One Day More.

di Akane92
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Back Home ***
Capitolo 2: *** The Perfect Jamie ***
Capitolo 3: *** Cookies ***
Capitolo 4: *** Grandparents ***
Capitolo 5: *** Marriage ***
Capitolo 6: *** I Know You ***
Capitolo 7: *** Surprise ***
Capitolo 8: *** London Eye ***
Capitolo 9: *** Take care of her ***
Capitolo 10: *** She's gone. ***
Capitolo 11: *** Scotland ***
Capitolo 12: *** The Kiss Scene ***
Capitolo 13: *** Jealous ***
Capitolo 14: *** Lingerie ***
Capitolo 15: *** Reactions. ***
Capitolo 16: *** Period. ***
Capitolo 17: *** Holiday ***
Capitolo 18: *** Return. ***
Capitolo 19: *** Journey ***
Capitolo 20: *** Première ***
Capitolo 21: *** Pause ***
Capitolo 22: *** Re - Start ***
Capitolo 23: *** Erin + Epilogo. ***



Capitolo 1
*** Back Home ***


Back Home
 

Erano mesi che non tornavo a casa dei miei genitori, mesi che non vedevo West London, mesi che non percorrevo la meravigliosa Portobello Road, mesi che non passeggiavo per la mia città. Ero tornata a Londra da solo una settimana dopo aver girato il mondo a causa del mio lavoro, e mi resi conto mi era mancata più di quanto avessi potuto mai immaginare.
« Cassy, piccola mia! » mia madre non mi dette neanche il tempo di dire o fare qualcosa, che mi si avventò addosso per abbracciarmi. « Sono così contenta che sei tornata! »
« Mamma, mi fai respirare? »
« Scusami, scusami! » disse, liberandomi dalla presa. « E’ che ancora non ci credo che vi avrò tutti qui, oggi » si spiegò, mentre mi faceva entrare in casa.
Non abitavo in quella casa da un anno, eppure, ogni volta che ci mettevo piede mi sentivo davvero a casa mia. Mia madre non aveva cambiato niente, era tutto rimasto com’era. Si sentiva un buonissimo odore di dolci, di torta al cioccolato, di frutta. Sicuramente per l’occasione mia madre aveva preparato un pranzo che avrebbe fatto invidia a quello di Natale.
« Papà! » esclamai, quando vidi mio padre venirmi incontro. Abbracciai anche lui che, a differenza di mia madre, evitò di stritolarmi. Il suo profumo mi fece sentire ancora più a casa.
« Come stai, Cass? Ho saputo che il libro sta avendo successo in tutto il mondo »
« Sto bene, anche con il libro va tutto bene. Ma dov’è Jane? »
« Sono qui, sorellina! »
Quando mi girai, trovai mia sorella con le braccia spalancate e ricevetti anche il suo abbraccio. Era bellissima, come sempre. Si era tagliata i capelli scuri alle spalle e, a causa della gravidanza, la vidi un po’ più ‘piena’, sebbene fosse incinta da soli due mesi.
« Frank! » urlò Jane, chiamando il suo fidanzato e futuro marito. Avevano annunciato il loro matrimonio sei mesi prima, e nel frattempo mia sorella era anche rimasta incinta. Sembrava la donna più felice al mondo, soprattutto ora che mancavano pochi giorni alle nozze.
Mentre mia sorella si era tagliata i capelli, notai che Frank aveva fatto crescere i suoi capelli biondi ed ora sembrava essere un ragazzino, nonostante i suoi trentaquattro anni, due in più di mia sorella.
« Piccola Cassy! » mi salutò lui, quasi ridendo, aggiungendosi al nostro abbraccio.
« E’ andato bene il volo? » mi domandò mia sorella.
« Sì, ma visto che non mangio durante i voli, ho famissima! Quando si mangia? » chiesi, mentre il mio stomaco cominciava a brontolare a causa dei mille odori gustosi che provenivano dalla cucina.
« Aspettiamo Diana e James ed incominciamo » rispose mia madre, che non smetteva di sorridere neanche un attimo. Diana e James erano i migliori amici dei miei genitori, erano cresciuti insieme e per me e Jane erano come dei parenti, così come i loro figli erano degli amici.
« Vengono anche Emma e Sarah? »
« Certo, ed anche Tom! »
Quando sentii pronunciare quel nome, il mio cuore sussultò. « Tom? »
Mia madre corrugò le sopracciglia, non capendo la mia reazione. « Sì. Ha detto che non poteva non esserci, visto che è in città »
Non potevo crederci.
« Cass, tutto ok? »
Probabilmente nessuno di loro si aspettava una mia reazione del genere. Ripresi fiato, cercando di non pensare troppo, e sorrisi alla mia famiglia. « Certo, certo. Ehm, lascio la borsa in camera mia .. » e senza aspettare la risposta di nessuno, mi avviai verso la mia vecchia stanza, fino al mio vecchio letto, dove mi sdraiai a pancia in su.
Tom era da sempre il migliore amico di mia sorella. Avevano fatto la scuola insieme, si erano diplomati e laureati insieme, erano sempre stati insieme, come amici. Tom passava quasi tutte le sue giornate con Jane a casa nostra e a volte c’erano anche le sue sorella Emma e Sarah. Gli Hiddleston erano sempre stati presenti nella vita di famiglia, ai compleanni, a Natale, al ringraziamento, durante le vacanze, in ogni momento importante. Tutto cambiò quando tutti noi crescemmo, e soprattutto quando Tom cominciò a lavorare ad Hollywood. Non tornava a Londra da molto tempo e se lo faceva spesso mancava alle “rimpatriate”, per di motivi di lavoro.
Io avevo sempre avuto una cotta per Tom, fin da quando ero una bambina. Ed ora me lo sarei ritrovato a pranzo a casa mia, come accadeva anni prima, come se nulla fosse cambiato. Non lo vedevo da anni, ma avevo ammirato le sue varie interpretazioni in tutti i film che lo avevano reso l’attore che era. Mia sorella ogni tanto lo sentiva ancora, mentre per me ormai era come se non esistesse più.
Mi spiegai solo allora il perché mia madre fosse così felice: saremmo stati di nuovo tutti insieme, come i vecchi tempi. Erano passati anni da quando non vedevo Tom ed ovviamente la mia cottarella da adolescente era ormai cosa dimenticata, eppure il mio cuore non riusciva a calmarsi al pensiero che di lì a poco l’avrei rivisto, senza che tra noi ci fosse un grande schermo od una televisione. Mi misi seduta, respirando profondamente.
Posso farcela, è solo Tom. , mi ripetei in testa. Ero quasi riuscita a calmare i miei nervi quando il campanello suonò.
Sentii le risate dei miei genitori, le voci di Diana e James.
« Cass, vieni! » mi chiamò mia sorella.
Chiusi gli occhi, facendo l’ultimo respiro profondo, e mi misi in piedi. Uscii dalla mia stanza ed andai verso la porta. Erano tutti lì: Diana, James, Emma, Sarah e Tom. Non ebbi neanche il coraggio di rivolgergli lo sguardo, limitandomi ad andare a salutare i suoi genitori. Diana mi abbracciò, stringendomi quasi quanto mia madre, mentre James mi baciò entrambe le guancie. Emma e Sarah abbracciarono me e mia sorella contemporaneamente, ma Jane fu tirata via quasi subito.
« Abbracciami, futura sposa! » rise Tom, abbracciandola.
Sapevo che poi sarebbe stato il mio turno e mi feci coraggio, alzando gli occhi verso Tom. Era altissimo, molto più alto di quanto mi ricordassi. Io a confronto sembravo un piccolo elfo, se non un nano.
« Cassandra? » le sue sopracciglia si arcuarono mentre pronunciava il mio nome. I suoi occhi chiari sembravano sorridere insieme alle sue labbra.
« Ciao Tom » lo salutai, senza muovermi di un centimetro, rivolgendogli un piccolo sorriso imbarazzato. Sperai con tutto il mio cuore che le mie guancie non stessero prendendo colore.
« Sei tu?! Sei così .. cambiata » continuò lui, guardandomi ancora confuso.
Alzai le spalle. « Sono io »
Mia madre fu subito accanto a me «Visto com’è cresciuta? »
Ci mancava solo questo, pensai, cercando con tutte le mie forze di non alzare gli occhi al cielo.
Tom si rivolse a mia madre, sorridendo e abbandonando l’espressione confusa. « Non sembra neanche lei »
La risposta di mia madre fu un’ennesima risata, accompagnata poi dall’invito rivolto a tutti di prendere posto a tavola. Il mio stomaco, nel frattempo, si stava chiudendo, e non riuscivo a spiegarmi fino in fondo il motivo.
Mi sedetti di fronte a mia sorella, che si trovava tra Tom e Frank, mentre accanto a me si posizionarono le sorelle di Tom. I nostri genitori sembravano scoppiare di felicità nel vederci lì, tutti insieme.
« Sembra quasi di rivedervi tutti adolescenti! » esclamò Diana, sedendosi accanto a sua figlia Emma e facendo ridere tutti noi, imbarazzati.
Mia madre portò subito gli antipasti al tavolo, augurandoci buon appetito. Per quasi tutto il pranzo, almeno fino alla secondo portata, non facemmo altro che parlare del matrimonio, di Jane e Frank e del bambino, o bambina, in arrivo. Mia sorella sembrava elettrizzata, gli occhi le brillavano alla sola parola “matrimonio”, e Frank non faceva altro che immaginare come sarebbe stato divertente avere un bambino per poterci giocare.
Non rivolsi quasi mai la parola a Tom, se non per rispondere a qualche sua battuta o domanda del tipo “Mi passi il sale?”, eppure sentivo su di me i suoi occhi, quasi sempre, e ne avevo la conferma ogni volta che alzavo i miei, che incontravano il blu dei suoi.
« Tom! A te invece come va? Stai per girare un nuovo film? » domandò mia madre « Tua madre mi ha detto che hai avuto una proposta »
Tutti gli sguardi furono su Tom, che prima di rispondere si pulì le labbra con il fazzoletto di stoffa, riposandolo poi sulle sua gambe, sorridendo e annuendo verso mia madre.
« Sì. Qualche giorno fa mi hanno proposto un copione e mi è piaciuto, così ho fatto i provini e sono stato scelto. Domani però ho l’incontro con la scrittrice del libro da cui il film sarà tratto, è lei a dover dare conferma »
« Come si chiama il libro? »
Il sorriso di Tom questa volta si fece più imbarazzato, mentre corrugava le sopracciglia e spostava gli occhi verso destra, come se stesse pensando. « Non ricordo con esattezza. Se non sbaglio … un giorno … no, no. ‘One day more’, certo! »
Per poco non mi strozzai con l’acqua che stavo bevendo, e tossii rumorosamente per evitare di morire davanti a tutta la mia famiglia.
« Cass, tutto bene? » mi domandò Tom, allarmato. Sembrava quasi volesse alzarsi per venire ad aiutarmi a respirare.
Annuii, mentre vedevo mia sorella con gli occhi spalancati. Lei aveva capito.
« C-come hai .. hai detto che si chiama il libro? » chiesi a Tom, tossendo ancora.
« ‘One day more’, perché? Lo conosci? » i suoi sembravano ancora preoccupati, ma si era aggiunta anche una sorta di espressione confusa.
« Cassy, non è il titolo del tuo libro? » domandò mio padre.
Girai la testa verso di lui, annuendo e sorridendo lievemente, non sapendo neanche cosa dire. Tutti gli sguardi ora erano puntati su di me. Avrei tanto voluto un mantello dell’invisibilità, o qualcosa del genere.
« Il tuo libro? » domandò Tom.
« Faranno un film tratto dal tuo libro?! »  chiese mia sorella, con voce più alta, incredula, sorridente.
« Oh, Cassy, è meraviglioso! » esclamò mia madre.
« Perché non ce l’hai detto? »  mi chiese infine mio padre.
Deglutii, respirando a fondo. « Beh, volevo farvi una sorpresa .. volevo dirlo alla fine del pranzo .. ma a questo punto .. » alzai le spalle.
« Oh, Dio. Scusami, io non volevo rovinarti la sorpresa! » disse Tom, mettendosi una mano sul petto, come per enfatizzare le sue scuse.
« No, figurati. Non lo sapevi » guardai davvero Tom solo in quell’istante, con il volto dispiaciuto ed incredulo. Aveva i capelli tinti, neri, e lunghi più del solito, probabilmente a causa di qualche film che doveva girare. Indossava una camicia celeste che gli risaltava li occhi, che li faceva sembrare ancora più chiari.
« Cass, è fantastico! Non posso crederci! Da quanto lo sai? » domandò mia sorella.
« Da qualche mese, è per questo che non sono riuscita a tornare a casa, oltre che per la promozione del libro in Asia »
« Quando inizieranno le riprese? » mi chiese Emma, anche lei attrice proprio come suo fratello. In realtà anche mia sorella era un’attrice, ma lei lavorava solo in teatro qui a Londra, mentre Emma andava in giro per il mondo.
« Non appena sceglieremo gli attori, cosa che avverrà domani .. » terminai la frase guardando Tom, che sorrise imbarazzato.
« Tom, reciterai in un film di mia sorella! » esclamò Jane, mettendo una mano sulla spalla del migliore amico.
« Beh, se lei lo vorrà » rispose, guardandomi con la coda dell’occhio.
Non sapevo cosa rispondere mentre sorridevo, temporeggiando, sperando che qualcun altro dicesse qualcosa. Frank, non so come né in quale modo, capii il mio disagio e si rivolse alla sua futura suocera.
« Clare, quando potrò assaggiare la tua torta al cioccolato? »
L’attenzione finalmente non era più su me e Tom, e mia madre rise alzandosi per accontentare Frank, che ormai era per lei come un altro figlio.
Mentre terminavo di mangiare la mia fetta di torta, ricevetti una telefonata e dovetti allontanarmi dalla tavola, scusandomi con tutti, e dirigendomi in terrazza.
« Nat, quando intendevi dirmi che fra gli attori che vedrò domani ci sarà anche Tom Hiddleston? » domandai non appena spinsi il tasto verde del mio cellulare, senza dar tempo alla mia agente e amica, Natasha, di salutarmi o dirmi qualcos’altro.
« Ciao Cass, anche io sto bene »
« Natasha! »
« Perché, scusa, non ti piace? Se non lo vedi bene per la parte, posso già contattare il suo agente e dirgli di non presentarsi. A me sembrava perfetto per il ruolo di Jamie »
In effetti, lo era. Jamie era il protagonista del mio primo libro, un uomo sui trent’anni, con capelli scuri e occhi chiari, alto e snello. Era Tom. Avevo descritto Tom nel mio libro senza neanche accorgermene.
« Non è questo. E’ che io lo conosco da quando sono nata, è il migliore amico di mia sorella. Ci sono cresciuta insieme e l’ho visto a pranzo, oggi. E’ stato alquanto imbarazzante scoprire la cosa in questo modo » le spiegai, assicurandomi che non ci fosse nessuno nei paraggi.
« Aaah, ecco. Beh, scusami, ma non lo sapevo. »
Sospirai. « Non importa. Domani vedremo »
« Ti ho chiamata proprio per dirti che domani l’incontro sarà alle dieci, in ufficio »
« Va bene, non tarderò. Stai bene? »
« Finalmente! Sì, sto bene, anche se la mia amica non mi aveva messo a conoscenza del fatto che conoscesse già un attore di Hollywood »
« Non c’è stata mai occasione, non è una cosa da dire in un discorso come un altro »
« Beh, se io conoscessi Johnny Depp, lo direi al mondo intero! »
Mi fece ridere, come spesso capitava.
« Comunque ti lascio al tuo pranzo di famiglia. Ci vediamo domani »
Salutai la mia amica e rimisi il cellulare in tasca, appoggiandomi al muretto del terrazzo dei miei, pieno di piante che mia madre amava curare. Anche lì, come in casa, c’erano tantissimi buoni odori e profumi, e il panorama di Notting Hill era bellissimo.
« Cassandra? »
Mi voltai, quasi sussultando. Tom era alla porta, con un piatto in mano.
« Sì? »
Lui abbassò lo sguardo, facendo qualche passo verso di me. « Anche mia madre ha fatto un dolce, voleva lo assaggiassi » disse, allungando il braccio e porgendomi il piattino con la crostata di Diana.
« Oh, grazie! Non dovevi disturbarti » dissi, prendendo il piattino.
Mise entrambe le mani in tasca, alzando le spalle.
Assaggiai la crostata alle fragole di Diana, era deliziosa. « E’ buonissima » esclamai, per evitare il silenzio imbarazzante che si stava creando.
« Mamma ne sarà felice » disse lui, facendo un altro passo verso di me « Non sapevo che il tuo libro stesse avendo così tanto successo. Voglio dire, sapevo che avevi scritto un libro, mia madre mi ha detto tutto, ma non pensavo che fosse andato così bene. Complimenti » terminò, sorridendomi.
Era bellissimo. Bellissimo e altissimo. I suoi occhi blu mi catturavano ogni volta che erano nei miei. Distolsi lo sguardo, posandolo sulla crostata.
« Grazie »
« Il copione mi è piaciuto molto, è una storia d’amore bellissima. Giuro che domani vado a comprarmi il libro! »
Risi, inghiottendo l’ultimo boccone di crostata. « Non sei mica obbligato »
« No ma sono curioso. Non avrei mai pensato che la piccola Cassandra sarebbe diventata una scrittrice di fama mondiale! Sei cambiata, moltissimo »
Alzai le spalle. « Beh, non mi vedevi da anni. Io ho potuto vedere i tuoi cambiamenti grazie ai tuoi film »
« Già. Sembravi quasi un’altra persona quando ti ho visto. Hai tinto i capelli? »
Aggrottai le sopracciglia « No. Sono sempre stati rossi. Forse a causa del sole preso in giro qua e là, sono diventati più chiari. » mi presi una ciocca di capelli, osservandola meglio « In effetti, ora sono ramati »
« Stai benissimo. Sei anche abbronzata »
Sorrisi. « Anche tu hai tinto i capelli »
Liberò la mano destra dalla tasca, passandosela sui capelli scuri. « Sì. Sai, a causa di Loki »
Annuii. « Avevo immaginato. Adoro Loki »
La sua espressione era sorpresa. « Davvero? »
« Certo. Sei stato bravissimo, dico sul serio. Non credo sia un personaggio facile da rendere, da interpretare. Tu invece ci sei riuscito benissimo, sia in ‘Thor’ che ne ‘The Avengers’ »
« Ti ringrazio » rispose, abbassando il capo, come se stesse facendo un mezzo inchino. Era sempre stato beneducato, sempre stato gentile. Sembrava quasi appartenere ad un’altra epoca.
« Ti fermerai qui per un po’? »
Gli angoli della sua bocca si alzarono appena « Beh, dipende da te, da come andrà domani »
Sorrisi a mia volta, annuendo « Giusto »
Tom si schiarì la voce. « Comunque, al di là del provino, ti va se domani andiamo a pranzare insieme? »
Alzai un sopracciglio, felice dell’idea. « Anche se non sarai scelto per Jamie? »
Lo feci ridere. « Anche se non sarò scelto. Voglio rivedere la mia Londra. Tua sorella è super impegnata con il matrimonio e le mie sorelle con il lavoro. Non che tu non lo sia, ovviamente »
« Per me va bene » sebbene le sue ‘giustificazioni’ mi aveva fatto sentire un po’ come rimpiazzo.
Sorrise, mostrandomi i denti. « Perfetto, allora. Io ora devo scappare, devo incontrare un collega. Ci vediamo domani, ok? »
« Ok » risposi, non sapendo come salutarlo. Istintivamente allungai una mano verso di lui, sentendo subito dopo una grande idiota.
Lui mi guardò confuso, abbassando poi lo sguardo sulla mia mano. Sorrise di nuovo, incurvando un po’ il capo, e mi prese la mano, voltandola. Non mi sarei mai aspettata che se la portasse alle labbra, baciandola delicatamente mentre si inchinava un po’.
Pregai di non arrossire.
« A domani, Cass »
« A domani, Tom »
Lo vidi voltarsi e rientrare in casa mia. Perfino la sua camminata, la sua postura, sembravano perfette. Così come lui sarebbe stato perfetto per Jamie.
Con il cuore ancora in fibrillazione tornai in casa, passando il resto del pomeriggio con la mia famiglia e fantasticando su quello che sarebbe potuto accadere il giorno dopo.






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Salve a tutti! :D
Sono nuova in questo settore xD Non ho mai scritto fanfiction su Tom, questa è la prima, e spero davvero di non aver scritto una schifezza! L'idea mi è venuta all'improvviso, un paio di giorni fa, e mi sono messa a scrivere, riuscendo a terminare il primo capitolo solo oggi.
Vorrei tanto avere le vostre opinioni perchè, ripeto, su Tom non avevo mai scritto nulla. Grazie per essere arrivati fin qui lol :')
Alla prossima :**

 

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Capitolo 2
*** The Perfect Jamie ***


The Perfect Jamie
 
Erano circa trenta minuti che stavo osservando i fascicoli che riguardavano i quattro attori che sarebbero potuti diventare i protagonisti del film. Il primo era quello di Tom, del quale non avevo bisogno di leggere molto, sapendo già quasi tutto quello che aveva fatto, dove aveva lavorato e tutto il resto. Il secondo era il fascicolo di Gaspard Ulliel, un attore abbastanza famoso, reso celebre dal suo ruolo in ‘Hannibal Lecter – Le origini del male’. Gli ultimi due invece erano di attori che fino a quel momento avevano lavorato solo in teatro, ma che venivano reputati come i migliori in quel campo. Non facevo altro che leggere e rileggere i fascicoli che riguardavano tutti loro, nonostante nella mia mente sapessi già chi sarebbe stato il perfetto protagonista.
« Sei nervosa, per caso? » la domanda di Natasha mi fece ritornare alla realtà.
« Perché? »
« Non hai alzato gli occhi neanche per un secondo, ed in più non fai altro che arricciarti i capelli fra le dita! » mi fece notare, indicando con un movimento della testa la mia mano sinistra che teneva ben stretta una ciocca dei miei capelli.
Sbuffai. « E’ che non capisco perché debba essere io a scegliere per ultima »
« Forse perché sei la scrittrice? E poi, lo hai già fatto per il ruolo di Vanessa »
Vanessa era, invece, la protagonista femminile del libro ed ovviamente l’interesse amoroso di Jamie. « Ma non ho incontrato le attrici! »
« Eri in Giappone! » controbatté Nat.
Per il ruolo di Vanessa non avevo fatto altro che leggere i fascicoli e vedere i video delle attrici, tutte teatrali o che comunque avevano lavorato per piccole produzioni. Avevo scelto Melissa Hill, una ragazza di ventisei anni, la mia stessa età, con lunghi capelli rossi e occhi chiari. In effetti descrivendo Vanessa nel libro, mi ero un po’ ispirata alla mia immagine allo specchio, solamente che Vanessa me la immaginavo molto più bella di me, proprio come lo era Melissa.
« Lo so! Ma è snervante »
« Guarda che dovrai solo conoscerli, tutto qui. Dopodiché puoi decidere e sarò io a dar loro la notizia, se è questo che ti fa diventare così nervosa »
« Va bene » risposi, mentre il citofono dell’ufficio di Nat suonava.
« Ora calmati, per favore. » mi disse lei, mentre apriva la porta della stanza in cui si sarebbero tenuti gli incontri e chiedeva alla sua segretaria chi fosse.
« E’ il signor Tanner »
Uno dei due attori teatrali. Si comincia, pensai.
L’attore fu subito da noi e Nat lo fece accomodare in stanza, dicendo alla sua segretaria che avremmo incontrato un attore per volta e quindi di far aspettare gli altri fuori se fossimo state ancora impegnate con il primo.
Gerard Tanner era un ragazzo bellissimo, alto, moro, sebbene sembrasse che si fosse fatto la tinta, e con gli occhi chiari. Sembrava più un fotomodello che un attore teatrale. Gli chiesi se avesse letto il copione e lui rispose che lo aveva divorato, che gli era piaciuto e che si sentiva perfetto come Jamie. Gli chiesi di recitare una piccola parte per noi e lui eseguì subito, interpretando il mio Jamie mentre racconta di sé per la prima volta a Vanessa.
«Allora? » mi chiese Nat, dopo che entrambe avevano salutato Gerard.
« E’ troppo perfetto »
« E Jamie non è così perfetto » non era una domanda la sua. Sembrava come se avesse continuato la mia frase. Anche lei era d’accordo con me.
Il secondo attore ad entrate in stanza fu Gaspard ed il suo provino andò sicuramente meglio di quello di Gerard. Era un attore bravissimo, si capiva subito, eppure c’era qualcosa che mancava, nel suo interpretare Jamie. Non mi convinceva, ma sarebbe stato sicuramente meglio lui rispetto al primo.
Il terzo attore era Tom. Quando lo vidi entrare, quando vidi il suo sorriso, tirai un respiro di sollievo. Sapevo che in qualche modo lui non mi avrebbe delusa.
« Buongiorno » salutò, chiudendo la porta alle sue spalle. Indossava una maglietta grigia con sopra una giacca nera e dei jeans, aveva un’aria rilassata.
« Ciao Tom. Ti presento Natasha » dissi, indicandogli la mia amica.
Si dettero la mano e Natasha prese la parola. « E’ vero! Voi vi conoscete già » esclamò, facendo finta di esserselo ricordata solo in quel momento.
« Sì, da un bel po’ » le rispose lui, posando gli occhi blu su di me, senza smettere di sorridere.
« Accomodati » gli dissi e lui annuì, andandosi a sedere.
Ero davvero, davvero imbarazzata. « Beh, tu mi hai già detto ieri che hai letto il copione .. » incominciai, e lui alzò l’indice, interrompendomi.
« Ho anche comprato il libro, ieri pomeriggio. L’ho finito stamattina, prima di venire qui »
Sia io che Natasha spalancammo gli occhi, incredule. « Sei stato tutta la notte a leggere? » domandò la mia agente.
« Non riuscivo a smettere »
La sua risposta mi fece sentire ancora più in imbarazzato. Era stato tutta la notte a leggere il mio libro! « Ti ringrazio » gli dissi, sentendomi anche un po’ fiera di me.
Tom alzò le spalle. « Di cosa? Grazie a te! »
Abbassai lo sguardo, sorridendo lievemente e sentendo un certo calore sulle guancie. Smettila, stupida! Gridò la vocina nella mia testa. « O-ok, bene. Allora, ti va di recitare la parte in cui Jamie parla di sé a Vanessa? »
« Certo! » rispose, facendo un piccolo movimento con la schiena « Posso alzarmi? »
Annuii, sorpresa. Nessuno prima di lui aveva chiesto di alzarsi, avevano recitato la parte da seduti. Tom si mise in piedi e chiuse gli occhi per un paio di secondi. Quando gli riaprì, cominciò a parlare, gesticolando, guardandomi, come se io fossi Vanessa. Tutti gli altri avevano guardato il vuoto. Lui invece guardava me ed io mi ritrovai persa nei pensieri, persa nei suoi occhi che ora sembravano gli occhi di Jamie.
Quando terminò, non riuscii a dire nulla.
« Ehm, grazie, Tom. Sei stato bravissimo » esclamò Natasha, mentre Tom abbassava un po’ il capo, come se la stesse ringraziando.
« E’ vero. Bravissimo » aggiunsi io, mettendomi in piedi.
« Ti faremo sapere entro stasera, o domani » lo informò Nat.
« Va bene, grazie » voltò il capo verso di me « Noi ci vediamo comunque dopo, vero? »
Annuii, ma non potei rispondere.
« Dopo? » mi chiese subito Nat.
« Sì. Pranziamo insieme » le spiegai.
« Cass, dobbiamo pranzare con Bob! Te lo sei scordato? »
Sì, me l’ero scordato. Bob era il regista del film e voleva incontrare me e Nat per parlarne.
« Oh, Dio! Tom, scusami. E’ il regista, lui .. »
Tom alzò le braccia, sorridente. « Tranquilla, va bene. Ti capisco, anche io spesso scordo queste cose »
« Mi dispiace » e mi dispiaceva davvero.
« Non fa niente. Ci sentiamo in questi giorni, no? »
Annuii. « Certo.»
Lo vidi inchinarsi appena per arrivare al mio viso e baciarmi la guancia delicatamente. Quel gesto era inaspettato, almeno per me, e mi lasciò con il fiato sospeso. « A presto »
Annuii, sorridendogli appena, mentre dava la mano a Nat e salutava anche lei.
« Pranzo insieme, eh? » domandò la mia amica, alzando un sopracciglio e alzando un angolo delle labbra.
« Solo perché mia sorella è impegnatissima, ed anche le sue. Altrimenti sarebbe sicuramente andato con loro »
« Oh, certo » continuò ad avere quell’espressione maliziosa in volto mentre mi sorrideva ed apriva la porta per far entrare l’ultimo attore.
« Smettila, non è come pensi » le sussurrai.
Fu più forte di me. Durante l’ultimo provino non feci altro che pensare a Tom, alla sua interpretazione, e a come Henry, l’attore teatrale, non si avvicinasse affatto al mio modo di vedere Jamie. Lui non andava bene, affatto.
« Bene, abbiamo finito » sospirò Nat « E so già chi sceglierai »
« Mmh? »
« Non fare la finta tonta. Ho visto i tuoi occhi mentre lo guardavi, eri stregata. »
« Perché, Tom non ti è piaciuto? » domandai, e lei sorrise facendomi vedere tutti i denti, quasi ridendo, ed indicandomi con entrambe le mani.
« Ah-ha! Visto? Non ti ho detto di chi stavo parlando ma lo sapevi ugualmente! »
Alzai gli occhi al cielo.
« E comunque, sì, mi è piaciuto. E’ il perfetto Jamie, sul serio »
« Quindi, abbiamo trovato Jamie? »
« Sì, Bob ne sarà felice! In serata chiamo gli altri, tu invece lo dirai a Tom »
« Ehi! Avevi detto che saresti stata tu a dar agli attori la notizia! » le ricordai.
« La brutta notizia. E poi sicuramente vedrai Tom o lo sentirai, sarebbe carino se glielo dicessi tu »
« Non ho il suo numero e probabilmente lo vedrò solo tra tre giorni, cioè al matrimonio di mia sorella » puntualizzai, sperando che cambiasse idea.
« Lo vedrai prima, fidati »
« Come fai a saperlo? »
La mia amica mi mise una mano sulla spalla. « Tu non capisci e non conosci proprio gli uomini, piccola Cass »
Alzai ancora gli occhi al cielo, non volendo andare oltre con quella conversazione che non aveva né capo né coda. « Bene, glielo dirò io. A che ora ci vediamo con Bob? »
 
Il pranzo con il regista andò bene. Ci trattenemmo con lui fino al primo pomeriggio per parlare del progetto, del film, e di tutto quello che gli girava intorno. Le riprese sarebbero iniziate la settimana dopo e Bob voleva che io fossi presente per far sì che il film fosse il più possibile vicino al libro.
Nel pomeriggio Nat mi costrinse ad andare a fare shopping con lei, facendomi girare quasi tutta Londra, e terminammo solamente quando ormai era ora di cena.
« Sicura di non voler venire? » mi chiese Nat sotto casa mia.
« Sì, grazie lo stesso »
L’idea di fare il terzo incomodo ed uscire con lei ed il suo ragazzo non mi entusiasmava. E poi, non vedevo l’ora della mia serata pigiama, film e popcorn, che non facevo da tempo.
Pensavo che finalmente avrei potuto passare una serata tranquilla, rilassandomi, ma a quanto pare mi sbagliavo. Ormai ero in pigiama quando mia sorella mi telefonò.
« Ehi, Cassy! Che fai? »
« Sto facendo i popcorn, perché? »
« Oh, perfetto! Tom sta arrivando! »
Quelle parole mi fecero aumentare il battito cardiaco, e non di poco. « Come, prego? »
« Voglio che mi veda vestita da sposa, ed il vestito è a casa tua! » mi spiegò. Il suo vestito da sposa si trovava a casa mia perché Jane aveva le chiavi del mio appartamento e soprattutto perché aveva troppa paura a lasciarlo a casa sua o dai nostri genitori perché Frank avrebbe potuto vederlo.
« Jane, ti sposi tra tre giorni. Penso che Tom possa aspettare »
« Non fare la brontolona! Dovrebbe essere da te a breve »
« Jane! » urlai, ma lei rise.
« Mi sto mettendo in macchina, arrivo. Ti voglio bene! »
« No, Jane! Non .. » ma era troppo tardi « .. chiudere »
Sbuffai, rifacendo il suo numero.
« Cosa c’è? »
« Jane! Sono in pigiama, non sono in condizioni di ricevere ospiti »
« Smettila di rompere e fammi guidare in pace »
Ero talmente nervosa e fuori di me che quando il campanello suonò andai ad aprire senza pensarci, concentrata su ciò che dovevo dire a mia sorella. « Jane, io ti … » ma non continuai, perché mi ritrovai davanti a Tom, in jeans e maglietta, sorridente.
Chiusi la telefonata senza dire altro, cercando di sorridere a mia volta. « Ciao »
Lui abbassò lo sguardo, porgendolo sul mio corpo, sui miei pantaloncini e sulla mia canottiera. « Sei in pigiama » notò.
Sospirai. « Mia sorella mi ha appena avvisato che saresti arrivato »
« Oh, mio Dio. Scusami, non pensavo fosse un problema. Avevi da fare? »
La sua domanda mi fece quasi ridere « Pensi che io possa avere qualcosa da fare vestita così? » 
« Beh, non stai male »
« Oh, certo, posso andare ad un galà vestita così! Entra » mi spostai, facendo passare il migliore amico di mia sorella, che stringeva qualcosa fra le mani. « Quello è il mio libro? » domandai, mentre chiudevo la porta.
« Sì! Voglio un autografo » esclamò, porgendomi il libro.
« Stai scherzando? »
Lui corrugò le sopracciglia. « Perché dovrei? »
« Tu vuoi un autografo da me? »
« Sì » rispose solamente, continuando a guardarmi confuso.
« Ma tu sei .. sei tu! »
Lui sorrise appena. « Sì, sono io »
« No, cioè, sei Tom Hiddleston! Sei Loki! Dovrei essere io a chiedere un autografo a te »
« E tu sei una scrittrice il cui libro è al primo posto in non so quanti paesi nel mondo intero. Visto che ho la fortuna di conoscerti, posso avere il tuo autografo, per favore? »
Sospirai. « Va bene » presi il libro. « Comunque, accomodati. Fai come se fossi a casa tua » dissi, superandolo e andando prima verso la madia, sulla quale trovai una penna, e poi verso il divano, sedendomi.
Lui mi seguì, guardandosi intorno. « Hai una bella casa »
« Oh, grazie » dissi, prendendo il suo libro. « Cosa vuoi che ti scriva? »
« Mi basta il tuo autografo » rispose, sedendosi poco distante da me.
« Va bene » e lo accontentai, scrivendo il mio nome e cognome sulla copia del suo libro e porgendoglielo.
« Ti ringrazio tanto » arricciò il naso « Stai facendo i popcorn? »
« Oh, Dio! » mi alzai di scatto, andando verso la cucina e spegnendo il fornello, sentendo una piccola risata dietro di me.
« Lo prendo come un sì »
« Me li ero scordati » confessai, voltandomi verso di lui. « Comunque, visto che ci siamo, ti do la notizia »
« Quale notizia? »
« Sei Jamie! » annunciai, sorridendogli.
Lui aprì la bocca, sorpreso, e poi mi sorrise ancora. « Davvero? »
« Sì »
Si alzò in piedi, venendo verso di me. « Oh, Cass, grazie! Sono felicissimo, davvero » mi ringraziò, mettendosi una mano sul cuore. « Non è perché mi conoscevi già, vero? » domandò ormai di fronte a me.
« No, certo che no! Sei stato bravissimo, è tutto merito tuo »
Il sorriso che seguì la mia frase mi sciolse il cuore. Glielo si leggeva in viso che era felice.
« Ti ringrazio »
Aveva ancora la mano sul cuore quando mia sorella suonò il citofono. Salì velocemente fino all’ottavo piano, dove abitavo io, ed abbracciò prima me, sussurrandomi « Ti voglio bene, lo sai » come se si stesse scusando, e poi Tom. Il loro abbraccio fu più lungo. Si volevano bene, se lo erano voluti sempre, nonostante gli anni in cui si vedevano poco o niente.
Sembravano due star di Hollywood insieme, ed uno in effetti lo era. Avevo sempre visto mia sorella come la più bella fra noi due: era più alta di me, i suoi capelli erano scuri mentre i miei erano rossi ed i suoi occhi blu, proprio come quelli di Tom, al contraio dei miei che erano verdi. Per me, lei era sempre bellissima.
La aiutai a mettersi il vestito e quando Tom la vide restò a bocca aperta. « Jane, sei bellissima » le disse. Mi sembrò anche che avesse gli occhi lucidi.
Restammo lì a parlare per un’oretta, ma poi Jane dovette togliersi il vestito, dicendoci che doveva andare via perché aveva una cena con i genitori di Frank.
« Voi due che fate, invece? »
« Cosa vuoi che faccia in pigiama? Volevo vedere un film e mangiare popcorn, onestamente » confessai, mentre lei era sulla porta.
« Perché non fai rimanere Tom? »
Mi lasciò spiazzata. Guardai Tom, che a sua volta guardava me.
« Beh …» incominciai, senza sapere bene cosa dire.
« Non preoccuparti, non voglio disturbare » esclamò lui.
« No, no. Puoi restare, se non hai altro da fare »
« Perfetto, allora! Io devo scappare, ci vediamo ragazzi! » ci salutò Jane, chiudendo la porta e scomparendo dalla nostra vista.
Tom mi guardò, sorridendo appena. « Sicura non ci siano problemi? »
« Tranquillo. Magari mi metto qualcosa di decente addosso »
« Ti ho già detto che non stai male »
Sospirai. « Va bene. Allora … che film vuoi vedere? »
La sua risposta fu un altro sorriso che mi provocava un battito accelerato e che mi faceva perdere nei suoi occhi.





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Ciao a tutti! :)
Ho aggiornato alla velocità della luce, la storia mi ha preso ahahah 
Spero tanto che questo capitolo vi sia piaciuto e spero di non aver scritto baggianate xD
Ringrazio Hiddle e discord per aver recensito *-* e grazie anche a chi ha inserito la storia fra seguite, preferite e ricordate :D
Alla prossima! :**

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Capitolo 3
*** Cookies ***


Cookies
 
 
« Sei piena di DVD della Disney! » osservò Tom, con tono di voce più alto affinché lo sentissi anche io.
Avevo lasciato l’attore in salotto a frugare fra i miei dvd mentre io ero in cucina a cercare qualcosa da mangiare da dargli. Non conoscevo i suoi gusti, o almeno non li ricordavo, e stavo impazzendo per inventarmi qualcosa.
«Adoro la Disney! » gli risposi, anche io alzando un po’ la voce.
Il mio ingresso/salotto e la mia cucina erano divisi da un’unica, grande porta scorrevole e fu proprio lì che Tom ricomparve, con gli occhi sognanti, stringendo fra le mani un dvd.
« Possiamo vedere questo? Per favore! »
La sua faccia mi fece sorridere, sembrava la richiesta di un bambino. Guardai il dvd ben stretto da Tom e corrugai le sopracciglia.
« ‘Il libro della giungla’? » domandai, incredula.
« Sì! Lo adoro! » rispose, guardando il dvd con occhi innamorati.
Alzai le spalle « Per me va bene »
« Sicura? »
« Sì, piace molto anche a me. Non mi ricordavo piacesse anche a te »
« E’ il mio film preferito. Lo so a memoria, letteralmente »
Sorrisi. « Va bene. A proposito di cose che non ricordo … cosa ti piace mangiare? »
Fu lui a corrugare le sopracciglia. « Perché? » domandò, spostando poi lo sguardo ai fornelli e alle mille cose che avevo uscito dal frigo e dalla dispensa. « Cass, che stai facendo? »
« Cerco di cucinare qualcosa » risposi, mentre lui con un solo passo si ritrovò di fronte a me.
« Io pensavo stessi facendo solo dei popcorn! Non devi cucinare per me »
« Ma sei a casa mia, devo pur offrirti qualcosa »
Lui rise un po’, indicando tutta la roba che si trovava alle mie spalle. « Vuoi offrirmi tutto questo? »
« Non so cosa ti piace » risposi, alzando le spalle e sentendomi un’idiota.
« I popcorn andranno benissimo »
« Non puoi mangiare solo i popcorn! » esclamai, pensando che sicuramente in tutti quegli anni aveva cenato nei migliori ristoranti di tutto il mondo e che in quel momento si trovava davanti ad una cena misera.
Lui si voltò ancora. « Cosa c’è qui dentro? » domandò, indicando con l’indice il contenitore a forma di stella che avevo sul tavolo.
« Cookies » risposi, e lui sorrise subito.
Era divertito, e faceva divertire anche me.
« Popcorn e cookies! Non vedo come la mia cena possa essere migliore » scherzò, lasciando il dvd sul tavolo accanto al contenitore e superandomi per arrivare ai fornelli « Ti aiuto a mettere a posto e poi vediamo il film » annunciò, mentre prendeva fra le mani i salumi che avevo uscito dal frigo.
« Sicuro? »
« Sono sicurissimo. Amo i cookies ed anche ‘Il libro della giungla’, la mia serata sta diventando ancora più bella » disse, voltando lievemente il viso verso di me per rivolgermi un piccolo sorriso. Dovetti distogliere lo sguardo.
Quando finimmo di mettere tutto quanto a posto tornammo in salotto e Tom posizionò sul tavolo di fronte al divano i cookies ed i popcorn, mentre io inserivo il suo amato dvd nel lettore.
«Erano mesi che non vedevo questo film » esclamò, contento, sedendosi sul divano.
Presi la ciotola piena di popcorn e sedendomi la posizionai fra noi due.
« Posso spegnere la luce? » chiese Tom.
La sua domanda mi lasciò un po’ sorpresa, ma capii che era per vedere al meglio il film così annuii, alzandomi per andare a spegnere la luce come lui aveva chiesto, mentre mi diceva « Non volevo farti alzare »
« Tranquillo »
Anche io fin da piccola avevo amato ‘Il libro della giungla’, così come avevo amato tutti gli altri film della Disney, ma l’amore di Tom verso quel film era molto più forte. Mentre lo guardavamo non potei fare a meno di sbirciare il suo viso. Era radioso, non faceva altro che sorridere. Rideva alle battute di Baloo, rideva quando ballavano, e canticchiava insieme all’orso “Lo stretto indispensabile”. Era adorabile, soprattutto quando si scusava per il suo entusiasmo ‘esagerato’.
Mentre guardavamo la scena in cui Mogwli combatte con SherKan, quando il film ormai stava per terminare, mi arrivò un sms da parte di Nat, “Tutto apposto?”. Mentre le rispondevo, troppo concentrata sul cellulare e sul raccontare alla mia amica cosa mi stava accadendo, non mi resi conto che la mia mano libera, intenta a prendere una manciata di popcorn dalla ciotola, si era posata su quella di Tom. Sentendo il contatto della sua pelle, il calore della sua mano, ritrassi subito la mia, mentre anche Tom si spostava appena, guardandomi.
« Scusami » dissi, maledicendo dentro la mia testa Natasha, sebbene la colpa non fosse affatto sua.
Tom mi sorrise, senza dire nulla.
Fino alla fine del film non presi più neanche un popcorn.
Quando terminò, Tom si alzò subito in piedi per andare a riaccendere la luce mentre io mi alzavo per rimettere il dvd a posto e spegnere il lettore. Voltando lo sguardo verso di lui, lo vidi guardarsi intorno.
« Da quanto abiti qui? » domandò, con entrambe le mani in tasca.
« Un anno, circa »
Lui si guardò ancora intorno. « L’hai arredata molto bene. Mi piace »
« Grazie. Vuoi vedere il resto? »
« Mi piacerebbe molto »
Non c’era molto altro da vedere in casa mia, ma feci comunque fare il giro a Tom. Per prima cosa gli mostrai lo studio, la stanza in cui la maggior parte delle volte mi chiudevo e scrivevo, che era abbastanza disordinata e piena di fogli sparsi qua e là.
« Quindi, è qui dentro che hai scritto quel meraviglioso libro? »
« Sì. Riesco a concentrarmi e a pensare, qui »
Tom si avvicinò alla scrivania, continuando a voltare lo sguardo in ogni dove. « Come ti è venuta in mente la storia di Jamie e Vanessa? »
« L’ho sognata » confessai.
« Davvero? »
« Sì. Ho sognato le cose principali e il giorno dopo ho iniziato a scrivere. Non avrei mai pensato che sarei arrivata fino a questo punto »
Ricordai come quella notte, ormai di due anni prima, avevo sognato due ragazzi innamorarsi. Due ragazzi diversi fra loro, con storie ed esperienza diverse, che però riuscivano ad amarsi l’un l’altra, accettandosi per come erano. Creai Vanessa, la ragazza dai capelli rossi e occhi chiari, figlia di una famiglia dell’alta borghesia londinese che voleva darla in moglie ad un suo vecchio amico, che lei però non amava. Creai la sua storia, la storia di come era cresciuta e di come era scappata di casa, di come si era subito innamorata di Jamie, un trentenne alto, con i capelli neri ed i grandi occhi blu, e dei suoi racconti, delle sue parole, della sua voglia di avventure. Creai la loro storia d’amore, bellissima e piena di vita, stroncata a causa della stessa Vanessa che aveva mentito a Jamie sulle sue origini, sapendo che i suoi genitori non l’avrebbero mai accettato. Creai la loro separazione, i dolori, ed infine il loro riavvicinamento, il loro lieto fine. Creai ‘One Day More’.
« Sei stata bravissima »
Abbassai un po’ il capo, sorridendogli. « Grazie. Vieni, ti faccio vedere la mia stanza »
Tom mi seguì in camera mia ed il suo sguardo fu subito sui peluche e sui cuscini che avevo sul letto. « Ehi » disse, non appena entrò, facendo due grandi passi verso il mio letto e sedendosi sopra « Questo me lo ricordo! » esclamò, prendendo fra le mani il mio vecchio leoncino di peluche.
Risi, andandomi a sedere accanto a lui. « Lui è Artù. Me lo regalaste tu e Jane al mio decimo compleanno. E’ il mio peluche preferito » gli spiegai, mentre lui continuava a rigirarsi il peluche fra le grandi mani.
« Me lo ricordo! Lo scelsi io, perché ricordavo quanto ti piacesse ‘Il Re Leone’. Non sapevo lo tenessi ancora »
« Come puoi ricordarti una cosa del genere? E’ successo quasi diciassette anni fa »
« Ricordo perfettamente il tuo viso tutto rosso per la felicità quando lo vedesti » rispose, alzando lo sguardo su di me « Un po’ come ora » aggiunse, facendomi sussultare dentro.
Ero arrossita? Avevo il viso rosso? Perché?
La cosa non mi fece affatto sentire meno in imbarazzo.
« Aspetta, fra poco non sarà il tuo compleanno? »
« E’ due giorni dopo il matrimonio di Jane, ma non lo festeggerò »
« Come mai? »
« Beh, tutti i nostri parenti e amici saranno al matrimonio. Non credo che vorranno essere presenti ad un’altra festa neanche quarantotto ore dopo »
Lui sospirò, alzando le spalle. « Peccato »
« Peccato? »
« Beh, sai, sono anni che non sono presente al tuo compleanno, e ti chiedo scusa per questo. Così, visto che quest’anno ci sono, avrei voluto essere presente »
Come poteva essere sempre così gentile?
« L’importante è che sarai al matrimonio di Jane. Non credo che si sarebbe sposata senza di te »
« Sul serio? »
« Sei il suo migliore amico. Nonostante gli anni passati lontani, sei ancora molto importante per lei »
Lui abbassò lo sguardo, sorridendo. « Anche lei lo è sempre stata per me » disse, alzando poi gli occhi, puntandoli nei miei « Tutti voi lo siete. I nostri genitori, le mie sorelle, Jane, tu .. quando vi penso, ovunque io mi trovi, mi sento meglio. So che se mai un giorno tutto questo finirà, voi ci sarete »
« Beh, io e te non ci vedevamo o sentivamo da anni » gli feci notare, visto che sapevo che invece con Jane, Emma e Sarah continuava a sentirsi e quando poteva le vedeva, anche solo per poche ore.
« Lo so. Mi dispiace »
« Non devi scusarti »
« Invece sì. Io ti ho sempre vista come .. la piccolina di casa, sai. » rise al pensiero « Non sarei mai riuscito ad immaginarti come sei oggi. Quando Jane o mia madre o le mie sorelle mi parlavano di te, io nella mia testa continuavo a vederti come la piccola adolescente che ricordavo. Invece sei cresciuta, sei cambiata. E sei diventata famosa! »
« Per ora. E poi, se io andassi in giro vestita da supereroe a chiedere alla gente di dire il mio nome, non credo che mi acclamerebbero come fanno con te »
Lo feci ridere e la sua risata fece alzare gli angoli della mia bocca in un grande sorriso, senza che neanche me ne accorgessi.
« Hai visto il panel del Comic Con di San Diego, vero? »
Annuii. « Mia sorella ha insistito per farmelo vedere e devo ammettere che ho riso parecchio. Ma sei stato bravissimo. E puoi stare tranquillo, tutto quello che stai vivendo non finirà. Sei un attore straordinario, e una persona generosa. Mia madre mi ha detto che sei stato in Africa per l’Unicef, è una cosa bellissima. Sei amato da tutto il mondo »
Mi sembrò imbarazzato mentre mi rivolgeva un altro sorriso. « Forse non proprio da tutto il mondo »
Corrugai le sopracciglia, confusa, non capendo la sua risposta.
« Forse non sono amato da chi vorrei mi amasse » aggiunse, chinando appena il capo. Lo rialzò quasi subito, tornando a sorridere « Mi aiuterai ad interpretare al meglio Jamie? »
« Non hai bisogno di aiuto »
« Voglio renderlo come tu lo hai immaginato »
« Lo hai già fatto, oggi »
« Se non dovessi riuscirci, devi dirmelo. Ok? »
Tom prendeva sul serio il proprio lavoro. Era straordinario. « Va bene »
Lui spostò lo sguardo verso destra e poi spalancò gli occhi, come se si fosse appena ricordato di qualcosa. « Ehi, i cookies! » esclamò « Chiedo scusa, Artù, devo lasciarti » disse rivolto al mio peluche, facendomi ridere.
Tornammo in salotto e Tom si catapultò sul contenitore pieno di cookies per prenderne subito uno, addentandolo chiudendo gli occhi.
« Com’è? » domandai, raggiungendolo e prendendone uno anche io.
« Squisito » disse con la bocca piena. « Li hai fatti tu? »
Annuii mentre anche io assaggiavo il biscotto fatto in casa.
« Sono un intenditore di cookies, sono i miei biscotti preferiti » confessò, mentre prendeva il secondo biscotto.
« Lo devo prendere come un complimento? »
« Assolutamente sì! »
La sua faccia mi fece sorridere, di nuovo. Come diavolo faceva? Non sorridevo così tanto nell’arco di una serata da non ricordavo quanto.
Quando mi sedetti sul divano, Tom fece lo stesso. Accesi la televisione per evitare silenzi imbarazzanti mentre l’attore continuava a mangiare cookies e lasciai su un programma di cucina e di cakedesign.
« Volevo chiederti, sai già quando inizieranno le riprese? » mi chiese infine lui.
« Penso la settimana prossima, avrò la conferma domani. Penso che prima dovrai incontrare il regista e gli altri attori »
« Chi sarà Vanessa? » domandò interessato.
« Melissa Hill, un’attrice di teatro. Non la conosco neanche io. L’ho scelta solo basandomi su dei video perché ero in Giappone » spiegai mentre lui mi ascoltava attento, ma sempre con un biscotto in mano.
« Come ti sembra? »
« Molto brava, altrimenti non l’avrei scelta. Sembra proprio Vanessa, così come tu sembri Jamie »
« Spero di non deluderti »
« Non lo farai » dissi, e subito dopo dovetti coprirmi la bocca con una mano a causa dello sbadiglio.
Tom spalancò gli occhi. « Oh, Dio. » esclamò, mettendosi in piedi « Scusami, tu volevi passare una serata tranquilla ed io sono ancora qui ed importunarti »
« Non mi stai importunando »
« Vado via comunque. Sarai stanca »
« Un po’ » confessai, alzandomi anche io. « Vuoi portarli a casa tua per la colazione? » chiesi, riferendomi ai biscotti.
« Oh, no. Sono tuoi »
Alzai gli occhi al cielo, prendendo fra le mani il contenitore e porgendoglielo « Prendili e mangiali domattina, io ho altro »
« Beh, in effetti a casa mia non c’è granché .. »
« Appunto. Non voglio farti morire di fame »
« Grazie, Cass »
Lo accompagnai alla porta, aprendola, e Tom si voltò verso di me per salutarmi prima di andarsene. « Grazie ancora, per la bella serata. Sono stato bene »
« Smettila di ringraziarmi. Sono stata bene anche io »
« Allora, ehm, ci sentiamo in questi giorni, no? »
Annuii. « Certo »
« A presto »
Si abbassò un po’ per arrivare a me. Il mio cuore impazzì quando sentii il tocco leggero delle sue labbra sulla mia guancia, quando sentii il calore della sua mano sulla mia schiena.
« A presto, Tom »
Il suo sorriso mi dette il colpo di grazia.






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Ciao a tutti! :)
Questa storia mi sta prendendo sempre di più, devo ammetterlo. Spero che continui a piacere anche a voi! Ringrazio tutti coloro che la seguono e che l'hanno inserita fra i preferiti ed anche __Lils__, La_Polly e maura77 per aver recensito! **
A presto! <3

 

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Capitolo 4
*** Grandparents ***


Grandparents
 
Avevo sicuramente frainteso.
Il suo “Ci sentiamo in questi giorni” non doveva riferirsi davvero all’atto di sentirsi in quei giorni che stavano passando, altrimenti mi avrebbe scritto o chiamato, no?
Avevo capito male, era solo un modo cortese per salutarmi. D’altronde Tom era la cortesia fatta a persona. Eppure, ogni qualvolta il mio cellulare vibrava o squillava, dentro di me speravo che fosse lui. Ma niente. Non un messaggio, non una chiamata.
Il giorno dopo la nostra serata a casa mia seppi da Bob che le riprese sarebbero cominciate il martedì successivo e che il giorno prima ci sarebbe stato l’incontro con tutti quanti. Nat quasi mi obbligò a dirlo io stessa a Tom, ma io non avevo il suo numero, mentre lei aveva quello del suo agente. Le dissi che se l’avessi sentito o se l’avessi incontrato, sarebbe stata la prima cosa che gli avrei detto. Ma non accadde nulla di tutto ciò.
Decisi di trascorrere quei due giorni prima del matrimonio di Jane con i miei genitori, recuperando tutto il tempo perso durante la promozione del libro. Mi erano mancati tantissimo e non c’era stato giorno in cui non avevo pensato a loro e a mia sorella. Sapevo che di lì a breve sarei stata di nuovo impegnata fra il film ed il nuovo libro che avevo in progetto e quindi dovevo approfittare del tempo libero che avevo.
« Allora, chi hai scelto come protagonista del film? » fu la prima domanda che mia madre mi fece a cena, dopo avermi chiesto come stessi.
Alzai gli occhi al cielo. « Come mai sei così interessata? »
« Stiamo parlando del libro di mia figlia, un libro che, tra le altre cose, ho adorato. Non vorrei mai vedere qualcuno non adatto a Jamie sullo schermo »
« E come mai non mi hai chiesto la stessa cosa riguardo al ruolo di Vanessa? » domandai, sorridendole mentre lei restava senza parole. « Non sarà perché la cosa riguarda anche Tom, vero? »
« Beh, no. Cioè, ecco … » mia madre cominciò a gesticolare ed a cercare le parole adatte per rispondermi mentre mio padre rideva sotto i baffi.
Sospirai. « Ho scelto Tom, mamma »
Per poco mia madre non saltò dalla sedia per quanto era eccitata all’idea. « Oh, Cassie! Lo sapevo! Sarà perfetto! Voi due che lavorerete insieme, incredibile! E Tom come l’ha presa? E’ felice? »
Alzai le spalle. « Sì, suppongo » risposi, sebbene lui stesso mi avesse detto che ne era felicissimo.
« E quando inizierete? » domandò mio padre, ancora con il sorriso sulle labbra.
« Martedì »
« Oh, è meraviglioso! » esclamò mia madre, battendo le mani « Dici che Diana lo sa? La chiamo subito! » si alzò velocemente ed andò verso il suo cellulare.
A nulla valsero le mie suppliche di non chiamare la sua migliore amica.
« Lasciala stare » s’intromise mio padre « Penso sia più eccitata lei di te. Lasciala divertire » rise concludendo la frase, mentre entrambi ascoltavamo la sua telefonata.
« Lo so! Non è fantastico? .. Sarà perfetto! .. Lo so, sono così carini »
Carini? Carini?! Chi era carino?
Alzai ancora gli occhi al cielo, non capendo fino in fondo l’entusiasmo smisurato di mia madre ed immaginandomi Tom che sorrideva imbarazzato, sentendo anche lui la telefonata delle nostre madri.
La sera prima del matrimonio di mia sorella tornai a cena dai miei, dopo aver passato l’intera giornata con Nat fra shopping e pettegolezzi. Perfino lei sembrava essere molto interessata a Tom. Chiusi velocemente il discorso, dicendole che eravamo solo vecchi amici e che era solo stata una serata fra tali, niente di più. Lei però continuava a sorridere maliziosamente ogni volta che le rispondevo così. Non le detti molta importanza.
« Mamma, come mai ci sono così tanti posti? » chiesi, notando che la tavola sembrava quella di Natale anche per come l’aveva ‘addobbata’.
« Oh, vengono anche Diana, James e i figli » mi spiegò lei, indaffarata a finire di cucinare qualcosa.
Oh, fantastico. pensai. Avrei rivisto Tom.
« Cassie, ti dispiace prendermi le candele che ho lasciato in camera tua? »
Corrugai le sopracciglia « In camera mia? »
« Sì, non sapevo dove metterla. Va’ per favore, prima che arrivino »
Sbuffai, facendo come mi aveva chiesto.
Rimasi quasi shockata una volta entrata in camera mia. « Nonna! Nonno! » esclamai, non riuscendo a trattenere il sorriso che mi fu scatenato dal vederli lì, nella mia stanza. Corsi da loro, abbracciando entrambi: mio nonno era seduto sul mio letto mentre mia nonna era sulla sedia a rotelle. Non l’avevo mai vista così. L’ultima volta che la vidi fu in ospedale prima di partire. Ricordai come mi guardò, sorridendomi stanca, dicendomi « Vivi il tuo sogno ». Mio nonno era rimasto lo stesso, fin da giovane era sempre stato un bell’uomo, alto, muscoloso e sempre in movimento, con lunghi capelli scuri e occhi grandi e blu. Ora gli mancavano solo i capelli, ma continuava ad essere attivo e vivace come un tempo. Mia nonna, invece, era cambiata: era dimagrita, i lunghi capelli rossi erano diventati corti e bianchi e i suoi occhi sembravano essere sempre più stanchi. Vederla lì, sulla sedia a rotelle con una coperta che le copriva entrambe le gambe, mi fece male. Eppure il suo sorriso era rimasto sempre lo stesso.
« Quando siete arrivati? Papà e mamma non mi hanno detto nulla! » esclamai, liberando entrambi dal mio abbraccio.
« Ho detto io a tuo padre di non dire nulla a te e Jane » mi spiegò mia nonna « Tua sorella ci vedrò solo domani, non dirle nulla »
« Non pensavo sareste venuti »
« Una sedia a rotelle non può tenermi lontana dalle mie nipoti, soprattutto quando la più grande si sposa e la più piccola sta per vedere il suo libro sul grande schermo! »
« Come fai a ..? »
« Tuo padre ci ha detto tutto » disse mio nonno, mentre una mano si poggiava sulla mia spalla.
Mio padre. « Scusa Cassie, non ho resistito »
Mentre ancora stavo realizzando quello che stava accadendo, mentre il mio cuore batteva in fretta a causa della presenza dei miei nonni paterni, gli unici che mi erano rimasti, il campanello suonò.
« Papà, ma i posti in più a tavolo non erano solo cinque? » chiesi, confusa.
« Sì. Se non sbaglio, Emma è a teatro e Sarah ad una cena di lavoro » mi spiegò lui.
« Quindi c’è solo .. »
« Tom! » esclamò mia nonna, precedendomi e guardando qualcosa, o qualcuno, dietro le mie spalle. « Sei proprio tu? »
Mi voltai anche io. Sì, era proprio lui. Indossava una camicia verde e dei pantaloni neri e sorrideva mostrando i denti in direzione dei miei nonni, sorpreso quanto me.
« Signori Riley! » esclamò, superandomi ed andando verso di loro. Si abbassò, mettendosi quasi sulle ginocchia, per arrivare all’altezza di mia nonna e le prese delicatamente la mano « E’ un piacere rivederla, signora » aggiunse, baciandogliela come aveva fatto con me qualche giorno prima. Sembrava un gentiluomo dell’ottocento.
« Anche per me, Tom. Ma smettila di chiamarmi signora »
Lo fece ridere un po’ mentre si rialzava per dare la mano a mio nonno. Insieme, sembravano due giganti.
« Mio Dio, Tom, sei cresciuto tantissimo. L’ultima volta che ti ho visto, non eri così alto! » esclamò mia nonna.
« In realtà, l’ultima volta che ti abbiamo visto eri vestito in modo strano e volevi conquistare la Terra » continuò mio nonno, facendo ridere Tom.
Anche io e mio padre ridemmo, attirando l’attenzione di Tom che si girò verso di noi « Oh, scusate, non vi ho salutato! ». Dette la mano a mio padre e poi si rivolse a me, sorridendomi e abbassandosi ancora per arrivare alla mia guancia.
Come poteva il leggero tocco delle sue labbra farmi rabbrividire?
« Ciao Cass, speravo ci fossi anche tu »
Cosa significava che sperava che ci fossi anche io? Dove altro avrei dovuto essere?
« Ti volevo parlare » si spiegò, probabilmente capendo la mia espressione confusa. « Ti volevo dire che .. »
« A tavola! » urlò mia madre, interrompendo Tom, che sospirò e sussurrò « .. dopo ».
Mi sedetti affianco a mia nonna e Tom invece si posizionò proprio di fronte a me. Mio nonno chiese subito sia a me che a Tom del libro e del film, visto che era stato informato da mio padre su tutto quanto.
« Abbiamo da poco selezionato tutti gli attori, fra cui Tom.» lo indicai col capo, mentre lui sorrideva compiaciuto « Le riprese inizieranno martedì »
« Martedì? Non me l’avevi detto »
E non aveva torto. « Non ho il tuo numero » mi giustificai subito.
« Oh, giusto. Neanche io ho il tuo, perciò non ti ho contattata in questi giorni. Volevo dirti che i tuoi cookies sono finiti subito » rise terminando la frase, facendo sorridere anche me.
« I suoi cookies? » domandò Diana, incuriosita.
Ormai l’attenzione era tutta su noi due. Volevo sprofondare.
« Sì. L’altra sera sono stato a casa sua, Jane voleva farmi vedere il vestito. »
« E gli hai dato dei cookies? » mi chiese mia madre, trattenendo una risata.
Annuii, non sapendo cosa risponderle.
« Erano buonissimi » s’intromise Tom « E mi ha anche fatto vedere “Il libro della giungla”. Mi sembrava di essere tornato bambino »
« Oh, quindi siete restati da Cassie? » domandò ancora Diana.
« Solo io. Jane doveva andare dai genitori di Frank »
Volevo morire. Mia madre sembrava avere gli occhi a cuoricino e Diana sembrava essere fin troppo interessata.
Fu mia nonna a salvarmi. « Clare, domani a che ora è il matrimonio? »
Era una domanda stupida, scontata, e la risposta era sicuramente nota a tutti, ma almeno l’attenzione non fu più su me e Tom.
« Alle undici. Domattina io Will andiamo a prendere Anne e Amanda in aeroporto e poi andiamo tutti insieme »
« Come tutti insieme? Pensavo che sarei venuta io con voi » domandai a mia madre, pensando che la macchina era già più che piena con tutte quelle persone. Anne e Amanda erano mia zia, sorella di mia madre, e mia cugina. Due persone alquanto insopportabili.
« Lo so, tesoro, ma zia Anne mi ha detto solo oggi che non hanno la macchina e che vengono in aereo »
« E io come vengo? In metro?! La mia macchina è ferma da mesi »
« Posso passarti a prendere io »
Di nuovo, l’attenzione fu su me e Tom. Lo faceva apposta?
Mi rivolsi all’attore, incontrando i suoi occhi color oceano che mi guardavano in attesa di una risposta. « Non voglio disturbarti »
« Non è un disturbo. Per le dieci e mezza sarò da te »
Annuii, imbarazzata. « Grazie »
Per il resto della cena non rivolsi neanche una parola a Tom, che invece cercava in tutti i modi di parlarmi e di attirare la mia attenzione. Non volevo essere al centro dei discorsi, non volevo che gli sguardi di tutti fossero su di noi. Mi vergognavo, anche troppo.
Quando finalmente la cena terminò salutai Diana e James insieme a tutti gli altri, ma Tom non mi dette il permesso di salutarlo.
Corrugò le sopracciglia. « Aspetta, tu ora come torni a casa? »
« Con la metro, così come sono venuta »
Lui sospirò. « Vieni con noi »
« Ma no, non preoccuparti »
Non fu lui a rispondermi, ma suo padre. « Cassie, non puoi tornare con la metro a quest’ora »
« Appunto » continuò Tom. Sembrava quasi innervosito.
« Va bene » dissi infine. Salutai i miei genitori ed i miei nonni che avrebbero dormito lì e poi seguii Tom ed i suoi genitori fino alla loro auto.
Mi sedetti ai posti di dietro insieme all’attore, che uscì subito il suo cellulare dalla tasca dei pantaloni. « Dammi il tuo numero, così domani ti avviso » mi disse.
Gli dettai il mio numero e quando finì di registrarlo rimise il cellulare in tasca, restando zitto per tutto il tragitto.
« Tua sorella sarà eccitata per domani » disse Diana, interrompendo il silenzio imbarazzante.
« Sì. Non so se riuscirà a dormire » scherzai.
« Beh, anche tu e Tom avete un ruolo importante »
Non aveva tutti i torti, visto che io e Tom saremmo stati i testimoni di Jane. Io e Diana continuammo a parlare del matrimonio  e quando finalmente arrivammo di fronte a casa mia ringraziai tutti per il passaggio, augurandoli la buonanotte.
« Buonanotte, Cassie » mi salutarono James e Diana, mentre Tom mi rivolse un freddo « Buonanotte », sorridendomi appena.
Tirai un respiro di sollievo quando entrai in casa. Non erano passati neanche dieci minuti quando il mio cellulare vibrò a causa di un sms.
“Avevo scordato quanto fossi testarda.”
Non occorreva sapere il numero per capire chi mi avesse mandato il messaggio.
“Non volevo dare fastidio, tutto qui.”
La sua risposta arrivò subito. “Non ti avrei mai fatto prendere la metro da sola a quest’ora, a costo di portarti di peso in auto.”
“Sarebbe stato divertente.”
“Per me, sì.”
Sbuffai, cercando di trovare il modo di addolcirlo. “Grazie ancora. Comunque, non volevo farti innervosire.”
“Non sono innervosito. Mi ha fatto piacere rivedere i tuoi nonni.”
“Anche a me! J”. Inserii lo smile, cosa che nei messaggi facevo raramente.
“Hai gli stessi occhi di tua nonna, sono identici.”
“Anche mio padre lo dice sempre. Dice che è come avere ancora la mamma che lo controlla.”
“Sono bellissimi” mi rispose, ignorando totalmente quello che gli avevo detto. Sentii le mie guance arrossire.
“Grazie”
“Vai a dormire?”
“Sì. Tu non sei stanco?”
“Leggo un po’ il copione e poi vado. Buonanotte, Cassie.”
“’Notte Tom.”
 
La mattina dopo dovetti alzarmi presto perché sapevo che Isabelle, migliore amica di mia sorella nonché damigella d’onore, sarebbe passata da casa mia per prendere il vestito e portarlo da Jane. Arrivò alle otto e sembrava essere già troppo nervosa.
« Come sta Jane? Nervosa quanto te? » domandai, mentre la aiutavo a mettere il vestito in auto dopo essermi messa una tuta per scendere.
« Molto di più! Devo acconciarle i capelli, truccarla … Dio, è tardi! »
Ed erano solo le otto e un quarto.
Aspettai le nove prima di iniziare a prepararmi. Mi feci la doccia e mi lavai i capelli, sapendo che la parte più difficile sarebbe stata arricciarli, visto che di solito erano lisci come degli spaghetti. Nonostante il mio lavoro di phon e arricciacapelli, riuscii solo ad ottenere un effetto mosso che però non mi dispiaceva. Mi truccai leggermente, mettendo mascara e matita nera, un po’ di blush sulle guancie e un rossetto nude. Infine aprii l’armadio ed uscii il vestito che avevo comprato mesi prima insieme a mia sorella, sperando che mi entrasse ancora. Era un vestito verde che mi arrivava alle ginocchia, con una sola spallina che lasciava libero il braccio destro ed una manica lunga e larga che ricopriva invece il braccio sinistro. Mentre mi stavo vedendo allo specchio, mi arrivò un sms da Tom: “Sei pronta?”.
Risposi di sì e lui disse che stava arrivando. Nel frattempo mi infilai i tacchi, misi una collana lunga e riempii la pochette con cellulare, portafogli e fazzoletti. Ero pronta.
Quando Tom mi disse che era arrivato con un altro sms uscii velocemente di casa, non volendo farlo aspettare. Lo trovai proprio di fronte al portone, in piedi, appoggiato appena alla sua auto nera. Quando alzai lo sguardo su di lui, rimasi quasi a bocca aperta. Indossava uno smoking nero, con camicia bianca e cravatta rossa, si era tagliato la poca barba che avevo visto la sera prima e si era aggiustato un po’ i capelli, mandandoseli indietro. Era stupendo.
Anche lui sgranò gli occhi quando mi vide arrivare, togliendo le mani dalle tasche e aprendo un po’ le braccia. « Cass! Wow .. stai, cioè, .. » arrivai di fronte a lui. Sorridevamo entrambi « Sei bellissima »
Abbassai un po’ lo sguardo « Anche tu stai benissimo »
Restammo a guardarci per pochi secondi, poi Tom scosse un po’ il capo spostandosi ed aprendomi la portiera. « Grazie » dissi, ridendo un po’.
« Sei pronta a vedere tua sorella sposarsi? » mi domandò, una volta in macchina.
« E tu? »
Lo feci ridere. « Io ricordo ancora come se fosse ieri quando facevamo i compiti insieme! Ed ora si sposa, e sta per diventare mamma … »
« Anche io non ci credo. Però ha trentadue anni, diciamo che era arrivata l’ora »
« Anche io ho trentadue anni, ma non sono neanche fidanzato! » scherzò lui.
« Hai avuto un po’ da fare per avere tempo di cercare una ragazza, no? »
« Beh, sì. Diciamo che è abbastanza difficile »
« Difficile? »
Lui alzò le spalle. « Sai, il più delle volte sono più interessate a Loki che a me »
« Troverai qualcuna che sarà interessata a Tom e non a Loki, vedrai »
« Dici, “quella giusta”? » domandò sorridendomi mentre ormai eravamo nella strada della chiesa.
« Esatto. Dio, è già pieno di gente qui! » esclamai, mentre Tom iniziava a parcheggiare.
« Aspetta » mi ordinò, scendendo prima lui dalla macchina e venendo ad aprirmi di nuovo lo sportello. « Prego » mi porse la mano e io gliela presi, mentre mi aiutava a scendere.
« Non sono troppo vertiginosi quei tacchi? Sei alta quasi quanto me! » osservò lui, mentre con l’altra mano richiudeva lo sportello.
« Stai dicendo che sono bassa? »
Rise, scuotendo la testa. « Non mi permetterei mai »
« Cercherò di stare per la maggior parte del tempo seduta » annunciai, mentre entrambi cominciavamo a camminare verso la chiesa. Tom non lasciò la mia mano.
« Non puoi! Devi ballare con me, dopo »
« Cos’è, un obbligo? »
« Una supplica. So perfettamente che tua cugina Amanda mi chiederà di ballare e tu devi salvarmi »
« Va bene » dissi ridendo mentre ormai eravamo di fronte alla chiesa. La mia risata si spense subito quando intravidi una vecchia conoscenza alle spalle di Tom, poco distante da noi. « Oh, no »
Si voltò anche Tom, confuso. « Cosa “oh, no”? Chi c’è? Amanda? »
« Molto peggio » risposi, continuando a guardare dietro di lui e a cercare di nascondermi.
« Chi stai vedendo? »
« Il mio ex »
David, il mio ex ragazzo. Un ragazzo moro dagli occhi neri, maleducato e antipatico che si era finto il principe azzurro per quasi un anno.
Tom spalancò gli occhi. « Il .. il tuo ex? Non sapevo avessi un ex » mi disse, continuando a girarsi « Chi è? »
« Il moro con la maglietta nera. Dio! Che cosa ci fa qui? »
Mi abbassai, sperando che la grande figura di Tom non fece vedere la mia.
« Era invitato? »
« No! Cioè, sì. Ma ci siamo lasciati prima che io partissi. Non posso credere che sia qui »
« Forse dovresti dirgli che l’invito era revocato »
« Ma è idiota! Oh, Dio! »
« Vuoi che vada io? »
« No, no! » feci un respiro profondo « Vado a dirgliene quattro. Aspetta qui »
Camminai fino a David, che quando mi vide sorrise. « Cassie! »
« Si può sapere che diavolo ci fai qui?! » per poco non urlai. Vidi il suo sorriso scomparire.
« Ero stato invitato alla cerimonia »
« Forse ti è sfuggito il fatto che ci siamo lasciati » gli feci notare, mentre la rabbia continuava a salirmi « Ora, ti prego, vai via »
« Cassie, senti, io ti chiedo scusa. Volevo parlarti e sapevo che ti avrei trovata qui »
« No, no. Senti, io non voglio parlarti. Non voglio ascoltarti. E non ti voglio qui! »
Lui allungò il braccio verso di me, ma io mi spostai. Non avrei mai pensato o immaginato di rivederlo, dopo tutto quello che era successo. Il solo guardarlo negli occhi mi provocava rabbia e mi faceva ricordare tutto quanto.
« Non toccarmi! »
« Ma ..»
« Qualche problema? » la voce di Tom. Mi voltai e lo vidi accanto a me.
David sembrava confuso. « Ehi .. tu non sei quel tizio, quel Loki? »
Alzai gli occhi al cielo « Si chiama Tom »
L’attore mise una mano sulla mia spalla, facendo un passo in avanti. « No, va bene anche Loki. Comunque non ho potuto fare a meno di ascoltare. David, giusto? » il ragazzo annuì, ancora confuso « Da quel che ho capito la mia amica, e credo anche la sposa, non desiderano la tua presenza qui. Ti spiacerebbe andare via? Sono sicuro che ci saranno altre occasioni per parlare a Cassandra »
Ma anche no, pensai.
« E tu chi sei, la sua guardia del corpo? »
« No. Ti sto solo chiedendo gentilmente di andare via, perché qui non sei il benvenuto. Potresti farlo, o devo chiamare qualcun altro? Non so, il padre di Cassie, suo nonno, la polizia .. »
Mi stupii vedere Tom dire quelle cose, vederlo proteggermi, in qualche modo. David guardò prima Tom e poi me, ed infine ritornò su Tom, sbuffando, non dicendo niente, girò sui tacchi e se ne andò. Quando fu abbastanza lontano, l’attore si voltò sorridente verso di me.
« Sei un genio »
Fece un mezzo inchino « Grazie. Spero non ti disturbi più. Entriamo? » mi chiese, porgendomi di nuovo la mano.
Gliela strinsi, sorridendogli.
Chi l’avrebbe mai detto che Tom Hiddleston sapesse essere anche così protettivo?
 





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Ciao a tutti! **
Lo so, questo doveva essere il capitolo dedicato al matrimonio di Jane, ed invece è tutta un'altra cosa! Se avessi scritto del matrimonio sarebbe stato troppo lungo, quindi nel prossimo capitolo :)
Grazie mille a colore che seguono la storia e la inseriscono fra le preferite e grazie a La_Polly e discord per aver recensito :D
Alla prossima! <3

 

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Capitolo 5
*** Marriage ***


Marriage
 
 
Non appena entrammo in chiesa, mia madre ci fu accanto. « Cassie! Tom! Quanto ci avete messo? Vi ho preso quei due posti in seconda fila, dal lato della sposa! Presto! » spinse sia me che Tom verso l’altare, mentre l’attore accanto a me tratteneva una risata.
« Che c’è? » gli domandai.
« Tua sorella deve sposarsi, e sembra che l’ansia ce l’abbia tutta tua madre » osservò, ed in effetti non aveva tutti i torti.
Alzai lo sguardo verso l’altare e vidi Frank in giacca a cravatta che saltellava su se stesso, agitato, mentre parlava con suo padre. Mi avvicinai, ancora con Tom accanto a me, e lo sposo mi fece l’occhiolino.
« Frank, stai benissimo! » gli dissi « Dovresti vestirti sempre così! »
« La prossima volta che mi vestirò così sarà al battesimo di mio figlio, dopodiché alla sua comunione! » scherzò.
« Cassie! Tom! » la voce di mia nonna attirò la nostra attenzione, ed entrambi ci voltammo.
Mio nonno, anche lui in giacca e cravatta, spingeva la sedia a rotelle di mia nonna, che indossava un meraviglioso vestito verde, proprio come il mio, lungo ed elegante.
« Signora Riley, sta d’incanto! » le disse Tom, inchinandosi per baciarle ancora una volta la mano. Lei sorrise e mi sembrò anche che le sue guancie si fossero arrossite.
« Grazie, Tom. Anche voi due state benissimo. Cassie, siamo entrambe in verde! »
« Due meraviglie in verde » aggiunse mio nonno, facendo arrossire anche me.
Sentii un piccolo sussurro accanto a me, un piccolo « Già », quasi sospirato, appena accennato. Feci finta di nulla, mentre i miei nonni andavano a prendere posto.
« Le assomigli tanto » mi disse Tom, mentre andavamo a sederci ai posti che ci aveva indicato mia madre, che continuava a girare per la chiesa in preda all’ansia.
Sospirai, guardando mio nonno sedersi e spostare la sedia a rotella accanto a lui. Era dolcissimo, premuroso, gentile. E nonostante avesse anche lui la sua veneranda età, continuava da solo ad occuparsi di mia nonna.
« Non puoi immaginare quanto mi faccia male vederla così » confessai.
« So che non è la stessa cosa, ma anche io sono cresciuto con lei, ed anche a me fa male. Però sta bene, no? » mi disse, mettendomi una mano sulla spalla nuda. Per poco non rabbrividii al tocco della sua mano calda sulla mia pelle. « Sorride, è sempre allegra. La sedia a rotella non l’ha buttata giù »
« Niente può buttarla giù »
La conversazione terminò lì, perché arrivarono i genitori e le sorelle di Tom, anche loro bellissime ed elegantissime. Sarah indossava un abito pesca, Emma invece blu, ed io mi domandavo come facevano ad essere così immensamente belle.
Quando l’organo cominciò a suonare, il mio cuore sussultò. Stava iniziando. Tutta la chiesa si voltò verso l’entrata, tutti gli occhi erano su mia sorella.
Era meravigliosa. Una dea. Aveva raccolto i capelli, il viso era un po’ nascosto dal velo ma quando si avvicinò potei vederla al meglio, truccata poco ma in modo eccellente, con le guancie già rosse ed un sorriso emozionato. Mio padre, accanto a lei, aveva già gli occhi lucidi. Ed anche io.
« Non iniziare già a piangere » mi sussurrò Tom.
« Non ti prometto niente »
Riuscii a resistere, però, pensando che anche io sarei dovuta salire sull’altare e che la mia faccia in lacrime non sarebbe stata un bello spettacolo. Quando arrivò il momento, Tom mi offrì il braccio e mi accompagnò, girandosi insieme a me di fronte a tutta la chiesa. Era piena. Parenti, amici, conoscenti, persone che non avevo mai visto in vita mia. Mia sorella si voltò verso di me, sorridendomi, mentre Frank mi fece di nuovo l’occhiolino.
Finalmente, quando potei tornare al mio posto, potei anche cominciare a piangere. Ero felice. Felice per mia sorella, per Frank, per i miei genitori, orgogliosi di mia sorella. Felice di sapere che sarebbe stata bene insieme a lui, felice di vederli innamorati.
« Non piangere » sussurrò Tom.
« Non ci riesco » alzai il viso su di lui « Ehi, anche tu hai gli occhi lucidi! »
« Ma non piango » disse, ma la sua voce strozzata parlò per lui.
Il bacio finale fra Jane e Frank mi dette il colpo di grazia. Erano perfetti, insieme.
Quando la cerimonia finì io e Tom ci catapultammo fuori, pronti per lanciare il riso agli sposi e festeggiare con loro. C’era così tanta gente che il riso non bastò per tutti e gli sposi dovettero coprirsi un bel po’ per evitarlo, sorridenti.
Accanto a mia sorella ci furono subito i miei genitori, e notai che anche mia madre aveva il viso rosso a causa del pianto. Il fotografo cominciò già a fare le prime foto ed anche io e Tom ci avvicinammo a lei, abbracciandola insieme.
« Sei una dea » le dissi.
Non potemmo parlare molto visto che tutti quanti volevano essere con gli sposi, abbracciargli, dirgli qualche parola.
Raggiunsi i miei genitori ed i genitori di Tom. Perfino Diana piangeva!
« Mamma, anche tu? » le disse Tom, abbracciandola. « E’ un matrimonio! »
« Lo so, ma è Jane! Sembra ieri che giocavate insieme .. » cominciò Diana, mentre mio padre mi metteva un braccio intorno alla spalla.
« Come sono stato? » mi domandò.
« Fantastico, nonostante gli occhi lucidi »
Restammo ancora un po’ a parlare e ad osservare Jane e Frank sommersi dai mille invitati, fino a quando non riuscirono a sorpassarli ed a salire in auto, mentre noi tutti applaudivamo.
« Mamma, ho il tempo di andare a casa? » le chiesi.
« Sì, tranquilla. Anche io e Diana dobbiamo rifarci il trucco! Ci vediamo alla sala ricevimenti, non fare tardi »
Annuii ed andai di nuovo verso Tom, seguendolo fino alla sua auto.
Quando entrai mi vidi subito allo specchio e grazie al cielo le lacrime non avevano fatto molti danni. Almeno non sembravo un panda.
« A casa tua? » mi domandò Tom.
« Sì, per favore. Sicuro non ci siano problemi? »
Sospirò. « Smettila di chiedermelo. Stai tranquilla »
Sospirai anche io. « Jane è sposata. Ed ho un cognato vero »
« L’hai realizzato adesso? »
« In realtà no. Comunque, non ho visto zia Anne e Amanda »
« Io sì, e grazie al cielo loro non hanno visto noi »
Risi un po’, sentendo Tom terrorizzato. « Vogliono te, non me »
« Ti prego, non osare lasciarmi nelle loro grinfie. »
« Sarebbe divertente .. »
« Cass! »
Risi ancora, contagiando anche lui. « Va bene, va bene. Non ti lascerò solo con loro »
Lui fece un respiro di sollievo. « Ti ringrazio »
« Si può sapere perché ti fanno così paura? »
« Perché?! Come, perché? » spalancò gli occhi, ma sorrideva divertito « Tua zia vuole sapere tutto su Hollywood e in più sogna che io mi sposi con sua figlia. E sembra proprio che Amanda abbia lo stesso sogno! »
Alzai le spalle. « Beh, non è una brutta ragazza, infondo » scherzai, mentre Tom si voltava verso di me e spalancava la bocca.
Sembrava stesse per dire qualcosa, ma poi si bloccò, continuando a ridere. « Non voglio essere scortese »
« Perché, cosa mi stavi per dire? »
Respirò profondamente, prima di vuotare il sacco. « Amanda non mi piace. E non perché non sia bella, perché ho visto di peggio. Non mi piace per com’è. E’ troppo .. altezzosa, gelosa di Jane e te, e cattiva. Quindi, no, grazie. »
In realtà Tom non aveva per niente torto. Amanda aveva la mia stessa età e fin da quando eravamo piccole mi aveva reso la vita un inferno, ma ormai ero grande e sapevo come affrontarla. Sua madre, mia zia, l’aveva viziata fin dai primi anni ed ora si sentiva bellissima, perfetta, nonostante non fosse un figurino e nonostante si vestisse a malapena. Ma comunque, era mia cugina, e non potevo odiarla.
« Vuoi salire anche tu? » chiesi a Tom, una volta che parcheggiò l’auto.
« Sì, grazie. Ho sete » si giustificò, sebbene non ce ne fosse bisogno.
Non appena entrata in casa mi liberai dei tacchi e sentii Tom ridere dietro di me, ma non gli detti importanza. « Prendi ciò che vuoi dal frigo, io vado in bagno »
Mi dovetti sciacquare il viso e truccare di nuovo, visto che altrimenti avrei fatto più danni che altro. Cercai di fare più in fretta possibile, rifacendo lo stesso trucco semplice che avevo prima delle lacrime. Quando finii, trovai Tom in camera mia, intento ad osservare le foto appese al muro vicino al mio letto.
« Eravamo piccolissimi, qui » disse, sorridendo. Quasi non mi ero accorta che stava indicando una foto, troppo presa dal suo sorriso. Quando si voltò verso di me, distolsi lo sguardo, raggiungendolo.
Stava guardando una foto in cui io, lui, le sue sorelle e Jane eravamo sotto l’albero di Natale di chissà quanti anni prima. Eravamo davvero piccoli come aveva detto. Spostai lo sguardo verso le altre foto, proprio come stava facendo lui, fino a quando entrambi non vedemmo il viso di David, di nuovo.
Quasi mi spaventai, e tolsi immediatamente la foto, strappandola via dal muro ed accartocciandola. « Mi ero dimenticata che era qui » dissi, buttando la foto nel cestino vicino alla scrivania e sedendomi sul letto.
Tom continuò a vedere qualche foto e poi si voltò verso di me, gli occhi blu erano curiosi.
« Quindi.. ehm, il tuo ragazzo? » domandò, mettendosi le mani in tasca e sedendosi anche lui.
« Già. Non siamo stati molto insieme.. quasi un anno »
« Beh, neanche io sono mai arrivato ad un anno di fidanzamento, se ti può consolare »
« Anche tu eri fidanzato? » domandai, visto che non ne sapevo nulla. Una delle poche cose che mia madre o Jane non mi avevano detto su Tom.
« Sì, lo sono stato fino allo scorso dicembre. Poi abbiamo capito che non potevamo andare avanti »
« Beh, almeno voi l’avete capito »
« Tu no? » Sospirai, chiudendo gli occhi. Era finita, sì, tutto finisce. Ma i ricordi del passato facevano ancora male. « Cass, se non vuoi parlarne non fa niente »
Riaprii subito gli occhi ed incontrai i suoi. Era preoccupato, e le sue mani erano tese, come se fossero pronte a venire su di me.
« No, no. Posso parlarne. Io ho scoperto che mi tradiva, perciò ci siamo lasciati »
« Ti tradiva?! Lui? » la sua espressione era quasi shockata « Che gran pezzo di .. »
« Non sprecare parole, non le merita. Comunque sì, mi tradiva. Lo vidi sbaciucchiarsi con una ragazza un giorno, e poi scoprii che la loro storia durava da quasi sei mesi. Mi aveva mentito per tutto quel tempo, ed io non me ero proprio accorta. Sembrava perfetto, ma poi si rilevò per com’era davvero »
« Mi dispiace »
« Sto meglio senza di lui »
« Infatti, non mi riferivo a te. » la mia espressione confusa lo fece continuare a parlare « Non che non mi dispiaccia che tu sia stata male, questo è ovvio. Mi dispiace per lui, soprattutto »
« Per lui? »
Alzò le spalle, sorridendo appena. Sembrava imbarazzato. « Ha perso una ragazza come te. Sono sicuro che se ne sta pentendo ogni giorno »
Quegli occhi. Quegli occhi blu mi fottevano sempre.
Non risposi, non ne ebbi il tempo, visto che il mio cellulare cominciò a squillare nella borsa che si trovava sul letto, affianco a Tom. Lui la prese, porgendomela, ed io alzai gli occhi al cielo quando vidi chi era.
« Mamma, stiamo arrivando, tranquilla »
« Non ti credo, la tua voce mente. Noi ci stiamo avviando ora, muovetevi, voi due! »
« Va bene, mamma » chiusi la chiamata. « Andiamo, prima che mi richiami di nuovo! »
Tom mi seguì fino all’ingresso. « Ti rimetti le scarpe, puffetta?»
Il suo sorriso divertito mi faceva traballare il cuore, oltre che sui piedi. « Nella botte piccola c’è il vino buono, mio caro gigante di ghiaccio »
 
La sala ricevimenti era in una villa antica appena fuori da Londra, quindi io e Tom dovemmo farci un piccolo viaggetto in auto ed entrambi scoprimmo di avere gusti musicali quasi simili. Ad entrambi piacevano i Muse, i Coldplay ed Elton John e non facemmo altro che parlare di loro, finché non vedemmo la villa. Restammo sbalorditi per quanto fosse bella. Il matrimonio si sarebbe svolto all’interno visto che a Londra avrebbe potuto piovere in qualsiasi momento, ma anche il giardino era pieno di candele, fiori e decorazioni, che poi continuavamo fino all’interno della sala gigantesca dove si trovavano tutti i tavoli, il deejay, la band e il buffet.
« Sono lì » disse Tom, facendomi voltare verso due tavoli proprio vicini a quello centrale, degli sposi. Vidi Diana alzare il braccio ed indicarci di raggiungerli, insieme a mia madre. Con loro, allo stesso tavola, c’erano anche mio padre e il padre di Tom, ed in più mia zia e miei nonni. Sarah, Emma e Amanda erano al tavolo accanto.
« Pronto per affrontarle? » sussurrai a Tom, mentre cercavo di togliere il mio braccio che si trovava intorno al suo, che mi aveva porto appena scesi dall’auto, per evitare di farmi cadere. Ma lui non mi permise di farlo.
« Non lasciarmi » sussurrò. Sembrava una preghiera.
Mi vergognavo a presentarmi davanti ai nostri genitori e alle sue sorella in quel modo, ma non potevo muovermi e Tom continuava a stringermi il braccio. Ormai, eravamo di fronte a loro.
« Tom, voi due siete al tavolo con le tue sorelle e Amanda » disse Diana, sorridente, verso il figlio. Perché sorrideva così tanto?
« Avete trovato subito la villa? » domandò mia madre, anche lei con un sorriso enorme.
« Sì, abbiamo usato il navigatore »risposi, sempre più imbarazzata.
« Tom! Cassie! » l’urlo di mia zia fece voltare tutti verso di lei. Aveva tagliato i capelli, ora erano davvero corti, e li aveva tinti di un castano scuro che le donava abbastanza, ed indossava un abito nero che le arrivava sotto le ginocchia. Venne ad abbracciare me e Tom e solo in quel momento lui liberò il mio braccio. Dietro mia zia Anne, ci fu subito Amanda.
« Tom, da quanto tempo non ti vedevo! » disse, aprendo le braccia con le quali circondò il collo di Tom, che poggiò delicatamente le mani sulle spalle di mia cugina, sorridendo imbarazzato verso di me. Amanda ora aveva i capelli biondi, quasi ramati, ma il suo colore naturale era castano scuro. Sperai davvero che non se li fosse tinti a causa mia. Indossava un abitino rosso, senza spalline, con gonna quasi inesistente che le arrivava sopra le ginocchia, molto sopra le ginocchia.
Quando liberò Tom dalla sua stretta, Amanda si voltò verso di me. Corrugai le sopraciglia, confusa. Cosa diavolo aveva fatto agli occhi? Erano sempre stati marroni. Perché erano verdi?! « Ciao Amanda » la salutai, mentre lei mi rivolgeva un minuscolo sorriso di cortesia.
« Ciao, Cassandra » mi guardò dall’alto dei suoi tacchi vertiginosi, mentre io in confronto a lei sembravo davvero un puffo.
« Stai bene con quei capelli. E anche con quei, ehm, occhi » le dissi.
« Oh, ti piacciono? Sono lenti a contatto colorate! » disse, sbattendo le ciglia più volte del necessario e voltandosi ancora verso Tom, che però stava guardando me.
« Oh, capisco »
Non mi rispose, voltandosi verso Tom, che però fece un passo verso di me, sorpassando mia cugina. « Ci sediamo? » domandò, e così facemmo. Mi sorprese ancora una volta quando spostò la sedia per permettermi di sedermi. Era la galanteria in persona.
Accanto a lui si sedette subito sua sorella Emma, così Amanda fu costretta a sedersi fra me e Sarah.
La sala ormai era piena, parenti ed amici di Frank e Jane erano in attesa del loro arrivo, proprio come noi. Fu il deejay ad annunciarli, chiedendoci di fare un grande applauso che esplose subito in sala non appena tutti vedemmo i due sposi, sorridenti, felici, innamorati, fare il loro ingresso in sala fino al loro tavolo. Mia sorella continuava a sembrarmi una dea scesa sulla Terra.
« Resta qui, vado io » disse Tom, riferendosi al fatto che sarebbe andato lui a prendere gli antipasti al buffet per entrambi. Sarah si alzò insieme a lui ed Amanda, ovviamente, gli fu subito dietro insieme a mia zia Anne. Pregai che andasse tutto bene.
« Come mai ogni anno i vestiti di tua cugina si restringono sempre di più? » mi domandò Emma, restata al tavolo con me.
Risi, voltandomi per guardare Amanda. In effetti il suo vestito era davvero corto, ma non fu quella la cosa che mi sorprese. « Eppure quasi tutti i ragazzi le stanno guardando il sedere »
« Non credo ci sia bisogno di spiegarti il motivo, Cassie »
« La trovano bella? » domandai, facendo alzare ad Emma gli occhi verso il cielo.
« La trovano facile »
Mi voltai di nuovo verso il gran tavolo con il buffet, vedendo Amanda proprio dietro di Tom, che reggeva due piatti. Accanto a lui, anche mia zia Anne che a quanto pare gli stava dicendo qualcosa di molto interessante, almeno per lei. Tom sorrideva e basta, annuendo ogni tanto.
Lo vidi tornare velocemente verso il nostro tavolo, sembrava quasi che stesse per iniziare a correre. Quando si sedette, tiro un lungo respiro di sollievo.
« Grazie » gli dissi, quando porse il piatto degli antipasti davanti a me. Era strapieno. « Mi vedi troppo magra, per caso? »
Lo feci sorridere. « No. Mangia ciò che vuoi, il resto lo finisco io »
Mi voltai, per vedere se Amanda stesse arrivando, ma era ancora al tavolo « Problemi con Amanda o mia zia? »
« Tua zia mi ha chiesto se Chris è davvero sposato. Ma che domande sono? » mi chiese, scocciato.
« Chris? Chris Hemsworth? Non sapevo fosse sposato »
« E’ anche diventato padre. Ma non c’entra nulla. Tua zia mi ha fatto quella domanda perché secondo lei Elsa, la moglie di Chris, è falsa. »
Spalancai gli occhi. « Sul serio ha detto così? »
« Sì! Ed Elsa è una ragazza dolcissima.  Non so come ho trovato la forza di risponderle »
Tom era visibilmente innervosito, glielo vedevo in viso. Gli poggiai una mano sul braccio, quasi come per rassicurarlo.
« Lasciala perdere, lo sai com’è fatta. Pensa solo alla festa, e a Jane »
Lui mi sorrise, senza rispondermi. Quando anche Amanda e Sarah arrivarono al tavolo, cominciammo a mangiare ed a parlare fra di noi. Tutto andava bene, fino a quando Amanda non prese parola.
« Tom, ho saputo che la tua storia con Sussannah Fielding è finita »
Ringraziai il cielo di aver smesso di bere l’acqua, altrimenti l’avrei sputata. Ma che affermazione era mai, quella?! Come poteva averlo detto? E poi, come faceva a sapere il nome della ex-ragazza di Tom?!
«Sì, ci siamo lasciati lo scorso dicembre » rispose Tom, educatamente. Come poteva restare sempre così educato?
« Oh, mi dispiace tanto. Sai, anche io mi sono da poco lasciata con il mio ragazzo, è stato orribile »
Quale dei tanti?, pensai nella mia testa, ma non parlai.
« Mi spiace »
« Zia Clare ti ha detto che anche io mi sto appassionando al mondo della recitazione? »
Dovetti trattenermi dall’alzare gli occhi al cielo.
« No, non lo sapevo. Stai studiando recitazione? »
« Oh, no, no. Lo studio non fa per me. Ho fatto dei provini, però, e forse mi prenderanno per uno spot pubblicitario »
Vidi Emma trattenere una risata e per poco non contagiò anche me. Tom, invece, sorrise un po’, « Beh, è un inizio » disse, poi si voltò verso di me. « Hai letto ‘One Day More’, vero? » le chiese poi.
« Cosa, scusa? »
« Il libro di Cassandra. Lo hai letto? »
« Oh, sì, ho fatto uno sforzo. Il libro non mi è piaciuto, senza offesa, Cassie. Ma sono sicura che il film mi piacerà, grazie a te! » terminò la frase facendo un sorrisetto ammiccante a Tom, che invece corrugò le sopracciglia, mentre io desideravo solamente che mia cugina la smettesse di parlare. Non mi sentii ferita o dispiaciuta del fatto che avesse detto che il mio libro non le era piaciuto, ma almeno poteva evitare di dirlo proprio di fronte a me.
Sembrava quasi che Tom volesse rispondere ad Amanda, controbattere, ma la musica che si era alzata in tutta la sala lo aveva distratto.
Era un lento, ed il deejay ci chiedeva ancora una volta di applaudire, questa volta per il primo ballo degli sposi. Jane e Frank ballarono sulle note di una canzone d’amore bellissima, ‘Flightless bird’ American Mouth, ed io li guardavo con occhi sognanti. Mi sembravano sempre più belli, ogni minuto che passava.
Quando la canzone terminò il deejay invitò altre coppie ad andare a ballare insieme agli sposi sulle note di ‘A thousand years’ di Christina Perri. I primi ad alzarsi furono i miei genitori, seguiti da quelli di Frank e di Tom. Anche altre coppie pian piano cominciarono ad alzarsi per raggiungere gli altri, ma i miei occhi erano puntati sui miei genitori e mia sorella. Sembravano tutti felici, innamorati persi, mentre danzavano.
Troppo presa da loro, non mi accorsi che Tom si era alzato e che ora era di fronte a me, con una mano aperta rivolta verso il mio corpo. « Mi concedi l’onore di questo ballo? »
Sorrisi alla domanda, ed arrossii. Presi delicatamente la mano di Tom che, calda e confortante, strinse la mia ed aiutò ad alzarmi. L’attore mi condusse fino al centro della sala, proprio vicino agli sposi, e poi si fermò.
Alzai lo sguardo e vidi i suoi occhi nei miei, mentre mi cingeva la vita con le mani ed io facevo lo stesso, mettendo le mia braccia intorno al suo collo. Sentivo il suo respiro su di me. Il mio cuore tremava, insieme al mio corpo.
« Grazie, per avere accettato » sussurrò lui, mentre conduceva i miei passi.
« Grazie per avermi invitata »
« I tuoi occhi sono ancora più belli, visti da vicino » sussurrò ancora. Il mio cuore non poteva reggere a tutto quello che mi stava accadendo.
Sentivo le braccia di Tom intorno a me, le sue mani sul mio corpo, il suo respiro, i suoi occhi su di me, la sua voce profonda e meravigliosa. Come poteva essere vero?
Alzò lo sguardo, guardando oltre di me, e sorrise. « Le nostre madre sorridono a guardarci, anche troppo »
Sorrisi anche io, voltandomi, ma non furono i sorrisi di mia madre e Diana a cogliere la mia attenzione, ma mia nonna.
« Ricordi quanto era brava a ballare? » chiesi a Tom, tornando a guardarlo.
Lui capì subito a chi mi stessi riferendo.
« Sì, ricordo. »
« Ora non può neanche alzarsi in piedi … » il solo pensiero, mi fece venire gli occhi lucidi.
Tom mi strinse ancora di più a sé. « Ehi, no, non piangere. Cass? » alzai gli occhi su di lui « Tua nonna sta bene. Guardala » anche lui si voltò verso di lei insieme a me. Mia nonna se ne accorse e ci sorrise, salutandoci « E’ felice. Non ha occhi che per Jane e te. Non potrà ballare, ma è felice solo nel vederlo fare a voi »
« Lo so, ma .. »
« Niente ma. Sta bene. Ti prego, non voglio vederti piangere »
« Va bene » sospirai.
« Tuo padre sta venendo a rapirti » mi disse, allentando un po’ la presa del mio corpo « Vado ad invitare mia madre, ma dopo ti rivoglio! » e così dicendo si allontanò da me, prendendomi di nuovo la mano e porgendola a mio padre, che fece un mezzo inchino, divertito.
« Posso rubartela? » domandò a Tom.
« E’ tutta tua » rispose l’attore, facendomi poi l’occhiolino.
Mio padre mi strinse a sé, facendomi sorridere. Sembrava già aver bevuto troppo.
« Te l’ho detto che sei bellissima? »
« No, non ancora. Grazie »
« Allora, tu e Tom, eh? »
Alzai gli occhi al cielo. « Papà, ti ha mandato mamma a chiederlo? »
« Stavo ballando con tua sorella, non mi hai visto? Sono solo curioso »
« Siamo solo amici, e colleghi da poco. Non fatevi venire in mente strane idee »
« Questo devi dirlo a tua madre, piccola mia »
Ballai l’ultimo lento con mio padre e quando partì la musica movimentata Tom fu di nuovo accanto a me per ballare. Ogni volta che la musica terminava tornavamo a sederci per mangiare e poi Tom mi costringeva ad alzarmi per ballare ancora, e ancora. Ballai anche con mio padre, Frank e il padre di Tom, James, mentre lui riuscì ad evitare di ballare con zia Anne e Amanda, grazia e me, Jane, le nostre madri e le sue sorelle. Durante i balli movimentati mi resi conto che Tom era un ballerino bravissimo, che sapeva muoversi e sapeva farmi ridere, anche più del dovuto. Ballammo tutti insieme e spesso Amanda cercava di “buttarsi” su Tom, che abilmente la scansava con qualche suo passo.
Al momento delle foto e della torta era ormai sera e Tom, una volta andati fuori per il taglio della torta nuziale da parte degli sposi, mi mise la sua giacca sulle spalle a causa del tipico vento freddo londinese. Aveva il suo profumo, non avrei mai voluto toglierla.
Il matrimonio terminò alle dieci passate ed io sentivo le gambe ormai distrutte, per non parlare dei piedi e del mal di testa causato dalla stanchezza. Io e Tom salutammo tutti quanti, a partire da Amanda e zia Anne, che purtroppo ci dissero che sarebbero restate a Londra per un po’, fino ai miei nonni, i nostri genitori e gli sposi.
Una volta in auto, sia io che Tom tirammo un respiro di sollievo.
« Non credo che riuscirò a guidare fino a casa tua »
« Forza, un altro sforzo e sarai nel tuo letto a dormire »
« Sembra facile per te, non devi mica guidare! »
« Io ho indossato delle scarpe col tacco per tutto il giorno, quindi, ssh. »
Durante il tragitto, cercai di tenere sveglio Tom parlando e parlando, senza sosta, ma lui continuava a sbadigliare contagiando anche me.
« Vuoi salire? Ti faccio un caffè » gli domandai, una volta che fummo sotto casa mia.
« Sarebbe fantastico »
Quando entrammo, Tom si catapultò sul divano, sdraiandosi, con i piedi a penzoloni. Mi venne da ridere a vederlo. Una volta preparata la caffettiera, corsi in camera mia per togliermi finalmente le scarpe ed indossare il mio amato pigiama, sentendomi libera.
Aspettai che il caffè fosse pronto e poi lo versai in due tazzine « Tom, è pronto » dissi, ma non ricevetti alcuna risposta, né l’attore si mosse di una virgola. « Tom? »
Si era addormentato. Tom Hiddleston si era addormentato sul mio divano.
Risi guardandolo e con delicatezza, cercando di non svegliarlo, gli tolsi le scarpe e gli misi la mia coperta rosa addosso. Mi sarebbe dispiaciuto svegliarlo e poi, sembrava davvero dormire beato. « Buonanotte, Tom » sussurrai, avvicinandomi a lui per accarezzargli piano una guancia. Guardai ancora per un attimo il suo viso, uno dei più belli, a mio parere, e poi andai in camera mia, per addormentarmi ancora con quell’immagine meravigliosa in testa, mentre ricordavo il nostro primo ballo insieme.







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Ciao a tutti! :)
Scusatemi per il ritardo, davvero. L'università mi toglie quasi tutto il tempo libero, e l'esame si sta avvicinando >.<
Vi ringrazio tantissimo per aver recensito la storia, o per averla solo inserita fra seguite e preferite! Vorrei sapere cosa ne pensiate di questo capitolo bello lungo sul matrimonio :)
Alla prossima! <3

 

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Capitolo 6
*** I Know You ***


I Know You
 

Quando mi svegliai, la mattina dopo, il mio unico pensiero fu quello di controllare se Tom fosse ancora lì, sul mio divano. Andai in punta di piedi in salotto, sbirciando, notando già da lontano i suoi capelli scompigliati.
Era lì dove l’avevo lasciato la sera prima, sebbene in una posizione diversa, quasi buffa, mentre stringeva a sé la mia coperta rosa. Sembrava rilassato. Non mi avvicinai troppo, temendo di svegliarmi, e tornai in bagno senza neanche fare colazione. Mi feci la doccia e mi sistemai un po’, visto che la stanchezza si vedeva bene sul mio viso a causa della festa del giorno prima. Mi vestii, mettendomi un pantalone della tuta ed una maglietta a maniche corte con sopra un personaggio dei cartoni animati, e decisi poi di mettermi seduta davanti al pc, in camera mia, per controllare le e-mail.
« Mi dispiace »
Quando sentii la sua voce, sussultai. Mi voltai verso la porta della mia stanza e vidi Tom, ancora in giacca a cravatta, sebbene un po’ stropicciate, in piedi, con sguardo dispiaciuto.
Corrugai le sopracciglia. « Non avevo mai ricevuto un ‘mi dispiace’ come buongiorno » scherzai, ma lui sorrise appena. « Cosa c’è? » gli chiesi.
Sollevò una mano e notai che aveva in mano un cellulare. Il mio cellulare. « Mi sono svegliato a causa della vibrazione, era sul tavolino accanto al divano. Pensavo fosse il mio, sono identici, ed ho per sbaglio letto il messaggio. Io non volevo, davvero » fece due passi verso di me ed allungò il braccio, porgendomi il telefono.
Mi misi in piedi e lo presi, leggendo il messaggio. Era di David: “Possiamo vederci oggi pomeriggio? Solo io e te, ti prego.”. Eliminai il messaggio e misi il telefono sulla scrivania accanto al pc, tornando poi a guardare Tom.
Gli sorrisi. « Non devi essere dispiaciuto. Non l’hai mica fatto apposta »
« Sei sicura? Io non ci ho pensato, sul serio. Quando mi sono svegliato, non avevo le idee molto chiare »
« Stai tranquillo »
« Mi perdoni? » domandò, abbassando un po’ il capo e guardandomi con gli occhi dolci.
Sorrisi, mentre anche gli angoli della sua bocca cominciavano ad alzarsi, finalmente. « Ti perdono, anche se non c’è niente da perdonare »
« Mi perdoni anche di essermi addormentato e di aver dormito a casa tua senza neanche chiederti se potevo? »
Alzai gli occhi al cielo. « Ti perdono, Tom. Hai dormito bene? »
« Sì. Anche se quando mi sono svegliato, mi sono chiesto quando e dove avessi comprato una coperta rosa, e soprattutto perché » scherzò, ridendo e facendo ridere anche me.
« Era l’unica che avevo nelle vicinanze » gli dissi, alzando le spalle.
Lui portò una mano davanti a sé. « No, no, era perfetta. Davvero, era calda e morbida. Grazie, piuttosto »
« Di nulla » risposi, voltandomi e rimettendo seduta di fronte alla scrivania.
« Hai fatto colazione? » mi domandò Tom, venendo accanto a me.
« Ti stavo aspettando »
« Ti va di farla fuori? Conosco un bar che fa delle cose deliziose! Prima passiamo da casa mia, almeno mi cambio. Così mi faccio perdonare! »
Alzai, di nuovo, gli occhi al cielo. « Non devi farti perdonare di nulla. Comunque, va bene. Fammi solo finire qui »
« Lavori già di prima mattina? »
« Sto solo rispondendo ad un paio di e-mail della casa editrice e di Nat. Ci metterò poco »
« Va bene ». Si allontanò da me ed io potevo solo sentire i suoi passi mentre girovagava per la mia stanza. Restò in silenzio abbastanza per farmi rispondere a due e-mail.
« Ehi, cos’è questo? » chiese, attirando la mia attenzione.
Sgranai gli occhi vedendo cosa Tom stava stringendo fra le mani. Il mio diario segreto. Uno dei tanti. Uno dei tanti diari segreti dei miei anni adolescenziali, dove spesso e volentieri nominavo Tom. Mi alzai velocemente dalla sedia, quasi buttandomi su di lui.
Lui sembrò sorpreso dalla mia reazione e fu più veloce di me, alzando il braccio con il mio diario, in modo da non farmi arrivare a prenderlo. Stava ridendo.
« Ehi, quello non si prende! » esclamai, saltellando inutilmente.
Lui continuava a ridere. Io volevo sotterrarmi. « Perché no? »
« E’ privato! ». Poggiai una mano sul petto di Tom, in modo da darmi una spinta maggiore per saltare, ma era tutto inutile.
Lui rideva ancora, mentre io saltellavo e senza volerlo lo spingevo verso il bordo del letto con la mano appoggiata su di lui. Con l’ultimo salto e l’ultima spinta, gli feci perdere l’equilibrio.
Successe tutto in poche, pochissime frazioni di secondo, ma bastarono per farmi esplodere il cuore. Tom cadde all’indietro a causa mia, fino a ritrovarsi disteso sul mio letto, ed io lo avevo seguito a ruota, mentre lui con l’altra mano mi cingeva la vita, come se volesse proteggermi. Caddi su di lui, sul suo corpo, mentre lui, dopo un solo secondo di silenzio, ricominciava a ridere.
Cercai di non pensare all’ambiguità della situazione, ai nostri corpi l’uno sull’altro, al suo respiro su di me, alla sua mano sulla mia vita, ai suoi occhi blu che scintillavano, e mi mossi velocemente verso il mio diario, strappandoglielo dalla mano.
« Non farlo mai più! » lo rimproverai, sebbene il tono della mia voce non fosse affatto severo. Anzi, era un misto fra l’imbarazzato e la risata.
« Va bene, va bene, scusami. Ero solo curioso. Non toccherò più nulla »
« Bene » risposi, attendendo un’altra sua risposta. Ma non arrivò.
Restammo così, a guardarci, l’una sopra l’altro. Lui sorrideva, con la mano ancora appoggiata sulla mia vita. Avrei dovuto spostarmi o dire qualcosa, no? Ed invece non riuscivo a fare altro che perdermi nei suoi occhi. Erano magnetici.
Non so per quanto tempo restammo in quella posizione, ma io sarei potuta rimanere così per secoli.
« Hai finito con le e-mail? » domandò infine lui, sospirando.
Ritornai in me, scuotendo appena la testa, e sollevandomi. Mettendomi in piedi quasi scivolai, ma lui fu pronto a prendermi il braccio con la mano ormai libera, aiutandomi.
« Continuo dopo. Mi cambio e possiamo andare, ok? »
Annuì. « Ti aspetto di là »
 
L’appartamento di Tom si trovava all’ultimo piano di un grande, antico, palazzo di Londra. Era un appartamento grande, che prendeva l’intero piano, quindi Tom non aveva vicini. Quando entrai rimasi shockata dall’ordine dell’enorme salone/ingresso in cui mi trovavo, era tutto al posto giusto, pulito ed in ordine, tutto perfetto.
Proprio come il padrone di casa.
Non vidi altro se non il balcone che dava sulla magica Londra e che permettere di vedere in lontananza il Big Ben, il London Eye e il Tamigi. Era una vista spettacolare.
Tom, tornato da me in maglietta bianca e jeans, era talmente affamato che non mi fece vedere il resto della casa e mi condusse di nuovo in macchina, in direzione del bar di cui mi aveva parlato.
Si trovava in una stradina che io, personalmente, non avevo mai visto o percorso in tutta la mia vita, non molto lontana dal quartiere in cui abitavano i nostri genitori. Una volta entrati, Tom mi disse di scegliere quello che volevo ed io ebbi l’imbarazzo della scelta visto che sul bancone c’era di tutto, leccornie di ogni genere.
Optai per un cappuccino ed un muffin al cioccolato, ed anche Tom scelse un dolce ed un cappuccino, che arrivarono poco dopo che ci sedemmo ad uno dei tavolini vicino alla grande vetrata del bar.
« Assaggialo e dimmi se non è buonissimo » esclamò Tom, addentando il suo dolce.
Feci come mi aveva detto.
« E’ delizioso » dissi, con la bocca ancora piena.
L’attore mi sorrise, compiaciuto. « Visto? Sono pazzo di questo bar »
« Ci vieni spesso? »
Lui alzò le spalle. « Quando posso »
« Ti ha mai riconosciuto qualcuno? »
« Un paio di volte. Spesso la gente non mi nota, soprattutto quando non ho lunghi capelli neri » scherzò.
« Beh, ora sono neri »
Lui alzò un dito, come per correggermi. « Ma sono corti »
« Giusto »
« Hai sentito Jane, per caso? »
« Non ancora. Perché? »
« Curiosità. Non so neanche quando partirà per il viaggio di nozze »
« Tra tre giorni » risposi automaticamente.
« Oh. E dove andrà? »
Sospirai, pensando alla meta di quel viaggio. « Parigi »
Tom corrugò le sopracciglia, mentre si portava la tazza con il cappuccino alle labbra, con lo sguardo fisso su di me. Quando terminò di bere, mi rispose. « Come mai quel sospiro? »
« Amo Parigi »
« Ci sei mai stata? »
Annuii. « Per la promozione del libro. Ma è come se non ci fossi mai stata. Non ho potuto visitare quasi nulla perché ci sono stata solo due giorni. Non sono neanche salita sulla Torre Eiffel »
« Ti ci porto io » affermò, con voce ferma.
Fui io a corrugare le sopracciglia, in quel momento. « Che? »
« Ti ci porto io a Parigi, sulla Torre Eiffel »
« Tu? »
« Perché no? »
Già, perché no? Forse perché Parigi, oltre ad essere la città delle luci, della moda, era anche la città dell’amore?
Non risposi alla sua domanda, limitandomi a sorridere mentre terminavo il mio muffin.
« Non sto scherzando. Ti porterò a Parigi. »
« Ti ricordo che da lunedì saremo un po’ impegnati con il film, e credo che tu abbia altri mille progetti a cui pensare. Parigi può aspettare »
« No, non può ». Il mio sguardo interrogativo lo fece continuare a parlare. « Quel tuo sospiro era molto di più che un semplice sospiro. Era ricolmo di voglia di vedere quella città, di camminare per le sue strade, di salire sulla Torre Eiffel, di visitare il Louvre, di assaporare la cucina francese, e tutto il resto. Non ho ragione? »
Sembrava fermamente convinto di quello che stava dicendo. E sì, aveva ragione.
« Ed io non ho ragione dicendo che non abbiamo tempo per andarci? »
« Lo troveremo »
« Vedremo »
« Non sapevo ti piacesse Parigi a tal punto »
« Non sai tante cose su di me »
Tom corrugò le sopracciglia, di nuovo, voltando un po’ il capo ed inclinandolo. I suoi occhi blu sembravano studiarmi, oltre che essere divertiti. « Davvero? Ti conosco da quando sei nata »
« Sì, ma non c’entra. Sei sempre stato con Jane, è lei che conosci come se fosse un’altra tua sorella »
« Conosco anche te, Cass »
« Ah, sì? »
L’attore si mosse in avanti, poggiando i gomiti sul tavolino che ci divideva e prendendosi e mettendo la testa sulle sue stesse mani, mentre socchiudeva gli occhi. « Mettimi alla prova »
La cosa cominciava a divertire anche me. « Qual è il mio colore preferito? »
« Verde » rispose subito lui, senza neanche pensarci.
« Ok, questa era semplice »
« Continua, allora » mi incitò, passandosi la lingua sulle labbra.
Concentrati, Cassandra. « Il mio libro preferito? »
Tom spostò gli occhi verso destra, pensando. « Il Signore degli Anelli »
Restai sorpresa. « Come lo sai? »
« Ricordi. E ho visto la tua libreria. Forza, continua »
« Va bene. Allora .. film preferito? »
« Edward mani di forbice »
Aprii la bocca. « Ma come …? »
Lui soffocò una risata. « Ti prego, va’ avanti. Mi diverto troppo a vedere la tua sorpresa ad ogni mia risposta »
« Attore preferito? »
« Johnny Depp »
« Cibo? »
« Adori i dolci, soprattutto quelli di tua madre, e non ti piace la carne. Il pesce sì »
« Personaggio dei cartoni preferito? »
« Mmm .. Pippo. Ma adori anche il Re Leone, la Sirenetta e la Bella e la Bestia. Ed il gobbo di Notre Dame ti fa piangere, insieme a Mary Poppins »
Sbuffai. Aveva ragione su tutto. « Bene. Allora, dimmi, chi è il mio Avenger preferito? »
Lo feci ridere. Si rimise seduto normalmente, portandosi una mano alla bocca. « Questa è cattiva »
Incrociai le braccia, sorridendogli. « Avanti, rispondi »
« Beh, non credo siano né Hulk, né Captain America »
Alzai le spalle. « Chissà »
« No, non sono loro. E neanche Occhi di Falco. Sono indeciso fra Thor ed Iron Man »
« Quindi? »
« Thor »
« Ah-ha! Sbagliato! E’ Iron Man! »
« Ci sono andato vicino, però! »
« Hai comunque sbagliato »
« Non ero con te ai tempi degli Avengers, non potevo saperlo. Non puoi negare che io abbia risposto bene a tutto il resto »
« No, non posso »
« Appunto! Ti conosco, molto più di quanto immagini. So quanto sei testarda, certe volte, so quanto sei timida e riservata. So quanto puoi essere dolce e premurosa e so anche che qualcuno, purtroppo, ti ha fatto soffrire e ti ha tolto per un po’ il tuo bellissimo sorriso »
Si riferiva a David, ovviamente. Abbassai lo sguardo, ripensandoci a mia volta.
« E so .. » continuò Tom, facendomi alzare lo sguardo su di lui « .. che sei stata forte, che sei creativa, piena di fantasia e voglia di viaggiare e vedere il mondo. Ed inoltre, so che a mezzanotte compirai gli anni »
Non potevo credere che Tom avesse appena descritto me stessa, la mia personalità, alla perfezione. Era incredibile, assurdo, ma bellissimo allo stesso tempo. Mi chiedevo come poteva ricordarsi tutte quelle cose, come poteva sapere tutto.
« Ed a proposito di questo .. Posso avere l’onore di portarti a cena fuori, domani sera? »
« Oh, Tom, io non .. »
Sollevò entrambe le mani, interrompendomi. « Senti, so che non hai organizzato nulla. Ti capisco, hai avuto da fare, c’è stato il matrimonio di Jane .. Però non voglio che tu non festeggi per niente. Non voglio perdere anche questo compleanno, visto che ci sono, quest’anno. Sarà solo una cena, solo io e te »
Mentre Tom parlava, io non facevo altro che seguire i suoi occhi e i suoi movimenti  con le mani. Era incredibilmente convincente, quando voleva.
Sospirai, non sapendo cosa rispondere. Una cena, solo io e lui? Mi venne da ridere a pensare quante volte avevo sognato quel momento, durante la mia adolescenza.
« Non dirmi di no » esclamò Tom.
I suoi occhi erano pieni di speranza.
« Va bene »
Il sorriso di Tom accompagnò tutto il suo viso. Era bellissimo, non riuscivo a trovare altri aggettivi per descriverlo. « Perfetto! »
« Ti ringrazio per l’invito »
L’attore inclinò un po’ il capo, come se stesse facendo un inchino. « Grazie a te » rispose, guardando poi l’ora sull’orologio sul suo polso. « Cass, devi scusarmi, ma devo riaccompagnarti a casa. Ho un incontro con un collega, fra poco. Non lo vedo da mesi! »
« Certo, figurati » mi voltai, prendendo la mia borsa, intenta ad uscire il portafoglio per pagare.
« Non osare nemmeno » mi disse Tom, per poi alzarsi e volare verso la cassa, in modo che io non sapessi nemmeno il costo della mia colazione. Era un vero gentiluomo, non c’era dubbio.
 
« Grazie ancora, per la colazione » gli dissi, una volta che fummo di nuovo sotto casa mia.
« E’ stato un piacere »
Era arrivato il momento di salutarci, no? Ma eravamo in auto, come diavolo poteva accadere? La risposta la sapevo bene. Mi feci forza e trattenendo il fiato mi sporsi un po’, fino ad arrivare a sfiorare con le labbra la guancia di Tom. Era più ruvida, a causa della barba che stava cominciando a crescere.
Tornai al mio posto, notando lo sguardo di Tom su di me. « Ci vediamo domani, allora » 
« A domani, Cassie »
 
Trascorsi il resto della giornata in pieno relax, leggendo, facendo un bagno lungo e confortante, scrivendo e guardando un bel film romantico alla tv. A mezzanotte, avevo ufficialmente ventisette anni.
I primi tre messaggi di auguri furono di Nat, Jane ed Emma, la sorella di Tom. Mi arrivò anche il messaggio di David, dove oltre a farmi gli auguri mi invitava a vederci, di nuovo ed io lo ignorai, di nuovo.
A mezzanotte e dieci minuti, arrivò anche l’sms di Tom: “Buon compleanno, Cass. Spero di esserci sempre per tutti gli altri che verranno e ti chiedo scusa per non esserci stato fino ad ora. Passa una meravigliosa giornata e preparati per la nostra cena! Auguri ancora, te li farò meglio di persona. Ti voglio bene.”
Quel ti voglio bene finale mi fece sussultare il cuore.
 
Sapevo di non dovermi aspettare nulla in quella giornata, perché avevo detto a familiari ed amici che non avevo alcuna intenzione di festeggiare il mio compleanno. Eppure, rimasi male nel vedere che neanche i miei genitori mi erano venuti a trovare.
Me ne feci una ragione, comunque.
Nel pomeriggio decisi di mandare un sms a Tom. “Come devo vestirmi?”, domandai, visto che non avevo idea di dove mi avrebbe portata, se era un posto informale od un posto elegante.
“Mettiti un vestito, se vuoi. Sarò da te per le otto.”
Sarebbe stato un posto elegante.
 
Optai per un vestito blu che mi arrivava alle ginocchia, senza spalline e con la gonna ampia, stretto sul petto. Mi sistemai i capelli, cercando di alzarli un po’ e mi truccai come ero solita fare, con matita nera all’interno dell’occhio, mascara, blush sulle guancie e lucidalabbra color carne, solo per dare un tocco in più di luce.
Alle otto in punto, Tom era arrivato. Mi infilai i tacchi e scesi da lui, che mi aspettava fuori dalla sua auto, in un completo grigio, giacca e pantaloni, e camicia bianca, senza cravatta.
Era dannatamente sexy.
Quando fui quasi arrivata da lui, spalancò le braccia. Voleva abbracciarmi.
Con il cuore in trepidazione aprii anche io le braccia, sebbene meno di quanto le avesse aperte lui, e poi lo sentii avvolgermi e stringermi a sé. Era meraviglioso.
« Buon compleanno, piccola Cassie » esclamò, baciandomi i capelli.
Il suo profumo mi avvolgeva insieme alle sue braccia.
« Grazie »
Sciolse l’abbraccio, guardandomi dall’alto al basso. « Sei bellissima. Il blu ti dona »
« Anche tu sei molto elegante »
« E’ un’occasione speciale, no? » mi aprì lo sportello dell’auto, facendomi salire, e lo richiuse.
« Pronta per una bella cena? »
« Certo. Dove andiamo? »
« Lo scoprirai »
Guidò in silenzio per qualche minuto, mentre io mi domandavo dove mai mi avrebbe potuto portare, e poi esclamò. « Oh, Dio. Sono un idiota »
« Cosa c’è? »
« Ho scordato il tuo regalo a casa mia. Vado a prenderlo »
« Tom, non dovevi farmi un regalo! »
« Al compleanno si fanno regali, sai? »
 
« Ti aspetto qui? » chiesi, una volta arrivati.
« No, sali con me. Non mi piace lasciarti da sola in auto »
Protettivo, come sempre.
Quando fummo di fronte alla porta di casa sua, prima di aprirla, Tom si voltò verso di me. « Sai, c’è un’altra cosa che so di te, che ieri non ti ho detto »
« Quale? »
L’attore sorrise, aprendo la porta. Corrugai le sopracciglia e socchiusi gli occhi, non capendo Tom che, mettendo delicatamente una mano sulla mia spalla, mi conduceva dentro casa sua, completamente buia.
« Tom, ma che …? » non ebbi il tempo di terminare.
La luce illuminò il salotto di Tom, mostrandomi tutto quanto e facendomi quasi urlare dalla paura e dallo stupore.
« Sorpresa! » fu l’urlo generale di tutti quanti.
Il salotto di Tom era pieno di palloncini colorati, festoni, cibi, bevande, e persone. Tante persone. Tutti quanti. I miei genitori, i miei nonni, Jane e Frank, mia zia e mia cugina, i genitori di Tom e le sue sorelle, Nat, mie amiche ed amici vari. Erano tutti lì per me.
« So che adori le sorprese » mi sussurrò Tom all’orecchio, facendomi rabbrividire.
Mi aveva organizzato una festa a sorpresa.






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Ciao a tutti! :D
Finalmente sono riuscita ad aggiornare, anche se in piena notte! 
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, fatemelo sapere :)
Vi ringrazio infinitamente per le recensioni, siete meravigliosi ed ogni volta che ne leggo una nuova mi vien voglia di scrivere ed aggiornare! Spero di passare l'esame così poi potrò aggiornare più spesso! Alla prossima <3

 

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Capitolo 7
*** Surprise ***


Surprise
 
 
Dopo i primi cinque, dieci secondi di stupore, di sorpresa vera e propria, sussurrai a Tom « Una cena solo io e te, eh? », mentre tutti gli invitati, o quasi tutti, ridevano e cominciavano a venire verso di noi.
Tom sorrise, alzando le spalle e spostando la sua mano dalla mia spalla. Mia sorella fu la prima a venire verso di me ed abbracciarmi.
« Riuscita la sorpresa? »
« Assolutamente! »
Anche Frank mi abbracciò, facendomi di nuovo gli auguri. Era tornato quello di sempre: non indossava più il perfetto completo del suo matrimonio, ma i soliti jeans larghi e una delle sue tante magliette con dei disegni sopra, in quel caso Kermit la Rana dei Muppets.
« Pensavi che ci fossimo dimenticati di te? » domandò mia madre, mentre sia lei che il mio papà mi stringevano in un caloroso abbraccio e mi baciavano le guancie.
« Buon compleanno, piccolina » esclamò mio padre.
« Mi avete fatto rimanere male, oggi! Pensavo non voleste vedermi nel giorno del mio compleanno » confessai, imbarazzata. Come avevo potuto minimamente pensare ad una cosa del genere?
« Noi volevamo portarti una torta, ma Jane ce l’ha impedito! » disse mio nonno, poggiandomi una mano sulla spalla e facendomi voltare verso di lui e verso mia nonna, che sorrise ed esclamò « Buon compleanno, piccola scrittrice ».
Abbracciai entrambi, chinandomi per arrivare a mia nonna. Dopo di loro, fu la volta di Nat che mi abbracciò ed urlò « Auguri, migliore amica! ». Mi fece ridere, mentre mi stritolava con le sue braccia avvolte intorno al mio collo. « Non avrai davvero pensato che io non volessi organizzare qualcosa per te, no? Tua sorella mi ha avvisata in tempo! »
Notai che accanto a noi c’era anche Adam, il ragazzo di Nat, che subito dopo di lei mi fece gli auguri baciandomi le guancie. « Bob non è potuto venire, ma ti fa tantissimi auguri » mi spiegò Nat, mentre tutti ormai si trovavano intorno a me.
« Cassie, possiamo farti gli auguri? » domandò Diana, la mamma di Tom, arrivata anche lei al mio fianco.
« Ovviamente! » fu lei ad abbracciarmi per prima, seguita da James e dalle sorelle di Tom che mi abbracciarono insieme, sussurrandomi i loro auguri. Emma mi disse anche che mi trovava stupenda, facendomi arrossire.
Sciolto l’ultimo abbraccio, spostai lo sguardo verso la mia sinistra e notai Tom, ancora lì accanto a me. Era rimasto lì, durante tutto quel tempo di saluti ed auguri vari non si era mosso di una virgola, restando al mio fianco, sorridente. Sembrava felice nel vedermi circondata da tutto quell’amore.
« Posso iniziare a mangiare quelle leccornie che si trovano sul tavolo? » domandò Frank, facendo ridere tutti quanti.
Tom spostò lo sguardo, da me a Frank, ridendo anche lui. « Certo! » rispose, facendosi largo in quella piccola folla ed avvicinandosi al lungo tavolo pieno di cibo e bevande. « Ma prima .. » continuò, alzando un po’ la voce e prendendo una bottiglia dal tavolo « .. vogliamo fare un brindisi? Per Cass? »
Ci fu una risposta generale di « Sì! » e tutti quanti cominciarono a munirsi di bicchieri mentre Tom, Jane e Frank versavano loro il prosecco. Mi avvicinai a Tom, che mi porse un bicchiere e me lo riempì, senza smettere un attimo di sorridere.
« Grazie »
« Figurati. Allora, ci siamo? » chiese, rivolto a tutti. Quando fu sicuro che tutti avessero i bicchieri pieni, alzò il suo, ricominciando a parlare, mettendosi la mano libera sul cuore « Beh, ho voluto organizzare questa piccola festa, insieme a Jane, perché non sono stato presente agli scorsi compleanni e volevo esserci oggi, perché so che Cass adora le sorprese .. » mi rivolse uno sguardo veloce, come se volessi ricordarmi il fatto che lui mi conosceva bene « .. e soprattutto perché penso che la nascita di questa piccola scrittrice ventisettenne debba essere festeggiata, sempre. Quindi, buon compleanno a Cassandra! » concluse, alzando ancora di più il bicchiere mentre tutti quanti lo imitavano.
Bevvi anche io un po’ di prosecco e poi sentii Jane esclamare « Ora potete mangiare, bon appétit! », sebbene sembrasse rivolgersi soprattutto a suo marito.
« Quindi, avete organizzato tutto voi due? » chiesi a Tom, che stava terminando di bere.
Annuì. « Sì, ehm .. » mi indicò con l’indice qualcuno dietro di me.
Mi voltai e trovai il sorriso di mia zia, che mi abbracciò. « Auguri, nipotina mia! ». Le sorrisi, ringraziandola.
« Auguri, Cassandra » esclamò invece mia cugina, facendo un lieve sorriso.
Non mi abbracciò, non si avvicinò, niente. « Grazie » risposi, mentre lei mi superava per rivolgersi a Tom.
« Hai una bellissima casa, Tom. Grazie per l’invito »
Lui sorrise ed aprì un po’ la bocca, pronto a risponderle, ma non ne ebbe il tempo. Jane fu tra loro, rispondendo per Tom. « Figurati. E’ stato un piacere invitarti, Amanda. Comunque, devo rubarti mia sorella e Tom per un attimo, scusami »
Con entrambe le mani, prese la mia e quella di Tom, portandomi vicino alla porta di un’altra stanza, probabilmente la cucina.
« Cosa c’è? » domandò Tom a mia sorella.
« Oh, nulla. Vi ho solo salvato dalle grinfie di Amanda. Quindi, prego »
Entrambi ridemmo. « Allora, com’è che avete organizzato tutto, voi due? » chiesi.
« L’idea è stata di Tom. Mi ha detto tutto ieri mattina e ci siamo messi subito a lavoro »
« Ah, quindi ieri mattina dovevi incontrare un collega, eh, Tom? » domandai all’attore, che sorrise imbarazzato.
« Beh, tua sorella è una specie di collega. No, Jane? »
« Certo che si! E comunque, l’importante è che siamo riusciti a sorprenderti! Non mi ricordavo che ti piacessero le feste a sorpresa, invece Tom sì! Così abbiamo preparato tutto quanto, stamattina abbiamo anche fatto la torta a casa mia »
Sorrisi immaginandomi quei due mentre tentavano di fare un dolce insieme, mentre Tom tossì appena, come se volesse far notare qualcosa a Jane.
« Devo dirglielo? Adesso? » sussurrò lei, come se io non fossi presente o non potessi sentirla.
Tom alzò le spalle.
« Dirmi cosa? »
Tutti e due i loro sguardi furono su di me.
Jane sospirò. « Ok, tanto prima o poi dovrò dirtelo. Oggi, mentre eravamo a casa mia e preparavamo la torta, mi ha chiamato David »
Sgranai gli occhi. Non poteva essere vero. « Cosa? »
« David mi ha chiamato, sul cellulare. Era un numero anonimo, ho dovuto rispondere »
« Cos.. Come?! Come poteva avere il tuo numero? »
« Abbassa la voce. Non lo so. Forse lo aveva da quando stavate insieme o l’ha cercato, non lo so »
Chiusi gli occhi, facendo un respiro profondo. Riaprendoli, domandai a Jane cosa le avesse detto.
« Mi ha detto che tu non rispondevi ai suoi messaggi. Io gli ho detto di lasciarti in pace, ovviamente e lui ha detto che voleva solo darti il suo regalo di compleanno. Così, lo abbiamo incontrato di fronte al locale vicino casa mia »
« Abbiamo?! Abbiamo chi? Tu e Frank? »
Tom si schiarì la voce. « No, lei e me »
« Tu? Tu sei andato con lei? »
« Frank non era in casa. Non potevo lasciarla andare sola » mi spiegò, mentre la testa cominciava a girarmi.
« Non ci posso credere »
« Senti, ha solo parlato con me. Ha detto che voleva semplicemente darti il regalo e ti augurava buon compleanno. Non gli ho permesso di dirmi altro, ce ne siamo andati subito »
Respirai ancora profondamente, visto che sembrava che l’aria fosse diventata improvvisamente pesante. « E dov’è questo maledetto regalo? »
« In camera mia » rispose Tom « Vuoi ..? »
All’improvviso si alzò la musica dallo stereo che si trovava in salotto e tutti e tre fummo colti di sorpresa. Io per poco non saltai. Ci voltammo, guardando Frank imbarazzato ma sorridente allo stereo « Scusate, ma siamo ad una festa, no? »
Jane sorrise e fu seguita subito da Tom.
« Senti, goditi la festa. Non pensare a David, ne riparliamo dopo. Va bene? »
Annuii a mia sorella, che raggiunse suo marito. Feci un passo in avanti per raggiungere gli altri invitati, ma Tom mi prese la mano, tirandomi a sé.
Alzai lo sguardo ed incontrai i suoi occhi. « Non volevo turbarti. Forse era meglio dirtelo dopo »
« Sto bene. Piuttosto, grazie »
Lui corrugò le sopracciglia. « Per cosa? »
« Per tutto questo. Sei stato gentilissimo ad organizzare tutto a casa tua »
Sorrise, lasciandomi la mano libera. « E’ un piacere »
Lasciai per un po’ Tom, passando un’oretta con Nat e la mia famiglia e parlando un po’ con tutti quanti. Frank, che non riusciva mai a stare buono, mi prese per il braccio, tirandomi via da mio padre e dicendomi che dovevo ballare.
« Devi aprire le danze, la festa è tua! » esclamò.
« Spero tu stia scherzando! »
« Oh, avanti! » alzò ancora il volume e cominciò a battere le mani. Jane lo seguì, ma io ero terrorizzata dal ballare da sola, di fronte a tutti.
« Non ballerò, Frank! » dissi, ma invece di avere un tono serio ed arrabbiato come desideravo, quella mia esclamazione fu più che altro una risata. Nel frattempo, all’attenzione di tutti era ormai su di me e a quanto Frank non era il solo a volermi vedere ballare.
Ero abbastanza in imbarazzato, sebbene divertita, e quando alzai gli occhi incontrai quelli di Tom che rideva e avanzava a grandi passi verso di me. « Balla con me! » esclamò, mentre cominciava a muoversi a ritmo di musica.
« Cosa? No! »
Lui mi porse la mano, come se io non gli avessi detto di no. Vedendomi non intenzionata a prendergli la mano e seguirlo nella danza, decise di trascinarmi. Letteralmente. Mi prese il braccio e, ridendo insieme a me e non smettendo un attimo di ballare, mi portò vicino allo stereo, mentre tutti quanti battevano le mani.
Tom, da bravo ballerino, cominciò a muovere i piedi, le gambe, le braccia a ritmo di musica, a girare su se stesso, a ballare come solo lui sapeva fare. Mentre lo guardavo divertita, decise che era arrivato il momento di coinvolgere anche me nella sua performance improvvisata. Mi cinse la vita con un braccio e mi attirò a sé, muovendosi in modo tale che anche io fui costretta a farlo, imitando i suoi passi.
« Avanti, sciogliti! » mi ordinò, sorridendo. Lascio la mia vita solo per prendermi la mano e farmi fare due giravolte, e poi mi afferrò di nuovo, stringendomi a sé per farmi fare un piccolo casché. E non si fermo lì. Continuo a girare, a ballare e a farmi ballare, guidandomi nei passi e non lasciandomi libera neanche per un secondo.
Avevamo ballato insieme anche al matrimonio di mia sorella, ma quella volta fu diverso. Eravamo solo noi al centro dell’attenzione, solo noi a ballare di fronte a tutti. Eppure, invece di sentirmi imbarazzata, mi resi conto che non mi divertivo così tanto da tempo. Quando la prima canzone terminò Tom si fermò e fermò anche me, bloccandomi con le sue mani il bacino. Avevano entrambi il fiatone. Tutti applaudirono, divertiti, e non appena finirono i tre secondi di pausa ed iniziò la canzone successiva, iniziarono a ballare. Mi divertii a vedere i miei genitori “scatenarsi”, per non parlare di Frank e Jane.
« Tutto bene? » mi domandò Tom, ancora col fiatone.
Ci allontanammo dallo stereo dove qualcuno ballava, qualcuno applaudiva o rideva guardando chi ballava, e così potei riprendere fiato prima di rispondere a Tom. « Sì. Mi hai fatto divertire. Sei un bravo ballerino! »
Lui rise, annuendo. « Grazie. Come mai non volevi ballare? Sei brava anche tu »
« Non sono brava, mi hai guidato tu. E poi, mi vergognavo »
« Non lasciare che la tua timidezza ti impedisca ti divertirti »
« Mi sono divertita solo grazie a te »
« Beh, allora ti porterò a ballare più spesso »
La mia risposta fu un sorriso. Imbarazzato. La vergogna mi stava mangiando viva, altroché.
« Ora che tutti sono impegnati, vuoi venire in camera mia? »
Inizialmente non capii. Perché saremmo dovuti andare in camera sua? Perché in quel momento? La mia espressione confusa fece accigliare Tom, che si affrettò a spiegarmi il motivo.
« Per il regalo di David! E’ in camera mia. Se vuoi posso portarlo qui »
« No, no! Me ne ero dimenticata. Andiamo »
Seguii l’attore, lasciando il salotto, in un lungo corridoio e mi fermai di fronte ad una grande vetrata, che si trovava poco prima della porta della sua camera.
« I tuoi premi? » domandai.
Tom si voltò, non si era accorto che io mi ero fermata. Sorrise, annuendo.
« Sono tantissimi! Complimenti! Adoro quello degli Mtv Movie Awards »
« Ti piacciono i popcorn? »
« Già! »
In quella vetrata c’erano premi di ogni genere, per ogni cosa, di ogni tipo. E tutti per lui, per quel grande attore che avevo la fortuna di conoscere fin da quando aveva iniziato a recitare a scuola. Mi sentii orgogliosa di lui. Era diventato un attore eccezionale.
« Vieni »
La camera di Tom era esattamente come il resto della casa, almeno per quello che ero riuscita a vedere: grande, elegante, semplice. Un grande letto matrimoniale con tanti cuscini, due comodini, un armadio, una cassettiera con delle foto incorniciate, una piccola libreria ed uno specchio, tutto in legno. La finestra era grande e contornata da tende blu, e c’era anche una porta che probabilmente portava in un bagno.  Tom socchiuse la porta dietro di noi e si avvicinò ad un comodino per prendere una piccola scatola impacchettata con una carta da regalo verde, il mio colore preferito. Almeno David qualcosa se la ricordava. Mi porse la scatola, ma io esitai a prenderla.
« Nono sono sicura di volerlo fare » confessai, con un filo di voce.
« Non sei costretta »
« Cosa .. cosa ha detto lui? Quando l’ha data a Jane? »
« Solo che desiderava che la ricevessi. Jane ha tagliato subito corto »
« E a te non ha detto nulla? »
Scosse il capo. « No. Sembrava soltanto sorpreso di vedermi. In realtà, penso che mi abbia lanciato un’occhiataccia »
Sbuffai, prendendo la scatola fra le mani. « Vediamo, allora »
Scartai il regalo. Rimasi sorpresa, ma non positivamente. Erano due piccole cornici per le fotografie: una era piena e dentro c’era una nostra vecchia, vecchissima foto, e nell’altra invece c’era un biglietto. “Con la speranza di riempire presto questa cornice con una nostra nuova foto. Ti amo ancora, Cassie, buon compleanno. David”.
Ti amo ancora? Ma se non mi aveva mai amata.
Sospirai, alzando lo sguardo su Tom, che si era seduto sul bordo del letto. « C’è una pattumiera, da queste parti? »
L’attore soffocò una risata, ma poi tornò subito serio. « Sul serio? Ne sei sicura? »
« Non voglio sue foto, non voglio nostre foto. Non voglio suoi bigliettini pieni di parole vuote. Quindi sì, sono sicura »
« Se non vuoi passare dal salotto per arrivare alla spazzatura in cucina, lì, in bagno, ce n’è una piccolina. Poi butto tutto io »
Annuii, procedendo verso il bagno. Non mi sarei aspettata di ritrovarmi in un bagno così grande, con una vasca da bagno che avevo visto solo nei film. Non esitai troppo, gettando le due cornici nella pattumiera sotto il lavandino e tornando nella stanza di Tom. Lui, nel frattempo, si era rimesso in piedi vicino al letto e stringeva fra le mani una piccola scatolina blu.
Mi sorrise non appena incontrò i miei occhi curiosi.
« Visto che ci siamo, vorrei darti il mio, di regalo. Spero solo non faccia la stessa fine » scherzò, facendomi ridere.
« Tom, non dovevi farmi un regalo »
« In realtà, è avvenuto per caso. Ti avrei comunque fatto un regalo, ma quando ho visto questo .. Aprilo, e poi potrò spiegarti » mi porse la scatolina.
« Grazie »
Sciolsi il fiocco che avvolgeva la scatola e poi, cercando di non far tremare le mie stesse mani, la aprii. Questa volta, restai sorpresa in maniera positiva. E restai anche a bocca aperta. Era un braccialetto. Un braccialetto meraviglioso. Sottile, elegante, come quelli che piacevano a me. « Oh, Tom. E’ bellissimo, davvero. Ti ringrazio. Tu, cioè, .. è stupendo! »
« Davvero? Se non ti piace, possiamo andare a cambiarlo, o .. »
« Scherzi, vero? »
Rise. « Sono contento che ti piaccia! Aspetta .. » prese delicatamente la scatolina ed estrasse il braccialetto. Si voltò un attimo per poggiare sul comodino la scatola e poi tornò a me, avvicinandosi ancora. « .. te lo metto ».
Gli porsi il polso sinistro. Dovetti solo alzarlo appena, senza allungare il braccio, per quanto eravamo vicini. Forse era una mia sensazione, ma mi sembrò come se fossero le mani di Tom a tremare, mentre cercava di mettermi il braccialetto.
« Sai, l’altro giorno ero in giro con mia madre ed Emma e siamo passati davanti ad una gioielleria … » cominciò a spiegare, mentre armeggiava ancora con il gioiello « .. e l’ho visto, così, senza neanche farci troppo caso. Poi mi sono reso conto che sarebbe stato perfetto per te. Mi ricorda te. Perché è piccolo, delicato .. » riuscii a mettermelo, e con le mani ormai libere strinse la mia « .. e brilla se lo metti sotto la luce.. » tenendo stretta la mia mano sinistra con una delle sue, mi sollevò il mento con la mano libera «.. proprio come i tuoi occhi ».
Il mio cuore non aveva mai battuto così velocemente in tutta la mia vita, ne ero sicura. Né avevo mai visto i suoi occhi così da vicino. Solo in quel momento mi resi conto come era felice perdersi dentro quel meraviglioso blu. E, solo in quel momento, mi resi conto che dentro di me, c’era una voglia immensa di posare le mie labbra sulle sue, così vicine, così perfette.
Infine, la porta fu spalancata da mia sorella. « Ehi, Tom! »
Istintivamente, entrambi ci allontanammo l’uno dall’altra. Io ripresi a respirare.
Jane, invece, sembrava essere sorpresa e quasi spaventata. « Oh, scusate, non volevo interrompere nulla. Ehm .. Cassie, è il momento della torta. Cercavo Tom per una mano »
« Arrivo » esclamò lui, facendo un passo verso la porta.
Mia sorella sorrise e scomparve dalla nostra vista, e Tom si voltò ancora verso di me. Il suo sorriso nascondeva un velo di imbarazzo. « Andiamo? »
Annuii, seguendo l’attore.
 
Furono Jane e mia madre a portarmi la torta mentre tutti quanti mi cantavano “Buon compleanno”. Spensi le ventisette candeline non appena terminarono, e subito dopo fu il momento delle foto. Prima con mia sorella, poi con mia madre e mio padre, poi di nuovo mia sorella e Frank, i miei nonni. Quando fu il turno di Tom, a lui si unirono Emma, Sarah e Jane, ma fu lui a mettersi accanto a me. Facemmo tre foto, ed alla terza sentii il suo bacio nei miei capelli. Sperai di non arrossire.
Non appena finimmo con le foto potemmo mangiare la torta che Jane e Tom avevano preparato per me, la mia preferita. Era deliziosa. La madre di Tom, Diana, si avvicinò a me mentre ancora terminavo la mia fetta.
« Ti è piaciuto il regalo di Tom? » domandò, indicando con un piccolo movimento del capo il braccialetto al mio polso.
Annuii. « E’ stupendo »
« Oh, sono contenta. Lui temeva non ti piacesse »
Sorrisi a Diana, alla migliore amica di mia madre, che tornò da suo marito.
Ricevetti altri regali, per lo più libri, dvd, cd, qualche vestito, ma io non avevo altri pensieri se non per il braccialetto che brillava.
L’altra, unica, persona che notò il braccialetto fu mia nonna. « E’ bellissimo, piccola. Posso indovinare chi te l’ha regalato? »
Sorrisi a mia nonna, che invece rise. « E’ un ragazzo tanto gentile. Lo vedo, sai. Ti vuole molto bene »
« Anche io a lui »
« Oh, sì, vedo anche questo »
Quando gli invitati cominciarono ad andarsene, gli unici a restare fummo io, Jane, Frank, i miei genitori, che si erano offerti di accompagnarmi a casa in modo che Tom non uscisse proprio per me, e le sorelle di Tom. Ripulimmo la casa di Tom, sebbene lui continuasse a ripetere che non ce n’era bisogno, e quando fu tutto in ordine le prime ad andarsene furono Emma e Sarah, che presero l’ascensore insieme ad i miei genitori.
« Ti aspettiamo in auto, Cassie » aveva detto mia madre prima che le porte si chiudessero.
Jane, guardando me e Tom alla porta, prese Frank dal braccio. « Ho voglia di fare le scale » esclamò, trascinando suo marito. A nulla valsero le sue proteste.
Restai sola con Tom. Di nuovo. Entrambi facemmo qualche passo verso l’ascensore. Qualcuno doveva pur iniziare a parlare, no? Mi schiarii la voce.
« Ti ringrazio ancora per tutto, Tom. La festa è stata bellissima, mi sono divertita. Ed il tuo regalo è stupendo »
Lui aveva entrambe le mani in tasca. « E’ stato un piacere. Sono stato bene anche io »
« Allora, ehm.. Ci sentiamo? »
Le porte dell’ascensore si aprirono di fronte a me, i miei dovevano averlo rimandato sopra.
« Certo »
L’attore liberò la mano destra e la posò delicatamente sulla mia schiena, avvicinandosi a me per baciarmi la guancia, con la stessa delicatezza di sempre. « Buonanotte, Cass »
« Buonanotte Tom »
Aspetto che le porte dell’ascensore si chiusero. L’ultima cosa che vidi fu il suo meraviglioso sorriso che mi faceva battere il cuore più del dovuto.
Non mi tolsi il braccialetto quando arrivai a casa, lo lasciai lì, al polso. Mi addormentai guardandolo, ripensando a quello che era accaduto, al modo in cui Tom mi aveva messo il gioiello, al modo in cui mi aveva parlato, alle cose che mi aveva detto, al suo respiro su di me, ai nostri corpi che si sfioravano, ai suoi occhi che mi facevano sognare. 



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Ciao a tutti! :)
Vi chiedo immensamente scusa per il ritardo, sono un mostro, lo so >.< L'università mi toglie sempre più tempo ed energie, spero davvero di riuscire ad aggiornare più velocemente! 
Ringrazio La_Polly, shadowonthewall, Queen_VD e alesmiley per aver recensito lo scorso capitolo *-* Grazie anche a tutti coloro che seguono e leggono la storia, grazie davvero! <3
Alla prossima, spero presto! :**

 

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Capitolo 8
*** London Eye ***


London Eye
 
« Mmmh? »
Fu quella la mia risposta al telefono, un mugugno appena accennato.
« Non è possibile! Dormi ancora? »
La voce di mia sorella mi rimbombò nell’orecchio. Era come se avesse appena urlato.
« Mh-mh » mugugnai ancora, cominciando a stiracchiarmi.
« Quando potrò avere una risposta nella nostra lingua? »
Sbadigliai, mi stiracchiai ancora e mi schiarii la voce. « Buongiorno » le risposi, aprendo gli occhi e richiudendoli subito a causa della luce del sole che entrava dalla finestra. Mi ero dimenticata di chiudere le tende, la sera prima.
« Buongiorno, Cassie. Anche se a breve sarà più adeguato dire “buon pomeriggio” »
« Che ore sono? »
« Le dodici, Pisolo »
Le dodici? Di mattina? Persino io mi sorpresi. Non dormivo così tanto, così beatamente, da mesi. « Sul serio? »
« Sì. Avanti, alzati, pranziamo fuori »
« Fuori? Chi? »
« Domani parto per Parigi, ricordi? Devo salutare! »
Mi misi seduta, aprendo definitivamente gli occhi. « Non era in programma una cena per stasera? »
« E’ ancora in programma. Stasera saremo in famiglia, a pranzo invece io, te, Sarah e Tom. Emma è dovuta partire per la Scozia per lavoro stamattina presto »
Corrugai la fronte. Che senso aveva la mia presenza, fra loro? « Da quando sono ammessa ai vostri incontri? Da piccoli, io restavo sempre in disparte »
« Non siamo più piccoli. Ti sei messa in piedi? »
« Sto per farlo »
« Bene, perché fra mezz’ora sono da te »
« Mezz’ora?! »
« In realtà, sto per salire in auto. A fra poco, sorellina »
Non ebbi tempo di controbattere.
 
Mi preparai in tempo, più o meno, visto che quando Jane mi comunicò di essere arrivata mi dovevo ancora infilare le scarpe e sistemare i capelli, cosa che feci in ascensore con il piccolo pettine che avevo infilato in borsa.
Entrata in auto, salutai mia sorella con un bacio veloce sulla guancia e notai che la sua pancia da gravidanza cominciava ad essere sempre più in vista, la intravedevo grazie alla sua camicia blu stretta. Io avevo optato per un vestito verde, casual, e delle scarpe basse, mentre lei sembrava essere molto più elegante e bella di me, come sempre.
« Potresti avvisarmi un po’ prima, la prossima volta? Per favore. »
« Hai almeno controllato il cellulare? » chiese Jane, in una risata.
« Pensi che ne abbia avuto il tempo? »
Pescai il cellulare dalla borsa e notai che, in effetti, aveva provato a chiamarmi un’altra volta e che mi aveva anche mandato quattro sms. Dovevo aver proprio dormito come un ghiro. Oltre a mia sorella, avevo ricevuto altri sms: uno da Nat, molti di auguri in ritardo, e uno da Tom.
“Buongiorno. Sicura che io debba buttare tutto?”. Me l’aveva mandato due ore prima. Pensai che fosse inutile rispondere, ormai.
« Dovevo decisamente controllare il cellulare »
« Ti ha cercata qualcun altro? »
« Nat e Tom »
« Oh, sì. Tom stamattina mi ha chiesto se ti avessi sentita. Gli ho detto che probabilmente dormivi ancora, e infatti .. »
Smisi immediatamente di scrivere l’sms di risposta a Nat, sgranando gli occhi verso mia sorella. « Ti ha chiesto di me? »
« Sì, sembrava preoccupato »
« Ah » fu la mia unica risposta.
Perché mai Tom doveva essere preoccupato per me?
« A proposito .. » mi voltai di nuovo verso Jane, che aveva occhi solo sulla strada « Che stavate facendo, ieri sera? »
« Ieri sera? »
Lei annuì. « In camera sua »
« Mi ha fatto vedere il regalo di David e poi mi ha dato il suo » detti un’occhiata veloce al braccialetto ancora al mio polso.
« Intendo quando sono arrivata io »
« Mi stava mettendo il braccialetto »
Jane tacque un attimo. « Eravate molto vicini » osservò, infine.
In quel momento capii. « Non ci pensare nemmeno » le ordinai, con tono fermo. Non stava succedendo niente, assolutamente niente, di quello che sicuramente mia sorella stava pensando ed ipotizzando.
« Ma io non .. » cominciò lei.
« No, Jane. Ti conosco e so cosa stai pensando »
« Ma volevo solo .. »
« No. Si stava solo comportando come fa sempre, in maniera gentile. Solo che lo stava facendo con me e nessuno, nemmeno io, è abituato a vederlo in questo modo »
« Appunto » resto per due secondi in silenzio, per poi aggiungere, con voce quasi timorosa « Non tutti i ragazzi sono come David, sai »
« Grazie al cielo! »
« Ecco, quindi .. »
« Quindi, nulla. E’ Tom, Jane. Hai presente? Il tuo migliore amico, il figlio della migliore amica di mamma? » Il ragazzo dagli occhi blu e dal sorriso che mi tolgono il fiato? « E’ fuori discussione »
« Ma .. »
« Ritengo questa conversazione chiusa, per sempre. Allora, dov’è che pranziamo? »
Mi resi conto io stessa che avevo reagito male, che mi ero messa fin da subito sulla difensiva. Ma non amavo parlare di uomini, di ragazzi, con altri. Non amavo parlare di Tom, perché sapevo che tutto ciò che io vedevo, tutto ciò che potevo solo sognare, non sarebbe mai e poi mai accaduto. Io ero semplicemente la sorella della sua migliore amica, tutto qui. Si stava dimostrando gentile, educato e dolce nei miei confronti, in quel periodo, solo per quello, tutto qui. Non c’era e non ci sarebbe stato mai niente di più.
Continuavo a pensarla in quel modo, anche quando rividi l’attore inglese davanti ai miei occhi, sorridente come sempre, in jeans e camicia celeste che risaltava anche troppo il suo fisico. Concentrati sui suoi occhi, Cassandra. Ci provai, ma di certo quell’azzurro meraviglioso non aiutò a far sì che il mio battito cardiaco decelerasse.
Lui e sua sorella erano già seduti ad un tavolo all’interno del piccolo ristorante in cui avremmo pranzato e quando ci videro si alzarono entrambi. Tom abbracciò Jane, stringendola a sé, mentre io salutavo Sarah. Con la coda dell’occhio, guardai mia sorella ed il suo migliore amico, mi sembravano sempre così carini, così perfetti, insieme.
« Ehi, dormigliona! » esclamò Tom, rivolgendosi a me.
Gli sorrisi, mettendomi in punta di piedi per arrivare a baciargli la guancia.
« Mi hai fatto preoccupare, stamattina » aggiunse, mentre tutti ci sedevamo. Avevo l’attore proprio di fronte a me, visto che ero seduta fra le nostre rispettive sorelle.
« Stava solo dormendo come se fosse in coma, tranquillo » rispose mia sorella per me, mentre consultava il menù.
Lo stomaco mi brontolò, non mangiavo da ore. « Non dormivo così bene da mesi » dissi, come se ci fosse bisogno di giustificarmi. Mi vergognai di me stessa e presi il menù. « Comunque, ho visto il tuo sms solo poco fa. Hai buttato la spazzatura? »
La mia domanda lasciò perplesse sia Jane che Sarah, che corrugarono le sopracciglia e spostavano lo sguardo fra me e Tom, che nel frattempo aveva chinato un po’ la testa all’indietro per ridere.
« Aspettavo una tua conferma »
« Oh, scusami! Puoi buttarla. »
« Lo farò »
Risi anche io, ma solo a causa della risata di Tom.
« Potete spiegarci?» chiese Sarah « Sembra una conversazione molto strana »
Tom rise ancora prima di rispondere a sua sorella, spostando lo sguardo da me a lei. « Ieri io e Jane abbiamo incontrato David, l’ex-ragazzo di Cass »
« Quel bastardo! » esclamò Sarah, rivolgendosi poi a me « Che altro diavolo vuole? »
Fu Tom, in quel momento, a corrugare la fronte.
« Voleva solo darmi il suo regalo e l’ha dato a Jane. Ieri l’ho ricevuto e l’ho buttato, visto che non voglio niente di suo. Ecco perché parlavamo di spazzatura »
« Cosa ti ha regalato, alla fine? » domandò Jane.
« No, no, aspettate! » s’intromise Tom, gesticolando e mettendosi entrambe le mani sul petto « Io ero l’unico a non sapere nulla su questo David? Come lo conosci? »
« Sono uscita un paio di volte con loro, quando stavano insieme » spiegò Sarah a suo fratello « Tranquillo, non ti sei perso nulla »
Era vero, non si era perso proprio nulla. Soprattutto, non c’era motivo per il quale doveva essere a conoscenza del fatto che io avessi un ragazzo.
« Ah, capisco »
« Non eri a Londra quando stavano insieme, comunque. » aggiunse Jane.
Mi sentivo a disagio a parlare di David, soprattutto con Tom di fronte a me che continuava a guardarmi. Il cameriere che arrivò per prendere le ordinazioni fece sì che la conversazione terminasse lì, grazie al cielo, e da quel momento l’argomento “David” non fu più toccato. Parlammo di ben altro: Parigi, per il più del tempo. Tom e Sarah consigliarono mia sorella su dove andare, cosa visitare, cosa mangiare e cosa fare prima di tornare a casa. Poi fu la volta dei nostri genitori e dei vari ricordi che fecero ridere tutti quanti, il più delle volte legati a Tom. Finimmo poi per parlare di lavoro, iniziando da quello di Sarah che aveva da poco ricevuto un incarico importante.
« Cass, è lunedì l’incontro con il regista ed il resto del cast, giusto? »domandò Tom, mentre tutti stavamo terminando il secondo.
« Sì. Sarà un pranzo, più che altro »
« Posso passarti a prendere, se vuoi, così andiamo insieme »
Mia sorella mi sfiorò la gamba sotto il tavolo. Non potei girarmi per guardarla male, ma l’avrei fatto molto volentieri. E’ solo gentilezza. « Certo »
« Verrà anche Luke! »
« Luke? »
Tom annuì. « Lui è il mio .. »
« Babysitter! » concluse Sarah.
L’occhiataccia di Tom fece ridere tutti. « Non è il mio babysitter »
« Davvero? E chi hai chiamato, stamattina, perché stavi impazzendo con la lavatrice? »
L’attore tentò di restare serio, soffocando una risata e stringendo le labbra. « Ho chiamato lui perché la mamma non rispondeva. Quella macchina non la capirò mai! E comunque, Luke è il mio pubblicista ed un grande amico »
« E’ il suo babysitter » sussurrò Sarah verso me e Jane, voltandosi poi verso suo fratello e sorridendogli a denti scoperti.
« Sei una scema »
« Almeno so usare la lavatrice »
Tom fece una linguaccia a sua sorella. Mi sembrò fin troppo tenero.
 
Alla fine del pranzo, offerto da Jane, ci avviamo verso le rispettive macchine e quando fummo arrivati a quella di Jane, arrivò il tempo di salutarla, almeno per Tom e Sarah.
« Non sparire, quando torno » disse mia sorella a Tom, mentre lo abbracciava.
« Ci sarò. Devo girare un film, ricordi? Divertiti e fai tante foto »
« Lo farò! »
Mentre mia sorella abbracciava anche Sarah, Tom si avvicinò a me. « Ci vediamo lunedì, allora? »
Annuii, mentre l’attore si chinava un po’ per salutarmi come ormai era abituato a fare. Solo io non riuscivo ad abituarmi al tocco delle sue labbra sulla guancia?
 
Era giovedì. Sarei stata quattro giorni senza vedere Tom e forse mi avrebbero fatto bene. Dovevo togliermelo dalla testa, ci stavo pensando troppo e quella non era affatto una cosa positiva, per nessuno.
Passai il resto del pomeriggio insieme a mia sorella, aiutandola con le valigie ed uscendo un po’ prima di andare a casa dei nostri genitori per la cena. Non riaprì né l’argomento Tom né l’argomento David, per fortuna.
A casa dei miei genitori c’erano anche i miei nonni, che sarebbero tornati in Scozia la domenica dopo. Fu una normale, divertente, cena di famiglia, dove mia madre cominciava già a fantasticare sul suo futuro nipote che sarebbe nato pochi mesi dopo e che la faceva sognare prima ancora di nascere.
Fu Jane a riaccompagnarmi a casa insieme a Frank, che era quello più elettrizzato all’idea di partire.
« Mi porterai dei regali? »
« Ovviamente »
« E non dimenticarti .. »
« Il peluche di Pippo da Disneyland, lo so » Jane alzò gli occhi al cielo, prima di allungare le braccia e tirarmi a sé per abbracciarmi.
« Fai la brava, e buon inizio riprese »
« Grazie. Goditi Parigi anche per me »
 
I successivi due giorni furono di assoluta vita quotidiana e approfittai del fatto che i miei nonni fossero ancora in città per passare del tempo con loro e per andare in giro per Londra. Odiavo il fatto che molti, se non tutti, si voltassero per vedere mia nonna sulla sedia a rotelle, mentre lei non sembrava dare loro molta importanza, troppo impegnata ad osservare Londra ed ammirarla in tutto e per tutto. Non poté salire sul London Eye e sebbene non volesse dare a vedere la sua tristezza, io me ne accorsi benissimo. Ero sicura che volesse vedere Londra dall’alto ancora una volta ed invece quella dannata sedia non glielo permetteva. Ci fermammo ad un bar non molto lontano dalla grande ruota, che mia nonna continuava ad osservare con occhi sognanti.
« Sai, anche dal balcone di casa mia c’è una bella vista di Londra »
« Oh, non preoccuparti, non m’importa, sul serio. Piuttosto, stasera hai in programma qualcosa? »
« Volevo cenare con voi »
« Cassie, è sabato! Sei stata con voi ieri, sacrificando il tuo venerdì sera »
« Non è un sacrificio »
« Stasera esci con i tuoi amici, Cassie. Io e tua nonna faremo baldoria da soli » scherzò mio nonno, che ricevette una leggere gomitata da mia nonna, rossa in viso per la vergogna.
 
In realtà, non avevo grandi programmi per il mio sabato sera. Sarei andata al cinema con Nat ed il suo ragazzo, visto che lei aveva tanto insistito. Una volta terminato il film, li avrei lasciati da soli, non amavo fare il terzo incomodo sebbene adorassi Nat e Adam.
Mi stavo truccando quando il campanello di casa mia suonò. Andai ad aprire con in mano ancora il mascara e, di certo, non mi sarei mai aspettata di aprire la porta e trovarmi davanti a Tom, in giacca e camicia nera e pantaloni chiari. « Ciao! » mi salutò lui, mentre io tentavo di avere un’espressione non troppo meravigliata e stupida sul mio viso.
« Ciao, Tom. Ehm, entra » mi feci da parte e lui entrò in casa. « Ti sembro maleducata se ti chiedo cosa ci fai qui? »
Lui rise appena. « No, affatto. Sono stato in giro, questo pomeriggio, con Luke e prima di tornare a casa sono passato di qui, da casa tua, insomma. Mi ha aperto il portiere, comunque, se ti stai chiedendo come ho fatto a salire. » probabilmente la mia espressione e le mie sopracciglia corrugate facevano ben intendere il mio stato confuso « Così ho pensato di venire a chiederti se volessi uscire, magari possiamo andare a mangiare fuori, oppure fare una passeggiata, o non so .. » mentre gesticolava, abbassò lo sguardo e notò che ero già vestita e quasi pronta. Indicò il mio corpo ed il suo sorriso si fece subito più imbarazzato « .. ma tu ovviamente stavi già uscendo. Scusami, hai ragione, è sabato. Sono un idiota » mi sorpassò per andare di nuovo alla porta e la riaprì « Mi dispiace, io non ci ho pensato. Scusami per il disturbo » fece per uscire, ma io avanzai verso di lui con un grande passo e lo afferrai per la manica.
« No, no, fermo! » lui si voltò « Puoi restare, se vuoi »
« Non stavi uscendo? »
« Sì, ma solo con Nat e Adam. Andiamo al cinema, vieni anche tu! Mi eviterai anche di fare il terzo incomodo »
« Oh, ecco. » richiuse la porta « Pensavo dovessi uscire con un ragazzo »
« Perché? »
Mi sembrò come se lo avessi appena preso alla sprovvista, sembrava non sapere come rispondermi. « Beh, sei molto carina »
« Grazie, ma non mi sistemo solo per i ragazzi »
« Giusto. Colpa mia » portò le braccia in alto, in segno di resa.
«Accomodati, io finisco di prepararmi. Ah, io dovevo andare in metro, se per te non è un problema »
« Ho la macchina, tranquilla »
Annuii, tornando in bagno, dove dovetti riprendermi dalla tachicardia causata da Tom e dal suo improvviso arrivo. Non avrei mai pensato di passare il sabato sera con lui.
 
Anche Nat ed Adam restarono sorpresi nel vedermi arrivare insieme ad un ragazzo, che tra l’altro non era neanche un ragazzo qualsiasi ma bensì Tom Hiddleston, il Loki di Asgard che Adam adorava insieme a tutti gli altri supereroi della Marvel. Sembrò essere più eccitato lui di me e Nat messe insieme. Tom fu lusingato e lo ringraziò per tutti i complimenti che ricevette fin da subito, al cinema, e che continuarono anche dopo, alla tavola calda in cui cenammo.
Comunque, sia Nat che Adam furono cortesi con lui e lo trattarono normalmente, facendolo sentire a suo agio per tutta la serata.
Tom, ovviamente, fu il gentleman in persona nei miei confronti. Mi apriva lo sportello dell’auto, mi offriva il braccio per camminare affianco a lui e per evitare di farmi cadere, mi spostava la sedia prima che io mi sedessi .. più di una volta pensai che non poteva essere davvero reale, era troppo. Era come un principe azzurro del nostro tempo.
Una volta in auto, di ritorno a casa mia, ricevetti un sms da Nat: “Complimenti per la scelta, io lo adoro già.”
“ Lo so, sarà un Jamie perfetto”
“Non mi riferivo a Jamie, Cass!”
Alzai gli occhi al cielo. “E’ solo un amico”
“E’ questo il motivo per cui non riusciva a staccarti gli occhi di dosso?”
« Oggi ho parlato di te a Luke, non vedo l’ora di conoscerti »
« Il tuo babysitter? » scherzai, facendo ridere l’attore. Rimisi il cellulare in borsa, visto che non avevo intenzione di rispondere a quel messaggio di Nat.
« Sarah me la pagherà. Domani partono i tuoi nonni, quindi? »
Abbassai lo sguardo e sospirai. « Già, nel primo pomeriggio »
« Cosa c’è? »
« Cosa? »
« Hai sospirato »
Si accorgeva di tutto. « Oh, niente »
« Avanti, lo so che quando sospiri c’è qualcosa sotto. »
Sospirai ancora, senza neanche accorgermene.
« Ecco, appunto »
« Va bene, hai vinto. E’ per una cosa che è successa oggi. Ti ho detto di aver passato il pomeriggio con i miei nonni, no? » lui annuì « Siamo stati al London Eye e, beh, mia nonna non può salirci, sia, per la sedia. Ci è rimasta malissimo, anche se non l’ha voluto dare a vedere »
Tom fece un respiro profondo, con gli occhi puntati sulla strada. « Domattina hai da fare? »
« No, perché? »
« Ho un’idea »
« Che idea? »
Tom svoltò nella strada di casa mia, fermandosi proprio di fronte al mio portone. Voltò il viso verso di me, sorridente « Domani mattina porta i tuoi nonni alla ruota alle dieci »
« Vuoi spiegarmi il motivo? »
« No » rispose, sorridendomi e mostrando i denti, divertito.
« Che hai in mente? »
« Lo vedrai. Comunque, grazie per la serata e scusami ancora per l’arrivo senza preavviso »
« Vuoi lasciarmi con il dubbio tutta la notte?! »
« No. Voglio farti una sorpresa »
« Non puoi far salire mia nonna sulla ruota, ho tentato io stessa di corrompere il responsabile »
Lui rise. « Mi sarebbe piaciuto vederti. Ora vai a dormire, ci vediamo domattina »
Sbuffai. « Sei crudele »
Alzò le spalle. « E’ inutile che continui, non ti dirò nulla »
« Va bene, ma sei comunque crudele » mi tolsi la cintura e feci per uscire dall’auto, ma la mano di Tom sul braccio mi bloccò.
« Ehi, neanche un saluto? »
« Non saluto i crudeli » gli feci una linguaccia, facendolo sorridere ancora, ed uscii dall’auto.
« Bene » alzò l’indice « Ma mi devi un bacio »
Alzai le spalle. « A domani, Tom »
« Buonanotte Cassie »
 
« Cassie, continuo a non capire perché ci stai portando di nuovo al London Eye »
« Nonna, fidati, il perché non lo conosco neanche io »
Erano le dieci in punto del giorno dopo ed io ed i miei nonni avanzavamo verso la grande ruota con mio nonno che spingeva la sedia a rotelle di mia nonna. Tom quella mattina mi aveva mandato un sms dicendomi che mi avrebbe aspettato all’ingresso della ruota ed infatti fu proprio lì che lo vidi, già in lontananza, grazie alla sua altezza.
« Buongiorno signori Riley! Cassie » fece un mezzo inchino, rivolto più a mia nonna che a me. « Signora, è pronta a salire? »
« Oh, Tom, non posso. Ieri siamo già stati qui e non mi hanno fatta salire »
« Invece può, eccome! » la sua sicurezza lasciò perplessi tutti e tre « Ho parlato con il responsabile. Lei può salire, è la sedia a rotelle che non può » spiegò, ma io continuavo a non capirci niente. « Perciò, ho pensato che se l’avessi presa in braccio non ci sarebbero stati problemi, no? »
Spalancai gli occhi e la bocca contemporaneamente. « Tu vuoi prendere in braccio mia nonna? »
Alzò le spalle. « Se lei è d’accordo »
« Tom, io.. io non so cosa dire »
« Sicuro di potercela fare? » domandò mio nonno.
« Sicurissimo. Se per voi va bene, possiamo salire »
« Non è un problema, per te? Non sono così leggera » continuò mia nonna.
« Stia tranquilla. Posso? » si chinò un po’, allargando le braccia.
Mia nonna annuì, anche se un po’ imbarazzata. Mio nonno fu subito accanto a Tom che delicatamente avvolse mia nonna con le sue grandi braccia e la sollevò, mentre lei gli metteva le braccia intorno al collo. L’aveva sollevata senza alcun problema.
« Sembra una piuma, sa? » vidi il viso di mia nonna arrossire ed il suo sorriso esplodere di felicità. Il mio cuore stava galoppando. « Possiamo andare, ho già fatto i biglietti! »
Mio nonno chiuse la sedia a rotelle e la lasciò al responsabile della ruota, che ci assicurò che era tutto a posto e che aveva già parlato con Tom. Entrammo in una delle capsule della ruota insieme ad altre persone, per lo più turisti asiatici ed un paio di coppie di tedeschi, e Tom si posizionò subito vicino al vetro, sembrava essere tranquillo e sicuro di sé.
Io e mio nonno gli fummo accanto e quando la ruota cominciò a girare, mio nonno mise un braccio dietro la spalla di Tom, come se volesse aiutarlo a non perdere l’equilibrio.
Fu assolutamente magnifico vedere il volto di mia nonna una volta arrivati al punto più alto. I suoi occhi si fecero lucidi mentre guardava Londra sotto di noi. Io, più che guardare Londra, osservavo lei e Tom, sorridenti e felici. Mi si strinse il cuore a vederli così.
« Mi ero dimenticata quanto fosse bella la vista, quassù » sussurrò mia nonna.
« E’ per questo che l’ho portata qui » le rispose Tom.
I suoi occhi blu si posarono su di me, sembrava stessero sorridendo anche loro. « Tu non guardi Londra? »
Non riuscivo a rispondergli, avevo come un nodo in gola. Mi voltai semplicemente verso Londra, ammirandola come stavano facendo tutti.
Tom non si mosse da lì fino a quando non fummo tornati a terra. Si chinò ancora, posando delicatamente mia nonna di nuovo sulla sedia a rotelle e ringraziando il responsabile.
« Non so come ringraziarti » disse mia nonna a Tom, ancora con gli occhi lucidi.
« Non deve, è stato un piacere »
« Posso offrirti un gelato, almeno? »
L’attore inglese rise, ma annuì subito. « Molto volentieri »
Mentre i miei nonni cominciavano ad andare verso il bar dove ci eravamo fermati anche il giorno prima, io e Tom restammo qualche passo indietro.
« Sei stato gentilissimo, Tom. Grazie »
« Ti ho sorpresa, allora? »
« Hai sorpreso tutti, non solo me. Hai visto i suoi occhi? Non la vedevo così felice da tanto »
« Li ho visti, ed ho visto anche i tuoi. Erano uguali, sai? La stessa espressione »
Avevo gli occhi lucidi anche io, in effetti. Mentre mia nonna era felice per la vista, io ero felice nel vederla, ero felice nel vedere Tom così gentile, premuroso e dolce nei suoi confronti.
« Grazie, davvero »
« Mi merito quel bacio, ora? »
Sorrisi insieme a lui, poggiando una mano sul suo braccio ed alzandomi in punta di piedi per arrivare alla sua guancia, baciandola, mentre lui mi cingeva le spalle con un braccio. Sentii ancora il suo sorriso, mentre continuavamo a camminare l’uno accanto all’altra, con il suo braccio su di me. « Allora, tu come lo prendi il gelato? »





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Ciao a tutti! :)
Ho cercato di aggiornare il più in fretta possibile! Le vostre meravigliose recensioni mi fanno venire voglia di aggiornare e di scrivere tutto quanto, vi ringrazio tantissimo! <3
Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto, fatemi sapere! Grazie anche a chi segue e legge la storia, ovviamente. :)
Comunque, purtroppo non sono mai stata a Londra e quindi non so se davvero sul London Eye possano salire o meno persone in sedia a rotelle, quindi perdonatemi nel caso avessi fatto un errore. 
Alla prossima! :**

 

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Capitolo 9
*** Take care of her ***


Take care of her
 
 
Dopo il giro sulla ruota ed il gelato io ed i miei nonni salutammo Tom, che fu ringraziato per l’ennesima volta da mia nonna, ancora felicissima di aver potuto vedere Londra dall’alto del meraviglioso London Eye. Mi fece tenerezza vedere mia nonna chiedere a Tom di abbassarsi per poterlo abbracciare: vidi mia nonna sussurrargli qualcosa all’orecchio e Tom annuire e sorridere. Infine, Tom salutò mio nonno con una stretta di mano e me con un bacio leggero sulla guancia, come ormai sembrava abituato a fare. Ci saremmo rivisti il giorno dopo, al pranzo di lavoro.
Io e mio padre accompagnammo i miei nonni in aeroporto e li aiutammo con il check-in e tutto il resto, fino al momento in cui dovemmo salutarli.
« Cassi, vieni qui » mia nonna mi fece segno di abbassarmi, proprio come aveva fatto con Tom. La abbracciai, stringendola forte e immergendo il viso nei suoi capelli. Profumava di buono, dello stesso odore che mi ricordava di quando ero bambina ed era lei a sollevarmi da terra ed a stringermi forte. « Grazie per le belle giornate, mi sono divertita. Mi raccomando con le riprese del film, fai che siano degne del tuo libro »
« Farò del mio meglio, non posso impormi troppo. Quando tornerete, vi racconterò tutto! E poi ci sarà la premiére, prima o poi. Tu sarai seduta accanto a me! »
Lei mi sorrise, abbassando appena lo sguardo. « Sì, ci sarò. Salutami ancora Tom, è così un bravo ragazzo »
Annuii, rialzandomi per poter abbracciare anche mio nonno. Lui mi strinse con più forza, con la forza che invece a mia nonna mancava.
« Fai la brava, Cassie, e divertiti con il film »
« Lo farò. Fra quanto tornerete? »
I miei nonni si guardarono, sorridendosi. Mia nonna abbassò ancora lo sguardo, senza rispondermi. « Il prima possibile » rispose mio nonno, guardando mio padre che annuì e gli sorrise appena.
Restammo lì a guardarli fino a quando non scomparirono aldilà del gate in cui avrebbero dovuto aspettare il loro aereo per la Scozia. Mio padre mi mise un braccio intorno alla spalla mentre tornavamo verso il parcheggio dell’aeroporto.
« Hai gli occhi lucidi! » osservai scherzando.
« Sì, ehm.. Mi sa che con il tempo sono diventato troppo sensibile »
« Potremmo andare noi in Scozia, non appena sarò libera »
Mio padre annuì, guardando in alto. Sembrava il tipico gesto di chi non vuole piangere, come se stesso cacciando le lacrime indietro, come se non volesse sembrare troppo sensibile e mostrare la sua fragilità.
« E’ una bella idea »
Mentre il mio papà guidava verso casa, mandai un sms a Tom: “Mia nonna mi ha chiesto di salutarti da parte sua. Ha detto che sei un bravo ragazzo.”, inserii anche uno smile alla fine del messaggio.
Lui mi rispose subito dopo. “Ti ringrazio. E’ stata molto dolce.”
“Posso chiederti cosa ti ha detto, mentre la salutavi?”
“Non sono sicuro di potertelo dire, ma se insisti …”
Che significava? “Insisto.”
“La curiosità uccide il gatto.”
Alzai gli occhi al cielo. “Tom, se non me lo dici adesso, domani te lo farò dire con la forza!”
“Vorrei vederti provare.”
Immaginai il suo sorriso mentre scriveva quell’ultimo messaggio. “Oh, avanti! Per favore.”
La sua risposta tardò rispetto agli sms precedenti, ma quando arrivò mi lasciò senza parole. “Va bene. Mi ha chiesto di prendermi cura di te.”
Perché quella richiesta? Perché a Tom? Perché chiedergli di prendersi cura di me e non anche di Jane? Forse perché lei aveva Frank, ora. Perché non chiederlo a mio padre? A mia madre? Perché domandare una cosa del genere al migliore amico di mia sorella? Prima o poi, avrei dovuto chiedere a mia nonna spiegazioni.
Non risposi a Tom, non sapevo cosa dire. Cosa avrei potuto rispondergli? Ogni mia risposta sarebbe stata sbagliata o inadeguata, me lo sentivo.
Ricevetti altri messaggi durante la giornata ma non furono mai di Tom, sebbene ogni volta sperassi di leggere il suo nome sul display e, ogni volta, mi sentivo una sciocca nel ritrovarmi così agitata solo per un sms. Ero tornata ad avere quindici anni, per caso?
Furono messaggi di mia sorella da Parigi, di Nat e purtroppo anche di David, che mi domandava ancora se potessimo vederci, prima o poi. Dovevo cambiare assolutamente numero di cellulare.
Sapevo che magari avrei dovuto scrivere qualcosa a Tom, qualsiasi cosa, visto che ero sparita nel bel mezzo di una conversazione, ma non ne ebbi il coraggio. Aprivo un sms vuoto, indirizzato a lui, e le dita mi tremavano. Ci rinunciai.
 
Mi ero completamente dimenticata del fatto che Tom si fosse offerto di venirmi a prendere per andare insieme al pranzo di lavoro. Fu lui stesso a ricordarmelo, con un sms, la mattina stessa.
“Alla dodici sono da te.”, mi aveva scritto. Gli risposi con un misero “Ok”, ancora incapace di scrivergli altro.
Mi preparai subito in modo da evitare di essere in ritardo, optando per jeans, camicetta e zeppe, giusto per non sembrare una nanetta. Preparai la borsa e mi sistemai i capelli, mettendomi poi a scrivere un po’. Alle dodici in punto Tom mi mando un altro messaggio, dicendomi che era arrivato. Prima di uscire presi una giacca leggera perché nonostante fossimo in estate, a Londra non si poteva mai sapere quando e se avrebbe piovuto.
Non appena chiusi dietro di me il portone vidi Tom in auto che armeggiava con il cellulare. Feci un respiro profondo e lo raggiunsi, sperando di non sembrare troppo in imbarazzo.
« Ciao! » lo salutai, entrando in macchina e sedendomi accanto a lui.
Lui voltò lo sguardo su di me, guardandomi dal basso verso l’alto e rivolgendomi un piccolo sorriso. « Ciao »
Indossava dei pantaloni grigi ed una camicia bianca, che gli calzava a pennello. Letteralmente. Sembrava essere stata fatta apposta per il suo fisico.
« Devo passare a prendere anche Luke » esclamò, mettendo in moto la macchina.
« Va bene. »
Calò il silenzio. Un silenzio che non era da lui. Dovevo dire, chiedere qualcosa. « Abita qui vicino? »
« Un paio di isolati da qui » rispose subito lui.
Poi, di nuovo silenzio. Giocherellai nervosamente con una ciocca di capelli e sospirai, sapendo quanto lui fosse attento a tutto. Ma non disse niente. Imitò il mio sospiro, però, fermandosi al semaforo rosso.
Mi feci coraggio, voltando il capo verso di lui. « Tutto bene? »
« Sì, grazie »
« Qualcosa non va? »
Lui alzò le spalle, ripartendo con l’auto. Non rispose subito, facendomi restare in attesa, a guardarlo, per un tempo indefinito. « Perché non mi hai più risposto ieri? »
Lo sapevo, se l’era presa. Era naturale, probabilmente anche io me la sarei presa. Come gli avrei potuto rispondere?
« Beh, ecco.. » cominciai, ma non potei continuare.
«Sia chiaro, Cass, tu sei libera di non rispondermi. Solo che, visto che stavamo avendo una conversazione, mi sono chiesto come mai non mi hai risposto proprio da quel momento, dal momento in cui ti ho detto ciò che volevi sapere » si spiegò, quasi nervosamente.
Sbuffai. Aveva ragione. « Vuoi la verità? »
Lui spalancò gli occhi e rise, ma non era divertito. « No, ti prego, dimmi una bugia »
« Scusami. Puoi credermi o no, ma sono stata tutto il pomeriggio a cercare una risposta da darti. Non l’ho trovata, è che .. »
« Ne parliamo dopo » disse, interrompendomi di nuovo. « Quello è Luke » indicò con un movimento del capo un ragazzo biondo, magrolino, che guardava nella nostra direzione di fronte ad un portone antico. « Non voglio parlarne davanti a lui. Ma non ritenerti salva, ne parliamo dopo il pranzo, a casa mia o a casa tua, decidi tu »
Annuii. « Però non essere arrabbiato con me »
Mentre si fermava davanti al portone, Tom mi rivolse finalmente un sorriso sincero. « Non sono arrabbiato con te. » quelle parole mi fecero sentire subito meglio. « Stai bene, con quella camicetta » aggiunse.
Sorrisi di rimando, sperando di non arrossire. « Grazie » e tu sembri una divinità con quella camicia.
Lo sportello anteriore dietro di me fu aperto ed in auto entrò Luke, il pubblicista/babysitter di Tom, che subito si mise seduto e si porse in avanti con la mano tesa. « Ciao! Io sono Luke »
Mi voltai per stringergli la mano. Aveva un viso ed un sorriso molto dolci. « Cassandra »
« Tom mi ha parlato molto di te »
L’attore si voltò giusto un attimo, ma bastò per lanciare una piccola occhiataccia al suo pubblicista.
« Di te e tua sorella! Vi conoscete da molto, non è vero? »
« Sì, da abbastanza. Di te mi è stato detto che sei il babysitter di Tom, invece »
Luke rise, mentre Tom alzò gli occhi al cielo. « Chi l’ha detto? »
« Mia sorella » sbuffò Tom, sebbene vedevo che si stava divertendo.
« Beh, non ha tutti i torti .. »
« Non ti ci mettere anche tu! » esclamò Tom, guardando ancora male Luke dallo specchietto retrovisore.
Mentre i due cominciavano a battibeccare, ricevetti un sms da Nat che mi avvisava di essere appena arrivata al ristorante e che lì erano presenti tutti tranne noi, Melissa ed il suo agente. Risposi che noi eravamo quasi arrivati, infatti poco tempo dopo Tom trovò parcheggio nei pressi del ristorante e tutti e tre potemmo incamminarci.
L’attore mi aprì la porta del ristorante per farmi entrare e vidi subito Nat alzare un braccio e sventolarlo, per indicarmi dove si trovavano. Salutai tutti coloro che erano presenti, persone che già conoscevo e con cui lavoravo da un po’, fra cui il regista, Bob, il produttore, lo scenografo ed i quattro attori che avrebbero rispettivamente interpretato i genitori di Vanessa, la sua migliore amica ed il migliore amico di Jamie. Tutti attori di teatro o che comunque non avevamo mai lavorato per Hollywood. La vera e propria star, lì, era Tom, che cordialmente si presentò a tutti quanti e presentò a sua volta Luke, anche a Nat.
Mi sedetti accanto alla mia amica/agente ed accanto a me si sedette Tom, non appena ebbe finito con tutti i saluti. Luke invece si posizionò di fronte a me, lasciando liberi il posto accanto al suo e quello a capotavola.
« Mancano solo Melissa e Nicolas » esclamò Nat, rivolta più al regista che a me.
« Nicolas sarebbe il suo agente? » domandai.
« Esatto. E’ francese, alto, biondo ed eccessivamente bello »
« Oh, buono a sapersi » scherzai, ma notai che anche Luke era sembrato molto interessato alla descrizione di Nat.
« Accurata descrizione » osservò Tom.
« Lo hai già incontrato? » chiesi io.
« Sì, quando eri in Giappone. Sono quasi del tutto sicura che fra lui e Melissa c’è stato qualcosa, ma non so »
« E lei com’è? » domandò Tom, incuriosito.
« Puoi vederla tu stesso » rispose Nat, indicando con la testa dietro di noi.
La prima cosa che pensai quando vidi Melissa fu Dio, è stupenda., e lo era davvero. Alta, magra, con lunghi capelli rossi ben curati , bei lineamenti ed occhi verdi truccati in modo da risaltare ancora di più. Anche Nicolas, l’uomo accanto a lei, il suo agente, era davvero eccessivamente bello: era più alto di Tom, sebbene non di molto, con capelli tenuti lunghi e biondi, occhi color nocciola e una spalla che sembrava non terminare mai. Due meraviglie, insomma.
Mi misi in piedi insieme a tutti gli altri. Fui la prima ad essere salutata da Nicolas, che fu subito di fronte a me e mi prese la mano, baciandomela senza distogliere lo sguardo dai miei occhi. « Envoûté » sussurrò. Incantato. Lui? Io ero incantata! « E’ un piacere conoscerla, miss Riley »
« Ehm, anche per me. Può chiamarmi Cassandra »
« Nicolas. Le presento Melissa »
La stretta di mano dell’attrice fu molto meno delicata del baciamano. « Oh, Cassandra! Sono felice di incontrarti, finalmente! »
« Anche io, Melissa » risposi al suo sorriso. I suoi denti erano bianchissimi.
Lei si voltò subito, notando Tom accanto a me « Signor Hiddleston! E’ un piacere conoscerla! »
Lui era signor Hiddleston ed io ero già Cassandra? Assistetti alla scena in silenzio, mentre Nicolas salutava Nat.
« Anche per me. Sono Tom, comunque » strinse la mano all’attrice, che gli sorrise sbattendo eccessivamente le ciglia.
« Melissa »
« Signor Hiddleston! Ho sentito molto parlare di lei! » esclamò Nicolas, porgendo la mano a Tom.
« Ehm, grazie. Sono Tom » gli strinse la mano, tornando poi a sedersi.
Melissa ed il suo agente fecero il giro del tavolo per i saluti ed infine si sedettero. Di fronte a Tom Nicolas ed accanto a lui Melissa.
Una volta ordinato da mangiare Bob iniziò subito a parlare del film e di tutto quello che gli girava intorno e fu quello l’argomento di conversazione almeno per metà del pranzo. Bob disse che io dovevo approvare tutto quanto, dai costumi alle battute. Parlarono tutti quanti, di tutto. Quando ormai eravamo arrivati al secondo però la conversazione sul film poteva ritenersi conclusa ed ognuno discuteva di ciò che gli pareva, con chi gli pareva.
Tom fu letteralmente rapito da Melissa, che non faceva altro che ridere e sfiorargli il braccio. Sperai di essermi sbagliata quando le sentii dire « Noi due ce la spasseremo, sul set ». In effetti, non avevo pensato al fatto che quella ragazza avrebbe girato tutto il film insieme a Tom, che l’avrebbe baciato più e più volte e che avrebbe anche fatto una scena di sesso con lui. Mi maledissi da sola per averla scritta.
Per tutto il tempo io invece parlai con Nat, Nicolas e Luke, che era davvero un ragazzo simpatico e sempre attento a Tom. Lo aveva nominato un paio di volte, cercando di inserirlo nella nostra conversazione, ma era tutto inutile. Inoltre, Tom stesso si era rivolto a me un bel po’ di volte, ma alla fine venivo sempre tagliata fuori o preferivo voltarmi verso Nat.
La cosa non era cominciata affatto bene. Non dovevo scoraggiarmi, però. Era ovvio che Melissa fosse attratta da Tom. Quale donna non lo sarebbe?
« Dopo ti va di fare un giro? » mi chiese Nat.
« Mi andrebbe, ma prima devo risolvere una cosa con Tom » sussurrai, in modo che nessun’altro ci sentisse.
« Avete litigato? »
« No, cioè, non lo so. Non lo definirei “litigare” »
« Lo sai che stasera dovrai chiamarmi e raccontarmi tutto, sì? »
Annuii alla mia amica. « Ovviamente »
 
Avremmo rivisto tutto il cast il giorno dopo, per la prima giornata di riprese. Una volta terminato il pranzo e pagato il conto, tutti quanti ci salutammo. In piedi, notai che Melissa era alta quasi quanto Tom grazie ai suoi tacchi, il che era una buona cosa per il film. Nicolas invece era ancora più alto di lui, infatti si chinò un bel po’ per baciarmi ancora la mano, per salutarmi.
Accompagnato Luke a casa, io e Tom restammo soli nella sua auto.
« Casa mia o casa tua? »
Alzai le spalle. « Ho i cookies »
Lui corrugò la fronte. « Vuoi corrompermi? »
« Funzionerebbe? »
« Forse »
 
I cookies furono la prima cosa a cui Tom puntò una volta messo piede a casa mia. Andò in cucina, si sedette al tavolo ed aprì il recipiente giallo in cui si trovavano i biscotti, afferrandone uno e dandogli subito un morso. Chiuse gli occhi.
« Serviti pure » scherzai entrando in cucina, liberandomi delle zeppe.
« Scusami, ma sono buonissimi »
« Grazie »
Mi sedetti anche io, di fronte a lui. Aspettai che terminasse di mangiare il biscotto, guardandolo.
« Allora, perché non mi hai risposto? »
« Te l’ho detto, non sapevo cosa dirti »
L’attore aggrottò le sopracciglia ed aprì le braccia. « Potevi rispondermi in tanti modi »
« Del tipo? »
« Anche con un semplice “Ok, grazie per avermelo detto”, oppure “Oh, è stata carina”. Non capisco la difficoltà nel rispondermi »
Feci un respiro profondo. Aveva ragione. « E’ che mi è sembrato strano »
« Cosa ti è sembrato strano? »
« Mia nonna che ti chiede una cosa del genere »
« Perché? »
« Perché a te? »
Sembrò shockato. Spalancò gli occhi ed aprì la bocca, ma poi la richiuse.
« Insomma, perché chiederti di prenderti cura di me e non anche di Jane, ad esempio? Lei ti ha sempre visto come il suo migliore amico, non il mio »
Lui scosse appena il capo, senza guardarmi. « Con questo vuoi dire che non vuoi che io mi prenda cura di te? »
Sospirai. « No, Tom, io .. »
« Perché mi dispiace ma è troppo tardi, le ho dato la mia parola. Il fatto che io non sia il tuo migliore amico, che non sia mai stato al tuo fianco come lo sono stato con Jane, non significa che non possa tenere a te. » rialzò lo sguardo. L’azzurro dei suoi occhi mi rapiva ogni volta « Mi importa di te »
« Non hai capito »
« No, tu non capisci. In questi giorni siamo stati molto insieme, no? Tua nonna mi ha visto con te, al matrimonio, ai pranzi, al tuo compleanno, sulla ruota! E’ normale che abbia pensato a me. Jane ha Frank, ora. I tuoi genitori si hanno per l’un l’altra .. »
« Ed io non ho nessuno » conclusi, abbassando lo sguardo.
« Non intendevo dire questo »
« Allora cosa? »
« Hai me »
Rialzai lo sguardo. I suoi occhi erano nei miei. Sinceri, preoccupati, consapevoli.
« Ora hai me. Sto bene, con te. Mi diverto, mi fai sentire normale, come prima. Tua nonna voleva solo rassicurarti del fatto che se mai dovesse accadere qualcosa, io ci sarei stato per te. Ci sono. Se mai avrai bisogno di qualcosa, ci sarò. Ti riesce difficile accettarlo? »
« No. Per niente »
« Se non ti sta bene, puoi dirmelo »
« Anche io sto bene con te. » aggiunsi in fretta, prima che lui potesse dire altro. Sembrò sollevato. « Mi diverto, mi fai ridere »
L’attore sorrise. « E’ un complimento? »
Annuii. « Mi perdoni per non averti risposto? »
Il suo sorriso si allargò. Era bellissimo. « Sì. Tu invece mi perdonerai quando finirò tutti i biscotti? »
Mi fece ridere. Era quello che intendevo. Mi faceva ridere come nessun ragazzo era mai riuscito. Mi faceva sentire bene. Terminò davvero tutti i cookies, mentre parlavamo del più e del meno, come non avevamo potuto fare a pranzo.
« Sai, quel tipo, Nicolas, non ti toglieva gli occhi di dosso »
« Non dire scemenze »
« E’ la verità! Envoûté! » imitò l’accento francese di Nicolas, prendendomi la mano e baciandola.
« Se è per questo, Melissa ti ha sequestrato per tutto il pranzo »
Lui alzò le spalle. « E’ un po’ logorroica, ma è simpatica »
« Anche Nicolas. Viene da Parigi! »
« La mia proposta per Parigi è confermata, sai? »
« Io invece pensavo di andare in Scozia a trovare i nonni, quando sarò libera »
« Posso venire? » domandò, facendo gli occhi dolci.
Risi di nuovo. « Sì »
« E poi andiamo a Parigi? »
« Vedremo »
« Oh, dai! Non stai morendo di invidia quando Jane ti invia le foto? Le sta inviando anche a me! » esclamò, prendendo il cellulare ed andando alle immagini, avvicinandosi a me per farmi vedere una foto di mia sorella e mio cognato con dietro di loro la Torre Eiffel. « Immagina di essere al suo posto, non sarebbe un sogno? »
Sospirai. Sì, lo sarebbe stato, soprattutto con Tom insieme a me.
« Tu non dovevi vederti con un collega, signor Hiddleston? »
Lui sgranò gli occhi e guardò l’ora. « Oh, porca..! » si alzò subito, rimettendosi il cellulare in tasca. « Grazie per avermelo ricordato! Perché Luke non mi ha mandato un sms? »
« La tua babysitter? »
« Spiritosa » mi dette un bacio sulla guancia, veloce, mentre io ero ancora seduta. « Vado io alla porta, ci vediamo domani! » disse, uscendo dalla cucina in fretta e furia.
« Non fare tardi »
« Non lo farò, giuro! Ciao! »
La sua uscita mi fece ridere per l’ennesima volta.
Mia nonna ci aveva visto giusto, a quanto pareva.







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Ciao a tutti! :)
Chiedo scusa per il ritardo, sono stata impegnata con la conclusione di un'altra mia storia ed ovviamente l'università. La sessione di dicembre si avvicina >.<
Spero tanto che questo capitolo vi sia piaciuto! So che molti aspettando il bacio, non preoccupatevi, non manca molto LOL
Grazie per le recensioni, siete stupendi. Ogni volta che ne leggo una nuova, mi viene voglia di aggiornare. Grazie anche a chi legge, segue e mette nei preferiti e nelle ricordate la storia! 
Alla prossima! <3

 

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Capitolo 10
*** She's gone. ***


She’s gone.
 
 
Primo giorno di riprese.
Ero pronta già dalle otto di mattina, sebbene Bob mi avesse detto che sarei potuto arrivare sul luogo intorno alle dieci e mezza, quando avrebbero finito di sistemare il set e gli attori. Durante la notte, la mia mente fu invasa da mille pensieri, che di certo non mi aiutavano a prendere sonno. Io non dovevo fare assolutamente nulla, se non assistere a tutto quanto, no? Allora perché avevo l’ansia? Era la stessa ansia che provavo prima di andare in qualche libreria, cinema, teatro o negozio a parlare del mio libro, ad incontrare i fans e firmare solo il libro, solo che quella volta era amplificata al massimo. Dormii per poche ore, troppo poche per avere una faccia decente al mio risveglio. Mi preparai in meno di venti minuti, come se qualcuno mi fosse alle calcagna, come se fossi in ritardo, quando in realtà ero in largo anticipo. Indossai dei jeans, una maglietta verde e dei sandali, sperando che almeno il tempo sarebbe stato dalla mia parte, quel giorno, e mi truccai appena gli occhi, giusto per non sembrare uno zombie. Continuavo a ripetere a me stessa che nessuno si aspettava nulla da me, che sarei arrivata lì ed avrei solo guardato le riprese, in silenzio, magari facendo notare qualcosina a Bob, ma solo qualcosina. Non potevo essere troppo rompiscatole.
« Tu devi essere rompiscatole! » esclamò Nat, in auto con me, mentre ci dirigevamo verso la periferia di Londra.
« Come, scusa? ». Avevo appena terminato di farle un discorso di dieci minuti, sulla mia ansia, le mie paure, e lei mi aveva appena dato un consiglio del genere! « Vuoi che mi odino tutti? »
« No, Cass, ovviamente no. Ma sei la scrittrice. Il film è tratto dal tuo libro. Capisci? Se una cosa non ti sta bene, devi dirlo a Bob. Magari sottovoce, senza fare una scenata, però devi farlo. Non devi pretendere la Luna, certo, ma almeno ciò che è possibile »
Sospirai, mordicchiandomi le unghie.
« Smettila. Non c’è bisogno di essere nervosi. Dovresti essere eccitata! »
« Forse sarò eccitata a fine giornata »
Vidi la mia amica alzare gli occhi al cielo. « Va bene. Parliamo d’altro, allora. Hai sentito Tom, stamattina? »
La sera prima, dopo che Tom era letteralmente corso via da casa mia, avevo chiamato Nat per raccontarle tutto quanto e lei aveva detto la sua, ovviamente, affermando che secondo lei mia nonna aveva colto in pieno quello che c’era fra me e Tom. Ma non c’era assolutamente nulla! Inoltre, Nat era convinta che la reazione di Tom fosse esagerata, almeno se lui si fosse visto solo come un mio amico. Andai anche contro questa sua ipotesi.
« No. Sarà già sul set, doveva provare i costumi »
« Sarà carino, vestito all’antica »
 
Carino non era la parola adatta. Era tremendamente, assolutamente ed incredibilmente affascinante vestito come un uomo degli anni ‘30. I miei occhi non riuscivano a guardare altro, mentre Tom arrivava con passo veloce verso di me, spalancando le braccia che poi mi avvolsero in un caloroso, meraviglioso, abbraccio.
« Ciao, Cassie! » mi aveva salutata così, stringendomi a sé.
Ricambiai l’abbraccio, sentendo il suo profumo. « Stai bene, vestito così »
« Ti piace? » sciolse l’abbraccio, facendo un passo indietro e spalancando ancora le braccia, per farsi vedere meglio.
« Sì! Ti sta benissimo »
« Grazie » fece un mezzo inchino « Abbiamo da poco terminato di provare i costumi. Non appena finiranno di truccare Melissa, possiamo iniziare! » saltellò, terminando di parlare. « Non sei felice? » mi domandò.
« Certo, sì » risposi alla domanda insolita.
« Io non vedo l’ora di iniziare! »
« Non parla d’altro da stamattina » s’intromise Luke, spuntando dietro Tom « Anzi, da giorni! Ciao, Cass »
« Ciao Luke. Davvero è così felice? » chiesi, come se Tom non fosse tra noi.
« Guardalo tu stessa »
Ci voltammo entrambi, per guardare il viso di Tom. Sorrideva, mostrando i denti, ed i suoi occhi si muovevamo da me a Luke. Infine, l’attore scoppiò a ridere. « Oh, avanti! Sono felice di lavorare, ok? Sono felice di lavorare per te, Cassie, e di aiutarti a vedere sul grande schermo il tuo film. Posso gioire un po’? »
Risi anche io. « Sì, hai ragione »
« Finalmente, un bel sorriso! »
La positività e l’allegria di Tom mi fecero dimenticare per un po’ di tutta l’ansia, la paura e la preoccupazione. Il suo sorriso era contagioso.
Quando però Bob chiamò tutti all’ordine, mi sentii di nuovo in preda all’agitazione. Nat fu subito accanto a me, insieme a Nicolas, che mi salutò con un altro baciamano, dicendomi che era molto felice di rivedermi. Il suo accento francese era rilassante, in un certo senso.
Melissa era stupenda nel suo abito blu, perfetta. Non c’era altro modo di descriverla. Magari se avesse sbattuto meno le ciglia e avesse smesso di ridere come un’oca sarebbe stato meglio, ma esteticamente non potevo obiettare nulla. I costumisti, i truccatori, erano eccezionali.
Avrebbero dovuto girare le prime scene, con i genitori di Vanessa e quelli di Jamie, insieme al suo migliore amico. Scene della prima parte del libro, insomma.
 
Andò tutto a meraviglia. Bob era unico nel dirigere perché, non so come, riusciva sempre a capire, senza che io parlassi, se una cosa non mi entusiasmava e fermava le riprese per dare agli attori, alle comparse, a chiunque, direttive per migliorare le scene. Durante la mattinata, molte scene furono prevalentemente girate da Melissa e gli attori che avrebbero interpretato i suoi genitori e tutti furono bravissimi nel cogliere la personalità di ognuno dei miei personaggi. Dopo la pausa pranzo, che passai per lo più in compagnia di Nicolas, Nat e Luke, visto che Tom era stato rubato prima da Melissa e poi dai truccatori, potei finalmente vedere Jamie prendere vita. Ed era proprio lui, era il mio Jamie, il ragazzo che avevo sognavo e poi descritto, non gli mancava assolutamente nulla. Il suo modo di fare, il suo modo di parlare, persino la sua camminata ed i suoi gesti erano come gli avevo immaginati. Non potei fare a meno di restare estasiata da quella performance. Quando il Sole cominciò a tramontare la troupe dovette iniziare a smontare il set e le riprese per quella giornata erano finite lì. Feci a Tom i complimenti, ringraziandolo per essere riuscito a creare il Jamie perfetto. Lui ne fu contentissimo, mi ringraziò mettendosi una mano sul cuore e poi abbracciandomi, dicendomi che non potevo rivolgergli parole migliori.
Le riprese continuarono per una settimana, con l’unica eccezione del sabato pomeriggio e della domenica, giorni liberi per tutti, sebbene io li avessi passati per lo più a scrivere il mio nuovo libro. Il sabato sera invitai a casa mia Jane e Frak, di ritorno da Parigi, Tom, Luke, Nat e Adam a casa mia e tutti restammo ad ascoltare i loro racconti, le loro avventure a Parigi ed a vedere tutte le foto. Mangiammo pizza e patatine, restando svegli fino alle tre di notte. Mi divertii, soprattutto perché ebbi la possibilità di passare del tempo con Tom senza Melissa che gli ronzava intorno come accadeva nei giorni di ripresa. Pensavo a Tom più del dovuto, me ne rendevo conto, ma non riuscivo a non farlo. I suoi occhi erano perennemente nella mia testa. La domenica invece la passai in famiglia, ma la sera non resistessi e mandai a Tom un sms, con una foto della torta che avevo appena fatto insieme a mia madre.
“Se non fossi da Luke, mi sarei precipitato a casa tua!” mi aveva risposto. Non avevo così tanta voglia di scrivere e ricevere sms dalla mia adolescenza. Stavo rimbambendo, ne ero consapevole, ma almeno ero contenta, in sua compagnia. Anche se fra noi non sarebbe mai successo nulla, il solo vederlo e stare insieme a lui mi faceva sentire bene, meglio, facendomi dimenticare le negatività. Sapevo che prima o poi, dopo le riprese, non avrei più avuto la possibilità di vedere Tom come potevo vederlo in quei giorni, quindi perché non approfittarne? Era un bravo, bellissimo, amico.
 
Era passata una settimana dal primo giorno di riprese ed io non avrei mai pensato di ricevere quella telefonata. Mai. Non così. Non in quel momento. Non in piena mattinata, mentre vedevo realizzarsi il mio sogno.
Mi allontanai un po’ dal set per non disturbare e per sentire ciò che mio padre doveva dirmi di così importante dal disturbarmi. « Papà! Sono sul set! » avevo risposto, incosciente, stupida. La sua voce rotta mi fece tremare il cuore. Le sue parole lo fecero fermare. Non poteva essere vero. Non doveva essere vero.
Corsi, già in lacrime, verso Nat, prendendola per un braccio, trascinandola lontano dal set, cercando di spiegarle, di parlare, di chiederle di portarmi immediatamente a casa. Lei inizialmente sembrava confusa, agitata, non mi aveva mai vista così. Non avevo mai avuto quell’aspetto, neanche per colpa di David. Quando però la mia amica sentì le mie parole, le mie uniche quattro parole, non aspettò neanche un secondo di più per tornare alla macchina ed accompagnarmi a casa dei miei genitori. « Mia nonna è morta ».
 
Ero stata dai miei genitori, ma solo per pochi minuti. Non ero soltanto triste come mai in vita mia. Ero arrabbiata, furiosa. Io non sapevo niente. Nulla. Mia nonna era ancora malata ed io non sapevo nulla. Le avevo detto che ci saremmo riviste, che sarei andata in Scozia da lei, che lei sarebbe stata presente alla première del film, senza sapere che non avrebbe mai potuto vivere abbastanza. I miei genitori non mi avevano detto niente. Non avevano detto niente a me e Jane. Niente. Come se il non sapere ci avrebbe in qualche modo protette. Ero andata via urlando, con le lacrime che non smettevano di uscire. Avevo avuto una reazione terribile, ne ero consapevole, ma era l’unica reazione che in quel momento riuscivo ad avere. Piangere, soffocare le urla, distesa sul letto di casa mia, stringendo il cuscino come mai l’avevo stretto. Non poteva essere vero.
Mia sorella aveva tentato di fermarmi, mentre andavo via dai miei, ma non ci era riuscita. Persino Frank mi aveva rincorsa fino alla fermata della metro, ma io ero più veloce di lui. Probabilmente la gente mi aveva considerato molto strana, in metro, mentre piangevo e cercavo di non cadere ad ogni fermata. Non mi importava.
Il cellulare, accanto a me, continuava a squillare. Chiamate, messaggi, di tutto. Ma io non avevo alcune voglia di rispondere a Jane, a Frank o a Nat. Volevo solo restare lì, da sola, a piangere.
 
Due ore dopo, sullo schermo del cellulare comparve un nome diverso: Tom.
Allungai la mano per arrivarci. Un sms. “Jane mi ha detto che non rispondi da due ore. Sono fuori dalla porta di casa tua con il doppione delle chiavi. Posso entrare?”.
Il doppione delle mie chiavi di casa! Era Jane ad averlo, perché l’aveva dato a lui? Perché era venuto lui e non lei? Perché non insieme?
Non risposi. Non ne avevo la forza.
“Va bene, io entro.”
Sbuffai. Non avevo voglia di parlare. Non avevo voglia di vedere nessuno. Non avevo voglia che lui mi vedesse in quelle condizioni. Sentii il rumore della porta aprirsi e richiudersi, i suoi passi. « Cass? » non sembrava neanche essere la sua voce. Era timoroso.
I suoi passi si fecero sempre più vicini, fino a quando non lo vidi sulla porta della stanza. Aveva pianto. I suoi occhi erano ancora rossi.
Tirai su col naso, prima di pronunciare tre semplici parole. « Non voglio parlare »
Lui restò sulla porta a guardarmi. Deglutì il nulla, restando in silenzio.
Sbuffai di nuovo. Mi feci forza, mettendomi seduta sul letto. « Io non .. » iniziai a parlare, senza neanche sapere bene cosa volessi dire, dove volessi arrivare.
« Non parlare, se non vuoi. Sono venuto qui per vedere se stessi bene, mi hai fatto preoccupare »
Annuii.
« Posso restare? » domandò, chinando un po’ il capo.
Annuii ancora. Non potevo mandarlo via. Non lo avevo mai visto così e sicuramente lui non aveva mai visto me così. Distrutta.
I suoi gesti furono inaspettati. Avanzò verso di me, si levò le scarpe e si sedette sul letto accanto a me, con le gambe aperte. « Vieni qui » disse, aprendo piano le braccia.
I suoi occhi erano nei miei. Tristi, ma in qualche modo confortanti.
La voglia di restare sola era sparita.
Non dissi nulla, muovendomi lentamente fino ad arrivare fra le sue braccia e le sue gambe, accucciandomi sul suo corpo. Lui mi avvolse, letteralmente, con tutto il suo corpo. Ero circondata da lui, dal suo calore. Poggiai la testa sulla sua spalla e lui poggiò la sua su di me, cominciando ad accarezzarmi la schiena con le sue mani, stringendomi sia con le braccia che con le gambe. Non ero mai stata abbracciata così, non mi ero mai sentita così protetta, così al sicuro, così non sola.
« Non sei costretto a restare »
« Non vorrei essere in nessun’altro posto »
Sentii di nuovo gli occhi inumidirsi. Le lacrime ricominciarono a rigare il mio viso, i singhiozzi ad impedirmi di parlare. Strinsi Tom a me, piangendo su di lui, mentre restava in silenzio ad abbracciarmi ed accarezzarmi. Non mi aveva detto di non piangere, non aveva detto di non pensarci. Era solo lì, per me.
Riuscii a calmarmi solo dopo molto tempo, solo quando avevo terminato le lacrime. Tirai su col naso ed alzai lentamente il viso per incontrare quello di Tom. Aveva pianto. Non quanto me, ovviamente, non l’avevo neanche sentito. I suoi occhi blu però erano contornati dal rosso, erano tristi, malinconici.
« Scusami ». Mi sorpresi della mia stessa voce. Tremava ancora.
« Non devi scusarti » sentii le sue labbra sui miei capelli. Non smetteva un attimo di stringermi ed accarezzarmi.
« Come l’hai .. » chiusi gli occhi, mi era difficile persino formulare una semplice domanda « Come l’hai saputo? »
« Sei sparita. Ho chiesto a Luke se ti avesse vista andare via e lui ha detto che ti ha vista in lacrime correre insieme a Natasha. Mi sono preoccupato ed ho chiamato tua sorella. Mi ha risposto Frank, dicendomi quello che era successo. Mi sono sentito male »
« Male? »
« Non potevo crederci. Mi è mancato il respiro. E tu l’avevi saputo così, per telefono, mentre lavoravi, ed eri andata via da sola. Jane non mi ha voluto parlare. E’ stato terribile » fece una pausa, sospirando. « Ho avvisato Bob, ha sospeso immediatamente le riprese. Mi sono cambiato e sono tornato a casa mia. Ho pensato di venire da te, dai tuoi, ma mi sono detto che probabilmente volevate stare soli. Quando Jane mi ha chiamato e mi ha chiesto di te, mi sono preoccupato ancora di più. Le ho detto che sarei passato di qui, per vedere come stessi, e lei mi ha detto di andare a prendere le chiavi da lei »
« Come sta? »
« Come te. Mi ha detto che sei scappata via, che ti hanno rincorsa fino alla metro, che sicuramente volevi restare sola. Non hai risposto neanche a me. Avrei sfondato la porta, se non avessi avuto le chiavi! »
Dentro di me, dopo quelle parole, sorrisi. Ma fuori, no. Non ci riuscivo. Non ancora.
« Lo sapevi? Della malattia? »
« Ne sapevo quanto te. Mi dispiace, mi dispiace tantissimo » la sua voce tremò ancora. Lo strinsi a me e lui fece lo stesso. Era una sensazione stupenda sentire quel calore in un momento del genere, sentire qualcuno accanto a me.
« Non volevo farti preoccupare »
« E’ ok, ora non importa. Dovevo farlo, dovevo venire qui. Sarei impazzito »
« Grazie » sussurrai, alzando gli occhi.
Quel blu mi riempì il cuore, sebbene in quel momento fosse spezzato. « Resto con te, fin quando lo vorrai » sospirò di nuovo « Perché non hai risposto a nessuno, prima? »
« Non ci riuscivo. Volevo stare sola. »
« Due ore da sola, senza rispondere a nessuno. Hai fatto preoccupare tutti »
« Lo so »
« Forse dovresti richiamare Jane, o tuo padre »
Feci di no con la testa. « Non ci riesco. Non ora »
« Ok, ok. Senti, chiamo io Jane, va bene? Le dico che resto qui con te »
« Va bene. Io.. vado a lavarmi la faccia. Devo avere un aspetto orribile »
Tom mi prese il viso, sollevandolo. « Sei bellissima » mi baciò la fronte. Mi strinse ancora un po’ e poi sciolse l’abbraccio, liberandomi.
Andai in bagno, restando spaventata dal mio riflesso allo specchio. Un mostro. Capelli arruffati, occhi rossi, trucco colato. E lui mi aveva detto che ero bellissima, nonostante tutto.
Mi sciacquai il viso, struccandomi, e mi pettinai. Tornata in camera, potei sentire la voce di Tom, che nel corridoio faceva avanti e indietro parlando al cellulare.
« Resto io con lei, tranquilla. … No, no, voglio restare. … Lo so, lo so. Come sta tuo padre? … Glielo devo dire ora? .. Sì, glielo dico. Va bene, domani, sì. Ti richiamo dopo. »
Quando Tom riapparve sulla porta, aveva ancora il cellulare fra le mani. Mi sorrise, tornando a sedersi accanto a me. « Ho mandato un sms a Natasha. Lei mi ha detto che le riprese sono sospese per tre giorni »
Annuii. « Che ha detto Jane? »
Tom prese fiato, prima di parlare. « Tua nonna ha.. ha scritto delle lettere, prima di tornare in Scozia. Per te e Jane. Le ha tuo padre »
« Lettere? »
« Sì. Domani ti darà la tua, o se vuoi posso passare a prenderla anche ora »
« No, no. Perché domani? »
« Domani c’è il funerale. In Scozia »
Spalancai gli occhi. « In Scozia?! »
Lui annuì. « Alle nove c’è il treno, sarà nel primo pomeriggio »
Il giorno dopo ci sarebbe stato il funerale. In Scozia, la terra di mia nonna. Probabilmente nella stessa chiesa in cui si era sposata, in cui aveva battezzato mio padre. Vicino a casa loro. Avrei avuto la forza necessaria per affrontarlo?
« Vieni con me » sussurrai « Ti prego »
Gli occhi di Tom si illuminarono « Stavo sperando che me lo dicessi » aprì le braccia per abbracciarmi di nuovo « Sarò con te »
« Grazie.»
 Mi sorrise. « Vuoi fare qualcosa? Hai fame? »
« No. Sinceramente .. non voglio fare niente, ora »
« Bene » esclamò, sdraiandosi sul letto « Facciamo niente insieme, allora. Vieni qui » alzò un braccio, invitandomi ad avvicinarmi di nuovo a lui.
Non me lo feci ripetere due volte. Mi sdraiai, posando la testa sul suo petto, mentre lui mi cingeva a sé. Restammo qualche minuto in silenzio, poi Tom si schiarì la voce.
« Ascolta, so che probabilmente non hai neanche voglia di parlare e non voglio che tu lo faccia. Voglio solo che mi ascolti un attimo. Non voglio che tu stia male, ok? So che è assurdo chiederti una cosa del genere, ma ti prego, non restare così. Sii triste oggi, domani, ma poi ritorna a sorridere. Te ne prego. Piangi ora, se vuoi, piangi domani. Piangi con me. Non voglio sapere che, quando me ne andrò, se me andrò, piangerai ancora. Sfogati con me, sono qui per te. Quindi, ecco.. fai ciò che ti senti. Ma ti prego, poi sorridi. Ne ho bisogno »
Delle lacrime cominciarono di nuovo a contornarmi il viso, fino a finire sulla maglietta di Tom. Non piangevo solo per mia nonna. Quelle parole erano meravigliose. Poteva un ragazzo essere davvero così?
« Cerca di dormire, magari. Dopo ti preparo qualcosa da mangiare, qualcosa di buono. Magari vediamo un film, oppure no. Decidi tu. L’importante è che stai bene »
« Sto bene quando ci sei tu » confessai. Il cuore galoppava. Non avevo detto una frase da niente, anzi.
« Allora resterò sempre con te » mi baciò i capelli. « E per la cronaca, anche io sto bene quando ci sei tu ».
Mi addormentai fra le sue braccia, non molto tempo dopo. Non potevo dire di sentirmi felice, non sarei mai potuta essere felice quel giorno. Ma in qualche modo Tom mi aveva fatta sentire meglio, mi aveva fatta sentire bene.
Sorrisi, prima di addormentarmi, sentendo  il battito del suo cuore.








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Ciao a tutti! :)
Finalmente sono riuscita ad aggionare! Anche se questo è un capitolo un po' triste, spero che comunque vi sia piaciuto. Chissà, magari la Scozia riserva alcune sorprese, nonostante tutto! ;)
Grazie mille a chi ha recensito lo scorso capitolo, davvero! <3
Grazie anche a chi segue e mette nei preferiti/ricordate! Fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo! 
Alla prossima! 

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Capitolo 11
*** Scotland ***


Scotland
 
 

Quando riaprii gli occhi, la luce del Sole non entrava più dalla finestra della mia stanza, che invece era immersa nel buio. Distesi le braccia, accorgendomi che Tom non si trovava più affianco a me. Dov’era andato? Forse avevo dormito troppo. Presi il cellulare per capire che ora fosse ma dovetti socchiudere gli occhi a causa della sua luce. Quando si abituarono, notai che ero piena di sms e chiamate perse e che erano arrivate le sette e mezza, di sera. Avevo dormito così a lungo? Per tutto il pomeriggio? Mi stiracchiai, schiarendomi la voce. Mi sentivo indolenzita. Accesi la piccola lampada sul mio comodino, mentre un buon odore cominciava a riempirmi le narici. Un odore davvero buono di qualcosa di cucinato che mi fece brontolare lo stomaco, vuoto da troppe ore. Non era nulla di dolce, avrei riconosciuto subito qualsiasi odore di torte o biscotti, essendo una che ne intende abbastanza.
Mi misi in piedi, barcollando un po’ prima di raggiungere la porta della mia stanza, curiosa di sapere se quell’odore provenisse da fuori o dalla mia cucina. Era incredibile quanto mi sentissi stanca, priva di forze, nonostante tutte quelle ore di sonno.
Camminai lentamente per tutto il corridoio, guidata dall’odore che diventava sempre più forte, sempre più buono e che mi faceva brontolare lo stomaco sempre di più. Una volta arrivata in cucina, ebbi la conferma che quell’odore, quel profumo, proveniva proprio da lì. Tom era lì, nella mia cucina, ed andava avanti e indietro fra la tavola, apparecchiata per due, ed i fornelli, sopra i quali c’erano delle pentole dalle quali proveniva quell’odore. Sembrava avere fretta, mentre brandiva un cucchiaio di legno in una mano e nell’altra il suo cellulare, dal quale non spostava lo sguardo, come se stesse leggendo qualcosa. Era ancora in jeans e camicia, così come era arrivato tempo prima, ma indossava anche il mio grembiule rosso con su scritto “Cuoca della casa” e pieno di disegnini vari. Vederlo così, indaffarato, con addosso il grembiule, mi fece sorridere. O meglio, gli angoli della mia bocca si alzarono un po’. Sorridere era una parola troppo grossa, almeno per me, in quel momento.
« Tom? » lo chiamai, attirando la sua attenzione.
Lui si voltò subito, spostando lo sguardo dal cellulare a me e sorridendo all’istante. « Cassie! Stai sorridendo » mi fece notare, contento.
Abbassai lo sguardo sul grembiule e lui fece lo stesso.
« Oh, giusto. Sorridi per colpa mia » rise, indicando la scritta « Beh, sono momentaneamente diventato il cuoco della casa »
« Hai cucinato? » domandai, facendo un passo in avanti, verso lui e la tavola.
« Sì. Scusami se ho ficcanasato in giro »
« Figurati. Piuttosto, non dovevi disturbarti »
« Ti avevo detto che ti avrei cucinato qualcosa di buono e così ho fatto, almeno spero .. » guardò dubbioso la pentola, tornando poi a me « Devi mangiare! Sei a digiuno da stamattina. Facciamo finta che sei mia ospite, siediti » indicò la sedia ed io obbedii.
« Ti ringrazio, allora »
« E’ un piacere » fece un mezzo inchino, prese due piatti e li avvicinò alla pentola.
« Cosa hai cucinato? »
« Non avevi molto in casa, a parte verdure. Quindi ho chiamato mia madre e lei mi ha scritto una ricetta di una zuppa di verdure e poi ho cotto delle patate » mi spiegò, riempiendo entrambi i piatti sia con la zuppa che con le patate e portandoli a tavola, posizionandone uno di fronte a me. Prima di sedersi, si tolse il grembiule e lo posò « Mia madre mi ha anche pregato di non avvelenarti, alla fine » esclamò, sedendosi insieme a me. « Beh, buon appetito! »
« Buon appetito » ricambiai, assaggiando la zuppa, sotto gli occhi attenti dell’attore. Non era solo l’odore ad essere delizioso, lo era anche il sapore. « E’ buonissima, Tom! »
« Davvero? Non devi dirlo solo per farmi piacere »
« Lo è davvero »
Lui assaggiò a sua volta e sorrise, compiaciuto. « Sì, sono stato bravo »
Lo stare con lui mi metteva allegria, non c’era dubbio. Era magico.
Mangiammo restando in silenzio per un po’. Quando terminai il piatto, in pochissimo tempo a causa della fame, mi rivolsi a Tom. « Tua madre l’ha saputo? »
Sapeva a cosa mi riferivo, non aveva bisogno di chiedermelo. « Sì. Lei e papà l’hanno saputo nel pomeriggio dai tuoi. Ha detto che verranno anche loro, domani »
« Oh. Sono molto gentili »
Tom sorrise appena e posò il cucchiaio. « A proposito di domani, voglio farti una proposta »
« Che proposta? »
Prese fiato, prima di iniziare a parlare. « So che stai male ed è normale che sia così. E’ normalissimo. Pensavo, ecco .. a dei modi per farti sentire meglio. Io, di solito, stacco la spina, cerco un modo di rilassarmi. Pensavo che, visto che domani andremo in Scozia, potremmo restare lì per un paio di giorni »
Spalancai gli occhi. Di certo non mi sarei mai aspettata una simile proposta. Vedendo la mia reazione sorrise appena, mettendosi una mano sul cuore.
« So che può sembrarti strano. Vedila come una piccola vacanza, solo tu ed io. Potremmo vedere Edimburgo domani, noleggiare un’auto ed andare verso le Highlands. Sei mai stata lì? A Stirling? Nella penisola di Cowal? » scossi il capo « Sono posti meravigliosi. Ci sono stato qualche mese fa. Penso tu debba vederli. In fondo, le riprese sono sospese, siamo grandi e nessuno può impedircelo, no? Sono sicuro che ti piacerebbe e che ti farebbe sentire meglio. »
Il suo discorso non faceva una piega, in effetti. Chi poteva impedirmi di passare un paio di giorni in libertà? Libera dai pensieri e dai mille impegni quotidiani? La Scozia era la terra di mia nonna ed io la conoscevo appena, perché ogni volta che ci andavo insieme alla mia famiglia restavamo sempre ad Edimburgo, senza allontanarci troppo. Mia nonna mi parlava spesso, però, dei meravigliosi paesaggi della sua terra, dei laghi, dei boschi. Sarebbe stato meraviglioso visitare parte di quel luogo. Mi avrebbe ricordato lei, in qualche modo. Non sapevo se mi avrebbe fatto sentire meglio, ma qualcosa dentro di me ormai mi spingeva ad accettare. La mia testa era già lì, in Scozia, insieme a Tom.
« E’ una bellissima idea »
« Davvero? » chiese sorpreso.
« Sì. Voglio vedere quei luoghi »
Tom mi fece un bellissimo sorriso. Era felice, glielo leggevo negli occhi. « Perfetto! Possiamo cercare subito un hotel e prenotare due singole. Per l’auto me la vedo io »
« Va bene »
« Il tuo portatile è nello studio, vero? » domandò, già pronto ad alzarsi.
« Sì. Ti spiace se mangio del gelato, mentre cerchiamo? »
Lui mi sorrise, divertito. « Solo se posso mangiarlo anche io »
Non impiegammo molto tempo per trovare l’hotel ad Edimburgo, mentre mangiavamo gelato alla vaniglia direttamente dalla confezione, con due cucchiai. Tom prenotò online due stanze singole e prenotò anche l’auto, da ritirare il giorno dopo in stazione. Non gli permisi di pagare tutto, avremmo fatto a metà. Come ultima cosa prenotammo anche il treno di ritorno a Londra. Avremmo visitato Edimburgo, dormito lì, il giorno dopo saremmo andati verso le Highlands occidentali ed infine saremmo tornati. Non era male, come programma.
« Ti piacerà, ne sono sicuro! » Tom era sicuramente elettrizzato all’idea. Guardò il suo orologio, restando sorpreso « Si è fatto tardi. Meglio andare a togliere il macello che ho fatto in cucina » sorrise, imbarazzato, e si alzò.
Lo bloccai, alzandomi a mia volta. « No, no! Non preoccuparti. Pulisco tutto io, è già tanto quello che hai fatto. Ti ringrazio tantissimo. Forse dovresti andare a casa, devi fare la valigia »
Le sue sopracciglia si arcuarono. « Non voglio lasciarti sola »
Quanto poteva essere dolce? « Sto bene »
« Sicura? Posso restare, posso fare la valigia e tornare qui »
« Lo faresti sul serio? »
« Certo. Perché non dovrei? »
In quel momento, sorrisi sul serio. Riuscii a farlo perché mi aveva reso felice, fin da quando era arrivato. Aprii le braccia e mi fiondai su di lui, abbracciandolo come lui aveva fatto con me qualche ora prima. Sentii la sua risata mentre ricambiava l’abbraccio, stringendomi a sé. Era meraviglioso. Mi aveva confortata, mi aveva preparato la cena, offerto un piccolo viaggio per riprendermi, e non voleva ancora lasciarmi da sola. « Grazie » sussurrai.
« Non ci metterò molto, ormai sono bravo a fare le valigie in poco tempo »
Sciolsi l’abbraccio. « Ti aspetto, allora »
 
Tom tornò quaranta minuti dopo essersene andato, con un borsone pieno e scusandosi del ritardo, dando però la colpa al traffico di Londra. Io nel frattempo avevo lavato i piatti, pulito la cucina, messo il pigiama e riempito un piccolo trolley per il viaggio.
Fu strano vedere Tom nella sua tenuta notturna, ovvero in maglietta a maniche corte bianca a pantaloni larghi e grigi. « Confesso che di solito non uso i pantaloni, ma mi sembra scortese girare per casa tua in boxer! » esclamò lui, ridendo e facendo arrossire me. Sperai che non lo notasse. Era già abbastanza difficile concentrarsi su altro e non sul suo corpo. Proposi di vedere un cartone animato a sua scelta e lui optò per “Lilli & Il vagabondo”, prendendo il dvd dalla mia collezione e inserendolo nel lettore.
Venne a sedersi sul divano affianco a me, mettendomi un braccio intorno alla spalla. Ero stanca, ancora, e nonostante quel cartone mi piacesse tantissimo feci fatica a tenere gli occhi aperti. Tom se ne accorse e con un movimento delicato si spostò e mise un cuscino sulle sue gambe, permettendomi di sdraiarmi e di posare la testa. Prese ad accarezzarmi i capelli e mentre canticchiava a bassa voce “Bella Notte”, mi addormentai.
 
Mi svegliai alle sei del mattino. La luce dell’alba entrava dalla finestra ed illuminava casa mia, mentre mi muovevo nel modo più delicato possibile per evitare di svegliare Tom, addormentato, nella stessa posizione in cui l’avevo lasciato, con la testa all’indietro poggiata sul divano. Una volta seduta, notai che aveva anche la bocca aperta. Chissà quando si era addormentato. Mi spostai, liberandomi della presa dell’attore e mettendomi in piedi. Voltandomi, vidi la tv in stand-by ed il dvd ancora inserito nel lettore. Feci un passo in avanti, ma un sussurro dietro di me mi fece sobbalzare.
« Cass.. »
Tom era ancora con gli occhi chiusi, ma sveglio. Non sentiva più il mio corpo sul suo e cercava di ritrovarlo, nel vuoto. Era alquanto buffo.
« Tom, torna a dormire. E’ presto » mi avvicinai a lui, accarezzandogli la guancia. « Sdraiati. Io vado a fare i pancakes » sussurrai ancora.
Lui sorrise, senza aprire gli occhi, e mise la sua mano sulla mia, per poi sdraiarsi sul divano e sussurrare « Pancakes » con la voce assonnata.
Lo lasciai lì, chiedendomi come diavolo facesse a farmi sorridere nonostante fosse mezzo addormentato. Preparai i pancakes e tutto il resto per la colazione. Quando finii, andai a farmi una doccia e a vestirmi. Quel giorno ci sarebbe stato il funerale di mia nonna. Come avrei fatto a sopravvivere? Mi domandai, guardandomi allo specchio. Sarei stata forte abbastanza? E mio padre? Lo avrei rivisto, dopo che il giorno prima me ne ero andata urlando e sbattendo la porta, senza preoccuparmi di lui. Sarebbe stato arrabbiato con me? E mio nonno come sarebbe stato? Malissimo, ovviamente. Non era stato sicuramente facile perdere l’amore della propria vita, nonostante sapesse della malattia. Ed infine, sarei riuscita a leggere la lettera che mia nonna mi aveva scritto? Forse no.
Quelle domande mi avevano fatto piangere di nuovo. Dovevo smetterla. Mi asciugai le lacrime e mi truccai, scegliendo un mascara waterproof, nel caso molto probabile in cui le lacrime si sarebbero fatte rivedere durante quella giornata. Sistemai le ultime cose nel trolley e tornai in salotto, dove Tom era ancora addormentato sul divano.
Erano le sette e noi avevamo il treno alle nove, così a malincuore decisi che era arrivata l’ora di svegliarlo. « Tom? » lo chiamai, lontana dal divano.
Non ricevetti alcuna risposta. Mi avvicinai, posando una mano sulla spalla dell’attore e scuotendolo un po’ «Tom, svegliati »
Mugugnò qualcosa di incomprensibile, muovendosi appena, ma solo per voltarsi dall’altra parte. « Tom, abbiamo un treno da prendere »
« Mmmh »
« Guarda che ti prendo di peso »
La sua risposta fu una risata.
« Va bene, come vuoi »
Misi entrambe le braccia intorno al corpo di Tom, cercando di spostarlo, ma nonostante tutta la forza impiegata, riuscii a muoverlo a malapena, spostandolo sull’altro lato, in modo da vederlo in faccia. Lui rideva ancora, ad occhi chiusi.
« Sei troppo pesante, ok. Ma forse c’è un altro modo »
Gli occhi di Tom si spalancarono quando cominciai a fargli il solletico. Rideva ancora, più forte di prima, cercando di divincolarsi.
« Sono sveglio, sono sveglio! » urlò, bloccandomi un braccio.
Non mi fermai, continuando a fargli il solletico con la mano libera, facendolo ridere ancora. Lui mise più forza, divincolandosi e bloccandomi anche l’altro braccio e tirandomi verso di sé, facendomi sedere su di lui, letteralmente, e tirandomi le braccia fino a farmi arrivare a pochi centimetri dal suo viso.
« Nonostante prima o poi me la pagherai per avermi fatto svegliarmi in questo modo, sono contento di vederti sorridere » mi baciò velocemente la fronte, liberandomi dalla presa « Buongiorno »
Mi rimisi in piedi, sperando che il calore che sentivo alla guancie non le avesse anche fatte diventare rosse. « Buongiorno. Dormito bene? »
« Abbastanza bene, grazie » si sedette, stiracchiandosi un po’. « Mi sono addormentato poco dopo di te » mi spiegò.
Annuii. « Ti vanno i pancakes? »
« C’è da chiederlo? »
 
Alle otto e mezza, eravamo di fronte alla stazione di King’s Cross, con i bagagli a seguito. Avevo detto tutto a Nat, scusandomi con lei per non averle più risposto, e avevo anche sentito mia sorella che mi aveva informato che loro era già in stazione da un po’ e che aspettavano solo noi due.
« Ho paura » esclamai, bloccandomi prima dell’entrata.  « E se mio padre è arrabbiato con me? »
« Non lo è. Andrà tutto bene. Dai, entra »
Vidi subito i miei genitori, in lontananza, tenersi per mano. Il cuore batteva all’impazzata, sempre più velocemente, ad ogni passo verso di loro.
Quando ci videro, ci salutarono con il tipico gesto della mano, insieme a Jane, Frank ed i genitori di Tom.
Il primo a cui andai incontro fu mio padre. Abbandonai il trolley dietro di me e corsi ad abbracciarlo. « Mi dispiace tanto per ieri, scusami » sussurrai, stringendolo a me.
Lui mi baciò la guancia. « Non fa niente » la sua voce era rotta. Mi fece male sentirlo così, ma in fondo non poteva che essere triste. Sentii la carezza di mia madre fra i miei capelli ed abbracciai anche lei.
« Tu stai bene? » mi domandò.
« Ora sto meglio »
Salutai anche Diana e James, che avevano prima salutato il figlio, e infine mia sorella e Frank, che notò subito le valigie. « Perché avete valigie così? »
Fu Tom a risponderli, alzando le spalle. « Ho proposto a Cass di restare un giorno in più in Scozia, così vedrà le Highlands. Abbiamo prenotato due stanze in hotel ad Edimburgo » spiegò. Notai che non aveva fatto apposta a specificare che avevamo prenotato due stanze, in modo da evitare che tutti si facessero idee strane.
« E’ una bellissima idea » esclamò mio padre « Tua nonna amava quei posti »
Sorrisi a mio padre, che tirò fuori dalla tasca una piccola busta bianca. « Questa è per te, da lei » mi disse, porgendomela.
« Grazie. La leggerò dopo ». In realtà non sapevo quando avrei avuto la forza di leggerla, ma prima o poi avrei dovuto farlo.
In treno, mi sedetti fra mia sorella e Tom, che era accanto al finestrino. Era abbastanza stanco, infatti si addormentò dopo neanche un’ora di viaggio, poggiando la testa sulla mia spalla. Gli sguardi delle nostre madri su di noi erano troppi.
Passai quelle quattro ore di viaggio leggendo, parlando con Nat tramite sms e anche con mia sorella, anche se dovevo bisbigliare perché non avevo intenzione di svegliare Tom.
Una volta arrivati ad Edimburgo, incontrammo mio nonno in stazione. Anche se sorrise, soprattutto quando salutò me e Jane, vedevo in lui la stessa tristezza che avevamo noi tutti. Abbracciò contemporaneamente me e mia sorella, scusandosi con noi per non averci detto nulla. Dovetti ricacciare le lacrime indietro, con una forza indescrivibile.
Il funerale ci sarebbe stato dopo pranzo, così mio nonno propose di fare prima un salto a casa loro, o meglio sua. Tom, io, Jane e Frank andammo a ritirare l’auto che io e Tom avremmo usato per quei due giorni, mentre i nostri genitori e mio nonno usavano la sua vecchi macchina.
Fu strano entrare a casa dei miei nonni, sapendo che lei non sarebbe stata lì per accoglierci. Non c’era neanche il suo profumo, in giro. Niente. Mio nonno aveva preparato il pranzo, ma non mangiai molto. Non ci riuscivo, sapendo che di lì  a breve sarei stata al funerale. Non fu un pranzo allegro, ovviamente, ma mio nonno ed i miei genitori cercavano in tutte le maniere di sollevare il morale di tutti. Non ci riuscirono, almeno non del tutto.
Il funerale, come avevo immaginato, si sarebbe svolto nella stessa chiesa in cui i miei nonni si erano sposati ed avevano battezzato papà, nella stessa chiesa in cui erano cresciuti ed avevano fatto crescere loro figlio.
Fu terribile vedere la bara chiusa. Terribile sapere che mia nonna si trovava lì dentro.
Mi sedetti in seconda fila insieme a mia sorella, Frank e Tom, dietro i nostri genitori e mio nonno, che invece erano in prima fila. Man mano, la chiesa si riempì del tutto. Non rimase neanche un posto libero, e durante la cerimonia altre persone entrarono, restando in piedi.
Fu una cerimonia semplice ed elegante, probabilmente come la voleva lei. Fu ricordata nel migliore dei modi. Mio nonno parlò di lei davanti a tutti e quando lo fece, non riuscii a trattenere le lacrime. Ricordò il suo sorriso, la sua risata, i suoi occhi. Ricordò il loro amore, il loro matrimonio, la nascita del loro primo ed unico figlio, il vederlo crescere insieme. Ricordò l’amore che mia nonna provava per noi nipoti. Ricordò la sua passione per i libri, la danza, la musica, la Scozia e Londra.
Singhiozzai più volte mentre parlava. Tom mi mise un braccio intorno alla spalla, stringendomi. Anche il suo viso fu rigato da un paio di lacrime, ma mai quanto il mio o quello di mia sorella. Non riuscivo a trattenermi. Non riuscivo a pensare che da quel momento in poi non l’avrei più rivista, non avrei mai potuto parlare più con lei, abbracciarla, dirle quanto le volevo bene e quanto mi sarebbe mancata, fino alla fine.
Il cimitero si trovava accanto alla chiesa e lì seguimmo la bara, fino a dove fu sepolta, con le ultime parole del celebrante che la accompagnavano e le auguravano di riposare in pace.
Era finita. Finita sul serio.
 
« Vostra nonna non vorrebbe vedervi piangere, sapete? » ci disse il nonno, sia a me che a Jane, cercando di consolarci. « Vi va di goderci un po’ di Edimburgo insieme, mh? » domandò, sorridendo, con la forza che a noi mancava. « Sono sicuro che lei sarebbe felice di vedervi fra le strade della sua città »
Così facemmo. Passammo il pomeriggio in giro per Edimburgo, tutti insieme. Per prima cosa, visitammo il castello e lì restammo per quasi tutto il pomeriggio, ammirandone la bellezza e la maestosità. Ci ero già stata da bambina, ma tornarci mi fece tutto un altro effetto. Era stupendo. La parte più antica del castello, St Margaret's Chapel, fu una delle mie parti preferite, ma anche la Sala Grande e la Batteria della Mezza Luna non furono da meno. La cosa che mi piacque di più fu il panorama della città.
Dopo il castello, passammo dal Parlamento Scozzese ed infine alla Cattedrale di St.Giles, dove il nostro piccolo tour terminò. Accompagnammo mio nonno a casa, salutandolo, e infine io e Tom tornammo in stazione per salutare anche le nostre famiglie.
« Goditi le Highlands, sono eccezionali » disse mio padre, salutandomi.
« Fai molte foto, eh » si raccomandò invece mia sorella. Sussurrò anche qualcosa a Tom, ma non riuscii a sentire nulla.
Vedemmo i nostri genitori, Frank e Jane salire sul treno, salutarci dai finestrini e tornare verso Londra, per poi sparire dalla nostra vista.
« Ti va di andare a cenare? » domandò Tom, sorridente.
Annuii, tornando in auto con lui.
Fu lui stesso a scegliere il ristorante, dicendo di esserci già stato tempo prima. Decidemmo di cenare a base di pesce, anche su proposta dei camerieri. Io optai per il Tweed Kettle, cioè il salmone bollito in acqua e vino, con aneto e alloro, mentre Tom prese il cabbie-claw, il baccalà bollito e servito con una salsa al rafano e pepe di cayenna, ed alla fine insistesse per prendere il dolce da dividere: pudding alla marmellata con crema inglese.
 
In hotel fummo accolti benissimo. Dopo aver fatto il check-in, la proprietaria ci scortò fino alla nostre camere, una accanto all’altra, e ci augurò la buonanotte.
« Ci vediamo domattina, allora » esclamò Tom, una volta rimasti soli.
« Posso chiederti un ultimo favore, prima di andare a dormire? »
Lui annuì.
Presi fiato. « Mi aiuti a leggere la lettera? » la sua espressione sorpresa mi fece capire che non si aspettava una richiesta così. « Io non so se ce la faccio .. »
« Cass, non lo so. Non credi sia personale? »
« Sì, ma sono anche sicuro che riuscirei a leggere a malapena le prime due parole. Ti prego »
Tom sospirò. « Va bene »
Entrò nella mia stanza, chiudendo la porta alle sue spalle e lasciando il suo borsone a terra, per poi sedersi sul letto singolo che si trovava al centro della stanza. Uscii dalla borsa la lettera, porgendogliela. Mi liberai delle scarpe e mi sedetti sul letto, di fronte a lui, incrociando le gambe. « Posso aprirla? » domandò lui.
Annuii.
Tom aprì la busta e la posò sul  letto accanto a lui, tenendo fra le mani il foglio bianco. Intravidi la scrittura di mia nonna, elegante e sottile, mentre l’attore respirava profondamente, prima di iniziare.
« “Ciao piccola scrittrice. Brutto inizio eh? Non sei più piccola, ormai sei una scrittrice vera e propria, una scrittrice che mi ha reso e mi renderà orgogliosa. Sicuramente avrei dovuto iniziare chiedendoti scusa. So come ti senti, so che sei arrabbiata e triste. So che probabilmente ora ce l’avrai con me, con tuo nonno e con i tuoi genitori per non averti detto nulla ma sappi che li ho obbligati io. Non volevo farvi preoccupare, né te né tua sorella. Volevo che tu mi ricordassi come la nonna di sempre, la nonna allegra e spensierata, sempre pronta ad abbracciarti e ad ascoltare e leggere i tuoi racconti. Io continuerò a leggerli, sempre. Quando ci sarà la première del tuo film... ” » qui Tom si interruppe, facendo un lungo respiro mentre due lacrime cominciarono a cadere sulle sue guancie. Io, invece, ero in lacrime già dall’inizio.  «“… quando ci sarà la première del tuo film io ci sarò. Sarò in prima fila, insieme a te. Non dimenticare il tuo sogno, ho sempre saputo che ce l’avresti fatta a realizzarlo. Ti ricordi la prima volta che mi hai letto un racconto scritto da te? Eri piccolissima, ma già piena di fantasia. Lo sarai per sempre e anche quando non ci sarò più potrò ancora ascoltare tutto ciò che scrivi. Ti voglio bene piccola mia, lo hai sempre saputo. Ti sosterrò sempre. E ci sarò sempre, non dimenticarlo mai. Ti mando un bacio enorme e un abbraccio ancora più grande. Ciao, mia piccola scrittrice.”». Tom alzò gli occhi al cielo, cercando di cacciare via le lacrime. « E’ bellissima » disse, posandola accanto a lui, insieme alla busta. Si voltò per guardarmi e non appena incontrò i miei occhi si mosse in avanti per stringermi di nuovo a sé.
Singhiozzai un po’. « Dimmi che non è vero »
« Non posso » sussurrò « Ma lei non vorrebbe vederti piangere »
« Lo so » tirai su col naso, cercando di asciugarmi le lacrime con la mia stessa manica della maglietta.
« Ti vuole bene e te ne vorrà sempre. Sarà con te in ogni momento, non se ne andrà mai » mi baciò i capelli, tornando a guardarmi. « Riesci a fare un sorriso? Per lei? »
Nonostante le lacrime, riuscii a farlo. Per lei.
« Non piangere più, ti prego »
« Ti ringrazio per averla letta, davvero »
« Figurati. Ora dormi, però. Domani dobbiamo alzarci presto »
Si mise in piedi ed io lo accompagnai alla porta.
« Buonanotte, Cassie »
« Buonanotte Tom »
Ricevetti un altro bacio leggero sulla guancia, prima di tornare in stanza da sola.
 
Fu Tom stesso a svegliarmi con una chiamata sul cellulare, alle otto di mattina.
« Fra mezz’ora ti voglio giù a far colazione, dormigliona! »
Dopo una abbondante colazione, potemmo iniziare il nostro piccolo tour. Ci mettevo mezz’ora per arrivare a Stirling, durante la quale Tom non smise un attimo di cantare le sue canzoni preferite, che potevamo ascoltare grazie al suo Ipod collegato allo stereo dell’auto. Una volta arrivata, la prima tappa fu subito il castello.
Non ci ero mai stata prima, ma solamente la visuale esterna mi elettrizzava. Era maestoso, degno dei reali scozzesi che un tempo si incontravano lì. Pagammo il biglietto e seguimmo la guida con altri turisti, visitando ogni parte del castello, la Sala Grande, la cappella reale, le cucine ed anche una sorta di museo della guerra. Feci tantissime foto e chiedemmo anche ad un paio di turisti di farci una foto con il castello alle nostre spalle, che inviai a mia sorella. “Bellissimi!”, mi rispose, notando più noi che il castello.
Dopo il castello, ci dirigemmo verso il monumento nazionale dedicato a Sir William Wallace, nominato cavaliere e protettore della Scozia. Decidemmo di non prendere il bus navetta, ma di salire fino al monumento a piedi, passeggiando per i boschi in cui l’impavido guerriero aveva scritto la storia. Non fu una passeggiata da niente, visti i 246 scalini che dovemmo fare per arrivare in cima, ma fu divertente. Nonostante il fiatone e la stanchezza, vedere dal vivo la spada di Wallace ed il panorama mi fece venire voglia di rifare tutto quanto.
Tornammo in città per un pranzo veloce, dopodiché ci rimettemmo in auto per arrivare alla penisola di Cowal. Tom non mi aveva avvertito che quella parte del viaggio sarebbe stata molto diversa. Quel luogo, mi disse,  era famoso per le sue insenature riparate, le sue baie sabbiose, con vette imponenti e profondi laghi di origine glaciale che racchiudono l’essenza della Scozia. Fu proprio in uno di quei luoghi pacifici e tranquilli che mi portò.
Una piccola insenatura, su un lago, con una montagna come sfondo. Un panorama da mozzare il fiato, un paesaggio che non avevo mai visto. Era come essere in una favola, in uno di quei posti che vedi solo nei libri o nei cartoni animati.
Rimasi a bocca aperta, letteralmente. Tom posizionò due asciugamani sulla superficie sabbiosa, vicino all’acqua del lago.
« Ti piace? »
« E’ stupendo! Come lo conosci? » domandai, sedendomi accanto a lui.
« I miei ci portavano qui, ogni tanto »
« E’ meraviglioso »
Non eravamo soli, c’erano alcuni ragazzi e dei turisti come noi, ma quel luogo era davvero tranquillo. Una tranquillità ed una pace che a Londra non avrei mai trovato.
Tom si sdraiò, invitandomi a fare lo stesso.
Restammo per un po’ in silenzio, ad ascoltare la natura, ad assaporare l’aria fresca e pulita. Ripensai a mia nonna, chiedendomi se anche lei conoscesse quel posto. Sperai di sì, perché era assolutamente magnifico.
« Tom? »
Lui si voltò verso di me, non appena lo chiamai.
« So che te l’ho già detto, ma grazie. Non so come avrei fatto senza di te. Sei stato gentilissimo a restare con me, a portarmi qui »
L’attore sorrise, provocandomi un battito cardiaco accelerato. Con quel paesaggio, sembrava ancora più bello. I suoi occhi, dello stesso colore del cielo, brillavano.
« Tua nonna mi ha chiesto di prendermi cura di te, ricordi? E poi, io sto bene con te. Mi rendi … felice. » l’ultima parola, la disse sorridendo ancora di più.
Era incredibile come delle sue semplici parole mi facevano sorridere e tremare insieme.
Allungò una mano per accarezzarmi la guancia, delicatamente, come solo lui sapeva fare, e con l’altra mano prese la mia. Mi avvicinai a lui, sentendo il suo respiro su di me, mentre i suoi occhi facevano su e giù, dai miei occhi alle mie labbra. Forse mi ero avvicinata troppo. Forse dovevo allontanarmi. O forse dovevo solo smettere di pensare.
Chiusi gli occhi, ma subito dopo sentii qualcuno, o meglio qualcosa, tirarmi i jeans, all’altezza della caviglia. Dubbiosa, riaprii gli occhi, notando che anche Tom li stava riaprendo, confuso della mia reazione. Guardando oltre il mio corpo, scoppiò a ridere. Mi voltai, spaventandomi. Un cigno. Un cigno mi stava tirando il jeans. Mi tirai indietro, liberandomi, finendo con il corpo su quello di Tom, che rideva ancora.
La mia reazione spaventata fece spaventare il cigno a sua volta, che si allontanò arrabbiato.
« Cosa ridi? Avrebbe potuto mordermi! » urlai a Tom, non riuscendo però a trattenere a mia volta qualche risata.
« Dovevi vederti! »
« Stupido! » lo spinsi via, rimettendomi in piedi. « Prima che qualche altro animale venga ad importunarmi, andiamo a fare una passeggiata? »
 
Restammo a Cowal fino al tramonto, godendoci lo spettacolo. Una volta ad Edimburgo, tornammo all’hotel per riprendere i bagagli e salutare la proprietaria che era stata gentilissima con noi. Lei, che aveva riconosciuto Tom, chiese una foto ed un autografo e lui acconsentì, gentilmente. Prendemmo il treno per Londra alle otto di sera, arrivando lì a mezzanotte, e con un taxi arrivammo a casa mia, dove purtroppo arrivò il momento di salutare Tom.
« Ci sentiamo, ok? »
« Certo. Grazie di nuovo, e buonanotte » mi feci avanti per arrivare alla sua guancia, baciandogliela. Non fu un bacio veloce, lo feci apposta. Era un modo per ringraziarlo, un modo carino per dirgli per l’ennesima volta che quel viaggio per me era stato meraviglioso.
« Buonanotte, Cassie »
Notai le sue guancie un po’ più colorite, mentre uscivo dal taxi. Salutai Tom con la mano, vedendolo allontanarsi.
Era stato indescrivibile. Era riuscito a farmi vivere un’esperienza tragica, triste, in modo unico, facendomi sorridere, ridere, divertire e battere il cuore come solo lui sapeva fare. Erano sensazioni che avevo già provato prima, solo che erano più forti.
Arrivata a casa mia, sentii di dover mandare un sms alla mia migliore amica.
“Nat, credo di essere innamorata.”








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Ciao a tutti! :)
Non so più come ringraziarvi per tutte le stupende recensioni che mi lasciate. Siete meravigliosi e troppo gentili. Grazie!
Ho cercato di aggiornare il più in fretta possibile, per non deludervi. Ho scritto un capitolo lunghissimo, spero vi sia piaciuto :)
Grazie ancora, davvero, anche a chi solamente legge la storia e la inserisce fra preferite, ricordate e seguite. Fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo sulla Scozia ;)
Alla prossima! <3


 

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Capitolo 12
*** The Kiss Scene ***


The Kiss Scene
 

Nat mi chiamò subito dopo aver ricevuto l’sms, costringendomi a raccontarle tutto quanto, per filo e per segno, senza tralasciare alcun minimo particolare e dettaglio. Restammo al telefono fino alle due di notte, chiacchierando e ridendo. Ero imbarazzata, mentre le raccontavo tutto, ed il cuore non smetteva di battere all’impazzata, ripensando ai tanti momenti emozionanti che avevo vissuto grazie a Tom. Era riuscito a trasformare quella che doveva essere una brutta, bruttissima esperienza, in qualcosa di magico. Nat continuava a chiedermi se fosse successo altro, se avessi notato qualcosa, se lui avesse detto qualcosa in particolare ma io le rispondevo che tutto ciò che avevo visto e provato, glielo avevo raccontato. La feci singhiozzare un po’ quando le raccontai della lettera che mia nonna mi aveva scritto ma grazie alla storia del cigno tornò a ridere, mentre ogni tanto cacciava qualche urletto di gioia, sembrando essere anche più felice di me. Dopo due ore di chiacchiere no stop ero distrutta e la pregai di lasciarmi andare a dormire, sbadigliando più volte. Lei acconsentì, ma mi disse che la “chiacchierata” non sarebbe finita lì.
Ed infatti fu così. Nat iniziava quasi tutte le nostre conversazioni facendo riferimento a Tom, chiedendomi di lui. Sorrideva maliziosa ogni volta che vedeva me e Tom insieme, durante le riprese, o quando lo vedeva arrivare verso di me sorridente e spesso mi imponeva di avvicinarmi a lui per andare a parlargli, convinta che gli avrebbe fatto piacere.
Più volte le dissi che, sebbene io tenessi a lui, sebbene ormai fossi convinta di esserne innamorata e di non poter resistere dall’essere con lui, non sapevo se la cosa fosse ricambiata, né potevo sempre stare a girargli intorno, soprattutto mentre lavorava!
Passò una settimana di riprese ed io ero sempre più orgogliosa del lavoro che tutta la troupe faceva per realizzare al meglio ogni cosa, attenendosi nel modo migliore al libro, senza scordare quasi nessun particolare che io stessa avevo scritto. Nonostante le pressioni di Nat, non riuscii a passare molto tempo con Tom. Stavamo insieme durante le pause o quando lui non era in scena, ma non era mai lo stesso, visto che Melissa era sempre accanto a lui, così come io non riuscivo a liberarmi di Nicolas. Era un uomo gentile, educato, premuroso, ma non mi abbandonava mai. Nat un paio di volte tentò di farlo allontanare, in modo da lasciare me e Tom da soli, ma lui non voleva saperne, né tantomeno voleva saperne Melissa.
Una sera, mentre io ero a cena dai miei e Tom con un collega, ricevetti un suo sms: “Il vestito che hai indossato oggi ti stava benissimo, il tuo spasimante oggi non riusciva a toglierti gli occhi di dosso.”.
Ero lusingata, in un certo senso, che avesse notato il mio vestito e che gli fosse piaciuto. Era stata Nat a consigliarmi di comprarlo e, sempre su suo consiglio, lo avevo indossato durante le riprese. In realtà, più che un consiglio, sembrava un ordine.
“Grazie, ma non dire scemenze, Hiddleston.”
“E’ la verità, Riley. Resti dai tuoi fino a tardi?”
“Penso di sì, mia madre ha come al solito esagerato con le portate!”
“Sto sognando il suo polpettone ed i tuoi dolci, mentre sono in questo pub.”
“Domani ti porto qualche biscotto, allora!”
“Mi faresti felicissimo, ancora una volta! A domani, Cass, buonanotte.”
“’Notte Tom.”
Come promesso, il giorno dopo arrivai sul set con un vassoio pieno di cookies. Il suo sorriso sembrava quello di un bambino che scartava i regali la mattina di Natale. Era bellissimo.
Non riuscimmo a vederci neanche per una sera, quella settimana, o per motivi di lavoro, o per motivi familiari. Io ero impegnata con il nuovo libro e Tom sembrava avere mille impegni; mi aveva detto che a fine settembre avrebbe cominciato a girare il mondo per la promozione del sequel di “Thor” e sarebbe potuto ritornare a Londra solo a fine novembre, perché da dicembre sarebbe stato il protagonista di uno spettacolo teatrale, di Shakespeare ovviamente, che lui venera ed ama con tutto se stesso. Aveva già dato i biglietti ai miei genitori per tutti noi, per la prima serata, eccitato all’idea che potessimo rivederlo live in un teatro stupendo ed antico come la Donmar. Era bello vederlo felice per tutto ciò che stava per vivere, per ciò che era riuscito a diventare, ed io non potevo che essere fiera di lui. Da una parte, però, sapevo che una volta partito per “Thor”, non l’avrei più rivisto come lo vedevo ogni giorno, non avrei più potuto sentirlo, parlargli, ridere insieme a lui, e la cosa non mi piaceva affatto. Più pensavo a tutto questo, più speravo di passare più tempo possibile con lui. Mi mancava, sempre di più, nonostante lo vedessi ogni giorno per molte ore.
Il sabato sera, dopo un pomeriggio libero dalle riprese, passato con Nat in giro per il centro di Londra, fui sorpresa di ritrovare Tom nello stesso locale in cui Nat aveva organizzato la serata, chiamando anche lui e non avvisandomi. Lei mi sorrise, alzando le spalle, mentre la fulminavo con lo sguardo, sebbene in effetti avrei dovuto ringraziarla visto che riuscii finalmente a passare una serata in compagnia di Tom senza preoccuparmi di Melissa o di Nicolas.
In più, fu proprio Tom ad accompagnarmi a casa.
« Sei stanca? » mi domandò in auto.
« Un po’, questa settimana non ho avuto molto tempo libero »
« Allora ti lascio stare »
« Mi lasci stare? » domandai, curiosa e confusa allo stesso tempo.
« Mi era venuta un’idea, una cosa che voleva fare da un po’, ma è tardi »
« Quale idea? »
Lui sorrise, guardandomi per poco e poi tornando con gli occhi sulla strada. « E’ stupido »
« Avanti! »
Sospirò, prima di confessare. « Passeggiare »
Corrugai le sopracciglia. « Passeggiare? Ora? »
Alzò le spalle, sorridendo ancora. « E’ l’unico momento in cui sono sicuro di poter passeggiare tranquillo, ma farlo da solo .. non so, pensavo di portarti con me. Poi, Londra di notte è stupenda »
« Non è affatto stupido. E’ bellissimo » e romantico. « Se passeggiassimo domani sera, quando saremo entrambi meno stanchi e soprattutto quando non indosserò dei tacchi? »
Lo feci ridere. Ogni volta che posava i suoi occhi su di me, anche per solo un secondo, il mio corpo veniva percorso da piccoli brividi.
« Va bene, domani sera. Tardi, quando Londra sarà quasi addormentata »
Annuii, sorridendo a mia volta.
Baciai la guancia di Tom, augurandogli la buonanotte, quando fummo davanti a casa mia. Sentii ripartire la sua auto quando chiusi il portone. In ascensore, fantasticando sulla serata che avrei passato il giorno dopo, mi accorsi di sorridere, da sola, come un’idiota. O come un’innamorata persa.
 
Mi svegliai tardi, passando la restante domenica mattina a leggere e rilassarmi. Cucinai qualcosa di semplice e veloce, solo per me, per poi tornare al mio amato libro ed al mio amato divano. Pensai di inviare un sms a Tom per chiedergli quando ci saremmo visti per la passeggiata serale, ma non feci in tempo ad inviarglielo che il campanello suonò. Aprii la porta con il cellulare ancora in mano, pronta a premere “Invio”, ma non lo feci, vedendo chi si trovava di fronte a me. Non mi sarei mai aspettava di trovare Tom davanti alla porta di casa, nel bel mezzo del pomeriggio, in pantaloni blu e camicia bianca, bellissimo e sorridente come sempre.
Lo guardai dubbiosa, mentre premevo il tasto centrale del cellulare, chiudendo il messaggio che ormai era diventato inutile.
« Hai ragione, dovrei cominciare ad avvisarti prima di venire a casa tua » esclamò, mettendosi una mano dietro la testa, inclinandola leggermente di lato. Sembrava come se lo avessi appena sgridato, sebbene non avessi detto nulla.
« Beh, almeno non mi troveresti vestita così! » gli indicai la mia “tenuta da casa estiva”, composta da pantaloncini di cotone bianchi e blu e da una maglietta a maniche corte azzurra, con dei fiori sopra. Per lo meno, era migliore di quella invernale, formata da pantaloni di lana e maxi felpa.
« Non stai male, sai? »
Alzai gli occhi al cielo, spostandomi dalla soglia della porta. « Entra, bugiardo »
« E’ la verità! »
Chiusi la porta, voltandomi di nuovo verso il nuovo arrivato. « Ehm, a cosa devo l’onore di questa visita? Pensavo che la passeggiata fosse programmata per stasera »
« Ti ho disturbata? »
« No, stavo solo leggendo »
Si voltò, notando il libro sul divano, tornando poi a me. « Mi serve il tuo aiuto! » esclamò, indicandomi con entrambe le mani.
« Il mio aiuto? »
« Il tuo aiuto » confermò, annuendo.
Alzai le spalle. « Va bene »
Tom annuì ancora, ripetendo « Va bene ». Abbassò lo sguardo, facendo fuoriuscire dalle labbra un po’ di lingua, come se stesse pensando. Sembrava agiato, ed imbambolato.
« Ehm .. Per cosa? »
L’attore tornò in sé, alzando velocemente gli occhi, guardandomi « Oh, giusto! Beh, ecco, domani ci sono le riprese no? » annuii, confusa. Ogni giorno c’erano le riprese. « Ecco, il fatto è che domani gireremo la scena più importante del libro, a mio parere »
« Sarebbe? »
« Il primo bacio fra Jamie e Vanessa »
« Oh, già. Me ne ero dimenticata ». Il giorno che avrei tanto odiato stava per arrivare. Il giorno in cui avrei visto Tom baciare una ragazza, quella stupenda ragazza, davanti ai miei occhi. « E ti serve una mano? »
« Sì. Sai, voglio rendere la scena nel migliore dei modi, proprio come vorresti vederla tu, che l’hai scritta. Voglio che sia perfetta, davvero. » fece una piccola pausa e, notando il mio silenzio, continuò « Beh, so che durante le riprese non vuoi scocciare Bob e so che se per caso non ti piacesse qualcosa, non glielo diresti. Io non me lo perdonerei. Perciò, ho pensato, perché non provare oggi la scena in modo che domani sia perfetta? Perché non provarla davanti a te, in modo che tu possa dirmi se va bene o meno? »
Annuii. « E’ un bel pensiero, ti ringrazio. Comunque, sono sicura che sarai perfetto, non c’è bisogno di essere così agitato »
« Mi sentirei meglio se la provassi ora » confessò, inclinando il capo un pochino.
« Va bene, allora »
« C’è solo un’ultima cosa » sussurrò, alzando l’indice.
« Cosa? »
« Beh, ehm, tu dovresti fare la parte di Vanessa »
Sbarrai gli occhi, sentendo una strana sensazione: il panico. « I-io? »
Lui alzò le spalle « Non c’è nessun altro, qui » esclamò, guardandosi intorno, sorridente « E poi potrai vedermi meglio, da vicino. Così se non ti va bene qualcosa, puoi dirmelo subito »
« Ma io non so recitare! »
« Oh, dai! Ricordo che recitasti benissimo nel ruolo di “Cenerentola”! » disse in una risata.
« Avevo dieci anni, Tom! »
Rise ancora. Non si rendeva conto che era molto vicino dal farmi avere un attacco di cuore? « Devi solo dire un paio di battute. Ti prego. Lo faccio per te, infondo. »
Lo faceva per me, perché io ero la scrittrice e lui voleva che il libro fosse rispettato e ben rappresentato, nel migliore dei modi, aveva detto. Era un bel pensiero, dolce, sicuramente lodevole. Ma perché dovevo farla io la parte di Vanessa?!
« Non puoi, ehm.. ecco, far finta che Vanessa sia di fronte a te? »
Scosse il capo. « Non sarebbe lo stesso. Hai così paura di recitare? Non è difficile, sono solo poche battute »
Paura di recitare? No. Paura di essere talmente vicina al suo viso da non riuscire più a respirare? Sì.
Feci un respiro profondo, superando Tom e sedendomi sul divano, le gambe non mi stavano più reggendo molto. « Non ti assicuro niente, però. Potrebbe anche venirti da ridere, vedendomi recitare »
« Non accadrà »
« Stai già trattenendo le risate! » gli feci notare. Le sue labbra formarono un enorme sorriso, mostrando i denti. Dovetti distogliere lo sguardo, quella camicia bianca gli stava fin troppo bene, stretta al punto giusto.
« Solo per la tua reazione, sembri terrorizzata. Non mordo, tranquilla »
« Non è per quello » confessai, pentendomene un secondo dopo.
« E per cosa? »
 Alzai le spalle, cominciando a mentire. « Ho paura di non essere all’altezza »
Tom corrugò le sopracciglia. « Mmm » mugugnò. Era talmente evidente la mia bugia?
« Cosa? »
« Nulla. Sono io quello che deve essere all’altezza, non tu. Comunque, non voglio costringerti a fare ciò che non vuoi, non pensavo la prendessi così »
« No, no! » gesticolai con le mani « Va bene, va bene. Posso farlo. E’ solo una scena, infondo. Avanti, recitiamo! »
« Ok. Ehm, dovresti alzarti »
Aggrottai la fronte, senza dire una parola.
« Jamie e Vanessa sono in piedi »
« Oh, giusto! » mi misi in piedi « La scena l’ho scritta io, dovrei saperlo. Vanessa è poggiata ad un tavolo .. » feci il giro del divano, sedendomi appena sullo schienale e poggiando entrambe le mani « Va bene qui? »
« Certo ». Tom si posizionò di fronte a me « Ricordi le battute? »
« Sì, sì » la voce mi tremava già. Era troppo vicino.
« Ok. Inizi tu, allora, dalla battuta degli occhi chiusi »
« La dico e basta? »
Sorrise, abbassando la testa. « Vuoi che dica “ciak” e “azione”? » domandò, facendo ritorno nei miei occhi. Quell’azzurro, quel dannato azzurro.
« No, no » risi, mentre l’agitazione aumentava ogni secondo di più.
« Vuoi un consiglio? »
« Sarebbe di aiuto, sì »
« Chiudi gli occhi »
« Ora? »
Rise, divertito. « Sì, ora, Cass. Chiudi gli occhi » sollevò una mano e la poggiò delicatamente sul mio viso, all’altezza dei miei occhi, impedendomi di vedere qualsiasi cosa. « Chiudili »
Obbedii, ritrovandomi al buio. « Chiusi »
Sentii la sua mano allontanarsi. « Ok, ora concentrati. Non sei più Cassandra, sei Vanessa. Vivi nella Londra di tanti, tantissimi anni fa, e sei annoiata dalla vita della borghesia londinese in cui sei costretta a vivere. Hai conosciuto un ragazzo, un ragazzo che ti è piaciuto fin dal primo momento, e questa è la vostra prima uscita da soli. Lo ascolti, ascolti la sua voglia di avventure, restandone quasi stregata. Ascolti il suo essere coraggioso e sfacciato allo stesso tempo e decidi di sfidarlo e di attirare maggiormente la sua attenzione, che però è già concentrata pienamente su di te, con una piccola domanda. » nonostante sapessi la storia di Vanessa, il suo modo di sentirsi in quel momento, prestai attenzione ad ogni singola parola di Tom, immedesimandomi in tutto ciò che diceva. Non dovevamo più essere Tom e Cassandra, dovevamo essere Jamie e Vanessa. « Ora, riaprili e dì la battuta » ordinò infine Tom ed io obbedii ancora.
Riaprii gli occhi, restando affascinata dall’aspetto di quel bellissimo ragazzo, dai suoi occhi color del cielo che mi avevano rapita più e più volte. « E scommetto, signor coraggioso, che farete tutte queste cose ad occhi chiusi? » pronunciai la mia battuta cercando di sembrare il più sfacciata possibile, ma leggermente intimidita allo stesso tempo. Per Vanessa, quello era il primo vero appuntamento con un uomo che le piaceva sul serio, e non con qualcuno che piaceva solo ai suoi genitori, noioso e arrogante.
Tom corrugò la fronte, sorridendo lievemente. « Forse. Per ora, sono sicuro di una sola cosa che farò ad occhi chiusi »
Quello era davvero Jamie, il perfetto Jamie, il Jamie del mio libro. Non era sbagliato nulla.
« E quale sarebbe? »
« Baciarvi » sussurrò, facendo un passetto in avanti e poggiando entrambe le mani sui miei fianchi.
Vanessa doveva restare senza parole e così rimasi io. Non solo perché dovevo farlo, ma perché non potevo fare altrimenti. Gli occhi di Tom, di Jamie, erano magnetici. Passarono un paio di volte dai miei occhi alle mie labbra, così come lo avevo descritto nel libro, mentre le sue labbra si dischiudevano appena. Sentii le mie guancie farsi più calde ed il calore pian piano raggiunse buona parte del mio corpo, mentre il mio respiro si faceva più corto, mentre il respiro di Tom si faceva più vicino, insieme al suo viso.
Stava per baciarmi. Doveva farlo, era la scena del bacio. Avrebbe baciato me, però, non Vanessa. Me, Cassandra. Volevo che accadesse così, per provare una scena? Magari per lui non aveva alcun significato, doveva farlo e basta, perché era scritto così e quello era il suo lavoro: recitare, anche se quel bacio non sarebbe stato nulla.
Voltai il capo giusto in tempo, in modo che le labbra di Tom arrivassero solo sulla mia guancia. Sentii il suo sorriso sulla mia pelle.
Si allontanò appena, mentre tornavo a guardarlo, imbarazzata.
« Da quel che ricordo, Vanessa non spostava il viso » scherzò.
Sorrisi, sperando che non notasse il mio imbarazzo. « Sei stato bravissimo, sul serio. Non c’era bisogno di provarla, sei perfetto come Jamie »
« Grazie » sussurrò.
Mi spostai, liberandomi dalla presa sui fianchi, cercando di allontanarmi da lui, in modo che il mio cuore smettesse di battere così velocemente. Non riuscii a farlo, mi allontanai solo di un passo. La mano di Tom, svelta, afferrò il mio polso, tirandomi di nuovo verso di sé, nello stesso posto in cui ero stata fino a pochi secondi prima, mentre l’attore sussurrava il mio nome, come per chiamarmi.
Accadde tutto in fretta.
In pochi secondi, mi ritrovai di fronte a Tom, con le sue mani sui miei polsi e le sue labbra sulle mie. Avevo chiuso gli occhi, istintivamente, così come aveva fatto lui, ma solo quando furono passati due o tre secondi, o forse di più, mi resi conto di quello che stava succedendo: mi stava baciando. Tom Hiddleston mi stava baciando.
Fu un bacio leggero, casto, breve, ma bastò per farmi sentire vicina alla perdita dei sensi. Era accaduto sul serio? O stavo solo sognando?
Lo sentii allontanarsi e riaprii gli occhi, incontrando i suoi. Eccitati, spaventati e dispiaciuti allo stesso tempo. « Cass, scusami, io non .. »
Non gli detti il tempo di finire. Non volevo ascoltare le sue scuse, perché non me le doveva. Senza dare ascolto al cervello, ascoltando solo il cuore ed anche i miei ormoni che in quel momento stavano dando una festa dentro di me, mi avvicinai di nuovo a lui, mettendogli le braccia intorno al collo e tornando a baciarlo.
Non erano solo i suoi occhi ad essere magnetici, erano anche le sue labbra ad esserlo. Sentii la reazione sorpresa di Tom, ma durò ben poco. Rispose al bacio, avvolgendomi fra le sue braccia, baciandomi in modo diverso, come se gli avessi dato il “via libera”. Non furono solo le nostre labbra a toccarsi, poiché entrambi eravamo talmente avidi e curioso da dischiuderle in modo che anche le nostre lingue potessero incontrarsi per la prima volta. Questa volta, il bacio non fu per niente casto, né breve, né leggero. Fu un vero e proprio bacio, come quelli che si vedono nei film. Il bacio che sognavo, il bacio che sarebbe stato difficile descrivere per quanto era perfetto.
Mi allontanai da lui solo perché avevo bisogno di respirare. Quando vidi i suoi occhi, il cervello cominciò a funzionare, pian piano.
« Ti stavo appunto per chiedere scusa perché non ce la facevo più » sussurrò Tom, sorridendo, condividendo il mio imbarazzo.
Liberai Tom dalla mia stretta e lui fece lo stesso. Non mi ero mai sentita così imbarazzata in tutta la mia vita, mai. Ed ero lì, davanti a lui, dopo averlo baciato, muta, con le guance in fiamme. Cosa potevo dirgli? Come potevo uscire da quella situazione?
« Ehm, ti va dell’.. ehm.. acqua? »
Maledissi il mio cervello per non aver collaborato mentre formulavo quella domanda idiota ed inadatta.
« Acqua? » chiese perplesso Tom.
« Acqua. » confermai.
Probabilmente l’attore notò il mio imbarazzato, non solo per quello che era successo, ma anche per quella domanda. « Sì, certo. Grazie »
Annuii, allontanandomi da lui ed andando verso la mia cucina. Solo quando fui sicura che lui non potesse vedermi, mi misi una mano sul cuore, come se in qualche modo potessi calmarmi. Sembrava come se dentro di me ci fosse una guerra fra il mio cuore, che era felicissimo di quello che era appena successo, ed il mio cervello, che invece mi rimproverava per essermi avventata su di lui e per avergli posto quella domanda priva di senso. Dovevo calmarmi e tornare in salotto, nel modo più normale. Riempii velocemente due bicchieri di acqua, feci un respiro profondo e tornai da Tom, impegnato a curiosare fra i miei dvd.
« Tieni » la mia voce attirò la sua attenzione.
« Grazie » allungò un braccio per prendere il bicchiere che gli avevo porto, senza avvicinarmi troppo a lui. Ormai, a quanto pare, non rispondevo più delle mie azioni.
Bevemmo entrambi, guardando in direzioni diverse. Lui i dvd, io il divano. Non sapevo se lui fosse imbarazzato quanto me e se lo era, non lo dava per niente a vedere. « Ti va un film? » domandò.
Annuii. « Scegli tu »
« Oh, non qui »
« Non qui? Dove? »
Alzò le spalle. « Al cinema. Ce n’è uno qui vicino, potremmo andare e decidere in base ai posti che sono rimasti. Se ti va, ovviamente »
« Sì, mi va. Devo solo cambiarmi »
Lui sorrise, contento che io avessi accettato. « Niente tacchi, Cassie »
Lo guardai perplessa. « Che hai contro i tacchi? »
Alzò le braccia, mostrandomi le mani. « Io niente, anzi, mi piaci con i tacchi. Ricordi la nostra passeggiata serale, però? »
« Giusto, hai ragione. Niente tacchi. Torno subito »
Tom si stava comportando come si era comportato sempre, nonostante quello che era accaduto fra noi. Era giusto così, doveva essere così. Forse, vedendomi agitata, cercava di mettermi a mio agio, o forse, pentendosi, faceva in modo di far finta che non fosse successo nulla. Mille dubbi pervasero la mia mente mentre mi preparavo, indossando una gonna beige, una camicetta verde scuro e delle zeppe comode e non troppo alte, in modo tale che non mi infastidissero durante la passeggiata. Mi pettinai, riempii la piccola borsa a tracolla con il necessario, contornai gli occhi con della matita nera, misi un po’ di lucidalabbra, presi un blazer dello stesso colore della gonna e, guardandomi per l’ultima volta allo specchio, respirai profondamente, facendomi forza. Ero già uscita con Tom, questa volta non sarebbe stato diverso, quindi non c’era motivo di essere nervosi, no?
 
Tom prese dalla sua auto la giacca, coordinata con i pantaloni, prima che entrambi ci avviassimo a piedi verso il cinema. Non parlammo molto, se non del più e del meno, fino a quando arrivammo. Gli unici film per cui c’erano ancora posti disponibili erano solo due: un horror ed un fantasy di cui avevo sentito già parlare. Pregai Tom di non farmi vedere alcun film horror e decidemmo  per il fantasy: “Shadowhunters”.
« Sai, ora che sto vedendo bene la locandina, mi rendo conto di conoscere il protagonista » esclamò Tom.
« Davvero? »
« Sì, si chiama Jamie. L’ho conosciuto mesi fa e l’ho visto un paio di volta, ad eventi diversi. E’ molto simpatico, originale, anche »
« Ha fatto anche una parte in “Harry Potter”, sai? Perciò merita la mia adorazione. »
Lo feci ridere. « Sì, lo sapevo. Entriamo? Sta per cominciare »
« Non vuoi i popcorn? »
« In realtà pensavo che dopo potessimo andare a cena, anche per parlare di .. ehm, quello che è successo »
Panico. Di nuovo.
« Se vuoi parlarne, ovviamente » aggiunse in fretta, notando i miei occhi sbarrati.
« Sì, voglio. Insomma, dobbiamo parlarne »
Tom annuì, facendomi strada verso la sala.
Il film mi piacque molto, nonostante fossi entrata scettica nella sala. Pensavo che si trattasse di un’altra saga fantasy e romantica senza nulla di nuovo, ed invece la trama era interessante e la storia fra i due protagonisti unica. Fratelli? Chi l’avrebbe mai detto! Sebbene, in cuor mio, sperassi che non fosse così, dopo tutto quello che avevano passato. Io e Tom non parlammo molto, se non per scambiare qualche opinione, il più delle volte scherzando. Notai un tocco di gelosia in Tom quando apprezzai l’attore che interpretava Valentine, il cattivo, padre di Clary e Jace.
« Hai un debole per i cattivi? » mi domandò.
« Mi attraggono » risposi scherzando.
« Beh, vorrei ricordarti che io ho interpretato Loki »
« Me lo ricordo perfettamente. Mi piace Loki »
Il sorriso soddisfatto che fece dopo la mia frase, mi ricordò proprio il Dio degli Inganni.
Durante la scena del bacio, che io adorai particolarmente, Tom mi sussurrò « Visto? La scena del bacio è sempre la più importante »
Non risposi, limitandomi a sorridergli. Non poté vedere le mie guance rosse grazie alle luci spente.
 
Usciti dal cinema, Tom ed io fummo fermati da alcune ragazze che lo avevano notato in sala. Lui fu gentilissimo con tutte loro, firmando autografi e facendo qualche foto. Fui io a scattare quella con tutti loro. Le ragazze ringraziarono Tom ed augurarono ad entrambi una buona serata, prima di andarsene.
« Erano felicissime di vederti. Una sembrava stesse per piangere! Sei stato gentilissimo a fermarti » esclamai.
« Perché non dovrei? Se loro sono gentili, sono gentile anche io. Senza i fan, non sarei diventato ciò che sono. »
« E’ molto dolce da parte tua »
« Grazie »
 
Ci fermammo in un ristorante vicino ad Hyde Park, in modo tale che dopo avremmo potuto passeggiare un po’. Ordinammo la prima portata e dopo aver concluso il discorso sul film che avevamo appena visto, Tom si schiarì la voce.
« Quindi, ehm, vuoi parlare di quello che è successo? »
« Beh, dovremmo, non credi? »
« Già » abbassò per pochi secondi lo sguardo. Sembrava anche lui essere un po’ imbarazzato. « Devo confessarti una cosa »
« Dimmi »
« Ecco, io .. ho usato la scena del bacio come scusa, perché volevo davvero baciarti »
Corrugai la fronte, non capendo.
Lui sollevò una mano, come se volesse bloccarmi. « Non fraintendermi » posò la mano sul cuore « Voglio davvero che la scena venga alla perfezione e credo davvero che sia la più importante, non ti ho mentito. E’ solo che, beh, potevo benissimo provarla con qualcun altro no? Invece di venire a disturbare te. Però ho pensato che provarla con te, baciarti .. sarebbe stato un modo per capire »
« Capire cosa? »
« Se anche tu provavi lo stesso. Non è stata questa la prima volta in cui ho provato a baciarti, Cass, ma venivamo sempre interrotti. Prima tua sorella al tuo compleanno, poi il cigno in Scozia .. non potevo sapere cosa pensassi tu. Quando ti sei voltata, prima, avrei dovuto lasciar perdere solo che .. non ce la facevo. Dovevo baciarti. E’ stato più forte di me. Ti stavo chiedendo scusa perché ti avevo in qualche modo costretta, tirandoti verso di me, però poi hai, insomma .. »
« Ti ho baciato » continuai io.
Tom sorrise, sospirando un « Già », mentre il cameriere raggiungeva il nostro tavolo per porgerci i primi piatti.
Dopo averlo ringraziato, fui io a prendere parola « Non pensavo che.. che volessi baciarmi »
« Da molto tempo. Te l’ho detto, con te sono felice. Mi sento bene, mi fai sorridere. Non sei come ti ricordato, sei cresciuta. Mi hai letteralmente folgorato quando ti ho rivista. Sei bellissima »
Abbassai lo sguardo, sentendo di nuovo le guancie avvampare. « Grazie »
« Ma non è solo questo. Più ti vedevo, più volevo vederti ancora, passare del tempo con te. Sembra che il mio cuore acceleri ogni volta che ti vedo, non so se mi capisci .. »
« Capisco. Io .. provo lo stesso, in realtà » confessai.
Negli occhi di Tom intravidi un barlume di stupore e felicità. « Davvero? »
Annuii. « Beh, tu mi sei sempre piaciuto, fisicamente intendo. Sei sempre stato un bel ragazzo. Ma di bei ragazzi ce ne sono dappertutto, no? » annuì, ridacchiando « Invece, di ragazzi come te non ne avevo mai incontrato. Sei stato sempre presente da quando sei tornato, gentile, premuroso, mi hai fatto ridere e sentire bene in momenti anche terribili. E’ che questo che.. insomma, mi piace di te » confessai, con il cuore galoppante.
Tom sorrise. Un sorriso stupendo, sincero. « Quindi, da domani posso essere ufficialmente geloso di Nicolas? »
Alzai gli occhi al cielo. « E’ solo un amico »
« Posso? » domandò ancora.
Intendeva altro, lo avevo capito. « Sì, puoi »
 
Dopo la cena, Tom mi offrì il braccio ed insieme passeggiamo per Hyde Park, ammirando quel luogo meraviglioso e tranquillo, specialmente a quell’ora. Sembrava quasi non essere più a Londra, in quel momento.
Ci sedemmo su di una panchina e Tom mise il braccio intorno alla mia spalla, mentre osservava la luna in cielo.
« Non ti sembra il sorriso dello stregatto? » domandai.
Tom corrugò la fronte ed increspò le labbra.
« La luna. Curva un po’ la testa »
Obbedì, sorridendo subito dopo. « Hai ragione! E’ felice anche lui, allora »
Restai in silenzio, ammirando il suo sorriso, ancora più bello di quello dello Stregatto.
« Sai quando è stata la prima volta in cui mi sei piaciuta sul serio? » mi chiese, tornando a guardare me.
Scossi il capo.
« La prima volta in cui sono arrivato a casa tua senza preavviso. Eri in pigiama, senza trucco, spettinata, eppure mi sembravi bellissima. E poi, mi hai fatto stare da te, offrendomi cookies e vedendo con me il mio cartone animato preferito, senza fare storie. Eri perfetta. »
Non risposi. Come potevo? Mi aveva incantata con i suoi occhi e con la sua voce. Doveva esserci una sorta di magia dentro di lui, non poteva essere davvero così unico.
Tom sorrise, accarezzandomi la guancia ed avvicinandosi a me. Mi baciò di nuovo, come solo lui sapeva fare. Con la giusta delicatezza e la giusta passione.
Era lui ad essere davvero perfetto, non io.
Restammo fino a mezzanotte ad Hyde Park, ad osservare la luna, parlare e scherzare come facevamo sempre, solo con qualche piccolo bacio e carezza in più, e poi un taxi ci riaccompagnò a casa mia, dove lui aveva la sua auto.
« Ci vediamo domani sul set, allora » esclamai, al portone del mio palazzo.
« Grazie per la splendida giornata »
« Grazie a te, di tutto »
Fui io quella volta a mettermi sulle punte per arrivare alle sua labbra e baciarle ancora. Non mi ero ancora stancata di quel tocco, di quel sapore, forse non me ne sarei stancata mai.
« Buonanotte, Cassie »
« Buonanotte, Tom »
Prima che chiudessi la porta alle mie spalle, Tom sgattaiolò dentro per rubarmi un altro bacio e per poi tornare verso la sua auto, ridendo.
Non avrei potuto desiderare di meglio. 






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Un mese di ritardo, sono imperdonabile.
Chiedo scusa, davvero, ma non è stato affatto un mese facile e la voglia di scrivere era sotto lo zero. A dicembre non ho passato l'esame all'università, poi ci sono state le feste e problemi familiari ed, ora, avrei dovuto rifare l'esame lunedì, ma ho deciso di rimandarlo a febbraio per vari motivi ( fra cui lo stress, soprattutto ). Scrivere questo capitolo oggi è stata una boccata di aria fresca, ho ricomcinciato a respirare.
Leggere le vostre recensioni mi riempie di felicità, sono davvero contentissima che la storia vi piaccia! GRAZIE! Grazie anche a chi l'ha inserita fra preferite, seguite e ricordate, grazie! *-*

L'unica nota positiva di questo 2014 per ora è che a fine gennaio andrò a Londra insieme alla mia migliore amica e forse riusciremo a vedere Coriolanus e Tom! Incrociate le dita per me *-*

Alla prossima! <3


 

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Capitolo 13
*** Jealous ***


Jealous
 

Tom Hiddleston doveva smetterla di essere così perfetto. Lo era persino in sogno!
Già, perché lo avevo anche sognato, quella notte. A quanto pare, non mi era bastato tutto ciò che avevo vissuto quella domenica pomeriggio, dovevo per forza rivederlo in sogno ed innamorarmi ancora di più di quel sorriso, di quegli occhi.
Mi svegliai col sorriso sulle labbra, letteralmente, mentre le sue parole mi ritornavano in mente: “Con te sono felice. Mi sento bene, mi fai sorridere. Non sei come ti ricordato, sei cresciuta. Mi hai letteralmente folgorato quando ti ho rivista. Sei bellissima.”. Poteva esistere uomo più dolce?
Una volta alzata, guardandomi allo specchio, mi resi conto di essere tutta rossa. Sorrisi da sola, sentendomi anche un po’ scema, ma almeno nessuno poteva vedermi. Poi, avevo passato una serata meravigliosa, per quale motivo non avrei dovuto sorridere?
 
Mi ero svegliata relativamente presto e visto che ero troppo su di giri per restare ferma a casa, aspettando l’ora per andare sul set, decisi di fare una cosa che da tempo non facevo, vuoi per la mancanza di voglia, vuoi per la mancanza di tempo: correre. Non ero mai stata una grande appassionata di sport, anzi, ero alquanto imbranata nel fare qualsiasi tipo di cosa sportiva, ma visto che per correre serviva solo  muovere i piedi più velocemente, me la cavavo. Non ero bravissima, ovviamente, non resistevo molto, ma riuscivo a rilassarmi. E poi, un po’ di attività fisica dovevo pur farla se non volevo avere la forza di una vecchietta a soli ventisette anni.
Indossai una maglietta lunga, dei leggins e ripescai le mie scarpe da ginnastica, restate inutilizzate da tanto, dirigendomi poi verso Hyde Park con le cuffie dell’Ipod nelle orecchie. Non appena attraversai il cancello del parco, quello più vicino a casa mia, cominciai la mia piccola corsa e premetti play. Correre riuscì davvero a farmi rilassare ed il Sole di Londra aiutava, insieme al venticello fresco appena accennato. Era normale che tutte le canzoni che ascoltavo mi sembravano riferite a Tom? Sembrava che il mio Ipod avesse fatto una playlist autonomamente, giusta per l’occasione.
Riuscii perfino ad arrivare fino alla statua di Peter Pan, dove mi fermai, per riprendere un po’ di fiato. Peter Pan, una delle favole preferite di mia nonna. Una delle mie favole preferite. Scioccamente, mi domandai se lei in quel momento si trovasse sull’Isola che non c’è, a fare da brava nonna ai bimbi sperduti, giocando e ridendo con loro così come aveva sempre fatto con me e mia sorella. Scossi la testa, cacciando via quel pensiero, ritenendolo stupido, mentre una lacrima mi rigava il viso. Ripensando a mia nonna, mi rivennero in mente tutte la allusioni che aveva fatto su Tom, che riuscivo a comprendere solo in quel momento; ripensai a quando aveva chiesto a Tom di prendersi cura di me, se fosse successo qualcosa. Lei sapeva. Sapeva di stare male e sapeva che probabilmente l’unica persona che sarebbe riuscita a starmi accanto, a farmi andare avanti, a farmi sorridere di nuovo, sarebbe stato proprio Tom. Non aveva torto. La lacrima fu sostituita da un sorriso, mentre salutavo Peter Pan con un piccolo cenno del capo e riprendevo la strada verso casa mia.
Non vedevo l’ora di arrivare sul set, quel giorno. Più del solito, insomma. Aspettavo Nat con impazienza, guardando il cellulare ogni dieci secondi, sperando che il suo squillo arrivasse subito. Sicuramente lei mi avrebbe chiesto qualcosa su Tom, cosa avrei potuto dirle? Tutto? Niente? Di certo una via di mezzo non c’era. Optai per il niente, almeno per il momento, visto che non ne avevo ancora parlato con Tom. Sarebbe stato difficilissimo non poter parlarne con la mia migliore amica, con la persona che più mi capiva, ma dovevo resistere, o almeno provarci.
 
« Sei particolarmente sorridente, stamattina » osservò Nat, in auto.
Alzai le spalle. « Mi sento leggera. Stamattina sono andata a correre »
Gli occhi della mia migliore amica si spalancarono « Tu, correre?! » sembrava stesse trattenendo le risate.
« Ehi, ho sempre fatto qualche corsa, di tanto in tanto »
« Sì, ma non correvi da secoli! Sei davvero di buon umore »
Non sapendo cosa rispondere, alzai nuovamente le spalle, sorridendole.
 
Una volta arrivate sul set, fummo raggiunte subito da Luke che, dopo averci salutate, si rivolse a me. « Cass, Tom ha bisogno di te nel suo camerino »
« Ah, sì? »
Luke annuì. « Deve chiederti non so cosa sulle scene di oggi, voleva un paio di consigli. Mi ha chiesto di dirtelo non appena ti avrei vista »
« Va bene, vado, allora » finsi disinvoltura, mentre rivolgevo un piccolo sguardo veloce a Nat, che sorrideva maliziosa sotto i baffi.
« Sai dov’è, no? » domandò Luke.
Annuii in fretta, « Sì, sì » dileguandomi.
Nel percorso fino al camerino, un piccolo camper montato sul set come altri per gli altri attori, mille domande mi fecero momentaneamente perdere il buon umore: perché voleva che andassi nel suo camerino? Non me l’aveva mai chiesto. Sicuramente il chiedermi i consigli era una scusante. Perché? Voleva parlarmi? Voleva dirmi che aveva sbagliato? Che aveva capito male? Che non doveva fare ciò che ha fatto? Che voleva rimangiarsi tutto?
Arrivai davanti alla porta del camper, bussai appena sotto la scritta “Tom Hiddleston” ed attesi.
« Luke? » domandò Tom, con voce più alta del solito, ancora dentro il camerino.
« No, sono Cassandra »
La porta si spalancò un secondo dopo e la prima cosa che vidi fu il meraviglioso sorriso di Tom, che riuscì a cancellare, in parte, le brutte domande che mi ero posta da sola.
Furono totalmente spazzate via quando, chiusa la porta dietro di noi, Tom mi tirò a sé per baciarmi. Mi sentii improvvisamente più leggera. Quelle labbra avevano qualcosa di magico.
« Buongiorno » mi salutò, allontanando solo le sue labbra, stringendomi ancora a sé.
« Buongiorno » risposi, notando che era già pronto, vestito e truccato per essere Jamie. « Te l’ho mai detto che stai bene, vestito così? »
Sorrise, abbassando un po’ la testa « Grazie »
« Volevi dei consigli, eh? » domandai, scherzando.
« Certo che li voglio! » corrugai la fronte « Voglio sapere se preferisci che io ti baci come ho fatto ora, o così.. » con una mossa veloce, mi circondò la vita con un braccio e posò l’altra mano dietro la mia testa, facendomi fare un piccolo caschè ed accompagnandomi nei movimenti, fino a baciarmi di nuovo le labbra. Sentivo il suo sorriso su di me ed anche io non potei fare a meno di sorridere, baciandolo e portando le mie mani intorno al suo collo.
« Mi piacciono entrambi » sussurrai.
« Bene, anche a me »
Mi fece rimettere in piedi, liberandomi anche dalla sua stretta ed aggiustandosi i vestiti di stile antico. « Sai, stamattina volevo passarti a prendere per fare colazione insieme » esclamò « Ma mi sono svegliato tardi. Luke ha dovuto chiamarmi tre volte, non ho neanche sentito la sveglia! »
« Tranquillo, probabilmente non mi avresti trovata a casa »
Corrugò le sopracciglia, dubbioso. « Dov’eri? »
« Sono andata a correre »
« Tu, a correre? » stessa, identica, reazione di Nat. Occhi spalancati, risata trattenuta.
« Ma perché reagite tutti così? »
« Ricordo solo che lo sport non fa per te »
« Infatti è così, ma almeno riesco a correre »
« Dove sei andata? »
« Hyde Park, fino alla statua di Peter Pan »
Sembrò sorpreso. « Beh, è una bella corsa! Io adoro correre, sai? Potremmo farlo insieme »
« Non credo riuscirei a starti dietro, con quelle gambe lunghe che hai »
« Posso stare io al tuo passo » rispose divertito.
« Va bene, ma sappi che spesso devo fermarmi per riprendere fiato »
« Saranno i momenti che preferirò »
« Perché? »
Prima di rispondere, sorrise malizioso. « Perché il fiato te lo ridarò io »
Le mie guance diventarono subito più calde, ed ovviamente Tom lo notò subito.
« Hai le guance dello stesso colore dei capelli » rise, mentre io gli tiravo un piccolo pugno sul braccio « Ehi! Sono carine! », esclamò, accarezzandomene una.
« Cinque minuti! » gridò Bob, sul set, facendoci distrarre.
« Dobbiamo andare » dissi. Tom annuì, guardandosi un’ultima volta allo specchio per controllare che tutto fosse apposto. « Ehm, Tom? » richiamai la sua attenzione. « Io, beh.. Io non l’ho detto a nessuno, neanche a Nat »
« Puoi dirglielo »
« Posso? »
« Certo, perché non dovresti? »
Feci spallucce. « Non lo so »
« Io l’ho detto a Luke »
Spalancai gli occhi. « Gliel’hai detto? ». Quindi, sapeva tutto? Anche quando era venuto da me per dirmi di andare nel camerino di Tom? Che imbarazzo, chissà cosa pensava stessimo facendo.
« Sì. Gli ho solo detto di tenerselo per sé, almeno fino alla fine delle riprese. Non voglio che tu sia vittima di pettegolezzi »
« Oh ». Premuroso, come sempre.
« Andiamo, prima che Bob mi urli contro, ma prima … » mi rubò un ultimo bacio, sorridendo, prima di aprire la porta.
Scendemmo insieme i due scalini, avviandoci verso il set.
« Cassandra! » la voce allegra di Nicolas mi fece voltare.
Mi sorrideva, con le braccia spalancate, mentre veniva verso di me.
« Ciao Nicolas » gli sorrisi anche io, mentre lui mi prendeva la mano per baciarmela, come faceva sempre, non distogliendo neanche per un secondo lo sguardo dal mio.
« Thomas! » dette la mano a Tom, che gliela strinse.
Lo guardai un attimo. Sorrideva, ma forzatamente.
« Stavi andando sul set? » domandò l’agente francese all’attore.
« Stavamo » lo corresse Tom « Vieni anche tu? »
« Certo! Melissa è già lì, non vede l’ora di girare questa scena del primo bacio! »
In quel momento, fui io a sorridere forzatamente.
 
Era tutto pronto. Set, luci, telecamere, attori, comparse. Tom e Melissa erano uno di fronte all’altra, in piedi, lei appoggiata al tavolo. Mancava solo che Bob desse il via a tutto e quella scena sarebbe stata rappresentata proprio lì, di fronte ai miei occhi.
Ma dico io, non potevo scrivere un libro che non comprendesse una storia d’amore?!
Io e Nat eravamo in piedi, a poca distanza da Bob e dallo scenografo. Anche Nicolas e Luke erano vicino a noi, pronti ad assistere.
« Sai, è normale che ti dia un po’ fastidio » mi sussurrò Nat.
« Mmm? »
« Questa scena » si spiegò meglio « E’ normale che ti infastidisca un po’, visto che lui ti piace »
Sospirai. Non era solo per quello che mi avrebbe infastidito. Ma era il mio libro, infondo, ed il film che lo avrebbe portato al cinema. Non avrei dovuto essere innervosita, ma felice. Era abbastanza difficile, però. Brutta cosa, la gelosia.
Bob dette il ciak e sul set calò subito il silenzio. Una volta detto “Azione”, il silenzio fu rotto dalla voce di Tom, che cominciò a recitare la sua parte, a raccontare tutte le avventure che Jamie sognava vivere. Più lo vedevo recitare, più pensavo che era stata una scelta perfetta.
Subito dopo, ci fu la battuta di Melissa/Vanessa, quella sugli occhi chiusi, la stessa che io avevo recitato di fronte a Tom il giorno prima.
Poi, di nuovo Jamie. L’ultima battuta prima del bacio. Trattenni il fiato mentre vedevo Tom avvicinarsi a Melissa, mentre chiudeva gli occhi, mentre le loro labbra erano sempre più vicine. Dovetti ammettere, però, che era stato perfetto fino a quel momento e sarebbe anche andava a finire bene se Melissa non si fosse buttata sulle labbra di Tom che, sorpreso, finì per darle corda e baciarla a sua volta.
Era Jamie che doveva baciare Vanessa, non il contrario!
La scena fu stoppata subito da Bob, che corresse Melissa, dicendole di dover aspettare che fosse Tom a baciarla. Lei sorrise, imbarazzata, scusandosi con Bob e poi con Tom, che le sorrise, spostandosi, mentre anche le telecamere tornarono alla posizione iniziale.
Di nuovo, ciak e azione. Di nuovo, tutto perfetto, fino al bacio. Questa volta Melissa aspettò Tom, che delicatamente posò le labbra su quella dell’attrice, ma poi lei si mise a sorridere e ridacchiare, mandando, di nuovo, tutto a monte.
Mentre Bob stoppava di nuovo tutto, non potei fare a meno di alzare gli occhi al cielo, solo per un secondo. Perfino Nat sembrava esserci infastidita.
« Ma lo fa apposta? Non si è mai comportata così » mi chiese, sussurrando per non farsi sentire da Nicolas.
Alzai le spalle. « Speriamo sia la volta buona »
Notai Tom voltarsi verso di me e farmi un lieve sorriso, sembrava quasi dispiaciuto. Io gli sorrisi, mimandogli che era tutto ok.
Terzo ciak e terzo azione. Terza identica scena. Perfetta. Grazie al cielo, dall’inizio alla fine. Da Jamie a Vanessa, fino al bacio. Giusto, come nel libro. Casto all’inizio, appena accennato, per poi farsi un po’ più audace.
La scena fu stoppata da Bob, che fece i complimenti ai protagonisti e disse di cominciare a preparare il tutto per la prossima scena, che vedeva Vanessa insieme ad una sua amica della borghesia, figlia di amici dei genitori, che tentava di persuaderla a tornare a casa, inutilmente.
« Finalmente! » sospirai, voltandomi verso la mia migliore amica.
« Ti ha dato fastidio, vero? Ha dato fastidio anche a me! » sussurrò.
« Un po’, in effetti anche per un altro motivo »
« Quale motivo? »
Feci un lungo respiro. Tom ha detto che potevo dirglielo, no? E allora perché aspettare? « Beh, perché ieri ho vissuto la stessa scena » sussurrai.
Nat mi guardò confusa.  « In che senso? »
Mi avvicinai a lei, cercando di parlare col più basso tono di voce « Ci siamo baciati »
« Voi cosa?! » sbraitò Natasha, attirando l’attenzione di molti, fra cui Nicolas e Luke. Si guardò intorno, imbarazzata « Oh, ehm, scusate. Io e la mia amica dobbiamo un attimo parlare » mi prese per il braccio, trascinandomi via, lontana da orecchie indiscrete, dietro ad uno dei camerini/camper.
Gli occhi di Nat erano furiosi, ma riuscì comunque a non alzare la voce con me. « Vi siete baciati?! Ieri?! »
Sorrisi, annuendo.
« E quando avevi intenzione di dirmelo? Il giorno prima del matrimonio?! »
« Non sapevo se potessi dirtelo, dovevo parlare con Tom. L’ho fatto solo stamattina »
« Perché, ieri eravate impegnati a fare altro? » domandò, alzando un sopracciglio.
« Non cominciare a pensare male! Ci siamo solo baciati, un paio di volte »
« Solo un paio? »
« Ok, forse più di un paio, ma solo baciati »
« E guarda un po’ chi arriva .. » sussurrò lei, guardando dietro di me, per poi continuare a parlare, quando Tom fu accanto a me, sorridente, pronto ad aprire bocca, ma interrotto da Nat « Tu hai baciato la mia migliore amica?! » domandò.
Volevo sprofondare. Mi misi una mano davanti alla faccia, mentre Tom rideva al mio fianco. « Non potevo? »
« Certo che potevi! Anzi, era ora! » continuò lei.
« Cass? » mi levai la mano dal viso, per incontrare gli occhi azzurri di Tom « La scena è andata bene? »
« L’ultima è stata perfetta, davvero. Tu sei stato bravissimo »
« Grazie. Mi spiace per prima »
« Non è stata colpa tua e comunque è finita bene, no? »
Lui sorrise « Voi due invece che fate qui dietro, nascoste a sussurrare? » domandò.
« Voglio sapere tutto, visto che mi ha tenuto all’oscuro fino ad ora! » rispose Nat.
« Ooh, capisco. Andate nel mio camerino, allora. Luke! » chiamò il suo pubblicista, che fu subito da noi, a passo veloce.  « Mi dai le chiavi del camerino, per favore? Alle signorine serve privacy » scherzò, mentre Luke frugava nelle tasche del giubbotto.
« Tu lo sapevi che si sono baciati?! » domandò Nat a Luke, sussurrando, grazie al cielo.
« Nat! » la rimproverai.
« Sì, lo sapevo, ma so solo questo. Tom non mi ha detto altro »
« Uuuh, allora puoi unirti a noi! » esclamò Nat, tutta felice « Cass mi sta per raccontare tutto »
Ero in fiamme, letteralmente. Tom, invece, era visibilmente divertito.
« Posso, Cass? » mi domandò Luke.
Feci spallucce. « Certo, se ti interessa »
« Non dovresti chiederlo anche a me? » domandò Tom, ridendo.
Luke alzò gli occhi al cielo. « Andiamo? » chiese, rivolto a me, con le chiavi in mano.
Annuii, insieme a Nat.
« Parlate a bassa voce, comunque » disse Tom.
Mentre Luke e Nat si voltavano, mi domandò « Sicura che ti sia piaciuta, allora? »
« Quante volte dovrò dirti che per me sei il perfetto Jamie? Sei stato bravissimo, Tom. »
« Ti bacerei, ma non posso » sussurrò.
Le mie guance stavano per esplodere, me lo sentivo.
« Stasera ti va di cenare da me? » domandai « Cucino io! »
« Come potrei rifiutare? »
 
Passai più di mezz’ora a raccontare tutto a Nat e Luke.
Lui restava in silenzio, col sorriso sulle labbra, ad ascoltare, mentre lei mi faceva mille domande per sapere ogni piccolo, minimo, particolare.
Passai la pausa pranzo con Nicolas, visto che non faceva altro che parlarmi ed aprire sempre nuovi argomenti. Mi parlò di Parigi, del suo appartamento in una traversa non distante dalla Torre Eiffel, mi chiese se ci fossi mai stata, se mi sarebbe piaciuto andarci, e cose simili. Perfino Nat non riuscì ad avere un dialogo con me! Tom invece fu, di nuovo, sequestrato da Melissa e dalla sua parlantina, non riuscimmo neanche a rivolgerci una parola.
Le riprese finirono relativamente presto, non appena il sole iniziò a calare. Aspettai che Tom si cambiasse e tornasse un uomo del nostro secolo e poi me ne andai in auto con lui, mentre invece Nat accompagnò Luke a casa.
« Oggi è andato tutto bene, se continuiamo così, finiremo in tempo » esclamò Tom, quando ormai eravamo quasi vicino casa mia.
« Speriamo! Bob ha detto che se va tutto bene, il film potrebbe arrivare nei cinema a febbraio »
« Giusto in tempo per San Valentino! »
« Già, non ci avevo pensato »
Tom sospirò, alzando leggermente le spalle. « Sono rimasto un po’ spiazzato, stamattina » confessò.
« Spiazzato? »
« Sì, sai, per il bacio »
« Beh, può capitare di sbagliare » anche se sembrava fatto apposta.
« Sì, certo, non è per quello. A tutti capita di sbagliare o mettersi a ridere durante una scena »
« E per cosa, allora? »
Sospirò ancora. « Beh, c’è una regola generale che più o meno tutti noi attori sappiamo sui baci di scena »
« Sarebbe? »
« Non mettere la lingua, a meno che non sia voluto dal regista o dal copione » disse, in una risata mista fra imbarazzo e divertimento.
Alzai un sopracciglio, cominciando a capire dove stesse andando a finire quella conversazione. « E..? »
« Melissa mi ha baciato così, tutte le volte, soprattutto la prima. Non mi aspettavo le sue labbra su di me prima ancora che fossi io ad arrivare a lei! »
« Ah. » riuscii solo a dire, mentre un non so che di infuocato stava pervadendo il mio corpo.
« Non te l’ho detto per farti arrabbiare, o ingelosire, ma .. »
« Non sono gelosa » lo interruppi, mentendo « Né arrabbiata. Sono solo .. non lo so neanche io cosa sono in questo momento »
Rise, parcheggiando l’auto. Non aprii bocca per qualche minuto, mentre lui continuava a guardarmi divertito. Sicuramente, come aveva detto, non mi aveva detto quel particolare per farmi ingelosire, ma in qualche modo, vedendo la mia reazione, non si stava pentendo di avermelo detto.
Magari Melissa non era a conoscenza di quella “regola”, pensai. Magari si era detta che una volta solo nella vita le sarebbe capitata l’occasione di baciare Tom Hiddleston, quindi perché non approfittarne? Magari non sapeva baciare senza lingua. Magari sperava che lui ne rimanesse contento ed eccitato e che le rispondesse.
« E tu? » domandai in ascensore.
« Io cosa? » finse di cadere dalle nuvole, ma sapeva di cosa stavo parlando.
« Hai rispettato la regola? »
Sorrise, davvero divertito. « Certo che sì! Sono stato al posto mio. E poi, se ti può consolare.. » fece un passio in avanti, mettendomi una mano sul fianco « .. ad ogni bacio non facevo altro che immaginare che fossi tu e non lei, sebbene fosse difficile »
Mi consolò, un pochino. Ci riuscì meglio il bacio che ricevetti subito dopo, nessuno dei due rispettò la “regola”, e dovemmo interromperci solo perché le porte dell’ascensore si erano aperte.
Presi le chiavi dalla borsa, ma mi bloccai non appena alzai lo sguardo davanti alla porta di casa. Un enorme mazzo di rose rosse giaceva di fronte alla porta chiusa. Guardai Tom, confusa, ma il suo sguardo era tanto confuso quanto il mio.
« No, non guardare me » esclamò, alzando le mani « Non sono da parte mia »
Ancora più confusa, sollevai le rose, che emanavo un profumo delizioso, ed estrassi il bigliettino bianco che era all’interno della composizione.
“Queste rose mi hanno subito ricordato te, bellissima Cassandra. Spero ti piacciano, e spero anche che accetterai il mio invito a cena per stasera, Nicolas.” lessi, in mente. Accanto c’era anche il suo numero di telefono.
« Posso leggerlo anche io? »
Alzai lo sguardo su Tom. Sopracciglio alzato, espressione dura, bocca serrata, occhi puntati sulle rose. Mi sembrò adorabile.
Gli porsi il bigliettino, in modo da avere una mano libera per aprire la porta di casa. Lui mi seguì, leggendo e chiudendo la porta senza distogliere lo sguardo dal foglietto, mentre io posavo le rose sul tavolino accanto al divano.
« Invito a cena, eh? »
« Ora gli mando un sms dicendogli che non posso »
Posai la borsa sul tavolo in cucina, mettendomi a cercare un vaso vuoto. Una volta trovato, lo riempii d’acqua.
« Che stai facendo? » domandò Tom, poggiato alla porta della cucina, ancora con il bigliettino in mano.
Mi voltai, con il vaso ormai pieno. « Metto in salvo le rose »
« Le vuoi tenere? »
Lo sorpassai. « Vuoi che le faccia morire? » chiesi, ridendo.
Liberai le rose dalla composizione fatta da un bravo fiorista e le misi nel vaso, mentre Tom mi fu accanto.
« “Mi hanno subito ricordato te”! Fammi indovinare, i capelli! Perché non dei papaveri, allora? Se avessi avuto i capelli neri sarebbe stato un problema .. o magari potevano andare bene le violette, che dici? »
Gli tolsi il biglietto dalla mano, poggiandolo accanto al vaso. « E’ solo un mazzo di fiori »
« Ed un invito a cena »
« Che rifiuterò »
« L’avresti rifiutato anche se ieri non fosse successo nulla? » domandò. Fingeva di fare l’arrabbiato, in realtà si stava divertendo.
« Sì » risposi subito « Perché nonostante Nicolas sia un bellissimo uomo, alto, biondo e francese, a me piaci tu » aggiunsi, prima che Tom mi chiedesse il motivo.
Sorrise, abbassando un po’ il capo. « Ieri ti ho chiesto se potessi essere ufficialmente geloso di Nicolas e tu mi hai detto di sì, beh, eccomi! »
Mi fece ridere, mentre apriva le braccia.
« Dovrei essere io a regalarti fiori, non lui. Anche se non ti avrei mai regalato rose rosse, sai cosa significano? Passione! Ti sta praticamente dicendo che ha passione per te »
« Conosci anche il significato dei fiori? »
« Di un paio di fiori. Io ti avrei regalato i tuoi preferiti » esclamò, accarezzandomi la guancia. « Tulipani »
Restai sorpresa del fatto che conoscesse anche i miei fiori preferiti. Mi alzai sulla punta dei piedi per arrivare alle sue labbra, che ormai mi attiravano ogni secondo di più.
Tom portò le sue mani sulla mia vita, stringendola. Un brivido di piacere mi percorse tutto il corpo.
« Posso andare a cucinarti qualcosa di buono? » gli chiesi ad alta voce. Prima che ti salti addosso? Pensai fra me e me.
Lui sorrise sulle mie labbra, lasciandomi andare.
 
Mandai a Nicolas un sms, dicendogli di non poter accettare il suo invito perché avevo già altri impegni e ringraziandolo per i fiori.
Passai una serata tranquilla insieme a Tom, cenando e vedendo un film in tv con Johnny Depp, Sleepy Hollow. A mezzanotte dovetti salutarlo, aveva bisogno di dormire, il giorno dopo c’erano le riprese. Avrei tanto voluto chiedergli di restare a dormire da me, ma per timore di sembrare una maniaca restai in silenzio.
La mattina dopo, aprendo la porta di casa, pronta ad uscire, trovai un altro mazzo di fiori.
Tulipani rossi e gialli.
“Tulipani gialli: c’è il sole nel tuo sorriso.
Tulipani rossi: dichiarazione d’amore.
Non hanno un significato migliore? Ci vediamo sul set, un bacio. Tom.”
Sistemai i tulipani in casa, in una posizione migliore delle rose, senza riuscire a smettere di sorridere per il bigliettino di Tom. Me ne andai col sorriso sulle labbra ed il cuore che batteva all’impazzata, solo grazie a lui.






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Un altro mese di ritardo, ormai mi odierete per questo! Sono imperdonabile ma vi chiedo scusa ad ogni modo. Questo 2014 è iniziato davvero male e sta continuando a darmi rogne. L'unica cosa positiva è stata il viaggio a Londra! Dopo 6 ore di fila, sono riuscita a prendere i biglietti per Coriolano ed ho visto il nostro amato Tom! <3 Non ci sono parole per descriverlo, dico sul serio.
Comunque, non posso credere che per lo scorso capitolo mi abbiate lasciato ben 16 recensioni! Sono senza parole!
Grazie, grazie, grazie!
Grazie anche a chi mi ha scritto parole di conforto, mi servivano, e grazie per tutti i complimenti, siete troppo buoni! <3
Alla prossima, spero che questo capitolo vi sia piaciuto! Un bacione a tutti voi!
Ps: se volete, mi sono fatta il profilo Facebook Efp :D https://www.facebook.com/profile.php?id=100002389063197&ref=tn_tnmn

 

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Capitolo 14
*** Lingerie ***


Lingerie
 

Quel giorno, sul set, Nicolas non mi lasciò sola neanche per un attimo. Mi fu accanto fin dal momento in cui arrivai insieme a Nat.
Non appena lo vidi, lo ringraziai nuovamente per le rose e gli chiesi scusa per aver rifiutato il suo invito a cena, sperando che la cosa finisse lì. Invece, no. Non si allontanò da me neanche per un secondo, stando in silenzio durante le riprese, parlandomi di tutto e di più durante le pause, chiedendomi ogni cosa, dicendo che voleva conoscermi meglio.
Se fino al giorno prima ero convinta che si comportasse così solo per gentilezza ed educazione, ora ero abbastanza sicura che un minimo di interesse per me doveva averlo.
Tutto ciò, ovviamente, non piacque a Tom, che si era accorto di tutto quanto. Spesso alzava gli occhi al cielo, o mi mandava da lontano sms del tipo: “Ma non si stanca mai di parlare?”, oppure “A breve i suoi occhi si consumeranno, a furia di fissarti.”, o “Se continuo a guardarlo male, dici che capisce che deve smetterla?”. Per non parlare di quanto mi torturava quando eravamo soli, a casa mia o a casa sua, con frecciatine varie. Neanche io lo risparmiavo, visto che anche le attenzioni di Melissa nei suoi confronti pian piano aumentavano, sebbene le sapesse nascondere meglio di quanto facesse Nicolas.
Questa storia andò avanti per tutta la settimana delle riprese, fino al venerdì pomeriggio, quando finalmente avemmo un paio d’ore in più di libertà.
Mia sorella aveva invitato me, Nat, Adam, Tom e le sue sorelle in un locale non molto lontano dalla zona in cui abitava la mia migliore amica, che quindi decise di rapirmi subito dopo la fine delle riprese per poter fare un po’ di shopping insieme, prepararci ed andare al locale. Anche Tom approfittò di quelle ore per incontrare dei colleghi che non vedeva da un po’.
Io e Nat passeggiammo per tutta Oxford Street, entrando nella maggior parte dei negozi, ma alla fine l’unico negozio in cui comprai qualcosa fu Primark: jeans a sigaretta e camicetta nera, appena scollata sulla schiena e chiusa con un fiocco. Nat, però, mi costrinse ad andare con lei in uno dei suoi negozi preferiti, Victoria’s Secret, e non solo, mi costrinse anche a comprarmi un completino intimo, nero anche quello, per la modica somma di quaranta sterline.
« Da Primark ho pagato un jeans ed una camicia trentacinque sterline, e tu mi hai fatto spendere quaranta sterline per due piccoli pezzi di stoffa! » scherzai, uscendo dal negozio.
« Si chiamano reggiseno a balconcino e perizoma, Cassie »
« Restano sempre due piccoli pezzi di stoffa, quasi inesistenti e trasparenti »
« Vuoi che Tom ti veda con addosso le tue mutandine con i cupcakes sopra? »
Arrossi immediatamente.
« Non credi che preferirà questo bellissimo completino? » domandò, mostrandomi il suo solito sorriso malizioso ed indicando la piccola bustina rosa che avevo in mano « Ricordati di dirgli che è tutto merito mio, quando te lo strapperà di dosso! » terminò la frase con una risata.
« Natasha! » la rimproverai, non riuscendo però a trattenere una risata.
« Oh, avanti, non ti sei accorta di come ti guarda? Ti spoglia con gli occhi. »
« Mi spoglia con gli occhi?! » ripetei, continuando a ridere.
« Sì, cara. Forse sei stata troppo occupata a tenere buono Nicolas questi giorni e non ti sei accorta di come ti guarda Tom. Fidati, ti spoglia con gli occhi »
« Se lo dici tu, ora possiamo cambiare conservazione prima che io diventi ancora più rossa di quanto io già sia diventata da quando hai iniziato a parlare? »
« Sai cosa fa quando ti guarda? »
Alzai gli occhi al cielo. « Lo prendo per un no, allora »
La feci ridere io questa volta. « Si passa la lingua sulle labbra e socchiude gli occhi. Probabilmente non se ne accorge neanche lui, ma lo fa »
« E questo secondo te significherebbe che mi spoglia con gli occhi? »
« Certo! »
« Non potrebbe semplicemente avere le labbra secche e non vederci bene? Porta le lentine per gli occhi, sai? »
« Aww, Cassie, ti adoro quando cerchi di contraddirmi con la tua ingenuità eppure dentro di te sai che ho sempre ragione, su queste cose » mi dette un bacio veloce sulla guancia « Ora torna del tuo colore naturale, altrimenti in metro ti fisseranno tutti! »
 
Ovviamente, Natasha mi costrinse ad indossare il nuovo completino sotto le nuove cose che avevo comprato da Primark, e mi prestò un paio di tacchi neri, non molto alti, grazie al cielo. Una cosa positiva di quell’intimo c’era però: mi risaltava il seno, sotto la camicetta nuova. Nonostante quel piccolo particolare, però, guardandomi allo specchio, in camera di Nat, mi sembravo un piccolo mostriciattolo.
« Nat? »
« Mmm? »
« Come sto? » le domandai, ancora davanti allo specchio.
Lei mi fu accanto, squadrandomi dalla testa ai piedi.
Mi sorrise. « Sei bellissima »
« Ok. Ora guardami senza pensare al bene che mi vuoi e rispondi di nuovo alla domanda »
Alzò gli occhi al cielo. « In quale modo vuoi essere insultata? »
« Avanti! »
« Perché dovrei dirti una bugia, sentiamo? Stai benissimo. Lo sai che non ti avrei mai fatto comprare vestiti che non ti stessero bene. »
Sbuffai. « Perché ha scelto me? » le chiesi, guardandola attraverso lo specchio.
« Oooh, è questo il problema. Sei per caso entrata nella fase “Lui è bellissimo ed io sono un mostro, perché allora vuole me?”? Perché potrei prenderti a schiaffi in tal caso »
Non risposi, abbassando semplicemente lo sguardo.
« Cassie, ti prego, dimmi che non lo pensi sul serio »
« Nat, l’hai visto? »
« Sì, l’ho visto. Ed ho visto anche te » esclamò, indicandomi allo specchio.
« No, no. Concentrati su di lui, ok? È bellissimo, no? » lei annuì, visibilmente scocciata, ma io ormai ero partita in quarta « E’ dolce, premuroso, un gentiluomo come pochi. Ed è famoso, in tutto il mondo! Ogni ragazza cadrebbe ai suoi piedi e lui potrebbe avere chiunque. Ragazze che, sicuramente, sono molto più belle e meno complicate di me. Quindi, perché io?! »
« Partendo dal presupposto che ritengo questa conversazione priva di senso, l’unico che può risponderti è lui stesso. Perché non trovi a fargli questa domanda? »
« Scherzi, vero? Mi prenderebbe per matta »
« Magari è una delle caratteristiche di te che lo fanno impazzire »
« Non glielo chiederò mai »
« Ne sono sicura. Quindi, posso dirti ciò che penso senza che tu poi pensi che l’abbia detto solo perché ti voglio bene? »
Annuii, in silenzio.
Nat mi prese le spalle, scuotendomi un po’. « Tu sei bella, Cassie. Sia dentro, che fuori. Sono sicura che a lui piaci così come sei, così come ti conosce da una vita. Devi solo avere un po’ più di autostima, anzi, magari molta più autostima. Detto questo, vuoi che ti renda ancora più bella in modo che il tuo bellissimo gentleman impazzisca nel vederti? »
« Sai fare i miracoli? »
« No, ma so rendere mossi i tuoi capelli e truccarti al meglio ».
 
Nat era davvero riuscita, non so con quale magia, a rendere mossi i miei capelli lisci in maniera eccezionale, sembravo essere appena uscita da un salone di bellezza. Mi truccò poco, come le avevo chiesto, e poi sistemò se stessa. Lei invece sembrava essere appena uscita da una rivista di moda.
Adam ci venne a prendere alle nove e trenta e un quarto d’ora dopo eravamo fuori dal locale. Erano già tutti lì: mia sorella, Frank, Tom e le sue sorelle.
Gli Hiddleston sembravano risplendere di luce propria, erano tutti e tre stupendi. Non che mia sorella fosse da meno, la gravidanza le donava.
Non avevo avuto occasione di parlare con Tom su come comportarci davanti a Jane, Emma e Sarah, quindi nel momento in cui tutti si alzarono per salutarci, cominciai a sentirmi un po’ a disagio.
La prima ad abbracciarmi, o meglio, stritolarmi, fu mia sorella. Fu strano sentire la sua pancia, dentro la quale stava crescendo il mio nipotino, o nipotina, tra di noi. Al nostro abbraccio si unì anche Frank, ridendo.
« Ciao piccola Cassie! »
Dietro di noi, sentii la risata di Tom. Lui mi salutò con un bacio sulla guancia, sussurrandomi all’orecchio, mentre si allontanava, « Sei bellissima ».
« Grazie » pregai che la poca luce che c’era in quel locale evitasse che qualcuno si accorgesse del mio rossore.
Salutai anche Emma e Sarah, contenta di rivederle, e poi Tom mi fece spazio, indicandomi il posto accanto al suo. Finii per sedermi fra lui e mia sorella, di fronte alla mia migliore amica.
Mia sorella domandò subito come stessero andando le riprese e fu Tom a risponderle, spiegandole un po’ di cose, tralasciandone altre. Alla fine, aggiunse che quel giorno avevamo finito prima, avendo finalmente un po’ di pomeriggio settimanale libero e disse che lui l’aveva passato a casa di un amico, nella zona di Westminster.
« Io, invece, ho portato tua sorella a fare shopping! » esclamò Nat, rivolgendosi a Jane.
« Fammi indovinare, ha comprato solo da Primark? » domandò mia sorella.
Alzai gli occhi al cielo.
« Ovviamente, ma poi l’ho costretta ad accompagnarmi da Victoria’s Secret! »
« Mi hai anche costretta a comprare qualcosa da Victoria’s Secret! » aggiunsi, calcando di più sulla parola comprare.
« Non ci credo! » esclamò mia sorella « Le hai fatto comprare un completino intimo decente e coordinato?! Come hai fatto? Sono anni che la porto in quel negozio e non ha mai voluto comprare nulla! » si rivolse a Nat, ma fui io a risponderle.
« Te l’ho detto, mi ha costretta! Comunque, è un semplice completo nero »
« No, Cassie, non è un semplice completo nero » mi corresse Nat, per poi tornare a rivolgersi a mia sorella « E’ uno stupendo completino nero, di pizzo, formato da perizoma e reggiseno a balconcino! » specificò.
Mi misi una mano sul viso, per nascondermi dalla vergogna. Era proprio necessario che tutti sapessero come fosse il mio intimo?
Sarah si intromise nella conversazione, chiedendo a Nat se fosse arrivato qualcosa di nuovo in negozio, e la mia migliore amica cominciò a descrivere praticamente ogni cosa, piano per piano. Mentre la loro conversazione andava avanti, sentii il respiro di Tom vicino a me, e poi il suo sussurro: « Mi piacerebbe vederlo, questo completino nero ».
Sentii il mio cuore accelerare all’improvviso, ed il calore che avevo alle guancie si trasferì anche in zone più basse del mio corpo. Mi voleva morta, per caso?
Allontanai la mano dal mio viso solo per guardarlo. Aveva gli occhi socchiusi e si era passato, per un attimo, la lingua fra le labbra, sebbene queste fossero sollevate in un piccolo sorriso malizioso. Allora lo faceva davvero, Nat aveva ragione!
Mi limitai a fargli un sorriso imbarazzato, tornando poi a guardare mia sorelle per concentrarmi su altro. Dopo aver mangiato, chi voleva poteva andare direttamente al bar a chiedere dei drink in più.
La prima ed unica volta in cui mi alzai fu per accompagnare Nat, approfittando anche per dirle ciò che avevo visto poco prima. « Visto? Te l’avevo detto! » mi disse, tutta contenta.
Il resto della serata scorse alla perfezione, a parte che per un piccolo particolare. Al tavolo eravamo rimasti solo io, Tom, Jane ed Emma, mentre tutti gli altri erano al bar per chiedere altro da bere. Emma stava raccontando del nuovo ragazzo con cui stava uscendo ultimamente e Tom, probabilmente convinto del fatto che entrambe fossero concentrate nella conversazione per badare a noi, mi prese la mano, sotto al tavolo, accarezzandola delicatamente. Ci sorridemmo, senza dirci nulla. Mia sorella, però, si voltò all’improvviso verso di noi, abbassando lo sguardo e notando le nostre mani intrecciate. Io la notai per prima e sciolsi la presa, prendendo il mio cellulare e facendo finta di niente. Non vidi cosa successe dopo, troppo impegnata a fingere di dover controllare qualcosa sul telefono.
Jane non disse nulla, né parlò di Tom durante il tragitto in macchina, mentre mi accompagnava a casa. Si era offerta lei stessa di accompagnarmi, sebbene poi guidasse Frank, e Tom non osò controbattere.
Una volta a casa, ricevetti un suo sms: “Ti va di andare a correre insieme domattina?”
“Sì! Ma non sarai troppo stanco, poi?”
“No, anzi, sarò più carico. Ti spiace se porto il cambio e faccio la doccia da te? Così siamo sicuri di non fare tardi per le riprese.”
“Va bene”
“Sarò da te alle sette.”
Alla sette?! Erano l’una di notte passate e lui voleva andare alle sette a correre per poi lavorare dalle dieci in poi. “Ok, uomo instancabile!”
“A domani, allora. Sappi, comunque, che stasera ho fatto una fatica enorme per riuscire a non toccarti e soprattutto baciarti. Eri splendida. E quella storia del completino non ha fatto altro che peggiorare la situazione.”
Sorrisi davanti al display del mio cellulare. “Dimenticati il completino e mettiti a dormire.”
“Non dimenticherò mai quel completino, non finché non avrò la fortuna di vederlo con i miei occhi. Buonanotte, Cass, il bacio te lo do domani.”
“Non vedo l’ora! ‘Notte, Tom.”
 
« Tu sei troppo puntuale! » esclamai, aprendo la porta di casa a Tom, alle sette di mattina precise.
« Buongiorno anche a te » rispose, sorridente come sempre. « Posso lasciare questo dentro? » domandò, indicando con un cenno del capo il borsone che aveva in mano.
Annuii, facendolo entrare e chiudendo la porta. « Mi metto le scarpe e sono pronta ». Scappai in camera mia e mi infilai velocemente le scarpe sportive, tornando da Tom in salotto. Non avevo notato, presa dalla fretta, com’era vestito.
Pantaloni neri, maglietta nera e rossa, scarpe bianche e nere. Sportivo, eppure Bìbellissimo ugualmente. Come diavolo faceva?
« Sono pronta! » esclamai.
Tom si avvicinò a me, cingendomi la vita con un braccio e tirandomi verso il suo corpo. Mi baciò, delicatamente, ed io non mi opposi.
« Ora lo sono anche io ».
 
Cominciammo a correre una volta arrivati ad Hyde Park. Vedevo chiaramente che Tom restava al mio passo, senza accelerare troppo, altrimenti sarebbe stato un bel po’ di metri avanti a me. Parlavamo, mentre correvamo, del più e del meno, fino a quando Tom, con un ghigno divertito, mi fece una domanda.
« Allora, è comodo quel completino? »
Alzai gli occhi al cielo. « Nat doveva stare zitta, ieri » tentai di fare la seria, ma non mi riuscì molto bene. « E poi, non è mica il mio primo completino »
« Ah, no? » chiese lui, fin troppo interessato.
« No. Solo che non ne avevo di così.. trasparenti e, ehm, .. sexy? »
« E’ una domanda? » chiese in una risata.
« No, no! Non so semplicemente come definirlo. Ripeto, non ne avevo simili »
« Perché, gli altri come sono? » azzardò a domandare. Lo guardai un attimo. Era divertito, ma anche a lui faceva paura aver fatto quella domanda.
« Mi stai seriamente chiedendo del mio intimo? Perché, in tal caso, non ho intenzione di risponderti »
« Va bene, scusami »
« Tu mi risponderesti se ti chiedessi del tuo intimo? »
« Per me è facile, ho tutti boxer neri! »
« Bene, allora so cosa regalarti a Natale: boxer di tutti i colori! »
Lo feci ridere, almeno.
Dopo quasi quaranta minuti pieni di corsa, dovetti fermarmi e sedersi su una panchina, per riprendere fiato.
« Magari per oggi può bastare » esclamò Tom, sedendosi accanto a me.
« Ma no, posso farcela » ero poco credibile, visto che avevo detto quella frase con il fiatone, mettendoci più del dovuto.
« Cass, non voglio farti stancare troppo. E poi, voglio parlare »
« Di cosa? »
Riprese fiato, prima di cominciare. « Credo che Jane sospetti qualcosa, ma io non c’entro! Non l’ho fatto apposta! » alzò le braccia, in segno di difesa.
« E’ per la storia della mano? Magari non ha visto bene, in fondo era un po’ buio .. »
« No, non per quello. Tu eri al bar con Nat ed io ti stavo guardando, solo guardando, immerso nei pensieri. Tua sorella mi ha dato un pizzico, chiedendomi perché ti stessi guardando il sedere! »
Sgranai gli occhi. Oh. Mio. Dio. « E tu che hai detto?! »
« Ho detto che ero semplicemente sovrappensiero e non mi ero neanche accorto che tu eri davanti a me. Cosa potevo dirle? Non credo mi abbia creduto, però. Poi c’è stata la mano. Mi ha guardato un po’ storto, quando ci siamo allontanati »
« Storto? »
« Sì, sai.. » tentò di mimare lo sguardo di mia sorella, ma mi fece ridere « Ok, no, non faceva ridere quello di tua sorella »
« Però non ha detto nulla, no? »
Scosse la testa.
Sospirai. « Meno male »
« Beh, tanto prima o poi dovremo dirlo a tutti, no? » lo guardai, confusa « Che stiamo insieme » specificò, tranquillo.
Il mio battito cardiaco aumentò all’improvviso. Lui se ne accorse.
« Cosa c’è? »
« Nulla » risposi, subito. Lui mi guardò male, sapeva che mentivo. Sospirai. « Hai detto che .. che stiamo insieme, e che dobbiamo dirlo a tutti »
« E il problema sarebbe ..? » mi incitò, confuso.
« Ho paura a .. a dirlo alle nostre famiglie. Ho paura che la prenderanno troppo bene, che saranno troppo felici, e che poi .. insomma, fra noi.. »
« Andrà male? » terminò lui per me. Rise, ma non era divertito, anzi. « Da quanto stiamo insieme, Cass? Una settimana? E già metti in dubbio tutto? »
« Non metto in dubbio niente. Ho solo paura che, col tempo, tu possa stancarti di me »
« Stancarmi di te?! E cosa sei, un giocattolo? »
« Non hai capito »
« Ho capito, invece » si alzò all’improvviso « Andiamo a casa » impose, cominciando a camminare.
Mi alzai anche io, seguendolo. « Posso almeno spiegarti cosa intendevo? »
Lui non mi rivolse neanche per un attimo lo sguardo. « Non qui. A casa » dopodiché, muto.
Brava, Cassandra, hai rovinato tutto.
 
Le prime parole che mi rivolse furono quando arrivammo a casa mia.
Fu un sollievo sentire la sua voce, sebbene dura. « Perché vai in cucina? »
Quasi sussultai nel sentirlo così. « Visto che ho un po’ di tempo, faccio dei biscotti per domani, lo avevo promesso a mamma .. Tu vai pure a fare la doccia »
Alzò gli occhi al cielo. « Ti aiuto »
« Posso fare da sola, tranquillo »
« Ti aiuto » ripeté, sorpassandomi ed andando in cucina.
Presi utensili ed ingredienti, posandoli sul tavolo. Presi fiato, prima di parlare. « Mentre mi aiuti, puoi anche ascoltarmi? » domandai, mentre lui aveva già iniziato a versare la farina in un contenitore.
« Ti ascolto »
« Ti ho già detto che con te sto bene, anzi, benissimo. Una favola. Non credevo di poter stare così bene, a dir la verità. Da quando ci sei tu, da quando sei tornato, è cambiato tutto, in meglio. Non vorrei mai, mai, che accadesse qualcosa. Ma poi penso che non vivo davvero in un favola, che la realtà è sempre crudele. Tu sei il figlio della migliore amica di mia madre, il migliore amico di mia sorella …  e non solo. Sei un attore magnifico che viaggia in tutto il mondo, conosce gente, fa nuove esperienze! Hai bisogno di qualcuno che riesca a soddisfarti, in tutto e per tutto. Io chi sono mai per riuscirci? Ho solo paura di questo. Ho paura che un giorno, quando capirai che non sono alla tua altezza, le nostre famiglie ci resteranno male. Non quanto ci resterò male io, questo è sicuro, però male ugualmente. » feci una pausa. Tom per tutto il tempo aveva continuato a girare con un cucchiaio di legno la farina con le uova, senza distogliere un attimo lo sguardo. « Capisci? » domandai, alla fine.
Lui finalmente posò il cucchiaio e mi guardò. Non era lo sguardo dolce e felice a cui ero abituata. Era duro, arrabbiato. « Vuoi sapere chi sei tu, Cassandra? Sei la figlia della migliore amica di mia madre, la sorella della mia migliore amica, una scrittrice di fama mondiale, che viaggia in tutto il mondo, conosce gente e fa nuove esperienze » era impressionante, aveva ripetuto le mie stesse parole « E sai cosa mi importa di tutto questo? Nulla. Tu non mi piaci perché sei queste cose. Certo, sono fiero di te, molto fiero, e sono contento che tu faccia parte di una famiglia che amo anche io, ma finisce qui. Tu mi piaci per come sei. Sei intelligente, con te posso fare discorsi demenziali e discorsi acculturati, perché mi capisci. Sei simpatica, hai il senso dell’umorismo, posso prenderti in giro senza avere paura che tu ti possa arrabbiare, mi fai ridere. Sei timida, riservata, sensibile, dolce, e ti adoro per tutto questo. Sai anche essere una dura, quando vuoi e con chi vuoi. In più, sei una bellissima ragazza. Tu sei questo, Cassandra, ed è per questo che mi piaci.» fece una pausa, riprendendo fiato. Nel frattempo, avevo perso il controllo del mio battito cardiaco. « Ne ho avute di ragazze, Cass, fidati, e non c’è stata mai nessuna che mi abbia preso come te, perciò mi sto arrabbiando. Perché mai dovrei stancarmi di te? Non sei un giocattolo! A meno che tu non cambi all’improvviso, diventando esattamente l’opposto di quello che sei, questo » indicò prima me e poi lui, lo spazio fra noi « non cambierà. Potrà solo migliorare. Sta già migliorando, per quello che mi riguarda. Lo capisci? »
Annuii. « Mi dispiace. Io non intendevo farti arrabbiare »
« Smettila di sottovalutarti, per favore. Io non sono migliore di te, siamo pari. Ti faccio anche io la stessa domanda: tu potrai stancarti di me, un giorno? »
« No »
« E allora perché mai io dovrei stancarmi di te? »
Alzai le spalle.
Tom fece un respiro profondo, come per calmarsi. Si avvicinò a me, sollevandomi il mento con una mano. « Non sottovalutarti. Te lo ripeto, così magari lo capisci. Sei la ragazza migliore che io abbia conosciuto, insieme a tua sorella e le mie sorelle. Tu però hai qualcosa in più: mi fai impazzire. Letteralmente. Ogni volta che ti guardo. »
Mi tirò a sé, abbracciandomi. « Mi spiace di essere stato duro, ma voglio che tu capisca »
« Ho capito »
« Quindi, possiamo dirlo alle nostre famiglie? Possiamo dirgli che stiamo insieme?  Che ho ufficialmente perso la testa? »
Risi, contro il suo petto. « Possiamo »
« Bene » sciolse l’abbraccio « Mi trovo comunque costretto a fartela pagare per ciò che hai osato pensare »
Corrugai le sopracciglia. « Che significa? »
Un ghigno si levò sul suo viso. Si voltò, mise la mano nel contenitore pieno di miscuglio di farina e uova, e ne prese un po’.
« No, Tom! No, ti prego, non puoi » cercai di pregarlo, avendo capito le sue intenzioni.
« Devi comunque farti la doccia, no? »
« Tom, non.. » ma fu troppo tardi. Con il braccio lungo che si ritrovava, riuscì ad arrivare fino alla mia testa, ai miei capelli, per la precisione, riempiendoli di uova e farina.
Rise, ed io lo seguii a ruota. Non potevo non ridere, prima di tutto, perché con tutto ciò che mi aveva detto mi aveva riempito di felicità, il cuore, il corpo intero. Secondo, era bellissimo quando rideva e la sua risata era contagiosa. Terzo, era una situazione buffa. Quarto, ma più importante, avevo già programmato la vendetta.
Con una mossa veloce, approfittando del fatto che lui fosse troppo impegnato a ridere, presi l’intero contenitore e con un piccolo salto riuscii a svuotargli il contenuto in testa, tutto quanto.
Smise improvvisamente di ridere, troppo shockato. Mi guardò, sorpreso, divertito. Io dovetti coprirmi la bocca con entrambe le mani per non ridergli in faccia.
« Questo non dovevi farlo, Cassie » calcò molto sul “non”.
Si tolse, con delicatezza, il contenitore dalla testa. Invece, senza delicatezza, ma con fretta e forza, riuscii a sollevarmi con un solo gesto. Mi ritrovai con la pancia poggiata sulla sua spalla sinistra, la faccia contro la sua schiena, ed entrambe le gambe bloccate dalle sua braccia, mentre lui camminava tranquillo per casa mia.
« Tom! Dove diavolo vai?! Lasciami! » tentai di divincolarmi, ma non mi permetteva di muovermi.
« Che domande fai? Ti porto a fare la doccia! » mi spiegò, ridendo.
Inutili furono le mie proteste, verbali e non.
Mi portò fino in bagno, aprì la porta della doccia, aprì l’acqua, e mi ficcò dentro, sotto l’acqua gelata, ridendo insieme a me. « Tom! E’ fredda! » urlai, tentando di uscire.
Non potevo. Lui si era parato davanti a me, impedendomi di fare qualsiasi cosa. Bene, pensai, io non potevo uscire? Allora sarebbe entrato anche lui, in doccia!
Lo presi per il colletto della maglietta e lo tirai verso di me, facendolo finire sotto il getto dell’acqua.
« Cazzo, è fredda! » urlò, senza smettere di ridere.
Tentai di uscire ma lui me lo impedì, bloccandomi con entrambe le braccia. Mi prese per la vita, tirandomi. Finii con il corpo sul suo.
Lo baciai, senza pensarci due volte. Lui non si oppose, anzi. Rispose al bacio, facendo di nuovo incontrare le nostre lingue, mentre l’acqua continuava a scorrere su di noi. Il bacio continuava a farsi più intenso, come, fino a quel momento, non era mai stato.
Tom mi fece spostare, facendomi finire con le spalle al muro. Poi, continuando a baciarmi, mi sollevò. Finii con le gambe attorno alla sua vita e le braccia attorno al suo collo. I miei ormoni stavano dando una festa, nel mentre. Tom, per tenermi ancora sollevata, posizionò le mani sul mio sedere. Il. Mio. Sedere. Se non fossi stata tanto impegnata a baciarlo e con la mente annebbiata, sarei stata in uno stato di imbarazzo totale.
Non ci saremmo fermati, non facilmente. Ma il fato aveva deciso diversamente.
Suonò il campanello, tre volte.
Sia io che Tom aprimmo gli occhi, fermandoci, ancora con le labbra vicine. Fu lui ad allontanarsi « Chi può essere? »
« C’è solo una persona che suona così il campanello .. »
Lui mi fece rimettere in piedi, delicatamente. Fu strano vedere lui rosso in viso, per la prima volta. Mi divincolai velocemente, uscendo dalla doccia. « Chi?! » domandò Tom.
« Mia sorella! »
Il campanello suonò ancora, mentre io mi toglievo scarpe e calzini. « Un attimo! » urlai, sperando mi avesse sentito.
« Che stai facendo?! » chiese Tom, con voce sorpresa, mentre mi sfilavo i leggins bagnati di dosso.
Mi voltai verso di lui. Mi guardava con occhi spalancati. E curiosi. E non mi guardava negli occhi. « Girati, tu! »
Lui alzò subito lo sguardo sul mio viso, voltandosi e ricominciando a ridere. « Scusami »
« Mi metto l’accappatoio, così capisce che non sono andata subito ad aprire perché ero sotto la doccia » spiegai, togliendomi anche la maglietta e prendendo l’accappatoio.
« Tecnicamente, eri sotto la doccia. Solo che non eri sola »
« Zitto! Ora puoi girarti » obbedì. Mi infilai il cappuccio, visto che in testa avevo ancora quello schifo tutto appiccicoso « Tu resta qui, non muoverti e non fare niente di rumoroso finché non va via! Chissà cosa potrebbe pensare .. »
« Va bene » mi voltai, verso la porta « Cass? »
« Che c’è? »
« Adoro le mutandine con i cupcakes » esclamò, sorridendo malizioso.
Gli tirai un asciugamano addosso, prima di chiudere la porta del bagno alle mie spalle.
« Arrivo! » urlai ancora, dirigendomi verso la porta d’ingresso.
Mi guardai un attimo al piccolo specchio che avevo in salotto, notando che ero anche io tutta rossa in viso. Ma ormai non potevo non andare ad aprire.
« Scusami, ero in doccia! »
Mia sorella mi guardò male. « Hai fatto stare in piedi una donna incinta per non so quanti minuti, dovresti vergognarti » scherzò, entrando in casa.
« Beh, per colpa tua sto sgocciolando per tutta casa »
« Sei sola? » chiese, sedendosi sul divano.
Perché quella domanda? « Sì, certo. Perché? »
« Sai, passavo di qui, ed ho notato la macchina di Tom parcheggiata proprio qui sotto »
« Ah, sì? Magari è di qualcun altro.. »
« No, è proprio la sua
« Ah. Non so, magari qualche suo amico o collega abita da queste parti. Tu non lo sai? » chiesi, vaga.
« Non saprei » disse. Sorrideva. Perché diavolo sorrideva?! « Ora lo chiamo e chiedo »
« No! » per poco non urlai.
Jane mi guardò confusa. « No? »
« Ecco, ehm, magari è ad un colloquio di lavoro! Potresti disturbarlo. Alle dieci sarà sul set, posso chiedergli io cosa ci faceva da queste parti »
« Un colloquio di lavoro? Di sabato? Alle otto e quindici di mattina? »
Deglutii il nulla. Non sapevo più cosa inventarmi e mia sorella era già col cellulare in mano ed il numero di Tom sul display. Alzai le spalle.
« Beh, io provo » disse, infine.
Pregai con tutta me stessa che Tom avesse messo il silenzioso al cellulare, che non cominciasse nessuna suoneria o squillo vario. Ma ovviamente, non fu così.
La tipica suoneria dell’IPhone cominciò a farsi sentire, mentre il sorriso di mia sorella si faceva sempre più ampio. Abbassai il capo. Dovevo sembrarle un’idiota.
La suoneria si faceva sempre più forte, fino a quando Tom non comparve in salotto. Imbarazzato, ma non quanto me, con un leggero sorriso sulle labbra, ancora in tuta, bagnato fradicio e con i capelli sporchi di uova e farina.
Mia sorella, quando lo vide, sgranò gli occhi e spalancò la bocca.
« Ma che cavolo stavate combinando voi due?! E soprattutto, eri in doccia con mia sorella?! »
Tom alzò le braccia. « Ehi, sono vestito, non mi vedi? Posso spiegarti tutto »
« Da quanto tempo mi state mentendo? Che succede fra voi due?! »
Alzai lo sguardo e notai che anche Tom aveva fatto lo stesso, ci stavamo domandando chi dovesse spiegarle tutto, mentre Jane ruotava la testa in continuazione, non sapendo chi guardare. « Parlate! » sbraitò.
« Ok, ok! Calmati, però » Tom si sedette accanto a mia sorella, cominciando a raccontarle tutto, dall’inizio, fin quando non arrivò al perché eravamo conciati in quel modo.
Jane rise, sentendo l’ultima storiella. « Lo sapevo che fra voi due c’era qualcosa! Ieri sera vi siete presi per mano, poi. » spostò lo sguardo su di me « Aaaw, sorellina! » mi abbracciò « Sono così felice che tu ora stia con lui! » mi lasciò andare, per voltarsi verso Tom, « E tu! » lo indicò, con fare minaccioso « Tu prova soltanto a farla soffrire, a farle versare anche una sola lacrima, e dovrai vedertela con me! E sai bene che picchio duro! »
Tom rise. « Non ho alcuna intenzione di farle del male, Jane »
« Allora sono felice anche per te! » abbracciò anche lui, incurante del fatto che fosse tutto bagnato.  « Posso dirlo alla mamma? »
« No, Jane! » le risposi subito. Guardai Tom, e fu lui a spiegare.
« Diremo tutto noi. Domani siamo a pranzo dai vostri genitori, magari lo faremo domani » mi guardò, per cercare conferma.
Annuii. « Sì, domani » e sorrisi.
Jane restò con noi per un altro po’, ma poi dovemmo chiederle di andare via visto che eravamo ancora in quelle condizioni e dovevamo andare sul set. Ci lavammo, separatamente, e ci vestimmo in tempi record in modo tale che alle dieci fummo sul set.
Pensavo che per quel giorno le sorprese sarebbero finite, che sarebbe andato tutto come sempre, ma ovviamente, per l’ennesima volta, mi sbagliavo.
Nicolas, durante una pausa dalla riprese, mi aveva chiesto nuovamente di uscire. Io avevo rifiutato, dicendogli che avevo altri impegni ma ringraziandolo ugualmente, sebbene le sue attenzioni cominciassero a dar fastidio anche a me. Nat, che aveva sentito e visto tutto, lo andò a riferire a Tom, prima ancora che potessi farlo io, visto che Nicolas comunque continuava a girarmi intorno.
« Sai che c’è? Mi sono rotto » sentii dirgli all’improvviso, alle mie spalle.
Mi voltai, confusa. « Ti sei rotto? »
« Sì! » annuì, convinto. Si avvicinò a me, mi prese per la vita, dicendomi « Tu sei la mia ragazza. Mia, solo mia. Non ho alcuna intenzione di dividerti con nessuno. » e mi baciò, davanti a tutti. Davanti a Nat, Luke, Nicolas, Melissa, Bob e tutto il resto del cast e della troupe.
Tom Hiddleston era un uomo davvero imprevedibile e che sapeva come sorprendere, tutti quanti.





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Ciao a tutti! :)
Per farmi perdonare dei precedenti ritardi, eccovi subito il nuovo capitolo, anche abbastanza lungo :D
Spero vi piaccia! 
Vi ringrazio ancora per le stupende recensioni che mi lasciate, lo farò sempre! Grazie anche a chi segue e mette fra i preferiti la storia! GRAZIE! <3

Ho iniziato una nuova long-fic, questa volta con protagonista Loki, se volete dare un'occhiata vi lascio il link: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2458114&i=1  :D

questo è il mio facebook, se volete aggiungermi: https://www.facebook.com/profile.php?id=100002389063197&ref=tn_tnmn

Alla prossima, un bacio a tutti!

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Capitolo 15
*** Reactions. ***


Reactions
 
 

« Tu sei pazzo » sussurrai a Tom, una volta che si allontanò dalle mia labbra.
« Lo so » rispose, sorridendo, rubandomi un altro piccolo, leggero e veloce bacio.
Mi lasciò andare, sollevando la testa e sorridendo soddisfatto verso chi, alle mie spalle, ci stava guardando.
Mi voltai anche io: Nat batté velocemente le mani, un paio di volte, e sembrava essere sul punto di saltellare per la gioia; Luke sorrideva mostrando i denti e scuotendo la testa, divertito; Bob rideva insieme ad altri membri della troupe e del cast; Nicolas ci osservava a bocca aperta, incredulo; Melissa, infine, seduta di fronte ad uno specchio con la parrucchiera che le acconciava i capelli, ci guardava sorpresa, quasi shockata.
« Era ora, Tom! » esclamò Bob « Ci chiedevamo quanto ancora ci avresti messo! »  continuò, facendo ridere quasi tutti.
Tom gli sorrise, lievemente imbarazzato, mettendosi una mano dietro la testa.
« Ok, gente, questo spettacolo è finito. Continuiamo con quello principale! » esclamò ancora il regista, in modo tale che tutti tornassero al loro lavoro.
Nicolas fu il primo ad avvicinarsi a noi. Era stato visibilmente colto alla sprovvista, glielo leggevo in viso. Tentò di sorriderci. « Quindi, state insieme? » domandò, congiungendo le mani.
« Da un po’, a dire il vero » rispose Tom, mettendo un braccio intorno alla mia spalla.
« Oh. Io, ehm .. Spero di non essere stato troppo indiscreto, Cassandra. Non ne sapevo nulla »
Scossi il capo. « E’ tutto ok, tranquillo »
Guardò Tom. « L’ho invitata a cena, un paio di volte, perché la trovo una scrittrice fantastica, la stimo molto, come tale » gli spiegò, come per giustificarsi.
Tom annuì. « Quindi, le hai regalato le rose rosse per lo stesso motivo, non è vero? »
Nicolas annuì in fretta. « Sì, assolutamente »
L’attore gli sorrise. « Capisco. Sono davvero belle »
« Grazie. Allora, ehm, sono davvero felice per voi »
« Grazie, Nicolas »rispose ancora Tom.
Nicolas sorrise, ancora imbarazzato, prima verso di lui e poi di me, e si voltò per andare nella direzione della sua cliente.
« C’era bisogno di dirgli delle rose? » chiesi a Tom, una volta che Nicolas fu lontano.
Alzò le spalle. « Ho cercato solo di capire, tutto qui »
« Certo, come no.. »
« Almeno ora è tutto chiaro. La prossima scena è la mia » mi baciò la fronte « Vado a sistemarmi »
Nat e Luke corsero da me, sorridenti ed entusiasti di quello che era appena successo. Restai con loro durante tutte le riprese e Tom ,fra una pausa e l’altra, veniva da noi ed ogni tanto mi baciava, sentendosi più libero, invece di stare con Melissa come era solito fare.
L’attrice, durante una scena in cui lei non era presente, si avvicinò a me.
« Ehi, Cassandra » mi chiamò, facendomi voltare verso di lei.
« Melissa! Dimmi » credei che volesse chiedermi qualcosa sulla scena, su Vanessa, o comunque su qualcosa che riguardasse il libro, invece …
« Prima vi ho visti, tu e Tom »
« Ah, sì? » feci la finta tonta.
Lei annuì. « State insieme, quindi? »
« Sì » risposi solamente, non capendo dove volesse arrivare con quella conversazione.
« Devi essere stata molto brava »
« Brava? In cosa? »
« A corteggiarlo »
Corteggiarlo?! « Scusa, come? »
« Nel farti notare da lui, avvicinarti a lui.. E’ da quando l’ho conosciuto che ho cercato di farlo anche io e lui non mi ha mai considerata, ma ora ho capito perché: sei arrivata prima tu »
 Parlava sul serio? Sul serio mi stava dicendo quelle cose?! « Veramente io .. » cominciai a parlarle, sperando di non arrivare al limite della mia pazienza, ma fui interrotta dall’urlo di Bob che chiamava Melissa sul set, per l’ultima ripresa di quella mattina.
« Scusami, Vanessa deve andare dal suo Jamie » esclamò lei, sorridendo e facendomi l’occhiolino, prima di andare verso il set.
Sentii la mano di Nat sulla mia spalla, mentre pensavo che a breve mi sarebbe uscito del fumo dalle orecchie. « Spero tu abbia sentito » dissi, rivolta verso la mia amica.
« Ho sentito »
« Che brutta .. » cominciai, ma alla fine dalla mia bocca uscì solamente una specie di ringhio, mentre stringevo i pugni.
« Posso finire io per te? Che brutta stronza! »
 
Non raccontai a Tom dell’adorabile chiacchierata che avevo avuto con Melissa e pregai anche Nat di tacere al riguardo. Non volevo darle troppo importanza né volevo che fra Tom e lei nascessero antipatie che avrebbero potuto rovinare il clima tranquillo che c’era sul set dall’inizio delle riprese. Poi, io e Tom avevamo ben altro a cui pensare: l’indomani avremmo dovuto rivelare alle nostre famiglie quello che stava succedendo tra noi e la cosa mi preoccupava un po’.  In realtà, la cosa sembrava preoccupare solo me.
Durante il pomeriggio restammo ognuno a casa propria ed io approfittai sia per scrivere che per fare i biscotti per mamma. Impastando, mi ricordai di quanto era successo la mattina stessa e sorrisi da sola, arrossendo un po’ quando mi tornarono in mente le mani di Tom su di me ed i suoi baci. Era stato incredibile: in poco tempo eravamo passati dal discutere al giocare e poi eravamo finiti in boccia con gli ormoni in festa. Quell’ultima parte era stata stupenda.
Comunque, durante tutto il pomeriggio Tom non si fece sentire e lo rividi solo quando mi venne a prendere. Avremmo passato la serata a casa di Nat, che mi aveva mandato un sms dicendomi che era finalmente riuscita a cucinare un’intera cena tutta da sola e senza bruciare nulla, il che per lei era davvero un traguardo.
Visto che non volevo aprire l’argomento davanti a Nat e Adam e visto che Tom sembrava essersene dimenticato, decisi di chiedere in auto come ci saremmo comportarti il giorno dopo. « Non preoccuparti, li parlerò io » mi rispose lui.
« Tu? »
« Sì, mi sono preparato un discorso »
Mi lasciò stupita. « Un discorso? Sul serio? »
Lui annuì. Quindi, non ero stata l’unica a preoccuparsi! « E cosa dirai? »
« Domani sentirai »
« Ma sono curiosa! E poi, non credi che debba saperlo? »
« Mmm.. No. Tranquilla, andrà tutto bene »
« Neanche un piccolo indizio? »
« No, Cassie, non ti dirò nulla » rispose, rallegrato dalla mia curiosità.
« Sei cattivo! » esclamai, incrociando le braccia.
Un piccolo ghigno apparve sul suo viso, mentre si voltava verso di me e con voce più cupa esclamava « I’m the bad guy »
Si era appena trasformato in Loki, sebbene solo per qualche secondo. Mi fece ridere e lui mi seguì a ruota. Decisi di fidarmi di lui, sperando che il discorso che si era preparato non avrebbe fatto ammattire i nostri genitori.
 
La cena preparata da Nat fu davvero squisita, stentai a credere che avesse fatto tutto da sola! Aveva cucinato divinamente, nessuno di noi lasciò nulla. Fu anche una cena divertente, solo fra noi quattro, e Tom e Adam si trovavano bene insieme, scherzavano e giocavano come vecchi amici. Forse fu anche merito del vino che entrambi bevvero in quantità che per me sarebbero state distruttive, ma fui felice di vedere Tom sempre sorridente e di sentire spesso la sua risata. Dopo la cena, Adam sfidò Tom alla Wii e quei due non fecero altro che giocare davanti a quella console, prima al tennis, poi alla boxe, ed infine a gare di macchine.
Tom cominciò a dare segni di stanchezza verso l’una e mezza di notte, me ne accorsi dai suoi occhi rossi. « Non credi che per te sia arrivata l’ora di andare a dormire? » gli domandai, baciandogli la guancia.
Annuì, sbadigliando. « Sì, credo davvero di sì » e continuò a farlo fino a quando arrivammo all’auto, dopo aver ringraziato Nat e Adam per la bella serata.
« Cass, credo sia meglio che guidi tu » esclamò Tom.
Aveva perfettamente ragione. Era stanchissimo e mezzo ubriaco, di certo alla guida sarei stata meglio io. Sbadigliava di continuo, stropicciandosi gli occhi, cercando di tenerli aperti. Mi faceva tenerezza vederlo così, rosso per la stanchezza ed il vino ed abbandonato sul sedile.
« Come farai a tornare a casa tua? » domandai.
« Non ne ho la minima idea »
Io un’idea ce l’avevo, in realtà. Sospirai, prima di esporla. « Puoi restare da me, se vuoi » esclamai in fretta.
Tom si voltò verso di me, aggrottando le sopracciglia.
« Non pensare male! Non voglio invitarti per .. quello » Tom sorrise, alzando un solo sopracciglio « E’ che sei stanco, non posso lasciarti guidare dopo. Non prendermi come una pervertita! »
Lo feci ridere, di gusto. « Non ti prendo per una pervertita tranquilla. Accetto volentieri, grazie » sospirò, prima di continuare « Comunque, nonostante questo invito e nonostante io sia tremendamente attratto da te, sono così stanco che non riuscirei neanche a muovere un muscolo. Quindi, non prendere me per pervertito, ma stasera non ti avrei toccata ugualmente. Poi, chissà, domani.. » rise ancora, delle sue stesse parole.
Era davvero ubriaco.
« Vuoi passare da casa tua per prendere ciò che ti serve? » chiesi, cercando di pensare ad altro e non al fatto che avesse appena detto che era attratto da me.
Annuì, chiudendo gli occhi.
 
Dovetti svegliarlo una volta arrivati sotto casa sua. Era davvero troppo tenero con quel visino, credei che si potesse addormentare persino in ascensore!
Lo seguii fino alla sua stanza ed una volta dentro mi ricordai di quando ci ero entrata per la prima volta, al mio compleanno; mi ricordai del suo regalo, del braccialetto che da quel giorno era al mio polso ed istintivamente lo guardai, sorridendo fra me e me.
Tom, invece, si era letteralmente buttato sul letto, a pancia all’aria e con i piedi penzoloni.
« Cosa vuoi che ti prenda? Dove tieni il pigiama? »
« Credo sia sotto il cuscino » rispose, con gli occhi chiusi.
« E domani cosa vuoi metterti? »
Per qualche secondo non ricevetti risposta, ma alla fine arrivò, anche se non fu quella che mi aspettavo. « Cass, credo di aver fatto un grande errore nello stendermi sul letto »
« Perché? »
« Perché ora solo l’idea di uscire di nuovo, andare in auto fino a casa tua e rifare tutto da capo mi terrorizza »
« Cosa stai cercando di dirmi, Tom? »
Lui finalmente aprì gli occhi, voltando il capo verso di me. « Possiamo restare da me invece che da te? »
« Ma, Tom .. »
« Ti prometto che domattina andremo presto a casa tua così potrai prepararti »
« Ma non ho nulla per dormire! »
« Puoi prendere una mia maglietta, sicuramente ti starà larga abbastanza »
Incrociai le braccia al petto, sospirando senza rispondergli.
« Ti preeeego » sporse in avanti il labbro inferiore e spalancò gli occhi, sbattendo le ciglia due volte. « Avanti, non puoi resistere a questa faccia » disse ancora, per poi tornare a cercare di intenerirmi.
Mi fece ridere. « Resterò qui solo se fili in bagno a lavarti faccia e denti ed a metterti il pigiama »
Tom fu subito in piedi, ma prima di andare in bagno corse da me per baciarmi. « Grazie, Cassie! Le magliette sono nel secondo cassetto, prendi quella che vuoi » mi baciò ancora, prima di sparire in bagno.
Mi misi a frugare nel suo cassetto ed una maglietta attirò subito la mia attenzione: nera, con Loki disegnato sopra e la scritta “You mad? I do what I want!”. La adoravo! Mi tolsi velocemente scarpe, pantaloni e maglietta e mi infilai quella, decidendo di lasciarmi l’intimo da sotto. Tom aveva ragione, mi arrivava a metà coscia, sembrava essere un vestitino.
« Ottima scelta! » esclamò, uscito dal bagno, in maglietta grigia a maniche corte e pantaloni larghi e neri. « Adoro quella maglietta, ma devo ammettere che sta meglio a te »
 
Una volta uscita anche io dal bagno, ritrovai Tom sdraiato sul letto, sotto le coperte. Lo raggiunsi, infilandomi anche io sotto, ma restando seduta. « Sicuro che posso dormire qui? »
« Devo ricordarti che abbiamo già dormito insieme? » mi sorrise, con la testa sul cuscino. Notai che aveva ancora gli occhi rossi, sembrava essere sul punto di addormentarsi.
« Era casa mia, il mio letto. Ora è diverso »
« E’ diverso perché stiamo insieme? »
Alzai le spalle.
« Hai ragione, è diverso. Ora posso dormire con te ed abbracciarti ed accarezzarti senza problemi » allungò un braccio verso di me e mi carezzò la guancia « Dormi ora, non preoccuparti »
« Controllo un attimo il cellulare »
« Va bene » si sollevò, mettendosi seduto per arrivare alle mie labbra. Mi baciò con delicatezza, accarezzandomi la guancia con una mano ed il braccio con l’altra. « Visto che sono sicuro che non appena chiuderò gli occhi mi addormenterò, buonanotte, Cassie »
«’Notte Tom » lo baciai io, questa volta, sentendo il suo sorriso sulle labbra. Si rimise sdraiato, rivolto verso di me, e chiuse gli occhi, ancora sorridente.
Circa cinque minuti dopo, capii che si era addormentato: aveva leggermente aperto la bocca ed il suo respiro si era fatto più marcato.
Restai ancora un po’ al telefono, messaggiando con Nat e mia sorella, spiegandole cosa era successo, nel caso non mi avessero trovata a casa. Dopo una ventina di minuti, Tom si mosse appena, chiamandomi con un filo di voce. « Cass? »
Mi voltai verso di lui, aveva gli occhi chiusi. « Dormi, Tom. » sussurrai, accarezzandogli i capelli.
Lui mise una mano sulla mia, stringendola. « Cass, io.. io credo di essere innamorato di te » sussurrò, provocandomi un ennesimo piccolo attacco di cuore.
Non risposi. Sentii la stretta della sua mano allentarsi ed il suo respiro farsi di nuovo più pesante; si era addormentato, di nuovo.
Sorrisi, da sola, guardandolo e ripetendo nella mente ciò che aveva detto. Probabilmente sognava, o l’aveva detto senza totale coscienza, ma era stato bellissimo ascoltare quelle parole. Lasciai il cellulare sul comodino, sdraiandomi accanto a Tom, accanto all’uomo di cui io ero sicuramente innamorata.
 
Quando riaprii gli occhi, la luce del Sole avevo preso il posto del buio, e Tom non era più accanto a me. Al suo posto, sul cuscino, un fogliettino di carta: “Adoro anche le fragole. Buongiorno!”.
Fragole? Mi stiracchiai, notando che la maglietta di Loki durante la notte era arrivata alla mia pancia. Abbassai ancora lo sguardo e capii il significato delle parole di Tom: indossavo degli slip con delle fragoline sopra.
Presi il cellulare e vidi l’ora, le dieci passate. Mi meravigliai dell’ora e mi alzai subito, andando prima in bagno per pettinarmi e sciacquarmi la faccia.
Ritrovai Tom in cucina, ancora in pigiama, seduto a leggere qualcosa sul suo tablet.
« Buongiorno! » esclamai, facendogli alzare lo sguardo su di me. Poteva esserci visione migliore, di prima mattina? I suoi occhi blu erano stupendi.
« Buongiorno, Cass! »
« Perché mi lasci messaggi subliminali sul cuscino? » domandai, raggiungendolo e notando la tavola apparecchiata per la colazione.
Lui corrugò le sopracciglia, ma stava tentando di non ridere « Quali messaggi subliminali? Io adoro davvero le fragole! Guarda! » mi fece notare il barattolo di marmellata di fragole sul tavolo.
« Aah, capisco .. »
« Ti ho aspettata, per fare colazione »
« Aw, grazie! » presi la marmellata di fragole, avvicinandola a me. Tom mi guardò divertito « Che c’è? A me piace davvero! »
Rise, iniziando anche lui a mangiare.
« Hai dormito bene? » chiesi.
« Divinamente! Anche il risveglio è stato delizioso, c’era un panorama niente male » osservò, guardandomi malizioso.
Alzai gli occhi al cielo, continuando a mangiare.
 
Riuscimmo ad arrivare a casa dei miei genitori in tempo, sebbene già da fuori ci accorgemmo di essere gli ultimi, visto che tutte le altre auto erano già parcheggiate nelle vicinanze.
« Ci siamo » esclamai, davanti alla porta.
« Ci siamo » ripeté Tom, saltellando sulle punte dei piedi.
« Sei nervoso? »
« Solo un po’ »
« Hai preparato il discorso, no? » lui rientrò le labbra, socchiudendo gli occhi « Tom? »
« So solo che dirò tutto alla fine del pranzo, in modo che non siano tutto il tempo concentrati su di noi. Per il resto, credo improvviserò »
« Tu cosa?! Mi avevi detto .. »
« Lo so, lo so! Volevo solo farti calmare, eri preoccupatissima già da ieri! »
« Lo sono ora! Molto di più! »
Tom mi mise le mani sulle braccia, chinandosi appena per guardarmi negli occhi « Ehi, andrà tutto bene! Al massimo, saremo solo assaliti dalle nostre madri.. e forse io da tuo padre »
« Tom! »
« Fidati di me! Stai tranquilla! Comportati normalmente fino al dolce, poi me la vedo io, ok? »
Annuii, sebbene l’ansia mi stesse divorando. Tom mi baciò velocemente, si voltò verso la porta e facendo un grande respiro, suonò il campanello.
 
Fu un normale, tipico, pranzo di famiglia. Eravamo tutti felici di vederci e tutti raccontavano le novità, mentre ci gustavamo le delizie preparate da mia madre. A me e Tom fu chiesto delle riprese, ovviamente, ma niente di più. Jane ogni tanto lanciava a me e Tom sguardi speranzosi, sembrava non vedesse l’ora che uno di noi due desse la notizia.
Io, invece, avevo sempre più ansia, man mano che il momento del dolce si avvicinava. Mi alzai da tavola per aiutare mia madre a sparecchiare e portare torta e biscotti fatti da me, per poi risedermi accanto a Tom e mia sorella.
Quando Tom si schiarì la voce, capii che era arrivato il momento e detti il benvenuto ad nuovo piccolo attacco cardiaco. Jane mi colpì leggermente la gamba sotto al tavolo, entusiasta che il momento fosse arrivato.
« Volevo dire una cosa, a tutti » cominciò lui, attirando l’attenzione « E’ una cosa importante »
« Nuovi progetti, tesoro? » domandò sua madre.
« No, non si tratta di questo. Io, ehm.. io ho perso la testa »
« Oh, Tom, questo lo sapevamo già! » esclamò Sarah, facendo ridere tutti.
Lui alzò gli occhi al cielo. « Intendo per una ragazza »
Ci fu un « Aaaww » generale.
« Io, ecco.. ho rincontrato questa ragazza, che conoscevo da tempo, e mi sono reso conto che .. che non riesco a stare senza di lei. Mi sento bene, con lei. Quando non sono con lei, invece, sento come se mi mancasse qualcosa. »
« Aaw, piccolo Tom! » esclamò Emma, accarezzando la guancia del fratello, che nel frattempo era diventato un po’ rosso.
« E’ molto bello, Tom. E lei, invece? » domandò mia madre.
« Beh, una settimana fa mi sono.. dichiarato, diciamo così. Ed è andata bene! »
Ci furono esclamazioni di gioia da tutti, sorrisi e qualche risata.
« Ti sei fidanzato, allora? » domandò ancora Emma.
« Vorrei conoscerla, Tom » continuò sua madre.
Stava per dirlo, lo sentivo, stava per farlo. Mi mancava il respiro.
Si schiarì la voce. « Beh, la conosci, in realtà. La conoscete tutti »
Nessuno capì, non ancora.
« Chi è, allora? » domandò il padre di Tom.
Lui non rispose, si limitò a voltare il capo verso di me ed a sorridere imbarazzato. Io guardai prima lui e poi tutti gli altri, alzando lentamente una mano « Salve » sussurrai, rossa in viso e con il cuore a mille.
Silenzio. Totale silenzio. Sguardi sbalorditi ed increduli.
Mia sorella fu l’unica a parlare « Finalmente lo avete detto! Non ce la  facevo più a tenere il segreto! »
« Tu lo sapevi?! » domandò Sarah.
« Sì, ma solo da ieri. Li ho scop.. Ahia! » il calcio che le detti la fece tacere.
Diana e mia madre si guardarono, incredule, ma finalmente sorridenti. Diana si mise una mano sulla bocca, mentre mia madre mi domandava « State insieme? Voglio dire.. » perse le parole.
« Sì, Clare, stiamo insieme » rispose Tom « Volevamo dirvelo perché, insomma, siete la nostra famiglia, non possiamo tenervelo nascosto. Speriamo approviate, almeno .. »
« Se approviamo? Oh, Tom, io sono così felice per voi! » esclamò Diana, alzandosi ed venendo verso di noi, abbracciandoci entrambi.
Diciamo che dette il via alle danze. Tom aveva ragione, di nuovo: fummo assaliti, ma non solo dalle nostre madri, ma da tutti quanti! Abbracci, baci, persino congratulazioni! Mia madre era al settimo cielo, sembrava essere sul punto di mettersi a piangere dalla gioia.
Per una buona mezz’ora non facemmo altro che spiegare loro come era successo, imbarazzati come mai, e tralasciando ovviamente dettagli più intimi. Mia sorella raccontò solo a Sarah ed Emma la storiella sull’impasto dei biscotti, ed entrambe cominciarono a prendere in giro il fratello come solo loro sapevano fare.
Diana mi disse che era felicissima e che sperava che il figlio mi trattasse bene, da gentleman, come gli aveva insegnato lei. Io le dissi che non c’era da preoccuparsi. Quando riuscì a liberarsi, Tom mi confessò che mio padre lo aveva abbracciato, ma che lo aveva anche “avvertito” di non farmi del male, altrimenti lo avrebbe fatto a pezzi. Persino il padre di Tom aveva concordato con mio padre, dicendo che mi considerava come una figlia.
 
Restammo entrambi entusiasti e felici della reazione delle nostre famiglie. Ci eravamo preoccupati troppo, inutilmente, soprattutto io. Vedere i miei genitori e quelli di Tom felici per noi fu davvero stupendo ed emozionante. Mi sentii immediatamente più leggera, più libera.
Tornammo a casa mia, distrutti, e ci mettemmo sul divano a guardare la tv. Io seduta, con le gambe poggiate sul tavolino, e Tom sdraiato con il viso sulle mie gambe.
« Beh, è andata bene! » sospirò Tom.
« Benissimo! » esclamai, abbassando la testa per arrivare alle sue labbra.
« Sei più tranquilla, ora? »
« Assolutamente sì! »
 
Vedemmo un film d’amore che stavano dando in tv ed inevitabilmente ripensai a quello che Tom mi aveva detto la notte prima.
« Parli nel sonno, di solito? » domandai all’improvviso.
« Mm, non so. Perché? »
« Ieri notte hai detto una cosa »
« Cosa? » domandò curioso.
« Hai .. hai detto.. che credi di essere innamorato di me »
« Oh. » fece una piccola smorfia con la bocca « Che imbarazzo »
La mia espressione confusa lo fece continuare.
« Non è propriamente esatto. Mi spiace che tu abbia potuto credere ad una cosa del genere, scusami »
« No, no, figurati. Tu, insomma, dormivi. Quindi, tranquillo, io non .. » il suo dito sulle mia labbra mi impedì di continuare a dire frasi senza senso.
« Io non credo di essere innamorato di te, Cassie. Io ne sono sicuro »
La sua mano si spostò dalla mia bocca ai miei capelli ed accompagnò i miei movimenti, fino a farmi finire ancora su quelle labbra. Sottili, morbide, invitanti e bramose. Labbra che non mi sarei mai stancata di baciare. 








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Ciao a tutti! :)
Sono riuscita ad aggiornare, yee! LOL 
Questo capitolo non mi piace affatto. Posso dirvi che i pensieri delle famiglie non finiscono qui, saranno esplorati in altri capitoli!

Comunque, quando ho iniziato a scrivere questa storia non avrei neanche lontanamente sognato di ricevere ben 19 recensioni per un capitolo! Non so come ringraziarvi, siete unici! Mi riempite di complimenti, troppi. Spero di non deludervi mai! G R A Z I E ! <3

Se volete, passate anche dalla mia Long su Loki, il link lo trovare nel mio account ;)
Alla prossima! :*

 

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Capitolo 16
*** Period. ***


Period
 
 
Non riuscivo a credere che le riprese fossero quasi giunte al termine. Eravamo riusciti a rispettare i tempi, filmando l’intero film nel solo mese di agosto. Adesso, mancavamo solo tre giorni: venerdì, sabato e lunedì, sebbene durante quest’ultimo sarebbero state girate solo alcune scene già precedentemente girate, per volere di Bob.
Dopo quello che era successo fra me e Tom il clima sul set, almeno per me, era più tranquillo. Era bello non dover nascondere nulla a nessuno, mi faceva sentire più leggera. Nicolas non mi risparmiava dai suoi complimenti, ma non andava mai oltre, e quando ero in compagnia di Tom non si avvicinava nemmeno. Melissa, invece, continuava a girargli intorno, spesso fregandosene del fatto che volessimo stare per un attimo da soli. Inoltre, continuava a dare a Tom, o meglio a Jamie, baci “non rispettosi della regola”, facendomi impazzire di gelosia ogni giorno di più. Sapevo che si trattava di una cosa stupida, infantile, ma non potevo farci nulla, e l’avvicinarsi del momento in cui avrebbero girato la scena d’amore non migliorava le cose.
Non potevano eliminarla, quella dannata scena? Ovviamente no. Era una delle scene che tutti colore che avevano letto il libro ed ora aspettavano il film morivano dalla voglia di vedere; una delle scene più importanti, insieme a quella del primo bacio, se non la scena più importante. Anche io, in realtà, quando avevo saputo del film pensai subito a quella scena, non vedendo l’ora di essere presente per vederla girare davanti ai miei occhi, per vedere Jamie e Vanessa prendere vita ed amarsi così come lo avevo descritto io stessa.
Ora, invece, temevo di non essere pronta ad assistere. Anzi, dentro di me sapevo di non essere pronta. Sapevo anche di dover parlare con Bob, per chiedergli come si sarebbe svolta la cosa e tutto il resto; anche Nat mi aveva consigliato di farlo, ma ogni volta mi mancava il coraggio, come se il non sapere in qualche modo mi proteggesse. Mi sentivo davvero, davvero stupida, perché ogni volta che avevo avuto occasione di confrontarmi con il regista su quell’argomento, me l’ero lasciata sfuggire.
Ormai, il tempo di tirarmi indietro era finito. Il giorno dopo sarebbe stata girata la scena ed io volevo, dovevo, sapere. Passai tutto il venerdì mattina a farmi coraggio e, dopo pranzo, mi avvicinai a Bob, prendendolo in disparte, per parlargli.
« Nat mi ha detto che tuo padre sta venendo a prenderti » esordì il regista. « Non assisterai alle riprese del pomeriggio? »
Me ne ero completamente dimenticata, per quanto ero stata a pensare a tutt’altro. « Purtroppo no, domani è il compleanno di mia madre ed intendiamo farle una festa a sorpresa, quindi.. »
« Oh, capisco! »
« Nat resterà qui, però. Diciamo che farà le mie veci! » feci sorridere Bob, che annuì « In realtà, volevo parlarti delle riprese di domattina » confessai, abbassando lo sguardo.
« Dimmi pure »
« Ecco, riguardo alla scena d’amore .. Come sarà, insomma.. girata? »
« Oh, quella! Sarà la prima che gireremo. Al chiuso, ovviamente, nella stanza allestita per la camera di Jamie. Melissa mi ha chiesto la cortesia di far essere presenti solo poche persone, quelle necessarie, insomma. Sai, dice che si vergogna un po’ »
Lei si vergogna?! « Ah.. »
« Tu ovviamente puoi esserci, anzi, devi esserci! »
Un brivido di terrore mi percorse il corpo mentre mi immaginavo in quella piccola stanza, con Tom e Melissa quasi totalmente nudi di fronte a me, distesi su un letto, a far finta di amarsi e fare l’amore. No, no, no. Non potevo sopportarlo.
« Beh, ecco.. Ci sono problemi se al posto mio ci sarà Nat? »
« Hai da fare anche domattina? »
« Beh.. la festa si terrà a casa mia, a pranzo. Quindi devo sistemare tutto » mentii, visto che mi ero già messa d’accordo con mia sorella e mio padre.
« No, non è un problema. Solo che è una scena importante..  Voglio dire, non vorrei che non ti andasse bene. Se vuoi possiamo spostarla a lunedì, o .. »
« No, no! Io mi fido ciecamente di Nat, quindi non ci sono problemi »
Bob sospirò, alzando le spalle. « Va bene, allora »
Tirai un respiro di sollievo quando Bob si allontanò. Era fatta, non avrei dovuto assistere a nulla, sarei restata nella mia beata ignoranza, almeno fino al giorno della première.
 
Passai l’intero pomeriggio insieme a mio padre, comprando tutto il necessario per il giorno dopo e passeggiando tranquillamente per Londra. Una volta a casa, mi aiutò con le buste stracolme di varie cose ed io gli offrì un tea, prima che se ne andasse.
« Sicura che riuscirai a cucinare, domani? Siamo ancora in tempo per ordinare qualcosa »
« Avrò tutta la mattina libera, tranquillo. Tu e Jane dovete solo aiutarmi a sistemare in giro »
« Non avete le riprese, domani? »
Sorseggiai un po’ di tea, prima di rispondere. « Non assisterò »
« E’ a causa della festa? Ti ho detto, possiamo .. »
Lo interruppi prima che mi dicesse ancora che potevamo ordinare qualcosa. « No, non è per la festa. In realtà, domani vorrei non assistere alla scena iniziale che gireranno »
Mio padre aggrottò la fronte. « Che scena gireranno? »
« Tu hai letto il libro, no? » annuì « Ricordi cosa succede fra Jamie e Vanessa dopo che lui le confessa di amarla? »
Ancora dubbioso, voltò lo sguardo verso destra, cercando di ricordare. Quando lo fece, i suoi occhi si spalancarono. « Oh, quella scena » esclamò, sorridendo un po’.
« Esatto, e sinceramente non mi va di assistere al tutto. La vedrò al cinema, come tutti voi »
« E’ per Tom, non è così? »
Feci spallucce. « Tu che dici? »
« Beh, ma è finzione, dopotutto. »
« Lo so, papà, ma hai visto Tom recitare? Lui ci mette tutta la passione che ha in corpo, tutto se stesso. Sapere che impiegherà tutta quella passione per essere.. » mi bloccai, rendendomi conto di star parlando con mio padre e non con un mio amico. « Lascia stare »
« Guarda che ti capisco. Neanche a me piacerebbe vedere tua madre così! » rise, finendo il suo tea « Con Tom va tutto bene? »
« Sì, tutto bene »
« Intendo, ti tratta bene? »
Alzai gli occhi al cielo.
« Ehi, sono domande che un padre deve porre! »
« Conosci Tom da quando è nato, papà. Credi possa trattarmi male? »
« No, non lo credo. Sono solo preoccupato, mi ucciderebbe vederti di nuovo stare male per un ragazzo » si riferiva a David, ovviamente. « Comunque, io lo sospettavo »
« Sospettavi cosa? »
« Che gli piacessi. Il modo in cui ti guardava, me ne sono accorto dal matrimonio di Jane.. è come se esistessi solo tu. E’ stato strano all’inizio, visto che non eravate mai stati così vicini, ma col tempo mi ci sono abituato. Pensavo che foste diventati amici proprio come lui e Jane, ma non era lo stesso. Lui guarda Jane come se fosse un’altra delle sue sorelle, mentre guarda te in modo totalmente diverso. Credo abbia davvero perso la testa! »
Mi fece ridere. « La mamma ti ha detto qualcosa? »
« A parte il fatto che lei e Diana ora sono le donne più felici sulla Terra? No, nient’altro .. » guardò l’orologio, facendo una smorfia « E’ meglio che vada, o tua madre potrebbe sospettare qualcosa. »
Lo accompagnai alla porta, salutandolo con un bacio sulla guancia « Ci vediamo domattina, piccola mia »
 
“Non cucinare nulla, porto io da mangiare!” mi aveva scritto Tom in un sms, presentandosi a casa mia un’oretta dopo, con due buste in mano, strapiene, con delle scritte sopra.
« Giapponese! » aveva esclamato, sollevandole sorridendo. « Me l’ha consigliato Luke, quindi se non ti piacerà, non sarà colpa mia » continuò, facendo un passo in avanti per arrivare alle mie labbra.
Lo feci entrare, guardandolo meglio. Aveva poggiata sul braccio una giaccia leggera ripiegata ed indossava dei jeans ed una maglietta celeste chiaro, che gli stava a pennello. Sembrava anche un po’ strettina, a dire il vero, ma ciò non guastava affatto alla vista, anzi, faceva intravedere il fisico dell’attore, il suo petto per la precisione. Io invece ero in una delle mie tenute da casa estive: pantaloncini in cotone e maglietta a maniche corte.
Durante la cena, Tom mi parlò delle riprese e di quello che era successo nel pomeriggio e lo stesso feci io con lui. Dovetti concentrarmi davvero bene per restare focalizzato sui suoi occhi e non sulla maglietta. Erano perfino dello stesso colore!
Dopo aver mangiato anche il dolce, Tom mi aiutò a sistemare e finimmo sul divano con la tv accesa di fronte a noi. A quanto pare, lui adorava sdraiarsi e finire con la testa sulle mie gambe. Io adoravi posare una mano sul suo petto, invece.
« Nat mi ha detto che domani non verrai » esordì, dopo qualche minuto di silenzio a guardare lo schermo acceso.
« Devo cucinare tutto per il pranzo »
« Qual è la vera ragione, Cassie? »
Alzai gli occhi al cielo. « Lo sai »
« E’ finzione, reciterò e basta »
« Sì, lo so. Mettiamola così: a te piacerebbe vedermi con un altro ragazzo, in un letto, nudi, a far finta di fare l’amore? »
« Certo che no, ma è il mio lavoro »
« E sono sicura che farai un lavoro straordinario come hai fatto fino ad oggi, sono sicura che sarai il Jamie perfetto anche domani. Vorrei solo risparmiarmi il fatto di vedertelo fare di fronte ai miei occhi, a pochi metri da me, con una ragazza che non mi sta simpatica »
Sorrise. « Neanche a me sta simpatica, ma l’hai scelta tu »
« Perché è una brava attrice ed una bellissima ragazza. Tu immaginami, non so .. con Johnny Depp! »
Fece una smorfia con la bocca « Nah, è troppo grande per te »
« Va bene, allora con Orlando Bloom! Devi ammettere che è un bellissimo ragazzo »
« Oh, sì, lo è »
« Ecco. Ti piacerebbe vedermi con lui? »
« No, probabilmente non assisterei neanche io. Comunque, non saremo nudi, non totalmente almeno »
« Lo so, lo so. So che indosserete delle cose minimali che poi spariranno sullo schermo, ma ti ho visto in “The Deep Blue Sea”, sai? Lì sembravi nudo, totalmente. »
« Hai ragione » fece un respiro profondo, ed io potei sentire il suo petto gonfio sotto la mia mano « Va bene, accetterò il fatto che tu non sarai presente domani »
« Grazie »
Ricominciammo a vedere la tv, ma io ero immersa nei miei pensieri. Stavo ripensando al libro, al momento in cui avevo scritto la scena d’amore dei due protagonisti, a come mi ero impegnata per non lasciare nulla all’immaginazione del lettore, descrivendo ogni minimo particolare, ogni movimento, ogni sussurro, ogni muscolo, ogni gemito. Sospirai, mentre immaginavo Tom recitare quella parte, quella magnifica parte. Sospirai di nuovo, pensando a Tom ed al suo fisico ed al fatto che non avrei potuto ammirarlo con i miei occhi, non avrei potuto toccarlo, baciarlo, viverlo io stessa .. l’avrebbe fatto Melissa, al posto mio.
« A che stai pensando? » domandò Tom, facendomi rimettere i piedi sul nostro pianeta. « E non dire “niente”, perché quando sospiri così pensi sempre a qualcosa »
« E’ una cavolata » esclamai, abbassando un po’ la testa e sentendo le mie guancie cominciare a farsi più calde.
« Sentiamo questa cavolata »
« Perché invece non continuiamo a vedere la tv? »
« Perché sono curioso » si sollevò, mettendosi seduto affianco a me e mettendomi un braccio intorno alla spalla « E perché voglio sapere il motivo per il quale le tue guancie stanno cominciando a prendere colore »  aggiunse, sorridendo divertito, sfregando il naso contro il mio.
« E’ imbarazzante »
« Oh, avanti! Non ti lascerò in pace finché non me lo dirai »
Sapevo che diceva la verità, quindi non mi restava altro che confessare, sebbene fossi davvero in imbarazzo. « Pensavo che domani ti avrei visto senza vestiti, per la prima volta, e tutto per una scena che ho scritto io stessa » confessai, mentre Tom alzava un sopracciglio « Pensavo che sarà a Melissa a vederti, prima di me » aggiunsi, con un filo di voce, mentre lui continuava a fissarmi incuriosito.
Che imbarazzo.
Gli angoli della bocca di Tom si fecero all’insù, mentre mi baciava delicatamente le labbra. Si allontanò appena da me, per sussurrarmi « Vuoi vedermi adesso senza vestiti, Cassandra? » in un modo talmente sensuale che pensai che non sarei riuscita neanche a rispondergli.
« C-che? » riuscii solo a dire.
Rise un po’, probabilmente a causa della mia faccia. Si allontanò da me « Fa caldo qui dentro, non trovi? » domandò, continuando a ridacchiare.
Mai mi sarei immaginata che Tom si sarebbe tolto la maglietta proprio di fronte a me, gettandola alle sue spalle.
 In un primo momento, restai ad osservarlo con gli occhi spalancati, ammirandolo. Era perfetto. Come altro avrei potuto descriverlo? Le spalle, il petto, le braccia .. non c’era un muscolo fuori posto. Non c’era niente fuori posto.
« Ma che fai? » domandai, tornando a guardarlo negli occhi.
Tom tornò accanto a me, posando le mani sul mio corpo.« Pensavo di provare la scena di domani » sussurrò, accarezzandomi la gamba nuda « Sempre se tu sei d’accordo » aggiunse, abbassando leggermente la testa e prendendo a baciarmi il collo.
Rabbrividii, ma non avevo per niente freddo. Come avrei potuto rifiutare?
Chiusi gli occhi, ormai in balia di Tom. Finii distesa sul divano, col suo corpo sul mio, col suo torso nudo su di me. Cominciai ad accarezzarlo, sentendo i suoi muscoli contratti, mentre lui continuava ad accarezzarmi la gamba con una mano e con l’altra mi stringeva il fianco.
Ero già stata con un ragazzo in situazioni simili, ma mi accorsi di essere davvero imbranata ed imbarazzata oltre ogni limite. Lui era l’incarnazione della perfezione, e non solo per il suo fisico, ma per tutto quanto, anche per come mi toccava, per come mi baciava. Io sarei stata all’altezza?
Tom arrivò alle mie labbra, di nuovo, e questa volta il bacio fu molto più passionale del solito. Molto più bramoso e curioso.
Misi le braccia intorno al collo di Tom, non riuscendo più a smettere di accarezzarlo. Lui ritornò sul mio collo ed io, per un istinto ormonale, finii con l’aprire le gambe ed avere Tom proprio lì, sentendo abbastanza bene il rialzo che c’era fra le sue, di gambe.
La mano di Tom risalì il mio corpo, partendo dalla coscia, sfiorandomi appena l’inguine, la pancia, sollevando la maglietta e finendo sul mio seno. Tom aprì per un attimo gli occhi, cercando la mia reazione.
Era normale che riuscisse a farmi gemere solo con qualche bacio sul collo e qualche carezza?
Lo baciai, senza fermarlo, senza fermarmi. Ero curiosa anche io, molto curiosa. Riuscii ad arrivare fino alla sua erezione, sporgendomi un po’. Tom si allontanò dalle mie labbra, respirando più a fondo e abbassando il capo, finendo con la testa sul mio petto, sul mio seno. Con l’altra mano, cominciò a slacciarmi i pantaloncini di cotone, che volarono via poco dopo. Sorrise divertito, dopo aver intravisto i miei slip, sussurrandomi all’orecchio « Carine le stelline blu »
Mi fece sorridere, mentre la sua mano ricominciava a scendere. Un brivido mi pervase il corpo quando arrivò ad accarezzarmi proprio lì, sebbene non fosse andato oltre i miei slip.
Lui spostò ancora lo sguardo in basso, fermandosi all’improvviso, corrugando le fronte. Ripresi fiato, mentre lui si spostava sulle ginocchia, osservando meglio i miei slip.
« Cass.. » cominciò, col fiatone « E’ normale che le tue mutandine abbiano una macchia rossa? » domandò.
Oh, porca miseria.
Mi sollevai anche io, in modo da potermi guardare meglio. Mi coprii il viso con entrambe le mani, vergognandomi come mai in vita mia.
« Cass? »
« Scusami, devo andare in bagno e cambiarmi » esclamai, prendendo velocemente i pantaloncini dal pavimento ed aggiustandomi la maglietta.
Sei una stupida, Cassandra!
Mi era decisamente arrivato il ciclo mestruale, ed io ovviamente avevo dimenticato che sarebbe dovuto arrivare. Ma perché tutte a me?
 
Tornai in salotto, con le braccia strette al petto, ancora in preda alla vergogna senza limite. Tom non si era mossa dal divano, ma si era rimesso la maglietta. Quando mi vide, sorrise. Sembrava anche un lui un po’ in imbarazzo. « Tutto ok? »
« A parte il fatto che mi vergogno come mai in vita mia? »
Lo feci ridere. « Vieni qui » esclamò, allargando le braccia.
Mi sedetti accanto a lui, mentre mi cingeva con le braccia e mi baciava la fronte. « Non c’è bisogno che ti vergogni. Sei una donna, Cass! »
Alzai le spalle.
« Piuttosto, non dovresti avere dolore? Vuoi che ti prepari qualcosa? »
« Non ho dolore, prendendo la pillola non lo sento quasi mai »
Tom si accigliò. « La pillola? »
Annuii. « Anticoncezionale. La prendo da anni, ecco perché non me ne sono accorta »
Gli occhi di Tom sembravano brillare. « Ah »
« Cosa c’è? »
« Nulla, nulla »
« Non è vero! A che hai pensato? »
« Sono io in imbarazzo, adesso »
« Parla, Hiddleston »
Portò la testa all’indietro, ridendo un po’. « Va bene » tornò a guardarmi « Pensavo che.. quando accadrà, quando tu vorrai e quando non ci saranno imprevisti, non sarò costretto ad usare .. insomma ..»
« Il preservativo? »
« Già, quello. »
Risi insieme a lui, accorgendomi di quanto mi stesse venendo naturale parlare di sesso e tutto il resto con lui. « Perché, ti sta antipatico? »
« No, no, magari mi da’ solo un po’ di fastidio. Più che altro, credo che rovini il momento.. Sai, doversi fermare per metterlo e poi ricominciare »
« Ah, capisco. Beh, almeno una cosa positiva in tutto questo c’è stata »
« Oh, Cassie, fidati di me.. c’è stata più di una cosa positiva in tutto questo » mi baciò ancora, stringendomi a sé, accarezzandomi di nuovo. Si fermò poco dopo « Questa notizia mi ha reso particolarmente .. » si osservò i pantaloni, scuotendo appena la testa « .. allegro. Meglio che vada, prima che ricominci »
Ridemmo ancora, rimettendoci in piedi.
Salutai Tom, augurandogli buone riprese per il giorno dopo e dandogli appuntamento per l’ora di pranzo, per la festa di mia madre.
Una ventina di minuti dopo, mi arrivò un suo sms. “Mi sono scordato di dirti una cosa prima, troppo preso da altro: sei bellissima, Cass. Buonanotte.”
Inutile dire che quella notte sognai Tom, nel mio letto, nudo, con me.
 
Il mattino dopo mi svegliai presto, a causa di mia sorella che si era praticamente attaccata al campanello. Mi aveva portato la colazione, perlomeno.
Anche lei mi domandò come stesse andando con Tom, curiosa come sempre. Fu una chiacchierata normale, fra sorelle, ma evitai di raccontarle quello che era successo la sera prima, più per vergogna che per il resto.
Iniziai subito a cucinare, preparando per prima cosa i dolci: torta al cioccolato, crostata di mele e cupcakes. Mentre le prime due cuocevano in forno, aiutai mia sorella con il fare ordine in giro; a causa del pancione, cominciò a non poter fare determinati movimenti. Infornai i cupcakes alle dieci in punto, l’orario in cui sarebbero dovute iniziare le riprese. Pensai al fatto che di lì a poco, Tom e Melissa si sarebbero ritrovati in quella situazione, mentre io ero in cucina a preparare un mega pranzo. L’arrivo di mio padre mi distrasse dal pensiero delle riprese, grazie al cielo. Riuscimmo a sistemare tutto quanto, a mettere festoni, palloncini, ad apparecchiare la tavola in salotto e finire tutto alle dodici in punto. Mio padre salutò me e mia sorella, dicendo che sarebbe arrivato con la mamma all’una, circa. Pregai che tutti fossero puntuali. Mi feci una doccia veloce e poi lasciai il bagno a mia sorella, che si era portata i vestiti di ricambio. Indossai un jeans ed una maglietta ed optai per delle zeppe, in modo da non sembrare troppo un Puffo.
Sistemai le ultime cose, accendendo in giro delle candele profumate alla vaniglia che mia madre adorava. Il primo ad arrivare fu Frank, seguito da mio nonno.
Fu stupendo rivederlo, sebbene l’assenza di mia nonna si sentisse.
« Che profumino, Cassie! » esclamò, raggiungendomi in cucina. « Hai cucinato tutto tu? »
« Sì, spero che il gusto sia buono come il profumo! »
« Sicuramente! Oh, i cupcakes! Tua nonna li adorava, sai? »
« Sì, mi ricordo » sorrisi al suo pensiero, mentre mi ritornava alla mente il suo viso pieno di gioia quando le portavo uno di quei cupcakes al cioccolato.
« Sai, tuo padre mi ha detto la news .. » esclamò mio nonno « Tu e Tom. Tua nonna sarebbe stata molto felice per te, e lo sono anche io » aggiunse, sorridente, baciandomi la fronte.
Non potei fare a meno di abbracciare il mio nonnino, « Grazie, nonno ».
L’atmosfera tranquilla che si stava creando fu rovinata dall’arrivo di zia Anne e Amanda. Fui salutata prima da mia zia, con un abbraccio stritolante, e poi da mia cugina, senza alcun contatto fisico. Mi domandai, vedendo il suo vestitino nero ed i suoi tacchi vertiginosi, se nel suo armadio ci fossero un paio di jeans o delle scarpe da ginnastica.
« Cassie, ho saputo che le riprese sono quasi finite! » esclamò mia zia « Come sono andate? Tutto bene? E Tom come sta? »
« Le riprese sono andate bene, sì. Anche Tom sta bene, sarà qui fra poco »
Riuscii ad evitare la successiva domanda grazie al campanello che suonò: erano arrivati  i genitori di Tom e le sue sorelle, che salutarono me e Jane prima di ogni altro.
Diana mi raggiunse in cucina, curiosa di sapere cosa avessi cucinato. « Tua madre sarà felicissima, non sospetta nulla! Ieri sera ha detto che tuo padre l’avrebbe portata a mangiare fuori. Sembrava dispiaciuta del fatto che voi non ci sareste state »
« Beh, si troverà davanti tutta la famiglia, penso che non sarà più dispiaciuta! Le ho fatto anche la crostata che preferisce »
« Ho visto, sono sicura che la adorerà! Manca solo Tom, non è vero? »
« Sì, solo lui, dovrebbe arrivare a breve » dissi, guardando l’orologio in cucina.
Il mio cellulare cominciò a suonare, nella mia tasca. Mi scusai con Diana, allontanandomi dalla cucina e andando nello studio.
« Nat? » risposi, avendo visto il suo nome sul display.
« E’ andato tutto benissimo! » esclamò lei.
Socchiusi la porta alle mie spalle, ma mia sorella fu più veloce di me. « Chi è? Tom? » domandò, entrando e chiudendo la porta dietro di noi.
« E’ Natasha »
« Ti sta parlando delle riprese? Anche io voglio sapere! »
« Come fai a ..? » tentai di domandare.
« Me ne ha parlato Tom! » rispose Jane in fretta, mettendo l’orecchio vicino al telefono, che era ormai fra di noi. « Ciao Nat! »
« Ciao Jane! »
« Racconta! » esclamò mia sorella.
Sentii Nat ridacchiare.  « E’ andato tutto bene! Bob ha detto fin da subito a Melissa di non sentirsi in imbarazzo ma di lavorare in modo professionale, così da poter girare la scena una, massimo due volte. L’hanno girata solo una volta, almeno quella del sesso vero e proprio. Sono stati molto bravi, entrambi. Diciamo che i falsi gemiti di Melissa erano un po’ troppo, ma Bob ha detto che possono rimediare, visto che ci sarà anche la musica di sottofondo. Tom è stato bravissimo, faceva tutto rispettando Melissa e noi che eravamo intorno, non è andato oltre neanche per un attimo. Sarà una scena stupenda! E, Cass, possono dire una cosa? »
« Sì, ricordati solamente che c’è anche mia sorella ad ascoltare »
Sentimmo il campanello e Jane urlò a Frank di andare ad aprire, facendo ridere ancora Nat al telefono.
« Ok, volevo solo dirti che il tuo ragazzo ha un fisico niente male »
« Bene, grazie » risposi, ridendo insieme a mia sorella.
« Sul serio, Cass! Non pensavo fosse così »
« Ha sempre avuto un bel fisico, ma è migliorato a quanto pare » aggiunse mia sorella.
Sentimmo entrambe qualcuno bussare alla porta. « Avanti! »
Gli occhi curiosi di Tom furono la prima cosa che vidi, in seguito notai il suo sorriso. « Ciao ragazze! » esclamò, entrando.
« Parli del diavolo .. » disse mia sorella.
« E’ arrivato Tom? » domandò Nat al telefono.
« Sì. Ora devo andare, ci sentiamo dopo ok? »
« Ok! Fa’ gli auguri a tua madre da parte mia! » esclamò Nat, prima di riattaccare.
Tom salutò mia sorella con un bacio sulla guancia, domandando « Parlavate di me? »
« Solo del tuo fisico » rispose Jane, mentre Tom baciava anche la mia guancia per salutarmi « Guarda che puoi baciarla, non mi scandalizzo! » aggiunse.
Alzai gli occhi al cielo, mentre Tom rideva.
« Va bene, vi lascio soli » esclamò mia sorella, alzando le braccia al cielo e uscendo.
Tom mi guardò, sorridente come sempre, e mi strinse a sé prendendomi dai fianchi. Lo baciai, mettendo le mani intorno al suo collo. La camicia bianca che indossava gli stava a pennello, proprio come la maglietta del giorno prima.
« Mi sei mancata sul set, oggi »
« E’ andato tutto bene, mi ha detto Nat »
« Sì, tutto bene »
« Mi ha parlato di gemiti troppo alti .. »
Tom chinò il capo, ridacchiando. « Sì. E’ stato un po’ imbarazzante, in effetti .. ma è andata bene. È stato facile, mi bastava pensare a te »
« A me? »
Annuì. « A te, a ieri sera, a tutto quello che il futuro ci riserva » rispose, baciandomi ancora.
 
La sorpresa riuscì alla perfezione: mia madre per poco non pianse dalla gioia. Restò felicissima del fatto che fossimo tutti lì, presenti per lei ed il suo compleanno. Dopo la sorpresa, ci fu il pranzo e tutti apprezzarono i piatti preparati da me.
« Se non riuscirai a continuare con la scrittura, puoi sempre provare a far la cuoca » fu la battuta poco simpatica fatta da mia cugina, che si era seduta proprio di fronte a me e Tom. Decisi di ignorarla.
Restai sorpresa del fatto che io e Tom non fossimo al centro dell’attenzione di tutti e ne restai davvero felice. Potevamo comportarci tranquillamente senza sentire addosso gli occhi di tutti; Tom mi baciò, anche, proprio lì, davanti a tutta la nostra famiglia.
Era un clima, un’atmosfera, decisamente tranquilla e normale, per noi.
Ma ovviamente, Amanda doveva rovinare ogni cosa che mi rendesse felice.
« Ci sei riuscita, eh? » domandò, all’improvviso, durante la seconda portata.
« Dici a me? » domandai, e lei annuì. « A fare cosa? »
« A stare con lui. Da quanto gli vai dietro? Anni? Avevi tredici anni quando lui  ha cominciato a piacerti »
Spalancai gli occhi e strinsi i pugni, sperando di aver sentito male, sperando che mia cugina non fosse davvero così.
« Ce li hai ancora tutti i diari dedicati a lui? » domandò ancora.
Tom accanto a me era muto, ma non mi voltai per vedere il suo viso.
« Stai zitta, Amanda, ti prego » esclamai, alzandomi e cominciando a sparecchiare ciò che non serviva più.
Sentii il mio nome sussurrato da Tom, ma non gli detti importanza. Mia sorella sussurrò qualcosa a Frank, prima di cominciare ad aiutarmi con la tavola.
« Quella è un’arpia! » esclamò Jane in cucina.
« Già, lo è »
« Ho detto a Frank di tenerla a bada, nel caso aprisse ancora bocca davanti a Tom »
« Grazie »
« Su, non ci pensare! Se tutto va bene, la prossima volta che la vedrai sarà a Natale. Ora, portiamo la torta alla mamma? »
 
Dopo la torta, la canzone del compleanno, l’apertura dei regali ed il brindisi, ognuno girovagava in casa mia come meglio credeva: chi era ancora a tavola, chi sul divano, chi sul balcone. Io mi trovavo sul divano insieme a Tom, le sue sorelle, Jane e Frank, a parlare del più e del meno. Pensavo che ormai la festa fosse finita, che infondo a parte le parole di troppo di Amanda fosse andato tutto bene. Mi sbagliavo.
Amanda avanzò verso di noi, con un quaderno in mano. La guardai meglio, mentre ormai era di fronte a noi, in piedi, con lo sguardo fisso sul quaderno ed un sorrisetto sulle labbra. Il mio cuore cominciò ad accelerare quando notai cosa avesse in realtà fra le mani: un diario. Uno dei miei tanti diari adolescenziali.
« Luglio del 1999. Quanti anni avevi? Tredici? » domandò Amanda, attirando la nostra attenzione.
« “Oggi Tom è venuto a studiare qui con Jane, spero davvero di poter andare in vacanza insieme a loro .. » cominciò a leggere.
Mi sentii morire. « Amanda! »
« .. “Tom è davvero bellissimo, i suoi occhi blu sono assolutamente ..” »
Mi alzai in piedi, tentando di prenderle il diario. Lei si allontanò. « Dammelo » dissi, allungando la mano « Adesso »
« Perché? Non vuoi condividere con noi i tuoi pensieri sul tuo ragazzo? »
« E’ privato, Amanda. Dammelo subito »
Lei mi ignorò, riposando gli occhi sul diario. Prima che potesse ricominciare a leggere, feci un passo in avanti, cercando di strapparle il diario dalle mani. Lei fu più veloce. « Amanda, dammelo, ora! » urlai, ormai fuori di me.
Mi ritrovai all’improvviso al centro dell’attenzione di tutti. Mi sentii male, letteralmente. Cominciai a sentire gli occhi bagnati, le guancie rosse, mentre Amanda mi sorrideva e mi lasciava prendere il diario. Lo strinsi a me, chinando il capo e correndo verso la mia camera, chiudendo la porta a chiave.
Gettai il diario a terra, buttandomi sul letto e sfogandomi, abbracciando il mio Artù.
 
Non passò molto prima che Tom venisse a bussare alla mia porta. « Cass, apri, avanti »
Non risposi, tirando su col naso.
« Jane ha mandato via Amanda » continuò « Mi fai entrare, per favore? Sono solo io »
Mi misi in piedi, cercando di asciugarmi le lacrime. Aprii la porta, facendo entrare Tom, che la chiuse.
Lui notò il diario a terra e lo raccolse, poggiandolo sul letto, accanto a noi.
« Cosa le ha detto? » domandai.
« Le ha detto che non doveva permettersi di fare una cosa del genere, che è una cosa privata. Le ha domandato se ha provato gusto nel farti piangere ed infine le ha detto che è una persona orribile. Prima di mandarla via, le ha anche consigliato di comprarsi dei pantaloni »
Sorrisi, pensando alla scena. « E’ solo uno stupido diario » esclamai, indicandolo.
« Non m’importa del diario »
« Non vuoi leggerlo? »
Si accigliò. « Perché mai dovrei voler leggere il tuo diario segreto? E’ tuo, solo tuo. »
« Però parlo di te »
« Beh, ne sono lusingato, ma eri una bambina, Cass. » mi mise un braccio intorno alle spalle, stringendomi « Avrai cambiato pensiero su di me, col tempo. Anche io ho avuto una cotta a tredici anni, sai? La vedevo bellissima, stupenda, lei era anche più grande di me. Ma finì così, prima ancora che iniziasse. E’ tutto ok, Cass. » prese il mio peluche, Artù, posandolo fra di noi. « Oh, hai riempito Artù di lacrime, povero piccolo! » me lo mise davanti al naso « Dai, Cassie, non piangere! » esclamò, con una vocina da bambino.
Mi fece ridere, e continuò.
« Tua cugina è una bimba cattiva! Non devi piangere per lei! »
« Va bene » risposi al peluche.
« Vuoi darmi un bacino, per favore? »
Alzai gli occhi al cielo. « Tom .. »
« Cosa c’è? E’ lui che te lo sta chiedendo! » disse, con la sua voce.
Detti un bacino ad Artù, che fu sollevato da Tom. « Ora puoi darne uno anche a Tom? Sai, è molto geloso »
Mi voltai verso Tom, che sorrideva divertito, e gli baciai la guancia.
« Bene, direi che Artù ha fatto il suo dovere. Ora, asciugati le lacrime e torna con me in salotto: tua sorella dice di dover fare un annuncio! »
 
Tornata in salotto, fui accolta dai miei genitori con un grande abbraccio, mentre mia madre mi ringraziava per tutto quanto. Nessuno parlò di quello che era appena successo, come se la cosa non avesse importanza per loro. In effetti, non doveva averne.
Mia sorella fece sedere tutti e si mise al centro della stanza insieme a Frank. Tom mi prese la mano, sedendosi al mio fianco sul divano.
« Beh, ieri ho fatto l’ecografia, come alcuni di voi sanno » cominciò mia sorella « Abbiamo saputo il sesso del nascituro! » aggiunse, guardando suo marito.
Non pensavo che fosse quello l’annuncio.
« Oh, Dio! » esclamai, portandomi una mano sulla bocca. La mia stessa reazione la ebbero quasi tutti. Stavo per conoscere il sesso del mio futuro nipotino, o nipotina!
« Siamo lieti di annunciarvi che presto avremo .. una bellissima femminuccia, di nome Erin! » esclamò infine Jane, accarezzandosi il pancione.
Una femmina, una bellissima bambina! , pensai, entusiasta! Mi dimenticai totalmente di quello che era successo a causa di Amanda, andando ad abbracciare mia sorella. Non resistessi e detti anche un bacio al suo pancione, sussurrando il nome della mia nipotina.
I festeggiamenti continuarono fino a tardo pomeriggio, soprattutto grazie alla notizia di mia sorella e Frank.
« Allora, futura zia, come ti senti? » mi domandò Tom, in cucina, mentre mi aiutava con i piatti.
« Ho una voglia indescrivibile di andare per negozi a comprare vestitini rosa! »
« Posso accompagnarti? »
« Certo, futuro zio! »
La piccola Erin ormai era diventata il mio pensiero fisso. Guardando Tom, pensai a quanto sarebbe stata fortunata ad avere uno zio come lui. Immaginandolo con la bimba in braccio, non potei non sorridere fra me e me.







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Ciao a tutti! :)
Allora, comincio col dire che la stupenda immagine in alto in cui vengono rappresentati Cassie e Tom (la prestavolto di Cassie è Emma Stone) è stata creato da Erin Cleaver, che ringrazio ancora infinitamente! <3

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto! L'ho appena finito di rileggere!
Grazie di cuore a tutti coloro che recensiscono e mi riempono di complimenti, siete unici!
Grazie anche a chi ha inserito la storia fra preferiti, seguiti, ed anche a chi solo la legge! Spero di non deludervi mai! Alla prossima! :*

 

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Capitolo 17
*** Holiday ***


Capitolo Rosso!

 
Holiday
 
 
Il lunedì mattina mi svegliai con un leggero senso di malinconia, sapendo che quella sarebbe stata l’ultima volta in cui sarei andata sul set. Mi domandai se mai, in futuro, mi sarebbe ricapitata una cosa del genere, se un altro mio libro sarebbe diventato film.
Quelle fortune, pensai, accadono una sola volta. Decisi di esser positiva e di non lasciare che la malinconia prendesse il sopravvento: quella per me era stata un’esperienza unica, che aveva e avrebbe cambiato la mia vita. Non solo in qualche mese avrei potuto vedere sul grande schermo la mia storia in modo che tutto il mondo, più o meno, la potesse apprezzare ancora, ma in più era stato l’inizio del mio riavvicinamento a Tom, l’inizio della nostra amicizia che pian piano era diventata più forte, fino a farmi innamorare perdutamente di lui. Non avrei potuto chiedere di meglio.
Andai sul set insieme a Nat, come sempre, ed anche lei mi disse che era un po’ triste pensare che quella sarebbe stata l’ultima volta. Ci consolammo a vicenda, pensando che il futuro magari ci avrebbe portato a vivere di nuovo qualcosa di simile, insieme. Nat mi informò anche del fatto che, dopo le riprese, avremmo fatto un pranzo tutti insieme, per salutarci. L’idea era carina, volevo davvero salutare e passare un po’ di tempo con tutta la troupe, che in quel mese era stata eccezionale, sperai soltanto che Melissa non esagerasse come suo solito.
Il primo a cui andai incontro non appena arrivata fu Tom, ovviamente, già vestito e truccato alla perfezione per essere Jamie, un’ultima volta.
« Oggi dovrai dire addio alla mia chioma nera » scherzò, dopo avermi baciata per salutarmi.
« Torni al tuo colore? » domandai, e d’istinto allungai il braccio per accarezzargli i capelli. Erano perfetti anche quelli o ero io ormai che vedevo tutto con gli occhi a cuoricino?
« Sì, diciamo più sul castano chiaro/rossiccio. Li taglierò un po’, anche »
Sporsi il labbro inferiore, cercando di fare una faccia dispiaciuta. « Addio, capelli alla Jamie e alla Loki. Mi mancherete! »
Lo feci ridere « Puoi vederli ancora per qualche ora, prima che scompaiano del tutto! Ti piacerò, dopo? » domandò, inclinando un po’ il capo e cercando di nascondere un sorriso.
« Non so, vedremo » risposi, alzando le spalle.
Che domande, Thomas, tu mi piaceresti anche con indosso una parrucca da clown!, pensai.
 
Le riprese erano ufficialmente finite. Finite sul serio. Erano state girate circa cinque scene, prese qua e là dalla trama e già girate precedentemente; nessuna di queste grazie al cielo prevedeva baci o scene d’amore fra Jamie e Vanessa, almeno potei evitare di innervosirmi.
Era tutto finito: il set di lì a poco non sarebbe esistito più, le attrezzature, gli abiti, i trucchi e tutto il resto sarebbero serviti per chissà quali altri film, e la troupe avrebbe lavorato altrove, per altri, per altro. Era tristissimo.
Prima che Tom entrasse in camerino per cambiarsi, lo fermai. « Aspetta! » gli presi la mano, facendolo voltare verso di me.
« Cosa c’è? » domandò, mentre io indietreggiavo di un paio di passi per vederlo meglio.
« Voglio solo ricordare questo momento »
Lui sorrise, divertito, mettendosi in posa.  « Che ne dici di una foto? » chiese, posando le mani sui suoi fianchi.
« Ottima idea! Aspetta .. » presi il cellulare dalla tasca dei jeans, ma lui nel frattempo aveva già chiamato Luke, non facendomi capire quale fosse il suo intento « Luke? »
Annuì, allungando una mano verso di me. « Nella foto voglio anche te »
« Ma io.. »
« No, niente ma! » fece un passo in avanti, prendendo il cellulare dalla mia stessa mano e porgendolo a Luke, che nel frattempo era corso da lui « Puoi farci una foto, per favore? »
« Certo! »
Tom si mise affianco a me, mettendomi un braccio intorno alla spalla e stringendomi. Sentii il tipico suono dell’iPhone che scatta la foto, ma a Tom non bastò. Disse a Luke di continuare a scattare, mentre cambiava posizione e mi baciava i capelli. Era alquanto imbarazzante fare quelle foto davanti a tutti, soprattutto perché vidi Melissa, non molto distante da noi, che mi guardava come se volesse mangiarmi.
Per la terza foto, Tom si posizionò dietro di me e mi abbracciò, poggiando la testa sulla mia spalla. Infine, per l’ultima foto, mentre nel frattempo io ero diventata color pomodoro, mi baciò sulle labbra, posando entrambe le mani sul mio bacino.
« Grazie! » esclamò rivolto verso Luke, mentre riprendeva il possesso del mio cellulare.
« L’ultima è la più bella, a mio parere » disse Luke, sorridente.
« Hai ragione »
Vedemmo insieme le foto, tutte stupende. Il sorriso di Tom le illuminava, letteralmente.
« Ora ti ricorderai per sempre questo momento » sussurrò l’attore al mio orecchio. « Mandamele, le voglio tutte! Devo anche mandarne una ad un paio di amici »
« Un paio di amici? »  domandai.
« Sì, Chris muore dalla voglia di vederti. Gli ho mandato una foto del tuo compleanno, ma non stavamo insieme e .. »
« Tu hai fatto cosa?! A chi?! » lo interruppi, sperando di aver sentito male.
Tom sorrise di nuovo, ma questa volta oltre all’essere divertito sembrava anche impaurito dalla mia reazione. « Ho mandato una foto del tuo compleanno, in cui ci siamo io, te e le nostre sorelle a Chris. Non faceva altro che chiedermela! »
Chiusi per un attimo gli occhi, facendo un respiro  profondo. « Chris? »
Annuì.
« Quale Chris, Tom? »
« Chris, uno dei miei migliori amici » sapeva benissimo a cosa mi stessi riferendo, ma aveva ovviamente evitato di rispondermi.
« Ti prego, Tom, ti prego, dimmi che Chris è un tuo amico di cui io non so nulla e non quella divinità scesa sulla Terra di nome Chris Hemsworth. Ti prego. »
« Divinità scesa sulla Terra? »
« Tom! Non puoi aver mandato una foto mia a lui! Cosa avrà pensato? Che ti ha detto? » Tom fece per parlare, ma non glielo permisi « No, no, non voglio saperlo! » esclamai, mettendo le mani sulla fronte.
Lo feci ridere « Ha detto che sei una ragazza bellissima e che è felice per me »
« Beh, è ovvio, non poteva di certo dirti che sono un piccolo mostriciattolo in confronto a te.. a lui! Oddio .. »
Alzò gli occhi al cielo. « Non ricominciare »
« Va bene, non ricomincio. Sappi solo che te la farò pagare »
Il suo sorriso questa volta si fece malizioso, inoltre intravedevo un tocco di malignità. « Oh, non vedo l’ora » sussurrò di nuovo, per poi tornare verso il suo camerino/roulotte.
Chris Hemsworth mi aveva vista. Chris Hemsworth sapeva della mia esistenza, aveva visto una mia foto ed aveva detto che ero bella, sicuramente per cortesia.
Avevo bisogno di un pizzicotto.
 
Il pranzo con il cast e la troupe fu divertente e sereno, tutto andò bene. Melissa non parlò quasi per nulla con Tom, solo un paio di parole, ma per il resto s’intrattenne con Nicolas ed il resto del cast. Ci salutammo tutti quanti, augurandoci il meglio e con il cast ci demmo l’arrivederci, visto che ci saremmo rivisti per la première.
Melissa salutò Tom con un abbraccio ed un bacio, dicendogli che non vedeva l’ora di rivederlo; mi lasciò sorpresa quando si sporse per baciare anche la mia guancia, mentre mi diceva che ci saremmo riviste presto, facendomi anche l’occhiolino. Mi vennero i brividi.
Salutai Bob, ringraziandolo per tutto ciò che aveva fatto e lui ringraziò me per averglielo permesso. Dovetti nascondere una lacrimuccia.
Tom mi riaccompagnò a casa ma non poté salire e farmi compagnia a causa di un altro impegno di lavoro. Mi aveva detto che sarebbe stato impegnato per “Coriolanus” ed un altro progetto ed inoltre a breve sarebbe partito per la promozione di “Thor: The Dark World” in Australia ed in Asia. Dovevo guardare in faccia la realtà: da lì in poi sarebbe cambiato tutto e non avrei potuto godermi Tom come avevo fatto fino a quel momento.
Bentornata, vecchia vita
 
Erano passati quattro giorni dall’ultimo giorno delle riprese. Quattro giorni di vita assolutamente normale e tranquilla: avevo passato la maggior parte del tempo a scrivere, iniziando anche la bozza per un nuovo libro, ed avevo passato molto tempo insieme a mia sorella, facendo shopping per la bambina in arrivo.
Vidi Tom solo di sera, quando uscivamo da soli od insieme a Jane, Frank, Nat e Adam. Il giorno dopo le riprese si era presentato con i suoi “nuovi capelli”, sorridente e con le braccia spalancate. « Ti piacciono? » mi aveva domandato.
La mia risposta non fu a parole, ma a gesti, e a baci essenzialmente.
« Lo prendo come un sì ».
 
Il sabato mattina io e Tom ci eravamo messi d’accordo per andare a fare colazione insieme e poi un giro per i negozi, visto che anche lui voleva comprare qualcosa per Erin ed anche per il viaggio imminente nei due continenti.
Quando suonò il campanello, rimasi dubbiosa: non dovevo scendere io?
Aprii la porta e Tom mi superò, entrando in casa e trascinando dietro di sé un trolley nero. « Buongiorno! » mi salutò, lasciando il trolley e togliendosi la giacca.
« ‘Giorno. Ehm, perché hai una valigia? Parti già? »
« Sì, parto, ma non per lavoro »
 
Aggrottai la fronte. Partiva per vacanza e non mi aveva detto nulla? « Oh. » riuscii solo a rispondergli, se quella poteva definirsi risposta.
Tom rise. « Piuttosto, perché tu non hai una valigia? Sbrigati! »
Se fino al momento prima ero dubbiosa, adesso barcollavo nel buio. « Io non devo partire »
« Oh, certo che devi! »
« .. Stai bene? »
Rise ancora, scuotendo il capo. « Benissimo. Starò ancora meglio quando io e te saremo sull’aereo »
« Aereo? Io e te? ». Sembrava che il mio cervello cercasse di trovare una soluzione a quell’enigma, ma allo stesso tempo non trovava nulla.
« Cassie, devo proprio spiegarti tutto? Secondo te perché sono stato così impegnato in questi giorni?» si avvicinò a me, prendendomi le mani « Ho compresso tutti gli impegni lavorativi in modo da non averne altri per sei giorni, prima di partire per Sidney. Voglio passare questi sei giorni con te, in vacanza, ed ho già organizzato tutto. Partiamo fra tre ore, quindi, ti conviene sbrigarti »
Il mio cervello ora stava per scoppiare. « P-partiamo? Io e te? »
« Sì! »
Non potei fare a meno di sorridere. « Sul serio? Da soli? »
« Solo io, te e la città dove andremo »
« Quale città? »
« Non te lo dico, sarà una sorpresa in aeroporto. » rispose divertito.
« Ma come faccio a preparare la valigia se non so dove andremo? »
« Ti aiuto io, andiamo! » mi trascinò fino alla mia stanza, spalancando l’armadio e i cassetti vari in men che non si dica.
Era incredibile, quell’uomo era incredibile.
Da cosa mi fece mettere in valigia capii un paio di cose: non saremmo andati al mare, né in un posto eccessivamente freddo. Un posto in cui potevo indossare sia gonne che jeans, sia scarpe comode che zeppe. Poteva essere ovunque. La mia testa era troppo eccitata per riuscire a pensare ad un luogo preciso; ero troppo concentrata inoltre a pensare che avrei passato sei giorni insieme a Tom, solo lui ed io.
Mentre facevo la valigia, domandai se avesse detto a qualcuno di questa meravigliosa sorpresa e lui mi rispose che lo sapevano praticamente tutti, eccetto io. Sapeva come fare le cose in grande e di nascosto.
Tom sembrò molto interessato quando arrivai a dover mettere in valigia la biancheria intima, non faceva altro che sbirciare, nonostante i miei ammonimenti divertiti. « Va bene, tanto in hotel non mi sfuggi » aveva detto in una risata « Né tu né i tuoi adorabili cupcakes » continuò, riferendosi ovviamente alle mie mutandine.
 
Terminai tutto in meno di un’ora, con il cuore a mille e piena di curiosità. In taxi, fremevo dalla voglia di scoprire dove saremmo andati, ma Tom era irremovibile.
Solo in aeroporto, quando prese i biglietti dalla tasca anteriore del trolley e vide qual’era il nostro gate, potei vedere la destinazione.
Non ci credevo.
Saltai, letteralmente, su Tom, abbracciandolo e ringraziandolo infinitamente mentre lui aveva dovuto lasciare il trolley per sollevarmi, mentre rideva e mi stringeva.
« Grazie, grazie, grazie, grazie! » continuavo a dirgli, non lasciandolo e baciandogli ripetutamente il viso.
Lui non poté fare a meno di continuare a ridere, ma alla fine dovette farmi scendere. « Sei contenta, allora »
« Non potevi scegliere un posto migliore! E’ incredibile, tu sei incredibile! Non ci posso credere .. » misi le mani sulla fronte, ancora troppo incredula ed elettrizzata.
Due ore più tardi, sarei atterrata con Tom nel posto dei miei sogni: Parigi.
 
Durante il volo, passai la maggior parte del tempo a guardare fuori dal finestrino. Ero già stata su un volo per Parigi, sapevo che non avrei potuto vedere niente se non nuvole e campagne francesi, ma ero troppo emozionata e felice e la bimba che era ancora in me sperava con tutta se stessa di scorgere da lontano qualcosa di meraviglioso, magari la Torre Eiffel, magari il castello di Disneyland, chissà.
« Tu sei pazzo » avevo detto a Tom e lui mi aveva risposto con un leggero bacio sulle labbra, mentre stringeva di più la mia mano con la sua, intrecciata fin da quando eravamo decollati.
« Ti avevo detto che ti avrei portata a Parigi e l’ho fatto »
« Sei pazzo ugualmente »
« Sì, anche. Ma sai cosa supera la mia pazzia? Sai cosa davvero mi ha portato ad organizzare tutto questo? »
Feci spallucce, aspettando che continuasse.
« Sono innamorato, Cassie. Il sorriso che hai fatto prima, quando hai scoperto la destinazione, i tuoi occhi stupiti ed emozionati, mi hanno fatto sentire felice a mia volta, come è successo poche volte. Non vedo l’ora di visitare la città con te e rivedere quel sorriso »
Fui io a baciarlo in quel momento, poggiando la mano libera sul suo viso per poi accarezzargli i capelli. Il mio cuore, nonostante fosse passato un po’, non era ancora abituato a tutto quello che Tom mi diceva, a tutto quell’amore che mi donava ogni giorno. Mi chiesi se mai si sarebbe abituato, se prima o poi avesse smesso di avere dei piccoli infarti ad ogni sua parola romantica ed ad ogni suo tocco.
 
Scesi dall’aereo, Tom chiamò un taxi ed in perfetto accento francese disse al tassista la via del nostro hotel.
« Ti dona l’accento francese » esclamai. Gli donava in maniera dannatamente eccitante e sensuale.
« Mercì »
Il taxi non ci mise molto per arrivare al centro di Parigi e quando vidi finalmente, da lontano, la Torre Eiffel strinsi di più la mano di Tom, cercando di contenere la mia felicità per evitare di fare figuracce con il tassista francese. « La torre, la torre! »
Sentii la risata di Tom dietro di me, mentre io mi ero avvicinata al finestrino per guardare meglio. Feci esattamente la stessa cosa con l’Arco di Trionfo e con le Champs Elysses, che percorremmo per un po’ in taxi. Ammirai la bellezza di Parigi fin da quel momento, poteva una città essere più bella? Perfino i negozi erano stupendi. Notai subito il Disney Store, con SpiderMan e la principessa Merida in vetrina. Desiderai la bambola neanche avessi cinque anni, ma preferii tenere per me quel desiderio, almeno per il momento.
 
L’hotel era molto lussuoso e classico ed anche abbastanza grande, in una stradina con bistrot e negozietti di artigianato. Ci accompagnarono fino alla nostra stanza che si trovava al terzo piano e ci lasciarono alla porta insieme alle nostre valigie.
Tom prese la chiave elettronica ed aprì la porta, prendendo entrambe le nostre valigie. Prima di farmi entrare, mi bloccò. « Pronta? Da ora, inizia ufficialmente la vacanza »
Annuii, sorridente e impaziente.
Tom spalancò la porta e mi lasciò entrare, permettendomi di vedere la nostra stanza. Non avevo mai visto una camera di albergo così bella e profumata, c’erano anche dei cioccolatini ed una bottiglia di spumante sul letto matrimoniale. Ciò che però attirò maggiormente la mia attenzione, fu il panorama. Il piccolo balconcino era affacciato sulla Torre Eiffel, ed io mi fiondai proprio lì, per ammirarla meglio.
« E’ stupendo! » esclamai, sentendo il braccio di Tom cingermi la vita.
« L’ho chiesta appositamente con questo panorama, sperando ti piacesse »
« Piacermi? Piacermi? Piacermi è un eufemismo. Sono arrivata qui da cinque minuti e sono già in estasi. Non so come ringraziarti »
« Non devi. » mi baciò i capelli. Lo guardai, notando ancora una volta il suo sorriso farsi più malizioso « Beh, in realtà un modo che hai per ringraziarmi ce l’ho in mente.. Magari te lo dico stanotte. Vogliamo andare a vedere la Torre più da vicino? »
« Sì! » risposi, battendo le mani.
 
Ci orientammo per le strade di Parigi grazie alle mappe di Google, arrivando davanti alla Torre in dieci minuti di passeggiata. Ci fermammo, per ammirarla meglio, lungo il parco che si trovava di fronte a quella stupenda creazione umana.
Era meravigliosa. Ed io ero troppo felice di trovarmi lì in quel momento, sotto al sole parigino e di fronte alla mia amata Torre.
Sentii, dietro di me, il suono dello scattare di foto del cellulare di Tom e girandomi lo vidi con l’Iphone in mano, intento, appunto, a scattare qualche foto.
Alzò le spalle « Scusa, non ho resistito » si avvicinò, cingendomi le spalle con un braccio ed allungando l’altro, con il cellulare in mano, per farci una foto con alle nostre spalle la Torre. Sorrisi insieme a lui, mentre scattava. « Aspetta! » esclamò, avvicinandosi ad un ragazzo non molto distante da noi, per chiedergli, ancora in perfetto francese, se potesse gentilmente scattarci una foto. Il ragazzo, sulla trentina di anni, annuì e fece come gli aveva chiesto Tom, che lo ringraziò riprendendo il telefono.
« Pronto per i seicentosettanta scalini? » domandai a Tom.
Lui sgranò gli occhi « Vuoi salire a piedi? Scherzi? »
« Certo che no. Ovviamente solo i primi due piani, l’ultimo ha solo l’ascensore »
Rimase per un paio di secondi a bocca aperta, con le sopracciglia arcuate. « Seicentosettanta? Prima di pranzare? »
Annuii, sorridendogli. « Sì. Paura di non farcela? » domandai, provocandolo.
« Ti ricordo che, quando sono a casa e quando posso, mi alleno ogni giorno »
« Beh, allora non saranno un problema no? »
« No. Mi domando se dovrò portarti in braccio »
« Ti sorprenderò, Hiddleston! »
E lo sorpresi davvero, così come sorpresi me stessa del fatto che riuscissi a salire scalini senza dovermi buttare a terra per riprendere fiato. Tutto andò bene fino allo scalino trecentoventotto, cioè fino al primo piano. Ci godemmo il panorama, la città, la Senna, ed io comprai una bottiglia d’acqua dal bar, con la carta di credito visto che mi ero scordata di chiedere a Tom come avremmo fatto per cambiare le sterline in euro. Ci riposammo un po’ su degli scalini, facemmo altre foto e poi ricominciammo la salita. Per arrivare al secondo piano, in effetti, dovetti fermarmi più volte per riprendere fiato e Tom ovviamente me lo fece notare più volte, prendendomi in giro. Nonostante questo, arrivammo alla seconda meta ed il panorama non poté che migliorare. Riuscimmo ad intravedere il Sacro Cuore, tanti parchi e la Senna che si allontanava sempre di più. Ci sedemmo di nuovo, questa volta su delle sedie libere, per rilassarci un po’ prima di arrivare alla terza ed ultima tappa. Cominciammo la fila per l’ascensore e notai che un ragazzo, abbastanza giovane, stava fissando Tom da un po’, probabilmente perché lo aveva riconosciuto. Non disse nulla, ma lo indicò anche all’amica che era con lui. Non lo fissò per molto, nonostante in ascensore si trovò a poca distanza da lui. Decisi di non farmi distrarre ed ammirare ancora la città, che diventava sempre più grande ma allo stesso tempo più piccola, a malapena ormai si vedevano le persone per la strada. Una volta usciti, ebbi per un momento la sensazione del vuoto totale: lo spazio dell’ultimo piano era ridotto rispetto ai primi due, e non c’erano delle grate ma lo spazio era totalmente libero. Mi avvicinai alla ringhiera insieme a Tom, che notò il mio stato d’animo e mi cinse la vita, ammirando insieme a me il panorama sotto di noi. « Ti piace? »
« Non ci sono parole per descriverla. Tom, io.. » voltai lo sguardo su di lui ed incontrai il suo, chiaro, felice, bellissimo. « Grazie. Senza di te, probabilmente non sarei salita qui su per molti anni »
La sua risposta fu un bacio, un bellissimo, bellissimo bacio alla francese.
 
Come avevo capito, il ragazzo che aveva fissato Tom sulla Torre lo aveva riconosciuto e una volta scesi gli chiese una foto ed un autografo. Era tedesco e parlò in inglese e Tom ovviamente acconsentì, chiedendogli però di non spargere troppo la voce. Il ragazzo annuì, sorridendo e guardando Tom con occhi sognanti.
Dopo quella piccola sosta, andammo finalmente a pranzare in un ristorante non molto lontano dalla Torre. Approfittai per andare in bagno a sistemarmi, e tornando vidi Tom seduto ad un tavolino, abbastanza nascosto, come aveva chiesto lui.
Guardandolo, mi resi ancora una volta conto di quanto fosse bello. Di quanto solo con uno sguardo potesse farmi sciogliere. Ero lì, a Parigi, solo grazie a lui. Ero lì in vacanza con lui e quella era la cosa migliore che potesse capitarmi. Avevo apprezzato il fatto che mi avesse portata a Parigi, che avesse realizzato un mio sogno facendomi una sorpresa incredibile ma capii anche che ovunque mi avesse portata, Parigi, Roma, Vienna o qualsiasi altra città e nazione del mondo, non avrebbe fatto molta differenza. Sarei stata lì con lui, e quello era tutto ciò che mi importava. Guardandolo, mi resi ancora conto di quanto il mio cuore battesse solo per lui, di quanto desiderassi stare insieme a lui, abbracciarlo, baciarlo, vederlo sorridere, vederlo felice. Lo amavo, lo amavo davvero, come forse mai avevo amato un ragazzo. Non glielo dissi, non ancora, almeno. Ma sentii che dovevo farlo, sentii di dovergli dire quello che provavo, dopo tutto ciò che lui aveva fatto per me, dopo tutto quello che avevamo passato. Lo avrei fatto, magari quella sera stessa.
 
Dopo il pranzo tipicamente francese a base di pesce e dopo un gelato preso alla gelateria proprio accanto al ristorante, Tom mi portò al Trocadero ed infine facemmo un giretto lungo le Champs Elysses fino all’Arco di Trionfo. Passammo così tutto il restante pomeriggio, fra negozi e bistrot. Comprai un regalino a mia sorella e dei macarons per me e Tom. Cenammo, decidendo di prendere solo due piatti di carne e di tornare all’hotel passeggiando. Riuscimmo anche a vedere la Torre illuminata.
« E’ molto romantico, non è vero? » chiese Tom.
« Tanto quanto te » risposi, arrossendo un po’.
Restammo lì, abbracciati sul prato, ad ammirarla per una mezz’ora, ma la stanchezza cominciava a farsi sentire e decidemmo finalmente di tornare in hotel.
 
Feci la doccia per prima, cambiandomi e mettendomi finalmente il pigiama. Avevo messo in valigia il pigiama meno infantile che avevo, formato da pantaloncini a pois celesti e bianchi e canottiera bianca con la scritta blu “Zzz” in una nuvoletta celeste. Perlomeno non avevo portato quello a macchie ispirato alla Carica dei 101.
« Carino » aveva osservato Tom, alzando un sopracciglio. Notai anche che si era leccato il labbro inferiori, ma decisi di non farci troppo caso altrimenti sarei diventata troppo bollente. Mentre lui si faceva la doccia, mi stesi sul letto ed approfittai del Wi-fi dell’hotel e notai che in molti mi avevano cercato: i miei genitori, Jane, Nat e Luke. Quest’ultimo mi chiedeva dove fosse Tom, ma poco prima mi aveva inviato un altro sms dicendomi che finalmente gli aveva risposto. Scrissi per primo ai miei genitori, dicendoli che andava tutto bene e che Parigi era magnifica. Poi a mia sorella ed a Nat, rimproverandole per non avermi detto nulla. Entrambe, soprattutto Nat, volevano sapere tutti i particolari. Evitai di rispondere, parlando più che altro della città e di quello che avevamo mangiato.
Quando Tom uscì dal bagno, dovetti concentrarmi molto per riuscire a non spalancare la bocca, per cercare di sembrare una persona normale. Non riuscii a non arrossire, però.
Aveva indosso solo un asciugamano bianco, che lo copriva dalla vita fino alle ginocchia, e fra le mani ne aveva un altro con il quale si stava tamponando i capelli. Grazie al cielo non appena arrivati aveva avuto l’accortezza di chiudere la finestra ed abbassare le tende, altrimenti mezza Parigi avrebbe visto Tom Hiddleston mezzo nudo.
Invece, quell’onore e quel privilegio era spettato a me. Inutile dire in che condizioni erano i miei ormoni dopo quella visione celestiale. Lo aveva fatto apposta. Non poteva non sapere gli effetti che aveva su di me. Lo aveva sicuramente fatto apposta.
« Che fai? » domandò lui, venendosi a sedere sul letto accanto a me.
« Ah, ehm.. » connetti il cervello, Cassandra « Sto scrivendo sms. Sai, Jane, Nat, i miei .. »
Lui annuì « Sei stanca? »
La stanchezza era scivolata via dopo quella visione. « No, sto bene. Domani dove andiamo? » domandai curiosa, cercando di concentrarmi sui suoi occhi e non su tutto il resto.
« Il Louvre ci attende. »
« Non vedo l’ora! Cosa vediamo? Dobbiamo decidere! Hai una cartina? Ci sono così tante aree.. italiani, spagnoli, gli appartamenti di Napoleone.. » Tom mise un dito sulle mia labbra, ridendo un po’.
« Domani decidiamo » esclamò « Fammi spazio »
Mi spostai un po’, permettendogli di sdraiarsi accanto a me.
« Non ti.. vesti? » domandai, evitando il suo sguardo e scorrendo la home del mio profilo Twitter sul cellulare. « Voglio dire.. dormi così? »
« In realtà, non ho intenzione di dormire. Non ancora »
Quella voce. Quella dannata voce sensuale e maliziosa che faceva ogni volta. « Oh. Vuoi vedere un film? C’è la tv »
Fece una smorfia con le labbra, prima di leccarsele. « No, niente tv » disse poi, spostando lo sguardo dall’alto in basso, dai miei occhi alle mie labbra, due volte.
I miei poveri ormoni.
« Hai.. ehm, ancora fame? Potremmo chiamare il servizio in camera »
« Sai cosa mi piacerebbe tanto fare? » domandò, avvicinando il suo viso al mio. Sentii il suo respiro sulla mia pelle nuda. Per poco non rabbrividii.
« Cosa? »
« Mi piacerebbe tanto baciare ogni centimetro del tuo corpo fino a quando sorgerà il Sole » sussurrò al mio orecchio.
Fu in quel momento, in quel preciso momento, che decisi di spegnere il cervello, di cacciare via il nervosismo che quella situazione intima aveva provocato e di ascoltare solamente il mio cuore, il mio corpo, i miei ormoni che da tempo ormai chiedevano di essere stuzzicati di più. « Allora fallo » esclamai.
Fu come dargli il via. Vidi nei suoi occhi un lampo di eccitazione e stupore, prima che si chiudessero. Mi baciò, posando una mano sul mio viso e l’altra sulla mia vita. Feci lo stesso, accarezzando i suoi capelli ed il suo petto.
Sapeva di menta e profumava di dopobarba, e non l’avevo mai visto così bramoso. Mi spinse, delicatamente, finendo con l’essere sopra di me. Presi l’asciugamano che aveva usato per asciugarsi i capelli e lo gettai via, chissà dove; ormai l’unica cosa che lo copriva era l’altro asciugamano. Tom prese a baciarmi il collo ed accarezzarmi il seno sopra la canottiera, mentre con la mano libera mi sollevò una gamba.
« Cass .. » si interruppe un attimo « Sei sicura? » domandò poi.
Annuii, sorridendogli ancora. Lui rispose al mio sorriso, riprendendo a baciarmi. Sentivo bene, fra le gambe, che l’asciugamano che aveva in vita stava cominciando ad andargli troppo stretto. I suoi baci, nel frattempo, diventarono più passionali, dati con foga e desiderio di spingersi oltre. La sua mano oltrepassò la canottiera, fino ad arrivare al seno nudo. Un altro brivido percorse il mio corpo dopo quel tocco. Alzai le braccia e lui capì immediatamente, sollevandomi la canottiera e vedendomi per la prima volta a petto nudo. Mi vergognai e sicuramente il mio viso prese più colore, ma Tom mi sorrise, sussurrandomi « Sei bellissima », senza smettere di accarezzarmi. Quando arrivò a baciarmi il seno, mi sentii in estasi. E quelli erano solo i preliminari.
Decisi di andare oltre, allungando una mano fino alla sua erezione. In un attimo, l’asciugamano si sfilò via dal corpo di Tom ed io potei arrivare perfettamente lì, cominciando ad accarezzarlo. Sentii un piccolo gemito di Tom, mentre con foga mi sfilava i pantaloncini del pigiama e con la mano andava oltre i miei slip, facendo scivolare le sue dita dentro di me e baciandomi il collo. Gemetti, portando la testa all’indietro.
Stava per accadere. Tom, con un movimento veloce, tolse anche i miei slip, l’ultimo ostacolo e mi guardò negli occhi, prima di andare avanti. E poi lo sentii. Tom era dentro di me, lo sentivo benissimo. Fui subito invasa dalla sensazione di piacere che mi fece gemere ancora, e ancora. Tom cominciò a muoversi dentro di me, provocandomi un piacere nuovo e bellissimo. Era fatta, era successo. Era mio ed io ero sua. Eravamo una cosa sola in quel momento, uniti più che mai. I movimenti di Tom cominciavano a farsi più veloci, mentre le sue mani accarezzavano ogni parte del mio corpo facendomi gemere sempre di più, arrivando a farmi urlare dal piacere che provavo. Era incredibile, era bellissimo. Il mio cuore era in estasi insieme a tutto il mio corpo. Anche Tom si lasciò andare ad gemito più forte e profondo quando venne dentro di me e poi uscì, lasciandosi cadere accanto a me. Entrambi stavamo ansimando, ma sorridevamo. 
Non ci dicemmo nulla, non ce n’era bisogno. Tom spostò le coperte e le lenzuola ed entrambi ci coprimmo, mentre lui allungava un braccio e mi cingeva le spalle nude. Mi appoggiai al suo petto, ancora con il cuore a mille, addormentandomi poco dopo, stretta fra le sue braccia.
 
Mi svegliai con le carezze ed i baci di Tom e la prima cosa che vidi fu il suo sorriso. Potevo avere un risveglio migliore?
Notai, però, che al contrario mio era già vestito e profumato e che sul tavolino vicino alla finestra c’era un vassoio pieno di leccornie. « Buongiorno » esclamò lui « Dormito bene? »
Annuii, stiracchiandomi un po’. Mi ricordai di essere completamente nuda e, mettendomi seduta, tirai un po’ il lenzuolo in modo da coprirmi.
« ‘Giorno. Sei già pronto? »
Tom aprì un po’ le braccia, annuendo. « Mi è dispiaciuto lasciarti sola, ma sembravi stanca e ho deciso di lasciarti dormire un altro po’ »
« Beh, sono stanca anche per colpa tua »
« Scusami » disse, nascondendo un sorriso imbarazzato.
« No, non fa niente. Quella è la colazione? »
« Colazione in camera, sì! Va’ a farti la doccia, ti aspetto »
Feci per alzarmi, cercando di portarmi dietro il lenzuolo, ma lui non me lo permise. « Che c’è? » domandai.
« Perché ti stai portando il lenzuolo? »
« Sono nuda »
Tom alzò un sopracciglio. « Ti ho vista nuda, poche ore fa »
« E..? »
« E quindi non c’è bisogno che tu ti copra. Sei bellissima, Cassie, con i vestiti e soprattutto senza. Non devi nasconderti da me »
Aveva ragione, ancora una volta. Se c’era una persona di cui potevo fidarmi, con cui potevo essere me stessa, con cui potevo confidarmi era lui. Non dovevo nascondermi, aveva detto, così decisi di non farlo. « Devo dirti una cosa » esclamai.
Rimase leggermente stupito, non aspettandosi una risposta del genere « E’ successo qualcosa? »
« Beh, sì, in effetti »
« Riguarda ieri notte? Senti, se non te la sentivi, potevi dirmelo. Io non voglio costringerti. Ho fatto qualcosa di sbagliato? »
« No, no, Tom, anzi. Io non vedevo l’ora che accadesse a dir la verità »
Tornò sereno. « Lo stesso valeva per me. Cosa vuoi dirmi, allora? »
Come dirglielo? Facendogli un discorso su quanto fosse perfetto? Su quanto mi avesse reso felice in quei giorni? Su quanto il suo sorriso bastasse a farmi sciogliere? O su quanto mi avesse fatto impazzire?
Presi fiato, optando per la semplicità. « Io ti amo, Tom » dissi con un solo fiato.
Lessi la sorpresa nei suoi occhi.
« Non devi rispondermi per forza. Io volevo solo dirtelo, dovevo dirtelo. Io .. »
« Zitta Cass » esclamò Tom, baciandomi e stringendomi in un forte abbraccio. « Hai detto tutto con quelle tre parole, mi sono bastate. Non credo che potessi usarne di migliori e non credo che io potrò fare di meglio. Ti amo, Cassandra, più di ogni cosa. »
Di nuovo, Tom aveva ragione. Quelle parole bastavano, per tutto.
 
Trascorremmo il secondo giorno di vacanza al Louvre, dalla mattina alla sera, cercando di visitare il più possibile e mangiando insalata e tramezzini a pranzo. Passeggiamo in piazza Concorde, cenammo ed infine tornammo in hotel.
Il terzo giorno, Notre Dame. La stupenda, imponente, maestosa Notre Dame. La visitammo per bene all’interno e salimmo per ammirare le campane, i gargoyle ed il panorama della città. Dopodiché, quartiere latino e pranzo. Nel pomeriggio prendemmo la filovia e salimmo fino al Sacro Cuore, visitando la chiesa e il quartiere degli artisti. Cenammo lì e prima di tornare ci facemmo fare un ritratto, insieme.
Entrambe quelle sere, tornati in hotel, finimmo con il coccolarci e con il fare l’amore, continuando a conoscerci sempre di più, ad amarci sempre di più.
 
« Dove andiamo oggi? » domandai la mattina del quarto giorno, non appena sveglia, sempre fra le braccia di Tom.
« Ti riporto al tuo castello, principessa »
« Andiamo a Disneyland?! »
Lui rise, divertito ed annuì. « Sì, mia amata. Il tuo principe ti condurrà al tuo regno »
« Oh, Dio! Devo sbrigarmi! Andiamo a Disneyland! » avevo urlato, togliendomi il lenzuolo di dosso e correndo verso il bagno, completamente nuda.
Tornata in camera, vidi Tom sorrideva malizioso « Domani andremo agli Studios. Se te lo dico anche domattina, mi rifai la stessa scena di poco fa? »
« Solo se ti sbrighi e mi permetti di fare tutto ciò che voglio, oggi »
« Agli ordini, principessa. Oggi, si torna bambini! »
 
Quando vidi il castello, mi emozionai. Letteralmente. Una lacrima mi rigò il viso, mentre sorridevo e Tom mi abbracciava stringendomi forte. Quel luogo era magico.
Non appena entrati, mi avvicinai ad un piccolo chiosco e mi comprai le orecchie di Minnie e comprai a Tom il capello di Pippo, con le sue lunghe orecchie che spuntavano ai lati. Come prima cosa, facemmo la giostra di Biancaneve e poi il Carosello di Lancillotto. La musica si alzò ed un trenino colorato e con sopra i personaggi Disney principali si fermò proprio di fronte al castello. Seguimmo Pippo e dopo un po’ riuscimmo a farci fare una foto insieme a lui. Saltai dalla gioia quando ci allontanammo.
Provammo ad estrarre la Spada dalla Roccia, senza risultati, e poi ci inoltrammo nel labirinto di Alice, con in mano delle mele caramellate. Ci perdemmo, ma dopo un po’ di strada e dopo aver incontrato la Regina Rossa, trovammo il piccolo castello e riuscimmo ad uscire. Dopo aver visitato il Mondo Piccolo, facemmo un giro su delle barchette che ci mostravano via via tutti i paesaggi e gli scenari dei film Disney più importanti. Infine, per concludere Fantasyland, le tazze di Alice. Risi tantissimo, mentre Tom continuava a far girare la nostra tazza sempre più velocemente.
Ci spostammo ad Frontierland e per prima cosa andammo sul Big Thunder Mountain, il trenino a tutta velocit, e poi a Phantom Manor, la casa infestata dai fantasmi. Era incredibile come lì dentro sembrava essere tutto vero, e tutto pauroso. Più di una volta dovetti aggrapparmi alla camicia di Tom, spaventata.
Pranzammo al ristorante dei pirati e cogliemmo l’occasione per fare una foto insieme a Jack Sparrow e Pluto, che si trovavano lì. Dopo il pranzo squisito, la giostra dei Pirati, che diventò immediatamente la mia preferita. Visitammo la nave di Capitan Uncino fino ad arrivare al forziere di Davy Jones ed all’albero di Tarzan, dove incontrammo Jane ed ovviamente non perdemmo l’occasione di farci una foto insieme.
Alle quattro e mezza tornammo vicino al castello per assistere alla parata delle cinque. Mentre Tom restava a prendere posto, entrai in un negozio e gli comprai una maglietta con sopra Baloo, l’orso del Libro della Giungla che lui amava tanto e presi anche un piccolo vestitino rosa con Minnie per Erin, la mia futura nipotina.
La parata fu magica, non c’era altro modo di descriverla. Iniziò con un carro che rappresentava la magia, dove sopra c’erano Merlino, la Fata Turchina, la Fata Smemorina e le tre fatine della Bella Addormentata. Ci furono i carri delle principesse, di Alice, Pinocchio, il Re Leone, il Libro della Giungla, Winnie The Pooh e quello dei cattivi. Riuscii anche a farmi salutare da Ariel, la mia adorata principessa. Tom riprese tutto con il cellulare, anche la mia reazione da bimba di cinque anni.
Dopo la parata, andammo a Discoveryland. Superai la mia paura e salii insieme a Tom sullo Space Montain. Per la maggior parte del tempo tenni gli occhi chiusi ed urlai come mai in vita mia, ma fu divertente. Andammo al Videopolis, alla giostra di Buzz Lightyear ed infine a quella dedicata a Michael Jackson, meravigliosa.
Cenammo al Pizza Planet, proprio come i protagonisti di Toy Story ed infine assistemmo alla parata serale, con i carri illuminati e musiche più romantiche. Lo spettacolo finale, quello proiettato sul castello, mi fece emozionare di nuovo. Non potevo credere di essere lì, insieme a Tom, nel posto più magico della Terra, a vedere uno spettacolo mozzafiato.
« Ti amo » mi sussurrò Tom, proprio quando Rapunzel e Flynn stavano per baciarsi.
« Anche io, più di quanto credi »
Quello era stato il giorno più bello della mia vita.
 
Il quinto ed ultimo giorno, lo passammo agli Studios di Disneyland, un piccolo parco accanto a quello principale. Facemmo un po’ di giostre, incontrammo Stich e ci divertimmo sulla Tower of Terror e sulla giostra di Nemo. Vedemmo tre spettacoli stupendi ed un documentario sul mitico Walt Disney. Avevamo anche pranzato nel ristorante Ratatouille, a buffet, ed infine salutammo Disneyland con un bacio volante. Io, dentro di me, ringraziai anche Walt Disney per tutto quello che aveva creato.
L’ultima sera cenammo non molto distanti dal nostro hotel, visto che saremmo dovuti tornare per fare le valigie. Prima di quello, però, avevo deciso di fare una piccola sorpresa a Tom, indossando il mio completino di Victoria’s secret. Ne restò davvero, davvero felice, anche quando me lo strappò di dosso.
La mattina dopo riuscimmo a fare un ultima passeggiata e l’ultimo shopping, prima di scappare in aeroporto. Avevamo anche salutato la Torre Eiffel e Tom mi aveva assicurato che ci saremmo tornati, prima di quanto io credessi.
La stanchezza del viaggio cominciò a farsi sentire sull’aereo di ritorno. « Credo che mi serva una vacanza per riprendermi dalla vacanza più bella della mia vita » esclamai.
« Sai, stavo proprio pensando a questo »
« Andiamo di nuovo in vacanza? » chiesi scherzando.
« No, non proprio vacanza. Stavo pensando al fatto che io ora dovrò partire, stare via per un mese dall’altra parte del mondo e non potrò vederti »
« Passerà, vedrai. Poi hai la première a Londra, no? »
Annuì. « Vieni con me » esclamò infine Tom.
Sgranai gli occhi, incredula. « Come? »
« Vieni con me, in Australia ed in Asia. Non sarà come questa vacanza, ma almeno saremo insieme. Io non voglio lasciarti, non ora » riprese fiato, prendendomi le mani « Vieni con me » ripeté.
Mi lasciò letteralmente senza parole.






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Ed anche voi, con le vostre adorabili e stupende recensioni, mi avete lasciato senza parole. Non so come ringraziarvi, mi riempite di felicità e sono sicura che anche i vostri "in bocca al lupo" per l'esame mi siano stati di aiuto, è andato tutto bene! :D
Detto questo, vi è piaciuto il capitolo? Finalmente un po' di rosso, LOL. Cosa ne dite? Cassandra partirà con Tom? O no? E vi avverto, so che sto scrivendo tutto in maniera troppo "perfetta", ma presto le cose si complicheranno. Purtroppo. 
Comunque spero davvero vi sia piaciuto e scusatemi per il ritardo, cercherò di essere più puntuale. 
Grazie ancora, a tutti! <3

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Capitolo 18
*** Return. ***


Return
 

Dovevo proprio avere una faccia da scema, visto l’espressione che Tom aveva in viso. Mi guardava con gli occhi socchiusi e si mordeva il labbro inferiore, probabilmente cercando di capire cosa mi stesse passando per la mente.
Avevo bisogno di tempo per decidere. Non mi ero ancora ripresa dalla meravigliosa vacanza appena trascorsa ed adesso lui mi chiedeva di partire ancora, per un mese intero, dall’altra parte del mondo.
Non sapevo che fare, non sapevo che dire. Non sapevo se in quel mese io stessa potessi avere impegni lavorativi o di altro genere, non sapevo nulla. Ma dovevo dire qualcosa, qualsiasi cosa.
Tentai di connettere il cervello alla bocca ma l’unico suono che uscì fu un « Ehm.. I-io, ehm »
Tom mi strinse di più le mani, scuotendo appena il capo. « So che non ti aspettavi una proposta del genere, so che potrebbe essere troppo per te. So che per molte ore del giorno non potrò essere con te perché sarò impegnato e so che anche tu sicuramente hai impegni che ti aspettano a casa. So che potrebbe non essere come ti aspetti.. ma non te l’avrei chiesto se per me non fosse importante. Ho bisogno di te. Io.. io non voglio costringerti, ovviamente, ma .. »
« No, no! » mi affrettai ad interromperlo.
I suoi occhi si spostarono nei miei, curiosi, speranzosi. Come potevo dirgli di no? Dopo quelle parole? Dopo quei sei giorni perfetti? Dopo tutto quello che aveva fatto per me?
Come potevo davvero pensare di resistere e stare lontana da lui per un mese intero quando avevo la possibilità di seguirlo? Avrei potuto gestire il mio lavoro tramite computer ed internet, avrei potuto visitare posti meravigliosi ed avrei potuto stare con l’uomo che amavo. Come potevo rifiutare?
« Non mi stai costringendo » continuai. « Verrò con te, perché lo voglio. Anche io ho bisogno di te »
Il sorriso che fece gli illuminò il viso. « Sul serio? Mi seguirai dall’altra parte del mondo? »
Annuii. « Sarai costretto a stare con me per un mese intero! »
« Non vedo l’ora! » esclamò, spalancando le braccia per avvolgermi.
Lo strinsi a me e lui fece lo stesso, sussurrandomi « Grazie »
« Non devi ringraziarmi, sono felice di venire »
Mi baciò il collo, delicatamente, sussurrando ancora « Ti amo, Cassie » e stringendomi più forte.
Sorrisi, arrossendo a causa delle sue parole e ricambiai ancora l’abbraccio. « Anche io, Tom » risposi, mentre lui si spostava appena per arrivare alle mie labbra.
Un mese intero di baci e coccole da parte di Tom Hiddleston.. pensai. Potevo chiedere di più? 
 
Tom mi aveva accompagnata fino alla porta di casa, aiutandomi con le valigie e le buste piene di regali e pensierini presi durante quei giorni. Si scusò con me perché non poté aiutarmi a sistemare tutto, ma mi promise che sarebbe tornato da me non appena fosse stato libero dai vari impegni del pomeriggio. Doveva vedere Luke, incontrare un altro collega e riorganizzare il viaggio, prenotando un posto in più per me praticamente ovunque. In tutto ciò, doveva anche disfare i bagagli e darsi una rinfrescata e la sera stessa saremmo stati impegnati a casa di Jane, che ci aveva minacciati dicendoci che se non fossimo andati da lei, ce l’avrebbe fatta pagare.
« Torno qui appena posso » disse, prendendomi il viso fra le mani e baciandomi dolcemente le labbra.
 
« In che senso vai dall’altra parte del mondo?! » aveva urlato Nat al telefono, dopo che le avevo raccontato del viaggio e della news.
« Me l’ha proposto Tom .. dovevi vederlo! E’ stato dolcissimo. Non potevo dirgli di no »
« Così, all’improvviso? »
« Sì, ha shockato anche me, onestamente. Non ho impegni importanti, no? »
Sentii Nat sospirare. « Niente che tu non possa gestire con un pc o con Skype. Ci terremo in contatto, ovviamente. E’ la seconda volta che vai in Asia senza di me … Ti odio! » scherzò, facendomi sorridere.
« Questa volta sarà diverso »
« Lo so. Sarà anche difficile, lo sai questo? »
« Difficile? »
« Non è come una promozione di un libro, Cass. Si tratta di un film, di un super film. Tom sarà circondato da fan, giornalisti, fotografi.. Sarà impegnatissimo »
« Già, l’ha detto anche lui »
« Pensi di farcela? »
Ci pensai un attimo, prima di rispondere. « Beh, sì. Potrò visitare da sola quei posti, andare in giro.. e stare con lui quando sarà libero. Sarà una bella esperienza .. no? »
« Sì, dai. Comunque, ogni volta che vorrai potrai chiamarmi e ti terrò compagnia, anche se qui sarà notte! Oh, a proposito! Non mi hai detto un particolare molto importante sulla vostra vacanza parigina »
« Cosa? »
« A Tom è piaciuto il completino di Victoria’s Secret? »
Immaginai la faccia della mia migliore amica: sorridente, con sguardo malandrino ed il sopracciglio alzato. Arrossii, ridacchiando come un’adolescente in preda agli ormoni, e le raccontai che il completino era stato gradito.
 
“Cassie sono ancora impegnato con il collega di cui ti ho parlato e non credo riuscirò a passare da te, probabilmente farò anche tardi per la cena da Jane. Scusami tanto. Chiedi scusa anche agli altri da parte mia per favore e se si fa troppo tardi iniziate a cenare.
Scusami ancora, ci vediamo dopo. X”
Questo fu il messaggio che ricevetti alle sette e trenta di sera e circa mezz’ora dopo avremmo dovuto essere da mia sorella. Mi dispiacque per Tom, doveva essere distrutto e stanchissimo. Terminai di prepararmi, sperando che almeno riuscisse a passare per la cena e salutare tutti, visto che due giorni saremmo ripartiti.
Mi avviai da sola, continuando a pensare a Tom. Come faceva a far tutto? Come poteva essere ancora in piedi ed affrontare colloqui di lavoro? Io almeno nel pomeriggio avevo avuto modo di riposarmi mentre lui era stato per tutto il tempo impegnato a causa del lavoro. Pensai che, probabilmente, il mese che avrei trascorso in Australia ed Asia sarebbe stato così: lui super impegnato, stanco, ed io ad aspettarlo, sperando di riuscire a passare un po’ di tempo con lui. Allontanai quel pensiero, stavo esagerando. Sarebbe andato tutto bene, ci saremmo divertiti e avremmo visto cose meravigliose insieme, trascorrendo un mese fantastico. O forse stavo esagerando ancora.
 
Tolto Tom, fui l’ultima ad arrivare a casa di Jane. Fui accolta da abbracci da parte di tutti: i miei genitori, i genitori di Tom ed infine Jane e Frank. Le sorelle di Tom non erano a Londra per impegni lavorativi; era una cosa di famiglia, allora.
« Dov’è Tom? » fu la prima cosa che tutti, giustamente, mi chiesero.
« E’ impegnato con il lavoro. Chiede scusa a tutti per il ritardo e mi ha chiesto di iniziare a cenare, se dovesse fare troppo tardi »
Ed in effetti, sì, fece tardi. Arrivate le nove di sera iniziammo a cenare. Avevo mandato un paio di sms a Tom ma lui non aveva risposto; non volli chiamarlo per paura di disturbare qualcosa di importante.
Restai da sola in balia dei nostri parenti e delle loro domande sul viaggio. Raccontai loro tutto, ovviamente tralasciando i particolari intimi, anche se mia sorella sembrava fin troppo curiosa. Alle dieci, finalmente, ricevetti la risposta da parte di Tom.
“Sto arrivando!”
Lo aspettammo per il dolce e quando il campanello suonò, tutti quanti ci alzammo per accoglierlo. Io non vedevo l’ora di rivederlo.
La prima cosa che vidi, non appena Jane aprì la porta, fu il suo sorriso. Il suo bellissimo e dolcissimo sorriso rivolto a tutti noi. Abbracciò mia sorella, accarezzandole la pancia, e poi Frank. « Scusate per il ritardo! » esclamò, entrando.
Mi feci da parte, lasciando che salutasse i suoi genitori ed i miei. Arrivato il mio turno, potei notare meglio i suoi occhi visibilmente stanchi ed affaticati, ma non ebbi tempo di pensarci molto: Tom mi accarezzò delicatamente la guancia e, con la stessa delicatezza, posò le sue labbra sulle mie. Lì, davanti a tutti. Arrossii un po’, sapendo che gli occhi di tutti quanti erano su di noi, in quel momento. Lui invece sembrava non preoccuparsene.
« Come stai? » domandai.
Lui sospirò. « Stanco, assonnato ed affamato! » rispose, sempre col sorriso sulle labbra.
« Vieni, è rimasto un po’ di polpettone! » esclamò mia madre e gli occhi di Tom sembrarono illuminarsi a quelle parole.
 
Anche Tom fu tempestato di domande dai nostri parenti ed anche lui raccontò di Parigi, soffermandosi soprattutto sulla mia imitazione di quando eravamo a Disneyland, facendo ridere tutti.
« Vi siete divertiti, allora! » esclamò Jane.
« Sì, Cassie è un’ottima compagna per i viaggi. E’ bello saperlo, visto ciò che passeremo per il prossimo mese »
L’espressione confusa di tutti confuse anche Tom stesso, che inarcò le sopracciglia e spostò il viso verso di me. « Non gliel’hai detto, vero? »
Feci spallucce. « Aspettavo te .. »
« Dirci cosa? » domandò sua madre.
Tom prese fiato, prima di parlare. « Beh.. dopodomani partirò per l’Australia, come sapete, e poi andrò in Asia. Starò via per un mese intero a causa della promozione del film e sinceramente .. » fece una pausa, continuando però a gesticolare, cercando le parole adatte « .. voglio Cassie con me. Può sembrare una proposta assurda od un atto di egoismo, lo so, ma non riuscirei a stare via per un mese intero senza vederla. » vidi gli occhi di mia madre intenerirsi, a breve sarebbero diventati a forma di cuoricino, « Così le ho chiesto di accompagnarmi e dato che, grazie al cielo, Cass può gestire il suo lavoro con un pc, lei ha detto di sì »
« Andrai via per un mese? » mi domandò mio padre.
« Beh, non è la prima volta. No? »
« No infatti » intervenne mia madre « E sarà un’esperienza bellissima! »
« Voglio due regali, però! » esclamò Jane, indicando sia me che Tom.
« Oh, i regali! » mi alzai in fretta in piedi, andando verso l’ingresso, dove avevo lasciato le buste dei regali parigini.
La serata terminò proprio così, con la distribuzione dei regali e con vari saluti. Promisi ai miei di passare a salutarli prima di partire, mentre Jane mi disse che non dovevo preoccuparmi, ma che dovevo ricordarmi dei regali, ovviamente. Salutai lei, suo marito e la mia futura nipotina ed uscii di casa insieme a Tom, che mi avrebbe riaccompagnata.
« E’ andato tutto bene, oggi? » domandai in auto, mentre lui sbadigliava.
« Sì, sono solo stanco »
« Fra poco potrai finalmente essere nel tuo letto »
« Già » sospirò. Dopo qualche secondo, continuò. « In realtà, c’è una cosa per cui la mia stanchezza volerebbe via in un attimo .. » si fermò ad un semaforo rosso, voltando il viso e lo sguardo verso di me. Si inumidì le labbra, prima di continuare a parlare. « Mi chiedevo se ti andrebbe di dormire da me » esclamò infine, parlando più con gli occhi che con il resto.
Quello che successe dopo, sembrava la tipica scena di un film romantico che non mi sarei mai sognata di vivere. Ed invece, successe.
Risposi di sì, ovviamente, visto che i miei ormai da adolescente si erano fatti risentire ed avevo il ventre già in fiamme. Tom accelerò, arrivando a casa sua in pochi minuti e parcheggiando in fretta. Mi prese per mano, sorridente ed eccitato, ma mai quanto me.
Corse vero il portone di casa sua, aprendolo senza lasciarmi la mano e conducendomi verso l’ascensore. Fu lì che inizio tutto quanto, mentre salivamo verso casa sua.
Tom mi baciò, abbandonando la sua tipica delicatezza e lasciando spazio alla passione, al desiderio che sentivo benissimo essere in lui. Mi sollevò una gamba con una mano, mentre con l’altra mi carezzava il petto, baciandomi il collo.
Io, ormai, ero sua preda. Per un attimo desiderai che quell’ascensore non si fermasse mai, ma solo perché non sapevo ancora cosa sarebbe accaduto dopo.
Una volta aperta la porta di casa, Tom mi prese in braccio e si avviò verso la sua camera da letto, adagiandomi su di esso per poi sdraiarsi sopra di me. Fui io ad iniziare a sbottonargli la camicia bianca, mentre lui mi baciava ancora.
Lo fermai, decidendo che, visto che era stanco, sarebbe toccato a me quella volta farlo impazzire, come lui aveva sempre fatto con me. Lo aiutai a liberarsi di camicia e pantaloni ed ammirando il suo corpo, presi a baciarlo. Partii dalle labbra, scendendo sempre di più: il collo, i pettorali, l’addome, il bacino, fino ad arrivare alla sua erezione.
Sentirlo gemere mi rese ancora più eccitata, e lui lo notò.
Non mi fece continuare: ora ero il suo turno. Mi liberai dei vestiti, anche grazie a lui, e sentii le sue carezze farsi più profonde.
Facemmo l’amore per un bel po’, gemendo, sorridendo, sussurrandoci ogni tanto parole dolci, fino a quando le forze non ci abbandonarono.
Eravamo davvero stanchi, tutti e due, in quel momento. Con l’affanno, poggiai la testa sulla spalla di Tom, mentre lui mi baciava le labbra, questa volta con la sua dolcezza, che amavo.
« Credo di non essermi mai stancato meglio » sussurrò, a pochi centimetri dal mio viso. « Non vedo l’ora di passare tutto quel tempo con te, amore mio »
Amore mio. Mi aveva chiamata amore mio. Sorrisi, « Anche io ».
« Buonanotte » sussurrò ancora, baciandomi il naso e ridendo un po’, prima di abbracciarmi.
Mi addormentai ascoltando il battito del suo cuore.
 
Il risveglio non fu altrettanto piacevole.
Il campanello di casa di Tom suonò per due volte, prima che io aprissi gli occhi. Quel suono era alquanto fastidioso.
Quando suonò ancora, sentii Tom mugugnare qualcosa: si era svegliato anche lui, sebbene avesse ancora gli occhi chiusi. Mi abituai alla luce, mi stiracchiai ed entrambi sentimmo ancora il campanello suonare.
Tom sbuffò, cercando di dire chissà che cosa, e fece per alzarsi. Gli misi una mano sul petto, fermandolo. Durante la notte avevo mandato un sms a Nat, chiedendole il favore di portarmi dei vestiti puliti a casa di Tom, visto che i miei erano sparsi sul pavimento chissà dove e chissà in quali condizioni. Pensai che probabilmente era lei alla porta, visto che stava anche insistendo nel suonare.
« Vado io, tranquillo » sussurrai a Tom, che sorrise e mugugnò una parola che sembrava essere un “Grazie” prima di voltarsi dall’altra parte del letto ed abbracciare un cuscino.
Mi alzai, totalmente nuda, alla ricerca dei miei vestiti. Il campanello suonò ancora e fui io a sbuffare questa volta, prendendo velocemente la camicia bianca di Tom e mettendomela addosso, abbottonando alcuni bottoni mentre correvo verso la porta. Mi andava enorme, ma perlomeno mi copriva fino all’inizio della coscia.
« Nat? » la chiamai con tono di voce alto, aprendo la porta, senza neanche vedere dallo spioncino. Me ne pentii un secondo più tardi.
Quella non era Nat. Non erano i suoi occhi quelli che mi stavano fissando, confusi. Erano azzurri, del colore del cielo limpido, del ghiaccio. Due occhi che conoscevo abbastanza bene. Così come conoscevo quei capelli castano chiaro mossi ed arruffati e quelle labbra sottili, uniche, che ora erano semiaperte, senza parole.
E senza parole lo ero io.
« Ehm, buongiorno! Tu devi essere Cassandra. » esclamò l’uomo, con quella voce profonda che amavo ascoltare, sebbene l’avessi fatto solo tramite la televisione.
Ed ora mi stava parlando. Lui mi stava parlando. Conosceva il mio nome. Ed io ero nuda, con addosso una camicia bianca gigantesca ed un’espressione da ebete in faccia.
Non risposi, le parole mi si bloccarono in gola. Richiusi la porta, in fretta, poggiandomi poi con le spalle al muro e ponendomi le mani sulla bocca.
Brava, idiota, hai appena chiuso la porta in faccia a Benedict Cumberbatch.
Dovevo dire qualcosa, qualsiasi cosa! Lui sicuramente si stava chiedendo che problemi avessi, nel frattempo. Mi avvicinai di nuovo alla porta, schiarendomi la voce.
« Ti chiamo subito Tom » dissi, sperando mi avesse sentito.
Corsi via, verso la stanza di Tom, sempre più imbarazzata. Come avevo potuto aprire la porta in quello stato? Perché non avevo detto niente?
« Tom! » urlai, entrando in camera.
Lui era ancora beatamente abbracciato al cuscino, rilassato e riposato. Aprì un occhio, guardandomi. Mi sorrise, sussurrando « Buongiorno ».
Ma non vedeva la mia faccia sconvolta?
« Alzati, immediatamente! »
La sua espressione cambiò subito, ora anche lui era confuso. « Eh? »
Chiusi gli occhi e feci un respiro profondo, prima di esplodere. « Sapevi per caso che Benedict Cumberbatch dovesse venire a trovarti? »
« Benedict? Perché, è qui? »
« E’ fuori dalla porta e credo di aver fatto la più grande figuraccia di tutta la mia vita »
Mi sedetti sul letto, mettendomi le mani sul viso, cercando di calmarmi.
« Cass? » sentii la sua mano sulla mia spalla.
« Gli ho aperto così, Tom. Così! » esclamai, indicando la sua camicia.
Fece una smorfia, non sapendo cosa dire. « Beh .. »
« Sono nuda, Tom, sotto questa camicia. E gli ho anche chiuso la porta in faccia! Pensavo fosse Nat, ed invece mi sono ritrovata lui davanti a me. Lui!  »
« Senti, ora vado ad aprire io. Gli spiego tutto, vedrai che capirà. Tu vestiti e raggiungici, ok? Mettiti qualcosa di mio, se vuoi. » mi baciò la fronte e mi fece sollevare la testa, ponendo due dita sotto il mio mento « Sei bellissima anche così ».
Tom prese velocemente un pantalone ed una maglietta, uscendo dalla stanza e chiudendo la porta.
Volevo sotterrarmi.
Benedict Cumberbatch. Uno dei miei attori preferiti. Ed io gli avevo chiuso la porta in faccia. Guardandolo come un’idiota. Perché tutte a me?
Andai in bagno e quando mi vidi allo specchio, il mio stato d’animo non migliorò. Ero un mostro appena alzato con i capelli arruffati e le occhiaie. Doveva aver pensato cosa diavolo ci facesse Tom con una come me. Come dargli torto?
Mi feci velocemente una doccia e mi pettinai, dopodiché cercai la mia borsa e mi sistemai il viso con correttore, mascara e lucidalabbra; almeno così non sembravo un cadavere.
Dopo aver trovato i miei vestiti, decisi di rimettermi almeno l’intimo ed i jeans, mentre per la maglietta dovetti cercare nell’armadio di Tom. Optai per una maglietta azzurra, decisamente troppo larga per me, ma che scelta avevo?
Afferrai la maniglia della porta, respirando a fondo.
Puoi farcela. Vai da lui e scusati. Lui è gentile, capirà. E’ solo un ragazzo come Tom e te, infondo. Questo è ciò che diceva la parte calma e razionale del mio cervello.
L’altra parte, quella da ragazzina innamorata di Benedict, diceva: Quello non è un ragazzo normale, è Benedict Cumberbatch!!!
Pensai anche che probabilmente avevo bisogno di uno psicologo.
 
Tom e Benedict erano in cucina, sentii le loro risate provenire da lì. Una volta che fui sulla porta, Benedict mi notò subito, alzandosi in piedi, mentre Tom, prima di spalle, si voltò verso di me e mi sorrise, sembrava essere davvero contento.
Benedict fece due passi verso di me ed io feci lo stesso.
« Ciao, Cassandra. Prima non ho avuto modo di presentarmi, io sono Benedict » mi sorrise, offrendomi la mano.
Anche io sollevai la mia, ma non ci fu nessuna stretta di mano. Benedict prese la mia mano, si chinò appena e la baciò, da vero gentiluomo. Pregai di non arrossire.
« E’ davvero un piacere conoscerti, Benedict. Devi scusarmi per prima, io non .. »
« Tom mi ha spiegato tutto, stai tranquilla. Non pensavo di essere così spaventoso! » scherzò, ridendo.
« No, no, non lo sei »
« Ben ci ha portato la colazione, ti stavamo aspettando » s’intromise Tom, indicandomi il posto accanto al suo.
« Oh, grazie! »
Mi sedetti, ancora incredula del fatto che stessi per fare colazione insieme a Benedict.
« Tom mi stava raccontando del vostro viaggio a Parigi »
« Sì? »
Entrambi annuirono. « Ti è piaciuta? »
Annuii. « Molto, credo sia una città stupenda »
« E’ vero. Non poteva portarti in posto migliore »
Si sorrisero a vicenda, ed entrambi cominciarono a mangiare i muffin portati da Benedict. Ne presi uno anche io, non sapendo cosa poter dire, come poter iniziare una conversazione.
« A Cassie piacciono molto i tuoi film » esclamò Tom.
« Davvero? » domandò Benedict, rivolto a me.
Annuii. « Moltissimo. Adoro anche Sherlock, è la mia serie tv preferita! » risposi, sperando di non sembrare troppo matta.
« Ha una maglietta con scritto “ I am Sherlocked” » sussurrò Tom.
Lo guardai male, mentre Benedict rideva di noi.
« Sono lusingato, davvero. Io, invece, ho letto il tuo libro »
I miei occhi si spalancarono « Sul serio? »
« Certo. Me l’ha consigliato Tom, a dirla tutta. Mi è piaciuto molto, non vedo l’ora di vedere il film. Spero abbiate rispettato la trama e tutto il resto, altrimenti mi vedrete contrariato! » scherzò, credo. « Comunque scrivi molto bene. Tom mi ha detto che stai scrivendo un altro libro. Potrò averne una copia autografata? »
Risi, trattenendomi, per non sembrare ancora una volta matta da legare. Benedict voleva un mio autografo sul mio prossimo libro, gli era piaciuto “One Day More” ed aveva detto che scrivevo bene. Ora potevo morire contenta.
« Solo se tu firmi i miei dvd di Sherlock! » risposi.
« Ci sto! »
Benedict si fermò a casa di Tom per più di un’ora. Non credevo di avere mai fatto colazione migliore. Era un ragazzo simpatico, gentile ed umile e si vedeva come volesse bene a Tom. Era venuto a casa sua apposta per salutarlo prima della partenza e gli aveva anche portato i suoi muffin preferiti: era dolcissimo, sebbene fra di loro si prendessero un po’ in giro. Parlammo di tante cose, film, libri e loro mi raccontarono di quando girarono insieme “War Horse”, il film di Steven Spielberg, un film che mi aveva fatta piangere come pochi altri film. Sarei restate lì ad ascoltarli per ore ed ore, ammagliata.
 
« Devo ammettere che sono un po’ geloso » esclamò Tom, quando fummo soli.
« Geloso? »
« Guardavi Ben con gli occhi a cuoricino »
« Fidati, quando l’ho visto appena aperta la porta i miei occhi non erano affatto a cuoricino »
Lo feci ridere, mentre entrambi sistemavamo il letto.
« Posso chiederti cosa ha detto di te, quando l’hai fatto entrare? Sii sincero, però »
Rise ancora, e ciò non prometteva niente di buono. « Ha detto che era confuso, che non sapeva cosa dirti »
« E..? »
« E che era ancora più confuso quando hai chiuso la porta. Gli ho spiegato che aspettavi una tua amica e non lui, che comunque l’hai sempre e solo visto in tv e che è uno dei tuoi attori preferiti, ed ha capito lo shock iniziale. Dopodiché ha detto che sei bellissima, meglio di come ti ho descritta »
Sorrisi, incredula.
« Ed ecco di nuovo gli occhi a cuoricino »
Gli lanciai un cuscino. « Non è vero! »
« Oh, sì che è vero. Ed io sono geloso, e sai cosa? Devi farti perdonare »
« Ah, sì? E come? »
Si avvicinò con passo svelto a me, mi avvolse con le sue braccia e si catapultò sul letto, ridendo, mentre io ero in trappola su di lui.
« Abbiamo appena finito di sistemarlo! » dissi, ridendo insieme a lui.
« Beh, ho un’ottima idea di come potremmo disfarlo, invece, mia cara fangirl »
Mi baciò il collo. Sapevo bene cosa intendeva e lui sapeva bene come non farmi protestare.
Tom era instancabile, soprattutto quando si trattata di fare l’amore, ed era anche dolce e passionale allo stesso tempo. Mi faceva davvero impazzire, ogni volta.
 
Visto che ormai avevamo solo un pomeriggio per preparare tutto per la partenza, decisi di tornare a casa insieme a Natasha e di sistemare tutte le valige da sola. Feci anche un paio di ricerche su come potesse essere il tempo dall’altra parte del mondo, ma la cosa non mi aiutò molto. Dovetti mettere in valigia praticamente tutto, vestiti invernali e primaverili/estivi, perché il tempo lì era variabile. In tutto, mi sarei portata due valigie, un borsone ed una borsa. Forse era un po’ troppo, ma non era semplice per una donna stare via da casa per un mese intero in un posto dove il tempo poteva variare da un momento all’altro. Quando finii, andai dai miei genitori, come promesso. Restai da loro per un po’, mentre mia madre mi riempiva di dolci fatti in casa. Sembravano anche loro preoccupati del fatto che io potessi restare troppo tempo da sola, a causa degli impegni di Tom. Li rassicurai, in fondo non era la prima volta che viaggiavo per così tanto tempo e anche se mi fossi ritrovata da sola non sarebbe stato un problema.
 
Tornata a casa, potei finire di sistemare tutto quanto e portai già le valigie ed il borsone accanto alla porta d’ingresso, così la mattina dopo sarebbe stato tutto pronto. Cominciavo ad essere ansiosa di partire, non vedevo l’ora di visitare al meglio quei luoghi e di passare ancora del tempo con Tom. Mi domandai se Nat ed i miei genitori potessero avere ragione, se davvero avrei passato la maggior parte del tempo da sola. Non era un problema, per me, no? No. Dovevo essere ottimista, sarebbe andato tutto bene, come a Parigi.
 
Almeno speravo.






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I'M BAAAACK! 
Ebbene sì, dopo mesi di latitanza sono tornata finalmente a scrivere. La colpa è tutta degli esami, perdonatemi >.<
Comunque, spero davvero che questo capitolo sul ritorno dei due piccioncini vi sia piaciuto! Non ho voluto ancora accennare niente del viaggio perchè ci sarà tutto - o quasi - nel prossimo capitolo. 
Nel prossimo capitolo inoltre ci sarà la prima ... *rullo di tamburi* Litigata! Già, questi due non possono mica andare sempre d'amore e d'accordo, no? E sono ancora indecisa su quando e come terminare la storia ... :/
Fatemi sapere cosa ne pensate e scusatemi ancora per il ritardo! Un bacione!

Ps: Grazie per le recensioni! <3 <3 <3

 

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Capitolo 19
*** Journey ***


Journey
 
 


Per me non era stato mai facile svegliarmi con la consapevolezza che avrei dovuto passare venti ore su un aereo. Quella volta, inoltre, sarebbero state ben ventidue ore di volo. Londra, Sidney, diretto. L’ultima volta che avevo fatto un viaggio così lungo era stato per andare in Giappone, per la promozione del libro, e sebbene per metà del volo non avevo fatto altro che dormire,  per l’altra metà mi ritrovai a pensare alle possibili catastrofi aree che potevano capitarmi, provocandomi un gran mal di testa.
Mi alzai, senza aver bisogno della sveglia impostata, sperando che quella volta sarebbe andata meglio.
 
Il citofono suonò due ore prima dell’orario del volo e grazie alla telecamera potei vedere il sorriso di Tom. « Buongiorno! » esclamò, guardando dritto, sapendo che potevo vederlo.
Sorrisi, sebbene lui al contrario mio non potesse vedermi. Era inevitabile: il suo sorriso era contagioso.
« Buongiorno »
« Hai bisogno di una mano con le valigie, vero? »
Mi voltai, guardando ancora una volta le due valigie ed il borsone strapieno. « Sì, decisamente »
 
Pochi secondi dopo, Tom era di fronte a me, sorridente, raggiante. Non mi dette il tempo di salutarlo, mi afferrò per la vita e mi fece fare un giro, ridacchiando. « Eeehi! Da dove le prendi tutte queste energie di prima mattina? »
Alzò le spalle, scuotendo appena il capo. « Sono solo felicissimo che tu stia davvero venendo con me dall’altra parte del mondo »
Mi sciolsi, buttando le braccia intorno al suo collo, non sapendo cosa rispondergli.
Mi baciò delicatamente le labbra, sciogliendo l’abbraccio. « Pronta? » domandò, prendendo le due valigie.
« Pronta! »
 
Il volo andò decisamente meglio. Viaggiammo in prima classe e per me fu la prima volta. L’aereo era enorme, i sedili comodi e spaziosi, ognuno con appoggi ai lati, un tavolino pieghevole, tv e cuffie, cuscini e la possibilità di sdraiarsi totalmente. Un sogno!
Tom mi lasciò il posto vicino al finestrino, così che io potessi godermi appieno il panorama, ed accanto a lui invece si sedette Luke, che già da poco dopo il decollo aveva cominciato a sonnecchiare.
Per le prime quattordici ore non riuscii a prendere sonno. Io e Tom vedemmo ben tre film, alternando poi chiacchiere e letture di giornali. Lui si addormentò mentre guardavamo il terzo ed io impiegai il tempo leggendo un libro. Quando si svegliò, tutti e tre ordinammo qualcosa da mangiare. Io, poco abituata a mangiare in aereo, presi semplicemente un panino, mentre Luke e Tom fecero un vero e proprio pranzo. Non riuscivo a credere che potessero mangiare tutta quella roba senza sentirsi male. « Se mangiassi tutta quella roba, adesso starei già vomitando. Probabilmente per la seconda volta! » esclamai, facendo ridere entrambi.
Quando ormai mancavano “solo” otto ore all’atterraggio, cominciai ad avvertire i primi accenni di sonno. Sbadigliai un paio di volte, tentando di trovare una posizione comoda per dormire almeno un po’. Fu tutto inutile.
Tom, capendo tutto, mi cinse le spalle con un braccio. « Poggiati a me »
Non me lo feci ripetere due volte. Poggiai la testa sulla sua spalla, mentre lui cominciava ad accarezzarmi con delicatezza. Mi addormentai quasi subito, probabilmente solo grazie a Tom.
 
« Cass? »
La sua voce, insieme alla sua mano sulla mia, mi fecero svegliare. Non aprii subito gli occhi, però, sperando di poter ritornare a dormire.
« Cassie? » mi chiamò ancora.
Mugugnai, stiracchiandomi un po’, sempre ad occhi chiusi.
« Devi mettere la cintura, stiamo per atterrare »
Fu in quel momento che i miei occhi decisero di aprirsi, o meglio, di spalancarsi. Atterrare?!  Vidi Tom e dietro di lui Luke, intenti ad osservarmi. Luke rise, mentre Tom si trattenne, sorridendo appena.
« Come?! » domandai, incredula.
« Metti la cintura, a breve atterriamo »
« Per quante ore ho dormito?! »
« Otto, circa. »
« Oh, Dio. Non avevo mai dormito così bene in aereo! » dissi, mentre mi allacciavo la cintura. « Avrai la spalla indolenzita! »
« Solo un po’ » mi rispose Tom, stiracchiandosi anche lui. « Ma ho dormito anche io, tranquilla. E’ stato solo difficile mangiare »
« Avete mangiato? Di nuovo?! »
Risero entrambi, ancora, mentre il comandante dell’aereo ci informava che stava cominciando l’atterraggio.
 
A Sydney erano le dieci di mattina, quando arrivammo in aeroporto. Un taxi gigantesco ci venne a prendere per portarci in hotel. Impiegammo circa un’ora per arrivare e con grande meraviglia potemmo ammirare la Opera House e il Sydney Harbour Bridge, ovvero Port Jackson. Era uno spettacolo meraviglioso.
Non molto lontano da lì si trovava il nostro hotel, lussuoso e gigantesco. Le nostre stanze, la singola per Luke e la doppia per me e Tom, erano all’ultimo piano.
Una volta varcata la porta, restai stupita. Era una stanza gigantesca, con un letto altrettanto enorme e persino un divano con tv a schermo piatto! Andai subito verso il balcone, ammirando ancora una volta il panorama della meravigliosa Sydney.
Chiusi gli occhi, sentendo l’odore del mare, dell’oceano, e sorrisi.
Le braccia di Tom mi cinsero la vita, facendomi riaprire gli occhi.
« Ti piace? »
« E’ stupendo! »
Mi baciò i capelli, stringendomi a sé.
« Oggi non hai da fare? » chiesi.
« Oggi no, sono tutto tuo » mi baciò ancora, questa volta la fronte. « Mi domandavo se avessi voglia di provare l’idromassaggio »
« C’è l’idromassaggio?! » domandai, quasi saltellando su me stessa, e credo anche con gli occhi che luccicavano dalla gioia.
Tom annuì, ridacchiando.
« Certo! Lo voglio provare! »
Gli occhi di Tom cambiarono espressione, socchiudendosi appena. Si bagnò le labbra con la lingua, un gesto che ormai ero quasi abituata a vedere. Sapevo cosa gli stava passando nella testa, perché come mi aveva detto Nat tempo prima, quei piccoli gesti potevano significare soltanto una cosa. « Ti andrebbe di provarlo con me? » sussurrò, chinandosi appena per arrivare al mio orecchio.
Come potevo rifiutare? 
 
Quella mia “piccola vacanza” era iniziata decisamente nel migliore dei modi, e la giornata migliorò sempre di più. Io, Luke e Tom pranzammo insieme nel ristorante dell’hotel ed io potei riprendere le forze, visto che in quelle ventidue ore di volo avevo mangiato solo una volta. Dopo pranzo, passeggiammo per le vie di Sydney per rivedere, più da vicino, Port Jackson. Facemmo molte foto, e soprattutto Tom fece più selfie che altro, da solo ed insieme a noi. Luke verso metà pomeriggio dovette tornare in hotel per vedersi con un collega ed io e Tom restammo soli, continuando a visitare la città. Camminammo molto, visitando anche i giardini botanici, un’oasi verde nel cuore della città. Ci sdraiammo in mezzo ad un grande prato, circondato da fiori e piccoli laghetti artificiali.
« Non è bellissimo? » domandai, sentendo il calore del Sole sul viso.
« E’ perfetto » rispose Tom. « Non sapevo esistesse questo posto. E’ così tranquillo.. » sospirò « Vorrei che fosse ogni giorno così »
Mi voltai, poggiandomi su un braccio, restando sdraiata. « Che vuoi dire? »
Tom sospirò ancora, ad occhi chiusi.
« Tom? »
Aprì gli occhi. Illuminati dal Sole, erano ancora più chiari.  « Da domani sarò impegnatissimo, e mi dispiace »
« Non è un problema. Potrò visitare la città da sola »
« Vorrei essere con te »
« Sapevamo che questo non sarebbe stato come il viaggio a Parigi, sapevamo che non avremmo potuto stare sempre insieme, no? » lui annuì « Staremo insieme quando sarai libero. E’ una parte del tuo lavoro questo, la promozione, le interviste e tutto il resto.. e tu ami il tuo lavoro »
Sorrise, girandosi a sua volta. Mi accarezzò la guancia, non lasciando neanche per un attimo i miei occhi. « Amo di più te »
Mi sciolsi. Quanto poteva essere romantico? Me lo domandavo ogni volta.
« Lo so. Andrà tutto bene, ci divertiremo ugualmente! E poi mi sono portata il pc, potrò lavorare anche io e mettermi a scrivere »
La sua risposta fu un dolce, leggero, bacio sulle labbra, come quelli che solo lui sapeva dare, come quelli che io amo.
 
La mattina dopo, quando mi svegliai, Tom non era più nel letto accanto a me. Pensai subito al fatto che probabilmente era già andato via, che mi ero svegliata troppo tardi, che non aveva voluto svegliarmi… ma poi sentii il rumore dell’acqua scorrere, proveniente dal bagno. Mi rilassai, pensando che almeno avrei potuto salutarlo. Alzandomi, mi resi conto che sul tavolino che si trovava nella nostra stanza era già presente la colazione, internazionale. Mi sedetti, armeggiando con il cellulare e controllando Twitter. Notai che Tom aveva twittato praticamente tutto, persino la sua foto di fronte alla Opera House, e si poteva leggere il suo entusiasmo di essere in Australia per promuovere il film. Mi venne da sorridere anche mentre leggevo le risposte delle fan australiane, eccitate all’idea che lui fosse finalmente lì, in modo da poterlo incontrare. Pochi minuti dopo, Tom uscì dal bagno, in accappatoio. Fu sorpreso nel vedermi in piedi, ad aspettarlo.
« Buongiorno! » lo salutai.
« Buongiorno! Già in piedi? » mi domandò.
Feci spallucce. « Voglio salutarti. Hai tempo di fare colazione? »
Mentre si vestiva, dette un’occhiata rapida all’orologio « Sì, posso farcela ». Si vestì in fretta ed una volta finito, venne a salutarmi baciandomi, per poi rimettersi di fronte a me, chiedendomi, a braccia aperte. « Come sto? »
Aveva indossato dei jeans ed una camicia celeste, un colore perfetto per lui. « Sei bellissimo »
Chinò appena la testa, quasi come fosse imbarazzato del complimento. Era tenerissimo.
Facemmo colazione insieme, dopodiché mi informò che sarebbe potuto tornare in hotel solo nel pomeriggio. Mi dette una lista di ristoranti che si trovavano nei paraggi che Luke aveva stilato per me, ed infine mi salutò, scusandosi e baciandomi.
 
Passai la giornata aspettando il suo ritorno. Feci un lungo bagno, un lungo pranzo in hotel, ed infine lessi e scrissi molto, portandomi avanti con il lavoro. Prima che Tom tornasse, alle sei di pomeriggio, riuscii anche ad avere una conversazione con Nat su Skype, raccontandole tutto.
Tom, al suo ritorno, si buttò letteralmente sul letto, sfinito. Lo raggiunsi, salutandolo e chiedendogli di raccontarmi tutto. Mi raccontò delle varie interviste e di un incontro con i fans che aveva fatto, chiedendomi a sua volta cosa io avessi fatto nell’arco della giornata. Il mio racconto fu ovviamente molto più noioso del suo.
Nonostante fosse stanchissimo, decise che avremmo dovuto passare la serata fuori, prima al ristorante con Luke e poi passeggiando da soli, solo per una decina di minuti.
Tornati in hotel, Tom si liberò subito dei vestiti ed ebbe anche la brillante idea di aiutarmi a liberarmi dai miei, mentre mi riempiva di baci e carezze. Anche quella sera finimmo nella vasca idromassaggio, insieme.
 
Nei giorni successivi, Tom tornava in hotel sempre più stanco. Ogni giorno c’erano interviste, incontri con i fans, conferenze, ed una sera anche la première stessa del film. Quella notte seguii la diretta streaming, vedendo Tom fare il red carpet con milioni di fans che urlavano per lui.  Tentava di accontentare tutti, facendo foto, autografi, sempre sorridente e disponibile, anche con i giornalisti. Era unico.
Più i giorni passavano, più gli leggevo la stanchezza in viso, e più i nostri momenti di intimità, da soli, diminuivano.
Io, invece, passavo le giornate scrivendo e visitando la città. Visitai dei musei e tornai spesso ai giardini botanici per rilassarmi e leggere in tranquillità. Avevo sempre il cellulare con me, volevo essere pronta a rispondere, visto che Tom poteva raramente mandarmi messaggi in quelle ore, e ancora più raramente chiamarmi. Nel tardo pomeriggio chiacchieravo con Nat, mia sorella o i miei genitori su Skype. Tutti erano curiosi di sapere tutto quanto, ed ovviamente quella che parlava più di tutti ero sempre io.
 
La domenica prima di partire per Pechino, finalmente, Tom fu libero da impegni. La sera prima era tornato in hotel esclamando « Liberooo! » per poi abbracciarmi e riempirmi di baci. Non ci poteva credere neanche lui. Mi promise che il giorno dopo saremmo andati in spiaggia e poi all’acquario Sea Life.
Mantenne la promessa. Ci svegliammo di buon’ora e dopo esserci messi il costume e dei vestiti freschi, la nostra prima tappa fu la spiaggia. Tutti gli australiani lì erano abbronzatissimi, mentre io e Tom eravamo totalmente bianchi. Molti, inoltre, mostravano fisici super palestrati, muscoli e bei sederi e decolleté che io potevo solo sognare. Quasi mi vergognavo di essere lì. Dopo esserci sistemati sotto un ombrellone con due lettini, notai che Tom era impaziente di andare a buttarsi nell’oceano aperto.
« Devo proprio venire? » domandai, timidamente.
Tom chinò appena il capo di lato, facendo una smorfia. « Cassie, giuro che ti butto in acqua con tutti i vestiti se non vieni subito con me. E, ti prego, non cominciare a parlare dei tuoi complessi. » Si avvicinò a me, prendendomi il viso fra le mani e baciandomi la fronte. « Sei stupenda »
Arrossii, aveva capito tutto.
Si allontanò, porgendomi la mano. « Posso avere l’onore di questo bagno? »
La domanda mi fece ridere, mentre lui attendeva la mia risposta, impaziente. « Va bene » risposi, alzando gli occhi al cielo.
Fu una giornata splendida.
 
Le settimane passate a Pechino furono essenzialmente uguali a quelle passate a Sydney. Il primo giorno Tom mi fece visitare la città, caratteristica e piena di cose che non avevo mai visto, monumenti, sculture, paesaggi che probabilmente non avrei mai più avuto la fortuna di rivedere. La muraglia cinese fu lo spettacolo finale, ci lasciò letteralmente a bocca aperta.
Le giornate, poi, passarono come avevamo passato quelle precedenti. Pochi momenti intimi, da soli, molta stanchezza di Tom e molti impegni. Io al pc, a scrivere e chattare. Nulla di eccezionale, insomma.
Due giorni prima della nostra partenza per Londra, però, nel pomeriggio ricevetti un sms da Luke: “Metti sul canale 8 della tv che hai in stanza”.
Un messaggio ambiguo e strano da ricevere. “Perché?”
“Sta per iniziare un’intervista, ti consiglio di guardarla. Io e Tom siamo stati avvisati che ci saranno domande particolari, non posso svelarti altro.”
Ma che diavolo significa? “Come non puoi svelarmi altro?!”
“Accendi e basta”
Sbuffai, facendo come mi aveva detto il pubblicista/babysitter di Tom.
All’inizio sembrava una intervista normale. Era totalmente in inglese, mentre sul fondo dello schermo c’erano scritte cinesi che probabilmente erano le traduzioni di domande e risposte. L’intervistatrice fece domande a Tom sul film, sul rapporto con Chris ed il resto del cast, sulle sue opinioni, su Loki ed infine sulla Cina, Pechino ed i fans asiatici.
Tom era rilassato, rispondeva educatamente, scherzando e ridendo quando opportuno.
Poi, quella domanda. La domanda che fece iniziare tutto.
« Non so se sei stato informato del fatto che sei stato.. ehm, paparazzato, posso dire così? » chiese la donna, ridacchiando un po’.
Tom sembrava essersi teso un pochino, mentre rispondeva « Sì, ne sono stato informato poco fa »
« Le foto hanno fatto già il giro del web, ormai. Possiamo mostrarle? »
Fece spallucce. « Beh, sì, ormai è inutile nasconderle »
Non volevo credere ai miei occhi. Non poteva essere vero.
Sullo schermo non c’erano più Tom e la donna. No.
C’eravamo io e Tom, insieme, in costume da bagno, sulla spiaggia, a Sydney. Ci avevano fotografato, insieme. Erano cinque o sei foto, che stavano mostrando in tv. Il mio cuore cominciò a battere alla velocità della luce, mentre speravo di stare sognando. In una foto, io e Tom eravamo sotto l’ombrellone, mentre lui mi porgeva la mano; in una ci abbracciamo, nell’altra eravamo in mare; nelle ultime ridevamo e ci baciavamo.
Volevo morire, volevo essere inghiottita dalla Terra stessa.
« E’ difficile fare domande in queste situazioni, vuoi parlarne tu? » domandò la donna cinese a Tom.
Lui sorrise, annuendo. « Beh, penso si capisca che si tratta di foto fatte qualche giorno fa a Sydney, mentre io e la mia ragazza ci rilassavamo un po’ »
« La tua ragazza? Cassandra Riley è la tua ragazza? »
Annuì. « Cassandra Riley è la mia ragazza. » confermò Tom, sorridendo.
Volevo sparire.
« E’ stupendo, Tom! Se non sbaglio, lei è l’autrice del libro da cui è stato tratto il film che uscirà fra poco, non è vero? In cui hai recitato tu stesso, no? E’ sul set che vi siete incontrati? »
« Sì, è lei, e sì, ho recitato in quel film, nel ruolo di Jamie, uno dei due personaggi principali del libro. No, non l’ho incontrata lì. Conosco Cass da quando è nata. » sorrise di nuovo, per poi continuare « E’ la figlia della migliore amica di mia madre, la sorella della mia migliore amica. Ci conosciamo da sempre, siamo cresciuti insieme. Negli ultimi tempi ci eravamo un po’ allontanati, a causa del lavoro di entrambi, sai…»
Stava raccontando di noi, in diretta, in tv, in una intervista. E lo stava facendo serenamente, sorridendo, lievemente imbarazzato.. sembrava felice.
« Ci siamo incontrati poco prima dei casting per il ruolo di Jamie e poi abbiamo continuato a vederci sul set. E così.. eccoci qua » terminò, indicando lo schermo in cui c’erano le nostre foto.
« Quindi, lei è qui con te? »
Annuì « Le ho chiesto di accompagnarmi, sì. »
« E’ molto bella, sai? »
Bella? Bella?! In quelle foto proprio no. Bianca, con l’abbronzatura degna del Conte Dracula, piena di sabbia e con i capelli bagnati.
« Oh, sì. E’ bellissima » rispose Tom.
Era capace di farmi sciogliere anche quando era distante.
« Ti brillano gli occhi » gli fece notare la donna.
L’inquadratura tornò su Tom, c’era solo lui. Sorrise, guardando ancora le foto. « Io la amo » rispose, per poi tornare a guardare l’intervistatrice « Sono innamorato » concluse.
Lo aveva detto, lo aveva detto al mondo intero.
Non controllavo più il battito cardiaco, ormai.
 
Quella sera, quando Tom tornò da me, in hotel, non fece neanche in tempo a chiudere la porta completamente, perché io gli fui subito addosso, abbracciandolo e circondando con le mie braccia il suo collo.
« Ti amo, ti amo, ti amo, ti amo! » ripetei, facendolo ridere, mentre ricambiava l’abbraccio, stringendomi forte.
« Suppongo che tu abbia visto l’intervista » esclamò, baciandomi « Ti è piaciuta, quindi? Non sei arrabbiata? »
Mi confuse. « Perché dovrei? »
Alzò le spalle « Le foto, le cose che ho detto »
« Sei stato dolcissimo, sincero, educato. Non m’importa se ora il mondo mi ha vista in costume da bagno, senza trucco e con i capelli sfatti »
Mi baciò ancora, questa volta in maniera più passionale.
« Ti amo, Cassie »
 
Quella notte, dopo aver fatto l’amore, Tom mi strinse ancora una volta a sé. « Cassie? »
« Mmh? »
« Voglio chiederti una cosa »
Alzai lo sguardo, incontrando i suoi occhi.
Prese fiato, prima di parlare. « Visto che ora tutti sanno di noi, mi chiedevo se.. beh, ecco.. Mi piacerebbe molto.. » chiuse gli occhi, riaprendoli un secondo dopo « Vorresti venire alla première del film con me, a Londra? Vorresti accompagnarmi, ufficialmente? »
Per qualche secondo mi mancò il respiro.  


 
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Ebbene, dopo mesi e mesi e mesi senza neanche un misero aggiornamento, sono tornata! :D
Mi mancava troppo scrivere, sul serio. I vari impegni universitari e di altro genere mi hanno tenuta troppo a lungo lontana da Tom e Cassie. Spero possiate perdonarmi e che il capitolo vi piaccia!

So di aver detto che in questo capitolo doveva esserci la prima litigata, ma dovrete aspettare il prossimo LOL altrimenti questo qui sarebbe stato davvero troppo lungo. Vi anticipo solo che ci sarà una certa Melissa...

Comunque, nonostante non abbia risposto a tutte le recensioni vi ringrazio infinitamente! Grazie! Sono troppo contenta che la storia vi piaccia e che la inseriate fra seguiti, preferiti e ricordate! Lasciatemi un parere su questo capitolo! Alla prossima <3

 

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Capitolo 20
*** Première ***


Première
 

« Cass, respira »
Obbedii, mentre sul volto dell’attore inglese compariva un sorriso divertito, che lui aveva tentato, senza riuscirci, di nascondere abbassando un po’ il capo.
Respirai a fondo, mentre mille pensieri mi riempivano la mente.
Prima Parigi, poi un mese intero, insieme, dall’altra parte del mondo, ed ora questo. Non era uno scherzo, Tom me lo stava chiedendo seriamente. Voleva seriamente che io lo accompagnassi alla première a Londra; ufficialmente, aveva specificato.
« Mi spaventi quando hai queste reazioni » continuò, mentre il sorriso divertito cominciava a sparire. Si spostò, mettendosi seduto sul letto, mostrandomi ancora una volta il perfetto petto nudo.
Io, invece, continuavo a restare sotto al lenzuolo, coperta, sdraiata ed imbambolata.
« I-io, ehm.. » farfugliai, schiarendomi la voce.
Alzò gli occhi al cielo, per poi poggiare la testa sulla testiera del letto. Si stava innervosendo.
Mi feci coraggio e, respirando ancora profondamente, lo imitai, mettendomi seduta a mia volta.
« Tom.. »
Voltò il viso, guardandomi dritta negli occhi. « Cass »
Deglutii il nulla. Voleva che parlassi io. « Non volevo farti arrabbiare »
« Non sono arrabbiato » esclamò, facendo spallucce. Dal suo tono, sembrava come se alla fine della frase mancasse un “non ancora, almeno.”. « Sto aspettando una risposta, una qualsiasi risposta » sorrise appena.
« Lo so, lo so »
« Arriverà mai? »
Parla, idiota. « Non me l’aspettavo »
« Sì, lo so, l’ho capito »
Accese la piccola lampada sul comodino e si girò ancora verso di me, con gli occhi socchiusi. « Cass, non mi sembra di averti chiesto chissà che cosa. Era una semplice domanda e non pretendo neanche che la tua risposta sia affermativa. Vorrei solo una qualunque risposta. »
Abbassai lo sguardo. « Beh, è un evento importante »
Annuì « E’ la prima première europea »
Colpo al cuore, di nuovo. Non era una semplice première, era la prima. Come potevo presentarmi ad un evento del genere, io? Morivo di imbarazzo alla sola idea di dover percorrere un qualsiasi tappeto (rosso, nero, o di qualsivoglia colore) davanti a tutte le persone che sarebbero state presenti: attori, cast e crew del film, stampa, giornalisti, fans. « Puoi parlarmi invece di pensare a Dio solo sa cosa? »
Mi ero imbambolata, di nuovo. Cominciavo a stare sui nervi perfino a me stessa.
« Vuoi davvero portarmi con te? »
« Perché non dovrei volerlo? »
Alzai le spalle. « Perché è importante. Sarai circondato da giornalisti, fans, e chi più ne ha più ne metta. Io che c’entro? »
« E’ proprio perché è importante che ti voglio con me. » si mise le mani fra i capelli, poi sugli occhi, ed infine le unì, dietro la testa. « Mi sembra assurdo anche dovertelo spiegare »
« Ho solo paura di non c’entrarci nulla, di essere un peso, lì in mezzo »
« Ti fai troppi problemi, come sempre. Hai mai visto una première? Tutti quanti portano con sé fidanzate, mogli, amiche! Perché tu saresti da meno? Chris porta sempre con sé sua moglie, quando lei può. Per una volta, volevo avere anche io qualcuno di importante al mio fianco per un evento che, per me, è speciale »
« Le ho viste, le première. Ci sono anche stata, ovviamente come fan.. E’ solo che.. »
« Senti, non importa » mi interruppe, prendendomi velocemente la mano « Non voglio costringerti. Facciamo finta che non ti ho chiesto nulla, ok? » mi lasciò andare la mano, spegnendo la luce dietro di lui. « Buonanotte »  si sdraiò, chiudendo gli occhi.
Brava, sei proprio scema. mi dissi da sola.
Ero insicura, lo ero sempre stata. Una première, per me, non sarebbe mai stata una passeggiata. Non sarebbe stato facile presentarmi lì come “la ragazza di Tom Hiddleston” ed affrontare tutto quello che mi si sarebbe parato davanti. E se a qualcuno non fossi piaciuta? E se non fossi riuscita a rispondere a qualche domanda? O a camminare decentemente per il red carpet? Se mi fossi imbambolata, come mio solito, davanti a qualche attore?
Ero egoista, me ne rendevo conto. Una egoista che si faceva troppi problemi, come Tom stesso aveva detto. Lui, invece, voleva semplicemente che io gli fossi accanto durante quell’evento, probabilmente perché, dopo quell’intervista (quella stupenda, meravigliosa, intervista), non avrebbe avuto senso presentarsi lì da solo, o perché, semplicemente, mi amava e voleva condividere con me tutto quanto.
« Tom? »
Non rispose.
« Lo so che sei sveglio »
« Mm-mh » mugugnò.
Accesi la luce. « Puoi ascoltarmi? »
« Certo » rispose, ancora ad occhi chiusi.
« Sono una stupida » iniziai. Notai un lieve cambiamento nel viso di Tom, sembrava si stesse sforzando per non muovere le labbra, per non farle alzare e diventare un sorriso.
« Una stupida egoista, lo so. E’ solo che, come ben sai, sono insicura. Sei cresciuto con me, mi hai vista in quasi tutti gli anni della mia vita: mi hai mai, anche solo una volta, visto sicura di qualcosa? Qualunque cosa. » Tom aprì appena la bocca, ma non gli detti il tempo di proferire parola. « Rispondo io: no. Sono insicura su come mi presento agli altri, sul mio carattere, persino su come mi vesto! Su come scrivo, su come parlo, su tutto quanto! E lo so, fidati, lo so che è assurdo ma è così. Tu, i miei genitori, mia sorella mi avete ripetuto infinte volte che non devo farmi troppi problemi, e tutto il resto, ma questo non cambierà mai. Sono io. Probabilmente dovevano chiamarmi Cassandra Insicura Riley! » notai il suo sorriso, contenuto, ma ormai non più nascosto. « Se questa mia .. caratteristica ti fa innervosire, mi dispiace, davvero, ma non posso farci nulla. Non voglio farti arrabbiare, perciò, se non ti sta bene, basta così »
Per le ultime due parole, la mia voce diventò stridula e triste. Non era stato facile pronunciarle, ma ricacciai dentro di me il pensiero di mettermi a piangere. Non era il momento.
Tom aprì gli occhi, una volta sentite quelle parole. « Io non.. »
« No, fammi finire. » lo zittii. Annuì, mettendosi seduto. « Non mi hai chiesto una cosa semplice, non per me. Ho paura. E se non facessi una bella figura? E se non riuscissi a rispondere a qualche domanda? E se non piacessi ai giornalisti, ai tuoi fans? E se mi odiassero? »
Feci un respiro profondo, riprendendo fiato. « Detto questo.. sì, voglio venire con te »
Tom chinò il capo di lato, non capendo. « Cass, non devi essere costretta »
« Non lo sono. Ti stavo solo spiegando perché non riuscissi a parlare, inizialmente. Ho pensato a quello che mi hai detto: è giusto che tu voglia che io ti accompagni. Sarò con te, non perché mi sento costretta, ma perché voglio stare con te quella sera. Voglio tentare di vincere questa paura, per te »
Sorrise. Tom mi mostrò finalmente uno dei suoi bellissimi sorrisi, sinceri, felici, che io amavo.
« Devi solo promettermi che mi dirai ogni cosa: come si svolge, dove devo andare, che devo fare, tutto, in modo da evitare di fare figuracce davanti al mondo intero. »
Lo feci ridere. « Ti spiegherò tutto quanto, lo giuro. »
« Grazie »
Mi accarezzò la guancia, senza smettere di sorridermi. « Cercherò anche di non lasciarti mai sola. Se succederà, sarai con Luke. Non devi preoccuparti. So già che sarai perfetta, in tutto. Poi, Chris non vede l’ora di conoscerti »
Spalancai gli occhi. « Oh, Dio! Devo trovare un vestito decente, assolutamente! »
« Oh, devi trovare un vestito decente solo per Chris? »
« Non essere sciocco.. Potrebbe esserci anche Chris Evans, no? O Robert Downey Jr? »  
Rise, tirandomi a sé, cominciando a farmi il solletico. Risi insieme a lui, finalmente. Mi sentii più leggera, lasciandomi andare al gioco.
« Sai una cosa? Vestiti pure per Chris, o Robert.. Per me sarà un piacere svestirti, una volta che torneremo a casa » mi sussurrò Tom all’orecchio, facendomi diventare rossa.
 
 
 
« Non posso credere che ci andrai sul serio » esclamò Nat.
« Sì, è la trentesima volta che lo ripeti! » le risposi, dal camerino in cui mi trovavo, mentre tentavo di infilarmi nell’ennesimo vestito che stavo provando.
Io e Tom eravamo tornati a Londra il giorno prima: per prima cosa, ognuno di noi era tornato a casa, per disfare le valigie e riorganizzarsi. La sera stessa, i nostri genitori avevano ovviamente organizzato una cena fra parenti, a casa Hiddleston. Fummo sommersi da abbracci e domande per tutto il tempo. Mia sorella aveva un pancione enorme, visto che ormai mancavano solo due mesi alla nascita della mia, nostra, Erin. Anche lei, così come mia madre, fu sorpresa del fatto che io avessi acconsentito ad andare alla première, e mi disse che avrebbe seguito tutto in diretta da casa sua, pronta a farsi due risate.
La notizia sconvolse anche Nat, che non smetteva di ripetere la solita frase mentre, il giorno dopo, mi accompagnava a fare shopping per tutta Londra alla ricerca dell’abito che avrei dovuto indossare la sera stessa.
Eravamo ormai nel terzo negozio ed io avevo perso il conto degli abiti che avevo provato. Non ne andava mai bene uno: troppo corto, troppo lungo, troppo stretto, troppo largo.. c’era sempre un troppo qualcosa, ed ovviamente non avevo tempo di sistemarlo.
« Bene, andrò nuda, o in pigiama! » dissi, esausta.
« Almeno fammi vedere come ti sta! » la testa di Nat spuntò nel camerino, mentre mi guardava allo specchio. « Nah, ti va largo sui fianchi »
Sbuffai, sapendo che aveva ragione.
« Indosserò i miei pantaloni della tuta e la mia maglietta con sopra la Sirenetta »
« Perlomeno in quel caso saremmo sicure che parleranno tutti di te! »
« Mi sa che dobbiamo cambiare ancora negozio »
Mentre mi cambiavo, il cellulare cominciò a squillarmi nella borsa.
« Jane, sono disperata, quindi dammi buone notizie »
« Sorellina, credo di aver trovato un vestito perfetto per stasera! »
« Sei seria? »
« Certo! Sono in Regent’s Street, ti mando la posizione del negozio e la foto del vestito via sms. »
Allontanai il cellulare dall’orecchio, aprendo subito l’app dedicata ai messaggi.
« Nat! Corri! »
La mia migliore amica fu subito dentro al camerino, « ti si è impigliata di nuovo la zip? »
« Guarda! »
Il vestito era stupendo. Verde, lungo, senza maniche con scollo a cuore, stretto fino a metà coscia per poi aprirsi appena e terminare in un piccolo strascico. « E’ bellissimo! » esclamò Nat.
 
Mentre ci dirigevamo da Jane e dal vestito, pregai con tutta me stessa che il vestito mi andasse bene, che non ci fosse nessun “troppo” questa volta.
Jane era già nel negozio ad aspettarci, con il vestito della mia taglia ed una commessa pronta ad aiutarmi. Mi infilai subito nel camerino, spogliandomi ed infilandomi pian piano l’abito. Chiusi la zip laterale. Non ci credevo neanche io. « E’ perfetto! » esclamai a voce alta, battendo un paio di volte le mani. La tenda del camerino fu subito spalancata da Jane e Nat, che si unirono ai miei festeggiamenti.
Il primo problema era risolto: avrei indossato un vestito stupendo.
 
L’ansia cominciò a farsi sentire non appena indossai il vestito la sera stessa, circa mezz’ora prima che Tom arrivasse a casa mia. Avremmo aspettato la limousine insieme, da me. Mi aveva spiegato un paio di volte come si sarebbe svolto il tutto: alle sette in punto sarebbe  cominciata la première, e per prima cosa saremmo dovuti scendere dall’auto per affrontare il red carpet. Mi aveva assicurato che insieme a noi ci sarebbe stato Luke, così nel caso in cui lui fosse richiesto per foto e interviste da solo o con Chris, io sarei stata con lui. Durante il red carpet ci sarebbero stati fans, giornalisti ed interviste, dopodiché le foto davanti ad un pannello gigante. Avremmo potuto restare lì fin quando ce lo permettevano, dopodiché saremmo entrati nel cinema per il film. Subito dopo, la festa, e poi casa.
Nat mi aveva acconciato i capelli, rendendoli un po’ mossi e voluminosi, e mentre mi truccava continuava a ripetermi quanto fosse eccitata e felice per me.
« Penso vomiterò »
« Oh, zitta! Ti divertirai! Pensala come se fossi Cenerentola, stai per andare al ballo! »
Quando la mia amica mi permise di guardarmi allo specchio, dovetti ammettere che aveva fatto davvero un bel lavoro. Non mi aveva truccata molto, almeno così sembrava, eppure il mio viso era luminoso. Aveva concentrato il tutto sugli occhi, mettendo sia matita nera all’interno dell’occhio che molto mascara, mentre sulle labbra aveva optato per un rossetto nude.
« Nat.. Grazie! » la abbracciai, stringendola forte a me.
« Di niente, Cenerentola! »
 
« Pronta per il Principe Azzurro? » domandò la mia amica, dopo aver spiato Tom dallo spioncino della porta.
Annuii, sorridendole.
Quando la aprì, restai senza parole. Sembrava davvero il Principe Azzurro. Tom entrò in casa mia sorridendo, con occhi solo per me. Indossava uno smoking nero con camicia bianca e papillon nero al collo. Si era fatto la barba ed i capelli erano ben sistemati, sui toni del rosso.
Aprì le braccia, a pochi passi da me, « Cassie.. Sei stupenda »
Abbassai lo sguardo, imbarazzata, ma contenta della sua reazione. « Grazie. Stai benissimo anche tu »
« Dico sul serio, il vestito, i capelli.. Stupenda! »
« Oh, beh, grazie Hiddleston! » esclamò Nat chiudendo la porta.
« Nat! Scusami, non ti ho salutata » si avvicinò a lei, baciandole la guancia.
« Lo so, hai occhi solo per Cenerentola! Sappi che trucco e parrucco sono merito mio, e Jane ha trovato il vestito »
Tom tornò a guardarmi ancora « Siete state bravissime »
« Una sola raccomandazione: non baciarla troppo appassionatamente! Potresti rovinarle il trucco »
L’attore inglese mi guardò, socchiudendo appena gli occhi e passandosi la lingua sul labbro. « Tenterò di controllarmi »
 
Non ero mai stata in una limousine, mentre Tom e Luke sembravano perfettamente a loro agio lì dentro. I vetri erano oscurati, nessuno poteva vedere all’interno, ma noi potevamo vedere fuori. Ciò che vedemmo una volta arrivati a Leicester Square mi spaventò, molto. Era piena. Tanta, tantissima, gente, troppa. Cominciammo a sentire anche le urla dei fan.
Mi misi istintivamente una mano sullo stomaco, sperando che collaborasse.
« Sei pronta? » mi domandò Tom, prendendomi la mano libera.
Annuii. Non riuscivo a dire nulla.
« Esco per primo, faccio il giro e ti aiuto a scendere, ok? »
Luke nel frattempo era già sceso e in quei due secondi di tempo in cui lo sportello era stato aperto, le urla si erano amplificate.
Respirai a fondo, annuendo ancora a Tom.
« Ehi, stai tranquilla. E’ normale » mi baciò delicatamente le labbra, posando la sua mano sotto al mio mento « Sei bellissima »
Gli sorrisi.
Le urla si amplificarono di nuovo, ma furono molto più forti questa volta. Avevano visto Tom. Lo vidi salutare verso tutte le luci e le urla, per poi correre velocemente verso il mio sportello ed aprirlo. Mi porse la mano, ed io gliela presi, uscendo a mia volta.
 
Fu indescrivibile, ed assurdo.
Fummo travolti letteralmente dalle urla, i fans chiamavano a gran voce il nome di Tom, c’era anche chi lo chiamava Loki. Ci scattavano foto, senza fermarsi. Alcuni piangevano, altri ridevano ed urlavano. Sorrisi, pensando a quanto potessero essere felici in quel momento. Tom, senza lasciarmi la mano, cominciò a percorrere il red carpet, e Luke era ad un passo dietro di noi. Ci fermammo, davanti a molti fotografi, pronti ad immortalare il momento dell’arrivo dell’attore inglese. Non ero mai stata sotto tanti flash in vita mia. Erano quasi accecanti. Tom mi strinse a sé, sorridendo ai fotografi. Anche loro lo chiamavano in continuazione, e molti cominciarono a chiamare anche il mio nome. Probabilmente si erano informati, dopo l’intervista.
Tom mi condusse con sé per un altro po’ di strada, fermandosi per un’intervista. La prima di una lunga serie. Mi lasciò a Luke per correre dai suoi fans, cercando di accontentarne molti con foto e autografi. Nel frattempo, il red carpet cominciò a popolarsi: intravidi in lontananza Chris Hemsworth e Natalie Portman, e lo stomaco cominciò di nuovo a fare sottosopra.
« Cassie? » mi chiamò Luke. « Ti vogliono per un’intervista »
« Cosa? Io? »
Luke annuì, mostrandomi dietro di lui una giornalista, con microfono in mano, e accanto a lei una telecamera. Mi avvicinai, con Luke accanto, sorridendo alla donna.
« Ciao Cassandra! Sono Ellie, di E!News, posso farti qualche domanda? » mi domandò, sorridendomi e mostrandomi i perfetti denti bianchi.
« Oh, ehm.. certo! » ero spaesata, io lì non c’entravo nulla!
« Grazie! Sei bellissima, il tuo abito è davvero stupendo, cosa indossi? »
Le dissi il nome dello stilista e la ringraziai, sperando che il trucco nascondesse le mie guancie rosse.
« E’ la tua prima première no? Abbiamo visto tutti l’intervista di Tom in Cina, te l’aspettavi? »
« Ehm, no a dirla tutta. E’ stato davvero dolcissimo. E’ la mia prima première, sì. »
Cominciai a sentire qualche goccia d’acqua sulla spalla nuda, mentre la giornalista continuava a farmi domande. « Sei felice di essere qui? Puoi prepararti per le première che ci saranno per il tuo film, “One Day More”. In molti lo aspettano! »
Sorrisi all’idea, non avevo mai pensato al mio libro sotto quel punto di vista. « Beh sì, hai ragione, posso prepararmi! Sì, sono felice, e .. »
Un braccio mi cinse la spalla e voltandomi vidi Tom, sorridente, con un ombrello di plastica trasparente sulle nostre teste. La giornalista non perse tempo, chiedendo subito a Tom se anche lui fosse felice di avermi lì. Lui rispose di sì e dopo un paio di domande su di lui, passammo oltre.
Fu incredibile, un’esperienza nuova e quasi sconvolgente.
Feci altre interviste, alcune con Tom, altre da sola, ma la cosa sorprendente e completamente inaspettata fu che anche i fans, almeno alcuni di loro, cominciarono a chiamare il mio nome. Ero incredula, mi conoscevano! Alcuni mi chiesero persino del mio libro, altri del film, ed altri invece mi conoscevano solo perché ero “la ragazza di Tom Hiddleston”, ma furono comunque tutti gentili e molti mi fecero ridere.
Poco prima di entrare nel cinema, quasi alla fine del red carpet, Tom fu di nuovo accanto a me, e non era solo. Chris Hemsworth, il bellissimo, altissimo, Chris Hemsworth, era accanto a lui, e mi sorrideva. Io, invece, probabilmente lo stavo guardando con un’espressione poco intelligente.
« Cassie, ti presento uno dei miei migliori amici di sempre, Chris » cominciò Tom, indicando prima me e poi l’attore australiano « Chris, lei è Cassandra, la mia bellissima ragazza »
Chris mi porse la mano. « E’ un piacere conoscerti, finalmente! » esclamò.
« A-anche per me! » farfugliai, allungando la mano per stringere la sua. L’attore, però, me la prese delicatamente per portarsela alle labbra. Dovevo ancora una volta ricordare a me stessa di respirare.
« Tom mi ha parlato tanto di te, non vedeva l’ora che ci incontrassimo »
Risi un po’, sempre più imbarazzata. « Parla molto anche di te »
« Davvero? Avrà un’ossessione per noi due! »
Ridemmo, tutti e tre, mentre Tom si difendeva dicendo che adorava parlava delle persone che amava. « Andiamo dentro? » domandò l’inglese, rivolto più a me che a Chris.
« Non devi fare altro? »
« No, ho finito, sono libero! » mi porse il braccio, conducendomi verso il cinema.
 
Prima che il film iniziasse, Tom mi presentò altre persone, ed attori, fra cui la stupenda Natalie Portman. Non resistetti e le dissi che la adoravo, che avevo visto tutti i suoi film, e lei mi ringraziò, dicendomi che lei invece aveva letto il mio libro. Mi sentii felicissima.
In sala, mi sedetti fra Tom e Luke.
Il film fu assolutamente perfetto. Loki lo era ancora di più. Tom lo interpretava a pennello, sembrava il suo alter ego e si potevano leggere sul suo viso le emozioni che il Dio degli Inganni provava in ogni scena. Risi insieme a lui e Thor durante molte scene, e dovetti trattenermi dal piangere sia alla morte di Friggia, sia a quella di Loki. Ero sconvolta! Come potevano farlo morire? Mi rivolsi a Tom più volte durante il film, ma lui era irremovibile, non mi diceva nulla.
Quando, alla fine, scoprii la verità, tirai un respiro di sollievo, sebbene mi continuassi a chiedere “Che fine ha fatto fare Loki ad Odino?!”.
« Sei bravissimo. Sei il Loki perfetto » sussurrai a Tom durante i titoli di coda. Lui mi ringraziò, dicendomi che per lui significava tanto.
 
Erano le undici passate quando cominciò il party per la première. Si svolgeva in un palazzo accanto al cinema, antico e elegantissimo. Non c’erano giornalisti, solo qualche fotografo, e la sala cominciò presto a riempirsi di attori, tanti, tantissimi attori.
Tom me ne presentò qualcuno, ma la maggior parte del tempo la passammo insieme a Chris e Luke. Bevemmo un po’, stuzzicando qualcosa dal buffet, e Tom spesso mi invitò anche a ballare con lui. Mi stavo divertendo, davvero, come non mi sarei mai aspettata.  Fu proprio mentre ballavamo, che una mano femminile e ben curata si posò sulla spalla di Tom, facendolo girare. Melissa, la Vanessa di “One Day More”, ci sorrise, più a Tom che a me ovviamente. Ero sorpresa di vederla lì, non mi ero accorta della sua presenza fino a quel momento.
« Ciao Tom! » lo salutò per primo, baciandogli la guancia. « Ho visto il film! Stupendo, davvero. »
« Grazie »
« Cassandra, ciao! » mi abbracciò, forse per la prima volta. « Stai benissimo, adoro il vestito! »
La ringraziai anche io, sebbene il suo tono mi fosse sembrato tutt’altro che sincero.
« Vi lascio ballare, volevo solo salutarvi! »
Quando si allontanò, Tom ed io ci guardammo confusi. Era strano che Melissa se ne fosse andata così, senza essere troppo al centro delle attenzioni. L’attore inglese fece spallucce, stringendomi di nuovo a sé per continuare a ballare.
Tom si divertì tantissimo, arrivando a ballare anche con Chris ed altri suoi amici, tutti attori e persone dello spettacolo. Verso le due, tornando a sedersi vicino a me, mi cinse le spalle e mi baciò, con la passione che Nat gli aveva proibito di usare.
Non mi dispiacque, anzi, risposi al bacio, sentendo la sua lingua sulla mia, le sue mani farsi più strette e salde sui miei fianchi. « Te l’ho già detto che sei bellissima, vero? »
Gli sorrisi, annuendo.
« Sì, ma ora per colpa tua devo andare in bagno a sistemarmi il rossetto e tutto il resto »
« Solo se ci metti poco e torni subito da me » mi baciò ancora, più in fretta, lasciandomi andare.
 
Quando mi vidi alla luce, in bagno, notai che ormai il trucco labbra era totalmente svanito. Grazie al cielo Nat mi aveva ricordato di mettere nella pochette il rossetto e tutto il resto. Mentre mi sistemavo davanti allo specchio, la porta del bagno fu spalancata.
« Cassandra! »
« Ehi, Melissa » la salutai a mia volta, non con lo stesso entusiasmo.
« Anche tu a rifarti il trucco? » mi domandò, aprendo la sua borsa ed estraendo a sua volta un piccolo contenitore di Chanel.
« Sì, il trucco non dura mai abbastanza in queste occasioni » le risposi, tentando di avere una conversazione normale.
Dopo una risatina e qualche secondo di silenzio, l’attrice riprese la parola. « Allora, come va con Tom? »
Non me l’aspettavo, come domanda, ma tentai di non darlo troppo a vedere. « Bene, grazie. E’ stato carino a chiedermi di accompagnarlo qui »
« Ho visto l’intervista, che dolce. Sei stata con lui per tutto questo tempo della promozione del film, in Asia ed in Australia? »
Era informatissima. « Sì, siamo stati insieme »
« Stressante, non è vero? »
« Stressante? »
« Beh, di sicuro non avete potuto passare troppo tempo insieme, no? Gli impegni di Tom devono essere tanti, in questi casi »
« Sì, è stato molto impegnato. »
« Immagino. Dev’essere stressante per te pensare che sarà sempre così »
A dir la verità, è stressante parlare con te, ora. « Sempre? »
Lei annuì. « Sai, la vita degli attori. Un giorno a Londra, il giorno dopo a Los Angeles, o ancora più lontano. Interviste, fans.. Tom dev’essere molto stanco »
Non le risposi. Ciò che diceva era vero, Tom era stanco ed impegnato, eppure non capivo dove volesse arrivare con quei discorsi.
« E tu di certo non puoi seguirlo ovunque. In più, lui deve cercare di dividere il suo tempo fra te ed il suo lavoro, poverino. Immagino sia faticoso. Ha del tempo per lui stesso? » mi domandò.
Corrugai la fronte, mordendomi il labbro. « Perché mi stai dicendo queste cose, Melissa? »
Alzò le spalle, sorridendomi ancora. « Mi preoccupo, Cass. Mi dispiace per te, deve essere terribile pensare di non poter vivere una storia normale, fatta di routine e quotidianità, visto che Tom è sempre in giro. E mi dispiace per Tom. Sai, essendo un’attrice, mi sono resa conto anche io che prima o poi devi scegliere, soprattutto quando sei all’inizio ed in un momento come quello che sta vivendo lui »
« Scegliere? »
Annuì.
« Amore o carriera. O pensi all’uno, o pensi all’altro. Non puoi avere entrambi, almeno non quando si è un attore famoso e voluto come lui »
Non le risposi, richiudendo la mia pochette.
« Vai via? » mi chiese.
« Sì, ho finito. Ci vediamo »
Non aspettai la sua risposta.
Erano cattiverie, solo cattiverie. Melissa era furba, sapevo che mi aveva detto quelle cose solo per farmi preoccupare e per farmi ripensare a tutto, ad ogni singola parola. Inizialmente, cercai, riuscendoci, di non pensarci e di godermi la fine della festa insieme a Tom.
 
Quando, però, fui sotto casa mia, in limousine, con Tom appoggiato sulla mia spalla, visibilmente stanco ed assonnato, non potei fare a meno di riascoltare mentalmente a tutto quello che l’attrice mi aveva detto.
« Tom? »
« Mmh? »
« Ascoltami, non c’è bisogno che tu dorma da me. Ci vediamo domattina, così puoi riposarti »
« No, no. Ce la faccio » sollevò il viso, scuotendolo appena.
Gli accarezzai la guancia « Sei stanco »
Lui mi guardò, con gli occhi rossi. « Sì, ma.. »
« Domattina » ripetei.
Sorrise, annuendo. « Va bene »
Gli baciai le labbra, velocemente, ed aprii lo sportello. Lui mi prese la mano, trattenendomi. « Grazie, per essere stata con me »
Mi baciò ancora. « Buonanotte »
 
Entrata in casa, il cellulare aveva già un messaggio di Tom. “Volevo davvero toglierti quel vestito meraviglioso e baciarti per tutta la notte. Hai ragione, però, sono davvero stanco. Domani sono tutto tuo, non dovrei avere impegni. Ti amo.”
Sorrisi, leggendolo.
“Riposati. Ti amo anche io.”
 
Quella notte, nonostante anche io fossi stanca, con i piedi doloranti a causa dei tacchi alti, dormii solo poche ore. Per quasi tutta la notte, non feci altro che pensare alle parole di Melissa, che non smettevano di risuonarmi nella mente.
Amore o carriera. Deve scegliere. Non puoi seguirlo ovunque. Ha tempo per lui?
 
“Tom, appena puoi vieni da me. Vorrei parlarti.”











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Saaalve! :D
Ho aggiornato, yey! 
Grazie, grazie, grazie per le recensioni! <3 Spero che anche questo capitolo vi piaccia! Per il vestito di Cassie mi sono ispirata a questo qui di Nina Dobrev, solo che l'ho immaginato verde :) 
http://img.photogallery2.tiscali.it/repository/401/400136.jpg
Alla prossima! :*
 

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Capitolo 21
*** Pause ***


Pause
 


Tom non rispose subito a quel messaggio. Per tutta la mattina aspettai, impaziente, ma non ricevetti alcuna risposta. Ebbi anche la tentazione di chiamarlo, ma tentai di distrarmi mettendomi a rassettare la casa.
Ricevetti la sua risposta nella tarda mattinata, quando ormai era quasi ora di pranzo.
“E’ successo qualcosa?”
 
No, in realtà non era successo niente, anzi. La sera prima era stata perfetta, fino a quando non era arrivata Melissa a rovinare tutto quanto. Non facevo che pensare a lei ed alle sue parole, a quanto potessero essere vere. Amavo Tom e sapevo che lui amava me, ma questo bastava? Tom era stanco, sempre di più, glielo si leggeva in viso, ed ero sicuro che anche io fossi causa di quella stanchezza. Non perché lui fosse stanco di me, ma perché era troppo, per lui, gestire tutta la sua vita, di cui io ormai facevo parte da mesi.
Come poteva concentrarsi sui film da girare, sui copioni da leggere, sulle mille interviste, incontri con fans, première, e poi pensare anche a me? Come potevamo stare davvero insieme, quando un giorno era a Londra ed il giorno dopo a Los Angeles? Era stato meraviglioso, sebbene stancante ed in parte anche frustrante, viaggiare con lui e seguirlo nel tour mondiale per il film, ma sapevo bene che non avrei potuto farlo sempre, che non avrei mai potuto seguirlo in capo al mondo ogni volta.
Lui attore ed io scrittrice, entrambi con lavori che ci facevano girare il mondo ed essere pieni di impegni. Avrebbe mai potuto davvero funzionare? Durare a lungo? Cominciavo a chiedermelo, e la risposta che mi ronzava in testa dalla sera precedente non era positiva.
 
“Scusami, mi sono appena svegliato. Luke mi ha chiamato, ho un impegno, ma posso rimandare se è urgente.”, mi scrisse subito dopo.
Di nuovo. Me o la carriera. Sembrava che il destino stesse cominciando a comunicarmi qualcosa.
“No, tranquillo. Posso aspettare”
“Ok. Riguarda una cosa di Berlino, un’intervista che devo fare. Almeno credo, Luke ha parlato di talmente tante cose che ricordo solo questo! Sicura di stare bene?”
No, non stavo affatto bene.
“Stai tranquillo”
“Va bene. Appena posso ti raggiungo amore mio.”
Quelle parole. Parole bellissime, dolci, che in quel momento facevano male come una coltellata.
Non risposi.
Tentai di mettermi davanti al computer per continuare a scrivere il mio nuovo libro, ma rimasi a fissare la pagina bianca per quasi un’ora, senza neanche battere un singolo tasto.
Tom aveva parlato di Berlino, città in cui ci sarebbe stata la terza première europea del film, preceduta da quella a Parigi. Avrebbe dovuto partire l’indomani stesso e quasi sicuramente era convinto che anche io sarei andata con lui.
No, non ci sarei andata, quella decisione era già presa.
Ma come potevo dirglielo?
Non volevo lasciarlo, non così, all’improvviso, eppure sentivo che era una cosa che dovevo fare, per il suo bene. Dovevo solo fargli capire, gradualmente, che non avremmo potuto continuare così, che non avremmo potuto stare insieme, senza dargli alcuna colpa di quello che stava succedendo.
Lo avrei fatto, sicuramente, anche se questo avrebbe significa perdere la persona che più amavo.
 
“Arrivo!”
Cominciai ad agitarmi non appena lessi il messaggio, alle cinque del pomeriggio.
Feci un respiro profondo, allontanandomi dal computer per andare a preparare del tè.
 
Quando aprii la porta per far entrare Tom, fui travolta dal suo abbraccio,  letteralmente. Non mi dette neanche il tempo di aprire per bene che mi ritrovai le sue braccia avvolte a me. « Scusami, scusami! » esclamò, ridacchiando un po’, e stringendomi a sé. « Non pensavo di fare così tardi! »
Mi lasciò andare, ma solo per baciarmi, posando le sue mani sulle mie guancie. Lo lasciai fare, lasciandomi andare al bacio. Era bellissimo. Lui, il bacio, tutto, ma non era giusto.
« Cosa succede? Perché quel messaggio? » mi domandò subito, senza neanche lasciarmi il viso.
Mi allontanai, sorridendogli. « Ti va una tazza di tè? »
« Perché rispondi alla domanda con un’altra domanda? »
« Lo hai appena fatto anche tu »
« Mi fai preoccupare! »
« Ti ho detto di star tranquillo »
Respirò a fondo, gonfiando il petto e ricacciando l’aria dalla bocca. « Va bene. Sì, mi andrebbe un po’ di tè »
In cucina, Tom si liberò della giacca, sedendosi di fronte a me. Insistette per versare il tè, e lo fece, quasi nervosamente.
« Come stai? E’ andato tutto bene oggi? » gli domandai.
Annuì. « Sì, ho dovuto concordate delle cose sia per Berlino che per Parigi e ci abbiamo messo più del dovuto. Sono solo un po’ stanco, ma sto bene, anche se continuo ad essere preoccupato. » sorseggiò il tè, mentre io facevo lo stesso. « Tu che hai fatto oggi? Ti sei svegliata prestissimo »
« Sì, non ero stanca. Ho scritto un po’, andando avanti con il libro, ormai è quasi finito.. Ed ho pensato un po’.»
« Ed ecco la parte che mi spaventa »
Feci spallucce. « Voglio solo parlare »
« Parla, allora, prima che i nervi mi mandino in crisi » ridacchiò, provocandomi un leggero sorriso.
Era teso, lo notavo anche dal modo in cui teneva stretta fra le mani la tazza.
« E’ per qualcosa che ho fatto ieri? » domandò prima ancora che io potessi iniziare a parlare.
La domanda mi lasciò sorpresa. Come poteva pensarlo? Era stato perfetto. « No! Assolutamente no »
« Perché se ho fatto qualcosa di male, qualsiasi cosa, puoi dirmelo. Ti ho lasciata troppo in disparte? Ti sei sentita oppressa dai giornalisti? Qualcuno di loro, qualche fan, ti ha detto qualcosa? »
No, precisamente era stata un’attrice ad avermi detto qualcosa. Non potevo dirglielo, non ancora.
« No, ieri sono stata bene, davvero »
« Allora che c’è? » chiese ancora, con gli occhi spalancati ed ansiosi.
« Stavo solo pensando che forse, ecco.. Forse sarebbe meglio che io non venga con te »
Lasciò andare la tazza, sciogliendosi lui stesso. « Alle prossime première? »
Annuii.
L’attore cambiò sguardo, cambiò totalmente espressione. « Tu mi vuoi morto, dillo »
« Eh? »
Sorrise, ed il mio cuore accelerò.
« Pensavo fosse qualcosa di più grave! Dio, Cass! Non puoi scrivermi un messaggio così, all’improvviso. Sono stato preoccupato tutto il giorno! »
« Scusami » abbassai lo sguardo. Mi dispiaceva, non solo perché lo avevo fatto preoccupare, ma anche perché sapevo benissimo che non sarebbe finita lì. Per il momento, avrei cominciato a spiegargli così, ma sarebbe andata sempre peggiorando. Ormai lo sapevo.
« Non fa niente » si sollevò appena dalla sedia, apposta per cingermi ancora con le braccia. Lo abbracciai a mia volta, stringendolo. Il cuore ormai mi era diventato come un’altalena: passavo da picchi di felicità e di gioia nel vedere Tom sorridere e baciarmi, ad attimi di vera e propria tristezza nel pensare che il mio vero e proprio intento era quello di lasciarlo andare, di fargli vivere la sua vita, senza di me.
« Posso solo sapere perché non vuoi venire? » domandò, curioso, terminando di sorseggiare il tè.
Alzai ancora le spalle, non sapendo esattamente come iniziare il discorso, come iniziare a mentire. « In realtà vorrei dedicarmi al libro, vorrei finirlo entro fine anno ed ho bisogno di tempo »
L’attore annuì subito, capendo la situazione. « Certo! Non riuscivi a scrivere in albergo? »
Scossi il capo. « Non tanto bene, almeno non come quando scrivo qui »
« Hai ragione » mi prese la mano destra, stringendola nella sua « Sicura non ci sia altro? »
Una vocina, dentro la mia testa, continuava a martellarmi, dicendomi “Diglielo, diglielo, diglielo!”. La parte razionale, che grazie al cielo stava avendo la meglio, mi chiudeva la bocca, facendomi rimanere zitta, almeno per quel momento.
Mi limitai a sorridere ed annuire. Avrei voluto anche chiedergli se ci fosse rimasto male, se mi avesse voluto con lui anche in quelle due settimane, se avesse voluto avere me al suo fianco durante tutti quei giorni stressanti. La sua ipotetica risposta mi fece paura, lasciandomi, di nuovo, muta.
« Non dovresti preparare le valigie per il viaggio? »
Annuì, socchiudendo gli occhi e facendo una piccola smorfia con le labbra. Si portò un dito su di esse. « Ho un’idea! Che ne dici se ora, visto che non potrò averti con me per due settimane, ci rilassassimo sul divano guardando un film? Dopo, se vuoi, potresti venire da me ed aiutarmi con quelle dannate valigie »
« Va bene! »
 
Il film lo scelse Tom, optando per “Alice in Wonderland” di Tim Burton. Per quasi metà film eravamo semplicemente rimasti abbracciati, stretti, con addosso la mia coperta rosa, e Tom mi carezzava le mani, la schiena, i capelli. Quando prese a baciarmi, dovetti lottare con tutta me stessa per non lasciarmi andare, almeno non troppo. Lo amavo, lo amavo tantissimo, ed ero ancora attratta da lui, come lo ero sempre stata. Desideravo le sue mani su di me, le sue labbra su ogni parte del mio corpo, le mie sul suo. Non ero mai riuscita a resistergli ma ancora una volta il mio cervello si accese, ricordandomi quello che dovevo fare, che era giusto fare, per lui. Quando i suoi baci e le sue carezze si fecero più intensi, allontanai le labbra dalle sue, sussurrandogli « Non possiamo »
Corrugò la fronte, non capendo.
Indicai con gli occhi la parte bassa del mio corpo.
« Oooh! Scusa, non sapevo » mi baciò la punta del naso. « Mi limiterò, allora »
Talmente si limitò, che per gli ultimi trenta minuti si addormentò. Era visibilmente stanco.
Mi dispiacque svegliarlo, ma doveva fare assolutamente le valigie per il giorno dopo.
 
Una volta a casa sua, lo aiutai a sistemare tutti i suoi vestiti nelle uniche due valigie che doveva portarsi e poi, sempre su sua proposta, andammo a cenare in un ristornante vicino casa sua, per poi fare una passeggiata in zona, ammirando la nostra amata Londra mano nella mano.
 
Arrivammo sotto casa mia verso le undici di sera, relativamente presto, almeno per come eravamo abituati noi.
« Tornata sana e salva, Cenerentola » scherzò lui, spegnendo l’auto.
Si tolse la cintura e fece lo stesso con la mia, sorridendo appena. « Mi mancherai tantissimo »
Anche tu. « Vedrai che i giorni passeranno in fretta »
Mi accarezzò la guancia, delicatamente.
« Lo spero davvero »
« Non pensare a questo, divertiti! Cerca anche di riposare, appena puoi »
« Non appena potrò ti chiamerò! Stanne certa »
Gli sorrisi. « Davvero, Tom, goditi il viaggio e la promozione del film, riposa e dormi quanto puoi »
Alzò gli occhi al cielo. « Sì, mamma »
« Non scherzare! »
Rise, facendomi sorridere. « Va bene, va bene. Mi divertirò e riposerò, contenta? » annuii « Tu scrivi il tuo libro, non vedo l’ora di leggerlo! »
« Sempre se piacerà all’editore »
« Gli piacerà. Vieni qui » mi tirò a sé, baciandomi.
Era delicato, dolce, come lo era sempre stato.
« Ti scrivo non appena arrivo a Parigi »
Ci salutammo con un ultimo bacio, e probabilmente sarebbe stato davvero l’ultimo.
 
In quelle due settimane mi estraniai quasi completamente dal mondo esterno. Mi impegnai davvero nella scrittura del libro e quando finalmente lo terminai, lo rilessi due volte prima di mandarlo all’editore, il tutto in un giorno ed una notte interi.
Non vidi quasi per niente Nat, Jane ed i miei genitori, sia per via del libro, sia perché sapevo che alla domanda “Come va con Tom?” non avrei retto. Non ero brava a mentire e comunque non mi piaceva. Era stato già estenuante farlo con Tom, e lo sarebbe diventato ancora di più una volta tornato a Londra; mentire anche alla mia migliore amica ed alla mia famiglia sarebbe stato troppo. Non ero pronta. La mia reazione quindi fu quella di chiudermi in casa, davanti al computer, e di uscire solo per qualche passeggiata, da sola.
In tutto questo, Tom si faceva sentire appena aveva un po’ di tempo libero, raccontandomi quasi tutto, per lo più via sms. C’erano giorni in cui ci sentivamo solo una, due volte, proprio perché anche lì, a Parigi, Berlino, Los Angeles e New York, era impegnatissimo.
Lo seguii molto, comunque, guardando interviste, première, ed altri eventi. Lo sentivo e lo vedevo felicissimo, raggiante, perfino le occhiaie erano scomparse. Non potevo che essere felice per lui, pur capendo che Melissa aveva ragione: senza di me, potendosi concentrare solo sul lavoro, era meno stanco, sorridente e contento.
 
Più si avvicinava il giorno del suo ritorno, più la mia ansia aumentava. Avevo tentato in tutti i modi, quando ci sentivamo, di evitare di rispondere ad alcune sue parole: non gli avevo mai detto che mi mancava e, a volte, non avevo neanche risposto al suo “Ti amo”. Era bruttissimo, lo amavo con tutta me stessa, eppure dovevo reprimere quel sentimento, proprio per il bene di Tom.
 
Aspettavo il rientro di Tom per il giorno dopo, avevo anche cominciato a preparare una sorta di discorso da fargli, almeno in mente.
Non mi sarei mai, mai, aspettata di ritrovarlo dietro la porta di casa mia quel giorno stesso, impreparata. Lo riconobbi subito, dallo spioncino. Riconobbi il suo sorriso, i suoi occhi chiari. Bussò ancora, mentre io, dietro la porta, cominciai quasi a tremare. Non ero pronta! Come poteva essere già a Londra?
« Non ci posso credere » bisbigliai a me stessa.
« Cassie, ti ho sentito! Aprimi, dai! » esclamò lui.
Non potei fare altro che obbedire, sebbene ancora incredula.
« Sorpresa! » gridò lui, entrando, e chiudendo la porta con la sola spinta della gamba. Mi abbracciò, sollevandomi appena da terra. Non esitò neanche a baciarmi, allegro e spensierato.  « Sono tornato adesso! » mi lasciò andare. « Ho ancora le valigie in auto. Non ti ho detto niente perché volevo.. Cass? »
Mi ero allontanata da lui, in modo che neanche le nostre mani si sfiorassero. Nel frattempo, i miei occhi erano diventati lucidi. Non ero pronta.
« Cass, stai bene? Cosa succede? »
Scossi il capo, incredula.
Tom tentò di prendermi la mano, ma mi spostai ancora.  « Ehi? Che c’è? Non volevo farti piangere.»
Mi schiarii la voce, tentando di contenere le lacrime. Ne avevo lasciata andare una e tanto bastava, almeno davanti a lui. « Pensavo tornassi domani »
« Volevo farti una sorpresa »
Non risposi.
« Perché fai così? »
Perché ti amo, perché vorrei abbracciarti e baciarti, perché vorrei dirti quanto mi sei mancato, ma non posso. « Noi.. ehm.. parliamo »
Tom non stava capendo nulla, glielo leggevo in viso. Era preoccupato, con la mano pronta a prendere la mia, ma ormai timoroso della mia strana reazione inaspettata. « Parliamo? Di cosa? »
« Vuoi … sederti? »
« No! Voglio sapere cosa hai, adesso! » alzò un po’ la voce, che tremò appena.
« I-io … » non piangere, non ora « .. te lo spiego, ma non mi interrompere, ti prego »
Annuì.
Feci un respiro profondo, e cominciai « Ho pensato molto, queste due settimane… moltissimo, a dire il vero, a noi. Io ti ho seguito, in questi giorni, ti ho visto: eri molto più rilassato rispetto a quando eravamo in Asia e in Australia. Più sereno, felice, durante tutti quegli eventi a cui hai partecipato. Io stessa, ecco.. ho terminato il libro, l’ho persino mandato all’editore. Sono stata più … leggera »
« Con questo che vuoi dire? »
« Io… penso che ci serva una pausa »
Sgranò gli occhi, incredulo, e strinse i pugni. « Una pausa? »
« Penso che farà bene ad entrambi.. insomma, vivere le nostre vite, i nostri lavori, da soli »
Aprì la bocca, ma non riuscì a dire nulla. Si bagnò le labbra con la saliva, ancora a pugni stretti. « Stai scherzando? »
Scossi il capo. « No »
« Io non ho bisogno di una pausa »
« Io sì »
« Io ho bisogno di te, con me »
Abbassai lo sguardo. Tieni duro.
« Mi spiace, Tom, io.. »
« Ti spiace?! Come puoi dirlo? Mi stai praticamente dicendo che vuoi lasciarmi »
« Ho detto solo che ho bisogno di una pausa »
« Da me? » si indicò. « Cosa ho fatto? »
« Non hai fatto niente. Semplicemente mi sono resa conto che le nostre vite, così come sono, non combaciano. »
« Stai meglio senza di me, insomma » disse, con lo sguardo basso.
Non risposi.
Rialzò gli occhi. La preoccupazione, l’incredulità, avevano lasciato spazio alla rabbia. « Non è così? E’ questo che significa, no? Mi stai dicendo che in queste due settimane sei stata meglio rispetto a quando ci sono io. Lo avevi già in mente, non è vero? Eri strana anche quando sono partito, ma ho pensato che fossi semplicemente stanca, preoccupata per il libro, per questo non ho insistito che tu venissi con me. A quanto pare, la ragione era un’altra. Mi sei mancata ogni giorno, ogni cazzo di minuto di ogni dannato giorno. Non facevo che parlare di te, a tutti, che pensare a te, sempre! Sento ancora di amarti nonostante tu mi abbia fatto capire che invece tu non mi vuoi. Pensavo di venire qui e di trovarti felice, di tornare e stringerti e baciarti. E invece no, sono una scocciatura. » stava urlando, guardandomi come non aveva mai fatto, arrabbiato, frustrato.
« Tom.. »
« Lascia stare, mi è passata la voglia di parlare. Visto che sono un peso, ti lascio stare, da sola! Tolgo il disturbo! » urlò infine, sbattendo la porta alle sue spalle.
L’unica cosa che riuscii a fare fu cominciare a piangere, ripensando a tutte le parole che ci eravamo appena detti. Non pensavo di avere mai sofferto così tanto in vita mia.
 
 
Erano le tre di notte quando ricevetti il messaggio di Tom. Ero sveglia anche io. “Cass. Mi rendo conto di essere stato brusco nei modi, prima, ma non me l’aspettavo. Se vuoi tentare di parlare, di capire, se vuoi ascoltarmi, chiamami. Sono qui. Per ora, comunque, rispetto la tua decisione. Pausa.”
Non risposi.
 
Fu molto difficile spiegare la situazione.
Nat fu incredula, all’inizio pensava addirittura che stessi scherzando, ma dopo molte ore di telefonate e di pianti mi capì, proponendomi anche di passare con lei le vacanze di Natale a Tokyo, anche per l’incontro con un editore. Non le dissi nulla di Melissa.
Mia sorella mi odiò. Non mi capì, almeno non all’inizio. Mentire anche a lei fu devastante, ma dovevo farlo. Non mi parlò per una settimana intera e solo quando le proposi di venire da me per un pranzo, solo quando anche lei mi vide in lacrime, mi abbracciò, consolandomi, sebbene non mi capisse come aveva fatto Nat. Anche con lei, non parla di Melissa e di quello che mi aveva detto, che aveva causato tutto quello che stava accadendo.
I miei genitori tentarono di restarne fuori, ma qualche domandina e soprattutto frecciatina ci fu, per lo più da parte di mia madre. Riuscii sempre ad evitare di rispondere.
Non sentii né vidi Tom, per tre settimane.
Mia sorella mia parlava di lui e mi diceva che parlava di me a lui. Diceva anche che voleva ucciderci, ma che non poteva farlo altrimenti la sua bambina sarebbe cresciuta con una mamma in carcere e due zii in meno.
Sapevo che Tom era impegnatissimo con “Coriolanus”, uno spettacolo teatrale basato sull’opera di Shakespeare che si teneva alla Donmar Warehouse, un piccolo teatro storico nella zona di Covent Garden. Tom me ne aveva parlato molto, era eccitatissimo all’idea e non vedeva l’ora di essere in scena. Sapevo che alla prima c’erano stati Jane, Frank, i nostri genitori, i suoi e le sue sorella. Mancavo solo io, non riuscii ad andare. Jane mi disse che era sublime, che Tom e tutti gli altri attori erano eccezionali, che dovevo assolutamente vedere lo spettacolo, almeno una volta. Le avevo sempre risposto che non me la sentivo.
Il ventuno dicembre, durante una colazione insieme, mia sorella decise di tentare ancora. « Per stasera ho due biglietti per “Coriolanus”, sai? »
« Ah, sì? Con chi vai? »
« Mi domandavo se volessi venire con me »
Alzai gli occhi al cielo. « Jane. »
« Oh, avanti! Tu devi vederlo! »
« Lo vedrò quando lo daranno al cinema »
« Non è la stessa cosa, e lo sai! Fallo per me, ti prego! »
« Perché vuoi a tutti i costi che lo veda? »
« Perché è stupendo! »
Feci una smorfia, sapendo che stesse mentendo.
« Bene, se non vuoi farlo per me, fallo per Erin! » si indicò la pancia, ormai enorme. Mancava solo un mese e mezzo al parto e noi tutti eravamo impazienti di conoscere la mia nipotina. « Lo sai che è piaciuto anche a lei? Ha scalciato in continuazione! Devi andarlo a vedere, sei sua zia! »
« Jane. »
« Facciamo così: se la bambina scalcia adesso, ci vieni. Avanti, metti la mano! »
Sbuffai, poggiando la mano sul pancione.
Nello stesso momento in cui lo feci, Erin mi dette un calcione. « Oh, Dio! » esclamai. « Sapevi già che avrebbe scalciato! »
Jane rise, contentissima. « Giuro di no! Ora devi venire, per forza! »
Incrociai le braccia: Erin me l’avrebbe pagata, prima o poi. « Va bene, verrò. »
 
Arrivammo in teatro dieci minuti prima dell’inizio dello spettacolo. Ovviamente era pieno, sebbene di persone totalmente diverse fra loro: anziani, giovani, fans di Tom o degli altri attori lì presenti. Confesso che anche io, da grande fan di “Sherlock” non vedevo l’ora di vedere Mark Gatiss!
Io e mia sorella fummo guidate ai nostri posti, in seconda fila al centro, proprio di fronte al palco, vicinissime. L’ansia cominciò a farsi sentire. Respirai a fondo.
 
Lo spettacolo cominciò, puntuale. Fui subito immersa nell’antica Roma, sebbene la sceneggiatura fosse molto povera ma suggestiva allo stesso momento. Gli attori erano davvero tutti eccezionali, lo si capiva fin da subito.
Quando sentii la voce di Tom, quando Coriolano entrò in scena, pochi minuti dopo l’inizio, il mio cuore si fermò per un attimo.
Mia sorella aveva ragione: era straordinario. Lo si poteva dire fin dall’inizio dello spettacolo, fin dalla prima battuta. La voce, i movimenti del corpo, l’intensità dello sguardo, tutto era assolutamente perfetto. Fui rapita.
Tom rivolgeva spesso lo sguardo e la voce verso il pubblico, per coinvolgerci maggiormente. Non mi notò subito ma quando lo fece, lo capii. I suoi occhi mutarono, per due secondi, ma mutarono. In quei due secondi, rividi il mio Tom. Incredulo, sorpreso.
Dopo quel momento, altre volte posò lo sguardo su di me, forse per assicurarsi che fossi proprio io. L’ultima volta, prima della fine della prima parte dello spettacolo, fu per me la più toccante. Coriolano era ferito, pieno di sangue, ed era stato lasciato finalmente solo in modo da potersi lavare e curare. Si tolse la maglia, restando a petto nudo, mostrando a pieno le sue ferite da guerra. Una doccia fredda, o almeno così sembrava, lo investì dall’alto. Gridò, soffrendo, e mi guardò, più di una volta, con occhi tristi e doloranti e i denti stretti. Mi fece commuovere.
 
Mi asciugai le lacrime durante l’intervallo, spiegando a mia sorella che era stato talmente intenso da farmi emozionare così tanto. Durante la seconda parte provai tante varie emozioni: stupore, ansia, divertimento, perfino gelosia rispetto alla moglie di Coriolano. Infine, piansi ancora per la sua morte.
Per Tom doveva essere molto faticoso finire ogni sera appeso a testa in giù, ma era davvero il finale perfetto. Mi alzai in piedi assieme a tutto il teatro per applaudire gli attori, che si inchinavano davanti a noi. Tom sorrise, rivolto verso me e mia sorella, inchinandosi ancora. Era bellissimo.
 
Mentre stavamo per uscire dal teatro, Jane mi tirò, bloccandomi. « Tom mi ha mandato un messaggio. Mi ha chiesto di farti andare da lui, nel suo camerino. »
« Cosa? E tu? » e soprattutto, perché?!
« Ti aspetto in auto. Ha detto che devi andare verso la biglietteria e di chiedere di lui, dicendo il tuo nome »
L’ansia, di nuovo, tornò. « Sicura di non voler venire? »
« Arriverò alla macchina sana e salva, tranquilla! » mi baciò la guancia, lasciandomi sola.
Mi feci coraggio, facendo come Tom mi aveva chiesto. Un ragazzo mi accompagnò nel backstage, riuscii anche ad intravedere di nuovo Mark Gatiss, ma ero troppo in ansia per poter essere anche eccitata all’idea di averlo a pochi metri da me.
Bussai alla porta del camerino di Tom, col cuore a mille.
« Cassandra? » domandò da dietro alla porta.
« Sì! »
« Entra pure »
Obbedii, richiudendo. Tom era di fronte a me, ancora con i vestiti di scena, tutto sporco di finto sangue, e con in mano un asciugamano con il quale tentava di pulirsi almeno un po’. Per me era stupendo anche così.
« Ciao » mi salutò. Sembrava imbarazzato, nonostante sorridesse.
« Ciao » ricambiai. « Sei tutto sporco »
Rise appena. « Sì, scusami. Non ho avuto tempo di lavarmi »
« Hai finito cinque minuti fa, lo credo bene »
Restai a distanza e così fece anche lui. Non sembrava arrabbiato, anzi. « Sei venuta a vedermi, alla fine »
Annuii.
« Ti è piaciuto? »
« Ovviamente! E’ tutto bellissimo. Gli attori, le musiche, la scenografia! Sei stato bravissimo, davvero. Non che non lo sapessi già, ma in teatro è diverso, rispetto al cinema. Mi sono emozionata, varie volte. Ho riso, pianto.. »
« Pianto? »
Annuii ancora. « Quando Coriolano si lava le ferite e quando muore » preferii parlare in terza persona, rendeva tutto meno imbarazzante.
« Sono contento. Hai visto Mark? »
« Sì! Lo adoro! »
« Se ti va, posso chiamarlo. Se vuoi incontrarlo più da vicino » mi sorrise.
Sarebbe stato meraviglioso. « Magari un’altra volta »
Annuì, abbandonando il sorriso.
« Allora.. » cominciai, facendo intendere che volevo andarmene.
« Cass » mi interruppe « Posso solo chiederti se ci hai ripensato? Alla pausa? »
Non me la sarai mai e poi mai aspettata quella domanda, non così. Probabilmente la mia faccia sorpresa era alquanto evidente. Gli occhi di Tom erano impazienti di una risposta.
Scossi il capo. « No »
L’attore abbassò lo sguardo. « Ok »
« Volevo anche dirti che.. » rialzò gli occhi, impaziente « .. a Natale e Capodanno sarò a Tokyo con Nat. Insomma, non sarò dai miei.. »
« Oh. Fate una vacanza? »
Annuii. « Una specie »
« Divertitevi, allora. »
« Certo. »
Silenzio imbarazzante. Come potevo chiudere la conversazione?
« Grazie per essere venuta, l’ho apprezzato molto. Ci vediamo, ok? » tirai un respiro di sollievo, lo aveva fatto lui.
« Sì, e ancora bravo, davvero. »
« Grazie »
« Beh, ehm.. ciao » lo salutai con un gesto della mano, voltandomi verso la porta e sentendo il suo lieve “Ciao” di risposta.
 
In macchina, non appena Jane mi domandò come fosse andata, scoppiai in lacrime. Non riuscivo più a tenere tutti quei segreti solo per me, e così dissi tutto. Le raccontai, senza smettere un attimo di piangere, della première a Londra, di Melissa, delle sue parole, e di tutto quelli che avevano causato. Le feci promettere di non dire nulla a nessuno, mentre mi abbracciava facendomi sfogare. Quella notte lei dormii persino da me, per non lasciarmi sola. Mi aiutò sfogarmi con lei e lei mi aiutò, capendomi.
 
A Natale, fui io per prima a mandare un messaggio di auguri a Tom, controllando l’orario di Londra. A Tokyo non era ancora il venticinque dicembre.
“Buon Natale, Tom. Passa delle buone feste!” aggiunsi anche uno smile finale, per non renderlo troppo serio.
La risposta arrivò poco dopo. “Buon Natale anche a te Cass. Divertiti e salutami Nat e Tokyo. E’ strano non averti qui.”
Non risposi.
 
A Capodanno, invece, fu Tom per primo a mandarmi gli auguri, quando a Tokyo era passata da poco la mezzanotte.
“Sei stata una delle persone più importanti per me quest’anno e quindi non posso che augurarti un meraviglioso nuovo anno, Cassie. Auguri!”
Risposi, sebbene non subito come aveva fatto lui a Natale. “Grazie, Tom. Buon anno anche a te, dal cuore.”
Non rispose.
 
Il due febbraio, ormai tornata a Londra, ricevetti una chiamata da Frank, mio cognato, che mi cambiò completamente la giornata.
« Cass! Devi venire subito qui! Jane sta male, non capisco! »
Per poco non ebbi un infarto. Il parto sarebbe avvenuto a giorni, cosa diavolo significava che Jane stesse male?!
« Come sta male? Cosa ha? Le si sono rotte le acqua?! Va’ in ospedale, ora! »
« No, no! Non sta partorendo! E’ solo che non capisco! Vuole te, ha detto che ti vuole qui subito! »
Sentii in lontananza una sorta di lamento femminile. « Va bene, va bene! Arrivo! »
 
Mi precipitai da Jane, arrivando a casa sua dieci minuti dopo quella telefonata. Frank mi aprì la porta, agitato ed impaurito. « In camera, in camera! » urlò.
Corsi verso la stanza, con il fiato corto. « Jane?! »
Quando entrai, però, lei non c’era. Il letto matrimoniale era vuoto,accanto alla finestra però c’era Tom, in piedi, a braccia conserte. « Tom?! »
Dietro di me, sentii la porta sbattere. Era stata chiusa, persino a chiave, dal rumore che sentii.
« Bene! » urlò mia sorella, fuori dalla stanza. « Cassie, sorellina, scusami, era l’unico modo. Ho raccontato tutto a Tom. Ora, visto che a breve voi due avrete una nipotina e vedrete il film che aveva praticamente creato insieme al cinema, pretendo che facciate pace, adesso! »
 
 
 
 



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Sono tornata! 
Ritardo, di nuovo, a causa della solita dannata università.
Spero possiate perdonarmi, ho messo anima e corpo in questo capitolo, tentando in tutti i modi di far capire lo stato d'animo e le emozioni di Cassie. Scusatemi davvero se non risposto alle vostre recensioni, non appena avrò tempo lo farò! Grazie comunque a tutti, davvero! <3 

 

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Capitolo 22
*** Re - Start ***


Capitolo Rosso!

Re – Start
 


Non poteva essere vero. Era un incubo, un terribile, terribile incubo.
Non potevo essere davvero lì, nella camera matrimoniale di Jane e Frank, chiusa a chiave, con Tom a braccia conserte, che mi guardava serio. Gli occhi azzurri puntati sul mio viso, severi, e le labbra serrate, dure.
No, stavo sognando.
Ero nel mio letto, addormentata, e dovevo svegliarmi. Mi detti un pizzicotto sulla coscia, ma non accadde nulla, mi ero provocato solo un leggero dolorino.
No, ero dannatamente sveglia.
L’attore corrugò la fronte. « Che stai facendo? »
La sua voce. Domandai a me stessa da quanto tempo non la sentissi: da quella sera a teatro, da quel breve incontro nel suo camerino. Quasi tre mesi. Mi ero impegnata a non rivedere le nostre foto, i nostri video insieme, a non cercarlo, a non vederlo in nessun modo, e ci ero riuscita. Nonostante la mancanza, ce la stavo facendo, stavo davvero riuscendo a fare a meno di lui, per il suo stesso bene.
E invece in quel momento il solo suono della sua voce mi provocò un brivido. Sperai con tutto il cuore che non l’avesse notato.
« Tento di svegliarmi » confessai, senza vergogna.
La mia risposta gli fece sollevare gli angoli della bocca, in quello che sembrava essere un sorriso trattenuto. « Sei assurda »
Sbagliato, quello che stava accadendo era assurdo! Mi voltai di nuovo verso la porta, ancora chiusa, battendo due colpi « Jane! Frank! Jane! » urlai, inutilmente.
« Non sono più qui » esclamò Tom, facendomi tornare a guardarlo.
« Come? »
« Sono andati a fare una passeggiata »
« Sei serio? »
Annuì. Come poteva essere così tranquillo? Strinsi i pugni, costringendomi a restare calma.
« Ci hanno praticamente sequestrati! » dissi, con un lieve tremolio nella voce.
« Più o meno. In realtà, li ho chiesto io di andarsene una volta che tu fossi arrivata qui »
Lo guardai incredula.
« Però è di Jane l’idea di chiuderci dentro » continuò, lasciandomi sempre più incredula.
« Quando torneranno? » fu la prima domanda che mi venne in mente, ma ne avevo molte altre. Perché? Perché adesso? Cosa sai? Cosa vuoi sapere? Cosa è successo? Come fai a non riempirmi di parolacce? Perché vuoi mandare all’aria tutti i miei sforzi?
« Quando avremo finito, manderò un messaggio a tua sorella »
Finito? Finito di fare cosa?
Mi misi una mano sullo stomaco: mi stava venendo anche da vomitare.
« Stai bene? » domandò, socchiudendo appena gli occhi. Era sempre premuroso, nonostante ci trovassimo in quella situazione, strana ed imbarazzante. Sembrava quasi che si stesse imponendo di restare lì, a guardarmi, senza muovere un muscolo verso di me.
« Non molto »
« Voglio solo parlare »
Lo avevo già intuito, sapevo benissimo fin dall’inizio che quello non era un incubo, che ero in quella stanza perché Tom sapeva tutto e perché voleva, ovviamente, dire la sua. Solo che sentirselo dire, così, di punto in bianco, rese il tutto ancora più reale.
Sospirai, sedendomi sul letto. Guardai ancora Tom negli occhi, pronta ad ascoltare ed a sentirmi dire le cose peggiori, di questo ne ero certa.
« Ti ascolto »
Scosse il capo. « No. Prima promettimi che sarai totalmente sincera con me, così come io lo sarò con te, altrimenti tutto questo sarà inutile. Niente più bugie, Cassandra »
Era giusto. Annuii.
L’attore sollevò appena il mento, gonfiando il petto, prendendo fiato. « E’ vero quello che mi ha detto Jane? E’ vero che mi hai lasciato per quello che ti ha detto Melissa? » sembrava calmo, nonostante i suoi occhi severi e taglienti.
Annuii ancora, restando in silenzio.
« Cosa ti ha detto? Voglio saperlo, ogni parola »
Feci un respiro profondo, prima di iniziare a parlare. Era arrivato il momento che avevo temuto: dire tutta la verità a Tom. Mi avrebbe odiata, forse come non aveva mai odiato nessuno, ma ormai ero lì, e lui non mi avrebbe lasciata andare fin quando non gli avessi detto tutto quanto.
« Io ti.. ti ho lasciato perché mi sono resa conto che quello che mi ha detto Melissa quella sera era vero, aveva ragione »
« Cosa. Ha. Detto. Cassandra? » domandò ancora, impaziente, scandendo ogni parola. Non aveva distolto neanche per un attimo lo sguardo da me e non pareva aver intenzione di farlo.
« Ha detto che eri stressato, che la vita degli attori famosi come te è piena di impegni. Un giorno a Los Angeles, uno a Parigi, l’altro a Pechino.. interviste, tour.. Ha detto che non potevo starti sempre dietro, così come tu non potevi pensare a me ed alla carriera contemporaneamente. Voi attori dovete scegliere l’una o l’altra cosa »
« E tu le hai creduto » non era una domanda.
« Non era questione di crederle o meno, Tom. Aveva ragione: eri stressato e stanco! A volte non ti reggevi in piedi, ti addormentati, avevi occhiaie che io stessa non ti avevo mai visto in viso in tutti gli anni che ci siamo conosciuti »
« Quindi hai pensato che sarebbe stato meglio per me lasciarmi? Hai pensato che mi avrebbe fatto sentire meglio? » mi guardava con occhi furibondi, arrabbiati. Abbassai lo sguardo, non riuscendo a reggere il suo.
« Io.. ho solo pensato che saresti stato meglio senza di me, perché in questo momento della tua vita non posso che essere un peso, per te »
Si mise una mano sugli occhi, per poi passarsela su tutto il viso. « Tu non sei mai stata un peso per me »
« Ti ho visto durante le due settimane del tour, quando io non c’ero. Eri raggiante, felicissimo! »
« Perché amo il mio lavoro! » alzò la voce, aprendo le braccia.
« Perché io non c’ero! Non dovevi pensare anche a me! »
Scosse il capo, roteando gli occhi. « Te lo ripeto, adesso, e non farmelo ripetere più: tu non sei mai stata un peso per me, Cassandra, mai »
Non risposi, non controbattei: sarebbe stato inutile.
L’attore inglese sbuffò, passandosi nuovamente la mano sul viso, per poi passarsela sui capelli. « Hai idea di come mi sia sentito quando Jane mi ha detto tutto? »
« Le avevo chiesto di non dirti niente »
« E sai perché l’ha fatto? »
« Perché non è capace di tenere un segreto? »
« Perché stavo impazzendo! »
La sua risposta mi sorprese. Lo guardai, corrugando la fronte, in attesa di una spiegazione.
« Sono venuto qui da lei, ieri, perché volevo dei consigli. Volevo capire come poter tornare a parlarti, a vederti.. volevo capire come poter riaverti con me » confessò, chinando appena il capo. « Se pensi ancora che la tua decisione di lasciarmi mi abbia fatto sentire meglio, beh, ti sbagli, Cass. Sono tornato dall’America, ormai quattro mesi fa, impaziente di vederti, di stringerti, di passare tutto il tempo possibile con te, ed invece mi sono visto piombare addosso una decisione che avevi preso solo tu. Una pausa. Pausa da cosa, precisamente? Dall’amore? » gesticolò, non dandomi neanche il tempo di rispondergli e dire la mia. « Ma poi ho pensato: va bene, facciamo questa pausa, di certo non posso costringerla a stare con me. Mi sono chiesto e richiesto, in tutti questi mesi, cosa diavolo avessi potuto fare per farti desiderare una pausa. Ero stato troppo opprimente? Oppure non ti avevo dato abbastanza attenzioni? Davvero, non riuscivo a darmi una risposta »
« Sei stato un ragazzo perfetto » sussurrai, interrompendolo.
Lui non dette peso alle mie parole. « Ho lottato con tutto me stesso per tenermi impegnato e non cercarti in questi mesi »
« Siamo in due » dissi, ma lui, di nuovo, mi ignorò. Aveva cominciato a fare avanti e indietro per la stanza, gesticolando, guardandomi, ogni tanto, mentre parlava.
« Non credo di aver mai letto così tanti copioni e libri in vita mia; ho fatto attività fisica come forse ho fatto solo per l’audizione di Thor. Quando ho cominciato a recitare in “Coriolanus”, mi sono sentito meglio, proprio perché avevo impegni, perché abbandonavo il mondo reale » si bloccò, fissandomi. « Quando ti ho vista, quella sera, mentre recitavo.. non so neanche come spiegarlo. E’ come se fossi tornato a respirare nel mondo reale. Ho abbandonato l’antica Roma, Coriolano, e ho visto i tuoi occhi. Ho riavuto speranza. Potevo guardarti, parlarti, di nuovo, potevo sentire di nuovo la tua voce! »
Strinsi di nuovo i pugni.  Non tremare.
« E poi nel camerino.. eri.. bellissima! Mi sorridevi! Ci credi che ho pensato che il cuore mi potesse uscire dal petto? »
Sentii gli occhi inumidirsi. In quel momento era il mio di cuore che voleva uscire dal petto, ma solo per frantumarsi in mille pezzi.
« Ma poi è tornato tutto come prima. Non eri venuta lì per me, almeno non come avevo sperato io. Ti ho lasciata andare, di nuovo. Ho rispettato la tua decisione, di nuovo. E’ stato orribile passare il Natale senza di te, e non solo per la presenza della tua famiglia, ma proprio perché mancavi tu. Sentivo, nell’aria, la tua mancanza. Scambiarci quei pochi messaggi di auguri, formali, senza neanche un briciolo di sentimento, non mi ha aiutato. E’ da circa un mese che ho smesso di costringermi a non pensare a te; ho cominciato a chiedere a tua sorella qualsiasi cosa su te, cosa facessi, dove fossi.. Non riuscivo a smettere. Mi mancavi, Cass, mi mancavi come l’aria stessa »
La prima lacrima cadde proprio in quel momento. Che cosa ho fatto?
« Così, ieri sono venuto qui da Jane per chiederle consiglio. Lei ha tentato di parlare di altro, di farmi cambiare discorso, ma quando ha visto che non volevo demordere, mi ha detto tutto » sospirò. « Hai idea di come mi sia potuto sentire? Hai idea di come sia realizzare che tutto quello che avevo pensato potesse essere la causa della nostra rottura, fosse una menzogna? Sono stato quattro mesi a pensare a cose assurde, inutilmente. Quattro mesi, passati a soffrire, per una bugia »
Quelle ultime parole erano state come tante coltellate dritte nel cuore. Volevo sotterrarmi, volevo sparire e non dover vedere quegli occhi azzurri, non dover sentire quelle parole.
« Mi dispiace » sussurrai.
« Sono bastate solo quelle parole per farti prendere quella decisione? Solo poche parole, praticamente di una sconosciuta, per decidere di cancellare tutto quello che c’è stato? »
« Pensavo avesse ragione, pensavo fosse la verità »
« Sempre insicura, fino alla fine » sbuffò, e poi fece una cosa che mi fece accelerare il cuore: si sedette sul letto, proprio accanto a me. Mi guardò, ancora una volta, negli occhi. Eravamo vicini, troppo vicini, come non lo eravamo da mesi.
« Perché non mi hai detto la verità? »
« Mi avresti detto quello che mi stai dicendo adesso, che non sono un peso. Non mi avresti lasciata allontanare da te.. Avresti litigato con Melissa, con la quale devi avere ancora a che fare per questo mese, visto che a breve inizia la promozione del film »
« Non nominarla neanche, per favore »
« Io.. volevo solo darti la possibilità di pensare al tuo lavoro, senza troppo stress »
« Mi hai dato solo possibilità di star male, invece »
Chinai il capo, non riuscendo più a trattenere altre lacrime. « Io.. non so che dire » singhiozzai. « Non era mia intenzione, davvero.. io.. » io ti amo.
« Lo so »
« Mi dispiace »
Annuì. « Lo vedo. Lo sai cosa mi è venuto in mente, in questi mesi, e soprattutto nell’ultimo periodo? » domandò, senza aspettare la mia risposta. « La promessa che feci a tua nonna »
Un’altra coltellata, l’ennesima.
« Mi sono chiesto: come posso prendermi cura di lei, come posso mantenere la promessa? Come posso prendermi cura di chi amo, se non mi vuole accanto a sé? »
Sentii lo stomaco torcersi, il cuore arrivare fino in gola, le gambe addormentate. Lo aveva detto, per davvero?
« Tu.. ancora? »
Annuì. « Sì, Cassie. Non ho mai smesso. Fidati, ho cercato di farlo, ma non ce la faccio. Ti amo, non posso cambiare i miei sentimenti »
« Ma, ora.. » balbettai. E adesso? Cosa sarebbe accaduto, fra noi?
« Ora non lo so » si rimise in piedi « E’ successo tutto troppo in fretta, non so che voglio fare, non so che voglio dirti.. » fece un lungo e profondo respiro. « Ti ho mentito, prima » si mise la mano in tasca, estraendo un paio di chiavi. « Ho le chiavi della stanza, posso aprire »
« Oh »
« Vado a casa, ora, ho bisogno di stare un po’ solo; per davvero, questa volta. Mi fai un favore, però? »
Non risposi, mi limitai a guardarlo.
« Smettila di piangere »
Queste furono le ultime parole che mi rivolse, prima di uscire dalla stanza, dalla casa di mia sorella, e probabilmente anche dalla mia vita.
 
Mi asciugai le lacrime uscendo dall’appartamento di mia sorella, non avevo intenzione di aspettare il suo ritorno. Cosa le avrei mai potuto raccontare?  
Fu la pioggia di Londra a bagnarmi il viso, mentre tornavo a piedi a casa mia. Non piansi più. Perché avrei dovuto? Era stata colpa mia, solo mia. Avevo fatto soffrire Tom, la persona che più amavo al mondo, gli avevo mentito. Meritavo di restare sola, di non averlo più al mio fianco. Nonostante mi avesse detto che mi amava ancora, sicuramente in quel momento, dopo avermi vista, dopo aver capito che gli avevo davvero mentito e che lo avevo fatto star male per mesi, senza un reale motivo, ci stava ripensando. Meritava di meglio, meritava qualcuno che lo facesse sorridere e basta, qualcuno che lo amasse più di quanto lo amassi io, se era possibile.
Lo avevo perso, ne ero convinta. Avevo perso l’amore della mia vita ed era tutta colpa mia, tutta colpa di paure e angosce prive di senso. Non meritavo il suo amore, né le sue attenzioni, né le sue dolci parole, o le sue premure.
Meritavo solo di restare sola, a pentirmi.
 
Ricevetti molte telefonate e molti sms quella sera, persino durante la notte, ma non risposi a nulla. Erano quasi tutte di Jane, Frank e Nat, ma non avevo voglia di dare spiegazioni a nessuno. Dai messaggi che ricevetti, sembrava che Jane avesse detto tutto anche a Nat, che mi chiedeva in mille modi di risponderle, di farle sapere come stessi, se volessi la sua compagnia, arrivando persino a minacciarmi.
Il cellulare continuò a vibrare per tutta la notte, mentre io ero stesa sul divano con la tv accesa, non attenta a quello che stavano trasmettendo. Stavo per spegnerlo, alle tre di notte, quando vibrò ancora, ma il nome che apparse sul display mi bloccò. Tom.
 
« Pronto? »
« Sei a casa? » mi domandò, con l’affanno. Dall’altra parte del telefono si sentiva anche la pioggia incessante di Londra.
« Sì, sono a casa. Ma tu dove..? »
Riattaccò.
Rifeci il numero, ma scattò la segreteria. Che diavolo stava succedendo? Dov’era Tom? Perché aveva l’affanno? Perché aveva spento il cellulare dopo avermi chiamata?
Pensai di chiamare Luke, magari lui avrebbe potuto aiutarmi, ma prima di poter cliccare sul suo nome, sul mio cellulare, tre colpi sulla porta d’ingresso mi fecero sussultare.
« Ma che cavolo! » esclamai. Rischiavo l’infarto.
Guardai dallo spioncino, non potendo credere a ciò che mi si trovava davanti. Per poco le gambe non mi cedettero. Aprii la porta, ritrovandomi  Tom, bagnato dalla testa ai piedi, col fiato corto, a fissarmi.
« Tom! Stai bene? »
« No, non credo »
Era impazzito? Feci un passo in avanti, tentando di toccarlo, di prendergli il braccio per farlo entrare al caldo, ma lui non me lo permise. Alzò una mano, bloccandomi.
« Sono venuto qui per chiederti una cosa »
« Nel bel mezzo della notte, senza ombrello? »
Sorrise. Per la prima volta, dopo quattro mesi, mi sorrise. Mi si scaldò il cuore.
« Mi ami? »
Mi spiazzò. La visione di Tom bagnato, infreddolito, con gli occhi rossi e l’affanno non era niente in confronto a quella domanda.
Restai a bocca aperta. Tentai di dire qualcosa, ma dalla mie labbra uscì solo uno strano verso.
« Rispondi e basta, Cass. Mi ami ancora? Nonostante tutto? Mi ami? » domandò ancora, e ancora.
Sbattei le palpebre, realizzando quello che stava accadendo.
Annuii. « Con tutto il mio cuore »
Sorrise di nuovo. « Mi basta » e poi mi baciò.
Aveva fatto un lungo passo, rompendo la distanza fra noi, chiudendo la porta alle sue spalle. Aveva posato le sua labbra sulle mie, con passione e foga. Non era uno dei suoi baci delicati e romantico, tutt’altro. Sentii subito la sua lingua farsi spazio, cercare la mia. Le sue braccia stringermi a sé. Lo assecondai, decidendo di spegnere la razionalità ed abbandonarmi a quello che stava accadendo.
Mi baciò come non mi aveva mai baciata prima, con tutta la foga ed il desiderio che aveva in corpo. Spinse il suo corpo contro il mio, fin quando non mi ritrovai con le spalle al muro. Sentii bene quanto il suo corpo mi desiderasse.
Le sue mani si muovevano veloci, stringendo, accarezzando. Mi baciò il collo, mentre io mettevo le mani fra i suoi capelli bagnati, godendomi i suoi baci che arrivarono fino al mio seno, scoperto dalle sue mani.
Mi morse il labbro, tornando a baciarmi, mentre con le braccia mi sollevava, posando le sue mani sul mio sedere. Mi aggrappai alle sue spalle, non smettendo di baciarlo.
Tom ci portò in camera mia, lasciandomi cadere sul letto, sdraiata. Di fronte a me, si liberò dei pantaloni, per poi strappare via i miei, insieme agli slip. Gridai quando mi baciò lì, la mia intimità, e lo sentii sorridere. Sussurrai il suo nome, e lui capì che volevo che tornasse da me. Mi baciò tutto il corpo, dall’ombelico in su, guardandomi, famelico, fino ad arrivare alle mie labbra. Eravamo completamente bagnati a causa della pioggia, ed io non solo.
Ci liberammo velocemente degli ultimi abiti, restando nudi.
Quando fu dentro di me, urlammo entrambi. Si mosse velocemente, non smettendo neanche per un attimo di baciarmi. Sembrava instancabile, nonostante non si fermasse mai.
Facemmo l’amore per non so quanto tempo, accarezzandoci e  baciandoci ogni parte del corpo, desiderandoci sempre di più. Quando venne, dentro di me, sussurrò il mio nome, baciandomi le labbra, e mordendomi appena.
Mi coprì con il lenzuolo, abbandonami solo per pochi minuti sul letto, per andare in bagno.  Si posizionò accanto a me, sotto le lenzuola, e mi abbracciò, stringendomi a sé. « Buonanotte, Cassie » sussurrò infine, baciandomi delicatamente.
 
La mattina dopo fummo svegliati dal telefono di casa che squillava. Non avevo alcuna voglia di rispondere: volevo restare lì, stretta a Tom, per il maggior tempo possibile, e lui sembrava desiderare la stessa cosa. Non parlammo, non ci dicemmo nulla, stavamo bene così.
 
Solo quando furono sia il mio cellulare, sia il telefono di casa, sia il cellulare di Tom a squillare, l’attore inglese sbuffò, allungando un braccio, alla ricerca dei suoi pantaloni sul pavimento. Estrasse il cellulare dalla tasca dei jeans, ancora umidi, e si schiarì la voce. « Frank? »
Vidi i suoi occhi spalancarsi. « Cos… no, no, sono a casa sua! … Sì, di Cassie. … Ma come perché?! … Sì, certo! … Arriviamo! » buttò il telefono sul letto, alzandosi in fretta.
« Tom? »
« Dobbiamo andare in ospedale! Jane sta partorendo! »
 
  
 
 
 
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Sono tornata! :D
Allora, vi è piaciuto il capitolo? Spero tanto di sì! Ammetto che è un po' corto rispetto al solito, ma credo sia ricco di contenuti, no? LOL
Grazie a tutti coloro che hanno recensito e inserito la mia storia fra preferite, seguite e ricordate, grazie davvero! <3

Ma avete visto il trailer di Crimson Peak? Sappiate che quella scena mi ha ispirata molto. :D

Alla prossima! :*
 
 
 

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Capitolo 23
*** Erin + Epilogo. ***


Erin

 

Jane sta partorendo?! Cosa diavolo significava che Jane stava partorendo? Così, all’improvviso? Senza di me? Beh, di certo non mi intendevo di parti, bambini o cose simili, ma non doveva esserci un minimo di preavviso? 

Avevo visto mia sorella non molto tempo prima e non avevo notato nulla di strano, al massimo solo che la sua pancia, ormai enorme, era leggermente scesa.. eccola, l’illuminazione! Ricordai mia madre accarezzare il pancione di mia sorella, ricordai le sue parole: “ Quando questa bella pancina scenderà, sapremo che l’angioletto qui dentro è pronto.”

« Cassandra! » urlò Tom, mentre tentava di allacciarsi in fretta i pantaloni, sgualciti, odoranti di umido a causa della pioggia della notte prima. I suoi occhi mi stavano rimproverando, mi stavano urlando di alzarmi e darmi una mossa. 

Obbedii, saltando giù dal letto e correndo verso l’armadio. Dopo aver indossato un paio di mutande, misi il primo jeans che mi capitò fra le mani e lo stesso accadde con la maglietta, con il risultato di sembrare una malata mentale: jeans stretti e strappati in vari punti delle gambe e maglietta a maniche corte con lo Stregatto stampato sopra. Mi precipitai a mettere le scarpe, un paio di converse bianche, mentre ascoltavo la voce di Tom: era al telefono con Luke.

« Grazie al cielo è nei paraggi! » esclamò, tentando di infilarsi le scarpe, ancora umide. «

Dannazione! »

« Non hai la macchina? » domandai.

« Ti sei già dimenticata che sono venuto qui a piedi? » domandò a sua volta, « Con queste. Dannatissime. Scarpe! » sarebbe stato divertente continuare a vedere Tom litigare con le sue scarpe, ma il mio cervello mi gridava di correre, di finire di vestirmi, di sbrigarmi! 

« Giusto! » esclamai, lasciando Tom in salotto, con ancora una scarpa da mettere, e tornai in camera mia. Riempii la borsa con il necessario, senza neanche dare uno sguardo al cellulare, e prendendo una giacca a vento.

Mi guardai intorno: i miei vestiti erano ancora sparsi per tutta la stanza, a terra, il letto non era fatto e c’era puzza di umidità … eppure mi venne da sorridere.

« Cass, andiamo! » gridò ancora Tom, aprendo la porta. 

Lo raggiunsi in fretta, chiudendo a chiave la porta alle mie spalle e precipitandomi nell’ascensore insieme a lui, col fiatone. Mi osservai allo specchio: ero indecente! Sembravo essere appena uscita da qualche film horror scadente, dove interpretavo un’adolescente impazzita, con vestiti assurdi e capelli incommentabili. Da quello stesso specchio osservai Tom, dietro di me, con la faccia sconvolta quasi quanto la mia. Quando si accorse che lo stavo guardando, mi sorrise, divertito. Scoppiamo a ridere insieme, guardandoci a vicenda. Voltandomi, osservandolo meglio, notai un piccolo ma importante particolare: « Ma hai la maglietta strappata! » 

La bella maglietta bianca dell’attore inglese, che faceva intravedere il suo magnifico e a mio parere perfetto petto, era strappata all’altezza del collo, creando una sorta di scollatura a V. 

« Lo so »

« Come hai fatto? »

« Dovresti chiederlo a te stessa »

« Eh? »

Sorrise. « Sei stata tu »

Mi indicai da sola, perplessa. « Io? »

Annuì. « Tu »

Aprii la bocca, sempre più incredula. Cosa diavolo mi era passato per la mente?

« Probabilmente volevi strapparla » disse Tom, facendo spallucce. Mi aveva letto nel pensiero, per caso? 

« Oh » arrossii, abbassando lo sguardo « Scusami »

« Non importa. Piuttosto, perché non porti il reggiseno? » chiese l’attore, quando le porte dell’ascensore si aprirono; grazie al cielo, non c’era nessuno ad aspettarlo.

« Come?! »

Tom non rispose subito, ebbe l’accortezza di aspettare e di essere fuori dal mio palazzo.

« Ti si vede tutto. Hai freddo? »

Mi osservai il petto ed, effettivamente, si intravedevano i capezzoli.

« Penso sia più la paura e l’emozione, che il freddo. Mia sorella sta partorendo! » mi misi le mani in fronte « Dio! Dov’è Luke? »

« Sta arrivando. Non hai risposto alla domanda »

« Tom! Non ho avuto il tempo di metterlo! »

Serrò le labbra, alzando un sopracciglio. Mi ricordai la sua faccia gelosa quando ricevetti, mesi prima, i fiori da Nicolas. « Ti guarderanno tutti »

Mi fece ridere. « In ospedale?! »

Alzò gli occhi al cielo. « Anche in ospedale ci sono uomini »

« Vuoi che salga a metterlo? »

Scosse il capo. « Lascia stare, quello è Luke » 

Il pubblicista aveva parcheggiato dall’altra parte della strada; mentre attraversavamo, sussurrai a Tom « Non essere arrabbiato »

« Non sono arrabbiato, sono geloso » ammise. Mi aprì lo sportello posteriore e prima che potessi entrare e sedermi in auto, mi sussurrò all’orecchio « Tu sei solo mia ». Ebbi un fremito; mi coprii la maglietta con la giacca a vento, in quel momento ero certa che si sarebbe visto molto di più dal mio petto.

« Si può sapere cosa caspita ci fate senza macchina in momenti come questi?! » domandò Luke, non appena Tom si sedette accanto a lui.

« La mia macchina non parte da mesi » risposi io.

« Sono venuto da Cass a piedi, ieri notte »

« E perché?! Anzi no, non dirmelo, i vostri vestiti ed i vostri capelli parlano per voi. Sono contento che abbiate fatto pace! Avete fatto pace, no? »

« Guida e basta ora, per favore » rispose Tom, lievemente imbarazzato. Probabilmente non si sentiva molto serena nel dover raccontare come avevamo fatto pace. Perché l’avevamo fatta, no? La domanda cominciò ad assillare anche me. Non era stata una pace convenzionale, anzi, ma c’era stata, almeno così pensavo io. Tom ed io non ne avevamo minimamente parlato e probabilmente non lo avremmo fatto in tempo breve.

Decisi di distrarmi e mi guardai nello specchietto retrovisore della macchina, mentre Luke sfrecciava per le vie di Londra.

« Hai una spazzole o un pettine, per caso? »

« In macchina? No, cara, mi spiace »

Sbuffai. « I miei capelli sono un disastro! »

« Stai tranquilla! » esclamò Tom.

« No! Per te è più semplice, basta passarti una mano fra i capelli e sei a posto! »

« Ti ricordo che ho la maglietta strappata »

« Hai la maglietta strappata?! » domandò Luke.

« E’ stata lei »

« E’ stata lei?! »

« Tom! » lo rimproverai.

« Che c’è? E’ vero! »

« Ok, non voglio i dettagli, grazie »

« Non aiutate il mio stato d’animo, sapete? Mia sorella sta per partorire! Io non sono con lei! E quando sarò con lei, sarò vestita da sedicenne, senza trucco, con capelli indecenti! Mi sto sentendo male »

« Non manca molto » disse Luke.

« Cosa ha detto Frank al telefono? » domandai.

« Che Jane stava partorendo, che doveva chiudere perché doveva avvisare anche te, quindi io gli ho detto che ero a casa tua e lui mi ha chiesto il motivo; non gli ho risposto. Infine, mi ha detto di sbrigarci »

La sua risposta non mi fece sentire meglio. Non solo mia sorella stava partorendo senza di me, ma in più Frank sapeva che io e Tom eravamo insieme, a casa mia. Sicuramente mio cognato si era fatto un paio di domande ed allo stesso tempo aveva detto questo particolar dettaglio a chi era presente in ospedale, cioè alle nostre famiglie. Cominciai ad avere mal di stomaco.

Presi il cellulare dalla borsa, volgendo per la prima volta in quella mattinata lo sguardo sul display. Non ci potevo credere! Non avevo mai ricevuto così tante chiamate e così tanti messaggi prima di quel momento. I mittenti erano diversi: Frank, i miei genitori, le sorelle di Tom e Natasha; il contenuto dei messaggi, invece, era più o meno lo stesso.

“Dove sei?”

“Dove diavolo sei?” 

“Che fine hai fatto?!”

“Tua sorella sta partorendo!”
“Jane sta partorendo!!”
“Come puoi dormire in momenti come questi?!”

Solo l’ultimo messaggio, di Nat, era diverso: “Cosa ci fai a casa tua con Tom?”

Avevo ragione: Frank l’aveva detto a tutti. Rabbrividii.

 

Arrivammo di fronte all’entrata dell’ospedale in pochi minuti; prima di scendere dall’auto, baciai velocemente la guancia di Luke, ringraziandolo infinitamente. 

« E’ bello rivederti! »

« Anche per me, Cassie. Ora, correte! »

Non ce lo facemmo ripetere due volte.

Tom mi prese la mano, con le gambe lunghe che si ritrovava riusciva a correre molto più velocemente di me. Una volta dentro però fui io a guidarlo verso il reparto di ginecologia. Avevo accompagnato mia sorella un paio di volte a fare ecografie e controlli periodici quindi sapevo bene dove dovessimo dirigerci, così come sapevo dove si trovasse la sala d’attesa della sala parto.

Col fiatone, spalancammo insieme le porte, trovandoci di fronte ad entrambe le nostre famiglie, a Nat e Isabelle, la migliore amica di Jane. Tutti si voltarono, guardandoci, mentre si levava un « Finalmente! » generale ed euforico. D’istinto abbandonai la mano di Tom, sebbene tutti se ne fossero già accorti.

<< Cassie, bimba mia! >> mia madre mi raggiunse, abbracciandomi forte. << Dov’eri finita?! Pensavo che non ce l’avresti fatta! >> notai che aveva la voce rotta: era già in lacrime.

<< Stai già piangendo? >> evitai di rispondere alla domanda facendogliene un’altra, sperando che funzionasse.

Mi lasciò andare, tirando su col naso. Mio padre, ormai accanto a me anche a lui, mi posò una mano sulla spalla. << Tutto bene, Cassie? >>

Annuii. << Sì, ho avuto solo qualche imprevisto. >> guardai con la coda dell’occhio Tom, anche lui circondato dai genitori. << Jane come sta? Frank dov’è? >> domandai.

<< E’ con lei, in sala parto. E’ in travaglio, non sappiamo ancora quanto ci vorrà >> 

<< Il medico ha detto che per ora non è abbastanza dilatata >> aggiunse mia madre, facendo arrossire mio padre. << Ha fatto l’epidurale, comunque >>

Mi venne mal di pancia al sol pensiero di mia sorella ed ai dolori che stava sopportando. 

<< Ti senti bene? >> domandò mio padre.

<< Sì, è solo un po’ di mal di pancia. Ora sembra tutto così reale >>

<< Lo so, è incredibile! >> esclamò mio padre, entusiasta. 

<< Hai fatto colazione? >> mi chiese invece mia madre, più premurosa.

Feci cenno di no. << Non ho avuto molto tempo >> 

<< Vuoi che ti accompagni alle macchinette? >> sussultai sentendo la voce di Nat dietro di me, non mi ero neanche accorta che si fosse avvicinata. Voltandomi, la mia migliore amica mi rivolse un sorriso malvagio che mi fece rabbrividire. << Sono proprio qui fuori, a due passi >> continuò, porgendomi il braccio.

<< Vai; se ci sono novità, veniamo a chiamarvi >> 

Presi il braccio di Nat, mentre lei mi conduceva fuori dalla sala di attesa.

<< Mi fai paura >> le sussurrai, mentre percorrevamo il piccolo corridoio che portava alle macchinette.

<< Ringrazia di trovarti già in ospedale, perchè sto per mandarti in terapia intensiva! >>

<< Ma che ho fatto?! >>

<< Cosa non hai fatto! Ti rendi conto che sono venuta a sapere da Frank che Tom si trovava a casa tua?! >>

Alzai gli occhi al cielo: maledetta la bocca larga di Frank!

<< Cosa ha detto esattamente? >>

<< Ero appena arrivata quando l’ho sentito parlare al telefono con Tom. Quando ha attaccato, si è rivolto a tutti noi dicendo che non c’era più bisogno di continuare a chiamarti, perchè Tom era a casa tua, con te >>

<< Oh. Dio >>

<< Già. I vostri genitori sono rimasti un po’ perplessi; io e le sorelle di Tom ci siamo guardate con gli occhi spalancati >>

<< Cosa hanno detto i miei? >>

<< Tua madre e Diana hanno detto che sicuramente Tom era venuto da te a portarti la colazione, gentilmente, e che entrambi eravate troppo sulle nuvole per star attenti ai cellulari. Frank ha detto che Tom aveva la voce assonnata >>

<< Ma perchè doveva dire anche i dettagli?! >>

<< Diciamo che si è capito che noi tutti, anche senza la spiegazione di Diana e tua madre, stavamo pensando alla stessa cosa >>

<< Quale stessa cosa? >>

<< Che avete passato la notte insieme >>

Sprofondai nella sedia di plastica che si trovava accanto alle macchinette, prendendomi il viso fra le mani. << Voglio diventare invisibile >>

<< Non puoi, tesoro. Ora, quale bevanda vuoi per riscaldarti la gola e iniziare a raccontarmi tutto? >> 

<< Una cioccolata calda, grazie >> avevo bisogno di zuccheri, magari mi avrebbero risollevato il morale ormai sotto le scarpe.

Frank aveva detto tutto a tutti e io volevo solo sperare che non fosse davvero come diceva Nat; volevo sperare che tutti avessero creduto alla spiegazione della mia mamma e non a quella che ronzava nella loro testa su me e Tom insieme durante la notte.

<< Allora >> cominciò Nat, porgendomi la cioccolata calda fra le mani << Cosa diavolo è successo stanotte? Non tralasciare nulla! >>

Sospirai, sapendo che la mia migliore amica non mi avrebbe lasciata andare fino a quando non avrebbe saputo tutto quanto. << Ieri mattina mia sorella mi ha teso una trappola >> cominciai, facendo restare di stucco Nat. << Sì, lo so. E’ pazza >>

<< Quale trappola? >>

<< Mi ha fatto correre a casa sua, perchè Frank mi aveva detto al telefono che non si sentiva bene! Immagina il mio spavento! Quando sono arrivata, mi hanno chiusa in camera loro, insieme a Tom >>

<< E l’avete fatto? >>

Alzai gli occhi al cielo. << No, Nat! Abbassa la voce! >>

Raccontai a Nat, sottovoce temendo l’arrivo di qualcuno, quello che era successo: la discussione che avemmo io e Tom, come lui era venuto a scoprire tutto quanto, come si era sentito in quei mesi e come mi ero sentita male io a venirlo a scoprire. Nat mi abbracciò, impedendomi di piangere ed obbligandomi poi a continuare con il racconto. Le spiegai di come Tom si era poi presentato a casa mia nel cuore della notte, tutto bagnato, solo per farmi una domanda. 

<< Mi ha chiesto se lo amassi ancora, nonostante tutto >>

<< Ti prego, ti prego, Cassie, dimmi che gli hai detto di sì! >>

Annuii, facendo esultare la mia migliore amica. Alcune infermiere e due signori ci guardarono male, ma lei sembrava non essersene nemmeno accorta.

<< E dopo? Che è successo? >>

Sentii le mie guance avvampare. Come glielo spiegavo, adesso?

<< Stai arrossendo >> mi fece notare lei.

<< Sì, immaginavo. Beh, ecco.. Dopo che gli ho risposto così, lui ha detto “Mi basta” e mi ha baciata >>

<< Aaaw! Sembra quasi la scena di un film romantico! E poi? >>

Poi è diventato un altro tipo di film. Pensai. << Poi.. siamo finiti in camera da letto >>

Nat esultò ancora, battendo un paio di volte le mani e alzando le braccia al cielo, in segno di vittoria; mi fece ridere mentre anche questa volta, ovviamente, ci guardarono tutti malissimo. << Finalmente! Era questo che volevo sentire! Com’è stato? >>

<< Più passionale del solito, a dirla tutta. Molto passionale >> sussurrai, arrossendo ancora.

Mi sembrò che Nat stesse soffocando un gridolino di gioia, mentre sorrideva divertita. << Quindi avete fatto ufficialmente la pace? >>

Alzai le spalle. << Non ne ho idea. Non abbiamo parlato >>

<< Per niente? >>

<< No. Ci siamo addormentati e siamo stati svegliati da Frank, dopodiché siamo corsi qui. A parte qualche parole come “Sbrigati” o “Perché non porti il reggiseno?” non ci siamo detti altro >>

<< Come, prego? Reggiseno? >>

La faccia scioccata di Nat mi fece ridere ancora. << In ascensore ho fatto notare a Tom che aveva la maglietta strappata e lui mi ha fatto notare che ero senza reggiseno; per la fretta non sono riuscita a metterlo >>

<< Oh, capisco. E poi nient’altro? >>

<< No, niente >>

<< E’ pur sempre un inizio. Vi amate, ve lo siete detti entrambi, quindi perchè non fare pace? >>

Alzai le spalle. << Non lo so, ormai non sono più sicura di niente. Comunque, ora puoi spiegarmi cosa è successo stamattina qui, invece? >>

Nat mi raccontò che Frank spesso era stato sul punto di perdere il controllo, in quelle ore, e che aveva fatto spesso avanti e indietro dalla sala parto alla sala d’attesa finché non era certo che anche io e Tom stavamo arrivando: mia sorella voleva che fossero tutti presenti per dare il benvenuto ad Erin. 

Mentre mi stava raccontando di come Sarah aveva tentato, invano, di calmare Frank, gli occhi della mia migliore amica si spalancarono spaventati.

<< Cosa c’è? >> domandai. Sembrava avesse visto un fantasma.

<< Sta arrivando Tom >> sussurrò ed io improvvisamente mi sentii il cuore in gola. << Sta’ calma, Cass. Probabilmente vorrà solo parlare >> esclamò, cominciando ad alzarsi.

<< Dove vai?! >> cercai di trattenerla, ma lei si divincolò con molta nonchalance. 

<< Gli dirò che devo andare in bagno, incrociandolo. Dovete parlare, Cass! Ci vediamo dopo >>

In quel momento, oltre al cuore in gola, lo stomaco mi si torse. Mi voltai, osservando la mia migliore amica allontanarsi, incrociare Tom, che le sorrise, e sparire. 

L’attore rivolse gli occhi verso di me, sorridendo ancora, sebbene sembrasse un po’ intimidito.

<< Ehi, quasi zia >> mi salutò << Mi hai lasciato solo in balia delle nostre famiglie >> continuò, rivolgendosi più alla macchinetta che a me. Digitò qualcosa, mentre io pensavo che effettivamente il povero Tom era rimasto solo soletto con genitori e sorelle.

<< Hai ragione, ma Nat mi ha praticamente rapita >>

<< Mia madre mi ha chiesto un paio di volte perchè la mia maglietta si trova in questa condizioni >> sollevò un angolo della bocca, trattenendo un mezzo sorriso. << Le ho dovuto spiegare che non me ne ero neanche accorto >>

<< Dici che ti ha creduto? >>

<< Avrà fatto finta di credermi, così come tutti fanno finta di credere che io sia venuto a portarti la colazione >>. Dopo aver preso il suo caffè, si sedette accanto a me, nello stesso posto in cui poco prima c’era Nat. << Sembra di essere tornati adolescenti >>

 La mia risposta fu una piccola risata, in parte anche falsa. Come potevo iniziare il discorso? Come potevo chiedergli se anche per lui era tornata la normalità?

<< Cass.. >> lo guardai, mentre mi prendeva la mano << Devo dirti una cosa, per chiudere tutto questo >>

Chiudere? Cosa significava chiudere? Tutto questo cosa, precisamente?!

<< Dimmi >>

Fece un respiro profondo, non staccando mai lo sguardo da me. << Voglio essere solo sincero con te, non c’è bisogno di spaventarsi >> 

I miei occhi probabilmente parlavano molto più di me e lui sapeva ascoltarli molto bene.

<< Ieri, prima di venire da te, sono stato da Melissa >>

<< Melissa? >> domandai incredula. Che ci era andato a fare da Melissa? << Perchè? >>

Annuì. << L’ho invitata a cena >>

Cominciò a farmi male lo stomaco. << A cena? Tu e Melissa? >> praticamente aveva realizzato il sogno dell’attrice.

<< Sì, lei era molto contenta. Probabilmente pensava che sarebbe stata una cena piacevole >>

<< Non lo è stata? >> domandai, temendo la risposta.

<< No, non c’è stata neanche una vera e propria cena. Quando sono andato a prenderla, dopo che lei mi ha guardato in strano modo probabilmente perchè ero vestito troppo casual e per niente elegante come lei >> alzò gli occhi al cielo << non l’ho neanche fatta salire in auto. Le ho parlato, subito. Le ho detto che ero venuto a sapere ogni cosa, su quello che ti aveva detto. Dopodiché le ho detto, nel modo più gentile possibile, cosa pensavo di lei e le ho pregato di non rivolgersi mai più a te in quel modo. Le ho detto che il nostro rapporto continuerà solo sul piano lavorativo e che quando finirà la promozione del film, preferirei non vederla più >>

<< Oh, mamma. Tom.. non dovevi farlo. Voglio dire, potevo affrontarla io stessa senza che tu rovinassi il tuo rapporto con lei >>

<< C’ha pensato da sola a rovinare il rapporto, tra l’altro solo lavorativo, che esisteva fra noi ed esisterà per ancora poco tempo. Dovevo farlo, Cass. Sei liberissima di affrontarla anche tu, se vuoi, ma io dovevo dire la mia. Non penso di aver mai incontrato persona più subdola di lei >>

<< Beh, io non fremo dalla voglia di parlarne. Comunque .. >> sospirai, in parte sollevata del fatto che la questione Melissa sembrava apparentemente chiusa <<.. grazie per avermelo detto >>

<< Penso che la sincerità e la fiducia siano la base di ogni rapporto, no? >> mi domandò, sollevando un sopracciglio.

<< Era una frecciatina? >>

<< Diciamo di sì >>

Ridemmo un po’, ma poi tentai di tornare seria. << Mi dispiace di essermi comportata così, davvero. L’ultima cosa che voglio è farti del male >>

<< Cass, davvero, per me la storia è chiusa >> posò anche l’altra mano sulla mia, stringendola. << Possiamo anche non parlarne più >>

<< Ma.. voglio dire, ieri.. Dopo quello che è successo, non abbiamo parlato per niente >>

<< Vuoi dirmi qualcosa? >> domandò, con una faccia che sembrava essere quella del Gatto con gli Stivali di Shrek. Mi fece tenerezza.

<< Voglio solo domandarti se abbiamo fatto ufficialmente la pace. Sai, ieri non è che ci siamo detti molto .. >>

Tom chinò il capo, soffocando una risata ed arrossendo appena. << Hai ragione, non è stata per niente una dichiarazione d’amore. Mi sono lasciato andare alla passione >>

<< Beh, male non fa >>

<< No, no, anzi.. Mi piacerebbe fare la pace più spesso così in futuro >>

Ormai dovevo avere lo stesso colorito di un pomodoro, ma non potevo che essere d’accordo con lui. 

<< Cassie, ti ho già fatto ieri questa domanda: mi ami? >>

Annuii, senza pensarci due volte. << Sì >>

<< E questo mi basta sul serio. Mi basta questo: noi. Voglio dimenticare questi ultimi mesi, voglio scordare ogni cosa, perchè so che hai capito e so che sei sincera quando dici che ti dispiace >>

<< Ti ho fatto davvero troppo male >>

Scosse il capo. << Non importa. E’ successo. Io ti amo, Cassie. Non riesco più ad immaginare la mia vita senza di te. Lo capisci, questo? >>

Annuii. << E’ lo stesso per me >>

Sorrise. Fu un sorriso sincero e bellissimo, accompagnato da due occhi felici e lucidi. << Allora basta parlarne >>

Mi baciò, delicatamente, come solo lui sapeva fare. Mi sentii finalmente bene, in pace, felice del momento che stavamo vivendo e di tutto quello che ci avrebbe riservato il futuro. 

 

Erin nacque un’ora dopo. Raggiungemmo mia sorella e la mia piccola nipotina non appena ce lo permisero: fu amore incondizionato. Guardai la piccola, con Tom accanto a me, e scoppiai in lacrime, seguendo mia madre, Diana e Sarah. Era una piccola, piccolissima creaturina di neanche tre chili, con pochi capelli chiari e gli occhi chiusi, eppure mi sembrava l’essere più bello che avessi mai visto. La amai nel momento stesso in cui la vidi e quando la presi in braccio per la prima volta, giurai dentro di me che le sarei sempre stata vicina.

Tom si emozionò, sebbene non pianse come me. Vederlo con in braccio Erin fu emozionante; sembrava essere anche per lui l’essere più bello del mondo. 

Salutammo mia sorella ed Erin con la promessa che dopo qualche ora saremmo tornati tutti da loro. 

<< Siamo zii >> esclamai io, mentre aspettavamo Luke nello spiazzale appena fuori il cancello dell’ospedale.

<< Già. Amo quella bambina e l’ho vista per soli cinquanta minuti. E’ possibile? >>

<< Fidati, la amo anche io >>

Sospirò. << Immagina come sarebbe se fossimo i genitori >>

Lo guardai strano, di certo non avrei mai immaginato che potesse dirmi una cosa del genere. 

<< Non pensare subito cose assurde. Voglio dire, l’amore degli zii è immenso, ok.. ma immagina quello dei genitori. Dev’essere ancora più forte, ancora più bello >>

Annuii. << Sicuramente prima o poi lo proverai anche tu >>

Poco prima di salire in macchina, lo sentii sussurrare. << Magari lo proveremo insieme >>

 

 

 


One Day More.
 

Era strano pensare che quella stessa mattina io e Tom ci trovavamo in Carnaby Street per cercare un regalo adatto alla nostra nipotina per il suo battesimo e come in quello stesso mento stessimo per scendere da una limousine per la première londinese di One Day More.

<< Dici che le andrà bene il completino? >> domandò l’attore.

<< Tom, in questo momento non sto pensando al completino di Minnie che indosserà Erin, ma a quello che sto per affrontare >> mi misi una mano sullo stomaco, facendo un lungo respiro. 

Ci sarebbe stata tantissima gente: non solo le nostre famiglie, ma ovviamente anche giornalisti, fans, e attori. Tom non aveva potuto fare a meno di invitare Chris Hemsworth e sua moglie Elsa e probabilmente anche Benedict Cumberbatch si sarebbe presentato. Tutto ciò non aiutava assolutamente la mia condizione.

Mi prese la mano libera, baciandola. << Sei bellissima e là fuori ci sono anche i tuoi fans che ti aspettano. Tutti adoreranno il film, tutto andrà bene e finalmente dopo potremo partire per Roma >>

Già, Roma! Per il compleanno di Tom, avvenuto pochi giorni prima, avevo pensato di regalargli una vacanza in Italia, a Roma, perchè sapevo quanto a lui piacesse quella città a quanto ci fosse legato, anche per gli studi che aveva fatto all’università. Ne fu entusiasta ed io fui contenta di aver azzeccato il regalo.

<< Il vestito lo ha scelto Luke, comunque >> esclamai.

<< Davvero? E l’intimo, Nat? >>

<< Tom! >> lo sgridai, facendolo ridere. Dentro di me, però, mi ricordai del giorno prima e di quando Nat mi aveva portata a fare shopping solo per l’intimo che avrei utilizzato alla première ed a Roma.

<< Che c’è? Sto solo cercando di farti pensare ad altro! A Roma porterai il repertorio di Victoria’s Secret? >> sembrava che mi leggesse nella mente!

<< Non ho intenzione di risponderti >>

<< Va bene. Chissà come la prenderà il nostro primogenito quando saprà che è stato a Roma prima ancora di nascere! >>

<< Tom! >> lo sgridai, ancora. Ultimamente faceva spesso battute su figli futuri, sebbene non avessimo mai parlato dell’argomento in maniera seria. Mi divertiva e mi lusingata pensare che lui immaginasse un futuro così, per noi.

<< Hai ragione, prima c’è il matrimonio >>

Stavo per sgridarlo per la terza volta, ma fui distratta dalla limousine, che si fermò. << Oddio! >> esclamai. << Siamo arrivati >>

Mi strinse ancora la mano. << Puoi farcela, sarà perfetto! >> 

Mi baciò, prima che ci aprissero gli sportelli. Il sorriso di Tom fu l’ultima cosa che vidi prima che tutti i flash e le urla mi travolsero, letteralmente. 

Ero meno spaventata e meno disorientata rispetto alla mia precedente première e questa volta i fans ed i giornalisti erano davvero lì anche per me. Mi divertii, mi sentii apprezzata ed in parte anche amata. Il film piacque, almeno per quella sera, a tutti quanti e ne fui tanto orgogliosa. One Day More era stato il libro che mi aveva fatta riavvicinare a Tom, che mi aveva fatto vivere la storia d’amore più bella della mia vita, e che mi aveva letteralmente cambiato la vita. Non potevo che essere felice nel sapere che il mondo l’avrebbero apprezzato quanto me.

 

Tom, quindi, aveva ragione: era stata davvero una première perfetta! Mi domandai se, magari, più in là avrei dovuto anche dargli ragione su Roma e sul nostro primogenito…





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Ebbene sì, ho aggiornato.
Potete cominciare ad insultarmi subito, prego.

Mi dispiace da morire aver fatto passare così tanto tempo dall'ultimo aggiornamento; non avevo ispirazione, è stata un'estate piena fra esami ed altro e quindi non ho trovato proprio il tempo. Da una settimana a questa parte, invece, la voglia è ritornata e mi sono detta che dovevo aggiornare e terminare la mia storia. Mi mancheranno moltissimo Cassie e Tom, ma spero che la loro storia vi sia piaciuta come è piaciuto a me scriverla. 
Ringrazio tutti coloro che hanno anche solo messo la storia fra una delle tre categorie, ma soprattutto chi ha speso anche solo due minuti della sua vita a dedicarmi una recensione: GRAZIE GRAZIE GRAZIE! Siete meravigliosi e vi adoro, tutti. <3

Spero ci risentiremo, magari con la Long su Loki e con le prossime FF che scriverò su Tom. 

Vorrei solo dirvi che ho da poco aperto un canale youtube dedicato ai libri e se vi va di seguire una Booktuber, questo è il link: https://www.youtube.com/channel/UCIPdu_wAzER7uI-ErtJULTg

Ringrazio ancora davvero tutti quanti, sebbene una menzione speciale vada fatta a Polly, Charlie, Kyra, Elen, perchè ci siamo sentite anche al di fuori di EFP e mi avete sempre sostenuta ed apprezzata. Grazie, ragazze! <3

Alla prossima, Hiddlestoners! :*

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