Il mio rifugio sei tu

di Britin_Kinney
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Il Mio Rifugio Sei Tu

Merlin non sapeva perché l'aveva seguito a quella santissima, benedettissima battuta di caccia. Era quasi Natale, c'era un freddo cane e, per fortuna, gli zoccoli e i brontolii dei cavalli nascondevano i suoi denti che battevano incessantemente. Sarebbe stato meglio che Artù non li sentisse, sennò avrebbe anche dovuto sopportarlo mentre lo sbeffeggiava ritenendolo una femminuccia. 
E certo! 
Lui aveva le sue tre casacche e la sua giacca di pelle a tenere caldo il suo corpo da asino impedito. Merlino invece aveva solo i suoi abiti di sempre.
Avrebbe voluto -non sapeva, davvero- sopprimerlo, drogarlo, strozzarlo, dargli tante di quelle botte in testa da farlo rimanere incosciente per il resto della sua vita e tanti saluti alla grande Albion.
Purtroppo, per sua grande sfortuna, aveva dovuto seguirlo, in quanto valletto reale.                                               
Uther aveva ordinato ad Artù di cacciare un grosso cinghiale, il più grande che avesse mai potuto uccidere per il banchetto di natale e com'è ovvio e risaputo, Merlin era dovuto andare con lui. Per proteggerlo da:
1. La sua asinina idiozia.
2. Il cinghiale.
3. Possibili banditi.
4. Da Merlin stesso.
E, davvero, con tutto il cuore, non sapeva cosa avesse la priorità.
In quel momento avrebbe voluto lanciargli contro un sasso o, peggio, trasformarlo in un rospo o in qualcosa di inanimato, probabilmente sarebbe servito di più come gnomo da giardino che nelle vesti di principe di Camelot.
Mentre progettava possibili ed efficaci attentati all'erede al trono, cominciò a grandinare.
Merlin mugulava per i chicchi di ghiaccio che lo colpivano sul viso.                                                                
Dai, Merlin -si disse- uccidilo adesso, tanto siete soli, nessuno lo saprà mai... Potrai tornare a Camelot urlando sconvolto: "Il principe è sparito!"
Dopo qualche minuto cominciò a piovere e subito dopo a nevicare: ma il cielo ce l'aveva con lui, o cosa?!
"Dovremmo trovare una grotta o qualcosa del genere, per ripararci. Riprenderemo domattina" informò il principe, voltandosi verso un Merlin fradicio e infreddolito al punto da avere degli spasmi. "Lì c'è una grotta, potremmo ripararci" disse e con la mano guantata -diversamente da Merlin che le mani quasi non le sentiva più- indicò una piccola grotta pochi metri più avanti. 
La pioggia peggiorò diventando un vero e proprio acquazzone. Si affrettarono, dunque, a trovare riparo in quella grotta.
Il tramonto arrivò troppo presto e fuori non accennava a spiovere.                                                  
Così, Merlin, battendo i denti e tremando più di prima provò ad accendere il fuoco, purtroppo le sue mani tremavano più del dovuto e al terzo tentativo anche l'acciarino gli cadde di mano.
Artù afferrò le due pietre e accese il fuoco al primo tentativo.
Merlin lo lasciò fare, senza protestare.
Una volta che la luce del focolare illuminò l'ambiente, Merlin si guardò attorno per cercare la sua sacca da viaggio, per prendere una coperta e con suo mastodontico dispiacere non la trovò... Ma come?! Era così sicuro di averla portata.
"Merlin, il tuo silenzio mi preoccupa" esordì ad un certo punto il biondo.
"Che cos'hai?" gli chiese.
"Ho freddo" rispose.
"Anche..." 'io', avrebbe voluto rispondere ma fu congelato sul posto da 
un'occhiata omicida del valletto.
"Sai, c'è una cosa che mi hanno insegnato in questi casi..." cominciò Artù, iniziando a sfilarsi le casacche e restando, quindi, a petto nudo.
"Che diamine fate? Vi verrà un malanno, così!" lo rimproverò il moro, ma Artù incurante delle sue parole, si tolse anche i pantaloni "Voi. Siete. Matto" commentò Merlin prima di coricarsi dando le spalle all'asino ma, passati cinque secondi esatti, ricominciò a battere i denti e ad avere spasmi violenti. E i vestiti bagnati contribuivano solo a fargli arrivare il freddo fin dentro le ossa.
"Spogliati" ordinò il principe.
"C-c-come p-p-prego?" snocciolò Merlin.
"Spogliati. Ci riscalderemo, fidati" proferì il biondo prima di avvicinarsi al moro e provare a spogliarlo contro la sua volontà. Al diavolo la gentilezza, ne andava della vita di quella testa di legno del suo valletto!
"N-n-non t-t-t-toccatemi" protestò Merlin, Artù fece finta di non sentirlo e gli sfilò ugualmente la giacca.
"È t-t-t-tutta c-c-c-colpa v-v-vostra" lo accusò Merlin "M-m-mi v-v-verrà u-una f-f-febbre or-r-rib-bile e m-mor-r-rirò" disse al principe.
"Vuoi smetterla di dire idiozie?!" sbottò il biondo "Ascoltami: devi spogliarti e dobbiamo riscaldarci con la temperatura corporea a vicenda. È una delle regole di sopravvivenza in questi casi e se tu non fossi così tonto, lo sapresti" Merlin sbuffò, tremando.
"D-d-d' ac-c-ord-do m-ma f-f-fatemi il-l f-f-favor-re d-d-di v-v-volt-t-tarv-vi" impose Merlin.
"Oh, andiamo, Merlin! Non fare il cretino" lo riprese l'erede.
"V-voltat-tev-vi, ho d-d-dett-t-to" ripeté Merlin con un tono che non ammetteva repliche, Artù sollevò le mani in segno di resa e si voltò. Merlin si alzò e in meno di venti secondi smise la sua casacca blu, la bandana rossa che portava sempre al collo, gli stivali e i pantaloni.
Tornò a coricarsi, dando nuovamente le spalle al principe.
"Ho f-f-finit-t-to" rispose. Quando Artù si voltò, Merlin potè quasi sentire gli occhi del principe perforargli l'anima.
Si morse le labbra per l'imbarazzo mentre, meravigliato oltre ogni limite, Artù lasciava correre le iridi azzurre lungo la schiena nuda del mago.
Si avvicinò con cautela a lui.
Nel momento in cui il suo torace toccò le spalle di Merlin sussultò, era gelato! Capì la gravità delle condizioni di Merlin e si prodigò per riscaldarlo: passò un braccio intorno alla vita del servo e lo strinse contro di lui. Merlin chiuse gli occhi, sentendo il calore di Artù fare effetto, disperdersi in ogni parte di lui.
I denti che battevano, lentamente, smisero di farlo e gli spasmi che lo tormentavano a poco a poco scemarono, trasformandosi in banali tremolii sparsi tra le mani e le gambe intrecciate a quelle del principe. 
Si sentiva come un tutt'uno con lui... 
Artù, per sbaglio, toccò il petto di Merlin e si accorse di quanto fosse raffreddato anche sul davanti. Così lo voltò e se lo strinse contro per riscaldargli anche il petto, i fianchi e il viso.
Ci fu un momento di assoluto silenzio... momento in cui Merlin sollevò il capo, incontrando gli occhi azzurri di Artù.
"Grazie" gli sussurrò.
Artù non seppe cosa lo stesse spingendo a fare ciò che stava per fare.                          
Ma per un attimo riuscì ad imprigionare gli occhi del mago con il suo sguardo e avvicinandosi lentamente -così lentamente da temere che non si stesse nemmeno muovendo-, sfiorò le labbra di Merlin in una carezza labiale casta, sbagliata, eppur cosi immensamente e maledettamente giusta...   Non perse tempo e con sconfinata sicurezza, imprigionò con maggior foga le labbra di Merlin con le sue. La sua lingua cercò quella del mago, per assaporarlo, per bearsi di lui.

E in men che non si dica, Artù fu tra le sue gambe divaricate.
"No..." soffiò Merlin sulle sue labbra in un misto tra il contrariato e l'arrendevole, sentendo la sabbia asciutta del freddo terreno della grotta graffiargli la schiena mentre il principe sopra di lui lasciava baci dolci tra le sue ciocche more "No, Artù..." sospirò contro il collo del principe ma lui non sembrava neppur vagamente sentirlo "Artù, fermatevi!" Merlin lo spinse con le mani sul petto, facendolo ricadere al suo fianco.
"M-mi dispiace" balbettò Artù... fin quando non si accorse realmente e concretamente di ciò che aveva fatto "IO NON..." cominciò "Oddio, perdonami, Merlino... cioè, io non volevo... insomma, volevo ma..." Merlin gli poggiò un dito sulle labbra.
"Tranquillo, sire. Non è..." cominciò arrossendo "N-non è successo n-nien..." balbettò.
"NIENTE?!" balbettò Artù diventando paonazzo e facendolo sobbalzare. "NON MI PARE CHE NON SIA SUCCESSO NIENTE!" esclamò ancor più esterrefatto.
"D-d'accordo... allora facciamo finta che non sia accaduto niente. Niente, intesi?" parlò Merlin con ancora il fiatone per le attenzioni del principe ricevute qualche minuto prima.
"Ti prego di dimenticare tutto, Merlin. Io... mi sono trovato nella difficile situazione di sentire della 'carne calda' accanto a me. Era da un po' di tempo che non... ecco..." tossichiò, schiarendosi la voce "E quindi, il tuo corpo -incosciamente!-, ha risvegliato delle pulsioni sconvenienti e fuori luogo" Merlin si voltò a guardardo oltraggiato.
"Dunque io sarei solo della 'carne calda' per voi, eh?!" esclamò offeso, alzandosi in piedi, avendo l'improrogabile necessità di vestirsi, di coprirsi agli occhi del principe.
Andò vicino ai suoi vestiti per indossarli e fortunatamente li trovò in ottimo stato; erano abbastanza asciutti per poterli indossare, certo sempre un po' umidi, ma comunque non letali come un'ora prima.
Poi prese un bastone, legò attorno ad esso il suo foulard cremisi e dopo aver rovesciato sopra la stoffa una delle pozioni di Gaius, particolarmente oliosa, gli diede fuoco.
"Che cosa fai?" chiese il principe, vendendolo allontanarsi da lui "Dove stai andando?" chiese, alzandosi "Merlin?" gli afferrò un polso e vide uno strano, vago e sospetto lucore brillare negli occhi del mago "Stai piagendo?" chiese Artù.
"No..." rispose Merlin con voce rotta, asciugandosi di riflesso gli occhi con le maniche "Lasciatemi in pace" fece per liberarsi dalla stretta di Artù, che diventò ancor più ferrea.
"Aspetta" mormorò il principe.
"Ho detto lasciatemi!" strillò il servo, cominciando a piangere "Maledizione, perché dovevate... insomma... non potevate tenere a freno le vostre...?" A Merlin, pensando di essere solo carne da macello per chiunque avesse voluto usufruire del suo corpo, venne da vomitare.
Un conato gli fece ribollire lo stomaco.
"Il tuo corpo era così morbido e avevo voglia di... cioè tu... ecco... Sì, d'accordo! Ammetto di aver pensato, anche solo per un minuto, che questa sera sarei riuscito a fare l'amore con te" Merlin levò un dito davanti al viso di Artù.
"Non provate, mai più, a sporcare l'amore con queste vostre parole. Cosa ne sapete, voi, dell'amore?" sibilò il moro.
"Okay, bene, d'accordo: ammetto di aver pensato che sarei riuscito a scoparti, va bene così?!" sbottò inacidito l'asino.
Merlin si sentì ferito e offeso nel profondo e tirò uno schiaffo ad Artù, sentendosi uno schifo il secondo dopo.
Artù ci mise qualche millesimo di secondo per mettere insieme i tasselli: lui... aveva davvero fatto ciò che aveva fatto?
"Come hai osato?!" tuonò contro il mago. Merlin si morse le labbra e le lacrime calde scivolarono sulla sua lingua, sentì un sapore salato e amaro. Artù si avventò su di lui, bloccandolo contro la parete di roccia della grotta. "Merlin, ti rendi conto di quello che hai fatto? Dovrei mandarti alla gogna per un mese" lo minacciò, Merlin alzò lo sguardo ferito e orgoglioso e rispose con parole taglienti quanto i suoi occhi azzurri in quell'istante.
"Tanto sapete che non mi opporrò, la carne calda non si oppone. Potreste vendermi, aprire un mercato di schiavi solo per me, solo per questa 'carne calda'" si colpì il petto con entrambe le mani, come a decretare che la 'carne calda' era lui e lui soltanto.
Detto questo non ce la fece a guardarlo ancora negli occhi e voltò il capo, non sapendo se si sentiva più ferito dallo sguardo del principe o dalle sue stesse parole.
"Perché te la prendi tanto?" chiese sospettoso il biondo.
"Perché, anche se sono un servo, conservo il mio orgoglio e la mia dignità. Potreste anche prendermi qui, in questa grotta, fare del mio corpo ciò che vorrete ma... ricordatevi che la dignità non potrete togliermela, mai".
Artù gli prese il viso tra le mani, costringendolo con non poca difficoltà a guardarlo negli occhi e prestare la massima attenzione alle sue parole.
"Ascoltami: io non volevo..." uno sguardo particolarmente significativo da parte del servo, gli bloccò le parole in gola.
Merlin accerchiò i suoi polsi con le mani e le tolse dal suo viso, facendole scivolare lentamente lungo i suoi tratti giovani.
"Torno a Camelot" annunciò con voce rotta il moro.
"Ma fuori piove ancora e... ed è pericoloso" fece Artù.
"Preferisco andare adesso. Grazie per l'interessamento" Merlin sentì un tonfo al cuore mentre pronunciava quella frase, afferrò la sua borsa e uscì dalla grotta. Salì sul suo ronzino, lasciando il principe in quella grotta nudo e pieno di interrogativi.
Spronò il cavallo a galoppare perché arrivasse prima a Camelot, la bestiola non si fece intimorire dai tuoni e obbedì a Merlin.
Merlin arrivò a Camelot a tarda notte, più o meno le quattro del mattino.                          
Era buio pesto e solo le torce all'ingresso della cittadella illuminarono Merlin mentre si avviava nelle stalle.
Quando entrò negli appartamenti del medico di corte, trovò il mentore mezzo addormentato sul tavolo, probabilmente era rimasto lì ad aspettarlo. 
Il vecchio si strofinò gli occhi e con voce roca domandò: 
"Merlin, dove sei stato? Artù sta bene?"
"Sì, sta bene. Ha preferito rifugiarsi in una grotta qui vicino. Tornerà domattina" informò con tono smorto.
"Ma che cos'hai?" domandò scrutandolo in viso, improvvisamente attento nonostante l'orario.
"Niente. Sto... sto bene. Buonanotte, Gaius" salutò Merlin, prima di entrare nella sua stanza sfilarsi gli abiti nuovamente fradici e indossarne degli altri asciutti e comodi. Si infilò sotto le coperte e lasciando cadere poche lacrime, si addormentò sfinito.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Il Mio Rifugio Sei Tu
Capitolo 2
 
"Il principe è tornato a Camelot!" esclamò una guardia annunciando il ritorno del principe nel regno. Come al solito, l'erede fu accolto con sorrisi di bentornato e acclamazioni. Le più anziane che lo avevano praticamente visto crescere, ogni volta che faceva ritorno sano e salvo, si portavano una mano al petto sollevate. 
Inutile dire che Artù non avesse nient'altro a cui pensare se non ciò che aveva fatto a Merlin la notte prima.
Insomma... poteva anche tenersi quel "carne calda" e "credevo che sarei riuscito a scoparti".
Certo era, però, che Merlin poteva anche non schiaffeggiarlo. 
Cavolo, lui era il principe! 
L'erede al trono di Camelot! E si era fatto prendere a schiaffi da un servo idiota. Come diavolo si era permesso, quell imbranato?!
Spinto da queste riflessioni, Artù, smontò da cavallo e reggendo l'elsa della spada attaccata alla sua cintura attraversò la piazza dirigendosi agli appartamenti del medico di corte.
Bussò, nel tentativo di buttare giù la porta.
"Arrivo! Arrivo!" si sentì sbraitare da dentro. Dopo qualche istante dalla porta spuntò il viso confuso di Gaius.
Perché diavolo tutto quel trambusto?
"Buongiorno, sire" lo salutò, ma Artù spinse la porta, facendosi strada oltre Gaius, scandagliando la stanza alla ricerca di Merlin.
"Dov'è quell'idiota incompetente?" chiese stizzito.
"L'incompetente, come lo chiamate voi, è già al lavoro sire. E vi è devoto più di quanto riusciate a pensare" replicò irritato Gaius acciuffando la sua bisaccia per le commissioni. Uscì borbottando qualcosa che somigliava tanto ad un : questi principini con i loro capricci!
Artù rimase per un istante fermo, poi fissò la stanza con aria omicida e schizzò spedito per le sue stanze.
"Merlin!" tuonò aprendo con forza il portone, tanto da farlo sbattere contro il muro.
Era sicuro che il tempo che avrebbe trascorso a cercarlo gli avrebbe fatto perdere qualsiasi tipo di crisi isterica o rabbiosa lo stesse tenendo in pugno, per questo voleva trovarlo in fretta, prima che ogni traccia di stizza sparisse e ogni parvenza di rabbia si riducesse al minimo.
Purtroppo, Merlin, non era neanche nelle sue stanze.
"Sarà a lavare i panni" ragionò, gettò senza alcun riguardo tutto ciò che lo appesantiva sul tavolo, Cotta di maglia e spada comprese, rimanendo in casacca, pantaloni e stivali. Comininciava a sentirsi, più fresco, quasi meno stanco e per questo più rilassato e lui non voleva essere rilassato in quel momento, voleva solo trovare Merlin per dirgliene quattro.
"Merlin!" urlò cercando di ottenere un tono abbastanza intimidatorio, che incutesse una certa ansia. 
"Non è qui, sire" rispose una lavandaia, avvicinandosi a lui.
"Sai per caso dove potrebbe essere andato, Mary?" chiese alla ragazzina che per un istante pensò solamente al fatto che il principe le stesse rivolgendo la parola. Come tutte le altre donne del castello, la bellezza di Artù, non le era indifferente.
"No, sire. Ha detto che doveva andare a finire i suoi doveri e poi si è praticamente volatilizzato da qui" raccontò e lui la prese per le spalle, sorridendogli: alla ragazza venne un mezzo infarto con tanto di capogiro.
"Grazie mille, Mary" disse prima di dileguarsi da quel posto pieno di vapore, umidità e odori strani.
 
"Merlin" il servo si sentì chiamare da Gaius, mentre usciva dalla città bassa per recarsi nel bosco dietro Camelot.
"Sì?" rispose il moro.
"Artù ti sta cercando" lo informò.
Il servo lasciò cadere la pala che usava per ripulire le stalle e si terse la fronte con il dorso della mano.
"Bhe, chi se ne importa" rispose, lasciando cadere le braccia lungo i fianchi.
"Che significa 'chi se ne importa'? Artù ti sta cercando ed è anche molto adirato" spiegò, credendo che Merlin avesse un delirio da febbre alta.
"Non mi importa, se lui è adirato io lo sono per tre volte" replicò riacciuffando la pala e continuando a lavorare imperterrito.
"Come vuoi, dovrei tornare per pranzo. Ci vediamo dopo" lo salutò, Merlin rispose con un cenno della mano, senza staccare gli occhi dalla pala.
Gaius fece spallucce e si avviò.
Doveva a tutti i costi evitare Artù. A tutti i costi!
Quando finì nelle stalle, passò dalla sua stanza per riempire un catino e darsi una ripulita. 
Si vestì e si recò nelle stanze del principe.
Non appena aprì la porta, le prime cose a saltargli all'occhio furono la spada sporca di polvere e la cotta di maglia malamente appallottolata gettate sul tavolo.
Merlin sentì cigolare il cardine della porta.
Qualcuno stava per entrare... era Artù!
Schizzò attraverso la stanza, raggiungendo l'armadio. Aprì un anta e vi si nascose, tappandosi la bocca con una mano.
Non appena entrò, Artù, cominciò a spogliarsi sbuffando ad ogni minimo movimento.
Quando fu nudo, Merlin lo osservò.
La sua mano scivolò dalle sue labbra e fu come se i suoi occhi turchesi si aprissero per la prima volta: l'aveva mai guardato, veramente?
Studiò la linea del collo che scendeva giù, disegnando sul suo fisico il magnifico tratto ondulatorio della schiena possente, le natiche perfette scolpite dagli angeli celesti, le gambe tornite, snelle, forti.
Il principe si voltò: le sue spalle grandi, i suoi pettorali, il ventre piatto e perfettamente scolpito, i fianchi che disegnavano una dolce forma torica, poco accentuata come gli estremi di una fede nuziale.
E poi la parte proibita, quella su cui Merlin aveva preferito distogliere lo sguardo.
Artù era bellissimo, perfetto.
E sarebbe stato suo se solo Merlin l'avesse voluto.
Perché era stato così sciocco da respingere tutta quella eterea perfezione?
Ricordò il suo signore mentre premeva quel corpo fantastico contro il suo. I suoi baci, il suo calore.
Maledizione, Merlin, smettila! Ti stai solo suggestionando!
Senza accorgersene, fece scattare un chiodo sporgente, ferendosi l'avambraccio mentre si riportava la mano alle labbra.
Purtroppo tapparsi la bocca non sarebbe giovato a molto, visto che i sensi super sviluppati di Artù captarono subito il piccolo rumore.
"Chi è là?" chiese circospetto, studiando anche l'angolo più recondito della camera.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Il Mio Rifugio Sei Tu

Merlin cercò di trattenere il respiro il più possibile ma poi la mancanza di ossigeno, gli fece voltare gli occhi all'indietro e cadde in avanti, uscendo inconsciamente dall'armadio.
Finì per terra e... il buio.
Quando si risvegliò, sentiva due mani calde che gli poggiavano una panno umido e fresco sulla fronte.
Non osò parlare, si limitò ad aprire un po' gli occhi, guardando ciò che accadeva con il riverbero delle ciglia sugli occhi socchiusi.
Artù, con un panno di lino avvolto intorno alla vita, gli stendeva addosso una coperta di broccato.
Finalmente si azzardò ad aprire completamente gli occhi e puntarli nello sguardo di Artù, che si posò immediatamente sul suo viso non appena colto il minimo battito di ciglia.
"Come ti senti?" chiese.
"Bene" rispose il mago.
Sentiva un forte mal di testa ma, di fronte alla visione di Artù a petto nudo, preferì dimenticarlo.
"Perfetto. Perché sono ancora arrabiato con te" rispose arrogantemente il principe.
Merlin spalancò gli occhi increduli e spinse via il principe, alzandosi dal letto per fronteggiarlo.
"Oh, andate ad diavolo! Voi e i vostri capricci! Voi e i vostri errori! Stupido asino" sbottò per poi andarsene.
Stringendo i denti e i pugni, arrabbiato all'inverosimile.
"Merlin, aspetta" impose il principe.
"No" fu il monosillabo secco la risposta di Merlin.
"è un ordine!" ringhiò Artù.
"Non mi importa!" ribattè Merlin.
"Merlin!" lo richiamò l'erede, bloccando la camminata di Merlin, mettendosi di fronte a lui.
"Ancora non lo hai capito?" il biondo gli afferrò i polsi e poi lo avvolse conn forza con entrambe le braccia, Mentre Merlino si dibatteva, Artù gli stampo un bacio sulla guancia a tradimento "Io sono il principe e devi ascoltarmi!" esclamò.
"Ecco, vedete!" sibilò Merlin.
"Cosa? Cosa dovrei vedere?"chiese Artù stringendolo sempre più impetuosamente.
"Questo vostro modo di ragionare" sibilò Merlin guardandolo negli occhi "Mi disgusta!" gli disse allontanandosi per sfuggirgli.
"Ohhh..." mormorò Artù prendendosi gioco di lui e riacciuffandolo per stringerlo tra le braccia "Sua maestà Merlin è disgustato" continuò sarcasticamente.
"Sì, profondamente. Da tutto ciò che vi caratterizza. La vostra sola presenza mi disgusta" a quelle parole, Artù tenendo Merlin fermo contro il suo corpo, slacciò una delle corde che teneva le tende legate alla struttura del baldacchino con una mano sola.
"Che cosa volete fare? Fermo! Smettetela!"
Lo condusse a forza su una delle sedie attorno al tavolo dove era solito consumare i pasti giornalieri e lo legò allo scranno con foga. 
Merlin continuava a dibattersi.
"Lasciatemi! Lasciatemi!" ordinava sempre più sconvolto.
Che diavolo passava per la mente a quell'asino?!
Artù, incurante delle sue lamentele, lo aveva incatenato alla sedia.
Merlin pensò bene di usare la magia, ma Artù era troppo vicino e sarebbe stato un rischio troppo grande da correre.
Artù si vestì in fretta e poi si avvicinò a lui, inginocchiandosi.
Merlin teneva il capo chino, da bravo prigioniero che si rispetti.
"Guardami" ordinò Artù.
Merlin sollevò il capo con sguardo di sfida.
"Tu sarai mio, con o senza il tuo consenso" soffiò con un tono che non ammetteva repliche, poggiando una mano sul bracciolo dello scranno sul quale Merlin era inchiodato.
Artù si avvicinò di scatto e lo baciò con foga, Merlin gli morse le labbra con forza e il principe si staccò da lui quasi scottato.
Asciugò il piccolo rivolo di sangue che colava dal labbro inferiore.
Impetuosamente, si avventò sulle corde legate strettamente attorno ai polsi e alle caviglie di Merlin.
"Ora ti insegno io come ci si comporta, Merlin" senza alcuna cura se lo caricò sulle spalle.
"No! Siete impazzito?! Lasciatemi! Lasciatemi, vi ho detto!" strillava Merlin contro la spalla di Artù, mentre a tratti intravedeva il tragitto che l'erede al trono stava intraprendendo.
"Mettetemi giù! Lasciatemi!" le guardie vedendo passare il futuro reggente con in spalla il suo servo scalpitante, guardarono la scena sbalorditi ma preferirono non intromettersi e né tantomeno fare domande.
"Quelli come te vanno domati!" esclamò il principe esaltato, dando due pacche sul sedere di Merlin.
Entrò in una delle celle delle segrete e lo incatenò al muro.
Poi si avvicinò, stringedogli il viso tra le mani.
Gli parlò ad un centimetro dalle labbra: "Starai qui sotto finché non avrai capito. Qui avrai tutto il tempo per riflettere, tornerò domattina per vedere se hai cambiato idea" spiegò in un sibilo.
"Non cambierò mai idea!" gli strillò addosso Merlin.
Artù lo guardò male, uscendo dalla cella.
Richiuse la pesante porta di ferro e il suo viso, dopo aver passato la chiave diverse volte, spuntò dalla piccola finestrella barrata.
"Prima o poi sarai mio, o in un modo o in un altro: ricordalo!" esclamò.
"Voi non mi avrete mai!" esclamò Merlin.
Artù rise e se ne andò gridando un: "Lo vedremo".
"Ho detto mai! Mi avete sentito? Mai!" strillò al nulla.
 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Il Mio Rifugio Sei Tu

La mattina seguente, Artù tornò a trovarlo, come promesso (o minacciato) e Merlin non si fece trovare impreparato.
Non aveva dormito tutta la notte, maledicendo l'asino in tutte le lingue che conosceva.
Artù, entrò con un gran sorriso nella cella dove Merlin lo stava aspettando, dove aveva pianificato tutto, non appena il principe si fosse avvicinato abbastanza, lui gli avrebbe rifilato un gran calcio in mezzo alle gambe, avrebbe sussurrato un incantesimo per addormentarlo e in seguito, sempre grazie alla magia, avrebbe cercato di disfarsi delle catene.
"Buongiorno, luce dei miei occhi" salutò metà sarcastico e metà serio il principe.
"Buongiorno, asino" rispose Merlin.
"Vedo che tutto questo non è servito a migliorare i tuoi modi" rifletté il principe, passeggiando lungo la cella, con le mani intrecciate dietro la schiena.
E dai, avvicinatevi, maledizione...pensò Merlin con un moto di impazienza.
"Sai, Merlin: credo che tu non sia abbastanza pronto per uscire da qui" sentenziò il biondo voltandosi verso il prigioniero.
"Artù, per piacere, sapete che tutto questo è ridicolo. Lasciatemi andare e facciamola finita con questa pagliacciata" tentò di farlo ragionare il moro.
"Finché non otterrò ciò che desidero, non intendo lasciarti libero" rispose perentorio il principe.
"Artù, lasciatemi andare. Per favore" implorò il servo.
"E tu dimmi che mi ami" ordinò l'erede, avvicinandosi a Merlin.
"non posso dire ti amo se per la persona a cui lo dico non provo nulla" sibilò il moro e -sperò di sbagliarsi- vide le iridi del suo signore inumidirsi nel sentire quella frase.
"Non è vero che per me non provi nulla: non mentirmi" mormorò il principe.
"Perché dovrei? Che senso ha mentirvi su questo? IO. NON. VI. AMO. Mettetevelo bene in testa. E neanche voi mi amate, desiderate solo il mio corpo: questo non è amore" affermò Merlin.
Vuoi per la frase di Merlin, vuoi per la "sensibilità" del principe in merito a quell'argomento alla fine, Artù, estrasse le chiavi dalla cintura e liberò Merlin dal peso delle manette e delle catene.
"Avanti, vai. Sei libero, adesso!" esclamò il principe spingendolo verso l'uscita.
"Ma, sire..." mormorò Merlin.
"Fa silenzio. Fino a prova contraria sei ancora il mio servo, va a ripulire le mie stanze e fare tutto ciò che fai ogni giorno. Vattene" il tono con il quale il biondo pronunciò l'ultima parola fece tremare le ossa a Merlin.
Quando Merlin era ormai lontano, Artù diede sfogo alla sua rabbia tirando un calcio per terra, sollevando un mucchio di paglia e polvere.
Forse con Merlin doveva utilizzare una nuova tecnica: ignorarlo e aspettare che fosse lui ad avvicinarsi. E, per suo immenso piacere, si rese conto di sapere già come fare: avrebbe organizzato una battuta di caccia, senza tener conto di Merlin, in modo che il servo capisse che lui avesse perso qualunque tipo di interesse nei suoi confronti.
Artù era più che certo che Merlin si sarebbe opposto, insistendo nell'andare con lui. Anche se la caccia -ed era ovvio che fosse così- era una delle attività più odiose per Merlin, il servo si ostinava comunque a seguirlo; odiava qualsiasi cosa riguardasse l'arte venatoria, eppure lo accompagnava sempre, per qualche strana ragione che ad Artù sfuggiva. 
Ma, forse, sarebbe stata proprio quella strana ragione ad avvantaggiare la sua strategia.
Merlin, aveva i giorni contati: presto sarebbe stato suo.
***
Una volta uscito dalle segrete, Merlin si recò nelle stanze del medico di corte che non appena lo vide comparire gli riservò un'occhiata ammonitrice.
"Sta diventando un abitudine per te, sparire" sentenziò il medico.
Merlin si morse il labbro e alzò lo sguardo.
Al silenzio del moro, seguì una seconda occhiata, maggiormente approfondita, con la quale il medico si accorse che il figlioccio avesse passato una notte tutt' altro che piacevole.
"Voglio solo sapere: perché le segrete?" domandò il cerusico.
"Ho risposto male ad Artù" rispose di getto Merlin, senza pensarci.
"Oh, andiamo: manchi di rispetto ad Artù tutti i giorni! Come è possibile che stavolta sia ricorso a misure così drastiche?" ragionò il medico scetticamente.
Merlin cercò di pensare a tutto fuorché alla ragione principale e veritiera, fonte della follia compiuta da Artù.
"L'ho colpito" mentì.
"Eh?" il medico strabuzzò gli occhi, incredulo puntandoli sulla figura del più giovane "E perché mai avresti osato fare tanto?" chiese sospettoso.
"Perché mi fate tutte queste domande?!" sbottò all'improvviso il mago.
"Perché ci tengo che la tua testa resti dove sia" rispose il medico, allibito dalla reazione del giovane.
"Lo so, mi dispiace avervi aggredito. Vi chiedo perdono" mormorò Merlin, scusandosi.
"Sei perdonato, adesso va' a darti una ripulita" consigliò il guaritore di corte.
"Certo..." assentì Merlin e fece per recarsi nella sua stanza "...eh, ah... Gaius?" chiamò, voltandosi verso il mentore.
"Sì?" rispose il medico.
"Ricordatemi di non andare più a caccia con Artù" pregò, guardandolo in viso.
"Ma se non ci andrai, come farai a controllarlo e proteggerlo da eventuali pericoli?" domandò l'anziano alzando un sopracciglio.
"Che si arrangi da solo: è il grande principe di Camelot, lui!" sentenziò sarcasticamente all'indirizzo del principe.
"Ma ha bisogno..."
"Non mi importa" rispose seccamente Merlin, fiondandosi nella sua camera e richiudendosi la porta alle spalle.
"...della tua protezione" sospirò il medico alla porta ormai chiusa.
***
"Merlin!"chiamò il principe fiondandosi negli appartamenti del cerusico "Salve, Gaius" salutò educatamente Artù, non appena vide il medico seduto al tavolo delle pozioni.
"Sire" ricambiò Gaius.
"Dov'é Merlin?" domandò a bruciapelo.
"Nella sua stanza ma si sta..." Artù si diresse a passo spedido in direzione della porta della camera del servitore "...dando una ripulita" sospirò il medico: era stanco di essere interrotto!
Se Artù si fosse fermato ad ascoltare l'intera frase di Gaius... probabilmente sarebbe entrato comunque.
Ma sarebbe troppo facile se tutti ragionassimo con il senno di poi, no?
Ad ogni modo, Artù sarebbe entrato comunque e non si sarebbe perso la visione di Merlin, nudo, mentre detergeva dal suo corpo qualsiasi traccia che lasciasse intendere ciò che aveva passato la notte addietro.
Agli occhi di Artù saltarono subito i segni sui polsi di Merlin, due bracciali immaginari, rossi... a dire il vero quasi violacei.
Ma la cosa su cui lo sguardo di Artù si soffermò fu innanzitutto la pelle vellutata del collo di Merlin e la schiena... era la stessa di quella notte... solo che in quel momento sembrava lontana mille miglia.
Mentre Artù era intento a mangiarselo con gli occhi, Merlin, completamente immerso nei suoi pensieri, non si era nemmeno reso conto della sua presenza.
Fu nel momento in cui si voltò per prendere gli abiti adagiati sulle coperte, ai piedi del letto che si accorse del principe.
"Che cosa diavolo siete venuto a fare qui?!" sbottò immediatamente tentando di coprirsi nei modi più assurdi e ridicoli possibili.
"Io, qui, ci vivo" rispose serio Artù, sollevando la corazza "Anzi, per essere più precisi: dove vivi tu è mio: il tuo letto, la tua camera, l'acqua che bevi..." continuò avvicinandosi pericolosamente al servo "...l'aria che respiri" continuò "Anche tu mi appartieni: perché sei il mio servo. Ed ero venuto ad ordinarti di preparare la borsa delle vivande e di prepare la mia cavalcatura e le armi da caccia" concluse, mentre il mago terminava di vestirsi.
"Andate a caccia?" domandò.
"Sì. E porterò con me Jasper" informò il principe.
"Bene, allora perché non dite a Jasper di preparare l'occorrente per la caccia visto che io non verrò" ribatté il servo.
"Oh, lo so che non verrai. Ma fra queste mura il mio servo sei tu e farai ciò che ti ho ordinato se non vuoi passare cinque clessidre alla gogna. Intesi?" mise in chiaro Artù.
"Ma certamente" disse quasi tra i denti Merlin, senza accorgersene.
Fece un profondo inchino formale (e sapeva quanto Artù odiasse la formalità tra loro) e mentre si chinava il suo sguardo non aveva allentato nemmeno per un attimo la presa sugli occhi di Artù che bruciavano nei suoi.
Per dispetto, mentre usciva dalla stanza, aveva "casualmente" pestato un piede al principe.
"Oh, ma che maldestro: perdonatemi, maestà" si scusò con la voce intrisa di sarcasmo velato.
Il principe non aspettò nemmeno che Merlin compisse un altro passo.
Per ripicca, gli rifilò uno sgambetto e poi, per "rimediare", lo afferrò dalla vita e lo strinse maggiormente, in modo che l'orecchio di Merlin si avvicinasse alle sue labbra.
"Oh, ma che maldestro" scimmiottò il tono di Merlin a voce alta e poi, abbassando la voce: "stavolta farò finta che sia stato un incidente. Ma sta' attento dove metti i piedi o la prossima volta..."
Merlin si voltò bruscamente, intrappolato tra le sue braccia e lo interruppe dicendo: "o la prossima volta invece di pestarvi i piedi, vi strozzerò" lo minacciò, liberandosi poi senza alcuna delicatezza dall' "abbraccio" dell'erede.
Artù lo riacciuffò con un braccio dalla vita, sibilandogli con un moto di sarcasmo: "Ti prendo in parola, Merlin".

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Il mio Rifugio sei tu
Capitolo 5


Il mattino seguente, Merlin, si alzò prima che Gaius si svegliasse, si vestì e prima che potesse far altro, afferrò la bisaccia e si recò in tutta fretta nelle cucine del palazzo, quando entrò c'era solo Fran, la cuoca, che sorseggiava lentamente del tè da una specie di tazza in legno.
-Merlin...- salutò lei, non appena vide il ragazzo -che ci fai qui, così presto?- gli domandò.
-Sono venuto a prendere la colazione per il principe e le vivande, oggi Sua Maestà andrà a caccia- rispose sollevando la bisaccia che teneva stretta tra le dita.
-Capisco... bene, prendimi un vassoio, sono...-
-Lo so...- la interrupe il giovane, educatamente -grazie-
Merlin prese il vassoio destinato a contenere la colazione dell'erede al trono e lo poggiò sul tavolo. Fran, lo riempì subito adagiando un piatto sulla base di argento, lo riempì con la solita colazione che il principe soleva consumare e dopo aver sistemato un calice pieno di vino dolce sul vassoio, fece cenno a Merlin di passargli la bisaccia. Riempì anche quella e dopo aver fatto una buona scorta di cibo, Merlin, se andò salutando e ringraziando la cuoca.
Si legò la bisaccia alla cintura, afferrò saldamente i manici del vassoio e salì le scale per arrivare alle stanze di Artù. Non appena si trovò di fronte al viso la porta degli appartamenti del principe, fu tentato di tornare indietro, ma poi si fece coraggio e bussò.
-Avanti...- si sentì dire da dentro, Merlin sollevò gli occhi al cielo:Ho le mani occupate!
avrebbe voluto obbiettare. Tuttavia, scelte di tacere e aprire comunque la porta.
-Sire- lo salutò seccamente, con un falso inchino.
-Mettilo pure sul tavolo- ordinò Artù, senza degnarlo di uno sguardo mentre le sue mani erano impegnate e legare strettamente la cintura in vita.
Merlin chinò il capo, obbedendo. E nel posare il vassoio sul tavolo di ciliegio, non si accorse di averlo sbattuto, seppur leggermente sul legno pregiato. Nel silenzio del primo mattino, il suono dell'argento contro il legno, risuonò tra di loro.
Artù fermò le mani che armeggiavano sulla cintura di cuoio e volse lo sguardo alla figura esile del servo.
-C'è qualche problema, Merlin?- domandò, sottolineando il suo nome com'era solito fare.
-No, sire- ribattè il valletto con indifferenza.
-Sicuro?- insistette l'erede.
-Sì, sire. E semmai ci fosse qualche problema, non ve ne dovete dare pensiero- mise in chiaro il moro, prima di uscire, però, corresse il suo atteggiamento -spero che la vostra giornata sarà lieta, arrivederci, sire-
Mentre si avviava, Artù, lo richiamò. Merlin esitò, ma poi si decise a voltarsi.
-Sì, sire?-
-Grazie- mormorò, guardando fisso di fronte a sé, Merlin chinò il capo senza rispondere e uscì dalla stanza.
Quando tutto fu pronto Merlin, non visto, si mise a guardare il principe da una delle finestre al primo piano del castello, quelle che davano sul cortile che si affacciava sull'uscita secondaria del regno.
Vide un ragazzino biondo, probabilmente Jasper, avvicinarsi a passo spedito verso la figura dell'erede al trono, quando fu accanto a lui, vide il principe poggiare una mano sulla spalla del ragazzo.
I due si sorrisero a vicenda e poi montarono entrambi sui cavalli. Il principe partì per primo e Jasper lo seguì subito dopo.
Sulla guancia di Merlin scese una piccola lacrima indesiderata che si premurò di scacciare con la manica della giacca.
Perché piangere per un bastardo come Artù?
Perché lo ami, Merlin.
Sciocchezze, lui è solo il mio padrone. Punto.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Il Mio Rifugio Sei Tu
Capitolo 6


Qualche veglia più tardi, Merlin, inginocchiato per terra lavava con esagerata concentrazione il pavimento delle stanze di Artù.
Poi, pulì i due tavoli, il legno del baldacchino, gli armadi, sistemò gli abiti del principe, rifece il letto cambiando le lenzuola e ogni tanto, l'odore del biondo si faceva largo, sgomitando, nei suoi polmoni. Scacciando un enorme senso di malinconia anch'essa, secondo lui, immotivata, Merlin continuò a pulire le stanze dell'erede, ignorando con tutte le forze l'odore di Artù che lo circondava come un aura invisibile ma prepotente.
Nel pomeriggio, un urlo straziante, interruppe il lavoro di Merlin: era stata Morgana ad urlare il nome del fratello. Il panno di lino scivolò dalle sue mani, finendo per terra.
-Artù- gli uscì dalle labbra, come un riflesso incondizionato. Lasciò le stanze del biondo e a metà strada incontrò delle guardie, occupate e trasportare il principe nelle sue stanze.
Merlin, si sistemò in un lato, lasciando libero il passaggio, Gaius, dietro di loro, si affiancò a lui.
-Che cosa gli è successo?- domandò Merlin con il cuore in gola, cercando di nascondere il nervosismo.
-Temo sia caduto da cavallo- ripeté le stesse parole che aveva riferito al re.
-Capisco, ma lady Morgana...-
-Lady Morgana, tende ad ingigantire le cose...- cominciò, ma poi distanziandosi dagli altri, lo afferrò delicatamente da un braccio e gli disse a voce bassa -... Morgana aveva già visto tutto questo. Pensava fosse morto, come d'altronde suggeriva il suo incubo-
-Quindi, Artù...?-
-No, non morirà. Ho curato diverse volte il principe da cose di questo genere. Anche quando era bambino accadeva spesso che cadesse da cavallo- rispose il medico.
-Dunque è fuori pericolo...-
-Sì, Merlin. Non preoccuparti-
-Ho l'impressione che ce l'abbiate con me per qualcosa che non riesco a capire- riflettè il mago, il medico si fermò e lo guardò in viso.
-Se tu fossi andato con lui, tutto questo non sarebbe successo- confessò il motivo per cui era adirato con il protetto -vorrei proprio sapere quale sia stato il problema, poi- disse all'indirizzo di Merlin.
-Nulla, Gaius. Una semplice incomprensione tra padrone e servo- Certo, incomprensione: si chiama così adesso?
-Spero davvero che tu non mi stia mentendo, Merlin-
-No. Certo che no- rispose il figlioccio, chinando il capo.
-Bene. Adesso andiamo a curare il principe-
-Se non vi dispiace, preferirei che ad assistervi sia un altro- a quelle parole, il medico sgranò gli occhi, incredulo.
-Merlin, ma che cosa dici?!- lo riprese l'anziano, afferrandolo per un braccio e scuotendolo.
-Mi dispiace, Gaius- Merlin si congedò, liberandosi dalla sua presa, la mano del medico restò a mezz'aria, mentre il suo proprietario guardava con un certo scetticismo il moro che si allontanava.
Avrebbe giurato tutto il contrario ma: era una lacrima, quella sul volto di Merlin?
Merlin, si lasciò andare contro il muro di una delle rientranze dei corridoi, vicino alla porta degli appartamenti di Artù.
Gaius, aveva trovato un rametto, di diametro leggermente spesso, conficcato per metà nel fianco del principe.
-Dannazione...- imprecò -Jasper: mi occorrono delle bende, del miele, ago e filo di seta- elencò.
Il ragazzo annuì e prese quanto gli era stato ordinato di prendere.
Il mago, a capo chino, lasciava cadere lentamente le lacrime che non aveva potuto trattenere; desiderava con tanto ardore essere lì, con lui, tenergli la mano, infondergli affetto... ma qualcosa, lo trascinava giù. Non gli permetteva di entrare in quella stanza.
Gaius, prese le pinze e si preparò ad estrarre il corpo estraneo dal fianco del principe.
Le lacrime di Merlin continuavano a scendere, Gaius continuava a sudare freddo per il timore di danneggiare l'erede al trono e Artù, incurante di quanto dolore avrebbe sentito da lì a qualche istante, se ne stava con gli occhi chiusi. Tra il sogno e la realtà.
Gaius, afferrò tra le pinze l'estremità del rametto e, dopo un istante di esitazione, tirò.
-Aaahh! Merlin!-
Il servo sollevò il capo di scatto al grido del principe e scappò via da lì, lasciandosi alle spalle le urla del principe che invocava disperato e dolorante il suo nome.
Merlin, si fiondò nella sua stanza e affondò il viso nel cuscino, il suo urlo e le sue lacrime così come i suoi singhiozzi furono assorbiti dal cuscino, unico testimone della sua sofferenza.
A tarda sera, il medico entrò nella sua stanza, quando già l'apprendista si era ricomposto.
-Dovresti andare da lui- consigliò e di fronte all'espressione impassibile di Merlin, aggiunse: -continua a chiedere di te-
Merlin sollevò il capo e guardò negli occhi il medico.
-Va'- suggerì infine Gaius, con fare paterno.
Merlin, si alzò in piedi e, senza dire una parola, uscì dalla sua stanza per recarsi in quella di Artù.
Arrivato a destinazione, Merlin, afferrò saldamente la maniglia tra le dita, spinse e prendendo un enorme, profondo respiro, entrò.
Il principe era sdraiato sulla schiena, sotto le coperte. Gli occhi chiusi, l'espressione non proprio tranquilla, le sopracciglia leggermente aggrottate. Il petto si sollevava e abbassava al ritmo del suo respiro, lentamente. Merlin gli si fece vicino senza far rumore. Si sedette sul bordo del letto, cercando di non guardarlo: non ne aveva il coraggio.
Una mano si mosse con lentezza struggente e si posò su quella del mago, abbandonata sulla coperta.
Merlin sobbalzò e si volse a guardare il principe, aveva gli occhi aperti.
-Devo cercare di uccidermi, per avere un tuo sguardo?- domandò, abbassando gli occhi nel punto in cui le loro mani si toccavano.
-Non vi ho chiesto io di cadere da cavallo- ribatté laconico il servo.
-Sono avvezzo ad attirare l'attenzione su di me...- si giustificò -...soprattutto la tua- concluse.
-Non è mettendo in pericolo la vostra vita che avrete il mio interesse-
-Davvero la mia vita non ti interessa, Merlin?- domandò il biondo, sollevando lo sguardo per puntarlo in quello di Merlin.
-Non nel modo in cui voi pensate. Sono un cittadino di Camelot e, come tale, se il principe si ferisce o rischia la vita, mi preoccupo- spiegò, volendo dire tutt'altro.
-Ma io non ti sto parlando del principe, ti sto parlando di Artù- mormorò il principe.
-State parlando, esattamente, della stessa cosa- gli fece presente il servo.
-Errore- lo riprese il biondo -il principe è quello che deve mantere una facciata per guidare il suo popolo e compiacere suo padre, Artù invece è la persona che desidera essere libera, da ogni impegno, da ogni obbligo. Libera di amare qualcuno senza rimpianti, né tanto meno timore-
-Perché mi dite tutte queste cose?- sbottò Merlin, ritraendo la mano da quel contatto.
-Per farti comprendere che...-
-No, no...- lo interrupe il servo, alzandosi in piedi -siete voi che dovete comprendere una differenza più importante di quella che mi avete appena fatta presente: amare qualcuno è molto diverso dal voler desiderare il suo corpo. Quando la gente si ama, si sposa, vive il proprio amore alla luce del sole. E anche se io ricambiassi il vostro sentimento, non ci sarà mai felicità per noi. Mai. Né per me, né per voi. Ci attenderebbero solo dolore e sofferenza. Non arriverà mai il giorno in cui, un servo sposerà il suo re. Mai- buttò fuori Merlin, sfogandosi.
-Non nasconderti dietro queste congetture, Merlin. Tu non mi ami, è questo il problema-
-Il vostro non è amore: è solo desiderio-
-Il mio è amore, diversamente dalla tua indifferenza-
-Come potete dire questo?- domandò Merlin, con le lacrime agli occhi -non vi ho mai abbandonato, sono sempre rimasto qui e vi stimo e...-
-E non mi ami- concluse il principe, guardandolo negli occhi.
-Oh, per l'amor del cielo. Perché non volete capire?- alzò la voce il mago.
-Merlin, la questione è semplice: mi ami oppure no?- domandò a bruciapelo Artù.
Merlin esitò, sentendo gli occhi del principe addosso -...No- rispose, voltandosi.
-Non ti credo- lo smentì il principe.
-E invece è proprio così: non vi amo. Ora, se volete scusarmi, ho altro da fare- non aspettò nemmeno che Artù rispondesse, scappò via, congedandosi da lui.
Una parte di lui era decisa a rassegnarsi con il suo servo, mentre l'altra gridava: Mente, ti ama più di qualsiasi altra cosa al mondo, come tu ami lui.
Che servisse la gelosia? Sì, doveva essere così, di certo!
Ah, caro principe, non vi arrendete mai!

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Il Mio rifugio sei tu
Capitolo 7


Il principe si era già rimesso in piedi, pronto per festeggiare il compleanno di Morgana, che cadeva proprio quel dì.
Gwen, emozionata, si era svegliata in anticipo e mentre si vestiva canticchiava, svegliando inevitabilmente anche Lady Morgana nella camera adiacente. La principessa si svegliò e si stiracchiò, stiracchiando le labbra in un sorriso serafico.
-Buongiorno, Mia Signora- salutò la serva, euforica.
-Buongiorno anche a te Gwen- rispose la pupilla del re.
-Auguri di buon compleanno- augurò Gwen.
-Ti ringrazio, Gwen- rispose felice la nobile.
-è ora di vestirvi- consigliò e subito si diresse verso l'armadio -sapete, tutto il castello è in subbuglio, sono tutti affaccendati per il vostro compleanno- civettò la mulatta.
-Immagino- rispose sorridente Morgana.
-Ora su, vestitevi. Non siete ansiosa di raccogliere in giro più auguri possibili?- domandò la ragazza.
Morgana rise -quella è la parte migliore- sentenziò.
-Già, io adoro i compleanni- commentò la mulatta.
-Vedo- rispose la figliastra di Uther.
-Adesso forza, dovete vestirvi- insistette bonariamente Gwen.
-Sì, hai ragione- acconsentì Morgana, in quel momento si sentì bussare alla porta.
-Avanti- rispose la nobile. Un Artù raggiante, con un gran sorriso stampato sulla faccia, entrò salutando Gwen. Poi si avvicinò alla sorella e le prese la mano, chinandosi per baciarla.
-Buon compleanno, Morgana- augurò, poi.
-Grazie, Artù- rispose la ragazza.
-Quanti sono, vecchietta?- la prese in giro, guadagnandosi un pugno sul braccio.
-Sono 21, babbeo!- rispose lei.
-Oh, cielo!- esclamò Artù, guardandola, avvicinandosi per esaminarle il viso.
-Che cosa guardi?!- sbottò la ragazza.
-è una ruga, questa?- domandò, indicandole un punto a caso sul viso, burlandosi di lei.
-CHE COSAA?!- tutto il castello sentì quella esclamazione e probabilmente anche i regni vicini.
Morgana si precipitò di fronte allo specchio e quando constatò che sulla pelle del suo viso non c'era nulla di anomalo, si voltò verso Artù che ghignava "malvagiamente".
-Brutto idiota!- sbottò, afferrò la prima cosa che gli capitò sotto mano e gliela lanciò, il principe la schivò dirigendosi verso la porta, camminando all'indietro. Per poco non prese in piena fronte un cofanetto di argento.
-Guarda meglio!- consigliò scherzando.
-Sparisci!- esclamò Morgana, tirando un calice che fini contro la porta chiusa.
Artù rise, strofinando le mani una contro l'altra, e si incamminò. Svoltando l'angolo, per poco non andò a sbattere contro Merlin. Non si vedevano da giorni, esattamente da quella sera.
-Buongiorno- salutò per primo Artù.
-Buongiorno, sire- ricambiò Merlin con un inchino di circostanza e fece per dileguarsi da lì alla velocità della luce.
Mio Dio, non poteva sparire così! Quando gli era mancato il suo viso. Pretese di sentire, anche se solo per qualche istante gli occhi del moro su di sé.
Artù si spostò, tagliandogli la strada. Merlin provò a cambiare direzione, anche Artù aveva avuto lo stesso pensiero. Così, per venti secondi buoni, si tagliavano la strada a vicenda finché, Artù, non lo afferrò dalla vita. E fece un giro su se stesso. Inutile dire che Merlin sentì un brivido attraversargli lo stomaco a quel contatto.
Credendo che Artù avesse fatto quel gesto solo per eliminare altri intoppi, Merlin cercò di districarsi da quella presa ferrea.
-Vai da qualche parte?- domandò il principe.
-Sì, oggi sono pieno di faccende da sbrigare: è il compleanno di Lady Morgana e a proposito, stavo andando a porgerle i miei auguri- informò, sentendo le dita di Artù ancora intorno alla sua vita.
-Se dovessi trattenerti qualche secondo?- domandò furbamente il principe.
-Non credo di avere a disposizione nemmeno uno dei secondi che volete rubarmi- ribattè Merlin, sempre con la risposta pronta.
Artù, lo spinse all'indietro, verso una delle rintranze.
-Che volete fare?- domandò Merlin.
-Parlarti- spiegò il principe.
-Di cosa?- chiese il mago, confuso.
-Dei miei sentimenti nei tuoi confronti- disse il principe.
-Oh, no...- gemette Merlin -ricominciamo?- domandò con una nota di insofferenza.
-Merlin...- sussurrò il principe avvicinandosi, ormai i loro visi erano vicinissimi -volevo solo dirti...- mormorò ad un centimetro dalla sua bocca, lì, lasciò un bacio all'angolo delle sue labbra carnose, senza quasi sfiorarle -... che non ti annoierò più con questa storia. Avevi ragione tu-
-A che proposito?- sussurrò cercando di padroneggiare la sua voce Merlin, con il batticuore.
-A proposito del fatto che se dovessi ricambiare il mio amore, sarebbe un amore impossibile- spiegò il principe.
-Finalmente avete capito...- che vi amo più della mia stessa vita, ma non posso permettere a me stesso di soffrire.
-Sì, adesso puoi andare- il principe si scostò da lui ma prima che lo lasciasse solo, lo afferrò dal braccio.
-E 'stasera, al compleanno di Morgana, sarà presente anche la principessa Helena. Ho intenzione di procedere in un fidanzamento con lei. Sai...- mentì il principe.
-Non mi dovete alcuna spiegazione, sire- fece Merlin interrompendolo, cercando di mantenere un controllo ancor più ferreo del suo tono vocale.
-Davvero, non c'è nessun problema?- domandò quasi sorpreso il principe.
-No, assolutamente. Dovete fare ciò che è giusto per voi: dimenticate i vostri sentimenti per me e concentratevi su Lady Helena, è la cosa migliore per entrambi- rispose Merlin, sorprendendo ancor di più il principe.
-Bene, volevo solo confidartelo- cercò di riparare il principe, per non essere scoperto.
-Sono lieto che mi consideriate un fidato confidente- rispose Merlin, inchinadosi ancora, stavolta per salutarlo.
Non appena sparì dalla visuale dell'erede, Merlin, cominciò a piangere. Il principe, l'aveva seguito in silenzio.
-Perché?- sentì gemere Merlin.
-Merlin...- sussurrò Artù con dispiacere, senza essere sentito: allora anche Merlin era innamorato di lui!
Lo vide asciugarsi le lacrime e bussare alla porta di Lady Morgana che finalmente avrebbe ricevuto gli auguri anche dal suo migliore amico.
-Auguri, Mia Signora- disse Merlin, non appena entrò nelle stanze della principessa.
-Oh, Merlin! Grazie- rispose lei portandosi una mano sul cuore, il moretto le aveva sempre fatto una tenerezza sconfinata. Era così dolce, così educato e a modo e, soprattutto -ciò che la sorellastra del principe non sapeva spiegarsi- resisteva al servizio di Artù nonostante le vessazioni e i sopprusi.
Eppure aveva sempre un gran sorriso sulle labbra... solo che quel giorno c'era qualcosa di diverso, qualcosa nell'espressione di Merlin non andava.
-Che brutta cera, Merlin. È successo qualcosa?- si preoccupò la ragazza, attirando anche l'attenzione di Gwen sul viso del moro.
-No, nulla- Merlin sorrise ancora, forzatamente -volevo solo domandarvi una cosa- cominciò.
-Che cosa?- rispose Morgana, decisa a rispondere a qualunque domanda dell'amico pur di vedere un sorriso vero spuntare sul suo viso.
-Artù, stasera, ha intenzione di fidanzarsi con Lady Helena: ne sapete niente?- domandò il morò.
Morgana, sorprendendolo, scoppiò a ridere portandosi una mano al petto.
-Artù e... Lady Helena? Ma cosa dici, Merlin? Artù non ha nessuna intenzione di sposarla e per di più Lady Helena, stasera, non sarà nemmeno presente- rispose la mora.
-Ah, no?- fece sorpreso Merlin.
-No, non verrà- ripetè Morgana.
-L'ha fatto solo per vedere una mia reazione, quell'asino- borbottò tra sé Merlin.
-Come?- chiese Morgana, non avendo sentito le parole dell'amico.
-Nulla, a dopo mia signora- la salutò inchinandosi -Gwen- salutò anche la ragazza mulatta.
Quando uscì dalle stanze di Lady Morgana, si diresse a passo spedito. Entrò spalancando le porte e poi richiudendole con violenza.
-Voi!- strillò non appena vide Artù.
-Sì?- rispose tranquillo il principe.
-Avete mentito su lady Helena, perché?- sbottò il moro.
-Non credo di doverti spiegazioni e poi non ho nemmeno idea di cosa tu stia...-
-Oh, lo sapete bene invece. Mi avete detto che 'stasera avreste chiesto a lady Helena di fidanzarsi con voi: era tutta una gigantesca menzogna!-
Artù, deciso a guerreggiare con lui, uscì dal paravento a petto nudo.
-E se anche fosse?- domandò sfidandolo.
-Io non...- cominciò.
-Cosa c'è, Merlin?- lo riprese Artù, approfittando della sua esitazione, girandogli intorno.
-Hai forse paura che io possa essere di un'altra?- continuò, afferrandolo con un braccio dalla vita.
-No...- mormorò Merlin -a dire il vero non mi importa- mentì Merlin.
-Allora perché tanto rumore per nulla? Quel 'Voi!' a cos'era dovuto? Ti da forse fastidio che lady Helena possa baciarmi? O sposarmi?- lo provocò.
Merlin, incurante delle lacrime, che già scendevano giù, si voltò.
-Smettetela!- esclamò con voce rotta.
-Perché, Merlin? Perché?- domandò Artù avvicinandosi sempre di più, facendolo indietreggiare, fin quando Merlin non si trovò in trappola: spalle al muro -Perché? Eh, Merlin, Perché?- ripeté il principe.
-Non lo so!- esclamò il moro -non lo so- ripeté abbassando il tono della voce.
-Hai bisogno di chiarire un po' e idee, non è vero?- sentenziò il principe schernendolo.
-No, le mie idee sono chiarissime: voi siete un gigantesco, enorme bugiardo!- lo insultò Merlin.
-Modera le parole, Merlin-
-Nemmeno per sogno- sibilò Merlin, riducendo gli occhi a due fessure.
-Non ti conviene sfidarmi, Merlin- lo minacciò il principe, prendendogli il mento tra le dita e avvicinando il viso al suo -Ma come devo dirti che penso a te ogni istante della mia giornata, come?- mormorò il principe -Come devo farti capire che tu sei l'unica cosa che voglio davvero?!- esclamò arrabbiato più con se stesso che con Merlin -come devo farti comprendere che ti voglio, che ti desidero e che ti amo allo stesso tempo?- concluse.
-In nessun modo- rispose secco Merlin, liberando il viso dalla presa delle dita di Artù.
Si dileguò da lì in un baleno, mentre Artù lanciava un pugno al muro.
-Dannazione- sibilò tra i denti, in tono disperato. Per poi cominciare a piangere. Artù lo sentì singhiozzare e sferrare pugni al muro.
-Artù...- sussurrò, piangendo a sua volta. Ma perché non poteva dare ascolto al suo cuore? Amava Artù, perché non dimostrarglielo? Perché non mettere fine a quella sofferenza? Non era forse meglio ferirsi, piuttosto che rimpiangere di non aver rischiato? Perchè non provarci e infischiarsene delle conseguenze? Lo amava, lo amava così tanto! Alla follia! Perché non buttarsi adesso?
-Dannata sia la mia anima, se non lo amo adesso e per sempre- sibilò Merlin, rientrando di corsa nelle stanze di Artù, richiuse le porte a chiave e non appena gli fu di fronte, gli saltò addosso aggrappandosi a lui con braccia e gambe, gli afferrò il viso e lo baciò con l'anima che tremava e gli faceva vibrare le ossa.
Artù quasi divorò le sue labbra e il suo cuore.
Al diavolo il mondo, il regno! Merlin era la cosa più importante!
-Artù...- lo baciò -...Artù...- lo baciò ancora e quando le loro fronti si toccarono, Artù sorrise.
-Amore mio...- sussurrò Artù gli era impossibile capacitarsi di ciò che era accaduto -Amore mio...- ripeté per rendere tutto concreto, per rendersi conto che sì, Merlin aveva deciso di amarlo.
Profondamente e per sempre.
-Dimmi che mi ami- gli sussurrò Artù all'angolo delle labbra.
-Ti amo...- lo baciò brevemente -... ti amo- lo baciò di nuovo, sulle labbra, sulle guance, sulle palpebre, sulla fronte, tutto il viso. Il suo meraviglioso viso. Ad ogni bacio, Merlin ripeteva ti amo, continuamente, come se non fosse abbastanza ripeterlo.
 
Il banchetto per il compleanno di Lady Morgana allietò gli animi di tutti, sudditi compresi. C'era bisogno di respirare un po'. Quando la cena terminò, Morgana ricevette i suoi doni. Uther le regalò un paio di orecchini d'oro con pietre preziose e Artù, invece, le donò una collana con un rubino rosso fuoco che Morgana apprezzò moltissimo.
-Grazie- ringraziò Morgana affettuosamente entrambi, abbracciandoli.
Artù, lasciò correre lo sguardo per tutta la sala, per cercarlo. Ma dove si era cacciato?
Quando lo scorse, si rese conto che Merlin lo stesse fissando e gli sorrise, Merlin arrossì e... Dio era così adorabile!
-Artù...?- e le sue labbra che si incurvavano in un sorriso imbarazzato... -Artù!-
-Mhsì? Che c'è?- prestò attenzione al padre il principe. Lady Morgana, che intanto aveva seguito il suo sguardo, si rese conto del motivo di tale distrazione: Merlin.Ohh... Commentò silenziosamente con sguardo amabile.
-C'è qualcosa che non va, figliolo? Sembri pensieroso- domandò Uther.
Nel frattempo Merlin si era avvicinato a loro, per versare del vino nella coppa del principe.
-N-no- balbettò Artù stordito dalla vicinanza del servo.
-Sicuro? Non è che c'è qualche donna che ti mette in soggezione?- Artù si strozzò con il vino che stava bevendo, risputandone un po' nel calice. Merlin inciampò e per poco non macchiò il vestito di Lady Morgana con il vino le sue orecchie diventarono rosso Pendragon. La principessa ridacchiò dello strano comportamento dei due.
-Mmh-mmh- si schiarì la voce Artù -No, padre, non c'è nessuna donna che mi mette in soggezione, tranquillo- chiarì il principe.
Solo Merlin... mi provoca un tale batticuore che sembra di avere un mulino a vento nel petto.
avrebbe voluto rispondere ma si fermò a quella frase: era più che sufficente.
-Padre, io vorrei ritirarmi, se non vi dispiace. Sono davvero molto stanco- disse il principe, lanciando uno sguardo a Merlin che aveva ascoltato le sue parole -Morgana...- cominciò dispiaciuto.
-No, va' pure: lo capisco- rispose allusiva lei. Artù si schiarì la voce, nuovamente imbarazzato.
-Buonanotte- salutò educatamente entrambi e lasciò la sala, immediatamente seguito dal valletto.
Pochi secondi dopo, correvano insieme per i corridoi del castello, fermandosi di tanto in tanto per baciarsi, ridendo.
Quando furono di fronte alla porta delle stanze di Artù, il principe prese le chiavi e fece scattare la serratura. Entrò, seguito da Merlin.
Non appena furono dentro, Artù afferrò Merlin dalla vita.
-Non ne potevo più, volevo stare da solo con te- commentò, baciandolo.
-Anche io- rispose Merlin, arrossendo.
Artù, in silenzio, con entrambe le mani, gli accarezzò il ventre, salendo, accarezzandogli il petto e passando le mani sotto la giacca consunta. Per sfilargliela e farla ricadere sul pavimento.
In seguito, anche la maglietta gli venne sfilata e i baci di Artù, sulla sua pelle, arrivarono senza preavviso, facendogli sospirare il nome di Artù, facendogli chiudere gli occhi.
Con dita tremanti, anche Merlin gli tolse il mantello e la giacca marrone... e la maglietta, lasciandolo a petto nudo, lo accarezzò lentamente massaggiando quella pelle dorata.
Ad un tratto, Artù lo prese in braccio, facendolo sorridere. Lo condusse al suo letto, adagiandolo sopra le coltri di broccato. Quando Artù finì di spogliarsi, sfilò i pantaloni anche a Merlin.
Merlin respirò, deglutendo.
-Sei nervoso?- domandò con il dovuto tatto Artù.
-Sì...- rispose Merlin, arrossendo.
-Non ti farò male- promise il principe.
-Lo so... mi fido di te- sussurrò il mago, chiudendo gli occhi.
-Ti amo- bisbigliò Artù, sorrisero insieme.
-Anche io, amore mio- rispose il servo.
-Per sempre?- domandò Artù.
-Sì, amore mio, per sempre- confermò il servo.
 
Il sole bagnò troppo presto la schiena del mago, abbracciato ad Artù e sveglio come non mai. Merlin si aggrappò al suo braccio, stando attento a non svegliarlo e gli baciò una spalla nuda.
-Ti amo- sussurrò. E poi si alzò per vestirsi, sentendo un lieve bruciore in mezzo alle gambe... segno che aveva definitivamente perso la sua purezza. Si voltò verso Artù e ricordo tutto ciò che era successo quella notte. Notò, immediatamente due graffi sulla spalla sinistra del compagno e sorrise arrossendo imbarazzato. Era stato lui a... sorrise.
Artù aveva scelto proprio lui, tra tutto e tutti aveva scelto lui. Dio, quanto lo amava. Era come se in quel momento il cuore gli stesse esplodendo dalla felicità. È possibile impazzire per amore? Se avesse potuto, sarebbe rimasto lì, a stringere così forte quell'asino che adesso era tutto il suo mondo.
Ma non poteva, doveva andare da Gaius.
Infilò la giacca e gli lasciò un bacio pieno di tutto sulle labbra.
Per tutto il tragitto sorrise come un idiota e quando entrò negli appartamenti del medico lo trovo con le braccia conserte, ad aspettarlo: chissà da quanto era lì!
-Stai bene, Merlin?- domandò il medico.
-Sì- rispose inebedito l'apprendista.
-Sicuro?-
-Sì-
-Mi nascondi qualcosa?-
-Sì- rispose senza rendersene conto, sognando ad occhi aperti mentre si dirigeva nella sua camera.
-È successo qualcosa?-
-Sì-
-Che cosa?-
-Sì-
-MERLIN!-
-Che c'è?-
-Lo ami...?-
Il mago esitò... -No-


Artù si svegliò di colpo... ma che diavolo?! Ma cosa aveva in testa? Un teatro delle marionette?!
Il suo subconscio aveva messo in piedi uno scenario del tutto strambo e, a suo parere, impossibile (tranne la parte che riguardava Morgana, quella sì che poteva avverarsi, tanto per cominciare sapeva in che modo burlarsi di lei nel giorno del suo 21esimo compleanno) e poi... la parte dopo era stata così nitida: i fianchi di Merlin tra le sue dita, le sue lacrime, le urla, i battibecchi, il banchetto, gli auguri, i doni di Morgana e poi... anche, anche il fare l'amore con lui. E la mattina dopo, ricordi che gli strisciavano addosso come spuma marina... tutto fermo, silenzioso, intenso.
Le labbra di Merlin, al mattino.
La conversazione con Gaius... e...
Ed è tutto falso, Artù! Tutto frutto della tua immaginazione!
Artù respirò profondamente e sentì una fitta al fianco... si lasciò andare a quel dolore, nè lieve nè straziante e si riaddormentò, rendendosi conto solo dopo del fatto che il compleanno di Morgana fosse alle porte e che, forse, con un po' di furbizia e intelletto, avrebbe potuto dare una mano al sogno ad avverarsi.
Bisognava solo ricordarsi ciò che aveva fatto o detto e, ovviamente bisognava sperare che Merlin reagisse esattamente come nel sogno: cosa, quasi del tutto improbabile e impossibile, ma sulla quale Artù riponeva una speranza e una fiducia ceche.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Lo so, lo so. È un po' più lungo rispetto agli altri... ma... io non riesco mai a regolarmi con la lunghezza dei capitoli! XD Sono proprio impedita, in questo e.e
Comunque, ci ho messo molto impegno! =) Spero vi piaccia, veramente... anche perché Artù sta per capire fino infondo il perché del comportamento di Merlin.
Bene, gente! =), vi lascio al capitolo.
Buona lettura :*
-A.

 

IL MIO RIFUGIO SEI TU
Capitolo 8


Il mattino seguente, Artù si svegliò di cattivo umore: la ferita al fianco tirava più del dovuto e faceva dannatamente male.
-Guardie!- chiamò, con voce strozzata stringendo gli occhi. Una delle sentinelle si precipitò negli appartamenti del principe.
-Sire- la guardia si inchinò.
-V-va'.. a chiamare Gaius, per piacere. E... e anche Merlin- ordinò.
-Certo, Maestà, vado subito- si incaricò la guardia e uscì in fretta dalla stanza.
Merlin, stava tranquillamente sistemando un paio di boccette quando sentì bussare alla porta degli appartamenti del medico.
-Avanti- fece lui, la sentinella entrò diede un'occhiata veloce alla stanza e poi lo guardò.
-Gaius?- domandò.
-È uscito presto, 'stamane. Lady Aledis non stava bene- rispose sovrappensiero -perché lo cercavi?- domandò a sua volta.
-Perché il principe ha bisogno di cure mediche, a quanto pare urgenti- Merlin rimase con il fiato sospeso.
-Andrò io dal principe, lasciami solo prendere l'occorrente- si offrì.
-Ma certo- rispose la sentinella. Merlin racimolò tutto ciò che gli serviva e si avviò al seguito della guardia.
Quando entrò nelle stanze del principe, Artù, si contorceva leggermente schiacciandosi una mano sul fianco fasciato.
-Artù- non appena il principe sentì il suo nome sussurrato dalle labbra del servo, ebbe un fremito e smise di lamentarsi.
-Merlin, ti prego. Devi aiutarmi- pregò il principe. Merlin mise da parte qualsiasi emozione gli stesse stringendo il cuore in una morsa e cominciò ad adottare un tono formale, professionale.
-Cosa sentite?- domandò Merlin.
-Un dolore acuto al fianco- lamentò l'erede.
-Fatemi vedere, forse si deve solo medicare e cambiare la fasciatura- ipotizzò Merlin e si avvicinò al principe.
-Merlin- mormorò Artù ricercando il suo sguardo.
-Sì?- rispose il servo.
-Grazie di essere qui- sussurrò.
Merlin rispose con un vago cenno del capo, iniziando subito a darsi da fare. Tolse le fasce, lo medicò, spalmò sulla ferita un unguento cicatrizzante e lo bendò nuovamente con delle garze nuove e pulite.
Quando la medicazione terminò, Merlin si spostò per sciacquarsi le mani sporche di unguento nel catino e dopo tornò da Artù per rimboccargli le coperte.
-Perché mi stai coprendo di nuovo?- domandò il principe, a metà strada tra lo stupito e l'incredulo.
-Perché dovete stare a riposo- rispose mesto Merlin.
-Ma...-
-Niente 'ma'. Riposo assoluto, fino a nuovo ordine- sentenziò il mago.
-Non ricordavo di aver scambiato il mio posto con il tuo- lo riprese Artù, improvvisamente allegro e predisposto al battibecco.
-Oh, non lo avete fatto; però, vedete, Gaius ha dato ordini precisi. E finché non riterrà che voi possiate alzarvi da quel letto, voi starete buono e calmo lì. Intesi?- mise in chiaro Merlin.
-Sì, Sire- esclamò sarcasticamente il principe.
-Non prendetemi in giro, lo dico per voi, babbeo- ribatté Merlin
-Sì, lo so, lo so- rispose il principe.
-Bene, meglio così- sentenziò il moro, raccogliendo i medicamenti e riponendoli con cura nella bisaccia di Gaius.
-Manderò Gaius per curarvi, più tardi- lo informò Merlin, ed Artù si gettò alla disperata ricerca di un espediente per trattenerlo ancora qualche minuto.
“M-mi fa... mi fa male” balbettò Artù incoerentemente, fingendo una fitta che in realtà non aveva.
“Dove?” domandò Merlin tornando indietro spinto dal peso del dovere.
“Emh...” faticò per trovare il punto giusto “Q-qui... sì,sì! Proprio qui!” esclamò indicandosi la mano.
“Avete qualche osso rotto?” domandò Merlin.
“P-può darsi... dovresti controllare” lo incitò, sperimentando un "agguato".
Merlin, ignaro, prese la mano indicatagli da Artù, il principe prima che potesse fare altro gli bloccò il polso e lo tirò verso di sé.
“E poi ho un dolore fortissimo” sussurrò Artù sul suo viso.
Merlin deglutì, cercando di mantere il controllo “Dove?” chiese di nuovo con un tono abbastanza formale nonostante le circostanze.
Artù mise su un'espressione melodrammatica e si indicò il cuore.
“Qui. Ho un dolore fortissimo al cuore, perché qualcuno me lo ha spezzato e quel qualcuno sa bene di chi sto parlando” soffiò avvicinando sempre di più il viso a quello di Merlin.
Il servo si scostò bruscamente da lui.
“Dovete smetterla con questa storia. State cominciando a stufarmi, adesso!” esclamò il moro, trovando qualche difficoltà nel liberarsi dalla morsa della sua mano. Tirò e tirò fin quando non si liberò e finì per terra, gambe all'aria.
“Dovresti essere più discreto nel proporre tali intrattenimenti, Merlin” lo sbeffeggiò il biondo, osservando le sue cosce oscenamente aperte.
“Dovreste andare al diavolo una volta ogni tanto!” lo insultò Merlin, sollevandosi in un modo così ridicolo e frettoloso che Artù dovette sforzarsi in tutti i modi possibili e immaginabili di non ridere. Merlin si avviò.
“Merlin?” lo richiamò.
“Che diamine c'è ancora?!” rispose bruscamente il valletto.
“Stai dimenticando la bisaccia di Gaius” fece in tono suadente e di scherno il biondo.
Merlin senza degnarlo di uno sguardo tornò indietro a passo veloce afferrò ciò che aveva dimenticato e poi, a testa alta, uscì dagli appartamenti reali sbattendo con tale forza la porta da far sobbalzare Artù che successivamente sorrise divertito dal caratterino di Merlin.
 
Il pomeriggio non si fece attendere e Artù cominciava a dare i primi cenni di insofferenza.
-Guardie!- esclamò ma non fu abbastanza, poiché l'enorme porta d'ingresso delle sue stanze assorbiva ogni suono in modo da lasciare, così, il principe in completa intimità qualora avesse dovuto discutere di questioni di massima segretezza, oppure per mantenere una giusta discrezione nei suoi confronti nel momento in cui avesse voluto intrattenersi con qualcuno...
-Guardie!- riprovò... sfortunatamente quella porta aveva anche controindicazioni non indifferenti.
-GUARDIE!- abbaiò in direzione della porta. L'avevano sentito, ne era sicuro.
Il grande portone d'entrata si aprì timidamente ed entrò Gwen richiudendosi la porta alle spalle.
-Sire?- domandò lei, vedendo il principe tutto rosso in viso, sembrava furibondo -Che cosa avete?- si premurò a chiedergli avvicinandosi al capezzale del futuro reggente.
-Non mi rispondeva nessuno, così, ho dovuto sforzare la voce e urlare come un forsennato!- spiegò con un moto di irritazione, dovuta non solo alla mancata risposta delle sentinelle ma anche a quella staticità insopportabile e all'assenza di Merlin.
-Mi dispiace, sire, che abbiate dovuto sgolarvi- mormorò Gwen, sollevando impercettibilmente gli occhi al cielo -Tuttavia, credo che gradireste sapere che le guardie sono assenti al momento- informò donandogli un sorriso colpevole.
-Ah- esalò Artù, sentendosi un idiota -D-dunque nessuno poteva sentirmi- riflettè imbarazzato.
-Temo di no, maestà- confermò la fanciulla.
-Ehm... e dove si sono cacciati, di preciso?- domandò il biondo, sondando ogni minimo battito di ciglia dell'interlocutrice.
-A-all'arena per festeggiare il compleanno di Sir. Bedivere- informò sentendosi a disagio sotto lo sguardo indiscreto dell'erede al trono.
-E non si sono nemmeno presi la briga di invitarmi!- considerò Artù, sentendosi offeso. Bedivere era uno dei suoi migliori cavalieri, erano amici. E poi, lui era il principe! Doveva per forza presenziare all'anniversario di nascita dei suoi cavalieri, che diamine!
-Ne sono consapevole, maestà. Ma... vedete, hanno ritenuto più saggio non disturbarvi. Infondo, quello che vi è accaduto, non vi permette di alzarvi per adesso- spiegò lei come se stesse provando a fare entrare nelle conoscenze di un bimbo capriccioso che "due più due fa quattro".
-Potevano almeno venirmi a trovare!- si inalberò, stupito dal comportamento dei suoi uomini.
-Hanno preferito lasciarvi riposare, dovreste ammirarli per questo- sentenziò la mora, perdendo leggermente il tono gioviale.
-Sìsì, certo- concordò Artù sventolando una mano come a voler dire che quella conversazione fosse tutt'altro che interessante. -C'è altro?- domandò poi.
-Sì, sire. Pare che Merlin sia andato con loro e mi ha chiesto di informarvi che 'stasera sarà Jasper a sistemarvi per la notte- sciorinò, poi dispiegò le gonne in un profondo inchino e si avviò senza lasciargli il tempo di ingoiare le sue parole.
Merlin... Merlin stava festeggiando il compleanno di uno dei suoi cavalieri e... LUI NO?!
 
Quando Jasper si presentò offrendosi di prepararlo per la notte, come Gwen gli aveva riferito, il morale del biondo precipitò ulteriormente. Ma, per non offendere il valletto biondo, così ben disposto a servirlo e curarsi di lui, si mostrò gioviale e amichevole. Accantonò la rabbia che sentiva crescere ogni qualvolta la sua mente andava a sfiorare il pensiero di Merlin in mezzo a tutte quelle guardie e a quei cavalieri mentre lui era bloccato e inchiodato a quel dannato letto.
-Sire, volete che cambi le bende?- domandò lo scudiero, osservando l'aria assente del biondo. Dalla sua espressione sembrava quasi... deluso? Ad ogni modo, Artù non rispose.
-Sire?- ritentò il servo, schiarendosi la gola e cercando d'essere il più discreto possibile.
Artù voltò lentamente il capo e Jasper fu quasi terrorizzato dai suoi occhi spiritati.
-Sire?- domandò 'stavolta con un fil di voce.
-Prepara dei vestiti eleganti, devo uscire- ordinò, interrompendo le sue riflessioni e tornando a rivolgere la sua attenzione sull'altro.
-C-come, sire?- Jasper deglutì, sperando di aver compreso male.
-Sei sordo, per caso?- lo apostrofò Artù con fare serio.
-N-no, sire. Provvedo subito, Vostra Altezza- balbettò inchinandosi più volte, confusamente. Ridicolo! Merlin non avrebbe mai reagito così. Si sarebbe limitato a rispondere: e voi siete fuori di testa, per caso?
-Quali abiti preferite indossare, sire?- domandò il giovane servo dagli occhi verdi, dirigendosi verso l'armadio.
-Qualunque cosa. Basta che sia elegante, vado alla festa per il compleanno di Sir Bedivere- annunciò.
-Sire, se posso permettermi, non conosco i vostri gusti nel vestire e...- Jasper deglutì non appena vide Artù sospirare infastidito e chiudere gli occhi.
Se ci fosse stato Merlin al posto di Jasper sarebbe stato già abbigliato e pronto per andare.
-Ci penso io- sibilò, sollevandosi dal letto... sentì una piccola fitta al fianco, ma non era nulla di importante, solo un piccolo dolorino insulso.
Artù si diresse all'armadio, afferrando la tunica indaco scuro e la giacca di velluto blu con i bordi del colletto in rosso, indossò la cintura, i pantaloni marroni e gli stivali beige. Indossò tutto molto lentamente stringendo gli occhi ogni qualvolta si ritrovava a piegare il busto per abbigliarsi.
Quando fu pronto per uscire congedò Jasper con una pacca sulla spalla e poi si avviò.
La festa per Sir. Badivere era stata allestita nell'arena degli allenamenti, nonostante fosse autunno inoltrato il tempo prometteva bene, il cielo era limpido, la luna era assente, le stelle invece erano visibilissime e brillavano di un bagliore intenso, lo stesso che bruciava negli occhi di Merlin mentre discuteva e scherzava con Sir. Owen.
Anche Lady Morgana era stata invitata insieme alle mogli dei cavalieri, Martha, Julia, Lucy e un'altra ragazza di cui la principessa dimenticava sempre il nome e, per tenerle compagnia, era presente anche Gwen che adorava ascoltare la musica suonata dal piccolo gruppo di suonatori di corte.
Il principe, arrivato sul posto, studiò la situazione da fuori. Notando con immensa sorpresa quanto tutti si divertissero in sua assenza.
Fece il suo ingresso così, senza dare il minimo avviso.
Alla vista del futuro reggente tutti i presenti si zittirono. Persino la musica cessò di riecheggiare nello spiazzo, solo Morgana reagì, stiracchiando le labbra in un sorriso divertito.
-Bhe? Cos'è questo silenzio? Continuate, continuate pure- esclamò sereno Artù, nascondendo l'irritazione.
La musica riprese ad inondare gli animi di tutti quanti, mentre Merlin, nonostante avesse sentito un fremito lungo la schiena all'arrivo del biondo, continuava a discutere con Sir. Owen, fingendo che Artù non ci fosse.
Il principe decise di fargli un dispetto. Si diresse a grandi passi verso Morgana, inchinandosi al suo cospetto mentre lei, fingeva d'essere lusingata.
-Posso avere questo ballo, Morgana?- domandò il principe gettando un'occhiata in direzione di Merlin.
La pupilla del Re si alzò in piedi e fece un breve inchino, qualche secondo più tardi, quando Artù l'ebbe trascinata al centro dello spiazzo, cominciarono a danzare.
Mentre le dita di Artù stringevano sempre più i fianchi della figliastra del Re, le dita di Merlin aderivano sempre di più alla superfice del calice che reggeva in mano.
Voleva la guerra quell'asino? Bene. E guerra sia! decise Merlin alzandosi in piedi.
A grandi passi raggiunse Gwen, che stava ancora godendosi la melodia che vedeva il principe e Morgana danzare leggeri.
Merlin afferrò la sua mano, cercando di essere il più delicato e il meno impacciato possibile.
-Posso chiederti di danzare con me, Gwen?- domandò sentendo la punta delle orecchie bruciare.
-M-ma certo, Merlin- acconsentì l'ancella, arrossendo un po'.
Anche Gwen, come la principessa prima di lei, si alzò e prese a ballare con Merlin.
Il fuoco permetteva al servo di vedere, nella penombra, gli occhi di Artù fissi su di lui. A poco a poco, le diverse coppie di cavalieri con le loro mogli, presero ad imitare Merlin ed Artù facendosi avanti e invitando le dame a danzare.
La musica sembrava accellerare sempre più o, forse, era solo una loro impressione.
C'era una tensione non indifferente tra Merlin e Artù, gravava nelle loro menti un tale desiderio di fare dispetti all'altro che non riuscirono a contenersi.
Ad un certo punto, Gwen, si sentì stringere così forte da Merlin da non poter respirare.
Merlin scrutò con sguardo imperscrutabile i presenti e constatò che nessuno stava guardando dalla sua parte: solo Artù.
Si fece coraggio e... stampò un gran bacio sulle labbra di Gwen che quasi non svenne per la sorpresa.
Artù, fece la stessa cosa con Morgana, per ripicca. E la lady gli rifilò uno schiaffo e un pestone sul piede abbandonando la festa. Gwen, invece, rossa fino alla punta dei capelli, aveva sorriso timidamente a Merlin lasciandolo per correre dietro la sua signora.
Senza dargli il tempo di godersi quella piccola vittoria, Artù lo afferrò dalla mano tirando con forza, rischiando di farlo cadere in avanti.
Merlin si oppose e Artù continuò a tirare.
-Smettetela- bisbigliò Merlin -lasciatemi-.
Artù lo trascinò al riparo da occhi indiscreti. Il bagliore dei fuochi accesi appositamente per la festa e la musica arrivavano fino a loro.
-A quanto pare, non mi posso divertire. Non è così?- domandò Merlin, stizzito.
-Ti sei rifiutato di servirmi per divertirti con i miei cavalieri- gli appuntò Artù rendendosi in quel momento di stargli stringendo ancora il polso.
-Ma cosa c'è che non va in voi, eh?!- sbottò Merlin, alterandosi.
-Potrei farti la stessa domanda- ribatté Artù.
-No, per niente. Vorrei proprio sapere perché non sarei dovuto venire, poi!- Merlin cercò di mantenere basso il tono della voce, per non farsi udire dagli astanti a diversi metri da loro.
-PERCHÈ...- cominciò Artù quasi urlando, pentendosene all'istante e controllando che nessuno avesse sentito. Una volta appurato che tutti fossero ancora impegnati nelle loro frivolezze tornò a rivolgere l'attenzione al valletto -Perché dovevi prepararmi per la notte- motivò Artù, sempre più sbalordito dal suo comportamento.
-Ah. Dunque, fatemi capire: Voi, dovete essere sempre servito e riverito alla perfezione e divertirvi come più vi aggrada. Io- sottolineò -fatico tutti i giorni per accertarmi che tutto sia come desiderate e non posso nemmeno concedermi una serata di divertimento? Sapete che vi dico? Crescete un po' ed imparate a considerare anche gli altri: Egoista!- lo insultò senza ombra di pentimento.
-Passare una notte nelle segrete non ti è servito a capire nulla. Eh, Merlin?- lo aggredì Artù, stringendogli ancor di più il fragile polso tra le dita per vendicarsi dell'offesa recatagli.
-Ma chi vi credete d'essere, Dio, Artù?, per disporre della vita degli altri?!- esclamò a bassa voce il mago, liberandosi senza delicatezza alcuna dalla presa delle dita intorno al suo polso. La mano pulsava e anche il polso. Sarebbero rimasti i segni. Sicuramente.
Artù lo riafferrò da un braccio.
-Non ho ancora finito con te- disse Artù tirandoselo addosso.
Il fianco di Merlin premeva contro il basso ventre del principe, il servo distese il collo nel voltare il capo e guardarlo negli occhi.
-Io, invece ho finito con voi. Con permesso- fece per liberarsi ma Artù lo tenne ancor più stretto.
-No, non te lo permetto- ribatté il principe avvicinando il viso al suo.
-Lo vedete? Continuate a credere che tutti cadranno ai vostri piedi al minimo battito di ciglia- lo apostrofò Merlin con ovvietà.
-Forse perché sono nella posizione di poterlo fare- ricominciò il principe, utilizzando un tono abbastanza acido.
-Con gli altri magari, ma non vi sognate che io ceda, perché non accadrà mai. Statene certo- rispose offeso il mago.
-Oh, accadrà. Accadrà eccome, ancor prima che tu possa accorgertene- lo minacciò Artù riducendo gli occhi a due fessure.
-È proprio come pensavo- mormorò Merlin in tono risentito -voi non cambierete mai- concluse.
-E non ho intenzione di farlo, credimi- assicurò il principe, mettendo su un ghigno compiaciuto.
-Bhe, nemmeno io, se proprio volete saperlo- ribatté il servo.
-Non mi importa un fico secco. Con le prede difficili prima o poi io lascio perdere...- sibilò Artù fissandolo negli occhi.
-Non mi interessa- rispose Merlin.
-Bene!- sputò Artù, acido.
-BENE!- eclamò Merlin con lo stesso tono staccandosi da lui e dirigendosi a passo spedito verso l'interno delle mura.
Artù fece qualche passo avanti e si accorse di aver pestato qualcosa. Abbassò lo sguardo.
Era un... libriccino.
-Merlin, hai diment...!- cominciò sollevando la mano che reggeva il piccolo oggetto ma Merlin era già sparito dalla visuale.
Artù lo riportò agli occhi studiandolo con attenzione, ovviamente tutta l'attenzione che il bagliore proveniente dallo spiazzo concedeva. Era un... diario.
-Sire!- si sentì chiamare e svelto si cacciò il piccolo diario in tasca.
-Sì?- rispose voltandosi, con la faccia di chi ha appena commesso un omicidio e vuole tenerlo nascosto.
-Vi va un po' di vino?- domandò cortesemente Sir. Leon.
Sciocchezze! Quale vino? Non vedeva l'ora di infilarsi nelle sue stanze a leggere quel diario.
-N-no, grazie. Credo che andrò a riposare, Gaius non vuole che mi affanni- inventò su due piedi, congedandosi.
-Buonanotte, sire- lo salutò Leon, il principe ricambiò con un cenno del capo e una volta sparito oltre le mura prese a correre a perdifiato per raggiungere le sue stanze e chiudercisi dentro.
Si recò al tavolo trascinandosi dietro un candelabro e, una volta che si sistemò comodamente sulla sedia, aprì il diario di Merlin senza però leggere nulla, poiché sentì i cardini della porta cigolare e poi un bussare vigoroso.
 
Merlin si rifugiò nelle sue stanze dopo aver salutato Gaius che non appena lo vide constatò quanto fosse sconvolto. Tuttavia, Merlin non disse niente, si limitò a chiudersi la porta alle spalle.
Doveva per forza sfogarsi, così decise di raccattare il diario dalla tasca e scriverci dentro quanto Artù fosse stronzo.
Merlin lo usava per scrivere i suoi pensieri e le sue impressioni, lo aveva dal primo giorno in cui era arrivato a Camelot. Gaius, non appena lo aveva visto gli aveva consigliato ardentemente di non scrivere nulla che riguardasse la magia, semmai qualcuno l'avesse trovato anche se questo non accadeva mai dato che lo teneva sempre con sé. Non se ne separava mai. Solo raramente lo lasciava nella sua camera... che fosse una di quelle volte, Merlin, non avrebbe saputo dirlo. Eppure il piccolo diario che custodiva i suoi segreti più intimi non era più nella sua tasca.
-Gaius!- esclamò spalancando la porta della sua camera, il medico sobbalzò, portandosi una mano al petto.
-Cosa c'è, Merlin?- domandò quando si fu calmato.
-C'è che il mio diario è sparito!- esclamò mettendosi a frugare ovunque -l'avete visto?- chiese senza guardare l'interlocutore continuando a cercare in mezzo a tutte quelle cianfrusaglie e medicamenti.
-No... ma se lo porti sempre con te come puoi non trovarlo?- ragionò il medico sconcertato.
-Non lo so...- poi, un pensiero si cristallizzò nella sua mente. Ricordò di aver sentito qualcosa scivolargli di dosso, mentre discuteva con Artù ma era così arrabbiato che non gli aveva dato alcuna importanza.
Ehi... un momento! -pensò- Artù. Il mio diario: Oh, no- Gaius vide Merlin irrigidirsi e poi sbiancare diventando pallido come un cencio. Gli si fece vicino immediatamente, accerchiandogli il gomito con le dita.
-Merlin, che cos'hai?- domandò il più anziano, trovandosi davanti agli occhi un Merlin in catalessi.
-A...A...A- cominciò balbettando, la gola gli si asciugò e fu costretto a deglutire prima di riprovare a parlare -A-artù ha-a il mio d-d-diario- considerò, parlando più a se stesso che all'interlocutore.
-Come fai a saperlo?- domandò scettico il cerusico.
-Emh... Ah... Io... Ohh, lo so e basta!- esclamò superando l'istante di smarrimento.
-Mh. E... cos'hai intenzione di fare adesso?- chiese il medico di corte, guardandolo in viso.
-Vado a riprendermelo, no?!- rese ovvio alzando le sopracciglia. Cos'altro avrebbe dovuto fare?!
-Non sei sicuro che ce l'abbia lui, potrebbe essere nelle mani di chiunque- ragionò Gaius scuotendo la testa quando Merlin, senza lasciargli il tempo di concludere la frase, si era voltatilizzato dai loro appartamenti.
Merlin salì le scale come una furia, non salutò nemmeno le guardie, tanto era concentrato su quello che stava per fare.
Merlin provò a spalancare la porta di ingresso ma quando la trovo sbarrata, cominciò a bussare forte. Da dentro si sentì un tonfo ed un'imprecazione abbastanza colorita.
-Chi è?- domandò il principe.
-SONO MERLIN!- rispose il servo.
Merda...Artù doveva trovare un espediente per tenerlo lontano, adesso.
-Ah... emh... Merlin... potresti tornare più tardi? Non sono nelle condizioni di ricevere qualcuno, adesso- inventò, dandosi dell'idiota.
-Fatela finita! Vi ho visto senza vestiti un mucchio di volte, aprite!- insisté Merlin continuando a picchiettare a ripetizione sul legno della porta.
-Non posso... emh...- Artù si guardò disperatamente attorno, alla ricerca di qualcosa che lo ispirasse... -Sono impegnato- sottolineò.
-Piantatela di fare il babbeo e aprite questa porta!- esclamò irremovibile lo scudiero.
-Ecco... io... non sono solo!- spiegò Artù, pregando chiunque ci fosse lassù che le guardie non fossero nei paraggi ma ancora alla festa di Sir. Bedivere.
-Che intendete dire?- indagò il moro, sconcertato.
-Che non sono solo- ripeté Artù, insultandosi mentalmente.
-Voi? ahahaha- Merlin scoppiò a ridere facendosi beffe di lui.
Artù, per rendere la sua scusa più credibile, si spogliò in fretta e furia, si scompigliò i capelli, avvolgendosi addosso solo un panno di lino.
Aprì la porta, quel tanto che lasciava intravedere i suoi muscoli e il suo viso.
Finse di essere affannato e stremato... -Oh. Siete nudo, ma che novità!- scherzò Merlin, acido.
-Sbrigati, ho da fare...- ammiccò in direzione del letto vuoto, precluso alla visuale del valletto.
A quel gesto, Merlin comprese tutto. Si stava intrattenendo, con qualcuno. Che era nel suo letto... e... ED ERA NEL SUO LETTO!
-Niente, sire. Scusate il disturbo- mormorò Merlin mantenendo il controllo della sua voce.
-Scuse accettate. A domani- lo salutò Artù. Quando si richiuse la porta alle spalle, il principe, sospirò pesantemente, sollevato per averla scampata bella.
Artù cominciò a rabbrividire e afferrò la tunica per la notte, indossandola vicino al camino acceso.
Raccolse il diario di Merlin, per terra, e una volta accomodatosi sotto le coperte calde ed aver portato con sé un candelabro che appoggiò sul comodino, cominciò a leggere.
Fin da subito la calligrafia leggermente storta di Merlin gli invase la mente e con gli occhi scorse la pagina da cima a fondo senza leggere realmente ciò che c'era scritto, solo per analizzare la calligrafia del suo servo: dunque è questo il suo modo di scrivere? -Si domandò.
Quante cose non sapeva di lui? Quante cose non aveva mai imparato a conoscere di lui?
Scosse il capo per scacciare via quelle riflessioni e si concentrò unicamente sul manoscritto che teneva tra le mani.
 
Giorno 1
 
Questo regno è fantastico. Mi ha colpito fin dal primo momento in cui vi ho messo piede.
La gente allegra, le risate dei monelli per strada e i mercanti che urlano incitamenti. È tutto così affascinante; eccetto qualcosa che cambierei senza indugio: Il Re.
Appena arrivato, ho dovuto assistere ad una condanna a morte. Per cause magiche. E poi il suddetto sovrano ha una faccia da rospo! Ad ogni modo, dopo l'esecuzione, una vecchia strega ha giurato vendetta al Re. Promettendo di uccidere suo figlio restituendogli così il torto subìto.
Non dico che si debba uccidere il figlio del Re, ma quella donna, infondo, ha perso il figlio!
Comunque, dopo questo "fantastico spettacolo", ho conosciuto un signore un po' strano ma, sotto sotto, gentile. Si chiama Gaius e mi ospiterà. Posso solo ringraziarlo e godermi la mia nuova camera che, almeno ha un letto.
Camelot vista dalla finestra della mia stanza è stupenda, tutte quelle luci e quelle voci, voci di famiglie felici che si stanno preparando per andare a letto.
Tralasciando il sovrano spietato, questo regno, non è poi così male.
 
Giorno due
 
Gaius mi ha dato dei lavori da svolgere, per fortuna devo andare in giro per il maniero consegnando medicamenti a diverse persone. Il cortile è sempre pieno di sudditi e cavalieri che creano un via vai continuo. Uscendo dalle mura vi è uno spiazzo dove  si allenano i cavalieri. Quelli di rango superiore non mi sono mai stati molto simpatici ma c'è ne uno in particolare che mi provoca istinti omicidi: il fatidico figlio del Re.
Quell'asino ha maltrattato un povero servo innocente e un po' impacciato, la mia natura mi ha spinto a farmi avanti: non l'avessi mai fatto.
Ha cominciato a sbeffeggiarmi ed io, sì, ho risposto a tono. Fino a quando non mi ha rivelato d'essere il figlio di quella faccia di un rospo del Re.
Mi sono solo guadagnato una notte al fresco e la cauzione l'ho pagata con la gogna.
L'ho odiato a prima vista? Adesso che so chi è e che lo conosco lo odio ancora di più.
 

In quel punto vi era un interruzione e nel paragrafo seguente non vi era scritto "Giorno tre" dunque, si trattava della stessa giornata. Artù tornò a leggere:
 
Maledetto asino babbeo! Non poteva ignorarmi e passare avanti, no! Ha deciso di punzecchiarmi, in mezzo al popolo! L'ho sfidato e mi ha anche ferito alle spalle. Idiota.
Ah, ma una lezione se l'è presa quella testa di legno.
 
Giorno tre
 
Credo di provare qualcosa per... Lady Morgana. Ma la prima volta che l'ho visto, lei, non faceva altro che borbottare di Artù, di quanto lui la ignorasse e la maltrattasse in quanto figliastra del Re. E del fatto che volesse vendicarsi per il trattamento subìto.
E dal tono, sembrava subisse fin da piccola vessazioni di ogni genere da quell'idiota. Quanto la compatisco!
 

Una macchia di inchiostro, un'interruzione. Il paragrafo seguente era vergato in modo frettoloso, quasi come se Merlin avesse avuto sonno, scrivendolo. 
 
Salvo il principe da morte certa e mi ritrovo ad essere il suo servitore! E questa, quella faccia di rospo, me la chiama: RICOMPENSA!!!
Se volevano essere spiritosi non ci sono riusciti per niente. All'inizio speravo proprio fosse uno scherzo. Emh... No. Non è così. Sono davvero il servitore del babbeo.
 

Artù, nonostante si sentisse un po' offeso, si concesse un sorriso. Sbadigliò e chiuse il diario segreto di Merlin riponendolo a chiave nel cassetto e nascondendo la chiave sotto il materasso. Per quella sera era abbastanza.
 
Il mattino seguente, Merlin, si presentò nelle stanze di un Artù già sveglio e pimpante.
Sembrava di buon umore.
Merlin sbatté il vassoio sul tavolo.
-Merlin?- Artù sottolineò il suo nome com'era solito fare quando qualcosa non andava.
-Sì, sire?- Merlin sollevò le sopracciglia, fingendo innocenza.
-Sei nervoso?- domandò Artù a bruciapelo.
-No. Sono solo un po' distratto- mentì incolpando se stesso.
-Comprendo- la diede per buona Artù, sorridendo un attimo dopo.
-Sembrate di buon umore, 'stamattina. L'intrattenimento ha raggiunto il suo scopo- scoccò la prima frecciatina Merlin.
-Prego?- Artù scuotè il capo non avendo sentito l'ultima parte della frase.
-Nulla, nulla. Pensavo ad alta voce, tutto qui- si affrettò a rispondere Merlin.
-Sembri pensierioso- azzardò il principe.
-Amh... ho perso una cosa a cui tengo molto- confidò abbassando lo sguardo e Artù notando la sua espressione dispiaciuta quasi si recò al cassetto per consegnargli il diario e scusarsi.
Ma non lo fece. Infondo, lui, era Artù Pendragon.
-Sono sicuro che qualunque cosa sia la ritroverai- lo rassicurò Artù evitando accuratamente il suo sguardo.
-Già, anche io ne sono sicuro- disse Merlin, distrattamente.
-Adesso, però, vestimi. Devo andare ad una riunione con quella faccia di rospo del Re- Le dita di Merlin tremarono leggermente.
-C-come prego?- chiese sconcertato, credendo d'aver capito male.
-Hai sentito: quella faccia di rospo del Re- ripetè Artù, facendolo sentire un cretino. Quella frase gli era familiare. L'aveva scritta nel suo diario. Possibile che...? Nhaa.
-Bhe, allora è meglio se vi sbrigate. Sapete quanto vostro padre odi i ritardatari- consigliò saggiamente Merlin.
-Già. È proprio una faccia di rospo-
Ancora?! Possibile che avesse letto il suo diario? Non era nemmeno sicuro che ce l'avesse Artù! Infondo, si era mostrato dispiaciuto quando gli aveva confidato di aver perso una cosa a lui cara.
Sì, Merlin... -si intromise la vocina nella sua testa- fin troppo dispiaciuto, non credi?
-Merlin, c'è qualcosa che ti turba?- domandò Artù con naturalezza.
-Emh...- sì... Avete preso voi il mio diario, vero?! Brutto...! -No, nulla. Stavo solo pensando...- di prendervi per il collo, per voi va bene? Per me Sì!
-Bhe...- Artù battè una mano contro l'altra torcendole e poi allargando le braccia -Allora io vado- annunciò.
-Sì. Io sistemo qui- informò Merlin.E se trovo il diario giuro che mi vendicherò in un modo così orribile che ve ne pentirete per il resto della vostra vita!
-A dopo, Merlin- si licenziò il biondo.
-A dopo, sire- ricambiò lo scudiero. E non appena scomparve, Merlin si gettò alla disperata ricerca del suo diario.
-Deve essere da qualche parte...- borbottava -...Ora vi faccio vedere io. Se lo trovo vi strozzo...- Tuttavia, nonostante cercasse il diario, sistemò anche la stanza e, rifacendo il letto, qualcosa di metallico scivolò e tintinnò contro il pavimento.
Merlin si chinò e si mise in ginocchio, constatando che fosse solo una chiave: la chiave del cassetto segreto di Artù...
Per quale motivo si trovava nascosta così bene? Che il principe nascondesse qualcosa di importante o di pericoloso...? Per un istante lasciò perdere il suo diario. E velocemente come aveva smesso di badarci, riprese a pensarci altrettanto velocemente quando lo vide lì, nel cassetto del principe, leggermente sgualcito e sporco di qualcosa che sembrava la sabbia dell'arena.
Lo prese in mano, notando un pezzo di pergamena incastrato tra una delle prime pagine e l'altra.
Teneva anche il segno quell' infame!
Nonostante lo avesse ritrovato, preferì lasciarlo lì dove si trovava e far cuocere il principe nel suo brodo. Decise che forse era arrivato il momento di farsi conoscere veramente da quell'asino reale.
Merlin sentì la voce del regal babbeo giungere fino a lui... gettò alla bell' e meglio il diario all'interno del cassetto, richiuse a chiave e la nascose sotto il materasso.
La porta si aprì un millesimo di secondo dopo che ebbe sistemato la chiave al suo posto originario.
Merlin finse di sistemare meglio la coperta del letto a baldacchino.
-Oh. Hai finito...- constatò Artù.
-Sì, sire- rispose Merlin tranquillo.
-Bene, puoi andare- gli disse.
Così potete restare solo con il mio diario?!
-Sì, maestà- rispose Merlin fra i denti, senza accorgesene e si avviò chiudendo la porta.
Merlin si appoggiò al pesante portone di legno e respirò profondamente.
La pagina in cui Artù aveva inserito il segnalibro era quella in cui lui aveva scritto d'essere diventato il suo servitore. Sapeva quale parte ci fosse dopo e cercò di non pensarci.
 
Artù non vuole credermi. Non si fida più di me, mi ha licenziato. Sostiene che la brutta figura fatta di fronte alla corte sia colpa mia.
So di avere ragione e... non voglio che combatta con Valiant. Quel cavaliere non mi piace per niente e inoltre usufruisce della magia per barare ad un torneo.
Artù non farebbe mai una cosa del genere!

 
Artù sorrise dolcemente.
 
Per fortuna Artù ha sconfitto Valiant, sono tornato ad essere il suo servitore e mi ha nuovamente riempito di compiti ingrati. Ma cosa mi passava per la testa quando ero dispiaciuto del licenziamento?
È davvero impossibile resistere al suo servizio!

 
Eppure Merlin aveva resistito tutto quel tempo, senza mai abbandonarlo. Mai.
Da quel paragrafo in poi, Merlin non appuntò più i giorni. Scrisse solamente, lasciando qualche spazio tra un paragrafo e l'altro.
 
Artù mi ha salvato la vita rischiando la sua. È andato a raccogliere il fiore della morte, superando innumerevoli pericoli, solo per me.
Ha affrontato una missione pericolosa e potenzialmente mortale, per salvarmi. Ha disobbedito a suo padre per far sì che vivessi, guadagnandosi una settimana di prigionia per punizione.
Credo... credo di volergli bene. Lo stimo e lo ammiro e... e gli voglio un bene dell'anima.
 

Artù chiuse gli occhi imprimendosi quelle parole sotto pelle.
 
Un maledetto idiota di nome Cedric sta occupando il mio posto di servitore, screditandomi agli occhi di Artù.
Vorrei solo che mi capisse, che provasse a vedere veramente ciò che Cedric sta facendo. Lo sta ingannando, mettendomi in cattiva luce così da poter restare da solo con lui.
Lo odio.

 
Artù increspò le labbra, sentendosi in colpa. Merlin aveva avuto ragione fin dall'inizio. Cedric era solo un impostore. Che desiderava avere le chiavi per raggiungere quel diamante maledetto che era niente popò di meno che l'anima dello spietato Cornelius Sigan.
Merlin aveva ragione e lui l'aveva anche fatto rinchiudere.
 
Artù si è innamorato perdutamente di una gallina bionda senza cervello. Li ho trovati a baciarsi nelle stanze di lei e mi sono sentito male. E come se non bastasse ora cerca di farsi uccidere sfidando il padre della gallina a un duello all'ultimo sangue. Gwen ha spezzato l'incantesimo... Gwen è il suo vero amore.
 
Artù si accigliò. No... non era vero: lui era il suo vero, unico amore. Quanto lo desiderasse, poteva saperlo solo lui. Sfogliò diverse pagine, arrivando alla sera in cui erano andati a caccia.
 
Io e Artù abbiamo avuto una specie di incontro ravvicinato.
 
Artù rise -si chiama così adesso, Merlin?- commentò.
 
Lui mi ha... mi ha stretto fra le sue braccia e... mi ha baciato. Poi si è allontanato ed ha cominciato a dire cose così brutte che non riesco nemmeno a scriverle.
Mi sento distrutto, offeso, usato.
Come se fossi il giocattolo di chiunque, e di cui chiunque può usufruire senza che questo batta ciglio.
"Carne Calda" è questo l'aggettivo che ha usato per descrivermi il glorioso futuro Re di questo regno.

 
Artù notò diversi punti della pagina recare dei piccoli segni circolari all'interno dei quali spiccava un motivo ondulato. Come se qualcuno avesse spruzzato la pagina d'acqua. O, forse, quelle sono le lacrime di Merlin? L'hai distrutto quella sera. Lo giudicò la sua coscienza.
 
Mi ha rinchiuso nelle segrete! Quel maledetto asino! Perchè, poi?! Perché io non lo amo. Come posso amare una persona che vuole solo usarmi? Che vuole solo prendersi la parte migliore di me e poi scaraventarmi in un angolo, senza che io poi, abbia niente da ridire?
Perché lui è il principe, dice.
Un principe non farebbe mai questo al suo servo! Non accartoccerebbe mai le anime delle persone in un modo così vile e strafottente. Esatto, strafottente.
Lo vedo nei suoi occhi. Non gli importa nulla di me. Vuole solo provare un'esperienza diversa da quelle provate fin ora.
Spero di riuscire ad evitarlo il più possibile, oggi.
Quel babbeo ha preso un altro servo per trascinarselo a caccia... bhe, chi se ne importa! Sta cercando di dirmi che chiunque sarebbe migliore di me? Sta cercando di offendermi e farmi ingelosire? Credo che rientri nella sua natura fare stronzate di questo genere.
 
Artù si è ferito e... quando ha gridato il mio nome non ce l'ho fatta. Sono fuggito via. Perché io non posso ricambiare i suoi sentimenti. È sbagliato, profondamente sbagliato.
Io, mi sento sbagliato.
 
Artù ha detto che non lo amo... se sapesse. Se solo sapesse.
 
Ho sognato di fare l'amore con Artù. E sono rimasto sconvolto e scioccato. Probabilmente i suoi continui agguati e tecniche seduttive si ripercuotono nel mio subconscio, la notte.
E alla fine di tutto mi chiedo: Perché?
 
Artù ha azzardato un'allusione abbastanza esplicita! Sono solo finito per terra, con le gambe aperte (per colpa sua, tralaltro) -puntualizzò- e lui mi ha preso in giro.
 
Se questa è la sofferenza che tutte queste sensazioni provocano, credo che non mi innamorerò più. Questi sentimenti sono sbagliati, sbagliati come la persona per cui li provo.
Insomma, lui è un principe, figlio di un Re temuto e rispettato.
E... io chi sono? Chi diavolo sono?
 

Tu sei la cosa più importante e speciale che mi sia mai potuta accadere...
 
Sono solo un insulso servo. E ho intenzione di respingerlo, anche se porterò per sempre le ferite interne di questa decisione, finché non capirà che deve smetterla. Questo gioco di anime fa male. Quasi come una frustata in pieno cuore.
Non ne posso più di questa situazione. Artù non capisce che incoraggiando questi suoi sentimenti, finirà per distruggermi.
Ed io sono già troppo fragile. Sto cercando di resistere, di farmi forza. Sperando che prima o poi lasci perdere, concentrandosi su Gwen e facendo ciò che è giusto.
Innamorarsi di una donna che un giorno potrà chiamare "amore mio". Che un giorno potrà essere la sua regina. Che tutti guarderanno senza sospetto. Che tutti adoreranno senza nessun riserbo. Non riesco ad immaginare un futuro con Artù. Non ci riesco. Perché se solo ci penso mi sento malissimo. Dove si è mai sentito di un principe che sposa il suo valletto? Sarei costretto a vivere questo amore all'ombra. Senza dignità, senza onore per me stesso. Mi annullerei. Ed io non voglio soffrire. È già un enorme dolore respingerlo e deluderlo. Ma, sono dell'idea che la delusione prima o poi passerà. Sarà solo questione di tempo. Una donna striscerà tra i suoi pensieri e nel suo cuore ed io resterò al suo fianco per proteggerlo e curarmi di lui.
Ma, adesso non voglio pensare a questo futuro del tutto odioso e, tuttavia, probabile. Voglio solo andare a dormire e cercare di dimenticare tutto, solo per un po'.

 
Artù si asciugò una lacrima furtiva che aveva preso a scendere lungo la sua guancia. Chiuse con un scatto il piccolo manoscritto e lo rispose nuovamente nel cassetto.
Si addormentò con mille sensi di colpa addosso. Bene, doveva smettere di corteggiarlo e fargli capire ciò che provava? Ebbene, l'avrebbe fatto. Per il bene di Merlin.

***

Nel pomeriggio, Artù afferrò il diario, uscì dalle sue stanze e si diresse agli appartamenti di Gaius. Quando entrò cercò Merlin con lo sguardo ma non lo trovò.
-È nell'armeria- rispose Gaius, quasi come se leggesse nei suoi pensieri.
Il principe annuì in segno di ringraziamento e richiuse la porta, avviandosi.
Non appena uscì dalle mura, vide i suoi cavalieri svolgere l'allenamento pomeridiano. Tutti si inchinarono al principe, alcuni sorrisero.
Artù entrò nella tenda dove era solito riporre la sua armatura, scostò il telo che fungeva da 'porta' ma all'interno del locale non vi era anima viva.
Artù lasciò l'armeria per andare dai suoi uomini e domandar loro di Merlin.
-È uscito una veglia fà, aveva detto che sarebbe andato al lago- informò Gwaine, sorridendogli.
Artù aggrottò le sopracciglia e non ricambiò il sorriso, avviandosi.
Quando superò l'ingresso di Camelot, il sole non era più molto alto ma faceva comunque caldo per essere autunno.
Cavalcò pensando e ripensando alle parole impresse sulla carta del diario del suo servo.
Finché uno scrosciare d'acqua non interruppe i suoi pensieri.
Artù tirò le briglie fermando l'equino che rilasciò solo un basso brontolio cavallino.
Smontò senza far rumore dal cavallo e continuò a piedi, si appostò dietro un albero a qualche metro dalla riva.
Scostò il capo per vedere se fosse Merlin e... Dio.
Merlin era completamente nudo, ma non nudo come un ragazzo; nudo come un angelo.
L'acqua intorno a lui sembrava volerlo accarezzare e confortare. Si immergeva lentamente, mentre l'acqua che lo circondava si tingeva di arancione. Lo stesso colore del sole in quel preciso momento.
Diverse goccioline scorrevano sulle sue membra, sfiorandolo, percorrendolo.
E Artù chiuse gli occhi immaginando d'essere quelle goccioline. Se solo Merlin l'avesse permesso...
Avrebbe accarezzato il suo corpo con le dita... tutto. Gli avrebbe sussurrato così tanti "ti amo" nelle orecchie da farlo sciogliere. Lo avrebbe preso dolcemente, bevendo i suoi sospiri, i suoi gemiti, le sue urla strozzate. Lo avrebbe fatto impazzire, stringendoselo contro e non lasciandolo andare più. Era innamorato, così innamorato da sentirsi un idiota.
Merlin sollevò il capo e si lasciò cadere dolcemente all'indietro, l'acqua lo accolse e lo cullò, come una madre premurosa.
Merlin con gli occhi chiusi... sotto di lui, con lui, dentro di lui. In ogni parte della sua anima, del suo cuore, del suo sangue.
Dappertutto.

Artù non osò interromperlo, era così bello e rilassato e sereno. Le sue labbra erano distese in un sorriso che non mostrava i denti. Le mani descrivevano mezzi cerchi nell'acqua mentre si lasciava cullare da essa.
Artù aveva deciso: non poteva lasciar perdere. Merlin era il suo vero amore. E lui l'avrebbe preso con se, l'avrebbe abbracciato, gli avrebbe fatto tante di quelle promesse e giuramenti dei quali si sarebbe assicurato di tener fede.
Dall'acqua giunse un gridolino di sorpresa.
Artù non si era nascosto ed era rimasto lì, immobile, mentre Merlin usciva dall'acqua e si dirigeva a passo spedito e concitato verso di lui.
-Ma... dico: che cavolo ci fate qui?!- sbottò arrivando di fronte a lui.
-Io... Io... ti cercavo- spiegò.
Merlin gemette insofferente...
-Ma perché non potete lasciarmi in pace solo per un secondo?!- esclamò Merlin dandogli uno spintone. Artù si avvicinò a lui -Non capite che così mi fate del male? Statemi lontano! Lontano!- si sfogò mentre cominciava a piangere con l'intenzione di picchiare Artù.
Perché non capiva che così facendo lo distruggeva solamente?!
Artù gli afferrò entrambe i polsi bloccando i suoi tentativi di picchiarlo, Merlin si divincolò ma poi, la sua sensibilità prese il sopravvento e gli buttò le braccia al collo, piangendo.
Artù con lentezza struggente passò le braccia attorno a lui e con la punta delle dita gli sfiorò lentamente la linea della schiena. Su e giù... piano.
-Dovete starmi lontano- singhiozzò Merlin senza dare cenno di staccarsi da lui.
-Non lo vuoi davvero- sussurrò Artù al suo orecchio.
-Io... Io non so più quello che voglio- soffiò il servo ancora saldamente ancorato a lui. Mentre le dita di Artù continuavano il loro cammino... su e giù.
-Tu lo sai bene, invece- mormorò Artù, scendendo con le labbra ad accarezzargli il lungo collo, raggiunse una spalla e poi tornò indietro... fino all'orecchio, di nuovo. -Tu mi ami-. Non era una domanda e questo, Merlin, lo sapeva bene.
-Io... Io... Sì- si arrese Merlin allontanandosi da lui e abbassando lo sguardo. Artù portò l'indice sotto il suo mento e gli sollevò il capo. Merlin evitò ancora il suo sguardo.
-Merlin, io ti amo più di qualunque persona sia mai stata al mio fianco. E certamente ti amo più della mia stessa vita- confessò Artù, senza vergogna.
-Voi...-
-Sì-
-Ma questo non cambia nulla. Non posso farlo- detto questo raccattò i vestiti come aveva fatto quella sera, nella caverna, e rivestendosi se ne andò. Asciugandosi frettolosamente le lacrime che scorrevano dispettose.
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Per quanto tempo durerà questo tira e molla?!
NON LO SOOOO! Probabilmente per un bel po' a giudicare dal comportamento di Merlin...
Vabbene... ora basta parlare con se stessi, è inquietante... <.<
Spero vi sia piaciuto, Gente! =)
Un bacio, A.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Il Mio Rifugio Sei Tu
Capitolo 9


Una volta tornato a Camelot, Artù, si era rintanato negli appartamenti reali e non accennava ad uscirne. Aveva deciso di fare una cosa, però. Una cosa che sperava fosse l'ultimo salvaggente al quale aggrapparsi per rimanere a galla in tutto quel groviglio confuso.
Merlin non si presentò nelle sue stanze quella sera e Artù non se ne lamentava, né intendeva andarlo a chiamare. Era rimasto alquanto turbato dalla sua reazione.
Probabilmente sarebbe stato meglio se entrambi riflettessero per conto loro, solo per un po'; Artù, giusto il tempo di capire come fare a risolvere tutto quel macello che gli chiudeva violentemente lo stomaco e Merlin, riflettendo sugli aspetti positivi della scelta che aveva fatto e cioè: rifuggire i sentimenti di Artù.
Fatto sta che tutti e due, nello stare lontani, avevano sviluppato una specie di corazza al mondo esterno la quale, ogni qualvolta veniva scalfita, provocava nei ragazzi una specie di reazione esageratamente emotiva, nel caso di Merlin oppure, nel caso di Artù, esageratamente apatica.
“Merlin, la cena è pronta” annunciò Gaius quella sera, rivolgendosi al figlioccio accovacciato su di un fianco, nel suo letto.
“Non ho fame, Gaius” rispose Merlin, asciugandosi con il dorso delle mani le lacrime che ormai da quando era tornato bagnavano il suo cuscino.
Gaius aveva provato a chiedergli cosa fosse successo ma Merlin scuoteva il capo e non rispondeva, chiudeva gli occhi e si limitava a singhiozzare.
“Merlin, devi mangiare qualcosa” lo contraddisse il medico.
“Non riuscirei a sentirne il sapore” commentò tristemente.
“Merlin...” ripetè il più anziano sedendosi sul bordo del suo modesto letto “mi vuoi dire cosa c'è che non va? Mi fa stare male vederti così, se solo tu mi dicessi cosa è accaduto, potrei aiutarti” provò ad offrirsi il cerusico ma Merlin scuotè nuovamente il capo.
“Non potreste mai capire” mormorò il servo “nessuno può”.
Gaius rimase in silenzio, spiazzato dalle sue parole e accarezzandogli una spalla si limitò ad uscire dalla stanza del protetto.
Ma cosa poteva essergli successo di tanto grave, da piangere come un disperato per tutto quel tempo?

Artù si presentò nella piccola sala dove a volte consumava il pranzo e la cena con il Re, salutando suo padre con un lieve inchino distratto.
“Ho una notizia da darti” il Re sorrise... il che non era mai un buon presagio.
“Dimmi, padre” lo esortò Artù, regalandogli un sorriso forzato che, per fortuna, il Re non notò.
“Verrano a trovarci Lord Godwin e la principessa Helena” annunciò continuando a sorridere.
“Oh... meraviglioso” riusci solamente a dire il principe.
“Anche se l'ultima volta non è andata molto bene, spero che stavolta abbiano un soggiorno del tutto tranquillo” disse il Re.
“L'ultima volta volevate che la sposassi” Artù sollevò un sopracciglio.
“Già, ma lasciamo quell'episodio alle spalle ed accogliamo i nostri ospiti come si deve, d'accordo?” il Re lo guardò negli occhi, severo.
“Certo, padre. Me ne occuperò personalmente” promise Artù. Per fortuna la cena, con un tempismo perfetto, arrivò proprio in quel momento e i due non ebbero più occasione di discutere dell'imminente visita di Lord Godwin e sua figlia, dunque si limitarono a concentrasi sulle pietanze nei loro piatti. Pietanze, che ad Artù pur essendo le sue preferite, non sembravano nemmeno minimamente accativanti. L'appetito era svanito e il suo stomaco era così stretto che non riusciva nemmeno a bere.
“Non hai fame?” domandò il Re, vedendo che suo figlio giocava distrattamente con il cibo nel piatto, scostandolo e destra e a sinistra con la posata.
“Non proprio, padre. Se non vi dispiace, preferirei ritirarmi nelle mie stanze, sono molto stanco” mentì Artù, guardando il padre negli occhi e attendendo il suo consenso.
Il Re finì di sorseggiare il vino nel suo calice e poi annuì.
“Sì, va' pure. Domattina avrai tante cose da fare, Lord Godwin arriverà in serata, domani” riflettè, congedandolo. Artù si licenziò con un altro inchino. Quando uscì dalla sala, sentì di avere ancora il diario in tasca...
Sgattaiolò dal maniero e si diresse a grandi passi verso la dimora di Gaius e Merlin.
Arrivato a destinazione, adagiò con cura il diario sull'uscio e poi bussò, nascondendosi poco più avanti; vide la porta aprirsi e Gaius recuperare da terra l'oggetto personale del protetto.
Tornò vicino alla porta d'ingresso e lì si appostò, ascoltando.
“Merlin?” sentì chiamare.
“Sì?” alla voce di Merlin, Artù chiuse gli occhi e rabbrividì.
“Sembra che il diario sia tornato indietro” informò Gaius e dal tono di voce sembrava che sorridesse.
“D-davvero?” domandò Merlin con voce sorpresa ma ancora incrinata.
“Sì, eccolo” annunciò la voce di Gaius che giungeva ovattata al principe, fuori dall'abitazione.
Artù sorrise, pensando che sicuramente Merlin avrebbe letto ciò che aveva scritto...
 
Merlin diede la buonanotte a Gaius e sentendosi un po' più lieto per il fatto che il suo diario fosse ritornato nelle mani del leggittimo proprietario, sbocconcellò qualche biscotto.
Quando entrò nella sua stanza, alla luce di una candela, lo aprì e sfogliò le pagine lentamente. Lo portò al viso e sentì l'odore delle dita di Artù investirlo... le stesse dita che gli avevano accarezzato la schiena quel pomeriggio... e di cui, nonostante tutto, aveva deciso di conservarne gelosamente il ricordo.
Dopo l'ultima pagina, esattamente nel retro della copertina, vi era una specie di "lettera", Merlin riconobbe subito la calligrafia di Artù.
 
Dovrei cominciare col dirti che mi dispiace. Non vorrei mai farti soffrire, Merlin. Ma tu sai bene che quello che provo per te non è un gioco.
Tu, sei la persona più bella, sincera e speciale che abbia mai avuto l'onore di conoscere.
Merlin, io ti amo.
E non lo dico per trarti in inganno, non mento. Non ho mai mentito.
Sai che, per me, è difficile mettere a nudo i miei sentimenti. Ormai mi conosci così bene che sarebbe scontato fartelo presente.
Io, sarei disposto a rischiare tutto per te, tutto. Se solo servisse a farti capire quanto il mio amore per te sia forte, rinuncerei al mio diritto al trono.
Lo farei. Davvero.
So, che hai paura del futuro e di tutto ciò che comportano la mia posizione e il mio titolo.
Ma, Merlin, io mi sono innamorato di te. Io ti amo. Ti amo così tanto che non riesco a pensare a nient'altro.
Sono innamorato del tuo sorriso, delle tue mani, del tuo respiro. Dei tuoi occhi.
Sono innamorato di ciò che sei non di ciò che rappresenti. Il tuo corpo è solo qualcosa di relativo.
Certo non nascondo che il desiderio nei tuoi confronti sia forte, ma non offusca il mio amore.
Non devi avere paura, non devi averne. Perché non ti lascerei mai, per nulla al mondo.
So che è una stupidaggine, ma io sento che tu sei il mio destino. Sei davvero ciò che il futuro mi riserva.
Sei arrivato, un giorno qualunque e la mia vita ha cominciato a cambiare. Tu, hai cominciato a cambiarmi.
Hai sollevato un peso dal mio cuore che stava rischiando di uccidermi. Sei stato la madre che non ho mai avuto e il padre che non c'è mai stato.
Sei stato il fratello, l'amico, il confidente. Tutto.
Tutto quanto.
Tutte queste ricchezze, lapislazzuli, feste, banchetti, titoli altisonanti, se confrontati con quello che sei, valgono meno che il nulla assoluto.
Perciò, ti prego, cerca di capire.
Non sei costretto, ovviamente... ma se tu non mi amerai io morirò.
Se tu dovessi, ancora per una volta, dire di no, prometto di non amare mai più nessuno in tutta la mia vita.
Con amore, mai immutato.
Profondamente tuo, Artù.
 
 
Merlin sorrise con le lacrime agli occhi, stavolta di felicità. Era ancora così confuso... Non era sicuro di cosa decidere. Non lo era, per niente.
Da un lato, voleva ardentemente amare Artù in ogni sua sfumatura positiva e negativa. Dall'altro, la paura di essere giustiziato o peggio, di vedere Artù sposare un'altra donna ed essere felice con lei attanagliava il suo cuore.
Così, ancor più sconvolto, si addormentò.
 
L'acqua del lago era più splendente del solito e Merlin era lì, a tendergli una mano per invitarlo ad entrare insieme a lui.
Artù si spogliò e gli andò incontro, Merlin lo abbracciò stringendolo a sé, con forza.
Poi lo aveva guardato, gli aveva sorriso e prendendolo dalle spalle lo aveva trascinato giù, nell'acqua limpida.
Quando erano riemersi, Artù si era sentito un uomo nuovo, rinato.
Merlin lo aveva sovrastato con il suo corpo e... avevano fatto l'amore lì. Sulla riva di quel lago che celava chissà quali segreti tra le sue sottili e delicate onde.
Gli occhi di Merlin occuparono la sua visuale mentre dolcemente, all'unisono, danzavano fondendosi in un corpo solo.
Amandosi.
Come mai Artù avrebbe amato nessuno.
“Ti amo” gemette Merlin al suo orecchio, baciandogli la guancia.
“Anche io, amore mio. Con tutto me stesso”
 
Artù si svegliò, affannato e con un pulsare distinto e pungente in mezzo alle gambe.
Poteva continuare così? Amando Merlin solo nella sua immaginazione?
Poteva continuare a baciarlo, sfiorarlo ed accarezzarlo unicamente nei suoi sogni e poi soffrire così tanto una volta desto?
Artù scese dal letto e indossò un paio di pantaloni, gli stivali e la tunica alla bell'e meglio.
Uscì dalle sue stanze e, senza far caso agli sguardi delle guardie appostate in diversi punti nei corridoi del maniero, uscì fuori dal palazzo, respirando contro l'aria fresca. Una nuvoletta di vapore riempì l'aria di fronte al suo viso, strofinò le mani una contro l'altra.
E dopo aver rivolto uno sguardo alla luna, scese di fretta le scale ed attraversò la piazza diretto all'abitazione del medico di corte.
Entrò senza difficoltà, cercando di fare meno rumore possibile. Si diresse alla porta della stanza di Merlin e, piano, fece il suo ingresso richiudendosela alle spalle.
Avanzò in punta di piedi, raggiungendo la sedia accanto al letto di Merlin e lì si accomodò, osservandolo.
La coperta consunta lo copriva fino all'addome, la mano sinistra era adagiata sul suo ventre mentre quella destra era abbandonata sul cuscino, le dita rilassate, piegate, sottili e delicate come sempre.
Si prese qualche attimo in più per studiare il suo viso.
Era possibile impazzire per amore?
Ma come faceva quel sentimento così grande ad offuscare il suo raziocinio e la sua volontà? Come poteva fargli esplodere un tripudio di luci dorate e aranciate proprio di fronte agli occhi e poi, un istante dopo, spegnere tutto e farlo piombare nel buio e nel freddo più totale?
Come poteva l'amore fare tutto questo?
Fin da piccolo gli avevano insegnato che l'amore era sofferenza. L'amore era legato con la morte, con il dolore, con tutto ciò che distrugge l'animo e spazza via ogni parvenza di ragione.
Come potevano, quelle ciglia brune, creare un cataclisma simile? Un'apocalisse proprio al centro del suo petto?
Come poteva, Merlin, annientare ogni sua convinzione, ogni sua decisione, ogni sua seppur remota, ombra di forza?
Si sentiva deliziosamente debole e, non si sarebbe mai vergognato di ammetterlo: lo amava.
Merlin si agitò nel sonno, come se sentisse la sua presenza.
Mormorò un: "no" ben definito e contrasse il viso in un'espressione sofferente 
"Artù..." sussurrò ancora "No...".
Merlin si svegliò e la prima cosa che vide fu il soffitto della sua camera, quando volse lo sguardo vide un'ombra e poi una figura ben distinta: era Artù.
Sobbalzò e si ritrasse mettendosi a sedere sul letto.
“Che ci fate qui?!” esclamò bisbigliando.
“Io non... non potevo resistere più. Dopo ciò che è successo non mi davo pace...” confessò, abbassando lo sguardo.
Merlin tuffò il viso in mezzo alle mani. E Artù sollevò gli occhi, fissandolo.
“Posso...?” cominciò, deglutendo e indicando il letto di Merlin.
“Io... d'accordo” gli concesse il mago, facendogli spazio senza però sollevare le coperte. Artù si adagiò su di esse senza protestare: era un buon inizio.
“Sembravi preoccupato, cosa stavi sognando?” domandò Artù ad un certo punto.
“Una cerimonia matrimoniale” rispose Merlin, arrossendo.
“Con chi mi sposavo?” chiese Artù, guardando le sue guance deliziosamente arrossate.
“Cosa vi fa pensare che stessi sognando una cerimonia matrimoniale con voi come protagonista?” lo punzecchiò serio Merlin vedendo il principe sorridere mesto.
“Hai detto il mio nome, prima” spiegò, sorridendo del suo imbarazzo a quella rivelazione.
“Ahm... vi sposavate con Gwen” narrò Merlin, nascondendo il viso nel cuscino.
“Non potrà mai accadere, fidati” ribatté Artù, scherzoso.
“Come mai ne siete così sicuro?” rispose a tono Merlin.
“Naah, non è il mio tipo” continuò Artù, scherzando.
“Capisco... se non vi dispiace vorrei provare a dormire, adesso” informò Merlin, guardandolo in viso.
“Ti spiace se resto ancora un po'?” chiese Artù, cercando una conferma nei suoi occhi.
“No... emh, io... vi dispiacerebbe abbracciarmi? Perché sento freddo, ecco” mise in chiaro Merlin, arrossendo ancora di più.
“Sei sicuro di volere davvero che ti tocchi?” il principe ricercò ancora una volta il suo sguardo.
“Se fate il bravo, sì” lo schernì Merlin e Artù rise piano, passando le braccia intorno al suo corpo.
“Sei gelato” commentò il biondo dopo qualche minuto ma, Merlin, non lo aveva ascoltato perché stava già dormendo.
Artù avvicinò lentamente la mano al suo viso e gli accarezzò una guancia con le nocche.
“Buonanotte, Merlin” augurò e dopo un'altra carezza tra i suoi capelli scuri, lasciò la camera del mago per ritirarsi nelle sue stanze.
Quando si mise sotto le coperte calde, gli occhi si fecero pesanti e finalmente, riuscì a prendere sonno.
 
Il mattino seguente, Artù, aprì gli occhi contro il cuscino, sorridendo.
“Buongiorno, sire” lo salutò Merlin, sereno.
“Ehi, Buongiorno” ricambiò il biondo, sorridendogli.
“Sembrate felice, oggi” azzardò Merlin, arrossendo.
“Diciamo che sono un po' più sereno” rispose l'erede “ma non per questo più rilassato. Abbiamo molte cose da fare, oggi” lo informò guardando le dita di Merlin appoggiare con calma il vassoio sul tavolo, senza sbatterlo violentemente come le altre volte.
“Sapevo che avreste dovuto affrontare una giornata pesante, per questo ho riempito personalmente il vassoio 'stamattina, Fran era in disaccordo, ma sono riuscito a convincerla” raccontò, incurvando le labbra, soddisfatto.
“Umh... non hai mai fatto una cosa del genere, prima” lo riprese scherzosamente il principe.
“M-mi sembrava appropriato” balbettò Merlin in imbarazzo.
“Scherzavo, Merlin” mormorò il biondo, sogghignando divertito.
“Oh, sì. Emh... non avete fame?” Merlin cercò di cambiare discorso.
“Sì. Questa colazione, preparata personalmente è forse un ringraziamento?” domandò stiracchiando le labbra in un sorriso lieve.
“Un ringraziamento? Ehm... diciamo di sì” rispose Merlin indaffarandosi all'improvviso, sviando il suo sguardo in tutti i modi.
“Non mi è dispiaciuto passare qualche minuto con te, ieri. Se non ti dispiace, vorrei che accadesse più spesso” sussurrò “O-ovviamente non sei costretto, solo... solo se ti fa piacere” si affrettò a chiarire Artù, sentendosi tanto Gwen quando sproloquiava senza sosta.
“A dire il vero, non mi è dispiaciuto... ecco” rispose Merlin senza mai incontrare il suo sguardo.
Artù si alzò dal suo letto e si diresse verso di lui, Merlin si voltò ed entrami si trovarono uno di fronte all'altro.
Il principe sollevò una mano e afferrò quella di Merlin, rilassata lungo il fianco. Il respiro del mago cominciò ad accellerare mentre, senza smettere di guardarlo negli occhi, Artù portava il dorso della sua mano alle labbra, chinandosi per baciarlo.
Artù lo tirò leggermente da quella stessa mano e Merlin si lasciò catturare da lui. Sentì un calore immenso avvolgerlo mentre le braccia di Artù scorrevano attorno a lui, accerchiandolo.
Merlin ricambiò, chiudendo gli occhi e sorridendo contro il suo petto, lasciandosi andare ad un espressione di completa beatitudine.
“Grazie” soffiò Artù, sentendo il cuore battere con una tale energia da credere che sarebbe uscito fuori dal petto.
Il calore di Merlin addosso, il respiro di Merlin sulla pelle, umido, caldo... perfetto.
“Per cosa?” domandò sconcertato il servo, contro il suo petto.
“Per aver permesso questo” rispose, riferendosi all'abbraccio “non credo di poterne fare più a meno” confessò, senza ombra di pudore.
Merlin alzò lo sguardo e i loro occhi si incontrarono, come quella sera nel freddo della caverna sedato dal calore del corpo di Artù.
Artù rimase fermo, immobile. Una terribile sensazione di dejà-vu lo colpì in pieno petto, dischiuse le labbra, ricercando più respiro.
E intanto, Merlin, continuava a crogiolarsi nelle sue insicurezze e nei suoi indugi.
Il principe, per non spaventarlo, cominciò ad avvicinarsi con una lentezza surreale, guardandogli ad intervalli le labbra e gli occhi, ritraendosi ogni qualvolta Merlin contraeva impercettibilmente il viso, poco convinto.
Alla fine, quando arrivò così vicino alle sue labbra da saggiare il suo respiro, si fermò.
“Sai che senza il tuo permesso non oserò farlo” soffiò, deglutendo e aggrottando le sopracciglia.
Merlin, senza dire nulla si avvicinò ulteriormente, annullando la distanza tra le loro labbra.
Le loro bocche aperte si sfiorarono dolcemente.
Artù adagiò entrambi i palmi delle mani sul collo delicato del suo servo... e, una volta appurato che Merlin non avesse alcun dubbio su ciò che stavano facendo, catturò lentamente le labbra del moro con le sue. Fu una carezza labiale, casta, pura. Sincera.
Artù si scostò da lui e anche se non lo diede a vedere, Merlin, sentiva un moto di delusione crescergli dal profondo delle viscere.
Perché gli aveva fatto assaggiare quella possibilità? Quella vita dolce e tranquilla, fatta di solo amore e spenzieratezza. E pace, quella pace che da molto tempo non alloggiava più nella sua anima.
Artù, invece, si era scostato da lui, senza portare il bacio alle lunghe. Preferiva frenarsi e andare avanti a poco a poco, senza spaventarlo o forzarlo. Merlin doveva scandire le condizioni di quel loro... strano legame.
E lui, si sarebbe fatto da parte, dandogli la priorità di scegliere, senza costringerlo né tanto meno obbligarlo a fare nulla controvoglia.
L'aveva baciato?-seppur per poco e in un modo che non assomigliava in nulla al bacio che si erano scambiati quella notte maledetta- D'accordo, sarebbe bastato per un po'. Ora, bisognava attendere un ulteriore avvicinamento di Merlin. Che, si aspettava accadesse il prima possibile.
Aveva gustato le sue labbra, un contatto così intimo e tenero, da farlo sciogliere come burro al sole.
Un contatto, che avrebbe sperato di ritrovare presto.
Sempre, ovviamente, Merlin permettendo.
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HeyHey! Spero, vivamente che vi sia piaciuto questo capitoletto... anche perché nel prossimo capitolo, ci sarà qualche colpo di scena... eheh e.e
D'accordo... la smetto di darvi suggerimenti! XD alla prossima, lettori! :*
Un bacio e un abbraccio immensi!
-A.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Le porte della sala del trono si aprirono e la principessa Helena fece il suo baldanzoso ingresso. Era abbigliata in modo assai elegante, la gonna rosa pallido le svolazzava dietro mentre, accanto al padre, si incamminava in direzione del sovrano di Camelot e suo figlio.
Sembrava tutto come la volta in cui erano venuti a trovare il reggente e il futuro erede al trono, ad esclusione del fatto che la ragazza bionda non rovinò ridicolosamente sul parquet.
“Godwin!” esclamò Uther andando incontro all'altro sovrano per abbracciarlo, l'anziano Re gli regalò un sorriso amichevole e ricambiò l'abbraccio.
“Uther!” rispose Lord Godwin con lo stesso tono.
“Principe Artù” salutò languidamente Helena. Era molto... diversa, dall'ultima volta. Se n'era andata blaterando qualcosa sul 'trovare l'amore che entrambi meritavano' e anche se Artù non ne era pienamente sicuro, era convinto che la nobile ci fosse rimasta male quando l'aveva rifiutata all'altare, proprio quando stavano per sposarsi. 
“Principessa Helena” rispose al saluto Artù baciandogli la mano con deferenza.
“Siete cambiato” commentò lei, regalandogli un sorriso accattivante.
“Oh... Davvero?” domandò fingendosi piacevolmente sopreso lui, Merlin storse la bocca impercettibilmente.
“Sì... siete più affascinante” si complimentò senza smettere di sorridere, ilare.
“Anche voi, principessa. Ogni giorno di più” Artù si chinò ancora per baciare la mano di Helena. Merlin strinse i pugni, senza accorgesene.
“Artù, perché non porti Helena a fare una passeggiata in giardino?” -esordì Uther- “Io e Godwin dobbiamo discutere di diverse questioni” motivò il suo suggerimento.
“Certo, padre” accettò Artù titubante, senza guardare in direzione di Merlin.
“Splendido!” esclamò il Re, mettendo un braccio intorno alle spalle di Lord Godwin e trascinandolo nella sala dove lui e il figlio consumavano i pasti insieme.
Artù continuò ad ignorare Merlin, di cui lo sguardo sembrava perforargli la nuca. E una volta presa a braccetto la fanciulla, si incamminò.
Merlin, rimasto solo, contrasse il viso in un'espressione di disappunto. Da dove era spuntata quella cretina?! E perché Artù lo aveva completamente ignorato? Aveva forse cambiato idea? Le attenzioni dapprima riservate a lui, sarebbero state direttamente rivolte a quella ochetta bionda?
Merlin lasciò l'enorme sala dei banchetti e camminò a passo veloce raggiugendo ansiosamente l'altra ala del castello, le cui finestre davano sul giardino costantemente curato dai sudditi, dietro il castello; li vide spuntare, mentre si tenevano a braccetto.
Helena era incollata al fianco del principe e, anche se Merlin non riusciva a vederlo da quella distanza, cercava di rifuggire qualsiasi equivoco contatto con la dama.
“Se si azzarda a fa-”
“Merlin!” sentì una voce femminile chiamarlo. Si voltò e vide Lady Morgana ancheggiare per raggiungerlo, con una sinuosità ed una classe che avrebbero fatto impallidire qualsiasi regina. In mano, stringeva un piccolo pezzo di pergamena arrotolato.
“Morgana, buongiorno” salutò Merlin cortese chinando leggermente il capo.
“Altrettanto. Merlin, ho una cosa per te” disse, dondolandogli di fronte agli occhi la piccola pergamena.
“Che cos'è?” domandò il moro aggrottando le sopracciglia confuso.
“Ahh, Merlin, temo che stare troppo a contatto con Artù ti faccia male. È un messaggio, no?” disse retoricamente.
“Ohh, sì... certo. Per me?” chiese sopreso sollevando le sopracciglia.
“No: per me. Ma certo che è per te, Merlin!” Morgana voltò gli occhi al cielo e nella sua mente, la teoria riguardo al fatto che la vicinanza del fratellastro nuocesse a Merlin, si consolidò.
“Bhe, emh... vi ringrazio” balbettò il mago, ringraziandola per essersi prodigata nel cercarlo e consegnargli quella missiva che, quando riuscì ad aprirla, scoprì essere da parte di Gwen.
La calligrafia era indubbiamente di Morgana, poiché Gwen non sapeva né leggere né scrivere. Ma il contenuto... era senz'altro di Gwen ed anche la firma, constatò con stupore.
 
Merlin,
Ho bisogno di parlarti, incontriamoci 'stasera, fuori dalle porte di Camelot. Ti aspetterò dopo il vespro.
Gwen
 
Merlin, spalancò gli occhi ed aggrottò le soppracciglia. Ma che diavolo...?
Perché Gwen aveva un bisogno così urgente di parlargli? -si domandava mentre, dopo aver gettato un ultimo sguardo ai due 'colombi' in giardino, si era voltato e incamminato verso le stanze di Artù per rassettare un po'.
Il pomeriggio arrivò e ancora Helena e Artù non tornavano.
Helena e Artù” borbottò con un cipiglio infastidito: persino la disposizione dei loro nomi insieme, in qualsiasi ordine li si mettesse, stonavano. 
Helena e Artù, Artù ed Helena.
Invece suonava così bene: Merlino e Artù... Artù e Merlino; i due nomi insieme assumevano una dissonanza delicata e deliziosamente perfetta. 
Merlin sorrise a quel pensiero, rabbuiandosi l'istante successivo nel riflettere sul fatto che i due nobili fossero ancora insieme.
Già. I due nobili, appartenenti ad un mondo di cui lui non avrebbe mai fatto parte- considerò rattristandosi. 
Una lacrima cadde sul pavimento di marmo degli appartamenti reali. 
Cos'era lui, se paragonato a quelle corone preziose, mantelli sfavillanti e titoli importanti?
Che cosa significava se collocato in un ambiente del genere?
Cosa poteva contro una nobile che Uther avrebbe con piacere accettato di vedere al fianco di suo figlio?
Uther; sempre lui a decidere delle vite degli altri, del destino di ogni singolo abitante del regno. Sempre lui a...
ClickClack
La serratura scattò ed Artù entrò paonazzo e profondamente infastidito. Sbuffò sonoramente, come se avesse smesso una pesante palla al piede.
“Come mai siete tornato così prest-?” Merlin si bloccò, incenerito da un'occhiata di fuoco così cortesemente regalatagli dall'interlocutore.
“MIO...DIO!” alzò la voce irritato portandosi le dita alle tempie per massaggiarle in un moto circolare, chiudendo gli occhi per cancellare ogni traccia della 'lieta' passeggiata che aveva condiviso con la principessa.
“Pensavo voleste rimanere ancora con la principessa Helena” esordì il servo tentando di nascondere il fastidio che gli procurava il pensiero di Artù e quella donna insieme.
“A dire il vero, non vedevo l'ora di fuggire da lì!” esclamò, sorpreso dalla 'disinteressata' considerazione di Merlin.
“Non può essere così male” ipotizzò il servo con un sorriso di circostanza.
“Ohhh può esserlo, credimi. Può. Esserlo” scandì, nel tentativo di rimarcare il concetto.
“Sembra simpatica” mentì, sfoderando uno dei suoi sorrisi migliori, quanto derisori.
“Mai quanto te!” lo rimbrottò l'erede giocosamente, avvicinandosi a lui. Merlin si alzò in piedi leggermente intimorito da quel cambio di umore e fece per lasciare le stanze del biondo ma... Artù lo attirò dolcemente contro di sé.
“Sei arrabbiato con me, Merlin?” domandò, guardandolo con un'espressione che era un misto tra il curioso e il divertito.
“N-no, perché dovrei?” domandò sorpreso il moro arcuando le sopracciglia e sbattendo le ciglia due volte.
“Ohh, non lo so...” -cominciò Artù, fingendo di ragionarci a lungo volgendo lo sguardo altrove e riportandolo sul suo viso quando continuò la frase- “...forse perché ho speso un intero giorno con una 'sconosciuta' e non con il mio fedele servitore” dedusse bonariamente, ironico, sciogliendosi l'istante dopo in una risata lieve e bassa, provocata dall'espressione fintamente ignara sul viso del valletto- “MerlinMerlinMerlin” cantilenò avvicinando le labbra a quelle del servo- “Non devi essere geloso di me. Lo sai, vero?” -chiese retoricamente soffiando la domanda sul viso deliziosamente arrossato dell'altro- “tra chiunque e te, sceglierei sempre te” accarezzò lentamente la schiena del mago con le dita, come quel pomeriggio. Quello strano pomeriggio pieno di sorprese e contatti ravvicinati.
“Ma davvero, sire?” chiese quasi retoricamente.
“Hai qualche dubbio?” ribatté Artù, allacciandogli le braccia intorno alla vita e intrappolandolo contro il suo petto. 
Merlin si accorse in quell'istante della luce aranciata che filtrava dai vetri delle finestre... Tramonto. Messaggio. Gwen. Parlare.
“Oh, merd...! No!” il principe sobbalzò, nel vedere che Merlin era tutt'altro che concentrato su di loro. Anzi, sembrava proprio che non sentisse nemmeno le sue braccia attorno al corpo. Infatti nel volatilizzarsi da lì, per poco non si trascinò dietro anche il futuro reggente.
“MERLIN!” esclamò Artù con un'inflessione abbastanza sorpresa e irritata.
“Sìsì, scusatemi. Devo... devo andare!” si scusò, lasciando quella frase ad aleggiare come una nube pressante all'interno della stanza e della testa di Artù.
“Perché tanta fretta?!” domandò ad alta voce, uscendo dalle stanze per tenergli dietro a passo veloce.
“Perché... emh, Perché... Perché... Ho da fare!” inventò dandosi dell'idiota per la poca credibilità di quella risposta.
“Merlin, l'unico impegno che hai in questo regno sono io. Se magari te lo fossi dimenticato, permettimi di rinfrescarti la memoria: sei il mio servitore. Io sono la tua prima priorità. 'Ho da fare' significa 'Devo fare qualcosa per Artù'” Merlin, non ne potette più di sentirlo blaterare e si voltò. 
Il primo istinto fu quello di colpirlo con un pugno in pieno viso per: 
1) Farlo tacere. 
2) Vendicarsi del pomeriggio passato con Helena. 
3) Per semplice piacere personale. 
4) Per far sì che non scoprisse dove si stava recando e nè tantomeno con chi stava andando a parlare.
Artù gli schioccò le dita davanti agli occhi persi nel vuoto “C'è nessuno? Che diavolo ti prende?”. 
Merlin scuoté il capo, indeciso: che fare?
Gwen lo stava di sicuro aspettando, il sole era già largamente tramontato e quel babbeo gli stava già facendo perdere troppo tempo. 
Stramaledetto Asino!
“Ma si può sapere chi vi ha detto di farvi i fatti miei?!” -sbottò- “Tornate nelle vostre stanze e fate quello che...” -che cosa, Merlin? Non sa nemmeno pettinarsi i capelli senza il tuo aiuto! Il principe incurvò leggermente le labbra in una specie di sorrisetto tronfio, incrociando le braccia al petto come un bambino dispettoso- “che più vi aggrada. Io ho da fare. Non potete sempre dipendere da me. Q-quando morirò, come farete? Mi andrete a richiamare dall'aldilà per svolgere i miei doveri? E poi, dannazione, perché dovete sempre dipendere da qualcuno? Non avete una vostra autonomia? Sapete quanta gente è capace di vestirsi, spogliarsi, pettinarsi e lavarsi da sola? Perché voi non potete farlo? Mi sembra che le vostre funzioni motorie siano più che eccellenti!” finì per sgridarlo, maledicendosi per essersi perso in congetture idiote.
“Hai finito?” domandò il principe, il cui ghigno dispettoso si era trasformato in un'espressione di totale perplessità e se vogliamo dirla tutta, offesa.
Il servo non rispose, rimanendo spiazzato da quella domanda.
“Emh-Emh” -si schiarì la voce, deglutendo- “Sì. Ed ora se volete scusarmi, ho da fare” ripetè, voltandosi ed incamminandosi con le sopracciglia aggrottate. Entrambi avevano sul viso stampata un espressione alquanto interrogativa.
Ovunque dovesse andare, Artù, troppo curioso per rimanere con le mani in mano, lo seguì facendo attenzione a rimanere nell'ombra.
Lo vide affrettarsi lungo la via principale della città bassa circondata da fumi grigi e dal cicaleccio delle pesanti insegne in legno che ondeggiavano appese ai vari negozietti e taverne, mosse da una brezza serale gelida ma leggera.
“Ma che diavolo...?” si trovò a borbottare tra sé, quando vide Merlin salutare una Gwen vestita di tutto punto. 
Quindi il 'DA FARE' di Merlin era... era un appuntamento? Con... CON GWEN?!
Artù cercò di ignorare il crack che gli riecheggiò nel petto a quella visione, il cuore rimbombava nelle orecchie rosse di gelosia e il naso pizzicava mentre gli angoli degli occhi si contraevano impercettibilmente.
Merlin e... Gwen? Perché?
Merlin gettò una rapida occhiata intorno a lui e il biondo fece in modo di celarsi meglio nel suo nascondiglio.
I servi stanno con le serve e sposano le serve, Merlin era un servo e, come tale, doveva stare con una serva -donna, ben inteso- e Gwen sembrava fare al caso suo. 
E lui... bhe, lui era un nobile, un principe. 
I principi stanno con le principesse, sposano le principesse. I principi corteggiano le dame, non i servitori desiderabili e sfuggenti... 
Artù torse il busto studiando la situazione aldilà del portico in cui si era infilato vedendo, con immensa irritazione, Gwen che afferrava Merlin a braccetto.
Infondo non stavano facendo nulla di male, solo che la sua mente era famosa per i suoi viaggi oltre l'immaginazione (Insomma, troppe seghe-mentali!!) e, nonostante li avesse visti parlare da amici, già immaginava una possibile cerimonia nuziale con Merlin e Gwen nelle vesti di futuri sposi.
Rabbrividì, disgustato dalla sua fervida immaginazione. 
Forse Merlin aveva ragione quando inveiva contro di lui, apostrofandolo con accenti di irritazione che a volte sfociavano nel ridere e a volte sfociavano nella violenza -sempre a discapito di Merlin, ovviamente-.
Aveva perfettamente ragione a chiamarlo "Testa di fagiolo"; "Asino"; "Testa di cavolo"; "Babbeo".
Artù aveva sempre risposto in modo acceso difendendo la sua persona e negando quegli insulti con calore e decisione. Ma, ad onor del vero, in quel momento si sentì un po' 'testa di fagiolo' domandandosi perché Merlin dovesse invaghirsi di Ginevra quando, quel mattino, il moro non aveva respinto un suo bacio.
Artù, infastidito da tutto quello, si avviò senza pensare minimamente ai due ragazzi che passeggiavano per lo spiazzo fuori Camelot, come aveva fatto lui per tutto il giorno con quella oca di Helena. 
Artù arrestò la sua camminata poiché come un lampo a ciel sereno, d'un tratto, gli si presentarono davanti agli occhi elementi che non aveva considerato.
Lui aveva passeggiato con la principessa per tutto il giorno e Merlin non ne sembrava contento, ora Merlin passeggiava con Ginevra ed era lui a non esserne per niente allietato.
Che Merlin stesse sfruttando la strategia 'Occhio per occhio...?' 
Nhaaa... 
O sì? 
Infondo quando lui aveva baciato Morgana alla festa, per screzio, Merlin, per tutta risposta aveva fatto lo stesso con Gwen. 
Che baciare Gwen gli avesse provocato emozioni più forti? Più gradevoli? Che si fosse innamorato della serva? E perché non rifuggire un suo bacio, poi? Perché fargli esplodere la testa con mille ragionamenti e considerazioni? 
Si diede dell'asino per aver seguito il moro e per averlo spiato. 
Come sempre, lui, pagava le conseguenze delle sue decisioni.
Doveva ammetterlo, la vicinanza di Gwen a Merlin non lo lasciava per niente indifferente.  E... cosa pensò dopo aver raggiunto siffatto esito? Di farla pagare a Merlin, chiaro.
Si voltò ancora una volta per guardare indietro e... non l'avesse mai fatto. 
Gwen si era avvicinata a Merlin e lo aveva baciato... era un bacio lento. Un bacio e basta. Di quelli che se sei follemente innamorato del tuo servitore ti spaccano, letteralmente, il cuore in due.
 
“Ciao, Merlin” salutò Ginevra timidamente quando vide Merlin avvicinarsi a lei. 
Aveva il fiatone, le guance rosse e sembrava sentirsi in colpa per qualcosa. Si guardava continuamente attorno lanciando occhiate nervose a destra e a manca.
“Ciao, Gwen. Di cosa dovevi parlarmi?” domandò a bruciapelo.  La ragazza fece un sorriso tranquillo e lo prese a braccetto, cominciando a camminare. 
Ad ogni passo sembrava distratta, inciampava in continuazione, arrossendo sempre di più. Morgana glielo aveva detto: Dritta al punto e senza giri di parole!
“Io... Tu mi piaci, Merlin” confessò con lo sguardo basso. 
Merlin arrossì di brutto cercando in modo del tutto impacciato di non scapicollare per terra ad ogni piè sospinto, monitorando ossessivamente ogni minimo movimento del suo corpo. Merlin l'afferrò dalle spalle e la guardò negli occhi.
“Gwen, senti: io...” le parole di Merlin furono interrotte dal bacio di Gwen che arrivò come un tornado in piena estate. 
Cacchio.
Perché l'aveva baciata alla festa? 
Tutta colpa di quell'asino! Era sempre colpa di quella testa di fagiolo coronata! 
Aspettate solo il momento in cui vi avrò tra le mani, Artù!
Gwen si staccò da lui con il viso contratto in un espressione di totale incredulità -nei confronti del suo gesto, chiaramente- scusandosi con Merlin.
“Io non... non so cosa mi sia preso, p-perdonami” balbettò stringendosi addosso lo spesso scialle rosa pallido e licenziandosi senza salutarlo camminando velocemente -tipico di lei quando era profondamente imbarazzata o confusa- e lasciando Merlin lì, in piedi, stordito, frastornato e profondamente irritato con Artù.
Merlin vide qualcosa svolazzare vicino all'arco di ingresso alla cittadella. Era... era il mantello di Artù, quello? Decise di volerlo scoprire.
Cominciò a correre per raggiungere la stoffa rosso Pendragon che svolazzava spensierata rendendo la figura su cui era drappeggiata alquanto affascinante.
Merlin si avvicinò maggiormente all'uomo e con sua enorme indignazione, scoprì che era Artù. 
Lo seguì fino alle sue stanze e quando Artù meno se lo aspettava, rese palese la sua presenza entrando senza bussare educatamente, nè tanto meno annunciarsi con un colpo di tosse. 
Niente. Entrò e basta inveendogli contro.
“VOI!” -strillò Merlin arrabbiato (le mie scuse: eufemismo). Artù si voltò e gli sembrò di avere un dejà-vu- “Perché mi avete seguito?!” -strillò sempre più forte. 
Alché, Artù, stufo dei suoi toni e delle sue accuse gli andò incontro trascinandolo sul letto a forza. 
Lo spinse facendolo ricadere di spalle sulle coltri pregiate.
“Dunque...” -cominciò usando un tono d'ammonimento- “...Ascoltami...” -cominciò, strappandogli la giacca di dosso- “...bene” -la casacca- “Io” -gli stivali- “sono esaurito”-i pantaloni- “sono stufo” -Merlin fu nudo- “Di vederti fuggire ogni maledetta volta!” -esclamò sibilando mentre Merlin restava immobile come una statua di sale, spaventato dal suo comportamento.
Il principe si spogliò a sua volta e si sdraiò su di lui, le loro intimità si scontrarono. Merlin chiuse gli occhi, deglutendo e tentando un'impresa sovraumana nel contenersi “Te lo ricordi, Merlin?” -gli sussurrò in un orecchio il principe- “Tremavi... tremavi di freddo” -Artù gli accarezzò il corpo nudo con le mani congelate, per rendergli una concezione più vivida delle sue parole- “Ti ricordi quella notte, Merlin?” domandò ancora, con fervore. Sembrava stesse perdendo il senno.
Te lo ricordi quel bacio, Merlin?
Ti ricordi la tua fuga, Merlin?
Ricordi, Merlin? RICORDI?!
Artù lo afferrò con una foga inusuale per il gli ideali che lo caratterizzavano, stringendogli i polsi con forza eccessiva, tenendolo fermo mentre baciava, mordeva, succhiava. 
Lasciava segni dappertutto, segni dolorosi.
“Basta!” -esclamò il valletto con voce incrinata tentando di riprendere in mano le redini della situazione che stava deliberatamente degenerando- “Basta!” -strillò tra le lacrime- “Mi fate male!” -urlò, cercando di liberare i polsi dalla morsa in cui erano costretti- “Artù!”invocò, come ultimo barlume di speranza.
Il principe fu come se si risvegliasse da un lungo periodo di trance “Io...” mormorò. 
Merlin si rannicchiò velocemente su se stesso, ferito. Artù avvicinò una mano alla sua spalla dove un morso era evidente ma, vedendo che Merlin si era rannicchiato maggiormente allontanandosi di scatto, Artù aveva lasciato cadere la mano precedentemente sospesa a mezz'aria.
Merlin singhiozzò, stringendosi le braccia intorno al busto e scendendo dal letto del principe. Si rivestì velocemente, singhiozzando sempre più forte quando le immagini di qualche istante prima lo colpivano in pieno stomaco. 
Sempre senza smettere di piangere, si strinse nella giacca come se avesse freddo e se ne andò chiudendosi la porta alle spalle.
Inutile dire che nessuno dei due dormì, quella notte. 
Artù piangeva perché sentiva gravare su di sé il peso di una colpa grave quasi come l'omicidio, Merlin piangeva perché si sentiva ancora violato e ferito nel profondo. 
Soffrire così per raggiungere un grande destino. Che senso aveva sacrificarsi a quel modo, per qualcosa di immensamente lontano, in cui aveva creduto fin dall'inizio? 
Che nesso aveva annullarsi così, senza motivo? 
Sì, bhe, in realtà un motivo c'era: l'amore. Dio!, l'amore doveva proprio essere malvagio per fargli questo!
“Merlin...” il ragazzo non rispose si limitò ad affondare la testa nel cuscino e urlare contro le piume che lo riempivano, piangendo disperatamente.
“Perché?!” -urlò a se stesso afferrando con forza il cuscino e sbattendolo dall'altra parte della stanza. Si alzò e passando le braccia sull'umile tavolino che fungeva da comodino gettò tutto ciò che vi era sopra per terra- “PERCHÈ?!” strillò furibondo, sferrando diversi calci alla cieca e piangendo sempre più forte. 
Gaius rimase in silenzio, intimorito e sopreso negativamente dalla sua reazione. 
Merlin si lasciò andare contro il muro, sbattendoci la schiena e scivolandoci contro. 
Si portò le ginocchia al petto sentendo i morsi del principe avvampare sulla sua pelle; facevano male, sì... ma non quanto il male che lo stava logorando dall'interno.
“Non ne posso più!” -esclamò singhiozzando contro le mani chiuse a coppa sul suo viso- 
“Non ce la faccio più!” -si sfogò- “Basta!” -strillò ancora. Poi si rivolse al medico- “Basta! Basta, io me ne vado!” si alzò di scattò e agguantò la borsa con cui era arrivato a Camelot, sbattendola sul letto e cominciando a spalancare l'armadio estraendo vestiti alla rinfusa senza sapere realmente cosa stesse prendendo.
“Merlin!” -il medico, preoccupato, gli andò incontro tentando di annullare i suoi intenti. Merlin continuò a ficcare roba nella borsa, serio... ma poi, cominciò di nuovo a piangere e si buttò in braccio a Gaius che lo abbracciò forte accarezzandogli la schiena- “Merlin” stavolta nella voce del tutore c'era un'inflessione dolce, paterna, consolatoria. Merlin singhiozzava in silenzio contro la sua tunica rossa- “Qualunque cosa sia successa, la risolveremo. Insieme” -tentò di rassicurarlo. Merlin annuì con il viso ancora pieno di lacrime, guardandolo- “Ora rimetti apposto e ceniamo, così mi spiegherai tutto” Merlin annuì ancora, tirando su col naso.
 
Artù strinse forte la stoffa del cuscino tra le dita fino a sentir male alle unghie,
singhiozzando. Strillò un imprecazione e rituffò il viso in mezzo ai cuscini.
Maledetto l'amore e tutte le sue sfaccettature!
 
“Allora, Merlin: dimmi cosa è accaduto”-mormorò il cerusico dopo cena, accogliendo le mani del figlioccio nelle sue. Notò dei segni di dita violacei sui polsi del protetto ma finse di non averli visti. Merlin abbassò lo sguardo e si pentì di aver acconsentito a spiegargli tutto ciò che lo scombussolava (le mie scuse: un altro eufemismo)- “Coraggio, Merlin. Sono qui per sentirti parlare” lo incitò, abbassando il bustò per cercare gli occhi del più giovane e leggervi dentro uno dei timori che sulla sua lista nera non avrebbe saputo davvero in quale postazione collocare.
“Avete presente quando una persona... vi ferisce?” -cominciò retoricamente, Gaius colse il tono della domanda e non rispose, limitandosi ad annuire- “E dopo pretende da voi qualcosa che vorreste offrirgli con tutto il cuore ma che non potete perché sapete che ne soffrireste? Poi, quella stessa persona che pretende quella determinata cosa cambia atteggiamento, rivelandosi gentile, meravigliosa. E l'istante dopo si ritrasforma tornando alle maniere originali? Facendoti soffrire più di quanto avresti mai immaginato?” Gaius, il sopracciglio perennemente arcuato, abbassò gli occhi e finalmente capì in che punto collocare quella situazione sulla lista.
-Al primo posto: un possibile sentimento che lega indissolubilmente Merlin ad Artù.
“Lo capisco” rispose con voce ferma ma rassicurante.
Merlin contrasse il viso cominciando a piangere e chinando il capo, scoraggiato.
“Sto malissimo, Gaius” confessò, mentre le prime lacrime scendevano dal suo viso creando delle minuscole pozze d'acqua sul legno decrepito del tavolo, seguite dal primo singhiozzo strozzato che gli scosse la schiena.
“Merlin...” -ricominciò il medico di corte, non proprio certo di dare il consiglio giusto al figlioccio- “Non posso comprendere il tuo dissidio interiore, nè tantomeno posso placarlo. Ma, credimi, se c'è una cosa di cui sono sicuro, è senza dubbio ciò che provi per Artù” gli sussurrò, in tono basso e dolce. Quando fu nominato Artù, Merlin rabbrividì e fu lì lì per riprendere a piangere più forte- “Tu... lo ami, Merlin?” domandò il cerusico. 
Merlin alzò lo sguardo, la bocca aperta povera di parole da pronunciare, le ciglia che battevano ad un ritmo discontinuo, rivoli di lacrime a rigargli le guance.
“Lo amo, io lo amo. Follemente, credetemi. Ma non posso lasciarmi andare così. Non posso” scuotè il capo e la presa sulle sue mani si fece più forte ma non per questo meno rassicurante.
“Sai, Merlin: mio padre diceva sempre che se il desiderio che provi per una certa cosa, qualunque essa sia, è così forte da non lasciarti dormire la notte allora devi rischiare per averla, goderne e gioirne. Se andrà bene, saprai che ciò che hai fatto è andato a buon fine. Se andrà male, bhe... è sempre meglio ferirsi che rimpiangere di non aver nemmeno provato a combattere“ -disse saggiamente, citando uno dei discorsi più importanti del genitore- “Anche a mio tempo fu una scelta difficile” -disse poi, incurvando la schiena dolorante, schiacciato dal peso del ricordo.
“Voi...” cominciò Merlin sorpreso, non credendo alle sue orecchie.
“Si chiamava Robert” Gaius sentì un dolore al petto nel ricordare gli anni in cui era giovanissimo, stupido e innamorato.
“Cosa... cosa gli successe?” chiese. E Gaius, malgrado fosse ancora profondamente addolorato da quel ricordo ancora così vivido nella sua memoria, trascinò Merlin in un viaggio nel passato narrandogli una situazione analoga alla sua.
Avevo sedici anni quando cominciai a studiare pozioni, scienza e medicina” -cominciò, sorridendo a Merlin per poi tornare a raccontare- “c'era un ragazzo che... che mi girava sempre intorno: Robert. Avevamo la stessa età e ad entrambi piaceva dedicarci alla medicina. Lui la riteneva uno strumento pregiato, raffinato, capace di salvare diverse vite umane. Diceva che la medicina, se ne usufruivi per fare del bene e rendere felici le persone, era qualcosa di magnifico che ti poteva anche rendere un eroe agli occhi di tutti. Io e Robert eravamo molto amici fin quando, un giorno, non si ferì a causa di un incantesimo...”
“Ma la magia è proibita”
“Non allora. Prima che nascesse Artù la magia era la vera sovrana di questo regno. E, sfortunatamente, Robert fu colpito da un sortilegio ustionante al fianco sinistro. Lo curai con un incantesimo salvandolo per miracolo. Fu quello il giorno in cui...” -Merlin vide una lacrima tuffarsi nella veste di Gaius- “...fu quello il giorno in cui mi innamorai di lui e lui di me. Ma... un problema incombeva su di noi in modo così assillante da non poterlo non tenere in considerazione” -la storia stava prendendo una piega decisamente familiare- “Non voleva che gli altri lo sapessero. Eravamo costretti a vivere questo amore all'ombra e...
“È proprio questo che io non voglio, Gaius” -lo interruppe nuovamente- “Se acconsentissi a questo legame proibito probabilmente finirei con il pagarne le conseguenze. E non sto parlando di pire, boia o patiboli, sto parlando del fatto che Uther un giorno morirà e a quel punto, Artù, dovrà diventare Re. E allora il suo popolo reclamerà una regina ed un erede. Ed io? Che cosa farò, io? Continuerò ad amarlo, soffrendo così tanto da tentare il suicidio?” ragionò ma Gaius levò una mano e continuò la sua storia.
“...e a volte sembrava proprio che non mi amasse. Non mi guardava, evitava anche solo di sfiorarmi per passarmi la provetta o l'erba taumaturga di cui necessitavo. Mi amava solo di nascosto, in silenzio. Al riparo dagli sguardi indiscreti. Fin quando non ne potette più di quella situazione ed io, invece di afferrarlo e riportarlo indietro e imponendomi dimostrandogli il mio amore, finsi che stesse scherzando. Davo per scontato che mi amasse così tanto da non volermi far soffrire. A diciannove anni sposò una giovane donna di nome Lily e insieme ebbero quattro figli. Il Re, a causa di una spia, venne a sapere cos'era successo. Mio padre era un fidato membro della corte e cerusico del regno, dunque convinse il sovrano a risparmiarmi. Purtroppo la stessa sorte non toccò a Robert che fu accusato di sodomia e...” -Gaius sospirò avendo disperso la morale durante la narrazione-“Ad ogni modo, Merlin, Io non mi pento di ciò che ho fatto. L'ho amato con tutto me stesso, ogni singolo giorno da quella fatidica sera in cui lo guarii. Non ho nulla di cui scusarmi, non ho commesso alcun crimine. Dunque, mi sembra giusto dirti che il tragico esito di questa storia fu solo colpa mia. Se solo lo avessi tenuto con me, quel giorno, quando disse di non voler vivere più quella situazione, niente di tutto quello sarebbe successo. Io non ho avuto il coraggio di fermarlo, di trattenerlo e di amarlo a discapito di tutto. E tu, Merlin? Tu ce l'avrai questo coraggio?” chiese fermandosi un momento ad osservare il viso del valletto.
Alla fine Merlin gli regalò un sorriso grato “Grazie, Gaius” sussurrò per poi entrare in camera sua.
Lo hai il coraggio, Merlin? Hai il coraggio di tenerlo con te, qualsiasi cosa dovesse accadere? Vuoi amarlo o soffrire comunque per un pentimento lacerante?
Se Artù mi ama davvero, non lascerà che tutto cio che temo accada- decise infine e si addormentò con un peso parzialmente sollevato dal cuore.
 
Il dì seguente, Artù sentì un insistente bussare alla porta delle sue stanze. 
Ma che diamine...?
Aveva un forte mal di testa da pianto cronico e un dolore lancinante alle unghie delle mani che la notte precedente avevano stretto spasmodicamente la stoffa dei cuscini.
“Artùùù!” -esclamò una voce femminile, la stessa che il pomeriggio addietro gli aveva letteralmente fatto esplodere i nervi. 
Dannazione: Helena. 
Non sapeva per quale motivo ma quella ragazza gli sembrava, decisamente, foriera di guai- “Artùùùù!” cinguettò come una bambina di quattro anni, il biondo infilò la testa sotto i cuscini e finse di essere sordo.
Merlin camminava su per le scale trasportando il vassoio pieno di deliziose cibarie per il suo principe; quanto gli piacevano quelle due parole: Mio Principe. Sorrise dolcemente, affrettandosi. 
Una volta arrivato al corridoio che portava alle stanze dell'erede al trono, si fermò, sentendo una voce stridula invocare insistentemente il nome del futuro reggente.
“Artùùùù!” Merlin scuoté il capo, infastidito dalla presenza di quella cornacchia.
“Maledizione, è ovunque!” -brontolò irritato. Decise però di fare buon viso a cattivo gioco quindi fece un gran sorriso e si incamminò- “Lady Helena!” esclamò salutandola come fosse una vecchia amica che non vedeva da tempo immemore.
“Oh, buongiorno. Emh...” aggrottò le sopracciglia bionde e curate lei.
“Merlin. Se volete scusarmi, devo portare la colazione al principe” -aspettò che si facesse da parte e...- “Tospringae” la sorpassò aprendo l'ingresso con l'incantesimo appena sussurrato.
“Ma... era chiusa!” commentò sorpresa lei. 
E certo!, se fosse stata aperta saresti entrata senza indugio, cervello di gallina!
“Sì. Forse l'avete trovata chiusa perché fa le bizze, a volte” inventò richiudendole la porta in faccia. (Con il dovuto rispetto, si intende; e che cavolo!)
Artù ebbe quasi paura di sollevare la testa dai cuscini temendo che Helena, come in una di quelle storie macabre, fosse riuscita ad entrare.
“Buongiorno, sire” salutò Merlin, con discrezione. 
Artù ebbe un sussulto e si levò immediatamente mettendosi a sedere sul bordo del letto ed evitando il suo sguardo.
“Merlin... M-merlin, io...” il servo si avvicinò e gli adagiò l'indice sulle labbra.
“Basta parlare. Non ne posso più” e con una certa dose di coraggio e intraprendenza sostituì il dito con le labbra mettendosi a cavalcioni su di lui. 
Artù chiuse gli occhi, sentendo ogni vena del suo corpo incendiarsi e il suo cuore pompare lava.
Dio... 
Per quanto tempo aveva atteso quel momento? 
E Merlin era proprio lì, con lui. Su di lui. 
Dentro lui. In ogni parte del suo essere, in ogni più piccola frazione del suo cuore. Si sentiva riempito, riempito come non mai. 
Di tutto. Tutto.
Scoprì di sapere ciò che non aveva mai conosciuto; l'odore del mondo, l'amore, la pace, la gloria, le labbra di Merlin. 
La vita e le labbra di Merlin, il coraggio e le labbra di Merlin, il suo tutto e le labbra di Merlin.
E Merlin,
 Merlin, 
Merlin. 
Tutta la vita, sempre. Anche dopo. L'eternità era Merlin. 
L'immortalità.
“Merlin... Merlin” oddio, poteva tutto quello essere reale? Il mago sorrise, un sorriso proveniente dal cuore- “Dimmelo, Merlin. Dimmelo, ti prego. Ne ho bisogno” implorò sfiorando il naso di Merlin con il suo.
“Siete sicuro?” domandò il moro, leggermente dispettoso.
“Probabilmente aspetto questo momento dalla mia nascita!” ribatté bisbigliando, Merlin rise lievemente.
Lentamente si avvicinò all'orecchio di Artù e dischiuse le labbra per baciargli il collo, poi risalì. Sorrise ancora serrando gli occhi, mentre l'odore del principe gli si imprimeva nel sangue, nelle ossa; in quel Destino che condividevano ancora prima che il mondo nascesse.
“...Vi Amo”
Artù deglutì, sorridendo. E una lacrima di felicità gli scivolò giù dal viso...
Finalmente.
“Il vostro cuore” mormorò piano Merlin seduto sulle sue gambe, poggiando le dita sul petto di Artù, proprio dove i battiti diventavano così veloci e forti da far sorridere il servo.
Artù adagiò una mano sulle sue dita stringendole lentamente, con delicatezza e Merlin sorrise a quel gesto. Artù lo tirò contro di sé, il capo di Merlin sul suo cuore, per ascoltare il respiro e quel dolce suono che sapeva di vita. Il biondo sfiorò i suoi capelli con la guancia.
“Mi dispiace tanto per ieri, Merlin” Artù seguì la linea della sua schiena con il polpastrelli, salendo e scendendo.
“State tranquillo, è tutto passato” lo rassicurò il moro guardandolo negli occhi. Artù mise su quell'espressione dolce, quella bella, innamorata e si avvicinò piano. Le sue labbra si soffermarono sulla fronte calda... sembrava che Merlin avesse la febbre. Il servo si mise nuovamente a cavalcioni su di lui e Artù gli sfilò la giacca.
“c'è ancora Helena fuori, potrebbe sentirci” considerò Merlin, saggiamente.
“Hai ragione” ne convenne Artù.
“Mmh-mmh, bene. Io finisco di svolgere i miei lavori, allora” esordì, scendendo dalle gambe di Artù.
“Inutile dire che mi toccherà passeggiare con Lady pessimacompagnia, oggi” -rifletté Artù sbuffando dal naso- “Ma stasera sarò tutto tuo, promesso” giurò solennemente, afferrandolo dalla vita. Le ginocchia di Merlin si scontrarono con il bordo del letto.
“Conterò le ore” mormorò il servo adagiandogli le mani attorno al collo per baciarlo ancora e appoggiare la fronte sulla sua.
Gli accarezzò una guancia e districandosi dall'abbraccio del futuro reggente, fece per andarsene.
“E... Merlin?” -il valletto sorrise e si voltò al suo richiamo- “Grazie” sussurrò chinando leggermente la testa.
“Per cosa?” domandò confuso il servo.
“Per essere nato” gli rispose, Merlin incurvò le labbra dolcemente.
“No, grazie a voi” -ribatté il moro. Artù aggrottò le sopracciglia, sorridendo- “Per essere il mio destino”.
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ODDIO. All'inizio di questo capitolo immagino Merlin che canta tra sè, come una specie di mantra: (Devi stare molto calmo, devi stare molto calmo!) poi si rivolge a Helena e quando mette le mani addosso ad Artù, Merlin gliele scosta e gli fa (Devi stare molto calma! Devi stare molto calma!) oddio, muoio dalle risate! XD -Quanto sono scema!- XD E poi immagino la storia di Gaius in bianco e nero (-.-) Oookkkei, scherzi a parte. Fatemi sapere cosa ne pensate! :P La situazione si è "stabilizzata" tra i due... ma non temete, non è ancora finita! MUAHAHAHHAHAHAHA xD *fa combaciare i polpastrelli due volte* "Eccelleeeente" u.u
Alla prossima, bella gente! ;)
-A.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Sì, come al solito la sottoscritta che si fa mille pippe mentali, peggio di Artù ^-^ si preoccupa per la cortezza del capitolo e.e
Spero vi piaccia comunque, anche se é un capitolo di 'transizione', ecco :)
Buona lettura, gente :*
-A.

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Il Mio Rifugio Sei Tu
Capitolo 11




What can I say?
What can I do?

No matter how strong my feelings are
I always end up hurting you
I always end up hurting you
I'm hurting you
What Can I Say?- Dead By April.

 
Nei due giorni seguenti, Merlin, si tenne impegnato con i vari compiti da svolgere cercando di ignorare l'agitarsi delle farfalle nel suo stomaco ogni qualvolta i suoi pensieri andavano a sfiorare Artù. 
Dio, quanto era felice che le cose di fossero sistemate, finalmente poteva amare il suo adorato asino senza nessun riserbo. Senza nessuna preoccupazione.
“Ah!” una bacchettata gli arrivò chiara e forte sul dorso della mano così lasciò cadere la tunica indaco che si disperse nell'acqua, massaggiandosi la pelle lesa. 
Sollevò lo sguardo scioccato per vedere chi fosse l'artefice di quel gesto.
“Se tieni tanto al tuo principe, faresti bene a lavarla meglio” lo sgridò una donna corpulenta: Glenda, il supervisore della lavanderia.
“Prego?” disse Merlin scettico continuando a massaggiarsi il dorso della mano.
“Oh, sentitelo: è anche sordo, adesso” -lo sbeffeggiò scoppiando a ridere e guardandosi intorno. Le altre risero con lei, più per timore che per reale divertimento- “Le voci girano. E neanche tu puoi fermarle. Pare che tra te e il tuo signore ci sia stato un bacio appassionato” -azzardò- “Quanto ti paga per soddisfare i suoi desideri, eh?” -lo punzecchiò- “Merlin è diventato la puttana di corte” lo insultò.
Merlin si morse il labbro inferiore e i suoi occhi si riempirono di lacrime. Non riuscì a rimanere lì nemmeno un istante di più. Afferrò i vestiti e fuggì via.
Mollò la cesta nelle stanze di Artù e corse via, via. A rifugiarsi nella sua stanza. Artù lo incontrò a metà strada, lo vide correre con il viso sconvolto. 
Merlin singhiozzava triste, stravolto e passando accanto ad Artù sembrava non si fosse accorto nemmeno della sua presenza.
“Merlin...?” esclamò preoccupato il biondo, prendendolo da un braccio per arrestare la sua corsa.
“Per favore...” -singhiozzò- “Per... favore, lasciatemi”.
“Merlin” sussurrò Artù, rabbrividendo per quel 'voi' formale.
Il servo si bloccò e lo guardò negli occhi.
“Cos'è successo?” Artù lo prese dalle spalle e Merlin chiuse gli occhi, altre due lacrime scivolarono sulle sue guance, tutti i suoi timori gli si erano rovesciati addosso, travolgendolo, uccidendolo. La testa gli girò così forte che non riuscì a trattenenersi...
“Artù...” -soffiò con un fil di voce, la testa che girava e girava, vorticosamente.
“Sono qui...” rispose Artù rafforzando la presa sulle braccia di Merlin.
“R-reggimi” -biascicò il moro- “N-non mi sento bene”.
Artù lo tenne ancor più stretto.
Merlin è diventato la puttana di corte.
Quanto ti paga per soddisfare i suoi desideri?... 
E la testa che girava, girava. Gli veniva anche da vomitare. Merlin si lasciò andare, rischiando di cadere per terra.
“Merlin!” esclamò Artù, preoccupato. Lo prese in braccio e si voltò a destra e a sinistra... la via meno affollata era quella che portava alle sue stanze, quindi decise di portarlo lì.
Una volta che l'ebbe adagiato sul letto, mandò a chiamare Gaius.
L'anziano archiatra, dopo un'attento controllo, sciorinò l'esito al principe che continuava a camminare nervosamente su e giù per le sue stanze durante la visita.
“Ebbene?” lo aggredì quasi, quando il medico finì.
“È debolezza, Sire” -cominciò- “Tuttavia, non escluderei una violenza psicologica... Merlin è molto sensibile e potrebbe essere successo di tutto” -spiegò- “Inoltre ha riportato un segno strano sulla mano, era gonfio e sanguinava leggermente. L'ho medicato e bendato. Ma non so proprio cosa possa esseregli accaduto”.
Artù sospirò affranto e si passò una mano sul viso, stanco.
“Gaius, se dovesse succedergli qualcosa...” -ma poi si bloccò, temendo di aver detto troppo e si corresse- “Voglio dire... è il mio servitore e... e mi preocc-”.
“Sire, so come stanno le cose. Non mi dovete nessuna spiegazione” -Gaius, intenerito, gli prese le mani- “Si riprenderà, non temete.” -e detto questo afferrò la borsa con i medicamenti, dileguandosi dagli appartamenti reali ma, prima di lasciarlo, si voltò- “Artù?”
“Sì?” rispose il principe.
“Se lo amate, stategli vicino” consigliò, paterno. E, detto questo, lasciò definitivamente le stanze del biondo.
Artù andò a chiudere la porta a chiave e si sfilò gli stivali per distendersi accanto a Merlino.
Il principe gli accarezzò una guancia vellutata con le nocche.
“Oh, amore mio” -soffiò- “Che cosa ti hanno fatto?” domandò retoricamente per poi avvicinarsi e sollevare la mano bendata. Baciò la garza e l'accarezzò con la guancia. Adagiò delicatamente la mano di Merlin sulla coperta e passò un braccio intorno a lui, stringendolo piano.
Quando Merlin riprese a poco a poco i sensi, il principe puntò lo sguardo nel suo. Dopo qualche secondo, il moro contrasse il viso, cominciando a piangere.
“Merlin” -soffiò Artù- “Mi vuoi dire cos'è successo?” lo incitò, accarezzandogli una guancia con le dita.
“Non è... successo niente, non preoccupatevi. Ho tutto... tutto sotto controllo. Io... io, sono tranquillo, è tutto... tutto apposto” cominciò a parlare a vanvera e a balbettare.
Artù gli afferrò il viso tra le mani.
“Merlin” -e stavolta il tono in cui lo disse era perentorio, serio- “dimmi cosa è successo”
Il moro chiuse gli occhi affranto e quando li riaprì erano stracolmi di lacrime.
“L'hanno scoperto” -soffiò, le labbra tremolanti- “Sono venuti a saperlo”.
“Che cosa? Chi è venuto a sapere?” Artù aggrottò le sopracciglia.
“Di noi. Qualcuno ha divulgato questa voce” -spiegò- “Ma non so proprio chi possa essere stat-” Merlin si bloccò e aprì la bocca, scioccato.
“Che cosa c'è?” chiese il principe.
“Helena” -sussurrò stridulo il valletto- “dev'essere stata lei, per forza”.
Artù annuì, serio, cominciando a mettere insieme i tasselli “Era qui fuori, l'altro ieri. Potrebbe averci visto” ragionò.
“Deve essere per forza così. Se tu non hai detto nulla e io non ho detto nulla, allora...”
“Le parlerò” garantì Artù, mettendosi a sedere sul bordo del letto per infilarsi gli stivali. Merlin si alzò di scatto, tanto che un capogiro lo fece quasi ricadere in mezzo ai cuscini.
“No” -disse, avvicinandosi ad Artù- “No, ti prego” lo abbracciò da dietro e appoggiò la testa sulla sua spalla.
“Merlin, questa storia deve finire. Non le permetterò di mettersi fra noi” -il principe si voltò e lo afferrò dai fianchi, distendendolo sulle coperte e sovrastandolo con il suo corpo- “Io ti amo, Merlin. E non voglio che niente ci divida” -gli sussurrò, poi cambiò espressione e sorrise, Merlin non si rilassò- “E non mi hai ancora baciato, oggi” mormorò, avvicinandosi alle sue labbra per poi fermarsi ad un millimetro da esse- “Andrà tutto bene, te lo prometto” e detto questo incollò le sue labbra a quelle di Merlin per baciarlo profondamente, con tutta l'anima.
“Ti fidi di me?” domandò quando si furono divisi.
“Sì, ciecamente” rispose l'amante, infilando le mani nei suoi capelli.
“Allora mi devi credere se ti dico che risolverò questa situazione” Merlin giocherellò con una ciocca della sua frangia.
“Ti credo, ti credo” -disse e gli scostò la frangia per baciargli la fronte- “So che la risolverai in qualche modo. Ma parlare non mi sembra il modo giusto”.
“Cosa vuoi che faccia, allora?” chiese il biondo, guardandolo negli occhi.
“Aspettiamo e vediamo quali sono le sue intenzioni. Parlandole sarebbe come confermare le voci che ha messo in giro”.
“Lo sai che aspettare senza far nulla non è nella mia natura” ironizzò Artù.
“Lo so, asino” Merlin sembrò rilassarsi e riprendersi.
“Merlin!” lo redarguì amorevolmente il biondo, pizzicandogli un fianco. Merlin si scostò, sorridendo.
Artù adagiò la fronte contro quella dell'amato.
“Risolveremo tutto. E ti prometto che quando sarò Re le cose cambieranno, staremo insieme*” promise con lo sguardo che bruciava dentro le iridi del mago.
“Conterò i giorni*” gli mormorò Merlin, sul viso bellissimo. 
Quando io farò di voi un Re, il Re più forte, compassionevole e saggio dell'universo, vi amerò con tutto me stesso. Ancor di più.
Merlin lo guardò negli occhi e vide il suo nome inciso nelle stelle accanto a quello di Artù, marchiato a fuoco su quel destino che li avrebbe portati a vivere per sempre nelle menti degli uomini. 
Perché sei il mio destino e senza di te, la mia nascita non avrebbe avuto senso.
“Perché sei il mio destino...” bisbigliò senza accorgersene Merlin.
“Anche tu lo sei, ragion per cui mi è impossibile vivere senza di te” -Artù lo baciò ancora e si lasciò cullare dalle sue braccia fragili, appoggiando il capo sul suo petto.
Ascoltando il suo cuore. Quel delizioso suono ritmico e perfetto.- “Sei tutta la mia vita, adesso”.

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Eitan e Jeremy Sumpter :3
-A.
 
IL MIO RIFUGIO SEI TU
Capitolo 12
 
Mentre Artù era impegnato a firmare diversi trattati di cui non sapeva nemmeno di cosa 'trattassero', Uther sorseggiava del buon vino leggendo delle pergamene riguardanti le tasse e i conti reali.
Artù era troppo distratto e lui, suo padre, non sapeva neanche spiegarsi il perché. Lo osservava furtivamente al di sopra della carta ruvida che stringeva tra le mani e non riusciva a trovare una risposta alle sue domande -non che si fosse mai preoccupato dell'atteggiamento del figlio, a meno che non fosse lui a peggiorarlo- ma quel dì, Artù era distante, pensieroso; distratto, appunto. Vergava il suo nome su quei documenti come se non li stesse guardando. 
Perciò, sapendo per certo di non aver combinato nulla negli ultimi giorni che potesse provocare un cambio d'umore del principe, decise di indagare.
“Qualcosa ti turba, Artù?” -domandò il Re, ma il principe non lo aveva neppure sentito- “Artù?” riprovò con un tono stranamente gentile.
Artù sollevò il capo e lo guardò per un po'. 
Suo padre...
Come poteva tenere nascosta una cosa così enorme a suo padre? 
Poi, una vocina si fece largo tra i suoi pensieri: -Sì, è un padre e anche un Re. E spesso sembra quasi che la seconda carica eclissi definitivamente la prima.
“Niente, padre. Sono solo stanco” inventò e gli occhi gli si inumidirono, chinò il capo.
“Figliolo” -Uther poggiò una mano guantata sulla sua e Artù fu così sopreso che dovette fare uno sforzo enorme per non sembrarlo- “vedo che c'è qualcosa che non va, non mentirmi”.
-Sì, padre. Per voi è qualcosa che non va! Amo un ragazzo, mio signore. Un ragazzo speciale, importante. Un ragazzo che è tutto il mio mondo. Amo Merlino, padre, sire, mio signore. Lo amo con tutte le mie forze.
“No, davvero. Non c'è niente che non va, padre” -disse poi, sorridendogli- “solo stanchezza, te lo assicuro”.
“Davvero?” Uther alzò un sopracciglio. Artù fu tentanto di fargli da riflesso: e da quando lui si preoccupava dei suoi sentimenti?
Forse se... Nel vederlo così ben disposto a parlare...
Poteva cambiare idea, Uther? Lui, che non avrebbe approvato nemmeno nel vederlo insieme ad una serva donna.
Figuriamoci.
Artù fu tentato di dirglielo.
Mi dispiace, padre.
“Veramente... Io... Io am-” 
toctoc
La porta della piccola sala del trono fu aperta dalle guardie e spuntò una figura inaspettata quanto indesiderata.
“Eitan” salutò Artù con deferenza, levandosi. Indeciso se essere irritato con lui per averlo fermato mentre stava per dire una cosa così importante al genitore o essergli grato per aver interrotto quella frase che temeva portasse conseguenze disastrose.
“Artù” rispose l'altro principe, avvicinandoglisi per stringergli l'avambraccio.
“Mio fratello” -cominciò Helena con la solita inflessione civettuola- “è arrivato dopo di noi perché doveva sbrigare delle faccende nel regno” detto questo, svolazzò accanto al consanguineo e gli baciò la guancia.
“Helena, ti prego!” esclamo Eitan, facendo il gesto di asciugarsi la faccia. Uther e Godwin risero, mentre i principi si sorridevano cordiali.
Nelle conoscenze di Helena, rientravano i gusti sessuali del fratello. Helena aveva provato in tutti i modi a porgergli su un piatto d'argento, serve sfacciate e pronte a tutto. Eppure, lui, aveva sempre preferito cavalieri, giovani servi e -perché no?- anche principi.
Eitan sorrideva e ripassava le parole della sorella tra sé: “Artù ha un servitore che non è niente male" -gli aveva scritto- "dovresti fare un salto qui, perché pare che la concorrenza te lo stia soffiando da sotto il naso. Sì, proprio così: Artù ha un debole per il suo servitore. E tu devi aiutarmi, perché non posso lasciare che un servo porti via il mio principe! Al costo di ritrovarmi con un suddito in più al mio ritorno!”
Eitan era anche stato avvertito della sensibilità di Merlin e di quanto adorasse esser preso con gentilezza. Così, il caso (che quando ci si mette è proprio un infame!) aveva deciso che Merlin ed Eitan si scontrassero, così da dare occasione al principe di mostrare al servo il suo 'cuore gentile'.
Merlin camminava tranquillamente per il corridoio, erano passati diversi giorni dall'episodio della lavanderia e ormai i vestiti del principe preferiva lavarli altrove.
Così, mentre reggeva in mano un vassoio di argento con teiere e tazzine, con tanto di piattini anch'essi in argento, qualcuno gli fece rimbalzare il servizio da the sul petto che poco dopo di rovesciò sul pavimento con un sonoro CRASH!
“Oh. Io... scusami” mormorò il principe. Merlin ed Eitan si chinarono ad afferrare entrambi la stessa tazzina, le loro mani si incontrarono.
Merlin ritirò la sua sorridendo imbarazzato e continuando a riporre tutto nel vassoio. Eitan lo aiutò, farfugliando di continuo 'mi dispiace'; 'ero distratto, scusami'; 'Niente di rotto?'.
Merlin ridacchiava: e da quando i nobili si scusavano?
Artù gliele avrebbe con piacere lanciate contro quelle cose nei suoi primi giorni di servizio.
Merlin sorrise e porse la mano allo sconosciuto “Sono Merlino, il servitore di Artù” si presentò.
Helena non aveva per niente torto, quel servitore era più che 'niente male'. Era davvero un bocconcino succulento, del quale sperava di appropriarsi presto.
“Principe Eitan” il nobile gli strinse la mano e la ragione lo distolse dall'atto di chinarsi a baciarne il dorso.
“Bhe, principe...” cominciò Merlin.
“Chiamami Eitan” lo interruppe il biondino.
“Eitan. È stato un piacere conoscervi, ma ora il dovere mi chiama.”
un “Merlin!” chiaro e coinciso riecheggiò nel corridoio.
“Appunto” affermò il servo e sorrise.
Artù svoltò l'angolo e la presenza di Eitan non gli permise di richiamare il suo valletto come avrebbe voluto.
“Ma dove ti eri cacciato? Ti cerco da un po'” finse di sgridarlo e poi, non visto, gli fece l'occhiolino.
“Eitan, vi presento una testa di fagiolo: il principe Artù” scherzò Merlin ed Eitan sogghignò, Artù afferrò Merlin da un braccio.
“Eitan, ti presento uno sfaticato: il mio servitore” ribatté il principe ed Eitan scoppiò a ridere.
“Sono sicuro che non è così male” -azzardò- “Ti dispiacerebbe prestarmelo, dopo? Avrei bisogno di una mano a vestirmi e lavarmi” chiese gentile il principe Eitan.
“Ah... io...” Artù esitò.
“Con piacere, principe. Sarò da voi non appena avrò riposto questi nelle stanze di Artù” si offrì Merlin, ingenuamente.
“Se Artù non ha nulla in contrario” disse Eitan, quasi sfidando Artù con lo sguardo, che contrasse impercettibilmente gli angoli degli occhi.
Artù non si fece intimorire e rispose gentilmente: “Certo che no.” rispose poi, restio.
“Magnifico. A dopo, Merlin” salutò il fratello di Helena e, dopo che sparì dalla loro visuale, Artù afferrò il mago dal braccio e lo trascinò nei suoi appartamenti.
“Con piacere?” ripeté la risposta che Merlin aveva dato al principe.
“Che c'è di male?” -Merlin fece spallucce, con aria di sufficenza- “Sono un servitore, è il mio lavoro” motivò, ingenuamente.
“Devi stare attento, Merlin. Eitan è pericoloso.” lo mise in guardia sui gusti del principe ospite.
“Non è vero, prima è stato così cortese con me. Si è scusato un'infinità di volte” lo smentì Merlin.
“Merlin” -lo richiamò Artù, serio- “Fa' attenzione”.
“D'accordo, anche se non vedo dove sia il pericolo” -Merlin inarcò entrambe le sopracciglia.
Artù mollò la presa sul suo braccio.- “Ora devo andare a servire Eitan” informò.
E il biondo, afferrò le sue labbra per baciarlo con foga e Merlin in quel bacio potè sentire tutta la gelosia e la possessività dell'universo.
“Non sto andando in guerra” scherzò Merlin.
“Come se fosse” lo redarguì il biondo.
“Non essere così protettivo, mi fai paura. Sto andando solo a servire un principe, non sto andando ad affrontare un mercenario, Artù” -ribatté Merlin, confuso dal suo comportamento- “e contrariamente a quanto credi, so difendermi da solo”.
E, detto questo, dopo aver poggiato il vassoio sul tavolo, fece per andarsene.
Artù gli afferrò la mano sulla quale una cicatrice leggera spiccava. Il futuro erede al trono baciò quella cicatrice, a mo' di avvertimento. Lo fece come per smentire l'ultima frase di Merlin, il quale se ne accorse solo una volta arrivato in mezzo al corridoio.
Già... Glenda. Non sapeva difendersi e sfuggire alle grinfie di una donna in età avanzata, figuriamoci da un principe muscoloso e attratto dai ragazzi.
Quando bussò alle stanze assegnate al principe Eitan, da dentro si sentì un caloroso: “Entra pure”.
Merlin cercò di mettere da parte gli avvertimenti di Artù che lo avrebbero solo messo in soggezione e gli avrebbero fatto vedere il fratello di Helena sotto una luce diversa.
Quando fece il suo ingresso, Eitan gli sorrise allegramente.
“Allora, sire, in cosa necessitate dei miei servigi?” Bravo Merlino -si disse- continua così, formale e distaccato.
“Devo lavarmi” mormorò cortese l'interlocutore e il valletto si avvicinò a lui.
Sta' calmo, Merlino. Calmo. Se ti innervosisci, lo capirà.
Merlino, con dita tremanti gli sfilò la giacca, imitando delle gestualità che con Artù svolgeva saltuariamente e mnemonicamente.
Solo che, a differenza del nobile che si trovava di fronte, sfiorare la pelle del principe di Camelot era sembra un brivido sottopelle e pelle d'oca sulla nuca assicurata.
“Sembrate molto legati” cominciò Eitan e dovette richiamare la sua attenzione schiarendosi la gola, poiché Merlino era distratto.
“Avete detto qualcosa, sire?” domandò Merlin, scuotendo il capo di scatto.
“Sì. Dicevo... sembrate molto legati” ripetè il fratello di Helena.
“Chi?” domandò il servo aggrottando le sopracciglia e continuando a sfilare gli indumenti dell'aristocratico.
“Tu e Artù” disse, andando dritto al punto e sondando ogni minimo cambiamento di espressione di Merlin.
“Siamo amici, tutto qui.” tagliò corto il moro, mantendendosi sul vago e tentando in tutti i modi possibili e immagginabili di sembrare indifferente.
“Sembrate molto di più” -azzardò l'altro, fingendo disinteresse- “siete molto affiatati”.
Affiatati? Cristo santo, Merlino. Sta cercando di tenderti una trappola!
“Ci tengo a lui, è un buon amico. Anche se a volte è proprio un babbeo” perdonò mentalmente Artù per quell'insulto, giustificandosi con il fatto che le sue parole dovessero essere convincenti. Altrimenti non ne sarebbe uscito più.
“Si vede” concordò Eitan.
“Che cosa?” -cominciò Merlino- “che è un babbeo? Oh, potete starne certo!” appesantì il concetto.
“No, che vi volete bene” continuò imperterrito il biondo, cercando di estrapolare qualche informazione succulenta.
“No, lui... lui è un buon padrone, tutto qui” tagliò corto Merlin.
“Oh... anche io lo sono, Merlin” disse il principe quando il valletto gli fu davanti.
“Ne sono sicuro” Merlin sorrise forzatamente e poi si diresse alla tinozza.
“Il bagno è pronto” annunciò Merlin dopo qualche minuto.
Ovviamente, la sua adorata magia l'aveva aiutato come sempre.
“Ti spiacerebbe massaggiarmi le spalle? Sai, è stato un lungo viaggio e...” cominciò il principe, innocentemente.
Merlin sorrise, nervosamente.
“Ma certo, sire” rispose, infine, afferrando uno sgabello per sedersi accanto al bordo della tinozza, dove le spalle possenti del nobile spiccavano in tutta la loro bellezza perlacea.
Merlin pensò che Artù fosse molto, ma molto più bello di lui.
Quando era nudo, il corpo di Artù era come se parlasse, la sua pelle era raramente costellata di leggere cicatrici, quasi invisibili, gliele avrebbe baciate ad una ad una, guarendole poi con la sua magia.
“Qualcosa non va, Merlin?” Eitan voltò il capo, poiché Merlin si era distratto, finendo per lasciar fermare le sue mani. “Merlin?”.
E poi Artù lo avrebbe amato, gli avrebbe sussurrato il loro destino glorioso nelle orecchie, lo avrebbe fatto sospirare sfiorandolo con tocchi leggeri e caldi. “Merlin, stai bene?” la voce del principe infranse come fosse un sasso lanciato contro uno specchio, i pensieri di Merlin.
“Io...” -cominciò Merlin, in imbarazzo- “Va tutto bene, principe”
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D'aaaaaaacccoooooordo :) che ne pensate? Anche se è solo un capitoletto di passaggio? :)
Fatemelo sapere ;) a presto! 
Bacioooo! :*
-A.

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Capitolo 13
*** capitolo 13 ***


Capitolo 13
Il  mio rifugio sei tu


Alla fine di quella giornata, Merlin, tornò così stanco nelle stanze del principe che, mentre lucidava l'armatura si addormentò sull'usbergo.
Artù, rientrò proprio in quel momento dalla cena consumata in compagnia del padre e dei suoi "graditi" ospiti.
Lo vide lì così innocente, indifeso, sereno. Perfetto.
Inevitabilmente, le labbra, gli si incurvarono in un mezzo sorriso, nel guardarlo.
Era così... non avrebbe saputo descriverlo.
Doveva essere stremato per addormentarsi così; 
chissà quali pesanti pretese aveva avuto su di lui quello stronzo del 'principe Eitan'.
Sicuramente non l'aveva mollato un attimo.
Artù andò verso le coperte e le scostò, poi si recò nuovamente da Merlin per prenderlo lentamente e delicatamente in braccio, come fosse un bambino. Gli sfilò con cautela gli stivali e la giacca, per farlo dormire più comodo e poi lo coprì con cura.
Si spogliò da solo e indossò la tunica da notte, per poi sistemarsi al fianco di Merlin e dormire abbracciato a lui, con l'orecchio schiacciato contro il suo cuore.
Fu così che, cullato da quel dolce suono ritmico e tranquillo, Artù si addormentò.
 
Quando Merlin si svegliò, delle coperte calde e un dolce respiro sulla pelle gli diedero il buongiorno.
Aggrottò le sopracciglia, con gli occhi ancora chiusi, confuso. Come ci era finito nel letto di Artù? Ricordava di essersi addormentato sul tavolo, mentre lucidava l'armatura del biondo.
Probabilmente era stato Artù a trascinarlo lì.
Aprì piano gli occhi e la prima cosa che vide furono delle ciocche bionde lucenti. Sollevò piano la mano e infilò le dita tra i capelli di Artù, lasciandogli un bacio sulla fronte.
“Ti amo” gli soffiò piano Merlin e poi, facendo attenzione a non muoverlo troppo, per non svegliarlo, si alzò, si infilò gli stivali e la giacca e uscì dagli appartamenti regali.
Si recò sbadigliando verso le cucine e prese la colazione per il principe Eitan, andando a recapitarla personalmente nelle stanze del nobile ospite.
Bussò e nessuno da dentro si degnò di rispondere. Probabilmente, Eitan, dormiva ancora.
Entrò piano, senza fare rumore, cercando alla cieca il tavolo per poggiarci su il vassoio. Infine, spalancò le tende lasciando che la luce dorata del mattino penetrasse nel locale.
“Buongiorno, princip-” -disse Merlin voltandosi, ma quando vide il letto vuoto, si bloccò.- “Sire?” domandò. Non ricevendo risposta, fece spallucce e si dileguò dalle stanze di Eitan, per recarsi nuovamente nelle cucine a prelevare la colazione di Artù.
Quando entrò nella stanza del biondo, lo trovò di spalle che fischiettava, si stava già abbigliando.
“Sei sveglio!” constatò Merlin, con un sorriso.
“Sì, Merlin” -Artù sorrise, ma era un sorriso strano... troppo strano- “Volevo farti una sorpresa” -continuò Artù- “Eitan!” chiamò Artù e dal paravento spuntò il principe ospite con un ghigno strano.
Merlin pensò subito che in quella situazione qualcosa non andasse.
“C-che genere di sorpresa?” domandò Merlin all'indirizzo di Artù senza, però, riuscire a scollare gli occhi pieni di timore da Eitan.
“Lui è la sopresa” -mormorò Artù- “O meglio, tu sei la sopresa per lui”
“Un regalo tutto da scartare” aggiunse Eitan, avvicinandosi pericolosamente a Merlin.
“Artù?” -ma l'erede al trono di Camelot si era allontanato ed osservava la scena. Merlin indietreggiava sempre di più, sotto lo sguardo famelico di Eitan- “Artù, ti prego. Non è divertente” continuò il servo.
“Oh, sì che lo è” smentì Artù.
Merlin si ritrovò in trappola tra il tavolo ed Eitan e provò a scartare verso sinistra, tentando di fuggire. Eitan lo afferrò da un braccio e con l'indice fece cenno di no, schioccando la lingua due volte, in segno di diniego.
“Artù” chiamò Merlin in difficoltà.
“Su, Merlin! Non vorrai deludere un nostro ospite” lo redarguì con tono irritabilmente adorabile Artù.
“Certo che sì!” esclamò Merlin. Nel frattempo Eitan, lo aveva bloccato con l'inguine contro il tavolo, il moro sentì i suoi pantaloni abbassarsi lentamente.
No...
“Artù, non puoi permetterlo!” -strillò Merlin, con un'orribile sensazione claustrofobica ad opprimergli la mente, i polmoni ed il cuore- “Come puoi? Che fine ha fatto il tuo amore per me?!” strillò ancora più forte, con le lacrime a rigargli le guance.
“Merlin, Merlin” -cantilenò serenamente il principe- “Io non ti amo, per quale ragione dovrei intervenire? Camelot è gentile con i suoi ospiti. Non vogliamo mostrarci scortesi. Non è vero, Eitan?” domandò al principe che già si stava preparando a violare Merlin.
“Certo che no” rispose il principe, senza distogliere gli occhi dalla nuca del mago.
“Artù, se è rimasta un po' di compassione nel tuo cuore, ferma tutto questo. So che c'è della bontà nel tuo animo. Se non mi ami, almeno fallo per gli ideali che ti rendono il principe che professi di essere”
“Ma lo faccio proprio per questo: i miei ideali. Deflorare un giovane servo è uno dei miei ideali. Però, vedi, questa volta qualcun altro si è fatto avanti prima di me. E non ho potuto dirgli di no. Giusto, Eitan?”
“Giusto. Ora sta fermo, Merlin” ordinò il principe, piegando Merlin sul tavolo, fin quando la guancia del giovane valletto tocco il legno fresco.
Merlin strizzò gli occhi ed urlò il suo dolore: “Artù!”
Merlin spalancò gli occhi. Era sudato e respirava faticosamente. Si portò una mano al cuore, anche quello batteva impazzito. A giudicare dalla luce era ancora notte fonda, fuori dalla stanza. La luna filtrava piano attraverso le tende e Merlin osservò Artù, accanto a lui.
Non potè fare a meno di collocarlo in un contesto analogo a quello del sogno appena fatto. Artù non l'avrebbe mai fatto! Figuriamoci! Un asino geloso del genere, donarlo volontariamente al suo acerrimo nemico. Pf! Doveva essere proprio scemo per pensare ciò. Si diede dell'idiota per aver dubitato, seppur per qualche secondo, del suo adorabile biondino perché sapeva che Artù avrebbe sempre rivendicato il suo primato di possesso su di lui. Ne era sicuro. Non avrebbe mai permesso che qualcuno si mettesse in mezzo.
Ora doveva solo aspettare che il suo cuore si calmasse e che il suo respiro tornasse regolare. Adagiò la testa sul petto di Artù e il respiro e il battito dell'amato lo aiutarono a tranquillizzarsi e, infine, a riaddormentarsi.
 
Il sole non tardò a riscaldare il pavimento degli appartamenti reali e Artù si svegliò prima di Merlin. Tutto sembrava surreale nel silenzio del primo mattino, persino le palpebre chiuse del moro che Artù non si sarebbe mai stancato di osservare.
“Come sei bello, amore mio” -sussurrò il principe, prendendosi qualche istante per guardarlo meglio. In altre circostanze non avrebbe osato svegliarlo ma, ormai, il regno si stava destando e non poteva rischiare che qualcuno entrasse e trovasse il servo nel suo letto- “Merlin” sussurrò contro l'orecchio del moro, per poi baciargli una tempia. Merlin non si mosse. Artù tornò indietro con le labbra e riprovò- “Merlin” -il servo scosse leggermente il capo e aggrottò le sopracciglia- “Amore mio, è ora di alzarsi”- mormorò dolcemente, baciandogli la fronte, le palpebre, le guance e tutto ciò che di "baciabile" poteva esserci sullo splendido viso di Merlin.
Il servo, non appena percepì e riconobbe le labbra calde del principe sulla sua pelle si concesse un sorriso.
“Artù” sospirò dolcemente.
Il principe lo attirò ancor di più contro di sé e Merlin finì col posizionarsi sopra di lui.
“È ora di alzarsi, dormiglione” -si burlò di lui, il moro aprì finalmente gli occhi ed appoggiò un gomito sul suo petto, guardandolo intensamente- “Buongiorno, occhi splendidi” gli soffiò Artù sul viso e Merlin arrossì talmente tanto che al biondo scappò un sorriso.
“Buongiorno, babbeo” cercò di spezzare l'imbarazzo Merlin.
“Babbeo a me? Ora ti faccio vedere io!” esclamò Artù, aggredendolo con un feroce solletico sui fianchi.
“No!” -esclamò Merlin tra le risate, trovandosi in un millesimo di secondo sotto il principe che tormentava i suoi fianchi con le dita- “Ahahahaha, no! Bas.. ahaha... ta! Ar...tù! Aahahah! Smettila! Aahahaa!”
Artù smise di tormentare i suoi fianchi e i loro occhi ancora sorridenti si incontrarono, il silenzio calò su di loro.
“D'accordo, tutto ciò è molto romantico” commentò scherzosamente Artù.
“Lo penso anch'io, amore” rispose dolcemente Merlin, infilando una mano tra le sue ciocche bionde.
“Sei una femminuccia” lo prese in giro.
“Ricorda che anche io conosco i punti in cui soffri il solletico, quindi non provocarmi!” lo redarguì amorevolmente Merlin.
“È una minaccia, Merlin?” -domandò con voce sensuale Artù- “Potrei anche spogliarmi per farteli riconoscere meglio” -propose con voce che scottava.
“Ahah” -Merlin rise, imbarazzato- “Credo sia meglio che io vada” sviò.
“Merlin, stavo scherzando” lo riprese Artù, sorridente.
“Idiota” lo insultò Merlin e per vendicarsi gli diede un buffetto sulla spalla.
“Eeeh, che modi!” lo apostrofò amabilmente il principe. Merlin lo guardò di traverso per qualche secondo, ma poi scoppiò a ridere, seguito a ruota da Artù.
“Cosa abbiamo da fare oggi?” domandò Artù, non riuscendo a togliersi quel sorriso ebete dalla faccia. Era stato il miglior risveglio della sua intera esistenza! Quel giorno, se lo sentiva, niente sarebbe andato storto. O quasi...
 
Helena si appostò in una rientranza del corridoio del castello, quella che portava alle stanze del principe.
Aspettò che lui e il suo servo uscissero e senza far rumore provò ad aprire la porta. Per fortuna, era aperta. Artù era così distratto che si era dimenticato di chiudere a chiave, così, Helena, riuscì a penetrare all'interno senza intoppi.
Tirò fuori la sua ciocca di capelli incantata e la infilò con cura sotto uno dei cuscini di Artù.
“Prova a fermare questo, Merlin” sibilò con un sorriso tronfio per poi voltarsi e lasciare gli appartamenti del principe.
Ciò che non aveva calcolato, però, era il piccolissimo fermaglio ornato di una perla e di un rubino, che scivolò dai suoi biondi capelli, sfiorandogli il vestito, per posarsi senza far rumore sul pesante tappeto delle stanze del principe.
 
“Artù!” esclamò il Re quando vide suo figlio raggiante.
“Padre, buongiorno” erano settimane che non lo vedeva sorridere in quel modo.
“È successo qualcosa che dovrei sapere?” alluse, ammiccando in direzione di Morgana, rendendola così parte dell'indagine ai 'danni' dell'erede al trono.
“No, nulla di speciale” -rispose il principe e Merlin piegò la testa impercettibilmente, contrariato.- “Sono solo più riposato, tutto qui” giustificò il suo umore, con un sorriso.
“Mi fa piacere, figliolo” rispose Uther, regalandogli una pacca sulla spalla; Artù sorrise, abbassando lo sguardo. E gli occhi di Merlin si incantarono.
Dio... era così bello quando sorrideva e abbassava lo sguardo...
A fine colazione, Uther trattenne il figlio ancora per un po', per discutere di affari regali.
Merlin invece si avviò, dovendo svolgere molteplici mansioni.
Mentre passeggiava allegramente per i corridoi del maniero per recarsi negli appartamenti regali a rendere onore alla sua lista di cose da fare, si scontrò con qualcuno e una cesta con diversi abiti sporchi si rovesciò per terra, lasciando che le stoffe rotolassero sul pavimento.
Merlin riconobbe la figura con cui si era scontrato: Gwen.
Non la vedeva da un secolo, eppure le stanze di Morgana e quelle di Artù erano molto vicine... che avesse volontariamente cercato di evitarlo?
“Buongiorno, Gwen” Merlin le regalò un sorriso incoraggiante. Non devi essere imbarazzata. Ti voglio bene, Gwen.
“Merlin” ricambiò lei e nonostante la sua pelle mulatta il servo vide un debole rossore sbocciare sulle sue gote.
“Gwen”
“Merlin” cominciarono contemporaneamente.
Gwen fece silenzio e lasciò a Merlin la parola.
“Non mi hai dato tempo di spiegare...” -disse il servo- “Io...” -Merlin gli prese dolcemente le spalle- “Io ti voglio bene, sei una ragazza splendida, davvero. Ma...”
“Non mi ami, lo sapevo già” -lo interruppe lei- “Non preoccuparti, Merlin. Mi basta che tu mi voglia bene”
“Te ne voglio, te ne voglio tantissimo, Gwen” -le assicurò- “Ooh, vieni qui!” -esclamò abbracciandola forte, per poi baciargli una guancia.- “Sono sicuro che troverai chi ti amerà con tutto il cuore. Sei una ragazza fantastica e te lo meriti” le augurò Merlin.
Gwen gli accarezzò una guancia “Grazie, Merlin”
“Di niente, ora ti aiuto a raccogliere questa roba” disse e cominciò a raccattare i vestiti e le stole raffinate di Lady Morgana per aiutarla a riporle nuovamente nel cestino di vimini.
Prima di lasciarlo, Gwen, lo abbracciò di nuovo.
 
Tutto, stranamente, sembrava andare per il verso giusto, quel dì. Il che, considerando Helena ed Eitan a Camelot, era una condizione dalla quale diffidare e della quale dubitare. I due non si erano fatti vedere per tutta la giornata, non che ad Artù o a Merlin dispiacesse, anzi! 
“Non resti con me?” domandò Artù al servo che si stava già avviando.
“Amore mio, non posso lasciare Gaius da solo. Finirà per pensare che mi hai rapito” scherzò.
“Oooh, lo farei, credimi” ironizzò Artù.
“Ah, davvero?” chiese Merlin, avvicinandosi ad Artù per lasciargli un bacio sulla fronte.
“Sì” rispose sicuro Artù.
“E dove mi porteresti?” domandò il servo, scuotendo il capo mentre spegneva la candela vicino al letto del principe.
Artù lo tirò da un braccio facendolo ricadere su di lui, i loro visi furono vicinissimi.
“Lontano da qui” e detto questo gli stampò un bacio sulle labbra. 
“Buonanotte, amore” augurò Merlin, sorridendogli. E, spegnendo le ultime candele, lasciò gli appartamenti reali.
Quello che non poteva immaginare, era che il risveglio del principe avrebbe dato una svolta decisiva (negativa) a quella situazione già tesa e precaria.

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Il Mio Rifugio Sei Tu
Capitolo 14


I cinguettii alle prime luci dell'alba arrivarono fino alle sue adorabili orecchie.
Merlin si rigirò nel letto e stiracchiò le dita intorpidite delle mani, abbracciando il cuscino.
Rabbrividì, infreddolito. Era già ora di andare a portare la colazione di Artù, lo sapeva bene. Ma quelle coperte erano così confortevoli e dannatamente calde...
“Merlin?” quando Gaius lo chiamava significava che stava ritardando.
“Sono sveglio!” esclamò Merlin, inspirando profondamente dal naso.
Non sapeva perché si sentiva terribilmente stanco e -chissà perché- aveva una strana pressione sullo stomaco; come l'ansia pressante di un'imminente sequenza di catastrofici e dolorosi eventi.
Bhe, d'altra parte, aveva la medesima sensazione tutte le mattine da quando era divenuto servitore del principe. Forse perché Artù, non riusciva a tenere lontano da sé morte, distruzione, ferite letali, maledizioni e fatture di ogni genere neanche impegnandosi con tutto il cuore.
Era una vera e propria calamita di catastrofi ambulante e, per ordine del fato, spettava a lui far sì che tutto ciò -che altro non era che astio e odio nei confronti di Uther che, automaticamente, si riversava sul figlio- stesse lontano da lui e proteggerlo con la sua stessa vita.
“Merlin”
“Sì, mi sto vestendo!” mentì il servo, sollevandosi e trascinandosi stancamente verso lo sgabbello sul quale erano gettati alla bell'e meglio i suoi abiti ordinari.
Infilò tutto sbadigliando ossessivamente e poi uscì dalla sua camera. Afferrò al volo una mela verde da sopra il tavolo, si scompigliò i capelli con le dita e uscì dagli appartamenti di Gaius.
“Quanta fretta!” esclamò il mentore, sorridendo.
“Artù si arrabbierà se ritardo!” scherzò Merlin.
“Già...” -fece Gaius con un sorrisetto complice- “E finirà tutto in un bacio appassionato”
“Gaius!” esclamò Merlin arrossendo, il medico rise e scosse il capo.
“Aah, l'amore giovane” Merlin sollevò gli occhi al cielo e scosse il capo per poi uscire dagli appartamenti del medico.
Quando il servo con già il vassoio in mano si apprestava ad entrare nelle stanze del principe, sentì una risata femminile estasiata, seguita da quella di Artù.
Ma che diavolo...?
Merlin fece irruzione nella stanza e... preferì essere cieco.
Helena, seduta sulle ginocchia di Artù, veniva imboccata da quest ultimo che le faceva scivolare in bocca un chicco d'uva.
“Mh-mh” Merlin si schiarì la voce, aggrottando le sopracciglia.
“Oh, Merlin! Sei in ritardo!” esclamò Artù, gioviale.
“Io...” cominciò Merlin con le labbra che tremavano.
“Sì, sì! Proprio tu! Sei in ritardo” gli intimò Helena, con un sorriso soddisfatto.
“Artù?” richiamò la sua attenzione Helena.
“Sì, tesoro?” rispose il principe guardando la principessa negli occhi.
“Dobbiamo fare quella cosa...” alluse, baciandogli una guancia.
“Sì, andiamo” acconsentì Artù.
“Quale cosa?” -domandò Merlin, sbattendo le palpebre confuso- “Di cosa sta parlando, Artù?”
“Lui, deve andare nella sala del trono” mormorò languida come se stesse parlando di una pedina di scacchi e non di una persona, passando le braccia intorno alle spalle del principe e sorridendo vittoriosa in direzione di Merlin.
Il moro, cercò di trattenersi con uno sforzo titanico. Tentò di non far fuoriuscire nemmeno una piccola lacrima. Quella strega non si sarebbe presa anche la sua dignità.
“E cosa dovrei fare, precisamente, nella sala del trono?” domandò Merlin.
“Artù?” disse Helena con espressione innocente e implorante.
“Non mi riguarda. Adesso vai.” impose duro Artù.
“Sì, mio signore” rispose Merlin, cercando di non piangere.
Non appena si richiuse la pesante porta alle spalle, affrettò il passo e pianse, pianse lacrime amare.
Era rimasto solo. Ormai la ragione di Artù era dominata da Helena e se avesse fatto qualcosa, per impedire che l'incantesimo continuasse a tessere ragnatele di falsità nella mente di Artù, era certo che Helena sarebbe arrivata direttamente a lui.
Era stata proprio brava, doveva ammetterlo. Aveva gestito la situazione in totale consapevolezza dei danni che avrebbe causato o dei cuori che avrebbe spezzato.
Eppure aveva agito nei suoi interessi, mettendo da parte i sentimenti degli altri.
Merlin entrò nella sala del trono e lì, vi trovò solo Uther ed Eitan. Non sapeva cosa lo aspettasse ma doveva ammettere di essere spaventato.
“Merlino” -lo salutò Uther- “Ti stavamo giusto aspettando”
“C'è qualcosa che posso fare per voi, mio signore?” domandò Merlin cortese, sbattendo le palpebre per il bruciore agli occhi che il pianto di prima gli aveva regalato.
“Il principe Eitan mi ha fatto una proposta” -cominciò, guardando Eitan per poi spostare lo sguardo nuovamente su Merlin- “Il principe sta per partire e vorrebbe portarti con sé” annunciò, squadrandolo- “Io avrei detto sì di corsa, perché sai che odio negare i desideri di amici così intimi. Ma, per legge, è richiesto un tuo veto”
“Insomma... posso scegliere se restare oppure no?” domandò guardando il sovrano dritto negli occhi.
“Esattamente” chiarì Uther.
Merlin ripensò alle braccia di Helena attorno alle spalle di Artù e al suo sorriso... aveva vinto.
Era ora di lasciare spazio ai bisogni dell'erede al trono. Un giorno, Artù, sarebbe divenuto sovrano di Camelot ed era obbligato a sposarsi, a dare una regina al suo popolo, un erede al suo regno. E lui si sarebbe fatto da parte.
“Per me va bene. Quando partiamo?” domandò con il cuore che bruciava.
“Subito. Ti lascio il tempo di raccogliere le tue cose e di salutare i tuoi... amici” rispose il principe Eitan.
“Sì. Faccio in fretta” -rispose Merlin in tono smorto.- “Addio, mio signore. È stato un onore servire la vostra casata” disse poi, uscendo dalla sala del trono.
Uther avrebbe voluto ribattere, per riparagare la cortesia. Infondo aveva sempre servito suo figlio con lealtà e rispetto. Più volte l'aveva protetto, salvandolo da morti certe ed era sempre rimasto al suo fianco, fedele.
“Grazie, Merlin” -sussurrò Uther- “Grazie per non averlo lasciato da solo ed averlo servito con amore e devozione.”
Quando Gaius vide Merlin entrare con le lacrime a rigargli copiosamente le guance arrossate, si alzò e lo raggiunse nella sua camera.
“Merlin? Merlin, che sta succedendo?” domandò preoccupato.
“Mi hanno comprato. Sono di proprietà del principe Eitan, adesso” informò.
“Ma...”
“No... Gaius, per favore. Io...” -la voce di Merlin si incrinò- “Ho visto Artù con Helena, stamattina. Artù sembrava non ricordasse nemmeno il mio nome. Mi dispiace lasciarvi, ma non ho un valido motivo per restare” afferrò le ultime cose e si diresse alla porta.
“Merlin” lo richiamò il medico, con le lacrime agli occhi. Merlin tornò indietro e scoppiando a piangere lo abbracciò- “Abbiate cura di lui” - singhiozzò- “Assicuratevi che sia felice.”
“L-lo farò...” balbettò Gaius tra le lacrime.
“Mi dispiace tanto” mormorò Merlin e, detto questo, sciolse il loro abbraccio e uscì.
Scese le scale e... una mano lo afferrò dal braccio, trascinandolo al sicuro in un piccolo stanzino.
“Amore mio” mormorò Artù.
Merlin scosse la testa confuso e gli occhi gli si riempirono di lacrime.
“Smettila di giocare con me. Sei sotto incantesimo... la tua ragione è controllata da lei, adesso” disse il servo, guardandolo dritto negli occhi.
“No, Merlin. Ho scoperto la ciocca di capelli sotto il cuscino, ieri sera. Sto fingendo di essere sotto l'effetto di un incantesimo. Non posso che continuare a fingere, finché non riuscirò a smascherarla” spiegò Artù ad un Merlin sconvolto.
“Tu... Sono quasi morto di paura! Accidenti a te!” esclamò il mago portandosi una mano al petto e chiudendo gli occhi come per riprendersi da un brutto ricordo.
“Lo so. Lo so e mi dispiace. Ma non posso fare altrimenti” Merlin lo guardò per un momento.
“Non voglio lasciarti, Artù” singhiozzò, buttandoglisi addosso e stringendolo.
“Cuore mio” gli sussurrò Artù con voce rotta all'orecchio “Verrò a prenderti. Quando tutto sarà finito, verrò a prenderti” -mormorò, prendendogli il viso tra le mani e baciandolo sulle labbra una, due, tre volte- “Sii forte. Ricordati che qui hai delle persone che ti vogliono bene e che ti amano...” -la voce di Artù si incrinò e le sue labbra tremarono, Merlin le baciò in fretta. Fu il bacio più doloroso di tutta la loro vita.
“Arrivederci, amore mio” lo salutò Merlin e fece per abbassare la maniglia.
“Aspetta, ancora un attimo” Artù lo prese dai fianchi e lo strinse a sé, nuovamente. Poi lo baciò intensamente e qualche lacrima cadde tra le loro labbra.
Artù infilò una mano in tasca e dopo averci frugato dentro per qualche istante, la tirò fuori.
Dalle sue dita, penzolava un ciondolo. Era un semplice laccio di cuoio, con all'estremità un piccolo cuore di ferro. Fece voltare Merlin e, mentre lo legava dietro il suo collo, lacrime amare scendevano lungo il suo viso.
“Così...” -Artù tirò su con il naso- “...Ovunque sarai, in qualsiasi momento...” la voce gli si incrinò così tanto che non poté completare la frase.
Merlin lo strinse forte: “Il mio cuore sarà sempre con te.”
Artù annuì.
“Adesso devo andare, amore mio” disse Merlin, con il cuore che rallentava i battiti.
“Verrò a prenderti presto. Promesso” giurò Artù, stringendogli la mano un ultima volta. Poi, l'ultima cosa che vide, affacciandosi alla finestra, fu Merlin che annuiva ad occhi bassi a qualcosa che gli aveva chiesto il principe; somigliava tanto ad un: "Pronto?".
E Merlin aveva annuito.
Non ti lascerò stare lontano da me per molto. Verrò a prenderti presto, cuore mio.

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Il Mio Rifugio Sei Tu
Capitolo 15


I merli del regno di Godwin si stagliavano sullo sfondo di un cielo nuvoloso e pronto alla pioggia.
Arrivati a destinazione, Merlin smontò da cavallo. Entrambi gli equini furono affidati agli stallieri che li assicurarono nei loro box.
Il mago si guardò un po' intorno, con aria sconsolata.
Eitan si schiarì la voce.
“Sicuramente vorrai metterti a tuo agio” azzardò, guardandolo in viso.
“L'unica cosa che vorrei, non si trova in questo regno” rispose Merlin, con espressione dura.
“Ascoltami bene: lo so cosa vuoi. Vuoi Artù. Bhe, mi dispiace, ma è sotto incantesimo. Mia sorella ha pensato a tutto. E io ho dovuto accontentarla”
Merlin si espresse in un sorriso amaro, chinando il capo per poi risollevarlo, con gli occhi pieni di lacrime.
“Voi non potete nemmeno immaginare quello che io...” -La voce di Merlin di incrinò- “Lasciate stare. Non potreste mai capire.”
“Ascoltami:di certo non potrò mai eguagliare ciò che Artù rappresenta per te. Nemmeno per me è stata una passeggiata. Non volevo portarti qui. Odio far soffrire le persone a cui mi affeziono. Cerca di capire che dispiace anche a me per tutto questo.” mormorò il principe Eitan.
Merlin lo guardò per un po'. Poi, sistemandosi la sacca da viaggio sulla spalla, si recò all'interno del castello.
“Josh” chiamò il principe.
“Sì, sire?” rispose un ragazzino dai capelli scuri.
“Fa' vedere a Merlin le sue stanze” ordinò gentilmente.
Josh annuì: “Subito, mio signore.”
Quando Merlin entrò negli appartamenti che gli erano stati assegnati, Josh uscì e lui restò a solo.
Guardò dalla finestra: aveva cominciato a piovere.
Il moro appoggiò il palmo della mano sulla finestra appannata e l'immagine di Artù che piangeva mentre lo salutava, riafforò nella sua mente.
Il suo viso si contrasse in un espressione di puro dolore. Le sue lacrime scesero, copiosamente.
Si buttò sul letto, rannicchiandosi su di un fianco.
Un leggero bussare interruppe il suo momento di solitudine.
Merlin non rispose e continuò a fissare la luce pallida e debole che arrivava fino a lui, attraverso la finestra.
Il principe Eitan entrò, sedendosi sul bordo del letto e accarezzandogli una guancia. Merlin scostò il viso.
“Vi prego. Se avete un po' di considerazione per me, lasciatemi stare” implorò con voce rotta dal pianto.
Eitan si abbassò su di lui e lo abbracciò.
“Mi dispiace” -gli sussurrò.- “Vorrei riportarti indietro ma non posso. Mia sorella me la farebbe pagare cara.”
“Quale cavaliere permette a se stesso di subire le vessazioni di una principessa capricciosa?” domandò Merlin.
“Non conosci mia sorella” scherzò Eitan.
“Mi pare di aver avuto un assaggio della sua personalità” gli fece presente Merlin, asciugandosi una lacrima sul mento.
“Sono stato costretto a portarti qui. Anche a me piacerebbe far ragionare mia sorella ma come vedi mi è stato impossibile” si giustificò.
“Mi manca” confessò Merlin e altre lacrime riaffiorarono nei suoi occhi.
“Posso immaginarlo” -Eitan si alzò, fece il giro del letto e si mise dietro a Merlin. Lo abbracciò da dietro, stringendolo leggermente.- “Tutto quello che posso offrirti è questo. Ma so che non ripagherà la sua mancanza” gli sussurrò il principe all'orecchio.
Merlin, si lasciò andare alle sue braccia, trovando con sua enorme sorpresa, conforto in esse.
Si voltò e si lasciò stringere, mentre, il principe, lo ascoltava singhiozzare e gli accarezzava i capelli.
“Mi dispiace.” fu quello che sentì, prima di addormentarsi esausto.
Eitan, cercò di placare la sua guerra interiore. Domandandosi se Helena meritasse tutto quello. Certo, era sua sorella. Ma che cosa erano loro per dividere due persone che si amavano così tanto?
Eitan chiuse gli occhi. Si era innamorato del servo di Artù e non poteva più nasconderlo, ormai.
Doveva fare qualcosa. Per amore di Merlin.

 
 
 

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Il Mio Rifugio Sei Tu
Capitolo 16

Eitan aveva già gli occhi aperti quando Merlin si svegliò.
Il moro lo guardò per un istante, come se si aspettasse di trovarsi a Camelot. Come se quello fosse tutto un brutto sogno.
Eitan gli accarezzò una guancia, lentamente. E puntò il suo sguardo in quello del mago.
Senza dire una parola si avvicinò con calma. Merlin rimase con il fiato sospeso, confuso.
Il principe capì al volo il suo turbamento nel vederlo così vicino e sviò, lasciando perdere le sue labbra. Sfiorò con il naso la guancia di Merlin, risalendo lungo il suo viso perfetto e, con estrema dolcezza e lentezza, lasciò un bacio sulla sua fronte.
Merlin non disse niente e, anche se il principe Eitan non era esattamente la persona con cui voleva stare in quel momento, si lasciò tranquillizzare da quel bacio leggero.
Il biondo sciolse il loro abbraccio e fece per uscire dalla stanza, poi si voltò indietro e guardò Merlin per qualche istante ancora. Quando Merlin adagiò nuovamente il capo sul cuscino, Eitan lo lasciò solo.
La sera arrivò e Merlin non si era mosso da quel letto. Pretendeva la presenza di Artù.
Si accarezzò il collo intorpidito con una mano e la collana si infilò tra le sue dita infreddolite.
Afferrò il ciondolo a forma di cuore tra l'indice ed il pollice e l'osservò.
Artù.
Chiuse gli occhi e una miriade di ricordi gli balenarono in mente.
Il loro primo bacio, nella grotta. Tutti i litigi, le peripezie, le follie di Artù, il diario, la lettera di Artù, il loro secondo bacio, la dolcezza di Artù nell'accarezzarlo e stringerlo a sé.
Tutti quei ricordi rischiavano di diventare nulla per una principessa capricciosa qualunque.
No. Non poteva finire in quel modo.
 
Uther vide suo figlio entrare nella sala del trono per la cena. Artù non era mai stato così spento.
I suoi occhi azzurri erano duri e vuoti. Da quando suo figlio era stato messo al mondo, non lo aveva mai visto così annullato. Così... "non Artù".
“Figliolo...” -cominciò Uther e lo sguardo di attenzione che gli rivolse il principe lo fece quasi rabbrividire.- “C'è qualcosa di cui vorresti parlarmi?” domandò.
Ma che domande!-pensò Uther- Anche se soffrisse atrocemente per qualcosa di estremamente importante non me ne parlerebbe.
“Sì, Padre.” rispose Artù. Non aveva più nulla da perdere ormai. Gli era sembrato tutto così facile; aveva fatto una promessa a Merlin che non era sicuro di riuscire a mantenere.
Uther fece cenno alle guardie di uscire. Nel giro di un paio di minuti, tutti si dileguarono da lì.
“Tengo a Merlin” -cominciò, senza forzare le parole. Avviando il padre lentamente a quella confessione- “Ci tengo tanto”
“Lo capisco, deve essere un buon amico” -concordò Uther, annuendo apprensivo.- “Non ricordo una sola volta in cui non ti ha servito senza fedeltà”
Artù distolse lo sguardo e crollò, cominciando a piangere.
“Artù” lo richiamò Uther dolcemente.
“Non è solo questo, padre” -aggiunse e poi prendendo un respiro profondo, confessò- “Io lo amo.” e poi abbassò lo sguardo, aspettandosi chissà quale sentenza, chissà quale condanna.
Uther sgranò leggermente gli occhi ma si ricompose subito. Tutto pur di rendere Artù felice, chi era lui, per far star male il suo stesso sangue?
“E lui ricambia?” Artù, ancora con lo sguardo basso, strabbuzzò gli occhi e sollevò immediatamente il capo, per accertarsi che il padre fosse serio.
Dannazione, era più che serio.
“Sì, padre. Io lo amo da impazzire. E lui ama me.” rispose Artù, sempre più sorpreso.
“E perché lo hai lasciato andare così?” domandò Uther.
“Non ho potuto fare altrimenti. Credevo che tu non accettassi e non potevo rischiare di rivelare una cosa del genere.”
“Artù...” -Uther scosse il capo, sorridendo.- “Quando ero giovane, anche io ho amato. Ho amato un ragazzo. Era un giovane archiatra apprendista ed io ero solo un principe che amava divertirsi. Ma poi, finii per innamorarmi di lui.”
Artù guardò il padre ancora più sorpreso. “Chi era questo ragazzo?” domandò.
“Bhe, io... ad ogni modo, c'è qualche soluzione per risolvere questo problema?” cambiò discorso, diventando improvvisamente rosso in viso.
“Artùùù!” si sentì chiamare da fuori la porta.
Artù si portò entrambe le mani al viso, stanco di tutto. E si alzò.
“Passa una buona nottata, padre” gli augurò per poi uscire dalla sala del trono e ritrovarsi Helena di fronte.
“Tesoro” lo salutò lei.
“Amore” ricambiò Artù, sorridendole falsamente.
Uther si immerse nel suo calice di vino e poi guardò la pallida luce della luna, ricordando quando anche lui era innamorato di quel giovane archiatra.
Era riuscito a convicere il padre a non farlo giustiziare, nonostante la gelosia. E Gaius era finito tra le sue braccia, in segreto.
Lo aveva rivelato a suo padre mentre era in punto di morte e poi... poi era arrivata Ygraine.
Senza di lei non ci sarebbe stato Artù.
Ma lui aveva continuato ad amare Gaius. L'aveva sempre amato. Incondizionatamente.
Il suo cuore era sempre appartenuto a quel giovane archiatra apprendista, nonostante di mezzo ci fossero una regina ed un erede.
L'erede che amava tanto.
Sarebbe stato bello avere al suo fianco Gaius e Artù. Loro tre insieme e nulla più. Invece aveva deciso di preoccuparsi del pensiero esterno. Ed era pure infelice.
Non poteva permette che la stessa sorte toccasse a suo figlio, il suo adorato figlio. No.
Doveva fare qualcosa. Se la felicità era Merlino per Artù, come Gaius lo era stata per lui, allora sarebbe intervenuto personalmente. E al diavolo ciò che pensavano gli altri. Aveva sbagliato una volta. Non avrebbe sbagliato più.
 
Eitan entrò piano nella stanza di Merlin, trascinandosi dietro un vassoio.
Merlin si asciugò le lacrime e si voltò nella sua direzione.
“Ti ho portato qualcosa da mangiare” Merlin non disse niente, sollevò il busto.
“Potresti... abbracciarmi, per favore?” domandò il mago, tirando su con il naso.
Eitan si intenerì e si avvicinò a lui, passò le braccia intorno alla sua vita fragile e lo strinse forte. Premendogli la guancia contro il viso.
“So che non è colpa tua. Non mi trovo qui a causa tua” disse Merlin.
“Finalmente lo hai capito” -scherzò Eitan, facendolo sorridere leggermente.
Merlin si scostò da lui e gli accarezzò una guancia- “Mi dispiace per quello che è successo, ma non potevo farci niente. Ero solo una pedina nelle sue mani. Però, una cosa devo confessartela. Non ho mai provato sentimenti così puri” -detto questo lo guardò negli occhi- “Artù è fortunato” -sussurrò avvicinandosi- “Ti prometto che riusciremo a cavarcela contro Helena.” -soffiò, avvicinandosi sempre di più.- “Perché io sono innamorato di te. E di peggiore del fatto di vederti tra le braccia di un altro, c'è quello di farti soffrire, togliendoti l'unica tua ragione di vita.” Merlin restò a bocca aperta. Eitan era innamorato di lui?
Da quando?
Non ebbe tempo di pensarci, poiché le labbra del principe avevano sfiorato le sue, per poi afferrarle dolcemente.
“Ti amo, Merlin” disse, soffiandogli quelle tre parole sulle labbra rosse.
“Eitan, io...”
“Lo so, non preoccuparti. So che il tuo cuore appartiene ad Artù. Non vi darò più fastidio. Intendo risolvere questa situazione e sparire dalle vostre vite” disse Eitan con una nota di malinconia involontaria.
“Non devi sparire dalle nostre vite, Eitan.” Merlin gli accarezzò lentamente una guancia.
Eitan si limitò a sorridere ad abbracciare nuovamente Merlin.
 
Uther annuì tra sé, quando vide che la pioggia era cessata.
Poteva benissimo uscire.
Doveva andare a riprendere Merlin, portarlo a suo figlio, rimettere al suo posto quella sgualdrina che faceva la corte ad Artù e risolvere quella situazione.
Scese nelle scuderie e fece sellare il suo cavallo.
“Non dire niente al principe, capito? Si deve sapere che riposo nelle mie stanze, d'accordo?” disse Uther, all'indirizzo dello stalliere.
“Sì, sire” annuì quest ultimo.
Uther diede due calcetti al cavallo e la bestiola partì.
“Bene. Andiamo a riprenderci Merlin.” disse tra sè, prima di avviarsi fuori dalle porte di Camelot.
 

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Salve, lettori! <3
Dedico questo capitolo a Sofiacolaandrea che lo aspettava con ansia! XD
E ai Merliniani e i Potteriani!!! consiglio questa pagina bellissima, di cui sono admin (oddio che orgoglio dirlo *^*) ;)
 
https://www.facebook.com/pages/-Forever-a-Potterhead-/136957873159511


PS: BUONA LETTURA!!! <3

Uther fece il suo ingresso nel regno di Godwin quando ormai albeggiava, fu accolto dagli stallieri che presero subito in consegna il suo cavallo.
“Non portateto nelle scuderie, non mi tratterrò a lungo” informò.
“Come desiderate, sire” rispose il garzone.
Uther camminò in direzione delle scale e salì.
Quando finalmente fu all'interno del maniero, chiese ad un suddito di farsi annunciare al principe Eitan.
Dopo svariati minuti il principe si fece vedere e lo accolse nella sala del trono.
“Allora, Uther, come mai questa visita?” domandò gioviale, sorridendogli.
“Sono qui per riprendere Merlin” spiegò, guardandolo in viso. Era pronto a fare qualsiasi cosa, anche riprenderselo con la forza se fosse servito.
“Sono contento che siate venuto. Volevo riportarlo indietro ma... Helena non me lo avrebbe permesso” -Eitan deglutì- “È pericolosa, sire. Saprete di certo cosa ha fatto ad Artù”
“Di cosa state parlando?” domandò Uther.
“Ha provato ad ingannarlo con un potente incantesimo d'amore”
“La principessa usufruisce di arti magiche?” chiese il Re, sgranando gli occhi.
“Quando Helena desidera avere qualcosa, ricorre a misure drastiche” rese noto il biondino, scuotendo il capo.
“L'ho notato. Ma dividere due amanti in modo così brutale è davvero una bassezza che non riuscirei, nemmeno se volessi, a trovare l'aggettivo giusto per descriverla.” -Uther si portò una mano alla fronte.- “Eitan, non ho niente contro di voi. E non ho niente nemmeno contro vostro padre. Voglio solo che Helena se ne vada da Camelot e che Merlin torni a casa con me” mise in chiaro, puntando il suo sguardo dritto in quello del biondino.
“Lo faccio chiamare” disse il principe Eitan.
“Vi ringrazio” Uther sospirò sollevato e quando rimase solo sorrise debolmente.
“Sire” si sentì pronuciare in tono sorpreso da Merlin.
“Merlin!” esclamò il Re per poi avvicinarglisi con le braccia aperte. Merlin si lasciò abbracciare, nonostante fosse così sopreso da non riuscire nemmeno a ricambiare pienamente il gesto stranamente affettuoso di Uther.
“C'è qualcosa che non va? Artù sta male?” domandò subito Merlin.
“Diciamo di sì” rispose Uther, guardando Eitan che stava in silenzio dietro Merlin.
Il mago si portò una mano sul petto, cercando di calmare i battiti impazziti “E che cos'ha? Cosa gli è successo? Perché sta male?”
“Soffre molto di nostalgia. Il suo unico vero amore gli è stato portato via” Merlin scosse la testa, confuso.
“È successo qualcosa ad Helena?” domandò Merlin, ignaro di quanto Uther sapesse.
“No, Merlin. È successo qualcosa a te. Sei andato via e questo è stato un brutto colpo per Artù.” -Povero amore mio, pensò Merlin-  “E, a quanto vedo, anche per te. So che vi amate e non potete dividervi per i capricci di Helena.”
“Voi avete ragione ma...”  cominciò Merlin ma Uther lo interruppe.
“Ma... prepara la tua roba e partiamo.” Merlin sorrise.
“Davvero... posso tornare?” domandò.
“Camelot è la tua casa, Merlin” confermò il re sorridendogli e dandogli una pacca sulla spalla. Il sorriso di Merlin fu così luminoso che contagiò anche Eitan.
“Un ultima cosa...” -cominciò il mago- “Eitan deve venire con noi.”
 
“Di cosa parlavi con tuo padre nella sala del trono, tesoro?” domandò Helena, quella sera.
“Affari del regno, amore” rispose Artù fingendo adorazione per lei.
“C'è qualcosa che non va nel regno?” chiese lei, aggrappandosi al suo braccio.
“Sì: tu.” esordì una voce che Artù conosceva fin troppo bene.
Oh, mio Dio. Amore mio.
“Sì, esatto: tu sei il problema. Sei un grosso, stupido, petulante...”
“Merlin, non esagerare” scherzò Eitan.
“fastidioso, irritante, pericoloso problema.”
“Che deve essere risolto” aggiunse Uther.
“Immediatamente” asserì Eitan.
“Ma...” -Helena con sguardo implorante si rivolse ad Artù- “Tesoro, di' qualcosa!” esclamò, sentendosi senza scampo.
“Artù, vieni qui” lo chiamò Merlin.
Artù, con le lacrime agli occhi, si diresse a passo spedito verso Merlin. Il moro gli buttò le braccia al collo. Uther sorrise, guardandoli. Rivedendo lui e Gaius in loro.
“Oh, Merlin” soffiò Artù, emozionato. Ispirando il suo odore con l'anima.
“Amore mio grande” rispose il mago, stringendolo con tutte le sue forze.
“Cosa? Artù!” -esclamò Helena.- “Tu! Tu mi hai mentito! Mi hai ingannato!”
“E tu hai portato fin troppa sofferenza.” -la zittì Uther- “Voglio che tu te ne vada. Voglio che ritorni nel tuo regno e non ti faccia più vedere.”
“Eitan!” Helena cercò il fratello con lo sguardo, come ultima speranza.
Il principe scuoté il capo “Mi dispiace, Helena ma hanno ragione. Hai fatto abbastanza”
Merlin si lasciò andare all'abbraccio di Artù, appoggiandosi a lui. Il biondo passò un braccio intorno alla sua vita. E gli baciò i capelli.
 
Merlin ed Artù passeggiavano per i corridoi del castello, diretti alla sala del trono.
“Sono fiero di te” disse Merlin ad un certo punto.
“Oh, e cosa ho fatto per meritarmi questo complimento?” scherzò Artù.
Merlin scoppiò a ridere e mordendosi il labbro inferiore lo spinse fino a farlo rimanere spalle al muro.
“Sei stato forte. E in nome del mio amore non hai mai mollato” gli soffiò Merlin sulle labbra.
“Bhe, l'importante è che siamo insieme adesso” sussurrò Artù avvicinandosi maggiormente per baciarlo, Merlin sviò per fargli un dispetto. E si incamminò con espressione giocosa sul viso.
“E va bene” -disse Artù cominciando a camminare dapprima seriamente poi avventandosi su Merlin- “mi sa che dovrò ricorrere ai vecchi metodi!” esclamò, prendendolo in braccio a sopresa.
Merlin scoppiò a ridere, trovandosi tra le braccia di Artù.
“Eri molto più brutale, prima” scherzò il servo.
“Ooh, a Merlin piace la brutalità” -cominciò Artù- “sei più perverso di quando pensassi, amore mio” e detto questo, fece per caricarselo sulle spalle come quando l'aveva trascinato nelle segrete.
“Artù! No!” Merlin scoppiò a ridere quando Artù gli diede due pacche sul sedere.
“Sta buono o ti rinchiudo” scherzò il principe.
“Davvero lo faresti? Di nuovo?” domandò Merlin scherzando e a causa di un suo movimento brusco, con mille giravolte e manovre evasive, finirono entrambi per terra. Merlin cadde su di Artù.
“Scusami” mormorò Merlin dispiaciuto.
“Oh, non preoccuparti. Il piacere è tutto mio” a quella frase Merlin cominciò a ridere ed Artù dietro di lui.
Poi Artù si fermò e guardò incantato il suo sorriso.
“Ma lo sai che ti amo?” sussurrò con voce inevitabilmente calda.
“Sì che lo so.” rispose Merlin, sorridendogli.
“Mh-mh” -Gwen si schiarì la voce, divertita. Entrambi tornarono seri e sollevarono lo sguardo per guardarla.- “Dovreste usare le stanze reali, nei corridoi passa troppa gente” detto questo, fece loro l'occhiolino e si congedò.
Merlin ed Artù si guardarono in silenzio per qualche secondo, ma poi scoppiarono a ridere.
“Bhe, una certa ragione gliela si deve riconoscere” disse Merlin tra le risate.
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Spero vi sia piaciuto!! E mi raccomando, visitate la pagina, perché è molto molto carina :3
Auguro una buona serata a tutti! :3

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


Il Mio Rifugio Sei Tu
Capitolo 18

Quando i due ragazzi entrarono nella sala del trono, Merlin lanciò uno sguardo sorpreso alla stanza piena di cavalieri.
Artù afferrò la sua mano e lo portò al centro della sala.
I cavalieri, il Re, Gaius, tutti si strinsero attorno a loro.
Artù si mise di fronte a Merlin e guardandolo negli occhi si inginocchiò.
Uther sorrise e la sua mano si tese, afferrata prontamente da quella di Gaius.
Merlin guardò le loro mani unite e sorrise, Uther gli fece l'occhiolino e a Gwen scappò un risolino felice ed emozionato. Morgana le accarezzò un braccio e sorrise anche lei.
“Avevo bisogno di rendere tutto ufficiale” cominciò Artù, sorridendo a Merlin e nella sala si diffuse un mormorio di approvazione.- “Merlin Emrys” pronunciò il principe “Vuoi farmi lo straordinario onore di diventare mio consorte?” chiese.
Merlin osservò un paio di volti, Morgana, Gwen, Gaius, Lancillotto, Galvano, Leon. Tutti sorridevano ed annuivano, perfino Uther.
“Io...” iniziò Merlin, commosso “Sì. Sì! Lo voglio!” rispose.
Quando Artù si alzò per stringerlo a sé e baciarlo, nella stanza esplose un fragoroso e gioioso applauso.
Morgana, con le lacrime agli occhi sorrideva felice.
Uther lasciò un bacio leggero sulle labbra di Gaius. Gwen fu avvicinata e baciata da Lancillotto, Morgana abbracciò Leon che la strinse forte, mentre Merlin ed Artù si stringevano sempre più forte con il cuore che batteva a mille.
 
Merlin e Artù si ritirarono nelle stanze di quest’ultimo. L’anello riluceva al dito di Merlin, mentre, con il cuore colmo di gioia, intrecciava le mani a quelle del futuro sposo.
Artù lo guardò. Con quello sguardo che solo quando guardava Merlin, si riusciva a scorgere sul viso del principe.
Il biondo si avvicinò piano al viso del compagno e, con dolcezza, lo baciò.
Merlin tremò e Artù poté sentirlo contro il suo corpo. Merlin tremava. Ma non di paura, di timore o per qualsiasi altra negativa motivazione. No. Tremava perché finalmente, i tasselli della sua vita erano stati rimessi al giusto posto. Certo, per permetterlo, aveva dovuto lottare, affrontare la qualunque e cercare di non crollare di fronte alle difficoltà. E, vedendo a che punto erano arrivati, lui ed Artù, il biondo che gli accarezzava i capelli, che era lì, che lasciava che il suo profumo entrasse nel cuore di Merlin, l’avrebbe rifatto mille volte. Tutto. Non si era mai sentito così coraggioso, così forte, così potente. Nemmeno quando Gaius gli diceva che lui, per tutti i maghi e le streghe era un idolo, quasi una divinità. Tutto l’immenso potere magico che scorreva nelle sue vene e che lo faceva sentire parte di qualcosa, impallidiva di fronte allo sguardo di Artù, o davanti alle dita vellutate del principe che accarezzavano il suo viso, facendogli abbassare le palpebre e facendogli battere il cuore all’impazzata.
Le labbra di Artù, ancora saldamente ancorate alle sue, si muovevano piano ma con decisione e passione. Merlin allacciò le braccia dietro la nuca di Artù e lascio che le mani del biondo accarezzassero la sua schiena. Era diventata quasi un abitudine. Ogni volta che erano vicini, o che si sfioravano o che si scambiavano un bacio, Artù lasciava scorrere le dita lungo la sua schiena, come se volesse sempre rassicurarlo. Però, stavolta, le dita scesero più in basso del solito e si ancorarono saldamente alle sue cosce. Piano, Artù, accompagnò le sue gambe snelle nell’intrecciarsi dietro la sua possente schiena.
Merlin gli si avvinghiò addosso e si lascio condurre fino al letto. Lì, Artù, mosse qualche passo verso l’angolo del giaciglio, fin quando la schiena di Merlin toccò uno dei quattro sostegni del baldacchino.
Artù lasciò le labbra dell’amante per scendere a baciargli la mascella, la gola e mordere piano lembi di pelle bollenti. Mentre Merlin inarcava leggermente la schiena. Artù lo sollevò un po’ e lo portò sulle coperte, adagiandolo su di esse come fosse il cristallo più prezioso che avesse mai avuto l’onore di proteggere. Per certi versi, ad Artù, Merlin sembrava un cristallo. Oppure, un fiore. Un delicato fiore da proteggere e alimentare con amorevoli cure e tante attenzioni. Merlin era il suo fiore. E, sì, l’avrebbe protetto, amato, reso completo. Perché questo, era lo scopo della sua vita. Per Artù, lo era sempre stato. Il loro legame affondava le sue profonde radici nelle viscere della notte dei tempi e oltre.
Gli occhi di Merlin erano lì. A guardarlo con amore e qualcosa di forte. Qualcosa munito di un aurea potente. Così potente che ad Artù, per un momento non venne da piangere, impossibilitato com’era a trovare le parole giuste.
Quando entrambi furono nudi, le parole divennero ancor più difficili da trovare. Merlin a cavalcioni su di lui, accarezzava il suo petto ampio con le dita che tremavano follemente. Per poi andare a cercare sostegno nelle mani di Artù.
Il cuore e la mente del futuro re, si capovolsero e il suo amore esplose in mille scintille dorate, quando Merlin lo accolse in sé. Così. Con il respiro tremolante e gli occhi serrati per controllare il dolore. Gli occhi di Artù si concentrarono su quell’atto sacro. Oddio, era qualcosa di magnifico.
Merlin non era il primo amante che conosceva, in ambito carnale. E, di tutte le sue esperienze, non ricordava nemmeno il contesto in cui si svolgevano. Non avevano nulla al confronto. Nulla. Quando Merlin l’aveva fatto sparire dentro il suo corpo, Artù si era sentito avvolgere da un’aurea magica. La sua pelle, per qualche istante, fu come se bruciasse, per poi raffreddarsi. Fu come se tutte le cellule del suo corpo si rigenerassero. Aveva sentito la forza del destino dentro sé, dentro quell’atto e in qualsiasi sguardo. Merlin, era il suo destino, non avrebbe mai smesso di pensarlo.
“È meraviglioso” soffiò incantato, lasciando che il suo sguardo si perdesse nei movimenti di Merlin, sopra di lui.
“Cosa?” domandò Merlin, la sua voce un ibrido tra un sospiro ed un gemito. Gli occhi sempre serrati, controllando il dolore.
“Amarti” rispose Artù e Merlin sorrise, emozionato. Alcune lacrime cominciarono a scendere dai suoi occhi.
Si muoveva piano, su di lui. E, Artù faticò a concretizzare che gli si stava concedendo, Merlin si stava concedendo a lui, dolcemente.
Quante notti aveva speso insonni, sognando quello stesso, magnifico scenario? E adesso, in carne ed ossa, lo vedeva realizzarsi dettaglio dopo dettaglio, sotto i suoi occhi meravigliati e attenti a ogni minimo sospiro di Merlin.
Quando Artù raggiunse l’apice, si concesse un sorriso grato. Aprì gli occhi e guardò Merlin. Dio… si chiese se esistesse qualcosa di più bello della sua ragione di esistenza, dopo aver fatto l’amore.
Dunque, era quello l’amore? Era quello l’amore di cui si riempivano la bocca cantori e dame.
Beh, doveva riconoscerlo. Avevano ragione. L’amore non ti lascia respirare, il battito aumenta, le gambe tremano. E, in quel momento, le gambe del principe, tremarono davvero.
Tremo solo per te, amore–pensò- il mondo intero trema solo per te.
E Merlin si chinò su di lui, respirando piano contro le sue labbra. Era successo. Si era davvero dato ad Artù, dopo aver assaggiato quella consapevolezza, i suoi ricordi volarono a quella grotta, in quella notte cupa e piovosa. E sorrise. Era finalmente parte di qualcosa. Era finalmente qualcuno.
Era finalmente e ufficialmente di Artù.
E intanto, l’anello, continuava a brillare alla sua mano sinistra…

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


Salve a tutti, ragazzi!! :3 eccoci giunti alla fine di questa storia :) Mi ha fatto davvero piacere scriverla. E come sempre devo ringraziare mia sorella che mi ha sopportato e supportato ad ogni capitolo e.e GRAZIE SORELLINA!! <3
E inoltre, colgo l'occasione per farmi un po' di pubblicità e.e
Mi farebbe molto piacere se passaste di qui e lasciaste un "mi piace" :3
https://www.facebook.com/pages/-I-Will-Take-The-Rain-/576316132414043?fref=ts
Un post, in alto nella pagina, vi spiegherà un po' come funziona :) ovviamente questa paginetta riguarda anche le fanfiction su Merlin :3
Grazie in anticipo per il vostro tempo! :3
Ora vi lascio al capitolo!! :P Buona lettura! <3

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Il Mio Rifugio Sei Tu
Capitolo 19

Eitan osservò il via vai del popolo nella piazza principale del palazzo.
Ormai, Merlin era ufficialmente di Artù. E lui, nonostante tutto, ne era felice. Aveva visto la sofferenza negli occhi del servo, quando era stato allontanato da Camelot con la premessa di non farvi più ritorno.
Aveva visto il dolore, nelle sue lacrime, quando aveva appreso che Artù fosse di sua sorella. E fin dal primo istante, aveva reputato Merlin una persona fedele, leale, capace di amare profondamente e incondizionatamente.
Non aveva mai perso la testa per qualcuno. Mai. Non si era mai innamorato di nessuno, nonostante gli innumerevoli ragazzi che passavano dalle sue stanze e dal suo letto. Eppure… era bastato uno scontro e quattro chiacchiere per far sì che il suo cuore cominciasse a battere per qualcuno.
Artù era davvero, davvero fortunato. E sperava che lo sapesse. Ma, a giudicare da come il principe guardava Merlin o da come lo stringeva a sé ogni volta che ne aveva l’occasione, o da come giocavano insieme e ridevano felici, si poteva affermare con convinzione che il principe sapesse esattamente di aver trovato una piccola fortuna dagli occhi blu.
Inoltre, continuando a guardarsi attorno, Eitan si sentì un po’ spaesato.
Non era il suo regno, quello. Non era la sua gente. E si sentiva fuori posto, inadatto. Un principe ospite, quale era. Ma non si sentiva dell’umore adatto nemmeno per far ritorno a casa, nel suo regno. Sapeva già chi e cosa avrebbe dovuto affrontare, al suo rientro. E aveva intenzione di prendersi tutto il tempo che gli serviva per pensare a come schernire la sorella e rimetterla al suo posto. Certo. Questo se lei intendeva parlare… Ma se cominciava a brandire armi di qualsiasi tipo contro di lui, la questione si faceva complicata.
Helena aveva la cattiveria nel sangue, nella mente, dappertutto. E lui –gli doleva ammetterlo, ma era così- aveva la stessa tempra della sorella, una volta.
Tempra che si era stabilizzata grazie all’incontro con il giovane servo del principe.
Ma adesso, se ne doveva fare una ragione. Merlin era felice, Artù era felice. Sembravano essere tutti felici tranne lui.
Mentre era perso in queste sue riflessioni, la stoffa di un mantello rosso gli coprì la visuale e una grande botta lo fece ruzzolare dalle scale, facendolo attorcigliare a quella stoffa rossa.
Quando arrivò infondo alle scale, Eitan sospirò forte. Gli faceva male dappertutto e sanguinava anche dal naso.
Ma chi poteva fare un tale danno?
“Al solito, Galvano!” si sentì esclamare da una voce divertita.
“Non sai proprio stare in piedi per più di cinque minuti!” aggiunse un’altra voce.
“Sei proprio un imbranato” concordò un'altra voce ancora.
Galvano non seppe se prendersela o scoppiare a ridere. Non optò per nessuna delle due. Piuttosto, decise di scusarsi con il povero sfortunato, vittima della sua sbadataggine che ne frattempo aveva perso i sensi.
Non appena Galvano scoprì il volto del ragazzo che aveva travolto, sbiancò.
Gli altri che stavano quasi per raggiungerlo, si bloccarono sulle scale, improvvisamente silenziosi.
Il principe Eitan…
“Che cosa è successo?” si sentì esclamare alle spalle dei cavalieri.
Un Merlin preoccupato e trafelato fece le scale di corsa per raggiungere i due ragazzi stesi per terra.
Persino il via vai della piazza si era interrotto e ora guardavano tutti la scena che si stava svolgendo di fronte a loro.
Non appena vide Galvano, Merlin si portò le mani ai fianchi e scosse il capo.
“Che hai combinato?” domandò.
“Sono inciampato nel mantello, in cima alle scale e…” Galvano si sollevò dal corpo del principe “gli sono finito addosso, trascinandomelo per sbaglio fino a qui”
Merlin sgranò gli occhi.
“Allora dobbiamo portarlo subito da Gaius!” esclamò e si chinò a raggiungere le braccia del principe sdraiato per terra, anche Galvano lo imitò e lo sollevarono insieme “Fa’ attenzione” aggiunse dolcemente Merlin.
Raggiungere gli appartamenti del medico, fu un impresa semplice. E ancor di più lo fu, adagiare il principe sulla lettiga, perché venisse curato.
Il viso del principe Eitan presentava qualche graffio superficiale e una linea di sangue che gli rigava una guancia.
E guardandolo, Galvano, si era reso conto di quanto male gli aveva fatto.
Beh, avrebbe dovuto riparare al danno, no?
Quale modo migliore per dimostrarsi gentile nei suoi confronti e vegliare la sua ripresa?
Merlin gettò uno sguardo in direzione di Galvano, con la mano appoggiata a quella di Eitan. Aveva visto un barlume strano negli occhi di Galvano e… augurava al principe tutto il bene di questo mondo.
E mentre un amore, quello tra il principe ed il servo, continuava ad essere alimentato e coltivato giorno per giorno. Un altro amore stava per sbocciare sotto il sole di Camelot che filtrava dalle finestre e tra le pozioni guaritrici e odori strani.
Merlin poteva reputarsi completamente felice. Era insieme ad Artù, adesso. E nulla li avrebbe mai più separati. Qualcosa di immenso scavava dentro di lui, facendogli cogliere e amare follemente anche il minimo battito gli ciglia o respiro del compagno.
Ma infondo si sa: quando qualcuno è scritto nel tuo destino e nella strada che stai percorrendo, non puoi cancellarlo, ne eluderlo, ne schivarlo. Quando il tuo nome è scritto accanto al tuo, nelle stelle, fin dalla notte dei tempi, devi solo rassegnarti, fartene una ragione e amarlo.
Perché è così che funziona, quando è davvero destino.
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Bene, credo di dovermi esprimere in vari ringraziamenti :3
Grazie e chi ha messo la storia tra le preferite e chi l'ha seguita fino alla fine.
Ringrazio ancora mia sorella. E la mia meravigliosa beta! <3
Ringrazio chi ha recensito con frequenza :3 e chi ha solo letto senza esprimersi :P
Che il Merthur vi benedica! u.u <3

~Aithusa_Emrys.

 

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