Attraction

di Pozzione Polisucco
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 Capitolo ***
Capitolo 2: *** 2 Capitolo ***
Capitolo 3: *** 3 Capitolo ***



Capitolo 1
*** 1 Capitolo ***






“Sveglia dormigliona” urlò una voce a me, troppo famigliare, Gil che sta bussando continuamente alla porta della mia camera tenendo un certo ritmo, fastidioso, che mi sta sfracassando le ovaie.
“La.scia.mi  dor.mi.re” mugugnai ad alta voce scandendo bene ogni parola per poi nascondermi il cuscino sulla faccia cercando di non ascoltare le urla di mio migliore amico.
Sei andata a dormire presto ieri, vedo” disse ironicamente continuando a picchiare sulla porta.
Ormai era così che mi sveglio da anni, un tempo usavo la sveglia, ora ho lui, Gil, mio padre ormai lo chiama ogni volta che non riesce a svegliarmi, oggi mio padre deve parlarmi seriamente, e questa cosa mi mette abbastanza ansia.
“Gil Smith” strillai il suo nome alzandomi dal letto a forza “Prima o poi ti uccido, lo giuro” dissi aprendo la porta ritrovandomelo davanti che sorrideva divertito.
Tempo di togliermi i capelli davanti al viso è fu una frazione di secondo che mi ritrovai sulla sua spalla a mo' di sacco di patate urlando con tutta la voce che avevo.
Mettimi subito giù biondino di merda” gridai cercando di liberarmi dalla sua presa.
Come desidera” disse ridacchiando per poi buttarmi con violenza sul letto.
Tipico. Mai fidarsi.
Mi alzai sul gomito vero di lui, per poi fulminarlo con lo sguardo dopo di che mi alzai in piedi sul letto prendendo il cuscino.
Non ci provare Cooper” ordinò lui guardandomi spaventato.
Ridacchiai per poi buttarmi letteralmente addosso a lui prendendolo a cuscinate in faccia. Iniziai a ridere come una matta osservando le espressioni che faceva ad ogni colpo che riceveva.  Continuammo a ridere come dei matti, eravamo proprio dei bambini pur avendo 18 anni, persi l’equilibrio all’ennesimo cuscinata che mi dette, cadetti su di lui, e continuammo a ridere. 
Su, alzati Cooper. Non sei più leggera come una volta” disse accennando una risata, prendendomi in giro.
Scossi la testa “Tu invece stai comodo?” gli risposi divertita.
Biondini, avete finito di fare casino?” domandò lei, la mia migliore amica, Ginny, appoggiata con una spalla allo stipite della porta osservando la scena divertita
Io ed Gil ci voltammo nella sua direzione divertiti .
“Sei solo invidiosa, piccola Weasley” la presi in giro io.
Il suo sguardo divertito svanì all’istante, il soprannome che gli ho attribuito non la diverte per nulla, ma oramai si era abituata, così mi rivolse un piccolo sorriso.
“Fanculo, bionda del cazzo” sbottò divertita per poi aggiungersi anche lei, sul letto, per iniziare una vera e propria guerra di cuscini.
“Basta” dissi tra le risate “Basta, pietà” supplicai
Ci distendemmo sul letto sempre tra le risate. Dopo esserci calmati, Ginny e Gil scesero giù a fare colazione, dopo un richiamo da mio padre. Ormai erano di famiglia. Chiusi la porta ancora divertita, dopo di che mi feci una doccia veloce infilandomi l’intimo, poi una felpa nera due volte più grande di me e dei jeans chiari. Mi legai i miei lunghissimi capelli biondi in una coda alta, disordinata e poi uscii dalla camera.
Scesi di sotto con un sorriso da un orecchio all'altro dirigendomi in cucina, dove trovai il resto Gil, intento a mangiarsi tutti i miei cereali, con un mestolo di legno direttamente dalla scatola e Ginny che mangiava la nutella, con un cucchiaio direttamente dal barattolo, e infine lui, il mio paparino che sorseggiava un caffèlatte.
“Alla buon’ora! Mi stava crescendo la barba” scherzò Gil sorridendomi per poi tornare a strafogarsi i miei cereali.
“Buongiorno famiglia”scherzai io, tirai un scappellotto dietro alla sua nuca, poi salutai Ginny “Giorno bella Weasley” lei sorride divertita e mi punzecchiò il fianco, facendomi scappare un urletto stridulo.
Senti poi una piccola risata, mi volsi verso mio padre, che osservava la scena divertito, corsi da lui è lo abbracciai.
“Buongiorno, paparino adorato” lui ricambiò l’abbraccio e lo sentii ridere tra i miei capelli.
“Lysi, la parte della lusingatrice non ti si addice” mi prese in giro.
Sciolsi l’abbraccio facendo una faccia offesa, e lo colpii scherzosamente sulla spalla.
“Brutta bionda del cazzo, ecco dove era finita la mia felpa nera” esclamò Ginny indicando la felpa che indossavo.
Ops, me n’ero dimenticata. L’aveva lasciata a casa mia dopo che avevamo passato il sabato sera a ballare.
Te l’avrei ridata”
“Si certo, come no” dissi stringendomi alla felpa. Adoravo quella felpa. Io adoro ogni tipo di felpe.
Okay. Te la regalo, contenta?” chiese divertita.
Annuii contenta per poi stritolarla in un abbracciò e stampandogli tanti baci sulla guancia, facendola ridere.
“Cazzo sono in ritardo!” esclamò Gil, posando il pacco dei cereali sull’isola che si trovava in mezzo alla cucina, mentre fissava l'orologio che aveva al polso.
Feci una smorfia. “Buondì finess” scherzai. Lui sorrise e mi scompigliò i capelli, per poi stamparmi un bacio sulla mia guancia, e uno a Ginny.
“Dove devi andare?” le chiese quest’ultima, continuando a mangiare la nutella.
“Devo andare a fare la spesa” fece una smorfia. “Punizione, ricordate?”
Io e Ginny ci scambiammo un’occhiata e scoppiammo a ridere, lui sbuffo e si diresse alla porta d’entrata. Sabato siamo andati a una festa, in discoteca, ma lui doveva controllare suo fratello di undici anni, solo che voleva venire a tutti i costi con noi, così portò sua sorella dalla vicina, sua madre torno prima del previsto e così era stato beccato, è per una settimana doveva subirsi di fare delle faccende di casa, portare sua sorella a ginnastica artistica e andarla a riprendere.
“Jerred” alzò la mano a mo’ di saluto. “E’ grazie ancora per la colazione”
“Ti sei servito da solo, Gil” scherzò mio padre ficcandosi un biscotto intero in bocca, Gil rise e poi sparì. Ginny venne chiamata da sua madre, ricordandogli che aveva una cena a casa dei loro parenti.
Rimasi da sola con mio padre, l’osservai continuava la sua colazione in silenzio, lo conosco troppo bene qualcosa lo turba.
“Pa’, che hai?” gli chiesi, finendo il mio caffelatte.  
Fece una smorfia. “Niente”
Feci una risatina isterica “Niente, certo! E’ io una docile fanciulla indifesa. Dai parla, sputa il rospo”
Lui rise “Oggi andiamo a mangiare fuori, ti và?” mi propose, con un sorriso sereno.
Era teso, l’avevo capito, ma lui continuava a cercare di mascherare la sua espressione con una naturalezza che non gli si addiceva, quel giorno. Mi limitai ad annuire, prima di svuotare la tazza in qualche lungo sorso e risciacquarla velocemente, con tutte le altre tazze.
“Bene, allora vai a prepararti, che è già tardi” mi avvisò lui.
Annui e tornai in camera, presi l’Ipod e mi buttai a peso morto sul letto, prepararmi pff, ero già vestita, ora toccava aspettare lui che si vestisse e saremo andare in un locale a mangiare. Guardai l’ora sulla sveglia che segnava 12.40. Cazzo ho dormito fino a mezzogiorno? Faccio schifo. Si. Decisamente. Sbuffai, cosa c’era di tanto importante da portami a pranzo fuori?? Tolsi le cuffie e presi il mio blackbarry e composi velocemente il numero del suo migliore amico. Gil rispose subito, come sempre.
“Che cazzo, vuoi?” borbottò Gil, con voce impastata dal sonno dall’altra parte del telefono. Risi divertita.
“Fammi indovinare …”  ridacchiai “Tuo fratello di ha obbligato a guardare i cartoni e ti sei addormentato”
Gil farfugliò qualcosa di incomprensibile, poi deglutì e si schiarì la voce. “Hai un tempismo del cazzo, Lysi. Stavo facendo un sogno erotico su quella del quarto anno” rise, tranquillo. Alzai gli occhi al cielo.
“Tu fai sempre sogni erotici su Abril” lo presi in giro. “Quella non te la da”
Farfuglio qualcosa, poi fece un sospiro e disse: “Sei un’amica del cazzo. Potresti parlargli di me”
Feci un sospiro e sorrisi. “Ah si?” domandai. “E cosa dovrei dirgli, sentiamo”
Gil rise divertito “Bah. Potresti dirgli tante cose di me, tipo che sono un bel ragazzo, gentile, premuroso, ordinata, simpatico e tanti altri aggettivi”
Scoppiai a ridere. “Idiota. Tu sei tutto l’incontrario di ogni aggettivo che hai detto”
Lui rise ma non rispose, e io me lo immaginai mentre annuiva divertito, dandomi pienamente ragione.
“Ma lei mi piace” disse con voce seria.
Conosco Gil da quando aveva il pannolone, so tutto di lui, ogni minima cosa, parlo con lui ogni giorno, ma non ho mai sentito la sua voce così seria. Deve piacergli davvero tanto, e gli credo. Abril è una ragazza acqua e sapone, simpatica, gentile, premurosa, dolce, e non si fa mettere i piedi in testa da nessuno, ha sempre la risposta pronta a ogni cosa, ed è molto, molto ma molto intelligente.
“Le parlerò. Contento?” dissi in fine. L’avrei aiutato, mi sembrava il minimo, è o non è il mio migliore amico?!
Dall’altra parte del telefono inizia a sentire le sue urla di gioia, e inizia a ridere.
“Davvero?” domando euforico.
Conoscendolo stava già camminando per casa, facendo diventare matto quel povero bambino, suo fratello Poule di un anni.
“Ti sembro una che scherza?” gli domandai ironica.
“Io ti amo” mi urlò, io ridi, poi sentii Gil fare dei respiri profondi per ricomporsi. “Che succede? Come mai, mi hai chiamato?” mi domando, dopo essersi ripreso. Sentii Gil che trafficava con qualcosa di rumoroso sicuramente stava facendo mangiare suo fratello.
“Mio padre” dissi. Lui rimase in silenzio aspettando che continuassi. “Mi porta a pranzo fuori. E’ strano, era teso” spiegai, lasciandogli intendere che c’era qualcosa di strano, in quell’invito.
“Se il problema e che non riesci a chiudere la lampo, di uno dei tuoi vestiti, mi cambio e corro ad aiutare la mia donzella preferita” ridacchiò Gil.
“Scemo. Voglio dire, non l’avevo mai visto così serio, teso. E come se fosse preoccupato”
“Non so, Lysi. Tu vacci, sarà che ti ha comprato una casa nuova e vuole che io venga ad abitare con te. Non che mi dispiaccia eh”

Risi divertita, Gil era l’unico che sapeva come tranquillizzarmi per ogni cosa. Già avendo una casa, lui rimaneva spesso a dormire da me, da sempre. Dormiamo nello stesso letto, ridiamo, scherziamo, mi vesto davanti a lui, ormai e come se fosse mio fratello, non ci vergogniamo. I primi anni delle superiori, tutta la scuola pensava che stavamo insieme, noi divertiti dalla situazione non chiarimmo la situazione, ed e continuata così fino in terza, poi lui iniziò a uscire con una ragazza, e nella scuola iniziava a girar voce che lui mi stesse mettendo le corna, così alla fine decidemmo di chiarire la situazione.
“Sappi che se si tratta di questo, sarai il primo a cui manderò un messaggio” scherzai
Lui rise. “Sappi che se mi arriverà questo messaggio, io ti adorerò” scherzò lui. “Racheal” disse con voce bassa, come un sussurrò.
Quel nome mi distrasse dai miei pensieri. Merda. Sicuramente si trattava di lei.
“Hanno deciso di sposarsi” quasi urlai, tirandomi col busto sul dal letto.
Gil rimase in silenzio, sapeva che se avesse solo detto una parola lo avrei scannato.
“Cosa ci sarebbe di male? Tu adori Racheal!” aggiunse Gil, ricordandomi che non avevo niente contro la compagna di mio padre.
Aveva ragione, Racheal è sempre stata gentile, dolce simpatica e la prima volta che la vidi capì subito che ci teneva molto mio padre. Mio padre era diverso da quando usciva con lei, sorrideva sempre, era sempre di buon umore e la cosa mi sollevava. Mio padre aveva sofferto tantissimo dopo la scomparsa di mia madre, e sembrava che aveva superato il dolore della fine del suo matrimonio.
Katie Hall aveva messo fine al suo matrimonio con mio padre quando avevo solamente cinque anni. Aveva trovato un altro uomo, si era creata un’altra famiglia, e non volle più rimanere in contatto con me. La sua prima figlia. Mio padre, che amava sua moglie più di ogni altra cosa al mondo, si ritrovava da solo, a crescere una figlia. Per anni si era occupato solamente di me, come ogni bambina ho avuto tutto, mio padre non mi ha fatto mai mancare niente, avevo tutto l’amore che un padre può dare alla sua unica figlia, l’unica cosa che lo metteva alle strette è che io abbia preso la stessa passione di mia madre: i cavalli. Dopo giorni, settimane a pregarlo sono riuscita a farmi iscrivere ai corsi di equitazione. Per il mio tredicesimo compleanno, mio padre mi portò alla scuderia, e con mia grande sorpresa trovai tutti i recinti occupati, inizialmente ero confusa, c’era sempre stato un recinto vuoto. Mio padre, mi aveva comprato un cavallo. Senza nemmeno esitare, presi tutta l’attrezzatura e lo montai. Potevo cavalcare, ero allenata. La mia prima cavalcata, con il mio cavallo, era stata eccitante. Quando tornai alla scuderia, saltai giù e abbracciai mio padre, entusiasta. Lo chiamai Alexander, non c’era un motivo, ma avevo sempre desiderato chiamare primo o poi il mio cavallo così, e quel giorno avevo l’occasione. Vado a trovarlo tutte le volte che voglio, è la mia forza.
“Lysi” mi richiamò una voce preoccupata. “Alysia, ci sei?” domandò, dopo qualche minuto.
Cazzo, Gil era ancora al telefono con me.
“Scusa. Stavo pensando” risposi.
“Stai bene?” domandò.
“Tranquillo, è tutto a posto. Sto solo cercando di capire cosa avranno da dirmi”  sospirai, sciogliendomi i capelli dalla coda disordinata, e iniziai a giocare con delle ciocche, un gesto che facevo sempre quando mi sentivo nervosa. “Vado a finire di prepararmi, ti mando un messaggio se si tratta di una casa tutta mia” scherzai, e ridemmo.
“Va bene. Ciao, bellezza” mi salutò
Staccai sorridendo, e lasciai il telefono sul letto. Mi aggiustai i capelli in una coda alta, mi piazzai davanti a uno specchio, indecisa se truccarmi o meno. Alla fine, misi un po’ di eyeliner, un po’ di mascara.
“Lysi, dobbiamo andare” mi urlò mio padre dal salotto.  Scesi, e lo trovai piuttosto nervoso, a giudicare da come girava per il salotto. Non appena mi vide, foderò uno dei suoi sorrisi, ricambiai tranquilla cercando di calmarlo.
“Stai bene vestito così, paparino” mi complimentai con lui.
Lui mi sorrise “Stasera dovrò avere occhi aperti, non vorrei che mettessero gli occhi sulla mia bambina” rivolgendomi un sorriso colmo d’affetto, io gli baciai la guancia sorridendo.
“Paparino, tu sei il mio unico uomo” sorrisi, lui rise. “Un po’ vecchio, ma decisamente niente male” lo presi in giro.
Sentì suo padre borbottare qualcosa e scoppiò a ridere.
“Spero che tu abbia preso un buon ristorante, non vorrei far brutta figura con Racheal” dissi sorridendo, lui fece una risatina, prima di uscire definitivamente fuori casa.
“Mi spii per caso?” domandò divertito, salendo in macchina.
Mi allacciai la cintura e gli rivolsi un’occhiata divertita “Quando di infilerai in quella testolina, che sono una ragazza perspicace?” dissi ironica.
Ridemmo entrambi e ci avviammo al ristorante.


Mio padre parcheggiò in una strada abbastanza distante dal ristorante: come al solito il parcheggio era già pieno.
“La prossima volta vengo in bici”  dissi sarcastica, mentre maledicevo ogni macchina che era presente in quel fottuto parcheggio del ristorante.
Mio padre rise, divertito.
“Ciao, dolcezza”
Spalancai gli occhi sorpresa, conoscerei quella voce ovunque mi trovassi. Kay. Il mio compagno di avventure nella biblioteca della scuola, ci trovavamo tutti i giorno a studiare insieme, è un fico da paura, ma madre natura ha voluto fare un torno a ogni ragazza facendolo passare dall’altra sponda. E’ il mio gay, preferito, a parte che è l’unico gay che conosca, non l’avrei mai capito se non me lo avesse detto, avevo sempre immaginato un gay tutto pipì che gesticolava animatamente tipo Randy Fenoli del programma Randy: SOS Matrimonio, invece è tutto l’incontrario. E’ un ragazzo normale come gli altri, ma invece di piacergli la patata gli piace la zucchina.
Sbuffai divertita, prima di rivolgere al ragazzo che stava dietro al bancone della reception un sorriso pieno d’amicizia.
“Ciao, bel fusto” lo salutai dandogli un bacio sulla guancia.
“Kay” lo saluto mio padre, ignaro della sua omosessualità.
Kay gli sorrise “Salve Signor Cooper”
“Lysi andiamo? C’è Racheal che ci aspetta, al tavolo” mi avvisò.
Salutai Kay con un altro bacio sulla guancia, e mentre mi avviavo con mio padre al tavolo mi voltai verso Kay che stava controllando la sala, appena trovo il mio sguardo sorrise e io mi portai una finta cornetta all’orecchio, lui mi fece un occhiolino e mi sorrise.
“Quello non mi piace, state sempre in camera da soli per ore, a combinare chissà che cosa” borbottò il mio vecchio, seccato. Ridacchiai un’altra volta, prima di ritrovarmi davanti al tavolo dove sedeva Racheal che alzava gli occhi al cielo divertita, aveva sicuramente sentito mio padre.  
“Jerred lasciala in pace, dai” lo schernì lei. Io sospirai divertita, il mio sguardo si posò accanto a Racheal, un ragazzo che trullulu trullala aveva la mia stessa età, rimasi a fissarlo per qualche secondo, ci fissavamo tutti e due sorpresi, rivolgendogli un’occhiataccia
“Alysia lui è mio figlio Matthew, Matt lei è Alysia la figlia di Jerred”
“Ciao Alysia”
mi salutò anche lui sorpreso, io gli feci un piccolo sorriso tirato,tenendomi la mano. Questa situazione non mi piaceva per nulla.
Matthew aveva due occhi di un marrone chiaro, che paragonai immediatamente a quelli di Ginny, e dei capelli biondi.  
“Piacere” gli strinsi la mano, prima di sedermi al tavolo.
Lasciai che mio padre e Racheal si sedessero accanto, così io mi ritrovai accanto a Matthew che osservava sua madre, ancora confuso. Ci credo, nessuno dei due sapeva l’esistenza dell’altra e questa cena mi fa pensare ad avvenimenti sconvolgenti.
“Di cosa parlavate?” domandò Racheal, tanto per mettere spezzare il silenzio che si era creato.
Io feci una risatina e mio padre sbuffò per poi dire: “Quel moro all’entrata non mi è mai piaciuto” borbottò, facendo ridere noi due.
“Lo conosci?” mi chiese lei sorridendomi.
Annui sorridendo.
“Oh si che lo conosce, sono sempre in camera a fare chissà che cosa” disse serio mio padre, facendo rimanere di sasso Racheal e facendo quasi morire Matthew che stava bevendo. Lo guardai tossire poi gli diedi dei colpi sulla schiena, mentre ridacchiavo e rivolgevo lo sguardo a mio padre.
“Questa cena è per eliminare i vostri due figli? No perché con lui siete a buon punto” scherzai indicato Matthew che si era ripreso.
Racheal iniziò a ridere seguita da tutti noi. Ridemmo e scherzammo per tutto il pranzo, Matthew si era rivelato un ragazzo simpatico e socievole, e con mia grande gioia aveva anche molto senso dell’umorismo. Chiacchierammo del più e del meno, scoprii che anche lui aveva 18 anni, e con mia grande sorpresa scoprii che frequentava la mia stessa scuola, e che avevamo alcuni corsi insieme.
“Davvero? Non è che ti stai confondendo? Io non ti ho mai visto” dissi cercando di ricordare qualcosa.
“Vediamo come posso convincerti” disse divertito, passandosi due dita sul metto con fare da intellettuale. “Ricordi il primo giorno della quarta, quando entrasti in ritardo e il professore di Storia ti disse ‘Cooper già in ritardo il primo giorno?’ e tu facessi quel sorriso strafottente e gli risposi ‘Volevo distinguermi dalla massa’, ricordi? Ti urlò contro di andare in presidenza, e tu invece di preoccuparti gli dissi tutta sorridente ‘Non sapevo proprio quando andare a salutare il Signor Turn, fra lezioni e impegni, la ringrazio davvero’ e te ne uscissi.”
Scoppiai a ridere, eccome se me lo ricordavo, il preside mi aveva fatto passare una settimana in detenzione, settimana che non dimenticherò per il resto della mia vita.
“Spero che se né sia andato in pensione, non riuscirò a sopportalo un altro anno, è troppo” mi lamentai, sorridendo.
Matt alzò gli occhi al cielo, divertito. “Certo, tu lo porti all’esaurimento nervoso”
Sbuffai divertita “Le sue lezioni sono noiose, e solo per movimentarle” scherzai.
Scoppiammo a ridere, credo proprio che stringeremo una forte amicizia.
“Ragazzi dobbiamo dirvi una cosa” ecco la roba tosta. Sul più bello, mentre stiamo ridendo, mio padre deve fare un annuncio importate, interrompendo le nostre risate.
Racheal ci sorrise tranquilla, mio padre invece iniziava ad agitarsi.
“Vecchio. Va dritto al punto” dissi secca, rivolgendogli un sorriso che sperai sembrasse tranquillo.
“Beh, ascoltate noi ..” iniziò per poi fermarsi strofinandosi le mani nervoso.
“Pà” lo ammonii sbuffando, spazientita.
“Abbiamo deciso, di andare a vivere insieme” secco, chiaro.
Il sorriso che il mio volto aveva, scomparve, e assunse un espressione pietrificata, rivolsi uno sguardo a Matt, che anche lui pietrificato sul posto.
“Non è tutto” disse Racheal.
Bevvi un sorso d’acqua preparandomi al colpo finale, sentì Matt irrigidirsi sulla sedai.
“Andremo a vivere a casa di Jerred” precisò Racheal rivolgendo uno sguardo a suo figlio, e stringendo la mano di mio padre, che cercava di tranquillizzarla, ma anche lui altrettanto agitato.
“E’ c’è un’altra sorpresa” annunciò Racheal sorridente. “Sono incinta”
Oh cazzo! Una gravidanza in arrivo. Sbalzi d'umore di Racheal, le contrazioni. L'arrivo del tempista. Notti insonni. Pannolini dal profumo orripilante. Fare da baby-sitter nel week-and. Cazzo uccidetemii!
“Oh” sospirai. “Beh, sono felice” dissi sorridendo.
Devo essere felice per mio padre, ha sofferto per anni, ma mi sembra un po’ avventato dopo un anno che si sono conosciuti andare a vivere insieme. Questo non è un passo, ma salti.
“Sono felice per voi” si sforzò Matt, e gli sorrise.



                                         Okkkkkkkey:)
 
Avvisatemi se devo cancellarla o molto più semplicemente cancellarmi dalla faccia della Terra.
Non dovete avere timori di dirmi che 'fa schifo, per favore eliminalaa' okey?
Francamente, non so nemmeno perchè lo postata. 
LOOOOOOL :3

Sciaoo belleeeeeeeeee!!!  >.< 

 

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Capitolo 2
*** 2 Capitolo ***




                                                                                            ****

Erano passati due giorni, da quella cena. Oggi pomeriggio, sarebbero arrivati Racheal e Matthew, così ieri dopo aver supplicato mio padre riuscì a far rimare a dormire Gil e Ginny a casa. Eravamo in camera Gil era disteso sul mio gran letto matrimoniale mentre giocava con le orecchie del mio piccolo orsacchiotto, mentre i e Ginny eravamo appoggiate allo schienale del letto, mangiavamo schifezze a volontà, Haribo, patatine, nutella, che erano al centro del letto.
“Dai cazzi Gigolò, quelle alla ciliegia sono mie” urlò Ginny ridendo, scoppiammo a ridere, Gil si alzò sul gomito e le rivolse uno sguardo divertito.
“Ritira subito quello che hai detto” l’altra alzò le spalle e continuò a prendere due alla volta e mangiarle.
L’altro alzò le spalle sempre sorridente poi face scattare la sua mano verso le poche Haribo alla ciliegia rimaste, e sé le mangiò.
Ginny spalancò gli occhi sbalordita. “Brutto Gigolò di merda” urlò per poi saltargli addosso picchiandolo. Iniziai a ridere, loro sono la mia medicina, sanno come farmi tornare l’umore.
A un tratto sentii dei versi di dolore così forte che la patatina, che stavo per mangiare si bloccò a metà strada, guardai subito nella direzione dei due che si stavano uccidendo. Vidi Gil piegato in due, con le mani sul cavallo dei pantaloni, e Ginny che una mano sulla bocca che si scusava.
Oddio! Gil scusa scusa scusa” si scusò per poi iniziare a baciargli la guancia
Assassinaa” urlò lui guardandola con espressione dolorante “Tutto per delle caramelle alla ciliegia. Mi serve quest’organo, cristo santo”
Io e Ginny scoppiammo a ridere mentre lui cercava di rialzarsi.
“Non fare il tragico” disse senza smettere di ridere.
“Che cazzo ridete, egoiste” disse facendo una smorfia.
Non riuscimmo a rimanere serie, infatti, scoppiammo a ridere più forte di prima.
A un tratto sentimmo il campanello suonare di sotto. Aiutai Ginny a far alzare Gil per poi portarlo in sala; una volta messo sul divano andai ad aprire la porta, mentre Weasley andava a prendere del ghiaccio. Aprì la porta, ritrovandomi Matt che mi osservava da capo a piedi sorridendo. Abbassai lo sguardo, per vedere cosa c’era che non andava, e mi accorsi che indossavo solo una t-shirt enorme che di solito usavo come pigiama, la quale mi copriva però solo metà coscia. Alzai lo sguardo su di lui, che mi sorrideva divertito.
“Dovrò rimanere sulla porta, ancora per molto?”
Sorrisi, e gli feci un inchino per farlo accomodare in casa. Lui entrò in casa e si guardò in torno.
“Dovrai abituarti, lei gira per casa in mutande” una voce mi fece ricordare che non eravamo soli a casa, Gil era seduto su una poltrona con ancora le mani sul cavallo dei pantaloni che ci osservava divertito.
“Oh. Non mi scandalizzo per così poco” rispose il mio fratellastro divertito, sedendosi poi sul divano. “Io sono Matthew” gli tese la mano lui.
Vidi Gil dolosamente sedersi comodamente sulla sedia, e gli strinse la mano.
“Io sono Gil, il suo migliore amico” sorrise. Poi alzò lo sguardo verso la cucina. “Weasley dov’è questo cazzo di ghiaccio?” urlò lui.
Matthew mi guarda confuso, io gli sorrisi per tranquillizzarlo.
“Sta zitto biondino di merda, non sono la tua cameriera” urlò Ginny facendo la sua comparsa in salotto, fulminando Gil. Poi si accorse di una persona in più e sorrise. Matt sorrise e si alzò per presentarsi. “Matthew” gli tese la mano.
Ginny era pietrificata sul posto, era imbarazzata, anche lei come me aveva solo una t-shirt, risi dentro me, il ragazzo aveva fatto colpa, Ginny non era una che rimaneva senza parole davanti a un ragazzo, benchè meno se indossava solo una t-shirt. Mi rivolse uno sguardo confuso, come per dirmi ‘chi è questo splendore’.
“Matt lei è Ginny la mia migliore amica, Ginny lui è Matt il figlio di Racheal” feci le presentazioni.
La rossa gli strinse la mano ancora sotto sciock e sorrise. “Piacere”
“Allora? Il ghiaccio?” domando Gil, irritato.
Ginny alzò gli occhi al cielo e sbuffò, eccola è ritornata in lei.
“Che cagacazzo che sei, Cristo santo” sbuffò nuovamente. “Lysi vieni un attimo con me a cercare il ghiaccio? Che non lo trovo!”
Risi dentro me per poi annuire. “Matt fai come se fossi a casa tua” sospirai “Cioè questa è casa tua, ora” lui mi sorrise, e tornò a sedersi sul divano a chiacchierare animatamente con Gil.
Seguii in cucina Ginny che mi afferrò un braccio. “Non mi avevi detto che il figlio di Racheal era un pornodivo” sbotto, facendomi scoppiare a ridere.
“Si che te l’avevo detto, Weasley” dissi riprendendomi dalle risate.
Mi afferrò per le spalle e mi scosse violentemente, e io risi divertita. “Torna in te bionda del cazzo. Mi avevi detto ‘si è carino, ma niente di ché.’ Ma io dico l’hai visto? Quello è da stupro” fischiò lei ridendo.
Scoppiammo a ridere.
“Giuro, che sei i suoi amici sono belli almeno la metà di lui, io ci faccio radici a casa tua”
Scoppiammo a ridere nuovamente, Ginny era una forza della natura, era la tipica ragazza dolce, premurosa, simpatica, intelligente, e aveva sempre la battuta pronta, non per questo era la mia migliore amica.
“Ragazze cazzo il ghiaccio” ci urlò Gil dal salotto.
Aprii il freezer è scavando trovai un po’ di ghiaccio, presi un panno e tornammo in salotto ridendo e scherzando.
“Né avete ancora per molto? No perché le mie palle hanno bisogno di rilassarsi” scherzò Gil, facendo ridere tutti.
Ginny si sedette sul divano accanto a Matt, io andai da Gil per porgergli il ghiaccio.
“Il tuo amico, si rilassa anche troppo” lo schernii Ginny, facendo ridere noi, e facendo spalancare la bocca al diretto interessato.
“Lysi è colpa tua” sbottò divertito, “Sei una brutta influenza su la piccoletta qui presente” disse indicando Ginny che spalancò la bocca, finta offesa, io risi con Matt.
“L’unica cosa di piccolo qui è quello che tu chiami ‘Il grande’” ribattei io indicando il cavallo dei sui pantaloni, e ridemmo tutti insieme.
“Touchè, Cooper” rispose ridendo, gli sorrisi e andai in cucina a prendere da bere.
Posai il tutto sul tavolino, e mi sedetti accanto a Ginny.
“Vieni nella nostra scuola?” chiese sbalordita la rossa.
Matt rise e annui. “Si Ginny, quarto anno è abbiamo insieme alcuni corsi” spiegò lui.
Lei sbarrò gli occhi. “Non ti ho mai visto”
“Beh, io in classe mi limito ad ascoltare la musica, o a ridere con i miei amici. Non prestiamo molta attenzione ai prof” spiegò, sorridendo.
Lei fece una smorfia, per fargli capire di aver capito, bevendo un sorso del succo all’arancia. A un tratto la porta d’entrata si aprì ed entrarono Racheal seguito da mio padre con uno scatolone.
“Matt ti sei integrato bene, vedo” costatò mio padre, facendoci ridere, mentre chiudeva la porta dietro di sé. “Non mi diventare un tempista, mi bastano loro tre” disse ridendo, seguiti da noi che scoppiammo a ridere.
“Ci proverò” borbottò ridendo Matt.
“Jerred ti fidi del tuo amico Gil?” chiese sorridendo, già soddisfatto della risposta.
Mio padre posò lo scatolone e gli rivolse uno sguardo divertito.
“No” disse secco, facendo ridere noi, Gil spalancò la bocca sbalordito.
“No? Controllo sua figlia tutti i giorni da quando andava all’asilo. Chi là salvata allo zoo quando Lysi non ha voluto dare da mangiare a una papera solo perché non gli piaceva il colore ed essa ha iniziato a inseguirla?” chiese sorridendo, cercando di far cambiare idea a mio padre.
Io e mio padre ci scambiammo un’occhiata e scoppiammo a ridere.
“Al contrario di te, che davi da mangiare alle anatre, io il pane me lo mangiavo” replicai facendo scoppiare a ridere tutti. “E sono stata io a salvare te dall’anatra assassina” continuai ridendo, i due adulti andarono in cucina, ridendo, lasciandoci soli.
“Grazie per avermi difeso, chèrie” disse con tono da finto offeso, facendomi ridere.
“Dovere. Beh, ti dai al francese, e non mi dici nulla biondino?”
Sbarrò gli occhi. “E’ francese?” domandò, prima che gli tirassi una cuscinata in faccia, facendo ridere tutti.


 
Dopo aver passato mezza giornata a ridere e a scherzare , Ginny e Gil andarono via, portai Matt al piano di sopra per mostrargli la sua nuova camera. Era una camera poco più piccola della mia, parerti bianche –almeno avrebbe scelto il colore che più preferiva-, un letto da una piazza e mezza dal lato opposto della finestra, affiancato da un comò, su cui posava una lampada. Sulla parete opposta invece posava u enorme armadio, affiancato da una scrivania con tre scaffali in legno.
“Ti piace” chiedo, mentre mi sedevo sul suo letto.
“Si, mi piace. Troppo ordinata per i miei gusti, ma credo che per questo si possa rimediare” scherzò lui sorridendomi.
“Non hai ancora visto la mia, caro. Nessuno mi batte del disordine” scherzai.
“Sai, credo proprio che sarai una brava sorellina”
Sorrisi, sentendomi chiamata in quel modo. Era la prima volta che mi chiamava ‘sorellina’, dovevo ancora abituarmi a questa situazione, lui non so come faccia, la prende alla leggera sembra che gli vada bene tutto questo così, io non avevo nemmeno avuto tempo di elaborare le parole di Racheal che sono già qui. Non che mi dispiaccia, Matt è simpatico, Racheal è una forza della natura e poi ha ridato il sorriso a mio padre. Le devo tanto.
“Tutto bene qui dentro?” mi padre si affacciò nella stanza, guardandoci con curiosità. Dietro di lui, Racheal sorrideva.
“Tutto bene, grazie. Sono sicuro che starò benissimo” sorrise, sincero Matt.
Il mio cellulare emette un piccolo suono, un sms: Pasticcino.

-Zuccherino, dovrai amarmi dopo questo annuncio. Volevi un lavoro? Cercano personale al Charlie O’ Pub, devi presentarti alle tre, di che ti mando io!! ;) xoxo

Sorrisi. Kay la mia salvezza.

-Eilà Pasticcino, grazie. La prossima volta che ti vedo ricorda di stritolarti, e di pagarti la colazione!!! xoxo
 
“Mi fa piacere. Noi usciamo, possiamo lasciarvi a casa, da soli?” annunciò mio padre.
“Io dovrei andare via fra mezz’ora” annunciai senza alzare lo sguardo, troppo entusiasta per far un altro dei miei venti colloqui questo mese.
“Dove credi di andare signorina?” mi riportò alla realtà mio padre.
Alzai lo sguardo e sorrisi sornione: “Kay mi ha detto che cercano personale in un pub. E’ mi ha preso un appuntamento per oggi”annunciai entusiasta.
“Kay? Quel Kay?” chiese mio padre fulminandomi sul posto.
Sorrisi divertita: “Perché quanti né conosci?” stava per controbattere con la solita ramanzina, ma lo anticipai. “Pà. No. Non c’è niente fra me è Kay. E’ solo un amico, perché fai tante storie?” continuai.
Mi fissò negli occhi per alcuni secondi poi borbotto un: “Niente”
Sospirai per poi rivolgermi a Matt.
“Vieni con me? O preferisci mettere in ordine la tua cameretta?” gli dissi divertita, già sapendo la risposta.
Lui rise e disse: “Credo, che verrò con te”
“Noi dobbiamo andare”
informò mio padre prima di prendere Racheal per mano e tornare al piano inferiore.
Rimasti soli, Matt e io ci guardammo negli occhi per qualche instante, poi mi si accese una lampadina.
“Tu non hai conosciuto tutta la famiglia ancora!” urlai sorridendo.
Lui rise della mia espressione e si buttò a peso morto sul suo letto
“Non dirmi che hai un tempista da 5anni in giù, che giuro che prendo tutto e me ne vado” disse serrando gli occhi in due fessure fissandomi.
“Caro se avessi un tempista in casa, con i miei 18 da compiere fra poco, sarei già intenta a cercarmi un appartamento a parte” scherzai per poi scoppiare a ridere, seguita da lui. “Dai vieni” continuai.
Uscimmo dalla sua camera, per poi fermarmi a metà corridoio, aprendo la porta della mia camera. Cazzo, che disordine!
“Cazzo, hai vinto sorellina” annunciò divertito Matt appena varcato la sogna di camera.
Risi: “Il disordine è il mio hobby” scherzai.
Mi avvicino al puffo colo verde acqua, dove c’erano gli unici oggetti posati con cura, il mio pupazzo gigante a forma di gorilla che presi e strinsi a me, posando un bacio sulla testa.
“Matt lui è Killer, Killer lui è Matt” presentai.
“Killer?” mormorò Matt, incredulo, mentre lo sistemavo di nuovo sul puffo, insieme a Killer Junior, una scimmietta adorabile. *__*
“Si, caro. Lui e Killer Junior” presentai, sventolandogliela davanti.
“I nomi sono azzeccati” mormorò.
“E’ con questo che vorresti insinuare” incrociai le braccia al petto, minacciosa.
Matt alzò gli occhi al cielo, per poi scoppiare a ridere.
“Dai. Killer è Killer Junior?” ripeté, tra l’incredulo e il divertito.
“Che c’è? Avevo due anni, quando lì ho battezzati. E poi non sono così male. Era una bambina molto fantasiosa” borbottai infine.
Osservai pochi secondi i pupazzi, poi sbarrai gli occhi.
“Dove cazzo è Flipper?” borbottai, osservando la stanza.
“Oh, i miei complimenti al povero delfino” sorrise. “No. Non dirmi che è la mamma di Killer Junior?!” domandò Matt, leggermente sarcastico.
“Non capisci un cazzo. Flipper è una mucca è non centra niente con la famiglia di Flipper” spiegai, abbassandomi per cercare sotto al letto. Quando lo trovai, soddisfatta lo appoggia sul puffo, e lì osservai soddisfatta. Dopo aver fatto conoscere Killer, Killer Junior e Flipper a Matt, ci preparammo per andare al Charlie O’ Pub.
“Questa bestia è tua?” domandai notando un Suv grigio, parcheggiata vicino alla mia Mini Minor blu.
“Bestia? Ci sei o ci fai? Cara, questa fa invidia a chiunque” spiegò sorridendo sornione.
“Ok, si certo! Ma provati a parcheggiarla un’altra volta accanto alla mia è puoi
dirgli addio”
lo minacciai incrociando le braccia al petto, minacciosa.
Matt mi guardò stranito: “Perché?”
“C’è da chiedere? Si spaventa, ovvio. Accanto a quel bestione la mia si spaventa” protestai.
Matt mi rivolse uno sguardo divertito, poi scoppio a ridere.
“Che cazzo ridi? Io sono seria!” dissi imbronciata, mentre salivo nella sua macchina. Prese un respiro profondo e mi segui sedendosi al posto del guidatore. Mise in moto e mi guardò divertito. Sbuffai: “Che c’è?” sbottai.
“Tu sei da manicomio, mia cara” dichiarò partendo verso il Pub.

 

Sciaoooo belle meraviglieee!!
Oddio, non ci credo!
Grazie infinite ai 44 che l'hanno registrata nelle preferite.
Grazie
infinite ai 57 che l'hanno registrata nelle seguite.
Grazie
inifinete ai 32 che l'hanno registrata nelle ricordate.
Sopratutto grazie a coloro che hanno recensione il mio primo capitolo:
@Asietta97
@Fourever Alone

Non me l’aspettavo, giuro.
Cioè, io ero pronta a cancellare la storia. Grazieeeeeeeeee >. Io spero proprio che questo capitolo vi piaccia, perché vi giuro che ci ho messo l’anima:)

Poli:3
 

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Capitolo 3
*** 3 Capitolo ***





Ridemmo e scherzammo per tutto il tragitto, tempo di venti minuti e arrivammo davanti al locale. Il locale è affiancato da un parco dove ci sono bambini che corrono, ridono, scherzano, giocano e le loro madri che chiacchieravano tra di loro, sedute tranquille su delle panchine, nella zona inoltre non vi sono altri Pub. Arrivammo davanti al locale ove sfoggiava un cartellino bianco con la scritta  “aperto” in rosso.
Gil si ricordò di dover ritirare un CD che aveva ordinato, così scomparve nel negozio di musica che si trovava proprio davanti al Pub.
Varcai la soglia, il locale è molto grande e al suo posto interno ci sono numerosi tavolini antichi che danno un aspetto “rustico” all’ambiente, e il bancone anch’esso antico. Mi avvicinai ad esso, dove c’era un ragazzo che era intento a finire di preparare le ordinazioni, presi un respiro profondo.
“Scusa” esordii, il ragazzo si voltò a fissarmi dapprima incuriosito, poi sorrise gentile.
“Non vorrei fare una gaffe, tu se Alysia. Giusto?” domandò sorridendo al cliente che lo ringraziava per il cocktail. Mi appoggiai al bancone e sorrisi. “Così sembra. Sono per il colloquio, mi ha mandato Kay” spiegai.
Sorrise e iniziò a pulire il bancone con uno straccio bagnato. “Quel fannullone, farebbe venire chiunque. Comunque se cerchi il proprietario” annuì sorridendo. “Bhe sono io. Piacere Daniel” si presentò appoggiando una mano con lo straccio sul bancone e l’altra era tesa verso di me.
“Bhe, il mio nome già lo sai” scherzai.
“Daniel, un Alexander e un Americano per il tavolo 4” disse una voce femminile che proveniva da dietro di noi, Daniel sorrise è iniziò a preparare le ordinazioni, mentre mi spiegava quale sarebbe stato il mio ruolo.
“Daniel, muoviti cazzo. Quel tavolo mi ha già rotto i coglioni” esclamò con tono che dava segno che era esausta, mentre si avvicinava al bancone, così che riuscì a capire di chi era: Abril.
“Abby, non esistono solo loro! Dì di aspettare. Comunque ti presento”
Non finì di parlare che lei mi abbraccio urlando: “Lysi”
Daniel alzò gli occhi al cielo borbottando “Come non detto! Vi conoscete?” chiese.
“Oh si caro, certe volte a scuola pranziamo insieme”  disse la mora sedendosi nello sgabello accanto  me. “Allora? Come mai qui?”
“E’ la tua nuova collega Abby” spiegò Daniel, che fece spalancare gli occhi alla mora.
“Cazzo! Eri proprio messa male, per farti assumere qui” disse con tono serio, che mi fece ridere.
“Ehi” protestò Daniel. “E tu allora cosa ci fai qua?” gli domandò.
Lei sbuffò, per poi scendere dallo sgabello prendendo un vassoio tondo, un blocchetto delle ordinazioni e prima di andare disse: “Chiesi a zio Charlie” sorrise, mi salutò e si diresse verso un gruppo di ragazzi appena entrati.
Il moro spalancò gli occhi incredulo: “Che centra mio padre?”
Capì che erano cugini, a parte che avrei dovuto capirlo subito hanno gli stessi occhi, lo stesso sorriso, qualcuno potrebbe scambiarli per fratelli.
Lei alta più o meno 1.65, carnagione chiara, occhi azzurri, indossa dei jeans chiari con in vita legato un grembiule nero con scritto in rosso Charlie O’ Pub e una maglietta a maniche corte bianca con dietro scritto sempre in rosso Staff è un’altra scritta davanti poco più su del seno il suo nome.
“Puoi cominciare da domani, Alysia” m’informò Daniel.
“Chiamami Lysi, bene ti avverto che io, con i cocktail non sono molto pratica” lo avvertì.
Scrollò le spalle sorridendo. “Sai prendere le ordinazioni o non sai la teoria?” scherzò lui?
Feci una smorfia infantile, che lo fece ridere, presi la borsa e dopo aver salutato Daniel e Abril è mi diretti in cerca di Matt. Attraversai la strada ed entrai nel negozio di musica. Girovagai per il negozio quando lo intravidi ridere insieme a un gruppo di ragazzi, uno dei quali gli lo abbracciò lasciandogli dei baci teatrali sul viso, rimasi a osservarli da lontani divertita, Matt si straccò dal ragazzo ridendo, che continuava a lanciargli baci. Colsi l’occasione e mi avvicinai al suo orecchio, sotto lo sguardo dei due tre ragazzi, e bisbigliai: “Non credevo che tu fossi gay” scherzai. Lui rise e si girò verso me portando un braccio intorno al mio collo.
“Ragazzi lei è Alysia” mi presentò una volta finito di ridere. “Lysi, loro sono Jack, Danny è Andrew”
Strinsi la mano a ognuno di loro, sotto i loro sguardi maliziosi. Erano davvero dei gran fighi, se ci fosse Ginny sarebbe svenuta, risi a quel pensiero.
“Esci con la tua sorellina, che ride senza motivo, Matt?” chiese irritato Andrew.
“Questa ha un nome” dissi irritata, incrociando le braccia al petto.
Stava per ribattere, ma feci un gesto con la mano come per chiudere il discorso, bene iniziamo molto bene, non andiamo d’accordo, e me lo troverò sicuramente molto spesso a casa.  
Mi voltai verso Matt sorridendo.
“Domani inizio il turno” lo informai entusiasta.
Lui mi abbracciò felice e sorrise. “Sono felice”
“Dove lavori?” chiese Danny sorridendo gentile, posando la chitarra al suo posto.
“Charlie O’ Pub”
Risero tutti tranne me e Matt, che ci fissammo confusi e un Andrew che mi fissava senza un espressione in volto.
“Credo che il locale d’ora in poi sarà più pieno” disse Jack.
Feci una smorfia: “Che significa?” domandai mordendomi il labbro.
“In quel locale ci vanno raramente famiglie o gruppi di ragazze, la maggior parte sono solo uomini” spiegò Danny.
“Bambini idioti, vorresti dire” scherzai.
“Forte la ragazza” scherzò Jack.
Risi, poi una voce mi fece sorridere ancor di più.
“Zuccherino, tuo padre sa che sei con quattro ragazzi? Non vorrei che ti rinchiudesse in un riformatorio femminile” mi prese in giro Kay.
Mi voltai verso di lui ancora sorridendo poi lo abbracciai e ricoprii il suo viso di baci e non volendo gliene diedi uno sull’angolo della bocca, ma non ci facemmo caso.
“Ragazzi, prendetevi una camera” scherzò Jack.
Kay mi fece toccare di nuovo terra  poi rivolse uno sguardo tra il confuso e il malizioso ai ragazzi, scoppiai a ridere sotto lo sguardo confuso dei presenti escluso Kay che mi sorrise divertito, mi avvicinai al suo orecchio bisbigliandogli: “Non mi venire qui, davanti a loro” lo presi in giro.
Lui si allontanò di scatto e mi sorrise. “Non vengo per così poco, ragazzina” borbottò in modo che sentissi solo io.
Presentai Kay ai ragazzi, scherzammo e ridemmo per un po’ di tempo, senza l’intervento di Andrew che lo avevo sorpreso a fissarmi ma non distolse lo sguardo.
“Lysi, dobbiamo andare i nostri sono tornati, ci aspettano a cena. E tuo padre e fuori di se” sorrise per l’ultima informazione, Matt.
“Perché? Sa che sono con te, cosa deve lamentarsi ancora?” chiesi confusa.
Matt mi sorrise sornione.
“L’ho informato su chi c’era con noi” disse per poi rivolgere uno sguardo a Kay che scoppiò a ridere.
“Tuo padre non cambierà mai” disse tra le risate.
Fulminai Matt. “Se uno stronzo. Tu và a casa, io rimango con Kay”
Il primo annuii, l’altro gelò sul posto.
“Lysi non che mi dispiaccia che tu rimanga con me, anzi” sorrise malizioso “Ma non vorrei una denuncia per molesta sessuale da tuo padre!” scherzò lui.
Sbuffai alzando gli occhi al cielo.
“Ok, torno a casa solo perché non ti voglio sulla coscienza”
“Grazie allora!”
mi ringraziò, prima di aver salutato tutti mi lasciò uno bacio sulla guancia, e mi scompigliò i capelli, ricevendo una smorfia da me, che di infantile aveva molto, che lo fece scuotere la testa ridendo, poi andò via.
Jack e Danny se ne andarono salutandomi con un grosso abbraccio, Matt andò alla cassa a pagare un CD. Li guardo uscire dal negozio e poi sentii qualcosa, o meglio qualcuno sfiorarmi una spalla. Mi girai e vidi Andrew mi guardò negli occhi, mi regalò un sorriso e mi sfiorò una guancia con il palmo della mano.
“Ci vediamo presto, honey” sentì andare a fuoco nel punto in cui mi aveva toccato.
La sua voce, WOW, non era come quella di prima irritata, arrogante, ma era calda, sensuale e molto molto eccitante.
‘Lysi svegliati! Torna in te!’ la mia vocina interiore mi ripeteva una sola cosa detta da Ginny: “Basta con gli stronzi! Basta!”
Tornai in me è lo fulminai con lo sguardo, mi sorrise nuovamente e se ne andò.
“Cosa c’è tra te e Kay” la voce di Matt arrivò forte e chiaro, me la trovai affianco con un CD dei Coobay che mi fissava curiosa, lo fulminai con lo sguardo e sbuffai.
Cazzo, con tutti sti fulmini, prima di domani arriva un vero e proprio temporale. Mi diressi verso la macchina con lui accanto.
“Dai Lysi dimmelo! Non lo dico di certo a tuo padre” continuò speranzoso di una mia spiegazione.
Sbuffai e gli sorrisi “Come dire, vediamo, lui è”
“E’?”
mi incitò a continuare.
Non potevo dirgli la verità, Kay mi avrebbe uccisa, e io francamente ci tengo alla mia vita!
“E’ il mio scopamico, ecco!” risposi con tono secco abbassando lo sguardo, dispiaciuta di non potermi godere la faccia sconvolta di Matt, per non rischiare di ridergli in faccia. Mi girai e apri la portiera della macchina.
“Ho come l’impressione che tu mi stia prendendo per il culo” osservò Matt.
Non lo potrai mai sapere” E sorrisi soddisfatta, mentre partiva verso casa.

Scusate se non ho aggiornato ora, mio fratello aveva portato il mio computer in vacanza con lui in mia insaputa!
Come vedete ho aggiornato, appena ho potuto, mi scuso per  quanto è cooortoo :( ... ma spero che vi piaccia ugualmente!!
Ringrazione tutti coloro che l'hanno aggiunta nelle preferite/seguite/ricordate!! *______*

_BaCi PoLi *_* :3

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