Profumo

di Aryuna
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La ragazza dal cattivo odore ***
Capitolo 2: *** La vendetta ***
Capitolo 3: *** La festa ***
Capitolo 4: *** La bambina e il demone ***
Capitolo 5: *** Luna ***
Capitolo 6: *** Il primo ritardo di Inuyasha ***
Capitolo 7: *** Capodanno ***
Capitolo 8: *** Sussurri ***
Capitolo 9: *** Pausa pranzo? No grazie! ***
Capitolo 10: *** Non solo biologia ***
Capitolo 11: *** Fino al mattino ***
Capitolo 12: *** San Valentino ***
Capitolo 13: *** A cuccia! ***
Capitolo 14: *** It was a lie ***
Capitolo 15: *** La verità ***
Capitolo 16: *** Ventitre giorni senza lui ***
Capitolo 17: *** Volevo dirti che ti amo ***
Capitolo 18: *** Per rivedere il tuo sorriso ***
Capitolo 19: *** Lei è mia ***
Capitolo 20: *** Campo scuola ad Okinawa ***
Capitolo 21: *** Ti aspetterò sempre ***
Capitolo 22: *** Profumo ***
Capitolo 23: *** Epilogo - Due anni dopo ***



Capitolo 1
*** La ragazza dal cattivo odore ***


Profumo



La ragazza dal cattivo odore




Un altro lunedì mattina, un altro giorno di scuola, altre sei ore seduta vicino a lui.

Come tutti i giorni, come tutti gli anni, per nove mesi.

Kagome si immerse nel piumone senza intenzione di alzarsi, seppure la sveglia continuasse a suonare il suo campanello.

Ma il pensiero del compito di biologia ebbe la meglio. Il giorno prima aveva studiato come una matta, non aveva intenzione di saltarlo.

Si infilò svogliatamente le pantofole, trascinandosi nel bagno. Alla fine, l’acqua fredda della doccia la costrinse a svegliarsi. Si avvolse nell’asciugamano e tornò il camera, dove riempì la cartella lanciandoci dentro i libri e i quaderni disordinatamente. Si vestì e scese a fare la colazione. Si bloccò all’entrata della cucina, fece un respiro profondo, ed entrò esibendo il suo solito sorriso.

<< Buongiorno! >> disse vivace sedendosi a tavola accanto al piccolo Sota, suo fratello minore << Dormito bene? >>

<< Oh, buongiorno Kagome. Sei sempre così energica la mattina! >> la salutò il nonno, prima di immergersi nuovamente nella lettura del giornale.

Lei mangiò rapida una tazza di cereali con il latte, addentò un cornetto e corse alla porta.

<< Sono in ritardo, ci vediamo questo pomeriggio >> disse ad alta voce dall’ingresso. Si infilò le scarpe e la cartella, ma la madre la fermò chiamandola.

<< Kagome, hai dimenticato il pranzo >> gli disse dolcemente consegnandogli il bento.

<< Oh, grazie mamma! >> rispose lei prendendolo frettolosamente e uscendo di corsa. Percorse il sentiero del tempio in tutta fretta, e a momenti cadde dalle scale.

Il sorriso finto che mostrava sempre a casa non era più necessario. Non voleva che a casa sapessero che aveva problemi a scuola.

In realtà non era neanche in ritardo, ma doveva prendere il posto prima di lui. Altrimenti non sarebbe riuscita a sedersi, e doveva ripassare prima dell’arrivo del prof.

<< Buongiorno! >> disse aprendo la porta della classe e osservando rapidamente le persone presenti.

<< Mi dispiace Kagome, è arrivato prima lui >> le disse Eri << se vuoi puoi ripassare accanto a me finché non arriva Yuka >>

Kagome sospirò tristemente, ma declinò l’invito. Non voleva dargli quella soddisfazione. Era stata un’idea sciocca quella di correre a scuola in quel modo.

Inuyasha lo aveva fatto apposta, come sempre. Sapeva che lei avrebbe voluto ripassare, quindi aveva fatto in modo di arrivare prima di lei. E che lei cercasse di battere un hanyou, umana com’era, era come la lepre e la tartaruga. Tutti sapevano chi fosse più veloce, ma lui non si fermava a dormire a metà percorso.

Si avvicinò al banco, come nulla fosse, come se non avesse alcuna fretta.

Inuyasha stava sbracato sul banco, con la schiena poggiata al muro e una gamba a penzoloni, gli occhi chiusi.

<< Inuyasha >> chiamò lei, inutilmente. Sapeva che l’hanyou aveva già sentito il suo odore da lontano.

Lui aprì un occhi lentamente, fissandola con la pupilla felina.

<< Oh, sei tu >> disse con un ghigno sul volto. Come sempre, vedere le sue zanne scoperte la fece rabbrividire.

<< Devo sedermi >> disse lei alludendo alla sua posizione scomposta. Cercava di non tradire la sua agitazione. Doveva assolutamente ripassare.

<< Davvero? Ma a me non va affatto di spostarmi >> ribatté lui incrociando le braccia.

Lei sospirò rassegnata, poggiando la cartella sulla sedia. Tirò fuori il libro di biologia, nel tentativo di concentrarsi anche se non stava seduta, ma fu tutto inutile. Li, in mezzo alla classe, la confusione era davvero troppa. Rinunciò all’impresa, chiudendo il libro con uno scatto e lanciandolo nel sottobanco.

<< Ehi, senti… >> cominciò il ragazzo osservandola insistentemente. Il suo sguardo dorato fisso su di lei la infastidiva.

<< Che vuoi? >> Ma in realtà già sapeva cosa stava per dire. Stava per dire la stessa cosa che diceva tutte le mattine, dal primo giorno di scuola in cui si era seduta accanto a lui.

<< Quella puzza che hai addosso non la riesci proprio a togliere, eh? >> disse ghignando e facendo una smorfia.

Lei distolse lo sguardo, stringendo i pugni. A causa sua, quella era diventata una nomea per lei. Tutti i ragazzi ormai dicevano che Kagome aveva un pessimo odore, anche gli umani, che non potevano certo sentirlo.

Nella sua sezione, solo Hojo si opponeva a quella frase. La consolava dicendogli che, secondo lui, il suo odore era ottimo. Ma anche lui era umano, ed era ovvio che lo diceva solo per consolarla.

Ringraziando il cielo, aveva amici anche in altre classi.

E infatti, Koga non si fece attendere.

<< Ehi tu, cagnaccio, alzati da quel banco! >> sbraitò facendo irruzione nella classe.

Era uno youkai, lupo per la precisione, dell’ultimo anno, con i capelli scuri legati in una coda di cavallo, e gli occhi di un azzurro cielo molto intenso. Kagome era felice di averlo come amico, era l’unico nella scuola che riusciva a tenere testa a Inuyasha, oltre al fratello Sesshomaru.

Inuyasha si alzò di scatto, e in un attimo fu a pochi centimetri da Koga.

Era il suo esatto contrario. Aveva dei lunghissimi capelli bianchi, sempre sciolti, e i suoi occhi erano color ambra, con la pupilla felina. Ma la cosa più sorprendente di Inuyasha, erano le sue orecchie. Aveva due adorabili orecchie da cane, bianche. Nessuno era mai riuscito a toccarle, ma tutti giuravano che fossero morbidissime.

Per quanto le costasse ammetterlo, Kagome doveva dire che Inuyasha era proprio un bel ragazzo. Non tutti gli hanyou avevano questa fortuna.

Oltretutto, sia gli youkai, i demoni, che gli hanyou, i mezzi demoni, incutevano paura alla maggior parte degli esseri umani, che si tenevano alla larga. Kagome, invece, si era abituata alla sua presenza da sempre. E anche ai litigi tra youkai e hanyou, che avvenivano di frequente e che lei aveva il compito di sedare.

Appena Inuyasha e Koga cominciarono a ringhiare, tutti gli studenti attorno si dileguarono. Le loro risse erano famose per la loro tendenza a coinvolgere gli innocenti.

Kagome sospirò rassegnata. Anche oggi, niente ripasso.

Inuyasha fece scrocchiare le ossa della mano, preparando gli artigli, mentre Koga si mise in posizione pronto a prenderlo a pugni.

La ragazza si mise tra i due.

<< Buoni, smettetela ora! >> disse severa ad entrambi.

<< Spostati, cretina! >> sbraitò Inuyasha, facendo minaccioso un passo verso di lei.

<< Non chiamarla cretina, cane rognoso! >> urlò in risposta Koga.

<< Ammasso di pulci! >>

<< Sei solo uno stupido hanyou che non sa apprezzare la bellezza >> disse Koga strafottente, ignorando gli insulti << Kagome profuma sicuramente di fiori estivi. Il tuo olfatto è certamente peggiore del mio, che non sono figlio di una debole umana e un demone cane >>

Inuyasha emise il ringhio più minaccioso che Kagome avesse sentito. Meglio fermarli subito.

<< Koga, non esagerare adesso. Ti ringrazio per avermi difeso >> disse avvicinandosi a lui.

<< Oh Kagome >> disse lui prendendole le mani << Se avrai bisogno di aiuto chiamami immediatamente, ci penserò io a sistemare questo cucciolo pulcioso >>

<< Chi sarebbe il cucciolo?! >> sbraitò Inuyasha, ma Koga era gia uscito dalla porta.

Kagome sospirò sfinita. Tutte le mattine la stessa storia. Odiava fare la smorfiosa con Koga, ma era l’unico modo per evitare che si picchiassero.

La campanella suonò, e tutti presero posto.

Inuyasha si sedette cercando di prendere più spazio possibile. Come sempre, Kagome era seduta con la sedia a cavallo della gamba del banco, e con il quaderno degli appunti sul bordo. Occupava solo un quarto del banco, il resto era occupato da lui.

Sentì le voci dietro di due compagni.

<< Hai visto Kagome stamattina? Io non capisco dove trovi il coraggio per mettersi tra qui due. Non ha paura degli youkai? Sono pericolosi. Poi Inuyasha è proprio un teppista >>

<< Voi due, laggiù, smettetela di parlare >> disse la preside Kaede. Era lei che insegnava inglese, ed era l’insegnante più vecchia di tutta la scuola.

I due finsero di essere concentrati sul libro, anche se non avevano voltato la pagina.

<< Inuyasha, traduci questa frase >> disse la vecchia, scrivendo sulla lavagna la frase in inglese.

Lui alzò il capo impercettibilmente.

<< Non posso >> disse semplicemente.

<< Non lo sai fare? >>

<< No, sto osservando Kagome mentre ripassa biologia >>

Kagome si immobilizzò. Non era affatto vero! Cosa stava dicendo Inuyasha?

<< La signorina Higurashi non avrà problemi ad andare a ripassare fuori, vero? >> disse la vecchia Kaede.

<< Ma prof, non è ver… >>

<< Fuori! Inuyasha, anche tu >> disse volgendosi al ragazzo.

Lui alzò la testa, perplesso.

<< Perché? >>

<< Non stavi aiutando Higurashi? >>

I due si ritrovarono in piedi, in corridoio, uno accanto all’altro. Kagome si guardava le scarpe, cercando di ignorare quel silenzio imbarazzante, mentre Inuyasha guardava assorto fuori dalla finestra.

Perché doveva finire sempre in punizione con lui? E non era mai colpa sua! Se solo i professori se ne fossero accorti.

I professori… sentiva una strana ansia a pensare a quella parola. Che professore avevano all’ora successiva?

Kagome si irrigidì, e Inuyasha lo notò immediatamente, anche se distolse immediatamente lo sguardo da lei.

Kagome era terrorizzata. La prossima ora, era l’ora di storia. E il professore di storia era… oh, riusciva ad immaginare la sua risata malefica talmente bene da rabbrividire. Ma appena sentì l’originale, si rese conto che era molto più spaventosa di quanto ricordasse.

<< Kuhuhuhuhu >> sghignazzò il professor Naraku, facendo la ronda nei corridoi. Aveva l’abitudine di arrivare sempre in anticipo alla lezione, sostituendosi nelle altre classi con delle emanazioni uguali a lui, in aspetto ed infamia, mentre gli alunni erano distratti.

Inuyasha spostò lentamente lo sguardo dalla finestra, e incrociò gli occhi rossi del prof. Entrambi cominciarono a sghignazzare in modo inquietante, anche se, mentre Naraku sorrideva, Inuyasha lo fissava in cagnesco. Era un demone ragno, anche se questo non era proprio accertato, e sembrava avere dei conti in sospeso con la famiglia di Inuyasha. Kagome avrebbe giurato di aver sentito dire che più di una volta Sesshomaru lo aveva quasi ucciso. Queste storie, assieme alla sua freddezza, tenevano tutti alla larga dal demone cane. Sesshomaru era un demone completo, perché lui e Inuyasha erano nati da madri diverse.

<< Inuyasha e Higurashi. E così facevate baldoria durante l’ora della preside? >> chiese Naraku, concentrandosi su Kagome, già terrorizzata senza bisogno della pressione psicologica. La ragazza annuì debolmente, deglutendo.

<< Mi sento quindi in dovere di punirvi per insegnarvi l’educazione >>

<< Non era questa la punizione? >> chiese Kagome non appena recuperò l’uso della voce.

Naraku non rispose. Si limitò a fare “Kuhuhuhuhu”, ed entrare in classe.

Kagome si voltò verso il suo banco, ma il professore la fulminò con lo sguardo, mentre Kaede osservava i tre fare irruzione allibita.

<< Mi perdoni preside, ma la campanella suonerà tra tre, due, uno… >>

La frase del professore venne interrotta dallo squillo stridulo e acuto della campana. La vecchia Kaede alzò gli occhi al cielo, e uscì dalla stanza lanciando ai due ragazzi un’occhiata compassionevole.

<< Higurashi, Inuyasha, alla lavagna >> disse Naraku sedendosi alla cattedra, e aprendo il libro a caso. I due erano già lì, quindi Kagome si limitò a lanciare un’occhiata speranzosa verso i compagni. Inuyasha, dal canto suo, era tranquillissimo. E certo, lui aveva tutta la vita per recuperare. I demoni frequentavano la scuola quando volevano, non come gli umani, e spesso continuavano a venire bocciati per il loro disinteresse. Inuyasha era stato bocciato quattro volte solo nel secondo anno delle medie, prima che arrivasse Kagome. Da allora, non era stato più bocciato, anche se sempre per un soffio.

<< Molto bene, Higurashi. Sono sicura che ieri tu abbia passato tutto il giorno a ripassare il programma di storia, giusto? Quindi aprirò una pagina a caso e ti chiederò il primo argomento che vedo >> disse Naraku sghignazzando.

E così fece. Fu un massacro, Kagome cominciò a dimenticarsi le parole, gli argomenti e le date per il panico. Inuyasha non rispondeva, e si concentrava assorto sul registro di classe.

<< Saprai sicuramente la data in qui i portoghesi approdarono in Giappone, vero Higurashi? >>

<< Ehm… mille…e quattr… no, cinquecento… sessantadue? >> balbettò lei cercando di capire dall’espressione del prof per capire se era giusto o sbagliato.

<< E la battaglia di Sekigahara? >>

<< Ehm… mille e seicento? >>

<< E il giorno? >>

Kagome si impanicò, osservando il sorriso crudele di Naraku. Era 1600, ne era certa, non poteva essersi sbagliata. Ma il giorno?

<< Ehm… 20 ottobre? >> ipotizzò cercando disperatamente di ricordare.

Inuyasha fece una smorfia, e questo le bastò per capire che aveva sbagliato.

Naraku si appoggiò sullo schienale della sedia, fissandola insistentemente.

<< I portoghesi sbarcarono in Giappone nel 1542, Higurashi. E la battaglia di Sekigahara è avvenuta il 21 ottobre, non il 20 >>

La campana suonò. Ormai la tortura era quasi finita. Biologia l’avrebbe salvata ma… il terrore le aveva fatto dimenticare tutto quello che aveva studiato!

La porta si aprì, e un leggero vento preannunciò l’entrata della professoressa.

<< Naraku! Come hai osato terrorizzare i miei alunni prima del mio compito!? >> sbraitò la professoressa Kagura, brandendo minacciosa il suo ventaglio. Gli alunni, istintivamente, si nascosero sotto i banchi. Kagura era un demone che impersonava il vento. Le sue tormente e lame di vento erano fin troppo conosciute.

Naraku non disse una parola, si alzò ed uscì dall’aula con un “Kuhuhuhuhu” soddisfatto.

Nonostante l’intervento della professoressa, Kagome era ormai in preda al panico, e non riuscì a scrivere una riga. Mise qualche crocetta sulle risposte multiple, ma non era affatto sicura di quello che aveva segnato.

Alla campanella del pranzo, cercò ingenuamente il bento nella cartella. Ovviamente, mancava. E, ovviamente, il ladro era Inuyasha. Quasi tutti i giorni, si impossessava del pranzo di Kagome. Ormai era di routine.

Kagome si avviò con Yuka, Eri e Ayumi alla mensa, sapendo che anche quel giorno avrebbe dovuto elemosinare qua e là. Dopo aver racimolato qualcosa dalla sua classe, si diresse verso il tavolo dell’ultimo anno.

Come al solito, Sango e Kikyo avevano tenuto un posto per lei.

<< Ehi, Kagome, anche oggi a digiuno? >> chiese Miroku scherzosamente, ma lo sguardo infuocato della ragazza lo spinse a rifugiare il volto dietro la spalla di Sango.

La ragazza sospirò rassegnata. Lei e Miroku erano legati dal rapporto più instabile che potesse esistere, dato che il ragazzo era un eterno don giovanni.

Kikyo offrì un boccone a Kagome, mentre osservava distrattamente Inuyasha da lontano con occhiate di puro odio. Stava nella stessa sezione di Koga, e lei e Kagome erano cugine. Non poteva sopportare di vederla preda del bullismo dell’hanyou. Oltretutto, lei era stata la fidanzata di Inuyasha, relazione finita a causa di un pettegolezzo riguardo ad un tradimento del ragazzo, poi in seguito smentito. Ma non si erano più rimessi assieme, né si parlavano.

<< Kagome, dovresti reagire. Non puoi continuare così, a regalargli il tuo pranzo >> disse Sango, dando una gomitata a Miroku, che si era distratto ad ammirare una ragazza del secondo anno.

<< Non parlare ad alta voce! Non voglio che Koga lo sappia, o finiranno per picchiarsi >> la zittì frettolosamente Kagome, ma lo youkai aveva già sentito tutto.

<< Cosa non dovrei sapere? >> domandò affacciandosi lungo la fila di studenti.

<< Nulla, nulla! >> lo tranquillizzò Sango << Oh, guarda, sta arrivando Ayame! >>

La ragazza, del secondo anno, era, come Koga, un demone lupo. Saltò al collo del ragazzo, rischiando di strozzarlo.

<< Sempai! >> strillò allegra << ti piace il pranzo? >>

Koga si liberò dalla stretta a fatica, ansimante.

<< Ayame, ti sei impazzita? Non farlo mai più! >> sbraitò lui, ma la ragazza non se ne preoccupò, e si sedette in uno spazio enormemente piccolo, pur di sedergli accanto.

<< Se ti farai bocciare, il prossimo anno saremo in classe assieme >> disse allegra Ayame << cosa ne dici, sempai? >>

<< Certo che mi farò bocciare, per altri due anni almeno. Così potrò stare in classe con Kagome >> rispose Koga facendo una smorfia, come se fosse ovvio.

Ayame lanciò un’occhiata fulminante alla ragazza, che si nascose prontamente dietro a Sango. Una volta Ayame l’aveva quasi picchiata dicendo che i loro nomi erano troppo simili. E pensare che condividevano solo l’ultima sillaba. Per fortuna, Koga era arrivato in tempo per fermarla.

La campanella richiamò gli studenti ai loro doveri. Kagome raggiunse la sua classe, per scoprire che avevano un’ora di buco.

<< Kagome, il 9 dicembre compio gli anni, faccio la festa a casa. Tu puoi venire, vero? >> chiese Ayumi allegra, trascinando la ragazza al suo posto, accanto ad Hojo. C’erano anche Eri e Yuka.

<< Sicuro, se vuoi vengo a darti una mano a preparare >> si propose lei, a disagio.

Inuyasha, seduto sul banco, la stava squadrando.

<< Ehm… hai invitato la classe? >> si informò rapidamente Kagome.

<< Si. Sembra che possano venire tutti, quella sera. In fondo è sabato, quindi non abbiamo scuola o compiti per il giorno dopo >> confermò Ayumi.

<< Anche… lui? >> domandò la ragazza.

Le tre amiche annuirono contemporaneamente, dispiaciute. Kagome non poté fare altro che sospirare rassegnata.


Ecco l’inizio del Progetto Profumo! XD Io e Emiko, dato che siamo due pazze masochiste, abbiamo cominciato a fare questi disegni per ogni capitolo, ecco il primo, spero diano venuti bene ^^’ Questo disegno non è stato un problema, ma Emiko mi ha subito sorpresa con le sue pazze capacità O.O
Portiamo in salotto tutti e 62 i volumetti di Inuyasha (io non lo sapevo disegnare, avevo bisogno della traccia), dopodiché gli dico “Trovami un immagine di Inuyasha di profilo”. Nemmeno finisco che lei si fionda su non so quale numero, lo apre, lo sfoglia con sicurezza e me lo piazza a una spanna dal naso. Rimango shockata O.O
Secondo Shock, trova al volo un’immagine di Eri, ERI cavolo, una comparsa, al volo di profilo! O.O Mi dice “Mi sembra che qui sia disegnata da profilo”, ed era così O.O
Ok, per qusta immagine è tutto, alla prossima! XD

Aryuna

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Capitolo 2
*** La vendetta ***


La vendetta

La vendetta




Kagome fissò tristemente il suo voto sul foglio di biologia.

Come temeva, era pessimo. Tutta colpa di Naraku che l’aveva terrorizzata… e di Inuyasha. Lanciò il compito nella cartella, e prese il bento da sotto il banco. Chiuse le mani sul vuoto, e il suo sguardo raggiunse l’hanyou, che usciva tranquillamente dalla classe con il suo pranzo.

Alla mensa, il suo umore era nero. Ayame non le si avvicinò nemmeno, mentre Sango e Kikyo avevano l’impressione di essere sedute vicino ad un demone.

<< Ehm… Kagome, vuoi un po’ del mio pranzo? >> chiese Miroku, cercando di migliorarne l’umore, ma ottenne solo un brontolio sommesso di diniego. Al suono della campanella, lui e Sango si avviarono in classe assieme a Sesshomaru.

All’uscita, Kagome incontrò Kikyo alla stazione. Era un fatto insolito, perché lei solitamente tornava a piedi.

<< Devo chiedere una cosa al nonno >> si giustificò la ragazza, salendo sulla metro.

Kagome rimase in silenzio per tutto il viaggio, e Kikyo gli fece solo un paio di domande su come fosse andata la giornata. Ottenne per risposta un ringhio minacciosa, che la spinse a tacere.

<< Oh, Kikyo! Che piacere vederti >> la salutò Sota, mentre inseguiva Bujo, il gatto, per il giardino.

<< Dov’è il nonno? >> chiese la ragazza, acchiappando al volo il micio e rendendolo al cugino.

<< E’ andato con mamma a fare la spesa. Kagome, posso andare a casa di Kanna a fare i compiti? >>

<< Si, avvertirò io mamma >> rispose la sorella, mentre guardava il sorriso soddisfatto di Kikyo. Qualcosa non andava, il nonno non c’era eppure la ragazza non sembrava affatto dispiaciuta.

<< Kagome, accompagnami a vedere una cosa> > disse la cugina, trascinandola in uno dei depositi del tempio. Si mise a frugare negli scatoloni.

<< Ehm, forse e meglio aspettare il nonno. Lui saprà di certo dov’è la cosa che stai cercando >> propose Kagome perplessa.

<< No no, se glielo chiedessi dovrei spiegargli anche a cosa mi serve. Ah, l’ho trovato! >> disse alla fine soddisfatta.

Stringeva tra le mani un rosario di pietre nere, separate a gruppi da pietre bianche a forma di artigli. Kagome non ricordava di averlo mai visto.

<< Un rosario? Che te ne fai di un rosario? >>

<< Non è un semplice rosario, ovvio! Reggilo un momento, devo cercare un’altra cosa >> aggiunse frettolosa, mettendosi nuovamente a frugare.

Kagome lo osservò da vicino. Le sembrava un normalissimo rosario, certo un po’ originale, ma non aveva nulla di strano.

<< Trovato! >>

<< Che cosa? >> chiese distratta dai suoi pensieri.

<< Ora ti faccio vedere, andiamo in camera tua. Se il nonno ci trova qui sono guai >>

Kagome fece strada. Arrivate a casa, mise su l’acqua per il tè, e si tolse la divisa, mettendosi una semplice tuta.

Kikyo la aspettò, seduta sul letto, ammirando con lo sguardo la stanza della cugina, semplice, sulle tonalità rosee. La scrivania era in disordine, ma l’effetto generale era quello di una stanza ordinata.

<< Ecco, ho fatto del tè >> disse Kagome entrando nella camera con il vassoio.

<< Grazie >>

Le porse la tazza e qualche biscotto, e rimasero in silenzio per un po’.

<< Senti >> cominciò infine Kagome << mi dici a cosa ti serve quel rosario? >>

Kikyo non rispose. Le porse un rotolo ingiallito.

<< Leggi. Sono le istruzioni >>

<< Le istruzioni per cosa? >> chiese lei srotolandolo e leggendo le poche righe. La fine era rovinata, e non si riusciva a distinguere nemmeno una parola, ma le prime righe erano chiare e definite, scritte con una grafia elegante e tradizionale.

<< “Questo documento è allegato al rosario che intendo lasciare in eredità al mio figlio primogenito, in modo che possa difendersi dai demoni durante i suoi viaggi. Il rosario, se posto al collo di una creatura demoniaca, è in grado di renderla docile con la prima parola pronunciata da colui che lo pone. Il suo effetto è devastante, poiché è in grado di addomesticare i demoni. Dopo aver pronunciato la formula, il rosario…” >> Kagome si interruppe nel punto dove i kanji si facevano illeggibili << non capisco, Kikyo, che te ne fai di questo aggeggio? Vuoi addomesticare Koga? >>

<< Ma cosa dici? Senti, io e te abbiamo un problema, giusto? >>

Kagome la guardò perplessa.

<< Lo abbiamo? >>

Kikyo alzò gli occhi al cielo.

<< Non fra me e te! Abbiamo lo stesso nemico. Perché non vendicarci? >> disse con un luccichio speranzoso negli occhi.

Kagome collegò la parola nemico a una sola persona.

<< Parli di Inuyasha? >>

<< E di chi, altrimenti? Dopo quell’incidente non mi ha più rivolto la parola, come se fosse stata colpa mia. E poi non smette di farti passare una vita d’inferno a scuola >>

Kagome annuì. Cominciava a vedere il progetto di Kikyo come se fosse stata lei a elaborarlo.

<< Ho capito, vuoi mettergli il rosario >> concluse Kagome << ma come facciamo? Prendere un hanyou di sorpresa è impossibile. Dovremmo ingannarlo >>

Kikyo si fece pensierosa, riottenendo la sua espressione di tutti i giorni. Fissava i tatami sul pavimento con occhi spenti.

<< Dovremmo sedurlo >> concluse infine << ma sarà dura. Ormai non ci parliamo da più di un anno >>

Kagome frugò nella sua testa alla ricerca di un’idea migliore, ma senza successo. Alla fine, si accese una lampadina.

<< E se lo facessi io? >> domandò di slancio, senza pensarci troppo.

Kikyo rimase perplessa. La sua innocente cuginetta si offriva di sedurre e tradire un hanyou per vendetta?

<< Ehm, Kagome, non penso sia una buona idea. Tu sei presa di mira da Inuyasha ogni giorno. Se lo fai arrabbiare… >>

<< Se riesco a mettergli il rosario non potrà più maltrattarmi. E poi, dato che lo vedo ogni giorno, sarà più facile >> propose Kagome, ormai già convinta dalla sua idea. Alla fine, anche Kikyo si convinse che andava bene.

<< Ma se vedi che non funziona, lasciamo perdere >> la fece promettere la ragazza.

<< Non ti preoccupare. Tanto, peggio di così >> rispose Kagome facendo spallucce << Ora dobbiamo solo scegliere la parola da dire per la formula >>

Le due si guardarono, sicure che stessero pensando alla stessa parola.

<< Stupido >>

Kagome aprì la porta della classe di scatto, e trovò Kagura che la squadrava.

<< Ma bene Higurashi, arrivi in ritardo. Non ti spiace passare il resto dell’ora fuori dalla porta, presumo >> disse gelida fissandola con gli occhi rossi.

La ragazza annuì borbottando un “si”, e chiuse la porta. Dall’ultimo spiraglio, scorse Inuyasha che rideva sotto i baffi. Sbuffò scocciata, e si sedette sul davanzale della finestra. Da oggi, cominciava il piano per la vendetta.

Rientrò in classe alla fine dell’ora, sedendosi come al solito al suo posto.

<< Ehi, Kagome, sembra che il professor Sengoku si sia sentito male. Meno male, ieri non ho avuto tempo di fare matematica >> disse Eri avvicinandosi al banco.

Kagome rimase perplessa.

<< Perché, che hai fatto? >>

<< Ho studiato storia. Ieri girava la voce che oggi avrebbe fatto un compito a sorpresa, non lo sapevi? >>

Kagome congelò, e accanto a lei Inuyasha. Le ragazze rimasero sorprese della reazione di entrambi.

<< Ehm… non lo sapevate? >> chiese Yuka preoccupata. Kagome stava decisamente per svenire. Meglio svenire che affrontare un compito di storia con Naraku, senza aver aperto libro.

Inuyasha intuì l’idea di Kagome, e si sedette sul banco con un movimento fluido. La ragazza rimase impietrita.

<< Ma insomma, Inuyasha! >> scoppiò alzandosi in piedi << Anche tu non hai ripassato, no? Perché ti comporti così? >>

<< C’è qualche problema? >> chiese il ragazzo << Tanto ho tutta la vita per recuperare >>

Kagome gli lanciò l’astuccio, ma l’hanyou lo schivò prontamente. Quando Inuyasha tornò a guardare Kagome, stava in un angolo, imbronciata, a parlare distrattamente con Hojo.

All’ora di pranzo, Kagome filò dritta verso la mensa, senza degnare di uno sguardo né il banco, né Inuyasha. Il ragazzo scoprì subito dopo, che non c’era traccia del pranzo di Kagome.

<< Sango! >> chiamò la ragazza alla mensa, raggiungendo l’amica. Sentiva aria di tempesta. Sango si era seduta sul bordo della panca, al posto di Kikyo, e fece sedere Kagome tra loro due. Era chiarissimo, lei e Miroku avevano litigato. Di nuovo.

<< Ehm, hai ancora il mio pranzo? >> chiese Kagome cercando di distrarla.

<< Sicuro >> disse lei porgendogli il bento << spero che tu non sia arrivata tardi a lezione per portarmelo >>

<< No, figurati >> mentì lei, aprendo il fazzoletto e impugnando le bacchette. Per una volta, poteva mangiare in pace.

Kikyo faceva la sua funzione separatrice senza parlare, mentre Miroku sentiva una specie di scossa sulla schiena. Era lo sguardo di Sango.

<< Cosa ha combinato? >> chiese in un sussurro Kagome a Kikyo.

<< Sembra che abbia corteggiato una certa youkai di nome Abi, dell’ultimo anno. Sango l’ha colto sul fatto. Se guardi bene, vedrai che Miroku ha un bel bernoccolo >>

<< Abi lo ha picchiato? >>

<< No, Sango gli ha tirato una sedia >> spiegò Kikyo, prendendo un nuovo boccone.

<< Uhm, capisco >> mormorò la ragazza alzandosi.

<< Dove vai? >> chiese Sango perplessa.

<< A nutrire il cane prima che muoia di fame >> disse lei ironica.

Inuyasha, che l’aveva sentita grazie al suo ottimo udito, la fulminò con lo sguardo. Lei gli passò davanti, lasciandogli il resto del pranzo sul tavolo. Lui fece una smorfia, ignorandolo. Invece, i compagni di classe di Kagome, la guardarono allibiti. Kagome, che non riusciva mai a mangiare a causa di Inuyasha, gli stava lasciando parte del suo pranzo?

Lei si allontanò soddisfatta, andando a sedersi accanto a Koga e Ayame.

Nessuno vide Inuyasha mangiare, ma quando la campanella squillò, Kagome andò a riprendere il contenitore, dopo che il tavolo si era svuotato, e lo trovò vuoto.

Quando entrò in classe, fu accolta da un malvagio “Kuhuhuhuhu”, che la congelò.

<< Signorina Higurashi, vuole farci il piacere di prendere posto? >> chiese Naraku, con un ghigno dipinto sul volto.

La ragazza si avviò rapida al suo banco, inciampando in un paio di cartelle. Inuyasha rideva di nuovo sotto i baffi.

<< Molto bene, il compito è ad otto file, quindi vi sconsiglio vivamente di copiare dai vostri compagni >> spiegò mentre camminava avanti e indietro distribuendo i fogli.

Kagome lesse rapidamente le domande. Aveva la mente abbastanza lucida, nonostante il terrore, e si accorse di saperne alcune. Meglio di niente, contando che non aveva ripassato. Inuyasha, invece, sembrava parecchio agitato.

Naraku stava tranquillamente seduto alla cattedra, e nella classe si sentiva solo il rumore delle penne sui fogli.

Inuyasha si era inceppato alle scoperte del Portogallo nel quindicesimo secolo, e fissava il foglio scervellandosi.

<< Le isole di Capoverde >> sibilò Kagome, in modo che solo le sue orecchie potessero sentirla << poi Madera, le Azzorre e il Golfo di Guinea >>

Inuyasha cominciò a scrivere rapidamente, numerando la risposta.

<< Poi? >> sussurrò lui a sua volta, rimanendo immobile a fissare il foglio.

<< Poi il Tropico del Cancro e il Cap… >> ma Kagome si zittì, congelando. Otto occhi la stavano fissando dal bordo del banco.

Inuyasha, sentendola interrompersi, si voltò verso di lei, e vide il ragno sul bordo. In quel momento si rese conto che l’odore di Kagome aveva coperto quello dell’emanazione di Naraku.

L’originale, dalla cattedra, emise la sua oscura risata.

<< Kuhuhuhuhu, Higurashi e Inuyasha. Che ingenuità credere di poter suggerire durante il mio compito. Portate qui i fogli, è annullato. E andate di fuori >>

I due si alzarono, l’una rassegnata, e l’altro come se nulla fosse. Ma appena si chiusero la porta alle spalle, Inuyasha ringhiò.

<< Ehm… mi dispiace >> disse Kagome di slancio. Perché si scusava? Aveva solo cercato di aiutarlo.

<< Scema, perché mi hai suggerito? Ci hai rimesso anche tu >> disse lui scontroso poggiandosi al muro e guardando fuori dalla finestra.

<< Bè, perché mi sembravi in difficoltà >> disse lei, ma si pentì subito. Temeva che Inuyasha si arrabbiasse ancora di più. Ma lui rimase in silenzio, con lo sguardo fisso sul vetro.

<< Sei arrabbiato? >> chiese lei. Aspettava il momento in cui Inuyasha le dicesse di non impicciarsi.

<< Non voglio essere bocciato >> disse lui secco, rivolgendogli un’occhiata fulminante. Era un avvertimento?

<< Bè, che ti importa? Hai tutto il tempo per recuperare, no? E poi, così non dovrai più stare in classe con me >>

Inuyasha assottigliò gli occhi, come per leggere il suo pensiero. Poi, distolse lo sguardo. Kagome si stava comportando in modo strano. Non gli piaceva questa cosa.

Anche Kagome rimase sorpresa. Strano che l’hanyou non sfruttasse l’occasione per canzonarla.

Meglio così. Se il piano andava in porto, lei avrebbe messo il rosario al collo di Inuyasha. E a quel punto, avrebbe vinto lei.




Ecco il secondo capitolo! Sto pubblicando velocemente, perché ho già una parte scritta. Vi ho avvertito, è parecchio lunga, quindi pazientate e sopportate le mie pazzie (come Naraku professore infame che fa il compito a 8 file XD).

Sono contenta che la prima parte sia piaciuta a qualcuno, mi ha aiutato a superare il terrore per i commenti negativi! Grazie mille per avermi letto! XD

Il seguito a domani! (spero!)





Rieccoci con il Progetto profumo ^^
Stavolta è stato parecchio divertente, perchè i personaggi in gioco erano tanti, e con espressioni non molto semplici.
Iniziamo con Sango. A:"Emy, mi trovi un'ammagine di Sango arrabbiata?"
E:"Oh, ce ne sono tante"
Inizia la ricerca, mentre contemporaneamente crechiamo Kagome depressa. Poi lei mi dice:
E:"Guarda, qua ho un set di Kagome arrabbiata". Cinque pagine di Kagome con ogni genere di espressione che ispiri rabbia o depressione O.O Continuo a ripetere, Emiko è un mostro. Cerchiamo Miroku. Avete presente l'espressione che ha sempre nel cartone? Ebbene, non è così facile trovarla nel manga! Sta sempre dannatamente di profilo! Meno i capelli, quelli Emiko l'ha trovati al volo (non avevo dubbi al riguardo). Kikyo è stata la più semplice in questo disegno, tranquilla come suo solito ù.ù.
Naraku. L'immagine della cattiveria, il sol pensiero di doverlo disegnare mi fa rabbrividire. Ma è stato necessario ù.ù Ci abbiamo messo più tempo a fare lui che altro, perchè non sghignazzava mai decentemente e quegli stupidi capelli non stavano mai in una posizione umana! è.é
Ho avuto problemi a pulirla (i miei programmi per immagini fanno schifo), quindi Miroku è terribilmente dark >.> Se riesco a sistemarla meglio, magari la riposto ^^'
Alla prossima immagine! ;-)

Aryuna

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Capitolo 3
*** La festa ***


La vendetta

Ecco il terzo capitolo! Sono riuscita a pubblicarlo subito (che fortuna quando tuo fratello esce e lascia libero il pc!), solo che questo capitolo è un po’… imprevedibile? Spero che piaccia, sono terrorizzata XD

Grazie a tutti voi che state leggendo!

La festa




Kagome lanciò l’ennesima gonna sul letto. Proprio non sapeva cosa indossare. Sango sarebbe passata tra poco con Miroku, e lei non era ancora pronta. Ayumi aveva detto a Kagome di invitare loro e Kikyo, e anche Koga, se prometteva di impedirgli di distruggere la casa. Non potendo assicurarlo, fece in modo di farlo sapere solo agli altri tre.

<< Kagome, ci sono Miroku e Sango alla porta! >> urlò la madre dal piano di sotto.

<< Fai salire Sango! >> urlò la figlia in risposta.

Sango arrivò nella stanza dopo una decina di secondi. Indossava un paio di pantaloni aderenti, cui andavano sopra un paio di stivali scamosciati che si era tolta all’ingresso. La maglietta era monospalla, con due scaldamuscoli di cotone che le coprivano le braccia. Kagome si domandava come facesse a non avere freddo.

<< Kagome, sei ancora così? >> chiese Sango sorpresa, vedendola ancora in tuta.

<< Oh Sango, non so cosa mettermi! >> piagnucolò lei, osservando sconsolata gli abiti sparsi sul letto.

Sango alzò gli occhi al cielo, e cominciò a frugare tra i vestiti, scartandone qualcuno di tanto in tanto.

<< Metti questo vestito azzurro. E sopra ci puoi mettere questo scaldacuore blu >> consigliò la ragazza porgendoglieli.

<< Questo? Ma è troppo corto! >> disse Kagome alludendo alla gonna.

<< Mettilo e basta! Ti metti un paio di calze bianche o azzurre con le ballerine blu scamosciate >> insistette lei.

Erano troppo in ritardo per discutere. Kagome si cambiò in fretta, e alla fine doveva ammettere che l’effetto generale era buono. Sango era un’ottima stilista.

<< Ferma, dove vorresti andare? >> la bloccò immediatamente la ragazza << Vai ad una festa, sistemati un po’ la faccia >>

<< No, ti prego! Non ci sto bene >> si lamentò Kagome, ma fu tutto inutile. Sango la costrinse a sedersi, e cominciò ad armeggiare con la matita, il mascara e gli ombretti.

Fece un trucco molto delicato, spinta dalle numerose proteste della ragazza, che, non stando mai ferma, aveva quasi cecato per ben tre volte.

Quando Kagome vide il risultato, poté dirsi soddisfatta. La matita era un filo, e l’ombretto era davvero delicato.

<< Sango, potrei assumerti giornalmente >> disse allegra scendendo con lei le scale.

<< Mettiti in fila allora, prima di te ci sono tutte le mie compagne di classe >> rispose lei ridacchiando.

Miroku stava aspettandole pazientemente. Lui e Sango avevano appena fatto pace, meglio non protestare.

<< Ciao Kagome, e divertiti! >> la salutò il nonno dal salotto.

La ragazza infilò gli stivali ed uscì rapidamente. Non faceva troppo freddo, anche se era dicembre. Ora capiva perché Sango si era messa quella maglietta.

Si incamminarono verso casa di Ayumi chiacchierando del più e del meno, finchè il loro sguardo non si fermò su un punto davanti a loro. In fondo alla strada, Sesshomaru stava passando, seguito da una bambina trotterellante tutta sporca di terra. Lo youkai sembrava ignorarla, ma lei continuò a seguirlo finchè non sparirono entrambi dalla vista dei tre ragazzi.

Rimasero paralizzati per cinque minuti, fissando il punto in qui il demone era sparito.

Dopo questa ulteriore perdita di tempo, arrivarono alla festa con un ritardo spaventoso. Eri e Yuka stavano aspettando Kagome per dare il regalo alla festeggiata, dato che lo avevano fatto insieme.

Lo sguardo della ragazza passò rapido nel cortile, trovando finalmente Inuyasha. Chissà se lui sapeva chi era quella bambina che stava assieme a Sesshomaru.

<< Kagome? Chi stai cercando? >> chiese Sango perplessa. Kagome si voltò di scatto, arrossendo.

<< Io? Nessuno. Stavo solo dando un’occhiata per vedere se eravamo gli ultimi >>

<< Lo siete >> rispose Kikyo dietro di lei, facendogli prendere un colpo.

<< Ehm, è colpa mia >> ammise la ragazza guardandosi le scarpe, ma Sango intervenì rapidamente per scaricare le sue colpe.

<< No, è colpa di Kohaku. Mi ha trattenuto per farsi aiutare a fare matematica. Se fossi passata da te in orario, non avremmo fatto tardi >> la giustificò.

Kagome sorrise. Era una bella festa, molto animata, con la musica di sottofondo. Ayumi era uno splendore, a tal punto che Kagome cercava di non mettersi accanto a lei, per non fare la figura del bruco accanto alla farfalla.

Si accorse che lei e Inuyasha si avvicinavano sempre di più, quando si trovarono uno accanto all’altro, senza sapere come fosse successo. Lui non la degnava di uno sguardo, e lei faceva lo stesso.

<< Ayumi, c’è del tè freddo? >> chiese Kagome sporgendosi per guardare il tavolo.

<< Penso che sia finito. Vado a prenderlo? >>

<< No, figurati! Vado al distributore qui dietro >> disse lei immediatamente. Non voleva disturbare, Ayumi doveva godersi la festa.

<< Fatti accompagnare da un ragazzo, è meglio dato che è buio >> propose Kikyo.

Kagome si rivolse verso Miroku, ma si rese conto che lui e Sango erano spariti. Meglio non disturbarli, nei pochi momenti di pace…

<< Ehm… Hojo dov’è? >> chiese guardandosi attorno.

<< Credo sia tornato a casa. Ho sentito che la madre non stava troppo bene, quindi è tornato presto >> disse Eri.

A quel punto, Kagome si sentì percorsa da un brivido. Lei e Inuyasha si voltarono contemporaneamente, incrociando gli sguardi.

<< Che vuoi? >> chiese lui scontroso come se non lo avesse già sentito.

<< Renditi utile e accompagnami al distributore >> disse lei altrettanto scontrosa, aspettandosi un no.

<< Ah, è così? >> chiese lui con fare altezzoso.

Kagome sospirò.

<< Mi accompagneresti al distributore per prendere una bibita? >> disse con voce volutamente smielata.

<< Manca qualcosa >>

<< Per favore? >> aggiunse di malavoglia.

Lui sorrise soddisfatto, per poi voltarsi, andandosene. Kagome rimase impietrita, finché lui non si girò perplesso.

<< Allora? Che fai ancora lì? >> chiese prendendola in giro.

Kagome ci mise qualche secondo per realizzare che Inuyasha la stava veramente accompagnando a prendere una bibita al distributore, e quando lo realizzò, corse a raggiungerlo, imbarazzata.

Ma insomma, prima era tutto scontroso e poi faceva il gentile. Almeno si decidesse per una buona volta!

Camminarono in silenzio. Kagome teneva il passo dell’hanyou a fatica, e raggiunsero il distributore in poco tempo.

<< Ehm… bella festa, no? >> disse lei rompendo il silenzio, mentre inseriva le monete nella fessura e controllava che apparisse l’importo esatto.

<< Uhm… noiosa >> commentò lui. Strano che avesse risposto, pensò la ragazza facendo una smorfia.

<< Allora… il tè freddo è…? Numero 52 >> mormorò lei digitando il numero sulla tastiera, per poi rispondere pungente all’hanyou << Bè, senza Koga con cui picchiarti è normale annoiarsi >>

Si abbassò per prendere la bibita, e quando si alzò, Inuyasha era lì, a pochi centimetri da lei, fissandola con gli occhi d’ambra. Si immobilizzò, qualcosa nel suo sguardo le metteva paura. E poi quando si era spostato? Era sicura di non averlo visto né sentito.

<< Se Koga mi provoca, io non posso farci nulla >> ringhiò minaccioso, incrementando la paura di Kagome. Ma nonostante tutto, lei non riuscì a stare zitta.

<< Koga mi difende, questo ti provoca? >> chiese acida. Stava cercando di non far notare il terrore.

<< Ti difende insultandomi >> ringhiò nuovamente il ragazzo. Kagome fece un passo indietro, ma lui fece un passo in avanti nello stesso momento, e la situazione non cambiò. Continuava a fissarla con quegli occhi minacciosi.

<< Magari sentirti insultato può farti capire come mi sento io tutti i giorni >> mormorò lei, temendo che la sua voce non fosse sufficientemente ferma per poterlo dire con lo stesso tono piccato ad un volume più alto.

Sembrò funzionare. Il suo sguardo si fece… dispiaciuto? Kagome era sicura che fosse solo un’impressione, Inuyasha non poteva essere dispiaciuto per lei. Pochi secondi dopo, ricominciò a scrutarla con un’espressione illeggibile. Non voleva spostarsi, e Kagome aveva l’impressione che se avesse mosso un muscolo, sarebbe caduta. Stava in una posizione scomoda, e Inuyasha limitava i suoi movimenti.

La lattina fredda stava congelandogli la mano, era sicura che tra poco non avrebbe più sentito il braccio.

<< Mi odi, vero? >> chiese alla fine il ragazzo, continuando a scrutarla. Kagome impallidì. Che razza di discorso stava facendo?

<< Ma ch… >>

<< Quanto mi odi? >> la interruppe, come se sapesse che la prima risposta era affermativa.

<< Che domande fai, io… >>

Sentì la presa di Inuyasha sul polso, e si sentì tirare in avanti. Perse l’equilibrio finendogli addosso, ma lui la sorresse con l’altro braccio, impedendole di cadere.

Fu in quel momento che chiuse gli occhi, presa alla sprovvista da quel gesto improvviso. Stava per picchiarla? Forse aveva parlato troppo, e l’aveva fatto arrabbiare. Era stata una pessima idea andare lì da sola con lui.

Ma poi, sentì le sue labbra calde sulle sue, e spalancò gli occhi mentre una tempesta le si scatenava dentro. Non ricambiò il bacio, ma le sue labbra si dischiusero automaticamente.

Fu breve, lui la lasciò facendo in modo che non cadesse e, senza degnarla di uno sguardo, si voltò avviandosi verso una panchina. Si sedette fissando la strada, con un’espressione illeggibile.

Kagome rimase in piedi, immobile, cercando di calmare i battiti del suo cuore impazzito. Sentiva le guance calde, chiaro segno che era arrossita parecchio, e la sua presa sulla lattina era talmente debole che le stava scivolando dalle mani.

Quando riuscì a riprendere il controllo degli occhi, li spostò imbarazzata dall’hanyou. Si accorse che aveva ripreso un minimo di autocontrollo, e strinse la lattina con entrambe le mani, concentrandosi sull’apertura. Il battito stava rallentando.

Sentiva ancora il calore sulle labbra, e il suo respiro fresco. Questo pensiero le mandò nuovamente il cuore a mille.

Riuscì a spostare lo sguardo su Inuyasha, che sedeva tranquillo sulla panchina. Cosa stava aspettando, di vedere la sua reazione? Poteva fare tre cose. Primo, schiaffeggiarlo, con poche probabilità di prenderlo e, nel caso, di fargli male. Secondo, andarsene lasciandolo lì. Terzo…

Kagome fece un respiro profondo. Si avviò verso la panchina, e si sedette a distanza sufficiente dal ragazzo. Era un grande sforzo per lei, non prenderlo a pugni. Come aveva potuto fare così, senza nemmeno chiederle il permesso? Lei non aveva ricambiato, ma si poteva comunque considerarlo come il primo bacio?

Primo bacio… due parole che le evocava scene totalmente differenti. E poi, avrebbe voluto un ragazzo che le piaceva, di cui era innamorata. Non Inuyasha! Cioè, Inuyasha era un bel ragazzo ma… In effetti Inuyasha

Kagome avvampò, e strinse la lattina con le mani sudate. Non doveva pensarci. Doveva fare come se nulla fosse accaduto. Si, era la cosa migliore.

Inuyasha si alzò, cogliendo la ragazza di sorpresa.

<< Muoviamoci, o penseranno che ci siamo persi >> disse incamminandosi.

Kagome annuì debolmente, e gli corse dietro.

Il piano, pensa al piano. Lo stai facendo per il piano! diceva una vocina nella sua mente.

Quando tornarono, la ragazza si sedette, aprendo la lattina. Si sentiva ancora lo stomaco sottosopra. Kikyo rimase ad osservarla da lontano, perplessa. Dopo poco, la raggiunse Sango, di pessimo umore.

<< Cosa è successo? >> chiese subito la ragazza, percependo aria di tempesta.

<< Oh, MirokuGrrr, non farmi parlare, è meglio! >> ringhiò Sango stringendo i pugni << Kagome dov’è? >>

<< E’ lì >> indicò Kikyo << è strana, deve essere successo qualcosa >>

Sango si avvicinò all’amica, cercando di cancellare per un momento la sua ira. Ma in quel momento Kagome era ipersensibile. Alzò lo sguardo prima che Sango la raggiungesse.

<< Miroku >> disse, senza aggiungere nulla.

Sango annuì energicamente.

<< Kagome, va tutto bene? >> chiese subito, cercando di sviare il discorso che la interessava.

<< Si >> rispose lei, con una faccia che diceva tutto il contrario. Sango la guardò perplessa.

<< Sei sicura? Non è che Inuyasha ti ha dato fastidio? >>

<< No! >> urlò Kagome, prendendo l’amica alla sprovvista. Era arrossita.

<< Ehm… no. Non farci caso, sono solo stanca. Piuttosto, che ha fatto Miroku? >> chiese nuovamente calma.

Sango cominciò a raccontare l’ennesima scappatina di Miroku, ma non dimenticò la reazione di Kagome. Oltretutto, l’amica era completamente distratta.

Questo confermava le sue tesi. Primo, era successo qualcosa. Secondo, era colpa di Inuyasha.

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Capitolo 4
*** La bambina e il demone ***


La vendetta

Questo capitolo è fuori dalla storia principale. Emiko mi ha obbligata ad inserire delle scene con alcune coppie, quindi non potevo evitare di inserirne una con due dei miei personaggi preferiti! Non vi preoccupate, Kagome ed Inuyasha tornano subito!

La bambina e il demone




La strada era più fredda del solito, quella notte.

Le luna era calante, e la luce del lampioni impediva di scorgere le stelle. Con tutta quella luce, era difficile addormentarsi.

La bambina si accoccolò su se stessa. Quanto avrebbe voluto una coperta calda!

Aveva gli occhi socchiusi, e non faceva molto caso a chi passava sulla strada. Finché non vide una stola di pelliccia bianca che strusciava sull’asfalto, a pochi centimetri da lei. Istintivamente, ci si aggrappò, e sentì che, oltre ad essere perfettamente pulita, era anche calda e morbidissima.

Sorrise istintivamente, prima di accorgersi che qualcuno la stava fissando. Alzò gli occhi, incrociando lo sguardo perplesso del proprietario della stola.

Era uno youkai, e considerando l’abito, era di stirpe nobile. Era difficile vedere qualcuno vestito in quel modo, probabilmente era uno che andava fiero della propria posizione.

Aveva i capelli bianchi e lunghissimi, le orecchie leggermente appuntite, gli occhi dorati e dei segni violacei sulle guance. Il suo portamento era invidiabile, ma nel suo sguardo c’era qualcosa di strano. Che non era disprezzo. La bambina lo apprezzava, perché tutti la guardavano sempre come se avesse una malattia. Era sempre stato così.

Rimase aggrappata alla stola, mentre Sesshomaru la squadrava perplesso.

<< Staccati >> disse scontroso. La bambina si prese un colpo. Solo adesso si rendeva conto che, nel portamento del demone, c’era qualcosa di minaccioso. Ma non riusciva ad avere paura, né a lasciare la stola. Era troppo calda, le sue braccia si rifiutavano di aprirsi.

Sesshomaru si voltò, e riprese a camminare. La bimba sentì la stola sfuggirle dalle mani, e cominciò a corrergli dietro per non lasciare la presa. Lui, dal canto suo, la ignorava. Prima o poi, avrebbe mollato la presa.

La piccola continuava a trotterellare alle sue spalle. Sembrava allegra. E lo era. Aveva appena incontrato una persona che non la guardava con superiorità e che non la cacciava via. Non sapeva più se stava seguendo la stola o lo youkai.

Lui svoltò ad un angolo, e poi ad un altro, sempre seguito dalla bimba, come se fosse un’ombra. Finché, svoltando all’ingresso di casa, la bimba si fermò, e lasciò la pelliccia. Stava osservando l’edificio, tristemente. Lì non poteva entrare.

Questa bambina non ha paura di me, ma non ha il coraggio di entrare in una casa?

In quel momento, la pancia della piccola brontolò, e lei si portò le mani a coprirla, arrossendo. Quel giorno non era riuscita ad andare alla mensa dei poveri.

<< Entra >>

La bimba sobbalzò di nuovo. Era sempre la voce scontrosa del demone, che la stava osservando curioso.

Si avviò dentro casa, e lei, dopo un attimo di esitazione, lo seguì.

<< Signor Sesshomaru! >> disse un piccolo demone all’ingresso. La bimba lo guardò curiosa. Sembrava un kappa, o forse una lucertola. Era più basso di lei, tutto verde, con degli occhi grandi e gialli, come quelli dei serpenti. Rimase impietrito nel vederla alle spalle dello youkai.

<< Chi è quella bambina? >> chiese perplesso.

<< Dagli da mangiare >> rispose Sesshomaru, avviandosi nel corridoio. Jaken (così si chiamava il piccolo demone) rimase a bocca aperta.

<< Ma… signor Sesshomaru! E’ una bambina umana e… >>

Lo sguardo fulminante del demone lo spinse a tacere.

<< Ehm… e dopo? >> chiese umilmente, facendosi piccolo piccolo.

Lui guardò un attimo la bambina, si voltò e sparì dietro l’angolo del corridoio.

Jaken si voltò verso di lei, scontroso. Chissà cosa ci vedeva, Sesshomaru, di particolare in quel cucciolo umano.

La condusse in cucina, e le diede un piatto di ramen. La bimba li divorò, affamata. Era tutta sporca e ricoperta di terra, con i capelli impicciati, e indossava dei vestiti vecchissimi, probabilmente quelli delle donazioni per i poveri.

<< Come ti chiami? >> chiese Jaken con la sua voce stridula.

La bimba lo guardò. Non era sicura di riuscire a parlare, non lo faceva da troppo tempo. Bevve un po’ del brodo caldo dei ramen, e poi provò.

<< Rin >> disse con la voce un po’ roca.

<< E dove sono i tuoi genitori? Dove abiti? >> chiese frettoloso il piccolo demone. Non appena finiva di mangiare, l’avrebbe riportata a casa.

<< Non c’è l’ho >> rispose con voce più limpida la bambina.

<< Che cosa? >>

<< Tutti e due >> disse facendo spallucce.

Jaken rimase a bocca aperta. E adesso? Non poteva mica buttarla in mezzo alla strada! Sesshomaru l’aveva raccolta in giro e l’aveva portata a casa? Non era da lui.

<< Devo andarmene? >> chiese Rin, tristemente.

Jaken fece una smorfia.

<< Il signor Sesshomaru non ha detto nulla. Se Inuyasha non dice nulla puoi rimanere >>

<< Signorino Inuyasha! >> disse una vocina dall’ingresso, seguita da un rumoroso schiaffo.

<< Ah, sei tu vecchio Miyoga >> disse un’altra voce. Dopo pochi secondi, un altro demone, simile a Sesshomaru, ma più giovane e sicuramente meno elegante, entrò nella cucina, con in mano un esserino saltellante. Era un demone pulce.

<< E questa chi è? >> chiese Inuyasha storcendo il naso. Quella bambina puzzava di sporco, terra, abiti vecchi, e chi più ne ha…

<< E’ una protetta del signor Sesshomaru >> rispose Jaken scontroso.

<< Posso restare? >> chiese Rin unendo le mani, speranzosa.

Inuyasha la guardò per bene, per poi fare spallucce.

<< Mah, fai come ti pare. Basta che vai a farti un bagno >> disse voltandosi e sparendo oltre la porta.

Jaken sospirò.

<< Seguimi, il bagno è da questa parte. Presumo che tu non vada a scuola, giusto? >>

Rin annuì energicamente. Mai frequentata.

<< Allora ti porterò a iscriverti domani >> disse il piccolo demone, ormai rassegnato alla presenza della bambina dentro casa.

Inuyasha si lasciò cadere sul letto.

<< Com’è andata la serata? >> chiese il vecchio Miyoga, saltellando sul cuscino.

L’hanyou rimase in silenzio a pensare alla festa. Gli apparve l’immagine di Kagome, come se fosse lì, davanti a lui.

Le labbra si incresparono in un debole sorriso.

<< Bene >>

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Capitolo 5
*** Luna ***


La vendetta

Riecco Kagome ed Inuyasha, in uno dei capitoli più lunghi che ho scritto fin’ora! Sto per raggiungere la storia (altri 3 e l’ho raggiunta) e allora penso che ne pubblicherò uno al giorno circa, se mio fratello non occupa il pc. Da questo momento ho cominciato a progettare i dialoghi con Emiko (in origine la fanfict me l'aveva commissionata lei, ma non so bene come abbiamo finito per farla assieme!). Questo cap volevo pubblicarlo domani, ma ho letto un commento e ho deciso di fare la pazzia di pubblicarlo XD

Grazie a tutti voi che leggete!

Luna




Kagome si asciugava i capelli distrattamente, davanti allo specchio.

La sua mente era totalmente assente.

Ormai erano diversi giorni che stava in quella condizione. Non riusciva a concentrarsi su nulla, come se la sua testa non fosse al suo posto. Agiva per forza d’inerzia, e non aveva voglia di fare nulla.

Si toccò qualche ciocca, per assicurarsi che i capelli fossero asciutti. Al momento, sembrava di si. Spense il phon, e si lasciò cadere sul letto. Un’altra giornata era passata, e lei si era tenuta alla larga da Inuyasha, almeno per quanto le consentiva il piano. Si era pentita della sua proposta di fare da esca. Adesso come faceva?

Il pensiero tornò a quel momento, al distributore, e Kagome si fece paonazza.

<< STUPIDO! >> urlò prendendo a pugni il cuscino.

Se ne pentì subito. Sota fece irruzione nella stanza per sapere cos’era successo, e Kagome fu costretta a dire la prima balla che gli venne in mente per cacciarlo via.

Sospirando, affondò il volto nel cuscino. Non voleva continuare così. Doveva dire a Kikyo che non ne voleva più sapere di vendette.

Il giorno successivo, Kagome fu svegliata da un tuono. Alzò la tapparella alla finestra, e il vetro venne investito immediatamente dall’acqua. Pioveva a vento. Anzi, diluviava.

La ragazza sbuffò. Con quel tempo, non poteva certo andare a scuola. Si vestì comunque, nel caso spiovesse, e lanciò i libri nella cartella. Quando scese a colazione, si accorse che non c’era nessuno in cucina. E solo allora guardò l’orologio. Erano appena le 7.

Si preparò la colazione e il bento da sola, visto che non aveva niente da fare di meglio. Non c’era abituata, ma comunque non era una cattiva cuoca. Preparò la colazione anche per il resto della famiglia, e il pranzo per Sota.

Quando squillò il campanello, Kagome rimase sorpresa. Chi poteva essere a quell’ora del mattino? La mente corse a lui, e Kagome scacciò immediatamente il pensiero arrossendo. Erano giorni che andava avanti così, tutto per colpa sua e di quel suo stupido… La ragazza scosse la testa, ed aprì la porta.

Erano Sango e Kohaku, entrambi con impermeabile e ombrello.

<< Sango, cosa ci fai qui a quest’ora? >> chiese Kagome sorpresa e… era delusione l’altra sensazione che provava? Si convinse a forza che era sollievo per non aver trovato lui alla porta.

<< Ho pensato che con questa pioggia ti sarebbe stato utile un passaggio. Scusa l’ora, ma papà ci accompagna prima di andare a lavoro >> rispose Sango sgrullando l’ombrello sotto la tettoia.

<< Grazie mille, mi serviva proprio >> disse Kagome << vado a scrivere un biglietto per dire che sono uscita e che ho fatto io il pranzo di Sota >>

<< Se lo svegli e fa in fretta a prepararsi, portiamo anche lui. Tanto va alla mia stessa scuola >> propose Kohaku.

Kagome andò a svegliare il fratello, che si preparò in tempo di record, e nell’attesa, scrisse alla madre che erano andati a scuola accompagnati dal padre di Sango.

Quando Sota fu pronto, uscirono di fretta sotto alla pioggia, e nonostante gli ombrelli e gli impermeabili, si bagnarono le gambe. A Kagome si rovesciò l’ombrello, e quindi aveva anche i capelli zuppi.

<< Buongiorno ragazzi, ottima giornata per fare una bella doccia >> li salutò il padre di Sango quando entrarono in macchina.

Kagome, forse per il fatto che si era bagnata veramente, non riuscì a ridere della battuta. Oltretutto, in quel breve silenzio, nel quale accompagnarono Sota e Kohaku, la sua mente volò nuovamente via.

<< Kagome? Ehi, Kagome? >>

La ragazza si riscosse, e si concentrò il più possibile su Sango.

<< Si, dimmi >>

<< Oggi non hai l’interrogazione di storia? >> chiese la ragazza, abituata ormai allo strano comportamento di Kagome dell’ultimo periodo.

<< Ah, giusto >>

<< Hai studiato? >>

<< No >>. Kagome si sorprese della tranquillità con cui lo diceva. Normalmente sarebbe stata terrorizzata.

Sango alzò gli occhi al cielo, rassegnata.

Arrivate a scuola, si fermarono sotto il portico in attesa che aprisse. Il padre di Sango le scaricò li davanti e andò al lavoro.

Adesso che erano da sole, Sango poteva partire all’attacco.

<< Senti, Kagome, sei proprio sicura che vada tutto bene? >> chiese come tutte le mattine.

L’altra annuì, persa nei suoi pensieri.

Devo passare alle maniere forti… pensò Sango, voltandosi quindi dall’altra parte e assumendo un’espressione sorpresa.

<< Oh, c’è Inuyasha >>

<< CHE? >> urlò Kagome affacciandosi per vedere.

Sango si voltò a guardarla vittoriosa.

<< Oh, allora dici che va tutto bene? >>

Kagome tossì, in evidente difficoltà. Non poteva dire a Sango del piano, né di quella sera alla festa. Ma non riusciva a nascondere il suo evidente stato di stordimento. Oltretutto, lei stessa non capiva del perché fosse rimasta così scioccata.

Riuscì ad eludere le domande di Sango fino all’apertura della scuola. Erano le prime. O almeno, così credeva Kagome. Entrando in classe, trovò Inuyasha seduto sul banco, come suo solito. Lui alzò lentamente lo sguardo su di lei.

<<Giorno >> disse tranquillamente.

Kagome riuscì a dire una sola frase, in quel momento.

<< Che ci fai tu qui? >>

<< Bè, sai com’è, oggi c’è scuola ed io sono uno studente. Sarebbe preoccupante se non ci fossi >> rispose lui scontroso.

<< No, non intendevo questo >> disse Kagome scuotendo il capo << io e Sango siamo rimaste all’entrata fino ad ora, e tu non sei passato. E poi non sei bagnato, come hai fatto? >>

Lui indicò la finestra. Anche se era chiusa, la ragazza cominciò a capire.

<< Sei entrato dalla finestra? >> chiese con evidente sorpresa.

<< E prima che cominciasse a piovere >> terminò lui. Era socievole quella mattina. Troppo socievole, per i gusti di Kagome.

Koga fece irruzione nella classe, seguito da Ayame.

<< Sempai, aspettami! >>

<< No, ho sentito l’odore di Kagome >> disse lui, sorridendo soddisfatto non appena la vide << Avevo ragione! Visto Ayame? E tu che dicevi che non c’era >>

La ragazza mormorò qualcosa imbronciata. Era chiarissimo che aveva cercato di evitare che Koga andasse da lei mentendo.

<< K… Koga? Anche tu sei qui? E anche Ayame! >> disse Kagome, sempre più sorpresa.

<< C’è anche Sesshomaru, se ti consola >> aggiunse Inuyasha, che adesso stava squadrando Koga.

Kagome si sedette. Possibile che tutti gli youkai della scuola fossero entrati dalla finestra prima che cominciasse a piovere?

<< Arrivate a quest’ora tutte le mattine? >> domandò la ragazza perplessa.

<< No, ma oggi era meglio arrivare in anticipo, giudicando il tempaccio >> rispose Koga, anche lui occupato a fulminare Inuyasha con lo sguardo.

Non passò molto, prima che i due cominciassero a ringhiare. Ayame se ne teneva fuori, dato che non voleva essere coinvolta. Se ne andò dalla classe con la scusa di dover chiedere una spiegazione al professor Totosai sulla lezione di giapponese antico della settimana scorsa.

<< Ehi tu >> cominciò Inuyasha, senza alzarsi.

<< Che vuoi, cagnaccio? >> ringhiò Koga.

<< Vuoi andartene dalla mia classe? Comincia a puzzare di lupo >>

<< La tua classe, eh? E se non me ne andassi? >> chiese lui con fare strafottente.

Inuyasha scattò in piedi, e Koga si mise in guardia.

<< Non riuscirai a prendermi neanche volendo >> disse il lupo ridacchiando.

<< Non riderai più quando ti avrò fatto a fettine >> ringhiò Inuyasha facendo scrocchiare le ossa della mano e tenendo pronti gli artigli.

<< Voi due >> ringhiò una terza voce, facendoli voltare entrambi. Rimasero sorpresi scoprendo che il ringhio proveniva da Kagome.

<< Se non la smettete subito, oggi è il giorno che mi arrabbio, chiaro? >> continuò lei, con lo sguardo basso.

<< E cosa fares… >> cominciò Inuyasha, ma si azzittì immediatamente, quando venne raggiunto dallo sguardo fulminante di Kagome.

<< Sono stata chiara? >> ripeté la ragazza, stringendo con la mano la sedia accanto alla sua.

Inuyasha la guardava perplesso. Quella non era Kagome! E poi cosa voleva fare con quella sedia? Lanciargliela? L’avrebbe evitata facilmente, ma non era proprio da lei. Sbuffando, l’hanyou si risedette, incrociando le braccia.

<< Mah, mi è passata la voglia di picchiarti >>

Koga fece per ribbattere, ma nemmeno lui fu risparmiato dallo sguardo di Kagome. Si immobilizzò, spaventato da quel lato sconosciuto della ragazza, prima di andarsene inventando la scusa che la preside lo aveva chiamato in presidenza poco prima.

Kagome sospirò. Quella mattina era proprio nervosa. Forse per l’insistenza di Sango.

Con il passare del tempo, la scuola si popolò, ma dato che continuava a diluviare, gli studenti umani erano la metà.

Quel giorno, il tempo passò in fretta. Come ogni giorno, Kagome si fece dare il pranzo da Sango, e ne lasciò un po’ per Inuyasha. Non c’era Kikyo, ma Miroku fece arrabbiare Sango, che quindi smise di assillare Kagome. Sembrava che la ragazza del giorno fosse una certa Sara dell’ultimo anno.

Al ritorno, dato che aveva finalmente spiovuto, Kagome tornò a piedi, e passò a prendere Sota a scuola.

Lo trovò mentre parlava con una bambina e un piccolo demone volpe. Riconobbe la bimba, era quella che seguiva Sesshomaru la notte della festa.

<< Ciao sorellona, sei passata a prendermi? >> chiese Sota.

<< Che bello, Kagome! >> disse allegro Shippou, il piccolo youkai << non ti vedevo da tanto tempo, mi mancavi >>

<< Ciao Shippou, e ciao anche a te >> disse rivolgendosi alla bimba << io sono la sorella di Sota, mi chiamo Kagome >>

<< Io sono Rin, piacere! >> rispose la bimba sorridendo.

<< Conosci Sesshomaru? >> chiese Kagome curiosa.

<< Certo, il signor Sesshomaru è sempre gentilissimo con me. Abito da lui >> rispose Rin.

Kagome rimase di stucco. Sesshomaru si divertiva ad adottare bambini?

<< Conoscerai anche Inuyasha allora. Io sono in classe con lui >>

Rin annuì allegramente.

<< Sorellona, possono venire a studiare a casa da noi, oggi? >> chiese Sota speranzoso.

Kagome annuì, e si avviarono a casa. Si sentiva come una baby-sitter con tutti quei bambini attorno. Shippou stava accoccolato sulla sua spalla, con la folta coda che dondolava da una parte all’altra.

Anche a casa, Kagome fu occupata nelle faccende fino a sera. Alla fine della giornata era letteralmente distrutta.

<< Io vado a dormire >> disse subito dopo aver finito di mangiare.

<< Vai pure, Kagome, sparecchio io >> disse la madre premurosamente.

Kagome salì le scale con una lentezza esagerata, e arrivata nella stanza si buttò sul letto sfinita. Ci mise parecchio a convincersi ad andare al bagno e a mettersi il pigiama. Si accoccolò sotto le coperte, prese un respiro profondo e spense la luce.

Dopo pochi minuti, la madre bussò alla porta.

<< Kagome, sei sveglia? C’è un tuo amico alla porta >>

Un amico? Kagome si sollevò, dandosi una sistemata ai capelli. Chi poteva essere? Se Miroku aveva litigato con Sango di brutto, forse voleva un consiglio. Ma era strano che sua madre non lo avesse chiamato per nome. Che fosse Hojo? Oppure… oh, Koga no!

Scese le scale di malavoglia, e improvvisamente, si svegliò.

Aveva davanti un ragazzo in jeans larghi e maglione, con dei lunghissimi capelli neri. Quei capelli, gli ricordavano qualcuno…

<< Ehm… scusami ma tu… >> cominciò, intimorita dallo sguardo di quel ragazzo.

<< Senti, mi sento a disagio qui davanti, non vorrei che mi vedesse qualcuno >> la interruppe lui rapidamente << posso entrare? >>

Quella voce… e quei capelli! Ed era alto uguale! Kagome si concentrò un attimo sugli occhi. Erano scuri, ma riuscì a distinguere la pupilla felina.

<< Non ci posso credere! Inuyasha! Che cosa ti è successo? >> chiese sconvolta.

<< Sesshomaru mi ha cacciato di casa. Posso restare qui? >>

<< “Sesshomaru mi ha cacciato di casa”? Che razza di… >>

<< Ti prego >> mormorò lanciando un’occhiata alle sue spalle. Kagome si voltò di scatto, e vide che il nonno la spiava dalla cucina.

<< Tutto a posto, Kagome? >> chiese lui con fare disinteressato.

<< Ehm… Inuyasha mi ha appena detto che Hojo lo ha chiamato per dirgli che domani inglese fa un compito a sorpresa. Ci toccherà studiare tutta la notte, mi dispiace >> inventò la ragazza sul momento. Si sorprese della naturalezza con cui uscì quella bugia.

<< Posso studiare con Kagome? >> chiese rapidamente Inuyasha.

Il nonno inarcò le sopracciglia.

<< Kagome non è brava in inglese >>

<< Oh, mi creda, io sono peggio >> commentò il ragazzo con un’espressione tale che il nonno si convinse, e sparì oltre la porta.

Kagome rimase a fissare Inuyasha incredula per un minuto buono, finché lui non la guardò male.

<< Che c’è? >> chiese scontroso.

Kagome si riscosse, e scuotendo la testa lo accompagno in salotto.

<< Vado a prendere i libri >> disse avviandosi verso la porta.

<< Ma non c’è inglese domani >> fece notare il ragazzo perplesso.

<< Ma loro devono crederlo >> sibilò lei, infastidita dalla bugia che aveva detto.

Inuyasha la osservò a lungo, come per capire il perché fosse così scocciata. Non capiva nemmeno perché dovesse dare tutte quelle spiegazioni. Lui non diceva mai nulla alla sua “famiglia”, né loro se ne interessavano.

Aspettò il ritorno di Kagome con il gomito sul tavolo e il mento sorretto dalla mano. Fissava distrattamente l’arredamento della stanza. Capì che la ragazza stava tornando non appena sentì il suo odore. In quel luogo stava quasi ovunque.

Lei richiuse la porta, e posò i tomi e i quaderni sul tavolo.

<< Ho preso un quaderno anche per te. Fingi di studiare, almeno se entrano avremo una scusa >>

<< Ti sto mettendo in difficoltà? >> domandò lui scrutandola. A Kagome dava fastidio quello sguardo. Era come se cercasse di capire cosa stava pensando.

<< Bè, piombare a casa mia alle dieci di sera non è l’idea migliore che tu potessi trovare >> rispose lei. Fu molto più pungente di quanto volesse. Alla fine non le dispiaceva troppo.

Lui distolse lo sguardo, ma non sembrava dispiaciuto. Anche se la sua espressione era illeggibile, Kagome avrebbe giurato che stava ridendo tra sé e sé.

<< Allora… >> cominciò disponendo i libri sul tavolo << perché Sesshomaru ti ha cacciato? >>

L’hanyou si voltò a guardarla sorpreso.

<< Non si nota? >>

Kagome capì che la stava prendendo in giro.

<< E allora? Io mica ti ho buttato fuori! E poi mi spieghi che cosa ti è successo? I capelli, gli occhi… che fine hanno fatto le tue orecchie da cane? >>

Lui sospirò rassegnato. Adesso era obbligato a spiegargli quella situazione. Un’altra persona a conoscenza del suo segreto.

<< Ad essere precisi >> cominciò incrociando le braccia << non ho più neanche gli artigli e le zanne. E lo stesso vale per la forza e l’aura demoniaca >>

<< Oh, adesso è tutto più chiaro >> disse lei rassegnata, appoggiando le braccia incrociate sul tavolo.

<< Davvero non sai nulla degli hanyou? >>

<< No, altrimenti non te lo chiederei, non trovi? >> Voleva sembrare arrabbiata, ma era talmente stanca che finì per sbadigliare.

<< Allora, secondo te cosa porta la presenza di sangue umano in un corpo demoniaco? >> domandò lui assumendo un espressione divertita.

<< Cos’è, un quiz? >>

<< Forse >>

<< E va bene, >> sospirò la ragazza cercando di concentrarsi << forse sei meno forte di un demone completo? >>

Sembrò infastidito da questa teoria.

<< Ti sembro secondo a Koga? >>. Sembrava che stesse trattenendo un ringhio.

<< No, in effetti no >> ammise lei abbassando gli occhi sul tavolo.

Lui si calmò, ma aspettò prima di continuare, forse per assicurarsi che la ragazza non tirasse fuori altre teorie.

<< Il sangue umano è debole, quindi è ovvio che siamo più deboli degli youkai, ma non lo siamo sempre. Solo in un momento, una volta ogni mese. Perdiamo il potere demoniaco, e diventiamo dei semplici umani. Come ora >>

<< Allora ogni quattordici del mese diventi così? >> chiese lei, cercando di abituarsi all’idea.

<< No, scema! Il mese lunare! >>

<< Ah, allora oggi è… >> rifletté, ignorando le reazioni esagerate dell’hanyou.

<< E’ luna nuova >> borbottò lui.

<< Allora tutti gli hanyou diventano umani durante il novilunio? >>

<< No, solo io. Ognuno ha un giorno diverso, il fatto che per me sia il novilunio è solo una coincidenza >> precisò il ragazzo pazientemente.

Kagome si chiuse in silenzio, riflettendo sulle nuove scoperte del giorno.

<< Ma allora >> disse quasi in un sussurro << avete anche un giorno in cui il potere demoniaco è maggiore >>

Inuyasha la guardò perplesso.

<< Come? >>

<< Dico, c’è un giorno in cui diventate del tutto demoni? >> ripeté lei ad alta voce. Doveva abituarsi al pensiero che, in forma umana, l’udito di Inuyasha era come il suo.

Si irrigidì. Probabilmente non era la domanda giusta da fare.

<< No. Quello succede di rado, ed è meglio che non succeda >> tagliò corto, concentrandosi sul libro che, Kagome sapeva, non gli interessava affatto. Anche se era curiosa, decise di evitare altre domande sull’argomento. Si alzò, e si sedette sul divano, sfinita, seguita dallo sguardo perplesso del ragazzo.

<< Che fai? >>

<< A quest’ora saranno andati tutti a letto. E’ mezzanotte passata. E io non ce la faccio a stare seduta davanti ai libri >> rispose lei assonnata. Prese tra le braccia un cuscino, e fece un respiro profondo. Sarebbe crollata molto presto; sperava solo che non entrasse nessuno, che stessero veramente dormendo tutti.

Si accorse a malapena di Inuyasha, quando si sedette accanto a lei.

<< Ehi >>

<< Si? >> chiese lui fissandola.

<< Dove vai di solito, quando diventi così? >> domandò lei curiosa.

<< In giro >> rispose lui tranquillo.

<< Per tutta la notte? >> chiese perplessa.

<< Sicuro >> disse il ragazzo con sicurezza, come se fosse la cosa più normale del mondo.

<< Ehi >>

<< Mhh? >> mugolò lei, chiudendo gli occhi.

<< Se vuoi dormire me ne vado >> propose il ragazzo distogliendo lo sguardo.

Kagome aprì gli occhi a sufficienza per vederlo. Sembrava dispiaciuto.

<< No, non hai ancora risposto >> disse dopo un lungo silenzio.

<< A cosa? >> chiese lui voltandosi a guardarla, perplesso.

<< Non mi hai detto perché Sesshomaru ti ha cacciato di casa >>

Lui non rispose. La ragazza cominciò ad avere il dubbio che quella storia non c’entrasse nulla con la trasformazione.

<< Bè, non è che mi ha cacciato >> disse lui concentrandosi su un cuscino. Kagome spalancò gli occhi e si raddrizzò a fissarlo.

<< Come? >> chiese tra il perplesso e l’arrabbiato.

<< A dire il vero, lui non mi sopporta quando sono così per via del mio odore – non lo sopporta neppure quando sono normale, in realtà – ma sono io che non riesco a sopportare lui >> spiegò il ragazzo, sempre evitando lo sguardo indagatore di Kagome.

<< Non capisco >> ammise lei, cedendo alla curiosità.

<< Ecco, il fatto è che lui non lo dice chiaramente, ma io capisco che è infastidito. E poi, non riesco a sopportare il suo sguardo pietoso e infastidito >>

Kagome rimase in silenzio, riflettendo su quelle ultime parole. Possibile che Sesshomaru lo guardasse in quel modo? In fondo erano fratelli!

<< Ma, continuo a non capire… >>

<< Cosa? >> chiese lui inarcando le sopracciglia.

<< Anche io ti guardo in modo strano, perché non sono abituata a vederti così. Il mio sguardo non ti dà fastidio? >>

<< Bè, no >>

Kagome si accoccolò nuovamente sul divano, ma continuò a fissarlo, in attesa di una risposta più esauriente. Alla fine, Inuyasha si arrese.

<< Il fatto è che il tuo sguardo è molto diverso da quello di Sesshomaru. Non è infastidito come il suo. E poi… >> aggiunse incrociando finalmente con lo sguardo gli occhi di Kagome << …con te non mi vergogno >>

La ragazza distolse lo sguardo in fretta, arrossendo. Ma cosa stava dicendo, così d’improvviso?

Rimasero in silenzio a lungo, Inuyasha fissava il pavimento concentrato.

<< Senti, Kagome… >> cominciò voltandosi a guardarla. Lei stava immobile, respirando regolarmente.

<< Kagome? >> la chiamò lui nuovamente. Nessuna risposta. Si era addormentata.

Il ragazzo sospirò, appoggiandosi allo schienale.

<< …Inuyasha… >> mormorò Kagome nel sonno, girandosi improvvisamente. Inuyasha se la ritrovò appoggiata sulla spalla e con un braccio sul petto. Arrossì di colpo, fissandola sorpreso.

<< Cielo, fai che non entri nessuno >> pregò lui in un sussurro. La abbracciò, mentre lei si accoccolava sul suo petto sorridendo.

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Capitolo 6
*** Il primo ritardo di Inuyasha ***


La vendetta

Rieccomi con il capitolo del giorno. Oggi penso che non riuscirò a metterne altri (poi chissà, si può sempre sperare!), perché devo cominciare a progettare una storia per un concorso! Spero di mantenere la media di un cap al giorno, per non lasciarvi sulle spine troppo a lungo (anche io odio quando una fic non continua per mesi XD). Baci a tutti!

Il primo ritardo di Inuyasha




Kagome si svegliò. Era quasi certa di aver sentito la porta di casa che si chiudeva, ma dalla sua stanza non poteva averlo sentito. Si sollevò lentamente, stropicciandosi gli occhi. Ci mise un po’, prima di realizzare che era in salone. Aveva la sua trapunta che la copriva. Perché era lì?

Improvvisamente, ricordò tutto del giorno precedente: Inuyasha, il Novilunio, perché era venuto lì.

<< Inuyasha? >> chiamò sottovoce. Si sentiva una stupida. Non rispose nessuno, che si fosse sognata tutto? Vide i libri di inglese sparsi sul tavolo. Era impossibile che fosse stato un sogno. Ma chi l’aveva coperta con la trapunta? Inuyasha era salito in camera sua a prenderla?

Sospirò. Era inutile farsi tutte queste domande. Si alzò, e riportò il piumone nella sua stanza. Fece un secondo viaggio per i libri.

<< Kagome, sei già in piedi? >> chiamò la madre, uscendo dalla sua stanza.

<< Oh, mamma, mi sono svegliata poco fa >> rispose lei, lanciando i libri del giorno nella cartella.

<< Il tuo amico? >>

<< Oh >> disse Kagome arrossendo << è andato via dopo un po’ che studiavamo >>

Quando la madre scese a preparare la colazione, Kagome si rifugiò sotto la doccia. Se anche sua mare si ricordava di Inuyasha, era davvero venuto là.

Sospirando, si mise la divisa scolastica, e scese le scale.

<< Esci subito, Kagome? >> chiese la madre vedendola mangiare rapidamente.

<< Si, non voglio arrivare in ritardo >> rispose Kagome, tagliando corto. Prima ancora che Sota fosse sceso a mangiare, lei era già uscita.

Era una mattinata fredda, Kagome si affrettò ad arrivare alla metro. Essendo in anticipo, non era troppo affollata.

Incrociò Hojo e Yuka alla fermata, così fece il tratto di strada fino alla scuola in compagnia.

<< Senti Kagome, hai studiato storia? >> chiese Yuka d’un tratto.

Kagome impallidì.

<< S…storia? >> balbettò con una faccia da funerale.

<< Si, oggi interroga, non hai ricevuto il giro di telefonate? >>

Il suo silenzio fu eloquente. Hojo cambiò il discorso, ma Kagome rimase zitta fino al suo arrivo a scuola.

Sango cercò di calmarla con l’aiuto di Miroku, ma finirono per litigare tra loro riguardo una certa Shima del primo anno, che, secondo Sango, gli stava facendo la corte.

Kagome andò totalmente nel panico. Kikyo tentò di tranquillizzarla.

<< Guarda, Kagome, se tu fingi di sapere tutto, con sguardo sicuro, lui non ti chiamerà per dispetto. Io lo faccio sempre >> le consigliò con tranquillità.

<< Parli facile tu, hai sempre lo sguardo sicuro! >> borbottò la cugina dirigendosi verso la sua classe.

Posò la cartella sul banco, e si sedette. Aveva l’impressione che mancasse qualcosa. La cartella ce l’aveva, il banco era al suo posto, la borsa era sopra… sopra?!

Scattò in piedi fissando il banco incredula. Era impossibile! Ogni giorno, per tre anni, Inuyasha era stato seduto su quel banco tutte le mattine. Che fine aveva fatto quella mattina?

La campanella squillò, e una risata riportò Kagome alla realtà.

<< Kuhuhuhu… Buongiorno studenti, pronti al massacro? >> disse il professor Naraku con un ghigno, entrando al preciso squillo della campana.

Kagome deglutì. Credeva che fosse impossibile risollevare il suo umore, in preda al terrore, in presenza di Naraku, ma quando Inuyasha si fiondò nella classe, con la borsa a tracolla e tutto sudato per la corsa, si illuminò.

<< Kuhuhuhu, Inuyasha. Adesso arriviamo anche in ritardo? Sono sicuro che preferisci restare fuori dalla classe >>

<< Ma prof, è arrivato solo con quattro secondi di ritardo! >>

Tutta la classe si voltò a fissare Kagome. Primo, perché nessuno, prima d’ora, si era opposto a una decisione di Naraku. Secondo… Kagome che difendeva Inuyasha? Questo era impossibile, come il sole che sorge ad occidente!

Naraku rimase a fissarla in silenzio, spiazzato. Ma questo non durò che per pochi secondi. Il solito ghigno riapparve sul suo volto.

<< Ebbene, questo mi porta a pensare che la signorina Higurashi desidera essere interrogata per prima >> disse fissandola maligno con gli occhi rossi.

Kagome deglutì. Ora si che erano guai. Il poco colorito che aveva riacquistato sparì, e il suo cervello cominciò a fare i capricci.

Ehm… allora, di cosa parlava il modulo numero 8? C’era una data importante, ne sono sicura, qual’era? cominciò a pensare mentre si avviava alla lavagna. Se avesse potuto vedersi, avrebbe notato che strava tremando come una foglia.

Inuyasha la guardava severo, come per rimproverargli un gesto molto stupido.

<< Molto bene, Higurashi. Il tuo sacrificio permette a Inuyasha di rimanere in classe… ad aspettare il suo turno. Si, perché tu sarai il secondo >> aggiunse in tono minaccioso all’occhiata innocente dell’hanyou che si avviava al banco.

<< Allora, Higurashi, parlami dell’argomento del giorno >> disse poggiandosi comodamente alla cattedra.

<< A…argomento? >> balbettò Kagome cominciando a torturarsi le dita.

<< Si, Higurashi, argomento. E’ una parola, sai >>

La classe trattenne una risata. Pessimo inizio, Kagome cominciò a sudare freddo.

Questo finché la porta non venne spalancata con una… folata di vento?

Naraku osservò l’entrata infastidito, mentre Kagome rimaneva immobile al suo posto.

<< Professoressa Kagura. Solitamente, si bussa >> disse con un ghigno.

<< Tu bussi alla mia porta, Naraku? >> chiese lei entrando, aprendo il ventaglio minacciosa. Gli studenti si rifugiarono sotto i banchi.

<< Ebbene, cosa desidera? >>

Kagura fissò il suo sguardo su Kagome.

<< Lei. Mi serve >> disse rapida e gelida. Kagome si irrigidì al “Kuhuhuhu” che ne seguì.

<< E’ interrogata, Kagura, mi spiace. Ritenta un'altra volta >> disse Naraku ridacchiando.

<< Ah si? >> disse lei, sorridendo furba << Ho il permesso della preside di convocare tutti gli studenti che voglio per organizzare lo spettacolo natalizio. Vuoi discutere con lei? >>

Naraku la squadrò.

<< Ebbene, prenditela. Mi divertirò con il prossimo >>

Kagome lanciò un’occhiata preoccupata a Inuyasha, che a sua volta stava guardando la scena incredulo, ed era l’unico a non essersi rifugiato sotto il suo banco.

Anche lui la guardò, con uno… sguardo implorante? Forse era solo una sua impressione.

Sango entrò, alle spalle di Kagura, accompagnata da Kikyo, forse per assicurarsi che la professoressa non avesse affettato nessuno.

<< Bene, Higurashi, vieni con me >> disse lei voltandosi. Kagome fissò Inuyasha un’altra volta. Era decisamente implorante. Si rivolse a Sango, con il medesimo sguardo. L’amica la guardò perplessa, fu Kikyo a capire quello scambio di occhiate. Sussurrò qualcosa a Sango, che la guardò confusa.

<< Allora? Muoviamoci, non abbiamo tutto l’anno per questo spettacolo. Oppure preferisci restare all’interrogazione, Kagome? >> chiese Kagura divertita. Sango si avvicinò alla professoressa.

<< Ehm, scusi, stavo pensando… >> cominciò la ragazza, per poi sussurrarle qualcosa all’orecchio.

<< Oh, giusto… ci sarà utile >> approvò lei, per poi indicare Inuyasha << Tu, vieni con me >>

<< Anche lui? >> ringhiò Naraku fulminandola. Ma lei non si preoccupò minimamente di quello sguardo.

<< Si, anche lui >> disse calma, sventolandosi con il ventaglio.

<< Posso conoscere la sua utilità? >> chiese Naraku visibilmente irritato.

<< Stiamo risparmiando, quindi usiamo gli youkai come operai >> spiegò Kagura alzando il mento, con un gesto di superiorità.

<< Non è uno youkai! >> ringhiò lui, alzandosi in piedi.

<< Oh, sono sicura che lui e Koga formeranno un’ottima squadra. D’altronde, Sesshomaru si è rifiutato, ho bisogno di un sostituto >> rispose lei facendogli cenno di seguirla. Inuyasha si alzò e si avviò alla porta. Prima di uscire, seguito da Kagome, la sua occhiata verso Naraku fu eloquente… “Non ridi più adesso, eh?”

Kikyo affiancò Kagome, rapidamente, mentre la ragazza assaporava la libertà dei corridoi scolastici.

<< Ho fatto bene a dirgli di farlo uscire? >> mormorò lanciando un’occhiata a Inuyasha.

<< Oh, non sai quanto! E’ colpa mia se Naraku voleva massacrarlo >> rispose lei in un sussurrò.

<< Kikyo! Sango! >> chiamò Kagura, e le ragazze la raggiunsero subito << Andate a chiamare le vostre classi, e Ayame e Jinenji del secondo della prima sezione. Così possiamo cominciare a lavorare >>

Le due annuirono, e li superarono dirigendosi alle classi. Kagome rimase con Inuyasha, mentre Kagura entrava in sala professori per prendere il progetto dello spettacolo.

<< Ehm… >> cominciò lei, evitando il suo sguardo << come mai sei arrivato in ritardo? >>

<< Perché sono dovuto tornare a casa a cambiarmi dopo che sono rimasto da te >> disse lui fissandola, fino a costringerla a guardarlo negli occhi ambrati. Non era più abituata a vederlo così, dopo aver passato una notte intera con lui in forma umana.

<< Perché mi guardi strano? >> chiese perplesso.

<< Mi sto riabituando alla presenza delle orecchie da cane >> commentò lei ironica. Lui distolse lo sguardo. Era sicura che stesse trattenendo un sorriso.

<< Sei stata sciocca prima. Mi andava bene di restare fuori dalla classe >> la rimproverò pensando all’interrogazione appena evitata.

<< Oh, scusa allora! La prossima volta te la cavi da solo >> brontolò lei distogliendo lo sguardo a sua volta. Cafone.

Lui sospirò rassegnato.

<< Scema, non dico che mi è dispiaciuto! Ma dovresti pensare di più a te. Io ho una vita per recuperare gli anni scolastici, tu no >>

Kagome non sapeva se mantenere la modalità arrabbiata. Non le andava di litigarci.

<< Quanti anni hai? >>. La domanda le uscì spontanea. Inuyasha rimase sorpreso, ma sorrise.

<< Vuoi saperlo? Puoi metterti paura >> disse ridacchiando.

<< Non prendermi in giro! Non mi spaventerò >> brontolò lei, fissandolo convinta.

<< Ho circa duecento anni >> disse con un sorriso soddisfatto.

<< COSA?! >> urlò lei, ma Inuyasha le tappò immediatamente la bocca.

<< Sei impazzita? E meno male che non ti spaventavi! >> ringhiò lui fissandola severo.

<< S…scusa >> balbettò lei << ma sono rimasta sorpresa >> ammise arrossendo.

<< Perché arrosisci? >> chiese l’hanyou perplesso. Kagome non rispose. Forse, FORSE, un giorno gli avrebbe domandato il pensiero che le ronzava nella testa in quel momento.

<< Ehi, pretendo la mia porzione di pranzo anche oggi >> ridacchiò lui cambiando discorso.

<< E chi ti dice che te lo darò? >> lo stuzzicò lei, curiosa della risposta.

Lui non rispose subito, ma alla fine sorrise maligno.

<< Sai, parli nel sonno >> disse osservandola minaccioso << ci sono delle cose interessanti che la gente potrebbe venire a sapere >>

Kagome arrossì improvvisamente.

<< Oh no! Non mi dire che hai sentito quello che ho detto >>

<< Tu avrai pure dormito, ma io ho passato la notte in bianco >> disse lui serio.

Kagome lo fissò imbronciata.

<< E va bene >> cedette infine << avrai il pranzo >>

Lui sorrise soddisfatto, e Kagome vide Sango che li raggiungeva con Ayame e Jinenji, il figlio dell’infermiera. Anche lui era un hanyou, ma non era fortunato come Inuyasha. Non aveva molto di umano, ma uno strano muso da tasso e due grandissimi occhi azzurri. Inoltre era altissimo, e molto robusto. Ma, malgrado le apparenze, aveva un animo gentile, e non avrebbe fatto male a una mosca.

<< Kagome, devi farmi un monumento! Sono io ad averti proposto alla prof per lo spettacolo teatrale >> disse Sango raggiungendola. Kagome sorrise riconoscente. Qualunque, e dico qualunque cosa, era meglio di un’interrogazione di Naraku. Anche lo spettacolo teatrale.

Il corridoio si popolò, e Kagome cercò Inuyasha con lo sguardo per non perderlo di vista. Troppo tardi, era già impegnato in una discussione con Koga.

<< Vai sempai, prendilo a calci! >> tifava Ayame allegra. Il resto degli studenti si tirò indietro per non venire coinvolti.

<< Lo spettacolo natalizio è di competenza dell’ultimo anno, cosa ci fai tu qui? >> ringhiò Koga minaccioso.

<< Sono stato convocato, lupetto >> rispose lui beffardo, senza cedere alla provocazione. Incredibile, pensò Kagome.

<< Stamattina non c’eri, avrei sentito la tua puzza. Sei arrivato tardi? >> ridacchiò Koga incrociando le braccia. Inuyasha lo fulminò con lo sguardo. Ecco, come non detto.

<< E’ arrivato tardi per colpa tua >>. Kagome si prese un colpo. Sesshomaru era alle sue spalle, ma non l’aveva sentito arrivare. La sua voce profonda la spaventò.

<< C…come? >> balbettò confusa. Sesshomaru non le aveva mai rivolto la parola prima, era alquanto sorpresa.

<< Aveva il tuo odore addosso >> tagliò corto lui con il suo fare gelido, per poi superarla e andarsene. Kagome lo fissò allibita. Il suo odore addosso? Le voci dei due contendenti tornarono ad occupare le sue orecchie, e si voltò a guardare la discussione, che stava rapidamente degenerando in rissa.

<< Ti taglio a fette, massa di pulci! >> ringhiò Inuyasha facendo scrocchiare le mani.

<< Provaci, cane randagio >> lo aizzò Koga con sicurezza, guardandolo altezzoso.

Inuyasha si slanciò in avanti, quando sentì un vento improvviso, e si buttò a terra. Giusto in tempo. Koga lo imitò, e due lame di vento li sorpassarono. Entrambi avevano lo sguardo di chi è appena scampato alla morte.

<< Cosa state combinando, branco di incapaci? >> ringhiò Kagura chiudendo il ventaglio con uno scatto << vi sembra il momento di picchiarvi? >>

I due deglutirono, negando energicamente con la testa.

<< Tu, Inuyasha, tornatene in classe se devi darmi problemi >>

<< Ha comiciato lui >> brontolò l’hanyou. Kagome alzò gli occhi al cielo. Il solito infantile.

<< Non mi importa chi ha cominciato, vuoi tornare in classe? >> chiese lei minacciosa.

Inuyasha analizzò le due opzioni. Kagura o Naraku. Abbassò la testa sbuffando.

<< Scusi >> disse con un tono difficilmente udibile. Ma Kagura si accontentò, e fece cenno agli alunni di seguirla. Kagome si accorse in quel momento che, lei, Sango e Kikyo escluse, gli studenti erano tutti appiatiti sul pavimento.

Koga si alzò, ignorando Ayame che si offriva di aiutarlo, e se ne andò. Kagome, con un sospiro, raggiunse Inuyasha, che era rimasto seduto per terra crucciato.

<< Muoviamoci, o ci rimanda in classe davvero >> disse offrendogli una mano. Come Koga prima di lui, anche lui si alzò da solo ignorandola. Kagome sospirò, e lo seguì.

<< Ho visto Sesshomaru >> disse lei ignorando il suo fare scontroso << mi ha detto una cosa >>

Dato che lui non la degnava di uno sguardo, decise di continuare per conto suo.

<< Ha detto che avevi il mio odore addosso >>. Lui sussultò. << Perché? >> chiese allora lei curiosa.

Lui la guardò per un attimo, poi con un sorrisino furbo accellerò il passo, lasciandola indietro.

<< Ehi, Inuyasha! Rispondimi! E dai! >> gli urlò dietro lei fermandosi. Ma lui non la degnò di uno sguardo.

<< Uffa! Aspettami! >> gridò correndogli dietro.

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Capitolo 7
*** Capodanno ***


La vendetta

Capodanno




Kagome si sdraiò sul letto sfinita. Le vacanze di Natale stavano per finire, e dopo capodanno sarebbe ricominciata la scuola. Era appena rientrata da una uscita con Sango e Kikyo, per cercare un modo per liberarsi a capodanno. Voleva andare con loro a pregare al tempio per il nuovo anno, ma il nonno l’aveva obbligata a lavorare come sacerdotessa per aiutarlo. Lo stesso era toccato a Sota, ma almeno lui aveva trovato un compromesso. Sarebbe intervenuto solo se necessario, per il resto avrebbe passato il tempo con i suoi amici.

Kagome sospirò. Dopodomani era l’ultimo dell’anno, e lei non era riuscita a liberarsi.

Si addormentò tra questi pensieri, abbracciando il cuscino.

Il mattino successivo, si svegliò tardissimo. Lanciò un’occhiata torva alla sveglia, per accorgersi che era mezzogiorno passato, e balzò in piedi.

<< Oh no, avevo un appuntamento con Kikyo! >> urlò cercando i vestiti in tutta fretta. La stanza era completamente in disordine, e per terra c’era ancora il costume che aveva indossato alla recita natalizia. Non trovò la maglietta e la gonna che cercava, quindi si accontentò di un maglione pesante e un paio di jeans scolorati. Si tuffò sotto la doccia, evitando di bagnarsi i capelli, e si vestì in fretta.

<< Oh, buongiorno Kagome >> la salutò il nonno vedendola passare davanti alla porta della cucina di corsa.

<< Sono in ritardo, ci sentiamo più tardi! >> gridò lei dall’ingresso mentre si infilava le scarpe. Il nonno si sporse a fissarla perplesso, ma vide solo la porta chiudersi.

<< Questi giovani d’oggi, vanno sempre di corsa >> brontolò rimettendosi a leggere il giornale.

Kagome fece le scale del tempio di fretta, saltando i gradini due a due. Tutta quella fretta la fece inciampare verso la fine della rampa. Chiuse gli occhi di scattò e si rannicchiò, pronta a rotolare lungo i rimanenti gradini. Ma, incredibilmente, non toccò terra. Si sentì prendere da una presa di acciaio, e aprì gli occhi spaventata.

Inuyasha la stava fissando spaventato. Lei abbassò gli occhi, e si accorse che erano ancora a mezz’aria.

<< Ahhhh! >> urlò terrorizzata ancorandosi alla maglietta dell’hanyou.

<< Che ti urli, stupida! >> sbraitò lui atterrando sullo spiazzo tra le due scalinate del tempio, sotto il torii. Kagome era pallida come un cencio.

<< Ch…che paura >> balbettò mentre Inuyasha la poggiava a terra.

<< Sei impazzita? Fare tutte quelle scale di corsa è da matti! >> la sgridò visibilmente arrabbiato. Kagome si spaventò, la guardava come guardava Koga quando stava per attaccare.

<< S…sono in ritardo >> balbettò nuovamente cominciando a giocare imbarazzata con le mani. Che vergogna, farsi salvare da Inuyasha.

<< Allora vado >> disse lui scorbutico, voltandosi per scendere.

<< Aspetta! >> lo chiamò la ragazza. Lui si voltò perplesso. Era ancora arrabbiato.

<< Ehm… grazie per avermi presa >> disse arrossendo e distogliendo lo sguardo.

Inuyasha fece un respiro un profondo, a Kagome parve un sospiro.

<< La prossima volta fai attenzione >> rispose lui in tono più calmo.

<< Dove andavi? >> domandò lei rapida e curiosa, per cambiare discorso.

<< Un giro, così >> disse facendo spallucce. Era tornato socievole, almeno per i suoi parametri.

<< Ehm, scusa la domanda ma… io non ti ho visto sulle scale, come hai fatto a prendermi? >> chiese Kagome cominciando a scendere le scale. Lui la precedeva sempre di quattro o cinque gradini.

<< Ero all’angolo della strada >> rispose lui tranquillo. Kagome lo guardò sconvolta.

<< Laggiù? >> disse indicando l’angolo. Erano almeno venti metri di distanza rispetto al punto da cui era caduta. Lui annuì tranquillo, voltandosi a guardarla. Scosse le orecchie rapidamente, come per ricordargli qualcosa.

<< Ah, giusto >> disse lei. Era un hanyou, però non si immaginava che potesse saltare ben venti metri in un secondo.

<< E tu? Dove andavi? >> chiese lui, come se non fosse interessato.

<< Con Kikyo a formulare un piano per liberarmi a capodanno. Devo fare il turno al tempio, ma vorrei andare a pregare e ad accendere una candela per esprimere il desiderio per l’anno nuovo >> brontolò lei scocciata. Inuyasha sembrava divertito.

<< Voi ragazze vi divertite ad esprimere desideri, eh? >> la canzonò, incrociando le braccia. Kagome assunse un’espressione offesa.

<< Meglio che azzuffarsi ogni mattina >> rispose piccata. L’hanyou la ignorò.

<< Ti ci accompagno io, se vuoi >> disse come se lei non avesse parlato. Kagome si irrigidì. Lui la guardò perplesso.

<< Nulla, fai come se non ti avessi detto niente >> aggiunse rapido, avviandosi per la sua strada.

<< No, aspetta! >> gridò la ragazza correndogli appresso << Non so se mio nonno mi lascia libera >>

Inuyasha si voltò a guardarla. Era soddisfatto, anche se cercava di nasconderlo.

<< Io passo, poi se devi fare il turno, pazienza >> disse semplicemente, per poi voltandosi ed andarsene.

Kagome lo fissò immobile. Ancora non ci credeva, aveva appena accettato di andare a pregare al tempio con Inuyasha. Arrossì improvvisamente, per poi correre via. Kikyo stava ancora aspettando.

<< Kikyo! >> la chiamò da lontano. Lei la stava aspettando pazientemente appoggiata ad un muro.

<< Finalmente, cominciavo a pensare che non saresti venuta >> disse Kikyo sollevata. Era in ritardo di quarantacinque minuti.

<< Scusa, la sveglia non ha suonato, ma questo non importa, devo dirti una cosa! >> la interruppe Kagome parlando a macchinetta.

<< Ehi, fermati e respira! E parla lentamente, o non ti capisco >> la bloccò immediatamente la cugina. Kagome prese un respiro profondo, e spiegò tutto ciò che era successo.

<< Capisci? Mi ha invitato ad andare con lui! >> disse allegra, trattenendosi a stento dal saltellare da una parte all’altra. Si erano sedute ad una caffetteria per pranzare con un gelato. Anche se erano in inverno…

<< È perfetto! >> disse Kikyo entusiasta << è un ottimo modo per mettere in atto il piano >>

Kagome annuì dopo qualche secondo. Giusto, lo stavano facendo per il piano. Lei stava facendo la smorfiosa con Inuyasha apposta.

<< Ma come faccio? Il nonno non mi lascerà mai libera >> brontolò immergendo il cucchiaino nel cioccolato.

Kikyo sorrise con complicità.

<< Lascia fare a me >> la rassicurò. Kagome rimase perplessa.

<< Dopo incontriamo Sango al centro commerciale >> continuò Kikyo cambiando discorso.

<< Giusto, Sango! Dobbiamo dirgli qualcosa, ormai mi perseguita in eterno >> ricordò Kagome. Sango ormai era la sua ombra, e non faceva altro che farle domande su lei e Inuyasha.

<< Digli che lui ci sta provando. In fondo è così. L’importante è che non sappia del piano. Probabilmente si arrabbierebbe >> rispose Kikyo con tranquillità.

Kagome annuì poco convinta. Sango era troppo sveglia, sapeva che non gli sarebbe sfuggito niente. Lei odiava Inuyasha, e Sango lo sapeva. Non era normale che avesse cambiato parere così in fretta.

Comunque, con l’appoggio di Kikyo, riuscì a persuaderla su quella versione dei fatti.

<< Allora, vai assieme a lui >> constatò maliziosamente. Kagome arrossì. Il pensiero andò alla sera in cui era andato a casa sua. Nemmeno Kikyo lo sapeva. E poi, ricordò del distributore… Avvampò, e Sango non se lo fece sfuggire.

<< Guarda, sta arrossendo! Allora sei proprio cotta >> ridacchiò, un po’ sorpresa. Kagome che usciva con Inuyasha… qualcosa non andava.

Al ritorno, Kikyo passò al tempio, per parlare con il nonno.

<< Senti nonno, ti spiace se domani sostituisco Kagome? >> chiese cordialmente. Il nonno rimase un attimo perplesso.

<< Sicuro Kikyo, ma sei sicura? Non sei impegnata con i tuoi amici? >> domandò piegando il giornale sul tavolo.

<< Vengono tutti qui, quindi non è un problema. Almeno Kagome potrà pregare al tempio, ci teneva tanto! >>

Il nonno rifletté un poco, ma alla fine decise che andava bene comunque. Kikyo era anche più pratica, perché Kagome aveva fatto il servizio solo una volta e diversi anni prima.

Kagome salì nella sua stanza euforica, e si lanciò sul letto. Avrebbe potuto passare il capodanno con Inuyasha! Sorrise stringendo il cuscino, ma lo sguardo le cadde sul rosario, che sporgeva sotto alcuni fogli sulla scrivania. Assunse un’espressione pensierosa. Doveva ricordarsi del piano, non doveva farsi prendere da quella storia. Inuyasha l’aveva sempre presa in giro, non poteva avere un simile voltafaccia. E poi anche con Kikyo, non aveva mai fatto nulla per riallacciare la loro relazione. Stava sicuramente cercando di abbindolarla con qualche secondo fine.

Si addormentò, e venne svegliata da Sota all’ora di cena. Scese le scale assonnata, e mangiò molto lentamente.

<< Kagome, il nonno mi ha detto che domani andrai alla festa del tempio >> disse la madre allegra. Kagome annuì lentamente.

<< Che bello! E dimmi, quest’anno hai voglia di indossare il kimono? Gli altri anni non lo hai mai messo, eppure ne hai uno così bello >>

La ragazza annuì nuovamente, questa volta pensando ad Inuyasha. Voleva farsi vedere con il kimono da lui? Decise che non gli importava, e si affrettò ad andare a letto.

Il giorno successivo, venne svegliata da Sota all’ora di pranzo. Mangiò che indossava ancora il pigiama. Passò il pomeriggio distesa sul letto. Non voleva alzarsi, già si stava pentendo di non aver mantenuto il turno al tempio.

Quando si convinse a prendere il kimono, la madre la chiamò per la cena. Mangiarono molto presto, dato che dovevano sistemare tutto per la festa. Kikyo li raggiunse per prepararsi e dare una mano. Aiutò anche Kagome ad indossare il suo kimono. Era nero, con delle farfalle rosse e l’obi con dei decori arancioni, sempre rossa. Non era abituata a portarlo, e ci mise un po’ prima di riuscire ad abituarsi a vedersi così.

Kikyo indossò il kimono bianco e una hakama rossa, , e si legò i capelli in una coda.

Kagome uscì fuori. Faceva un certo freddo, anche se si era ben coperta. Respirò profondamente l’aria fredda, e si sentì il petto rinfrescato. Si svegliò del tutto, e si sedette su una panchina, sotto l’albero sacro. Non aveva voglia di restare dentro casa, e fuori non c’era ancora nessuno. Chiuse gli occhi e rimase lì seduta, senza sapere per quanto tempo.

<< Presumo dal vestito che ti abbiano lasciato uscire >> disse una voce . Kagome sobbalzò, e si voltò a fissare Inuyasha, seduto lì accanto. Quando era arrivato? Sembrava divertito.

<< Non farlo… mai più! >> lo sgridò Kagome portandosi una mano sul cuore. Era impazzito. Lui rise. Era difficile vederlo ridere, Kagome non poté tenergli il muso a lungo.

<< Stai bene con il kimono >> disse lui, e Kagome arrossì. Distolse lo sguardo, concentrandosi sull’albero sacro.

Rimasero a lungo in silenzio, e il tempio cominciò a popolarsi.

<< Non vai ad esprimere il tuo desiderio? >> domandò Inuyasha dopo un po’. Kagome parve svegliarsi improvvisamente.

<< Giusto! Tu non vieni? >> chiese lei, osservandolo attentamente. Lui scosse la testa.

<< Non credo in queste cose. Il modo migliore per esaudire i propri sogni e andare e prenderli, piuttosto che affidarsi al destino >> rispose lui serio, fissando lo sguardo sull’albero secolare.

Kagome si alzò, e si avviò verso il tempio. Vide Kikyo che distribuiva le candele da accendere davanti all’altare, e poco lontano il nonno e Sota che stavano spostando dei talismani e dei portafortuna nel magazzino.

Fu in quel momento che il nonno si voltò, e vide Inuyasha accanto a Kagome. Strabuzzò gli occhi, e si avviò rapido verso di lui.

<< Chi sei tu, youkai? Che ci fai con mia nipote? >> domandò minaccioso. Inuyasha lo fissò perplesso. La gente attorno si voltò a guardare la scena.

<< Ehm, nonno, non parlare così forte >> disse Kagome guardandosi attorno imbarazzata. Scorse Sango, che osservava la scena preoccupata.

<< Allontanati, spirito maligno! >> cominciò ad urlare spingendo Inuyasha, che non arretrava nemmeno di un passo.

<< Nonno, lascia stare Inuyasha >> cercò di calmarlo Kagome << è un mio compagno di scuola >>

Il nonno la fissò per qualche secondo, pensieroso.

<< Inuyasha… ho già sentito questo nome. E’ il ragazzo di due settimane fa! >> urlò improvvisamente. Kagome indietreggiò, e anche Inuyasha mutò di espressione. Quel vecchio aveva un’ottima memoria, ma questo non era un bene.

<< Sei un hanyou, allora! Allontanati, spirito maligno >> ricominciò a fare. Ormai tutti erano concentrati su quella scena inaspettata. Kagome voleva sotterrarsi.

<< Nonno, cosa succede? >> chiese la madre di Kagome, raggiungendo la figlia.

<< Non vedi, figlia mia? Quest’hanyou maligno all’interno del tempio rappresenta… ma cosa fai? >>

La madre di Kagome non ascoltava più il nonno, ma si concentrò a fissare le orecchie di Inuyasha. Gli si piazzò davanti, decisa.

<< Ehi tu >> disse con tono convinto. Inuyasha la fissò perplesso. Poi, la donna allungò le braccia, e gli acchiappò le orecchie con un gesto talmente inaspettato che il ragazzo non ebbe il tempo di reagire.

<< Che carine queste orecchie da cane! Tu devi essere Inuyasha >> disse allegra strofinandole con le dita. Inuyasha indietreggiò, abbassando le orecchie.

Un’esclamazione di stupore attraverso tutta la folla.

<< Avete visto la mamma di Kagome? Ha toccato le orecchie di Inuyasha! >> cominciò a dire uno, e si sparse un mormorio generale. Kagome fissava la scena a bocca aperta.

<< Oh, tieni d’occhio Kagome, ho paura che si cacci nei guai se va in giro da sola >> si raccomandò la donna, per poi trascinare via il nonno << su papà, finiamo di sistemare gli amuleti >>

<< Ma… ma quell’hanyou >> balbetto lui confuso.

<< Oh, niente paura, gli ho raccomandato Kagome >> rispose la mamma sorridendo allegra. Il nonno non ebbe altra alternativa che farsi trascinare via.

Kagome scosse la testa, e raggiunse l’altare, cominciando a pregare. Inuyasha rimase ad aspettarla poco lontano.

Al suo ritorno, stava ancora muovendo le orecchie, infastidito. Le scappò una risata.

<< Che c’è? >> chiese lui perplesso.

<< Niente, pensavo a mia madre >> rispose Kagome allegra. In quel momento, Sota si scontrò contro Inuyasha con uno scatolone pieno di portafortuna a forma di sfera degli Shikon, che rotolarono per tutto il pavimento.

<< Oh no! Sota, fai più attenzione >> lo sgridò Kagome severa. Rin corse verso di loro allegra.

<< Sota, ti do una mano a raccoglierle? Ehi Shiori, vieni ad aiutarci! >> disse la bimba chiamando un’altra piccola hanyou, con i capelli bianco celesti e gli occhi violetti.

Sota tirò una manica del maglione rosso di Inuyasha, che si voltò a guardarlo.

<< Ehi, fratellone cane, mi aiuti a raccoglierle? >> chiese allegro.

<< Fratellone che? >> chiese lui perplesso mentre Kagome scoppiava a ridere. Anche Kohaku arrivò a dare una mano a raccogliere le sfere, accompagnato da Sango, imbronciata.

Kagome la raggiunse, alzando gli occhi al cielo.

<< Fammi indovinare, Miroku >> disse rapida. Sango annuì con sguardo truce.

<< Vieni, facciamo una passeggiata? >> propose la ragazza, avviandosi lungo le scale. Indossava un kimono con motivi rosa e un’obi viola.

<< Cosa ha combinato stavolta? >> chiese Kagome preparandosi allo sfogo dell’amica, ma Sango assunse un’espressione seria.

<< In realtà, non volevo parlarti di questo >> disse lei guardandola << ma di Inuyasha >>

Kagome la guardò sorpresa.

<< Sai, ho notato che ti stai comportando in modo diverso con lui. Ieri mi hai detto che ci stava provando, ma a me sembra che sia stata tu a cominciare >>

<< Ma cosa dici? >> si lamentò Kagome infastidita << è sempre stato lui a cominciare, io mi comporto sempre allo stesso modo >>

<< Io credo che lui non abbia mai conosciuto la vera Kagome prima, perché appena lo hai conosciuto hai cominciato a comportarti in modo freddo con lui >> fece notare Sango. Kagome non rispose subito.

<< E’ lui che ha cominciato a comportarsi meglio. Quindi io ho fatto lo stesso >> mentì lei. Sapeva bene che era stata lei a cominciare. EppureSango aveva ragione. Il primo giorno di scuola, quando si sedette accanto ad Inuyasha, non fece in tempo a salutarlo che lui già cominciò a dirle che aveva un cattivo odore. E lei aveva cominciando a trattarlo in maniera distaccata. Ma non era mica colpa sua! Inuyasha l’aveva notata perché aveva cominciato a comportarsi bene? Allora prima la odiava davvero.

Sango la guardava perplessa, domandandosi il perché di quel silenzio.

Kagome cominciò a ripetersi del piano, che era tutto in funzione del piano.

Poi sentì Miroku che chiamava Sango, e si affrettò a convincere l’amica a parlarci. La lasciò sola con lui, e raggiunse Inuyasha, ancora intento a cercare le sfere sparse per il tempio assieme ai bambini.

<< Fratellone cane, c’è ne una anche lì! >> fece notare Sota indicando l’ultimo portafortuna. Kagome osservava la scena ridacchiando. Vide le orecchie di Inuyasha rizzarsi. Sicuramente l’aveva sentita.

<< Ti stai divertendo? >> chiese sottovoce ironica. Inuyasha si voltò a fulminarla. Kagome ridacchiò; stava testando quanto il suo udito fosse fine.

<< Non provare a farle cadere di nuovo >> minacciò l’hanyou a Sota, mentre Rin e Shiori lo ringraziavano per l’aiuto. Kohaku si offrì di portare la scatola per evitare altri incidenti.

Inuyasha superò Kagome, e lei lo seguì tranquilla, ancora ridendo.

<< Che fai, sfotti? >> chiese lui scontroso, ma non rovinando il buon umore della ragazza.

<< Oh no. Solo non ti vedevo così gentile, ad aiutare mio fratello a raccogliere i portafortuna >> spiegò lei allegra, alzando lo sguardo sul cielo stellato.

Lui fece una smorfia, distogliendo lo sguardo.

<< Che desiderio hai espresso? >> chiese lui fingendo indifferenza. Kagome lo spiò per un attimo con la coda dell’occhio.

<< Non te lo posso dire, porta sfortuna! >> lo sgridò lei sorridendo << ma ho pregato per non venire bocciata >>

<< Allora il desiderio non riguarda la scuola, è già un indizio >> la riprese lui con l’abbozzo di un sorriso sul volto.

<< Impiccione >> commentò la ragazza sedendosi sotto l’albero sacro. Inuyasha non rispose, ma rimase in piedi accanto alla panchina.

<< Senti, Kagome… >> cominciò distogliendo lo sguardo << …ma tu… >>

Kagome arrossì istintivamente. Il pensiero corse al distributore.

<< Cosa? >> chiese cercando di mantenere la calma. Cominciò a giocare con le mani.

<< Tu pensi che… potrebbe… >> continuò lui, sedendosi lì accanto, in difficoltà con le parole. Kagome si obbligò a guardarlo. Non voleva distogliere lo sguardo dal suo.

<< KAGOME! TORNA IN CASA! >> urlò il nonno da lontano non appena li vide.

La ragazza si allontanò di scatto, con un turbine dentro. Non si era accorta che il suo cuore stava battendo all’impazzata.

<< S…scusa >> balbettò alzandosi e correndo via.

Inuyasha rimase immobile a fissarla mentre se ne andava. Fece un respiro profondo, per poi fissare il pavimento distratto.

<< …pensi che potrebbe mai funzionare? >> sussurrò tra sé e sé, prima di alzarsi e andarsene.

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Capitolo 8
*** Sussurri ***


La vendetta

Ecco l’ultimo capitolo! Ho raggiunto la storia proprio oggi, quindi penso che da adesso potrò pubblicare solo un cap al giorno.

Buona lettura!

P.S. Ho aggiustato il problema al cap 6 come richiesto, grazie per avermelo fatto notare! Faccio attenzione, ma a volte mi sfugge qualcosa ^^’

Sussurri




Kagome fissava il calendario sbuffando. Perché non c’erano scritti i giorni lunari? Scese le scale per osservare il calendario della cucina. Come sospettava, quella notte era luna nuova.

Da quando era ricominciata scuola, lei e Inuyasha non si erano rivolti una parola, escluso lo scambio del pranzo. Oltretutto, Kagome aveva preso dei pessimi voti in storia e matematica, anche se aveva approfittato dello spettacolo natalizio per prendere ripetizioni di biologia dalla professoressa Kagura.

Uscì di casa, prendendo un respiro profondo. Nessuno le assicurava che Inuyasha sarebbe venuto. Oltretutto, ora che il nonno lo aveva scoperto, non avrebbe acconsentito a fargli passare la notte lì con una semplice scusa.

Era talmente soprappensiero, che non si accorse nemmeno che stava camminando molto lentamente. Arrivata alla metro, lo sguardo le scivolò sul grande orologio pendente dal soffitto. E si lasciò sfuggire un urlo, immediatamente represso con entrambe le mani. Era in ritardo! Le toccava entrare alla seconda ora. Poco male, non aveva voglia di fare giapponese antico, il professor Totosai faceva addormentare.

Arrivata in classe, si affrettò a prendere posto prima che entrasse la preside per la lezione di inglese.

<< In ritardo, eh? >> la canzonò Inuyasha, sbracato sul banco durante il cambio dell’ora.

<< Bè, facciamo a turno >> rispose la ragazza tagliente. Inuyasha si fece immediatamente serio. Odiava che qualcuno glielo rinfacciasse. Storse il naso, e Kagome lo fulminò.

<< Non ci provare >> sibilò prendendo i libri.

<< A fare cosa? >> chiese lui innocentemente, fissandola con un sorriso crudele sul volto. Kagome lo odiava quando faceva così, anche se ultimamente lo faceva meno spesso.

<< Sai cosa >> rispose quindi semplicemente, mostrandosi tranquilla.

<< Dici commentare il tuo odor… >>

<< Buongiorno professor Naraku >> esclamò Kagome ad alta voce. Inuyasha scattò in piedi, spostando lo sguardo sulla porta. Nessuno. La ragazza ridacchiò, ma poi si accorse che, oltre ad Inuyasha, anche gli altri si erano precipitati al posto. Si sentì leggermente in colpa. Leggermente.

<< Questa me la paghi >> ringhiò il ragazzo, ma Kagome non si scompose. Si limitò a guardare la porta alzandosi in piedi.

<< Buongiorno professoressa >> disse gentilmente.

<< Pensi davvero che ci ricascherò? >> chiese lui scontroso, fissandola.

<< Faresti meglio a girarti >> sussurrò allora Kagome.

<< Keh! >> sbuffò lui << sei proprio scema se pen… >>

<< Inuyasha >> disse Kaede, facendo irrigidire il ragazzo << presumo dal tuo comportamento che tu preferisca passare l’ora fuori >>

Inuyasha abbassò automaticamente le orecchie. Kagome rimase sorpresa da quel gesto, ma Kaede non si ammorbidì.

<< Fuori >> ripeté irremovibile. L’hanyou uscì dalla classe brontolando.

L’ora passò rapidamente, e Kagome scarabocchiò tutti i bordi dei suoi quaderni. Quando Inuyasha ritornò in classe, non le rivolse una parola. Era visibilmente scocciato. Kagome, dal canto suo, non aveva alcuna intenzione di scusarsi. Aveva cominciato lui. E poi, scusarsi di cosa? Non aveva fatto nulla di male.

Le due ore successive passarono in religioso silenzio, e Kagome andò alla mensa rapidamente, per prendere il pranzo che, ormai per abitudine, affidava a Sango. Forse adesso Inuyasha non lo avrebbe più rubato, ma non voleva rischiare.

Mangiò in silenzio, ascoltando i vari problemi degli amici. Quel giorno, avevano cambiato la disposizione dei posti. Kagome sedeva accanto a Sango, a sua volta vicina a Miroku, mentre Kikyo si era spostata di fronte. Koga stava esattamente davanti a Kagome, che adesso non aveva un attimo di tregua nemmeno a pranzo, tranne quando Ayame si infilava sul bordo della panca, ma a quel punto la tavola diventava un campo di battaglia.

<< E’ bello avere una tavola allegra, ti distrae dai problemi scolastici >> commentò Sango vivacemente. Kagome non condivideva troppo.

Dopo le ultime tre ore, Kagome era sfinita. Si trascinò fino alla metro a forza, e arrivata alle scale del tempio, considerò seriamente l’idea di accamparsi lì, pur di non salirle.

<< Kagome, oggi la mamma non c’è, a cena ci arrangiamo con un panino >> annunciò Sota quando la vide entrare. Kagome annuì passiva, senza aggiungere domande. Fece gli esercizi di matematica e rispose ad un questionario di storia svogliatamente. Voleva evitare di addormentarsi, ma non riuscì ad evitarlo. Si svegliò quando sentì il nonno che la chiamava. Scese a prepararsi un panino con il formaggio e uno con uova ed insalata. Stava per salire in camera, quando si voltò istintivamente verso l’ingresso.

Forse, non sarebbe venuto. In effetti, quella mattina avevano litigato.

Sospirò. Era un’utopia sperare che venisse. Questo pensiero le riportò la mente al piano. Era tutto in funzione del piano, doveva ricordarlo.

Fu in quel momento, che suonò il campanello. Kagome si fiondò ad aprire la porta.

Vedere il ragazzo con i lunghi capelli neri davanti all’ingresso fu un sollievo tale che le vennero gli occhi lucidi. Inuyasha impallidì.

<< C…che ho fatto? >> chiese preoccupato. Kagome era sicura che avrebbe abbassato le orecchie se fossero state ancora quelle di un cane.

Lei scosse la testa, come per dirgli di non preoccuparsi, ma in quel momento le tornò in mente un problema più importante.

<< Ehm, dobbiamo inventarci qualcosa di credibile per il nonno >> mormorò guardando il corridoi. Ancora non si era affacciato, forse non si era accorto di nulla.

<< Ehm… compito di storia? >> propose lui impacciato. Kagome annuì, poco convinta.

<< Kagome, chi è? >> domandò Sota affacciandosi dalla cucina << Un tuo amico? >>

Inuyasha parve sollevato dal fatto che non lo aveva chiamato “fratellone cane”. Sollievo che durò poco. Il nonno uscì dal salone tranquillamente, ma la sua espressione si fece immediatamente scura.

<< Cosa ci fai qui, spirito maligno? >> cominciò ad urlare. Kagome si precipitò a calmarlo.

<< Nonno, non urlare! E’ venuto per avvertirmi di un compito >> disse frettolosamente, tappandosi le orecchie davanti alle numerose proteste del vecchio.

<< Di nuovo? Tutte le volte che è così? >>

<< E’ solo una coincidenza! Può succedere, no? >>

Il nonno la squadrò, per poi posare il suo sguardo di fuoco su Inuyasha.

<< Che dovete fare? >> domandò con sguardo truce. Kagome lanciò uno sguardo complice ad Inuyasha.

<< Storia >> rispose con tono terrorizzato, rabbrividendo. Non era difficile, bastava pensare a Naraku per riuscirci. Quella reazione convinse il nonno a sufficienza.

<< Va bene >> concesse, ma subito si rivolse minaccioso ad Inuyasha << ma ricorda, rimarrò sveglio a controllarti! >>

L’hanyou fece spallucce, mentre Kagome sospirò rassegnata. Salì a prendere i libri di storia, e quando riscese trovò il nonno che fissava torvo il ragazzo.

<< Nonno, dubito che Inuyasha riesca a studiare se lo fissi così, perché non guardi la tv? >> disse visibilmente scocciata.

L’uomo la guardò offeso, ma lo sguardo fulminante di Kagome lo spinse a “limitare” la sua azione di controllo. Si sedette sul divano e accese la televisione su una popolare fiction.

Kagome prestò un quaderno ad Inuyasha, che lo aprì silenziosamente. Rimasero a sfogliare a lungo il libro, riassumendo i vari paragrafi. All’inizio, il nonno li controllava di continuo, ma dopo un po’ cominciò ad appassionarsi al telefilm, e alzò il volume. Kagome ne approfittò. Il nonno era un po’ sordo, forse avevano qualche possibilità di non farsi sentire.

<< Ehi, mi senti? >> bisbigliò sporgendosi sul tavolo. Inuyasha alzò impercettibilmente lo sguardo, annuendo. Kagome fece un sospiro, voltandosi verso il nonno per assicurarsi che non sentisse. Era beatamente preso dalla storia d’amore della fiction.

<< Sei arrabbiato? >> mormorò abbassando lo sguardo, per non far notare un leggero rossore. Odiava fare quella domanda.

<< Per cosa? >> chiese lui perplesso. Ma bene, nemmeno se lo ricordava!

<< Nulla >> tagliò corto lei. Meglio approfittarne. Ma Inuyasha cominciò a fissarla intensamente.

<< Kagome >> disse severo. La ragazza sospirò rassegnata.

<< Per oggi a scuola >> ammise infine, fingendo di concentrarsi sul capitolo riguardante i paesi dell’Europa Orientale.

<< Ah! Figurati, nemmeno lo ricordavo >> sbuffò lui sorpreso. Era l’ultima cosa che si immaginava. Kagome gli fece cenno di abbassare la voce, controllando che il nonno fosse ancora distratto.

Inuyasha scrisse qualcosa sul quaderno, per avere almeno le prove del fatto che stavano studiando. La ragazza lo osservò per qualche minuto. Le tornò in mente quando, quasi un mese prima, le aveva detto che aveva ben duecento anni. Le sembrava impossibile, considerando che sembrava un diciassettenne. E poi, se lui era così vecchio, allora Sesshomaru? Lui quanti ne aveva?

Mentre si perdeva in questi ragionamenti, le tornò in mente la domanda che, a suo tempo, aveva represso. Arrossì, e si concentrò sul suo quaderno, sperando che l’hanyou non lo notasse. Vana speranza.

Inuyasha alzò lo sguardo, perplesso.

<< Che c’è? >> mormorò confuso << ho fatto qualcosa che non va? >>

Kagome scosse il capo, fin troppo energicamente. Questo incuriosì il ragazzo.

<< Allora che succede? Devi chiedermi qualcosa? >>. Ma da dove lo tirava fuori quell’intuito del cavolo? Kagome si chinò ancora di più sul quaderno. Girò la pagina del libro, ma Inuyasha le fermò la mano con la sua prima che potesse ritrarla. La ragazza alzò lo sguardo arrossendo, e incrociò gli occhi scuri dell’hanyou.

<< Kagome >> la riprese, come prima, ma con voce più dolce. Era troppo convincente. La volontà di Kagome cominciò a vacillare. Sentiva la stretta della sua mano, e il cuore cominciò a battere talmente forte che temeva che lui lo sentisse.

<< Ecco… >> sussurrò timidamente, diventando paonazza << pensavo… chissà quante donne hai incontrato in duecento anni >>

Inuyasha la guardò divertito.

<< Ma che razza di domande fai? >> chiese sorridendo. Kagome notò che era in imbarazzo, anche se lo nascondeva con abilità. Non rispose, in attesa che continuasse. L’hanyou, dopo un lungo silenzio, capì che non poteva liquidare la questione così facilmente. Sospirò rassegnato, e concentrò il suo sguardo scuro sulla ragazza, serio.

<< Senti, duecento anni fa era tutto diverso, >> mormorò, lanciando di tanto in tanto qualche occhiata al nonno << a quei tempi la vita non era facile per noi hanyou. Non lo è nemmeno adesso, che uomini e youkai convivono. Un essere… mezzosangue era considerato feccia. Non potevamo unirci, sentimentalmente parlando… >> aggiunse lanciando uno sguardo a Kagome << … né con umani né con youkai. E a quel tempo eravamo pochi. Anche ora, siamo in minoranza rispetto ai demoni >>

Kagome ascoltò in silenzio, senza interrompere. Ma anche dopo, rimase a fissarlo imbronciata. Voleva una risposta, non una spiegazione. Dopo l’imbarazzo iniziale, era diventata insistente.

Inuyasha sbuffò, rinunciando a qualunque tentativo di sviare il discorso.

<< E va bene, solo due, d’accordo? >> disse scocciato. Il nonno si voltò di scatto, e Inuyasha ritirò la mano con una rapidità che, considerando il suo stato umano, sorprese Kagome. Lei finse immediatamente di scrivere.

<< Solo due stati sociali, allora >> disse rapidamente, dando uno sguardo al libro. Il nonno la guardò perplesso << Oh no, sono tre. Avevi ragione tu >> aggiunse poi rivolta ad Inuyasha. Lui annuì in silenzio, meravigliato dalla prontezza di Kagome a rigirare la sua frase. Il nonno si rivoltò, convinto che stessero studiando.

Kagome fece un respiro di sollievo. Era dispiaciuta da quella interruzione, sentiva ancora il calore della mano di Inuyasha sulla sua.

<< Solo due allora? >> mormorò guardandolo, quasi speranzosa.

Lui annuì impercettibilmente.

<< Solo due >> confermò poi a voce, come a volerlo sottolineare.

Kagome concentrò il suo sguardo sulla pagina bianca del quaderno. Solo due… una era Kikyo, poco ma sicuro. E l’altra? Chissà quanto tempo fa l’aveva conosciuta. Forse adesso era una vecchietta decrepita, se ancora era. Questi pensieri la fecero intristire. Inuyasha sembrò accorgersene, ma non poteva fare nulla in quel momento. La madre di Kagome rientrò poco dopo, ma non riuscì a convincere il nonno a schiodarsi dal salone. I ragazzi continuarono a fingere di studiare fino al mattino, anche se ormai Kagome era completamente assente.

Inuyasha si alzò in piedi, controllando l’ora.

<< Devo andare, >> disse rapidamente, alzandosi. La ragazza lo guardò perplesso. Ancora non era tornato normale.

<< Grazie di tutto >> aggiunse rivolto al nonno. Il vecchio annuì assonnato. Era riuscito a restare sveglio, ma era sfinito. Kagome alzò gli occhi al cielo. Che nonno testardo.

Accompagnò Inuyasha alla porta.

<< E’ quasi l’alba, non voglio trasformarmi davanti a tuo nonno >> spiegò, intuendo la domanda dallo sguardo interrogativo di Kagome. Lei annuì debolmente.

<< Senti… perché non ti siedi con noi a pranzo? >> chiese impulsivamente, arrossendo << così non dovrei portarti il pranzo ogni volta >>

Lui la guardò sorpreso, ma poi annuì. Kagome sorrise, ma poi la sua mente volò altrove. L’hanyou si allontanò nel buio, e sparì ben presto alla vista della ragazza.

Kagome salì le scale assonnata, lasciandosi cadere sul letto. Aveva si e no due ore per dormire, ma non riusciva a non pensare a Inuyasha. Due donne, solo due. E, escludendo Kikyo, una sola. Era sicuramente una storia vecchia. Sperava che fosse una storia vecchia. Si rigirò nel letto, nervosa. Come poteva essere gelosa di una donna che nemmeno conosceva? E poi si doveva ricordare assolutamente del piano. Non doveva innamorarsi di Inuyasha, assolutamente no!

Fece un respiro profondo, abbracciando tristemente il suo cuscino. Aveva promesso a Kikyo che avrebbe lasciato perdere, se la situazione si fosse fatta complicata. Ma sapeva che ormai non poteva tornare indietro.

Fu in quel momento, che un dubbio si insinuò nella sua mente.

E se la seconda donna, fosse stata lei?

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Capitolo 9
*** Pausa pranzo? No grazie! ***


La vendetta

Oggi sono un po’ in ritardo, ma ecco il capitolo! L’ho finito di corsa per colpa di mio fratello che non lasciava il pc -.-

Inoltre, sabato e domenica non pubblicherò nulla, perché non sarò a casa, e forse nemmeno venerdì, dipende se riesco a scriverlo oggi o meno.

In questo capitolo, qualche scena di coppia. Buona lettura!

Pausa pranzo? No grazie!




Kagome si svegliò di botto, con un ronzio fastidioso nelle orecchie. Il suo udito ci mise un po’ per distinguere che quel ronzio era il trillo della sveglia. La spense con un sonoro ceffone, strofinandosi gli occhi con l’altra mano. Era distrutta, con solo due ore di sonno alle spalle. Si alzò sbadigliando, e si infilò di malavoglia sotto la doccia. Nemmeno l’acqua riuscì a risvegliarla da quel torpore.

Scese a colazione con una lentezza esagerata, e mangiò tutto a piccoli morsi. Il nonno non c’era. E certo, lui mica doveva alzarsi presto la mattina! Se solo non si fosse messo lì, forse Kagome avrebbe dormito un po’, come la volta precedente.

Si addormentò in classe, durante l’ora di inglese e di matematica. Inuyasha la tenne sveglia durante storia e biologia.

Come stabilito, si sedette accanto a lei alla mensa, e passò tutto il tempo a fulminarsi con lo sguardo assieme a Koga. Kagome era troppo assonnata per arrabbiarsi, o per accorgersi che mezza scuola li guardava allibita. Inuyasha e Kagome che pranzavano insieme? Ma che cosa stava succedendo a quei due?

Per i primi giorni, furono al centro dei pettegolezzi, ovviamente con molta attenzione, perché se Inuyasha sentiva anche un solo accenno alla questione, il suo sguardo inceneriva immediatamente il colpevole.

Kagome, che il primo giorno non ci aveva fatto caso, cominciò ad arrossire ogni volta che Inuyasha le si sedeva accanto.

Andarono avanti così per tre lunghissime settimane. Sango, dal canto suo, non smise nemmeno per un momento di assillare Kagome con centinaia di domande, tranne quando litigava con Miroku (quindi circa una volta ogni due giorni).

Stavano mangiando, circondati dalla solita aria di tensione tra Inuyasha e Koga, quando Sango partì nuovamente all’attacco.

<< Allora Inuyasha, non rubi più il pranzo a Kagome? >> chiese ironica, mentre la ragazza le lanciava una gomitata. Inuyasha non reagì, ma Koga sì. Guardò Sango con gli occhi sbarrati, prima di rivolgersi a Inuyasha con lo sguardo più scuro che Kagome avesse mai visto.

<< Che cosa? >> urlò alzandosi in piedi di scatto << rubavi il pranzo alla mia Kagome? >>

Inuyasha drizzò le orecchie, e scattò in piedi anche lui.

<< E allora? >> domandò ringhiando. Kagome distingueva le saette che si scambiavano a vicenda con gli sguardi. Stava per intromettersi, quando Koga saltò addosso ad Inuyasha. L’hanyou lo schivò prontamente, e lo colpì con un pugno.

<< Che state facendo? Smettetela! >> urlò la ragazza, mentre la sala si svuotava, conscia del pericolo. Sesshomaru si allontanò lentamente, con uno sguardo che diceva “non voglio saperne nulla”.

Solo Sango, Miroku e Kagome rimasero nella sala. Lei cercava disperatamente di fermarli.

<< Inuyasha, smettila! E tu, Koga, che cosa stai facendo? >> sbraitò rivolta ai due. Non si era mai trovata a doverli fermare durante una rissa, aveva sempre evitato che cominciassero. E adesso, come faceva? Sango le mise una mano su una spalla.

<< Non preoccuparti, ci pensa Miroku a calmarli. Tu vieni con me, ti devo parlare >> mormorò, facendo un cenno al ragazzo. Miroku annuì, e si avviò con fare minaccioso verso i due, che nel frattempo avevano rovesciato tavoli e panche, spargendo ovunque i resti dei pranzi.

<< Ma Miroku non può fare niente da solo! >> protestò Kagome, mentre Sango la portava via.

<< Oh, non ti preoccupare! E’ bravo a tirar pugni >> rispose l’altra con tranquillità. Kagome strabuzzò gli occhi.

<< CHE COSA? >>

<< Suvvia, Kagome! Devo parlarti di cose serie adesso, non di zuffe >>commentò Sango, fermandosi per il corridoio deserto. Kagome si costrinse a guardarla, sbuffando.

<< Che c’è stavolta? >> domandò brusca. Sango alzò gli occhi al cielo. Cosa le toccava sopportare.

<< Senti Kagome, Inuyasha è un bel ragazzo, d’accordo, però… >>

<< Cosa vuoi dire? >> la interruppe subito Kagome, preoccupata.

<< …il fatto è che tu ti comporti in modo strano. Vedi, forse non te ne accorgi, ma... >>

<< Cosa? >>

<< E mi fai parlare? >> sbottò Sango scocciata. Kagome ammutolì. Mormorò un debole “scusa”, per poi rimanere ad attendere in silenzio.

<< Allora, tu non ti comporti con lui… anzi, no. Prima rispondimi, lui ti piace? >> domandò cambiando idea. L’altra annuì, perplessa.

<< Ti piace molto? >>

<< Che significa che… >>

<< O sì, o no >> precisò immediatamente Sango, senza ammettere repliche. Kagome, suo malgrado, annuì arrossendo.

<< Ecco, non ti comporti come se ti piacesse. E’ come se tu stessi… mantenendo le distanze >> commentò l’amica, osservandola preoccupata << Inuyasha nemmeno se ne accorge, ma ti assicuro, sei davvero strana. A tratti, fai la smorfiosa, e lo avvicini. E poi cominci ad ignorarlo! E’ come se tu non volessi immergerti davvero in questa relazione >>

Kagome la guardò, senza riuscire ad aprire bocca. Come… come faceva ad accorgersene? E poi, lo faceva davvero? Non se ne era accorta. Però, considerando il piano, si stava comportando nel modo giusto. Non doveva venire coinvolta in quella relazione. Il piano…

<< E poi, secondo me Inuyasha non ci sta provando… >> continuò Sango, con sicurezza.

<< Ti dico di sì! >> ribatté Kagome scocciata, fin troppo.

<< …ma lo stava facendo anche da prima >>

<< Che cosa? >> chiese la ragazza sconvolta.

<< Siamo sincere, Kagome! Inuyasha non rubava il pranzo a tutte le ragazze della scuola. Lo faceva solo con te. E poi, se tu davvero puzzassi, non pensi che si sarebbe spostato subito, invece di mettersi sempre seduto vicino a te? >>

Kagome rimase a bocca aperta, cercando una qualunque frase per controbattere. Quella reazione fece capire a Sango di aver appena illuminato l’amica sulla verità. Kagome era troppo cieca e arrabbiata per accorgersene. Non che avesse torto, chi non si sarebbe arrabbiata davanti a un comportamento simile?

<< Allora? Che ne pensi? >> domandò sorridendo, riprendendo a camminare verso la mensa. Kagome fissava il pavimento ammutolita.

<< I… io… >> cominciò alzando leggermente lo sguardo << …io non… OH CIELO! >>

Sango concentrò lo sguardo sulla sala, e capì perché l’amica aveva urlato.

La scena era da film. Inuyasha, Koga e Miroku erano al centro della stanza, un po’ ammaccati, ma in fin dei conti in buone condizioni di salute. La stanza era totalmente distrutta, tanto che Sango si sorprese che i muri fossero ancora in piedi. Poi, la mensa aveva tre entrate. Una, era occupata da lei e Kagome. Un’altra da Ayame, che stava entrando in quel momento. E l’ultima…

<< CHE DIAVOLO STÀ SUCCEDENDO QUI? >> sbraitò Kagura aprendo il ventaglio. I tre ragazzi si immobilizzarono, e spostarono lo sguardo verso la professoressa. Che, ovviamente, non era da sola. Con lei c’erano anche la preside, il professor Byakuya, di educazione fisica ed economia domestica, e...

<< Kuhuhuhuh >> ridacchiò Naraku compiaciuto << adesso si che mi diverto >>

<< Voi sei, venite subito qui >> disse la preside con lo sguardo scuro.

I ragazzi si misero, loro malgrado, in fila davanti ai professori.

<< Non vi sospendo solo perché tre di voi sono all’ultimo anno, e non potrebbero sostenere gli esami >> precisò la vecchia Kaede minacciosa << ma non pensate di cavarvela! Il vostro insegnante della prossima ora deciderà la vostra punizione >>

Koga la fissò colpevole. Era lei la sua professoressa.

<< Io sono convinta che vi passerà la voglia di distruggere la mensa dopo averla pulita con le vostre stesse mani >> rifletté fissando Koga. Kagura, voltandosi verso Sango e Miroku, annuì.

<< Giusto. Voi due, a lavare i piatti >>

<< Preside, lasciò a lei Ayame. Avrebbe educazione fisica, quindi non posso controllarla a dovere >> fece notare Byakuya. Koga si voltò di scatto.

<< No, Ayame non ha fatto nulla! >>

Ayame immaginò di poter rimanere sola con Koga per un’ora intera. Non ci pensò una seconda volta.

<< Non è vero, io ho rovesciato i tavoli! >> mentì allegra, dando una pacca sulla schiena a Koga, talmente forte che il ragazzo trattenne un gemito di dolore.

Inuyasha e Kagome si lanciarono un’occhiata preoccupata, deglutendo. Il loro professore, era Naraku.

<< Molto bene. Mi sembra di capire che non posso sospenderli >> disse il professore ridacchiando << ma sono sicuro che saranno felicissimi di copiare per me le pratiche scolastiche. Kuhuhuhuh >>

Kagome sospirò. Poteva andare peggio. Mentre loro si avviavano con Naraku, Kagome si voltò verso Sango, che stava avviandosi con Miroku verso la cucina. Doveva riflettere su quanto si erano dette.

Koga e Ayame vennero forniti di sacchi e spazzoloni, e mentre la ragazza lavava il pavimento, e in alcuni casi anche i muri, Koga raccoglieva da terra carte, resti di pranzi e roba varia.

<< Sei una scema, Ayame! Come ti è venuto in mente di prenderti la colpa? >> brontolò il lupo, intento a recuperare un fazzoletto sotto uno dei pochi tavoli ancora in piedi.

<< Ma volevo restare in punizione con te, sempai >> protestò la ragazza immergendo lo spazzolone nel secchio d’acqua e sapone << e poi, anche io sono della tribù dei lupi, è giusto che ti dia una mano >>

Koga alzò gli occhi al cielo, raddrizzando un paio di panche che si erano storte, probabilmente sotto il peso di Inuyasha, che più di una volta era stato scaraventato via.

<< Uffa, Koga! Non ti piaccio nemmeno un po’? >> chiese tristemente la ragazza, abbassando gli occhi sul pavimento bagnato << Mi avevi promesso che mi avresti sposato, e invece adesso… >>

Koga avvampò. Di rado Ayame pronunciava il suo nome, anche se erano amici d’infanzia. Per lei, chiamarlo sempai era un modo personale per distinguerlo.

<< Eravamo piccoli! Nemmeno sapevo cosa significava sposarsi >> protestò allora, leggermente in difficoltà. Ayame si intristì ancora di più.

<< Uffa! Kagome nemmeno ti degna di uno sguardo, perché la assilli? E’ evidente che le piace Inuyasha e… >>

<< Non lo dire nemmeno! >> ringhiò il lupo. Ayame si azzittì, e arrivò sull’orlo del pianto. Koga venne preso dal panico.

<< N… no Ayame! Non piangere su, mi spiace che ho alzato la voce, davvero >> si scusò, sinceramente dispiaciuto. Ayame tirò su con il naso, con gli occhi umidi e languidi che fissavano Koga.

<< Mi prometti una cosa? >> chiese con voce acuta, cosa che preoccupò ancora di più il ragazzo.

<< Che non sia di sposarti o uccidere Kagome >> precisò lui. Non che prendesse troppo sul serio l’ipotesi che le chiedesse la seconda, ma meglio non rischiare.

<< Se un giorno lascerai perdere Kagome, promettimi che non ti innamorerai di nessuna che non sia io >>

<< Ma che razza di… >>

Ayame singhiozzò pericolosamente, e Koga si affrettò a promettere solennemente.

<< Ricordati la promessa, chiaro? >>

Il ragazzo annuì, suo malgrado. Ayame, sorrise allegra, cominciando a saltellare per la stanza.

<< Evviva! Ho ancora speranze, evviva, evviva! >> cominciò ad urlare euforica. Koga la fissò sconvolto.

<< Mi hai mentito! Non eri affatto depressa o triste! >> ringhiò arrabbiato, ma Ayame si limitò ad abbracciarlo di slancio.

<< Ormai hai promesso >> precisò facendogli la linguaccia.

<< Staccati! >> urlò lui cercando di allontanarla << Mollami, dobbiamo finire di pulire! >>

Ayame si limitò a ridere allegra, prima di rimettere mano allo spazzolone, e Koga cominciò a rimettere in piedi i tavoli.

Sango sentiva le loro urla e risate dalla cucina, sospirando.

<< Beati loro che si divertono >> commentò lavando l’ennesima pentola incrostata.

Miroku era impegnato a sciogliere l’olio di una padella con l’acqua bollente.

<< Oh bè, Ayame è carina >> fu il commento di Miroku, che chissà cosa pensava. Dopo poco venne investito da una pentola volante, che lo prese dritto sulla fronte.

<< ADESSO ANCHE AYAME? >> ringhiò Sango minacciosa, per quanto potesse risultarlo completamente ricoperta di bolle di sapone. Dato che la pentola era piena d’acqua, e che dopo l’urto si era rovesciata sopra Miroku, il ragazzo era zuppo.

<< Ahi ahi, che dolore >> si lamentò lui alzandosi in piedi << nemmeno Inuyasha e Koga picchiano così forte >>

<< Avrebbero dovuto >> rispose lei tagliente << Ragazzo degenere che non sei altro! Sempre a correre dietro alle altre ragazze. Ti manca solo Kagome adesso, se vuoi venire ucciso da Inuyasha! Perché non ci provi? >>

Miroku la guardò perplesso.

<< Allora è vero che Inuyasha e Kagome stanno insieme >>

<< Non cambiare discorso >> ringhiò Sango minacciosa, lanciandogli anche la spugna. Almeno quella era morbida.

<< Sango, possibile che non capisci? Le altre ragazze si fanno toccare solo perché non sono fidanzate >> disse Miroku come se fosse logico.

<< Allora se io mi facessi toccare, tu smetteresti di inseguirle? Nemmeno morta! >>

<< Ma no! Io non lo faccio con te proprio perché ti voglio bene! >>

Sango rimase impietrita a confusa. Che cosa voleva dire? Miroku sospirò, per poi concentrarsi su di lei, serio.

<< Se fosse solo una scappatella, non mi importerebbe, ma non lo è. Se io mi comportassi con te come faccio con le altre, quanto durerebbe la nostra relazione? >>

Sango scosse la testa.

<< Non durerebbe >>

<< Esatto. Ammetto di essere… >>

<< Un pervertito >> terminò lei al suo posto.

<< Si >> confermò lui << ma sai benissimo che c’è solo una ragazza che mi fa impazzire e mi rende felice. Ed è quella che, davanti a me, riesce ad essere bellissima anche ricoperta di sapone e arrabbiata come una belva >>

Sango arrossì, e si voltò di scatto, concentrandosi su un’altra pentola.

<< Sango? >> chiamò Miroku. La sua voce era più vicina. La ragazza si accorse che era lì accanto.

<< La spugna >> fece notare, porgendogliela.

<< Ah >> disse lei, imbarazzata << grazie >>

<< E la pentola >> aggiunse Miroku porgendole la pentola che gli aveva tirato. Lei la prese con fare colpevole. Almeno finché non sentì la mano di Miroku sul sedere. Utilizzò di nuovo la stessa pentola.

<< Non posso abbassare la guardia nemmeno per un attimo >> sbuffò, rimettendosi a lavare i piatti, mentre il ragazzo cercava di riprendersi dall’ennesimo colpo.

<< Speriamo bene per Kagome e Inuyasha >> aggiunse dopo un po’, ripensando all’amica.

I due non se la passavano troppo bene. Avevano a malapena il tempo per scambiarsi un paio di occhiate. E, mentre quella di Inuyasha era colpevole, quella di Kagome parlava chiaro. “NON farlo MAI più!”

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Capitolo 10
*** Non solo biologia ***


La vendetta

Questo capitolo è stato scritto sotto obbligo, perché Emiko voleva che scrivessi almeno una scena con Kagura e Sesshomaru (io tifo per Sesshomaru e Rin, quando crescerà ovviamente). E’ corto, perché, dato che è stato forzato e non volevo inserire nessuna scena romantica XD

Un piccolo capitolo di svago prima di tornare a Kagome e Inuyasha!

P.S. Forse, se riesco a finire in tempo il prossimo, dato che né domani né dopodomani pubblicherò, ne metterò un altro più tardi. Non sono sicura di fare in tempo, non ci sperate troppo XD

Oddio che poema, vi lascio al racconto! Bacioni a tutti! (un giorno vi ringrazierò uno per uno, prometto XD)

Non solo biologia




Kagura controllò bene l’indirizzo, prima di suonare al campanello.

Una voce gracchiante, pochi giorni prima, l’aveva chiamata per chiedere delle ripetizioni di matematica per una bambina che aveva cominciato l’anno in ritardo. Aveva trovato il suo numero sull’elenco. Kagura sbuffò. Era abituata a fare ripetizioni di biologia, ma di tanto in tanto faceva qualche lezione di matematica. Si convinse, contro ogni logica, che l’indirizzo fosse giusto, e suonò.

Dopo non molto, un piccolo demone aprì alla porta.

<< Buongiorno, deve essere la signorina Kagura >> disse Jaken squadrandola. Rin stava causando troppo scompiglio in quella famiglia. Una volta nessuno, esclusi i figli e la moglie di Taisho, oltrepassava quella porta.

La youkai si fece fare strada nei corridoi illuminati, fino al salotto, dove la piccola Rin stava testando l’elasticità del divano saltandoci sopra.

<< Rin, questa è la tua insegnante di ripetizioni >> disse Jaken con il tono più cortese che riuscì a fare. Rin saltò giù dal divano, e fece un educato inchino.

<< Piacere bella signora, io sono Rin >> si presentò con voce squillante. Kagura rimase di stucco, prima di scoppiare in una sonora risata.

<< Bella signora? Sei davvero divertente, piccolina. Vai a prendere i tuoi libri e quaderni, cominciamo subito >>

Jaken, sempre con fare scocciato, fece sedere Kagura al tavolo, e poco dopo Rin la raggiunse.

<< Molto bene, cominciamo con qualche esercizio semplice >> disse la donna aprendo il libro << Ricorda, la matematica è esercizio >>

Rimasero a lavorare a lungo, senza venir disturbate. Verso sera, Rin sentì la porta chiudersi, e alzò lo sguardo verso il corridoio.

<< Bentornato, padron Sesshomaru >> disse la voce gracchiante del kappa. Poco dopo, lo youkai apparve davanti alla porta. Non si sarebbe fermato, se Rin non l’avesse chiamato allegra.

<< Buonasera signor Sesshomaru! >>

Kagura osservò il ragazzo divertita.

<<Sera Sesshomaru >> disse imitando la tonalità allegra di Rin.

<< Rin, cosa vuoi per cena? >> si intromise Jaken, mentre il silenzioso padrone osservava la scena.

<< Voglio il tempura! >> rispose la bimba.

<< Anche io >>

Gli sguardi di Jaken e Sesshomaru si concentrarono sulla youkai.

<< Rin deve finire gli esercizi dopo cena >> si giustificò con serenità. Jaken stava per controbattere, quando si intromise Rin.

<< Che bello! Può rimanere, signor Sesshomaru? >> chiese frizzante la bambina, con gli occhi colmi di entusiasmo. Jaken sbuffò; mai vista una bimba così allegra mentre fa i compiti.

Lo youkai, dal canto suo, si voltò e sparì nel corridoio buio.

<< Questo come si interpreta? >> domandò Kagura ironica.

<< Quando non risponde, di solito è si >> spiegò Jaken, avviandosi in cucina. Kagura sorrise. Che carattere contorto.

Rin e Kagura cenarono da sole. Chissà dov’era il resto della famiglia. Non c’era nemmeno Inuyasha, o almeno non lo aveva visto.

Dopo cena, Rin continuò a fare esercizi a tutto spiano. Kagura non aveva pietà.

<< Se continui così, stai sicura che farai un compito in classe perfetto >> la rassicurava, per spronarla. La bambina annuiva energica. Kagura spostò lo sguardo sulla stanza. Solo il salotto era enorme. Chissà com’era il resto della casa.

Dopo un po’, Sesshomaru si presentò alla porta con una coperta. Kagura lo guardò perplessa.

<< Che cosa c’è? >> chiese guardandolo curiosa. Lui, senza rispondere, si avviò verso Rin. Solo n quel momento, Kagura si accorse che si era addormentata, in quel poco tempo in cui non l’aveva controllata.

<< Che strana bambina: prima è energica come non mai, e poi si addormenta di colpo >> commentò, osservando Sesshomaru che prendeva la bambina e la stendeva sul divano, coprendola con la coperta. Si alzò e fece per andarsene.

<< Aspetta! >> lo bloccò Kagura. Lui si voltò impercettibilmente.

<< Che c’è? >>. La sua voce profonda risuonò nella stanza. Era impressionante.

<< Non mi mandi via? >> domandò la donna, osservandolo con gli occhi rossi. Lui non la perse d’occhio.

<< Fai come ti pare >> rispose gelido << non mi riguarda >>

<< Come no? E’ casa tua questa, ti riguarda eccome! >> ribatté Kagura ridacchiando. Secchomaru si limitò a voltarsi nuovamente.

<< No! D’accordo, ho capito, non mi impiccio, ma aspetta un attimo! >> si affrettò a dire, per poi brontolare << che scorbutico cafone >>

<< Come? >> chiese lui voltandosi, punto sul vivo. Kagura sorrise.

<< Si può sapere perché hai preso con te questa bambina? >> chiese curiosa << Tu, un grande demone, che ti trascini dietro questo scricciolo umano >>

Sesshomaru la fissò, come per analizzarla. Poi, si limitò a voltarsi, uscendo dalla stanza. Kagura sorrise nuovamente.

<< Cuore tenero! >> disse ad alta voce. Non rispose nessuno, ma lei sapeva bene che aveva sentito. E stando a quanto diceva Jaken, se non reagiva, era un sì.

Fu con questi pensieri che si congedò, avviandosi verso casa. Estrasse dai capelli la piuma che utilizzava come mezzo di trasporto, e si alzò in volo sulla città, libera come il vento.

<< Eh, già, proprio un cuore tenero >> commentò sorridendo, ammirando la notte senza luna.

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Capitolo 11
*** Fino al mattino ***


La vendetta

Incredibilmente sono riuscita a postare il capitolo del giorno! Non sperate troppo per domani, il prossimo capitolo è troppo lungo per essere scritto solo domani sera, penso che uscirà lunedì. Volevo pubblicarlo ieri, ma non sono riuscita a scrivere perché mia madre, in un momento di illuminazione, si è ricordata che doveva mandarmi a fare la spesa -.- No comment.

Spero che il capitolo vi piaccia, in attesa del prossimo “San Valentino”! (il titolo è promettente, eh? ;) )

Fino al mattino




Kagome faceva avanti e indietro per il corridoio, nervosamente. Luna nuova, ancora luna nuova. E Inuyasha non si vedeva. Era impossibile che non venisse, non avevano neanche litigato! Era sabato 10 febbraio, e ormai erano le dieci passate. Non poteva essere, doveva venire! Perché era in ritardo? Forse era successo qualcosa.

Quando suonò il campanello, si fiondò alla porta. Lui era lì, tranquillo, ad osservare il cielo. Il primo istinto di Kagome fu quello di abbracciarlo, ma si trattenne, non conoscendo la sua reazione.

<< Scemo! Mi hai fatto preoccupare! >> lo aggredì a quel punto, non potendo sfogarsi in altro modo. Lui la osservò perplesso.

<< Eri preoccupata? Per me? >> domandò curioso, abbozzando un sorriso. Forse Kagome si stava immaginando quella sfumatura compiaciuta. Arrossì, e lo fece entrare dentro casa. Non ci volle molto, prima che il nonno facesse irruzione. Sembrava preparato a quella situazione. Aveva controllato sul calendario le notti di novilunio.

<< Cosa ci fai qui? >> ringhiò il vecchio, squadrando Inuyasha.

<< Compito di matematica >> rispose prontamente Kagome << Eh già >>

<< Per quando? >> chiese lui sorridente. C’era qualcosa che non tornava nella sua reazione. Inuyasha fece per precedere Kagome, ma la ragazza lo bloccò.

<< Domani >> rispose tranquilla. Dallo sguardo dell’hanyou, capì che era la risposta sbagliata. Il sorriso del nonno si allargò.

<< Domani è domenica >> fece notare, fin troppo allegro. Stava facendo saltare i nervi alla nipote.

<< Lo sappiamo, è che io faccio ripetizioni la domenica con la professoressa Kagura, e mi fa fare un compito per valutare il recupero >> spiegò Inuyasha , inventandosi sul momento una scusa per rimediare. Non poteva immaginare quanto fosse vicino alla realtà.

<< Non capisco perché devi tenere sveglia mia nipote >> ringhiò il nonno, ma per fortuna arrivò la mamma di Kagome a sistemare il tutto.

<< Oh, papà! Lascia che Kagome aiuti i suoi compagni di classe >> disse allegra << E’ un piacere averti qui, Inuyasha. Fai come se fossi a casa tua >>

Il nonno brontolò, dicendo che sarebbe rimasto a controllare, e lo fece. Si misero a fare i compiti di matematica, in silenzio. Quella sera non c’era nulla che piacesse al nonno in televisione, quindi dovettero rinunciare anche ai dialoghi sussurrati. Finché Inuyasha, non si alzò con sicurezza, sporgendosi per spiare il nonno.

<< Si è addormentato >> bisbigliò sollevato. Kagome fece un respiro profondo. Finalmente.

<< Saliamo in camera mia >> suggerì a bassa voce. Si sorprese del fatto che l’hanyou la precedette. Si ricordò subito dopo che la prima notte era salito nella sua stanza per prenderle la trapunta.

Si rese conto solo in quel momento di non aver mai visto né immaginato Inuyasha nella sua piccola stanzetta rosa. Scoprì subito dopo che effetto faceva. Era come se tutti i mobili e gli oggetti fossero posizionati per concentrare l’attenzione su di lui. O forse era lui che attirava l’attenzione del mobilio. Kagome scacciò rapidamente quel pensiero. Quella notte era decisa a fare una cosa. Inuyasha si era seduto sul letto, a gambe incrociate e poggiato al muro. Sembrava una statua per quanto era immobile. Kagome, si accoccolò, raccogliendo le gambe in un abbraccio, sopra al cuscino, fissandolo curiosa. Quel giorno non si era ancora abituata a vedere quella chioma fluente del colore della pece, e gli occhi scuri, quasi viola.

Inuyasha si voltò verso di lei, leggermente a disagio. Stava nella stanza di Kagome, seduto sul letto di Kagome, con gli occhi di Kagome fissi su di lui. E un potenziale nonno omicida al piano di sotto, che dovevano sperare non si risvegliasse.

<< Tienimi sveglia >> disse decisa la ragazza, spezzando il silenzio. Inuyasha si sentì sollevato, ma al contempo confuso.

<< Perché? >> domandò fissando i suoi occhi felini sul suo volto. Era decisamente bellissima, anche in pigiama.

<< Due ragioni! >> spiegò lei allegramente << Primo, non è giusto che solo tu rimanga sveglio. Secondo, voglio vederti quando torni normale >>

<< Non è tutto questo granché, rimarresti delusa >> brontolò l’hanyou, spostandosi, in modo da stare seduto frontalmente alla ragazza. Kagome sorrise. Sembrava di buon umore quella sera.

<< Bè, se proprio vuoi restare sveglia, dobbiamo trovare qualcosa da fare >> cedette lui infine. Kagome aveva già un’idea.

<< Ti dà fastidio se ti faccio qualche domanda? >> chiese, impostandosi sulla modalità impicciona. Inuyasha inarcò le sopracciglia.

<< In che senso? >>

<< Su di te. Se non ti dà fastidio. Puoi non rispondere, se vuoi >>

L’hanyou la guardò, indeciso. Non gli piaceva parlare di sé. Non voleva che la sua vita diventasse di dominio pubblico. Ma forse, di Kagome poteva fidarsi. In fondo, era lei che lo aveva accolto a braccia aperte a casa sua, quando si era presentato totalmente senza preavviso. E che lo faceva anche adesso. E, da quanto ne sapeva, non aveva mai detto a nessuno di quel particolare. Era rimasto un segreto tra loro due.

<< Va bene >> concesse, distogliendo lo sguardo << cosa vuoi sapere? >>

<< Tua madre era umana, giusto? >> cominciò Kagome, con attenzione. Non voleva metterlo a disagio, per una volta che si stava aprendo.

<< Si >> rispose lui, senza aggiungere altro. Kagome si impuntò su quel particolare.

<< Come si chiamava? >>

<< Izayoi >>

<< Era bella? >>

Inuyasha alzò lo sguardo su Kagome. Che razza di domanda era?

<< Così dice il vecchio Miyoga. Io non me la ricordo, ero piccolo quando è morta >>

<< Chi è Miyoga? >> chiese Kagome, confusa.

<< Un demone pulce che serve la mia famiglia da secoli. Da quando ho memoria è sempre stato sulla mia spalla a saltellare >> rispose lui sorridendo. Anche Kagome sorrise. Stava cominciando a parlare in modo meno forzato.

<< E non ti ricordi nulla di lei? >> chiese la ragazza. Le sembrava impossibile che non avesse il minimo ricordo della madre.

<< Mi ricordo la sua voce quando cantava. Mio padre la adorava. Ma anche lui è morto, poco dopo >>

<< E tu vivi da solo con Sesshomaru? >>

<< E con la madre di Sesshomaru >> precisò l’hanyou << è stata la prima moglie di mio padre, ed odiava mia madre e me. Mi ha preso con lei solo perché aveva promesso >>

<< Tuo padre aveva un’altra moglie? Allora perché ha sposato tua… aspetta un attimo, l’ha sposata? >>

Inuyasha sospirò. Non era tanto facile da spiegare.

<< Allora… mio padre e la madre di Sesshomaru si sono sposati per un matrimonio combinato, ma lei lo amava davvero. Per lui, invece, era un semplice dovere. Quando conobbe mia madre, poté solo proteggerla, ma non sposarla. Se lo avesse fatto, probabilmente un membro della famiglia l’avrebbe uccisa per rivendicare il primo matrimonio >>

Kagome spostò lo sguardo sulle coperte. Era una situazione complicata quella della famiglia di Inuyasha.

<< Ma se la madre di Sesshomaru ti odia… come fai a vivere con loro? >> chiese, timorosa. Non voleva dare l’impressione di impicciarsi troppo, ma non resisteva. Voleva sapere tutto di lui. Non voleva segreti.

<< Lo faccio per non separare la famiglia. Sono un hanyou, non sarei ben visto se fossi separato dalla mia famiglia. Causerebbe solo molti problemi. E poi, dato che mi odiano, torno a casa solo per dormire >> spiegò lui, con un po’ di rassegnazione.

<< Vieni pure qui quando vuoi >> disse subito Kagome << non mi dai fastidio >>

Lui sorrise. Com’era bello quando sorrideva.

<< Me lo ricorderò… sempre se a tuo nonno va bene >> aggiunse ironico. Kagome rise. Dopo un po’, si accorse che la stava fissando.

<< Sicura che non vuoi dormire? >> chiese Inuyasha dopo un lungo scambio di sguardi. Kagome scosse la testa, decisa.

<< Ti sveglio prima dell’alba, se vuoi >> insistette lui. Non voleva che Kagome passasse la notte in bianco per lui. La ragazza valutò l’opzione.

<< Va bene. Ma se ti senti solo svegliami >>

<< Sentirmi solo? >> ridacchiò lui << Meglio se dormi, ! >>

Kagome gli fece una linguaccia, e si mise offesa sotto alle coperte. Stava decisamente scomoda così.

<< Non stai scomoda? >> intuì il ragazzo, osservandola mentre si rigirava nel letto per la settima volta. Kagome si mise a sedere.

<< Non riesco a dormire così >> si lamentò.

<< Alzati in piedi >> disse lui. Kagome, seppur perplessa obbedì. Inuyasha alzò la coperta, lasciando scoperto il materasso.

<< Siediti qui >> disse poi, dando una pacca al posto accanto a lui. Kagome si sedette, confusa. Poi, con un gesto fluido, Inuyasha le avvolse il piumone attorno alle spalle, e le passò un braccio attorno alle spalle, obbligandola a poggiare la testa sul suo petto.

Era stato talmente veloce che Kagome si accorse solo all’ultimo che l’aveva abbracciata, e arrossì tremendamente. Si affrettò a nascondere il viso con i capelli con un rapido gesto del capo.

<< Comoda? >> chiese lui con tranquillità. La ragazza annuì. Non era sicura di riuscire a parlare. Doveva ammettere, che dopo l’imbarazzo iniziale, stava davvero comoda appoggiata al petto di Inuyasha. Si sentiva protetta. Nasconse le gambe lateralmente, sotto la trapunta, e si accoccolò con un braccio sul suo petto, chiudendo gli occhi.

Dopo pochi minuti, cadde in un sonno profondo e senza sogni.



<< Kagome? >>

<< Inuyasha… >> mugolò la ragazza, stiringendo il cuscino. O meglio, quello che pensava fosse un cuscino.

<< Ehi, Kagome! Mollami! >> si lamentò la stessa voce maschile di prima.

<< …scemo >> mormorò aprendo gli occhi, assonnata. Chi era a parlare?

<< Oh, grazie >> rispose l’hanyou, fissandola con gli occhi violetti. Kagome avvampò, e quando si accorse che il presunto “cuscino” era in realtà Inuyasha, e scattò in piedi.

<< Oddio! Scusa >> disse rapidamente, ma Inuyasha le fece cenno di abbassare la voce. Solo in quel momento, Kagome si accorse che non era ancora mattina, e ricordò della sera precedente.

<< Che ore sono? >> chiese bisbigliando, sedendosi sulla sedia, di fronte al ragazzo.

<< E’ quasi l’alba >> rispose lui semplicemente. Kagome annuì. Rimasero in silenzio per diversi minuti, finché Kagome non concentrò lo sguardo sull’hanyou. Per un attimo, le era sembrato di vedere la sua immagine sfocata. Successe di nuovo.

<< Inuyasha… ma cosa…? >> cominciò, ma si interruppe quando vide i suoi capelli scuri agitarsi, come mossi dal vento. Guardò fuori dalla finestra, e vide il primo raggio di sole che si affacciava sull’orizzonte. Riportò rapidamente lo sguardo su Inuyasha. I capelli stavano diventando gradualmente più chiari, e le orecchie si facevano appuntite, quasi elfiche. I suoi occhi furono tra le ultime cose a cambiare. Il suo sguardo scuro si fece luminoso, riacquistando quel colore ambrato che lo distingueva. Le orecchie tornarono quelle di sempre, ricoperte dal soffice pelo bianco.

Kagome rimase a guardare la scena, senza riuscire a dire una parola. La stanza sembrava illuminata, o forse erano il suoi capelli argentati a renderla luminosa.

Inuyasha abbozzò un sorriso forzato.

<< Tornato normale >> mormorò, facendo vedere che anche gli artigli erano al loro posto. Kagome rise di quel gesto.

<< Però, è strano vederti così dopo che mi ero abituata a vederti umano >> disse la ragazza risedendosi nuovamente accanto a lui.

<< Non è la prima volta che lo dici >> la riprese il ragazzo. Era vero. Kagome decise di ignorarlo, e prese una ciocca di capelli argentati. Erano così soffici! Le veniva voglia di abbracciare la folta chioma del ragazzo, se non fosse che questo avrebbe scatenato una situazione imbarazzante. Già Inuyasha la guardava perplesso, senza capire cosa stesse facendo.

<< Ti posso fare una treccia? >> chiese lei, non riuscendo a resistere. Inuyasha strabuzzò gli occhi.

<< Sei impazzita? Non penso proprio >>

<< E dai! La disfo subito >> insistette lei, con gli occhi languidi. Inuyasha alzò gli occhi al cielo, rassegnato.

<< E va bene >> concesse, lasciando che Kagome si divertisse. Era piacevole sentire le sue mani delicate sui capelli. Lo rilassava.

<< Senti, Kagome… >> cominciò dopo un po’, arrossendo. Ringraziò che la ragazza fosse concentrata sulla treccia.

<< Si? >> chiese lei spensierata, incrociando le ciocche per l’ultima volta. Ammirò soddisfatta la sua creazione.

<< Tu credi che noi… insomma, tu ed io… >> continuò lui, impacciato. Kagome sciolse la treccia perplessa. Non lo aveva mai visto così in difficoltà.

Un urlò fece sobbalzare entrambi, e Inuyasha guardò Kagome, e poi la finestra.

<< Fai finta di dormire >> disse rapido, aprendola e saltando fuori. Kagome, shockata, si affrettò a chiuderla, e a ficcarsi sotto alle coperte. Dopo poco, il nonno fece irruzione nella stanza, ma rimase deluso di non trovare nessuno, a parte sua nipote.

<< Oh, se n’è andato >> disse allegro, mentre Kagome lo malediceva mentalmente.

Inuyasha, dal canto suo, stava insultando il vecchio in tutte le lingue che conosceva.

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Capitolo 12
*** San Valentino ***


La vendetta

Chiedo umilmente scusa a tutti per ieri, ma una mia amica ha avuto (e sta avendo) dei problemi, quindi è venuta a stare da me. Non sò se riuscirò a postare domani o nei prossimi giorni, cercherò di scrivere non appena avrò il tempo. In compenso (dato che avete una fortuna sfacciata!) mi sono ammalata e ho la febbre, quindi mentre lei sta a scuola io sto a casa a scrivere XD

Comunque ecco il capitolo! Attendete il prossimo, che arriverà appena possibile "A cuccia!"

San Valentino




Kagome fece le scale di corsa, acchiappò al volo un cornetto e il bento mentre si infilava la cartella e si mise le scarpe mentre apriva la porta. Un persona con sei braccia non avrebbe saputo fare di meglio. Urlò un saluto alla madre mentre correva nel cortile verso la scalinata. Questa volta, ruzzolò giù, facendosi tutte le scale rotolando.

<< Ahi ahi, che male >> si lamentò massaggiandosi il sedere. Era tutta dolorante, la sua caduta peggiore in assoluto. Si mise di nuovo a correre, anche se più lentamente, sia per la botta che per prudenza.

<< Aspettatemi! >> urlò entrando nella stazione come un razzo. Le porte della metro si stavano chiudendo, e la ragazza si infilò all’ultimo momento, dando una spinta a tutti gli occupanti del vagone. Si ritrovò circondata da sguardi ostili.

<< Ehm… scusate >> mormorò arrossendo imbarazzata. Ringraziò il cielo che doveva fare solo poche fermate. Arrivò in classe al suono della campana. Dato che aveva Kaede, era sicura di non trovare ancora nessun professore in classe. Ma questo non giustificava l’inferno che si trovò davanti quando aprì la porta.

Raggiunse Yuka e Ayumi per sapere cos’era tutto quel macello.

<< Ma come Kagome, non dirmi che non sai che giorno è oggi! >> esclamò Yuka sorpresa.

<< Ehm… >> fece lei soprappensiero.

<< Kagome, che hai fatto alla divisa? >> chiese Eri sconvolta, raggiungendola. Kagome abbassò lo sguardo, confusa, e si accorse che era tutta sporca, senza contare che aveva una bella escoriazione sul ginocchio.

<< Oh, non me ne ero accorta >> commentò lei tranquilla << sono caduta dalle scale del tempio, le ho fatte tutte rotolando >>

<< Keh! Ti avevo detto di non correre >> commentò Inuyasha, sbuffando.

<< Oh, scusa se ero in ritardo! >> rispose Kagome infastidita. Si accorse solo dopo che le tre amiche li stavano fissando. Questo era strano. Di solito, quando litigavano, tendevano ad allontanarsi, non ad ascoltare interessate.

<< Kagome, verresti un attimo con noi? >> chiesero dopo essersi consultate. Sempre più sospetta, la ragazza le seguì.

<< Non hai fatto nessun regalo a Inuyasha? >> domandarono a bassa voce, sperando di essere a distanza sufficiente. Il ragazzo rizzò un orecchio. Falsa speranza.

<< Perché? E’ il suo compleanno? >> chiese Kagome confusa. Gli sguardi che seguirono le fecero capire che le sfuggiva qualcosa di ovvio.

Vediamo… euforia in classe, sguardi curiosi attorno a lei e a Inuyasha, regali…

<< Oh no! E’ San Valentino! >> urlò Kagome, connettendo finalmente il 14 febbraio con la nota festività.

<< Signorina Higurashi, ha imparato a leggere il calendario? >> commentò la vecchia Kaede entrando in classe. Kagome si rifugiò al suo posto mormorando uno “scusi”, mentre la classe rideva. Non vedeva la faccia di Inuyasha, ma avrebbe giurato che stava ridendo anche lui. Anche perché, era quasi sicura, aveva sentito tutta la conversazione.

Alla mensa venne presa da parte da Sango e Kikyo. Questo era tremendamente sospetto.

<< Allora Kagome, hai fatto un regalo a Inuyasha? >> si informò subito Sango, euforica. Kagome immaginava il perché: prima Miroku le aveva detto di incontrarsi dietro alla scuola all’uscita.

Lanciò un’occhiata a Kikyo. Sapevano entrambe quale sarebbe stato il “regalo” di Inuyasha.

<< Forse… non lo so se glielo faccio >> disse mantenendosi sul vago << E tu? Hai fatto qualcosa a Miroku? >>

Sango esibì un timido sorriso di conferma.

<< Comunque, stasera l’ultimo anno ha affittato un locale per fare una festa di San Valentino >> disse Kikyo, con disinteresse << se vuoi venire… dillo anche al resto della tua classe>>

E così fece. Per fortuna il professor Sengoku mancava, e gli urli che seguirono quell’annuncio non procurarono troppi problemi.

<< Che bello, una festa di San Valentino! Non sei contenta Kagome? >> disse Yuka allegra. La ragazza annuì, soprappensiero. Chissà se Inuyasha sarebbe venuto. Doveva assolutamente venire. Sbirciò con la coda dell’occhio il gruppo dei ragazzi, che probabilmente parlavano di strategie per abbordare ragazze alla festa. Inuyasha stava seduto sul banco, come al solito. Kagome non capiva se stesse partecipando o meno alla conversazione. Il ragazzo drizzò le orecchie, sentendo chiamare il suo nome.

<< Ehi, Inuyasha, tu vieni? >> chiese un ragazzo con coraggio. Forse era solo una sua impressione, ma a Kagome sembrava che lo avessero scelto a sorte, grazie alla morra cinese, per fare quella domanda. Inuyasha sbuffò, voltandosi da un’altra parte.

<< Keh! Io non perdo tempo in queste cose >> rispose scontroso. Kagome gli avrebbe tirato una scarpa, se non fosse che doveva fingere di non sentire.

<< Ma dai! Viene pure Kagome >> tentò di convincerlo il ragazzo. Pessima idea. Inuyasha lo fulminò con lo sguardò, pietrificandolo. Non disse una parola, si limitò a fissarlo per qualche secondo, prima di voltarsi nuovamente. Kagome, dal canto suo, lo stava fulminando a sua volta.

Da quel momento, i compagni di classe terrorizzati non toccarono più l’argomento.

All’ora di educazione fisica, Kagome ne approfittò per avvicinare l’hanyou.

<< Che sguardo inceneritore >> commentò sedendogli accanto. Cercò di ignorare gli sguardi incuriositi di Yuka, Eri e Ayumi.

<< Origli le mie conversazioni? >> chiese lui scontroso. Oggi ha la luna storta pensò la ragazza.

<< Tu origli le mie >> rispose piccata. Inuyasha sbuffò, voltandosi dall’altra parte.

<< Allora, vieni o non vieni? >> chiese Kagome, fingendosi indifferente.

<< Perché dovrei venire? >> domandò lui, voltandosi a guardarla scocciato.

<< Non rispondere a una domanda con una domanda! >>

<< Tu dimmi il perché! >>

Kagome sbuffò, infastidita. Che testardo, orgoglioso, geloso e cafone! Geloso…? Sorrise impercettibilmente.

<< E’ un vero peccato. C’erano proprio tutti, ci saremmo divertiti. Sango, Miroku, Ayame… Hojo... >> disse rallentando la lista, resistendo alla tentazione di guardare la sua reazione << …Koga… >>

Inuyasha drizzò le orecchie, guardandola con la coda dell’occhio.

<< Oh bè, vorrà dire che dovrò andare a comprargli dei cioccolatini, non sarebbe carino presentarsi ad una festa di San Valentino senza >> commentò la ragazza, giocando con una ciocca di capelli.

Inuyasha si voltò a fissarla, e lei sostenne il suo sguardo. Sentirono suonare la campana di fine lezioni.

<< Potrei fare un salto >> propose lui, ma Kagome sospirò.

<< Ok, andrò a comprare i cioccolatini >> disse alzandosi rassegnata. Inuyasha ringhiò.

<< E va bene! Vengo! >>

<< Non venire se non ti va >> disse lei a quel punto. Lo sguardo di Inuyasha era davvero minaccioso. Si sarebbe messa paura se non fosse che era abituata.

<< Ti odio >> sibilò lui tra i denti.

Lei gli fece una linguaccia, soddisfatta, prima di andarsene. Incrociò Sango mentre usciva dal cancello. La ragazza si stava dirigendo all’appuntamento.

Trovò Miroku appoggiato al muro, con una scatola giallina in mano, bucherellata.

<< Ciao >> lo salutò, arrossendo tremendamente.

<< Ciao >> rispose lui andandole incontro << scusa se te lo do ora, ma non penso che sia una buona idea portarlo alla festa. Anche adesso me lo ha portato mio nonno Mushin >>

Sango annuì, sorpresa dalla naturalezza del ragazzo.

<< Aspetta! >> lo bloccò arrossendo ancora di più << prima posso darti il mio? >>

<< Mi hai preso un regalo? >> chiese lui sorpreso.

<< Cos’è tutta questa sorpresa? >> domandò lei imbronciata << Ovvio che te l’ho fatto. Li ho fatti io >>

Gli porse una scatola rossa, contenente dei cioccolatini a forma di cuore.

<< Oh Sango. Ti sei ricordata che adoro la tua cucina >> esclamò osservando la scatola commosso. Sango divenne un pomodoro.

<< Bene, ora è il mio turno >> disse sorridendo, porgendogli la scatola. Fu in quel momento che Sango sentì un debole miagolio.

<< Ma cosa…? Oddio, è un amore! >>

Appena sciolse il nastro, una piccola nekomata le saltò in braccio. Era panna con striature nere sulle zampe e sulle due code, e aveva un grosso fiocco rosso sul collo.

Sango la coccolò emozionata.

<< Miroku, è bellissima! Ti adoro… ma che dico, ti amo! Da morire >> disse allegra stringendo la piccola nekomata. Il ragazzo sorrise compiaciuto.

<< Allora, come la chiami? >> chiese curioso. La ragazza ci pensò su.

<< Kirara>> decise infine, sorridendo. Miroku le porse il braccio per accompagnarla a casa, ma Sango gli fece notare che aveva le braccia occupate.

<< Non è un problema >> rispose il ragazzo passandole un braccio sulle spalle. Sango si accoccolò sul suo petto. Era talmente felice! Di slancio, lo baciò, lasciandolo di stucco.

<< S… Sango… stai bene? >> chiese lui preoccupato dalla reazione della ragazza.

Lei sorrise.

<< No, affatto. Sono troppo felice >> rispose stringendosi a lui. Miroku sorrise abbracciandola.

<< Devo tornare a casa ora. Ci vediamo alla festa >> disse. Sango rimase un po’ delusa. Voleva stare un po’ da sola con lui.

<< Va bene >> disse, prima di baciarlo di nuovo << ti aspetto >>

Corse in direzione di casa, e appena arrivata prese il telefono, compose il numero di Kagome e rimase in attesa. Occupato. Sango attaccò pensierosa, mentre carezzava Kirara. Per fortuna non c’era nessuno dentro casa, o ci sarebbe stato un bel litigio su chi potesse coccolare per primo la nekomata.

La ragazza riprese la cornetta, e compose il numero di Kikyo. Occupato. Sbuffando riappese, ma questo non poté intaccare il suo ottimo umore.

Le due linee erano occupate per due motivi molto semplici. Le due cugine stavano parlando tra loro.

<< Allora, quindi lo tiro da parte e gli metto il rosario >> riassunse Kagome, ancora titubante.

<< Si, esatto. Cerca di non farti vedere da Sango, si arrabbierebbe >> gli ricordò Kikyo << ma comunque fammi un cenno quando ti serve una mano per portare via eventuali scocciatori >>

<< Sì >> rispose l’altra dopo un po’ << e poi gli dico “stupido” >>

Le lunghe pause di Kagome fecero riflettere Kikyo. Qualcosa non andava.

<< Kagome, sicura di volerlo fare? Se hai paura lasciamo perdere >> propose quindi. Non voleva che la cugina attuasse la vendetta se non se la sentiva. Anche perché era lei quella che si stava esponendo di più.

Kagome rispose rapidamente di non preoccuparsi, con voce allegra. Riattaccò con la scusa di dover studiare.

Ma non riuscì affatto a concentrarsi sullo studio. Si sentiva una morsa sullo stomaco. Aveva mentito a Kikyo. Non sapeva se mettere o meno il rosario a Inuyasha. Ultimamente era così cambiato, era così diverso. Però, lo era solo perché lei aveva fatto la smorfiosa. Se non lo avesse fatto, lui sarebbe rimasto quello di sempre.

Continuò a tormentarsi fino all’ora di cena, mentre si preparava per la festa e mentre ci andava insieme a Sango. Ascoltò distrattamente l’amica mentre raccontava del regalo di Miroku e di quanto era stato dolce, carino, gentile, e molti altri aggettivi che non colse.

<< Ehi, Kagome, tu cosa regali a Inuyasha? >> domandò poi Sango, per la seconda volta in quella giornata. Kagome strinse impercettibilmente la borsetta contenente il rosario.

<< Nulla >> rispose con tranquillità.

<< Nulla? >> ripeté Sango perplessa << Come nulla? >>

<< Esatto. Tanto so che lui non mi regalerà nulla, e non voglio metterlo in difficoltà. E poi non siamo ancora così legati da poterci regalare qualcosa >> spiegò la ragazza. Sango decise di lasciar perdere la discussione, cominciando ad elencare i disastri che Kirara aveva fatto in casa solo il primo giorno: squarciato cuscini, rotto vasi, morso e graffiato tavoli, e così via in una lunga lista.

Kagome rimase a pensare a quello che aveva detto. Davvero non erano così legati? Sango non sapeva delle notti di luna nuova, di come l’aveva abbracciata, del distributore…

La ragazza avvampò, e l’abito giallo pastello fece risaltare il rosso del suo viso. Questo causò non poche domande da parte di Sango. Kagome fece un sospiro di sollievo quando arrivarono alla festa, perché la ragazza si dedicò totalmente a Miroku. Kagome sperava che Miroku non facesse il cascamorto con qualcuna, o le sarebbe toccato consolare Sango.

Il locale era tremendamente affollato, e la ragazza cominciò a cercare Inuyasha con lo sguardo. Inutile dire che fu lui a trovare lei.

<< Ho sentito il tuo odore >> disse una voce alle sue spalle. Kagome non fece in tempo a voltarsi che Koga saltò tra lei e l’hanyou, prendendogli le mani. O almeno pensava che fossero le mani di Kagome. Perché Ayame, prontamente, si era infilata tra lui e lei, e appena sentì la stretta di Koga lo prese per i polsi, per nulla intenzionata a lasciarlo andare.

<< Sempai, vieni a prendere il mio cioccolato? L’ho preparato apposta per te! >> esordì la ragazza portandoselo via, verso una statua di cioccolato con un grosso biglietto su cui era scritto “Per Koga♥”.

Kagome osservò la scena sconvolta, prima di voltarsi verso Inuyasha, altrettanto sconvolto.

<< Ehm… ciao >> lo salutò, arrossendo leggermente. Perché arrossiva? Stava per compiere l’atto più crudele e infame della sua vita e arrossiva?

Inuyasha fece per rispondere, quando Koga saltò nuovamente davanti a Kagome con una scatola di cioccolatini.

<< Oh Kagome, questi sono per te >> esordì con gli occhi luccicanti, mentre Kagome sospirava rassegnata. Inuyasha si mise in mezzo, squadrando Koga. Subito la folla attorno si dileguò allontanandosi il più possibile.

<< Che cosa vuoi, cucciolo pulcioso? >> ringhiò Koga minaccioso e infastidito.

<< Cosa vuoi tu? E’ un tuo hobby saltare in mezzo a due persone che parlano? >> rispose l’altro con un tono talmente scuro da spaventare perfino Kagome. Ma la ragazza si riprese subito, e si infilò tra i due spostando Inuyasha, che, incredibilmente, si fece spostare.

<< Non litigate anche oggi! >> li sgridò rassegnata, prima di rivolgersi a Koga << Koga, senti, grazie per il regalo, ma è meglio se lo regali ad Ayame no? Io non ho del cioccolato per te, e sarebbe carino se tu la ricambiassi >>

<< Allora lo rifiuti? >> disse lui con una faccia da lupo bastonato, che fece pena anche a Kagome. Ma la pena svanì subito non appena Koga si concentrò su Inuyasha.

<< Se non ti fossi messo in mezzo l’avrebbe preso >> ringhiò adirato, quando Ayame, con molta tranquillità, gli sfilò il cioccolato di mano.

<< E’ per me? >> disse allegra correndo via << Grazie sempai! >>

Koga, dapprima immobile, cominciò a rincorrerla per tutto il locale, urlando che era per Kagome. Ma la ragazza lupo lo mangiò fino all’ultimo cioccolatino, ignorandolo.

Inuyasha, sempre più sconvolto dall’andamento della serata, si voltò verso Kagome, che nel frattempo era sparita.

<< Ragazze, ma cosa volete? >> si lamentò Kagome con Ayumi, Eri e Yuka.

<< Kagome, non ti lamentare così! Non pensi che dovresti dargli una possibilità? >>

<< Ma a chi? >> domandò esasperata, prima di venir spinta dalle tre nella folla, perdendole di vista. Si voltò, e si accorse di essere finita davanti ad Hojo. Il ragazzo sembrava sorpreso quanto lei.

<< Higurashi, ci sei anche tu! >> esclamò allegro e sorridente. Kagome cercò di concentrarsi su lui e sulla ricerca di Inuyasha contemporaneamente.

<< Sono contento che tu sia venuta… >> cominciò il ragazzo arrossendo. Ma dove si è cacciato Inuyasha? pensò lei, osservando la folla.

<< …perché vedi, io ho pensate che sarebbe stato carino… >> continuò Hojo, sempre più rosso, abbassando lo sguardo. Kagome si sentì tirare per il polso.

<<… regalarti del cioccolato >> terminò porgendogli una scatola di cioccolatini. Si accorse di avere davanti Eri, che lo guardava rassegnata.

<< Kagome se né andata >> disse sospirando. Almeno poteva tenerla d’occhio mentre ci parlava!

<< Inuyasha, non mi tirare! >> si lamentò Kagome, sedendosi su un piccolo divano. Inuyasha si sedette accanto a lei con fare offeso. La ragazza si accorse che stavano in una zona appartata del locale, male illuminata. Kikyo le lanciò un’occhiata da lontano, e si mise a fare la guardia con fare disinteressato. Era il momento. Kagome si sentì morire, e si voltò a guardare Inuyasha. Era decisamente offeso.

<< Che hai? >> chiese lei per rompere il silenzio. Non voleva pensare a quello che stava per fare.

<< E me lo chiedi? Se non mi fossi messo in mezzo avresti accettato il regalo di Koga >> ringhiò lui, ma mantenendo basso il tono di voce.

<< Se non lo avessi fatto avreste litigato >> si giustificò la ragazza << e poi che ti importa? Ormai ce l’ha Ayame >>

Lui sbuffò infastidito. Ci mancava solo questa!

Kagome decise di utilizzare il metodo dei sensi di colpa.

<< D'altronde, tu non mi hai fatto nessun regalo, quindi con che diritto ti arrabbi? >> disse con fare offeso. Fu molto più tagliente del dovuto. Inuyasha deglutì, ma riprese subito il controllo.

<< Nemmeno tu >> rispose, sicuro di aver centrato. Il sorrisino di Kagome gli fece capire che si sbagliava. Allora, abbassando le orecchie, distolse lo sguardo.

<< E va bene, scusa! >> disse in imbarazzo << Il fatto è che non sono bravo a fare i regali >>

<< Non fa nulla, non avrei dovuto rinfacciartelo. Non sono arrabbiata, davvero >>. Inuyasha non era molto convinto. Kagome infilò la mano nella borsetta, alzando gli occhi al cielo.

<< Su, chiudi gli occhi >> ordinò, ma il ragazzo la guardò perplesso.

<< Perché? >> chiese tra il curioso e l'infastidito.

<< E dai! >>

<< Dimmi il perchè! >>

<< E va bene >> disse lei alzandosi << vado a prendere il cioccolato di Koga >>

<< Tanto l'ha mangiato Ayame >> commentò lui con tranquillità. Kagome rimase un attimo in silenzio.

<< Allora vado a dare il regalo a Koga >> decise voltandosi, ma lui si irriggidì e le prese il polso.

<< Va bene >> ringhiò chiudendo gli occhi. In quel momento, Kagome capì che era arrivata alla scelta finale. E non aveva più tempo per scegliere.

Con un rapido gesto prese il rosario e glielo mise al collo senza pensarci. Quando lui aprì gli occhi, osservò il rosario perplesso.

<< Che cos'è? >> chiese confuso. Kagome fece per rispondergli, ma richiuse la bocca. "Stupido", doveva solo dirgli stupido. Quella parola rimaneva nella sua mente, opprimente e pesante. Gli veniva voglia di urlare, di dire una qualunque altra cosa, ma la prima parola che avrebbe detto avrebbe distrutto tutto quello che c'era tra loro due.

Si alzò improvvisamente, e corse via, lasciandolo di sasso. Sgomitò fra la folla fino all'uscita, e corse verso casa senza pensarci. Non dovevano parlarsi finché Inuyasha non si fosse tolto il rosario.

Il ragazzo cercò di seguirla, ma la perse tra la folla. Lì il suo profumo era confuso, e non si accorse che era uscita dal locale. Quando se ne accorse, capì che era già lontana. Avrebbe potuto seguirla, ma in quel momento si sentiva troppo confuso per farlo. Che cosa le era preso così, d'improvviso?

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Capitolo 13
*** A cuccia! ***


La vendetta

Spero che questo capitolo possa compensare l’assenza di ieri! E’ un po’ corto, ma d’altronde il prossimo è molto lungo, quindi si compensano (spero di riuscire a scriverlo in tempo >.>). Buona lettura, e grazie mille a chi commenta e anche chi solo legge! ^^

A cuccia!




Inuyasha entrò dentro casa furente. Non fece la minima attenzione a non fare rumore. Non gli importava di svegliare qualcuno. Il vecchio Miyoga, che era rimasto alzato, saltellò allegro verso la porta.

<< Signorino Inuyasha, bentornato >> lo salutò saltandogli sulla spalla, ma il ragazzo rispose con un ringhio. La pulce notò il rosario sul collo, e alzò lo sguardo perplesso.

<< Signorino Inuyasha, ma questo è… >>

<< Non scocciare! >> lo interruppe lui mandandolo via con una schicchera, e cercando di togliersi il rosario. Quello emanò una forte luce, e si rifiutò di farsi sfilare. Inuyasha rimase perplesso. Era impossibile che un rosario agisse di sua spontanea volontà! Cercò di nuovo di toglierlo, ma niente da fare. Non superava la linea del mento.

<< E va bene >> ringhiò << se non ti togli, ti rompo! >>

Altri numerosi tentativi senza risultato. Il vecchio Miyoga si riprese dal colpo, e saltellò nuovamente sulla spalla dell’hanyou.

<< Non potete toglierlo, signorino Inuyasha. E’ un rosario anti-demone! >> spiegò sedendosi a gambe incrociate. Il ragazzo si voltò a guardarlo perplesso.

<< Che cos’è? >> chiese con un tono di voce completamente afono.

<< Un rosario anti-demone. Veniva usato per domare o liberarsi di demoni fastidiosi che… >>

<< CHE COSA? >>


Kagome si svegliò di soprassalto. Aveva passato buona parte della notte in bianco. Lanciò un’occhiata alla sveglia: le sei. Si alzò comunque e si preparò completamente. Preparò il bento e la colazione, e uscì di casa intorno alle sette. Non sapeva nemmeno lei il perché, ma non voleva rimanere a casa. Non era sicura di riuscire a camuffare il suo pessimo umore. La metro non era troppo affollata a quell’ora, e dopo un breve tratto a piedi si ritrovò davanti al cancello della scuola. Chiuso. Sbuffò infastidita, appoggiandosi lungo il muro. Doveva aspettare per più di un’ora. La sua mente si concentrò nuovamente su Inuyasha. L’importante era che si fosse tolto il rosario. Poi gli avrebbe spiegato tutto, non le importava più. Gli avrebbe detto del piano assieme a Kikyo, e del perché faceva la smorfiosa con lui.

Sentì un debole lamento, e abbassò lo sguardo su un cucciolo ai suoi piedi. Era un piccolo cagnolino, forse un beagle.

<< Ciao cucciolo >> disse dolcemente, sedendosi a terra accanto al cagnolino, che non perse l’occasione per sedersi sulle sue gambe. Kagome rise, carezzandolo, mentre lui scodinzolava. Non si accorse di Inuyasha che arrivava lungo la strada. Non appena il ragazzo la vide, si ricordò delle parole di Miyoga. Doveva farselo togliere prima che lei pronunciasse qualunque parola, altrimenti si sarebbe attivata chissà quale stregoneria.

Il cagnolino cominciò a leccare il naso a Kagome, che si spostò rapida ridendo.

<< Ehi, ma cosa fai? >> mormorò divertita al cucciolo.

<< Ehi, Kag… >> cominciò Inuyasha, quando sentì cosa stava dicendo Kagome. Sentì quelle due parole, pronunciate come se fossero una sola.

<< A cuccia! >> esclamò lei al cucciolo, che obbediente si sedette. Ma, in contemporanea, sentì un tremendo tonfo, e la terra tremare. Spostò lo sguardo sulla strada, confusa. Un terremoto? Il cucciolo cominciò ad abbaiare, e lei si voltò verso la causa di quell’agitazione. C’era un ragazzo sul pavimento, a faccia in giù, che si stava alzando a fatica. Riconobbe la corporatura e i capelli argentei, e si sentì morire.

<< Kagome.. >> disse con una voce roca, traboccante d’ira << …sei una STUPIDA! >>

La ragazza arretrò quando Inuyasha alzò lo sguardo per fissarla.

<< Come hai potuto mettermi al collo un rosario anti-demone? >> ringhiò lui alzandosi in piedi dolorante << Almeno informati prima di regalare cose così pericolose! >>

Lei fece per parlare, ma si azzittì. Lui pensava… che fosse un errore?

<< Credevo che te lo fossi tolto. Ho scoperto a casa che cos’era. Me lo ha detto il nonno >> disse allora con un’espressione colpevole.

<< Non si più togliere >> sbraitò lui << Dovevi toglierlo tu prima di parlare! Come ti è venuto in mente di parlarmi dopo che non lo hai fatto ieri sera? >>

Era molto arrabbiato. Troppo. Kagome si sentì in difficoltà.

<< Ecco. Ieri sera ho… ho avuto paura >> disse. Inuyasha capì che era vero, anche se non poteva immaginare il perché.

<< E allora sei scappata? Di che avevi paura >> chiese lui, più calmo. Si pulì la divisa sporca di polvere, e riprese la cartella dalla strada.

<< Non lo so. Mi stavo sentendo male, e ho agito d’impulso. Poi, quando mi hai chiesto cos’era, ho creduto che non ti fosse piaciuto e mi sono offesa >>

Erano tutte cose vere, meno l’ultima. Inuyasha sospirò rassegnato.

<< Anche tu, che regali rosari a San Valentino >>

<< Che fai, sfotti? >> chiese lei inarcando le sopracciglia. Lui scosse la testa.

<< Basta che non dici quella parola. Soprattutto davanti a qualcuno >> si assicurò lui.

<< Va bene, niente “a cucc..” >>

<< KAGOME! >> urlò lui, in un misto tra rabbia e terrore.

<< Oh, scusa >> si bloccò la ragazza, sorridendo. Era una bella arma, in effetti. Lui sospirò di nuovo, nascondendo il rosario sotto la maglietta.

<< E poi perché hai chiesto a tuo nonno? >> domandò perplesso.

<< Non gliel’ho chiesto. Gli ho detto cosa ti aveva regalato. Sai, è stato molto insistente. E quando gliel’ho detto, mi ha spiegato tutto >> mentì Kagome << sembrava felice che te lo avessi messo >> aggiunse per rendere credibile la storia.

Inuyasha annuì, rassegnato.

<< Allora, entriamo? >> chiese avviandosi verso il muro

<< E come? Il cancello è chiuso >> fece notare lei, riprendendo la cartella sulle spalle.

<< Liberati di quel cucciolo e ti faccio entrare >> disse lui, facendo girare Kagome verso il cagnolino. Si era totalmente dimenticata di lui, che continuava a trotterellarle dietro. Si chinò a fargli un paio di carezze, prima di avvicinarsi a Inuyasha.

<< Allora, sei pronta? >> chiese il ragazzo voltandosi ad osservarla.

<< Per fare cosa? >> domandò lei preoccupata. Ma lui non si mise a spiegare. Le passò un braccio dietro alle ginocchia, facendola cadere, ma l’altro braccio era già dietro di lei per sorreggerle la schiena. E prima che lei potesse dire “A”, lui aveva già saltato il cancello. Attraversò il cortile con pochi balzi, prima di saltare alla finestra della classe. Kagome era totalmente terrorizzata. Lui rimase in equilibrio sul davanzale, aspettando che lei scendesse, ma la ragazza non si mosse. Era rimasta con le braccia raccolte attorno alla cartella da quando l’aveva presa.

<< Ehm, Kagome? Puoi scendere adesso >> le fece notare, scendendo dal davanzale. Lei posò una gamba a terra, ma subito si accorse che tremava. Inuyasha la riprese in tempo, prima che cadesse.

<< Tutto a posto, Kagome? >> chiese perplesso. Era bianca, tanto da sembrare morta. La mise a sedere sul banco, preoccupato. Quando lei parlò, Inuyasha si tappò le orecchie balzando contro il muro per lo spavento.

<< MA TI SEI IMPAZZITO? NON FARLO MAI PIÙ! >> gridò la ragazza fuori di sé. Si sentiva il cuore in gola, e la testa le girava.

<< Ma io lo faccio tutti i giorni >> si lamentò lui.

<< Esatto, TU! >> urlò nuovamente Kagome, alzandosi in piedi.

<< E dai, non è poi una tragedia >>

<< A cuccia >>

Il rosario si illuminò e si sfilò da sotto la maglia. Inuyasha vide il pavimento avvicinarsi, e si preparò all’impatto. Il botto fece tremare l’edificio.

<< Così impari >> disse lei più calma. Funzionava anche come sfogo!

<< Kagome! >> ringhiò lui alzando la faccia. Era nero, ma già rassegnato alla situazione: non stuzzicare Kagome.

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Capitolo 14
*** It was a lie ***


La vendetta

Questo capitolo è molto lungo, per cui sono riuscita a postarlo solo ora, nel tardo pomeriggio! Spero vi piaccia, è stato difficile scriverlo (Ho passato tutta la mattina e il pomeriggio a farlo, dato che ho ancora la febbre ç.ç). Il titolo è in inglese, perché mi piaceva molto il modo in cui suonava XD

Ok, pazzie a parte, adesso buona lettura ^^

It was a lie




Ginnastica. Il giovedì, la loro classe faceva ginnastica con quella di Kikyo. Kagome voleva approfittarne per spiegargli la situazione, ma si accorse che la cugina mancava. Si ricordò solo allora che aveva detto che andava a trovare la nonna a Funabashi, quel giorno. In compenso, fu occupata a controllare che Koga e Inuyasha non si scannassero. In effetti, le sarebbe bastato un “A cuccia” per mettere pace tra i due, ma Inuyasha la aveva pregata di non farlo davanti agli altri (e di non farlo in generale).

Si sentì chiamare dal professor Byakuya, e andò con la sua batteria a fare la corsa ad ostacoli. Era più tranquilla rispetto al mattino, anche perché Inuyasha non sospettava nulla. Poteva anche evitare di rivelargli tutto, mettendosi d’accordo con Kikyo di non svelare la situazione.

<< TI AMMAZZO, BOTOLO! >> urlò Koga, attirando la sua attenzione. Stava saltando addosso ad Inuyasha. La ragazza fece per urlare di smetterla, quando il mondo si storse. O meglio, lei cadde. Infatti, per pensare a quei due, non saltò un ostacolo, nel quale quindi inciampò rovinosamente.

Si parò il volto con le braccia, e sentì l’impatto del ginocchio sinistro e del braccio desto sulla corsia.

Inuyasha, impegnato a schivare i colpi di Koga, sentì odore di sangue. Il sangue di Kagome. Schizzò in sua direzione, dove nel frattempo si erano riunite le compagne e il professore. Koga, inizialmente confuso, gli corse dietro non appena capì la situazione.

<< Kagome, tutto bene? >> chiese Eri preoccupata. Kagome si mise a sedere, sfilando le gambe dall’ostacolo caduto.

<< Ahi! Il ginocchio >> si lamentò piegando la gamba. Stava sanguinando. Anche il braccio era un po’ rosso, ma non era ferito.

Inuyasha si affacciò nella folla, e vide il taglio profondo sul ginocchio della ragazza. Byakuya si abbassò per controllare che non ci fosse nulla di rotto.

<< E’ meglio che tu vada a medicarti in infermeria >> propose lui, per poi voltarsi verso gli alunni.

<< Chi vuole portare Higurashi in infermeria? >> domandò, vedendo schizzare in aria la mano di Koga. Inuyasha, appena lo vide, schizzò fuori dalla massa.

<< La porto io >> si offrì, scatenando il ringhio infastidito del lupo.

<< Ma no! Professore, vado da sola, davvero! Io non… Inuyasha, mollami! >> sbraitò mentre lui la prendeva in braccio e la portava via.

<< Mi metti in imbarazzo! Cammino da sola >> si lamentò, ma in modo meno vistoso rispetto a prima. In compenso, arrossì.

<< Mandami a cuccia, se ci riesci >> la stuzzicò lui. Kagome si arrese. Non poteva mandarlo a cuccia se la portava, o sarebbe stata schiacciata. Per tutto il tragitto, lanciò qualche occhiata ai capelli di Inuyasha, ma soprattutto alle orecchie. In quella posizione avrebbe potuto prenderle facilmente.

Quando arrivarono in infermeria, si accorsero che era vuota.

<< Vado a chiamare l’infermiera >> propose chinandosi per adagiare Kagome sul letto. Lei ne approfittò per allungare la mano destra su una delle sue orecchie da cane. Inuyasha sobbalzò, afferrandole la mano con la sua destra, e perdendo l’equilibrio.

Caddero entrambi sul letto, e quando Kagome riaprì gli occhi, chiusi per lo spavento, se lo ritrovò sopra, con una gamba piegata sul letto e l’altra ancora a terra, la mano destra sulla sua, accanto al volto. Lei era distesa, il braccio destro che passava sulla spalla sinistra e la mano imprigionata da quella di Inuyasha. Arrossì, vedendolo a pochi centimetri da lei. Erano in quella posizione, da soli, in infermeria. Lo vide avvicinarsi, perduta nei suo occhi ambrati. Non sentiva più nemmeno il dolore al ginocchio. Le loro labbra stavano per sfiorarsi, quando…

<< C’è qualcuno? >> chiese una voce roca e gracchiante. Kagome spostò il braccio, riportandolo al suo posto, dando così una sonora botta al collo Inuyasha, che cadde dall’altra parte del letto, sulla schiena. L’hanyou, dopo l’iniziale spaesamento, si sedette accanto al letto, facendo finta di niente.

L’infermiera entrò, trovando i due leggermente rossi in volto.

<< Tutto bene? >> chiese leggermente perplessa.

<< In realtà no >> disse la ragazza indicando il ginocchio sanguinante. La vecchia signora, che poi era la madre di Jinenji, prese tutto il necessario per la medicazione, e disinfettò la ferita, fermando l’emorragia. Ci mise sopra un bel cerotto che prendeva tutta la fascia della rotula.

Dopo aver ringraziato, andarono direttamente a pranzo. Sango, che aveva litigato con Miroku, si sedette al bordo della panca, lasciando che Kagome e Inuyasha sedessero accanto a lui.

<< Allora… com’è andata in infermeria? >> chiese Sango senza malizia. I due divennero comunque color porpora, e questo generò sospetti nella compagnia. Koga li fissò entrambi, prima di concentrarsi solo su Inuyasha.

<< Tu! Cosa hai fatto a… >>

<< Sempai, assaggia questa frittata! >> strillò allegra Ayame ficcandogli in bocca l’intera frittata. Koga a momenti si strozzò.

<< Coff! Ayame, ma sei impazzita? Vuoi uccidermi? >> sbraitò alzandosi in piedi. Si accorse che nel frattempo Inuyasha e Kagome erano fuggiti in classe. Miroku e Sango si lanciarono un’occhiata che diceva tutto. Misero da parte il rancore, per organizzare un piano degno di due impiccioni!

Il pomeriggio, Sango chiamò Kagome a casa.

<< Ciao Kagome, come va? >> chiese, anche se si erano viste fino a mezz’ora prima.

<< Bene, grazie. Tu? >>

<< Tutto bene. Senti, Miroku ha quattro biglietti gratis per il cinema, volevo sapere se ti andava di venire con noi >> disse Sango rapidamente.

<< Sicuro, grazie mille! >> rispose l’altra allegra.

<< Miroku sta chiamando Inuyasha, a te va bene? >>

Kagome arrossì ripensando all’infermeria, che poi, non sapeva bene il perché, le riportava alla mente il distributore.

<< Non penso che verrà >> disse con sincerità << ma comunque va bene >>

<< Oh, verrà, verrà >> disse l’amica con un tono che preoccupò Kagome << Comunque ci vediamo tra mezz’ora sulla piazza del centro commerciale, va bene? Ci vediamo! >>

Nel frattempo Miroku

<< Pronto? >> rispose una voce gracchiante.

<< Ehm, buongiorno sono Miroku. C’è Inuyasha? >> domandò gentilmente. Silenzio.

<< Ehm, è ancora in linea? >> chiese perplesso. Di nuovo silenzio. Quando stava per riattaccare, sentì una voce scorbutica rispondere.

<< Che c’è? >>. Era chiaramente Inuyasha.

<< Inuyasha, sono Miroku. Ho quattro biglietti per il cinema, e volevo sapere se ti andava di venire. Viene anche Kagome >> disse il ragazzo sbrigativo. Erano inutili tanti giri di parole.

<< Non penso di potere >> rispose l’altro con un tono altezzoso. Miroku alzò gli occhi al cielo. Come immaginava.

<< Va bene, non fa nulla. Vorrà dire che chiamerò Koga >>

<< ASPETTA! >> urlò l’hanyou, assordando l’orecchio del povero Miroku.

<< Sì? >> chiese il ragazzo con fare disinteressato.

<< Ora che ci penso, credo di poter venire >>

<< Benissimo, allora tra mezz’ora sulla piazza del centro commerciale. A dopo >>

Inuyasha riattaccò la cornetta in malo modo. Odiava le uscite, e odiava i ricatti!

Kagome, dopo aver messo sottosopra la stanza per trovare qualcosa da mettere, punto sul casual sportivo, mettendo un paio di blue jeans e un maglione arancione con scollo a V. Questa decisione prese fin troppo tempo, e si ritrovò a correre per le scale, come sempre, e per le strade per arrivare in tempo. Inutile dire che arrivò in ritardo. Ma, quando già si aspettava di trovare Sango a sgridarla, si accorse che non c’era nessuno sulla piazza. O almeno nessuno di quelli che dovevano essere lì ad aspettarla.

Dopo aver controllato più volte, pensò che forse erano andati senza di lei. Non sapeva quando cominciava lo spettacolo, e magari era arrivata troppo in ritardo.

<< Ehi >> fece una voce dietro di lei, facendola sobbalzare. Si voltò arretrando, ma subito si calmò, accorgendosi che era Inuyasha.

<< Oh, sei venuto? >> disse con sollievo prima ancora di salutare.

<< Preferivi Koga? >> chiese lui con un sarcasmo un po’… glaciale. Kagome lo guardò perplessa.

<< Ti hanno obbligato >> concluse, incrociando le braccia. Lui stava per sbuffare, quando pensò che era meglio rispondere a parole. Kagome poteva diventare pericolosa.

<< Più o meno >> disse quindi, voltandosi e cominciando ad attraversare la piazza. Kagome gli corse dietro.

<< Allora, dove sono Sango e Miroku? >> chiese Kagome guardandosi attorno.

<< Non ci sono. Non sento nemmeno il loro odore, anche se qui è molto affollato >>

Kagome si fermò a pensare. Possibile che proprio loro due fossero in ritardo? Considerando che anche lei lo era, dato che Miroku aveva i biglietti poteva almeno chiamare. Controllò il cellulare, ma non c’erano messaggi non letti o chiamate perse. Oltretutto era anche scarico.

<< Qualcosa non va >> mormorò perplessa. E in effetti qualcosa non le tornava da quando l’aveva chiamata Sango.

<< Qualche idea? >> chiese il ragazzo con fare rassegnato. Rassegnato a che cosa poi? Kagome decise di lasciar perdere e concentrarsi sui due amici “scomparsi”.

<< Miroku e Sango non avevano litigato? >> chiese ad Inuyasha, perplessa.

<< Si, infatti. Avranno fatto pace >> concluse poi lui con rapidità.

<< No no! Tu non conosci Sango. Non perdona così velocemente. Di solito ci mettono almeno un giorno intero per fare pace, se non più di uno >>

Inuyasha era molto perplesso.

<< E allora? >>

<< Allora? Allora quei sue stanno organizzando qualcosa! Sono tra le persone più impiccione che conosca, quando ci si mettono >> spiegò Kagome. Inuyasha sembrò capire a cosa si riferiva.

<< Andiamo a casa di Sango, non è lontana da qui >> propose la ragazza, avviandosi. Inuyasha la seguì docilmente.

Arrivati a destinazione, Kagome suonò il campanello. Sentirono una serie di botti e urli, tra qui un “Kirara, vieni subito qui!”, prima che Kohaku aprisse la porta con la nekomata in braccio.

<< Oh, ciao Kagome! >> salutò affannato, mentre la micia tentava la fuga.

<< Ciao Kohaku. Sango è in casa? >> chiese la ragazza carezzando Kirara, che subito si addolcì e cominciò a fare le fusa.

<< No, è uscita. Ha detto che non torna nemmeno per cena, e si è portata dietro un incenso anti-demone per cancellare l’odore >> spiegò il fratello, mostrando tutta la sua perplessità su quella strana situazione. Kagome lanciò un’occhiata a Inuyasha. Sango discendeva da una famiglia di sterminatori, ed era piena di curiosi gadget anti-demone.

<< E’ chiaro che non voleva che tu seguissi le sue tracce >> commentò dopo aver ringraziato e salutato Kohaku.

<< Proviamo ad andare da Miroku? >> chiese lui poco convinto.

<< Sango ha il sangue di sterminatori nelle vene, si sarà organizzata bene. Non li troveremmo nemmeno volendo >> rispose la ragazza rassegnata.

<< Bè, allora che vuoi fare? >> domandò lui osservandola. Kagome alzò lo sguardo perplessa.

<< C… che voglio fare? >> ripeté confusa, mentre lui continuava a fissarla.

<< Keh! >> sbuffò lui << Visto che ci siamo tanto vale che facciamo qualcosa >>

Kagome rimase a bocca aperta. Possibile che Sango e Miroku fossero riusciti davvero nel loro intento?

<< Allora? >> chiese l’hanyou impaziente. Kagome chiuse la bocca, e si mise a pensare.

<< Mi porterai ovunque ti chiedo? >> domandò curiosa.

<< Se è possibile andare e tornare prima di domani >> rispose lui ironico. Questo la sorprese. Di nuovo.

<< Non sono mai andata alla torre di Tokyo, anche se abito nella stessa città >> disse quindi, osservando la sua reazione.

<< Nemmeno io >> commentò, avviandosi verso la stazione. Kagome gli corse dietro, allegra. Le piaceva quando Inuyasha si comportava così, era naturale come nelle notti di luna nuova.

Presero la metro fino alla stazione di Shibuya, e poi l’autobus fino alla torre. Kagome credeva che fosse molto più vicina, ma soprattutto molto più piccola. Si sorprese di quanto fosse grande.

Ormai era quasi buio, e già era illuminata di arancio. In estate sapeva che era illuminata d’argento. Dentro c’era un acquario gigantesco, e anche diversi musei molto curiosi. Si sentiva una bambina a sorprendersi per ogni cosa, mentre Inuyasha la seguiva pazientemente. Sembrava che le stesse facendo la guardia.

<< Andiamo all’osservatorio? >> chiese allegramente tirandolo verso gli ascensori. Si era fatto buio, e la città non si vedeva. In compenso, il cielo era limpido, e si vedevano un po’ di stelle e la luna crescente.

<< Peccato che sia buio, forse oggi si vedeva il monte Fuji >> mormorò, osservando le vetrate.

<< Io lo vedo >> disse Inuyasha, attirando l’attenzione di Kagome.

<< Ah… è vero >> commentò sorridendo. Inuyasha la guardò perplesso. Perché sorrideva.

<< Ho sete >> disse poi, guardando l’osservatorio << vado a prendere qualcosa al distributore >>

<< Ti accompagno >> propose lui seguendola.

<< NO! >> urlò lei, arrossendo, e lasciandolo di stucco. Lui si tappò le orecchie con un gemito.

<< Non urlare! >> si lamentò, continuando a tenerle tappate << E poi, perché no? >>

Kagome fece per rispondere, ma poi rimase zitta. Non se lo ricordava? Un po’ rimase delusa, e decise di ignorare la discussione. Lui non insistette, forse per paura di un “A cuccia”, o forse perché cominciava a capire il perché.

Quando scesero al primo piano, Kagome disse nuovamente che andava a prendere da bere.

<< Va bene >> si limitò a dire lui, senza seguirla. La ragazza fece un respiro di sollievo, o forse di rassegnazione? Sembrava proprio che non si ricordasse di quella sera al distributore.

Digitò il codice dell’acqua naturale sull’apparecchio. Quei bip erano così fastidiosi. Ma perché dovevano essere così rumorosi, quei distributori? Si chinò per raccogliere la bottiglietta, ma quando si alzò si ritrovò davanti due ragazzi che la fissavano. Dopo una prima occhiata, capì che erano demoni. Avevano la pupilla felina, e le orecchie appuntite, oltre a canini molto pronunciati e artigli.

<< Ehi, ma questa è Kagome? >> chiese uno dei due, con una cresta bianca divisa in punte. Lei lo guardò perplessa. Si conoscevano?

<< Si, riconosco l’odore che ci ha fatto sentire Koga >> confermò l’altro, con i capelli bianchi e corti, e un ciuffo scuro che li separava.

<< Io sono Hakkaku, e lui e Ginta. Koga parla spesso di te. Una volta abbiamo visto una tua foto >> disse quello con la cresta.

<< Ah >> rispose Kagome, immobile. Che volevano quei due?

<< Tra un po’ non vediamo Koga? >> chiese Ginta, con la faccia di chi aveva avuto una grande idea.

<< Giusto! Vieni con noi >> disse Hakkaku prendendole il polso.

<< Ehm, io veramente… ma che fai? Lasciami! >> urlò mentre se la tiravano dietro.

<< Ehi >>

Kagome sentì un’altra mano sul suo braccio, e Hakkaku si fermò, voltandosi. Inuyasha era lì accanto.

<< Lasciala stare, lupo >> disse con voce calma, ma Kagome percepì che traboccava di rabbia. Ginta lo squadrò da capo a piedi, prima di lanciargli un’occhiata perplessa.

<< Che vuoi, hanyou? >> chiese con tono sprezzante. Kagome gli lanciò un’occhiata inceneritrice, che per un attimo lo fece vacillare.

<< Lei sta con me >> rispose Inuyasha, lasciando la ragazza di stucco. Ma cosa stava dicendo? E poi, così davanti a tutti!

<< Non ha il tuo odore addosso >> commentò Hakkaku. Kagome parve perplessa. Il suo odore addosso? Cosa voleva dire?

In quel momento, Inuyasha ringhiò, Il ringhiò più minaccioso che Kagome avesse mai sentito. Per la prima volta in vita sua, Kagome ebbe davvero paura di Inuyasha, tanto che le venne la tentazione di scappare. Lo guardò terrorizzata, probabilmente stava anche tremando. Lui sembrò notarlo, perché strinse la presa sul suo braccio, come a rassicurarla.

<< Inuyasha… >> mormorò lei, con voce tremante. I due lupi strabuzzarono gli occhi.

<< I… Inuyasha? >> ripeté Hakkaku terrorizzato.

<< Quell’Inuyasha? L’amico di Koga? >> domandò Ginta arretrando, e tirando con lui Hakkaku, che lasciò il polso di Kagome.

<< Amico? >> chiese la ragazza perplessa. Koga riteneva Inuyasha un suo amico?

<< Questo ci fa a fette >> sussurrò Ginta a voce troppo alta, tanto che lo sentì anche Kagome.

<< Dobbiamo andare, che sfortuna! Ci vediamo! >> si congedò rapidamente Hakkaku, e i due corsero via. Inuyasha teneva ancora stretto il braccio di Kagome, fissando il punto in cui i due erano spariti.

<< Ehm… Inuyasha, il braccio >> fece notare Kagome, riportandolo nel mondo dei vivi. Lui la guardò per un attimo, come per assicurarsi che fosse tutto a posto. Poi le lasciò il braccio, ma in compenso le prese la mano, e cominciò a tirarsela dietro. Kagome arrossì, mentre cercava di tenere il suo passo.

<< Ehi, che ti prende? Lasciami! >> disse dopo un po’, stanca di corrergli dietro. Lui le lanciò un’occhiata che diceva tutto. No, non la lasciava e no, non rallentava.

Kagome sbuffò. Cosa gli era preso, tutto d’un tratto?

<< Non posso distrarmi due secondi che tu ti cacci nei guai >> disse lui spezzando il silenzio, mentre erano in metro. Le teneva ancora la mano.

<< Non è colpa mia se Koga mostra le mie foto in giro >> rispose lei piccata, cercando di incrociare le braccia. Nulla da fare, l’hanyou non mollava la presa della sua mano.

Quando arrivarono alla stazione, prese una direzione diversa da casa di Kagome, ma lei lo seguì in silenzio. Quando svoltò nel viale di una casa dal cancello aperto, però, si fermò. Inuyasha si voltò a guardarla perplesso.

<< Che hai? E’ casa mia >>

<< Perché mi hai portato qui? >> chiese lei perplessa. Era tardi ormai, e tra non molto doveva tornare a casa.

<< Non voglio che Koga venga a cercarti >> disse arrabbiato.

<< Perché dovrebbe? >> domandò perplessa. Lui alzò gli occhi al cielo.

<< Appena quei due diranno a Koga che ci hanno visti insieme, stai certa che correrà a cercarti. Ma non sa dove abito, e dato che abbiamo usato i mezzi pubblici non può seguire il tuo odore. E dato che non sei tornata a casa, non può seguirti fin qui >> spiegò l’hanyou, trascinandola a forza nel cortile.

<< Va bene, ho capito! So camminare da sola >> si lamentò strattonando la mano. Inuyasha la lasciò. Probabilmente era convinto che fosse al sicuro adesso. Ma l’assenza di quel contatto le faceva sentire la mano fredda. In quel momento si accorse di volergli stringere la mano di nuovo, solo per sentirne il tepore.

Lo seguì dentro casa, e poi nella sua stanza, accompagnati dal saltellante Miyoga. Nel tragittò, sentì di tanto in tanto gli strilli di Rin e di una voce gracchiante che la sgridava.

<< Ecco, questa è camera mia >> disse il ragazzo arrivando ad una porta con sopra intagliato il suo nome in kanji.

<< Chi l’ha scritto? >> chiese curiosa. Era un intaglio molto rude.

<< L’ha fatto Rin su tutte le porte delle stanze. Ha obbligato Jaken ad insegnargli come scrivere i nostri nomi e li ha incisi. Quando l’ha scoperto era furioso >> spiegò Inuyasha ridacchiando. Kagome sorrise.

<< Oh, signorino Inuyasha! Che rara visione vedervi ridere >> disse allegro Miyoga saltellando sulla scrivania. Inuyasha tossì, riassumendo il suo solito sguardo. Kagome rise divertita.

<< Che c’è? >> chiese lui confuso.

<< Nulla. È che appena Miyoga ti ha fatto notare che ridevi hai subito smesso >> disse allegra, sedendosi sul letto. Lui la imitò, sedendole accanto.

<< Senti, ti ricordi oggi in infermeria? >> chiese Kagome quasi subito. Inuyasha arrossì.

<< C…cosa? >> chiese confuso.

<< Perché non mi hai fatto toccare le orecchie? >> si lamentò sedendosi a gambe incrociate, frontale a lui.

<< Perché dici? Non ci sono abituato >> rispose più tranquillo.

<< Non è giusto! Mia madre ti ha toccato le orecchie e io no! >> disse offesa, incrociando le braccia. Inuyasha sospirò rassegnato.

<< Se vuoi toccarle fallo >> concesse, piegando un po’ la testa. Lei non se lo fece ripetere due volte. Allungo le mani e le acchiappò delicatamente, sfregandole con le dita.

<< Come sono morbide! >> disse allegra, ma a bassa voce. Sapeva che i rumori troppo alti gli davano fastidio. Rimase a strofinarle ancora un po’, prima di lasciarle andare. Non voleva infastidirlo. Lui non si mosse.

<< Inuyasha? >> chiamò Kagome perplessa << Ehi, Inuyasha? >>

<< Si è addormentato di nuovo >> commentò Miyoga saltellante << è da quando è piccolo che gli fa questo effetto. Mi ricordo che sua madre gli carezzava sempre le orecchie quando non voleva dormire, e lui crollava in pochi minuti >>

Kagome trattenne una risata. Ecco perché non voleva mai farsi toccare le orecchie. Lo rilassava e addormentava. Lo distese sul letto, e si mise ad osservarlo. Non lo aveva mai visto dormire. Sembrava un bambino, e aveva un’espressione così rilassata, come se non potesse sfiorarlo alcun problema. Si sedette sul bordo del letto, accanto al suo fianco. Il vecchio Miyoga saltellò via per una commissione, e lei rimase lì ad ammirarlo. Era perfetto. Si accorse solo in quel momento di quanto era bello. Bello come un dio. Gli carezzò i capelli, senza pensarci, e si accoccolò accanto a lui, per sentirne il calore. Si accorse che due occhi ambrati la stavano fissando.

<< Scusa, ti ho svegliato >> mormorò, rimanendo stesa accanto a lui. Stranamente, non si sentiva in imbarazzo. Lui scosse la testa impercettibilmente, abbracciandola e stringendola a sé. Kagome chiuse gli occhi ascoltando il battito del suo cuore, percependo il suo calore. Sentì il suo respiro tra i capelli.

<< Hai un buonissimo odore >> sussurrò lui. Era invaso dal suo aroma, così dolce e inebriante.

<< Ma se dici sempre che ho un cattivo odore! >> rispose lei piccata, sentendosi presa in giro.

<< Ho sempre mentito >>

Kagome arrossì, e nascose il volto sul suo petto, cercando di non farlo notare.


<< Signorino Inuyasha! Signorina Kagome! Svegliatevi! >> urlò il vecchio Miyoga saltellando sul volto di Inuyasha, pungendolo. Il ragazzo lo schiacciò istintivamente con la mano, aprendo gli occhi assonnato. Kagome si svegliò a sua volta, sentendolo muoversi. Erano ancora abbracciati, come quando si erano addormentati. Rimase un attimo confusa, non ricordando bene cosa fosse successo. Poi alla sua mente riaffiorarono quelle parole, quelle che aveva sentito prima di addormentarsi.

“Ho sempre mentito”. Era una bugia. Lui non la odiava, e lei era stata una stupida. E Sango aveva ragione. Gli era sempre piaciuta.

<< Oh, sei tu vecchio Miyoga >> commentò il ragazzo mettendosi a sedere.

<< Non vi scusate signorino, ci sono abituato >> rispose l’altro con voce spezzata.

Kagome lanciò uno sguardo all’orologio digitale sul comodino, e scattò in piedi, improvvisamente piena di energie.

<< ODDIO! SONO LE UNDICI PASSATE! >> urlò tirando fuori il cellulare dalla tasca. Possibile che non lo avesse sentito. Lo schermo scuro spiegò tutto. Era scarico, e si era spento. Quindi tutte le chiamate della famiglia, che di sicuro aveva chiamato, avevano dato il numero come irraggiungibile.

<< Ti accompagno io, o non arriverai prima di mezzanotte >> propose Inuyasha, accompagnandola rapidamente alla porta.

<< E con te quando arriverò? >>

<< In cinque minuti >> rispose, offrendogli la schiena. Lei lo guardò perplessa.

<< Su, Sali >> la incoraggiò. La ragazza prese un respiro profondo, prima di salirgli in spalla. Gli abbracciò il collo, e strinse le ginocchia attorno ai suo fianchi, mentre lui la reggeva per le ginocchia.

<< Pronta? >> chiese, preparandosi. Lei annuì, poco convinta. Quando Inuyasha saltò, urlò, chiudendo gli occhi. Ci mise un minuto buono prima di riuscire ad aprirli. Sentiva il vento sul volto, e vide che stavano sorvolando le case. Inuyasha atterrava di tanto in tanto su un tetto, per spiccare un nuovo salto verso la prossima destinazione.

Arrivarono al tempio in cinque minuti, come previsto. Kagome vide le luci di casa accese, chiaro segno che erano tutti alzati. La aspettava una bella sgridata.

<< Kagome, di che è colpa mia se hai fatto tardi. In fondo è vero, se non mi fossi addormentato… >>

<< Non ci provare! >> rispose lei scendendo dalla sua schiena, e fissandolo severa << Se lo faccio il nonno mi impedirà di vederti. Poi come farai nel novilunio? >>

<< Posso girare per la città come prima >> propose lui divertito.

<< Fossi matta! Finché io abiterò in questa casa, tu verrai qui nel novilunio. Sempre che tu lo voglia, ovviamente >>

Lui sorrise. Un sorriso dolce, che Kagome non aveva mai visto sul suo volto. La abbracciò, sorprendendola.

<< Grazie >> mormorò l’hanyou al suo orecchio. Kagome si voltò a guardarlo negli occhi. Erano così vicini, e lei era totalmente rapita dal suo sguardo. Gli prese il volto tra le mani, timidamente, avvicinandolo al suo, quando…

<< MAMMA! Kagome è tornata! E c’è anche il fratellone cane >> strillò Sota affacciandosi dalla porta. I due ragazzi si allontanarono arrossendo, mentre la mamma di Kagome e il nonno correvano nel cortile.

<< Oh, Kagome! Ero così preoccupata >> disse la madre abbracciandola. Il nonno si concentrò sul ragazzo.

<< TU! Sapevo che era meglio se mia nipote non frequentava un teppista come… >>

<< Oh, Inuyasha, grazie mille per aver riportato a casa la mia Kagome >> disse la madre interrompendolo e prendendo le mani del ragazzo << non ti ringrazierò mai abbastanza >>

<< Ma si figuri >> rispose lui tranquillamente. Il nonno, sconvolto, fissò la figlia, poi Inuyasha, poi i nipoti.

<< Basta, fate come volete! Io non voglio saperne nulla! >> esplose tornando in casa.

Dopo altri ringraziamenti e saluti, anche il resto della famiglia tornò in casa. Kagome lanciò un ultimo sguardo a Inuyasha. Lui sentiva ancora il calore delle sue mani sul volto.

<< Kagome, mi spieghi che fine avevi fatto? Avevi detto che uscivi con Sango, e lei non era a casa! Abbiamo chiamato Miroku e niente! Questo, ovviamente, senza contare le centinaia di telefonate che abbiamo fatto al tuo cellulare a partire dalle sette e mezza! >>sbraitò il nonno. Kagome annuiva senza ascoltarlo. La sua mente era impegnata a non cancellare la sensazione di quel calore sulla pelle, e quelle tre parole… “Ho sempre mentito”.

<< Kagome, mi stai ascoltando? >> chiese il nonno rabbioso.

<< No >>

<< Come? >>

<< NO! >> urlò la ragazza, scattando in piedi << Lasciatemi in pace per una volta! >>

Detto ciò corse in camera sua, lasciando il vecchio di stucco, e la madre preoccupata.

Si lanciò sul suo letto piangendo. Era una stupida, stupida, STUPIDA! Aveva sempre preteso il massimo della sincerità, e lei non faceva altro che mentire. Inuyasha, e il piano, e Kikyo. Perché aveva gli messo quel dannato rosario?

<< Kagome >> chiamò la mamma in un sussurro. La ragazza si accorse che era seduta sul letto accanto a lei. Non l’aveva neanche sentita entrare. Di slanciò, si mise a piangere sulla sua spalla, singhiozzando. La madre la abbracciò, dandogli qualche affettuosa pacca sulla schiena.

<< Su, su Kagome, non fare così. Si può sapere cosa ti è preso? >> chiese lei tranquilla. Kagome capì dal suo tono di voce che poteva scegliere di non rispondere. Ma lo fece. Raccontò tutto, dei tre anni passati con lui che la prendeva in giro e le rubava il pranzo, del piano con Kikyo, del distributore e delle notti di novilunio. Di San Valentino e della giornata passata insieme, tutto senza omettere nulla. E tutto mentre continuava a piangere. Quando finì di raccontare, si calmò, limitandosi ai singhiozzi.

<< Kagome, come sei arrivata a fare questo? Avevo visto che stavi male, ma addirittura vendicarsi! >>

<< Avevi… avevi visto? >> chiese la ragazza confusa. La madre la guardò dolcemente.

<< Kagome, pensi davvero che non mi fossi accorta di nulla? Sono tua madre. Anche nelle notti in cui è rimasto qui, tu pensi davvero che io non vi abbia controllato? Solo che io non sono… invadente come il nonno. Mi limitavo a rimanere alzata in cucina, o in camera mia, quando vi siete spostati nella tua stanza. Non volevo obbligarti a parlarmene >> spiegò carezzandogli i capelli.

<< Oh mamma! Cosa posso fare? >> chiese Kagome singhiozzante.

<< Se mi chiedi la cosa più saggia da fare, è spiegare a Kikyo la situazione, e non dirgli nulla. Ma se mi chiedi la cosa più giusta… allora devi dirgli la verità, tesoro >>

<< Ho paura >> singhiozzò la ragazza << sono sicura di perderlo. Lo amo troppo per perderlo! >>

<< Bambina mia, devi essere forte. E sperare che lui ti capisca >> la consolò la madre, cullandola. Kagome si addormentò tra le sue braccia, ma si risvegliò durante la notte, a causa di incubi. Non riuscì più a prendere sonno, e passò il resto della nottata a piangere. Cercando di farsi coraggio.

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Capitolo 15
*** La verità ***


La vendetta

La verità




Kagome si fece coraggio, e chiamò a casa di Kikyo. Erano le otto del mattino.

<< Pronto? >> rispose una voce femminile, assonnata.

<< Pronto, zia? Sono Kagome >> disse la ragazza cominciando a giocare con il filo del telefono. Ecco, era già nervosa.

<< Oh, Kagome! Come stai tesoro? Come mai chiami a ques’ora? >>

<< Sto bene, grazie. Per caso c’è Kikyo? >>

<< Mi spiace, ma è già uscita per andare a scuola. Ti serve qualcosa in particolare? >>

<< No, grazie comunque. E scusa per l’ora >> rispose lei, prima di riattaccare.

Kikyo era uscita, e tutto perché Kagome non aveva voluto chiamarla troppo presto. Doveva assolutamente incrociare la cugina prima che parlasse con Inuyasha, e si accorgesse che gli aveva messo il rosario.

Prese la cartella e uscì di casa, facendo le scale di corsa. Non cadde per miracolo.

Quando arrivò alla stazione, scoprì che la metro non funzionava per un guasto. Ma perché le disgrazie avvengono tutte insieme? Cominciò a fare il tragitto a piedi, ma era troppo lungo per farlo tutto correndo. Si dovette fermare più volte con il fiatone. Alla fine era stato un bene uscire in anticipo, perché almeno non arrivò in ritardo, Ma perché Kikyo era uscita di casa così presto? Abitava lì vicino, e gli ci voleva una decina di minuti per arrivare a scuola. Che senso aveva arrivare con quaranta minuti di anticipo?

<< Kagome! >> urlò Koga non appena la ragazza entrò in classe << Stai bene? Hakkaku e Ginta mi hanno detto di averti vista con Inuyasha e… >>

La ragazza rimase perplessa, mentre il lupo si interrompeva, e la fissava sconvolta. Si avvicinò ad annusarle i capelli.

<< Ma… hai il suo odore addosso! >> strillò, facendo girare tutti i presenti, Inuyasha compreso, che prima arrossì, e poi impallidì.

Kagome ricordò che non aveva lavato i capelli. Non ci aveva pensato, in effetti, dato che erano puliti. Koga gli annusò la mano, e poi il collo. Kagome lo allontanò con un ceffone.

<< Ma che fai? >> chiese arrabbiata e arrossendo. Koga sembrò non far caso allo schiaffo, e fece un respiro di sollievo.

<< Meno male, è solo superficiale >> disse, lanciando un’occhiataccia ad Inuyasha, che fece finta di niente. Ma di cosa parlavano? Odore superficiale? Anche il giorno prima, Hakkaku e Ginta avevano parlato di odore.

La campanella suonò, e Kagome si rese conto di non essere riuscita a parlare con Kikyo. Fermò Koga, che stava uscendo.

<< Koga, dì a Kikyo che devo parlargli, e di non parlare con nessuno, NESSUNO, prima di aver parlato con me, va bene? >>

<< Ok >> rispose lui perplesso, uscendo dalla classe. Kagome tornò al posto sospirando. Anche Inuyasha la stava guardando perplesso.

All’ora di pranzo, Kagome si accorse di essersi scordata il bento.

<< Non ti preoccupare, io posso non mangiare volendo >> disse Inuyasha tranquillo.

<< Tu si, ma io no >> rispose lei scocciata, dirigendosi verso la mensa. Si sedette accanto a Kikyo, dividendo il suo pranzo, e Koga si mise vicino a Inuyasha.

<< Che c’è? >> chiese la cugina in un sussurro, finito il bento.

<< Ti devo parlare… da sola >> aggiunse, con un’occhiata che diceva tutto. Kikyo si alzò, sussurrando, ma in tono udibile agli altri:

<< Mi accompagni in bagno? >>

<< Sicuro >> rispose l’altra alzandosi. Inuyasha le guardava sospetto, ma poco interessato. Non poteva certo immaginare la ragione di quel mistero.

<< Allora, che succede? >> chiese Kikyo attraversando il cortile.

<< Kikyo, ho messo il rosario a Inuyasha >> disse Kagome. Il solo pensarci la faceva sentire male.

<< Ce l’hai fatta? Perfetto! >> disse la cugina allegra, ma la sua allegria svanì vedendo il pallore sul volto di Kagome.

La campanella squillò, attirando l’attenzione degli alunni, loro due escluse.

<< Kagome… cos’è successo? >> chiese Kikyo preoccupata.

<< Oh, Kikyo. Sono stata così cieca. Non mi sono resa conto di come lui avesse sempre tenuto a me >> disse tra i singhiozzi.

<< Ti sei innamorata di lui? >> chiese la cugina dopo un lungo silenzio. Kagome annuì, con gli occhi lucidi. Kikyo l’abbracciò, prendendola alla sprovvista.

<< Kagome, stupida! Perché non me lo hai detto? Non ti avrei mai obbligato a fare questo se tu non avessi voluto >> la strillò lei a bassa voce, consolandola contemporaneamente. Kikyo non la odiava per essersi innamorata di Inuyasha. Già questo, la fece sentire sollevata.

<< Kikyo, il rosario anti-demone… lui ce l’ha… gliel’ho messo perché ho scelto la vendetta. La nostra vendetta. Non gli ho parlato subito, ma poi lui mi ha sentito fuori scuola mentre parlavo con un cane e… >> spiegò Kagome, parlando a voce alta tra i singhiozzi << …e funziona se gli dico “A cuccia” >>

Il tonfo che seguì fece impallidire la ragazza. Non ebbe il coraggio di voltarsi. Kikyo impallidì, spostando lo sguardo su Inuyasha che si rialzava da terra. Kagome prese un respiro profondo, e si voltò a fronteggiarlo. Nei suoi occhi lesse due sentimenti: delusione e rabbia.

<< I… Inuyasha >> balbettò con le lacrime agli occhi.

<< Ero venuto a chiamarti per tornare in classe >> disse con voce afona. Per Kagome fu come una pugnalata.

<< I… Inuyasha io… fammi spiegare, non so cosa hai sentito ma… >>balbettò lei, ma l’hanyou non la fece parlare.

<< Ho sentito quello che dovevo sentire. Rosario, vendetta… la vostra vendetta >> aggiunse lanciando un’occhiata d’odio ad entrambe << e “A cuccia” >>

Kagome stava tremando.

<< Non è… non è come sembra… non hai sentito tutto, fammi spiegare! >>

<< NON VOGLIO SENTIRTI >> ringhiò lui, perdendo il controllo. Kagome sentì le gambe abbandonarla, ma doveva restare in piedi. Non poteva finire così, non doveva.

<< Inuyasha… all’inizio era così, ma ora… >>

<< Ti aspetti che me la beva? >> ringhiò il ragazzo << Di nuovo? Non sono così stupido Kagome. Abbindola qualcun altro >>

La ragazza fece per ribattere, ma lui gli voltò le spalle e se ne andò. Vide la sua schiena allontanarsi, e sentì che non si sarebbe voltato. Stava diventando tutto nero, le gambe si fecero molli, e cedettero. L’ultima cosa che vide, fu il cielo. L’ultima cosa che sentì, l’urlo di Kikyo. Ma lui, non si voltò.

<< Oh, mio dio! KAGOME! >>






Questo capitolo è corto, ma mi veniva da piangere mentre lo scrivevo (e pensare che io almeno so come finirà la storia, poveri voi ç.ç). Spero di riuscire a postare un altro capitolo, almeno per non farvi finire la giornata con un capitolo in sospeso come questo. Comunque, dato che tra due capitoli ho bisogno di un dialogo che ha Emiko sul suo pc, e lei non ha internet, e io ho la febbre…. >.>’ Insomma, speriamo che mi passa così posso prenderlo da lei e scrivere il capitolo, o sono costretta a sospendere finché non la vedo. Sperando di riuscire a postare il prossimo capitolo oggi (sottolineando che nemmeno quello è allegro…)

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Capitolo 16
*** Ventitre giorni senza lui ***


La vendetta

Ecco qui un altro capitolo. Buona lettura!

Ventitre giorni senza lui




Kagome rinvenne lentamente. Era tutto bianco.

<< Kagome? Kikyo, si è svegliata! >>

<< S…Sango? >> balbettò la ragazza, confusa. Si sentiva le guance bagnate. Capì subito dopo che stava piangendo. E anche il perché. Il ricordarlo la fece esplodere in singhiozzi.

<< Kagome, ti prego, calmati >> le disse l’amica dolcemente, carezzandogli i capelli.

<< Lui… lui non mi vuole più vedere! >> urlò piangendo, nascondendo il volto nel cuscino.

<< Kikyo mi ha raccontato tutto. Vedrai, riuscirete a spiegarvi. Ora è arrabbiato, ma poi tutto tornerà normale >> la consolò, facendola sfogare.

<< Voi… voi non sapete tutto >> disse emergendo dal guanciale << Lui si fidava di me. Ed io… io… >>

Scoppiò di nuovo in lacrime, stavolta abbracciata a Sango.

<< E’ tutta colpa mia. Non avrei dovuto chiederti di fare una cosa così infame. E avrei dovuto accorgermi che eri stata coinvolta con lui >> disse Kikyo tristemente << E’ stata una mia idea. Non dovevo coinvolgerti >>

<< Su Kikyo, lo sai che non è colpa di nessuno >> intervenne Sango bruscamente. Non poteva consolare due persone contemporaneamente.

L’infermiera entrò nella stanza, seguita da Kagura, l’insegnante dell’ora di Kagome.

<< Oh, ti sei svegliata. Stavo per chiamare l’ospedale >> disse la vecchia, tranquillizzandosi << hai avuto uno svenimento, credo da stress >>

<< Higurashi. Kikyo, intendo, Naraku vuole che torni in classe. Sango, tu puoi restare, dirò io a Kaede che stai con Kagome >> disse Kagura, vedendo la ragazza in lacrime attaccata all’amica. Sango annuì, grata.

Kagome continuava a piangere. Anche davanti ai professori, anche davanti alla scuola, non le importava più nulla. Sango la abbracciò, cullandola.

<< Si risolverà, vedrai. Tornerà tutto a posto >>


Kagome si svegliò, osservando la sveglia. Le sette. Si mise a sedere, tastando il cuscino con la mano. Era bagnato, aveva pianto di nuovo. Si trascinò in bagno a forza, infilandosi sotto la doccia. Vide la sua faccia allo specchio. Aveva gli occhi rossi e gonfi, esattamente come il giorno prima, e quello prima ancora, e quello prima ancora.

<< Buongiorno Kagome >> la salutò la mamma, quando la ragazza entrò in cucina. La prima cosa che fece, fu avviarsi al calendario, per fare una X sul giorno precedente.

Ventuno. Erano ventuno giorni che la ignorava, che faceva come se non esistesse e non fosse mai esistita. Il nonno la guardò perplesso. Erano tre settimane che Kagome si comportava in modo strano e faceva croci sul calendario. La mamma sembrava sapere il perché, ma non c’era stato modo di farsi dire la ragione. Aveva un sospetto, ma gli sembrava totalmente infondato. Andavano così d’accordo fino al giorno prima, non poteva certo essere per… o forse si?

<< Oh, dopodomani è luna nuova >> disse il nonno soprappensiero, leggendo le previsioni del tempo. Kagome si voltò a fissarlo con gli occhi lucidi. Il vecchio non capì subito la ragione di quello sguardo triste, ma la nipote prese la cartella e corse via, per non far vedere che piangeva. Di nuovo.

<< Ma.. ma cosa gli ha preso? >> chiese confuso guardando la figlia, che alzava gli occhi al cielo e ricominciava a pulire la cucina. Che tonti gli uomini.

<< Ho solo detto che è luna nuova! >> si lamentò guardando Sota, che, a differenza sua, aveva capito tutto.

<< Nonno, la luna nuova non ti ricorda niente? >> domandò scocciato, prendendo a sua volta la cartella. Odiava vedere la sorella in quelle condizioni.

<< Sota! Non impicciarti dei fatti di tua sorella >> lo riprese la madre, con voce tranquilla.

<< Non mi sto impicciando. Ce li sta praticamente sventolando davanti! >> si lamentò il ragazzino, prima di prendere il suo bento e uscire.

Il nonno era ancora confuso. Possibile che tutti avessero capito e lui no?

<< Non capisco perché è così triste. Dopodomani è luna nuova, no? Di solito è felice quando viene Inuya… >>. Si bloccò improvvisamente, mentre la figlia gli mandava uno sguardo che diceva “Ce ne hai messo di tempo per capire”.


Kagome fece un respiro profondo ed entrò in classe. Era riuscita a calmarsi, e gli occhi non si erano arrossati. Fece di tutto per non guardare in direzione di quel banco. Non voleva vederlo, non voleva vedere lui che la ignorava. Si sedette accanto ad Eri, che la salutò allegra. Giusto, Eri. Dopo quel giorno, ventuno giorni prima, lui si era spostato. Dopo tre anni seduti allo stesso banco, aveva cambiato il suo posto con Eri, e si era messo accanto ad Hojo. Kagome si sforzava di non piangere in sua presenza, si era già umiliata abbastanza. Alla mensa, lui si era rimesso al tavolo della sua classe, e anche se Kagome continuava a portargli il pranzo, lui non lo mangiava più. Aveva smesso di portarlo quando l’aveva obbligata Sango.

<< Kagome, smettila di umiliarti in questo modo! E’ doloroso, lo so, ma lui non ti degna di uno sguardo, e non farete pace solo perché tu gli porti il pranzo >> gli aveva detto. Era la verità, ma faceva così male.

Alla mensa, lei andò a mangiare in cortile. Non voleva stare in mezzo agli altri, con Koga che la corteggiava, ma senza più lui che si metteva in mezzo per difenderla, perché era geloso.

<< Kagome >> la chiamò Sango, facendogli alzare gli occhi.

<< Oh, Sango, sei tu >>

<< Tutto bene? >> chiese l’amica sedendosi accanto a lei. Kagome scosse la testa, trattenendo le lacrime.

<< Senti, ti va di venire a casa mia, questo pomeriggio? >>

<< No, mamma ha bisogno di me a casa >> rispose, con tutta la tranquillità che riusciva a mettere insieme.

<< E domani? >> chiese allora Sango. Kagome si voltò a guardarla. Cos’era tutta quell’insistenza?

<< Si, penso di si >> rispose, confusa.

<< Bene. Vieni dopo pranzo, penso che tu preferisca evitare l’incontro con mia madre >> disse l’altra ironica. Kagome sorrise debolmente. La madre di Sango era molto insistente, e soprattutto impicciona, ma in fondo in fondo era simpatica, anche se la figlia ne parlava come un mostro.

Kagome sopportò altre tre ore di lezione, e poi corse a casa. Non voleva sentire o vedere nessuno quel pomeriggio, ma fu obbligata ad accompagnare la madre a fare delle commissioni. In verità non era obbligata, ma sapeva che sua madre cercava di distrarla tenendola occupata.

Il giorno successivo era sabato, e Kagome cercò di dormire il più possibile. Ma era tutto inutile. Durante la notte, aveva incubi ricorrenti di lui che si allontanava e non tornava indietro. Rimase comunque a letto fino a mezzogiorno, cercando di calmare i singhiozzi.

<< Dopo pranzo vado da Sango >> disse Kagome, entrando in cucina. Segnò l’ennesima croce sul calendario. Ventidue. Quando si sedette a tavola era riuscita a calmarsi a sufficienza, e gli occhi non erano rossi né gonfi.

<< Va bene >> rispose la madre con tranquillità, servendogli il riso. Kagome si sforzò di mangiare, ma, come nei giorni precedenti, si limitò a una minima parte dei piatti serviti. Si vestì rapidamente con i primi pantaloni e il primo maglione che trovò, e andò da Sango. Notò che alcune persone la guardavano male, ma non capì il perché finché non arrivò dall’amica.

<< Ma come ti sei vestita? >> chiese la ragazza facendola entrare. Kagome si concentrò sul suo vestiario, un maglione fucsia e pantaloni rosso fuoco. Facevano decisamente a cazzotti. Oltretutto quei pantaloni li usava per casa, perché gli stavano stretti. Possibile che non se ne fosse accorta?

<< La situazione è peggiore di quanto credessi >> commentò Sango portandola in camera sua.

<< Kirara! >> strillò avanzando minacciosa verso il letto << Cosa hai fatto al mio cuscino? >>

Kagome si affacciò per vedere i resti del “cuscino”. Rise, prendendo al volo la nekomata che si rifugiò dall’ira di Sango nelle sue braccia. Anche lei sorrise, vedendola ridere. Passarono buona parte del pomeriggio a parlare del più e del meno, rincorrendo Kirara che mordeva i fili del computer, rosicchiava le gambe del tavolo o graffiava le coperte, per poi far sbucare la testolina dai buchi che si era divertita a creare. Per la prima volta da ventidue giorni, Kagome dimenticò veramente le sue preoccupazioni.

<< Senti, Kagome… sono contenta che tu ti sia distratta, ma so bene cosa succederà non appena tornerai a casa >> cominciò Sango, osservandola seria. Kagome annuì, carezzando Kirara.

<< Non puoi andare avanti così. Lui non ti vuole parlare? Obbligalo! Vai a casa sua >>

<< Non posso, Sango! Lui non è quasi mai a casa. Solo la notte >>

<< Allora, vai di notte! A costo di svegliare tutto l’isolato >> disse l’amica severa << Non può trattarti così, deve almeno darti la possibilità di spiegarti >>

Kagome sospirò.

<< Tu e Miroku litigate sempre no? Però fate pace quasi subito >>

Sango sorrise, a quel pensiero.

<< Kagome, io e Miroku litighiamo sempre per delle sciocchezze. Certo, io sono molto gelosa, quindi mi arrabbio spesso. Ma lui torna sempre a chiedermi scusa. Certe volte esagero, me ne rendo conto, e allora anche io mi scuso >> spiegò, osservando una foto che li ritraeva insieme sulla scrivania << Ma io lo ascolto, quando torna. Certo, all’inizio magari sono arrabbiata, e non voglio vederlo, ma poi… insomma, Kagome, non l’ho mai ignorato per ventidue giorni! E con oggi sono ventitre. Questo è assurdo, deve ascoltarti! >>

<< Domani è luna nuova >> disse Kagome in un sospiro << di solito veniva da me, te l’ho detto >>

<< Ah, giusto. Diventa umano >> rifletté l’amica, lasciando Kagome di stucco.

<< C… come lo sai? >>

<< Kagome, ti dimentichi chi erano i miei avi? >> chiese perplessa << Mi hai detto che viene da te ad ogni luna nuova, è ovvio che sia perché diventa umano >>

Kagome distolse lo sguardo, rassegnata.

<< Deve venire. Ho bisogno di parlargli >> mormorò tristemente. Sango annuì.

<< Ricorda Kagome. Se tu sarai sincera, lui capirà >> la rassicurò, con un sorriso. Kagome rispose con un sorriso molto sforzato.

Non dormì nemmeno quella notte. Era impossibile dormire. Si affacciò per vedere l’ultimo spicchio di luna di quella notte, ma quando lo fece era già calata oltre l’orizzonte. Rimase alla finestra nell’attesa dell’alba. La chiacchierata con Sango l’aveva tranquillizzata, ed era riuscita a non piangere. Aveva avuto un solo incubo, perché poi non si era più messa a letto, ma alla fine crollò, appoggiata al davanzale, in un sonno senza sogni.

<< Kagome! Il pranzo è pronto >> chiamò la madre dalla cucina per la quinta volta. La ragazza si svegliò di colpo a quell’urlo. Volò giù per le scale, ancora in pigiama, chiedendo scusa per il ritardo. La madre sorrise, vedendola così conciata. Finalmente aveva dormito. Kagome corse al calendario a fare l’abituale crocetta. Ventitre. Ed era decisa di non raggiungere il ventiquattro.

Passò la giornata con Sota, per non pensare a quella sera. Non doveva assolutamente pensarci. Con il passare del tempo, il cielo si annuvolò, e cominciò a piovere. Inizialmente era una pioggerella leggera, ma si trasformò ben presto in un temporale con tanto di tuoni e saette.

Kagome osservò l’orologio, dato che il cielo coperto non le permetteva di controllare il calare del sole. Ormai il tramonto era passato. Pensò che, conoscendo Inuyasha, sarebbe venuto a piedi sotto la pioggia, quindi preparò degli asciugamani all’ingresso, e chiese alla madre di prendere degli abiti del padre come cambio. Si sedette davanti all’ingresso, in attesa. Doveva assolutamente venire.

<< Non arriva? >> chiese la madre, sedendosi accanto a lei. Kagome scosse la testa, tristemente. Sapeva cosa doveva fare, ma non poteva… o forse si?

<< Kagome, penso di sapere cosa vuoi fare >> mormorò la madre dolcemente. La figlia si voltò a guardarla. Non voleva, non voleva segnare quel ventiquattro. Non poteva sopportarlo, non più.

<< Stai chiedendo il mio permesso? >> domandò osservandola con affetto. Kagome si morse il labbro, speranzosa e timorosa allo stesso tempo.

<< Corri >> disse la madre sorridendogli. Kagome non se lo fece ripetere due volte. Infilò le scarpe, aprì la porta e corse via, sotto la pioggia, senza giacca, senza nulla. Non le importava nulla di bagnarsi, né di ammalarsi, o qualunque altra cosa. Ormai aveva deciso cosa fare.

Se lui non veniva, sarebbe andata lei da lui.

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Capitolo 17
*** Volevo dirti che ti amo ***


La vendetta

Inuyasha e Kagome riusciranno a fare pace? Lo scoprirete solo nel prossimo capitolo, vi avverto! =P

E vi avverto anche su un’altra cosa. Oggi mi vedo con Emiko, così dovrei riuscire a pubblicare il capitolo di domani (speriamo bene XD).

Nel frattempo godetevi il capitolo, in attesa del prossimo “Volevo vederti sorridere” (titolo ancora incerto >.>)
Volevo inoltre rispondere alla domanda di akane_date (se si può chiamare risposta quella che sto per dare >.>'): sinceramente non ne ho la più pallida idea! So come farò continuare e finire la storia, ma non quanti capitoli ci vorranno ancora. Non penso che supereranno i venticinque, ma non ne sarei così sicura. Non sono capace a fare i calcoli di quanto scrivo (conta che credevo di finire la storia in venti pagine... sono a cento -.-)
Spero di farvi sapere appena avrò un'idea più chiara!

Volevo dirti che ti amo




Kagome correva, sotto la pioggia scosciante. Casa di Inuyasha era vicina, ma a piedi era comunque una bella camminata. Lei non si fermò nemmeno un attimo, anche se le faceva male il fianco, e se faticava a respirare. Non vedeva bene, a causa dell’acqua negli occhi. Corse per un tempo che le sembrò interminabile. Quando poi lo vide: quel cancello, socchiuso, e quel viale che attraversava il piccolo cortile. Si buttò contro il cancello, aprendolo, e corse per il viale. L’urto le fece perdere l’equilibrio, e cadde davanti alla porta. Non riusciva più a respirare, e le faceva male il petto.

<< Jaken, sono sicura di aver sentito un rumore in cortile! >> disse la vocina allegra di Rin, sempre più vicina.

<< Era di sicuro un fulmine Rin, non uscire! >> rispose la voce gracchiante del piccolo youkai. La bimba lo ignorò, aprendo la porta.

<< Signorina! >> strillò impaurita, vedendo Kagome a terra, bagnata e con i capelli gocciolanti, che respirava a fatica.

<< Chi è quella ragazza? >> chiese una voce femminile, autoritaria ma dolce allo stesso tempo. Kagome alzò il volto, mente cercava di rimettersi in piedi con l’aiuto della piccola Rin. Vide una youkai bellissima, vestita con il kimono tradizionale, gli occhi dorati, una mezzaluna violetta sulla fronte e delle strisce della stessa tonalità sulle guance. Aveva dei lunghi capelli argentati, in parte legati in due codini alti legati con dei fermagli a forma di conchiglia. La somiglianza con Sesshomaru era impressionante.

<< Signora Madre, è un’amica di Inuyasha >> rispose Jaken inchinandosi. La donna spostò lo sguardo sprezzante su Kagome.

<< Un’amica del figlio di quella sgualdrina? Che ci fai qui? >> chiese scontrosa. Anche il carattere era uguale a quello del figlio.

<< D… dov’è? >> chiese Kagome cercando di far tornare il respiro regolare. La youkai la squadrò, perplessa.

<< Come scusa? >>

<< Inuyasha… dov’è? >> ripeté Kagome con le lacrime agli occhi. Solo Rin, che era lì accanto, lo notò. Per gli altri apparivano come gocce di pioggia sul volto.

<< E’ già uscito… che cos’hai, signorina? Sei così triste! >> domandò la bimba quando lei singhiozzò. Lo aveva perso. Era arrivata troppo tardi.

<< Vai a sinistra, e corri più veloce che puoi >>

Kagome alzò lo sguardo sorpresa. Davanti a lei, sotto la pioggia, c’era Sesshomaru. Il suo sguardo era… comprensivo?

<< Se corri lo raggiungi >> disse, coprendo Rin con un impermeabile.

Kagome scoppiò in singhiozzi.

<< G… grazie! >> urlò girandosi, correndo fuori dal cortile e svoltando a sinistra.

<< Ma insomma, chi era quella ragazza, Sesshomaru? >> chiese la madre scocciata. Lui si voltò, e rientrò in casa con Rin.

<< La sua compagna >> rispose lui, con tranquillità. Un lampo di sorpresa attraverso gli occhi della donna, ma non si scompose.

<< Non aveva il suo odore addosso >> fece notare, perplessa.

<< Non ancora >> rispose il figlio sbrigativo, asciugando i capelli di Rin con un asciugamano. Alla madre faceva sempre uno strano effetto vederlo indaffarato con quella bambina.

<< E da quando aiuti Inuyasha? >> domandò perplessa. Lui fece un cenno a Jaken, che andò a prendere un cambio alla bambina, con lei che gli trotterellava dietro. Poi, lanciò uno sguardo neutro alla madre, e si ritirò senza dire una parola. La donna sospirò.

<< Tsk! Figlio ingrato, ma chi se ne importa! >> sbuffò, andando nelle sue stanze.

<< Pensi che la signorina Kagome raggiungerà Inuyasha? >> chiese la piccola Rin mentre si cambiava la maglietta.

<< Penso che lui si fermerà quando sentirà il suo odore. Certo, sotto alla pioggia ci metterà un po’ a sentirlo. Comunque, il signor Sesshomaru ha detto che stava crollando. Non sarebbe riuscito ad ignorarla ancora a lungo >> rispose Jaken, soprappensiero.

Kagome continuava a correre nella direzione indicata, ma di lui neanche una traccia. Cominciò a temere di averlo perso, di non aver corso a sufficienza. Sesshomaru non poteva aver mentito, non poteva essere stato così crudele. Ma se Inuyasha avesse previsto tutto? Se glielo avesse chiesto per evitarla. Cercò di sotterare quel pensiero sotto le sue speranze, ma continuava a tornare a galla. Superò l’ennesima svolta. Ormai stava per cedere. Non ce la faceva più. Quando i suoi occhi, videro qualcosa. Frenò bruscamente per tornare all’incrocio appena superato. Non poteva aver sbagliato, quei capelli neri…. Rimase immobile a fissare quella sagoma di spalle, il petto che si muoveva frenetico al ritmo del suo respiro.

<< I… Inuyasha >> balbettò con voce debole. Non aveva più fiato, e aveva un dolore lancinante sui fianchi. L’hanyou si voltò impercettibilmente. Riuscì a vedere la sua pupilla viola scuro che la scrutava, ma non parlò.

La pioggia continuava a scendere, incessante, mentre i due si osservavano in silenzio.

Kagome lo vide mentre stringeva i pugni. Si stava trattenendo? Da cosa? Il ragazzo si voltò, cominciando ad allontanarsi.

<< A… ASPETTA! >> urlò la ragazza avanzando. Lui si fermò nuovamente. Kagome sentì le gambe tremare. Aveva paura, paura di vederlo andare via di nuovo, come quel giorno.

<< Io… ti prego, perdonami! >> urlò, per sovrastare il rumore della pioggia. Ricominciò a piangere, singhiozzando. Inuyasha si voltò, guardandola con uno sguardo neutro. Fu un’altra pugnalata.

<< Non… non mi lasciare… torna a casa con me >> balbettò, sforzandosi di trattenere le lacrime. Lui strinse ancor di più i pugni, fino a far diventare bianche le nocche.

<< Io… lo so che non me lo merito, e che sono stata stupida, e infame e che… e che non avrei dovuto farlo ma… non… non andartene, ti prego! Almeno ascoltami! >> singhiozzò, osservando la schiena del ragazzo terrorizzata. Inuyasha fece un respiro profondo, prima di voltarsi completamente per fronteggiarla.

<< Che vuoi? >> chiese brusco. Kagome sobbalzò. Il suo tono di voce le metteva paura, ma era da così tanto che non lo sentiva parlare che si sentì morire di gioia. Gli aveva parlato di nuovo. Dopo ventitre giorni. Tirò su con il naso, cercando di non piangere, ma fu tutto inutile. Sentì le gambe cedere, e non fece nulla per evitarlo. Cadde seduta, con le gambe lungo i fianchi, piangendo e singhiozzando e con le mani sul volto.

<< Volevo… volevo dirti che ti amo! >> urlò tra le lacrime, disperata. Lui sobbalzò a quella frase. La osservò, così bagnata, seduta sull’asfalto freddo e zuppo, in lacrime davanti a lui. Ringraziò il cielo che Kagome non potesse vederlo in quel momento. Gli aveva chiesto scusa. Era venuta a cercarlo. E adesso… Fece un respiro profondo, aprendo le mani. Se avesse continuato così, anche senza artigli avrebbero cominciato a sanguinare. Sapeva che non sarebbe riuscito a rimanergli lontano ancora per molto.

<< Ti prego >> lo implorò lei con voce troppo acuta << non mi lasciare da sola >>

I singhiozzi si erano intensificati talmente tanto da farla tremare violentemente. Cominciò a sentire freddo, e il bagnato del vestito che si era attaccato alla sua pelle. Le facevano male le gambe per la corsa, e il dolore al fianco si era intensificato. Aveva troppa paura per spostare le mani dal volto e alzare lo sguardo su di lui. Paura di vedere il suo sguardo duro, o la sua schiena che si allontanava.

Inuyasha sospirò, rassegnato, un po’ al suo istinto e un po’ all’insistenza di quella ragazza, così egoista, crudele, vendicativa, ma al contempo così tenera e indifesa.

<< Credo di non avere altra scelta >> disse infine, concentrando il suo sguardo violetto sulla ragazza. Lei smise di singhiozzare, e alzò lo sguardo su di lui. Incrociò per un attimo i suoi occhi, e capì. Capì che l’aveva perdonata. Scoppiò a piangere nuovamente, mentre lui si avvicinava e si chinava accanto a lei.

<< Ti riporto a casa >> sussurrò, prendendola in braccio. Lei si rannicchiò sul suo petto. Anche lui era bagnato, ma era così caldo. Continuò a singhiozzare ancora per una decina di minuti, prima di calmarsi. Rimase in silenzio, tra quelle braccia che la proteggevano. Avrebbe voluto rimanere così per sempre, con la consapevolezza di aver ottenuto il suo perdono. Ma sapeva che non era così. Non era stata ancora perdonata. Aveva solo ottenuto la concessione di venire ascoltata. E se lui non l’avesse comunque perdonata? Cosa avrebbe fatto a quel punto?

<< Mamma, Kagome è tornata! C’è il fratellone cane con lei! >> urlò Sota affacciandosi dalla porta. La madre corse all’ingresso con gli asciugamani, e subito li porse ai due ragazzi quando entrarono. Inuyasha posò Kagome sullo scalino dell’ingresso, e lei rimase lì seduta. Cominciò a tremare, ricominciando a sentire il freddo della pioggia.

<< Inuyasha, grazie per aver riportato a casa Kagome >> lo ringraziò la madre con sincerità, offrendogli un asciugamano.

<< Grazie, ma è meglio che vada >> rispose lui con tono neutro. Kagome spalancò gli occhi, e si aggrappò alla sua gamba.

<< NO! >> urlò, terrorizzata. Il ragazzo la guardò sbalordito.

<< E’ meglio che tu rimanga, non è una buona idea uscire con questa pioggia >> propose nuovamente la donna, porgendogli anche i vestiti puliti << tieni, sono di mio marito. Vai pure a cambiarti in camera del nonno, dovrebbero andarti bene >>

Il ragazzo salì le scale rassegnato. Anche l’ultimo tentativo di fuga era fallito. Ormai era incapace di andarsene.

<< Kagome, vieni, ti aiuto a cambiarti >> le disse la madre, portandola nella sua camera. Gli fece indossare il pigiama, e le asciugò i capelli con il phon. Dopo i primi violenti tremori, la ragazza si calmò. Smise di piangere e singhiozzare, e si riscaldò con l’aria calda dell’asciugacapelli.

<< Vai in camera tua adesso. E porta una coperta e una tazza di tè a Inuyasha. Lo scalderà >> disse porgendogli una tazza portata da Sota. Kagome ebbe l’impressione che tutti si fossero preparati in anticipo. Anche il nonno non si era intromesso.

Tornò nella sua stanza, dove trovò Inuyasha seduto sul suo letto.

<< Tieni, è da parte di mamma >> disse porgendogli la tazza di tè e la coperta. Lui annuì, mettendosi la coperta sulle spalle e prendendo la tazza. Anche Kagome si rifugiò nel suo piumone, prendendo un respiro profondo.

Era il momento della verità.

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Capitolo 18
*** Per rivedere il tuo sorriso ***


La vendetta

Mi spiace se ieri non sono riuscita a pubblicare (mio fratello ha sequestrato il pc -.-), spero che mi perdoniate (se volete posso ucciderlo da parte vostra XD)

Ecco il capitolo che qualcuno aspettava da tempo, “Per rivedere il tuo sorriso”! Spero che vi piaccia, baci!

Aryuna

Per rivedere il tuo sorriso




Kagome rimase a fissare il pavimento, in silenzio. Non sapeva cosa dire, come cominciare. Lui era lì, accanto a lei, con il tè in mano, la coperta sulle spalle, i capelli bagnati… i capelli bagnati? Ma era impazzito? Si alzò in piedi osservandolo severa. Voleva ammalarsi, per caso? Era anche umano in quel momento, non poteva certo vantare la sua forza fuori dal comune. Prese il phon dal cassetto del mobiletto del bagno, e ritornò nella camera. Lo accese e cominciò ad asciugargli i lunghi capelli scuri. Lui la ignorò, o almeno cercò di farlo. Non resistette a lungo.

<< Che ci facevi in giro? >> chiese con voce sufficiente a farsi sentire sopra il ronzio dell’asciugacapelli.

<< Cercavo te >> rispose lei, più tranquilla. Era un sollievo non dover rompere il silenzio, non avrebbe saputo cosa dire.

<< Di notte? >> domandò lui, perplesso.

<< Casa tua non è tanto lontana >>

<< A piedi? >>

<< Sono uscita di corsa e non ho pensato a prendere la bici >> rispose con franchezza. Meglio non precisare che per correre si era sentita male ed era caduta.

<< Sotto la pioggia? >>. La voce del ragazzo si faceva sempre più perplessa. Kagome non sapeva se interpretarla con sollievo o preoccupazione.

<< All'inizio non pioveva >> mentì lei, forse per non ammettere del tutto quanto fosse terrorizzata << Ha cominciato mentre ti cercavo per tutta la città >>

Per un attimo Inuyasha rimase in silenzio, sbalordito e confuso. Era davvero convinta che lui…?

<< Credevi davvero che sarei venuto a casa tua dopo ciò che hai fatto? >> domandò, dando sfogo ai suoi pensieri. Si sentiva dal suo tono che era incredulo e arrabbiato.

Kagome spense il phon, lasciando che il silenzio si insinuasse tra lei e l’hanyou. Quando si fece troppo pesante per entrambi, Inuyasha decide di romperlo.

<< Perchè tu e Kikyo avete fatto tutto questo? >>. Forse Kagome si stava solo immaginando la sfumatura triste della sua voce?

<< Ecco... Kikyo mi ha raccontato che ti ha lasciato perchè girava la voce che la tradivi con un'altra ragazza... >> spiegò la ragazza incerta.

<< Ma non è vero! >> ringhiò lui, arrabbiato. Kagome si scostò leggermente. Gli faceva paura, perché temeva che svanisse da un momento all’altro, come un sogno. Alla fine trovò il coraggio di rispondere.

<< Lo so. Ma Kikyo mi ha detto che tu non hai fatto nulla per rimetterti con lei e che non sembravi neanche starci male... per questo ha deciso di vendicarsi >>

<< Quando si è scoperta la verità, non mi ha neanche chiesto scusa! Come pretendeva che tornassi con lei? E poi... >> aggiunse con una nota malinconica e dispiaciuta << non mi ha chiesto se ci fossi stato male o meno >>

Kagome si sentì male a quelle parole. Come avrebbe reagito Inuyasha al piano? Di nuovo calò il silenzio, di nuovo fu lui a romperlo.

<< E tu, perchè ti sei alleata con lei? >> domandò squadrandola. Kagome deglutì, preoccupata. Dopo Kikyo, ora era il suo turno.

<< Non era solo per Kikyo... >> spiegò, imbarazzata << anche io avevo i miei motivi. Tu mi facevi continuamente dei dispetti: occupavi sempre tutto il banco, non mi facevi sedere fino all'inizio delle lezioni, mi rubavi il pranzo, mi facevi mettere continuamente in punizione dal professor Naraku... >>

La lista poteva continuare in eterno. Kagome decise di arrivare al dunque.

<< e inoltre... mi dicevi sempre che avevo un cattivo odore >> terminò quindi, alzando lo sguardo su di lui. A quelle parole i suoi occhi si fecero sofferenti. Li spostò sul pavimento, mordendosi il labbro.

<< Scusa >> sussurrò in un tono quasi inudibile. Kagome lo fissò sorpresa. Doveva aver sentito male, era impossibile che Inuyasha le avesse chiesto scusa. O forse si? Ormai non ci capiva più niente.

<< Ma quindi...sei ancora arrabbiato per via del rosario? >> domandò, attirando nuovamente l’attenzione dell’hanyou. Il suo sguardo si fece nuovamente duro.

<< Non è tanto per il rosario... ma perchè mi hai ingannato >>

<< All'inizio era così... ma dopo... >>

Kagome strinse il phon tra le mani, e si rese conto di essere ancora in piedi. Si sedette accanto al ragazzo, accoccolandosi nel piumone. Una domanda le ronzava nella testa, ma non poteva fargliela, era troppo imbarazzante. Eppure, doveva trovare un modo.

<< E’ meglio se bevi il tè, o si fredderà >> disse per rompere il silenzio. In realtà si era già freddato, ma lui lo bevve senza fare storie, ma soprattutto senza dire una parola. Kagome si morse il labbro, in difficoltà. Lui non l’assecondava, né l’aiutava ad esprimersi. Doveva puntare sulla linea diretta. Prese un respiro profondo, e si voltò a guardarlo. Anche lui si voltò, forse intuendo che stava per dire qualcosa. Eppure rimasero in silenzio ancora per diversi minuti. Kagome non riusciva a trovare il coraggio per parlare.

<< Perchè mi hai baciato? >> chiese con un filo di voce. Dubitava che lui la sentisse, ma il ragazzo inarcò le sopracciglia, confuso.

<< Quando? >>. Kagome lo fissò allibita. Q… quando?!

<< Come quando? >> chiese quasi urlando << Alla festa di Ayumi! >>

<< Ah,quello... >> rispose lui con tranquillità e disinvoltura.

<< COME SAREBBE "AH,QUELLO..."?! >>. Stavolta aveva urlato, ma il ragazzo non ci fece troppo caso. Ringraziando il cielo, il suo udito non era sopraffino in quel momento.

<< Non urlare, ci sento benissimo >> commentò, comunque. La voce di Kagome non era proprio… delicata in quel momento.

<< Questo non fa che aumentare le mie preoccupazioni >> rispose lei piccata. La paura di un attimo prima aveva lasciato spazio alla rabbia. Come, come, COME poteva essere così stupido?

<< Mi andava... >> disse lui interrompendo il flusso dei suoi pensieri.

<< Che cosa? >> domandò lei arrabbiata, fulminandolo con lo sguardo.

<< Di baciarti >>

Kagome rimase pietrificata. Il suo sguardo era perso, ma allo stesso momento concentrato sugli occhi violetti e ipnotizzanti del ragazzo. Lo distolse a fatica, e la sua assenza fu quasi dolorosa.

<< E tu perchè non mi hai respinto? >> domandò lui, con un tono accusatorio << Solo per portare avanti il tuo piano? >>

<< N-no... non solo per quello... >> balbettò lei, cominciando a giocare nervosamente con le mani << Il fatto è che... e-ecco... mi hai... colto di sorpresa >>

Che razza di spiegazione! Un bambino di tre anni avrebbe fatto di meglio. Kagome si diede mentalmente della stupida. Perché era così difficile parlargli, dopo aver urlato quello che provava sotto la pioggia?

<< Allora ti ha dato fastidio? >> domandò il ragazzo, forse un po’ preoccupato della risposta che poteva ricevere. Kagome alzò nuovamente gli occhi, incrociando i suoi. Era difficile mentire adesso. Ma soprattutto non voleva più mentire.

<< N-no...n-non è che m-mi ha dato f-fastidio... >> balbettò, in evidente difficoltà.

Inuyasha le si avvicinò, per nulla intenzionato a metterla a suo agio. Sembrava godere nel vederla così in difficoltà con le parola, così indecisa. Arrivò ad avere il viso a pochi centimetri dal suo. Poteva sentire il suo respiro regolare, e sentire il suo odore. O forse era solo una sua impressione. Gli umani potevano sentire l’odore altrui? Kagome era sicura di riuscire a sentire l’aroma sulla pelle delle persone, e le sembrava di sentire anche quello di Inuyasha. Selvatico.

<< E se ora lo rifacessi... >> cominciò lui con voce suadente << ti darebbe fastidio? >>

Kagome rimase colpita dagli occhi di lui. Così profondi, ci si sarebbe potuta perdere. Voleva perdercisi. Dimenticare tutto, rimanere solo con lui, con il suo tepore, il suo aroma, i suoi occhi…

<< N-no... >> balbettò, avvicinandosi a sua volta.

Pochi centimetri li separavano, ma sembravano metri. Kagome non riusciva a trovarlo, lì, accanto a lei. Lui non esitò, cancellando quello spazio, e raggiungendo le labbra morbide della ragazza. Per lei quel tocco fu come una scossa, seppure lo aspettasse. Il sapere che stava arrivando non le servì a prepararsi. Sentì un turbine dentro di lei, mentre le labbra del ragazzo di muovevano morbide sulle sue. Gli passò le braccia attorno al collo, ricambiando il bacio con passione e timore al contempo, senza sapere se abbandonarsi a quel momento o meno. Ma la sua mente venne meno quando lui intensificò il bacio, prendendola per i fianchi. Sentì il contatto con la sua lingua, il suo respiro fresco e affannato, quasi tormentato, come se avesse atteso quel momento da secoli. Non voleva lasciarlo, voleva che quel momento durasse in eterno. Si accorse solo in quel momento che anche lei respirava affannosamente. Lui sembrò accorgersene, e la lasciò.

Kagome si accoccolò sul suo petto, assaporando il suo sapore. Anche quello aveva un qualcosa di selvatico. Rimasero in silenzio così, assaporando entrambi quella perfezione. Inuyasha respirò profondamente l’essenza di Kagome, annusando i suoi capelli. Lo inebriava, lo faceva impazzire. Voleva prenderla di nuovo, conquistare le sue labbra morbide e rosee, sentire il suo sapore sulla lingua.

Ma lei parlò, rompendo quell’atmosfera.

<< E’ stato diverso rispetto a quando eri normale... >>. La sua voce aveva una dolcezza che non aveva mai sentito prima.

<< In che senso? >> domandò confuso.

<< Non lo so... era un bacio diverso rispetto al primo >> rispose lei, senza trovare un modo più chiaro per spiegarsi. Tornarono in quel silenzio, e di nuovo lui venne inebriato dal suo sapore. Era incredibile come riuscisse ad offuscargli la mente, anche quando era un semplice umano.

<< Non mi hai ancora risposto >> fece notare la ragazza, distogliendo nuovamente l’hanyou dai suoi pensieri.

<< A cosa? >>

<< Alla domanda di prima... quella volta l'hai fatto solo perchè ti andava? >> domandò, forse curiosa, forse preoccupata. Dopo un brave silenzio, aggiunse timorosa: << E anche adesso? >>

Lui fece un respiro profondo. La ragazza sentì il movimento del suo petto.

<< Non proprio... >>

<< Non proprio? >>. Kagome era perplessa. Quella riposta non le bastava << Allora...ti andava in che senso? >>

<< Come in che senso? >> chiese lui, imbarazzato.

<< Bè...quando baci una persona è ovvio che ti vada... >> rispose lei << ma è diverso se ti va perchè le vuoi bene o solo per una... una... >>. Non riusciva a trovare la parola adatta.

<< Una? >> la invitò a parlare lui, incuriosito.

<< ...reazione chimica... >>

Il ragazzo rise, ma lei non la prese così bene.

<< Lo sapevo! Hai studiato troppa biologia... te l'avevo detto... >>

<< Scemo... >> brontolò Kagome mettendogli il muso. Scherzare su una cosa così seria. O forse, per lui non era così seria? Scosse impercettibilmente il capo, per cacciare quei pensieri. Quando Inuyasha parlò, lei era ancora distratta.

<< No >>

<< No cosa? >> chiese confusa.

<< Non era solo una reazione chimica >> spiegò lui, arrossendo leggermente.

Kagome avvampò.

<< Allora tu... io... >> balbettò disordinatamente, prima di trovare un ordine alle parole << ma allora perchè a scuola mi facevi tutti quei dispetti? >>

<< Per tenerti lontana >> rispose lui con semplicità.

<< Perchè? >> domandò lei confusa, forse un po’ tristemente. La voleva lontana…

<< Perchè il tuo odore mi ricordava troppo quello di Kikyo e avevo paura di starci di nuovo male come con lei >> spiegò il ragazzo. Era triste mentre lo diceva, Kagome poteva percepirlo.

<< E allora perchè dopo... >>. Lasciò la frase in sospeso, senza sapere di preciso come finirla.

<< Poi tu hai iniziato a comportarti in modo diverso, e non sono più riuscito a starti lontano >>

<< Ma quindi... io ti piaccio solo perchè assomiglio a Kikyo? >>

Fare quella domanda fu più faticoso del previsto. Kagome si sentì pugnalare dentro, tanto era terrorizzata di sentire la risposta.

<< No >> rispose lui. Sentì la ragazza fare un respiro di sollievo, e continuò: << In realtà tu e Kikyo siete molto diverse. Tu sei più dolce... >> fece una pausa, guardandola per vedere la sua reazione << e più carina >>

Kagome arrossì, concentrandosi sui disegni delle cuciture del piumone. Era così strano sentirselo dire proprio da lui. Ma, al contempo, quella spiegazione non la soddisfaceva. Il dubbio continuava a torturarla.

<< All'inizio ero attratto da te perchè mi ricordavi Kikyo >> cominciò lui intuendo i pensieri della ragazza << ma poi conoscendoti meglio mi sono reso conto che... i lati di te che mi piacciono sono quelli unicamente tuoi. Kikyo mi piaceva, ma con te è… diverso >>

Kagome sorrise. Lui era così in difficoltà con le parole, le faceva tenerezza. Non parlò, aveva l’impressione che dovesse continuare. E infatti fu così.

<< Perchè i sentimenti che provo per te non li ho mai provati prima. E poi, Kikyo non sorrideva quasi mai. Invece ho capito che quando tu sorridi mi sento davvero… felice. Quando ti ho vista piangere a causa mia mi sono sentito morire >>. Kagome sentì la mano dell’hanyou stringere la sua, in un gesto tormentato. Non alzò il volto, e non vide il suo sguardo afflitto.

<< In quel momento avrei fatto qualunque cosa per rivedere il tuo sorriso >> terminò, sollevandole il viso con la mano. Incrociò di nuovo i suoi occhi color cioccolato. Come aveva fatto a resistergli fino ad allora?

<< Questa...è una dichiarazione? >> domandò la ragazza divertita.

<< A te cosa sembra? >> rispose lui a tono.

Kagome lo guardò, perdendosi in quegli occhi violetti, e sorrise. Lo baciò dolcemente, sfiorando le sue labbra. Lui la strinse a sé, immergendo una mano nei suo capelli neri come quella notte, catturandole la bocca con la sua. Ma si ritrasse quasi subito. Kagome non capì subito il perché. Poi capì. Lui aveva chiarito tutto, ma lei?

<< Ehm… per quella storia del rosario… >> cominciò, in imbarazzo.

<< Si? >> fece lui, senza nascondere che aspettava che lei chiarisse l’argomento.

<< Io… diciamo che ero ancora molto confusa, e ho agito di impulso. Poi mi sono subito pentita, per questo non ti ho parlato. Non sapevo che non si potesse togliere! Le “istruzioni” non erano complete. Avevo deciso di dirti la verità, ma poi ho avuto troppa paura per farlo. Il giorno dopo mi sono completamente convinta, solo che tu mi hai sentito mentre parlavo con Kikyo, e hai sentito solo quello che non avresti dovuto sentire >> spiegò, tutto d’un fiato. Lui le fece cenno di respirare, e in quel momento si accorse che non lo stava facendo.

<< Poi >> continuò << parlando con Sango, ho capito quello che provavo, e quello che provavi tu. Sai, è un’ottima osservatrice >>

Lui rimase in silenzio, ad ascoltare. Kagome non sapeva se era un bene o un male.

<< Scusa se ti ho mentito. Tu sei sempre stato sincero, mentre io ti ingannavo >> aggiunse, sinceramente. Lui la guardò, con uno sguardo illeggibile. Non aveva fatto nemmeno una domanda, come se si accontentasse di quella spiegazione. Alla fine, fece un sospiro rassegnato, e la ragazza lo guardò perplessa.

<< Credo di non avere altra scelta >> disse con lo stesso fare rassegnato << mi toccherà prenderti così, anche bugiarda come sei >>

<< Ehi, non sono bugiarda! Era una situazione… particolare! >> disse Kagome offesa. Non gli piaceva dire bugie, ma in quel contesto era diverso, anche se sbagliato.

<< Allora prometti che non mi mentirai più? >> chiese lui. Non aveva un particolare tono, ma a Kagome risultò minaccioso. Sembrava un ultimatum.

<< No, non lo farò più. Prometto >> disse con sincerità. Lui sorrise. Era così bello quando sorrideva. Anche Kagome sorrise.

<< Meglio se dormi, domani abbiamo scuola >> fece notare il ragazzo, obbligandola a stendersi. Lei lo prese per il maglione, per nulla intenzionata a staccarsi.

<< Stavolta dormi anche tu !>> impose, facendolo sdraiare accanto a lei. Lui sospirò.

<< Anche volendo, non ci riuscirei, umano come sono >> Lei sorrise di nuovo.

<< Difficile dirlo, se non ci provi >>

Solo in quel momento, Kagome si accorse che stava crollando. Ovvio, dopo una giornata così! Si addormentò quasi subito, tra le sue braccia così accoglienti e protettive.

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Capitolo 19
*** Lei è mia ***


La vendetta

Ecco il capitolo del giorno. Come potete notare, è uscito in ritardo, e questo è stata una conferma ai miei timori. Non riesco più a scrivere un capitolo al giorno, anche perché da adesso la storia non è più programmata bene come prima, ma solo a grandi linee. Spero che mi perdoniate, ma non riesco più a studiare bene, quindi penso che uscirà un cap ogni due giorni. Certo, se ci riesco li farò uscire più serrati ^^’

Scusatemiiiii! XD

Lei è mia




<< Io esco! >> urlò Kagome infilando le scarpe e prendendo cartella e bento. Era così felice quel mattino, che nonostante il cielo fosse ancora nuvolo, il suo umore non ne fu intaccato nemmeno un po’.

<< Buongiorno! >> salutò entrando in classe. Buona parte dei suoi compagni si voltarono verso di lei, increduli. Fino ad un attimo prima, la loro attenzione era concentrata sul banco di Kagome. Sì, perché il suo proprietario se l’era ripreso, sfrattando la povera Eri, che si era seduta nuovamente accanto ad Hojo. E adesso, Kagome entrava in classe tutta contenta dopo che, per quasi un mese, aveva mostrato il lato più depresso a cui avessero mai assistito. Chiaramente, qualcosa non andava. Lo capì anche Koga, entrando in classe. O meglio, lo annusò. Per lui, il fatto che Kagome avesse litigato con Inuyasha, era stata un’ottima possibilità per conquistare la ragazza. Arrivò in un turbine, e frenò solo davanti ad Inuyasha.

<< TU! PERCHÉ HAI IL SUO ODORE ADDOSSO? >> urlò il lupo, sconvolto. Tutti si allontanarono in tempo record, mentre la povera Kagome sospirava. Ecco che ricominciava la vita di tutti i giorni. Inuyasha non rispose, limitandosi a fissarlo con uno sguardo “Avvicinati e ti uccido”. Koga corse da Kagome, le prese le mani e la fissò.

<< Ehm... Koga, lasceresti le mie mani? >> chiese lei con tutta la gentilezza che riusciva a mettere insieme. Lui la ignorò.

<< Tu non hai il suo odore >> disse, serio. Kagome sbuffò infastidita.

<< Ovvio, mi sono anche lavata i capelli stamattina! >> rispose senza pensarci. Il lupo impallidì.

<< C… COSA? >> strillò con voce troppo acuta per lui. Ayame arrivò correndo dal corridoio, preoccupata.

<< Sempai, che succede? Ti si sente dal cortile! >> disse la ragazza, precedendo di poco l’entrata di Sango, Miroku e Kikyo, altrettanto preoccupati.

<< Lei… lui… >> balbettò Koga indicando Kagome, poi Inuyasha, poi di nuovo Kagome. Lei alzò gli occhi al cielo, mentre Sango e Kikyo si facevano perplesse.

<< IO LO AMMAZZO! >> urlò alla fine, girandosi minaccioso verso l’hanyou. Anche lui scattò in piedi, ringhiando. Era lo stesso ringhio di quel giorno alla torre. Molti scapparono dalla classe.

<< Koga, non vorrai ripetere l’episodio della mensa, vero? >> chiese Miroku preoccupato. Kagome notò che, per quanto rabbioso, Koga teneva ancora le sue mani con una delle sue.

<< Koga, lasciami le mani >> ripeté più tranquilla che poté. Lui strinse la presa. Questo la infastidì parecchio.

<< Ti ha detto di lasciarla >> ringhiò Inuyasha, avvicinandosi. Koga sbuffò, altezzoso.

<< A te? Nemmeno morto >> lo provocò tirandola a sé. Kagome gli finì addosso, e Inuyasha divenne rosso di rabbia.

<< Siamo gelosi >> disse Koga, divertendosi come un matto. Kagome non si stava affatto divertendo. Come si permetteva a trattarla così? Si dimenò, tirandogli un calcio. Koga, intuendo la traiettoria, fece un balzo indietro, lasciandola andare.

<< Ehi, che volevi fare? >> strillò preoccupato. Inuyasha si parò rapidamente davanti alla ragazza. Koga ringhiò.

<< Stalle lontano >>

<< Lei è mia! >> sbraitò Inuyasha, facendo scrocchiare la mano << E se non ti sta bene detto così, te lo rispiego. Toccala anche solo con un dito senza che lei lo voglia e ti uccido >>

Kagome si trovò circondata da sguardi curiosi. In particolare, quelli di Sango e Kikyo erano sconvolti.

<< Non mi sembra che sia già tua. Non a quanto dice il mio olfatto >> commentò Koga con tranquillità.

<< Così mi metti fretta >> disse l’hanyou, con uno strano sorriso sul volto. Koga impallidì, e Sango mostrò una faccia scandalizzata. Kagome decise di chiedergli spiegazioni più tardi.

Ora era meglio calmarli prima che si squartassero.

<< Buongiorno professor Naraku >> disse rivolta alla porta. I pochi presenti in classe schizzarono ai propri posti, mentre gli altri fuggivano. Anche Koga scattò, prima di accorgersi del trucco.

<< Non c’è Naraku! >>

<< Ci sarà tra… >>. Kagome alzò lo sguardo all’orologio per controllare l’ora << nove, otto, sette, sei… >>

Il lupo scappò a gambe levate, e gli studenti tornarono in classe in tempo in tempo prima che Naraku si presentasse alla porta con il suo abituale “Kuhuhuhuhu”.

Durante le varie ore di lezione, Kagome si sentì osservata. Era troppo distratta per soffermarsi a pensare al perché. La motivazione le venne svelata da Eri mentre andavano in mensa.

<< Kagome… ma è vero quello che ha detto Inuyasha? >> domandò la ragazza curiosa, attirando l’attenzione di tutti coloro che erano attorno.

<< C… cosa? >> domandò Kagome confusa. Non potevano aver sentito, la classe era praticamente vuota in quel momento. Giusto, praticamente, non totalmente! Di sicuro la voce di quello che aveva detto Inuyasha era girata.

<< Ha detto che state insieme, no? L’ho sentito dal corridoio. Non volevo impicciarmi, ma l’ha urlato >> si difese subito vedendo la ragazza arrossire.

È vero! Aveva urlato! O no, così davanti a tutti, era così imbarazzante. Gli veniva voglia di mandarlo a cuccia, così si imparava!

<< Kagome, luce dei miei occhi! >> urlò Koga dal fondo del corridoio.

<< Ma va a cuccia! >> strillò Kagome senza pensarci. Un tonfo sordo, e poi sentì il terreno tremare. Si voltò di scatto, per vedere il povero Inuyasha con la faccia a terra, che tremava di rabbia.

<< K…Kagome… MA COME TI VIENE IN MENTE DI DIRLO CON TANTA LEGGEREZZA! >> strillò il ragazzo saltando in piedi davanti a lei. Kagome assunse un’espressione colpevole, ma al contempo di rimprovero.

<< Era meglio se stavi zitto >> gli disse sospirando. Inuyasha impallidì. In effetti, avrebbe potuto dire che era inciampato. Certo, era umiliante per un hanyou, ma meglio che ammettere di indossare un rosario anti-demone. Adesso era difficile spiegare che la sua caduta e la frase di Kagome non erano collegate. Ayame gli risparmiò qualunque spiegazione.

<< E’ un rosario anti-demone quello? >> domandò curiosa. Inuyasha si affrettò a rimetterlo sotto la divisa, agitato. Koga li raggiunse immediatamente, con un’espressione divertita.

<< Non ci credo! Kagome ti ha messo un rosario? Che stana forma di affetto >> lo stuzzicò, ma subito si pentì. Lo sguardo inceneritore di Kagome lo raggiunse.

<< Ne vuoi uno anche tu? >> minacciò la ragazza. Non aveva l’aria di voler scherzare. Koga scosse il capo terrorizzato.

<< Bene. Inuyasha, andiamo a pranzo >> disse lei allontanandosi con fare offeso. L’hanyou la seguì in silenzio, per paura di diventare anche lui una vittima degli sguardi assassini di Kagome.

La ragazza sospirò. Sperava che Koga capisse presto, che si presentasse l’occasione per farglielo capire.

Non poteva sapere che si sarebbe presentata molto, molto presto.

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Capitolo 20
*** Campo scuola ad Okinawa ***


La vendetta

Ecco un altro capitolo! Non è lungo, e probabilmente non lo sarà neppure il prossimo (quello dopo si, anche troppo ù.ù). E’ principalmente un prologo della seconda parte della storia. Credo che si concluderà in 23 capitoli, massimo 24! (questa volta il calcolo dovrebbe essere giusto XD)

Buona lettura!

Campo scuola ad Okinawa




<< INUYASHA! >> urlò Kagome inseguendolo per il corridoio. Lui scappava più veloce che poteva, considerando che i corridoi erano gremiti di gente.

<< N… non l’ho fatto apposta >> balbettò lui in risposta. Kagome lo guardò furiosa, con i capelli in parte color magenta.

Un breve riepilogo di quello che era successo cinque minuti prima, durante l’ora di artistica.

<< Bene ragazzi, qui ci sono i tre colori primari e il bianco, quelli che userete di più >> spiegò la professoressa Yura << li ho comprati io per non farvi usare troppa tempera. Passateveli tra voi quando vi servono >>

Si erano messi in gruppo a copiare dei quadri del puntinismo. Kagome era sfortunatamente capitata in gruppo con Inuyasha e Hojo, totalmente privi di capacità artistiche e senso dell’estetica.

<< Bene, facciamo così. Io dipingo la parte bassa, Hojo la parte alta e tu, Inuyasha >> Il peggiore tra tutti noi pensò << mischi i colori, va bene? >>

L’hanyou annuì. Sapeva bene di non essere una cima ad artistica, ed era meglio non toccare nulla. Se non fosse che…

<< Questo stupido tubetto non si apre! >> inveì contro il grande tubo color magenta.

<< Stai girando il tappo dalla parte sbagl… >> gli fece notare Kagome, ma nel frattempo il ragazzo aveva stretto il tubetto talmente tanto che il tappo era esploso. Vi lascio intuire dove finì più della metà del suo contenuto.

E adesso torniamo al corridoio.

<< Inuyasha, se non ti fermi ora, userò quella parola! >> minacciò Kagome, furiosa.

<< N…non ci provare! >> rispose lui, ma senza avere il buon senso di fare ciò che la ragazza aveva detto. Lei smise di correre, prese un bel respiro e…

<< A CUCCIA! >> strillò con voce chiara. Il tonfo fu proporzionale al tono di voce della ragazza. Tremò l’intero edificio. I professori accorsero per vedere quello che era successo.

<< Higurashi, vuoi distruggere la scuola? Se continui così crollerà >> fece notare il professor Totosai, esaminando il povero Inuyasha ancora steso a terra.

<< Vi preoccupate dell’edificio? >> sbraitò il ragazzo, cercando di rialzarsi dolorante << Sono io quello che prende le botte >>

<< Sei resistente >> commentò Kagome come se quello la giustificasse. In quegli ultimi giorni aveva detto talmente tanti “a cuccia” che Inuyasha era perennemente attaccato al pavimento. Il ragazzo le lanciò un’occhiata torva.

<< Higurashi, cosa hai fatto ai capelli? >> chiese Totosai perplesso.

<< Si è fatta una tinta >> commentò Inuyasha a carponi. Kagome gli diede un calcio sul fianco, senza pietà.

Alla mensa Inuyasha finì quasi tutto il pranzo di Kagome per vendetta. La ragazza non gli diede troppo peso. Era concentrata a tormentare Sango, altra attività di routine di quel periodo.

<< Dimmi cosa sai >> mormorò all’amica. Sango fece finta di non sentire.

<< Sango, non mi ignorare! >>

<< Non ti sto ignorando >> mentì lei, con espressione innocente. Kagome sbuffò. Prima o poi doveva parlare. Sarebbe diventata così assillante da obbligarla!

<< Sempai, stai ringhiando di nuovo >> fece notare Ayame, mentre Koga squadrava Inuyasha. Lui rispose con un brontolio. Ultimamente, Koga litigava con Inuyasha per qualunque cosa. Dal modo in cui stava seduto al modo in cui mangiava, ogni cosa era un pretesto. Quel giorno era fin troppo tranquillo, al punto che Kagome si insospettì. Comunque, il pranzo passò senza incidenti, e ognuno tornò nella propria classe.

<< Perché non vuoi dire a Kagome di quella storia dell’odore? >> chiese Miroku perplesso. Sango lo guardò torva.

<< E’ meglio che lei non lo sappia. Soprattutto da me >> rispose con aria truce. Miroku si spaventò.

<< Ma… si può sapere di cosa si tratta? Giuro che non glielo dirò >> promise curioso. Ma la ragazza scosse la testa, con aria scandalizzata.

<< No! Assolutamente no! E’ meglio che rimangano tra demoni queste informazioni >>

<< Ci sono possibilità che io lo sappia? >> domandò insistente.

<< Sai come avvengono i matrimoni tra demoni? >>

<< No >>

<< Meglio così >> concluse Sango, e affrettò il passo verso l’aula.

Kagome invece stava correndo verso l’aula. Avevano Naraku, e non poteva permettersi ritardi. Fortunatamente arrivò in tempo. Il demone entrò proprio dietro di lei.

<< Kuhuhuhuhu >> ridacchiò, osservando gli alunni << prima di cominciare la lezione ho un messaggio da parte della preside >>

Tutti tesero le orecchie.

<< E’ stato organizzato un campo scuola al mare ad Okinawa. I ragni stanno distribuendo le comunicazioni, dove troverete scritto tutto ciò che vi serve sapere >> disse con disinteresse. Kagome lo guardò con sospetto. Prima rideva e ora no? C’era qualcosa sotto. La sua attenzione fu attirata dal ragno che passò sul suo banco, lasciandoci sopra il foglio che teneva tra le tenaglie. Fece molta attenzione a non mettere le mani su quel punto.

Hojo alzò la mano quasi subito, dopo aver dato una letta veloce alla comunicazione.

<< Si? >> chiese Naraku infastidito.

<< Quali professori ci accompagneranno? >> domandò il ragazzo. Sul volto di Naraku apparve un ghigno.

<< Quali, dici? >>


<< NO! Non ci credo! Non posso credere che Naraku ci accompagni al mare. E’ orribile! >> si lamentò Kagome con Kikyo. La ragazza fece spallucce, rassegnata.

<< Bè, almeno viene anche la professoressa Kagura. Lo terrà a bada, non credi? >>

<< Lo spero >> rispose Kagome, poco convinta. Quel campo scuola sarebbe stato una guerra.

<< Inuyasha viene? >> domandò Kikyo curiosa. Kagome sorrise.

<< Oh si, l’ho convinto >> confermò soddisfatta << Ora dobbiamo solo aspettare questo mese ed è fatta! >>

E il tempo passò, senza particolari cambiamenti. Se non fosse, che l’ultima settimana…

<< Ragazzi, mi spiace dirvi che per un impegno di lavoro non potrò venire con voi a Okinawa >> spiegò Kagura al termine della lezione. Calò il silenzio.

<< C…come? >> chiese terrorizzata Yuka.

<< Si, credo che il mio posto rimarrà vacante, perché anche gli altri professori non possono venire >>

<< Ehm, scusi la domanda, ma… >> fece Kagome alzandosi in piedi << questo vuol dire che verrà solo Naraku? >>

<< Si, solo il professor Naraku >> sottolineò la donna. Il silenzio si trasformò in terrore.

Per l’intera settimana ci fu un tentativo per disdire i posti del viaggio. Inutile dire che la preside si era preparata, e fece in modo che non fosse possibile.

Kagome era tranquilla, finché c’era Inuyasha poteva sopportare anche Naraku. Quando un giorno lo sorprese mentre cercava di disdire il suo posto. Si prese ben tre “a cuccia”, uno perché aveva cercato di disdire, l’altro perché non glielo aveva detto e l’ultimo perché non era da lui.

Sango commentò la scena dicendo che Kagome stava diventando una sadica violenta. Inuyasha annuì tristemente, mentre Kagome liquidava il tutto con un “Tanto c’è abituato”.

Il giorno prima della partenza, Kagura annunciò che era riuscita a spostare i suoi impegni, quindi veniva. Ci fu un esplosione di gioia e sollievo, escluso Naraku, che se ne stava in un angolino con una smorfia sul volto.

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Capitolo 21
*** Ti aspetterò sempre ***


La vendetta

Ecco il capitolo di pasqua! ^^ Scusate il ritardo nella pubblicazione, ma ho avuto un po’ di litigi per il pc. In questo capitolo appare la squadra dei sette, e infatti ero indecisa sul titolo. Spero vi piaccia, il prossimo è il penultimo capitolo, “Profumo”!

Buona lettura!

Ti aspetterò sempre




Inuyasha era pallido. Tremendamente pallido. E Kagome, anche se non avrebbe dovuto, era divertita. Era incredibile che Inuyasha, sempre così altezzoso, avesse paura di volare.

<< Inuyasha? >> lo chiamò con voce dolce. Lui si voltò a guardarla con una faccia da cadavere.

<< Tra un po’ partiamo. Sei sicuro di sentirti bene? >> domandò per la quinta volta. Lui annuì. Temeva che parlando la sua voce lo tradisse. Purtroppo per lui, a quello ci pensava già il suo volto.

Sentirono la comunicazione di “allacciare le cinture di sicurezza, l’aereo sta per decollare, in caso di atterraggi di emergenza bla, bla, bla…”.

E quando decollò, Kagome si sorprese del pallore che aveva raggiunto la pelle di Inuyasha.


<< Bene, questa è la nostra stanza >> disse Sango osservando il numero sulla chiave e quello sulla porta. Ayame annuì allegra.

<< Che bello, stiamo in camera tutte e tre insieme! Vero, Kagome? >>. La ragazza annuì. Da quando stava ufficialmente con Inuyasha, Ayame aveva messo da parte il rancore.

<< Solo, mi preoccupo per la stanza dei maschi >> ammise, alzando gli occhi al cielo << credete che l’albergo reggerà ai terremoti? >>

<< Se non mandi Inuyasha a cuccia, forse si >> disse Sango sincera, entrando nella stanza. Era accogliente, anche se poco arredata, con un letto matrimoniale e uno semplice. Kagome lo prenotò subito, mettendoci sopra la valigia.

<< Non ti preoccupare! C’è anche Miroku con loro >> cercò di rassicurarla Sango. Kagome ricordò l’immagine della mensa distrutta, e scosse la testa preoccupata.

<< Koga e Inuyasha staranno bene, non ti preoccupare! >>


<< STUPIDO BOTOLO, RANDAGIO CHE NON SEI ALTRO! >> urlò Koga, cercando di acchiappare Inuyasha, rifugiato sopra al letto a castello.

<< Suvvia, Koga! E’ solo una valigia >> si difese lui, cercando di tenere a bada il lupo.

<< Ti sbagli >> fece notare lui, per un istante calmo << ERA UNA VALIGIA! >>

Miroku esaminava il bagaglio, nella speranza di aggiustarlo in qualche modo. Era completamente deformato. Inuyasha c’era saltato sopra, fuggendo da Koga che cercava di riprendere la sua chiave della stanza.

<< Dai, non litigate! Domani andiamo al mare, cosa si può volere di più? >> disse Miroku, cercando di alleggerire l’atmosfera. Koga si voltò a guardarlo perplesso.

<< Non sapevo che ti piacesse il mare >> fece notare poco convinto. Aveva un sospetto…

<< Certo che no! Io parlavo delle ragazze in costume! >>. Inuyasha cadde dal letto a castello.

<< Miroku, ma non riesci a pensare ad altro? >> domandò incredulo. Ma subito la sua attenzione si rivolse a Koga, che osservava un punto imprecisato con aria sognante.

<< Oh, potrò vedere Kagome in costume! >> esclamò felice, prima di ricevere un pugno sulla testa da parte dell’hanyou.

<< Piano con la fantasia >> lo avvertì il ragazzo senza troppa enfasi. Ormai non si arrabbiava più di tanto.

<< Ahi, mi hai fatto male! >> si lamentò Koga arrabbiato. Inuyasha fece finta di non sentirlo, affacciandosi alla finesta. Anche da lì, riusciva a sentire il suo profumo.


<< Bene ragazzi, da oggi comincia la vacanza! >> esclamò allegra Kagura. Gli studenti la fissavano estasiati. Avevano davanti una specie di divinità femminile, con i lunghi capelli ondulati sciolti, un costume rosso e un pareo di un’altra tonalità che scendeva lungo sulle gambe snelle. Le studentesse si domandavano perché loro non facessero lo stesso effetto. Ma quando i ragazzi videro che la professoressa aveva con sé il temuto ventaglio, si concentrarono sulle coetanee.

<< Bella giornata, vero Naraku? >> chiese la donna sedendosi sull’asciugamano. Lui era seduto sotto l’ombrellone con il figlio Hakudoshi. Kagome constatò che erano due figure inquietanti che fissavano gli alunni con aria minacciosa, l’uno facendo “Kuhuhuhuhu”, l’altro “Hehehehehe”. Ma poi figlio di chi? Naraku non era sposato! La ragazza decise che era meglio non saperlo. Oltretutto, Hakudoshi andava alla stessa scuola di Sota, e non godeva di buona fama. Una volta si era anche picchiato con Shippou.

<< Sempai! >> strillò Ayame lanciandosi al collo di Koga.

<< Ayame, mi stai strozzando! >> disse lui con voce gracchiante. La ragazza lo lasciò, mormorando uno “scusa”. Kagome rise. Era divertente vederli litigare. Lei e Inuyasha facevano lo stesso effetto? L’hanyou la guardava da lontano. Era tremendamente bella con quel bikini blu. La sua attenzione si spostò per un attimo su Sango e Miroku. La ragazza aveva appena urlato, per poi tirargli un sonoro ceffone. Inuyasha scosse la testa rassegnato. Kagome lo raggiunse, altrettanto rassegnata.

<< Che pazienza che ci vuole >> commentò sedendosi accanto a lui. Il ragazzo annuì.

<< Kagome! >> chiamò Yuka arrivando di corsa << C’è un’altra scuola >>

<< Oh, ma li hai visti? Ci sono quattro ragazzi bellissimi! Anche se uno sembra una ragazza… >> commentò Ayumi. Inuyasha alzò un sopracciglio.

<< Una ragazza? >> domandò preoccupato. Ayumi annuì.

<< E sono… >>

<< Quattro >> ripeté la ragazza. Inuyasha rimase in silenzio, pensieroso.

<< Per caso ci sono altri tre ragazzi? Uno molto robusto, uno con i capelli rossi e un altro che sembra un gobbo, basso e zoppo con il naso schiacciato? >> chiese dopo poco. Kagome lo guardò perplessa. Li conosceva?

<< Si >> confermò Yuka << e uno degli altri quattro ha una treccia nera lunghissima! >>

Inuyasha impallidì.

<< No… non loro sette >> mormorò portandosi una mano sulla fronte.

<< Chi? Inuyasha, si può sapere di chi stai parlando? >> domandò Kagome confusa.

<< Inuyasha! >> disse una voce femminile allegra, un po’ roca. Kagome si voltò, e si sorprese quando scoprì che apparteneva ad un ragazzo.

<< Jakotsu… >> mormorò l’hanyou con un tono tutt’altro che amichevole.

<< Ma guarda >> disse un ragazzo alto nel dialetto di Osaka, con una lunghissima treccia nera e gli occhi blu scuro << c’è Inuyasha! Hai visto Suikotsu? Chiama anche Renkotsu, Mukotsu, Kyokotsu e Ginkotsu. >>

<< Ehi! Non sono un’attrazione turistica, Bankotsu! >> protestò Inuyasha, scattando in piedi, schivando Jakotsu che tentava di abbracciarlo, facendogli lo sgambetto e lasciandolo cadere a faccia in giù sulla sabbia. Kagome si trattenne dal ridere. Quei ragazzi venivano sicuramente da Osaka.

<< E’ così che si salutano gli amici? Scorbutico come sempre >> protestò Bankotsu avvicinandosi. Kagome capì con uno sguardo che era il tipico playboy sicuro di sé. Ma gli stava simpatico.

<< Inuyasha, sei crudele! Mi rivedi dopo così tanto tempo e nemmeno mi saluti >> si lamentò Jakotsu con gli occhi lucidi.

<< Non ti avvicinare! >> lo ammonì l’hanyou con un’occhiata omicida.

<< Sii gentile, Inuyasha >> fece Kagome, alzando gli occhi al cielo. Tutti lei li incontrava. Lui sbuffò, infastidito.

<< Altrimenti? >> domandò, ma subito si pentì. Kagome sillabò silenziosamente un “a cuccia”, e lui abbassò le orecchie, facendo capire che aveva capito cosa sarebbe successo altrimenti.

<< Ehi, è la tua ragazza? >> domandò Bankotsu osservando Kagome. Lei arrossì, mentre Inuyasha sbuffava di nuovo.

<< Keh! Ma chi la vuole >>

<< Ah, è così? >> chiese lei con uno sguardo sadico fisso sul rosario. Inuyasha si allontanò per istinto.

<< Inuyasha, non stuzzicare Kagome! >> suggerì Sango da lontano. L’hanyou decise che era un buon consiglio. Mukotsu si avvicinò a Kagome di soppiatto.

<< Sei bella, perché non… >>

<< Mukotsu, lascia in pace la ragazza, prima di farla scappare a gambe levate >> suggerì Renkotsu interrompendolo.

<< Giusto. E poi, se non è di Inuyasha, sarà mia! >> fece Bankotsu avvicinandosi.

<< Ma insomma! >> fece Kagome incredula << Nessuno chiede il mio parere? >>

<< Giusto, mettetevi in fila! >> intervenne Koga << Se Kagome si metterà con qualcuno, quello sarò io! >>

<< Io non intendevo questo >> commentò la ragazza rassegnata.

<< Basta! >> sbraitò Inuyasha << Non mi importa la vostra lista di chi dovrà mettersi con Kagome prima o dopo. Adesso sta con me, quindi lasciatela in pace! >>

<< Esatto >> intervenne Miroku << e poi, quando sarà libera, Kagome dovrà passare almeno una notte con me >>

Sango infilzò una conchiglia appuntita nella spalla del ragazzo, mentre Kagome tratteneva Inuyasha.

<< Su, lo sai che è da Miroku dire queste cose >> disse cercando di liquidare la questione.

<< Ci provasse >> minacciò l’altro con aria truce.

La vacanza passò così, tra discussioni e litigi, insieme ai sette fratelli di Osaka. Nonostante i vari tentativi, Kagome non riuscì a rimanere sola con Inuyasha. Ogni volta venivano raggiunti o interrotti da qualcuno. Quel “qualcuno” era spesso Koga.

Un giorno Kagome si arrabbiò talmente tanto che gli urlò di sparire. Il lupo ci rimase male, ma non si intromise più.

<< Che crudele, non c’era bisogno di urlare in quel modo >> si lamentò lo youkai con Ayame.

<< Dovresti capirla, invece. Oggi è l’ultima notte, e domani mattina riprendiamo l’aereo. Almeno un momento di intimità lasciaglielo >> disse la ragazza, disegnando sulla sabbia dei cuoricini. Koga annuì con una smorfia.

<< Ricordi ancora la promessa, vero? >> domandò Ayame dopo un lungo silenzio.

<< Si >> rispose lui semplicemente. Lei lo osservò a lungo, curiosa.

<< Cosa ne pensi del mio profumo? >> chiese rompendo di nuovo il silenzio.

<< Che sta migliorando >> rispose Koga con franchezza, prendendola alla sprovvista.

<< S… sta migliorando? >> balbettò lei mentre il lupo si avviava verso l’albergo.

Sentirono Inuyasha urlare a Jakotsu di stargli lontano, e Koga rise.

<< Bene Ayame, ho deciso. Non ho più speranze, per cui li aiuterò >> disse il lupo sorridendo.

<< Cosa vorresti fare? >> chiese lei curiosa.

<< Facciamo in modo che Kagome e Inuyasha restino da soli! >>

La ragazza annuì. Sebbene si fosse arreso, riusciva a leggere un velo di tristezza sul volto del lupo.

<< Ehi, Koga… >>

<< Che c’è? >> chiese lui voltandosi. Ayame gli diede un bacio sulla guancia, per poi precederlo lungo la strada. Koga rimase parallizato.

<< A… Ayame, per mille fulmini, avvertimi! >> sbraitò arrossendo imbarazzato. La ragazza rise allegra, facendogli la linguaccia.

<< Io ti aspetterò sempre! >> esclamò allegra. Koga sorrise osservandola. Era contagiosa.

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Capitolo 22
*** Profumo ***


La vendetta

Ecco il penultimo capitolo! ^^ Ci ho messo un po’ per scriverlo perché mi sono incriccata nei dialoghi (grazie Emiko, sei la mia salvezza! XD), ma alla fine eccolo qui! Il prossimo è l’epilogo, “Due anni dopo”!

Sigh, sob, è già finita la ficci ç.ç

Spero vi piaccia questo capitolo, ci ho messo dentro l’anima! (il ragionamento è contorto, lo so, opera delle mie notti insonni ù.ù)

Un bacione, la vostra Aryuna.

Profumo




Kagome si lanciò sul letto, sfinita. Anche quel giorno, non era riuscita a rimanere da sola con Inuyasha. Sbuffò infastidita, abbracciando il cuscino.

<< Stupido! Se solo non si facesse sempre seguire da qualcuno >> si lamentò accoccolandosi sul letto << dovrebbe essere più discreto >>

<< Più di così? >> fece una voce dalla finestra. Kagome scattò in piedi, spaventata. Inuyasha era accucciato sul davanzale, con un dito davanti alle labbra per farle cenno di rimanere in silenzio.

<< Sei pazzo? >> sussurrò lei sedendosi nuovamente sul letto. Lui scavalcò il davanzale, e le si sedette accanto.

<< Ti ho spaventata? >>

<< Spaventata? Potevi mandarmi all’ospedale con il colpo che mi sono presa >>

<< Esagerata >> commentò lui divertito. Anche Kagome sorrise. In effetti era stata una buona idea entrare dalla finestra.

<< Jakotsu ancora ti insegue? >> domandò sarcastica. Inuyasha sbuffò, alzando gli occhi al cielo.

<< Divertente! >>. Kagome rise. Adorava stuzzicarlo. Anche lui accennò un sorriso vedendola ridere. Poi le cinse la vita, tirandola verso di lui. Kagome allacciò le braccia attorno al suo collo, e lo baciò. Lui rimase un attimo sorpreso da quella Kagome intraprendente, ma decise in pochi secondi che la preferiva così. Lei approfondì il bacio, sfiorando la sua lingua, gustando il suo sapore unico. Inuyasha rispose al bacio con passione, e il respiro della ragazza cominciò a farsi affannoso. Quando lui se ne accorse, la lasciò. Kagome lo guardò interdetta, dispiaciuta. Lui rise.

<< Cos’è tutta questa intraprendenza >> domandò malizioso. Kagome sbuffò, posando il capo sul suo petto marmoreo.

<< Ero in astinenza. Averti davanti tutto il giorno, per sei giorni, senza poterti nemmeno baciare! E’ stata una tortura >>

<< Sapessi per me >> commentò lui. Kagome alzò gli occhi per osservarlo. Non era un commento tanto per fare, era tremendamente serio. Troppo serio. Sembrava quasi tormentato.

<< Che c’è? >> domandò osservandolo in quei profondi occhi d’ambra. Lui distolse lo sguardo, in difficoltà. Era difficile parlare quando era perso nei suoi occhi color cioccolato. Prese un respiro profondo, prima di voltarsi a fronteggiarla.

<< Dobbiamo parlare >> disse con voce seria. Kagome si allarmò. Aveva fatto qualcosa di sbagliato? Si allontanò da lui per guardarlo meglio, e attese.

<< Sto per rivelarti una cosa importante, e ho bisogno di sapere veramente da te cosa provi >>

<< Non capisco >> ammise la ragazza confusa. Inuyasha sospirò, in difficoltà.

<< Tu cosa provi? >> domandò nuovamente, fissandola.

<< Per te? >>

<< Per me >>. Kagome lo fissò spaesata. Non capiva bene cosa voleva sentirsi rispondere.

<< Ti amo >> disse confusa. Lui scosse il capo, e cercò di essere più chiaro.

<< Lo so, ma in che senso? >>

<< In che senso? Correre sotto alla pioggia perché non mi parlavi da ventitre giorni che senso ha per te? >> chiese lei scocciata?

<< Oh, si! E mettermi un rosario al collo che senso ha? >> rispose lui scocciato. Kagome rimase a fissarlo paralizzata, e distolse lo sguardo dispiaciuta. Il ragazzo sospirò.

<< Scusa… ho perso un attimo il controllo… non volevo >> le disse abbassando le orecchie. Sapeva che non era carino rinfacciarglielo. Lei si morse il labbro, cercando di calmarsi. Per reagire così, per lui quella domanda doveva essere importante. E lei doveva trovare un modo per rispondergli. Prese un respiro profondo, mettendo in ordine le idee.

<< Io… quando ti vidi, per la prima volta >> cominciò, incrociando i suoi occhi d’ambra << pensai che eri molto carino. Ma poi, quando cominciasti a trattarmi male, prendermi in giro davanti a tutti… in poco tempo, conquistasti il mio odio >>

Inuyasha abbassò subito le orecchie. Kagome sorrise impercettibilmente, vedendolo così pentito. Possibile che non si fosse mai accorto di quanto esagerasse?

<< Quando Kikyo mi chiese se volevo vendicarmi, non avevo alcun dubbio in proposito. Eppure… quando ti vidi cambiare, proprio davanti ai miei occhi… capì che in realtà non avevo mai conosciuto il vero Inuyasha. Tutte le volte che stavo con te, mi dimenticavo del piano. Quando mi hai baciato al distributore, tutte le notti che hai passato da me, mentre cercavamo di non farci notare dal nonno, San Valentino… ormai, il rosario era diventato una scusa per giustificare a me stessa il mio comportamento >> continuò, sorridendo tristemente. Inuyasha continuò ad osservarla in silenzio, senza interromperla.

<< Poi, grazie a Sango, capii molte cose: di come fossi sempre stata distante da te, senza darti alcuna possibilità di comunicare, di come tu mi dedicassi molte più attenzioni di quanto credessi… anche se rudi, certo. Mi rendevo conto del fatto che qualcosa stava cambiando. Ma ero così confusa, sentivo su di me le aspettative che in realtà Kikyo non aveva, e avevo paura di essere ingannata: ero così convinta che tu mi odiassi… >> ammise Kagome, distogliendo lo sguardo. Inuyasha scosse impercettibilmente il capo, chiudendo gli occhi. Alla ragazza, l’assenza di quello sguardo fisso sul suo, bruciò.

<< Eppure… il giorno dopo San Valentino, finalmente capì. E mi sentì così in colpa per averti mentito, dopo aver preteso da te il massimo della sincerità. Volevo dirti tutto, anche a costo di perderti, ma poi… bè, lo sai. Ero sempre stata innamorata di te, ma avevo paura di ammetterlo… paura di soffrire. Ma le mie menzogne hanno solo peggiorato la situazione >>

<< Kagome… >> disse lui prendendole le mani << …per me è importante sentirtelo dire >>

<< Ti amo più della mia vita. E non mi importa se Koga mi odierà, o mio nonno mi caccerà via di casa. Non voglio più soffrire come quei ventitre giorni >> terminò la ragazza, sorridendogli dolcemente. Lui sospirò, distogliendo nuovamente lo sguardo.

<< Ora… devo dirti una cosa difficile da spiegare. E’ una cosa che noi demoni non riveliamo agli umani, quindi dovevo essere sicuro di ciò che provavi >> cominciò, molto lentamente. Kagome capì che era insicuro.

<< Riguarda l’odore? >> domandò, cercando di incoraggiarlo. Lui la guardò sorpreso.

<< Come lo sai? >> chiese, confuso.

<< Bè, tu e Koga ne parlavate spesso. E anche Sango lo sapeva. Ho cercato di estorcerlo con l’inganno, ma ha detto che era meglio che non lo sapessi. Aveva un’espressione scandalizzata >> ricordò Kagome, perplessa.

<< Oh, la capisco >> disse l’hanyou annuendo.

<< Quindi riguarda l’odore? >>

<< Si… il profumo >> ammise lui. Poi si concentrò nuovamente sulla ragazza.

<< Vediamo, Kagome… tu sai, a grandi linee, come funzionano i matrimoni tra demoni? >> domandò, arrossendo. Lei scosse il capo.

<< Questo complica le cose >> mormorò lui, portandosi una mano alla testa. Lei lo guardò, sempre più confusa.

<< Allora, cominciamo a spiegare la differenza tra odore e profumo. L’odore è quello che i demoni percepiscono su ogni cosa, e ogni cosa o persona ha un odore diverso. Il profumo, invece, è un particolare odore, che fa individuare a noi youkai, o hanyou, la nostra compagna per la vita. E’ un odore inebriante, che ci colpisce e ci attrae verso quella persona. Due demoni solitamente percepiscono vicendevolmente il profumo, ma certe volte questo non è reciproco. Succede spesso nei matrimoni combinati. Ora… il matrimonio, consiste nello scambiarsi il profumo: i due sposi si scambiano gli odori, e in questo modo entrambi aquisiscono parte del profumo dell’altro. Questo avviene solo con il primo matrimonio, perché difficilmente il compagno sopravvive alla morte dell’altro >> spiegò Inuyasha, guardando fisso Kagome, come per assicurarsi che capisse. Lei lo ascoltò in silenzio, pensierosa. Tutta quella storia finalmente veniva svelata. Ed ora, era a conoscenza della verità sulla comunità degli youkai. Eppure, se ne sentiva ancora fuori. Continuava a venirle in mente le povera Izayoi, l’umana che scelse un demone come compagno.

<< Ma… allora tuo padre aveva l’odore di tua madre? >> domandò, leggermente confusa.

<< No. Lei aveva l’odore di papà, ma lui aveva l’odore della madre di Sesshomaru. E’ stata lei la sua prima moglie. Ma essendo un matrimonio combinato, quando mio padre sentì il profumo di Izayoi, non poté fare a meno di legarsi a lei >> disse Inuyasha, in difficoltà. Era come se stesse evitando di toccare un argomento.

<< Ma se tuo padre non amava la madre di Sesshomaru, perché si erano scambiati il profumo? Non potevano evitarlo? >>

<< Non è una cosa che si può evitare… In effetti, capisco perché la madre di Sesshomaru odiasse Izayoi. Per lei era una creatura venuta a strapparle suo marito >> rispose il ragazzo, pensieroso. Sapeva che presto avrebbe chiesto chiarimenti… molto presto.

<< Ma come si scambiano i profumi? >>. Ecco, era arrivato.

<< Bè… questa è la parte complicata >> fece lui arrossendo. Kagome divenne perplessa. Stava evitando l’argomento. Doveva essere questo che Sango le teneva nascosto.

<< Allora, cercherò di spiegartelo così >> cominciò, raddrizzando la schiena << Mio padre ha spostato la madre di Sesshomaru… è nato Sesshomaru… poi ha sposato Izayoi, e sono nato io >>

Calò il silenzio. I due ragazzi si fissavano, senza dire una parola.

<< Scusa, ma non capisco >> disse Kagome, confusa. Inuyasha sbuffò.

<< Come sei lenta, Kagome! >>

<< Io sarei lenta? >> protestò lei incredula.

<< Si, e ottusa anche >> aggiunse l’hanyou, senza pietà. Lei storse il naso, infastidita.

<< Perché non cerchi di essere più chiaro? >>

<< Perché ti terrorizzerei >> rispose in un ringhio. Si avvicinò nuovamente alla ragazza, gesticolando per sottolineare le sue parole.

<< Allora. MIO padre ha sposato la madre di Sesshomaru. E’ NATO Sesshomaru >> disse sottolineando le parole giuste << poi, ho sposato MIA madre, e sono nato IO! >>

Kagome aprì la bocca per ribattere, ma si bloccò improvvisamente, rimanendo con la bocca aperta. Inuyasha la guardò con uno sguardo che diceva “Si, hai capito”.

<< Cioè… non è…. >> balbettò, fissandolo incredula.

<< O si. Ora capisci perché Sango era scandalizzata, eh? >> disse arrossendo. Kagome si sforzò di chiudere la bocca. Non ci riuscì, quindi si decise a parlare.

<< E tu e Koga ne parlavate con tanta leggerezza? >> disse, con voce tremendamente acuta.

<< Bè, per noi demoni è normale >> si difese lui, abbassando le orecchie. Lei scosse il capo, sempre più incredula.

<< Era giusto che tu lo sapessi. Devi sapere che conseguenze comporta essere fidanzata con un’hanyou >> spiegò Inuyasha, fissando il suo sguardo sul pavimento. Lei ci mise un po’ a mettere insieme il concetto. In effetti, gli youkai vivevano in base all’istinto. Per loro era normale.

<< Allora… il mio profumo ti ha colpito fin dall’inizio? E allora Kikyo? >> domandò quando riuscì ad adattarsi a quel modo di pensare.

<< La percezione del profumo può cambiare, con il tempo e con i sentimenti. Quando ho conosciuto Kikyo, sentivo il suo profumo. Ma, quando abbiamo litigato, lentamente cominciai ad essere… indifferente nei suoi confronti. Poi, ho conosciuto te. E il tuo profumo mi ha colpito forte come mai prima di allora. Era diventato aria per me. Quando abbiamo litigato, mi aspettavo di sentirlo scemare come con Kikyo. Ma invece, la lontananza mi fece solo soffrire tremendamente. E capì che eri tu quella che dovevo scegliere >> rispose il ragazzo, imbarazzato. Lei cominciò a giocare con le ciocche di capelli, nervosa. Era giovane per sposarsi, quindi per adesso non c’erano problemi… giusto?

<< Ma… finché non ci scambieremo il profumo, io non sarò riconosciuta come la tua compagna? >> domandò, timorosa. Lui prese un respiro profondo, mantenendo un’espressione neutra.

<< No >> ammise, evitando il suo sguardo << ma tu sei umana. Per voi è molto diverso. Non devi sentirti obbligata, io posso aspettare… e nel frattempo picchiare chiunque ti si avvicini >>

Kagome rise, osservandolo divertita. Il tentativo di alleggerire la situazione aveva funzionato. Però…

<< Senti… tu mi hai detto di Kikyo, ma la donna che hai avuto prima? >> chiese lei, nascondendo una punta di gelosia. Lui la guardò confuso.

<< Quale donna? >>

<< Sveglia! Mi hai detto che c’erano due donne importanti per te. Una era Kikyo, l’altra? >>

Inuyasha continuò a guardarla spaesato, senza capire. Poi, quando quella conversazione gli tornò in mente, sorrise. Kagome era decisamente ottusa. Guardò da un’altra parte, con fare indifferente.

<< Ah, parli di quella! Bè, è >> disse, sottolineando il verbo al presente, << una ragazza orgogliosa, gelosa, violenta e sadica, ma è anche molto dolce e bella, e… >>

Kagome impallidiva sempre di più. “È”? “È”, come il verbo essere al presente? Il pallore divenne rosso, di gelosia.

<< Ah, è così? >> ringhiò, assottigliando gli occhi in uno sguardo da serpente. Lui la guardò divertito, ma continuò come se non l’avesse interrotto.

<< …e la cosa più bella è il suo sorriso >>

Kagome fece per urlargli tutti gli insulti che conosceva, ma quell’ultima frase la fece immobilizzare. Lui la stava fissando con lo sguardo di uno che si sta trattenendo dal rotolarsi sul pavimento per le risate. Arrossì improvvisamente, abbassando lo sguardo.

<< L’avevo detto che eri gelosa… e anche che eri tonta >> fece notare Inuyasha abbracciandola. Lei non riuscì a trattenere un sorriso, anche se voleva tenere il broncio per un altro po’.

<< Sei crudele. Mi hai fatto prendere un colpo >> si lamentò, ancora evitando di incrociare il suo sguardo d’ambra liquida.

<< Grazie per la fiducia. Sei proprio una credulona >> rispose lui, alzandole la testa con una mano sotto al mento. Kagome gli fece una linguaccia, ma poi scoppiò a ridere. Era davvero tonta, lenta, ottusa e credulona, ma non lo avrebbe mai ammesso davanti a lui.

Il ragazzo la baciò, e lei perse il filo dei suoi pensieri. Voleva rimanere così per sempre, abbracciata all’hanyou che tanto amava, come se il tempo si fosse fermato. E un giorno si, l’avrebbe anche sposato. E, anche senza sentirlo, avrebbe finalmente condiviso il suo profumo, e sarebbe stato suo.

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Capitolo 23
*** Epilogo - Due anni dopo ***


La vendetta

Ecco l’ultimo capitolo! I ringraziamenti alla fine! ^^

P.S. E’ corto, ma soprattutto ho impiegato più tempo a scrivere i ringraziamenti che l’epilogo XD

Epilogo – Due anni dopo




Kagome si morse il labbro, cercando quel dannato numero sul tabellone. Quello stupidissimo415” la stava facendo sudare freddo. Possibile che non fosse passata? L’esame era andato bene, ne era sicura! Anche Inuyasha l’aveva rassicurata, ma Inuyasha non era un professore. Inuyasha non era Naraku, che l’aveva fatta impicciare durante gli orali. Il ricordo le fece una rabbia tale, che per un attimo distolse lo sguardo dal tabellone.

<< KAGOME! >> urlò una voce squillante e femminile. Due secondi dopo la ragazza si ritrovò stretta tra le braccia di Ayame, che saltellava ovunque come un grillo.

<< Kagome, siamo passate! Non ci credo, ho finito la scuola! E insieme a Koga! >>

<< Ayame… non… respiro >> balbettò Kagome senza voce. La ragazza la lasciò mormorando uno “scusa”, per poi aiutarla a rintracciare quel maledetto “415”. Kagome sorrise raggiante. Ebbene si, era passata! Aveva finalmente finito la scuola, passando l’ultimo anno assieme ad Inuyasha, Ayame e Koga (l’una bocciata una volta, l’altro due). Si sentì avvolgere da due braccia con delicatezza, e il suo sorriso si ampliò.

<< Allora, com’è andata? >> chiese Inuyasha curioso, muovendo le orecchie.

<< Bene, ci hai azzeccato >> rispose Kagome divertita. Lui la osservò offeso.

<< Io non ci azzecco, io so! >> ribatté con fare saccente. Lei rise, e si concentrò a cercare Koga tra la folla. Non fu difficile trovarlo.

<< Ehilà botolo, bocciato spero! >> esordì il lupo emergendo dalla massa di studenti, e dando una sonora pacca sulla schiena di Inuyasha. L’hanyou trattenne un gemito di dolore, mentre Kagome si liberava dall’abbraccio per andare a raggiungere Eri,Yuka e Ayumi per congratularsi con loro. Ormai non era più pericoloso lasciare quei due da soli. La loro “litigiosa” amicizia era ormai fuori dal pericolo di compiere omicidi, ferite mortali e duelli all’ultimo sangue.

Passarono parecchio tempo a salutarsi tra loro e a congratularsi con Hojo, che era passato con il massimo dei voti. Poi Kagome guardò l’orologio, e corse da Inuyasha.

<< Inuyasha, è tardi! Tra poco arriva il treno alla stazione, ho promesso a mamma che andavo a riprendere Sota! >> disse correndo dal ragazzo. Lui si voltò a guardarla confuso, poi ricordò. Sota era andato a trovare un suo amico fuori città, e aveva promesso a Kagome che l’avrebbe accompagnata a riprenderlo. Salutarono tutti e si avviarono lungo la strada. Koga rimase ad osservarli a lungo, prima che un odore inebriante lo distraesse. Si voltò a fissare Ayame sorridente.

<< Allora, andiamo anche noi? >> chiese osservando gli occhi verdi della ragazza. Lei annuì allegra, prendendogli il braccio.

<< Andiamo! >> disse, dando un ultimo sguardo a Kagome, che in quel momento girava l’angolo con Inuyasha.

<< Allora, hai sentito Sango e Miroku? >> chiese il ragazzo distrattamente. Kagome sbuffò.

<< Si, ma non so se verranno alla festa. Si stanno ammazzando di lavoro, e la sera sono stanchi morti >> rispose scocciata.

<< Keh! Io gli avevo detto di non sposarsi subito >> sbuffò Inuyasha << Dovevano mettere da parte un po’ di soldi per il matrimonio, invece di indebitarsi fino al collo >>

<< Conoscendo Miroku, Sango ne ha approfittato. E’ quel genere di ragazzo che sparisce da un momento all’alto, se non gli metti il guinzaglio >> rispose Kagome, difendendo l’amica. Miroku era il simbolo supremo dell’infedeltà, Sango non aveva perso un minuto.

<< Non è normale sposarsi così giovani per voi umani >> fece notare Inuyasha << subito dopo il liceo è una pazzia >>

<< Io lo farei >> disse Kagome osservandolo contrariata. Inuyasha la fissò perplesso.

<< Mi stai dicendo che se ti chiedessi di sposarmi oggi, tu lo faresti >> chiese malizioso. Kagome valutò l’ipotesi in meno di un secondo.

<< E’ una dichiarazione? >> chiese, fingendo indifferenza.

<< A te cosa sembra? >> domandò lui scocciato. Kagome si voltò a guardarlo.

E sorrise.






Ringraziamenti! Adoro arrivare a questo punto della storia! XD

Vi ho scritti tutti con le mie manine, uno per uno! L’ordine è sparso, esclusa la prima, che è Emiko (chissà come mai XD)

Grazie per avermi letto, vi aspetto su The Theft e sulla ancora in produzione Neko to Inu (è la mia prima arancione, aiuto! O.O)

Un bacio, Aryuna


-Emiko 92, bè, c'è molto da dire! Grazie per avermi fatto cominciare a scrivere questa ficci! Ti ricordi quando ti sei fatta raccontare la storia, e ci siamo ritrovate a fare insieme le scene romantiche? XD Grazie mille per avermi sbloccato al penultimo capitolo, o starei ancora a scervellarmi su come scriverlo XD E adesso un po’ di pubblicità occulta ù.ù Leggete Kurasa to Hikari e Fiore d'Arancio! (so che mi ucciderai, ma non importa ù.ù). Grazie per avermi messo tra i preferiti e tra gli autori *.*

-Goten, grazie mille per avermi messo tra gli autori e tra i preferiti! I tuoi commenti mi facevano un enorme piacere, al punto che pensavo sempre "Uffa, se non riesco a pubblicare mi spiace per Goten e gli altri" XD (si, lo so, sono malata ù.ù). Grazie mille per avermi avvertito quando hai spostato la ficci, potevo suicidarmi senza sapere come finiva il Cavaliere Rosso ç.ç Adoro le tue storie, sei bravissima! (anche se non commento sempre, non sono brava a commentare XD)

-roro, ho risvegliato la tua natura sadica, vero? XD Grazie per i tuoi commenti, per avermi messo tra i preferiti e tra gli autori e per il supporto morale! Mi spiace per non averti potuto soddisfare per il White Day, ma come hai ben potuto vedere, in quel periodo non andavano molto d'accordo! Per il matrimonio, sì, si devono sposare per scambiarsi i profumi, perché è proprio quello il matrimonio! XD

-yumielen, mi piacciono tremendamente i tuoi commenti (anche perchè sono lunghi, e io adoro i commenti lunghi! XD) Spero ti sia piaciuta la conclusione, grazie per aver messo "Profumo" tra i preferiti =D

-THangel, la mia prima commentatrice! *.* Spero che tu sia riuscita a finire di leggere la storia ^^ Grazie mille per i tuoi incoraggiamenti, ne avevo bisogno! Grazie per aver messo nei preferiti "Profumo" ^^

-Bchan, il pezzo in cui Kagome parla dei suoi sentimenti l'ho scritto per te ^^ (Emiko mi aveva detto di metterlo, io non l'ho fatto, e quando ha letto il tuo commento mi ha detto "Visto? Te l'avevo detto!"... Emiko non mi uccidere >.>). Per l'incongruenza nella storia, grazie per avermela fatta notare, anche se volevo suicidarmi quando l'ho notato XD (giorni interi a contare uno per uno i giorni tra le lune nuove e poi ho fatto una simile gaf! Che vergogna XD). Prendila per una dimenticanza di Jaken >.> Grazie per aver messo la storia nei preferiti ^^

-ary22, ti ho fatto odiare il nonno, vero? XD Spero che la storia ti sia piaciuta, un bacio!

-daygum, spero che i tuoi vicini non abbiano chiamato il manicomio, non vorrei averti sulla coscienza XD. Grazie per i tuoi commenti, spero di non averti fatto penare troppo con gli ultimi radi aggiornamenti ^^' Grazie per avermi messo nei preferiti!

-cri_91, penso di averti fatto odiare il nonno a sufficienza XD In effetti è stato un bel rompiscatole! Sono contenta che ti siano piaciute le scene romantiche (sono quelle che mi fanno pensare, perchè è difficile mantenere il carattere dei personaggi >.>)! Grazie anche a te per aver messo la storia tra i preferiti! (sto diventando ripetitiva >.>)

-_Dana_, grazie per avermi messo nei preferiti! Sono felice che la "distruzione-della-sala-mensa" ti sia piaciuta, mi sono molto divertita a scrivere quel cap XD. Ho fatto attenzione a non saltare altre frasi con le freccette proprio pensando a te^^ Un bacio, spero che continuerai a leggermi! (credo di aver risvegliato la tua natura sadica nei confronti del povero Inu O.o)

-DenaDena, anche tu fai parte del club "odiamo il nonno"? Ok, forse ho un po’ esagerato con le sue continue interruzioni >.>' Grazie per avermi letto!

-Elychan, grazie per avermi messo nei preferiti ^^ Sono felice che questa AU ti sia piaciuta, ho capito di aver fatto un buon lavoro =P Un bacio, grazie mille!

-dolcepiccolina, grazie, è bello sentirsi dire che si scrive bene *.* Vivo nel terrore degli errori grammaticali e dei periodi troppo lunghi, è bello scoprire che si è riusciti a tirare fuori qualcosa di decente ^^ Un bacio!

-robylee, grazie per la comprensione per i ritardi ç.ç Spero continuerai a leggermi sulle alte fanfic! Un bacione! (grazie per aver messo "profumo" tra i preferiti!)

-akane_date, anche a te grazie per aver messo la storia tra i preferiti! Come vedi, la storia è finita al 23! (avevo contato bene, evviva! XD) Spero ti sia piaciuta, i tuoi commenti mi hanno dato coraggio e mi hanno fatto passare la paranoia del “no-nemmeno-oggi-riesco-ad-aggiornare-XD” (adoro i tuoi commenti lunghi, quanto mi piacciono i commenti lunghi! XD)

-Only_a_Illusion, grazie per aver creduto nel lieto fine! Tra mille peripezie sono finalmente riuscita a risolvere l’intricata situazione! (d’altronde, sono per il lieto fine, io, sono una romanticona… sadica ma romantica ù.ù)

-intery, spero ti sia piaciuta la conclusione! Mi spiace di non essere riuscita ad aggiornare giornalmente nell’ultimo periodo, ma comunque avevi già capito tutto riguardo al profumo! XD (non solo tu, da quello che ho capito, ma sei stata la più esplicita XD) Un bacio e un grazie grosso come un palazzo!

-NENACHAN, grazie per avermi letto! Un bacio, sperando che ti sia piaciuta la fine! ^^

-Kabubi, grazie per aver messo la storia tra i preferiti! Mi ha fatto piacere leggere i tuoi commenti (premetto che Kikyo non riesco a farla troppo cattiva, le voglio bene per molte cose che ha fatto nel corso della sua morte… nel corso della sua vita, anche da morta ma viva, ammetto che un po’ l’odiavo >.>). Grazie per avermi detto che i personaggi erano venuti bene, sono commossa *.*

-HollyShort91, sono felice che ti siano piaciuti Koga e Ayame, è una delle mie coppiette preferite ^.^ Grazie mille per aver messo “Profumo” tra i preferiti, un bacio!

-inukag90, grazie mille per avermi messo tra i preferiti e tra gli autori, spero che la storia ti sia piaciuta! ^^

-AYRILL

-baby_dark

-DarkyChan

-Dreamer21

-Erinlaith

-Evans Lily

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-FlyingSquirrel

-Frozen_WhiteFox **************Grazie per aver aggiunto**************

-hina *************************"Profumo” ai preferiti!*************************

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