando il piccolo Teddy che dormiva beato tra le braccia di Ginny. Non bastava dover affrontare Harry ed Hermione, doveva anche giustificare la presenza di Teddy con i malandrini. Non sarebbe stato per nulla semplice.
“Questo potrebbe essere un problema. Decisamente non possiamo dire la verità, a Remus prenderebbe un colpo.”
Disse Ginny riflettendo sul problema.
“Allora, per quanto riguarda te diremo che sei mia sorella..”
Iniziò Ron, maledicendo il fatto che Hermione non fosse lì a dare una mano. Era lei la più intelligente del gruppo che riusciva sempre a trovare soluzioni per qualsiasi cosa. Ron era sicuro che se Hermione fosse stata lì avrebbe trovato al volo la risposta ai loro problemi.
“Wow, che fantasia.”
Lo prese in giro Ginny.
“E che sei voluta venire a tutti i costi con me perché sei la ragazza di Harry.”
Continuò Ron ignorando il commento della sorella.
“No, diremo che sono voluta venire perché sono molto affezionata a te.”
Lo corresse Ginny intristendosi improvvisamente dopo aver realizzato che avrebbe dovuto vedere Harry solo di nascosto.
“Che male c’è a dire che sei la ragazza di Harry? in fin dei conti è vero.”
Chiese Ron stupito, non capendo perché Ginny volesse mentire anche su quel punto.
“Loro credono che sia il gemello di James che viene da un’altra dimensione. Dovrebbe essere innamorato di Lily come James, no?”
Fece notare Ginny infastidita.
“Hai ragione, e per il piccolo?”
Chiese Ron cercando di trovare una soluzione. Quello era il punto più critico. Avevano bisogno di una scusa credibile.
“Fammi pensare, ci sono! Diremo loro che è mio figlio.”
Disse Ginny dopo averci pensato un po’ su.
“Cosa, sei impazzita? Hai solo diciassette anni.”
Esclamò Ron scandalizzato. Come poteva passare per la mente di Ginny un’idea del genere.
“Beh, Teddy non ha nemmeno un anno. È credibile, no?“
Rispose Ginny a mo’ di sfida. Era davvero buffa l’espressione di Ron, non riusciva a concepire come la sua sorellina potesse pensare di raccontare una cosa del genere. La verità era che Ron non aveva mai accettato il fatto che lei fosse cresciuta e continuava a vederla come una bambina.
“E come la metti con il padre? Che dirai se ti dovessero chiedere chi è?”
Chiese ancora Ron, per nulla d’accordo con l’idea della sorella.
“Che è scappato quando gli ho detto che ero incinta e che ho chiesto a Stev di fargli da padrino. Almeno in questo modo avrò una scusa per stare da sola con Harry.”
Rispose ancora Ginny decisa.
“Sei pazza.”
Commentò Ron scuotendo la testa.
“Hai qualche idea migliore?”
Chiese Ginny fissandolo dritto negli occhi. La storia era credibile e giustificava la presenza del bambino nel castello.
“Effettivamente No. Dobbiamo parlare con Harry ed Hermione prima di incontrare gli altri.”
Fece notare Ron preoccupato all’idea di affrontare i due amici.
“Perché?”
Chiese Ginny senza capire.
“Perché se Harry ti baciasse tutta la storia di copertura che abbiamo pensato andrebbe in fumo.”
Rispose Ron serio. Quella storia era troppo strana e complicata e avevano bisogno anche dell’aiuto di Harry ed Hermione perché i malandrini ci credessero.
“Giusto, ora sono in sala comune. Basterà aspettare che escano per scendere a pranzo, nascondersi dietro a quella colonna e fargli segno.”
Disse Ginny indicando il ritratto della signora grassa. Senza nemmeno accorgersi erano arrivati vicini alla sala comune dei serpeverde.
“Bene, aspettiamo.”
Rispose Ron nascondendosi dietro una colonna a pochi metri dalla sala comune dei grifondoro. Non dovettero aspettare molto che i sei ragazzi comparvero dal buco del ritratto.
“Cibo!”
Esclamò Sirius affamato con la lingua a penzoloni. Sembrava davvero un cane.
“Sentitelo, sembra uno che non mangia da settimane.”
Lo prese in giro Remus. A Ginny fece un effetto strano vedere Sirius e Remus così giovani e spensierati. Il peso degli anni e degli eventi non pesava ancora sui loro visi. A pochi  passi da loro c’erano Hermione ed Harry, il suo Harry. Gli era mancato così tanto. Resistette a fatica alla tentazione di saltargli tra le braccia e si concentro sul gruppo. Dietro di loro c’erano altri due ragazzi. Ginny sapeva bene chi erano, li aveva visti in molte foto ma rimase ugualmente sorpresa. Il ragazzo era la copia esatta di Harry con gli occhi scuri mentre la ragazza aveva gli stessi occhi verdi di Harry, dovevano essere Lily e James.
“Beh, sono ore che non mangio.”
Si lamentò Sirius cercando almeno la comprensione del suo migliore amico James.
“Ma se stamattina a colazione ti sei abbuffato!”
Rispose James unendosi a Remus nel prenderlo in giro.
“Senza contare i dolci che ti hanno regalato le ammiratrici..”
Fece eco Lily provocando una risata generale.
“Siete solo gelosi della mia linea.”
Commentò Sirius mettendo il broncio.
“Sono la, avanti..”
Disse Ginny tirando una gomitata a Ron che stava impalato senza fare o dire nulla. Ginny era certa che anche lui avesse visto i ragazzi uscire dalla sala comune.
“Cosa? Perché io?”
Chiese Ron agitato. Le mani iniziarono a sudargli e sentì la voce mancargli all’improvviso.
“Perché se vedono me gli prende un colpo! Muoviti, sii uomo.”
Rispose Ginny spingendolo leggermente. Era assurdo quanto fosse codardo in certe situazioni suo fratello.
“Va bene.”
Rispose Ron guardando male la sorella.
“Harry!”
Chiamò a bassa voce in modo che solo il ragazzo lo sentisse. Harry si guardò intorno senza capire. Gli sembrava di essere stato chiamato ma forse si sbagliava, in fondo solo Hermione sapeva che Harry era il suo vero nome. Cercò lo sguardo di Hermione per capire se anche lei avesse sentito quella voce.
“Che c’è Stev, tutto bene?”
Chiese Lily preoccupata dall’espressione confusa del ragazzo.
“Mi è sembrato di sentire una voce ma di sicuro mi sono sbagliato.”
Rispose Harry cercando di calmarsi.
“Una voce? Sicuro di stare bene?”
Chiese Hermione preoccupata. Il viso sconvolto dell’amica fece capire ad Harry che lei non aveva sentito nessuna voce.
“Certo Hermione.”
La tranquillizzò Harry con un occhiata.
“Hermione!”
Riprovò Ron.
“Hai sentito?”
Chiese Harry a mezza voce in modo che solo Hermione lo sentisse.
“Ora si.”
Rispose la ragazza spaventata. Chi poteva conoscere la vera identità di Harry? Harry si guardò intorno e alla fine lo vide.
“La colonna.. Ron..”
Disse Harry a mezza voce, senza riuscire ad aggiungere altro.
“Ragazzi che vi prende?”
Chiese James notando che i due ragazzi erano rimasti indietro.
“Non sto molto bene, andate avanti vi raggiungo dopo.”
Disse Harry fingendo di non stare bene.
“Sei sicuro? Non possiamo lasciarti solo se stai male.”
Fece notare Remus. Il ragazzo si chiese se stava davvero male o se era l’ennesimo mistero.
“Resto io, voi andate pure a mangiare. Sirius è così affamato.”
Rispose Hermione capendo al volo le intenzioni di Harry. Voleva parlare con Ron prima che i malandrini lo vedessero. I malandrini si guardarono, poi alzarono le spalle e andarono verso la sala grande. Il comportamento della ragazza convinse Remus che ci fosse altro sotto.
“Non trovate sia strano?”
Chiese Sirius guardando gli amici.
“Abbastanza..”
Concordò Lily.
“A me sembrava stesse davvero male.”
Rispose James. Remus invece non si pronunciò, continuò a camminare il silenzio chiedendosi quale fosse il dettaglio che gli sfuggiva e che non gli permetteva di capire il mistero di quei ragazzi.
***
[fuori dalla sala comune dei grifondoro]
“Che diamine ci fai nascosto come un ladro dietro una colonna? Pensavo ti facessimo schifo.”
Sbottò Harry non appena i malandrini furono abbastanza lontani preso da una strana rabbia dovuta all’avere di fronte il suo migliore amico. Lo aveva trattato da cani, gli aveva rinfacciato di tutto, era scappato, lo aveva fatto sentire in colpa e ora compariva dal nulla e rischiava di metterlo nei guai con i malandrini. Che voleva Ron da loro? Il proposito di prenderlo a calci come voleva fare qualche giorno prima gli passò per la mente ma fu bloccato dalla reazione di Hermione.
“Già, cosa altro vuoi da noi?”
Fece eco Hermione furiosa. Che Ron tornasse era la cosa che aveva sperato e che si era augurata per giorni ma trovarselo davanti le aveva fatto salire una gran rabbia.
“Io..”
Iniziò Ron diventando improvvisamente rosso. Si vergognava di se stesso, si sentiva un essere spregevole.
“Beh, allora? Sai che se ci vedono i malandrini dovremo dare non poche spiegazioni?”
Chiese Hermione scocciata.
“Appunto, dopo la tua sparizione sono diventati sospettosi.”
Continuò Harry per lei. Nella testa di Harry c’erano tanti sentimenti contrastanti. Era contento che Ron fosse tornato ma era ancora arrabbiato con lui. Aveva bisogno di un po’ di tempo e di sfogarsi con qualcuno prima che tra loro due tornasse tutto come prima.
“Scusate.”
Riuscì alla fine a dire Ron. Alla fine la parola scusate era uscita da sola dalla sua bocca, non era stato così difficile come Ron pensava. Tutta via Ron era cosciente che non sarebbe bastato così poco per farsi perdonare. Si era comportato come l’ultimo degli uomini e c’erano ancora molte cose che doveva spiegare ai suoi amici ma almeno il ghiaccio era rotto.
“Come?”
Chiese Harry senza capire. Aveva chiesto loro scusa. Erano davvero sicuri che quello che aveva davanti fosse Ron?
“Sono stato un idiota.”
Continuò Ron guardando intensamente il pavimento. Non aveva la forza di guardare negli occhi gli amici, sapeva di non meritare il loro perdono.
“Sono pienamente d’accordo con te.”
Rispose Hermione acida.
“Aspetta Hermione, io..”
Cercò di dire Ron ma fu subito bloccato da Hermione. Harry era troppo sconvolto e confuso per dire qualsiasi cosa.
“Tu niente, sei uno stupido.“
Disse Hermione decisa.
“Questo è innegabile ma penso sia meglio parlarne nella stanza delle necessità.”
Intervenne Ginny uscendo dalla colonna dietro alla quale si stava nascondendo. Hermione ed Harry riconobbero quella voce e si girarono di scatto verso la ragazza. Harry era incredulo. Ginny era lì, la sua Ginny era lì con lui.
“Ginny!”
Esclamò Hermione sorridendo prima di tornare a guardare Ron in cagnesco.
“Amore mio!”
Disse Ginny lasciando il piccolo Teddy a Ron e lanciandosi tra le braccia di Harry che ricambiò quell’abbraccio. Harry strinse forte a sé la sua ragazza, come se avesse paura di vederla svanire da un momento all’altro. Ginny era al settimo cielo, finalmente era di nuovo tra le braccia del suo Harry, si sentiva a casa. Le loro labbra si incontrarono e non si staccarono per lunghi istanti. Il mondo intorno a loro svanì, era insignificante.
“Mi sei mancata così tanto. Il tuo volto è triste, che è successo?”
Chiese Harry fissando il volto triste della ragazza che amava.
“Sono morti tutti.“
Fu l’unica cosa che Ginny riuscì a dire prima di scoppiare in lacrime nascondendo il viso nella spalla di Harry.
“Come?”
Chiese Hermione confusa passando lo sguardo da Ginny a Ron che continuava a fissare il pavimento con Teddy tra le braccia. Ron non rispose ma Hermione ed Harry notarono che anche lui stava piangendo.
“L’unica ragione che mi ha spinto ad andare avanti è stato sapere che tu stavi bene, oltre il piccolo Teddy a cui badare.”
Disse Ginny tra le lacrime cercando di nuovo le labbra di Harry. Il ragazzo non disse nulla, la strinse forte a sé.
“Teddy? Che ci fai lui qui.”
Chiese Hermione a Ron.
“Andiamo nella stanza delle necessità.”
Rispose lui alzando finalmente lo sguardo.

ANGOLO DELL'AUTRICE
vi ringrazio per l'affetto e per i commenti nonostante il mio mostruoso ritardo. grazie soprattutto per le 83 persone che hanno la mia storia tra i preferiti. vi assicuro che cercherò di essere più rapida per i prossimi capitoli.
nel frattempo grazie a chi ha commentato:
FYNLEYNA 4 EVER: grazie mille per il tuo commento, mi fa piacere che ti sia piaciuto lo scorso capitolo. adesso che c'è anche ginny vedrai che ne succederanno delle belle! XD
PRINCESSMARAUDERS: non ti preoccupare, dovrei scusarmi io per il ritardo mostruoso con cui ho postato! XD diciamo che adesso le coppie ci sono quasi tutte ma i colpi di scena non sono mica finiti! XD
LYRAPOTTER: beh, effettivamente lo scorso capitolo è stata una strage. come hai visto ginny ha trovato un'idea tutta sua per spiegare teddy, ora bisognerà vedere come la prenderanno i malandrini. non credere che ron abbia già finito di scusarsi, nel prossimo capitolo si chiariranno del tutto.XD
SHIHO93: grazie per il commento, che ne pensi della spiegazione che ha trovato ginny? ci crederanno i malandrini? per il momento niente spiegazioni ai malandrini, devi aspettare il prossimo capitolo. per il momento ron ha capito di avere sbagliato, nel prossimo capitolo chiarirà con Harry ed Hermione. hai visto che vanno nella stanza delle necessità? ormai quella stanza è il loro rifugio.
SMEMO92:grazie dei commenti, nei prossimi capitoli vedrai ma ti dico solo che loro possono cambiare quel futuro se decidessero di rimanere li (non hanno ancora deciso..). non aggiungo altro..
PICCOLA_PUFFOLA: grazie mille per il commento, spero che questo capitolo ti sia piaciuto!
TONKS17: mi spiace per avere postato così in ritardo lo scorso capitolo, davvero.. chiedo perdono! meriterei io di essere linciata, altro che ron! diciamo che se lo scorso capitolo è complicato quelli che verranno lo saranno anche di più! XD spero che questo capitolo ti sia piaciuto!

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Capitolo 34
*** PRESENTAZIONI ***


CAPITOLO 32
PRESENTAZIONI

Non ci volle molto ad arrivare nella stanza delle necessità ma Hermione e Ron riuscirono ugualmente a litigare furiosamente strada facendo. Tra un passo a l’altro volarono parecchi schiaffi, tutti all’indirizzo di Ron. Ginny e Harry camminavano a distanza dai due scuotendo la testa rassegnati. Una volta nella stanza Ron ed Hermione si appartarono in un angolo per continuare la loro discussione mentre Harry e Ginny appoggiarono il piccolo Teddy addormentato su un divano. Finalmente avevano un po’ di tempo solo per loro. Avevano così tante cose da raccontarsi ma soprattutto volevano recuperare il tempo e i baci perduti in quei mesi che avevano passato lontani.
“Shh, non dire niente. Baciami e basta.”
Disse Ginny abbracciando il suo Harry e sentendo il suo cuore battere a tempo con quello del ragazzo.
“Sei bellissima.”
Gli sussurrò Harry all’orecchio prima di baciarla sul collo. Ginny sorrise e scompigliò i capelli del ragazzo.
“Teddy?”
Chiese Harry dopo un po’, guardando il bambino che dormiva beato nonostante le urla di Hermione e Ron.
“Sta dormendo, ha vissuto troppe emozioni oggi.”
Rispose Ginny sorridendo.
“Che hai detto di lui a Silente?”
Chiese ancora Harry guardando il bambino che dormiva tranquillo con un pizzico di preoccupazione. Meno persone sapevano di Teddy e meno probabilità c’erano che i malandrini scoprissero tutto. Almeno per ora era fuori discussione dire loro la verità.
“Che si chiama Ted e che tu sei il suo padrino. Non ho detto a nessuno di chi è figlio.”
Spiegò la ragazza accarezzando dolcemente la testa del piccolo.
“E che diremo ai malandrini? Sono già sospettosi.”
Mormorò Harry preoccupato pensando alle domande di Remus di qualche ora prima.
“Io e Ron abbiamo pensato anche a questo. Diremo che è mio figlio, in fondo è possibile no?”
Disse Ginny guardando Harry per vedere la sua reazione.
“Tuo figlio? Come..”
Balbettò Harry sconvolto. Come era potuta venirle in mente un’idea del genere? Ginny sorrise pensando tra sé che l’aveva presa meglio di come l’avesse presa Ron qualche ora prima.
“È l’unica spiegazione a cui potrebbero credere. Diremo loro che tu sei il suo padrino e che  suo padre mi ha abbandonata quando gli ho detto di essere incinta.”
Spiegò lei con calma accarezzandogli il viso.
“Non potremo stare insieme.”
Sospirò Harry rassegnato cambiando improvvisamente discorso. Era così triste avere la propria ragazza così vicino e dover fare finta di nulla.
“Certo che potremo, solo dovremo stare attenti che nessuno ci veda.”
Disse Ginny abbracciando Harry.
“Di nascosto, come dei ladri.”
Brontolò ancora Harry mettendo il broncio. Ginny lo fissò pensando a quanto fosse tenero con quell’espressione da bambino.
“Non pensarci, siamo insieme e tutto andrà bene.”
Disse Ginny alla fine per consolarlo, accoccolandosi sulle gambe del suo ragazzo.
“E come la mettiamo con il nostro tempo. Dovremmo tornare lì, forse c’è bisogno di noi.”
Pensò Harry ad alta voce. Si sentiva terribilmente in colpa per non essere riuscito ad evitare la tragedia e per non essere riuscito a stare vicino a Ginny che aveva perso tutta la sua famiglia. Lui sapeva bene quanto era dura crescere e vivere senza la propria famiglia.
“No, dobbiamo finire gli studi. Non possiamo essere di alcun aiuto là. Non c’è più nessuno da salvare, sono tutti morti.”
Rispose Ginny fissando il vuoto. Improvvisamente le tornò in mente il sorriso di sua madre, l’allegria contagiosa di George e la strana passione per i babbani di suo padre. Senza rendersene conto si ritrovò a piangere come una bambina sulla spalla di Harry. Erano dettagli così insignificanti a cui era talmente abituata da non farci più caso. Le mancava persino la voce fastidiosa e perfezionista di suo fratello Percy.
“Non ci posso ancora credere.“
Disse Harry guardando Teddy dormire senza lasciare Ginny. Voleva che sapesse di non essere sola, che lui ci sarebbe sempre stato per lei.
“Nemmeno io.”
Ammise Ginny asciugandosi le lacrime e calmandosi. Non aveva senso continuare a piangere, era dura ma doveva andare avanti. Non poteva lasciarsi morire, doveva vivere per vendicare i suoi cari. Le venne in mente una frase che aveva sentito tempo prima da qualche parte, non ricordava bene dove. Qualcuno le aveva detto che nessuno moriva mai davvero fino a che viveva nel ricordo delle persone care.
“Senti?”
Chiese Ginny all’improvviso, abbozzando un sorriso.
“Cosa? Io non sento nulla..”
Rispose Harry spaesato senza capire cosa volesse dire Ginny.
“Infatti. Hermione e Ron devono avere fatto pace.”
Disse Ginny sorridendo divertita. Dall’altra parte della stanza non si sentivano più urla e strilli. Finalmente quel testone di Ron era riuscito a chiarire con Hermione che finalmente aveva smesso di picchiarlo e di scagliargli contro incantesimi di ogni tipo. Quella ragazza diventava davvero pericolosa quando si arrabbiava.
“Quei due si amano e sono destinati a stare insieme.”
Obiettò Harry scuotendo la testa. Era felice che Ron fosse tornato e che Hermione avesse chiarito le cose con Remus. Forse potevano finalmente stare insieme come era destino che fosse.
“Pensi che riusciranno a capirlo anche loro?”
Chiese Ginny sorridendo.
“Prima o poi..”
Rispose Harry incantato mentre si perdeva negli occhi della sua ragazza prima di darle un bacio appassionato.
“Allora, avete finito di sbaciucchiarvi?”
Chiese Ron avvicinandosi ai due ragazzi teneramente abbracciati.
“E voi di litigare?”
Chiese Ginny lanciando un’occhiataccia al fratello. Odiava essere interrotta mentre baciava il suo Harry.
“Abbiamo fatto pace.“
Disse Hermione semplicemente, guardando Harry.
“Sul serio?”
Chiese Harry stupito senza staccare lo sguardo dall’amica.
“Ron mi ha chiesto scusa.”
Spiegò Hermione abbozzando un sorriso. Harry annui e sposto lo sguardo su Ron che si tormentava nervosamente le mani.
“Harry, io..”
Iniziò Ron senza sapere bene come andare avanti, c’erano così tante cose che voleva dirgli. Voleva dire a Harry che ora che aveva perso la sua famiglia sapeva come si era sentito lui per tutta la vita e che stava male per le parole che gli aveva rivolto. Aveva bisogno di un amico, del conforto di Harry ma non osava chiederlo perché sapeva di non meritarlo.
“Ron..”
Lo interruppe Harry avvicinandosi al rosso.
“Non so cosa mi ha preso. Ho parlato senza pensare, volevo ferirti. Non pensavo davvero quelle cose. Sono un pessimo amico io..”
Continuò Ron profondamente pentito. Era stato davvero un mostro, non era sicuro di meritare il perdono di Harry. Aveva capito i suoi errori ed era pronto a rimediare, avrebbe fatto qualsiasi cosa per il bene di Harry.
“Ora sei qui. Hai capito il tuo errore e sei qui, conta solo quello. Lasciamo il passato alle spalle, va bene?”
Disse Harry sorridendo all’amico. Harry aveva capito che Ron era sinceramente pentito e non c’era bisogno che parlasse. Riusciva a capire quello che gli passava per la testa semplicemente osservando il suo sguardo. Ron come Ginny aveva perso tutta la sua famiglia e ora aveva bisogno di conforto.
“Dici sul serio Harry?”
Chiese Ron titubante. Non osava credere alle sue orecchie.
“Amici?”
Chiese Harry dando la mano a Ron. Harry non si sarebbe mai potuto perdonare di non essere stato vicino a Ron nel momento del bisogno.
“Puoi dirlo forte.”
Rispose Ron stringendo la mano di Harry. I ragazzi si scambiarono uno sguardo d’intesa, tutto era tornato come prima.
“Ron ti ha spiegato la situazione e la nostra idea?”
Chiese Ginny ad Hermione, felice che Harry avesse chiarito con Ron. Finalmente tutte le tensioni e i rancori erano spariti.
“Si, penso che potrebbe funzionare.”
Rispose Hermione sorridendo. All’inizio era rimasta decisamente colpita dall’idea che aveva avuto Ginny per giustificare la presenza di Teddy ma poi era arrivata alla conclusione che fosse l’unica scusa credibile.
“Speriamo.”
Sospirò Ron preoccupato.
“Beh, allora facciamo come abbiamo deciso.”
Rispose Harry dirigendosi verso la porta della stanza delle necessità.
***
[nella sala comune dei grifondoro]
James e Sirius erano profondamente annoiati. Era davvero triste mangiare soli, senza nessuno a cui fare scherzi o da poter prendere in giro. Anche Remus non li aveva ripresi come al solito, era stato tutto il tempo a fissare il vuoto dicendo che stava ragionando su qualcosa. Anche Lily era annoiata e sentiva la mancanza di Hermione, una figura femminile era necessaria per non impazzire in compagnia dei malandrini.
“Andiamo a fare una passeggiata nel giardino?”
Propose Lily a pochi passi dalla sala comune per cercare di spazzare via la noia. Un giro nel parco e una battaglia a palle di neve era proprio quello che ci voleva. Sirius all’idea sembro svegliarsi dal torpore e prendere improvvisamente vita.
“Prima volevo controllare come stava Stev.”
Rispose James, preoccupato per il fratello. Aveva detto di sentirsi poco bene e poi non era nemmeno sceso a pranzo. Che fosse successo qualcosa?
“Già non è più venuto giù a mangiare.”
Osservò Sirius improvvisamente pensieroso.
“Vedrai che non sarà nulla di grave.”
Cercò di tranquillizzarlo Remus, prendendo parte al discorso.
Parlando tra loro erano arrivati davanti alla loro sala comune, il primo a precipitarsi dentro come un forsennato fu Sirius.
“Eccolo, Stev!”
Disse Sirius indicando un ragazzo che se ne stava seduto davanti al camino con la testa tra le mani. Il ragazzo era ridotto in uno stato pietoso. Harry sentì arrivare i malandrini e cercò di assumere un’aria credibile.
“Ciao Sirius.”
Rispose Harry, la sua voce era molto debole.
“Stavamo parlando di te. Che ti prende, sei pallido..”
Osservò Lily passandogli una mano sulla fronte per vedere se aveva la febbre. Il ragazzo cercò di ritrarsi da quel contatto.
“Sto bene sono solo un po’ sconvolto.”
Rispose Harry mesto. Il piano stava andando come avevano previsto.
“È successo qualcosa?”
Chiese Remus sedendosi al fianco dell’amico.
“Ron.”
Disse solamente Harry. Il piano di Hermione prevedeva che Harry fingesse di essere sconvolto per il ritorno di Ron. L’obiettivo era distogliere l’attenzione dei malandrini dal come Ron era tornato e portarla sullo stato d’animo di Stev. Se Stev stava male sicuramente i ragazzi si sarebbero preoccupati più di consolarlo che di chiedersi come Ron era tornato.
“Cosa?”
Chiese James incredulo. Remus si incupì all’improvviso, come era possibile che Ron fosse tornato?
“Lui è tornato. Non so come abbia fatto o perché ma è tornato qui. Dice che vuole parlarmi ma io non so che fare.”
Rispose Harry fingendo un espressione confusa.
“Forse dovresti parlarci.”
Suggerì Sirius lasciandosi cadere su una poltrona. In quel momento non gli importava nulla dei segreti che nascondeva Stev ma gli importava solo stargli vicino.
“Dici?”
Chiese Harry fissando a lungo il suo padrino, fingendosi sperduto.
“Certo, alla fine è il tuo migliore amico. A volte capita di discutere tra amici. È capitato anche a me e a Sirius.”
Consigliò anche James, sedendosi sul bracciolo della poltrona dove era seduto Sirius.
“Già ma la cosa importante è chiarire. Qualunque cosa ti abbia detto se ti vuole bene e tu gliene vuoi si può risolvere, no?”
Continuò Remus, lasciando perdere tutti i suoi sospetti e le sue teorie.
“Forse avete ragione.”
Disse alla fine Harry alzandosi in piedi.
“Ma Hermione?”
Chiese Lily guardandosi intorno per cercare la ragazza. Nella sala comune non c’era traccia di Hermione ma in compenso c’era una ragazza dai capelli rossi che teneva un bimbo addormentato tra le braccia. Lily si chiese chi fosse e come mai fosse lì. I ragazzi non l’avevano ancora vista.
“È andata a parlare con Ron.”
Rispose Harry fissando il buco del ritratto.
“Hanno ragione loro, sai? Mio fratello è un testone ma ti vuole bene.”
Disse Ginny, lasciando di stucco Remus, James e Sirius che non si erano ancora accorti della sua presenza.
“Aspetta, e tu chi sei?”
Chiese Sirius spiazzato dalla presenza di una sconosciuta nella loro sala comune, con un neonato tra le braccia poi.
“Io sono Ginny, la sorella di Ron. Non sono riuscita a separarmi da mio fratello un’altra volta e sono venuta qui.”
Rispose Ginny sorridendo ai malandrini. Quel momento era il più critico, doveva riuscire a far loro credere alla storia che si erano inventati prima nella stanza delle necessità.
“Piacere, io sono Remus e questi sono Lily, James e Sirius.”
Si presentò Remus indicando gli amici, leggermente confuso.
“Vai da lui e chiarite.”
Disse James a Harry dopo essersi ripreso dalla sorpresa.
“Siamo in maggioranza, ci devi ascoltare.”
Disse sorridente Lily.
“Aspetta, ti dico dove si trova Ron. Vediamo.. Nella torre ovest.”
Dichiarò James dopo avere controllato sulla mappa del malandrino.
“Sbrigati!”
Lo apostrofò Sirius. Harry rispose con un cenno della testa e si precipitò fuori dalla sala comune.
“Sono due testoni.”
Disse Ginny scuotendo la testa. Ora cominciava la seconda parte del loro piano, cercare di non insospettire i malandrini con la presenza di Teddy.
“Ti assicuro che lo sono anche l’altro gemello e Sirius.”
La rassicurò Remus sorridendo.
“Remus!”
Lo ripresero Sirius e James in coro.
“Così sei James, ho sentito parlare di te spesso da Stev. Mi fa piacere poterti conoscere.”
Disse Ginny osservando James. Era così simile e allo stesso tempo così diverso da Harry.
“Anche a me. Posso farti una domanda?”
Chiese James fissando il bambino che Ginny teneva tra le braccia.
“Perché quel bambino è qui?”
Provò ad indovinare Ginny, sicura che fosse quella la domanda che passava per la testa di tutti i presenti. Non poteva biasimarli, anche lei al loro posto avrebbe pensato esattamente la stessa cosa.
“Lui si chiama Ted, è mio figlio. La seconda ragione per cui sono venuta qui. Non ne potevo più degli sguardi della gente.”
Spiegò Ginny appoggiando il piccolo sul divano.
“Tuo figlio?”
Balbettò Sirius sconvolto. Quella ragazza aveva la loro età ed aveva un figlio? Era una cosa semplicemente incredibile. Provò a mettersi nei panni del padre del bambino, anche lui doveva avere la loro età, e si ritrovò a tremare terrorizzato. Un figlio a diciassette anni è una delle cose che stravolgono la vita.
“Lo so, è strano. È capitato e non me la sono sentita di abortire.”
Continuò Ginny, cercando di non ridere. Non sarebbe stato per nulla credibile scoppiare a ridere in un momento del genere.
“Hai fatto bene, è una cosa orribile.”
Esclamò Lily, scandalizzata all’idea che qualcuno avrebbe potuto non fare nascere un bimbo così bello come quello che dormiva tranquillo sul divano.
“Beh Lily, sarebbe stato bello se il padre l’avesse presa come te.”
Rispose Ginny sorridendo. In quel momento il piccolo Teddy si sveglio e fece qualche versetto per attirare l’attenzione dei presenti.
“Vuoi dire che il padre voleva che tu abortissi?”
Chiese Remus scandalizzato quasi quanto Lily.
“Si Remus, e siccome non l’ho fatto mi ha abbandonata.“
Rispose Ginny, un po’ imbarazzata a dover inventare storie sul padre di Teddy di fronte a Remus. Sirius invece aveva un’espressione di disgusto dipinta sul volto. Certo, un figlio cambia la vita ma è da codardi abbandonare la propria ragazza per quella ragione.
“Ciao ragazzi, Ginny! Ron mi ha detto che eri venuta anche tu. Come sta il piccolo?”
Salutò Hermione, entrando nella sala comune e lanciandosi a salutare l’amica, fingendo di averla rivista solo ora. Anche quello faceva parte del piano.
“Bene, si è appena svegliato.”
Rispose Ginny prendendo in braccio il bimbo. La ragazza sperava con tutta se stessa che Teddy non facesse nulla di strano come cambiare il colore dei propri pochi capelli. Ci mancava solo di dovere spiegare perché il piccolo fosse un metamorfus mago.
“Spero che non vi dispiacerà se starà in camera con noi ragazze.”
Spiegò Ginny guardando Hermione e Lily.
“Non dirlo nemmeno per scherzo, è così carino.“
Disse Lily, accarezzando una mano del bambino. Era così piccola, sembrava un bambolotto.
“Grazie Lily, sei davvero gentile.”
Rispose Ginny sorridendo.
“Posso prenderlo in braccio?”
Chiese Sirius ad un certo punto, lasciando di stucco gli amici. Una richiesta del genere era strana per uno come Sirius. Quel bambino lo aveva affascinato.
“Certo Sirius!”
Rispose Ginny passandogli Ted sorridendo. Nel loro tempo Sirius era morto prima che Remus e Tonks si sposassero e non aveva mai potuto conoscere e coccolare il piccolo Ted. Harry una volta le aveva detto che era sicuro che se Sirius fosse stato ancora in vita avrebbe amato il bambino quanto aveva amato lui. Lui e Ted erano i figli dei suoi due migliori amici.
“Oh no, che hai fatto? Ora comincerà a cercare di fare di lui un teppista.”
Esclamò James fingendosi preoccupato. Non faceva nulla per nascondere lo stupore di vedere il suo migliore amico con un neonato in braccio. Decisamente non era una scena che si vedeva tutti i giorni.
“Beh non sarebbe il primo, anche il suo padrino ci sta già provando.”
Lo tranquillizzò Ginny, ripensando ai discorsi che Harry faceva al suo figlioccio nei quali gli raccontava dei malandrini e della mappa che un giorno avrebbe ereditato e usato a Hogwards.
“Ron dici?”
Chiese Remus, immaginando che fosse suo fratello il padrino del bambino.
“No, il padrino di Teddy è Stev.”
Spiegò Hermione, preparandosi a dover rispondere a qualche domanda.
“Stev?”
Chiese Sirius distogliendo per qualche istante lo sguardo dal piccolo che gli stava tirando i capelli.
“Si, mi è stato molto vicino durante la gravidanza. Era l’unico che non mi giudicava.”
Spiegò meglio Ginny, sperando che le domande fossero finite.
“Ma con chi starà durante le lezioni?”
Chiese Lily curiosa. Hermione tirò un sospiro di sollievo, grazie a dio avevano cambiato discorso.
“Silente ha detto che può stare in infermeria.”
Rispose Ginny vaga.
“Poverino, quella donna è mezza pazza.”
Commentò James pensando all’infermiera e al suo modo di trattare i malandrini. In quei sette anni l’avevano vista così spesso che ormai la poveretta quando vedeva entrare James o Sirius in infermeria si metteva a urlare istericamente.
“James che dici, è una santa donna visto che vi sopporta da sette anni!”
Lo apostrofò Lily, pensando le stesse cose che stavano passando in quel momento per la mente del suo ragazzo.
“Porto il piccolo di sopra. Hermione mi fai strada?”
Chiese Ginny prendendo il bambino dalle braccia di Sirius e strizzando un occhio all’amica. Per il momento sembravano aver creduto alla loro storia, era meglio non sfidare la fortuna e ritirarsi per il momento.
“Certo.”
Rispose Hermione indicandole la scala e capendo al volo le intenzioni di Ginny.
“Ghee!”
Esclamò Ted mentre le due ragazze salivano le scale.
“Certo che sei brava a recitare!”
Commentò Hermione sorridendo una volta lontane dalle orecchie degli altri.
“Dici che ci hanno creduto?”
Chiese Ginny preoccupata.
“Dalle facce direi proprio di si!”
Rispose Hermione sicura. Lei stessa, se non avesse saputo la verità ci avrebbe creduto ad occhi chiusi.
“Speriamo.”
Sospirò Ginny entrando in quella che sarebbe diventata la loro stanza e facendo comparire dal nulla con un colpo di bacchetta una culla per il piccolo Teddy.
***
[in qualche angolo remoto del castello]
“Il segnale, possiamo tornare in sala comune.”
Disse Harry mettendo in tasca la moneta dell’esercito di Silente. Aveva raggiunto Ron nella torre ovest ed ora i due ragazzi stavano aspettando il segnale delle ragazze. Hermione aveva detto loro che una volta che lei e Ginny fossero state nella loro stanza avrebbe mandato lo stesso segnale che usavano con l’esercito di Silente per comunicare l’orario delle lezioni segrete.
“Per me tutta questa sceneggiata era inutile.”
Commentò Ron alzandosi. Hermione aveva consigliato loro di rimanere un po’ più a lungo nella torre o altrimenti non sarebbe stato credibile. Dopo tutto i malandrini pensavano che Harry e Ron dovessero chiarire, era meglio non farli insospettire.
“Invece no, i malandrini erano sospettosi. Era importante che credessero davvero alla nostra storia per evitare che cominciassero a indagare.”
Spiegò per l’ennesima volta Harry.
“Se lo dici tu.”
Rispose Ron seguendo l’amico lungo i corridoi deserti.
***
[nella sala comune dei grifondoro]
“È così tenero quel bambino!”
Esclamò Lily estasiata.
“Già, il padre è un mostro.”
Mormorò Remus, pensando quale padre potesse abbandonare così un figlio. Non sapeva spiegarsi perché ma si sentiva molto legato a quel bambino, nonostante lo conoscesse solamente da pochi minuti. Desiderava passare del tempo con lui e con Ginny per conoscerlo meglio. Era come se una voce dentro di lui gli dicesse che quel bambino faceva parte della sua vita, non sapeva spiegarsi come o perché.
“Beh, un figlio a sedici anni cambia la vita.”
Commentò Sirius pensieroso.
“Ma è da irresponsabili scaricare tutto il peso su quella povera ragazza.”
Gli rispose James fissando il suo migliore amico. Lily guardava alternativamente James e Sirius impegnati in quella strana conversazione. Non si era mai accorta di quanto fosse maturo e responsabile Sirius. Quel lato del suo carattere gli era totalmente sconosciuto.
“Quello si.”
Ammise Sirius.
“È strano però che il padrino sia Stev e non Ron.”
Osservò Lily pensierosa.
“Anche questa ragazza, Ginny è strana. Nemmeno lei esiste in questa dimensione.”
Disse Remus, smettendo di pensare al bambino e tornando a pensare alla situazione.
“Beh allora è ufficiale. Nella loro dimensione è successo altro che non ci hanno detto.”
Concluse Sirius. Dentro di sé si chiedeva che cosa potesse essere successo e perché i ragazzi non vi avevano accennato.
“Mmmm, non so.”
Mormorò Remus pensieroso.
“Come altro te lo spieghi?”
Chiese James fissando l’amico con aria interrogativa.
“Che ci abbiano mentito e non siano chi dicono di essere.”
Buttò lì Remus.
“Sei ammattito? È impossibile.“
Esclamò Sirius scandalizzato.
“Sirius ha ragione, per me stai esagerando.”
Disse a sua volta James, non poteva credere che suo fratello gli avesse mentito. Era il suo gemello, loro erano inseparabili.
“Forse è come dite voi. Vedo troppi complotti ovunque.”
Ammise Remus.
“La verità è che sei troppo orgoglioso per dire di avere preso un granchio.”
Lo prese in giro Sirius.
“Non so, ma penso che non li perderò d’occhio ancora per un po’..”
Commentò in fine Remus.

ANGOLO DELL'AUTRICE
ebbene si, sono ancora io. in questi giorni ho molto tempo libero, così posto più velocemente. da settimana prossima tornerò a postare solo di venerdì causa università ma nel frattempo cerco di farmi perdonare! XD
grazie a tutti quelli che hanno messo la mia storia tra i preferiti e anche grazie a coloro che leggono e basta!
SMEMO92: eh si, ginny è stata abbastanza creativa con la scusa per giustificare la presenza del piccolo Teddy. per quanto riguarda la tua domanda, il tempo è trascorso perchè i due tempi sono separati. quello che avviene in un tempo non influisce l'altro.XD spero di essermi spiegata. XD grazie mille per il tuo commento!
SHIHO93: grazie del tuo commento. che Peter possa essere il padre di Teddy non è credibile, non dimenticare che è scappato perchè era innamorato di James. non pensi che il povero Sirius si farebbe troppe domande? spero che questo capitolo ti sia piaciuto!
PRINCESSMARAUDERS: grazie del commento, già povero Hagrid. beh la cosa positiva è che nel tempo in cui sono ora sono tutti ancora vivi XD
FINLEYNA 4 EVER: grazie mille del commento, spero che questo capitolo ti sia piaciuto!
LYRAPOTTER: grazie per il commento. ti è piaciuta la reazione di Hermione? XD spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto!
TONKS17: grazie mille per il tuo commento! XD

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Capitolo 35
*** UNA TRANQUILLA DOMENICA (più o meno) ***


CAPITOLO 33
UNA TRANQUILLA DOMENICA (più o meno)

Il castello quella mattina era decisamente più caotico rispetto ai giorni precedenti. Fuori la neve scendeva dolcemente, stendendo su ogni cosa una coltre bianca che rendeva tutto molto più magico mentre i ragazzi si affrettavano a rientrare nel castello dopo le vacanze natalizie. Era la domenica perfetta da passare davanti al camino con una bella cioccolata calda oppure fuori a fare a palle di neve. Nella sala comune dei Grifondoro una ragazza saliva decisa le scale che portavano al dormitorio femminile.
“Buongiorno a tutti!”
Salutò Alice sorridente entrando nella stanza che divideva con Hermione e Lily nella torre di Grifondoro. Era stato bello passare il Natale e le feste in famiglia ma ora che era tornata percepiva chiaramente quanto gli era mancato quel posto. La sua vita era lì con i suoi amici e con il suo ragazzo. A casa i suoi genitori e i suoi fratelli la faceva sentire ancora una bambina, la piccola di casa ma al castello era se stessa e riusciva ad assaporare a pieno l’indipendenza.
“Alice! Come sono andate le vacanze?”
Chiese Lily allegramente, correndo ad abbracciare la sua migliore amica. Era felice di rivederla, le era mancata molto. Alice aveva chiesto a Lily di raggiungerla per capodanno ma Lily aveva preferito rimanere al castello con James e con gli altri. Avevano organizzato una festa straordinaria e la presenza del piccolo Teddy aveva reso l’atmosfera molto dolce e in qualche modo speciale. Era incredibile quanto amore potesse portare un bambino semplicemente con un sorriso. In quei giorni avevano anche scoperto che il bambino era un metamorfusmago e poteva cambiare a suo piacere il suo aspetto anche se non riusciva ancora a controllare quel potere.
“Benissimo, anche se mi mancava il mio Frank. Capodanno lo abbiamo passato insieme, è stato bellissimo!”
Raccontò Alice, persa in un mondo tutto suo. Era incredibile come anche solo pensare al suo ragazzo le facesse quell’effetto. Le aveva fatto perdere la testa completamente, nella sua mente immaginava in modo nitido il giorno delle loro nozze. A volte riusciva quasi a vedere il volto del bambino che avrebbero sicuramente avuto tra qualche anno. Alice sentiva che Frank era l’uomo della sua vita.
“Anche qui vedo che ci sono novità.”
Continuò Alice guardando incuriosita Ginny. La ragazza era seduta sul proprio letto e giocava con un bambino che rideva felice. Era strano vedere un bambino al castello, non era mai successo prima d’ora una cosa del genere.
“Immagino che la novità siamo noi. Io sono Ginny e lui è Teddy.”
Si presentò Ginny sorridendo. Quando Alice era entrata nella stanza era rimasta quasi sconvolta dalla somiglianza con il suo amico Neville quasi quanto l‘aveva lasciata di stucco vedere quanto James Potter somigliasse a suo figlio.
“È un amore, oddio Lily è più bello di quello che mi avevi detto!”
Esclamò Alice fissando Teddy estasiata. Lily le aveva raccontato dell’arrivo al castello di una ragazza nuova, sorella di Ron e con un figlio.
“Le avevo scritto una lettera qualche giorno fa.”
Spiegò Lily a Ginny che la guardava con aria interrogativa.
“È un amore!”
Mormorò Alice, ormai completamente incantata a guardare il bambino. Era più forte di lei, i neonati le facevano quell’effetto. Tutto il mondo intorno a lei era di colpo diventato invisibile, c’era solo quel bambino con le sue guance paffute e rosee.
“Ciao Alice”
Salutò Hermione uscendo dal bagno con i capelli ancora bagnati. Aveva sentito l’inconfondibile voce dell’amica ed era quasi sicura che ora fosse intenta a contemplare il bambino.
“Ciao Hermione. Che stupida, non mi sono presentata.. Io sono Alice.”
Disse all’improvviso Alice, ricordandosi di non essersi presentata a Ginny.
“Ed è un po’ sbadata..”
Completò Lily, prendendo in giro l’amica.
“Che dici!”
Strillò Alice diventando improvvisamente rossa in viso.
“Ha ragione lei..”
Confermò Hermione asciugando i capelli con un incantesimo.
“Hermione!”
La richiamò Alice sempre più rossa.
“Da quando sta con Frank ha perso la testa, non ragiona più!”
Spiegò meglio Lily, facendo sorridere Ginny.
“Basta voi due, non dar loro retta Ginny! Posso prendere in braccio questo amore?”
Chiese Alice, decidendo di ignorare le amiche e di coccolare quella piccola meraviglia.
“Certo, vi dispiace badare a lui mentre vado a farmi una doccia veloce?”
Chiese Ginny guardando speranzosa le amiche, sicura che Alice non si sarebbe fatta scappare l‘occasione di giocare a fare la mamma.
“Stai scherzando? Vai pure, il piccolo lo coccoliamo noi.”
Rispose immediatamente Alice, felice di poter giocare un po’ con il bambino.
***
[in sala grande, a colazione]
La Sala Grande era tornata il solito luogo caotico. Tutti quelli che erano tornati a casa per le vacanze erano di nuovo al castello e stavano raccontandosi l’un l’altro le ultime novità tra una fetta di torta ed un succo di zucca. Gli argomenti più gettonati erano i regali di natale e le feste di capodanno. Al tavolo di Grinfondoro però i ragazzi erano intenti in altre conversazioni. Cinque ragazzi sedevano insieme, ma uno di loro sembrava alquanto imbronciato. Era quasi infastidito da quello che stavano dicendo i suoi amici intorno a lui.
“Remus non sai che ti sei perso!”
Disse Ron felice, con un sorriso che andava da un lato all’altro della sua faccia.
“Vero, è stato memorabile!”
Confermò Harry senza riuscire a smettere di ridere. Non era mai stato così felice in vita sua, tutto quello che poteva volere per essere felice lo aveva. Tutte le persone più importanti della sua vita erano in quel castello e lui non avrebbe permesso che venisse fatto loro male. Non un’altra volta.
“Epocale”
Dichiarò James felice. Da quando Ron era tornato le cose andavano decisamente meglio, Stev era più sereno e anche Sirius sembrava avere accettato l’improvvisa fuga di Peter. James era sicuro che ci fosse qualcosa che Sirius non avesse detto loro in proposito, ma aveva taciuto e non aveva diviso i suoi sospetti con nessuno. Qualunque fossero le ragioni che avessero spinto Sirius a non dire loro nulla dovevano essere valide e lui doveva rispettarle. Si fidava ciecamente del suo migliore amico.
“Abbiamo scritto una nuova pagina della storia degli scherzi di questa scuola.”
Buttò li Sirius soddisfatto della loro impresa. Il pensiero di Peter lo aveva abbandonato, i malandrino erano riusciti a fargli tornare il sorriso. Era soprattutto merito di James, nessuno avrebbe mai potuto trovare un amico migliore di quello nemmeno se lo avesse cercato in tutto l’universo.
“Già, nessuno riuscirà mai a superarci.”
Concluse James, beccandosi un’occhiataccia da Remus che era visibilmente infastidito.
“Avete scritto un’altra pagina di demenza volete dire.”
Sibilò Remus, incrociando le braccia per esprimere tutta la sua disapprovazione. Non riusciva proprio a capire cosa spingesse i suoi amici a comportarsi in quel modo, erano grandi alla fine. Il tempo degli scherzi era finito, dovevano mettersi a studiare per i MAGO.
“Eddai, non prenderla così.”
Cercò di obiettare Ron, beccandosi anche lui una brutta occhiata da Remus.
“Si, è solo uno scherzo, no?”
Chiese Sirius, non prendendo troppo sul serio l’amico licantropo. Era il solito. Fingeva di disapprovare le loro scelta ma era sicuro che non li avrebbe mai puniti, voleva loro troppo bene per fare una cosa del genere.
“Si suppone che ormai siate grandini per gli scherzi..”
Li riprese ancora una volta Remus, cercando inutilmente di farli ragionare. Era un’impresa vana e lui lo sapeva benissimo.
“Perbenista!”
Lo apostrofò James facendogli una linguaccia.
“Chissà cosa ne penserebbe Lily..”
Disse Remus, notando che Lily, Hermione e Ginny si stavano avvicinando.
“Cosa dovrebbe pensare Lily? Cosa non so?”
Chiese Lily sedendosi al fianco del suo ragazzo e fissandolo incuriosita. James arrossì di colpo e iniziò a balbettare frasi senza senso.
“Qualcosa mi dice che è meglio non chiedere.”
Le consigliò Hermione, immaginando che ne avessero combinata una delle loro come al solito.
“Penso che farò come dici.”
Rispose Lily addentando una fetta di torta alle mele sforzandosi di non ridere troppo per il comportamento del suo ragazzo.
“Fate bene.”
Obiettò Remus, felice che qualcuno la pensasse come lui.
“Non dategli retta, è il solito esagerato.”
Disse Harry alle ragazze.
“Abbiamo fatto un piccolo scherzo..”
Continuò James, lasciando in sospeso la frase. Non sapeva se era una buona idea dire loro cosa avevano combinato.
“Innocente..”
Precisò Ron vedendo l’occhiata severa che Hermione stava lanciando loro. Ginny invece era tranquilla, sorrideva. Per la precisione si stava sbellicando dalle risate.
“Chissà perché non credo all’innocente.”
Commentò Hermione guardando Lily e Remus che annuirono.
“Meno male che qualcuno mi capisce.”
Mormorò Remus a bassa voce, ormai rassegnato al comportamento infantile dei suoi amici. Non sarebbero mai cambiati. Una vocina dentro di lui gli sussurrò un meno male.
“Siete noiosi.”
Borbottò James, fingendosi offeso.
“Che avete fatto sta volta?”
Chiese Lily abbracciando James.
“Te l’abbiamo detto, un piccolo scherzo a Gazza..”
Rispose James baciando la sua ragazza sulle labbra.
“E poi abbiamo fatto cadere la colpa su quelli di Serpeverde.”
Concluse Sirius, visibilmente soddisfatto della riuscita della seconda parte del piano. Era stata sicuramente una sua idea quella di coinvolgere i Serpeverde.
“Ma poveri, non avevano fatto niente.”
Disse Lily, dispiaciuta per quei poveri studenti. Per qualche secondo le venne in mente Severus ma scacciò subito quell’immagine.
“I Serpeverde non sono mai innocenti, Lily.”
Commentò Ginny sorridendo, prendendo parte alla discussione.
“Che fai, Ginny. Ti allei con loro?”
Chiese Remus allibito dalle parole della ragazza.
“Certo, posso partecipare anche io al prossimo scherzo?”
Chiese Ginny fissando i malandrini sorridente. Anche Sirius e James era increduli, solo Harry e Ron che conoscevano bene la ragazza non erano per nulla sorpresi da quella richiesta.
“Sei grande Ginny, sai che potrei innamorarmi di te?”
Disse Sirius, che stava letteralmente saltando sulla sedia. Quella ragazza era incredibile e aveva un caratterino davvero deciso. Harry lanciò al suo padrino un’occhiata di fuoco, come poteva provarci con la sua ragazza? Gli unici ad accorgersi di questo fulmineo attacco di gelosia del moro furono Ron, Hermione e Ginny che non riuscirono a fare a meno di scoppiare a ridere.
“Non dimentichi qualcuno? Chi penserà a tuo figlio mentre vai in giro a fare la teppista?”
Chiese Hermione, ben sapendo che niente avrebbe fermato Ginny dal partecipare attivamente alla vita malandrina.
“Mmm, penso Alice!”
Rispose Ginny decisa senza pensarci quasi.
Un altro ragazzo si avvicinò al tavolo. Il suo viso era decisamente preoccupato.
“Ciao ragazzi, mi spiegate che sta succedendo?”
Chiese Frank fissando spaurito gli amici.
“Ciao Frank, di che parli?”
Chiese Remus stupito dal comportamento di Frank, non sembrava lui. Doveva essere tornato da poco dopo avere passato capodanno con la sua ragazza, non era normale quel muso lungo.
“Alice. È in sala comune con un bambino piccolo in braccio.”
Spiegò Frank con una faccia sconvolta.
“Chiaro segno che ne vuole uno, preparati a diventare papà!”
Lo prese in giro Sirius. A quelle parole Frank impallidì.
“Stai scherzando spero..”
Commentò lui sconvolto. Non riusciva a vedersi padre, si sentiva ancora troppo giovane per una responsabilità come quella.
“Che ci sarebbe di male?”
Chiese Hermione seria, mandando ancora più in crisi il ragazzo.
“Tranquillo, sta solo giocando con il figlio di Ginny. A proposito, Ginny questo è Frank. Frank questa è Ginny.”
Li presentò Lily, facendo tirare a Frank un sospiro di sollievo.
“Piacere.”
Risposero Ginny sorridendo.
“E così anche Alice si è affezionata al bambino?”
Chiese James, guardando la ragazza entrare in sala grande con il bambino. Tutti gli studenti si girarono a fissarla e iniziarono a mormorare e a farsi domande.
“È impossibile non volere bene a quel batuffolo.”
Rispose Alice sedendosi al tavolo con ancora Teddy in braccio.
“Batuffolo? Guarda che non è un criceto!”
Precisò Sirius sconvolto.
“Scemo”
Lo apostrofò la ragazza.
“Affezionata è dire poco. È da quando è tornata che non lo molla.”
Spiegò Lily, raccontando agli amici di quello che era successo poco prima nella stanza delle ragazze.
“Frank sei nei guai!”
Disse Ron, beccandosi una sberla sulla testa dall’interessato.
“Domani riprendono le lezioni.”
Sospirò Lily, cambiando improvvisamente argomento.
“Purtroppo!”
Precisò Harry sbuffando. Quelle vacanze erano davvero volate, anche se ne erano successe di tutti i colori.
“Che si fa oggi? c’è la gita al villaggio..”
Chiese James, pensando a cosa potevano combinare per chiudere quelle vacanze in bellezza. Doveva essere qualcosa di grandioso.
“Direi che c’è abbastanza neve per una battaglia con i fiocchi.”
Propose Remus inaspettatamente, lasciando tutti di stucco. Da lui si aspettavano che li invitasse a ripassare e a fare i compiti, non a fare a palle di neve.
“Così ti voglio Remus. Questo si che si chiama essere malandrini!”
Commentò Sirius, dando un’amichevole pacca sulla spalla al suo amico.
“Va bene per tutti?”
Chiese James guardando i presenti, che annuirono.
“Io resto al castello..”
Disse Ginny inaspettatamente.
“No Ginny, non puoi!”
Esclamò Sirius deciso.
“Già perché dovresti fare una cosa del genere?”
Chiese Ron, stupito per la decisione della sorella.
“Perché non voglio che tuo nipote si ammali! State tranquilli e andate a divertirvi.”
Rispose a Ron con un’occhiata eloquente, sperando che il fratello capisse che era tutta una scusa per poter stare con Harry.
“Ma resti qui da sola?”
Chiese Lily preoccupata per l‘amica.
“Neanche per sogno, è il mio figlioccio in fondo! È mio dovere stare con lui. Vieni qui campione!”
Rispose Harry, capendo al volo le intenzioni di Ginny e prendendo il braccio Teddy.
“Ghigo!”
Esclamò il bambino, visibilmente contento di essere tra le braccia del suo adorato padrino.
“Chi lo capisce è bravo!”
Disse sorridendo Hermione, riferendosi allo strano modo in cui Teddy esprimeva i suoi stati d’animo.
Tutti i ragazzi, ad eccezione di Harry e Ginny uscirono dalla stanza per andare al villaggio. Sirius non vedeva l’ora e anche James sembrava impaziente. Lily invece scuoteva la testa domandandosi quando quei due si sarebbero finalmente decisi a crescere.
“Hermione posso parlarti?”
Chiese Ron a bassa voce, fissando intensamente il pavimento del corridoio.
“Certo, ragazzi andate avanti. Io e Ron vi raggiungiamo!”
Rispose Hermione sorridendo, incuriosita da quel mistero. Il suo cuore prese a battere più forte e a sperare che stesse per dirle qualcosa di romantico. Non voleva farsi troppe illusioni per non rimanere delusa ma al tempo stesso sperava che Ron si fosse finalmente deciso a dichiararsi o almeno avesse capito l’interesse che la ragazza provava per lui.
“Va bene, non metteteci troppo che la neve ci aspetta!”
Rispose Sirius, accelerando il passo e prendendo sotto braccio James e Remus. Dietro di loro Alice, Frank e Lily stavano parlando di Teddy.
“È tenerissimo quel bambino, e poi non piange quasi.”
Stava raccontando Lily, ripensando alle notti precedenti.
“Meno male, sarebbe una bella seccatura essere svegliate tutte le notti!”
Disse Frank senza pensare troppo a quello che stava dicendo.
“Frank, sei un mostro.”
Esclamò con orrore Alice, mettendo il broncio e scappando via quasi in lacrime.
“Eddai amore non fare così.”
Cercò di dire Frank prima di correrle dietro. I malandrini guardarono attoniti la scena, deducendo che alla fine la famosa battaglia l’avrebbero combattuta loro quattro.
“Avete visto Stev con Teddy? Sono molto affiatati.”
Disse James pensando a come era tenero suo fratello con quel bambino tra le braccia.
“Per forza è il suo padrino.”
Fece notare Sirius. Stev era un padrino perfetto, dopo averlo visto con Teddy si era ripromesso che se mai fosse diventato padrino anche lui sarebbe stato come Stev.
“Per me c’è qualcos’altro..”
Mormorò Remus con fare sospettoso.
“Che noia, ma vedi complotti ovunque.”
Commentò Sirius sbadigliando. Ultimamente Remus non si fidava per nulla dei ragazzi, pensava che ci fosse qualche segreto sotto e voleva capire quale fosse.
“Io resto dell’idea che ci hanno nascosto qualcosa. Chi non ce lo dice che il padre di Teddy sia Stev?”
Dichiarò Remus, leggermente infastidito per non essere preso sul serio. Quell’idea che Stev fosse il padre gli rimbalzava in mente da un bel po’ e oggi ne aveva avuto una specie di conferma.
“Che? Non dire sciocchezze.”
Disse Lily sconvolta da un’idea del genere.
“Il padre di Teddy ha abbandonato Ginny.”
Gli ricordò James, scartando immediatamente l‘ipotesi che suo fratello fosse il padre del bambino. Non aveva nessun senso.
“Sempre che non abbia mentito.”
Suggerì ancora Remus.
“Per me c’è del tenero tra Ginny e Stev.“
Disse Lily sorridendo.
“Ma no, Stev ha detto che vuole bene a Ginny come ad una sorella.”
Mormorò James ricordando una conversazione di qualche sera prima.
“Però era piuttosto in imbarazzo quando lo ha detto.”
Gli ricordò Remus, anche quella sera il comportamento del ragazzo gli era parso strano.
“Il mio sesto senso dice che il nostro Stev non è rimasto solo per il suo figlioccio ma anche per la bella Ginny. Peccato, mi sarebbe piaciuto invitarla fuori.”
Concluse Sirius, fingendosi dispiaciuto per aver perso l’occasione di uscire con una ragazza come Ginny.
“Tu se non ti innamori di tutte le ragazze non sei contento.”
Esclamò Lily prendendolo in giro.
“Non mi innamoro di tutte, solo di quelle belle.”
Spiegò Sirius scuotendo la testa.
“Sirius, per te tutte le ragazze sono belle!”
Gli fecero notare James e Remus in coro.
“Siete invidiosi!”
Commentò acido Sirius, offeso da quelle ingiuste osservazioni. Che stessero dicendo che lui ci provava con tutte?
“Si, come No.”
Rispose Lily ironicamente.
***
[nella sala grande]
Ron era molto teso, troppo. Non riusciva a trovare le parole giuste. Aveva già sbagliato così tanto con Hermione e non voleva sbagliare ancora. La ragazza lo guardava incuriosita con la testa leggermente piegata verso sinistra.
“Che mi dovevi dire?”
Chiese Hermione dopo un po’ che fissava Ron tormentarsi nervoso le mani. Non si ricordava di averlo mai visto in quello stato. Anche lei era molto nervosa. Non vedeva l’ora che Ron parlasse ma allo stesso tempo non voleva mettergli fretta ed agitazione.
“Io, beh.. Ecco.”
Iniziò Ron, incespicando e non riuscendo a trovare le parole. Si sentiva un perfetto idiota eppure secondo Harry doveva essere una cosa semplice. A detta del suo migliore amico ora che avevano chiarito sarebbe stato un gioco da ragazzi dichiararsi a Hermione. Beh, Harry si era sbagliato. Non aveva considerato la timidezza di Ron.
“Ron? Tutto bene?”
Chiese Hermione preoccupata avvicinandosi al rosso. Era così tenero e così impaurito. Improvvisamente realizzò che non lo aveva mai visto così bello, forse perché finalmente si era deciso a mettere quel suo dannato orgoglio da parte.
“No, cioè si. Insomma.. Aspetta un secondo.”
Rispose lui allontanandosi di qualche passo per cercare di calmarsi. Doveva prendere fiato, trovare il coraggio e dirle quelle poche e semplici parole. Doveva solo dirle ti amo.
“Ok, sei sicuro che vada tutto bene?”
Insistette ancora Hermione sempre più preoccupata e confusa.
“Si, dannazione. Sto facendo la figura dell’idiota.”
Disse Ron afflitto riflettendo sulla situazione. Non stava combinando nulla, anzi. Probabilmente stava convincendo sempre più Hermione che era completamente pazzo.
“Tengo a te anche per questo..”
Rispose invece lei, sorprendendo Ron.
“Allora mi hai perdonato per davvero?”
Chiese Ron, dimenticando il discorso che era riuscito a mettere insieme in quei pochi minuti concitati.
“Certo, sono davvero felice che tu sia tornato. Mi sei mancato, speravo tu tornassi. A dire la verità ne ero sicura. C’era qualcosa che me lo diceva..”
Spiegò Hermione. Le parole le erano uscite da sole, aveva lasciato parlare il suo cuore.
“A me qualcosa diceva che non potevo starti  lontana.”
Mormorò il rosso guardando Hermione negli occhi. Quello sguardo diceva tutto, valeva più di mille discorsi. Ron la tirò piano a sé e la baciò.
“Era questo che mi volevi dire?”
Chiese Hermione quando i ragazzi si staccarono. Ron la guardò prima di darle una risposta. Il suo volto era rosso per l’emozione e sprizzava felicità. Non l’aveva mai vista più bella di quel momento.
“Beh, ecco.. Si. Tutte le stupidate che ho fatto, era la mia gelosia che mi faceva agire così.”
Raccontò lui, lasciando da parte l’orgoglio. Lei era più importante di qualsiasi altra cosa. Era il sole d’inverno, il vento che rinfresca nelle torride giornate di agosto, l’acqua nel deserto. Era tutto per lui.
“Gelosia? Eri davvero geloso di Remus?”
Chiese lei sorridendo. Ron la fissò preoccupato, incerto su cosa rispondere. La sua paura era quella di dare la risposta sbagliata e perderla. Hermione sembrò accorgersi dello stato d’animo di Ron.
“Andiamo a prenderci una burrobirra e parliamo un po’?”
Disse ancora, prendendo il ragazzo per mano e tirandolo verso il portone principale del castello.
“Ma gli altri?”
Chiese Ron confuso e felice al tempo stesso per la piega che aveva preso la situazione.
“Preferisco passare il pomeriggio con te..”
Rispose Hermione arrossendo violentemente.
***
[nella stanza delle ragazzi]
Harry aveva condotto Ginny nella stanza che divideva con i malandrini. La ragazza aveva lanciato un paio di incantesimi sulla porta per evitare incontri indesiderati. Erano stati incoscienti a venire proprio lì, entrambi erano consci che andare nella stanza delle necessità sarebbe stato più sicuro eppure erano venuti lo stesso lì. Il rischio di essere scoperti rendeva tutto molto più eccitante.
“Siamo soli..”
Disse Harry, abbracciando Ginny per la vita e dandole un passionale bacio sul collo.
“Non proprio, c’è Teddy.”
Gli ricordo la ragazza girandosi per ricambiare il bacio. Dopo qualche istante si staccò da lui per appoggiare il piccolo Teddy che dormiva beato sul letto di James.
“Sono sicuro che farà il bravo e dormirà mentre io passerò un pomeriggio indimenticabile con quella che tutti credono la sua bella mamma.”
Mormorò Harry in modo malizioso.
“È tanto che non ci prendiamo delle ore solo per noi.”
Rifletté Ginny ad alta voce. In quei mesi Harry le era mancato molto, più di quanto si era aspettata. Con il tempo Harry era diventato la sua droga e lei non poteva più farne a meno, o forse in realtà non voleva farne a meno.
“Già, troppo. Ora però ho intenzione di rimediare..”
Disse Harry trascinando dolcemente la ragazza sul suo letto.

ANGOLO DELL'AUTRICE
e finalmente eccovi il capitolo, mi ha preso qualche giorno in più del previsto. XD finalmente Ron si è dichiarato a Hermione, che dirà lei?
ho anche deciso di lasciare Harry e Ginny un po' da soli, in fondo erano mesi che non si vedevano. grazie mille a chi continua a leggere le mie storie, a commentarle ed aggiungerle ai preferiti. GRAZIE MILLE DAVVERO! dedico questo capitolo a chi commenta, il particolare Smeno92, Princess Marauders, LyraPotter e Tonks17 che mi seguono da tantissimo! grazieee! 
SMEMO92: ciao, grazie mille per i tuoi commenti. mi fanno sempre tantissimo piacere! effettivamente la strage nel mondo di Ginny ha messo tristezza anche a me. poveri, però il lato positivo è che in questo mondo sono ancora tutti vivi. Remus è dubbioso per definiziome, se non fosse dubbioso non sarebbe lui, no? XD aspetta e vedrai che succede..
PRINCESS MARAUDERS: ciao e grazie millissime per il commento! XD hai indovinato, non si possono nascondere per sempre però per il momento non dico altro. ti lascio la sorpresa! XD ti è piaciuto questo capitolo con la dichiarazione di Ron? è stata un po' impacciata ma alla fine è Ron, no? XD
SHIHO93: grazie mille per i tuoi commenti, spero che questo capitolo ti sia piaciuto e che abbia risposto almeno ad alcune delle tue domande. purtroppo io non posso dire nulla su quello che accadrà nella storia sennò che gusto ci sarebbe a leggerla! XD
FINLEYINA 4 EVER: grazie mille per il commento! XD
LYRAPOTTER: grazie mille per il commento. diciamo che Ron è fortunato che Hermione non abbia usato nessun incantesimo o si che sarebbero stati guai. XD a quanto pare non sei l'unica che si è innamorata di Teddy, lo sono un po' tutti. ormai è la mascotte di Grifondoro (onestamente l'ho salvato dall'esplosione per questo oltre che perchè ha la stessa età di mia sorella e mi sarei sentita terribilmente in colpa! XD)
diciamo che prima o poi verranno scoperti, non ti dico ne come ne da chi però! XD
TONKS17:grazie per il commento! diciamo che la parte più difficile è stato trovare soluzioni credibili all'altezza della storia. XD ti assicuro che prima dell'idea del figlio di Ginny me ne sono venute una marea assurde che mi vergogno anche solo a pensare! prima o poi verranno scoperti, altrimenti la storia non potrebbe finire, no? quanto a Remus, la penso come te. non è per nulla un mostro anzi!!!

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Capitolo 36
*** PAROLE CONFUSE, BACI, PALLE DI NEVE E DISCORSI SPIATI ***


CAPITOLO 34
PAROLE CONFUSE, BACI, PALLE DI NEVE E DISCORSI SPIATI

Era pomeriggio inoltrato, ormai erano passate molte ore dal pranzo e da quando i ragazzi erano andati al villaggio.
Soli nella stanza dei ragazzi Ginny ed Harry avevano passato delle ore fantastiche insieme, era come se non si fossero mai separati. D’improvviso la paura, l’orrore e la solitudine di quei mesi era sparito. Ginny ad occhi chiusi realizzò che felicità erano momenti come quello, ma poi qualcosa improvvisamente era cambiato. Harry era diventato improvvisamente silenzioso, guardava di fronte a sé ma si vedere lontano un miglio che la sua mente era altrove. Erano sdraiati sullo stesso letto ma Ginny percepiva che non erano mai stati così lontani. Quel distacco la spaventò.
“Vorrei sapere leggere nel pensiero come Piton.. Almeno saprei a che pensi.”
Disse Ginny all’improvviso, riuscendo a destare Harry dai suoi pensieri.
“Nulla, davvero. Ti amo e sei la cosa più importante della mia vita.”
La rassicurò lui, stringendola stretta a sé. Ginny era davvero tutto per lui, non riusciva a pensare a un mondo senza lei.
“Lo so, per questo mi preoccupo per te. Voglio solo capire.”
Ribatté Ginny preoccupata. Voleva capire quello che stava passando nella mente del suo ragazzo. Stava soffrendo e lei non poteva sopportare di lasciarlo solo in un momento simile. Voleva condividere quello che lo stava facendo soffrire con lui, essergli vicina e dimostrargli così il suo amore.
“Che c’è da capire?”
Chiese Harry confuso, cercando di non guardare Ginny negli occhi. Si rendeva conto che Ginny era davvero preoccupata per lui, e non voleva. La sua Ginny aveva sofferto troppo nella sua vita, doveva solo pensare a ridere e a divertirsi ora e non dover pensare anche a lui. Non voleva dividere il peso che aveva sulla coscienza con lei. Una parte di lui diceva che era giusto, che non doveva fare preoccupare Ginny. Un’altra parte però gli rispondeva che amare è condividere tutto, anche i momenti neri.
“Perché il mio ragazzo dopo avere passato delle ore stupende con me si deprime e fissa il nulla. Ti sembra normale?”
Fece notare Ginny costringendolo a guardarla negli occhi. In quegli occhi Harry vide determinazione e paura. Davanti a quegli occhi non poteva fuggire, doveva dare loro una spiegazione.
“Non direi. Ma nemmeno la mia spiegazione lo è.”
Rispose Harry, cercando dentro di sé le parole più giuste per dare voce a ciò che lo tormentava nel profondo della sua anima.
“Sono tutta orecchi.”
Disse Ginny sedendosi sulla pancia di Harry, ancora sdraiato sul letto. Voleva che fosse lui a parlare e aveva intenzione di rispettare i suoi tempi. Dopo qualche attimo di silenzio che a Ginny parve lunghissimo Harry parlò.
“Oggi pomeriggio ho realizzato quanto ti amo e quanto mi sei mancata. Tu sei tutto il mio mondo, con te sono felice ma ho anche tanta paura di perderti. Non lo sopporterei, sai?”
Iniziò Harry, accarezzando la braccia nude di Ginny.
“Perché dovrebbe succedere?”
Chiese Ginny teneramente. Nulla l’avrebbe separata da Harry, non ora che si erano ritrovati. Erano stati divisi e messi alla prova per troppo, ora si meritavano una vita felice e insieme. Nessun altro ragazzo avrebbe potuto portarla via da lui.
“Perché questo non è un mondo sicuro. L’ha fuori il più pericoloso criminale di tutti i tempi non è ancora stato fermato. Siamo tutti in pericolo.”
Spiegò lui lasciando Ginny di stucco. Harry sospirò e di nuovo calò il silenzio nella stanza. All’inizio non ci aveva badato troppo, ma quel pomeriggio aveva realizzato quanto amava Ginny e quanto anche loro fossero in pericolo. Il mondo in cui si trovavano era in guerra. Harry sapeva bene cosa voleva dire, significava attentati, paura, morti, attacchi.
“Non è da te fare ragionamenti del genere, non vuoi combattere?”
Mormorò Ginny dopo un po’ rompendo il silenzio. Le parole di Harry l’avevano lasciata di stucco, non era da lui. In passato Harry era sempre stato pronto a combattere, non c’era mai stato spazio per paure del genere in lui. Forse però nell’ultimo anno aveva visto troppo e ora desiderava solo un po’ di pace.
“Il punto è che lo abbiamo già fatto, e abbiamo perso ogni cosa. E se qui non andasse diversamente? Non voglio perderti..”
Ribatté lui con gli occhi velati di lacrime. I suoi genitori, Remus, Sirius, gli amici, Hagrid, nel suo mondo gli era stato portato via tutto. Che ne sarebbe stato di lui se la storia si sarebbe ripetuta? Se questa volta gli avessero portato via anche lei?
“Non capisco dove vuoi arrivare.”
Ammise Ginny confusa. Capiva le paure di Harry, in un certo senso erano le stesse che aveva sempre avuto lei. Nell’anno passato la domanda -e se lui muore?- gli era rimbombata in mente tante volte. Quello che Ginny non capiva però era come lui volesse affrontare quelle paure, quali fossero le sue intenzione. Ginny era anche sicura che ci fosse altro, che quella paura non fosse l’unica cosa ad averlo mandato in crisi.
“Sto pensando che forse Ron non aveva tutti i torti a volere tornare nel nostro tempo.”
Dichiarò Harry alla fine. Gli era costato dire quelle parole, qualche anno fa non le avrebbe mai dette. Solo l’anno prima avrebbe deciso di provare a combattere ancora ma questa volta era diverso. Da una parte c’era un mondo distrutto in cui si erano salvati solo loro ma in cui Ginny c’era e c’era la sicurezza che il male fosse stato sconfitto, anche se a caro prezzo. Dall’altra parte c’era l’insicurezza. Certo, se tutto fosse andato al meglio avrebbero potuto vivere con le persone che gli erano state tolte ma c’era anche la possibilità che tutto andasse male, la possibilità di perdere lei.
“Ma Harry, li abbiamo perso tutto! Qui abbiamo ancora una possibilità, abbiamo speranza!”
Urlò Ginny sconvolta, cercando di fare ragionare Harry.
“Qui nulla ci appartiene davvero. Viviamo dicendo bugie alle persone che abbiamo intorno.“
Rispose Harry tristemente.
“Ma qui abbiamo le nostre famiglie, i nostri amici..”
Iniziò Ginny ma fu subito interrotta da Harry.
“È solo illusione. Non sono i miei veri genitori e la stessa cosa vale per i tuoi. Non è giusto nemmeno per loro. Mi sento un’egoista a mentirgli così. Mio padre mi crede il suo gemello che era morto tempo fa, ti rendi conto?”
Ribatté Harry chiudendo gli occhi e nascondendo il volto tra le mani. Ginny realizzò che quella era la seconda ragione che lo faceva stare così male.
“È necessario nascondergli chi siamo.”
Disse teneramente lei, capiva quanto fosse difficile per lui. Per loro si trattava solo di non raccontare il proprio passato ma per Harry era diverso. Aveva dovuto dire di essere un’altra persona, cambiare il suo aspetto e aveva ingannato le persone a cui teneva di più in assoluto. Doveva essere terribile per lui sopportare tutto questo.
“Perché? Per poter passare del tempo con loro? Sono un grandissimo egoista, solo che non riesco ad andarmene da loro.”
Disse Harry tra le lacrime che ormai scendevano copiose. Non riusciva a fermarle ma non gli importava. All’inizio aveva accettato a quella recita, a mentire ai suoi genitori perché pensava sarebbe stato per poco. Qualche mese e poi di nuovo nel loro mondo, poi tutto era cambiato. Come poteva pensare di rimanere in quel mondo e vivere tutta una vita mentendo e senza poter dire ai suoi genitori di essere loro figlio?
“Non sei egoista, sei solo confuso.”
Lo consolò Ginny stringendolo forte a sé. Harry riusciva a sentire in cuore della ragazza e questo in qualche modo lo calmò.
“Forse è come dici tu..”
Mormorò Harry lasciandosi andare tra le braccia di Ginny.
“Hai bisogno di dormire un po’ e non pensare a nulla. Per essere felice mi basti tu, non importa in che mondo. È una decisione difficile, riflettici bene. Io poi rispetterò la tua decisione.”
Disse Ginny, baciandolo dolcemente. Si sentiva terribilmente inutile, avrebbe voluto fare molto di più per lui ma non sapeva come. Sperava che tutto fosse andato a posto anche se sembrava così complicato.
***
[nel parco del castello]
Nel parco del castello i tre malandrini e Lily si rincorrevano da ore colpendosi a vicenda con le palle di neve. Remus era quello che aveva avuto la peggio ed era completamente zuppo. Dal canto suo Sirius non se la passava meglio, pattinando sul lago ghiacciato aveva finito col caderci dentro ed era mezzo congelato. Improvvisamente James prese Lily per un braccio e la trascinò dietro un cespuglio.
“James, che fai?”
Chiese Lily sorpresa e allo stesso tempo leggermente preoccupata. Il ghigno di James non presagiva niente di buono e lei lo sapeva bene.
“Fa piano, sennò ci vedono!”
Rispose il ragazzo, strisciando piano verso la foresta.
“Ma che vuoi fare? Non ti do una mano a fare degli scherzi a Remus.”
Dichiarò la rossa con le braccia sui fianchi.
“Scherzi? Mi deludi, io volevo solo passare del tempo con la mia principessa.“
Rispose James mettendo il broncio e facendo finta di essersela presa.
“Wow James, sei una sorpresa continua. Dove mi porti?”
Chiese Lily curiosa, dando a James un bacio per farsi perdonare.
“Ti va di vedere gli unicorni?”
Chiese James in risposta, lasciando Lily senza fiato.
“Gli unicorni?Dici davvero? Ti prego dimmi che non è uno scherzo!”
Rispose lei eccitatissima all’idea di vedere quelle creature mitiche. Aveva visto molte illustrazioni e aveva letto molto su di loro ma non li aveva mai incontrati. Erano rari e non sapeva che alcuni di loro vivessero nel parco del castello.
“Sono serissimo!”
Rispose James sorridendo, indicandole la foresta proibita. Sapeva bene che gli unicorni erano lì, glielo aveva detto Hagrid. Aveva anche detto che gli unicorni preferiscono le ragazze e che quindi avrebbe dovuto prestare attenzione.
“Ma gli altri?”
Chiese Lily indicando Sirius e Remus che stavano giocando ancora. Non si erano resi conto della loro sparizione.
“Abbiamo giocato abbastanza a palle di neve, no?”
Fece notare James con un fantastico sorriso dei suoi. Come risposta Lily lo baciò con passione e i due ragazzi si misero in cammino, mano nella mano verso la foresta proibita.
“Secondo te che fine hanno fatto?”
Chiese Sirius, interrompendo la sua lotta personale con Remus per guardarsi in giro alla ricerca di Lily e James.
“Lily e James dici? Saranno andati a rintanarsi in qualche angolo della foresta..”
Ipotizzò Remus alzando le spalle e riprendendo a preparare un nuovo attacco contro Sirius.
“L’amore ha colpito anche Ramoso.”
Dichiarò Sirius sogghignando. Era felice per il suo amico ma non poteva fare a meno che pensare ai discorsi di qualche anno prima su quanto fosse stupido innamorarsi. Anche a lui sarebbe piaciuto innamorarsi ed essere ricambiato, dare tutto se stesso a una donna e invecchiarci insieme.
“Lo preferivi prima quando si disperava per Lily?”
Chiese Remus ironico all’amico.
“Decisamente no!  Ron ed Hermione?“
Mormorò Sirius grattandosi perplesso la testa. Erano spariti proprio tutti quel pomeriggio, e non era nemmeno San Valentino.
“Ma allora sei di coccio! Possibile che tu non abbia capito che Ron è innamorato perso? Sei un caso disperato!”
Concluse Remus scuotendo la testa rassegnato.
“Come ti permetti. Devo ricordarti che sono un play boy e che me ne intendo molto più di  te di queste cose?”
Chiese Sirius in risposta, facendo l’offeso.
“Se, prendi questo.”
Rispose Remus, centrandolo il pieno viso con una grossa palla di neve.
“Brutto lupaccio che colpisce a tradimento.”
Urlò Sirius mettendosi all’opera per creare munizioni con cui rispondere all’offensiva nemica.
“Corri cagnolino, corri.”
Lo prese in giro Remus, scappando a qualche metro ed evitando di farsi colpire da un paio di palle di neve.
“Se lo prendo..”
***
[seduti davanti a una burrobirra]
Hermione e Ron erano seduti uno di fronte all’altra da un po’ ormai ma nessuno aveva trovato il coraggio di dire qualcosa per spezzare quel silenzio. L’intimità di poco prima quando si erano scambiati quel bacio era sfociata in un momento di insicurezza. Nessuno dei due sapeva bene cosa fare.
“Allora.”
Iniziò Hermione, chiedendosi mentalmente perché nessuno avesse mai scritto un manuale dettagliato su cosa fare dopo che il ragazzo che ami ti bacia.
“Allora, siamo qui.”
Rispose Ron nervoso, tormentandosi le mani e guardando fisso una piccola crepa nella parete di fronte a lui. Hermione era seduta di fronte a lui, non era mai stata così bella. Tutto il coraggio di poco prima era come svanito ed ora solo il pensiero di fare qualcosa di sbagliato e perderla lo terrorizzava.
“È terribile.”
Sbottò Hermione. La situazione era semplicemente assurda, sembravano due perfetti idioti. Ron l’aveva baciata quindi voleva dire che anche lui era interessato a lei. Almeno, Hermione sperava fosse stato così. Ma perché ora non diceva niente?
“Cosa?“
Chiese Ron senza capire, o forse preferendo fare finta di non capire. Il cervello era andato in tilt e non riusciva ad elaborare nulla di concreto e sensato.
“Questo! È così strano. Non riusciamo a dire niente.”
Rispose Hermione irritata. Si sentiva una stupida. Una parte di lei avrebbe dato volentieri fuoco a qualcosa oppure l’avrebbe fatta esplodere. Tutto pur di sbloccare la situazione e provocare una reazione. Di nuovo cadde il silenzio, Hermione per qualche secondo penso che sarebbe impazzita poi Ron parlò.
“Ho paura di dire qualcosa di stupido e rovinare tutto come mio solito. Oppure di non dire nulla e rovinare tutto lo stesso. Magari però ho già rovinato tutto andandomene..”
Mormorò Ron piano, guardando Hermione negli occhi. Nei suoi occhi la ragazza ci vide molte cose e capì che quelli erano gli occhi dell’uomo che amava. Non importava cosa diceva la sua voce perché i suoi occhi le avevano già detto abbastanza. La sua sincerità era stata assoluta e disarmante, quelle parole valevano più di qualsiasi altra cosa al mondo.
“Ti ho già perdonato per quello.”
Rispose Hermione, senza staccare lo sguardo da Ron. Voleva dire tante cose ma anche lei non riusciva a parlare. Voleva saltargli in braccio e appoggiare le sue labbra sulle sue per poi rimanere così per ore ma non riusciva a muovere nemmeno un muscolo. Era come paralizzata.
“Davvero?”
Chiese Ron stupito. Sapeva di essersi comportato da perfetto imbecille, anche un verme sarebbe risultato migliore a confronto con lui e non capiva perché lei lo aveva perdonato.
“Si.”
Disse semplicemente Hermione, pensando a quello che era avvenuto negli ultimi giorni. Era successo tutto così in fretta. Aveva discusso con Ron e baciato Remus, poi di nuovo discusso con Ron. Lui era andato via, abbandonando sia lei che Harry. Lei lo aveva odiato, maledetto e aveva capito di amarlo. Anche Remus se n’era accorto e l’aveva lasciata libera di seguire il suo cuore. A quello non si comanda aveva detto il ragazzo. Alla fine Ron era tornato. In quei momenti davvero aveva creduto che il suo cuore sarebbe esploso e non avrebbe sopportato tutti quei sentimenti così profondi, intensi e contrastanti. Rabbia, odio, desiderio di fargli del male ma anche sollievo e gioia per riaverlo lì insieme a lei.
“Perché? Voglio dire, sono stato pessimo. L’ultimo degli uomini. Non meritavo altre possibilità con te.”
Fece notare Ron, facendo un’analisi spietata del suo comportamento. Hermione sapeva che aveva ragione, che la logica non avrebbe mai dato un’altra opportunità a Ron ma il suo cuore non la pensava così. Il suo cuore era esploso di gioia quando lo aveva rivisto. Una voce bassa e impertinente le aveva sussurrato -te lo avevo detto che sarebbe tornato- e lei aveva capito che non poteva non amarlo. Era lui il suo passato, il suo presente e il suo futuro. Quell’amore così forte che ti prende e non ti lascia altra possibilità che abbandonarsi a lui.
“Ma io volevo dartela lo stesso un’altra possibilità. Sai, il bacio di prima.. Lo aspettavo da tanto.”
Rispose Hermione, avvicinandosi al ragazzo e prendendogli la mano. Alla fine era riuscita ad essere sincera come mai prima. Aveva dato voce a quello che il suo cuore le sussurrava da tanto.
“Ho provato a baciarti molte volte ma non ho mai trovato il coraggio.”
Ricordò Ron, sentendosi un po’ stupido. Aveva sempre creduto che Hermione fosse troppo per lui, che non avrebbe mai potuto ambire a tanto.
“Adesso lo hai fatto.”
Sussurrò maliziosa la ragazza, sedendosi sulle gambe del rosso.
“Mi piacerebbe baciarti ancora.”
Mormorò Ron prima di baciare la sua Hermione. Di nuovo il mondo si fermò e Ron sentì il suo cuore battere come mai prima d’ora. Era lei la donna che aspettava, ed ora erano una cosa sola.
***
[nella sala comune dei grifondoro]
“Ciao Ginny, ma Stev?”
Chiese Sirius alla ragazza che sedeva sola davanti al camino. A poca distanza da lei, su una poltrona, il piccolo Teddy dormiva beato. Sorrideva e muoveva le manine nel sonno. Sirius pensò che stesse sognando qualcosa di bello.
“Non stava bene. È andato di sopra a dormire un po’.”
Spiegò Ginny con un tono di voce piatto. Era stanca, il dolore di Harry l’aveva distrutta psicologicamente.
“Niente di grave, no?“
Chiese James allarmato.
“Penso di no, è solo stanco. Penso non scenderà a mangiare.”
Rispose Ginny lasciando cadere indietro la testa. Sperava che non si fermassero a lungo, non aveva per niente voglia di parlare. Aveva voglia di stare sola e non pensare a nulla. Non riusciva a capire quello che era giusto da fare e quello che invece era sbagliato, era troppo difficile in quel momento.
“Ciao a tutti!”
Saluto Ron entrando nella sala comune tenendo Hermione per la mano. Ginny intuì che il fratello si era finalmente dichiarato. Era felice per loro ma non aveva nessuna voglia di dimostrarlo, voleva stare sola.
“Ehy James guarda quei due. Mano nella mano, felici come pasque, non si sono fatti vedere tutto il pomeriggio.”
Disse Sirius all’amico con fare complice. Remus scosse la testa rassegnato, Sirius alle volte era peggio di una vecchia portinaia.
“Eh si, il mio radar dice che ha avvistato una nuova coppia.”
Mormorò James dando una gomitata a Sirius e cercando lo sguardo di Remus per controllare che stesse bene. L’amico aveva detto che preferiva che Hermione rimanesse un’amica e che si mettesse con Ron ma non era sicuro che fosse vero. Alle volte Remus diceva una cosa ma ne pensava un’altra quando si parlava dei suoi sentimenti. Remus stava sorridendo, sembrava felice per i due ragazzi.
“E il mio che Stev non c’è..”
Rispose diplomatica Hermione, notando solo in quel momento il muso lungo di Ginny. La ragazza sembrava distrutta, che avessero litigato? Lanciò a Ron un’occhiata d’intesa e lui annuì con la testa. Aveva notato anche lui che c’era qualcosa che non andava.
“Guardala che cambia discorso, allora è vero.. State insieme?”
Disse Remus, prendendo parte alla conversazione insieme agli amici. James e Sirius tirarono un sospiro di sollievo, il loro amico non ci era rimasto male.
“Ma voi non ve li fate mai i fatti vostri?”
Esclamò Ron, un po’ infastidito.
“Me lo chiedo da una vita anche io.“
Rispose Lily, prendendo le parti dei due ragazzi e guardando male i malandrini. I ragazzi capirono al volo e decisero di non sfidare la rabbia della rossa. Dopo tutto era la migliore del loro anno e James sapeva bene quanto fossero pericolose le sue maledizioni.
“Ma Stev?”
Chiese Ron a Ginny. La ragazza girò la testa e lo guardò con aria stanca. Sembrava quasi che le pesasse rispondere, dover ripensare a quello che si erano detti prima.
“È stanco, è di sopra a dormire. Non viene a cena.”
Spiegò James prima che Ginny potesse aprire bocca.
“Oh mamma, ma come sta?”
Chiese Hermione preoccupata. In pochi secondi nella sua testa si accavallarono molte motivazioni diverse che spiegavano l’assenza del ragazzo e l’aria strana di Ginny. Forse si era fatto male davvero, o magari avevano litigato, oppure era arrabbiato con qualcuno dei malandrini per qualche strano motivo.
“Vorrei tanto saperlo anche io..”
Mormorò Ginny a bassa voce, in modo che solo Hermione e Ron sentirono. I malandrini si guardarono tra loro straniti dal comportamento di Ginny, qualcosa non quadrava.
“Andiamo a cambiarci?”
Chiese James guardando gli amici e la propria ragazza. Tutti loro stavano tremando per il freddo.
“Ottima idea se non vogliamo finire in massa in infermeria.”
Consigliò Lily, terrorizzata dall’idea di perdersi il primo giorno dopo le vacanze di natale.
“Ti preoccupi troppo Lily!”
La canzonò Sirius, dandole un’affettuosa pacca sulla spalla. Ormai la considerava a tutti gli effetti una di loro. Il tempo in cui non si sopportavano, litigavano e lei lo metteva in punizione era finito. Adesso lei era la ragazza di James, era come una sorella ed era disposto a dare la sua vita per lei in caso di bisogno esattamente come avrebbe fatto per James e Remus.
“E voi troppo poco!”
Rispose Lily salendo le scale insieme ai malandrini. Sirius stava raccontando a James di quello che era successo dopo che lui e Lily erano spariti e James lo ascoltava interessato.
“Allora, che è successo?“
Chiese Ron curioso non appena il gruppo si fu allontanato abbastanza.
“Sta davvero male?”
Si preoccupò Hermione, sedendosi vicino all’amica. Ginny sospirò. Forse Harry aveva ragione, era vita dover sempre parlare di nascosto aspettando che i loro amici avessero svoltato l’angolo?
“È confuso e si sente egoista.”
Spiegò Ginny dopo qualche istante di silenzio. Fissava intensamente il fuoco che bruciava nel camino e ripensava al viso sperduto di Harry.
A metà delle scale Remus si era accorto di avere lasciato il suo mantello nella sala comune, così era sceso a prenderlo. Davanti al camino Ron, Hermione e Ginny stavano parlando tra loro e non si accorsero della sua presenza. Ginny sembrava così sconvolta e persa che Remus decise di fare piano per non disturbare. Non voleva che si accorgessero della sua presenza. Una vocina dentro di lui gli suggerì anche che in quel modo avrebbe potuto scoprire se nascondevano veramente qualcosa.
“Confuso? Egoista?”
Chiese Ron, senza capire. Ancora una volta si sentì stupido e inutile. Il suo migliore amico ancora una volta stava male e lui non se ne era accorto. Era davvero egoista, così preso con i propri problemi da non accorgersi di quelli di Harry.
“Non è semplice per lui dover fingere di essere Stev Potter. Dice di essere stanco, di non voler andare avanti e che forse avevi ragione tu a voler tornare.”
Mormorò Ginny sconsolata. Ron ed Hermione si guardarono. La ragazza appoggio una mano sulla spalla di Ron. Non voleva che si colpevolizzasse per il momento di crisi di Harry.
A quelle parole a Remus mancò il fiato per qualche secondo. Dovette fare del suo meglio per non essere scoperto.
“Forse dovremmo parlargli.”
Suggerì Hermione calma. Era sicura che quello di Harry fosse un momento di crisi passeggera e che parlando con loro si sarebbe risolto tutto. Insieme erano forti, una squadra, e avrebbero deciso cosa fare del loro futuro.
“È la cosa migliore, siete i suoi migliori amici.”
Disse Ginny, cominciando a credere davvero che tutto si sarebbe risolto per il meglio.
“Stasera però, ora di sopra ci saranno i malandrini!”
Mormorò Ron, pensando a James, Sirius e Remus di sopra. Decisamente non poteva parlare con Harry di fronte a loro e se avesse chiesto loro di lasciarli soli avrebbero sospettato qualcosa.
Remus era come pietrificato, non riusciva a credere alle parole che aveva appena sentito. I suoi sospetti si erano rivelati veri. Erano degli impostori, avevano mentito. Stando attento a non essere notato uscì dalla sala comune e vagò per i corridoi del castello cercando di capire cosa fosse la cosa migliore da fare. Le parole che aveva appena udito gli rimbombavano in testa.


ANGOLO DELL'AUTRICE
bentornati alla mia storia! è con grande soddisfazione che posto questo capitolo, i misteri cominciano a essere svelati.
domani partirò per padova, un tranquillo week end tra amici e ho pensato di postare stasera per non farvi aspettare fino a lunedì! grazie mille a tutti quelli che leggono, mettono tra i preferiti (siete 85 angeli!) e commentano la mia storiella!
GRAZIE
SHIHO93: grazie mille per il tuo commento! direi che la risposta alla tua domanda l'hai avuta da questo capitolo. remus ha sentito i discorsi dei ragazzi, adesso resta da vedere cosa farà e come reagirà Harry.
TONKS17: grazie mille per il commento, anche a me fa piacere vedere il tuo nome tra i commenti!XD in questo capitolo ne sono successe di cose, forse il pezzo al bar di Hermione e Ron è passato un po' in secondo piano. per quando riguarda Remus, tranquilla. se ne è fatto una ragione e non ci pensa più, è troppo impegnato a cercare di capire che cosa stanno facendo i ragazzi e direi che ha scoperto abbastanza! il pezzo su Sirius mi è venuto il mente mentre scrivevo e l'ho messo nella storia. non era importante per la storia in sè ma era un particolare che speravo fosse notato! GRAZIE MILLE! questa storia mi sta mettendo alla prova, da quando l'ho iniziata ho cambiato almeno una ventina di volte idea sul finale quindi mi spiace ma non posso risponedere alle tue domande. non so bene nemmeno io cosa faranno, diciamo che improvviso sul momento! XD
FINLEYNA 4 EVER: beh Remus aveva ragione a sospettare, no? adesso ha capito che Stev non è chi dice di essere ma non sa chi è in realtà. XD grazie del commento!
SMEMO92: grazie per il commento! tranquilla, remus non tornerà MAI nella mia storia. per quanto riguarda Sirius, per qualche istante ha pensato seriamente a provarci con Ginny ma poi ha capito che c'era sotto qualcosa con Stev e ha lasciato stare. è un grande amico e non farebbe mai del male a Stev, grande Sirius! XD alla fine Harry e Ginny non sono stati scoperti in camera ma alla fine sono stati scoperti lo stesso da Remus in un altro senso! XD
PRINCESS MARAUDERS: grazie per il commento! eh si, il nostro Frank ha paura di diventare papà e di non essere all'altezza. XD Sirius ha capito in tempo e Remus, che dire.. il prossimo capitolo sarà movimentato! XD per qualche secondo una parte sadica di me ha pensato di rompere le scatole a Harry e Ginny facendo piangere Teddy, poi sono tornata in me e ho pensato che erano mesi che non si vedevano..
LYRAPOTTER: grazie per il commento! ti assicuro che non sono lord voldemort e che non darò svolte sadiche alla mia storia! XD alla fine Harry e Ginny non sono stati scoperti, non il camera almeno. la scena dei malandrini con la mascella al livello ginocchia era bella, dopo aver letto il tuo commento ci ho seriamente pensato ma poi ho optato per rimandare il tutto. XD hai visto come sono stata brava con Ron ed Hermione? niente frullati e niente è andato storto. l'amore ha trionfato! (ero già stata abbastanza crudele con loro!)
GERMANA: grazie mille per il tuo commento e per il tuo ritorno! tranquilla, ti capisco. anche per me il tempo alle volte è troppo poco! ultimamente ci sono state un po' di novità nella storia (quando mai è stata una storia tranquilla?) ma ti assicuro che i colpi di scena migliori sono in arrivo.. XD

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Capitolo 37
*** DUBBI, INDECISIONI E CHIARIMENTI ***


CAPITOLO 35
DUBBI, INDECISIONI E CHIARIMENTI

Erano ore che Remus vagava solo per i corridoi del castello. Aveva incontrato parecchie persone che conosceva ma non aveva rivolto loro la parola. Era troppo impegnato a pensare a quello che aveva sentito. I suoi peggiori timori si erano rivelati veri e lui ora non aveva la minima idea di cosa fare. Remus sospirò. Alla fine aveva avuto ragione lui. Ron, Stev e tutti gli altri stavano davvero tramando qualcosa, tuttavia avrebbe preferito sbagliarsi. James non l’avrebbe presa per niente bene. Che doveva fare ora? Remus non sapeva se raccontare tutto agli altri malandrini oppure parlare prima con l’impostore.

Dopo molte riflessioni varco la porta della sala comune dei grifondoro. Erano tutti lì ad aspettarlo ad eccezione di Stev, o chiunque fosse in realtà.

 “Eccolo qua!” urlò Sirius, correndogli incontro per abbracciarlo con fare teatrale. Sirius era sempre il solito. Sembravano anni che non si vedevano e in realtà erano solo poche ore. Se il suo umore fosse stato migliore forse Remus avrebbe sorriso dell’atteggiamento dell’amico ma in quel momento proprio non ci riusciva.
 “Eravamo preoccupati!” disse Ron piano. La sua voce a Remus suonò falsa e fastidiosa. Gli ricordò di poco prima e di tutte le menzogne che gli aveva detto in quei mesi. Come si permetteva anche solo di pensare di rivolgergli la parola? Non avevano detto altro che bugie. Mesi interi passati a mentire.
 “Davvero?” fece Remus sarcastico, cercando di controllare la rabbia.
 “Ti sembra il modo di sparire e di saltare la cena?” chiese James, a metà tra il preoccupato per l’amico e l’arrabbiato per il modo in cui aveva risposto loro Remus. Era molto strano. Prima spariva all’improvviso e saltava la cena, poi tornava con un’aria strana, si arrabbiava e rispondeva male. Che ne era stato del vecchio Remus?
 “Eravamo tutti preoccupati..” esclamò Sirius mogio.
 “Che c’è, non stai bene?” chiese Lily preoccupata.
 “Sto benissimo, non avevo voglia di mangiare. Mi si è chiuso lo stomaco.” spiegò loro Remus con fare vago. Non era una scusa, i discorsi che aveva sentito gli avevano fatto passare la fame. Quando era tornato nella sala comune era fermamente intenzionato a dire quello che aveva sentito agli altri malandrini e a Lily, poi aveva visto il gruppo di bugiardi e aveva deciso di riflettere prima di combinare guai. Per James sarebbe stato un duro colpo, Remus si ricordava bene come era stato male all’inizio dell’anno pensando al gemello. Voleva essere sicuro di quello che aveva sentito prima di sollevare il polverone. La logica gli suggeriva di parlare con Stev e con i suoi amici senza malandrini intorno e capire che stava succedendo ma il suo istinto non era per nulla della stessa idea. Li avrebbe presi tutti volentieri a pugni, nonostante la sua indole pacifica.
 “Lo sapevo che si sarebbe ammalato qualcuno!” commentò Lily preoccupata.
 “Non ti preoccupare Lily, vedrai che domani sarò in forma.” la tranquillizzò Remus, lasciando stare per qualche secondo i pensieri che lo tormentavano.
 “Andiamo a letto?” propose Ron timidamente. Sirius rispose con uno sbadiglio, si era fatto decisamente tardi. Tutti si alzarono e fecero per andare a letto. Remus non si mosse.
 “Sto ancora un po’ qui a leggere.” disse il ragazzo con un tono asciutto, aprendo un grosso volume di trasfigurazione e fingendo di leggerlo.
 “Sei sicuro? Se non stai bene è meglio che vai a dormire.” consigliò Lily con fare materno.
 “Non ho sonno.” rispose Remus sforzandosi di rimanere calmo. Era così difficile fare finta di nulla. In realtà non aveva nessuna voglia di vedere quell’impostore che per così tanto tempo si era spacciato per Stev. Non gli interessava nemmeno il motivo per cui lo aveva fatto e almeno per ora non gli andava di parlargli. Aveva deciso che si sarebbe tenuto tutto dentro, che non avrebbe detto nulla neppure ai malandrini. Era un peso che voleva portare da solo almeno fino a che la situazione non si fosse fatta più chiara.
 “Come vuoi, ma cerca di non fare tardi.” lo ammonì James con un sorriso. Remus non rispose ma annuì leggermente.

 “Buona notte Remus” Disse Hermione sorridendo timidamente. Il ragazzo non rispose, si limitò a lanciarle un occhiata gelida. Hermione rimase spiazzata e cercò con lo sguardo Ginny. Che stava succedendo? Ginny alzò le spalle e imboccò le scale. Non aveva nessuna voglia di pensare.

Anche Sirius e James notarono il comportamento dell’amico e si scambiarono uno sguardo d’intesa.

 “Che gli è preso secondo te?” chiese Sirius a James salendo lentamente le scale. Ron era rimasto indietro con Hermione per salutarla come si deve.
 “Non so, forse la storia di Ron ed Hermione..” rispose distratto James, ripensando a poco prima. Rispetto a quando erano tornati dal parco l’umore di Remus era cambiato completamente.
 “Ma prima sembrava che fosse felice!” fece notare Sirius.
 “Non lo so Sirius. Non lo so proprio.” rispose James scuotendo la testa. Non poteva essere solo gelosia, doveva per forza esserci anche dell’altro.
Nel frattempo i due ragazzi erano arrivati alla loro stanza e avevano aperto la porta piano, stando attenti a non fare rumore. Sapevano che Stev non stava bene e stava dormendo e non volevano svegliarlo.

 “Ehy.. Ciao ragazzi.” salutò Harry.

 “Scusa se ti abbiamo svegliato. Come stai?” chiese James, sedendosi ai piedi del letto del fratello.
 “Ginny ha detto che non stai bene..” continuò Sirius avvicinandosi al letto a baldacchino.
 “Niente di grave. Solo un po’ di febbre.” spiegò Harry, cercando di essere convincente. Ormai raccontare balle era diventato scontato, un’abitudine che odiava con tutto se stesso.
 “Meno male.” esclamò James sorridendo.
 “Remus? Ron?” chiese Harry, notando la strana assenza dei due ragazzi.
 “Remus è giù. Dice che non ha sonno. Ron è con la sua ragazza.. Hermione!“ spiegò Sirius con un sorriso, sottolineando l’ultima parte delle frase. Era sicuro che la notizia avrebbe sorpreso e interessato Stev.
 “Wow! Era decisamente ora! Sei preoccupato per Remus?” esclamò felice Harry. Sapere i suoi amici felici lo tirò un po’ su di morale. Ma che ci faceva Remus giù da solo?
 “Si, prima è sparito. Non è venuto a cena.” raccontò James tenendo la testa bassa.
 “Ma non è da Remus!” commentò Harry mettendosi a sedere, ormai completamente sveglio.
 “Ora è ricomparso ed è strano. Dice di avere mal di stomaco.” disse ancora James, ricordando le parole dell’amico. Qualcosa in quelle parole non gli era suonato vero. Era come se stesse nascondendo qualcosa. Come se fosse profondamente arrabbiato con qualcuno, ma James non capiva ne chi fosse questo qualcuno ne perché Remus ce l’avesse con lui.
 “Forse è lo stesso mal di stomaco che aveva Ron quando Hermione aveva baciato lui..” suggerì Harry, ricordando la gelosia di Ron. Era decisamente strano visto che era stato lo stesso Remus a dire ad Hermione che il suo futuro era con Ron, ma era anche l’unica ragione plausibile. Almeno apparentemente, la mente delle persone a volte riusciva ad essere davvero strana e imprevedibile.
 “È quello che pensavamo anche noi.” ammise Sirius guardando il ragazzo di fronte a lui. Harry rimase colpito dallo sguardo di Sirius. Era stanco, quasi sconfitto. Aveva già perso un amico, Peter e ora temeva di perderne un altro. Harry sapeva bene che Peter non era stato una grave perdita ma capiva anche quanto fosse difficile per Sirius.
 “L’unica soluzione è parlargli.” concluse James scuotendo la testa e infilandosi sotto le coperte.

Nessuno di loro aveva molta voglia di parlare ancora. Il pensiero di Remus aveva intristito tutti e aveva lasciato Harry solo con i suoi demoni. Di nuovo tutte le paure e il dolore lacerante che gli squarciava l’anima tornò a farsi sentire. Era giusto dare l’ennesimo dolore ai malandrini dicendo loro quelle bugie?

Nella stanza era calato il silenzio. Alla fine anche Remus si era deciso a venire a letto quando ormai tutti dormivano, o almeno così sembrava. Harry era sveglio, in preda a troppi pensieri ma aveva fatto finta di nulla. Non poteva parlare con Remus, era troppo sconvolto. Il ragazzo avrebbe capito tutto, avrebbe scoperto il suo segreto.
Alla fine il sonno era arrivato, anche se tormentato e pieno di incubi. Fu una voce familiare a svegliarlo quella mattina.

 “Buongiorno mondo! Pronti per riprendere le lezioni?” urlò James, mettendosi a canticchiare un motivetto babbano. Era decisamente allegro, quasi euforico.

 “Dannazione James, perché sei così euforico?” borbottò Sirius, svegliato dalle note decisamente poco intonate dell’amico.
 “Perché sto per rivedere il mio raggio di sole, la mia bella rossa!” squittì James felice. I discorsi e le preoccupazioni della sera prima erano svaniti.  
 “Certo che Lily ti ha dato alla testa, vero Remus? Ehy Remus..” disse Sirius guardando sconvolto l’amico che stava uscendo dalla stanza. Non aveva degnato nessuno di uno sguardo ne di una parola. Nella mente di Sirius tornò l’ultima mattina che avevano passato con Peter. Si era comportato allo stesso modo. Di nuovo la paura attanagliò lo stomaco di Sirius e lo lasciò incapace di articolare una frase.
 “Dove stai andando?” chiese James perplesso almeno quanto Sirius.
 “A fare colazione.” rispose gelido Remus, tenendo lo sguardo fisso oltre la porta. Non voleva incrociare lo sguardo di Ron o dell’impostore. Non davanti a James. Doveva affrontarli da solo e dire loro quanto ribrezzo provava per loro.
 “Ma non ci aspetti?” balbettò Sirius.
 “Non mi va di stare in questa stanza.” rispose Remus uscendo e chiudendo la porta alle sue spalle. Tutti i presenti rimasero a guardare quella porta chiusa, senza dire nulla. Nessuno aveva la forza di muoversi. L’allegria era sparita dal volto di James.
 “Remus..” mormorò Sirius, preoccupato per l’amico. Non lo voleva perdere.
 “È geloso.” dichiarò James.
 “Meno male che l’aveva presa bene, vero James?” commentò Sirius tetro vestendosi velocemente. Doveva raggiungere Remus, parlare con lui prima che facesse qualche stupidata. Non poteva mandare all’aria tutto solo per una ragazza.
 “Dobbiamo parlare con lui.” disse James, leggendo nella mente dell’amico. In pochi secondi si era vestito ed era pronto per raggiungerlo.
 “Possibilmente prima che faccia qualcosa di stupido come Peter.” aggiunse Sirius, spalancando la porta. I due malandrini si precipitarono fuori con la mappa del malandrino in pugno, decisi a trovare l’amico.
 
“Ragazzi, ci vediamo dopo..” disse Harry in risposta, ancora sconvolto per quello che era successo. Non pensava che la situazione fosse così grave ma era sicuro che James e Sirius avrebbero fatto ragionare Remus.

 “Che prende a Remus? Dici che è geloso di me?” chiese Ron, avvicinandosi al letto dell’amico. Harry non si era neppure alzato, era successo tutto troppo velocemente.
 “Forse, però non è da lui.” rispose Harry pensieroso.
 “Già, ma lasciamo stare Remus. Dimmi di te.” iniziò Ron, deciso ad approfittare dell’assenza dei malandrini per parlare con il suo migliore amico.
 “Io? Che devo dirti, sto benissimo. Davvero.” rispose Harry, fingendo che tutto fosse a posto. Sapeva che era inutile, ma ci provò lo stesso. Probabilmente Ginny aveva parlato con lui e gli aveva detto tutto.
 “Non mentire, io ed Hermione abbiamo parlato con Ginny.” mormorò Ron sedendosi di fianco ad Harry.
 “Sono felice che vi siate finalmente decisi. Siete una coppia fantastica.” esclamò Harry sforzandosi di sorridere. Era davvero felice per i suoi amici.
 “Smettila di cambiare argomento!” lo riprese Ron serio. Harry abbassò la testa senza dire nulla. Tra i due ragazzi per qualche istante calò il silenzio.
 “Ginny stava male, era preoccupata per te.” continuò Ron.
 “Lo so, mi sento un egoista per questo. Non voglio intristire e preoccupare anche te.” disse Harry a testa bassa. Aveva fatto finta di nulla perché non voleva che il suo dolore contagiasse anche lui come aveva contagiato Ginny il giorno prima.
 “Non dire cavolate. A che servono gli amici se non per farti stare meglio?” chiese Ron sorridendo. Harry c’era sempre stato per lui quando aveva bisogno. Era felice di avere l’occasione di ricambiare il favore.
 “Grazie per essere qui a darmi retta.” Ringraziò il moro. Ron sorrise.
 “Prego. Avanti, dimmi tutto.. Sei impazzito per caso?” chiese Ron abbozzando un sorriso. Doveva lasciare che fosse Harry a iniziare, senza mettergli in alcun modo fretta.
 “Questo mondo mi spaventa. Non sopporterei di perdere anche voi. Abbiamo perso così tanto nel nostro mondo.” spiegò Harry. Di nuovo gli occhi gli si velarono di lacrime pensando a quanti visi amici aveva perso. Quante persone erano entrate nella sua vita e ne erano uscite a causa di quella stupida guerra.
 “Non è da te un discorso del genere.” commentò Ron stupito dalle parole dell’amico. Non era il solito Harry Potter quello che aveva davanti.
 “Lo so ma..” iniziò Harry, prima di essere interrotto da Ron.
 “Niente ma. Ricordi l’anno scorso? Potevamo stare in disparte a guardare e lasciare fare agli altri ma abbiamo combattuto. Ci credevamo davvero. Abbiamo rischiato il tutto per tutto. Vuoi passare per un codardo? Noi sappiamo cosa farà Tu-Sai-Chi. Possiamo prevenire le sue mosse.” continuò il rosso con decisione. Una decisione che mai Harry aveva visto cosi prepotente negli occhi di Ron.
 “Forse hai ragione, ma non c’è solo questo.” disse ancora Harry triste.
 “Ti senti un egoista?” chiese Ron, leggendo nei pensieri dell’amico.
 “Odio dover mentire. Restare qui vuole dire passate tutta la vita a raccontare balle alle persone a cui tengo di più. Ti sembra giusto?” raccontò Harry. Era diventato troppo difficile mentire. Sentiva il peso di un enorme macigno premere sul suo cuore e sulla sua anima.
 “Puoi sempre dire loro tutta la verità.” suggerì Ron.
 “Certo, ti immagini la scena? Ciao James, sai non sono tuo fratello Stev. Sono tuo figlio, Lily è mia madre.” esclamò Harry, scacciando quella scena dalla mente.
 “Non sarebbe male. Per me sarebbero contenti.“ commentò Ron convinto che fosse la cosa giusta da fare.
 “Ron..” iniziò Harry, lasciando ancora una volta la frase a metà. Non era da lui essere così debole e insicuro, se ne rendeva conto ma non riusciva a farci nulla. Non riusciva a reagire.
 “Hai sofferto così tanto nella tua vita. Meriti di essere felice. Ricordi le parole di Silente? Possiamo cambiare questo futuro.” disse Ron, appoggiando una mano sulla spalla di Harry.
 “Non so cosa dire.” rispose Harry scuotendo la testa.
 “Promettimi che ci pensi e non fai niente di stupido e insensato.” mormorò Ron fissando l’amico negli occhi.
 “Quando mai faccio una cosa senza pensare?” borbottò Harry offeso.
 “Vuoi l’elenco completo?” chiese Ron sorridendo.

Sirius e James vagavano da un po’ alla ricerca del loro amico. Alla fine erano riusciti a trovarlo, sulla porta delle cucina. Masticava svogliatamente una fetta di torta ed era fermamente deciso a non andare in sala grande. Voleva rimandare al più tardi possibile il momento in cui avrebbe visto quei quattro impostori.
 
 “Remus! Dannazione dove ti eri cacciato! Che ci fai qui?” disse Sirius, ansimando per la corsa.

 “Che noia Sirius, si può sapere che vuoi?” chiese Remus infastidito. Non voleva vedere i suoi amici perché aveva paura di non riuscire a tenere la bocca chiusa. Non voleva che James soffrisse più del necessario.
 “Capire che ti sta succedendo.” rispose Sirius, deciso a farsi dire tutta la verità dall’amico.
 “Va tutto benissimo.” esclamò Remus abbozzando un sorriso che era più finto dello shampoo di Piton.
 “Balle.” commentò James, che aveva raggiunto i due ragazzi.
 “Ti ci metti anche tu James?” chiese Remus, passando lo sguardo da Sirius a James.
 “Certo. Dovresti vederti, non sembri più tu. Pensi che siamo scemi? Siamo i tuoi migliori amici, i tuoi fratelli ed è normale che ci accorgiamo se stai male.” disse James tutto d’un fiato lasciando Remus senza parole.
 “Lo so, scusate ma non mi va di parlarne. Non ancora almeno.” rispose Remus abbassando lo sguardo.
 “È per Hermione e Ron?” chiese Sirius sedendosi vicino all’amico.
 “In un certo senso. Ma non è come pensate voi. Non sono geloso che stanno insieme.” provo a spiegare Remus.
 “E allora cosa?” chiese ancora Sirius.
 “Non farmi domande Sirius, non posso rispondere. Prima devo capire che sta succedendo.” rispose Remus, cercando di evitare lo sguardo di James. Se lo avesse guardato negli occhi non sarebbe riuscito a fare finta di nulla.
 “Pensi che ci nascondono qualcosa?” chiese James sedendosi di fronte all’amico. Remus voltò lo sguardo verso Sirius.
 “Ma è ridicolo. Voglio dire, sai che non è così. Ne abbiamo già parlato..” esclamò Sirius. Come poteva Remus essere così sospettoso.
 “Vorrei pensarla come te..” mormorò lugubre Remus. James a quelle parole intuì che forse Remus sapeva qualcosa che non aveva ancora detto loro.
 “Perché non ci dici come la pensi?” chiese Sirius per l’ennesima volta. Non capiva il perché di tutti quei misteri.
 “Basta Sirius. Ha detto che per ora non ha voglia di parlarne. Quando sarà il tempo ci dirà tutto, vero Remus.” esclamò James.
 “Hai ragione James. Scusa Remus, sono il solito impulsivo. Il fatto è che ho paura che tu potessi fare qualche stupidaggine come Peter. Non voglio perdere anche te.”rispose Sirius abbassando lo sguardo per non mostrarsi debole. Non aveva ancora superato l’abbandono di Peter.
 “Grazie ragazzi. Tranquillo Sirius, non vi libererete facilmente di me. Non è stata colpa tua con Peter. Non è stata colpa di nessuno.” disse Remus, cercando di tirare su di morale l’amico. Non voleva che Sirius e James pensassero che fosse colpa loro se lui stava così.
 “Si ma se io gli fossi stato più vicino allora forse..” iniziò a colpevolizzarsi Sirius. James lo interruppe, appoggiandogli una mano sulla spalla.
 “L’unico che ha delle colpe sono io. Ero così preso dai miei problemi e dalle mie scaramucce con Lily da non vedere che stava male..” mormorò mogio James.
 “Non volevo che voi vi preoccupaste per me. Non volevo farvi stare male, mi spiace. Grazie, non dovete preoccuparvi per me.” esclamò Remus, cercando di distogliere gli amici dal pensiero di Peter. Da quando era sparito all’improvviso non avevano sue notizie. Non aveva mandato loro nemmeno un biglietto per far sapere come stava.
 “Siamo amici, no?” rispose James ritrovando il sorriso.
 “Chi ci fa le prediche poi?” concluse Sirius, provocando l’ilarità generale.
 “Avanti, le lezioni ci aspettano. Non vorremo arrivare in ritardo proprio il primo giorno?” esclamò Remus obbligando gli amici ad alzarsi. Sirius e James lo seguirono borbottando strane maledizioni ai professori.


ANGOLO DELL'AUTRICE:
bentornati all'appuntamento del venerdì, spero che questo capitolo vi sia piaciuto almeno quanto è piaciuto a me mentre lo scrivevo!
grazie alle 86 persone che hanno la mia storia tra i preferiti e che la seguono, grazie a chi legge e basta e soprattutto grazie a chi mi lascia qualche commento. XD spero che la mia storia non vi stia annoiando! vi anticipo che il prossimo capitolo sarà decisamente movimentato. XD
ma adesso passiamo alla parte che mi piace di più, rispondere ai commenti!
SHIHO93: grazie mille per il commento! Remus in questo capitolo era un po' in crisi, non sapeva cosa fare. dire tutto ai suoi amici e rischiare di far soffrire tremendamente James? parlare con Stev e gli altri nonostante provi un fortissimo desiderio di ucciderli? per il momento lascio un po' di suspense.
PRINCESSMARAUDERS: grazie per il commento! diciamo che Remus non lascerà perdere ma deve prima capire cosa è meglio fare. Harry che non si fa paranoie non sarebbe lui, no? James e Sirius sono davvero grandi, peccato che la Rowling non si decida a scrivere una saga sul loro periodo malandrino. sarebbe fantastico, no?
FINLEYNA 4 EVER: grazie per il commento. XD che ne pensi della reazione di Remus, per ora? XD
SMEMO92: grazie per il commento. eh si, adesso sono dolori. tutti pensano che Remus sia impazzito di gelosia, Hermione e Ron compresi. non ti anticipo nulla ma ti consiglio di leggere il prossimo capitolo..
LYRAPOTTER: grazie del tuo commento. diciamo che al momento Remus vorrebbe strangolare Harry & co perchè hanno mentito. ovviamente non sospetta nemmeno lontanamente che Harry sia il figlio di James e Lily. per quanto riguarda Sirius portinaia, ti giuro che ho passato un bel po' di tempo a pensare per trovargli una ragazza alla sua altezza ma non ci sono riuscita. se hai qualche consiglio per me contattami via mail, sono abbastanza in crisi. pensavo a Luna, ma l'ho uccisa qualche capitolo fa.. XD
ALI96: grazie mille per il commento! è normale che Remus pensi male, lui non sa chi è in realtà Harry e tutto quello che ha passato nella sua vita. 
TONKS17: grazie per il commento! eh si, nei miei capitoli ne succede sempre una. pensa che noia una storia così lunga senza continui colpi di scena. poi la gente invece che leggere i miei capitoli si fa un pisolino. XD per quanto riguarda Harry, se dessero l'oscar per il miglior paranoico dell'anno sarebbe suo senza ombra di dubbio. per ora solo Remus sa tutto, ma nel prossimo capitolo ti anticipo che succederà il finimondo! XD

grazie a tutti quelli che sono arrivati a leggere fino qui.

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Capitolo 38
*** SCOPPIA IL PUTIFERIO ***


CAPITOLO 36
SCOPPIA IL PUTIFERIO

Lily sedeva al solito banco insieme a Hermione e Alice ma continuava a guardarsi nervosamente intorno. Stev e Ron avevano raccontato alle ragazze quello che era successo quella mattina. Lily sperava con tutte le sue forze che Sirius e James riuscissero a fare ragionare Remus. Il ragazzo sapeva essere proprio un testone a volte. Hermione teneva la testa china sui libri, tormentata dai sensi di colpa. Possibile che fosse tutta colpa della gelosia che provava per lei?
D’un tratto la porta si aprì e i ragazzi si voltarono di scatto, speranzosi di vedere entrare i malandrini. Le loro speranze si infransero quando Ginny entrò di corsa in classe e prese posto vicino alle ragazze. Ginny fissò gli amici, cercando di individuare quale fosse il problema. Lily sospirò e poi gli comunicò tutte le novità.
“Tutto a posto con Teddy?” chiese Lily sorridendo. Cercando di scacciare dalla sua mente l’immagine di Remus che lasciava la scuola. Sarebbe stato un duro colpo per Sirius e James, forse troppo duro.
“Si, l’ho appena lasciato in infermeria.” rispose Ginny prendendo fiato. Se ci fossero stati anche i ragazzi forse la conversazione sarebbe andata avanti ma nessuno dei presenti aveva voglia di parlare. Ginny lanciò un’occhiata ad Harry per capire se stava un po’ meglio e passò un braccio intorno alle spalle di Hermione. La ragazza si lasciò andare a quell’abbraccio e pianse tutte le sue lacrime sulla spalla di Ginny. Ron ed Harry se ne stavano in disparte, senza dire nulla. Il rosso soffriva a vedere la sua Hermione in quello stato. Qualcosa gli diceva che non si trattata di gelosia, che c’era altro ma non riusciva a dare voce a quest’idea. Non c’era nulla da dire. Il comportamento del ragazzo era davvero troppo strano. Una vocina nella testa di Harry diceva al ragazzo che era colpa sua e delle sue bugie. Il ragazzo cercò di scacciare quelle voci ma era così difficile.
Improvvisamente la porta si aprì e i tre malandrini entrarono scherzando tra loro. Sembrava che tutto fosse tornato alla normalità, almeno fino a che Remus non entrò nell’aula.
“Remus!” esclamò Lily, correndo incontro ai ragazzi e saltando al collo di Remus.
“Mi spiace, non volevo farvi preoccupare così.” si scusò il ragazzo, notando gli occhi tristi di Lily. Si maledisse mentalmente. Per colpa di quei traditori aveva fatto soffrire i suoi amici e Lily, proprio le persone che voleva proteggere.
“Remus.. È colpa mia?” chiese Hermione tra le lacrime, guardando negli occhi il ragazzo. Remus a quella domanda non seppe rispondere. Aveva passato tutta la notte a odiare lei e i suoi amici ma ora Hermione sembrava così indifesa. La sua espressione cambiò di colpo. Il sorriso fraterno che aveva rivolto a Lily si trasformò in una maschera di indifferenza.
“Non sono geloso di te e Ron se è quello che intendevi dire.” rispose Remus, sedendosi nella fila dietro quella di Lily. James e Sirius si guardarono senza capire. Era evidente che il problema fosse Hermione e gli altri, e non loro o Lily ma non riuscivano a capire che stava passando per la testa dell’amico.
“Come mai non ti siedi al solito posto?” chiese Sirius stupito.
“Oggi mi va di cambiare..” rispose enigmatico Remus. James scosse la testa e fece segno a Ron e a Stev di avvicinarsi.
“Dannazione, c’è qualcosa sotto.” mormorò Harry piano, prendendo la sua borsa.
“Che dici?” chiese Ron confuso. Non capiva che stava succedendo. Prima Remus dice che non era geloso e poi si sedeva lontano da loro? Non era decisamente normale.
“Evita noi. Sospetta qualcosa.” rispose Harry piano, stavo attendo che nessun altro sentisse quelle parole. Il moro era preoccupato e non riusciva ad allontanare la sensazione che stava per succedere qualcosa di brutto.
Quella lezione passò senza che nessuno di loro facesse scherzi o disturbasse la lezione. Nessuno aveva voglia di giocare perché nessuno di loro capiva che stava succedendo. Le giornate a ridere e scherzare lieti erano di colpo un ricordo lontano. Persino Lily arrivò a desiderare che i malandrini organizzassero qualche scherzo ai professori. Tutto era così complicato, quasi irreale. L’aria era molto tesa e fu una liberazione per tutti poter andare a mangiare. I ragazzi si divisero in due gruppi, da una parte Lily e i malandrini e dall’altra Ron, Stev, Hermione e Ginny. Venne istintivo. Lily non capiva il perché di quella divisione e soffriva.
I due gruppi si mantennero anche nelle lezioni pomeridiane e anche il giorno dopo.
Era Remus a volere quella stupida divisione ma Sirius e James non provavano nemmeno a fargli cambiare idea. Volevo fidarsi di lui anche se non capivano. Se capitava che i ragazzi fossero tutti insieme Remus si chiudeva in un assurdo mutismo. Smetteva di parlare, apriva un libro con quell’aria indifferente e fredda stampata sul volto.
Andò avanti così per qualche settimana. Sirius, James e Lily erano arrivati a dover parlare con gli altri di nascosto. Hermione e Ron erano sempre più abbattuti, in compenso Harry si era distratto dai suoi pensieri tristi con gran sollievo di Ginny. Lo strano comportamento di Remus non lasciava ad Harry tempo per pensare ad altro. Anche raccontare la verità come aveva suggerito Ron era fuori discussione in quel momento così incerto. Remus non diceva nulla. Si era chiuso in uno strano mutismo da cui usciva solo per parlare con James, Lily o Sirius. Quella situazione sembrava destinata a durare in eterno, poi una sera la situazione precipitò.
“Hey Remus” chiese Harry titubante. Il ragazzo si era avvicinato a Remus per cercare di capire perché ce l’avesse tanto con loro. Erano nella stanza dei ragazzi ed anche Lily, Hermione e Ginny erano lì.
“Che vuoi?” rispose in malo modo Remus. Tutti i presenti voltarono la testa di scatto, non era da lui rispondere in modo così sgarbato. Sirius si preparò al peggio. Sapeva bene quanto poteva diventare pericoloso e irascibile Remus alle volte.
“Posso parlarti?” chiese ancora il moro mantenendo la calma, per nulla intenzionato a farsi spaventare dall’aggressività dell’altro. Remus sospirò. Era arrivato il momento di chiarire. In quelle settimane aveva pensato a lungo a cosa fare, a come iniziare il discorso. All’inizio aveva pensato che con il tempo si sarebbe calmato e avrebbe ritrovato il sangue freddo necessario per affrontare l’argomento senza che volassero parole grosse o incantesimi. Sapeva bene che quello non era il luogo migliore, non con James lì presente. Ormai però era tardi. Era il momento della verità.
“Se proprio non puoi farne a meno.” mormorò ancora Remus scocciato.
“Che sta succedendo? Ci state evitando da settimane, anzi. Ci stai evitando da settimane e stai costringendo Lily, James e Sirius a fare lo stesso.” iniziò Harry, deciso a farsi dire la verità una volta per tutte.
“Non capisco quale sia il problema. Dopo tutto loro sono miei amici, sto solo cercando di proteggerli.” esclamò Remus sottolineando miei. Sirius e James si guardarono increduli. Perché Remus avrebbe dovuto proteggerli dal fratello di James? Lily tremava e teneva la testa bassa.
“Proteggerli? Non capisco da cosa tu li stia proteggendo.” continuò Harry.
“Da te..” gli urlò in risposta Remus. Non era riuscito a trattenersi. Ron, Hermione, Ginny, Lily, James e Sirius osservavano allibiti la scena. Anche lo stesso Harry era rimasto pietrificato, come di sasso. Improvvisamente si rese conto di quello che era successo. Lui sapeva. Per quanto incredibile ed assurdo potesse sembrare Remus sapeva delle bugie che avevano detto loro-
“Remus sei impazzito? Ti rendi conto che quello che stai trattando a quel modo è il fratello di James?” biascicò scandalizzato Sirius. Remus ormai era completamente fuori di sé e non ragionò prima di parlare.
“È quello che credete voi. James, ascolta. Stev non è quello che credi.. È un impostore! Ho sentito Ginny parlare con Ron ed Hermione. Non è davvero il tuo gemello, ha solo finto.”urlo Remus tutto d’un fiato. James era impietrito. Dopo quelle parole sulla sala crollò il silenzio più totale. Sirius fissava attonito il suo migliore amico, pallido come un cencio e tremante. Anche gli sguardi di Lily e Remus erano fissi su di lui. Hermione, Ron e Ginny si erano voltati verso Harry. Ginny era terrorizzata. Le parole di Remus erano come lame che avevano ferito l’anima di Harry.
“Che stai dicendo?” chiese Lily sconvolta e confusa.
“Che questi tizi ci hanno mentito. Si sono presi gioco di noi per mesi. Forse sono stati persino loro a fare scappare Peter dal castello.” rispose Remus cercando di calmarsi. James era crollato su una poltrona che Sirius aveva prontamente fatto apparire. Remus si maledisse in tutte le lingue che conosceva. Alla fine aveva fatto avverare proprio la cosa che temeva di più. James era sconvolto.
“No, ti sbagli. Noi non centriamo nulla con la fuga di Peter!” urlò Hermione, tentando una debole ed inutile difesa. Non aveva più senso negare.
“Da quanto lo sai?” chiese Sirius, tenendo stretto a sé il suo migliore amico. Anche Lily si era precipitata da James. Il ragazzo era completamente apatico, fissava un punto imprecisato davanti a sé e non diceva nulla. Né Lily né tanto meno Sirius l’avevano mai visto in quello stato. Remus realizzò che nemmeno all’inizio dell’anno, quando l’avevano trovato sulla torre era in quello stato.
“Due settimane.” rispose Remus apatico.
“Per questo eri così strano. Perché non hai detto nulla?” chiese Lily.
“Non volevo fare soffrire James. Volevo essere sicuro.” disse Remus piano, con tono sconsolato.
“Hai ascoltato i nostri discorsi..” mormorò Hermione arrabbiata.
“Adesso la colpa sarebbe mia? Siete voi quelli che avete mentito.“
“È vero? Sta dicendo la verità? Ho bisogno di sapere se sei o no il mio gemello, Stev!”biascicò James piano. Aveva bisogno di sapere se Remus stava mentendo oppure No. Non poteva essere vero. Aveva ritrovato il suo adorato gemello dopo tanti anni solo per scoprire che era un impostore?
“No, non lo sono.” rispose Harry a testa bassa. Una vocina dentro di lui gli urlava di dire tutto. Di raccontare loro la verità. Tuttavia era così difficile.
“Come hai potuto farti passare per un membro della famiglia di James e farlo soffrire a questo modo?” urlò Remus perdendo le staffe. Quelle parole ferirono a morte Harry. Il coraggio di parlare e spiegare le sue ragione svanì all’improvviso.
“Sta zitto. Non sai niente di lui!” urlò Ron, paonazzo di rabbia. Non potevano dire quelle cose al suo migliore amico. Remus era un perfetto idiota, lui non sapeva. Harry faceva parte della famiglia di James, era suo figlio. Va bene, aveva sbagliato a mentire ma non potevano trattarlo a quel modo. Harry non era un criminale.
“Nemmeno lui sa nulla di James o di noi. Ha detto solo menzogne per chissà quale fine.” si intromise Lily. James stava in silenzio, senza dire nulla. Sperava con tutte le sue forze che quello fosse un brutto sogno e che di lì a poco si sarebbe svegliato.
“Basta, non ti permetterò di fare soffrire a questo modo il mio migliore amico.” rispose ancora Rom, ormai completamente fuori di sé.
“Wow, allora qualcosa di vero c’era nella vostra storia. È davvero il tuo migliore amico?” sibilò Remus in tono velenoso. Ron reagì afferrando la bacchetta e cercando di lanciare un incantesimo ma Ginny ed Hermione lo bloccarono.
“SMETTETELA TUTTI! È solo colpa mia, va bene? Prendetevela con me, sono io quello che ha mentito.”
Era stato Harry ad urlare. Improvvisamente tutto era diventato troppo. Era successo tutto a causa sua. I suoi genitori, Remus e anche Sirius pensavano che lui fosse un traditore. Li aveva delusi e non se lo sarebbe mai potuto perdonare.
“Harry!“ mormorò Hermione, leggendo negli occhi di Harry tutto il suo dolore.
“Così in realtà ti chiami Harry?” chiese Sirius stranamente calmo. Si era obbligato a mantenere la calma, per quanto difficile fosse.
“Mostra il tuo volto. Mi disgusta guardare in faccia un impostore con la faccia di James.” urlò Remus disgustato. Harry realizzò che quello era davvero il fondo. Non aveva più senso stare in quella stanza, in quella torre. Persino quell’epoca era troppo vicina a quello sguardo pieno di disgusto e rimprovero. Decise in pochi secondi, imboccò la porta e corse via.
“Aspetta Harry!” urlò Ginny. Continuando a trattenere Ron per impedirgli di fare incantesimi.
“Dannazione, se ne sta andando.” si disperò Hermione.
“Meglio, non penso sia una grave perdita.” commentò Remus.
“NON HAI CAPITO NULLA REMUS!”urlò Ron, liberandosi dalla presa di Hermione e Ginny. Avrebbe voluto lanciare qualche maledizione su Remus ma sapeva bene che era inutile. La cosa più importante in quel momento era trovare Harry.
“Che stai dicendo?” chiese Sirius confuso. Ormai non ci stava più capendo nulla. Era come se qualche dettaglio fosse sfuggito loro.
“Ha mentito solo sul nome, il suo aspetto era davvero quello che hai visto..” spiegò Ginny infastidita. Dopo le loro parole velenose si mettevano a chiedere spiegazioni?
“Come? Che vuoi dire?” chiese ancora Lily.
“Non c’è tempo..” esclamò Ron.
“Dobbiamo trovarlo prima che faccia qualche stupidata!” annuì Hermione, ignorando completamente i malandrini e Lily. Prima che i ragazzi se ne fossero resi conto Hermione, Ron e Ginny si erano precipitati fuori dalla stanza sperando di arrivare in tempo per fermare Harry.

ANGOLO DELL'AUTRICE
e rieccomi qui con qualche giorno di ritardo a causa di troppi festeggiamenti.
grazie mille a chi legge la mia storia, commenta e la aggiunge ai preferiti. siete davvero fantastici.
TONKS17: grazie mille per il tuo commento! scusa per qualche giorno di ritardo, spero questo capitolo ti sia piaciuto. il capitolo scorso è servito per chiarire un po' le cose. al momento ci sono molti personaggi e andando troppo veloce ho paura che non si capisca nulla. spero che ti sia divertita o ti stia divertendo in Sardegna. xD
LYRAPOTTER: grazie mille per il commento, anche se Tonks17 ti ha battuto per qualche minuto. XD in questo capitolo sono stati un po' tutti in crisi. al momento i problemi di Harry si sono decisamente complicati, bisogna vedere che deciderà di fare. per la famosa fidanzata di Sirius hai pienamente ragione, Luna sarebbe stata perfetta. sarebbe stata fuori di testa come Sirius, una coppia perfetta. dannazione, avrei dovuto pensarci un po' prima di uccidere la povera Luna nell'esplosione. xD
SHIHO93: grazie mille per il commento. diciamo che le cose sono sfuggite di mano a Remus e alla fine ha dovuto parlare di fronte a James. al momento non so chi sia più a terra tra lui ed Harry. grazie mille per i complimenti, sei troppo buona! xD
SMEMO92: grazie mille per il commento. è stato davvero grande Ron, vero? non per nulla è il suo migliore amico.  spero che questo capito sia stato di tuo gradimento.
PRINCESSMARAUDERS: grazie per il commento, sei troppo gentile a dire che ti piace la mia storia. sei un angelo. lascia pure stare la lista per Harry, ultimamente dorme poco e gli è tornato tutto in mente (tra una paranoia e l'altra). Remus alla fine non ha parlato con Harry ma gli ha urlato in faccia il suo disprezzo davanti a tutti. Peter al momento sta bene, è in Francia e non ha nessuna intenzione di tornare indietro (grazie a Merlino!)
penso che in caso di petizione per la Rowling ci sarebbero davvero tante persone che ci appoggiano. XD
FINLEYNA 4 EVER: grazie mille per il commento, mi fa davvero molto piacere che la mia storia ti sia piaciuta. alla fine Remus è esploso e qualcosa di avventato lo ha fatto. povero Harry, non si aspettava tanto astio da parte dei malandrini.. XD

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Capitolo 39
*** CERCANDO HARRY ***


CAPITOLO 37
CERCANDO HARRY

Nella testa di Harry rimbombavano mille voci. Le parole di Remus, il viso deluso di suo padre, gli occhi spenti di sua madre e la stanchezza di Sirius. Li aveva delusi tutti, dal primo all‘ultimo. Si era comportato come un bambino viziato e non era stato all‘altezza di meritarsi il loro amore e la loro amicizia. Harry si sentiva perso. Non sapeva dove andare né che fare. Chi avrebbe potuto ascoltare i suoi deliri e suggergli come uscire da quel pasticcio? Harry sospirò. Era completamente solo, come mai prima d’ora. Il peso di tutto quello che aveva passato nella sua vita gli gravava sul cuore. Si sentiva infinitamente vecchio perché aveva passato troppe brutte esperienze e troppi dolori.
Troppo preso dai suoi pensieri non aveva badato a dove andava e si era ritrovato di fronte alla porta di Silente. Si fermò qualche istante a riflettere se entrare o meno. Se tornare o no nel suo tempo. Ormai tutto era perduto nel mondo in cui si trovava. Alla fine si decise e bussò.
[sala comune dei grifondoro]
Erano ormai ore che Hermione, Ron e Ginny cercavano Harry. I ragazzi alla fine erano tornati nella sala comune, a fare il punto della situazione.
“Dannazione è sparito!” esclamò Hermione delusa e preoccupata. Le loro ricerche si erano rivelate del tutto inutili. Harry non era in nessuno dei posti dove loro avevano guardato.
“La mappa del malandrino?” propose Ginny cullando Teddy che non voleva saperne di dormire. Il piccolo sembrava percepire la tensione e continuava ad agitarsi.
“L’aveva lui!“ ricordò Ron con voce tetra. Era distrutto anche lui, ormai era tutto perduto. Conosceva bene Harry ed era quasi sicuro che se non lo trovavano al più presto avrebbe fatto qualche sciocchezza, sempre che non fosse già troppo tardi.
“Su quella dei malandrini? Potremmo chiedere a loro..” propose ancora Ginny con una punta di speranze nella voce. Sapeva bene che non sarebbe stato semplice chiedere loro aiuto ma in fondo potevano sempre prenderla senza il loro permesso. Era disposta a tutto pur di ritrovare il suo ragazzo.
“Non compare Harry su quella.” mormorò Ron smorzando l’ottimismo della sorella.
“Cosa? Accidenti non me ne ero mai accorto.” esclamò sorpreso Sirius, comparendo alle spalle dei ragazzi. Insieme a lui c’erano anche gli altri. James appariva un po’ meno pallido di prima. Teneva stretta a sé Lily, ed entrambi avevano gli occhi velati di lacrime. Remus invece teneva la testa bassa e si sedette lontano da tutti. Quasi volesse stare solo e riflettere su quello che era successo. Sentiva che in gran parte era tutta colpa sua. D’accordo, i ragazzi avevano mentito ma lui avrebbe dovuto parlare loro con calma. Aveva passato anni a dire a James e Sirius di stare calmi e affrontare i problemi in modo razionale e poi aveva fatto l’esatto opposto. Accusandoli ed alzando la voce in quel modo aveva creato quella situazione. Se tutti stavano soffrendo era solamente colpa sua. Doveva fare qualcosa per rimediare. Ci pensò su per qualche secondo poi si alzò e lasciò la sala senza che gli altri se ne accorgessero.
“Che ci fate voi qui? Non abbiamo tempo per darvi spiegazioni.” ribatté Ginny in tono acido. I malandrini, quelle stesse persone che l’avevano messa in soggezione la prima volta che le aveva visto ora la ripugnavano. Il loro comportamento era stato vergognoso.
“Beh, se ci darete spiegazioni solo dopo che avrete trovato il vostro amico vi daremo una mano. Voglio proprio sentire la vostra storia e quello che avete da dire.” rispose James sorprendendo tutti i presenti. Nessuno si aspettava che fosse in grado di parlare con tanta calma. In quelle ore si era calmato ed era giunto alla conclusione che prima di giudicare doveva sapere quello che era successo. Voleva che fosse Harry a spiegare quanto fosse successo. In quei mesi che lo avevano creduto Stev era stato leale e comprensivo con tutti loro. Si meritava la possibilità di spiegarsi.
“Non è così semplice.” mormorò Hermione. Sapeva bene che Harry conosceva il castello e tutti i passaggi per abbandonarlo come le sue tasche.
“Suvvia siamo sette. Vi vorrà poco a perquisire il castello.” fece notare Sirius cercando di abbozzare un sorriso per smorzare la tensione. Se volevano arrivare a qualcosa era necessario che collaborassero. Anche lui la pensava come James.
“Abbiamo già dato un’occhiata in giro ma non si trova.” spiegò Ron freddamente. Capiva che senza l’aiuto dei malandrini avrebbero concluso ben poco ma lo stesso non riusciva a perdonarli del tutto per il loro atteggiamento di poco prima.
“Anche Remus è sparito.” notò improvvisamente Lily. James e Sirius si girarono e perquisirono la stanza con lo sguardo in pochi secondi. Del loro amico non c’era traccia. Hermione, Ginny e Ron si guardarono tra loro restando tutta via impassibili.
“Quello non è un nostro problema.“ commentò Ron alzando le spalle.
“Ron..”
“Avete visto come ha trattato Harry? Avrebbe solo dovuto chiedere una spiegazione. È imperdonabile trattare così Harry.” si sfogò Ron. Potevano anche essere i genitori, il padrino e una caro amico di Harry ma questo non dava loro l’autorità per trattarlo in quel modo a dire poco abominevole. Lo avevano giudicato e condannato senza sapere nulla di lui.
“Resta comunque il fatto che non si trova.” disse James sospirando, rivolto a Sirius e Lily. Sapeva bene che gli altri ragazzi non avrebbero dato loro una mano a trovare Remus. Non dopo quello che lui aveva detto. Era stato strano sentire quelle cose uscire dalla bocca di Remus. Normalmente quello che parlava senza pensare era Sirius. A volte anche James quando perdeva la calma, a Remus non era mai successo. Tuttavia James sapeva che aveva detto quelle cose per proteggere i suoi amici e per questo i malandrini non potevano abbandonarlo. Era uno di loro. James era sicuro che Remus avesse agito così per proteggere lui da una sofferenza troppo grande.
“Penso di sapere dove è andato..” mormorò Lily all’improvviso.
“Non capisco Lily..” disse Sirius confuso guardando la rossa.
“Da Silente.” rispose lei semplicemente. I ragazzi si guardarono tra loro spaventati. Era l’unico posto in cui non avevano ancora pensato di andare a controllare.
[nell‘ufficio del preside]
“Signore, posso entrare?” chiese Harry con tono incerto dopo aver bussato nervosamente alla porta dell’ufficio del preside. In passato il vecchio preside era stato capace di dargli consigli per superare momenti difficili. Certo, questo Silente non era lo stesso ma Harry era sicuro che non lo avrebbe lasciato solo con i suoi problemi.
“Certo caro ragazzo. In questa scuola c’è sempre qualcuno pronto a dare una mano e qualche buon consiglio.” rispose sorridendo il vecchio preside. Harry rimase sorpreso, sembrava quasi che Silente lo stesse aspettando. Sulla sua scrivania c’erano delle gelatine tuttigusti+1 e anche delle cioccorane.
“Come fa a sapere che ho bisogno di consigli?” chiese Harry stupido, prendendo la gelatina che il preside gli stava offrendo.
“Se non ne avessi bisogno non saresti venuto da me. Avanti, dimmi di che si tratta.” lo incoraggiò Silente. Il suo tono era comprensivo e calmo. Nonostante tutti i problemi che stava affrontando era lì pronto ad aiutare lui. Harry sprofondo sulla poltrona pieno di gratitudine per quell’uomo che gli aveva sempre fatto un po’ da nonno.
“Hanno scoperto che non sono Stev.“ spiegò lui sospirando. Non riuscì ad aggiungere altro, era troppo difficile ripensare a quello che era accaduto nella stanza dei ragazzi.
“È stato Remus, vero? Quel ragazzo è davvero molto intelligente..” ammise Silente pensieroso. Era certo che il giorno in cui i malandrini avrebbero scoperto tutto sarebbe arrivato.
“Mi odiano. Li ho delusi.” sbottò Harry con un tono di voce tetro.
“Non esagerare, dopo tutto non possono odiarti. Tu sei Harry Potter. Sei il figlio di Lily e James.” gli ricordò Silente con un sorriso. Non sapeva perché ma qualcosa dentro di lui gli diceva che il ragazzo depresso che aveva di fronte era davvero speciale. Che aveva dentro di sé una forza incredibile.
“Questo loro non lo sanno..” sospirò Harry.
“Come sarebbe a dire che non lo sanno? Perché non hai detto loro nulla? Dopo tutto se avevano già scoperto che non eri Stev non aveva senso mantenere il segreto sulla tua identità.” chiese Silente stupito.
“Erano così delusi e arrabbiati. Non ne ho avuto la forza.” mormorò Harry fissando intensamente il pavimento. Non era riuscito a dire loro chi era davvero perché aveva troppa paura dei loro sguardi. Non sarebbe riuscito a sopportare le loro espressioni, la loro rabbia e la loro delusione ed essere conscio del fatto che loro sapessero che era il figlio di Lily e James.
“Capisco, e ora che intendi fare?” chiese Silente, cercando di essere comprensivo. Riusciva a percepire la lotta interiore nella testa di quel ragazzo. Doveva stare davvero malissimo.
“Io non lo so. Vorrei un consiglio da lei.” chiese Harry, fissando intensamente gli occhi azzurri del vecchio preside. Silente si sentì turbato da quello sguardo ma allo stesso tempo percepì che c’era qualcosa di sbagliato in quegli occhi tanto tristi.
“Caro ragazzo, solo tu puoi prendere decisioni sulla tua vita. Ad ogni modo ti suggerisco di pensarci per bene su. Hai due vie. Tornare nel tuo tempo o decidere di restare. Capisco che non sia una scelta semplice.” spiegò pazientemente Silente.
“Se decido di tornare nel mio tempo sarò solo. Qui invece avrei la mia famiglia che al momento mi odia.” mormorò Harry riflettendoci sopra. Nessuna delle due soluzioni gli sembrava la migliore. Entrambe le vie lo avrebbero fatto soffrire.
“Puoi sempre rimediare spiegando le tue ragioni. È difficile ma capirebbero. Sei sicuro che non ci sia altro che ti vuole portare lontano da qui?” chiese il preside, cercando di scavare più a fondo nei sentimenti del ragazzo.
“Qui dovrei mentire per tutta la mia vita. Fare finta di essere un’altra persona..” rivelò Harry, mettendo a nudo la sua anima e rivelando quel pensiero che tanto martellava nella sua testa. Silente rimase per un po’ in silenzio, incerto su cosa dire. Non voleva correre il rischio di sbagliare e farsi fraintendere dal ragazzo.
“Sai, quando ti ho visto nel mio ufficio per la prima volta mi sei sembrato un ragazzo intelligente e fuori dal comune. Ho avuto la sensazione che in te ci fosse molto più di quel che appare. Ci ho pensato parecchio su e penso di essere arrivato alla conclusione che tu puoi salvare molte vite.“ disse alla fine il vecchio preside. Harry lo ascoltò senza dire nulla sorridendo tra sé. Silente non si smentiva mai e soprattutto riusciva sempre a capire tutto prima degli altri.
“Ho passato tutta la mia vita a combattere per salvare vite e alla fine ho perso lo stesso. Volevo solo un po’ di pace, potermi godere la mia vita.” rispose Harry tristemente. Era stanco di combattere. Non faceva che combattere per guadagnarsi un po’ di felicità e ancora non c’è l’aveva fatta. Silente gli stava per caso chiedendo di ricominciare a capo? Combattere nuovamente una battaglia che aveva già affrontato e che gli aveva portato via ogni cosa?
“A volte la vita ci mette davanti a delle scelte anche se non vogliamo. Si tratta di decidere tra ciò che è giusto e ciò che è facile.” mormorò Silente con fare pensieroso. Quella frase rimbombò nella testa di Harry come un eco. Non era la prima volta che la sentiva ma faceva comunque un certo effetto. Invece che aiutarlo a schiarirsi le idee quella frase gliele aveva complicate. Harry non sapeva più cosa dire, ne cosa fosse giusto fare.
“Perché non ti prendi qualche giorno per decidere che fare? Forse vedere questo mondo un po’ meglio ti sarà d’aiuto.” consigliò Silente in modo affettuoso. Più che un preside a Harry sembrava di avere davanti un amico, quasi un nonno. Forse la cosa migliore da fare era ascoltarlo. Vedere il mondo in cui si trovava poteva aiutarlo a decidere se combattere per liberarlo o No anche se lo preoccupava dover continuare a fingere di essere qualcuno che non era.
“Forse ha ragione. Avrei un favore da chiederle, se posso..” iniziò Harry. La decisione era presa e non sarebbe tornato indietro.
“Dimmi pure.”
“Vorrei cancellasse Steven Potter da questa scuola.“ disse Harry tutto d’un fiato. Aveva capito che fingere di essere stato Steven Potter era stato l’errore più grosso che aveva fatto da quando era lì. Non avrebbe mai dovuto mentire in quel modo.
“Sei sicuro?” chiese Silente fissandolo a lungo dritto negli occhi. Harry non abbassò lo sguardo.
“Se deciderò di tornare qui sarà con il mio nome, non con quello di mio zio.” ribatté Harry deciso.
“Saggia decisione ragazzo, vedo che cominci a capire.” rispose Silente sorridendo guardando il ragazzo varcare la porta. Il vecchio preside si ritrovò nuovamente solo con i suoi pensieri. Quel ragazzino poteva essere forse la risposta che cercava da tempo. Con il suo aiuto forse avrebbe potuto fare si che quella assurda guerra finisse. Silente sospirò. Chissà se sarebbe tornato nel suo mondo o avrebbe dato loro una mano.
Poco dopo la porta dell’ufficio di Silente si spalancò di nuovo. Silente si era aspettato altre visite. Sicuramente gli amici di Harry sarebbero venuti a cercarlo. Quando però il vecchio preside alzò gli occhi dalle pergamene che aveva sulla scrivania si trovò di fronte un Remus Lupin decisamente scosso.
“Signore! Harry.. Voglio dire Steven Potter!” balbettò visibilmente agitato. Si era precipitato lì per impedire che lasciasse quella dimensione. Se fosse partito non ci sarebbe stato modo di rintracciarlo. Non si sarebbe mai perdonato se James non avesse avuto tutte le risposte che voleva per colpa sua.
“Se lo stai cercando devo darti una delusione. Non è qui.” rispose Silente offrendo anche a lui una gelatina tuttigusti+1. Remus era troppo scosso per riuscire a mangiare qualcosa e rifiutò gentilmente.
“È successo un pasticcio. Deve impedirli di tornare da qualunque posto lui sia venuto. Dobbiamo trovarlo e farci spiegare tutto quello che è successo. Prometta che lo manderà da noi se verrà qui nel suo ufficio..” lo pregò Remus. I suoi occhi rispecchiavano la sua infinita disperazione. Si sentiva colpevole per quanto era successo. Avrebbe dovuto controllarsi e parlarne in privato con Harry, Steven o chiunque fosse quel ragazzo misterioso.
“Mi spiace Remus ma Harry non si trova più in questa scuola.” spiegò Silente con calma mentre scartava una cioccorana. Remus sentì il mondo crollargli addosso. Tutto era perduto.
“Cosa? Non è possibile. Dannazione ho combinato un disastro.” esclamò Remus sbiancando improvvisamente. Come avrebbe fatto a dire a James e agli altri che Harry se n’era andata e che non avrebbero potuto avere le spiegazioni che volevano?
“Non ti abbattere così. Ho detto che non si trova più qui ma non che sia tornato nel suo mondo.” spiegò meglio Silente dopo aver notato la disperazione sul volto di Remus.
“Non capisco cosa intende signore.” chiese Remus confuso. Le parole del vecchio preside come al solito avevano il potere di confonderlo.
“Ho dato il permesso a Harry di uscire dal castello e fare un giro nel mondo reale prima di decidere se tornare o meno nel suo mondo.“ spiegò meglio Silente. Remus a quelle parole riprese un poco di colore.
“Quindi non possiamo fare nulla per trovarlo e per parlare con lui..” mormorò Remus abbattuto. Harry non era andato nel suo mondo ma era comunque introvabile, almeno per loro.
“Se è così importante per te e per i tuoi amici, e immagino che lo sia, parlare con lui allora darò anche a voi la possibilità di lasciare il castello per andarlo a cercare.” disse Silente. Era certo che i ragazzi non si sarebbero dati pace fino a che non fossero riusciti a parlare con Harry.
“Grazie signore.” disse Remus prima di scappare verso la sala comune. Doveva assolutamente dire agli altri che c’era ancora speranza.

ANGOLO DELL'AUTRICE:
scusate ancora per il ritardo nel postare! spero di farmi perdonare con il capitolo nuovo. questo capitolo è una specie di intermezzo, nei prossimi vi anticipo che vi farò fare un tour nel mondo magico e non degli anni '70. nel frattempo grazie mille a chi ha commentato e hai 94 che hanno la mia storia tra i preferiti. spero che la mia storia nonostante sia lunga vi piaccia e vi appassioni almeno quanto piace e appassiona me scriverla.
FINLEYNA 4 EVER: beh diciamo che anche Harry un po' se l'è cercata. era ovvio che se la prendessero i malandrini. è anche vero che Remus avrebbe potuto usare un po' più di tatto e di calma. ora però si è pentito e sta cercando di rimediare. grazie mille per il commento! xD
TONKS17: grazie mille per il commento e per la franchezza. non me la prendo, anzi. mi hanno insegnato che è con le critiche che si migliora. xD
al momento Harry se n'è andato anche se non dove temevi tu. non ti anticipo nulla.. xD
SHIHO93: grazie per il commento! buttarsi dalla torre di astronomia? bello, mi hai dato un'idea (ovviamente sto scherzando!) . diciamo che i malandrini si sono già pentiti delle loro reazioni e che ora daranno una mano a cercare Harry (io ovviamente so dove si trova ma non te lo dico XP!) xD
MIKELINA: grazie mille per il commento, mi piace sempre leggere i commenti di persone nuove. xD
KIA88OC: grazie millissime anche a te! è un piacere accogliere lettori nuovi. mi spiace averti fatto penare un po' per l'aggiornamento ma ti assicuro che cercherò di procedere più spedita visto che ho un po' di tempo libero ultimamente! xD
LYRAPOTTER: ma ciao bella, grazie per il commento! è sempre un piacere leggerti xD! eddai è bello vedere ogni tanto Remus che agisce d'istinto. sai che noia sennò. diciamo che alla fine di quest'altro capitolo la situazione è nettamente migliorata. xD per quanto riguarda l'ipotetica fidanzata di Sirius ti comunico ufficialmente che ho trovato una soluzione meno contorta di fare risorgere Luna. non ti anticipo nulla che senno ti rovino la sorpresa. al momento però devo trovare il punto migliore per farla entrare nella storia.. xD
SMEMO92: grazie mille del commento! chi meglio di Silente poteva fare ragionare Harry e proporgli una soluzione meno distruttiva possibile? xD
FUNNYPINK: grazie mille per il commento! è bello vedere facce nuove! xD
PRINCESSMARAUDERS: grazie per il commento e non ti preoccupare.. prenditela con calma che la scuola è molto più importante! xD grazie per i complimenti.. mi fai arrossire!!! diciamo che la sfuriata di James l'ho evitata perchè sentirsi dare dell'impostore, traditore e chi più ne ha più ne metta dal proprio padre sarebbe stato decisamente più distruttivo per il povero Harry. già così con Remus si è preso male.. vedrai che tutto andrà a posto! nei prossimi capitoli ci sarà un bel tour. xD

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Capitolo 40
*** DA DOVE SI INIZIA? ***


CAPITOLO 38
DA DOVE SI INIZIA?

Remus non dovette fare molta strada per trovare i suoi amici. I malandrini infatti erano fuori dall’ufficio del preside per aspettarlo. Sui loro visi Remus riusciva a leggere preoccupazione. Ancora una volta era riuscito a farli stare in pena per lui. Come potevano non odiarlo per tutti i problemi che era riuscito a causare in così poco tempo? Remus sospirò e si avvicinò a loro titubante.
“Che ti è preso? Sei scappato senza dirci nulla!” lo rimproverò Sirius lanciandogli un’occhiataccia. Dietro quello sguardo burbero Remus riusciva a vedere il grande cuore di Sirius. No, non lo odiavano. Nonostante tutto i suoi amici gli volevano bene più che mai e non ci pensavano nemmeno a lasciarlo solo.
“Dovevo impedire che se ne andasse.” rispose mestamente Remus, con la testa fissa sul pavimento. Non riusciva a sostenere i loro sguardi sapendo di avere causato quella sofferenza.
“Lui dove è?” chiese Lily appoggiandogli una mano sulla spalla. Remus alzò gli occhi e incontro quelli verdi della ragazza. Il licantropo intuì che Lily aveva capito perché si era precipitato da Silente.
“Sono arrivato tardi, ma c’è ancora speranza. Dove sono Hermione, Ron e Ginny?” spiegò brevemente Remus guardandosi intorno. Non era il momento per essere tristi, doveva dire quello che aveva saputo dal preside ai ragazzi e andare a cercare Harry. Solo i suoi amici potevano sapere in quale luogo il ragazzo misterioso poteva essere andato a nascondersi.
“Dubito che vogliano parlare con noi..” obiettò James abbozzando un sorriso per fare capire a Remus che andava tutto bene, che non lo odiava.
“Dobbiamo provarci.” ribatté Remus convinto, spiegando loro brevemente la situazione.
“Sono La. Speriamo bene..” mormorò Sirius indicando tre ragazzi che parlavano tra loro poco più in là. Era di fondamentale importanza collaborare con loro.
“Ciao ragazzi.” iniziò Remus bloccandosi improvvisamente. Che poteva dire loro? Sapeva che il pasticcio che si era creato era colpa sua e sapeva anche di non avere nessun tipo di scusa.
“Che vuoi ancora da noi?” rispose in malo modo Ron. Non aveva intenzione di chiarire con Remus. Come poteva essere così irresponsabile e diverso dal professor Lupin che aveva conosciuto nel suo tempo? Da quando erano lì per colpa sua erano capitati molti guai. Prima la storia di Hermione, d’accordo in quel caso era stata anche abbastanza colpa sua, ed ora aveva fatto scappare Harry. Tra le altre cose Harry era del tutto fuori di sé e agiva senza pensare, e in passato l’amico aveva dimostrato di essere in grado di combinare disastri enormi agendo senza pensare.
“Remus è andato a parlare con Silente. “ spiegò Sirius, sperando che i ragazzi fossero disposti ad ascoltare almeno lui. A quelle parole le ragazze uscirono dal loro mutismo ostinato e presero a prestare molta attenzione a quel discorso.
“Che?” chiesero in coro Hermione e Ginny.
“Avevo paura che se ne andasse prima di poterci chiarire con calma..” spiegò meglio Remus. Hermione si diede mentalmente della stupida. Come aveva potuto non pensare di andare dal preside per chiedergli di non lasciar tornare Harry nel loro tempo? Probabilmente ora era troppo tardi. Per ritrovare Harry sarebbero dovuti andare nel loro tempo e fare i conti con la totale distruzione del loro mondo e dei loro affetti.
“Chiarire? Adesso vorresti chiarire, non potevi pensarci prima?” esclamò Hermione anticipando Ron. Il rosso la guardava sorpreso. Era strano che la ragazza fosse più impulsiva ed aggressiva di lui. Era stata la rabbia a parlare per lei.
“Lo so, sono stato idiota e impulsivo. Posso rimediare?” rispose Remus con decisione, sorprendendo tutti i presenti. Hermione si morse un labbro, scocciata di non riuscire a rispondergli a tono. Hermione e Ron si scambiarono un lungo sguardo senza parlarsi.
“Ma sai dove si trova? Te lo ha detto?” chiese Ginny, più interessata a trovare Harry che a rimanere arrabbiata con Remus. Sperava con tutto il suo cuore che non avesse lasciato quel tempo. Sarebbe stato tutto terribilmente complicato altrimenti.
“No, ha detto che ha lasciato il castello. Ma non è tornato nel vostro mondo.“ rispose Remus ripensando alle parole del preside di poco prima. Tutti i presenti rimasero ammutoliti, senza sapere bene se essere felici o meno di quelle parole. Certo, Harry non era tornato nel loro mondo ma in ogni caso non sapevano dove potesse essere finito e quello era comunque un grosso problema da risolvere.
“Quindi come facciamo a rintracciarlo?” chiese James confuso. Come potevano trovare qualcuno che si trovava fuori dal castello se non potevano uscire?
“Possiamo andare a cercarlo. Silente ci ha dato il permesso!” spiegò Remus senza aggiungere altro. James e Sirius cominciarono a fare progetti su come lasciare la scuola ma vennero bloccati immediatamente da Ron.
“Fermi un attimo. Voi non andate da nessuna parte. Noi cercheremo Harry mentre voi rimarrete qui al castello.” esclamò Ron con calma. Avevano fatto abbastanza danni e non voleva che ne facessero ancora. Non li voleva tra i piedi un’altra volta, senza contare che sarebbe stato problematico cercare Harry con i malandrini senza spiegare loro nulla del passato del loro amico. Se erano stati abbastanza svegli da capire che non era Steven allora avrebbero di certo capito chi era Harry in realtà prima che l’amico fosse stato pronto per rivelarlo lui stesso.
“Ma noi possiamo darvi una mano..” iniziò Lily decisa stringendo i pugni. Le parole della ragazza però vennero  subito interrotte. Gli altri non volevano sentire ragioni.
“È fuori discussione. Resterete qui.”
“Ma non capisco perché siete così testardi.” insistette James, sostenuto da Sirius. Solo Remus non diceva nulla. Stava in silenzio, quasi temesse che dire qualcosa avrebbe peggiorato le cose. Erano state le sue parole a iniziare tutto. I ragazzi avevano tutte le ragioni a non volerli ancora tra i piedi.
“Non sapete nulla di Harry, di quello che ha passato e di dove potrebbe essersi andato a cacciare. Sareste solo di impiccio.” spiegò Ginny con calma. Quelle parole furono come una doccia fredda per i malandrini.
“In questi mesi siamo diventati amici prima che scoppiasse questo casino.“ ribatté Sirius. In ragazzo ricordava bene le lunghe sere passate a parlare con quello che credeva Stev. Non volevano dire nulla? Forse non sapeva nulla del suo passato ma da quando lo aveva conosciuto aveva provato un affetto istintivo per quel ragazzo, ed era sicuro che per James, Remus e Lily fosse la stessa cosa. All’inizio avevano pensato che sentivano vicino Stev perché era in gemello di James, dopo avevano scoperto che non era così. In quelle ore erano arrivati alla conclusione che ci doveva essere per forza un’altra ragione che li legava a quel ragazzo, Harry, e loro volevano scoprire a tutti i costi quale fosse.
“Ragazzi stiamo perdendo tempo. Dobbiamo andare a cercare Harry.” ricordò Ron cercando di fare capire agli amici che discutere non li avrebbe portati da nessuna parte.
“Per prima cosa dobbiamo andare al villaggio. Da li possiamo smaterializzarci.” disse Hermione iniziando a pensare da che parte cominciare quella ricerca.
“Voi potete smaterializzarvi?” chiese stupito Sirius. Lui e i suoi amici avevano appena compiuto diciassette anni e non avevano ancora sostenuto l’esame, come potevano quei ragazzi averlo già fatto? Anche Lily, Remus e James stavano pensando la stessa cosa.
“Tranne Ginny.” rispose Ron tranquillamente, incurante delle facce stupefatte dei malandrini.
“Hey!“ esclamò la sorella, evidenziando il fatto che anche lei aveva superato l’esame seppure da poco tempo.
“Oh scusa, mi devo essere perso qualcosa.” rispose Ron sorridendo imbarazzato.
Lily concluse che i ragazzi dovevano essere più grandi e che Ginny aveva la loro età. Il fatto che Harry poteva materializzarsi però spiegava come aveva fatto a lasciare la scuola in breve tempo e complicava tutto. Sarebbe stata dura cercare qualcuno che poteva spostarsi a suo piacimento.
“Se non dovessimo cercare Harry ti avrei già lanciato una qualche maledizione. Andiamo Va.. Dobbiamo lasciare Teddy in infermeria.” disse Ginny, avviandosi verso l’infermeria, mettendo fine alla discussione sul nascere.
“Lascialo a me, penso io a lui.” esclamò Remus all’improvviso, sorprendendo tutti i presenti. Remus era stato zitto fino a quel momento, perso nei suoi pensieri. Non se la sentiva di andare con loro a cercare Harry ma allo stesso tempo non voleva impedire ai malandrini di seguirli. Restare con il bambino era un buon compromesso e inoltre sentiva che in quel momento era l’unica persona in grado di farlo sentire un po’ meglio. Senza la sua presenza poi era sicuro che gli altri avrebbero lasciato che i malandrini andassero con loro.
“Pensi davvero che dopo quello che hai detto a Harry ti lasciamo Teddy?” mormorò Ron con fare minaccioso. Non aveva nessuna intenzione di lasciare il piccolo Teddy con Remus, nonostante questi fosse il padre.
“Ron non abbiamo tempo né per discutere né per andare in infermeria. Tieni Remus, grazie mille.” ribatté Ginny lasciandogli il bambino e guardando male il fratello. Lasciare il bimbo con lui semplificava le cose, faceva risparmiare loro tempo e spiegazioni all’infermiera del castello. Inoltre Ginny aveva notato che quando Remus aveva Teddy tra le braccia i suoi occhi brillavano.
“Bene, è deciso. Remus resta qua e noi tre veniamo con voi.“ concluse James con un sorriso malandrino che non ammetteva risposta negativa. Alle sue spalle Lily e Sirius annuivano convinti.
“Siete testardi, non avete sentito quello che avevamo detto?” chiese Hermione tentando di fare cambiare loro idea.
“Lascia perdere, tanto non cambiano idea. Piuttosto, qualche idea su da che parte iniziare a cercare?” chiese Ron in risposta. Si era reso conto che James e Sirius erano troppo convinti e non c’era modo di fare cambiare loro idea. Inoltre negli occhi di Lily vedeva la stessa determinazione che così tante volta aveva letto in quelli di Harry.
“Qualsiasi persona quando si sente persa cercherà di tornare in luoghi che sono stati importanti per lui. Sia nel bene che nel male. Posti dove è stato molto felice o dove ha sofferto molto. Vi viene in mente qualcosa?” riflettè Lily. Se fosse stata al posto di Harry sarebbe scappata a casa sua o comunque in un posto familiare che l’avesse fatta sentire protetta. Hermione, Ron e Ginny si guardarono a lungo interrogandosi su quale posto potesse essere il più familiare per Harry. Purtroppo nella sua vita erano stati davvero pochi i posti che lo avevano fatto sentire a casa. Si potevano tranquillamente contare sulle dita di una mano.
“Almeno tre posti. Penso sia meglio dividerci.” disse Ron dopo averci pensato un po’ su.
“Benissimo. Ron, tu vai dai babbani. Ginny tu invece vai alla vecchia sede dell’ordine. Io andrò dove tutto è cominciato. Tutto chiaro?” ordinò Hermione pensierosa. Aveva escluso che Harry potesse essere alla Tana, quel posto era importante per lui in quanto casa di Ron e Ginny. Non aveva senso andarci nell’epoca in cui si trovavano.
“Intendi casa del maiale biondo?“ chiese Ron riferendosi al cugino grasso, biondo e odioso di Harry.
“Vengo con te. A dopo ragazzi.” disse Lily prendendo Ron sotto braccio. Ron lanciò uno sguardo stranito alle ragazze chiedendosi come mai proprio lei doveva seguirlo. Sarebbe stato problematico dover cercare Harry in Privet Drive, in casa della sorella di Lily, senza dirle come mai erano proprio lì. Hermione alzò gli occhi al cielo facendo capire al ragazzo che avrebbe dovuto inventarsi qualcosa.
“A dopo Lily. Sirius, vai con Hermione e io vado con Ginny.” disse James avvicinandosi alla rossa, Sirius invece appoggiò un braccio sulle spalle di Hermione.
Le due ragazze si scambiarono uno sguardo preoccupato e intuirono che Ron non sarebbe stato il solo a dover inventare una storia credibile.

ANGOLO DELL'AUTRICE
innanzitutto mi scuso con voi per avere saltato qualche settimana, maledetti professori (sono sicura che chiunque vada a scuola o in università mi può capire benissimo!)
in ogni caso rieccomi qui, spero che questo capitolo vi sia piaciuto e che siate curiosi di sapere come andrà avanti. nei prossimi capitoli Ron e Lily andranno a Privet Drive, poi Hermione e Sirius a Godric's Hollow e infine Ginny e James alla casa dei genitori di Sirius.
vi assicuro che sarà un tour interessante..
grazie mille a tutti quelli che sono arrivati a leggere fino a qui, specie a quelli che hanno lasciato un commentino.
FINLEYNA 4 EVER: grazie mille per il commento. caccia al tesoro? sai che è davvero un modo originale per definire la ricerca di Harry? potrei usarlo come titolo del prossimo capitolo.. XD
SHIHO93: grazie mille per il commento. mi fa piacere averti stupita XD! sei pronta per il viaggio nel mondo magico del passato?
LYRAPOTTER: grazie per il commento. iniziamo subito dalla fidanzata di Sirius: comparirà tra qualche capitolo, vediamo se capisci chi è prima che la noti Sirius. non dico altro, ti tengo un po' sulle spine. in questo momento Harry è a zonzo per il mondo magico per cercare di capire che fare, dove rimanere e se combattere. al momento penso di avere abbastanza chiaro in mente che decisione prenderà.. silente è sempre silente. XD
TONKS17: grazie per il commento anche se corto, anche io come vedi ho avuto pochissimo tempo in questo periodo. spero questo capitolo ti sia piaciuto, anche è corto.
SMEMO92: grazie per il commento! nei prossimi capitoli malandrini e gli altri andranno a cercare Harry, la pazienza non è una delle loro qualità quindi stare ad aspettare che lui rinsavisca e torni da solo non è pensabile. ovviamente Lily, James e Sirius qualche domanda se la faranno (che ci facciamo a Privet Drive? perchè qui a Godric's Hollow? ma qui non abita la famiglia di Sirius?) e ai nostri eroi toccherà trovare il modo di rispondere senza dire troppo. non ti anticipo altro ma sarà difficile per Hermione, Ron e Ginny.XD
PRINCESSMARAUDERS: grazie per il commento! mi fa piacere e insieme mi dispiace per lasciarti con mille dubbi (ovviamente mi fa piacere perchè vuole dire che la mia storia ti piace ma mi dispiace farti rimanere male). la corda per tenerlo non è servita, anche se sarebbe stato più veloce se fosse rimasto al castello. mi fa molto piacere che la mia storia piaccia anche a tua sorella e a tua cugina, salutamele tanto e ringraziale da parte mia.
FUNNYPINK: ogni tanto agire d'impulso serve. personalmente non credo che Remus sia stato sempre tranquillo e razionale, ogni tanto sarà pure esploso qualche volta.. XD per ora goditi il tour nel mondo magico.. XD


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Capitolo 41
*** SULLE TRACCE DI HARRY: LA CASA DELL'INCUBO ***


CAPITOLO 39
SULLE TRACCE DI HARRY - LA CASA DELL’INCUBO

Ron si materializzò in una zona isolata della via, cercando di dare poco nell’occhio. Era così preoccupato della sparizione del suo amico Harry da non avere notato che Lily lo aveva seguito per davvero. Il panico lo assalì, era sicuro che Lily avrebbe iniziato a fare un sacco di domande che lo avrebbero messo in crisi.
“Mi hai seguito davvero!“ osservò incredulo Ron fissando Lily. La ragazza dai capelli rossi camminava a pochi passi da lui e lo fissava con aria di sfida. Ron in quel momento pensò che Harry assomigliava a sua madre molto di più di quel che sembrava ad un primo sguardo.
“Smettila di fare lo scorbutico e dimmi dove siamo prima che ti lanci una fattura.” rispose seria Lily con le mani ai fianchi. Conosceva bene quello sguardo determinato, era lo stesso che assumevano sua madre e sua sorella quando erano davvero arrabbiate. Forse si trattava di una prerogativa femminile, certo era che c’era da stare attenti.
“Bella idea lanciare una fattura di fronte a dei babbani.” fece notare Ron guardandosi intorno. Non c’era quasi nessuno in giro ma dovevano cercare di passare inosservati. Lily si guardò intorno anche lei,curiosa. Aveva passato tutta la sua vita tra i babbani e si trovava perfettamente a suo agio a camminare nelle loro città, tuttavia quel luogo la metteva in soggezione e non riusciva a capire perché. Forse perché le ricordava la sorella. L’unica zona abitata da babbani dove non si sarebbe più potuta sentire a suo agio era casa di sua sorella. Lily sospirò sconsolata cercando di cacciare quel triste pensiero dalla testa.
“Non mi ero accorta che eravamo arrivati tra i babbani.” notò Lily. “Privet Drive. Questo posto mi è familiare..” rispose Lily osservando il luogo in cui erano finiti. Si trattava di una normalissima cittadina babbana come tante, ma qualcosa le risultava familiare. Non era mai stata lì eppure quel nome lo aveva di sicuro già sentito. Il nome della via scritto sul cartello di fronte a lei la guardava beffardo, senza che lei riuscisse a capire o ricordare perché.
“Andiamo, forza.” disse Ron incamminandosi verso un gruppo di villette a schiera a poche centinaia di metri da loro. Tra quelle c’era anche il numero 14, dove abitavano gli zii di Harry. Era quella la casa in cui il suo amico aveva passato gli anni peggiori della sua infanzia, il luogo da cui aveva sempre voluto scappare e che malgrado tutto era stata anche la sua protezione. Silente lo aveva obbligato a stare lì perché l’incantesimo di Lily che proteggeva Harry non si rompesse e lui aveva sofferto molto per quell’imposizione. Ron sapeva bene che Harry lì non si era mai sentito a casa, cercarlo in quei luoghi era inutile. Non avevano quasi mai parlato degli anni che aveva passato lì, Harry non ne parlava mai. Ogni scusa era buona per cambiare argomento. Ron ricordava soprattutto i silenzi dell’amico e i suoi sguardi persi, vuoti e sempre più sconsolati man mano che l’anno finiva e gli si prospettava di tornare da loro per l’ennesima lunga e noiosissima estate.
“Perché siamo venuti proprio qui?” chiese curiosa Lily mentre camminava al fianco del ragazzo, distogliendolo dai suoi pensieri.
“Perché qui è dove Harry è cresciuto. Almeno, nel nostro mondo. Non so come sia questo posto qui.” rispose Ron cercando di essere il più diplomatico possibile.  
“Capisco. Senti, a me spiace davvero.” disse improvvisamente Lily. Ron intuì immediatamente che stava parlando di Remus e si irrigidì.
“Non ti credo.” rispose secco. Non gli andava di parlare ancora di Remus. Se erano in quella città così insulsa era solo colpa sua. Non gli andava nemmeno di dare spiegazioni su Harry. L’unica cosa che gli andava di fare era cercare il suo amico senza parlare con Lily.
“È normale che Remus abbia reagito così. Si è sentito preso in giro. Ha parlato senza pensare.” cercò di difenderlo la ragazza. Conosceva Remus da sette anni e non si era mai comportato così. Remus era la persona più buona di tutto il castello, voleva solo proteggere i suoi amici. Lily era sicura che Ron capiva le ragioni di Remus e che prima o poi lo avrebbe perdonato.
“Forse era meglio se pensava.” rispose ancora Ron. Lily intuì che abbattere la barriera di rabbia e di odio che aveva creato Ron sarebbe stato difficile ma lo stesso non si diede per vinta. Voleva che il ragazzo capisse che Remus non era un mostro ma una persona come tutti e che proprio per questo aveva reagito così. Erano state le sue emozioni a parlare per lui.
“Non sapevamo che eravate d’accordo con Silente.” continuò imperterrita, decisa a far capire al rossa la buona fede del suo amico Remus. Era molto strano che il preside sapesse tutto e che avesse acconsentito. La rossa si chiese ancora una volta chi fosse quel misterioso Harry e perché fosse venuto lì. Improvvisamente tutto quello che credeva di sapere su quel ragazzo si era rivelata una bolla di sapone.
“Pensi davvero che sia possibile fare qualcosa alle spalle di quell’uomo? È a conoscenza di ogni cosa che avviene al castello.”fece notare Ron infastidito. Possibile che Lily Evans, una delle studentesse più in gamba della scuola non avesse notato l’onnipresenza del preside in tutto ciò che riguardava il castello?
“In ogni caso anche voi avete le vostre colpe. Questo è innegabile.” sottolineò la ragazza decisa. Quelle parole spiazzarono Ron. Lily aveva ragione, anche loro avevano mentito, anche se lo avevano fatto per una buona ragione. Avevano giocato con i loro sentimenti, soprattutto quelli di James.
“Ti assicuro che ci sono delle spiegazioni molto valide.” balbettò dopo qualche attimo di silenzio. Lily si fermò di fronte a lui e gli bloccò la strada.
“Se sono così valide perché non mi spieghi..” ribatté Lily. Aveva fatto centro e ora voleva delle risposte dal ragazzo. Ancora una volta tra i due cadde un silenzio carico di tensione e imbarazzo.
“Perché prima dobbiamo trovare Harry. È la sua vita. Non posso raccontare nulla senza che lui sia d’accordo. Mi capisci?” rispose Ron guardando fisso l’orizzonte. Non poteva tradire il suo amico. Poteva cercarlo, parlare con lui e cercare di farlo ragionare ma non poteva svelare quel segreto che aveva gelosamente custodito da quando erano arrivati in quel tempo.
“Penso di si. Stiamo cercando una casa in particolare?” chiese Lily concentrandosi sulla ricerca di Harry: prima lo avrebbero trovato e prima avrebbero avuto le spiegazioni che volevano. Una parte di lei lo capiva, nemmeno lei avrebbe mai svelato il segreto di un amico, ma un’ultra parte voleva a tutti i costi sapere che stava succedendo.
“Diamo un occhiata al numero 14 e poi facciamoci un giro nel quartiere.” propose Ron deciso guardandosi attorno per accertarsi che non ci fossero babbani.
“Va bene. Posso farti una domanda?” chiese Lily pensierosa improvvisamente.
“Dimmi” rispose Ron un po’ preoccupato.
“Harry è cresciuto in una città babbana, quindi anche lui come me viene da una famiglia babbana?” chiese Lily, curiosa di sapere qualcosa su Harry. Quel ragazzo aveva intorno a sé un alone di mistero che era davvero complicato oltrepassare.
“No, viene da una famiglia di maghi.” rispose Ron, soppesando con cura le parole. Non doveva rischiare di tradirsi. Lily aggrottò la fronte. Un figlio di maghi cresciuto tra i babbani? Era decisamente strano, Lily non aveva mai sentito una cosa del genere.
“Ed è cresciuto in un villaggio babbano? Da quello che ho imparato sui maghi mi sembra così strano. Non ho mai sentito di maghi che vivono tra i babbani. Non potrebbero usare la loro magia nella vita quotidiana!” osservò Lily, pensando ai suoi amici maghi. Le sembrava molto strano che una famiglia di maghi potesse decidere di vivere nel mondo babbano, senza poter usare la sua magia. Pensava a James, ai racconti delle estati passate con Sirius e con i suoi genitori.
“È complicato Lily. Davvero, non posso entrare nei dettagli.. Posso solo dirti che Harry è figlio di un mago e di una strega e che per un po‘ ha abitato qui. Devi accontentarti di questo, almeno per ora. È stata una parte importante della sua vita, non felice forse ma in ogni modo importante.” balbettò Ron, visibilmente il difficoltà.
Lily decise di lasciare perdere, avrebbe saputo tutto a tempo debito. Ron era stato fortunato che non era come Sirius e James, quei due non avrebbero mollato facilmente il colpo in una situazione del genere.
“Eh va bene. Dimmi almeno dove siamo, so solo il nome della via!” esclamò Lily un po’ infastidita dalle risposte che non aveva. Ogni cosa che domandava era complicata e non poteva avere una risposta nell’immediato. Lily cominciava a trovare tutto questo un po’ frustrante.
“Little Whinging, nel Surrey.“ spiegò Ron senza pensare. “Che ti prende?” chiese Ron preoccupato. Lily improvvisamente era sbiancata. All’improvviso aveva capito ogni cosa, il senso di inquietudine e la familiarità del nome della via.
“Niente, davvero. Solo, qui da qualche parte abitano mia sorella e quel gorilla che ha sposato da poco. Per questo la via mi suonava familiare.” disse lei terrorizzata. Ricordava ancora troppo bene l’ultima chiaccherata con la sorella, durante il matrimonio.
“Eri già stata qui a trovarla?” chiese Ron, fingendo di non essere a conoscenza dell’odio che la zia di Harry provava per Lily.
“No, sapevo solo dove abitavano.” rispose lei guardandosi attorno preoccupata. Il destino l’aveva portata nell’unico posto in tutta l’Inghilterra dove non avrebbe mai voluto trovarsi.
“Non sembra che tu vada molto d’accordo con tua sorella.” buttò lì il ragazzo con i capelli rossi.
“Diciamo che lei mi odia. Al suo matrimonio mi ha invitata perché non poteva fare altrimenti ma ti assicuro che ne avrebbe fatto volentieri a meno. Il suo indirizzo me lo ha detto per essere sicura che me ne tenessi alla larga.” spiegò Lily tirando il fiato. Mai come in quel momento aveva desiderato trovarsi al sicuro tra le braccia di James.
“Mi spiace, deve essere dura per te.” mormorò Ron tristemente. Sapeva bene quanto sapevano essere perfidi gli zii di Harry. Lo avevano maltrattato per tutta la vita solamente perché era il figlio di Lily. Chissà quante ne dovevano aver fatto passare a lei. Erano persone terribili.
“Abbastanza, ma ormai me ne sono fatta una ragione. Sono sicura che prima o poi Petunia capirà.” rispose Lily decisa. Qualcosa le diceva che sarebbe arrivato un giorno in cui la sorella avrebbe capito che il loro legame era forte ed andava oltre la magia. Ron annuì tristemente, pensando che nel loro mondo Lily quel giorno non era riuscita a vederlo.
Camminando i due ragazzi erano giunti nelle vicinanze di un gruppo di villette tra cui doveva esserci il numero 14. Lily sospirò forte, come a farsi coraggio.
“Ecco, deve essere una di quelle case. Facciamo così, dai un’occhiata alle vie qui intorno e al parco giochi. Vado io a vedere la casa, così non rischi di incontrare tua sorella per caso.” propose Ron tirando un sospiro di sollievo. Se Lily non veniva con lui non avrebbe dovuto spiegare alla ragazza perché il suo amico Harry era cresciuto proprio nella casa di sua sorella. Sarebbe stato impossibile giustificare una cosa del genere.
“Grazie, non ho proprio voglia di vederla.” ringrazio Lily allontanandosi in fretta.
Ron la guardò allontanarsi e poi si mise a cerca l’amico. Vernon doveva essere al lavoro, in casa c’era solo Petunia che stava sfogliando una rivista con scarso interesse. Sembrava tutto tranquillo.
Ron si smaterializzò per potersi avvicinare a guardare senza dare troppo nell’occhio. Trovare Harry non era semplice, sicuramente era sotto il suo mantello dell’invisibilità. L’unico modo per trovarlo era cercare la sua aura magica.
Vagò per tutta la casa senza riuscire a sentirlo e alla fine si smaterializzò dove c’era Lily.
“Allora, trovato qualcosa?” chiese Lily con ansia.
“No, nulla. Tu invece?”rispose Ron con poca convinzione. Sapeva da principio che sarebbe stato un buco nell’acqua. Decisamente Harry non poteva trovarsi lì. Solo un pazzo sarebbe tornato nel luogo in cui era stato odiato e maltrattato per tutta la sua vita.
“Solo babbani. Non hanno visto nessun ragazzo. Che si fa?” chiese Lily confusa.
“Torniamo al castello. Magari lo hanno trovato Hermione o Ginny.” buttò li Ron con poca convinzione. Conosceva bene Harry e sapeva che trovarlo non era cosa da poco se aveva deciso di rimanere solo.
“Speriamo bene.” rispose Lily afferrando il braccio di Ron.

In lontananza una donna fissava i due ragazzi dalla finestra, mordendosi nervosamente le unghie. Petunia guardava la sorella e si chiedeva se non avesse sbagliato tutto con lei.
Il telefono la riscosse da quei pensieri e la riportò alla realtà. Aveva un marito, una famiglia, una vita e non poteva lasciare che il passato la tormentasse.

ANGOLO DELL'AUTRICE PROFONDAMENTE AFFRANTA:
innazitutto volevo chiedere il vostro perdono per quest'assenza. l'università ha assorbito completamente tutte le mie energie e vi ho abbandonato.
per farmi perdonare avevo pensato di postare una mia foto per permettervi di usarla per giocare a freccette ma poi ho pensato che fosse meglio rimediare facendo gli straordinari.
visto che ora ho tempo vi prometto due capitoli a settimana. che ne pensate?
vi ringrazio, in particolare a SHIHO93 per la pazienza e spero di ritrovarvi ancora tutti a leggere la mia storia. conto di finirla entro quest'estate.
veniamo ai commenti: grazie a tutti voi che scrivete e che avete la mia storia tra preferiti! XD
MIKYVALE: grazie mille per i complimenti e perdono se ti ho fatto aspettare così tanto. XD
FINLEYNA 4 EVER: il ritardo sta volta è stato davvero parecchio, però grazie dei suggerimenti!
SHIHO93: beh, in questo momento se scrivo dei pensieri di Harry si capisci dove si è cacciato. prometto che dopo scriverò tutto quello che gli è passato per la testa. beh, ron non lo ha trovato. chissà se gli altri saranno più fortunati di lui.. XD
PRINCESSMARAUDERS: beh, diciamo che loro per il momento vanno in questi tre posti ma non è detto che harry sia li e che loro non lo cerchino altrove.. prometto che non sarà una ricerca eterna stile beautiful o telenovelas argentina. XD salutami tanto anche leila ed emanuela! XD
SHIN_86: grazie mille per commento, spero che la mia storia ti interessi nonostante il mio ritardo nel postare!
TONKS17: beh ho evitato di mandare sirius e james a casa loro perchè mi sembrava scontato. in questo modo sia sirius che james possono chiedersi perchè harry reputi importante la casa del suo migliore amico e provare a dare una loro risposta. XD
LYRAPOTTER: le cose troppo facili no ma nemmeno impossibili, poveri! diciamo che questo tour nel mondo magico non era previsto ma mi è sembrato divertente. un modo per immaginare quei luoghi al tempo dei malandrini. XD non mi sono dimenticata della ragazza per sirius e ti assicuro che la conosceremo mooolto presto..
SMEMO92: grazie per i complimenti! sirius andrà a godrig hollow, a casa di james nel prossimo capitolo.
FUNNYPINK: spero che ti sia divertita con la prima puntata del tour! XD
TERRY93: grazie per i complimenti. luna non tornerà in vita anche se col senno di poi mi  spiace averla uccisa perchè sarebbe stata bene con sirius. ho escogitato qualcosa che in un certo senso riguarda anche lei ma ora non posso anticipare troppo.. peter è DEFINITIVAMENTE scomparso dalla mia storia perchè personalmente provo un profondo odio per lui.
MAR: grazie mille per il commento, spero che il nuovo capitolo ti piaccia come quelli  vecchi.
KYLEXY: accidenti, 40 capitoli in un paio d'ore.. mi sento il colpa per il tempo che ti ho "rubato". spero che questo nuovo capitolo possa bastare come risarcimento.. XD

a presto gente!!!

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Capitolo 42
*** SULLE TRACCE DI HARRY: DOVE TUTTO è COMINCIATO ***


CAPITOLO 40
SULLE TRACCE DI HARRY - DOVE TUTTO è COMINCIATO


La sala comune dei grifondoro era silenziosa come non mai. Tutti erano corsi via, oltre il castello dove potevano smaterializzarsi. Remus fissò a lungo la porta dalla quale erano usciti. Sperava con tutto il cuore che riuscissero a trovare Harry. Remus sperava molte cose, forse troppe. Desiderava essere capito dai ragazzi misteriosi e desiderava anche capire loro e il motivo che li aveva spinti a mentire su una cosa talmente importante con il benestare di Silente.
“Siamo rimasti soli piccolo. Anche tu mi odi per come mi sono comportato con il tuo padrino?” mormorò Remus al piccolo Teddy. Il piccolo era tranquillo, il caos di poco prima non lo aveva agitato. Remus guardando Teddy per un po’ dimentico tutti i suoi problemi. Era davvero un bel bambino anche se assomigliava davvero poco a Ginny. Anzi, per nulla. I suoi occhi avevano qualcosa di familiare. Remus sentiva che era assurdo ma era come se conoscesse quel bimbo da sempre. Anche Teddy si trovava bene con lui, non aveva mai pianto tra le sue braccia.
“Ghe!” rispose il bimbo guardandosi intorno tutto contento strappando un sorriso a Remus.
“Sai, a volte le persone agiscono pensando di fare bene e invece combinano disastri. Io volevo solo proteggere James e invece guarda che casino..” continuo Remus, quasi Teddy potesse davvero capire quello che gli stava dicendo. Il bimbo lo guardava interessato tenendo stretto tra le piccole manine un lembo dell’uniforme di Remus.
“ehi, ma tu parli da solo..” commentò una ragazza spuntata dal nulla. Remus sobbalzò stupito. Era davvero una ragazza strana, Remus non ricordava di averla mai vista. I suoi occhi erano di due colori diversi, uno azzurro e l’altro verde. Sembrava di guardare due persone diverse nello stesso momento. La studiò a fondo, era impossibile che non l’avesse notata prima con quegli occhi.
“No, io.. Aspetta, non ti ho mai visto. Tu chi sei?” chiese Remus fissandola a fondo. C’era qualcosa in lei di familiare. Forse i suoi lunghi capelli biondissimi, oppure i suoi grandi occhi così particolari. Doveva averla già vista.
“Che modi, mi sono persa.” rispose lei avvicinandosi un po’. Si guardava intorno come se non avesse mai visto quella sala. Sembrava persa in un mondo tutto suo.
“Ma tu non sei di grifondoro..” esclamò improvvisamente Remus. Doveva essere una ragazza del sesto anno di un’altra casa. Remus però non riusciva a capire cosa ci facesse lì.
“No, sono di corvonero. Ciao, ciao. Torno nella mia sala comune..” rispose lei sparendo all’improvviso senza dire nemmeno il suo nome.
Remus alzò le spalle e tornò a prestare attenzione al bambino dimenticando la ragazza stralunata che aveva appena fatto irruzione nella loro sala comune.
Nel frattempo Hermione correva per le vie del piccolo borgo magico alle porte del castello, cercando un luogo poco in vista in cui smaterializzarsi.
“Aspetta, non correre così!” urlò Sirius cercando di stare dietro Hermione. La ragazza era letteralmente corsa via come una pazza senza dirgli dove erano diretti e lui non aveva potuto fare altro che cercare di raggiungerla.
“Se vuoi venire insieme a me vedi di muoverti Sirius. Non c’è tempo da perdere.” rispose Hermione senza rallentare. Era molto preoccupata per il suo amico Harry. Se era davvero andato a Godrig’s Hollow non c’era tempo, dove assolutamente raggiungerlo. Quel posto era stato teatro di eventi molto dolorosi per Harry, non poteva lasciarlo solo in balia dei suoi incubi e dei suoi peggiori ricordi.
“Lo so, ma dimmi almeno dove stiamo andando e come ci arriviamo.” chiese Sirius, speranzoso di ricevere una risposta. Da quando avevano lasciato la sala comune non aveva praticamente detto nulla.
“In un villaggio magico, ci materializziamo direttamente là.” fu tutto quello che gli disse la ragazza guardandosi attorno cercando di decidere dove svoltare. Voleva raggiungere il bosco, magari la grotta in cui stava Tartufo al loro quarto anno. Non doveva essere troppo lontana.
“Ma io non posso, non ho ancora fatto l’esame.” protestò Sirius imbronciato.
“Materializzazione congiunta.” sillabò Hermione infastidita.
“Ah, sei di molte parole. Stai tranquilla, vedrai che lo troviamo.” cercò di rassicurarla Sirius. Riusciva a percepire il suo dolore e la sua preoccupazione ed era in grado di comprenderli alla perfezione. Anche lui era in panico quando James stava male e non voleva vedere nessuno. Quella mattina durante la quale James si era nascosto tra le tende del suo letto a baldacchino era stata la più lunga e penosa da quando era al castello.
“Speriamo.” sospirò Hermione fissando l’orizzonte. Voleva essere forte ma in quel momento aveva solo tanta voglia di piangere tra le braccia di Ron.
“Odi Remus?” chiese Sirius improvvisamente. La domanda gli era uscita da sola, senza un perché.
“Immagino non serva odiarlo. Lui lo ha fatto a fin di bene, per James.” mormorò Hermione dopo averci pensato un po‘ su. Non odiava Remus, non poteva. Era solo delusa dalla situazione. Come poteva il destino avercela tanto con tutti loro e accanirsi ancora? Nemmeno Harry odiava Remus. Hermione lo conosceva bene e sapeva che in quel momento era nascosto da qualche parte a darsi la colpa di tutto ciò che era successo. Per questa ragione Hermione lo voleva trovare. Doveva rassicurarlo e fargli capire che lui non aveva fatto nulla. La sua unica colpa era stata cercare la felicità per sé e per i propri amici.
“È un bravo ragazzo. Sai, ha avuto una vita difficile.“ iniziò Sirius riferendosi a Remus.
“Conosco la sua storia.” rispose Hermione sorridendo.
“Non mi ha detto che te l’aveva raccontata. Come fai a conoscerla?”chiese Sirius, incuriosito dall’ennesimo enigma. La sua sensazione era dunque giusta, i ragazzi sapevano che Remus era un licantropo.
“È una storia lunga, assurda e complicata..“ iniziò Hermione, scegliendo con cura le parole.
“E immagino che tu non me la racconterai..” concluse Sirius per lei sorridendo.
“Vorrei, davvero. Però devi aspettare, deve essere Harry a raccontarti tutto.” disse lei guardando Sirius negli occhi.
“Sei testarda, tanto. Sei la ragazza più testarda e sveglia che abbia mai conosciuto. Ron è molto fortunato.” mormorò Sirius sorridendo. Era assurdo come tutti riuscissero a trovare la ragazza perfetta per loro, James, Ron. Tutti tranne lui.
“Anche tu non sei burbero e duro come sembri.” disse Hermione, strappando a Sirius una delle sue famose risate a latrato.
“Anche io non ho avuto una vita semplice.” iniziò Sirius a testa bassa.
“Lo so.”lo interruppe Hermione sorridendo. Non voleva farlo ripensare alla sua vita e non voleva ricordare la vita del loro Sirius, quello che era stato accusato di un omicidio mai commesso e scagionato solo dopo la sua morte.
“Tu mi incuriosisci sempre più ragazzina.” commentò Sirius studiandola a fondo.
“Ragazzina? Sono più grande di te e posso anche materializzarmi!” esclamò Hermione offesa.
“Meglio cambiare discorso. Dove andiamo?”chiese Sirius, sperando in una risposta più chiara di quella ricevuta prima.
“Conosci Godrig’s Hollow? È un antico borgo magico.” spiegò Hermione fingendo indifferenza.
“Certo, ma perché ci stiamo andando?”Sirius conosceva bene quel villaggio, era lì che aveva passato i momenti migliori della sua vita fuori dal castello. Se chiudeva gli occhi poteva ricordare un sacco di estati spensierate con James.
“Per cercare Harry.“ rispose Hermione come se fossa la cosa più ovvia del mondo.
“Non capisco perché proprio in quel villaggio. Per caso centra qualcosa in fatto che lì ci abita James?” chiese Sirius confuso.
“Non ci abita solo lui. Anche la famiglia di Silente. C’è anche la tomba di Ignotus Peverell..” spiegò Hermione, cercando di non fare venire troppi dubbi a Sirius. Era sicura che Sirius ne avesse già abbastanza e che sospettasse un legame profondo tra Harry e James.
“Davvero? Non sapevo. In ogni caso conosco bene la zona, ci ho passato parecchie estati da James. Tu ci sei stata altre volte?” chiese Sirius curioso di saperne di più. Era convinto che la scelta di quel villaggio non fosse casuale e che quel luogo non era importante perché c’era vissuto Silente o chissà chi altro. Sentiva che tra Harry e James c’era un legame, anche se non capiva di quale natura. Il fatto che fossero andati proprio nel luogo in cui James era cresciuto ne era la conferma, no era una semplice casualità.
“Una sola, l‘anno scorso.” rispose Hermione diventando improvvisamente triste. La Godrig’s Hollow che ricordava lei era cupa e governata da forze malvagie. Ad ogni angolo c’era qualcosa che ricordava la parte più triste della vita di Harry, quella in cui aveva perso i propri genitori. Hermione scacciò quei pensieri. Sicuramente il villaggio che avrebbero visto di lì a poco sarebbe stato molto diverso da quello che ricordava lei, più solare e piacevole.
“Non hai ancora detto che cosa significa questo posto per Harry. Ci ha vissuto anche lui?” chiese Sirius, cercando di abbattere il muro di silenzio che Hermione si era costruita intorno.
“In un certo senso. Non proprio, diciamo che qui sono iniziati i problemi di Harry parecchio tempo fa.” mormorò piano la ragazza fermandosi dietro un cespuglio. Hermione afferrò il braccio di Sirius e improvvisamente i due si ritrovarono immersi nel verde, tra le colline. Hermione si guardò intorno velocemente, al centro della piazza non c’era nessuna statua e al fondo della strada la casa dei Potter era ancora perfettamente intatta.
“Sempre più misteriosa. Da dove iniziamo a cercarlo?” chiese Sirius, cercando di essere utile. Trovare Harry era il modo migliore per aiutare sia James che Remus e per avere le risposte che cercavano.
“Non so, potrebbe essere ovunque.” rispose Hermione sconsolata.
“Questa è la piazza principale del paese. Potremmo dividerci, qualcuno guarda sopra le colline dove ci sono le case e l’altro nella parte basse dove ci sono le botteghe.” propose Sirius.
“Va bene, io penso alla parte bassa. Inizio dalla chiesa e dal cimitero. Al massimo poi ti raggiungo.” decise Hermione.
“Dal cimitero? Va bene, non faccio domande. Ci vediamo dopo.” disse Sirius dirigendosi verso le case.
Hermione guardò il ragazzo allontanarsi e poi iniziò a camminare piano verso il cimitero. Girò in lungo e in largo ma non trovò traccia di Harry. La tomba della madre di Silente e quella di sua sorella Ariana erano lì, poco distanti da quella di Ignotus. Lo sguardo di Hermione cadde sul pezzo di terra in cui solo l’anno prima sorgevano due tombe bianche. C’era solo una pianta di gigli bianchi, niente di più. Hermione sospirò e si chiese se rimanendo in questo tempo i genitori di Harry si sarebbero potuti salvare.
Una lacrima si fece strada sulle sue guance, seguita a poca distanza da altre. In poco tempo si trovò in lacrime a guardare quel fazzoletto di terra vuoto. Gli altri maghi che erano nel cimitero la fissavano straniti piangere nell’unico punto dove non sorgeva nessuna tomba. Loro non potevano capire, nessuno di loro poteva capire. Solo Harry sapeva, per questo lo doveva trovare.
Gironzolò nel piccolo paese, inutilmente. Alla fine decise di tornare da Sirius.
“Sirius!” chiamò Hermione guardandosi attorno.
“Eccoti, trovato nulla?” disse Sirius comparendo da dietro un cespuglio.
“Niente.” rispose Hermione sconsolata, cercando di nascondere gli occhi rossi e gonfi per il pianto di poco prima. Sirius se ne accorse ma decise di fare finta di nulla. La sua esperienza gli diceva che chiedere a una donna perché aveva pianto poteva rivelarsi molto pericoloso.
“Nemmeno qui. Ero passato per vedere se c’era la signora Potter. Decisamente se si fosse trovata di fronte il sosia del figlio se ne sarebbe ricordata.” commento Sirius fissando la casa di James. Il suo sguardo si portò sulla finestra della camera del suo amico.
“Bella come idea.” esclamò Hermione guardando stupita Sirius. Non le era venuto in mente di chiedere ai genitori di James. I ricordi le avevano impedito di pensare in modo razionale, meno male che c’era Sirius con lei.
“Si, però non c’è nessuno. Deve essere al ministero. Lei e il signor Potter sono auror.” spiegò Sirius tristemente. Avrebbe voluto vedere la signora Potter e parlare un po’ con lei. Quando era triste o aveva dei problemi la signora Potter aveva sempre una parola buona per lui, riusciva sempre a farlo stare meglio. Era la madre che avrebbe voluto avere e che in un certo senso aveva sostituito la sua.
“Capisco, dunque è qui che abita James.” chiese Hermione fissando la casa. Era identica a quella che aveva visto l’anno prima, quella in cui Lily e James Potter erano morti. Questa però era ancora intatta e il giardino era ben curato.
“Si, è la residenza dei Potter da generazioni. Penso che nulla al mondo potrebbe impedire a un Potter di abitare qui.” esclamò fiero Sirius. Quelle parole fecero un effetto strano su Hermione. Il suo cuore mancò qualche battito.
“Già.” rispose Hermione pensando sconsolata al triste destino che era toccato a quella casa e ai loro occupanti nel mondo da cui lei proveniva.
“Che succede? Improvvisamente sei diventata triste.” chiese Sirius preoccupato per il rapido cambio di umore di Hermione.
“Niente, torniamo al castello. Lo avranno trovato Ron e Ginny, ne sono sicura.” rispose Hermione asciugando una lacrima beffarda che le aveva bagnato il volto.

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Mille pensieri si rincorrevano nella mente di Harry senza che lui potesse fare nulla per fermarli. Mai come ora prendere una decisione gli sembrava così difficile, un’impresa titanica. Restare o andare? Doveva tornare nel suo mondo, quello per cui i suoi genitori, Sirius, Remus e tutte le persone che aveva amato avevano combattuto ed erano morte oppure doveva restare lì ad impedire che gli orrori si ripetessero?
Harry si chiedeva se davvero era in suo potere fermare quegli orrori. Già una volta aveva provato e non era andata bene, perché stavolta avrebbe dovuto essere diverso? Lui era maledetto, portava una sventura che era in grado di colpire e distruggere tutte le persone che amava. Una parte di lui aveva paura che la felicità che provava da quando erano arrivati lì potesse sparire di colpo, gettandolo di nuovo nella disperazione più nera.
Harry si guardò intorno sconsolato, cercando risposte nell’ambiente intorno a lui. Il vento sussurrava tra gli alberi mentre nubi scure coprivano il cielo. Poco dopo iniziò a piovere ma Harry non si mosse di un passo. Rimase dove si trovava, immobile, lasciando che la pioggia lo bagnasse. Cercava in essa un consiglio che non riusciva a decifrare.

ANGOLO DELL'AUTRICE
eccomi di nuovo qui. ho mantenuto la mia promessa, eccovi un altro capitolo dopo un tempo decisamente inferiore dell'ultima volta.
sono contenta di non avere perso i miei affezionati commentatori e lettori! grazie mille, senza di voi non avrebbe senso scrivere! XD
passiamo ai commenti, la mia parte preferita!
KYLEXY: grazie mille dei complimenti! mi fa sempre molto piacere che quello che scrivo venga apprezzato.
SHIHO93: beh, diciamo che harry è bravo a nascondersi e i suoi amici sono bravi a trovarlo. mmm, forse più la prima però! in ogni caso non ti anticipo nulla, sta a vedere. con l'università mi sono messa in pari e fino a ottobre non ho esami. tranquilla, per un po' non sparisco più! XD
FINLEYNA 4 EVER: beh se lily avesse incontrato petunia come minimo alla seconda sarebbe venuto un attacco di cuore (e se i vicini vedevano quella stramba della sorella?) inoltre ron doveva evitare che lily scoprisse che harry era cresciuto a casa di sua sorella..
spero di essermi spiegata, stasera mi sento contorta! XD
BRANDO: questo capitolo mi è venuto più lungo del precedente. a volte capita il capitolo corto ma penso sia meglio qualche riga in meno che  un capitolo lungo, palloso e impossibile da leggere, no? hermione di fortuna non ne ha avuta, rimane ginny. l'indizio l'ho scritto a fondo capitolo, che ne pensi? 
LYRAPOTTER: gli alieni non mi stavani simpatici. sono stata da loro per un po' ma poi mi annoiavo, mi mancavate voi e così lo ho mandati al diavolo e sono tornata. ma questa è un'altra storia! XD
sono davvero contenta che ti sia piaciuto il capitolo, spero che anche il resto del tour sia all'altezza delle tue aspettative! XD
MIKYVALE: spero che i prossimi capitoli per te siamo più belli di questo! XD anche ad hermione non è andata male con sirius, anche se è stato decisamente più insistente.
PRINCESSMARAUDERS: grazie mille per il commento! sono contenta che il capitolo ti piaccia. pensi che harry sia nella vecchia casa di sirius? ci andranno nel prossimo capitolo ginny e james.. non dico altro! XD
SHIN_86: ma si, in fondo anche petunia è buona. in fondo in fondo però! XD
SMENO92: ti assicuro che lo troveranno.. naturalmente per sapere chi e come lo troverà dovrai pazientare ancora un po! XD un po' di sensi di colpa a petunia fanno bene! XD

a prestissimo con il prossimo capitolo! XD

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Capitolo 43
*** SULLE TRACCE DI HARRY: FANTASMI DAL PASSATO ***


CAPITOLO 41
SULLE TRACCE DI HARRY - FANTASMI DAL PASSATO


Remus era ancora nella sala comune ed aspettava impaziente notizie dai suoi amici. Ormai erano via da parecchio e il ragazzo diventava sempre più nervoso ogni minuto che passava. Anche Teddy percepiva che lo stato d’animo di Remus era cambiato ed era scoppiato a piangere già due volte.
Il pianto del bambino era l’unico suono che rompeva il silenzio. Un silenzio fin troppo irreale per il luogo in cui si trovava. Normalmente la loro sala comune era teatro degli scherzi dei malandrini, delle risate con Sirius e dei racconti di James. Fino a qualche tempo prima anche Hermione e i suoi amici sedevano lì con loro. Remus ripensava con nostalgia a quei tempi, sembrava fosse passato un secolo. Tutto era precipitato da un momento all’altro. Improvvisamente la porta del ritratto si aprì, facendo sobbalzare Remus sulla poltrona e riportandolo alla realtà.
“Hermione, Sirius! Lo avete trovato?” esclamò Remus impaziente non appena vide rientrare gli amici dalla porta. Cercava di sbirciare dietro di loro alla ricerca di Harry ma non trovò nulla. Del ragazzo nessuna traccia.
“Niente. Gli altri?” rispose sconsolato Sirius guardandosi attorno freneticamente. Era deluso, sperava di trovare Harry per poter far stare meglio James e Remus. Era l’obiettivo che si era prefissato e non essere riuscito a portarlo a termine lo faceva sentire impotente, incapace.
“Non sono ancora tornati.” mormorò Remus lasciandosi cadere di nuovo sulla poltrona, deluso. Bisognava aspettare ancora.
Di nuovo un pesante silenzio cadde sui ragazzi. Né Hermione né Sirius avevano voglia di raccontare il loro buco nell’acqua. In fondo poi non c’era molto da raccontare. Remus dal canto suo non aveva il coraggio di chiedere nulla, si sentiva già abbastanza in colpa. Il suo sguardo incrociò per qualche istante quello di Hermione. Fu solo per un attimo ma bastò a fargli capire che la ragazza lo aveva perdonato, che non c’è l’aveva più con lui. Questo diede un po’ di speranza e coraggio a Remus, facendolo sentire meno in colpa e meno un mostro. Remus aprì la bocca per dire qualcosa alla ragazza ma prima che potesse articolare qualsiasi suono Hermione era scattata in piedi.
“Lily e Ron!“ urlò improvvisamente Hermione alla vista dei due ragazzi.
“Allora?” chiese Ron guardandosi intorno in modo frenetico. Remus chinò la testa, nemmeno loro dovevano avere trovato Harry se Ron lo cercava nella sala comune.
“Nulla, voi?” rispose Hermione con un espressione mogia dipinta sul volto, nemmeno Ron lo aveva trovato.
“Dannazione.” imprecò a mezza voce Ron a mo‘ di risposta. Il ragazzo non aveva grosse speranze di trovare Harry dai suoi zii, sapeva bene il risentimento che provava per loro. Tutta via pensava che lo avrebbe trovato Hermione a Godrig’s Hollow. Era quella casa sua. La casa che aveva perso a causa della guerra e che in questo tempo avrebbe avuto la possibilità di salvare. Dove diamine si poteva essere cacciato se non era lì?
“Niente nemmeno voi?” chiese Sirius al rosso senza sperare più di tanto in una risposta positiva. Appena aveva visto Ron aveva capito che Harry non era con lui. Sirius lo riusciva a capire dal suo viso, dalla preoccupazione che vi era dipinta sopra. Vedeva Ron torturarsi e darsi la colpa di non essere riuscito a fermare Harry. Sirius riusciva a capirlo, anche lui al suo posto si sarebbe comportato nello stesso modo.
“Dove diamine si è cacciato?“ disse Ron in risposta cercando di entrare nella mente di Harry per capire dove potesse essersi andato a cacciare. Improvvisamente sentiva di non conoscere a fondo il suo migliore amico. Si sentiva inadeguato. Era il suo migliore amico, la persona che lo conosceva meglio e non riusciva a trovarlo. Hermione intuì cosa frullava nella testa del suo ragazzo e gli appoggiò dolcemente una mano sulla spalla per fargli coraggio. Quel contatto diede a Ron una forza che non pensava di avere. Doveva essere forte, lo doveva fare per la sua Hermione e per Ginny.
“Se non era né a Privet Drive né a Godrig’s Hollow c’è solo un posto dove possa essere.” disse Hermione analizzando i fatti. Harry doveva sicuramente essere nella vecchia casa di Sirius.
“Hai ragione, Ginny lo troverà di sicuro.” esclamò Ron annuendo.
“Godrid’s Hollow? Non è dove abita James?” chiese Lily guardando Sirius e Remus in cerca di conferma. La ragazza sembrava stupita che fossero andati a cercare Harry nello stesso villaggio in cui abitava la famiglia di James. Anche Remus era della stessa idea.
“Si, perché siete andati proprio li?“ chiese Remus fissando intensamente Sirius.
“E io che ne so. Hanno detto che le spiegazioni ce le danno dopo.” rispose Sirius leggermente infastidito. Non sopportava di non avere risposta e non sopportava ancora di più che tutti quei misteri sembravano riguardare il suo migliore amico. James sembrava perennemente coinvolto. Prima Harry che si spacciava per il suo gemello, poi Godrig’s Hollow. C’era qualcosa sotto, ne era sicuro. Tutti quei collegamenti non potevano essere casuali e Sirius non vedeva l’ora di scoprire di cosa si trattasse.
“Allora non ci resta che aspettare.” sospirò Lily sedendosi su uno dei divani sospirando.
Nel frattempo James e Ginny avevano lasciato la scuola già da un po’. Ginny si era materializzata in una zona periferica di quella che agli occhi di James appariva una grande città. La ragazza non aveva ancora aperto bocca e sembrava molto pallida e provata. James si chiese il perché ma non chiese nulla a Ginny. La rossa sembrava un fascio di nervi, una specie di bomba ad orologeria pronta ad esplodere alla prima scintilla e James non voleva essere quella scintilla.
“Dove stiamo andando?” chiese James guardandosi attorno sperduto. I vicoli gli sembravano tutti uguali, non riusciva ad orientarsi in alcun modo e vedeva nessun punto di riferimento conosciuto.
“A Londra.” rispose Ginny cercando la strada giusta da imboccare tra le tante che gli si aprivano davanti. Andare a piedi sarebbe stato più lungo ma anche più prudente, inoltre sospettava che anche Harry si stesse muovendo a piedi, per non lasciare tracce che avrebbero potuto farlo rintracciare. Ginny conosceva bene Harry e sapeva anche che aveva passato un anno a nascondersi dal mago più oscuro di tutti i tempi senza che lui avesse la minima idea di dove fosse nascosto.
“Va bene, Londra però è grande. Non puoi dirmi qualcosa di più.” insistette James con tono paziente. Ginny gli ricordava molto Lily, era quel tipo di ragazza che va presa con le molle per evitare di ritrovarsi atterrati da una maledizione.
“Conosci Grimmauld Place?” chiese Ginny distrattamente. Sapeva che quel nome avrebbe scosso James e lo avrebbe portato a fare molte domande. Lo sapeva ed era preparata a rispondergli.
“L’ho già sentito. Aspetta, è dove abita la famiglia di Sirius.” esclamò James stupito ed incredulo. Era decisamente l’ultimo posto dove sarebbe andato a cercare qualcuno, senza contare che i signori Black erano davvero poco inclini a ricevere visite. James ricordava un estate, doveva essere al primo o al secondo anno. I suoi genitori si erano messi in testa di conoscere quelli di Sirius per invitare il ragazzo da loro a Godrig’s Hollow e così li avevano invitati per un the. Il signor Black aveva rifiutato l’invito, dicendo che non avrebbe mai messo piede in casa loro. Tutta via i Potter erano purosangue e non poteva snobbarli completamente così aveva detto loro di recarsi il Grimmauld Place. Era stato un pomeriggio terribile, James aveva finalmente capito perché Sirius odiava i suoi genitori. La cosa che gli aveva fatto più orrore era la collezione di teste di elfi domestici decapitati che faceva bella mostra di sé, come se fosse la cosa più normale di questo mondo.
“Bravissimo, stiamo andando lì.” concluse Ginny evitando di guardare James in faccia. Riusciva a immaginare cosa stava pensando James. Sicuramente si stava interrogando sui possibili legami tra Harry e la famiglia di Sirius.
“Ma perché, non capisco. Perché Harry dovrebbe andare in quel quartiere? I genitori di Sirius sono tremendi.“ riflettè James rabbrividendo al ricordo di quella casa oscura. Ricordava bene i racconti di Sirius, erano terrificanti. Ai limite del verosimile. Si trattava di maghi oscuri e malvagi pronti a fare di tutto per difendere il buon nome del casato e la purezza del sangue dei sui appartenenti.
“Tranquillo, non li stiamo andando a trovare.” lo rassicurò Ginny per evitare che facesse troppe domande. Doveva trovare un modo per fare capire che i genitori di Sirius non centravano nulla con Harry senza dirgli troppo oppure James avrebbe cominciato a pensare che Harry era malvagio come i signori Black.
“Meno male.“ disse James visibilmente più sollevato, tirando un sospiro di sollievo.
“Diciamo che nel mondo da cui proveniamo la casa dei genitori di Sirius è diventata una base operativa.” spiegò Ginny cercando di non dire troppo ma allo stesso tempo di rassicurare James.
“Aspetta, priva parlavate della sede dell’ordine. Di che si tratta?” chiese James curioso di sapere qualcosa di più del loro mondo e dimenticandosi le altre domande che gli passavano per la testa. Sapere che Harry non centrava nulla con i malvagi genitori di Sirius lo sollevava parecchio.
“Di un associazione di maghi che combatte contro i maghi oscuri con l’aiuto degli auror. Non posso dirti altro. Almeno, non per il momento. Appena troveremo Harry ti assicuro che capirai tutto.” disse Ginny senza alzare troppo la voce. James non capì molto delle parole della ragazza tranne che questa associazione era formata da buoni che combattevano i cattivi in segreto. Si chiese come mai i buoni dovevano nascondersi per dare la caccia ai cattivi.
“Va bene, ma perché questo posto è così importante per Harry se è solo la sede di un gruppo di ribelli?” chiese James confuso. Gli faceva strano pensare a un gruppo di maghi e streghe che organizzano ribellioni intorno alle teste mozzate dei vecchi elfi dei Black.
“Perché Harry in questa sede ha passato dei bei momenti con il suo padrino. Sai, non ha mai avuto una vita facile. Qui per un po’ è stato davvero molto felice.” raccontò Ginny. Nella sua mente si fecero strada i ricordi dei periodi che avevano passato lì a casa Black con Sirius, a quanto il mago sembrava felice di avere Harry nella sua casa e a quanto era disperato e solo mentre Harry era al castello. Una lacrima scese a bagnare il viso della ragazza dai capelli rossi, attirando l’attenzione di James. Il ragazzo non disse nulla, si limito a passarle un fazzoletto che Ginny prese senza fiatare. James improvvisamente desiderò conoscere più a fondo la vita di quel ragazzo. Sapere che aveva sofferto molto nella sua vita lo rendeva infinitamente triste. Tra loro cadde un profondo silenzio, Ginny ripensava a Sirius e James si faceva mille domande che non aveva il coraggio di pronunciare ad alta voce per non risultare impiccione e poco sensibile.
“Siamo arrivati, è qui vero?” disse James indicando una grossa porta su cui spiccava il numero 12. Ginny la fissò con attenzione per un po’.
“Si, ora non ci resta che cercarlo. Immagino che non sia entrato visto che ci abitano i Black. Deve essere qui intorno.” esclamò Ginny guardandosi intorno. Il piazzale non era molto grande, non si sarebbe voluto molto a cercarlo.
“Tu vai a destra, io vado a sinistra.” propose James.
“A dopo.” rispose Ginny allontanandosi dalla parte opposta del ragazzo con mille pensieri in testa. Doveva assolutamente trovare Harry.
_________________________________________________________________________
Nella sala comune dei Grifondoro era caduto nuovamente un silenzio pesante, interrotto solo dai pianti di Teddy. Il piccolo non aveva voluto saperne di lasciare Remus, era come se si sentisse al sicuro solo tra le sue braccia. A Lily e Sirius sembrava molto strano ma Hermione e Ron sembravano non badarci più di tanto, la loro testa era palesemente altrove.
“Perché ci stanno mettendo così tanto James e Ginny?” chiese Ron tormentandosi nervosamente le mani fissando Hermione negli occhi.
“Calmati, lo avranno trovato e lo staranno facendo ragionare. Conosci Harry, sai che ha la testa dura.” rispose Hermione cercando di mantenere la calma. Sirius, Lily e Remus non fiatavano. Se ne stavano seduti e si limitavano a scambiarsi sguardi carichi di domande che non potevano ancora trovare nessuna risposta. Lily era un po’ preoccupata per James, temeva che si fosse cacciato in qualche guaio come suo solito a causa della sua lingua lunga e della sua impulsività.
Sirius e Remus invece si chiedevano dove fosse finito l’amico. In quale angolo sperduto dell’Inghilterra era finito insieme a Ginny?
“Hai ragione, sarà di sicuro così.” riflettè Ron. Improvvisamente la porta si aprì. Tutti si voltarono di scatto.
“James, Ginny! Aspettate, ma perché siete soli?” chiese Sirius sorpreso e deluso. Tutti loro si aspettavano che James e Ginny trovassero Harry e vedere che non era così gettò i presenti nel più nero sconforto.
“Non lo abbiamo trovato.. Nemmeno voi a quanto vedo. Dannazione! Abbiamo guardato ovunque.” esclamò Ginny visibilmente agitata. Harry non era dagli zii, non era a Godrig’s Hollow e non era nella vecchia casa di Sirius.
“Calma Ginny, non dobbiamo perdere la calma.” cerco di calmarla Hermione.
“Calma? Ti rendi conto che potrebbe essere ovunque?” rispose Ginny totalmente fuori di sé. C’erano ancora molti posti in cui guardare, forse troppi. Sarebbero riusciti a trovarlo prima che Harry avesse deciso di lasciare quel mondo?


ANGOLO DELL'AUTRICE:
rieccomi di nuovo qui! chiedo perdono ma questa settimana sono riuscita a postare solo questo capitolo, spero vi accontentiate.
nel prossimo è in arrivo una bella ventata di novità.. non vi svelo altro! XD
grazie mille a tutti voi che avete ripreso a seguirmi, che mettete la mia storia tra i preferiti e che mi lasciate commenti stupendi!
in particolare, GRAZIE MILLE a..
MIKYVALE: dai a Ginny con James non è andata poi così male anche se non hanno trovato Harry.. quella che ha incontrato Remus non era Tonks ma un nuovo personaggio che conosceremo meglio nel prossimo capitolo. grazie mille per le tue parole e per i tuoi complimenti!
BRANDO: sono davvero felice di avere innescato una spirale positiva e che ogni capitolo sia un crescendo anche se comporta molte responsabilità. spero di non deludere mai le tue aspettative. le tue ipotesi sulla ragazza misteriosa sono davvero interessanti, nel prossimo capitolo capirai meglio. diciamo che mi sono accorta mentre scrivevo di avere eliminato un personaggio che sarebbe stato perfetto insieme a Harry, Ron, Hermione e Ginny.. XD
per quanto riguarda Harry, i ragazzi hanno sbagliato in pieno. presto capirai perchè..
SHIN_86: il personaggio misterioso ha lasciato il segno! anche tu, come Brando hai scritto cose interessanti. non dico altro per non rovinare la sorpresa a nessuno. 
SHIHO93: posso assicurarti che Harry non ha lasciato il tempo dei Malandrini, non ancora almeno. nei prossimi capitoli.. non dico nulla, potrebbe succedere di tutto.
FINLEYNA 4 EVER: grazie mille per il commento. la caverna di Tom Riddle? no, niente del genere anche se effettivamente a quel luogo sono legati alcuni momenti importanti. come dice Ginny in questo capitolo Harry potrebbe essere ovunque anche se a pensarci bene forse è nel posto più scontato..
SMEMO92: per i ragazzi "venuti dal futuro" è difficile ambientarsi a vivere con i malandrini perchè sanno bene come è andata nel loro tempo, hanno lottato, hanno visto i loro cari morire e questo li ha fatti diventare più grandi della loro età. dovranno imparare a convivere con quei tristi ricordi e cercare di cambiarli lottando se vogliono rimanere in questo tempo.
PRINCESS MARAUDERS: effettivamente Harry non era nella vecchia casa di Sirius. la ragazza misteriosa in realtà è... no, non lo dico! XD
TERRY93: grazie mille per il tuo commento però promettimi che pensi a divertirti e a goderti le vacanze. i capitoli non scappano, divertiti anche per me! 
LULU CULLEN: grazie mille! è bello sapere che anche dopo così tanti capitoli la storia piace ancora! XD

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Capitolo 44
*** SEI SUO PADRE.. ***


CAPITOLO 42
SEI SUO PADRE..


La sala comune dei Grifondoro non era mai stato un posto così silenzioso e pieno di tensione. Non c’era traccia dei ragazzi sorridenti e solari che la popolavano di solito, al loro posto c’era un gruppo di musi lunghi che cercava di capire dove potesse essersi cacciato il loro amico Harry.
“Ragioniamo con calma.” disse Hermione decisa. Era convinta che vi fosse una soluzione logica e che riflettendoci un po’ su avrebbero senza dubbio risolto ogni cosa. Ginny però non sembrava essere dello stesso parere dell’amica.
“Non c’è tempo per la calma Hermione.” rispose Ginny agitata e rossa in viso. Sembrava davvero vicina ad un esaurimento nervoso. Ogni minuto che passava aveva sempre più paura che Harry se ne fosse andato per sempre. Doveva trovarlo al più presto e abbracciarlo stretto in modo che non potesse andarsene più.
“Correre qua e là senza ragionare non servirebbe a nulla Ginny.” cercò di farla ragionare anche Lily. Lo sguardo di Ginny era perso, impaurito. Lily intuì che tra lei e Harry ci fosse di più di quel che quei due avevano dato a vedere. In ogni caso, che stessero insieme oppure no, che si piacevano era un dato di fatto.
“Bene, che suggerite?” chiese Ginny incrociando le braccia e guardandosi intorno a mo‘ di sfida. Guardò uno ad uno i volti dei presenti. Remus, tirato e preoccupato che continuava a incolparsi silenziosamente di tutto. James e Lily, confusi e preoccupati, con le mani intrecciate. Sirius, impassibile come al solito, Ginny non era mai riuscita a decifrare i suoi sguardi come invece faceva Harry. C’erano anche Ron ed Hermione, pallido e silenzioso il primo e preoccupata la seconda.
“Non lo so, non so nulla di questo Harry. Raccontateci qualcosa così forse potremmo esservi più di aiuto.” esclamò Lily. Era frustrante non sapere nulla di quello che stava accadendo. Potevano solo fare supposizioni ma si trattava di castelli in aria a dir poco assurdi.
“Non se ne parla nemmeno.” disse deciso Ron guardando severamente i presenti. Non potevano tradire i segreti del loro amico. Con che coraggio lo avrebbero poi guardato in faccia? Doveva essere Harry a raccontare loro tutto quanto.
“Litigare ci fa solo perdere tempo.” li richiamò James. Sirius guardò sorpreso l’amico. Di solito era Remus colui che riportava la pace ed evitava le discussioni ma questa volta se ne stava in disparte senza dire nulla, come paralizzato. Hermione rimase in silenzio per un po’, concentrata a guardare un punto indefinito dritto di fronte a sé.
“Forse hanno ragione loro.” mormorò Hermione dopo un po’ guardando Ginny e Ron.
“Hermione, che dici..” iniziò Ron sorpreso dalle sue parole.
“Qualcosa glielo dobbiamo dire.” disse Ginny capendo quello che stava pensando l’amica. I Malandrini dovevano sapere chi era Harry e perché si stava comportando in quel modo.
“Siete sicure di quel che state dicendo?”chiese Ron ancora più stupito e confuso. Sembrava che Hermione e Ginny fossero impazzite improvvisamente senza una ragione precisa. Sembravano entrambe decise e sicure. Non era la paura di non trovare Harry a farle parlare, sapevano entrambe quello che stavano facendo.
“Certa, guarda Remus.” spiegò Ginny indicando Remus. Tutti i presenti si girarono verso di lui che alzò la testa sorpreso di essere stato chiamato in causa. Il tono di Ginny era dolce, non accusatorio.
“Si sta torturando per quello che è successo. Ron lo sai anche tu che non è colpa sua. Harry non è scappato per le parole di Remus ma perché non sa che fare, se tornare o restare qui.” disse Hermione senza staccare gli occhi da Ron, cercando di farlo ragionare. Remus non poteva credere alla sue orecchie. Si guardo intorno e notò le espressioni stupite dei suoi amici. Anche loro non capivano che stava succedendo.
“Si ma..” iniziò Ron, subito interrotto dalla sorella.
“Ha ragione lei, Ron. Sono sicura che Harry non è arrabbiato né con Remus né con nessun altro. Come potrebbe essere arrabbiato con le persone a cui vuole più bene al mondo? E poi c’è Teddy.. Devono sapere la verità. “ continuò Ginny. Remus e i Malandrini erano più confusi che mai. Ginny aveva appena detto che Harry li considerava coloro a cui voleva più bene al mondo, come era possibile?
“Ragazzi, non vi sto seguendo.” iniziò Sirius cercando con lo sguardo i suoi amici. Remus si era avvicinato a Hermione per chiedere spiegazioni. Quale strano segreto stavano nascondendo?
“Forse è meglio che ti siedi Remus. Penso che abbiano ragione loro.” disse Ron rassegnato all’evidenza. Fino ad ora avevano solo pensato ad Harry, trascurando i sentimenti di Remus, di Sirius e dei genitori di Harry. Forse sapere una parte della verità li avrebbe aiutati a capire meglio Harry.
“È arrivato il momento delle spiegazioni?” chiese James illuminandosi all’improvviso. Finalmente tutte le loro domande avrebbero trovato una risposta.
“In un certo senso..” rispose Ron guardando Hermione e Ginny in cerca di aiuto.
“Possiamo chiedere tutto quello che vogliamo?”chiese Lily, cercando di mettere ordine ai mille quesiti che gli si affacciavano in testa.
“Non ancora. Per il momento vi raccontiamo qualcosa noi. Le domande le farete ad Harry. È giusto che sia lui a rispondere.” rispose Hermione. I malandrini annuirono, per il momento si accontentavano di sapere almeno qualcosa.
“Ok, partiamo da Teddy.” disse Ginny prendendo in braccio il piccolo.
“Che centra Teddy con Harry?” chiese Sirius confuso. I misteri invece che risolversi sembravano aumentare. Ron e Hermione si guardavano, come a chiedersi se stavano facendo la cosa giusta. Ginny sospirò prima di cominciare a raccontare tutto. Era così difficile mettere in ordine i pensieri e spiegare la verità. La ragazza non sapeva da che parte iniziare ed era sicura che nemmeno Ron o Hermione che sapeva sempre tutto avrebbero saputo aiutarla.
“Centra, Harry è il suo padrino. Ma io non sono sua madre e suo padre non lo ha mai abbandonato. Lo amavano entrambi moltissimo.” spiegò Ginny mentre Teddy cambiava colore a capelli e occhi. Gli sguardi dei malandrini si concentrarono sul piccolo.
“Ma allora perché non è con i suoi genitori?” chiese Remus, preoccupato. Non sapeva per quale ragione ma teneva davvero molto a quel bambino, nonostante lo conoscesse da poco tempo.
“Sono morti, tutti nel nostro tempo sono morti.” disse Ron tenendo la testa bassa. Nella stanza cadde il silenzio, nessuno sapeva più come continuare il discorso.
“Mi spiace, è una cosa triste. Non so che dire..” mormorò Lily dopo un po’. Pensava a Teddy, al fatto che non avesse più né una mamma né un papà e provava tanta tristezza.
“Non devi dire nulla.” rispose Ron sorridendo mesto. Nessuna parola avrebbe potuto cancellare la loro sofferenza, l’unico modo per superarla era imparare a convivere con essa.
“Remus, Harry non è arrabbiato con te né con nessuno di voi. È arrabbiato con il destino che gli ha portato via tutti coloro che amava nel suo tempo e che non gli ha permesso di fare una vita spensierata. Non sa cosa fare.“ spiegò Hermione cercando di dare ordine ai pensieri che le si affacciavano nella mente.
“Non sempre ciò che è giusto è anche semplice da fare.” precisò per lei Ron ricordando le parole tanto care al vecchio preside Silente.
“Quindi, vediamo se ho capito bene. Harry è scappato chissà dove per fare una specie di bilancio e decidere se vale la pena restare qui o No?” riassunse James a modo suo, cercando di capire.
“Diciamo di si. Qui abbiamo la possibilità di aiutare e salvare le persone che amiamo ma..” iniziò Ron senza trovare le parole per concludere la frase.
“Potete anche perderle di nuovo. In quel caso sarebbe ancora più doloroso, vero?” concluse Lily. Probabilmente anche Harry aveva perso le persone a lui care, forse anche lui era solo proprio come Teddy. Lily pensò a James, a Sirius, a Remus, ad Alice, a quanto voleva loro bene e quanto sarebbe stata dura perderli.
“Infatti..” annuì Ron tristemente.
“Ma cosa centra Teddy?” chiese Remus fissando il bambino che a sua volta lo fissava con degli strani occhi rosa shocking.
“Diciamo che in linea di massima ora conoscete i conflitti interiori che sta cercando di superare Harry. Il problema è che le cose sono ancora più complicate..” disse Hermione cercando inutilmente di dare alle sue parole un senso logico. Come potevano i malandrini capirci qualcosa se lei stessa faceva fatica a seguire quello che stava dicendo?
“In che senso scusa, non ti sto proprio capendo.” mormorò Sirius confuso.
“Harry è molto più coinvolto di quello che pensate voi.. Non so come dirlo..” disse Ginny cercando con lo sguardo l’aiuto degli amici. Quella era decisamente la parte più difficile.
“Remus, sei suo padre..” esclamò Ron alla fine. A Sirius e James mancò l’aria mentre Remus impallidì all’improvviso. Lily non poteva credere alle sue orecchie. Remus era padre, ma di chi? Di Harry? Di Teddy forse?
“Cosa?” chiese Remus decisamente sconvolto. Non poteva credere a quello che gli stavano dicendo. Aveva un figlio, come aveva potuto mettere al mondo una vita innocente sapendo che poteva passare a lui la sua maledizione?
“Di Teddy intende.“ precisò Hermione guardando le facce sconvolte dei malandrini.
“Teddy è mio figlio?”chiese Remus guardando il piccolo che giocava con la sciarpa di Ginny e continuava a cambiare colore ai suoi occhi. Quel bambino così piccolo e tenero era suo figlio. Remus si stupì, come aveva potuto essere in grado di mettere al mondo un essere tanto perfetto proprio lui che era uno degli esseri più mostruosi di questa terra?
“Nel futuro è ovvio.” disse Ginny porgendo il bambino a Remus che lo prese tra le braccia. Il piccolo sorrise felice e tese le sue piccole mani verso suo padre che ancora lo guardava con espressione stupita e sognante.
“E la madre..” chiese Lily fissando Remus. Era incredibile la tenerezza con la quale Remus teneva tra le braccia quella creatura così piccola e indifesa.
“Per lo stato attuale delle cose non è importante.” rispose Ron guardando James e Sirius che erano ancora imbambolati a fissare Remus e Teddy. Non poteva dire loro che la madre di Teddy era Tonks, la cuginetta di Sirius. Sarebbe stato un colpo per loro anche se forse scoprire la verità su Harry lo sarebbe stato altrettanto.
“Aspettate, Teddy è il figlio di Remus e Harry è il suo padrino. Perché Remus ha scelto proprio Harry come padrino?” chiese James riprendendosi all’improvviso. Se Teddy era il figlio di Remus sarebbe stato più logico che il suo padrino fosse lui o Sirius. Perché proprio Harry? Che legame c’era tra lui e Remus? Sirius era confuso, aveva ipotizzato che ci fosse un legame tra James ed Harry e invece scopriva che Harry era il padrino del figlio di Remus.
“Perché Harry è il figlio del suo migliore amico. L’unico legame con i malandrini rimasto a Remus durante la guerra.” spiegò Ron, preparandosi ad un’altra scena simile alla precedente.
“Il figlio di quale migliore amico?” chiese Sirius allarmato.
“Il suo nome completo è Harry James Potter.“ disse Hermione fissando James in attesa di una sua reazione.
“Io.. Io..” balbettò James senza capire più nulla.
“Tranquillo James, siediti.” disse Lily richiamando a sé un bicchiere d’acqua con la magia. Finalmente aveva capito ogni cosa. Ora sapeva perché Harry si era fatto passare per il gemello di James, perché sembrava essere così simile a lui e allo stesso tempo diverso e perché gli sembrava di conoscerlo da sempre.
“Tutto bene?“ chiesero Sirius e Remus in coro, entrambi preoccupati per il loro migliore amico. Sapere che Harry era il figlio di James li aveva sconvolti molto più della rivelazione precedente.
“No, come sarebbe a dire Harry James Potter? È mio figlio..” chiese James a metà tra il confuso e l’arrabbiato. Era suo figlio e non gli avevano detto nulla quando era sparito? Poteva essere ovunque, in pericolo. Suo figlio. Nella sua mente si accavallavano mille domande. Chi poteva essere la madre?
“Beh Ramoso, a me nonostante tutto sembra un bravo ragazzo.” disse Remus sorridendo.
“Lo dovresti vedere giocare! È il cercatore più forte di grifondoro!” esclamò Ron, fulminato immediatamente da un’occhiata severa di Hermione. La ragazza era indignata, non era il momento per pensare a quando era bravo Harry sulla scopa.
“Dici davvero?”chiese James illuminandosi improvvisamente alla parola cercatore. Sirius scosse la testa, James non sarebbe mai cambiato. Lily non aveva reagito in nessuno modo. Anche se nessuno lo aveva detto aveva la sensazione di essere lei la madre di quel ragazzo. Qualcosa dentro di lei glielo diceva.
“Scusate, possiamo tornare a noi? Abbiamo parecchie gatte da pelare. Hermione, mi assicuri che voi siete davvero chi avete detto di essere e che nessuno di voi fa Black di cognome?” chiese Sirius, deciso ad evitare ulteriori colpi di scena prima di proseguire con le spiegazioni. Quella giornata era decisamente movimentata, in poche ore era stato a Godrig’s Hollow e aveva scoperto che Teddy era figlio di Remus e Harry di James. La sua teoria circa un legame tra Harry e James era stata confermata anche se non si aspettava che questi fosse il figlio del suo amico.
“Tranquillo Sirius, niente figli per te.” lo tranquillizzò Ron. Sirius sospirò sollevato.
“È Sirius il padrino di Harry? Quello di cui mi hai parlato?” chiese James ricordando le parole di Ginny mentre si recavano a Londra.
“Si, Harry adora Sirius. Remus ha voluto Harry come padrino per Teddy perché sapeva che Harry aveva avuto un buon esempio.” spiegò Ginny sorridendo.
“Dici davvero?” esclamò Sirius sorpreso e quasi commosso. Aveva sempre considerato James più di un fratello, una sorta di prolungamento di se stesso e sapere che anche suo figlio gli voleva bene lo riempiva di gioia.
“DOBBIAMO TROVARLO!” urlò Lily interrompendo i discorsi dei presenti. Tutti annuirono e cominciarono a discutere circa le ricerche in corso.
“Come lo riconosciamo? Voglio dire, se è tornato al suo aspetto non lo possiamo riconoscere.” fece notare Remus ricordando ai ragazzi che loro non avevano mai visto il vero aspetto di Harry.
“È uguale a James, la sua fotocopia. L’unica differenza sono gli occhi.” spiegò Hermione mentre Ginny cercava freneticamente qualcosa nella borsetta.
“Quelli di Harry sono verdi smeraldo come quelli di..” continuò Ginny mostrando loro una foto di qualche anno prima alla Tana. Ritraeva Harry abbracciato a Ron ed Hermione, era stata scattata qualche giorno prima del matrimonio di suo fratello Bill.
“Sua madre, Lily Evans?”concluse James guardando gli occhi del ragazzo nella foto. Erano senza dubbio gli occhi di Lily, non poteva sbagliarsi. Li avrebbe riconosciuti tra mille.
“Si.” annuì Ginny. Lily tolse la foto di mano a James e si incantò a guardarla mentre una lacrima di commozione le solcava il volto. Allora era vero, Harry era davvero suo figlio ed era bellissimo. La copia perfetta di James ma con il suo sguardo color smeraldo.
“La stamberga strillante!” esclamò improvvisamente Ron interrompendo i pensieri di tutti.
“Ron che ti prende, sei impazzito?” disse Remus sobbalzando.
“No, non sono mai stato meglio. Siamo degli idioti, Harry non si è mai mosso dal castello.
Come abbiamo potuto non pensarci prima.” continuò Ron guardando i visi allibiti che aveva di fronte a sé.
“Ne siete sicuri?” chiese James, passando lo sguardo da Ron a Hermione e Ginny.
“Nella stamberga Harry ha incontrato Sirius per la prima volta e ha scoperto la verità sui Malandrini e sui suoi genitori.” ricordò Hermione ignorando le facce confuse e perplesse dei malandrini. Di che stava parlando Hermione?
“Ma la foresta proibita è un posto pericoloso..” iniziò Lily, preoccupata all’idea che suo figlio si trovasse in un posto del genere. La sua priorità era diventata trovarlo, non gli importava più di dare risposta alle mille domande che le si accalcavano in testa.
“Non per Harry. Lui lo conosce bene e in più il castello è l’unico luogo in cui si sia mai sentito veramente a casa.” spiegò Ron. Remus pensò che Harry fosse davvero molto simile a James, un perfetto malandrino nonostante sembrasse più maturo di loro.
“Dannazione, sta piovendo da ore. Se è davvero nella foresta si prenderà un malanno!” concluse Lily guardando fuori dalla finestra la pioggia che cadeva incessante. Pensare a suo figlio solo, al buio e al freddo le fece male al cuore.
“Muoviamoci!”urlò Sirius, precipitandosi verso la porta.
“Lily, ti spiace restare tu con Teddy?” chiese Remus porgendogli il piccolo. La ragazza si ritrasse e lo guardò confusa.
“Ma io voglio venire con voi, si tratta di mio figlio!” rispose Lily sconvolta. Non potevano pretendere che lei rimanesse lì ad aspettare, non dopo che le avevano detto che Harry era suo figlio.
“Lo so, ma fuori diluvia e non possiamo portare il piccolo Teddy. Noi conosciamo la foresta proibita come le nostre tasche. Per favore amore mio..” implorò James. Conosceva bene i pericoli della foresta proibita e non voleva che succedesse qualcosa a Lily.
“Lo so che è dura per te aspettare qui ma fallo per me, stai con mio figlio così non starò in pensiero.” continuò Remus. Lily guardò prima James e poi Remus e si decise.
“Appena lo trovate però lo dovete portare qui.” disse guardando implorante gli amici.
“Promesso!” risposero questi prima di correre fuori. Lily resto con Teddy in braccio a guardare la pioggia bagnare i vetri del castello.

“Se ci dividiamo lo troviamo prima.” propose Ron correndo a perdifiato. Nella sua testa l’unico pensiero era correre più forte che poteva e trovare il suo amico Harry.
“Buona idea, ecco prendete questo specchio. L’altro c’è l’ha James.” rispose Sirius passando al ragazzo il suo specchio.
“Geniale, in questo modo potremo rimanere in contatto.” esclamò Hermione. Senza bisogno di parlare James, Remus e Sirius corsero verso la Stamberga Strillante mentre Hermione, Ginny e Ron presero la direzione opposta.
Il lontananza si vedeva il Platano Picchiatore che si agitava. I malandrini gli andavano in contro, speranzosi di trovare Harry.
“Non ne potevo più di restare in quella stanza ad aspettare! James che ti prende?” chiese Remus guardando il volto preoccupato dell’amico. Era pallido e pensieroso, Remus non aveva bisogno che parlasse per capire che qualcosa non andava.
“Mi prende che mio figlio è da qualche parte sotto la pioggia chissà dove.“ rispose brusco James. Era preoccupato per suo figlio, si sentiva in dovere di preoccuparsi per lui. Remus sorrise, James aveva un cuore d’oro. Si preoccupava sempre per tutti, anche per chi non lo meritava. Qualche anno prima aveva persino salvato la vita a Piton, il suo più acerrimo nemico.
“Vedrai che lo troviamo..” cercò di tranquillizzarlo Sirius, intuendo quali erano i pensieri dell’amico. Finalmente avevano avuto delle risposte ma più che dar loro sollievo avevano aumentato le loro preoccupazioni.
“E se non è al castello? Non è così semplice trovarlo, prima abbiamo fatto tre clamorosi buchi nell’acqua.” ricordò James senza smettere di correre.
“Non potevamo usare la mappa?”chiese Sirius ricordandosi improvvisamente della mappa del malandrino.
“Harry non compare sulla nostra e la loro l’ha presa lui prima di sparire. È un ragazzo sveglio, vedrai che starà bene.” disse Remus sorridendo. Da quello che aveva visto Harry assomigliava davvero parecchio a James.
“Remus ha ragione, se è tuo figlio sa quel che fa.” fece eco Sirius. I tre continuarono a correre e a chiamare Harry. James però si accorse che qualcosa non andava in Sirius. Il suo amico di sempre si era fatto d’un tratto silenzioso e pensieroso.
“Che ti prende Sirius?” chiese James fissando l’amico che aveva cambiato espressione all’improvviso.
“Niente, sono solo preoccupato per Harry tutto qui.“ spiegò Sirius, sperando che gli amici gli credessero. Non era vero, nella sua testa si rincorrevano molte idee strane. Non si sentiva all’altezza dei suoi amici.
“Non ti credo, ti conosco troppo bene. Dilla tutta.” disse James fissando l’amico.
“Mi sento un po’ messo da parte. Harry è tuo figlio. Teddy è il figlio di Remus..”iniziò Sirius.
“Dimentichi quello che hanno detto prima i ragazzi, tu sei il padrino di Harry e lui ti adora.” ricordò Remus all’amico imbronciato. Sotto la facciata di menefreghismo di Sirius si nascondeva un ragazzo insicuro che aveva paura di non essere all’altezza di chi aveva intorno e che a volte aveva bisogno di sentirsi dire che gli volevano bene.
“E se non avessero detto la verità? Se avessero detto così solo per non farmi restare male?” chiese Sirius sempre più depresso.
“Smettila con queste paranoie. Prima con Ginny siamo andati a Londra, Grimmauld Place.“ disse James, ricordando quello che era successo poco prima a Londra con Ginny.
“Come sarebbe? E perché mai?”chiese Sirius, diventando scuro in volto al solo suono di quel terribile posto. Dopo anni che non abitava più li quella casa aveva il potere di turbarlo anche solo se la sentiva nominare.
“Me lo sono chiesto anche io. Ginny è stata piuttosto evasiva ma mi ha detto che li Harry aveva passato dei momenti fantastici con il suo padrino, tra i più belli della sua vita.” continuò James, dimostrando all‘amico che Harry gli voleva bene.
“Momenti felici in Grimmauld Place? Sembra incredibile..” esclamò Remus ricordando i racconti raccapriccianti di Sirius.
“Lo so, da quello che ho capito Harry ha avuto una vita per nulla facile. Vorrei saperne di più, sapere perché..” chiese James, tormentato dal fatto di non sapere praticamente nulla della vita del figlio. Erano molti gli elementi strani che riguardavano quel ragazzo, primo tra tutti che Hermione avesse detto che Harry aveva incontrato Sirius per la prima volta nella Stamberga Strillante. Per James tutto questo non aveva senso..
“Vedrai che lo troveremo presto e potrai fargli tutte le domande che vuoi.” cercò di consolarlo Sirius, dandogli una pacca sulle spalle.
“Lo spero Sirius, lo spero” disse James sospirando.

ANGOLO DELL'AUTRICE
ciao a tutti, questo capitolo ha preso un po' più di tempo e parecchie energie più degli altri ma penso che se sia valsa la pena. è il capitolo che forse il tanti aspettavate dall'inizio (insieme a quello in cui James e Lily si sono messi insieme penso! XD). finalmente i Malandrino scoprono chi è Harry.
per il ritrovamento dovete aspettare il prossimo capitolo altrimenti sarebbe venuto davvero troppo lungo! XD
grazie mille a chi mi legge, scrive e mi sostiene.
in particolare grazie e quelle 11 persone che hanno commentato!
PICCOLA_PUFFOLA: beh, per il ritrovamento devi aspettare ma per la verità mi sono portata avanti! spero che questo capitolo ti sia piaciuto!
SHIHO93: concordo pienamente con te, tutta la storia è una mazzata per questo Ron e gli altri anticipano i fatti principali ai Malandrini rimandando a dopo il momento in cui risponderanno a tutte le domande. harry nella caverna? penso che sia davvero un posto strano per riflettere sulla propria vita e fare un bilancio. XD
BRANDO: la tana l'avevo già esclusa qualche capitolo fa perchè è un posto che è legato a Ron, Ginny e la loro famiglia. in quel tempo non ci sono ancora Ron e Ginny quindi Harry non ha ragione di andare lì. per la ragazza misteriosa dovrai aspettare, in questo momento i nostri eroi non hanno tempo per farsi domande del genere. ti assicuro però che Luna nascerà e che non si tratta di sua madre. spero che il mio capitolo abbia risposto alle tue domande e sia stato all'altezza delle tue aspettative! XD
MIKYVALE: grazie mille per il commento! posso tranquillamente assicurarti che la ragazza misteriosa non è la madre di Luna e che Harry non è alla Tana. ormai perchè lo trovino è solo questione di tempo.. XD
FINLEYNA 4 EVER: spero che questo capitolo ti sia piaciuto. per il momento ho deciso di dire basta con le ricerche fuori dal castello! XD
MARY94: grazie mille per il commento e per avere messo la mia storia tra le tue preferite. alla fine ti assicuro che il lieto fine ci sarà, sennò che storia sarebbe? non posso però dirti in che modo ci sarà.. per sapere in quale mondo vivrà Harry dovrai aspettare.. XD
LYRAPOTTER: beh ho optato per iniziare a spiegare un po' di cose prima per evitare di dover far raccontare tutto a Harry. sarebbe stato difficile per quel poveretto. almeno così i Malandrini sono preparati e hanno assorbito la notizia delle varie paternità. XD per quanto riguarda la ragazza misteriosa (ha colpito davvero tutti) non posso dirti nulla se non che al momento nessuno sa nulla di lei.. XD
SMEMO92: grazie mille per il commento! in questo capitolo i Malandrini hanno avuto un po' delle loro tanto agognate spiegazioni! XD
SHIN_86: grazie per il commento! abbi fede, vedrai che Harry si troverà prestO!
TERRY93: beh il luogo in cui fare nascondere Harry è stato difficile da trovare anche per me, spero che la mia scelta finale vi piaccia e non risulti troppo banale! XD spero che i dialoghi di questo capitolo ti siano piaciuti più di quello precedente! XD
FUNNYPINK: grazie mille per il commento, spero che questo capitolo ti sia piaciuto e che tu continui a seguire la mia storia! XD

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Capitolo 45
*** DAL PARCO DEL CASTELLO ALL'INFERMERIA ***


CAPITOLO 43
DAL PARCO DEL CASTELLO ALL’INFERMERIA


Hermione, Ron e Ginny correvano nel parco guardandosi freneticamente intorno. Potevano vedere in lontananza gli anelli del campo da Quidditch, e poco lontano da loro c’era la casa di Hagrid ma di Harry nessuna traccia.
“Pensate sia stata una buona idea?” chiese Hermione con un tono insicuro che non era da lei, normalmente così sicura di sé e decisa. Gli ultimi avvenimenti erano davvero assurdi. In poche ore il loro mondo era crollato, Harry era sparito e i malandrini erano furibondi. Non avevano avuto nemmeno il tempo per assorbire il colpo che le cose erano cambiate nuovamente, i Malandrini sembravano pentiti e avevano deciso di aiutarli a trovare Harry per avere le loro risposte. In quel momento anche loro erano nel parco o nella foresta e sapevano che Harry era il figlio di Lily e James.
“Io dico di si. Che ti prende Hermione? Non è da te avere tutti questi dubbi.” disse Ginny con un tono rassicurante. L’agitazione di prima sembrava quasi scomparsa, una vocina dentro di lei le diceva di stare tranquilla e che Harry di trovava a pochi metri da lei. Sarebbe andato a finire tutto bene, lo sapeva.
“Non lo so, ho paura che Harry se la prenda con noi.” rispose Hermione guardando in basso. Aveva fatto bene a rivelare un segreto così importante, anche se a fin di bene?
“Tranquilla, non abbiamo fatto nulla di male.” mormorò dolcemente Ron. Capiva le paure di Hermione ma era certo che Harry avrebbe capito. Certo, forse all’inizio sarebbe andato su tutte le furie e avrebbe urlato ma poi avrebbe capito.
“A parte raccontare tutto ai suoi genitori..” osservò Hermione mestamente. Si sentiva una pessima amica e sentirsi dire che lo aveva fatto solo per il bene di Harry non aiutava per nulla a farla stare meglio.
“Abbiamo detto loro la verità, nulla più. Non abbiamo svelato i segreti del futuro.” considerò Ginny. Hermione annui con poca convinzione.
“Vedrai che Harry la prenderà bene. La cosa che lo preoccupava di più era dire a James e Lily che è loro figlio.” disse Ron sicuro. Era certo che Harry sarebbe stato sollevato, la sua più grande paura era rivelare la verità ai suoi genitori e leggere delusione sui loro volti.
“Quindi pensi che sarà sollevato?” chiese Hermione incerta.
“Diciamo che avrà una cosa in meno a cui pensare e che i Malandrini ora sono molto più ben disposti verso di noi.” rispose Ron. Ginny guardò i due sorridendo, era strano vedere Ron nella parte di quello maturo e riflessivo ed Hermione confusa e insicura. Il mondo doveva aver preso a girare al contrario.
“Già, decisamente non ci considerano più imbroglioni, truffatori e quant’altro.” concluse Hermione un po’ più sollevata.
“Almeno una cosa buona c’è, sempre che riusciamo a trovare Harry.” disse Ginny guardandosi attorno in modo frenetico. Qualcosa dentro di lei le diceva che Harry era lì, a pochi passi da loro. Lo avvertiva chiaramente. Non erano i suoi poteri a dirglielo ma il suo cuore e Ginny era certa che non si stava sbagliando.
Nel frattempo i Malandrini erano ormai vicini alla Stamberga, luogo a loro caro e teatro di notti di luna piena al limite della follia. La foresta proibita ormai non aveva quasi più segreti per loro, la conoscevano palmo a palmo. Quante notti a rincorrersi, a ridere felici e spensierati senza pensare ai rischi che stavano correndo. Molte volte avevano quasi rischiato di finire male ma la fortuna non li aveva mai abbandonati.
“Ecco, laggiù c’è il platano e la Stamberga.” disse James indicando un grosso albero che si contorceva frenetico. Chi lo vedeva per la prima volta rimaneva sempre impressionato da quel grosso albero. James Potter rimase impassibile, per nulla turbato.
“Va bene, io entro a dare un’occhiata, voi guardate qui intorno.” rispose Remus. Con un colpo di bacchetta premette un punto sul tronco e il grosso albero si immobilizzò all’improvviso. Remus ne approfittò per infilarsi nel tunnel che portava alla Stamberga. Una volta arrivato trovò tutto esattamente come lo avevano lasciato l’ultima volta, di Harry nessuna traccia. Si soffermò a cercare segni del passaggio di qualcuno ma non avvertì nulla.
“Mi trasformo così riuscirò a fiutarlo.” esclamò Sirius deciso. James annuì mentre l’amico prendeva le sembianze di un grosso cane nero che prese immediatamente a fiutare l’aria.
Poco lontano da loro, Hermione, Ron e Ginny continuavano a farsi domande mentre cercavano il loro amico.
“Sarà alla Stamberga?” chiese Ginny, forse più a se stessa che agli altri.
“Non lo so.” rispose Hermione. Ormai non aveva più certezze, solo brutti presentimenti. Ron era il solo a credere che avrebbero trovato Harry nel parco o nella foresta.
“Forse sarebbe stato meglio fare gruppi misti e non lasciare i Malandrini da soli.” disse Ginny guardandosi attorno frenetica sperando d vedere comparire i capelli perennemente spettinati di Harry.
“Non c’era tempo per le discussioni.” rispose Ron. Tutto era successo così in fretta, non c’era stato tempo per fare gruppi. Inoltre i Malandrini avevano bisogno di rimanere uniti per poter discutere delle novità appena apprese.
“Si, ma secondo te come la prende Harry se lo trovano loro e James gli urla figliolo ti voglio bene?” chiese Hermione con una vena ironica. Tutti e tre immaginarono la scena e nessuno riuscì a trattenere un sorriso. Ginny ipotizzò che in quel caso Harry sarebbe stato colpito da infarto fulminante.
“Eddai ragazze, sono sicuro che se lo trovano loro useranno molto tatto.” rispose Ron scuotendo la testa, cercando di cacciare via quella visione. Non c’era tempo per scherzare, doveva trovare il suo migliore amico.
“Spero.” sospirò Ginny cercando di pensare in positivo.

[poco più in là nella foresta..]

Harry aveva perso il senso del tempo. Ormai non ricordava più da quanto tempo era lì, se da pochi minuti o molte ore. Non sapeva che ora fosse. Si sentiva molto debole, non aveva nemmeno le forze per alzarsi. Doveva tornare al castello, dai suoi amici, dai suoi genitori, dai Malandrini..
Doveva spiegare, doveva dire loro tutto, ma non ne aveva la forze. Con le ultime forze cercò di afferrare la bacchetta per evocare un Patronus con il quale mandare loro un messaggio. Avrebbe detto loro dove si trovava, che aveva fatto un idiozia e che ora stava male e loro sarebbero arrivati. Non voleva più mentire, voleva rimanere in questo tempo, salvare le persone che amava dal loro triste destino e sopra ogni altra cosa desiderava perdersi nell’abbraccio di sua madre. Doveva farcela, bastava fare l’incantesimo.
Improvvisamente la bacchetta gli cadde di mano e tutto divenne nero. Prima di perdere i sensi Harry pensò a Ginny.

***

“Nulla nella Stamberga.” rispose Remus deluso tornando dagli amici. Da come ne parlavano i ragazzi sembrava che quello fosse il posto avrebbero trovato Harry.
“Nulla nemmeno qui intorno.” sospirò James all’amico. Remus cercò Sirius con lo sguardo e non di stupì di vederlo nella sua forma canina. Sirius correva qua e là, ancora trasformato in cane. Improvvisamente si bloccò, iniziò ad annusare l’aria e a scodinzolare frenetico.
“Sirius? Ma che gli prende ora?” esclamò Remus stupito da quel comportamento insolito. Normalmente quando si trasformava era docile e mansueto mentre.
“Sembra che ha visto qualcosa.” rispose James guardandosi attorno. Sirius alzò la testa verso il suo migliore amico e abbaiò deciso. Nell’aria sentiva chiaramente un odore familiare, molto simile a quello di James. Era certamente Harry, doveva solo capire dove fosse. Remus e James si scambiarono un’occhiata confusa, poi Sirius iniziò a correre.
“Harry!” esclamò Remus indicando un punto lontano verso il quale stava correndo il loro amico. Senza perdere tempo James lanciò delle scintille colorate in aria per segnalare agli altri la loro posizione.
“Ma cosa..” mormorò Ron indicando le scintille. Hermione le guardò e capì che stava succedendo.
“Corriamo!” esclamò Ginny precipitandosi verso i Malandrini. Dovevano averlo trovato, quella era l’unica spiegazione per quelle scintille. Il punto segnalato non era lontano e i ragazzi lo raggiunsero in pochi minuti.
“Eccolo! È sdraiato nell’erba.“ urlò Sirius appena ebbe ripreso la sua forma umana.
“Ragazzi, laggiù.” disse James indicando a Hermione, Ron e Ginny il punto il cui si trovava Sirius. Vicino a lui c’era un ragazzo sdraiato inerme nell’erba.
“Muoviamoci.” urlò Hermione correndo come non aveva mai fatto in vita sua. Harry era a terra e non si muoveva, non era normale.
“Harry, rispondi! Forza amico, mi senti?” mormorò Ron scuotendo piano l’amico. Harry non si muoveva, stava semplicemente sdraiato nell’erba. Per qualche istante Ron temette il peggio, poi si accorse che il suo migliore amico respirava ancora.
“Oh mio dio, come sta?”chiese James spaventato guardando quel ragazzo immobile.
“È svenuto e ha la febbre molto alta ma sta bene.” disse Remus tranquillizzando i presenti. Il battito era accelerato e il respiro affannoso, probabilmente era stato nell’erba sotto l’acqua per ore fino a che non aveva perso i sensi.
“Dobbiamo portarlo in infermeria prima che congeli.” esclamò Hermione, ritrovando improvvisamente il suo sangue freddo e riprendendo in mano la situazione. Gli altri presenti annuirono, quasi increduli di averlo trovato per davvero.
“Tieni, mettigli addosso il mio mantello.” disse Sirius avvolgendo Harry nel suo mantello.
In poco tempo portarono Harry in infermeria e avvertirono Lily che si precipitò lì con il piccolo Teddy tra le braccia. L’infermiera chiuse la porta alle sue spalle e intimò loro di aspettare borbottando che era da pazzi addormentarsi all’aperto sotto una pioggia così forte. I ragazzi sospirarono e si prepararono ad aspettare.
Il tempo sembrava passare molto più lento del normale, facendo impazzire tutti i presenti che aspettavano fiduciosi notizie di Harry. Ginny sedeva immobile, senza dire nulla e fissando il vuoto di fronte a lei. Lily era seduta di fianco a lei e di tanto in tanto sospirava. Ron ed Hermione si sentivano impotenti e quell’attesa li snervava. Entrambi pensavano al passato, a tutte le volte che Harry era stato in infermeria. Anche se gli era capitato di peggio non erano mai stati così preoccupati per lui.
 James era seduto per terra a pochi passi da loro e sembrava perso in chissà quali pensieri. Sirius ogni tanto lo guardava cercando inutilmente qualcosa da dire che potesse aiutare James a stare meglio. Remus poteva capire James, se fosse successa una cosa del genere a Teddy anche lui sarebbe stato nelle stesse condizioni dell’amico.
Tutto quel silenzio e quella tensione stava facendo impazzire Sirius, che decise di fare quattro passi. Come Ron ed Hermione si sentiva impotente, ormai tutto era nelle mani dell’infermiera. Tutto quello che era successo aveva dell’incredibile, era semplicemente impensabile. Sirius sospirò guardando fuori da una finestra.
“Sei preoccupato?” chiese una voce che proveniva dalle spalle del ragazzo. Sirius era stupito e curioso allo stesso tempo, non aveva mai sentito quella voce.
“Un po’, un mio amico è in infermeria.” rispose voltandosi per vedere chi aveva parlato. Di fronte a lui c’era la ragazza più strana che aveva mai visto. Bionda, con grandi occhi di  colori diversi e con addosso un bizzarro vestito blu e verde con degli strani fronzoli.
“Capisco. Sai che quando piove nascono le fate?” chiese ancora lei sorridendo.
“Ah si?” disse Sirius stupito dalle parole senza senso della ragazza.
“Certo!” disse lei sorridendo. Sirius la fissò incuriosito. Era del tutto fuori luogo, sia per il modo di vestire sia per le assurdità che stava dicendo ma qualcosa in lei lo colpì.
“Ma la pioggia non è pericolosa?” chiese Sirius cercando di capire chi fosse quella strana ragazza. Di certo non aveva mai parlato con lei altrimenti se ne sarebbe ricordato.
“No, per loro è più dannoso il sole. Hai mai visto una fata al sole?” esclamò ridendo lei. La sua risata era cristallina e contagiosa e alleviò un poco la tensione di Sirius. Non sapeva chi fosse ma quella ragazza gli faceva bene. Era la prima cosa bella che gli capitava in quella strana e assurda giornata.
“Io a dire il vero non ho mai visto nemmeno una fata.” ammise Sirius sorridendo a sua volta. Quella era decisamente la conversazione più strana che aveva fatto da quanto era al castello. Era tutto così assurdo.
“Non mi dire che sei uno di quelli che pensano che le fate non esistano..” mormorò lei facendosi seria tutto d’un tratto. Sembrava quasi offesa dal fatto che esistesse qualcuno che mettesse in dubbio l’esistenza delle fate.
“E tu sei una di quelle che ci crede?” chiese lui inclinando la testa di lato. La parte razionale del suo cervello gli suggeriva che la ragazza fosse pazza ma era proprio la sua pazzia a renderla così interessante. Il suo sguardo, così particolare era magnetico.
“Io le ho viste.. “ disse lei seria.
“Mi stai prendendo in giro?”chiese Sirius fissandola stranito.
“No, mi hanno anche parlato.”continuò lei decisa.
“Che ti hanno detto?” chiese Sirius sempre più confuso da quella strana conversazione.
“Non lo so, non capisco mica la loro lingua. Domani se piove ancora vado a cercarle.” rispose lei guardando sorridendo fuori dalla finestra la pioggia che scendeva ancora.
“Posso venire con te? Cosi se ci sono le vedrò anche io.” chiese lui stupito da se stesso. Non sapeva perché aveva detto una cosa del genere, gli era venuto spontaneo.
“Va bene. A domani allora.” rispose lei allontanandosi camminando all’indietro canticchiando una filastrocca incomprensibile.
“Aspetta, non so il tuo nome.” chiese Sirius inseguendola per qualche passo.
“Nemmeno io conosco il tuo, a domani.” mormorò lei saltellando su un piede solo.
Sirius rimase lì da solo a guardare il vuoto dove prima c’era quella strana ragazza. Non gli era mai capitato di uscire con una ragazza di cui non conosceva il nome. Improvvisamente Sirius si rese conto che non sapeva nemmeno quando o dove si sarebbero dovuti incontrare. Il ragazzo sospirò.
“Sirius, si può sapere con chi parlavi?” chiese Remus arrivando alle spalle dell’amico e facendolo sobbalzare. Sirius imprecò silenziosamente. Era possibile che tutti gli arrivavano alle spalle?
“Non ne ho idea. Come sta Harry?” rispose Sirius accantonando la strana ragazza e tornando a preoccuparsi per il suo figlioccio.
“Non si sa ancora.” sospirò Remus. I due rimasero un po’ in silenzio, poi vennero raggiunti da tutti gli altri.
“Allora?” chiese Sirius impaziente a una massa di persone che borbottava indignata.
“Sta riposando, l’infermiera ci ha cacciati.“ sospirò Lily delusa. Remus si lasciò scappare un sospiro di sollievo. Se stava riposando voleva dire che stava bene e che il pericolo era passato.
“Non lascia entrare proprio nessuno! Noi siamo i suoi genitori!” esclamò James stizzito.
“Scommetto che se glielo dici non ti crede.” commentò Ron facendo ridere tutti i presenti.
“E quindi che si fa?” chiese Remus guardando verso Hermione e Ginny che si scambiavano occhiate di intesa.
“Facciamo finta di andarcene, aspettiamo che vada a dormire e poi andiamo da Harry.” esclamò Ginny strizzando un occhio ai presenti. Sirius e James ancora una volta si stupirono di come sapeva essere malandrina la dolce Ginny.
I ragazzi rimasero a parlare a bassa voce per un po’, fino a che non sentirono l’infermiera ritirarsi nelle sue stanze. Non appena non sentirono più la donna muoversi entrarono in infermeria, stando attenti a fare piano per non essere scoperti. Alla vista di Harry che dormiva James strinse forte la mano di Lily. Guardare suo figlio che si muoveva piano nel sono era la visione più bella che James avesse mai visto. Improvvisamente la sua vita trovava un senso nuovo. Sirius restò incantato fino che Remus non lo riscosse dai suoi pensieri appoggiandogli una mano sulla spalla. Quello che stavano guardando era il figlio del loro migliore amico, una sorta di piccolo James in miniatura. Era incredibile, improvvisamente le parole dei ragazzi che li avevano sconvolti solo qualche ora prima diventavano reali. I malandrini guardando Harry giurarono a loro stessi che non avrebbero permesso a nessuno di fargli del male.
“Harry, sei sveglio!” esclamò Ginny improvvisamente precipitandoci al fianco del suo ragazzo seguita a ruota da Hermione e Ron. I malandrini si tennero a distanza, quasi intimiditi da quel ragazzo così simile a James ma con quegli occhi così verdi. Visto dal vivo era ancora più somigliante a James che nella foto che avevano visto poco prima. Sulle prime Harry non si accorse nemmeno della presenza dei malandrini. Cercò di mettersi a sedere sul letto ma era ancora molto debole a causa della febbre.
“Credo di si.. Mi fa male la testa e sono un po’ intontito.” rispose Harry abbozzando un sorriso e cercando inutilmente di mettere a fuoco chi aveva intorno. Tutto gli appariva come una macchia indistinta.
“È la febbre, vedrai che presto andrà meglio.” rispose Hermione dolcemente passando gli occhiali all‘amico.
“Mi spiace avervi fatto preoccupare. Vi ho lasciato un sacco di problemi, anche con i Malandrini. Come sta Remus? Glielo avete detto vero che non è colpa sua..” iniziò Harry con espressione colpevole.
“Ma non stavi male? Che sono tutte queste chiacchere, lascia parlare noi..” lo zittì Sirius sorridendo. Si era avvicinato al letto di Harry trascinandosi dietro James ancora mezzo incantato a guardare suo figlio. Remus osservò che non James non aveva mai guardato nulla con quell’espressione incantata, nemmeno Lily o il suo adorato boccino d’oro.
“Sirius, vi ho mentito su una cosa importante..” iniziò Harry guardando negli occhi il suo padrino. Sirius gli strinse la mano per rassicurarlo. Quel semplice gesto ricordò ad Harry il suo Sirius e quel suo modo di fare che riusciva sempre a farlo stare bene. Al pensiero della persona a cui aveva voluto più bene al mondo gli occhi di Harry iniziarono a bruciare e il ragazzo dovette fare di tutto per impedire alle lacrime di bagnargli le guance.
“Lo so, ma non importa. Anche noi siamo stati stupidi e irruenti.” rispose Sirius quasi ipnotizzato da quello sguardo così verde e così simile a quello di Lily. Non gli aveva lasciato la mano.
“Non capite..” disse lui scuotendo la testa e cercando con lo sguardo sua madre, suo padre e Remus. Hermione, Ron e Ginny guardavano la scena senza dire nulla.
“Sappiamo tutto. Ci hanno informati i tuoi amici.” disse Lily dolcemente avvicinandosi al letto di Harry e prendendogli anche lei la mano.
“Tutto?” chiese Harry fissando sua madre intensamente. I presenti rimasero incantati nel vedere quei due sguardi di giada che si specchiavano l’uno nell’altro.
“Non proprio, diciamo che gli abbiamo detto solo i fatti principali.” spiegò Ron.
“Sappiamo che sei nostro figlio e ci basta.” disse James prendendo la parola.
“Meglio che vi abbiamo raccontato tutto loro. Io forse non avrei avuto il coraggio di parlarvi. Avevo paura di deludervi. Ma non volete sapere tutto il resto? Avrete un sacco di domande immagino.” mormorò piano Harry. Lily guardò James e sorrise. Remus alzò la testa e fece qualche passo in avanti.
Ginny sorrise a Harry e poi usci trascinando via Hermione e Ron. Quello era il momento di Harry, loro avrebbero avuto tempo dopo per parlare.
“Te le faremo domani. Ora sei stanco ed hai bisogno di dormire. Prima però posso chiederti di fare una cosa per me?” chiese James fissando intensamente suo figlio. Improvvisamente tutta la curiosità era sparita, gli importava solo che Harry stesse bene.
“Penso di si..” rispose Harry sorridendo. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per rendere felici i suoi genitori. In quel momento Harry aveva realizzato quando fosse stato stupido mentire loro fino a quel momento.
“Mi prometti che non scappi più?” chiese James commosso, cercando di non fare notare le lacrime di felicità che gli bagnavano il viso.
“Certo Papà. Ma voi avete diritto di sapere..” continuò Harry cercando con lo sguardo sua madre, Sirius e Remus. Loro dovevano sapere, avevano tutto il diritto.
“Due domande a testa, non di più, così non lo stancheremo troppo. Va bene per te tesoro?” chiese Lily dolcemente. Harry annuì, senza smettere di guardarla. Voleva dirle che le era mancata un sacco, avrebbe voluto abbracciarla e giocare con i suoi capelli rossi ma non trovò il coraggio.
“Come mai sei venuto in questo tempo?” chiese Remus soppesando bene le parole. Non voleva sembrare aggressivo o violento, voleva solo capire. Harry rimase in silenzio per un po’, cercando di decidere da che parte iniziare.
“Va bene, non so cosa vi abbiano detto i ragazzi quindi forse mi ripeterò. Nel mondo da cui provengo, nel futuro, c’è stata una guerra. Forse la più terribile che il mondo dei maghi ha mai visto” iniziò Harry alla fine, ricordando la sofferenza che quella guerra aveva causato. Avevano passato un anno terribile, nascondendosi come topi, braccati dai maghi oscuri. Molte volte aveva pensato che non c’era speranza, che Voldemort si sarebbe preso tutto.
“È la stessa che c’è ora? Durerà così tanti anni?” chiese Sirius spaventato. Poteva quel mago oscuro essere così potente da mantenere il controllo sul mondo così a lungo? Che ne sarebbe stato di loro.
“No, quella di cui parlo io è la seconda. La prima si è conclusa 17 anni fa quando sembrava che Voldemort fosse stato battuto.“ continuò Harry ripensando a quello che Remus gli aveva detto della prima guerra. Aveva colto tutti impreparati, nessuno si fidava più dell’altro. Erano stati tempi duri.
“E poi invece è tornato?” chiese James cercando di mettere insieme i pezzi del discorso di Harry. Era molto difficile seguirlo, ma Harry era molto paziente e spiegava loro con calma.
“Si, è tornato. L’anno scorso però è stato sconfitto per davvero. È stata una battaglia epocale sapete. È stata combattuta proprio qui, al castello. Anche gli elfi domestici e i centauri ci hanno aiutato. Insomma, abbiamo vinto ma molti di noi sono morti. Abbiamo perso molti amici, molti fratelli, molti..” raccontò lui ripensando alla due battaglie che avevano sancito la sconfitta dei maghi oscuri. Nella prima erano morte tante persone a lui care, Remus, Dora, Fred, Colin e tante altre erano morte prima.
“Genitori?” concluse Lily per lui. Harry guardò in basso e annuì.
“Si, anche molti genitori. Il piccolo Teddy è rimasto orfano. A causa della guerra non abbiamo potuto frequentare l’ultimo anno e non potevamo entrare nell’accademia per auror. Per permetterci di farlo la McGranitt ha attivato un portale. L’idea era venire qui, frequentare un anno e poi tornare nel nostro tempo.” continuò lui, scacciando i pensieri tristi. Ricordo la professoressa che diceva loro che c’era un modo per frequentare l’ultimo anno e ricordò la gioia che aveva provato all’idea di tornare nel periodo in cui i malandrini erano a scuola. L’idea di rivedere Remus, Sirius e i suoi genitori anche se per un anno soltanto lo aveva reso la persona più felice della terra.
“E sarebbe stato valido?” chiese Lily incuriosita. Era tutto così strano, come mai permettevano a dei ragazzi qualsiasi di tornare nel passato, rischiando di cambiarlo solo per poter entrare in un’accademia per auror. Doveva esserci qualcosa sotto. Era molto strano anche il fatto che dei ragazzini così giovani avessero combattuto contro i mangiamorte.
“Si, Silente avrebbe scritto qualcosa e avremmo potuto entrare nell’accademia.” spiegò Harry velocemente.  
“Quindi alla fine dell’anno tornerete nel vostro tempo?” chiese Sirius deluso. Ormai si era affezionato ai ragazzi, voleva loro bene e non poteva accettare di vederli partire.
“È complicato. Silente quando siamo arrivati qui ha separato i tempi in modo che i cambiamenti che abbiamo fatto non modifichino il tempo da cui veniamo. A fine hanno dovremo scegliere se rimanere qui e combattere per questo mondo o tornare nel nostro.”
Raccontò Harry, ricordando il colloquio che aveva avuto con il preside qualche mese prima. Quel colloquio aveva complicato enormemente le cose e lo aveva fatto andare in crisi. Non sapeva più cosa era giusto.
“Se non tornare non diventerete mai auror..” sottolineò James tristemente. Non voleva che Harry partisse ma non voleva nemmeno interferire con i suoi sogni e con le sue scelte.
“Mentre noi eravamo qui i mangiamorte hanno lanciato un ultimo attacco, tutti i sopravvissuti alla guerra sono stati uccisi. Non c’è più nessuno da cui tornare. È stato tutto inutile. Che senso ha aver vinto la guerra se tutti quelli a cui volevo bene sono morti?”disse Harry tristemente senza più sforzarsi di trattenere le lacrime. Tutto ciò per cui avevano combattuto non esisteva più. Che senso aveva vivere in un mondo che non aveva più senso?
“Mi dispiace, non volevo farti tornare alla mente brutti ricordi.” si scusò Remus. Non si aspettava che la sua domanda facesse tornare alla mente del ragazzo così tanti brutti ricordi.
“Non ti scusare, è giusto. Meritate tutte le risposte che volete. Le altre domande?” chiese Harry cercando di sorridere. James non aveva mai smesso di fissarlo. Lo aveva visto diventare triste e un attimo dopo trovare la forza di sorridere ed andare avanti. Aveva una forza incredibile, si vedeva che aveva sofferto ma nonostante tutto non aveva mai smesso di amare e di cercare di essere un ragazzo spensierato.
“Per stasera basta così, ti abbiamo già stancato abbastanza con questa.” mormorò Sirius sorridendo. Sicuramente nella vita di Harry c’era stata molta sofferenza e le loro domande avrebbero fatto tornare alla mente del ragazzo brutti ricordi. In quel momento aveva solo bisogno di riposare, non di pensare alle batoste che la vita gli aveva inflitto.
“Grazie..” disse piano Harry tornando a sdraiarsi. Si sentiva molto debole, le forze lo avevano abbandonato di nuovo.
“Non ci ringraziare. Vedrai, stanotte penseremo tante domande e poi domani te le faremo con calma..” scherzò James con uno dei suoi sorrisi migliori.
“James Potter, non ti permetto di spaventare in questo modo MIO figlio.” ribatté Lily con le mani sui fianchi. Dai suoi occhi sembravano partire scintille minacciose.
“Tesoro, vorrei ricordarti che è anche mio figlio e..” iniziò James titubante. L’espressione della rossa non ammetteva repliche.
“In effetti gli assomiglia anche..” commentò Sirius guardando Remus scatenando ancora di più le ire di Lily. Remus rideva senza farsi notare, tenendosi a distanza da Lily per sicurezza.
“State zitti tutti e due, dopo fate i conti con me. Tesoro, rimettiti a letto e riposa. Hai ancora la febbre alta. Buona notte, a domani.” disse Lily baciando Harry sulla fronte e trascinando Sirius fuori dalla stanza tenendolo per le orecchie. Remus scosse la testa, saluto Harry e seguì quella strana coppia. Lily cercò di afferrare anche James ma non riuscì a prenderlo. I riflessi di James erano decisamente sviluppati dal Quidditch.
“Notte Harry, ci vediamo domani se la tua mamma non mi uccide prima..” lo salutò James sorridendo.
“Buona notte anche a voi.”rispose Harry sorridendo guardando quella bizzarra scena. In quel momento si sentiva la persona più felice di tutta la terra.

ANGOLO DELL'AUTRICE:
questo capitolo è stato uno dei più difficili da scrivere. mi sono immaginata tante volte come si sarebbe svolto l'incontro in cui Harry raccontava la verità ai Malandrini ma nessuna andava mai bene. volevo che questo capitolo fosse all'altezza delle vostre aspettative.
non so che dire, spero di esserci riuscita!
in questo capitolo torna la ragazza misteriosa che nei capitoli passati aveva creato scompiglio ma ancora una volta non vi svelo chi è..
vi lascio con il dubbio.. XD
grazie a tutti quelli che dedicano parte del loro tempo a leggere la mia storia. forse sarò ripetitiva ma siete la ragione che mi spinge a scriverla!
grazie a chi legge, a chi la aggiunge tra i preferiti/seguiti e un super grazie a chi commenta!
SHIHO93: beh, direi che harry si sente decisamente sollevato. in fondo ha cmq tante cose da spiegare senza contare questa! grazie mille per il commento! XD
FINLEYNA 4 EVER: la stamberga ha sempre il suo fascino. è importante sia per harry che per i malandrini! XD spero che questo capitolo ti sia piaciuto!
PRINCESSMARAUDERS: non ti preoccupare, ti voglio bene anche se non commenti sempre visto che segui la mia storia praticamente dall'inizio! beh, peter non ha solo mandato sirius ad azkaban ma anche lily e james al cimitero e ha quasi ucciso harry. direi che non è il caso che si faccia vedere nuovamente, ti pare? pensa quando remus scoprirà di essersi imparentato con sirius sposando sua cugina.. non vedo l'ora di scrivere questa scena!XD
SHIN_86: grazie mille per il commento! spero di non avere deluso le tue aspettative! XD
BRANDO: beh sapere di avere un figlio è sempre una sorpresa, almeno ora sanno che non sono impostori o maghi cattivi con chissà quali intenzioni! alla fine sono stati i malandrini a trovarlo anche se ron, hermione e ginny sono arrivati subito. spero che questo capitolo ti sia piaciuto come il precedente!
LYRAPOTTER: grazie per il commento! beh, tenendo conto di tutto quello che devono raccontare tutta la verità in un capitolo solo è impossibile. vorrebbe dire non rendere giustizia alla storia oppure fare venire un attacco di cuore a qualcuno!
MARY94: grazie mille per i complimenti e per il commento! sei davvero dolcissima e gentilissima!
LULU CULLEN: grazie mille per il commento! i tuoi complimenti mi fanno arrossire! spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto come il precedente!
SMEMO92: beh si, adesso i malandrini si faranno altre domande ma possono sperare in risposte. direi che c'è stato un netto miglioramento, no? harry come hai visto non se l'è presa con i suoi amici, anzi.. ron e gli altri gli hanno tolto un grosso peso. sai che imbarazzo per il povero harry dire in infermeria ai malandrini che in realtà è il figlio di lily e james? come minimo prendeva un attacco di cuore a qualcuno! in questo modo erano già preparati alla notizia! ron mi ha chiesto di riferirti che lui è un genio e che le sue trovate sono geniali, hermione invece pensa che ron abbia sbagliato a nominare uno sport stupido come il quidditch in un momento delicato come questo. [ginny: stupido sport il quidditch, hermione è matta!]

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Capitolo 46
*** RIFLESSIONI, PENSIERI E BATTAGLIE CON I CUSCINI! ***


CAPITOLO 44
RIFLESSIONI, PENSIERI E BATTAGLIE CON I CUSCINI!


Nella sala comune dei Grifondoro c’era molto movimento, nonostante fosse tardi. Tutti gli studenti erano già a letto, solamente tre ragazzi sedevano agitati sulle poltrone vicino al camino mentre un bambino dormiva beato tra le braccia di una ragazza con i capelli mossi senza che nulla potesse disturbare i suoi bei sogni. La signora grassa li fissava dal suo quadro, mezza addormentata, e pensava che erano davvero un buffo spettacolo da vedere.
“Dovevamo restare lì ed assicurarci che Harry stesse bene.” ripeté per la quarta volta nel giro di venti minuti Hermione. Tra le sue braccia Teddy dormiva tranquillo emettendo dei versetti ogni tanto, come al solito sembrava non fare troppo caso alla tensione.
“Harry stava bene, ti preoccupi troppo.” rispose Ron prendendola per la vita e stringendola con delicatezza a sé. Hermione chiuse gli occhi e cerco di rilassarsi almeno un po’ tra le braccia di Ron.
“Non potevamo restare lì con lui, doveva parlare con i suoi genitori e con Sirius e Remus. Avevano troppe cose da chiarire.” mormorò Ginny, parlando dopo molto tempo. Sembrava su un altro pianeta, lontana anni luce da loro. Quella giornata era stata davvero dura per Ginny. In poche ore era passata dalla tristezza e dalla rabbia per avere perso Harry alla preoccupazione per le sue condizioni di salute, e infine alla gioia quando aveva realizzato che stava finalmente bene. Decisamente troppo anche per una strega forte e determinata come lei.
“Ma non sarà presto per raccontare del passato? Harry è ancora troppo sconvolto.” disse Hermione preoccupata, liberandosi dall‘abbraccio del suo ragazzo. La preoccupazione per Harry non era passata, nonostante lui ora fosse in infermeria e stesse meglio. Hermione conosceva Harry da molti anni, era la sua migliore amica e sapeva bene tutte le sofferenze che il ragazzo aveva passato. Harry si meritava solo di essere felice e di godersi la vita.
“Harry sconvolto? Ti sbagli Hermione” disse Ron. Il suo tono era calmo e sicuro. Harry era il suo migliore amico, lo conosceva meglio di qualsiasi altra persona. Quando i loro sguardi si erano incrociati in infermeria aveva capito che il peggio era passato, che ora stava bene e aveva solo bisogno di godersi il suo momento con i suoi genitori. Il momento per parlare di quanto era successo non era ancora arrivato, dovevano solo pazientare ancora un po’.
“È scappato via ed è rimasto per chissà quanto tempo sotto la pioggia, poi si sveglia in infermeria e scopre che i suoi amici hanno rivelato parte della verità ai suoi genitori.. È ovvio che è sconvolto!” esclamò Hermione scuotendo la testa. Ginny e Ron si scambiarono uno sguardo di intesa senza dire nulla.
“Hai visto il suo sguardo Hermione?” chiese Ginny poi fissando intensamente il fuoco che scoppiettava nel camino. Hermione rimase spiazzata da quella strana domanda.
“Si, ma..” iniziò Hermione ma fu subito interrotta dalla rossa.
“Io ci ho letto tante cose. Tristezza certo, ma anche determinazione, voglia di mettersi in gioco e gratitudine verso di noi.” continuò la ragazza, voltandosi per guardare Hermione. Gli sguardi delle due ragazze si incontrarono e poi la riccia sospirò. Anche lei aveva visto quelle cose ma la preoccupazione per il suo amico era stata più forte.
“Forse avete ragione voi..” ammise alla fine, lasciandosi cadere su una poltrona.
“Andiamo a letto e non pensiamoci più per il momento.” disse alla fine Ginny abbozzando un sorriso, il primo di quella terribile giornata. Hermione annui senza parlare, quello di cui aveva bisogno ora era una bella doccia e una lunga dormita per ricaricare le pile.
“Oggi abbiamo pensato fin troppo, finirà che ci brucerà il cervello.” scherzò Ron accarezzando piano una guancia di Teddy.
“Tranquillo Ron, tu rischi non ne corri.” lo prese in giro Ginny. I due fratelli presero a scambiarsi occhiate di fuoco. Hermione sospirò rassegnata pensando che certe cose non sarebbero cambiate proprio mai.
“Spero che Harry si riprenda in fretta, senza di lui sei acida e cattiva.. Più del solito almeno.” rispose Ron guardando la sorella con fare sdegnato.
“Ron!” lo riprese Hermione in modo severo. Quelle discussioni erano all’ordine del giorno tra Ginny e Ron, ma quella sera era decisamente troppo per la riccia.
“Ha cominciato lei.” disse Ron mettendo il broncio come un bambino di sette anni. Ginny in risposta gli fece una pernacchia.
“Basta, a letto tutti e due!” esclamò Hermione esasperata indicando loro le scale.
Ron e Ginny si guardarono, poi guardarono Hermione e decisero di fare come diceva lei.
La stanza dei ragazzi era deserta, non c’era nemmeno Frank. Ron alzò le spalle e si mise a letto, sperando con tutto se stesso di non essere svegliato dai malandrini per rispondere a tutte le loro domande.
Anche le ragazze andarono dritte a letto senza dire nulla. Ginny prima di dormire però si chiese come se la stava passando Harry in quel momento. La ragazza sospirò, mandò un bacio al proprio ragazzo e poi si addormentò abbracciata al cuscino.
Anche Harry era crollato addormentato non appena i suoi genitori e i malandrini avevano lasciato la stanza. Per la prima volta dopo molto tempo il suo sonno era lieto e stava facendo un sogno bellissimo. Davanti a lui c’era una casa dipinta di rosso, davanti c’era uno steccato bianco e un cane, un cervo e un lupo si rincorrevano giocando tra loro. C’erano anche dei bambini con i capelli rossi che cercavano di volare con delle scope giocattolo.
Gli incubi che lo avevano tormentato per anni erano lontani ed Harry cominciava a sperare di poter davvero cambiare il futuro. Questa volta non poteva permettersi di fallire, la posta in gioco era troppo grande.
James, Sirius, Remus e Lily si incamminarono piano verso la sala comune, cercando di non farsi scoprire da qualche professore; Sarebbe stato un bel problema dare spiegazioni convincenti anche se in quel momento i professori erano l‘ultimo dei loro problemi. Quel silenzio era strano, irreale. Era come se nessuno avesse avuto voglia di iniziare una conversazione. I ragazzi erano stremati per la lunga giornata ed erano immersi nei propri pensieri. Ognuno di loro stava riflettendo per conto proprio su quello che aveva appena saputo: in poche ore il loro mondo si era ribaltato.
Fino a poco prima si stavano facendo mille domande e provavano perfino risentimento verso quel ragazzo strano che aveva fatto irruzione nelle loro vite con i suoi amici dicendo di essere Steven Potter, il gemello di James. Ora avrebbero fatto qualsiasi cosa per lui, anche dato la propria vita se necessario. Avevano avuto le risposte che volevano, e potevano dirsi finalmente soddisfatti anche se c‘erano molte cose che non riuscivano ancora a comprendere a fondo.
Lily rifletteva su tutto quello che era capitato in quegli ultimi concitati mesi, cercando nei suoi ricordi segnali e indizi che avrebbero potuto farle capire prima chi era davvero quel ragazzo. Fin dall’inizio Harry era stato molto attento a non lasciare trasparire nulla, nemmeno il più piccolo indizio, tranne i suoi occhi. Quegli occhi color nocciola identici a quelli di James le erano sempre sembrati sbagliati, anche se non era mai riuscita a capire perchè.
L’ingresso delle torre di grifondoro era sorvegliato come al solito dalla signora grassa che li fece entrare borbottando, infastidita per essere stata svegliata nel cuore della notte.
La sala comune era deserta e silenziosa. Remus, Sirius e James si lasciarono cadere sulle poltrone mentre Lily rimase in piedi davanti a loro. Per un po’ non dissero nulla, quasi tutti loro avessero avuto paura di violare quel silenzio così perfetto.
“Ho decisamente bisogno di andare a dormire.” disse alla fine Lily, rompendo quel silenzio carico di riflessioni e di pensieri. Gli occhi dei ragazzi si portarono in un attimo su di lei.
“Come, non vuoi parlare un po’?” chiese Sirius stupito. In una sola giornata erano successe moltissime cose, erano state ore frenetiche e loro non erano mai riusciti a riflettere con calma su quello che stava succedendo. Avevano avuto delle risposte da Harry, risposte davvero molto esaurienti ma più Sirius ci ripensava più gli venivano alla mente altre domande. Ora riusciva a capire perché Hermione lo avesse portato a casa di James quel pomeriggio, ma perché aveva detto che quello era il luogo dove tutto era iniziato? A cosa poteva riferirsi la ragazza con quella frase sibillina?
Lily aveva detto loro che era stata a Privet Drive, un quartiere babbano dove viveva sua sorella. Quello era ancora più strano, senza pensare al fatto che James fosse stato nella vecchia casa dei suoi genitori, un luogo che Harry ricordava come felice.
Più Sirius ripensava a tutto questo più gli venivano alla mente risposte sempre più assurde e collegamenti improbabili tra quei luoghi così diversi.
“Siete pazzi? Voglio staccare la spina per un po’.” rispose la rossa, distogliendo Sirius dai suoi pensieri. Era stanca, le faceva male la testa a furia di pensare e persino tenere gli occhi aperti le costava molta fatica. Aveva bisogno di dormire perché era sicura che il giorno successivo sarebbe stato ancora più duro. Le domande che non avevano fatto e le risposte che i ragazzi non avevano ancora dato avrebbero complicato ancora di più tutto il loro mondo.
“Lily ha ragione, troppe emozioni in poco tempo..” concordò Remus. James rimase in silenzio, passando lo sguardo dai suoi amici alla sua ragazza. Quella streghetta con gli occhi verdi che gli aveva rubato il cuore sarebbe diventata sua moglie e la madre dei suoi figli. Improvvisamente tutti gli anni passati a corteggiarla, ad amarla in silenzio sopportando i suoi insulti e il suo odio, tutto quello che aveva fatto per lei aveva ancora più senso. Sapere che avrebbe passato tutta la sua vita con lei non lo spaventava, al contrario lo rendeva l’uomo più felice sulla faccia della terra.
“Buona notte ragazzi! Buona notte James.” salutò Lily sbadigliando. La ragazza sperava che Hermione e Ginny fossero già addormentate, sarebbe stato sicuramente tutto più semplice.
“Sogni d’oro amore mio.” rispose James scoccandole un bacio sulle labbra.
Sirius, Remus e James rimasero soli nella grande sala comune silenziosa. Anche il fuoco nel camino si stava spegnendo e non scoppiettava più come prima. Remus sospirò.
“Ci pensate? Harry e Teddy sono figli vostri!” esclamò improvvisamente Sirius. James e Remus alzarono la testa e si scambiarono uno sguardo incerto. Per James era così strano sapere che quel ragazzo misterioso non era suo fratello ma suo figlio. Non sapeva come comportarsi visto che Harry aveva anche un anno in più di lui. Per Remus le cose erano ancora più complicate perché Teddy era molto più piccolo e decisamente non poteva capire la situazione. Che avrebbero fatto quando sarebbe stato più grande? Gli avrebbero detto che i suoi genitori erano morti o che Remus era suo padre?
“Tecnicamente No. Vengono da un altro tempo, noi non siamo i loro genitori.” rispose Remus incerto e confuso. Nonostante volesse un bene immenso a quel fagottino e fosse pronto a fare qualsiasi cosa per lui, l’idea di essere responsabile di una vita lo spaventava.
“Si, ma i loro genitori sono stati uccisi. Dovete prendervi cura di loro!” ribatté Sirius, leggermente infastidito per essere stato contraddetto dall’amico. Remus rimase zitto, riflettendo sulle parole del suo amico.
“A me sembra che Harry sappia badare a se stesso molto bene.” disse James, prendendo parte a quella strana conversazione. In quei mesi Harry si era rivelato un tipo in gamba, era fiero di essere suo padre ma allo stesso tempo non sapeva come comportarsi con lui. Era troppo giovane per sapere come si comporta il padre di un diciottenne. James si chiese se anche Lily provava le stesse emozioni e lo stesso senso di insicurezza. Aveva il terrore che ogni parola, ogni suo gesto fosse quello sbagliato e non poteva permettersi di fare soffrire suo figlio. Non avrebbe potuto perdonarselo.
“Beh si. Ma Teddy? I suoi genitori sono morti e non ha nessuno che si prenda cura di lui.” fece notare Sirius come se stesse parlando della trama di un film.
“C’è Harry. E anche Ginny, Hermione e Ron.” rispose Remus incerto.
“Ma il padre sei tu.” esclamò Sirius. Remus ancora una volta rimase zitto, incerto su cosa rispondere e confuso da tutte quelle sensazioni nuove.
“Sarei curioso di sapere chi è la madre. Non è giusto, tu sai chi è la madre di Harry.” disse dopo un po’ fingendosi offeso. James in riposta gli tirò un cuscino che colpì l’amico in pieno volto causando le risate dei malandrini.  La signora grassa, svegliata dalle loro risate, li guardò male e loro cessarono subito la battaglia con i cuscini. La vita aveva insegnato loro che provocare il quadro che ti fa entrare nella sala comune non è saggio e che si rischia di dover dormire sul pavimento del corridoio.
“Chissà perché non lo hanno detto.” si domandò James pensieroso. I ragazzi non avevano fatto mistero che Lily era la madre di Harry. Forse non avevano detto loro chi era la madre di Teddy perché Remus non la conosceva ancora.
“E se fosse una strega oscura?” chiese Sirius grattandosi la testa.
“Ma dai, ti pare che Remus si metterebbe mai con una strega oscura?” rispose James scuotendo la testa rassegnato, suo fratello non sarebbe cambiato mai. Sirius era in grado di fare dell’ironia anche nelle situazioni più disperate. Una strega oscura, come gli era potuta venire in mente un’idea tanto stupida?
“E io che ne so.. Dobbiamo pensarci un po’ su.” concluse Sirius mettendosi comodo sulla poltrona.
“No, dobbiamo andare a dormire.” ribatté Remus sbadigliando.
“Buona idea.” annuì James alzandosi e stiracchiandosi come un gatto.
“Insomma ragazzi, siete matti? Abbiamo avuto le risposte che volevamo e invece di rifletterci sopra andiamo a dormire? È da pazzi!” esclamò Sirius scandalizzato.
“È da pazzi stare svegli a farsi paranoie inutili. Domani parleremo con Hermione, Ginny e Ron e chiederemo loro di spiegarci il resto prima di andare da Harry.” spiegò James ignorando le proteste di Sirius.
“Sono pienamente d’accordo con te.” concordò Remus  pensieroso. Era certo che si stava dimenticando qualcosa che riguardava Sirius ma non riusciva a ricordare di cosa si trattasse. Non era nulla che riguardava Harry o i ragazzi, di questo era abbastanza sicuro ma non ricordava altro.
“Ho un’idea! Andiamo di sopra e svegliamo ora Ron!” propose Sirius illuminandosi improvvisamente. Remus sospirò e prese a scuotere la testa.
“Ma non era James che aveva il vizio di svegliare la gente che dorme?” chiese Remus fissando allibito l’amico e cercando di fare smettere di ridere James.
“È per una buona causa!” protesto Sirius, offeso dalla poca considerazione che i suoi amici stavano dando alle sue brillanti idee.
“Si, come No..” lo canzonò James.
“Vuoi finire anche tu a testa in giù appeso per le caviglie?” chiese Remus passando lo sguardo da James a Sirius.
“Non te lo consiglio, fidati..” disse James con fare fraterno ricordando l’esperienza di qualche mese prima: era stata una delle notti più brutte della sua vita. A posteriori doveva però riconoscere che suo figlio era stato davvero perfido e all’altezza della situazione.
“Uffa! Remus, non vuoi vedere Teddy?”chiese Sirius, sperando di riuscire a convincere l’amico a chiamare le ragazze.
“Mi piacerebbe, ma è tardi. Sicuramente a quest’ora dorme già. Aspetterò domani mattina.” rispose Remus mentre sul suo viso si disegnava un sorriso dolcissimo. Non vedeva l’ora di tenere quel fagottino tra le sue braccia e di poter giocare nuovamente con lui.
“Sai, quando mi hanno detto che Harry era mio figlio ero confuso. Poi l’ho visto dormire in infermeria e ho capito tante cose..” iniziò James ripensando a quando era entrato in infermeria.
“Per me è la stessa cosa. Improvvisamente mi era chiaro perché fossi così legato a Teddy. Non mi sembra possibile che quel bambino così bello sia mio figlio.” spiegò Remus tenendo la testa bassa. Come aveva potuto un buono a nulla come lui fare un figlio tanto bello?
“Sei uno sciocco Lunastorta. Te lo abbiamo sempre detto che sei speciale, quel bimbo è solo l’ennesima prova che non diciamo balle.” esclamò James dando una pacca sulle spalle del suo amico e voltandosi per cercare Sirius con lo sguardo. Il suo amico era stranamente silenzioso e immobile, come perso in un altro mondo.
“Che c’è Sirius?” chiese Remus, cercando di attirare l’attenzione dell’amico che sembrava in trance. James si avvicinò a Sirius, preoccupato.
“Prima, in infermeria Harry mi ha fissato.” iniziò Sirius.
“Che c’è di strano?” chiese James stranito, cercando di capire dove volesse andare a parare il suo migliore amico con quelle parole. Era abituato alle conversazioni contorte di Sirius ma quella le batteva tutte.
“Era come se cercasse conforto, riparo.” spiegò meglio Sirius ricordando lo sguardo impaurito di Harry. Era lo sguardo di qualcuno che cerca un appiglio e non lo trova.
“Per James sei un fratello, è normale che anche per suo figlio tu sia un punto di riferimento importante.” rifletté Remus cercando di ricordare se aveva notato o meno quello sguardo. Come era potuto sfuggire sia a lui, che a Lily che a James una cosa che aveva sconvolto in quel modo Sirius?
“La cosa strana erano gli occhi. Era come se fosse disperato e triste, come se gli ricordassi qualcosa di terribile.” disse Sirius preoccupato. Ricordava bene quello sguardo, era sicuro che non se lo sarebbe tolto dalla mente tanto presto. Sembrava che Harry rivedesse in lui qualcun’ altro o qualcos’altro.
“Dormici sopra, vedrai che domani sapremo ogni cosa.” lo confortò James abbracciandolo e trascinandolo verso le scale che conducevano alla loro stanza.
Ci volle un po’ di tempo e numerose minacce ma alla fine James e Remus riuscirono a dissuadere Sirius dall’idea di svegliare Ron e a convincerlo ad andare a dormire. Protestando e brontolando Sirius si infilò sotto le coperte, dopo pochi minuti dormiva di già come un ghiro. James e Remus si scambiarono un’occhiata complice e si misero anche loro a dormire, sicuri che nessuno li avrebbe più disturbati fino alla mattina successiva. Qualche ora dopo la stanza era immersa nel silenzio, ma qualcuno non dormiva.
“Sirius?” chiamò Remus improvvisamente, scuotendo l’amico addormentato per un braccio. Alla fine era riuscito a ricordare la cosa che gli sfuggiva. Doveva chiedere a Sirius della ragazza con cui stava parlando, sembrava la stessa che aveva trovato in sala comune mentre loro erano andati a cercare Harry.
“Che vuoi? Non dovevamo dormire?” rispose Sirius con fare brusco. Essere svegliati nel cuore della notte era decisamente odioso anche se al ragazzo sembrava strano che fosse stato Remus e non James a chiamarlo. Di solito era James quello che aveva i problemi esistenziali e voleva risolverli di notte.
“Se stai dormendo perché rispondi?” chiese Remus pacatamente mentre si metteva comodo sul letto del suo amico.
“Che vuoi?” chiese Sirius, cercando di mettere fine ai discorsi filosofici di Remus: già erano contorti e complicati di giorno, figurarsi di notte quando lui aveva un bisogno disperato di dormire per recuperare le forze.
“Con chi parlavi oggi fuori dall’infermeria?”chiese Remus curioso. Stava riflettendo su quello che era successo in quella strana giornata e gli era tornata in mente la strana ragazza con cui Sirius stava parlando.
“Mi svegli per chiedermi una cosa del genere?” chiese Sirius allibito e scandalizzato. Decisamente lui e James avevano avuto una pessima influenza su quel ragazzo così diligente ed educato. Nel giro di pochi anni lo avevano trasformato in un delinquente che fa scherzi, che litiga con la gente e che sveglia le persone nel cuore della notte.
“Quella ragazza mi sembrava di conoscerla. Me la sono ritrovata oggi nella sala comune..” spiegò Remus leggermente in imbarazzo. Effettivamente svegliare una persona solo per chiedergli di una ragazza era stupido ma ormai Sirius era sveglio e lui voleva sapere.
“Che è questo chiasso?” chiese Ron, svegliatosi improvvisamente.
“Stavolta non sono stato io..” rispose prontamente James inforcando gli occhiali e mettendo a fuoco la stanza.
“Oggi Sirius parlava con una ragazza mentre aspettavamo di sapere di Harry.” spiegò Remus. Ron e James si voltarono di scatto verso Sirius, curiosi di saperne di più. Si erano già scordati di essere stati svegliati dalle voci di Sirius e Remus.
“Una tipa strana di cui non conosco il nome.” rispose Sirius sbadigliando.
“E perché ci parlavi?” chiese James curioso.
“Non lo so a dire il vero. È stata la conversazione più strana che mi sia mai capitata. Mi ha anche mezzo invitato ad un appuntamento.”spiegò meglio Sirius.
“Mezzo?” si stupì Ron. Come poteva qualcuno invitare ad un mezzo appuntamento?
“Storia lunga.. Posso raccontare domani?” implorò Sirius rimettendosi sdraiato sotto le coperte.
“No!” esclamarono insieme i suoi compagni di stanza.
“Fatemi capire, è troppo tardi per parlare di questioni serie come Harry e il nostro futuro ma non abbastanza per farvi i fatti miei?” chiese Sirius, sperando di riuscire a sfuggire all’interrogatorio dei malandrini o almeno ad iniziare una conversazione con Ron su Harry. Entrambi i suoi progetti non si avverarono.
“Felpato è stata una giornata terribile, se non mi dici tutto quello che voglio sapere su questa ragazza giuro sulla mappa del malandrino che ti faccio il solletico tutta notte.” minacciò James con fare decisamente.. malandrino.
“Remus, secondo te fa sul serio?” chiese Ron guardando Remus con aria interrogativa.
“Mai scherzare su una minaccia del genere fatta da James..” disse Remus preoccupato. James aveva molti modi per farsi raccontare tutto dai suoi amici ma il solletico era decisamente il più terribile.
“Qualcosa mi dici che parli per esperienza personale.” disse Ron sorridendo.
“Proprio così.” mormorò Remus rabbrividendo solo al pensiero. Sirius sospirò rassegnato e si mise a raccontare tutta la storia. James lo stava ad ascoltare attento e divertito.
“Hai intenzione di andare?” chiese alla fine Ramoso divertito da quella assurda storia. Era incredibile che ci fosse gente così strana anche se quella ragazza sembrava decisamente meglio delle ragazze con cui di solito Sirius usciva.
“Come faccio? Non so dove andare, né come si chiama lei.” esclamò Sirius seccato.
“Qualcosa mi dice che questa ragazza ti intriga.” commentò James fissando l’amico. Per un po’ i due rimasero a guardarsi in silenzio, impassibili.
“Dormi ramoso, e smettila di dire cavolate!” disse Sirius alla fine lanciando un grosso libro di storia della magia contro il suo migliore amico. Questo rispose al fuoco lanciando una ricordella che atterrò proprio sullo stomaco di Sirius. Remus sospirò rassegnato, sapeva bene come sarebbe andata a finire. Pochi minuti dopo era cominciata una delle più colossali lotte di cuscini che il castello avesse mai ricordato.

Nel dormitorio di corvonero Zhoana rifletteva sugli strani incontri di quella giornata. Prima quel ragazzo che parlava con un bambino e poi quell’altro fuori dall’infermeria con lo sguardo triste. Non sapeva i loro nomi ma gli sembravano entrambi buffi e curiosi.
Di solito la gente la evitava e non rispondeva alla sue domande. Quei due le erano decisamente simpatici.
I lunghi capelli biondi le ricadevano disordinati sul materasso. Come al solito dormiva con i piedi sul cuscino e la testa in fondo al letto. Le sue compagne di stanza la prendevano in giro per quel suo strano modo di dormire ma a lei non importava. Lei e suo fratello erano da sempre il bersaglio di tutti per il loro modo di fare, ormai ci aveva fatto l’abitudine e non ci faceva più caso. Più le dicevano che era strana e più era fiera di essere diversa dalla massa.  
La ragazza guardò fuori dalla finestra e sospirò chiedendosi se il ragazzo triste sarebbe davvero venuto con lei a cercare le fate e i Pixies. Era sicura che gli avrebbe fatto bene, che lo avrebbe aiutato a stare meglio.
“Quelli fanno sempre ridere tutti” esclamò Zhoana ad alta voce svegliando le sue compagne di stanza.

ANGOLO DELL'AUTRICE
(profondamente addolorata per il ritardo..)
innanzitutto SCUSATEMI per essere sparita di nuovo. lo so, non è la prima volta ma che vi posso dire, gli impegni, l'università, l'estate..
ogni tanto l'ispirazione sparisce e piuttosto che scrivere capitoli che non mi piacciono mi fermo e aspetto un po'. mi spiace davvero tanto però, prometto che almeno per i prossimi mesi gli aggiornamenti saranno costanti!
GRAAAZIE MILLE a tutti coloro che leggono ancora la mia storia anche se non me lo merito, e grazie ancora di più alle 14 persone che hanno commentato!
SHIHO93: grazie mille per il commento! eh be, non sarà per nulla facile raccontare tutto ma Harry sa che i malandrini sono forti. sapere quelle cose servirà da stimolo per evitare che succedano! XD
LULU CULLEN: grazie mille per il commento! la ragazza misteriosa è.. Zhoana! naturalmente è un personaggio di mia invenzione, almeno in parte in quanto la sua famiglia esiste nella storia "ufficiale"..
BRANDO: grazie per il commento!
l'infermeria era scontata, anche perchè era il miglior posto per una chiaccherata come quella che hanno fatto, no?
la ragazza misteriosa e Sirius ne vedranno delle belle nel prossimo capitolo. riusciranno ad incontrarsi? e se ci riusciranno, pensi davvero che sarà un appuntamento normale? si tratta di un personaggio inventato da me, non ti dico altro se non che sei davvero intelligente e perspicace. hai letto bene tutti gli indizi che ho lasciato nel testo!
hai ragione, quando Remus scoprirà di essersi imparentato con Sirius sarà divertente!
per quanto rigurda la tua domanda sulla storia, beh non ci avevo ancora pensato ma in questo periodo ho avuto modo di rifletterci sopra. arrivati a questo punto se interrompessi la storia prima della caduta di Voldemort sarei cinica e crudele quindi penso che scriverò anche della guerra.
FUNNYPINK: beh immagino che sia normale sentirsi padre quando ti dicono che quello che hai davanti è tuo figlio. tieni presente poi che James e gli altri conoscevano già Harry e in quei mesi si erano avvicinati molto.. nel prossimo capitolo Remus potrà finalmente tenere in braccio il piccolo Teddy!
SMEMO92: grazie del commento! diciamo che Harry ha deciso di non nascondere più nulla ai suoi genitori ma che cercherà lo stesso di tenerli lontani dai casini e soprattutto vivi..
la ragazza misteriosa non è Tonks, ho dato qualche indizio in più e sono sicura che hai già capito! XD
SHIN_86: grazie del commento, mi spiace averti fatto aspettare così tanto. decisamente da adesso è tutto in discesa, anche se dovranno affrontare ancora la guerra. Harry e gli altri però sono preparati, possono anticipare i mangiamorte. per quanto riguarda la ragazza misteriosa, non è la madre di Luna ma ha un fratello un po' strano.. per il momento Harry non dirà a Remus di Tonks ma ti assicurò che quando succederà sarà un momento davvero particolare.. XD
LYRAPOTTER: ciao! grazie del commento.
eh vabbe, Harry se le cerca.. piove, vai nella foresta e poi è ovvio che ti ammali. effettivamente però in passato gli è andata peggio. di la verità, quando hai letto in titolo del capitolo e hai visto che qualcuno finiva in infermeria eri già pronta a ipotizzare qualcosa di catastrofico? XD
in realtà ci hai preso, l'idea dell'infermeria mi serviva per rendere più commovente l'incontro e fare preoccupare un po' tutti..
diciamo che anche a James fa strano pensare che Harry fosse più vecchio di lui. questo capitolo alla fine l'ho usato per fare confrontare un po' tutti, dopo una giornata del genere è normale parlare di quello che è successo con i propri amici.
hai capito chi è la misteriosa ragazza di Sirius?
MARY94: grazie mille per il capitolo. eh si, Harry un po' di felicità se la merita proprio. vedrai che da adesso in poi andrà meglio e il nostro eroe smetterà di preoccuparsi per qualsiasi cosa..
AZZALEA: grazie mille per il commento. anche io frequento l'università e so bene quanto sia faticoso prepararsi per gli esami. mi fa piacere essere la tua "pausa" tra un libro e l'altro e mi spiace averti fatto aspettare così a lungo. la ragazza misteriosa non è Luna, anche se avrei voluto che lo fosse. diciamo che mi è venuta l'idea della coppia Sirius/Luna dopo che avevo già "ucciso" tutti, tra cui anche Luna così ho dovuto ripiegare su un personaggio di mia invenzione di nome Zhoana con un fratello strano.. Con Silente Harry non parlerà tanto presto per non metterlo nei guai. come al solito il nostro Harry sarà portato a fare tutto da solo, con l'aiuto di pochi fidati.
PRINCESSMARAUDERS: grazie mille per il tuo commento, e scusa per l'enorme attesa. come sono andate le vacanze?
le scena che hai descritto mi ha fatto ridere, penso che metterò qualcosa del genere nei prossimi capitoli. nel prossimo capitolo Sirius cercherà di uscire con Zhoana e penso che anche questo farà abbastanza ridere. XD la scena in cui Sirius e Remus scoprono di essere parenti c'è l'ho bene in mente e spero che ti piacerà almeno quanto piace a me! XD
quanto alla ragazza misteriosa, si chiama Zhoana, è un personaggio di mia invenzione e ha un fratello un po' bizzarro.. ti dice nulla?
MIKYVALE: beh, a conti fatti direi che sei tu che dovresti perdonare me. facciamo che siamo pari? XD
PECKY: grazie mille per i complimenti! che ne dici del nuovo capitolo?
ISABELLA 5: grazie mille per i complimenti! Lily deve avere carisma per limitare i disastri di James. XD per quanto riguarda la tua domanda, fare di Harry un animagus non rientrava tra i miei progetti. a dire la verità non ci avevo mai pensato, non saprei nemmeno che animale potrebbe diventare. per il momento quindi è un no, per il futuro prometto che ci farò un pensierino. mi spiace davvero tanto avere lasciato la storia in sospeso, cercherò di fare in modo che in futuro non succeda più.
KYLEXY: ti chiedo perdono per la lunghissima attesa, alla fine ho aggiornato e spero che il capitolo sia all'altezza delle tue aspettative! XD

..ciao ragazzi, ALLA PROSSIMA!

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Capitolo 47
*** INCONTRO CON LA RAGAZZA MISTERIOSA ***


CAPITOLO 45
INCONTRO CON LA RAGAZZA MISTERIOSA

Dopo l’imprevisto risveglio notturno e la discussione sulla presunta nuova fiamma di Sirius i ragazzi si addormentarono nuovamente e la notte passò in un lampo. Lily, Hermione e Ginny furono svegliate dai raggi del sole che entravano nella loro stanza sfidando l‘incessante pioggia che era continuata tutta la notte. Lily era felice, aveva fatto un bellissimo sogno ed ora non aveva più paura del futuro. Non importava che sua sorella la considerasse un mostro e non la volesse più vedere, nel suo futuro c’erano James eh Harry. Erano loro la sua nuova famiglia, insieme si sarebbero lasciati alle spalle tutti i problemi e i dolori che la vita gli aveva riservato fino a quel momento. Anche Ginny era di buon umore, era certa che da quel momento tutto sarebbe andato meglio. Il tempo dei segreti e delle bugie era finalmente finito e poteva godersi di nuovo il suo ragazzo il tutta tranquillità.
Qualche ora più tardi i ragazzi si ritrovarono tutti in sala comune, ancora troppo intontiti dal sonno per parlare del giorno prima. Nella sala c’era un po’ di movimento, principalmente gruppi di ragazzi del primo e del secondo anno e nessuno faceva troppo caso a loro. James, Remus e Ron sembravano dei veri e propri zombie e di Sirius non c‘era traccia. Remus aveva tra le braccia Teddy e pensava che era davvero il bambino più bello del mondo. Il piccolo poi, quasi si fosse reso conto che quel giorno c’era qualcosa di diverso, si divertiva a cambiare colore a capelli e occhi sotto lo sguardo sorpreso del padre e di James. Ron, Hermione e Ginny erano incantati da quella visione, Remus aveva lo stesso sguardo sognante di quando si era precipitato da Bill durante la guerra per dire loro che era diventato padre. Era incredibile come certi sguardi, certe sensazioni e certe emozioni potessero restare le stesse indipendentemente dal tempo o dalla dimensione. L’unico che mancava all’appello era Sirius. Il ragazzo si era alzato presto, si era vestito ed era andato a cercare la ragazza misteriosa cercando di spiegare al suo migliore amico James che non era assolutamente innamorato cotto e che doveva smettere immediatamente di ridere di lui. James infatti rideva senza nemmeno preoccuparsi di nasconderlo anche se apprezzava la tenacia dell’amico. Trovare una ragazza di cui non si sa quasi nulla, con il quale si ha un appuntamento non si sa bene dove e quando era un’impresa assurda ma anche davvero titanica. Nemmeno lui per Lily era arrivato a tanto anche se era riuscito a umiliarsi e farsi deridere in mille diversi altri modi. Solo uno come Sirius poteva farcela. Anche Remus scuoteva la testa, scettico. Il licantropo pensava di avere visto tutto quando James provava in tutti i modi a conquistare Lily, a quanto pare si sbagliava. Remus sospirò guardando Teddy, chiedendosi se l’amore avrebbe portato anche lui a fare cose così assurde. Per Teddy avrebbe potuto fare qualsiasi cosa, anche uccidere se necessario. Un giorno avrebbe provato lo stesso sentimento anche per una donna? Mentre era assorto nei suoi pensieri notò un ragazzo che si stava avvicinando a loro con fare sicuro.
“Harry?!” esclamò sorpreso Remus il ragazzo parlare con il ritratto dal quale era appena entrato. Sembrava stare decisamente meglio della sera prima, la notte di sonno aveva fatto miracoli. Istantaneamente tutti si voltarono verso il ragazzo, ancora leggermente pallido e smisero tutto quello che stavano facendo. Hermione lo scrutò dalla punta dei capelli fino ai piedi, quasi lo stesse analizzando per accertarsi che stesse effettivamente bene. Ron e Ginny, che come al solito stavano litigando per una frase pronunciata dalla rossa, si precipitarono verso l’amico. Lily e James sorrisero al ragazzo.
“Ciao Remus, tutto bene?” salutò tranquillo Harry con un sorriso sulle labbra. Si sentiva in perfetta forma, sia fisicamente che mentalmente. Tutti i problemi che lo assillavano erano spariti come una bolla di sapone la notte prima, quando aveva scoperto che i suoi genitori e i malandrini sapevano tutto. Dire la verità aveva semplificato enormemente le cose, gli aveva tolto un enorme peso che gli premeva sull’anima e gli aveva permesso di arrivare in un battibaleno alla decisione definitiva: avrebbe combattuto. Quanto alla febbre, una notte di sonno era bastata. La parte più difficile era stato farlo capire anche all’infermiera, quella donna quando ci si metteva riusciva ad essere davvero demoniaca.  
“Si, alla grande. Tu invece?” chiese Remus, sorpreso di vedere Harry così presto. Era davvero strano che l’infermiera del castello gli avesse permesso di tornare nella torre così presto ed era ancora più strano che ci avesse messo così poco a riprendersi.
“Era ora, ti aspettavamo!” esclamò Ginny saltando tra le braccia del suo ragazzo e baciandolo con passione sulla bocca. Era come se la gente intorno a loro non esistesse, c’erano solo loro due e il loro enorme amore.
“Harry si riprende in fretta.” spiegò Ron in risposta agli sguardi preoccupati di Lily, Remus e James dando un’amichevole pacca sulle spalle all’amico. Harry ricambiò il gesto e rassicurò il suo migliore amico con un’occhiata.
“Ormai l’infermeria è come casa sua.” continuò Hermione prendendo in giro il ragazzo. Harry sorrise, ripensando velocemente a tutto quello che aveva passato negli ultimi anni. Era finito così tante volte in infermeria che nemmeno riusciva a ricordarle tutte, sapeva solo che ogni volta si trattava di un incidente più assurdo del precedente.
“Sei proprio come tuo padre!” esclamò Lily provocando uno scoppio di risate. James fissava tutti quanti con sguardo torvo mentre Remus alle sue spalle annuiva deciso. Anche James era riuscito a finire un sacco di volte in infermeria, la prima era stata la sera che avevano messo piede al castello. James e Sirius avevano pensato che fosse divertente iniziare la loro avventura scolastica facendo un giro nel parco per capire quale fosse la ragione per cui la foresta era definita proibita. Il risultato era stato un incontro ravvicinato con un centauro, tanta paura, un braccio rotto a testa, una punizione esemplare, 10 punti in meno per grifondoro e una notte in infermeria.
“Anche Remus e Sirius me lo ripetevano sempre ma non è colpa mia. Non sono io che cerco i guai, sono loro che mi trovano sempre.” spiegò Harry mettendo il broncio come il padre poco prima. Ginny intenerita gli scoccò un tenero bacio sulla guancia ed Harry tornò immediatamente a sorridere. Lily si chiese cosa volesse dire quella frase, ma qualcosa dentro di lei le suggerì di non chiedere oltre: la risposta l’avrebbe sconvolta di sicuro. Più passava il tempo più si convinceva che sotto molti punti di vista Harry era identico a James, il continuo finire in infermeria e cacciarsi nei guai era certamente uno di questi.
“Qualcosa mi dice che un po’ te le vai a cercare anche tu..” commentò James, fissando Harry dritto negli occhi. Nonostante quegli occhi fossero identici a quelli di Lily lo sguardo di Harry era quello di un malandrino, ne era certo. Più tardi, non appena Lily sarebbe stata lontana, avrebbe chiesto ad Harry di raccontargli le sue avventure al castello.
“Ma Sirius?” chiese Harry cercando di cambiare argomento. Sirius non era insieme agli altri e questo era decisamente strano, non era da lui.
“È con un ragazza.” spiegò Remus certo di provocare la curiosità femminile. Le ragazze infatti erano del tutto all’oscuro della comparsa della ragazza misteriosa. Quelle parole accesero anche la curiosità di Harry.
“Chi è la povera sventurata?” chiese Lily, provando pena per la poveretta. Era abbastanza noto che Sirius cambiava ragazza con la stessa velocità con cui una persona normale finiva un pacchetto di caramelle, almeno fino a qualche mese prima era così. Negli ultimi tempi infatti era solo, nonostante avesse almeno una decina di ragazze che sbavassero per lui e cercassero continuamente di proporgli filtri d‘amore. Lily si era chiesta più volte il perché di quel comportamento ma non aveva domandato nulla né a Sirius né a James, avevano troppe cose a cui pensare a causa della sparizione di Peter e dei misteri dei ragazzi.
“Questa volta lo sventurato è lui, fidati. Lei è una mezza pazza!” disse James ridendo, ricordando la descrizione che Remus e Sirius avevano fatto della ragazza in questione.
“James!” lo richiamò Lily, fulminandolo con lo sguardo come solo lei sapeva fare.
“No Lily, ha ragione lui.” concordò Remus, andando in aiuto dell’amico.
“Remus, da quando dai ragione a James?” chiese Lily fissando Remus sconvolta. Anche Hermione e Ginny facevano fatica a credere ai loro occhi. Non era da Remus dare del pazzo a qualcuno, se lo faceva c’erano delle buone probabilità che la ragazza in questione fosse proprio strana.
“Tu non l’hai vista.. Non ho mai visto una ragazza più strana.“ spiegò Remus cullando dolcemente Teddy. Vedendo Remus e Teddy insieme sul viso di Harry si disegnò un sorriso. Un’altra buona ragione per combattere era la felicità di Teddy, avrebbe fatto in modo che il piccolo potesse avere una vera famiglia.
“Perché?” chiese Harry, cercando di capire cosa si era perso il giorno prima. Gli sguardi di tutti si portano su Remus. Il ragazzo rimase zitto per qualche istante, riordinando le idee.
“A parte come era vestita, l’ho trovata che si aggirava nella sala comune di grifondoro..” raccontò Remus, dilungandosi nella descrizione del bizzarro aspetto e del curioso modo di vestire della ragazza che aveva incontrato il giorno precedente.
“Che c’è di strano?” chiese Ron fissando Remus curioso, anticipando la domanda di Lily
“È di corvonero!” esclamò il ragazzo lasciando tutti di sasso.
“Ah.. Sai come si chiama?” chiese Ginny, cercando di immaginarsi che razza di persona va a fare in giro vestita a quel modo in una sala comune altrui. L’unico nome che gli veniva era Luna, ma era chiaramente impossibile che si trattasse della loro amica. Chissà se la ragazza misteriosa aveva qualche legame di parentela con lei.
“È questo il bello, Sirius non lo sa. Nessuno di noi lo sa.” spiegò Remus divertito. L’intera situazione lo faceva ridere come un matto. Sirius il play boy costretto a dare la caccia a una ragazza invece che aspettare che questa si precipitasse da lui, sembrava impossibile. Quella mattina era stato davvero bello prenderlo in giro mentre si preparava a setacciare il castello in lungo e in largo. All’inizio l’animagus aveva pensato di usare la mappa del malandrino ma poi aveva scartato l’idea in quanto non sapeva che nome doveva cercare.
“Non sa nemmeno dove si dovevano incontrare..” spiegò James, stupendo ancora di più Lily e le ragazze. Harry invece era poco sorpreso, aveva sempre pensato che Sirius avesse un’anima giocherellona e strana e questa ragazza misteriosa era riuscita a tirargliela fuori.
“Che razza di appuntamento è questo? E Sirius?” chiese Lily, cominciando a chiedersi che cosa fosse successo a Sirius. Non era decisamente da lui andare a cercare una ragazza così strana quando poteva avere tutte le altre ragazze del castello ai suoi piedi senza fare troppa fatica.
“Non l’ho mai visto così preso da una sconosciuta. Appena torna lo obbligherò a raccontarmi tutto!” esclamò James pensieroso, con un ghigno perfido dipinto sul volto.
“Sempre il solito tu, non cambierai mai.” commentò Lily scuotendo la testa e dando un pizzicotto al suo ragazzo.
“Ti spiace?” chiese con fare provocatorio James, avvicinando il suo volto a quello della sua ragazza. Lily sorrise e rimase per un po’ a guardarlo da vicino, pensierosa.
“No, tutto sommato mi va bene così.” rispose lei baciandolo sulle labbra.
“Tornando a discorsi più seri, Harry è il figlio di Lily e James. Teddy invece è il figlio di..” chiese Remus, sperando di scoprire il nome della futura madre di suo figlio Teddy. Aveva passato gran parte della notte a chiedersi chi diavolo potesse essere ed aveva fatto molte ipotesi, una più strana dell’altra. Ormai era arrivato a un punto tale che la curiosità lo divorava, sarebbe impazzito di certo se non gli avessero detto quel nome.
“È tuo figlio, te lo avevano detto ieri.” disse Ron facendo una carezza al piccolo che rideva felice tra le braccia del papà. Remus sembrò deluso da quella risposta.
“Si, ma mi piacerebbe sapere chi è la madre.” esclamò Remus a metà tra il seccato e l’implorante. Perché diavolo erano così misteriosi? Avevano raccontato a loro cose ben più segrete e complicate, era assurdo non dire un dettaglio così insignificante.
“Per ora è fuori discussione.” disse Harry deciso. Remus lo fissò e vide in lui la decisione e la testardaggine di Lily. Era del tutto inutile insistere, non avrebbe parlato.
“Ma Harry, è giusto che lo sappia..” provò a dire Lily, cercando di intercedere per l‘amico.
“E invece No.” esclamò decisa Hermione, incrociando le braccia sul petto.
“Perché a James lo hai detto?” chiese Remus protestando come un bambino al quale sono state proibite le caramelle e la cioccolata.
“Beh mi sembra abbastanza evidente, gli occhi di Harry sono uguali a quelli di Lily!” fece notare Ginny indicando prima gli occhi di Lily e poi quelli di Harry. Tutti i presenti rimasero ancora una volta stupiti da quanto fossero simili.
“Uffa!” brontolò Remus mettendo il broncio come James poco prima. Era davvero buffo vedere Remus, quello serio e coscienzioso del gruppo comportarsi come un bimbo arrabbiato. Era come vedere Sirius e James fare i compiti di loro spontanea volontà.
“Insomma, avete avuto tutta la notte. Queste sono le uniche domande che vi vengono in mente?” li provocò Harry. Remus, Lily e James lo fissarono per un istante.
“Sei crudele come tua madre!” esclamò James alla fine, intuendo che era inutile insistere.
“Io non sono crudele!” protestò Lily con le mani sui fianchi.
“Certo che lo sei!” ripeté James, sfidando l’ira della streghetta dai capelli rossi.
“Dimmi almeno che la futura madre dei miei figli non è una strega oscura o qualcosa del genere..” implorò Remus, sperando che Harry gli desse almeno un piccolo indizio, qualcosa che lo avrebbe aiutato a capire.
“Questo te lo possiamo assicurare.” lo rassicurò Harry, senza aggiungere altro. Ron prese Harry da  parte e lo trascinò dove c’erano anche Hermione e Ginny mentre James, Lily e Remus parlavano fitto tra loro.
“Ma perché non possiamo dirgli la verità?” chiese il rosso all’amico. In fondo non c’era nulla di male a dirgli che avrebbe sposato Tonks, anche se il futuro si fosse modificato al piccolo Teddy non sarebbe successo lo stesso nulla visto che Silente aveva diviso i tempi.
“Sei matto, vuoi dirgli che si imparenterà con Sirius?” esclamò Ginny stupita dalla domanda del fratello. Ron riusciva sempre a fare delle domande inutili e stupide, pensò la ragazza.
“Come minimo gli viene un infarto, poveretto!” concordò Harry, calmando Ginny prima che la ragazza esplodesse e lanciasse qualche incantesimo al fratello.
“Che state confabulando voi?” chiese Lily notando che anche i ragazzi si erano appartati. Immaginava che l’oggetto della conversazione fosse la madre di Teddy ma non era riuscita a sentire nulla di quello che stavano dicendosi. Quei ragazzi erano dannatamente bravi a nascondere i loro segreti, era da ammettere.
“Niente, andiamo a fare colazione?” propose Hermione in modo diplomatico.
“Si, ma come facciamo con Harry?” chiese Ginny fissando i presenti in attesa di una risposta. Il fatto che tutti loro sapessero la vera identità di Harry non cambiava il fatto che il resto della scuola non doveva sapere. Sarebbe stata la fine.
“Che stai dicendo?” chiese James senza capire.
“Beh, tutto il castello pensa che lui sia Stev, no?” spiegò Ginny. Harry sbuffò, odiava doversi travestire e recitare una parte tutto il tempo.
“Forse è il caso che vada a parlare con Silente.” disse alla fine Harry, sperando che il preside potesse risolvere la cosa nel migliore dei modi. Non aveva più voglia di mentire, voleva solo poter dire di essere Harry e poter usare il suo vero aspetto. Voleva solo poter essere se stesso e basta.
“È la cosa migliore, vuoi che ti aspettiamo qui?”chiese Lily con fare protettivo.
“No, andate. Vi raggiungo in sala grande.” rispose Harry dirigendosi sconsolato verso il buco del ritratto.
Mentre camminava si preparò un discorso per Silente. Avrebbe detto al preside che avevano deciso di rimanere ma non avrebbe accennato al combattere, non ancora almeno. Prima doveva parlarne con gli altri, ma la cosa migliore era che nessuno sapesse degli Horcrux. I suoi piani andarono a farsi benedire quando di fronte all’ufficio di Silente trovò la professoressa McGranitt.
“Potter, che ci fai in giro?” chiese la donna, sorpresa di trovarselo di fronte. Non era normale che un ragazzo se ne andasse in giro a quell’ora invece che essere a fare colazione ma da un Potter ci si poteva aspettare di tutto.
“Vorrei parlare al preside.” rispose Harry in tono gentile. La donna lo guardò dritto negli occhi, quasi volesse leggergli cosa gli passava per la mente. Era strano anche per un Potter avere qualcosa da dire al preside, specie a quell’ora del mattino. Il ragazzo doveva aver combinato qualcosa di davvero grosso e forse sperava che parlandone al preside non sarebbe stato punito.
“Mi spiace, ora non è possibile.” spiegò la donna in tono severo, senza aggiungere altro.
“Ma professoressa, è una cosa della massima importanza.” implorò Harry, spiazzato dalle parole della donna. Se Silente non c’era che ne sarebbe stato di lui? Doveva assolutamente parlare con lui, era la sua occasione per non dovere più mentire.
“Ti ho detto che non è possibile, Silente non è al castello.” replicò la McGranitt seccata.
“Dove si trova?” chiese Harry coraggiosamente. Sapeva che la professoressa non avrebbe mai risposto ma tanto valeva provare.
“Non sono autorizzata a rispondere. Ad ogni modo il preside ha lasciato un messaggio per lei.” rispose la McGranitt lanciandogli un’occhiata decisamente torva mentre si metteva a frugare nella sua borsa.
“Un messaggio?” domandò Harry stupito. Che cosa poteva avere Silente da dirgli? L’ultima volta che avevano parlato non era rimasta nessuna questione in sospeso che lui ricordasse.
“Si Potter, un messaggio. Dice di andare a mangiare tranquillamente e che ha già pensato lui ad ogni cosa.“ spiegò la donna cercando di non perdere la calma. Era abbastanza seccata da quella situazione e non vedeva l’ora di mettere fine a quella strana conversazione. Più tempo passava più cominciava a pensare che in quel ragazzo ci fosse qualcosa di misterioso, di non detto.
“Ha già pensato lui ad ogni cosa? Che vuole dire?” chiese Harry più a se stesso che alla professoressa, fermandosi qualche istante a pensare.
“Non ne ho idea Potter, ne parlerà con il preside appena tornerà. Vada subito in sala comune a fare colazione ora.” strillò lei, perdendo la calma.
“Oh certo, grazie mille professoressa.” disse Harry, dileguandosi prima che la professoressa decidesse di punirlo in qualche modo.
Nel frattempo James, Lily, Remus, Ginny, Hermione e Ron erano andati in sala comune e avevano trovato posto al tavolo di grifondoro. Mentre aspettavano Harry per iniziare la colazione un ragazzino si era avvicinato a loro.
“James, che fine ha fatto Harry? Mi hanno detto che è finito ancora in infermeria..” chiese un ragazzino del quarto anno appoggiando la mano sulla spalla di James.
“Harry? Cosa..” esclamò James, sbiancando improvvisamente. Come poteva sapere di Harry? Remus che si trovava nelle vicinanze e aveva sentito tutto, decise di prendere in pugno la situazione prima che James combinasse qualche disastro parlando troppo.
“Di che Harry parli?” chiese Remus cercando di non lasciare trasparire nessuna emozione. Forse c’era stato uno scambio di persone e lui stava parlando di Harry Potter.
“Harry Potter, mi sembra ovvio. Che vi prende?” chiese il ragazzino, fissandoli stranito.
“Sai di Harry?” chiese James sconvolto. Lily continuava a fissare Hermione, Ron e Ginny sperando che almeno loro capissero che stava succedendo ma i ragazzi scuotevano la testa confusi. Nemmeno loro sapevano chi fosse quel tizio e che cosa stesse dicendo.
“Certo, lo conosco. Tutti lo conosciamo, è il cugino di James.” spiegò quello allontanandosi scuotendo la testa. James Potter sembrava parecchio sconvolto quella mattina, chissà che aveva fatto la notte precedente. Come potevano i malandrini fare finta di non sapere nulla di Harry?
“Che diamine sta succedendo?” chiese Remus fissando Ron ed Hermione che avevano ascoltato l’intera conversazione.
“Non ne ho idea.” rispose Ron alzando le spalle e guardandosi in torno. Parecchie persone nella sala li stavano fissando. Proprio in quel momento Harry entrò nella sala e tutti presero a parlare ed a indicarlo.
“Harry, hai parlato con Silente.” esclamò Hermione preoccupata  precipitandosi verso l’amico appena entrato.
“No, non c’era.” rispose Harry sedendosi al tavolo dove c’erano gli amici chiedendosi cosa fosse successo. Sembravano tutti preoccupati e pallidi.
“Dannazione!” esclamò Ron.
“Che succede?” chiese Harry guardandosi intorno stranito dalla situazione. Loro pallidi, tutti che parlavano, era chiaro che qualcosa non andava ma non capiva cosa.
“A quanto pare tutti pensano che sei il cugino di James.” spiegò Ginny con la testa tra le mani pensierosa.
“Ecco cosa voleva dire la McGranitt..” esclamò Harry illuminandosi improvvisamente. Tutti si voltarono verso di lui in attesa di spiegazioni.
“Harry ci spieghi che sta succedendo?” chiese Hermione, intuendo che l’amico sapeva qualcosa che tutti loro ignoravano.
“La McGranitt ha detto che Silente mi ha lasciato un messaggio. Dice che ha pensato a tutto lui, niente di più.” raccontò Harry, riferendo la conversazione avuta con la professoressa pochi minuti prima.
“Ho capito, deve avere modificato la memoria a tutto il castello. Tranne a noi, è ovvio.” ipotizzò Hermione alla fine, intuendo quello che poteva avere fatto il vecchio preside. Quell’uomo era geniale, nessuno poteva negare che aveva stile e che sapeva sempre quello che stava facendo. Almeno, la maggior parte delle volte era così.
“Ma come faceva a sapere che ci avevate raccontato la verità?” chiese Lily stupita.
“Silente sa sempre tutto.” esclamò James sicuro. Si fidava ciecamente di quell’uomo, anche se a volte agiva in maniera misteriosa sapeva sempre il fatto suo.
“Questo semplifica le cose, non credete?” disse Remus sorridendo.
“Decisamente si!” rispose Harry addentando una fetta di torta.
I ragazzi presero a mangiare e a scherzare, decisamente più sollevati. Nel castello però c’era qualcuno che tanto sollevato non era. Sirius infatti aveva passato tutta mattina a correre qua a là, cercando in ogni piano e in ogni aula. La ragazza misteriosa sembrava sparita nel nulla. Era quasi rassegnato quando gli venne in mente il parco. La ragazza aveva detto qualcosa a proposito della pioggia e delle fate e per di più era l’unico posto dove non aveva guardato. Prese la mappa del malandrino e cercò il parco, fuori pioveva e non ci poteva essere molta gente dopo tutto. Sirius guardò la mappa e si illuminò, c’era un puntino solo che si muoveva sotto i portici. Il cartiglio riportava il nome Zhoana Lovegood. Sirius non ci pensò due volte e si mise a correre, certo che si trattasse di lei.
“Sei qui, che bello! Ormai non ci speravo quasi più.” esclamò felice Zhoana vedendo arrivare Sirius di corsa. Il ragazzo era rosso in viso per la corsa e aveva il fiato corto.
“E perché scusa?” chiese il ragazzo sorpreso, cercando di riprendere fiato.
“Sei in ritardo.” replicò decisa lei. Non sembrava arrabbiata o delusa, la sua voce suonava come una considerazione. Sirius la fissò perplesso per un po’.
“Come faccio a essere in ritardo se non sapevo a che ora e dove dovevamo vederci?” chiese Sirius grattandosi la testa. Quella situazione era davvero strana. Fino al giorno prima se una ragazza gli avesse detto una cosa del genere se ne sarebbe andato, con lei era diverso. Era come se una voce gli diceva che con lei avrebbe potuto essere se stesso esattamente come era se stesso con i malandrini.
“Come sta il tuo amico?” chiese Zhoana, ricordandosi del loro incontro la sera prima fuori dall’infermeria.
“Meglio, per fortuna era solo febbre.” spiegò Sirius sedendosi vicino a lei.
“Perché sei così preoccupato?”chiese Zhoana fissandolo negli occhi. Quello sguardo fece sentire Sirius vulnerabile: lei lo capiva davvero, così come a James bastava un’occhiata per capire come stava. Chi diavolo era quella sconosciuta per avere tutto quel potere su di lui?
“Come fai a capire come sto? Noi non ci siamo mai visti prima d’ora.” replicò Sirius sulla difensiva. Quella strana ragazza era riuscita a leggere nella sua testa e nel suo cuore come solo poche persone riuscivano. Al là di tutte le sue stranezze aveva un grande cuore.
“Tutta colpa delle Lucciovespe che ti girano intorno, le attira il tuo umore. È ovvio, no?” spiegò lei come se fosse la cosa più ovvia del mondo. Sirius sorrise divertito. Zhoana sapeva farlo ridere, sapeva farlo stare bene ed essere se stesso.
“Le luccio cosa?”chiese Sirius, credendo di avere sentito male.
“Lucciovespe. Non ne hai mai sentito parlare?” domandò la ragazza fissandolo dritto negli occhi. Sirius cercò di leggere nei suoi occhi ma c’era troppo mistero.
“A dire il vero No. Cosa sono?” chiese Sirius, temendo quasi di avere una risposta. Non riusciva a smettere di guardare gli occhi della ragazza, li trovava perfetti e stupendi. Gli occhi di due colori diversi rendevano lo sguardo della ragazza misterioso, era come guardare due persone diverse. Sirius pensò che in Zhoana ci fossero due anime distinte, una più profonda che sapeva leggere nel cuore della gente e un’altra più malandrina che sapeva fare ridere e stare bene le persone.
“Non tutti le possono vedere, per questo molti pensano che in realtà non esistono. Sono simili alle vespe, ma più piccole, luminose e colorate. Sono carine, te lo assicuro. Ne hai una sul naso, non la vedi?” spiegò lei con calma, come si spiega qualcosa ad un bambino. Zhoana mosse una mano nell’aria, quasi cercare di afferrare qualcosa, poi si guardò il palmo della mano e sorrise.
“A dire il vero No.” rispose lui confuso e un po’ imbarazzato. Non voleva che la ragazza si offendesse. Era affascinante sentirla parlare di quelle improbabili creature. Non importava se esistevano solo nella sua mente, Sirius sarebbe rimasto ad ascoltare per ore.
I due ragazzi continuarono a scherzare e il tempo volò. Zhoana parlava di strane creature che riusciva a vedere solo lei e Sirius gli raccontava degli scherzi che aveva fatto e di tutte le punizioni che aveva preso. Era bellissimo vederla ridere, sembrava che il parco si illuminasse e brillasse nonostante la pioggia che cadeva incessante.
“Mi credi pazza?” chiese Zhoana all’improvviso prendendo Sirius di sorpresa.
Il ragazzo rifletté un attimo prima di dare una risposta, aveva paura di dire la cosa sbagliata e rovinare quella giornata. Zhoana attendeva paziente con la testa piegata leggermente di lato. Sembrava ancora più strana e più bella.
“Non così tanto come pensavo l’altra sera.” replicò lui con un sorriso dipinto sul volto.

ANGOLO DELL'AUTRICE
graaazie mille per essere arrivati a leggere fino a questo punto!
per farmi perdonare della mia lunghissima assenza vi ho postato un nuovo capitolo in tempi record. spero che la sorpresa vi sia stata gradita!
ringrazio tutti quelli che hanno letto e recensito lo scorso capitolo nonostante non me lo meritassi per nulla. siete degli angeli e per questo motivo mi sembra giusto dedicarvi questo capitolo!
LYRAPOTTER: graaazie mille per il commento!
mi spiace di essere sparita, specie in un punto così cruciale della storia. in caso sparissi di nuovo ti autorizzo a mandarmi un sacco di mail e ricordarmi di aggiornare! XD
spero che questo nuovo capitolo ti sia piaciuto! XD
BRANDO: grazie del tuo scorso commento!
apprezzo molto la tua sincerità, anche io preferivo il capitolo del "risveglio" di Harry ma a questo punto della storia un capitolo cuscinetto serviva ai personaggi per riprendere fiato a e a me per riprendere la mano. inoltre se avessi messo subito un altro capitolo di rivelazioni non sarebbe stato credibile. va bene tutto ma anche i malandrini hanno bisogno di riposare, no? XD
spero che l'appuntamento con la zia di Luna ti sia piaciuto, questo è un personaggio che mi ha dato molte soddisfazioni perchè mi permette di inserire battute di dialogo spiritose in momenti seri per sdrammatizzare la situazione.
ho riflettuto ancora e ho concluso che se non arrivo fino alla fine della guerra mi sembrerebbe di non avere concluso davvero la storia. sono ancora più convinta che andrò avanti. dovrete sopportarmi ancora! XD
MIKYVALE: grazie per avere commentato lo scorso capitolo!
prometto di non sparire e di postare presto! spero che il capitolo nuovo ti sia piaciuto!
SHIHO93: grazie del commento e anche del bentornato!XD
innanzitutto si, Zhoana è la zia di Luna. per trovarle un nome sono stata sveglia una notte intera, ne trovavo solo di banali. XD
per quanto allo svelamento della storia.. non ti anticipo nulla! XD
SMEMO92: grazie del commento!
Zhoana non è la madre di Luna ma la zia. carramba che sorpresa, é?
scherzi a parte, io volevo Luna ma non era possibile e così mi sono inventata questa zia. spero che l'idea sia piaciuta. XD
SHIN_86: grazie del commento!
mi spiace tenervi sulle spine e rimandare il momento della verità, ma si tratta di problemi tecnici. quello che Harry & co devono raccontare ai malandrini sono davvero un sacco di cose, non mi basta un capitolo solo! penso che farò in modo che le cose si svelino un po' per volta senno qualcuno rischia un collasso: o io (e sarebbe un problema per il finale della storia in quanto non è ancora stato scritto) o qualche personaggio! XD
bingo, Zhoana è la sorella del padre di Luna!
PECKY: grazie mille per il commento! prometto che cercherò di tenere questo ritmo, impegni scolastici permettendo è ovvio!
KYLEXY: sono davvero contenta di averti fatto felice aggiornando. ti dirò che anche io ora sono più felice, mi sento a posto con la mia coscienza!
ti eri davvero riletto tutta la storia? tutti e 40 e passa i capitoli? wow, sei davvero grande.. i primi capitoli però sono scritti male, quello stile non mi piace molto. appena ho finito la storia penso che li riscriverò meglio.
TERRY93: grazie mille per il commento e non ti preoccupare, a me fa piacere che la mia storia ti piaccia, il resto non conta.
commenta pure quando puoi, a me fa un sacco piacere!
sono contenta che il nuovo personaggio ti piaccia, pensa che io l'ho inserito nella storia un po' per gioco perchè me l'ha suggerito una persona in un commento! XD

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Capitolo 48
*** UN MOTIVO PER CUI CONTINUARE A COMBATTERE ***


CAPITOLO 46
UN MOTIVO PER CUI CONTINUARE A COMBATTERE


L’intera giornata era volata e Sirius non si era mai divertito tanto insieme a qualcuno che non fossero i suoi migliori amici. In poche ore aveva scoperto molte cose della ragazza che fino a poco prima era una sconosciuta, con lei si era sentito libero di essere se stesso fino in fondo. Zhoana Lovegood frequentava il sesto anno e aveva un fratello, un certo Xeno, che era al settimo. A Sirius era sembrato molto strano non averlo mai notato a lezione, a sentire Zhoana doveva essere un tipo bizzarro.
La mattina successiva Sirius fu svegliato da un raggio di sole dispettoso, deciso a rovinare i suoi bei sogni. Il ragazzo si alzò dal letto di mala voglia, sbadigliò e si guardo in giro. La stanza era deserta, gli altri erano già scesi a colazione senza di lui. Imprecò a bassa voce mentre cercava inutilmente di allacciarsi la cravatta in modo decente. Dopo un certo numero di tentativi andati a vuoto il ragazzo si arrese e decide di raggiungere gli amici. Come al solito non aveva sentito né la sveglia né Remus e aveva continuato a dormire.
L’idea di riprendere le lezioni lo disgustava, il suo più grande desiderio era che quel fine settimana non avesse fine. Grazie al cielo quella mattina il professore di pozioni si era sentito male, regalando a tutti gli studenti due fantastiche ore libere.
La sala grande era ancora più rumorosa del solito ma dei malandrini non c’era traccia. Sirius si lasciò cadere vicino a Frank, anche lui stranamente solo e si chiese dove diamine erano finiti tutti quella mattina. Tutte le preoccupazioni di Sirius circa gli amici svanirono quando torta al cioccolato e nocciole comparve davanti ai suo occhi.
“In fondo ho tutta la giornata per trovarli, di certo dal castello non se ne vanno..” pensò Sirius divorando una grossa fetta del dolce.
Di ritorno da colazione Sirius stava cercando di decidere se era in caso di andare a cercare Zhoana o No quando notò gli amici in sala comune. Come al solito erano seduti vicino al camino e sembravano immersi in profonde e complesse discussioni.
“Qualche novità?” chiese Sirius avvicinandosi agli amici. Ai ragazzi bastò un solo sguardo per capire che il cervello di Sirius era altrove, tra le nuvole. James sorrise, rivedendo un po’ se stesso nelle espressioni di Sirius. Anche lui aveva passato anni a sospirare per la sua rossa, perdendo completamente il lume della ragione anche solo per un suo sguardo o una breve discussione. La sua mano cercò quella della sua Lily e la strinse forte. Lei ricambiò la stretta e gli si accoccolò in braccio. James era contento che anche il suo migliore amico avesse finalmente trovato una ragazza in grado di mandargli in pappa il cervello.
“Silente ha modificato la memoria a tutto il castello.” lo aggiornò Remus. Bastarono quelle parole per far tornare Sirius tra loro. Il pomeriggio passato con Zhoana era servito a staccare da tutti i problemi e le questioni in sospeso, ora era arrivato il momento di affrontare nuovamente la situazione.
“Cosa?” chiese Sirius stupito guardandosi intorno alla ricerca di risposte. Il suo sguardo passò rapidamente in rassegna gli amici. Remus era seduto su una poltrona, con un libro aperto sulle gambe. Lily e James erano seduti sul divano, vicini e innamorati più che mai. Gli altri erano seduti per terra e cercavano di fare camminare il piccolo Teddy sotto lo sguardo attento di tutti i presenti.
“Ora tutti pensano che Harry Potter è il cugino di James e che tutti noi abbiamo sempre frequentato la scuola.” spiegò Hermione. I presenti annuirono, silenziosi. In pochi giorni avevano scoperto davvero molte cose su quello strano gruppo di ragazzi ma qualcosa diceva loro che le rivelazioni più importanti erano ancora da fare. Nessuno di loro osava chiederlo apertamente ma James, Lily, Sirius e Remus desideravano più di ogni altra cosa conoscere la storia di quei ragazzi. Tutto quello che sapevano era che nonostante la giovane età erano forti, coraggiosi e determinati e che erano cresciuti nel bel mezzo di una guerra che loro non erano riusciti a far terminare.
“Grande!”esclamò Sirius sollevato. Finalmente Harry poteva smettere di fingere. Questo era decisamente un bene per lui ma anche per tutti loro. Prima o poi tutte quelle bugie e quei segreti avrebbero fatto venire un esaurimento nervoso a qualcuno..
“Tu invece?” chiese James curioso fissando dritto negli occhi il suo migliore amico.
“Io? Non capisco di che parli..” rispose Sirius assumendo un espressione indifferente e cercando di sfuggire all‘occhio indagatore del compagno di marachelle. James sorrise, quell’espressione avrebbe potuto ingannare tutti ma non lui. Conosceva Sirius come conosceva se stesso ed era assolutamente sicuro che qualcosa fosse successo tra lui e la sconosciuta. Di certo quella ragazza era riuscita a colpire Sirius in qualche modo, tutto quello che restava da scoprire era quale.
“Si che hai capito. La tua ragazza?” chiese ancora James con un ghigno malandrino dipinto sul volto. Remus e gli altri ascoltavano attenti e curiosi. Sapevano bene che James alla fine sarebbe riuscito a farsi raccontare tutto.
“Zhoana non è la mia ragazza.” preciso Sirius arrossendo improvvisamente.
“Zhoana? Ma allora c’è l’ha un nome!” esclamò Remus mettendosi comodo. Era davvero curioso di sapere cosa fosse successo quel pomeriggio.
“Cretini!” li apostrofò Sirius facendo l’offeso. Sembrava molto nervoso e le sue dita non volevano smettere di tormentarsi la cravatta ancora slacciata.
“Ti piace..” lo prese in giro James. Sirius sbuffò.
“Smettila, pensiamo a cose più importanti.” mormorò disperato, cercando di portare la discussione su altri argomenti. Tentativo vano.
“Dai Sirius, non mentire. Come è andata con la pazza?” chiese Lily, curiosa di sapere qualcosa di più della ragazza che era riuscita a mettere in difficoltà Sirius. Non era mai successo che Sirius non sbandierasse ai quatto venti ogni singolo minuto di un suo appuntamento. Questa ragazza doveva essere davvero diversa dalle altre e doveva averlo colpito davvero tanto.
“Lily, ti ci metti anche tu?” mormorò Sirius a metà tra lo sconvolto e lo sconsolato. Tutti i presenti, Lily Evans compresa erano interessati alla sua uscita con Zhoana.
“Beh se anche Remus pensa che sia pazza tanto normale non deve essere..” rifletté Lily ricordando le parole dell‘amico. Sirius sbuffò un’altra volta.
“Per la cronaca non è nemmeno così tanto pazza.” rispose Sirius facendo una linguaccia a quegli amici così impiccioni. Che ne sapevano che Zhoana era pazza? Va bene, vedeva creature che nessuno oltre a lei riusciva a vedere e a volte faceva discorsi strani, ma che male c’era in tutto questo? Era una persona particolare e fuori dal comune, non un fenomeno da baraccone di cui ridere.
“Che avete fatto tutto il pomeriggio?” chiese Remus cercando di scoprire qualcosa.
“Mi ha parlato delle Lucciovespe.” raccontò loro Sirius senza dilungarsi in troppi particolari.
“Le che?” chiese Ginny divertita. Ormai era sempre più convinta che Zhoana fosse in qualche modo imparentata con Luna. Solo una parente di Luna poteva essere in grado di tirare fuori stranezze del genere. Trovava davvero divertente che un tipo del genere uscisse con Sirius, era davvero la ragazza perfetta per lui.
“È impazzito anche lui!” sospirò Lily scuotendo la testa. James e Remus annuirono con decisione prima di mettersi a ridere.
“È tempo perso parlare con voi.” commentò Sirius incrociando le braccia e voltando il viso verso la finestra.
“Povero Felpato!” esclamò Harry ridendo. Quella discussione era davvero assurda ma lo faceva stare bene. Finalmente tutti erano felici, ma quanto poteva durare? La guerra fuori da quella stanza e da quel castello incombeva e presto li avrebbe raggiunti.
“Harry! Ti hanno già dimesso?” disse Sirius sorpreso. Quando era entrato non aveva notato il ragazzo, probabilmente doveva essere nascosto dietro il divano insieme a Hermione, Ron e Ginny.
“Si, ieri mattina.” spiegò Harry fermandosi a raccontare a Sirius del giorno precedente. Dopo la colazione e quello strano dialogo con quei ragazzini erano andati in sala comune e avevano passato la giornata giocando a scacchi magici e provando a indovinare che stesse combinando il loro amico Sirius.
“Che ne dite di smetterla di tormentare Sirius e di passare a cose più serie?” propose Remus. Nella stanza calò per un attimo il silenzio, rotto solo dagli schiamazzi dei ragazzi più piccoli alle loro spalle. Tutti aspettavano che Harry, Ron, Hermione o Ginny rispondessero in qualche modo.
“Grazie Remus.” mormorò Sirius, grato che quell’assurdo interrogatorio fosse finalmente giunto al suo termine. Anche James e Lily erano grati a Remus per quelle parole, forse avrebbero finalmente saputo tutto quello che desideravano e che non avevano ancora avuto occasione di chiedere. I ragazzi presero a guardarsi tra loro senza aprire bocca, nervosi. Sembravano in difficoltà, quasi fossero stati colti di sorpresa. Lily si ritrovò a pensare che probabilmente non avevano ancora pensato come raccontare loro tutto, decisamente non era un compito facile.
“Va bene, ma andiamo in un posto più tranquillo.” propose Harry dopo qualche istante. Quella stanza era troppo affollata e la storia che dovevano raccontare loro troppo macabra per essere ascoltata da orecchie indiscrete.
“In effetti non è buona idea restare qui, se qualcuno entra e sente sono guai.” rifletté Remus. I malandrini e Lily seguirono i ragazzi fuori dalla sala comune senza dire nulla, lungo alcuni passaggi segreti che la ragazza non aveva mai visto.
“Dove siamo?” chiese Lily sperduta. Quel luogo aveva qualcosa di familiare. Doveva esserci già venuta ma non riusciva a ricordare quando e con chi.
“Stanza delle necessità.” le rispose Sirius. Lily improvvisamente ricordò di quando stava cercando Remus insieme a Sirius, sembrava essere successo secoli prima e invece si trattava di qualche mese solamente. Davanti a loro si aprì una porta che li condusse in una stanza strana, sembrava quasi una palestra e alle pareti erano appese varie foto che ritraevano un gruppo di giovani maghi dall’aria familiare. I malandrini presero a guardare quelle foto con interesse, in alcune c’erano persone a loro sconosciute, in altre c’erano Ron, Hermione, Harry e Ginny con altre persone dai capelli rossi e con loro grande stupore scoprirono che una foto ritraeva proprio loro.
“È esattamente come quando ci allenavamo!” esclamò Ginny guardandosi intorno con un sorriso malinconico dipinto sul volto. Rientrare in quella stanza era come tornare nel passato, era decisamente il posto migliore che potevano scegliere.
“Allenavate?” chiese Remus confuso, cercando di seguire i discorsi dei ragazzi.
“Quando eravamo al quinto anno, e Ginny al quarto, la nostra professoressa di difesa era un’inetta.” iniziò a spiegare Hermione sedendosi su alcuni cuscini apparsi dal nulla.
“Quando mai abbiamo avuto qualcuno che sapesse fare il suo mestiere?” chiese Ron ironicamente interrompendola.
“Al terzo anno, quando c’era Remus.” rispose sicuro Harry lasciando di stucco i malandrini.
“Io insegnerò difesa contro le arti oscure?” chiese Remus sorpreso. Quando mai si era visto un lupo mannaro insegnare difesa contro le arti oscure? Il ragazzo si ritrovò a pensare che Harry si stava sbagliando, semplicemente non poteva essere vero.
“Si, ma solo un anno a causa di Piton.” spiegò Ginny. James e Sirius rimasero di stucco nel sentire che Piton avrebbe preso il posto di Lumacorno e presero a tremare di rabbia quando Ginny raccontò loro di come Piton si fosse casualmente fatto scappare il segreto di Remus nel bel mezzo della sala comune.
“Centra sempre quell’impiccione dal naso lungo!” esclamò Sirius infastidito mentre James imitava alla perfezione Piton. Lily li osservava divertita senza dire nulla. C’era stato un tempo nel quale forse sarebbe intervenuta a difesa di Piton ma quel tempo ormai era lontano. Il tempo li aveva separati e aveva fatto prendere loro strade diverse. La loro grande amicizia era finita in una bolla di sapone.
“Sirius, James vi spiace farli finire?” chiese Lily esasperata. Sirius e James erano incredibili, non erano in grado di rimanere seri nemmeno in un momento del genere. Non sarebbero mai cresciuti.
“Scusate.” esclamarono insieme James e Sirius abbassando la testa con fare colpevole. Ginny non riuscì a trattenere le risate e si beccò un occhiataccia sia da Remus che da Hermione.  
“Penso sia meglio andare in ordine, partendo dall’inizio.” intervenne Harry. Improvvisamente era diventato molto più silenzioso del solito. Hermione annuì e prese fiato per iniziare a raccontare.
“Immagino che non ci sia bisogno che vi parliamo della guerra in corso. Conoscete bene i motivi e le pretese di quel pazzo, no?” iniziò la ragazza guardando negli occhi i ragazzi.
“Purtroppo..” commentò Lily con la testa tra le mani. Quel pazzo era ossessionato dall’idea del sangue puro e stava cercando di sterminare chiunque avesse origini babbane. Negli ultimi anni la situazione era precipitata sempre più e per la sua famiglia le cose diventavano sempre più pericolose. Ogni mattina Lily controllava il giornale per accertarsi che non ci fossero stati attacchi vicini a casa dei suoi genitori e poi scriveva loro una lettera.
“Qualcuno deve fermarlo. Non può fare tutto quello che vuole! Il ministero poi, che sta facendo?” esclamò James alzando la voce. Remus e Sirius si ritrovarono a fissare l’amico. James odiava con tutto se stesso le ingiustizie, non trovava giusto che le persone venissero classificate e giudicate diversamente a seconda della loro genealogia magica.
“Nel nostro tempo la situazione era la stessa. Il ministero nel panico, maghi e streghe che sparivano. Silente fondò un gruppo clandestino, l’ordine della fenice. Molti maghi e streghe coraggiosi ne facevano parte.” continuò Harry, facendo riprendere fiato ad Hermione. Ginny e Ron ascoltavano in silenzio, senza intervenire.
“Anche noi?” chiese timidamente Remus.
“Certo, tutti voi. C’erano anche Alice e Frank, e anche Peter.” disse Ginny indicando loro una foto. Era stato Malocchio a farla avere loro, ritraeva il primo ordine della fenice al gran completo prima che gli attentati lo sterminassero.
“Non se n’è andato?” chiese Sirius riferendosi a Peter. Non avrebbe mai potuto dimenticare quello che era successo qualche mese prima. Peter era andato via confidandogli un segreto che aveva giurato di portare nella tomba per non compromettere la felicità di James e Lily.
“No, ma fidati che qui è andata meglio.” mormorò Harry dando una pacca sulle spalle a Sirius. Lo sguardo di Harry era diventato di fuoco e sprizzava odio per quel traditore che aveva venduto la sua famiglia.
“Harry!” lo richiamò Hermione con tono severo.
“È più forte di me, io quello non lo sopporto..” si giustificò Harry senza abbassare lo sguardo. Non ne andava per nulla fiero ma non riusciva a perdonarlo per quello che gli aveva fatto. Aveva ucciso i suoi genitori e lo aveva costretto a vivere con i suoi zii, lontano da Sirius.
“Ha anche ragione!” disse Ron, dando ragione al suo migliore amico.
“Proseguiamo?” chiese Remus. Il ragazzo era curioso di sapere per quale ragione odiassero così tanto Peter ma era sicuro che a storia finita avrebbe capito ogni cosa.
“Insomma c’era l’ordine ma non riusciva a fare molto. I mangiamorte li attaccavano separatamente e li uccidevano. Fermare la guerra sembrava impossibile. A fine luglio del 1980 però nell’ordine nacquero due bambini, Harry Potter e Neville Paciok.” continuò Ginny, prendendo la parola.
“Il figlio di Alice e Frank?” chiese Lily curiosa. Nella sua mente immaginava lei e Alice a prendere un the insieme con due grandi pancioni, e poi ancora loro insieme ai loro piccoli al parco mentre questi giocavano felici insieme.
“Esatto, pochi mesi più tardi Bellatrix Lestrange però li torturò fino alla follia con una maledizione senza perdono per farsi rivelare i segreti dell’ordine. Loro non dissero nulla.” raccontò Ron, distruggendo i sogni ad occhi aperti di Lily. Sul viso della ragazza si disegnò un’espressione di puro orrore mentre calde lacrime scesero a bagnarle il bel viso. James e Sirius non riuscivano a credere alle loro orecchie.
“Bellatrix ha ucciso Alice e Frank?” chiese Remus, incredulo. Non riusciva ad accettare che Frank, l’amico che aveva condiviso con loro la stanza per tutti quegli anni sarebbe stato ucciso da quella pazza della cugina di Sirius.
“No, peggio. Purtroppo sopravvissero..” disse loro Harry, senza aggiungere altro. Nessuno ebbe il coraggio di chiedere ulteriori spiegazioni, non volevano sapere.
“La guerra continuò, assurda come sempre fino al 31 ottobre 1981. In quella notte di Halloween infatti un bambino riuscì a fermare il mago più oscuro di tutti i tempi ma purtroppo i suoi genitori morirono.” continuò il racconto Hermione cautamente. La ragazza sapeva bene che la storia stava entrando in un punto critico.
“Un bambino? Sembra impossibile.” esclamò Sirius sorpreso. Come aveva potuto un bambino riuscire dove molti maghi ben più grandi e forti avevano fallito? Remus si grattava pensieroso la testa, sicuramente doveva trattarsi di un bambino prodigio con dei poteri eccezionali. Non c’era altra spiegazione.
“Quel bambino era Harry.” specificò Ginny guardando le reazioni dei presenti. Harry teneva la testa bassa e sembrava lontano, perso in un altro mondo. La ragazza era certa che stesse rivivendo quella terribile notte. Sirius aprì la bocca, ma poi la richiuse senza dire nulla. Se quel bambino era Harry allora voleva dire che James era morto. Il cuore di Sirius per qualche istante smise di battere e la tristezza più nera lo assalì. Come poteva esistere un futuro nel quale Sirius e James non erano insieme come fratelli come erano stati in quegli anni? James era diventato più pallido e fissava un punto indefinito davanti a sé. Anche lui aveva capito.
“Quindi immagino che i genitori morti eravamo io e James.” chiese Lily con un filo di voce. La ragazza era spaventata da quello che aveva appena scoperto ma allo stesso tempo serena. Sapere che sarebbe morta giovane la rendeva triste ma sapere che suo figlio avrebbe vissuto le faceva provare un senso di pace mai provato prima. Era come se tutto avesse un senso. Morire per salvare il proprio figlio è il gesto d’amore più grande che una madre può fare. Harry sentendo la voce della madre si destò dai suoi terribili ricordi e annuì senza dire nulla, non gli andava di raccontare tutta la storia. Hermione, Ron e Ginny intuirono che non voleva raccontare i dettagli e decisero di andare avanti.  
“Ma allora sei cresciuto con Sirius.” chiese James cercando di riprendere il controllo di sé e delle proprie emozioni. Harry sospirò e abbassò la testa.
“No, con i Dursley.” rispose con un filo di voce. Gli anni passati con gli zii erano stati un vero inferno, una maledizione. Era come essere in un prigione senza vie d’uscita fino che non era arrivato Sirius a dargli un’illusione di libertà. La speranza di andare a vivere con il padrino lo aveva fatto stare meglio per qualche estate, poi gli era stata portata via.
“Cosa? Ma hai detto che io ero il tuo padrino!” esclamò Sirius scandalizzato. Harry era il padrino di Teddy e si occupava di lui perché i suoi genitori erano morti, a rigor di logica alla morta di James e Lily avrebbe dovuto essere lui a crescere il piccolo.
“Silente deve essere impazzito.” commentò Remus scuotendo la testa. Lily non riusciva a dire nulla. L’idea di sua sorella che cresceva suo figlia la faceva rabbrividire. Qualcosa dentro di lei le diceva che non era stata per nulla una buona madre e lo sguardo pensieroso e perso di Harry glielo poteva confermare.
“No, tu eri ad Azkaban. Eri stato accusato di omicidio, di aver ucciso un mago e un sacco di babbani.” spiegò Harry prima di perdersi nuovamente nei ricordi. In pochi istanti rivide gli ultimi anni insieme a Sirius, da quanto lo aveva trovato nella Stamberga a quando lo aveva perso al ministero. Harry sospirò triste, era stato bello avere Sirius nella sua vita ma era durato troppo poco.
“Io un assassino?” balbettò Sirius incredulo. Aveva passato tutta la sua vita cercando di essere diverso dalla sua famiglia per poi diventare un assassino come loro? Non poteva essere vero, quella mattina si stava rivelando sempre più triste e piena di fatti troppo complicati e pesanti da accettare.
“In realtà era colpa di Peter. Quell’inutile topo di fogna.” spiegò Ron, tranquillizzando Sirius e tutti i presenti. Il ragazzo raccontò loro tutto, di come James e Lily decisero di nascondersi e di come avevano riposto la loro fiducia nell’amico sbagliato che si era rivelato traditore. Finalmente i malandrini capirono perché Harry aveva odiato fin dall’inizio Peter e perché pensasse che la sua partenza fosse un bene per tutti loro. Sirius tirò un sospiro di sollievo, per un attimo aveva pensato di essere stato lui a tradire.
“Sei rimasto in carcere per 12 anni, poi sei evaso e ci siamo incontrati.” disse Harry. James, Remus, Sirius e Lily lo fissarono allibiti ed Harry spiegò loro come Sirius era evaso e lo aveva raggiunto al castello per vendicarsi di Sirius.
“Remus era insegnante di difesa a quel tempo.” precisò Hermione, concludendo lei il racconto lasciando tutti di sasso.
“Il migliore insegnante che abbiamo mai avuto.” specificò Ginny, raccontando loro di come Remus insegnava e come fosse umano e comprensivo con tutti loro. Di nuovo il silenzio tornò a impregnare la stanza. Tutti erano immersi nelle loro riflessioni, troppo impegnati per fare domande e troppo sconvolti per ascoltare ancora. Alla fine Lily trovò il coraggio.
“Avete detto che Voldemort era morto, come ha fatto a tornare?” chiese timidamente. La ragazza era molto confusa, mille domande le si accavallavano nella mente. Come poteva essere tornato? Le arti oscure avevano il potere di riportare in vita anche i morti?
“Non era veramente morto, è complicato.” iniziò Hermione, cercando le parole giuste per spiegarsi bene. Era difficile dare spiegazioni ai malandrini su qualcosa che anche lei aveva faticato non poco a capire.
“Diciamo che è stato privato di corpo ma che è riuscito a sopravvivere. È tornato alla fine del nostro quarto anno ma il ministero non ci credeva. Io lo avevo visto con i miei occhi e tutti mi credevano pazzo.” spiegò Harry, venendo in soccorso dell‘amica. Il volto dei malandrini era sconvolto dall’orrore. L’idea di qualcuno che riesce a sopravvivere senza corpo era semplicemente ripugnante ed inconcepibile per loro. Il loro vecchio professore di difesa aveva accennato qualcosa riguardo al bere sangue di unicorno ma era una soluzione davvero orrenda, condannava ad un’esistenza maledetta.
“Per questo il ministero ha mandato quell’incapace? Sicuramente voleva controllarvi.” commentò James amaramente. I suoi genitori gli avevano ripetuto spesso di non fidarsi di quelli del ministero ed ora James cominciava a capire a cosa si riferissero. Al ministero della magia importava solo di difendere le apparenze non di salvare vite umane. Per fingere che tutto andasse bene erano disposti a lasciare morire molte vittime innocenti.
“Voleva anche impedirci di imparare a difenderci. Per questo noi abbiamo fondato l’Esercito di Silente. Venivamo qui ad allenarci. Remus e Sirius ci incoraggiavano e ci davano consigli.” raccontò Ron, indicando la stanza e le foto appese alle pareti. Raccontò loro anche di come fossero stati scoperti e di come Silente li avesse difesi davanti a quell’arpia.
“Abitavano insieme nella vecchia casa di Sirius ma Remus era spesso via.” disse loro Harry riferendosi al suo padrino e al suo professore. Sul viso del ragazzo di disegnò un sorriso nostalgico. Se chiudeva gli occhi Harry riusciva ancora ad immaginarli seduti insieme sul divano a parlare con lui nel camino.
“Con sua moglie?” chiese Sirius, sperando di scoprire chi fosse la donna misteriosa che sarebbe diventata la madre di Teddy.
“No, per le missioni.” precisò Ginny scuotendo la testa. I malandrini erano decisamente incorreggibili, non si arrendevano proprio mai.
“E la moglie?” chiese James curioso.
“Si è sposato qualche anno dopo.” spiegò Harry sorridendo. I malandrini erano riusciti a stemperare un po’ la tensione e a fare sorridere un po’ tutti. Avevano proprio bisogno di rilassarsi un po’ o sarebbero impazziti. Non era affatto semplice rivivere tanti anni di terrore e sofferenze ma Harry capiva che era necessario per fare in modo che non si ripetessero più gli errori del passato.
“Non vi arrendete proprio mai.” li prese in giro Hermione passando in rassegna i malandrini con uno sguardo severo.
“Prima o poi vi scapperà qualche dettaglio..” mormorò Sirius.
“Prima o poi.” rispose Harry dando una pacca sulle spalle al padrino. Lily ancora una volta di trovò a scuotere la testa, accennando qualcosa circa l’immaturità dei ragazzi.
“Dove eravamo arrivati?” chiese Hermione, cercando di ritrovare il filo del discorso che aveva perso.
“Alla professoressa inutile e al ministero che non vi credeva. Come avete fatto a convincerli?” chiese James facendo un quadro perfetto della situazione.
“Alla fine del quinto anno c’è stata una battaglia all‘interno del ministero. Ordine della fenice contro mangiamorte, ad un certo punto è arrivato anche Voldemort in persona.” raccontò loro Ron tristemente. Ricordava bene quella battaglia, era il momento in cui si era reso conto che il tempo dei giochi e degli scherzi era finito. Da quel momento si trattava di combattere per la propria vita, di fare la differenza per far si che quella assurda guerra finisse al più presto. Di nuovo cadde il silenzio, i ragazzi si guardavano l’un l’altro ma si vedeva che nessuno aveva voglia di continuare il racconto.
“Chi ha vinto?” chiese Sirius passando lo sguardo da Ron a Hermione e poi a Ginny ed a Harry. Tutti fissavano intensamente qualcosa, immersi nei ricordi.
“Dipende dai punti di vista. I mangiamorte sono stati presi, Voldemort è fuggito e Sirius è morto.” mormorò Hermione guardando preoccupata Harry. Anche Ron e Ginny lo stavano guardando. Parlare di Sirius e della sua morte per Harry era sempre stato difficile ed i ragazzi avevano paura della sua reazione.  
“Dai almeno sono morto combattendo.” cercò di ironizzare Sirius intuendo che il momento fosse particolare e carico di tensione. Nessuno badò a quello che diceva il ragazzo, tutti fissavano Harry senza dire nulla.
“Scusate..” disse Harry dopo qualche istante alzandosi e uscendo di corsa dalla stanza. Non voleva che qualcuno lo vedesse piangere ma proprio non riusciva a impedire alle lacrime di scendere calde e copiose a bagnargli le guance.
“Harry, aspetta.” cercò di fermarlo inutilmente Remus. Il ragazzo era già lontano, sparito.
“Lascialo un po’ da solo.” disse Ginny dolcemente. Conosceva Harry e ormai era rassegnata a quei suoi momenti di crisi in cui voleva stare solo in un luogo nascosto dove nessuno potesse vederlo piangere. La morte di Sirius lo aveva sconvolto molto più di quella dei suoi genitori. James e Lily erano morti quando Harry era piccolo, non li aveva mai conosciuti. Sirius lo aveva perso proprio quando era vicino a poter iniziare una nuova vita insieme a lui lontano dai suoi zii. Lo aveva visto morire e cadere dietro quel velo senza poter fare nulla per aiutarlo o per riportarlo indietro.
“Sirius era insieme come un padre e un fratello. Era tutto quello che gli rimaneva della sua famiglia. Per tanto tempo Harry si è dato la colpa della sua morte e tutt’ora non sopporta che si parli di lui. Soffre troppo.” spiegò Ron tristemente. Nessuno aveva voglia di commentare. James poteva comprendere come si sentisse Harry, perdere il suo Sirius lo avrebbe sconvolto nello stesso modo.  
“Hanno avuto così pochi anni per stare insieme. Sirius non era ancora stato riconosciuto innocente, lo hanno fatto solo dopo la sua morte.” continuò Hermione con le lacrime agli occhi. Era così triste la storia di Sirius, non meritava di morire in quel modo.
“Ora capisco tante cose.. Io vado da lui.” esclamò Sirius alzandosi di scatto e dirigendosi velocemente verso la porta. Quello che aveva sentito era troppo, non poteva starsene lì con le mani in mano lasciando Harry solo.
“Ma Sirius, non hai sentito quello che hanno detto?” cercò di richiamarlo Lily per impedirgli di fare qualcosa di avventato. James sorrise tristemente e appoggiò una mano sulla spalla di Lily. Riusciva a capire Harry, anche a lui a volte capitava di piangere per suo fratello nell’angolo più remoto del castello. In quei momenti desiderava solo che nessuno potesse vederlo perché nessuno poteva fare qualcosa per farlo stare meglio, solo Stev avrebbe potuto. Per Harry era la stessa cosa, con la differenza che lui poteva parlare ancora a Sirius. Certo, non era la stessa cosa ma almeno poteva contare su qualcuno che pensava, ragionava, amava e provava le stesse emozioni della persona che gli era stata portata via. Ne era certo, Sirius era una persona eccezionale ed era l’unica che poteva far star meglio suo figlio Harry.
“Certo che ho sentito. Se c’è qualcuno che può farlo stare meglio quello sono io.” rispose Sirius sicuro lasciando la stanza. Non gli importava nulla di quello che potevano pensare gli altri. Voleva solo trovare Harry, abbracciarlo forte e lasciare che si potesse sfogare piangendo sulla sua spalla. Qualcosa dentro di lui gli diceva che era la cosa giusta da fare.
“Speriamo bene.” mormorò Lily a mezza voce. Per un bel po’ rimasero in silenzio, la curiosità era sparita e aveva lasciato posto solo all’orrore. Si poteva quasi sentire il rumore dei minuti che scorrevano. I ragazzi avevano quasi paura di fare domande, certi che le risposte sarebbero state ancora più orrende.
“Cosa è successo dopo?” chiese Remus alla fine più per senso del dovere che per curiosità. Qualcosa dentro di lui gli diceva che dovevano sapere tutta la storia e che dovevano ascoltarla ora. Probabilmente se avesse interrotto Hermione, Ron e Ginny non avrebbero più avuto la forza di andare avanti in un altro momento.
“L’anno dopo è stato pieno di scontri, scomparse, assassini e lotte. Alla fine del sesto anno è morto Silente.” raccontò Ginny riassumendo brevemente un anno di lotte e di crudeli attentati. Molti loro amici e conoscenti avevano perso la vita a causa di quei pazzi.
“Cosa?” chiese James sconvolto dalla notizia della morte del preside. Silente era una guida per tutti loro, un faro che li avrebbe condotti alla salvezza. Dopo tutti quegli anni ormai James aveva cominciato a credere che il vecchio preside non fosse umano ma fosse una specie di forza spirituale, una specie di divinità buona che li aiutava. Gli dei non possono morire, non poteva essere vero quello che i ragazzi stavano raccontando.
“L’anno dopo io, Harry e Ron non siamo più tornati a scuola. Avevamo una missione da portare a termine che ci aveva affidato Silente in persona.” continuò Hermione. Remus, Lily e James potevano capire quella scelta. Una scuola senza Silente non aveva senso, forse nemmeno loro sarebbero tornati.
“Che genere di missione?” chiese Lily pensierosa.
“Una missione segreta. Credimi, è meglio che non sappiate nulla.” rispose Ron vago. Hermione, Ron ed Harry si erano scambiati la promessa di non dire nulla ai malandrini della loro missione. Sicuramente i ragazzi avrebbero voluto dare loro una mano e avrebbero messo in pericolo le loro vite. Per la riuscita della missione meno persone sapevano e meglio era. James, Lily e Remus non fecero altre domande, era evidente che i ragazzi non volevano dire loro nulla. Sicuramente avevano le loro buone ragioni.
“Ad ogni modo siamo tornati quando avevamo finito quello che dovevamo fare. Al castello ci sono state le due battaglie finali. Nella prima sono morti tanti amici, Remus, sua moglie, un fratello di Ron e Ginny e tanti compagni che si erano fermati per combattere. Alla seconda battaglia hanno preso parte anche gli elfi del castello, i centauri e le creature della foresta.“ raccontò Hermione tristemente. Davanti agli occhi vedeva i visi degli amici caduti in battaglia, tutti le sorridevano fieri.
“Avete vinto, vero?” chiese Remus con gli occhi lucidi. Era morto combattendo al fianco di sua moglie per dare a loro figlio un futuro migliore. Non aveva avuto la possibilità di vederlo crescere, di sentire la sua prima parola o di vederlo camminare. Anche a Lily e a James quel privilegio era stato negato tanti anni prima. Era immensamente triste ma allo stesso tempo lo riempiva di orgoglio sapere di essere riuscito a trovare il coraggio di lottare con tutto se stesso per il futuro di suo figlio.
“Voldemort era morto, ma a quanto pare non tutti i suoi mangiamorte.” mormorò Ron giocando nervosamente con le sue dita. La parte finale era quella peggiore.
“Qualcuno si è salvato e a organizzato l’attentato nel quale sono morti tutti gli altri.” concluse Ginny raccontando di ciò che era successo dopo che Harry, Hermione e Ron erano partiti per venire in quel tempo a completare i loro studi. Di nuovo calò un silenzio irreale, carico di emozioni diverse. Tristezza, rabbia, orrore. Davvero quei ragazzi avevano sofferto così tanto? Avevano solo un anno più di loro ma nella loro vita avevano passato guai terribili e avevano trovato la forza per combattere. Remus si chiese se i malandrini al loro posto avrebbero saputo fare lo stesso.
“Lily che ti prende?” chiese Hermione, notando che il viso della rossa si era riempito di lacrime silenziose. Lily cercava di controllarsi ma ormai era evidente che stava piangendo.
“Può davvero il futuro riservare così tanto dolore?” mormorò Lily tra le lacrime. Sapere che sarebbe potuta morire giovane non la spaventava, la rattristava solo. Dentro di sé provava solo rabbia perché nel tempo da cui proveniva non aveva potuto combattere al fianco di Harry la battaglia finale. Decide in meno di un istante: avrebbe fatto di tutto per cambiare il futuro e combattere con Harry fino alla fine.
“Amore, non devi piangere. Ti prometto che noi questo futuro lo cambieremo. Lo faremo per Harry e per tutti gli altri figli che avremo dopo di lui. È una promessa.” disse James stringendola forte. Lily lo guardò con gli occhi pieni di lacrime, stupita. Era come se James fosse riuscito a leggerle nella mente e nel cuore, dando voce a quello che sentiva anche lei.
“Io la penso come James. Possiamo ancora fare qualcosa per non fare avverare questa apocalisse.” esclamò sicuro Remus avvicinandosi ai due e appoggiando le mani sulle loro spalle. Il licantropo stava sorridendo. Il futuro non lo spaventava, aveva deciso che lo avrebbe sfidato e che avrebbe vinto lui.
“Se il mio futuro prevede la mia morte allora farò in modo di uccidere molti mangiamorte insieme a me!” disse decisa Ginny, ricordando le parole che aveva detto Harry qualche anno prima.
“Così si parla!” esclamò James compiaciuto. La decisione doveva essere una prerogativa delle ragazze dai capelli rossi.
“Voi sarete dalla nostra parte, vero?” chiese Lily fissando intensamente con i suoi occhi verdi Hermione, Ginny e Ron. Sentiva che al fianco di quei ragazzi avrebbero potuto sconfiggere il destino.
“Siamo rimasti qui per questo. Possiamo cambiare il futuro se vogliamo, dobbiamo solo combattere per i nostri ideali.” rispose Hermione decisa.
“Esatto, e poi noi siamo molto più forti. Loro combattono senza un motivo, noi No. Noi lo sappiamo bene per chi stiamo combattendo.” esclamò Ron. Ora tutto aveva un senso, il ragazzo sapeva che combattere era necessario per difendere quanto di bello la vita riservava loro. Il destino li aveva salvati dall’attentato e aveva dato loro la possibilità di essere felici in un altro tempo. Aveva Hermione al suo fianco, dei fratelli e degli amici fidati ed era certo che nessun mago al mondo, per quanto oscuro potesse essere sarebbe riuscito a portarglieli via.

ANGOLO DELL'AUTRICE
ciao a tutti e graaazie mille per essere arrivati a leggere fino a qui.
scrivere questo capitolo è stata una vera e propria impresa. ho da poco ripreso l'università e non trovavo tempo per scrivere tranne 10 minuti la sera, ma alla fine c'è l'ho fatta. inoltre si tratta di un capitolo davvero lungo e intenso ed era mia intenzione non dividerlo, non potevo farvi una cosa del genere. sarebbe stato da sadica e io ultimamente con voi lo sono già stata abbastanza con la mia sparizione estiva.
la mia idea originale era sospendere la storia così, sulla decisione di continuare a combattere. di recente però ho cambiato idea e la storia continuerà. nei prossimi capitoli concluderò l'anno scolastico e poi forse ci sarà un piccolo salto di qualche anno, devo ancora decidere.
ad ogni modo, spero che continuerete a seguire la mia storia!
GRAZIE A TUTTI COLORO CHE HANNO COMMENTATO!
SATANABAAN: grazie per il commento!
poveri malandrini, gli auguri un colpo? poi che ne sarebbe della storia? XD

BRANDO: grazie per il tuo commento!
mi fa tantissimo piacere che ti dilunghi a spiegare quello che pensi. i commenti come i tuoi sono la gioia degli autori!
alla fine le spiegazioni sono arrivate. di la verità, non ci speravi più? XD per la madre di Teddy ci sarà da aspettare ancora qualche capitolo, ma ti assicuro che la rivelazione non sarà la sola cosa interessante di quel capitolo..
Silente è un mito, ormai questo è assodato. come al solito anticipa le richieste degli studenti, lasciandoli come sempre di sasso.
sono felice che il personaggio di Zhoana ti piaccia e risulti credibile. alla fine lei è il mio esperimento, la mia creatura e ci sono affezionata.
l'idea per il seguito è raccontare la guerra e poi mostrare in qualche capitolo che ne è stato dei personaggi taaanti anni dopo senza dilungarsi.
dei ventanni di buco posso sempre raccontare in un'altra storia.. no?

MIKYVALE: grazie per avere commentato!
sono contenta che il mio aggiornamento ti abbia reso felice, prometto di cercare di mantenere il tuo umore alle stelle per quanto mi sarà possibile!
una storia senza nessuno dei Lovegood in effetti perde gran parte del suo fascino. meno male che c'è Zhoana!

SHIN_86: grazie per il commento!
alla fine le rivelazioni ci sono state, ma per Remus è ancora presto. abbi fede e pazienza. ti prometto che presto sapranno tutto!

SHIHO93: grazie per il commento!
era mio dovere aggiornare presto, ve lo dovevo. se non fosse stato per l'università forse sarei riuscita a postare anche qualche giorno fa, solo che avevo davvero troppo sonno. non avevo la forza di rispondere ai commenti e non mi sembrava bello non farlo.
spero che il capitolo ti sia piaciuto, spiegazioni comprese!

SMEMO92: grazie mille per avere commentato!
eh si, Zhoana è molto simile a Luna, tranne il particolare degli occhi di due colori diversi. ci tengo particolarmente a questo dettaglio, fa di lei una persona davvero fuori dal comune. diciamo che per ora Sirius non è innamorato. è interessato, preso ma non ancora innamorato. in fondo l'ha appena vista, no? Piton.. mi fai una domanda difficile. nutro per Piton molta più simpatia che per Peter (che è stato barbaramente escluso dalla storia) quindi potrei decidere di dargli una seconda possibilità, devo solo decidere come.
per ora è meglio che Remus non sappia di Tonks anche perchè in questo momento lei è una bambina. sarebbe brutto dirgli già da ora con chi si sposerà tra quasi ventanni. inoltre ho in mente un paio di idee per quando scoprirà di essere imparentato con Sirius.. fidati di me! XD
che ne pensi delle rivelazioni? l'hanno presa abbastanza bene, dai! XD

KYLEXY: grazie mille per il tuo commento!
ti comunico ufficialmente che ti ammiro moltissimo per la storia della rilettura, spero di non deluderti in futuro!
sono contenta di avere azzeccato la coppia Sirius/Zhoana, il nostro malandrino aveva proprio bisogno di una compagna. Silente invece come al solito è all'altezza della situazione, si sa che quell'uomo sa sempre tutto!

LULU CULLEN: grazie mille per il tuo commento!
diciamo che a tratti Harry assomiglia a James e tratti a Lily. a volte sa essere sadico e crudele come lei, quando si è rifiutato di dire della madre di Teddy è un esempio. hai visto che i malandrini non si arrendono mai, sono determinati a scoprire chi è?
mi fa piacere che il nome di Zhoana ti piaccia, ho passato una sera a vagare tra i siti di mezzo mondo alla ricerca di qualcosa di strano e bello!

GRAZIE MILLE A TUTTI E AL PROSSIMO CAPITOLO!

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Capitolo 49
*** CORRIDOI DESERTI, TEST E NUOVE MINACCE ***


CAPITOLO 47
CORRIDOI DESERTI, TEST E NUOVE MINACCE


La lezione di Difesa Contro le Arti Oscure sarebbe iniziata di lì a pochi minuti, ormai era questione di poco. Da un momento all’altro il professore avrebbe svoltato l’angolo e varcato la porta con il solito sorriso maligno dipinto sul volto. Il professor Anderson era un vecchio auror in pensione, famoso per le incredibili imprese compiute in gioventù, per la sua poca pazienza e il suo brutto carattere. Dagli auror e dal ministero era considerato una leggenda vivente ma i ragazzi nutrivano da sempre sentimenti contrasti per quello strano uomo. Una sorta di timore misto a scherno. Nessuno dei suoi alunni era mai riuscito davvero a capire se Anderson fosse un totale idiota o la più peggiore delle carogne. Era riuscito anche a litigare con tutti gli insegnanti del castello, preside escluso. Le sue lezioni erano interessanti e divertenti ma c’era da stare molto attenti a non infastidire troppo il vecchio insegnate. Mettere in dubbio l’autorità dello scorbutico professore poteva rivelarsi molto dannoso. Bastava una parola di troppo scambiata con il proprio compagno per ritrovarsi il corridoio colpiti da qualche bizzarro incantesimo. L’unica che non era mai stata punita era Lily, persino il diligente Remus era stato sbattuto fuori dalla classe. Era successo tre anni prima durante una lezione sui lupi mannari, stranamente quella volta James e Sirius non centravano. Il ragazzo stava ridendo tra sé, pensando a quanto fosse inutile per lui quella lezione e si era ritrovato nel corridoio con delle orecchie da gatto che gli spuntavano ai lati della testa. Tutta la classe lo fissava sgomenta, Remus non si era mai vergognato tanto. Quando aveva provato a parlare tutto quello che era uscito dalla sua bocca era stato un miagolio stridente che aveva gettato il povero licantropo nel panico più totale. I malandrini avevano riso per settimane ricordando l’accaduto e si erano decisi a smettere solo dopo che Remus li ebbe minacciati di divulgare in tutto il castello delle loro foto imbarazzanti.
Il professore quella mattina era stranamente in ritardo. Anderson non faceva mai tardi, arrivava sempre allo scoccare dell’inizio della sua ora.
Nella classe regnava il solito caos ma i ragazzi erano tutti seduti ai loro posti, o quasi.
“Dannazione, dove sono finiti quei due?” chiese Lily guardandosi intorno nervosamente senza perdere di vista l‘orologio appeso sulla parete di fronte a lei. Non c’era nessuna traccia né di Harry, né tanto meno di Sirius che gli era corso dietro. Remus sembrava pensieroso, sapeva che poteva fidarsi dell’amico ma era lo stesso preoccupato. Harry era davvero sconvolto quando era scappato dalla stanza delle necessità. Nessuno riusciva a smettere di pensare al triste futuro che li aspettava ma allo stesso tempo i ragazzi erano decisi a cambiare il loro destino.
“È tardi, la lezione sta iniziando..” osservò James scompigliandosi i capelli nervosamente. Il professore sarebbe arrivato a minuti, quei due dovevano muoversi. Quel giorno era anche in programma un test e c’era davvero poco da scherzare. Saltare un test del professor Anderson poteva anche voler dire scordarsi di avere un voto decente a fine anno.
“Arriveranno, state tranquilli.” cercò di tranquillizzarli Ginny. Lei, Hermione e Ron sembravano abbastanza tranquilli, solo Hermione era stranamente silenziosa mentre Ron alle sue spalle sospirava di tanto in tanto.

I corridoi del castello improvvisamente erano diventati una pista da corsa, con gran stupore dei fantasmi e fastidio degli insegnanti. C’erano molti ragazzi che camminavano, avviandosi a lezione ma Harry e Sirius sembravano non farci minimamente caso.
Per la prima volta in vita sua Sirius era sicuro di sapere con certezza quello che doveva fare. Questa volta non aveva il minimo dubbio. Stava correndo a perdifiato per tutto il castello travolgendo chiunque si trovava davanti, si era perso la fine del racconto dei ragazzi, non sapeva che ore fossero e probabilmente avrebbe saltato il test di difesa contro le arti oscure del professor Anderson, ma non importava. Quelli erano solo dettagli. Harry era di fronte a lui, distante solo pochi passi. Doveva riuscire a raggiungerlo. Quello era tutto ciò che contava. Sirius sapeva che doveva fermarlo e parlarci, tutto il resto poteva aspettare.
“Insomma, vuoi fermarti o intendi farmi correre per tutto il castello?” urlò Sirius cercando di richiamare l’attenzione del ragazzo che stava di fronte a lui e che non sembrava avere nessuna intenzione di ascoltarlo. Un paio di ragazzi del terzo anno si voltarono infastiditi dalle urla del ragazzo, chiedendosi che avesse Black da urlare a quel modo. Harry non sentiva le parole del suo padrino. Era troppo sconvolto per rendersi conto di quello che accadeva o di dove fosse diretto. Sperava che correndo come un pazzo sarebbe riuscito ad allontanarsi anche da tutti i suoi problemi. Sirius aveva il fiato corto ed era paonazzo ma era deciso a non arrendersi, ci voleva ben altro per farlo desistere. Quando finalmente raggiunse Harry lo prese per un braccio e lo obbligò a fermarsi. Il ragazzo sembrò stupito dalla sua presenza.
“Perché mi hai seguito?” chiese Harry, realizzando solo in quel momento che Sirius lo aveva seguito fuori dalla stanza delle necessità. Il ragazzo si voltò di scatto e i suoi occhi incontrarono quelli dell’animagus. Sirius sussultò. Harry era in lacrime e non cercava nemmeno di nascondere il suo dolore. Era straziante vederlo stare così male. I due ragazzi rimasero in piedi uno di fronte all’altro in silenzio per un po’, entrambi a disagio, poi Sirius prese l’iniziativa e abbracciò il suo futuro figlioccio. Lo strinse a sé più forte che poteva. Harry lo lasciò fare e non si oppose in nessun modo a quel contatto.
“Ti va di parlare?” chiese Sirius dopo qualche istante. Harry non disse nulla ma si strinse ancora di più nell’abbraccio di Sirius. Il ragazzo si ritrovò a pensare che si stava davvero bene tra le sue braccia, si sentiva protetto ed al sicuro. Ad Harry sembrò di essere tornato indietro nel tempo, quando tornava nella vecchia casa di Sirius, a Grimmauld Place e trovava il suo padrino ad attenderlo sulla porta, pronto ad abbracciarlo.
“Va un po’ meglio?” chiese Sirius con un tono gentile. Harry annuì e tirò su con il naso. Sirius sorrise e fece apparire dal nulla un fazzoletto per il ragazzo.
“Grazie..” mormorò timidamente Harry cercando di ricomporsi anche se la lacrime non volevano saperne di smettere di bagnargli il viso. Si asciugò gli occhi e si soffiò il naso. Sirius non si mosse, rimase fermo nella sua posizione aspettando che fosse Harry a fare il primo passo.
“Mi spiace.” mormorò piano Harry con lo sguardo fisso sul pavimento. Solo in quel momento aveva realizzato di essere corso via e di essere scoppiato a piangere di fronte a Sirius.  Aveva perso il controllo delle sue emozioni e se ne vergognava un po’. sirius indicò ad Harry un corridoio deserto, al riparo da  orecchie indiscrete dove continuare la loro conversazione. Harry seguì il suo padrino e si lasciò cadere a sedere al suo fianco, con la schiena appoggiata alla parete di pietra.
“Per cosa?” chiese Sirius con un tono rassicurante. L’animagus riusciva a percepire i tormenti che torturavano Harry e voleva che il ragazzo li tirasse fuori. Parlarne era l’unico modo per liberarsene una volta per tutte.
“Per tutto.” rispose Harry alzando lo sguardo su Sirius. Quello che vide lo stupì. Sirius non era infastidito o arrabbiato, non pensava che Harry gli stesse facendo perdere tempo. Sirius era davvero preoccupato per lui e voleva davvero aiutarlo. Per la prima volta da quando il suo padrino era morto Harry sentì di non essere solo, che qualcuno riusciva davvero a capire il suo dolore e i rimorsi che lo affliggevano. Sirius non lo stava a sentire perché qualcuno glielo aveva chiesto o perché si sentisse in obbligo. Sirius voleva per davvero che lui tirasse fuori tutto ciò che lo tormentava da troppo tempo.
“Sai Harry, penso che tirare fuori tutto il dolore che tieni nascosto dentro di te ti aiuti a stare meglio.” consigliò Sirius con un tono che sembrava quello di un fratello maggiore o di un padre. Il ragazzo sembrava improvvisamente più grande e più saggio di quanto gli fosse mai apparso, nonostante avesse addirittura un anno meno di lui.
“Mi spiace per la mia reazione di prima. Mi spiace di non riuscire ad accettare che qualcuno parli di Sirius. Mi spiace che sia morto per colpa mia. Mi spiace per il dolore che ho causato a tutti semplicemente sopravvivendo. Mi spiace avervi mentito. Mi spiace per un sacco di cose insomma..” si sfogò Harry, lasciando che le parole che gli pesavano sul cuore da troppo tempo uscissero dalla sua bocca. Improvvisamente i contorni di ciò che lo circondava si fecero più sfuocati ed il ragazzo intuì che le lacrime avevano di nuovo preso il sopravvento su di lui.
“Harry, non accusarti di cose per cui non hai colpa.” esclamò Sirius alzando un poco la voce per richiamare l’attenzione del ragazzo.
“Ma io..” iniziò Harry fissando Sirius dritto negli occhi. Gli occhi di Sirius dicevano molte cose, la più evidente era il bene che l’animagus provava per lui.
“Non hai ancora accettato la morte del tuo padrino, per questo non sopporti che qualcuno te ne parli.” disse Sirius interrompendo il ragazzo con un sorriso malinconico. Ad Harry parve che stesse parlando di qualcosa che conosceva bene. Anche lui doveva avere conosciuto il dolore che si prova quando si è separati da chi si ama.
“Avevo ancora tante cose da raccontargli e tante esperienze da condividere con lui.. Mi è stato vicino per troppo poco tempo! Una parte della mia mente è convinta che Sirius sia ancora vivo, non riesce a rassegnarsi. A volte sembra così vero.. Lo vedo di fronte a me, sento la sua voce, lo abbraccio e sento il suo profumo. Poi però sparisce.” spiegò Harry. Era la prima volta che riusciva a confidarsi con qualcuno. Ginny ed Hermione avevano provato molte volte ad affrontare quel discorso con lui ma non erano mai riuscite a fargli ammettere quelle cose.
“Le persone che ci amano rimangono sempre con noi. Anche io ho perso uno zio a cui tenevo. Era l’unica persona per cui ho contato davvero qualcosa nella mia famiglia. Lui non c’è più ma non c’è giorno a cui non penso a lui.” raccontò Sirius sorridendo tristemente. Al ricordo dello zio che aveva fatto di tutto per aiutarlo i suoi occhi si riempirono di lacrime.
Harry guardò Sirius e sorrise. Come aveva potuto pensare che il Sirius di quella dimensione fosse totalmente diverso dal suo? Per la prima volta si rendeva conto che i due Sirius che aveva conosciuto erano molto simili, due figure che per molte sfaccettature del loro carattere si sovrapponevano alla perfezione.
“Sei esattamente come lui.” disse dopo averlo studiato attentamente.
“Mi dispiace ricordarti la perdita di una persona cara.” mormorò Sirius dispiaciuto, fraintendendo le parole del ragazzo.
“Non dicevo per quello. Sei come lui perché riesci a farmi stare meglio. Quando ero triste o depresso bastava una parola, un sorriso, un abbraccio di Sirius e stavo subito meglio. Tu, voi.. avete il potere di farmi sentire protetto, al sicuro.” spiegò Harry abbracciando Sirius. Quelle parole scaldarono il cuore di Sirius. Per la prima volta da quando aveva lasciato la sua famiglia e perso suo zio si sentì a casa. Da quel momento in poi Harry avrebbe avuto Sirius e Sirius avrebbe avuto Harry. Nessuno dei due sarebbe più stato solo.
“Non sono come il Sirius che hai perso, lo so. Ma se vuoi un abbraccio o una spalla sulla quale piangere senza vergognarti ricorda che puoi contare su di me..” disse Sirius ricambiando quella stretta.
“Ci sarai sempre per me?” chiese Harry staccandosi dal suo padrino per guardarlo meglio negli occhi.
“Certo Harry. Quando avrai bisogno di me, io sarò lì.” gli assicurò Sirius tirando su con il naso. Alla fine anche lui non era riuscito a frenare le lacrime di commozione che avevano preso a bagnargli il viso.
I due ragazzi rimasero in quel corridoio sperduto a ridere ancora per qualche minuto, fino a che una voce non li fece sobbalzare.
“Potter, Black.. Avete intenzione di prendere una T?” tuonò il professor Anderson comparendo dal nulla. Harry e Sirius impallidirono e si ricordarono solo in quel momento del test di difesa contro le arti oscure. Erano davvero nei guai.
“Professor Anderson!” balbettò Harry mentre l’insegnante lo fissava in modo severo.
“Spero che voi due abbiate una buona scusa per stare in giro a perdere tempo invece che essere a lezione.” esclamò il professore, paonazzo in viso. I due ragazzi non lo avevano mai visto così arrabbiato, nemmeno quando aveva punito Frank perché aveva copiato da Alice.
“Harry si sentiva poco bene..” iniziò Sirius cercando di usare un tono convincente.
“La solita scusa.” lo liquidò Anderson. I lunghi anni passati a lavorare come auror gli avevano insegnato a riconoscere una bugia con estrema facilità.
“Ma è vero!” esclamò Sirius indignato per la poca fiducia che il professore aveva il lui. Harry era visibilmente sconvolto, possibile che non se ne fosse accorto?
“Come no Black.. Non ne dubito. Come potrei dubitare della scusa che voi malandrini usate da sette anni?” chiese il professor Anderson con una punta di ironia nella voce. Harry notò che sembrava essersi calmato rispetto a pochi minuti prima.
“La prego professore, chiuda un occhio.” mormorò Harry speranzoso che Anderson gli venisse incontro. Un brutto voto non ci voleva proprio, rischiavano di vedere sfumare la possibilità di entrare nell’accademia per auror.
“Va bene ragazzi, voglio darvi una possibilità..” iniziò Anderson, subito interrotto da Sirius che prese a saltellare per il corridoio svegliando tutti i quadri addormentati.
“Grazie infinite, lei è davvero una brava persona!” esclamò l’animagus al settimo cielo.
“Aspettate di sentire le condizioni prima di ringraziarmi.” li ammonì il vecchio insegnante con fare severo. Harry e Sirius sbiancarono e si scambiarono un’occhiata di pure terrore. Non era per niente un buon segno che Anderson si mettesse a dettare condizioni.
“Condizioni?” chiese Harry timidamente, temendo con tutto se stesso la risposta.
“Se riuscirete ad entrare in aula prima di me farò finta di non avervi trovato in giro per i corridoi. Ma se arrivate tardi non farete il compito, prenderete una T, segnalerò la vostra passeggiata alla direttrice della vostra casa, 70 punti a testa in meno a Grifondoro e una punizione di un mese. Che ne dite?” chiese il vecchio auror con fare maligno. In quel momento persino Voldemort in persona sarebbe sembrato un agnellino a suo confronto.
“Lei è davvero..” inizio a dire Sirius, profondamente indignato. Harry lo bloccò e lo trascinò via per un braccio.
“Corriamo Sirius.” urlò Harry cominciando a correre. Le condizioni di Anderson erano impossibili ma non potevano discutere.
“Bravi, datevi una mossa.” li schernì il vecchio preside avviandosi all’aula. I due ragazzi potevano sentire chiaramente che stava ridendo di loro, era sicuro che non sarebbero mai riusciti ad arrivare in tempo.
“Vecchio bavoso e malefico.” mormorò Sirius senza smettere di correre. Il professore aveva imboccato la via più breve per l’aula. L’unica loro speranza era riposta nei passaggi segreti.
“Risparmia il fiato e corri.” rispose Harry con il fiato corto.
“Pensa di averci fregato e di averci in pugno..” continuò Sirius arrabbiato.
“Sarà così se non corri.” rispose Harry cercando di ricordare quale fosse il passaggio segreto più utile per arrivare nell’aula di difesa contro le arti oscure.
“Tranquillo Harry, siamo malandrini.” lo rassicurò Sirius. Sembrava piuttosto tranquillo nonostante la situazione fosse delle più tragiche.
“Non capisco come questo ci possa aiutare ora!” esclamò Harry esasperato. Quella situazione era paradossale, la loro carriera scolastica era affidata a una specie di gara di velocità con il professore. Una gara abbastanza impari a dire il vero dato che era proprio Anderson a dettare le condizioni.
“Sirius!” salutò una voce femminile alle spalle dei ragazzi. Sirius si voltò di scatto e sul suo viso si disegnò un sorriso ebete. Di fronte a lui era comparsa la ragazza che da qualche giorno era perennemente al centro dei suoi pensieri.
“Zhoana..” mormorò lui estasiato.
“Sirius, non mi sembra il momento per fare conversazione!” esclamò Harry indignato, cercando di destare l‘amico dallo stato di trance nel quale era caduto. Come poteva Sirius perdere tempo con la propria ragazza in un momento delicato come quello?
“Scusa ma ho fretta. Quello psicopatico di Anderson ha minacciato una punizione con i fiocchi se faccio tardi.” spiegò Sirius velocemente, seguendo Harry attraverso un passaggio segreto celato da un quadro.
“Ci vediamo più tardi allora. Volevo mostrarti la mia racconta di farfastrelle ma mi sembri occupato. Vorrà dire che la farò vedere ad Anderson..” rispose lei con un sorriso malizioso dipinto sul volto. Salutò Sirius con la mano e gli mandò un bacio.
“Ti adoro piccola!” esclamò Sirius, intuendo quali fossero le intenzioni della ragazza.
Harry e Sirius attraversarono il castello in pochi minuti, riuscendo ad arrivare in classe prima dell’odiato professore. Il merito del loro successo era sicuramente di Zhoana, senza di lei avrebbero di sicuro passato un sacco di guai. La ragazza era riuscita ad intercettare Anderson sulle scale, prima che riuscisse ad avvicinarsi all’aula e gli aveva fatto perdere tempo con la scusa di mostrargli le sue adorate creature.
“Sirius, Harry.. Meno male. Siete fortunati che Anderson è in ritardo sennò eravate nei guai.” li ammonì Lily. I malandrini al gran completo si voltarono di scatto verso i due ragazzi che avevano il fiato corto. Tutti loro era curiosi di sapere cosa fosse successo e come avesse fatto Sirius a fare ragionare Harry in così poco tempo ma nessuno osò fare domande. Harry sembrava stare bene e a loro questo bastava.  
“Fortunati? È tutto merito delle farfastrelle.” spiegò Sirius con il suo solito sorriso strafottente dipinto sul volto. James lanciò un’occhiata interrogativa prima al suo migliore amico e poi a suo figlio.
“Farfastrelle? Cosa sono?” chiese Ron stupito, anticipando James.
“A dire il vero non ne ho la minima idea!” rispose Sirius grattandosi la testa. Proprio in quel momento entrò il professor Anderson. L’uomo lanciò un’occhiata veloce alla classe e sembrò deluso nel constare che Harry e Sirius erano arrivati in tempo.
“Sedetevi e prendete carta e penna per il compito. Straordinario, vedo che ci siete proprio tutti.. Nessuno di voi per caso di sente male?” chiese il professore con una punta di sarcasmo nella voce indirizzato proprio ai due ultimi arrivati.
“Deluso professore?” chiese Sirius in rimando a mo’ di sfida. Tutta la classe tenne il fiato sospeso, in attesa della reazione del vecchio professore.
“Zitto Black, dieci punti in meno a Grifondoro!” ribatté l’insegnante facendo comparire magicamente i test sui banchi dei ragazzi.
“Sei sempre il solito!” sibilò Remus a bassa voce in direzione dell’amico.
“Lupin, sicuro di non volere una punizione come il suo amico?” ringhiò Anderson, a cui non sfuggiva nemmeno una sillaba di quello che veniva detto in classe. Remus non rispose e abbassò la testa, sperando di non essere trasformato nuovamente in gatto.

Erano passate alcune settimane da quando finalmente i malandrini avevano scoperto tutta la verità ed erano riusciti a uscire vivi dal test di Anderson. Sirius e Harry, malgrado la lezione non fosse iniziata nel migliore dei modi, erano riusciti a prendere il massimo dei voti. La vita aveva preso a scorrere tranquilla tra uno scherzo ai danni di gazza e una visita al guardiacaccia Hadrig. I ragazzi erano felici e lo spettro della guerra lontano. Tutto andava meravigliosamente, forse troppo. Sirius aveva ringraziato Zhoana per l’aiuto con Anderson e l’aveva presentata ai suoi amici che l’avevano subito accettata nel gruppo. Zhoana era davvero una ragazza in gamba e per di più era in grado di tenere testa a Sirius. Le ragazze la trovavano adorabile, anche se ad Hermione e Ginny vederla faceva pensare alla loro amica Luna e alla sua prematura morte. Sirius era sempre più coinvolto, non c’era giorno che non parlasse di lei con James ed i ragazzi. Tutti erano concordi nel consigliare all’amico di confessarle i suoi sentimenti e di chiederle di diventare la sua ragazza. Dopo molti dubbi e un sacco di paranoie Sirius si convinse, e decise che si sarebbe fatto avanti il giorno di San Valentino. Era deciso a prepararle una sorpresa con i fiocchi, degna di lei.
Una sera come tante i ragazzi si trovavano al gran completo riuniti nella stanza dei malandrini. Ormai si poteva dire che era diventata la loro base, il luogo in cui potevano parlare senza paura di venire ascoltati da orecchie indiscrete. Hermione era seduta sul letto di Ron e stava leggendo il giornale come faceva ogni sera.
“Hermione che ti prende?” chiese Harry vedendo l’amica sbiancare improvvisamente.
“Harry, Ron, Ginny guardate questo giornale.” balbettò la ragazza, visibilmente scossa.
“Che c’è sul giornale?” chiese Ginny, sporgendosi oltre la spalla di Harry.
“Sembra una strega. Il suo aspetto non mi è nuovo ma non la riesco a riconoscere..” mormorò Sirius guardando anche lui il giornale che Hermione aveva rivolto verso tutti loro.
“Oh no!” esclamò Ginny.
“Non è possibile.”urlò Ron.
Siriu, Lily, James e Remus fissavano stupiti i loro amici chiedendosi come mai quell’articolo li avesse fatti reagire a quel modo.
“Bellatrix!”ringhiò Harry tra i denti. Sirius strabuzzò gli occhi e per poco non si strozzò con la propria saliva quando udì il nome della sua odiata cugina e si mise a studiare quella foto più a fondo.
“Bellatrix? Non dite assurdità, non è così vecchia.” disse James avvicinando il naso alla foto per vederla meglio.
“In questo tempo non lo è, nel nostro si.” spiegò Ginny visibilmente agitata.
“Come è possibile?“ chiese Remus stupito osservando le reazioni dei ragazzi. Harry era diventato una furia mentre gli altri tre sembravano spaventati.
“Deve avere forzato il passaggio in qualche modo.” ipotizzò Harry scosso. L’assassina del suo padrino era ancora viva e se ne andava in giro ad ammazzare la gente. Qualcuno doveva fermarla ed lui voleva essere quel qualcuno. Mai prima d’ora Harry aveva desiderato così ardentemente uccidere qualcuno.
“Ce ne saremmo accorti, il passaggio porta nell’ufficio del preside. Ve ne siete già dimenticati?” ricordò loro Hermione agitata, cercando di ragionare in maniera razionale. Ron, al suo fianco era muto e completamente immobile.
“Che dice l’articolo?” chiese Lily cercando di capire che cosa stava succedendo.
“Mangiamorte sconosciuto semina morte e distruzione. Attacca sola e senza particolari strategie.” riassunse Hermione. Non c’erano dubbi, si trattava proprio della cugina di Sirius. Era arrivata in qualche modo in quel tempo e stava cercando di vendicare il suo padrone e i suoi compagni caduti per mano dell’ordine.
“Attacca sola.. Per forza, è pazza e viene da un altro tempo.” disse Ginny scuotendo la testa.
“Cosa fa qui?”chiese Remus cercando di mettere ordine in quell’ammasso di pensieri che aveva per la testa e che i ragazzi non aiutavano a sgarbugliare.
“Sicuramente vuole noi.” mormorò Ron scuotendo la testa. Hermione ed Harry annuirono.
“Dobbiamo fermarla prima che lo trovi.” esclamò Ginny decisa, fissando intensamente prima Harry, poi Hermione ed in fine Ron.
“Lo trovi? Sta cercando qualcuno in particolare.” chiese James sempre più confuso.
“Ginny che stai dicendo?” chiese Harry fissando la sua ragazza senza capire. Chi poteva stare cercando in particolare quella pazza?
“Pensa Harry. Bellatrix è ossessionata dalla purezza del sangue, specie quello della sua famiglia. Guarda cosa porta al collo.” spiegò la ragazza indicando la fotografia che Hermione teneva ancora in mano. Tutti improvvisamente notarono che la strega nella foto aveva al collo un medaglione che loro avevano già visto.
“Il medaglione dei Black.” esclamò Harry capendo finalmente a cosa si riferiva la sua ragazza. Bellatrix voleva Teddy. Voleva ucciderlo per lavare la vergogna di un discendente dei Black imparentato con Mezzosangue e lupi mannari. Quella donna era decisamente pazza ed Harry era sempre più determinato a farle pagare tutti i suoi errori.
“Non dovrebbe averlo lei..” disse Ron, parlando per la prima volta. Tutti loro ricordavano bene che il medaglione dei Black era stato donato a Teddy da sua nonna Andromeda poco dopo la caduta di Voldemort. La donna voleva che il bambino lo portasse per dimostrare al mondo che il nome Black non era più oscuro. Nonostante non fosse purosangue Teddy rimaneva un Black, l’ultimo dei Black, e il medaglione spettava a lui.
“Lo ha rubato qualche tempo fa ed io non sono stata capace di impedirglielo. Dovevo pensare a salvare Teddy.” raccontò Ginny tristemente. Ricordava bene quel giorno, era stato subito dopo l’attentato. Bellatrix era piombata nel rifugio e aveva preso a lanciare maledizioni ovunque. Ginny aveva pensato solo a salvarsi e a portare Teddy al sicuro. Mentre scappavano la mangiamorte aveva fatto in tempo a rubare il ciondolo che il bambino portava al collo. Ginny non aveva potuto fare nulla per fermarla.
“Perché quella pazza vorrebbe uccidere Teddy?” chiese Sirius.
“Sirius tua cugina è pazza, non ha bisogno di avere una ragione per fare qualcosa di stupido e cattivo..” gli ricordò James tristemente. Sirius abbassò la testa, sapeva bene che James aveva ragione ma una parte di lui non si era ancora rassegnato a credere che tutta la sua famiglia fosse oscura. Doveva pur esserci un’altra eccezione oltre lui e suo zio. Per anni aveva sperato che Regulus capisse e si allontanasse dai suoi genitori ma alla fine si era dovuto arrendere.
“Non devi incolparti sorellina. Vedrai che ce lo riprenderemo.” mormorò Ron appoggiando una mano sulla spalla della sorella. Ginny abbozzò un sorriso con gli occhi velati di lacrime. L’ultimo desiderio di Andromeda era stato che suo nipote avesse quel medaglione e lei non era stata in grado di rispettare il volere della donna. Si sentiva molto in colpa per quello.
“Aspetta, volete cercare una pazza assassina per riprendervi una collana?” chiese Lily scandalizzata. Non potevano dire sul serio, era da pazzi rischiare la vita per così poco.
“Non è una collana qualsiasi. È il simbolo del casato dei Black!” spiegò Harry con calma.
“Non mi sembra una buona ragione per morire.“ continuò decisa Lily.
“E poi voi non siete nemmeno Black.” disse Sirius, andando in soccorso alla rossa. Per una volta Sirius era pienamente d’accordo con Lily.
“Noi no, ma lui si.” rispose decisa Ginny lasciando tutti i presenti di sasso.
“Bellatrix ha rubato il medaglione di Teddy e noi dobbiamo riprendercelo.” spiegò meglio Hermione.
“Ma..” balbettò Remus incapace di credere alle sue orecchie. Non riusciva a capire quello che i suoi amici dicevano. Le uniche parole che rimbalzavano nella sua testa erano Black e Teddy. Suo figlio Teddy apparteneva al casato dei Black?
“Lo dobbiamo fare per Andromeda.” disse Ron deciso. Harry, Hermione e Ginny annuirono decisi e si misero a leggere l’articolo con attenzione alla ricerca di dettagli utili a scovare la donna. Secondo la gazzetta era stata vista in Irlanda qualche settimana prima, ma non erano fonti certe. Bellatrix si spostava velocemente per non essere catturata né dagli auror né dai mangiamorte, voleva agire sola.
“Andromeda? Teddy un Black? Non ci capisco nulla..” disse James tenendo la testa tra le mani. Anche Sirius era confuso e non sapeva cosa dire. Era Remus però il più sconvolto di tutti. Sarebbe sul serio diventato un parente di Sirius? Alla fine lo stress ebbe la meglio sul povero licantropo.
“Remus!” esclamò Lily cercando invano di afferrare l’amico che cadde svenuto a terra. Decisamente le ultime rivelazioni erano state troppo sconvolgenti. Ora la ragazza iniziava a capire perché i ragazzi si ostinassero a non voler dire nulla circa la madre di Teddy. James si precipitò immediatamente da Remus e iniziò a dargli dei leggere colpetti in faccia per farlo riprendere. Dopo qualche istante il ragazzo finalmente riaprì gli occhi.
“Vi prego, ditemi che non sono imparentato con il cagnaccio..” mormorò piano cercando di non perdere la calma. Chi lo conosceva bene avrebbe potuto dire senza paura di sbagliare che il ragazzo era davvero vicino ad una crisi di nervi con i fiocchi.

ANGOLO DELL'AUTRICE
ed eccomi di nuovo qui con un nuovo capitolo. sfortunatamente i tempi di pubblicazione si sono allungati causa tesi, spero di potrete capire. per cercare di farmi perdonare ho deciso di optare per capitoli più lunghi di quelli che avevo previsto all'inizio.
spero che apprezzerete e che continuerete a seguire la storia!
GRAAAZIE MILLE per i commenti, siete TAAANTO gentili. che farei senza di voi?

SHIHO93:
grazie mille per il commento!
mi fa davvero piacere che sei contenta che la mia storia prosegua.. spero che continuerai a seguirla e a commentare!

BRANDO: grazie mille per il commento!
mi spiace aver fatto passare più tempo questa volta. spero che il capitolo sia valso l'attesa. finalmente Sirius si sta decidendo a fare il primo passo con Zhoana, ma secondo te si potranno mettere insieme come due persone normali? ovviamente no!
per quanto riguarda la madre del piccolo Teddy, come hai notato i ragazzi hanno avuto qualche rivelazione. nel prossimo capitolo scopriranno proprio tutto tutto. pensavo di farvi aspettare ancora un po' ma poi ho deciso di essere buona! XD
il momento Sirius-Harry in corridoio mi è costato molta fatica, spero che ti sia piaciuto!
per i ventanni di buco.. per ora non ci penso. è già molto faticoso finire questa. in ogni caso consigli ed aiuti sono bene accetti! XD

SMEMO92: grazie mille per il commento!
sono davvero tanto felice che il capito rivelazione/riassunto ti sia piaciuto. è stata una faticaccia ricorstruire tutto senza dimenticare nulla ed immaginare le possibili reazioni dei ragazzi! ad ogni modo ora la storia riprende, anzi.. i ragazzi ora dovranno riscrivere il futuro. compito parecchio impegnativo, no?

SATANABAAN: grazie mille per il commento!
spero che questo capitolo ti sia piaciuto!

SHIN_86: grazie mille per il commento!
i ragazzi sono avvantagiati perchè sanno cosa li aspetta ma tieni conto che tutto può cambiare, in positivo ma anche in negativo. non sarà per niente semplice, specie ora che Bellatrix è tornata a fare danni più pazza che mai.
per il momento l'unico svenuto è remus ma anche gli altri sembrano parecchio preoccupati.
nel prossimo si scopre di Tonks e Sirius si dichiarerà a Zhoana, il tutto il giorno di San Valentino. ci sarà da ridere!

AYAPPE: grazie mille per il commento!
sono davvero contenta che la storia ti sia piaciuta e che ti abbia emozionato! hai letto tutta la storia d'un fiato? accidenti, sei davvero bravissima! XD
la storia di Remus ed Hermione è stata una mia piccola libertà, non era programmata all'inizio.. non so come spiegare, è come se si fosse scritta da sola. poi però ho sistemato tutto. il futuro sicuramente è già cambiato, resta da vedere come finirà la battaglia finale! XD



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Capitolo 50
*** LE PECORE NERE DELLA FAMIGLIA BLACK ***


CAPITOLO 48
LE PECORE NERE DELLA FAMIGLIA BLACK


Remus non si era ancora ripreso dalla notizia che aveva appena ricevuto. Ormai si era abituato all’idea che Teddy fosse suo figlio ma sapere che il piccolo era anche un Black era stato troppo per il suo povero cuore. Lui non era un Black, ma Sirius si. Questo poteva volere dire solo che lui in futuro si sarebbe imparentato con Sirius. La notizia lo spaventava un po’. Anzi, era decisamente tragico dato che era risaputo che la famiglia di Sirius non aveva assolutamente nulla di normale. Per quello che ne sapeva lui, escluso Sirius era un covo di maghi oscuri e fieri di esserlo. Un terribile sospetto gli balenò in mente e lo lasciò pietrificato. Bellatrix. Che fosse proprio lei la madre di suo figlio?  La sola idea gli fece venire un secondo capogiro e James fece appena in tempo a prenderlo al volo ed evitargli una nuova caduta. L’amico lo fece sedere sul proprio letto e lui rimase lì mezzo stordito a pensare. Il fatto che Bellatrix fosse la madre di suo figlio poteva spiegare perché la donna lo stesse cercando con così tanta insistenza, ma non perché volesse ucciderlo. Una madre che vuole uccidere il proprio figlio? Era strano anche per una donna strana e crudele come Bella. No, non poteva essere vero, si disse il ragazzo pregando di avere preso un granchio. Quale mago sano di mente avrebbe mai sposato una donna simile? Certamente non lui. Andava bene chiunque, tutte ma non la cugina psicopatica di Sirius. La sua testa si mise al lavoro cercando di ricostruire l’albero genealogico dell’amico alla ricerca di qualcuno appena un po’ più normale che potesse farne parte. Trattandosi della famiglia di Felpato non era affatto un compito semplice scovare qualcuno a posto, ma forse oltre al suo amico c‘era un‘altra eccezione in famiglia. Doveva per forza esserci. Sirius non aveva sorelle, solo un fratello quindi doveva trattarsi per forza di una delle sue cugine. Forse Bellatrix aveva delle sorelle che non avessero come ambizione quella di distruggere il mondo o di finire ad Azkaban. A Remus pareva di ricordare che una delle sorelle di Bellatrix fosse la ragazza che girava sempre con Malfoy, una biondina che sembrava avere davvero poca personalità, ma non ricordava che ce ne fossero altre. Sirius non aveva mai detto loro molto sulle cugine in verità, parlava di loro solamente quando non poteva farne a meno. Remus sospirò e si guardò intorno confuso dai suoi pensieri e dalle reazioni dei suoi amici.
In seguito, negli anni a venire tutti avrebbero ricordato quella giornata come una delle più strane di sempre. Il momento infatti era dei più tragici che i ragazzi avessero mai passato ma Lily rideva come non le avevano mai visto fare prima d‘ora in sette anni di scuola. Remus era completamente sconvolto e semi svenuto, Sirius non era mai stato così pallido e preoccupato mentre James non sapeva che fare e si divideva tra i due amici e la sua ragazza che sembrava essere impazzita improvvisamente. La situazione appariva a Lily comica, surreale e decisamente divertente. Harry e gli altri ragazzi, dal canto loro osservavano quella scena stupiti, sforzandosi inutilmente di rimanere seri. Sapevano che la notizia avrebbe creato scompiglio ma nessuno di loro aveva previsto il delirio che avevano davanti agli occhi in quel momento. Sembrava di stare in una di quelle soap opera infinite, piene di colpi di scena che guardava sua zia Petunia mentre cucinava o puliva la casa.
“Scusate ragazzi ma siete troppo buffi!” si scusò Lily. Le sue parole suonarono poco credibili dato che la ragazza aveva le lacrime agli occhi dal troppo ridere. Sirius e Remus la guardarono male ma non dissero nulla.
“Lily ti prego, mostra un po’ di comprensione.” suggerì James cercando di mettere fine a quella specie di circo che era diventata la loro stanza. Il ragazzo si guardò attorno sconsolato e sospirò, ringraziando mentalmente il cielo Frank che non era lì oppure sarebbero stati seriamente nei guai. Come avrebbero potuto giustificare tutto quel macello al loro compagno di stanza?
“Scusate, non riesco a smettere di ridere. Remus e Sirius parenti?“ disse Lily scoppiando nuovamente a ridere senza ritegno. A quelle parole Remus si fece ancora più pallido e Sirius corse al fianco dell’amico temendo che questo potesse avere un nuovo mancamento.
“È una tragedia.” balbettò Remus con gli occhi sgranati fissando intensamente il vuoto.
“Così mi offendi Remus..” rispose Sirius imbronciato lanciando un’occhiataccia all’amico.
“Ma che hai capito, non è per te ma per la tua famiglia.” rispose Remus respirando forte per cercare di riprendersi un po’. Harry e Ron si scambiarono uno sguardo d’intese e non poterono fare a meno di scoppiare a ridere.
“Vi ci mettete anche voi?” ringhiò Sirius. Il ragazzo cominciava a essere un po’ irritato da quella situazione. Tutti sembravano divertirsi un sacco, tranne lui e il povero Remus. Persino Lily che di solito era quella che aveva comprensione per tutti rideva senza ritegno e senza nemmeno preoccuparsi troppo di nasconderlo. L’unico che manteneva un contegno e non si prendeva gioco di loro era James. Dentro di sé anche lui trovava la situazione comica ma conosceva bene i suoi due amici e sapeva perfettamente che ridere in quel modo di loro alla lunga poteva diventare pericoloso. Remus da arrabbiato era capace di ritorsioni di qualunque tipo, e Sirius non era da meno.
“Invece di ridere, perché non ci spiegate perché il nostro Remus ha avuto un figlio da una parente di Sirius?” chiese James rivolto a Ron, Hermione, Ginny ed Harry, cercando di evitare che la situazione degenerasse in una rissa o in una brutta litigata.
“Magari Bella lo ha stuprato o qualcosa del genere..” ipotizzò Sirius grattandosi la testa perplesso. Rispetto a pochi secondi prima sembrava essersi calmato.
Remus rabbrividì al solo pensiero mentre tutti gli altri ragazzi assunsero delle espressioni schifate all’idea di Remus e quella strega.
“Aspettate, voi pensate che Bella sia la madre di Teddy?” chiese Ginny con un espressione sconvolta prima di mettersi nuovamente a ridere di gusto.
“Dai, è ridicolo!” gli fece eco Hermione scuotendo la testa come a cacciare la terribile immagine di Remus e Bellatrix dalla mente.
“Che bello sentire queste parole.” sospirò Remus, tirando finalmente un sospiro di sollievo. Sapere che non si trattava della cugina psicopatica di Sirius era già un buon inizio, chiunque sarebbe stata meglio di lei.
“Beh, chi altri senno? Narcissa è promessa a quel pinguino malefico di Malfoy..” chiese James pensando alla famiglia di Sirius. Se non si trattava ne di Bella ne di Narcissa di chi poteva trattarsi? A quanto ne sapeva lui non c’erano molti altri Black in circolazione.
“Nessuna delle due. Forse Sirius non ve ne ha mai parlato ma oltre a lui ci sono altre pecore nere in famiglia.” iniziò a raccontare Harry incerto. Sapeva che Sirius odiava parlare della sua famiglia e non voleva che il ragazzo reagisse male.
“Altri parenti cancellati o diseredati?”chiese Lily tornata improvvisamente seria. La ragazza conosceva i problemi di Sirius con la sua famiglia e quanto lui ne aveva sofferto, non si sarebbe mai permessa di ridere di una cosa così seria e dolorosa. Poteva capirlo benissimo perché anche lei aveva problemi con la sua famiglia, in particolare con la sorella. Certo era che Petunia non aveva mai pensato di diseredarla o di maledirla, ne tanto meno di ucciderla come invece avevano giurato di fare alcuni parenti di Sirius.
“Esatto, una di queste è Andromeda.” continuò Harry, sperando che i malandrini sapessero chi fosse. Dalle facce stupite di James e Remus dedusse che non era così.
“La strega di cui parlavate prima?” chiese Remus, ricordando che Ginny l’aveva nominata poco prima.
“Quella che ha dato il medaglione a Teddy, vero?” chiese James cercando a fatica di mettere insieme i pochi tasselli di informazione in loro possesso.
“Proprio lei. È la sorella di Bellatrix e Narcissa.” confermò Harry.
“Dromeda? Ma è molto più grande di Remus, ed è sposata!” esclamò Sirius interrompendo il ragazzo. Dromeda e Remus? Sembrava così assurdo, una coppia davvero improbabile.
“Non ce ne hai mai parlato.” osservò James un po’ risentito. Sirius non disse nulla e si limitò ad abbassare la testa con aria colpevole.
“È sempre stata la mia cugina preferita. È stata cancellata dalla famiglia perché ha sposato un mago di origini babbane, un certo Tonks mi sembra.” raccontò Sirius senza entrare troppo nei dettagli. Non gli andava parlare della sua famiglia, anche se Dromeda era una delle persone a cui voleva più bene al mondo. Poteva sentire lo sguardo di James fissò su di sé e riusciva a percepite chiaramente la sua delusione. Il suo migliore amico si stava chiedendo perché lui gli avesse taciuto quei dettagli della sua vita, esattamente come lui mesi prima si era chiesto la stessa cosa riguardo alla storia di Stev.
“Ted Tonks per la precisione.” specificò Hermione, distogliendo James e Sirius dai loro pensieri. James continuò a fissare il vuoto per un po’, poi scosse la testa e tornò a prestare attenzione alla conversazione rimandando ai giorni successivi la discussione con Sirius. Certo discorsi meritavano tempo, calma e soprattutto che fossero soli.
“Ted hai detto? Ma quindi..” disse Lily, notando che aveva lo stesso nome del figlio di Remus. La ragazzi si chiese se i due fossero collegati in qualche modo.
“Il bambino porta il nome del nonno perché era morto da poco quando Teddy è nato.” spiegò Ginny sorridendo tristemente ripensando al marito di Andromeda. Anche lui era un uomo eccezionale e non meritava di morire senza nemmeno poter conoscere il nipote.
“Nonno?”chiese Remus senza capire. I tre malandrini si scambiarono sguardi sperduti e allucinati che fecero intuire a Lily che i tre non avevano capito proprio nulla.
“Certo che siete proprio lenti a capire le cose! Teddy è il figlio di Remus e della figlia della cugina di Sirius.” esclamò la ragazza scuotendo la testa rassegnata. I ragazzi si voltarono verso i malandrini in attesa di una loro reazione.
“Quindi non ho sposato una pazza furiosa?” chiese Remus dopo qualche istante, ancora un po’ preoccupato.
“Diciamo che Tonks è una strega molto particolare ma non è né pazza, né oscura.” mormorò Hermione sorridendo. Tonks era una strega fuori dal comune, un po’ sbadata forse ma era una brava ragazza, decisamente lontano dallo stereotipo della famiglia Black.
“Perché la chiamate per cognome?” chiese James curioso. I ragazzi sembravano conoscerla bene eppure non la chiamavano per nome.
“Lei preferiva così. Il suo vero nome era Ninfadora ma a lei non piaceva. L’unico che poteva chiamarla Dora era Remus.” raccontò Harry ripensando al suo primo incontro con Dora. Da subito l’aveva colpito la sbadataggine della ragazza, il suo immenso coraggio e il suo grande cuore. Era completamente diversa dai Black che aveva conosciuto.
“Perché non avete detto nulla prima?” chiese Sirius accigliato. I ragazzi avevano detto loro tutto riguardo al futuro e alle loro morti, perché avevano taciuto i dettagli della nascita di Teddy?
“Oltre perché non volevano far venire un infarto a Remus?” chiese ironicamente Lily indicando Remus non ancora del tutto ripreso dallo shock. Sembrava diventato di nuovo cupo e pensieroso.
“Perché è solo una bambina.. Come ho potuto sposarla? Le devo aver rovinato la vita..” sbottò improvvisamente Remus, realizzando l’enorme differenza di età che c’era tra loro.
“Scherzi? Lei era al settimo cielo. Remus le ripeteva sempre di essere troppo vecchio, troppo povero, troppo pericoloso e troppo lupo mannaro per lei ma Tonks lo amava davvero tanto. Non voleva nessuno che non fosse lui.” raccontò Hermione con gli occhi lucidi. La storia d’amore di Remus e Tonks era davvero bella e romantica, anche se tanto triste. Quei due ci avevano messo una vita a capire di essere fatti per stare insieme e quando finalmente Remus aveva superato tutti i suoi dubbi, anche con l’aiuto e le velate minacce di Harry, erano stati uccisi dai Mangiamorte. La vita sapeva essere davvero beffarda e crudele, come lo era stata anche con James e Lily, o Frank e Alice e anche con tutti i loro cari. I mangiamorte non solo si erano portati via tante brave persone, avevano anche spezzato molte storie d’amore nate da troppo poco tempo.
“Devo essere proprio impazzito nel vostro futuro.” mormorò Remus scuotendo la testa.
“A me sembra che era la cosa migliore che potevi fare nella tua vita.” disse Harry con un tono di sfida. Ron ed Hermione ripensarono a quello che era successo nella vecchia casa di Sirius l’anno prima e sorrisero, sperando che Harry schiantasse di nuovo Remus.
“Ora siamo davvero parenti!” esclamò Sirius estasiato saltando letteralmente in braccio all’amico e facendolo smettere di respirare per qualche istante. James e Lily guardavano la scena e ridevano. Lily vide un ombra negli occhi di James ma non riuscì a capire di che cosa si trattasse.
“Non ancora lurido cagnaccio” rispose Remus cercando di allontanarlo in più possibile.
“Ma lo diventeremo..” disse ancora Sirius felice, stringendo forte il collo del povero licantropo.
“Suona come una minaccia!” concluse Lily scuotendo la testa e causando un nuovo scoppio di risate a cui presero parte anche Sirius e Remus. Rimasero a parlare e a ridere ancora per qualche ora fino a che crollarono addormentati.
 I giorni si susseguivano veloci mentre i ragazzi erano impegnati nello studio. Oltre alla scuola James doveva anche pensare al campionato e naturalmente agli immancabili scherzi ai serpeverde, ai professori ed a Gazza. Il ragazzo aveva cercato di scacciare dalla sua mente il fatto che Sirius gli avesse mentito ma non ci era riuscito. Per quanti sforzi facesse quella malinconia di fondo non se ne andava, in più Sirius faceva di tutto per evitarlo.
In poco tempo arrivò il fine settimana, e finalmente la sera di San Valentino.
La settimana non era decisamente iniziata nel migliore dei modi. Solo qualche giorno prima i ragazzi avevano scoperto l’ultimo tassello circa il passato dei ragazzi, l’identità della madre di Teddy. Era stato uno shock per Remus riuscire ad abituarsi all’idea di diventare parente di Sirius. L’idea che un giorno il suo piccolo sarebbe diventato come il suo amico cagnaccio lo spaventava. Come se non bastasse a complicare le cose una pericolosa assassina, nonché parente del sopra citato Sirius, aveva attraversato le barriere del tempo per cercare Teddy. Come ci fosse riuscita rimaneva un mistero, ed i ragazzi temevano che sarebbero potuti arrivare altri mangiamorte.
“Strano che non voglia me..” si ritrovò a pensare ad alta voce Harry guardando il fuoco scoppiettare nel camino con aria pensierosa.
“Perché dici così?” chiese James fissando il figlio con aria stupita.
“Tutti i cattivi vogliono sempre uccidere Harry.” spiegò Ron sorridendo. Sirius gli lanciò un’occhiataccia. Come poteva parlare così tranquillamente delle minacce che aveva dovuto affrontare il povero Harry? Il ragazzo per un attimo valutò l’ipotesi di dire qualcosa ma poi preferì rimanere zitto e pensare agli affari propri.
Il frenetico susseguirsi degli eventi aveva fatto dimenticare a Sirius dell’imminente arrivo di San Valentino. Fino a quel momento l’animagus non aveva mai amato particolarmente quella festa. Di solito lui e James passavano la giornata a scappare da mandrie di donzelle innamorate. Ce n’erano per tutti i gusti, dalla ragazza timida che mandava un biglietto anonimo a quella disposta a tutto che spediva loro cioccolatini pieni di filtri d‘amore. Quell’anno però potevano mettersi tutte il cuore in pace. James era ufficialmente di proprietà di una delle rosse più pericolose ed affascinanti del castello e Sirius aveva tutta l’intenzione di diventare il ragazzo di Zhoana. Il problema era come fare il modo che ciò avvenisse. Sirius non voleva essere banale, voleva stupire quella ragazza che era riuscita a rapirgli il cuore in così poco tempo e con così poche parole. Il ragazzo le aveva davvero pensate tutte ma nessuna idea gli sembrava abbastanza buona. Dopo avere passato tutta la giornata a tormentarsi, alla fine aveva deciso di parlarne a Remus prima dell‘ora di cena, sperando che l’amico avesse qualche buon consiglio per lui. Remus era sorpreso che Sirius avesse scelto proprio lui per parlare e con James ma decise di non fare domande. Ultimamente i suoi due amici si comportavano in modo strano, quasi facessero a gara ad evitarsi e lui aveva deciso che la cosa migliore era stare fuori da quella situazione ed aspettare che tutto tornasse a posto. Sirius provava una sorta di disagio quando rimaneva solo con James. Era come se nella loro amicizia si fosse rotto qualcosa e loro due si erano trovati di colpo lontani come mai prima d‘ora. All’inizio Sirius aveva dato tutta la colpa a Lily, ma dentro di sé sapeva bene che la ragazza non centrava nulla. Per anni lui e James avevano pensato di essere totalmente sinceri, di sapere tutto l’uno dell’altro. Poi invece avevano scoperto che c’erano tante cose non dette, tanti segreti e troppe bugie che si erano insidiate tra loro. James non aveva mai  parlato a Sirius di Steven e Sirius non aveva mai raccontato all’amico della parte della sua famiglia che non lo disprezzava così come non gli aveva mai detto nulla neppure su Peter. Sirius cercava di sfuggire alle sue responsabilità non parlando con James perché la realtà era che non avrebbe saputo cosa dirgli. Nemmeno lui riusciva a capire perché si era tenuto tutte quelle cose dentro.
“Che devo fare?” implorò Sirius con aria da cane bastonato rivolgendosi a un Remus pensieroso che lo scrutava attentamente.
“E lo chiedi a me? È James l’esperto di queste cose..” rispose il lupo mannaro alzando le spalle e abbozzando un sorriso. Era vero, non sapeva proprio come ci si doveva comportare con una donna. Tutte le sue storie erano state brevi e fallimentari ed inoltre non era per nulla romantico.
“Uffa, ho chiesto a te e non a James!” sbuffò Sirius alzando gli occhi al cielo. Non aveva per nulla voglia di parlare di James. Sicuramente Remus gli avrebbe chiesto cosa non andava e perché erano così strani e lui non aveva nessuna voglia né di pensare né di rispondere.
“Certo, solo perché lui ha gli allenamenti. A proposito, perché non sei con lui?” chiese Remus con un tono di voce indagatore. Sirius e James facevano entrambi parte della squadra di grifondoro, James era il cercatore ed il capitano mentre Sirius giocava come cacciatore. Entrambi erano veramente bravi, l’orgoglio della loro casa. Che ci faceva Sirius in sala comune mentre la squadra si allenava? Conoscendo James non doveva averla presa bene, impegnato come era a fare della loro squadra la più forte di tutti i tempi.
“Punizione” mentì Sirius. In realtà non aveva voglia di incontrare lo sguardo dell’amico e cercava di sfuggire ogni possibile occasione di incontro, allenamenti compresi. Remus lo fissò a fondo e poi alzò le spalle, fingendo di credergli. Decisamente doveva esserci qualcosa di grosso sotto, ma né Sirius né James avevano voglia di parlarne e lui non poteva certo obbligarli.
“Davvero, per me dovresti chiedere a lui. L’idea che ha avuto per la sorpresa di Lily è geniale!” commentò Remus sfogliando distrattamente il libro di Incantesimi.
“Sorpresa?” chiese Sirius sgranando gli occhi. San Valentino era proprio quella sera, era perfettamente normale che James avesse pensato di fare qualcosa con Lily, solo si sentiva in qualche modo tagliato fuori dalla vita del suo amico. Sirius si maledisse mentalmente. Sapeva che la colpa era sua, aveva passato gli ultimi giorni ad evitare James e doveva aspettarsi di non essere informato su tutto quello che riguardasse, tuttavia una parte di lui soffriva immensamente per via di quella distanza. Per qualche istante Sirius valutò l’idea di correre al campo e raggiungere James, poi decise di lasciare perdere.
“Non te ne ha parlato?” chiese Remus stupito, destando l‘amico dai suo pensieri. Sirius non disse nulla, si limitò a scuotere la testa malinconico.
“Una caccia al tesoro nel parco e nel castello. Sono due giorni che non fa che scrivere bigliettini e nascondere regali. “ raccontò Remus evitando con cura lo sguardo di Sirius che nel frattempo si stava tormentando nervosamente le mani. Sirius si sentiva in colpa per non aver chiesto nulla a James, per non avergli parlato. Che razza di amico era se non aveva nemmeno il coraggio di affrontare il proprio migliore amico?
“Tu che fai?” chiese Sirius, cercando di distrarsi da quei tristi pensieri e imponendosi di pensare a Zhoana. Lei era la sua luce, l’unica che poteva rendere tutto migliore e perfetto. Sicuramente la ragazza avrebbe saputo dargli un buon consiglio per risolvere le cose con James. Sirius si appuntò mentalmente di parlarne con Zhoana alla prima occasione.
“Ho accettato l’invito di una certa Mandy di Tassorosso. Andiamo a bere qualcosa al villaggio, niente di che..” raccontò Remus con un tono distaccato. Mandy era una ragazza del quinto anno, erano mesi che non faceva che seguirlo e cercare scuse per rivolgergli la parola. Quella mattina l’aveva vista cercare il coraggio per andare a parlargli e invitarlo fuori e non aveva avuto il cuore di deluderla, inoltre era abbastanza carina.
“Ehy! Ma tu devi sposare mia cugina!” esclamò Sirius fingendosi mortalmente offeso.
“Penso che al momento sia reato visto che ha sei anni!” gli ricordò Remus prima di scoppiare a ridere. Proprio in quel momento Harry e Ginny entrarono nella sala comune tenendosi per mano, innamorati come non mai.
“Ciao a tutti!” salutarono i due ragazzi sedendosi vicino a Remus e Sirius.
“Che fine avete fatto?” chiese Sirius curioso, sperando che i due amici potessero aiutarlo a decidere cosa fare con Zhoana. Dopo tutto loro conoscevano la nipote, non era molto ma era comunque un inizio.
“Guardavamo gli allenamenti. James era elettrico, si è fermato a preparare la scopa per stasera.” raccontò Ginny sorridendo mentre Harry annuiva. Negli occhi di suo padre Harry aveva letto un velo di tristezza, come se qualcosa non andasse, ma non aveva fatto in tempo a fargli nessuna domanda perché il ragazzo era scappato subito a preparare ogni cosa per quella sera.
“Ha deciso che porta Lily ha volare tra le stelle allora?” chiese Remus curioso. Ancora una volta Sirius si sentì escluso da quella conversazione che riguardava il suo migliore amico. Tutti sembravano sapere tutto della vita di James mentre lui ne era escluso, e la colpa era solamente sua.
“Anche a voi piace il Quiddicht?” chiese Sirius cambiando discorso. Harry non mancò di notare lo strano comportamento del suo padrino. Doveva esserci qualcosa che non andava tra lui e James. Harry cominciò a chiedersi di che cosa potesse trattarsi.
“Puoi dirlo forte! Ma Sirius.. Che ci fai qui?” chiese Ginny, ricordando solo in quel momento che anche Sirius faceva parte della squadra e che non si era presentato agli allenamenti. La ragazza cercò di ricordare il comportamento di James poco prima al campo, non gli era sembrato arrabbiato ma solamente molto triste.
“Punizione.. Con Lumacorno..” mentì nuovamente Sirius senza incrociare lo sguardo di Harry. Poteva mentire a Remus forse, ma non a Harry. Probabilmente il ragazzo aveva già capito che qualcosa non andava. Forse anche Remus lo aveva capito, ma sapeva che non avrebbe fatto domande. Remus era il tipo che aspettava che qualcuno di andasse a sfogare da lui, Harry invece era uno di quelli che non si faceva nessun tipo di problema a fare domande se si trattava di un amico, di suo padre o del suo padrino.
“Io vado da Hermione, penso che stia impazzendo per scegliere i vestiti per stasera.” disse Ginny baciando teneramente Harry sulle labbra prima di dirigersi verso il dormitorio femminile dove Hermione era alle prese con i propri capelli. Ron le aveva detto che voleva farle una sorpresa e la ragazza era molto in apprensione, voleva apparire bellissima.
“Tutti hanno un programma tranne me.” mormorò sconsolato Sirius con la testa tra le mani. Harry e Remus si scambiarono un occhiata d’intesa e non riuscirono a trattenere una risata. Sentire gli amici ridere delle sue disgrazie indispettì Sirius, che guardò male i due ragazzi che sedevano di fronte a lui.
“Non hai ancora deciso?” chiese Harry dando una pacca affettuosa alla schiena del padrino.
“No.. Tu e Ginny?” chiese Sirius, speranzoso di scoprire di non essere il solo a non avere ancora capito come festeggiare.
“Cena al lume di candela in un posto speciale.” rispose Harry in tono enigmatico senza dare troppe spiegazioni.
“Qui al castello?” provò a chiedere Sirius, cercando di scoprire qualcosa sulla serata del suo figlioccio. Quel ragazzo alle volte sapeva essere davvero molto misterioso.
“Certo che no!” rispose Harry, lasciando capire ai due malandrini che non aveva nessuna intenzione di dire altro in proposito.
“Dannazione, sono il solo a non avere idee!” tornò a lamentarsi Sirius.
“Il tuo problema è che cerchi di essere originale per forza.” iniziò Remus, cercando di far uscire Sirius dallo stato di depressione in cui era caduto.
“Si te stesso è andrà bene.” consigliò Harry, dando ragione a Remus.
“Che dovrei fare?” chiese Sirius guardando prima Remus e poi Harry. I due ragazzi si scambiarono un occhiata e poi fu Harry a rispondere.
“Corri da lei e improvvisa!” disse il ragazzo dagli occhi verdi. Sirius rimase per un po’ immobile e in silenzio, riflettendo sulle parole degli amici. Doveva smettere di fare programmi? Forse avevano pienamente ragione. Era stato così impegnato a cercare un’idea che si era dimenticato quanto fosse speciale Zhoana e che bastava solo la presenza della ragazza a rendere ogni cosa speciale ed unica.
Sirius scattò in piedi, non se lo fece ripetere due volte e si precipitò fuori dalla sale comune travolgendo chiunque gli stesse ostacolando la strada. Ora sapeva cosa doveva fare.
ANGOLO DELL'AUTRICE
innanzitutto GRAAAZIE MILLE a tutti quelli che sono arrivati a leggere fino a qui.
nonostante gli impegni universitari e non eccomi qui ad aggiornare, anche se non spesso come vorrei.
ultimamente ho corretto alcuni capitoli ed aggiunto alcune parti e alcune vicende che all'inizio non avevo pensato.
spero che la storia continui a piacervi e spero che continuerete a seguirmi numerosi!
GRAAAZIE MILLE soprattutto a chi ha commentato lo scorso capitolo!

BRANDO: grazie mille per il commento!
i tuoi commenti mi piacciono sempre moltissimo, sono contenta che il rapporto Sirius/Harry sia risultato convincente, e che il professore abbia fatto ridere e portato una ventata di allegria rispetto alla scena precedente! Bellatrix diciamo che è un'idea che mi è saltata in mente e che ho pensato di attuare, nei prossimi capitoli verrà spiegato bene come ha fatto a salvarsi ed arrivare qui e che fine ha fatto Andromeda. la storia del medaglione è di Teddy è legata a quella di Andromeda, non posso dirti come è morta.. dovrai aspettare!  XD

SHIHO93: grazie mille per il commento!
mi sa che questa volta Harry non perderà l'occasione per chiudere i conti con Bellatrix una volta per tutte.. quella donna che ha combinate decisamente troppe! una scena in cui Harry da il meglio di sè? aspetta e vedrai..

SHIN_86: grazie del tuo commento!
sono contentissima che lo scorso capitolo ti sia piaciuto e spero che questo sia stato all'altezza del precedente!

SMEMO92: grazie mille per il commento!
diciamo che per Anderson mi sono ispirata a Moody ma l'ho reso più insopportabile, mi sono immaginata come potesse essere un ideale maestro di Moody ed è nato lui. XD Bellatrix la detesto anche io, ma vedrai che i nostri eroi se la caveranno! riguardo a come è arrivata e come ha scoperto dove si trovavano dovrai aspettare... per il resto no, non cercherà Voldemort perchè vorrà vendicarsi a modo suo. quella donna è pazza in tutti i sensi. riguardo a Regulus, diciamo che sto decidendo tra due idee diverse riguardo il suo futuro ma sono particolarmente indirizzata su una..
ti assicuro solo una cosa, Peter NON TORNERA' MAI (perchè non lo sopporto e non so scrivere ne farlo parlare) XD

LYRAPOTTER: grazie mille per il commento!
mi spiace per la cattiveria e per avere fatto tornare Bellatrix ma sta tranquilla, sono abbastanza sicura che i nostri eroi sopranno tenerla a bada nel migliore dei modi! XD sono anche sicura che dopo questo capitolo mi odierai per l'allontanamento tra Sirius e James.. XD
Anderson è il mentore di Moody, sono psicopatici quasi uguali. nel prossimo capitolo Sirius si dichiererà a Zhoana.. doveva essere in questo ma per motivi di spazio ho dovuto spostarlo al prossimo capitolo! XD

AYAPPE: grazie del commento!
sono contenta che qualcuno non odi Bellatrix, anche se sono sicura che i nostri eroi riusciranno a tenerle testa. anche a Harry sembra strano che per una volta non cerchino di uccidere lui, ma cmq non lascerà che nessuno faccia del male al piccolo Teddy.
spero che questo capitolo ti sia piaciuto come il precedente!

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Capitolo 51
*** UNA SERATA MOLTO ROMANTICA ***


CAPITOLO 49
UNA SERATA MOLTO ROMANTICA


Sirius era fermo sulla porta di ingresso della biblioteca e fissava dritto davanti a sè, incantato, fregandosene completamente di tutto quello che stava avvenendo intorno a lui. Per la prima volte nella sua vita non riusciva a dire assolutamente nulla. Alla fine era riuscito a trovarla per davvero Zhoana, ora si trovava lì di fronte a lui, più bella che mai. Era una visione straordinaria. Nessuna ragazza prima d’ora era mai riuscita a fargli quell’effetto. Rimasero per quasi un minuto a guardarsi in silenzio sorridendo, l‘uno perso negli occhi dell‘altra, senza che nessuno dei due si decidesse a dire niente. Anche Zhoana era come paralizzata, dopo tutto trovarsi di fronte un Sirius troppo emozionato per riuscire a dire qualcosa non era certo una visione da tutti i giorni. Alle loro spalle alcuni ragazzi più piccoli si tenevano per mano mentre una coppia di Tassorosso si baciava in preda alla passione sotto lo sguardo disgustato di alcuni quadri. Ogni singolo angolo del castello era pervaso dall’atmosfera di San Valentino e ovunque si guardava si potevano vedere ragazzi innamorati che festeggiavano quel giorno di festa.
Sirius improvvisamente si riprese quel poco che bastò a fargli ricordare che si trovavano ancora sulla porta della biblioteca e che alle loro spalle si era formata una coda di ragazzi curiosi che aspettava impaziente, e che stava iniziando a porsi delle domande. Sicuramente il giorno successivo l’intero castello sarebbe stato al corrente di quanto successo, ma stranamente a Sirius non importava.
“Ci diamo una mossa?” chiese una moretta di Serpeverde con un tono decisamente acido che tradiva tutta la delusione che provava in quel momento. Come gran parte della popolazione femminile del castello era perdutamente innamorata di Sirius e aveva dovuto scontrarsi con la terribile verità che Sirius non fosse più disponibile. La ragazzina tratteneva a stento le lacrime e si affrettò a nascondere nella borsa un pacchetto dorato, probabilmente un regalo che aveva portato per Sirius ma che ora non poteva certo dargli.  
Alle parole della ragazza Zhoana scoppiò a ridere mentre Sirius sbuffava, prima di prendere la sua bella per mano e condurla via da tutti quei curiosi. La ragazza lo assecondò, facendosi guidare docile lungo i corridoi del castello che lui conosceva come le sue tasche.
Sirius non aveva la minima idea di dove andare, ogni angolo del castello gli sembrava scontato, del tutto inadatto a contenere tutto il loro amore. Da giorni non faceva che pensare a un posto speciale, ma più si sforzava e più le sue idee gli sembravano banali. Alla fine decise di seguire il suo cuore e si ritrovarono in un piccolo cortile deserto, illuminato solamente da un quarto di luna. Lo avevano trovato per caso lui e James al loro primo anno mentre scappavano da un professore e si erano subito chiesti come mai nessuno lo conoscesse. Per anni era stato il luogo in cui si erano allenati per diventare animagus e in cui avevano messo a punto tutte le loro idee migliori in fatto a scherzi ai danni dei Serpeverde, ma non ci aveva mai portato nessuna ragazza. Era un posto davvero spettacolare, fino ad ora gli era sempre sembrato troppo per qualsiasi delle ragazze che aveva avuto al suo fianco. Di fronte a loro si stagliava il lago, bello e maestoso come sempre, nel quale si riflettevano almeno un milione di stelle, e poco più in là c’era la foresta nella quale erano andati insieme a cercare le fate la settimana prima ed intorno a loro le montagne, avvolte da un alone di mistero e magnificenza.
Senza dire nulla Sirius si tolse il mantello, lo stese nell’erba, si sedette e tirò dolcemente Zhoana vicino a lui. In quel silenzio così perfetto e irreale si poteva sentire chiaramente il battito accelerato dei loro cuori che battevano all’unisono, tradendo tutta la loro agitazione. Sembrava che entrambi fossero tornati bambini, troppo timidi e spaventati per dire o fare qualcosa. Fu Zhoana a rompere quel silenzio, parlando per prima.
“È bello qui..” sospirò Zhoana avvicinandosi a Sirius e baciandolo sulle labbra teneramente. In pochi istanti i due ragazzi si ritrovarono abbracciati, stretti uno tra le braccia dell’altra, completamente persi in un bacio carico di passione che durò a lungo.
“Solo perché ci sei tu.” rispose lui riprendendo fiato prima di riprendere a baciarla, con maggiore passione.
“Sirius Black non ti facevo così romantico.” lo prese in giro lei lasciandosi cadere tra le braccia del ragazzo e appoggiando la sua testa sul petto di lui. Era piacevole lasciarsi andare completamente nell’abbraccio di quel ragazzo che aveva un odore così buono. Il cuore di Sirius aveva preso a battere ancora più forte, ma Zhoana lo trovava rilassante.
“Lo sono solo con te.” rispose Sirius, giocando con una ciocca dei lunghi capelli biondi di Zhoana. La ragazza non rispose, sorrise e basta. In quel sorriso Sirius riuscì ad intravedere per la prima volta nella sua vita cosa fosse la felicità. Improvvisamente poteva capire come si era sentito James quando la sua rossa si era alla fine lasciata andare.
“Zhoana, ho bisogno di saperlo. Vuoi essere la mia..” iniziò a balbettare Sirius. Era così terrorizzato all’idea che Zhoana potesse rispondere No che non era nemmeno riuscito a concludere la frase. Si dette mentalmente dell’idiota.
“Certo.” lo interruppe lei senza nemmeno fargli finire la frase. Non aveva bisogno che completasse la frase per capire quello che le stava chiedendo. Zhoana voleva essere la sua ragazza,lo voleva con tutta se stessa, voleva passare ogni momento della sua vita da lì all’eternità con quel ragazzo che era apparso dal nulla e gli aveva rapito il cuore.
“Quindi noi siamo..” mormorò piano Sirius, con il fiato sospeso e il cuore che faceva le capriole per la felicità. Non riusciva a credere che ci era davvero riuscito, che finalmente anche lui aveva qualcuno con cui dividere ogni minimo particolare della sua vita, qualcuno da amare e da difendere anche a costo della propria vita.
“Puoi giurarci Sirius Black!” rispose ancora una volta Zhoana, saltando ancora di più tra le braccia di Sirius tanto da farlo cadere all’indietro. L’animagus si ritrovò disteso nell’erba, con Zhoana sopra di lui che rideva felice e che lo baciava. Sopra le loro teste un oceano di stelle a fare da testimone a quel momento magico. I due ragazzi presero a baciarsi con foga in quel cortile così perfetto e deserto, niente e nessuno avrebbe potuto disturbarli e interrompere quel momento magico.
“Guarda.. Anche le lucciole bianche e rosse sono felici per noi.” disse all’improvviso Sirius, indicando con il dito qualcosa di luminescente a pochi passi da loro. Zhoana guardò dove il suo ragazzo le indicava, sorrise e chiuse gli occhi stretta nel più dolce e avvolgente degli abbracci. Tutto ciò che aveva sempre desiderato era lì, Zhoana non poteva chiedere di meglio dalla vita.  I due innamorati rimasero sdraiati nell’erba a godersi quei momenti di intimità per un po’, senza che ci fosse bisogno che nessuno dei due dicesse nulla. Entrambi sapevano che le parole in quel momento avrebbero rovinato tutto con la loro banalità.  Sirius non sapeva quanto tempo era passato e non gli importava, potevano essere ore come giorni. Era come se si fosse svegliato da un lungo sonno. Guardava intorno e gli sembrava di vedere tutto per la prima volta. Il cielo stellato, la luna non ancora piena, l’erba umida per l’umidità della notte, le montagne, il lago, ogni cosa era nuova e bella insieme alla sua ragazza. Tra le braccia di Zhoana aveva trovato la serenità e un po’ di sollievo dai problemi che lo assillavano. La ragazza però si era accorta dall’inizio che qualcosa preoccupava Sirius.
“Qualcosa ti preoccupa, di chi si tratta?” chiese Zhoana mettendosi a sedere di fronte a lui e costringendolo a guardarla dritta negli occhi. Non poteva sopportare di vederlo triste e voleva aiutarlo, dopo tutto era la sua ragazza ora e non voleva che ci fosse nessun segreto tra di loro.
“James.” disse Sirius sospirando, mentre Zhoana gli accarezzava il viso con fare materno. Sirius non poté fare a meno di lasciare che i suoi pensieri ricominciassero a tormentarlo.  
“Pensavo fosse il tuo migliore amico.” sussurrò lei. Quelle parole e quei gesti così dolci spinsero Sirius ad aprirsi con lei, a dargli la forza per parlare dei dubbi che da qualche  tempo lo assalivano e lo tormentavano.
“Infatti, ma ultimamente ci siamo allontanati. È difficile da spiegare, molte cose non le capisco nemmeno io.“ mormorò piano lui, prendendo a fissare il pavimento. Più cercava di concentrarsi e di mettere a fuoco il problema e più tutto si faceva confuso ed oscuro.
“Beh, io non ho mai avuto un migliore amico quindi non so bene cosa dirti. Però ogni tanto mi è capitato con mio fratello.. Gli errori li si fa sempre in due, poi bisogna che almeno uno dei due si riavvicini e che cerchi un dialogo.” raccontò Zhoana sorridendo, ripensando a tutti le litigate stupide e a tutti i momenti in cui lei e Xeno non si erano riusciti a capire. Era accaduto così tante volte che non le ricordava nemmeno tutte, e a volte capitava ancora che litigassero. Tuttavia non si poteva dire che fosse una grande esperta in fatto di amicizia visto che tutti la evitavano, ma se c’era una cosa in cui Zhoana era davvero brava era osservare. Ogni tanto si fermava in sala grande e guardava scorrere la vita degli altri, amori, amicizie, litigi. Tutto quell’osservare l’aveva portata a capire che quasi sempre non sono i problemi a rovinare un rapporto ma l’orgoglio e la mancanza di coraggio. Quando nessuno fa nulla, i problemi non si risolvono e diventano sempre più grandi, macigni, fino a che l’amicizia si sgretola e tutto è perduto.
“Non so nemmeno bene cosa sia successo, è tutto così confuso.” continuò lui scuotendo la testa. Faceva quasi male guardarlo. Zhoana poteva vedere quanto stava soffrendo in quel momento e l’unica cosa che desiderava con tutta se stessa era poterlo aiutare.
“Prova a raccontarmi. A volte parlando ad alta voce si capiscono meglio gli errori.” suggerì la ragazza, senza staccare lo sguardo dagli occhi di Sirius.
“Da quando lo conosco James mi è stato vicino. Sempre. Quando avevo bisogno di un consiglio, di sfogarmi o di farmi una risata, lui era lì.” riprese a raccontare Sirius. Fin dal primo giorno sul treno che li stava portando al castello, prima ancora di essere smistati, James Potter era stato suo amico. Nemmeno l’odio che da secoli regnava tra le loro famiglie aveva potuto impedire a quel ragazzino testardo di sorridergli e di dimostrargli tutta la sua comprensione.
“Ha davvero un cuore grande.” mormorò Zhoana sorridendo. Tutto il castello era al corrente della grande amicizia che legava Sirius e James, e tutti almeno una volta nella loro vita avevano invidiato quel rapporto così perfetto. Sirius annuì tristemente, riprendendo a raccontare.
“Certo, è sempre disponibile ad ascoltare ed aiutare tutti. Pensa che quando me ne sono andato di casa mi ha accolto da lui, dividendo la sua famiglia con me. Pensavo andasse tutto bene, che non ci fossero segreti tra noi, invece mi sbagliavo.” mormorò Sirius ripensando a quella notte in cui aveva perso la sua famiglia e ne aveva guadagnata una nuova. James era sempre stato la colonna a cui tutti loro si erano sempre aggrappati per andare avanti. Era il migliore in tutto, a giocare, nello studio, a organizzare scherzi, ad ascoltare e a consolare un amico in difficoltà. Non c’era nulla che James non fosse disposto a fare per lui o per Remus. Sarebbe andato sulla luna, sarebbe andato in capo al mondo, sarebbe anche morto per i suoi amici.
“Che vuoi dire?” chiese Zhoana sgranando gli occhi per la sorpresa. Come tutta la scuola, anche lei credeva che James e Sirius fossero quasi un’unica entità, non era umanamente possibile che ci fosse qualcosa che quei due non si fossero detti.
“Io non sono stato del tutto sincero con lui, e nemmeno lui con me. Gli ho nascosto alcune cose che riguardavano la mia famiglia, e lui non mi ha mai detto di avere un gemello che è morto tempo fa.” spiegò Sirius a testa bassa. Zhoana aggrottò leggermente la fronte quando Sirius pronunciò la parole gemello. James Potter aveva un gemello? Sembrava davvero impossibile, ma dopo tutto fino a quel momento anche l‘idea di un litigio tra i due migliori amici di Grifondoro era impossibile. Mentre raccontava a Zhoana dei segreti che non aveva confidato a James, Sirius aveva preso a provare vergogna perché non aveva mai detto nulla al suo migliore amico. James aveva molte ragioni per non parlare del suo gemello, prima tra tutti il dolore che provava per la sua perdita, lui nessuna. Aveva nascosto a suo fratello l’unica parte della sua vita priva di ombre e di fantasmi. Come aveva potuto? Che scuse poteva avere per avere fatto una cosa del genere?
“Nessuno dei due ha ragione. Avete sbagliato tutti e due, dovete solo capire perché. Hai provato a parlare con lui?” suggerì Zhoana con un tono amorevole. Non voleva sbilanciarsi e giudicare ma era del parere che entrambi avessero le loro colpe. Non esiste una ragione abbastanza buona per nascondere qualcosa al proprio fratello, di sangue o meno, nemmeno se si tratta di una cosa che fa soffrire o di cui ci si vergogna. Con un fratello ci si confida tutto, sempre.
“No, ho cercato di evitarlo il più possibile perché la verità è che non saprei cosa dirgli. Non so nemmeno io perché gli ho nascosto quelle cose.” mormorò Sirius sconsolato. Si sentiva sempre peggio ed aveva anche quasi paura a guardare in faccia Zhoana. Che avrebbe pensato di lui? Sicuramente che era un codardo, forse avrebbe anche deciso di troncare sul nascere la loro storia. Ma Zhoana non voleva allontanare Sirius, lo voleva aiutare. La ragazza gli si avvicinò e lo strinse a sé delicatamente. Sirius sentì il tepore della pelle di Zhoana sulla sua e capì che la ragazza non aveva la minima intenzione di andarsene.
“Ce l’hai con lui perché non ti ha detto del fratello?” chiese Zhoana prima di dargli un bacio a fior di labbra.
“No, lo posso capire. James ha sempre cercato di apparire forte per sostenere noi, è sempre stato il faro a cui tutti ci affidavamo. Ho sempre dato per scontate troppe cose, la sua amicizia, la sua felicità. Non mi sono mai fermato a chiedermi se anche lui avesse dei problemi..” raccontò Sirius sconsolato. Improvvisamente aveva capito che non era arrabbiato con il suo amico, ce l’aveva con se stesso.
“Pensi che lui ce l’abbia con te?” chiese ancora Zhoana fissandolo negli occhi. Sirius si prese qualche minuto per rispondere, quella domanda gli pareva incredibilmente difficile, o forse era difficile capire quello che provava in quel momento. James avrebbe avuto tutte le ragioni per essere arrabbiato, ma lo era davvero? Avrebbe accettato di parlargli ancora e di guardarlo ancora in faccia o avrebbe tagliato completamente i ponti con lui?
“Non so, una parte di me lo spera. Se si è arrabbiato possiamo risolvere tutto con una rissa, se invece l’ho deluso non c’è rimedio.” disse alla fine Sirius sospirando. James era suo fratello, poteva immaginare di vivere senza la sua vera famiglia ma non senza di lui. Senza James si sarebbe sentito solo, perso, incapace di stare al mondo. Aveva bisogno dei consigli di suo fratello, dei suoi rimproveri e persino di sentirsi dare dell’idiota. Sirius era sicuro che non avrebbe mai potuto fare a meno di tutte quelle cose.
“Ora capisco.” sospirò Zhoana sorridendo prima di abbracciare Sirius stretto a sé.
“Cosa?” chiese Sirius confuso. Zhoana era dannatamente brava ad arrivare a delle conclusioni che lui non riusciva mai a capire ma era sempre molto enigmatica.
“Non sei ancora andato a parlargli perché hai paura di scoprire se è arrabbiato o deluso. Ma se ci tieni davvero a lui e alla sua amicizia devi farti forza e scoprirlo perché più tempo passa e più tutto si complica.” consiglio la ragazza, facendogli un occhiolino. Sirius rimase spiazzato da quelle parole. Zhoana era riuscita a leggergli nel cuore quando anche lui non era riuscito a capire cosa stava provando. Quella ragazza era davvero eccezionale, e lui era fortunato che stesse con un disastro ambulante come lui.
“Io..” cominciò Sirius, incerto su come andare avanti. Era terrorizzato all’idea di affrontare James e di scoprire che ormai gli era indifferente, che non lo considerava più né un amico né tanto meno un fratello.
“Tu ci tieni a lui, e soffri a non sapere più nulla della sua vita. Parlagli appena lo vedi “ concluse Zhoana, facendo capire a Sirius che il discorso era chiuso e non aveva possibilità di replica. Avrebbe dovuto fare come diceva lei e basta. Sirius abbassò la testa e sorrise.
“Sai, mi è servito parlare con te. Ora mi sento un po’ meglio.” le sussurrò Sirius ad un orecchio, prima di prendere a baciarle il collo.
“Mi fa piacere sentirtelo dire.” disse lei, rispondendo al bacio.

Nel frattempo, molti chilometri più a sud del castello Ginny ed Harry erano soli ed abbracciati nella foresta che aveva ospitato la coppa del mondo anni prima ma non riuscivano proprio a godersi tutta quella pace e quell’intimità. Era come se qualcosa tormentasse entrambi impedendogli di godersi quel posto isolato, quella vista mozzafiato e quella pace che da troppo tempo non riuscivano ad assaporare a pieno.
“Hai visto la faccia di James?” mormorò Ginny pensierosa mordicchiando un delizioso biscotto al cioccolato mentre ripensava al viso tirato e pallido di James mentre si allenava. Il ragazzo fingeva che andava tutto bene ma si vedeva lontano un miglio che non era così. Nemmeno prendere il boccino battendo ogni suo record gli aveva fatto tornare il sorriso, Ginny era certa che qualcosa lo tormentasse.
“Perché, quella di Sirius, invece?” ricordò Harry, cercando di scacciare il viso del padre e del suo adorato padrino dalla mente. C’era qualcosa che non andava tra quei due, ma entrambi erano troppo orgogliosi per parlarne con il diretto interessato o con qualsiasi altra persona.
“Dici che hanno litigato?” chiese Ginny, collegando le due cose. Un litigio sarebbe stato la spiegazione più logica per spiegare tutte quelle stranezze, ma a cosa poteva essere dovuto? La ragazza era sicura di non avere mai visto discutere James e Sirius, era come se i due avessero improvvisamente preso ad evitarsi senza una ragione apparente.
“Litigato no, oppure Remus avrebbe saputo qualcosa. Anche lui sembrava confuso. Deve essere successo qualcosa.” concluse Harry scuotendo la testa, cercando di pensare a cosa potesse essere successo. Una parte di lui si sentiva responsabile, forse qualcosa che avevano detto riguardo il futuro era stata la causa di tutto questo. Harry non riusciva a darsi pace. Voleva fare qualcosa per aiutarli ma allo stesso tempo sapeva che tenersene fuori era la cosa migliore.
“Forse dovremmo fare qualcosa perché si riavvicinino..” suggerì Ginny, cercando di pensare a qualcosa di geniale che risolvesse la situazione. Sirius e James erano i migliori amici tra i migliori amici, era così dannatamente sbagliato vedere come si evitavano. O meglio, vedere come Sirius evitava James. La cosa faceva soffrire entrambi, per non parlare di tutti quelli che stavano loro intorno.
“La cosa migliore è lasciare che facciamo da soli.” suggerì Harry alla fine, combattendo contro il suo istinto che gli stava urlando di fare qualcosa. Conosceva abbastanza Sirius da sapere che non avrebbe mai tollerato un’interferenza. Le conseguenze sarebbero state terribili, certe situazioni era decisamente meglio che ognuno le risolvesse per conto proprio anche se per Harry stare a guardare era davvero difficile.
“Già, forse hai ragione.. Brindiamo a noi?” suggerì Ginny, decisa a non permettere a quei pensieri tristi di rovinare la loro serata. Finalmente si trovavano soli, sperduti nella natura, senza mangiamorte o problemi di altro genere. Harry sorrise sentendo le parole della sua ragazza e la guardò avvicinarsi a lui. Con un gesto deciso Ginny allentò la cravatta e iniziò a slacciare i bottoni della sua camicia. Harry si lasciò scappare un sospiro. Sarebbe stata una lunga ed eccitante notte, ne era certo, così come era certo che la sua ragazza sarebbe riuscita a fargli dimenticare tutti i pensieri che gli affollavano la mente.

Il castello era del tutto irriconoscibile invaso come era da cuori di varie forme, dimensioni e materiali. C’era di tutto, da lecca-lecca giganti, a palloncini, a torte, a biscotti, a cioccolatini ed un sacco di altre cose. Tutti sembravano troppo presi a festeggiare per accorgersi di qualsiasi cosa, anche di una coppia di ragazzi che arrancava con passo incerto per il castello.
“Ron, posso aprire gli occhi?” chiese Hermione nervosa. Era bendata e Ron la stava conducendo da quasi mezzora per i corridoi del castello.
“Aspetta..” rispose Ron, telegrafico guardandosi intorno infastidito. Tutta quella gente lo irritava, non li voleva intorno, voleva solo festeggiare con la sua bella Hermione.
“Ma uffa, quanto ancora dovrò aspettare?” sbuffò Hermione, curiosa e spaventata al tempo stesso. L’esperienza le aveva insegnato che le idee di Ron alle volte potevano essere pericolose quasi quanto quelle di Hagrid anche se almeno aveva la certezza che al suo ragazzo non piacessero tutti quegli animali pericolosi che invece piacevano al guardiacaccia.
“Il tempo che serve perché tutto sia perfetto.” disse Ron, cercando di controllare l’emozione. Finalmente si fermarono poi, dopo un tempo che ad Hermione parve lunghissimo, Ron si decise a togliere la benda dagli occhi della sua ragazza, dopo aver intimato ad alcuni ragazzini del secondo anno di sparire.
“Dove siamo?” chiese Hermione guardandosi intorno. Ricordava quel luogo, qualche anno prima era stato teatro di una loro litigata terribile. Era stato proprio allora che Hermione aveva capito che i suoi sentimenti per Ron forse stavano cambiando ma aveva deciso di fingere che così non fosse per non rovinare tutto.
“Dove anni fa avrei dovuto baciarti per la prima volta..” rispose Ron, con la voce ridotta a poco più di un debole sussurro. Gli occhi di Hermione si riempirono di lacrime di commozione e gioia.
“Come sei tenero, ti amo sai?” mormorò Hermione prima di baciarlo teneramente.
“Anche io!” rispose lui perdendosi in quel bacio che sapeva di menta.

Non tutti i ragazzi erano rimasti al castello. Come faceva ogni anno Silente aveva concesso a quanti lo volessero di andare al villaggio magico, per poter festeggiare la festa degli innamorati da Madama Piediburro o ai Tre Manici. Molti ragazzi avevano colto al volo quell’occasione, specialmente coloro che non erano fidanzati e speravano di concludere la serata in dolce compagnia. Remus non era tra questi, aveva accettato l’invito di Mandy solamente perché non aveva avuto il cuore di deludere la ragazza ma la sua testa era altrove. Seduto al tavolo del pub del villaggio Remus non riusciva a smettere di pensare a Sirius e a James e a come il rapporto tra loro si fosse fatto gelido. Erano ore che rimuginava, spiccicando a malapena tre parole con Mandy.
“Devo fare qualcosa!” disse improvvisamente, facendo sobbalzare la ragazzina seduta di fronte a lui.
“Che ti prende?” chiese la ragazza, visibilmente a disagio.
“Nulla davvero.. Devo andare.” rispose Remus alzandosi senza pensare.
“Capisco, è colpa mia vero? Ti ho annoiata?” mormorò lei mentre i suoi occhi si riempivano di lacrime. Remus capì di essere stato un insensibile pari forse solo a Sirius e si maledisse mentalmente. Si avvicinò alla ragazzina e prese le mani tra le sue.
“No, tu sei perfetta. Solo, ho un grande problema con dei miei amici e devo trovare una soluzione sennò diventerò matto.” spiegò con tono gentile, sperando che lei capisse. Mandy annuì e si asciugò le lacrime.
“Capisco. Senti, non ti secca se continuo la serata con quei tipi laggiù?” chiese lei, del tutto ripresa da poco prima, sorridendo a un biondino che faceva segno di avvicinarsi.
“Certo, fai pure.” rispose il licantropo leggermente sconvolto scuotendo la testa.
Mentre camminava verso il castello non poteva fare a meno di ripetersi quanto le ragazze fossero strane.

Tutti i ragazzi stavano festeggiando la festa degli innamorati o la stavano maledicendo perché non avevano nessuno con festeggiare, solo una ragazza era sola nella sala comune e si stava tormentando le unghie, indecisa su quale mangiucchiare. Lily era nervosa, sentiva che qualcosa non andava in James e aveva paura che fosse colpa sua. Era mezzora che lo stava aspettando e di lui non c’era traccia. James non era mai arrivato in ritardo da lei, molte volte era arrivato tardi a lezione, ma mai da lei.  Il ragazzo poi, era stato strano tutto il pomeriggio, persino agli allenamenti non sembrava lui. Era come se avesse un grosso macigno sul cuore che gli impediva di volare, di parlare o di comportarsi come faceva di solito. Lily sospirò, cercando di ripetersi mentalmente che andava tutto bene e che James non aveva intenzione di lasciarla. Mentre Lily era immersa in questo dialogo con i suoi neuroni, James fece il suo ingresso il sala comune, prendendola di sorpresa.
“Finalmente sei pronta. Certo che voi donne vi fate desiderare!” scherzò lui, baciandole la mano con fare cavalleresco. Lily lo osservò attentamente, sembrava essere tornato il solito James di sempre. Non c’era traccia di quello che lo preoccupava solo qualche ora prima.
“Sei in ritardo! Che c’è, qualche dubbio sul passare la serata con me?” chiese Lily preoccupata e incerta. James a quelle parole cominciò a ridere forte.
“Ma no sciocchina, ero solo andato a controllare che fosse tutto perfetto.” rispose lui abbracciandola e baciandola delicatamente sul collo. Lily era tutto per lui, la sua forza, la sua ragione di vita, l’unica che potesse fargli tornare il sorriso e fargli dimenticare che Sirius lo evitava da giorni. Come poteva pensare che lui non aveva intenzione di passare la sera con lei? Lily si staccò da lui per guardarlo negli occhi, James la lasciò fare. Lily in quegli occhi vide incertezza, paura e anche tanto amore per lei. Qualunque cosa lo tormentasse aveva deciso di metterla da parte per farle passare una serata indimenticabile. Lily si strinse forte a lui.
“Di che cosa parli?” chiese la rossa con un fare implorante. Se c’era una cosa a cui Lily non riusciva a resistere erano proprio le sorprese.
“Della tua sorpresa mi sembra ovvio. È tutta settimana che non faccio altro che mettere a punto ogni dettaglio. Voglio che tutto sia eccezionale, come lo sei tu.” rispose James dandole un bacio a fior di rabbia. Lily in risposta lo attirò a sé e lo baciò.
“Ogni cosa con te è eccezionale.” mormorò piano Lily, scompigliando i capelli del suo ragazzo. James ricambiò il bacio con un secondo, e poi con un terzo, un quarto, prima di ricordarsi della sorpresa.
“Va bene, allora prendi questo.. Ci vediamo dopo..” disse James porgendo una pergamena a Lily prima di allontanarsi e sparire di nuovo oltre al buco del ritratto.
“Aspetta.. Dove stai andando?”cercò di fermarlo Lily, confusa. James in risposta la salutò con la mano e le fece segno che si sarebbero visti dopo. La rossa, confusa e sperduta decise di leggere cosa diceva la pergamena.
La caccia al tesoro comincia..
Il premio in palio sono io,
Spero che tu decida di trovarmi,
Morirei senza di te e senza il tuo amore..
Ti amo, James
“Solo lui poteva pensare una cosa del genere, che tesoro.” mormorò la ragazza prima di leggere il secondo indizio e partire alla ricerca del suo amore.



ANGOLO DELL'AUTRICE:
graaazie mille a tutti coloro che hanno recensito la mia storia, che la mettono tra i preferiti e che la leggono sempre!
siete dei veri angeli!
grazie in particolare ai sette angeli che hanno commentato;

BRANDO: grazie mille per il commento!
è bello sapere che la mia storia piace e che fa provare emozione a chi la legge!  diciamo che i malandrini hanno avuto paura che fosse Bellatri alla luce delle notizie apocalittiche che i ragazzi avevano dato loro in precedenza. come li si può biasimare, dopo tutto quello che hanno saputo che accadrà nel futuro per loro era possibile di tutto. la distanza tra James e Sirius sapevo che avrebbe provocato un moto di ribellione ma dopo tutto anche nelle migliori amicizie a volte capita di litigare e non capirsi, no? XD Harry per il momento ha deciso di non fare nessuna predica, ha ancora qualche incubo di quelle passate. XD Regulus sarà uno dei personaggi che apparirà prossimamente, non ti dico però che fine gli farò fare.. mistero! le modifiche riguardano i capitoli futuri che non ho ancora postato, tranquillo. ad esempio l'allontanamento tra James e Sirius, e altre cose che ho in serbo per il futuro. sai, a volte rispondendo ai commenti mi vengono delle idee geniali! XD

SHIHO93: grazie per avere commentato!
grazie per i complimenti, spero di non deluderti quando Harry affronterà Bella.. XD

FINLEYNA 4 EVER: grazie del commento!
il momento in cui pensava di avere sposato Bella è stato davvero tragico per Remus, si sta ancora cercando di riprendere! XD
James e Sirius invece, che dire.. anche tra amici a volte si discute! vedrai che andrà tutto bene! XD

SHIN_86: grazie per il commento!
sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto, spero che ti piaccia anche questo e che ti piacerà anche il prossimo! XD

AYAPPE: grazie per il commentO!
diciamo che il quel momento Remus non era in grado di ragionare, troppe notizie in un colpo solo! XD
mi spiace che Zhoana non ti piaccia, per me invece è perfetta per Sirius perchè non si prendono troppo sul serio! XD

SMEMO92: grazie per il commento!
va bene, dovremo formare un gruppo "io odio Peter" XD
eh si, Sirius senza James e James senza Sirius è triste. sia Remus che Harry hanno deciso di tenersene fuori, dovranno risolvesela da soli! ma vedrai che gli farà bene, discutere fa sempre bene. rinforza le amicizie ancora di più! XD

LYRAPOTTER: graaazie mille per il commento!
tranquilla, capita di commentare tardi. anche io ho pochissimo tempo e quindi ti capisco! XD
diciamo che non ho mai immaginato veramente Bella e Remus insieme, era solo un modo per traumatizzare il povero Remus ancora di più! XD
sapevo che il quasi-litigio tra Sirius e James avrebbe fatto questo effetto, ma come ho già scritto, discutere fa bene ad un'amicizia. vedrai che andrà tutto bene e che torneranno più amici che mai! XD
mmm... sai che mi sembra di ricordare che l'idea per Zhoana me l'avevi data proprio tu in un commento?XD

GRAAAZIE A TUTTI E ARRIVEDERCI AL PROSSIMO CAPITOLO! 

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Capitolo 52
*** CHIARIMENTI IN VOLO ***


CAPITOLO 50
CHIARIMENTI AD ALTA QUOTA

La mattina successiva Hermione si svegliò con il sorriso sulle labbra e un‘espressione beata sul viso. Si sentiva la ragazza più fortunata dell’intero castello. Il mondo le appariva come un‘immensa distesa fiorita dove le farfalle giocavano tra loro e anche le nuvole sorridevano. La sera prima aveva passato momenti magici con Ron, tutto era andato bene e lei non poteva chiedere di meglio dalla vita. Dopo anni di battaglie e guerre finalmente potevano godersi un po‘ di pace e tranquillità più che meritata. Le espressioni felici dipinte sui volti di Ginny e Lily, ancora profondamente addormentate, lasciavano intendere che le loro serate non erano andate male, anzi. Hermione sospirò, e si diresse canticchiando verso il bagno, con tutte le intenzioni di farsi un bagno rilassante prima del risveglio delle amiche. Non vedeva l’ora di scoprire dove fossero andati Ginny ed Harry e che cosa avesse organizzato James per Lily.
Nella stanza dei ragazzi, al contrario, l’umore era decisamente più tetro che mai. Certo, anche loro avevano passato una bella serata con le loro compagne, ma al rientro avevano trovato il letto di Sirius vuoto e Remus di pessimo umore. Questo aveva fatto tornare loro alla mente la situazione critica che c’era tra Sirius e James. Nessuno parlava e la tensione si avvertiva nell’aria. Tutti ormai, persino Ron avevano capito che c‘era un problema. James era impassibile, ma Remus riusciva a vedere chiaramente quanto stesse soffrendo. Certo, come tutti loro era contento che tra Sirius e Zhoana fosse andato tutto bene, ma James aveva paura di avere perso definitivamente il suo migliore amico.  
Remus sospirò, esasperato, e si diresse verso il letto di James. Quella situazione doveva finire, James e Sirius dovevano riprendere a parlarsi. A malincuore il ragazzo decise di intervenire, nonostante in passato si fosse ripromesso in più occasioni di non intromettersi più. Altre volte era capitato che Sirius e James discutessero, certo, non erano mai arrivati ad ignorarsi per quasi una settimana. Ogni volta Remus si diceva che i suoi amici erano abbastanza grandi e maturi per sbrigarsela da soli, ed ogni volta, puntualmente, si vedeva costretto a farli ragionare. Quei due erano decisamente peggio di due bambini dell‘asilo, quando ci si mettevano avevano davvero delle teste dure. Come facessero Lily, e forse anche Zhoana ora, ad essere le loro ragazze rimaneva un mistero. Remus si avvicinò al letto di James. Il ragazzo era voltato sul fianco, e il suo respiro regolare lasciava intendere che dormiva profondamente.
“Ehy, James. Dimmi, sei sveglio?” chiamò Remus, scuotendo l’amico per una spalla. James sussultò, e si voltò lentamente verso la fonte di tutto quel trambusto.
“Mmmm..” mormorò James mezzo addormentato. Di fronte a lui non vedeva altro che un’ombra sfuocata. Era senza occhiali e anche volendo non avrebbe saputo dire di chi si trattasse a causa della sua miopia.
“Benissimo, ora si.” disse Remus soddisfatto. James riconobbe la voce del suo amico licantropo, ed imprecò a bassa voce.
“Sei un mostro. Sai che ore sono?” esclamò seccato, inforcando gli occhiali e mettendo finalmente a fuoco la stanza.
“Le nove, credo.” rispose Remus distrattamente, guardando l’orologio. James fissò a lungo il suo amico, seduto di fronte a lui con un’espressione soddisfatta e compiaciuta. Remus non gli era mai parso così sadico come in quel momento.
“Eh sai a che ora sono andato a letto io?” chiese James, lanciando al compagno di stanza uno sguardo di puro odio. Tra le cose che James Potter odiava, certamente al primo posto vi era essere svegliato troppo presto da un amico con un’espressione sadica.
“Non so, non ti ho sentito rientrare.” rispose Remus distrattamente, facendo il finto tonto. In realtà sapeva benissimo che James era rientrato molto tardi, ma il discorso che gli doveva fare era troppo importante per aspettare che si svegliasse. Inoltre, visto che lui aveva mandato a monte una serata con una ragazza per colpa dei sue due amici, il minimo che James poteva fare era ascoltarlo senza protestare troppo. A Sirius sarebbe toccata la stessa sorte non appena si fosse deciso a tornare.
“Appunto!” esclamò James risentito, mettendosi a sedere. Alla fine il ragazzo aveva dovuto accantonare del tutto l’idea di tornare a dormire. Certamente Remus non l’avrebbe permesso, tanto valeva rassegnarsi e alzarsi.
“Come è andata con Lily? Le è piaciuta la sorpresa?” chiese Remus, cambiando argomento. James rimase un po’ spiazzato da quella domanda. Il suo amico lo aveva davvero svegliato in modo crudele solo per rivolgergli quella domanda? Non poteva aspettare? Il ragazzo alzò le spalle, e rispose. Era inutile porsi troppe domande quando si trattava di Remus, quel ragazzo sapeva essere molto enigmatico quando voleva.
“Tantissimo, era al settimo cielo. Ti giuro, sembrava una bambina. Non penso di averla mai vista tanto felice in vita sua.” cominciò a raccontare James. I suoi occhi brillavano mentre  parlava di Lily e di come si fossero rincorsi per tutta la notte, per finire abbracciati sotto un tappeto di stelle. Remus lo ascoltava sorridendo. Era davvero felice che James avesse trovato quello che cercava da tanto tempo. Da quando stava con Lily era diventato più maturo, e aveva quasi smesso di tormentare la scuola con i suoi scherzi. Quasi, dopo tutto certe abitudini sono davvero dure a morire.
“E tu invece?” chiese ancora Remus, facendosi più serio. James sospirò.
“Ero felice anche io. Sai, quando sto con lei è come se tutto il resto fosse lontano. Quando mi perdo nei suoi occhi o tra le sue braccia il mondo mi sembra più bello, meno cattivo e oscuro.” ammise James sognante, fissando l’amico. Sul suo viso c’era disegnato uno sguardo rilassato, pensare alla sua Lily lo faceva stare bene e riusciva a rendere accettabile anche essere buttato giù dal letto. Il suo sguardo vagò per la stanza, dove Harry e Ron parlavano tra loro mezzi addormentati e fini per caso sul letto vuoto di Sirius. Improvvisamente l’espressione di James cambiò e si fece più seria, triste.
“Sai, non mi sembri al settimo cielo però adesso.. Qualcosa ti turba?” chiese preoccupato Remus. Sapeva benissimo cosa turbava James, ma voleva che fosse lui ad aprirsi, senza che si sentisse obbligato o sotto accusa.
“Ma no, ho solo sonno..” disse James, cercando di sorridere per coprire la tristezza che sentiva dentro. Quello che ne uscì fu un sorriso forzato e per nulla convincente.
“James, da quando dici balle a me?” chiese ironico Remus, fissando l’amico negli occhi.
“E tu da quando giri così intorno alle cose? Sii chiaro..” mormorò James, senza abbassare lo sguardo. Era prevedibile, James sapeva che anche Remus prima o poi si sarebbe accorto che qualcosa non andava tra lui e Sirius. Probabilmente il suo amico se n’era accorto da un po’, ma non aveva detto nulla per non risultare indiscreto. James si disse che probabilmente era quello il vero motivo per cui Remus aveva tutta quella fretta di parlargli quella mattina.
“Sirius.“ disse semplicemente Remus. Bastò quel nome, e James cominciò a sentirsi ancora più triste e confuso di quanto non fosse già. Improvvisamente il ricordo della serata con Lily, benché piacevole, era già lontano. James era di nuovo solo ad affrontare i demoni che lo tormentavano da una settimana a quella parte.
“Non so dove sia, nemmeno con chi a dire il vero. Forse con Zhoana. Non mi ha detto nulla e io non ho chiesto. Nemmeno lui ha chiesto a me cosa facevano stasera con Lily.” raccontò triste James, giocherellando con un lembo della coperta. Gli faceva male non essere a conoscenza della vita di suo fratello, ed ancora di più gli faceva male che Sirius non volesse più essere a conoscenza della sua. Fino a quel momento non c’era stato segreto tra loro, o quasi. Ad ogni modo non c’era mai stato mistero circa le ragazze con cui uscivano, dove le portavano e cosa facevano. Confidarsi era sempre risultato naturale, scontato. James non aveva mai avuto bisogno di chiedersi dove fosse il suo amico e cosa stesse facendo, e lo stesso valeva per Sirius. Tutto quel mistero lo uccideva dentro.
“Da quanto non vi parlate più?” chiese Remus serio. La sua domanda questa volta non era ironica, ma seria. Remus voleva capire cosa fosse successo tra i suoi amici perché i loro rapporti si raffreddassero a quel modo da un giorno all’altro.
“Da un po’.. Ma non abbiamo litigato, non so cosa è successo di preciso..” disse James, ripensando ai giorni precedenti, cercando inutilmente una motivazione che potesse spiegare tutto quello che era successo. Un giorno andava tutto bene, facevano gli idioti come al solito, e il giorno dopo non si guardavano quasi in faccia. Doveva essere successo qualcosa, ma nonostante tutto l’impegno che ci metteva, James non riusciva a capire cosa.
“Perché non gli parli?” chiese Remus, con un’espressione indecifrabile dipinta sul volto. James rimase zitto per un po’, quasi stesse soppesando le parole dell’amico.
“Vediamo, perché non è qui e non so nemmeno dove sia?” buttò lì James infastidito.
“Prima o poi tornerà.” cercò di rassicurarlo Remus. Il suo tono di voce era calmo e paziente, quasi stesse spiegando qualcosa di molto importante ad un bimbo testardo.
“Forse allora non avrò tempo io..” rispose James imbronciato incrociando le braccia. Remus non riuscì a trattenere un sorriso, l’espressione del suo amico era davvero buffa.
“Non fare il bambino, è il tuo migliore amico.” lo ammonì Remus. Sapeva che James stava soffrendo, la mettere di mezzo l’orgoglio avrebbe solamente potuto peggiorare le cose.
“Lo credevo anche io.” rispose James a mezza voce, triste. Il suo sguardo era perso nel vuoto, fisso su un punto indecifrabile della stanza.
“Promettimi che ci parli.” intimò Remus, con un tono che non ammetteva repliche.
“Se ci parlo, poi posso anche picchiarlo?”chiese James, piegando la testa di lato. Remus ancora una volta sorrise, a metà tra il divertito e l’esasperato.
“L’essenziale è che ci parli, poi fa come vuoi.” rispose Remus, alzandosi dal letto dell’amico ed andando verso il bagno. James rimase immobile per un po’, lo sguardo fisso nel punto in cui il suo amico era scomparso, a riflettere su quello che si erano detti. Remus aveva ragione, doveva parlare con Sirius. Non aveva senso aspettare oltre, prima parlava con Sirius e meglio era.
James decise di andare a fare colazione, sperando con tutto se stesso di incontrare lì il suo amico. A volte Sirius, dopo una notte brava, si fermava in sala grande per abbuffarsi prima di buttarsi a letto e dormire per una giornata intera.  James si guardò intorno, perquisendo la sala con lo sguardo alla ricerca del suo amico. Speranza vana. Il ragazzo in questione fece la sua apparizione in sala comune proprio mentre James era in sala grande. I due non si incrociarono per poco. Sirius era stanco e decise che sarebbe andato dritto filato a letto, per recuperare le ore di sonno perse. Erano ormai le cinque del pomeriggio passate quando Sirius si svegliò. Si guardò intorno, ancora intontito, alla ricerca di James ma si trovò di fronte Ron che lo guardava confuso.
“Parlavi nel sonno..” spiegò Ron per giustificare la sua presenza vicino al letto e la sua espressione stupita.
“James?” chiese Sirius, grattandosi un orecchio perplesso. Ron alzò le spalle, e tornò a cercare qualcosa sul fondo del suo baule.
“Si è alzato circa otto ore fa..” rispose Ron lanciando un’occhiata all’orologio che portava al polso. Harry era sdraiato sul letto, mezzo addormentato e non prestava molta attenzione a quello che stava accadendo intorno a lui.
“Sai dove è andato?” chiese Sirius alzandosi dal letto e portandosi vicino al ragazzo dai capelli rossi. Ron distolse l’attenzione dal suo baule e tornò a guardare Sirius.
“Non so.” rispose Ron alzando nuovamente le spalle. Sirius borbottò qualcosa prima di chiudersi in bagno e di uscirne qualche minuto più tardi completamente vestito. In un lampo scese le scale e cominciò a guardarsi intorno frenetico nella sala comune. Di James non c’era traccia, in compenso c’era Remus che leggeva seduto vicino al fuoco.
“Remus.” salutò Sirius bruscamente, avvicinandosi sorridendo.
“Buon giorno, anzi buon pomeriggio.” rispose Remus leggermente infastidito per l‘interruzione, alzando appena gli occhi da libro che teneva sulle ginocchia.
“Ho fatto tardi ieri sera..” iniziò Sirius, cercando di attirare l’attenzione del suo amico che sembrava molto più interessato al libro piuttosto che ai suoi problemi.
“Stamattina vuoi dire, sei tornato alle 9.30!” rispose Remus, continuando a leggere imperterrito.
“Non mi chiedi come è andata?” sbuffò Sirius, sedendosi proprio di fronte all’amico, obbligandolo a prestargli attenzione. Remus sospirò, e poi chiuse il libro sconsolato.
“Vediamo.. Data l’ora a cui sei tornato e data la tua espressione ebete direi bene..” constatò Remus, dopo aver lanciato un’attenta occhiata al ragazzo che stava seduto di fronte a lui.
“È la mia ragazza ora!” annunciò Sirius felice.
“E bravo Felpato.” si complimentò Remus, dando un’affettuosa pacca sulla spalla al compagno di stanza. Era incredibile, eppure i due rubacuori della scuola erano finalmente accoppiati stabilmente, chissà quante ragazze stavano piangendo proprio in quel momento per quel motivo. Prima James e ora Sirius, doveva essere un anno tragico per loro quello.
“Lo devo dire a James, dove si è cacciato?” chiese Sirius, guardandosi freneticamente intorno. La prima cosa che aveva realizzato appena si era svegliato era stato il bisogno di condividere con suo fratello tutta la gioia che sentiva dentro di sé.
“Voleva parlarti. È stato tutto il pomeriggio qui ad aspettare che ti svegliassi, è andato via venti minuti fa.” spiegò Remus, scuotendo la testa. Sirius ascoltò l’amico, poi stette per un po’ in silenzio, chiedendosi cosa dovesse fare.
“Con Lily?” chiese Sirius, deluso dal fatto che l’amico non fosse lì ad aspettarlo. Non poteva dargli torto, ma una parte del suo cuore si era aspettato di trovarlo lì, sorridente come al solito.
“No, da solo.”rispose Remus secco. Sirius si ritrovò a pensare che dopo tutto James aveva le sue ragione, lo aveva ignorato per quasi una settimana, come poteva aspettarsi che fosse ancora disposto a dargli retta?
“Ha detto dove andava?”chiese ancora Sirius, deciso a raggiungere James. Zhoana aveva ragione, se teneva al suo amico doveva parlarci prima che fosse troppo tardi per la loro amicizia.
“No, però aveva la sua scopa in mano e si stava dirigendo verso il campo.” rifletté Remus. James non aveva spiccicato parola. Si era semplicemente alzato, aveva preso la sua scopa e aveva lasciato la stanza. Persino Lily, che stava parlando amabilmente con Hermione e Ginny, era rimasta stupita e perplessa da quella strana reazione. Non c’era stato nemmeno il tempo di far domande perché nel giro di pochi istanti James era già oltre il buco del ritratto.
“Grazie Remus.” ringrazio Sirius, e si girò per andare a cercare James.
“Non fare cazzate Sirius, vedi di chiarire le cose. Non l’ha presa bene, pensava di conoscerti e che tu gli raccontassi tutto.” lo ammonì Remus, trattenendo l’amico per un braccio.
“Anche lui non è stato del tutto sincero con noi..” iniziò Sirius, incerto.
“Lui ci ha nascosto la parte peggiore della sua vita. Lo ha fatto perché io non mi sentissi l’ultimo degli uomini, e perché si sentiva in colpa per non essere morto al posto del fratello. Tu ci hai nascosto la parte più bella della tua vita. Pensi che le due cose si possano paragonare?” chiese Remus fissando Sirius negli occhi. Il ragazzo non riuscì a reggere quello sguardo e abbassò gli occhi.
“Hai ragione, scusami.” mormorò piano. Si sentiva davvero un idiota, l’ultimo degli uomini. Come aveva potuto fare una cosa del genere a suo fratello?
“Non c’è bisogno che chiedi scusa. Io ti voglio bene, e te vorrò sempre. Ti capisco, so cosa vuole dire tenere un segreto. Tu però capisci James, sei tutto per lui. Te lo ripeto, non fare cazzate.” lo ammonì nuovamente Remus. Il suo tono era terribilmente serio, il ragazzo non stava scherzando. Poche volte nella vita Sirius lo aveva visto così serio.
“Te lo prometto, Lunastorta!” rispose Sirius, questa volta guardando l’amico negli occhi.
Remus sospirò mentre guardava preoccupato l’amico allontanarsi di corsa verso il campo.
Non ci volle molto a trovare James. Sirius conosceva ogni singolo passaggio segreto del castello, ogni albero del parco e ogni metro del campo in cui si allenavano di solito. In pochi minuti il ragazzo era arrivato al campo e aveva visto James che volava in cerchio, inseguendo un boccino incredibilmente veloce. Sirius restò per un po’ a guardarlo volare, incantato dalle acrobazie che riusciva a fare. James Potter era decisamente il migliore quando si trattava di volare, lo aveva nel sangue.
“Ehy James. Sono qui, mi vedi.” provò a chiamare Sirius, senza riuscire ad attirare l’attenzione dell’amico che continuava imperterrito ad inseguire la piccola sfera dorata.
“Dai James, per favore..“ chiamò ancora Sirius. Ancora una volta James non sentì, o forse finse di non notare la presenza di Sirius, ed eseguì un perfetto avvitamento su se stesso.
“Puoi scendere?” chiese Sirius, molto vicino a perdere la pazienza. James lanciò una rapida occhiata verso il basso, avvistò Sirius ma volse subito lo sguardo. Sirius perse la pazienza e mise mano alla bacchetta proprio mentre James stava scendendo in picchiata.
“Ok, d’accordo. A mali estremi..” disse prima di mormorare un incantesimo a bassa voce. Al suono della sua voce un bolide che giaceva sul terreno prese magicamente il volo e si diresse a tutta velocità contro James, il quale lo mancò per un pelo facendo una capriola in volo. Sirius, che seguiva con attenzione il percorso del bolide, fece un secondo incantesimo e il bolide cadde nuovamente a terra, immobile.
“Ma sei impazzito?” ringhiò James, bloccandosi a mezz’aria. Il bolide lo aveva praticamente quasi colpito, per di più quando era molto vicino a terra. Erano stati i suoi riflessi rapidi a salvarlo da una caduta, qualsiasi altro giocatore al suo posto si sarebbe scontrato contro il suolo facendosi seriamente male.
“Non mi ascoltavi..” si giustifico Sirius alzando le spalle, quasi cercare di colpire un amico con un bolide per farsi ascoltare fosse la cosa più normale del mondo. A James non parve piacere quella giustificazione e lanciò un’occhiata di fuoco all’amico.
“Per questo mi hai tirato un bolide?” chiese James, visibilmente arrabbiato. Se essere svegliato era in cima alla lista delle cose che lo faceva andare fuori di testa, al secondo c’era sicuramente essere colpito da un bolide, tirato da un amico per giunta.
“Non ti ho preso però.” sbuffò Sirius, alzando le spalle.
“Solo perché l’ho schivato.” ribatté James infastidito. Possibile che quell’idiota gli tirasse contro un bolide e pretendesse pure di avere ragione? La serata con Zhoana doveva avergli fatto perdere del tutto il senno.
“Lo so.” mormorò Sirius piano, giocherellando con una mazza da battitore che giaceva abbandonata sul terreno di gioco.
“Cosa?” esclamò sorpreso James, cercando di scacciare l‘istinto di uccidere il suo migliore amico. Nella mente gli tornarono le parole di Remus e realizzò che non poteva ucciderlo prima di parlargli, l’amico non avrebbe apprezzato.
“So che sei il migliore, e sapevo l’avresti schivato.” spiegò Sirius sorridendo tristemente. James fu colto di sorpresa da quelle parole. Sembravano pronunciate con affetto, lo stesso affetto che Sirius non gli dimostrava più da almeno una settimana. James non sapeva cosa dire, così rimase in silenzio.
“Che ci fai qui?“ chiese James dopo un po’. Il suo tono di voce era secco, privo di espressione ma dentro di sé provava molte emozioni contrastanti. Sperava che Sirius fosse venuto a cercarlo per chiarire, ma allo stesso tempo aveva paura di crederci per davvero, per non rimanere deluso in caso contrario.
“Mi spiace, volevi parlarmi e io dormivo..” iniziò Sirius, incerto e intimorito dal gelo della voce di James.
“Non importa. In fondo erano solo sciocchezze.” rispose James gelido. Sirius sospiro, avrebbe dovuto immaginarsi che non sarebbe stato per niente facile farsi ascoltare. Lo aveva messo in conto, ed era deciso a scusarsi e a rimettere ogni cosa a posto.
“Io però qualcosa da dirti c’è l’ho. Scendi?” propose Sirius, stringendosi nel mantello più per la lontananza che si percepiva nella voce di James che per il freddo.
“Non mi va, ho voglia di volare.” rispose James gelido, salendo di qualche metro.
Sirius sospirò. Farsi ascoltare e perdonare da James stava rivelandosi persino più complicato e pericoloso di quanto aveva immaginato ma non poteva tirarsi indietro.
Il ragazzo prese una scopa, si salì e in pochi istanti raggiunse l’amico sospeso in aria.
“Ok, allora parliamo qui. Mi sono messo con Zhoana, e penso di non avere mai amato nessuna come amo lei. Finalmente posso capire come ti senti tu quando sei con Lily, come se tutto il mondo in confronto non valesse nulla.” raccontò Sirius, con gli occhi lucidi per l’emozione. Raccontare al suo migliore amico di Zhoana faceva sembrare tutto perfetto, esattamente come quando erano più piccoli, ne combinavano qualcuna ai serpeverde e poi
correvano a cercarsi per raccontarsi ogni minimo dettaglio.
“Perché mi dici questo?” chiese James, cercando di ignorare il groppo che aveva in gola. Era emozionato, anche se cercava di nasconderlo con tutte le sue forze. Il suo amico lo aveva cercato per raccontargli della sua vita ed era finalmente innamorato di una ragazza che lo ricambiava sul serio. Finalmente anche lui ora poteva comprendere a fondo quello che lui provava quando stringeva a sé Lily. Nonostante questo però, James non riusciva ancora a perdonarlo.
“Perché sei il mio migliore amico, la prima persona a cui volevo dirlo. Lo so, sono stato un idiota in questi anni e ti ho nascosto delle cose..” rispose Sirius. James rimase zitto, immobile a mezz’aria, senza dire nulla.
“Ti prego, prendimi a pugni se vuoi. Schiantami. Reagisci però, di qualcosa. Posso sopportare la tua rabbia, ma non la tua indifferenza perché sei mio fratello e senza di te non valgo nulla.” lo pregò Sirius, mentre le sue guance si rigavano di lacrime.
“Sei un idiota.” mormorò James piano dopo quella che a Sirius era parsa un’eternità. A quelle parole l’altro ragazzo sorrise.
“Mi dispiace di averti fatto soffrire. Ho visto il tuo sguardo deluso quando Harry ha parlato di Andromeda.” mormorò Sirius, fissando intensamente la scopa del suo amico. Non aveva il coraggio di alzare gli occhi, aveva troppa paura di scoprire che la loro amicizia questa volta era finita per davvero.
“Per questo mi hai evitato tutta la settimana?” chiese James fissando Sirius. Il ragazzo alzò lo sguardo e scopri che James era a metà tra il seccato e il divertito, questo gli diede la forza di continuare a parlare.
“Avevo paura, mi vergognavo. Ho fatto una stupidata, me ne sono reso conto e non sapevo come affrontarla per rimediare.” continuò Sirius, fissando il suo migliore amico dritto negli occhi. James rimase senza parole, non aveva mai visto Sirius così disperato, nemmeno quando era appena scappato di casa e non sapeva dove andare. James non riusciva a tollerare quell’espressione sperduta sul suo viso, nonostante le incomprensioni e le cose non dette gli voleva troppo bene.
“Ti prego, aiutami a rimediare. Non voglio perdere la tua amicizia..” pregò Sirius, mentre altre  lacrime scappavano dai suoi occhi chiari. James lo fissò ancora per un po’, poi si sciolse e gli andò incontro.
“Non pregarmi, per favore. Sono tuo fratello, no?” mormorò James affettuosamente, avvicinandosi al suo amico e tendendogli una mano.  Sirius sorrise, ricambiando la stretta di mano.
“James sono stato un coglione.” esclamò Sirius con convinzione. Fu il turno di James di sorridere.
“No, anche io ti ho nascosto delle cose..” ammise James, ripensando a pochi mesi prima, quando aveva rivelato agli amici la triste storia di suo fratello. Dopo tutto non poteva biasimare Sirius, anche lui si era tenuto stretto i suoi segreti. Certo, aveva le sue motivazioni ma era anche vero che nessuna motivazione era abbastanza valida per nascondere qualcosa a colui che si chiama fratello.
“Ma avevi delle buone ragioni, io.. Non so nemmeno io perché non vi ho detto di Andromeda.” mormorò Sirius sconsolato, guardandosi intorno.
“Non importa Sirius. Un segreto è un segreto in ogni caso, ora non importa più però..” disse James sorridendo. Sirius fissò a lungo James, in silenzio, pensando a cosa dire.
“Tutta la mia famiglia era sempre stata malvagia, cattiva, Andromeda era solo un’eccezione. Se ne parlavo a casa io venivo punito e anche lei, così mi sono abituato a non nominarla per il bene di tutti. Poi ho lasciato la mia famiglia, e tu mi hai accolto. Non avevo più bisogno di fingere che non ci fosse per il suo bene, ma allo stesso tempo avevo paura che se avessi saputo tutto tu mi avresti mandato da lei.” cominciò a raccontare Sirius, vergognandosi di quei pensieri. Alla fine aveva fatto come gli aveva detto Zhoana, aveva aperto il suo cuore ed aveva lasciato che tutto quello che provava uscisse.
“Come avrei potuto fare una cosa del genere?” chiese James, stupito dalle paura del suo migliore amico. Davvero credeva che lui avrebbe potuto lasciarlo andare a vivere da qualcun altro? Sirius parve pensarci un po’ su.
“E tu, perché non mi avevi detto di Steven?” chiese Sirius in rimando, fissandolo con attenzione. Fu il turno di James di riflettere su quella domanda prima di rispondere.
“Perché mi vergognavo, pensavo che se aveste saputo tutto mi avreste considerato un assassino e non mi avreste più voluto bene..” spiegò James, distogliendo la testa. Sirius in risposta si mise a ridere, e James lo guardò male.
“E poi sono io quello pazzo?” chiese ancora Sirius, scoppiando a ridere. James riflettè per qualche istante sull’assurdità di quella situazione.
“Siamo due malati di mente..” constatò James, unendosi a quella risata. Rimasero lì, sospesi in aria a ridere per un po’, fino a che James non decise di abbracciare il suo amico Sirius, facendogli quasi perdere l‘equilibrio.
“Si, due idioti che stanno per cedere dalla scopa abbracciati.” disse Sirius leggermente spaventato. Nonostante anche lui facesse parte della squadra, non si poteva dire che Sirius amasse le evoluzioni pericolose sulla scopa. Lui era un tranquillo cacciatore, il suo compito era fare più punti possibile, era James quello che faceva il pazzo inseguendo quella microscopica pallida d’oro.
“Illuso, pensi che basti così poco a fare cadere il grande James Potter da una scopa?” chiese James, fingendosi sdegnato. Sotto di loro si era radunata una piccola folla, nella quale spiccavano una ragazza bionda e una dai capelli rossi. Tutti si chiedevano cosa avessero James Potter e Sirius Black da discutere, le due ragazze invece se i due avessero finalmente chiarito. I loro sguardi si incrociarono per caso, ed entrambe scoppiarono a ridere.
“Il grande James Potter non so, ma Sirius Black sicuramente!” rispose Sirius, guardandosi intorno preoccupato. Nella sua mente si vedeva già spiccicato per terra, con qualche osso rotto e Remus che rideva come un pazzo.


ANGOLO DELL'AUTRICE:
graaaazie mille per essere arrivati a leggere fino a qui.
mi scuso per l'improvviso rallentamento ma sapete, gli esami sono dannosi per le storie e mi portano via molto tempo che prima dedicavo a scrivere.
portate pazienza, e se vi annoiate andate a leggere un'altra mia storia che ho iniziato da poco, il titolo è  BROKEN MEMORIES. parla anche lei dei malandrini, e ci sono tre personaggi di mia creazione. diciamo che è una storia davvero particolare, a me piace molto ma non sta riscuotendo molto successo e non riesco a capire perchè.
ad ogni modo, passiamo ai ringraziamenti veri e propri!
MIKYVALE: grazie mille per il commento!
tranquilla, non c'è bisogno di chiedere perdono, mi fa moltissimo piacere che la mia storia ti piaccia, è questa la cosa davvero importante per me!

FINLEYNA 4 EVER: grazie del commento!
diciamo che lo scorso capitolo è stato un po' all'insegna della tenerezza. adesso però si torna alla storia, c'è una guerra da combattere dopo tutto, no?

SHIHO93: grazie mille del commento!
piaciuto il capitolo in cui James e Sirius fanno pace?

BRANDO: grazie mille del commento!
sono contenta ti sia piaciuto il capitolo "rosa", e bhe, non era il caso che Remus invitasse fuori a cena Tonks.. xD
per quanto riguarda Ginny ed Harry, ho deciso che si meritavano un po' di pace e che San Valentino era vacanza per tutti. a Bella penseranno dal prossimo capitolo in poi! xD

AYAPPE: grazie mille del commento!
mi fa piacere che tu ti sia ricreduta almeno un pochino su Zhoana, vedrai che questo personaggio alla fine si rivelerà perfetto per Sirius. la solita bellezza mozzafiato ma con un gran cervello amica di Lily mi sembrava banale.. xD

SMEMO92: grazie del commento!
diciamo che lo scorso capitolo è stato un po' un capitolo-pausa nel quale succede poco.. ogni tanto ci vuole, no?

LYRAPOTTER: grazie del commento!
dai, vedila così, se non ci fosse stato il problema Sirius-James sarebbe stato un capitolo noioso nel quale tutti si amavano e non succedeva niente. naturalmente scherzo, ma cmq dai, non è andata male a nessuno a parte Remus che non era troppo interessato di suo.
contenta che la magica coppia di amici ha chiarito?

TERRY93: grazie del commento!
spero che questo capitolo ti sia piaciuto, anche se non si è scoperto nulla di Hermione e Ron..
lascio tutto alla tua immaginazione! xD

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Capitolo 53
*** IL PARADISO E L'INFERNO ***


CAPITOLO 51
PARADISO DENTRO IL CASTELLO E INFERNO FUORI


Dopo il chiarimento di James e Sirius tutti tirarono un sospiro di sollievo, e ogni cosa tornò quella di sempre. Gli unici poco contenti della cosa furono i prefetti, che avevano vissuto il litigio tra i due come una specie di vacanza: con i due malandrini per eccellenza occupati a litigare le loro ronde erano diventate quasi inutili. Ai ragazzi però sembrava di vivere in un bel sogno, lontano da tutti i problemi del mondo reale. Dentro il castello il male non poteva entrare e la vita scorreva come sempre, tra una lezione e un test a sorpresa. Non c’erano esplosioni, attacchi, combattimenti e la guerra era lontana. Lily e James erano più innamorati che mai, esattamente come Sirius e Zhoana che ormai facevano coppia fissa da quasi un mese. Le ragazze del castello non avevano presa bene ma ormai avevano capito che non c’era nulla che potessero fare per dividere quella coppia così affiatata. Ormai l’unico single del gruppo, visto che anche Hermione, Ron, Harry e Ginny erano felicemente innamorati, era rimasto Remus. Il ragazzo tuttavia, non dava molto peso alla cosa. Di tanto in tanto usciva con qualche ragazza, ma non era mai niente di serio. Di solito prendevano un caffè insieme, parlavano un po’ e si lasciavano con la promessa di uscire ancora, cosa che non accadeva mai. Da quando aveva saputo di Ninfadora, Remus non faceva che pensare a come sarebbe potuta essere la sua vita con lei, e ogni volta concludeva che visto quanto era bello Teddy forse valeva la pena aspettarla. James e Sirius ci scherzavano su, ma rispettavano quella strana decisione. Tra le altre cose, da quando aveva saputo del suo futuro, di Dora e di Teddy, Remus era diventato meno insicuro riguardo a se stesso. Non si credeva più un mostro, e più di una volta aveva confessato agli amici di riuscire a vedere davanti a sé una vita quasi normale.
Harry, Ginny, Hermione e Ron, dal canto loro, erano ogni giorno più stupiti dalla somiglianza tra Zhoana e la loro amica Luna. Vedere Sirius e la ragazza mano nella mano che scherzavano insieme era quasi come riavere di nuovo la loro amica, anche se ovviamente il dolore per la sua perdita non era così semplice da cancellare.
I ragazzi cominciavano a credere sul serio che il futuro poteva essere cambiato, e avevano anche preso a fare progetti.
Fuori dal castello, invece, era il delirio più totale. Bellatrix aveva attaccato molti villaggi, babbani e magici. La donna si muoveva in modo disordinato, caotico, quasi stesse cercando qualcosa ma non fosse sicura circa dove trovarlo. Era fin troppo chiaro che la donna fosse sulle tracce di qualcosa, o forse di qualcuno, ma era difficile capire quale fosse lo scopo che la muovesse. Non aveva nessun piano se non quello di portare quanta più distruzione potesse lungo il suo cammino. Nulla sembrava importarle, nemmeno la sua stessa vita. Il ministero aveva messo sulle tracce della donna molti auror ma nessuno era riuscito a trovarla, né a scoprire nulla su di lei. James aveva provato a chiedere notizie al padre, un auror molto rispettato, ma nemmeno lui aveva saputo dirgli qualcosa. Tutti sembravano brancolare nel buio, e non si rendevano conto del pericolo che costituiva Bellatrix per l‘intero mondo magico.
Harry ormai aveva perso il conto di tutti gli articoli che aveva trovato sul giornale che parlavano della strega-oscura-e-misteriosa-che-uccide-senza-pietà, come la chiamavano i giornali. Ogni sera lui ed Hermione ne parlavano, insieme a Ginny, Remus e Lily. Cercavano di mettere assieme i tasselli e fare il punto della situazione, ma ogni volta non riuscivano a capire cosa passasse per la testa di quella pazza. Quando si sentivano vicini ad aver capito le sue intenzioni, c’era sempre qualcosa che sfuggiva loro e gli faceva mettere in discussione tutto quanto.
“A che pensi?” chiese Sirius ad un Harry molto pensieroso. Era una sera come le altre, e come al solito dopo cena si erano buttati sui divani della sala comune a riposarsi e a parlare un po’. Sirius aveva passato un po’ di tempo con Zhoana, ed era tornato da poco. Nella sala comune, chi sulla poltrona, chi sul divano e chi per terra, c’erano tutti.
“Bellatrix..” rispose il ragazzo, senza staccare gli occhi dal giornale che stava avidamente leggendo. Sul quotidiano magico erano riportati tutti gli attacchi dell‘ultima settimana, in gran parte opera di Bellatrix. Sembravano attacchi casuali, l’unica cosa che li univa era la ferocia con cui erano stati commessi. Il giorno prima era morto un uomo e un auror era stato gravemente ferito ad una gamba, quello prima ancora era stato il turno di una famiglia babbana, spazzata via in pochi secondi: padre, madre e tre figli, non si era salvato nessuno. Hermione sospirò, passando lo sguardo da Harry, preoccupato, a Ron, che leggeva un fumetto magico e ridacchiava. Come Ron potesse comportarsi da idiota nei momenti più impensabili era una questione che tormentava da tempo Hermione, la ragazza non era mai riuscita a trovare una risposta.
“Mia cugina non merita tutte queste attenzioni” osservò Sirius, togliendo il giornale di mano ad Harry e lanciandolo lontano.
“Invece si visto che per quello che sapevo io doveva essere morta.” sbuffò Harry, infastidito per l’interruzione. Lo irritava sapere che Bella era ancora viva. Vedere la sua orribile faccia sul giornale non faceva che ricordargli che l’assassina di Sirius, colei che aveva torturato Alice e Frank Paciok, era ancora viva e in libertà. Non era per niente giusto.
“Si deve essere finta morta per poter scappare e organizzare l’armata di mangiamorte che ha realizzato l’attentato. È tornata in circolazione dopo che voi siete partiti.” suppose Ginny, pensierosa. Improvvisamente tutto sembrava chiaro. L’avevano creduta morta durante l’ultima battaglia, invece doveva essere sopravvissuta in qualche modo, e per vendicarsi aveva organizzato quella terribile carneficina in cui erano morti tutti.
“Dannazione! Dovevamo fare più attenzione!” esclamò Harry, profondamente in colpa. Non riusciva a smettere di pensare che se avesse prestato più attenzione e si fosse accertato meglio della morte della donna, forse tutti i suoi amici sarebbero ancora vivi. Bellatrix in circolazione era certamente una minaccia da non sottovalutare, se si fosse unita al Voldemort di quel tempo e lo avesse informato sugli avvenimenti futuri sarebbe stata la fine per loro. In quel caso ogni tentativo di contrastarli sarebbe risultato vano.
“Harry, non puoi fartene una colpa.” lo consolò Ginny, accoccolandosi sulle sue gambe e prendendo ad accarezzargli dolcemente il viso. Harry non disse nulla, ma lasciò che Ginny lo stringesse forte e gli desse un tenero bacio sulle labbra.
“In ogni caso si tratta di una minaccia, dobbiamo avvertire Silente.” suggerì Hermione, preoccupata. Harry lanciò all’amica un’occhiata perplessa. Non era del tutto sicuro che raccontare tutto a Silente fosse una buona idea, la verità avrebbe potuto mettere in pericolo sia lui che tutti gli altri che invece loro volevano salvare.
“Ha ragione! Quella pazza conosce il futuro, potrebbe cercare di cambiarlo anche lei.” annuì James. Lily, alle sue spalle, non disse nulla, silenziosa e pensierosa. Scrutava con attenzione gli occhi del figlio, così simili ai suoi, cercando di percepirne i pensieri.
“Non penso, sarebbe già corsa da Voldemort in quel caso.” osservò Remus. Dopo tutto era passato parecchio tempo da quando Bellatrix era arrivata nel loro tempo. Febbraio aveva lasciato il posto a marzo, e fino ad ora non sapevano ancora niente circa le intenzioni della donna tranne che non erano sicuramente buone. Se si fosse unita ai mangiamorte, tuttavia, avrebbe preso ad agire con loro e invece il giornale riportava anche di stragi di mangiamorte. Bellatrix stava ancora combattendo da sola, la prova era che non si faceva problemi ad uccidere nessuno, sia che fosse un povero innocente sia che si trattasse di un terribile e crudele mangiamorte.
“Perché agisce ancora da sola?” chiese Lily, cercando di ragionare con calma su quello che stava accadendo. Qualunque fosse il suo obiettivo sarebbe stato più semplice ottenerlo con l’aiuto degli altri mangiamorte.
“Perché è pazza.” rispose Harry alzando le spalle.
“Dimmi qualcosa che non so..” disse Sirius ironico, riuscendo quasi a strappare un sorriso al suo figlioccio. Harry lanciò un’occhiata di gratitudine al padrino. Con lui al fianco si sentiva forte e allo stesso tempo al sicuro.
“Vuole la vendetta. Per il momento è interessata solo a dare la caccia a Teddy.” mormorò Ginny. Hermione guardò l’amica e improvvisamente capì. Bellatrix provava un profondo disprezzo per gli altri mangiamorte. Pensava di essere la sola degna di servire l’Oscuro Signore. Non avrebbe mai accettato l’aiuto di nessuno, e non poteva certo andare dal suo signore e dirgli che sarebbe stato fermato da un ragazzo. Bellatrix era pazza, certo, ma conosceva bene l’Oscuro Signore e sapeva che non tollerava i fallimenti. Probabilmente invece di aiutarla l’avrebbe fatta uccidere, e lei non avrebbe più potuto prendersi la sua vendetta contro Teddy, colpevole di avere disonorato la famiglia.
“Il piccolo è in pericolo allora!” esclamò Remus, preoccupato per il figlio. Teddy, quasi avesse intuito che si stava parlando di lui, cominciò a piangere. Hermione lo prese in braccio e cominciò a cullarlo, appena il bimbo si calmò lo passò al padre.
“Non permetterò che gli venga fatto del male!” lo tranquillizzò Harry. Era fermamente deciso a proteggere Teddy a qualsiasi costo, come Sirius aveva fatto con lui.
“Fino a che sta qui al castello è al sicuro.” riflettè Lily, Hermione annuì e poi le due ragazze si misero a discutere circa le misure di sicurezza che erano adottate per proteggere il castello e renderlo una delle roccaforti magiche più invalicabili.
“Ma perché lo odia così tanto? È suo nipote!” chiese James, incredulo, fissando quel bambino. Era semplicemente adorabile, ed era impossibile non innamorarsi di lui alla prima occhiata. Come poteva quella donna, che era anche la sua prozia, odiarlo così tanto?
“Teddy ha come genitori una strega mezzosangue e un mago contagiato dalla maledizione dei lupi mannari. È quanto più lontano possa esistere rispetto agli ideali dei Black, eppure ne fa parte a pieno titolo. Inoltre il fatto che il suo padrino sia un Potter non deve andarle proprio a genio..” spiegò Harry con calma. Ron non riuscì a trattenere una risatina, ma Sirius lo fulminò con lo sguardo.
“La cara cugina vuole eliminarlo, insomma. Come ha fatto con gli altri elementi sani di mente della famiglia.” concluse Sirius scuotendo la testa. Non era mai riuscito a comprendere cosa passasse per la testa dei componenti della sua famiglia né che senso avesse venerare la purezza del sangue fino a quel punto. Anche i genitori di James erano entrambi purosangue, ma erano completamente diversi dai Black. Robert Potter, tra le altre cose, adorava i babbani, i lupi mannari, gli elfi domestici e qualsiasi creature fosse differente da lui, indipendentemente dal fatto che possedesse o meno poteri magici. James gli aveva detto che suo padre gli aveva sempre insegnato che ciò che è diverso aiuta a crescere e a diventare persone migliori.
“Si, ma questa volta non gli basta cancellarlo da un arazzo. Lo vuole morto.” specificò Harry abbracciando forte la sua Ginny. Improvvisamente nella sala piombò il silenzio.
“Arazzo?” chiesero James, Remus e Lily quasi contemporaneamente, qualche istante dopo. Hermione sospirò e lanciò un’occhiata al suo ragazzo, sempre preso dal suo fumetto. Harry spiegò loro brevemente la storia dell’arazzo che si trovava a casa dei Black.
“Ad ogni modo Bella non farà del male al piccoletto. È figlio di un mio amico e di mia cugina. È un Black come me e deve riavere il suo medaglione. È suo di diritto.” disse Sirius sicuro, battendo il pugno sul tavolo. Lily guardò Sirius, e in lui vide una determinazione nuova, era disposto a tutto pur di aiutare Teddy.
“Lo consideri un Black anche se non è purosangue?” chiese Remus fissando l’amico dritto negli occhi. Sirius non ci pensò neppure un attimo.
“Proprio perché non è un purosangue sono felice che sia un Black!” esclamò Sirius sicuro, con un sorriso che gli andava da un orecchio all’altro.
Harry si era nuovamente assentato dalla conversazione, e aveva preso ad osservare incantato il giornale che era rimasto per terra a pochi metri da loro.
“Harry, che ti prende? Perché sei ancora pensieroso?” chiese Lily, preoccupata per il figlio.
“Stavo pensando a come è arrivata qui..” rispose Harry distrattamente.
“A che ti riferisci?” chiese Ron. Hermione in risposta gli lanciò un’occhiataccia che fece capire al volo al ragazzo la stupidità di quella domanda.
“Mago Merlino, ovviamente!” rispose ironicamente Ginny alzando gli occhi al cielo.
“Chi ci assicura che non ne arriveranno altri?” chiese Harry, più a se stesso che agli altri. Tutti rimasero in silenzio, senza sapere cosa dire.
“Possiamo solo augurarci che non accada.” sospirò Hermione alla fine.
Nei giorni seguenti i ragazzi furono occupati con lo studio, e il tempo per pensare a quello che accadeva nel mondo era sempre meno. Di lì a poco ci sarebbe stata la finale di Quiddicht e James, quando non studiava o era con Lily, era molto occupato a pensare schemi nuovi per la squadra. Sirius cerca di aiutarlo come poteva, ma era risaputo che quando si trattava di Quidditch James diventava intrattabile e non era propenso a dare retta nemmeno al suo migliore amico. L’unica persona da cui accettava consigli era Harry. Il padre gli aveva proposto di entrare in squadra, ma lui aveva rifiutato. Non se la sentiva più di giocare, ogni volta che saliva su una scopa era assalito dai ricordi delle partite giocate con i suoi amici, che non c’erano più. Tra le cose che la guerra gli aveva portato via c’era anche la sua passione per il Quidditch. C’era stato un tempo in cui volare e vincere le partire era tutto il suo mondo, ma quel tempo era ormai finito e lontano.
Ginny aveva anche notato che Harry spariva sempre più spesso. Improvvisamente si dileguava nel nulla e ricompariva dopo un po’ senza dire nulla a nessuno di dove fosse stato. La ragazza aveva provato a parlarne con gli altri, ma gli unici che le avevano dato retta erano stati Ron e Remus. Lily ed Hermione avevano decretato che la ragazza si preoccupava troppo e inutilmente, mentre James e Sirius erano decisamente troppo presi con l’imminente partita. Ginny non aveva insistito, ma non si era nemmeno data per vinta. Avrebbe risolto il mistero anche senza il loro aiuto.
Ron e Remus avevano provato a fare domande ma Harry rispondeva in modo vago. Diceva che doveva trovare qualcuno prima che fosse tardi, ma nessuno capiva a cosa si riferisse, nemmeno Ron. Insomma, a nessuno era dato sapere dove andasse o cosa facesse quando non era con loro. I ragazzi erano quasi sul punto di lasciare perdere, ma Ginny era decisa a risolvere quel mistero e arrivò alla conclusione che la cose migliore fosse seguire Harry senza dire niente a nessuno.
Il ragazzo aveva vagato per i corridoi del castello fino a ritrovarsi nel parco, sembrava senza metà. Harry si stava guardando intorno, quasi cercasse qualcuno. Ginny cercò di seguirlo senza farsi notare ma dopo qualche metro lo perse di vista a causa della confusione. Nel parco c’era molta gente, troppa per capire chi diamine stesse cercando Harry. La ragazza provò senza successo a cercare qualche viso conosciuto tra quelli che c‘erano intorno a lei.
Improvvisamente un gruppo di ragazzi più rumoroso degli altri attirò l’attenzione di Ginny. Erano Serpeverde, e se la stavano prendendo con dei Corvonero del primo anno. La ragazza sentì il sangue ribollirle nelle vene per la rabbia. Tra gli attaccabrighe riuscì a riconoscere Piton, Nott e Zabini. Seduto nell’erba a qualche metro di distanza c’era anche Regulus Black, ma sembrava che fosse del tutto disinteressato a quello che gli accadeva intorno, quasi infastidito. Stava per intervenire, quando sentì qualcosa tirarla per un braccio e si ritrovò sotto il mantello dell’invisibilità, a pochi centimetri da viso di Harry.
“Mi hai seguito?” chiese Harry a bassa voce, per non farsi sentire. Ginny non disse nulla, ma abbassò la testa.
“Dannazione, l’ho fatta grossa..” si ritrovò a pensare la ragazza dai capelli rossi.

***
La zona ad est di Diagon Ally era famosa per essere una delle più tranquille di Londra, ma quel giorno la tranquillità della zona venne sconvolta da un mangiamorte. L’uomo era comparso d’improvviso nel giardino di una villetta come tutte le altre, dove una bambina giocava tranquilla in giardino tra i fiori coltivati dalla madre. Senza dire una parola alzò la bacchetta e si preparò a colpire la piccola. Prima che la bimba riuscisse ad urlare però, l’uomo cadde riverso a terra, morto.
“Grazie per averli uccisi signora.” mormorò con una vocina squillante una bambina con grandi occhi azzurri e stranissimi capelli rosa. Di fronte a lei stava una donna con i capelli scuri. La donna era avvolta in un lungo mantello nero, il suo volto era segnato da tante battaglie, e ai suoi piedi stava il mangiamorte morto.
La strega scura alzò lo sguardo sulla bambina, mentre un ghignò le si disegnava sul viso. Finalmente l’aveva trovata, la sua vendetta poteva finalmente avere inizio.
“Se fossi in te non gioirei..” mormorò tetra la donna. Proprio in quel momento la porta si aprì di scatto e la madre della bambina, attirata dal trambusto, corse verso la figlia. Bellatrix sorrise dell’espressione spaventata della sorella Andromeda, colei che per prima aveva insudiciato in nome della loro famiglia.
“Ferma, non farlo! “urlò disperata Andromeda abbracciando forte la piccola e parandosi tra lei e la maledizione appena scagliata dalla sorella.
“Mamma!” strillò la piccola, mentre la donna cadeva a terra colpita dall’incantesimo della donna oscura e misteriosa.
“Come hai potuto? Sei più cattiva di loro!” pianse la bambina, mentre la strega oscura rideva in modo sadico. La piccola Ninfadora, in lacrime, cominciò a chiamare a gran voce il nome della mamma, nella speranza che si svegliasse, e quello del papà anche se sapeva che si trovava al lavoro e che non poteva fare niente per aiutarle.
Prima che la donna potesse scagliare un nuovo incantesimo, un mago comparve dal nulla.
“Ferma dove sei.” intimò l’uomo, che indossava la divisa del corpo degli auror. Aveva uno sguardo severo, in grado di incutere terrore.
“Guarda chi c’è.. Potter Senior. È un onore vedere il grande auror, non sei ancora in pensione?” chiese Bellatrix, lanciando un’occhiata divertita alla sorella riversa a pochi metri da lei. Si sarebbe sbarazzata di quel Potter e poi avrebbe ucciso anche quella piccola mezzosangue, impedendole di mettere al mondo un sudicio ibrido mezzosangue.
“Chi diavolo sei?” disse tra i denti Rober Potter, tenendo la bacchetta puntata sulla donna. La strega che aveva di fronte era molto simile ad Andromeda, per la precisione sembrava la sorella, Bellatrix, solo che era troppo vecchia per esserlo.
“Hai detto bene, sono il diavolo.” sussurrò lei, lanciandosi all’attacco. Partirono maledizioni da entrambe le parti, ma sia Bella che Robert avevano i riflessi pronti.
“Bellatrix Black? Non è possibile, dovresti essere una ragazzina.” esclamò Robert Potter, lanciando un’occhiata alle spalle della donna. Andromeda era a terra da troppo tempo, non si era ancora mossa e Ninfadora non aveva ancora smesso di chiamare la sua mamma con voce disperata. Robert sapeva che doveva sbrigarsi, non c’era tempo da perdere.
“Sorpresa.” rispose divertita Bella, lanciando una maledizione che colpì l’auror al braccio che cominciò subito a sanguinare copiosamente. Robert Potter imprecò a mezza voce.
“Dimmi cosa hai fatto! Deve essere una magia oscura, dico bene?” chiese Robert, cercando di distrarla e di avvicinarsi ad Adromeda.
“Sei tu l’auror, no? Scoprilo!” disse Bellatrix cominciando ad esultare, ormai pensava di avere in pugno la situazione. Proprio in quel momento l’auror lanciò un incantesimo contro la donna, scagliandola lontano e facendole battere la testa contro il bordo della strada. Bellatrix perse i sensi, e Robert sfruttò l’occasione per correre da Andromeda. Strinse la mano della donna e abbracciò la piccola Ninfadora, poi si smaterializzò lontano, nel primo posto che gli saltò alla mente.
Dorea Potter stava parlando con un’amica attraverso il camino quando vide il marito comparire nel loro salotto con un braccio sanguinante, una giovane donna ferita e una bambina spaventata che urlava frasi prive di senso. Senza pensarci due volte Dorea salutò l’amica e corse da quello strano gruppo che non si era ancora mosso dal punto in cui si era materializzato.
“Sei ferito?” chiese Dorea al marito, abbracciando la bambina e trascinandola lontana dalla madre. Ninfadora lasciò che la donna sconosciuta la abbracciasse e pianse tutte le sue lacrime appoggiata alla sua spalla.
“Non è niente.” rispose Robert, scuotendo la testa e cercando si sentire il polso di Andromeda. Dannazione, non poteva morire.
“Stai sanguinando parecchio, fammi vedere.” implorò la moglie, mentre Ninfadora le si stringeva più forte addosso, ancora terrorizzata.
“Pensiamo ad Andromeda.” rispose il marito. Il battito della donna era debolissimo, e aveva perso molto sangue, ma era ancora viva.
“Robert, è tardi..” disse la donna in un sussurro, mentre il volto le si riempiva di lacrime. Robert Potter per la prima volta nella sua vita non prestò attenzione alla moglie, e continuò a occuparsi della ragazza ferita.

ANGOLO DELL'AUTRICE:
graaazie mille per essere arrivati a leggere fino a qui!
ringrazio di cuore tutti coloro che leggono, commentano e sostengono in qualsiasi modo la mia storia.
la mia ammirazione va soprattutto a coloro che si affacciano ora alla storia e si vedono costretti a recuperare in poco tempo tutti questi capitoli.. avete una tenacia non indifferente! :D

FINLEYNA 4 EVER: grazie per il commento e per i tuoi auguri per gli esami.. ne avrò bisogno! :D
era decisamente ora che James e Sirius si chiarissero, quando non si parlavano era davvero un problema, tutti erano preoccupati e non facevano nulla... bisognava assolutamente risolvere la cosa!

SHIN_86: grazie mille per il commento!
no problem, so bene che il tempo è una risorsa scarsa. hai tutta la mia comprensione! :D
James e Sirius che fanno pace si commentano da soli, Remus è più malandrino perchè non ha ancora passato quelle esperienze che lo segneranno. lui stesso, nel terzo libro, dice ad Harry che Hogwarts era la sua casa e che li si divertiva e stava bene. a mio parere, se James e Lily non fossero morti e Sirius non fosse finito il prigione Remus sarebbe rimasto così spensierato!

BRANDO: grazie mille per il commento!
e finalmente si torna all'azione, anche fin troppa forse..

SHIHO93: grazie per il commento!
spero di non averti fatto aspettare troppo! :D

SMEMO92: grazie per il commento!
eh si, adesso che i personaggi sono riposati possono tranquillamente riprendere a preoccuparsi e forse anche a combattere.
bellatrix è tornata in circolazione e ha sferrato un attacco molto doloroso.

ELYS: grazie mille del commento!
mi fa piacere che la mia storia ti abbia appassionato. se ti sei letta tutti i capitoli d'un fiato hai tutta la mia ammirazione! :D

LYRAPOTTER: grazie del commento!
sono felice che tu sia felice che quei due hanno chiarito! :D
diciamo che per farmi perdonare per averli fatti litigare una riappacificazione fatta bene era di dovere. sennò sarei stata linciata!
come hai detto Bellatrix è riapparsa, e adesso cominciano i problemi.

PAGNOTTELLA: grazie per il commento!
mi fa piacere che la mia storia ti appassioni. per Peter garantisco io, non torna. ti assicuro che con tutta la fatica che ho fatto per trovare un'idea per farlo sparire, un possibile ritorno è davvero l'ultimo (per non dire inesistente) dei miei pensieri!

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Capitolo 54
*** TRISTI NOVITA' ARRIVANO AL CASTELLO ***


CAPITOLO 52
TRISTI NOVITA’ ARRIVANO AL CASTELLO

Tutta la popolazione del castello poteva finalmente dire ad alta voce che la primavera era ufficialmente arrivata. Le giornate cominciavano ad allungarsi e farsi più calde, tanto da permettere ai ragazzi di passare i pomeriggi e le serate a studiare o anche solo a parlare un po’ all’aperto. Con i primi di marzo gran parte degli studenti si era reso improvvisamente conto che gli esami erano vicini, e la biblioteca era diventata il luogo più affollato del castello subito dopo il parco. Nonostante fosse passato del tempo, però, la curiosità circa la notte di San Valentino non era ancora svanita del tutto. Sedute al tavolo della sala grande, in attesa che i malandrini facessero il loro ingresso nella sala, Hermione e Ginny cercavano di farsi raccontare da Lily la sua serata. La rossa però sembrava piuttosto restia a lasciarsi andare alle confidenze.
“Avanti, racconta tutti i dettagli!” Esclamò Hermione, dal suo sguardo trapelava tutta la sua curiosità. In quel momento persino i compiti, i professori e la scuola passavano in secondo piano. Ginny, silenziosa, guardava la scena in attesa che Lily si decidesse a dire qualcosa, cercando di scacciare dalla mente il pensiero di Harry che la tormentava.
“Ancora? È da due giorni che parliamo solo di San Valentino.” sbuffò Lily, leggermente imbarazzata. Anche Alice aveva insistito molto per sapere tutti i dettagli, ma lei era rimasta sul vago.
Quella sera apparteneva solo a lei e a James, raccontarla a qualcuno l’avrebbe in qualche modo sminuita, resa banale.

“Ma tu non ci hai ancora raccontato com’è finita la tua serata.” replicò Ginny, mentre zuccherava la sua tazza di te. Da un po’ di giorni la testa della ragazza era da un’altra parte. Harry, infatti, non era stato per nulla contento di sapere che la sua ragazza lo seguiva, e aveva reagito perdendo la pazienza. Ginny era rimasta in silenzio mentre lui si sfogava; sapeva bene di avere torto. Alla fine si erano abbracciati, ma qualcosa si era rotto tra di loro, era come se si fossero allontanati. Ginny non aveva detto a nessuno di avere seguito Harry, ne aveva chiesto al ragazzo cosa stesse facendo nel parco. Per il momento aveva vinto lui, ma Ginny era decisa ad andare fino in fondo a quella storia.
Sospettava che centrasse qualcuno ma non riusciva proprio a capire chi.

“Si, dopo che hai trovato James..” insistette Hermione. Lily guardò perplessa le amica, poi sospirò e decise di soddisfare almeno in parte la loro curiosità.
“Usate la fantasia, no?” rispose Lily, sperando con tutta se stessa che l’interrogatorio finisse.
“Avete provato a mettere in cantiere Harry?” chiese Ginny con aria maliziosa.
Hermione guardò l’amica con una faccia sconvolta, Lily invece si mise a ridere.

“Sei pazza, sono giovane per avere un figlio. Ho il dovere morale di pensare solo a divertirmi!” rispose Lily lanciando alle due ragazze uno sguardo malandrino che lasciava intendere molte cose.
“E lo studio?” chiese Hermione preoccupata e con gli occhi fuori dalle orbite.
Decisamente James e i malandrini stavano avendo una brutta influenza su di lei.

“Sei senza speranza Hermione.” risposero in coro Lily e Ginny. Hermione ultimamente pensava quasi solo agli esami, ogni minuto lo passava trascrivendo appunti, ripassando o studiando cose che sapeva già. Proprio in quel momento una ragazza bionda, con delle strane treccine colorate che le arrivavano fino alla vita si avvicinò al loro tavolo, attirando l’attenzione delle tre ragazze.
“Ciao ragazze! Scusate, avete visto..” chiese Zhoana timida e imbarazzata. Sirius le aveva promesso che si sarebbero visti a colazione, lo aspettava da un po’ ma di lui nemmeno l’ombra, così si era fatta coraggio e si era decisa a chiedere.
“Sirius non è ancora arrivato. Perché non ti siedi con noi?” la invitò Lily senza permetterle di finire la frase, al primo sguardo aveva capito che si trattava della ragazza di Sirius e lei moriva dalla voglia di conoscerla un po‘ meglio. La ragazza, dal canto suo, rimase colpita da quella ragazza con i capelli rossi, decisa ma allo stesso tempo dolce.
“Non vi dispiace?” chiese Zhoana impacciata. Nessuno prima d’ora aveva mai manifestato interesse per fare amicizia con lei. Era la prima volta che qualcuno, a parte suo fratello ovviamente, le chiedeva di fare colazione insieme.
“Certo che No. Io sono Ginny, questa è Hermione e l’altra rossa Lily.” disse Ginny sorridendo, cercando di metterla a suo agio. Zhoana sembrava un cucciolo spaventato con una gran paura del mondo, un po’ come Luna le prima volte che sedeva con loro.
“Ho sentito molto parlare di voi.” rispose sorridendo Zhoana. I malandrini, del resto, erano decisamente conosciuti al castello, e lo stesso valeva per le ragazze che erano con loro.
“Da Sirius?” chiese Hermione sorridendo. Zhoana scosse la testa facendo tintinnare i campanellini che portava intrecciati tra i capelli.
“Non solo.. Voglio dire, siete piuttosto conosciuti..” spiegò meglio, addentando un pezzo di torta alle mele. Per la prima volta da quando era al castello si sentiva a suo agio con qualcuno che non era né suo fratello, né Sirius. Era una sensazione nuova, molto piacevole.
Le ragazze ripreso a parlare di San Valentino, e questa volta fu il turno di Zhoana raccontare la sua serata con Sirius, vincendo l‘imbarazzo. Lily, Hermione e Ginny scoprirono un Sirius nuovo, dolce e premuroso, del tutto diverso da quello con cui erano abituati ad avere a che fare. Lily si ritrovò a pensare che a Sirius era successo lo stesso che era successo a James, una volta trovata la persona giusta entrambi erano stati in grado di manifestare tutta la tenerezza e la dolcezza di cui erano capaci. Ginny ed Hermione invece non potevano fare a meno di pensare allo scorbutico Sirius che avevano conosciuto, ed erano giunte alla conclusione che l’amore può fare miracoli.
“Ecco Sirius.” disse improvvisamente Ginny, indicando la porta dalla quale stavano entrando i ragazzi. Sirius e James erano un po’ più indietro rispetto agli altri, e stavano confabulando tra loro mentre Remus scuoteva la testa, rassegnato. Probabilmente i due stavano programmando qualche scherzo dei loro per movimentare la giornata e fare venire un esaurimento nervoso ad Hermione. Al fianco di Remus c’erano anche Harry e Ron, stranamente silenziosi. Harry aveva un’espressione strana, stanca, che Ginny non riuscì a spiegarsi.
“Quelli insieme a lui sono James, Remus, Ron ed Harry.” aggiunse Lily, mentre Zhoana guardava perplessa i ragazzi. Come al solito facevano un gran fracasso e stavano attirando gli sguardi di buona parte della popolazione femminile del castello. Zhoana non era gelosa di Sirius, sapeva bene che il ragazzo aveva occhi solo per lei, tuttavia quelle occhiate cominciarono a renderla nervosa. Lanciò un’occhiata a Lily e vide che anche la rossa non era proprio a suo agio.
“Buongiorno ragazze, stavate piangendo la nostra assenza?” chiese James, sedendosi accanto a Lily, seguito a ruota da Sirius, Remus, Ron ed Harry. Ginny salutò il suo ragazzo con un sorriso, che subito si spense quando Harry ricambiò a malapena con un rapido gesto della mano.  
“No, stavamo parlando male di voi con la ragazza di Sirius.” esclamò Hermione, indicando ai presenti Zhoana, che fino a quel momento era passata inosservata.
“Amore mio, che ci fai qui?” chiese Sirius, diventato improvvisamente color peperone, tra le risate degli amici. James sorrise e tese la mano alla ragazza, felice di conoscere finalmente la donna che aveva rapito il cuore di suo fratello.
“Cercavo te e sono state così gentili da invitarmi..” spiegò Zhoana, sorridendo.
“Che ti prende Sirius, sei diventato tutto rosso.” chiese Ron, senza staccarsi dall’abbraccio di Hermione e guardando divertito Sirius.
“Zitto tu!” sibilò il ragazzo, cercando di scagliare contro il rosso una maledizione.
“Che tenero, è emozionato perché ha visto la sua ragazza..” lo canzonò James mentre, aiutato da Harry, cercava di disarmare Sirius. Alla fine i due ragazzi ebbero la meglio, e la calma tornò a regnare al tavolo, o quasi.
“Si.. No.. Uffa, volete del the?” biascicò Sirius, cercando di mettere fine a quella situazione imbarazzante. Tutti ormai avevo lo sguardo fisso su di lui, e sembravano divertirsi alle sue spalle.
“Sono dei bambini!” concluse Remus scuotendo la testa, rassegnato all’idiozia dei suoi amici. Zhoana sorrise e si guardò intorno. La sala grande era abbastanza silenziosa, solo al tavolo in cui erano seduti i malandrini regnava il caos. A Zhoana piaceva molto quella simpatica combriccola in grado di fare tutta quella confusione.
“Allora Zhoana, ti sei pentita di esserti seduta vicino a questi casinisti?” chiese Sirius, avvicinandosi alla ragazza e stampandole un bacio sulle labbra.
“No, al contrario.. Sono davvero simpatici.” rispose lei, sorridendo.
“Anche tu lo sei piccola.” mormorò lui, prima di darle un bacio appassionato.
Era come se la sala grande fosse d’improvviso scomparsa e fossero rimasti solamente loro due.

“Davvero questi cretini non ti hanno messa a disagio?” chiese ancora Sirius, preoccupato.
“Sono abituata a stare sola, è strano mangiare insieme a tutti voi.” disse lei, sospirando. Fino a quel momento aveva passato i pranzi, le cene e le colazioni a guardare la gente che rideva con gli amici, provando a indovinare cosa stessero dicendo. Essere finalmente parte di un gruppo che la accettava per quella che era la rendeva estremamente felice.
“Come sarebbe sempre sola?” chiese Remus, accigliato. I ragazzi smisero di fare baccano e presero a prestare attenzione a quella conversazione. Hermione, Ron, Harry e Ginny potevano immaginare di cosa parlasse Zhoana. Nel loro tempo anche Luna era lasciata da parte da tutti per via delle sue stranezze, nessuno a parte loro aveva mai provato a conoscerla per quello che era davvero. Inutile dire che tutti quanti quegli stupidi si erano persi una grande persona, certamente migliore di tutti loro. Zhoana assomigliava molto a Luna, e come lei sembrava essere un’amica fedele e leale.
“Si, al massimo con mio fratello. La gente ci trova.. Strani. Immagino che sia per tutte le creature di cui parliamo spesso, come i gorgosprizzi.” spiegò Zhoana, ritrovando la sua solita allegria. Non le andava di apparire come una ragazzina sola e triste.
“Che idiozia, tutti sanno che i gorgosprizzi esistono.” sbottò Hermione. Harry lanciò un’occhiata di gratitudine all’amica. Nel loro tempo Hermione era stata la prima a mettere continuamente in dubbio l’esistenza delle creature di cui parlava Luna, mettendola spesso a disagio in compagnia. Quella frase detta da lei aveva un grande significato.
“Dite sul serio?” chiese Zhoana, guardando i ragazzi seduti insieme a lei. Nessuno prima d’ora le aveva creduto quando parlava delle creature magiche di cui si tramandava l’esistenza tramite leggenda. Di solito tutti la guardavano male e si allontanavano, quasi avesse la peste o un’altra malattia contagiosa.
“Perché dovremmo scherzare?” chiese Ron, tranquillo, mentre Ginny ed Harry annuivano decisi.
“Nessuno crede a queste cose perché i giornali non ne parlano mai.” esclamò risentito Harry, mostrando tutta la sua avversione per i giornali, seconda solo a quella per il ministero della magia che lo aveva sempre creduto pazzo quando annunciava il ritorno di Voldemort.
“Si, la penso come te. Io e Xeno parliamo spesso del fatto che la Gazzetta non è mai obiettiva. Pensa solo a mettere in buona luce il ministero della magia.” spiegò Zhoana, presa dalla discussione.
“Anche mio padre odia quel giornale, o meglio, odia chi lo scrive perché non è mai obiettivo.” disse James, amareggiato. Suo padre gli raccontava spesso che la Gazzetta era solita intromettersi negli affari del ministero, manomettendo notizie e proponendo falsi scandali con il solo scopo di mettere in cattiva luce qualcuno.
“Tu e tuo fratello avete mai pensato di aprire un giornale che parli di tutto quello che gli altri giornali non scrivono?” propose Sirius, mentre Ron e Ginny si scambiavano un’occhiata divertita. Harry era sconvolto, mai aveva potuto pensare che il Cavillo fosse nato sotto suggerimento di Sirius.
“Una volta ne abbiamo discusso. Abbiamo anche pensato ad un possibile titolo.” raccontò Zhoana sorridendo.
“Dici davvero?” chiese Remus, interessato alla discussione.
“Si, certo.” assicurò la ragazza.
“Sentiamo..” mormorò Sirius, curioso. Lily e James intanto sembravano essersi isolati dal mondo, ritagliando dei momenti tutti per loro. La ragazza tracciava con il dito il contorno del viso di James, e lui la lasciava fare, aspettando che lei si decidesse a dargli un bacio.
“Cavillo!” disse Ron senza pensarci, beccandosi delle gran occhiatacce da Harry, Hermione e Ginny.
“Come hai fatto ad indovinare?” chiese Zhoana, stupita.
“Io.. Intuito?” balbettò Ron, cercando di salvare la situazione.
“Ron, che burlone! È davvero bravo in divinazione.” disse Hermione, andando in aiuto del suo ragazzo che era diventato dello stesso colore dei suoi capelli, come succedeva sempre quando era in imbarazzo.
“Davvero? E perché non hai continuato?” chiese Lily, di colpo interessata alla carriera accademica del ragazzo.
“Non volevo umiliare troppo il professore!” rispose Ron, scatenando l’ilarità generale. Di colpo il discorso fu dimenticato, i ragazzi poterono tirare un sospiro di sollievo e presero a parlare del più e del meno fino a che non arrivò la posta.
Un grosso gufo lasciò cadere proprio di fronte a Lily una copia della Gazzetta del Profeta.

“Lily, leggi quella roba?” chiese James, sconvolto.
“Attualmente è l’unico giornale che da notizie..” rispose lei, pagando il gufo. Nemmeno a lei quel giornale piaceva, ma l’alternativa era non sapere nulla di quanto stesse avvenendo nel mondo in quel momento.
“Basta, oggi si sciopera. Al rogo la gazzetta!” propose Ron, lanciando lontano la copia del giornale di Lily. La ragazza la prese sul ridere e alzò le spalle pensando che non leggere il giornale per un giorno non sarebbe stato certo un problema. Non sapeva quanto si stava sbagliando. Proprio quel giorno infatti, il giornale portava notizie più che mai interessanti per i ragazzi. In prima pagina c’era una gigantesca foto che riproduceva una donna vestita di nero, una bimba in lacrime vicino a una donna a terra e un uomo ferito. Più in basso il titolo diceva, “Auror salva bambina da misterioso attacco. La madre è grave, forse non ce la farà.”
Dopo l’arrivo della posta l’intera sala grande cominciò a mormorare a bassa voce mentre al tavolo dei professori, gli insegnanti stessi sembravano sconvolti e spaventati.
“Silente, hai letto la gazzetta?” chiese una McGranitt visibilmente preoccupata, avendo cura di tenere la voce bassa.
“Sono stato informato questa notte da Robert.” rispose Silente. La sua voce suonava stanca, non ne poteva più di attacchi e di vittime. Troppi amici erano già morti in quella guerra così assurda, e molti altri rischiavano la loro vita ogni giorno.
“È stata una fortuna che sia arrivato in tempo. La piccola Dora, povera bambina, e Ted poi..” mormorò il professor Anderson. I suoi occhi erano cerchiati di grigio e sul suo viso c’erano delle grosse occhiaie. Anche lui era stato svegliato dai suoi vecchi colleghi auror quella notte, subito dopo l‘attacco. Si era recato immediatamente da Silente, e avevano passato quel che restava della notte a fare ipotesi, una più assurda e improbabile dell’altra.
“Come l’ha presa?” chiese la McGranitt, preoccupata. Anderson alzò le spalle e scosse la testa, cercando le parole giuste.
“Quando i Potter lo hanno chiamato è sbiancato.” rispose con un tono freddo e distaccato.
Gli anni passati in servizio gli avevano insegnato che era inutile lasciarsi prendere dalle emozioni nelle situazioni di pericolo, la cosa migliore era sempre ragionare in modo razionale e mantenere il sangue freddo.

“Dicono che ci è mancato poco che avesse un attacco di cuore.” ridacchio Lumacorno, leggendo quello che era scritto sul giornale.
“Non c’è nulla di cui scherzare, professor Lumacorno.” disse Silente in modo severo. Sul tavolo dei professori cadde un silenzio quasi imbarazzante.
“Dobbiamo informare Black e Potter? Si tratta dei parenti di Sirius, e il padre di James è rimasto ferito..” fece notare la McGranitt, prendendo la parola per prima dopo l‘ammonimento del preside.
“Per il momento no, si sa ancora troppo poco.” rispose Silente tranquillo, sorseggiando il suo the al limone come se nulla fosse.
“Chi è stato ad attaccarli?” chiese Lumacorno timidamente.
“Robert mi ha detto che si tratta della donna che cercano da tempo.” spiegò Anderson, infastidito. Tra tutti i professori Lumacorno era certamente quello che sopportava di meno, era viscido, codardo e pronto a fare qualsiasi cosa pur di ottenere in cambio un po’ di visibilità o qualche dono.
“Quella sbucata dal nulla?” chiese la McGranitt.
Gli altri professori non dicevano nulla, assistevano solamente a quello scambio di battute senza osare intervenire.

“La cosa inquietante è che assomiglia a Bellatrix Black, solo più vecchia.” sospirò Silente.
“Hai qualche idea in proposito?” chiese Anderson, fissando attentamente il volto del preside.
Aveva già fatto quella stessa domanda molte volte nel corso di quella lunga notte, ma tuttavia conosceva abbastanza il vecchio mago da sapere che stava pensando a qualcosa di cui non gli aveva ancora parlato.

“Qualcuna, confusa.” rispose Silente distrattamente, completamente immerso nei propri pensieri. Al tavolo nel frattempo il dibattito tra i professori era continuato, ma Silente era troppo distratto per accorgersene.
“Preside, è nostro dover mettere Black e Potter almeno a conoscenza dei fatti che sono apparsi sul giornale.” riprese la McGranitt decisa. Il preside non parve quasi sentire le parole della donna e non le prestò attenzione.
“Vedrai che lo leggeranno.” concluse Lumacorno, riprendendo a fare colazione come se nulla fosse successo.
La professoressa McGranitt sospirò e poi si alzò da tavola infastidita.

La prima lezione con i ragazzi del settimo anno di Grifondoro toccava proprio a lei, che avrebbe fatto una volta di fronte a Potter e Black?

I corridoi erano affollati come al solito, pieni di gente che non aveva nessuna voglia di passare la mattinata chiuso in un aula a studiare ma che non aveva alcuna altra via d’uscita. Tra quella folla che andava rassegnata verso le aule c’erano anche i malandrini.
“James, come sta tuo padre?” mormorò pieno di curiosità un ragazzino del primo anno che James non aveva mai visto, travolgendolo, e facendo finire tutti i suoi libri a terra.
“Bene, credo.” rispose James alzando le spalle, per nulla stupito dalla domanda. Suo padre era un autor piuttosto famoso, era normale che finisse sul giornale e che le persone si interessassero a lui. Ormai ci aveva fatto l’abitudine ed era orgoglioso che suo padre fosse un grande eroe.
“Meno male! È stato davvero un eroe!” disse ancora il piccolo, saltellando via. James fece un gran sorriso, raccolse i libri e continuò a camminare per la sua strada. Tuttavia, se per James, così come per gli altri malandrini, era perfettamente normale che qualcuno chiedesse notizie di Robert Potter, famoso auror, per Hermione la cosa era decisamente più strana.
“Ma chi che parlano?” chiese Hermione, fermando un ragazzo del terzo anno che aveva assistito alla scena. Quello alzò le spalle.
“Non sai nulla? Non hai letto il giornale?” rispose il ragazzino sbigottito, fissandola come se fosse un ‘aliena. Ne parlavano tutti a colazione, possibile che lei non avesse sentito della lotta contro una mangiamorte che aveva portato Robert Potter insieme a un‘altra donna al San Mungo? Hermione perse la pazienza e gli strappo il giornale di mano senza troppi complimenti.
“Da qua..” esclamò la ragazza, aprendo il giornale. “Dannazione.” imprecò poi a bassa voce. Il ragazzo colse l’occasione per andarsene da quella stramba ragazza, prima che questa gli lanciasse un incantesimo.
“Sirius, Harry, James, venite a leggere che dice la gazzetta.” chiamò Hermione, con una punta di preoccupazione nella voce. Harry conosceva bene l’amica, e quelle parole lo misero in allarme. Si avvicinò a lei e si sporse per guardare il giornale.
“Saranno le solite baggianate.” decretò James alzando le spalle mentre Sirius annuiva deciso, solo Remus era preoccupato dalle parole della ragazza.
“Sarà, ma c’è scritto che una donna misteriosa e oscura ha ucciso alcuni mangiamorte.” lesse Hermione, attirando su di sé l’attenzione degli amici.
“Bellatrix.” indovinò Ginny tristemente. Lily sospirò.
“Se li uccide lei ci fa solo un favore, no?” chiese Ron in modo ironico, James e Sirius erano pienamente d‘accordo con lui.
“Aspetta a gioire. Ha attaccato Andromeda e Dora.” spiegò Hermione. Quelle poche parole ebbero il potere di gelare la stanza.
“Che cosa?” balbettò Sirius, incredulo. Bloccandosi all’improvviso e finendo addosso al povero Remus che camminava avanti a lui.
I due finirono a terra,Remus con un bernoccolo abbastanza vistoso, ma al ragazzo non importava. Voleva solo sapere quello che era successo, ed essere sicuro che Dora stesse bene.

“Tua cugina è stata colpita in pieno, sembra sia grave. Il giornale non dice nulla ma non sanno se sopravvivrà. La piccola sta bene, il padre di James è arrivato in tempo ma è stato ferito anche lui.” continuò Hermione, cercando di trattenere le lacrime. A quelle parole fu il turno di James di rimanere di sasso per qualche istante, prima di reagire d’istinto.
“Silente!” esclamò James precipitandosi fuori dalla stanza, seguito a ruota da Sirius e da Harry. Il ragazzo, oltre ad impedire a James e Sirius di fare cose stupide, voleva parlare con Silente.
Se Bellatrix aveva davvero attaccato qualcuno era giunto il momento di informare il vecchio preside circa la reale pericolosità della donna.

“Sirius, James, fermatevi!” urlò Lily, sperando invano di essere ascoltata.
Le sue parole però furono inutili, i ragazzi erano lontani, diretti allo studio del vecchio preside.

“Che diavolo è successo?” esclamò James, preoccupato per il padre, senza smettere di correre e senza preoccuparsi di tutti i ragazzi che stava travolgendo lungo il suo cammino.
“Perché Silente non ci ha informati?” urlò Sirius, sconvolto quanto l’amico.
Nella loro folle corsa, i due ragazzi travolsero parecchie armature, litigarono con qualche quadro e indispettirono il fantasma di Serpeverde. Tutto quel baccano arrivò a turbare persino l’ufficio di Silente.  
“Cosa diamine è questo baccano?” chiese Anderson spazientito, passando lo sguardo dalla professoressa McGranitt al preside, seduto sulla sua scrivania. Dopo colazione Silente aveva chiesto ai due professori di raggiungerlo nel suo ufficio, per parlare con calma sul da farsi.
“I ragazzi devono aver letto il giornale..” spiegò Silente tranquillamente, alzandosi dalla sua poltrona.
Il vecchio preside si guardò intorno per un po’, poi si avvicinò al camino.

“Parlerà con loro?” chiese la McGranitt, apprensiva. Dietro la maschera che si era costruita di professoressa severa c’era un grande cuore, e la donna non poteva sopportare che ai due ragazzi non fosse detto nulla. Non era giusto, lei al loro posto avrebbe voluto sapere.
“Più tardi, ora vado da Robert. Pensateci voi, va bene?” rispose Silente, prima di sparire nel camino. In pochi secondi il vecchio preside si ritrovò a San Mungo, mentre Anderson e la McGranitt si guardavano, perplessi.
“Non sarà facile.” sospirò la McGranitt, lasciandosi cadere a sedere su una sedia.
“Lascia fare a me.” sibilò il professor Anderson, assumendo la sua solita espressione severa.

Silente ci mise poco più di un attimo ad arrivare all’ospedale magico. Il San Mungo era affollato come al solito, quasi quando la scuola di magia ma con la sola differenza che tra quelle mura non si muovevano ragazzi ma maghi adulti, per lo più guaritori o medimaghi.
Il vecchio preside si guardò intorno, cercando qualche indicazione che lo aiutasse a trovare il reparto dove era ricoverato Robert Potter, poi si incamminò in quella direzione. Una volta nel reparto trovare la stanza del mago non fu un problema, bastò seguire i gruppi di giornalisti accalcati sulla porta. Alla vista di Silente sembrarono animarsi improvvisamente. Cominciarono a fare domande e a scattare foto, ma il vecchio preside entrò senza dire nulla. L’ultima cosa che voleva era finire sulla gazzetta del giorno dopo.
“Salve Robert.” salutò il vecchio preside entrando nella stanza in cui si trovava l’auror, steso a letto con il braccio al collo. Nonostante fosse stata medicata, la ferita sanguinava ancora e aveva macchiato la benda.
Silente fece comparire una comoda poltrona proprio vicino al letto dell’uomo, poi ci si sedette.

“Silente.. Che ci fai qui?” chiese Robert, stupito. La visita di Silente era l’ultima di una serie di visite di grandi personalità del mondo magico. Prima di lui erano venuti anche il ministro della magia in persona e il capo del dipartimento auror, un uomo vecchio e strano che usciva raramente dal suo ufficio.
“Volevo accertarmi che stessi bene e sentire tutta la storia.” spiegò Silente con il suo solito sorriso sulle labbra.
Robert sorrise, e sistemò alla meglio i cuscini.

“Hai avvisato James? Se ha letto il giornale penserà che sono in punto di morte.” esclamò l’auror, indicando la copia della gazzetta che teneva sul comodino. Silente fissò il giornale come se lo vedesse per la prima volta.
“Non ti preoccupare, ci penserà Minerva a parlare con lui. Dimmi della donna.” chiese il vecchio preside, facendosi tutto d’un tratto più serio e preoccupato di quanto già fosse.
“Non so chi fosse, era tale e quale a Bellatrix ma più vecchia. Non voleva uccidere me o i mangiamorte, voleva solo la bambina.” raccontò Robert, dilungandosi a spiegare tutto quello che era successo al preside. Aveva ripetuto la stessa storia anche al ministro e al capo degli auror ma non erano riusciti a trovare nessun indizio per riuscire a catturare la donna. Era successo tutto così in fretta, ed era stato anche strano. Da quando una mangiamorte uccide altri mangiamorte prima di cercare di uccidere una bambina?
“Dora?” chiese Silente stupito. Cosa potevano mai volere i mangiamorte da una bambina? Fino a quel momento i bersagli dei maghi oscuri erano stati auror, dirigenti del ministero, grandi personalità del mondo magico che si battevano per impedire a Voldemort di istaurare il suo potere, mai bambini. Certo, alcune volte erano stati coinvolti in attentati e avevano perso la vita, ma non erano mai stati il bersaglio principale da eliminare.
“Si, Andromeda si è messa in mezzo. Sono arrivato tardi, non sono riuscito a fermarla.” disse Robert, nella voce si sentiva tutto il suo senso di colpa. L’uomo non riusciva a smettere di pensare che se fosse arrivato qualche secondo prima forse anche Andromeda si sarebbe salvata.
“Non è colpa tua.” lo tranquillizzò il vecchio preside, appoggiando una mano sulla spalla sana dell’auror. Robert abbozzò un sorriso, ma sparì subito lasciando posto alla preoccupazione.
“Che dicono i medimaghi?” chiese il signor Potter, preoccupato. Silente sospirò.
“È grave.” rispose Silente vago, abbassando gli occhi.
“Ted è sconvolto.“ sospirò Robert, ricordandosi le grida dell’uomo quando Dorea lo aveva informato dell’accaduto. Era stato terribile ascoltare le urla e la disperazione dell’uomo senza poter fare nulla.
“Dove si trova Dora in questo momento?” chiese Silente, con un‘espressione enigmatica dipinta sul viso.
“Con mia moglie.” rispose Robert, senza capire quali fossero le intenzioni di Silente.
“Parlerò con Ted, per un po’ sarà meglio trasferirla al castello.” mormorò il vecchio preside. Se Dora era davvero un obiettivo dei maghi oscuri la cosa migliore da fare era tenerla al sicuro, almeno fino a che non avrebbe scoperto la ragione che aveva spinto quella donna a cercare di ucciderla.
“Penso sia la cosa migliore.” concordò Robert, pensieroso.

ANGOLO DELL'AUTRICE:
innanzitutto, un saluto a tutti i miei lettori e TANTI AUGURI DI BUON NATALE (molto in ritardo), e di FELICE ANNO NUOVO (un po' meno in ritardo)
mi spiace  non aver postato prima, ma le feste di natale sono in grado di assorbire tutto il tempo libero!
ad ogni modo, GRAAAZIE a tutti coloro che leggono, mettono tra i preferiti e commentano la mia storia.
spero che la mia storia vi piaccia, e che vi piacerà sempre di più!

passiamo ai commenti, la parte che mi piace di più! ;D

SHIHO93: grazie del commento
ma no, non essere così pessimista.. non sono mica così sadica da lasciare quella tenera bambina senza mamma! abbi fiducia e pazienza!
piton o regulus, questo è il dilemma.. non aggiungo altro! :D

AYAPPE: grazie del commento
non ti preoccupare per il mancato commento, capita di essere presi e di perdersi qualcosa per strada!
sono contenta che lo scorso capitolo ti sia piaciuto! ;D

BRANDO: grazie del commento
harry alla fine ha deciso di parlare con silente, chissà.. forse se lo avesse fatto prima andromeda starebbe meglio.
ma si, vedrai che andrà tutto bene. ci vuole solo un po' di ottimismo (e qualche maledizione per bellatrix)..
regulus o piton, come ho già detto è questo il dilemma.. ora resterà solo da vedere come si metteranno le cose tra ginny e harry.
sono felice del fatto che verrò linciata se andromeda morirà, ma niente paura.. non ho mai veramente avuto intenzione di ucciderla.

PAGNOTTELLA: grazie del commento
mi spiace per averti fatto stare in ansia per le sorti del padre di james, ma niente paura.. è solo un graffietto!
niente paura, non ti credo pazza e mi dispiace averti fatto aspettare per l'aggiornamento.

SMEMO92: grazie del commento
niente paura, vedrai che andromeda ce la farà anche grazie a robert! dopo questo attacco il comportamento di bellatrix sarà più chiaro, anche se sarebbe bello capire cosa farà bellatrix dopo che avrà scoperto che ne teddy ne dora sono "disponibili" per essere uccisi.

FINLEYNA 4 EVER: grazie del commento
nel prossimo capitolo vedremo dora più da vicino, e la piccola farà conoscenza con remus!

SHIN_86: grazie del commento
per capire cosa frulla nella testolina di harry dovrai aspettare, per il resto mi fa molto piacere che le svolte ti siano piaciute!

LYRAPOTTER: grazie del commento
vabbè, bellatrix è pazza e psicopatica.. dovevi aspettarti che prima o poi ne combinasse una delle sue. meno male che robert è arrivato in tempo, no?
remus vedovo no, ma nel prossimo capitolo vedremo i due (molto) futuri sposi insieme per la prima volta. ;D
io uccidere una bimba di 4 anni? ma no, non sono così sadica.. uccidere andromeda forse ci ho pensato qualche secondo, ma mi è passata subito.
ops, niente zizzania al castello.. mi sa che qualche problemuccio tra ginny ed harry c'è, ma cosa posso farci io se quella lo spia di nascosto?

EVELYN_CLA: grazie del commento
ti adoro, hai davvero passato tutto il tuo tempo attaccata alla mia storia? tenera! ringrazia anche la tua amica che te l'ha consigliata. dovrei fare una statua a tutte e due. che dire, effettivamente in questa storia dall'inizio ci sono stati un paio di colpi di scena (ok, forse un po' più di un paio), ma pensa che noia se non fosse stato così! ;D
la coppia remus/dora comparirà (per modo di dire coppia, non sono pedofila) nel prossimo capitolo.

MILLYRAY: grazie del commento
spero che questo capitolo non ti abbia deluso e che la mia storia possa continuare a piacerti!

MARTY_YOUCHY: grazie del commento
sei stata davvero un angelo a leggerla tutta d'un fiato. dovrei fare una statua anche a te come a Evelyn e alla sua amica!

come al solito, perdonate l'angolo pubblicità, vi consiglio di andare a leggere l'altra storia che sto scrivendo in questo momento: BROKEN MEMORIES.
anche lei parla dei malandrini, ma senza viaggi nel tempo (sui viaggi nel tempo ne sto scrivendo una che vede i figli di harry e teddy catapultati al tempo dei malandrini, ma è ancora una bozza!).
consiglio BROKEN MEMORIES a tutti quelli a cui piacciono le storie tragice, un po' meno alle fan di James perchè in quella storia lo maltratto un po'!

GRAAAZIE A TUTTI, e alla PROSSIMA!

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Capitolo 55
*** NOTIZIE DAL SAN MUNGO ***


CAPITOLO 53
NOTIZIE DAL SAN MUNGO


Il sole entrava dalla finestra e illuminava la stanza, dando un incredibile senso di tranquillità. Sembrava una giornata perfetta se non fosse stavo per i terribili avvenimenti che avevano sconvolto il castello nelle ultime ore. All’improvviso Hogwarts non sembrava più così sicura e riparata dalle cattiverie del mondo come pareva solo poche ore prima. Anche se non direttamente, fatti terribili alla fine erano arrivati fino al castello.
“Perché non ci avete avvertiti?” urlò James Potter a denti stretti, mentre Sirius Black cercava di calmarlo con poca convinzione. I due ragazzi avevano praticamente fatto irruzione nell’ufficio del preside, dove però avevano trovato solamente la professoressa McGranitt e il professor Anderson.
James e Sirius non si erano fatti intimidire dall’assenza del preside e avevano iniziato a tormentare i due insegnanti, cercando di avere qualche informazione. 
Subito dopo i due ragazzi era arrivato anche Harry Potter, decisamente più calmo dei primi due anche se molto pallido in viso.
“Signor Potter, si calmi. Silente non lo ha ritenuto opportuno perché non si sapeva quasi nulla.” ripeté la professoressa McGranitt per la terza volta, esasperata, cercando con lo sguardo il collega visibilmente infastidito da quella situazione.
“È mio padre, voglio sapere come sta!” continuò James, per niente intenzionato a calmarsi. Era completamente fuori di sé.
Non bastava che era venuto a sapere che suo padre stava male da un giornale invece che dai professori, ora si rifiutavano anche di dirgli come stava.

“È ancora vivo, non ti basta?” sbottò Anderson, infastidito da tutte quelle urla.
“E Andromeda? E Dora? E Ted?” intervenne Sirius, a sua volta preoccupato.
Anderson sbuffò e la McGranitt si lasciò cadere su una poltrona, esasperata. Silente aveva scelto il momento peggiore per andare a San Mungo.

“Quante domande ragazzo.” sbuffò Anderson, severo come al solito. Aveva visto di peggio nella sua lunga carriera di auror e non aveva la minima intenzione di farsi mettere i piedi in testa da due ragazzini agitati.
“Come stanno?” intervenne Harry, pacato, appoggiato allo stipite della porta.
Anderson alzò gli occhi, stupito dalla calma del ragazzo rispetto agli altri due. Gli occhi verdi di Harry incontrarono quelli del vecchio professore, calmi eppure allo stesso tempo stanchi. Ad Anderson ricordavano in qualche modo quelli di Silente. Anche il ragazzo, proprio come il vecchio preside, sembrava immerso in supposizioni e grandi questioni. Il professore sospirò e si chiese ancora una volta cosa nascondesse quel ragazzo misterioso.

“Dora e Ted bene, Andromeda..” iniziò il vecchio professore, rassegnato.
“È grave?” chiese Sirius, improvvisamente più pallido.
Andromeda era l’unica persona della sua famiglia che riuscisse davvero a capirlo, non poteva perderla.

“Potrebbe non farcela. La maledizione l’ha presa in pieno.” ammise Anderson, triste. Era sempre difficile dire quelle parole ai parenti, nonostante gli anni di servizio non si era mai abituato a vedere morire gente più giovane di lui. A quelle parole Sirius sentì la stanza iniziare a girare su se stessa e dovette aggrapparsi a James per non cadere. Harry non disse nulla, sospirò solo ed abbassò lo sguardo mordendosi un labbro.
“Dove era mio padre mentre quella pazza attaccava Andromeda?” chiese James, fissando il vecchio auror dritto negli occhi.
Ancora una volta Anderson si stupì della determinazione di quei ragazzi. Erano rumorosi e trovavano sempre il modo di dare fastidio ma erano anche sicuramente destinati a qualcosa di grande, ne era certo.

“È arrivato subito dopo. Potter, è stata una fortuna che Robert sia arrivato. Senza il suo intervento sarebbe morta anche la piccola.” rispose Anderson in malo modo, infastidito dal modo in cui James avesse messo in discussione l‘operato o il coraggio di suo padre.
James abbassò la testa, imbarazzato. Nella stanza cadde il silenzio. La rabbia che aveva spinto Sirius e James a correre in quella stanza era come sparita, lasciando il posto all’apatia più completa.
“E tu? Perché sei zitto sulla porta?” chiese ancora l’uomo, notando che Harry non si era ancora mosso e non aveva fatto altre domande.
A quelle parole anche la professoressa McGranitt alzò gli occhi sul ragazzo e anche lei si stupì di trovarlo lì.

“Vorrei parlare con il preside.” rispose semplicemente. A quelle parole anche Sirius e James si voltarono verso il ragazzo, perplessi. Certo, i due ragazzi sapevano certamente più dei professori circa Harry, ma il ragazzo riusciva lo stesso ad essere un mistero anche per loro.
La cosa che stupiva i due ragazzi più di ogni altra era la sicurezza con la quale Harry parlava con Silente e con gente più grande di lui. Era sicuramente più diplomatico di tutti loro, questo era certo. Sirius e James si ritrovarono a chiedersi il perché.
“E cosa vorresti dirgli esattamente?” chiese la McGranitt, curiosa e stupita allo stesso tempo.
Quel ragazzo le era sempre parso molto misterioso, quasi stesse nascondendo qualcosa. Un paio di volte aveva provato a parlarne con Silente ma lui aveva liquidato la cosa, quasi fosse a conoscenza di dettagli che invece a lei sfuggivano.

“Beh, questi penso siano affari miei e del preside.” rispose il ragazzo con fermezza ed educazione, senza alzare la voce.
Quella risposta ebbe il potere di mandare Anderson su tutte le furie. Da buon ex auror non poteva sopportare che qualcuno si rifiutasse di dargli le risposte che voleva e iniziò a tartassare il ragazzo. Il suo obiettivo era fargli perdere la calma, ma non ci riuscì. Sotto lo sguardo sbigottito di James e Sirius, Harry rispose a tutte le domande del professore senza svelare nessuno dei suoi segreti.
Quando Silente comparve dal camino la situazione che si trovò davanti era paradossale: Sirius e James che tormentavano una McGranitt alquanto esasperata cercando di sapere qualcosa e Anderson che era molto vicino a torturare Harry. A Silente non sfuggì la tranquillità con cui Harry teneva testa a Anderson. Sembrava abituato a trattare con gente più grande e potente di lui, quasi non fosse la prima volta che fosse chiamato a spiegare i suoi misteri ad un‘autorità. Il vecchio preside si ripropose di parlargli nuovamente per cercare di scoprire qualcosa circa quel mistero.
“Che sta succedendo?” chiese il preside, richiamando l’attenzione di tutti i presenti. Immediatamente sia professori che studenti si zittirono e si voltarono verso l’uomo. Il primo che prese la parola fu Anderson, con un sorriso schivo sul volto.
“Il signor Potter le vuole parlare.” disse mettendosi a sedere nella poltrona vicina a quella su cui era seduta la professoressa McGranitt.
“Quale Potter se posso chiedere?” chiese Silente, fissando prima James e poi Harry, che a quelle parole si lasciò sfuggire un sorriso.
“Harry, signore.” chiarì la professoressa di trasfigurazione, indicando il ragazzo.
Harry non disse nulla, rimase in silenzio ma contraccambiò lo sguardo del preside.

“Bene, avevo giusto bisogno di parlare con lui.” ammise il preside, sorridendo.
Prima che l’uomo riuscisse ad aggiungere qualcosa fu bloccato da James e Sirius.

“Mio padre?” chiese James, ansioso.
“Mia cugina?” fece eco Sirius, preoccupato.
Anderson imprecò sotto voce mentre la McGranitt alzò gli occhi al cielo. Il vecchio preside guardò entrambi, poi sospirò e si sedette sulla sua poltrona. Era giunto il momento di dare loro le informazioni che volevano, poi avrebbe potuto parlare con Harry.

“Avete ragione ragazzi. James, tuo padre sta bene. La ferita per fortuna non era nulla di serio. Se vuoi raggiungerlo fai pure..” spiegò l’uomo, indicando al ragazzo il camino alle sue spalle. James non se lo fece ripetere due volte e vi si precipitò.
“Grazie signore.” mormorò grato mentre spariva tra le fiamme. Sirius guardò l’amico sparire sorridendo mesto.
“Sirius, per quanto riguarda Andromeda le cose sono più complicate..” iniziò il vecchio preside, scegliendo con cura le parole.
“Posso andare da lei?” chiese Sirius speranzoso. Silente sospirò prima di rispondere.
“I medimaghi stanno ancora facendo il loro lavoro. Appena saprò qualcosa ti manderò a chiamare. Nel frattempo però vorrei che ti occupassi della piccola Dora. Era lei la destinataria della maledizione che ha colpito Andromeda, per qualche ragione ancora sconosciuta. Fino a che non capirò perché, ho detto a Ted che la piccola rimarrà al castello, sotto la mia protezione. Pensi di poterti occupare di lei?” disse Silente, la sua voce era triste e stanca.
“Certo.” annuì Sirius, rassegnandosi a dover aspettare. Sperava che la compagnia della cuginetta avrebbe reso quelle ore più sopportabili. Il preside sorrise, ringrazio il ragazzo e diede disposizione alla professoressa McGranitt perché accompagnasse Sirius a prendere la piccola. I due lasciarono la stanza sotto lo sguardo perplesso di Anderson, che non aveva nessuna intenzione di andarsene. Voleva a tutti i costi sapere che aveva Harry di tanto importante da dire al preside.
Harry però non sembrava intenzionato a parlare di fronte all’auror, incrociò le braccia e lanciò un’occhiata infastidita a Silente.

“Grazie mille, ed ora veniamo a te Harry. Che cosa vuoi dirmi?” chiese il vecchio preside, lanciando a sua volta ad Anderson un’occhiata per fargli capire che doveva andarsene.
“Se permettete preside, avrei da fare. Tornò più tardi.” disse l’ex auror di malavoglia, lasciando la stanza. Era evidente che era furente, e che avrebbe voluto rimanere lì, ma non poteva certo disubbidire al preside. Si ripromise di indagare da solo sul passato di Harry.
“So chi ha attaccato Andromeda, e perché.” rispose secco Harry dopo essersi accertato che l’uomo ebbe chiuso la porta alle sue spalle.
Silente sospirò, non sembrava per nulla sorpreso. Aveva sempre sospettato che Harry sapesse di più di quanto avesse detto, ne era praticamente sicuro ma non poteva certo obbligarlo a parlare. Poteva solo fidarsi di lui e del suo giudizio. Era certo che al momento giusto, proprio come stava facendo ora, Harry gli avrebbe detto tutta la verità.

“Lo sospettavo. Si tratta di Bellatrix, vero? La Bellatrix del futuro. Come mai è qui?” chiese Silente con una sicurezza che lasciò Harry perplesso.
Il vecchio preside aveva capito che si trattava di Bellatrix quando Robert gli aveva raccontato la storia. Nel sentire le parole del padre di James aveva immaginato che la donna avesse trovato un modo di tornare proprio come avevano fatto Harry e gli altri. L’unica cosa che gli sfuggiva era la motivazione. La donna che aveva attaccato Andromeda voleva sua figlia e agiva da sola, senza i mangiamorte. Sicuramente Bellatrix era tornata indietro per cambiare a sua volta il passato, perché non allearsi con il suo Signore?

“Vuole Teddy, e vuole impedire che nasca in questo tempo.” spiegò Harry, cercando le parole giuste. Doveva mettere in guardia Silente circa il pericolo che Bellatrix costituiva per tutti loro ma non poteva dire troppo. Era ancora presto perché il preside sapesse tutta la verità, inoltre era fermamente deciso a tenerlo lontano dalla pietra della resurrezione. Sapeva che per Silente la pietra, così come il mantello dell’invisibilità, era una tentazione troppo forte e che avrebbe potuto condurlo alla morte.
“Teddy?” chiese Silente, perplesso, fissando Harry. Da quel che sapeva lui, che sospettava fosse una bugia, Teddy era il figlio di Ginny. Cosa poteva avere fatto quel piccolino per giustificare tutto questo odio da parte di Bellatrix?
“Già, Ted Remus Lupin. Il figlio di Dora e Remus.” spiegò meglio Harry con un sorriso furbo sul visto. Come previsto Silente rimase stupito dalla rivelazione ma cercò di non darlo a vedere.
“Interessante. Quindi pensava di uccidere Dora per impedire che il sangue dei Black si possa in futuro mischiare con quello di un lupo mannaro. Ma perché non uccidere direttamente il piccolo?” chiese Silente, pensieroso, senza fare ulteriori domande circa il piccolo. Era strano anche per il vecchio preside però pensare che Harry e Teddy erano i figli di due suoi studenti.
“Perché è qui al castello, sotto la sua protezione.” ipotizzò Harry, alzando le spalle.
A Silente quella risposta parve convincente e cominciò a fare molte domande.
Harry rimase a parlare con il vecchio preside per qualche ora. Silente gli fece ripetere molte volte la sua versione, come per accertarsi che il ragazzo non gli stesse nascondendo nulla.
Lo lasciò andare solo quando fu convinto di conoscere tutti i segreti del futuro. Il preside aveva insistito particolarmente su Bellatrix. Lo preoccupava molto sapere che una pericolosa mangiamorte era tornata indietro nel tempo per salvare il suo signore, questo metteva tutti loro in pericolo. Harry e i suoi amici stavano cambiando il futuro, se Bellatrix provava a fare lo stesso rischiavano che le cose si discostassero talmente tanto da come dovevano andare tanto da stravolgere completamente tutto.
Harry uscì dall’ufficio del preside sbuffando e trovò Ginny di fronte al quadro della Signora Grassa che segnava l’ingresso alla loro sala comune.
I due si fissarono per un po’, imbarazzati. La tensione e la distanza che si era creata tra i due si poteva percepire chiaramente.

“Hai detto tutto a Silente?” chiese Ginny alla fine, decidendosi a parlare per prima.
“Solo l’essenziale.” rispose Harry, alzando le spalle. Tra i due ragazzi cadde di nuovo il silenzio.
“Harry, posso parlarti?” chiese alla fine Ginny. Harry immaginò che non volesse sapere di Silente ma delle sue sparizioni. Il ragazzo non sapeva se era davvero pronto ad affrontare quel discorso con lei. Il ragazzo annuì piano.
“Certo.. Dora?” si informò Harry, preoccupato per la bambina. Doveva essere stato terribile per lei vedere la mamma cadere sotto i suoi occhi, colpita da una maledizione che era destinata a lei.
“È con Sirius e gli altri. James non è ancora tornato e di Andromeda non si sa nulla.” spiegò la ragazza, triste.
Harry fissò attentamente il viso della ragazza, incorniciato dai lunghi capelli rossi. Era ancora più bella del solito, anche se si poteva leggere chiaramente sul suo viso la tristezza che stava patendo.

“Sapevamo che Bellatrix avrebbe fatto qualche pazzia, ma non credevo che arrivasse fino a questo punto.” sospirò Harry, lasciandosi cadere a terra, seduto con le spalle appoggiate alla parete quasi a cercare un sostegno in quelle pesanti pietre.
La ragazza lo fissò per un po’, triste, poi si sedette di fianco a lui.

“È completamente pazza.” commentò Ginny scuotendo la testa dopo un po‘. Pazza, non c’erano altre parole per definire quella donna. Ginny aveva pensato che fosse uscita dalla sua vita dopo la battaglia finale, quando sua madre l’aveva colpita, ma evidentemente si era sbagliata. Bellatrix non era morta ed era ancora in circolazione, costituendo un grave pericolo per tutti loro.
“Si, ma potevo fare qualcosa. Avrei dovuto immaginare che il suo bersaglio, visto che non poteva arrivare a Teddy, sarebbe stato la piccola Dora.” mormorò Harry, ad occhi chiusi. Si sentiva colpevole, una piccola voce dentro di lui non faceva che ripetergli che era solo colpa sua se alle persone che amava succedeva sempre qualcosa di brutto. Da sempre, fin da quando aveva solo un anno, aveva visto le persone a cui teneva di più morire, sacrificarsi, per colpa sua. Non ne poteva più. Una parte di sé voleva cedere, addormentarsi e non pensare più a nulla, ma un’altra parte di sé gli imponeva di non smettere di lottare. Harry decise di seguire questa seconda voce, anche se era terribilmente difficile.
“Hai fatto tanto, non puoi pensare a tutto tu. Anche a Silente sfuggono delle cose.” cercò di tirarlo su di morale Ginny. Harry sospirò.
“Ma noi conosciamo il futuro, certe cose dovremmo poterle prevedere.” esclamò Harry, alzando lo sguardo e incrociando quello della ragazza, che divenne improvvisamente più duro.
“È questo quello che fai quando sparisci?” chiese Ginny, decisa. Nei suoi occhi e nella sua voce Harry riconobbe una specie di rimprovero.
“Ginny..” iniziò Harry, ma fu subito interrotto dalla ragazza.
“No, Harry. Sta zitto e ascoltami! Ho sbagliato, non avrei dovuto seguirti, ma tu non mi hai dato altra scelta. Ho provato a farti domande, ma non hai risposto. Pensavo che il tempo dei segreti fosse finito.” sbottò lei, decisa a mettere in chiaro le cose. L’aveva ferita sapere che Harry non si fidava di lei a tal punto da dirle tutto.
“Lo so, ma..” provò a dire Harry, prima di essere nuovamente interrotto.
Ginny era come un fiume in piena, non c’era modo di mettere fine alla sua delusione.

“Fammi indovinare, lo hai fatto per proteggermi? Hai mai pensato che io non voglio essere protetta ma partecipe della tua vita? Da quando mi hai scoperta a seguirti poi sei cambiato, sei diventato freddo e distante. Basta così poco per mettere in crisi il tuo amore per me?” continuò la ragazza, senza staccare lo sguardo dagli occhi verdi di Harry. Il ragazzo sospirò, e si rese conto di non avere davvero capito nulla. Ginny voleva solamente aiutarlo, fare parte della sua vita e condividere ogni più piccolo segreto mentre lui l’aveva allontanata. Era stato davvero imperdonabile. Era ricaduto negli stessi errori che aveva già commesso in passato.
“Non ho capito niente. Non pensavo di farti soffrire a questo modo, altrimenti te ne avrei parlato.. Puoi perdonarmi?” disse Harry, la voce ridotta a poco più di un sussurro. Lo sguardo di Ginny si addolcì e la ragazza si avvicinò piano a lui.
“Certo amore, ma basta segreti. Promesso?” mormorò Ginny, prendendo la testa di Harry tra le mani. I loro visi si avvicinarono e le loro labbra si posarono le une sulle altre. Proprio in quel momento un ragazzo si schiarì la voce, un po’ imbarazzato, per annunciare la sua presenza alla coppia.
“Buon giorno. Ops.. Ho interrotto qualcosa?” salutò James, cogliendo il momento peggiore per arrivare di sorpresa.
I due ragazzi si staccarono improvvisamente, entrambi rossi in viso.

“No, stavamo solo chiarendo un piccolo malinteso.” si affrettò a dire Ginny, dello stesso colore dei suoi capelli.
“Devo sparire così fate la pace in intimità?” chiese malizioso James. Harry lanciò al padre uno sguardo omicida, prima di decidere a dire qualcosa.
“Smettila, piuttosto. Come sta tuo padre?” chiese alla fine, cercando di pensare a qualsiasi cosa non prevedesse la morte del genitore. Sul viso di James si allargò un sorriso che fece intuire agli altri due che suo padre era fuori pericolo.
“Bene, è solo ferito ad un braccio. Lo mandano a casa tra qualche giorno.“ raccontò James, sorridendo.
Il ragazzo era certamente più tranquillo rispetto a qualche ora prima.

Si era precipitato a San Mungo, ed era entrato come una furia nella camera del padre.

“Papà..” aveva urlato, spalancando con poca grazia la porta della stanza nella quale si trovava suo padre. L’uomo era nel letto, parlava e sorrideva alla moglie, solo un po‘ sorpreso dalla brusca entrata del figlio.
“Ehy, campione.. Cos’è tutto questo baccano?” aveva detto Robert Potter, sorridendo tranquillo. Alle sue spalle la moglie aveva lanciato uno sguardo di rimprovero al figlio, ma non aveva detto nulla. Poteva capire come si sentisse James in quel momento, quando aveva saputo che suo padre era stato ferito doveva essergli caduto il mondo addosso.
“Stai bene, vero? Il giornale, Anderson, Silente..” mormorò James, confuso.
“Calmati James, è solo una ferita al braccio. Qualche giorno e guarisce.” lo tranquillizzò la signora Potter, sorridendo dolcemente.
“Te l’ho detto mille volte di non badare a quello che scrive la Gazzetta. Sono tutte stupidaggini!” disse dolcemente il signor Potter.
James guardò perplesso i genitori, prima di lasciarsi cadere seduto su una sedia di plastica. Suo padre, a parte la fasciatura, sembrava stare bene. Rideva persino, mentre sua madre gli sistemava le coperte.
Il ragazzo tirò un sospiro di sollievo, felice che il padre fosse fuori pericolo.
“Chi è stato?” chiese James, cercando di farsi raccontare dal padre quello che era successo.
“Vorrei saperlo, ragazzo. Anzi, penso che tutti quanti vorrebbero saperlo.“ rispose Rober Potter, evasivo. James sospettò che non volesse trattare l’argomento. Come dargli torto, era stato attaccato dalla versione più vecchia di Bellatrix. James sapeva come stavano le cose, ma per suo padre e tutto il corpo auror era decisamente un mistero.
“Cosa poteva volere da Andromeda?” chiese la signora Potter, perplessa. Anche lei non era riuscita a cavare una sola parola sull’accaduto al marito e sospettava che la vicenda fosse stata messa sotto segreto.
“Non voleva Andromeda, voleva Dora.” si lasciò scappare Robert Potter.
“Ma è solo una bambina!” esclamò esterrefatta la moglie. James decise di non dire nulla. Non poteva certo mettersi a raccontare che Bellatrix voleva vendicarsi della nipote che nel futuro aveva sposato un lupo mannaro e che aveva anche avuto un figlio da lui, sarebbe stato poco credibile.
Le voci di Ginny e di Harry riportarono James alla realtà.
“Ha detto niente di Bellatrix? Silente mi ha detto che l’ha riconosciuta e si è chiesto come mai fosse così giovane.” chiese Harry, ricordando le parole del vecchio preside. James scosse la testa.
“No, non ha detto nulla dell’aggressione. Hai parlato con Silente?” chiese a sua volta James, prima di raccontare ad Harry di come suo nonno aveva evaso l’argomento. Anche Harry concordò con James nel pensare che qualcuno, il ministero, gli altri auror o forse lo stesso Silente, aveva chiesto al signor Potter di non parlare dell’accaduto.
“Era la cosa migliore da fare, quella pazza potrebbe combinare altri guai.” spiegò Harry, mettendo rapidamente al corrente James della conversazione avuta con il preside poco prima. James ascoltò il figlio senza dire nulla.
“Ci sono novità su Andromeda?” chiese Ginny, sperando che a San Mungo avessero detto qualcosa a James. Questa volta il ragazzo annuì.
“Si, ma andiamo dagli altri così sentono anche loro.” rispose James sorridendo, prima si sussurrare alla Signora Grassa la parole d’ordine per entrare nella Sala Comune di Grifondoro. I tre ragazzi entrarono nella Sala, e Ginny approfittò di quei pochi istanti per sussurrare qualcosa all’orecchio di Harry.
“Io e te abbiamo un discorso in sospeso..” iniziò Ginny, riferendosi al discorso circa le sparizioni di Harry che avevano iniziato prima dell’arrivo di James.
“Te lo dico più tardi, promesso!” promise Harry, lanciando uno sguardo preoccupato a James, che era a pochi passi da loro.
L’ultima cosa che voleva era che lo sentisse James o Sirius; sarebbe stata la fine del suo piano.

“Un indizio?” supplicò la ragazza.
Harry ci pensò un po’ su, assicurandosi che il padre fosse abbastanza lontano da non sentire quella conversazione.

“Riguarda Regulus.” disse alla fine, a bassa voce.
“Il fratello di Sirius?” chiese Ginny, stupita.
Sapeva molto poco del fratello di Sirius, solamente che era stato prima un mangiamorte, poi un eroe ed infine un martire ma non sapeva esattamente il perché. Era una delle tante storie, o meglio dei tanti misteri, che Harry, Hermione e Ron custodivano gelosamente.

“Si, lui.. Possiamo parlarne dopo?” chiese Harry, sorridendo.
“Va bene. Hai un piano?” chiese a sua volta Ginny, fissandolo dritto negli occhi.
“Forse.” mormorò piano Harry in risposta.
Mentre i due ragazzi si attardavano a parlare, James era già corso dagli amici. I ragazzi erano riuniti di fronte al camino e una piccola peste dai capelli fuxia aveva catalizzato l’attenzione di tutti. Ginny ed Harry si avvicinarono e riconobbero immediatamente Ninfadora Tonks. Era più piccola, certo, ma i capelli fuxia, il viso a forma di cuore e la sua sbadataggine ricordavano ai due ragazzi la loro amica.
Ginny alzò lo sguardo su Hermione e Ron, e capì che anche loro la pensavano così.

“James!” lo salutò Remus, vedendolo arrivare. Sirius alzò la testa, e fissò l’amico.
“Ciao ragazzi. Ciao anche a te piccolina.” rispose James, abbassandosi alla stessa altezza della bambina. Dora interruppe i suoi giochi e fissò per un po’ il nuovo arrivato, stupita. Aprì la bocca per chiedere chi fosse il ragazzo con gli occhiali, ma in cugino la prevenne.
“Dora, questo è il mio migliore amico James.“ spiegò Sirius, indicando James alla bambina.
“Ciao, tuo papà è il mago che ha picchiato la strega cattiva che ha fatto male alla mamma?” chiese Dora, fissandolo dritto negli occhi.
Quelle parole spiazzarono James.

“Beh, si..” rispose James, incerto.
“Come sta il tuo papà? Quando l’ho visto aveva il sangue..” chiese la bambina, preoccupata. Harry fissò Dora, stupito dal coraggio e dalla calma di quella bambina. Al suo posto chiunque si sarebbe messo a piangere, isterico, lei invece si era calmata e aveva persino chiesto a James di suo padre.
“Sta meglio, non ti preoccupare.” la tranquillizzò James, accarezzandole dolcemente la testa. La piccola sorrise, e si strinse forte contro il petto di James.
“E la mia mamma?” chiese ancora Dora.
Quelle parole fecero stringere il cuore a tutti i presenti. Lo sguardo di tutti si posò su James, chiamato a dare una risposta.

“Sta meglio anche lei, ora dorme.” rispose James sorridendo dolcemente. Remus guardò perplesso l’amico.
“Dorme così poi sta meglio?” chiese la piccola, speranzosa. James annuì e Dora si strinse ancora contro James, sollevata.
“Che ne dici di fare un sonnellino anche tu?” suggerì Sirius, prendendo in braccio la piccola. Il visetto di Dora si imbronciò quasi subito, protestando.
“Posso fare la nanna con Teddy?” chiese Dora, indicando il bimbo che era profondamente addormentato tra le braccia di Remus. Hermione sorrise guardando la piccola guardare adorante Teddy. Quando era arrivata al castello si era subito affezionata al piccolo.
“Certo, vieni con me.” disse Sirius, prendendo dolcemente Dora per mano.
La piccola guardò Sirius sconvolta, poi cacciò un urlo che face fare un salto a tutti i presenti.

“No, io la nanna la faccio solo con Remus.” rispose Dora, decisa.
“Ma guarda te che signorina capricciosa. Perché solo con lui?” chiese Sirius, geloso.
Remus intanto stava calmando Teddy, che era scoppiato a piangere, e guardava sorridendo l’amico.

“Perché è più simpatico di te, ed ha gli occhi luminosi.” ribatté la bambina, guardando il licantropo con aria sognante.
“Ha le idee chiare la piccola.” esclamò James malizioso. Remus lanciò un’occhiataccia all’amico.
“Remus!” chiamo a gran voce Dora, chiamando il ragazzo.
“Va bene, vi porto io. Andiamo..” disse alla fine Remus arrendendosi ed alzandosi dal divano. La bambina iniziò a saltellare per la felicità.
“Mi fai anche vedere la vostra stanza?” chiese Dora, al settimo cielo, sperando di poter dormire nella stanza dei ragazzi.
“Certo, ma tu poi dormi. Va bene?”mormorò Remus, sorridendo. La bambina si affrettò ad annuire.
“Promesso.” disse Dora.
Lily rimase incantata a guardare quella strana famiglia che si allontanava.
“Che peste!” mormorò Hermione, scuotendo la testa.
“È già perdutamente innamorata del nostro Lunastorta!” esclamò Sirius, felice. James annuì deciso. I ragazzi aggiornarono James, Harry e Ginny su tutti i disastri che la piccola aveva combinato in poche ore e di come si era subito innamorata di Remus e Teddy non appena li aveva visti.
“Beh, anche così sono una bella coppia.. Non trovate?” fece notare Lily. Hermione e Ron annuirono, decisi. La cosa che stupiva di più Harry era la naturalezza con cui Remus si comportava con lei. Per la prima volta in vita sua non sembrava spaventato dalla sua natura e dalla reazione che poteva procurare sugli altri.
“Basta stupidate. James, dicci di Andromeda.” disse Sirius, richiamando l’attenzione di tutti. A nessuno era sfuggita la sicurezza di James nel dire a Dora che la mamma stava dormendo. Doveva essere sicuramente successo qualcosa mentre James era al San Mungo.
“Certo, quando ero con mio padre è entrato Ted e ha detto che era fuori pericolo. È ancora molto grave e dovrà stare qualche mese in ospedale ma ce la farà.” spiegò James, mentre Sirius lo abbracciava felice, obbligandolo a raccontare nei minimi dettagli quello che era successo. James sospirò, ma non ebbe cuore di rifiutare una richiesta del genere all’amico.
“Meno male!” esclamò Sirius, tirando finalmente un sospiro di sollievo. Anche gli altri sembravano decisamente più sereni.
“Posso andare a trovarla?”chiese Sirius, impaziente di poter rivedere la cugina.
“I guaritori dicono che dormirà qualche giorno e che è meglio che rimanga tranquilla. Silente dice che ti lascerà andare settimana prossima.” rispose James, cercando di convincere l’amico a portare ancora un po’ di pazienza.
“Ma sta bene, vero?” chiese ancora Sirius, apprensivo.
“Non è al pieno della forma, ma è salva. Dicono sia stata questione di minuti, ancora qualche istante e non ci sarebbe stato nulla da fare per lei.” spiegò James, pensieroso. Non poteva fare a meno di chiedersi quali fossero adesso gli obiettivi di Bellatrix. Teddy e Dora erano ad Hogwarts, Andromeda al sicuro a San Mungo. Che avrebbe fatto ora quella vecchia pazza?
“Meno male che c’era tuo padre.“ sospirò Lily, prendendo una mano di James e distraendolo dai suoi tristi pensieri.
“A proposito, come sta?”chiese Ron, preoccupato.
“Bene, solo un braccio ammaccato. Qualche giorno e torna come nuovo.” rispose James, sorridendo. Sirius fu felice di sapere che anche il signor Potter stava bene. Robert gli aveva sempre fatto da padre, c’era sempre stato quando lui era triste o soffriva per come era trattato dai suoi genitori. I ragazzi cambiarono argomento e si misero a parlare dell’imminente partita di quiddict. Nessuno di loro aveva voglia di fare discorsi seri o di parlare di Bellatrix.
Nel frattempo dalla stanza di sopra si sentirono delle risate. Remus stava ridendo, e con lui la piccola Dora.
“Sei una peste, ha ragione tuo cugino.” mormorò Remus, cercando di mettere a letto Dora. Con Teddy era stato facile, come al solito, ma con la piccola si stava rivelando una vera e propria impresa.
Dora non faceva che agitarsi, rigirarsi nel letto e guardare ovunque, curiosa come solo una bambina può essere.

“Remus, sai che sei il mio preferito?” disse lei all’improvviso, guardandolo sognante con due grandi occhi azzurri per l’occasione.
 Remus si sorprese guardandola.

“Addirittura?” chiese, sorridendo. La situazione in cui si trovava era decisamente strana.
“Si! Quando sono grande mi sposi?”chiese la piccola, con sguardo sognante. Quelle parole fecero saltare qualche battito a Remus.
D’improvviso si rese conto che Harry e gli altri avevano ragione, che non era destinato a essere solo per sempre e che un giorno avrebbe trovato una compagna per dividere la sua vita.

“Poi vediamo, ora dormi!” rispose Remus, rimboccandole dolcemente le coperte.
La piccola si addormento nel giro di pochi minuti, stanca da tutte le emozioni e gli avvenimenti della giornata. Remus invece rimase sveglio a guardare i due bambini profondamente addormentati.

ANGOLO DELL'AUTRICE:
innanzitutto, CIAO a tutti.. (come al solito vi chiedo perdono per i tempi di aggiornamento.. spero che vi vorrete bene lo stesso!)
come seconda cosa, ma non per questo meno importante, GRAAAZIE a chi legge e basta, a chi mette la mia storia tra i preferiti o i seguiti ma soprattutto GRAAAAAAAAZIE a chi lascia un commento.

FINLEYNA 4 EVER: grazie del commento!
il nonno sta più che bene, per questa volta gli ho scampato il trauma Harry. sarebbe stato troppo per lui sapere di avere un nipote dell'età del figlio!
per quanto riguarda l'uragano rosa, sembra che abbia già le idee chiare, no?

SHIHO93: grazie del commento!
ma no, non sono cattiva come la Rowling io.. ;D
effettivamente si, Bellatrix era morta.. ma a me serviva qualcuno di cattivo e pazzo che se la prendesse con Teddy e Dora, non mi sembrava ce ne fossero altre oltre quella pazza di Bellatrix.

BRANDO: grazie del commento!
diciamo che i ragazzi cercheranno di agire nell'ombra per non coinvolgere Silente ed evitare che gli succeda qualcosa. l'idea sarebbe quella di costituire una specie di ordine parallelo, nel quale oltre alle vecchie glorie ed ai malandrini parteciperà anche qualche nome nuovo..
non dico altro per il momento, a parte che spero che il capitolo ti sia piaciuto!

PAGNOTTELLA: grazie del commento!
ma si che sono buona, visto che alla fine torna sempre tutto a posto? ;D

LYRAPOTTER: grazie del commento!
ma no che non ho mai pensato di ucciderla, mica sono così cattiva. ok, forse ti ho dato l'idea di essere un pochino malvagia nella storia in cui James è in coma, ma ti assicuro che quello è un caso isolato. non so perchè quella storia mi viene così triste (ci provo, davvero, ma non ci riesco!).
la piccola Dora non ha (ancora) fatto tanti disastri, ma aspetta di vedere il prossimo capitolo..
diciamo che Zhoana è stata creata per essere un po' l'alter ego di Luna e che le somiglianze sono decisamente volute!

MILLYRAY: grazie del commento!
Dora e Remus si sono incontrati. il padre di James per il momento non ha ancora scoperto di essere nonno ma pensavo di mandare tutti a casa Potter per le vacanze di pasqua.. bah, vedremo! ;D

SHIN_86: grazie del commento!
mi spiace che nessuna delle cose che volevi è accaduta in questo capitolo. abbi fede, e aspetta le vacanze di pasqua per l'incontro Harry-nonno (nella storia, non nella realtà le vacanze di pasqua!) ;D

SMEMO92: grazie del commento!
Harry non ha la minima intenzione di parlare con Anderson e con la McGranitt, con gran disappunto di entrambi direi!
per quanto riguarda la piccola Dora, ha iniziato a fare danni e Sirius è già molto geloso di lei! che tenero, vero?

TERRY93: grazie del commento!
visto che Dora non è più orfana? giuro che non è mai stato nelle mie intenzioni farcela diventare!
piaciuta la scoperta circa cosa fa Harry quando sparisce? per ulteriori chiarimenti però devi aspettare il prossimo capitolo!

GRAAAZIE A TUTTI, AL PROSSIMO CAPITOLO!

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Capitolo 56
*** qualcuno trama nell'ombra ***


innanzitutto chiedo perdono per il mio assurdo ritardo.
potrei stare qui per ore a raccontarvi tutti i motivi che mi hanno portato a non postare più per così tanto ma credo che la ragione principale è stata che ho avuto seri problemi di ispirazione.
in seguito al commento di vodia ho messo in discussione tutta la mia storia. ringrazio anche brando per non avere perso la fiducia e le speranze  e ovviamemte anche shiho93, smem092, fairyelly83, lyrapotter, aurora03 e ika90, sperando che non mi mandino al diavolo!
insomma, ora sono tornata più carica che mai e spero che voi ci siate ancora!
questo capitolo è dedicato a voi, sempre che abbiate ancora voglia di leggermi..

CAPITOLO 54
QUALCUNO TRAMA NELL’OMBRA.


Non appena arrivò la sera i ragazzi crollarono, esausti per la lunga giornata e per le troppe cose che erano accadute. Nel giro di poche ore erano passati dal fare colazione tranquilli a correre a perdifiato nell’ufficio del preside per avere notizie dei propri familiari. Come se non bastasse c’erano anche state discussioni, litigi e pianti, poi per fortuna tutto si era risolto nel modo migliore: il padre di James stava bene, la cugina di Sirius si sarebbe ripresa presto e quella piccola peste di Dora dormiva tranquilla insieme al piccolo Teddy nel letto di Remus, che li guardava incantato. In quei due piccoli corpi addormentati Remus riusciva a vedere il suo futuro e la speranza di una vita normale, senza discriminazioni. Certo, sapeva che sarebbe stato comunque difficile, ma sapeva anche che ne sarebbe valsa la pena. Il mattino successivo furono Ginny ed Hermione le prime a svegliarsi e a scendere nella sala comune, in attesa dei ragazzi. Ginny aveva raccontato all’amica della discussione che aveva avuto con Harry e che lui si era finalmente deciso a raccontarle cosa stava tramando. Hermione, che fino a quel momento era sembrata perplessa riguardo alla questione, era decisamente curiosa ed agitata e non vedeva l’ora di conoscere tutta quanta la storia nei minimi dettagli. Le due ragazze aspettarono Harry per quasi un’ora, fino a che il ragazzo non scese lentamente le scale e si sedette sulla poltrona di fronte a loro.
“Ragazzi, devo parlarvi..” iniziò Harry, grave, rivoltò a Ginny e ad una perplessa Hermione.
La rossa non gli lasciò quasi il tempo di prendere fiato.
“Che stavi facendo nel parco?” chiese Ginny, decisa ad avere tutte le risposte che il suo ragazzo le aveva promesso. Non voleva correre il rischio che l’arrivo dei malandrini interrompesse ancora quel discorso.
“Regulus..” iniziò Harry, pensieroso.
“Il fratello di Sirius?” saltò su Hermione, curiosa, facendosi più attenta.
“Sai come è andata nel nostro tempo, no?”chiese Harry, rivolto a Ginny. La rossa annuì, fremendo perché Harry andasse avanti. Era stata Hermione a raccontarle quella storia nei minimi dettagli la sera prima, dopo che lei aveva raccontato all’amica della discussione avuta con Harry. Dalle parole della ragazza era emerso un Regulus molto diverso da quello che invece emergeva dai racconti di Sirius. Ginny si era fatta l’idea che Regulus a suo modo fosse diverso dai genitori, proprio come Sirius, ma che nessuno dei due fratelli aveva mai cercato veramente di capire l’altro. Si erano limitati ad etichettarsi, io Serpeverde tu Grifondoro, evidenziando le differenze ed ignorando completamente tutto ciò che invece li univa. Ad ogni modo, se c’era anche solo una minima speranza di salvare Regulus era loro preciso dovere tentare.
“Ci hai parlato?” domandò Ginny, curiosa.
“Non ancora, per il momento l’ho solo seguito per vedere chi è ora. “ spiegò Harry, raccontando alle due ragazze cosa aveva visto e cosa era riuscito ad ascoltare durante le sue spedizioni sotto il mantello dell‘invisibilità. Entrambe le ragazze, esattamente come Harry, erano rimaste piacevolmente sorprese di scoprire che Regulus non si era ancora unito ai mangiamorte anche se sua cugina Bellatrix insisteva perché lo facesse.
“Sarebbe bello riuscire ad evitare che diventi mangiamorte..” sospirò Hermione, sognante. Evitare che entrasse in quell’organizzazione di pazzi avrebbe significato salvarlo senza pregiudicare il futuro.
“Si, è quello che vorrei fare.”disse Harry, pensieroso. Il Regulus del tempo da cui provenivano aveva capito quanto fosse malvagio il Signore al quale si era unito solamente dopo che aveva udito il racconto spaventato del suo elfo domestico. Sarebbero riusciti a farsi ascoltare e a farlo ragionare lo stesso, anche senza quella testimonianza?
“Che ne pensi?” chiese Ginny rivolta al suo ragazzo che aveva lo sguardo fisso sul camino che scoppiettava allegro. Le parole della rossa riportarono Harry alla realtà.
“Non è come gli altri Serpeverde, è diverso.” commentò Harry, cercando di spiegare alle due ragazze le proprie sensazioni riguardo al ragazzo. Più lo vedeva e più lo seguiva e più si rendeva conto che non era un Sempreverde o un Mangiamorte come gli altri, era diverso. Sembrava un ragazzo spensierato al quale era stata tolta la possibilità di essere se stesso, realizzando i propri sogni. Lui voleva solo giocare nella sua squadra, divertirsi e uscire con le ragazze mentre i suoi genitori, zii e cugini si aspettavano che disconoscesse parte della sua famiglia senza un motivo apparente, si unisse ad un pazzo e uccidesse senza prima chiedersi se fosse giusto o meno.
“Non so come potrebbe prenderla Sirius.” sottolineò Hermione, riflessiva come sempre. Per Sirius Regulus rappresentava parte di quella famiglia dalla quale era scappato. In lui vedeva la stessa crudeltà dei genitori senza chiedersi se fosse veramente così.
“Dovrebbe essere contento che il fratello non sia come il resto della famiglia.” esclamò Ginny, accigliata.
“Si, ma pensa se non riusciamo a salvarlo.” fece notare Harry. Sapere che suo fratello era dalla loro stessa parte ma che non era riuscito a salvarlo avrebbe distrutto Sirius.
Mentre i ragazzi erano immersi in questi discorsi sentirono dei rumori sulle scale e si voltarono di scatto, terrorizzati all’idea di essere stati scoperti da qualcuno dei malandrini.
Quando il viso assonnato di Ron comparve sulla porta tirarono un sospiro di sollievo e tornarono a discutere circa il futuro di Regulus.
“Di che parlate?” chiese Ron, curioso, avvicinandosi agli amici.
“Di dove vado quando sparisco..” spiegò Harry, sorridendo in modo malizioso. Ron strabuzzò gli occhi, sorpreso.
“Ma allora aveva ragione Ginny!” esclamò il rosso, incredulo, passando lo sguardo dalla sorella al suo migliore amico. La prima era furiosa, il secondo decisamente divertito da quella situazione. Ron aveva il dono di riuscire ad alleggerire ogni situazione, strappando una risata con una battuta involontaria.
“Io ho sempre ragione.” sbuffò la sorella, guardandolo male.
“Dai, raccontate anche a me.” incitò Ron, curioso di essere aggiornato degli eventi. Harry e Ginny si guardarono, poi la ragazza fece segno ad Hermione di parlare.
“Regulus..” iniziò Hermione, subito interrotta dal rosso.
“Sai che avevo pensato anche io che dovremmo salvare anche lui?” esclamò Ron prima che i ragazzi riuscissero a spiegargli il resto.
“Non è così semplice.” sospirò Ginny, sbuffando. Ron ascoltava i ragazzi, interessato, annuendo e facendo delle domande di tanto in tanto. Quando Hermione concluse il racconto i quattro ragazzi rimasero a guardarsi a lungo, perplessi.
“Lo so, forse dovremmo parlare con lui.” propose Harry, poco convinto. Anche se poco efficace un’idea era comunque meglio di nessun idea.
“Certo, e cosa gli diciamo? Ciao Regulus, visto che diventerai un mangiamorte, poi tradirai e verrai ucciso, perché non decidi di unirti subito a noi?” chiese Hermione, ironica.
“È un’idea..” esclamò Harry, illuminandosi e scambiando un’occhiata complice con Ron.
“Harry, ti ci metti anche tu?” sbuffò Hermione, esasperata. Non bastava Ron che spesso e volentieri dava i numeri, ora ci si metteva anche Harry.
“Potremmo raccontargli la verità.” spiegò meglio Harry, cercando l‘approvazione degli amici ma trovando solo facce confuse e poco convinte.
“Che veniamo dal futuro?” chiese Ginny, perplessa.
“Si, sono sicuro che capirebbe.” annuì Harry, convinto che dire la verità al fratello di Sirius era senza dubbio la cosa migliore. Se nel loro tempo sapere cosa stava accadendo aveva spinto Regulus a tornare dalla loro parte forse saperlo prima lo avrebbe convinto a non unirsi proprio ai mangiamorte.
“Oppure potrebbe correre da Voi-Sapete-Chi..” commentò Hermione, tetra, mostrando loro la peggiore delle ipotesi che si prospettava loro.
“In quel caso siamo fritti.” esclamò Ron, sconvolto.
“No, non farebbe una cosa del genere.” disse Ginny, sicura. Conosceva poco Regulus ma il suo istinto gli diceva di fidarsi di lui, di credere nella sua buona fede.
“Se va male possiamo sempre modificargli la memoria.” suggerì Ron, alzando le spalle. Hermione guardò sorpresa i due fratelli, Ginny e Ron. Per la prima volta da quando li conosceva erano d’accordo su qualcosa. Quella era certamente una data da ricordare.
“Ho deciso, vado a parlargli.” esclamò Harry, deciso.
Mentre i ragazzi discutevano circa il futuro di Regulus cominciarono ad avvertire nuovamente dei rumori sulle scale che gli suggerirono di cambiare argomento in fretta. Dato che loro quattro erano già lì, questa volta doveva trattarsi per forza di qualcuno dei malandrini oppure di Lily. Qualche secondo più tardi fece il suo ingresso James Potter, seguito da Sirius, Remus e un esagitato demonietto rosa che non accennava a stare fermo nemmeno per un secondo.
“Che ci fate già svegli?” chiese Sirius, sbadigliando, guardando sorpreso i ragazzi seduti sui divani che apparivano sorprendentemente svegli. Sembrava stessero parlando da ore.
“Siamo mattinieri.” rispose Harry, sorridendo. Qualche minuto più tardi li raggiunse anche Lily, i lunghi capelli rossi raccolti una coda dalla quale sfuggiva qualche ciocca ribelle.
“Già tutti qui? Altri disastri in vista?” chiese Lily guardandosi attorno, preoccupata e stupita di trovare già tutti lì.
“No, niente del genere. Stavamo solo parlando del più e del meno.” spiegò Hermione.
“Che facce! Avete dormito bene?” chiese ancora Lily, osservando a lungo le occhiaie sul volto dei malandrini.
“A dire il vero non abbiamo dormito proprio.” specificò Sirius, stizzito.
“Dora è stata una peste. Ha passato tutta la notte a giocare a scacchi con Remus e a tormentare Sirius.” spiegò meglio James, accoccolandosi su una poltrona ed appoggiando la testa tra le braccia della sua Lily.
“Perché Ron ed Harry sono così riposati?” chiese Ginny, curiosa. I due ragazzi non sembravano particolarmente stanchi e non avevano nemmeno accennato ad una notte particolarmente terribile. La cosa era decisamente strana data la poca pazienza di Ron e il caratteraccio di Harry quando veniva svegliato in piena notte.
“Abbiamo fatto un incantesimo ai nostri baldacchini.” spiegò Harry, pratico.
“Geniale, avrei dovuto pensarci anche io.” esclamò James, guardando il figlio sorpreso e con gli occhi pieni di ammirazione.
“Dove starà oggi la piccola, durante le lezioni?” chiese Remus, guardando Dora che stava rincorrendo il gatto di qualcuno, probabilmente una ragazzina del secondo anno.
“In infermeria con Teddy.” rispose Ginny, alzando le spalle.
“No, la piccola viene con me al San Mungo dalla sua mamma.” si intromise Sirius, facendo il solletico alla piccola Dora. Gli sguardi sorpresi di tutti si posarono sul ragazzo.
“La mamma! La mamma! La mamma!” cominciò a strillare la bambina, eccitata e felice.
“Vai da tua cugina?” chiese Hermione, curiosa.
“Si, Silente mi ha dato il permesso.” annuì Sirius, sorridendo. Anche se cercava di non darlo troppo a vedere era decisamente in pensiero per la sua cugina preferita.
“La mamma! La mamma! La mamma!” continuava a ripetere la piccola Dora a mo’ di cantilena.
“Come si spegne?” chiese Ginny, divertita.
“Non lo abbiamo ancora capito..” sospirò Sirius, ormai quasi rassegnato ai continui strilli della piccola dai capelli rosa.
“Avanti Dora, da brava, vieni in braccio a me e fammi vedere come sai cambiare colore ai capelli.” disse Remus, paziente.
“Sai che riesco anche a cambiare tutta la faccia?” chiese la piccola, felice di essere riuscita ad attirare l’attenzione del bel licantropo.
“Che brava!” esclamò Remus, rapito dal piccolo demonietto.
“Il giornale è già arrivato?”chiese Lily, guardandosi intorno. Le parole della rossa misero fine a quell’incanto. Per qualche minuto era quasi parso loro di vivere delle vite normali in un mondo normale, ma la tragica consapevolezza che non era così aveva riportato tutti alla realtà fatta di continui omicidi, ferimenti, aggressioni e rapiment.
“Si, da qualche minuto. Solo, non ho il coraggio di leggerlo.” rispose Hermione, indicando la Gazzetta del Profeta ancora chiusa, abbandonata su un tavolo poco lontano.
“Lascia, faccio io.” sospirò alla fine Sirius, aprendo il giornale.
“Allora?” chiese Lily, impaziente.
“Niente di brutto. Nessuna morte, solo qualche ferimento.” rispose Sirius, sollevato.
“Meno male.” sospirò Remus, tornando a dedicare tutte le sue attenzioni a Dora.
“Notizie strane?” chiese James, serio.
“Si, una.. Un pastore babbano ha avvistato due figure misteriose che vagavano sui boschi. Ha cercato di avvicinarsi ma sono scomparsi.” rispose Sirius, fissando accigliato il giornale.
“Mangiamorte?” provò ad indovinare Ron.
“Il ministero lo ha escluso. Solo, non sanno chi sono..” disse Sirius, scuotendo la testa, perplesso. L’ultima volta che il giornale parlava di una figura misteriosa alla fine era saltato fuori che si trattava di Bellatrix tornata in qualche modo dal futuro.
“Speriamo non sia qualche amico di Bellatrix.” sospirò Hermione, preoccupata. Già era complicato avere a che fare con Bellatrix, figuriamoci con altri due mangiamorte arrivati dal loro tempo che sapevano come si sarebbero svolti i fatti nel futuro.
“No, è impossibile!” disse Sirius, sicuro.
“Passiamo ad argomenti più allegri?” chiese James, allentando così la tensione che si era venuta a creare e attirando l‘attenzione dei presenti su di sé.
“Del tipo?” chiese Sirius, curioso.
“Mio padre è felice di averla scampata con solo un braccio ferito ed invita tutti a casa Potter per le vacanze di pasqua.” esclamò James, felice.
“Wow, grandioso! Io ci sono! Posso chiedere a Zhoana?” rispose Sirius, lasciando appena il tempo all’amico di finire la frase.
“Certo, porta pure la tua bella. Mia mamma non vede l‘ora di conoscerla.” rispose James, sorridendo. Era sicuro che Sirius sarebbe venuto ed era altrettanto sicuro che avrebbe voluto portarsi la sua ragazza.
“Remus?” chiese Sirius, emozionato all’idea di una pasqua tutti insieme in stile Potter.
“Non lo chiedere, sai già la risposta.” rispose il lupo mannaro, sorridendo. Non avrebbe detto di no ad un soggiorno a casa di James per nulla al mondo.
“Amore mio?” chiese James, teso. Era la prima volta che invitava Lily a casa sua e aveva il terrore di un suo rifiuto.
“Sicuro che vada bene ai tuoi?” chiese Lily, leggermente rossa in viso.
“Scherzi? Muoiono dalla voglia di conoscerti.” esclamò James, strappando un sorriso alla ragazza che annuì quasi impercettibilmente.
“L’invito vale anche per loro, vero?” chiese Remus, fissando Harry, Ginny, Hermione e Ron.
“Certo, sono convinti che Harry sia mio cugino ma pensavo di dire loro la verità se per te va bene.” disse James, tenendo gli occhi fissi su Harry in attesa di una sua reazione. Il ragazzo sorrise alle parole del padre.
“Conoscerò i miei nonni, incredibile.” esclamò poi Harry, felice, sperando che a loro non venisse un colpo. Anche se era un auror non sarebbe stato per niente facile per Robert Potter accettare l’idea che lui era il figlio di James proveniente da un altro tempo.
“Mi sembra che abbiamo deciso.” esclamò Ginny, sorridendo.
“Ma ci staremo tutti?” chiese Hermione, preoccupata, guardando James. Dopo tutto erano veramente tanti, dove li avrebbero messi tutti quanti a dormire?
“Scherzi? Casa Potter è praticamente un castello.” esclamò Sirius.
“Esagerato..” sbuffò James, imbarazzato.
“Vedrete..” disse Remus, dando ragione a Sirius per la prima volta dopo un sacco di tempo.
Mentre i malandrini si decidevano finalmente a scendere nella Sala Grande per la colazione, discutendo animatamente su tutto quello che avrebbero fatto una volta arrivati a casa di James, il professor Anderson aspettava impaziente ed ansioso dietro la sua scrivania lo studente che aveva convocato. Una parte di sé non faceva che ripetergli che stava facendo un terribile errore, ma un’altra era decisa a fare chiarezza su quel mistero.
“Signore, mi ha fatto chiamare..” disse Piton, entrando timidamente nella stanza.
“Certo Severus, accomodati. Vuoi qualcosa da bere?” chiese il professore, affabile, alzando gli occhi sul ragazzo cercando di nascondere il disgusto che provava per quel viscido mangiamorte di Serpeverde.
“No, grazie.”mormorò Piton, visibilmente a disagio. Tutti quanti sapevano che Anderson era un ex auror e che odiava tutti gli studenti che sospettava avessero contatti con la magia oscura. Essere convocati da lui, specialmente a quell’ora del mattino non era mai un segnale positivo, al contrario, era un campanello d’allarme.
“Va bene, allora veniamo subito al sodo. So che l’anno scorso hai seguito Potter e che sei venuto a conoscenza del segreto di Lupin.” iniziò Anderson, parlando schietto.
“Io.. Il professor Silente mi ha proibito di parlare di questa faccenda.” balbettò Piton, spaventato all’idea di andare contro il preside. Silente era un uomo pericoloso, l’unico di cui il suo signore avesse paura. Andare contro di lui era un azzardo, un’imprudenza.
“Lo so bene, ma si da il caso che anche io conosca il segreto del signor Lupin.” disse Anderson, fissando attentamente lo studente seduto di fronte a lui. Sembrava quasi stesse tremando per la tensione.
“Ma questo cosa centra?” chiese Piton con un filo di voce.
“Vorrei che lei indagasse ancora sul conto dei malandrini, dietro mia richiesta. So che nascondono un altro segreto ed io vorrei capire quale. Naturalmente dovrà stare attento a non farsi scoprire.”disse alla fine il professore con un tono che certamente non prevedeva una risposta negativa.
“Se qualcuno dovesse scoprirmi?” chiese Piton, spaventato.
“Beh, in quel caso penserò io a qualcosa.” rispose Anderson, congedando il ragazzo.
Dopo avere lasciato l’ufficio del professore Piton vagò a lungo per il corridoi, perplesso, prima di andare a lezione. La sua testa rimase fissa per tutta mattina sulle parole del professore, fino a che non capì come poteva usarle a proprio vantaggio. Nel pomeriggio dopo la fine delle lezioni corse nella sala comune dei Serpeverde, alla ricerca di Lucius Malfoy e di Bellatrix Black. Si guardò intorno per un po’, ma di loro non c’era traccia. Provò ad andare nel parco e finalmente li trovò seduti sotto un tiglio a parlare sottovoce.
“Malfoy, Black..” chiamò Piton, guardandosi intorno frenetico.
“Chi si vede, da quando ti degni di passare del tempo con noi.” esclamò Malfoy, tra il sorpreso e l’ironico.
“Ho delle notizie per il Signore Oscuro.” disse Piton, serio. Da quando aveva perso l’amicizia di Lily ogni suo sforzo era andato nella direzione di diventare un mangiamorte fedele, nella speranza di poter un giorno avanzare la richiesta di salvare la sua Lily o di convincere la ragazza ad unirsi a loro. Da quando Lily si era fidanzata con Potter però aveva perso ogni speranza. Essere utile alla loro causa era rimasta la sua ultima e unica consolazione.
“Vale a dire?” chiese Bellatrix, sorpresa.
“Anderson non si fida di Silente e mi ha chiesto di indagare sui malandrini.” spiegò Piton, con un sorriso malizioso.
“Grandioso, con queste notizie il Signore Oscuro ti permetterà di unirsi a lui.” esclamò Malfoy, eccitato, rivolgendosi a un ragazzino che fino a quel momento si era tenuto in disparte, lontano da quella conversazione.
“Regulus, tu che ne pensi?” chiese Bellatrix, cercando lo sguardo del cugino.
“Non è saggio affrettare le cose, il Signore Oscuro è un uomo pericoloso.” rispose Regulus, pacato. Sembrava quasi che quel discorso lo annoiasse.
“Da quando sei diventato codardo?” chiese Bellatrix, ironica, cercando di provocarlo.
“Non codardo cugina, prudente.” rispose Regulus, fissando intensamente Bellatrix.
“Spiegami quale è la differenza.” lo provocò ancora lei.
“Con il Signore Oscuro non esiste una via di mezzo, o al suo servizio per la vita o morte. Vorrei pensarci un po’ su prima di prendere una decisione del genere, tutto qua.” spiegò Regulus senza scomporsi e senza dare soddisfazione alla cugina.
“Pensa, ma bada bene. La tua famiglia è già stata delusa da Sirius, non dar loro lo stesso dolore.” commentò Malfoy, evitando lo sguardo del ragazzino più piccolo.
“E se Sirius avesse avuto ragione?“ chiese Regulus, provocatorio, fissando i due negli occhi.
“Sirius è sempre stato diverso da tutti noi, anche da te.” rispose Bellatrix prima di allontanarsi dal gruppo di Serpeverde.

Come aveva annunciato quella mattina, Sirius sparì tutto il giorno. Quando tornò dal San Mungo era quasi sera ed aveva già cominciato a fare decisamente buio. Sul volto del ragazzo c’era disegnato un sorriso che andava da un orecchio all’altro e che lasciava intendere che Andromeda ormai stesse decisamente meglio.
“Sirius, allora che racconti? Tua cugina?” chiese Harry non appena vide la testa di Sirius sbucare dal buco del ritratto. Il ragazzo si avvicinò, saltellando quasi e abbracciò Harry.
“Sta già meglio, la dimettono dopo pasqua.” rispose Sirius, lasciandosi cadere seduto vicino a James e Lily, abbracciati come al solito.
“Meno male.” sospirò James, sorridendo. Era felice di sapere che Andromeda stesse bene, perché sapeva bene quanto fosse brutto avere un caro in ospedale. Quando aveva saputo che suo padre era ferito per un attimo aveva pensato il peggio.
“Già, per fortuna si è ripresa.” concordò Sirius, chiudendo gli occhi.
“La piccola Dora?” chiese Ginny, non vedendo tracce del piccolo demone rosa.
L’atmosfera era stranamente tranquilla e silenziosa senza la piccola, ma la sua mancanza si sentiva di già. Il piccolo Teddy non faceva che guardarsi intorno, triste, cercando la sua nuova compagna di giochi.
“È tornata a casa con il suo papà. Ted non ce la faceva più a stare lontano dalla piccola.” spiegò Sirius sorridendo. Silente in persona aveva contattato il dipartimento auror e aveva concordato con loro di imporre alla casa ulteriori misure di sicurezze ed una scorta. A capo della scorta era stato messo Robert Potter, il padre di James, non appena questi si sarebbe ripreso. Sirius era felice che la piccola potesse tornare a casa con il suo papà, ma allo stesso tempo era preoccupato per lei specialmente perché non poteva avvisare Ted del pericolo che li minacciava.
“Povero Remus, sarà triste. Ha già iniziato a chiudersi in biblioteca.” disse James, ridacchiando. Remus era sparito in biblioteca subito dopo la fine delle lezioni, borbottando qualcosa riguardo ad un tema di pozioni e al fatto che vedere James e Lily che si sbaciucchiavano lo avrebbe distratto e basta.
“Che scemo che sei!” lo prese in giro Lily, baciandolo sul collo.
“Andiamo nelle cucine o mia bella?” chiese James, fissando gli occhi verdissimi della compagna, fissi nei suoi color nocciola.
“Niente allenamenti oggi?” chiese Lily, sarcastica, scompigliandogli i capelli.
“Sono saltati perché la squadra di Tassorosso deve allenare un portiere o qualcosa del genere.” spiegò James, per nulla dispiaciuto. La squadra di Grifondoro era prima in classifica, affiata e perfettamente allenata e a James non spiaceva per nulla passare del tempo in più con la sua bella Lily.
“Beh, allora io vado da Zhoana.” sospirò Sirius alzando le spalle prima di sparire nel buco del ritratto seguito a ruota da Lily e James.
Ginny, Harry e Ron rimasero soli nella Sala Comune a ridacchiare tra di loro mentre Harry cercava di decidersi ad andare a parlare a Regulus. Proprio mentre il ragazzo si era deciso ad andare, la porta sbatté nuovamente e dal buco del ritratto comparve Hermione.
“Ragazzi, ho delle notizie importanti.” esclamò Hermione, irrompendo nella sala comune con il volto arrossato per la corsa e per l‘agitazione. Prima di continuare la ragazza si accertò che non ci fossero orecchie indiscrete all’ascolto.
“Dopo Hermione, devo andare a parlare a Regulus.” rispose Harry, impaziente, cercando di superare l‘amica per uscire dalla sala comune.
“No, fermati. Si tratta proprio di quello.” disse la ragazza, mettendosi di fronte alla porta con le braccia allargate per impedire all’amico di uscire.
“Di che parli?” chiese Harry, sorpreso dal comportamento di Hermione.
“L’ho tenuto d’occhio..” iniziò Hermione, borbottando qualcosa di incomprensibile.
“Lo hai pedinato! Da quando Hermione Granger pedina la gente?” esclamò Ginny, sorpresa. Hermione a quelle parole abbassò la testa, colpevole, mentre Ron la guardava con gli occhi sgranati, chiedendosi se quella fosse veramente la sua ragazza.
“Volevo vedere che tipo era, se possiamo riuscire a salvarlo prima che sia tardi..” cercò di difendersi Hermione, imbarazzata.
“Che hai scoperto?” chiese Harry, ignorando l’ironia della sua ragazza. Non c’era tempo per scherzare, dovevano pensare a Regulus prima che fosse tardi.
“L’ho sentito parlare con Malfoy, Bellatrix e Piton. Pensano di farlo unire ai mangiamorte al più presto.” raccontò Hermione, preoccupata.
“Dannazione.” imprecò Harry. Erano mesi che era al castello, perché non aveva pensato prima a salvare Regulus? Ora forse era troppo tardi e per di più invece di agire se ne stava lì a parlare con Hermione.
“Regulus però sembrava restio, prudente. Ha anche accennato a Sirius.” continuò Hermione, pensierosa, riflettendo sulle parole del ragazzo. Sembrava quasi rassegnato a seguire la strada che altri avevano tracciato per lui, eppure allo stesso tempo restio. Quasi sperasse che qualcosa cambiasse e che qualcuno, forse suo fratello arrivasse ad aiutarlo.
“Dobbiamo agire in fretta e con logica.” commentò Harry, preoccupato.
“Che vuoi dire?“ chiese Ron, confuso, passando lo sguardo alternativamente da Hermione al suo migliore amico e per finire sulla sorella.
“Dobbiamo seguirlo, pedinarlo e scoprire il più possibile. Dobbiamo scoprire se davvero verrà marcato, quando e dove.” spiegò Harry, ansioso. Se davvero stava per essere marcato avevano poco tempo, forse solo qualche giorno. Dovevano fare tutto il possibile, anche usare con la forza se si fosse dimostrato necessario.
“Harry, va a parlare con lui. Devo convincerlo che Sirius è dalla sua parte e che noi possiamo aiutarlo.“ ordinò Ginny, con un tono autoritario che non ammetteva repliche.
“Aspettate, e Piton?” chiese Ron, fissando gli amici. Stavano pensando a salvare Regulus, ma nessuno di loro aveva mai nominato Piton, nonostante tutto quello che il loro vecchio professore aveva fatto per lui.
“Per lui credo sia tardi..” mormorò Hermione, triste.
“Da quello che dice Lily fa già parte dei mangiamorte.” spiegò meglio Ginny, riportando ad Harry e Ron le parole che Lily aveva confidato loro una sera.
“Ci penseremo poi, ora dobbiamo concentrarsi su Regulus. Lui lo possiamo ancora salvare!” disse Harry, deciso ad affrontare un problema alla volta. Prima Regulus, poi Piton.
“Usa anche i tuoi ricordi se è necessario.” si raccomandò Hermione, ansiosa.
“Vado, voi state attenti.” mormorò Harry, di fretta.
Trovare Regulus con la mappa del malandrino fu un’impresa relativamente semplice, la parte difficile fu trovare qualcosa da dirgli per iniziare il discorso.
“Hei, Black.” chiamò Harry, rivolto al minore del fratelli Black.
“Credo tu stia parlando con il Black sbagliato. Non sono Sirius..” mormorò Regulus, senza nemmeno voltarsi. Harry sospirò, decisamente quello non era un buon inizio, anzi.
“So benissimo chi sei, per questo cercavo te.” ribatté Harry, sicuro e deciso a non arrendersi alla prima difficoltà.
“Che vuoi?” sibilò Regulus, voltandosi verso Harry. I suoi occhi grigi, identici a quelli del suo padrino erano pieni di rabbia per il semplice motivo che un amico del fratello gli aveva rivolto la parola, probabilmente per qualche motivo stupido.
“Beh, Sirius oggi è andato da vostra cugina Andromeda. Se chiedi a Silente sono sicuro che manderà anche te.” disse Harry, iniziando la conversazione.
“Perché dovrei andare a trovare una traditrice del nostro sangue?” chiese Regulus, dopo qualche istante di smarrimento. Era strano che un amico di suo fratello lo venisse a cercare e come prima cosa, invece di dirgli qualcosa di cattivo o di particolarmente offensivo gli raccomandava solo di andare a trovare sua cugina Andromeda. Aveva pensato spesso a lei dopo che aveva letto l’articolo sulla Gazzetta del Profeta e, anche se non ne aveva fatto parola con nessuno, era grado al signor Potter per averla salvata. Nonostante Andromeda fosse la pecora nera della famiglia non riusciva ad odiarla, ricordava ancora troppo bene i natali passati insieme. Mentre tutta la famiglia stava compostamente a tavola a fare discorsi noiosi mangiando cibi assurdi, complicati e costosi, lei prendeva lui e Sirius e li portava a giocare lasciando che loro aprissero di nascosto i regali che lei aveva preso loro.
“Certi frasi di adattano alla perfezione a tua madre, ma dette da te stonano. Si vede che non ci credi veramente.” rispose Harry, sorridendo.
“Come ti permetti? Tu non sai nulla di me.” ringhiò Regulus, toccato nell’orgoglio. Come poteva uno sconosciuto riuscire a vedere oltre quella barriera che lui stesso aveva costruito a regola d’arte per escludere tutto il mondo, compresa la sua famiglia?
“Ti sbagli, non ci conosciamo ma io so molto. So che sei testardo, orgoglioso e leale. Ti pentirai di tutto questo e ne uscirai da eroe.” iniziò a spiegare Harry, triste.
“Di che parli?”chiese Regulus, confuso dalle parole del ragazzo.
“Lasciami finire.. Gli eroi però muoiono, che ne dici di un finale diverso?” chiese Harry, fissando intensamente il Serpeverde. Regulus ascoltò le parole del ragazzo con attenzione, poi scoppio a ridere in modo rumoroso e scomposto, tutto il contrario di quello che gli era stato insegnato da sua madre e da suo padre. Harry lo fissò accigliato, notando solo dopo un po’ che la sua risata assomigliava in modo sorprendente ad un latrato.
“Stai dicendo che diventerò un mangiamorte, mi pentirò e che morirò come un eroe? Dimmi, sei per caso impazzito?” domando Regulus, faticando per non ridere ancora.
“Ho le prove di quel che dico.” ribatté Harry, secco, fissando intensamente Regulus con i suoi occhi così intensamente verdi.
“Non mi importa, forse è così che deve andare..” sospirò Regulus, fissando intensamente il pavimento del corridoio. Non gli andava di continuare a parlare con quel ragazzo, le sue parole lo colpivano per la loro verità ma facevano ugualmente male.
“Morendo farò del bene?” chiese ancora Regulus, pensieroso, dopo qualche istante nel quale aveva riflettuto in silenzio.
“Più di quando immagini, ma il punto è che possiamo evitare questa morte e sistemare lo stesso le cose.” spiegò Harry, sperando che il ragazzo capisse.
“Allora perché cambiare le cose? Un lurido Serpeverde in meno e un mondo migliore, dovresti esserne felice.” commentò Regulus, ironico.
“Il mondo non si divide in Grifondoro buoni e Serpeverde cattivi. Da tutte e due le parti c’è il buono e c’è il marcio. Non ha senso combatterci, dovremmo collaborare per estirpare il marcio.” mormorò Harry, senza staccare gli occhi da quelli di Regulus. Il Serpeverde era visibilmente colpito da quelle parole, nessuno gli aveva mai parlato così, eppure non riusciva a fidarsi, ad ammettere che quel ragazzo con gli occhi verdi aveva ragione.
“Sparisci, non sei nessuno. Non sei mio fratello..” ringhiò Regulus, cercando di nascondere la sua frustrazione.
“Ok, come vuoi. Fammi un favore però, va da Andromeda..” disse Harry, prima di allontanarsi lasciando Regulus solo e stupito al centro del corridoio.
Harry attraversò il castello quasi di corsa, arrivò nella Sala Comune e trovò gli amici seduti intorno al camino, pressappoco nelle stesse posizioni in cui li aveva lasciati.
“Allora?” chiese Hermione, ansiosa, non appena Harry entrò nella loro sala comune.
“Non ho concluso molto.” sbuffò Harry, deluso, lasciandosi cadere seduto.
“Dannazione.” imprecò Ginny, dispiaciuta. Sapeva che non sarebbe stato semplice, eppure confidava che Harry riuscisse a fare ragionare il ragazzo.
“Gli hai fatto vedere i ricordi?” chiese Hermione, ansiosa.
“No, abbiamo solo parlato.” spiegò Harry, triste. Era deluso nonostante gli fosse apparso chiaramente che Regulus non era come gli altri Serpeverde. Non si sarebbe unito ai mangiamorte perché credeva negli ideali che questi portavano avanti ma perché Harry gli aveva detto che morendo avrebbe fatto del bene.
“Harry, se non lo convinciamo è perduto. Non è più tempo di parlare.” si lamentò Ginny.
“Non possiamo certo legarlo in una stanza per il resto della sua vita.” sbottò Harry, stizzito.
“Se può servire a salvarlo, perché no?” chiese Ron, ingenuamente. Il ragazzo fu fulminato dalle occhiatacce che gli lanciarono quasi contemporaneamente Harry, Hermione e Ginny.
“Ad ogni modo non mi sembrava convinto di diventare mangiamorte. Credo che lo faccia per non deludere la famiglia.” spiegò Harry, pensieroso.
“Quella pazza di sua madre?” chiese Ron, allibito.
“Probabilmente si.” disse Harry, annuendo.
“Non ti ha proprio dato retta?” chiese ancora Hermione, preoccupata.
“Credo mi abbia ascoltato, è già molto. Spero che vada a trovare Andromeda.” raccontò Harry, prendendosi la testa tra le mani.
“Forse lei riuscirebbe a convincerlo.” disse Ginny, speranzosa.
“Speriamo.” mormorò Hermione.

Lontano dal castello, Cygnus Black fu fermato da una sconosciuta mentre solcava silenziosamente le vie più oscure della Londra magica.
“Ancora tu? Sei quella che ha quasi fatto la pelle a Potter Senior, a quella traditrice di mia figlia e a quell‘orrida bambina mezzosangue. Meriti il mio rispetto per questo, specialmente per l‘attacco a Potter.” mormorò a mezza voce Cygnus Black, cercando di nascondere il terrore che chiunque avrebbe potuto leggere nei suoi occhi.
“Non era lui il mio obiettivo.” rispose la strega con il volto coperto, divertita da quella situazione. Provava gusto ad avere in suo potere il proprio padre e non avrebbe rinunciato tanto facilmente a quel gioco.
“Visto che presto mi ucciderai, potresti almeno rivelarmi chi è il tuo obiettivo..” continuò Cygnus Black, beffardo nonostante sospettava che la fine per lui fosse vicina.
“Perché hai così tanta fretta di morire?“ chiese la versione più vecchia di Bellatrix che proveniva dal futuro.
“Non mi lasciate scelta..” rispose Cygnus Black, spaventato dallo sguardo della donna di fronte a lui. Era completamente pazza, poteva ucciderlo in qualsiasi momento.
“Forse potresti essermi utile, dipende solo da te.” mormorò Bellatrix, inclinando la testa per vedere meglio suo padre tremare di fronte a lei. Aveva la vita dell’uomo che l’aveva generata nelle sue mani e provava una soddisfazione infinita a stare ferma a vederlo tremare semplicemente alla sua vista.
“Pendo dalle vostre labbra, mia signora.” rispose Cygnus, buttandosi a terra implorante.
“Il mio obiettivo si trova dentro il castello di Hogwarts.” iniziò la strega, paziente. Dopo tutto, forse suo padre poteva sul serio esserle utile. Era completamente in suo potere e avrebbe fatto qualsiasi cosa per lei.
“Ma è il posto più sicuro al mondo.. La bambina ora è protetta da Silente!” esclamò Cygnus Black, stupito dalla richiesta.
“Fa silenzio! Se vuoi vivere, dovrai trovare un modo per farmi entrare.“ rispose Bellatrix, secca. Ogni sua parola era un ordine, un comando talmente autoritario che Cygnus non aveva il coraggio di discutere.
“Come posso fare?” chiese Cygnus, spaventato.
“Arrangiati, ma non farne parola con i tuoi compagni mangiamorte o con il tuo signore. È ancora presto perché io mi unisca a lui.” rispose Bellatrix prima di sparire dal nulla, esattamente come era arrivata.
Cygnus rimase così, solo e tremante, per un tempo indefinito. Potevano essere minuti, ore o addirittura giorni. Solo quando si convinse che la donna era definitivamente sparita che si decise a muoversi e si smaterializzò al castello.
Mentre camminava per i corridoi affollati del castello cercando di raggiungere la figlia Bellatrix era stranamente sollevato. Per la prima volta la confusione e la presenza di Silente non lo infastidivano ma al contrario lo tranquillizzavano.
“Padre, la vostra visita mi riempie di gioia.” esclamò Bellatrix, correndo in contro al padre.
La vista di sua figlia fece sobbalzare Cygnus, ancora spaventato dall’incontro di poco prima. Sembrava incredibile, eppure doveva esserci un qualche collegamento che a prima vista era sfuggito al mago.
“Si, certo. Bellatrix, hai detto che hai delle notizie per me?” chiese Cygnus, distratto dal pensiero della donna che lo avrebbe di sicuro torturato e ucciso a meno che non le avesse portato tutte le informazioni che voleva.
“Piton ha scoperto che Anderson non si fida più di Silente. Questa notizia permetterà a Regulus di unirsi a noi.” rivelò Bellatrix, al settimo cielo.
“Fa silenzio, non dire certe cose ad alta voce nella casa di Silente.” la rimproverò Cygnus, guardandosi attorno in modo frenetico. L’ultima cosa che voleva era finire ad Azkaban per colpa della lingua lunga della figlia.
“Perdonate la mia imprudenza, padre. L’idea di essere utile alla causa mi eccita.” spiegò la ragazza, abbassando lo sguardo.
“Lo vedo, figliola. Ma dimmi, parlami di Anderson.” la invitò a continuare Cygnus, intuendo che il dettaglio avrebbe potuto tornare utile anche alla sua causa.
“Ha chiesto a Piton di indagare sui malandrini, in particolare su Harry e sui suoi tre amici.” spiegò Bellatrix a bassa voce, attenta a non farsi sentire.
“Interessante, davvero interessante.” mormorò il signor Black, congedandosi dalla figlia.
Si materializzò nuovamente nella via dove si era scontrato con la donna misteriosa, chiamandola a gran voce. Solo allora si accorse di non conoscere il suo nome.
“Mia signora..” chiamò Cygnus, guardandosi attorno alla ricerca della donna che teneva tra le sue mani la sua vita. La donna comparve dall’oscurità, silenziosa e severa. Cygnus non avrebbe saputo dire se si era appena materializzata oppure se fosse sempre stata lì.
“Parla, verme.” rispose Bellatrix, tremendamente annoiata.
“Forse ho delle buone notizie. Sembra che Anderson non si fidi di Silente ed abbia chiesto ad uno studente di indagare su un gruppo di ragazzi, gli stessi che custodiscono la bambina.” raccontò l’uomo, cercando negli occhi della strega che aveva di fronte la minima reazione. In quegli occhi non c’era traccia di nessuna emozione, fatta eccezione della gioia che provava nel torturare qualcuno.
“Il trio di mocciosi e la rossa, immagino.” sbuffò Bellatrix, annoiata. Conosceva già il segreto dei ragazzi, non aveva certo bisogno di indagare.
“Credo di si. Ho i loro nomi, sono Harry Potter, Hermione..” cominciò ad elencare Cygnus.
“Fa silenzio, conosco i loro nomi. Quel branco di mocciosi sono di sicuro l’ostacolo più grande da superare. Come possono tornarmi utili le informazioni che mi hai dato?” chiese Bellatrix, facendo tacere il padre con il gesto della mano.
“Bhe, Anderson è curioso. È un ex-auror e farà di tutto per scoprire quello che vuole sapere..” iniziò Cygnus Black, malizioso.
“Anche trattare con il nemico..” completò Bellatrix, sorridendo.
“Potremmo usarlo per farvi entrare dentro al castello..” esclamò Cygnus.
“Va a parlare con Anderson, muoviti.” ordinò Bellatrix, severa.

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“Hai letto? Il giornale parla di noi..” mormorò il tizio più giovane rivolto al compagno, incappucciato come lui. Avevano fatto molta attenzione a non dare nell’occhio ma in tempi sospetti come quelli ogni dettaglio era importante per gli auror.
“Dovremmo stare più attenti.” sospirò l’altro, pensieroso.
“Che facciamo ora?” chiese quello più giovane, un ragazzino forse non ancora ventenne.
“Andiamo ad Hogwarts. “ disse sicuro l’altro con la voce rotta dall’emozione.
 


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Capitolo 57
*** LE DECISIONI DI VOLDEMORT, IL TRADIMENTO DI ANDERSON E LA VISITA DEI DUE AUROR. ***


CAPITOLO 55
LE DECISIONI DI VOLDEMORT, IL TRADIMENTO DI ANDERSON E LA VISITA DEI DUE AUROR.


La notte era da sempre il momento della giornata che Voldemort preferiva, perché poteva dare vita agli incubi che tormentavano la gente comune. Quello che spaventava il resto del mondo riusciva ad eccitare il grande mago oscuro, suggerendogli nuove idee per arrivare a prendere il potere. Mentre i maghi andavano a letto con la paura di svegliarsi nel cuore della notte tra le fiamme della propria casa, lui si svegliava contento pronto a organizzare piani e macchinazioni ai danni dei babbani. Certo, a volte però la notte portava anche enormi grattacapi che portavano quasi sempre il marchio di Silente. Quell’insopportabile mago, l’unico che lo avesse inquadrato fin dall’inizio, aveva la straordinaria abilità di riuscire a stare sempre al passo con lui, prevedendo quasi ogni sua mossa.
Mentre entrava nella sala dove di solito riceveva i servi più fedeli, Voldemort si chiese cosa lo avrebbe aspettato quella notte. Il suo problema principale negli ultimi tempi era causato da quella strana donna che aveva eliminato due dei suoi e cercato di uccidere Andromeda Black. Ciò che tormentava il signore oscuro non era il fatto che due dei suoi fossero morti o che una donna fossa stata ferita, ma che lui non riusciva a capire cosa aveva mosso quella donna ad agire, e soprattutto, che non aveva la minima idea di chi potesse essere.
Voldemort si sedette sul suo trono, distratto, senza vedere davvero il servo che si era inginocchiato ai suoi piedi e che attendeva di parlare. L’uomo attese per un po’, paziente, ma quando vide che dal suo signore non proveniva reazione decise di iniziare a parlare.
“Mio Signore, i ragazzi hanno portato delle informazioni interessanti.” disse un mangiamorte tenendo la testa bassa. Quelle parole ebbero il potere di distogliere Voldemort dai suoi pensieri.
“Fammi vedere.” mormorò annoiato l’Oscuro Signore, intrufolandosi nella mente del suo servo senza che questi potesse fare nulla per impedirlo. Il mangiamorte provò dolore, ma cercò di non darlo a vedere al suo capo.
“Niente male, vero?” chiese l’uomo, abbozzando un sorriso, quando Voldemort ebbe guardato ciò che gli interessava. Il Signore Oscuro non rispose, intendo a riflettere su ciò che aveva visto. Il vecchio Anderson non si fidava più del giudizio di Silente, ed indagava alle sue spalle. Certo, era una buona notizie, anche se era abbastanza certo che Anderson non si sarebbe mai schierato dalla parte dei mangiamorte. Era pur sempre stato uno dei migliori auror del paese, era impensabile che potesse passare al lato oscuro. Tuttavia, una frattura tra Silente ed uno dei suoi elementi più fedeli era pur sempre cosa gradita.
“Sono ottimi elementi, in più ci farebbe comodo una spia in più nel castello.” constatò Voldemort, pensieroso, pensando ai ragazzi. I giovani mangiamorte avevano comunicato le notizie tempestivamente, una cosa davvero sorprendente dato l’ambiente in cui erano.
“Permetterà dunque al ragazzo di diventare mangiamorte? È pur sempre il fratello di un Grifondoro..” obiettò il mangiamorte, disgustato.
“È diverso dal fratello, questo mi basta.” esclamò l’Oscuro Signore, stizzito. Regulus Black lo aveva sempre affascinato e il cuor suo aveva sempre sperato che alla fine potesse diventare uno dei suoi.
“Come vuole.” mormorò il servo, abbassando la testa, spaventato all’idea di aver fatto perdere la pazienza al suo Signore.
“La cerimonia avrà luogo tra dieci giorni.” ordinò Voldemort, deciso. L’idea di avere tra le sue fila Regulus Black lo eccitava particolarmente. Significava prendersi una rivincita non da poco su Silente, che sperava di poterlo aiutare come aveva fatto in passato con Sirius.
“Perfetto. Ha altri ordini?” chiese il mangiamorte, cercando il coraggio per alzare gli occhi sul suo signore. Voldemort per un po’ sembrò pensieroso, poi si illuminò.
“Si, voglio che tu scopra tutto quello che puoi sulla donna che ha attaccato Potter, Andromeda Black e i nostri uomini.” disse Voldemort, cercando di nascondere l’agitazione.
“Consideratelo fatto.” rispose il servo, prima di sparire.
La notizia della prossima nomina del Signore Oscuro si diffuse velocemente tra i mangiamorte, rendendo i signori Black fieri del loro secondogenito. Anche Cygnus si riteneva soddisfatto all’idea che Regulus restituisse il giusto lustro al nome dei Black che Sirius aveva infangato con sue deplorevoli azioni. L’unico che appariva confuso era Regulus, colui che si supponeva dovesse essere al massimo della gioia.
“Allora, hai scelto?” chiese Bellatrix, fissando con insistenza il cugino. Regulus infatti non aveva ancora deciso se accettare o meno. Da quando aveva ricevuto la notizia se ne stava quasi sempre per conto suo, in silenzio. Diceva che voleva riflettere e tutti i suoi compagni si chiedevano cosa gli fosse preso.
“Io..” mormorò il Serpeverde, confuso.
“Il Signore Oscuro ti marcherà tra dieci giorni!” ricordò Lucius Malfoy, annoiato.
“Regulus, è tempo di decidere. Sei dei nostri?” chiese Bellatrix, molto vicina a perdere la pazienza. Regulus non rispose, ma prese a guardare con insistenza i propri piedi. Non aveva detto a nessuno di avere parlato con Potter, ma le parole del ragazzo non riuscivano ad uscirgli dalla mente. Da quel giorno il ricordo di Sirius e dei bei momenti passati con il fratello prima che l’Oscuro Signore prendesse potere lo tormentava, non dandogli pace.
“È assurdo.. Pensi ancora a Sirius.” esclamò Piton, schifato. A quelle parole Bellatrix sobbalzò, guardando confusa il cugino.
“Forse, dopo tutto è mio fratello.” rispose Regulus in tono di sfida.
“Un fratello che ti ha disconosciuto, esattamente come tu hai fatto con lui.” ricordò Malfoy, senza agitarsi. Quelle parole colpirono un già scosso Regulus.
“Ma forse..” iniziò Regulus, subito interrotto da Piton.
“Sirius è come te. Lui odia tutti i sempreverde come noi odiamo tutti i Grifondoro.” sbottò il ragazzo, disgustata al solo pensiero di Sirius e della sua banda di Grifondoro.
“Sei un illuso se pensi che starà dalla tua parte. Ora lui ha degli amici, una nuova famiglia e un nuovo fratello.” gli ricordò Bellatrix, sorridendo per il dolore che stava infliggendo al cugino.
“Sta zitta.“ esclamò Regulus, prima di andarsene sbattendo la porta.
Vagò a lungo per i corridoi del castello, desiderando ardentemente poter parlare con qualcuno. Un consiglio era decisamente quello di cui aveva bisogno, ma Regulus sapeva benissimo che non poteva parlare con nessuno. Rivelare i segreti dell’Oscuro Signore significava firmare la propria condanna a morte, esattamente come rifiutare di unirsi a lui.
Quelle di Potter erano belle parole, ma come poteva davvero metterle in atto? Se non lo avesse ucciso Voldemort lo avrebbe fatto la sua famiglia. Lui non era Sirius, lui non aveva degli amici fidati da cui rifugiarsi. I suoi amici erano mangiamorte, esattamente quello da cui lui stava pensando di scappare. Regulus si lasciò cadere seduto, troppo stanco per muovere ancora un passo. Quello di cui aveva bisogno era un fratello. Sorrise mestamente mentre immaginava Sirius andargli in contro e offrirgli il suo aiuto. Un bel sogno, poco più di un illusione. Regulus sapeva bene che non sarebbe mai successo. Era solo, completamente solo. Regulus sospirò, chiuse gli occhi e prese la decisione che avrebbe cambiato la sua vita. Era solo, si disse, non poteva fare altro. Una volta tracciato il suo futuro Regulus si sentii di colpo più leggero, si alzò e decise di andare nelle cucine a mangiare qualcosa. Fu lì che incontrò una ragazza dai capelli rossi con un bimbo in braccio, una Grifondoro forse.
“Hai deciso?” chiese Ginny, guardando fisso negli occhi il Serpeverde. Regulus si sorprese di quella domanda, poi ricordò di avere visto spesso quella ragazza abbracciata a Harry Potter. Doveva essere stato lui a raccontarle ogni cosa, anche della loro conversazione.
“Non credo che ti riguardi quello che intendo fare della mia vita..” commentò Regulus, alzando le spalle. La ragazza sospirò, quasi si fosse aspettata un commento gelido da parte del Serpeverde.
“Lo so, ma spero prenderai la decisione giusta.” sospirò Ginny, sorridendo. Il suo sguardo era deciso, determinato, ma anche tanto dolce. Regulus si sorprese di quel sorriso. Era la prima volta da tanto tempo che qualcuno si mostrava gentile con lui, che gli mostrava affetto. Prima Harry Potter, ora questa ragazza, era possibile che stessero cercando di aiutarlo perché a loro importava di lui?
“Ho preso una decisione, non so se sia giusta o meno.” rispose Regulus, ritornando a pensare a quello che aveva deciso. Non sarebbe tornato sulla sua decisione, ormai la sua strada era stata tracciata e lui era pronto a pagarne le conseguenze.
“Spero sia quella giusta.” mormorò Ginny, lasciando la stanza.
***
Nel suo studio Anderson stava preparando la prossima lezione dei ragazzi del sesto anno, ma la sua mente era distratta dall’incontro che aveva avuto poco prima con il padre di Bellatrix Black. L’uomo era comparso nel suo ufficio, prendendolo di sorpresa. Black, infatti, non era certo noto per il suo essere socievole e andare a chiaccherare amabilmente con i professori della figlia, anzi.
“Signor Black, quale onore.” aveva mormorato Anderson, accogliendo il Cygnus Black nel suo ufficio, attento a mascherare il disgusto che provava per quell’uomo.
“Lei è molto bravo a nascondere i suoi pensieri, tuttavia so bene che mi disprezza.” aveva detto Cygnus, sorridendo a sua volta ed ostentando una calma invidiabile. I due uomini erano rimasti per un bel pezzo in silenzio, limitandosi a guardarsi in cagnesco.
“Non disprezzo voi, ma il segno che portate con orgoglio sul braccio.” aveva ribattuto Anderson, versandosi una tazza di the.
“Tuttavia, io posso aiutarvi.” aveva detto il signor Black, lasciando volutamente la frase in sospeso. A quelle parole il professore si era fatto di colpo più attento.
“Lei crede?” aveva domandato Anderson, incuriosito.
“Ho sentito delle voci. Si sussurra che lei stia cercando informazioni su alcuni studenti che hanno manifestato, come posso dire.. Attitudini particolari..” aveva continuato Black, tranquillo, guardando il professore di Difesa Contro le Arti Oscure negli occhi.
“Vada avanti.” aveva ordinato Anderson, impaziente. Cygnus sorrise maligno, fermandosi ad assaporare il momento. Aveva l’ex auror completamente nelle sue mani.
“Io non sono a conoscenza delle risposte che cerca, ma conosco una donna che potrebbe rispondere a tutte le sue domande.“ aveva spiegato meglio Cygnus.
“Una mangiamorte, immagino.”aveva commentato Anderson, disgustato. Odiava la categoria, ma se era per avere delle risposte era disposto a mettere da parte tutti i suoi principi morali. Era per il bene supremo, dopo tutto.
“No, a dire il vero No.” aveva risposto il signor Black, sorprendendo l‘uomo che lo stava ascoltando con la massima attenzione.
“Mi stupisce signor Black. Lei rischia la vita andando contro il suo Signore per dare ascolto ad una donna?” aveva chiesto Anderson, sospettoso. A quelle parole Black era diventato di colpo più pallido, ma non aveva risposto.
“È una donna molto pericolosa, il suo amico Potter Senior dovrebbe conoscerla.” aveva poi detto Cygnus, rabbrividendo all’idea del suo primo incontro con la donna.
“Sta parlando della donna che ha attaccato Robert?” aveva chiesto Anderson, stupito. Nessun auror e nemmeno Silente erano riusciti a trovare informazioni su di lei, sembrava apparsa dal nulla e scomparsa nel nulla subito dopo l‘attacco.
“Proprio lei. Allora, che mi dice?” aveva domandato Black, impaziente.
“Ora non le dico nulla, ma le farò avere presto una mia risposta.” aveva risposto Anderson, indicando a Cygnus Black l’uscita. Aveva bisogno di tempo per riflettere e capire se fosse davvero necessario fare un accordo con un mangiamorte per avere risposta ai suoi dubbi. Anderson ci pensò parecchio tempo, poi alla fine della giornata si decise a mandare un gufo a Cygnus Black.
“È fatta, Anderson ha accettato.” esclamò Cygnus, correndo incontro alla sua signora.
Dopo il loro primo incontro, la donna era tornata ad apparirgli altre volte direttamente a casa sua. Cygnus si era chiesto come avesse potuto infrangere tutti gli incantesimi a protezione della sua villa, ma aveva preferito tenersi la domanda per sé. Sfidare la donna era l’ultima cosa che voleva.
“Sei sicuro?” chiese Bellatrix, sospettosa.
“Certo, mi ha mandato un gufo nel quale diceva che voleva vedermi nel suo ufficio al più presto.” spiegò Black, soddisfatto del suo operato, mostrando alla donna una pergamena.
“Bene, va da lui e trova il modo di farmi entrare nel castello.” ordinò Bellatrix, severa.
“Sarà fatto mia signora.” promise Cygnus, prima di smaterializzarsi direttamente nell‘ufficio dell‘uomo. Trovandoselo davanti all’improvviso, Anderson si sorprese, ma cercò subito di recuperare il suo autocontrollo.
“Mi ha fatto chiamare?” chiese Cygnus, fingendo di ignorare il motivo della convocazione.
“Ho vagliato la sua proposta e ho deciso che vedrò questa donna.” rispose Anderson con fare distaccato, senza guardare negli occhi il mangiamorte. L’idea di trattare con Cygnus Black e con la donna che aveva ferito Potter lo disgustava, ma era l’unica cosa che poteva fare per avere quelle risposte che Silente si ostinava a non dargli.
“Posso chiedere se Silente è informato della cosa?” domandò Black, malizioso.
“No, Silente non deve sapere nulla.” rispose Anderson, guardando intensamente fuori dalla finestra.
“Era quello che speravo.” sospirò Cygnus, sollevato.
“Quando mi condurrà da lei?”chiese Anderson, ansioso di avere le risposte che cercava.
“La mia signora è ricercata, come lei sa. Sarebbe un problema se foste visti insieme fuori da qui..” spiegò Cygnus Black, giocherellando con la sua veste.
“Mi sta dicendo che dovrei farla entrare al castello? È una pazzia, ci sono un sacco di sistemi di sicurezza contro i visitatori.” esclamò Anderson, ansioso, battendo i pugni chiusi sulla scrivania.
“Sono certo che lei saprà come disattivarli.. Non appena ci sarà riuscito mi mandi un gufo. Niente parole inutili, sono il giorno e l’ora. La mia signora non mancherà.” disse Black, ignorando le proteste dell’uomo.
“E sia.” rispose alla fine Anderson a testa bassa.
Il professore rimase a lungo seduto alla sua scrivania, tormentandosi all’idea di quello che aveva fatto. Improvvisamente lo sguardo gli cadde sul tema di un allievo, Severus Piton, e si ricordò di avere un’altra faccenda il sospeso. Con un gesto convocò il ragazzo e poi attese con pazienza che questi arrivasse. Dopo qualche ora, Anderson sentì bussare.
“Professore..” mormorò Piton, entrando timidamente nella stanza del professore.
“Siediti ragazzo. Vuoi qualcosa da bere?” chiese Anderson, con fare affabile. Piton sembrava a metà tra l’imbarazzato e l’ansioso.
“No, grazie. Non ho ancora le risposte che mi ha chiesto.” rispose Piton, sulla difensiva.
“Non importa, ragazzo. Non ho più bisogno di te.” esclamò Anderson, cancellando la memoria di Piton con un rapido movimento della sua bacchetta.
***
“Allora, Anderson è caduto nella trappola?” chiese Bellatrix, non appena il padre rimise piede in casa.
“Ti farà entrare nel castello durante le vacanze di pasqua per parlare con lui.“ rispose Cygnus, annuendo. Non era sorpreso di trovarla già lì, probabilmente non era mai andata via. Tutti gli incantesimi di protezione della sua casa sembravano non avere effetto su quella donna, quasi fosse un demone.
“Benissimo, il castello sarà deserto e prendere il posto di quel babbeo sarà uno scherzo da ragazzi.” esclamò Bellatrix, estasiata. Poteva sentire chiaramente di essere vicina a prendersi la sua vendetta. Avrebbe ucciso il bambino, tutti i ragazzi venuti dal futuro e poi avrebbe fatto il modo che non venissero al mondo in questo tempo.
“Che intenzioni avete?” chiese Cygnus, curioso di sapere cosa volesse fare la donna, ma allo stesso tempo spaventato per la sua reazione.
“Userò la pozione polisucco per farmi passare per Anderson e alla prima occasione li ucciderò tutti.” rispose lei, sogghignando.
***
Seduto alla sua scrivania Silente era più pensieroso del solito. Il vecchio preside mentre ripensava agli eventi recenti si rendeva sempre più conto che tutto intorno sembrava avere accelerato all’improvviso. Non c’era più una serie di fatti e di progetti, ma solo un vortice in cui tutto perdeva di senso. I programmi di Voldemort diventavano ogni giorno più confusi e complicati da prevedere, nuove figure emergevano sulla scena rendendo tutto più misterioso. Nessuno si prendeva più la briga di dirgli tutto, nemmeno quelli che in teoria dovevano considerarsi suoi alleati, tra cui quello strano Harry Potter. Silente era certo che lui sapesse tutto, e che fosse l’unico in grado di fermare Voldemort, eppure non aveva la minima idea di quello che intendesse fare. Il vecchio preside si fidava di lui, ciecamente, eppure aveva la sensazione che non valesse la stessa cosa per il ragazzo.
I pensieri che opprimevano Silente erano talmente numerosi e pesanti che non sentì bussare alla porta, ne tanto meno si accorse dei due uomini che entrarono nel suo ufficio.
“Albus, io e Bob dobbiamo parlarti.” disse un uomo con uno strano occhio magico, al cui fianco c’era Rober Potter. Silente, stupito da quella voce che conosceva così bene, sussultò, per poi rivolgere ai due amici un sorriso caloroso. Alastor Moody e Robert Potter erano due tra i migliori auror del paese, insieme a Thomas Paciock. Una sorta di trio micidiale, tristemente noto ai mangiamorte e ai delinquenti che era stato allenato da Anderson nei tempi d’oro in cui mandava avanti il dipartimento.
“Una chiaccherata con Al e Bob è quello che ci vuole per rilassarsi un po’. Avanti, accomodatevi. Volete qualcosa da bere?” disse Silente, affabile, lasciando che i due auror si accomodassero di fronte a lui. Robert Potter aveva ancora il braccio fasciato, ma sembrava che avesse ripreso a muoverlo abbastanza bene.
“Albus, non è una visita di piacere.” avvisò Alastor, diretto come sempre.
“Era quello che temevo. Sono tempi duri e so bene che quando i due migliori auror del paese compaiono nel mio ufficio non è perché vogliono bere con il loro vecchio professore, tuttavia, io spero sempre.” mormorò Silente, sorridendo. Sarebbe stato bello perdersi in chiacchere e ricordi, scordando per un momento l’oscurità che stava dilagando fuori dal castello, ma non potevano permetterselo.
“Tra tutte le tue qualità l’ottimismo è sempre stata quella che preferivo.”
“Grazie Bob, sei sempre gentile.”
Come mai Thomas non è con voi” aggiunse il vecchio preside, curioso. Robert alzò le spalle e cercò lo sguardo di Alastor, che sbuffò.
“Stava interrogando un paio di mangiamorte appena catturati.” spiegò brevemente Alastor, impaziente di arrivare a discutere il motivo per cui lui e Robert erano venuti al castello.
“Provo un po’ di pena per quei mangiamorte.” commentò Robert, sorridendo. Conosceva abbastanza i metodi dell’amico per sapere che non dovevano passarsela troppo bene.
“Veniamo al punto?” chiese Alastor, infastidito. Silente sospirò, e fece segno ai due auror di andare avanti.
“Pensiamo che nel castello ci siano delle spie.” spiegò Robert, sospirando. Sapeva bene che per il preside una notizia come quella sarebbe stato un duro colpo.
“Spie?” chiese Silente, confuso.
“Sicuramente una, forse anche più.” aggiunse Alastor.
“Ma sono solamente ragazzi.” protestò debolmente il preside. In pochi secondi tutto il suo mondo era crollato. Il castello che riteneva l’ultimo luogo riparato dalla cattiveria del mondo non era più tanto sicuro come riteneva.
“Le apparenze ingannano, Albus.” sospirò Robert, cercando di confortare il vecchio amico.
“Vorrei potervi dire che vi sbagliate, ma temo che non sarà così.” mormorò Silente, realista. Il tempi bui come quelli in cui vivevano era da incoscienti credere che Voldemort non avesse spie al castello. Inoltre, se Robert e Al avevano parlato voleva dire che avevano delle prove inconfutabili. Anche lui da tempo sospettava che qualcuno tra i ragazzi di serpeverde si fosse unito a Voldemort ma non aveva mai avuto il coraggio di indagare. Era come se ostinandosi a non voler vedere avesse potuto fare sparire il problema.
“Aspetta, la cosa è ancora più grave.“ disse Robert, guardando il compagno.
“Abbiamo fatto delle indagini sulla donna misteriosa che ha attaccato Bob ed è abbastanza chiaro che non sia una mangiamorte, anche se lo sembrava. Crediamo che anche lei abbia spie nel castello.” continuò a spiegare Alastor, cosciente che non era certo portatore di buone notizie.
“I fronti da combattere sono diventati due.” concluse Silente, depresso. Se stava diventando complicato tenere testa a Voldemort figurarsi ora dover combattere su due fronti.
“Sembra di sì. Per il momento si muove da sola, ma abbiamo registrato movimenti sospetti di due personaggi misteriosi.” disse ancora Alastor, preoccupato. Sapevano ancora troppo poco della donna per fare progetti ma da quel poco che sapevano c’era poco da stare allegri. L’unica cosa che potevano augurarsi era che la donna entrasse in contrasto con Voldemort e che i due provassero ad eliminarsi a vicenda facendo un favore a loro, ma le probabilità che ciò avvenisse erano piuttosto basse.
“Chi sarebbero?” chiese Silente, curioso di sapere chi avrebbe potuto unirsi a Bellatrix. Secondo il racconto di Harry non c’erano altri mangiamorti superstiti, solamente lei.
“Non lo sappiamo, per questo pensiamo siano con la donna.” spiegò Robert, alzando le spalle.
“Parliamo delle notizie certe, per favore.” disse Silente, cercando di fare un po’ di chiarezza.
“Nel castello di sono le spie di Voldemort, probabilmente giovani Serpeverde, e quelle della donna.” concluse Alastor, facendo velocemente il punto della situazione.
“Sempre tra i ragazzi, giusto?” chiese Silente, preoccupato.
“No, ecco..” iniziò Robert, imbarazzato.
“Che c’è?” chiese Silente, preoccupato. Dalle facce di Al e di Bob quella che stavano per dargli doveva essere una notizia persino peggiore delle altre.
“Crediamo che tu non ti possa più fidare di Anderson.” disse Alastor, con gli occhi fissi al pavimento. Anderson era stato un maestro, praticamente un padre, sia per lui che per Bob e Tom e l’idea che anche lui avesse tradito gli risultava particolarmente fastidiosa.
“Non è possibile, ne siete sicuri?” chiese Silente, allibito e sconvolto dalla notizia. Non poteva essere vero, non il suo amico Anderson.
“Stiamo indagando.” disse Robert, tetro. I tre uomini rimasero a lungo in silenzio, quasi le notizie su Anderson avessero tolto a tutti la voglia di parlare.
Quel lungo ed imbarazzante silenzio fu infranto dalla professoressa McGranitt che entrò di corsa nell’ufficio del preside.
“Silente, ti vogliono in infermeria.” spiegò la donna, notando improvvisamente la presenza dei due auror. Silente sospirò e si congedò dai due amici.
“Andiamo Bob. Ciao Albus, torneremo a trovarti quando avremo maggiori informazioni.” salutò Alastor, alzandosi dalla poltrona.
“Ci conto, state attenti e non mettete in pericolo le vostre vite.” si raccomandò Silente, preoccupato. Se era vero che oltre a Voldemort c’era una nuova minaccia i più esposti erano sicuramente loro.
“Tieni gli occhi aperti, per il bene dei tuoi studenti.” disse Robert Potter, prima di sparire nel camino dietro all’amico Alastor Moody.
________________________________________________________________________________________
Nel buio di una foresta due strane figure si muovevano febbrilmente intorno ad una tenda. O meglio, una si muoveva mentre l’altra si limitava a leggere di malavoglia un giornale.
“Altre notizie strane dal giornale?” chiese l’uomo più anziano, ansioso.
“No, non mi pare.” rispose Neville, distratto, senza staccare gli occhi dal giornale.
“Nessun attacco, omicidio o rapimento?” chiese ancora l’altro, preoccupato.
“Qualcuno, ma credo sia normale.” rispose il ragazzo, alzando le spalle. L’amico faceva così da quando avevano saputo che Rober Potter, Ninfadora Tonks e Andromeda Black erano stati attaccati da una donna misteriosa, probabilmente Bellatrix.
“Nessuno che conosciamo?” chiese ancora, deciso a non desistere fino a che non avrebbe avuto la certezza matematica che tutti coloro a cui voleva bene erano al sicuro.
“Non credo.” sbuffò Neville, infastidito.
“Meno male.“ sospirò l’uomo, lasciandosi finalmente cadere seduto.
“Che ti prende?” chiese ancora l’uomo, dopo aver notato lo strano silenzio del ragazzo.
“Nulla.. È strano, tutto qui.” sbottò Neville, chiudendo il giornale e lanciandolo per terra.
“Lo so, ragazzo. Porta pazienza.” cercò di confortarlo il compagno, passandogli un grosso pezzo di cioccolato che Neville guardò storto.
“Perché non possiamo andare da loro?” chiese Neville, guardando l’uomo dritto negli occhi. L’uomo sospirò, quasi si aspettasse da tempo quella domanda.
“Sarebbe strano, non trovi?” chiese poi, evitando con cura lo sguardo del ragazzo. Non gli andava di dare spiegazioni ne tanto meno di parlare. Voleva solo essere lasciato in pace.
“Sarebbero tutti felici di rivederci, specialmente Harry.” lo corresse Neville, severo.
“Lo so, ma non è ancora il tempo. Non voglio che soffra ancora per colpa mia.” spiegò l’altro, giocando con un lembo della sua veste scura.
“Per questo non vuoi andare da lui?” chiese Neville, stupito. Tra tutte le spiegazioni possibili questa era decisamente quella che aveva meno senso di tutte.
“Anche, è più prudente se stiamo qui e non ci facciamo vedere da Bellatrix. Se sospetta che ci siamo anche noi potrebbe fare qualche pazzia. Sai anche tu che quella donna è pazza.” ricordò l’uomo più grande, calandosi il cappuccio della veste sugli occhi in modo che gli coprisse il volto.
“Come può sapere che siamo qui? Ci crede morti.. Ricordi?” domandò Neville, sorpreso.
“Non si può mai sapere..” ribatté l’altro.
“Senti, io voglio uccidere Bellatrix. Anzi no, devo ucciderla. Per ora farò come dici tu, ma sappi che è questione di tempo.“ avvisò Neville, furente come era stato solo poche volte nella sua vita. L’uomo sospirò, cercando le parole più adatto a calmare il ragazzo.
“Ho un paio di conti in sospeso anche io, ragazzo, non è tempo di fare colpi di testa.” disse poi alla fine, stupendosi delle sue parole. Sicuramente Remus sarebbe stato fiero di lui.
“Sai che detto da te è davvero divertente?” esclamò Neville, scoppiando a ridere. Per un po’ la tensione sembrò essere allentata.
“Sei insolente, ragazzo, come tua madre.” ribatté l’uomo, ripensando ad Alice, ai suoi vecchi amici e a tutti i disastri che dovevano stare combinando nel castello dal quale lui mancava da troppo tempo.
“Non avrei dovuto salvarti..” lo prese in giro Neville.
“Dovevi, sennò non avresti saputo come aprire il portale.” rispose l’altro con pazienza.
“Ci sarei arrivato anche da solo.” ribatté Neville, offeso dalla parole dell’uomo che sembrava essersi immerso nei pensieri, o forse nei ricordi.
“Si, nel giro di qualche anno. E poi, ragazzo, io non sono mai veramente morto.” rispose l’uomo dopo un po’, abbozzando un sorriso.
“Certo, ma il mondo era convinto del contrario.” sbuffò Neville, infastidito.
“Che centra, anche tu sei vivo e tutti pensano che ci hai lasciato le penne nell’esplosione.” disse l’uomo, chiudendo il discorso ed allontanandosi.

ANGOLO DELL'AUTRICE:
innanzitutto, grazie mille per essere arrivati a leggere fino a qui.
piccola precisazione: bellatrix black e lucius malfoy sono più grandi, ma siccome mi servivano al castello li ho ringiovaniti di qualche anno. consideratela una sorta di licenza poetica.
questo capitolo è una sorta di passaggio e mi è serivito a spiegare ed introdurre alcune cose per il prossimo capitolo.
vi anticipo fin da ora che, causa vacanze, verrà pubblicato a settembre ma che sarà un vero e proprio capitolo bomba.
qualche spoiler:
- sarà ambientato a casa potter, con i genitori di James. harry conoscerà i nonni.
- avrà luogo la cerimonia per fare di regulus un mangiamorte e si conoscerà la sua decisione in proposito.
- bellatrix riuscirà ad entrare nel castello
- cygnus black farà una brutta fine.
- si scoprirà l'identità del secondo personaggio misterioso.
contenti?
passiamo ai ringraziamenti!

pagnottella: grazie milleee!
sono felice che la mia storia ti piaccia. è un peccato non postare più fino a settembre, ma capitemi.. le vacanze sono le vacanze!

brando: grazie milleee!
immagino che tu abbia apprezzato il fatto che non sono passati mesi! ;D
circa regulus non dico nulla, ho già detto abbastanza prima con gli spoiler! si, lucius e bella sono più grandi, ma mi servivano al castello quindi.. licenza poetica! circa i due tizi misteriosi ci hai preso, vengono dal futuro e uno dei due è neville.. l'altro, mistero!
nel futuro lucius, narcissa e draco sono morti, li ha uccisi bella prima di tornare nel passato. carina l'idea di draco che torna indietro, peccato non sia venuta a me. sai che però mi hai fatto venire voglia di modificare la storia per inserirci draco?

little_missgiuly_: grazie milleee!
grazie per i complimenti. si, bravissima, cygnus black è lo zio di sirius ed anche il padre di andromeda.

oooh: grazie milleee!
hai davvero letto tutta la storia in un pomeriggio e tre quarti di sera? meriti un oscar, come diamine hai fatto?

kylexy: grazie milleee!
ebbene no, la storia non è perduta. era solo in stan by!

luciatigre: grazie milleee!
su regulus non dico più nulla, vedrete tutto nel prossimo capitolo. i due personaggi misteriosi sono chiaramente amici, resta solo da scoprire chi è il secondo.. dai che ci arrivi, è semplice!

shin_86: grazie milleee!
per il momento zio voldy e bellatrix non hanno in programma di incontrarsi, prima lei vuole vendicarsi.
harry e family invece si incontrano prossimo (e credo anche parecchio lungo) capitolo.

smemo92: grazie milleee!
bellatrix è una stronza, non ha sentimenti. anderson invece è talmente ansioso di sapere qualcosa su harry da finire con l'aiutare bellatrix ed i mangiamorte. per piton ci sto ancora lavorando, al momento sto cercando di capire che fine fargli fare. le due figure sono amiche, neville e...


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Capitolo 58
*** IL MANIERO DEI POTTER ***


CAPITOLO 56
IL MANIERO DEI POTTER.

Dopo essere usciti dall’ufficio di Silente Robert Potter e Alastor Moody erano tornati al dipartimento auror dove avevano incontrato Thomas Paciock, appena uscito dalla stanza degli interrogatori. Nonostante cercasse di non darlo a vedere, l’uomo era stanco; la vita che si era scelto cominciava ad andargli stretta. Ogni giorno c’erano prigionieri da interrogare, malviventi da catturare e mangiamorte da stanare senza mai un attimo di pace. Non ci potevano essere pause per loro perché i cattivi erano in agguato e non aspettavano altro per infiltrarsi e distruggerli dall’interno.
“Allora, ha parlato?” chiese Alastor, offrendo una tazza di caffè al collega. Thomas bevve una lunga sorsata e si sentì rinascere.
“Ne dubitavi?” chiese Thomas, divertito. La parte che preferiva in assoluto del suo lavoro era sicuramente condurre gli interrogatori. In quella saletta senza finestre poteva sfogare tutte le frustrazioni di quel lavoro a volte tanto ingrato sulla peggior feccia che camminava sulla terra. Certo, non tutti gli auror la pensavano come lui; Robert Potter era uno di questi.
“È ancora tutto intero?” chiese a sua volta Robert, seccato. Per quanto volesse bene e trovasse simpatico Thomas Paciock non riusciva proprio a farsi andare bene i suoi metodi. Secondo il signor Potter infatti era importante distinguersi sempre dai mangiamorte, per non diventare come loro.
“Più o meno.” rispose Thomas, alzando le spalle. Sapeva bene che il compagno disapprovava i suoi metodi ma in quel momento non gli importava più di tanto. Era stanco, e pensava solo alla cena che lo aspettava a casa e alla piacevole serata con sua moglie.
“Ci dici cosa ti ha detto o vuoi un invito scritto?” esclamò Alastor, sbuffando.
Thomas, per nulla toccato dall’irritazione dei due amici, fece un resoconto dettagliato di quanto aveva raccontato il mangiamorte. Alla fine del racconto il trio era concorde nel dire che c’era poco di cui stare allegri.
“Quindi la notizia è confermata?” chiese Robert, preoccupato, riflettendo attentamente sulle parole del compagno. Thomas Paciock annuì, deciso.
“Anderson passa informazioni a qualcuno.” confermò Thomas, abbassando lo sguardo.
“Ai mangiamorte?” chiese Robert, disgustato.
“O forse a quella strana tizia che ha attaccato Bob.” suggerì Alastor, accigliato.
Thomas non rispose, l’uomo che aveva interrogato aveva saputo dirgli che Anderson non era più un uomo di Silente; chi fosse il suo nuovo padrone non era dato saperlo.
“Potrebbe essere un piano per scovare informazioni..” mormorò Thomas, pensieroso. Non voleva credere che Anderson, colui che aveva insegnato loro tutto, fosse davvero passato al nemico. Si trattava di qualcosa che non aveva senso.  Guardò Al e Bob negli occhi, e capì che anche loro stavano pensando la stessa cosa. Nonostante fossero tutti e tre abbastanza grandi per credere alle favole, volevano sperare che il loro vecchio maestro fosse estraneo ai fatti. Avevano visto fin troppi uomini fedeli tradire e avevano bisogno di una prova che permettesse loro di credere nel lavoro che facevano.
“No, lo escludo. Silente non ne sapeva nulla.” sbuffò Robert, massaggiandosi il braccio fasciato. Alastor e thomas si guardarono tristi, poi sospirarono. I tre auror rimasero a parlare tra loro per ore, senza riuscire ad arrivare a nulla. Apparentemente non vi erano spiegazioni che giustificassero il comportamento di Anderson. Era quasi ora di cena quando si divisero senza essere giunti a nulla, prendendo ognuno la strada di casa.
Il colloquio con Silente prima e la discussione con Thomas poi aveva lasciato Robert Potter piuttosto scosso. L’espressione triste del preside e l’idea che il suo maestro fosse diventato un mangiamorte lo avevano fatto pensare al motivo per cui continuava a combattere. Senza rendersene conto si era ritrovato nel salotto di casa sua, abbattuto e con il terzo drink della serata tra le mani a chiedersi quando stesse cadendo in basso la società magica.
“Ehi Bob.” chiamò dolcemente Dorea, entrando in salotto. Lo sguardo della donna vagò per la stanza per poi fermarsi sulla figura del marito. Nonostante la penombra Dorea Potter riusciva a vedere la stanchezza dell’uomo.
“Amore, sei tu.” sussultò Robert, sorpreso. Era così preso da ciò che lo tormentava che non aveva sentito sua moglie entrare nella stanza. Dorea si sforzò di sorridere al marito, che vedendola così bella e serena si maledisse mentalmente. Da quando aveva cominciato a prendersi tanto a cuore i problemi del mondo tanto da dimenticarsi della stupenda donna che aveva sposato?
“Non stai esagerando?” chiese la signora Potter, guardando preoccupata il bicchiere che il marito teneva tra le mani e la bottiglia ormai quasi vuota. Alle parole della moglie Robert abbassò lo sguardo, colpevole.
“Questo è l’ultimo, promesso.” mormorò Robert Potter, sorridendo dolcemente alla moglie.
La donna prese il bicchiere che il marito teneva tra le mani e lo fece sparire insieme alla bottiglia con un elegante movimento di bacchetta. Robert lasciò fare senza protestare, incantato dai movimenti della moglie.
“Sai che domani arrivano i ragazzi, vero?” ricordò Dorea, sedendosi sulle gambe del marito.
Quelle parole ebbero un effetto benefico sull’uomo, che subito recuperò il sorriso e prese a sentirsi meglio.
“Così James porta tutta la banda a casa..” sospirò Robert, sorridendo. Suo figlio James era il suo orgoglio, il motivo per cui continuava a combattere nonostante tutto, e l’idea di averlo a casa anche solo per qualche giorno lo riempiva di gioia.
“Almeno la smetterai di avere sempre quel muso lungo.” esclamò Dorea, sorridendo.
Aveva insistito molto con James per farlo tornare a casa, sicuro che avrebbe fatto bene all’umore di tutti passare del tempo insieme.
“Perdonami, ho avuto una giornata pesante.” mormorò Robert, cercando di scacciare dalla mente le immagini di quella orribile giornata. Dorea lo fissò per un po’, in silenzio, cercando di nascondere la propria preoccupazione. Una parte del suo cervello voleva sapere cosa passava per la testa del marito, l’altra invece voleva evitare che Robert pensasse ai mangiamorte anche quando era a casa; alla fine vinse la seconda.
“Domani andrà meglio. Sai che James e Sirius si porteranno le loro ragazze a casa?” esclamò Dorea, cercando di distrarre il marito e di fargli tornare il sorriso. Ancora una volta le parole della donna illuminarono il viso dell’uomo.
“James e Sirius si sono trovati la ragazza? Povere, sanno a cosa vanno incontro.” mormorò Robert, scoppiando a ridere. Era sicuro che si trattasse di quella Lily di cui James non faceva che parlare da anni; la rossa che gli aveva stregato il cuore.
“Vedi, solo pensare ai ragazzi ti ha fatto tornare il sorriso.” disse Dorea, ridendo.
***
In quella strana sera che precedeva l’inizio delle vacanze di pasqua Robert Potter non era certo l’unico ad essere solo davanti ad un camino a pensare. Anche Harry infatti, proprio come suo nonno che ancora non conosceva, era tormentato da un sacco di dubbi. A differenza dell’auror però i suoi dubbi non riguardavano i mangiamorte ma la sua famiglia.
Più passava in tempo e più alla curiosità si sostituiva il panico e la paura di non essere accettato. Fino a quel momento infatti gli unici parenti che aveva incontrato, la sorella di sua madre, lo avevano trattato come un estraneo; chi gli poteva assicurare che non succedesse lo stesso questa volta? Così preso da questi tristi pensieri, Harry non si accorse che non era più solo nella sala comune.
“Hei, campione..” mormorò James, avvicinandosi al figlio e sedendo accanto a lui.
I movimenti del ragazzo erano impacciati, e la sua voce aveva tremato quando si era rivolto al figlio. Nonostante avesse avuto tutto il tempo per abituarsi all’idea, James Potter continuava a temere di non essere all’altezza e viveva con il costante timore di deludere Harry. Remus e Sirius avevano passato pomeriggi interi a ripetergli che non era così, e lo stesso aveva fatto Lily, ma James sembrava non sentirci.
“Papà?” esclamò Harry sorpreso, spostandosi di lato per fare posto al genitore. James si sedette, rimanendo in silenzio a godersi quel momento. La sala comune, di solito uno dei posti più caotici del castello, era perfetta a quell’ora di sera; sembrava intima, quasi fosse un salotto privato nel quale dare libero sfogo ai propri timori.
“In carne ed ossa..” scherzò James. Erano stati Ginny e Sirius, preoccupati per il ragazzo, a dirgli che era seduto da solo di fronte al camino da ore. James all’inizio era confuso sul da farsi fino a che Remus non aveva suggerito che fosse compito suo andare a parlargli. All’inizio aveva cercato di delegare il compito, poi aveva capito che non era giusto e si era deciso ad andare ripetendosi che se fosse stato al posto di Harry avrebbe voluto che suo padre fosse lì con lui a rassicurarlo.
“Da quando mi chiami campione?” chiese Harry, divertito, cercando di capire se la cosa gli dava fastidio oppure No. James sospirò e si fermò a pensare prima di rispondere.
“Beh, mio padre mi ha sempre chiamato così e mi ha sempre fatto sentire importante.” spiegò James, impacciato. Harry rifletté a lungo su quelle parole, incredulo.
“È la prima volta che qualcuno mi dice che sono importante. Cioè, c’è stata un’altra persona una volta ma poi è andato via..” mormorò Harry con gli occhi lucidi.
Era fantastico stare seduti davanti al camino con il proprio padre a parlare, ma Harry non riusciva a smettere di pensare al suo padrino. La perdita di Sirius era una ferita che continuava a fare male, nonostante fossero passati anni.
“Tu sei importante, non solo per me.” disse James, serio. Harry lo guardò negli occhi e non vide un ragazzino; di fronte a lui c’era l’uomo adulto che suo padre sarebbe diventato.
“Come mai sei qui?” chiese Harry, cercando di cambiare argomento prima di scoppiare veramente a piangere di fronte al genitore.
“Dovresti vederti, davvero. Sei solo davanti ad un camino quasi spento. Da quando sei qui?” chiese James, divertito. Harry sbuffò, prima di rispondere.
“Da un po’ di tempo.” mormorò Harry, imbarazzato.
“Almeno un secolo.” ribatté James, ironico.
“Stavo pensando a domani.” confessò Harry alla fine, fissando il pavimento.
“In ansia per l’incontro con i nonni?” chiese James, stupito.
“Si nota così tanto?” chiese a sua volta Harry, visibilmente in difficoltà. Una parte di James era incredulo; fino a quel momento Harry era sembrato una persona abbastanza sicura di sé, non sembrava essere una di quelle persone che si fanno spaventare con poco.
“Affronti i mangiamorte e hai paura di conoscere i tuoi nonni, sei davvero incredibile” esclamò James, scoppiando a ridere. Harry non disse nulla ma lanciò al padre un’occhiata sufficientemente significativa. Effettivamente aveva ragione lui, ma l’idea di incontrare i nonni lo agitava lo stesso.
“Sta tranquillo, vedrai che andrà bene.” aggiunse James, tornando serio. Harry sospirò, e questa volta fu lui a lanciare al padre uno sguardo divertito.
“Si, come No. Ciao, sono vostro nipote venuto dal futuro per evitare una strage. Ti immagini le loro reazioni?” chiese Harry, impallidendo alla sola idea di un dialogo del genere. James sembrò pensarci su, rimanendo serio.
“Mia madre ti offrirebbe dei biscotti e mio padre sarebbe felice di avere qualcuno che lo aiuta contro i mangiamorte.” disse alla fine James, impassibile, alzando le spalle.
“Papà..” lo richiamò Harry, sbuffando. James alzò gli occhi al soffitto, poi riprese.
“Senti, mio padre è un auror ed è una persona ragionevole. Di cose strane nella sua vita ne ha viste tante ed ha anche accolto Sirius senza protestare e non ti prenderà per pazzo, te lo posso assicurare.” spiegò pazientemente James. Harry fissò attentamente il padre, soppesando con cura le sue parole. Dopo tutto, James e i malandrini non l’avevano presa troppo male; lo stesso poteva valere anche per i suoi nonni.
“Posso essere comunque spaventato?” chiese Harry, guardando il padre a mo’ di sfida. James sospirò, sconfitto. Nonostante tutto l’ultima parola restava a Harry.
“Si, credo sia normale. Ma ricorda che comunque vada io e la mamma saremo lì con te.” concluse James, scompigliando con affetto i capelli del figlio prima di prenderlo per un braccio e trascinarlo a dormire.
La mattina successiva il nervosismo di Harry, complice anche la notte passata a stressare a turno Ron, Remus e Sirius, era del tutto passato. Quella davvero nervosa era Lily. Anche lei aveva parlato a lungo con Hermione e Ginny, ma non era servito a molto; persino Alice alla fine si era arresa dichiarando che Lily era un caso senza speranza.
“Aiuto, sono terrorizzata.” continuava a ripetere la rossa, molto più pallida del solito mentre il gruppo si dirigeva verso Casa Potter. I ragazzi erano giunti fino a lì con una passaporta ed ora restava da fare solo un breve tratto di strada; si trattava solamente di pochi minuti ed i ragazzi decisero di percorrerlo a piedi, complice il bel tempo.
“Addirittura?” chiese Remus, divertito dall’espressione dell’amica. Non aveva mai visto la glaciale e sempre razionale Lily Evans così in difficoltà come in quel momento.
“Remus, ti ricordo che è la prima volta che vedo i genitori di James.” borbottò Lily, mettendo il broncio.
“Tranquilla Lily, credo che saranno così confusi dal loro nipotino che non si accorgeranno di altro.” esclamò Sirius, divertito, ricordando solo alla fine che con loro c’era anche Zhoana che non sapeva nulla di quella storia. Il ragazzo si beccò delle occhiate omicida dagli amici, ma ormai il danno era fatto. Zhoana infatti si guardava in giro confusa, cercando spiegazioni che gli amici non sapevano come fornirgli.
“Perché la vista di Harry li dovrebbe stupire? Non credo sia la prima volta che Harry vede gli zii, giusto?”chiese Zhoana, fissando accigliata i ragazzi intorno a lei.
“Ehm.. È una storia davvero buffa.” iniziò Sirius, cercando in qualche modo di rimediare a quel disastro. Harry lanciò a Hermione, Ron e Ginny un’occhiata preoccupata, poi si lasciò andare in un sorriso mentre James, Lily e Remus fulminavano Sirius con gli occhi.
“Per farla breve, veniamo dal futuro e il realtà Harry è il figlio di James e Lily.” spiegò Ginny in tono pratico. Ne avevano parlato a lungo nei giorni precedenti ed alla fine avevano deciso che era arrivato il momento di svelare il loro segreto anche a lei.
“Ah si?” chiese Zhoana, tranquilla. Sembrava che la notizia non l’avesse per nulla sconvolta, quasi se lo aspettasse.
“Beh, si.” mormorò Hermione, preoccupata. Non era normale una reazione del genere, nemmeno per la zia di Luna.
“Non sei sconvolta?” chiese Sirius, incredulo per la reazione della sua ragazza di fronte a quella che era senza ombra di dubbio una notizia sconvolgente.
“No, in realtà me lo aspettavo.” spiegò la ragazza, divertita dalle buffe espressioni degli amici.
“Dici sul serio?” chiese Lily, stupita. Zhoana rise e poi annuì.
“Tranquilli, il vostro segreto è al sicuro. Anche perché non ho amici a cui raccontarlo e nessuno mi prenderebbe mai sul serio.” mormorò Zhoana con il sorriso sulle labbra.
“Sei forte!” esclamò Ron, stupito.
“Grazie Ron, sei davvero gentile.” rispose la ragazza.
Mentre il dibattito sulla provenienza dei ragazzi continuava, Sirius e James cercavano di scorgere il maniero dei Potter; si trattava di una specie di gara che facevano ogni volta che tornavano a casa.
“Sembra che siamo arrivati, signori, ecco a voi la dimora della famiglia Potter da almeno quattro secoli.” disse Sirius con fare teatrale, indicando una residenza imponente.
“Finalmente.” esclamò Remus, stanco di camminare.
Gli altri ragazzi rimasero in silenzio, stupiti. Nessuno di aveva preparati a quello che stavano vedendo; la casa che si ergeva di fronte a loro infatti era così enorme e straordinaria da far impallidire sia la vecchia casa di Sirius che Malfoy Manor. Sembrava una riproduzione, seppure in scala più modesta, del castello di Hogwarts con tanto di torri e di parco che circondava la proprietà.
“Accidentaccio, questa sarebbe casa tua James?”chiese Ron, senza riuscire a staccare gli occhi dall’enorme maniero.
“È enorme.” esclamò Hermione, sorpresa.
“Sembra un castello.” concordò Lily, affascinata. Nessuno dei ragazzi riusciva a smettere di guardare quella meraviglia. Harry ed Hermione si scambiarono un’occhiata perplessa; entrambi si chiedevano che fine avesse fatto questa meraviglia nel futuro. Possibile che i mangiamorte fossero riusciti a distruggerla?
“Esagerati.” mormorò James, imbarazzato.
“James, sei diventato rosso.”notò Zhoana, fissando divertita il ragazzo. Lily fissò a lungo James, senza riuscire a dire nulla. Per anni aveva creduto fosse un ragazzino viziato e pieno di sé, ma ancora una volta aveva avuto la prova che si era sbagliata. Invece di vantarsi della bellezza della propria casa se ne stava in un angolo, senza dire nulla.
“È davvero imponente vista da fuori.” mormorò Lily, sorridendo ed avvicinandosi al proprio ragazzo per dargli un bacio.
“Dentro è anche meglio, fidati.” esclamò Sirius, conducendo i ragazzi verso l’ingresso del grande cancello di ferro battuto che circondava la proprietà. Una volta arrivati, fu un elfo domestico ad aprire la porta. Nessuno né fu particolarmente sorpreso.
“Signorino Jamie! Signora Dorea, il signorino è arrivato.” esclamò l’elfa, felice di vedere James. Il ragazzo sorrise, e fece segno agli amici di entrare. Una volta all’interno tutti quanti dovettero dare ragione a Sirius; guardando la casa di James il primo aggettivo che saltava alla mente era eccezionale. L’arredamento non era particolarmente ricercato ma ciò che stupiva più di tutto erano i colori, rosso e oro, che dominavano tutto l’ambiente. Ogni cosa in quella casa lasciava trasparire che coloro che la abitavano erano fieri Grifondoro, esattamente come entrando nella vecchia casa di Sirius si veniva accolti da un tripudio di cose tetre e sinistre. Sulla parete principale del salotto c’era un enorme arazzo che riproduceva l’albero genealogico dei Potter. Hermione non ebbe bisogno di controllare per scoprire che il primo nome era quello di Ignotus Perevell.
“Amore mio!”esclamò la signora Potter, andando incontro ai ragazzi per abbracciare il figlio.
“Mamma, per favore.” cercò di allontanarla James, imbarazzato dalle attenzioni della madre.
“Oh scusa, questi devono essere i tuoi amici.” disse la donna, fissando i ragazzi che aspettavano senza sapere bene cosa dire. Fu Sirius a togliere dall’imbarazzo tutti quanti, prendendo la parola.
“Signora Potter, le presento la mia ragazza Zhoana.” disse Sirius, con un tono solenne.
“Salve Signora Potter.” salutò Zhoana, per nulla imbarazzata.
“È un piacere conoscerti Zhoana, devi essere una santa a sopportare uno come Sirius.” sospirò ammirata la madre di James.
“Beh, allora anche Lily è sulla buona strada verso la santità.” commentò Remus, indicando la ragazza dai capelli rossi che se ne stava in disparte guardandosi intorno stupita. Ogni angolo di quella casa era sorprendente.
“Wow, è un onore avere qui con noi la famosa Lily Evans.” esclamò sorpresa Dorea Potter.
“Famosa?” chiese Lily, tra il curioso e l’imbarazzato.
“Non c’è stata estate, natale o pasqua che James non ci abbia parlato di te.“ spiegò un uomo, apparentemente apparso dal nulla. Non appena lo vide, James parve illuminarsi. Harry immaginò che quello doveva essere Robert Potter, il celebre auror nonché suo nonno.
“Papà!”esclamò il ragazzo, saltando letteralmente al collo del genitore. Quella scena intristì un po’ Harry; lui non aveva mai avuto un rapporto del genere con il proprio padre, né avrebbe mai potuto averlo visto che in quella dimensione suo padre era più piccolo di lui di un anno. L’unica persona che considerava come un genitore, Sirius, lo aveva perso tempo prima e non riusciva ancora a rassegnarsi.
“Ciao campione!”disse Robert Potter, ricambiando il saluto del figlio.
“Signor Potter, come sta?”chiese Sirius gentilmente. Lily si sorprese dei modi così educati di Sirius e delle attenzioni che aveva nei confronti dei genitori di James che stonavano completamente con l’idea che la ragazza si era fatta di lui in quegli anni.
“Benissimo Sirius. Non fate caso a queste bende, sono solo una fissazione di mia moglie.” spiegò il signor Potter, indicando il braccio fasciato facendo una smorfia.
“Fa bene..” commentò James, mentre alle sue spalle Dorea annuiva energicamente.
“Dai Jay, non fare come tua madre. Piuttosto, perché non mi presenti il resto della combriccola?” chiese il padre di James, sperando di cambiare argomento prima che la moglie si lanciasse nel lungo elenco di cose che gli erano proibite a causa del braccio ferito.
“Forse è meglio che andiamo in salotto.” balbettò James, cercando lo sguardo di Harry che si era fatto di colpo più bianco. Era venuto il momento della verità, nonostante fosse palese che Harry non fosse per nulla pronto.
“Va bene, dopo di te amore mio.” disse Robert Potter, facendo strada alla moglie.
“Sicuro che vada tutto bene Jimmy?” chiese la donna, fissando il figlio con attenzione. Non era da lui essere così agitato, senza contare le facce spaventate degli altri ragazzi.
“Si, sentite.. È un discorso complicato.” continuò James, sedendosi in modo scomposto su un divano in pelle. Dorea fissò con attenzione il figlio, senza parlare.
“Allora comincia dall’inizio e non fermarti fino che non sei alla fine.” gli suggerì il padre, ridendo. Lily fissò attentamente l’uomo, stupita. Ispirava fiducia, ma allo stesso tempo senza incutere particolare timore.
“Non è semplice.. Vedi..” iniziò James, senza sapere bene come continuare il discorso.
“Lascia parlare me.” sospirò Harry, prendendo la parola. Toccava a lui dare spiegazioni.
Lo aveva già fatto una volta, raccontando tutto ai suoi genitori e poteva tranquillamente fare lo stesso con i suoi nonni, o almeno così sperava.
“Signor Potter, vede, io sono Harry James Potter..” iniziò Harry, soppesando con cura le parole per evitare al nonno una prematura morte a causa di un attacco cardiaco.
“Beh, lo so, sei nostro nipote..” rispose Robert Potter, sorridendo.
“Non proprio, questo lo credete per via di un incantesimo di Silente.” spiegò Harry, sorridendo delle facce stranite dei signori Potter. Non poteva biasimarli, anche lui sarebbe stato stupito allo stesso modo al loro posto.
“Cosa?” chiese Dorea, stranita, cercando lo sguardo del figlio e di Sirius. Entrambi si sforzavano di essere impassibili ma stringevano forte le mani delle loro ragazze.
“In realtà io non sono il cugino di James, ma suo figlio. Suo e di Lily Evans.” disse Harry tutto d’un fiato, aspettando con ansia la reazione dei due adulti.
“Oh mio dio.” esclamò Dorea, mettendosi seduta.
“Interessante, quindi vieni dal futuro?” chiese il signor Potter,  tranquillo. Sembrava che la notizia non lo riguardasse.
“Beh, si.” rispose Harry, confuso. Come poteva rimanere così calmo di fronte ad una notizia come quella? La reazione del nonno, nonostante in un primo momento lo aveva stranito, diede ad Harry abbastanza coraggio per andare avanti.
“E loro? Anche loro sono i miei futuri nipoti?” chiese ancora Robert Potter, indicando gli altri ragazzi che osservavano quella strana conversazione senza fiatare. Harry scosse leggermente la testa, sorridendo.
“No, loro sono Ron, Ginny ed Hermione. I miei migliori amici e la mia ragazza.” li presentò Harry, indicandoli uno ad uno. Dorea non fiatava e fissava con attenzione il ragazzino che aveva appena detto di essere il loro nipotino.
“Sono confuso, devo ammetterlo, ma dopo aver visto una specie di copia anziana di Bellatrix Black posso credere a tutto.” disse il signor Potter, sorridendo.
“Beh, in effetti quella era Bellatrix.” spiegò Hermione, seria.
“Lo sapevo! Ditemi, veniva dal futuro?” chiese Robert Potter, interessato a sapere più cose possibili circa la donna che lo aveva attacco e quasi sconfitto.
“Si, solo non sappiamo come abbia fatto. Per quello che sapevamo noi doveva essere morta.” aggiunse Ron, sospirando.
“Immagino che nel futuro sia diventata una mangiamorte.” constatò Robert Potter, tristemente. Certo, il destino della ragazza era già segnato ma averne la conferma era lo stesso un duro colpo.
“Purtroppo si.” disse Ginny, annuendo.
Il viso del signor Potter si oscurò per qualche istante, poi improvvisamente gli tornò il sorriso lasciando tutti i presenti di sasso. Solo James, Sirius e Dorea, abituati agli improvvisi cambi di umore dell’uomo non si stupirono, anzi sorrisero delle buffe espressioni degli altri.
“Ad ogni modo, basta di parlare di futuro o di forze oscure. Sono qui con mio figlio, la sua ragazza, i suoi amici ed il mio bellissimo nipote. Sono un uomo felice, non voglio sapere altro.” esclamò l’auror, lasciandosi cadere seduto in poltrona con un espressione trionfale dipinta sul volto. Nessuna notizia avrebbe potuto renderlo più felice di avere tutta la sua famiglia riunita sotto lo stesso tetto. Era da prima della morte di Steve che non si sentiva così appagato.
“La penso esattamente come lui. James caro, ci hai fatto decisamente una bella sorpresa.“ mormorò Dorea, avvicinandosi ad Harry per studiarlo con attenzione. Harry cercò lo sguardo di James, che ricambiò ridendo. Se fossero stati soli sicuramente gli avrebbe detto qualcosa che sarebbe suonato come un lo avevo detto.
“Perché non ci hai anticipato qualcosa quando ci siamo visti a San Mungo?” chiese Robert Potter al figlio, curioso.
“A dire il vero non sapevo se Harry era d’accordo.” rispose James, pensieroso.
“Come mai?” chiese ancora l’uomo, passando lo sguardo dal figlio al nipote, ignorando il resto dei presenti che assistevano alla scena.
“Harry era un po’ teso all’idea di dirvi tutto.” provò a spiegare James, ricordando la faccia terrorizzata che il figlio aveva la sera prima di fronte al camino.
“Io.. Avevo paura della vostra reazione. Credevo che vi sareste spaventati, o peggio che mi avreste preso per un mostro.” aggiunse Harry, impacciato.
Robert studiò con attenzione il nipote; vide due occhi verdi e pieni di paura, gli occhi di un ragazzino che ne aveva passate troppe e che aveva avuto troppo poco affetto dalla sua famiglia. Si vedeva chiaramente che era terrorizzato, nonostante facesse del suo meglio per nasconderlo. Temeva il loro giudizio; non voleva essere rifiutato ancora.
“Beh sono felice di averti dimostrato quanto ti sbagliavi, campione.” esclamò il signor Potter, sorridendo e scompigliando i capelli del ragazzo come faceva sempre con il figlio.
“Grazie signore.” mormorò Harry, abbozzando un sorriso. Le parole del ragazzo oscurarono per un attimo il viso del signor Potter.
“Come sarebbe signore? Fino a che resterai in casa mia ti ordino di chiamarmi nonno!” disse Robert, severo.
“Con molto piacere.” rispose Harry, felice.
“Vale anche per te, signorina dai capelli rossi.” ribadì il signor Potter in direzione di Ginny. La ragazza arrossì, diventando quasi del colore dei suoi capelli.
“Deve essere un vizio di famiglia, un po’ come i capelli indomabili e gli occhiali da vista..” commentò Dorea, riferendosi al colore dei capelli che accomunava lei, Lily e Ginny. Sirius e Remus capirono le parole della donna e sorrisero.
“Mamma, va bene anche per te essere chiamata nonna?” chiese James alla madre, divertito.
“C’è da chiederlo? Ovvio che si.” esclamò la donna, al settimo cielo.
“Flinky, ti spiace preparare qualcosa da mangiare per festeggiare questo momento?” chiese il signor Potter, rivolgendosi all’elfo domestico che aveva aperto loro la porta. Hermione fissò stupita la scena, osservando con quanto affetto il padre di James parlava all’elfo.
“Certo signore, vado subito. È un onore conoscere il figlio del signorino James anche se non capisco perché è più grande di lui.” disse la piccola elfa, guardandosi intorno confusa. Il signor Potter si lasciò scappare una risata.
“È una questione complessa, ma ti prometto che dopo ti spiego tutto per bene.” promise James, abituato a spiegare concetti difficili al piccolo elfo.
I saluti ed i racconti andarono avanti ancora a lungo, fino a che Sirus non si rese conto che si stava facendo veramente tardi.
“Signor Potter, potrei andare a San Mungo da mia cugina prima di mangiare?” chiese il ragazzo, esitante. Non voleva mancare di rispetto ai signori Potter ma allo stesso tempo moriva dalla voglia di fare un saluto alla cugina e di chiedere come stava la piccola Dora.
“Certo, creo immediatamente una passaporta per te.” rispose il signor Potter, prendendo la sua bacchetta.
“Grazie mille.” disse Sirius, prima di sparire in un vortice che lo condusse a San Mungo.
Il ragazzo si assentò qualche ora. Al suo ritorno i suoi amici erano ancora immersi in una fitta conversazione ma si accorsero immediatamente che qualcosa non andava; il ragazzo infatti era molto più pallido e silenzioso del solito.
“Come sta Andromeda?” chiese Remus, preoccupato che l’umore dell’amico fosse in qualche modo collegato alla salute della cugina.
“Bene, forse la mandano a casa.” rispose Sirius, lasciandosi cadere a sedere sulla prima sedia che incontrò. Tutti quanti a quelle parole tirarono un sospiro di sollievo.
“Meno male.” sospirò Ron, più tranquillo.
“Il signor Potter ha passato tutto il pomeriggio a fare domande a Harry.” disse Ginny, cercando di fare conversazione per distrarre Sirius da qualsiasi problema avesse.
“Beh, non è da tutti giorni scoprire che il proprio nipote è un eroe del mondo magico.” mormorò Remus, scuotendo la testa.
“Che hai Sirius? Sei così silenzioso..” chiese James, preoccupato per l’amico.
“È una cosa strana.” rispose Sirius, vago. Non aveva voglia di parlarne con gli amici perché sapeva che alla fine avrebbe perso la calma e se la sarebbe presa con loro. Succedeva sempre quando si parlava di Regulus.
“Sarebbe?” chiese ancora James, determinato a sapere cosa stava succedendo.
“Regulus è andato a trovare Andromeda.” disse Sirius, stranito. James, Remus e Lily si scambiarono un’occhiata preoccupata; Harry, Ron, Hermione e Ginny invece sembravano quasi sollevati.
“Davvero?” chiese Ron, non riuscendo a trattenere la sorpresa.
“Harry, non sembri stupito..” constatò Remus, guardando attentamente il figlioccio.
Proprio in quel momento il padre di James entrò nella stanza, togliendo Harry dall’impiccio di dover dare una risposta. L’auror aveva sentito tutta la conversazione dall’inizio.
“Sai Sirius, non credo tuo fratello sia cattivo. È solo condizionato dalla tua famiglia e dai compagni di casa.” iniziò a dire il signor Potter.
“Resta lo stesso un idiota.” esclamò Sirius, deciso, chiudendo l’argomento. Per quanto lo riguardava suo fratello era morto tanti anni prima. Se lo era lasciato le spalle quando era scappato di casa. Come poteva considerare un fratello una persona che stava a guardare mentre i suoi genitori lo maledivano e si prendevano gioco di lui? James non avrebbe mai permesso una cosa del genere. James era suo fratello, non Regulus.
“Vado a fare due passi.” disse Harry, alzandosi da tavola. Improvvisamente aveva voglia di uscire in giardino. Non c’era un motivo preciso, solo il suo istinto. Lo stesso che in passato lo aveva cacciato in un sacco di guai e lo aveva tolto da altrettanti; anche se combattuto, Harry decise di seguirlo.
“Va bene, sta attento ragazzo.” si raccomandò Robert Potter, con una punta di preoccupazione nella voce. C’era qualcosa, poco più di un presentimento, che non lo faceva stare tranquillo.
“Certo nonno.” lo rassicurò Harry, sorridendo.
Harry si avvicinò alla grande porta d’ingresso e questa si aprì, mostrandogli il giardino. Se la facciata e le stanze della casa erano maestose, il giardino sul retro lo era ancora di più.
Il ragazzo si perse a tal punto nella contemplazione che non si accorse che alle sue spalle era arrivata la sua migliore amica.
“Ehi Harry, aspettami.” chiamò Hermione, affrettandosi a raggiungere Harry.
“Hermione, che ci fai qui?” chiese Harry, stupito.
“Volevo parlare un po’ con te.“ rispose Hermione, imbarazzata. Ad Harry bastò una sola occhiata per capire cosa voleva dire la ragazza. Sospirò e rispose alla tacita domanda di Hermione.
“È strano, sai. Voglio dire, per la prima volta nella mia vita sono circondato dalla mia famiglia.” mormorò Harry, sorridendo. Il pomeriggio in compagnia dei nonni era volato, dissipando tutti i suoi dubbi. Il signore e la signora Potter erano davvero due persone eccezionali.
“Sono davvero felice per te, davvero.” esclamò Hermione, con gli occhi lucidi. Sapeva quanto fosse importante per Harry avere ritrovato la sua famiglia.
“Ragazzi, posso unirmi a voi?” chiese una voce, proveniente da poco lontano. Harry ed Hermione si voltarono di scatto e si sorpresero a fissare la ragazza di Sirius.
“Certo Zhoana, come mai non sei con Sirius.” chiese Harry, curioso. La ragazza alzò le spalle, pensierosa.
“Era bianco come un lenzuolo e aveva bisogno di sfogarsi con James.” spiegò Zhoana.
“Harry, prima non sembravi stupito. Sembrava quasi che fossi felice..”mormorò ancora la ragazza, fissando intensamente Harry in attesa di una sua risposta.
“Avevo suggerito io a Regulus di andare dalla cugina, spero che lei sia riuscita a farlo ragionare.” spiegò Harry, vago. Ancora una volta la reazione della ragazza fu sorprendente.
“Nemmeno io credo che il fratello di Sirius sia cattivo.” ribatté Zhoana, lasciando Hermione senza parole. Hermione ed Harry raccontarono brevemente a Zhoana la triste storia del fratello di Regulus e la ragazza sembrò colpita.
“Spero solo che non sia tardi per salvarlo.” sospirò Hermione, triste.
“Oh mamma mia!” esclamò Zhoana, facendo un salto e portandosi alle spalle di Harry.
“Zhoana, che c’è?” chiese il ragazzo, stranito dal comportamento della ragazza.
“Laggiù.. Credo ci sia qualcuno tra le foglie.” spiego Zhoana, indicando un cespuglio che continuava a muoversi. Hermione guardò rapidamente e anche lei si precipitò alle spalle dell’amico, spaventata.
“È vero, che facciamo Harry?” chiese Hermione, spaventata.
“Andate a chiamare mio nonno, io rimango qui.” disse Harry, cercando di mantenere la calma.
“Non andare da solo, è pericoloso.” esclamò Hermione, spaventata. James e Sirius avevano raccontato loro che il padre di James era uno dei più famosi auror in circolazione e che c’era una lunga lista di gente che voleva fargli la pelle. Sicuramente tra loro c’erano anche molti mangiamorte, quindi non era sicuro rimanere nel giardino insieme ad un intruso.
“Voglio solo essere sicuro che non scappi.” ribatté Harry, sicuro. Ancora una volta il suo istinto invece di metterlo in guardia lo aveva rassicurato, facendogli capire che non c’era nulla da temere.
“Va bene, andiamo.” disse Zhoana, trascinando via Hermione. Le due ragazze presero a correre più forte che potevano, cercando di fare presto.
Harry rimase immobile, nel punto in cui si trovava. Non voleva correre rischi inutili ma allo stesso tempo non riusciva a resistere alla curiosità; mangiamorte o no, voleva sapere chi era nascosto nel cespuglio. Alla fine, in barba alla prudenza, decise di avvicinarsi con cautela e con la bacchetta sfoderata, pronta a colpire al primo segnale di pericolo.
Il ragazzo spostò un paio di rami e si trovò di fronte l’ultima persona che aspettava di trovare nel giardino della casa dei suoi nonni.
“Regulus?” esclamò sorpreso, trovandosi di fronte niente meno che Regulus Black. Il ragazzo ansimava, senza forze. Sembrava piuttosto malconcio e per nulla incline ad attaccare il ragazzo che gli stava si fronte.
“Harry.. Potter..” mormorò il ragazzo, a fatica. Harry lanciò un’altra occhiata e notò che il corpo del Serpeverde era segnato da maledizioni e fatture, quasi fosse stato torturato.
Harry aprì la bocca per dire qualcosa, ma l’arrivo del nonno glielo impedì.
“Che è successo, ragazzo?” chiese Robert Potter, avvicinandosi al punto in cui era sparito il nipote. Aveva la bacchetta sfoderata e si guardava prudentemente intorno.
“Nonno, credo sia Regulus Black.” spiegò Harry, indicando l’altro ragazzo che non si era ancora mosso dalla posizione in cui era quando lo aveva visto per la prima volta.
“Accidenti, hai ragione. Che diavolo ci fa Regulus Black mezzo morto nel mio giardino?” chiese l’auror, sorpreso. Il suo primo pensiero fu che era stato mandato lì per compiere la sua prima missione da mangiamorte, poi il suo sguardo cadde sui polsi del ragazzo, lasciandolo senza parole.
“Bob, è ferito. Per amor del cielo, portalo dentro.“ esclamò Dorea, comparsa all’improvviso alle spalle del marito. Mangiamorte o no, non potevano lasciare il ragazzino ferito a morire di freddo nel giardino.
“Oh si, hai ragione.” mormorò Robert, sollevando il ragazzo con tutta la delicatezza di cui era capace per portarlo dentro casa. Harry seguì l’intera operazione con attenzione, cercando di riordinare le idee. I nonni sparirono con Regulus dentro casa, portandolo verso il piano superiore dove c’erano le camere.
“Nonno..” mormorò Harry, cercando di seguire l’auror su per le scale.
“Sta indietro Harry, ci penso io. Tu vai dagli altri e aspettate.” ordinò Robert Potter, severo.
“Ma nonno..” cercò di protestare Harry.
“Niente ma.” ribadì l’auror, serio come non lo aveva mai visto.
Harry dovette rassegnarsi e decise di tornare in cucina, dove nel frattempo si erano radunati tutti quanti.
“Che diavolo sta succedendo?” chiese Lily, stranita. Dalla fretta con cui il padre di James aveva lasciato la cucina dopo che erano comparse Hermione e Zhoana era evidente che fosse successo qualcosa, ma nessuno si era ancora preso la briga di dare spiegazioni.
“Non so, c’era qualcuno in giardino. Harry ha chiamato tuo padre.” spiegò Hermione, fissando un James dall’aria decisamente confusa.
“Harry, che è successo?” chiese Sirius, non appena Harry entrò nella stanza.
“Non so come dirvelo.” mormorò Harry, tenendo gli occhi bassi, sicuro che Sirius non avrebbe per nulla gradito la notizia. Lui stesso era confuso su quello che era accaduto; Regulus era venuto fino a lì per attaccarli o per chiedere il loro aiuto?
“Inizia a dirlo e basta.” rispose Remus, secco. Harry sospirò.
“C’era il fratello di Sirius mezzo morto in giardino.” disse Harry tutto d’un fiato.
Le reazioni dei ragazzi arrivarono subito; tutti erano increduli. Inutile dire che il più provato era certamente Sirius, già scosso dopo aver scoperto che il fratello era andato a trovare la cugina per informarsi circa le sue condizioni.
“Cosa?” chiese Sirius, sentendo la stanza iniziare a vorticare intorno a lui. Non riusciva a credere alle sue orecchie, ne tanto meno a pensare o a dire qualcosa di sensato.
“Regulus? Dannazione, voleva sferrare un attacco.” esclamò James, preoccupato.
“Non è possibile, non è ancora un mangiamorte. Doveva essere marchiato domani.” mormorò Ginny, decisa. I ragazzi continuarono a commentare la notizia, fino a che Robert Potter non comparve nella stanza più pallido e teso che mai.
Aveva pensato di avvertire il dipartimento auror o quanto meno Silente, ma Dorea lo aveva obbligato ad aspettare. La donna aveva parlato a lungo con il ragazzo, che alla fine aveva raccontato loro la sua storia. Al termine del ragazzo Robert Potter era più furioso che mai, e deciso a spaccare la faccia ai signori Black con le sue mani. Come se gli errori che avevano fatto con Sirius non bastassero, li stavano ripetendo con il figlio minore.
“Papà! È vero che c’è Regulus?” chiese James, fissando il genitore negli occhi. L’uomo annuì, deciso, mentre cercava carta e penna per scrivere a Silente.
“Si, è di sopra nella stanza degli ospiti e tua madre lo sta medicando.” rispose Robert con un filo di voce, cercando Sirius con lo sguardo per assicurarsi che stesse bene.
“Quel traditore..” mormorò Sirius tra i denti, furente. La sua mente, annebbiata dalla rabbia, non riusciva a pensare a nulla.
“Sirius, so che sei furioso ma ti prego di non sfogare la tua rabbia su tuo fratello.” lo richiamò il signor Potter, con un tono pacato ma allo stesso tempo fermo mentre affidava un messaggio ad un gufo.
“L’unico fratello che ho è James.” scandì Sirius, con rabbia. Robert Potter sospirò, conscio che quella sarebbe stata una lunghissima notte.
“Regulus è stato diseredato dalla tua famiglia dopo che ha rifiutato di unirsi ai mangiamorte.” spiegò l’auror, con un filo di voce.
Improvvisamente nella stanza cadde un silenzio quasi irreale, quasi nessuno sapesse come commentare una notizia del genere. Persino Harry, Hermione, Ginny e Ron che avevano cercato in tutti i modi di convincere Regulus a tornare dalla loro parte non volevano che finisse così. Ron in particolare, era disgustato; come potevano un padre e una madre degne di questo nome maledire un figlio che non vuole unirsi ad un pazzo magalomane che finirà con il farlo ammazzare?
“Cosa?” chiese Sirius, con un filo di voce. La notizia lo aveva lasciato incredulo, senza parole. Non poteva essere vero; era semplicemente impossibile.
“Dice davvero?” domandò James, fissando intensamente il padre. Robert Potter ricambiò lo sguardo del figlio, e questi capì che il padre non era in vena di scherzi.
“Per quanto mi riguarda, rimarrà in questa casa per tutto il tempo che vorrà. Se fossi in te Sirius lo passerei a trovare..” disse il signor Potter, prima di lasciare la stanza immersa in un silenzio irreale per recarsi al piano superiore dalla moglie che stava prendendosi cura di Regulus.
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Entrare nel castello quasi completamente deserto era stato uno scherzo per Bellatrix, soprattutto grazie al prezioso aiuto di Anderson. Un’impresa talmente facile da risultare quasi noiosa. Bellatrix in fondo odiava quando tutto andava troppo bene, senza l’ombra di un imprevisto. L’anziano auror voleva delle risposte a tal punto che era arrivato a tradire Silente pur di averle, senza rendersi conto che così facendo si era guadagnato solamente un viaggio di sola andata per l’altro mondo.
“Tu sei Bellatrix Black.” esclamò Anderson, non appena la donna incappucciata di scoprì il viso. La riconobbe alla prima occhiata, così come capì che la donna doveva venire dal futuro per chissà quale motivo oscuro. Lei aveva teso una trappola, e poi c’era cascato come l’ultimo dei principianti.
“Molto bravo.” rispose la donna, con un sorriso sadico dipinto sul volto. Alle sue spalle Cygnus Black tremava, spaventato ed allo stesso tempo incredulo. Quella donna tanto pericolosa e tanto pazza era sua figlia, una temibile assassina che non si sarebbe certo fatta troppi scrupoli a toglierlo di mezzo.
“Come è possibile?”chiese Anderson, confuso. Intuiva che le cose iniziavano a mettersi male e che probabilmente questa volta non ne sarebbe uscito.
“Credi davvero che ti risponderò?” chiese Bella, divertita. Alle sue spalle anche Cygnus si lasciò scappare una risata, che finì con l’essergli fatale. La donna infatti si voltò con un scatto, mettendo fine alla vita del padre con un lampo di luce verde.
“Quello era tuo padre, come hai potuto ucciderlo?” esclamò Anderson, spaventato dalla follia della donna. Se non provava nessuna pietà nemmeno per colui che l’aveva generata, non poteva certo sperare che ne avesse per lui.
“Quello era solamente l’uomo che mi ha messo al mondo. Tutto qua. Era anche il padre di Andromeda, ma non per questo ha esitato a cacciarla e ad augurarle la morte qualche giorno fa.” disse Bellatrix, glaciale.
“Sei senza cuore.” esclamò Anderson, disgustato.
“Certo, e tu tra poco sarai senza vita.” ghignò la donna, prima di togliere di mezzo colui che era stato il suo insegnante tanti anni prima.

ANGOLO DELL'AUTRICE:
innanzitutto, GRAZIE MILLE per la pazienza che avete; questa volta la colpa è stata delle vacanze, ma l'importante è che io sia tornata a postare.
un GRAZIE ENORME va anche a chi legge la mia storia, la mette tra i preferiti, seguiti o quello che è e soprattutto a chi commenta!
siete dei veri angeli!

ah proposito, se siete fan dei fratellini Black preparatevi ad un capitolo strappalacrime; se invece adorate il rapporto tra harry ed il suo padrino, preparatevi lo stesso!

LUCIA TIGRE: grazie milleee!
alla fine Regulus ha scelto bene, anche se i suoi non l'hanno presa altrettanto bene così è dovuto scappare.
per quanto riguarda Neville e L'uomo misterioso, non dico nulla, ma vi anticipo che nel prossimo capitolo i due compariranno ad Hogwarts.

VODIA: grazie milleee!
per quanto riguarda le iniziali, ebbene si, ci hai preso!
riguardo ai Black, alla fine in ogni purosangue c'è un po' di Black ma quello che da veramente fastidio a Bella è il figlio di Dora e Remus.

SHIN_86: grazie milleee!
per piton non assicuro nulla, ma per regulus..

SHIHO93: grazie milleee!
oh mamma, meno male che ci hai preso sennò avevo sulla coscienza le tue fic! :D
per regulus invece mi sa che non ci hai preso..

RED IRISH: grazie milleee!
hai per caso una palla di vetro con cui prevedi il futuro vicino al letto? :D

BRANDO: grazie milleee!
ebbene si, ci avete ufficialmente preso anche se vi tengo in sospeso ancora fino al prossimo capitolo in cui si incontreranno.
anderson è ufficialmente morto, ma non ancora uscito del tutto dalla storia.. nel prossimo capitolo capirai!

ELIZABHET YORK: grazie milleee!
complimenti a te per avere letto così tanti capitoli tutti insieme!

LYRAPOTTER: grazie milleee!
come avevi predetto tu, ci siamo giocati anderson e abbiamo la pazza a piede libero. tuttavia gli auror sono tre (c'è anche il nonno di Neville), poi c'è harry & co e soprattutto silente!
mi fa piacere avere salvato regulus, e di conseguenza anche me stessa dalla tua rabbia. :D
per quanto riguarda l'altro personaggio misterioso.. novità nel prossimo capitolo!

PISOLA5: grazie milleee!
sei un angelo, davvero.
dici che il personaggio misterioso è il fratello di quello che non fa una brutta fine? :D

SMEMO92: grazie milleee!
mi spiace ma il personaggio misterioso non è remus, anche se ci sei andata vicino.
per non rischiare di sbagliare la brutta fine la fanno sia cygnus che anderson.
contenta per il capitolo?

_JAYA: grazie milleee!
sei un angelo. in un paio di giorni? allora mi odi per il mal di testa che ti avrà causato!

DRACUCCIOLE: grazie milleee!
mi spiace che non ci sono indizi sul personaggio misterioso, ma in compenso ci sono state taaante rivelazioni e soprattutto una svolta per quanto riguarda Regulus.

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Capitolo 59
*** LEGAMI RITROVATI ***


CAPITOLO 57
LEGAMI RITROVATI


James era rimasto a lungo a fissare quella porta che aveva di fronte, chiusa, facendosi mille domande nella sua mente per non turbare quel silenzio irreale che riempiva la stanza. Nessuno aveva più voglia di scherzare, tutti guardavano Sirius preoccupati per quella che sarebbe stata la sua reazione. La sorpresa e lo stupore stavano lasciando il posto ai dubbi ed alla rabbia. Sembrava tranquillo, forse solo un po’ pallido, ma di certo non fuori di sé.
Remus e James conoscevano abbastanza Sirius per sapere che il fatto che non parlasse non era certo un buon segno, ma erano sollevati che quanto meno il loro amico non avesse fatto scenate. Anche Harry, proprio come il suo padrino, era tranquillo e si limitava a cercare con insistenza lo sguardo di Hermione, Ron e della sua Ginny che teneva tra le braccia il piccolo Teddy. Il bimbo aveva di colpo smesso sia di piangere che di fare i suoi versetti, quasi avesse anche lui timore di turbare i grandi che lo circondavano. Gli unici rumori che si sentivano provenivano dall’altra stanza; si trattava dei deboli lamenti di Regulus a cui seguivano immediatamente incomprensibili parole di conforto della signora Potter. La voce di Robert Potter non si era mai sentita. Forse non aveva mai parlato, oppure la sua voce era stata tanto debole da non essere mai riuscita ad arrivare alle orecchie dei ragazzi riuniti nella stanza accanto. Harry rifletteva il silenzio, pensieroso. Non riusciva a capire se doveva essere felice o meno. Certo, Regulus era tornato sulla retta via ma lo aveva pagato sulla sua pelle, a caro prezzo. Ancora una volta i signori Black avevano dimostrato tutta la loro fredda crudeltà maltrattando e cacciando di casa anche il più piccolo dei loro figli. Solo Voldemort in persona, o forse anche Bellatrix, sarebbero riusciti a fare di meglio. Harry sospirò. Riusciva quasi a vedere il padre di Sirius e Regulus mentre allontanava il figlio minore sotto tacito accordo della moglie. Per quanto assurdo potesse sembrare, per gente del genere era meglio estinguere il blasone della famiglia Black piuttosto che affidarlo a quelli che loro consideravano come traditori del loro stesso sangue. Ai Malandrini, così come tutti i ragazzi che non provenivano dal futuro, riusciva quasi impossibile credere che Regulus non fosse altro che una vittima della situazione, di quella assurda guerra e della pazzia della sua famiglia.
“Io in tutta questa storia non ci capisco ancora niente.” sbuffò James, grattandosi la testa.
Molte cose non gli tornavano, primo tra tutti il comportamento dei genitori. Erano ore ormai che Robert e Dorea Potter erano chiusi nella stanza con Regulus. Certo, stava male, ma potevano quanto meno informarli un po’ meglio dell’accaduto. Non appena aveva saputo della presenza del fratello minore di Sirius aveva pensato ad un attacco. Quando poi aveva saputo la verità si era vergognato come un ladro ed ora si sentiva terribilmente in colpa per quel pensiero. Tuttavia, che altro ci si poteva aspettare da un serpeverde che simpatizzava con i mangiamorte? Sapere che Regulus si era ribellato, e per questo era anche stato punito, lo aveva lasciato di sasso. Fino ad ora aveva visto tanti maghi tradire e passare al servizio del Signore Oscuro, mai il contrario. Per Sirius era stata più o meno la stessa cosa, tranne che si aggiungeva il senso di colpa per non essere riuscito a capire prima quello che stava accadendo al fratellino. Invece di proteggerlo, di stargli accanto, gli aveva voltato le spalle e lo aveva lasciato in pasto a quelle belve dei suoi parenti che lo avevano maledetto proprio come avevano fatto con lui tempo prima.
“A chi lo dici.” sospirò Ron, pensieroso. Anche a lui non tornavano tante cose, nonostante fosse a conoscenza di molte più informazioni sul fratello di Sirius rispetto ai malandrini.
Un conto era sapere che il realtà Regulus era buono e destinato a pentirsi, un altro è vederlo accadere sotto i suoi occhi. L’idea che il futuro stesse effettivamente cambiando per mano loro lo metteva in agitazione e gli dava la consapevolezza che di lì a poco avrebbero preso a muoversi in un terreno completamente imprevedibile anche per loro.
“Qualcosa non torna, è evidente.” concluse Remus, riflessivo come suo solito lanciando uno sguardo distratto a Teddy che dormiva beato. Senza rendersene conto il licantropo si ritrovò a sorridere al bimbo. Qualsiasi cosa succedeva lui continuava a dormire, nulla riusciva a disturbare il suo sonno. La presenza di quel bambino riusciva sempre a metterlo di buon umore. Il ragazzo con gli occhi color ambra si ripromise di chiedere a James e Lily, quando le cose si sarebbero calmate, se per loro valesse lo stesso con Harry.
“Che dici, Remus?” chiese Sirius, accigliato, alzando lo sguardo sull’amico. Remus sospirò e cercò le parole giuste per non turbare eccessivamente l’amico, già abbastanza scosso dagli eventi che si era susseguiti.
“Il fatto che tuo fratello si sia ribellato alla vostra famiglia mi sembra incredibile.” iniziò Remus, scegliendo con estrema cura le parole. Conosceva l’amico e sapeva quanto poteva essere pericoloso il discorso famiglia con lui, specie se si trattava del fratello.
“La sua famiglia. Io non ho a che fare con quella gente da un po’!” specificò Sirius, con un tono a dir poco glaciale che sorprese sia Zhoana che Lily. Le due ragazze sapevano che tra il moro e la sua famiglia non c’erano buoni rapporti, ma non erano a conoscenza di tutti i dettagli come James e Remus. I malandrini, specialmente James, avevano vissuto insieme a Sirius quella brutta storia dandogli tutto il loro appoggio e la loro amicizia, e sapevano bene cosa doveva stare passando per la testa del loro amico.
“Fa lo stesso, è il concetto che conta.” ribatté Remus, alzando gli occhi al soffitto.
“Si, ma..” mormorò Sirius, deciso a non lasciare l’ultima parola all’amico.
“Fallo finire!” esclamò James, esasperato da quel battibecco che non portava a nulla. A quelle parole, o forse a causa del tono seccato di James, Sirius si rabbuiò.
“Dicevo.. Tuo fratello va a trovare Andromeda, si ribella al marchio..” cercò di continuare Remus, mentre Sirius non si perdeva nemmeno una parola.
“Lo maledicono e scappa di casa. Sappiamo tutti come è andata.” concluse Sirius per lui.
Ripetere al alta voce quelle parole servì a renderle incredibilmente vere. Improvvisamente Regulus non era più il fratello rinnegato, ma il fratellino bisognoso d’aiuto da proteggere. Il suo primo pensiero fu di correre da lui, ma il suo orgoglio lo costrinse a fermarsi.
“Si, ma perché è venuto proprio al maniero Potter?” chiese Lily, intuendo dove voleva andare a parare Remus. Il licantropo annuì energicamente senza aggiungere altro.
“Beh, forse..” iniziò James, pensieroso. Non vi erano altri motivi per i quali Regulus poteva essere venuto fino a lì, tranne che voleva essere aiutato da loro. Forse il ragazzo si era davvero pentito e stava cercando di correggere il tiro prima di finirei in guai peggiori. Restava lo stesso un mistero il motivo per il quale avesse scelto casa sua. Tutti sapevano che Robert Potter non aveva simpatia per i Mangiamorte, perché rischiare invece di andare da Silente, famoso per accogliere chiunque a braccia aperte? Erano ore che James non faceva che cercare di trovare risposta a quella domanda, senza mai arrivare a nulla di sufficientemente sensato.
“Ha ragione lei, Sirius. Tuo fratello non ti parla da anni, in più odia James.” disse Remus, scuotendo la testa. Per la prima volta in vita sua non sapeva che pesci pigliare. Fissò gli amici, soffermandosi sui visi tesi e concentrati di Harry ed Hermione. Era evidente che i due sapevano di più, ma che per il momento non erano intenzionati a dire nulla. Se c’era una cosa che aveva imparato in quei mesi su quei ragazzi, era che erano dannatamente bravi a nascondere i loro segreti.
“È impazzito, è l’unica spiegazione.” concluse Sirius, rassegnato, cercando inutilmente di scacciare il fantasma di suo fratello dalla sua mente.
“Remus, da chi altri poteva andare?” chiese Ron, ingenuamente.
“Da Silente ad esempio, sarebbe stato più logico.” ipotizzò Zhoana, seria. Sirius fissò a lungo la sua ragazza, poi scosse la testa e prese a vagare come un’anima in pena in lungo ed in largo per la stanza.
“Ok, basta così.”si intromise Harry, deciso a mettere fine a quel manicomio. Era evidente che Sirius e gli altri avessero bisogno di risposte, oppure qualcuno avrebbe seriamente rischiato un brutto esaurimento nervoso.
“Harry, che ti prende?” chiese James, fissando il figlio con un‘espressione confusa.
“Vi spieghiamo un paio di cose prima che impazziate voi..” disse Hermione, cercando lo sguardo degli amici come sostegno. Harry annuì, mentre Ron e Ginny sospiravano intuendo che sarebbe stata una discussione lunga e complicata.
“Voi sapevate che le cose sarebbero andate così?” chiese Remus, fissando attentamente i ragazzi che venivano dal futuro. Improvvisamente tutto era chiaro: si trattava dell’ennesimo segreto che i ragazzi avevano taciuto, forse a fin di bene.
“No, direi proprio di No.” rispose Ginny, scuotendo la testa. Quelle parola misero ancora più in crisi Sirius;
“Come sarebbe a dire?” chiese Sirius, stranito, cercando il sostegno degli amici, confusi almeno quanto lui. Persino Lily, la studentessa più brillante di tutta Hogwarts, sembrava faticare a seguire le parole della rossa.
“Abbiamo dato una mano al destino, mettiamola così.” disse Harry, con un sorriso furbo disegnato sul volto. James fissò il figlio, cercando di indovinare il senso delle sue parole.
“Avete cambiato il corso degli eventi?” chiese Zhoana, tranquilla. L’idea che i ragazzi che provenivano dal futuro sapessero come aiutare il destino a scorrere in maniera più serena la sollevava ed allo stesso tempo le metteva ansia.
“All’incirca, si.” disse Ginny, alzando le spalle.
“È pericoloso!” esclamò Lily, spaventata.
“È anche necessario non volete fare tutti una brutta fine.” commentò Ron, seccato.
“Si, ma..” provò a ribattere Lily, subito interrotta.
“Dovevamo salvare un innocente!” spiegò Hermione, agitata. Anche lei sapeva che cambiare troppo il corso degli eventi li avrebbe portati a perdere prima il controllo di quello che doveva succedere, ma non potevano lasciare che Regulus morisse. Dovevano intervenire prima che fosse troppo tardi.
“Regulus?” chiese Sirius, scettico. L’idea che suo fratello potesse essere considerato un innocente lo faceva ridere. Nella sua mente si fecero strada un sacco di ricordi, dai natali passati insieme fino ai litigi, passando per tutte quelle volte che il fratello si era voltato per non incrociare lo sguardo di un rinnegato. Era veramente tutta una menzogna? Come poteva non averlo capito prima.
“No, babbo natale.” mormorò Harry, alzando gli occhi al soffitto, esasperato.
“Chi?” chiese James, curioso, dimenticando per un momento tutto il resto.
“Lascia perdere. Ad ogni modo, state ad ascoltare.” rispose Hermione, scocciata.
“Non dovrebbe ascoltare anche Regulus?” chiese Lily, riflessiva. Sicuramente avrebbero dovuto raccontare tutta la storia anche a lui, tanto valeva aspettare che il ragazzo si sentisse meglio e potesse dare loro retta.
“Magari dopo, lui non sa del viaggio nel tempo e di tutto il resto.” spiegò Ginny.
I ragazzi venuti dal futuro misero i malandrini e le ragazze al corrente della vicenda di Regulus, evitando accuratamente di dire la vera natura del medaglione. Meno persone conoscevano i segreti dei mangiamorte e meglio era per tutti.
Alla fine del racconto, i malandrini erano molto più confusi di prima. Sirius, invece, aveva ben chiara tutta la situazione: aveva sbagliato a giudicare suo fratello e se non fosse stato per Harry lo avrebbe perso senza nemmeno riuscire a capirlo.
“Fammi capire bene, mio fratello sarebbe diventato mangiamorte, si sarebbe pentito e si sarebbe fatto ammazzare per rimediare?” chiese Sirius, quando il racconto fu terminato.
“Si, hai fatto un’ottima sintesi.” esclamò Hermione, sorridendo sorpresa.
“È assurdo!” concluse Sirius, scuotendo la testa. Non voleva credere a tutta quella storia. Farlo avrebbe voluto dire ammettere tutti gli errori che aveva commesso, giudicando suo fratello in modo superficiale proprio come la sua famiglia aveva sempre fatto con lui.
“Anche questo lo è?” chiese Harry, porgendo un medaglione a Sirius. Il ragazzo lo studiò con attenzione, senza capire di cosa si trattava. Non lo aveva mai visto prima e non c’era nessuna traccia che lo potesse ricondurre a Regulus.
“Un medaglione?” sobbalzò James, stranito. Il ragazzo non capiva cosa centrasse con Regulus, e perché Harry insistesse per porgerlo al suo migliore amico.
“Guarda bene dentro..” consiglio Ron, intuendo le intenzioni di Harry. Sirius prese a girarsi l’oggetto tra le mani, riuscendo alla fine ad aprirlo. All’interno non vi era nulla, se non uno sbrindellato e consumato pezzo di carta. Sirius si ritrovò ad osservare quel foglio di carta con un’espressione ebete; suo fratello non era il mostro che lui aveva sempre creduto.
Gli altri continuavano a parlare, ma le loro voci a Sirius arrivavano ovattate. Ad un certo punto tutto divenne troppo ed il ragazzo fuggì dalla stanza.
“Sirius, per amor del cielo torna qui.” esclamò James rincorrendo l’amico. Sirius era sconvolto, ed aveva bisogno di lui. Non poteva lasciarlo solo, non dopo tutto quello che lui aveva fatto per stargli vicino in quegli anni. Se non fosse stato per Sirius, anche se lui non lo aveva saputo, non sarebbe mai riuscito a superare la morte di Steve.
“Non capisci, James.” sbottò Sirius, fuori di sé. James sospirò, mettendosi a sedere sul bracciolo di una poltrona. Sapeva bene che sua madre avrebbe disapprovato, ma in quel momento era l’ultimo dei suoi pensieri.
“Invece credo di essere il solo che può capirti. Sei sconvolto, è normale.” mormorò James, sorridendo tristemente. Il ricordo del suo gemello di fece strada prepotente nei suoi ricordi.
“Si, ma.. Che devo fare ora?” chiese Sirius, perso e confuso come mai lo era stato in vita sua. Si sentiva perso, stupido ed inutile; che poteva fare per recuperare tutti quegli anni?
“Va da tuo fratello, parlaci.” consiglio James, tenendo gli occhi fissi sul pavimento.
“Quello non è più mio fratello da tanto tempo.” borbottò Sirius, fingendosi distaccato.
Per James fu troppo. Il suo schiaffo colpì Sirius in pieno volto, richiamando anche l’attenzione degli altri che si avvicinarono spaventati. Nonostante tutti fossero preoccupati nessuno, ad eccezione di Remus, ebbe il coraggio varcare la porta della stanza quasi per paura di invadere una discussione terribilmente delicata.
“Non venire a dire a me cosa si prova quando si perde un fratello. Regulus non è morto, fino a prova contraria è ancora vivo e ha bisogno di te.” urlò James, trattenendo a fatica le lacrime. I ragazzi fissavano atterriti la scena, ma solo Remus poteva capire fino in fondo il dolore e la rabbia dell‘amico. Anche Sirius lo capì, ed abbassò la testa, colpevole.
“James, scusa io..” mormorò Sirius, realizzando quanto dovevano essere suonate stupide le sue parole a James. Il suo volto si riempì di lacrime. In quel momento piangere e non pensare sembrava la soluzione più semplice, ma Sirius sapeva bene che doveva farsi forza.
“Tranquillo, va tutto bene. Sirius, devi fare la cosa giusta.” mormorò James, sorridendo. Tra lui e Sirius era sempre così. Litigavano, si insultavano ma poi bastava un sorriso e tutto tornava a posto.
“Non so cosa dirgli.” disse Sirius, a testa bassa, asciugandosi il viso.
“Tu ci sei passato. Sai bene cosa si prova.” rispose James, sincero. Nessuno meglio di Sirius poteva conoscere il dolore che si provava ad essere cacciati di casa. L’amico lo aveva sperimentato tanto tempo prima, ma James sapeva che il ricordo era ancora fresco.
“Ascolta amico, quegli svitati gli hanno fatto cose orribili ma erano comunque la sua famiglia. Starà soffrendo un sacco, ed è solo..” mormorò James, appoggiando una mano sulla spalla dell’amico. In quel momento Sirius si accorse della silenziosa presenza di Remus, che aveva intuito quanto avesse bisogno del sostegno dei malandrini.
“Pensaci Sirius, quanto tu sei scappato di casa avevi James. Lui è solo in una casa piena di gente che lo odia perché è un Serpeverde.” disse il ragazzo, calmo e riflessivo come sempre. Sirius rifletté con attenzione su ogni parola dell’amico.
“Nessuno di noi lo odia..” esclamò Sirius stizzito, dopo averci pensato su.
“Lo so, ma lui la vede in modo diverso. È sconvolto.” spiegò pazientemente James.
“Capito, mi arrendo.” disse alla fine Sirius, capitolando.
“Bravo.” si complimentò Remus.
“Vado da mio fratello.” mormorò Sirius, lasciando la stanza.
James e Remus rimasero in silenzio, a pochi passi l’uno dall’altro, senza dire nulla. Alla fine fu Remus il primo a prendere la parola.
“James, tutto bene?” chiese Remus, fissando a lungo il viso pallido e scavato James. La discussione con Sirius sembrava averlo provato, lasciandolo senza forze.
“Si, credo di si..” rispose James, cercando di abbozzare un sorriso per calmare l’amico.
“Sei pallido.” continuò Remus, preoccupato.
“Sono solo ricordi, tranquillo.” lo rassicurò James, lasciandosi cadere su una poltrona dello studio del padre. Per la prima volte nella sua vita, odiava avere gente intorno. Proprio lui, solare e casinista per natura, aveva bisogno di qualche ora di tranquillità per riflettere.
“Vuoi parlarne?” provò a chiedere Remus. Sapeva bene che stava pensando a suo fratello, ma non poteva certo costringerlo ad affrontare l’argomento.
“No, preferisco stare un po’ solo.” rispose James, fissando un punto imprecisato della stanza. Si trattava della scrivania del padre. Quando erano piccoli lui e Steve amavano giocare lì sotto, mentre il padre scriveva rapporti e consultava le sue carte. Robert li lasciava fare, contento di avere i suoi due bambini a pochi passi da lui. Diceva sempre che erano il suo orgoglio, la sua gioia e la sua allegria dopo una dura giornata di lavoro. Da quando era morto Steve erano cambiate molte cose, ma Robert aveva sempre cercato di non farlo pesare a James. Per lui era stato già abbastanza brutto perdere un fratello, senza bisogno che ci si mettesse anche lui.
“Sicuro?” chiese ancora Remus, ansioso. Era evidente che non andasse tutto bene, ma James non voleva ammetterlo. Troppo testardo per confessare il suo dolore.
“Si, Remus. Chiedi scusa a Lily ed Harry ma non voglio vedere nemmeno loro.” disse James, chiudendo il discorso. Remus sospirò e decise di assecondare l’amico, lasciandogli il tempo che gli serviva sperando che tutto si sistemasse da solo.
Nel frattempo Sirius si era fermato davanti alla porta chiusa, incerto se entrare o meno.
La stanza dove stava riposando Regulus non era molto lontana, ma a Sirius era parsa una lunga e pericolosa attraversata. I genitori di James erano usciti da qualche minuto, lasciando il ragazzo solo a riposare. Alla fine il fratello maggiore prese coraggio, ed entrò.
“Ciao, posso entrare?”chiese Sirius, entrando nella stanza cercando di fare meno rumore possibile. Subito lo sguardo del fratello minore lo raggiunse, glaciale.
“Sei in ritardo. Credevo saresti venuto prima, avanti, fatti sotto. Finisci il lavoro che hanno iniziato mamma e papà.” rispose Regulus, mettendosi sulla difensiva. Il suo tono era freddo come il ghiaccio, ma tradiva la paura e l’angoscia che doveva avere patito in quelle ore.
Sirius sospirò. James e Remus avevano ragione ma quella sarebbe stata lo stesso una lunga discussione. Ad ogni modo, doveva arrivare in fondo. Lo doveva al suo fratellino.
“Quelli non sono più i miei genitori, e dovresti smettere di considerarli tali anche tu.” rispose Sirius, paziente. Regulus voleva provocarlo, ma lui non ci sarebbe caduto. Non ora che loro due erano tornati ad essere una famiglia.
“Sei felice, vero? Alla fine tutto è andato come dicevi tu..” urlò Regulus, senza preoccuparsi delle lacrime che gli bagnavano il viso.
“Regulus..” mormorò Sirius, avvicinandosi e mettendosi seduto sul letto del fratello.
“Tu sei il fratello vincente, quello che ha capito tutto subito, io il povero cretino che ha fatto tutto quello che dicevano loro ma che alla fine è stato trattato da cani lo stesso.” continuò Regulus, sfogando tutta la rabbia. Sirius era attonito; come poteva essere lui il vincente, se aveva permesso che facessero del male al suo fratellino?
“Basta, Regulus. Non sono venuto per ferirti, ma per dirti che io ci sono.“ mormorò Sirius, prendendo dolcemente per le spalle il fratello minore e spingendolo contro i cuscini che aveva dietro la schiena.
“Cosa?” chiese Regulus, sorpreso da quel contatto delicato e affettuoso. Era da tanto che Sirius non provava ad abbracciarlo ed improvvisamente Regulus aveva realizzato quanto gli fosse mancato quel contatto negli ultimi anni.
“Io sono tuo fratello e sono qui per te. Ci sono passato anche io, so quanto fa male. Non mi importa di tutto quello che dirai o farai per farmi arrabbiare, per provocarmi o per cacciarmi. Io rimango qui lo stesso, non mi muovo. “ continuò Sirius, deciso. Nella sua voce non vi era la minima traccia di rabbia o di violenza, ma solamente tanto affetto per il fratellino minore che era tornato sui suoi passi.
“Avevi detto che non eravamo più fratelli..” mormorò Regulus, afflitto e spaventato che Sirius avesse potuto andare via da un momento all’altro.
“Ho detto tante cavolate. Scusa, avrei dovuto starti più vicino.” disse Sirius, stringendo il fratello. Improvvisamente aveva realizzato quanto le sue parole avessero ferito Regulus.
“Sirius, fa male. Sono dei mostri, ma sono lo stesso i miei genitori..” sussurrò Regulus, affondando la testa su una spalla del fratello. Sirius lo strinse più forte, cercando di calmarlo e di confortarlo. Vederlo in quello stato gli faceva stringere il cuore.
“Lo so, anche per me è stato difficile.” rispose poi, dolcemente, mentre la sua camicia si inzuppava delle lacrime del fratello minore.
“I genitori amano i figli, perché loro sono così? Che abbiamo fatto di male?” chiese Regulus, fuori di sé. I suoi occhi erano quelli di un bambino impaurito. Sirius fissò a lungo la parete di fronte a lui, cercando una risposta, ma non la trovò.
“Nulla, assolutamente nulla.” rispose alla fine Sirius, dolcemente.
“Ed ora? Che ne sarà di me, adesso?” chiese ancora Regulus, dopo qualche attimo di silenzio. La voce del ragazzo era angosciata e rotta da molti singhiozzi.
“Non dovrai preoccuparti di nulla, penserò io a te.” rispose Sirius, sorridendo.
“Non abbiamo più nulla, nemmeno una casa..” protestò Regulus, debolmente.
“Ti sbagli, guardati intorno. Ti sembra di essere sotto un ponte?” chiese Sirius, divertito. Regulus sospirò, afflitto; come poteva Sirius essere così tranquillo?
“Non possiamo restare qui. Tu forse, ma non io.” mormorò poi, abbassando lo sguardo e prendendo a fissare con insistenza le coperte del letto in cui giaceva.
“E perché mai, sentiamo?” chiese Sirius, a mo’ di sfida. Regulus sospirò, preoccupato.
“Potter mi odia, James almeno. Harry invece non so perché ma si preoccupava per me.” spiegò Regulus, triste.
“James ti odiava perché vedeva me soffrire per la tua mancanza e per la tua idiozia. Non ha nulla contro di te, anzi. È stato proprio lui ad obbligarmi a venire qui.” disse Sirius, scompigliando i capelli del fratello minore.
“Davvero?” chiese Regulus, sorpreso.
“Mi ha anche preso a schiaffi.” assicurò Sirius, indicando un segno violaceo sulla guancia destra. Regulus studiò con attenzione il livido, poi sorrise.
“Accidenti, ma allora è un grande.” esclamò alla fine, pieno di ammirazione.
“Adesso non esagerare, ragazzino.” sbuffò Sirius, cercando di non perdere la faccia di fronte al fratello minore.
“Ma i genitori di James?” chiese Regulus, tornando improvvisamente serio.
“Credo che Robert e Dorea abbiano deciso di adottarti nel momento in cui ti hanno trovato nel loro giardino.” spiegò Sirius, sorridendo. Quei due erano eccezionali. Non si facevano mai troppe domande, se trovavano qualcuno in difficoltà lo aiutavano e basta.
“Perché?” chiese Regulus, sorpreso. I suoi genitori se avessero trovato un ragazzo ferito sulla porta di casa lo avrebbero lasciato lì a morire, intimandogli di non sporcare il tappeto d’ingresso con il sangue o quanto meno di avvertire un elfo domestico che avrebbe provveduto a pulire.
“Sono fatti così, hanno un cuore d’oro.” disse Sirius, annuendo distrattamente.
“James è fortunato.” sospirò Regulus, mentre il pensiero tornava inevitabilmente ai suoi genitori che lo avevano allontanato di casa solo qualche ora prima. Il ragazzo riprese a tremare, ma la presa del fratello maggiore si fece più salda.
“Basta pensare a quei mostri.“ intimò Sirius, scuotendo il fratello dal torpore nel quale era caduto. Aveva intuito dove fossero finiti i pensieri del fratello e non voleva che stesse male. Non valeva la pena soffrire per gente tanto malvagia.
“Dimmi, Sirius. Ma di preciso, chi è Harry? Voglio dire, è così strano..” iniziò Regulus, curioso. Sirius sospirò, poi scoppiò a ridere.
“A questa domanda è meglio che ti risponda dopo, quando ci sono anche gli altri.“ spiegò Sirius, divertito. Immaginava che Harry avrebbe voluto raccontargli tutta la storia, ma voleva aspettare che fosse lui a farlo.
“Va bene, anche se non capisco..” borbottò Regulus, imbronciato.
“Credimi, ti verrà il mal di testa.” assicurò Sirius, sorridendo divertito.
Regulus avrebbe forse ribattuto qualcosa, ma qualcuno bussò alla porta prima che il ragazzo potesse aprir bocca.
“Ehi, si può?” chiese Remus, guardandosi intorno in modo discreto. Alle sue spalle tutto il resto del gruppo spiava, incurante degli sguardi stupidi dei due fratelli Black.
“Certo, venite avanti. Stato dicendo al mio fratellino che presto avrà mal di testa.” spiegò Sirius, mentre Ron si faceva largo nella stanza senza farsi troppi problemi.
“La storia di Harry e degli altri?” chiese Lily, divertita.
“Siete tutti matti?” chiese Regulus, passando lo sguardo su ciascuno dei ragazzi appena entrati nella stanza. Nessuno sembrava provare disprezzo per lui, nonostante fosse un Serpeverde e fosse stato vicino al unirsi al Signore Oscuro per fare contenta la sua famiglia.
“Più tardi Sirius. Piuttosto, Regulus, ti va di raccontarci che è successo?” chiese Harry, fissando intensamente il ragazzo negli occhi. Quello sguardo ebbe il potere di inquietare Regulus, che decise di fare come gli era stato detto. Sospirò ed iniziò a raccontare.
“Ho parlato con Andromeda..” iniziò Regulus, debolmente. L’idea di ripercorrere quei momenti era una tortura, ma sentiva di doverlo a Sirius e agli altri. Dopo tutto, loro lo avevano accettato di nuovo tra loro senza giudicarlo. Avevano il diritto di sapere.
“Ti ha fatto cambiare idea sul marchio?” chiese Sirius, diretto. Regulus scosse la testa.
“No, avevo già deciso che non mi sarei fatto marchiare.” rispose Regulus, deciso, raccontando tutto quello che gli era passato per la testa negli ultimi giorni dopo che aveva parlato con Harry. Sirius, Remus e Lily si sorpresero nello scoprire che Harry aveva parlato con il fratello di Sirius, ma non dissero nulla. Dopo tutto, sapevano che il ragazzo aveva tenuto quella storia segreta a fin di bene.
“Allora perché sei andato da lei?” chiese Remus, confuso, riferendosi alla cugina.
“Beh, immaginavo che i mangiamorte non avrebbero preso bene il fatto che mi tiravo indietro.. Volevo vederla un’ultima volta nel caso.. Beh, avete capito.” disse Regulus, impacciato.
“Eri disposto a farti ammazzare piuttosto che chiedere aiuto?” chiese Harry, fissandolo intensamente negli occhi. Ovviamente il ragazzo che veniva dal futuro conosceva la risposta, ma vederlo accadere sotto i suoi occhi era a dir poco incredibile. Era una fortuna che alla fine tutto si fosse sistemato nel migliore dei modi.
“Non volevo mettervi nei guai.” cercò di difendersi Regulus, imbarazzato.
“Poi che è successo quando ti sei tirato indietro?” chiese Sirius, quasi spaventato da quella che sarebbe stata la risposta. Non voleva sapere come avevano torturato il suo fratellino, ma allo stesso tempo sapeva che fino a che Regulus non ne avesse parlato non si sarebbe mai tolto quel terribile peso dal cuore. Anche per lui era stata la stessa cosa. Il momento in cui si era sfogato con James era stato penoso ma allo stesso tempo aveva significato una sorta di nuovo inizio, senza quei mostri tra i piedi.
“I mangiamorte non se la sono presa. Certo, non facevano i salti di gioia. Mamma e papà invece hanno dato i numeri.” raccontò Regulus a testa bassa, per non incrociare gli sguardi dei presenti. Non aveva bisogno di raccontare altro, le ferite e le bende che ricoprivano il suo corpo parlavano al suo posto. D’improvviso cadde il silenzio, nessuno aveva più voglia di parlare o di commentare l’accaduto.
“Ti hanno diseredato?” chiese Ron, tetro, cercando di far proseguire la conversazione. Conosceva la crudeltà dei Black solo di fama, ma era sufficiente per indovinare quante avevano dovuto farne passare al minore dei loro figli. Probabilmente le stesse sofferenze che avevano fatto passare ad Hermione a Malfoy Manor.
“Mi hanno diseredato, maledetto, cercato di uccidermi. Beh, mi hanno ridotto così.” elencò Regulus, indicando le proprie numerose ferite cercando di scherzarci su. Guardava il fratello e cercava di essere forte. Voleva con tutte le sue forze trovare il coraggio per scherzare sull’accaduto, lasciandoselo finalmente alle spalle. Aveva perso la sua famiglia, era stato ferito e umiliato, ma aveva ritrovato il suo fratellone. Nonostante tutto in quella terribile sofferenza c’era una nota positiva, sufficiente a scordare tutto il resto.
“Così sei scappato..”continuò Ginny, dolcemente. Regulus annuì, abbozzando un debole sorriso, e continuò il suo triste resoconto.
“Non sapevo dove andare. All’inizio voleva andare da Silente, poi mi sono ricordato di Harry e di quello che mi aveva detto. Mi era sembrato un tipo strano, ma sentivo di potermi fidare di lui.” spiegò Regulus, imbarazzato. Era difficile per un tipo come lui esprimere i propri sentimenti e cominciare a fidarsi degli altri. Immediatamente gli sguardi dei presenti si spostarono su Harry, che raccontò brevemente la discussione di pochi giorni prima. Sirius scrutò attentamente il figlioccio, ma non disse nulla.
“Per questo sei venuto al maniero Potter?” chiese Hermione, riflettendo sulle parole del ragazzo ferito. Il suo migliore amico aveva colto nel segno, anche se Regulus all’inizio non aveva dato segni di averlo ascoltato.
“Si, dimmi Harry, per caso sei un veggente?” chiese Regulus, voltandosi verso il ragazzo con gli occhi verdi. Quella domanda lo fece sorridere, ma decise che era ancora troppo presto per sconvolgere Harry con le rivelazioni circa la sua identità. Dopo tutto, era ancora molto debole e confuso per l’accaduto.
“Non proprio, ma non ci vai tanto lontano.” rispose Harry, sorridendo con ghigno che ricordava in modo impressionante quello di James subito dopo aver combinato uno dei suoi disastri. Fu proprio quell’espressione che permise a Sirius di accorgersi che qualcosa non andava. Subito prese a guardarsi intorno, frenetico.
“James?”  chiese Sirius, continuando a guardarsi intorno. C’era qualcosa di strano nell’assenza dell’amico. Lo sguardo del ragazzo corse verso quello del suo amico licantropo, alla ricerca di risposte.
“È sparito, vuole stare solo.” spiegò Remus, sospirando ed abbassando lo sguardo per non incontrare quello di Sirius. Il ragazzo si guardò ancora intorno e si sentì mancare. James non c’era. La sua assenza pesava come un macigno perché Sirius credeva fermamente che fosse tutta colpa sua. Si maledisse e di diede più volte dell’idiota, sperando che bastasse per risolvere quella situazione; come aveva potuto sfogarsi con James senza tenere conto della ferita ancora aperta per la morte di Steve? Probabilmente il suo amico adesso era solo, sconvolto, ma soprattutto aveva bisogno più che mai di lui, come quella notte di tanto tempo fa, prima che Harry e gli altri ragazzi che venivano dal futuro irrompessero come uragani nelle loro vite tutt’altro che tranquille.
“Non è colpa mia, vero? Voglio dire, io non voglio portagli via il suo migliore amico..” mormorò Regulus, preoccupato, con un’espressione colpevole che intenerì Remus. Il fratello minore di Sirius sembrava un cucciolo indifeso, timoroso di dire o di fare la cosa sbagliata e di rovinare tutto quanto.
“Tranquillo Regulus, non si tratta di te. James è felice che tu sia rinsavito e che sia qui. Solo, aveva bisogno di stare solo.” spiegò Remus, abbozzando un sorriso per cercare di tranquillizzare il ragazzo. Regulua annuì, poco convinto.
“Steve?” chiese Sirius. Remus annuì piano, abbassando lo sguardo. Sapeva che gli altri ora avrebbero fatto domande e che lui, nonostante non ne avesse voglia, avvrebbe dovuto dare delle risposte.
“Credo di si..” rispose il licantropo, lasciandosi cadere seduto su una sedia poco lontana dal letto dove era sdraiato il fratello di Sirius.
“Spiegatemi!” esclamò Regulus, scocciato e confuso.
“James aveva un gemello, Steve, morto tanti anni fa.” iniziò a raccontare Sirius, senza sapere bene come andare avanti. Immediatamente le facce dei presenti si fecero scure e preoccupate, intuendo che James doveva essere parecchio in crisi.
“Vedere te in queste condizioni deve averglielo ricordato.” concluse Harry, andando in aiuto del suo padrino che aveva preso a fissare il vuoto, quasi nel muro si trovassero tutte le risposte di cui lui aveva così tremendamente bisogno.
“Mi spiace, possiamo fare qualcosa per lui?” chiese Regulus, preoccupato ed ansioso di rendersi utile.
“Vuole stare solo.” sospirò Remus, rassegnato a non poter fare nulla.
“Vado a parlare con lui.” disse Sirius, deciso, alzandosi in piedi. Lily lo trattenne per la veste.
“Sirius, non vuole nemmeno Harry e me.” ricordò la ragazza, dolcemente, cercando di fare ragionare il suo impulsivo amico.
“Dagli tempo, fidati.” mormorò Hermione, saggia come sempre. Il ragazzo sospirò, arrendendosi e tornando a sedere sul bordo del letto del fratello, sconfitto.
“Va bene.” borbottò Sirius, per nulla convinto.
“Allora, la storia che mi farà venire il mal di testa?” chiese Regulus, cercando di cambiare argomento per distrarre il fratello dai tristi pensieri che riguardavano il suo migliore amico scomparso tra le sala della sua stessa casa.
“Vengo dal futuro.” rispose Harry, tranquillo. Regulus annaspò, poi si guardò intorno. Come minimo si aspettava che tutti ridessero, mentre invece trovò solo visi seri e attenti.
“Si, un futuro nel quale siamo tutti morti.” intervenne Zhoana, spaventosamente calma.
“Ah, capisco. Tu saresti?” chiese Regulus, cercando di capire in che razza di gabbia di matti fosse andato a finire.
“Zhoana, la mia ragazza.” rispose Sirius, scuotendosi dal torpore in cui era caduto.
“Piacere.” disse Regulus. La ragazza in risposta accennò un piccolo inchino e porse la mano al ragazzo, studiandolo con attenzione.
“Felice di sapere che non sei malvagio.” esclamò alla fine, sorridendo.
“È confermato, siete tutti matti.” disse Regulus, deciso, scuotendo la testa.
“Benvenuto nel gruppo.” esclamò James, comparendo improvvisamente sulla porta della stanza. Sirius alzò gli occhi, ed il suo migliore amico era lì, sorridente e sereno come suo solito. Avrebbe potuto essere geloso del ritrovato rapporto dei fratelli Black, eppure non era così. James era davvero felice per i due ragazzi ed era più che mai convinto di non aver perso un fratello ma di averne guadagnato un secondo, più piccolo.
“James, ma allora stai bene!” disse Sirius, scattando in piedi alla vista dell’amico.
“Che ti ha detto Remus?” chiese James, divertito.
“Che eri ridotto uno straccio.“ rispose Sirius, fissando attentamente l’amico. Stava cercando di apparire forte, ma si vedeva chiaramente che era ancora scosso.
“Ma va, ero solo un po’ pensieroso. Regulus, come stai?” chiese James, ignorando le espressioni preoccupate degli amici e dedicando tutta la sua attenzione all’ultimo arrivato nel gruppo. Il ragazzo sgranò gli occhi, stupito.
“Bene, devo ringraziare i tuoi genitori.” rispose Regulus, abbassando la testa. James scoppiò a ridere. Il fratello di Sirius alzò appena la testa per riuscire a fissare bene il figlio dei padroni di casa. James non sembrava particolarmente scosso o arrabbiato con lui. Ricambiava il suo sguardo, tranquillo e divertito, sorridendo. Regulus tirò un sospiro di sollievo. Non voleva certo causare altri problemi a Sirius. Al contrario, voleva solo un po’ di tranquillità ed avere la possibilità di entrare a fare parte di quel gruppo che sotto sotto aveva sempre invidiato per via dell’affiatamento che legava i suoi componenti. Il più piccolo dei Black fissò ancora i ragazzi intorno a lui, curioso di vedere quelle che erano le loro reazioni. Si sorprese di scoprirli tutti sorridenti e disponibili, nonostante fossero in presenza di una persona che solo qualche ora prima era andato veramente molto vicino a diventare un Mangiamorte. Per uno strano caso del destino la fortuna aveva iniziato a girare, gli era stata offerta una seconda possibilità e Regulus era intenzionato a fare di tutto per non buttarla via.
“Figurati, aiutare gente cacciata di casa ormai è la loro missione. Inoltre in questa casa c’è posto per tutti.” esclamò deciso James, distogliendo il fratello del suo migliore amico dai pensieri in cui si era perso.
“Sei davvero gentile.” disse Regulus, colpito dalle parole del ragazzo. Improvvisamente vedeva James Potter sotto una luce nuova, profondamente diversa rispetto a prima. Al posto del ragazzo strafottente e pieno di sé c’era un ragazzo con un grande cuore.
“Beh, ora fai parte della famiglia.. Fratellino!” continuò James, scoppiando a ridere. L’allegria del ragazzo con gli occhiali finì per contagiare anche gli amici, come al solito.
“Posso considerarlo uno zio?” chiese Harry, divertito dall’espressione attonita di Regulus.
“Prego?” chiese il minore dei fratelli Black, con la bocca ancora aperta dallo stupore.
“Ah si, Harry è il futuro figlio di James e Lily.” spiegò Sirius, cercando di mettere fine alla confusione del fratello. Il ragazzo fissò a lungo il fratello, poi James ed infine Harry. Effettivamente i due si assomigliavano veramente tanto fatta eccezione per gli occhi che erano dello stesso colore di quelli di Lily.
“Eh il bimbo?” chiese ancora Regulus, fissando il piccolo Teddy. Se Harry era figlio di James, chi diamine era quel bambino? Qualcosa gli diceva che non fosse veramente il figlio di Ginny come si diceva a scuola.
“Il figlio di Remus.” spiegò Ginny, sorridendo. Il più piccolo dei fratelli Black sgranò gli occhi, stupito. Di tutte le ipotesi che aveva fatto che il piccolo fosse il figlio di Remus non era contemplata.
“Ho mal di testa!” dichiarò Regulus, perplesso.
“Ti avevo avvisato.” mormorò Ron, divertito. Regulus non disse nulla, si limitò a scuotere la testa rassegnato. Improvvisamente un’idea gli saltò alla mente.
“Ragazzi, ditemi. Io in futuro sono zio?” chiese Regulus, curioso. Sirius e Zhoana arrossirono di colpo e il maggiore prese a maledire silenziosamente il fratello più piccolo.
“Tu in futuro sei morto.” spiegò Ron, con il solito poco tatto. A quelle parole, Regulus sgranò gli occhi, sorpreso.
“Ah, ma da cattivo o da buono?” chiese Zhoana, curiosa di sapere più cose possibili di quello che almeno idealmente doveva essere il loro futuro.
“Da eroe.” disse Hermione, sospirando. Regulus era rimasto profondamente colpito dalle parole dei ragazzi, tanto che era rimasto in silenzio. Improvvisamente le parole di Harry acquistavano senso e cominciavano a rivelarsi veramente per una specie di profezia.
“Tranquillo, il loro futuro è terrificante. Devono avere fatto una strage, siamo tutti morti.” mormorò James, cercando di strappare un sorriso a Regulus. Aveva imparato sulla propria pelle che scoprire di essere morti nel futuro prossimo era tutto tranne che piacevole.
“Non è che mi tranquillizzi così, però.” rispose il ragazzo, abbozzando un sorriso piuttosto tirato. James alzò le spalle e scosse la testa, sorridendo.
“Beh, stiamo facendo il possibile per cambiarlo.” sbottò Ginny, imbronciata per la poca considerazione che i ragazzi avevano della loro opera. Dopo tutto, cambiare il passato senza stravolgere il corso degli eventi non era mica una cosa da tutti i giorni.
“Felice di dare una mano, allora.” esclamò Regulus, ritrovando il sorriso.
Dopo le rassicurazioni ed i racconti del futuro le ore passarono velocemente. Se il racconto di Regulus aveva lasciato tutti di sasso per via della sua crudezza, quello di Harry e dei suoi amici sconvolse non poco il piccolo di casa Black. Il ragazzo fissava quelli che nel giro di poco tempo erano diventati i suoi nuovi amici, chiedendosi se fosse o meno il caso di scoppiare a ridere loro in faccia. Alla fine l’espressione divertita del fratello lo convinse che quel racconto, seppure assurdo, era decisamente vero.
Il giorno dopo Regulus stava decisamente meglio tanto che aveva insistito per alzarsi dal letto. Inutile dire che Hermione e Lily non erano state d’accordo ed avevano bloccato il ragazzo con un incantesimo per fare in modo che non facesse sforzi. I ragazzi avevano cercato di correre in aiuto del nuovo amico, ma avevano finito per rinunciare ed erano rimasti tutto il giorno a fare compagnia a Regulus. Verso sera finalmente il ragazzo ottenne il permesso di alzarsi, si precipitò di sotto e trovò i ragazzi impegnati in una assurda conversazione sulle scope da corsa.
Sul più bello il signor Potter fece uno spettacolare ingresso, materializzandosi di fronte al camino tra gli sguardi sorpresi ed ammirati dei ragazzi. James batté le mani e si protese verso il padre, che lo ignorò e si diresse verso la cucina. Sembrava quasi non avere visto il figlio, che ci era rimasto parecchio male.
“Ehi, papà.. “ mormorò James, quasi offeso. Robert Potter si girò lentamente, richiamato dalla voce del figlio di cui si accorgeva solo ora.
“Scusa, James. Non ti avevo sentito.” disse il Signor Potter, scusandosi. Tutti si resero conto che il padre di James doveva avere passato una brutta giornata. Il suo viso era pallido e tirato, decisamente doveva avere passato una pessima giornata.
“Ha una cera orribile signor Potter.” mormorò Regulus con tatto, cercando di non essere troppo inopportuno ed invadente. L’uomo si voltò verso il ragazzo, abbozzando un sorriso tirato. Era felice di vedere che stesse meglio e che avesse ritrovato il sorriso.
“Chiamami Bob, ragazzo. Mi fai sentire un vecchio inutile se mi dai del lei.” rispose Robert Potter, sorridendo.
“Va bene, ci provo.” rispose Regulus, imbarazzato.
“Regulus è troppo educato per dare del tuo a qualcuno di più grande di lui.” lo prese in giro Sirius, divertito. Regulus arrossì ancora di più e lanciò un’occhiataccia al fratello maggiore e a James che aveva preso a ridere in modo sguaiato. Lily scuoteva la testa, rassegnata al fatto che quei due sapessero essere due deficienti alle volte.
“Beh, sono sicuro che stando con mio figlio ti abituerai presto.” si intromise Dorea Potter, entrando nella stanza.
“Mamma!” esclamò James, fingendosi offeso e mettendo il broncio.
“Cosa vuoi, è la verità!” disse la madre, per nulla turbata dalle proteste del figlio.
“Ehm, nonno.. Va tutto bene?” chiese Harry. Robert Potter sospirò, e si decise a raccontare quello che lo turbava. Era abbastanza sicuro che il nipote potesse saperne più di lui circa quello che stava sorridendo.
“Si, sono solo preoccupato.” ammise alla fine, mettendosi a sedere sulla sua poltrona. Se doveva raccontare tutto ai suoi ragazzi tanto valeva mettersi comodo.
“Ti hanno chiamato per un attacco?” chiese la moglie, avvicinandosi e sistemandosi su una sedia a poca distanza dal marito. D’improvviso anche lei si era fatta seria ed attenta.
“No, sono andato da Silente per metterlo al corrente degli ultimi eventi.” rispose Robert, scuotendo la testa. Dorea sospirò, preoccupata. Ultimamente ogni volta che il marito andava da Silente tornava più preoccupato di prima, invece che risollevato. Sembrava che il vecchio preside, una volta capace di tirare su il morale a tutti, da qualche tempo a questa parte desse solo brutte notizie. Era colpa dei tempi, non certo del professore, ma l’abbinamento delle due cose finiva con l’essere inevitabile.
“Della mia improvvisa comparsa tra le peonie della signora Potter?” chiese Regulus.
“Di Dorea..” lo rimproverò dolcemente Robert Potter. Il ragazzo arrossì ancora una volta.
“Scusa.” mormorò Regulus, abbassando la testa.
“Non ti preoccupare, devi solo farci l’abitudine.” lo rassicurò Dorea con fare materno. Regulus alzò la testa e si ritrovò a guardare a lungo la Signora Potter, chiedendosi perché non fosse toccato anche a lui una madre così premurosa ed affettuosa. La donna ricambiò lo sguardo senza risultare invadente.
“Dicevi?” chiese James, impaziente di essere messo a conoscenza dell’accaduto.
“Si, sono andato da Silente. Aveva una cera orribile. Io e Tom abbiamo chiesto cosa era successo e ci ha detto che c’è stato uno strano omicidio vicino al castello.” iniziò a raccontare il Signor Potter, dilungandosi nei dettagli.
“Chi è stato ucciso?” chiese Hermione, preoccupata. Visti i tempi che correvano gli omicidi erano all’ordine del giorno. Tuttavia, un omicidio nei pressi di Hogwarts era decisamente allarmante. Solo un pazzo, o forse Bellatrix, poteva fare una cosa del genere.
“Cygnus Black.” rispose Robert, dando corpo ai peggiori incubi di Harry e degli altri ragazzi.
“Il padre di Bella, Narcissa e Andromeda?” chiese Remus, stupito. Mai fino a quel momento un mangiamorte era stato trovato morto in circostante misteriose. Di solito la loro fine era sempre giustificata da un auror e nessuno aveva mai protestato più di tanto.
“Si, proprio lui. La cosa strana è che non sono stati gli auror.” continuò a raccontare Robert, pensieroso. Nessuno al Dipartimento sapeva nulla di quello strano omicidio. Cygnus Black era da tempo sospettato di essere un mangiamorte, tuttavia nessuno era mai riuscito a portare prove sufficienti a farlo arrestare.
“Chi lo ha trovato?” chiese Harry, di colpo più serio.
“Anderson. Silente era preoccupato perché sembrava strano..” aggiunse il Signor Potter, pensieroso. Evitò di mettere a conoscenza i ragazzi dei suoi dubbi sul professore, ma qualcosa dentro di lui gli diceva che i ragazzi avevano capito che qualcosa in quell’uomo non andasse da parecchio tempo.
“Beh, potrebbe averlo ucciso lui?” chiese Dorea, con un tono indecifrabile. Non sembrava particolarmente sconvolta da quella possibilità, ma tuttavia era piuttosto normale che un ex auror uccidesse un mangiamorte.
“Forse, ma non capisco perché nega allora.“ sbottò Robert, di colpo silenzioso. Era difficile per lui riuscire ad accettare che il suo maestro facesse il doppio gioco. L’uomo che gli aveva insegnato tutto e di cui aveva sempre avuto un rispetto estremo si era rivelato un codardo ed aveva voltato le spalle al corpo degli auror. Ormai Robert sapeva di non avere nulla da spartire con lui.
“È una storia complicata, dovremo stare attenti quando torneremo al castello.” sussurrò Ginny, preoccupata. I ragazzi annuirono, silenziosi.
“Se non è stato lui chi può essere stato?” chiese Regulus, guardandosi intorno.
Qualcosa gli diceva che i ragazzi avessero dei sospetti. Almeno, dalle loro facce sembrava piuttosto evidente.
“Bellatrix Lestrange.” rispose James, sicuro.
“Chi?” chiese Regulus, credendo di avere capito male. Non era possibile che sua cugina, poco più grande di lui, avesse fatto fuori suo padre con tanta freddezza. Neppure la più crudele delle assassine sarebbe stata in grado di fare una cosa del genere.
“Nostra cugina Bella, venuta dal futuro e più cattiva e pazza che mai.” spiegò meglio Sirius, raccontando al fratello di come la versione più anziana di Bella avesse attaccato e quasi ucciso sia Andromeda che Dora solo quale settimana prima.
“Peggio di come è ora?” chiese Regulus, perplesso ed accigliato, dopo che il fratello ebbe finito il suo resoconto.
“Molto peggio.” assicurò Remus, ripensando a quello che aveva combinato l‘ultima volta.
“Oh mamma. È lei che vi ha attaccato allora?” chiese ancora Regulus, questa volta rivolto al padre di James. L’auror annuì, cercando di scacciare dalla mente i ricordi di quel giorno. Per un breve istante, quando aveva visto Andromeda a terra aveva temuto il peggio.
“Si, il suo obiettivo è vendicarsi e uccidere il piccolo.” spiegò meglio l’uomo, indicando il piccolo Teddy che stava giocando con alcuni pupazzi che gli avevano regalato i Malandrini.
“È un’altra lunga storia.” mormorò Hermione, vaga.
“Credo che il mio mal di testa peggiorerà..” esclamò Regulus, divertito, appuntandosi di chiedere spiegazioni più tardi per non interrompere ulteriormente il padre di James.
“Che ci faceva Thomas Paciock al castello? Lo aveva convocato Silente?” chiese Dorea improvvisamente, ricordando le parole del marito.
“No, era lì per iscrivere un suo nipote venuto dall’america. Frequenterà il vostro anno.” spiegò Robert, rivolto ai ragazzi. A quelle parole Dorea aggrottò la fronte, stupita.
“Non sapevo che Frank avesse dei cugini in america.” mormorò James, dopo averci pensato su per un bel po‘. La situazione era decisamente strana.
“Nemmeno loro lo sapevano. Qualche giorno fa è comparso in casa questo ragazzo che ha detto che è un orfano, cresciuto a New York e che aveva scoperto che gli unici parenti in vita sono loro.” raccontò il Signor Potter, riportando fedelmente le parole del collega.
“Tom ha creduto ad una cosa del genere?” chiese Dorea Potter, accigliata. In tempi pericolosi come quelli era da pazzi accogliere in casa un ragazzo mai visto prima fidandosi ciecamente della sua parola. Per quello che ne sapevano poteva benissimo essere l’ennesima trappola dei mangiamorte.
“Non subito, prima a controllato. Ha fatto un paio di incantesimi e ha scoperto che sono parenti per davvero, anche se non lo conosce.“ spiegò Robert, tranquillizzando la moglie. Dorea tirò un sospiro di sollievo, lieta di sapere che Tom fosse stato prudente come suo solito.
“Non è pericoloso?” chiese Lily, preoccupata. Anche lei, come la signora Potter, temeva che dietro quell’arrivo improvviso ci potesse essere lo zampino dei mangiamorte. Probabilmente, anzi sicuramente, stavano tramando qualcosa.
“Hogwarts è il posto più sicuro di tutta la comunità magica.” ricordò Zhoana, decisa.
“Niente paura, lo teniamo sotto controllo noi il novellino.” assicurò James, gonfiando il petto, deciso a dimostrare al padre tutto il suo valore.
“È quello che temevo.” mormorò Dorea, scuotendo la testa. Da quando Steve era morto la donna viveva nel terrore che potesse succedere qualcosa anche a James. Certo, sapeva che il suo ragazzo era in gamba, tuttavia alle volte dimostrava di essere fin troppo simile a suo padre. Anche Robert, proprio come James, non sapeva starsene buono troppo a lungo e finiva spesso con l’essere coinvolto in casi strani, missioni improbabili e risse pericolose.
“Fidati, come si chiama?” chiese James, cercando lo sguardo complice del padre. L’uomo sospirò, indeciso se essere più orgoglioso del figlio o spaventato per lui.
“Neville.” rispose alla fine, sperando che James non avesse intenzione di cacciarsi nei guai.
“Come?” chiese Hermione, incredula. Di tutti i nomi che si aspettava di sentire quello del suo amico non era previsto. Neville era vivo. In qualche modo alla fine doveva essersi salvato anche lui ed era arrivato lì.
“Neville Paciock. Ti dice qualcosa ragazzo?” chiese Robert, cercando lo sguardo del nipote che di colpo era diventato impenetrabile.
“Non so, mi sembra di No.” disse alla fine il ragazzo, fissando i compagni di viaggio nella speranza che nessuno di loro rivelasse la vera identità del loro amico. Per qualche ragione Neville aveva scelto di non svelarla, e loro dovevano fare come aveva deciso lui. Non appena il nonno voltò la testa, Harry si precipitò fuori dalla stanza seguito a breve distanza da Hermione, Ginny e Ron.
“Harry, aspetta.” chiamò Ginny, preoccupata per il suo ragazzo.
“Perché non hai detto a tuo nonno chi è Neville?”chiese Ron, stupito dal comportamento del suo migliore amico. Ormai Robert Potter era stato messo a conoscenza di praticamente ogni dettaglio del futuro, perché tacergli la vera identità del nipote del suo amico?
“Voglio parlare con lui, prima. Se ha fatto finta di venire dall’America forse non vuole essere riconosciuto.” spiegò Harry, ragionevole.
“Hai ragione, facciamo finta di non conoscerlo e parliamo con lui.” concluse Hermione, tornando dagli altri prima che questi cominciassero a sospettare qualcosa.
La vacanze di Pasqua passarono in un baleno e prima che Regulus fosse realmente pronto era già ora di tornare al castello. Silente, di comune accordo con il ragazzo, aveva deciso di trasferirlo nella casa di Grifondoro per motivi di sicurezza. Regulus aveva accettato, felice di non separarsi dal fratello e dai suoi nuovi amici. Al loro fianco si sentiva al sicuro e persino l’idea di affrontare gli sguardi di tutta la scuola non era poi così spaventosa.
“Allora, ansioso?” chiese Remus rivolto al ragazzino, mentre il treno correva veloce verso Hogwarts. Ormai erano in viaggio da diverse ore e di lì a poco sarebbero giunti a destinazione. James, Sirius e Ron ormai non facevano mistero di pregustare l’imminente banchetto di bentornati al castello che gli elfi preparavano ogni volta, Regulus invece non aveva quasi parlato. Nessuno lo aveva disturbato, immerso come era nei suoi pensieri.
“Un po’, sai è strano non essere a Serpeverde.” rispose Regulus, pensieroso. Quei giorni erano stati pieni di novità per lui. In poco tempo aveva visto cambiare tutte le sue abitudini ed era giunto alla conclusione che non era mai stato così libero di essere se stesso.
“Ti manca?” chiese Lily, sorridendo. Regulus sospirò e ci rifletté sopra, poi scosse la testa.
“La mia stanza e la mia sala comune si, la gente per nulla.” dichiarò alla fine. Il suo tono mascherava un filo di delusione per quegli amici che gli avevano voltato le spalle. Alla fine dei conti avevano dimostrato che la loro amicizia non valeva abbastanza da mettersi contro uno dei maghi più oscuri di tutti i tempi.  
“Credevo fossero tuoi amici.” si intromise Sirius, con un sorriso furbo dipinto sul volto. Regulus alzò gli occhi al soffitto, esasperato e divertito allo stesso tempo. Era bello poter battibeccare con il proprio fratello maggiore, sicuro di averlo al proprio fianco anche nei momenti brutti.
“Si, anche io. Ma i miei amici da quando sono scappato di casa non mi vogliono più vedere.” sussurrò Regulus, fissando intensamente il pavimento.
“Mi dispiace per vostro zio.” disse Zhoana, con un tono dolce e protettivo. Improvvisamente il vagone si riempì di silenzio e gli sguardi di tutti si portarono sui due fratelli Black per spiare le loro reazioni.
“Quale zio?” risposero Regulus e Sirius, pressoché all’unisono. Ormai era evidente che anche Regulus, proprio come il fratello, aveva disconosciuto tutta la sua famiglia. Zii, cugini ed altri strani parenti compresi.
“Non capisco di cosa parla.” disse Sirius, alzando le spalle mentre il fratello minore annuiva.
“Meglio così.” concluse Zhoana, scoppiando a ridere.
Una volta arrivati a castello i ragazzi si separarono velocemente. O meglio, i malandrini e Ron corsero via lasciando Regulus ed Harry indietro. Persino le ragazze erano sparite alla ricerca di chissà quale compagna di stanza dalla quale apprendere gli ultimi pettegolezzi del castello. Mentre si dirigevano verso la torre di Rifondono i due ragazzi incrociarono Frank che camminava insieme ad un ragazzo che Harry riconobbe subito come il suo amico Neville. Fu incredibile e sconvolgente per entrambi, nonostante fossero preparati.
“Ehi, ragazzi.” chiamò Frank, sbracciandosi per attirare la loro attenzione.
“Ciao Frank.” salutò Harry, avvicinandosi al ragazzo, ignorando l’amico che camminava al suo fianco. Per quanto fosse strano, doveva sforzarsi di non dare a vedere che il cugino sconosciuto e americano di Frank era in realtà uno dei suoi più grandi amici.
“Posso presentarvi mio cugino Neville?” disse Frank, indicando il ragazzo alla sua destra. Neville sembrava molto impacciato, ma non si tradì. Era cresciuto dall’ultima volta che Harry lo aveva visto, ed era anche decisamente maturato.
“Piacere, questo invece è il fratello di Sirius.” mormorò Harry, indicando Regulus. Neville porse la mano al ragazzo, incredulo. Cercò lo sguardo di Harry ma questi si limitò a sorridere sperando che l’amico non facesse qualche domanda strana.
“Si, lo so. Papà mi ha raccontato tutto. Sei stato coraggioso, Regulus” esclamò subito Frank, congratulandosi con il piccolo Black.
“L’ho sentito dire.” scherzò Regulus, cercando di nascondere il rossore. Come tutti gli uomini che sono in grado di fare grandi gesta, anche a lui non piaceva parlarne o dare troppo nell’occhio. A lui non sembrava poi così incredibile quello che aveva fatto. Nulla di troppo eccezionale, in fin dei conti, se paragonato a quello che stavano cercando di fare Harry e gli altri ragazzi che venivano dal futuro.
“Ehi, Harry, porti me e Neville a fare un giro della torre?” chiese Regulus, cercando di sviare la conversazione perché non si continuasse a parlare di lui. Harry annuì, distratto, evitando accuratamente di dire che Neville conosceva già il castello come le sue tasche.
“Certo, ma gli altri?” chiese Harry, guardandosi intorno sperando che qualcuno dei suoi amici gli venisse in aiuto.
“Spariti, siamo solo noi quattro.” rispose Frank, alzando le spalle.
“Neville, il tuo cane è familiare.” disse improvvisamente Regulus, fissando attentamente un grosso cane che se ne stava tranquillo di fianco al ragazzo. Gli sembrava di averlo già visto, anche se non sapeva dire dove.
“Cane?” chiese Harry, alzando cautamente la testa.
“Si, Neville ha un cane nero enorme. È fantastico!” esclamò Frank, indicando il cane che aveva preso a scodinzolare e ad abbaiare. Prima ancora di guardarlo bene, il ragazzo con gli occhiali aveva capito chi fosse. Harry sentì il suo cuore fermarsi, riprendere a battere ed infine mettersi a fare delle strane capriole. Sirius era vivo. Prima Neville, ed ora anche il suo padrino che scodinzolava beato di fronte a lui, non del tutto cosciente di quanto profondamente lo avesse sconvolto solo con la sua presenza.
Doveva essere un sogno, quella non poteva certo essere la sua vita.
Ad un certo punto tutto divenne troppo, il mondo iniziò ad oscurarsi, a girare un po’ troppo forte ed Harry perse i sensi, svenendo come un sacco di patate.

La voce che Harry fosse svenuto si diffuse velocemente nella scuola, arrivando fino agli amici del ragazzo. Inutile dire che questi ultimi presero la notizia come un fulmine a ciel sereno, soprattutto Ginny e Lily. Ron alzò gli occhi al cielo, esasperato dall’incredibile frequenza con la quale l’amico riusciva a finire alternativamente in infermeria oppure in grossi guai, nei quali coinvolgeva parenti ed amici.
“Ragazzi, correte.” esclamò Regulus, travolgendo il fratello. I ragazzi capirono immediatamente che fosse successo qualcosa dall’espressione spaventata del ragazzo.
“Che c’è?” chiese Sirius, seccato per essere stato interrotto durante la sua tradizionale abbuffata di bentornato al castello.
“Harry è in infermeria.” rispose il minore dei fratelli Black, preoccupato. Subito tutti si fermarono con forchette e coltelli a mezz’aria.
“Prego?” chiese Ginny, alzando la testa di scatto per accertarsi che non si trattasse di uno scherzo. Certo, stando con Harry c’era poco di cui stare tranquilli eppure stava diventando sempre più impegnativo non perderlo di vista. Bastava distrarsi un attimo ed ecco che questi finiva lungo e disteso su un lettino bianco.
“Che è successo?” chiese Hermione, preoccupata per l‘amico.
“Era con me e Remus. Ha visto il cane di Neville ed è svenuto.” spiegò Regulus, raccontando brevemente come erano andate le cose. Subito i ragazzi intuirono cosa doveva essere successo, soprattutto quelli venuti dal futuro.
“Harry ha paura dei cani?” chiese Lily, sorpresa, mentre Frank e Neville si avvicinavano al tavolo, preoccupati. Neville non sapeva darsi pace, si sentiva terribilmente il colpa anche in fondo non era certo stata una sua idea.
“Beh, quel cane era davvero enorme.” sospirò Regulus, ripensando a quella sensazione familiare che aveva provato non appena aveva intravisto l’animale.
“Cane?” chiese improvvisamente Hermione, intuendo cosa poteva essere successo.
Non appena Hermione sentì nominare un grosso cane nero del tutto simile ad un grosso orso e vide l’espressione colpevole dipinta sul volto di Neville, capì come dovevano essere andate le cose. La ragazza cercò di non far trasparire i suoi sentimenti, ma dentro iniziò a montare un’ondata di rabbia verso il più grande degli idioti nonché principe degli incoscienti, noto al mondo come Sirius Black.
“Ehm, Neville?” chiese Hermione, avvicinandosi con cautela al nuovo arrivato. Non perse nemmeno tempo a presentarsi. A dire il vero, fu solo per un miracolo che la ragazza non cominciò ad urlare nella sala tutta la sua rabbia e la sua indignazione.
“Si..” rispose il ragazzo, preoccupato. Sapeva bene che Hermione quando si arrabbiava sapeva diventare una vera, pericolosa ed implacabile furia. Persino peggio di sua nonna.
“Io sono Hermione, piacere.. Vieni, dobbiamo parlare.” disse la ragazza, trascinandolo via.
“Si, ma..” provò a protestare Neville, opponendo inutilmente resistenza.
“Ragazzi?” chiamò James, preoccupato e confuso per quello che stava accadendo. Cercò lo sguardo degli amici, per capire cosa stava accadendo, ma vide solo Ginny e Ron lasciare la sala in gran fretta seguendo l’amica.
“Hermione, Ginny, Ron.. Dove andate?” chiese Sirius, stupito quanto il migliore amico.
“Ti spiace tenere Teddy? Torniamo subito.” mormorò Ginny, lasciando il bimbo tra le braccia di Sirius prima ancora di ottenere una risposta. Prima che il ragazzo avesse il tempo di protestare, lei era già fuori dalla stanza.
I tre ragazzi trascinarono Neville per tutto il castello, fino ad arrivare nella stanza delle necessità. Ancora una volta quel luogo era diventato il luogo custode dei loro segreti.
“Che diavolo è successo?” chiese Ron, furente. Odiava essere interrotto durante una cena, soprattutto per venire a sapere che il suo migliore amico era svenuto in modo misterioso.
“Il cane è Sirius.” rispose Neville, senza girare troppo intorno alle cose. Gli amici lo avrebbero scoperto comunque, tanto valeva mettere subito le cose in chiaro. Stranamente, nessuno dei tre sembrò particolarmente stupito dalla notizia.
“Ti assicuro che questa è l’unica cosa che avevo capito. La mia domanda era un’altra.” sibilò Hermione, furiosa. Neville deglutì, cominciando a temere veramente il peggio.
“Ehm, potresti essere più precisa?” chiese Neville, facendo appello a tutto il coraggio che gli era rimasto. Mai come in quel momento discutere con la ragazza gli era parso un’impresa titanica, praticamente impossibile.
“Perché diavolo sei qui, perché ci hai mentito, come mai dobbiamo fingere di non conoscerti, perché quel mago psicopatico è vivo e come mai ha terrorizzato Harry.” esclamò Hermione senza mai fermarsi a prendere fiato. Alle sue spalle Ginny e Ron annuivano, pienamente concordi con la ragazza. Avrebbero voluto aggiungere altre domande, ma non osavano interrompere lo sfogo della riccia.
“Sta calma, per favore.” supplicò Neville, sull’orlo di una crisi di nervi. Dannazione, lui voleva solo tornare dai suoi amici. Non aveva certo previsto che quel mago psicopatico terrorizzasse Harry invece di fare le cose con calma come aveva promesso.
“No che non sto calma. Hai idea di come starà Harry ora?” chiese Hermione, paonazza in viso. Riusciva quasi a vederlo il viso sconvolto di Harry. Aveva passato settimane, mesi, a torturarsi per la sua morte, assumendosi ogni colpa; come poteva rispuntare dal nulla senza preoccuparsi della sua reazione?
“Si, lo so.” rispose Neville, abbassando lo sguardo. Hermione si calmò appena quando vide l’espressione atterrita del ragazzo, ma non abbastanza da fermare la sua terribile sfuriata.
“No che lo sai. Ti pare un’idea intelligente fargli trovare davanti il suo padrino che lui credeva morto trasformato in cane?” chiese ancora Hermione, fissando con insistenza il ragazzo negli occhi.
“Avevo detto a Sirius di aspettare di sopra per darmi il tempo di spiegare le cose a Harry.” cercò di giustificarsi Neville, stringendo i pugni. Non avrebbe dovuto fidarsi di Sirius, avrebbe dovuto sigillarlo in qualche stanza per far si che non facesse danni.
“Ma naturalmente quella testa vuota non ti ha ascoltato.” sospirò Ginny, lasciandosi cadere su di una poltrona comparsa magicamente dal nulla.
“Infatti..” confermò Neville, lasciandosi cadere accanto alla sua amica dai capelli rossi.
“Bene, ci penso io.” esclamò Hermione, decisa ad andare fino in fondo a quella questione.
“Ma le altre domande?” chiese Neville, stupido all’idea di averla scampata così tanto facilmente senza avere risposto alle domande dell’amica.
“Dopo, prima le cose importanti. Sirius Black.. Compari, ora!” riprese Hermione, ancora più fuori di sé di poco prima.
“Ehm, si..” mormorò Sirius Black, sbucando cautamente da dietro una grossa credenza. Anche lui, proprio come Neville, era intimorito dalle ragazze. Aveva imparato sulla sua pelle che non vi è limite alla rabbia di una donna infuriata e che era meglio fare come gli veniva ordinato.
“Sei un idiota.” lo apostrofò Ginny, decisa. Sirius annuì, colpevole.
“Lo so, davvero. Mi dispiace.” rispose l’uomo, abbassando la testa. Quando aveva visto il suo figlioccio svenire si era sentito morire; come aveva potuto essere tanto idiota?
“È tutto quello che sai dire?” chiese Ron, duro. Certo, era contento che Sirius e Neville fossero vivi, ma potevano anche rientrare in scena in modo meno teatrale evitando una crisi nervosa ed uno svenimento al suo migliore amico.
“Io..” iniziò Sirius, faticando a trovare le parole giuste per continuare il suo racconto.
“Abbi almeno la decenza di stare zitto! Ora andrai immediatamente in infermeria, ovviamente trasformato in cane per non farti riconoscere, chiarirai con Harry, lo calmerai e farai in modo che nessuno ti riconosca. Chiaro?” esplose Ginny, interrompendo l’uomo. Sirius alzò lo sguardo per protestare, ma l’espressione decisa della ragazza gli fece cambiare idea. Non si poteva contraddire una furia simile.
“Si, ma sei sicura che non è meglio che parliate voi con Harry..” provò a dire Sirius, impacciato. Non sapeva cosa dire al suo figlioccio. Ogni singola parola ed ogni singola frase sembrava stupida ed insignificante e poteva contribuire a peggiorare le cose.
“Tu hai fatto casino, tu rimedi.” esclamò Ron, deciso.
“Inoltre tu sei praticamente un padre per Harry, è giusto che sia tu a rispondere a tutte le sue domande.” spiegò Ginny, usando un tono più dolce rispetto al precedente. Quest’ultima motivazione riuscì a convincere del tutto Sirius, che si dimostro appena più deciso e disposto ad affrontare quella situazione tanto complicata che lui stesso aveva contribuito a creare.
“Muoviti, corri.” disse Hermione, indicando all’uomo la porta.
“Certo, come volete.” rispose Sirius, tetro, lasciando la stanza trasformato in cane per non dare troppo nell‘occhio.
“Non cambierà mai.” esclamò Ron, scuotendo la testa.
“Meno male..” sussurrò Ginny, sorridendo. Nonostante combinasse un sacco di guai, Sirius era fondamentalmente un pezzo di pane. Sarebbe morto per Harry, solo a volte agiva senza pensare alle conseguenze.
“Torniamo a noi.” riprese Hermione, tornando a fissare Neville intensamente. Il ragazzo riprese a tremare, presagendo le domande dell’amica.
“Spiegazioni!” urlò Ginny, ricordando improvvisamente che l’amico non aveva ancora detto loro perché aveva inventato quella assurda storia del cugino americano.
“Volevo conoscere i miei genitori.” spiegò Neville, a testa bassa. Sapeva che la motivazione che stava usando era stupida, ma non poteva farci nulla. La cosa che desiderava con tutto se stesso era riuscire a parlare con i suoi genitori, sapere che tipi fossero prima che quella pazza di Bellatrix li avesse condannati alla pazzia eterna.
“Potevi dire loro la verità.” suggerì Hermione, severa, ma allo stesso tempo intenerita dalle parole dell‘amico. Dopo tutto poteva capirlo, anche a lei mancava molto la sua famiglia.
“Certo, come No..” mormorò Neville sconsolato.
“Harry l’ha fatto.” fece notare Ron, accigliandosi.
“Non ne ho il coraggio, non ancora almeno.” ammise alla fine Neville, sentendosi un verme. Sapeva che avrebbe dovuto essere più coraggioso, ma sentiva di non averne ancora le forze. Doveva prendersi ancora del tempo.
“Perché Sirius è un cane?” chiese Hermione, improvvisamente, cambiando argomento. Vedere gironzolare un cane di quella stazza per i corridoi sarebbe stato strano persino per un posto come Hogwarts.
“Beh, per poter stare con Harry qui a scuola.” rispose Neville, grattandosi la testa.
“Silente non sa nulla?” chiese Ginny, incredula. Era stupefacente che il preside non si fosse accorto della presenza di così tanti animagi nel suo castello. Doveva essere proprio assorto dai suoi problemi, o forse se n’era accorto ma aveva preferito tacere la notizia.
“No, ne da dove veniamo ne chi siamo. Sirius non vuole che i malandrini sappiano chi è lui, crede che James e Sirius impazzirebbero.” spiegò Neville, pazientemente.
“Non ha tutti i torti.” esclamò Hermione, dopo averci pensato un po’ sopra.
“Per il momento è meglio lasciare le cose come stanno, poi vedremo.” concluse alla fine Ginny, sospirando.
I ragazzi decisero di tornare subito nella sala da pranzo per evitare di insospettire troppo i malandrini. Era già abbastanza strano che fossero spariti a quel modo insieme ad un ragazzo appena conosciuto. Una volta tornati nella sala, furono subito accolti dalle parole di un alquanto irritato Sirius Black.
“Ragazzi, io voglio immediatamente delle spiegazioni.” esclamò deciso il ragazzo.
“Ehm, si. Stavo giusto spiegando che il mio cane ha dei poteri strani.” spiegò Neville, impacciato, sperando con tutto se stesso che i ragazzi fossero disposti a credere a quella strana storia che Hermione aveva consigliato di raccontare.
“Si, a volte fa svenire le persone.” continuò Ginny, reggendo il gioco all’amico che nel frattempo era arrossito ed aveva iniziato a balbettare.
“Deve essere stato incantato da piccolo.” tirò ad indovinare Frank, grattandosi la testa perplesso. Sembrava una storia assurda, eppure non riusciva a mettere in dubbio le parole di quello che credeva essere suo cugino.
“Strana come cosa.” mormorò James, guardando prima Lily e poi Sirius.
“È rara, ma è possibile.” confermò Remus, annuendo. Era evidente che i malandrini avessero più di una perplessità, ma alla fine decisero di credere ai ragazzi.
“Eh si.” sussurrò Hermione, tirando il fiato, sollevata per essere riusciti a non fare insospettire troppo gli amici.

Nel frattempo Sirius Black era arretrato quasi contro il muro della stanza in cui riposava Harry, ancora addormentato. Anche un branco di dissennatori in quel momento dovevano sembrare più socievoli ed amichevoli degli amici del suo figlioccio. Sirius sospirò, dopo tutto avevano ragione. Proprio lui, che aveva obbligato Neville alla prudenza, aveva finito per abbandonare ogni cautela quando si era trovato di fronte Harry.
Quando lo aveva visto aveva smesso di pensare ed aveva agito. Saltargli tra le braccia, abbracciarlo nella sua forma canina e sentire di nuovo il suo odore era stato automatico, praticamente istintivo e gli aveva fatto perdere la ragione. Quando aveva realizzato la situazione ormai era tardi ed Harry era già a terra, svenuto.
Sirius guardò ancora Harry mentre questi si rigirava tra le coperte. Probabilmente di lì a poco si sarebbe svegliato. Per andare da lui Sirius si era dovuto fare coraggio e cercare di trovare le parole giuste. Harry lo aveva creduto morto, doveva essere stato uno straccio per mesi, probabilmente aveva anche pianto, urlato e aveva rasentato il fondo. Non poteva semplicemente presentarsi da lui e dirgli qualcosa come, ciao campione; ti sei sbagliato, vedi che non sono morto.. Ti ho solo abbandonato per qualche anno.
Sirius sospirò, Harry lo avrebbe di sicuro odiato. Per quanto ragionevole e maturo fosse il suo figlioccio, restava sempre un ragazzo che nel corso della sua vita aveva avuto più dolori che gioie, più lutti che feste di compleanno e che aveva visto morire una dopo l’altra tutte le persone a cui voleva più bene. Come facesse a sorridere sempre e a trovare la forza per alzarsi ogni mattina, nonostante tutto quello che gli era capitato, restava uno dei più grossi misteri nella vita di Sirius.
Il ragazzo si mosse ancora, voltandosi sulla schiena. Rimase per un po’ immobile, poi lentamente iniziò ad aprire gli occhi, trovandosi di fronte nuovamente Sirius Black.
Harry fissava il suo padrino, in silenzio, e questi lo lasciava fare. Rimasero così, occhi negli occhi, per un tempo interminabile prima che uno dei due si decidesse a muoversi.
La testa di Harry era di colpo diventata più pesante, tanto che faticava a non perdere di nuovo i sensi. Solo la sua forza di volontà, unita alla consapevolezza che sarebbe stato tremendamente imbarazzante, lo trattenne dal lasciarsi svenire.
C’erano così tante cose da dire, ma sorprendentemente Harry decise di non dirne nessuna. La verità era che non sapeva da che parte iniziare.
“Harry?” chiamò Sirius, spaventato dal  silenzio del figlioccio. La voce dell’uomo arrivò alle orecchie di Harry e lo fece sobbalzare. Era la voce di un uomo adulto, roca e stanca, e non quella del ragazzino spensierato con cui si era abituato ad avere a che fare. Senza un motivo preciso Harry iniziò a trovare molte somiglianze tra il Sirius che aveva di fronte ed il signor Potter che aveva conosciuto solamente la settimana prima.
“Mi odi a tal punto da non volere parlare con me? Beh, in fondo lo capisco..” mormorò Sirius, a testa bassa. Harry si ritrovò a guardare il padrino, sorpreso. Odiare Sirius era un’idea semplicemente impossibile, perfino assurda. Si poteva odiare l’ossigeno?
“No..” disse Harry, scuotendo energicamente la testa. Sirius non disse più nulla, si sporse in avanti e strinse a sé il ragazzo. Quella stretta per Harry fu più significativa di mille parole e di mille discorsi. Sirius era vivo ed era di nuovo con lui.
Dopo minuti che sembrarono interminabili, Sirius esplose in un fiume di parole.
“Sono un idiota, un cretino. Incosciente, ecco cosa sono. Anzi, No. Peggio, molto peggio. Sono un irresponsabile, una stupidissima testa dura che non ascolta nessuno.” iniziò l’uomo, tormentandosi la veste come faceva solo quando era veramente nervoso.
“Sirius?” chiamò Harry, pazientemente.
“Sono un coglione.” continuò Sirius, senza dare segno di avere sentito le parole del ragazzo, impegnato come era a trovare le parole giuste a scusarsi.
“Sei davvero tu?” chiese Harry, piegando la testa di lato per osservare meglio l’uomo.
“In tutta la mia pazzia, impulsività e stupidità.” assicurò Sirius, sorridendo per la prima volta da un sacco di tempo.
“Sei ancora vivo?” chiese ancora Harry, cercando invano di mascherare la propria sorpresa. Sirius annuì, sospirando. Sapeva che le sue spiegazioni non avrebbero potuto porre rimedio alla sofferenza che Harry aveva provato in quegli anni, tuttavia doveva farlo. Raccontargli quello che gli era capitato era il minimo se voleva riprendere ad avere un rapporto con lui come prima della sua sparizione.
“Il velo in realtà era un portale. Ho vagato in un migliaio di dimensioni, ma sono vivo. Ti ho cercato tanto.” raccontò Sirius, tristemente. Doveva essere stato un vero inferno per lui, solo in quel portale. Harry sentì gli occhi diventare umidi e dovette fare uno sforzo enorme per riuscire a formulare una frase di senso compiuto.
“L’importante è che sei qui. È stata tutta colpa mia.” disse Harry, fissando il pavimento mentre i sensi di colpa lo assalivano.
“Basta piangere. Voglio un sorriso, intesi?” ordinò Sirius, con fare severo.
Harry si voltò verso il padrino, tirando su con il naso. Gli occhi decisi di Sirius incontrarono quelli ancora pieni di lacrime del ragazzo. Improvvisamente Harry capì di non essere più solo. Anche lui aveva una famiglia, ora.

ANGOLO DELL'AUTRICE:
questo capitolo è stato un vero e proprio parto!
ci ho messo veramente tanto a scriverlo perchè nel frattempo ho iniziato a lavorarare e faccio orari assurdi. tuttavia, tenevo particolarmente che venisse bene. vi avevo promesso un capitolo strappalacrime e così doveva essere.
spero di esserci riuscita.
da adesso in poi non credo di essere in grado di promettervi aggiornamenti puntuali, ma prometto che non lascerò a metà la storia.
abbiate fede, arriverò fino in fondo!

nel frattempo, GRAZIE A TUTTI COLORO CHE NON MI ABBANDONANO!
siete dei veri angeli!

FAY90: grazie del commento!
sono contenta che ti piaccia la figura del nonno Potter. trovo che normalmente ci sia poco spazio per lui, vivo, nelle storie così ho pensato di porvi rimedio io! spero che continuerai a seguire la mia storia.

SHIHO93: grazie del commento!
diciamo che ultimamente Silente perde colpi, lo informano sempre tutti dopo!
hai ragione, dal prossimo capitolo ci sarà parecchia confusione tra i due Sirius anche se almeno per il momento i malandrini non sapranno della presenza dell'altro Sirius.

_Jaya: grazie del commento!
devo ammettere che la tua ipotesi era veramente bella, ma devo deluderti.
spero che ti sia piaciuto anche questo capitolo, nonostante si sia fatto aspettare!

lyrapotter: grazie del commento!
regulus è salvo, buono e tutti si vogliono bene. visto che non sono sempre sadica?
spero che questo capitolo sia stato per te pieno di rivelazione e non di docce gelate.. :D

ily90: grazie mille del commento!
piaciuto l'incontro, forse un po' traumatico, con il personaggio misterioso?

shin_86: grazie del commento!
la piccola dora è tornata dalla sua famiglia, per quando riguarda Teddy.. nello scorso capitolo avevo così tante cose da scrivere che mi sono dimenticata di lui! chiedo umilmente perdono! ad ogni modo, giuro che stanno bene!

dracucciole: grazie del commento!
sono stracontenta che la mia storia vi piaccia. mi raccomando, continuate a recensire!

Funnypink: grazie del commento!
per quanto riguarda Piton sono abbastanza dubbiosa, non ho ancora deciso quale che sarà il suo futuro.. per gli altri invece ho le idee abbastanza chiare.
quello che mi manca è il tempo per scrivere!
tranquilla, Teddy sta bene.. mi sono solo dimenticata di lui! :D

millyray: grazie del commento!
spero che questo capitolo sia stato all'altezza delle aspettative!

vodia: grazie del commento!
beh, strappalacrime ma con dignità; che ne pensi? alla fine ti ho deluso?

LuciaTigre: grazie del commento!
sei un tesoro, spero che il capitolo ti sia piaciuto!

brando: grazie del commento!
sei davvero un tesoro, c'è poco da dire.
per quanto riguarda Teddy ammetto le mie colpe: mi sono dimenticata di lui, ma cmq sta bene. lo giuro!
ti chiedo scusa se non rispondo a tutti i punti della tua recensione, ma è la 1.25 e sono davvero stanca! prometto che ti mando una mail appena ho due minuti, giuro!

amgan: grazie del commento!
piaciuto il ritorno di Sirius, quello grande?

Smemo92: grazie del commento!
beh, Bellatrix è avventata. Ha ucciso Anderson senza pensare alla pozione. Per un po' ne avrà a disposizione, poi dovrà uscire allo scoperto oppure prendere il posto di qualcun altro.. :D
ti comunico che mi hai appena fatto venire un'idea geniale!

i love James Potter: grazie mille del commento!
è sempre bello sapere che ci sono lettori nuovi, spero che questo capitolo ti sia piaciuto!






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Capitolo 60
*** COLPI DI SCENA ***


CAPITOLO 58

COLPI DI SCENA

Per Regulus fu strano iniziare a vivere, pensare e ragionare come un vero Grifondoro ma era lo stesso infinitamente grato a Silente per non averlo lasciato in quel covo di Serpi; non sarebbe durato un giorno di più.

Ogni volta che incrociava lo sguardo di sua cugina Bellatrix o di qualcuno dei suoi vecchi amici il ragazzo poteva avvertire chiaramente un brivido percorrergli la schiena così come poteva riconoscere sui loro visi quelle espressioni di disprezzo riservate solo ai traditori e ai servi.

A volte credo che lo smistamento avvenga troppo presto.” aveva mormorato Silente a Regulus, fissando il vuoto.

Nonostante fissasse il ragazzino, la mente dell’uomo era lontana, persa in ricordi troppo lontani e sbiaditi. Improvvisamente il vecchio preside sospirò, conscio che pensare al passato non serviva certo a cambiarlo o aggiustarlo. Per un ragazzo che tornava dalla parte del bene ne rimanevano tanti, troppi, dalla parte sbagliata.

In compenso Neville, tra lo stupore generale, si era adattato praticamente subito ai ritmi del castello. A chiunque facesse domande circa il suo passato, tuttavia, il ragazzo rispondeva alzando le spalle e andando avanti per la sua strada con il suo grosso cane nero. Per tutti era il misterioso cugino di Frank, nessuno faceva altre domande.

Come hai detto che si chiama?” chiese Remus, fissando perplesso l’animale che accompagnava sempre lo studente.

C’era qualcosa in lui che lo rendeva familiare ma il ragazzo non riusciva ad individuare con chiarezza di cosa si trattava. Si trattava di una sensazione che aveva provato anche le prime volte che aveva visto Harry e gli altri e che questa volta sembrava valere sia per il cugino di Frank che per il suo strano cane. Il ragazzo aveva provato a parlarne con Sirius e con James ma I due erano scoppiati a ridere per le assurdità delle affermazioni dell'amico. A detta loro era impossibile che la storia si stesse ripetendo sotto I loro occhi senza che loro se ne rendessero conto. Solo Lily era sembrata incline a credere al licantropo, ma non si esposta per evitare infinite discussioni.

Uhm..” mormorò Neville, in difficoltà. Subito andò in cerca dell’aiuto degli amici, Sirius compreso. Per ovvie ragioni tuttavia Sirius si trovava nell’impossibilità di rispondere.

Fu Ron a prendere in mano la situazione, stupendo gli amici.

Tartufo.” esclamò, sicuro.

Cosa?” chiese Lily, stupita, alzando gli occhi dal libro di pozioni che stava leggendo.

Aveva sentito molti nomi bizzarri da quando frequentava la scuola di magia, ma questo sembrava batterli tutti quanti di gran lunga.

Ieri mi avevi detto che si chiamava così, no?” balbettò Ron, rosso in volto, fissando insistentemente Neville sperando che il ragazzo gli reggesse il gioco.

Si, lo ricordo anche io.” intervenne Hermione, mentre Neville esitava a rispondere.

Oh, si.” esclamò Neville improssivamente, evitando con cura lo sguardo del padre.

Mentire ai suoi genitori era terribile almeno quanto lo era averli di fronte a lui, finalmente sani e lucidi, e non poter dire loro quanto era orgoglioso di tutto quello che avevano fatto per lui e per fare in modo che potesse vivere. Sua nonna non avrebbe approvato il suo comportamento. Probabilmente lo avrebbe guardato in modo severo e avrebbe brontolato, dandogli del codardo e dello smidollato.

Dopo le parole del ragazzo per qualche istante cadde il silenzio, poi tutto sembrò tornare come prima. Sirius dal canto suo sembrava contento della risposta, tanto che prese a scodinzolare. Teddy invece, eccitato da tutto quel movimento cominciò a fare versetti come per ricordare la sua presenza e poter ottenere la sua dose quotidiana di coccole.

Non riesco ancora a credere che questo splendore è mio figlio..” esclamò Remus, fissando il bambino con uno sguardo sognante che strappò un sorriso a Lily.

A quelle parole Sirius, sempre trasformato in cane, lanciò un’occhiata perplessa ad Harry che lo fulminò con lo sguardo per ammonirlo a stare zitto. Decisamente quello non era il momento migliore per le spiegazioni, anzi.

Ti spiego dopo..” bisbigliò piano, facendo in modo che nessuno notasse che stava parlando con il cane di un ragazzo che sulla carta conosceva solamente da qualche giorno. La cosa sarebbe risultata insolita e sospetta, perfino nel mondo dei maghi parlare con degli animali era sintomo di pazzia.

Dall’altra parte del tavolo Lily stava parlando con Alice. A pochi passi dalle ragazze c’era Regulus che ascoltava la conversazione, indeciso se intervenire o meno.

Per me sei pazza, Lily.” esclamò decisa Alice incrociando le braccia. La sua espressione tradiva senza ombra di dubbio il suo stato d'animo, a metà tra lo scocciato e l'infastidito.

La rossa sospirò, prendendo a tormentare una ciocca dei suoi capelli sanguigni.

Lo so. Solo, credevo davvero fosse diverso..” mormorò Lily, pensierosa.

Nonostante Regulus non avesse seguito il discorso dai suoi esordi intuì che doveva essere Piton il ragazzo in questione.

Abbiamo affrontato il discorso così tante volte che non so più come ripetertelo.” continuò Alice, fissando intensamente Lily che a sua volta fissava il camino, distratta. Sembrava che la ragazza cercasse tra le fiamme dei ricordi o forse delle motivazioni che potessero spiegare perchè Severus aveva preso la strada sbagliata nonostante lei avesse cercato di impedirlo con tutte le sue forze.

Era il mio migliore amico. Siamo praticamente cresciuti insieme.” disse Lily, con la voce rotta dall'emozione.

A volte nella vita si prendono strade diverse.” sospirò Alice, allontanandosi.

Per quanto volesse bene a Lily c'erano momenti in cui non riusciva proprio a capirla. Avevano affrontato quella conversazione tante volte da quando si conoscevano, a partire dal primo anno. Ogni volta Alice faceva notare all'amica le sue perplessità circa Piton, ed ogni volta la rossa trovava il modo di giustificarlo per poi rimanere delusa dal suo comportamento. Ormai Alice non sapeva più cosa dire, se non che lasciare perdere Piton era stata senza dubbio una buona decisione.

Parlate di Piton, vero?” chiese Regulus, timidamente, scrutando gli occhi della rossa per capire se il suo intervento era stato o meno inopportuno. Nonostante tutto lui rimaneva l'ultimo arrivato, per di più serpeverde, e come tale non aveva il diritto di impicciarsi negli affari altrui.

Tu cosa ne pensi? Lo conosci bene anche tu, no?” chiese Lily, con uno sguardo supplice.

La ragazza non sembrava affatto disturbata dall'intervendo del fratello di Sirius, pareva anzi pendere dalle sue labbra.

Sapeva bene che era doloroso per il ragazzo parlare di uno dei ragazzi che gli avevano da poco voltato le spalle, ma sapeva anche che era l'unica occasione per cercare di capire cosa passava per la testa del suo vecchio migliore amico.

Regulus sospirò e prese tempo prima di parlare, quasi non fosse del tutto certo di volere rispondere.

Piton ti vuole bene. Anzi, è innamorato di te. Solo, credo sia un amore sbagliato. Malato direi, quasi ossessivo.” disse alla fine il minore dei Black, con una espressione tremendamente seria.

Che vuoi dire?” chiese Lily, confusa dalle parole del ragazzo.

Regulus sospirò ancora e cercò le parole per spiegarsi meglio.

Lui non vuole averti accanto, vuole possederti. Comandarti. Nella sua mente tu dovresti essere solo sua..” spiegò meglio Regulus, spostando lo sguardo su Harry ed Hermione che ascoltavano la conversazione in silenzio, senza fare commenti.

Beh, lui non ha mai conosciuto un tipo diverso di amore.” sospirò Hermione, voltandosi verso Harry che annuì in modo impercettibile.

Secondo te si pentirà mai?” chiese Lily, speranzosa, fissando I due ragazzi che provenivano dal futuro. Lo sguardo di Harry era impenetrabile, non tradiva nessun tipo di emozione.

No, non credo.” dichiarò Regulus.

Harry?” chiese ancora Lily, cercando supplice lo sguardo del figlio.

La penso come lui..” mormorò Harry, tetro.

Nel loro tempo era stato il dolore per la morte di Lily ad avere completamente stravolto Piton fino a farlo tornare sulla retta via. Solo un evento del genere poteva ricondurlo alla ragione, ma il ragazzo aveva giurato a se stesso che non avrebbe permesso che una cosa del genere si potesse verificare.

Potresti provare lo stesso a parlarci. Con lui ha funzionato.” disse Lily, guardando Harrry.

Posso fare un tentativo, ma non assicuro nulla.” sospirò Harry alla fine, per chiudere il discorso. Se si fosse rifiutato avrebbe dovuto dare delle spiegazioni e questa era decisamente l'ultima cosa che desiderava fare.

Per un po' cadde il silenzio, rotto dall'improvviso arrivo di Ginny che prese a guardarsi in torno, frenetica, con l'aria di essere alla ricerca di qualcosa o di qualcuno.

Neville, credo che il nostro amico a quattro zampe si stia annoiando?” chiese la ragazza, fissando intensamente il ragazzo che colse al volo la richiesta implicita contenuta nelle parole dell'amica.

Andiamo a fare quattro passi, bello?” chiese a sua volte Neville, rivolto a Tartufo che prese a scodinzolare. Per tutto il tempo il grosso cane nero era rimasto accucciato ai piedi di Neville, attento a non perdersi nemmeno una parola della discussione. Se essere un cane aveva dei vantaggi, uno era certamente quello di potersi fare I fatti degli altri senza risultare inopportuno.

Harry, vieni anche tu?” chiese Hermione, alzandosi per seguire I ragazzi.

A dopo..” salutò Harry, trascinandosi dietro di malagrazia Ron.

Certamente il comportamento risultò sospetto ai malandrini, che tuttavia non diedero troppo peso alla cosa.

Il pensiero di Piton li rendeva infatti tutti nervosi, pensierosi ed assorti.

Il gruppo approfittò del momento per dirigersi velocemente verso la stanza delle Necessità, attento a non dare troppo nell'occhio.

Una volta nella stanza, Sirius tornò subito umano con un balzo elegante. Harry rimase a fissarlo per un po', incantato dalla classe e dall'innato portamento del suo padrino.

Era ora!” esclamò l'uomo, stiracchiandosi. Nel giro di pochi istanti l'espressione di sollievo dell'uomo si trasformò in una di rimprovero.

Dai Sirius, non potevo mettermi a parlare con un cane. Non fare l’offeso.” sbuffò Harry, lasciandosi cadere seduto su una grossa poltrona apparsa dal nulla.

Si, anche perché i miei genitori non sanno nulla.” sottolineò Neville, preoccupato.

L'uomo lanciò un'occhiata piena di biasimo ad entrambi I ragazzi, ma decise di lasciare perdere e di fare cadere la questione. Erano ben altre le questioni che gli premeva chiarire.

Si, si.. Teddy e Piton?” chiese Sirius, ansioso di avere spiegazioni.

Teddy è il figlio di Remus e Dora.” iniziò a raccontare Ginny, spiegando all'uomo come tutti fossero invece convinti che fosse suo figlio. Il malandrino seguì con attenzione, cercando di nascodere la commozione. Alla fine anche quell'orso del suo amico Remus aveva vinto le sue paure e si era fatto una famiglia, come aveva sempre detto James.

Mia cugina?” chiese Sirius, stupito. Tra tutte le donne che pensava andassero bene per il suo amico sua cugina Dora era decisamente agli ultimi posti.

Proprio così..” confermò Ron.

Sirius rimase in silenzio per po', lasciando che I suoi pensieri ed I suoi ricordi si fondessero. Quello che ne scaturì fu dolore puro. Tutti I suoi amici, le persone che più aveva amato nella sua vita erano morti subito dopo avere trovato un minimo di serenità mentre lui, il lupo solitario del gruppo, era sopravvissuto a tutti quanti.

Piton invece alla fine era veramente dalla nostra parte.” continuò Hermione, distogliendo l'uomo dai suoi dolorosi pensieri.

Prego?” chiese Sirius, sobbalzando per lo stupore.

Mi voleva proteggere perché era innamorato di Lily. Lo aveva promesso a Silente.” spiegò pazientemente Harry, osservando con attenzione lo stupore che si era dipinto sul viso del suo padrino.

Ma.. Lui ti odiava!” esclamò Sirius, incredulo.

Odiava mio padre e odiava me perché assomigliavo a lui.” continuò Harry, raccontando a Sirius di tutto quello che aveva saputo e che Piton gli aveva mostrato in punto di morte.

Perché non ha mai detto nulla?” chiese Sirius alla fine, serio. Gli pareva impossibile che Harry avesse fatto un tentativo, per altro ben riuscito, per salvare suo fratello Regulus e non avesse fatto nulla per Piton, nonostante conoscesse meglio di tutti il bene che l'uomo era potenzialmente destinato a fare.

Non credo che ci sia speranza qui..” borbottò Harry, ad occhi bassi. L'uomo lo guardo con attenzione, scrutandolo nel profondo. Harry era cresciuto ed aveva capito che non tutte le persone sono degne di fiducia allo stesso modo, che alcune nonostante tutto quello che fai per loro ti tradiscono lo stesso. Una lezione, pensò con amarezza Sirius, che James non aveva fatto in tempo ad imparare.

Un tentativo lo devi fare.” disse Sirius, deciso, fissando il suo figlioccio negli occhi.

Sirius, sicuro di stare bene?” chiese Ron, studiando l'uomo con attenzione.

Sirius sbuffò, infastidito, poi tornò a dedicare tutta la sua attenzione ad Harry che lo fissava perplesso e pieno di interrogativi.

Lo so, lo odio, ma non può essere così male se ti ha salvato la vita. Gli devo un favore.” mormorò Sirius a mezza voce, dubitando in prima persona delle sue parole e della sua sanità mentale.

Prendi nota, non credo accadrà più.” aggiunse Ron, rivolto agli altri ragazzi che si erano limitati ad ascoltare in silenzio quello strano scambio di battute tra Sirius ed Harry.

Il ragazzo sorrise, ed annuì.

Dateci un taglio e ditemi di mio fratello.” sbottò Sirius, fissando con attenzione Hermione.

Era veramente un mangiamorte, poi ha scoperto in che casino era finito..” iniziò la ragazza, messa in crisi dalla richiesta dell'uomo.

È scappato e lo hanno fatto fuori?” chiese Sirius, amaramente.

No, è morto da eroe.” precisò Ginny, senza distogliere lo sguardo dall'uomo. Sirius sospirò, poi il suo viso si fece prima serio poi triste.

Preferivo la mia versione, almeno non facevo la parte del fratello stupido che non si accorge di quello che accade.” disse alla fine, pieno di amarezza. Aveva passato la vita ad accusare suo fratello di tutto per poi accorgersi che le cose che non aveva visto o non aveva notato erano tante, forse troppe per dirsi in pace con se stesso.

Sirius, non è colpa tua..” mormorò Neville, cercando di lenire in qualche modo la sua pena.

Certo, come per James, Lily, Remus, Dora, Frank e Alice? Tutti quelli che mi stanno attorno finiscono per lasciarci la pelle senza che io possa mai farci nulla, dannazione!” esclamò Sirius, prendendo a pugni la parete. I ragazzi si scambiarono uno sguardo pieno di interrogativi e di dolore, nessuno di loro sapeva cosa fare o cosa dire. Nessuna parola sembrava servire, nessun gesto sembrava essere in grado di dare sollievo ad un dolore tanto grande come poteva essere il senso di colpa.

Vuoi piangerti addosso proprio ora che ci siamo ritrovati?” chiese alla fine Harry. La sua sua voce era piena di rabbia, esattamente con il suo volto ed ogni gesto del suo corpo. Il ragazzo non riusciva a tollerare che il suo padrino, l'uomo che più ammirava a questo mondo fosse ridotto in quello stato.

Scusa Harry, hai ragione.” mormorò Sirius, cercando di riprendersi un mimino. Harry apprezzò il suo tentativo, ma decise che non bastava.

Senti, mio padre non l’ho mai conosciuto. Sono cresciuto come un orfano, immaginando solo come fosse avere un padre. Poi ho incontrato te e ho smesso di chiedermelo. Per questo la tua morte mi aveva distrutto, ero come morto dentro. L’unico padre che avevo conosciuto era morto davanti ai miei occhi. Non voglio che succeda più, per favore.” si lasciò andare Harry, dando per la prima volta voce a quello che aveva dentro e che non era mai riuscito a dire.

Le parole di Harry aprirono gli occhi di Sirius. L'uomo si voltò verso il ragazzo e lo tirò a se.

Harry, lo sai che tu per me non sei la copia di James.. Tu sei..” cominciò Sirius, ignorando le lacrime, di commozione e non di dolore, che gli bagnavano il viso. Aveva di fronte a se tutto il suo mondo, il resto non era importante.

Un figlio?” chiese Harry, abbonzando un sorriso. Sirius sorrise a sua volta, soffocandolo con un abbraccio che aveva sempre desiderato fin da quando era piccolo.

Vieni qui, campione! Basta pazzie e basta musi lunghi!” mormorò Sirius, estasiato.

È una promessa?” chiese Harry, fissando negli occhi il suo padrino. Sirius lo fissò a lungo, conscio che non si poteva sfuggire alla parola data a due occhi tanto verdi e decisi.

Parola di malandrino solitario!” promise l'uomo.


Nei giorni che seguirono tutti gli studenti notarono che il professore di Difesa Contro le Arti Oscure era cambiato, in meglio per le Serpi, in peggio per tutti gli altri.

C’era qualcosa di oscuro il lui, di terribilmente sbagliato, che Harry non riusciva proprio a spiegarsi. Certo, il vecchio auror non era mai stato del tutto a posto ma si era sempre trattato di una vena di pazzia che lo rendeva più simile al vecchio Malocchio piuttosto che al peggiore dei mangiamorte. Il suo cambiamento non riguardava solo i suoi atteggiamenti ed i suoi modi di fare, improvvisamente più freddi; era come se l’uomo avesse improvvisamente sviluppato in attaccamento morboso, malato, alla materia che aveva insegnato fino a quel momento.

Siamo sicuri che non sia un mangiamorte?” chiese Neville, perplesso.

Scherzi? È praticamente una leggenda nel mondo degli auror!” esclamò Sirius, indispettito da quella accusa. Regulus, al suo fianco, lo sguardò scettico senza tuttavia dire nulla.

Sarà, ma a me sembra parecchio oscuro..” concluse Neville, alzando le spalle.

Hermione si voltò verso i due amici, pensierosa, sorridendo di quanto fosse cambiato Neville rispetto a quando lo aveva conosciuto sull’espresso che li portava al castello il primo anno. Dal bambino pauroso ed insicuro che era stato era venuto fuori un uomo, deciso e coraggioso; persino sua nonna prima di morire aveva fatto in tempo a dirgli che era orgoliosa che fosse finalmente diventato il degno figlio di suo padre.

Il più perplesso quando si parlava di Anderson, tuttavia, era certamente Regulus. Il ragazzo ricordava bene che, per quanto pazzo fosse, il vecchio professore aveva sempre dimostrato un profondo odio per gli studenti di Serpeverde ed una segreta ammirazione per I Grifondoro. Ora invece sembrava che le cose si fossero ribaltate.

Sembra una Serpe, non un Grifone.” dichiarò il Serpeverde, incrociando le braccia e preparandosi ad essere ripreso da tutti quanti. Tutti si voltarono verso di lui, protestando. Solo Harry era rimasto in silenzio. Per un attimo al più giovane dei Black sembrò che stesse per dire qualcosa, ma poi il ragazzo chiuse la bocca e preferì rimanere in silenzio.

Anche lui aveva una bruttissima sensazione, ma prima di esporsi voleva verificarla. Negli ultimi mesi erano successe troppe cose strane, ed in più c'era quella pazza di Bellatrix a piede libero. Improvvisamente Harry si illuminò: avrebbe chiesto a Sirius di seguire il professore senza dare nell'occhio. Nessuno conosceva il castello meglio di lui, senza contare che sotto le sembianze di cane nessuno avrebbe potuto riconoscerlo, fatta eccezione per loro e per Bellatrix.

Anche tu sei una Serpe ma ora sembri un Grifone.” Ribatté Lily, decisa a giustificare il professore fino in fondo. La ragazza non riusciva ad eccettare l'idea che anche tra I buoni ci fosse del marcio. Nella sua mente l’idea che un professore che per molti anni aveva combattuto contro le forze oscure potesse averli traditi per passare al lato oscuro non era nemmeno contemplata. Credere una cosa del genere voleva dire mettere in dubbio le motivazioni per le quali lottavano e cominciare a dubitare di tutti.

Per un po' cadde silenzio, nessuno aveva più voglia di parlare. Ognuno era immerso nei propri pensieri, cercando disperatamente di convincersi che non ci fosse nulla da temere.

Che fine ha fatto James?” chiese Sirius, guardandosi nervosamente intorno.

Allenamento..” rispose Remus, senza staccare gli occhi dal trattato di Trasfiurazione che stava studiando per un test della settimana successiva.

Non è fuori da un po’ troppo tempo?” chiese ancora Sirius, preoccupato.

C'era qualcosa, una sorta di brutta sensazione, che non lo faceva stare tranquillo. Aveva l'impressione che stesse per accadere qualcosa e non sapere dove fosse il suo migliore amico non lo faceva di certo stare tranquillo.

Smettila di fare la moglie preoccupata, Sirius. Guarda come è tranquilla Lily.” sbottò Remus, infastidito. Tutto quel rumore lo stava distreaendo dai fondamenti della trasfigurazione umana e l'idea di riuscire a prendere un bel voto si allontanava sempre di più. L'animagus non rispose, ma prese a guardarsi intorno in modo frenetico fino a che il suo sguardo non incontrò l'espressione beata di Tartufo che dormiva a pochi passi dal camino quasi spento.

Non è giusto..” esclamò Sirius, imbronciandosi improvvisamente ed incrociando le braccia a mo' di protesta.

Che ti prende ancora?” chiese Remus, chiudendo il libro dopo essersi reso conto che studiare era un'impresa che andava al di la delle sue possibilità. Almeno, lo era fino a che Sirius rimaneva nella stessa stanza.

Il cane.. Tartufo! Lui, mi snobba. Dannazione, io sono un cane come lui. Non dovrebbe considerarmi un suo simile?” prese a protestare Sirius, offeso.

Nessuno sembrò prenderlo sul serio, neppure Tartufo che, svegliatosi da poco, li riservò un'occhiataccia prima di voltargli le spalle. Il gesto del cane peggiorò l'umore di Sirius e scatenò ancora più l'ilarità dei ragazzi, ormai piegati in due dalle risate.

Fin troppo..” mormorò Harry, passando lo sguardo dalla versione adulta e trasformata a quella adolescente del suo padrino.

Il ragazzo era praticamente certo che Tartufo stesse volontariamente evitando Sirius per evitare di farsi scoprire. Certo, era Remus il più scaltro del gruppo, ma era anche vero che nessuno conosceva la sua forma animale meglio di Sirius.

Scusa, dicevi Harry?” chiese Remus, al quale non era sfuggita la frase a mezza voce che sembrava quasi fosse rivolta al grosso cane nero. Ancora una volta la sensazione che sotto la presenza al castello di Neville e del cane ci fosse un mistero da svelare si fece strada in lui.

È troppo presto, no?” disse Harry, imbarazzato, mentre Hermione, Ginny e Tartufo gli lanciavano un'occhiata di rimprovero. Dopo tutte le raccomandazione fatte ci era mancato poco che fosse proprio lui a fare scoprire il loro segreto ai malandrini.

Si, forse è così.” concluse Sirius, alzando le spalle e tornando ad occuparsi degli affari suoi con gran sollievo dei ragazzi.

Per qualche ora tornò a regnare il consueto caos nella piccola saletta, almeno fino a quando Alice entrò nella Sala Comune seguita a poca distanza da Frank.

Ehi, ragazzi.. Che si dice?” chiese il ragazzo, stiracchiandosi.

Sirius si voltò verso l'amico, studiandolo a fondo prima di voltarsi alla ricerca di qualcuno.

Frank, non dovresti essere con James al campo?” chiese Lily, preoccupata.

Tutti si voltarono verso il portiere di Grifondoro, impallidendo. Il ragazzo portava ancora l'uniforme della squadra e sotto braccio aveva la sua scopa ma James non sembrava essere con lui.

Gli allenamenti sono finiti da due ore..” mormorò Frank, confuso dalle espressioni preoccupate degli amici.

Maledizione!” imprecò Sirius, prima di sparire oltre il ritratto alla ricerca del suo amico, seguito a ruota da Lily, Remus, Harry e da un grosso cane nero.

***

James aprì piano gli occhi e subito la testa prese a fargli male. La sfiorò con un mano e subito la sentì bagnarsi di un liquido vischioso, probabilmente sangue. Il suo sangue. La ferita alla testa doveva essere piuttosto profonda.

Il ragazzo cercò di ricordare qualcosa, ma la memoria sembrava fargli brutti scherzi.

Era al campo, forse c'era anche Frank con lui. Poi era successo qualcosa.

Forse aveva dimenticato qualcosa o magari qualcuno lo aveva chiamato. Una volta tornato nello spogliatoio non c'era più nessuno, o almeno così sembrava. Non ricordava altro, tranne un forte dolore alla testa. Qualcuno doveva averlo colpito con qualcosa di pesante.

James si guardò attorno, cercando di mettere a fuoco l'ambiente intorno a lui. Non sapeva dove si trovava, ma era molto buio. Un freddo intenso lo aggredì, costringendolo a guardarsi intorno meglio per trovare qualcosa con cui coprirsi. Quello che vide lo lasciò a bocca aperta.

Intorno a lui c’era la neve, troppa perché potesse trattarsi di Hogwarts; qualcuno doveva averlo rapito.

ANGOLO DELL'AUTRICE

nemmeno questa volta vi ho abbandonato! questo capitolo è stato quello che, fino ad ora, mi ha fatto penare di più. ormai era tempo di dare una svolta alla storia, portandola all'inizio della sua parte conclusiva. così è stato, anche se questo significa farmi odiare dalle fan di James! tranquillizzo tutte quante: sta benissimo e non ho intenzioni omicide nei suoi confronti!

come regalo di Natale (in ritardo) posso dirvi che ho buttato giù uno schema dei prossimi capitoli e posso dirvi che alla conclusione della storia mancano circa una decina di capitoli! questo mi rende molto orgogliosa, ma anche molto triste. ad ogni modo, ora non c'è tempo di intristirsi.. bisogna arrivarci a scrivere l'ultimo capitolo!

ora passiamo ai commenti: 

e1994: grazie milleeee!

Mirwen: grazie per la pazienza e per la fiducia!
spero che il capitolo sia piaciuto anche se spiegazioni sono rimandate al prossimo.

BabyRiddle: grazie milleee!
tutta d'un fiato? incredibile, sei un tesoro! ti assicuro che la storia avrà una fine, solo, non so dire nulla sui tempi! spero di riuscire a velocizzarmi un po'!

Dracucciole: grazie mille per la pazienza e per la fiducia!
mi spiace avervi fatto aspettare così tanto, prometto che con il prossimo farò in un lampo!

Tigrenera: grazie mille per la pazienza e la fiducia!
tutte le tue curiosità verrano chiarite nel prossimo capitolo nel quale ogni segreto verrà svelato, persino a Frank e Alice. 

_Jaya: grazie mille per la pazienza e la fiducia!
effettivamente oltre ai tempi di pubblicazione si stanno allungando anche i capitoli. beh, spero sia positivo per voi. beh, anche se non è mai stato nominato fino ad ora tranne all'inizio, Nick-quasi-senza-testa c'è.. infesta il castello da 500 anni! :D 

Amgan: grazie milleeee!

Sere Potter Black: grazie mille per la pazienza e la fiducia!
beh, due Sirius possono essere un vero cataclisma, specie per la salute mentale di Remus e di Regulus. Nel prossimo capitolo tutti sapranno, e sapremo anche dove è finito James e chi diamine c'è lo ha portato!

Shin_86: grazie mille per la pazienza e per la fiducia!
ti ringrazio per le tue parole. andare avanti con la storia non è stato semplice, non sapevo da che parte cominciare. ad ogni modo, spero che questo capitolo ti sia piaciuto come quello scorso!

Brando: grazie mille per la pazienza e la fiducia!
il tuo commento offre un sacco di spunti. allora, in ordine: Alice e Frank sapranno nel prossimo capitolo, Remus sospetta di già e nei prossimi capitoli tutti inizieranno a sospettare di Anderson.. non ti anticipo di più, senno addio sorpresa!

FunnyPink: grazie mille per la pazienza e la fiducia!
effettivamente non avevo ancora pensato alla fine dei genitori di James, credo che mi inventerò qualcosa. se hai suggerimenti, proponi pure! Sirius versione cane va in giro tranquillo, i malandrini per ora sospettano ma non certo che sia lui. per quanto ne sanno loro, Sirius è morto. a breve poi scopriranno tutto e non ci saranno più problemi. per Bella, beh, attualmente non è nella sua forma tradizionale.. :D

Erika 97: grazie milleee!

Millyray: grazie mille per la pazienza e per la fiducia!
ti chiedo scusa per averti fatto aspettare così a lungo. davvero, prometto che il prossimo sarà un aggiornamento talmente veloce che ti sorprenderà!

Fay90: grazie mille per la pazienza e la fiducia!

Smemo92: grazie mille per la pazienza e la fiducia!
ti assicuro che questo capitolo è stato persino peggio del precedente.. ho quasi paura per il prossimo! 

Lady Saika: grazie mille per la pazienza e per la fiducia!
59 capitoli in pochissimo? meriti tutta la mia stima, davvero. è sorprendente!  sono felice di essere riuscita ad emozionarti!

Jamie_Lily: Grazie milleeee!
sono felice di averti appassionata e spero che la mia storia continui a piacerti. per quanto riguarda Steve, il gemello di James, ho intenzione di lavorarci su dopo aver finito questa storia. nonostante non sia emerso più di tanto qui, credo che gli dedicherò una storia.  per ora, ad ogni modo, grazie!

Allice_Rosalie_Blak: grazie milleeeee!

Marty_youchy: grazie mille per la pazienza e per la fiducia!
credo che il tuo commento sia stato quello che mi ha colpito di più. mi hai quasi fatto commuvere. grazie mille per le tue parole. sai, credo che sia solo grazie a gente come te che gente come me continua a scrivere! spero seguirai ancora la mia storia e che mi darai ancora il tuo parere!

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Capitolo 61
*** LA PRIGIONIA DI JAMES ***


CAPITOLO 59

LA PRIGIONIA DI JAMES

Al castello era piombato un silenzio irreale quando Silente durante la cena aveva chiamato prima gli insegnanti e poi i prefetti, perché accompagnassero gli studenti nelle loro stanze. L’aria era carica di tensione, e gli studenti lo sapevano bene. Lo sguardo del vecchio preside era quello degli momenti peggiori, non solito sorriso bonario che riservava a quelli che venivano spediti nel suo ufficio dopo avere combinato un qualche disastro. L’espressione seria dell’uomo lasciava trasparire che doveva essere successo qualcosa di veramente molto grave. Lily strinse forte la mano di Remus mentre I due capiscuola si dirigevano dai professori, entrambi temevano che si trattasse di James.

Al tavolo degli insegnanti tutti erano pallidi e spaventati, solo Anderson era la calma fatta persona. Questo dettaglio, in particolare, non convinceva del tutto Remus. Si trattava di un comportamento strano, nonostante il ragazzo continuasse a ripetersi che doveva essere per via del suo passato auror che lo aveva preparato meglio degli altri colleghi a gestire le emergenze.

Sirius continuava a guardarsi intorno, troppo agitato per fare caso ai particolari. L’unico suo pensiero fisso era il suo amico James, di cui non si aveva nessuna notizia da troppo a lungo. Lo avevano cercato in lungo ed in largo per il castello, per ore, ma non avevano trovato nessuna traccia che spiegasse quella sparizione improvvisa. Persino la mappa del malandrino non li aveva aiutati. Intorno a lui gli altri ragazzi erano in silenzio, fermi ai loro posti nonostante l’ordine del preside di tornare nelle loro case, decisi a capire cosa stava succedendo. Harry era il più scosso, per quanto si desse da fare per non darlo a vedere. Ron, Hermione, Ginny e Neville si tenevano in disparte mentre Tartufo continuava a spostarsi da una parte all’altra, inquieto, senza riuscire a trovare pace. Zhoana e Regulus invece non perdevano di vista Sirius, sicuri che il ragazzo era ad un passo dal cedere. Entrambi sapevano bene che i suoi nervi non avrebbero retto ancora molto a lungo. Frank teneva Alice per mano, silenzioso e pallido. Era stato lui a vedere James per l’ultima volta e non riusciva a darsi pace per non averlo seguito. Se fosse andato con lui, forse non sarebbero stati in quella terribile situazione ma avrebbero riso tutti insieme di chissà quale scherzo o impresa che i malandrini avevano recentemente messo a segno.

Quando Remus e Lily tornarono, tutti non poterono fare a meno di notare gli occhi gonfi della ragazza e il viso tirato di Remus. Qualunque cosa avesse detto loro il preside, non doveva essere una buona notizia.

“Allora?” chiese Sirius, frenetico. Remus sospirò e Lily singhiozzò più forte.

“Parlate, dannazione..” esclamò Harry, vicino a perdere il controllo. 

Al suo fianco, Regulus guardava frenetico nella Sala, quasi si aspettasse che James sbucasse dal nulla da un momento all'altro, con il solito sorriso che andava da un orecchio all’altro. Per quanto ognuno cercasse di allontanare quell’idea, la paura che fosse successo qualcosa di brutto a James era una sorta di fantasma che diventava sempre più reale man mano che il tempo passava ed il ragazzo non compariva.

Un rumore improvvisò risuonò nel grande salone quasi vuoto, sottolineando l'ingresso di tre uomini in uniforme che avanzavano lenti e pesanti. Frank strabuzzò gli occhi, incredulo, mentre suo padre, accompagnato dal padre di James e da Alastor Moody, si dirigeva rapido verso il preside. Robert Potter era pallido, scosso ed era sorvegliato a vista dai due colleghi, quasi temessero che potesse cadere a terra da un momento all’altro.
Hermione chiuse per qualche istanti gli occhi e si aggrappò forte a Ron. Tutta quella agitazione, accompagnata dalla presenza dei tre migliori auror del mondo magico non era certo una buona notizia. Specialmente perché il signor Potter aveva l’aria di un uomo al quale avevano appena comunicato una pessima notizia. 
I tre marciarono fino al tavolo degli insegnanti, dove erano rimasti solamente Silente e Anderson e si fermarono a lungo a parlare. Dopo diversi minuti Paciock e Moody si allontanarono in direzione diverse, lasciando Potter solo con il Preside e con l’altro insegnante. Il vecchio preside parlava ancora, ma Robert sembrava non starlo a sentire. Guardava fisso di fronte a se, improvvisamente molto più vecchio di quanto in realtà fosse.

“Si tratta di James..” iniziò Remus, terribilmente serio.

Il ragazzo, più pallido che mai, non riusciva a staccare gli occhi dal padre di James. Non aveva mai visto quell’uomo così stanco e così distrutto come lo vedeva in quel momento. Ancora una volta si fermò ad osservare Anderson, e vide che l’uomo stava sorridendo. Qualcosa dentro di lui si ribellò, si trattava di una visione intollerabile; come poteva un insegnante, un auror che aveva difeso a lungo la comunità magica da maghi malvagi, sorridere in un momento del genere?

Il ragazzo sentì la rabbia montargli dentro, incontrollabile come durante le notti di luna piena, e dovette ricorrere a tutto il suo autocontrollo per trattenersi dall’aggredire l’uomo.

Sirius, a pochi passi da lui, inizio a ridere mentre il suo cuore perdeva qualche battito. Zhoana al suo fianco gli stringeva una mano con tutta la forza che possedeva, cercando di calmarlo e di dimostrargli la sua presenza, ma lui non se ne accorgeva quasi. La risata nervosa divenne presto una risata isterica mentre il viso di Harry diventava sempre più pallido. Non poteva essere vero, doveva trattarsi di un sadico scherzo organizzato da quel cretino del suo migliore amico. L'ennesimo modo per spaventarli a morte prima di saltare fuori dal nulla dicendo una qualche cavolata delle sue. Questa volta, però, non l’avrebbe passata liscia. Lo avrebbe strozzato con le sue mani e poi lo avrebbe abbracciato forte, urlandogli che era un cretino ma che era felice di rivederlo vivo.

“È sparito..” continuò Remus, stupito dalla reazione dell'amico.

Ginny osservava il malandrino, stupita. Sirius sembrava folle, completamente fuori di se. Lo stesso uomo distrutto dalla perdita del suo migliore amico che aveva conosciuto anni prima al quartiere generale dell’ordine della fenice. Il suo sguardo passò in rapida sequenza da Sirius a Tartufo, quasi per assicurarsi che il mago non stesse facendo qualche pazzia delle sue. L’animale era mogio, triste, lo sguardo fissò sul padre di James.

“Non è possibile.” prese a mormorare Regulus, a mo di litania.

Erano stati James e suo padre ad accoglierlo, quando era stato allontanato dalla sua famiglia, accogliendolo in casa come un figlio e trattandolo come un fratellino minore da proteggere. Senza di lui forse non sarebbe nemmeno riuscito a chiarire le cose con suo fratello. Da quando passava le sue giornate con i malandrini, finalmente si sentiva bene, accettato. Non aveva bisogno di dare ragione a qualcuno o comportarsi seguendo un codice. Poteva essere se stesso e basta, senza farsi problemi. L’idea che fosse successo qualcosa a James gli sembrava intollerabile, profondamente ingiusta.

“Non è al castello!” esclamò Remus, stizzito, passando in rassegna i volti degli amici.

Sirius, stravolto dal dolore e dalla pazzia, era aggrappato a Zhoana, quasi lei potesse fargli da ancora per superare questo momento difficile. Frank consolava Alice, trattenendo a stento le lacrime, e fissava con insistenza il padre nella remota speranza che andasse da lui per fornirgli qualche spiegazione. Hermione, Ron, Neville e Ginny fissavano Harry, al fianco di Lily, in attesa che il ragazzo reagisse in qualche modo, sfogando così il suo dolore.

La ragazza, sul punto di crollare, stava ancora cercando di assimilare del tutto le parole che il preside le aveva rivolto poco prima. Il viso di Harry, invece, era semplicemente indescrivibile. Vedere suo nonno in quello stato, rannicchiato su una sedia di fronte a Silente, era infinitamente peggio di qualsiasi maledizione, fattura o incantesimo che gli fosse mai stato scagliato. Avrebbe affrontato anche tutti i Mangiamorte, Bellatrix comprese, pur di riavere indietro suo padre e vedere sorridere suo nonno. A pochi passi dai ragazzi vi era Tartufo, improvvisamente quieto ed immobile. Fissava dritto davanti a sé, quasi non volesse ascoltare quello che i ragazzi stavano dicendo.

“I professori lo hanno ribaltato da cima a fondo. Qualcuno deve averlo portato o via, o peggio..” singhiozzò Lily, la voce ridotta a poco più che un sussurro.

Harry si avvicinò a lei, cingendole la vita. Sapeva che un abbraccio non serviva a nulla in quella situazione, ma sperò che potesse quanto meno darle un briciolo di sollievo.

“Se fosse morto i mangiamorte ci avrebbero già fatto ritrovare il cadavere!” disse Hermione, pensierosa. Dopo lo spavento e la disperazione iniziale la calma era tornata ad essere preponderante il lei. Dovevano essere logici, era l'unico modo per aiutare James prima che fosse troppo tardi.

“Hermione, non credo sia il momento.” suggerì Ron, abbracciandola più forte. La ragazza arrossì, ed annuì velocemente. Remus guardò la ragazza, ammirando la sua determinazione, la sua forza e la sua infinita dolcezza.

Hermione era una ragazza eccezionale, ed aveva pienamente ragione, ma in quel momento era troppo difficile ragionare con razionalità, anche se sapeva che era certamente la cosa migliore da fare.

“Ha ragione lei, dobbiamo rimanere calmi e ragionare..” esclamò Ginny, decisa.

Il suo sguardo incontrò quello disperato di Harry, si avvicinò appena per sfiorargli il viso, poi tornò seria. Doveva essere forte e sostenere  Harry, era l'unica cosa da fare.

“Come faccio a restare calmo quando mio padre è scomparso?” chiese Harry, isterico, senza preoccuparsi di misurare le parole. Per il ragazzo aveva poca importanza se erano ancora nella Sala Grande, ormai quasi deserta, o se anche Alice e Frank erano con loro. Erano tutti dettagli stupidi. La sola cosa importante a cui non riusciva proprio a smettere di pensare era che suo padre era sparito, proprio quando lo aveva finalmente ritrovato. Tutti i suoi sforzi di cambiare il futuro, aggiustando quanto era andato storto nel suo passato, si erano infine scontrati con la realtà e con il fato, che si era fatto beffe di loro.

“Padre?” chiese Frank, incredulo e sconvolto.

Ron, Hermione e Ginny si scambiarono un'occhiata carica di significato, ma nessuno era in condizioni di prendere iniziative.

“Si, è suo padre.. Vedi, si tratta di una lunga storia.” iniziò a spiegare Neville, prendendo in mano la situazione e cercando di prendere tempo. Al suo fianco il grosso cane nero non scodinzolava più ma fissava attonito e stralunato I presenti. Non gli importava più di nulla, tutti i piani erano andati a rotoli. James era sparito, nessuno sapeva dire chi lo avesse preso o dove fosse stato portato, ma di certo non era al castello. Erano stati chiamati persino gli auror, i migliori, ma nessuno di loro aveva saputo fare nulla. Non c’era nulla che andasse bene o quanto meno nel verso giusto.

“Credete di cavarvela con così poco?” chiese ancora Frank, furioso, fulminando tutti I presenti uno per uno. Non gli importava che tutti i presenti fossero distrutti dalla notizia della sparizione di James, voleva delle spiegazioni e non era disposto ad aspettare o a farsi prendere in giro. Neville aprì la bocca per replicare, ma qualcuno lo precedette.

“No, Frank. Sta tranquillo, adesso tuo figlio ti racconta tutto quanto dall’inizio.” mormorò una voce roca che suonava terribilmente familiare.

Sirius si girò piano, il cuore che batteva all’impazzata. Dove fino a pochi istanti prima c’era Tartufo ora si trovava un mago scompigliato che gli sorrideva nervoso. Tutti i presenti alzarono lo sguardo su di lui, chi stupito, chi incredulo e chi semplicemente spazientito.

“Complimenti Sirius, bel casino!” esclamò Ginny, furiosa.

Come al solito Sirius aveva detto loro cosa fare, aveva insistito perché lo facessero e aveva finito per fare il contrario. Esattamente come aveva fatto con Harry.

A quelle parole tutti riconobbero l’uomo adulto, compreso Sirius che crollò a terra svenuto.

Remus imprecò a bassa voce, chinandosi sull’amico. Non sapeva che diamine stava accadendo, ma di una cosa era sicuro; due Sirius Black nella stessa stanza erano decisamente troppi.

 

***

James aprì nuovamente gli occhi, sperando con tutto se stesso di avere fatto il più terribile e realistico incubo della sua vita. Una volta Harry gli aveva raccontato che in passato gli era spesso capitato di essere tormentato da terribili sogni, ma James era abbastanza sicuro che quello che la sua mente ricordava, vero o meno, era infinitamente peggio.

Tutto quello che desiderava in quel momento era svegliarsi nel suo letto, nella loro stanza nella torre, in mezzo al loro solito casino fatto di vestiti abbandonati ovunque, calzini sporchi, libri mezzi disfatti, resti di festini notturni a base di schifezze e di cibo rubato dalle cucine, pozioni e scherzi più o meno consentiti.

Fu una folata di vento a distruggere definitivamente tutte le sue aspettative, unita alla consapevolezza che la superficie su cui stava giacendo era decisamente troppo dura ed irregolare per essere sia il suo letto che il pavimento della loro stanza dove ogni tanto finiva con il ritrovarsi dopo essere rigirato troppo nel letto.

Quando finalmente si decise ad aprire del tutto gli occhi ed aggiustarsi bene gli occhiali sul naso, miracolosamente intatti o quanto meno poco danneggiati, il ragazzo scoprì di essere ancora nel luogo buio del suo incubo. Portò istantaneamente una mano alla testa, costatando che la ferita era ancora là dove l'aveva scoperta prima. James non sapeva quanto a lungo aveva dormito, ma sicuramente non doveva essere molto. Il luogo dove si trovava, infatti, era ancora immerso nella stessa oscurità di prima così come l’aria lugubre che si respirava era la stessa.

Imprecò a bassa voce e si tirò a sedere, guardandosi intorno con circospezione.

Non c'era traccia della sua bacchetta, almeno per quel poco che riusciva a vedere. Forse qualcuno gliela aveva tolta, oppure era rimasta nella sua borsa insieme alla custodia dei suoi occhiali.

Il ragazzo sospirò, cercando di concentrarsi. Fin da piccolo aveva imparato da suo padre che la migliore cosa da fare in una situazione critica era restare calmi, e questa aveva tutta l'aria di essere una situazione critica. Doveva analizzare freddamente l’ambiente circostante, riconoscerlo e cercare di elaborare un piano che lo portasse in salvo o quanto meno che gli permettesse di chiedere aiuto.

Ricostruì brevemente gli avvenimenti: qualcuno lo aveva colpito alla testa quando era rimasto solo subito dopo gli allenamenti, stordendolo, e lo aveva portato in quello strano posto. Una prigione, una grotta o forse una casa abbandonata. L’unica cosa di cui era sicuro era che si trovava a Nord, forse addirittura fuori dall’Inghilterra.

Intorno a lui non c'era il minimo rumore, solo il silenzio più assoluto. Niente voci, rumori di passi o altri suoni che facessero pensare alla presenza di colui che lo aveva portato lì. Era solo, o almeno così sembrava. Il suo rapitore doveva averlo abbandonato da qualche parte e se n'era andato, fregandosene di quello che sarebbe stato di lui una volta sveglio.

James si alzò, appoggiandosi ad una parete, scoprendo di zoppicare e di reggersi a mala pena in piedi. Studiò con quanta più attenzione il suo corpo e scoprì un grosso livido grande quanto un pugno sulla gamba destra, forse dovuto ad un calcio. Guardò ancora intorno a lui, cercando di fare adattare la sua vista a tutta quella oscurità.

Il posto in cui si trovava era decisamente strano, spoglio, senza mobili o finestre. Non vi era nemmeno in pavimento, solo del terriccio umido e pieno di sassi appuntiti che gli avevano graffiato le braccia. Intorno a lui c'era anche della neve e in lontananza si sentiva un lupo solitario che ululava alla luna.

Lasciò la stanza e si diresse con circospezione in quella attigua, aggrappandosi alle pareti rocciose, e si ritrovò in un ambiente del tutto identico a quello precedente. Esasperato alzò gli occhi al cielo, e si accorse dell'immenso soffitto a volta: si trovava in una grotta, abbandonata chissà dove in un posto sperduto e freddo sul fianco di una montagna decisamente ripida.

Quell'improvvisa scoperta lo sconvolse, facendolo ricadere a terra. Era spacciato.

Il suo rapitore doveva averlo abbandonato lì perché sapeva benissimo che nessuno sarebbe stato in grado di trovarlo e che lui non sarebbe riuscito ad andarsene. Probabilmente la prima casa o il primo villaggio abitato era a diversi chilometri, oltre la foresta infestata da chissà quali pericolosi animali, troppo lontano perché qualcuno potesse sentire le sue urla o i suoi appelli. Chi lo aveva abbandonato non si era nemmeno preoccupato di lasciargli del cibo, dell’acqua o quanto meno qualcosa con cui difendersi dal freddo. Chiunque fosse il responsabile, James era sicuro che voleva vederlo morto.

Il suo viso si bagnò di lacrime di rabbia. Si era fatto fregare come un novellino; che ne sarebbe stato di lui? Tutti i suoi propositi di combattere e di difendere le persone che amava dai Mangiamorte e da Bellatrix erano andati in fumo, persi. Aveva giurato a se stesso che avrebbe combattuto, che avrebbe cambiato quel destino che li voleva tutti morti ed alla fine aveva dovuto arrendersi. Probabilmente sarebbe stato il primo a morire.

I suoi genitori, Sirius, Remus, Lily sarebbero stati distrutti dal dolore. Harry poi, non avrebbe sopportato l'ennesimo abbandono. Avrebbe creduto che fosse colpa sua e avrebbe smesso di lottare. James poteva vedere chiaramente i loro visi, pallidi e stravolti, quasi fossero tutti di fronte a lui. Gli occhi dei suoi cari lo guardavano severi, pieni di biasimo per averli abbandonati, per non aver saputo difendersi e difendere gli ideali per i quali aveva scelto di schierarsi e combattere.

Improvvisamente James realizzò di sentirsi stanco. Troppo esausto persino per pensare.

Chiuse gli occhi e si lasciò andare, scivolando nel sonno. Quando si sveglio stava peggio di prima. Il freddo pungente aveva ripreso a tormentarlo, accompagnato da una fortissime sete. Si guardò intorno, frenetico, senza trovare traccia di acqua. Al suo rapitore non doveva importargli gran che della sua sopravvivenza. Forse lo aveva abbandonato in quella grotta abbandonata dal mondo proprio perché morisse di stenti, la morte peggiore per un guerriero come lui.

Il ragazzi si rannicchiò in un cantuccio, cercando disperatamente di scaldarsi un po', ignorando la sete ed il senso di debolezza che si stava pian piano diffondendo nel suo corpo. Era solo, abbandonato e stava iniziando a stare male. Di lì a qualche ore avrebbe avuto la febbre alta e avrebbe preso a delirare. Sentiva di essere spacciato. Non aveva possibilità, lo sapeva, ma lo stesso prese a pregare perché qualcuno lo trovasse e lo portasse in salvo.

Se c’era un dio, una divinità o forse se suo fratello Stephen lo stava ascoltando in quel momento, James implorò che guardasse giù e che gli venisse in aiuto.

ANGOLO DELL'AUTRICE
ebbene si, come promesso questo è stato un aggiornamento lampo per ripagarvi della lunga attesa. unico neo, per tutte le rivelazioni dovete aspettare il prossimo capitolo. ad ogni modo, credo sia stato uno scambio vantaggioso!

BabyRiddle: grazie milleee!
 
Brando; grazie milleee! beh, superare quel capitolo era difficile, ad ogni modo credo che in quanto complessità i prossimi non scherzeranno. ti assicurò che succederà di tutto, veramente!

Amgan: grazie milleee!

Jamie_Lily: grazie milleee! hai perfettamente ragione, chi lo ha rapito dovrà avere paura di quei tre, specie ora!

Marty_Youchy: grazie milleee! le tue parole sono bellissime, come sempre. sono onorata che leggi la mia storia!

FunnyPink: grazie milleee! non ti dico chi ha rapito James, ma se vuoi ti dico chi non lo ha rapito: Peter! lo odio a tal punto da non volerlo nella mia storia nemmeno come colpevole!

Millyray: grazie milleee! ho mantenuto la promessa?

Lady_Saika: grazie milleee! si, Bellatrix ha preso il posto di Anderson!

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Capitolo 62
*** SULL'ORLO DI UNA CRISI DI NERVI ***


CAPITOLO 60
SULL’ORLO DI UNA CRISI DI NERVI

L’improvvisa comparsa del padrino di Harry, passato velocemente da innocente ed amabile cane a mago in carne ed ossa, aveva causato parecchio scompiglio tra il gruppo di amici ma per strane ragioni, soprattutto grazie ad una abbondante dose di fortuna, era passata del tutto inosservata agli adulti ancora intenti a confabulare tra loro al tavolo insegnanti. Non appena Sirius Black era caduto a terra svenuto alla vista di un suo improbabile sosia, Harry aveva subito controllato la reazione del preside, del Signor Potter e del Professor Anderson per poi scoprire che se i primi due non si erano accorti di nulla, l’ultimo era addirittura sparito dalla Sala Grande.

“Allora, qualcuno si decide a spiegarmi che significa tutto questo?” esclamò Frank, spazientito da quell’improbabile situazione.

Nelle ultime ore, in particolare negli ultimi minuti la situazione era degenerata fino ad apparirgli a dir poco paradossale; non solo James era sparito del nulla per mano di chissà quale mago oscuro, improvvisamente veniva anche a sapere che intorno a lui c’erano un sacco di misteri assolutamente assurdi, compreso un sosia di Sirius Black con circa venti anni in più di quanti ne aveva l’ originale che fino a quel momento si era spacciato per il cane del suo presunto cugino che improvvisamente sembrava fosse diventato suo figlio. Insomma, c’erano davvero molte ragioni che potessero giustificare sia un tremendo mal di testa che uno scatto d’ira. Nonostante il ragazzo si fosse sentito incline ad entrambe le cose, istintivamente aveva tirato a se Alice, tremante e spaventata, frapponendosi tra lei e gli altri. Non sapeva cosa stava accadendo, ma di certo non avrebbe permesso che qualcuno le facesse del male.Più o meno lo stesso avevano fatto Lily, Zhoana, Remus e Regulus, riuniti attorno all’ancora svenuto Sirius Black. Scoprire che il cane non era quello che sembrava era stata un po’ una delusione ed allo stesso tempo un campanello d’allarme.

“Cosa vuoi che significhi, che Sirius è un idiota!” sbottò Ginny, furiosa, preparandosi a lanciare una fattura al mago che fissava la ragazza con un’aria colpevole e spaventata.

Prima che fosse troppo tardi, Ron riuscì a togliere la bacchetta alla sorella che fu prontamente bloccata da Harry. Ginny cercò di protestare ma finì con l’arrendersi al contatto con il corpo del proprio ragazzo.

“Che ho fatto?” chiese Sirius, confuso, aprendo appena un occhio e strappando un sorriso ad Harry. 

Il ragazzo era ancora a terra, circondato da Remus, Zhoana, Lily e Regulus. Appariva confuso, forse più per quella assurda divisione in gruppi che per la comparsa di qualcuno che gli assomigliava tanto. Malgrado la presenza di quel mago indicava chiaramente che Harry non era stato del tutto sincero, aveva piena fiducia in lui. Dopo tutto quello era il figlio di James e lui sapeva che non avrebbe mai potuto fare loro del male, nemmeno se lo avesse voluto. Il tizio che gli assomigliava tanto in fondo non sembrava pericoloso, solo un po’ folle, non certo un assassino pronto a fare loro del male.

“Non tu, l’altro..” sospirò Hermione, indicando il mago più vecchio a pochi passi da lui, intento a fissare la giovane versione di se stesso con un’aria corrucciata.

“Merlino che mal di testa..” mormorò Lily, lasciandosi cadere seduta.

Da quando Harry ed i suoi amici erano arrivati a scuola ed erano entrati nelle loro vite riuscire a stare dietro ai continui colpi di scena era diventata una vera e propria impresa. Ogni volta che si convincevano di sapere tutto e di non avere altri misteri da svelare ecco che arrivava qualcuno, compariva qualcun altro oppure avveniva un attacco misterioso.

”Chi diamine siete in realtà?” chiese Alice, guardandosi intorno freneticamente senza nascondere la sua agitazione.

La ragazza cominciava ad avere seriamente paura. Improvvisamente aveva iniziato a vedere i suoi amici di sempre sotto una luce nuova. Lily e Remus non sembravano spaventati quanto lei, quasi sapessero qualcosa che a lei non era dato sapere. Qualunque cosa stesse succedendo loro dovevano esserne a conoscenza, almeno in parte. Lei invece era all’oscuro di tutto, esattamente come Frank.

“Lui.. sono io?” balbettò Sirius, tra il confuso e lo spaventato.

Remus studiò con attenzione l’amico, ancora a terra, per poi passare ad analizzare lo sconosciuto che doveva venire dal futuro ed infine Harry. Il ragazzo era agitato, ma non sorpreso. Non quanto loro almeno. Sembrava conoscesse l’uomo più grande e sapesse di già perché fosse lì. Ci mise pochi istanti a indovinare chi doveva essere, eppure non si azzardò a dirlo ad alta voce. Lo sguardo, quella vena di pazzia e quel cipiglio inconfondibile facevano capire chiaramente che doveva essere un Black, forse proprio quel Sirius che Harry aveva creduto morto. Tuttavia la calma di Harry era inspiegabile. Il ragazzo aveva detto loro che il suo padrino era morto, possibile che rivederlo vivo non gli facesse nessun effetto? Per un po’ cadde un silenzio che nessuno si azzardava a rompere, fino a che Hermione non si rese conto che sarebbe toccato a lei dare qualche spiegazione per giustificare la presenza del Sirius adulto in quella dimensione. La ragazza sospirò.

“Ehm, vediamo.. avete presente la storia di Bellatrix? Diciamo che è una cosa simile..” cercò di spiegare Hermione, rivolgendosi a Sirius, Regulus, Lily e Remus.

La situazione era già abbastanza complicata senza che loro perdessero la pazienza per non essere stati informati di tutto quanto per tempo. Alice e Frank, dal canto loro, erano ancora più confusi e intimoriti che mai. Più il tempo passava e più i due ragazzi avevano la sensazione di trovarsi dentro un terribile incubo, il più realistico che avessero mai fatto. Neville fissava i genitori, mogio, soffermandosi in particolare sullo sguardo del padre che sprizzava rabbia e odio. Alla fine le sue peggiori paura si stavano realizzando; il ragazzo non sembrava averla presa troppo bene.

“Mi stai dicendo che ci sono due Bellatrix e due Sirius?” chiese Lily, incredula, fissando le due versioni di Sirius che si studiavano a vicenda quasi si trattasse di una sfida.

“Comincio a credere che ci sono troppi Black al castello.” Esclamò Remus, sbuffando.

Se avere due Bellatrix voleva dire avere due pazze furiose a piede libero, avere due Sirius voleva dire avere altrettanti incoscienti, cretini e impulsivi. Il licantropo non era sicuro che i suoi nervi, già provati dal rapimento di James, avrebbero retto. Se da una parte la conferma che lo sconosciuto lo aveva tranquillizzato, dando ragione ai suoi sospetti, dall’altra lo rendeva tremendamente nervoso. Gli eventi stavano prendendo una piega strana, quasi incontrollabile.

“Si, lo credo anche io.” Confermò Regulus, guadagnandosi un’occhiataccia da suo fratello ed una risata divertita del mago più adulto.

“Fermi tutti, come sarebbe a dire ci sono due Bellatrix?” chiese Frank, osservando allibito il ragazzo con i capelli color miele. 

Per quanto assurdo fosse, sembrava che Remus a sua differenza stesse riuscendo a trovare qualcosa di logico in quella situazione decisamente assurda e fuori da ogni regola.

“Ehi ragazzi, Frank ha ragione. Dobbiamo spiegargli tutto.” Disse Harry, intervenendo in aiuto degli amici. 

Il ragazzo gli lanciò un’occhiata piena di gratitudine, nonostante fosse palese che non riusciva a fidarsi completamente di lui.

“Posso suggerire la Stanza delle Necessità prima che Silente e il signor Potter mi vedano?” chiese Sirius con educazione, schiarendosi appena la voce roca. 

Anche lui, proprio come Harry, aveva notato che Anderson era sparito, ma non sembrava avere dato troppo peso alla cosa. Certo, era strano che un auror come lui non partecipasse alle ricerche in prima persona, mettendoci anima e corpo, ma era anche vero che si trattava di un mago anziano e stanco che ne aveva viste fin troppe nella sua vita. Certo, il vecchio professore non lo convinceva del tutto ma non poteva essere cambiato tanto da essersi alleato con il nemico.

“Potevi pensarci prima, questo casino è opera tua.” Sbuffò Ginny incrociando le braccia, ancora furiosa con il mago più adulto. 

Avrebbe voluto davvero schiantarlo, ma forse Harry non avrebbe apprezzato o qualcuno dei presenti si sarebbe accorto della sua presenza. Ad ogni modo, se causare uno svenimento ad Harry era stata una mossa avventata, farsi vedere dai malandrini nella Sala Grande a pochi passi da Silente era stata una mossa decisamente stupida. Solo il cielo sapeva perché nessuno li aveva ancora scoperti.

“Come al solito.” Sottolineò Hermione, critica, fissando di traverso il mago più adulto.

“Vi sembra il momento migliore per discutere?” chiese Lily, esasperata, passando lo sguardo dalle due ragazze alla versione adulta di Sirius che se la rideva, divertito, senza perdere di vista il padre di James e Silente.

“Si, perché come al solito Sirius è un cretino. Prima dice a tutti cosa fare e cosa non fare, poi lui fa il contrario e finisce con il rovinare tutto!” spiegò Ginny, incrociando le braccia sul petto, scocciata per l’irresponsabilità del mago.

“Concordo.” Affermò deciso Remus, sollevato di aver finalmente trovato un alleato nella lotta contro il pessimo carattere del suo amico Sirius. 

Nessuno aveva mai descritto il suo amico meglio di come aveva fatto la rossa in quel momento.

“Ehi, tu non mi conosci.. nel senso, conosci solo me da giovane..” protestò la versione più adulta Sirius Black, imbronciandosi. 

Essere sgridato da Ginny ed Hermione era normale, esattamente come lo era sentirsi rimproverane da Lily. Remus tuttavia era un malandrino, era uno di loro, non poteva dare ragione alle ragazze. C’era qualcosa di incredibilmente sbagliato in questo che lo offendeva profondamente.

“Credo sia abbastanza per affermare che sei lo stesso un cretino, fidati.” Ribatté Remus, pacato come suo solito, strappando una risata ai presenti che contribuì ad alleggerire l’atmosfera tesa che aveva regnato fino a pochi istanti prima.

Sirius avrebbe volentieri continuato la discussione ma l’improvviso arrivo di Silente e del Signor Potter lo obbligò a trasformarsi in Tartufo prima che fosse troppo tardi.

“Ehi ragazzi, che succede?” chiese il preside, osservando attentamente i visi dei ragazzi.

“Niente, Signore, stavamo lasciando la sala per tornare nella torre.” Disse Hermione, arrossendo per via della bugia che aveva appena raccontato al vecchio insegnante.

“Bene, credo sia la cosa migliore.” Rispose Silente, lisciandosi la barba prima di allontanarsi.

Harry guardò attentamente l’uomo, stupito. Il preside che aveva conosciuto lui non si sarebbe fatto fregare con così poco, sembrava davvero che la guerra in corso lo stesse lacerando quasi non fosse in grado di portare avanti ed organizzare la resistenza magica. Il ragazzo lanciò un’occhiata a Frank, rimasto impassibile nonostante la rabbia.

“Cosa era tutta quella confusione?” si intromise Robert Potter, fissando uno per uno tutti i ragazzi presenti. 

Era sospettoso, ma si vedeva che non aveva molta voglia di fare domande. Erano altre le persone che avrebbe voluto interrogare e torturare, quelle che avevano rapito il suo James proprio sotto il naso di Silente e di Anderson.

“Niente di grave, nonno. Piuttosto, notizie di James?” disse Harry, preoccupato, cercando di distrarre l’auror ed allo stesso tempo di ottenere qualche notizia.

Al nome del figlio l’uomo sospirò, lasciando trasparire tutta la sua stanchezza e la sua disperazione.

“Nessuna, è sparito nel nulla. Nemmeno Silente se lo spiega.” Rispose l’auror, sospirando.

Se di fronte a lui non ci fossero stati suo nipote e gli altri ragazzi forse sarebbe scoppiato in un pianto liberatorio, per sfogare tutta la tensione accumulata nella giornata.

“Nonno?” chiese Frank a Neville, furioso, stando attento a non farsi sentire dall’uomo.

“Poi ti spieghiamo anche questo, tranquillo.” Rispose Neville, evitando lo sguardo di suo padre. 

Mai prima d’ora aveva visto i suoi brillare in quel modo, accesi di rabbia ma allo stesso tempo anche di vita. Il ragazzo ne era affascinato, nonostante avesse paura di essere mandato al diavolo dal proprio genitore. Non vi era traccia dell’apatia che aveva imparato a conoscere e a non notare nelle lunghe giornate passate al suo capezzale al San Mungo.

“Avrete pure iniziato ad indagare da qualche parte.” Rifletté Ron, pensieroso. 

La presenza dei tre migliori auror doveva pure significare qualcosa, non era possibile che stessero ancora brancolando nel buio.

“Alastor sta perquisendo il castello, Thomas invece interroga i professori.” Spiegò Robert, poco convinto. 

Nonostante apprezzasse gli sforzi dei suoi colleghi era abbastanza sicuro che non servisse a niente ribaltare il castello e fare mille domande a chiunque respirasse un po’ più forte del normale. Chi aveva rapito James non lo aveva certo nascosto tra le mura del castello, oppure Silente non avrebbe avuto bisogno del loro intervento per ritrovarlo. Per quanto stanco, vecchio e provato dalla guerra fosse il preside manteneva ancora un controllo pressoché assoluto sulla sua scuola e sulla maggioranza dei suoi alunni.

“I professori?” chiese Frank, sorpreso, accantonando per qualche istante tutte le domande che si stavano rincorrendo nella sua mente. 

Il suo istinto da figlio di auror gli diceva che centravano o che comunque dovessero sapere qualcosa.

“L’unica spiegazione plausibile è che qualcuno nasconda il colpevole.” Continuò il signor Potter, facendosi sempre più apatico. 

Fin dal primo momento aveva creduto che la sparizione di James facesse parte di un piano più grande ed incredibilmente complicato e ogni momento che passava se ne convinceva sempre più.

“Credi si tratti dei Mangiamorte?” chiese Regulus, titubante. 

Per tutto il tempo che aveva passato tra le Serpi non aveva mai sentito di piani che prevedessero il rapimento di qualche studente sotto il naso di Silente, ma era bene non sottovalutare la pazzia di Bella, Severus e Lucius. Quei tre, proprio come ogni altro mangiamorte che avesse di propria iniziativa sottoscritto la causa del Signore Oscuro, erano pronti a tutto.

L’uomo non risposte subito, ma parve pensarci tanto a lungo che Regulus pensò davvero di avere colto nel segno.

“Non lo so proprio.. potrebbe, certo. Scusate ragazzi..” disse alla fine, allontanandosi.


I ragazzi non parlarono tra loro mentre si dirigevano nella Stanza delle Necessità. Frank aveva ritrovato tutta la sua rabbia mentre Alice era più spaventata che mai e non lasciava nemmeno per un istante la mano del suo ragazzo.

“Devo proprio essere impazzito per avervi seguito invece di andare da Silente a denunciare la vostra pazzia.” Sbuffò Frank, tenendo saldamente la bacchetta nel pugno pronto ad ogni evenienza. 

Per quello che ne sapeva lui potevano essere proprio loro i responsabili della sparizione di James, nonostante questi fosse un loro amico. Magari era tutta una messa in scena per distrarre gli auror ed attaccare il castello e perfino James era un complice.

“Tranquillo, non siamo pericolosi, e poi Silente sa già quasi tutto.” Spiegò Sirius, subito dopo avere nuovamente ripreso la sua forma umana.

“Perdona la mia poca fede, ma sto parlando con un uomo che potrebbe essere mio padre e che dice di essere Sirius Black.” Replicò Frank, ironico e scettico, mentre l’altro si stiracchiava.

“Lo sono, infatti.” Ribatté pacatamente Sirius, facendo impallidire ancora di più Alice.

“Potresti semplicemente farla finita e stare zitto? Davvero, fai meno danni.” Sbuffò Ginny, minacciandolo con la sua bacchetta. 

Sirius sbuffò, ma non rispose. Sapeva bene che provocare una donna arrabbiata poteva essere pericoloso, specie se questa aveva i capelli rossi.

“Anche a noi dovete qualche spiegazione, lo sapete vero. Da quanto ci avevate detto lui doveva essere morto.” Mormorò Remus, indicando l’uomo che si mise ostinatamente a fingere indifferenza. 

A quelle parole Sirius si accigliò e strinse forte la mano di Zhoana.

“Lo ero, o almeno loro pensavano.” Rispose Sirius, fissando attentamente Remus. 

Era sorprendente vederlo così giovane e spensierato. Gli sembrava un sogno, la realizzazione di tutte le sue preghiere. Se James non fosse sparito nel nulla per merito di qualche delinquente allora si che sarebbe stato veramente perfetto.

“Possiamo andare in ordine?” chiese Lily, quasi implorante. 

Harry sospirò e si voltò verso Frank e Alice. Toccava a lui raccontare tutta la storia dall’inizio. Ormai lo aveva fatto talmente tante volte che aveva preso a venirgli quasi naturale.

“Ci vorrebbe una vita a spiegare tutto.. in estrema sintesi, veniamo dal futuro.” Dichiarò il ragazzo, fermandosi ad osservare le reazioni della coppia.

“È uno scherzo, vero?” chiese Alice, incredula. 

Frank al suo fianco era pallido, ma era rimasto in silenzio. Prima di esprimere un giudizio voleva sentire la fine di quella storia.

“No, per nulla. Abbiamo aperto un portale per venire qua e poter frequentare l’ultimo anno. L’idea era studiare e poi tornare là, solo che i mangiamorte hanno sferrato un attacco a sorpresa nel quale sono morti tutti quelli che erano sopravvissuti alla guerra.” Spiegò Hermione, mestamente, riassumendo tutto quello che era successo negli ultimi mesi. 

Frank e Alice alzarono lo sguardo su Remus, che annuì per confermare le parole della ragazza e poi si voltò verso gli altri per invitarli a continuare il racconto.

“Credevamo di essere noi i soli superstiti, invece poi è spuntato anche Neville.” Continuò Ginny, indicando il ragazzo.

“Lo conoscevate di già?” chiese Sirius, sorpreso. 

Per quello che ne sapeva Neville arrivava dall’America, non dal futuro. Tuttavia quella spiegazione era verosimile.

“Certo, ma non potevamo dirvelo perché lui non voleva.” Spiegò Ron, con fare sbrigativo, anticipando le domande e gli sguardi perplessi dei ragazzi.

Sirius stava per chiedere ai ragazzi per quale ragione Neville aveva chiesto loro di mentire, ma le occhiate di Frank e Remus lo dissuasero. I due ragazzi volevano che li lasciasse continuare il loro racconto prima di interromperli con fiume di domande. Avrebbero avuto tutto il tempo nel mondo per fare domande, più tardi. Ora dovevano solo lasciarli parlare.

“Con lui c’era anche il cane, che in realtà è la vostra versione di Sirius Black..” disse Zhoana, studiando l’uomo che aveva di fronte. 

Assomigliava moltissimo al suo Sirius, ma aveva l’aria di avere affrontato troppi problemi e troppe delusioni. Il suo viso era stanco e deluso dalla vita, anche se si sforzava di sorridere, illuminato solo da una pallida luce di determinazione o forse di pazzia.

“Esatto, credevo fosse morto qualche anno fa ma invece era caduto oltre il velo..” spiegò Harry, sorridendo al suo padrino. 

Riaverlo al suo fianco, poterlo abbracciare e non doverlo più nascondere era liberatorio. Finalmente poteva tirare un sospiro di sollievo e smettere di assumersi la colpa della sua morte. Sirius ricambiò il sorriso, tirando il ragazzo verso di sé.

“Non è la stessa cosa?” chiese Remus, sorpreso, passando lo sguardo tra i due maghi. 

Sembravano molto affiati, come un padre ed un figlio.

“No, Remus oppure non sarei qui.” Ribatté dolcemente la versione più adulta di Sirius, senza lasciare andare il suo figlioccio.

“Perché non ti sei rivelato prima?” chiese Regulus, puntando i suoi occhi grigi in quelli uguali ma più adulti del fratello. 

Sirius sussultò, quasi vedesse il fratello per la prima volta.

“Perché credevo che due Sirius Black fossero troppi, esattamente come due Bellatrix.” Rispose Sirius, ironico, distogliendo lo sguardo. 

Faceva troppo male guardare suo fratello, gli ricordava tutti gli errori che aveva commesso nella sua vita.

“Due Bellatrix?” chiese Frank, confuso. 

Nonostante stesse finalmente avendo le risposte che voleva, la storia continuava a farsi più intricata. Di quel passo non ne sarebbe più venuto a capo, non velocemente almeno.

“La donna misteriosa che ha attaccato il padre di James, Andromeda e Dora era Bellatrix.” Spiegò il più giovane dei due Sirius Black, raccontando in breve all’amico tutta la storia. 

Il ragazzo ascoltò incantato, rimettendo finalmente a posto tutte le tessere di quell’intricato mosaico che era stato l’attacco alla bambina da parte della sconosciuta.

“Quella venuta dal vostro tempo, giusto?” chiese Alice, in cerca di conferma. Harry annuì.

Tutta quella storia era terribilmente complicata ma almeno non la spaventava più. 

Quei ragazzi alla fine erano angeli buoni, tornati indietro per aiutarli in quella assurda guerra. La loro presenza, tutto sommato, dava sicurezza.

“Che confusione.” Sbuffò poi la ragazza, grattandosi la testa. 

Lily annuì, sorridendo all’amica. Anche per lei era strano vedere il vero padrino di Harry lì con loro, eppure era felice per suo figlio. Sapeva quanto quei due erano legati, esattamente come sapeva che nessuno del loro tempo avrebbe mai potuto prendere il posto di Sirius. Anche se era stato James a metterlo al mondo ed era morto per salvarlo, era lui l’unico padre che Harry aveva mai conosciuto ed amato.

“Questo portale che ha fatto arrivare qui tutta questa gente, è ancora aperto?” chiese Frank, pensieroso, dopo una lunga riflessione silenziosa.

“Bella domanda, Harry?” chiese Hermione, fissando l’amico con fare indagatore. 

Era stato Harry a sistemare le cose con il preside, nessuno di loro aveva mai parlato con Silente.

“Credo di si. Silente ha detto che si sarebbe chiuso a fine anno.” Rispose il ragazzo, mordendosi le labbra.

“Non che la vostra compagnia sia noiosa, ma non sarebbe il caso di chiuderlo e dire basta agli arrivi almeno per quanto riguarda i Mangiamorte?” chiese Frank con un filo di ironia nella voce. 

Sentire il padre ridere, meno furioso rispetto a poco prima, fece rilassare un poco Neville, finalmente pronto a raccontargli la verità.

“Trovarsi con due Voldemort non sarebbe una situazione piacevole, in effetti.” Convenne Alice, terrorizzata alla sola idea di vedere due maghi oscuri dividersi il controllo del loro mondo compiendo omicidi ed altre atrocità.

“Nel nostro mondo non esiste più, è stato sconfitto.” Disse Neville, prendendo per la prima volta la parola. 

La sua voce era poco più di un sussurro e le sue parole suonarono incredibilmente tristi ed in completo disaccordo con la notizia che portavano.

“Che ci fate qui, se nel vostro mondo lui non è più un problema?” chiese Frank, incredulo. 

Gli sembrava impossibile che qualcuno scegliesse di abbandonare un mondo finalmente in pace in favore di uno in piena guerra.

“Vedi Frank, il prezzo è stato piuttosto alto.” Rispose il Sirius più adulto, improvvisamente serio. 

Remus fissò l’amico, incredulo. Mai lo aveva visto tanto serio da quando lo conosceva, nemmeno dopo una litigata con James.

“Che vuoi dire?” chiese Alice, confusa, fissando intensamente l’uomo.

“Del vecchio gruppo sono sopravvissuto solo io.” Disse Sirius, secco, distogliendo lo sguardo e cercando di ricacciare indietro quella lacrime solitaria che minacciava di bagnargli il viso.

“Non è possibile!” esclamò deciso Frank. 

L’uomo sospirò, mettendosi a sedere. Non era certo di riuscire a ricordare tutta la storia, ma quanto meno ci doveva provare.

“James e Lily sono stati traditi da Peter, che li ha consegnati insieme al piccolo Harry a Voldemort. Sono morti per proteggerlo, poi quel verme ha incolpato me facendomi finire al fresco per dodici anni.” Iniziò raccontare Sirius. 

Dire quelle cose gli faceva male, ma lo doveva fare. Spettava a lui. Nonostante conoscessero già la storia, fu strano per Remus, Lily, Regulus e Sirius sentirla raccontare dal mago più grande. Nella sua voce si sentiva tutta la sua disperazione e la sua rabbia nei confronti di coloro che avevano fatto del male alla sua famiglia. Più che per il dolore che avevano inflitto a lui, Sirius soffriva per quelli che non era stato in grado di proteggere.

“Harry è il figlio di Lily e James?” chiese Alice, indicando il ragazzo che annuì sorridendo.

“Sei stato ad Azkaban? Chiese Frank, incredulo. 

Gli sembrava impossibile che gli auror potessero averci portato un innocente. In particolare, era davvero assurdo che avessero potuto incolpare lui di essere un Mangiamorte e per avere condannato a morte il suo migliore amico consegnandolo al più oscuro dei maghi in cambio della salvezza. Sirius non si sarebbe mai piegato di fronte ad un ricatto del genere, sarebbe morto piuttosto.

“Certo, ne sono anche evaso..” rispose Sirius, sorridendo, cercando di scacciare dalla mente il ricordo di quei lunghi anni passati tra le sbarre in compagnia della peggior feccia del mondo magico.

“Ora capisci perché lo chiamava nonno?” chiese Hermione, cercando di cambiare argomento e alleggerire la situazione.

“Io e Alice?” chiese Frank dopo qualche istante, quasi temendo la risposta. 

Sirius sospirò, per poi voltarsi a guardare Neville. Il ragazzo annuì, deciso. Quella era una storia che spettava a lui raccontare.

“Bellatrix vi ha torturati per avere informazioni, portandovi alla pazzia. Eravate i migliori auror del ministero, i più coraggiosi, ma avete siete finiti al San Mungo nel reparto dedicato alla degenza permanente.” Disse Neville, fissando un punto imprecisato del muro di fronte a sé. 

Se avesse guardato negli occhi i genitori non sarebbe mai riuscito a raccontare tutto, ne era certo.

“Come sai queste cose?” chiese Alice, fissando intensamente quel ragazzino che assomigliava così tanto al suo Frank.

“Sono vostro figlio, Neville Frank Paciock.” Rispose Neville, tutto d’un fiato. 

Entrambi impallidirono e per qualche istante smisero di respirare. Lily sorrideva, ricordando quando quella sorpresa era toccata a lei.

“Tu, mio figlio? Perché me lo dici sono ora?” chiese Frank, sorpreso, puntando i suoi occhi in quelli pieni di lacrime del figlio.

“Non volevo deluderti, avevo paura.. nonna mi ha sempre parlato di quanto fossi coraggioso, bravo a scuola e nello sport. Vederti mi ha messo in soggezione.” Mormorò Neville, imbarazzato. 

Molte volte aveva provato ad immaginarsi quel momento, ma non avrebbero mai creduto di vedere suo padre piangere e sua madre abbracciarlo.

“L’ho sempre detto che tua madre esagera quando parla di te!” esclamò il Sirius più giovane, cercando di fare dell’ironia.

“Perdona la mia rabbia, sono stato un cretino.” Disse Frank, sorridendo al figlio e sporgendosi per abbracciarlo.

“Che carini, è tutto a posto quindi?” esclamò Sirius, sollevato che tutti avessero avuto le risposte che volevano e che non ci fossero ulteriori misteri da scoprire.

“Credo di si, ora sapete tutto tranne che il piccolo Teddy è in realtà il figlio di Remus.” Aggiunse Ginny, indicando il piccolo che per tutto il tempo era rimasto addormentato sul divano, quasi tutti quei tristi racconti non lo toccassero.

Alice e Frank si voltarono verso l’amico, chino sul bambino. Questa notizia sembrava ancora più incredibile delle precedenti, ma quanto meno era positiva.

“Faccio fatica a crederlo anche io, sai?” mormorò sorridendo il licantropo, sfiorando appena il visetto di Teddy.

Dopo qualche ora di confusione finalmente tutto sembrava tornato alla normalità, o quasi. Frank era si era calmato, ma qualcun altro sembrava ancora parecchio scosso.

“Sirius, stai bene?” chiese Zhoana, fissando preoccupata l’espressione dipinta sul viso del proprio ragazzo. Sembrava a metà tra l’arrabbiato ed il divertito.

“Certo, ehi tu.. quindi tu sei me..” chiese il più giovane rivoltò alla sua versione adulta, a mo’ di sfida. L’altro mago sbuffò.

“Io preferisco dire che tu sei me.” Ribatté il padrino di Harry, pacifico.

“Bene, voi siete voi.. fatela finita.” Sbuffò Remus, cercando di mettere pace tra quei due. 

Era incredibile come Sirius riuscisse a litigare anche con se stesso. Ginny sbuffò, bofonchiò qualcosa a mezza voce e poi si allontanò verso Hermione.

“Stanne fuori Remus, questa è una cosa che devo chiarire da solo.” Esclamò il giovane Sirius, fuori di sé. Gli sembrava assurdo essere stato ingannato in quel modo.

“In tutti i sensi, amico.” Ridacchiò il mago adulto, sorridendo. 

Era strano vedersi più giovane. Il ragazzino che aveva di fronte era spensierato, aveva degli amici fedeli al suo fianco e una ragazza che amava. Aveva persino un fratello. Insomma, la sua vita non era ancora caduta in disgrazia e forse grazie ad Harry non sarebbe mai successo. Era felice per lui, anche se forse un po’ invidioso, e non capiva da dove venisse tutta quella rabbia.

“Io non sono tuo amico, mettiamo bene in chiaro le cose.” Replicò il più giovane, incrociando le braccia.

“Ti prego Sirius, stai facendo la figura dell’idiota.” Implorò Remus, massaggiandosi le tempie e implorando silenziosamente perché qualcuno si decidesse a mettere fine a quell’inutile discussione schiantandoli. 

Sirius gli lanciò un’occhiataccia, ma non rispose.

“Tu arrivi dal nulla, ti presenti qui, parli con Harry e non ti degni di dirmi nulla?” chiese Sirius, fuori di se, al mago adulto che ancora non sembrava prenderlo sul serio.

“Volevo solo evitarti un bello spavento.” Rispose l’altro, alzando le spalle.

“Non sono una femminuccia..” sbuffò Sirius, passando dall’arrabbiato all’offeso.

“Beh, però sei svenuto prima, no?” chiese il mago più grande, divertito, mentre i ragazzi assistevano a quello scambio di battute senza aprire bocca. 

Era una conversazione talmente assurda da non sembrare nemmeno reale.

“Senti, simpaticone, se io sono un rammollito lo sei anche tu.” Sibilò Sirius, tra i denti.

“Non proprio, io non ero certo come te alla tua età. Ti ricordo che il futuro sta cambiando.” Disse il padrino di Harry, deciso a non lasciare al piccoletto l’ultima parola.

“Meno male, speriamo che Sirius Jr. sia meno cretino di Sirius Senior e speriamo anche che prima o poi qualcuno di voi due si stanchi di litigare da solo!” sbuffò Hermione, severa.

Le parole della ragazza colpirono i due litiganti che, colpiti nel profondo dalla stupidità della loro discussione, smisero immediatamente ed arrossirono.

“Dai ragazzi, Hermione ha ragione. Siete entrambi sconvolti per quello che è successo a James.” Suggerì Zhoana, timidamente, fissando entrambi con un sorriso dolce. 

Anche per lei avere due copie del suo ragazzo cominciava a diventare piuttosto impegnativo. Il volti dei due Sirius si incupirono sentendo il nome del loro migliore amico. James era sparito da molte ore, forse troppe. Non sapevano dove si trovasse ma di certo era in pericolo.

“Non lo avevate previsto?” chiese Frank, fissando prima la versione più adulta di Sirius e poi gli altri ragazzi. Harry rimase in silenzio, poi si voltò verso il suo padrino.

“Nel passato James non è mai stato rapito.” Rispose l’uomo, abbassando la testa.

“Questo è un bel casino!” esclamò Regulus, preoccupato.

Alle parole del ragazzo, Sirius alzò la testa di scatto.

“Regulus, sei proprio tu!” esclamò l’uomo, dimenticandosi di tutto il resto.

“Ehm, si.. certo.” Rispose Regulus, prudente. 

Nonostante fosse più grande, più maturo e con più esperienza, la versione più vecchia di suo fratello era persino più imprevedibile di quella più giovane.

“Fratellino, vieni qui! Sono stato un cretino, un coglione, un egoista.. puoi perdonarmi?” disse Sirius, tirando il fratello minore a se e abbracciandolo forte fin quasi a stritolarlo.

“Ma che gli prende?”chiese il Sirius più giovane, rivoltò ad Harry. 

Il ragazzo non rispose, ma sorrise. Era bello vedere che il suo padrino aveva finalmente deciso di saldare i conti con il passato e con la sua famiglia.

“Credo di si, anche se è strano affrontare questo discorso con te dopo averlo affrontato con lui.” Mormorò Regulus indicando l’altro fratello, liberandosi dalla stretta di Sirius quel tanto che bastava per riprendere a respirare normalmente.

“Torniamo ad occuparci di James, per favore?” chiese Harry, dispiaciuto di mettere fine a quella scena fraterna. 

Tutti tornarono subito seri e pensierosi.

“Certo Harry, dobbiamo trovarlo. Non posso permettere che gli succeda qualcosa, non ora che l’ho ritrovato.” Esclamò Sirius, stringendo forte il pugno. 

Non lo avrebbe perso ancora, non senza combattere.

“Forse Piton sa qualcosa, è un mangiamorte in fin dei conti..” ipotizzò Alice, senza guardare Lily. 

Sapeva bene che la pensavano in modo diverso su di lui ma ad ogni modo il ragazzo poteva sapere qualcosa. Forse era stato proprio lui, spinto dalla gelosia e dalla rivalità con James ad organizzare la sua sparizione.

“Chiunque abbia preso James deve averlo portato fuori dal castello, dove la vostra mappa non lo può vedere. Uno studente non potrebbe mai farcela, deve essere stato qualcuno che ha più libertà di movimento.” Ipotizzò Frank, serio. 

Era a conoscenza della Mappa del Malandrino da quando i ragazzi l’avevano realizzata. Tuttavia, nonostante disapprovasse i continui scherzi e non prendesse parte alle loro numerose gite, non ne aveva mai fatto parola ne con i professori ne tanto meno con il preside. Erano altri i problemi del castello a partire dai Serpeverde che erano diventati Mangiamorte, non certo un’innocente cartina magica con qualche potere speciale.

“Come un professore?” chiese Harry, fissando il padre di Neville.

“Come Anderson.” Intervenne Remus, serio. 

Il licantropo era ormai più che convinto che dietro quella assurda storia ci potesse essere solamente lui. Era stato il suo comportamento nella Sala Grande, prima che sparisse senza ragione a suggerirglielo.

“È assurdo!”esclamò la versione più grande di Sirius.

“Una pazzia!” gli fece eco quella più piccola.

“È strano, certo, ma non fino a questo punto.” Convenne Lily.

“Remus, che ne pensi?” chiese Hermione, studiando a fondo l’espressione del ragazzo. 

Se uno come lui era arrivato a sospettare di un professore allora doveva avere qualche prova.

“Prima quando sono entrati gli auror Anderson rideva, quasi la situazione lo divertisse.” Raccontò Remus, descrivendo nei minimi dettagli il comportamento e l’espressione del vecchio professore che tanto lo aveva fatto arrabbiare poco prima.

“No, non ci posso credere. Devi esserti sbagliato.” Disse Lily, incredula.

“Anderson è sempre stato troppo curioso, sono sicuro che pur di avere più informazioni avrebbe potuto benissimo allearsi con i mangiamorte.” Disse il Sirius adulto, pensieroso.

Certo, credeva nell’innocenza di Anderson ma allo stesso tempo si fidava dell’intuito di Remus. Il ragazzo non si era mai sbagliato a giudicare qualcuno. L’ultima volta che non si era fidato di lui, preferendo credere a Peter, James ci aveva rimesso la pelle. Non avrebbe fatto lo stesso errore una seconda volta.

“Beh, in questo caso loro devono per forza saperne qualcosa..” sospirò Regulus. 

Il ragazzo era rimasto in silenzio tutto il tempo, senza sbilanciarsi.

“Che proponi? Chiese Ginny, fissando il fratello minore di Sirius con aria interessata.

“Piton.” Rispose il ragazzo, alzando le spalle.

“Non ci dirà mai nulla, lui odia James.” Gli ricordò Frank, sospirando. 

Era una buona idea parlare con uno dei Mangiamorte, ma non poteva funzionare. Non con Piton almeno.

“Ma è perdutamente innamorato di Lily, farebbe di tutto per lei.. no?” esclamò Ginny, intuendo dove volesse arrivare Regulus.

“Non so se si tratta di una buona idea..” mormorò Lily, pensierosa. 

Non voleva parlare con Piton, la sola idea di trovarselo di fronte le faceva troppo male. Non avrebbe saputo cosa dire e avrebbe finito per mandare all’aria tutto e complicare ancora di più le cose.

“Devi provarci, per James.” Disse Alice, guardandola dritta negli occhi. 

Nonostante non amasse particolarmente quel ragazzo e l’idea che la sua migliore amica ci parlasse, capiva perfettamente che era l’unica cosa che potevano fare per aiutare il loro amico. Se i Mangiamorte centravano in quella storia alla fine Piton avrebbe parlato, non avrebbe mentito a Lily.

“Va bene, ci vado subito.” Esclamò Lily, senza pensarci nemmeno un attimo. 

James per lei lo avrebbe fatto. Avrebbe ribaltato il mondo pur di ritrovarla e lei doveva fare lo stesso.

“Potrebbe essere pericoloso andarci da sola.” Suggerì Remus, pensieroso. 

Dopo tutto si trattava di mandare una ragazza da sola nel covo delle Serpi e non si sentiva tranquillo.

“Andrà Sirius con lei, sotto le sembianze di Tartufo.” Ordinò Hermione, decisa. 

Il licantropo annuì, sorpreso che quell’idea non fosse venuta a lui. Lily sarebbe andata da Piton in compagnia di un innocuo cane, che nel momento del bisogno di sarebbe potuto trasformare in un potente e pericoloso mago adulto. Un piano perfetto, insomma.

“Che nome stupido..” sbuffò Sirius, tenendo stretta Zhoana.

“Felpato era già occupato..” sibilò il padrino di Harry, passandogli di fianco.

L’uomo prese l’aspetto di un cane e lasciò che la ragazza aprisse la porta della Stanza delle Necessità. Era nervosa, ma cercava di non darlo a vedere. Sirius la guardò, poi appoggiò con dolcezza il suo muso su una delle sue mani. La ragazza, sorpresa da quel gesto, abbozzò un sorriso. Anche se un po’ matto Sirius rimaneva sempre lo stesso, cocciuto, testardo, impulsivo, assurdo, amabile e fedele. L’avrebbe difesa da chiunque avesse cercato di farle del male, ne era certa.
Lily e Tartufo attraversarono i corridoi del castello nel silenzio più totale. Era lui che faceva strada, indicando alla ragazza i passaggi segreti e le scorciatoie per arrivare dalle Serpi senza farsi vedere da professori, auror, fantasmi o altro. Una volta arrivati il prossimità della sala comune dei Serpeverde, i due si nascosero dietro una colonna in attesa di Piton. Il ragazzo non si fece aspettare troppo a lungo. Nell’oscurità del corridoio illuminato solo da qualche pallida torcia, il pallore del ragazzo risaltava in modo impressionante. Nonostante si sforzasse di apparire felice, si vedeva che era preoccupato. Sembrava quasi che il rapimento di James, o forse il dolore che aveva letto negli occhi di Lily poco prima nella Sala Grande, lo avesse sconvolto.

“Ciao..” salutò Lily, uscendo dal buio, evitando lo sguardo di quello che una volta era il suo migliore amico. 

Se la presenza di Lily lo sorprese, il ragazzo non lo diede a vedere.

“Che ci fai tu qui, dovresti sapere che è pericoloso.” Esclamò Piton, guardandosi intorno agitato e perdendo per qualche istante la sua solita calma. 

Quando il suo sguardo incontro quello del grosso cane nero al fianco della ragazza, Severus tirò un sospiro di sollievo. Sapere Lily da sola tra le Serpi lo preoccupava, soprattutto vista la pazzia di Bellatrix.

“Sai bene cosa voglio.” Ribatté la ragazza, alzando gli occhi ad incontrare quelli neri del Serpeverde. 

Piton sembrò in difficoltà, tanto che si volto verso un quadro per evitare quegli occhi così verdi che gli avevano rubato il cuore.

“Non è un mio problema di quell’idiota di Potter è sparito. Ha fatto la fine che meritava.” Mormorò il Serpeverde, arrabbiato.

“Severus, per favore..” implorò Lily, aggrappandosi al braccio del ragazzo. 

Piton sembrò tentennare, ma non cedette.

“No Lily, mi spiace.” Rispose lui, lentamente. 

Sembrava che dire quelle parole le costasse uno sforzo enorme. Mandarla via, dirle di andarsene e di non farsi più vedere era una cosa al di là delle sue capacità. In quel momento avrebbe voluto stringerla a sé e dirle tutto quello che voleva sapere, ma non poteva.

“Ascolta, lo so che abbiamo preso strade diverse e che ora vediamo le cose in maniera opposta, ma ricorda il passato. Prima che tutto questo iniziasse eravamo amici. Eri il mio migliore amico, sapevi tutto di me. È stata questa stupida guerra a dividerci, non James. Se questa guerra finisse, potremmo tornare ad essere felici come prima.” mormorò Lily, senza curarsi delle lacrime che avevano preso a bagnarsi il bel viso. 

Piangeva per James, per Severus, per tutti quelli che combattevano quella assurda guerra e per quelli che avevano fatto tutte le scelte sbagliate. Piton sospirò, scegliendo con cura le parole.

“Tu hai fatto delle scelte, io delle altre. Non si torna indietro, specie nel mio caso.” Ribatté tristemente il Serpeverde, fissando malinconico lo stendardo della sua casa. 

Regulus alla fine se n’era andato, aveva fatto bene ma lui non era certo di riuscire a fare lo stesso. Lui non aveva nessun fratello ad aspettarlo ne tanto meno la donna dei suoi sogni. Lei avrebbe continuato ad amare James, qualunque cosa sarebbe successa, e lui l’avrebbe ricambiata proprio come in una favola.

“Invece puoi, basta volerlo.” Replicò Lily, decisa. 

In quel momento non stava parlando per convincere l’amico a dargli informazioni su James, ma voleva davvero aiutarlo. Sentiva che non era ancora troppo tardi, malgrado tutto, che poteva ancora salvarlo e tirarlo fuori da quel covo di vipere proprio come Harry aveva fatto con Regulus. Solo lei poteva.

“Non lo so, devo pensarci su.” Disse alla fine Piton, voltando le spalle alla ragazza.

“Va bene, sai che se cambi idea potrai sempre contare su di me?” chiese Lily, implorante, tirando su con il naso.

“Lo so, ma non ti sarebbe di nessun aiuto per la sparizione di Potter. Noi non centriamo, anche il Signore Oscuro era furioso perché crede che qualcuno stia cercando di mettersi in mezzo e di diventare più potente di lui.” Sospirò Severus, dando sempre le spalle alla ragazza perché non si accorgesse che anche lui aveva iniziato a piangere.

“Grazie Severus.” Mormorò Lily, asciugandosi il viso con una manica della veste.

“Non so altro, davvero.” Disse ancora Severus.

“Va bene così, grazie.” Rispose Lily allontanandosi di qualche passo, seguita da Tartufo. 

Il cane non l’aveva abbandonata ne persa di vista un solo istante. Non aveva nemmeno sbranato Piton, nonostante gli fosse costato un notevole sforzo. Per la prima volta nella sua vita, Sirius aveva visto Severus come realmente era: fragile, orgoglioso e confuso. Proprio come lui e come Regulus era nel posto sbagliato, ma non sapeva come uscirne.

“Aspetta.. c’è un’altra cosa.” Esclamò Piton, voltandosi verso di lei che ora gli dava le spalle.

“Dimmi Severus.” Rispose lei, voltandosi. 

Severus restò ammaliato da quella visione. Anche se distrutta dal dolore Lily era sempre bellissima. Il suo adorato giglio. Avrebbe voluto tenerla con sé, ma sapeva che non gli era concesso. L’avrebbe distrutta. Lei amava James quanto lui amava Lily. Non vi era alcuna possibilità per loro, ma allo stesso tempo lui voleva che lei fosse felice. Almeno uno di loro due avrebbe potuto avere il suo grande amore, anche se non era lui. Doveva aiutarla anche se questo avrebbe voluto dire aiutare lui, salvarlo dall’inferno in cui era finito.

“Qualche settimana fa, prima delle vacanze.. qualcuno mi ha cancellato la memoria.” Disse Severus, abbassando la testa.

“Chi è stato?” chiese Lily, pensierosa e confusa. 

Nessuno studente al castello avrebbe fatto una cosa del genere, tranne un mangiamorte forse, ma restava il fatto che Severus era uno di loro. Si trattava di un gesto assurdo, insensato.

“Non lo ricordo, è tutto confuso. Ad ogni modo non è stato il Signore Oscuro, altrimenti non ricorderei nemmeno questo.“ continuò Piton, cercando di ricordare qualche dettaglio.

“Chi ti ha cancellato la memoria deve essere stato lo stesso che ha rapito James. Non ricordi nemmeno dove ti trovavi?” chiese ancora Lily, aggrappandosi a quella disperata possibilità per aiutare James.

“Ero qui al castello.. nell’ufficio di un professore..” mormorò Piton, fissando negli occhi la ragazza. 

A quelle parole anche Sirius, sotto le sembianze di Tartufo, strabuzzò gli occhi.

ANGOLO DELL'AUTRICE:
non so se classificherete questo aggiornamento come veloce o meno, ad ogni modo rieccomi qui. in questo capitolo vi avevo promesso risposte e spiegazioni, e direi che non sono mancate! nei prossimi ci potrebbe essere un colpo di scena, chissà!

Brando: grazie mille!
Adoro Sirius perchè si presta alla perfezione alle scene comiche, pensa ora che ne ho addirittura due nella storia! :D per quanto riguarda la ricerca di James, per il momento i ragazzi si stanno informando. non possono coinvolgere gli auror fino a che non hanno delle prove, ad ogni modo si.. possiamo dire che collaboreranno. i ragazzi avrebbero potuto accorgersi che Anderson era Bellatrix, ma non hanno guardato la mappa. loro pensano che Anderson sia dalla parte dei Mangiamorte, non sospettano nemmeno lontanamente che possa non essere lui!

Shin_86: grazie mille!
ti adoro, solo questo!

Jamie_Lily: grazie mille!
per prima cosa, AUGURI! sono felice di avere pubblicato il capitolo proprio nel giorno del tuo compleanno! alla fine è tornato tutto nella norma: Sirius ha fatto lo show, Frank si è quasi arrabbiato, Ginny anche.. per James, non posso promettere nulla ma farò il possibile!

FunnyPink: grazie mille!
Silente povero sta perdendo i colpi, comincia a non capire più contro chi sta combattendo. Ad ogni modo, vedrai che si riscatterà!

BabyRiddle: grazie mille!

kury: grazie mille!

Germana: grazie mille, è bello vedere ancora i tuoi commenti!

Allice_rosalie_Black: grazie mille!

Dracucciole: grazie mille!
visto che Piton dice di non saperne nulla, è abbastanza scontato chi abbia rapito James; la domanda è: dove lo hanno portato? 

smemo92: grazie mille!
la verità su Piton è che io stessa non sapevo ancora bene cosa fare, se riportarlo tra i buoni o meno. diciamo che ho preso una decisione, ma per saperla dovrai aspettare un capitolo o due! Regulus lo adoro, anche se ora con due Sirius non è certo in una posizione facile. 

LadySaika: grazie mille!

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Capitolo 63
*** IL QUADRO INIZIA A DELINEARSI ***


CAPITOLO 61

IL QUADRO COMINCIA A DELINEARSI

 Le notizie che Piton aveva comunicato a Lily fecero velocemente il giro della compagnia, lasciando tutti quanti di sasso. Nessuno si aspettava che Piton avrebbe collaborato così facilmente, ne tanto meno che avesse informazioni così preziose per loro. Non appena la ragazza era tornata nella propria sala comune tutti quanti le si erano riuniti intorno, ascoltandola in religioso silenzio. Solo alla fine si erano lasciati andare a fare commenti, increduli che alla fine il mangiamorte avesse sul serio deciso di collaborare. Ognuno avvertiva chiaramente che, nascosta tra gli enigmi, vi era la soluzione del mistero. Il momento appariva solenne e più che mai cruciale per James. Harry, da parte sua, era rimasto molto colpito da come il suo padrino Sirius non si fosse sbagliato nel dare un ulteriore opportunità al Serpeverde nonostante l’odio che correva tra i due, ma sapeva bene che tuttavia era presto per tirare delle conclusioni. Piton non aveva detto espressamente di voler tornare sui suoi passi, ma solamente che ci avrebbe fatto un pensiero. Nulla di più. Questo apriva notevolmente il ventaglio di possibilità circa il futuro che li aspettava, ma rimaneva lo stesso assurdo cominciare a pensarci da ora. Al momento avevano problemi ben più grandi, forse anche di loro, e non potevano certo stare dietro alle paranoie di un mangiamorte quasi pentito. In più il pensiero del padre tormentava Harry al punto da renderlo del tutto insensibile alle sorti del suo vecchio professore di pozioni anche se questi si era rivelato ben più profondo della pozzanghera che poteva sembrare di primo impatto. Il ragazzo sopravvissuto non riusciva ad accettare di perdere ancora suo padre, non quando lo aveva ritrovato e aveva faticosamente creato un rapporto con lui dopo tutti i misteri, gli screzi e le incomprensioni dei primi mesi.

“Ha praticamente detto che è stato Anderson!” esclamò Remus, scuotendo la testa dopo aver a lungo soppesato le parole dell’amica. 

Il racconto di Lily era l’ennesima prova, un po’ confusa forse, che confermava che il vecchio professore era in qualche modo collegato a quella storia strana ed oscura. Nessun altro professore avrebbe potuto cancellare la memoria di uno studente, nemmeno la McGranitt in un momento di rabbia.

“No, ha detto che era nell’ufficio di un professore..” precisò Hermione, pensierosa. 

Anche lei come Remus non credeva nell’innocenza del professore ma non bastava certo la parola di Piton ad incriminarlo. Per quanto ne sapevano poteva essere una trappola, o magari un tentativo di depistarli. Dovevano assolutamente saperne di più prima di credere al ragazzo, anche se sapevano che c’erano buone possibilità che fosse sincero. Ad ogni modo, allo stato attuale delle cose sospettavano di Anderson ma non avevano nessuna idea circa alle motivazioni che potevano averlo spinto ad agire in quel modo.

“Secondo te quanti altri professori cancellerebbero la memoria ad uno studente?” chiese Remus, incredulo, scuotendo la testa. 

Hermione aprì la bocca per rispondere, ma poi preferì tacere. Il licantropo non aveva tutti i torti, ma c’era qualcosa di oscuro in quella faccenda che le metteva i brividi. Qualcosa di celato, un terribile dettaglio che doveva ancora essere scoperto.

“Ad un mangiamorte, vorrai dire.” Specificò Regulus, pensieroso.

“Non ti seguo..” mormorò Zhoana, fissando con insistenza il fratello minore del suo ragazzo. 

Il ragazzo sospirò, senza staccare gli occhi dal fuoco che ardeva nel camino.

“Tutti sanno che Piton è un mangiamorte. Un professore avrebbe potuto fargli delle domande per conto di Silente e cancellare la sua memoria subito dopo.” Spiegò Sirius, intuendo cosa doveva stare passando nella mente del suo fratellino. 

Tutti loro sapevano bene che nella lotta ai maghi oscuri tutto era concesso agli auror in nome della sicurezza del paese. Visto in quest’ottica un incantesimo per cancellare la memoria ad un mangiamorte, anche se costituiva un fatto decisamente strano, non poteva essere considerata una prova contro Anderson.

“Silente non userebbe mai questi modi. Alastor Moody ha più volte chiesto di poter interrogare i ragazzi con il marchio nero, ma Silente ha sempre detto di no. Il preside sostiene che fino a che gli studenti sono al castello sono sotto la sua protezione e c’è ancora tempo per riportarli sulla buona strada.” Spiegò Frank, camminando avanti e indietro per la stanza con l’aria di uno che non sa che pesci pigliare. 

Invece che arrivare a qualcosa grazie alle parole di Piton stavano solamente escludendo tutte le possibilità, una dopo l’altra, senza capire che diamine poteva essere successo.

“Chiunque sia stato, a cancellare la memoria a Piton e a rapire James è qualcuno che non ha nulla da perdere al punto dall’ essere disposto a mettersi sia contro Silente che Voldemort.” Concluse Harry, lasciandosi cadere su una poltrona. 

Era stanco, incredibilmente stanco, ma non poteva certo riposare. Man mano che le ore passavano la situazione si faceva sempre più grave e le possibilità di ritrovare James in vita diminuivano.

“In questo caso non credo possa essere Anderson..” sospirò Neville, incerto. 

Anderson avrebbe potuto certamente andare contro Voldemort, magari anche contro Silente ma non contro entrambi. Non nello stesso momento. Non avrebbe avuto nessuna ragione per farlo, né tanto meno nessun tornaconto.

“Perché no? Quel vecchio è abbastanza pazzo dal mettersi contro Silente pur continuando ad odiare i mangiamorte.” Disse Frank, pensieroso, ricordando i racconti del padre.

Fin da quando era bambino, Thomas aveva raccontato al figlio del suo terribile addestramento insieme a Bob e Al con il vecchio Anderson. La cosa che aveva colpito Frank, oltre alle terribili prova a cui sottoponeva i suoi allievi e alle precarie condizioni degli allenamenti, era la vena di pazzia che sembrava pervadere l’auror. Secondo il signor Paciock alle volte Anderson godeva nel vederli soffrire, fallire una prova o trascinarsi faticosamente fino alla fine del percorso di guerra che aveva imposto loro e non faceva che ripetere che dovevano diventare dei buoni soldati perché lui potesse andarne fiero. Voleva controllarli, essere grande, potente e rispettato. Il dolore, la fatica ed il sangue dei suoi ragazzi non servivano ad altro che a glorificare lui e le sue aspirazioni di carriera. Quando non era stato scelto come ministro della magia, infastidito, aveva dato le dimissioni e si era ritirato ad Hogwarts ad insegnare. Diceva che voleva stare tranquillo e trasmettere il suo sapere alle nuove generazioni ma tutti sapevano che il realtà era solamente interessato alla carica di preside della scuola alla morte di Silente. Probabilmente anche il vecchio preside lo sapeva, ma fingeva di non essersene reso conto.

“Si, ma perché rapire James?” chiese Alice, confusa. 

Frank alzò le spalle, senza riuscire a trovare una risposta. Capire cosa passava nella mente di quel vecchio auror pazzo era un’impresa che andava ben al di là delle sua capacità. La ragazza cercò lo sguardo di qualcuno dei presenti ma in ogni volto leggeva la stessa confusione. Non vi era nessuna ragione logica per fare del male a James. La sparizione di un alunno non lo avrebbe aiutato in nessun modo a diventare preside, ne tanto meno ad ostacolare Voldemort.

“Bellatrix, deve esserci per forza quella squilibrata dietro a tutto questo.” Esclamò alla fine la versione più adulta di Sirius, facendo sobbalzare tutti i presenti.

Solo una pazza come sua cugina avrebbe potuto architettare un piano simile, magari trovando il modo di coinvolgere anche Anderson. Harry alzò di colpo la testa, dandosi mentalmente dello stupido per non esserci arrivato da solo.

“Credevo volesse Teddy..” mormorò confuso il Sirius più giovane, cercando di incrociare lo sguardo dell’uomo, seduto a terra con la testa abbandonata mollemente sulle ginocchia.

“Che motivo avrebbe di agire in questo modo?” chiese Lily, accigliata. 

Bellatrix aveva dimostrato di essere disposta a tutto, anche andare contro quello che era il suo Signore, pur di eliminare il piccolo Teddy e sua nipote. Era impensabile che avesse di colpo cambiato idea e bersaglio. Senza contare che il coinvolgimento di Bellatrix scagionava Anderson e lasciava senza spiegazione tutti quei comportamenti assurdi.

“Dimenticate la logica, state parlando di una pazza. Bella non ha bisogno di una ragione per fare del male alla gente, può benissimo torturarla perché è divertente..” spiegò il Sirius più anziano, talmente serio al punto di spaventare gli altri.

“Oppure per fare in modo che Harry non nasca..” mormorò a bassa voce Ginny, cercando di dare senso alle parole dell’uomo. 

Per quanto la rossa trovasse Sirius infantile, precipitoso e irruento era certa che avesse ragione. Solo Bellatrix avrebbe potuto architettare un piano così pazzo, crudele ed insensato per arrivare al suo obiettivo.

“Anche, non ci avevo pensato.” Disse Sirius, alzando appena la testa.

“Perché andare contro il suo adorato signore?” chiese Ron, incredulo, avvicinandosi al mago seduto a terra.

“A questo punto credo si senta più potente di lui, credo voglia superarlo.” Ipotizzò Hermione, pallida. 

Quell’eventualità era decisamente la peggiore di tutte. Bellatrix, come loro, conosceva il futuro e sapeva almeno a grandi linee cosa li aspettava. Con quelle conoscenze, unite a quelle che aveva accumulato nei lunghi anni passati come Mangiamorte, poteva diventare una minaccia ben più pericolosa di Voldemort stesso.

“Sarebbe terribile, dobbiamo impedire che ne chiami altri dal futuro.” Esclamò Remus, agitato. 

I volti dei presenti si erano fatti più pallidi e tirati, sconvolti dalle ultime ipotesi. In pochi istanti erano passati a discutere di una minaccia che si muoveva nell’ombra, che tramava contro di loro al punto da volerli morti e che si stava per abbattere sull’intero mondo della magia senza che loro sapessero cosa fare per fermarla.

“Non credo ce ne siano altri.” Sospirò Neville, sicuro.

“Non importa, meglio esserne sicuri.” Aggiunse Alice, preoccupata. 

Bellatrix costituiva una minaccia più grande di Voldemort da sola, se qualcuno si fosse unito a lei sarebbe stata la fine. Contrastarla sarebbe diventato impossibile e il loro mondo, tutto quello per cui i loro genitori e Silente avevano lottato fino a quel momento, sarebbe finito in un soffio.

“Bene, in questo caso andrò subito a parlare con Silente. Ron, vieni con me?” disse Hermione, decisa. 

Non c’era tempo da perdere, era arrivato il momento di agire prima che fosse tardi.

“Certo.. arrivo.” Si affrettò a dire Ron, seguendo la ragazza. 

Harry guardò i due amici allontanarsi insieme, diretti verso l’ufficio del preside. Improvvisamente si rese conto che la guerra era ricominciata davvero e che tutto quello che avevano fatto fino a quel momento sarebbe stato inutile, soprattutto se non fossero riusciti a salvare James.
Rimase per qualche istante a fissare il punto in cui gli amici erano scomparsi, chiedendosi se doveva o meno andare con loro. Alla fine decise che non era necessario. Ron ed Hermione erano stati al suo fianco tutto il tempo e conoscevano tutte le sfumature di quello che li aspettava. Poteva tranquillamente fidarsi di loro, senza paura che potessero dire al vecchio preside di più di quello che era necessario dire.

“Remus?” chiamò Sirius, fissando a lungo l’amico. 

Il ragazzo era come in trance, perso nei suoi pensieri al punto da ignorare tutto ciò che lo circondava.

“Qualcosa non torna..” sbuffò alla fine il licantropo, non ancora convinto dell’innocenza di Anderson nonostante il palese coinvolgimento di Bellatrix.

“Che vuoi dire?”chiese Frank, accigliato.

“Per quanto pazza e pericolosa sia, non può avere fatto tutto da sola.” Esclamò alla fine Remus, riferendosi alla cugina di Sirius sbucata dal futuro. 

L’uomo alzò la testa, abbozzando un sorriso. Gli era mancata moltissimo l’acuta intelligenza dell’amico e la sua incredibile capacità di cogliere sfumature che passavano inosservate alla maggior parte delle altre persone.

“A questo punto interviene Anderson.” Suggerì Regulus, pensieroso come l’amico.

“Vuoi dire che il professore collaborava con lei?” chiese Sirius, perplesso, fissando alternativamente il suo migliore amico e suo fratello.

“Potrebbe essere. Lui il braccio, lei la mente. Non è escluso che ce ne fossero altri.” Ipotizzò Frank, grattandosi la testa. 

Il coinvolgimento di entrambi cominciava a sembrare innegabile, ma i collegamenti tra i due apparivano ancora piuttosto oscuri.

Per un po’ nella stanza cadde il silenzio, interrotto solamente dai respiri dei ragazzi.

“Aspetta, ora ricordo. Anderson aveva fatto chiamare Piton e gli aveva detto che non si fidava di Silente.” Esclamò Regulus all’improvviso, ricordando la conversazione che aveva avuto tempo prima con il suo vecchio compagno di casa e maledicendosi per non essersene ricordato prima. 
Avrebbe senza ombra di dubbio semplificato parecchio le cose, forse  avrebbero potuto capire che la donna era coinvolta prima che James  sparisse per mano sua.

“Ne sei sicuro?” chiese Ginny, fissando intensamente il ragazzo.

“Purtroppo si. Piton, Bella e Lucius hanno usato quell’informazione per far accettare me tra i mangiamorte.” Spiegò Regulus, con una punta di amarezza nella voce. 

Era stata proprio quella conversazione ha segnare il suo ingresso tra le file di quel mago pazzo, per questo la sua mente aveva cercato di rimuoverla e cancellarla. Era solo grazie ad Harry se lui alla fine aveva trovato il coraggio di mollare tutto e seguire quello che gli suggeriva il suo animo. Se non fosse stato per quel ragazzino sbucato dal futuro, quella conversazione avrebbe segnato per sempre la sua vita. O meglio, la sua condanna a morte.

“Gli aveva detto solo che non si fidava di Silente?” chiese Lily, attenta a non perdere nemmeno un dettaglio. 

Era sicura che nelle parole del ragazzo ci fosse la chiave per trovare James. Doveva per forza essere così o sarebbe stato tutto inutile. Non aveva senso salvare il mondo magico se poi non avrebbe potuto viverci con l’uomo che amava.

“Gli aveva anche chiesto di seguire voi, per saperne di più su Harry. Credo che sospettasse che tu sapessi di più di quello che dovevi e voleva scoprire perché.” Raccontò Regulus, sforzandosi di ricordare ogni dettaglio, anche il più insignificante. 

Tutto poteva servire per scoprire la verità, incastrare Anderson, arrestare Bellatrix e ritrovare James.

“Si, ma perché cancellare la memoria a Piton e collaborare con Bella?” chiese il Sirius più piccolo, perplesso. 

Nessun auror, sano o meno di mente, avrebbe mai collaborato con un mangiamorte.

“Anderson voleva informazioni su di voi, quindi è andato da un mangiamorte visto che Silente non sapeva nulla o non voleva parlarne con lui. Piton ha parlato, Bella è venuta a sapere tutto e si offerta di dargli risposte in cambio di aiuto.” Ipotizzò il Sirius più grande, pensieroso, cercando di ricostruire quello che doveva essere succcesso.

“Questo spiega perché Cygnus ha fatto una brutta fine e perché la memoria di Piton è stata cancellata.” Concluse Harry, fissando intensamente il proprio padrino. 

Ogni dettaglio combaciava e andava a formare un quadro completo e inquietante.

“Certo, così tutto torna. Lui fa sparire James dalla scuola, lei lo nasconde da qualche parte qui fuori.” Esclamò Frank, battendo un pugno sul tavolo.

“Dobbiamo fare qualcosa!” esclamò il più piccolo dei due Sirius Black. 

Se Bellatrix stava nascondendo James da qualche parte, allora il suo amico era in pericolo. Sua cugina odiava tutta la famiglia Potter e con il passare degli anni quell’antico odio doveva essere andato aumentando. Se James era con lei, allora era in pericolo. Nel migliore dei casi lo stava torturando, nel peggiore non voleva nemmeno pensarci.

“No, dobbiamo agire con calma.” Lo ammonì l’altro, mantenendo la calma.

“Vuoi che ti ricordi cosa è successo l’ultima volta che hai detto questa frase?” sbuffò Neville, scuotendo la testa. 

Ginny sbuffò, infastidita dall’ennesima discussione inutile che aveva per oggetto l’ormai nota impazienza dell’animagus.

“Davvero ragazzi, c’è la vita di James in ballo. Non solo quella, forse..” continuò Sirius, ignorando le occhiate velenose che Ginny gli lanciava di tanto in tanto.

“Non ti seguo..” mormorò Remus. 

Normalmente sarebbe stato il primo ad ammonire tutti di fare le cose con calma, ma non in una situazione come quella. James era in pericolo e loro lo dovevano aiutare. Non c’era altro a cui pensare, dovevano trovarlo e riportarlo a casa al più presto prima che fosse tardi.

“Bellatrix vuole uccidere Teddy per cancellare l’onta dalla sua famiglia, no?” chiese Sirius, pacato, cercando di spiegare ai ragazzi le ragioni per cui dovevano andare con calma.

“Qualcosa del genere, si.” Rispose Lily, confusa.

“Allora potrebbe essere una trappola, un modo per arrivare al piccolo mentre noi saremo occupati nelle ricerche di James.” Concluse Sirius, con amarezza. 

Per quanto volesse prendere a calci la cugina e salvare l’amico più di ogni altra cosa, si rendeva conto che agire in fretta avrebbe solo peggiorato le cose e messo in pericolo anche il piccolo.

“Stai dicendo che dobbiamo lasciare che quella pazza furiosa di tua cugina uccida mio padre perché potrebbe essere una trappola? È ovvio che lo è!” esclamò Harry, fuori di sé.

Sirius lo guardò intensamente, senza dire nulla, poi sospirò. Era normale che Harry fosse fuori di sé in quella situazione, ma il mago sapeva bene che doveva pensare anche a Teddy. Il piccolo era il figlio di Remus, esattamente come Harry era figlio di James. La loro sicurezza veniva prima di qualsiasi altra cosa, anche della vita del suo migliore amico nel passato ed alla propria. Harry e Teddy erano il futuro, l’ultima traccia vivente dei suoi due amici. Se doveva vivere in quel tempo li voleva con sé, vivi.

“Ha ragione, Anderson potrebbe farlo sparire mentre noi andiamo a cercare James e Bellatrix.” Esclamò Remus, dandosi dell’idiota per non averci pensato per primo.

“Dobbiamo parlare a Silente, dirgli quello che sta succedendo. Solo lui può fermare Anderson.” Suggerì Alice, scattando in piedi nervosamente.

“Frena, non abbiamo prove. Non ci crederà nessuno.” Ricordò loro il Sirius più grande, restando immobile quasi qualcuno gli avesse lanciato un qualche incantesimo bloccante.

“Potremmo parlare con gli auror. Tuo padre, Moody e il padre di James sono ancora al castello, no?” disse il Sirius più piccolo, rivolto a Frank. 

Il ragazzo scosse appena la testa.

“Sono rientrati, credo sia rimasto solo mio padre.” Rispose il ragazzo, pensieroso.

“Devi andarci a parlare!” esclamarono Alice e Zhoana in coro. 

L’aiuto dei grandi, in particolare degli auror, sembrava l’unica cosa che poteva sbloccare quella situazione.

“Non se ne parla, non mi darà mai retta.” Decretò Frank, deciso e sconsolato.

“Il padre di James ci ha detto che hanno dei sospetti su di lui.” Ricordò Regulus, cercando di convincere l’amico inspiegabilmente restio ad intervenire.

“Si, ma un conto è che ha dei sospetti lui e un conto è che un adolescente accusa il suo maestro senza uno straccio di prove. Finirebbe che Anderson verrebbe a sapere tutto.” Spiegò pazientemente Frank, sconsolato. 

Era perfettamente consapevole che se fosse andato dal padre questi non avrebbe fatto nulla, anzi, forse lo avrebbe addirittura preso per pazzo e sarebbe andato a parlarne proprio con Anderson.

“In quel caso rischieremmo anche di mettere in pericolo la vita di James.” Sospirò Ginny, pensierosa e sconsolata. 

Nonostante loro avessero ragione, nessuno avrebbe creduto senza prove. Non potevano contare sugli auror, ne su Silente o su altri. Dovevano agire da soli, come al solito, e sperare che tutto andasse nel migliore dei modi.

“Quindi cosa proponete?” chiese Sirius, agitato. 

Proprio non riusciva a stare fermo con le mani in mano, specialmente ora che erano praticamente sicuri che Anderson stesse macchinando qualcosa insieme a quella pazza di sua cugina venuta da chissà dove.

“Dobbiamo fare tutto da soli.” Affermò Harry, sicuro, evitando di incrociare lo sguardo del suo padrino per non leggervi la preoccupazione che doveva essere dipinta nei suoi occhi.

“Che ne sarà di Teddy?” chiese Remus, preoccupato per il bambino. 

Non potevano andarsene a cercare James lasciandolo il piccolo da solo al castello. Probabilmente era proprio quello che Anderson e Bellatrix volevano che facessero.

“Lo affideremo ai Potter. Robert e Dorea se ne prenderanno cura, ne sono sicuro.” Rispose Harry, serio. 

I suoi nonni erano le uniche persone che erano al corrente di tutta quanta la storia. Avrebbero capito e li avrebbero aiutati. Certo, anche Silente sapeva tutto ma loro non potevano certo andare da lui e dirgli che dovevano affidargli il bambino prima che andassero a cercare James chissà dove pregandolo di non dire nulla ad Anderson che forse era coinvolto in tutta quanta quella assurda faccenda.

“È una pazzia.. come pensate di portarlo fino a Potter Manor? Vi ricordo che gli studenti non sono autorizzati a lasciare la scuola.” Esclamò Regulus, scuotendo la testa.

“Beh, io non sono uno studente..” mormorò il Sirius più grande, con un sorriso malandrino disegnato sul volto.

“Sirius, fattelo dire sei geniale!” esclamò il Sirius più piccolo, battendo le mani.

“Patetico, si fa i complimenti da solo.” Sbuffò Remus, alzando gli occhi al cielo.

“Ehi!” esclamarono in coro i due Sirius.

“Patetico e permaloso..” aggiunse Ginny, sconsolata.

“Falla finita..” ringhiò il Sirius più piccolo.

“Lupastro geloso..” fece eco quello più grande.

“Ehm, il nome James Potter vi dice qualcosa?” chiese Lily, cercando di portare nuovamente l’attenzione degli amici su quello che al momento era il loro problema principale.

I due smisero all’istante di litigare ed abbassarono la testa, colpevoli. Quel piccolo momento di spensieratezza, ad ogni modo, aveva fatto bene a tutti. Ognuno dei presenti sapeva che di lì a poco si sarebbero imbattuti in una battaglia durissima, ma quanto meno era speranzoso e sicuro di potercela fare. Insieme avrebbero messo alle strette Anderson, Bellatrix e chiunque altro si fosse parato sulla loro strada.

“Hai ragione, diamoci una mossa.” Mormorò Frank, mentre Ginny si affrettava ad appellare con la magia le cose del bambino. In pochi minuti tutto fu pronto per la partenza del piccolo che non capiva le ragioni di tutto quel trambusto.

“Remus, hai salutato il piccolo?” chiese il Sirius più grande, prima di prendere in custodia il figlio del suo migliore amico. 

Il ragazzo sospirò e si avvicinò al piccolo, cercando di nascondere per quanto possibile i suoi occhi lucidi. Separarsi da Teddy era difficile, anche se sapeva che Robert e Dorea non avrebbero permesso a nessuno di fargli del male.

“Fa il bravo, intesi? Prometto che quando tutto sarà finito tornerai qui al castello insieme a me.” Mormorò Remus al piccolo, che sorrideva felice.

Il licantropo rimase anche per qualche istante a fissare il piccolo, prima di porgerlo a Sirius che aspettava pazientemente che l’amico fosse pronto a separarsi da lui. Nessuno meglio di Sirius sapeva quanto fossero strazianti per Lunastorta gli addii, anche se erano solamente temporanei.

“Sei sicuro di riuscire a trovare Potter Manor?” chiese Remus, preoccupato che l’amico potesse perdersi, vagare in lungo e in largo per il mondo magico finendo con l’essere scoperto da qualche mago o peggio mangiamorte.

“Scherzi? Conosco la strada che conduce a quella casa come le mie tasche!” rispose Sirius, risentito per quel commento.

“Beh, sta attento. Per quello che ne sappiamo anche questa potrebbe essere una trappola.” Fece eco Harry, senza preoccuparsi di mascherare il suo tono spaventato. 

Suo padre era appena sparito nel nulla, non avrebbe tollerato anche la morte del suo padrino senza diventare matto. Non una seconda volta.

“Sta tranquillo campione, non mi succederà niente. Tu aspettami qui, non fare niente prima del mio ritorno e non dire nulla ne a Silente ne a nessun auror.” Si raccomandò l’uomo, fissando il ragazzo negli occhi e scompigliandogli con affetto i capelli.

“Va bene, ma tu fa in fretta.” Borbottò Harry, preoccupato mentre l’uomo spariva nell’oscurità senza dare nell’occhio.

 

Trovare la casa dei Potter non fu certo un problema per il mago. La dimora di quella che considerava la sua vera famiglia era esattamente dove lui si ricordava che fosse, enorme e maestosa come suo solito. Anche gli incantesimi di protezione erano sempre gli stessi e proprio per questo fu semplice entrare nella casa superando la recinzione e il grosso portone di quercia. Gli elfi domestici erano in cucina, impegnati con la cena, e non fecero caso all’uomo che si aggirava silenzioso e furtivo per i corridoi della casa. Fu Dorea ad accorgersi dell’intruso, trovandoselo improvvisamente davanti sull’uscio della libreria.

“Sta indietro!” urlò la madre di James, spaventata, puntando la bacchetta contro il nuovo arrivato. 

Sembrava sorpresa che gli allarmi non avessero funzionato, esattamente come gli sembrava strano che il presunto aggressore teneva tra le braccia un fagottino che non doveva avere più di un anno. La sua sorpresa, tuttavia, era principalmente indirizzata al viso dell’uomo che gli appariva più che mai familiare.

“Dorea, che succede?” chiese la voce di un uomo, arrivando di corsa attirato dalle grida della moglie. 

Non avrebbe permesso a nessuno di fare del male a Dorea, non dopo che il loro unico figlio era appena sparito nel nulla senza lasciare la minima traccia.

“Avanti mamma, sono io.. un po’ cresciuto, ma sempre io!” mormorò Sirius, divertito. 

Era sempre piacevole rivedere la signora Potter, anche se questo voleva dire avere la sua bacchetta puntata a pochi centimetri dalla faccia. I lineamenti del suo viso erano gli stessi di sempre, non sembrava nemmeno passato un giorno dall’ultima volta che l’aveva vista.

“Chi diamine sei?” chiese il padre di James, facendo irruzione nella stanza con la bacchetta tra le mani. 

Non appena incontrò gli occhi dell’uomo sul viso dell’auror si dipinse la stessa espressione sorpresa che campeggiava su quello della moglie. Per quanto assurdo potesse essere il nuovo venuto era assolutamente identico a Sirius Black.

“Chi ti sembro? Sono Sirius Black..” sbuffò Sirius, stanco di ripetere la stessa storia per l’ennesima volta nel giro di poche ore. 

Robert Potter rise tra i denti, senza abbassare la bacchetta. La moglie Dorea fece lo stesso, per quanto scossa da quelle parole.

“Dovresti essere un adolescente, non avere la mia età.” Esclamò l’auror, sorpreso.

“Vengo dal futuro.. Harry vi ha detto che ero morto, ma si sbagliava.” Spiegò Sirius, impaziente di poter parlare per il vero motivo della sua presenza all’interno della proprietà dei Potter. 

Vinta dalle parole dell’uomo, o forse dalle troppe emozioni di quella assurda giornata, Dorea abbassò la bacchetta e si lasciò cadere sulla prima poltrona che trovò. Robert tuttavia, era più che mai deciso a non darsi per vinto.

“Hanno appena rapito mio figlio, credi che abbia voglia di fidarmi sulla parola?” chiese Robert Potter, scettico. 

Sirius sbuffò, seccato. Con quelle assurde paranoie stavano perdendo tempo prezioso. Tempo che forse James non aveva.

“Sono qui per questo. Io e i ragazzi pensiamo di sapere chi sia il responsabile della sparizione di James.” Iniziò a spiegare Sirius, senza fare il minimo movimento. 

Sapeva bene che entrambi lo stavano ancora tenendo sotto tiro, anche se la madre di James sembrava troppo stupita per dire o fare qualsiasi cosa.

“Chi è? Dimmi il nome..” sibilò l’auror, furioso e più che mai arrabbiato.

“Non posso papà, ti cacceresti nei guai.” Disse bonariamente Sirius, con un tono dolce che lasciava intendere tutto l’affetto che provava per l’uomo che gli stava di fronte.

L’ultima cosa che voleva era che l’uomo affrontasse quella pazza di sua cugina da solo. Non avrebbe avuto speranze, non si sarebbe salvato una seconda volta.

“Sono abituato a combattere i mangiamorte.” Ribatté l’altro, offeso dalle parole dell’uomo che gli stava di fronte.

“Non si tratta dei mangiamorte, non questa volta.” Cercò di farlo ragionare Sirius. 

L’uomo sembrò pensarci su. Per qualche istante parve quasi che fosse disposto a riporre la bacchetta, ma poi i suoi occhi ripresero a brillare d’odio.

“Che sei venuto a fare, allora?” chiese l’auror, non ancora del tutto convinto. 

“Ho bisogno che vi prendiate cura di Teddy. Non può restare al castello, perché chi ha rapito James potrebbe fargli del male mentre noi lo cerchiamo.” Spiegò Sirius, muovendo appena le braccia perché i genitori di James potessero riconoscere il bambino addormentato che era insieme a lui. 

A quella vista Dorea abbassò subito la bacchetta, seguita a ruota da Robert. Nessuno dei due poteva anche solo pensare di ferire il piccolo con un colpo accidentale. Senza contare che se aveva il bambino, voleva dire che era effettivamente chi diceva di essere. Ne Remus, ne Harry ne nessun altro avrebbero mai lasciato che Teddy fosse portato via da un perfetto sconosciuto.

“È stata Bellatrix, quella venuta dal futuro!” esclamò il padre di James, intuendo all’improvviso come dovevano essere andate veramente le cose. 

Sirius annuì appena.

“Oh merlino!” urlò Dorea, portandosi le mani al viso. 

Quella donna aveva già quasi ucciso suo marito, ed ora se la prendeva anche con suo figlio, quasi odiasse la sua famiglia.

“Per questo devi lasciar fare a me.” Disse Sirius, appoggiando una mano sulla spalla dell’uomo. 

Robert non si innervosì per quel contatto, al contrario si voltò verso l’uomo e lo studiò a lungo con un espressione preoccupata.

“Quella donna è pericolosa..” mormorò alla fine l’auror, cercando di mettere in guardia l’uomo che si trovava di fronte. 

Per quanto quel Sirius sembrasse cresciuto, lui lo vedeva ancora come uno dei suoi figli.

“Credimi, nessuno lo sa più di me. Ho un conto in sospeso che intendo saldare.. Voi pensate a Teddy, io farò il resto.” Concluse Sirius, risoluto. 

Questa volta Bellatrix non avrebbe avuto scampo. Sarebbe morta, pagando tutte le atroci sofferenze che aveva inflitto agli altri.

“Non puoi fare tutto da solo!” esclamò Dorea, agitata.

“Beh, tuo nipote è un tipo in gamba..” suggerì Sirius, sorridendo.

“Harry.. prometti che ti prenderai cura di lui e che mi riporterai mio figlio?” chiese Robert, burbero. 

In gioco cominciava ad esserci la vita di troppe persone a lui care, ma non poteva fare nulla se non fidarsi di Sirius.

“Fosse l’ultima cosa che faccio. Tu penserai a Teddy?” chiese Sirius, con la stessa espressione indecifrabile e severa.

“A costo della mia vita.” Promise l’auror, allungando una mano verso l’uomo che gli stava di fronte.

“Bene, sapevo che saremmo arrivati ad un accordo!” esclamò Sirius, porgendo il piccolo alla signora Potter prima di sparire con un movimento di bacchetta.

***

La stanza aveva iniziato a girare, prima lentamente poi sempre più forte fino a che James aveva sentito il bisogno di aggrapparsi ad uno spuntone di roccia. Nel farlo, si ferì le mani. Sentì il sangue scorrere lungo le braccia e capì che quelle ferite erano vere, reali.

Il ragazzo aprì e chiuse gli occhi più volte, chiedendosi se anche quello che stava accadendo era la realtà oppure solamente il frutto della sua fervida immaginazione e della febbre. Senza un reale motivo il freddo era passato. D’improvviso non era più scosso dai tremiti, ma erano cominciate quelle vertigini. Erano talmente forti che nonostante fosse a terra, accucciato alla meglio contro una parete, aveva la sensazione di stare cadendo nel vuoto. James maledì quella situazione e la sua testardaggine. Adesso gli sarebbe senza dubbio tornato utile avere seguito di più le lezioni di erbologia o quanto meno avere dato retta a Remus quanto cercava di spiegargli le basi della medicina magica. Quel poco che sapeva, ad ogni modo, bastava per capire che era spacciato. Con il passare delle ore le sue condizioni sarebbero senza dubbio peggiorate, avrebbe perso conoscenza e non ci sarebbe stato nulla da fare.

Preso dal panico, il ragazzo si sforzò di tornare lucido. Doveva calmarsi e rimanere sveglio, pensando a qualcosa. Immediatamente la sua mente andò a Lily, alla morbidezza delle sua labbra, ai suoi capelli di sete ed alla sua voce dolce e decisa. Senza che se ne rendesse conto i suoi occhi iniziarono a bagnarsi di lacrime. La voleva con tutto se stesso, doveva tornare da lei. Fece dei respiri profondi, strizzò gli occhi per cercare di vedere qualcosa di più in mezzo a tutta quella oscurità e per allontanare quella strana nebbia che gli oscurava quasi del tutto la visuale e si mise seduto. Questa ultima operazione gli costò parecchia fatica a causa delle vertigini e dei tagli sulle braccia. Rimase così, immobile, a lungo. Un tempo indeterminato, potevano essere minuti così come ore o giorni. Per qualche istante James si sentì ottimista, quasi credeva di potercela davvero fare. Le vertigini gli stavano dando tregua, il freddo non era un problema e il sangue non scorreva più copioso dalle ferite. Come per magia, stava bene e vedeva una possibile via d’uscita. Prima che il ragazzo potesse davvero gioire, tutto svanì. Le ferite tornarono a fargli male, il freddo gli bloccò quasi il respiro e le vertigini lo costrinsero a sporgersi in avanti per rimettere.

Di nuovo James si trovò carponi, scosso dai brividi e senza il minimo controllo del proprio corpo. Il cuore aveva iniziato a battere più forte, troppo, e la stanchezza era pian piano scesa su di lui. Stava per crollare addormentato, il cercatore poteva avvertirlo chiaramente.

James cercò di lottare con tutte le sue forze per restare sveglio e vivere, ma alla fine dovette arrendersi. 
Il buio scese sui suoi occhi, a coprire tutto quello che lo circondava. Non provava più dolore, solo una malinconia infinita ed uno strano senso di pace. Vinto dalla stanchezza James si lasciò andare, perdendo completamente coscienza di sé. Era la fine.

ANGOLO DELL'AUTRICE

ebbene si, sono nuovamente in ritardo! per chiedere scusa, vi darò qualche anticipazione sul prossimo capitolo:

  • innanzitutto James: credere sul serio che sia morto? non ci potete credere? fate bene, pazientate fino alle prime righe del prossimo capitolo.
  • vi chiedete con ansia che decisione prenderà Piton circa il suo futuro? non dovrete farlo per molto, a breve lo saprete.
  • vorreste saltare nella storia e tirare personalmente il collo a Bellatrix? nel prossimo (lunghissimo) capitolo qualcuno finalemente lo farà per voi.
a questo punto, dopo averti anticipato qualcosa, passiamo avanti! come sempre, grazie mille a chi commenta!
GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE!

LadySaika: sono contenta ti sia piaciuto lo scorso capitolo! ormai sono dell'idea che senza Sirius questa storia sarebbe veramente molto triste! se avessero rapito lui invece che James sarebbe stata una vera tragedia!

Brando: i capitoli "rivelazione" sono quelli che mi vengono sempre peggio e che mi prendono molto tempo! meno male che adesso tutti sanno tutto, o quasi. le ricerche sono ufficialmente iniziate, o meglio, adesso sanno chi sono i colpevoli. nel prossimo capitolo (giuro che James è vivo e che sta bene) ci sarà una grande confusione e finalmente malandrini, auror e Silente collaboraranno!

Dracucciole: grazie mille, è sempre bello leggere i vostri commenti!

FunnyPink: io sono convinta, crisi di nervi a parte, che Sirius serva per tenere alto il morale e strappare una risata. senza di lui qualcuno avrebbe giò tentato di tagliarsi le vene!

Cloe Black: anche io adoro i due Sirius, sono assulutamente fantastici!

Marty_youchy: grazie mille, sei veramente un tesoro!

Smemo92: il tuo commento è fantastico, sono convinta che il prossimo capitolo ti piacerà parecchio!

Domi97: innanzitutto, chiedo perdono per i tempi. dopo questo capitolo (e relative anticipiazioni) sono abbastanza convinta che sarai ancora più furiosa, ma spero che porterai pazienza lo stesso. hai lo stesso tutta la mia stima, io avrei abbandonato l'impresa per i troppi capitoli!

NicoRin: grazie mille per il tuo commento. come vedi ti ho fatto aspettare un po', cerca di portare pazienza! :D

Fine: spero di averti accontentato! grazie mille del commento!

Terry93: prometto che nel prossimo capitolo capirai chi ha rapito James e perchè! :D

GRAZIE MILLE, AL PROSSIMO (LUNGHISSIMO!!!) CAPITOLO!

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Capitolo 64
*** PUNTO DI SVOLTA ***


CAPITOLO 62
PUNTO DI SVOLTA

James si svegliò di soprassalto da quello che poteva considerarsi senza pensarci troppo su il peggiore dei suoi incubi, agitato e sudato. La fronte bruciava dalla febbre e la gola sembrava chiusa, sbarrata, incapace di far passare anche solo un filo d’aria. Aveva bisogno di acqua, certo, ma anche di calmarsi. Istintivamente porto lo sguardo alle sue braccia, ma non trovò segni di ferite. Non come quelli che credeva di essersi procurato e che gli erano sembrate dannatamente reali. Era stato tutto un sogno, aveva solo sognato di morire. Ad ogni modo, era la prima volta che un sogno gli sembrava così reale da provocargli attacchi di panico. Faticosamente si mise a sedere e si passò una mano sulla fronte. Scottava, certo, ma almeno non aveva le vertigini ne nessuno di quei fastidiosi sintomi che lo avevano tormentato poco prima. Il ragazzo rimase un po’ fermo, guardandosi intorno e ringraziando il cielo di essere vivo. Tuttavia, doveva fare qualcosa, oppure il suo incubo sarebbe presto divenuto realtà.

Grazie a tutto il proprio autocontrollo, si impose di calmarsi. Doveva ragionare come un auror, non come un ragazzino spaventato, proprio come gli aveva sempre insegnato suo padre. Erano passate molte ore e non si era ancora visto nessuno, ne nemici ne soccorritori. Ormai era evidente che non c’era nessun carceriere di guardia e che il posto doveva essere talmente sperduto che nessuno aveva sentito le sue urla. La prima cosa da fare era sicuramente esplorare la zona, per cercare una via di fuga. Non sapeva in che zona si trovasse, ma sapeva bene che le grotte di solito avevano più uscite e che forse ne poteva esistere una che faceva al caso suo.

James raccolse tutte le forze rimaste, poi provo a issarsi in piedi. L’operazione fu complicata e terribilmente dolorosa, ma alla fine riuscì nell’intento. Dato che non poteva vedere bene dove stava andando per via della poca luce, si lasciò guidare dal suo istinto, proteggendosi il viso con le mani. Vagò per diverso tempo, senza avvertire nessun cambiamento fino a che non sentì l’aria fredda colpirgli il viso facendolo rabbrividire ancora di più. Il ragazzo si illuminò, sollevato. Se quella che sentiva era davvero una brezza allora doveva essere vicino ad un’uscita o quanto meno ad una fenditura del terreno. Non potevano esserci altre alternative. Senza indugio si mosse in quella direzione, senza riuscire a vedere ad un palmo del suo naso. Man mano che procedeva l’aria si faceva sempre più fredda, segno evidente che stava andando nella direzione giusta. Quando una sferzata di pioggia lo colpì sul viso, James ebbe la conferma che aveva raggiunto il suo obiettivo. La gioia tuttavia non durò a lungo. Improvvisamente il terreno si fece scivoloso ed accidentato ed il ragazzo perse l’equilibrio, ruzzolando per diversi metri e finendo per sbattere addosso ad un grosso tronco secolare. L’unico motivo che gli permise di non perdere i sensi fu il profondo dolore che lo colpì ad una gamba, rimasta incastrata sotto quello che poteva essere una radice o un grosso sasso. James tossì a lungo, incapace di muoversi. Aprì piano gli occhi per controllare dove fosse finito e vide la luna, brillare sopra la sua testa in mezzo ai rami che si slanciavano verso il cielo. Sul suo viso si disegnò un sorriso, alla fine era riuscito ad uscire dalla sua prigione. La fitta di dolore alla gamba destra, che si doveva essere rotta nella caduta, gli ricordò che non era ancora tempo di gioire. Usando tutte le sue forze riuscì a liberarla dalla morsa, dopo James provò a muoverla con scarso successo, senza tuttavia scoraggiarsi. Non era sfuggito alla grotta per morire di freddo nella foresta e finire con il diventare la cena di qualche grosso e poco socievole animale selvatico. Se avesse avuto con sé la sua bacchetta avrebbe potuto assumere l’aspetto di un cervo e muoversi più agevolmente e senza destare l’attenzione dei predatori, tuttavia la sfortuna continuava ad essere dalla sua parte. Gli sarebbe toccato attraversare quell’infinita distesa di alberi a piedi, riuscendo a trovare aiuto prima di svenire ancora, definitivamente vinto dal dolore e dalla stanchezza. Facendo nuovamente appello a tutta la sua forza di volontà riuscì a trascinarsi bocconi per diverse centinaia di metri prima di perdere conoscenza, sconfitto dalla febbre, dalla gamba rotta e da tutte le ferite che aveva addosso. L’ultimo pensiero, prima di chiudere gli occhi fu per Lily e per Harry, convinto che non avrebbe più potuto vederli. Si chiese come avrebbe fatto il suo bambino a nascere e se la donna di cui era irrimediabilmente innamorato avrebbe sposato un altro, finendo per dimenticarlo. Pensò anche a Remus, a Sirius, a Regulus e ai suoi genitori. Tutti loro dovevano essere disperati, lui aveva provato a tenere duro ma alla fine era crollato.

Contrariamente ai suoi pensieri catastrofisti, James dormì diverse ore prima di svegliarsi in un letto sconosciuto. Era malconcio e poco cosciente, ma vivo. C’era ancora speranza. Stupito cercò di mettersi a sedere, non scarsi risultati ed un grido di dolore che risuonò anche nelle stanze attigue. In pochi secondi delle luci si accesero ed una donna comparve al suo fianco, seguita da quello che doveva essere suo marito e da una bambina con le lacrime agli occhi. Tutti e tre sembravano preoccupati e pallidi, gli occhi pieni di tristezza per le condizioni critiche in cui versava.

“È vivo, vero?” chiese la piccola, spaventata, correndo vicino al letto. Un tonfo poco aggraziato permise a James di capire che la bimba doveva essersi arrampicata sul letto, accoccolandosi ai piedi del malato senza tuttavia fargli male.

“Certo che lo è, adesso chiamo il dottore. Sta tranquillo ragazzo, pensiamo noi a te.” Rispose il padre, prima di sparire nella stanza di fianco. James cercò di aprire la bocca per ringraziare quell’uomo e dirgli di contattare i suoi genitori, ma non riuscì a dire nulla. Lentamente aprì di nuovo gli occhi, trovandosi di fronte il viso curioso della bambina che lo osservava quasi si trovasse di fronte ad una rarità.  

“Mamma, è magico.” Esclamò la bambina, sicura, puntando il suo ditino in direzione del ragazzo disteso nel letto. La donna che era con lei alzò gli occhi al soffitto, rimboccando le coperte di James e appoggiandogli un panno freddo sulla fronte perché avesse un minimo di sollievo dalla febbre.

“Non dire sciocchezze, tesoro. I maghi non esistono.” Rispose la donna, scocciata. Quelle parole misero in allarme James, permettendogli di capire che doveva essere stato trovato da una famiglia di babbani. Questo poteva rivelarsi un problema, l’ennesimo scherzo che la sorte aveva deciso di giocargli.

 “Ma il nonno diceva sempre che i maghi esistevano..” piagnucolò la bambina, saltando giù dal letto e battendo i piedi a terra.

“Il nonno raccontava molte storie inventate, lo sai.” Spiegò pazientemente la donna, accarezzando i capelli della figlia. La ragazzina scattò indietro, furiosa.

“Non è vero, sei cattiva.” Urlò, scappando via.

***

Al cospetto del maestoso castello di Hogwards la notte stava lentamente arretrando, lasciando che il sole colpisse in pieno le ampie vetrate e le imponenti torri. Vista dall’esterno sembrava una bella giornata di primavera del tutto identica alle altre, ne più ne meno che una copia di tanti altre mattine identiche che si erano sempre succedute nel corso degli anni. Al suo interno, tuttavia, gli abitanti del castello sembravano pensarla diversamente. James era sparito e fermarsi ad ammirare la suprema bellezza della natura non sarebbe certo stato di nessun aiuto. Sembrava quasi un fastidio, uno scherzo della natura decisamente di cattivo gusto.

“Gli auror sospettano di Anderson..” annunciò Frank, entrando nella stanza dove sapeva di trovare il resto del gruppo, più o meno addormentato.

Era passato un giorno dalla sparizione di James e dal racconto di Piton, ma non c’erano stati ancora miglioramenti. Nonostante le ricerche del loro amico non si fossero interrotte non vi erano stati sviluppi di nessun genere. Questo era uno dei molti motivi per cui nessuno di loro aveva davvero chiuso occhio quella notte, si erano solo limitati ad assopirsi qualche ora senza lasciare la sala comune. Nessuno aveva nemmeno proposto di andare nelle loro rispettive stanze, era semplicemente fuori discussione. I ragazzi erano convinti che se fossero rimasti lì, tutti insieme, avrebbero subito sentito in caso ci fossero state novità, e così era stato. La notizia portata da Frank ebbe il potere di svegliare del tutto anche Remus e Ron, ancora assopiti con lo sguardo fisso sul ritratto della Signora Grassa che sorvegliava come al solito, discreta e silenziosa, l’accesso alla Sala Comune dei Grifoni.

“Beh, non credo ci voglia un genio per capire che sa qualcosa.” Commentò il giovane Sirius, alzando gli occhi al soffitto. Il ragazzo aveva i capelli arruffati e gli occhi cerchiati da pesanti occhiaie. A differenza dei compagni lui non aveva nemmeno provato a riposare qualche ora. Ogni volta che chiudeva gli occhi sapeva che avrebbe visto di fronte a sé James, che gli sorrideva allegro come sempre. Quel sorriso, il sorriso di suo fratello, ora gli faceva male perché non faceva altro che ricordargli che lui aveva permesso che qualcuno glielo portasse via. James era la sua famiglia, insieme a Regulus, ed ora era disperso chissà dove, forse morto.

“.. dissero quelli che fino a qualche giorno fa credevano nell’innocenza del grande auror..” ironizzò Regulus, guadagnandosi una fila di occhiatacce. Nemmeno l’ex Serpeverde sembrava passarsela gran che bene. Certo, lui aveva iniziato a dare confidenza a James più tardi rispetto agli altri, ma lo stesso non riusciva a rassegnarsi alla sua sparizione. Il capitano della squadra di Grifondoro era stato tra i primi a ricredersi e a dargli fiducia, convincendo suo fratello che non era ancora troppo tardi per tornare ad essere una famiglia. Lo aveva accolto come un fratello, senza fargli mai pesare le cattiverie del passato. Inoltre, Sirius non avrebbe sopportato di perderlo e lo stesso valeva per gli altri. Tutti loro, a partire da Remus e per finire con lui, avevano bisogno del sorriso del cercatore capace di illuminare anche i momenti più neri. Se in quel momento James fosse stato insieme a loro probabilmente avrebbe fatto una battuta, per sdrammatizzare quel momento tanto critico come faceva sempre.

“Che ha detto Silente?” chiese Harry, fissando con attenzione Ron ed Hermione. Aveva fatto loro la stessa domanda anche la sera prima, ma lo stallo in cui erano caduti cominciava a causare attacchi di paranoia a tutti quanti. Visto che non avevano nessuna novità non facevano altro che ripetere quello che sapevano, sperando che a furia di sentire le stesse cose qualcuno di loro fosse in grado di mettere insieme i pezzi per arrivare a qualcosa. Certo, sapevano che era stato Anderson a rapire James per conto di Bellatrix ma non sapevano dove la donna lo avesse portato ne da dove cominciare a cercarlo e questo dettaglio complicava incredibilmente la ricerca. Inoltre, se Anderson cominciava a sospettare che loro sapevano così tanto poteva anche dire alla donna di fare fuori James, sempre che il ragazzo a questo punto fosse ancora vivo.

“Aveva già chiuso il portale, subito dopo la sparizione di James. Credo volesse evitare che lo portassero nel futuro..” spiegò Hermione, paziente. Comprendeva benissimo lo stato in cui doveva trovarsi Harry. Non aveva mai conosciuto la sua famiglia ed ora nel giro di pochi mesi era passato dalla felicità più totale alla disperazione estrema. Se Sirius, il suo padrino, non fosse stato lì insieme a loro probabilmente il ragazzo sarebbe impazzito.

“Se lo avessero già fatto?” chiese Lily, agitata. Se la Bellatrix del futuro avesse sul serio portato James nel suo mondo non ci sarebbe stata possibilità di salvarlo. Aprire un altro passaggio e tornare là poteva rivelarsi pericoloso, e non era nemmeno così semplice.

“Non credo, voglio dire.. Silente si è accorto quasi subito della sparizione di James.” Balbettò Hermione, ansiosa. Ormai nemmeno lei era più sicura di niente, nemmeno dei riflessi del loro preside.

“Non abbastanza in fretta.” Sospirò Harry, tetro. C’era stato un tempo in cui aveva creduto fermamente che Silente fosse un uomo straordinario, dotato di poteri eccezionali e di un giudizio impeccabile, poi aveva dovuto scontrarsi con la realtà. Anche lui era umano, dotato di debolezze, paure e come gli altri capace di fare degli sbagli colossali. Ora, nonostante la stima sconfinata che provava per lui, era conscio che non poteva riporre la sua completa e fiducia il lui. Bellatrix sapeva cose che Silente nemmeno immaginava, e lo stesso valeva per loro.

“Ragazzi, che vi prende?” chiese Remus, fissando attonito i ragazzi che venivano dal futuro che improvvisamente sembravano aver perso parzialmente la fiducia nel preside.

“Hanno ragione. Quel vecchio sa sempre tutto quello che accade nella scuola, possibile che abbiamo rapito un ragazzo sotto al suo naso?”chiese Zhoana, scettica.

“Non è infallibile, senza contare che Bellatrix ne sa più di lui..” mormorò Alice, cercando una giustificazione che potesse funzionare in difesa del preside.

“È colpa mia, se avessi detto tutto a Silente..” sospirò Harry, gli occhi vicini a riempirsi di lacrime. Il Sirius più giovane si voltò critico verso il ragazzo, mentre quello più anziano gli circondava velocemente le spalle, stringendolo a sé.

“Non sarebbe cambiato nulla, tranne che forse sarebbe riuscito a farsi ammazzare..” rispose Ginny dura, guardando il ragazzo dritto negli occhi sperando che quel contatto visivo potesse in qualche modo riuscire a rassicurarlo.

“Qualcosa mi dice che i segreti non sono finiti.” Ipotizzò Remus, passando lo sguardo da Harry alla ragazza che subito si voltò verso il camino.

“Non ora, Remus. Davvero, non è il momento.” Sbuffò Ron, seccato.

“C’è qualcosa che non sappiamo?” chiese il Sirius più giovane, rivolgendosi direttamente al suo alter ego più vecchio. L’uomo tossì appena, studiando i ragazzi che aveva di fronte. Sembravano così simili agli amici che aveva perso, eppure non erano loro. Erano solo dei ragazzi, persino più piccoli di Harry. Doveva proteggerli, non trattarli come degli adulti rischiando di farli ammazzare una seconda volta. Doveva essere saggio e fermarsi a ragionare, senza agire di impulso come faceva sempre.

“Più tardi, ora non è d’aiuto per salvare James.” Rispose il padrino di Harry, diplomatico.

“Vorrei sapere cosa lo è..” sospirò Remus, depresso, lasciandosi cadere su una poltrona.

Dopo un lungo momento di silenzio i ragazzi decisero di andare in cucina per prendere qualcosa da mettere sotto i denti. Ormai i morsi della fame iniziavano a farsi sentire, ma andare in Sala Grande era fuori discussione per via di tutti gli sguardi curiosi, spaventati o patetici che non avrebbero dato loro tregua. I Tassi ed i Corvi si sarebbero mostrati spaventati, terrorizzati all’idea che i prossimi sarebbero stati loro, mentre le Serpi erano fin troppo strafottenti. Certo, non sapevano chi era il colpevole, ma provavano lo stesso un’immensa simpatia tanto da essersi già guadagnati parecchie maledizioni e fatture da molti Grifoni. Dopo aver consumato una colazione frugale ognuno cercò di trovarsi qualcosa da fare per far passare più velocemente quelle ore che sembravano senza fine.

Nonostante le notizie circa la nuova pista seguita dagli auror, la sparizione di James sembrava finita in una situazione paradossale, di stallo. Nemmeno gli Auror sapevano bene come muoversi. L’unica pista valida era che James fosse stato rapito con la complicità di qualcuno interno alla scuola, un professore forse, e l’unico sospettato era proprio un ex auror. Questa situazione metteva non poco in imbarazzo l’intero dipartimento, ormai costretto ad interrogare quasi quotidianamente Anderson. Anche Bellatrix, dal canto suo, cominciava ad avvertire chiaramente che la situazione le stava sfuggendo di mano.

Rapire James Potter era stata una mossa avventata, quasi un dispetto per far soffrire il figlioccio del suo odiato cugino. Il suo obiettivo era sempre e comunque Teddy, il figlio di Remus. Sulle prime non aveva certo immaginato che la sparizione di quell’insopportabile ficcanaso avrebbe destato tutto quel polverone, tanto che non si era nemmeno preoccupata di assicurarsi che il ragazzo fosse veramente morto. Lo aveva schiantato, abbandonato in una grotta molto lontana dal castello ed era tornata a scuola a godersi lo spettacolo. Non credeva certo che gli auror avrebbero cominciato a sospettare di un loro ex collega, tanto che non si era nemmeno preoccupata di trovarsi un valido alibi. Insomma, aveva agito con troppo leggerezza e ora rischiava di pagarne le conseguenze. Era solo questione di tempo, lo sentiva, di lì a poco Anderson sarebbe stato arrestato e lei avrebbe fatto una pessima fine. L’unica soluzione era muoversi prima, anticipando le mosse di Silente e degli auror. La mossa più intelligente da fare era sostituirsi a Lumacorno, facendo in modo che il professore di Pozioni assumesse le sembianze di Anderson. In questo modo sarebbe stato lui ad essere arrestato, o forse spedito in un manicomio e lei avrebbe potuto continuare a restare all’interno della scuola per dare la caccia al moccioso che tuttavia nelle ultime ore sembrava essere sparito. Per quanto assurdo potesse sembrare, quella banda di ragazzini aveva trovato un modo per portare il piccolo fuori dalla scuola, lontano da lei. Una volta preso il posto di Lumacorno avrebbe dovuto occuparsi anche di quella questione, trovando un modo per sbarazzarsi definitivamente di tutti i suoi nemici.

I folli piani della donna furono interrotti dall’arrivo di Hermione, Lily e Ginny. Le ragazze si erano dirette nell’ufficio del professore di Difesa Contro le Arti Oscure spinte dalla disperazione, sperando che mettendogli ansia lo avrebbero indotto a fare qualche stupidaggine che lo avrebbe tradito con gli auror. Le ragazze non sapevano certo che stavano andando ad infilarsi niente meno che nella tana di una pericolosa mangiamorte. Presa alla sprovvista per la loro improvvisa comparsa, Bellatrix chiuse freneticamente la porta dietro di loro, bloccandola con il suo corpo. Di lì a poco avrebbe ripreso il suo aspetto e le ragazze avrebbero capito ogni cosa. Doveva pensare a qualcosa, in fretta, prima che fosse tardi.

 “Professore..” esclamò Hermione, indignata per lo strano comportamento del vecchio insegnante. Certo, Anderson negli ultimi tempi aveva iniziato a dare i numeri, ma non era mai arrivato a tanto.

“Zitte, non fiatate..” urlò Bellatrix, brandendo la bacchetta contro le ragazze.

Questo gesto, inevitabilmente, tradì le intenzione e la vera natura della donna. Per quanto pazzo, arrivista e ambizioso, l’uomo non sarebbe mai arrivato a minacciare degli studenti. Doveva esserci dell’altro sotto, qualcosa che loro non avevano ancora intuito.

“È stato lei a rapire James!” esclamò Lily, decisa. Di fronte a sé aveva il responsabile della sparizione della persona che amava di più al mondo. Non poteva arrendersi, in qualche modo lo avrebbe costretto a parlare. Non importava come.

“Puoi provarlo?” chiese il professore, sghignazzando senza ritegno.

“Farà sparire anche noi?” chiese Ginny, provocatoria, guardandosi intorno. Sicuramente l’uomo non gli avrebbe permesso facilmente di lasciare la stanza. Doveva trovare una via d’uscita cercando di ricordarsi di qualche passaggio segreto che potesse tornare utile. Era certa che ne esisteva uno che i suoi fratelli Fred e George utilizzavano spesso per sfuggire dalle punizioni, ma non riusciva a ricordare con precisione dove fosse e come si doveva fare per attivarlo.

“Può essere, ma prima voglio sapere dove si trova il moccioso.” Risposte Bellatrix, furente. Il moccioso le era sparito sotto il naso prima che lei potesse tentare di ucciderlo. Alla fine erano riusciti a giocarla. Se era arrivato il momento di svelarsi, tanto valeva andare subito al sodo e farlo fino in fondo.

“Non capisco di cosa parla.” Mormorò Lily, confusa.

“Quel lurido essere immondo. Quell’ibrido figlio di gente dal sangue sporco!” esclamò Bellatrix, lasciandosi prendere dalla rabbia. In quel momento le ragazze capirono ogni cosa.
“Tu non sei Anderson, tu sei Bellatrix!” esclamò Hermione, spaventata, mentre la donna tornava ad assumere il suo consueto aspetto. Nel giro di pochi istanti al posto di Anderson c’era Bellatrix, con addosso dei vestiti troppo grandi per lei.

“Sorpresa?” chiese la donna, ostentando una calma impressionante.

Ginny lanciò un’occhiata ad Hermione, poi a Lily. Dovevano avvertire gli altri prima che fosse tardi. Hermione annuì, poi rotolò per terra e lanciò un incantesimo alla porta.

“Scappa, Lily..” urlò Ginny, lanciandosi su Bellatrix perché non colpisse la ragazza mentre fuggiva. Alcuni incantesimi la colpirono di striscio, ferendola solo superficialmente.

“Credete che la vostra amica farà davvero in tempo a chiamare aiuto? Siete morte..” tuonò la donna, furente, lanciando un altro attacco al quale le ragazze riuscirono a sfuggire per un pelo, rifugiandosi in un vecchio sgabuzzino suo cui fondo c’era un passaggio segreto.

Lily si mise a correre, ignorando gli incantesimi e cercando di tenere lontane le lacrime. Doveva avvertire qualcuno, ed il più vicino era Lumacorno. Senza pensarci la ragazza si precipitò nel suo ufficio, il vecchio mago avrebbe capito e l’avrebbe aiutata. Nel trovarsela davanti così sconvolta il professore trattenne il fiato.

“Professore!” urlò Lily, fuori di sé, entrando come una furia nel suo ufficio. Era stata in quel posto molte volte, ma mai come in quel momento si era trattato di una questione così cruciale, di vita o di morte.

“Merlino, Lily. Che ti è successo?” chiese l’uomo, preoccupato per quella che aveva sempre considerato la sua studentesse preferita nonostante le sue origini babbane.

“Lui non è lui, lei ha preso il suo posto.”  Esclamò la ragazza, agitata, mentre Lumacorno la prendeva per matta.

“Tesoro, sei sconvolta. Vieni, bevi qualcosa..” mormorò dolcemente l’uomo, cercando di farla sedere.

“No, non capisce. Bellatrix Lestrange ha preso il posto di Anderson. È stata lei a rapire James.” Continuò Lily, scattando in piedi decisa. Lo sguardo del professore si incurvò appena, eppure egli non vacillò.

“Suvvia, quello che dici è impossibile. Avanti, torna alla Torre di Grifondoro ora.” Disse il professore, accompagnando la ragazza alla porta pochi istanti prima che Bellatrix comparisse sull’uscio, sotto le sembianze di Anderson. Qualunque cosa stesse per succedere, Lily non doveva essere lì. L’uomo impallidì leggermente ma lo stesso spinse con forza la ragazza fuori dalla stanza per impedire che potesse assistere a quello che sarebbe successo di lì a poco.

 “Hai fatto scappare la tua pupilla giusto in tempo, ma ora non hai scampo!” mormorò la donna, con il volto coperto dal cappuccio della veste che era appartenuta ad Anderson.

“Io non so chi tu sia, ma di certo non sei Anderson. Bada bene, non prenderai anche il mio posto. Non ti permetterò di fare altro male a questi ragazzi.” Tuonò Lumacorno, ingaggiando una furiosa lotta con la donna.

 

Nel frattempo i ragazzi, dopo la sparizione di Hermione, Lily e Ginny, avevano deciso che era arrivato il momento che gli auror intervenissero e si erano presentati di fronte ad Alastor Moody e Thomas Paciock che li ascoltavano increduli e scocciati. Ogni tanto i due si guardavano e scuotevano la testa, convinti che gli amici di James avessero decisamente iniziato a dare i numeri per le poche ore di sonno e lo stress al quale erano sottoposti.  

“Qualcuno mi spiega che sta succedendo?” sbuffò Moody, poco convinto, cercando di dare un senso a tutte quelle voci che gli parlavano insieme.

“È stato Anderson a rapire James ed ora ha fatto sparire anche Hermione, Ginny e Lily.” Spiegò Harry, frenetico ed indispettito. Era frustrante dover di nuovo fare i conti con la diffidenza degli auror e del Ministero, specie per lui che aveva appena iniziato a farsi rispettare dalle autorità del suo tempo. Gli sembrava di essere tornato al primo anno, quando era solo un bambino indifeso che era corso da una sorpresa Professoressa di Trasfigurazione per annunciargli che qualcuno per conto di Voldemort avrebbe tentato di rubare la pietra filosofale che era custodita nel castello.

“Avete delle prove?” chiese il padre di Frank, scettico, fissando prima il ragazzo e poi il proprio figlio, anche lui in mezzo al gruppo di agitati che stava tentando di convincerli a fare un’azione contro uno dei più famosi e titolati auror del paese.

“No, ma devi credermi papà. Devi fermarlo.” Implorò Frank, aggrappandosi alla manica della veste del padre. Sapeva che non sarebbe stato semplice convincerlo, ma doveva provarci lo stesso anche se questo significava perdere di credibilità con il padre. James lo avrebbe fatto per lui se ci fosse stata in gioco la sua vita.

“Non si può accusare un uomo senza prove.” Sospirò l’uomo, cercando di scrollarsi il figlio di dosso. Frank oppose resistenza, deciso a non lasciar perdere tanto facilmente.

“Anche voi sospettate di lui..” obiettò Regulus, seccato per la scarsa considerazione che gli stavano dando i due maghi. Entrambi erano convinti che tutti loro stessero delirando, senza nemmeno fermarsi a prendere in considerazione le loro parole.

“Non siamo autorizzati a parlare delle indagini in corso.” Tuonò Moody, severo, deciso a non farsi mettere i piedi in testa da quel manipolo di ragazzini scalmanati.  

“Che succede?” chiese Silente, comparendo dal nulla come suo solito e facendo cessare immediatamente tutto quel baccano, seppure per pochi secondi. I maghi più giovani fissarono il preside, chiedendosi se lui li avrebbe appoggiati o avrebbe preso le parti del suo professore di Difesa Contro le Arti Oscure.

“I ragazzi sono sconvolti, credono che Anderson abbia rapito prima James ed ora anche Lily, Ginny ed Hermione!” spiegò pazientemente il padre di Frank, guardando i ragazzi con dolcezza. Nessuno dei ragazzi interruppe l’auror, limitandosi ad annuire.

“È cosi, sono scomparse.” Sospirò il vecchio preside, cercando lo sguardo di Harry. Sentiva che il ragazzo sapeva di più ed allo stesso modo sapeva di doversi fidare di lui. Ancora una volta nessuno disse nulla, troppo intimidito o deluso per parlare.

“Non tutti quelli che spariscono per qualche ora sono stati rapiti, dovresti saperlo bene signor Black.” Disse Silente, posando lo sguardo su Sirius con un sorriso. Il vecchio preside aprì la bocca per aggiungere qualcosa, magari il racconto di alcune delle più grandi sparizioni di Sirius Black conclusasi con una gita al vicino villaggio, ma fu interrotto dalla voce di uno dei ragazzi.

“Silente, deve fare qualcosa.” Urlò Remus, deciso. Tutti si voltarono verso il licantropo, sorpresi. Mai prima Remus aveva reagito con tanta irruenza e violenza di fronte al preside. Ancora una volta Silente, forse più incredulo degli altri, cercò di parlare ma ancora una volta dovette fermarsi, nuovamente interrotto.

“Hermione, Ginny!” strillò Zhoana, indicando le due ragazze che correvano verso di loro più pallide e spaventate che mai. Senza pensarci Harry e Ron corsero loro incontro, prendendo tra le loro braccia le due ragazze prima che queste cadessero a terra. Erano scosse, agitate e portavano addosso evidenti segni di un recente scontro che per fortuna non si era rivelato particolarmente violento.

“Come vedete le vostre amiche stanno bene!” sospirò Moody, esasperato, cercando di mettere fine a quella farsa. Thomas Paciock non disse nulla, ma non staccò nemmeno per un istante gli occhi dalle due ragazze e dalle loro ferite, chiedendosi chi diamine doveva averle ridotte in quel modo.

“Manca Lily!” esclamò Harry, cercando inutilmente la madre con lo sguardo prima di voltarsi verso l’amica e la sua compagna.

“Lei è scappata..” spiegò Hermione, mentre riprendeva fiato. Ron le accarezzò dolcemente i capelli, sperando che il suo tocco potesse servire a calmarla.

“Scappata?” chiese Silente, preoccupato, voltandosi verso i due auror improvvisamente più seri ed attenti.

“Anderson.. eravamo nel suo ufficio.. voleva sapere dove fosse Teddy.” Spiegò Ginny, ansimando. Il ricordo dello scontro, della trasformazione e delle dure parole che Bellatrix aveva rivolto loro era ancora troppo vivo perché riuscisse a parlarne con tranquillità.

“Che centra Teddy? Chi diamine è?” chiese Thomas Paciock, confuso.

“Avanti, andiamo a prenderlo. Dovrà darci delle spiegazioni..” sbottò Moody, burbero. Non gli importava nulla di chi fosse Teddy, voleva solo appendere il suo vecchio maestro ad una parete e scuoterlo fino a che questi non gli avesse rivelato che diamine avesse combinato negli ultimi tempi. Ormai era l’unica cosa logica da fare, soprattutto se era stato lui ad attaccare le due ragazze e forse anche a far sparire James.

“Aspettate, non è veramente Anderson. Bellatrix ha preso il suo posto con la pozione Polisucco.” Urlò Hermione, prima che i due auror si allontanassero. Scossi da quelle parole, Moody e Paciock si bloccarono, come colpiti da un incantesimo. Lo stesso fecero gli altri, prendendo a guardarsi tra loro con gli occhi fuori dalle orbite. Sembrava che il peggiore dei loro incubi si fosse avverato, finendo con il rimettere insieme i numerosi tasselli di quell’intricato puzzle.

“Dannazione, ecco chi aveva ucciso Cygnus Black!” esclamò il padre di Frank, trattenendosi dall’imprecare solo per via della presenza dei ragazzi e del figlio.

“Deve avere fatto fuori anche il vecchio Anderson, pace all’anima sua.” Aggiunse Moody, fissando il collega.

“Dobbiamo trovarla, prima che faccia del male a qualcuno.” Ordinò Silente, agitato. Quella donna a piede libero era una potenziale minaccia per tutti i suoi studenti, specie per Lily.

“Maledizione, il castello è enorme.” imprecò Moody, guardandosi intorno sperando che le pareti iniziassero a parlare per aiutarlo a capire da che parte iniziare.

“Dividiamoci allora.” Suggerì prontamente Paciock, prendendo a ragionare in modo logico. Dovevano agire in fretta, prima che quella pazza avesse il tempo per fare del male a Lily o a qualche altro studente.

“Ci siamo anche noi, abbiamo già perso James e non vogliamo succeda qualcosa anche a Lily.” Dichiarò Harry, deciso, parlando a nome degli amici.

“Preside?” chiese Moody, scettico all’idea di permettere a dei ragazzi di partecipare alle ricerche. L’ideale sarebbe stato mettere tutti gli studenti in salvo in un aula e ordinare ai restanti professori di collaborare, ma si trattava di un’operazione che avrebbe di sicuro richiesto tempo. Molto di più di quanto ne avessero loro.

“Data la situazione mi trovo costretto ad accettare, abbiamo bisogno di tutto l’aiuto possibile per fermare quella donna.” Sospirò l’uomo, preoccupato. Avevano davvero toccato il fondo se erano costretti a lasciare che persino dei ragazzi così giovani combattessero contro i maghi oscuri. I due auror annuirono, scuri in volto.

“Lily!” esclamò Alice, mentre l’amica correva verso di loro e si lasciava cadere tra le braccia di Ron prima di cadere a terra.

“Ehi ragazzina, stai bene?” chiese Moody, preoccupato, guardandosi intorno per assicurarsi che nessuno la stesse seguendo.

“È nell’ufficio di Lumacorno, vuole ucciderlo per prendere il suo posto!” strillò la ragazza, mentre tutti prendevano a correre in quella direzione senza aspettare altro tempo. Persino il Sirius più grande, fino a quel momento tranquillo sotto le spoglie di Tartufo, tornò umano e si unì al gruppo. Voleva Bellatrix morta e questa volta voleva assicurarsi personalmente della sua fine. Più o meno lo stesso valeva per Neville che voleva la causa della sua vita da orfano sotto diversi metri di terra più di chiunque altro.

Subito dopo di loro c’era Harry, deciso a lasciarla in vita e a torturarla fino a che non gli avesse rivelato dove teneva il padre.

Una volta spalancata la porta dell’ufficio di Lumacorno, trovarono l’uomo a terra. Era immerso in una pozza di sangue, ma sembrava ancora vivo. Malconcio ma tutto sommato vivo. Sopra di lui c’era Bellatrix, la solita espressione da pazza dipinta sul volto. Una volta che tutti furono nella stanza Harry la sigillò con un colpo di bacchetta, prima di sorridere. Non sarebbe mai uscita da lì, non viva quanto meno.

Quando Neville, Harry e Sirius si trovano di fronte quella che poteva essere il larga parte considerata la causa di buona parte dei loro problemi dovettero esercitare un notevole autocontrollo per non ucciderla subito, senza pensarci troppo su. Anche i due auror sembravano pensarla come loro. In fondo non si trattava certo di una decisione troppo complicata: quella pazza aveva tolto di mezzo Anderson e aveva ferito Robert. Anche il Sirius più giovane covava parecchio rancore per via dell’attacco che qualche mese prima aveva quasi ucciso Andromeda, ma la preoccupazione per le sorti di James superava di gran lunga il desiderio di vendetta. Almeno per il momento.

La donna si voltò verso i nuovi arrivati, scoprendo i denti in quello che pareva un ringhio ma che era in realtà una risata. Ginny guardò il fratello ed Hermione, incredula. Quella donna era pazza, completamente folle.

“Signori, il desiderio è forte ma ricordatevi di non ucciderla, ne va della vita del giovane Potter” ricordò Moody, più a se stesso che agli altri. I presenti, di malavoglia, annuirono. Alla fine si trattava solo di fare quello che era giusto, rimandando di appena qualche ora la fine della donna. Erano tutti concordi: anche se avesse confessato ogni cosa, sarebbe morta comunque.

Avere la meglio su di lei fu un’operazione abbastanza semplice. Bastò una maledizione cruciatus da parte di Neville e un incantesimo incarcerante da parte di Harry. Sirius guardava orgoglioso i due ragazzi, sorridendo, mentre gli altri apparivano scossi. Era evidente che nessuno di loro, a partire dai due auror e da Silente, si aspettava una preparazione del genere da due ragazzi poco più che maggiorenni. Ormai era evidente agli occhi di tutti, compresi quelli del vecchio preside, che i ragazzi che provenivano dal futuro erano più preparati alla lotta persino rispetto ai membri del suo ordine segreto.

“Dove la portiamo?” chiese Moody, assicurandosi che l’incantesimo di Harry fosse abbastanza forte prima di mettere delle manette magiche alla donna. Vigilanza costante, si ritrovò a pensare sorridendo in modo tetro.

“Andiamo in infermeria. Dobbiamo curare Lumacorno e interrogare questa.. donna.” Ordinò Paciock, storcendo la bocca disgustato. Dimostrarsi gentile con lei era decisamente l’ultima cosa che voleva, ma non aveva scelta. Ne andava della vita di James.

“Come vuoi, ma io la tengo sotto tiro. Una mossa sbagliata ed è morta.” Sbuffò Moody, visibilmente infastidito all’idea di non poter mettere in atto i suoi consueti metodi.

“Dobbiamo essere prudenti, solo lei può portarci da James.” Ribadì Silente, mettendosi tra Bellatrix e le bacchette dei due auror.

“Vero, ma non per questo le permetterò di fare altri morti.” Dichiarò Moody, lasciando la stanza per primo con Lumacorno sulle spalle. Thomas Paciock guardò l’amico allontanarsi, poi si voltò verso l’ultimo arrivato.

“Giusto per fare conversazione, tu saresti?” chiese cortese l’auror, rivolto al padrino di Harry. L’uomo faceva decisamente paura. Era fuori di sé e sul viso era chiaramente distinguibile un’espressione da pazzo che lasciava poco di che stare allegri, tuttavia, nessuno sembrava davvero preoccupato per la sua presenza ne si chiedeva perché fosse rimasto per tutto quel tempo sotto la forma di un cane. In mezzo a tutto quel pandemonio la strana comparsa di Sirius Black appariva quasi la cosa più normale.

“Sirius Black.” Rispose questi, semplicemente, scrollando le spalle.

“Un altro?” chiese Silente, sorpreso.

“Quello del futuro, immagino.” Chiese Thomas per conferma, ricevendo in risposta un cenno affermativo da parte dell’uomo.

“Interessante. Più tardi credo che avrò bisogno di scambiare due parole con te, nel mio ufficio. Ora però pensiamo a questa donna.” Disse il preside, con il suo solito tono enigmatico che lasciava pensare a qualsiasi cosa.

“Mi dispiace non averle detto subito la verità, preside.” Mormorò Sirius, mortificato, abbassando la testa.

“Non è questo il problema. Nei prossimi giorni avrò bisogno di un nuovo professore che prenda il posto di Anderson e sono portato a credere che tu sia intenzionato a restare al castello insieme ai ragazzi..” spiegò l’anziano preside, sorridendo.

“Non è male come proposta.” Esclamò Sirius, spiazzato.

“James Potter..” sibilò Ginny, furente.

“Va bene, ne parleremo più tardi..” aggiunse prontamente Harry, evitando così che Ginny compisse una tremenda strage che avrebbe potuto mettere fine alla vita di Silente e del suo padrino. Il gruppo si mosse verso l’infermeria. Dopo qualche metro da donna diede segno di essersi ripresa e Sirius subito le fu accanto.

“Cuginetta, adesso ti portiamo in infermeria. Ci dirai dove hai portato James e poi farai una brutta fine.” Gli sibilò all’orecchio, senza preoccuparsi di celare l’odio che provava per lei. Bellatrix sembrava sorpresa di trovare Sirius, l’uomo che lei stessa era sicura di aver ammazzato, vivo ma cercò di non darlo a vedere. Sterminare la sua famiglia in quel frangente era passato ad essere l’ultimo dei suoi problemi.

“La fine che ti meriti..” aggiunse Neville, tra i denti. La donna guardò entrambi, poi lanciò uno sguardo anche agli altri e si mise a ridere sguaiatamente.

“Non lo saprete mai. Io morirò, ma il vostro amichetto vi seguirà.. sempre che sia ancora vivo..” strillò Bellatrix con mala grazia. Senza pensarci due volte Harry le tirò uno schiaffo, facendola cadere a terra.

“Tu, brutta..” ringhiò il ragazzo, gettandosi su di lei con la bacchetta sguainata.

“Calmi, ci serve viva.” Disse il padre di Frank, trattenendo a fatica Harry.

“Tom, dannazione, questa troia è la responsabile della sparizione del figlio del nostro migliore amico.” Esclamò Alastor, prendendo le difese del ragazzo.

“Esatto, e se la ammazzi non troveremo mai James.” Rispose l’uomo, iniziando a farsi più insofferente. Anche lui, proprio come tutti gli altri, avrebbe voluto mandarla al creatore senza farsi troppi problemi, ma sapeva che non potevano permettersi di farlo. Non ancora, almeno.

“Andiamo in ordine, prima parla poi la ammazziamo.” Cercò di mediare Sirius, pratico, spalancando la porta dell’infermeria dove un gruppo di medimaghi si stavano già prendendo cura di Lumacorno.

“Idioti, non parlerò mai..” sbottò Bellatrix, furente. Alla fine era stata presa come una principiante, tradita dalla sua voglia di uccidere e fare del male al suo odiato cugino.

“Benissimo, Pozione della Verità?” chiese Harry, voltandosi verso gli auror che stavano legando la donna ad una sedia perché non si muovesse. Non appena ebbe nominato la fatidica pozione, Bellatrix si fece di colpo più pallida e agitata.

“Ho distrutto tutte le scorte di Lumacorno e il vecchio non può prepararne altra.” Esclamò la donna, cercando di apparire calma.

“Credo sia una fortuna allora che due dei suoi migliori studenti siano in questa stanza. Lily, Regulus.” disse Silente, indicando i due ragazzi che si stavano già dando da fare per creare la pozione che avrebbe salvato la vita di James.

“Tu, brutto traditore. Come hai potuto scegliere di andare contro la famiglia?” chiese Bellatrix, disgustata, rivolta al più giovane dei suoi cugini. Il ragazzo si voltò, restando immobile ed impassibile per qualche secondo. Harry era convinto che stesse per esplodere, invece si sorprese per sua immensa calma.

“Sirius è la mia famiglia, ed anche James. Non tu..” rispose il ragazzo, voltando poi le spalle per tornare a dedicare tutte le sue attenzioni alla pozione.

I ragazzi lavorarono febbrilmente e con attenzione, nonostante non avessero mai preparato una pozione del genere in così poco tempo e soprattutto sotto pressione.

 “A che punto è il siero della verità?” chiese Ron, sbirciando oltre la spalla di Lily il grosso pentolone nel quale bollivano liquidi di diversi colori.

“Non credo combineremo molto se ci tormenti ogni dieci minuti!” sbuffò la ragazza, tagliando con cura alcune radici arancioni.
“Non ci credo che Lumacorno non ne tenga una scorta nascosta da qualche parte per casi come questi!” protestò Sirius, indignato.
“Prenditela con lui, io sto facendo tutto quello che posso.” Sbottò Regulus, irritato. Come se non bastasse la pozione che li stava mettendo in difficoltà, ora attaccava anche suo fratello con le sue lamentele.

“Non è abbastanza, la pozione non dovrebbe essere di quel colore.” Sbuffò Lily, leggendo freneticamente le istruzioni per capire dove avessero sbagliato.

“Un po’ di pazienza.” Esclamò Regulus.

“Non c’è tempo!” ricordò loro Remus, fissando il grosso orologio che stava sulla parete.
“Dobbiamo ricominciare da capo, maledizione.” Sospirò Lily alla fine, sconfitta. Regulus imprecò ma prese la bacchetta per fare sparire la pozione. Prima che riuscisse a lanciare l’incantesimo sentì qualcuno afferrargli il polso saldamente.

“Gira in senso contrario e mettici più energia, dilettante.” Ordinò Piton, senza lasciare la prese sulla bacchetta dell’amico. Regulus sembrò sorpreso, ma decise di fare come diceva lui. Certo, lui e Lily erano bravi, ma nessuno batteva Severus Piton davanti ad un pentolone.

“Severus, hai deciso di darci una mano?” chiese timidamente Lily, mentre tutti fissavano increduli la scena. Il serpeverde sospirò, scuotendo la testa.

“Senza di me farete tutti una brutta fine, già lo so.” Mormorò poi, mettendosi a rimediare agli errori che i due avevano fatto. Harry lanciò un’occhiata a Sirius, che annuì sorridendo. Alastor, sorpreso, stava per dire qualcosa, ma Thomas lo fermò. Un ragazzo smarrito era tornato dalla loro parte, non c’era bisogno di farsi troppe domande. Non in quel momento, almeno. Una volta fatta parlare Bellatrix e ritrovato James avrebbero avuto tutto il tempo per preoccuparsi dei dettagli insignificanti che stavano trascurando in quel momento.

 “Allora?” chiese Remus, impaziente.

“È pronto!” rispose Severus, distratto.

“Incredibile Piton, servi a qualcosa.” Esclamò la versione più giovane di Sirius, sorpreso.

“Non l’ho fatto certo per te, brutto idiota, ma solo perché devo un favore a Potter..” rispose Piton, burbero. Era tornano dalla parte dei buoni, certo, ma non era certo di essere ancora pronto ad essere gentile e andare del tutto d’accordo con i malandrini.

“È lo stesso un inizio..” sospirò la versione più vecchia, sorridendo.

“Questo chi sarebbe, un clone di Black?” chiese Severus, balzando indietro spaventato. Solo nei suoi incubi aveva avuto a che fare con due Sirius Black, almeno fino a quel momento.

“Più o meno, diciamo che vengo dal futuro.” Rispose Sirius, studiandolo a fondo. Non riusciva ad odiarlo, non quanto aveva odiato la sua versione più anziana. Non dopo che aveva saputo che aveva salvato la vita di Harry e che per tutti quegli anni aveva cercato di rimediare ai suoi passati errori.

“È un incubo, vero?” chiese Piton, di colpo più pallido.

Se fosse stata un’occasione diversa forse tutti avrebbero riso e si sarebbero dilungati a spiegare tutta la storia, ma dati i fatti nessuno fece caso a quella frase e voltarono l’attenzione verso la donna seduta a pochi passi da loro.

“State indietro, traditori. Non saprete mai dove ho abbandonato quel sudicio mago. Morirà senza che voi possiate fare nulla per salvarlo.” Strillò lei, in preda al panico.

“Questo è tutto da vedere!” sogghignò Alastor, la pozione ben stretta tra le mani.

La donna si guardò intorno, frenetica, cercando rapidamente una via d’uscita. Sapeva di essere ad un passo dalla morte, non l’avrebbe potuta evitare come aveva fatto in passato. Questa volta intorno a lei c’era una schiera di maghi che non chiedeva altro se non la vendetta. Era rassegnata e tranquilla. Sarebbe morta come una Black, senza implorare ne gettarsi in lacrime ai piedi dei suoi nemici. Era pronta, certo, ma lo stesso aveva paura. Non voleva che quella massa di traditori venisse a conoscenza dei suoi segreti, ne di quelli del suo signore.

La fiala di pozione era a pochi centimetri dalle sue labbra. Solo qualche altro minuto e sarebbe stata costretta a confessare ogni cosa, poi sarebbe morta da traditrice.

Bellatrix si agitò sulla sedia, storcendo la testa senza riuscire a sfuggire alla salda presa di Thomas ed Alastor. Stava quasi per rassegnarsi, quando la porta si aprì di scatto, rivelando la versione più giovane della donna costretta sulla sedia.

“Che diamine succede?” esclamò Ron, voltandosi verso la porta.

Bellatrix guardava con odio i due cugini e mandò una maledizione anche a Severus, al fianco di Lily. Solo dopo portò la sua attenzione sulla copia di sé che aveva davanti.  Scrutò con attenzione lo sguardo della donna che sarebbe diventata mentre lei implorava silenziosamente il suo aiuto. Poteva capire il suo tormento, era pronta a morire ma non voleva che i suoi segreti venissero rivelati. Improvvisamente capì ed alzò la bacchetta.

“Bella, no.. ferma!” implorò Piton, frenetico, senza che la ragazza lo ascoltasse.

Era concentrata solo sulla donna legata. Doveva aiutarla, prima che quei traditori avessero il tempo di mettere in atto il loro meschino piano. Gli auror si mossero in fretta non appena intuirono le intenzioni della giovane, eppure non abbastanza in fretta.
“Avana Kevada!”tuonò la giovane Bellatrix, indirizzando il colpo contro se stessa.

Bellatrix finalmente era morta, James era condannato.

ANGOLO DELL'AUTRICE

grazie a tutti coloro che hanno portato taaanta pazienza e che sono arrivati a leggere fino a questo punto. davvero, più il tempo passa più mi rendo conto che questa storia è immensa, lunghissima, non solo per me che la sto scrivendo ma anche per voi che la seguite. quando l'ho iniziata non avrei scommesso di potere arrivare fino a questo punto. ad ogni modo, GRAAAZIEEE!

Domi97: una come Bellatrix non poteva certo morire senza rompere le scatole, giusto? ad ogni modo, non è ancora finita per James. ha la pelle dura! :D prometto che alla fine starà bene, dopo tutto io adoro i lieto fine.

Brando: mi spiace un sacco per la tua influenza. tra le altre cose, ti sono solidale! :D Ho pensato di fare intervenire anche Robert, ma poi mi sono ricordata che aveva promesso a Sirius che avrebbe badato al piccolo. ad ogni modo, nel prossimo capitolo ci sarà e scambierà due parole con i suoi colleghi.. :D Spero che la scelta di Piton ti sia piaciuta, nei prossimi capitoli ti anticipo che ci sarà un dialogo interessante su Lily tra lui e James, naturalmente dopo che James ricompare.. :D per Bellatrix anche io avrei voluto che fosse qualcun altro a ucciderla, ma una come lei non muore mai senza rompere le scatole.

Cloe Black, Allice_Rosalie_Black, Dracucciole, Smemo92 e Funny Pink : grazie mille, siete davvero dei tesori! chiedo scusa se non mi dilungo troppo ma sono di frettissima. prometto che mi faccio perdonare nel prossimo capitolo! 

 

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Capitolo 65
*** VOGLIA DI REAGIRE ***


CAPITOLO 63
VOGLIA DI REAGIRE

Il castello pareva tetro, quasi disabitato. Non vi era la minima traccia del continuo via vai dei ragazzi, non nella Sala Grande e tanto meno nella Sala Comune dei Grifondoro. In poco tempo la voce era girata e tutti erano venuti a sapere quello che era successo nell’infermeria. Da quel momento in poi nessuno sembrava avere più voglia di ridere, ne di fare nulla di diverso dal bisbigliare sottovoce all’amico. Persino i Serpeverde erano chiusi nella loro sala comune, perplessi come il resto dei compagni delle altre case. 
Gli auror alla fine avevano lasciato il castello portandosi via il corpo senza vita di Bellatrix e la giovane Bellatrix in catene, scortati da alcuni dissennatori arrivati apposta da Azkaban. Alastor e Thomas l’avevano interrogata a lungo con la pozione della verità ma avevano scoperto solo che lei non centrava nulla. L’unico legame tra le due donne era il fatto di essere la stessa persona, così come l’unico loro incontro era stato quello consumatosi nell’infermeria del castello, solo qualche ora prima. 
Sembrava l’ennesima beffa del destino.
Silente aveva accompagnato i due auror fuori dal castello, poi si era ritirato nel suo ufficio senza più parlare con nessuno. Non vi era traccia dell’uomo che aveva sempre guidato la scuola attraverso i guai e le tragedie, determinato e risoluto. Al suo posto c’era un mago troppo vecchio, tormentato dai suoi sbagli passati e dalla sparizione di un giovane che non aveva nessuna colpa e che non aveva ancora iniziato a vivere per davvero la sua vita. Persino il ritorno di Severus Piton tra le loro fine non sembrava una buona notizia, in una giornata come quella. La speranza di vincere la guerra sembrava lontana, poco più che una pallida utopia. 

Come poteva pretendere di guidare una fazione se non riusciva nemmeno a tenere al sicuro i suoi ragazzi?

L’arrivo dei genitori di James costrinse Silente ad uscire dal suo isolamento, per incontrarli. La piccola comitiva entrò nell’ufficio in un composto e surreale silenzio, accompagnati dalla professoressa McGranitt e dal Professor Lumacorno, entrambi provati dalle ultime ore. Il professore di pozioni, nonostante non si fosse ancora ripreso, non aveva voluto saperne. I signori Potter erano vecchi amici, era impensabile lasciarli soli in un momento come quello. Non appena se li trovò di fronte, Silente gettò loro un’attenta occhiata. La madre del ragazzo era distrutta, in lacrime, il padre invece era una furia. Alle sue spalle erano comparsi ancora Al e Tom, a debita distanza dal resto del gruppo. In particolare, gli ultimi due erano silenziosi, malconci e docili come non erano mai stati in vita loro.

“Che razza di uomo sei? Ti ho affidato mio figlio, i miei ragazzi.. non sei stato in grado di tenerlo al sicuro o di impedire che quella poco di buono uccidesse l’unica possibilità di riavere il mio James vivo.” Tuonò Robert Potter, facendo sobbalzare chiunque si trovasse in quel piano, fantasmi compresi. 

Non aveva alzato la bacchetta contro il preside, ma ugualmente Moody si era fatto avanti per impedirgli di fare mosse avventate. Conosceva il buon cuore dell’amico, ma conosceva anche la sua attuale disperazione. La professoressa McGranitt urlò, ma il vecchio preside non reagì, abbassando appena la testa.

“Hai ragione, amico mio. Io ho fallito.” Ammise Silente, amareggiato. 

Ogni tentativo di migliorare le cose e di salvare James non aveva fatto altro che peggiorare le cose. Non poteva biasimare Robert per l’odio che provava nei suoi confronti. Tutto quello che poteva fare era mettersi alla sua mercé, permettendogli di sfogarsi come meglio riteneva. Gli avrebbe lasciato distruggere la stanza, né gli avrebbe impedito di prenderlo a pugni.

“Amico? Hai condannato a morte il mio ragazzo, e mi chiami amico?” chiese il signor Potter, ad un passo dal perdere completamente la ragione. 

Quando era stato informato che gli auror di stazza al castello ed alcuni ragazzi avevano scoperto chi era stato a rapire suo figlio e lo avevano catturato il suo cuore si era fatto più leggero. Subito era corso da Dorea, rassicurandola. Il loro James non avrebbe fatto la fine del povero Steve. Questa volta loro sarebbero riusciti a salvare loro figlio, Silente avrebbe tenuto il vita il rapitore e permesso a Tom ed Al di trovare il suo ragazzo. Non vi era ragione per dubitare di loro. La sera Alastor si era presentato da lui, a testa bassa, ma all’inizio non aveva voluto credere che Bellatrix era morta, portandosi con sé tutte le informazioni per ritrovare James. 
A quel punto Dorea aveva iniziato a piangere, lui a dare di matto.

“Bob, calmati. Silente, noi.. abbiamo fatto tutto il possibile.” Mormorò Tom, facendosi avanti al fianco di Al. 

Robert si girò, seccato, spostando la sua attenzione dal preside ai due auror. Il suo sguardo era gelido e tradiva tutta la rabbia che provava in quel momento.

“Sta zitto Tom, sai come la penso. Non avete fatto abbastanza.” Rispose, secco, prima di voltarsi verso il muro e lasciare la stanza seguito dalla moglie. 

Nessuno cercò di fermarli. Tom aprì la bocca per ribattere, ma poi preferì restare in silenzio. Abbassò la testa e sentì una mano posarsi sulla sua spalla.

“È fuori di sé, non sa quello che dice. Avrà bisogno di noi una volta che si sarà calmato.” Mormorò piano Alastor Moody, cercando di frenare le lacrime. 

Il suo occhio destro era cerchiato di nero nel punto dove l’amico lo aveva colpito poco prima. Anche Tom portava segni simili, ma non sul viso. Bob gli aveva sferrato un pugno nello stomaco e l’altro non aveva nemmeno provato a difendersi. Sapevano entrambi che Robert era fuori di sé, come sarebbe stato chiunque altro al suo posto. Se al posto di James ci fosse stato Frank, probabilmente lui non si sarebbe limitato ad un paio di pugni. La McGranitt e Lumacorno, dopo essersi scambiati un paio di occhiate capirono che era il caso di andarsene. 
Thomas Paciock e Alastor Moody si congedarono da Silente a testa bassa, sconfitti. Il vecchio preside annuì assente, senza provare a fermarli o offrire loro qualcosa da bere come faceva sempre quando passavano a trovarlo. Si voltò invece verso la scrivania, fissando intensamente una cornice che conteneva una foto di un tempo lontano, con il ritratto di tre ragazzini sorridenti. Due maghi ed una bambina ricambiarono il suo sguardo, incuriositi. Silente sospirò e si lasciò cadere sulla poltrona.

 Benché il castello brulicasse di gente non fu difficile per Frank individuare suo padre. L’uomo camminava sconfitto al fianco di Alastor Moody, guardandosi intorno alla frenetica ricerca di qualcuno. Era talmente assorto da non notare la presenza del figlio almeno fino a che questi non gli si lanciò addosso.

“Papà.. che succederà ora?” chiese Frank, pallido e nervoso. 

L’uomo fissò attentamente il figlio, ed i ragazzi intorno a lui. 
Avevano aspettato ore per poter fare quella domanda, anche se sapevano che la risposta sarebbe stata una doccia fredda.

“Non c’erano molte speranze di trovare James. Adesso che Bellatrix è morta.. beh, le cose sono peggiorate.” Rispose Tom, sospirando, troppo stanco per girare intorno alla questione. 

Erano abbastanza intelligenti per esserci forse arrivati da soli, eppure sentirlo dire da un auror fece ugualmente male. La reazione dei ragazzi fu duplice, alcuni si lasciarono cadere inermi, altri sembrarono accendersi d’ira.

“Non avete una pista, è questo quello che sta dicendo?” chiese Regulus, rabbioso, fissando Tom ed Al quasi con odio. 

Erano due auror, incaricati dal ministero di fermare i maghi cattivi ed aiutare la gente, eppure se ne stavano lì senza fare nulla. Limitandosi a dire che era finita, che non c’era altro da fare se non stare senza fare nulla.

“No Regulus, sta dicendo che non lo cercheranno più. Non vivo, almeno.” sospirò la versione più grande di Sirius Black, facendo del suo meglio per non tradire le sue emozioni. 

Alle parole del fratello l’ex Serpeverde si spense, quasi le forze lo avessero abbandonato all’improvviso. L’uomo non poteva certo biasimarlo. L’unica ragione a tenerlo in vita era Harry, doveva essere forte per lui. Se non fosse stato per il figlioccio, tuttavia, si sarebbe volentieri lasciato andare. Quell’ennesimo fallimento era troppo. Per due volte aveva incontrato James Potter nella sua vita, ed entrambe era stato capace solamente di guardarlo morire.

“No, non potete.” Implorò Lily, con un filo di voce, prima di accasciarsi tra le braccia di Remus. 

Al suo fianco Zhoana provava a consolarla, ma le lacrime le impedivano quasi di vedere il viso dell’amica dai capelli rossi. Ginny cercava di essere forte, ma le sue certezza dubitarono una volta incrociato il viso di Harry. Era in lacrime, quasi nascosto tra Hermione e Ron che cercavano di consolarlo senza parlare.

“Sarebbe tutto inutile, è passato troppo tempo. Adesso cerchiamo un corpo, non un ragazzo disperso.” Tagliò corto Moody, guidando il compagno fuori dal castello lontano dalle domande dei giovani.

Quelle parole rimasero nell’aria, pesanti. Rimbombarono a lungo nella mente dei presenti, giocando degli scherzi strani alle loro menti. Sirius Black continuava a sentire quella frase mentre davanti agli occhi aveva un flash del passato, il corpo inerme di James dopo che era stato ucciso, poco distante da quello di Lily. Le immagini della casa distrutta a Godrig’s Hollow si sovrapponevano al sorriso del ragazzino che aveva visto scherzare con Harry. Ancora una volta non aveva potuto impedire che gli strappassero i genitori. Harry avrebbe dovuto odiarlo, era inutile. Si voltò un poco, per vedere i volti degli altri. Quando incontrò lo sguardo del giovane Sirius Black si pentì di quella decisione. Quello che aveva di fronte non era un ragazzino spensierato ma un uomo distrutto. Accasciato a terra, in lacrime, non faceva che mormorare frasi sconnesse, senza senso.

“Dovevo essere con lui..” disse alla fine, scandendo le parole a fatica. 

Subito Regulus gli fu al fianco, abbracciandolo. Piton assisteva a distanza al dolore dei ragazzi. Lui odiava Potter, ma lo stesso pensava fosse sbagliato quello che stava accadendo. Molte volte si era immaginato quel momento, la morte del suo rivale, ma mai aveva pensato potesse essere così straziante. Guardava Lily, ma non riusciva ad essere soddisfatto di quella vittoria. James non c’era più, ma lei non sarebbe stata lo stesso sua. Non ora, probabilmente mai.

“James non vorrebbe vederci così, anche se è morto.” Mormorò Remus, alzando la voce per attirare l’attenzione dei presenti. 

Le ultime parole, pronunciate con un tono prepotente che non gli era proprio, ebbero il potere di mettere i brividi a tutti, ma lui sembrò non farci caso. Era determinato a spingere gli amici a reagire, a qualunque costo.

“Che dovremmo fare, dimmelo? Credi dovremmo organizzare una festa perché adesso c’è più spazio nel dormitorio?” domandò Piton, senza nascondere la sua vena polemica. 

Le parole del Serpeverde scossero tutti, forse più di quelle di Remus, compreso Sirius che si voltò a guardare il rivale di sempre. Severus era di fronte a lui e per la prima volta non provava ribrezzo.

“Che vuoi saperne tu?” chiese Alice, disgustata, senza nascondere l’odio che provava per quello che una volta era stato il migliore amico di Lily e che l’aveva fatta soffrire. 
La rossa alzò la testa, confusa, asciugandosi gli occhi con il dorso della mano.

“Credete che io sia contento? Va bene, io odiavo Potter. Lo ritenevo un essere spregevole perché aveva tutto quello che io avevo sempre desiderato. Compresa Lily. Oggi dovrei essere l’uomo più felice di questo castello, ma mi sento uno schifo. Sai perché? Perché amo Lily e vederla a pezzi mi distrugge. Lei ama James, anche se lui non c’è più. Non ci sarà mai posto per altri nel suo cuore, per questo sono tornato dalla vostra parte. Volevo davvero salvarlo, per lei.” Esplose Piton, lasciando interdetti tutti i presenti, incapaci di replicare. 

Il ragazzo che avevano sempre odiato si era alla fine rivelato un uomo coraggioso che aveva insegnato loro come rimediare ai propri sbagli. Lily aprì la bocca per dire qualcosa, ma poi si rese conto che era troppo stanca anche solo per ringraziare Severus di averle dato retta. Sorrise appena, poi tornò ad accasciarsi a terra come una bambola di pezza.

“Sei pieno di sorprese, Severus.” Commentò Remus, abbozzando un sorriso che poi rivolse anche ai compagni. 

Alice abbassò la testa, imbarazzata. Non voleva dare a Piton la soddisfazione di avere ragione, eppure doveva riconoscere che si era rivelato maturo.

“Abbiamo accolto Regulus, possiamo fare lo stesso con te. Dico bene?” disse Frank, guardandosi intorno. 

Nessuno obiettò e Piton, imbarazzato, ringraziò tra i denti.

“Sai Sev, qui è diverso. Queste persone ci hanno accolti, ci considerano parte del gruppo e in caso di bisogno darebbero la loro vita per noi. Cerca di non deluderli, sei un Grifone adesso.” Spiegò Regulus, inclinando la testa. 

Severus annuì, confuso. Improvvisamente di fronte a sé aveva una possibilità, non la solita disperazione.

“Resto dell’idea che non possiamo stare qui senza fare niente..” riprese Remus, polemico, incrociando le braccia e fissando ad uno ad uno tutti i presenti.

“Che diamine..” iniziò Sirius, seccato.

“Ha ragione lui, dobbiamo reagire.” Lo interruppe Harry, parlando con una strana luce negli occhi. 

Tutti si voltarono verso di lui, in ansia. Da quando Bellatrix era morta lui non aveva più parlato. In pochi istanti tutti i fantasmi del suo passato avevano ripreso forma, tornando a tormentarlo quasi fosse in un incubo.

“Hai sentito gli auror? Non possiamo trovare James, non abbiamo speranze.” Cercò di farlo ragionare Sirius, preoccupato per il suo figlioccio. 

La sua reazione lo spiazzava e lo confondeva. Harry non aveva fatto piazzate, ne alzato la voce. Aveva pianto il silenzio, quasi senza farsi vedere, poi aveva detto che dovevano reagire.

“Possiamo fermare questa assurda guerra, impedire che altri muoiano.” Continuò Harry, deciso, rivolgendo lo sguardo agli amici intorno a lui. 

Hermione, Ginny, Neville e Ron annuirono. Era arrivato il momento di fare sul serio, di combattere. 

“Come?” chiese Zhoana, incredula. 

Nessuno era riuscito a fermare quella guerra. Non gli auror, non Silente e tanto meno chiunque fosse stato così pazzo da provarci. Era follia pensare che bastasse un po’ di forza di volontà per farlo.

“Uccidendo Voldemort.” Esclamò Neville, risoluto, mettendo fine al brusio agitato dei presenti. 

Sui volti dei ragazzi ora erano dipinte espressioni di puro terrore, era evidente che nessuno di loro aveva pensato che Harry e gli altri fossero intenzionati ad arrivare a tanto. Non così presto, almeno. Alice e Frank guardavano quel ragazzo, chiedendosi se davvero fosse loro figlio e non uno spietato auror mandato dal ministero. Aveva proposto di uccidere il più terribile e potente dei maghi oscuri più o meno con lo stesso tono con cui si propone ad una ragazza di uscire.

“Siete pazzi? Nessuno può competere con quel pazzo furioso..” cominciò Alice, cercando di vincere la tensione per articolare una frase di senso compiuto. 

Zhoana, al suo fianco annuì mentre la versione più grande di Sirius Black cercava di non perdersi nulla.

“Non siamo pazzi, noi conosciamo il suo segreto.” Spiegò Hermione, pacata. 

Sembrava preparata, sia a quella assurda discussione che alla guerra che stava per scatenarsi.

“È impossibile..” mormorò Piton, scuotendo la testa. 

Nessuno di loro, nemmeno i mangiamorte, sapeva abbastanza per mettere in difficoltà Voldemort. Se fosse stato così semplice qualcuno lo avrebbe certamente già fatto, si disse il ragazzo.

“Vengono dal futuro.. lunga storia..” spiegò velocemente Regulus, facendo cenno all’amico che gli avrebbe raccontato tutto più tardi.

“C’è un’altra storia, più lunga, che non conoscete.” Iniziò Harry, sospirando. 

Ancora una volta si voltò verso gli amici. Erano preoccupati, ma annuirono. Doveva andare avanti, non potevano combattere da soli ne tanto meno coinvolgere Silente.

“Che stai dicendo, Harry?” chiese il Sirius più grande, stranito. 

Nemmeno lui stava seguendo quello strano discorso. Da quello che sapeva lui, nessuno sapeva qualcosa circa di segreti di Voldemort. Certo, Silente aveva qualche sospetto fondato, ma non lo aveva mai diviso con nessuno di loro. Almeno, così era stato fino a che lui era in vita.

“Nemmeno tu lo sai, sei morto prima.” spiegò Ron, con il suo solito poco tatto.

“Dimenticavo il particolare..” sbuffò il mago, infastidito, alzando gli occhi al soffitto. 

Subito assunse un’espressione imbronciata che sarebbe stata divertente se solo il momento fosse stato meno tragico.

“Voldemort non può morire perché ha diviso la sua anima..” iniziò a raccontare Ginny, mettendo fine a quel ridicolo ed insensato scambio di battute. 

Solo due idioti come suo fratello e Sirius avrebbero potuto discutere in un momento tanto delicato.

“Un horcroux?” chiese Remus, incredulo, mettendosi a sedere per la sorpresa.

“Sette horcroux, ma forse non li ha ancora creati tutti.” Spiegò meglio Hermione, scegliendo con cura le parole per non spaventare i ragazzi.

“È disgustoso.” Esclamò Lily, inorridita, scattando in piedi. Dietro di lei Severus, il padrino di Harry e Regulus avevano la sua stessa espressione.

“Che diamine sarebbe questa cosa?” chiese il Sirius più giovane, guardando esasperato gli amici che come al solito ne sapevano più di lui.

“Dividi la tua anima compiendo un omicidio e ne chiudi un pezzo in un oggetto. Se il tuo corpo viene eliminato, continui a vivere.” Mormorò Regulus, dando delucidazioni al fratello maggiore senza nascondere l’orrore che provava per quella pratica.

“E quel pazzo avrebbe diviso la sua anima sette volte?” chiese Sirius, assumendo la stessa aria schifata di Lily.

“Non è questo il punto. Gli horcroux potrebbero essere qualsiasi cosa, non li troveremo mai..” sospirò Regulus, seccato. 

Conoscevano il segreto di Voldemort, eppure non era abbastanza per toglierlo di mezzo. A quelle parole sul viso di Harry si dipinse un sorriso malandrino che stupì gli altri.

“A meno che qualcuno che li ha già distrutti non sappia esattamente quali sono..” disse Ron, sorridendo, voltandosi verso il resto del trio.

“Vediamo se li ricordo tutti.. dovrebbero essere il diario di Tom Riddle, l’anello degli Orvoloson, il medaglione di Serpeverde..” iniziò ad elencare Harry, contando sulle dita della mano gli oggetti che in passato avevano già trovato e distrutto.

“La coppa di Tassorosso, il diadema di Corvonero..” continuò Hermione, puntigliosa.

“Il serpentone ed Harry.” Concluse Ron, guadagnandosi occhiatacce dai compagni. 

Ancora una volta le parole del ragazzo fecero sobbalzare il resto del gruppo.

“Harry sarebbe un horcroux?” chiese Frank, accigliato. Poco lontano da lui, Piton aveva la stessa espressione spaventata. 

“Lo ero, ma in questo tempo non sono ancora nato..” spiegò Harry, seccato. 

Odiava ripensare a quella brutta storia, figurarsi raccontarla. I dettagli sarebbero stati davvero troppi, compreso che Piton si era sacrificato per lui. Un giorno forse glielo avrebbe raccontato, ma non quella sera. Non prima di vedere Voldemort morto e suo padre di nuovo al suo fianco. Una vocina nella sua testa, per quanto insensato poteva sembrare, gli diceva di non arrendersi. Che James Potter era ancora vivo, da qualche parte.

“E lo stesso vale per il serpente.” Aggiunse Ron, pensieroso. 

Remus riflettè un attimo, poi scritte velocemente il nome dei cinque oggetti che dovevano trovare e distruggere.

“Gli altri dovrebbero esistere di già..” concluse Hermione, facendo il punto della situazione. 

Il diadema di corvonero doveva essere nel castello. L’ideale era partire da quello.

“Grandioso, sapete anche dove cercarli?” chiese Sirius, impaziente di cominciare quella che prometteva di essere una rivincita sull’uomo che aveva causato così tanto male nella sua vita. 

Se Voldemort non avesse mai iniziato quella assurda guerra lui sarebbe vissuto tranquillamente insieme ai suoi malandrini, lontano da tutto quel caos. James sarebbe stato lì con loro e nessuno avrebbe dovuto combattere.

“Secondo te?” chiese Neville, ironico. 

A quelle parole sul viso di Frank si disegnò un sorriso che spaventò appena Alice. Sembrava un cacciatore, pronto a partire all’assalto e a ghermire la sua preda. Non si sarebbe fermato, non prima di aver ucciso Voldemort.

“La caccia può cominciare, non perdiamo tempo.” Esclamò Regulus, deciso a combattere.

“Perfetto, prima tappa: la stanza delle necessità..” comunicò Harry, indicando il buco del ritratto che li avrebbe condotti nei corridoi del castello.

***

La casa era silenziosa, immobile. Non vi era nessun rumore, tranne i singhiozzi di una donna, aggrappata alla manica della camicia del marito.

“Beth, non piangere.” Cercava di rassicurarla l’uomo, invano. 

Era quasi seccato, eppure cercava di mantenere la calma per non peggiorare le cose. Erano ore che la moglie era in quello stato e niente sembrava essere in grado di consolarla.

“George hai sentito i medici? Dicono che non possono fare nulla per lui..” disse la donna, tra un singhiozzo e l’altro. 

L’uomo sospirò, alzando gli occhi al soffitto.

“Mi dispiace, ma che dovremmo fare?” chiese il marito, cercando di consolare la moglie. 

Certo, anche a lui spiaceva ma non aveva ancora perso del tutto la testa. In fin dei conti si trattava di un ragazzo che avevano trovato per caso, uno sconosciuto di cui nessuno sembrava sapere nulla. La sua morte sarebbe stata un fatto triste, ma non certo una tragedia. L’anno prima era morto il figlio dei vicini, un bimbetto vispo di appena cinque anni portato via da un brutto male. Quello si che era stato un tragico scherzo del destino.

“Non lo so, ma Merry non la prenderà bene.” rispose la donna, soffiandosi il naso. 

Ancora una volta l’uomo si trovò a sospirare, impotente. Anche lui era preoccupato per la figlia ma cominciava a pensare che la moglie stesse esagerando, ingigantendo il problema.

“È piccola, vedrai che si dimenticherà. Mi dispiace per questo ragazzo, ma non sappiamo nemmeno chi sia. Hai sentito la polizia, no?” mormorò il marito con tatto, cercando di non apparire troppo crudele.

“Lo so, hanno detto che sembra sbucato dal nulla. Che non ha passato..” disse la moglie, scuotendo la testa. 

Quando aveva sentito quelle parole aveva urlato, si era agitata ed alla fine era stata portata via di peso dal compagno. Come potevano delle persone che si vantavano del titolo di poliziotti non sapere nulla di un ragazzo ferito? Non poteva avere più di diciotto anni e di sicuro doveva avere dei genitori, dei fratelli, degli amici e forse anche una fidanzata che lo stavano cercando senza sosta. Quelli della polizia non potevano fregarsene così, come se non fosse un loro problema.

“Possiamo solo stargli vicino fino alla fine, tutto qua.” Sospirò l’uomo, diventando improvvisamente triste. 

L’idea che nella stanza affianco, quella che di solito riservavano agli ospiti, fosse occupata da un ragazzino morente gli metteva i brividi, ma sapeva bene che toccava a lui essere forte. Era l’uomo di casa, non poteva piangere e perdere la testa.

“E se avesse ragione Merry?” chiese la donna, guardando il marito negli occhi. 

Per qualche istante cadde il silenzio. Beth non osava quasi respirare, spaventata dal quella quiete.

“Beth, smettila. Tuo padre era un vecchio pazzo ed i maghi non esistono.” Scandì seccato l’uomo, allontanandosi di scatto dalla moglie. 

Senza curarsi della donna iniziò a cercare a tentoni una sigaretta, mettendo in disordine qualsiasi cosa toccasse.

“Perché i medici non posso fare nulla per lui, allora?” chiese ancora Beth, insistente.

“Perché è troppo grave.” Rispose l’uomo, mettendo così fine alla discussione.

Merry aveva sentito tutto il discorso dei genitori, nascosta nella penombra della sua cameretta. Aveva pianto in silenzio perché non la scoprissero, poi era corsa dal ragazzo.
Era stata proprio lei a trovarlo in mezzo agli alberi, riverso in una pozza di sangue che lì per lì gli era sembrata enorme. Davvero un corpo umano poteva contenere tutto quel sangue? Aveva urlato per la sorpresa, poi aveva visto che respirava ancora. Subito aveva creduto che fosse speciale. Solo quello avrebbe potuto spiegare come fosse comparso all’improvviso a pochi passi da casa sua e come potesse essere ancora vivo. Era corsa a casa, aveva raccontato tutto ai genitori ed aveva accompagnato il padre a vedere. George era stato scettico, aveva creduto alla figlia solo quando gli era comparso davanti agli occhi il corpo agonizzante di quello che pareva essere poco più di un bambino. Lo aveva portato a casa, aveva urlato alla moglie di preparare un letto e di chiamare un medico. Solo dopo aveva guardato con attenzione il viso per capire chi fosse. Era uno straniero, non lo aveva mai visto prima e decisamente non abitava nel villaggio. Da subito le sue condizioni erano parse gravi, tanto che il medico aveva detto senza mezzi termini che sarebbe morto se non fosse stato portato all’ospedale. Una volta lì erano stata avvertita anche la polizia, ma nessuno aveva dato loro buone notizie: secondo la polizia si trattava di un fantasma di cui nessuno aveva denunciato la scomparsa, mentre secondo i medici non c’era nulla da fare. Beth e George lo avevano riportato a casa, offrendosi di dargli ospitalità fino alla fine. Stando a quello che avevano detto i dottori non doveva trattasi di molto: qualche ora, un paio di giorni nel migliore dei casi. A Merry non avevano detto nulla ma lei era abbastanza intelligente per capire ed ascoltare le conversazioni dei genitori.
Entrò nella camera in cui riposava lo sconosciuto cercando di fare piano. Sapeva che era troppo debole per rendersi conto di quello che succedeva intorno a lui, ma non voleva lo stesso correre il rischio di disturbarlo. Scrutò con attenzione il suo viso ed ogni altra cosa che aveva addosso. Sapeva che era un mago, qualcosa glielo diceva ma lei voleva una conferma. La sua attenzione fu catturata da una sciarpa bizzarra, con disegnato un leone.

Un gemito fece sussultare la bambina, che si voltò verso il ragazzo. Questi si agitò appena nel letto, poi aprì faticosamente gli occhi.

“Dove..” iniziò a chiedere James, con un filo di voce.

“Non affaticarti, sei molto malato. Sei a casa mia, ti ho trovato io. La mia mamma e il mio papà ti hanno portato in ospedale ma i medici hanno detto che non sono capaci di farti guarire.” Lo rassicurò la bambina, accarezzandogli dolcemente il viso. 

La sua manina fredda diede un poco di sollievo alla fronte del ragazzo, in fiamme per la febbre.

“Non mi serve un dottore, ma un medimago. Maledizione!” imprecò James, sempre più debole. 

Cercò di tirarsi su, ma il suo corpo non rispondeva. I suoi sensi a malapena si rendevano conto della presenza della bambina.

“Allora sei per davvero un mago!” esclamò la bambina, incredula ed eccitata.

“Si, mi chiamo James.” Confermò il ragazzo a letto, ansimando appena per lo sforzo.

“Io sono Merry. Dimmi come posso aiutarti.” Si offrì la bambina, preoccupata. 

La felicità per essere finalmente riuscita a dimostrare che il nonno aveva ragione era sfumata non appena si era resa conto che il suo amico stava morendo. Non era tempo per gioire e dimostrare a tutti che il nonno non era matto, doveva salvare James prima che fosse tardi.

“Non puoi, solo dei maghi potrebbero.” Sussurrò James, abbozzando un sorriso. 

Quella bambina era davvero intraprendente ma non bastava certo il suo aiuto per salvarlo.

“Tu dimmi dove sono, ed io andrò da loro.” Insistette la piccola, senza demordere. 

James sospirò, prima di arrendersi.

“Sono a Londra, ma è difficile trovarli se non hai poteri.” Spiegò alla fine James, quasi distrutto dallo sforzo di restare sveglio e parlare. 

Sentendo nominare Londra, quella città tanto lontana, la piccola si sentì mancare ma si fece forza lo stesso. Non poteva certo tirarsi indietro dopo che aveva detto a James che avrebbe fatto tutto il possibile.

“Dove stanno i medimaghi?” chiese ancora Merry, attenta, osservando il mago in attesa di una risposta. 

I suoi occhi erano chiusi ed il respiro irregolare. Era stanco, forse troppo per parlare ancora con lei ma non poteva arrendersi ora. Doveva dargli quelle informazioni, o lei non sarebbe mai riuscita a trovare aiuto.

“A San Mungo, oppure a Diagon Ally. Ci si arriva attraverso un bar che sembra disabitato.” Disse James, la voce ridotta a poco più di un debole sussurro.

“Fidati di me, ci penso io.” Lo rassicurò la bambina, scompigliandogli i capelli. 

Quel tocco ebbe il potere di dare a James un po’ di sollievo. Per qualche istante gli parve quasi di essere a casa, a Potter Manor, nel suo letto. Poco più in là c’era il letto del suo gemello e la madre li aveva appena chiamati per la colazione. Riusciva quasi ad intravedere i capelli scompigliati di Steve ed il suo volto spuntare appena tra le coperte con cui aveva lottato tutta la notte. Questo bel ricordo lo fece sorridere e diede al mago la forza per parlare ancora. Voleva bene a Steve, ma era ancora presto per rivedersi.

“Va in stazione e cerca il Binario nove e tre quarti..” sussurrò James, prima che tutto diventasse nuovamente nero.

ANGOLO DELL'AUTRICE

Eccomi di nuovo qui, chiedo scusa per aver concluso questo capitolo sul più bello ma come avrete intuito il prossimo sarà decisamente pieno di colpi di scena ed incentrato quasi completamente sulla piccola Merry da sola per le vie della lontana e sconosciuta Londra..

Grazie a tutti coloro che leggono, recensiscono ed apprezzano la mia storia. 

BRANDO: grazie milleee! sono contenta di averti fatto un regalo di compleanno (AUGURIII, anche se in ritardissimo!). Per quanto riguarda Bellatrix ho pensato che una donna come lei dovesse creare un sacco di problemi anche morendo, complicando la vita a tutti. Ad ogni modo, non è ancora finita per James. è solo più complicato. Anche se lei avesse detto dove lo aveva lasciato non lo avrebbero comunque trovato perchè lui era già andato via. Thomas e Alastor piacciono molto anche a me, anche se in questo capitolo si tengono un po' a distanza da Robert. Tutte le domande sul ritorno di JAmes troveranno risposta nel prossimo capitolo, non dico nulla..

KURY: Grazie milleee! Piton è tornato tra i buoni, ed ha anche dimostrato di non essere maturo e di avere compreso i propri errori. adesso staremo a vedere come prenderà il ritorno di James... :D

FunnyPink: Grazie milleee! ormai tutto quello che possono fare è uccidere Voldemort e tutti i suoi compari. la più pericolosa, Bellatrix, è fuori gioco. è già un buon inizio, no?

DOMI97: Grazie milleee! la famiglia babbana, più Merry a dire il vero, avrà un ruolo essenziale. nel prossimo capitolo capirai meglio!  chiedo perdono per l'errore di battitura (in certi casi non avere nessuno a fare da Beta diventa un problema!), per ora ad ogni modo non si saprà se la piccola è una maga o no, vi lascio con il dubbio!  Sirius è a pezzi, ma HArry gli da la forza per reagire. insegnare ai ragazzi lo aiuterà anche a tenere la testa occupata. nei prossimi capitoli, oltre a vedere il famoso dialogo tra Piton e JAmes sarà bello vedere la faccia di quest'ultimo di fronte a tutti i colpi di scena: Neville che è figlio di Frank ed Alice, il cane che è Sirius adulto e Piton tornato dalla loro parte. povero, per me rischierà un infarto.

Allice_Rosalie_Black: Grazie milleee! fidati, il ritorno di James è davvero vicino!

Cloe Black: Grazie milleee! Harry ha detto di avere già sconfitto Voldemort ma non ha mai detto come, ne parlato a nessuno dell'anima divisa in tanti pezzettini. non voleva parlarne a Silente ne agli altri per non metterli in pericolo. voleva aspettare che finissero la scuola almeno.

LadySaika: Grazie milleee! il vecchio Lumacorno è stato un grande, meno male che non si è fatto troppo male. il ritorno di Piton ha sorpreso anche me. all'inizio pensavo che lo avrei lasciato tra i cattivi, è stato un cambio dell'ultimo momento. :D  la morte di Bellatrix è servita, oltre per chiudere con un colpo di scena, a rendere l'idea di quanto potesse rompere le scatole quella donna anche solo morendo. 

SMEMO92: Grazie milleee! ultimamente cominciano ad esserci un po' troppi personaggi. da solo i malandrini siamo arrivati ad un gruppo fin troppo numeroso. ogni capitolo è sempre più complicato ed ho sempre paura di dimenticarmi qualcuno. James è salvo, ma non se la passa troppo bene. deve avere fiducia nella piccola, anche se è dura. Bellatrix invece è una rompiscatole, in qualsiasi luogo ed in qualsiasi tempo. :D 

GRAZIE MILLE, arrivederci al PROSSIMO CAPITOLO!

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Capitolo 66
*** TENTATIVO DISPERATO ***


CAPITOLO 64
TENTATIVO DISPERATO

Merry vagava da ore nei pressi della stazione di Londra, determinata a trovare qualcuno che potesse aiutare James. La notte aveva da poco lasciato il posto al sole, ma non faceva ancora abbastanza caldo nella città piena di fumo e nebbia. Stretta nel suo cappottino la piccola tremava, infreddolita. Non gli importava nulla se era sola con i suoi nove anni in una grande città piena di gente che probabilmente poteva avere brutte intenzioni, lei doveva assolutamente trovare un mago. Sapeva di non avere molte scelte. Il tempo di James stava per finire. Non importava quale mago le fosse andato in aiuto, ne bastava uno qualunque. La sua innocenza e quel pizzico di incoscienza che solo i bambini possono avere l’aveva fatta arrivare fino a lì, ed ormai era troppo tardi per tornare indietro. Mamma e papà sarebbero andati su tutte le furie in qualsiasi caso, tanto valeva andare fino in fondo a quel folle piano. L’unica consolazione che le restava e che le faceva forza era il pensiero che il nonno, ovunque fosse, la stesse guardando e certamente fosse fiero di lei.

Le parole di James della sera prima gli risuonavano ancora in testa, confuse. Doveva trovare un mago o quantomeno qualcuno che credesse alla sua strana storia. La vita di quel ragazzo che conosceva appena era troppo importante.

All’inizio le parole di James l’avevano fatta cadere preda dell’entusiasmo: finalmente avrebbe avuto l’occasione di conoscere maghi veri, non come quelli delle favole o dei racconti del nonno. Lo sconforto era arrivato subito dopo, non appena aveva realizzato che non sarebbe stato affatto semplice. I suoi genitori, tanto per iniziare, non avrebbero mai creduto a quella storia. Avrebbero scosso la testa, magari sorridendo, senza nemmeno farla finire e sarebbero tornati alle loro attività. Di certo non l’avrebbero mai accompagnata fino a Londra, né tanto meno lasciata andare da sola. Lo stesso valeva per la gente del paese che considerava quel ragazzino sbucato dal niente poco più di una scocciatura. Insomma, chiunque l’avesse vista vagare da sola in direzione della stazione l’avrebbe riportata a casa, senza nemmeno stare ad ascoltarla. C’era solo una persona che poteva aiutarla: il vecchio Rupert, l’amico del nonno. Si trattava di un attempato vecchietto dall’aspetto e dai modi strambi che viveva solo vicino alla ferrovia. Non aveva famiglia. Niente moglie, figli né tanto meno nipoti. Solo un grosso cane dall’aspetto bizzarro che aveva una strana ed inspiegabile passione per il gelato alla liquirizia. Uno dei tanti vizi che il padrone, in mancanza di altra compagnia, gli aveva dato. L’allegro vecchietto aveva lavorato sui treni per più di quarant’ anni ed era stato proprio lui a raccontare al nonno di Merry che a Londra esisteva un binario speciale, invisibile a tutti tranne che ai maghi. Nessuno naturalmente credeva a quella storia, tanto che da quando il nonno di Merry era morto Rupert aveva anche smesso di raccontarla.

“Rupert, ci sei?” aveva chiamato la bambina, bussando con insistenza alla porta. 

Nel giro di poco il vecchio era comparso con addosso una vecchia vestaglia logora ed il fedele cane al suo fianco. Entrambi sembravano parecchio assonnati e sorpresi.

“Merry, che ci fai qui nel cuore della notte? I tuoi genitori lo sanno, vero?” aveva chiesto l’uomo, guardandosi intorno preoccupato cercando di scorgere un adulto. 

Conosceva la bambina da quando era nata. Non era raro che lei passasse a trovarlo, ma di solito le sue visite avvenivano durante il giorno ed in compagnia della mamma. Il padre invece non approvava che Merry frequentasse gli strambi amici del nonno. Diceva che avrebbero finito con il metterle in testa idee strane, pericolose.

“No, non sanno nulla. Proprio per questo sono qui, mi devi aiutare..” aveva mormorato la piccola, sgattaiolando dentro la casa prima che qualcuno potesse vederla. 

Il suo visetto era contratto, pensieroso. Si vedeva lontano un miglio che qualcosa la preoccupava.

“Che succede?”aveva chiesto ancora Rupert, confuso dalle parole di Merry. 

Aveva praticamente ammesso di essere scappata di casa nel cuore della notte. La piccola aveva preso fiato, poi aveva iniziato a raccontare tutto quanto da principio mentre Rupert la ascoltava attento e sempre più incredulo.

“Il ragazzo che ho trovato nella foresta, è un mago..” aveva spiegato la bambina, frenetica. 

L’uomo aveva inclinato appena la testa di lato, sorridendo tristemente. Nel piccolo paese le notizie giravano in fretta e in poche ore tutti avevano saputo che un ragazzo misterioso era stato trovato mezzo morto nel bosco dietro il villaggio. A nessuno sembrava essere importato più di tanto, ma al vecchio ferroviere era dispiaciuto parecchio. Sconosciuto o no si trattava di una persona, con una famiglia e degli affetti. Per di più aveva sentito dire che era poco più di un bambino. Una storia molto triste che non sembrava destinata ad avere un lieto fine.

“Non dovresti credere alle favole del nonno. Lui amava scherzare.” Aveva detto l’anziano con un tono affettuoso, accarezzandole dolcemente la testa. 

Non voleva che la piccola credesse alla magia, ne avrebbe ricavato solo guai. In quel piccolo borgo tutti avrebbero preso a guardarla male, proprio come facevano con lui e con il suo vecchio amico. L’avrebbero isolata, lasciata sola. Certo, lei aveva ragione a credere nell’esistenza dei maghi, ma non valeva la pena buttare via la vita per fare cambiare idea a dei testoni.

“Non è vero, non mentire. Mi ha detto tutto della stazione, so tutto!” aveva esclamato la bambina, stizzita e più che mai arrabbiata. 

I suoi piccoli pugni erano stretti, quasi lividi, ed il suo sguardo acceso di rabbia. Qualunque cosa fosse successa era evidente che Merry stava prendendo la cosa molto sul serio. Se era venuta da lui nel cuore della notte doveva esserci un motivo e lui doveva aiutarla, o almeno provarci.

“Ora calmati. Come fai ad essere certa che è un mago?” aveva chiesto Rupert, interessato. Nella sua vita gli era capitato molte volte di incrociare strani viaggiatori di passaggio da Londra con gufi, scope volanti e strani bagagli, ma non aveva mai visto un mago in quel villaggio sperduto dove vivevano. Era assolutamente insensato credere che uno di loro si fosse spinto fino a lì solo per fare due passi.

“Le sue ferite erano strane e non guarivano. Nemmeno in ospedale lo potevano aiutare e lo hanno mandato a casa. Questa notte si è svegliato, aveva la febbre e delirava ma mi ha detto che è un mago e che solo dei maghi possono aiutarlo. Devo andare a Londra, oppure lui morirà.” Aveva raccontato Merry, ancora scossa dopo la breve conversazione che aveva avuto con James poco prima. 

Rupert l’aveva ascoltata attentamente, prima di scuotere la testa sospirando.

“Londra? È troppo lontana, è una pazzia!” aveva esclamato il vecchio, sobbalzando sulla poltrona. 

Il racconto della piccola era concitato, eppure aveva senso. Lui sapeva bene che a Londra c’era un gran via vai di gente con poteri magici. Decisamente era il posto più semplice per trovare un mago, ma era anche il più lontano. I genitori della piccola non le avrebbero mai permesso di fare quel lungo viaggio da sola.

“Se non lo faccio, lui muore.” Aveva ripetuto la piccola, determinata. 

Nel suo sguardo innocente rivide quello deciso del suo amico. Fino alla fine non aveva ritrattato, anche a costo di vedersi dare del matto anche dalla propria figlia. Credeva nella magia ed era deciso a dimostrarlo ai suoi concittadini anche a costo di andare contro la sua unica figlia ed il suo burbero genero.

“Aspetta, fammi pensare. Certo, il treno.” Aveva esclamato alla fine il vecchio ferroviere, illuminandosi all’improvviso.

“Mi puoi aiutare?” aveva chiesto la piccola, speranzosa. 

Rupert aveva annuito, sorridendo. Subito si era alzato dalla poltrona ed aveva preso a sfogliare freneticamente delle vecchie tabelle che dovevano riportare gli orari dei treni in arrivo ed in partenza.

“Certo, ma bisogna pensare cosa dire ai tuoi genitori. Lasciami pensare..” aveva sbuffato l’uomo, grattandosi la testa. 

Ai suoi piedi il cane aveva ripreso a dormire, indifferente a quel trambusto.

“Come faccio ad andare a Londra?” aveva chiesto ancora Merry, decisa, guardando il vecchio signore che stava ancora trafficando, distratto.

“Tra venti minuti passa un diretto merci. Niente fermate, arriva in sette ore. Dovrebbe guidarlo un mio amico, posso affidarti a lui ma una volta a Londra sarai sola. Sei certa di volerlo fare?” aveva risposto Rupert, fissandola negli occhi. 

Non poteva lasciarla andare da sola, ma non poteva nemmeno chiedere il permesso dei genitori. Lo avrebbero sicuramente negato e per di più avrebbero incolpato lui di tutta quella storia.

“Cosa dirai alla mia mamma ed al mio papà?” aveva chiesto la piccola, spaventata, mentre l’anziano signore scribacchiava qualcosa su un foglio di carta, distratto.

“Dirò che ti ho vista alla stazione e che eri diretta a Londra.” Aveva sospirato il ferroviere, fissando negli occhi la bambina. 

Sul suo piccolo viso si era dipinta una smorfia di terrore.

“Così mi troveranno subito..” si era lamentata lei, sul punto di scoppiare a piangere. 

Se Rupert dava l’allarme sarebbe stato tutto inutile e James sarebbe morto lo stesso. Era andata da lui perché era sicura che l’avrebbe aiutata, non per essere riportata subito a casa.

“Non subito se do l’allarme dopo le nove del mattino. Il treno successivo parte solo a mezzogiorno e loro non saranno lì prima di sera. Avrai poco più di mezza giornata, pensi di farcela?” aveva detto l’allegro vecchietto, sorridendo nervosamente e stringendo a sé la bambina. 

Era così piccola, eppure così sveglia e determinata. Doveva darle una possibilità, ce la poteva davvero fare.

“Credo di si..” aveva risposto lei, meno sicura di prima. 

Ora che aveva trovato un modo per mettere in atto in suo piano tutto cominciava a sembrare più difficile, grande e pericoloso. Sospirò, poi scosse la testa, decisa a togliersi dalla mente quei tristi pensieri. Doveva farcela e basta, non ci doveva essere spazio per altro nella sua testa.

“Sai come trovare i maghi? Loro hanno incantesimi che li proteggono ai nostri occhi, lo sai?” aveva chiesto Rupert, premuroso. 

Ancora una volta la piccola aveva annuito, distratta.

“James mi ha detto come fare, mi fido di lui.” Aveva ribattuto Merry. 

Per qualche istante il vecchio ferroviere valuto l’idea di andare con lei, poi si riscosse. Incontrare un mago sarebbe stato il sogno della sua vita, ma doveva restare lì e rassicurare la madre della piccola. Quando la mattina successiva non l’avrebbe trovata le sarebbe venuto un infarto.

“Aspetta, quando arrivi alla stazione chiedi del binario nove e tre quarti..” aveva aggiunto, prima che Merry sparisse nella notte diretta verso la stazione.

“Binario nove e tre quarti?” aveva chiesto la piccola, cercando di tenere a mente tutte le informazioni che aveva ricevuto nel giro di poche ore.

“Proprio così, ricordatelo e sta attenta.” si era raccomandato Rupert, mentre la piccola era già lontana con il suo zainetto sulle spalle.

Era così che era arrivata a Londra quando il sole era sorto da una manciata di minuti. Di lì a qualche ora al suo villaggio avrebbero dato l’allarme e allora forse qualcuno avrebbe chiamato anche la polizia di Londra. Nonostante il freddo pungente doveva muoversi, evitando che qualcuno la seguisse o la notasse. Insomma, doveva sbrigarsi a trovare un mago che le credesse. Si tratta di un obiettivo ambizioso, ma non poteva darsi per vinta subito. Intorno a lei non c’era molta gente, solo qualche scarno gruppo di turisti mattinieri e dei distratti uomini d’affari in giacca e cravatta con delle buffe valigette nere. Guardò ancora e vide quello che doveva essere un ferroviere ed una strana donna, che la fissava da un po’. Il suo aspetto bizzarro o forse il suo sguardo interessato e divertito la turbò. Spaventata, decise di andare a chiedere informazioni per allontanarsi da lei.

“Mi scusi, può aiutarmi?” chiese Merry, avvicinandosi ad un uomo con la divisa. 

Si nascose tra le gambe dell’uomo, cercando di sfuggire alla donna. Chiunque fosse, non doveva avere buona intenzioni. Doveva avere più o meno l’età di sua madre, eppure era strana. Diversa da qualunque altra donna avesse conosciuto prima di quel momento.

“Cerchi un binario, piccola?” mormorò lui, abbassandosi per vederla negli occhi. 

Era strano vedere una bambina così piccola da sola, specie a quell’ora del mattino.

“Si, il nove e tre quarti!” rispose lei, sperando che l’uomo potesse veramente aiutarla. 

Ogni minuto che passava poteva essere troppo tardi per aiutare James. L’uomo la fissò ancora, stranito da quelle parole.

“Non credo di averlo mai sentito. Sei sola?” chiese lui, sospettoso, guardandosi intorno.

“No, la mia mamma è al bar. Ora la raggiungo!” rispose Merry, scappando via verso il bar prima che questi avesse il tempo di fare altre domande. 

Non poteva lasciare che si insospettisse e la portasse dalla polizia. Le avrebbero fatto perdere tempo e poi l’avrebbero riportata a casa. Sarebbe stata la fine della sua ricerca ancora prima che questa potesse iniziare per davvero.

Merry provò a chiedere a qualche altro ferroviere ma le risposte che ottenne furono più o meno le stesse. Stremata, si lasciò cadere su una panchina. Fu in quel momento che la vide ancora, con la coda dell’occhio. Una donna la guardava con insistenza, la stessa che aveva notato alle spalle del primo ferroviere. Forse la stava seguendo per prenderla e portarla a casa. Quando la donna si accorse che Merry la guardava sorrise e fece per avvicinarsi. Spaventata, la piccola scappò tra la folla. Cercò di ricordare le parole di James. Il ragazzo aveva parlato di un ospedale magico, chiamato San Mungo, e di un quartiere di nome Diagon Ally al quale si accedeva tramite un bar che sembrava abbandonato. Senza sapere bene come ci era arrivata e si era ritrovata davanti proprio il posto che gli aveva indicato James. Sembrava spettrale, ma Merry decise di farsi forza e di entrare. Non aveva altre possibilità in fin dei conti. La porta si aprì cigolando e l’unico occupante del bar si voltò di scatto, allarmato. Quando vide che il nuovo arrivato non era nessuno di pericoloso si lasciò andare ad un sospiro di sollievo e tornò alle sue attività.

“Piccola, questo posto è pericoloso. Dovresti davvero andare via.” Mormorò l’oste, guardandola con affetto. 

Non sembrava una minaccia, solo un consiglio paterno. Sembrava sorpreso di vederla nel suo locale, ma anche molto divertito.

“Non posso, un mio amico ha bisogno.” Mormorò lei con un filo di voce, senza muoversi. 

Quell’uomo le faceva paura, ma forse era il solo che poteva aiutare James. Il suo aspetto bizzarro lasciava intendere che forse era un mago, oppure che ne conoscesse qualcuno. Doveva essere per forza così, era stato il ragazzino ferito a dirglielo.

“Cosa può volere un tuo amichetto da un posto così?” chiese lui, curioso, lasciando perdere per un istante le sue attività e concentrando tutta la sua attenzione sulla bambina. 

Non l’aveva mai vista prima, non doveva essere figlia di maghi. Probabilmente era una babbana.

“Lui è un mago, ma nessuno gli crede. Non credono nemmeno a me. Ha bisogno di cure, oppure morirà. Deve andare a San Mungo. Qui c’è l’ingresso a Diagon Ally, lì ci sono tanti maghi. Uno di loro mi deve credere!” Ribatté Merry, facendosi coraggio. 

L’uomo non sembrava intenzionato a farle male, doveva insistere. Non poteva arrendersi alla prima difficoltà che incontrava.

“Come fa una bambina babbana a conoscere Diagon Ally ed il San Mungo?” chiese l’oste, perplesso, grattandosi la testa. 

Si trattava di una situazione assurda, decisamente strana.

“Conosco anche il binario nove e tre quarti. Me lo ha detto James! La prego, sta morendo!” implorò la piccola, arrampicandosi su uno sgabello per arrivare alla stessa altezza dell’uomo. 

Negli occhi della piccola l’oste ci lesse tanto smarrimento, molto più di quanto si sarebbe mai aspettato di trovarne. Sicuramente non stava mentendo, ne era certo.

“Ehi piccola..” mormorò una voce femminile. 

Merry si voltò e si trovò di fronte la stessa donna dalla quale era scappata alla stazione. Spaventata, si ritrasse verso l’oste.

“Ancora lei, la prego non mi riporti a casa. Devo aiutare James!” protestò la piccola, cercando di trovare una via d’uscita. 

Non dovevano riportarla dai suoi genitori, non ancora almeno. Prima doveva convincere quell’uomo che non stava mentendo.

“Che succede?” chiese la donna, rivolgendosi all’oste. 

Sembrava curiosa, stupita. Doveva averla seguita dalla stazione. Aveva il fiato corto, il viso arrossato ed ansimava per la corsa ma non sembrava arrabbiata o furiosa. Merry la guardò meglio e cominciò a pensare che anche lei doveva essere una maga, magari buona. Avrebbe dovuto capirlo prima, si sarebbe risparmiata un bel po’ di strada e di spavento.

“La piccola sa tante cose. Dice di avere incontrato un mago ferito che le ha detto come venire qui a chiedere aiuto.” Spiegò l’uomo, tornando a dedicarsi a dei bicchieri sporchi lasciando che fosse la nuova arrivata a risolvere quello strano problema. 

Forse la piccola non mentiva, ma lui non voleva assumersi nessuna responsabilità. Poteva essere pericoloso, in tempi come quelli.

“Una storia parecchio strana..” sospirò la donna, voltandosi verso la piccola. 

Non l’aveva mai vista e decisamente non sembrava una strega. Tuttavia, qualcosa le diceva che non stava mentendo. Il suo istinto le aveva detto che quella bambina era importante non appena l’aveva incrociata la prima volta, alla stazione. Per questo alla fine l’aveva seguita, doveva assolutamente saperne di più.

“Anche lei è una maga? Mi deve credere, la prego. Il mago che ho conosciuto si chiama James. È solo un ragazzo, non può morire.” Implorò la piccola, sul punto di scoppiare a piangere. 

La donna guardò la bambina, avrebbe potuto essere sua figlia.

“Va bene, vieni con me.” Sospirò alla fine la donna, prendendo la bambina per mano. 

Merry la guardò per qualche istante, poi decise che poteva fidarsi.

“Che vuoi fare, Andromeda?”chiese l’oste, curioso di sapere come sarebbe finita quella strana storia. 

La donna si voltò, scura in viso. Era preoccupata, ma sentiva che la bambina non era pericolosa. Probabilmente anche lei era rimasta vittima di qualche scherzo dei Mangiamorte.

“La porto dagli auror, loro decideranno cosa fare.” rispose Andromeda, guidando la piccola fuori dal locale. 

L’oste annuì, poi tornò ai suoi affari. In tempi come quelli, dove nulla era mai quello che sembrava l’unica certezza che rimaneva loro erano gli auror. Almeno, era così fino a qualche tempo prima. Da quando il figlio di Robert Potter era sparito gli auror avevano preso a farsi vedere meno in giro. Molti dicevano che erano troppo impegnati nelle ricerche, altri che Bob era impazzito dal dolore e che Paciock e Moody non riuscivano più a gestire tutto da soli. Insomma, ogni giorno sembrava andare peggio. Quasi che quella dannata guerra fosse destinata a non finire ed a durare per sempre.

“Dove mi porti? Non voglio andare a casa..” protestò Merry, scattando sulla difensiva. 

Andromeda sospirò, colpita dalla testardaggine della bambina. Sapeva quello che voleva, non c’era che dire. Era determinata a raggiungere il suo obiettivo.

“Ti porto da alcuni maghi che possono scoprire se dici bugie. Se non menti, aiuteremo il tuo amico. Se è una trappola, non vedrai più la tua famiglia. Allora, va bene?” chiese Andromeda, scegliendo con cura le parole per non spaventare la piccola. 

I loro nemici erano maghi senza scrupoli. Non si facevano problemi ad uccidere bambini, figurarsi a rapirli ed a utilizzarli per i loro scopi.

“Va bene, io non dico le bugie.” Rispose lei, sicura, guardando dritto di fronte a lei. 

Era silenziosa, ma non sembrava essersela presa per i sospetti della strega. Andromeda la fissò ancora, poi scosse appena la testa. Non stava mentendo, ne era certa.

Le due vagarono per le vie di Londra, senza più parlare. Di tanto in tanto Merry si voltava a guardare la donna. Era una maga vera, con tanto di bacchetta che le spuntava dalla tasca della veste. Normalmente avrebbe preso a farle milioni di domande, insistendo per avere una risposta, ma non quel giorno. L’unica domanda che le girava in testa riguardava James. Il ragazzo si sarebbe salvato?

Andromeda da parte sua pensava a non perdersi. Sarebbe potuta arrivare al Dipartimento Auror in pochi istanti, materializzandosi, ma non voleva spaventare la bambina più di quanto non fosse necessario. Era babbana, non aveva mai avuto a che fare con la magia prima di quel momento. Forse sapeva dell’esistenza dei maghi ma non certo che questi poteva scomparire e riapparire a loro piacimento.

Una volta arrivati all’edificio che ospitava gli uffici dove lavorava il marito, le due salirono un numero impressionante di scale. Merry presto si ritrovò nel posto più strano che aveva mai visto. Più insolito e disordinato persino della vecchia casa del nonno, dove c’era roba ovunque. Era pieno di uomini e donne che lavoravano febbrilmente, con dei fogli che svolazzavano sopra le loro teste. Tutti loro avevano poteri magici penso la piccola, ammirata. Notando la moglie sulla porta, Ted Tonks si precipitò da lei e si mise a fissare la bambina perplesso. Decisamente non si trattava della loro Dora ma di una bambina più grande. Non l’aveva mai vista, ma era evidente che la moglie sapeva di chi si trattava.

“Amore, che ci fai qui?” chiese il mago, sorpreso dalla visita della moglie. 

Il primo pensiero andò alla piccola Dora, sperando che non fosse successo nulla. L’espressione calma di Andromeda, ad ogni modo, lo tranquillizzò quasi subito.

“Questa bambina ha fatto un viaggio di sette ore per trovare dei maghi che potessero aiutare un suo amico ferito.” Spiegò Andromeda, indicando Merry che annuiva. 

Sembrava che la vista di quel posto magico le avesse tolto la parola. Sembrava di essere in una favola, oppure in un sogno. Il mago portò la sua attenzione dalla compagna alla piccola, studiandola con attenzione. Sembrava perplesso, ma non aveva fatto commenti.

“Dimmi piccola, come sai che il tuo amico è un mago?” chiese poi Ted, rivolgendosi direttamente alla piccola. 

La bambina si schiarì la voce, a disagio.

“Me lo ha detto lui. Mi ha anche detto come trovare dei maghi a Londra.” Rispose Merry, pronta. 

Aveva fatto un lungo viaggio per arrivare fino a lì, non poteva farsi prendere dall’emozione proprio quanto era più necessario. Doveva farlo per James.

Ted sospirò e si volto prima verso la moglie e poi verso un collega che aveva sentito la conversazione. Si trattava di un caso strano, mai capitato prima. Non poteva prendere una decisione su due piedi, doveva chiedere ai suoi superiori. Tuttavia i tre auror che dirigevano quel posto nelle ultime ore avevano lasciato capire che non volevano essere disturbati, in particolare Potter. I segni sul viso di Moody e Paciok aveva portato i colleghi a fare lo stesso con loro. Nessuno voleva imbattersi nella rabbia di quei tre, non volontariamente almeno.

“Sa molte cose, Ted.” Mormorò Andromeda, preoccupata. 

Sentiva che la bambina aveva ragione e che c’era una ragione se il destino l’aveva portata sulla sua strada.

“Non importa, dobbiamo controllare. Potrebbe essere una trappola.” Sospirò l’auror di fianco a Ted, maledicendo il fatto che Al, Tom e Bob fossero troppo scossi per essere coinvolti. 

La cosa migliore sarebbe stata lasciar decidere loro, ma non era possibile. Avrebbero dovuto controllare di persona e poi decidere il da farsi. Poteva anche trattarsi di una trappola dei Mangiamorti come poteva avere ragione la piccola.

“Va bene, ma fate in fretta. James è ferito.” Esclamò la bambina, frenetica. 

Aveva sbirciato l’orologio che portava al polso e aveva visto che erano quasi le nove. Erano passate molte ore da quando aveva parlato con James, il ragazzo doveva certamente essere peggiorato. I maghi dovevano arrivare da lui prima che fosse tardi.

“Bene piccola, allora va con lui.” Disse Ted, indicando l’auror al suo fianco. 

Merry gli lanciò un’occhiata, poi alzò le spalle. Non importava chi l’accompagnasse, solo che si trattasse di un mago in grado di aiutare quel ragazzo. Ormai aveva deciso di fidarsi di quelle persone, era l’unica cosa da fare.

“Come ti chiami?” chiese l’uomo, sorridendo per spaventare la piccola e per cercare di metterla il più possibile a suo agio.

“Merry.” Rispose lei, felice che finalmente cominciassero a prenderla sul serio. 

L’uomo sorrise, accarezzando dolcemente il viso della piccola.

“Io sono Travis. Dimmi Merry, sai dirmi dove abiti così ti riporto a casa?” chiese ancora l’auror con lo stesso tono. 

A quelle parole la bimba impallidì.

“No, non puoi. La signora ha detto che avreste aiutato James! Ho fatto un lungo viaggio apposta.” Protestò vivacemente Merry, indignata.

“Sta tranquilla. Ora ti porto a casa, modifico la memoria dei tuoi genitori in modo che non ti sgridino per la tua sparizione e se questo misterioso amico mago esiste davvero ed è ferito lo porto via con me.” Spiegò Travis, cercando di calmare la bambina.

“Sei un mago vero?” chiese Merry, sospettosa.

“Certo, sta a vedere!” rispose lui, rovesciando una pigna di fogli impilati sulla scrivania di Ted. 

L’uomo alzò gli occhi al soffitto, trattenendo a fatica un’imprecazione. La bimba, invece, scoppiò a ridere.

“Lo porti a San Mungo?” chiese ancora, per accertarsi che avrebbero davvero aiutato James. 

Travis annuì, portando una mano sul petto.

“Se è davvero un mago e sta male, si.” Promise l’auror con fare solenne.

“Come faccio a sapere che lo porti davvero e che lui guarirà?” domandò Merry, portando le mani ai fianchi.

“Prometto che non modificherò la tua memoria e che verrò a dirti come sta. Ma tu non devi parlare a nessuno dei maghi. Credi di poterlo fare?” chiese Travis, sorridendo.

“Promesso.” Disse la piccola, prendendo la mano che il mago le porgeva.

“Bene, allora andiamo.” Mormorò Travis. 

In pochi minuti tutto iniziò a girare. Quando il mondo decise di fermarsi Merry si trovava sulla porta di casa sua con lo stomaco sotto sopra. Gettò una rapida occhiata all’orologio: le nove in punto. La sua casa era ancora tranquilla, probabilmente Rupert non aveva ancora dato l’allarme. Vide il vecchio uscire dalla porta di casa, lo salutò con la mano e questi tornò dentro insieme al cane.  

Travis si guardò intorno, curioso, poi fissò la porta perplesso fino a che non capì di dover suonare il campanello. Nel giro di pochi istanti questa si aprì, rivelando una donna preoccupata. Merry le corse incontro, portandosi al suo fianco. L’auror mosse la bacchetta e Beth traballò qualche secondo.

“Salve signora, sono un medico. Mi hanno detto che c’è un ragazzo che sta male qui, posso vederlo?” chiese Travis, mostrando alla donna un tesserino palesemente falso. 

Beth lo guardò per un po’, poi si voltò verso la piccola. Sentiva di dover essere arrabbiata con lei per qualcosa ma non riusciva a ricordare di che si trattava.

“L’ha chiamata mia figlia? Mi spiace, il ragazzo sta molto male. Nessuno può più fare nulla per lui. All’ospedale hanno detto che ormai è questione di ore.” rispose la donna, a malincuore. 

Non capiva bene cosa stesse succedendo, né perché stesse parlando con quello sconosciuto, ma non si mosse dalla porta.

“Mi faccia fare lo stesso un tentativo..” insistette l’auror. 

Poteva entrare con la magia, ma era meglio non fare insospettire troppo la donna. L’aveva già confusa per non farle notare la fuga della bambina.

“Fallo provare mamma, ti prego.” Implorò Merry, saltando al collo della donna. 

Beth guardò la figlia e sentì il suo cuore andare in pezzi. Non sarebbe servito a nulla, ma almeno ci avrebbe provato. Lentamente la donna annuì.

“Va bene, venga.” Cedette alla fine lei, spostandosi per fare entrare l’uomo. 

Lo condusse fino alla stanza di James, ancora immersa nel buio. Nel letto si intravedeva appena la figura di un ragazzo. L’unico rumore che si sentiva era il pesante rantolo del suo respiro.

“Grazie, potrebbe aspettare di là?” chiese Travis, muovendo appena la sua bacchetta. 

La donna annuì, allontanandosi silenziosamente. Ci avrebbe pensato dopo a modificare del tutto la sua memoria in modo che non ricordasse nulla di quella visita.

“Non ci sono problemi. Vieni, Merry.” Mormorò Beth, assente.

“No, la piccola può restare.” Disse l’auror. 

La donna non capì, ma fece lo stesso come le era stato detto.

“James, svegliati. Devi dire a questo signore che sei un mago!” prese a chiamare Merry, scuotendo appena l’occupante del letto che non accennava a dare segni di vita.

Travis rimase per un attimo intontito, lo sguardo fisso sul ragazzo steso nel letto. Non ci voleva certo una scienza per capire che era conciato male, mago o meno. Quando si riscosse la bambina stava ancora cercando di svegliare il malato, immobile e pallido. Respirava a fatica e si lamentava piano, quasi non ne avesse la forza nemmeno per quello.

L’auror si avvicinò ed aprì la tenda con un gesto della sua bacchetta, in modo che la luce illuminasse il letto su cui riposava il malato. La sua fronte era imperlata di sudore ed il suo corpo era scosso da tremiti, probabilmente causati dalla febbre.

Scostò lentamente il lenzuolo, scoprendo del tutto il corpo del ragazzo ricoperto da molte bende che il mago rese invisibili con un incantesimo non verbale.

Merry sussultò, spaventata.

“Che fai?” chiese la piccola, mettendosi in mezzo tra James e Travis quasi volesse difendere il suo amico da quella strana intrusione.

“Devo vedere le sue ferite, per capire se sono magiche o no.” Rispose l’uomo, senza distogliere l’attenzione dal ragazzo. 

La bimba annuì, poi si spostò per lasciarlo fare.

“Guarda la gamba allora, quella è conciata male.” Esclamò Merry, impaziente.

Travis studiò la gamba del ragazzo, ma non ci trovò niente di interessante. Si trattava di una gamba rotta, probabilmente trascurata. Era impossibile stabilire come se la fosse rotta.

“Allora?” chiese la bambina, ansiosa. 

Il futuro del suo amico dipendeva da lui.

“Non c’è molto che faccia pensare a delle ferite magiche..” sospirò Travis, sedendosi.

“È un mago, credimi.” Assicurò Merry, arrabbiata. 

Aveva fatto tutta quella strada per arrivare a Londra e trovare un mago. Non poteva essere stato tutto inutile, James doveva vivere e non morire in quel letto senza che nessuno facesse nulla.

“Dove si trova la sua bacchetta?” chiese Travis, grattandosi la testa. 

Dall’esame delle ferite non emergeva nulla di magico. Poteva essere un mago, certo, ma anche un folle. Non sapeva cosa fare, probabilmente doveva chiamare uno dei suoi superiori. Tuttavia, sapeva bene che farli muovere per niente era pericoloso, soprattutto Robert Potter.

“Non lo so..” mormorò la piccola, abbassando la testa. 

Merry ormai aveva capito che se non trovava un modo di dimostrare che il suo amico era un mago lo avrebbe visto morire. Travis voltò la testa, ignorando di proposito il viso pieno di lacrime della bambina. Fu così che vide una cicatrice strana, sotto la nuca del ragazzo.

“È stato schiantato!” esclamò improvvisamente, saltando in piedi per lo stupore.

“Che vuole dire?” chiese la piccola, confusa.

“Che ti credo. Devo portarlo via, oppure morirà. Quando lo hai trovato aveva addosso qualche oggetto strano o insolito?” chiese l’auror, esaminando con attenzione la ferita alla testa. 

Era piccola, ma si vedeva chiaramente che era stata fatta con la magia. Ne era certo.

“No, nulla. Non aveva nemmeno una giacca ma solamente una sciarpa con un leone.” Disse lei, alzando le spalle. 

Quel particolare attirò ancora di più l’attenzione dell’auror.

“Fammela vedere.” Ordinò, di colpo serio. 

Travis strabuzzò gli occhi non appena la bambina tornò con l’indumento. Il ragazzo apparteneva alla casa di Grifondoro. La voltò e vi trovò le sue iniziali: JP. Un sospetto cominciò a farsi strada nella sua mente, diventando sempre più reale ogni secondo che passava.

“Hai detto che si chiama James, vero?” chiese Travis, cauto. 

Doveva restare calmo, agire in modo razionale, avvisare i suoi colleghi e portare in salvo il ragazzo prima che morisse.

“Si, mi ha detto così. Hai promesso, lo devi salvare!” esclamò la bambina, tremendamente seria. 

L’auror annuì, pallido. In ballo non c’era più solo la promessa che aveva fatto alla piccola, ma anche il dolore di molte, troppe, persone.

“Fidati di me, piccola.” Promise Travis, frugando nel mantello. Estrasse un apparecchio piccolo, poi fece scivolare l'indumento addosso al ragazzo ferito in modo che rimasse al caldo.

Doveva comunicare con il dipartimento, era essenziale che anche gli altri sapessero.

“Ted, avvisa gli altri. Sto portando il ragazzo a San Mungo.” Mormorò Travis, utilizzando un dispositivo che trasmetteva la sua immagine al collega. 

La faccia perplessa di Ted Tonks comparve si fronte a lui, facendo sussultare la piccola.

“È conciato male?” chiese l’altro, stupito che alla fine il ragazzo misterioso si fosse rivelato veramente un mago e non un mitomane o un mangiamorte.

“Abbastanza, alla fine la piccola aveva ragione.” Rispose Travis, scompigliando i capelli della piccola che sorrideva, felice. 

James stava ancora male, certo, ma era questione di poco e poi sarebbe stato curato per bene. Si sarebbe salvato.

“È sorprendente. Che ci faceva un mago mezzo morto in una foresta babbana?” chiese Ted, incredulo, scribacchiando qualcosa su una pergamena.

“La vera domanda è, che ci faceva un Grifondoro che si chiama James, senza mantello e con solo una sciarpa mezzo morto in una foresta babbana?” chiese Travis, pregustando la reazione del collega.

“Ferma, ferma. Un Grifondoro?” chiese l’altro, gelandosi e facendosi di colpo più pallido. 

Era evidente che aveva pensato la stessa cosa che era passata per la mente del collega alla vista della sciarpa.

“Ha la sciarpa di Grifondoro, le iniziali sono JP.” Continuò Travis. 

A quelle parole Ted perse definitivamente la testa. L’espressione sbigottita lasciò il posto ad un sorriso. Avrebbe dovuto ringraziare Andromeda, senza di lei non avrebbero di certo trovato il ragazzo.

“Avviso Bob e Dorea, non lasciarlo nemmeno per un attimo!” urlò il collega, prima di interrompere bruscamente la comunicazione per correre dai suoi superiori.

Ted fece la strada di corsa, travolgendo qualunque cosa accennasse a sbarrargli la strada ed arrivando nell’ufficio che dividevano Bob, Al e Tom praticamente senza fiato. Spalancò la porta senza bussare, ignorando le proteste di Moody. Paciock lo fissava, furioso ma tuttavia calmo. Era evidente che entrambi si stavano chiedendo cosa gli fosse preso.

“Dove si è cacciato Bob?” chiese Ted, guardandosi freneticamente intorno.

“Sono qui, che c’è Ted?” sbuffò l’uomo, scontroso e di cattivo umore per il brusco ingresso. 

Ted si voltò, sorridendo felice.

“Vai a chiamare Dorea! Hanno trovato James e lo stanno portando a San Mungo!” esclamò, frenetico. 

Bob sbiancò all’improvviso, traballò, si mise a sedere e poi si riscosse subito. Voleva fare molte domande, ma improvvisamente si scoprì quasi incapace di parlare. Suo figlio era vivo ed i suoi lo avevano trovato nonostante le ricerche a tappeto intorno al castello erano state interrotte da qualche giorno. Al e Tom si guardarono, intontiti. Nessuno dei due riusciva a parlare.

“Al, avvisa i ragazzi al castello. Fallo subito! Tom, chiama Dorea.” Ordinò Bob, mentre i due amici si affrettavano ad obbedire. 

Bob si materializzò nel centro dell’ospedale magico senza sapere bene come aveva fatto ad arrivarci. Il suo volto era solcato dalle lacrime, tanto che quasi non vedeva dove andava. Vide a malapena una donna lanciarsi tra le sue braccia e la riconobbe come Dorea solo quando la strinse a sé.

“È vivo. I guaritori non si sbilanciamo, ma credono che ce la farà!” esclamò Tom, comparendo alle spalle dei due. 

Dopo aver avvisato Dorea l’aveva accompagnata a San Mungo, aveva aspettato con lei e aveva parlato con i medici quando la donna era troppo scossa per farlo. Poco lontano, Travis teneva per mano una bambina spaventata.

“È un miracolo, amore.” Sospirò Bob, lasciandosi andare in un pianto liberatorio. 

L’incubo era finito, potevano finalmente tornare a vivere.

“Dobbiamo avvisare i ragazzi..” balbettò Dorea, confusa. 

Il marito sorrise, accarezzandole il viso dolcemente. Non sentiva quasi il brusio di sottofondo, né le proteste del guaritore che cercava di cacciarli fuori da quel corridoio. Il loro James era vivo, solo questo contava.

“Ci sta pensando Al, pensiamo solo a nostro figlio!” mormorò Bob, sospirando.


Moody, dal canto suo, avrebbe volentieri fatto cambio con Paciock. Mai come in quel momento il castello era sembrato tanto grande e poco collaborativo allo sguardo attento del mago che camminava da ore, guardandosi intorno.

“Maledizione, dove sono finiti tutti?” tuonò Alastor Moody, solcando come una furia i corridoi, borbottando indignato. 

Non solo doveva prendersi i pugni dell’amico, ora doveva anche andare alla ricerca di quel ragazzini ribelli che dovevano certamente essersi cacciati nell’ennesimo pasticcio. Probabilmente con loro doveva esserci anche il figlio di Tom, di recente unitosi alla banda di disgraziati.

“Signor Moody, la prego di mantenere la calma..” mormorò Nick-Quasi-Senza-Testa, senza perdere il suo proverbiale contegno. 

Il fantasma aleggiava intorno all’uomo da un po’, indignato per il comportamento dell’auror, poco consono al luogo dove si trovava.

“Non mi faccio comandare da un uomo in carne ed ossa, figurarsi da un fantasma!” sbuffò l’auror, ignorandolo e proseguendo per la sua strada. 

Il fantasma in risposta decise di scomparire, offeso da tanta maleducazione. L’auror alzò le spalle, poco dispiaciuto per la perdita della sua compagnia. Se ne sarebbe fatto una ragione.

“Ehi, tu. Fermo dove sei!” urlò Moody, bloccando un ragazzino diretto verso la torre di Grifondoro. 

Non era grande, al massimo del terzo anno e tremava parecchio.

“Non sto facendo nulla, lo giuro..” protestò lui, alzando le mani e sperando che l’auror si fosse sbagliato e non stesse cercando proprio lui.

“Dove sono Potter, Paciock, Lupin, Black e tutto il resto della compagnia?” chiese l’auror, spazientito. 

Aveva perso abbastanza tempo cercando quei ragazzi. Dannazione, era un auror lui e non un baby sitter.

“Io.. non lo so.” Balbettò lui, pallido. 

Chiuse gli occhi e sperò che una volta riaperti il mago fosse scomparso. Aprì gli occhi piano, ma Moody era sempre lì, furioso.

“Non sono in vena di farmi raccontare balle da un ragazzetto che a stento mi arriva alla spalla. Parla!” tuonò Alastor, al limite della sopportazione.

“Loro, sono usciti.. ma io non centro. Non lo dica ai professori, oppure si vendicheranno!” piagnucolo il piccoletto, disperato. 

L’auror sbuffò, esasperato.

“Sparisci, non ti ho mai visto.” Ringhiò Moody, tornando a guardare i corridoi con attenzione alla ricerca dei ragazzi che stava cercando. 

Una volta trovati non avrebbero passato dei bei momenti quei furfanti.

“Grazie, signore.” Biascicò, dileguandosi prima che l’altro avesse tempo di cambiare idea.

“Proprio oggi dovevano andare a fare gli eroi, maledizione!” imprecò Al, insofferente, alzando gli occhi al soffitto.

“Signor Moody, è successo qualcosa ai ragazzi?”chiese Zhoana, avvicinandosi con prudenza all’uomo. 

Si vedeva lontano un miglio che era furioso, solo non si capiva perché. Era insolito che un auror si trovasse lì visto che ormai Bellatrix era stata arrestata. La vita al castello era tornata a scorrere tranquilla, fatta eccezione un’infinita tristezza dovuta alla fine del povero James.

“Sei la ragazza di Black, non è vero?” chiese l’auror, fissandola con attenzione.

“Io.. beh.. ecco..” mormorò lei, imbarazzata, annuendo appena.

“Lo sei o no? Non sono in vena di perdere tempo. Non mi interessa sapere se sai o meno dove si sono cacciati quei perdigiorno ma solo sapere se puoi riferire loro un messaggio da parte di Bob e Dorea.” Sbuffò l’auror, deciso a mettere fino a quel tormento una volta per tutte. 

Quando avrebbero fatto ritorno al castello, avrebbero avuto il loro messaggio.

“Credo di poterlo fare.” rispose Zhoana, seria. 

Se era un messaggio di Bob e Dorea doveva trattarsi di James. Potevano essere brutte notizie, le ennesime brutte notizie.

“James Potter è a San Mungo. È ferito gravemente ma non ho idea di come stia ne se passerà o meno la notte.” sospirò Alastor Moody, allontanandosi scuotendo la testa. 

Quei ragazzi lo avrebbero portato alla pazzia, prima o poi.

Zhoana rimase immobile al centro del corridoio, incredula. Intorno a lei i ragazzi facevano chiasso, si rincorrevano e urlavano. La ragazza non riusciva a fare un passo, mentre le parole dell’auror gli rimbombavano nella mente. 

ANGOLO DELL'AUTRICE:
Grazie mille per essere arrivati a leggere fino a qui. finalmente James è tornato a casa. Chiedo perdono per non aver messo anche il tanto agognato incontro, ma sarebbe stato davvero troppo lungo.
LadySaika: Grazie mille!!! la ricerca è cominciata, nel prossimo incontro si capirà dove erano finiti tutti ed amerai ancora di più Piton, credimi. in questo ho preferito concentrarmi su James.
Ketty: Grazie milleee, sei pazza a leggerti tutto quanto insieme. davvero, sei un vero angelo! per ringraziarti ti rivelo un segreto: le storie con i viaggi nel tempo piacciono anche a me e ne ho una pronta che posterò finita questa. i protagonisti saranno i figli di Harry e Ginny (la storia sarà il sequel di Posta via gufo) e naturalmente i malandrini. allora, ti ho incuriosita abbastanza?
BabyRiddle: Grazie milleee!
Dracucciole: grazie mille, siete sempre gentilissime!
Igniflia: grazie milleee! non si tratta di sadismo, solo che se dovessi postare tutto insieme ci metterei sei mesi a scrivere un capitolo ed ho il sospetto che a voi non piacerebbe..
Smemo92: Grazie mille! inizia la fase finale della storia: si combatte per davvero. con il ritorno di James, dopo i colpi di scena, si partirà alla ricerca.
GRAZIE MILLE, AL PROSSIMO CAPITOLO! 

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Capitolo 67
*** DI CORSA AL SAN MUNGO ***


CAPITOLO 65
DI CORSA AL SAN MUNGO

Harry e gli altri solcavano i corridoi del castello a testa bassa, sbuffando e cercando di dimenticare il più possibile quella terribile giornata che stava finalmente giungendo al termine. La versione adulta di Sirius camminava in mezzo a loro, questa volta trasformato in uomo. L’aspetto canino era un ricordo da quando Silente gli aveva comunicato che la sua nomina di professore di Difesa Contro le Arti Oscure era ormai ufficiale. Avevano firmato qualche carta e si erano stretti la mano, senza fare nessun commento in merito alla questione. Nessuno dei due uomini aveva voglia di parlare dei motivi che avevano spinto Silente a prendere quella decisione: se Bellatrix non si fosse messa in mezzo forse Anderson e James sarebbero stati ancora al castello, vivi. Per tutti gli studenti il nuovo professore si sarebbe chiamato Nathan Grey, un lontano parente dei Black. Harry, Hermione, Neville e Ron erano stati da subito entusiasti della notizia e persino Ginny aveva abbozzato un sorriso commentando cinicamente che chiunque sarebbe potuto essere un professore migliore di Bellatrix Black. Dopo tutto quello che aveva passato, per l’animagus era una bella rivincita poter insegnare ai giovani maghi, da uomo libero. Sirius aveva sorriso, triste, ma non aveva risposto. Era felice che Silente gli accordasse tutta quella fiducia, ma lo considerava solo un lavoro che gli dava la possibilità di stare al castello con i ragazzi. La cosa che gli premeva di più era la loro sicurezza, nient’altro. Nei giorni precedenti aveva parlato anche di quello con i signori Potter, assicurando loro che si sarebbe preso cura di Harry. Robert e Dorea l’avevano invitato a cena, dicendo che avevano molte cose di cui discutere. Lui ci era andato insieme ad Harry curioso ed insieme preoccupato. Avevano parlato a lungo, di tutto quanto quello che era accaduto negli ultimi tempi e di quello che sarebbe successo nel futuro. Alla fine Sirius aveva narrato loro la sua triste storia, cercando di trascurare i dettagli peggiori. Robert aveva ascoltato in silenzio, mentre Dorea gli stringeva forte la mano. Era orribile tutto quello che Sirius ed Harry avevano dovuto sopportare a causa di quella stupida guerra che loro non erano riusciti a fermare. Verso la fine della cena il discorso era caduto sul piccolo Teddy, che ridacchiava contento nel seggiolone. Era troppo piccolo per rendersi conto di quello che gli accadeva intorno. Decisamente questo era un bene.

“Lo porterete di nuovo al castello?” aveva chiesto la madre di James, senza nascondere la paura di non vedere più quel bimbo così allegro gattonare contento per casa. 
In quei giorni tristi quel bambino era stata la sua unica fonte di gioia. Pensare a lui aveva tenuto lontani i brutti pensieri. Tutti quanti. Era come se fosse tornata nel passato, quando James era piccolo e Steve era ancora con loro. Non averlo più in giro per casa avrebbe voluto dire piombare di nuovo in quel tunnel di disperazione, con quel dolore che le attanagliava il cuore e che sapeva così tanto di fallimento.

“Non c’è più Bellatrix, abbiamo anche ritrovato il medaglione dei Black tra le cose di quella pazza.. non c’è più nulla da temere per lui. Al suo papà farà bene rivederlo.” Aveva affermato Harry, sicuro, mettendosi a giocare con la manina di Teddy, che sgambettava felice. 
Dorea aveva sospirato forte, Robert aveva preso a guardare il pavimento. Sirius si era accorto dell’improvviso mutamento ed era subito intervenuto. Riusciva benissimo a capire lo stato d’animo di quelli che erano diventati i suoi genitori. Anche lui avrebbe reagito così se qualcuno avesse cercato di portargli via Harry.

“Remus non è suo padre, non quello vero almeno. Forse dovremmo lasciarlo qui.” Aveva sospirato Sirius senza staccare gli occhi dal piccolo. 
A quelle parole i signori Potter si illuminarono. Harry lo aveva guardato perplesso. Si fidava completamente del suo padrino, eppure quella volta non riusciva a capire dove voleva arrivare. Remus e Dora avevano affidato a lui il piccolo, era lui a doversene occupare. Nessun altro.

“Per noi non c’è problema. Dorea?” aveva chiesto Robert, voltandosi frenetico verso la moglie. La donna aveva sorriso, nervosa.

“No, affatto..” aveva sussurrato lei, annuendo.

“Ma Sirius..” aveva protestato Harry, voltandosi verso il suo padrino. Sirius lo guardava comprensivo, quasi avesse capito quelle che sarebbero state le sue proteste.

“È la cosa migliore. Noi dobbiamo pensare a fermare questa guerra. Sono stanco di vedere la gente morire.” Aveva mormorato Sirius, appoggiando una mano sulla spalle del suo figlioccio. 
Harry era cresciuto senza genitori, era stato automatico per lui volerli conoscere una volta arrivato nel passato. Per Teddy, tuttavia, era diverso. Lui non capiva quello che stava succedendo e tutte quelle emozioni lo confondevano solo. Senza contare che la cosa più importante era difendere il piccolo, a qualsiasi costo.

“Si, anche io. Facciamo come dici tu.” Si era arreso alla fine Harry.

Remus e la versione più giovane di Sirius non avevano commentato quella decisione. Una parte di loro era più tranquilla sapendo il piccolo al sicuro con i genitori di James, ma allo stesso tempo le risate del bambino mancavano a tutti e rendevano la torre di Grifondoro immensamente più triste e silenziosa. Ad ogni modo con i genitori di James nessuno avrebbe potuto fargli del male, non tanto facilmente almeno. Per il resto, era come se la loro allegria fosse sparita insieme a James. Nessuno riusciva a scherzare, fare i compiti o pensare alle lezioni. Lily non riusciva a fare altro che piangere nel bagno delle ragazze, da sola, arrivando quasi a fare concorrenza a Mirtilla Malcontenta. I suoi voti erano precipitati ed aveva più volte ripetuto ai professori che le loro regole erano stupide, perché non erano servite a tenere al sicuro James. Nonostante questa inedita voglia di ribellione, la rossa non era ancora stata punita. Tutti sembravano essere comprensivi con lei, al punto da darle ai nervi e a spingerla a ribellarsi ancora di più. Regulus e Piton erano silenziosi, nervosi e di pessimo umore. In linea con il resto della comitiva, ma senza lasciarsi andare a reazioni plateali. Erano sempre Serpeverdi dopo tutto. Insomma, nonostante i disperati tentativi di Alice e di Frank di tenere insieme il gruppo ricordando gli anni passati, ogni cosa sembrava andare male. Tutto quello a cui riuscivano a pensare era la ricerca degli Horcroux, che tuttavia procedeva a rilento. Certo, i ragazzi sapevano che il diadema di Corvonero era nella Stanza delle Necessità, ma trovarlo in mezzo a tutto quel caos e nel poco tempo che gli intervalli tra le lezioni lasciavano loro era tutto tranne che semplice. Avevano passato ore a frugare inutilmente in mezzo a tutte quella cianfrusaglie e ce ne sarebbero volute ancora prima di venire a capo di quella ricerca in qualche modo. Quel pomeriggio avevano provato ancora una volta a trovare il diadema, senza risultato. Zhoana era rimasta in biblioteca, in modo da giustificare l’assenza degli amici nel caso i professori avessero iniziato a sospettare qualcosa. Le loro sparizioni si stavano facendo troppo frequenti, cominciava ad essere strano. Era quasi sera quando il gruppo emerse dalla stanza, diretto verso il luogo dell’appuntamento con Zhoana per comunicargli i mancati progressi.

“Ancora niente, dannazione.” Sbuffò Frank, camminando per i corridoi a testa bassa. 
In quel momento si sentiva un fallito, niente di più. Nonostante fosse figlio di un auror non aveva saputo aiutare gli amici in quella ricerca. Il male sembrava avere ragione di loro, ancora una volta.

“Frank, devi avere pazienza. Hai visto quanta roba c’è dentro quella stanza?” fece notare Sirius, insolitamente tranquillo. 
Da quando il suo migliore amico era scomparso tutto sembrava scivolargli addosso. Ci aveva messo anima e corpo in quella ricerca, eppure non gliene importava nulla se non concludeva niente. Se ne andava in giro, parlava, mangiava e respirava ma sentiva che niente era più come prima. Forse non sarebbe mai più stato come prima.

“Il diadema non era dove doveva essere. Qualcuno potrebbe averlo già preso.” Mormorò Regulus, pensieroso. 
Quell’idea aveva iniziato a balenargli in mente fin dal primo pomeriggio di ricerche, ma non aveva osato dirlo ad alta voce. Forse avevano sbagliato a riporre cieca fiducia nei racconti dei ragazzi. Era evidente che qualcosa era cambiato a causa del loro ritorno.

“Oppure non è ancora stato portato lì..” suppose Piton, alzando le spalle. 
Hermione fulminò i due con lo sguardo, nervosa. Le cose andavano male senza che loro si mettessero a prevedere gli scenari peggiori.
“Deve essere lì, dobbiamo solo cercare meglio.” esclamò Neville, con un tono di voce decisamente alterato che normalmente non gli apparteneva. Era stanco, sfiduciato ma non era disposto ad arrendersi.

“Ragiona Neville..” iniziò Alice con pazienza, rivolta al figlio. Il ragazzo scosse la testa, quasi a scacciare quel pensiero negativo.

“Ne sono sicuro. Voi non avete sentito un’aura malvagia?” chiese Neville, rivolto agli altri. Il gruppo rimase in silenzio, riflettendo. Lentamente, ad uno ad uno, annuirono tutti.

“Certo che si.” Esclamò Remus, scuotendo energicamente la testa.

“Metteva i brividi..” sospirò Lily, tremante.

“Appunto.” Disse Neville, incrociando le braccia. Alice ancora una volta cercò di replicare, ma Harry la precedette.

“Allora è lì, chiuso il discorso.” Sbottò Harry, chiudendo quella conversazione cercando di scacciare i pensieri che avevano preso a ronzargli in testa. 
La loro presenza aveva cambiato molte cose, troppe per poter affermare qualcosa con certezza. La loro unica possibilità per salvare tutti senza stragi e morti inutili era distruggere tutte le parti dell’anima di Voldemort. Farlo senza conoscere l’ubicazione esatta sarebbe stato un suicidio, una lotta contro il tempo. Si voltò appena, scacciando una mosca. Hermione lo fissava, stanca e pensierosa. Anche lei aveva capito quello che lo preoccupava ma non aveva detto niente. Nessuno meglio di lei e Ron sapeva quanto poteva diventare logorante una caccia come quella a cui erano stati costretti l’anno precedente.

L’arrivo improvviso di Zhoana riscosse entrambi dai propri pensieri. La ragazza correva a perdifiato, senza badare alle persone che travolgeva e che la fulminavano con lo sguardo. I suoi occhi erano rossi ed il suo viso umido, ma di questo il gruppo se ne accorse solo quando la videro saltare al collo di Sirius, incredulo quanto il resto dei compagni.

“Moody ha detto che è grave, a San Mungo..” disse la ragazza, buttando li frase sconnesse.

“Alastor Moody è stato ferito ed è grave a San Mungo?” Chiese Regulus, cercando di interpretare le parole confuse della ragazza. 
Zhoana lo fissò, stralunata, poi scosse la testa.

“Non è lui che sta male..” Protestò la ragazza, aggrottando le sopracciglia.

“Adesso si che è tutto più chiaro..” Commentò Piton, ironico, immediatamente fulminato da un’occhiataccia di entrambi i Sirius.

“Tu, zitto. Amore, stai calma. Chi è stato portato a San Mungo?” Chiese l’animagus più giovane, premuroso. 
La ragazza si voltò, cercando di immaginare quale effetto avrebbero avuto su di lui le parole che stava per dire.

“James, hanno trovato James.” Mormorò Zhoana alla fine, cercando di calmarsi.

La reazione dei ragazzi a quelle parole fu travolgente. Nessuno disse nulla, pressoché all’unisono tutti scattarono verso l’ufficio del preside. Prima ancora di sapere cosa era successo, loro volevano andare a San Mungo. Quella era diventata la loro priorità, non c’era tempo per altro. Silente non sembrò stupito di vederli comparire nel suo ufficio. La notizia doveva essere arrivata da poco anche a lui. Non diede loro il tempo di aprire bocca: indicò una passaporta, disse che si sarebbe attivata nel giro di qualche minuto e aggiunse che se volevano potevano prendere qualche biscotto. I ragazzi ringraziarono, interdetti e troppo agitati per mettere qualcosa nello stomaco. Lily pensò di chiedere all’uomo come stava James, ma non ebbe il tempo per farlo. Improvvisamente la stanza sparì intorno a loro per comparire di nuovo nel giro di pochi istanti, cambiata. Le pareti, i pavimenti ed i soffitti erano di un bianco talmente luminoso che feriva quasi gli occhi. Una volta abituatisi a quella luce trovarono Thomas Paciock che li fissava, divertito. Erano franati uno sull’altro in una sala d’attesa, attirando molti sguardi curiosi e strappando anche qualche risata.

“Niente di rotto, spero..” commentò l’uomo, studiandoli a lungo con la testa inclinata appoggiata sulla spalla. 
Il volto sembrava stanco, ma allo stesso tempo anche sereno. Era evidente che la notizia del ritrovamento di James aveva rallegrato tutti, in prima battuta gli auror che erano stati a lungo impegnati nella ricerca in quegli ultimi tempi. Frank fissò il padre senza parlare, per nulla stupito di trovarlo lì.

“James..” mormorò Harry, con un filo di voce. L’auror guardò il gruppo, poi sorrise ancora.

“Di là, terza porta a sinistra. Dovrebbero esserci Dorea e Robert.” Rispose, indicando un corridoio che sembrava snodarsi per quasi un centinaio di metri. 
I ragazzi ringraziarono appena, di fretta, correndo via veloci.

“Dovresti rimproverare Frank. Ti sembra il modo di trattare suo padre?” Brontolò Alastor con le braccia incrociate sul petto a pochi passi dal collega. 
Non aveva ancora mandato giù che i ragazzi non si fossero fatti trovare quando era andato a cercarli per dare la notizia. Una volta tornato ne aveva parlato al collega, ipotizzando che quei matti ne stavano pensando una delle loro. Tom aveva sospirato e se n’era andato scuotendo la testa. Era evidente che l’amico non aveva figli e che non poteva capire.

“Tu avresti fatto lo stesso se al posto di James ci fossimo stati io o Bob.” Rispose poi, sorridendo appena. 
Alastor ci pensò un po’ su, poi sbuffò. Non voleva lasciare l’ultima parola a Thomas ma sapeva bene che aveva ragione.

“Andiamo da Travis e da Ted e stendiamo questo dannato rapporto.” Sbottò, burbero, indicando due uomini che stavano parlando tra loro, frenetici.

***

Dopo una breve corsa per il corridoio durante la quale avevano travolto diverse persone innocenti i ragazzi si arrestarono a pochi metri da Dorea. La donna piangeva, aggrappata disperatamente al braccio del marito, ma quanto vide i ragazzi sul suo volto si allargò un bellissimo sorriso. Era evidente che li stavano aspettando. Teddy non era con loro, probabilmente dovevano averlo affidato agli elfi domestici, ad Andromeda o forse ad Augusta, la moglie di Tom.

“I guaritori hanno appena detto che si salverà.” Annunciò la donna, con fare solenne. 
Sirius si voltò, incrociando lo sguardo rasserenato di Remus e prendendo al volo Lily prima che la ragazza cadesse a terra.

“Merlino ti ringrazio.” Sospirò Harry scivolando lentamente su una sedia. 
Al suo fianco la versione più grande di Sirius finalmente sorrideva come non gli aveva visto fare da molto tempo a quella parte.

“Deve riposare, ma se volete potete entrare per qualche minuto.” Aggiunse Robert, leggermente in ansia, senza perdere di vista il nipote. 
Un figlio a letto bastava e avanzava, non voleva altre tragedie in famiglia almeno per il momento.

“Forse è meglio se entriamo uno per volta..” Mormorò Hermione, preoccupata che vedere troppe persone potesse agitare James. Era fuori pericolo, ma questo non voleva dire che stava bene. Sirius e Lily non dicevano nulla, troppo straniti ed increduli per parlare.

“Neanche per sogno, credo che mio figlio abbia molta voglia di vedervi. Tutti quanti.” Ribatté il padre di James, sorridendo sicuro.

I ragazzi annuirono, poi Harry spinse piano la porta e furono dentro. Bastò uno sguardo alla stanza per far tremare loro le gambe. La stanza era immersa nel buio. Le imposte erano chiuse e le tende tirate. Ogni dettaglio era studiato per fare riposare il ragazzo ferito.

Lo sguardo di Harry vagò per la stanza fino a che non vide il padre. C’era qualcosa di profondamente ingiusto nel vedere James bloccato in un letto ma allo stesso tempo era un sollievo. Era tornato, qualcuno dal cielo aveva fatto in modo che potessero rivederlo ancora. Le lenzuola, candide, erano state tirate sù con attenzione ma il ragazzo sembrava avesse cercato di liberarsene, calciandole via durante quel sonno tanto agitato. Rimasero a lungo a guardarlo, senza spostarsi dalla porta fino a che James si mosse piano nel letto senza aprire gli occhi, gemendo per il dolore e trattenendo il fiato per alcuni, lunghissimi istanti. Quella vista intristì tutti loro. Frank era immobile, aggrappato ad Alice. Sirius fissava l’amico con le lacrime agli occhi, cercando invano di darsi un contegno. Regulus era al suo fianco, il braccio appoggiato sulla spalla del fratello, ma questi sembrava non farci caso. Gli altri erano intorno. Remus vicino ai piedi del letto di James, Lily ed Harry al suo capezzale. Hermione, Ginny, Ron e Neville erano intorno alla versione più grande di Sirius, incredulo e pallido quanto il suo alter ego. Solo Piton si teneva a distanza, imbarazzato, senza sapere bene come comportarsi. L’aria in quella stanza era pesante.

Lentamente, James aprì gli occhi e si voltò verso la porta da cui era entrata tutta quella luce che lo aveva svegliato. Harry studiò attentamente il suo volto. Sorrideva, a dispetto di tutto il resto. Nonostante respirasse a fatica e avesse bende che ricoprivano gran parte del corpo, lui riusciva ancora a sorridere. Era semplicemente strabiliante. Notò subito gli amici e accennò appena un gesto di saluto con la mano, probabilmente tutto quello che le sue poche forze gli consentivano di fare.

“Amore..” esclamò Lily, trattenendosi a fatica dal saltargli tra le braccia. 
Voleva sentire di nuovo il calore del suo abbraccio, sentirlo vicino e fare in modo che nessuno potesse più fargli del male, ma sapeva bene che James era debole. Troppo debole. Di tutte le cose che aveva pensato e sognato di dirgli in quei lunghi giorni passati senza di lui, non ne riusciva a ricordare nessuna ed a ogni modo non importava più. Voleva solo stare con lui, toccarlo e sentire che era lì. Nient’altro. Gli accarezzò i capelli, scompigliandoli appena, poi gli baciò la fronte e affondò il viso nell’incavo del suo collo. Bastò questo a farla sentire a casa, protetta.

“Ehi, quanta gente..” mormorò James con un filo di voce. 
Voleva strappare loro una risata, ma la smorfia di dolore che gli si dipinse sul viso mise subito il gruppo in allarme.

“Non provare più a muoverti, intesi?” esclamò Remus, con fare severo, usando lo stesso tono con cui sgridava lui e Sirius per un scherzo troppo cattivo o pericoloso. 
Ron sorrise appena di quella scena. Tutto era tornato alla normalità, dopo tutto.

“Non ci riuscirei nemmeno se lo volessi probabilmente.” Rispose il ragazzo, sorridendo delle premure dell’amico. 
Remus inclinò la testa, poco convinto. Era abbastanza sicuro che non sarebbe bastato così poco per immobilizzare l’amico in un letto. Non a lungo, almeno. Nel giro di qualche giorno, o peggio ancora di qualche ora, sarebbe tornato ad essere il solito irresponsabile.

“Meglio così, i guaritori dicono che devi riposarti e non devi fare sforzi.” Ribadì Ginny, con un fare severo che a James ricordò lontanamente quello della professoressa McGranitt. Aprì la bocca per protestare, ma qualcuno lo precedette.

“Guardati, dannazione. Sei uno straccio!” protestò Sirius più giovane, gli occhi pieni di lacrime che di li a poco sarebbero certamente uscite. 
Sapeva che avrebbe dovuto trattenersi, ma non gliene importava nulla. Era il suo amico quello immobile nel letto, dannazione.

“Beh, fattelo dire.. nemmeno tu sei un fiore!” ribatté James, provando a scherzare per strappare un sorriso a Sirius. Il moro sorrise, poi si sedette ai piedi del letto dell’amico.

“Merlino, quanto mi sei mancato! Credevo che non ti avrei più rivisto!” sussurrò Harry, cercando di non far trasparire agli altri il groppo che aveva in gola. 
Era andato vicino a perdere suo padre, un’altra volta. James si voltò, cercando la mano del figlio per stringerla.

“Impossibile, l’erba cattiva non muore mai..” sibilò Piton, voltando la testa per non vedere quel gesto tanto tenero da fare male. 
Lui non aveva mai avuto un padre, solo una bestia. Sapeva che Harry se lo meritava dopo tutto quello che aveva passato, ma proprio non riusciva a tenere a freno quella gelosia che lo torturava. Poi c’era James, colui che gli aveva definitivamente portato via la sua bella Lily. Probabilmente non lo avrebbe mai ammesso nemmeno sotto tortura, ma in fin dei conti era felice che stesse bene. Certo, era il suo rivale nonché l’uomo che odiava di più al mondo, ma era anche l’unico che avrebbe saputo rendere felice Lily. James si voltò verso il proprietario di quella voce, sorpreso di trovarlo lì.

“Piton? Merlino, questa deve essere un’altra allucinazione..” mormorò James, sorridendo.

“Ti piacerebbe..” sussurrò una voce roca, incredibilmente somigliante a quella di Sirius. 
Si voltò verso l’uomo che aveva parlato e si stupì di trovarsi davanti una versione perfettamente somigliante del suo migliore amico, solo più grande. Sicuramente doveva avere in qualche modo a che fare con Harry e gli altri ragazzi.

“Due Sirius? Sembra divertente..” disse James, mentre una fitta di doloro lo obbligava a muoversi il meno possibile. 
Odiava mostrarsi debole davanti agli amici, già abbondantemente preoccupati per lui, ma non poteva farne a meno. Era un rottame.

“Solo perché non hanno ancora cominciato a discutere o a fare qualcosa di terribilmente stupido!” sospirò Ginny, alzando gli occhi al cielo.

“Basta! State agitando James, deve riposare.” Esclamò Regulus, cercando di riportare la calma. 
Si vedeva che il ragazzo, nonostante cercasse il più possibile di minimizzare, stava realmente male. Doveva riposare, non vedere Sirius e Ginny che discutevano. I due abbassarono subito lo sguardo, colpevoli.

“Tranquilli, è tutto a posto. Beh, sono un ridotto male ma tra qualche giorno andrà meglio. Piuttosto, che mi dite?” chiese James, curioso di sapere tutto quello che si era perso mentre vagava per grotte, boschi e piccoli villaggi babbani.

“Ora pensa solo a guarire, ti racconteremo tutto quando starai meglio.” rispose Alice, accarezzando una mano dell’amico. 
Frank, al suo fianco, era chiuso in uno strano mutismo. Era felice che l’amico stesse bene, eppure non riusciva a dire niente. L’emozione era troppa.

“Non ci pensate nemmeno. Devo sapere tutto oppure impazzisco! Allora? Chi mi ha rapito? Perché nessuno mi ha trovato? Che è successo al castello? Bellatrix?” chiese ancora James, frenetico. 
Il suo viso si fece appena rosso per l’agitazione, poi una brutta tosse lo obbligò a calmarsi. Riprese a respirare normalmente, poi si voltò verso gli amici. Stava male, certo, ma voleva lo stesso le sue risposte.

“Ehi, sta buono! Una domanda per volta.” Esclamò Remus, alzando gli occhi al soffitto. 
Non c’era nulla da fare, anche bloccato a letto James rimaneva il solito incosciente che non aveva la minima intenzione di fare quello che i guaritori avevano detto.

“Ti ha rapito Bellatrix, che aveva preso il posto di Anderson.” Iniziò a raccontare Ron, soffermandosi nei particolari di quella storia. 
L’altro ascoltava attento, gli occhi sgranati per la sorpresa e per l’incredulità. Non potevano dargli torto, anche a loro era sembrato tutto quanto assurdo.

“Anderson in realtà era Bellatrix? Vostra cugina Bellatrix?” esclamò James, sorpreso, voltandosi verso Regulus e Sirius. 
Dai racconti dei ragazzi era scontato quanto quella donna fosse perfida, ma mai l’avrebbe creduta capace di elaborare un piano tanto intricato e pericoloso solo per vendicarsi di un bambino indifeso come Teddy.

“Perspicace il ragazzo.” commentò Piton, allontanandosi dal gruppo che circondava il letto.

“Dovevate darmi retta quando dicevo che era strano!” sbuffò Neville, alzando gli occhi al soffitto, ricordando le sue parole sui cambiamenti del professore.

“Sarebbe stato meglio, decisamente.” Commentò lo strano tizio che assomigliava a Sirius.

“Tu saresti?” chiese James alla fine, interessato. Era troppo stanco per fare congetture e ipotesi, ma anche altrettanto curioso.

“Sirius, dal futuro. Lui invece è Neville..” rispose questi, tranquillo, indicando l’altro ragazzo.

“Il cugino di Frank, lo so già.” Disse James senza pensare. Si ricordava di lui, del suo strano arrivo al castello con quel cane gigantesco.

“Il figlio vorrai dire..” precisò Neville, sorridendo. James strabuzzò gli occhi ma non fece caso a questa ultima frase, ma collegò la frase pronunciata poco prima da Sirius.

“Prego? Ehi, aspetta. Tu dovresti essere morto!” esclamò il ragazzo a letto, sobbalzando appena, incredulo. 
Harry scoppiò a ridere, riflettendo che la sua reazione alla vista di Sirius non era poi stata tanto diversa. In fin dei conti erano padre e figlio, nessuno poteva negarlo o dubitarne.

“Che noia..” sbuffò Sirius, alzando gli occhi al cielo. 
Raccontò velocemente la sua storia, senza entrare nei dettagli. Era inutile far soffrire il ragazzo più del necessario con dolorosi particolari che avrebbero di sicuro intristito anche Harry.

“Ma quindi Tartufo eri tu!” esclamò ancora James, cercando con poco successo di mettersi a sedere sul letto.

“Perspicace il ragazzo!” commentò ancora Piton.

“Già, incredibile..” sospirò Lily, senza stazzare lo sguardo dal suo James. 
Da quando aveva scoperto che Tartufo in realtà era Sirius si era spesso chiesta perché nessuno dei malandrini lo avesse riconosciuto. In fin dei conti i due, trasformati, non erano poi molto diversi.

“Non vorrei sembrare ripetitivo, ma che ci fa Piton insieme a voi?” chiese James, voltandosi verso il Serpeverde. 
Severus abbassò gli occhi, frenetico. Sembrava non riuscire a reggere quello sguardo.

“È passato dalla nostra parte.” Spiegò Alice, scegliendo con cura le parole. 
Lily guardò l’amica, sorridendo. Era strano che fosse stata proprio lei a parlare. Non aveva mai sopportato Piton, eppure da quando era comparso in infermeria per aiutare con la pozione aveva deciso di dargli fiducia.

“Prego?” chiese James, temendo di avere sentito male. 
Sembrava assurdo, insensato, eppure doveva essere così. Harry e gli altri non si sarebbero fidati di lui, a meno che non fosse sincero.

“Ho lasciato il Signore Oscuro e dato una mano a questi incapaci. Dovevamo fare parlare Bellatrix con il Siero della Verità, ma la Bellatrix di questo tempo ha ucciso la sua versione più grande per fare in modo che non ti trovassimo.” Spiegò brevemente Piton per mettere fine a quella situazione imbarazzante.

“Gli auror hanno detto che sarebbe stato impossibile trovarti.” Spiegò Frank, senza alzare lo sguardo sull’amico.

“Vi eravate arresi..” mormorò James, triste. Ripensò a Merry. Se non fosse stato per quella bambina non avrebbe avuto scampo.

“Non sapevano dove cercarti, così abbiamo deciso che ci saremmo vendicate distruggendo Voldemort.” Spiegò Harry. 
I suoi occhi verdi brillavano di una luce strana, di determinazione. La stessa che si accese in quelli color nocciola di suo padre.

“Come?” chiese James, sempre più confuso ma allo stesso tempo anche curioso.

“Horcroux..” rispose Ron, secco.

“Sembra mi sia perso un sacco di divertimento.” Sussurrò James, con un sorriso malandrino dipinto sul volto.

“Non ancora, a dire il vero.” Sospirò Neville, sbuffando.

“Che volete dire?” chiese ancora James, cercando di mettersi a sedere e di interpretare quello strano silenzio che era caduto improvvisamente sul gruppo.

“La ricerca procede per le lunghe.” Sospirò Hermione, intristendosi.

“Stiamo cercando il diadema di Corvonero nella stanza delle necessità. Sappiamo che è lì, eppure non troviamo nulla.” spiegò Zhoana, raccontando brevemente come si erano svolte le loro giornate negli ultimi giorni. James sospirò e si mise a riflettere, pensieroso.

“Ti assicuro che alla lunga è frustrante.” Sospirò Regulus.

“Portate pazienza, è normale che non sia esattamente dove ricordavi tu.” Mormorò James dopo qualche minuto, rivolgendosi al figlio.

“Perché?” chiese Harry, incredulo. Non riusciva a capire a cosa si stesse riferendo James.

“La gente porta oggetti in quella stanza, poi altre persone ne portano altri e così via. Potrebbe essere già nella stanza, ma non nella posizione che ricordi.” Spiegò James, sorridendo. Quelle parole illuminarono tutti quanti.

“Sei geniale..” esclamò Harry, dandosi dello stupido per non esserci arrivato da solo.

“Lo so, ma sono anche debole. Credo che dormirò qualche ora.” Rispose James, lasciando che Lily gli rimboccasse le coperte e gli sistemasse meglio i cuscini. 
Bastarono pochi secondi ed il ragazzo sprofondò nel mondo dei sogni. Gli amici allora uscirono per lasciarlo riposare, decisi a tornare l’indomani. Nel frattempo avrebbero ripreso le ricerche del diadema, non c’era tempo da perdere.

James dormiva già da molte ore quando scese la sera e l’ospedale si fece deserto. In giro erano rimasti solo pochi guaritori, a nessun altro era permesso accedere alle stanze dei degenti. Nonostante le pozioni e gli unguenti avessero iniziato a fare effetto, il ragazzo era ancora molto stanco e debilitato. Per questo non sentì la porta aprirsi.

“Sveglia, Potter.” Esclamò una voce con poca grazia, strappando il grifondoro dal mondo dei sogni. 
Il ragazzo sobbalzò, chiedendosi cosa ci facesse un guaritore tanto sgarbato nella sua stanza a quell’ora di notte. Quando si trovò davanti un Serpeverde, immaginò di essere completamente impazzito.

“Piton?” chiese James, sorpreso di trovare il ragazzo di fronte. 
Era solo, impacciato ed a disagio. Doveva essere entrato di nascosto, eludendo in qualche modo in coprifuoco di Silente e la sorveglianza magica del San Mungo.

“No, la fata dei denti..” sbuffò Severus voltando lo sguardo, infastidito.

“Fa poco lo spiritoso.” Mormorò James, sbadigliando. 
Era stanco e voleva dormire, non mettersi a discutere o a litigare con Piton. Sentiva di non averne le forze, ne voglia. Lily non avrebbe di sicuro apprezzato visto che ci aveva appena fatto pace. Doveva fare il bravo per lei, per dimostrarle di essere cresciuto e di aver messo la testa a posto.

“Merlino, riesci ad essere odioso ed arrogante anche quando sei mezzo morto.” Esclamò il serpeverde, maledicendo la sua decisione di andare a parlare con il suo odiato nemico. Lo aveva fatto per Lily, sentiva di doverglielo.

“Come mai sei diventato buono tutto d’un tratto?” chiese James, mettendosi seduto. 
Gli costava fatica, ma non voleva mostrarsi debole di fronte a Piton. Ne andava del suo orgoglio. Piton sospirò e si prese qualche secondo prima di rispondere.

“Per Lily, io la amo..” rispose Piton alla fine, scegliendo con cura cosa dire. 
A quelle parole James impallidì. Decisamente erano le peggiori che si era aspettato di sentire. Forse era tornato ad essere buono per Lily e adesso che lui era sano e salvo sarebbe tornato tra le file dei mangiamorte. Lei avrebbe sofferto e avrebbe finito per dare a lui tutte le colpe.

“Scusa?” balbettò James. Piton sospirò, alzò gli occhi al cielo e poi andò avanti a parlare. Era sicuro che il grifondoro avrebbe frainteso tutto, dopo tutto era un idiota.

“Solo che lei ama te, il grande giocatore, il vincente, il ragazzo più popolare della scuola..” continuò il serpeverde, fingendo di non vedere la reazione incredula dell’altro ragazzo.

“Vuoi portarmela via?” chiese James, spaventato. Piton in risposta scoppiò a ridere.

“Sarebbe patetico se ci provassi. Lei vuole te, un perdente come me non può competere.” Commentò Severus, senza rabbia nella voce. 
Non odiava più James perché era migliore di lui. Semplicemente, aveva accettato la cosa. Poteva farlo.

“Non ti seguo.” Mormorò James, sempre più confuso.

“È semplice, la amo e voglio che sia felice anche se questo vuole dire che starà con te.” Spiegò Piton, sedendosi su una poltrona vicino al letto di James. 
Per un po’ cadde il silenzio, interrotto solo dal respiro affaticato ed irregolare del ragazzo malato.

“Sei un idiota.” Sbottò James alla fine. 
Al posto di Piton non sarebbe stato così buono, avrebbe lottato fino alla fine per la ragazza che amava. Non avrebbe accettato di essere solo il suo migliore amico.

“Che vuoi saperne tu della mia vita?” chiese Severus, con rabbia. Immediatamente James si pentì di quella frase irruenta ed infelice ed abbassò la testa.

“So solo che io non ce la farei a vedere la donna che amo con un altro, per tutti i giorni della mia vita.” Cercò di spiegare meglio James, imbarazzato.

“Vedi di farla felice allora, intesi? Voglio vederla ridere, ogni singolo giorno della sua vita, oppure il Signore Oscuro sembrerà una fatina in confronto a me.” Minacciò Piton, alzandosi in piedi e prendendo la porta. 
Non voleva stare in quella stanza più del necessario. Aveva detto quello che doveva, adesso poteva andare.

“Ti sei spiegato benissimo.” Rispose James, abbozzando un sorriso. 
Forse in fin dei conti Piton non era il buono a nulla che lui aveva sempre creduto. Lily aveva sempre avuto ragione: c’era del buono in lui.

“Bene, allora posso andare. Buona notte Potter.” Mormorò Piton, lasciando la stanza. 
James voleva rispondergli ma una fitta gli mozzò il fiato in gola, facendolo piegare dal dolore. Severus era quasi fuori dalla stanza ma non appena si accorse dei rantolii di James tornò sui suoi passi e si chinò su di lui. La fronte del ragazzo scottava, doveva essergli salita ancora la febbre.

“Prendi questo..” disse, avvicinando una pozione che aveva preso dalle sue tasche alla bocca del ragazzo dolorante. 
James era troppo debole per opporsi. Lo lasciò fare e dopo poco si sentì subito meglio. Qualunque intruglio gli aveva dato Piton, funzionava.

“Grazie.” Mormorò James, riprendendo lentamente a respirare con regolarità.

“Ti dovevo un favore, ora siamo pari.” Disse Piton, distaccato. Arrivò alla porta, poi sembrò ripensarci e guardò indietro.

“Ah proposito, se racconti a qualcuno della nostra conversazione sei morto..” sbottò il serpeverde, scomparendo alla vista del grifondoro.

ANGOLO DELL'AUTRICE

Per prima cosa, grazie di essere arrivati a leggere fino a qui. James è salvo, la caccia riprende e la storia sta giungendo al termine. che tristezza, ma anche che sollievo! ci sono stati momenti, mentre scrivevo la storia, che duditavo di riuscire ad arrivare in fondo. è bello sbagliarsi, dopo tutto!

Brando: grazie mille! Harry e gli altri erano nella stanza delle necessità, Zhoana era in biblioteca ad aspettarli. eh si, senza Merry James avrebbe fatto una brutta fine. Moody, beh è il solito. 

Cloe Black: grazie mille! spero che gli incontri ti siano piaciuti! 

PiccolaHellionor: grazie mille, le tue parole mi hanno davvero commossa! hai davvero letto 66 capitoli tutti in una volta? sei davvero incredibile!

Animemanga: grazie mille! prossimamente ci penserà James a ringraziare Merry come si deve, promesso!

LadySaika: grazie mille! anche Merry all'inizio credeva che Andromeda fosse un nemico, ma per fortuna non c'è solo gente come Bellatrix in giro. Ted nella mia storia non è babbano ma nato babbano, quindi ha dei poteri e lavora al ministero. 

FunnyPink: grazie mille! la bambina non ha nessun parente mago, ma il nonno le ha sempre raccontato che i maghi esistono davvero. l'amico del nonno, poi, faceva il ferroviere a londra ed aveva sentito parlare dei binario nove e tre quarti. 

Terry93: grazie mille! il resto della banda era alla ricerca del diadema, scomparso nella stanza delle necessità.

Vodia: grazie mille! la bambina sicuramente ricomparirà. il dilemma è: se fosse una strega, i genitori la caccerebbero di casa? i ragazzi si sono portati la fantastica borsetta di Hermione, con tutto il necessario per uccidere qualsiasi cosa: zanna, spada e taaanti libri. ad ogni modo, prima di distruggere devono pensare a trovarli! Remus si sa che ne sa sempre una più del diavolo. i ragazzi cercano di preparare una pozione, ma comunque non ci riescono. Bellatrix si fa uccidere perchè pensa che la pozione funzioni. per il maniero e gli elfi, concedimelo. una svista capita. Sirius e la cattedra, vedremo. in fin dei conti lui vuole stare li per proteggere i ragazzi che sono al settimo anno. l'anno prossimo nessuno di loro sarà al castello. 

Frenci_ : grazie mille! spero che questo capitolo non ti abbia delusa! 

GRAZIE MILLE A TUTTI, AL PROSSIMO CAPITOLO!

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Capitolo 68
*** Un tanto atteso ritorno alla normalità ***


CAPITOLO 68

UN TANTO ATTESO RITORNO ALLA NORMALITA’

 

Nelle settimane seguenti James passò molto tempo a letto. Lui diceva di stare bene ma i genitori erano irremovibili. Anche gli amici, dal canto loro, non volevano correre rischi. 

"Tu non ti muovi da qui, intesi?" scandiva continuamente Sirius, tra il preoccupato ed il minaccioso mentre alle spalle Hermione, Ginny e Zhoana ridevano dell’espressione risentita del ragazzo costretto a letto e di quella incredibilmente seria dell’amico.

"La gamba è messa male, non devi fare sforzi." Gli faceva eco Regulus, dando man forte al fratello maggiore. 

Mai come quella volta i due sembravano più uniti e concordi che mai, con gran scorno del cercatore oggetto delle loro premure. Erano adorabili insieme, ed ancora più adorabile era vedere che Regulus si fosse integrato alla perfezione nel gruppo, ma era davvero terribile essere l’oggetto delle loro premure. Da quando James era ricoverato i due fratelli non si erano mai mossi da San Mungo, riscoprendosi più uniti ed affiatati che mai. Entrambi erano stati allontanati dalla propria famiglia e per entrambi i Potter avevano significato un nuovo inizio. James era un fratello tanto per Sirius quanto per Regulus. La sua salute era una priorità per tutti e due.

"Quei tre sono proprio un bel trio. Bizzarro forse, ma bello." ripeteva Frank, quando li vedeva scherzare insieme. Tre fratelli, diversi ma incredibilmente uniti. Era questo quello che sembravano al primo sguardo.

"Sei geloso?" Chiedeva in rimando Remus, fissando divertito Frank. L’altro fingeva di pensarci su per un po’, poi scoppiava a ridere.

"Un po', ma in fondo io ho te come orsacchiotto personale." rispondeva l'altro, alzando le spalle e stringendo a sé l’amico.

"Orsacchiotto?" chiese una volta la versione più adulta di Sirius, perplesso da quella strana conversazione. L’uomo era comparso alle spalle dei due ragazzi con tanta discrezione che loro non si erano nemmeno accorti.

"Non ti piacciono gli orsi?" chiese Frank, cercando di capire cosa intendesse dire il mago più adulto. L’altro aveva sorriso ed aveva alzato le spalle. L’espressione di Sirius non lasciava pensare nulla di buono al povero licantropo. Lo conosceva da abbastanza tempo per averne abbastanza paura.

"Beh, a me si. Il fatto è che credevo che Moony preferisse i lupi." disse Sirius alzando le spalle, provocando la rabbia di Remus e le risate di tutti, persino di Regulus che era venuto a conoscenza di tutti i dettagli di quella storia da relativamente poco tempo. 

Chi non conosceva il gruppo di amici non sarebbe mai riuscito ad indovinare l'avversione e la rivalità che aveva tenuto lontano Regulus tanto a lungo. Sia per James che per Sirius, e anche per tutto il resto della compagnia, adesso Regulus era solo il fratellino piccolo di Sirius. Quello da proteggere e da prendere il giro. Tutti quanti i dissapori del passato erano stati spazzati via. All' ex Serpeverde, nonostante non lo ammettesse ad alta voce, quel ruolo piaceva e non protestava. Non in modo plateale, almeno. Così mentre il gruppo rideva un altro Serpeverde restava in disparte, chiedendosi se un giorno anche lui come Regulus sarebbe stato accettato nel gruppo.

Dopo la famosa e segretissima notte, Piton e Potter non avevano più parlato ma era evidente che il loro rapporto aveva fatto degli evidenti passi avanti. James aveva chiesto ad Harry cosa fosse accaduto, ed il figlio aveva raccontato tutti i dettagli di quella strana storia che si era conclusa con la morte di Bellatrix.

Sirius e Remus avevano fatto diverse ipotesi aiutati da Ron e Frank per giustificare la pacifica convivenza dei due acerrimi nemici, una più strampalata dell'altra, ma nessuna era davvero riuscita a spiegare perchè quei due avessero smesso di guardarsi in cagnesco e di insultarsi alla prima occasione utile. James sorrideva, alzava gli occhi al soffitto e faceva finta di non capire. Piton non ne parlava proprio. Se interrogato sbuffata, dichiarando che essere costretto ad avere a che fare con un branco di Grifoni era già abbastanza brutto senza che questi si mettessero in testa l'idea di fare domande assurde. Anche Regulus aveva provato a parlarne con Severus in privato, facendo leva sulla lealtà alla vecchia casa a cui erano appartenuti, ma questi l'aveva zittito subito. Insomma, il mistero sembrava essere destinato a rimanere tale tra lo stupore generale del gruppo e il sollievo di Lily, non più costretta a dover scegliere tra il ragazzo che amava, e da cui avrebbe avuto un bellissimo figlio, e il suo migliore amico che aveva definitivamente voltato le spalle ai mangiamorte. Harry qualche idea in proposito di quel cambiamento così apparentemente assurdo l’aveva, ma preferiva tenerla per sé e discuterne solo con Neville, Hermione, Ginny, Ron e Sirius.

“Deve essere completamente impazzito, tutto qui.” Aveva sbuffato Ron, alzando le spalle. Non aveva mai avuto una bella opinione di Piton e nemmeno la sua fine da eroe gli aveva mai fatto cambiare del tutto idea.

“Hai la stessa sensibilità di un comodino, Ron!” lo aveva ripreso la sorella, incrociando le braccia come a sottolineare il suo disappunto. 

Hermione aveva sorriso di quella lite, tralasciando la discussione tra i due fratelli e concentrandosi sull’espressione concentrata ed assorta di Harry.

“A cosa pensi?” Aveva chiesto la riccia, appoggiando una mano sulla spalla di Harry.

“Gli credo, tutto qui.” Aveva risposto Harry, pulendosi gli occhiali.

“Secondo te possiamo fidarci davvero di Piton?” Aveva chiesto Ron, sospettoso.

“Beh, si. Piton è sempre stato innamorato di Lily. Nel nostro tempo a capito di averla persa solo quando lei è morta. In questo, forse, lo ha capito prima..” iniziò a spiegare Harry, riflettendo sulla discussione che avevano avuto Severus e Lily dopo la sparizione di James. 

Parlando con la ragazza Piton si era dovuto rendere conto che non ci sarebbe mai stato spazio per lui nel cuore di Lily. Non come compagno, almeno. Tanto valeva mettere i suoi sentimenti e l’orgoglio da parte e cercare di esserle amico.

“Si, ma come ti spieghi che tuo padre non abbia mai fatto battute cattive in proposito?” Aveva chiesto Ginny, sospettosa. 

Quello era il punto che lasciava tutti di sasso. James non sapeva nulla del pentimento di Piton. Prima della sua sparizione erano nemici giurati e tutti si erano aspettati che una volta ritrovato il cercatore la loro rivalità sarebbe ripresa. Invece, a sorpresa, i due avevano preso ad ignorarsi o a parlarsi con educazione e distacco.

“Credo che ne abbiano parlato..” ipotizzò Harry, alzando le spalle e cercando con lo sguardo Sirius. 

Era stato proprio a lui a esporgli per primo quell’idea. Una chiacchierata, segreta e della quale nessuno dei due avrebbe mai accennato nulla, nella quale avevano sistemato ogni cosa. Ad Harry era sembrata l’idea migliore. Hermione si stette un po’ a pensare, poi annuì decisa.

“Questo spiega tutto. Anche il fatto che sia James che Severus siano restii a parlare del loro rapporto.” Aveva detto la riccia, sorridendo.

“Severus? Lo hai davvero chiamato per nome!” aveva esclamato Ron, incredulo.

“Geloso?” Lo aveva preso in giro Ginny, mentre vedeva il fratello diventare paonazzo.

“Certo che si!!!” Era esploso Ron, cominciando ad urlare insulti e frasi sconnesse tra le risate degli amici.

Dopo il ritrovamento di James, Harry ed Hermione avevano stabilito che la caccia agli Horcrux andava sospesa. 

Prendersi cura del ragazzo aveva la priorità su tutto. La morte della versione adulta di Bellatrix, inoltre, era di sicuro un buon auspicio ed anche un vantaggio. Erano rimasti solo loro a sapere cosa li aspettava il futuro.

L'unico progresso che avevano fatto in relazione alla loro ricerca consisteva nell'aver trovato un modo per lasciare il castello senza destare sospetti. Nessuno avrebbe mai sospettato che le punizioni del nuovo, strambo, professore di Difesa Contro le Arti Oscure, vale a dire Sirius Senior, si tenevano ben lontano dalle mura del castello. 

Quando Sirius aveva esposto la sua idea Harry gli era letteralmente saltato al collo e Remus aveva ammesso che era un piano perfetto, ben studiato. James, ancora mezzo morto, aveva subito aggiunto che con un professore dalla loro parte avrebbero anche potuto fare tutti gli scherzi che volevano, risultando impuniti. Piton e Lily non erano stati contenti di quell'uscita, Zhoana e gli altri si, ma Sirius aveva lo stesso preferito non pronunciarsi. Harry sapeva bene quale era la visione del padrino della questione, ma non era certo che Hermione avrebbe approvato.

L'affetto degli amici, ben felici di saltare numerose ore di lezione per fargli compagnia, della famiglia ed in particolare di Lily fecero si che James recuperasse le forze in fretta. Era passata solo qualche settimana ma già i brutti momenti passati erano ormai un ricordo e già il cercatore riteneva quel riposo forzato insopportabile. Ogni volta che incrociava la madre, il padre o uno dei guaritori li pregava di poter tornare al castello. Ogni volta che sentivano quella richiesta, loro alzavano le spalle, scuotevano la testa, sorridevano e alla fine lasciavano la stanza. James lo trovava snervante ma cercava di non darlo a vedere troppo. 

"Avanti James, è ancora presto." Commentava lo sventurato di turno, provando a farlo ragionare. 

James sbuffava, ma alla fine li lasciava fare. Immaginava che anche loro dovevano avere passato dei momenti terribili quando non avevano sue notizie. In particolare Sirius. Sia la versione più giovane che quella adulta. Dietro quell'aria spensierata riusciva chiaramente a vedere la disperazione che aveva provato. Per Harry, poi, doveva essere stato angosciante. Alla sola idea di perdere suo padre James impazziva di dolore, non riusciva proprio a capire come aveva fatto suo figlio ha sopportare tutto questo per la seconda volta.

Quando finalmente gli annunciarono che stava per lasciare l'ospedale, James non poteva quasi credere alle sue orecchie. Chiese conferma un paio di volte, poi si diede alla pazza gioia sotto lo sguardo preoccupato della madre, quello divertito del padre e quello assolutamente esaltato di Sirius. Leggermente in disparte, appoggiati ad una parete, c'erano Tom e Al. Nonostante la loro presenza fosse più che discreta non era sfuggita a James. 

"Hanno licenziato tuo padre o c'è qualcosa che io non so?" Chiese James, rivolto ad un altrettanto perplesso Frank che fissava il padre da lontano. 

"Non chiedere a me, io ne so meno di te." Rispose l'altro, alzando le mani e scrollando le spalle. 

L'uomo, forse in risposta alle parole del figlio, sbuffò, incrociò le braccia e si voltò dalla parte opposta. Era evidente che per qualche bizzarra ragione non aveva la minima intenzione di muoversi da lì, quasi fosse di guardia a qualcosa.

"Credono ci sia ancora pericolo. Secondo Bob sono paranoici, ma Al ha la testa dura e Tom lo segue." Spiegò la versione adulta di Sirius sorridendo appena. 

Le parole del vecchio Malocchio gli suonavano sempre in testa.

- Vigilanza costante! -

Ne avevano parlato anche la sera prima e anche lui aveva convenuto con l'idea dei due auror, anche se Bob continuava a scuotere la testa perplesso. Bellatrix era morta, tutta quella brutta storia era finita con lei. Sirius, tuttavia, riteneva che se la vita gli aveva insegnato qualcosa era che la prudenza non era mai troppa, specie quando si parlava di James. Quel ragazzo era una vera e propria calamita per guai, quasi peggio di suo figlio Harry. O meglio, a guai se la cavavano alla pari ma Harry era sempre stato più fortunato quando si trattava di uscirne. A parere suo, inoltre, ad essere in pericolo erano tutti i ragazzi al castello, non solo James. L’assurdo comportamento di Bellatrix doveva avere messo in allarme il suo signore e modificato in modo forse irreversibile ed imprevedibile il futuro. Qualunque cosa sarebbe dovuta accadere, avrebbe avuto luogo molto prima di quanto loro pensassero. Era tempo di essere vigili e di agire con la giusta prudenza.

"Meglio controllare una volta in più e piangere una in meno." Li liquidò Tom, lasciando la stanza infastidito per andare a fumare uno dei suoi sigari dopo essersi accertato che Al fosse ancora al suo posto, vigile come suo solito. Sirius a quelle parole aveva annuito ed aveva abbassato la testa, Robert non aveva trovato nulla da obiettare.

 ***

Mentre sistemava le sue cose nella valigia, niente più di una vecchia sacca riempita alla meglio delle poche cose che gli amici avevano portato dal castello, James si fermò per un istante. Si sedette sul bordo del letto, ancora disfatto e si fermò a riflettere sul fatto che era da un bel po' che non rimaneva solo. Da quando gli auror lo avevano trovato non era mai stato da solo un momento. Tutti temevano che se si fossero distratti un attimo sarebbe successo ancora una volta qualcosa di brutto. I primi ad arrivare erano stati i suoi genitori, poi subito dopo Lily, Harry, Sirius ed infine gli tutti altri. Per giorni fuori dalla sua porta si erano accalcate un numero impressionante di persone, molte delle quali erano perfetti sconosciuti o curiosi, sia di giorno che di notte. Volti sconosciuti e facce amiche. Persino Tom ed Al, i fedeli compagni di avventura del padre, non lo avevano lasciato un momento. L'unica che non aveva mai visto era quella strana bambina di cui non riusciva a ricordare il nome. Sapeva che era stata lei a salvarlo, eppure riusciva a malapena a ricordare il suo viso. Stava quasi per alzarsi, quando la vide ferma sulla porta.

"Ma allora non eri un sogno, sei vera." Mormorò James, sorridendo per quello strano caso del destino. 

La piccola abbassò la testa, imbarazzata. Sembrava spaesata, quasi come se non fosse mai stata in quel posto. Improvvisamente James ricordò che la piccola era babbana.

"Mi hanno detto che stavi bene, ma io non gli volevo credere. Volevo vederlo con i miei occhi." Replicò la piccola, sforzandosi di usare un tono normale e di ignorare tutte le cose che volavano, si spostavano e facevano cose strane intorno a lei. 

Certo, aveva sempre creduto che la magia esistesse, ma esserci completamente immersa era tutta un’altra storia. Era piacevole, si, ma anche parecchio inquietante.

"Grazie per quello che hai fatto per me." Sussurrò James, grato. 

Era ancora vivo. Aveva riabbracciato sua madre, baciato Lily e scherzato con i suoi amici. Tutto questo grazie a quella piccola, spaventata, bambina che gli stava di fronte con le mani strette nelle tasche.

"Sono io che devo ringraziarti. Mi hai dimostrato che i maghi esistono, che mio nonno non era pazzo." Disse lei, alzando lo sguardo. 

In quegli occhi James ci lesse molte cose. Spavento, smarrimento ma anche molta tenacia e tanta gratitudine.

"Forse un giorno anche tu scoprirai di avere dei poteri come i miei e ci rivedremo ancora." Ipotizzò James, frugando nella sacca per trovare uno dei boccini che portava sempre con sé. 

Voleva lasciare qualcosa che le provasse che non era pazza, che quel mondo che aveva sempre sognato e di cui il nonne le aveva a lungo parlato esisteva per davvero.

"Forse, oppure sono destinata ad essere una delle poche babbane privilegiate che sanno dell'esistenza del vostro mondo. A me va bene anche così." Sospirò la piccola, osservando incuriosita l’oggetto che il mago le porgeva. 

Era decisamente strano. Una sorta di pallina dorata, ma con delle piccole ali. Lo prese delicatamente e questo cercò di scappare via. Subito chiuse le mani, e questi parve immobilizzarsi per qualche istante.

"Sei strana tu. Hai fatto di tutto per scoprire l'esistenza dei maghi ed ora dici che non ti importa poi tanto fare parte di questo mondo?" osservò James, mentre la piccola giocava con il boccino dorato.

"Ti fa molto male la gamba?" chiese Merry, lasciando perdere il boccino e tornando a guardare il ragazzo che le stava davanti. In fondo aveva insistito tanto per sapere se il suo amico mago stava veramente bene come le avevano raccontato.

"Zoppico un po', ma in breve tempo tornerò in forma." Rispose James, indicando le stampelle appoggiate alla parete vicino al letto. I guaritori avevano detto che avrebbe dovuto usarle per qualche settimana, poi sarebbe tornato come nuovo.

"Adesso ci dobbiamo salutare." Sospirò la bambina, guardando l’orologio. Avrebbe voluto rimanere in quella stanza a parlare con quel bizzarro ragazzo tutto il giorno ma si stava già facendo troppo tardi.

"Tieni, prendi questo." Esclamò James, passando alla piccola un pezzetto di pergamena stropicciata a mal ridotta.

"Cosa c'è scritto?" chiese Merry, curiosa. James sorrise.

"Questo è il mio indirizzo. Se quando compi undici anni degli strani tizi bussano alla tua porta e ti dicono che sei una strega, mandami un gufo." Spiegò James, sicuro che prima o poi si sarebbero vista ancora, magia o meno.

"Cercherò di tenerlo a mente." Rispose la bambina, riponendo il foglio sgualcito con cura nella tasca della giacca rossa che indossava.

 ***

La notizia dell’imminente ritorno di James si era diffusa velocemente al castello. Tutti quanti, Serpeverde esclusi, aspettavano con trepidazione il ritorno del capitano di Grifondoro. Si diceva che qualcuno aveva persino deciso di organizzare una grande festa per l’occasione. Gli unici di cattivo umore erano gli amici più vicini al ragazzo. Il gruppo dei malandrini, infatti, non aveva ottenuto il permesso di andare a San Mungo quel giorno.

"Il signor Potter sta per tornare al castello, quindi lo aspetterete qui. Questa è la mia ultima parola." Aveva detto la Professoressa McGranitt, con poco tatto, prima di allontanarsi.

I ragazzi non furono per niente felici di quelle parole, ed il loro amico ancora meno di loro.

“Siete una delusione, vi aspettavo a San Mungo!” esclamò James appena arrivato a mo’ di buongiorno. 

Ancora prima che avesse finito di parlare  Lily e Sirius erano già scattati in piedi, seguiti a ruota da Harry. Tre secondi dopo il ragazzo con le stampelle era stato praticamente aggredito dall’affetto delle persone a lui più care.

“Avremmo voluto, ma Madama Minnie non era dello stesso parere!” spiegò Sirius, sbuffando. 

Non si era preoccupato per nulla di nascondere il tono di amarezza nella sua voce.

“Sirius, è pur sempre una professoressa.” Lo riprese Alice, con fare severo.

“Stronza..” specificò Frank, stupendo tutti. 

Di solito il ragazzo era decisamente più pacato nei modi, in particolare quando si trovava alla presenza di suo figlio e della sua ragazza.

“Frank, ti ci metti anche tu?” chiese Lily, sbuffando, senza staccarsi dal collo di James.

Le risate dei ragazzi furono presto interrotte da una voce solenne e conosciuta.

“Beh, che succede qui?” chiese il professore di Pozioni, comparendo improvvisamente da un corridoio buio.

“Sono appena tornato dal San Mungo, Professor Lumacorno.” Spiegò James, sorridendo. 

Era talmente felice di essere tornato al castello che persino parlare con il responsabile della casa di Serpeverde non era una scocciatura. Non appena lo vide, l’uomo sorrise.

“Sono felice che tu stia meglio. Quello che ti è successo è terribile. Dimmi della tua gamba..” mormorò Lumacorno, facendosi scuro in volto.

“Zoppicherò ancora per qualche settimana.” Rispose James, sorridendo.

“Non si faccia incantare, le stampelle sono solo una scusa per poter arrivare tardi alle lezioni e non essere punito.” Replicò Remus, cercando di alleggerire l’atmosfera.

“Remus!” lo riprese Sirius, sbuffando. Con gran sorpresa di tutti, l’uomo sembrò divertito da quell’uscita e si mise a ridere insieme ai ragazzi.

“Siete davvero divertenti per essere dei Grifoni, anche se qualche Serpe si è unita al gruppo. Signor Black, Signor Piton, credo che la vostra decisione a lungo andare risulterà essere la migliore che potevate prendere.” Aggiunse il professore, studiando attentamente i volti dei ragazzi presenti. 

I due interessati annuirono appena, imbarazzati da quella frase.

“Lo credo anche io, signore.” Annuì Harry, pensieroso. 

L’uomo fissò il ragazzo, poi guardò l’orologio. Era tempo di tornare alle sue pozioni.

“Bene, ora vi lascio. Mi raccomando, non fare troppo rumore. A quest’ora dovreste essere già nella vostra sala comune.” Sorrise Lumacorno, allontanandosi con la stessa discrezione con la quale era arrivato.

“Oh Merlino, ha ragione.” Esclamò Hermione. Se qualcuno li avrebbe trovati in corridoio nessuno avrebbe tolto loro una bella punizione.

“Tranquilla Hermione.” Cercò di calmarla Ginny.

“Dite che qualcuno ci punirà?” Chiese ancora la ragazza, frenetica.

“È proprio quello su cui contavo..” esclamò Harry, con fare misterioso.

“Geniale!” commentarono Sirius e Ron all’unisono.

Quasi fosse stato chiamato, un uomo uscì dall’ombra.

“Ecco dei fastidiosi ragazzi disubbidienti. Prego, nel mio ufficio. Da domani sera per il prossimo mese siete in punizione.” Esclamò il nuovo professore di Difesa Contro le Arti Oscure, nascondendo appena un sorriso soddisfatto.

“Ora si comincia a fare sul serio.” Esclamò Frank, facendo un occhiolino a Neville.

La caccia era aperta.

Angolo dell'autrice:

NON POSSO DIRE MOLTO, SOLO CHIEDERE SCUSA. NEGLI ULTIMI MESI IL PORTATILE - CON TUTTI I CAPITOLI E LE MIE STORIE PRECENTI E FUTURE -  MI HA ABBANDONATO. HO PROVATO A SALVARE ALMENO IL DISCO RIGIDO CON I DATI.. MA NIENTE. INSOMMA, SONO STATA ABBONDANTEMENTE PUNITA PER IL MIO ESTREMO RITARDO. SIATE GENTILI CON ME! :D


CERCHERò DI RECUPERARE IL TEMPO PERDUTO, PROMESSO.

GRAZIE A TUTTI COLORO CHE, NONOSTANTE TUTTO, SONO ARRIVATI ANCORA UNA VOLTA A LEGGERE FINO QUI!

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Capitolo 69
*** RINTANATI IN BIBLIOTECA ***


Non ho scuse, ma sono tornata. A breve avrete il finale di questa storia.
Ringrazio chiunque avrà ancora la voglia - e la pazienza - per leggere le righe che seguono.

Grazie mille!!!!

CAPITOLO 69

RINTANATI IN BIBLIOTECA

 

Da una delle torri più alte del castello magico James guardava la pioggia primaverile picchiettare sul vetro, sbuffando di tanto in tanto. Negli ultimi mesi erano successe talmente tante cose che riuscire a fermarsi per tirare il fiato e fare il punto della situazione sembrava quasi strano. Era ancora chiaro, benchè fossero finite da tempo le lezioni pomeridiane. La bella stagione stava arrivando e con lei gli esami che preoccupavano gran parte degli studenti del castello, ma nessuno del loro gruppo sembrava farci troppo caso. Nemmeno Lily, Severus e Remus, i più ligi al dovere. C’era una guerra in corso nel mondo reale e loro, gli unici studenti del castello che ne erano sufficientemente coscienti, dovevano fare di tutto per fermarla prima che facesse troppe vittime. Il passato, o meglio il futuro, non doveva ripetersi. Gli altri erano impegnati con le punizioni del nuovo ed eccentrico professore di Difesa Contro le Arti Oscure. Lui, siccome ferito, era bloccato nella biblioteca a sfogliare vecchi ed impolverati volumi dimenticati dal mondo e da chiunque altro sano di mente. Parole, paragrafi e interi capitoli si susseguivano noiosi ed inutili. Persino Lily aveva deciso di seguire Harry nella ricerca di quegli aggeggi magici che li avrebbero liberati una volta per tutti da quella grandissima seccatura di Voldemord. Solo lui era rimasto indietro, immobile ed inutile quando i fantasmi che infestavano la scuola di magia ed i libri che stava sfogliando distratto. I guaritori del San Mungo erano stati chiari con James: per un mese interno avrebbe dovuto portare le stampelle, di conseguenza niente avventure per lui. Lì per lì il ragazzo non aveva trovato nulla da obiettare. Almeno non prima di aver provato ad usare quella sottospecie di aggeggi infernali per muoversi. Fin dall’inizio camminare si era rivelato difficoltoso. Una lenta agonia. James, cercando di ignorare le risate degli amici, aveva provato a contrattare una riduzione della pena. Naturalmente i guaritori erano stati irremovibili, ed il ragazzo era finito a girare da solo le pagine di vecchi tomi ingialliti dal tempo nella biblioteca del castello. Di tanto in tanto qualcuno accettava di lasciare la ricerca, fino ad ora inutile, per fargli compagnia. Lo sventurato di turno quel particolare pomeriggio era il paziente Remus.

“Credo sia assurdo. State cercando di distruggere uno dei maghi più pericolosi al mondo e io devo restare in biblioteca.” brontolò James, senza alzare gli occhi dal volume che stava consultando, un enorme libro sulle famiglie magiche più note nel quale speravano di trovare indicazioni su qualche altra reliquia appartenuta alla famiglia di Tom. L’anello, così come il medaglione, si erano rivelati un buco nell’acqua. I ragazzi avevano visitato entrambi i posti, senza trovare traccia degli oggetti o degli incantesimi che Harry ricordava fossero stati messi a protezione. 

“Non li ha ancora creati.” Aveva concluso Frank, alzando le spalle. Quella frase era una sorta di condanna per loro. Improvvisamente si erano resi conto di non avere nessun vantaggio reale sul loro acerrimo nemico.

“Abbiamo cambiato troppo questo tempo. Potrebbe non crearli mai o crearne altri.” aveva continuato Hermione, lasciandosi cadere a sedere nella sala comune. Per qualche attimo era caduto il silenzio, ma era chiaro quale fosse il pensiero comune. Se Voldemort era riuscito ad incontrare la versione adulta di Bellatrix, sicuramente gli aveva letto nella mente ed ora sapeva ogni cosa. Il vantaggio che avevano su di lui era cancellato, perso per sempre. L’unico modo per anticipare le sue mosse era studiare, capire cosa avrebbe potuto scegliere e dove nasconderlo.

 

“James, hai le stampelle..” rispose pazientemente Remus, senza alzare gli occhi dal libro che stava sfogliando. Il licantropo aveva scelto un volume che parlava della geografia del paese natale del signore Oscuro. Più dettagli sapevano, più sarebbe stato semplice anticipare le sue mosse. Anche quel tomo, ad ogni modo, fini a quel momento non si era rivelato molto interessante. Tutto quello che vi trovava erano descrizioni oniriche e fantasiose, dove si divagava in panorami leggendari senza dare spazio  alla realtà oggettiva. In poche parole, inutile e noioso.

“Non nominare quegli aggeggi.. Se potessi muovermi liberamente sarei più utile alla causa”. brontolò James, nervoso. Nonostante fosse cerco che gli amici non gliene facessero una colpa, non riusciva a smettere di pensare che il suo rapimento ed il suo conseguente soggiorno in ospedale avessero rallentato troppo la ricerca. Avevano perso del tempo prezioso ed ora forse il loro nemico aveva un vantaggio su di loro.

“Se la smettessi di lamentarti e dessi un’occhiata a quei libri allora si che saresti utile alla causa.” rispose Remus, pacato, senza perdere nemmeno un briciolo del suo famoso autocontrollo.

“Remus, c’è più polvere su queste pagine che nella soffitta di mia nonna dopo che l’ultimo elfo domestico ha lasciato la casa.” insistette James, tossendo via la polvere che aveva respirato dopo aver girato l’ultima pagina.

“Molto divertente, ora smettila di lamentarti.” esclamò Remus con un tono che non lasciava spazio ad ulteriori repliche. James non rispose, ma borbottò qualcosa a mezza voce.

“Ora so cose della mia famiglia che non avrei mai immaginato. Ed anche di quella di Frank e Sirius, ma niente che ci possa aiutare in qualche modo.” continuò James, deciso ad averla vinta. L’amico sospirò, lasciandogli l’ultima parola, deciso ad ignorarlo perchè la facesse finita e la smettesse di protestare.

Remus aveva accettato di passare il pomeriggio con James nella speranza che la compagnia di qualcuno lo convincesse ad essere un po’ meno polemico, fallendo miseramente nel suo proposito. Certo, il licantropo aveva messo in preventivo che l’amico sarebbe stato annoiato, insofferente a causa delle stampelle e  difficile da sopportare, ma non era arrivato a immaginare fino a quale punto.

“Trovo assurdo che tutti cerchino tranne me.” mormorò James, parlando da solo. Remus sospirò, esasperato. Non aveva nessuna voglia di spiegare all’amico un’altra volta, l’ennesima, che muovendosi con le stampelle avrebbe messo in pericolo se stesso, rallentato la ricerca e fatto preoccupare inutilmente tutti quanti. Stava proprio per dire all’amico di chiudere il becco e di mettersi a leggere, quando l’arrivo di Regulus lo interruppe.

“Buongiorno.” esclamò il ragazzo, entrando solo nella grande sala quasi deserta.

“Regulus?” chiesero James e Remus quasi all’unisono, entrambi stupiti.

“Sono venuto a darti il cambio Remus, Harry ed Hermione vogliono che li raggiungi nella stanza del professore.” spiegò il nuovo arrivato, senza dilungarsi. Troppi dettagli su una missione alla quale non avrebbe potuto prendere parte avrebbero solo infastidito un già abbastanza irritato James. 

“Non sono un bambino al quale serve la baby sitter.” sbuffò l’interessato, tornando a concentrare tutta la sua attenzione sul libro che stava sfogliando. 

“Andiamo James, qui da solo ti annoierai a morte. Lascia che ti faccia un po’ di compagnia.” replicò Regulus, paziente. Prima che l’altro potesse protestate si lasciò cadere su una sede vicina a quella di James e cominciò a guardare il libro ancora aperto che fino a qualche momento prima stava consultando il licantropo.

“Tanti auguri!” mormorò Remus, cogliendo al volo l’occasione e scappando prima che il fratello minore di Sirius potesse cambiare idea.

“Molto divertente..” protestò James, offeso.

I due ragazzi ripreso a sfogliare volumi, senza dire nulla. James era imbronciato, l’altro aspettava paziente. Fu Regulus a rompere il silenzio.

“Sai, conosco Piton da tanto.” inizio l’ormai ex serpeverde.

“Che fortuna..” esclamò James, alzando gli occhi al cielo. Per quanto le rivalità fossero ormai superate e i rapporti fossero diventati sorprendentemente civili, parlare di Piton lo irritava ancora. Amava Lily, la sua Lily, e lui ne era irrimediabilmente geloso.

“Credo che il suo cambiamento sia sorprendente.” continuò Regulus, ignorando l’astio e l’irritazione dell’altro. Era un Black dopo tutto, e se voleva parlare di qualcosa non c’era nulla che poteva dissuaderlo. 

“Se lo dici tu..” mormorò James distratto. Si voltò appena verso Regulus, quanto bastava per incontrare la sua espressione strafottente e decisa. La stessa di Sirius. Sbuffò e portò nuovamente gli occhi al soffitto, riflettendo che quei due dannati Black - tre se contavano anche la versione adulta arrivata da chissà quale mondo - lo avrebbero portato alla pazzia prima o poi.

“Non sei curioso di sapere perchè?” chiese Regulus, portandosi di fronte all’amico in modo che questi non avesse possibilità di sfuggire ai suoi sguardi indagatori.

“Onestamente? No, nemmeno un po’.” rispose James, arrendendosi all’evidenza. Regulus non lo avrebbe mai lasciato in pace, tanto valeva mettersi l’anima in pace e dargli una risposta.

“Tu sai qualcosa.” concluse Regulus, mettendosi comodo per aspettare il resto della storia. Aveva tutto il tempo del mondo.Con Piton alla fine aveva deciso di lasciare perdere, ma non avrebbe commesso lo stesso errore con James. 

“Si vede così tanto?” Sbuffò il grifondoro, dandosi mentalmente dello stupido per essersi fatto scoprire come un principiante.

Regulus finse di riflettere appena sulla domanda dell’amico, poi scoppiò a ridere.

“Abbastanza.” dichiarò Regulus, incitando James a continuare il racconto.

“Era innamorato di Lily, ma ha capito che non può averla.” raccontò James, con la voce appena incrinata dalla gelosia. Regulus strabuzzò gli occhi, ma non fece commenti. 

Nella sua mente si stavano facendo largo moltissime domande. Avrebbe voluto chiedere se era stato Piton in persona a confessare questo a James, e ancora, quando lo aveva fatto.

“Non ha senso, perchè dovrebbe stare dalla tua parte allora?” chiese alla fine Regulus, cercando di ritrovare la sua ben nota discrezione.

“Se non può amarla almeno può esserle amico.” spiegò James, con amarezza. 

“Ma tu non riuscirai mai a fidarti veramente di lui, dico bene?” completò Regulus, sospirando. Riusciva a leggere il sospetto verso Piton negli occhi dell’amico. Lo stesso Piton, dopo tutto, aveva dichiarato che non sarebbe mai potuto essere amico di uno come Potter. Non aveva pronunciato la parola ladro, ma era evidente che Severus incolpava James di avergli portato via la sua amata Lily.

“Infatti, è stupido ma sono terribilmente geloso.” confessò James, prendendo la testa tra le mani. Quella dichiarazione lo liberava di un grosso peso. Fino a quel momento la gelosia era stata un sentimento a lui estraneo. Aveva sempre condiviso tutto con gli amici. Oggetti magici, pranzi, cene e libri. Con Sirius persino qualche ragazza. Tuttavia i sentimenti che provava per Lily erano diversi, più forti di qualsiasi altra cosa avesse provato prima. Era certo che anche lei ricambiasse il suo amore, e che nessuno avrebbe mai potuto portargliela via, ma sapere che qualcun altro al mondo provava per lei un sentimento altrettanto forte lo rendeva pazzo. Severus si era dimostrato molto generoso nei suoi confronti, quasi leale, ma lui proprio non riusciva a perdonargli di amare la sua Lily.

“Credo sia normale, la ami..” suggerì Regulus, con una punta di invidia. Non era geloso di Lily in particolare ma del rapporto che legava i due ragazzi. Quello che gli mancava, per quanto folle potesse sembrare in quella situazione e con una guerra in corso, era una persona da amare. Non un amico o un fratello, ma una ragazza. 

“Si, hai ragione.” concluse James, sorridendo. Parlare con Regulus gli aveva fatto bene.  Lo aveva messo di buon umore ed era anche riuscito a fargli superare l’ingiustizia di essere confinato tra gli scaffali come un topo di biblioteca.

“Sai, credo che dietro a tutto questo ci sia ancora lo zampino di Harry.” mormorò Regulus dopo averci pensato un po’ su.

“Dici?” domandò James, fissando l’amico che tracciava linee casuali su un foglio pieno di appunti senza senso.

“Credimi, quel ragazzo sa essere convincente. Se non fosse stato per lui non mi sarei unito a voi. Avrei subito il silenzio e probabilmente avrei finito con il fare una pessima fine.” spiegò Regulus, raccontando forse per la prima volta un po’ di quello che aveva passato prima di unirsi al loro gruppo. James sorrise, senza dire nulla. 

“Beh, è il mio ragazzo..” esclamò alla fine, tornando a studiare il libro. 

 

Raggiungere il resto del gruppo in biblioteca non era stato per nulla facile per Remus. Tanto per iniziare aveva dovuto superare un folto gruppo di Serpeverde che lo avevano scrutato in modo cupo, quasi sapessero quali fossero le sue reali intenzioni. Il licantropo aveva fatto del suo meglio per ignorarli ed era passato oltre. Una rissa con i serpeverde non avrebbe certo aiutato la loro causa. Dopo le serpi era stata la volta della McGranitt che gli aveva fatto un terzo grado circa i suoi programmi per il pomeriggio. 

“Non cominciate a passare un po’ troppo tempo con il nuovo professore?” aveva chiesto la donna, sospettosa. Remus era arrossito fino alle orecchie.

“Non saprei, Madama. Mi spiace, ma sono in ritardo..” aveva biascicato il ragazzo, cercando di essere convincente. La donna lo aveva scrutato in modo torvo, poi aveva alzato le spalle. 

“Ne parlerò con Silente” aveva concluso, allontanandosi più furiosa che mai.

Remus aveva tirato il fiato, ricordandosi solo in quel momento che Silente non era a conoscenza del loro vero piano e che Harry sarebbe stato costretto ad inventarsi qualcosa. Più pensieroso che mai aveva ripreso a correre verso l’ufficio di Sirius. Ad interromperlo questa volta era stato il prefetto di Tassorosso.

“Non si corre a questo modo nei corridoi. 10 punti in meno per Grifondoro.” esclamò il ragazzo, con un ghigno soddisfatto sul viso.

Remus incassò il colpo senza protestare. 

 

“Eccomi ragazzi.” esclamò aprendo la porta dello studio di Sirius. Gli amici erano tutti là, intorno alla scrivania. Per la prima volta da giorni Harry sembrava davvero di buon umore. Avevano trovato qualcosa, c’era una traccia.

“Era ora. Bene arrivato Remus, pronto per andare in missione?” chiese Frank, con un ghigno divertito dipinto sul volto.

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Capitolo 70
*** RICORDI DI MISSIONE - LA GROTTA SUL PROMONTORIO DEI BRUTTI RICORDI ***


CAPITOLO 70

RICORDI DI MISSIONE - LA GROTTA SUL PROMONTORIO DEI BRUTTI RICORDI

Remus entro nella stanza del professore, strizzando appena gli occhi per abituarli l’oscurità che lo attendeva all’interno. Le tende, tanto spesse da non far passare nemmeno un raggio di sole oppure di luna, erano ben tirate. Probabilmente nessuno avrebbe cercato di sbirciare dalla finestra, ma non si poteva mai sapere. Se Malocchio Moody aveva insegnato qualcosa ai suoi ragazzi era stato che la prudenza non è mai troppa. Meglio abbondare correndo il rischio di sfiorare la paranoia piuttosto che piangere per anni troppa imprudenza.

Sulla scrivania del professore c’era una mappa con diversi cerchi rossi, numerosi croci e persino qualche nota a margine. Frasi confuse, parole lasciate a metà o persino cancellate. Accanto alla mappa spiccava una piccola agenda malconcia dall’aria innocente sulla quale Hermione segnava in modo maniacale ogni più piccolo dettaglio dei luoghi che avevano esplorato fino a quel momento. Grotte, case disabitate e vecchi casolari abbandonati. Ogni posto che era stato visto, così come ogni oggetto strano nel quale si erano imbattuti era stato catalogato con attenzione. C’era persino qualche pagina dedicata alle persone che avevano incontrato. Hermione e Lily prendevano nota di ogni particolare insolito che potesse servire da indizio. Tipi strani, frasi dubbie. Su quel piccolo quaderno di pelle nera ogni dettaglio strano vi trovava posto. Se qualcuno lo avesse trovato avrebbe potuto ricostruire tutto il loro lavoro, oppure scriverne una lunga storia, a tratti avventurosa ed a tratti noiosa, da raccontare ai bambini quando non volevano dormire.Persino un tipo preciso come Remus all’inizio aveva trovato tutto questo piuttosto maniacale ma alla fine aveva dovuto convenire che si trattava del modo più sicuro per procedere senza correre rischi. Ad ogni modo questo sistema, così come le assidue ricerche di James in biblioteca, fino a quel momento non erano servito a nulla. Più il tempo passava e più la ricerca diventava frenetica.

 

Il primo posto esplorato era stata la grotta in cui Harry era stato con Silente, qualche settimana prima. La visita era stata programmata appena qualche giorno dopo il ritorno di James dal San Mungo.

Il ragazzo, sebbene inizialmente ritroso a tornare nel luogo in cui aveva perso il suo preside e mentore, alla fine aveva finito con l’insistere per andarci da solo per non mettere in pericolo la vita di nessuno. Nessuno era riuscito a fargli cambiare idea. Non le proteste assennate di Hermione, nè quelle isteriche di Ginny. Harry era stato irremovibile e testardo. Sirius tuttavia aveva finito con il dimostrare di essere più testardo di lui.  

Ron li aveva guardati allontanarsi sorridendo appena. Nessun altro avrebbe potuto tenere testa ad Harry, fatta eccezione del suo padrino. 

“Perchè hai quell’espressione così stupida, Ron? Hai idea di quanto sia pericoloso? Quell’idiota finirà per farsi ammazzare davvero questa volta!” aveva esclamato Ginny senza prendere fiato. La ragazza si tormentava ossessivamente un filo della sciarpa che portava al collo, cercando di nascondere le sue paura. Era stanca di vedere il ragazzo che aveva partire senza di lei, ma anche abbastanza rassegnata al fatto che fosse inevitabile.

Ron non aveva osato fiatare, si era limitato ad abbassare la testa per sfuggire allo sguardo assassino della sorella. Andare contro la furia di Ginny era insensato e folle.

 

I due maghi avevano camminato in silenzio mentre si dirigevano oltre i confini del castello, ignari di quello che stessero facendo o pensando gli altri. Sebbene non li avesse visti, Harry poteva ben immaginare gli sguardi preoccupati ed irritati di Hermione e Ginny, lasciate indietro. Anche a Ron quella situazione non doveva essere andata a genio, eppure il ragazzo era certo che l’amico alla fine avrebbe capito. Sapeva che la sua paura era insensata e folle - e che probabilmente quella grotta era tutto tranne che maledetta, non ancora almeno - eppure non poteva farci nulla. Sarebbe dovuto andare da solo, quella avrebbe dovuto essere la scelta più prudente.

Immersi ognuno nei propri pensieri, Sirius ed Harry camminarono a testa bassa per un bel pezzo. 

“Falla finita.” aveva esclamato Sirius alla fine, fissando il ragazzo più giovane con aria torva. Da quando avevano lasciato il castello il suo volto era una maschera, furiosa ed allo stesso tempo impaurita.

“Che diavolo ti prende?” aveva chiesto Harry, stupito dalla reazione del padrino.

“Saresti stato un idiota ad andare da solo.” aveva risposto Sirius, sbuffando. 

“Tu non hai idea di cosa ci sia laggiù. Regulus, e poi Silente..” aveva iniziato Harry, lasciando in sospeso la frase. Ricordare quelle morti, entrambe così ingiuste, era davvero difficile. Non poteva rischiare di perdere le persone che amava, non una seconda volta.

“Regulus cosa?” aveva chiesto l’interessato, sbucando dal nulla quasi fosse stato evocato da una qualche magia.

“Che ci fai tu qua?” aveva chiesto Sirius, mentre Harry sbiancava dal terrore. Tra tutte le persone che avrebbero potuto seguirlo, Regulus era decisamente quella sbagliata. 

“Non hai risposto alla mia domanda, così centro io con questa grotta?” aveva insistito, fissando Harry.

“Tu non dovresti essere qui.” aveva dichiarato Harry alla fine, balbettando appena. Sirius aveva guardato il fratello, poi aveva alzato le spalle.  

“Andiamo Harry, non potevo mica lasciare divertire solo voi. Inoltre sono un pozionista, uno dei migliori del castello.” aveva risposto Regulus alzando a sua volta le spalle.

“Buona risposta fratellino!” aveva esclamato Sirius, rimettendosi in marcia.

Harry aveva aperto la bocca per protestare ma all’ultimo sembrò cambiare idea e rimase in silenzio. 

“Siete due incoscienti.” aveva concluso, rabbuiendosi appena.

I due fratelli si scambiarono un’occhiata confusa poi alzarono entrambi le spalle.

Il mago più anziano smaterilizzò tutto il gruppo, facendolo riapparire subito dopo nel luogo indicato dalla mappa di Hermione.

“Ecco la grotta, non sembra tanto pericolosa.” osservò Sirius, stringendosi nel mantello per difendersi dall’aria fredda della sera. Regulus si guardava attorno. Era tutto tranquillo, eppure riusciva a percepire la solennità di quel luogo, una sorta di austerità che andava oltre l’aspetto mite ed apparentemente inoffensivo. Harry era incredulo. L’aura oscura, misteriosa e potente che circondava il luogo l’ultima volta che Harry era stato lì sembrava scomparsa. Il posto era persino piacevole, tanto era tranquillo.
“Questo posto è banale, perchè un tipo come l’Oscuro Signore dovrebbe esserne tanto interessato?” chiese Regulus, guardandosi intorno per registrare ogni particolare. Persino il dettaglio più inoffensivo poteva costituire un indizio per la loro ricerca.

“L’orfanotrofio dove è cresciuto non dista molto. D’estate le educatrici portavano qui i ragazzi in gita..” iniziò a raccontare Harry, indicando un punto molto piccolo perso tra gli alberi. Non doveva esserci anima viva nel giro di chilometri, eppure dal più profondo della foresta si alzava una sottile striscia di fumo. Qualcuno si era accampato, probabilmente un cacciatore.

“Fammi indovinare, il caro Tom chiudeva gli amichetti nella grotta?” tirò ad indovinare Sirius, cercando inutilmente di sbirciare nel buio antro.

“Esatto.” annuì Harry, solenne. Sirius sorrise, divertito. 

“Quell’uomo infondo è prevedibile, persino noioso.” sbuffò il mago più anziano, guardandosi intorno per cercare tracce del passaggio del loro nemico.

“Perchè questo posto ti spaventa tanto?” chiese Regulus, notando il viso pallido e tirato dell’amico. Le parole del ragazzo misero in difficoltà Harry, che tuttavia si decise a svelare la verità. Arrivati a quel punto era inutile mentire, tanto valeva dire le cose come stavano sperando che Regulus non la prendesse troppo male. 

“Nel mio tempo questo posto era maledetto.” spiegò Harry, ritroso ad entrare troppo nei dettagli. Aveva raccontato all’amico che nel suo tempo era morto, ma non era mai entrato nei dettagli. Mostrargli il luogo dove aveva - o avrebbe potuto - perdere la vita gli sembrava una scelta macabra e crudele.

“Addirittura?” aveva chiesto Sirius, tra l’incredulo ed il sorpreso.

“Sirius, anche tu?” si era stizzito Harry, seccato dal fatto che il padrino prendesse a cuor leggero le sue preoccupazioni.

“Non ti arrabbiare Harry, continua la storia..” si scusò Sirius, passando un braccio intorno alle spalle del suo figlioccio perchè continuasse a raccontare.

“Di che maledizioni stiamo parlando, esattamente?” chiese Regulus, serio.
“Veleno, inferi e un calice infermale che mostrava cose orribili.” aveva detto Harry, descrivendo tutto con estrema precisione. I ragazzi rabbrividirono appena, cercando di non darlo a vedere. Sapere cosa aveva visto Harry insieme a Silente metteva loro i brividi, sebbene nulla di quanto il ragazzo stesse descrivendo era presente nell’ambiente che ora li circondava.

“Silente aveva insistito per bere dal calice, si è indebolito a causa di quella maledizione e alla fine non è stato abbastanza forte per affrontare i Mangiamorte che avevano assaltato il castello.” aveva continuato Harry, abbassando la testa quasi si trovasse davanti alla salma del suo maestro per eccellenza, l’uomo che gli aveva insegnato tutto e che era stato per lui come una sorta di nonno.

“Silente è il tipo d’uomo che rischia la vita per recuperare un medaglione maledetto.” sospirò Sirius, cercando di strappare un sorriso ad un quanto mai imbronciato Harry.

“Peccato che non l’abbia mai recuperato.” aveva sospirato il ragazzo.

“Hai detto..” aveva iniziato a protestare Regulus, subito fermato dalle parole dell’altro ragazzo che aveva ripreso a raccontare la storia.

“Il medaglione era un falso, sostituito da un Mangiamorte pentito tornato dalla parte dei buoni.” aveva continuato Harry, senza aggiungere ulteriori dettagli. Fu Sirius a completare la storia.

“Regulus, vero?” Aveva chiesto il mago più anziano, mentre gli occhi gli si riempivano di lacrime.
“Sirius, io..” aveva iniziato Harry, avvicinandosi a Sirius.

“Va tutto bene, posso sopportarlo.” aveva detto il mago, asciugandosi gli occhi e voltandosi verso il fratello, immobile al centro della radura.

“Mi dispiace, non saresti dovuto venire.” Aveva esclamato Harry, voltandosi verso di lui. Regulus era rimasto immobile ancora per un po’, poi aveva riso. Una risata sorprendente ed inaspettata che aveva sorpreso Harry.

“E invece si. Vedi Harry, se tu non fossi tornato indietro e mi avessi convinto a tornare dalla parte giusta sarei morto in questa grotta. Vederla mi fa apprezzare tutto quello che ho.” Aveva risposto Regulus, sorridendo al fratello ed all’amico. 

Sirius guardò a lungo il fratellino, poi si voltò verso Harry. 

“Ho un fratello poeta. Incompreso forse..” aveva commentato Sirius con amara ironia. Regulus aveva aperto la bocca per dire qualcosa, ma l’espressione del fratello lo aveva bloccato.

“Sirius, tu stai bene?” aveva chiesto il mago più giovane, rivolto al fratello.

“Come posso stare bene. Nel mio tempo il mio fratellino è morto in questa grotta, per aiutarci a togliere di mezzo quel folle. Mi sento stupido, non ho capito nulla di lui.” aveva spiegato Sirius, dando voce per la prima volta in vita sua a tutti i suoi dubbi e a tutte le sue fragilità.
“Non è tardi per recuperare.” Aveva mormorato Harry, indicando con lo sguardo Regulus che aveva distolto lo sguardo dal mago più anziano. Nella testa del ragazzo probabilmente stavano passando moltissime cose, ma lui non lasciava trasparire nulla che avrebbe potuto far star peggio il fratello o l’altro ragazzo. 

Sirius aveva sospirato, poi aveva scosso lentamente la testa.

“Invece lo è, Harry. Regulus in questo tempo è vivo, ma mio fratello è comunque morto.” aveva esclamato alla fine, facendo scendere sulla compagnia un silenzio pesante.

 

Nonostante fosse chiaro che in quella grotta non ci fosse nulla e che la magia non era ancora arrivata a tormentare quella radura, i ragazzi decisero di fare lo stesso un giro di perlustrazione. Visitarono la grotta, con Harry in testa. Non trovarono nulla se non qualche roditore spaventato e un paio di uccelli notturni che riposavano al riparo della luce de giorno. Una volta usciti, ancora una volta si ritrovarono immersi nel silenzio.

Avevano fatto un buco nell’acqua. Quello che doveva essere il primo luogo non era in realtà nulla più che una landa desolata e dimenticata dal mondo. 

Senza dire una parola Sirius ed Harry presero a camminare verso il sentiero che li aveva condotti lì, Regulus restò fermo. Perplessi, i due uomini in testa si voltarono a vedere cosa non andava.

“Beh?” aveva chiesto Harry, richiamando l’attenzione dell’amico che sembrava aver visto qualcosa. L’altro ragazzo annuì piano, senza distogliere lo sguardo.

“Laggiù, c’è del fumo.” Aveva spiegato Regulus, indicando un punto in lontananza.

Gli altri due si voltarono per controllare senza tornare verso l’amico. Probabilmente non era nulla, ma era meglio essere lo stesso prudenti.

“Lo avevo notato, ma credevo fosse più lontano.” aveva detto Harry, chiedendosi chi diamine potesse avere avuto l’idea di fare un escursione proprio nelle vicinanze della loro grotta. Solo un folle, oppure un seguace del loro acerrimo nemico.

“Nella grotta non c’è nulla, faremmo meglio a tornare al castello.” aveva esclamato Sirius, pensieroso. Improvvisamente lo aveva preso una brutta sensazione. Prima se ne sarebbero andati da lì, meglio era.

“No, aspettate. Vediamo cosa c’è, potrebbe essere importante.” aveva insistito Regulus, deciso a capire cosa stava accadendo.

Quella grotta sarebbe stata importante nel futuro, non potevano andarsene prima di essere più che certi che non c’era nulla di quello che stavano cercando.

Harry sospirò, mentre Sirius ancora cercava di trascinare via il fratellino.

“Un uomo, un povero folle che abita nella foresta.” aveva sbuffato Sirius, deciso a trascinare via Regulus a qualsiasi costo, anche di peso. Un uomo apparì nel fondo della radura, con il viso pallido e gli occhi spiritati. Prima che i ragazzi potessero reagire l’uomo sfoderò una bacchetta, la punto contro di loro, colpendo Regulus in pieno senza che gli altri due potessero fare nulla per impedirlo.

Mentre il ragazzo cadeva a terra privo di sensi Harry ebbe il tempo di realizzare che forse il futuro non si poteva cambiare. 
 

ANGOLO DELL'AUTRICE

Contro ogni vostra previsione, rieccomi qui con un altro capitolo. Prima di continuare con la ricerca, ecco un piccolo tuffo nel passato.
Godetevi questi ultimi capitoli. Tra poco (finalmente direte voi) il tanto atteso gran finale.

Grazie a tutti coloro che ancora leggono ed ancora commentano. Siete degli angeli, non potrei chiedere di meglio.

 

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Capitolo 71
*** RICORDI DI MISSIONE - RITORNI E NUOVE SFIDE ***


CAPITOLO 71

RICORDI DI MISSIONE - RITORNI E NUOVE METE.

 

Sirius e Harry restarono immobili, pietrificati. Di fronte a loro Regulus era bocconi sul terreno  e sembrava respirare a fatica mentre l’uomo, vinto dall’orrore scappava via lasciando ogni cosa. Le borse che portava e tutti i suoi effetti personali caddero a terra con un fragoroso boato senza che lui se ne curasse. 

Ancora incredulo, Harry si riscosse quanto bastava per seguirlo. Non poteva scappare. Quel tizio doveva sapere qualcosa e lui doveva scoprirlo. Sia per loro che per Regulus.

“Ehi, tu. Fermati.” aveva ordinato Harry, mettendo mano alla bacchetta. Lo avrebbe fermato a qualsiasi costo, doveva capire chi diamine era quel folle e cosa ci faceva lì. Non poteva essere un incontro casuale. Uno sconosciuto non colpisce un ragazzo per caso, senza una ragione precisa. La sua vita non poteva essere sfortunata e maledetta fino a quel punto. Era tornato nel passato per cambiarlo, non per vederlo ripetersi pari pari. Tutto quello in cui aveva creduto per quei mesi, tutto quello per cui aveva lottato stava sfumando. Era bastato un incontro casuale ed un incantesimo ben assestato. Il destino, o chiunque ne avesse il controllo, stava ridendo di lui. Si divertiva a prendere la sua vita, incasinarla per poi restituire quello che ne restava. Piccoli pezzi da rimettere insieme. Un enorme puzzle che non andava mai a posto ma che si spezzava in molti altri pezzi. Una lotta che a volte sembrava vana, inutile.

“Non volevo, non volevo. Era solo un ragazzo..” aveva biascicato l’uomo, in lacrime. Si avvicinò ad Harry, lo prese per spalle e iniziò a scuoterlo. Sembrava dispiaciuto, quasi terrorizzato come se gli eventi avessero preso una piega inattesa. Non sembrava pericolo, tanto meno malvagio ma solo preso alla sprovvista. Quasi l’incantesimo lanciato contro Regulus, per quanto sembrasse assurdo, fosse partito per caso.

“Non doveva essere lì, credevo fosse il demonio..” aveva continuato l’uomo, nella sua litania senza senso. Harry non capiva, né riusciva a mettere a fuoco la situazione. Regulus era morto e lui stava consolando il suo assassino in lacrime.

“Addirittura il demonio? Mi hanno chiamato in molti modi, ma demonio..” aveva mormorato una voce debole ma divertita. Harry si voltò di scatto, trovandosi di fronte un ammaccato Regulus Black alla spalle del quale scorgeva appena un alquanto preoccupato Sirius che sorvegliava il fratellino con aria vigile.

“Regulus, stai bene?” aveva chiesto Harry, ansioso. Il ragazzo aveva sorriso, lasciandosi sfuggire un gemito, ed aveva ripreso a togliersi la polvere dai vestiti come se nulla fosse successo ed essere colpiti da un perfetto sconosciuto nel bel mezzo di un bosco dimenticato dal mondo fosse altrettanto normale.

“Come ho detto al mio fratellone, mi delude la vostra incapacità di riconoscere un incantesimo innocuo da uno mortale.” aveva esclamato il ragazzo, tamponando con un fazzoletto un taglio sotto l’occhio che sanguinava appena. Harry tirò il fiato, sollevato. Qualunque cosa fossa accaduta poco prima grazie al cielo non era grave quanto lui aveva immaginato all’inizio. La sua paura di perdere persone che amava gli aveva fatto trarre conclusioni troppo affrettate e, grazie al cielo, errate.

L’uomo lasciò Harry, si voltò verso il nuovo arrivato e corse da lui guardandolo con le lacrime che gli solcavano il viso sporco di terra e fango.

“Mi dispiace, credevo fossi il demonio!” aveva esclamato, ricominciando di nuovo quella sua assurda litania. Regulus lo allontanò, delicatamente ma con fermezza. Più che alle scuse era interessato ai fatti. Quel tizio strambo sembrava avere parecchio da raccontare, e lui voleva sapere tutto. Ogni più piccolo ed apparentemente stupido dettaglio. Dopo tutto glielo doveva per averlo quasi ucciso poco prima.

“Questo lo hai già detto. Piuttosto, dicci chi diamine è questo tizio che temi tanto.” aveva sbottato Sirius, ancora furioso per l’incidente di poco prima. Suo fratello gli era quasi morto sotto gli occhi, senza che lui capisse il perchè o fosse in grado di impedirlo. Questa volta nemmeno per fare l’eroe o per salvare il mondo, ma solo per via di uno stupido cacciatore precipitoso e con evidenti problemi di vista.

“Non lo so, ma viene spesso qui. Sembra un ragazzo, ma il suo sguardo fa paura.” aveva preso a raccontare il cacciatore, con lo sguardo perso di un bambino impaurito.

“Sembra quello di un serpente, vero?” aveva chiesto Harry, cercando di ricordare quale aspetto doveva avere Tom Riddle da giovane, prima che la sua natura demoniaca prendesse il sopravvento su di lui. Era un ragazzo affascinante, ma aveva un qualcosa di malato e spaventoso nello sguardo che lo faceva assomigliare ad un serpente. L’uomo venne scosso da brividi e prese ad annuire. I suoi gesti erano nervosi, spaventati.

“Si, è terrificante. I vecchi del paese dicono che era di queste parti e che torna perchè ha dei conti in sospeso con l’orfanotrofio.” aveva continuato a raccontare l’uomo. Ogni sua parola confermava sempre di più ai ragazzi che i racconti si riferissero all’uomo che stavano cercando loro. Il loro nemico era già stato alla grotta, sebbene non ne avesse ancora fatto il suo rifugio. Forse viveva da quelle parti ed in quel momento si stava persino divertendo a guardare quella scena. Quale soddisfazione doveva essere stata per lui vedere uno dei ragazzi che gli stava mettendo i bastoni tra le ruote rischiare di morire senza nemmeno che il suo intervento fosse necessario.

“Viveva lì?” Aveva chiesto Regulus, curioso. Anche lui doveva essere giunto alle stesse conclusioni di Harry. O meglio, pochi maghi erano in grado di instillare nelle persone tutta quella paura ed una vena di follia.

“In paese dicono così, ma io non so altro. Non sono di qui, sono solo un povero cacciatore.” aveva esclamato l’uomo, spaventato.

“Dimmi, conosci il suo nome?” Aveva chiesto Sirius, più duramente di quanto avrebbe dovuto fare. La sua pazienza, tuttavia, quel giorno era già stata messa sufficientemente alla prova. Non aveva tempo, né tanto meno voglia, dei convenevoli. Non dopo che quel pazzo aveva colpito Regulus senza una vera e propria spiegazione.

“Nessuno lo nomina, lui è il male.” aveva risposto il cacciatore, spaventato anche solo dall’idea di quell’uomo tanto misterioso quanto malvagio.

“Accidenti, sembra che abbiamo trovato qualcuno che conosce il nostro amico Tom.” aveva esclamato Harry, quasi soddisfatto. Finalmente avevano trovato una buona traccia che poteva portarli da qualche parte. Nel sentire il nome, il cacciatore prese a singhiozzare senza ritegno. Quali che fossero le intenzioni dei tre uomini, lui non voleva saperne nulla. Doveva andarsene, mettere le distanza tra loro e quel terribile demonio che infestava le sue notti con il suo ghigno malefico. Parlare di lui non altri non era una buona idea. Il vecchio Ted lo aveva fatto, ed ora dormiva beato parecchi metri sotto terra. Chiunque parlasse di lui prima o poi veniva punito. Non vere e proprie esecuzioni ma incidenti strani. Assurdi e senza una spiegazione. Ted era stato trovato morto nell’orto, tra i cavoli e le patate. Nessun segno di aggressioni, niente che facesse pensare ad un infarto o ad una malattia fulminante. Era morto e basta. Più o meno lo stesso era successo a Charlie mentre era a pesca. E poi a Roseline, Dana e Martin. Il destino puniva chi nominava il nome del demonio. 

“Puoi portarci in paese? Vogliamo saperne di più su questo demonio.” aveva chiesto Regulus, ancora sanguinante per via dell’aggressione di poco prima. L’uomo scosse la testa, frenetico e spaventato.
“Non vi diranno nulla, hanno tutti troppa paura. Quello che vi ho detto io è tutto.” aveva esclamato l’uomo, prima fuggire terrorizzato da quei tre sconosciuti che gli stavano facendo tutte quelle domande strane. 

Harry guardò allontanarsi l’uomo che avrebbe potuto condurli da qualche parte, senza poter fare nulla per fermarlo. Avrebbero potuto obbligarlo a parlare, forse persino a collaborare, ma non sarebbero stati migliori del nemico che stavano combattendo con tutte le loro forze. Si limitò quindi a voltarsi verso i compagni, sospirando.

“Pessima giornata. Regulus si è fatto quasi ammazzare e abbiamo fatto un buco nell’acqua.” aveva esclamato Sirius, esprimendo la stessa delusione che aveva percepito nei gesti del suo figlioccio Harry. La loro ricerca iniziava sotto quella che aveva decisamente l’impressione di essere una cattiva stella.

Il ragazzo annuiva piano, solo Regulus sembrava pensarla diversamente.

“Non direi. Abbiamo perquisito la grotta, sono ancora tutto intero e abbiamo scoperto che Tom gironzola da queste parti e che la gente ha troppa paura per parlarne.” aveva ribattuto Regulus, risoluto. Come prima esplorazione forse non era molto, ma almeno non era stato un completo buco nell’acqua. Gli indizi lasciavano pensare che stavano andando nella giusta direzione tutto sommato.

“Che consigli di fare?” Aveva chiesto Harry, guardando il fratello di Sirius nella speranza di trovare la via da seguire. Regulus ci pensò un po’ prima di rispondere.

“Un incantesimo di controllo alla grotta, e magari un controllo sugli incidenti avvenuti da queste parti negli ultimi anni. Morti sospette, incidenti inspiegabili.. Qualcosa mi dice che ne troveremo parecchi.” aveva risposto il ragazzo, indicando alcune pietre più sporgenti delle altre.

“Geniale, se lui si avvicina noi lo sappiamo.” aveva esclamato Harry mettendosi all’opera senza perdere altro tempo.

Dopo quel primo fallimento, i ragazzi pensarono accuratamente prima di fare la mossa successiva. Andare a caso e rischiare una seconda aggressione era fuori discussione.

I posti da visitare erano parecchi, ma nessuno sembrava davvero promettente. Secondo Harry valeva la pena fare un tentativo alla vecchia casa del nonno dove nel futuro Silente avrebbe recuperato l’anello. Hermione non escludeva che fosse una buona idea, ma era lo stesso reticente per via di quelle che avrebbero potuto essere le conseguenze. Come dalla parti della grotta, anche lì la gente del posto avrebbe potuto essere entrata in contatto con il giovane Tom ed essere reticente a parlarne. Nessuno dei ragazzi poteva far loro un torto per questo. Quell’uomo era il male puro, non c’era altro modo per definirlo.

“Non puoi andare solo, sarebbe un massacro.” aveva esclamato la ragazza, severa. Dopo il ritorno dalla prima missione erano stati tutti concordi nel dire che Harry era stato imprudente. Se fossero stati di più, forse Regulus si sarebbe risparmiato una aggressione da parte di uno sconosciuto.

“Quello è il primo che ha creato. Se sta pensando di posizionare il secondo nella grotta, il primo è già al sicuro.” aveva ribadito Harry, deciso. Prima di andare a caso, cercando posti sconosciuti dovevano verificare quelli che erano già noti. Hermione sospirò, cercando con lo sguardo l’aiuto degli amici.

“Può anche essere, ma ti ricordo che l’anello ha quasi ucciso Silente. Non puoi andare da solo.” aveva ricordato Ginny, cercando di scacciare dalla mente lo sguardo sofferente di Silente durante il suo ultimo anno di vita.

“Mi spiace dirlo, ma questa volta ha ragione lei.” aveva esclamato Ron, prendendo le parti della sorella. Tutti guardavano alternativamente Harry, Ron e la piccola Ginny. Quest’ultima era la più risoluta a non farsi mettere i piedi in testa da Harry. Avevano fatto come diceva lui la prima volta, e Regulus era quasi morto. Niente più eroismi o idee folli, questa volta si sarebbero mossi in gruppo.
“Non capite..” aveva mormorato Harry, frustrato. 

“Questo è davvero troppo Harry. Persino mio fratello ragiona, l’unico folle sei tu.” aveva esclamato Ginny uscendo e sbattendo la porta.

Harry rimase fermo, immobile. Anche gli altri non parlavano, il gelo sembrava essere sceso su quella stanza. 

“Forse dovresti seguirla.” aveva consigliato Lily, facendo l’occhiolino al figlio.

Il ragazzo non aveva risposto ma dopo averci pensato su decise di prendere la porta. Una lite era l’ultima cosa di cui avevano bisogno. Dovevano restare uniti se volevano davvero arrivare a qualcosa.

“Maledizione, Ginny fermati.” aveva urlato Harry, correndo dietro alla ragazza di cui era innamorato. Inaspettatamente Ginny decise di ascoltarlo, continuando tuttavia a voltargli le spalle. 

“Non intendo ascoltarti mentre dici le tue solite stupidaggini. Vuoi fare tutto da solo, lasci indietro le persone che ti amano. Lasci indietro me. Sei..” aveva ribattuto Ginny, più furente che mai. I suoi occhi lanciavano scintille tanto erano pericolosi.

“Il più grande degli egoisti ed il più colossale degli idioti.” aveva completato Harry per lei, tirandola dolcemente a sè prima di baciarla teneramente.

“Esatto.” Aveva annuito lei, per nulla intenerita da quella scena da romanzo rosa di infimo ordine per streghe casalinghe.

“Mi perdoni?” aveva chiesto Harry, deciso ad appianare le cose a darla vinta a lei per una volta. Ginny ci aveva pensato su, poi aveva annuito. Aveva ottenuto quello che voleva, non aveva senso tergiversare oltre. Inoltre, il tempo della “punizione” con il professore di Difesa Contro le Arti Oscure non era infinito. Se non si sbrigavano gli studenti, o peggio gli altri professori, si sarebbero accorti di qualcosa.

“Ti amo, torniamo dagli altri.” aveva detto alla fine la ragazza. Anche lei sapeva che il tempo era contro di loro e che non potevano perdersi in chiacchiere. 

La coppia di innamorati aprì piano la porta, cercando di evitare che cigolasse. I ragazzi stavano ancora parlando del modo migliore di agire. Durante la loro assenza, avevano definito un piano. 

“Pace fatta?” aveva chiesto Frank, mentre i due amici facevano il loro ingresso nella stanza mano nella mano come la più felice delle coppiette.

“Beh, si.” aveva annuito Harry, imbarazzato. Gli sguardi di tutti, compresi di quelli dei suoi genitori, erano puntati su loro due. James aprì la bocca per dire qualcosa, ma poi preferì richiuderla dopo una brutta occhiata di Remus. Non c’era tempo per gli scherzi o le prese in giro, dovevano passare all’azione prima che scendesse la sera. Dopo la prima, disastrosa, avventura alla grotta avevano capito che muoversi di giorno era più sicuro, soprattutto se dovevano esplorare boschi. Un altro cacciatore folle dalla bacchetta facile era l’ultima persona che volevano incontrare. 

“Fantastico, abbiamo un piano.” aveva esclamato Neville, più deciso che mai a prendere le redini della situazione. Harry poteva anche essere il Bambino Sopravvissuto, ma lui non era stato da me durante la guerra. Aveva lottato, difeso amici e compagni di casa e non si era mai tirato indietro. Aveva riscattato la memoria dei genitori e reso incredibilmente orgogliosa sua nonna. 

“Andremo tutti?” aveva chiesto Ginny, decisa a non farsi lasciare indietro per la seconda volta. Avrebbe seguito Harry, a qualsiasi costo.

“No Ginny, sarebbe inutile.” aveva risposto Alice dolcemente, cercando di non deluderla troppo. 

“Sentiamo la vostra idea.” aveva sbottato la ragazza, contrariata.

“Harry ha visto il ricordo di Silente, ed è l’unico che capisce il serpentese.” aveva iniziato Neville, con fare paziente.

“Non può andare da solo, voglio andare con lui.” aveva esclamato Ginny, decisa a mettere da subito le cose in chiaro.

“Certo, verremo anche io, Ron, Hermione e Lily.” aveva risposto Neville, pacato. Nell’ultimo anno aveva imparato che nelle situazioni di tensione non serve qualcuno che urla, ma qualcuno che resta calmo e gestisce con pazienza il gruppo. In questo, lui e Remus erano decisamente i migliori.

“Lily?” aveva chiesto Harry, incredulo.

“Non mi credi all’altezza?” aveva ribattuto la madre, incrociando le braccia con aria offesa.
“No, assolutamente ma non capisco..” aveva mormorato Harry, imbarazzato.

“L’anello è protetto da un grande veleno. Lily è un’abile pozionista.” aveva spiegato Remus, senza perdere la calma.

“Ma Regulus e Piton?” aveva chiesto Ginny, passando lo sguardo da Lily agli altri due ragazzi. 

“Resteremo qui al castello, pronti con antidoti nel caso facciate qualche sciocchezza.” aveva spiegato Piton, con il suo solito tono gelido e cinico. Sirius non aveva detto nulla, ma nel suo sguardo era evidente il sollievo dovuto al fatto che il fratello minore questa volta non avrebbe rischiato la pelle.

“Io e Remus verremo con voi, il professore resterà qui nel caso Minnie faccia un controllo come la scorsa volta. Ci è mancato davvero poco, comincia ad avere dei sospetti.” aveva concluso Sirius, incrociando le braccia. 

Harry capì che la discussione era conclusa. La decisione era stata presa e nessuno avrebbe potuto fare cambiare idea al gruppo. 

“Perfetto, e casa stregata sia.” aveva sospirato Harry, rassegnato ed insieme ansioso di trovare l’oggetto delle loro ricerche.

ANGOLO DELL'AUTRICE
Eccomi con un nuovo capitolo, sperando in questo modo di farmi perdonare i mesi di assenza.
Mi sembra superfluo dirlo, ma questi capitoli sono una sorta di flash back: prima che Remus vada con Harry a esplorare qualche posto i ragazzi ricordano quelli già visti. 

Graaaazie a tutti voi, spero che questo capitolo vi piaccia!

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Capitolo 72
*** Rivangare il passato ***


CAPITOLO 72

RIVANGARE IL PASSATO

 

I ragazzi erano partiti subito dopo pranzo. Frank aveva suggerito di muoversi con il buio, per non correre il rischio di essere visti curiosare in giro, ma Remus aveva scosso la testa. Era troppo pericoloso cercare un pericoloso manufatto magico protetto dal più potete ed oscuro dei veleni senza un minimo di luce. Sarebbe stato un massacro, quasi come consegnarsi al loro nemico.

James aveva chiesto di poter accompagnare gli amici ma nessuno lo aveva preso troppo sul serio. Le stampelle non gli permettevano di essere veloce come i compagni, senza contare che correva il serio rischio di inciampare e cadere su qualche ramo o radice facendosi male e mettendo a rischio la loro copertura. Il ragazzo, a malincuore, aveva capito. 

“Porta pazienza, tra qualche settimana starai meglio.”

Cercò di tirarlo su di morale Frank, mentre Lily stampava un casto bacio sulle labbra del proprio ragazzo. James la guardò negli occhi, preoccupato. Conosceva bene Lily così come sapeva che non aveva affatto bisogno di protezione, specie se in compagnia di Harry, Sirius e Remus ma allo stesso tempo non poteva fare a meno di stare in pena per lei. Non lo avrebbe mai ammesso a voce alta perchè non voleva proibirle nulla, ma era impaziente di vederla tornare sana e salva. 

“Sto già meglio, sono tornato quello di prima!”

Protestò James, orgoglioso ed imbronciato. Lily inclinò la testa di lato per guardarlo meglio, poi esplose in un sorriso contagioso. Non poteva fare a meno di innamorarsi di lui ogni volta che lo guardava.

“Con quegli affari rischi di cadere ogni volta che ti muovi, senza contare che sei lento. Se qualcuno ci inseguisse saremmo costretti ad abbandonarti..”

Affermò Sirius, cercando di strappare all’amico una risata. James sbuffò e lanciò al compagno di avventure uno sguardo torvo.

“Sei un amico Sirius.”

Disse James, ancora più imbronciato. Remus guardò entrambi, poi scosse la testa. Quei due non sarebbero mai cambiati, non erano in grado di restare seri e di smettere con gli scherzi nemmeno in una situazione come quella.

“Scherzavo, idiota. Credi davvero che ti lascerei indietro?”

Chiese Sirius, dando a James una pacca affettuosa sulle spalle.

“Mhm.. fammi pensare.”

Mormorò l’altro, prima di abbandonarsi nella stretta affettuosa del compagno. 

Due ore più tardi, i ragazzi si erano messi in marcia. Una volta definita la squadra e l’obiettivo della missione era inutile perdere tempo. La professoressa di Trasfigurazione era già abbastanza sospettosa, avrebbero fatto meglio a tornare per la cena per evitare di dover dare spiegazioni.

 

“Esattamente, dove ci troviamo?”

Chiese Sirius, scoraggiato dalla mancanza di punti di riferimento e da tutta quella campagna. L’esatto contrario della Londra magica nella quale era cresciuto, tra il caos delle macchine dei babbani e il sonoro crack degli incantesimi di materializzazione.

“Non te lo so dire con esattezza, ma qui abitava il nonno materno di Tom insieme allo zio.”

Spiegò Harry, guardandosi intorno cercando di ricordare quanti più dettagli fosse possibile. Quel luogo, piuttosto isolato e decisamente fuori dal mondo, lo aveva visto solo una volta nei ricordi di Silente. Non era con il Preside quando questi aveva recuperato l’anello, a discapito della sua mano, ma tutta via sapeva bene quanto potesse essere pericoloso quel manufatto. Aveva già messo in guardia i compagni: niente pazzie, non si gioca con l’anello. Non aveva detto loro quali poteri avesse quel manufatto, per paura che qualcuno di loro non fosse in grado di resistere alla tentazione di usarlo. 

“Credevo fosse un orfano, che non avesse nessuno..”

Mormorò Lily, diventando di colpo più preoccupata. Trovarsi di fronte dei parenti del loro più acerrimo nemico poteva rivelarsi un’esperienza dai tratti decisamente poco piacevoli, specie se erano tutti crudeli e senza pietà come lui.

“Si, infatti.”

Sussurrò Harry, distratto, dimenticando che alcuni dei suoi compagni non conoscevano per intero la storia e la vita del mago, e prima ancora del bambino, che era stato Tom Riddle prima di diventare il Signore Oscuro.

“Fammi indovinare, trucidati dal nipote?”

Provò ad indovinare Remus, con un tono divertito. Tutto sommato era prevedibile.

Harry annuì appena, scoccando un’occhiata a Remus. Per quanto poco sapesse di lui, ormai anche il licantropo aveva cominciato a capire come funzionava la assolutamente contorta mente del loro nemico.

“Non ha senso..”

Sbuffò Lily, ancora restia nel dare giudizi. Per essere diventato così folle e malvagio da bambino Tom Riddle doveva essere stato decisamente solo. Quello spiegava, almeno in parte, ogni cosa. Sapere che in realtà una famiglia esisteva, e che era stato lui stesso a sterminarla, era qualcosa che la ragazza non poteva capire. Anche lei e Petunia si odiavano, e forse non sarebbe bastata una vita intera perchè potessero arrivare a capirsi, ma questo non voleva dire che l’una prima o poi avrebbe cercato di uccidere l’altra. Una famiglia è un porto sicuro nel quale fare ritorno nel momento del bisogno, non un luogo oscuro dal quale fuggire. Questi ultimi pensieri le ricordarono Sirius e Regulus, torturati e disconosciuti dai propri genitori, e bastarono a farle perdere ogni speranza nei confronti del prossimo. Come era possibile essere così crudeli ed oscuri?

Harry sospirò. Fare un po’ di chiarezza, forse sarebbe stato d’aiuto.

“Volete sentire la triste storia del nostro acerrimo nemico?”

Aveva chiesto Harry con un filo di ironia nel tono della voce, mentre Sirius, Remus e Lily si facevano di colpo più zitti e più attenti. 

“Potrebbero esserci dei dettagli utili.”

Annuì Sirius, cercando di nascondere la propria curiosità dietro motivazioni di carattere logico.

“Niente che Silente non aveva già preso in esame.”

Sbuffò Neville, senza scostarsi dal fianco destro di Harry. Ron, insieme a Sirius e Remus, camminava dal lato opposto mentre Hermione, Ginny e Lily chiudevano quella bizzarra gruppo.

“Racconta e basta.”

Sbuffò Remus secco, fulminando il giovane Paciock con lo sguardo.Niente affatto intimorito, Neville continuò a camminare. Odiava Tom Riddle per tutto quello che gli aveva fatto e nulla, nemmeno la sua triste infanzia piena di brutture, solitudine e cattiveria, poteva giustificarlo. Anche lui ed Harry erano cresciuti orfani, proprio a causa sua, eppure non avevano mai cercato di conquistare il mondo o sterminare chiunque avesse una visione delle cose diversa dalla loro. 

“Il padre era babbano, incredibilmente bello ed incredibilmente ricco. La madre una strega, famiglia di purosangue di antichissima data caduta in disgrazia.”

Iniziò Harry asciutto. Nonostante l’avesse vissuta attraverso i ricordi che gli aveva mostrato Silente non riusciva a immedesimarsi nel suo nemico. Certo, avevano molte cose in comune e molte volte si erano trovati in situazioni simili, eppure Harry aveva sempre scelto la via opposta. Come gli aveva detto una volta Silente, aveva sempre distinto chiaramente tra ciò che è facile e ciò che invece è giusto.

“Viveva in quella catapecchia?”

Chiese Sirius, indicando una baracca vecchia e cadente che si stagliava poco lontano da dove si trovavano. Stava ancora in piedi per miracolo, sarebbe bastato un alito di vento a buttarla già senza troppa difficoltà.

“Con il padre ed il fratello, uno più folle dell’altro. Parlavano in Serpentese tra loro, aggredivano babbani e non rispondevano a nessun tipo di autorità.”

Continuò Harry, cercando le parole più adatte a descrivere quelle persone. 

“Delle mine vaganti, insomma.”

Concluse Lily, attenta e severa. Harry annuì mentre tutti si erano fermati a pochi passi dalla casa per ascoltare il resto della storia. Nonostante fosse giorno a tutti loro erano venuti i brividi.
“Esattamente. Ad ogni modo un giorno la madre di Tom si innamora del ricco babbano, che ovviamente non la ricambia. Aspetta che il padre ed il fratello vengano arrestati e gli lancia un incantesimo.”

Proseguò Harry, cercando tra le sterpaglie il sentiero che conduceva a casa Riddle, dove il giovane Tom viveva con i genitori prima dell’inizio delle disgrazie che lo avrebbero portato alla morte per mano del figlio. 

“Ha davvero funzionato?”

Chiese Sirius, perplesso all’idea che fosse bastato uno stupido filtro d’amore per dare inizio a tutti i loro problemi.
“Certo, i due scappano. Vita felice, fino a che lui torna in sé, la manda al diavolo e la abbandona sola ed incinta. Lei muore mettendo al mondo il bambino, al quale da lo stesso nome del padre e che in seguito viene affidato ad un orfanotrofio poco lontano dalla grotta dove Regulus ci ha quasi rimesso la pelle.”

Concluse Harry, scuotendo la testa. Per un attimo i ragazzi restarono in silenzio. Nessuno sapeva bene cosa dire. 

“Da qui, l’odio di Voldemord per il suo nome e per la sua famiglia. Da entrambi i rami.”

Aggiunse Ron, lasciando a Harry qualche minuto per riprendersi. La sua storia e quella di Tom avevano talmente tanti punti in comune da fare quasi male al solo pensiero. Certo, Harry era orfano essenzialmente a causa del suo nemico e non aveva mai pensato di vendicarsi con il primo che capitasse a tiro. Poco lontano, Ron poteva vedere gli stessi sentimenti disegnati sul viso di Neville. Anche lui era cresciuto orfano solo perchè suo padre e sua madre avevano avuto il coraggio di opporsi ad un folle.

“Infatti per non fare distinzioni ha sterminato entrambi. Sia la famiglia del padre che quella della madre, entrambe colpevoli di non averlo voluto.”

Concluse Ginny, stringendosi nel mantello.

“Beh, non si può dire che avesse fatto preferenze.”

Mormorò Sirius, cercando di fare dell’ironia. Nessuno tuttavia era dell’umore giusto per riderne. Remus scosse la testa, ma apprezzò il tentativo dell’amico.

“Se ha tagliato i ponti con il passato, perchè questo luogo è importante?”

Chiese il licantropo, cercando lo sguardo di Harry. 

“Conosci la leggenda dei tre fratelli?”

Chiese Harry, voltandosi verso gli amici. Remus annuì, stupido.

“Tutti la conoscono, è la favola più comune nel mondo magico.”

Disse Remus, confuso.

“La madre discendeva da il secondo fratello, e nella loro famiglia si sono sempre tramandati un anello contenente la famosa pietra..”

Spiegò Hermione, raccontando brevemente agli altri ragazzi di come erano venuti a conoscenza di tutta quella strana e complicata storia.

“Scherzi?”

Chiese Sirius, incredulo. Per tutta la vita aveva creduto che le favole fossero storielle inventata per spaventare e divertire i piccoli maghi, ed ecco che improvvisamente una di loro diventa reale. Talmente vera al punto che qualcuno è disposto ad uccidere per conquistare potere, fortuna e immortalità.
“Purtroppo no.”

Mormorò Harry, incerto se raccontare o meno del mantello. 

“Come può essergli utile?”

Chiese Lily, tornando all’oggetto della loro ricerca: un anello con una pietra in grado di riportare indietro le persone passate oltre.

“Beh, lui è mezzosangue ma vuole affermare davanti al mondo magico tutto il suo potere. L’anello è lo strumento ideale per mostrare a tutti che ha origini nobili.”

Spiegò Neville, lasciandosi cadere seduto su un grosso masso per riprendere fiato.

“Ed è anche immensamente potente.”

Aggiunse Ron, impaziente di trovare quel maledetto gingillo e di tornarsene a casa.

“Esattamente. Il potere e il sangue puro sono le due cose che Tom brama di più.”

Concluse Hermione, voltandosi verso la catapecchia che sorgeva a pochi passi da loro.

Improvvisamente il vento cambiò, prendendo a soffiare contro di loro. Una ventata di aria gelida li colpì in pieno, insinuando paura e oscurità nel profondo della loro anima. 

Non c’era possibilità di sbagliarsi: l’anello era lì, finalmente erano arrivati nel posto giusto.

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Capitolo 73
*** Passi avanti ***


CAPITOLO 73

PASSI AVANTI

 

I ragazzi si guardarono per qualche istante prima di entrare nella vecchia casa. Sguardi fugaci che dicevamo molte più cose di quanto poteva sembrare e che sottolineavano la solennità del momento. Le pareti che si stagliavano di fronte a loro avevano visto molte più cose di quanto la maggior parte delle persone poteva pensare. Quel luogo aveva segnato la vita di una ragazza, spingendola ad un gesto disperato e folle che aveva permesso la nascita di Tom Riddle. Sempre in quella casa, il giovane mago si era vendicato sterminando parte della sua famiglia e portando loro via quanto di più prezioso avessero custodito gelosamente per generazioni. Era incredibile come il capriccio di un bambino che vuole solo affermare la sua potenza avesse portato a così tanta desolazione in così poco tempo.

Di fronte all’ingresso, Harry tentennò. Pochi attimi, quanto bastava perchè Neville prendesse in mano la situazione e aprisse la porta al posto dell’amico. La stanza che si parava sotto i loro occhi era molto buia, tanto che il gruppo dovette ricorrere alla magia per vedere qualcosa in attesa che gli occhi si abituassero a quella oscurità.

Harry guardò gli amici entrare uno dopo l’altro e rimase fermo, immerso in strani pensieri. A bloccarlo non era stata paura, bensì un insieme di sensazioni che lo avevano assalito improvvisamente, facendolo dubitare di quella ricerca e di ogni altra cosa.

Cosa era stato della sua vita e di quella delle persone a cui teneva negli ultimi anni se non un susseguirsi di lotte, battaglie e ricerche che avevano finito con il portare a poco o niente? Avevano vinto, ma erano stati sterminati. Voldemort era morto, eppure vivevano ancora tutti nel terrore e nella paura. 

Aveva sempre fatto tutto quello che gli altri si aspettavano da lui, come uno studente modello che esegue diligentemente i compiti assegnategli. Silente, il ministro, l’ordine ed ogni altro componente del mondo magico si ostinavano a ripetere che quella non era la sua lotta ma una guerra di proporzioni molto più grosse, eppure riponevano tutte le loro speranze in lui soltanto.

Perchè doveva combattere quella guerra da solo se non era la sua battaglia?

Harry sospirò, era stanco. Era bastato fermarsi solo un attimo per riprendere fiato e di colpo aveva cominciato a dubitare della strada intrapresa. 

“Harry, hai intenzione di sorvegliare l’ingresso e di lasciare tutto il divertimento a noi?”.

Chiese Ron, sorridendo all’amico nella speranza che creando competizione avrebbe riscosso Harry dal suo torpore. Poteva leggere negli occhi del suo migliore amico i dubbi e le paure. Le stesse che da tempo avevano colpito anche lui ed Hermione ma che i due amici si ostinavano a scacciare per essere di supporto ad Harry. Come ieri, come domani e come sempre non potevano lasciarlo solo. Quella era la loro guerra, non la sua. 

L’altro ragazzo si destò appena, scuotendo leggermente la testa. Era evidente quanto fosse distratto, perso in un altro mondo.

“Continua a sognare Ron..”

Replicò Harry, muovendo la mano quasi volesse scacciare l’idea di Ron come avrebbe fatto con una mosca fastidiosa. Il rosso sorrise, cercando di convincersi che quel luogo tetro avesse solo peggiorato l’umore del compagno. 

“Va tutto bene?” 

Chiese Lily con il tono più candido e dolce che riservava solo a lui. Anche lei come Ron sospettava che qualcosa non andasse con Harry ma aveva paura ad esprimere chiaramente i suoi timori per paura di essere poco discreta. Era sua madre certo, ma si conoscevano solo da pochi mesi mentre con Hermione, Ronm Ginny e Neville Harry aveva condiviso gli ultimi sette anni.

“Certo, stavo solamente pensando.”

Rispose Harry, sincero. Quando la madre lo fissava così intensamente negli occhi non poteva fare a meno che essere completamente sincero con lei. Non avrebbe mai e poi mai potuto mentirgli. Decise però di omettere l’oggetto dei suoi pensieri, per non spaventarla con i suoi demoni.

“Brutti ricordi?”

Provò ad indovinare Sirius, scegliendo le parole con cura. Negli ultimi mesi aveva imparato a conoscere Harry ed ormai sapeva bene come quel ragazzo riservasse molte sorprese. C’era in lui molto più di quanto poteva sembrare ad una prima occhiata. Nella sua breve vita aveva vissuto molti più drammi e lutti di quanti la maggior parte della gente ne viveva in una vita intera. Questo aveva insegnato a Sirius che ogni silenzio o comportamento strano di Harry aveva sempre una spiegazione logica dettata dal corso degli eventi. La maggior parte delle volte, almeno.

“No, che siete imprudenti. Silente ci ha rimesso una mano e voi entrate come se niente fosse.”

Sbuffò Harry, cercando di cambiare argomento per non turbare anche gli amici con i tristi pensieri che stavano torturando lui.

“Il solito esagerato.”

Disse Sirius, alzando le spalle. 

“Ha ragione lui, questo posto è infestato. C’è veleno ovunque, non toccate nulla.”

Replicò subito Lily, preoccupata. Le era bastato uno sguardo veloce per capire che in quella casa c’erano molti più pericoli di quanti erano preparati ad affrontare. Maledizioni e trabocchetti erano pronti a scattare da un momento all’altro, persino l’aria era densa e impregnata di veleno.

“Puoi essere un pochino più precisa, Lily?”

Chiese Sirius, guardandosi preoccupato le mani.

“L’intera casa è stata cosparsa di veleno in piccole quantità.”

Spiegò la ragazza con pazienza, quasi stesse parlando a dei ragazzi del primo anno e non ai propri amici del settimo in una casa stregata nella quale non avrebbero dovuto essere e circondati da veleni e da pericoli più o meno mortali.

“Non ha senso..”

Sbuffò Ron, grattandosi la testa. 

“Invece si, il nostro nemico vuole indebolirci piano per poi darci il colpo finale con l’anello.”

Disse Remus, guardandosi attorno in modo circospetto e stando attendo a non toccare nulla per non rischiare di combinare qualche danno.

“Come potremmo portare via l’anello se non possiamo toccarlo?”

Chiese Sirius, voltandosi verso Harry e Lily, entrambi a pochi passi da lui. 

“Ho portato questa, l’abbiamo preparata io e Regulus. Abbiamo incantato questa scatola con ogni incantesimo, antidoto, pozione ed erba magica di cui eravamo a conoscenza. Chiaramente non durerà a lungo, ma dovrebbe permetterci di rientrare al castello sani e salvi.”

Spiegò Lily, sfilando un oggetto piccolo e colorato dalla borsa che portava a tracolla.

“Una volta là che ne sarà dell’anello?” 

Chiese Remus, preoccupato. Un conto era recuperare un anello maledetto cercando di circoscrivere i danni, un altro era tenerlo per un tempo più lungo o peggio ancora distruggerlo senza farsi del male.

“Lo prenderà in consegna Piton e lo renderà inoffensivo fino a che non avremo trovato il modo di distruggerlo.”

Spiegò Lily, alzando appena le spalle.

“Geniale Evans, devo ammetterlo.”

Esclamò Sirius, sinceramente ammirato. Lily scoppio a ridere, sorpresa dalla reazione del ragazzo. Mai negli ultimi sette anni aveva visto sul suo viso uno sguardo tanto solidale e di ammirazione. 

“Grazie Black, nemmeno tu sei un completo idiota dopo tutto.”

Rispose la ragazza con un sorriso.

“Quando avrete finito con i complimenti potremo riprendere a cercare questo maledetto aggeggio..”

Sbuffò Ron, esasperato da quella conversazione che non portava a nulla. La loro priorità era trovare l’anello e riportarlo al castello senza rischiare inutilmente le loro vite, il resto poteva attendere.

“Che c’è Ron, non vedi l’ora di tornare al castello?”

Chiese Neville, sorridendo appena dell’impazienza dell’amico. Ron si voltò, sbuffando nuovamente.

“Certo che si, questo posto è infernale. Nessun essere vivente è stato qui di recente, nell’aria si sente solo odore di morte e di terrore.”

Esclamò Ron, incrociando le braccia. Un silenzio innaturale, carico di terrore e di paura, seguì le parole del ragazzo dai capelli rossi.

“Abbiamo visto di peggio, Ron.” 

Sbuffò Hermione, pensando alla brutta avventura a Godrig’s Hollow dove Harry ci aveva rimesso la bacchetta oppure l’incredibile fuga dalla Gringott a cavallo di un drago. In confronto a momenti come quelli la situazione attuale non era per nulla pericolosa. Non ancora, almeno.

Bastarono questi ricordi a far sorridere la ragazza, e insieme a lei Ron. Dopo pericoli del genere la casa dei nonni materni del Signore Oscuro non poteva certo spaventarla più di tanto.

“Andiamo, per di qua.”

Disse Harry, mettendo fine a quel silenzio che rendeva tutto ancora più cupo di quanto già non sembrasse.

“A cosa pensavi prima?”

Chiese Hermione, portandosi al fianco dell’amico. Harry sospirò, prendendo tempo. Non voleva mentire alla sua migliore amica, ma allo stesso tempo non era sicuro che esprimere le sue paure ad alta voce avrebbe fatto bene al gruppo.

“Con noi puoi parlare, non tenerti tutto dentro.”

Aggiunse Ginny, prendendo dolcemente la mano del proprio ragazzo.

“Questa caccia comincia a sembrarmi senza speranza.”

Sbuffò alla fine Harry, sentendosi colpevole. Dire quelle parole ad alta voce era come tradire la memoria di Silente, eppure non poteva farci nulla. Erano settimane che non facevano altro che cercare e non erano arrivati a nulla. Un buco nell’acqua dopo l’altro, senza nessun risultato. La gente intorno a loro continuava a morire e niente sembrava cambiare. Il loro geniale piano si stava trasformando nel più clamoroso dei fallimenti senza che loro potessero fare nulla per evitarlo.

“Lo pensavo anche io l’anno scorso, eppure mi sono sbagliato. Dobbiamo avere fede in Silente.”

Disse Ron dolcemente, ricordando i timori dell’anno prima e di come era stato felice di sbagliarsi. Certo, la caccia era stata dura e la battaglia finale ancora di più ma almeno avevano vinto. Avevano visto il loro nemico cadere ed avevano capito che i loro sforzi non erano stati vani. Anche questa volta sarebbe stato così. Alla fine sarebbero stati capaci di voltarsi indietro e vedere chiaramente il senso del loro percorso e delle loro decisioni.

“Ron, non abbiamo niente. Nessuna traccia, solo qualche sospetto.”

Mormorò Harry, attendo a non farsi sentire dai Malandrini o da sua madre.

“Sappiamo quali saranno le sue prossime mosse, possiamo anticiparlo. Il nostro piano sta funzionando, abbiamo salvato delle vite.”

Insistette Ginny, sbuffando. Credere con tutte le sue forze nella strada che Silente aveva tracciato per loro voleva dire avere speranza. Abbandonare quel percorso voleva dire brancolare nel buio, senza certezze e con scarse possibilità di successo.
“Potremmo perderne altre.”

Obiettò Harry, serio. Come potevano sapere che i cambiamenti che loro avevano apportato alla storia non avrebbero causato altri danni? Il rapimento di James da parte di Bellatrix era un chiaro segno di come le cose erano sfuggite loro di mano. Dovevano fare qualcosa per fermare Voldemort subito, prima che la situazione diventasse insostenibile e la loro fine certa.
“Non abbiamo scelta, questa ricerca è nostra sola possibilità.”

Ribadì Ginny, decisa come Harry non l’aveva mai vista. Hermione si intromise, cercando di calmare gli animi dei due amici senza dare troppo nell’occhio. Una discussione ad alta voce tra loro avrebbe sicuramente allarmato i malandrini e non c’era davvero bisogno di aumentare le preoccupazioni e la tensione.

“Andrà bene, sono sicura che l’anello è qui e che lo troveremo presto.”

Disse dolcemente la riccia, guardandosi attorno. Sirius e Remus stavano perquisendo la stanza accanto sotto lo sguardo di Lily che controllava non ci fosse nulla di più velenoso o pericoloso degli altri oggetti.

“E poi? Trovare quel maledetto affare non cambierà nulla. Non sappiamo quanti altri ce ne sono, né dove possano essere nascosti.”

Sbottò Harry, facendosi rosso in viso. Ron aprì la bocca per rispondere, ma la voce di Lily lo anticipò.

“Ragazzi, forse ci siamo.”

Harry sospirò e si diresse verso la madre nell’altra stanza, lasciando cadere quel discorso. Gli altri ragazzi lo seguirono, esitanti ed impazienti. Ginny sperava con tutta se stessa che avessero finalmente trovato quello che cercavano. Avrebbe fatto bene ad Harry sapere che erano sulla pista giusta. Che la loro ricerca, anche se faticosa, stava portando a qualcosa e che non era tempo perso.

“Sirius stava frugando in quella cesta ed improvvisamente qualche incantesimo di protezione lo ha sbalzato indietro.”

Spiegò Remus, mentre Lily esaminava con cura il ragazzo colpito. Spiegare a James come il suo migliore amico si fosse ferito mentre lui era restato al castello a fare la calzetta sarebbe stato tutto tranne che semplice. Sirius tuttavia sembrava stare bene, niente più che un bello spavento e qualche ammaccatura superficiale che una volta tornati al castello avrebbero potuto curare abbastanza velocemente.

“Stai bene?”

Chiese Harry, preoccupato. L’altro ragazzo annuì, tenendosi la mano destra con la sinistra. Doveva fargli male, ma Sirius cercava di non darlo troppo a vedere per non spaventare gli amici. Dopo tutto aveva avuto guai decisamente peggiori.

“Niente di troppo grave che i miei genitori non mi avessero già lanciato contro in passato.”

Sorrise Sirius, mentre Lily avvolgeva la mano ferita con un fazzoletto candido che aveva  estratto dalla sua borsa. Harry guardò sorpreso la madre, rendendosi improvvisamente conto che le somiglianze con Hermione cominciavano a diventare parecchie e forse anche un filo preoccupanti. 

“Sembra che ci siamo, qualsiasi cosa stiamo cercando lo troveremo là dentro.”

Disse Ron sicuro, guardando attentamente la cesta incriminata senza avvicinarsi o toccarla. Si poteva avvertire chiaramente quel senso di oscurità ed angoscia che caratterizzava gli oggetti che erano stati profanati da Voldemort.

“Come facciamo a prenderlo senza farci colpire ancora?”

Chiese Ginny preoccupata che qualcun altro, quasi sicuramente Harry con la fortuna che lo contraddistingueva, si potesse fare male.

“Dobbiamo essere cauti. Sirius, ricordi cosa stavi toccando quando la trappola è scattata?”

Chiese Harry, passando lo sguardo dal padrino al mobile che aveva preso a brillare di una luce sinistra e poco rassicurante. Qualsiasi cosa ci fosse dentro quella cesta, sapeva certamente difendersi molto bene e avrebbe fatto di tutto per non essere trovato e distrutto.

“Ho spostato un orologio che sembrava essere molto antico. Sotto c’era una foto sbiadita che ritraeva una ragazza ed un ragazzo molto strambi.”

Raccontò Sirius, indicando una foto che aveva appoggiato sul comodino. Harry la guardò distrattamente riconoscendo al volo le due persone ritratte.

“La madre di Tom e suo zio.”

Rispose Hermione anticipando il ragazzo con gli occhiali, indicando la foto che spuntava appena dalla cesta. Remus si soffermo a lungo a guardarla. Al collo della ragazza c’era un grosso medaglione lavorato. Doveva valere molto, con tutta probabilità decisamente di più della catapecchia dove la ragazza ed il fratello erano stati cresciuti. Il licantropo si ritrovò a fissarlo con attenzione: più lo guardava e più gli sembrava di averlo già visto, forse in un libro o qualcosa del genere. Al dito del ragazzo della foto, un anello familiare. Anche per questo oggetto il licantropo cercò di fare ammenda a tutte le sue conoscenze magiche, per ricordare dove potesse averlo già visto, senza successo. Si trattava di un ricordo confuso, poco reale. 

“Quello è l’anello che stiamo cercando.”

Esclamò sicura Hermione senza preoccuparsi di celare una punta di entusiasmo nella voce. Remus si ritrovò a cercare lo sguardo di Sirius e di Lily, entrambi con il volto pallido e tirato. Quello che avevano di fronte era davvero un pezzo dell’anima del loro mortale nemico. Averlo trovato significava essere un passo più vicino a distruggerlo eppure c’era lo stesso qualcosa di folle e di malsano nell’avvicinare un oggetto del genere.

“Quel folle ha davvero nascosto un anello tanto potente in una vecchia cesta?”

Sbuffò Neville, incredulo per la leggerezza con cui Voldemort trattava i giocattolini che gli avevano regalato l’immortalità. Harry alzò le spalle, senza dire nulla. L’anello non era certamente l’horcrux nascosto meglio o quello più difficile da reperire, forse proprio perchè era il primo. All’inizio della sua scalata verso il potere il Signore Oscuro poteva essere sospettoso e poco incline nel riporre fiducia negli altri ma certamente non poteva immaginare che un giorno un gruppo di maghi avrebbe cercato di eliminarlo con tutte le sue forze tanto da rendere indispensabile proteggere al meglio i frammenti della sua anima, arrivando persino ad affidarli ai servitori a lui più fedeli come Bellatrix o Malfoy.

“Nessuno sano di mente si sarebbe mai sognato di mettere le mani là dentro.”

Esclamò Lily, guardando la cesta con un’espressione di orrore e paura.

“Ehi, è quello che ho fatto io.”

Rispose Sirius alzando le spalle, la mano dolorante ancora stretta in quella sana. Remus alzò gli occhi al cielo, decidendo mentalmente di non dire nulla. 

“Tu non conti, non sei mai stato sano di mente.”

Lo apostrofò Ginny, sarcastica, esprimendo ad alta voce il pensiero che certamente doveva essere nelle menti di molti dei presenti. 

“Non è il momento per discutere, anche se ammetto che si tratterebbe di una discussione davvero divertente.”

Apostrofò Hermione, senza preoccuparsi di trattenere un sorriso divertito. Alle spalle della ragazza, Lily rideva in modo sguaiato. Sirius incrociò le braccia al petto, imbronciato.

“Ma che simpatici, continuate pure. Ditemi, da quando prendere in giro il povero Sirius è diventato il vostro sport preferito.”

Sbuffò il ragazzo, lanciando a molti dei presenti delle occhiate piene di rimprovero.

“Eccolo che inizia a fare la vittima. Povero caro..”

Esclamò Remus, dando all’amico una pacca affettuosa sulla schiena.

“Non l’avevo mai vista sotto questo punto di vista, ma effettivamente potrebbe trattarsi di uno sport divertente.”

Disse Lily, annuendo felice. La frase della ragazza ebbe il potere di divertire tutti, alleggerendo almeno un po’ quell’atmosfera tanto tesa e tetra. Persino Sirius, oggetto delle simpatiche angherie degli amici, dovette riconoscere che era divertente.

“Malvagi..”

Soffiò Sirius, trattenendo a fatica una risata.

“L’anello..”

Ricordò Neville, indicando nuovamente la cesta. Sirius tornò serio, gli altri con lui. Quel breve siparietto aveva alleggerito l’atmosfera, ma avevano un lavoro da fare e non potevano certo dimenticarlo.

“Faccio io.”

Esclamò deciso Sirius. Aveva un conto in sospeso con quella cesta ed intendeva saldarlo recuperando l’anello e facendo in modo che non potesse più recare danni ad anima viva.

“Fermati, guarda la tua mano. Deve esserci del veleno l’ha dentro, non credo sia saggio tu ci metta nuovamente le mani.”

Lo fermò Remus, imprecando a bassa voce per l’irruenza dell’amico. Possibile che Sirius, così come James d’altra parte, non fosse in grado di agire con un minimo di prudenza e buon senso? Nell’ansia di essere protagonisti e di impedire agli altri di farsi male finivano sempre con l’infliggersi danni peggiori che con un po’ di calma avrebbero potuto tranquillamente essere evitati.

“Altre idee?”

Sbuffò Sirius, passando in rassegna le facce pensierose dei compagni di avventura. Nei loro volti poteva leggere la sua stessa impazienza di recuperare l’oggetto delle loro ricerche per poi tornare al castello quanto prima.

“Io ne ho una. Avete mai sentito parlare di una cosa chiamata incantesimi di appello?”

Chiese Hermione, sarcastica. Harry cercò lo sguardo di Ron, che alzò gli occhi al cielo senza dire nulla. Nessuno dei due fece parola di come quell’incantesimo fosse stato di assai poca utilità lo scorso anno in quanto molti degli horcrux erano protetti per non essere appellati. 

“Era quello che stavo per dire io, grazie Hermione.” 

Esclamò Ginny, solidale con l’amica. 

“Uomini.. da soli farebbero fatica ad allacciarsi le scarpe.”

Aggiunse Lily, con fare complice. 

I ragazzi si scambiarono uno sguardo di intesa, ma nessuno fiatò. Non era saggio contraddire una ragazza figurarsi tre, specie in quella situazione.

Hermione sfoderò la sua bacchetta e attirò a se l’oggetto in pochi istanti, rinchiudendolo nella scatola che Lily teneva in mano.

“Ed ora?”

Chiese Sirius, spiazzato. Avevano l’anello, l’idea di tornare alla scuola di magia e di stregoneria era davvero allettante ma forse sarebbe stato più saggio dare un’occhiata in giro. Forse nascosto sotto quale mobile c’era qualcosa che avrebbe potuto svelare loro parti sconosciute della vita del loro nemico. Hermione tuttavia, non era dello stesso parere.

“Torniamo al castello e facciamo vedere a tuo fratello la tua mano.”

Disse la ragazza, liquidando con poche parole l’idea ancora inespressa di Sirius. 

“Sto benissimo.”

Sbuffò l’animagus.

“Non fare l’eroe Sirius, non stai affatto bene. Nessuno di noi sta bene, in questa catapecchia c’è veleno ovunque.

Tuonò Lily, impaziente di mettere quanta più distanza fosse possibile tra lei e quel luogo oscuro, malvagio e tetro.

“Che ci facciamo ancora qui?”

Esclamò Neville, aprendo la porta con un movimento quasi impercettibile della sua bacchetta. 

I ragazzi impiegarono decisamente meno a fare il percorso inverso, facendo attenzione a non essere seguiti. Ogni ombra ed ogni rumore insolito li faceva saltare, convinti come erano di avere il più oscuro e malvagio dei maghi alle calcagna.

 

Una volta rientrati al castello, trovarono la versione adulta di Sirius, James e gli altri che li aspettavano nervosi. Non appena li videro riapparire gli furono subito addosso, impazienti di sapere se almeno questa volta la loro ricerca fosse andata a buon fine. Bastò il sorrisetto dipinto sul volto di Sirus ad infondere buone speranze a Regulus e James.

“Allora?”

Chiese Frank, rivolgendosi direttamente a suo figlio Neville.

“Abbiamo trovato l’anello e Sirius ci ha quasi rimesso una mano.”

Sbuffò il ragazzo, quasi annoiato. 

“Merlino, fammi vedere.”

Esclamò James preoccupato, scattando subito in piedi e precipitandosi dall’amico il più velocemente la sua condizione gli permetteva. Inciampò anche il un tappeto e mancò poco che non volasse lungo e disteso per terra.

“Sto bene, non è nulla.”

Cercò di rassicurarlo Sirius, mentre Regulus rapido gli aveva già afferrato la mano e si dava da fare per esaminarla. Prese una fiala piena di liquido scuro e ordinò al fratello maggiore di berla subito, mentre gli spalmava un unguento dall’odore pungente fino al polso.

“Felpato, dannazione, quante volte ti ho ripetuto che non è saggio toccare tutto quello che vedi?”

Sbuffò James, preparandosi a fare una predica all’amico. Gli altri ragazzi decisero di mettersi comodi per non perdersi la scena.

“Sai che è un testone.”

Mormorò Remus, cercando di evitare uno dei soliti monologhi di James che andavano avanti per ore intere. Lo sguardo del capitano di Grifondoro passò da Sirius al licantropo, cambiando obiettivo ma non certo intenzione.

“Certo che lo so, ma mi stupisco di te. Avresti dovuto impedirgli di fare stupidaggini..”

Remus alzò gli occhi al cielo, lasciando cadere il discorso. Non sarebbe bastava una vita intera per spiegare a James, testone per eccellenza, che impedire a Sirius di fare uno sciocchezza era come tentare di tenere a riposo lui fino a quando i medimaghi non gli avessero tolto le stampelle. Insomma, un’impresa impossibile.

“Andiamo a mangiare, se Minnie non ci vede a tavola come dei bravi soldatini questa volta siamo fritti!”

Esclamò Lily intuendo che, senza un intervento esterno, sarebbero potuti andare avanti delle ore con quelle proteste senza senso.

A cena, Hermione approfittò di un momento di confusione per avvicinarsi a Harry. Voleva assicurarsi che l’amico stesse bene e che fosse tutto risolto. 

“Tutto è bene quel che finisce bene..”

Iniziò Hermione sorridendo. Avevano trovato un horcrux ed ora dovevano solamente distruggerlo il che li portava decisamente in vantaggio sulla loro tabella di marcia. Tutto questo avrebbe dovuto far felice Harry che tuttavia continuava a starsene sulle sue, perso in chissà quali oscuri pensieri.

“Già.”

Mormorò Harry, addentando una fetta di torta di mele.

Sapeva che gli amici avevano ragione e che in fin dei conti quella era stata una giornata buona; avevano trovato l’anello ed una volta distrutto sarebbero stati un passo più avanti nella loro caccia. Tuttavia, una vocina debole ed insistente non faceva che ripetere ad Harry che nonostante quel successo si stava illudendo e che quella ricerca non avrebbe portato a nulla. Questo pensiero lasciò il ragazzo nel panico. La loro missione era davvero destinata a fallire ed a finire in un clamoroso buco nell’acqua?

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Capitolo 74
*** STASI E NUOVI OBIETTIVI ***


CAPITOLO 74

STASI E NUOVI OBIETTIVI

Nei giorni che seguirono il ritrovamento della prima terribile reliquia Harry fu sempre silenzioso ma nessuno ebbe troppo tempo per preoccuparsene. Le menti di tutti i ragazzi erano divise tra l’entusiasmo per il primo successo e le mille perplessità sul modo migliore di disfarsi di quel maledetto manufatto tanto pericoloso. Remus aveva proposto di raccogliere prima tutti gli oggetti e di disfarsene solo allora in modo che Voldemort non potesse sospettare nulla, ma Hermione era stata perentoria. 

“Credimi Remus, è troppo pericoloso conservare quegli oggetti. Sono malvagi, plasmano la mente delle persone fino a portarle alla pazzia.”

Disse la ragazza, con il viso scuro e preoccupato. Ron e Harry annuirono velocemente senza dire nulla. Frank aprì la bocca per fare delle domande ma fu bloccato da un gesto di Neville. Conosceva bene gli amici al punto da sapere che quello era una storia che non volevano raccontare. Ginny guardava Harry senza parlare. Nemmeno lei sapeva molto, solamente che uno degli horcroux aveva contribuito a dividere il trio durante il periodo che avevano passato in fuga dai mangiamorte e che solo grazie all’eredità di Silente Ron era riuscito a ricongiungersi con Hermione ed Harry per portare a termine la missione. Sebbene quel diverbio fosse stato archiviato da tempo le malefiche influenze dell’anello erano ancora vive nelle menti e nei cuori dei tre amici. Certe cicatrici non guariscono mai davvero, restano sempre lì a ricordarci che il passato non si può cancellare o dimenticare del tutto.

“Perfetto, distruggiamolo.. ma come?”

Aveva chiesto James, confuso. Distruggere un manufatto magico così potente era un’impresa tutto fuorché semplice. Nelle ultime settimane aveva passato davvero molto tempo, troppo, in biblioteca ma non aveva trovato nulla. Nessun libro parlava o faceva il minimo accenno a quella magia tanto potente di cui si era servito Tom Riddle. Se non avevano trovato nulla che la spiegasse, come potevano sperare di distruggerla?

“Serve una magia potente, antica.”

Spiegò Hermione, più preoccupata dalla ricerca che dalla distruzione. L’esperienza le aveva insegnato che c’è molta più magia intorno a sé di quanta ne appaia ad uno sguardo distratto. Draghi, basilischi, spade e creature mitologiche in fondo non sono così rare come raccontano i libri di scuola.

“Tipo?”

Chiese Piton, curioso. 

“Nel nostro tempo abbiamo usato la spada di Grifondoro, o in sua assenza la zanna velenosa di un basilisco morto..”

Raccontò Ron trascurando le espressioni sbigottite degli amici e distratto dall’arrivo della posta.

Le morti continuavano a susseguirsi nonostante gli sforzi degli auror. Le lettere che mandava il padre di James ai ragazzi potevano praticamente considerarsi bollettini di guerra che terminavano con brevi righe di conforto che Dorea non mancava mai di aggiungere per i suoi ragazzi. Sirius, James, Harry e persino Regulus sorridevano dei suo dolci rimbrotti e delle sue tenere premure da mamma chioccia, ma questo ormai non bastava più a rassicurarli e a convincerli che erano al sicuro ed immuni dagli orrori della guerra. Il castello era ancora un posto sicuro, ma per quanto? Il signore oscuro stava preparando la sua ascesa, anticipando le sue mosse rispetto a quanto aveva fatto nel tempo da cui provenivano i ragazzi e preparandosi a sferrare l’ultimo attacco. Nessuno ormai era escluso da quella che stava diventando una faida di proporzioni inedite. Se le prime vittime erano state soprattutto babbani, figli di babbani e mezzosangue ora cominciavano ad essere colpiti i primi purosangue, colpevoli di non aver scelto di schierarsi a favore della razza magica per eccellenza. 

Da qualunque punto la si guardasse la situazione era tragica e, peggio ancora, senza una soluzione che si potesse mettere in atto a breve termine. L’unica nota positiva era arrivata dal San Mungo quando finalmente i medimaghi avevano dichiarato James guarito ed il ragazzo aveva potuto abbandonare le stampelle. 

“Indovinate chi è appena stato dichiarato guarito?”

Esclamò James felice, entrando nella sala comune accompagnato da Lily. Sul viso del ragazzo c’era un sorriso che andava da un orecchio all’altro, sembrava quasi un bambino al quale qualcuno aveva raccontato che Natale sarebbe arrivato due volte quell’anno.

“Stai bene?”

Chiese Sirius, preoccupato, correndogli incontro per assicurarsi che stesse davvero bene. Quella mattina aveva insistito per andare insieme a James, ma Regulus, Remus ed Harry erano riusciti a convincerlo che fosse meglio lasciare il posto a Lily. La ragazza non aveva detto nulla per paura di ferire i sentimenti di Sirius ma era stata sollevata quando il ragazzo l’aveva presa da parte per dirle che li avrebbe aspettati in sala comune. 

“Si, sono sano e forte.”

Confermò James, mostrando i muscoli con fare da macho come aveva visto fare in diversi film babbani che aveva visto con gli amici malandrini.

“Credo sia ufficiale, è tornato lo stesso folle di sempre.”

Esclamò Frank, scoppiando a ridere delle espressioni buffe del ragazzo.

“James è sempre stato folle, anche quando stava male.”

Commentò Ginny, divertita. Prendersi gioco di James era divertente almeno quanto lo era prendersi gioco di Ron perchè il ragazzo era permaloso tanto quanto il fratello.

“Ma bravi, ridete pure di me. Continuate pure a prendervi gioco del povero James.”

Sbuffò James, imbronciandosi ed incrociando le braccia al petto.

“Stai proprio bene, sei tornato ad essere il solito permaloso..”

Esclamò Harry, dando una pacca affettuosa sulla schiena del padre che rispose sbuffando.

“Io non sono permaloso.”

Borbottò James, lanciando occhiate di fuoco agli amici raccolti intorno a lui.

“Certo, e mia mamma fa volontariato presso una casa di riposo per elfi domestici tutte le settimane..”

Aggiunse Sirius, scatenando l’ilarità generale. Ron prese a ridere, rischiando di strozzarsi con il succo d’arancia che stava bevendo. 

“Ehi, tutto bene?”

Chiese Neville, preoccupato. Ron annuì piano, sorridendo ancora.

“Si, certo. Stavo solo visualizzando la scena, sarebbe forte!”

Spiegò il ragazzo, ricordando le urla dell’arcigna madre di Sirius nella casa di Londra adibita a quartier generale dell’ordine.

“Si, come no. Di sicuro le prenderebbe un colpo.”

Disse Sirius alzando gli occhi al soffitto mentre cercava di decidere se questo fosse o meno un male. 

“Perchè hai ancora le stampelle?”
Chiese Regulus pacato, osservando attentamente l’amico. James alzò le spalle, senza rispondere subito.

“Preferisco, sai per sicurezza..”

Disse poi, cambiando velocemente discorso. Sirius cercò lo sguardo di Lily, ma questa alzò le spalle e scosse la testa. Nessuno riusciva a capire cosa stesse passando nella mente di James.

Sebbene non volesse ammetterlo con nessuno, forse nemmeno con se stesso, tornare a camminare era stato difficile per James, quando era rimasto da solo nella stanza ed aveva provato a fare i primi passi senza le stampelle si era sentito impacciato, inciampava spesso ed era piuttosto scoordinato tanto che nella sua mente si era affacciato il pensiero che non sarebbe mai tornato lo stesso di prima. 

Nessuno aveva detto più nulla e dopo qualche minuto di silenzio le menti dei ragazzi erano ricadute negli stessi discorsi di sempre.

“Ci potrebbero volere anni prima di essere sicuri di averli recuperati e distrutti tutti. Prima di allora attaccarlo direttamente sarebbe un massacro.”

Aveva sospirato Hermione, cercando di frenare l’impazienza degli amici. Se la decisione si sferrare un attacco fosse stata di Harry, Sirius o James lo scontro avrebbe già avuto luogo. Nonostante fosse il primo a sapere quanto fosse importante andare con calma, Harry aveva solo voglia di chiudere quella partita una volta per tutte. 

“Dobbiamo andare con calma ed evitare di commettere errori.”

Aveva fatto eco Lily, conscia che fare un passo falso poteva costare loro la vita. 

“Quanti altri innocenti moriranno nel frattempo?”

Era stata la domanda di Harry, impaziente di fronte a tutto quell’orrore.
“Non possiamo salvare tutti. Mettitelo in testa Harry, ci saranno delle vittime in ogni caso.”

Cercavano pazientemente di spiegare, a turno, Hermione, Ginny e Remus. Harry scuoteva la testa e prendeva a disegnare ampi cerchi intorno al tavolo della sala comune dei Grifondoro senza dire una parola. Tutta la sua vita era stata una guerra, ovunque intorno a lui c’era sempre stata la disperazione, sui compagni di vita erano stati i lutti che lo avevano segnato. Ne aveva abbastanza, non importava come ma doveva mettere fine a tutto questo. Voleva un futuro che fosse diverso e sentiva di meritarlo. Una sorta di compensazione per quella lunga serie di sfortune che era stata la sua vita fino a quel momento.

Discorsi del genere erano ormai all’ordine del giorno. Il resto del gruppo era fermamente convinto a portare avanti la ricerca ma Harry cominciava a non crederci più. Da quando avevano trovato l’anello, non ancora distrutto, non avevano fatto nessun passo avanti. Avevano fatto ipotesi, visitato luoghi e incontrato diverse persone, senza arrivare a nessun risultato. 

La svolta era arrivata qualche settimana più tardi. La cosa che a tutti era sembrata più sensata era stata mettersi sulle tracce del diario del giovane Tom.

“Dobbiamo riaprire la camera dei segreti e recuperare il diario.”

Aveva sbottato Neville una mattina a colazione, tra gli sguardi preoccupati dei genitori e dei malandrini e quelli distratti di Harry, Ron, Ginny ed Hermione. Se per i primi la Camera dei Segreti era solamente una bella storia che si tramandava da sempre nei dormitori del castello per i secondi era un ricordo doloroso e recente. Una delle tante e pericolose avventure che li aveva portati ad un passo dalla morte.

“Il diario non era nella camera dei segreti, ce lo ha portato lui quando ha preso possesso della mente e del corpo di Ginny.”

Aveva replicato Ron, alzando le spalle ed allungando una mano verso il giornale che era appena atterrato di fronte alla tazza di latte di Piton.

“Fermi, cosa intendi esattamente quando dici che bisogno riaprire la camera dei segreti e che lui ha posseduto la mente ed il corpo di Ginny?”

Aveva chiesto Lily, curiosa ed impaziente. Tutti all’interno del castello avevano sentito parlare della Camera dei Segreti, una fantomatica stanza che racchiudeva chissà quali poteri oscuri e che non era mai stata trovata. Possibile che Harry e gli altri si fossero imbattuti anche in quel mistero? Anche i Malandrini ascoltavano, attendi a cogliere qualche dettaglio che fosse utile a perfezionare la mappa del Malandrino. James e Sirius si scambiarono un’occhiata complice.
“Ricorda uno dei momenti peggiori della mia vita..”

Spiegò Ginny, mescolando con attenzione i cereali nella sua tazza. 

“Non era stata colpa tua.”

Cercò di consolarla Harry, abbracciandola con dolcezza e stampandole un bacio sulle labbra. La ragazza annuì ma il suo volto rimase teso e preoccupato.

“Certo, ma quale altra fessa nel castello avrebbe potuto mettersi a raccontare i fatti propri ad un diario?”

Chiese la ragazza, alzando lo sguardo sul proprio compagno. In risposta Harry avvicinò il viso al suo e la baciò, facendole dimenticare tutto il resto. Il passato era passato, dovevano concentrarsi per salvare il loro futuro.

“Non guardare me, non ne so nulla.”

Esclamò James in direzione di Regulus e Piton, entrambi frementi.
“Deve essere una delle tante storie che non vi siete ancora decisi a raccontare.”

Concluse Lily, alzando le spalle.

“Non c’è molto da dire: Lucius Malfoy ha fatto scivolare il diario del giovane Tom Riddle tra i libri di Ginny, allora al primo anno. Lei lo ha trovato, si è fidata ed ha accidentalmente contribuito a riaprire la camera dei segreti.”

Riassunse alla fine Hermione, rivelando molte più informazione di quante i ragazzi avrebbero potuto immaginare.

“La camera dei segreti esiste?”

Esclamà Alice a bocca aperta, incerta se gioire di una scoperta di cui persino gli insegnanti erano all’oscuro oppure tremare all’idea delle cose oscure che poteva contenere.

“Non ti sei persa nulla, è solo un luogo oscuro dove abita un serpente decisamente fuori misura dall’aspetto e dai modi davvero poco socievoli.”

Mormorò Neville, distratto. Non era mai entrato nella stanza ma aveva visto e sentito abbastanza per decidere di non metterci piede. In quel tempo inoltre il Basilisco non era stato distrutto e dove essere abbastanza restio a ricevere visite.

“Che è successo dopo?”

Chiese Regulus, dimenticando tutto il resto.

“Il solito: ci siamo accorti di quanto stava succedendo e abbiamo avvertito gli insegnanti, nessuno ci ha creduto. Silente è stato cacciato dal castello, noi abbiamo combattuto da soli contro il fantasma di Tom Riddle, eliminato un Basilisco e rischiato di morire per poi salvarci in extremis.”

Raccontò Ron, trascurando di raccontare l’attacco ad Hermione, la discesa nella Camera oppure lo scontro tra Harry e il Basilisco.

“Forte.”

Esclamarono James e Sirius in coro, con gli occhi lucidi. Remus scosse la testa, quei due avevano una soglia di ciò che era pericoloso e di ciò che invece era divertente piuttosto sballata. 

“Raccontato in questi termini è una bella storia, ma credimi se ti dico che avrei preferito annoiarmi.”

Disse Harry, alzando le spalle. James aprì la bocca per fare un mucchio di domande ma venne bloccato da Frank.

“Torniamo al punto per favore?”

Chiese il ragazzo, guardando Ginny perchè proseguisse il racconto. I dettagli su quanto fosse lungo un Basilisco o come riduce le sue vittime potevano tranquillamente aspettare.
“Il diario contiene un pezzo dell’anima del nostro nemico. Dobbiamo trovarlo e distruggerlo.

Aggiunse la ragazza.

“Senza contare che con una zanna del Basilisco avremmo risolto il problema di come distruggere i pezzi dell’anima del Signore Oscuro.”

Aggiunse Regulus, alzando le spalle. Si trattava di un piano pericoloso ma anche lui come James e Sirius stava fremendo all’idea di mettere piede in un luogo magico talmente segreto da non essere considerato esistente nemmeno da un mago saggio e potente come Silente.

“Potrebbe davvero essere nella camera dei segreti?”.

Chiese Piton, curioso ed insieme spaventato all’idea di vedere quel luogo.

“Dici il Basilisco? Si è abbastanza probabile a meno che qualcuno non l’abbia liberato provocando morti e distruzione in giro per la scuola.”

Commentò Ginny sarcastica, cercando di scacciare dalla sua mente la paura e l’ansia che quel terribile essere aveva disseminato nel castello quando lei era al primo anno.

“Un si poteva bastare..”

Sbuffò Piton, risentito.

“Un luogo semplice da raggiungere.”

Commentò Remus con un poco di ironia nella voce.
“Beh, il effetti lo è.. il passaggio è nel bagno di Mirtilla Malcontenta..”

Disse Ron, grattandosi la testa.

“Che ne pensi Harry?”

Chiese Lily, fissando con attenzione il figlio. Negli ultimi giorni aveva visto un cambiamento in lui che non riusciva a definire fino in fondo. Era evidente che un’idea fissa gli frullava per la mente ma la ragazza non riusciva a definire cosa fosse.

“Sono scettico, ma fare un tentativo non ci costa nulla.”

Dichiarò Harry alla fine. Quasi avesse detto le parole magiche, tutti i ragazzi iniziarono a fremere per organizzare una spedizione. Tutti volevano andare, James in testa.

“Sono rimasto a guardare troppe volte, adesso tocca a me.”

Aveva esclamato il ragazzo, guardando gli amici con aria di sfida.

“Sei sicuro che sia una buona idea?”

Gli aveva chiesto Alice, preoccupata per la sua salute.

“Sto bene, sono guarito e non passerò un altro pomeriggio in biblioteca mentre voi frugate luoghi magici e vedere cose interessanti..”

Aveva protestato James, fingendosi più sicuro e determinato di quanto fosse in realtà. 

“E rischiate la pelle.. hai dimenticato di aggiungerlo!”

Aggiunse Remus, sbuffando divertito.

“Quindi è deciso, si parte. Direzione: il bagno delle ragazze!”

Esclamò Sirius, eccitato quanto un bambino alla sua prima partita ufficiale con la maglia da titolare.

“Accidenti amico, adesso si che sembri un pervertito!”

Fece eco Frank, facendo scoppiare a ridere tutti i presenti.

ANGOLO DELL'AUTRICE
Avete ragione su tutto. Si, sono pessima e non mi faccio mai viva. No, non sono sparita. Si, interno finire questa storia e mi sono ripromessa di postare più spesso ma sono riuscita a mettere in pratica i buoni propositi.
Non faccio altre promesse - farei brutta figura, ammetto i miei limiti - su quando posterò il prossimo capitolo (nella mia mente spero di farlo entro 2 settimane massimo, nella realtà boh..) ma vi assicuro che questa storia avrà un finale e voi lo potrete leggere.. In realtà è tutto già abbozzato ma ogni volta che mi metto a scrivere mi viene in mente che potrei ampliare ancora un po' la trama e così da 50 capitoli sono diventati 60, poi 70 e via così.

Insomma, scusate se sono poco affidabile e grazie per l'IMMENSA pazienza.

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Capitolo 75
*** Obiettivo diario: alla ricerca del basilisco ***


CAPITOLO 75

OBIETTIVO DIARIO: ALLA RICERCA DEL BASILISCO

Harry sorrideva mentre guardava incantato il sole illuminare il castello. Trascinato dall’entusiasmo dei compagni aveva messo da parte i dubbi e le sue perplessità ed aveva preso a dedicarsi anima e corpo al nuovo obiettivo: aprire ancora la Camera dei Segreti. Sapeva bene, come Ron, Ginny, Neville ed Hermione del resto, che non si sarebbe trattato di un’impresa facile. Il bestione rinchiuso là dentro era decisamente antisociale e per di più portato all’omicidio. Se volevano essere sicuri di portare a casa la pelle il loro piano doveva essere studiato in modo meticoloso, calcolando ogni più piccolo imprevisto. Dopo giorni di consultazioni avevano deciso che il momento migliore per aprire la camera era la sera, quando il resto degli studenti era a dormire. Se qualcosa fosse andato male sarebbe stato più semplice arginare il basilisco prima che trovasse qualcuno da trafiggere con lo sguardo. 

“Stiamo andando nel bagno di Mirtilla Malcontenta, Sirius sei pronto psicologicamente?”

Chiese Frank serio, appoggiando con fare grave una mano sulla spalla dell’amico. James e Remus, poco lontani dai due, ridevano sguaiatamente senza preoccuparsi di nasconderlo tra l’insofferenza di Sirius e la curiosità dipinta sul volto di suo fratello Regulus.

“Non sei per niente divertente!”

Sbottò Sirius, ignorando le risate di James e Remus e cercando di concentrare la sua attenzione sulle facce perplesse di Harry e Ron. Per quanto tempo ancora gli avrebbero rinfacciato quella storia?

“Al nostro primo anno Mirtilla si è innamorata perdutamente di Sirius. Non gli dava tregua, a volte lo seguiva anche a lezione.”

Spiegò Frank, divertito mentre anche gli altri ragazzi sorridevano delle brutte avventure dell’amico. Harry guardò male gli amici, improvvisamente solidale con Sirius. Sapeva bene quanto poteva essere insistente ed anche imbarazzante la corte di Mirtilla.

“Merlino, sarà stato terribile.”

Esclamò Ron, visualizzando la scena in modo chiaro nella sua mente. Lavanda Brown doveva essere una dilettante in confronto a Mirtilla.

“Ed imbarazzante..”

Aggiunse Sirius, grave. Per la prima volta da che lo conosceva Harry pensò di scorgere sul volto del giovane padrino una sorta di vergogna.

“Ricordi quando Mirtilla fece a Sirius una serata in Sala Grande per San Valentino?”

Esclamò Lily, prendendo in giro l’amico. James annuì e scoppio a ridere nuovamente. A quel tempo lui e Lily non si sopportavano ma si erano trovati lo stesso a ridere insieme di quella scena, certi che sarebbe diventata una leggenda da tramandare alle future generazioni di maghi. 

“Possiamo cambiare argomento?”

Ringhiò Sirius, decisamente arrabbiato. Improvvisamente l’obiettivo del gruppo sembrava essere passato da recuperiamo-il-diario-di-Tom-Riddle a prendiamoci-gioco-dello-sventurato-Sirius-Black.

“Non fare così Sirius, ridere fa bene alla salute.”

Disse saggiamente Regulus, beccandosi un’occhiataccia dal fratello maggiore. Persino lui e Piton, ai tempi ancora Serpeverde convinti, erano venuti a sapere di quella storia e non avevano potuto fare a meno di riderne.

“Ridere di ME, non farà bene alla VOSTRA salute.”

Sibilò Sirius, scandendo chiaramente ogni parola in modo che la velata minaccia in esse contenuta fosse più chiara.

“Possiamo tornare seri?”

Chiese Hermione, cercando di salvare la situazione prima che precipitasse. Affrontare un basilisco con un occhio nero non era in cima ai suoi programmi per la serata. La situazione si presentava già abbastanza male senza peggiorarla ulteriormente. Ron, al fianco della ragazza era tranquillo. Certo, il pericolo era grande ma in fondo cosa c’era di nuovo? Da quando conosceva Harry aveva recuperato la Pietra Filosofale, affrontato ragni e serpenti di dimensioni spropositate, rapinato banche e cavalcato draghi. Amicizia per lui voleva dire anche rischiare, fare cose che chiunque altro avrebbe trovato pericoloso per poi riderne insieme come se nulla fosse.

“C’è qualcosa che dovremmo proprio sapere su questo basilisco, giusto per evitare di lasciarci le penne?”

Chiese Severus, preoccupato ed insieme affascinato da un animale magico così potente e pericoloso.
“Vediamo, è un serpente velenoso di dimensioni spropositate con enormi zanne che uccide la gente con il suo sguardo.”

Riassunse in poche parole Hermione, ripetendosi in mente perchè stavano per fare una follia come andare a trovare il re delle bisce. 

“Aspetta, nel vostro tempo ha ucciso qualcuno?”

Chiese Remus, agitato. Improvvisamente la loro avventura iniziava a delinearsi di tinte poco piacevoli. Neville si fece più serio ed alzò le spalle.

“Ci ha provato, lo sguardo del basilisco è mortale ma solo se lo guardi direttamente negli, se no resti solamente resti solamente pietrificato.”

Spiegò Neville con fare scientifico, quasi si trattasse di un documentario naturalistico.

“Quindi il basilisco non ha mai ucciso nessuno qui al castello.”

Disse Lily, quasi sollevata. Per quanto pericoloso fosse, quanto meno non avevano di fronte un assassino.

“Nessuno, tranne Mirtilla Malcontenta.”

Specificò Ginny, evitando di incontrare lo sguardo della ragazza. Poteva immaginarsi chiaramente il terrore di Lily e in quel momento non aveva bisogno di altra agitazione. La loro era una missione pericolosa, come tante altre che avevano vissuto, ma dovevano portarla a termine. Chi altri avrebbe salvato il mondo magico, se non ci avessero pensato loro?

“Dici sul serio?”

Chiese Alice, decisamente spaventata. Improvvisamente restare nella sala comune ad aspettare notizie dagli altri non sembrava più un’idea tanto malvagia. Al suo fianco, Frank fremeva impaziente. Niente lo avrebbe trattenuto nella sala comune, non mentre gli amici rischiavano la pelle. Sospirò, rassegnata. Se andava Frank allora sarebbe andata anche lei perchè loro due erano anime gemelle, legate fino alla fine dei loro giorni.

“Potrebbe avere delle informazioni importanti per noi..”

Esclamò James, fissando Sirius. Se qualcuno doveva fare domande a Mirtilla chi meglio di lui? Sirius guardò male il compagno ma non disse nulla.

“Ha già raccontato tutto quello che sapeva a noi, per la gioia di Sirius.”

Mormorò Harry distratto.

“Come ci liberiamo del bestione senza la spada di Grifondoro?”

Chiese Piton, serio. I ragazzi si voltarono verso di lui: era evidente che nessuno aveva pensato a quel piccolo dettaglio insignificante. Harry e Ron si voltarono verso Hermione, sperando che lei potesse tirare fuori il manufatto magico dalla sua incredibile borsa ma la ragazza scosse lentamente la testa. Aveva restituito la spada al nuovo preside e quando erano stati rimandati nel passato nessuno di loro aveva pensato di chiederla in prestito. Uccidere un basilisco non era nei loro piani quando avevano aperto un portale. A quel tempo ancora si illudevano di passare un anno tranquillo, recuperando il tempo perduto per poi tornare alle loro vite come se nulla fosse. Naturalmente non avevano fatto i conti con la sfortuna che stava loro alle calcagna con sorprendente tenacia.

“Non possiamo, solo una magia potente quanto il suo veleno lo può uccidere.”

Spiegò Regulus, pensieroso.

“Quindi siamo nei guai.”

Esclamò Sirius, cercando nei volti preoccupati dei presenti una soluzione che potesse aiutarli.

“Forse no, mi è venuta un’idea per procurarci la spada.”

Esclamò Hermione, saltellando nervosamente da un piede all’altro.

“Perfetto Hermione, tu pensa alla spada mentre noi pensiamo ad un piano.”

Rispose Harry, sicuro. Conosceva l’amica da abbastanza tempo e aveva ormai capito una cosa fondamentale sulle sue idee: funzionavano, sempre. O meglio, il margine di errore era solitamente molto basso. Tanto da darle piena fiducia.

“Avrò bisogno di Regulus e Lily. E di Sirius, quello grande.”

Continuò la ragazza, prendendo i due ragazzi sotto braccio. Harry annuì appena, Hermione sorride e trascinò via le due vittime prescelte.

“Ma cosa..”

Esclamò Regulus, confuso dalla furia che sembrava aver posseduto quella tranquilla ragazza che solitamente era Hermione.

“Vi spiego tutto dopo..”

Tuonò Hermione, chiudendo definitivamente il discorso. Lily decise che era meglio non fare domande. Il trio vagò per i corridoi del castello, fino ad arrivare allo studio del nuovo professore nel quale un Sirius abbastanza annoiato correggeva svogliatamente alcuni compiti. Dopo gli ultimi avvenimenti Ginny gli aveva ordinato di fare quanto meno finta di essere un professore, giusto per non svelare i loro piani al mondo. 

Giunti davanti alla porta del professore Hermione bussò un paio di volte, aprendo poi la porta senza aspettare risposta.

“Ehm, professore?”

Chiese la ragazza, guardandosi prudentemente intorno per accertarsi che Sirius non stesse dando udienza a nessuno e che potesse parlare liberamente.

“Hermione, cosa succede?”

Chiese Sirius, scattando in piedi.

“In poche parole? Vogliamo scendere nella Camera dei Segreti per vedere se il diario di Tom Riddle è lì, ma potremmo avere qualche problema con il basilisco che sorveglia quel luogo.”

Disse Hermione, sbrigativa. A quelle parole Sirius si accigliò appena.

“Un basilisco più che un problema lo giudicherei un disastro. Anzi, un massacro. Serve a qualcosa suggerire di verificare tutte le altre opzioni prima di rischiare la pelle là sotto?”

Mormorò Sirius saggiamente, mettendosi a sedere sulla propria scrivania.

“Sirius, non abbiamo più tempo.”

Esclamò Regulus. Per quanto il loro piano non era dei più sicuri, non avevano nessuna altra alternativa. Arrivati a quel punto, dovevano rischiare.

“Immaginavo che non mi avreste dato retta, ma ci dovevo provare lo stesso. Ditemi, cosa posso fare per voi?”

Sospirò Sirius, sorridendo tranquillo. Lily guardava quell’uomo, chiedendosi come facesse a essere così tranquillo dopo aver sentito quale fosse il loro piano.
“Abbiamo bisogno della spada di Grifondoro nel caso serva uccidere il basilisco.”

Spiegò Hermione. 

“La spada di Grifondoro non è una delle reliquie magiche perdute più potenti e rare da trovare?”

Chiese Lily, sempre più incredula.

“Si trova nell’ufficio di Silente, non è perduta.”

La corresse dolcemente Hermione, senza smettere di fissare Sirius.

“Quindi vuoi andare da lui e chiedere se te la presta per uccidere un balisisco? Come ho fatto a non pensarci.”

Esclamò Regulus, incredulo.

“Potrebbe funzionare.”

Commentò Lily, sorridente. Mettere Silente al corrente del loro piano forse sarebbe potuto servire a salvare molte vite. Quanto meno le loro dal pericolo del basilisco.

“Lily ti prego..”

Sbuffò Regulus, alzando gli occhi al soffitto.
“Regulus, rifletti. Silente sta combattendo contro Voldemort. Se sapesse perchè la spada ci serve ce la offrirebbe lui stesso.”

Continuò Lily, sicura che il suo piano fosse quello più semplice e meno pericoloso.

“Sarebbe semplice, ma Harry non vuole coinvolgerlo.”

Mormorò Hermione, sicura che la testardaggine di Harry nel non far sapere nulla a Silente alla fine li avrebbe solo ostacolati.

“Quindi come facciamo?”

Chiese Sirius, dando voce alla domanda che aleggiava nella testa di tutti i presenti.

“Dobbiamo procurarci il cappello parlante.”

Esclamò Hermione, ignorando le occhiate perplesse dei presenti che erano evidentemente convinti che lei fosse matta.

“La domanda resta sempre la stessa.. come?”

Chiese ancora Sirius, impaziente.

“Sirius, dovrai accompagnare Regulus in presidenza per chiedere a Silente che venga assegnato nuovamente alla casa dei Serpeverde.”

Iniziò a spiegare Hermione, subito interrotta da Lily.

“Non puoi fare una cosa del genere, lo ammazzerebbero!”

Esclamò Lily, spaventata. Si era affezionata troppo a Regulus per mettere in pericolo la sua vita solamente per una spada o per un cappello.

“Calmati Lily, tu andrai con loro e sosterrai che Regulus e Piton devono restare dove sono.”

Continuò a spiegare Hermione, rassicurando Lily che non sarebbe successo nulla di male a Regulus o Piton.

“A che pro tutto questo?”

Chiese a sua volta Regulus, perplesso.

“Silente proporrà di rifare lo smistamento davanti a tutti per dimostrare che Regulus e Piton sono veri Grifondoro, Sirius a questo punto dovrai farti consegnare il cappello.”

Concluse Hermione, soddisfatta del suo piano. Lily, Sirius e Regulus si scambiarono un’occhiata veloce, prima di annuire.

“Credo sia assurdo, ma forse può funzionare.”

Dichiarò alla fine Sirius, dando la benedizione ufficiale a quel piano strampalato.

Pochi minuti dopo i ragazzi lasciarono lo studio del preside allontanandosi velocemente mentre Hermione faceva scivolare il Cappello Parlante nella capiente borsa di perline.

“Sirius, devi restare nel tuo studio oppure Silente sospetterà che il cappello serviva a noi.”

Mormorò Hermione, fissando intensamente il professore per cercare di capire quali fossero le sue intenzioni. Conosceva fin troppo bene Sirius, non era il tipo da dare retta a qualcuno. L’uomo studiò a lungo il trio, soppesando i pro ed i contro della decisione di andare con lo loro ugualmente. Alla fine sospirò, rassegnandosi a fare quello che la riccia gli aveva chiesto. Harry era perfettamente in grado di tenere a bada un basilisco da solo, lui avrebbe pensato a tenere a bada il preside e la professoressa McGranitt. Quella era la vera impresa, non aprire la camera dei segreti!

“State attenti a non farvi ammazzare.”

Esclamò Sirius, protettivo. 

“Fidati di noi, fratellone.”

Mormorò Regulus, dando una pacca sulla spalla del fratello. 

Una volta salutato il loro complice i tre corsero velocemente per i corridoi del castello per raggiungere il resto del gruppo. Rallentarono solo quando scorsero i ragazzi discutere da lontano, poco distanti dal bagno delle ragazze. Remus scuoteva la testa, esasperato, Ginny era fuori di sè. 

“Se ci procuriamo la spada allora a cosa ci serve uccidere il basilisco per prendere la sua zanna?”

Chiese Zhoana per l’ennesima volta, gli occhi rossi e gonfi. Non importava quanto pericoloso fosse, uccidere il basilisco ai suoi occhi era comunque un atroce delitto. Sicuramente anche lui aveva dei sentimenti, magari anche qualche cucciolo sparso per il mondo che non aspettava altro che ricongiungersi a lui.

“Vuoi davvero lasciare un enorme serpente di quelle dimensioni vivo con il rischio che in futuro per qualche sfortunato motivo scorrazzi libero per il castello?”

Esclamò Ron, incredulo e spaventato insieme. Nessuno sano di mente avrebbe etichettato il basilisco come un animale bisognoso di protezione, quella ragazza sembrava decisamente più folle della sua futura nipote Luna. 

“Zhoana, ti amo ma non è davvero un buon momento per essere animalisti!”

Esclamò il giovane Sirius, abbracciando la sua ragazza perchè si calmasse.

“Era ora..”

Sbuffò Neville, intravedendo Hermione, Ron e Regulus avvicinarsi con la coda dell’occhio.

“Non sarebbe stato più semplice scendere nella Camera ed aspettare Fanny?”

Continuò il ragazzo, giocherellando con la sua bacchetta. 

“Di che parli?”

Chiese Lily, confusa, cercando una risposta nello sguardo di Harry e di Hermione, entrambi pensierosi.

“Il cappello compare sempre quando qualcuno ha bisogno di lui. E di solito è Fanny a portarlo..”

Spiegò brevemente Ginny, raccontando di come il cappello era venuto in aiuto di Neville durante la terribile battaglia che avevano combattuto contro i mangiamorte.

“Meglio non rischiare, Neville.”

Disse Harry, mentre Hermione estraeva il cappello parlante dalla borsa e lo porgeva al ragazzo. James guardava la scena, impaziente di scoprire cosa aveva in mente suo figlio. Ogni giorno che passava era sempre più orgoglioso di lui. Dannazione, era davvero il suo ragazzo!

“Sparite per prendere una spada e tornare con un cappello?”

Chiese Piton, perplesso. La mente dei grifondoro era sempre stata un mistero per lui, ma questi ragazzi erano addirittura peggio dei grifondoro in cui si era imbattuto fino a quel momento.

“Questo non è un cappello qualunque, è il Cappello Parlante.”

Spiegò Ron, impaziente. Prima scendevano nella camera e prima quella storia si sarebbe conclusa.

“Non vi seguo.”

Dichiarò Remus, confuso. Per la prima volta la sua enorme conoscenza del castello e del mondo magico non serviva a dare una risposta a quel mistero.

“Regulus, indossalo.”

Esclamò Harry, deciso. Hermione, Ginny, Ron e Neville sgranarono gli occhi. Anche Regulus era perplesso, ma fece lo stesso quello che gli chiedeva il ragazzo. 

“No, lui non è..”

Esclamò Ginny, interrotta da un’esclamazione di protesta di Regulus.

“Aiha! Che diavolo mi è finito in testa?”

Brontolò l’ex serpeverde, togliendosi velocemente il cappello dalla testa e finendo per ritrovarsi tra le mani una spada gigantesca e splendente. Si guardò velocemente attorno. Tutti erano increduli, solo Harry sorrideva soddisfatto.

“Ehi, quella è la spada di Grifondoro.”

Esclamò Lily, sicura di averla già vista su qualche libro preso in prestito in biblioteca.

“Che ti dicevo Regulus, sei un vero Grifondoro.”

Disse Harry, abbracciando fraternamente Regulus. Anche Sirius ora sorrideva, orgoglioso del suo fratellino.

“Di che parli?”

Chiese ancora Regulus, cercando di liberarsi dalla presa di Harry. Era imbarazzante essere sotto lo sguardo di tutti.

“Solo un vero Grifondoro può estrarre la spada dal cappello.”

Spiegò Hermione, con la voce rotta dall’emozione.

“Emozionante, abbiamo un serpentone da uccidere..”

Tagliò corto Piton, smorzando l’atmosfera che si era venuta a creare.

I ragazzi scesero nella sala in religioso silenzio, rotto solo dalle frasi pronunciate da Harry in serpentese per aprire la via. Nessuno aveva mai sentito pronunciare una frase nella lingua dei serpenti. Persino James e Sirius fremettero appena quando incomprensibili parole aprirono loro la via, rivelando la strada che portava alla camera. Pochi passi, una seconda porta da aprire e poi il buio. Il basilisco era di fronte a loro, enorme e velenoso come sempre. Sembrava li stesse aspettando. Non appena li sentì entrare nella Camera fu lotta.

Abbatterlo non fu facile, solo allora Harry si decise a guardarsi intorno. La sala era vuota, deserta. Non c’era nessun diario, nessun prigioniero. Nulla.

 

“Dannazione, sono stato un idiota. Malfoy aveva ricevuto il diario in custodia dal suo padrone, non era mai stato nella camera dei segreti fino a che non ce lo ha portato lui attraverso Ginny. Abbiamo rischiato la pelle per niente.”

Esclamò Harry, dando un calcio a quello che restava del nemico appena sconfitto.

“Che possiamo fare ora?”

Chiese Frank, preoccupato e ansioso. Si erano quasi fatti ammazzare senza aver trovato l’oggetto delle loro ricerche. Il morale di colpo era diventato ancora più cupo di prima.

“Non lo so, davvero.”

Mormorò Harry a testa bassa, tornando sui suoi passi con la coda tra le gambe. L’ennesimo buco nell’acqua, il Signore Oscuro era ancora un passo avanti a loro.

 

Nei giorni successivi nessuno propose nuovi luoghi, tutti erano ancora troppo abbattuti dall’ultimo fallimento. Peggio ancora, non sapevano come continuare la loro missione. La risposta ad Harry arrivo inattesa una mattina come le altre. Subito dopo la colazione il ragazzo fu avvicinato dai discreti gesti di un uomo di mezza età. Thomas Paciok. 

“Ragazzo, vieni qua.”

Chiamò il padre di Frank, facendo un cenno nervoso con la mano cercando di dare il meno possibile nell’occhio. L’uomo era stato destinato alla sorveglianza del castello dopo che la situazione aveva cominciato a peggiorare, per aiutare gli insegnanti e SIlente a garantire la sicurezza dei ragazzi.
“Tom?”

Chiese Harry, curioso ed insieme stupito. Cosa poteva volere un uomo come Thomas Paciok da lui?

“Sono il padre di Frank.”

Spiegò l’uomo, indicando ad Harry una stanzetta buia e deserta dove parlare senza essere disturbati da orecchie indiscrete.

“So chi è lei, signore. Non so perché mi abbia trascinato qui.”

Obiettò Harry, sospettoso. Negli ultimi anni aveva imparato a dubitare di tutti, anche di quelli che a prima visto potevano sembrare dalla sua parte. 

“Voglio darti un consiglio. Nella mia vita ho combattuto per difendere i miei ideale senza scendere a compromessi. Fatti dire una cosa, è stato tempo perso.”

Disse l’uomo, con una punta di amarezza nella voce.

“Che vuole dire?”

Chiese Harry, perplesso. Voleva metterlo in guardia da qualcosa oppure minacciarlo? Era forse al corrente della sua missione?

“Compromessi e vigilanza costante. Da al tuo nemico quello che vuole, è il modo migliore per ucciderlo.”

Rispose l’auror, allontanandosi con la stessa discrezione con la quale era arrivato.

Harry stette a lungo a pensare alle parole dell’uomo. Solo verso sera improvvisamente si ritrovò a sorridere da solo: adesso sapeva come doveva fare per chiudere quella partita per sempre.

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Capitolo 76
*** Patto con il diavolo ***


Il tempo passa, ma non mi sono mai dimenticata di questa storia. Ne ho altre mille per la testa ma ho deciso di non scrivere altro fino al momento in cui metterò la parola fine a questa lunga storia. Perciò eccomi qua, con un capitolo breve ma carico di suspance. Ebbene si, la storia sta arrivando agli sgoccioli ed i capitoli si accorciano. 
Che cosa ne pensate? Fatemi contenta, lasciate un commento per me!

CAPITOLO 76

PATTO CON IL DIAVOLO

Parlare con il padre di Frank era stato per Harry come avere una rivelazione. La soluzione era semplice ed era sempre stata sotto ai suoi occhi, sarebbe bastato guardare al problema in una prospettiva diversa da quella abituale. Basta battaglie, basta combattimenti faticosi e sanguinosi ma soprattutto basta con le morti. Non avrebbe permesso a nessun altro di perdere la vita. Tutti loro avevano sofferto abbastanza, adesso dovevano arrivare i giorni felici. Adesso sapeva come doveva fare.

Harry chiuse la porta della stanza delle necessità dietro di sé e si sfilò il mantello dell’invisibilità. Dalla tasca estrasse la mappa del malandrino e gettò una rapida occhiata per verificare che nessun dei suoi amici si trovasse nei paraggi. Non stava cercando di agire alle loro spalle ma almeno per il momento era meglio che nessun altro fosse al corrente del suo piano. Non per il momento almeno. Probabilmente nessuno di loro avrebbe compreso il suo piano, gli avrebbero dato del folle e avrebbero cercato in tutti i modi di dissuaderlo e lui non voleva correre questo rischio. Almeno per il momento, ancora una volta doveva agire da solo. Era il suo compito, la sua missione e l’avrebbe portata a termine come un bravo soldatino, facendo quello che doveva senza lamentarsi.

Una volta assicuratosi di essere solo e di non aver destato sospetti Harry decise che era arrivato il momento di agire. Il giovane mago illuminò la sua bacchetta e si guardò attorno. Ogni centimetro della grande sala nella quale si trovava era occupata da scaffali che arrivavano fino al soffitto, ricoperti di ogni cianfrusaglia magica e non che centinaia di studenti e professori del castello vi avevano gettato dentro nel corso degli anni. 

Harry sospirò, non sarebbe stata un’impresa facile trovare l’armadio che aveva permesso a Draco Malfoy di far entrare i Mangiamorte nella scuola.

La ricerca di protrasse per ore ma fu subito chiaro che era stata vana. Il manufatto nelle condizioni in cui si trovava era inservibile, senza contare che Harry non aveva la minima idea circa dove avrebbe potuto condurlo il suo gemello. Avrebbe dovuto trovare un altro modo per lasciare il castello senza essere visto da anima viva. 

 

Nei giorni successivi Harry passò molto tempo da solo, isolato dagli amici per farsi venire un’idea. Più il tempo passava più sentiva la sua frustrazione salire. Uscire dal castello non era mai stato un problema per lui, ma proprio ora che aveva un ottimo piano che non poteva condividere con anima viva non riusciva a trovare un modo. 

Il malumore di Harry non sfuggì a Ginny, Hermione e Ron. Gli amici non lo lasciavano mai solo un attimo quasi sentissero nell’aria che stava per accadere qualcosa che avrebbe risolto definitivamente, nel bene oppure nel male, le cose. Ron e Neville avevano preso a seguirlo con discrezione addirittura nel bagno e Sirius da parte sua appariva ancora più invecchiato e preoccupato di quanto non fosse.

“Harry, che hai?”

Chiese la ragazza dai capelli rossi una sera, trascinando il ragazzo in disparte rispetto al resto della compagnia. Non voleva allarmare i malandrini ma era ormai palese che c’era qualcosa che preoccupava Harry. Qualcosa che avrebbe potuto portarlo lontano da loro a fare chissà quale pazzia. Affrontarlo e chiarire le cose una volta per tutte era la cosa migliore da fare.

“Sono scoraggiato, non arriviamo a niente.”

Sospirò Harry, lasciandosi cadere seduto su una panca. Subito Hermione e Ron si fecero più vicini. Il rosso fece un cenno a Neville che si allontanò con discrezione e si portò vicino al gruppo, seguito poco dopo da Ginny.

“Lo so Harry, devi avere pazienza. Siamo in vantaggio..”

Mormorò Hermione, prendendo le mani dell’amico. Harry sospirò, imponendosi di guardare fuori dalla finestra. Se avesse guardato Hermione negli occhi avrebbe visto i suoi grandi occhi spaventati ed avrebbe finito per confessare ogni cosa. Le avrebbe tutto, lo sapeva bene. Per il bene della missione, per il bene di tutti loro, doveva agire da solo. Niente testimoni, niente persone da mettere in pericolo con le sue idee strampalate. Nessun altro sarebbe morto per lui, non questa volta. 

“Certo, ma..”

Iniziò Harry, lasciando a metà la frase. Una vocina dentro la sua testa gli diceva di fidarsi dei suoi amici. Per quanto la sua idea fosse folle, loro avrebbero capito e avrebbero potuto dargli una mano.

“Ma cosa?”

Chiese Ron, sospettoso. Non gli piaceva per niente la piega che stava prendendo quella conversazione. Conosceva abbastanza Harry da temere che da un momento all’altro l’amico sarebbe uscito con un’idea folle che avrebbe potuto potenzialmente ucciderli tutti quanti. O peggio ancora, se la sarebbe tenuta per sé mettendo il pericolo solo la sua vita per il bene di tutti quanti loro.

“E se la soluzione fosse diversa?”

Chiese a sua volta Harry, fissando gli amici intensamente.

“Silente ha detto..”

Balbettò Hermione, in difficoltà. Da quando quella storia era iniziata loro si erano limitati a seguire il sentiero che il vecchio preside aveva tracciato per loro, senza prendere nessuna iniziativa. Le parole di Silente erano sempre state la loro bussola, non avevano mai messo in dubbio il suo giudizio perchè questo avrebbe voluto dire sentirsi persi ed in balia del loro avversario. Non potevano permettersi di pensare o riflettere, dovevano seguire la strada che il vecchio preside aveva tracciato per loro.

“So cosa ha detto Silente, ma se il suo piano fosse troppo complicato? Se ce ne fosse uno più semplice?”

Chiese ancora Harry, cercando gli occhi ed il sostegno di Ginny. La rossa puntò i suo occhi in quelli verdi di lui, cercando di capire cosa gli stesse passando per la testa in quel momento. Per la prima volta non aveva davvero alcun indizio per interpretare le parole del ragazzo che amava.

“Prova a spiegarmi..”

Rispose la ragazza. Harry sospirò, distogliendo lo sguardo da lei. Le aveva mentito tante volte per non metterla in pericolo, ed ogni volta lei lo aveva biasimato per questo. Non le avrebbe mentito ancora, lei era la sua metà ed il suo tutto. Doveva fidarsi, di Ginny come degli altri.

“Lo abbiamo sempre combattuto, se provassimo ad allearci a lui?”

Disse Harry, dando finalmente voce ad i suoi pensieri. 

“Sei pazzo.”

Dichiarò Ron, incredulo. Non poteva davvero essere Harry l’alieno che era uscito con quell’idea assurda. Allearsi con il nemico? Con il peggiore di tutti i maghi oscuri mai esistiti? Harry doveva essere uscito definitivamente di testa.

“Se gli offrissimo una vita diversa dove ognuno ha quello che vuole?”

Continuò Harry. In quel momento successero diverse cose insieme. Un ragazzino del primo anno fece esplodere il suo calderone e così l’attenzione di tutti si distolse da Harry. Ron aprì la bocca per dire qualcosa ma il ragazzo con la cicatrice non lo ascoltò mai, così come non vide mai lo sguardo pieno di apprensione di Hermione, quello attonito di Ginny oppure quello risoluto di Neville. Approfittando del trambusto della sala comune dei Grifondoro era sgattaiolato fuori per compiere la sua missione. Harry sapeva bene che se avesse perso quell’attimo non ne avrebbe mai avuto un’occasione altrettanto propizia. Doveva andare.

Pochi istanti dopo i malandrini si avvicinarono loro, proprio mentre i ragazzi si rendevano conto del fatto che Harry fosse sparito nel nulla.

 

“Dove è Harry?”

Chiese James, guardandosi in torno. Il figlio non era sceso per la cena e sembrava che nessuno sapesse dire dove fosse finito.

“Credo sia andato fuori di testa”.

Dichiarò Ron, scuotendo la testa.

 

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Capitolo 77
*** Faccia a faccia ***


CAPITOLO 77

FACCIA A FACCIA

 

Nonostante Ron ed Hermione avessero bollato l’idea di Harry come assurda, il suo piano come folle e gli avessero quasi tolto il saluto, Ginny aveva deciso di dare una possibilità al suo ragazzo. 

Dopo la discussione, Neville si era semplicemente rifiutato categoricamente di tornare sull’argomento. Voldemord era cattivo, loro i buoni. Punto, fine della discussione. Trattare con lui voleva dire buttare alle ortiche i sacrifici dei suoi genitori e di tutti coloro che avevano creduto nell’ordine della fenice, battendosi e morendo per esso. 

Ron era confuso, Hermione silenziosa. Entrambi conoscevano abbastanza Harry da escludere che fosse impazzito improvvisamente. Ci doveva per forza essere dell’altro che Harry non aveva detto loro. Un dettaglio insignificante che sfuggiva loro e che non permetteva di comprendere il piano di Harry.

Ginny invece voleva credere in lui. Era Harry, l’amore della sua vita ed il futuro padre dei suoi figli e lei doveva concedergli quella possibilità. Lo avrebbe aiutato ad uscire dal castello, in cambio lui avrebbe riportato a casa la pelle e non avrebbe permesso al loro nemico di fare del male ad altre persone. Tutto sarebbe finito e loro avrebbero potuto godersi il loro lieto fine e quella vita tranquilla e noiosa che agognavano tanto.

Lo scambio sembrava ragionevole ed Harry aveva accettato.

“Come farai a trovarlo, una volta fuori dal castello?”

Aveva chiesto Ginny, ansiosa. Che ne sarebbe stato di Harry una volta uscito dal castello? 

“Sarà lui a trovare me.”

Aveva ribattuto Harry, sfiorando delicatamente con la mano la guancia della ragazza per tranquillizzarla. Trovare il suo nemico era l’ultimo dei suoi problemi, da che era al mondo era sempre stato lui a cercarlo per ucciderlo. Lo avrebbe trovato anche questa volta, non avrebbe mandato uno dei suoi sottoposti a fare il lavoro sporco al suo posto.

Ginny annuì con forza cercando con quel gesto di scacciare tutte quante le sue paure. Harry stampò un delicato bacio sulle sue labbra.

“Torno presto.”

Mormorò a bassa voce, prima di sparire dalla vista della ragazza. Ginny rimase sola nella stanza buia a riflettere su quelle parole. Le ultime che aveva sentito uscire dalla bocca del ragazzo che amava se qualcosa fosse andato nel modo sbagliato. 

 

Il ragazzo che era sopravvissuto sgattaiolò veloce fuori dal castello. Voleva scappare da Ginny prima di ripensare al suo piano. 

Perchè doveva essere per forza lui a decidere le sorti di questo mondo?

Per un momento non desiderò altro che essere uno studente qualsiasi, non Harry Potter. Sospirò, poi scacciò quel desiderio e si concentrò sul suo piano. Se doveva affrontare il suo peggior nemico tanto valeva farlo bene. In fondo lui aveva un vantaggio su di lui, sapeva ogni cosa e poteva quasi prevedere ed anticipare le risposte di Tom Riddle.

Harry si concentrò ed improvvisamente si ritrovò a Godrig Hollow, dove tutto era iniziato. Guardò la casa dei suoi genitori - ancora in piedi, ben lontana dal crollare sotto in peso delle maledizioni di Voldemord - e sorrise. C’era qualcosa di rassicurante in tutto quello che stava accadendo. Le cose si sarebbero concluse là dove erano iniziate.

Qualche ora dopo la profezia di Harry si era avverata. Aveva sentito un rumore alle sue spalle e aveva avvertito chiaramente una presenza oscura nella stanza.

“Ciao Tom.”

Salutò Harry, senza nemmeno girarsi verso il nuovo arrivato. Sapeva benissimo chi era il nuovo arrivato e perchè si trovava lì.

“Scocciatore.”

Ringhiò l’altro, mascherando con la rabbia la sua sorpresa nell’essere sfidato da un ragazzino, un giovane uomo che non aveva ancora terminato gli studi e che era tanto impertinente da chiamarlo per nome. Proprio come faceva quello scocciatore del suo vecchio professore Albus Silente.

Harry si voltò lentamente e fissò a lungo il suo nemico con un ghigno divertito sulle labbra. Era diverso dal mostro che si era trovato di fronte così tante volte, eppure l’aura malvagia e quel perverso carisma che sapeva emanare era lo stesso. 

“Sei più giovane di quanto ricordavo. Ed hai ancora il naso.”

Osservò Harry, per nulla impressionato. Ancora una volta Tom Riddle ringhiò, infastidito dalla tranquillità ostentata da quel ragazzo poco più che maggiorenne.

L’uomo che si parava di fronte ad Harry era più attraente e meno spaventoso del mago che aveva conosciuto ma il ragazzo sapeva bene che non doveva farsi ingannare.

Qualcosa nel suo viso e nel tono della sua voce spingeva le persone a fidarsi di lui. Se non avesse conosciuto tanto bene il suo avversario anche lui avrebbe potuto rimanerne ammaliato. Più guardava il viso di Tom, più capiva le scelte di Piton e Regulus nel tempo dal quale proveniva. Guardando il suo nemico ora era difficile decidere se fidarsi di lui oppure combatterlo.

“Ti impunterai fino alla fine?”

Chiese quella strana versione di Tom Riddle che gli si parava davanti, ritrovando la calma. 

“Che vuoi dire?”

Chiese Harry, facendo comparire dal nulla una poltrona per mettersi comodo. Qualcosa gli diceva che quella conversazione sarebbe durata a lungo.

“Ho conosciuto una versione di Bellatrix più adulta di quanto avrebbe dovuto essere. Una folle, ingestibile ed ossessionata dalla vendetta. Mi ha chiesto di potersi unire a me, voleva servirmi ma ho rifiutato. Prima di lasciarla andare via però, ho guardato nella sua mente.”

Iniziò a raccontare il signore oscuro, interrotto da una risatina di Harry.

“Tipico di te, sei noioso e prevedibile tutto sommato.”

Mormorò il mago più giovane, alzando le spalle. Aveva previsto quella mossa, dopo tutto Voldemord era sempre stato un maniaco del controllo.
“Ho visto tutto. So tutto. Non hai più nessun vantaggio su di me.”

Tuonò l’altro, cercando di spaventare quel giovane mago che rideva di lui piuttosto che tremare al suo cospetto.

“Onestamente Tom, era quello che volevo. Volevo che tu sapessi tutto quanto, così sarebbe stato tutto più semplice.”

Iniziò Harry, certo che quelle parole avrebbero attirato l’attenzione del suo interlocutore.  

“Allora perchè sei qua?”

Chiese Tom, spazientito. Per la prima volta aveva incontrato qualcuno capace di farlo sentire confuso e senza il controllo della situazione. Avrebbe potuto cercare di ucciderlo, forse ci sarebbe perfino potuto riuscire, eppure sentiva che doveva lasciare che quel fastidioso ragazzino gli spiegasse tutto quello che gli frullava per la mente. 

“Volevo proporti un accordo.”

Ribatté Harry, sicuro di sè. Voldemord aveva avuto molte occasioni per farlo fuori e non ne aveva mai sprecata nessuna. Se non lo aveva ancora colpito con una maledizione - ne aveva provato a farlo - allora voleva dire che era davvero interessato a ascoltare le sue parole e la sua proposta.

“Tu faresti un accordo con me?”

Chiese il signore oscuro, divertito. Questa volta era il suo turno di ridere del suo nemico.

“Silente ha giocato con la mente di entrambi. Nel mio tempo hai sterminato la mia famiglia, io ho messo fine al tuo impero. Direi che nessuno ci ha guadagnato, tu che dici? Lascia stare le persone a cui tengo e potremo trovare un accordo. Pensaci, ognuno potrebbe avere ciò che vuole.”

Spiegò Harry con insospettabile lucidità. Tom rimase per qualche istante in silenzio, riflettendo su quelle parole. Il ragazzo aveva ragione, il destino aveva giocato con la vita di entrambi in modo subdolo mettendo fine a quella battaglia senza vinti o vincitori. Avevano perso entrambi. Il potere, la vita oppure la famiglia. Che differenza poteva fare il resto?

“E questo quello che proponi? Che razza di accordo è?”

Chiese Tom, indispettito. Il ragazzo che aveva di fronte non aveva la minima paura di lui e certamente se si fosse impegnato seriamente nel cercare di ucciderlo sarebbe stato davvero una scocciatura. Perchè allora gli proponeva un’accordo piuttosto che combatterlo?

“Sai Tom, noi due siamo simili.”

Iniziò Harry, subito interrotto dal suo nemico.

“Questa è l’idiozia più grande che abbia mai sentito.”

Tuonò il Signore Oscuro.

“Ho detto simili, non uguali. Entrambi orfani, soli al mondo, cresciuti da persone che ci odiavano e tutto il resto. Ora, se tralasciamo il fatto che io sono rimasto orfano essenzialmente per colpa tua, la differenza sta nella reazione. Io mi sono costruito una famiglia, degli affetti, mentre tu hai scelto di essere solo, spietato e potente. E di sterminare la mia famiglia.”

Continuò Harry, certo di avere conquistato l’attenzione del suo nemico.

“Vai avanti.”

Mormorò l’altro, senza alcune inflessione o emozione nella voce.

“Tu voi il potere assoluto, io solo la mia famiglia. Nel mio mondo hai già vinto tu. Tutto quello per cui abbiamo lottato è perso, ma tu sei morto.”

Spiegò Harry, incrociando le braccia sul petto. Aveva fatto la sua proposta, adesso toccava a Voldemord fare la sua mossa. Le parole del mago oscuro avrebbero deciso il destino del mondo e di quella assurda ed insensata guerra.

“Potresti combattermi ancora, perchè vuoi un accordo con me?”

Chiese Tom. Per la prima volta incontrava un mago capace di attirare la sua attenzione. 

“In una guerra si perde sempre qualcuno, ed io sono stanco di assistere a funerali. Pensa alle mie parole.”

Rispose Harry, alzandosi dalla sedia. Con un gesto veloce fece sparire la poltrona e, date le spalle al nemico, uscì dalla porta. Fu Voldemord a trattenerlo.

“Aspetta, ragazzo. Manderesti il mondo da cui provieni nel caos solo per riavere il tuo padrino vivo?”

Chiese il mago oscuro, incredulo. Mai nemmeno nei suoi più strani sogni aveva immaginato una conversazione come quella.

“Te l’ho detto, in fondo siamo simili.”

Mormorò Harry, prima di smaterializzarsi lasciando il mago oscuro solo a riflettere su quelle strane parole.

 

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Capitolo 78
*** Stasi ***


Ecco il nuovo capitolo, che agitazione: mancano solo tre capitoli alla fine di questa storia|

CAPITOLO 77

STASI

Era bastato davvero poco perché la voce girasse e tutti quanti venissero a sapere del piano di Harry e dell’accordo che aveva stretto con il nemico. Non tutte le reazioni erano state controllate, in particolar modo quella di James Potter e della sua combriccola.

Di fronte alla rabbia dei malandrini Ginny, Hermione e Ron avevano deciso che non si sarebbero espressi per non fomentarli inutilmente. Conoscevano Harry, così come conoscevano il suo vissuto e come lui erano esasperati da quella situazione che ormai era statica da troppo tempo. Nessuno di loro aveva mai avuto un’infanzia normale. Gli anni di Hogwards, gli anni della crescita che per tutti erano stati anni di divertimento e svago erano stati per loro anni di lotta. Emarginati, guardati come pazzi e spesso derisi. 

Neville non ebbe la minima esitazione e si schierò con loro. Non importava come, dovevano mettere fine alla guerra prima che la carneficina si potesse ripetere.

 

Sirius Black - il padrino di Harry - da parte sua ebbe una reazione davvero inaspettata, esplodendo in un ruggito di rabbia che fece tremare Hermione.

“Hai incontrato quel folle da solo? Avrebbe potuto ucciderti!” 

Tuonò Sirius Black, mentre alle sue spalle Ginny annuiva. Per quanto raro fosse, era completamente d’accordo con l’uomo. Era d’accordo con il piano di Harry ma anche lei aveva trovato semplicemente stupida l’idea di incontrarlo da solo. 

“Non sarebbe certo la prima volta che ci prova”

Commentò Harry sarcastico, ripensando a tutti gli incontri che aveva avuto con Voldemord nel corso della sua vita. Dal primo, di cui non ricordava nulla se non quello che aveva visto durante la visione a Godrig Hollow quando la sua bacchetta si era spezzata, per finire con l’ultimo, ad Hogward, quando aveva finalmente chiuso i conti senza sapere quello che sarebbe accaduto di lì a pochi mesi.

Sirius rimase un attimo a rifletterci prima di concludere che il piano di Harry fosse immorale, ma che valori come la lealtà e la moralità fino a quel momento erano tornate utili solamente ai funerali per consolare parenti affranti e per giustificare con “l’amore per la patria e per la giustizia” insensate morti di ragazzi appena più che ventenni.

“Chiudiamo questa storia e riprendiamo a vivere. Sono stanco.”

Aveva concluso alla fine l’uomo, sentendo sulle spalle il peso di tutti gli anni passati a lottare per cercare di riconquistarsi un pizzico di felicità. Dopo aver pronunciato quelle parole era uscito, più cupo e tetro che mai. Harry aveva pensato per un attimo a seguirlo, per parlargli, ma non poteva certo lasciare soli i suoi amici. Con i malandrini infatti la musica era stata diversa. Sui loro volti Harry vedeva dipinta un’espressione di disgusto che sarebbe stata difficile da dimenticare.

“Fare un accordo con lui significa arrendersi, riconoscere che non c’è altro modo per noi di vincere questa guerra.

Aveva esclamato James, deluso. Agli occhi del ragazzo tutto appariva bianco o nero, giusto o sbagliato ed era impossibile per lui comprendere la sfumatura di grigio che aveva imboccato Harry con quell’accordo che aveva stretto con il loro nemico e che avrebbe chiuso quella storia senza né vinti né vincitori.

“Forse hai ragione, ma questo vuole dire salvare molte vite che altrimenti sarebbero andate sprecate. 

Aggiunse Hermione, cercando di fare capire a James e agli altri malandrini quanto fosse importante fermare quella guerra prima che ci andassero di mezzo altre vite innocenti. Uomini, donne e bambini. Magici o babbani, con la sola colpa di essere quello da cui Tom Riddle aveva cercato di scappare per tutta la vita.

“E gli atti di eroismo? Quelli dove li lasci?

Continuò James, prima che Remus o Sirius facessero in tempo a farlo stare zitto.

“Non capisco..”

Mormorò Harry, confuso. Le parole del padre sembravano un enigma.

“In questo modo nessuno di noi potrà mostrare il suo valore. Niente guerra, niente atti di eroismo. Capisci?”

Spiegò James, gesticolando.

Nella sala cadde il silenzio per qualche istante, poi Neville scostò la sedia e lasciò quella stanza e quell’assurda conversazione.

“Harry, vieni?”

Chiese il ragazzo, prima di chiudersi la porta alle spalle. L’altro annuì e lo raggiunse. Non gli andava di rispondere al padre, era evidente che James non riuscisse a comprendere a fondo la gravità della situazione e la stupidità delle sue parole.

“E questo cosa vuole dire?”

Chiese Frank, stranito dal comportamento di Neville. Fino a quel momento il ragazzo non aveva detto nulla, si era limitato ad ascoltare in silenzio.

“Vuole dire che mi sono stancato delle gesta eroiche e di altre stronzate simili. Le gesta eroiche nel nostro tempo non sono servite ad altro che rendere Harry orfano ad un anno, a far passare a Sirius Black 13 anni in prigione e a ridurre i miei genitori a due vegetali. Francamente, credo che staremo tutti meglio anche senza.”

Disse Neville, sbattendo la porta con rabbia.

I due camminarono per un po’ in silenzio. Harry sentiva ancora rimbombare quell’assurda conversazione nella sua testa. Mai prima d’ora si era sentito così lontano dai suoi genitori. Come potevano non capire?

“Tutto bene?”

Chiese Harry dopo un po’. La reazione di Neville aveva stupito anche lui.

“Si, credo di si. Ho perso il controllo poco fa, scusami.”

Rispose l’altro, imbarazzato. Harry lo fissò per un po’ sorridendo, pensando a come Neville fosse cambiato rispetto al ragazzino insicuro e impacciato che aveva conosciuto tanti anni prima. Era diventato un uomo, aveva imparato ad assumersi le giuste responsabilità e ad agire secondo i propri ideali. 

“Hai fatto bene ad essere franco, hai spiegato la situazione meglio di quanto avrei fatto io. Cerca di capirli però, sono ragazzini eccitati dal fatto che una guerra gli permetterà di fare carriera e di dimostrare il proprio valore.”

Disse Harry, facendo un’analisi lucida della situazione. Per quanto la frase di James era stata stupida, non era poi molto lontana da come aveva agito lui prima di essersi trovato di fronte alle atrocità della guerra.

“Non sanno a cosa andranno incontro..”

Sbuffò Neville, seccato. Harry ancora una volta sorrise, passando un braccio intorno alle spalle dell’amico.

“Ricordi quando andammo al Ministero nell’ufficio Misteri? Anche noi quella volta abbiamo agito in modo stupito. Molto stupido.”

Ammise Harry, fissando Neville negli occhi. L’altro annuì, seppure non del tutto convinto.

“Hai ragione, ma basta parlare di guerre e di strategia. Voglio un pomeriggio normale: niente battaglie, nessun nemico da sconfiggere.”

Esclamò Neville, deciso a sfuggire da quelle discussioni almeno per un po’.

“Mi hai convinto!”

Esclamò a sua volta Harry, imboccando uno dei sentieri che conducevano fuori dal castello.

 

Nei giorni seguenti Neville ed Harry passarono parecchio tempo per i fatti loro, insieme a Ron, Hermione e Ginny, lontani dai malandrini per evitare di ricadere nelle solite discussioni che avevano lasciato a metà. La situazione avrebbe potuto restare bloccata in eterno se solo Frank non avesse preso l’iniziativa.

“Andiamo a parlare con loro.”

Esclamò Frank, con un tono che non sembrava ammettere un no come risposta.

“Sei matto?” 

Chiese James, sobbalzando dalla sedia.

“Non sono mai stato più serio di ora. Non vuoi sapere perché Harry ha preso quella decisione?”

Continuò Frank, deciso a non lasciare l’ultima parola all’amico. James rimase in silenzio alcuni istanti, soppesando quelle parole.

“Ha agito d’impulso.” 

Disse alla fine. Frank scosse la testa, sbuffando.

“Non credo proprio. Sai quanto coraggio ci vuole per andare anche solo a parlare con qualcuno che ha ucciso i tuoi genitori?”

Chiese Frank, guardando James. Il ragazzo non rispose, ma strinse più forte la mano di Lily.

“Ha ragione Frank, Harry deve tenere tanto alla nostra sicurezza per arrivare a cercare un accordo con quel matto.”

Aggiunse Regulus, che fino a quel momento aveva voluto tenersi fuori da quella che era stata ribattezzata “una discussione in famiglia”.

“Bravo Regulus, quindi è deciso? Andiamo? James vieni con me?”

Esclamò Frank frenetico. James sbuffò ed alzò gli occhi al cielo.

“Muoviti, prima che io possa cambiare idea.”

Mormorò il cercatore, seguendo l’amico fuori dalla porta. I due vagarono per un po’ a vuoto, poi finalmente James si decise a tirare fuori la mappa del malandrino. Harry e Neville erano tornati nella sala comune di Grifondoro dove erano riuniti tutti quanti. 

Frank e James si guardarono e tornarono velocemente sui propri passi.

“Sei completamente folle Harry, sei impazzito. Ti abbiamo perso.”

Esclamò James entrando dal ritratto, senza perdersi in chiacchiere inutili. Frank alzò gli occhi al cielo. Decisamente non era questo quello che si era aspettato quando aveva proposto all’amico di andare a parlare con Harry e Neville.

“Calmati James.”

Lo redarguì Hermione, paziente.

“No, Hermione. Gli ha consegnato il loro mondo, dobbiamo capire perché lo ha fatto.”

Continuò Frank, senza perdere la calma. Urlare non sarebbe servito a nulla, avevano bisogno di spiegazioni, non di litigare.

“Noi non ci volevamo tornare, Frank.”

Sbuffò Harry. 

“Non centra, ti sembra sensato fare un accordo del genere con il nostro peggior nemico?”

Chiese ancora Frank, cercando di capire quali fossero le vere intenzioni di Harry.

“Non capisci, questa è solo una parte del piano.”

Si lasciò sfuggire alla fine Harry. Si voltò subito verso Ginny e vide la ragazza annuire, doveva dire tutta la verità ai malandrini. Si meritavano delle spiegazioni.

“Piano?”

Chiese James, confuso quanto Frank e gli altri malandrini.

“A cosa stai pensando?”

Chiese Sirius, intromettendosi in quella conversazione.

“La porta dei due mondi, dobbiamo manometterla.”

Spiegò Harry. I malandrini si guardarono tra loro, senza capire cosa volesse dire Harry. Remus capì al volo, e sorrise.

“Semplicemente geniale: aperta da questa parte, chiusa dall’altra.”

Esclamò Remus, incredulo. 

“Se attraversa il portale, che ne sarà di lui?”

Chiese Lily, preoccupata che Voldemord potesse trovare un modo che tornare nella loro dimensione.

“Vagherà nel nulla per l’eternità, fino a dissolvere se stesso.”

Disse Neville, con un ghignò divertito dipinto sul volto.

“Potevate dirlo subito, quando si comincia?”

Esclamò James, passando un braccio intorno alle spalle di Harry. Il ragazzo guardò il padre e sorrise.

“Direi che siamo tutti d’accordo allora.”

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Capitolo 79
*** Quando meno te lo aspetti.. ***


Non scrivo questa storia da anni, eppure alcuni di voi sono ancora qui. Nonostante nella mia mente il finale sia ben chiaro, non l'ho mai voluto condividere. Forse paura? Forse pigrizia?

Da quando ho iniziato questa storia sono cambiate molte cose. Il mio modo di scrivere è cambiato. Io sono cambiata.
Allora avevo 19 anni, stavo frequentando il mio primo anno di università (e avevo molto più tempo di adesso), ora ne ho quasi 28, lavoro e vivo da sola.
Ho realizzato molti sogni e sto già lavorando ai prossimi. 
Allora avevo un sacco di idee, molte di più di quanto fosse ragionevolmente possibile scriverne. Per questo molte storie sono iniziate e finite nella mia testa. 
Molti degli autori che seguivo sono spariti. Alcuni hanno lasciato storie a metà, spezzandomi il cuore. 
Se rileggo i primi capitoli di questa storia mi rendo conto che adesso li scriverei diversamente. Alcune cose non mi sembrano mie (per lo stile, non ovviamente per il contenuto).

Ho pensato molte volte di ricominciare da capo, perà mi sembra una cattiveria immane da fare a persone che aspettano che io torni a completarla dopo due anni. 

Comunque, veniamo a noi. Se siete arrivate qui forse vi chiederete: perchè stai scrivendo adesso dopo due anni e passa? 
L'altro giorno in metropolitana ho visto una ragazza che ascoltava la musica e rideva tra sè. Era bellissima, non per l'aspetto fisico ma perchè emanava felicità. Si è seduta accanto a me e ha aperto un piccolo portatile. Curiosa, ho sbirciato e sono rimasta incantata: stava recensendo una storia che parlava di un Piton anziano, settantenne, che riposava e rifletteva in poltrona. 
Il giorno dopo l'ho vista ancora. Questa volta stava scrivendo una sua storia. Una bellissima che parlava di una donna e di una pozione.

Ora, al di là del fatto che se questa ragazza scrive anche qui forse mi prenderà per stalker, questo episodio stupido mi ha emozionato. E, diciamola tutta, mi sono ritrovata gelosa, per il tempo e per la voglia di scrivere e anche un po' dispiaciuta perchè nella rete (ed anche sul computer) delle storie da scrivere le avevo anche io.

Per giungere a una conclusione: dichiaro ufficialmente che questa storia avrà un seguito, una fine e magari in futuro anche un restyling dei primi capitoli (questa ultima cosa magari non proprio subito).

Sul mio portatile ho già qualcosa di pronto. Lasciatemi immergere nella storia, e siate clementi con una povera autrice che vi ha abbandonati così a lungo. 

<3

 

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Capitolo 80
*** Lieto fine? ***


CAPITOLO 78

LIETO FINE?

 

 

Harry sedeva solo, cercando di scacciare i pensieri. C’era stato un breve momento in cui aveva davvero pensato di essere felice. Era stato quando si era lasciato alle spalle quasi dieci anni di tormenti degli zii e del cugino ed era arrivato a Hogwarts dove tutto era magico, le giornate erano liete e lui aveva trovato persino qualche buon amico.

In quei primi giorni al castello un Harry molto più giovane e anche decisamente più allegro sedeva spesso in quello stesso posto, guardando le montagne con la sensazione che quella vita non fosse la sua. Quella felicità d’altronde era durata davvero poco, pochi mesi. Tanto era bastato perché fosse messo bene in chiaro che lui dopo tutto era Harry Potter e che tutti i folli del pianeta - maghi oscuri di varie epoche, troll di montagna, ex maghi trasformati in topi, fantasmi e una vasta popolazione di demoni - erano destinati a rendere a lui la vita impossibile. Da quel momento in poi Harry aveva iniziato a chiedersi ogni volta se la scelta che stava facendo era giusta, proprio come stava facendo ora, solo.  

 

Da che parte si inizia a manomettere un portale? 

Era stata una bella idea proporlo, ma ora non aveva idea di come fare. Esistevano manuali? Forse Hermione o Remus conoscevano una sezione della biblioteca proibita dedicata?

E poi, era davvero giusto farlo per davvero? 

Va bene, Voldemort non meritava la loro pietà, ma cosa li avrebbe differenziati da lui? 

 

Queste erano solamente alcune delle domande che passavano nella mente di Harry quando chiudeva gli occhi e provava a riposare. Alla fine, esausto, aveva deciso che lo doveva fare. 

 

Voldemort era un incubo che aveva preso forma non appena aveva saputo di avere una via d’uscita dalla vita che aveva vissuto insieme ai suoi zii. 

Prima ancora di riuscire a ricordare perchè, lui aveva rovinato la sua vita e quella altre persone, come Neville. Harry era passato dal magazzino delle scope dove gli zii lo avevano confinato ad una vita di inseguimenti, lotte, tradimenti, inganni dove ogni cosa era manovrata da lui: Voldemort. 

Era giusto voler mettere una fine a questo incubo? Certamente si. 

C’era un modo giusto oppure sbagliato con il quale farlo? Harry a questa domanda non sapeva - o forse non voleva - rispondere. Sapeva solo che voleva passare oltre. 

 

Nell’ultimo anno aveva vissuto una vita che non gli sembrava quasi la sua. La vita di un ragazzino qualsiasi che studia, scherza e perché no, organizza qualche marachella. La vita che per tutti i suoi anni ad Hogwarts non gli era stata permessa. La vita che avevano vissuto i suoi genitori e che sarebbe spettata a lui, se solo quel dannato mago oscuro non avesse deciso di distruggere la sua vita.

Chiudendo il portale avrebbe messo fine a tutto questo, e allora perché aveva così tanti dubbi?

Una chiacchierata con Silente, forse, avrebbe messo fine a tutti i suoi dubbi ma, purtroppo, nel tempio cui erano il preside non avrebbe capito. Certo, Harry conosceva molti dei suoi segreti, ma non sarebbe comunque servito a nulla. Il Silente di quei tempi cercava lo scontro: buoni contro cattivi. Tutto il resto non lo avrebbe capito. 

Alla fine Harry decise che avrebbe fatto tutto da solo. Si fece forza e andrò dal preside.

 

  • Signore, posso entrare?

Chiese Harry, bussando alla porta dello studio privato di Silente. In pochi sapevano come raggiungerlo ed ancora meno erano ricevuti senza preavviso. Eppure Harry sapeva che l’uomo non lo avrebbe mandato via.

  • Certo Harry, mi sorprende però la tua visita. A quest’ora non dovresti essere a letto.

Mormorò Silente, stanco. Quella notte l’anziano preside dimostrava molti più degli anni che aveva, tutti i pensieri che lo tormentavano gli gravavano sulle spalle. Harry sapeva che Silente credeva che tutto quello che era accaduto fosse colpa sua e della pietà dimostrata al povero orfano Tom Riddle.

  • Stavo pensando a quello che mi aspetta nel mio mondo. Non molto, in verità..

Sbuffò Harry, lasciandosi cadere sulla poltrona destinata agli ospiti. Per un attimo pensò a tutte le persone che amava e che aveva visto morire. Doveva mettere un freno a tutto questo. 

Silente fissò il ragazzo, e sospirò. Sapeva bene l’anziano mago che nessuna parola avrebbe potuto restituire al ragazzo le persone che amava e che aveva perso esattamente come nessuno poteva restituire a lui Arianna, la sua amata sorella.

  • Voldemort vi ha portato via tutto, ma questo non vuol dire che non possiate ricostruire quello a cui tenete.

Cercò di consolarlo Silente, nonostante a lui stesso quelle parole suonassero vuote. Quando aveva saputo che nel tempo del ragazzo era morto, aveva tirato un sospiro di sollievo. Quella guerra andava avanti da tanto, troppo tempo. Sapere di non averne visto la fine e di non essere lì per rimettere insieme i pezzi suonava come una benedizione.

  • Signore, francamente il mio pensiero principale è la vendetta. Voldemort sa di noi. Sa della nostra presenza ed ormai abbiamo cambiato molte cose. Questo vuol dire che quel che dovrebbe succedere è destinato a cambiare. Non so so se cambierà in meglio oppure in peggio ma io ho deciso di restare qua.

Disse Harry, lasciando capire al preside che non aveva intenzione di tornare nel suo tempo.

  • Ed i tuoi amici? Anche loro la pensano come te?

Chiese il preside, scrutando a lungo Harry con i suoi penetranti occhi azzurri.

  • Ne abbiamo parlato a lungo, e si, anche loro vogliono provarci. 

Mormorò Harry, riassumendo al preside l’ultima conversazione avuta con Hermione, Ron e Neville. Tutti loro alla fine si erano dimostrati della sua stessa idea: volevano rimanere, chiudere Voldemort in un portale senza tempo e cambiare le cose. Solo così, malgrado tutto, avrebbero avuto la possibilità di essere felici. 

  • Non so Harry, se resterai qua vedrai i tuoi genitori andare avanti. Tu potresti non nascere mai..

Disse l’anziano preside, sorpreso dallo sguardo stanco e insieme maturo di Harry.

  • Ma se lei separa i tempi noi continueremo ad esistere. 

Mormorò Harry, sospirando.

  • Certo, ma resterete quelli di ora. Nessuno riporterà in vita i vostri genitori.

Spiegò Silente. Harry si fermo a riflettere. 

L’unico padre che aveva conosciuto era Sirius, mai aveva cercato nel giovane James l’uomo che si era sacrificato per permettergli di sopravvivere. Non voleva cambiare le cose perché voleva una famiglia ma solo per non restare solo. Voleva ridere, giocare, scherzare e solo quella dimensione poteva permetterlo. 

  • Avremo la possibilità di evitare le loro morti, questo mi basta..

Affermò il giovane fissando il preside negli occhi. A Silente bastò quello sguardo per capire quanto fosse deciso.

  • Cosa vuoi da me, Harry?

Chiese Silente, incrociando le braccia.

  • Vorrei sapere come possiamo chiudere il portale, signore.

Dichiarò Harry, deciso come mai prima di quel momento.

  • Ecco l’incantesimo. Pensaci bene Harry. E poi, se sei sicuro, procedi. Ma ricorda: tu sai come sono andate le cose nel tuo tempo, se usi questo incantesimo riaprirai i giochi e nulla sarà più come prima..
  • Grazie signore.

Disse Harry, lasciando la stanza. Era sereno, nonostante tutto. Un uomo, malvagio certo, ma pur sempre un uomo, stava per essere confinato in un limbo senza dimensioni eppure Harry non riusciva a provare pena. Ripensava a tutti gli anni passati con i suoi zii, e poi tutti quelli passati a nascondersi e combattere. 

Ripensava alla sua vita passata e si rendeva conto di non aver mai il privilegio di un’infanzia. Quel periodo sereno di completo affidamento ad altri lui non lo aveva provato. Era sempre stato lui contro il mondo, sempre. Con questi sentimenti affrontò il suo padrino qualche giorno più tardi.

 

****

 

Era bastato un incantesimo. Poche parole per mettere fine a tutto.

Voldemort era sparito, la sua forza malvagia non era più percepibile e le sue schiere oscure erano nel caos.

 

“Che ti prende?”

Chiese Harry, sedendosi al fianco del suo padrino cercando di decifrare quello sguardo così enigmatico. Erano successe molte cose negli ultimi giorni. Molte cose erano state guadagnate, prima tra tutti la libertà di mettere la parola fine su una guerra che ormai andava avanti da troppo. 

“Non lo so proprio, troppi pensieri per la testa.”

Rispose l’uomo, fissando la parete di fronte a sé. Voldemort era stato imprigionato in limbo senza tempo, il suo regime di terrore era finito, eppure perché non riusciva ad essere felice?

“Secondo te ho sbagliato? Dimmelo sinceramente..”
Chiese Harry ansioso. Sirius sorrise di quell’insicurezza.

“No, anzi. Credo che finalmente questa guerra ha avuto fine senza che altro sangue venisse sparso.”

Mormorò Sirius, lasciando trasparire con quelle parole la stima e l’orgoglio per il suo figlioccio. Il degno erede di James Potter. L’unico che avrebbe potuto avere il coraggio di portare avanti una decisione così difficile.

“Allora perché sei triste?”

Chiese ancora Harry, insistente, leggendo negli occhi del padrino una tristezza infinita, che nessuna parole avrebbe potuto consolare.

“Vorrei averci pensato io prima, invece di perdere tempo combattendo.”

Disse Sirius, amareggiato.

“Prima di cosa?”

Harry era confuso, mai prima d’ora Sirius era stato così vago.

“Prima che il mio migliore amico e sua moglie morissero, prima di essere messo in prigione per un crimine che non avevo commesso, prima di essere stato tradito da un amico, prima che il mio fratellino ci lasciasse le penne, prima di tante morti..
Sono stanco, sono solo e sono incazzato. Adesso che la guerra sarà finita, adesso che potrei essere finalmente felice e vivere la mia vita, cosa mi rimane?”

Sbuffò Sirius, facendo uscire tutti i demoni interiori che lo tormentavano.

“Ti rimango io.”

Bisbigliò Harry, spaventato dal fatto che quella motivazione non fosse abbastanza per il padrino.

“Ti voglio bene Harry, ma tu ormai sei un uomo. Hai la tua vita ed i tuoi amici. Per me invece è diverso, sono solo. Mi restano solamente un pugno di ricordi e tanta rabbia.”

Spiegò Sirius, sorridendo mesto. Mai prima d’ora si era sentito più vecchio e si era sentito sulle spalle il peso di tutti quegli anni che non aveva vissuto.

“Ricomincia da capo. Buttati tutto alle spalle, lasciati indietro quello che hai perso e guarda al futuro.”

Sbottò Harry, cercando di fare reagire l’uomo. Sirius sorrise tra sé, triste, pensando a come James avrebbe fatto la stessa cosa al posto di Harry. A volte guardando Harry riusciva a vedere l’ombra dell’amico che aveva perso.

“Vorrei che fosse facile.”

Mormorò serio Sirius.

“Vorrei che tu ci provassi almeno, puoi promettermelo?”
Chiese Harry, appoggiando una mano sulle spalle del padrino. Sirius annuì.

“Vieni qui campione. Dimmi, come farei senza di te?”

Chiese l’uomo.

“Non saprei, forse staresti rincorrendo qualche gatto.”

Scherzò Harry, sollevato. Se avesse guardato a fondo nello sguardo di Sirius ci avrebbe letto un addio.

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Capitolo 81
*** L'addio ***


Non sempre tutto è perduto. A volte capita che un'autrice che non scrive da tempo immemore si pente, torna sui suoi passi e mette un punto alla sua creatura. 

Mancano ancora due capitoli, ma il più è fatto. Dare l'addio a questa storia è come separarsi da una vecchia amica. 

L’ADDIO

I ragazzi avevano festeggiato a lungo la chiusura del portale. Uno spettacolo degno dei malandrini, che aveva coinvolto in poco tempo l’intera casa di Grifondoro ed anche una gran parte del castello.

“Non sanno cosa sta succedendo, eppure festeggiano”

Aveva esclamato Regulus, scuotendo la testa incredulo per come quella che doveva essere una festa tra amici fosse degenerata così rapidamente.

“Inconsapevoli e felici” aveva sospirato Frank, svuotando il bicchiere che teneva in mano. Non era sicuro di quanti ne avesse bevuti, sicuramente diversi da come la stanza aveva iniziato a girare intorno a lui.

“Noi lo sappiamo, e per questo dobbiamo bere!” aveva aggiunto Ron, trascinando i ragazzi nella festa.

Anche i professori erano perplessi, eppure lasciavano correre.

“Non capisco cosa prenda a tutti quanti” aveva detto la McGranitt.

“Sono giovani Minerva, lasciamo che festeggino.”

Aveva risposto Lumacorno, cercando Lily Evans in mezzo ai ragazzi. Non l’aveva mai vista così felice.

“Sono d’accordo con te, Horace.” mormorò una voce alle spalle dei due insegnanti. 

“Silente?” 

Aveva sussultato la professoressa di Trasfigurazione, che decisamente non si aspettava l’arrivo dell’anziano mago.
“Ehi, c’è il preside!” aveva esclamato Lily, preoccupata. 

“Che cosa ci fa qui?”

Aveva chiesto Ginny, curiosa.
“Beh, mi chiedevo se qualcuno per caso avesse un ghiacciolo al limone.” 

Aveva risposto il mago, sorridendo. 

Mentre tutti celebravano la fine di un incubo, solo un uomo pareva non divertirsi.

Poco più in là uno stranito Sirius guardava i ragazzi divertirsi, tenendosi lontano sia da loro che dal resto del gruppo insegnanti.

Più passava il tempo e più pareva evidente che quella non era la vita che faceva per lui. Ogni mattina si alzava, deciso a provare a far funzionare le cose. Si impegnava con tutto se stesso, eppure gli sembrava di vivere una bolla. Guardava tutti vivere felici mentre dentro di lui c’era solo il vuoto. Persino Harry era sereno adesso, circondato da quell’affetto che gli era sempre mancato. L’unica nota stonata nella vita di tutti era lui. E, più passava il tempo il mago si rendeva conto che a lungo andare il suo cattivo umore e la sua depressione avrebbero reso Harry triste.

Non poteva permettersi di ferirlo, non dopo tutto quello che aveva passato. 

Quello di cui aveva bisogno, pensava Sirius buttando giù un bicchiere di whiskey, era una chiacchierata a quattr’occhi con il suo vecchio amico Remus. Lui lo avrebbe ascoltato, avrebbe capito e accettato la sua oscurità, e poi ne avrebbe riso. Gli avrebbe parlato dei lunghi anni da solo, oppure di quanto per anni, da solo, aveva considerato inutile la sua vita.

Però Remus era andato, morto. Come tutti gli altri. 

Quelli che rimanevano erano degli echi delle persone che lui aveva conosciuto. Delle versioni più giovani e felici che, con un po’ di fortuna, non sarebbero mai diventate le persone tristi e arrabbiate che lui aveva perso oppure visto morire.  

“Sirius?” 

Lo chiamò Harry, strappandolo ai suoi pensieri.

Sirius si voltò, Harry era lì al suo fianco. Improvvisamente più cupo e preoccupato.

“…”

Il mago restò in silenzio, mentre nella sua mente e nel suo cuore si faceva strada una decisione dolorosa ma non rimandabile.

“Cosa vuoi fare?”

Chiese Harry, allontanando il bicchiere dal suo padrino. Già altre volte lo aveva visto depresso e giù di morale, ma mai come ora. Avevano vinto, eppure una parte di Harry già sapeva che lo avrebbe perso. Proprio ora che era rientrato nella sua vita. 

“Questa non è la mia vita. Può essere la tua, ma non la mia.”

Disse Sirius, fissando il pavimento. Lo aveva detto con una voce triste, eppure serena. Con la determinazione di chi ci ha pensato a lungo ed ha preso una decisione. Difficile ma ormai definitiva.

“Certo che lo è, ti sono rimasto io.”

Saltò su Harry, mentre il suo peggiore timore diventava di colpo realtà. Sirius, il suo padrino, l’uomo che aveva amato come un padre, lo stava lasciando. 

“Ho combattuto tutta la mia vita, non ho costruito nulla.”

Continuò Sirius, fissando Harry negli occhi. Quegli occhi così simili a quelli di Lily, in quel viso così uguale a quello di James.

Per tanti anni erano stati solo loro, lui e James. Pane e burro, culo e camicia. Dove andava uno c’era l’altro. Poi James era morto e il suo mondo era diventato buio. La sua vita si era fermata.

In quel tempo era andata diversamente. Il se stesso di quel tempo aveva la possibilità di non perdere il suo James. Ma lui no. In quel mondo per lui non c’era più niente. Solo Harry, che però doveva andare avanti ed essere felice. Senza di lui, il suo umore nero e la sua depressione.

“Fallo per me. Resta per me.”

Implorò Harry, sapendo che però non sarebbe servito a niente.

Sirius sospirò. 

“Non credi che sia un poco egoista da parte tua, Harry? Non mi merito forse anche io un lieto fine.”

Chiese l’uomo, sorridendo tristemente.

“Qui puoi averlo.”

Ribatté Harry, mentre delle calde lacrime gli solcavano il viso. L’ennesimo addio. Di colpo Harry si sentì piccolo e indifeso. Solo. 

“No, non qui. Vedrò te e Ginny, Hermione e Ron. Persino me stesso con la donna che amavo e che ho visto morire. Vedrò voi crescere e formarvi una famiglia. La famiglia che avrei voluto avere, ma non potrò mai voltare pagina.”

Disse Sirius, stringendo Harry a sè. 

“Cosa mi vuoi chiedere?”

Disse alla fine Harry, scegliendo con cura le parole. Sirius lo fissò a lungo, sapeva che gli stava chiedendo tanto, eppure doveva farlo. Non poteva scappare nel cuore della notte senza essere sicuro che tra loro fosse tutto a posto. 

“Lasciami andare, solo questo. Ti prego Harry.”

Lo pregò Sirius. Ed alla fine Harry annuì. L’uomo sorrise, lo strinse a sé ancora un po’. Poi sciolse l’abbraccio e semplicemente sparì. Harry improvvisamente si ritrovò solo, e di colpo si sentì stanco. 

“Ragazzo, è andato via?” 

Chiese Silente, portandosi al fianco del moro. Harry Potter annuì.

“Non so come dirlo agli altri.”

Disse il ragazzo, senza alzare la testa dal pavimento. Non voleva fare capire al vecchio preside quanto stesse soffrendo.

“Ha fatto bene, questo non era un posto adatto a lui.”

Rispose il vecchio preside, scegliendo con cura le parole. Conosceva bene il giovane Sirius, ed era riuscito a trovare traccia di lui in quell’uomo così provato dalla vita. Tuttavia, quello non era posto per lui. Doveva andare avanti, trovare la sua strada, senza guardare al passato.

“Che ne sarà di lui?”

Chiese Harry, gli lucidi e pieni di lacrime.

“Se conosco abbastanza Sirius, avremo sue notizie.”

Disse il vecchio preside, sparendo con la stessa discrezione con cui era arrivato.

***

Come Harry aveva previsto i Malandrini e gli altri ragazzi non avevano preso bene la notizia. Ron ed Hermione guardavano il loro amico, chiedendosi cosa fare o cosa dire per farlo stare meglio. Si ricordavano quanto avesse sofferto Harry dopo che aveva perso Sirius al ministero. Averlo perso una seconda volta, ora che lo aveva appena ritrovato, doveva essere terribile. Alla fine ci pensò Ginny. La ragazza andò da lui e lo baciò. Forte, decisa, passionale come era lei.

“Ne abbiamo passante tante. Supereremo anche questa” disse solo. Harry annuì, felice di non essere solo.

Il più indignato di tutti era Sirius. Nonostante ci avesse provato non riusciva proprio a capire quella decisione. Come poteva il suo futuro io essere così distante dalla persona che era adesso? Come poteva essere così egoista.

Remus guardava l’amico, senza però dire niente. Per la prima volta, forse da sempre, era rimasto senza parole. Regulus alla fine aveva preso il fratello da parte.

“È tutto ok.” aveva ringhiato il maggiore dei due fratelli. Regulus aveva sospirato ed aveva scosso la testa.

“Non è tutto ok. Sei arrabbiato.” Aveva aggiunto, calmo. 

“Come ha potuto andarsene e lasciare Harry? È stato egoista!”

Aveva ringhiato allora Sirius. 

“Al contrario, ha pensato a se stesso. Harry starà bene.”

Lo rassicurò Regulus. Negli occhi di quell’uomo, così uguali a quelli di suo fratello, aveva visto tanta tristezza. Non c’era quella luce di speranza che invece brillava in quelli della persona che aveva di fronte.

Stare un po’ da solo gli avrebbe fatto bene. Harry avrebbe capito.
Se c’era una cosa che sapeva di sicuro su quel ragazzo era che poteva sopportare qualsiasi cosa. Aveva dovuto affrontare situazioni impossibili, che avrebbero spaventato chiunque, eppure lui aveva avuto la forza di andare avanti. E lo aveva salvato, riportandolo sulla giusta strada.

“Si ma..”

Aveva iniziato ad obiettare Sirius, subito fermato dal fratello.

“Sirius, non importa. Non sei tu, è un’altra persona.”

Aveva risposto Regulus, intuendo il tormento del fratello. 

“Una persona che potrei essere io tra qualche anno.”

Disse alla fine Sirius, dando voce a quello che era il suo tormento.

“Ti piace quella persona?”

Aveva chiesto allora il minore. Sirius aveva scosso la testa.

Quella versione di se stesso, così cupa e tormentata, non gli piaceva. Non gli piaceva quello che era diventato e tanto meno quello che aveva dovuto subire, o le persone che aveva perso. 

“No, per niente.”

Aveva soffiato Sirius, confuso da tutti quei pensieri.

“E allora non essere quella persona. Diventa un’altra persona.”

Sirius fissò suo fratello e capì che aveva ragione. Lui aveva Zhoana, gli amici. A quell’altro cosa era rimasto? Nulla. 

“Proprio a me doveva toccare un fratello saggio?”

Aveva chiesto alla fine Sirius, sorridendo. Se qualcuno gli avesse detto, solo qualche anno prima, che avrebbe chiarito con suo fratello e sarebbe stato insieme a lui a parlare di sentimenti e del futuro, probabilmente avrebbe riso. Eppure eccoli lì, uniti e vicini. I due fratelli che per tanto tempo non erano stati.

“Scemo..”

Ringhiò Regulus, spingendo il fratello verso una birra.

Lily guardava i due ragazzi, sorridendo. Aveva odiato Sirius con tutta se stessa per anni. Poi aveva capito di avere sbagliato. Di avere giudicato quei ragazzi con occhi troppo severi. In pochi mesi erano successe tante cose, eppure erano ancora tutti lì. Più uniti di prima. E Harry aveva regalato loro una possibilità. Dovevano ancora lottare, e molto. Ma ora avevano la possibilità di cambiare le cose. Di fare sul serio la differenza.

James non aveva detto nulla. Era rimasto il silenzio, poi aveva preso Harry da parte.

“Tu come stai?” gli aveva chiesto.

“Mi sento orfano. Di nuovo” aveva risposto Harry. James aveva sospirato ed aveva abbassato la testa.

“Io lo capisco, sai?” aveva detto James, sorprendendo il figlio. “Una volta, tanto tempo fa, ho perso una persona che amavo profondamente. È una ferita che non si rimargina. Che ti porti dentro sempre.”

Aveva detto James.
“E poi?” aveva chiesto Harry. 

“Poi ho conosciuto Sirius. Lui ha riempito il vuoto che aveva lasciato la morte di mio fratello.”

Harry finalmente capì.

“Perdere il mio gemello è stato tragico, un dolore inimmaginabile e insensato. Ma perdere Sirius sarebbe peggio.” 

Disse James alla fine. Harry lo abbracciò.
Aveva perso Sirius ma aveva guadagnato tanto altro.

***

Tempo dopo, a Londra, una figura avanzava nel buio con il capo coperto. Arrivo alla porta e la spinse, entrando in una stanza che puzzava di chiuso e di umidità.

“Padre?”

Aveva chiesto, smarrito. L’uomo nel letto aveva sobbalzato un attimo, chiedendosi se era la febbre a dargli quell’allucinazione. Al suo capezzale c’era suo figlio Sirius, il maggiore, eppure nei tratti del suo viso c’era qualcosa di strano. Di sbagliato. Era invecchiato. Un uomo solo, triste, e provato dagli anni e dai troppi lutti.

“Sirius?”

Chiese il vecchio nel letto, richiudendo gli occhi. Chiunque fosse quell’uomo, era l’unico figlio che avrebbe visto. Ed era molto di più di quello che meritava.

“Sei venuto a salutarmi sul letto di morte?”

Continuò il vecchio. Sirius sospirò e si toccò il viso, sorprendendosi di sentirlo umido. Stava piangendo. Chissà perché poi. L’uomo nel letto non meritava la sua pietà, eppure lui era lì, e piangeva come un bambino per la morte di quel padre che aveva odiato con tutte le sue forze.
“Avrei voluto urlarti contro tutto il mio risentimento, eppure non ci riesco”.

Disse Sirius, lasciandosi cadere seduto sulla sedia rossa accanto al letto del padre. 

Il vecchio sospirò. Quanto aveva sbagliato con i suoi ragazzi?

“Perchè se lo facessi, diventeresti come me. Tu però sei diverso, per te c’è ancora una speranza.”

Aggiunse l’uomo con un filo di voce. Poteva sentire le forze che lo abbandonavano. 

“Addio padre.”

Mormorò Sirius, lasciando la stanza senza sentire le ultime parole del genitore. 

“Addio figliolo, ho mandato via te e Regulus perchè non diventaste come me..”

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Capitolo 82
*** Epilogo ***


EPILOGO

“Credi sia finita?”

Harry si fermò un momento a pensare prima di dare una risposta. Negli ultimi mesi, e prima ancora negli ultimi anni, era cresciuto parecchio. Aveva guadagnato molte cose e ne aveva perse altre. 

Aveva combattuto, riso e pianto. 

Trovato l’amore della sua vita, ritrovato la sua famiglia e perso l’unica persona al mondo che gli avesse davvero fatto da padre. Nonostante questo, sapeva che la sua vita era ancora all’inizio e che davanti a lui c’erano ancora un sacco di cosa da vedere, da fare e da scoprire. 

Sapeva anche che in questo percorso non sarebbe stato solo e che anche nelle difficoltà tutto sarebbe sembrato facile e persino divertente.

“Direi di si, questa volta per sempre.”

Disse alla fine Harry, sorridendo. Si, quel capitolo della sua vita era finalmente chiuso. Una volta per tutte.

“Che diremo a Silente?”

Chiese Hermione, dondolando le gambe dal pontile di legno dove era seduta. Il lago, di fronte a lei, si stagliava enorme e bellissimo. Al centro si diceva vivesse un mostro ma lei non lo aveva mai visto. Nessuno in realtà lo aveva mai visto. 

“Quello che vuole sentirsi dire, che è stato imprigionato nel nulla.”

Risposte Harry, distratto. Per la prima volta da quando aveva messo piede nel castello Voldemort non era più un suo problema. Finalmente era libero, ed aveva una vita davanti per fare tutto quello che aveva sempre voluto.
“Può tornare?”

Chiese Ron, preoccupato dalla risposta dell’amico. Harry alzò le spalle e lanciò un sasso nel lago.

“Solo se fosse sinceramente pentito per tutte le colpe che ha commesso.”

Disse il moro. Neville scoppiò a ridere.

“Allora è praticamente spacciato.”

Esclamò il ragazzo.

“Anche noi, settimana prossima ci sono gli esami…”

Sbuffò Ginny, dando un’occhiataccia ai libri che sbucavano dalla borsa.
 

Un caffè con l'autrice

Se siete arrivati a leggere fino a qui allora vi meritate un piccolo spoiler sull'ultimo capitolo di questa lunga storia. Vi anticipo solo il titolo: 19 anni dopo :-)
 

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Capitolo 83
*** 14 anni dopo ***


14 ANNI DOPO

 

La mattina del 1 settembre del 1991 Harry camminava e testa bassa, pensieroso. Londra era bella come sempre. Dopo la disfatta del Signore Oscuro la pace era tornata nel mondo dei maghi, eppure non vi era giorno che la sua mente non tornasse a quello che avevano perso. 

Quella mattina la sua primogenita, Molly, andava a Hogwarts per la prima volta. Avrebbe iniziato l’anno scolastico insieme a Charlie, la figlia di Ron ed Hermione ed ai gemelli di Sirius, due ragazzi scalmanati ed identici, biondissimi come la madre ma con gli stessi grigi di Sirius. Merry, la figlia di Neville, e Erin, la figlia di Frank e Alice, le avrebbero trovate al castello dove l’uomo insegnava Erbologia. Insieme a loro c’era anche Rose, la più grande delle figlie di Lily e James. 

Ogni volta che guardava sua sorella Harry non riusciva a fare a meno di vedere se stesso. Il suo alter ego. Era nata i primi di agosto del 1980, pochi giorni appena più tardi di quando era nato lui. La sua vita, tuttavia, era stata molto diversa dalla sua. Harry non era mai stati geloso, ne avrebbe cambiato nulla della sua vita, eppure mentre camminava verso la stazione non poteva fare a meno di ripensare a quel giorno di tanti anni prima, vicino nel tempo eppure lontano nella sua memoria, in cui era stato in quello stesso posto assieme ad Hagrid. Spaventato, spaesato, solo. Aveva appena scoperto di essere un mago ma ancora non aveva idea di quale fosse il suo posto nel mondo. Ne sapeva che di li a poco avrebbe incontrato quelli che sarebbero diventati i suoi migliori amici nonché compagni di vita. Aveva attraversato il tempo e lo spazio, e loro erano rimasti sempre e comunque al suo fianco.

“Smettila Rose, vediamo cosa dice papà.” sbuffò Freddie il più piccolo di casa, tirando la manica della giacca del padre.
“Dimmi, tesoro.” chiese Harry, concentrandosi sui due figli che lo fissavano curiosi in attesa di una risposta.

“Posso accompagnare Molly e Rose sul treno? Lily ha detto che Lizzie ci può andare” chiese ancora il piccolo, indicando una bambina dai capelli rossi. Harry sorrise, fissando la sorella più piccola e annuì. Molly sbuffò, esasperata dalla costante presenza del fratello. 

“Fate veloci, e ricordatevi di scendere prima della partenza.” aggiunse Ginny mentre i piccoli correvano via. Harry si avvicinò e cinse con una mano la vita della moglie. 

“È agitato oggi.” esclamò sorpreso, mentre la rossa annuiva. 

“Non vede l’ora di nascere.” sospirò Ron mentre Hermione dava le ultime raccomandazioni alla figlia e allo stesso tempo faceva in modo che il piccolo George non finisse per mettersi nei guai. 

“Ci siamo proprio tutti.” esclamò Regulus, avvicinandosi al gruppo spingendo un passeggino.

“Che ci fai tu qui’” chiese Sirius, guardando perplesso il nipote. “Direi che per il piccolo Zack è presto.” 

“Non ha voluto sentire ragioni, voleva salutare i cugini.” spiegò il moro, indicando un imbronciato quattrenne che fissava il padre in cagnesco con le braccia incrociate.

“Che gli prende? Perché è arrabbiato?” chiese Tayler, mentre alle spalle compariva il gemello Noah.

“Non sono arrabbiato!” sbuffò il piccolo, guardando male i due cugini.

“È triste perché non rivedrà i cugini fino a Natale.” spiegò Regulus.

“Non è vero!” urlò Zack, diventando improvvisamente rosso.

“Non c’è niente di male a essere triste perché una persona a cui vuoi bene parte. Ma vedrai che il tempo volerà e che presto saremo di nuovo tutti insieme.” disse Lily, cercando di consolare il piccolo.

“Grazie zia.” rispose il bimbo, tornando sorridente. 

“E poi ti rimane sempre Julius.” aggiunse Noah, indicando un ragazzo dai capelli neri che avanzava accanto al padre, Severus Piton. 

“Beh, ci siamo proprio tutti pare. Chissà se…” iniziò James, guardandosi intorno alla ricerca di qualcuno.

“Chi cerchi?” chiese Sirius, curioso.

“Nessuno, è una storia lunga.” rispose James, ripensando alla bambina che tanti anni prima gli aveva salvato la vita. Ogni tanto ripensava alla piccola Merry e si chiedeva se alla fine si fosse rivelata una strega oppure no. 

Un fischio mise fine a quelle chiacchiere e riportò il gruppo alla realtà. Era tempo dei saluti, il treno non avrebbe aspettato oltre.

Guardando la figlia allontanarsi Harry per la prima volta si sentì adulto, grande. 

“Andiamo a bere qualcosa prima di tornare al lavoro?” propose Sirius, mentre gli altri annuivano.

Mentre si incamminavano verso l’uscita Harry vide con la coda dell’occhio un’ombra che li seguiva. Si bloccò ed anche l’ombra lo fece. Curioso diede una seconda occhiata e quello che vide gli fece saltare il cuore in gola. Dietro di lui c’era un vecchio cane con il pelo brizzolato che lo fissava con un fare un po’ troppo umano. Harry lo fisso meglio e questo gli strizzò l’occhio. Harry sorrise e si avvicinò, lasciando andare avanti il resto del gruppo.

Voltò l’angolo e si trovò di fronte il proprio padrino. Invecchiato, provato dagli anni ma con lo stesso sguardo di sempre.  

“Hai avuto una bella vita figliolo?” chiese Sirius, scegliendo con cura le parole.

Harry non rispose subito. Fissò a lungo l’uomo che gli stava davanti, quasi volesse studiare il suo volto prima di buttarglisi al collo. Il loro abbraccio durò a lungo. Proprio come quando era un ragazzino e i due si rivedevano dopo un’eterna estate passata con gli zii. 

“Mi sei mancato da morire, cagnaccio.” dice alla fine Harry. 

“Ma guardati sei un uomo adesso.” mormorò Sirius, emozionato.

***

“Guarda chi si rivede..” iniziò ironica Ginny, alzando gli occhi al cielo. “Mai due righe in tutti questi anni, ed ora eccolo qui.” sbuffò la rossa.

“Dovremmo andare a salutarlo?” chiede Ron, fissando Hermione. La riccia scosse la testa.

“No, lasciamoli soli.” disse, sicura. 

“Si, ma perché dopo tutto questo tempo?” ribatté Ron, seccato.
“Il figliol prodigo è tornato all’ovile?” chiese Regulus.

“Cosa?” chiese James, cadendo dalle nuvole.

“State parlando di Sirius..” disse Regulus, fissando l’angolo oltre il quale era sparito Harry.

“E tu come lo sai?” chiese Ginny, fissando il ragazzo. 

“Ho visto quel vecchio cane che ci seguiva prima. Riconoscerei mio fratello ovunque.” sbuffò Regulus, mentre Harry ricompariva alle loro spalle. solo.

“Beh, che fine ha fatto?” chiese Lily, curiosa.

“Chi?” chiese Harry, senza incrociare lo sguardo della madre. 

“Sirius, chi senno.” sbuffò Ron.

“Non so di cosa stiate parlando”. Rispose Harry, sorridendo. 

Dopo tutti quegli anni e quelle lotte, finalmente era felice.

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