Come nascono le scintille?

di iamgiuls
(/viewuser.php?uid=307183)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Erba saetta ***
Capitolo 2: *** Pezzo d'oceano ***
Capitolo 3: *** L'elfo di legno ***
Capitolo 4: *** Fiorellino delicato ***



Capitolo 1
*** Erba saetta ***



Era un venerdì pieno di sole quell'8 Maggio. 
Nel bosco ai confini del Distretto 12, il signor Everdeen stava raccogliendo dell'erba saetta.
Aveva chiesto un giorno libero e i Pacificatori glielo avevano concesso senza troppe storie: anche loro sapevano quanto fosse importante quel giorno per lui.
Aveva aspettato nove mesi e ora non stava più nella pelle: sua moglie avrebbe partorito, proprio quel giorno, una bambina.
In effetti l'uomo sarebbe dovuto essere lì con la moglie per assistere al parto, ma non aveva molta affinità con il sangue e le operazioni mediche e aveva preferito restare solo nel suo luogo preferito.
Non avrebbe dovuto essere lì, era proibito, ma la rete elettrificata che delimitava i confini del Distretto non funzionava da tempo e lui ci passava continuamente attraverso per raggiungere il bosco. Quel luogo gli trasmetteva tranquillità, come nessun altro.
Si sedette su una roccia e vi si sdraiò, con gli occhi rivolti al cielo, fischiettando un motivetto allegro.
Si mise ad ascoltare i suoni della natura: il gorgoglìo del ruscello, il frinire dei grilli nascosti nell'erba, gli uccelli e i loro cinguettii.
Spesso al signor Everdeen piaceva cantare per loro e gli uccelli lo ascoltavano sempre.
Per un momento tutto tacque, perfino le voci degli abitanti del Distretto non arrivarono più alle orecchie del signor Everdeen.
Egli si mise a sedere sulla roccia e inarcò le sopracciglia. Per altri due minuti che gli sembrarono un'eternità, l'unico rumore che giunse alle sue orecchie fu il ruscello.
Poi un urlo, non di adulto, ma di bambino. Forse la sua bambina!
Ripose in fretta l'erba saetta nella bisaccia di cuoio, corse più veloce della luce e in un minuto fu di fronte alla rete elettrificata.
Non tese nemmeno le orecchie per captare un eventuale ronzio, la attraversò e facendo lo slalom tra i passanti, che gli gettavano occhiate divertite e sorrisi pieni di comprensione, e arrivò a casa.
Le urla della piccola nata giungevano ora più chiare alle sue orecchie, e il signor Everdeen, che si scagliò letteralmente contro la porta per la fretta, per poco non finì contro il dottore che era esattamente lì dietro ad aspettarlo.
L'anziano gli rivolse un sorriso formato dagli unici quattro denti rimasti e gli battè una pacca sulla spalla.
« Congratulazioni, è una bella femminuccia. » Detto questo, se ne andò in cucina e si versò dell'acqua in un bicchiere.
Il signor Everdeen non aspettò un secondo di più ed entrò nella camera dove la moglie stava stringendo in un abbraccio affettuoso un piccolo esserino gongolante, avvolto da una leggera copertina verde menta.
« Oh, Peter! Credevo non tornassi più. » Disse sua moglie ridendo e facendogli segno di avvicinarsi.
Peter Everdeen lasciò cadere la bisaccia su una sedia di fronte al letto e si sedette accanto alla moglie.
La prima cosa che fece quando vide la bambina, fu un sorriso. Perché il signor Everdeen era cosi, qualunque momento era buono per un sorriso e sua figlia gli comunicava già tanta simpatia.
Sarebbero andati molto d'accordo. Passò le punte delle dita sulla guancia della piccola e rise un po' quando lei le mostrò un sorriso privo di denti. 
« Allora Peter, che nome gli vuoi dare? Sono troppo stanca per decidere, il parto non è stato proprio facile e ho bisogno di riposo. » Concluse stancamente la donna porgendo delicatamente al marito la bambina.
Il signor Everdeen l'afferrò come se fosse fatta di cristallo e la guardò in preda al panico: che nome poteva dare a sua figlia?
Provò a cercare un po' di aiuto nella moglie ma questa aveva chiuso gli occhi e stava respirando lentamente, addormentata. Rosa? Miele? Dolcetta? No, no, no! Ma che stava pensando! Dolcetta!? Bah, come gli era saltato in mente un nome del genere?
Si guardò in giro per cercare qualcosa che lo ispirasse e puntò lo sguardo sulla bisaccia.
Dentro c'erano tutte le erbe che aveva raccolto quel giorno, inclusa... L'erba saetta... Katniss. Si, pensò, quello era il nome giusto. Katniss. Suonava bene!
Guardò la bambina che aveva afferrato dolcemente il suo dito e lo stava abbracciando come fosse un peluche. 
« Katniss. » Ripetè Peter alla figlia, come se cercasse il suo consenso.
La bimba sembrò capirlo e gli sorrise poi chiuse gli occhi e, come la madre, si addormentò.
« È un bel nome, Katniss. » Il signor Everdeen si voltò verso la moglie che doveva aver ascoltato tutto nonostante fosse stremata. 
L'uomo le lasciò un leggero bacio sulla fronte e ripose la bambina addormentata dentro la culla.
Rimase ad osservarla per un tempo che gli sembrò infinito. 
Si, pensò, è un nome proprio speciale.
~
 
Ciao a tutti ^^ 
Finalmente sono tornata all'attacco con una nuova storia!
Non chiedetemi come mi sia venuta in mente un'idea del genere, perché non lo so nemmeno io xD
In pratica ero sull'autobus e dietro di me c'era una donna con un passeggino e... Ok, l'ispirazione mi ha giocato un brutto scherzo! ahahahah :')
Questa sarà una raccolta di OS sulle nascite dei personaggi che mi sono piaciuti di più. 
Non so ogni quanto aggiornerò perché a breve ci saranno gli esami e di tempo ne avrò poco :(
Spero comunque che vi piaccia, che non risulti troppo banale e che recinsiate in tanti <3
Specialmente se avete delle critiche positive da fare sarò ben disposta ad ascoltarle :D
E ora... Buh! Non ho nient'altro da dirvi, baci,
 
Giulia =)

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Pezzo d'oceano ***



Il Distretto 4 risplendeva sotto il sole proprio mentre Wave Odair si trovava distesa sul letto sul letto bianco dell'ospedale, in preda all'ansia: stava per partorire. Il medico le aveva assicurato di poter stare tranquilla, che non ci sarebbero state complicazioni, ma lei non riusciva a non pensare che a breve si sarebbe trovata in braccio un piccolo bambino, il suo bambino. Si toccò il grembo, chiuse gli occhi e rimase cosi per alcuni minuti.
Sentiva i leggeri calci del bimbo, impaziente di uscire. Quel suono era piacevole quanto quello delle onde del mare. Si rilassò e finì per addormentarsi.
Ma il sonno durò poco perché dolori lancinanti cominciarono a scuoterla. Era quasi ora. Dopo alcuni minuti, un equipe di medici la circondava, lei era in preda alle contrazioni e teneva la mano stretta attorno alla sua collana. Era il suo portafortuna: una collana con una piccola conchiglia bianca, di quelle che solo la spiaggia del suo Distretto poteva offrire. Ripensò a suo marito che l'aspettava fuori dalla porta, troppo teso per poter entrare a farle compagnia. Wave chiuse gli occhi e si lasciò guidare dai medici.
 
Dopo alcune ore, la signora Odair era lì, con gli occhi stanchi e socchiusi, la fronte sudata, circondata dai parenti che si accalcavano per poter anche solo toccare il piccolo Odair. Il bimbo distribuiva sorrisi a chiunque incrociasse il suo sguardo e ciascun parente rimaneva abbagliato dalla sua bellezza. Il signor Odair sfiorò dolcemente le guance del figlio. Poi battè le mani e chiese a tutti di lasciarlo solo con la moglie e il figlio.
All'inizio ci fu un coro di "Uff" e alcune lamentele da parte di sua sorella Celestia, ma alla fine tutti uscirono e lasciarono soli i novelli genitori e il piccolo Odair.
« Assomiglia ad un raggio di sole, non credi? » Chiese Dennis Odair fissando dolcemente il figlio.
Wave non rispose, pareva incantata dall'aspetto del figlio: il piccolo ricciolo biondo, gli occhietti azzurri come il mare del Distretto 4. Più che un raggio di sole, per lei assomigliava ad un pezzo d'oceano. Senza pensarci due volte, prese la sua collana con la conchiglia e la mise al collo del figlio.
« Come vorresti chiamarlo? » Continuò il signor Odair fissando la moglie con occhi brillanti.
« Non so... Tu a che nome stavi pensando? » Chiese Wave accarezzando i palmi del figlio.
« Beh, tuo padre, Finnick, aveva un bel nome e lui gli somiglia terribilmente... » 
« Caro, no! Io non voglio che tu ti senta obbligato a dare a nostro figlio il nome di mio padre solo perché è venuto a mancare poche settimane fa. » Disse ansiosa Wave, spostando lo sguardo dal figlio al marito.
« Ma io non mi sento obbligato, solo vorrei che tu avessi qualcuno che te lo ricordi. E lui, beh, se non ha ripreso dal nonno allora non è nostro figlio. » Disse ridendo il signor Odair, accarezzando la moglie e sfiorandole la fronte con le labbra.
La moglie sembrò pensarci un momento, poi fece richiamare i parenti in stanza, sorrise anche lei e fissando il figlio mormorò:
« Finnick. » Il bimbo la guardò un momento imbronciato come se non gli piacesse ma poi emise quella che avrebbe dovuto essere una risata. 
Risero anche tutti i parenti in coro e alla novizia nonna scivolò perfino una lacrima in volto.
Finnick Odair provò a mordicchiare la conchiglia e la madre gli toccò il piccolo nasino con dolcezza.
Finnick la guardò con i suoi occhi azzurri, si accoccolò meglio verso il corpo della madre e si addormentò, come un piccolo pezzo di oceano ignaro del suo futuro.
~
 
Ehii lettori! :3
Scusate se ci ho messo un po' ad aggiornare la storia, ma sono cominciati gli esami e sono stata impegnatissima con lo studio. 
Anyway, ora sono qui e spero vivamente che l'OS su Finnick vi piaccia.
Mi dispiace immensamente di non essere riuscita ad allungarla più di cosi, perdonatemi :(
Inoltre mi scuso per la parte iniziale del parto, sapete, ho 13 anni e mi è difficile scrivere di situazioni del genere xD
Spero comunque di aggiornare presto ma non vi prometto niente ahahah ;)
Buona lettura, baci,
 
Giulia =)

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** L'elfo di legno ***



Il signor George Mason, durante il giorno del parto di sua moglie, era intento a tagliare legna come al solito.
Si asciugò il sudore con il dorso della mano e guardò il sole di mezzogiorno, alto nel cielo. Rivolse un pensiero a sua moglie: odiava non essere con lei in quel momento. Poi però gli venne in mente che forse per Melissa Mason non era lo stesso.
Come quella volta, durante il settimo mese di gravidanza, in cui si scontrarono e la donna cadde a terra con un gran tonfo.
All'inizio sembrò che non le fosse importato molto dell'incidente, ma alcuni secondi dopo cominciò ad inseguire il marito per tutta casa fin quando l'uomo fu costretto a rinchiudersi nella futura cameretta della bambina. No, era meglio tenere la sbadataggine del marito lontano dalla donna.
Tutti nel Distretto seguitavano a ripetere che George Mason avrebbe dovuto tenere sempre alta l'attenzione, con sua moglie nei paraggi. Perfino il vecchio Jerry, il più anziano tra i taglialegna, ripeteva spesso all'amico: "Finirai per impazzire con quella donna lì, lo sanno tutti che è figlia del demonio". Già, figlia del demonio, una delle tante stupide credenze superstiziose del settimo Distretto.
Tutto nasceva dalla consapevolezza che Melissa Mason era stata abbandonata fin da piccola e per giorni non aveva nè mangiato, nè bevuto; solo urlato ventiquattr'ore su ventiquattro. Il medico del Distretto era disperato: com'era possibile che quella ragazzina riuscisse a sopravvivere senza nutrirsi? Cosi le fu attribuito il soprannome di "figlia del demonio". Ma a George non era mai importato: sua moglie le era piaciuta fin da subito e nonostante fosse un po' vittima dei suoi comportamenti, l'amava comunque.
Bel coraggio quello del signor Mason!
 
Verso le quattro del pomeriggio, i Pacificatori addetti alla supervisione dei taglialegna decisero di dare il permesso di uscita anticipata a George, che era ormai troppo nervoso per poter continuare a lavorare. Venne salutato da tutti con un caloroso augurio e si incamminò verso casa.
Arrivato davanti alla piccola baracca di legno, sentì delle stridule urla provenire dalla camera da letto e sorrise.
Prima che potesse tirare fuori dalla tasca sudicia le chiavi di casa, la porta imponente che gli stava di fronte si aprì con un gran rumore e il dottor Willys, un uomo sulla cinquantina con il pizzetto ingrigito e una valigetta in mano, uscì di corsa dalla casa senza prestare attenzione al novello padre che aveva spalancato la bocca dalla sorpresa. Ignorando la maleducazione del dottore, George Mason entrò in casa.
A causa della troppo emozione, rischiò di inciampare varie volta prima di entrare, finalmente, nella camera dove si aspettava di trovare sua moglie con la bimba appena nata. Ma la scena non fu proprio come l'aveva immaginata: Melissa dormiva saporitamente sul letto dove era avvenuto il parto e sembrava non accorgersi delle urla che invece provenivano dalla culla che George aveva intagliato personalmente per la bambina.
L'uomo si avvicinò con cautela ad essa e vi trovò dentro una bimba cosi piccola che gli fece una gran tenerezza. Non provò a prenderla in braccio perché ebbe paura di fare la cosa sbagliata; invece le posò accanto una piccola sagoma intagliata nel legno che ritraeva un piccolo elfo dalle orecchie lunghe. George non sapeva cosa piacesse alle bambine e gli era venuto spontaneo modellare il legno in quel modo.
Abbassò lo sguardo sulla copertina che la bimba teneva con le manine delicate; vi era cucita una parola con del filo verde molto sottile e a George non servì leggerla per sapere cosa vi fosse scritto: Johanna. Era quello il nome che Melissa aveva scelto per la bambina giorni prima, quando era intenta a scriverne alcuni su piccoli fogli di carta ingiallita. George sospirò, a lui non piaceva molto quel nome ma per vedere felice la moglie avrebbe fatto qualsiasi cosa. Tornò a guardare la bambina che aveva cominciato a "mordere" il piccolo elfo di legno, procurandosi piccole feritine sulle labbra morbide e minuscole. Certamente, il carattere non le mancava.

 
~

Buonsalve tributi!
No, tranquilli, gli ibridi non mi avevano mangiata, sono ancora tutta intera per vostra (s)fortuna :P
Dunque, comincio col dirvi che ho avuto serie difficoltà nel trovare l'ispirazione e questa è stata la principale causa del mio ritardo.
Ho voluto dedicare questa OS a Johanna che è il mio personaggio femminile preferito *w*
Sinceramente vorrei chiarire alcuni punti: 

• Ho sempre immaginato Johanna come una ragazza cresciuta con genitori insoliti che hanno sempre aumentato i pregiudizi su di lei (è una mia stupida convinzione, lo so xD)
• Non so se gli abitanti di Panem credessero o meno agli Elfi o alle fate, perché siceramente credo che esistessero pochi libri su argomenti del genere. Diciamo che è un personale tocco di fantasia, spero vi piaccia ugualmente ;)
Spero che nel complesso anche questa OS vi sia piaciuta e ringrazio tutti i recensori o i semplici lettori di passaggio.
Ho ricontrollato la storia ma avvertitemi se trovate alcuni errori e cercherò di rimediare <3
Baci e recensite,

Giulia =)

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Fiorellino delicato ***



Per Katniss Everdeen la giornata era stata tutt'altro che perfetta.
Jimmy Brown, un ragazzino scarno dagli occhi grigi e con i denti da topo, aveva tentato di strappare il disegno che tanto faticosamente la bambina aveva illustrato per suo padre a scuola. Rappresentava uno dei tanti fiori che il signor Everdeen portava alla moglie ogni giorno e con i quali la donna preparava le medicine migliori del Distretto 12: la primula.
Quando il padre, Peter Everdeen, la venne a prendere a scuola, ci mancò poco che la bambina scoppiasse in lacrime. Il disegno era tutto stropicciato e c'era un lieve strappo al lato del foglio. 
« Katniss, non piangere, per me conta il pensiero. Anche se in classe preferirei che tu stessi attenta, signorina. » Disse il signor Everdeen e la bocca di Katniss emanò una fresca risata allegra.
Tornando a casa, mano per la mano, Katniss e suo padre si fermarono in un punto accanto alla bottega della sarta, dove alcune primule gialle coloravano l'erbaccia secca. Peter Everdeen si avvicinò e fece vedere a Katniss come raccogliere le primule in modo delicato. La bambina però, ne strappò una con cosi tanta maldestria che portò con sé anche una piccola zolla di terreno, sporcandosi il vestitino color menta e i capelli raccolti in due trecce. Prima che dai suoi occhi lucidi cominciassero a scendere delle lacrime, il signor Everdeen la aiutò a coglierne un'altra in modo corretto. Katniss rise e dopo averne raccolte altre, tornò a casa saltellando assieme al padre. Una volta arrivati, i due entrarono nella casa, stranamente silenziosa.
Sentirono entrambi la voce del dottore e la seguirono per poi ritrovarsi di fronte ad una porta socchiusa. Peter Everdeen fece passare Katniss davanti a sé e insieme entrarono nella camera da letto. Il dottore li salutò con un cenno della testa e continuò a fissare un punto preciso della camera: una culla all'angolo del muro. Il signor Everdeen mandò un bacio alla moglie con la mano e si diresse verso l'oggetto. Katniss lo seguì, ma non prima di aver scoccato un bel bacio sulla fronte della madre.
La donna le sorrise debolmente e si girò con fatica verso i due curiosoni di famiglia che erano attorno alla culla. Katniss storse il naso: la sorellina era pallida, sembrava avesse la febbre e aveva le labbra cosi piccole da sembrare sproporzionate rispetto alla dimensione della testa. Katniss toccò con l'indice e senza un minimo di delicatezza, la guancia rosea della sorella, la quale cominciò a piangere ininterrottamente. Il signor Everdeen prese in braccio la bambina e cominciò a passeggiare per la stanza fin quando la bambina non si addormentò nuovamente. 
« Katniss, non devi essere cosi sgarbata con tua sorella, è pur sempre una neonata e come tale è delicata quanto le primule che ti ho mostrato prima. » Disse dolcemente Peter; Katniss però aveva l'aria assorta.
« Primrose. » Mormorò senza accorgersene.
« Eh? » Peter Everdeen era stato colto in contropiede e aveva dipinta in volto un'espressione confusa.
« Il nome giusto per la mia sorellina, Primrose. In fondo non stavi dicendo che era delicata come un fiorellino? » Il signor Everdeen, voltandosi verso la moglie, vide che questa annuiva sorridente.
Lo stesso faceva il dottore che, con aria paziente, guardava sorridendo la piccola Katniss. 
Che poi, per essere piccola e maldestra, Katniss aveva trovato un bel nome per la nuova arrivata: Primrose, il fiorellino delicato.


Ciao a tutti ^^
Scusatemi se è da un po' che non pubblico ma, l'ispirazione mi aveva abbandonato, poi sono stata in vacanza e blablabla...
Ho provato in tutti i modi ad allungare il racconto ma non ci sono davvero riuscita riuscita ^^" 
Spero comunque che vi piaccia e che vi rallegri un po' perché io mi sono divertita molto a scrivere di una piccola Katniss ahaahah C:
Dunque, vi saluto, fate buona lettura e... Passate una buona giornata o una buona notte ;D

Giulia =)


Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1877991