Corso di Cucina per Giovani Delinquenti

di _Krzyz
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lezione introduttiva ***
Capitolo 2: *** Lezione N° 1 - Come preparare il Riso in Bianco senza Mietere Vittime ***
Capitolo 3: *** Lezione N° 2 - Massacro di Polpette ***
Capitolo 4: *** Lezione N° 3 - Insalate Sataniche & Co. ***
Capitolo 5: *** Lezione N° 4 - Hasta la Pasta! ***
Capitolo 6: *** Lezione N° 5 - Pane(m) per i vostri denti ***
Capitolo 7: *** Lezione N° 6 - Ciapa La Galeina! ***



Capitolo 1
*** Lezione introduttiva ***


CORSO DI CUCINA PER GIOVANI DELINQUENTI

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LEZIONE INTRODUTTIVA




La signorina Trinket era stufa. Eccola là, il suo prezioso Corso trasformato in un centro di riabilitazione per ragazzi esagitati, distruttivi, psicotici e privi di interesse per il mondo dell’ alta cucina. Appena arrivò davanti alla porta si sentì mancare. Cosa le avrebbero dato questa volta? Tossici? Maniaci? Pirati della strada? Si diede una sistemata alla parrucca ed entrò nella classe. Otto sguardi si posarono su di lei.
-“Benvenuti, benvenuti, benvenuti a questo Corso di Cucina!”- asserì con il tono più entusiasta possibile. –“Per cominciare vi chiederò di rispondere all’appello alzandovi dalle vostre sedie per confermare la vostra presenza!”-
I ragazzi si fissarono tra loro con aria interrogativa. Possibile che questi imbecilli non capissero una frase minimamente più articolata del solito?!
-“Alzatevi quando vi chiamo e dite ‘Presente!’”- La giornata non poteva iniziare peggio. Le espressioni sul volto dei ragazzi si distesero mentre un “Aaaaahhn” generale risuonava nell’aula. La signorina Trinket aveva paura di aprire il fascicolo con le schede dei ragazzi. Non voleva leggere cos’erano quei giovani. Di sicuro almeno un mentalmente instabile l’avrebbe trovato.
-“Bene bene, cominciamo! Glimmer Sunshine Diamond Sparks, Distretto 1!”- Una ragazza bionda dai lunghi capelli biondi ben curati e dagli occhi verde menta si levò dalla sedia. La signorina Trinket spostò lo  sguardo sulla sezione ‘Causa della Detenzione’ rimanendo basita.
 –“Incendio doloso?”-
-“ E allora? Avevo lasciato la piastra per capelli accesa!”- rispose la ragazza sprezzante.
Fantastico, quella che alla signorina Trinket sembrava una ragazza tranquilla ed elegante era in realtà una piromane alle prime armi. Implorò che quello dopo fosse meno grave.
-“Ok avanti il prossimo! Marvel James Bright, Distretto 1!”- Un ragazzo alto e magro si alzò rispondendo “Presente.” Con una calma fuori dal normale. Ma anche qua le motivazione che lo portava a essere in quel corso fu una mazzata in testa alla povera signorina Trinket.
-“Disordine pubblico e violazione di proprietà privata?!” –
-“Stia tranquilla, le spiegherò tutto più avanti.”-
Dopo una rapida sistemata di parrucca la nostra eroina proseguì.
-“Cato Morgan Saber, Distretto 2!”- Un ragazzo tutto muscoli si alzò di scatto rovesciando banco e sedia per poi tirarli su senza la minima fatica. I suoi occhi color ghiaccio facevano venire i brividi.
-“Presente”- rispose con aria di sufficienza.
La nostra beniamina imparruccata perse un colpo quando arrivò alla Causa.
-“Rapina a mano armata e rissa?!?”-
-“Si.”-
-“Buon Dio, caro, perché?”-
E con un’eleganza e un’educazione sovrumana il  nostro amicone biondo rispose:
-“Cazzi miei.”-
La signorina Trinket decise che non valeva la pena scaldarsi per un simile troglodita, quindi si disse che era meglio passare oltre e fare finta di niente.
-“Prossimo! Clove Lyra Loveknight, Distretto 2”-
Un coltello le sfiorò la parrucca tagliandole una ciocca fucsia e andandosi a piantare nel muro in cartongesso alle sue spalle..
-“Non dica quel cognome” - La voce era di una ragazzina con lunghi capelli neri e occhi verde scuro che la trucidò con lo sguardo. Evidentemente Clove doveva essere lei.
-“Ok ti chiedo perdono, preferisci essere chiamata con il primo nome?”-
-“Si.”-
-“D’accordo, cara. Dunque dunque vediamo perché sei qua…” - come lesse le parole sbiancò sotto lo strato di cerone che le impiastricciava il viso.
-“Tentato omicidio, resistenza a pubblico ufficiale e detenzione illegale di arma da fuoco…”-
Sul volto di Clove si fece largo un sorriso sadico che confermava ogni singola parola scritta nel verbale. La signorina Trinket dovette sedersi, non riusciva più a stare in piedi. Per ora avevamo : una piromane, un disturbatore, un ragazzo estremamente violento ed un’aspirante serial killer. Non aveva il coraggio di leggere gli altri quattro. Cosa avrebbe potuto esserci di peggio? Stupratori? Pusher?
-“Va bene andiamo avanti… Finch Vixenair, Distretto 5!”-  Una ragazza dai capelli rossi si alzò lentamente ma senza proferire una parola.
-“FURTO DI BESTIAME?!?!” Ok, l’omicidio è senz’altro più grave, ma a chi verrebbe mai in mente di rubare del bestiame nel XXXI secolo?!
La rossa annuì e si sedette senza lasciar trapelare alcuna emozione. No, la signorina Trinket doveva resistere. Strinse i denti e proseguì l’appello.
-“Thresh Jason Harvestone, Distretto 11!”- trillò la donna. Un ragazzone di colore si alzò serio dal banco rispondendo “Presente” nel modo più educato che poté.  Il banco era piuttosto piccolo per quel gigante e ogni suo minimo movimento rischiava di rovesciare tutto. Le mani dell’eccentrica capitolina si spostarono sul motivo della sua presenza in quell’aula.
-“ Guida spericolata senza patente di…di…di…”- La signorina Trinket si era inceppata a quella parola. Non era possibile, ma si può essere tanto scemi?- “Ehm…di trattore?”-
-“Era un gran bel trattore, lo avrebbe fatto anche lei nella mia situazione!” rispose il ragazzo indignato.
Il sudore cominciava a farsi strada sul volto dell’imparruccata e preoccupata signorina Trinket. Grazie a dio il suo make-up era tutto waterproof, altrimenti sai che disastro! Già immaginava il mascara che colava sul registro a gocce facendola sembrare un procione. Perché era successo? Lei, divina musa della raffinata  cucina capitolina trascinata in una classe di ragazzi con seri problemi comportamentali.
Ne mancano due, Effie, solo due.
-“ Katniss Everdeen, Distretto 12!”- una ragazza si alzò dal banco, ma non fece in tempo a rispondere perché la nostra eroina era talmente presa dalla smania di finire presto quell’appello che non le diede il tempo per parlare. –“ E sei qui per caccia di frodo fuori dai territori circoscritti!”-
Ok, neanche tanto male. Ma l’ultimo, l’ultimo cambiò tutto. Nella sua colonna, in rossi caratteri cubitali, campeggiava la scritta ‘VOLONTARIO’. Gli occhi della donna brillavano mentre sentiva gli angeli cantare in coretti stupidi  trascinandola verso il Paradiso culinario.
-“Peeta Mellark , Distretto 12, volontario per questo corso!”- La voce della signorina Trinket  si riempì di  verve mentre parlava con il ragazzo. –“Allora Peeta, come mai in questo corso!”-
-“ Mi piace il pane” rispose raggiante il sedicenne.
Mi piace il pane? MI PIACE IL PANE? CHE RAZZA DI RISPOSTA E’ “MI PIACE IL PANE”?!? Ma in fondo sembrava un bravo ragazzo, di sicuro migliore del guidatore di trattore dell’11 e della ladra del 5.
-“Ok ragazzi, un’altra grande , grande, grande avventura vi attende! Io sono la Signorina Effie Trinket e vi seguirò durante questo Meraviglioso Corso di Cucina. Tra pochi minuti suonerà la campanella ma vi prego di uscire con calme seguendo una fila ordin…”
DRIIIIIIIIN! I ragazzi si alzarono contemporaneamente con la grazia di una mandria di bufali e corsero assatanati verso la porta dell’aula travolgendo la povera signorina Trinket e facendole volare via la parrucca. Quando furono usciti tutti e la nostra eroina riuscì a rimettersi in piedi si ritrovò davanti il ragazzo del 12 con un sorriso a 32 denti stampato in faccia. Non fece in tempo a dire niente che Peeta le chiese:
-“Quando cominciamo a decorare le torte?”
Sarebbe stato un lunghiiiiiiiiiiiiiiiiiissimo corso. 

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IL KACTUS DI KRZYZ

Eccomi qua, tornata sul genere comico che amo tanto. Che altro dire, riusciranno ad arrivare tutti vivi e vegeti alla fine di questa fic? 
Avviso già che Rue non sarà presente in questa storia, è troppo buona, non commetterebbe mai un reato D:
Sperando che questa fic possa piacere (anche poco poco poco :D), un abbraccio!
Saluti dal Kactus!_Krzyz

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Capitolo 2
*** Lezione N° 1 - Come preparare il Riso in Bianco senza Mietere Vittime ***


CORSO DI CUCINA PER GIOVANI DELINQUENTI
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Lezione n° 1

COME PREPARARE IL RISO IN BIANCO SENZA MIETERE VITTIME

 
 
Il giorno dopo la signorina Trinket non aveva alcuna voglia di entrare in classe, ma quella zitella vestita malissimo della segreteria le ricordò che lei aveva firmato un contratto irrevocabile e che quindi doveva assolutamente fare lezione, in un modo o nell’altro. Era facile parlare per lei, non le toccava gestire dei delinquenti a quella, era sarebbe già stato tanto se fosse riuscita a gestire quei quattro capelli increspati che si ritrovava sulla testa! Un paio di respiri profondi e l’eccentrica donna aprì la porta con un sorriso smagliante.
-“ Salve ragazzi! Un’altra grande, grande, grande giornata ci attende oggi!”-
Metà della classe stava dormendo sul banco, la rossa masticava svogliatamente un chewing gum, Clove stava affilando uno dei coltelli sulla gamba del banco e Glimmer si stava curando le unghie con una limetta sbadigliando in continuazione. L’unica persona che degnava di uno sguardo la povera signorina Trinket era Peeta.  E che sguardo. Occhi spalancati e sorriso ebete, il tutto mentre prendeva freneticamente appunti su un quadernino rosa delle Superchicche coperto di glitter, fissando la capitolina come se fosse il nuovo Messia.
Uno scenario deplorevole. La nostra eroina imparruccata dovette sbattere un paio di volte la mano sulla cattedra per riuscire a risvegliare i giovani delinquentelli.
-“Allora ragazzi, oggi cominceremo la nostra prima lezione! Prima di tutto prendete questi grembiuli ed indossateli immediatamente!” disse la capitolina distribuendo allegramente le buste contenenti gli indumenti.
Una voce sprezzante le arrivò dal fondo. -“Viola?”- A parlare era stato Cato, il rissoso ragazzotto biondo del Distretto 2. –“Mi sta prendendo per il culo, spero!”
La signorina era indignata. –“Sciocco ragazzo, non è viola, è LAVANDA! Cielo, ma nessuno vi ha istruito a distinguere almeno i colori di base?”-
Il ragazzo la fissò perplesso, decidendo che era meglio non dilungarsi troppo sull’argomento. I ragazzi indossarono il grembiule senza parlare, un altro commento sul colore avrebbe scatenato una guerra contro l’eccentrica insegnante e nessuno quella mattina aveva voglia di dialogare.
-“Molto bene ,cari! Ora verrete a turno alla cattedra e sceglierete un biglietto da questo sacchettino! Il nome della persona che estrarrete sarà il vostro partner culinario fino alla fine del corso! Chi vuole venire per primo?”-
Com’era logico aspettarsi nessuna mano si alzò. Ma questi trogloditi cos’hanno nel cervello? È possibile che debba fare fatica persino per estrarre un cavolo di bigliettino?
-“Ok, allora scelgo io! Finch, vorresti farci l’onore di estrarre il primo bigliettino?”-
La rossa si alzò lentamente dal banco tuffando la mano nel sacchetto e pescando il primo biglietto che le era capitato tra le dita. La ragazza fissò i suoi compagni, senza proferire una parola.
-“Allora cara, chi sarà il tuo compagno o compagna?”-
-“…”
-“Scusa?”-
-“…Marvel…”
-“Come hai detto, cara?”-
-“…Marvel.”-
-“Ti chiedo perdono, tesoro, la parrucca mi copre le orecchie, cos’hai detto?”-
Un lampo d’odio balenò negli occhi della ragazza.
-“MARVEL.  M-A-R-V-E-L.  LO SPILUNGONE IN PENULTIMO BANCO.”- le ripeté la rossa fulminandola con lo sguardo.
Ma come siamo educati ,qui! Dopo tutto erano ragazzi disturbati, che si aspettava, gli allievi perfetti di quando quello era ancora un corso serio? Dopo un rapido sospiro e una sistemata alla parrucca la signorina Trinket continuò.
-“Eccellente! Prego, accomodatevi dietro al primo bancone!”
I due ragazzi si avviarono di malavoglia dietro un bancone da cucina posto in fondo all’aula.
-“ Prossimo…vediamo...tu! Forza Trattorino, vieni a pescare!”-
-“Glie l’ho già detto, quel trattore era fantastico! E non mi chiami Trattorino, sennò la schiaccio sotto il trattorino la prossima volta che mi capita sotto mano!”- fu la risposta del gigante mentre si avviava verso la cattedra. Un brivido percosse la schiena della signorina, pensando a come sarebbe stata antiestetica la sua morte se fosse stata schiacciata da un trattore.
Thresh estrasse il biglietto di malavoglia.
-“Glimmer!”-
La ragazza si svegliò da una specie di trance. –“Cosa c’è? È uscita la nuova collezione autunno/inverno?”-
-“No, cara! Sarai in coppia con Thresh per tutta la durata del corso!”-
Disse accompagnando, o meglio trascinando,  i due giovani ad un altro bancone.
-“Prossimo! Katniss, facci l’onore di venire a…”
-“MI OFFRO VOLONTARIO! MI OFFRO VOLONTARIO COME COMPAGNO DI KATNISS!”- la voce di Peeta squarciò l’aria mentre l’esagitato sedicenne tremava dall’emozione.  La signorina Trinket rimase basita. Quello la poco ma sicuro c’aveva le pigne dentro alla zucca.
-“Ehm…ok. Mettetevi dietro al bancone di Thresh e Glimmer.”
Disse mentre la ragazza veniva trascinata da un Peeta saltellante verso un bancone sulla sinistra.
-“E quindi sono rimasti Cato e Clove! Prego, accomodatevi pure al bancone dietro quello di Finch e Marvel!”-
I due ragazzi le passarono di fianco fissandola malissimo. Che avesse il trucco sbavato?

-“Molto bene, oggi cominceremo con una ricetta semplice semplice che non potete assolutamente sbagliare! Si, Peeta?”- Il ragazzo aveva la mano alzata e un sorriso ebete gli attraversava il volto.
-“Il pane?”-
-“ No , Peeta, il riso in bianco!”-
L’entusiasmo del ragazzo si sgonfiò come un palloncino bucato.
-“Ma a me piace il pane…”-

Aveva scelto il riso in bianco perché non aveva praticamente controindicazioni: non c’era nulla da tagliare o sbucciare, non c’erano metodi di cottura troppo complessi e non era necessaria alcuna attenzione particolare, bisognava solo stare attenti che il riso non si attaccasse sul fondo della pentola e non si doveva scivolare col sale o con l’olio.
Dopo una rapida dimostrazione la signorina Trinket disse ai suoi allievi:
-“Ok ragazzi, avete un’ora per preparare un piatto di riso in bianco perfetto! Una volta scaduto il tempo mi porterete i piatti ben presentati in cattedra e io li assaggerò! Il tempo comincia ora!”-
È solo del riso in bianco, Effie, cosa vuoi che combinino?

TRIIIIN! Il timer trillò segnalando la fine del tempo a disposizione dei ragazzi.
-“Molto bene! Partiamo con i primi!”


Bancone 1 – Glimmer e Thresh

I due ragazzi avevano fatto del loro meglio, ma il risultato lasciò la signorina Trinket alquanto perplessa.
-“Ehm, mi spiegate perché il vostro riso ha il blush, l’ombretto e le ciglia finte?” chiese l’imparruccata assaggiatrice ai due ragazzi.
-“Non guardi mica me, è colpa sua!”- rispose Thresh indicando la compagna .
La ragazza si era persa ad osservare un punto nel vuoto e solo la voce squittente della nostra truccatissima beniamina riuscì a ripescarla dall’oblio. La bionda si giustificò dicendo:
-“Beh, mi scusi signorina, ma non aveva detto di rendere presentabile il piatto? Questo è il trucco usato da Angelaina Giolì agli Oscar di Panem di quest’anno! Non vede com’è steso alla perfezione il blush?”-
-“Beh, in effetti è vero, e anche l’ombretto ha un’ottima texture!” Glimmer non aveva tutti i torti.
Peccato che sia un piatto di riso.
E che io sia qui per valutarne il sapore.

-“Voto finale – 6/12! Il riso era un po’ bruciacchiato, ma apprezzo lo sforzo per la presentazione.”-
I prossimi non andranno tanto peggio, pensava la signorina Trinket, aveva appena assaggiato un riso con le ciglia, non potevano essere tanto peggiori, no? E invece si.

Bancone 2 – Marvel e Finch

I due ragazzi tutto sommato non avevano avuto problemi di collaborazione, anzi, fin da subito andarono parecchio d’accordo. Eppure nel piatto c’era qualcosa che non andava.
-“Ragazzi, dove sono finiti tre quarti del riso?”-
-“Oh mi scusi sono stato io! Sa, mia madre mi nasconde le merendine perché dice che gli zuccheri mi fanno male e mi è venuto un languorino e quindi…”-
Non fece in tempo a finire la frase che Sbam! Uno scappellotto stese il ragazzo, che si rialzò a fatica dal pavimento reggendosi la testa.
-“Ahia! Che cazzo stai facendo?”-
-“Imbecille!” disse Finch massaggiandosi la mano –“Ti avevo detto di intascarlo, così poi fuori ce lo saremo divisi!”-
La nostra beniamina prese a massaggiarsi le tempie sospirando profondamente. Lei, che anni prima aveva gestito i più prestigiosi ristoranti di Capitol City ora doveva vedersela con dei teppistelli! Come aveva fatto a cadere così in basso?
-“Scusami, scusami, scusami! Prometto che non lo farò più! Lo giuro!” – Disse sofferente Marvel.
La signorina Trinket dette fondo a tutta la sua pazienza. Erano dei delinquenti, pensava che sarebbe stato tutto facile? Ma grazie a dio il riso non era male.
-“Voto finale 9/12! Avrebbe potuto essere di più se Marvel non si fosse mangiato quasi tutto il riso!”
Ok, due erano fatti, ne mancavano altri due.

Bancone 3 – Katniss e Peeta
-“Oh, ma cosa è successo al riso?”-
La signorina Trinket cominciava a preoccuparsi. Non che i ragazzi stessero male, anzi, avevano collaborato senza troppi problemi…ma quel piatto di riso… era marrone.
Peeta , in preda all’emozione, si giustificò dicendo : -“L’ho messo in forno, signorina Trinket! E’ un brownie di riso!”
La parrucca sobbalzò sulla testa dell’eccentrica capitolina, traumatizzata dalla parola “brownie”. Possibile che quel ragazzo pensasse solo ed esclusivamente ai prodotti da forno? E le composizioni di pasta e il divino filetto di manzo? L’alta cucina non fa decisamente per lui.
-“Scusa, cara , ma tu non hai notato che il tuo compagno aveva messo l riso in forno?”- disse rivolta a Katniss.
-“Bitch please, io sono la Ghiandaia Imitatrice! Io non perdo tempo con queste cazzate, ho una ribellione da guidare!”- disse la ragazza strofinandosi le unghie sulla felpa con aria di superiorità.
-“Voto 3/12! Il riso era carbonizzato e immangiabile e…Peeta caro, ricordati che non tutti i cibi vanno nel forno!”-
Disse la signorina Trinket mentre il sedicenne prendeva appunti estasiato nel suo quadernino rosa sbrilluccicoso.
Tranquilla, Effie, solo un altro, un altro piatto e poi è finita…

Bancone 4 – Cato e Clove
I due ragazzi si avvicinarono alla cattedra servendo un piatto regolare. Niente ciglia, niente porzioni ridotte, niente colori strani. Un semplicissimo, castissimo piatto di riso in bianco senza nulla di eccezionale. Eppure qualcosa non andava. Appena la forchetta si avvicinò al riso un rumore metallico proveniente dal piatto catturò l’attenzione della signorina Trinket. Scostando il riso trovò un paio di piccole lame di coltello nascoste tra i chicchi. Se avesse potuto sarebbe sbiancata, ma la maschera di trucco di mezzo centimetro che si ritrovava appiccicata al viso non lasciava trapelare alcun cambiamento di colorito.
-“Mi sa che ci ha sgamati.” Disse Cato alla compagna.
-“Mi sa di si, io ti avevo detto di metterci i chiodi.”- rispose impassibile la ragazzina.
- “E dove cazzo li trovavo i chiodi qui dentro?”-
-“Li toglievi da sotto i banchi!”-
-“E come li toglievo?”-
-“Tu a casa tua come li levi i chiodi? Con il ca…”-
La signorina implose interrompendo l’allegra conversazione dei due ragazzi.
-“POTEVATE UCCIDERMI! Vi rendete conto? Avete rischiato di sfigurare permanentemente la mia magnifica persona! Avete un’idea della gravità della cosa? Ora voglio un valido motivo per giustificare le vostre azioni!”-
Cato e Clove si scambiarono un’occhiata d’intesa e poi, sorridendo, con un’educazione e una calma che avevano dell’incredibile, le risposero all’unisono:
-“Perché ci sta sulle palle.”-
La signorina Trinket cominciò a prendere a testate la cattedra scompigliandosi la capigliatura (ovviamente finta). Perché doveva capitare a lei? Lei, che aveva passato la sua gioventù nelle più famose cucine del Paese, servendo le più alte personalità di Capitol City e ricevendo lodi per il livello altissimo dei suoi piatti, ora era chiusa in un aula con due psicotici che avevano tentato di ammazzarla. Pazienza, doveva portare pazienza. Mancavano solo sei mesi e ventinove giorni, che sarà mai?
D
opo che gli studenti ebbero sistemato i loro banconi la capitolina esausta disse: - “ Molto bene! Domani presentatevi con il grembiule e dei vestiti che potete sporcare. Tra poco la campanella suonerà , ma vi prego gentilmente di non…”-
DRIIIIIN! Troppo tardi. I ragazzi si accalcarono frettolosamente verso la porta facendo piroettare vorticosamente l’imparruccata insegnante. Quando riuscì a fermarsi l’unica cosa che riuscì a distinguere era la facciona sorridente di Peeta Mellark che le chiedeva ansiosamente:
-“Domani possiamo fare le ciambelle?”

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IL KACTUS DI KRZYZ
E la prima lezione è terminata, con risultati a dir poco disastrosi eccellenti.
Cosa succederà domani? La signorina Trinket avrà il coraggio di presentarsi in classe? Il povero Peeta farà le ciambelle? E Cato e Clove proveranno ad ammazzare qualcun altro?
Scopritelo solo continuando a seguire il Corso di Cucina per Giovani Delinquenti di Effie Trinket!
Un abbraccio, _Krzyz

Un grazie enorme alle pesone che hanno recensito il primo capitolo, L'Olimpo della Cucina ha un posto in serbo per voi :)

 

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Capitolo 3
*** Lezione N° 2 - Massacro di Polpette ***


CORSO DI CUCINA PER GIOVANI DELINQUENTI

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Lezione n° 2

MASSACRO DI POLPETTE

 

No. La signorina Trinket non avrebbe più messo piede in quell’aula finito quel corso. Era un suicidio.
Chissà cos’avrebbero combinato oggi… Aveva pure messo la parrucca con intelaiatura metallica protettiva per parare eventuali colpi alla testa. Un’ultima passata di cipria e la capitolina entrò tremante.

-“Buongiorno, fanciulli! Oggi ci dedicheremo ad un piatto un tantino più complesso! Un secondo… dov’è finita Glimmer?”-
La voce di Marvel riecheggiò da dietro il bancone – “ Aveva l’appuntamento dal parrucchiere alle 9.00! Mi ha detto di riferire che era una cosa estremamente importante, oserei dire vitale!”-
-“Ma come sarebbe a dire ‘vitale’? Che le è successo?”-
Il ragazzo chinò la testa e con una drammaticità irreale sussurrò tre terribili parole.
-“Le doppie punte.”-
La signorina Trinket si sforzò di non piangere. Quale sventura! Una ragazza così giovane e bella, con dei capelli così biondi e splendidi, com’era potuto accadere? Forza Effie, sii forte, la ragazza se la caverà, ma tu hai sette persone a cui devi insegnare a produrre qualcosa di elaborato gastronomicamente!
-“ Mi spiace per lei! Comunque partiamo con la dimostrazione del piatto di oggi che sarà…”-
Una mano alzata. Peeta Mellark, con un’espressione preoccupante,  che reggeva  il fido quadernino rosa.
-“…no, Peeta, non saranno le ciambelle!”-
La mano del sedicenne panettiere si abbassò mentre sul suo volto si faceva strada un’espressione atterrita e afflitta.
-“ Come dicevo, oggi faremo le polpette di carne!”-
Clove cominciò ad affilare il coltello. –“Ok, Trinket, mi dica solo dov’è la bestia che dobbiamo macellare e al resto ci penso io.”-
Brividi di freddo corsero lungo la schiena dell’imparruccata insegnante. Quella ragazzina continuava a fissarla, le iridi verde scuro puntate su di lei con una luce assassina che le illuminava in maniera inquietante. Non era sicura che alla fine del corso avrebbe avuto tutti e quattro gli arti attaccati al corpo.
-“Ehm…apprezzo il tuo spirito altruista, Clove cara, ma abbiamo già il macinato pronto, sarà per un’altra volta!”-
-“Peccato”- rispose la ragazzina piantando la lama violentemente sul banco.
Che imbecille, ma non si è accorta che quello è mogano?!
-“ Per oggi Thrattoresh si aggregherà al bancone 2 con Marvel e Finch! E ora diamo il via alla dimostrazione!”-

Le mani della signorina Trinket miscelarono sapientemente gli ingredienti fino ad ottenere un composto omogeneo. Una decina di minuti sul fuoco ,et voilà! Delle perfette, saporite, gustose polpette di carne e verdure.
-“Ok ragazzi, avete un’ora di tempo, come ieri! Cercate di non farvi male e , per l’amor di Dio, non fate cavolate!”-
I ragazzi cominciarono a mescolare gli ingredienti con foga. La signorina Trinket sperava almeno che nessuno tentasse di ammazzarla nascondendo oggetti vari dentro alle polpette.
L’ora passò in fretta e il timer scattò con un trillo riportando la capitolina alla realtà.
-“Moooooolto bene! Cominciamo con i primi!”-

Bancone 2 – Marvel e Finch, con l’esclusiva partecipazione di Trattorino Thresh

I tre ragazzi arrivarono in maniera sconcertante. La rossa aveva pezzi di carne tra i capelli e le braccia impiastricciate di pangrattato e uova, lo spilungone aveva un lungo taglio che gli attraversava la guancia, gli occhi stralunati e reggeva malamente il piatto e l’agricoltore aveva foglie d’insalata e pezzi di carota attaccati addosso che ricoprivano quasi l’interezza del suo corpo muscoloso. Sembravano appena usciti dalla seconda ribellione. Si avviarono tremanti verso la cattedra.
-“Oh cielo, tesori, cosa vi è successo? Sembrate dei profughi!”- chiese preoccupata la signorina Trinket.
La rossa sbattè la mano sul piano di mogano additando violentemente la truccatissima capitolina.
-“Non so come lei abbia fatto a fare le polpette, Parrucca, ma quel cazzo di mixer per poco non ci uccideva tutti quanti!”- I due ragazzi le diedero conferma annuendo sconcertati.
-“Ci credo, cara, quello non è un mixer , è l’asciugatrice per i grembiuli e gli strofinacci!”-
La ragazza fissò perplessa l’elettrodomestico. In effetti era un po’ troppo grande per essere un mixer, e in questo modo veniva spiegato il pessimo aspetto del cibo. Più che polpette, sembravano piccoli dischetti di plastica nera.
La donna sospirò addentando quella che dovrebbe essere stata una polpetta. Cominciò a tossire violentemente e sarebbe sicuramente morta soffocata se il nostro fedele, rimbambito Peeta Mellark non fosse intervenuto praticando la manovra di Heimlich in una maniera a dir poco perfetta. Appena riuscì a respirare il ragazzo biondo la abbracciò commosso urlando:
-“Grazie al pane sta bene! Temevo che l’avremmo persa, come avrei fatto senza di lei?”-
La signorina si scrostò il panettiere di dosso.
-“Grazie mille Peeta! Ora ti prego di tornare al tuo posto…”-
-“NON POSSO FARLO! NON DOPO QUELLO CHE C’E’ STATO TRA NOI!”-
La signorina Trinket si ritrovò sei paia d’occhi puntati contro con aria accusatoria. Che cappero stava dicendo quel ragazzo?
-“Peeta, guarda che non c’è stato proprio niente tra noi!”-
Il giovane Mellark tornò dietro al bancone con aria sconsolata.
-“Voto 1/12, dato che ho rischiato il soffocamento!”-
Forza, Effie, le prossime polpette non potranno essere peggiori.
Si sbagliava.

Bancone 3 – Katniss e Peeta

-“Ragazzi, apprezzo la presentazione, ma perché le polpette sono ricoperte di glassa fuchsia?”
-“Oh , sono stato io! Non sono carinissime tutte colorate? Sembrano delle pecorelle!”- disse il biondo con uno sguardo sognante e un sorriso a mo’ di Stregatto.
Dove acciderbola la vede la somiglianza con le pecore? Sono polpette, santo Cielo, polpette!
La signorina Trinket sospirò massaggiandosi la fronte.
-“Katniss, ti chiedo perdono, ma quando hai visto che il tuo partner stava glassando la carne perché non hai fatto niente?”-
La ragazza la fissò sprezzante, si scostò i capelli dalla fronte e rispose: -“ Se non è carne catturata da me non è importante, sono io la protagonista di questi libri. Quel volgare macinato non può competere con i miei scoiattoli alla brace! Piuttosto digiuno.”-
Fantastico. Ci mancava solo questa con le manie di protagonismo!
La signorina assaggiò il piatto. A parte il retrogusto al lampone e pasta di zucchero, le polpette non erano malaccio.
-“Ho assaggiato di peggio. Voto 5/12! E , Peeta, ricordati che non tutti i cibi vanno glassati!”-
Il ragazzo scribacchiò velocemente un appunto sul fido quadernino delle Superchicche.

Non voleva chiamare loro. No, no e poi no.
Cato e Clove, Clove e Cato. Maledetta quella volta in cui aveva permesso a quei due di stare in gruppo assieme!
Cosa le avrebbero propinato stavolta? Cianuro? Soda caustica?
Un bel respiro. La nostra capitolina preferita si fece coraggio e chiamò tremando il

Bancone 4 – Cato e Clove

I ragazzi sembravano soddisfatti del loro risultato. Si avvicinavano alla cattedra a testa alta, ma qualcosa in loro non andava. La signorina Trinket aveva notato grosse macchie color sangue sui loro grembiuli color lavanda. Che fosse davvero sangue? La donna sperava solo di aver messo il fondotinta resistente all’acqua, o le gocce di sudore che le imperlavano la fronte avrebbero fatto un disastro.
Cato porse il piatto alla nostra beniamina imparruccata con un inchino, mentre Clove fissava compiaciuta il risultato.
Se volevano impressionarla ci erano riusciti, appieno. Le polpette erano servite infilzate su un lungo spiedo di metallo e la salsa barbecue formava delle parole profetiche sul bordo del piatto.
YOU ARE THE NEXT.
La signorina Trinket deglutì terrorizzata.
I due si scambiarono il cinque.
-“Ben fatto ,Cato! Sei stato geniale con la salsa barbecue!”
-“Complimenti anche a te, l’idea dello spiedo è stata fantastica!”-
-“Guarda la Trinket! Guarda che faccia di merda che ha!”- disse la ragazzina scoppiando a ridere mentre la capitolina tentava di riprendersi dallo shock.
Faccia di cosa? Oh, mio Dio! Allora il trucco è colato davvero!
La donna comunque tentò di mantenere la situazione sotto controllo e ingoiò una delle polpette.

Le pupille le si dilatarono in preda ad un’estasi mistica. Quale divino sapore! La salsa avvolgeva le polpette rendendole gustose come poche altre. Le verdure erano miscelate sapientemente con la carne e le spezie erano dosate magnificamente. In una parola, la PERFEZIONE. La signorina Trinket si emozionò a tal punto che la parrucca verde menta le sobbalzò sulla testa. Corse ad abbracciare i due allievi urlando:
-“Meravigliosi ragazzi, perché non avete detto subito che eravate così dotati!”-
Cato e Clove si fissarono a vicenda , sconcertati, mentre la capitolina li soffocava tra le sue braccia.
Il ragazzo sussurrò alla compagna –“Che cazzo è successo?”-
-“Come faccio a saperlo? Questa qua è matta! Me l’aveva detto mio cugino Astolfo di non dare retta a quelli di Capitol City!”-

Ma l’abbraccio venne interrotto da una Katniss furente ed indignata.
-“Questi sarebbero dotati? No, cara Trinket, io sono dotata! Io ho vinto i 74esimi Hunger Games! Loro sono solo degli sciocchi babbalei che non possono competere con la mia magnificenza! E ora , se permettete, me ne vado! Non resterò un minuto di più in quest’aula!”- E detto ciò saltò dalla finestra, seguita a ruota da un Peeta Mellark che urlava di aspettarla.
No, la nostra eroina non poteva permettere che un’allieva fuggisse. Con un piccolo balzo saltò anche lei dalla finestra rincorrendola anche su un paio di tacchi 15.
 
I cinque ragazzi rimasti si scambiarono occhiate perplesse.
Fu Thresh a rompere il silenzio: -“ Ma che minchia è successo?”-
-“Boh, penso le siano piaciute le nostre polpette…”- gli rispose Cato.
-“E adesso che facciamo?”- chiese Clove.
-“… partita a scala 40?”- disse Finch tirando fuori un mazzo di carte dalla tasca del grembiule.

E i ragazzi giocarono per ore e ore, ignari che fuori da quell’aula la nostra eroina imparruccata aveva corso per diversi kilometri prima di riuscire a recuperare Katniss. Appena la catturò e si sedette , si ritrovò di fronte quell’imbecille di Peeta, che le chiese ansimante:
 -“Quand’è che cominciamo a fare le focaccine?”
Quel corso sarebbe stato terribile.

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IL KACTUS DI KRZYZ

Ed ecco che si conclude un'altra terribile magnifica lezione!
Riuscirà la signorina Trinket a riprendersi dopo aver fatto la maratona? Ce la farà Finch a non buttare tutto il cibo nell'asciugatrice? E quale mistero avvolge il talento culinario di Cato e Clove?
Scopritelo solo restando nell'aula del Corso di Cucina per Giovani Delinquenti di Effie Trinket!
Un abbraccio dal Kactus, _Krzyz

p.s. Un grandissimo grazie a tutti quelli che seguono e recensicono questa storia. Non saprò mai come sdebitarmi! :)

 

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Capitolo 4
*** Lezione N° 3 - Insalate Sataniche & Co. ***


CORSO DI CUCINA PER GIOVANI DELINQUENTI

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Lezione n°3

INSALATE SATANICHE & CO.


Quel giorno Effie Trinket era di buon umore. No, non per il Corso, quello poteva tranquillamente andare in malora. Ma alla fine , dopo lunga attesa, ce l’aveva fatta.
Era riuscita a comprare il nuovo abito della collezione primavera/estate di Gastòn Julian Champignon De la Rue de le Capitòl.

Nulla sarebbe potuto andare storto quel giorno. Se lei non fosse stata l’insegnante di cucina di otto ragazzi delinquenti.
-“Buongiorno ragazzi! Oggi ci attende una lezione davvero importante!”- trillò la donna non appena entrata in classe. Ma nessuno dei ragazzi prestava attenzione a lei.  In fondo all’aula gli otto ragazzi erano impegnati a fissare un televisore che, tra l’ altro, non si sapeva da dove fosse venuto fuori.  Quell’aggeggio non c’era il giorno prima, ne era sicura.
-“Sparagli, cazzo! Cato, muovi quella merda di controller e fai fuori quel fottutissimo coso!”- urlò Clove.
-“Ci sto provando, merda, ci sto provando!” - le fece eco il ragazzo.
-“Finch, che stai facendo?! Non devi fare fuori i tuoi compagni di squadra , ma devi fare fuori il…”- Sbam! Un colpo ben assestato arrivò alla nuca di Marvel mentre la rossa gli diceva sbraitando: - “ Io faccio quel cavolo che mi pare, in amore e in guerra tutto è concesso e questa, caro mio, è una guerra! Potrebbero tradirci e rubarci tutto il cibo!”-
-“Glimmer? Glimmer? Perché non spari? Spara, porca mucca, spara!”- intimava Thresh alla bionda.
-“Ma scusami, sei tu l’uomo! In guerra ci devi andare tu, io sono una creatura delicata, sai?”-  diceva la ragazza di rimando premendo tasti a caso sul joystick. –“Poi tu non sai guidare manco i carri armati!”-
-“Scusa tanto, cara, ma i carri armati sono estremamente diversi dai trattori!”-
A destra di Cato, Peeta premeva i pulsanti con la forza di un gorilla e la schizofrenia di una marmotta con la rabbia , urlando ogniqualvolta succedesse qualcosa , anche di minima rilevanza.
-“Katniss, ho finito le munizioni! Katniss, ho ucciso un gatto per sbaglio! Katniss, sono morto! Katniss, sono risorto! Oh, guarda, Katniss la mia mitragliatrice sembra una baguette! Katniss! Katniss! KATNISS!”-
Dal canto suo la ragazza stava dormendo beatamente, gli scarponi infangati posati sul bancone e la testa reclinata all’indietro con un filo di bava le usciva dalla bocca.
In poche parole, in quel momento l’unica cosa che faceva da padrone era ‘Call of Districts : Panem Warfare’. La signorina guardò sconcertata i suoi schiamazzanti allievi impegnati a videogiocare fino alla morte o all’esplosione del software.
-“CHE DIAMINE SUCCEDE QUI?!?”- La voce stridula della capitolina squarciò l’aria facendo prendere un colpo agli allievi e svegliando la povera Katniss. Sette paia d’occhi la fissarono contemporaneamente, fulminandola, mentre Peeta la salutava scuotendo la mano, sorridente.
-“Buongiorno signorina Trinket! Vuole giocare anche lei? Le cedo volentieri il mio joystick!”- le diceva il sedicenne in preda all’emozione, porgendole un controller con le mani sudaticce.
-“Ma certo che no! Spegnete immediatamente questo affare! Vi rendete conto che questo è un Corso serio?!”-
La capitolina era indignata ai massimi livelli. Tutti i giorni si spremeva per far apprendere a quei ragazzi un lavoro e per rieducarli ai valori morali della società e cosa riceveva in cambio? Videogiochi e minacce di morte!
 Di malavoglia Marvel si alzò dalla sedia e spense il videogioco, dopo di che gli studenti si avviarono scocciati verso la cattedra.
La donna imparruccata sospirò e cominciò la lezione. –“Allora, fanciulli, è il momento di darsi ai vegetali! Oggi infatti avrete a disposizione una selezione accurata di verdure di ogni genere per preparare un contorno degno di questo nome! Non ci sarà alcuna dimostrazione e…si, Peeta?”-
No, non lo domanderà, dimmi che non lo farà…
-“Il pane è un contorno?”-
Ecco, fantastico.
-“No, tesoro! Come stavo dicendo, oggi niente dimostrazione, date sfogo alla vostra creatività! Avete mezz’ora di tempo a partire da ora”- disse impostando il timer.
Tranquilla Effie, dopotutto cosa vuoi che facciano con dei cavoli e qualche pomodoro?

Oh, la signorina Trinket non sapeva a che punto poteva arrivare un branco di delinquenti in piena fase adolescenziale con in mano della verdura.

Bancone 1 – Glimmer e Thresh

I due ragazzi arrivarono alla cattedra reggendo una ciotola di ceramica blu. Il ragazzone dell’11 porse il frutto del loro lavoro con una riverenza alla capitolina. Regolarissima insalata con pomodori, cavolo, cipolla  e carote. La signorina Trinket assaggiò una forchettata. Per quanto normale potesse sembrare l’aspetto, il sapore aveva qualcosa che non andava. Un retrogusto estraneo rovinava le verdure.
-“Le verdure sono tagliate bene ma…ma… sanno di… di mandorle e plastica?”-
Thresh si voltò di scatto verso la compagna.
-“Non dirmi che ce l’hai messo sul serio!”-
-“Non ho resistito, l’odore della cipolla era così sgradevole!”- si scolpevolizzò
-“Ma la cipolla HA un odore sgradevole, Glimmer! Adesso come cavolo glielo dici a questa qua?!”-
-“L’ho fatto in buona fede! Non volevo che l’insalata avesse un cattivo odore!”-
La nostra beniamina imparruccata e confusa interruppe la conversazione :-“ Chiedo perdono, ma mi spiegate il motivo di questo battibeccare?”-
Il guidatore di trattore la fissò e poi, con una smorfia , disse: -“La bionda le ha condito il piatto con l’olio profumato per talloni screpolati!”-
Sotto i multipli strati di cerone waterproof la capitolina diventò bianca come una mozzarella, mentre sentiva il boccone risalirle lo stomaco. Trattenne a stento un conato.
Come aveva osato?! Presentare un piatto del genere ad una Gran Maestra come lei?! Il solo pensiero che qualcuno avesse condito in quel modo un’insalata le faceva venire voglia di buttarsi giù dal grattacielo più alto di Capitol City.
-“MA COME TI SEI PERMESSA?! Non tutti i cibi hanno un odore piacevole ma questo non significa che non siano buoni! Non osare mai, ripeto, MAI più condire i piatti che servi con cose sintetiche come…come…”-
Non riusciva a dirlo, non riusciva a credere di aver appena mangiato dell’olio per piedi secchi.
Glimmer cominciò a piangere in silenzio. Forse la signorina Trinket era stata troppo dura con lei, dopotutto tutti i suoi allievi probabilmente erano dei disadattati sociopatici che non avevano mai imparato a vivere e ad affrontare i traumi della gioventù. Le porse un fazzoletto di raso tentando di consolarla.
-“Forza tesoro, non è niente! Apprezzo comunque lo sforzo, ti do 8/12, basta che la smetti di piangere!”-
Fatta. Hai appena mangiato dell’olio per piedi, la prossima insalata sarà una baggianata!
Convinta lei, signorina Trinket…

Bancone 2 – Marvel e Finch

I due ragazzi sbucarono dal bancone a passo di marcia, reggendo una terrina di vetro in mano. Erano presi malissimo. Marvel aveva i capelli scompigliati e aveva più pezzi di verdura attaccati al corpo che non nella scodella. Dal canto suo Finch sembrava che avesse lottato con una bestia di Lovercraftiana memoria.  Aveva uno scolapasta in testa e brandiva un coltello con la disinvoltura di Xena La Principessa guerriera. Insieme formavano una coppia che sembrava appena uscita da una rissa al mercato della frutta. Ma almeno il cibo che le servirono non aveva un aspetto trasandato, era una castissima insalata mista condita con salsa di yogurt. Tuttavia la nostra beniamina era turbata. Cosa poteva essere successo per aver ridotto i due ragazzi in quello stato?
-“Tesori miei” – chiese la signorina Trinket – “cosa vi è successo?”
La sgangherata coppia posò lentamente la ciotola sulla cattedra senza proferire una parola, fissando l’insalata in modo truce. Dopo di che Marvel afferrò la capitolina per la parrucca e le sibilò:
-“Lei non sa cosa nascondono i cassetti di quel bancone. Cose oscure, più oscure di ogni altra cosa al mondo.”-
-“Per esempio?”-
I due respirarono profondamente mentre tutta la classe rivolgeva gli occhi al terreno.
-“…la collezione completa dei DVD interattivi di ‘Dora l’Esploratrice’.”-
-“ E’ stato terribile”- aggiunse la rossa in tono afflitto abbassandosi lo scolapasta sul volto.
La signorina Trinket non capiva cosa potesse turbarli tanto. Erano solo dei DVD, per la miseria! Ma preferì non indagare e si concentrò sull’assaggio della pietanza. Non era niente male, c’era qualche imprecisione nel dosaggio di olio e aceto, ma l’insalata nel complesso era buona.
-“Voto 9/12! C’era qualche errore nel condimento, ma per il resto era perfetta!”-

Bancone 3 – Katniss e Peeta

Eccolo la. L’hai chiamato, l’hai accettato nel corso e ora ti assumi la responsabilità delle tue azioni, Effie.
Perché la signorina Trinket lo sapeva. Sapeva che Mellark non sarebbe mai riuscito a non infornare o glassare qualsiasi cosa gli si fosse parata davanti. Era più forte di lui, non avrebbe saputo resistere all’impulso primitivo di prendere la verdura e ricoprirla di pasta di zucchero. Cos’aveva messo nel piatto stavolta? Marmellata? Cioccolato fuso? Biscotti?
Ma il piatto non era nulla di tutto ciò. Diciamo che il piatto non c’era proprio.
-“Ragazzi, dov’è la vostra insalata?”-
Peeta la fissò negli occhi, il mento contratto e le labbra serrate. E poi scoppiò a piangere urlando:
-“MI SCUSI! HO SBAGLIATO A REGOLARE LA TEMPERATURA DEL FORNO E L’INSALATA E’ ESPLOSA! MI SCUSIIIIII! LE GIURO CHE LA PROSSIMA VOLTA STARO’ ATTENTISSIMO!”-
Era diventato tutto rosso e grossi lacrimoni gli rigavano le guance. Non riusciva a smettere di singhiozzare e per un attimo la signorina Trinket pensò che si stesse soffocando.
-“Katniss! Perché non hai detto a Peeta che l’insalata non andava nel forno?”-
La mora la squadrò, gli occhi grigi scorrevano sugli abiti di alta moda della capitolina. Si riavviò il ciuffo e rispose sprezzante: -“ Perché i miei occhi dovrebbero concentrarsi su un vile piatto di vegetali? Io sono una cacciatrice, io non mangio verdura! La verdura è da plebei e io, io sono la Ghiandaia Imitatrice! Io ho vinto…”-
Cato la spostò con una poderosa manata sulla faccia. –“Si, si, lo sappiamo,  hai vinto i 74esimi Hunger Games, sei figa, tutti ti amano eccetera eccetera, ma ora levati dalle palle che tocca a noi!” disse mentre avanzava verso la cattedra seguito a ruota da Clove.

Bancone 4 – Cato e Clove

La ragazza dei coltelli porse la scodella alla capitolina con un gesto munifico. Stranamente la signorina Trinket non notò nulla di anomalo. Niente armi nascoste tra i pomodori, niente salse strane, tutto regolare insomma. O almeno così pensava. Appena ingoiò il primo boccone cominciò a capire che qualcosa non andava. Ad un tratto tutto cominciò a girare vorticosamente, illuminandosi di colori che non stavano né in cielo né in terra. L’unica cosa che sentì prima di svenire erano le voci di Clove e Cato che si complimentavano a vicenda per l’effetto extrarapido dei funghetti allucinogeni.
 
Si svegliò parecchie ore dopo, il sole era già calato. Sembrava che l’aula fosse stata colpita da un tornado. C’erano pezzi di pomodori sui muri e parecchie melanzane giacevano spappolate sul pavimento. Marvel dormiva legato dalla testa ai piedi ad una sedia , coperto da nastro adesivo argentato. Una non bene identificata persona era stata appesa a testa in giù, attaccata per i piedi ad una delle bocche dei condotti d’aerazione. A giudicare dai capelli , suppose si trattasse di Glimmer. La borsetta del trucco di quest’ultima evidentemente era stata usata per trasformare il povero Thresh in una drag queen degna delle più fumose taverne del distretto 11 e ora il poveretto stava smaltendo la sbornia ,vestito da donna , dormendo con la testa infilata nel lavabo del bancone 3. Parecchie bottiglie di birra vuote erano sparse in giro per la classe e  molte lattine erano state impilate a formare una piramide. Finch era stesa su un banco ed era stata ricoperta di bucce di patata e fondi di caffè. Un bersaglio era stato disegnato in rosso, probabilmente con il rossetto della bionda, sul muro e qualcuno aveva giocato a freccette con i coltelli da cucina. Katniss russava rumorosamente, reggendo un paio di scoiattoli stecchiti nella mano destra. Sulla sua fronte troneggiava la scritta in indelebile : “I’m The Mockingjay and I’m A Bitch!”. Una capretta stava mangiando allegramente la copertina del registro, ignara di ciò che stesse succedendo.  Cato dormiva a torso nudo incastrato dentro al cestino dell’umido, in una mano aveva una bottiglia di vodka. Un qualche burlone casuale gli aveva glassato la faccia di rosa. Clove giaceva a faccia in giù sul pavimento e si muoveva convulsamente nel sonno. Aveva la maglietta strappata e le nocche coperte di lividi. Qualcuno le aveva morsicato il braccio e aveva una banana incastrata nell’orecchio destro. La tv era accesa e la schermata di pausa del videogioco “Just Dance 39867: Haymitch Shake Revenge” troneggiava sullo schermo. Il tutto era condito da vari litri di alcool rovesciati allegramente per la stanza e da un odore nauseabondo.

Cos’era successo?

La signorina Trinket si alzò reggendosi la testa. Si accorse di non indossare la parrucca, ma la cosa non le interessò più di tanto. Appena raggiunse un punto di equilibrio notò una sagoma che tremava, accovacciata in un angolino. La figura era seduta e si muoveva avanti e indietro lentamente in maniera inquietante. La nostra non più imparruccata beniamina si avvicinò all’essere. La testa si voltò di scatto, rivelando due occhi azzurri e un sorriso da ebete. La capitolina non fece neanche in tempo a rendersi conto di aver pestato una cacca che il ragazzo le disse:
-“Lei mi deve ancora delle ciambelle!”

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IL KACTUS DI KRZYZ

Badum-tssss! Ecco a voi un'altra stupidissima fantastica lezione!
Effie riuscirà a riprendersi? Cato e Clove la pagheranno per quello che hanno fatto? Riuscirà Marvel a liberarsi dal nastro adesivo?
Restate con noi e scopritelo, solo al Corso di Cucina per Giovani Ribelli di Effie Trinket!
Un supermega grazie a tutte le preferite, le ricordate e le preferite, e un grazie speciale a tutti quelli che hanno recensito i primi tre capitoli!
La vostra Krzyz vi ama tutti :)
Un abbraccio dal Kactus!
_Krzyz

 

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Capitolo 5
*** Lezione N° 4 - Hasta la Pasta! ***


CORSO DI CUCINA PER GIOVANI DELINQUENTI

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Lezione n° 4

HASTA LA PASTA!

 
Ci aveva provato, la signorina Trinket, a rinunciare a quell’incarico. Ci aveva provato in tutti i modi, davvero, ma quella dannata segretaria priva di stile continuava a dire che il contratto era irrevocabile. Anche se l’avevano drogata e le avevano rubato la sua meravigliosa parrucca color uovo di pettirosso, lei non poteva abbandonare la sua classe fino alla fine del corso. Maledetta quella volta in cui aveva accettato di insegnare a quel gruppo di teppistelli maniaci! Ma quel giorno, quel giorno tutto sarebbe cambiato. Se lo sentiva dentro alle sue preziosissime, delicate viscere capitoline. Era una mattina sfiorata dalla brezza e gli uccellini cantavano. Le mani inguantate della signorina Trinket ruotarono la maniglia della porta con ferma determinazione. Gli otto ragazzi fissavano la truccatissima insegnante con un’espressione assonnata.
-“Buongiorno, fanciulli miei! Oggi faremo una lezione che penso amerete, dato che sarà su uno dei piatti più facili che esistano! Non potete sbagliare, il piatto è…”-
-“I brownies?”- la voce di Peeta Mellark era diventata un presagio infausto. Tutte le volte che quel biondino apriva la bocca qualcosa di brutto succedeva. Il ragazzo fissava la nostra beniamina imparruccata con un’espressione che avrebbe fatto invidia alle triglie più ebeti del distretto 4. Fremeva dall’emozione e , come sempre, prendeva appunti su noncieèdatosaperecosa sul suo Superchiccosissimo diarietto rosa glitterato.
-“No, Peeta, la pasta al sugo!”- rispose la capitolina sgonfiando l’entusiasmo del giovane panettiere. –“ Esatto ragazzi, oggi ci dedicheremo appieno alla preparazione del primo più consumato del mondo! Spaghetti, fusilli, penne, rigatoni, Dio solo sa quante varietà di pasta esistano sulla faccia della Terra!”-

E detto ciò la capitolina cominciò a mescolare, a condire, ad impiattare. In men che non si dica una meravigliosa porzione di mezzepenne alla crema di salmone. Rivoletti di bava correvano giù per il mento degli allievi, la visione del piatto aveva provocato un’improvvisa fame a tutto il gruppo. Per una volta la signorina Trinket era fiera degli effetti che i suoi piatti sortivano.
-“Molto bene ragazzi! Avete un’ora per preparare un qualsivoglia tipo di pasta condito con un sugo a vostro piacimento. Azzeccate la cottura e non mettete cose strane nel piatto!”- disse la donna impostando il timer. –“E ora via!”
I ragazzi si davano da fare da dietro ai banconi, facendo sfrigolare la  passata di pomodoro nei tegamini e pesando vari tipi di pasta. Quando scattò la fine dell’ora molteplici aromi deliziosi si fondevano nell’aria facendo venire l’acquolina alla signorina Trinket.
-“Molto bene, figlioli! Cominciamo a vedere le vostre opere!”-
 
Oh, finalmente cominciano ad impegnarsi!
Si, signorina Trinket, l’autoconvinzione è l’arma migliore…
 
Bancone 1 – Glimmer e Thresh

Lo sgangherato duo arrivò trionfante fino alla cattedra di mogano, reggendo un piatto stracolmo di pasta. La ragazza bionda  porse gentilmente il piatto alla capitolina, rivelando una montagna di fusilli fumanti condita con un sughetto davvero invitante.
-“A lei, pasta con sugo di verdure!”- disse fieramente. Il ragazzo moro fissava il cibo con aria compiaciuta. La presentazione era ottima , il profumo niente male, nulla in quel piatto sembrava sbagliato. E alla prima forchettata il sapore esplose in bocca alla signorina Trinket regalandole un viaggio di sola andata verso il regno della Pasta Perfetta.
-“…MA E’ MAGNIFICA! SUPERBA! ECCELLENTE!”- Le urla stridule trapanarono le orecchie dei poveri ragazzi. –“Come avete fatto a procreare codesta meraviglia culinaria?”-
Thresh prese parola. –“Beh, quando la mamma e il papà stanno insieme e vogliono un bambino devono solo..”-
-“NO! Non procreare in quel senso! Intendevo come avete fatto a fare una pasta così buona?”-
-“Aaaaaaaahhnn…beh, lo chieda a lei! Io ho solo fatto il sugo!”- rispose il ragazzone additando la bionda, che nel frattempo si era persa a contemplare una mosca posata su un banco.
-“Glimmer cara, qual è il segreto di questo primo sublime?”- La voce della Trinket era talmente mielosa che Cato e Clove temettero di vomitare dalla troppa dolcezza. Ogni singola parola era stata intrisa nello zucchero.
-“Penso che siano stati i sali da bagno… mi sono scivolati accidentalmente sulla pasta. Può ritenersi fortunata però, erano quelli aromatizzati alla fresia!”
La capitolina fissava perplessa la bionda.
Ok, numero uno: a che diamine ti servono i sali da bagno ad un corso di cucina? Numero due: come diamine hanno fatto a caderti nel piatto?
Almeno la pasta era buona, anzi buonissima. E poi la fresia era uno dei suoi fiori preferiti.
-“Voto 11/12! Era quasi perfetta!”-
Era perfetta in realtà, ma non poteva dare soddisfazione a una che rovesciava allegramente prodotti potenzialmente tossici sulle cibarie.
Se questa pasta era così buona anche coi sali da bagno dentro , la prossima sarà uno spettacolo!
Ahahahahah no.

Bancone 2 – Marvel e Finch

I due ragazzi posarono il piatto sul tavolo. Era un piatto di spaghetti sconditi. La signorina Trinket non fece in tempo a farlo notare ai ragazzi che la rossa sibilò:
-“Marvel.”-
-“Si?”- rispose lo spilungone.
-“Dove. Cazzo. È. Il ragù.”- Finch si voltò improvvisamente verso il compagno trucidandolo con gli occhi. Stringeva i pugni e aveva l’aria di una che avrebbe ammazzato qualcuno da un momento all’altro.
-“…”
-“Marvel. DOVE.CAZZO.HAI.MESSO.QUEL.FOTTUTO.RAGU’.”-
-“Scusami…mi è venuta fame e quel sughetto aveva un’aria così invitante che…”- Il ragazzo non fece in tempo a finire la sentenza che Finch prese una manciata di spaghetti dal piatto e , dopo averli arrotolati in modo da formare una corda, tentò di strozzare il malcapitato.
“Ah è così?! È COSI’?! Avevi fame?! Brutta testa di Glimmer io ti ammazzo!” – Grazie a Dio la bionda era presa a sfogliare il nuovo numero di Vogue e nulla, nemmeno un’offesa del genere,  l’avrebbe distolta dagli abiti di seta della Collezione Mockingjay. –“ Non ce la faccio più, mangeresti anche una merda se la Parrucca ce la facesse cucinare!”-
SDENG! Finch mollò improvvisamente la presa sulla spaghettosa corda, liberando Marvel e cadendo a terra. Il ragazzo riprese faticosamente a respirare, tenendosi il collo con la mano destra.  Dietro di loro si ergeva il poderoso Thresh con un badile sporco di terra in mano. Un enorme bernoccolo spuntò dalla nuca della rossa, che giaceva priva di sensi sulle piastrelle dell’aula.
La signorina Trinket era a dir poco allibita.
Thresh aiutò Marvel a legare una Finch ancora svenuta con vari grembiuli (rigorosamente color lavanda), in modo da ricreare l’effetto camicia di forza, e ad infilarla in un bidone dell’immondizia.
-“Che diavolo è successo?”- chiese la capitolina sotto shock.
-“Nulla, signorina Trinket, Finch deve aver dimenticato di prendere i calmanti stamattina!”- le risposero i due ragazzoni impegnati a rendere la loro compagna il più inoffensiva possibile.
La nostra beniamina si aggiustò la parrucca e cercò di calmarsi. Insomma, un’allieva aveva appena tentato di strozzare il suo partner, un po’ d’ansia le era concessa! Dopo svariati minuti di lunghi, lunghi, lunghi sospiri la donna sentenziò:
-“Inclassificabile, per ingestione del cibo e tentato omicidio!”-

Dopo due rapidi segni a penna rossa su registro, ancora cosparso di bava di capra, la signorina Trinket si fece coraggio e chiamò il

Bancone 3 – Katniss e Peeta

Il baldo panettiere arrivò alla cattedra saltellando come Heidi, seguito a ruota da una ragazza che teneva in mano un piatto di pasta  con insensato orgoglio. Katniss porse il piatto alla signorina Trinket sorridendo, mentre Peeta osservava la scena prendendo appunti sul suo maledetto quadernino. Aveva una penna fuchsia coperta di piume argentate e lustrini, con un cuore luminoso alla fine di essa. Il risultato era una sottospecie di Sailor Moon Panettiera con un po’ di barba e tanti peli sulle braccia. Ma la nostra beniamina imparruccata non poteva perdere tempo a criticare l’aspetto (e la sanità mentale) dei suoi allievi, lei doveva assaggiare le loro pietanze! E quel piatto non aveva nulla di male. Era un piatto di rigatoni con una specie di ragù. La donna lo assaggiò.
-“Molto saporito, niente male, ma… vorrei sapere che carne è”-
Katniss si lustrò le unghie sulla felpa dicendo : - “Topo campagnolo, scoiattolo e cane selvatico, ovviamente cacciati dalla sottoscritta Katniss, la Ghiandaia Imitatrice!”-
La capitolina sputò tutto. Si pulì la bocca e si alzò urlando:-“ Ma sei impazzita?! Non si può servire del topo in un ristorante! Quale orrore, quale schifo!”- La capitolina dovette tenersi al bordo della cattedra per evitare di svenire.
La ragazza ridusse gli occhi grigi a fessure.
-“Mi scusi, ma lei non sa chi sono io! Io sono Katniss Everdeen! Io ho sconfitto il presidente Snow e ho riportato l’equilibrio a Panem! E tutti voi sudici popolani dovete acclamarmi e…”-
SDENG! Thresh aveva colpito ancora, il fido badile in mano.
-“Mi scusi Trinket, non la sopportavo più!”-
Peeta si chinò disperato tentando di rianimare la ragazza, ma probabilmente la botta era stata così forte da farla rimanere stesa a pesce sul pavimento anche dopo molteplici tentativi di respirazione bocca a bocca. Thresh e Marvel legarono la povera Ghiandaia e la misero vicino a Finch, assicurandosi che anche la bocca fosse tappata.
Il panettiere fissò la nostra eroina in maniera perplessa. –“Allora che voto abbiamo, io ci tengo a fare bella figura!”-
Che? La sua compagna mi ha servito, omioddocheschifo, del topo e lui vuole fare comunque bella figura? Almeno ci tiene!
-“Non preoccuparti, 7/12, per i tuoi tentativi di rianimazione! Va bene caro?”-
Un mega sorriso si fece strada sulla faccia rotonda di Peeta Mellark, mentre quest’ultimo ritornava saltellando dietro al bancone.
 
Ci siamo, Effie. Eccoli, tocca a loro. Hai lo spray al peperoncino in tasca, nulla può nuocerti.
 
Bancone 4 – Cato e Clove

La sua nemesi. Il suo incubo. Cato e Clove, distretto 2. Prima tentano di ammazzarla, poi le propinano delle polpette celestiali e dopo ancora la drogano. Non sapeva più che aspettarsi, la gola le diventava secca al solo pensiero del loro piatto. E aveva ragione.
I due ragazzi le servirono delle linguine intrecciate a forma di nodo scorsoio, di quelli che si usano per le impiccagioni. Ai lati del piatto il sugo al pomodoro incorniciava la pasta come un macabro quadretto. Ma in quel piatto terrificante qualcosa aveva catturato l’attenzione della capitolina. Il sapiente modo in cui la pasta era stata intrecciata, degno di un professionista. Sembrava che la corda fosse veramente fatta di paglia, tanto era realistica. Gli occhi della signorina Trinket si illuminarono.
-“Chi ha fatto il nodo?”-
Cato alzò la mano, mentre la sua compagna gli lanciava sguardi d’approvazione. Erano sicurissimi di averla spaventata di nuovo. Invece la donna saltò in piedi strillando come una fangirl assatanata e corse ad abbracciare il biondo palestrato.
-“Tu sei un genio! Dove hai imparato ad annodare con così tanta maestria la pasta? No , non dirmelo, voglio scoprirlo da sola! Sei andato al corso di Mags la Maga dei Cestini Intrecciati?”-
Il ragazzo fissava perplesso la sua compagna di squadra, sussurrandole:
-“Ma che minchia sta dicendo?”-
-“Boh, è gente di Capitol, dovresti saperlo. Ti ricordi di quello che diceva che tu sapevi sparare i raggi congelanti dalle ascelle?” –
-“Dio, non ricordarmelo.”-
-“Strana o meno questa ti sta fottendo le…”-
SDENG! Una badilata stese la povera Clove, che in poco meno di tre nanosecondi si ritrovò nel mondo dei sogni.  Thresh stringeva il badile zozzo con la determinazione di un jedi. Cato si liberò dalla presa della Trinket , che continuava a blaterare cose a caso, e urlò:
-“Perché lo hai fatto?! Non stava facendo niente! Me l’hai quasi ammazzata!”- Si chinò e cominciò a prendere a sberle la ragazza dei coltelli tentando di rianimarla. La capitolina era atterrita, uno schiaffo di quelli sarebbe stato capace di far slogare la mandibola a un cavallo, chissà se Clove sarebbe rinvenuta tutta intera. Dopo due minuti buoni di sberle la ragazzina rinvenne.
-“Scusa amico, ma da quando mi hanno pignorato il trattore la mia vita non ha più un senso! Sono depresso e non riesco a sfogarmi!”- Rispose Thresh. Cato e una Clove con ridotta mobilità facciale presero il ragazzone sotto braccio e cominciarono a consolarlo.
-“Su, su, forza Trattorino! La vita va avanti, ci sono mille e un trattore la fuori!”- disse il biondo.
-“Efatto, fefrai che frofefai un tfattofe migliofe di quello!”- Clove provava a consolarlo, ma le guance gonfie e la mandibola maciullata non aiutavano molto.
E in breve tutta la classe si affrettò a consolare Thresh.
-“Forza Thresh!”-
-“Sei un figo Thresh!”-

Nessuno ascoltava più la Trinket, ormai in preda a deliri mistici per le linguine di Cato e Clove . Passarono l’ultima mezzora a rianimare il povero Thrattoresh, ormai sull’orlo del suicidio tramite mietitrebbia.

E quando la campanella suonò tutta la classe lo portò fuori di peso, travolgendo la signorina Trinket e correndo verso un pub. La capitolina si rialzò da terra reggendosi la parrucca. Katniss e Finch giacevano ancora svenute nel bidone della spazzatura, legate come salami. Peeta stava osservando compiaciuto  la mora svenuta accarezzandole la faccia. Appena la donna si avvicinò per constatare l’entità dei danni cerebrali delle ragazze, il ragazzo si voltò. Aveva un sorriso enorme e gli occhi lucidi. La donna non fece in tempo ad aprire bocca che il ragazzo le disse un’ennesima volta:
-“Quando facciamo il pane?”

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IL KACTUS DI KRZYZ

Mi scuso tantissimo per il ritardo D: la scuola sta per ricominciare e la povera Krzyz ha qualche disegno di discipline pittoriche in arretrato da finire e in più sto preparando una nuova long che mi sta prosciugando l'anima! Devo trovare il tempo di aggiornare più spesso questa cosa!
Thresh si riprenderà dalla depressione? Finch e Katniss riusciranno a togliersi i lavandosi grembiuli di dosso? Clove avrà riportato danni pemanenti alla faccia?
Scopritelo nel prossimo capitolo di questo Corso!
Un megamegamega abbraccio!
Saluti dal Kactus! _Krzyz

 

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Capitolo 6
*** Lezione N° 5 - Pane(m) per i vostri denti ***


Premessa pre-lettura: Clove ha la mandibola slogata e non riesce a parlare, perciò si esprime scrivendo su una lavagnetta quello che vorrebbe dire. Quando Clove scriverà qualcosa lo stile di scrittura cambierà da Georgia a questo font qui (il maravillhoso Times New Roman corsivo e grassetto! :D) . Quindi se nel corso della storia la scrittura cambia è solo e unicamente perché la poveretta non riesce a spiccicare parola. Si riprenderà entro il prossimo capitolo, don’t worry. Speriamo solo che non ammazzi Cato, lui l’ha fatto in buona fede! Buona lettura, _Krzyz  :)
 

CORSO DI CUCINA PER GIOVANI DELINQUENTI

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Lezione n°5

PANE(M) PER I VOSTRI DENTI

 

Avrebbe volentieri evitato di sprecare una lezione per qualcosa di inutile come il pane. Andiamo, quanto utile può essere saper fare il pane quando lavori nella cucina di uno dei ristoranti più prestigiosi di tutta Capitol City? Ma lei aveva un programma da rispettare, era scritto nel contratto. E quindi una lezione sarebbe stata buttata nel tritarifiuti per spiegare a otto idioti come funziona la levitazione. Anzi, a sette idioti, uno di loro era un panettiere, quindi come minimo sapeva gestire gli impasti lievitati. Ma la signorina Trinket aveva firmato e , ora più che mai, era determinata ad insegnare a quei ragazzi a cucinare. Perché non le importava se erano piromani, imbecilli, serial killer, ladri, pirati della strada o eroi nazionali, erano gli allievi del suo Corso.
 E il Corso di Cucina per Giovani Delinquenti di Effie Trinket è un corso come si deve! Tutti loro erano entrati in quel corso, o vi erano stati buttati dentro, per imparare un lavoro. E la capitolina era una guerriera, che lottava contro accoppiate improponibili di cibi e sapori disgustosi! Nulla e ripeto nulla le avrebbe impedito di far diventare quel branco di incapaci degli chef professionisti!
 
 Con questo chiodo piantato nella testa (o nella parrucca, per meglio dire)la signorina Trinket entrò in classe a passo di marcia. Aveva indossato anche una tenuta color militare per l’occasione e portava degli anfibi neri da soldato, a tacco 15.
Gli studenti si fissarono tra loro perplessi. Che accipigna aveva quel giorno la Trinket?
-“ Buongiorno, fanciullini! Una grande, grande, grande giornata ci attende!”-
Cato sussurrò a Clove:
-“Sicura che l’effetto dei funghetti allucinogeni dell’altra volta sia finito?”-
Clove lo trucidò con lo sguardo. Per rianimarla gli aveva slogato la mandibola e per due giorni non poteva parlare e doveva alimentarsi con minestrine e frullati di crusca e banane. Aveva una specie di intelaiatura di plastica sulla faccia, in stile Hannibal Lecter. Un vero inferno, dal momento che lei odiava mortalmente la frutta.
Vuoi morire in modo veloce e indolore o preferisci una morte lenta e dolorosa? A te la scelta, emerito coglione.  Scribacchiò la ragazza sulla lavagnetta.
 Il ragazzotto biondo si scusò immediatamente, temendo di trovarsi un coltello piantato negli zebedei da un momento all’altro. La capitolina ricominciò a parlare, acuendo ancora di più il tono di voce e andando a raggiungere altezze spropositate per la voce umana.
-“Alloooora, miei cari, oggi ci dedicheremo agli accompagnamenti! Infatti vi ho portato un paio di cosette!”- disse estraendo varie scatole di plastica coperte da teli bagnati.
Il cuore di Peeta perse un battito. Eccole la. Sapeva cosa si celava sotto quelle tele, eccome se lo sapeva. L’agitazione cominciava a crescere come gli impasti lievitati che erano sicuramente dentro quei contenitori. Una parola gli rimbombava in testa, andando a sbattere contro le pareti della sua calotta cranica piena di glitter, unicorni e farina. PANE. Avrebbero fatto il pane. Il suo desiderio, la sua atavica passione, l’oggetto di tutte le sue fantasie si era concretizzato davanti ai suoi occhi, ora sbarrati per l’emozione.  Il biondino cominciò a tremare come una foglia, mentre sul suo viso sfilavano diverse tonalità di rosso. Il suo sorriso si espanse arrivando fin quasi alle orecchie. Faticava a stare seduto e stringeva il diarietto delle Superchicche con una forza tale che gli altri temettero che potesse spezzarlo a metà. E poi boom, il sedicenne esplose come una bomba atomica sul distretto 13.
-“ Faremo il PANEEEEEEEEEEEEEEEE!”- Corse ad abbracciare la signorina Trinket. La capitolina temette che Peeta le avesse incrinato qualche costola stritolandola. Le mancava il fiato ma il giovane non mollava, anzi, prese a saltellare in tondo. –“Graziegraziegrazie! Il pane, OMMIODDIOOOOO!!! Le prometto che non la deluderò, FARO’ PER LEI IL PANE PIU’ BUONO CHE SI SIA MAI VISTO!!!!”- La nostra beniamina imparruccata, stretta nella morsa del panettiere, cominciò ad agitarsi freneticamente come una biscia (una biscia di classe, s‘intende).
-“ Mollami subito, Mellark!”- Peeta lasciò la donna , che atterrò con una sonora sederata sulle piastrelle del pavimento. Appena la capitolina riuscì a rimettersi in piedi si avvicinò cupa al panettiere. –“MALEDUCAZIONE! Le donzelle non si trattano in questo modo, soprattutto se ti fanno un favore! Un ringraziamento formale sarebbe bastato! Ora torna a sederti prima che butti tutto fuori dalla finestra!”-
Il sedicenne tornò a sedersi nel giro di tre nanosecndi, col timore che tutti i suoi sogni finissero spappolati dopo un volo di tre metri.
-“Le chiedo perdono, signorina Trinket, sono un po’ emotivo.”- le disse Peeta contrito.
-“Per questa volta passa, ma non farlo più, intesi, giovanotto?”-
Il panettiere annuì con un vigore tale che la capitolina temette che potesse spezzarsi il collo. Levò i teli bianchi dai contenitori rivelando una ventina di forme di pane ben lievitate. –“Come il nostro caro amico Peeta ha avuto l’onore di spiegarci, quest’oggi ci dedicheremo al pane!”-
Sbuffi vari si levarono dalla classe.
-“Che palle!”
-“Tanto siamo fottuti, il panettiere avrà 12/12 con la lode, che cazzo facciamo noi qua?”
-“Uffa!”
-“Io non so fare il pane, porca l’oca! Senza offesa, Glimmer.”
-“Non preoccuparti, non mi sono offesa. Io ho la coscienza a posto, quello che tu pensi di me è un tuo problema.”
Il pane è per i deboli!
-“ Ma che due maroni!”
 
-“Piantatela!” – La voce della signorina interruppe il brusio.-“ Oggi si farà il pane, come da programma, e valuterò sapendo che Peeta sapeva già fare il pane e voi no, non preoccupatevi. Ok, ragazzi! Avete due ore di tempo per trasformare questi impasti informi in vere e proprie sculture di pane! Valuterò sia l’originalità che la cottura! Ops, dimenticavo, è individuale, anche se lavorate in due su un bancone le opere sono singole! E ora via al timer!”-

Due ore. Due ore che passarono veloci come i treni per Capitol City. Il timer trillò perforando i timpani alla capitolina.
-“Cominciamo! Chiamerò prima i ragazzi e poi le ragazze, in ordine di bancone”!
La lunga serie di tentate panificazioni cominciò con
 
Bancone 1 – Thresh

Il gigantesco ragazzo arrivò col viso incrostato di pasta di pane, fiero come pochi, e porse la sua opera con un inchino alla signorina Trinket. Vediamo, che cosa potrebbe mai realizzare un ragazzo ossessionato dai trattori?
-“E’ un trattore?” – chiese la capitolina sapendo che la risposta era scontata.
-“Un trattore da corsa, per la precisione!”- disse Thresh orgoglioso.
La forma di trattore ce l’aveva, era un po’ infantile, ma ce l’aveva. Il ragazzo aveva aggiunto farina di segale all’impasto e questo gli aveva dato una colorazione più scura. La nostra truccatissima insegnante staccò il tubo di scappamento dalla scultura di pane e lo assaggiò. La cottura era giusta, ma il pane era un po’ troppo salato.
-“ Voto 6/12, sei scivolato con il sale!”
-“Ma…ma… non le è piaciuto il trattore da corsa?”- Il ragazzone stava per piangere. No, basta pianti, non li sopportava più.
-“Ok, 7/12! Va meglio ora?”- Thresh annuì tirando su col naso.
Ne hai altri sette, non saranno un problema.
 
Bancone 1 – Glimmer

-“Ehm, questa cosa cos’è?” – chiese la Trinket perplessa guardando la massa informe che si trovava davanti agli occhi.
-“Avrebbe dovuto essere un vestito, ma non volevo sporcarmi le mani… mi sono fatta rifare le unghie ieri, non so se mi spiego… e le mie mani si seccano in fretta… Così l’ho modellato con due bacchette cinesi e un mestolo, ma il risultato non è stato, come dire, all’altezza delle aspettative?”- Glimmer fissava la capitolina sorridendo sghemba, visibilmente preoccupata. Aveva raccolto i capelli biondi in due trecce che la facevano sembrare una bambina un pochettino rimbambita, ma molto carina. La nostra beniamina tagliò un pezzetto della massa e lo assaggiò. Il sapore non era male, ma l’aspetto, stringiti cuore! Era una cosa piena di grumi, esteticamente parlando era oscena!
-“Voto 6/12! L’aspetto era orribile, ma il sapore era buono! Avanti il prossimo!”-
 
Bancone 2 – Marvel

Lo spilungone si avvicinò alla cattedra di mogano trotterellando come una capretta strafatta. Porse alla donna un piatto con una piccola scultura, e con piccola intendo 10 x 10 centimetri massimo. Ma che scultura era mai! Era un minuscolo David di Michelangelo, perfetto in ogni dettaglio, con la faccia di Effie. Tralasciando il fatto che lei fosse una donna, quel piccolo pezzo di pane era qualcosa di straordinario, nonostante i lineamenti femminei del volto, meraviglioso e perfetto, stonassero parecchio con gli addominalazzi. Grazie a dio Marvel si era degnato di coprire le parti immonde della statuetta con una foglia di fico. Gli occhi della signorina Trinket si illuminavano mentre scrutava la scultura di pane.
-“Ma…ma… è… fenomenale. Magnifica! Guarda che dettagli, guarda il mio viso, perfetto! E i riccioli della parrucca, incredibilmente realistici!”-
Il ragazzo aveva un sorriso a mo’ Stregatto. Era estremamente felice, prima era stato sempre trattato male da Finch, ma ora avrebbe avuto tutta la gloria che si meritava.
-“Non lo assaggio neanche, non voglio rovinare codesta opera!”-
Marvel arrossì leggermente.
-“Voto 12/12! E mi porto pure la statuetta a casa!”-
TONF! Il ragazzo svenne per la troppa emozione. In suo soccorso arrivò la sua compagna di bancone, la rossa psicopatica, con una secchiata di acqua congelata, bucce di patata e avanzi di pasta. Nonostante fosse già rinvenuto, gli sale a cavalcioni sulla pancia e poi comincia a ceffonarlo.
-“Torna in vita, Marvel! Mi hai mangiato metà della pasta di pane, cruda! Rinvieni, santa polenta!”-
-“CAZZO, FINCH, PIANTALA, SONO A POS…”
-“Stai zitto, non sai di cosa parli, e ora rinvieni!”
Continuava imperterrita a prenderlo a sberle sotto lo sguardo divertito dei compagni che la incitavano.
-“Maciullalo!”
-“Forza, Marvel reagisci!”
SCANNALO, PORCA VACCA, SCANNALO!
-“Vai , rossa!”
La Trinket interruppe il combattimento clandestino sollevando di peso la ragazza. –“Cielo, smettila! E poi mostrami il tuo pane!”-
Finch si mise a posto la felpa e le portò l’opera.

Bancone 2 – Finch

Era una piccola volpe di pane arancione, probabilmente colorato con del trito di carote. Aveva dei mirtilli in bocca. Non era bella come quella di Marvel, ma era molto carina. Assaggiò un pezzo della coda. Era pane dolce! Un buonissimo pane dolce!
-“Delizioso! Mi piace molto l’idea del pane dolce!”-
La rossa fissò con una certa sorpresa.
-“Ah, dolce? Buono a sapersi…”-
-“Perché ‘buono a sapersi’?”-
-“Mi sa che ho invertito il sale con lo zucchero… ma chissenefrega! Le è piaciuto? Bene, e ora snoccioli il voto, Parrucca!”- Gli occhi sottili di Faccia di Volpe stavano fulminando la nostra truccatissima insegnante.
La signorina Trinket era perplessa e non le piaceva il tono con cui si rivolgeva a lei la ragazza, ma doveva  ammettere che il pane non era affatto male.
“Voto 8/12!”
Ok, la prima metà non era male! Manca la seconda.
Esatto, signorina Trinket, manca la seconda…
 
Bancone 3 – Peeta

Eh si. Peeta era un panettiere, e faceva pane dalla mattina alla sera. Come minimo le avrebbe servito un pane perfettamente cucinato e dalle forme più svariate. E la signorina Trinket non sbagliava quando pensava ‘dalle forme più svariate’. Perché il sedicenne le servì una valanga di pane dalle dorature, colori e fogge più diverse. La capitolina venne sommersa dalla montagna di pagnotte e ne riemerse a fatica.
-“Buon Dio, perché hai fatto tutta questa roba?”-
-“Ecco, vede signorina Trinket, ero indecisissimo e non sapevo cosa servirle, quindi le ho portato tutti i miei tentativi! Spero li apprezzi!”-
E tutti i suoi tentativi erano tanti. Veramente tanti. Qualcosa come 20 kg di pane, per intenderci.
-“Dimmi quali sono i tuoi preferiti e facciamo che assaggio quelli, ok?”-
-“MA IO LI AMO TUTTI INDISTINTAMENTE!”-
Stai calma Effie, una briciola per pagnotta e vedrai che le finirai tutte…
C’era di tutto, zoccoletti, baguette, pane toscano, tutti in forme pazzesche. Una sirena fatta di pane tipico del distretto 4, un gatto preparato co l’impasto del pane arabo, una rondine di pane al kamut… c’era veramente di tutto. Ci mise una mezzora buona per assaggiarlo tutto. E non una pagnotta aveva un sapore uguale ad un’altra! Erano tutte fantastiche!
Arrivò all’ultima che dovette allentare il corsetto a causa delle dimensioni che aveva assunto la sua pancia.
-“Eccezionale, Peeta, voto 12/12 con nota di merito per l’impegno!”-
Il biondino era sul punto di implodere per la felicità. Le mani sudaticce reggevano diarietto e penna cuoricinosa con una stretta che avrebbe potuto spezzare le ossa a Brutus in cinque secondi. Tornò a sedersi con un sorrisone ebete e smagliante.
Ok, il prossimo era

Bancone 3 – Katniss

La ragazza servì alla capitolina praticamente un pezzo di carbone. Ok che veniva dal distretto 12, ma non pensava che i combustibili fossili fossero così tanto importanti nella loro vita!
-“Ehm, ok cara, questo cosa dovrebbe essere?”-
Katniss inarcò un sopracciglio e le rispose, con una voce piena di disprezzo: -“Ma non lo vede? È una Ghiandaia Imitatrice, cioè io, simbolo della ribellione contro Snow e tutti i suoi sporchi seguaci!”-
La signorina Trinket fissò quello che avrebbe dovuto essere pane. Non aveva nulla che ricordasse vagamente il volatile, a parte quelle che avrebbero dovuto essere un paio di ali, ora carbonizzate e sull’orlo dello sbriciolamento. Era perplessa.
-“Tesoro, ma questo pane è carbonizzato, non si può mangiare!”-
-“Io sono la Ragazza di Fuoco, per quello il pane è carbonizzato! The Girl on Fire! Io posso bruciare quello che voglio! E brucerò tutti coloro che mi ostacoleranno e…”
La ragazza si accasciò improvvisamente. Appena la signorina Trinket s sporse per vedere cos’era successo vide una siringa conficcata nel collo di Katniss. Dal bancone 4 Clove si sporse scrisse sulla lavagnetta:
Scusi, Trinket, ma quella la mi sta sul cazzo e non la sopportavo più!
Mentalmente la capitolina imparruccata ringraziò l’allieva per aver messo fine a quella conversazione.
-“Comunque è inclassificabile! E non mi interessa se si la vincitrice eccetera eccetera, il tuo pane era immangiabile!”-
Chiese a Thresh di spostarla da la e chiamò il
 
Bancone 4 – Cato

Il ragazzo portò la sua opera alla signorina Trinket. La capitolina, appena vide ciò che Cato aveva creato, gli chiese:
-“Ma cos’è?”-
-“Pane. A forma di pane.”-
Pane a forma di pane, non fa una piega.
Era una pagnotta del tutto simile a quella che potresti trovare in un qualsiasi panificio del distretto 2: leggermente dorata, di forma squadrata, grande più o meno come un mattone. La nostre beniamina imparruccata staccò un angolino e lo addentò. Non male, cotto bene, sapore decente, nulla di eccezionale ma nemmeno un disastro totale. Certamente mancava di fantasia ma , andiamo, è un palestrato biondo che senza la sua compagna di distretto a pensare a cose fantasiose non è in grado di fare una beneamata cippa!  Ma ad un tratto la sorpresa. Dentro alla pagnotta c’era un cuore di formaggio fuso! La signorina Trinket era piacevolmente colpita.
-“Voto 8/12!"-
Cato tornò dietro al bancone con un sorriso beffardo stampato in faccia.
Bene, ne manca solo uno e , a giudicare da come è andata la classe finora, non c’è da preoccuparsi!
La signorina Trinket non aveva mai pensato una cazzata più grande.
 
Bancone 4 – Clove

Clove arrivò alla cattedra con uno sguardo che più truce non si può. Lanciò il piatto ammaccando il prezioso piano ligneo. Era già la seconda volta che la giovane maniaca attentava alla salute del mogano , prima o poi la capitolina gliel’avrebbe fatta pagare. Nel piatto c’era una forma i pane raccapricciante. La scultura rappresentava un cadavere con la pancia aperta e con le interiora sparpagliate in giro per una roccia, dove il corpo era adagiato. La cura che la ragazza aveva messo nei dettagli rendeva ancora più inquietante il tutto.
-“…Che precisione… rappresenta qualcosa in particolare?”- chiese la signorina Trinket. Il make-up resistente all’acqua non fece vedere le goccioline di sudore che le imperlavano la fronte.
Clove si voltò di scatto additando Cato e lanciandogli occhiate assassine. Il biondo deglutì, visibilmente preoccupato.
-“E dai, Clove, ti ho già chiesto scusa! Eri svenuta!”-  disse il ragazzo a sua discolpa. La ragazza prese furente la sua lavagnetta e cominciò a scrivere velocemente.
Ero svenuta?! ERO SVENUTA?! E questo ti sembra un buon motivo per prendermi a ceffoni?!
-“Ma l’ho fatto in buona fede!”-
E se ora io ti castrassi in buona fede? Come la mettiamo, lurido coglioncello?
-“Ahaha, non oseresti!”-
Clove fece uno scatto fulmineo verso il bancone, saltando da un banco e atterrando sopra al ragazzo. Cato finì a terra con un coltello puntato alla gola. Grazie a dio la giovane non riusciva a parlare bene, sennò sarebbero volate imprecazioni tali che a confronto gli  scaricatori di porto irlandesi erano delle mammolette dell’asilo.
Ci vollero dieci minuti buoni per riuscire a separare i due litiganti, più altri venti per calmare la ragazzina inferocita. Alla fine, dopo svariate suppliche da parte di Cato e un buono sconto dall’arrotino locale per affilare i suoi coltelli, Clove placò le sue ire e tornò alla cattedra per sentire la valutazione.
La signorina Trinket addentò una parte di intestino. E un universo di farina, lievito di birra e cherubini svolazzanti le si aprì davanti agli occhi. Quale bontà! Il pane si scioglieva in bocca come burro, e aveva un sapore fantastico!
-“Clove! Ma dove hai imparato a fare un pane così?”-
E io che cacchio ne so?
-“Voto 11/12, perché hai pestato  un tuo compagno, ma il pane era sublime!”-

Appena finì di segnare il voto dell’allieva sul registro intimò ai ragazzi di rimettere tutto a posto. Quando ebbero finito di pulire, la capitolina in completo militare disse, orgogliosa: -“Bene ragazzi, sono veramente fiera di voi! Avete dato tutti il massimo! Ricordatevi che domani c'è..."-
DRIIIIIN! Come la campanella suonò la mandria imbufalita di giovani uscì dall’aula, travolgendo ,come al solito , la signorina Trinket. Si rialzò, e vide Katniss ancora stesa sul bancone, priva di sensi, con Peeta che si rigirava una ciocca dei suoi capelli tra le dita. Appena il sedicenne si accorse che la nostra beniamina lo stava fissando, lasciò stare la Ghiandaia e si avvicinò all’insegnante. Aveva gli occhi che brillavano come due lucine sull’albero di Natale. E, neanche a dirlo, chiese alla signorina Trinket:
-“Allora, quando cominceremo a decorare le torte?” 

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IL KACTUS DI KRYZ

Ritardo,ritardo,ritardo a palate. Ma alla fine eccoci qua con un nuovo insulso magnifico capitolo! 
E finalmente il pane! Oh yeah, Peeta, era per te!
Colgo l'occasione per ringraziare tutte le recensioni, le 7 preferite, le 3 ricordate e le (ommioddiononcipossocredere) 20 seguite! 
E' ingredibbile non avevo mai pensato di avere un pubblico tanto meraviglioso! Graziegraziegrazie! :D
Allora, secondo voi come proseguirà? Clove avrà davvero perdonato Cato o lo ammazzerà alla prima occasione? Katniss si darà una calmata? E Thresh la pianterà di pensare ai trattori? Scopritelo avventurandovi nella prossima lezione del Corso di Cucina per Giovani delinquenti di Effie Trinket!
Un abbraccione grandegrande come una balenottera! :)
_Krzyz

 

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Capitolo 7
*** Lezione N° 6 - Ciapa La Galeina! ***


CORSO DI CUCINA PER GIOVANI DELINQUENTI
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Lezione n° 6

CIAPA LA GALEINA!


Dedicato a mia sorella, che con la sua fissa dei volatili mi ha involontariamente suggerito il tema di questo capitolo.

Polli. Ok, aveva tollerato le insalate e il pane, ma i polli no. Almeno non vivi. Eppure eccola la, seduta sullo sgangheratissimo pullmino della scuola diretta ad un’aia. La signorina Trinket era indignata. Lei era una delle più brillanti executive chef che Capitol City avesse mai visto! Lei era la Musa della Cucina, lei camminava sui red carpet, non in un fangoso cortile pieno di insulsi volatili! Ma, siccome la buona sorte della capitolina aveva fatto le valigie ed era partita per un viaggio di sola andata in Uzbekistan, la segretaria aveva decretato che la classe facesse dei ‘viaggi d’istruzione’ fuori dagli edifici scolastici. La capitolina avrebbe voluto rispondere che era la segretaria ad avere bisogno di un gitarella d’istruzione dall’estetista, ma alla fine il buonsenso aveva prevalso. Ma c’era ben poco di istruttivo in quella gita.

La signorina Trinket ruotò la testona imparruccata per osservare gli allievi, ritrovandosi sotto gli occhi uno spettacolo deplorevole. Katniss stava osservando fuori dal finestrino ascoltando musica house a palla, una vera tortura per le orecchie. Peeta era seduto vicino alla Ghiandaia e tremava dall’emozione. Le guance erano soffuse da un colorito rosso. Indossava uno zainetto da bambina delle Winx in cui conservava il magico diarietto delle Superchicche e la penna col cuore che si illuminava. Aveva un sorrisetto inquietante che gli arrivava fino alle orecchie e che permetteva una completa visione della sua dentatura. Indossava una magliettina con un unicorno. Insomma, sembrava una casalinga strafatta ad una mostra di dolciumi. Dall’altra parte del bus Finch si stava divertendo a scarabocchiare la faccia di Marvel , profondamente appisolato , con un indelebile. E dal fondo del pullmino gli altri quattro si divertivano a intonare cori e canzoncine stupide che andavano da We Will Rock You a:
-“Se facciamo un incidente muore solo il conducente!”-
Il povero autista Caesar sospirava lentamente, quella canzoncina gli veniva inflitta da una cosa come 10 anni e lui, a causa di ciò, portava una collana d’aglio e peperoncini al collo per scaramanzia. Non che credesse più di tanto nella sventura, ma non si sa mai. Era un ometto sempre allegro con i capelli azzurri e un sorrisone a 34 denti (perché Caesar ne aveva due in più). Una volta era un famosissimo presentatore di show televisivi di cucina, probabilmente uno dei più conosciuti di Capitol City. Aveva vinto premi su premi e si era conquistato la stima dei più rinomati chef di tutta Panem. In una decina d’anni si era guadagnato la fama di  E poi la tragedia, la cosa più terribile che potesse accadergli… aveva servito un piatto di minestra al Presidente Snow. E dentro c’era un capello. Un CAPELLO. Il suo declino era stato rapido e presto le uniche cose che gli rimasero furono la licenza da autista conseguita da ragazzo, un appartamentino in periferia e la collezione di borse di Prada di sua nonna . Alla signorina Trinket Caesar faceva un po’ pena. Continuamente bersagliato da ragazzi esagitati, vittima di canzoncine sadiche, costretto a portare orribili divise da autista e a guadagnarsi da vivere scarrozzando in giro gruppi di adolescenti iperattivi in preda a tempeste ormonali. Nonostante ciò era sempre sorridente e di buon umore e capiva, come la capitolina, cosa significava finire dalle stelle alle stalle o, in questo caso, ai pollai.

Dopo quella che sembrò mezza giornata di viaggio il pullmino giallo arrivò tossendo fumo in una fattoria. Appena Caesar aprì le porte la classe si fiondò fuori per respirare l’aria pura della campagna travolgendo la capitolina imparruccata e facendola rotolare allegramente giù dalle scalette del minibus. Atterrò con un tonfo in mezzo al fango rovinandosi irrimediabilmente la gonna. Meno male aveva messo quella che aveva comprato due mesi fa, la meno recente in assoluto di tutto il suo vestiario! Si alzò stizzita ammirando il panorama. Un recinto pieno di galline e , più in la, quattro tavoli con un fornellino da campeggio, un fornetto elettrico grande poco più di una scatola da scarpe e un set di coltelli da cucina appoggiato sopra, il tutto completato da svariate tonnellate di fango e da un odore sgradevolissimo. La signorina Trinket storse il naso a quella vista, ma aveva una lezione da svolgere. Un urletto insopportabile riportò alla realtà gli otto delinquentelli:
-“Benvenuti, benvenuti, benvenuti all’Allevamento di Polli dello zio Boggs! Oggi faremo una lezione mooooolto speciale!”-
Una voce risuonò nell’aria.
-“Non me ne frega una beneamata minchia della lezione speciale! Perché cazzo siamo venuti in questo posto, Trinket?”- sbuffò Clove irritata. Per la sfortuna della nostra beniamina, alla pazza dei coltelli era guarita la mandibola. E con la mandibola a posto le era anche ritornata la capacità di parlare. La capitolina preferì non approfondire e continuò il suo discorso.
-“Allora ragazzi, quello che dovete fare è entrare dentro al recinto e recuperare una gallina, ma non deve essere una qualunque! Sotto quattro di quelle galline ci sarà il numero del vostro bancone. Il vostro obbiettivo sarà prendere quella precisa gallina, non una senza numero o con il numero di un altro bancone. Thresh e Glimmer, voi avete l’1! Marvel e Finch,2! Katniss e Peeta, voi avrete il 3! E per finire Cato e Clove, a voi tocca il 4! Non barate! Avete dieci minuti per prendere quel pennuto a partire da…”-
La donna fece scattare il timer.
-“…ORA!”-
I ragazzi entrarono in un recinto enorme dove razzolavano  circa un centinaio di polli bianchi di varia grandezza. La Capitolina si sedette su una panchina rovinata e si godette la scena ascoltando le delicati frasi che provenivano dal pollaio.
-“Ommioddiocheschifo! Io le galline non le tocco, mi rovinerei le unghie!”-
-“Cato, cazzo, muovi il culo e prendi quel fottutissimo pennuto!”-
-“Marvel, porca paletta, afferra quella stracavolo di gallina! No, non Glimmer, l’animale!”-
-“Ci sto provando, cazzo, non è facile!”
-“Katniss, potresti darmi una mano per cortesia? Sai, i polli sono molto diversi dai preparati per i biscotti..”-
-“ Va bene rossa, ma non urlare, mi stai perforando i timpani! Ho le orecchie sensibili sai?”-
-“Certo che no! Io sono un’eroina nazionale, io non mi abbasso a questi livelli!”-
-“O santa capra! Non è così tragico rovinarsi le unghie!”-
La signorina Trinket li osservava divertita mentre rincorrevano i volatili , ruzzolando per terra e riempiendosi di fango dalla testa ai piedi. Lei era preparata bene per queste situazioni. Infatti aveva indossato i suoi stivali di gomma a tacco 10 e una parrucca idrorepellente per l’occasione. Cadesse il cielo se era orribile conciata in quel modo! Ma a volte l’esigenza ha la meglio sullo stile, e questa era una di quelle volte.  I dieci minuti finirono con un trillo del timer. Gli allievi uscirono coperti di piume reggendo in mano i quattro polli e imprecando come degli allegri scaricatori di porto.
-“Perfetto! Ora avete tre ore per cucinarlo!”-
Ci fu uno sconcerto generale.
-“Come sarebbe a dire ‘cucinarlo’?!”- chiese Glimmer con una faccia stravolta.
-“Esatto. Non fa piacere neanche a me, ma dovete preparare un piatto a base di pollo. E quello è il vostro pollo!”-
Clove sfiorò i coltelli posati sul suo bancone. –“Quindi bisogna macellarlo?”-
-“Beh…si!”-
-“Ahahaha, come mi piace questa cosa!”
-“Forza Clove! Spolpiamolo e riducia…-
SCIAFF! Cinque dita violacee si formarono sulla guancia di Cato.
-“Non. Osare. Rivolgermi . La. Parola. Capito, stronzetto?”-
-“Ma dai! Ti ho già chiesto scusa millemila volte!”-
Clove per tutta risposta lo trucidò con lo sguardo. Si , le scuse sarebbero potute bastare, ma l buono… il buono dall’arrotino era scaduto. Da ben due giorni. Aveva osato propinarle un buono scaduto, si meritava di patire una sorte peggiore della morte, come il depistaggio o il dover portare Finch a cena in un ristorante di alta classe. Cato la fissava con un’espressione in cui si sovrapponeva un misto di stupore e confusione. 
La nostra paladina della cucina non si fece intimorire dagli sberlotti della pazza coltellofila e continuò imperterrita.
-“Allora, come dicevo dovrete…si, Peeta?”-
Il sedicenne teneva la mano alzata come uno scolaretto (o scolaretta, dato che era vestito quasi totalmente di rosa) eccitato. Tremava e reggeva lo spallaccio dello zaino con l’altra mano.
-“Possiamo farcirlo di pasta di zucchero?”-
-“Per l’amor di dio, no, Peeta! Ok il tempo inizia…ora!”
Adesso, nonostante la signorina Trinket fosse uno chef di prima categoria e non si facesse intimorire da nulla, va detto che la vista dei polli che venivano spennati, e più in generale del sangue, le davano il voltastomaco. Cominciava a tremare e non era più responsabile delle sue azioni. Per evitare spiacevoli incidenti la capitolina si ritirò nello scassatissimo pullminetto giallo, onde evitare la vista di quei poveri pennuti. Caesar provò a intrattenerla per un po’, ma la nostra eroina cadde addormentata appena il suo delicatissimo fondoschiena capitolino toccò il sedile. Si mise a russare con il vigore di una locomotiva.

-“Effie? Effie? Svegliati, su! Il timer è suonato venti minuti fa e tu sei ancora qui che russi come un’elefantessa!”- La voce di Caesar la riportò alla realtà.
Ma come si permette?! Io, Effie Trinket, compiere un gesto indelicato come russare?! Mai e poi mai! Dev’essersi di sicuro sbagliato!
La nostra beniamina si alzò di scatto, indignata per le parole di cattivo gusto che l’autista le aveva rivolto. A passo spedito scese dall’autobus. Ciò che vide dopo fu una cosa talmente scioccante che la parrucca le sobbalzò sulla testa. Il cortile adibito a zona cucina era ricoperto di piume biancastre in ogni centimetro quadrato. I grembiuli color lavanda dei ragazzi erano imbrattati di rosso e c’era del sangue che colava dai taglieri. Gli allievi reggevano tremanti i piatti. Gli unici due che sembravano a proprio agio erano Clove , per ovvi motivi, e Peeta. Perché se la Trinket gli avesse detto di mettere in forno  sua madre con il sedano e le cipolle lui l’avrebbe fatto. Era disposto a tutto, lui voleva imparare a cucinare, bramava i piatti più raffinati, desiderava ardentemente apprendere tutto ciò che la capitolina gli diceva. E nulla, nulla al mondo l’avrebbe fermato. E infatti reggeva il piatto con una mano e una zampa di pollo nell’altra, con gli occhi lucidi e un sorriso che a confronto il più fatto degli Stregatti sarebbe risultato serio. Il tutto era condito da capelli spettinati, sguardi assenti, galline che razzolavano e guano ovunque.
Se racconto questa scena a quella sciattona della segretaria non mi crederà mai! Maledetta lei e i suoi viaggi distruzione*!
La capitolina esterrefatta si avvicinò al tavolo traballante adibito a cattedra.
Che legno rozzo e volgare! Questo non è mogano!
Si sedette disgustata su uno sgabellino, si fece coraggio, imbracciò il registro e chiamò il

Bancone 1 – Thresh e Glimmer

L’agricoltore portò trotterellando la sua opera alla cattedra, seguito dalla bionda schifata che tentava di evitare le aree fangose del cortile. Thresh piantava fiero i suoi stivaloni di gomma nella terra, la salopette incrostata di fango, sangue e altre macchie di origine apparentemente sconosciuta.  La ragazza invece era scioccata. Ciocche di capelli le sfuggivano dalle trecce e indossava guanti di gomma che le arrivavano fino alle ascelle. Dalla tasca del grembiule color lavanda sbucavano un deodorante e svariate confezioni di disinfettante per mani. Il gigante le porse il piatto inchinandosi e levandosi il cappello di paglia. La signorina Trinket rimase un pochettino perplessa alla vista del pollo. Certo, sembrava essere cotto bene ed emanava un profumino niente male, eppure qualcosa non andava.
-“Ehm, Glimmer, mi sai spiegare perché il tuo pollo è coperto di glitter e lustrini rosa?”-
La bionda la fissò un istante e poi rispose:
-“Mi scusi, ma ha visto in che posto siamo finiti?! È la discarica dell’umanità, una creatura delicata e preziosa come me non merita di finire in un luogo del genere! Per quello ho messo i brillantini, in questo modo ci sarà qualcosa di luminoso tanto quanto me in questa maledetta gita!”-
La signorina Trinket si alzò e abbracciò la ragazza in segno di consolazione .
-“Non preoccuparti, stellina! Posso capire la tua frustrazione, nemmeno io sono abituata ad un tale putridume! Vedrai che non permetterò mai più alla segretaria di spedirci in un posto come questo! Non avere paura, assaggerò lo stesso il tuo piatto nonostante i lustrini, ok? ”-
Dopo di che, tornò a sedere ed assaggiò un pezzo di pollo. Inutile dire che il sapore non era esattamente il massimo e che continuò a sputacchiare glitter per tutta la giornata.
-“Voto 4/12! Il pollo era cotto bene ma i brillantini non sono commestibili, cara!
Apprezzò comunque lo sforzo dei ragazzi. Dopotutto una bambola di porcellana come Glimmer doveva essere rimasta scioccata a vita da quel luogo orribile.
Fece un paio di segni a penna sul registro.
Ok, uno è fatto! Ne restano tre, e di sicuro saranno migliori!
Ma, signorina Trinket, lei non conosce mica la Legge di Murphy**?
 
Bancone 2 – Marvel e Finch

Esatto. Marvel E Finch. Non solo Finch. Eppure solo la rossa stava arrivando in solitaria verso la cattedra, e il suo compagno non si vedeva da nessune parte. Conoscendo la personalità disturbata della sua allieva e vedendola imbrattata di sangue dalla testa ai piedi, pensò subito che al posto del pollo le avrebbe servito il ragazzo impanato e fritto. Fu lieta di vedere che sul piatto vi era una coscia di pollo con una salsina verde schifo.
-“Finch, tesoro, ho due domande da porti… Dov’è il resto del pollo e dov’è Marvel?”-
La ragazza la fissò stralunata trucidandola con gli occhi.
-“Ah, Marvel… quel deficiente si sta rotolando dal dolore dietro al bancone e il resto del pollo è ancora crudo dentro al suo stomaco!”-
Dal retro del banchetto arrivò un mugolio strozzato.
-“Ahiaiaiaih… mi scusi, signorina Trinket, avevo fame e così…”-
Un tonfo interruppe la conversazione. Finch aveva lanciato un sasso al ragazzo che, con una precisione svizzera, l’aveva preso sulla zucca.
-“Taci, idiota!”- . La rossa era furiosa. –“Se tu non ti fossi mangiato quella cazzo di gallina cruda ora staresti bene! Te la meriti la sassata sulla testa!”-
-“ Mio dio, Finch! Piantala di maltrattare il tuo partner! “-
-“Stia zitta, Parrucca! Lei avrebbe fatto lo stesso se le avessero rovinato il piatto!”-
Non so darle torto.
La capitolina decise di placare le ire della ragazza addentando la coscia. Non era niente male, non sapeva esattamente con cos’era fatta la salsina ,e nemmeno voleva saperlo, ma doveva ammettere che era davvero buono.
-“Voto 7/12! Ho assaggiato di peggio! Per favore, qualcuno soccorra Marvel!”-
Appena finì la frase Caesar Flickerman uscì dal pullmino vestito con una divisa da crocerossina che lasciava intravedere le gambe pelose dell’uomo. Reggeva una barella in mano. Si caricò il ragazzo in spalla (ignorando del tutto l’uso della barella) e lo condusse nel piccolo autobus continuando a lamentarsi.
Sempre più schifata, la nostra eroina chiamò il

Bancone 3 – Katniss e Peeta

Eccoli la. Peeta e Katniss, Katniss e Peeta. La tipa presuntuosa e il ragazzino esagitato. Un’accoppiata terribile, ma che le era saltato in testa quando aveva permesso a quei due di stare in coppia insieme?
Stupida, stupida Effie!
I due giovani si avviarono verso il banchetto reggendo una pirofila in mano. Ad ogni passo che facevano la signorina Trinket rimaneva sempre più esterrefatta. Il pollo era stato ricoperto di codette di zucchero e aveva una freccia piantata nel petto. Varie verdure completavano il piatto. Il sedicenne posò il piatto sul banco tremando dall’emozione. Inutile dire che la fata dei denti in quel momento sarebbe sembrata non meno virile di un camionista che impreca in coda sull’autostrada per Capitol City. Tra la magliettina rosa, lo zainetto delle Winx e il grembiulino lavanda non sapeva più se definirlo un ragazzo o una ragazza.
-“Signorina Trinket, le presento La Ghiandaia On Fire, piatto prodotto dalla meravigliosa Katniss Everdeen, sua Magnificenza, Anima dei Ribelli, Ragazza in Fiamme e da Peeta Mellark, cioè io, cioè il ragazzo del pane!”-
La capitolina fissava senza parole il panettiere. Possibile che fosse stata davvero Katniss Everdeen, QUELLA Katniss Everdeen a preparare il piatto e non Peeta? Quella ragazza presuntuosa che si vantava quotidianamente di essere superiore a tutte? Di essere superiore a LEI?
-“Oh sono felice che anche Katniss si stia finalmente applicando!”-
-“E meno male! Io sono la vincitrice dei 74esimi Hunger Games! Io ho rovesciato il governo di Snow! Io mi sono presa il merito di questo piatto, che in realtà ha fatto Peeta, perché io sono la Ghiandaia e posso fare tutto!”-
Ah, ecco, mi sembrava strano.
La signorina Trinket era stufa della presunzione di quella delinquentella. Se c’era una cosa che odiava era la Maleducazione. Aveva studiato per anni e anni il galateo, e lei viveva e respirava buone maniere. Rivolgersi  in tono sgarbato, vantarsi, spacciare per proprie opere che hanno fatto altre persone. Quella era La Maleducazione allo stato puro. E la nostra beniamina imparruccata non avrebbe tollerato un comportamento simile.
-“Quindi tu hai osato prenderti il merito di ciò che hanno fatto altri?! Non assaggio neanche il piatto! Voto 1/12 a te e 12/12 a Peeta, per aver creato il piatto!”-
La ragazza sbattè una mano sul piano di legno malconcio del banchetto e con l’altra afferrò il colletto della camicetta rosa griffata della capitolina. Un rivolo di sudore si portò via una parte del cerone che ricopriva in maniera omogenea il volto, ora pallidissimo,  della signorina Trinket. Aveva il volto talmente vicino che poteva contare le lentiggini sul naso di Katniss.
O mio dio! No! Nononono! Non ho messo il trucco waterproof! Chissà che scempio, che disastro! Se proprio devo morire voglio farlo vestita come si deve, incipriata per bene e in un albergo di lusso, non con il mascara che cola , sembrando un procione e immersa nello sgradevole odore di un pollaio!
-“LEI NON PUO’ FARLO!IL MIO NOME E’ KATNISS NONHOUNSECONDONOME EVERDEEN, LA GHIANDAIA IMITATRICE! LEINON SA CHI SONO IO! IO SONO…”
PAM! Improvvisamente la stretta della ragazza sul bavero di pizzo color avorio della capitolina si allentò e la giovane cadde a faccia in giù nel fango. Dietro di lei, Cato si ergeva fiero brandendo una padella.
-“… tu sei una stronzetta del cazzo!”-
Disse il ragazzone rivolto alla Ghiandaia, ora priva di sensi e con un antiestetico bernoccolo sulla zucca. Clove gli lanciò un’occhiataccia sbuffando e lui rispose con un sorriso beffardo. La ragazza reggeva un piatto.
-“Scusi, Trinket, era da tanto che volevo farlo!”-
La donna si diede una rassettata. Stranamente, si ritrovò a ringraziare l’allievo in silenzio. Quella vipera ingrata di Katniss, l’avrebbe pagata cara! Nessuno afferrava il bavero della sua camicetta di Jeanpierrepaul Inserirè un Cognomè Français Qui e la passava liscia. Chiamò Caesar, che trasportò la ragazza svenuta nel pullmino (sempre in tenuta da crocerossina sexy).
Va bene, ne manca uno e poi ce ne andremo da questo lurido postaccio e non ci metteremo più piede!
Ma la donna di certo non si aspettava ciò che le sarebbe successo…

Bancone 4 – Cato e Clove

La ragazza porse la pietanza alla signorina Trinket fissando in modo truce il suo compagno di distretto che , evidentemente, non aveva alcuna voglia di smettere di sorridere e ciò gli conferiva un’aria da ebete. La capitolina scrutò il piatto constando che se lo avesse fatto un uomo col le cesoie al posto delle mani sarebbe comunque risultato meno sbrindellato di quello che gli era appena stato servito.
-“Sono straccetti di pollo con pomodoro e basilico.”- disse con voce grave la ragazzina
Più che straccetti, erano minuscoli brandelli delle dimensioni di un fagiolo. Emanavano un profumino davvero invitante. Evidentemente Clove doveva essersi divertita parecchio a mutilare la povera gallina. La nostra eroina incipriata (attualmente col trucco un po’ sciolto, ma comunque splendida) prese una forchettata e se la ficcò in bocca.
O. Mio . Dio.
Quale sublime sapore! Il pomodoro avvolgeva morbidamente la carne tenera e cotta alla perfezione! E il basilico, tocco di classe!
-“Clove, guarda che ho messo nel nostro piatto!”-
-“Come cavolo sarebbe a dire ‘guarda che ho messo nel nostro piatto’?!?”-
La risposta non tardò ad arrivare. La signorina Trinket piantò la faccia negli straccettini di pollo russando come una locomotiva.
-“Hai usato i sonniferi di Brutus eh, stupido coglioncello pompato ?”-
-“Mmmm… tu che dici?”-
-“Bella mossa!”- disse la ragazzina stringendo la mano a Cato. –“Ma adesso cosa ce ne facciamo di lei?”-
-“Ehehehehe…”-
 
Quando si risvegliò la signorina Trinket non capì immediatamente cosa fosse successo. Sentiva un vento fortissimo soffiarle sulla faccia e fece parecchia fatica ad aprire gli occhi. Impiegò un paio di minuti per capire dove fosse, ma il suo corpo snello a contatto con la lamiera gialla, i polsi e le gambe bloccate da nastro isolante e gli schiamazzi che provenivano da sotto di lei glielo suggerirono chiaramente.
Mi hanno legata! Mi hanno legata sul tetto del pullmino!
Il vento le sputava in faccia moscerini in continuazione e la sua preziosa parrucca color pesca era volata via. Dal tetto udiva lo schiamazzare dei ragazzi che cantavano allegramente delle canzoncine insulse insieme a Caesar Flickerman.
-“INFIDI TEPPISTELLI, TIRATEMI GIUUUUUUUUUUUUUU!!!!”-
Sentì uno dei finestrini aprirsi e la voce di Cato le giunse all’orecchio.
-“Stia tranquilla, la tireremo giù quando arriveremo, tra 50 km!”-
La voce di Peeta le arrivò subito dopo.
-“Mi scusi se sono fuori luogo, signorina Trinket, ma quando cominceremo a fare i bignè?”-
La capitolina continuò ad urlare frasi sconclusionate insultando i suoi allievi. E proprio quando pensò che peggio di così non poteva andare cominciò a piovere.

*distruzione senza l'apostrofo è scritto apposta. Voi definireste questo viaggio più istruttivo o distruttivo? :D
** Legge secondo il quale se qualcosa durante la giornata può andare storto, andrà storto

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IL KACTUS DI KRZYZ

Procrastinare: rimandare al domani con lo scopo di temporeggiare o, addirittura, di non fare ciò che si dovrebbe; Esempio: Krzyz deve smetterla di procrastinare. 
Perchè è quello che devo fare.
Sono in ritardo di 2 settimane con gli aggiornamenti (2 SETTIMANE!) e la scuola mi sta uccidendo lentamente.
Chiedo umilmente perdono per il ritardo e spero di non venire lapidata per ciò, ma sono stata supermegaimpegnata e non ho mai avuto tempo materiale per pubblicare D:
Allora eccoci qua con la prima gita del corso, che introduce 2 importanti novità!
1 - Da ora in tute le lezioni multiple di 6 (quindi 12, 18, 14 ecc...) ci sarà un'altro personaggio della saga che svolgerà un lavoro ignobile! Qui abbiamo Caesar Flickerman in versione autista afflitto/crocerossina sexy con le gambe pelose :D!
2- Esatto. Faranno delle gite. Non chiedetemi quando, sarà una SORPRESAAA!
E anche la lezione n° 6 è finita. Effie sarà riuscita a liberarsi? Tra Cato e Clove la pace regnerà o torneranno a tentare di scannarsi di nuovo? Marvel si riprenderà dall'indigestione? Katniss la pianterà di scassare la cornucopia?
Scopritelo qui, tra i fumi del Corso di Cucina per Giovani Delinquenti di Effie Trinket!

Non ci sono parole per ringraziarvi tutti.
GRAZIE MILLE delle 12 preferite, 5 ricordate e 25 seguite!
GRAZIE MILLE per le 43 recensioni!
GRAZIE MILLE perchè la Lezione Introduttiva ha superato le 500 visite!
E GRAZIE MILLE anche a te, che leggi in silenzio e in silenzio ti diverti leggendo la mia storia!
Un abbraccio a tutti voi,Krzyz vi ama tanto!
Saluti dal Kactus!
Vostra _Krzyz, ora più che mai determinata a smettere di procrastinare :D

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