L'Ultima Creatura del Destino: la Mezzosangue di Atlantide

di Flos Ignis
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1. Incubi ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2. Potere ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3. Vecchi nemici ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4. Guerra ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5. Il dolore ti cambia ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6. Spezzata ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7. Fuoco ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8. Il rituale ***
Capitolo 10: *** capitolo 9. Diventare un eroe ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10. Emozioni e situazioni inaspettate ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11. Famiglia ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12. Verità ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13. Felicità ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14. Legami di sangue ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15. L'inizio del viaggio ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16. Un tremore nel cuore ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17. Seconda possibilità ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18. Destino ***
Capitolo 20: *** Capitolo 19. Il prezzo da pagare ***
Capitolo 21: *** Capitolo 20. Il Capitano ***
Capitolo 22: *** Capitolo 21. Perdere l'anima ***
Capitolo 23: *** Capitolo 22. Cicatrice ***
Capitolo 24: *** Capitolo 23. Amare è difficile... non amare ancora di più ***
Capitolo 25: *** Capitolo 24. Odio e amore ***
Capitolo 26: *** Capitolo 25. Oltre la paura ***
Capitolo 27: *** Capitolo 26. Quando la morte canta ***
Capitolo 28: *** Capitolo 27. Il potere dell'Aria ***
Capitolo 29: *** Capitolo 28. Cuori in tumulto ***
Capitolo 30: *** Capitolo 29. Strategia ***
Capitolo 31: *** Capitolo 31. Potere distruttivo ***
Capitolo 32: *** Capitolo 32. Anime in rivolta ***
Capitolo 33: *** Capitolo 33. L'ultimo respiro ***
Capitolo 34: *** Capitolo 34. La fine di un'Era... ***
Capitolo 35: *** Capitolo 35. ...e l'Inizio del Nuovo Mondo ***
Capitolo 36: *** Capitolo 36. Come back ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


PROLOGO
 
Quando il destino del mondo si trova in bilico tra la distruzione e la salvezza, e tutti si rivelano per come sono veramente, meschini e crudeli o generosi e coraggiosi, nasce una creatura che determinerà da quale parte della bilancia far pendere la sorte: sarà a questa che il Destino si piegherà secondo il suo volere, a lei e solo a lei il mondo intero dovrà la sua devastazione o la sua rinascita.
Si crede che questa creatura misteriosa partecipi della natura più oscura, generata dalla morte nei suoi abissi più silenziosi, e che al tempo stesso irradi la luce più luminosa, nata dalla vita nel suo immenso splendore.
Senza di essa, il mondo vivrebbe un'esistenza a metà, che non sarebbe nè vita nè morte, ma un'insostenibile via di mezzo che logorerebbe le menti e brucerebbe le anime.
Per questo tutti attendono con ansia l'arrivo di questa creatura misteriosa, la cui identità è sconosciuta a tutti fino al momento decisivo.
Questo è accaduto per millenni, e questo dovrebbe continuare a essere. Ma così non è, il destino deraglia dai suoi binari, stanco della stupidità degli uomini, decidendo di dar loro un'ultima occasione per capire.
L'ultima Creatura sta nascendo, e il destino presente e futuro del mondo intero è interamente nelle sue mani.
Ma il destino vuole fare un dono alla sua ultima, futura padrona, per compensare la difficoltà del compito che le ha affidato, un dono molto speciale. Mai aveva agevolato le sue precedenti padrone, ma questa è unica nel suo genere, perchè è a lei che sta affidando il mondo, sperando che lo conduca sulla giusta via.
Nemmeno il Destino stesso sapeva a cosa sarebbe andato incontro quando decise che sì, era giunto il momento: l’Ultima della sua specie doveva nascere.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1. Incubi ***


INCUBI
 
“Il sogno è l’infinita ombra del Vero.”
Giovanni Pascoli
 
C’era un non so che di poetico nel trovarsi davanti ad un camino scoppiettante, con una coperta sulle spalle e una cioccolata calda in mano mentre fuori imperversava un temporale: Hermione Granger ne era profondamente convinta.
L’indomani si sarebbe dovuta alzare presto per il primo giorno di lezione del Settimo, dopo più di un anno in cui ciò che aveva bisogno di sapere aveva dovuto impararlo da sola, per cui sarebbe stato difficile tornare ad un regime scolastico normale – per quanto normale possa essere in una Scuola di Magia, certo; tuttavia, nonostante fosse notte fonda, proprio non riusciva a riaddormentarsi. Le capitava spesso di avere incubi, ma anche se per fortuna non ne aveva memoria si trovava a fare i conti con la paura, che le scorreva sotto pelle con l’irruenza del mare che si abbatte sugli scogli: dopo, non era più in grado di dormire. Quando era piccola si arrampicava al davanzale della finestra nella sua cameretta e restava a guardare le stelle, cercando di ricordarne i nomi e le storie che si celavano dietro di essi per scacciare i demoni che spuntavano dalle ombre. Era stata orgogliosa e coraggiosa fin da bambina, quando si rifiutava di cercare conforto nel letto della madre; crescendo, aveva imparato a distinguere i mostri che si celavano nei sogni da quelli che camminano e respirano allo stesso ritmo del cuore spaventato. E questi ultimi erano i peggiori, perché non venivano dall’inconscio addormentato, non potevano svanire semplicemente svegliandosi, no: erano mollicci che ti perseguitavano a ogni passo tremante, fino al momento della ribellione. Magicamente, il coraggio uccideva più mostri di una spada. Hermione se ne era convinta alla veneranda età di dieci anni, e quella convinzione era una delle poche della sua vita ad essere rimasta immutata.
 
Quando era arrivata ad Hogwarts aveva iniziato a sfruttare quelle notti insonni per studiare: chi se lo scordava il suo Terzo anno, in cui tra la Giratempo e gli incubi dormiva sì e no tre ore a notte, oppure il Quinto, quando sgattaiolava nella Stanza delle Necessità senza dir niente a nessuno per aumentare sempre di più la potenza dei suoi incantesimi? Per non parlare dell’anno passato a nascondersi nei boschi cercando gli Horcrux… non aveva dormito molto, in effetti, durante tutto il periodo della guerra.
Hermione aveva odiato gli incubi con l’impegno e l’ostinazione che la distinguevano dalla massa e le avevano permesso di affrontare e vincere la Guerra Magica. Li odiava perché nonostante fosse sopravvissuta all’anticamera dell’Inferno in Terra, comprendente serpentoni velenosi, draghi, fuoco e cenere e morte sulla sua strada a ogni passo, ancora non riusciva a dormire serenamente, svegliandosi con la tachicardia e la bacchetta in pugno stretta al punto da farsi male alla mano. La stessa mano che le stava ancora tremando nel momento in cui le sue riflessioni vennero interrotte da una camminata leggera e familiare.
‘Herm… un altro incubo?’
La giovane grifona non fu troppo sorpresa di trovarsi davanti Harry Potter, il Bambino Sopravvissuto Due Volte, Salvatore dei Due Mondi …
… e se chiedete a me, il mio migliore amico. La mia ancora di salvezza.
Gli incubi erano materia condivisa tra loro: avevano passato tanto di quel tempo davanti a quel caminetto, di notte, a parlare o semplicemente in silenzio, che ormai era diventata quasi una routine, se non piacevole, almeno meno solitaria. Forse era questo il motivo per cui da ben sette anni, andare a dormire non le faceva più così paura. Quando li aveva, sapeva per certo che poteva contare sul suo amico: era un loro segreto, quello di bere cioccolata calda a notte fonda per consolarsi a vicenda. Non che se li raccontassero sempre: a volte, con gli amici, se questi sono troppo chiusi o spaventati, basta non parlare a vuoto e star loro accanto.
Harry l’aveva salvata dalla paura, prima ancora che da tutti gli altri pericoli in cui si erano spalleggiati a vicenda con il loro rosso amico fino a diventare il Trio Miracoli, come già da anni si bisbigliava nei corridoi della scuola.
Non lo ringrazierò mai abbastanza per questi sette anni. Otto, contando quello che sta per iniziare. Chissà se riusciremo a passare un anno tranquillo. Conoscendoci, però, non ci scommetterei uno zellino bucato.
-Herm? Stai bene? Ti sei incantata a guardare il fuoco?-
-No Harry, stavo solo pensando. Vieni, ho fatto la cioccolata anche per te.- Sorrise guardandolo sedersi accanto a lei, mentre le rubava un pezzo di coperta e afferrava grato dalle sue mani la cioccolata calda che gli aveva preparato, praticamente certa che sarebbe arrivato.
Quando Harry scendeva le scale del dormitorio con addosso l’aria arruffata di chi si è appena svegliato le faceva una tenerezza infinita. Certo, avrebbe preferito che non si svegliasse in un modo così poco piacevole, ma restava il fatto: sembrava più giovane e ingenuo di quanto non fosse realmente, con i capelli perennemente in disordine, del tutto impazziti, che si rifiutavano categoricamente di restare attaccati alla testa, preferendo sfidare la gravità, la faccia pallida sotto la leggera abbronzatura che chiariva il sonno per nulla riposante, e gli occhi…
Beh. Qui ci sarebbe da farci un poema. Sembra che ci sia qualcosa dentro di lui che li fa splendere come smeraldi luminescenti. Liquidi, sono smeraldi liquidi.
Hermione sapeva che le iridi, genericamente, non brillavano e non si muovevano, ma diavolo, sembrava proprio così. Aveva l’impressione che dietro quei laghi verdi ci fosse un fuoco che danzava. E stregava. Lei.
-Di nuovo incubi Harry? O ti ha svegliato il temporale?-
-Incubi. Tu invece?-
-Idem.-
-Capisco- e capiva davvero. Anche che non voleva parlarne al momento.
– Ma come sapevi che sarei sceso stasera?- erano anni ormai che glielo chiedeva, ma sapevano entrambi che non c’era risposta: troppo strano che le notti dei loro incubi coincidessero, eppure non capivano se fosse solamente un caso bizzarro, uno strano incantesimo o qualcosa di completamente diverso.
-Lo sai che non lo so. Non ho ancora trovato nulla in biblioteca, nemmeno nella sezione proibita. Non aiuta nemmeno il fatto che a me rimangano solo delle sensazioni e pochissimi flash di immagini incomprensibili.–
 
Avevano fatto delle ricerche su quella bizzarria, o meglio, Hermione aveva fatto ricerche, Harry più che altro sparava a raffica teorie inverosimili e senza fondamento alcuno. Era arrivato addirittura a ventilare l’ipotesi di una lontana parentela comune con un veggente: dopo quella ‘stupidaggine mastodontica e assolutamente idiota’, testuali parole di Hermione, Harry si era visto arrivare in faccia “Sogni  di Strega” e poi solo il buio. Si era risvegliato in infermeria con un mal di testa formato famiglia e il broncio preoccupato di Hermione ad accoglierlo. Buffo, come riuscisse a conciliare l’imbarazzo per le sue azioni poco delicate con un’incazzatura niente male.
Comunque, dopo quell’episodio, Harry aveva capito che era meglio evitare l’argomento ‘Chiaroveggenza’ con molta attenzione.
-Non posso fare a meno di chiedertelo, ma lo so che non abbiamo nulla di certo in mano. Del resto, potrebbe essere semplicemente una coincidenza. Forse, siamo semplicemente entrambi affetti da incubi seriali. Poco piacevole, ma normale. Soprattutto visto che abbiamo affrontato una guerra fino a pochi mesi fa.-
-Questo sarebbe rilevante solo se questi incubi non fossero iniziati ben prima della guerra. No, non può essere un caso. Ci svegliamo nello stesso istante, sogniamo nello stesso momento, probabilmente anche gli incubi sono collegati-
Hermione era certa di avere ragione, e quando era convinta di una cosa c’era ben poco che chiunque al mondo potesse fare per farle cambiare idea. Niente, in effetti. Harry ne era consapevole, ed in fondo anche il suo istinto gli diceva che c’era qualcosa di strano in tutta quella faccenda. Per il momento però, voleva solo il conforto della sua migliore amica, per cui bevve un lungo sorso di cioccolata, quasi a farsi coraggio, e le posò la testa in grembo.
 
Al Secondo anno, dopo una nottata particolarmente agitata, Harry aveva avuto bisogno di qualcosa in più del conforto compartecipe di Hermione. Quando le aveva detto, tra l’altro imbarazzato come mai in vita sua, che non aveva mai avuto un incubo così terribile, lei gli aveva solo sorriso e gli aveva preso tra le mani la testa posandosela in grembo. Quando aveva provato a protestare, rosso in viso e ancor più imbarazzato di prima, lei l’aveva tenuto fermo e aveva preso ad accarezzargli i capelli dolcemente e con ritmo ipnotico, tanto che lo fece addormentare di nuovo. Non aveva smesso di accarezzarlo fino all’alba, vegliando sul suo sonno più sereno, poi l’aveva appoggiato sul divano ed era tornata in camera per fingere di svegliarsi con le compagne di dormitorio, come sempre, come nulla fosse accaduto. Qualcosa era cambiato però, anche se nessuno se ne sarebbe accorto ancora per molto tempo.
Da quel momento, per tacito accordo, quando uno dei due aveva bisogno di conforto durante le loro veglie, si mettevano in quella posizione rilassante, anche se alla fine era sempre Harry ad addormentarsi, anche quando era lui a consolare la sua amica: Hermione, semplicemente, lo guardava sorridendo, comunque rincuorata dall’effetto calmante delle carezze che Harry le elargiva sul capo, toccandole i capelli e carezzandole il viso con la stessa delicatezza che si usa con le cose preziose. Hermione le prime volte era in imbarazzo quanto lui, ma le veniva spesso da ridere, nonostante tutto, quando lo vedeva arrossire imbarazzato nonostante fossero anni che avevano adottato quel metodo catartico.
 
Hermione sorrise ripensando a quante volte si erano consolati a vicenda, e come aveva fatto sempre in tutti quegli anni prese ad accarezzare i capelli di Harry, il quale, lungi dall’esserci abituato, si vergognava ancora di chiederle quelle carezze che la vita gli aveva negato tanto a lungo.
Harry sembrava apprezzare molto, ma resistendo tenacemente alla voglia di riaddormentarsi decise di chiederle ciò che aveva sempre voluto.
-Hermione… perché?- lui non era mai stato un asso con le parole, ma per fortuna Hermione era abbastanza brava per entrambi.
-Cosa c’è di male se ti coccolo un po’? Non sono tua madre, e non intendo certo sostituirla, ma tu puoi immaginare che sia lei a darti conforto attraverso di me. Ti meriti un po’ di dolcezza, e a me fa piacere dartene.-
Dopo quella sincera e naturale dichiarazione d’affetto, Harry sentì il calore di Hermione scaldargli il cuore ed avvolgerlo per proteggerlo e cullarlo. Non per modo di dire, lo sentì davvero. Non era la prima volta che gli capitava, aveva spesso l’impressione di vedere, di sentire le intenzioni della gente. Il suo intuito gli aveva spesso salvato la pelle in battaglia. La stessa sensazione ce l’aveva ora, sentiva l’intenzione di Hermione di dargli protezione e conforto. Se fosse stato un gatto, probabilmente avrebbe fatto le fusa.
Ma le sue domande non erano ancora finite, e non poteva permettersi un attimo di distrazione: gli serviva tutta la sua concentrazione per non addormentarsi.
-Senti Herm, posso farti una domanda personale? Puoi non rispondere e mandarmi al diavolo, se ti va.-
-Non esiterò, tranquillo. Chiedi pure, il rischio è tutto tuo.-
-I tuoi genitori…- Harry sentì chiaramente di star oltrepassando un confine invisibile ma tangibilissimo. Superatolo, non sarebbe potuto tornare indietro neppure volendo. Ma era preoccupato per la sua amica, e non sarebbe stato Harry Potter se non avesse rischiato la vita almeno una volta a settimana.  –Insomma, quando questa estate sei sparita due settimane senza dir nulla a nessuno, sei andata a riprenderli, vero? E... hai ridato loro la memoria?-
Fino a quel momento, nessuno si era azzardato a fare domande vista la faccia scura della grifoncina al suo ritorno improvviso, né lei aveva fatto il minimo sforzo per inventarsi qualcosa per la sua scomparsa. Ma era passato un mese dal suo ritorno e ancora non ne aveva fatto parola. Harry era abituato a pazientare con lei, proprio perché avevano un orgoglio smisurato estremamente simile, che impediva loro di parlare dei propri problemi con altri. Avevano imparato tuttavia a confidarsi l’uno all’altra, grazie a quelle veglie. E il silenzio di lei lo turbava, perché era strano, non era dolore quello che nascondeva, aveva imparato a riconoscerlo nei lampi che le attraversavano lo sguardo quando non era osservata. Non era dolore, non solo almeno: aveva l’impressione che stesse cercando di soffocare altro, qualcosa di altrettanto deleterio. Un’ira resa manifesta solo dalla durezza di quelle iridi, che da oro fuso divenivano impenetrabili schegge di granito dorato: impedivano l’accesso alla sua mente da più di un mese ormai. E lui era stanco di aspettare: forse, se fosse stato lui a chiederglielo, avrebbe sputato il rospo che le si era incagliato in gola.
Mera speranza, me ne rendo conto… ma negli anni ho imparato a leggere tra le righe ciò che non dice, che è sempre molto più vero e importante di quanto non riveli a parole. Forse, se spingo certi tasti…
-Lo sai che io sono qui per te, vero? Quando ti sentirai pronta, intendo. In due si sopporta meglio il peso del mondo, no?-
Harry sperava che l’approccio morbido desse ad Hermione la sicurezza che non sarebbe stata attaccata, che poteva farlo entrare nel suo mondo e condividere una parte del peso con lui. Non era certo un Magipsicologo, ma era come se Hermione avesse bisogno di qualcuno che le ricordasse che poteva fidarsi dei suoi amici. Di solito se lo ricordava, ma quando i problemi si facevano personali tendeva a perdere fiducia in sé stessa e nella sua capacità di creare legami. Decisamente, in quel momento aveva bisogno che qualcuno glielo ricordasse.
Hermione sorrise, accettando il punto, e ricominciò a passargli la mano tra i capelli. Non si era nemmeno accorta di essersi fermata. Pensò a un modo per evitare di dirgli la verità senza mentirgli: ovviamente, l’unico modo che trovò fu omettere parte di quella verità così scomoda e assurdamente inverosimile, ma innegabile, cercando di spiegargliela in modo semplice. Non era molto chiaro neppure a lei, che quella situazione l’aveva vissuta e ne aveva avuto le prove. Ancora non si sentiva pronta a raccontare tutto, ma sapeva che avrebbe dovuto sbrigarsi: il tempo stava per scadere, e lei ancora non aveva capito chi erano i compagni di cui aveva bisogno. Su Harry però non aveva dubbi: lui era di sicuro uno. Ne rimanevano ancora quattro da identificare. Ma ci avrebbe pensato poi, ora doveva sviare l’attenzione di Harry.
-Sono andata in Australia per cercare di ridare loro la memoria, sì. Ma c’è stato un imprevisto. Ecco, lo sai che mia madre mi ha lasciata a mio padre appena nata, no? E anche che da allora lui sta con un altra donna che mi ha fatto egregiamente da madre. Quando li ho trovati, lei ha avuto difficoltà a ricordare, quindi alla fine ho deciso di non revocarle l’incantesimo. Era passato troppo tempo e avrebbe potuto avere dei gravi danni al cervello, se avessi continuato con il Reverto Maxima, e anche se mio padre ha riacquistato la memoria appena mi ha vista, era troppo sconvolto per quello che ho fatto a Jane per perdonarmi e accettarmi di nuovo. Mi ha detto che… ha bisogno… di tempo. E che sarebbe stato lui a cercarmi quando… no, se… avesse accettato la cosa. Non voleva che li cercassi di nuovo. E me ne sono andata quella sera stessa. Non ho più avuto loro notizie.-
La voce di Hermione si era arrocchita e quasi spezzata quando aveva espresso un dubbio sulla possibilità che suo padre e la donna che le aveva fatto da madre la perdonassero. Che poi, cos’altro aveva fatto se non proteggerli?
Harry allora si mise seduto e la abbracciò forte: come aveva detto, lei era un asso nelle parole, ma lui aveva il dono di saper comunicare a gesti ciò che provava. Hermione si lasciò abbracciare, ma non pianse. Aveva finito le lacrime sull’aereo di ritorno. Non ne avrebbe più versate, specie alla luce delle nuove verità che erano state disseppellite, quasi contro voglia, ma necessariamente da suo padre. Diciotto anni di bugie si possono perdonare?
La stretta salda ma al contempo gentile del suo migliore amico le schiarì definitivamente le idee, e decise che non aveva senso fingere che nulla fosse cambiato, perché in realtà nulla era rimasto lo stesso. Perché è nella natura stessa del mondo mutare. Era stata sciocca a desiderare che nulla cambiasse, a fingere che ciò che è stato sarà per sempre. Non aveva senso fingere, quando il più grande cambiamento che lei potesse temere e desiderare al contempo era già avvenuto, e la stava stringendo tra le braccia cercando di rassicurarla.
Magari, però, quel segreto lo avrebbe tenuto per sé ancora un po’.
Prima il dovere poi il piacere, Hermione, ricorda. Prima trova i compagni di viaggio, poi svolgi il viaggio, e infine ti occuperai delle tue macerie. Priorità, questione di priorità.
Hermione scoprì alla veneranda età di diciotto anni che la ragione e il bisogno comune non sempre prevalgono sul cuore e sull’impeto dell’anima.
Ovviamente, lei non era una strega qualunque. Per questo avrebbe fatto tutto ciò che era in suo potere – e ne aveva parecchio, al momento attuale – per far sì che il bisogno collettivo e quello suo personale convivessero pacificamente. O non si sarebbe più chiamata Hermione Granger, parola di Grifone.
 
 
Note:
Salve gente! Spero di non aver colato troppa melassa in questo primo capitolo, ma ho deciso di iniziare con calma, dall'amore; non mancherà di certo l’azione, ma voglio andare per gradi piuttosto che ingranare la quinta e rimanere a piedi a metà percorso!
Come forse avete notato mi sono prese delle libertà: l’incantesimo Reverto Maxima non ricordo di averlo mai sentito o letto, ma se così non fosse, chiedo venia per la mia memoria. Dovrebbe invertire il processo dell’ultimo incantesimo subito con molta potenza magica, per questo è pericoloso. Ho anche cambiato la famiglia di Hermione, mi è indispensabile ai fini della storia.
Ho iniziato a lasciare degli imput per lo svogimento futuro, e sarei molto contenta se mi scriveste le vostre opinioni per giustificare le mie licenze. Sarebbe divertente :)
Ringrazio moltissimo Rox_malfoy per avere recensito e Secretly_S per avermi messo tra le Storie Seguite e ovviamente grazie anche a chi ha solo letto il prologo.
Bene, credo di aver detto tutto, a parte un buona lettura e uno spero vivamente di non deludere nessuno. Ciao e alla prossima!
FlosIgnis

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Capitolo 3
*** Capitolo 2. Potere ***


POTERE
 
Il potere è con te.
Se gli darai forma, ti darà forza.

“Kingdom Hearts”
 
Quando l’alba stava iniziando appena a schiarire il cielo notturno, una figura minuta e solitaria camminava a passo marziale nei corridoi della scuola, facendo echeggiare il suono dei suoi passi e creando così nel silenzio che precede l’inizio di un nuovo giorno un effetto di cupo presagio.
Era tanto presto che probabilmente il destinatario di quella visita ancora dormiva, ma l’urgenza spingeva la giovane dai lunghi boccoli a fregarsene di orari ed educazione per ottenere al più presto possibile risposte e, magari, anche aiuto. Aveva pensato a lungo alla possibilità di tenere quel segreto per sé, in quel mese aveva taciuto e pensato, pensato e ripensato ancora a quella possibilità, sperando di trovare motivi abbastanza validi da condurla a mentire e tacere pur di proteggere tutti quelli che amava, ma non aveva ottenuto il risultato che sperava: non poteva continuare a nascondere un tale segreto. Se quello che aveva saputo era vero, e purtroppo non ne dubitava, non aveva nessuna possibilità di risolvere il problema da sola prima che arrivasse ad aggredire anche i suoi amici. Tacendo non li avrebbe portati in prima linea, dove sarebbe stata lei, ma ignorando il pericolo rischiavano di non sapersi proteggere da esso. No, meglio informarli e dar loro la possibilità di difendersi, piuttosto che lasciarli in un beato oblio col rischio che vengano attaccati senza neppure sapere di essere nel mirino. Nessuna delle due soluzioni le andava a genio, a dire il vero, ma tra i due mali meglio scegliere il minore.
E anche quello in cui li ho accanto a me, paradossalmente il posto più pericoloso e più sicuro al tempo stesso, il centro del bersaglio. Ma il bersaglio più potente di tutti quelli mai visti.
 
Non era contenta di coinvolgere tutti in una nuova guerra a così poco tempo dall’ultima, soprattutto considerando il fatto che, con ogni probabilità, questa nuova battaglia sarebbe stata ancora più terribile. Si espandeva tessendo una fitta trama di veleno in tutto il mondo. Nessuno, nessuno, era al sicuro.
Ed io sono qui, temporaneamente al sicuro quando là fuori potrei fare qualcosa… ora capisco Harry e la sua impazienza. L’attesa è snervante. Ma dov’è finita la mia pazienza?
La ragazza si rispose da sola, pensando a quanta pazienza aveva dovuto usare l’anno prima cercando gli Horcrux. L’aveva decisamente esaurita, la pazienza.
Persa nelle sue riflessioni, quasi non si accorse di essere arrivata davanti alla statua che celava l’ufficio della Preside, ma quando si vide fissare dagli occhi d’aquila della statua disse : -Devo parlare con la Preside McGranitt, non ho cattive intenzioni, Mos-.
La statua si aprì, rivelando la scala a chiocciola che dava direttamente sull’ufficio che era stato di Silente, un grande mago, e, anche se solo per poco tempo, di Piton, un grande uomo. La ragazza ne era convinta, i due presidi precedenti sarebbero entrati nella storia, e lei era onorata di averli conosciuti di persona. Così come anche l’attuale preside, una delle pochissime donne incaricate di quel prestigioso ruolo: aveva vissuto due guerre e superato la perdita di molti cari amici e colleghi, restando ferma nelle sue posizioni per proteggere i suoi studenti. Anche Minerva sarebbe entrata nella storia, ma a differenza dei suoi predecessori non l’avrebbe fatto in solitaria.
A volte vedere il destino delle persone mi fa rabbrividire d’orrore o pena, ma per fortuna ci sono delle volte in cui questo dono mi dà speranza.
 
Con un lieve tocco delle nocche annunciò la sua presenza, e subito dopo la sorpresa richiesta d’entrata aprì la porta e se la chiuse velocemente alle spalle. La preside la guardava con gli occhi leggermente sgranati, sorpresa di averla nel suo studio a quell’ora indecentemente mattiniera.
-Hermione, buongiorno. A cosa devo la tua visita? Qualche problema?- dopo tutto quello che avevano passato, i membri dell’Ordine aveva deciso di essere più informali, e la preside aveva accordato a lei e ai suoi amici il permesso di chiamarla per nome. Per questo Hermione aveva deciso di farsi aiutare dalla sua mentore e amica.
-Buongiorno Minerva, speravo di trovarti già sveglia. Mi spiace molto disturbarti, ma ho urgente bisogno di confrontarmi con te su una questione delicata. E sì, abbiamo decisamente un problema- non era nelle sue corde minimizzare, e con la preside poteva permettersi il lusso di essere brutalmente sincera: Hermione ammirava moltissimo la sua preside anche per il suo essere così stoica.
Ecco quella che si dice un’anima d’acciaio.
-Siediti, cara. Suppongo ne avremo per un po’. Prima di tutto però, come hai fatto a entrare? La parola d’ordine non potevi saperla.-
-Ecco…- e qui cominciava la parte più complessa. Come spiegare che aveva semplicemente chiesto alla statua di farla passare? Non avrebbe avuto senso per nessuno, neppure per un mago, senza i suoi poteri. Avrebbe dovuto immaginare che la preside non si sarebbe accontentata di un racconto parziale: se voleva il suo aiuto, doveva dirle anche il motivo del suo coinvolgimento in tutta quell’assurda faccenda.
Ma che meraviglia… un’altra persona che mi vedrà come un mostro. Non mi bastavano papà e Jean… non bastava che dovrò spiegarlo ai famosi compagni di viaggio che dovrò trovare ancora non so come… non bastava che dovessi spiegarlo anche a Harry. Anche Minerva, la mia mentore. Davvero una meraviglia.
 
Negli anni di scuola la professoressa McGranitt aveva preso la grifona sotto la sua ala, notandone da subito l’intelligenza vorace e il coraggio da leone. Hermione era davvero la strega più brillante della sua generazione, come lei lo era stata a suo tempo, e di conseguenza conosceva i vantaggi e i problemi che ne derivavano. Per questo la invitava spesso nel suo studio quando la vedeva particolarmente angustiata, facendole come dono un incantesimo nuovo da imparare o una lezione privata sugli argomenti più disparati che non si insegnano in una scuola. Hermione non avrebbe mai dimenticato con quanta pazienza la sua mentore si era impegnata per non farla mai arrendere in quei momenti in cui avrebbe voluto solo crollare, con quanto affetto le svelava alcuni aneddoti sul suo passato per farle notare la loro similitudine. Alla fine di ogni incontro le diceva sempre che, però, lei aveva qualcosa che a suo tempo le era mancata: la voglia di vivere la vita con ogni respiro e battito di cuore che essa concede. Hermione ancora non aveva compreso fino in fondo quell’affermazione, ma era alquanto restia a chiedere delucidazioni su qualcosa che era evidentemente doloroso per l’altra ricordare.
 
-Hermione? Ti senti bene?-
Quel vizio di perdersi nei suoi pensieri doveva proprio perderlo prima che qualcuno iniziasse a chiedersi se soffriva di disturbi dell’attenzione. Lei, proprio!
-Sì sto bene, ero solo soprappensiero. Ascolta, ora ti dirò un segreto su di me. Io stessa ne sono venuta a conoscenza da poco tempo, ma ciò avrà ripercussioni su tutti quelli che mi sono vicini. Ho bisogno della tua conoscenza, Minerva, per riuscire a superare tutto questo. Ci vorrà un po’ per spiegarti tutto, ma una volta fatto non potrai tornare indietro. C’è una minaccia che incombe, e presto dovremo affrontarla. Siamo tutti in pericolo. Sei certa di voler sapere? Pensaci bene. Qui a scuola potreste essere al sicuro per tutto il tempo necessario a debellare la minaccia.-
Non era esattamente vero, la protezione fornita dalla scuola non sarebbe durata in eterno, ma Hermione aveva bisogno di sapere se la McGranitt sarebbe stata al suo fianco in quella battaglia senza ripensamenti. Dopotutto, era invecchiata, nel fisico quanto nello spirito, e sarebbe stata del tutto legittima la sua pretesa di pace.
A quanto pareva, però, la preside non era dello stesso avviso.
-Hermione, sai benissimo che non rimarrò a guardare mentre un’altra guerra scoppia sotto il mio naso, soprattutto se posso fare qualcosa per fermarla. Conta pure sul mio aiuto. Ma non capisco di quale minaccia tu stia parlando, avremmo dovuto saperlo se qualche altro psicolabile mago con manie di grandezza si fosse presentato a rivendicare non so quali ideali.-
-Purtroppo, Minerva, la faccenda è molto, molto più grave di un semplice mago terrorista. Non è solo il mondo della magia a essere sotto attacco, ma anche quello babbano. E il pericolo si sta espandendo per tutto il mondo, non solo in Inghilterra. Si tratta di una minaccia globale. Sei ancora sicura di voler far parte di una guerra su tale vasta scala?-
La preside la guardava con gli occhi sgranati e il timore che lottava per prendere il controllo su di lei. Appena quattro mesi prima aveva visto morire il Mago Oscuro che aveva terrorizzato la comunità britannica per vent’anni, ed ora qualcosa di ancora più pericoloso arrivava a minacciare la pace ottenuta ad un costo elevatissimo. Minerva McGranitt stava pregando per svegliarsi da quell’incubo, ma sapeva benissimo che la sua allieva preferita aveva ragione. Un nuovo male era in agguato, e che loro fossero pronti ad affrontarlo o meno, avrebbe colpito. La sensazione di pericolo che aveva percepito per tutta la notte, causa della sua veglia, non era stata solo uno strascico di paranoia dovuto alla guerra, era una vera avvisaglia di guai, enormi, giganteschi e spaventosi guai. Non poteva permettere che altra gente soffrisse; se poteva fare qualcosa per prevenire lo scoppio di una guerra, lo avrebbe fatto.
-Sono sicura. Farò il possibile per fare in modo che altre persone non ci rimettano la vita.-
-Sono contenta di averti di nuovo come alleata, Minerva. Temo però che sia più complicato di così. Non stiamo parlando di una guerra nel senso canonico del termine. Più che a scontri fisici e prese di potere dovremo opporci a un male più sottile. Sei pronta ad ascoltare la mia storia?-
 
˟˟˟˟˟
 
 
Quando Hermione uscì dall’ufficio e da una delle conversazioni più difficili che avesse mai affrontato, l’ora della colazione era ormai giunta. La maggior parte degli studenti era già in Sala Grande a far finta di non avere la minima voglia di buttare la faccia nel piatto e svenirci dentro. Nessuno badò a lei quando si sedette di fronte al leggendario migliore amico Harry Potter, schiantando la sua tracolla straripante di libri direttamente sulla panca. Naturalmente ottenne di svegliare il suddetto migliore amico che, come tutti gli altri, borbottava improperi a occhi chiusi contro il sole che l’aveva svegliato, gli uccellini che canticchiavano, le lezioni, la sveglia e tutto ciò che può venire in mente possa svegliare una persona.
-Buongiorno Harry. Sei sveglio o fai finta?-
-‘giorno…- non fece in tempo quasi a finire quella parola che uno sbadiglio lo interruppe da qualsiasi cosa avesse voluto aggiungere. Hermione apprezzò il tentativo di nasconderlo con una mano, anche se gli aveva comunque visto le tonsille. Ma non si sarebbe di certo lamentata, sapeva che era crollato poco prima delle tre del mattino. Non che lei avesse dormito di più, ma il suo corpo era sempre stato a prova di veglie forzate; una vera fortuna. Se conosceva bene Harry, non si sarebbe svegliato per bene prima di un’oretta… o di una strigliata da Piton. Ma Piton, pace all’anima sua, era morto, e anche se lei era convinta che in quel momento stesse sbraitando contro il figlio dell’unica donna che avesse mai amato e dell’uomo che lo aveva tormentato negli anni della sua gioventù, non potevano di certo sentirlo.
Per il momento.
In ogni caso, le venne una stretta al cuore a pensare al suo ex insegnante di pozioni, come ogni volta: le veniva voglia di gridare se pensava a quanto dolore aveva sopportato quell’uomo. Certo, era stato un sadico bastardo con loro, ma alla fine era tutta apparenza, una maschera per celare il dolore.
L’empatia prima o poi mi ucciderà.
Quella convinzione era talmente radicata in lei, che se la ripeté ad alta voce senza accorgersene.  Questo parve attirare l’attenzione di Harry, che la guardò un po’ confuso.
-Perché dici così?-
-Ah, allora sei sveglio! Non credevo.-
-I miracoli del mettere il peperoncino nel caffè. Amaro.-
Entrambi fecero una smorfia disgustata, ma in effetti era un ottimo metodo per svegliarsi all’istante.
-Comunque, dove sono Ronald e Gin?-
-Indovina- il sorrisetto, tanto somigliante ad un ghigno degno di Malfoy che stava per farglielo notare, le fece capire all’istante che i loro rossi amici non si erano ancora svegliati. Il primo giorno di scuola era un trauma per tutti gli studenti, ma per i fratelli Weasley era anche peggio.
Non fecero in tempo a pensare se fosse il caso di andare a svegliarli che i più piccoli di casa Weasley entrarono di corsa in Sala Grande, ansimando e sbuffando al tempo stesso. Quando li raggiunsero, ai loro sorrisi divertiti borbottarono qualcosa che somigliava vagamente a ‘sveglia rotta’ e ‘dannati uccellini’.
Mentre i due facevano colazione alla velocità della luce, Hermione pensò che quei due meritavano davvero di essere felici. Le era dispiaciuto rompere con Ron, ma nel bacio che si erano scambiati durante la Battaglia Finale lei aveva sentito solo l’adrenalina e la paura di perderlo, ma non come ragazzo da amare. Durante la ricostruzione della scuola, gravemente danneggiata, avevano avuto modo di dare una mano, e tra incantesimi di assemblaggio e l’imposizione di nuovi incantesimi protettivi, erano passate le settimane. Praticamente avevano passato l’estate lì, dormendo nei dormitori miracolosamente intatti. In quel periodo di tempo Hermione aveva parlato a lungo con Ron, e si erano dichiarati d’accordo nel dire che il loro tempo era passato, forse mai esistito, ma era tempo di concentrarsi sul futuro, e la loro relazione era fatta per restare sul piano dell’amicizia. Col passare dei mesi ne erano stati sempre più convinti, e ormai tra loro non restava più il minimo imbarazzo dovuto ad una prima cotta finita male, solo il forte legame d’amicizia e fratellanza che avevano stretto in sette anni di guai e piccole scaramucce finite in risate.
Quella che più la sorprendeva invece era Ginevra. La sua Gin, la sua migliore amica, dopo anni di amore silenzioso era riuscita a conquistare Harry Potter, il ragazzo di cui si era innamorata dalla prima volta in cui aveva sentito narrare la sua leggenda come favola della buonanotte.  Ricordava bene la conversazione che aveva avuto con lei prima di partire per l’Australia.
 
-Ho lasciato Harry.-
-Come?- dire che era stupita era troppo poco.
-Ho lasciato Harry.- l’espressione di Ginevra era così seria e determinata che era chiaro stesse trattenendo le lacrime.
-Perché? Credevo lo amassi.-
-Anch’io. L’ho amato, davvero tanto. E lui sarà sempre speciale per me. Ma… non potevo tenerci legati in una storia che alla lunga ci avrebbe fatto soffrire entrambi.-
-Ma se tu lo amavi e lui ti amava, perchè questa relazione avrebbe dovuto farvi soffrire?-
-Perché a volte l’amore non è abbastanza forte. In un’altra vita, senza la guerra magari, io e lui saremmo potuti essere felici insieme. Ragionevolmente felici per lo meno- il sorriso della sua amica era così fragile in quel momento che non resistette all’impulso di abbracciarla forte, e quando la sentì tremare, mentre nascondeva il viso tra i suoi ricci, sentì che la sua amica stava davvero per crollare, e lei ancora non sapeva perché si fosse spinta a quel punto. Non sapeva come aiutarla.
-Sai, Herm… sono convinta che sarebbe andata bene, ma la guerra ci ha fatti crescere più in fretta di quanto avremmo voluto, ci ha indurito e fatto maturare per necessità. Si è portata via la nostra innocenza, ma non permetterò che si porti via la gioia che il futuro ci riserva.-
Hermione ancora non capiva, ma si limitò a stringerla ancora più forte. A volte le parole sono sopravvalutate.
-Ci siamo amati davvero… ma ora siamo cresciuti, ed è come se insieme non ci incastrassimo più. Ci meritiamo di essere più che ragionevolmente felici. Tutti noi. Capisci ora? Anche tu e Ron siete cambiati e ora non vi amalgamate più bene.-
Finalmente ora capiva. La sua amica era stata tanto forte da capire che la sua relazione non l’avrebbe più resa felice in un prossimo futuro, e l’aveva stroncata prima che degenerasse rovinando anche l’affetto che comunque li avrebbe legati per sempre.
-Herm?-
-Sì?-
-Mi capisci? Sei arrabbiata?- la sua voce era un po’ lacrimosa, ma la tempra che la distingueva l’aveva già fatta rasserenare leggermente.
-Perché dovrei arrabbiarmi? Ci sono passata anch’io. So cosa vuol dire. Sei stata molto forte, Gin.-
-Al momento non mi consola molto questo… Passerà, vero? Ho fatto bene?-
-Sì Gin. Passerà presto. E se hai sentito che era giusto così, hai fatto bene. Come l’ha presa lui?-
-Harry… lo sai com’è. Non dice nulla finchè non scoppia. Ha capito, e sembrava anche d’accordo, ma è rimasto comunque ferito. Dovresti andare da lui.- dicendo così, Ginevra si era districata dolcemente dal suo abbraccio mostrando i suoi begli occhi azzurri finalmente asciutti, anche se tristi. Hermione l’aveva guardata dubbiosa.
-Ne sei sicura?-
-Sicura. Lo sai che si confida solo con te su certe cose.-
Hermione si era sentita inspiegabilmente arrossire a quel commento che, se lo sentiva nella bacchetta, puzzava di sottotesto che non era riuscita a cogliere. Ma voleva andare a vedere come stava Harry, era preoccupata per lui, così non si era trattenuta troppo a pensarci su e aveva salutato Gin con un bacio sulla guancia e un ‘andrà meglio presto, te lo assicuro.’
Non era sicura di quello che Ginevra le aveva risposto, ma somigliava spaventosamente ad un ‘Lo so, dovete solo capire. E saper vedere.’ Quella frase le era suonata tanto strana da accantonarla come un gioco di suoni recepito male.
 
Ginevra aveva recuperato presto il buon umore, e anche Harry sembrava di nuovo un essere umano vivente, e non solo respirante. Hermione non dubitava dell’amore che avevano provato l’uno per l’altra, ma si era resa presto conto che il discorso di Gin aveva senso. Non bisognava accontentarsi di un amore che cambia col cambiare delle stagioni, ma cercare quello che ti sorregge come una salda roccia d’ancoraggio. ˟
Voltandosi verso Ron, ebbe l’ennesima conferma di aver fatto bene a lasciarlo: lo beccò infatti a sbavare sulle gambe di Luna, la quale, ovviamente, non si era accorta di nulla. Era convinta che entrambi dovevano essere liberi di trovare la persona che li avrebbe sorretti nella bufera che sarebbe imperversata nella loro vita. Forse sarebbe stata Luna a sostenere Ron. Quando sentì il peso di uno sguardo magnetico su di sé, non si stupì troppo quando intercettò due smeraldi che la fissavano incuriositi, chiedendole silenziosamente se andasse tutto bene.
Prima o poi mi spiegherà come cavolo fa a esprimersi così bene senza parlare. Se non sapessi che è impossibile, direi che mi lancia addosso i suoi pensieri. Una specie di Legimanzia al contrario…
Con un piccolo sorriso per tranquillizzare il suo amico tornò a prestare attenzione alla Preside, che stava facendo volare davanti agli studenti gli orari delle lezioni, raccomandando puntualità e rispetto delle regole. Vedendo che aveva un’ora libera, salutò velocemente i suoi amici per andare a verificare se il consiglio della McGranitt fosse attuabile.
 
Scese di gran carriera le scale fino ad arrivare di fronte all’ingresso dei dormitori di Serpeverde. Per fortuna tutti gli studenti erano in classe o comunque fuori da lì, o le sarebbe toccato aspettare la notte per praticare l’incantesimo. Ma non era comunque il caso di prendersela comoda.
Impose le mani sul quadro e lentamente, lasciando che i pensieri superflui scivolassero via come l’acqua, si concentrò sul suo obiettivo: individuare i Serpeverde che l’avrebbero accompagnata nel suo viaggio. Non sapeva se ce n’erano, ma doveva tentare. Prese a canticchiare una formula in greco antico pensando intensamente  all’acqua che scorre lenta nei fiumi, giace immobile nei laghi e diventa burrascosa nelle maree. Si senti attraversare da capo a piedi dalla forza di tutte le acque del mondo, e cercando di resistere al loro impeto cantò più forte l’incantesimo, che altro non era che una preghiera all’Acqua di svelarle il suo Portatore. Non sapeva perché avesse scelto proprio l’acqua per Serpeverde, ma l’istinto l’aveva portata a pronunciare il nome di quell’Elemento associato a quella Casa.
Quando l’impeto dell’incantesimo diminuì, sentì le acque che l’avevano invasa ritirarsi dal suo corpo fino a uscire dalle mani sospese a palmi aperti di fronte all’ingresso e concentrarsi in un unico punto, in mezzo ad esse. Hermione, prima di svenire dallo sforzo, vide un punto di luce brillare per un secondo come il riflesso del sole sull’acqua, che poi divenne opaco come la materia solida.
Passarono pochi minuti prima che un ragazzo biondo, dalla sguardo genericamente impassibile, perdesse la sua calma flemmatica precipitandosi verso una ragazza svenuta di fronte al quadro che si apriva sul suo dormitorio. In fianco a lei, una minuscola pietra blu oltremare che sembrava brillare a intermittenza.
 
 
 
Note:
Salve a tutti! Innanzi tutto, grazie mille a chi sta leggendo la mia storia! Mando un bacio grande ai due che hanno recensito e ai quattro che hanno messo la mia storia tra le seguite! Grazie!!!
˟ ho parafrasato liberamente una frase bellissima di Cime tempestose, in cui la protagonista spiega la differenza dell’amore che prova per Heathcliff e per Linton.
Allora, Hermione inizia la sua ricerca dei compagni di questo fantomatico viaggio… chi saranno? Ho dato un’assaggino del suo potere, ma credetemi, ho una sorpresa grossa come un drago che riguarda la mente de Trio Miracoli. Aspettate e vedrete.
Grazie in anticipo a chi leggerà! Un bacio e buona lettura!
FlosIgnis

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Capitolo 4
*** Capitolo 3. Vecchi nemici ***


VECCHI NEMICI
 
Non potrebbe darsi che in ogni nemico
vi sia un amico che aspetta la sua ora?

 
 
Odore di disinfettante.
Silenzio.
Le mani delicate di Madama Chips sulla fronte.
Sono in infermeria.
Ora, benché le fosse abbastanza chiaro il perché si trovasse sotto le cure amorevoli dell’insostituibile Poppy, non era altrettanto sicura del come, ci fosse finita. Qualcuno doveva averla vista svenuta, e si era preoccupato di portarla subito lì per essere curata. Le possibilità erano due: o era stato un Serpeverde, o Harry aveva tirato fuori la Mappa non vedendola a lezione.
Una dolorosa fitta alle tempie la costrinse a tacitare violentemente le sue congetture. Anche appena sveglia aveva il brutto vizio di attivare il cervello facendolo partire in quarta. Ma era ancora troppo debole dopo aver prosciugato molta magia per creare…
Il violento mal di testa non le impedì di avere un tuffo al cuore pensando ai guai che si sarebbero scatenati se qualcuno che non fosse lei o il Portatore ancora sconosciuto avesse anche solo sfiorato la Gemma d’Acqua.
No no no no no no no no… Morgana santissima e Teti benedetta, fate che non sia accaduto nulla…
Quel giorno la fortuna doveva essere dalla sua parte però, visto che la scuola era presumibilmente ancora in piedi e non spazzata via da una tempesta o un improvviso sollevamento del Lago Nero.
Il Lago… ma certo!
Hermione si sarebbe data una manata sulla fronte se solo questa azione non le fosse risultata improponibilmente faticosa. Strano, si sarebbe dovuta rimettere in sesto nel giro di un’oretta. Aveva sì consumato tanta di quella magia che non si sarebbe neppure capito come potesse starcene tanta in una persona sola, ma proprio perché era sempre così piena di magia il suo sangue avrebbe dovuto riprodurne altra in fretta.
Comunque, ora capiva perché le era venuto in mente proprio quell’Elemento per Serpeverde. Aveva senso. E anche il consiglio di Minerva risultava sensato, alla luce del suo recente ‘eureka’ mentale.
 
-Hermione, non puoi fare tutto da sola. Capisco che tu voglia proteggere i tuoi compagni, ma sai bene quanto tacere il pericolo sia controproducente. Sono lieta che tu abbia deciso di parlarne con me, ma prima di tutto devi trovare i tuoi compagni di viaggio, non ti pare?-
-Ha ragione professoressa. Ma non so come riconoscerli, non è che i Portatori abbiano un marchio di riconoscimento sulla pelle. Con ogni probabilità, neppure loro sanno di quale potere innato siano dotati. Senza che la Creatura li risvegli, non sono altro che maghi con una semplice predisposizione per un certo tipo di incantesimi. Sono venuta da lei proprio per avere consiglio.-
-Gli Elementi sono quattro. Tu sei convinta che uno dei Portatori e dunque tuo compagno di viaggio sia Harry Potter. Non ne sono convinta, ma c’è un modo per verificarlo. Ognuno di loro dovrà risvegliare il pieno controllo del potere dell’Elemento che gli è innato grazie a te, che li addestrerai per farli diventare Portatori Elementali.  Tu capisci benissimo che si tratta di una magia al di là di ogni mago o strega che tenti una tale impresa in solitaria. Insomma, svegliare un Portatore…-
-Ne sono perfettamente consapevole. Ma vorrei ricordarle che non sono solo una strega. Sono ben altro. Posso farcela, ma non so come.-
-Molto bene. In tal caso, credo di poterti aiutare. Non è un caso che Hogwarts sia stata costruita proprio in questo posto. Qui convergono diverse linee del tessuto magico che avvolge il mondo… ricorda la nostra lezione sul Bozzolo Magico, vero? Bene, dicevo… inoltre, come se questo non bastasse, i Fondatori decisero la locazione anche in base agli elementi che ci circondano. Lei sa che la natura è una fonte inesauribile di magia, signorina Granger, e gli Elementi principali, Acqua, Terra, Aria e Fuoco sono tutto intorno a noi. Questo garantisce una fonte inesauribile di magia per le barriere protettive e mille altre cose che ora non starò ad elencarle; inoltre, noi maghi traiamo giovamento da un luogo così fortemente carico di magia. –
-Ma… come? Hogwarts è circondata da Elementi?  E questo cosa c’entra con la mia ricerca?-
- Lasciami finire il discorso, Hermione. Devi cercare di fare affidamento sugli Elementi che circondano Hogwarts, per trovare i Portatori. Certamente una qualche affinità deve essere scattata, come un imprinting, ma come hai detto tu stessa, devi essere tu a risvegliare del tutto quelle abilità innate. Dunque, dovrai iniziare a individuare i “candidati”: parte della loro essenza deve essere rimasta nei luoghi che più frequentano, come i Dormitori.-
-Ma certo! Io, in quanto Creatura, posseggo il dominio di tutti gli elementi, ma posso chiedere il loro aiuto solo uno alla volta. Potrei richiamarne uno nei pressi di uno dei dormitori e chiedergli di cercare parte di quell’essenza che io condivido. In fondo, sono una specie di Portatrice anch’io… sì, ma come faccio a sapere quale Elemento evocare?-
-Te l’ho detto, mia cara. Devi fare affidamento sugli Elementi che circondano la nostra Scuola. Lo sapevi che i Fondatori erano dei Portatori? –
-Si, in effetti devo aver letto da qualche parte di questo loro potere, ma non so chi fosse affine a quale elemento… -
-Ebbene, Hermione, credo sia giunto il momento di scoprirlo.-
 
Il Lago Nero era l’Elemento Acqua di Hogwarts. Il dormitorio Serpeverde si estendeva sotto il Lago. Salazar doveva essere il Portatore dell’Acqua, per questo aveva scelto proprio quel posto per la sua Casa.
Il problema rimaneva però. Perché, per tutti gli dei, non aveva ancora recuperato la sua magia? Perchè non riusciva ad aprire gli occhi? E dov’era adesso, per Godric, la Gemma? Dannazione. Aveva voluto fare la spavalda cercando di attingere solo alla sua magia, ed ecco il risultato. Non doveva scherzare con gli Elementi, erano pericolosi anche per lei che li dominava, se non li rispettava adeguatamente. In fondo, erano metaforicamente vivi. In un certo senso bislacco e assurdo, però lo erano.
 
Sentì all’improvviso una mano gelida avvolgerle il polso.
Sta cercando di ascoltare il battito…
La mano in questione era sì gelida, ma la toccava con molta delicatezza. Ed era piuttosto sicura che non fosse di Madama Chips.
Si costrinse ad aprire gli occhi per vedere chi fosse così gentile, ma le ci vollero un paio di tentativi per riuscire a tenerli aperti. Il sole era alto ormai, segno che era davvero stata svenuta più a lungo di quanto le fosse necessario per rimettersi in sesto. Forse le pozioni di Poppy avevano interferito in qualche modo. Senza forse. Le medicine non la aiutavano, anzi, era più taumaturgico per lei distendersi sotto i raggi del sole che bere una fiala di pozione curativa.
Quando fu ragionevolmente sicura di non rimanere di nuovo accecata, aprì gli occhi in tempo per vedere la mano staccarsi di colpo dal suo polso. Piano piano alzò il viso per incrociare un paio d’occhi color argento e una chioma non troppo corta che sembrava avesse rubato il suo colore alla luna. Non le ci volle più di un secondo per collegare quel viso ad uno decisamente noto e troppo spesso per motivi tutt’altro che positivi.
Ma questo, grazie al cielo, era il passato. Ora potevano essere solo due ragazzi, non più due soldati su fronti opposti.
-Ehilà, Malfoy… come va?-
-Buffo che sia tu a chiedermelo, visto che sei tu stesa in un lettino dell’infermeria da tutta la mattina. Per inciso, mezzosangue, che cazzo ci facevi svenuta di fronte al mio dormitorio? Perso l‘orientamento?-
-Spiritoso… saranno anche fatti miei, ti pare? E, sempre per inciso, ho un mal di testa allucinante… E che ci fai tu qui, se sono io quella ricoverata?-
-Meno male che sei una ragazza intelligente mezzosangue… ti ho trovato io, mi sono preso il disturbo di portarti qui, quindi esigo una spiegazione. Madama Chips non ha voluto che me ne andassi per controllarti regolarmente il polso, visto che pare ci sia un’epidemia di perdite inspiegabili di sangue dal naso… a mio modesto parere, l’unica epidemia è di prodotti Weasley. –
-Sì, sei sempre spiritoso vedo… ma sono d’accordo, il torrone sanguinolento dei gemelli Weasley dà sempre i suoi frutti. Comunque grazie di avermi portata qui.-
-Dovere. Siamo… amici, giusto mezzosangue? Suppongo si faccia così tra amici.-
-Sì Malfoy, si fa così. Ci si preoccupa per gli amici. Grazie per esserti preoccupato per me- ormai non le dava nemmeno più fastidio quel ‘mezzosangue’. Era più un’abitudine che un insulto per lui, lo sapeva bene. O gli avrebbe già tirato un altro pugno in faccia.
Vedere un Malfoy, quel Malfoy, arrossire, era uno spettacolo estremamente appagante. Dopo la Battaglia, Lucius Malfoy era stato mandato in cella nella nuova Azkaban, a prova di dissennatore, e Draco si era trovato a dover gestire una situazione familiare alquanto delicata. Grazie alla testimonianza di Harry, Narcissa era stata dichiarata innocente, non avrebbe dovuto scontare neppure un giorno in prigione a patto che rimanesse sotto controllo per un anno dal Ministero, il quale si sarebbe assicurato della sua totale estromissione da fatti o persone coinvolte nelle Arti Oscure. A Draco invece aveva pensato lei.
Nei mesi dopo la guerra, quando tutti lo reputavano un bastardo voltagabbana, lei aveva voluto vedere più in profondità. Dopo averlo osservato a lungo mentre si dava da fare per ricostruire la scuola, sordo ai sussurri malevoli scatenati dal suo passaggio, senza farlo sapere a nessuno era andata una mattina al Ministero, ed aveva chiesto un favore al suo amico e collega dell’Ordine Kingsley Shacklebolt, nuovo Primo Ministro.
 
Draco aveva passato un periodo difficile dopo la fine della guerra. Se la posizione di suo padre era risultata chiara fin da principio, per lui e sua madre le cose erano diverse. I sussurri, le occhiatacce, le insinuazioni: aveva imparato presto a far scivolare via tutto. Poi era entrata nella sua vita Hermione Granger, un uragano concentrato in una ragazza. Senza che lui le avesse chiesto nulla, aveva fatto in modo di evitargli un processo, asserendo che all’epoca era ancora minorenne e influenzabile, ed inoltre non aveva ucciso nessuno, nemmeno Silente, nonostante in gioco ci fosse la sicurezza della sua famiglia: era semplicemente apparsa un giorno a casa sua e gli aveva spiegato cosa aveva fatto e che l'unica trappola, come l'aveva chiamata lui chiedendole diffidente il perché avesse fatto tutto quello, era che le sarebbe piaciuto avere un rapporto più civile, se non anche amichevole. Lui l’aveva guardata dubbioso giusto un minuto prima di porgerle la mano, chiedendole scusa per averla odiata tanto e ringraziandola per quello che aveva fatto per lui. Le aveva anche chiesto, però, di non dire nulla ai suoi amici, in quanto prima di piombare nelle loro vite per scardinare la loro certezza di un Draco Malfoy bastardo, quando in realtà era semplicemente molto invidioso del loro essere veri e pieni di amici leali, voleva mostrarsi diverso. Anzi, vero.
Draco aveva continuato però a vederla in segreto, scambiando due chiacchiere tra un lavoro e l’altro, facendo in modo di trovarsi casualmente nella stessa zona di ristrutturazione. Come avesse fatto ad aver fede nella sua possibilità di diventare una persona migliore solo lei lo sapeva. Ma adesso, Draco Malfoy si trovava in debito con una strega che era la prova vivente di quanto le verità che gli erano state inculcate fin dalla culla erano in realtà balle grandi come Malfoy Manor. Non era stato piacevole farci i conti, ma in fondo aveva sempre saputo qual’era la verità. Si era solo lasciato trascinare dalla corrente, troppo debole per opporsi a qualcosa che non gli piaceva e lo lasciava disgustato. E questo Hermione doveva averlo capito, o non si spiegava perché avesse voluto aiutarlo. Aveva scoperto in lei un’amica, senza neppure rendersene conto era arrivato a fidarsi e affidarsi a lei, mostrandole molto del vero Draco. Era come se in tutti quegli anni avesse dormito, facendosi manovrare come una marionetta da suo padre. Ora però, lui era in prigione e non poteva più dettar legge nella sua vita. Stava bene là dove stava, lontano da lui e da sua madre.
 
Nonostante tutto non riusciva a non sentirsi tremendamente imbarazzato ogni volta che vedeva un gesto gentile dell’altra o quando, più raramente, era lui stesso a rivolgerglielo. E a quanto aveva capito, lei si divertiva molto a vederlo in difficoltà.  Proprio come in quel momento, che stava sghignazzando silenziosamente, e meno male: il luccichio dei suoi occhi bastava e avanzava-
-Altro che Grifondoro, sei una Serpe, te lo dico io!-
-Ma dai, se arrossisci diventi davvero molto più carino, sai? E poi è divertente, avvampi solo sulle guance e il resto della pelle è del solito pallore traslucido. Sembri una bambola di porcellana!-
-Bada a te, razza di finta grifona, sei stesa in un lettino, non mi ci vuole niente a fartici rimanere!-si sentiva così a suo agio con lei, che nemmeno si preoccupava di smorzare i toni: lei sapeva che lo faceva solo per mantenere un orgoglio apparente, quando in realtà si divertiva un mondo anche lui nelle loro schermaglie. E avrebbe scommesso che anche a lei piacevano, ora che erano così amichevoli.
-Certo, come no… piuttosto, torna serio un istante e dammi retta. Quando mi hai trovata, avevo qualcosa con me?- il suo tono ora era tornato serio, e non era il caso di tirarla per le lunghe visto che era evidente stesse ancora male.
-Certo, la tua borsa che, tra parentesi, ha attentato alla mia spina dorsale quasi più di te. Mai pensato ad una dieta?-
-Brutto antipatico, come ti permetti! E poi scusa, razza di ignorante, un Incantesimo di Levitazione è troppo difficile per te? A parte la borsa, c’era altro?- beccato. L’ansia e la preoccupazione lo avevano fatto regredire allo stadio di babbano. Si era totalmente dimenticato di avere una bacchetta. Comunque, c’era altro con lei? Non gli sembrava, aveva solo la borsa di libri, il maglioncino legato in vita, e poi…
-Ah, sì, vicino alle mani avevi questa pietra, non ero certo fosse tua, ma a quanto pare ho…- si interruppe di colpo.
Mentre le parlava aveva di nuovo controllato il polso, e l’aveva sentito accelerare in maniera esponenziale quando aveva preso dalla tasca quella piccola pietra di un bel blu cangiante, che aveva ricominciato a brillare debolmente appena l’aveva toccata di nuovo.
-Tu… sei tu… no, non è possibile… - era impallidita velocemente, sembrava stesse per svenire di nuovo, ma con un’insospettabile forza gli afferrò forte il polso trattenendolo dall’andare a chiamare l’infermiera. Aveva gli occhi sgranati, continuava a balbettare frasi incomprensibili. Draco pensò di mandare al diavolo la politica dell’infermiera di ferro del ‘non si urla in infermeria’, visto che la sua nuova, inaspettata amica si stava comportando da pazza.
-Draco, guardami.-
Obbedì senza nemmeno rendersene conto, ma quando i loro sguardi si incrociarono successe una cosa strana. Gli occhi di Hermione non erano più castano-dorati, erano blu. Lo stesso blu della pietra. Lo stesso blu che, se avesse avuto con sé uno specchio, avrebbe visto nei suoi stessi occhi.
˟˟˟˟˟
Harry Potter sapeva di non essere un tipo paziente, anzi: era irruente, quasi irresponsabile, istintivo, e senza dubbio alcuno il sangue gli ribolliva troppo facilmente. Dopo la morte del suo padrino il lato irruento e irresponsabile del suo carattere si era decisamente ridimensionato, ma l’ansia e la preoccupazione che provava in quel momento erano decisamente dei deterrenti alla pazienza che aveva imparato a coltivare durante la guerra. Del resto, quando la propria migliore amica, maniaca dello studio, saltava tutte le lezioni della mattina, allora i casi erano due: o era con lui a combinare guai e a sventare piani folli di altrettanto folli Maghi Oscuri, o le era successo qualcosa di molto grave.
Quella mattina l’aveva vista schizzare via verso l’ufficio della preside appena finita la colazione, ma non si era preoccupato. In fondo, era noto a tutti che le due erano amiche nonostante i ruoli e l’età. La prima ora lui aveva avuto Cura delle Creature Magiche col suo amico mezzo-gigante Hagrid, ma Hermione aveva scelto di non partecipare quell’anno, voleva concentrarsi sulle materie che le avrebbero permesso di diventare un’insegnante. Lui invece ancora non sapeva cosa voleva fare della sua vita: certo, la prospettiva di diventare auror era allettante, ma ancora più allettante era l’idea di formare una famiglia. Non voleva che una volta avuta una moglie, dei figli magari, questi rimanessero orfani come lui, e quella possibilità era molto alta facendo l’auror.
In ogni caso, in quel momento gli avrebbe fatto comodo essere una spia, una di quelle dei film polizieschi che piacevano a suo cugino Dudley. Almeno avrebbe saputo dove fosse Hermione.
Allora, se non era a lezione dove può essere?
Quasi non finì di formulare la domanda che ebbe una fulminea risposta.
-In biblioteca- non sai dov’è Hermione? Guarda in biblioteca. Quello era stato il consiglio che Ron gli aveva dato una volta al secondo anno, quando cercava la sua amica per chiederle aiuto per un compito di pozioni, e da allora gli era rimasto ben impresso.
Peccato che quel giorno Hermione avesse deciso di darsi alla macchia. In biblioteca non c’era, non si era vista tutta mattina come gli disse Madama Pince quando glielo chiese.
Dove sei?
L’ansia che lo stava divorando non era per nulla un buon segno, e un istinto atavico gli diede un metaforico calcio nel sedere per farlo correre n direzione dell’infermeria. Mentre correva su per le scale, per una volta ferme al suo passaggio,  gli parve di urtare qualcuno, ma per una volta se ne infischiò allegramente. Finalmente arrivò in infermeria, e subito venne investito dall’odore di disinfettante che così tante volte nel corso degli anni aveva vegliato il suo sonno: aveva praticamente l’abbonamento ad uno dei lettini lì dentro. Spinse forte uno dei battenti mandandolo fragorosamente a sbattere contro la parete, quasi non sentì l’urlo indignato di Poppy perché nel momento stesso in cui era entrato, aveva visto una delle scene più improbabili che la sua immaginazione avrebbe mai potuto creare.
Il mondo ha iniziato a girare al contrario e nessuno mi ha avvertito.  Non ci sono altre spiegazioni.
Il sollievo istintivo di vedere Hermione relativamente in salute, visto che era un po’ pallida ma cosciente, seduta sul suo lettino, fu messo da parte in favore dell’incredulità nel vedere con chi stesse parlando.
Malfoy.
Ora, capirete bene che l’associazione Malfoy-Hermione-infermeria non fosse esattamente promettente, quindi scuserete il Bambino-Sopravvissuto-a Voldemort-ma-non-a-Malfoy-che-tocca-il-polso-di-Hermione se per un attimo ci vide rosso.
E a giudicare da come si erano voltati entrambi a guardarlo, giusto un filino terrorizzati dal suo impeto, doveva averlo davvero avuto, uno sguardo velato di rosso sangue. Se lo sentiva in faccia.
Per fortuna, Hermione si riprese subito vedendo che chi era entrato era solo Harry e non un bufalo imbizzarrito come le era sembrato all’inizio.
-Ciao Harry! Giusto in tempo sei arrivato, avevo proprio bisogno di vederti per parlare con te e Draco.-
Draco. Lo ha chiamato Draco.
Dire che fosse sconvolto era poco. L’intervento tranquillo di Hermione gli aveva però permesso di calmarsi abbastanza da andare a sedersi come nulla fosse dall’altro lato della sua amica, facendo giusto un cenno col capo al suddetto Draco, ricambiato.
-Che ti è successo Herm? E come mai tu qui, Malfoy?-
I due interpellati si scambiarono uno sguardo. Harry non capiva da quando in qua Hermione e Malfoy fossero così… complici.
-Nulla di grave Harry, sono svenuta e Draco mi ha trovata e portata qui.-
Di fronte a quell’atto di gentilezza, Harry guardò stranito Malfoy per un istante,  prima che quest’ultimo distogliesse lo sguardo. Fu forse quello a convincerlo che no, non si trattava di una balla. Il vecchio Malfoy non avrebbe mai distolto lo sguardo. Questo si era addirittura preso la briga di preoccuparsi di Hermione. Valeva la pena conoscere il nuovo Draco? Diede uno sguardo a Hermione, che gli sembrava un poco in ansia per la sua risposta, e questo gli fece intendere che ci teneva che non se la prendesse a male con Furetto Malfoy. Non poteva deluderla. E poi anche lui era curioso di vedere fino a che punto fosse cambiato; ciò ovviamente non avrebbe risparmiato a Hermione un interrogatorio coi controfiocchi sul come, quando e perché gli fosse diventata amica. Perché si vedeva che erano amici. Lo sentiva, semplicemente.
-In tal caso, grazie Malfoy, per esserti preso cura di lei. Sei stato gentile- capendo però che serviva a entrambi un gesto per dire ‘ehi, ricominciamo da capo, proviamo ad andare d’accordo’, gli tese la mano. La stessa mano che si era rifiutato di dargli a undici anni.
Malfoy lo guardò sorpreso, ma si riprese subito e con un sorriso – un sorriso vero, non un ghigno alla malfoy, un vero sorriso!- gliela afferrò con decisione.
 
Uno sguardo, una stretta di mano, un’amica che suggellò il patto mettendo un braccio intorno alle spalle di entrambi. Le brillavano gli occhi. Se quei due potevano diventare amici, e lei vedeva che sarebbero stati grandi amici, allora nulla al mondo era impossibile.
Neppure spiegare a Harry la sua missione.
 
 
Note:
Rieccomi! Stavolta ho aggiornato con un leggero anticipo, sono fiera di me! Ho notato un calo nelle letture, spero tanto che questo capitolo sia migliore del precedente. Avevo in mente fin dall’inizio la scena di Harry e Draco, mi è piaciuto scriverla, spero di aver reso al meglio la maturità di Harry che vuole passare sopra a sette anni di rivalità e il vero animo di Draco, che io mi immagino essere timido, leale, ma sarcastico e brutale quando si sente attaccato. Spero non sia troppo OOC Draco, ma anche se lo è lo preferisco così. Secondo me lui è davvero un bravo ragazzo, ma aveva bisogno di liberarsi di suo padre per mostrarsi al mondo.
Ho iniziato a spiegare qualcosa della pietra e del potere che Hermione ha assunto… ma non so quanto ci vorrà ancora per il motivo e lo scopo. E comunque, il primo Portatore è stato identificato in... Draco Malfoy! Yuppiiiiii Vedremo gli altri!!!
Grazie a chi legge, a che recensisce e a chi segue! Grazie benmal per la recensione dello scorso capitolo, e grazie a chi segue:  ANCIENT IRIS, benmal,  kamura86, meryforever91, Secretly_S, Spagno ,  S_tefy87, TheUnbroken.
Alla prossima e buona lettura!
FlosIgnis

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Capitolo 5
*** Capitolo 4. Guerra ***


GUERRA
 
Combattiamo con la consapevolezza che la guerra è orribile, ma che se non lo facessimo il mondo che amiamo andrebbe distrutto! Non è l'odio che ci muove! È la speranza che un giorno tutto questo finisca.
Licia Troisi, “Cronache del Mondo Emerso: Nihal della Terra del Vento”
 
 
Harry aveva la testa piena di Nargilli, per dirla alla maniera di Luna.
Aveva talmente tanti pensieri in testa che ormai da dieci minuti si limitava a risponderle tramite monosillabi o mugugni poco impegnativi, per cui aveva smesso di parlargli per osservarlo rimuginare sul come e perché si fosse data tanto da fare per diventare amica di Malfoy. Se anche non fosse stata così com’era, per capire che con la testa era lontano anni e anni le sarebbe bastato guardare le sopracciglia aggrottate, che gli davano un’espressione tanto concentrata da farlo sembrare un adulto nel corpo di un ragazzo. Dai suoi undici anni, non era cambiata di una virgola la sua aria da ”sto pensando al passato”.
Sapeva che avrebbe avuto bisogno di qualche spiegazione: dopo tutti i trascorsi tra il biondo e il moro era quasi incredibile che entrambi fossero vivi e vegeti, ed era praticamente un miracolo vederli insieme senza risse e insulti nel mezzo. Durante la ricostruzione si erano limitati ad ignorarsi pacificamente: del resto, era appena finita una guerra, più nessuno aveva voglia di battaglie, neppure verbali.
Oh, c’erano state le eccezioni ovviamente, ma per fortuna si trattava di casi isolati subito soppressi dalle forze congiunte degli altri sopravvissuti. C’era voluta una guerra con tutto il suo funebre corredo per unire davvero la scuola, paradossalmente proprio nel momento in cui veniva distrutta.
Prima era la scuola a tenerci uniti. Ora siamo noi ad essere uniti per sostenere la scuola e farla risorgere. Silente ne sarebbe stato orgoglioso, probabilmente avrebbe colto l’ironia della cosa: ora siamo come Fanny.
Chissà dov’è ora…
 
E come una fenice, o forse solo come un ragazzo che era stanco di nascondersi dietro a ghigni e finti pregiudizi, Draco si era mostrato. Non in modo plateale come avrebbe fatto un Grifondoro, non sarebbe mai stato così espansivo probabilmente, ma senza dir nulla a nessuno aveva preso a comportarsi come la persona che voleva essere. L’aveva osservato molto attentamente prima di aiutarlo, ed aveva notato subito l’assenza del controllo e della rigidità che caratterizzavano il Principe delle Serpi fino ad un paio di anni prima. Non avrebbe mai deciso di intraprendere un’impresa titanica come quella di diventargli amica, se non fosse stata sicura che ce n’era la possibilità: anche lei era stanca del dolore e dei rifiuti. Dopo tutti i loro, di trascorsi, aveva però sentito il bisogno di vedere quanto l’altra parte fosse stata toccata dalla guerra, e come avesse influito su quelli che l’avevano persa perché avevano sottovalutato persone come lei, Harry e Ron: ritenute inferiori, derise e perseguitate. Nati babbani, Mezzosangue e Traditori del sangue, li chiamavano. Li volevano morti. Ma erano vivi: era stato tempo di piangere i morti. Ora era tempo di celebrarne la memoria vivendo anche per chi non ne aveva più la possibilità.
 
La sorte aveva davvero un pessimo senso dell’umorismo, visto che Draco era stato liberato dalla guerra. Lo era stato già da quando Voldemort si era insediato a casa sua, e questo era stato peggio di uno schiaffo per il suo biondo amico: di colpo si era trovato il famoso Signore Oscuro a casa sua, e tutte le favolette sul potere e sul prestigio che gli erano state raccontate da suo padre fino alla nausea si erano rivelate per ciò che erano veramente, ovvero illusioni miste a menzogne. La sua vita era proprietà di Voldemort, ma la sua mente, quella no, non sarebbe stata mai più di suo padre. Non avrebbe più permesso a nessuno di plagiarla.
Fino alla morte del Signore Oscuro, però, aveva dovuto farsi forza per sua madre e per sé stesso, doveva preoccuparsi di salvare lei che l’aveva amato in silenzio per paura del marito, e di sopravvivere. Le aveva confessato che era certo del fatto che Harry avrebbe vinto, solo non sapeva quanto ci avrebbe impiegato.
Hermione era stata tanto sorpresa di quella sua confessione che aveva pensato che, in realtà, in tutti quegli anni lui non era stato sé stesso. Aveva sostanzialmente ammesso di averli tormentati per attirarne l’attenzione e mantenere le apparenze. E si era sentita lusingata di quella sua confessione: sapeva quanto fosse difficile per lui, nonostante tutto, mostrarsi debole e fidarsi. Hermione lo capiva, anche lei aveva quel piccolo problema che era l’orgoglio.
 
…che diventa un grande problema quando Harry mi fa l’interrogatorio sul perché stia male. Come ora, sono due ore che cerco di dirgli che è stato solo un lieve mancamento perché ho mangiato poco a colazione. Non che mi aspettassi che mi credesse, sarei un’ingenua a pensare che non capisca quando mento, ma almeno che capisse che non volevo dirglielo o che non era importante. E invece…
Harry Potter, appena Malfoy se ne era andato dall’infermeria, aveva cominciato col chiedere alla sua amica come mai e da quando fossero amici, e lei aveva fatto del suo meglio per spiegargli perché avesse deciso di dargli in segreto una possibilità per farsi conoscere per davvero: in realtà, anche lui aveva già pensato di risolvere in un modo simile la “questione furetto” , ma tra una cosa e l’altra non aveva trovato il modo per avvicinarlo veramente. Si era limitato ad osservarlo mentre lavorava con loro alla ristrutturazione, notando come sembrava più vero in quel momento che in qualunque altro degli anni trascorsi. Tranne forse che nelle loro risse, anche lì gli era sembrato alquanto sincero.
Sorrise pensando che si sentiva orgoglioso di aver tirato fuori il vero Malfoy, inconsapevolmente certo, quando ancora egli cercava di nascondersi da tutti, in primis sé stesso. Non aveva potuto non notare che loro due, quelle rare volte che dovevano svolgere un compito in comune, come sollevare un architrave per posarlo al suo posto o restituire alle pietre della scuola la loro magia, lo svolgevano bene: erano molto in sintonia, facevano gli incantesimi bilanciando perfettamente l’incantesimo dell’altro. Sarebbero stati una bomba a duellare in coppia, ne era certo.
Era stato in un certo senso provvidenziale che Hermione svenisse.
Harry aggrottò ancora di più la fronte, pensando ai mille e più motivi per cui Hermione avrebbe dovuto nascondergli il vero motivo per cui si era sentita male. Se non glielo diceva doveva essere o molto grave o… o cosa? Perché non glielo poteva dire?
-Hermione, sono tutte palle che non hai mangiato, ero giusto di fronte a te a colazione. Almeno non mentire, potevi solo dirmi che non ti va di parlarne, avrei capito!-
-Mi saresti stato ancora più addosso- anche Hermione iniziava a perdere la pazienza, lo vedeva dal fatto che stesse stringendo le labbra in una linea sempre più sottile.
Prima o poi le dirò che assomiglia terribilmente a Minerva.
-C’è un motivo allora per cui avrei dovuto!? Cosa ci può essere di così terribile?-
-Niente che non si possa risolvere, Harry!-
-Allora che ti costa dirmelo?-
Hermione si fermò di scatto verso di lui, facendolo quasi franare addosso a lei. Riuscì a fermarsi giusto a un millimetro dal corpo di lei e da quella misera distanza sentiva il calore del suo corpo che lo faceva sentire, come sempre, avvolto in un bozzolo di affetto e protezione, ma vedeva anche gli occhi di lei vibrare esasperati dalle sue martellanti domande.
Anche lei comunque sembrò contemplare per un attimo la loro vicinanza, prima di fare uno strategico passo indietro e decidersi a parlare, finalmente.
-E va bene, ma non dire che non ho cercato di evitarti imbarazzo. Erano un paio di mesi che non avevo il ciclo e stamattina mi è venuto, solo che ho perso tanto sangue per compensare il tempo e il mio corpo ne ha risentito. Contento ora?-
Harry potè sentire il suo volto avvampare tanto da poterci cuocere un uovo sopra senza problemi. Non si aspettava una risposta del genere!
 
Siccome Hermione aveva previsto benissimo il mortale imbarazzo di Harry, non le era stato difficile inventare una scusa per sviare la sua attenzione dalla sua salute. Era talmente imbarazzato che non si era accorto nemmeno che lei non lo aveva guardato negli occhi mentre si spiegava. Di solito, quel gesto gli sarebbe bastato per capire che mentiva.
Era davvero buffo, e in un certo senso tenero, mentre apriva e chiudeva la bocca cercando qualcosa da dire per dissipare quell’orribile sensazione di essere entrato in un territorio inaccessibile alla razza maschile.
Decisa a non sfidare troppo la sua buona stella per quel giorno, si riavvió verso il dormitorio. Madama chips le aveva categoricamente vietato di andare a lezione per quel giorno, ma almeno le aveva dato il permesso per uscire dall’infermeria.
Harry si era ripreso abbastanza da accorgersi della sua assenza, per cui la raggiunse con un paio di falcate e camminò in silenzio al suo fianco per un po’, ancora perso nei suoi pensieri. Hermione lo lasciò riflettere, certa che se avesse avuto qualche dubbio glielo avrebbe riferito. Del resto, anche lei aveva bisogno di pensare.
 
Draco Malfoy un Portatore dell’Acqua. Mica da tutti i giorni una notizia del genere. Aveva appena scoperto che il suo nuovo amico sarebbe stato uno dei compagni con cui avrebbe combattuto la guerra che si stava preparando, ancora nell’ombra del silenzio, ancora troppo debole la fazione nemica per far giungere voce della sua esistenza. Ma era imminente.
Aveva paura. Non le piaceva ammetterlo, ma aveva paura. La Guerra Magica era appena finita, i morti nelle loro tombe erano appena diventati freddi. E già avrebbe dovuto combattere di nuovo.
La differenza era che stavolta non si sarebbe trattato di una classica guerra a colpi d’incantesimo. Cioè, sì, anche. Ma la battaglia più difficile sarebbe stata quella con la gente che dovevano proteggere e con loro stessi, perché il male quella volta si sarebbe infiltrato nella mente della gente, conoscendo e controllando ogni anfratto di essa. In un certo senso, lei e i suoi quattro compagni erano più al sicuro di tutti gli altri in quanto Portatori, ma cosa è peggio? Vedere la volontà di vivere della gente spegnersi e combattere per ridarla loro, o sentirla svanire dentro di sé, arrendersi ad essa e non capendo la guerra che si stava combattendo al di fuori della propria testa?
Hermione aveva la sua risposta. Non sarebbe riuscita a limitarsi a sopravvivere apaticamente: doveva combattere e far ritornare la voglia di vivere alla gente che verrà logorata dall’apatia. Ma i suoi compagni? Avrebbero accettato di seguirla e combattere con lei? Non poteva certo obbligarli a un compito così gravoso, ma la sicurezza che non sarebbe stata sola era l’unica cosa che le impediva di farsi prendere dal panico. Non aveva temuto Voldemort perché aveva degli amici al suo fiano a combattere. Non avrebbe avuto paura di combattere e morire, se necessario, purchè avesse avuto dei compagni, perché era la solitudine la sua paura più grande.
Non aveva mai raccontato a nessuno del suo molliccio del Terzo anno. Si vergognava troppo, così aveva detto la prima cosa sensata che le era venuta in mente quando le avevano chiesto cosa fosse che l’aveva terrorizzata a tal punto.
˟˟˟˟˟
Aveva appena scoperto che Draco sarebbe stato uno dei suoi compagni e ne era rimasta scioccata; ma appena gli aveva preso il polso della mano che reggeva la Gemma, aveva sentito quanto fosse giusto averlo al suo fianco in quell’impresa. Lui non se ne era accorto, ma la pietra aveva preso a brillare ancora più intensamente quando Creatura e Portatore si erano toccati. Si era però accorto dei suoi occhi, diventati improvvisamente dello stesso colore della Gemma, ma non era sicura che lui sapesse che anche i suoi erano diventati temporaneamente dello stesso colore. Due paia di occhi gemelli si erano scontrati, e a quel punto la Gemma si era liquefatta.
Hermione aveva visto chiaramente la luce spegnersi di colpo e le vene del braccio di Malfoy farsi sempre più blu. Anche lui le aveva viste, e si era spaventato da matti interrompendo il contatto visivo. Ormai però la Gemma si era introdotta nelle sue vene, passando attraverso la pelle come se fosse aria, e dal braccio si era estesa fino ad arrivare al cuore. Aveva visto Draco aprire la bocca, terrorizzato, mentre si portava una mano al petto e stringeva la camicia della divisa in una morsa ferrea. Anche lei aveva avuto paura, era la prima volta che svegliava un Elementale, e anche se aveva visto centinaia di volte quel processo grazie alla memoria congiunta delle Creature del passato, vederlo e farlo di persona era tutt’altra storia. Si era limitata a non mollare mai il suo polso cercando di infondergli quanta più sicurezza possibile. Non aveva potuto dirgli alcunché, troppo concentrata nel compito di svegliare ogni cellula del corpo dell’amico al passaggio di ciò che rimaneva della Gemma. Quando l’essenza della pietra gli aveva raggiunto il cuore, era bastato un secondo perché arrivasse in ogni anfratto del suo corpo, e a quel punto aveva potuto staccarsi e riprendere fiato, mentre lui si accasciava sulla sedia, stordito da tutto ciò che aveva provato, mentre le sue vene tornavano del loro solito colore.
Hermione sapeva come si era sentito, anche a lei era capitato, anche se risvegliare un Elemento non era esattamente come risvegliarne sette, con in più tutti i poteri secondari in quanto Creatura che non erano Elementi. Ciò non toglieva che non doveva essere stato piacevole, in un primo momento.
Dovettero passare un paio di minuti prima che Draco si riprendesse abbastanza da chiederle cosa fosse successo.
-Ecco, Draco… diciamo che ora sei più forte. Ciò che sto per raccontarti è segreto, per cui tienitelo per te. Charo?- un cenno della testa fu tutto ciò che ottenne, ma se lo fece bastare. D’altronde, era ancora molto confuso, ma non così tanto da non capire quello che gli avrebbe rivelato. Non poteva tornare indietro, e ormai l’aveva svegliato, non poteva non spiegargli cosa fosse successo.
-La pietra che avevi in mano era una Gemma d’Acqua, una pietra magica che contiene in sé la magia e l’essenza dell’elemento Acqua. Esistono delle persone che, segnate dal Destino, nascono con dentro di sé un frammento di un elemento, che sia Acqua, Aria, Terra o Fuoco. Quelle Gemme brillano intensamente a contatto con uno di questi Portatori Elementali, come vengono chiamati. Tu sei uno di loro, sei un Portatore dell’Acqua, e la pietra ti ha riconosciuto, per cui sotto forma di acqua ti è entrata dentro mischiandosi al tuo sangue e alla tua magia, risvegliando in pieno i tuoi poteri magici legati al tuo Elemento. Capito?-
Altro debole cenno d’assenso. Hermione sospirò, probabilmente gli ci sarebbe voluto un po’ per rendersi conto di tutte quelle novità.
-Quindi, io… sono un Portatore. Bene. Tu come cazzo fai a saperlo? E perché non mi si è sciolta in mano appena l’ho toccata, ma solo dopo che tu hai toccato me? Perché avevi una Gemma con te? Perché eri con quella davanti a Serpeverde? Perché…-
Come non detto, si è ripreso ed è furioso perché non sa tante cose ed è impaurito.
Allora Hermione assottigliò gli occhi e lo fece tacere con un Silencio potente e silenzioso. Lui la guardava continuando a boccheggiare, ma chiuse la bocca e la guardò stizzito mentre lei prese a spiegargli.
-Scusa, ma ho mal di testa e le tue urla potrebbero attirare qualcuno. Avevo la Gemma perché l’ho creata io per trovarti, so che a scuola ci sono altri tre portatori a parte te e me. Chiudi la bocca, Malfoy, sì sono anch’io una portatrice, a al momento questo è tutto quello che devi sapere a parte che c’è una guerra incombente che riguarda noi Portatori in prima persona. C’è tempo per addestrarsi e decidere se combattere, non posso obbligarti a scendere in campo con me, ma ti addestrerò comunque per fare in modo che tu possa difenderti. Ah, mi serve il tuo aiuto per trovare gli altri tre e spiegar loro ciò che ho spiegato a te. Ti racconterei volentieri anche il resto, ma non me la sento di dire la stessa cosa quattro volte, per cui appena li troviamo ne riparleremo. Domande?-
Sapeva di essere stata brusca, ma il mal di testa e la stanchezza non le davano tregua. Approfittò quindi dello stupore di Draco per far evanescere le pozioni e togliergli il silenzio magico. Del resto, gli aveva dato tante di quello informazioni da traumatizzare chiunque.
Ma la brutale verità mi permette di riprendermi più in fretta dei giri di parole. E lui in questo è come me.
E come Harry.
Draco sembrò riprendersi abbastanza da dirle una delle cose più belle che le avessero mai detto.
-Tu sei mia amica, Salazar solo sa perché. Non ti lascerò sola in un’altra guerra, stavolta starò dalla parte giusta. Io sono in debito con te. E voglio dimostrarti che so essere migliore di come sono stato. Dèi, non credo di aver metabolizzato bene il tutto, ma sono con te in questa storia.- con una piccola risatina le fece l’occhiolino, e lì Hermione si sentì più tranquilla. Non era sola, dunque.
-Grazie, Draco. Saresti stato un buon Grifondoro, sai?-
 
Al che era entrato un Harry Potter imbufalito a pretendere tutta la sua attenzione. Un minuto prima Draco l’aveva guardata malissimo per quello che lei riteneva un complimento, e quello dopo Harry le era seduto accanto che faceva amicizia con Malfoy. Era così felice che Harry avesse capito! Ma lo sapeva già che lui era un ragazzo dal cuore d’oro, sempre pronto a vedere il lato buono della gente e a dare una seconda possibilità. E, in fondo, sapeva anche che avrebbe voluto essere amico di Malfoy. Non si era mai perdonato veramente di non avergli stretto la mano quel lontano primo settembre: allora erano dei bambini, e Malfoy era un cafone insopportabile, ma Harry era convinto he avrebbero potuto essere amici e cambiare la storia, se lui non lo avesse rifiutato.
Hermione era convinta che sarebbero stati buoni amici, da lì in avanti. L’aveva visto chiaramente quando si erano stretti la mano.
 
-A cosa pensi, Herm?-
Hermione si ricosse notando che Harry la guardava incuriosito mentre sostavano davanti all’ingresso di Grifondoro.
Disse distrattamente – Ignis veritatis – e il ritratto si scostò per farli entrare.
Si sedette sul divano, facendo cenno a Harry di raggiungerla. Non aveva ancora smesso di fissarla con quei suoi occhioni verdi che le facevano venire sempre in mente un fuoco che danza sotto degli smeraldi liquidi. Non riusciva mai a mentire guardando la purezza di quegli occhi che pure avevano visto dolore e morte a non finire, ma che non avevano perso quella scintilla d’ingenuità che li rendeva meravigliosi.
Hermione si sentì avvampare, per cui si girò verso il fuoco cercando di prendere tempo per trovare la calma necessaria per spiegargli la situazione. Non aveva senso nascondergliela, era assolutamente certa che anche lui fosse uno dei suoi compagni, anche se non sapeva da dove le veniva quella convinzione. E poi, nel remoto caso in cui non lo fosse stato, aveva comunque il diritto di sapere per quale motivo lei avrebbe presto lasciato la scuola per andare a combattere. Aveva già concordato una scusa credibile con Minerva ad uso di tutti gli altri, ma non voleva mentire ad Harry. Lui non era tutti gli altri. 
E poi voglio dirglielo, non mi importa se non devo, perché lo voglio. Perché è mio fratello, il mio migliore amico… perchè è tutto il mio mondo.
-Harry, se io fossi nei guai, tu vorresti saperlo?-
-Ma certo! Hermione, cosa succede? Stai male, è successo qualcosa di grave? Mangiamorte?-
-No, no Harry, niente di tutto questo. È solo che… dovrò andare via da qui, tra un po’ di tempo. Minerva e io abbiamo concordato che io e altri quattro studenti saremmo andati in Italia per una sorta di premio studio, ma la verità è un’altra e tu devi saperla.-
-… te ne vai?-
-Sì, Harry. E non so se tornerò.-
-Perché?-
-Perché me ne vado o perché non so se tornerò?-
-Tutte e due.-
-… perché devo combattere una guerra, e io sono l’unica che può vincerla.-
 
Harry restò muto per un molto tempo, perso nei suoi pensieri mentre stringeva forte le mani che Hermione gli aveva offerto. Stringerle le mani lo calmava molto, e lei lo sapeva.
Non era più il tipo di ragazzo che sclera e fa scenate quando qualcuno gli dice  che non deve essere coinvolto. Non era più un bambino, nè un adolescente arrabbiato col mondo. Ciò non toglieva che fosse ancora terrorizzato dall’idea di perdere le persone che amava. Ed Hermione gli aveva detto che sarebbe andata in guerra e che non sapeva se avrebbe fatto ritorno.
Premettendo che lui non sapeva minimamente di quale guerra stesse parlando, sapeva che lei non stava mentendo, non con quel tono e su un argomento tanto spinoso come la guerra.
Era importate che lei non glielo aveva tenuto nascosto, quindi forse voleva anche coinvolgerlo, anche se non glielo aveva detto espressamente. Ma lei non gli avrebbe mai chiesto chiaro e tondo se voleva andare con lei in una missione suicida in una guerra sconosciuta dopo tutto quello che era successo.
La capiva. Ma capiva anche che non avrebbe resistito mezzo secondo senza di lei nel castello. Sarebbe morto dall’ansia che le potesse succedere qualcosa senza che lo sapesse. No, non sarebbe stato lì buono buono ad aspettare un ritorno che non sapeva sarebbe avvenuto. Il suo cervello si inceppò sul pensiero di lei, morta, con una pozza di sangue intorno, pallida e senza respiro.
Quell’immagine orrenda e terribilmente verosimile gli si stampò a fuoco nella mente e lo tolse anche a lui, il respiro, e anche il battito perse un paio di colpi. Strinse fortissimo le mani di lei, che non emise un lamento limitandosi ad appoggiare la testa su quella di lui per un bacio tra i suoi capelli impazziti più del solito.
Si sentì tranquillizzato, e con un’ultima stretta alle sue mani si alzò dal divano e le fece cenno di seguirlo nel suo dormitorio. Era una consuetudine oramai sedersi sul letto di Harry per parlare di cose riguardanti la guerra, con le tende insonorizzate e Ron che distribuiva dolcetti per tenere alto il morale.
La vide tirare un sospiro di sollievo nel vederlo tornare in sé, aveva temuto che il panico l’avrebbe sopraffatto, probabilmente.
Quando arrivarono nel dormitorio, seppero di colpo che sarebbero stati soli fino a sera, visto che ormai il pranzo era finito e l’avevano saltato e i loro compagni sarebbero stati impegnati con le lezioni per tutto il pomeriggio. Lei era scusata, lui avrebbe avuto tutto il pomeriggio da dedicare a Difesa, ma tanto il professore ancora non era arrivato quell’anno. Ci fu un momento imbarazzante prima che entrambi si sdraiassero sul letto, faccia a faccia, reggendosi sul fianco.
-Herm, spiegami tutto.-
Ed Hermione parlò, parlò per ore spiegandogli tutto quello che era successo in quell’estate che le aveva cambiato di nuovo la vita, gli spiegò del potere che aveva e dei compagni da cercare, della guerra da combattere e della sua paura di perderla, della sua missione e dell’importanza che essa aveva per il futuro di tutti quanti. E della speranza di averlo al suo fianco nella battaglia più difficile che avessero mai affrontato anche nel caso in cui lui non fosse destinato a combatterla. Non le importava cosa avrebbe dovuto affrontare, se avesse avuto Harry al suo fianco. E glielo disse.
E lui la ascoltò, preoccupato e sbalordito, mentre le accarezzava la schiena cercando di rassicurarla sulla sua presenza, e quando lei ebbe finito di vuotare il sacco, le uniche cose che riuscì a pensare furono quanto fosse ingiusto che lei stesse soffrendo così tanto e che era ammirato dalla forza che metteva nel vivere serenamente gli ultimi momenti di normalità che le rimanevano.
E che non posso lasciare che viva tutto questo da sola.
Harry la guardò, la guardò bene e a fondo: era sollevata nell’avergli raccontato la storia al completo, non come con Draco ( Draco un Elementale!?), ed ora attendeva la sua reazione con una tale speranzosa richiesta nei suoi begli occhi castano-dorati che non volle farla aspettare ulteriormente.
Aprì la bocca per parlare, ma una forza misteriosa lo spinse semplicemente in avanti, verso di lei, annullando quei pochi centimetri che lo separavano dalle labbra rosse di Hermione.
 
 
 
Note:
Salve a tutti! Ce l’ho fatta a postare entro una settimana, sono contenta, cercherò di tenere questo come limite di tempo massimo nonostante abbia appena iniziato l’università e sia già stata presa nel suo vortice.
Allora qui do qualche informazione in più sulla guerra, anche se per il nemico vero e proprio e i dettagli dovrete aspettare ancora un po’, perché sono sadica e mi diverto come posso! Haha va beh, sclero a parte spero vi sia piaciuto il capitolo!
Mi spiace se c’è poca azione, ma con tutte le spiegazioni preliminari indispensabilmente necessarie che dovevo dare sto rimandando il momento dell’azione vera e propria. Ma arriverà, tranquilli! E anche gli altri personaggi, non ho avuto modo di inserirli, ma nel prox capitolo ne rivedrete almeno uno, più forse un extra speciale, ma solo se fate i bravi e commentate!
A parte questa richiesta, ringrazio calorosamente chi legge la mia storia, BlackWriters che l’ha inserita nelle ricordate, benmal e Micky96 per aver recensito lo scorso capitolo e quelli che l’hanno aggiunta tra le seguite, oltre quelli che l’avevano già inserita: auror235, fan_harry_potter_twilight, Micky96.
Buona lettura, ci sentiamo presto spero!
Ah, il mio nickname adesso è Flos Ignis, lo so che è praticamente uguale a prima, ma almeno ora si capiscono le due parole da cui ho composto il mio nome!

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Capitolo 6
*** Capitolo 5. Il dolore ti cambia ***


IL DOLORE TI CAMBIA
 
 
Nel dolore non chinare la testa, alzala e guarda l'orizzonte.
"Geno e lo specchio rosso della verità" di Moony Witcher
 
 
Ron Weasley era quello che si può definire senza cattiveria l’ ”eterno secondo”,  sesto figlio di una famiglia numerosa e piena di talenti, alcuni più discutibili di altri certo, ma pur sempre talenti, il meno intelligente, il meno amato…
Così si era sentito per anni, e anche se faceva parte del trio più famoso e famigerato di tutta la storia di Hogwarts, quella sensazione non era scomparsa per molto tempo. Aveva sempre cercato di far finta di niente, a volte in modo maldestro, ma provando sempre a ricacciare quegli orribili pensieri in fondo al suo essere. Fino a quando non si erano materializzati sotto forma di un Horcrux.
Era stato un vigliacco egoista a scappare quella maledetta notte autunnale dal suo migliore amico e dalla ragazza che credeva di amare, proprio nel momento in cui avevano più bisogno di lui. Aveva cercato di rimediare tornando, ma la sua paura e il suo senso di inferiorità non erano scomparsi: era solo questione di tempo prima che il momento decisivo, in cui si sarebbe sottomesso ad essi o li avrebbe vinti e scacciati, arrivasse. La sua occasione era arrivata prima di quanto sperasse e temesse. Il medaglione di R.A.B. si era aperto all’imperativo serpentese di Harry, e allora aveva dovuto affrontare i suoi Mollicci senza sconti né interventi esterni.
Era stato proprio quando aveva visto tutto ciò che più lo spaventava realizzarsi davanti ai suoi occhi che aveva capito di non poterlo sopportare oltre. E aveva preso la sua decisione.
Non avrebbe resistito un giorno di più sentendo l’ansia e la paura e l’inadeguatezza stritolargli l’animo, non avrebbe più sopportato una sofferenza così. L’istinto aveva guidato la sua mano, che aveva capito i bisogni del suo cuore prima del cervello: aveva distrutto l’horcrux, e con esso aveva frantumato l’illusione creatasi.
Gli ci era voluto un po’ a capirlo, ma ora se ne rendeva conto: nell’istante in cui aveva calato la Spada di Grifondoro, il suo animo si era liberato dal giogo tiranno della paura e aveva preso a cantare felice.
Era come se tutto ciò che avesse temuto fino ad allora fosse svanito. Non come se avesse smesso di avere paura, quella la sentiva ancora dannatamente bene, miseriaccia!, ma ora aveva la forza di metterla da parte, accettarla e usarla per fare il suo dovere nonostante tutto. Come scordare la paura della Battaglia? Si era però sentito orgoglioso, finalmente forte e degno della spada che si era fatta impugnare da lui mesi prima, quando aveva realizzato che nonostante la paura, il dolore e la morte attorno a lui, questa volta non era scappato, aveva combattuto per proteggere la sua famiglia e i suoi amici e aveva vinto. Perché era vivo.
Il dolore per la morte di Fred non riusciva ancora a superarlo, però. Forse era semplicemente troppo presto, o forse era perché lui era quello che aveva passato più tempo di tutti con George durante l’estate, lottando strenuamente per convincere il fratello a non chiudere i Tiri Vispi Weasley: se George avesse smesso di fare ciò che amava e che aveva iniziato col suo gemello, a morire non sarebbe stato solo Fred, ma anche George stesso, la loro famiglia e il sorriso che Fred e George avevano sempre cercato di trasmettere a tutti quelli che potevano. Lo stesso che, un tempo fin troppo vicino per non provocare dolore e malinconia al solo pensarci, vestivano anche loro due con l’orgoglio dei re con le loro corone, specchiandosi l’uno nell’altro nelle labbra piegate all’insù, nelle fossette sulle guance e nel brillio degli occhi. Non era stato per niente facile stare così vicino a suo fratello George, sicuramente quello più colpito dalla perdita, ma quando finalmente lo aveva convinto a continuare l’attività che tanto amava, il sorriso grato e orgoglioso di sua madre e la stretta forte sulle spalle di suo padre, entrambi con gli occhi umidi, l’avevano fatto sentire di nuovo come dopo aver ucciso parte di quel che era stato Tom Riddle: a posto, un po’ più forte e un po’ più orgoglioso di sé stesso, perché aveva fatto la cosa giusta, e non quella più facile.
 
E poi aveva dovuto affrontare la 'faccenda Hermione'. La ragazza non si era sbagliata quando, tempo addietro, lo aveva accusato di avere la sensibilità di un cucchiaino da tè. Era cresciuto da quel disastroso Torneo, ma restava il fatto che l’empatia non era certo il suo forte, Hermione aveva ragione, come sempre. Gli venne spontaneo sorridere pensando al sorrisetto saputo che avrebbe fatto Hermione se avesse sentito il suo precedente pensiero.
Lei era stata senza dubbio la prima, per lui. Aveva sempre creduto però che sarebbe stata anche l’unica, così come tutti avevano sempre pensato, e detto, alle volte. Gli era venuto naturale pensare che sarebbe stato così, e non l’aveva mai messo in dubbio nemmeno quando aveva avuto quella cosa con Lavanda al Sesto anno.
Dovette reprimere un brivido al pensiero di come la ragazza fosse rimasta ferita da quel porco di Greyback. Non aveva sviluppato la Licantropia, ma come suo fratello Bill ne aveva ricavato degli effetti collaterali: il suo collo era sfregiato, nei giorni precedenti la luna piena diventava irascibile come un ippogrifo in calore e i suoi sensi si acutizzavano da morire. Un giorno quell’estate, era entrato in Sala Grande per aiutare e lei, dall’altra parte della stanza e senza nemmeno voltarsi per controllare, gli aveva espressamente urlato di andare a darle una mano con il tavolo degli insegnanti da aggiustare e riposizionare, minacciandolo di rappresaglie innominabili se non avesse mosso subito il suo bel culo dalla porta. Inutile dire che gli era quasi uscito il sangue dal naso per l’imbarazzo causato dall’ordine della sua ex e dalle risate degli altri studenti. Anche Lumacorno si era spanciato dalle risate! E meno male che Hermione e lui si erano già lasciati, se no altro che Oppugno con i canarini, sarebbe stata lei stessa a tirargli un cazzotto come aveva fatto con Malfoy anni prima.
Gli ci era voluto però un intero mese per capire che non era Hermione, quella che voleva accanto per la vita. Troppo seria, troppo rigida nei suoi dettami, troppo diversa da lui e dalla sua idea di relazione: aveva bisogno di una ragazza che sapesse sorprenderlo e amarlo al di là di tutto il resto, ma soprattutto che amasse sorridere alla vita: aveva bisogno di gioia e amore, ed Hermione sarebbe anche stata perfetta per lui, se la guerra non avesse cambiato tutti loro: non in peggio, non in meglio, ma li aveva fatti maturare e cambiare così tanto che non erano più ciò che l’altro agognava. L’affetto che li legava era rimasto immutato, ma entrambi avevano bisogno dell’Amore e l’altro non poteva donarglielo come avrebbero meritato.
Tutti questi ragionamenti li aveva fatti quasi a livello inconscio fino a quando Hermione, armata del suo solito coraggio era andata da lui e gli aveva detto esattamente le stesse cose su cui aveva riflettuto lui. Si erano lasciati in buonissimi termini, non avrebbero retto di perdere ancora un altro amico, ma l’affetto che provavano non era scomparso, ora si dirigeva verso termini più fraterni. E a loro andava benissimo così.
 
Si stava giusto chiedendo dove fosse Hermione, aveva bisogno di chiederle un favore ma pareva proprio che quel loro primo giorno fosse Intracciabile. Miseriaccia, era persino entrato in biblioteca per trovarla! Madama Pince lo aveva guardato come un avvoltoio guarda la propria preda in agonia aspettando che tiri le cuoia, la qual cosa lo aveva un filino intimorito. Aveva anche pensato di chiederlo alla McGranitt, ma di certo non era con lei visto che la Preside continuava imperterrita a far lezione nonostante l’età e il suo nuovo incarico.
Esaurendo le idee decise di rimandare, tanto aveva tempo fino al week-end per convincerla ad andare con lui, ma decise anche che, se non l’avesse vista nemmeno a cena, avrebbe messo in moto Harry che, non sapeva come, se Hermione non era nei paraggi non ci metteva più di tanto a scoprire dove si fosse cacciata. E senza consultare la Mappa!
Misteri della Magia…
E a proposito di Harry, ho proprio bisogno di rilassarmi un po’. Chissà se accetta di farsi battere a scacchi magici anche stasera.
Stava già pregustando il suo trionfo, quando andò a sbattere contro qualcuno che correva, veloce come un fulmine, nella direzione opposta alla sua. Era talmente preso a trattenere ghigni soddisfatti e risate sguaiate fuori luogo che non aveva pensato a guardare dove metteva i piedi.
Il risultato fu un capitombolo che gli fece sbattere a terra ginocchio e gomito sinistro abbastanza violentemente da farlo gemere di dolore, proprio mentre un gemito altrettanto doloroso, ma dal suono molto più acuto del suo, si fece largo tra le labbra serrate della ragazza che gli era letteralmente sdraiata sulla pancia.
-Miseriaccia che male… ehi, ce la fai ad alzarti? Non riesco a respirare…-
-Oddio, sì scusa… ecco, ti aiuto ad alzarti, fai piano. Dove hai battuto?-
Ron ci mise qualche secondo a realizzare che chi gli stava parlando era una ragazza decisamente conosciuta, con una massa di capelli biondo paglia più ingarbugliati del solito e due occhi azzurro-grigi talmente lucidi e attenti da spaventarlo.
Da quando Luna aveva perso la sua aria sognante? Doveva essere per forza sotto un potente Confundus, normalmente la gente si sarebbe comportata in modo strano, ma la normalità della ragazza in questione era l’essenza stessa della stranezza, quindi magari quando era Confusa si comportava in modo normale, giusto? Beh, il ragionamento filava, per quanto può filare logicamente un discorso su Luna Lovegood quando hai un gomito e un ginocchio che urlano pietà.
-Ron?-
-Eh?-
Complimenti per le tue solite uscite intelligenti, Ronald.
Merlino benedetto, la sua coscienza aveva la voce saccente di Hermione! Ma che aveva fatto di male?
-Ti chiedevo cosa ti fa male. Non guardavo dove correvo, mi dispiace. Ma se ti sei rotto qualcosa posso aiutarti. So aggiustare le ossa e stirare muscoli e nervi in un secondo!-
-Davvero?-
-Sto studiando per diventare una Medimaga, quindi sì, davvero.-
-Wow, non lo sapevo! Complimenti, e spero che la Buona Sorte ti faccia prendere un sorso! - *
-Grazie. Ora, queste ossa?-
-Ah, grazie, non credo di averle rotte- un secondo per tastarsi i punti dolenti, poi confermò. –No, niente ossa rotte, mi verranno solo un paio di lividi.-
-Fammi dare comunque un’occhiata.-
Luna ci mise giusto un secondo per verificare con un incantesimo le sue condizioni, ma anche se confermò che non aveva nulla di rotto gli sconsigliò vivamente di farsi una corsetta per un paio di giorni. Il tutto con un’aria così seria e professionale che Ron non potè evitarsi di estrarre la bacchetta e puntargliela alla gola prima di rivolgerle di nuovo la parola.
-Cosa ha detto Luna Lovegood quando Dobby è morto?-
-‘Ora è come se dormisse’- lei non sembrò sconvolta, solo un pochino delusa.
-Scusami, Luna… non ti ho mai vista così seria e concentrata, non durante la prigionia, non nel mese da mio fratello, nemmeno la notte dell’Ultima Battaglia, quando hai saputo evocare il tuo patronus con una serenità d’animo invidiabile… Mi era venuto naturale pensare che fosse un altro ad aver preso una Polisucco.-
-Lo capisco. Oggi però non mi sento molto bene, e non avevo voglia di affrontare la giornata col sorriso. Oggi proprio non ce la facevo.-
-E posso chiederti il motivo?-
-Ho solo ricevuto una brutta notizia dalla mia famiglia.-
-Tua padre sta male?- Ron non fu sicuro di riuscire a nascondere la rabbia che ancora provava per quell’uomo che li aveva venduti. Lo aveva capito, ma perdonato non ancora.
-Non si tratta di mio padre, nessuno sta male, e comunque non è nulla che non possa superare con un po’ di buona volontà. Ti ringrazio però per essere mio amico.-
Luna sorrise, ora i suoi occhi un po’ più spensierati di prima, e Ron sorrise di riflesso; il pensiero gli corse a quello che Harry gli aveva detto tempo prima, a proposito di Luna. Sapeva che la ragazza aveva disegnato delle cornici in camera sua come una sorta di infinita catena attorno ai ritratti dei suoi amici, legandoli tutti assieme come per tenerseli stretti. Era una cosa molto dolce.
Fecero un pezzo di strada insieme, ridendo e chiacchierando di cose futili o non esattamente esistenti (-Ron, posso prenderti un Satiro Ecateo dai capelli? Sai, si annidano solo sui bambini e sui ragazzi e aiutano a far crescere la loro magia!-), dopo le quali Ron quasi ululava dal ridere, quando finalmente, proprio quando aveva smesso di cercarla, Hermione apparve. E con lei c’era anche Harry, con in mano la Mappa. Evidentemente lo cercavano.
-Ragazzi, finalmente! Hermione, ti ho cercata tutto il pomeriggio, ma dove ti eri cacciata? Sono anche entrato in biblioteca, salvo poi scoprire che non eri nemmeno lì! Ci sono andato per nulla- la sua faccia schifata fece fare un sorrisetto al suo amico e scoppiare nell’ennesima risata la ragazza al suo fianco.
Hermione invece si limitò a salutare Luna, dopo essere arrossita in modo alquanto sospetto sulle guance quando le aveva chiesto dov’era stata, per poi chiederle se poteva rubargli l’accompagnatore perché aveva bisogno di un favore.
-Ma certo. Ragazzi, è stato bello rivedervi, magari un giorno di questi lo rifacciamo, ok? Ciao ciao, credo proprio che ora andrò a pescare dei Plimpli nel Lago…- e su quella uscita ‘alla Luna’ la ragazza girò l’angolo lasciando i tre storici amici da soli.
 
-Allora Herm, come mai mi cercavi?-
-Tu piuttosto, se sei arrivato persino a entrare nel regno di Madama Pince dovevi avere qualcosa di importante da dirmi!-
-Volevo solo chiedere a te ed Harry se sabato venite con me ad Hogsmead…-
-Ma che domande fai? Certo che veniamo, c’erano dubbi?-
-No, è che… dovrei andare da George, e pensavo che magari un aiuto a distrarlo sarebbe una buona cosa, ma non me la sentivo di chiedere a Ginny…-
Hermione ed Harry capirono in un lampo, così gli confermarono entrambi che sarebbero andati con lui da George.
-Prima però devo passare da Andromeda per prendere Teddy. Ho il permesso di tenerlo qui ad Hogwarts per una notte nel fine settimana, a patto che questo non mi distragga dai miei studi!- Minerva era stata comprensiva quando le aveva fatto quella richiesta.
Harry stava prendendo sul serio il suo ruolo di padrino, ed aveva passato ogni momento libero quell’estate con il suo figlioccio, che a sei mesi sembrava aver già capito come cambiare colore degli occhi a piacimento. I capelli impazziti però lo facevano sempre sembrare un tenero angioletto multi-color, anche se in realtà già da ora si capiva che sarebbe stato una vera peste una volta cresciuto. Inutile dire che Harry era andato in brodo di giuggiole quando l’aveva intuito.
-E tu invece Herm?-
-Oh non importa, in realtà volevo giusto chiederti se potevo andare a trovare George… devo fare una cosa, ma mi serve il suo aiuto-
Ok, Hermione è definitivamente impazzita.
Harry e Ron si guardavano complici, sapevano di star pensando la stessa cosa. Hermione aveva passato tanto di quel tempo a rimproverare Fred e George per i loro scherzi e le loro trovate anti-studio che sentirla dire che aveva bisogno di aiuto da George era molto più che sospetto.
Ron interrogò Harry con lo sguardo, ma nemmeno lui sapeva niente. La grifoncina si era limitata a chiedergli se potevano andare a parlare un attimo con Ron per chiedergli un favore e se quel sabato le avrebbe prestato il mantello dell’invisibilità. E già lì avrebbe dovuto intuire che aveva qualcosa in mente, da quando sapeva dei Doni della Morte Hermione guardava veramente male quel povero mantello, ma al suo risveglio si era sentito felice come poche volte in vita sua e il suo cervello era allegramente andato in vacanza.
Lui ed Hermione si erano baciati, e nemmeno le notizie catastrofiche che lei gli aveva riferito poco prima potevano offuscare la felicità per quel bacio. Era stato poco più che uno sfiorarsi di labbra, casto e di breve durata, ma le intense emozioni che aveva provato di certo non erano state del tutto caste, né temporanee. Non ne avevano parlato, subito dopo lei gli si era accoccolata contro il petto impedendogli di vederla in viso, ma il profumo dei suoi capelli l’aveva distratto da quel dettaglio. Insomma, era un buon segno che lei non fosse scappata dopo la sua iniziativa, no? Poco dopo l’aveva sentita addormentarsi, abbandonata contro il suo corpo, ed era stata una tentazione troppo grande quella di prendere ad accarezzarle i capelli per resistere. Forse l’aveva fatto per un minuto o un’ora, ma quel gesto sembrava esserle piaciuto, visto che anche nel sonno faceva versi d’apprezzamento, così lui aveva continuato fino a che la stanchezza dovuta alle innumerevoli notti insonni l’aveva colto. Avevano dormito qualche ora, ma c’era ancora tempo per dirigersi in Sala Grande per la cena, così si erano diretti verso il loro amico, stupiti di trovarlo insieme a Luna.
Ma il motivo per cui Hermione volesse parlare con George non lo sapeva nemmeno Harry, che era il maggior confidente della ragazza insieme a Ginny.
Evidentemente la stavano guardando in modo assurdo, perché lei ridacchiò, divertita dal loro stupore. La divertiva un sacco vederli con quell’aria confusa: le smorfie che facevano erano identiche, diceva. Mah!
-Chiudete le bocche, pesci rossi! Ho solo bisogno di un… un’informazione, diciamo. Ma non saprete nulla da me fino a domenica, quindi vi conviene rinunciare a farmi le domande che avete in mente, perché non risponderò!-
-Ma Hermione, almeno dicci se dobbiamo preoccuparci di qualcosa. Sicura di non essere sotto Imperio? Anzi, sei pure tu sotto Polisucco, miseriaccia, ma che è, la giornata delle prime volte? Prima Luna seria, poi tu che vuoi chiedere aiuto a Geroge…-
Ma entrambi i suoi amici avevano smesso di ascoltarlo, le ultime parole che avevano sentito erano state ‘prime volte’. Si erano guardati, e probabilmente avevano pensato alla stessa cosa.
Il nostro primo bacio.
Che entrambi speravano non fosse l’ultimo. Ma siccome nessuno dei due era evidentemente pronto a parlarne, e non sarebbe stato neanche il caso visto che non erano soli, quasi si fossero letti nel pensiero decisero di rimandare la conversazione che avrebbero dovuto fare, prima o poi.
Ma se Harry poteva permettersi di rimuginarci su, Hermione decise a malincuore che era il caso di rimettersi all’opera, perciò disse semplicemente che per quella sera prendeva lei il mantello e si dileguò prima che uno dei due potesse dire ‘magia’.
Doveva distogliere il pensiero da Harry, se non voleva rischiare di saltargli addosso prima di aver deciso cosa fare con lui e con quello che le faceva provare. Lasciarsi andare? Rinunciare? Rimandare alla fine di tutto quel trambusto?
 
Anche Harry aveva bisogno di pensare: Hermione era in grado di scombussolargli l’animo come nessun altro al mondo, era la sorella che non aveva potuto avere, la migliore amica che potesse desiderare: perché allora l’aveva baciata? Non l’aveva mai pensata in termini romantici, ma forse qualcosa era cambiato, o non si spiegava la sua voglia di baciarla di nuovo, magari in maniera più approfondita. Ma non voleva certo rischiare di rovinare il loro rapporto con dei sentimenti confusi: avrebbe aspettato di sapere cosa voleva veramente dal suo rapporto con Hermione, prima di dirle qualunque cosa.
Siccome però il suo cervello gli suggeriva di fare in un modo e il suo istinto in un altro, le sue intenzioni perfettamente logiche andarono a farsi un giretto di sola andata a quel paese. Senza deciderlo effettivamente, parlò mentre già iniziava a muoversi.
-Ron, credo proprio di non sentirmi bene, non verrò a cena. Vado in dormitorio a stendermi. Ci vediamo!-
Non lasciò al suo migliore amico neppure il tempo di rispondere, che si era già dileguato, adoperandosi per seguire Hermione. La Mappa vedeva oltre i mantelli, ed Harry ringraziò mentalmente suo padre, Sirius e Remus per questo.
 
Ron non aveva fatto in tempo a salutarlo a sua volta ed a raccomandargli di prendere una pozione per guarire più in fretta, che aveva già preso il corridoio di destra, una scorciatoia per Grifondoro. Il rosso era leggermente confuso. Insomma, possibile che si comportassero tutti come se il mondo andasse alla rovescia?
-Ma che hanno tutti oggi? Ci manca solo che Malfoy si riveli un nostro amico, e allora sì che il mondo sarà veramente impazzito!-
Parole profetiche, Ron. Parole profetiche.
 
˟˟˟˟˟
Hermione arrivò al negozio Tiri Vispi verso l’orario di chiusura. Non aveva cenato, ma lo stomaco chiuso era l’ultimo dei suoi problemi. In cima alla lista, al momento attuale, c'era come spiegare tutta la faccenda a George.
Se riusciva a trovare gli altri Portatori, in breve tempo se ne sarebbe andata da scuola e non avrebbe forse avuto più occasione di sfruttare a quel modo i doni che il Destino le aveva concesso per far felici le persone che amava. Poteva fare cose al di là dell’immaginario, persino sfidare le leggi della natura, se voleva, anche se solo fino ad un certo punto. Aveva scoperto che, se la Natura o il Destino di una persona erano state piegate contro il volere originario di suo Padre, allora lei, a sua volta, poteva riportarle nella direzione giusta. Sarebbe stato pericoloso, azzardato e molto difficile, ma ogni goccia di magia che avrebbe dovuto usare, ogni dolore o pena che avrebbe dovuto subire sarebbero stati ben ripagati se le sue intenzioni fossero andate a buon fine. Il cuore le batteva forte dall’aspettativa di ciò che stava per fare.
Entrò nel negozio dopo un respiro profondo che la calmò, permettendole di percepire una lieve scossa sulla nuca. Qualcuno la seguiva e osservava, e lei sapeva anche chi. C’era solo una persona che aveva quel tipo di magia e di anima, che lei sapesse.
Sbuffò.
Accidenti, speravo non mi avrebbe seguito. Questo complica le cose. Mi toccherà chiedere a George il suo contributo senza spiegargli il vero motivo per cui mi serve quello. Harry non deve sapere, non fino a quando non avrò rimediato anche per lui al danno. Dopo questa faccenda cercherò gli altri Portatori e andrò a combattere questo nemico. Grandioso.
Ma come hanno fatto le precedenti Creature? Star dietro a così tante cose insieme è praticamente impossibile, e loro non avevano l’aiuto che sto avendo io. Dovrei ringraziarle, a proposito, è grazie a loro se farò felici i miei amici.
Quando entrò nel negozio, fu sollevata nel notare George che spiegava ad un gruppetto di giovani streghe come funzionavano i filtri d’amore.
Sbuffò di nuovo, questa volta per lo sconforto. Ma dai, filtri d’amore! Certe donne si accontentavano anche dell’infatuazione dovuta a una pozione per potersi sentire belle e amate. Quanta poca stima avevano di loro stesse!
Abbandonò presto quei pensieri, precisamente quando George la vide e le fece un gran sorriso andando verso di lei. Si vedeva che stava meglio da quando aveva ricominciato a lavorare, ma il sorriso non raggiungeva gli occhi. Non lo avrebbe più fatto, se non fosse intervenuta.
-Hermione, come sempre è un piacere vederti! Anche se, lo ammetto, non mi aspettavo di vederti qui. A quest’ora non dovresti essere a cena a Hogwarts? Che fai, infrangi di nuovo le regole? Per vedere me? Mi commuovi!- George tentava le battute, più che farle, e ad Hermione vennero quasi le lacrime agli occhi a constatarlo. Ma si riprese subito, prima avesse ottenuto ciò per cui era venuta e prima anche lui sarebbe stato meglio.
-Ma smettila! Sono maggiorenne, al di fuori delle lezioni posso venire qui quanto voglio! Comunque, sono qui per affari- ecco, e ora che si inventava? All’inizio voleva raccontargli delle sue intenzioni, ma tra Harry che l’aveva seguita e il timore di deludere le sue aspettative se il rituale non fosse riuscito decise di cambiare strategia. Doveva trovare il modo di rendergli la cosa abbastanza accattivante da fargli accettare la richiesta a scatola chiusa.
-Affari? E cosa mi vorresti proporre, Hermy Hermy?-
-Non t’azzardare a chiamarmi così. Comunque, la mia intenzione era questa: mi serve un… ingrediente, che solo tu puoi procurarmi, e se tu me lo fornisci io potrò fare una cosa che ti farà guadagnare moltissimo- non era proprio una bugia, ci avrebbe guadagnato veramente, anche se non in soldi come aveva dato a intendere. Non valeva come balla, no?
-Mhm… e tu che ci guadagneresti?-
-Ha importanza? Avrei anche io il mio guadagno, non preoccuparti per me. Ah, non dovrai dire a nessuno di questa nostra conversazione, sia che tu accetti che no, chiaro?- ci guadagno la felicità di molte persone che forse non vedrò mai più una volta andata via e voglio far loro un regalo.
-In effetti non mi importa… ho la tua parola da Grifone che mi sarà utile darti questo ingrediente? E com’è possibile che possa procurartelo solo io?- la curiosità stava facendo il suo gioco, perciò decise di marciarci sopra.
-Hai la mia parola. Sai che io mantengo la parola data. E sì, ci guadagnerai molto di più di quanto tu possa immaginare… ci stai?-
-Qual è l’ingrediente?-
-Prima accetta- e gli tese la mano. Che lui afferrò. Hermione velocemente gli disse nella mente ciò di cui aveva bisogno e anche se ne rimase scioccato, le fece cenno di seguirlo nel retro, lasciando alla sua collaboratrice il compito di chiudere.
 
Harry davvero non si spiegava tutto ciò che era accaduto da quando aveva seguito Hermione fuori dal castello. Non credeva che sarebbe andata da George così presto, e invece lei era andata da lui a parlargli di un ingrediente segreto per fargli guadagnare. Ma che diavolo stava succedendo?
Poi la vide sparire dietro una porticina, la stessa che aveva attraversato lui quando i gemelli gli avevano fatto come dono di gratitudine  della Polvere Buiopesto peruviana e altre diavolerie assai utili. Non fece in tempo a chiedersi cosa servisse ad Hermione di così urgente, che la vide uscire con un foulard rosso scuro in mano, avvolto saldamente ad un oggetto lungo non più di trenta centimetri: forse fu solo una sua impressione ma, quando uscirono dal negozio e lei sistemò meglio il foulard intorno all’ingrediente misterioso, per poi metterlo nella borsetta lilla che ora portava sempre a tracolla, gli parve di vedere un luccichio metallico.
 
 
Note:
Qui è Flos Ignis che parla, salve a tutti! Allora, devo dire giusto un paio di cose.
La prima, grazie mille a chi legge, e un bacio speciale a Micky96 e benmal che hanno recensito lo scorso capitolo.
In questo capitolo ho cercato di far andare un po’ più veloce il ritmo della storia, ma non sono sicura di esserci riuscita con tutte le digressioni che ho fatto. Vi assicuro però, che erano tutte necessarie! Diciamo che se finora ero in prima, adesso sto ingranando la seconda. Conto di mettere la terza entro pochi capitoli comunque.
Ora, la cosa importante: in questo capitolo ho voluto in un certo senso distruggere la normalità. Dopo una guerra, le persone cambiano, di fronte ai cambiamenti e alle perdite, è facile perdere anche sé stessi. Il dolore ti fa perdere in te stesso, se non riesci a gestirlo. Ma mentre certe persone si perdono, nelle difficoltà, altre brillano. Questi due aspetti li ho iniziati a stendere qui, ma nel prossimo capitolo farò un approfondimento più specifico. Dico solo di aspettare Luna.
Per il momento, vi lascio alla lettura, sperando che mi facciate sapere cosa ne pensate. Bacioni a tutti!
Flos Ignis

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Capitolo 7
*** Capitolo 6. Spezzata ***


SPEZZATA

-Il dolore è dolore- disse lei. –Non c’è bisogno di descriverlo.-
-Giusto, ma ignorarlo può provocare più danni della ferita che l’ha provocato… Nessuno può subire una cosa del genere e sopravvivere indenne. Non dentro di sé, almeno.-
“Brisingr”, di Christopher Paolini 
 
L’immagine che le rimandava lo specchio non la rifletteva in modo tanto distorto dal suo essere da quando era stata prigioniera a Villa Malfoy. Anzi, da quando sua madre era morta. E forse nemmeno allora si vedeva così diversa da sé stessa.
 
Eliana Lovegood era stata una madre amorevole, anche se un po’ eccentrica. Prima ancora di suo padre, era stata lei a insegnarle a vedere oltre il Velo, come veniva chiamato il confine tra la realtà che tutti erano in grado di vedere e il mondo nella sua vera essenza. Era solo una bambina quando lei morì, una stupida pozione riuscita male aveva causato l’esplosione che l’aveva uccisa  a causa dell’ingente perdita di sangue unita ad un colpo micidiale alla testa. Luna invece ne era uscita quasi indenne, grazie alla protezione offerta dall’abbraccio convulso della madre.
L’unico segno che portava di quella notte era una strana cicatrice all’altezza del cuore: tre linee che le partivano dal centro del petto e finivano in una piccola spirale. Non poteva essere più grande del palmo di un bambino, ma ogni volta che avvertiva il bisogno di sentire la madre vicina le bastava toccarsi il petto, alla ricerca di quell’indelebile ricordo. A nove anni aveva superato il primo strato di Velo, riuscendo a vedere per la prima volta in vita sua i Thestral. Questo l’aveva confortata dopo giorni di apatia, e allora aveva deciso di continuare a guardare sempre al di là delle apparenze, sentendosi ogni volta più vicina agli insegnamenti di sua madre. Questo le aveva impedito di impazzire e di sentirsi annientata dalla perdita, questo e suo padre che aveva continuato a insegnarle tutto ciò che sua madre aveva insegnato a lui tempo prima.
 
Sentiva che la forza d’animo che percepiva nel cuore da quando sua mamma era morta ora si stava esaurendo. Forse aveva visto troppe morti, o forse era stata la notizia che aveva ricevuto durante la sua prigionia a piegarla.
Luna non se ne era accorta subito, ma da mesi ormai non riusciva più a vedere oltre il Velo. Con gli anni era riuscita a superarne quasi tutti gli strati, ma ora a malapena vedeva i fantasmi che decidevano di non mostrarsi. Ed era dai suoi dieci anni che poteva vederli. Non riusciva più nemmeno a parlare con loro.
Certamente scoprire che sua madre non era veramente sua madre, ma solo la sposa di un padre adultero doveva averla in qualche modo danneggiata molto più di quanto avesse creduto in un primo momento. Non aveva avuto il tempo materiale per realizzare le implicazioni di quella rivelazione prima della Battaglia Finale, ma quando era tornata a casa aveva chiesto spiegazioni a suo padre, e lui non aveva più potuto mentirle. Ora sapeva la storia per intero.
 
Eliana era andata in sposa a suo padre giovanissima e molto innamorata, aveva appena diciassette anni quando lasciò la casa della sua infanzia.
Suo padre era sempre stato una persona incostante, e dopo pochi mesi la sua passionalità di giovane uomo era ricaduta su un’altra donna, assai inaccessibile, giovane moglie infelice di un uomo molto influente.
Lui non si era fatto scrupoli a corteggiarla. Una giovane donna andata in sposa ad un uomo che non amava non fu difficile da convincere.
Il Cielo volle che nove mesi dopo la donna partorì due figli. Il marito non sapeva che stava aspettando due gemelli, sapeva solo che avrebbe avuto un figlio maschio e tanto gli bastava. La donna si era dimenticata di avvisarlo che aspettava anche una bambina. Suo padre non sapeva il perché, la donna non glielo aveva mai detto.
Narcissa Black in Malfoy non sapeva quale dei due uomini fosse il padre dei suoi figli: il giorno del concepimento suo marito, infuriato perché lei non gli concedeva un erede, l’aveva trascinata di peso nella camera da letto e l’aveva presa più volte, con foga. Lei si era rifiutata di far scendere anche solo una lacrima davanti a quell’uomo senza cuore e senza onore. La sera stessa, approfittando delle casa vuota e silenziosa, aveva ceduto ad un romantico invito di quel matto di Lovegood e l’aveva amato, anche se solo per una notte, raccontandogli tutto del rapporto con un marito odioso e una famiglia di origine altrettanto poco amabile.
 
Suo padre le aveva raccontato, tra le lacrime di colpa, che il giorno della nascita sua e di suo fratello, Lady Malfoy si era presentata sulla soglia di casa sua, e gli aveva messo in braccio quello che, forse, era il frutto della loro prima e unica volta insieme.
Lei.
Gli aveva spiegato del suo dubbio sulla paternità, ma l’aveva pregato di crescerla come figlia sua, che lei non poteva occuparsene, aveva già un figlio a cui badare, non poteva pensare anche a lei. Lo supplicò di stringere un Voto Infrangibile, poteva parlarne solo con la bambina quando e se lei lo fosse venuta a sapere.
Così com’era apparsa, scomparve e suo padre non la vide più.
 
Luna si era fatta almeno un milione di domande sulla sua vera madre, e anche sulla donna che aveva creduto lo fosse: Narcissa aveva sofferto a separarsi da lei? Perché l’aveva divisa da suo fratello? Come sarebbe stato crescere con la sua vera madre e un fratello gemello? E la sua amata mamma, come aveva fatto a crescerla ed amarla tanto intensamente che nessuno avrebbe mai detto che non fossero madre e figlia? Cosa le aveva raccontato il marito per giustificare la sua esistenza?
Xenophilus non aveva saputo rispondere a nessuna di quelle domande. A volte faceva fatica a chiamarlo ancora ‘papà’. Le aveva mentito per così tanti anni, e quello che aveva fatto a sua moglie era stato orribile. Non glielo aveva ancora perdonato: forse non di più delle bugie, ma il tradimento bruciava sicuramente altrettanto.
Lei non assomigliava molto a sua madre, era vero, ma fin da piccola era sempre stata molto simile al padre per aspetto e alla madre per carattere, per cui non ci aveva mai dato peso. Anche suo padre si comportava spesso da svitato, come diceva la gente, ma lo faceva solo per onorare sua moglie. O così aveva creduto lei; forse era solo il senso di colpa a spingerlo a fare o dire cose che la gente comune reputava folli.
Sul fatto però che fosse davvero suo padre non aveva dubbi. Gli assomigliava troppo. Erano suoi la pelle pallidissima e i capelli che avevano rubato il colore ai raggi di luna, come le diceva amorevolmente sua madre mentre li accarezzava per farla addormentare quando era piccola, timorosa dei Mollicci sotto il letto. Erano suoi gli occhi azzurri, grandi ed espressivi.
O forse sono di Narcissa.
A quel pensiero, scosse la testa. Non era pronta ad affrontare una cosa del genere. L’avrebbe ignorata finchè poteva. E per il momento poteva e voleva. Ancora non si era ripresa del tutto dalla vista della famiglia Malfoy seduta insieme, incurante di tutto e tutti, al tavolo dei Serpeverde all’alba della Vittoria della Luce.
Credo sia stato quello il momento in cui ho realizzato davvero che sì, la mia mamma è morta, ne ho ancora una viva e nonostante ciò, non cambia nulla.
 
Narcissa era stata chiara nella sua lettera del giorno prima. Ron gliela aveva fatta dimenticare per un po’, ma aveva avuto tutta la notte per ricordarsene.
‘Non voglio che si creino situazioni imbarazzanti durante questo periodo di ripresa delicata. Capirai certo che mio figlio è tutto per me, non posso lasciare che uno scandalo lo colpisca proprio ora.’
Non le aveva ancora risposto. E non voleva farlo.
Lei l’aveva cercata, aveva domandato, si era interessata. A Narcissa sembrava non importare il suo bisogno di conoscerla. A quanto pareva, però, non voleva che si sapesse che lei era sua figlia, che anche l’algida lady Malfoy cedeva ai richiami dell’animo e dalla carne.
 
Non era da lei pensare certe cose, non era da lei non sorridere, non parlare con i fantasmi che la gente non poteva nemmeno vedere o percepire, non era da lei non cercare di togliere i Nargilli dalla testa dei suoi amici o non saltellare per i corridoi.
Ma era arrivata al limite della sopportazione. Qualsiasi cosa in quel momento l’avrebbe spezzata.
E non so se saprei ricompormi. O se, in tal caso, riuscirei a tornare quella di prima.
 
˟˟˟˟˟
Ginevra Molly Weasley aveva preso fin troppo dal carattere di chi condivideva il suo secondo nome, a sentire parlare tutti i suoi fratelli. E ce ne voleva per mettere d’accordo una tale marea di teste rosse fuori e vuote dentro, a sentir sghignazzare lei.
Doveva riconoscer loro una parte di ragione però, seppur malvolentieri.
Innanzi tutto, il cibo. Aveva imparato presto a dar una mano alla madre in cucina, e si era scoperta talentuosa e appassionata. E far lavorare le mani era un ottimo modo per scaricare lo stress, secondo lei.
In secondo luogo, le Fatture Orcovolanti. Era stata Molly stessa a insegnargliele, per difendersi dai ragazzi pressanti, aveva detto lei. Ginny di certo non si era lamentata.
Infine,  e cosa più importante visto che terrorizzava tutti i maschi Weasley, il fiuto per i guai. Esattamente come sua madre sentiva puzza di guai lontano un chilometro se i suoi figli erano in pericolo o stavano combinando qualche guaio, così anche lei aveva un sesto senso per i problemi. E come sua madre, anche lei aveva esteso quella sorta di capacità precognitiva anche a chi non era della famiglia.
Fu così che Ginny si diresse al secondo piano, dove sapeva di trovarci qualcuno che amava e che aveva bisogno di lei.
Non fu sorpresa di vedere che aveva ragione, di certo non quanto lo fu quando vide Luna, la sua cara amica Luna, piangere in silenzio, seduta per terra e con le braccia che le stringevano le gambe magre.
Un milioni di campanelli d’allarme le suonavano in testa: Luna con i capelli raccolti in una morbida e ordinata treccia, Luna che piangeva, Luna senza orecchini di rapanello, Luna che piangeva, Luna vestita con normalissimi e babbanissimi jeans blu e maglietta azzurra, Luna che piangeva, Luna seduta per terra da sola, Luna di cui si vedevano solo i suoi begli occhi azzurri adesso velati dalle lacrime e arrossati…
Qualcosa non va. Qualcosa DECISAMENTE non va. Qualcosa DECISAMENTE va MOLTO MALE.
Queste frasi le erano rimbombate in testa tutto il tempo che le era stato necessario per finire di salire di corsa le scale e buttarsi affianco alla sua amica che adesso aveva poggiato la testa sul suo petto, smettendo finalmente di piangere ma mettendosi a tremare. Non l’aveva mai vista in quello stato. MAI.
 
Aveva sempre creduto che la sua amica fosse una vera forza della natura, ma non una di quelle distruttive: la paragonava ad una brezza primaverile che permette al polline di circolare e ai fiori di nascere, agli uccellini di tentare il primo volo sostenuti dal vento lieve che accarezzava loro le piume, spingendoli verso il cielo, azzurro come lo erano i suoi occhi. I suoi begli occhi spensierati, innocenti, sempre allegri e che tante volte le avevano dato forza… Aveva sempre immaginato che come nessuno poteva comandare il vento, così nessuno potesse manipolare o spezzare Luna.
Non era stata così male quando era stata prigioniera a Villa Malfoy, Harry glielo aveva raccontato. Nemmeno quando era con lei ad affrontare i Carrow; sorrideva sempre, leggera e felice, un vento frizzante nell’aria malsana che aleggiava su Hogwarts: aveva permesso loro di respirare. Ma adesso era lei ad essere soffocata da qualcosa.
Ginny non sapeva cosa fare davanti alla sua amica ridotta in quello stato. Non credeva possibile che capitasse, ma si era sbagliata. Luna era umana. Non era invincibile.
Perciò la strinse più forte, sperando che bastasse.
E bastò. Almeno, smise di tremare e si asciugò i residui di lacrime dalle guance con le mani, in un gesto così infantilmente coraggioso che la fece ben sperare: Luna c’era ancora, da qualche parte. Ma se per il momento non riusciva a sorridere, le sarebbe stata accanto lasciandola sfogare.
Perché era evidente che lo volesse. Almeno questo non era cambiato: era trasparente come l’aria, non nascondeva nulla di ciò che pensava e provava.
Sorprendentemente però, non disse nulla. Non disse una sola parola nonostante fosse evidente il suo bisogno di parlare di ciò che l’angosciava.
-Luna…-
-No.-
-Come?-
-No, Ginny. Non mi va di parlarne.-
Bugia, bugia enorme. Bugia mastodontica.
-Non è vero, lo sai.-
-Ok, allora. Non posso parlarne.-
-Perché?-
-Perché non sono sola in questa faccenda.-
-Non lo si è mai, ma tu devi sfogarti, ne hai bisogno.-
-Non lo farò.-
Ma proprio in quel momento Luna doveva trasformarsi in una cocciuta adolescente?
Il coprifuoco stava per scattare, non che gliene fosse mai importato qualcosa, ma avevano bisogno di tranquillità in quel momento.
Con un piccolo incentivo riuscì a farla alzare e a portarla fino alla Torre di Grifondoro: Hermione non avrebbe fatto storie a lasciarle la stanza singola da Caposcuola per una notte, anzi probabilmente si sarebbe fermata anche lei per stare son Luna: nonostante la diametrale differenza tra le due, erano amiche e si volevano bene.
Erano a meno di una rampa di scale dalla sicura discrezione della stanza singola di Hermione quando una testa bionda apparve accompagnata dall’altra sua migliore amica: Draco Malfoy e Hermione Granger erano diventati Caposcuola, e probabilmente stavano iniziando la ronda serale. Era troppo tardi per nascondersi, erano giusto di fronte a loro ed Hermione se ne era accorta subito. Anche Malfoy seguendo il suo sguardo le aveva viste: aveva uno sguardo allucinato quando si voltò per vedere chi avesse distratto la riccia dalla loro conversazione.
Hermione era meno sconvolta, ma solo perché non aveva ancora notato gli occhi arrossati di Luna. Non poté però nasconderglielo più di qualche secondo. Non che volesse, ma non era il caso di parlarne con Malfoy che le fissava. Certo, non sapeva quanto fosse surreale per Luna, che dentro di sé malediceva coloritamente tutti i maghi e le creature magiche che le venivano in mente.
-Ginny, Luna, come mai fuori a quest’ora? Devo togliere cinque punti a testa, mi dispiace ragazze. Dove stavate andando?-
-Herm, ho bisogno di un favore, posso parlarti un secondo da sola?-
Era un po’ restia a lasciare Luna sola con Malfoy, anche se solo per un attimo, ma doveva chiedere il favore ad Hermione di lasciarle la sua stanza e non voleva farlo davanti a Malfoy. Si sentiva sempre a disagio davanti a lui, e negli ultimi tempi quella sensazione era aumentata. Non si trattava della diffidenza per una persona che ha combattuto per la maggiore nel fronte opposto, più che altro era proprio il ragazzo in sé a metterla fuori fase. Sentiva che il suo cervello lavorava più lentamente quando c’era lui, e le veniva un insano prurito alle mani. Voglia di Schiantarlo? Sapeva solo che avrebbe voluto fargli… qualcosa. Per scomporlo. Era sempre così posato, controllato e snob che avrebbe voluto che anche lui si lasciasse scappare qualche reazione, ogni tanto. Anche se, in effetti, in quel momento non sembrava lo stesso. Non stava  nascondendo lo stupore, la curiosità, la frustrazione e altre cose che non capiva, e i lineamenti non sembravano irrigiditi in quel ridicolo atteggiamento di superiorità che aveva negli anni passati, ma che in realtà lo faceva solo sembrare un pavone che fa la ruota.
Forse con la fine della guerra era cambiato. Non lo vedeva dalla fine di quel terribile giorno di luttuosa festa, ma Harry le aveva raccontato del suo cambiamento, del suo stupore e della sua voglia di provare a conoscerlo.
Questo prima che si lasciassero, certo. All’inizio era stato difficile stare nella stessa stanza, anche con altra gente, ma il moro aveva passato tutta l’estate dividendosi tra Hogwarts e casa Tonks, per cui entrambi avevano avuto il loro tempo per riprendersi da quella storia così importante per entrambi, che era vissuta in guerra e morta in pace. In tutti i sensi. Potevano considerarsi amici, ormai. Solo amici, ed andava benissimo così.
˟˟˟˟˟
Draco non sapeva spiegarsi esattamente il perché fosse rimasto così scioccato vedendo la Lovegood e la Weasley. Stava chiedendo spiegazioni più dettagliate ad Hermione sul suo potere, visto che si era degnata di spiegargli giusto giusto la faccenda della Gemma e dei suoi poteri il giorno prima. Ah, e che c’era una guerra in fieri. Insomma, li aveva ereditati quei poteri sull’Acqua? Lei era una Portatrice, aveva detto, ma di quale elemento? Contro chi era la guerra, e perché stava per scatenarsi? Come faceva ad aiutarla a trovare gli altri Portatori? Perché la guerra li riguardava da vicino? E poi, domanda da un milione di galeoni, lei come faceva a sapere tutto quello?
Lei nicchiava, rigirava le domande, era fumosa nelle poche risposte che gli concedeva e non gli aveva spiegato nulla di più di quello che già gli aveva detto. Dovevano trovare gli altri prima che impazzisse, così forse la sua nuova, improbabile amica avrebbe finalmente scoperto il calderone. Un calderone che scottava, moltissimo, tanto era pieno, Draco ci scommetteva la bacchetta.
Aveva dimenticato all’istante tutto quanto però, non appena erano apparse quelle due.
La Weasley, con la camicia della divisa un po’ sgualcita, gli occhi infiammati come i suoi capelli nonostante il colore generalmente associato a ben più miti sentimenti, infiammati da qualcosa che somigliava terribilmente all’ira più nefasta che avesse mai conosciuto, ma era anche diversa: oltre all’ira c’era anche protezione, nei suoi occhi, e anche qualcosa che non riusciva a capire dove avesse già visto, ma era sicuro di aver già visto uno sguardo del genere. Solo, gli sfuggiva l’occasione.
La sua memoria al momento stava cercando tra i suoi ricordi qualche altro momento in cui avesse visto una donna più eccitante di lei, ma non ne trovò. Si stupì pensando che quella fiamma nei suoi occhi la rendeva estremamente desiderabile, bellissima nella sua pericolosità. Si sarebbe dato uno schiaffo mentale se solo fosse stato meno concentrato sugli occhi della rossa.
Aveva a malapena notato la bionda Corvonero, almeno fino a quando Hermione –accidenti a lei, trovava sempre una maniera per sfuggirgli!- non si era appartata dietro un angolo con quella Sexy Furia su sua richiesta.
Lo scombussolamento interiore che aveva sentito quando Ginevra – alla faccia dell’ omen nomen! – lo aveva guardato con quegli occhi si era drasticamente ridimensionato quando aveva incrociato, anche se solo per un secondo in questo caso, un altro paio d’occhi. Aveva sempre pensato che quella ragazza fosse strana, anzi proprio pazza a dire il vero, e non l’aveva mai considerata se non per sporadici insulti tra una rissa e un battibecco con Sfregiato-San Potter-Sopravvissuto-dei-miei-stivali-in-pelle-di-drago, al secolo Harry. Molto più corto e maneggevole, come nome. Ci era voluto poco per abituarsi a usare quel nome, quasi niente in realtà. Il fatto che lo avesse sempre voluto come amico aiutava di certo.
Ma adesso, nel vedere l’infinito dolore che si celava negli occhi azzurri di quella ragazza si sentì male. No, non erano azzurri. In quel momento sembravano grigi, proprio come i suoi. Quell’impressione la mise in un angolino del cervello quasi subito perché era un’altra la cosa che notava adesso: aveva nello sguardo lo stesso smarrimento che aveva abitato il suo volto quando aveva capito che suo padre lo vedeva come la sua pedina, il suo erede. E ora lo vedeva distorto su un altro volto, ma era sempre tenacemente intenso. Quasi per empatia, sentì tornare in lui quello stesso tormento che non aveva mai saputo sopprimere del tutto. Comprendeva bene perché, ma gli dava comunque fastidio il suo inconscio desiderio di essere amato da un padre che l’aveva trattato come un oggetto, come una sua proprietà.
Il secondo dopo aver formulato un’ipotesi sul perché quella ragazza stesse in quel modo – credeva addirittura non fosse in grado di provare sentimenti negativi di sorta, se la ricordava bene a Hogwarts e a casa sua e mai l’aveva vista abbattuta nello spirito: piegata nel corpo, ma la sua anima sembrava immune a qualsiasi cosa. Sorrideva, sorrideva, sorrideva sempre – la vide piangere. Piangeva nel suo stesso modo, si rese conto stupito, in silenzio, tremando appena. Nascondendosi.
Gli aveva dato le spalle con un secondo di ritardo, ma tanto era bastato. Non voleva vederla piangere, l’istinto gli diceva di correre ad abbracciarla, ma anni e anni di maledetto orgoglio giocarono a suo sfavore e lo fecero rimanere fermo ed impassibile un istante di troppo. Senza preavviso, Luna cadde a terra.
Improvvisamente le sue gambe gli risposero ma la Sfiga doveva essere donna o Malfoy o addirittura entrambe le cose visto quanto fu sadica nel far riapparire le altre due ragazze proprio nel momento in cui aveva sollevato la testa della Corvonero dal pavimento gelido.
L’occhiata di puro odio che ricevette in quel momento non se la sarebbe più dimenticata in vita sua. Lui era un esperto di quel sentimento, l’aveva dato e ricevuto, ma uno così non gli era ancora capitato. Si sentiva bruciare la pelle sotto il suo sguardo, e non era piacevole come si potrebbe pensare. Era come avere dell’Ardemonio alla giusta distanza per farlo arrostire dal calore ma non ustionare.
-Cosa le hai fatto, Malfoy? Spostati subito da Luna!-
Il tono pericoloso della più piccola di casa Weasley lo rese un filino inquieto, ma si disse che aveva affrontato ben di peggio che una ragazza arrabbiata e in ansia per la sorte di un’amica. Anche se doveva ammettere che quel particolare esemplare di femmina incazzata era davvero spaventosa.
-Sta calma, non è colpa mia! Per quanto strano possa essere, all’improvviso si è messa a piangere, e pochi istanti dopo è semplicemente caduta a terra come un burattino senza più fili.-
-Levati da lei Malfoy o giuro su Morgana e Merlino che non rispondo degli incantesimi che potrebbero partirmi dalla bacchetta!-
Quella minaccia non tanto velata e i minacciosi passi avanti che fece Ginevra furono sufficienti per il biondo, il quale fece tre o quattro strategici passi indietro, fermandosi solo quando sentì il muro alle sue spalle.
Cavolo se faceva paura quella strega! L’istinto era di correre via, ma non lo fece.
Suddetta strega non lo stava più calcolando neanche di striscio, era troppo occupata a prendere la sua amichetta Corvonero tra le braccia per alzarla da terra. Hermione le dette subito una mano, poggiandola a sedere contro il muro. Poi però fece una smorfia strana, e quando si girò verso di lui per dirgli qualcosa, ebbe forse per la millesima volta in due giorni l’istinto di correre via, il più lontano possibile. Ma a quanto pareva la sua neonata coscienza, anzi la sua rediviva coscienza, doveva essere una Grifondoro visto quanto gli rompeva l’anima per restare e assicurarsi che fosse tutto a posto, o dare una mano perché lo fosse. Pensò addirittura di chiamarla Hermy, tanto era certissimo fosse tutta colpa sua.
-Draco, credo sia lei. Ho bisogno di una tua conferma, ma credo proprio di non sbagliare.-
Draco ci mise qualche secondo per capire cosa intendesse, ma quando il suo sguardo tornò a fuoco su di lei, non ebbe dubbi.
Luna era una Portatrice.
-Ma come faccio a darti conferme? E ne sei sicura?-
-Sì. I Portatori dell’Acqua sono dotati di un’empatia molto particolare, ed hanno la capacità di percepire i propri simili. Anche se questi non vengono, per così dire, svegliati. Ma io ho svegliato te, e tu ora devi dirmi se davvero lei è una Portatrice, e se è così devo sapere di quale Elemento. Poi le creerò l’apposita Gemma e la risveglierò.-
Per qualche istante si era dimenticato della Weasley, ma se ne ricordò subito quando vide la sua espressione esterrefatta e totalmente confusa.
Guardò alternativamente Hermione e Ginevra, e nel mezzo anche Luna riceveva uno sguardo, ma la sua attenzione era attratta soprattutto dalla rossa: insomma, lui era rimasto scioccato a ricevere la notizia, ed Hermione glielo aveva spiegato per bene dopo aver scoperto che lui era un Portatore e soprattutto dopo averlo risvegliato. Invece non si stava minimamente preoccupando di svelare quel segreto alla sua amica. Gli era sembrato che lo volesse tenere nascosto, perché diavolo stava parlando così liberamente?
Hermione lo guardava scocciata, ma perché?
-Draco, muoviti, non abbiamo tutta la notte! Devo fare la Gemma per Luna, e devo farla subito, è stata male e ha bisogno del potere della sua Gemma per guarire! Ti spiegherò tutto più tardi, adesso SBRIGATI!-
Draco fece come gli era stato detto, aveva l’impressione che queste grifone fossero un filino suscettibili, e se c’era una cosa al mondo in grado di terrorizzarlo, erano le donne arrabbiate.
Si inginocchiò davanti a Luna, cercando di ignorare lo sguardo insistente di Hermione e quello confuso, preoccupato e arrabbiato – mix micidiale in una donna se chiedete a lui – della Weasley.
Prese la mano alla bionda svenuta, chiuse gli occhi non sapendo cosa diavolo fare e maledicendo coloritamente Merlino nella sua testa, ma non fece in tempo a chiedere ulteriori delucidazioni che venne colpito.
Non in senso fisico, anche se il dolore era così forte che per un attimo gli era sembrato così. Fluiva dalla ragazza svenuta fino al suo braccio, lo stesso da in cui si era sciolta la sua Gemma d’Acqua, e gli arrivava al cuore e al cervello provocandogli una scossa elettrica assai poco piacevole. Subito dopo, senti l’aria intorno a loro due vorticare leggermente, prima in un verso e poi in un altro, a ritmi e intensità alterne.
-Aria. Lei è la Portatrice dell’Aria.-
Draco lo disse senza accorgersene, con gli occhi ancora serrati che impediva loro di vedere la sfumatura brillante e grigio perla che avevano assunto le sue iridi.
Hermione annuì senza dire nulla, ma prendendo Ginny, ancora chiusa in un silenzio-shock, per un braccio e lui per un altro li Materializzò sul tetto della Torre di Corvonero. Era facile riconoscerla, anche al buio: doveva essere mezzanotte ormai, ma le stelle, luminosissime anche senza luna, concedevano loro di vedere le decorazioni di quel tetto pieno di stendardi della loro casa.
 
Luna non si era ancora svegliata, Hermione stava cantando in una lingua che gli suonava familiare ma di cui non capiva una sola parola, e Ginevra… si era lasciata cadere a terra, vittima degli eventi che si susseguivano senza apparente logica davanti a lei. Gli fece tenerezza, e decise di sedersi accanto a lei mettendole addosso il suo mantello. Faceva freddo, e lei non aveva previsto di certo di starsene a zonzo così a lungo.
-Grazie-
-Di nulla-
-Scusami per prima. Quando una persona cara sta male…-
-Lo so. Non me la sono presa- e mentre lo diceva, realizzò due cose: la prima, era che non si era arrabbiato con lei perché la capiva. La seconda, era che adesso ricordava perfettamente dove aveva visto lo sguardo della ragazza: negli occhi di sua madre la prima volta che suo padre lo aveva cruciato, e in quelli della mamma drago che Harry aveva affrontato durante il Torneo Tremaghi.
-Non ho capito nulla di quello che è successo negli ultimi minuti, so solo che Luna sta male e che Hermione adesso, grazie a qualcosa che le hai detto tu, la può aiutare. Quindi, grazie davvero, Malfoy- di nuovo quello sguardo intenso addosso a lui, senza più però la componente della rabbia, solo un amore cieco e incondizionato per la sua amica, che la portava a ringraziare il ragazzo che tante volte l’aveva ferita e insultata.
Avrebbe dovuto trovare un modo per scusarsi e conquistarsi la sua fiducia; la sua amicizia, magari.
 
Capì anche che il suo istinto di sopravvivenza ancora una volta aveva trillato insistentemente, ma per la prima volta l’aveva deliberatamente ignorato per osservare gli occhi ammalianti di quella creatura bellissima e pericolosa che era Ginny Weasley.
 
 
Note:
Di nuovo mi sono fatta prendere la mano con la parte introspettiva, ma prometto che mi impegnerò per mettere più azione appena possibile!
Ringraziamenti: volevo ringraziare di cuore tutti quelli che stanno leggendo, e mandare un bacio speciale a Micky96 e meryforever91 che hanno recensito, e a Sara JB e O n i c e che hanno inserito la storia tra le seguite! Grazie ragazzi siete grandi!
Ora che ho finalmente fatto una panoramica generale della mente di tutti i miei protagonisti – beh, più o meno – spero di procedere più spedita con la storia vera e propria.
Con questo, vi lascio fino alla prossima settimana e spero davvero che vi sia piaciuto leggere quanto a me scrivere, perché, detto tra noi, io amo sinceramente tutti i miei personaggi. Appartengono alla Rowling, Morgana benedica quella donna, ma ora li sento più vicini a me. Sono un po’ anche miei ora.
Saprete presto cosa è accaduto a Luna, e Harry tornerà alla riscossa! Promesso!
Bacioni!
Flos Ignis

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Capitolo 8
*** Capitolo 7. Fuoco ***


FUOCO

 

Il fuoco era distruzione e tenerezza, il massimo dono, il massimo orrore, il distruttore di ogni vita e l'elemento senza il quale la vita era impossibile.

"L'ultima profezia del mondo degli uomini", Silvana de Mari

 

 

Hermione Granger non era la strega migliore della sua generazione senza motivo: aveva un grande potenziale magico, determinazione e coraggio, ma soprattutto amava la magia e amava imparare. E se c’era una cosa che aveva imparato sulla sua pelle in sette anni di magici, grandiosi guai, era che lottare per ciò in cui si crede è necessario, ma doloroso: potevi essere abile e intelligente, ma c'era sempre qualcuno che lo era più di te e poteva usare le tue debolezze, per quanto piccole o nascoste, per distruggerti.

 

Lo sapeva, eppure non aveva mai creduto che anche Luna potesse avere un punto debole: era stato molto stupido e ingenuo da parte sua non pensare che anche la sua fortissima amica, sempre col sorriso sulle labbra e negli occhi, potesse crollare.

Era evidente che avesse oltrepassato un limite fino ad allora sconosciuto per lei, il dolore era stato troppo da sopportare ed era caduta in un coma autoindotto, perchè non era semplicemente svenuta. Per proteggersi, la sua magia l’aveva avvolta in un bozzolo e fatta cadere in un coma lenitivo.

Ma proteggersi da cosa? Cosa la fa stare tanto male?

Non credeva che avesse percepito Malfoy come una minaccia: non stava per niente bene già da prima di incontrarli, durante la notte trascorsa al capezzale della bionda Corvonero Ginny aveva avuto tutto il tempo di raccontarle come e in che stato avesse trovato Luna.

 

Inoltre, lei aveva ragionato tutta la notte su quello che aveva sentito provenire da Luna la sera prima: dolore, rabbia, ma soprattutto l’orribile sensazione di sentirsi sospesa, con la terra che ti ha sempre sostenuto che svanisce, lasciandoti sola con te stessa.

In quanto Portatrice, la mente di Luna era molto ben schermata, ma era anche una Dormiente ed Hermione era l’Ultima di una lunga stirpe, con un Portatore dell’Acqua come alleato. L’Acqua era l’Elemento delle emozioni scorrevoli e del mutare delle cose: in senso traslato, era l’Elemento del presente mutevole, e una delle sue manifestazioni più plateali nei suoi Portatori era appunto l’empatia, o capacità di sentire come proprie le emozioni e i movimenti delle anime altrui.

Da quando aveva risvegliato il biondo Serpeverde tutti i suoi poteri legati all’Elemento Acqua si erano decuplicati, non contando che il suo potere era già immenso anche senza l’incremento dovuto all’alleanza con un altro Portatore. Non era stato difficile sentire le emozioni della sua amica.

Il dolore che aveva sentito provenire da Luna era stato così intenso che aveva coperto persino la percezione dell’Elemento innato alla ragazza. Era riuscita a scorgerne l’immensità solo quando l’aveva sollevata da terra insieme a Ginny, e questo le aveva dato molto su cui riflettere: cosa poteva esserci di così grande dentro la sua amica che arrivava addirittura a Sigillare l’Aria che era dentro di lei, viva e in frenetica attesa di libertà? Il potere di Luna era davvero gigantesco: anche se con tutta probabilità non lo sapeva, nel corso degli anni aveva risvegliato pezzo per pezzo il suo potere, quasi completamente: quanto sapeva in verità dunque? Dovevano aspettare il suo risveglio per saperlo, ma era tutta la notte che era in quelle condizioni, ed era un miracolo se era riuscita a convincere Ginny ad andare nella Stanza delle Necessità invece che in infermeria: nessuno meglio di lei avrebbe potuto curarla. Grazie ad un qualche dio benevolo, alla fine l’aveva convinta di questo fatto, ma li aveva voluti accompagnare senza sentir ragioni. Persino Malfoy si era mostrato preoccupato, era voluto rimanere anche lui, come era strano il mondo!

 

Sperava davvero di essere intervenuta in tempo donandole la Gemma dell’Aria che le spettava di diritto: anche se aveva svegliato i suoi poteri in quegli anni quasi inconsapevolmente, evidentemente ora qualcosa aveva tentato di Sigillarli di nuovo, e non poteva permetterlo. Se i poteri di un Elementale venivano svegliati e poi Sigillati, andavano perduti.

La Gemma dell’Aria era una bellissima pietra dal colore perlaceo che conteneva al suo interno la fumosità e la delicata presenza della nebbia e l’impetuosità del vento. Sulla torre di Corvoneto aveva invocato l’Aria affinchè cristallizzasse un frammento del suo potere per consentirle di svegliare e guarire la sua Portatrice: l’Elemento aveva risposto con solerzia, ed Hermione, quasi barcollando, si era seduta di fronte a Luna poggiandole la sua Gemma direttamente sul petto, all’altezza del cuore. La luce sprigionata da quel contatto li aveva accecati per diversi secondi, ma Hermione non aveva interrotto il contatto, continuando a premerle forte una mano sul cuore e contando esattamente sette, lenti battiti prima di tirare un sospiro di sollievo: se i suoi poteri erano salvi, Luna lo era con loro. Quando i poteri vengono sigillati una seconda volta, si corre il rischio di venire logorati da questo processo e perdere la ragione.

 

Hermione temeva di non aver agito abbastanza velocemente. Il fatto che Luna stesse ancora dormendo era un buon segno, significava che tutte le sue cellule si stavano adoperando per guarirla, ma ormai il tempo era agli sgoccioli: se non si fosse svegliata entro l’alba…

Rischia di non svegliarsi affatto.

 

-Bevi-

Alzò lo sguardo, trovandosi di fronte un paio di occhi grigi e velati di stanchezza che le porgeva gentilmente una tazza di tè caldo. Lo prese ringraziandolo silenziosamente, mentre tornava a riflettere su tutto ciò che Luna aveva visto in tutti quegli anni.

Lei, con i suoi grandi occhi espressivi, aveva sempre guardato al di là del Velo, senza mai negare le verità che scopriva ma al tempo stesso indifferente alla cecità del resto del mondo. Anche lei ora, da quando sapeva di essere una Creatura e le avevano sciolto i Sigilli, poteva vedere tutto quello che l’amica aveva sempre saputo e sopportato in solitudine. Era come vivere anche da svegli in un incubo senza fine. Come se non le bastassero le notti per averne!

Se l’Acqua era legata al presente delle emozioni umane, l’Aria era legata al respiro di ciò che è passato e di quello che non si vede: non esisteva barriera al mondo in grado di tenerla fuori o passato che non potesse essere dissepolto, antico respiro del mondo che non potesse essere ascoltato. Essere un Portatore dell’Aria implicava sopportare la disperazione silenziosa che il vento ti suggeriva all’orecchio, ascoltare il dolore che si è sparso su questa Terra dai suoi albori, scansare gli strati del Velo, manto dopo manto, per scoprire solo più sofferenza e più desolazione.

Come era possibile che Luna avesse sopportato quello strazio con il sorriso sulle labbra per tutti quegli anni? Dove aveva preso la forza di appropriarsi di tutto quel dolore e continuare infinite volte a sentirlo congelarti le membra non appena scopriva un nome sconosciuto del passato, una vecchia ferita, un’antica desolazione?

Non aveva risposte, solo tante domande.

 

 

E non solo sulla Corvonero.

Hermione vide Ginny prendere dalle mani di Draco un’altra tazza di tè, ringraziandolo e invitandolo a sedersi con lei sul divano che era apparso vicino al lettino dove riposava la loro amica.

Le sembrava ancora di percepire la vampata di calore che la rossa aveva inconsapevolmente emanato la sera prima quando, tremante di rabbia, aveva visto Draco vicino a Luna, apparentemente svenuta, a terra. Non aveva ancora avuto modo di parlarle, ma a quanto pareva, suo Padre le aveva sorriso la sera prima: aveva trovato due Portatrici in una volta sola. Le mancava solo la Terra e l’ultimo compagno di viaggio, e poi sarebbe potuta partire per la guerra.

Se si concentrava ancora un istante, forse avrebbe potuto dimostrare il giusto entusiasmo che non sentiva.

Ma bene, inizio pure a fare sarcasmo di bassa lega… ho bisogno di dormire e recuperare le energie, sto sfidando troppo i limiti del mio corpo.

Chissà se Harry mi canterebbe una ninna nanna…

Ok, il sonno si stava facendo sentire sul serio se esprimeva desideri così sconclusionati, seppur solo a mente. Doveva sbrigarsela in fretta. Nell’arco di quarantotto ore aveva creato la bellezza di tre Gemme, due finalmente ricongiunte ai legittimi proprietari e la terza che percepiva con sé nella sua fida borsetta lilla Estesa Irriconoscibilmente. Aveva dormito solo per modo di dire. Era davvero esausta.

 

L’Aria aveva finito di guarire Luna e ora cantava felice dentro di lei perché la sorella nel corpo della biondina era salva; sentiva che presto si sarebbe svegliata, e sarebbe andato tutto bene. Un enorme sollievo le sciolse il peso che sentiva sullo stomaco da quando aveva posato la Gemma sul petto di Luna, facendola sorridere felice.

Luna sta bene.

Si permise un attimo per godersi quel momento, ma si riprese subito. Doveva occuparsi di Ginevra: le stava lanciando occhiate troppo eloquenti per ignorarle, quando non era occupata a guardare terrorizzata Luna, certo. Aveva già intenzione di evitare accuratamente Harry fino a domenica, quando il rituale sarebbe stato completo, non sarebbe mai riuscita ad evitare anche lei. Doveva e poteva quindi spiegarle l’intera faccenda e consegnarle la sua Gemma. L’aveva creata esattamente ventiquattr’ore prima, all’alba, sotto la torre di Grifondoro: aveva saputo da Minerva che in quel punto mille anni prima stava un vulcano, la cui bocca però era collassata e sopra c’era stata costruita la torre della sua Casa: decisamente, quello era l’Elemento Fuoco di Hogwarts, anche se non aveva più eruttato la lava c’era ancora e scorreva lì sotto, deviando per altre vie senza però mancare mai di lasciare alla scuola il suo pegno.

 

-Luna sta bene, entro l'alba sarà sveglia.-

Potè percepire il sollievo dei due come se fosse proprio, ed era certa che anche Draco stesse in ascolto. Doveva aver captato qualcos'altro però in lei, perchè la guardava come se fosse un animale raro e incomprensibile.

Ginny le fece un sorriso che le illuminò gli occhi, risplendenti come fari: grazie ai potenziati poteri collegati all'Aria, poteva vedere attraverso il suo sguardo e vedere il suo animo, la sua vera essenza: vedeva il fuoco divampare in Ginny e brillare gioioso, mai statico o debole.

Qualcosa doveva aver allentato i Sigilli di Ginny dato che già la sera prima aveva avvertito il Fuoco cercare di uscire da lei per cercare di marchiare il 'nemico': Malfoy se la sarebbe vista davvero brutta se lei non fosse stata una dormiente. Non si era preoccupata di parlare liberamente davanti a lei proprio perchè era coinvolta quanto loro, ma adesso doveva spiegarle tutto. Non le arrideva particolarmente l'idea che anche lei fosse messa così tanto in pericolo, ma suo Padre era proprio un gran bastardo e si annotò mentalmente che prima o poi avrebbe dovuto trovare il modo di dirglielo.

 

-Gin, ti devo delle spiegazioni. Draco resta, forse avrò bisogno di te.-

Hermione cominciò, per la terza volta, a raccontare dei Portatori e delle Gemme, dei Sigilli che per qualche motivo si erano riattivati nella Corvonero provocandole quasi un collasso dovuto allo sforzo del suo Elemento di respingerli, le disse di Draco e dei due compagni da cercare, di cui però solo uno era un Portatore mentre l'altro le era destinato come compagno per motivi ignoti, che c'era una guerra alle porte che li riguardava direttamente e del suo Elemento che aveva in parte risvegliato da sola a causa della sua indole protettiva. Si sa, il Fuoco non è solo morte e distruzione, è anche luce e calore. Era lama, ma anche scudo.

-Herm, siamo di nuovo in guerra?... Aspetta, e tu come diavolo fai a sapere tutte queste cose? E perchè sai creare le nostre Gemme? Sei sicura che Luna starà bene? Malfoy un compagno di viaggio, ma ti sei bevuta il tuo gran cervello? Viaggio per dove poi? Quando? ...-

Draco la guardò malissimo per l'offesa implicita e cercò di tapparle la bocca, ma quella, indignata, gli aveva schiaffato via la mano con una certa veemenza, provocando in lui un'espressione di sconcerto tanto buffa che Hermione non potè proprio bloccare una presa in giro.

-Che c'è Draco, la nostra Gin ti ha rapito la voce oltre che qualcos'altro di più ...nascosto?-

Ah, delizioso il suo rossore... oh, guarda guarda, anche lei è arrossita. No, in effetti più che arrossita è proprio arrostita.

-Ma...ma... ma che dici, Granger santo Merlino, evita certe uscite!-

-Ma tu che hai capito?... Voi maschi ragionate solo con il...-

-Woh, buoni buoni, evitate certi termini. Malfoy davvero, pensi sempre male, pervertito che non sei altro! E tu, Herm, non provare mai più a insinuare una tale stupidaggine! Ogni volta che lo vedo mi prudono le mani dalla voglia di Schiantarlo al muro-

-Mi spiegate di cosa cazzo parlate?!-

-Non di quello Furetto Biondo! Hai presente quell'organo che pompa sangue nel corpo e ci permette di vivere? Ecco, quello intendevo, cretinetto- Hermione era sollevata che l'argomento spinoso fosse stato momentaneamente accantonato, aveva proprio bisogno di rilassarsi, e come lei anche i suoi amici. -E poi, Gin, il prurito alle mani potrebbe essere sintomo di qualcos'altro, sai?-

-Non credo proprio! Io starò col biondo quando i morti resusciteranno, che ne dici Herm? Piace la mia idea?-

-Ohi Weasley, è incredibile ma siamo d'accordo, sentimento ricambiato-

Nessuno dei due litiganti si accorse del lampo che attraversò lo sguardo di Hermione a quella frase tanto avventata di Ginevra, ma non avrebbero comunque compreso la travolgente ondate di onnipotenza che per un attimo l'aveva attraversata e lasciata stordita. Sapeva dai ricordi delle sue antenate che capitava di sentirsi talmente potenti da perdere il contatto con la realtà, soprattutto se si aveva avuto una vita difficile e solitaria, ma loro non avevano avuto la fortuna di Hermione: aveva vissuto un'infanzia felice con la sua famiglia e un'adolescenza movimentata e spaventosa, ma la solitudine che a volte l'assaliva era di breve durata grazie agli amici che aveva incontrato nella difficoltosa salita che era la cosiddetta 'via vitae'.

Hermione si ripromise di non dimenticare mai che, per quanto potente, doveva sempre tenere bene a mente il perchè volesse usare i suoi poteri in un modo tanto rischioso: non era perchè voleva dimostrarsi potente. Lo faceva per ringraziare chi non l'aveva mai abbandonata e chi, come lei, aveva combattuto per amore e per onore.

Chè l'amore e l'onore non sono così antitetici come crediamo.

 

-Molto gentile Weasley, davvero!... Come avrà fatto Harry a stare con una Furia come te...-

Hermione sentì solo l'ultima parte del loro discorso, si era di sicuro persa un paio di battute nel mezzo, ma era certa come lo era del levar del sole in quel preciso momento che quella frase aveva ferito indicibilmente la sua migliore amica.

Anche Draco se ne accorse, per i suoi poteri o per intuizione non lo seppe mai, ma subito dopo aver parlato capì di aver esagerato.

Ginny non gli aveva ribattuto, aveva stretto i pugni e chinato il capo, il sentimento di sconfitta che emanava era tale che le venne spontaneo abbracciarla.

Disse mentalmente a Draco di stare con Luna per spiegarle la situazione appena svegliatasi e di non farla assolutamente uscire, nel frattempo lei doveva parlare da sola con Ginny per calmarla. Draco le fece un cenno d'assenso, ma prima di lasciarle andare, fece uno strano gesto per chi non sapeva: fece roteare due volte la mano sinistra e la seconda volta al suo centro apparve dell'acqua. Ad un'occhiata di Draco, cominciò a muoversi assumendo una piatta forma circolare, cristallizzandosi.

Hermione lo guardò orgogliosa, anche se ancora irritata con lui per l'insensibile sparata, e per questo non si accorse che anche Ginny lo guardava, anche se con uno sguardo particolarmente vuoto sul volto pallido. Draco le prese la mano e vi depositò la sua creazione, e le ragazze notarono solo allora che presentava il simbolo dello yin da una parte e dello yang dall'altra.

Era davvero un modo adorabile per chiedere scusa, seppur contorto. Ma si parlava di Draco Malfoy: orgoglio e contorsioni mentali da far invidia a chiunque altro al mondo. Si era ridimensionato nel primo, ma in quanto all'essere indicibilmente complicato era davvero inguaribile.

 

*****

 

Una porticina apparve a lato di quello stanzone in cui avevano passato la notte facendo avanti e indietro per l'ansia e controllando assiduamente la corvonero.

Ginny strinse forte il pegno di scuse di Malfoy, confusa, arrabbiata ...e piacevolmente stupita. Ma al momento, la tristezza l'aveva sopraffatta a tradimento, avrebbe pensato più tardi a Malfoy.

Si diresse, sempre abbracciata da Hermione, verso l'uscita.

 

Una nuova guerra.

Un nuovo potere.

Un nemico che si rivela un alleato.

I suoi pensieri vorticavano attorno a queste informazioni che le si erano stampate a fuoco nella mente più di altre.

Contro chi dovevano combattere, chi ancora voleva una guerra? Nessuno aveva imparato nulla da quella appena conclusa?

Fred... mi manchi tanto Fred...Non credo di essere forte come dicevi, ma ci sto provando anche per te.

Lei era la Portatrice del Fuoco. Si era sempre creduta una strega di mediocre livello, piuttosto inutile in battaglia e senza particolari abilità che non fossero un istinto eccezionale e un discreto talento per gli incantesimi di fuoco e le fatture difensive – ma quelle le attribuiva alla bravura di Harry come insegnante, più che alla sua abilità di strega – ed ora di ritrovava con un potere favoloso tra le mani. Come gestirlo?

E Malfoy che la confondeva: le dedicava piccole premure, poi tornava ad insultarla, scherzava con lei, diceva cose come quella di poco prima per poi scusarsi di nuovo facendole un dono creato apposta per lei con l'Elemento che aveva innato.

Ma chi diavolo sei, Draco Malfoy?

 

-Pensieri?-

-Molti, Herm. E ben pochi piacevoli-

-Lo so, e m dispiace. Davvero-

-Non sei mica stata tu a decidere di fare una guerra-

-Certo che no, ma... Gin, lo so a cosa pensi. Anche io sono un Portatrice, ma sono diversa da te, Luna e Draco. Io non ho avuto scelta. Con Draco ero troppo sorpresa per fermarmi, Luna ne aveva bisogno, ma tu... sei ancora in tempo, puoi ancora fermarti-

-Cosa intendi?-

-Se io non ti do la Gemma del Fuoco, i tuoi Sigilli reggeranno e non verrai coinvolta ulteriormente-

-Herm, non sarò stata in prima linea con voi, ma ho combattuto anch'io durante la Guerra, e non solo durante la Battaglia Finale. Ho lottato perchè una fiammella di speranza resistesse dentro queste mura, e con me tanti altri. Non vuoi ancora dirmi i dettagli, bene, non farlo: ma la guerra di solito non ti risparmia solo perchè non sei coinvolto. Sbaglio?-

-So che è stata dura qui, Gin. Ma ti assicuro che qui a scuola sareste al sicuro per tutto il tempo che mi ci vorrà per chiudere questa parentesi, possibilmente prima ancora che si apra, anche se dubito fortemente di questo-

-Perchè continui a dire che sarai TU a farla finire? Come fai ad esserne così certa?-

-Lo sono e basta. Senti, ti dirò tutto, promesso, ma solo quando avrò trovato gli ultimi due compagni di viaggio-

-Già, viaggio per dove a proposito?-

-...domanda di riserva?-

-Cavolo Herm, ma non puoi dirmi proprio nulla?-

-Dimmi sinceramente se te la senti di affrontare un altro orrore, questa volta al mio fianco in prima linea: poi ti risponderò-

-...no. Non me la sento minimamente. Ma questo non vuol dire che lascerò perdere, standomene qui al sicuro mentre tu e Luna rischiate la vita per tutti noi in una guerra di cui nessuno sa nulla! Ho perso Fred. N-non posso perdere anche te o Luna... o e-ntra-ambe. N-non chiedermi di stare di nuovo buona ad aspettarvi!-

I singhiozzi presero a scuoterla un pochino, ma le lacrime non scendevano, ostinate restavano a rendere ancora più lucenti i frammenti di cielo che aveva incastonati sul viso. Le bastarono pochi secondi per riprendersi però, la sua tempra le dava un'incredibile capacità di ripresa. Guardò con occhi determinati Hermione, che le sorrise, preoccupata ma riconoscente.

-Mi sentirò meno sola con voi al mio fianco...Grazie.-

 

A quel punto, a Hermione restava da fare solo una cosa: prese dalla sua borsetta la Gemma che aveva custodito in un piccolo scrigno in legno di Quercia Incantata, con applicati Sigilli di molteplici lingue, per molteplici secoli. Lì dentro erano state custodite le Gemme del Fuoco di decine di portatori nel corso dei secoli: i ricordi delle Creature le avevano permesso di ritrovarli tutti e quattro per poterli utilizzare in caso di necessità.

In quel momento lo aprì, prendendo la mano di Ginny e portandogliela sopra quella Gemma che l'aveva stregata: sembrava un rubino a prima vista, ma in realtà brillava di luce propria, emanava calore e il suo rosso scarlatto venato d'oro e arancio che si rincorrevano giocosi al suo interno la rendevano una specie di calamita.

Non appena la toccò, Ginevra sentì ogni cellula del suo corpo ululare di dolore: era come se fuoco liquido le scorresse nelle vene al posto del sangue, bruciandola dall'interno.

Durò solo pochi istanti però: subito dopo, il Fuoco che prima l'aveva quasi bruciata adesso la stava guarendo e scaldando, intrecciandosi saldamente al suo sangue e alla sua magia.

Si sentiva protetta dal Fuoco che aveva preso dimora nel suo cuore, protetta e attratta: Hermione le aveva detto che sarebbe accaduto, ma restò comunque stupita dell'amore viscerale e immediato che provò per il Fuoco. La voglia di usare quel potere era grande, ma sapeva che doveva resistervi assolutamente. Erano in un luogo scoperto, e lei non era addestrata: rischiava di farsi e fare del male a qualcuno fino a che non avesse imparato. Perciò, anche se a fatica, resistette alla tentazione.

 

Tempo dopo, ripensandoci, avrebbe scherzato spesso col compagno che il Fuoco era stata la sua seconda 'fiamma', mentre lui solo la terza! Oh, come si sarebbe divertita a prendere in giro l'amato che, dopo tanto tempo insieme, ancora le faceva sentire le stesse cose dei primi tempi.

 

Quando tornò in sé, Ginny vide Hermione guardarla con apprensione, per cui si affrettò a farle cenno che stava bene.

Hermione però non era del suo stesso avviso, evidentemente. La guardò talmente male che si sentì in dovere di raccontarle la verità.

-Ok, parlerò, ma togliti quell'espressione da interrogatorio, l'hai fregata bellamente a mia madre, guarda che ne detiene tutti i poteri e i diritti di sorta! Comunque, davvero, mi sento bene, ma... ho come avuto un flash. Ho visto... me stessa, ma molto più grande, ridere e scherzare con qualcuno.-

La riccia Grifona parve subito interessata a quel sogno a occhi aperti, e quando finì di raccontarle tutto per la terza volta, finalmente si decise a rispondere al 'perchè' che le aveva rivolto almeno una decina di volte. Negli ultimi dieci minuti. E aveva l'orribile, tremenda sensazione che non sarebbe certo stata l'ultima volta.

-Gin, ti ho già detto che il Fuoco è l'Elemento più ambiguo e difficile da controllare solitamente, ma tu sei perfettamente compatibile, e questo ha fatto in modo che tu avessi accesso fin da subito alla sua caratterizzazione... ma è meraviglioso! Sei talmente compatibile che non ti serve nemmeno l'addestramento per vedere ciò che vuoi...-

-Herm, ricomincia da capo e spiegami in parole comprensibili, per cortesia-

-Hai ragione, scusa. Dicevo che è straordinario quanto tu e il tuo Elemento formiate un'accoppiata vincente, evidentemente la tua magia e la tua anima sono naturalmente predisposte alle stesse caratteristiche del Fuoco: è l'elemento che illumina l'oscurità, che emana calore, ma è anche quello che distrugge tutto ciò che può minacciarlo divampando incontrollato. Consente di vedere la verità e purifica il dolore con il dolore, esalta la gioia con la gioia. Per proprietà traslata, il Fuoco illumina il suo Portatore sul futuro. Con la sua stessa luce illumina i sentieri che devono ancora svolgersi. Quello che tu hai appena visto era un frammento del tuo futuro.-

Ginny ebbe bisogno di qualche istante per rendersi conto della portata dei sottintesi di quelle novità. Poteva vedere il futuro. Avendo i suoi sentieri spianati innanzi a sé, cosa le avrebbe impedito di fare in modo che tutto andasse per il meglio?

Il suo potere sarebbe stato utile in guerra. Hermione non la obbligava, ma le aveva fatto capire che l'avrebbe voluta con sé e che sarebbe stata utile. Aveva già dato la sua risposta e non l'avrebbe ritrattata, con le sue parole forse Hermione voleva dissuaderla da un compito tanto importante e gravoso, ma aveva solo ottenuto di renderla più determinata.

Sono un osso più duro di così.

-Sarò felice di stendere i sentieri del futuro davanti a te e ai nostri alleati, illuminandoli anche per voi. Voglio fare qualcosa di concreto, se davvero c'è una guerra io lotterò perchè più nessuno debba morire se io posso salvarlo.-

-Tutto questo ti fa onore Gin, e mi rendi davvero felice venendo con me, ma ricorda che anche se puoi vedere il futuro tu non sei un dio, non puoi stare continuamente a sbirciare per salvare vite innocenti: il tempo può essere modificato, ma di certo non quando tutti i piani del Destino vanno in fumo a causa nostra. Il tempo è una creatura delicata, e va maneggiato con la stessa delicatezza che si deve a una bomba se non vuoi che ti distrugga. -

 

 

*****

 

Il rintocco dell'orologio nella Sala Comune svegliò un Harry Potter molto confuso, intento a riposare gli occhi solo per qualche secondo che erano evidentemente diventati qualche ora.

Calma, con ordine... perchè sono qui e non nel mio letto?

Hermione.

Quel nome era diventato la sua ossessione, oltre che la sua benedizione: da quando l'aveva seguita nel negozio di George, la ragazza sembrava evitarlo come la peste, per cui aveva deciso di aspettarla sui comodi divanetti davanti al camino per chiarire qualunque cosa la facesse comportare in quel modo.

Il pensiero che potesse essere stato il bacio a farla fuggire lo straziava, ma non ne era sicuro, poteva anche essersi pentita di avergli raccontato di quella guerra e del ruolo che aveva in quanto Ultima Creatura. In fondo, lui non era un Portatore, non avrebbe dovuto saperne nulla. Ma lei si era fidata e gli aveva confidato ogni cosa, a partire dalla rivelazione di quell'estate e della reazione di suo padre fino ad arrivare alla creazione della Gemma dell'Acqua e del suo Portatore: Draco Malfoy, niente di meno!

Ancora non poteva crederci, era troppo assurdo pensare al suo biondo avversario, ora nuovo amico, come un potente mago elementale. Si sentiva un po' invidioso a dire la verità, perchè lui aveva il diritto di andare dovunque dovessero andare con Hermione.

Sono invidioso perchè può andare in guerra? Devo essere ancora addormentato.

Poteva fingere finchè voleva, la verità pura e semplice era che non voleva minimamente restare fermo a guardare mentre gli altri – Hermione – combattevano.

La sindrome dell'eroe, dopotutto, ce l'aveva: Malfoy ci aveva visto giusto a chiamarlo San Potter.

Ommerlino adesso gli do anche ragione!

No, decisamente non era sveglio. Va bene diventare amici, ma da lì a dargli ragione ne passava! La componente bellicosa nel loro rapporto non sarebbe mai passata, e andava benissimo così: si divertivano troppo a stuzzicarsi a vicenda, e in fondo lo sapevano da un pezzo entrambi.

 

Tornando alla faccenda di Hermione, si era addormentato, per cui lei poteva tranquillamente essere entrata e andata al suo dormitorio senza che lui se ne accorgesse, ma l'istinto gli diceva che non era tornata quella notte. Quel pensiero gli mise un discreto panico addosso, per cui si scrollò pensando che era solo una sensazione, non doveva farsi prendere dal panico per una stupidaggine...

Peccato che trenta secondi dopo si malediva mentalmente per la sua incoscienza, visto che era schizzato fuori per andare a cercare Hermione.

Ma, diamine, il mio istinto mi ha salvato la pelle un milione di volte, tanto vale assecondarlo! E se le fosse accaduto qualcosa?

No, non poteva essere, gli aveva raccontato dei suoi poteri, nessuno avrebbe potuto farle del male con dalla sua parte tutti gli Elementi. La preoccupazione però che qualcosa stesse andando storto non lo abbandonò neppure un istante della sua folle corsa senza meta. Almeno, apparentemente senza meta.

Si trovò infatti davanti al muro dove era nascosta la Stanza delle Necessità.

Inconsciamente, sapeva che Hermione doveva essere lì vicino. Non aveva il minimo senso, ma diamine, era un mago, il suo istinto andava ben oltre le percezioni dei babbani!

 

-... se non vuoi che ti distrugga.-

Harry avrebbe riconosciuto la voce della sua amica ovunque. Seguì la sua voce fino al corridoio laterale, tuttavia non si mostrò. Stava parlando con qualcuno, non voleva interrompere. Se ne sarebbe dovuto andare, ma voleva sapere chi l'avesse impegnata tutta la notte. Una sorda e bruciante gelosia prese a malignargli nell'orecchio che magari...

-Herm, stai tranquilla, non mi farò sopraffare. Sono forte abbastanza, vedrai. Puoi fidarti di me.-

-Ne sono convinta. Ma ora, vogliamo parlarne finalmente?-

Harry era confuso, cosa ci facevano quelle due sconsiderate fuori all'alba a chiacchierare?

-Herm, non so di cosa stai parlando.-

-A volte mi chiedo perchè tu e Ronald cerchiate ancora di mentirmi. Sapete che non attacca con me.-

-Davvero, non capisco.-

-Vogliamo parlare di Malfoy?-

Che c'entra il furetto ora? Cosa ha fatto a Ginny?

Se le aveva fatto qualcosa, neo amicizia o no l'avrebbe ucciso.

 

Ginny era stata il suo primo amore – la faccenda di Cho non la considerava nemmeno degna di essere ricordata – e per due anni l'aveva amata di tutto cuore, era stata la sua forza anche quando l'aveva lasciata e lei l'aveva capito, lasciandolo andare. C'era una guerra da combattere e i sentimenti personali dovevano essere messi in secondo piano.

Ma il fatto che io non abbia mai nemmeno considerato l'ipotesi di portarla con me a cercare gli Horcrux doveva essere un campanello d'allarme.

Se è vero che il primo amore non si scorda mai, lui non avrebbe mai dimenticato Ginny: una parte di lui le sarebbe appartenuta sempre, ma quando lei l'aveva lasciato, quell'estate, spiegandogli che non erano più gli stessi ragazzi che si erano innamorati nelle mura di Hogwarts, allora aveva capito che quella parte era troppo piccola per costruirci sopra un futuro. Lei, intuitiva come nessuno al mondo, l'aveva capito e accettato per prima, e speciale com'era non ci avrebbe messo molto a riprendersi: era una ragazza forte, lui lo sapeva meglio di tutti.

Tempo prima aveva letto che Ignis aurum probat: il fuoco tempra l'oro. Era dannatamente vero nel suo caso. E se Malfoy le aveva fatto qualcosa, l'avrebbe pagata cara: non l'amava più, ma un tempo l'aveva amata ed ora la considerava come la sua sorellina.

 

-Non credo l'abbia detto per ferirmi, anche se mi fa strano difenderlo, stavamo solo stuzzicandoci un po', in fondo non c'era vera cattiveria nelle sue parole, lo so. Altrimenti starebbe già pregando di non aver mai dato aria alla bocca da tante fatture gli avrei lanciato.-

-Ciò non cambia che quel che ha detto ti ha ferita.-

-...-

Silenzio assenso. Hermione diceva così da anni quando beccava lui e Ron a sgattaiolare da qualche parte e chiedeva se fossero stati in giro a far guai. Anche Ginny ora aveva confermato la teoria di Hermione .

-Infatti. Senti, non credi che dovresti dirlo a Harry?-

E lui che c'entrava ora?

-Per dirgli cosa? 'Harry sai, Malfoy mi ha chiesto scherzando come tu abbia potuto stare con me e io nella mia testa gli ho risposto che non ne avevo idea, potresti spiegarmelo?'-

-È un inizio, sì.-

-Ma per favore, hai idea dell'imbarazzo? Ci siamo lasciati, IO l'ho lasciato, e ora vado a chiedergli cosa ha potuto amare in me? No.-

Adesso si sentiva male sul serio. Ginny si era sempre sottovalutata, non vedeva la ragazza straordinaria che era e adesso veniva a sapere che non sapeva come lui avesse potuto amarla.

Davvero non si rendeva conto di quanto bella, intelligente, sensibile e forte lei fosse? Non aveva capito come la sua dolcezza quasi materna l'aveva incantato, come la sua forza sia stata la sua ancora nei momenti difficili?

La verità era che lui faticava a dire certe cose ad alta voce, per cui non le aveva mai detto chiaramente quanto amasse quel suo carattere dolce e temerario, e anche un po' insicuro. Si era limitato a darle quanto più poteva di sé stesso senza parlare: sembrava che lei lo capisse sempre, perciò aveva sempre creduto che sapesse anche di essere stata amata molto da lui.

Gli fece male capire che lei aveva continuato a dargli tutta sé stessa senza sapere quanto questo gli facesse piacere e che anche lui ricambiava pienamente. Certo, le aveva detto di amarla, ma forse non era stato abbastanza.

A quel punto non resistette più e uscì allo scoperto. Si trovò di fronte la testa rossa di Ginny e gli occhi ambrati di Hermione puntati nei suoi. Non era sorpresa di vederlo.

Sapeva che ero qui e ha lasciato che ascoltassi tutto!

Al momento lasciò perdere, ma le rivolse comunque un muto segno di ringraziamento, avvicinandosi silenziosamente a Ginny, che non si era accorta di nulla.

La abbracciò forte da dietro, sentendola irrigidirsi subito e mettere mano alla bacchetta, ma appena un secondo dopo dovette riconoscere la stretta, perchè tolse la mano dalla tasca ma rimase rigida. Hermione si era dileguata, lasciandoli soli.

-Harry-

-Ginny-

-Da quanto sei qui?-

-Abbastanza-

Silenzio. C'era stato troppo silenzio tra loro. Dovevano romperlo definitivamente, se volevano andare avanti.

-Non sapevo ti sentissi così. Avrei voluto davvero che tra noi funzionasse, ma me ne sono fatto una ragione. Tu?- attese un cenno d'assenso di lei, prima di voltarla verso di lui per guardarla negli occhi: erano lucidissimi, ma non piangeva. - Bene. Ma credevo che sapessi che ti ho amata davvero. -

-Lo so, Harry.-

-No, non lo sai ed è colpa mia... dovevo dirtelo, ma lo sai, non... faccio fatica ad esprimermi.-

-Me ne sono accorta, sai? Davvero, lo so che mi amavi, ma sentire dalla voce di un altro il mio dubbio sul come tu abbia potuto amarmi, mi ha destabilizzata. Sto bene adesso, è stato solo un momento.-

-Hermione ha ragione, siete terribili come bugiardi voi Weasley. E vi adoro anche per questo: sincerità. Tu non mi hai mai mentito, e già solo questo ti ha reso molto cara nella mia vita piena di bugie. E poi, sei forte e intelligente, e incredibilmente sensibile. Come ho potuto non amarti fin da subito, dovrebbe essere questa la vera domanda.-

Ginny adesso lo abbracciava stretto, cercando di nascondersi, o semplicemente di nascondere il rossore. Non le aveva mai parlato così apertamente, del resto.

-Io... grazie. Credo che avevo bisogno di sentirtelo dire.-

-Ma TU, come sei riuscita ad amarmi tanto? Insomma, la profezia, la guerra, la lontananza, tutto questo...-

-Harry, tu non ti rendi conto della grandezza che c'è in te. Tu dici che io sono forte, io ci provo, ma tu sei ancora più cieco di me: hai talmente tanto da dare che neanche ti rendi conto di quanto hai dentro. Io forse sono stata la prima a vedere la tua bontà e la tua sincera preoccupazione perchè tutti, anche gli sconosciuti, siano felici. La tua moralità, la tua bontà e l'innocenza che nascondi dentro di te attirano come una calamita.-

Harry era imbarazzato, ma felice. Ora sentiva di capirla più di quanto non avesse mai fatto. La strinse forte, e le diede un bacio sulla fronte calda.

-Adesso è davvero tutto risolto, vero? Possiamo continuare ad essere amici, ma andare avanti e trovare l'amore in qualcun altro, vero?-

-Sì, Gin. Adesso è tempo di andare avanti ed essere felici.-

-Potrò ancora venire da te se avrò bisogno di parlare?-

-Quando vorrai, Gin. Tutte le volte che vorrai.-

Restarono di nuovo in silenzio, ma questa volta non era un silenzio carico, era il silenzio di chi ha detto tutto ciò che era necessario ed ora si gode la pace che ne è derivata.

Sì, adesso andava tutto bene.

 

 

-Gin, ho trovato chi mi rende molto più che ragionevolmente felice.-

Lei si vide sorridere, felice per il suo amico, e dirgli che sapeva da tempo che erano destinati a stare insieme.

-Lo sapevi già?-

-Certo. Già da quando tra noi è finita, sapevo che vi sarebbe bastato aprire un po' gli occhi per vedervi davvero e capire che voi due insieme siete quanto di più giusto poteste avere dalla vita.-

-Grazie, Ginny.-

-Prego, Harry.-

 

La visione si concluse così, con loro due abbracciati come in quel momento, a legarli nulla di più di un amore fraterno.

 

 

Note:

Ciao a tutti! Mi dispiace per il ritardo, purtroppo il mo nemico mortale ha deciso di farmi un dispetto alquanto fastidioso... la tecnologia e io abitiamo su universi paralleli, e il mio computer è morto! Ho dovuto arrangiarmi in qualche modo...

Comunque, venendo al capitolo, mi sono dedicata alla spiegazione degli Elementi finora incontrati concentrandomi sul Fuoco, in quanto io credo che sia il più affascinante e ambiguo. Spero che mi facciate sapere se siete d'accordo o se mi sono spiegata bene!

Volevo un confronto tra Harry e Ginny, perchè non potevo limitare il loro amore a 'si erano lasciati perchè non più compatibili', meritano almeno una scena in cui si spiegano e chiudono definitivamente per potere andare avanti con chi poteva amarli sopra ogni altra cosa al mondo.

Grazie di cuore a Micky96, benmal e ANCIENT IRIS che hanno recensito, siete i migliori! Grazie ad Anastasa_Snape e piccolaBiby che hanno aggiunto la storia tra le seguite, e anche a chi silenziosamente legge!Spero che il capitolo vi sia piaciuto, confesso che è stato un parto difficile... fatemi sapere cosa ne pensate!

Alla prossima settimana, bacioni!

Flos Ignis

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Capitolo 9
*** Capitolo 8. Il rituale ***


IL RITUALE

 

Più ancora che la Vita, la Morte ci tiene a sè con legami sottili.

"Les fleurs du Mal", Baudelaire

 

Non era la prima volta che Luna entrava in coma.

Quando sua madre era morta, aveva passato tre giorni nell'incoscienza, lottando per non seguirla e al tempo stesso volendola con sè. Ricordava ancora molto bene la sensazione inebriante di tenere in mano il suo stesso cuore, avendo la possibilità di scegliere se liberarne i battiti e tornare alla realtà, o stringerlo forte abbastanza da farlo fermare per raggiungere sua madre. La voglia di rivederla era stata fortissima, ma poi qualcuno glielo aveva impedito: Eliana Luna Falchi in Lovegood, strega italiana d'origine e inglese d'adozione... sua mamma, le aveva impedito di raggiungerla. Era ormai allo stremo delle forze quando la magia di sua madre l'aveva avvolta e guarita: non poteva essersi sbagliata, era proprio la calda magia azzurrina di sua madre quella che aveva avvolto il suo cuore, proteggendolo anche da lei stessa.

Quando si era svegliata, aveva pianto. Tanto. Così tanto, che suo padre aveva addirittura deciso di portarle a casa un Magipsicologo specializzato in traumi infantili. Non era mai stata così arrabbiato con suo padre come in quel momento.

La sua magia di bambina aveva reagito al suo stato d'animo e aveva ermeticamente chiuso la sua stanza a qualsiasi tentativo esterno di entrarci. Suo padre era disperato, le lasciava sempre i pasti fuori dalla porta e magicamente quelli apparivano dentro, ma lei non aveva mai risposto alle sue suppliche di parlargli e uscire dalla cameretta.

Dieci giorni dopo l'incidente, la ferita che le era rimasta sul petto prese a sanguinare.

Si era spaventata. Un sacco.

Allora le sue gambe magre e pallide la portarono senza quasi rendersene conto a scavalcare la finestra, giù per l'edera rampicante che sua madre aveva piantato quando lei aveva quattro anni, e poi via, per i campi che circondavano casa sua, correndo a perdifiato. Scappava, nemmeno lei sapeva dove. Ma il suo cuore la guidò sulla riva del fiume poco lontano da casa sua, nascosto però dalla sua vista da enormi alberi secolari che fiancheggiavano il fiumiciattolo. Dopo giorni di immobilità forzata quella folle corsa l'aveva stancata così tanto che si addormentò sulla riva, appoggiata al suo albero preferito: l'aveva battezzato Beda fin da quando aveva imparato a parlare.

Si era svegliata quando ormai era buio. Ci aveva impiegato un paio di minuti a schiarirsi la vista, ma quando ci era riuscita... era come se tutto il dolore e la paura che l'attanagliavano da giorni fossero evaporati. Un piccolo Thestral si era accucciato accanto a lei, e si era addormentato al suo fianco proteggendola dal fresco della notte coprendola con un'ala. Non ne aveva mai visto uno, ma la sua mamma glieli aveva descritti.

Sono belli come ha detto lei...

Quel pensiero l'aveva confortata in un modo che non credeva possibile. Si riaddormentò, serena come non credeva avrebbe più potuto essere. Dall'incidente, la sua solarità era sparita, come rimasta uccisa con sua madre.

All'alba si svegliò, e il cucciolo di Thestral se ne era già andato. Ma le aveva lasciato un dono più prezioso di qualsiasi altro: l'aveva guarita dal dolore.

Quando tornò a casa, suo padre al vederla di nuovo sorridente e affamata dimenticò persino i chiederle da dove venisse, all'alba e passando dalla porta d'entrata, quanto in teoria stava dormendo in camera sua. Si era comportata come se quei dieci giorni non fossero stati altro che un sogno orribile da cui si era finalmente svegliata, e suo padre non seppe mai che sua figlia era stata salvata da una creatura del Velo.

Vedendola così contenta, decise di assecondarla in tutte le stranezze che prima aveva solo bonariamente accettato in sua moglie.

E Luna riprese a vivere, onorando sua madre nel modo più nobile che potesse esistere: praticando i suoi insegnamenti, cercando di essere la persona che lei avrebbe voluto. Una ragazza allegra, sincera e in grado di vedere la verità e di non temerla.

 

 

Ho sognato ancora quel momento...

Sognava spesso la prima volta che aveva visto un Thestral. Nei periodi bui, sognarlo e ricordarlo le ridava la serenità in quei rari momenti in cui vacillava.

Come ora.

Solo che stavolta era direttamente crollata. Erano nove anni che non si sentiva più così male, ma quella sensazione di vuoto che ti parte dal cuore e divora ogni centimetro della tua anima non l'aveva scordata.

Chissà quanto sono rimasta in coma stavolta.

Diversamente dall'altra volta però, ora si sentiva completamente guarita. Come se avesse di nuovo visto il suo Thestral; ogni giorno della sua vita da quando quel cucciolo l'aveva protetta dal freddo, erano stati fianco a fianco. Ogni giorno lei gli portava della carne o alcune mele nella Foresta Proibita, e quando tornava a casa lui la seguiva.

Si sarà preoccupato. Spero che non si sia spaventato troppo.

Doveva assolutamente aprire gli occhi, capire dove fosse e andare dal suo amico a rassicurarlo. Sperando di non incontrare di nuovo Draco.

Vero era che adesso si sentiva di nuovo salda spiritualmente, ma avrebbe evitato quel confronto il più possibile. Non se la sentiva di avere davanti la vita che avrebbe potuto avere e la prova che la sua fosse stata una menzogna, prima di essere sicura di cosa farne di quella nuova prospettiva. Narcissa le aveva detto tra le righe che non aveva interesse nel conoscere la figlia che aveva abbandonato appena nata, ma Draco? Come l'avrebbe presa? Aveva sempre desiderato un fratello, ed ora il Destino le aveva dato una possibilità.

Forse posso chiedere ai nargilli se possono confonderlo abbastanza da farlo allontanare da me quando lo incontro...almeno fino a quando non troverò il coraggio di parlargli.

 

Aprì gli occhi, sperando di essere sola. La fortuna però decisamente non era dalla sua parte: Draco Malfoy era seduto accanto a lei e la guardava, vegliando il suo sonno e il suo risveglio. Il calore che sentì nel cuore e il senso di indecisione la stordirono abbastanza da farle avere un capogiro che le fece vedere tutto nero per qualche istante.

La sua espressione doveva averla in qualche modo tradita, perchè Malfoy le mise sotto il naso alcune erbe dall'odore forte e speziato, ma piacevole, che la fecero sentire meglio. Allora lui la aiutò a sedersi, e le passò un bicchiere d'acqua. Lo prese con gratitudine, chiedendosi perchè fosse così premuroso con lei.

-Ti sei sentita male davanti a me ieri notte, sei stata in coma per ben sette ore. Ci hai fatto preoccupare. Hermione e la Weasley sono rimaste a vegliarti tutta la notte.-

-Anche tu lo hai fatto- non sapeva perchè lo aveva puntualizzato, ma vederlo accanto a sè, con la divisa sgualcita e l'aria di non aver dormito affatto le aveva fatto davvero piacere.

-Sì, beh, come ho detto ti sei sentita male davanti a me, che figura ci facevo a lasciarti svenuta in corridoio?-

-Non sei bravo a mentire, Malfoy-

-Tutti dicono il contrario-

-Tutti si rifiutano di vedere la verità quando la dici.-

Si zittì. Incredibile, era riuscita a far tacere Draco. Doveva essere un primato. Se ne sentì stupidamente orgogliosa.

-Non dovrai sopportarmi ancora molto, stai tranquilla, tra poco tornano Hermione e la Weasley che devono parlarti, sono uscite un attimo perchè... uhm. Lascia perdere, va'.-

-Cosa devono dirmi?-

-Meglio che te lo dicano loro direttamente. Non ho voglia di beccarmi una Granger incazzata prima di colazione.-

-Perchè dovrebbe arrabbiarsi?-

-Mi ha detto di fare in modo che tu l'aspetti qui. Quindi cortesemente, dovresti pazientare qui ancora un po'. Appena torna, ti spiega tutto lei.-

Luna non aveva idea di cosa volessero parlarle, ma non smaniava decisamente di dare spiegazioni sul suo coma autoindotto. Sicuramente volevano delle spiegazioni. Ne avevano anche il diritto, ma non aveva mai raccontato a nessuno di ciò che era seguito alla morte di sua madre. Non aveva intenzione di cominciare adesso. E nemmeno di parlare della 'faccenda Malfoy'.

Spostò le gambe fuori dalle lenzuola, poggiando i piedi sul pavimento freddo. Un brivido la percorse da capo a piedi mentre si rendeva conto di avere indosso ancora la divisa del giorno prima e che non sapeva dove fossero le sue scarpe.

Draco doveva aver intuito che voleva andarsene, perchè si parò davanti a lei come un soldato innanzi al portone d'accesso d'un castello medievale. Non ebbe nemmeno bisogno di concentrarsi per spostarlo di peso con un'onda d'urto abbastanza forte da farlo arretrare di qualche metro fino a fargli mettere le spalle al muro. La sua espressione sbigottita la fece sentire orgogliosa di sè e dei suoi poteri.

Draco la guardava confuso ed impressionato, chiedendosi probabilmente come diavolo avesse fatto ad evocare un incantesimo del genere.

-Non è un incantesimo, Malfoy. É l'Aria che ha risposto al mio richiamo-

Non le importava se scopriva il suo segreto, era stufa di segreti. Per quanto la riguardava, poteva anche dirlo all'intera Hogwarts.

L'espressione che fece Draco la fece comunque scoppiare a ridere. Da fuori la scena doveva sembrare assurda:un ragazzo seduto scompostamente su un lato della stanza, e una ragazza che rideva come una matta mentre saltellava per la suddetta stanza tenendo una scarpa in una mano mentre cercava l'altra.

 

Fu questa la scena che si trovò davanti Hermione quando rientrò nella Stanza delle Necessità. In parte alla porta stava Draco con la bocca spalancata e gli occhi grigio-azzurri sgranati, e Luna che saltellava come suo solito cercando uno scarpa e chiedendosi tra sè e sè se fossero stati i Ricciocorni a rubargliela.

Bentornata Luna!

-Granger, cazzo, potevi dirmelo che appena sveglia sarebbe già stata in grado di controllare il suo Elemento, mi sarei regolato di conseguenza invece di fare la figura dell'incompetente!-

-Cazzo dici, Malfoy?-

-Dico, Hermione, che la Lovegood voleva uscire e quando ho cercato di impedirglielo mi ha scagliato addosso un'onda d'urto che mi ha fatto sbattere contro la parete! Mi verrà un livido enorme!-

-Suvvia Draco, come sei esagerato! Probabilmente il suo potere ha reagito sentendola in pericolo.-

-Ma che pericolo e pericolo? Ti pare che io sia un mostro?-

Il tono ferito che gli uscì le fece ricordare che sì, alcuni lo credevano tale. Parlò quindi con un tono dolce e tranquillizzante.

-Draco, lo so bene che non lo sei, e lo sai anche tu. Dico solo che Luna si è sentita in trappola quando tu le hai impedito di uscire, evidentemente l'Aria ha reagito per lei. Si tratta dell'Elemento della libertà, del resto.-

Draco parve contemplare quel'ipotesi e accettarla, ma non pareva convinto.

-Potrà anche essere vero, ma ti assicuro che sapeva perfettamente cosa stava accadendo. Era un attacco cosciente, l'Aria non ha agito per conto suo, è stata lei a comandarla ed essa ha risposto alla sua Portatrice. Lei stessa me lo ha detto.-

Ci pensò attentamente: non credeva che Luna sapesse di preciso cosa aveva dentro di lei, ma non poteva escluderlo a quel punto.

Forse vedendo attraverso il Velo, Luna aveva imparato anche a controllare in parte i suoi poteri. Adesso che la Gemma dell'Aria si era ricongiunta alla legittima proprietaria, i suoi poteri si erano svegliati del tutto e lei riusciva a controllarli meglio di quanto avesse potuto fare fino a quel momento.

Per avere delle risposte però, doveva chiedere a lei direttamente. Si fece notare dalla ragazza, che per un attimo parve inquieta, ma poi riprese a cercare la scarpa mancante con un sorriso aperto.

-Buongiorno Luna, come ti senti?-

-Oh ciao Hermione, benissimo! Grazie di avermi vegliata stanotte, adesso sto molto meglio!- dicendo così aveva trovato la fantomatica scarpa, e soddisfatta se le mise saltellando in un modo così buffo che Hermione pensò che sì, Luna stava davvero meglio ora che si comportava come suo solito.

-Ne sono felice, ci hai fatto preoccupare. Ma cosa ti è successo esattamente?-

Le loro capacità empatiche avvisarono Hermione e Draco che Luna adesso era nervosa e stava cercando un modo per scappare da lì.

Doveva parlarle prima che lei decidesse qualsiasi cosa.

-Luna, siediti un minuto, è ancora molto presto. Devo parlarti. Se non vuoi dirmi perchè sei stata così male va bene, ma devo comunque dirti come ti ho curata. È importante-

-...Va bene. Parla pure.-

Si era seduta sul letto, apparentemente tranquilla, ma sapevano bene che non lo era per niente. Cosa poteva esserci di così terribile da ridurre in quello stato Luna? Hermione era assai tentata di usare l'Aria per vedere esattamente cosa fosse accaduto alla sua amica per distruggerla in quel modo, ma non poteva. Doveva essere lei a sentirsi pronta per confidarsi.

-Luna, tu sai cosa è successo prima con Draco?-

-Se parli del fatto che ho usato l'Aria per levarmelo di dosso, sì.-

-Quindi tu sai di essere...-

-... una Portatrice dell'Aria, lo so. Volevi parlarmi di questo? No perchè se è così non ce n'è bisogno, sono anni che mi esercito nel dominio del mio Elemento!-

-Capisco. In tal caso, saprai anche cos'è una Gemma dell'Aria, vero?-

Questa volta Luna fece un faccia sbalordita.

-No, aspetta... vuoi dirmi che tu ne hai vista una? E l'hai anche... toccata?-

-Certo. L'ho creata io ieri sera dopo che sei svenuta, e poi te l'ho restituita. Ora è dentro di te, dove è giusto che stia. In questo modo, i tuoi poteri saranno molto più stabili e forti.-

-Ma... allora è così che mi hai fatto uscire dal coma! Non avrei mai sperato di poterne avere una... grazie! Grazie!-

Luna la abbracciò saltandole direttamente addosso, prendendola di sorpresa e facendola cadere rovinosamente a terra. In una profusione di scuse, Luna cercò di alzarsi, ma finirono solo più incastrate. Malfoy aveva preso a ridere come un matto appena erano franate a terra, e non sembrava minimamente intenzionato ad aiutarle, per cui la grifona decise di provare a farcela da sola. Luna era sembrata del suo stesso avviso. Risultato: erano cadute di nuovo entrambe, e stavolta nemmeno loro riuscirono a trattenere le risate.

Alla fine Malfoy, forse per pietà, si avvicinò e alzò senza sforzo la bionda corvonero, che si imbarazzò moltissimo a quel contatto. La vide con addosso un'espressione di malinconia, indecisione, nostalgia e rimpianto tali che non aveva mai visto sul suo volto.

Corrucciata, ci mise un po' a vedere la mano tesa di Malfoy, ma poi l'afferrò e si issò senza problemi.

In quel momento Luna sembrò ricordarsi di una cosa terribilmente importante.

-Hermione... ma hai detto che l'hai creata tu la mia Gemma?-

-Sì.-

-Ma allora avevano ragione loro, tu esisti davvero! Sei arrivata... sei finalmente arrivata! Sarà un onore essere al tuo fianco, Hermione! Conta su di me e su tutto il potere che saprò darti- detto questo, piegò il busto in una formale riverenza.

Draco la guardava confuso, ancora non sapeva che lei era la Creatura della leggenda.

Non sapeva come Luna l'avesse capito, ma avrebbe avuto tutto il tempo di chiederglielo dopo che avesse dato spiegazioni anche agli altri Portatori e al Quinto compagno.

-Grazie, Luna. Parleremo meglio di questo dopo che avrò trovato gli ultimi due compagni. Draco è il Portatore dell'Acqua, mentre Ginevra è la Portatrice del Fuoco. E tu, Luna, sei la Portatrice dell'Aria. Devo chiederti di mantenere segreto il mio ruolo fino a quando io stessa non ne parlerò a tutti i miei compagni riuniti. Solo allora discuteremo i dettagli.-

Hermione era felice di non dover spiegare tutto da capo, per cui si limitò ad assicurarsi che si fosse davvero ripresa del tutto prima di dirle che si sarebbero riuniti in quella stanza il lunedì successivo, tre giorni dopo.

Luna annuì, li salutò velocemente e sparì alla velocità della luce.

-Malfoy, hai notato anche tu che ti evitava? Le hai detto qualcosa di strano od equivoco quando non c'ero?-

-Malfidata! L'ho notato anch'io, ma era così da quando si è svegliata. Fuggiva il mio sguardo e cercava di non sfiorarmi nemmeno per sbaglio. Hai qualche idea sul perchè?-

-Nessuna. Ma ho intenzione di scoprire cosa diavolo le è successo. Deve sentirsi libera ed essere nel pieno delle forze per affrontare il futuro.-

-E tu cosa ne sai del futuro?-

-Molto più di quanto vorrei- ora che ho risvegliato il Fuoco di Ginevra, anche il mio si è potenziato. E userò tutto il mio potere per evitare dolore ai miei amici.

Inizierò con il rituale.

 

*****

 

Tra domande e mancate risposte, chiarimenti e confusione, giunse domenica. Gli studenti maggiorenni potevano uscire tutti i week-end, a patto di rispettare il coprifuoco serale: questo aveva fatto molto piacere a tutti, d'altronde l'anno precedente era stato completamente dettato dalla prigionia. Nessuno entrava o usciva dal castello, molti erano stati letteralmente imprigionati, e il Trio Magico era stato in fuga tutto il tempo. La preside aveva deciso di donare loro più opportunità di libertà possibili, incontrando l'approvazione generale.

Harry era felice di avere il permesso della preside di tenersi Teddy tutto per sè in quei fine settimana, e questo non faceva altro che rendere più grande la stima e l'affetto per la sua Capo-Casa. Non vedeva l'ora di vedere il nuovo il suo lupetto blu, gli mancava terribilmente nonostante non lo vedesse da appena un settimana.

L'unica nota stonata delle sua gioia era che Hermione praticamente non gli parlava da giorni. Lo evitava come la peste, sembrava sempre sapere quando lui sarebbe apparso per cercarla perchè giusto un istante prima lei svoltava un angolo d'improvviso ed evitava di far incrociare le loro strade. Si sentiva frustrato e un po' preoccupato per quel suo atteggiamento: insomma, Hermione era orgogliosa e coraggiosa, se anche si fosse pentita delle sue confessioni o -Merlino non voglia – del loro bacio, glielo avrebbe detto e l'avrebbe affrontato a testa alta, magari con le guance in fiamme per l'imbarazzo, ma gliel'avrebbe detto chiaramente. La totale trasparenza tra di loro era sempre stata fondamentale.

Sentiva quasi la mancanza degli incubi, in quei pochi giorni non ne aveva avuti e quindi questo gli aveva tolto anche quell'occasione per parlarle.

Era una congiura per caso?

Era talmente assorto e impegnato nell'orientarsi nel labirinto che era Hermione che non si accorse che il soggetto dei suoi pensieri gli era andata a sbattere contro. Volutamente.

-Oddio scusa Harry, non ti avevo visto!-

-Hermione, ma allora non sei diventata invisibile!-

-Eh?-

-Sono due giorni che mi eviti! E non azzardarti a negare, se ti sei pentita di... quello che mi hai confidato o di q-quello che a-abbiamo fatto... dimmelo, non escludermi.-

-No, no! Non mi sono mai pentita di averti detto tutto su di me e sul mio ruolo nella guerra... e... per il resto, sto cercando un modo per affrontare l'argomento con serenità, senza le pressioni dovute alla paura di ciò che potrà accadere. Non vorrei illudermi per poi abbandonarti qui, mentre io vado a combattere senza sapere se ritornerò. Ma non pensare mai che non mi sia piaciuto! O che me ne sia pentita... è stato... il più bel bacio della mia vita.-

L'ultima frase l'aveva detto con una voce sottile, quasi spaventata, ma senza distogliere lo sguardo da lui. La grinta iniziale era andata estinguendosi, ma la sicurezza nei suoi occhi non aveva mai vacillato. Diceva il vero.

Un calore terribilmente simile al sollievo prese a diffondersi dentro di lui come lava bollente, eccitando ogni sua singola cellula, che premeva per avvicinarlesi sempre di più. Si fece violenza per evitarlo. Doveva andare con calma.

-Lo capisco 'Mione, ma ti prego non evitarmi! Ti prometto che, se è quello che vuoi, non ne parlerò più, ma non lasciarmi da parte. Voglio starti accanto. E non pensare nemmeno per un momento di andartene senza di me. Io ti seguirò, con o senza il tuo permesso, con o senza poteri legati agli Elementi. Dato che la guerra riguarda te, riguarda anche me!-

Il sorriso speciale che fece lei, in quel momento, in quel corridoio vuoto e semibuio, Harry non se lo sarebbe mai scordato: era un'esplosione di luce e calore, le faceva brillare gli occhi e i suoi tratti tesi erano ora rilassati e più... morbidi, dolci.

Gli venne spontaneo desiderare quel sorriso per sè, per sempre. Forse fu per quell'irrefrenabile desiderio, o perchè lei era bellissima ed era la sua Hermione, ma non resistette: le prese le mani, intrecciandole con le sue, e portandosele al viso le baciò le nocche, una per una, prima di posarsele entrambe sul petto coperto solo da un leggero maglione in lana blu che gli aveva regalato lei. Le tenne strette, per paura che potesse scappare, ma lei non lo fece. Lo guardava, lo guardava e basta, ma lui si sentiva attratto da lei come una falena dal fuoco. E non gliene poteva importare di meno se si sarebbe bruciato.

Lei continuava a sorridere, emozionata, con le guance rosse e il miele dei suoi occhi reso liquido dalla felicità. Continuò ad annegare nei suoi dolci occhi anche quando le baciò il suo magico sorriso: non si voleva perdere neppure un secondo di quell'istante.

Le sue mani tremavano, ma i suoi occhi brillavano ancora di più, come se fossero dei fari nella notte che lo guidavano nel suo porto sicuro.

Hermione...

Questa volta non si staccò subito, anzi prese a sfregare le labbra su quelle dolci della sua compagna, provocando un brivido in entrambi.

Nessuno dei due parve reggere un secondo di più a quelle emozioni, per cui si staccarono, consci che se avessero continuato, non ci sarebbe più stata via di uscita. Non che la volessero, anzi. Ci erano caduti più che volentieri. Ma al momento, sentivano che non era quello il momento di parlarne. Avrebbero avuto tempo. Harry si promise che avrebbero avuto tutto il tempo del mondo. Nessuno lo avrebbe separato da lei.

-Harry...-

-Sch... non dire nulla. Va bene così per adesso. Ne riparleremo più avanti. Ma non mettermi più da parte, non lo sopporterei.-

-Non era mia intenzione farlo... ma oggi devo fare una cosa importante. Domani ti dirò tutto, davvero. Ne sarai felice, fidati di me.-

Lui la guardò confuso, la soddisfazione e l'aspettativa che leggeva impresse sul volto di Hermione dovevano riguardare quello che gli stava nascondendo. Cosa stava combinando? Non sembrava nulla di pericoloso, per cui lasciò perdere. Ventiquattr'ore di attesa non avevano mai ucciso nessuno, non avrebbero ucciso neppure lui.

O forse sì, di curiosità.

-Ci vediamo domani mattina all'alba nella Stanza delle Necessità, porta con te anche Ronald, Ginny, Draco, Luna, Neville e Teddy. Ci saranno anche Narcissa e Andromeda, ma di loro mi occupo io. Non ve ne pentirete. Racconterò tutto anche a Draco e Ginny.-

-Anche Ginny è una Portatrice?-

-Sì, del Fuoco. Lune dell'Aria, ma sa già tutto. Non mi è chiaro il come, ma lo sa.-

-Caspita. Ora manca solo la Terra e il Quinto, giusto?-

-Esatto-

Si guardarono, un pelino imbarazzati ma forti del pensiero che sarebbero stati insieme in quella storia. Harry era così distratto a guardarla che non si accorse quasi della domanda che gli aveva fatto Hermione.

-Cosa?-

-Harry, prestami attenzione! Mi serve qualche goccia del tuo sangue.-

-Cosa?!-

-Harry, riprenditi! Non ti ho detto che devi tagliarti un braccio, poche gocce mi basteranno.-

-Ma perchè ti servono?-

-Riguarda la cosa che sto progettando. Ti stavo cercando proprio per questo, speravo davvero che non fossi già uscito, e quando ti ho avvertito...-

-Avvertito?-

-Sì, ho percepito la tua magia. Ogni mago e strega ha una magia distintiva, è facile riconoscerle con un po' di allenamento.-

-Allora è così che riuscivi a evitarmi!-

-In effetti sì. Allora, me lo dai?-

-Non si fanno certe domande!- un ghignetto saputo non potè fare a meno di spuntargli sulla faccia, mentre Hermione lo guardava confusa. Un istante dopo, gli dava un pugno sulla spalla, arrossendo come se si fosse trovata vicinissima ad un falò.

-Cretino! Dai che hai capito, allora mi dai un po' del tuo sangue?-

-...Hermione, le cose che si fanno col sangue di un mago sono...-

-...Arte Oscura. Lo so. Ti fidi di me? Non hai dei buoni precedenti con certi tipi di rituali e lo capisco, ma dovresti sapere che io non farei mai cose malvagie. Fidati di me!-

L'espressione supplicante di Hermione lo convinse. Cosa mai sarebbe potuto succedere?

Lei gli porse una boccetta, poi con un coltellino tascabile gli incise il palmo della mano sinistra. Lui si affrettò a far cadere quelle poche gocce nella boccetta, che poi Hermione chiuse ermeticamente e la infilò nella sua fidata borsetta di perline. Il sorriso grato che gli dedicò fece mancare un paio di battiti al suo povero cuore.

-Grazie di esserti fidato di me.-

-Ti ho affidato molto di più che un po' di sangue, Hermione.-

Lei allora, forse per nascondere l'ennesimo rossore, prese un fazzoletto azzurro cielo dalla tasca e glielo avvolse sulla mano. Preferivano entrambi i metodi babbani, di gran lunga, anche se meno veloci o efficaci, alle volte. Forse gli sarebbe rimasto il segno, e a lui stava benissimo: il segno della fede che riponeva in Hermione.

Un istante dopo, di lei nel corridoio rimaneva solo il profumo.

Quando Ron lo vide arrivare con un fazzoletto macchiato di rosso legato sulla mano e un sorriso ebete in faccia, lo schernì giocosamente: -Harry, hai avuto un incontro ravvicinato con una bella vampira per caso?-

Harry lo guardò, e il sorriso gli si allargò spontaneamente: -Non era una vampira, ma di certo era bella, e si è presa molto di più che il mio sangue.-

-Non ti capisco amico, che intendi?-

-Secondo te, Ron, si può continuare a vivere e camminare e respirare senza un cuore?-

-Ma certo che no, che domande fai?-

-Io credo di sì, altrimenti non sarei vivo. Il mio se l'è preso lei.-

 

*****

 

Nel frattempo, Hermione era arrivata nella Stanza della Necessità: doveva sbrigarsi. Aveva tempo fino alla successiva alba per completare un rituale terribilmente complicato, anche per lei.

Per fortuna Ron non ha fatto storie quando gli ho detto che un impegno improvviso mi impediva di andare con loro a Hogsmeade.

D'altronde, George l'aveva già incontrato e le aveva donato il sangue, fiducioso nonostante i dubbi più che legittimi.

Doveva tenere ben presente per chi faceva tutto quello, o non ce l'avrebbe fatta.

Richiamò alla mente i ricordi di tutte le Creature che, prima di lei, avevano osato compiere quel Rituale di Vita.

Riportare in vita i morti non era uno scherzo. Non era nemmeno possibile, secondo i dettami della natura e della magia.

-Per fortuna io non sono una creatura della natura, e nemmeno una della magia. Non solo della natura e della magia. Io sono una Creatura del Destino. L'Ultima, la centesima. Ce la posso fare. Per loro, ce la devo fare.-

Un respiro profondo, ed il Rituale di Vita ebbe inizio.

 

I preparativi di base li aveva già fatti nei giorni precedenti, mettendo a frutto tutta la conoscenza da pozionista che aveva acquisito in vita sua e in quella delle sue sorelle dei tempi passati, e aggiungendoci una non piccola quantità di magia.

Le persone che stava riportando in vita erano creature della natura, in quanto esseri umani, ed erano creature della magia in quanto maghi e streghe.

Quelle due componenti erano già pronte. Non doveva fare altro che aggiungere la sua magia di Creatura del Destino: non era facile o indolore, soprattutto per un numero così elevato di persone, ma nulla era impossibile per lei. Se anche altri maghi potevano fare il procedimento fino a quel punto, non avrebbero mai potuto davvero terminare il Rituale di Vita.

Devo farcela. Posso farcela.

Lei era al di là di ogni equilibrio cosmico valesse per tutti gli altri, ed aveva deciso di sfruttare quel vantaggio.

Il potere di riportare in vita i morti cari alle persone che amava non era illimitato, però: suo Padre, il Destino, concedeva alle sue Figlie questo onore ed onere che aveva come uniche condizioni il fatto che non poteva richiamare in quel mondo dei Portatori se già quell'Elemento aveva scelto un altro compagno, e che la persona in questione non fosse dovuta morire per volontà di suo Padre.

Dimenticate qualsiasi cosa sappiate sul Destino: le uniche cose che impone sono il momento di nascita e quello di morte. Se queste vengono alterate da parte degli stessi o di altri, in quanto una forte volontà o la Vista di un Veggente potevano interferire, allora lei aveva il potere di riportarli in vita.

Ed era proprio quello che aveva intenzione di fare, senza perdere più un solo secondo.

Si avvicinò al primo calderone, versandoci dentro poche gocce del suo sangue e quello di George. Allora intonò la sua invocazione.

-Fred Weasley, Hermione Jane Granger, Ultima Creatura Fati, revocat te ad vitam, per sanguine fratris tuus! Surge!- *

Una fumata rosso fuoco prese a salire per il calderone fino a compattarsi nella figura evanescente di Fred Weasley. Aveva gli occhi chiusi, e lei sapeva che era perchè sotto le palpebre non aveva più gli occhi. Era morto da troppo poco tempo perchè entrasse nell'ultimo strato del Velo, dove risiedevano le anime dei morti che avevano deciso di non tornare come fantasmi. Erano davvero come in un altro modo, intersecato al loro ma separato, senza più la possibilità di interagire con i loro cari vivi o di vederli. Gli unici loro contatti erano limitati ai Portatori dell'Aria, gli unici in grado di vederli, e al mondo poteva esserci solo un Portatore dell'Aria. Quando ne nasceva uno, il precedente moriva. Suo Padre così aveva deciso. L'unica eccezione consentita era la Creatura, che portava in sè gli Elementi ma non era propriamente una Portatrice. Era tradizione che la battaglia che l'aspettava fosse combattuta dalle Creature e dai Portatori, uniti.

Delicatamente, avvolgendo le sue mani dell'Aria, le passò davanti agli occhi di Fred, sentendo la mancanza che aveva provato per lui attenuarsi per la consapevolezza che tra pochi istanti sarebbe tornato. Quando lui aprì gli occhi, la sua figura si fece più nitida: era diventato un fantasma.

La prima parte era andata.

Ora afferrò la Terra salda e forte che risiedeva in lei, e ci avvolse l'anima del suo amico, donandogli un nuovo corpo. I suoi occhi ancora non la riconoscevano, ma era normale. Al momento era un guscio con appena un lumicino a fargli da anima.

Ancora per poco, grazie agli dei.

Facendo attenzione a non fargli male, depositò in uno dei tanti letti lì accanto il corpo di Fred. Si concesse un momento per guardarlo, felice che tra poco il suo amico si sarebbe svegliato.

L'Acqua le venne in soccorso, riversandosi sul rosso donandogli di nuovo la capacità di provare emozioni e restituendolo del tutto al loro tempo: sarebbe cresciuto e invecchiato esattamente come era destino che fosse fin dall'inizio, amando e ridendo e forse piangendo, ma con loro. Avrebbe vissuto di nuovo.

Mancava ancora un ultimo tocco.

Il Fuoco bruciava, la chiamava, e lei rispose. Creò sul palmo della mano un fuoco piccolo, ma talmente bianco e puro e vivace da sembrare un cucciolo affettuoso: era il Respiro delle Fiamme, il Fuoco di Vita. Lo pose attentamente al centro del petto di Fred, aspettando che lo penetrasse e lo riportasse definitivamente alla vita.

Ora che il procedimento era finito, la spossatezza si fece sentire. Si accasciò sulla sedia lì accanto, ed attese. Ci vollero poco meno di dieci minuti prima Fred trasse un tremolante respiro. Hermione si occupò di lui per almeno mezz'ora, ma alla fine il cuore pompava autonomamente il sangue ed il respiro si era fatto regolare.

Il sangue del suo gemello era stato il più adatto a richiamarlo: il sangue non si può fregare, i legami che crea non sono facili da spezzare. E questo giocava a suo favore.

Sapendo bene che fino alla mezzanotte nessuno di quelli che avrebbe richiamato in vita si sarebbe svegliato, si mise tranquilla per qualche minuto, giusto il tempo per essere certa di avere energie sufficienti a richiamare la prossima anima e ridarle il suo corpo.

Un sospiro e si diresse al secondo calderone, stringendo tra le mani una boccetta che non conteneva sangue, ma qualcosa di altrettanto efficace e che le avrebbe fatto risparmiare energie: i ricordi dello stesso.

 

Nello stesso istante in cui Hermione poneva sul petto di Fred il Fuoco di Vita, a Hogsmeade un giovane dai capelli rossi si sentì mancare improvvisamente il fiato, il cuore batteva furioso nel petto e lo assordava, e i suoi due fratellini che erano venuti a trovarlo col loro migliore amico lo sostennero fino a farlo sdraiare nel retro del suo negozio, dove finalmente si permise di abbandonarsi al nero che premeva sulla sua coscienza.

Non fece nemmeno in tempo a realizzare che la metà della sua anima che gli era stata brutalmente strappata mesi prima, ora si era fiondata di nuovo dentro di lui, felice di essere tornata a casa.

 

 

Note:

Scusa scusa scusa scusa scusaaaaaaaaa.... mi dispiace davvero tanto per aver ritardato, di nuovo, ma proprio non mi è stato possibile evitarlo! Il mio cucciolo elettronico è tornato dalla mamma solo giovedì, poi ho scoperto che dovevo installare di nuovo tutti i programmi di scrittura.. e alè, giù imprecazioni a random!

Prometto che d'ora in poi sarò puntuale, salvo nuove complicazioni elettroniche! Tecnologia inaffidabile...

Comunque: capitolo cortino, mi spiace, ma secondo me era abbastanza ricco già così, sarebbe diventato pesante se lo avessi continuato.

Allora, qualcuno di voi si aspettava che Hermione sapesse resuscitare i morti? Lo avevate capito? Svelato l'ingrediente misterioso di George, il rituale segreto di Hermione...

In compenso, vi ho dato nuovi dubbi: chi potrà resuscitare Hermione? Vi va di tentare la sorte e cercare di indovinare? No perchè a me il capitolo piace un sacco nonostante le difficoltà incontrate nello scriverlo, per cui se voleste commentarlo saprei se è piaciuto anche a voi! In più, come fa Luna a sapere della sua natura e di quella di Hermione? Idee?

Grazie di cuore a Micky96 che non manca mai di scrivermi e farmi complimenti: sei la migliore! Un ringraziamento di cuore e un bacio anche a potter92 che mi ha inserita tra le seguite e a cioccodaba che l'ha messa tra le preferite. Grazie mille!

* -Fred Weasley, Hermione Jane Granger, Ultima Creatura del Destino, ti richiama alla vita per mezzo del sangue di tuo fratello! Sorgi!-

Alla prossima,

Flos Ignis

 

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Capitolo 10
*** capitolo 9. Diventare un eroe ***


DIVENTARE UN EROE

 

Nella vita, un uomo ha poche possibilità di cambiare le cose. Di agire nel modo giusto. Di essere un eroe, se vuole. E io lo voglio.

"Artemis Fowl: il codice eternity", Di Eoin Colfer

 

 

Quando George si era sentito male si erano spaventati. Soprattutto il piccolo Teddy, che come tutti i bambini percepiva fin troppo chiaramente la paura di chi gli stava intorno. Harry aveva potuto solo andare fuori dal negozio per cercare di calmarlo, canticchiando una dolce nenia che Andromeda gli aveva insegnato: era la stessa che aveva cantato alla sua piccola Ninfadora, gli aveva confidato con voce calma e serena nonostante gli occhi lucidi.

Quando aveva paura, i capelli impazziti del suo figlioccio iniziavano a mostrare al mondo un caleidoscopio di colori varianti dal verde acido, al grigio fumo e al rosso scuro. La ninna nanna sembrava funzionare anche in quel caso, visto che gli bastarono pochi minuti fuori di lì a camminare avanti e indietro col piccolo in braccio per calmarlo. Le donne che passavano se lo stavano mangiando con gli occhi, ma lui nemmeno ci badava. Aveva cose più importanti da pensare che sentirsi imbarazzato dalle voci che sarebbero girate su di lui con un piccolo metamorfomagus a passeggio per Hogsmeade.

Del tipo, capire cosa avesse fatto star male George.

Non era passato più di un quarto d'ora, che Ron lo venne a chiamare per dirgli che suo fratello si era risvegliato e a parte un po' di stordimento stava alla grande.

Non se lo fece ripetere due volte prima di entrare nel negozio: Ron aveva ragione, sembrava proprio che stesse una meraviglia il fratello più grande.

-Ohi, Harry... spero di non aver spaventato troppo Teddy!-

-Figurati, si è calmato con poco. Piuttosto, cosa ti è successo?-

-Nulla di che, dormo poco ultimamente e forse la stanchezza si sta facendo sentire.-

-Miseriaccia, certo che sei stanco, visto che fai tutto da solo qui al negozio!-

-Non è vero caro Ronnie, ho assunto Marianne giusto il mese scorso.-

-Per quattro ore al giorno! Non puoi farcela con solo questo minimo aiuto nelle ore di punta, lo sai anche tu.-

-E cosa dovrei fare?- George si stava scaldando. Non era per nulla un buon segno che una tipo ridanciano come lui se la prendesse per tali inezie. Ci avrebbe riso sopra e avrebbe lasciato basito Ron con una battuta inaspettata; questo, qualche mese prima.

-Trovare un socio.-

Gelo. Non si può descrivere altrimenti la situazione di silenzio e staticità che si creò all'ultima risposta di Ron.

Harry sapeva che quell'argomento non era assolutamente facile da affrontare per il gemello rimasto: era Fred il suo socio, e George aveva sempre messo in chiaro che non voleva nessun'altro al suo fianco in quel negozio. Marianne era una dipendente part-time, non collaborava alla creazione di nuovi scherzi nè alla parte burocratica o economica.

Ron era preoccupato per la salute del fratello, ed era comprensibile visto che la sua iperprotettività verso i membri della sua famiglia era solo che aumentata dalla Battaglia; vedere il fratello svenire lo aveva spaventato molto.

Ma dire a George di trovarsi un nuovo socio...

...è indelicato. L'equivalente psichico di uno Schiantesimo su una persona ferita e sull'orlo di cedere all'oblio. La morte di Fred è avvenuta da così poco tempo, troppo poco. Non è ancora pronto. Forse non lo sarà mai, ma men che meno lo è ora.

George sembrava pensarla come lui, ma non rispose nulla, forse sapendo cosa muoveva Ron. Non poteva accettarlo, ma capiva. Fu per questo che si alzò e tornò al lavoro, lasciandoli nel retro in un silenzio imbarazzato e teso. Da parte di Ron, naturalmente: Harry aveva fatto da semplice spettatore. Preoccupato, ma troppo esterno alla faccenda per intromettersi.

-Devo imparare a pensare prima di parlare.-

-Vero.-

-E anche a capire quando è il momento di tacere.-

-Vero.-

-Il fatto è che pur di non trovarsi un altro socio, lavorerà abbastanza da mettere a repentaglio la sua salute!-

-Sono d'accordo, ma è davvero troppo presto per proporgli anche solo lontanamente quest'idea. E se insisterai troppo, ti allontanerà.-

-Non voglio che stia male.-

-Lo so, Ron. Ricorda però che può contare sulla sua famiglia. Sei stato tu a convincerlo a riaprire il negozio o sbaglio? Il peggio è passato, hai fatto tanto per lui, e lo sappiamo bene tutti quanti.-

-A cosa è servito impedirgli di chiudere il negozio, se per tenerlo aperto sacrifica la sua salute? Prima cercava di rinchiudere i ricordi di... Fred, in un angolino, impazzendo perchè si sentiva solo; ora invece ci si immerge rischiando di annegare.-

-Possiamo solo fargli capire che ha il nostro sostegno. Non è successo nulla di irreparabile, teniamolo d'occhio, se gli accadrà di nuovo di star male chiederemo aiuto ai tuoi. Con gli sforzi congiunti di tutti, forse riusciremo a fargli accettare dei compromessi.-

-Non sono molto convinto che accetterà mai dei compromessi su questo, ma per il resto hai ragione. So di aver esagerato...-

-...come al solito, visto che la tua lingua è più veloce del cervello...-

-... ma era... ehi! Che fai, infierisci?-

La faccia offesa di Ron lo fece ridere, seguito a ruota da Teddy che si era distratto cercando di far scoppiare un Bolla di Sapone Indistruttibile, nuova idea dei Tiri Vispi che il bambino adorava. Sembrava convinto che prima o poi sarebbe riuscito a spuntarla con quella Bolla.

Piccolo testardo. Il sorriso associato a quel pensiero gli veniva automatico.

Per istinto, il suo lupetto blu fece passare i capelli dal nero-Potter al rosso-Weasley, ma i suoi occhi restarono fedeli al loro 'normale' colore, quello che Teddy aveva adottato da tre mesi a quella parte senza volerne sapere di cambiarli: verde giada il sinistro e castano dorato il destro. Erano mesi che li teneva di quel colore, e ancora non sapevano perchè avesse scelto quei colori.

Anche Ron si unì alla loro risata, scaricando finalmente la tensione.

 

Salutarono George, di nuovo con il suo nuovissimo simil-sorriso stampato in faccia, e si diressero ai Tre Manici di Scopa per riscaldarsi. Quando si furono seduti ad un tavolino riparato dagli spifferi di finestre e porta, Harry decise di accontentare un irrequieto Teddy che non voleva saperne di tenersi giubbotto e sciarpa rossi un secondo di più.

-Buongiorno ragazzi, cosa vi porto? Oh, ma che bel bambino... è tuo figlio? Ma sei giovanissimo!-

-Ehm, nono, Teddy è il mio figlioccio!-

Lo sghignazzo soffocato di Ron di certo non aiutò il rossore che Harry si sentiva salire alle guance.

-Oh, ma certo... scusami tanto...-

-Non preoccuparti.. ehm, ci porti due Burrobirre e una cioccolata calda con cannella?-

-Subito!-

Appena la cameriera, una giovane e graziosa brunetta, se ne fu andata con la loro ordinazione Harry si passò esasperato una mano tra i capelli ancora più impazziti del loro solito: era almeno la millesima volta che gli chiedevano se era suo figlio! Va bene che quando era con lui i capelli del suo figlioccio tendevano sempre al nero-Potter, ma da lì a scambiarlo per suo figlio! Aveva solo diciotto anni, che diamine...

-Beh, amico, che dire... si può sapere perchè non mi hai detto che avevi un figlio? Avrei fatto volentieri da padrino. Mi sento offeso!-

-Ronald!- ringhiò il nome completo del quasi-ex-amico, oh se lo ringhiò. Il rosso si divertiva sempre come un matto quando succedeva che li scambiassero per padre e figlio. Soprattutto per il suo imbarazzo, Harry se lo sentiva nella bacchetta.

-Ma dai Harry, si può sapere perchè te la prendi tanto? Sai quante streghe ti cadrebbero ai piedi se tu assecondassi la loro idea di un giovane e premuroso padre?-

-Non lo so e poco mi importa! Teddy non è mio figlio. Gli voglio un bene dell'anima, ma lui ha già un papà...-

Silenzio. Era già la seconda volta quel giorno che un'anima cara imponeva loro il suo ricordo, più presente che mai.

-Capisco. Allora è per questo che ti dà così fastidio.-

-Già. Questo, e...-

Ron aspettò che il suo amico trovasse finalmente parole e forza per sfogarsi, ma dopo dieci minuti di attesa desistette. Prese a parlare del più e del meno facendo una frecciatina ogni tanto sulla ragazza che gli aveva fasciato la mano con quel fazzoletto per cercare di scoprire chi fosse.

Harry era diventato bravo, negli anni, a sviare le domande inopportune, ma quelle di Ron erano talmente dirette, brutali e sinceramente interessate a lui che gli uscì difficile mentirgli o tacere: Hermione però era ancora un argomento privato per lui. Non avevano di certo chiarito cosa ci fosse tra loro e cosa ne sarebbe stato, e non poteva dire proprio a lui che era Hermione la ragazza che quella mattina gli aveva mandato in tilt il cervello, tanto da fargli sfuggire di bocca fin troppo davanti al suo amico: per Merlino, era la sua ex-ragazza! Per la prima volta da quando provava dei sentimenti per Hermione al di là della loro amicizia -a proposito, da quando ne provo?- pensò che forse questo avrebbe rovinato l'amicizia con Ron. Non voleva che succedesse. Ma non voleva nemmeno starsene in disparte per paura di rovinare l'amicizia con il suo fratello putativo perdendo così Hermione. Poteva avere entrambi?

Doveva capire se Ron provava ancora qualcosa per lei.

-Senti Ron, basta parlare di me. So di essere mooolto interessante- ghigno sarcastico da parte di entrambi- ma ora è il mio turno di farti il terzo grado: hai qualcuna per la testa al momento?- ghigno scomparso.

-Cos'è il terzo grado?-

-L'interrogatorio, Ron! Concentrati sulla domanda importante.-

-Ah, già...- un istante per rendersi conto della domanda e...-MA CHE DOMANDA è HARRY?-

-Una domanda.-

-Miseriaccia, non c'è più rispetto per le faccende personali altrui al mondo...-

-Ma dai? Ti prego, dimmi che cogli l'ironia nella tua frase.-

-Mister Simpatia, ma che hai mangiato a colazione? Pane e sarcasmo?-

-No, peggio: Marmellata di curiosità!-

-Merlinodammilaforzatiprego...-

-Scusa, non ho capito bene...-

Sguardo truce. Molto truce. A salvarlo in corner fu la brunetta di prima che portò le ordinazioni e dei tramezzini per scusarsi per l'attesa: doveva imparare a gestire i tempi con il bar e la cucina, ed era nuova di lì. Così disse loro per giustificarsi prima di correre via.

Teddy fu ben contento di assaggiare dei pezzetti di tramezzino che Harry gli metteva nel piatto: era il periodo delle prime sperimentazioni alimentari, e il piccolo si incuriosiva tantissimo a mettere in bocca di tutto. Non osava pensare quando avrebbe gattonato!

-Dicevi?-

-Che sei un pettegolo.-

-Ma dai Ron, sei esagerato. Mi sto solo interessando alla vita sentimentale del mio migliore amico.-

-...In effetti, c'è una ragazza che mi incuriosisce.-

-In che senso?-

-Io la conosco da un po', ma è successa una cosa che mi ha fatto pensare che non la conosco veramente. E mi sono incuriosito, ecco.-

-Cosa è successo?-

-L'ho vista comportarsi in un modo diverso, come se non riuscisse più a essere... sè stessa. Solo che non capisco più se la ragazza che credevo di conoscere è quella che ho sempre visto, e stia passando un brutto periodo, o se io e il resto del mondo non ci siamo mai accorti di quanto in questi anni fosse diversa. Più... normale, anche vulnerabile.-

-La ragazza ha un nome? Forse posso aiutarti.-

-Certo che ce l'ha. Solo... mi fa strano pensarla diversa da come appariva.-

Harry riflettè velocemente. Aveva iniziato l'argomento per sviare l'attenzione da sè e per scoprire se il rosso amava ancora Hermione, ma da come ne parlava non era della loro amica che parlava, e sembrava molto più che incuriosito. Chi poteva essere?

Alcune parole, fondamentali a parer suo, gli vorticavano in testa.

Se stessa... brutto periodo... il resto del mondo...diversa...normale...

Prime era diversa, ora è normale!

La cosiddetta 'eureka' era giunta anche a lui, dopotutto!

-Credo anche io che il mondo intero sia un imbecille per averla sempre sottovalutata, ma noi abbiamo avuto modo di ricrederci. Ora è una nostra amica, e se la vediamo in difficoltà non serve a molto parlarne tra noi, non credi? É lei a dover essere pronta per parlare. Forzarla la farà solo allontanare. Se però vuoi la mia opinione... Luna è entrambe: la ragazza che parla coi nargilli e quella che cammina a testa bassa per i corridoi da diversi giorni sono entrambe Luna. Credo solo che non era mai accaduto qualcosa di così grave da far vedere a tutti anche la sua parte più vulnerabile.-

Ron era rosso in viso, e beveva la sua Burrobirra in silenzio.

-Luna?-

-Lo so che è lei.-

-Come l'hai capito?-

-L'avevo solo intuito da quello che hai detto, che poi ho incastrato con quello che io stesso ho constatato: sta male. O per lo meno, sta meno bene di prima. Non sono completamente cieco, e vedo quando un amico sta male. E anche quando non è pronto ancora per parlarne. Ma soprattutto...- Ron in quel momento avrebbe voluto seppellirsi dall'imbarazzo e contemporaneamente spronare quel sadico del suo amico sopravvissuto-ancora-per-poco a muoversi a dirgli cosa fare per aiutare Luna

-... vedo quando tutto il male che un istante prima lo circondava scompare per una battuta o una risata. Mi ricordo come stava quella sera, il primo giorno: sorrideva con te. La facevi stare meglio.-

-Davvero lo credi?-

-Davvero credi che mentirei su una cosa tanto importante? Avevo pensato di chiederle cosa le stia succedendo, ma a parte dirle che quando voleva parlarne poteva contare su di me non sono riuscito a dirle altro. Era così tesa e nervosa, che di certo non mi avrebbe detto nulla.- Harry era preoccupato per la sua amica, quando aveva notato che invece di saltellare camminava rasente al muro e col capo chinato era stato tentato di correre ad abbracciarla, ma qualcosa nella sua espressione glielo aveva impedito: lei non avrebbe voluto. Conosceva bene la sensazione di sentirsi impotenti senza volere tuttavia alcun aiuto. Si era perciò limitato perciò a dirle che aveva il suo appoggio, e quello sembrava le avesse fatto piacere: per un istante, aveva sorriso di nuovo, lo sguardo le si era illuminato.

Lui non poteva fare altro, ma forse Ron sì. Doveva solo farlo capire anche a lui.

 

 

La sera arrivò prima di quanto gli studenti avrebbero voluto: la prima uscita di scuola era considerata al pari di un giorno di festa nazionale, per cui furono in molti a imboscare delle bottiglie di Burrobirra e dolcetti di Mielandia per concludere degnamente la serata nella sicurezza dei loro Dormitori.

Draco guardò con una punta di allegria i suoi compagni di Casa cercare di nascondere nelle tasche ben più di una semplice Burrobirra, e per tacito accordo si fece bellamente i fatti suoi: la prima regola da imparare nei sotterranei, era che per sopravvivere dovevano spalleggiarsi a vicenda contro tutta la scuola: per il resto, potevano anche odiarsi e picchiarsi tutte le sere, purchè lo facessero discretamente, senza dare nell'occhio.

Sia mai che la nobile Casa di Salazar possa distruggere la sua reputazione di eleganza e superiorità alla barbarie di selvaggi Grifoni!

Le testuali parole del suo padrino lo fecero sorridere divertito e un po' nostalgico: Severus gli mancava moltissimo, era stato un padrino fantastico, sopperendo alla grande alle mancanze di suo padre. Avrebbe voluto rivederlo almeno una volta, per ringraziarlo e dirgli che gli voleva bene come ad un padre, anche se non glielo aveva mai detto.

Non ho potuto nemmeno dirgli addio.

Era particolarmente malinconico quella sera, camminava senza guardare dove metteva i piedi e in quale direzione andasse, nemmeno gli importava: doveva solo camminare, l'importante era non fermarsi.

Si ritrovò sulla torre di Astronomia a guardare il paesaggio di una Hogwarts al crepuscolo nel giro di pochi minuti date le sue falcate veloci: quel posto lo calmava sempre, ed anche ora ne aveva bisogno. Non poteva permettersi di crollare proprio in quel momento.

Lui era un Portatore dell'Acqua... Salazar, non era mica una cosa da niente! Sapeva che al mondo doveva esserci sempre un Portatore per ogni Elemento, ma mai più di uno. Aveva letto che anche i Fondatori erano dei Portatori, e che insieme avevano compiuto imprese leggendarie prima di fondare la loro scuola. Sapeva anche che, in genere, i Portatori nascevano con uno scopo ben preciso: e di certo non era nulla di facile o allegro.

Inutile negarlo, era spaventato a morte. Qualsiasi cosa fosse quella in cui voleva coinvolgerlo Hermione, era certo che fosse qualcosa di tremendamente letale. D'altronde, era famosa per riuscire a ficcarsi in guai enormi un giorno sì e l'altro pure, e nonostante questo mantenere la nomea di studentessa modello. Poteva anche avergli provocato invidia un tempo, ma adesso voleva solo un anno tranquillo per cercare di vivere come Merlino comanda, ovvero liberamente. Ma era chiedere troppo, con Potter e la Granger come amici, immaginava.

Quei due saranno la mia rovina...

Nonostante il pensiero poco simpatico, il tono era semplicemente esasperato, come di uno che nonostante si lamenti tanto, alla fine, sotto sotto, accetta di buon grado.

Molto sotto sotto, ma sì. L'innegabile verità è che sono un Grifondoro mancato.

Avrebbe potuto risparmiarsi un sacco di problemi in futuro se quell'epifania non gli fosse mai saltata in mente, ma sul momento l'unica cosa sensata che gli venne in mente di fare per quella rivelazione assurda fu ridere.

Rise a crepapelle, da solo, mentre la notte divorava la luce del giorno e la consapevolezza che il futuro non gli faceva più paura si espandeva in lui, partendo dal cervello fino ad avvolgerlo in una dolce carezza che gli scaldò il cuore.

Poteva affrontare qualunque cosa, perchè, in fondo, cosa c'era di peggio di Voldemort e Lucius Malfoy nella stessa casa? Aveva superato, quasi indenne, la Morte personificata, cosa mai avrebbe potuto preoccuparlo ora?

Assolutamente nulla.

Ora capiva lo Sfregiato: non tutti nascono per essere eroi, ma di certo alcuni lo possono diventare. E quando nasce un eroe, non può fare a meno di combattere con tutte le sue forze per compiere il suo Destino.

 

L'ora di cena era arrivata e quasi passata senza che Hermione si facesse vedere, ed Harry iniziava ad essere nervoso. Cosa diavolo stava combinando? E lui perchè diavolo non le aveva almeno chiesto a cosa le serviva il suo sangue? Si sentiva irrequieto e preoccupato, non sapeva che fare, aveva la sensazione che aleggiasse qualcosa di strano sulla scuola. L'aveva notato fin da quando era rientrato, e pareva non essere l'unico: la McGranitt era tesa, ma non come qualcuno che non sa cosa sta succedendo, anzi al contrario, era nervosa come solo chi sa esattamente cosa sta succedendo poteva essere, e solo se la faccenda in questione non era sicura.

Dopo averlo notato si innervosì ancora di più.

Non era solo la Preside ad aver notato le vibrazioni della magia di Hogwarts, comunque. Malfoy era arrivato in ritardo alla cena, lo aveva salutato di fretta col capo e si era seduto, ma quando aveva cercato Hermione con lo sguardo si era accigliato non trovandola, per poi tenersi una mano stretta sul braccio sinistro per tutta la sera. Ogni tanto faceva una smorfia di dolore credendo di non essere visto. Harry si promise di chiedergli cosa avesse appena finita la cena.

Anche Ginny era irrequieta: continuava a rovesciare tutto ciò che prendeva in mano, e ogni tanto si guardava la sinistra concentrata, come se tentasse di capire che problemi avesse. Spesso la vedeva sgranchirla, tentando di nascondere le smorfie infastidite, ma senza troppo successo.

E Luna... lei era quella che la preoccupava più di tutti: si teneva una mano al petto, come se le facesse male il cuore. Non era per niente un buon segno, ma al di là del dolore non sembrava sorpresa: anche lei sapeva cosa stava succedendo, glielo leggeva negli occhi, ma oltre a dolore e consapevolezza c'era altro, molto altro, solo che non capiva ciò che vedeva. Sembrava speranzosa e rassegnata, felice e triste, tutto nello stesso momento.

O sono diventato matto, o semplicemente non riesco a capire che diavolo sta succedendo.

Probabile siano entrambe le possibilità.

L'unica certezza che aveva era che c'entrava Hermione. Forse stava male anche lei. Doveva cercarla assolutamente, ma prima doveva avvertire gli altri del desiderio di Hermione.

Prese una pergamena dalla borsa di acquisti di Schrivenscraft, si assicurò che Teddy stesse ancora dormendo nella sua stanza con un piccolo incantesimo che gli aveva insegnato Andromeda e si mise a scrivere.

-Geminio- la pergamena si duplicò una volta e poi ancora un'altra. -Vingardium leviosa!-

Draco, Ginny, Luna e Ron si videro arrivare un pezzo di pergamena, e incuriositi lo aprirono.

 

Stanza delle Necessità,

domani mattina all'alba, ordini di Hermione,

ci saranno anche George e Narcissa,

URGENTE!

Harry

 

Tutti e quattro alzarono lo sguardo e diverse cose accaddero contemporaneamente: il cenno affermativo di tutti e quattro, l'abbassarsi repentino degli occhi di Luna una volta incrociati i suoi gemelli di Serpeverde, la smorfia curiosa e irritata di Ron che aveva visto il gesto, imitato alla grande da sua sorella, che fulminò suddetto Serpeverde con uno sguardo di fuoco, è proprio il caso di dirlo, visto che una piccola fiammella apparve sul maglione del biondino che si affrettò a spegnerla prima che chiunque se ne accorgesse. Fu fortunato, nessuno faceva caso a lui, ma questo non gli impedì di gelare la rossa grifona, rea di aver rovinato il suo prezioso maglione di pregiata lana e interrotto il suo esame empatico della Lovegood, che con lui si comportava in un modo davvero curioso e aveva intenzione di capire al più presto il motivo. Ginny sostenne senza difficoltà lo sguardo di Draco, anche se non capiva esattamente perchè fosse così irritata: l'unica cosa che sapeva era che non avrebbe abbassato lo sguardo per prima. Guarda caso, gli stessi pensieri li fece Malfoy, visto che passarono il resto della cena a fissarsi in cagnesco.

Harry, notandoli, quasi scoppiò a ridere. Che fossero i loro Elementi a farli comportare come cane e gatto? O le loro Case? I loro cognomi? Le loro famiglie? I loro ruoli nell'ultima guerra?

Harry non lo sapeva, ma era certo che ne avrebbe viste delle belle tra quei due.

Si sorprese a pensare che, a guardarli, nonostante rappresentassero pienamente gli opposti che per natura esistono al mondo, non potessero essere destinati ad altro che a stare insieme. Non era certo di quale senso dare alla parola insieme, se da innamorati, amici o semplici alleati, ma insieme era proprio la parola giusta da usare per loro.

Le due facce della medaglia.

Sorrise: sì, erano proprio così quei due.

 

-Potter, che cazzo significa che mia madre domani mattina all'alba verrà con noi nella Stanza delle Necessità?-

-Harry, cosa c'entra George in tutto questo?-

-E cos'è tutto questo?-

-Se mi lasciaste parlare...-

-Insomma, ma Hermione dov'è? Le è successo qualcosa?-

-Sta progettando qualcosa, non è vero?-

-In quale guaio mi volete coinvolgere quest'anno? Siete stanchi di essere in tre a rischiare la pelle e volete che mi aggreghi a voi?-

-Ma taci Malfoy, e chi ti vuole?-

-Ma chi ti ha chiesto niente, eh Weasel? Si dà il caso che sia la Granger a volermi...-

-Cosa vorresti insinuare Furetto!?-

-Assolutamente null'altro oltre quello che ho detto. Cos'è, brucia che ti abbia mollato, perdente?-

-Almeno lei è stata mia, tu puoi solo sognartela una come lei, Mangiamorte!-

I pugni stretti, le orecchie e le guance rosse come i suoi capelli, Ron si stava di certo preparando a ridurre in poltiglia il Furetto, che non era certo arrabbiato meno del rosso: Harry proprio non poteva permettere che il suo migliore amico e il suo nuovo-amico-ex-nemico si ammazzassero di botte davanti a lui. Un istante prima era stato tentato di Silenziare tutti e tre, ma a quanto pare Ginny si era zittita da sola, momentaneamente presa dal litigio tra i due bambini, e i bambini litigavano tra loro. Stava giusto per intervenire, quando un brivido di magia lo attraversò come aria per andare a posizionarsi tra i due contendenti alla nomea di Cogliond'oro.

La massa d'aria prese a vorticare velocemente tra i due, sempre più veloce, costringendoli ad arretrare e ad allontanarsi l'uno dall'altro. Quando furono a distanza di sicurezza, l'aria si calmò, lasciandoli liberi con una leggera e frizzante carezza prima di tornare dalla sua Padrona.

Si girarono tutti verso l'origine di quella magia meravigliosa, trovandosi di fronte Luna. La corvonero non mostrava emozioni di sorta, e questo spaventò incredibilmente tutti i presenti, eccetto Ginny. Lei sapeva che si trattava di una maschera, e sebbene sorpresa di vedere un'espressione del genere sul viso della sua amica non si fece ingannare. Non era più sul punto di spezzarsi come qualche giorno prima, ma decisamente non stava ancora bene. Il semplice fatto che portasse una maschera per celarsi al mondo era una prova inconfutabile: la sua Luna non avrebbe mai nascosto le sue emozioni.

Intanto, si era avvicinata a Ron e Draco, guardandoli con un pizzico di delusione negli occhi, ed entrambi si sentirono incredibilmente in colpa senza poterne fare a meno.

-La guerra non vi ha insegnato il valore della pace. I morti non vi hanno insegnato che siamo tutti uguali al di là di Casa e famiglia. Il dolore e le responsabilità non vi hanno fatto crescere- Una dura sferzata di Aria li frustò violentemente facendoli cadere a terra per la forza con cui era uscita dal corpo di Luna. Non capivano appieno la sua reazione esagerata, stavano solo discutendo come era capitato altre volte, e neanche erano ancora arrivati alle mani, ma il senso di colpa istintivo che sentirono non furono assolutamente in grado di allontanarlo.

 

Dopo averli redarguiti come i bambini che erano, Luna se ne andò a passo di marcia, seguita da Ginny che disse semplicemente: -Ben vi sta, coglioni!- prima di sparire dietro alla sua amica. Aveva bisogno di lei, se lo sentiva nella bacchetta. Doveva proprio essere arrabbiata per arrivare a dire certe cose a Malfoy ed a Ron, non capiva quale delle tante idiozie che avevano detto l'avesse fatta arrabbiare in specifico, ma se fosse stato per lei le avrebbe fatto un applauso con tanto di fischi ammirati per ciò che aveva detto. Quei due stavano esagerando.

A costo di non sapere fino all'ultimo perchè diavolo Hermione li volesse all'alba del giorno dopo insieme a persone tanto diverse tra loro, doveva scoprire cosa avesse la sua amica. Insomma, era a questo che servivano gli amici, ad aiutarsi nel momento del bisogno, e lei aveva tutte le intenzioni di aiutare la sua amica.

 

Intanto, Harry guardava i suoi amici -Dei, se gli faceva strano considerare anche Malfoy suo amico! - che avevano addosso un'identica espressione bastonata e confusa e, innegabilmente, colpevole. Se non avesse saputo che la situazione era delicata, sarebbe scoppiato a ridere. Poteva capire perfettamente Luna e la sua reazione: dopo la guerra più nessuno aveva voglia di combattere, e vedere che tutti i sacrifici e le sofferenze patite non avevano portato quasi a nulla sul piano personale feriva, lasciava delusi e sconfitti. Era proprio come si sentiva lui.

Quando vedeva i primini chiacchierare allegramente, sereni e felici con compagni di altre Case si sentiva davvero felice, e così capitava per la maggior parte della gente. Ma alcuni avevano ancora dei pregiudizi, verso i mezzosangue da parte dei più irriducibili studenti di Serpeverde, per fortuna solo un piccolo gruppo limitato a Settimo e Sesto anno, ma anche verso i Serpeverde da parte di che la guerra l'aveva vissuta sulla propria pelle, come Ron. Si trattava di minoranze, ma c'erano comunque. Evidentemente, anche Luna sentiva in prima persona quella minoranza come un segno che la guerra vera non era ancora stata vinta, perchè alcuni cuori erano ancora accecati dalla rabbia.

-Siete due cretini, spero ve ne rendiate conto.-

Con gran stupore di Ron, Harry andò da Malfoy per porgergli la mano, il quale la prese senza esitazione per tirarsi su, prima di andare a fare lo stesso con lui. Ci mise qualche istante, ma anche lui si fece aiutare.

-Harry...-

-Io e Draco siamo diventati amici, Ron. Anche Hermione è sua amica, era questo che intendeva prima- se gli occhi potessero uccidere, Malfoy sarebbe crepato sotto il peso di due luci verdi infiammate di indignazione. -Senza dubbio è stato un cretino a farsi fraintendere così di proposito, ma non è un cattivo ragazzo. Per quieto vivere, sarebbe bello se andaste d'accordo. E questo, Ron...- stessa occhiataccia di prima Harry la rivolse al suo amico storico -... implica anche evitare certe offese gratuite. Mi pareva di averti già spiegato prima del processo che Draco è stato costretto a prendere il Mar...-

Harry non finì mai la frase e le invettive che sicuramente avrebbe rifilato ancora a quei due testoni se non fosse stato folgorato da un pensiero di qualcosa di discordante in ciò che sapeva per certo e in ciò che aveva visto... non aveva visto.

-Draco- il tono determinato che uscì a Harry fece scattare un campanello d'allarme nel cervello di entrambi, che si guardarono, per la prima ma non certo ultima volta, con comprensione. Sapevano che quel tono preannunciava guai catastrofici: precedeva tutte le avventure quasi-mortali che aveva affrontato con Hermione e Ron, il quale aveva imparato a riconoscere e temere quell'inflessione forte nella voce dell'amico di sempre; preannunciava anche le grandi incazzature seguite da risse sanguinose con Malfoy, che per anni non aveva fatto altro che studiare il suo nemico per comprenderlo meglio e sapere dove attaccarlo, nascondendo la vera motivazione che lo spingeva a volerlo conoscere. L'essergli amico.

-Mostrami il braccio.-

Draco lo guardò scandalizzato. Gli aveva appena chiesto ciò che credeva?

-Sì Draco, scopriti il braccio sinistro, subito-

Il suo istinto ribelle si fece improvvisamente sentire, perciò si rifiutò categoricamente di ubbidire ad un ordine così palese e maleducato. Era come chiedere di mostrare una ferita slabbrata e orrenda.

Richiamò a sè l'Acqua, creando per istinto una frusta lunga e sottile, che si muoveva sinuosa come un serpente come se fosse viva.

Ignorò l'ansimo strozzato dalla sorpresa di Ron per concentrarsi su Harry, che non sembrava impressionato dalla sua magia.

La Granger glielo ha detto.

Doveva aspettarselo che lui sapesse, per cui addio effetto sorpresa, ma restava il fatto che era più forte di lui. Hermione gli aveva detto che i Portatori erano maghi più potenti della media, una volta risvegliati, e Potter non era un Portatore. Poteva percepirlo con chiarezza. Toccando un Portatore poteva capire quale fosse il suo Elemento, ma dopo aver fatto un po' di pratica osservando Hermione, La Weasley e la Lovegood, aveva imparato a capire solo concentrandosi su una persona se era un Portatore o meno. E Potter non lo era.

Ma proprio mentre finiva il suo esame, scoprì qualcosa che non avrebbe mai creduto possibile: in fondo al suo essere c'era qualcosa: non riusciva a capire cosa fosse, ma riluceva incredibilmente, come una stella piccola e brillante, proprio in fondo all'anima di Harry, nascosta anche a lui stesso probabilmente. Istintivamente – si riteneva una persona dotata di molto istinto di autoconservazione, lui – rilassò la posa e sciolse la sua presa sull'Acqua, mostrando così il suo proposito di non battersi contro di lui.

Fu come svegliarsi da una trance: non sapeva cosa lo aveva indotto a cercare di attaccare Harry, e nemmeno cosa lo avesse spinto a fermarsi, ma probabilmente era legato al suo Elemento e a ciò che aveva percepito in Harry.

Lui ha sconfitto il più grande mago oscuro dell'ultimo secolo quando aveva un anno, e poi di nuovo a undici anni e via via infinite volte gli è sfuggito da sotto il naso che non aveva, fino ad ucciderlo a soli diciassette anni.

I segnali che ci fosse qualcosa di speciale in lui c'erano, direi.

Anche Harry si avvide della sua resa, e gli si avvicinò: anche lui era confuso dalla calma superiorità che aveva sentito di dover usare con Malfoy, come se non potesse fargli alcun male. Aveva atteso con la mente placida come un lago di montagna il quietarsi del suo amico, e dopo poco lo aveva visto rilasciare la frusta d'Acqua che aveva chiamato istintivamente a difesa della sua vergogna.

Avrebbe volentieri evitato al suo nuovo amico quell'umiliazione, ma non era umiliarlo il suo obbiettivo: quando Hermione li aveva fatti diventare amici, Malfoy portava solo la camicia della divisa, abbottonata fino ai polsini, per questo non ci aveva fatto subito caso. Ma avrebbe comunque dovuto intravedere la forma del Marchio Nero, e invece non si ricordava assolutamente di averlo visto. Non doveva essere difficile scorgerne i contorni sotto una camicia bianca.

-Scusami, ma è davvero importante.-

Malfoy distolse lo sguardo, porgendogli il braccio. Se poteva, evitava accuratamente gli specchi e qualsivoglia vista del suo braccio. Ci era riuscito magnificamente fino ad allora, e poi arrivava Potter con quell'aria risoluta a farlo capitolare.

Maledetto Potter.

Chiuse gli occhi quando gli sollevò la manica della camicia, sentendo due paia di occhi scrutarlo attentamente, più o meno vicini. Poi Harry disse qualcosa che cambiò lui stesso e la sua vita.

-Draco, il Marchio è sparito-

 

 

Ginevra sapeva che Luna aveva bisogno di lei; il problema era che era Luna che sembrava non saperlo. Corse come una pazza per cercare di starle dietro, ma sembrava non volerne sapere di essere seguita. Si stava dirigendo di gran carriera nonostante l'ora tarda verso la Foresta Proibita.

Ma che ci va a fare a quest'ora?

Ginny era leggermente esasperata da quella situazione, per cui decise di darci un taglio.

-Sonorus- prese un bel respiro...

-LUNA LOVEGOOD, FERMATI IMMEDIATAMENTE O GIURO SU MORGANA, EFESTO E ZEFIRO CHE TI SCHIANTO!-

Urlo belluino a parte, il tono preoccupato che cercava di celare sembrò colpire Luna più della sua minaccia, ma qualunque fosse il motivo, si era fermata ad aspettarla, e questo era l'importante. Ci mise giusto un minuto a raggiungerla, finalmente ad un passo che le permetteva anche di respirare oltre che correre, riprese fiato e poi fece cenno di continuare pure.

-Non ti chiederò perchè ti sei arrabbiata, visto che quei due deficienti si meritavano di peggio e se non fossi arrivata tu, io ed Harry avremmo provveduto in merito- questo sembrò rilassarla, per cui continuò su quella linea.

-Solo, complimenti. Non ti facevo così autoritaria!- scherzare alleggeriva l'atmosfera e faceva tornare il sorriso alla sua amica, e pareva che quello fosse l'unico modo ultimamente. Si sarebbe occupata lei di farla sorridere fino a che non sarebbe tornata a farlo da sola, se lo promise sul suo essere strega.

-Davvero, sei stata grandiosa: quei due stavano oltrepassando il segno, mio fratello è un bravo ragazzo ma a volte è difficile far allargare le sue vedute, e Malfoy è semplicemente un pallone gonfiato...-

Al suo nominare Malfoy, Luna perse il sorriso e si rattristò di nuovo. Doveva essere successo qualcosa con lui.

Soffocò prontamente il pensiero di Malfoy che tormentava la sua amica, fin troppo abituata a scene del genere e al dolore sordo che sentiva al petto ogni volta che le capitava di vederle.

-Cosa è successo con Malfoy, Luna? Sono necessarie le mie favolose Fatture Orcovolanti?- cercò di metterla a suo agio con una battuta, anche se era difficile avere a che fare con questa nuova Luna, non ci era abituata e doveva prenderle le misure prima di sapere come aiutarla davvero.

-C'entra lui, ma non è nulla di quello che pensi. E questo è tutto ciò che dirò in merito. Visto che mi hai seguita, ti va di venire con me a dar da mangiare ai Thestral?-

Non aspettò risposta, incamminandosi più veloce che le riuscì verso la radura dei Thestral. A Ginny non restò altro da fare che seguirla, imprecando silenziosamente contro Malfoy per la... miliardesima volta? Aveva perso il conto dopo la milionesima. Al Quarto anno.

Quella radura comunque non era distante, era sufficiente inoltrarsi mezzora in direzione nord-ovest rispetto al sentiero, e ti ritrovavi proprio nella radura che i Thestral avevano scelto come casa. Nessuno si azzardava a violare i loro confini nonostante non fossero animali pericolosi.

Certo, nessuno eccetto Luna.

La bionda corvonero infatti sembrava quasi più a suo agio lì in mezzo che in Sala Grande ad Hogwarts: aveva tolto le scarpe, e ora camminava a piedi nudi sull'umida terra porgendo mele e pezzi di carne cruda ai Thestral. Ginny la osservava, incantata: sembrava una mamma con tutti i suoi bambini.

È questo il suo posto.

Forse era dovuto al suo Elemento? Ginny non sapeva molto sugli altri Elementi, ne aveva già abbastanza a cercare di controllare il suo, che a quanto le aveva detto Hermione era pericoloso se non lo si sapeva gestire.

Ogni tanto una piccola brezza la faceva sorridere, perchè sentiva che era l'Aria di Luna a circondare la radura, curando e accarezzando i suoi amici. Un cucciolo non riusciva ad alzarsi da solo a causa della zampa ferita, e l'Aria gli diede la spinta necessaria a camminare dopo averlo curato in un lampo di magia azzurrina.

Luna stava carezzando con amore un Thestral alquanto grande, scheletrico e nero come gli altri, ma dotato di una certa eleganza che lo distingueva dai suoi simili, più sgraziati e dai movimenti più goffi. A terra, per lo meno: in volo non c'era nessuno migliore di loro, forse solo gli ippogrifi, ma ne dubitava.

-Ginny, avvicinati. Voglio presentartela, la conosco da quando è solo una cucciola.-

-È una femmina? Come lo sai?-

-Lo so e basta. Lei è Ginevra, la mia migliore amica. Gin, lei invece è Eliana.-

 

 

 

Note:

Lo so, è un capitolo in cui praticamente non succede nulla e vi aspettavate l'incontro dei resuscitati con i nostri eroi, ma purtroppo avevo bisogno di un capitolo di passaggio quale è questo. Mi farò perdonare con il prossimo, prometto!

Allora... il Marchio è sparito! Nisba, Nada, Niet! Niente più Marchio per il nostro Draco, contenti? Io da morire!

Un Harry molto riflessivo, me ne rendo conto, ma secondo me è sempre stato un po' sottovalutato intellettualmente, con tutto quello che ha passato secondo me è ovvio che abbia sviluppato un certo spirito riflessivo, no? E lui vede Draco e Ginny come complementari... e i suoi occhi sono i miei! :)

E poi Luna arrabbiata non ve l'aspettavate, dai! Perchè reagisce così? Perchè si sente come Harry. Sconfitta. La guerra ha toccato anche lei, seppur in maniera differente e a scoppio ritardato, ma io vedo Harry e Luna tremendamente simili, se Draco è suo fratello di sangue, Harry è quello di spirito! Ce li vedo molto io come fratelli quei due, niente di romantico, solo affetto fraterno! E il Thestral Eliana? Mah... :)

Grazie infinite a HikariMoon per aver messo la mia storia tra le preferite, sei grande! Grazie a auror235 che mi ha messo tra le ricordate, e anche un ringraziamento a Micky96, ANCIENT IRIS, HikariMoon e Potter_92 per aver recensito! Gentilissimi ragas!

Al prossimo capitolo con un gran bacio anche a tutti quelli che leggono e basta, seguendomi in silenzio!

Flos Ignis

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Capitolo 11
*** Capitolo 10. Emozioni e situazioni inaspettate ***


EMOZIONI E SITUAZIONI INASPETTATE
 
Il cuore umano ha tesori nascosti, tenuti nel segreto, suggellati nel silenzio; i pensieri, le speranze, i sogni, i piaceri, il cui incanto svanirebbe se venissero rivelati.
“Shadowhunters –le origini-: il principe” di Cassandra Clare
 
 
Mancavano pochi minuti a mezzanotte. Doveva concludere il suo rituale al più presto, o l’ultima anima che voleva richiamare alla vita ne avrebbe pagato le conseguenze rimanendo intrappolata a metà strada tra quella realtà e quella da cui l’aveva invocata.
Le ci erano volute molte ore e molta magia per richiamare quelle sette anime, ma avrebbe potuto dirsi soddisfatta e orgogliosa della riuscita del suo piano non appena anche l’ultima di esse avrebbe ricominciato a far davvero parte del mondo dei vivi.
Evocò per quella che sperò essere l’ultima volta il Fuoco di Vita, che guizzò allegramente dalle sue dita fino al petto muscoloso del giovane uomo disteso sul lettino bianco su cui lo aveva posato. Con le sue ultime energie aiutò per un po’ il suo nuovo cuore a pompare sangue nelle vene e i suoi polmoni a riprendere a funzionare, e quando vide che, finalmente, cominciava ad essere autonomo, si permise di rilassarsi.
Dlon.
Mezzanotte. L’ora delle streghe.
In un altro momento, avrebbe riso alla battuta che il padre le faceva spesso durante le vacanze dei primi anni di Hogwarts, spronandola a fargli vedere quella magia che era nata con la sua bambina, apparentemente dal nulla. Lei rideva e gli diceva che doveva essere paziente fino a quando non avesse compiuto la sua maggiore età magica, e allora lui le diceva di crescere velocemente per far arrivare prima quel momento in cui avrebbe potuto mostrare al suo papà quanto era brava.
Cercava un modo per far sì che me ne andassi anche all'epoca? Era sincero quando diceva di essere orgoglioso di me e di ciò che sono? Sapeva, già allora, chi sono davvero?
Non era per niente il momento più adatto per mettersi a pensare a suo padre. Aveva ancora un milione di cose da fare, e tutte prima dell’alba. Forzò la sua mente a rimanere vigile nonostante sentisse che la sua magia aveva raggiunto il limite per quel giorno, nonostante la spossatezza e nonostante la consapevolezza di dover dormire almeno qualche ora per poter affrontare il giorno appena iniziato.
Saranno le ventiquattr’ore più lunghe della mia vita.
Forse persino peggiori di quei due giorni in cui un momento prima scappavo dalla Gringott in sella ad un drago e quello dopo duellavo contro Bellatrix poco prima della morte di Voldemort.
Poco dopo aver creduto morto Harry.
Le emozioni che aveva provato a quella vista non credeva se le sarebbe scordate mai. Incredulità, perdita, dolore, sofferenza, paura, rabbia, … in un secondo, in quel secondo, nel secondo più importante della sua vita probabilmente, aveva capito qual’era il suo posto nel mondo, l’unico in cui sarebbe sempre stata a costo di mandare a puttane tutto e tutti.
Al suo fianco. Sempre.
L’unico posto dove sarebbe sempre stata a posto, compresa, al sicuro e amata era al fianco di Harry, poco importava se in questo mondo o nell’aldilà. Non le importava, non le pareva più così importante restare viva se lui non lo era.
Prima di raggiungerlo però, aveva una cosa da fare. Si era detta che se doveva morire per raggiungerlo, tanto valeva portare con sé un paio di doni per lui. Avevano dedicato la loro adolescenza alla lotta contro Voldemort per vendetta, per giustizia, per destino, perché doveva essere così e basta.
Doveva finire la missione di Harry, che era diventata anche la sua, prima di poter andare da lui, o non sarebbe stata in grado di guardarlo e guardarsi più in faccia.
Non aveva pensato neppure per un momento che, morendo, semplicemente avrebbe smesso di esistere, che forse nell’aldilà non c’erano specchi o che forse avrebbe perso i suoi ricordi una volta morta. Non le era importato di pensare come una pazza, il desiderio di ricongiungersi a lui era stato talmente naturale e forte da sovrastare completamente la sua tanto decantata razionalità.
Voleva ammazzare quel viscido verme di Voldemort per aver ucciso tanta gente innocente, come Lily e James Potter, e vendicare la scomparsa di Sirius, il padrino di Harry, riducendo in polvere quella pazza della Lastrange.
Devono morire.
A posteriori, si era interrogata a lungo sulla ferocia che l’aveva invasa e sulla decisione che aveva preso. Da quando era andata in Australia, tutto le era più chiaro, ma non per questo era stata felice delle sue risposte.
Prima o poi dovrai decidere.
Non aveva mai odiato tanto la sua coscienza. Quando si dice che la verità brucia…
 
-Dove mi trovo?-
Hermione alzò il capo, la prima delle anime si era svegliata. Non credeva sarebbe stato felice di sentirsi apostrofare come ‘anima’, però, visto che ora non lo era più. Pensò a cosa era meglio dire o non dire. E, alla fine, scelse d’istinto.
Cattivo istinto Grifondoro, cattivo cattivo…
-Si trova nella Stanza delle Necessità, signore. Stia tranquillo, probabilmente avrà un leggero mal di testa e un lieve scombussolamento interiore, ma è solo la sua magia che si sta riassestando. Se si rimette  dormire, domani all’alba sarà come nuovo, glielo assicuro. Prenda questo però, prima di riaddormentarsi- vedendo le difficoltà dell’uomo ad alzarsi, lo soccorse immediatamente, aggiustandogli un cuscino dietro la schiena. Gli porse la fiala di pozione che aveva preparato apposta per ognuno di loro, e rimase piacevolmente colpita quando ingoiò senza fiatare. Non aveva mai visto quell’uomo così arrendevole.
Oh beh, i morti resuscitano, Severus Piton accomodante non dovrebbe sorprendermi.
Eppure, anche quando il suo ex professore di pozioni si era riaddormentato,  non era riuscita a togliersi dalla faccia un’espressione stupita per diversi minuti.
Con il breve stato di coscienza di Piton però, la sua mente era tornata lucida. Ora riusciva di nuovo a ragionare sul presente.
Visto che era sola, tanto valeva parlare ad alta voce: avrebbe inteso meglio i suoi pensieri una volta espressi, ed in più la sua voce avrebbe potuto aiutare gli altri a svegliarsi. Doveva dare a tutti la stessa pozione che aveva dato a Piton, o non avrebbero mai riconquistato i loro ricordi.
-Che razzo di situazione. Insomma, verrebbe da pensare che, visto che da fantasmi mantengono intatti la loro memoria, lo facciano anche se li riporto in vita. Ma siccome al mio adorato paparino piace rompere le uova nel paniere, il richiamo di un’anima viene interpretato come una seconda nascita, e la persona riprenderà a crescere esattamente da dove la sua anima si era arenata in vita. Ora, questo non coincide esattamente con l’età…- si diede in giro un rapido sguardo. –Non coincide quasi per niente con l’età, in effetti. Ma non credo sia un problema.-
Ripassò mentalmente quale pozione dare a chi: quella verde smeraldo era per Piton, che come ingredienti oltre quelli di base della Pozione Ricordella aveva un filamento dei suoi ricordi, che avrebbero fatto da motore per la sua memoria, e radici di artemisia. Quella dorata ha dei capelli di Teddy (benedetta sia Andromeda e la sua fiducia in me, o mi avrebbe uccisa l’altra notte quando mi sono Smaterializzata direttamente nel suo salotto pretendendo certi ingredienti) e petali di fiore di cactus magico, quella rosa ha il sangue di Andromeda e linfa di quercia secolare, quella argentea ha il sangue di Draco e un crine di unicorno, quella blu scuro ha anch’essa il sangue di Draco con spine di rosa selvatica invernale, ed infine…- si girò verso l’ultima pozione, che conteneva lacrime di thestral e -… il sangue di Harry.-

Pensò a come i suoi amici potessero prendere la notizia che aveva riportato in vita loro. L’avrebbero accusata, vedendo in mezzo a volti cari altri meno graditi? O forse le avrebbero chiesto di rivedere anche altri amici o parenti o parenti di amici? Ma lei non poteva. Quel rituale era potente, ma aveva un limite: doveva essere svolto nel giro di ventiquattr’ore, e una Creatura poteva farlo solo una volta nella vita. Se avesse osato sfidare questa regola, per completarlo ci avrebbe rimesso la sua, di vita.
A prescindere dal fatto che non credeva sarebbe sopravvissuta a quella guerra, tentare di riportare indietro un’anima già morta una volta era estremamente pericoloso, non solo per lei ma anche per chiunque fosse anche solo lontanamente influenzato da tale anima. Le ripercussioni su quelle persone che erano più legate all’anima erano disastrose. Nel suo rituale, al massimo i possessori di sangue e capelli avrebbero avuto il cerchio alla testa per qualche minuto, o avrebbero potuto provare una leggera nausea; nei casi più rari, quando l’anima era particolarmente legata a colui che le permetteva di tornare per vincolo di parentela ed egli fosse stato debilitato nello spirito quanto nel corpo, allora sarebbe svenuto, ma nulla di permanente o troppo doloroso accadeva durante il primo rituale.
Nel secondo invece…
Potendo accedere ai ricordi delle sue sorelle, aveva visto cosa era accaduto quando una Creatura, Amalia, avesse provato ad eseguire il Rituale di Vita su una bambina che era già morta una volta: l’aveva richiamata nel mondo dei vivi quando la peste gliel’aveva portata via, ma quando morì per la seconda volta bruciata sul rogo, solo per aver fatto danzare i fiori nel vento con una di quella magie involontarie che fanno tutti i bambini prima di avere una bacchetta, Amalia rifece il rituale. La sua amata sorella doveva vivere, era solo una bambina. La richiamò alla vita una seconda volta e…

*****
 
-Dove diavolo è?-
Ron e Ginny guardarono il loro amico fare un solco nel pavimento per la preoccupazione: sembrava un leone in gabbia. Da quando era finita la cena la preoccupazione per Hermione si era attenuata solo per i brevi istanti del confronto con Malfoy con conseguente epifania. Il Serpeverde era rimasto incantato a fissarsi il braccio candido, non credendo a ciò che vedeva. Il Marchio era sparito senza lasciare traccia… più o meno.
Suddetto braccio, pallido come la morte a suo parere, non conservava nessun segno del Marchio di Voldemort, ma qualcosa d’altro iniziava lentamente a prenderne il posto: le vene del braccio sinistro si stavano evidenziando, creando un reticolo blu di linee più o meno evidenti.
Draco stava per avere una crisi isterica. Harry aveva dovuto sostenerlo quando le gambe non avevano retto, poggiandolo delicatamente a terra per farlo riprendere. Quello che aveva detto un secondo dopo però, aveva piegato le ginocchia a lui per più di un secondo.

-Harry…-
-Stai tranquillo Draco, vedrai che non è nulla, sarà solo un effetto collaterale dell’Acqua.-
-Si tratta di Hermione.-
-…come?-      
-Non so come spiegartelo ma lo so. Il mio braccio sta reagendo nello stesso modo di quando Hermione mi ha dato la mia Gemma dell’Acqua. Credo che questo significhi che sta richiamando il mio Elemento.-
-Ma… non è possibile che accada questo ogni volta che richiama un Elemento! È potente abbastanza anche senza attingere ai vostri Elementi!-
Era spaventato, inutile negarlo. Che stava combinando Hermione?
-A quanto pare ne sai molto più di me… io non so nemmeno che tipo di Portatrice è, a logica dovrebbe essere della Terra visto che può esistere solo un Portatore per Elemento, ma lei riesce anche a creare le nostre Gemme e usare tutte le implicazioni magiche relative agli Elementi…Comunque, se sta attingendo al mio Elemento, è probabile che stia compiendo una magia così elevata da aver bisogno di un Garante.-
-Cos’è un garante?-
-Potter, tutte le magie più potenti hanno bisogno di un Garante. È quella persona che serve al mago per non perdersi nel turbine di magia evocata. In genere, il Garante è coinvolto direttamente con la magia.-
-Funziona come un Incanto Fidelio quindi?-
-Ma allora nascondi davvero un cervello dentro quella zucca dura che ti ritrovi per testa!-
-Furetto, non mi pare il momento! Che cazzo sta combinando Hermione con l’Acqua e te come Garante?-
-E io cosa ne so? Non è detto però che stia usando entrambe le cose…- l’espressione riflessiva di Malfoy lo calmò: sapeva che il suo nuovo amico era fondamentalmente uno stratega, lo aveva osservato e studiato molto bene in quegli anni, e non aveva paura ad ammettere che era contento di averlo dalla sua parte, per la prima volta.
-Spiegati, Draco.-
-Io ho dato per scontato che stesse attingendo al mio Elemento, perché ho avuto la stessa reazione quando Hermione mi ha tolto il Sigillo ai poteri elementali. Ma se avesse fatto così solo perché, in qualche modo, il mio Elemento mi stesse avvertendo della magia di Hermione?-
-Non ti seguo..-
-Hermione ha creato la Gemma dell’Acqua che, ma guarda un po’, è dentro di me adesso, e dopo avermela ‘iniettata’ mi ha Desigillato. Credo che questo abbia creato un collegamento tra le nostre magie, non credi? La magia lascia sempre una traccia.-
Harry pensò alla sua cicatrice, ancora ben visibile nonostante fosse sbiadita. Dovette riconoscere che il Serpeverde aveva ragione.
-Dunque?-
-Dunque, Potter, ragiona… se la mia magia reagisce in modo tanto forte a quella di Hermione…-
-…allora lei sta compiendo una potente magia che ti riguarda in qualche modo…-
-…usandomi quindi, consciamente o meno, come Garante.-
-Cazzo.-
-Puoi dirlo forte, Harry.-
-Può essere pericoloso?-
-No, solo un po’ doloroso se non si è preparati.-
-Non credo fosse consapevole di questo. Ti avrebbe avvertito, stanne certo.-
-Lo so.-
-Comunque deve aver attinto anche al tuo Elemento, o non si spiega il comportamento delle tue vene.-
Malfoy fece una smorfia in assenso. Nel tempo che loro avevano usato per ragionare su quello strano fenomeno, Ron li aveva guardati incredulo e incuriosito. Di che diavolo parlavano il suo migliore amico e il loro –suo- acerrimo nemico, che nemico non lo sembrava più?
-Sareste così gentili da dirmi, per i mutandoni a pois di Merlino, di cosa miseriaccia state parlando? Hermione è in pericolo?-
Quella era l’unica parte chiara: Hermione si era cacciata nei guai con una magia pericolosa.
L’abbiamo traviata, alla fine. Si caccia nei guai quasi quanto Harry.
-Non lo so, Ron. L’ho vista stamattina prima di venire con te ad Hogsmead – arrossì di brutto, ma cercò di non farlo notare troppo, anche se la confusione di Ron e il ghigno malizioso di Malfoy gli confermarono la sua pessima capacità di nascondere le sue emozioni. Piton l’avrebbe aspramente ripreso vedendo quanto ancora avesse da imparare come Occlumante. –e mi ha detto di riferirvi l’appuntamento di dom… sono un cretino!- si battè una mano sulla fronte. Si era dimenticato di avvertire Neville! Veloce, gli inviò un patronus parlante, e immediatamente il suo cervo argentato partì per consegnare il suo messaggio.
-Sei il solito, Harry! Riprendi il racconto, che altro ti ha detto?-
-Nulla di importante, sapete tutto- non esattamente, ma non era il caso di dirlo, già la faccia di Malfoy era tutta un programma: malizia, bonaria ironia…
…e qui è meglio che mi fermi. Dannata sia la mia capacità di percepire le emozioni. Hermione ha ragione, l’empatia può uccidere.
 
 
Proprio in quel momento di totalizzante imbarazzo, erano arrivate Luna e Ginny, con la grifondoro in piena crisi isterica a causa della sua mano sinistra: se la sentiva bruciare e faticava a chiuderla, e se il braccio di Malfoy sembrava un reticolo di vene blu, la mano di Ginevra era la sua fotocopia in rosso: le sue arterie sembravano emerse tutte insieme e sembravano addirittura muoversi!
Harry aveva spiegato a Ginny e Luna la teoria di Draco, e se Luna si era dileguata non appena si era accorta della presenza del biondo una volta nominatolo, Ginny si mise a fissare suddetto Malfoy con interesse.

-Ma allora ce l’hai un cervello sotto quella paglia che ti ritrovi per capigliatura!- disse ironica.

La somiglianza della battuta che aveva fatto Draco su di lui lo aveva lasciato basito un istante, prima che l’assurdità della situazione gli piombasse addosso, facendolo cadere a terra nella vana speranza di non soffocare a causa delle sue stesse risate e di non perdere la mascella a qualche piano sotto terra, visto quanto si stava sganasciando. La sua ex aveva dimostrato affinità ironica con il loro ex nemico, suo nuovo amico. La cosa sarebbe bastata per ridere fino a crepare!
Una volta che lo aveva spiegato a Ginevra, tra un rantolo e l’altro, la faccia scioccata di lei lo aveva fatto piegare di nuovo in due in preda a quei singhiozzi divertiti che era riuscito da poco a placare.
Doveva smettere di pensarci, o la sua mente sarebbe andata in tilt. Meglio preoccuparsi di Hermione. Esercizio sterile, se ne rendeva conto, ma non poteva farne a meno. Si sentiva in colpa. Cavolo, non avrebbe dovuto darle il suo sangue, avrebbe dovuto torchiarla per sapere cosa ne voleva fare…
Proprio quando aveva perso la speranza di sapere qualcosa prima dell’alba, suonò la mezzanotte. E con essa arrivò la pace. I due fratelli Weasley erano già andati a letto, fiduciosi nella loro amica e nel fatto che avesse dato loro appuntamento la mattina dopo. Luna e Draco, da soli nelle rispettive stanze, ebbero lo stesso sentore di un imminente, grandioso, strabiliante evento.
Un brivido aveva attraversato ciascuno di loro, portando con sé la sensazione che la vita per come la conoscevano stava per essere stravolta. Parve un’attesa infinita, ma alla fine la conferma tanto sospirata arrivò: all’una e mezza, un patronus arrivò da ciascuno di loro dicendo solamente di non preoccuparsi, che tutto era andato per il meglio e che li aspettava dove e quando concordato, puntuali.
Solo allora Harry prese definitivamente sonno e si addormentò, finalmente sereno, certo che per quella notte Morfeo non gli avrebbe portato incubi.
*****
 
Nella Stanza delle Necessità Hermione aveva appena fatto bere l’ultima pozione alla sua paziente. Aveva mandato un patronus a George dicendogli che col suo aiuto era riuscita a terminare l’affare di cui gli aveva parlato, ed alla signora Malfoy, adducendo come scusa che doveva parlarle di Draco, e così li aveva invitati all’alba dell’indomani.
Poco le importava che i suoi patronus avessero svegliato amici e parenti di amici, non aveva voluto farlo prima per paura di un qualche inconveniente, ma visto che tutto era andato per il meglio l’orario e qualche imprecazione la mattina seguente erano l’ultimo dei suoi problemi.
In qualche modo, era riuscita anche a trovare il tempo di smaterializzarsi nella Foresta Proibita per creare la Gemma della Terra, riprendere fiato e tornare nella Stanza prima che il suo terzo ospite si svegliasse.
È davvero una fortuna potermi materializzare dove e come voglio…
 
Una cosa però non era ancora riuscita a capirla: Narcissa Malfoy. Grazie al Fuoco di Ginevra la sua visione del futuro si era schiarita notevolmente, ma non poteva vedere tutto, nessun mortale poteva riuscirci. Perché Narcissa doveva essere con loro durante il risveglio dei morti? Lei e Draco erano parenti di alcuni di loro, ma decisamente non abbastanza uniti da gioire sinceramente per il loro ritorno. No, Draco sarebbe stato contento di conoscere l’altra parte della famiglia, ma era Narcissa la vera incognita. Un’incognita fondamentale, però. L’aveva visto chiaramente, lei sarebbe stata davvero molto importante e presente nelle loro vite, anche se non sempre in modo fisico. La cosa più strana di tutte però, era che non riguardava solo Draco e alcune delle anime tornate in vita… nel bel mezzo delle sue visioni, a scombinare le immagini e a renderle nebulose ed insicure, c’era Luna. Era come se, intorno a lei, ruotasse la vita delle altre, ma non riusciva a comprendere per quale motivo esse fossero collegate proprio alla bionda corvonero.

Era facile pensare che una Creatura fosse invincibile, specie se accompagnata dai quattro Portatori, ma la verità era che per quanto potesse guardare al passato, al futuro e anche agli altri presenti, non poteva controllarli e qualcosa le sarebbe sempre sfuggito. Le anime e le menti delle persone erano complicate, piene di pieghe e svolte e labirinti in cui era facile perdersi, e per quanto potente fosse nessun essere vivente, mago o babbano, Creatura o Portatore, sarebbe stato mai in grado di capire fino in fondo ogni cosa. Gli uomini non sono fatti per essere onniscienti, la loro vita perderebbe di significato.

Hermione aveva intuito che Luna rivestiva un ruolo ben più grande di quanto immaginasse, ma ancora non riusciva a collocarla al di là del suo Elemento.
E a proposito di Elementi…
Draco le aveva mandato il suo patronus qualche ora prima, dicendole che aveva avvertito qualcosa di sospetto in Harry, qualcosa che non aveva minimamente a che vedere con l’essere un Portatore e che gli aveva fatto provare un senso di rispetto  profondo  che prima di allora aveva provato solo con lei in quelle poche notti in cui gli aveva iniziato a insegnare il controllo del suo Elemento.
Hermione aveva ringraziato Merlino, Morgana, Ecate e tutti gli dei che le erano venuti in mente che lui fosse ancora abbastanza inesperto da consentirle di contrastarlo con i suoi soli poteri di strega. Si fidava però delle sue capacità empatiche, e controllare non le sarebbe costato nulla.
Era una fortuna che quel tipo di incantesimo non le costasse molta magia, era già agli sgoccioli e per almeno un paio di giorni sarebbe dovuta stare a riposo. Ma prima doveva concludere il lavoro: era ormai alle battute finali del primo atto, la presentazione del dramma e la svolta degli eventi.
Si sedette, cercando di rilassare i muscoli tesi dallo sforzo compiuto, la stanchezza che cercava di ghermirla.
Le due del mattino. Quando la pendola concluse i suoi rintocchi, Hermione chiuse gli occhi e lasciò libero il suo potere: lasciò vagare la mente, tessendo una trama di magia e guidandola fino alla torre di Grifondoro,  su per le scale, dentro il dormitorio del settimo anno. Le serviva l’Acqua per capire cosa avesse visto Draco, per cui fece scorrere un rivolo di magia dell’acqua per la trama intessuta poco prima, fino a ricongiungerla con la sua magia dove dormivano i suoi amici. Scrutò attentamente le loro anime e la loro magia, individuando immediatamente Harry: non era stato difficile, per lei era come distinguere un faro da una candela. La sua magia era potente, ancora non aveva raggiunto il suo massimo potenziale, eppure era lì, in attesa che il suo proprietario la scoprisse. Non avrebbe notato nulla di strano però, se non fosse stato per l’Acqua intessuta nella sua magia di Creatura: quel potere nascondeva qualcosa, qualcosa di sconosciuto anche a lei che possedeva i ricordi di cento creature e altrettante ere. Non aveva mai visto nulla di simile.
Tra le pieghe della magia naturale del suo amico trovò uno scudo. Un solido, indistruttibile e invalicabile scudo, fatto di un materiale talmente scuro da spiccare come l’ala di un corvo nella neve dentro l’anima bianca di Harry. Anche lei avvertiva qualcosa guardandolo, come un senso di profondo rispetto, ma non riusciva a capire cosa ci fosse nascosto all’interno: nemmeno Harry ne era al corrente, vista la profondità in cui quello scudo era nascosto e la grande quantità di magia che la presidiava.
Doveva scoprire cosa fosse, ma per farlo aveva bisogno della collaborazione dello stesso Harry. Non poteva arrivare tanto in profondità in una persona e violarne uno scudo così potente se suddetta persona non glielo consentiva.
Presa la sua decisione, si ritirò delicatamente dalla sua anima, evitando qualsiasi tentazione di sbirciare i suoi sentimenti: sarebbe stato troppo facile e scorretto sapere cosa provava per lei in quelle condizioni.
Poco prima di ritirare la sua rete magica, l’Acqua l’avvertì che c’era un altro Elemento in quella stanza. Troppo concentrata su Harry, non l’aveva notata prima, ma ora poteva avvertire un tipo di magia più densa del normale. Lo stesso tipo di magia di un Elemento Sigillato.
Hermione perse quasi il controllo sul suo potere per la felicità. Aveva trovato la Terra! Non poteva essere che quella, per esclusione. Se fosse stata presente fisicamente, forse si sarebbe messa a ridere per il sollievo e a tremare per la voglio incontenibile di abbracciare fortissimo chiunque fosse il Portatore della Terra. Lo cercò tra gli altri abitanti di quella stanza, e quando vide finalmente la solida presenza dell’Elemento che nutre e sostiene, guarisce e dona forza, non si sorprese troppo di vedere la Terra Sigillata nell’anima più incasinata, fedele, dolce ed esasperatamente ingenua che avesse mai conosciuto.
Il suo ex ragazzo dormiva sereno e beato, ignaro del potere che aveva dentro di sé. La Terra poteva sembrare l’Elemento meno forte in circolazione per via della natura sostanzialmente strategica più che combattiva, ma chi nei secoli aveva commesso l’errore di sottovalutare i Portatori della Terra si era ritrovato in pochi istanti… sotto terra. Morto, prima di rendersene conto.
Nonostante fosse l’Elemento della stabilità e della forza, il soggetto Portatore era noto per la sua irascibilità, soprattutto nei primi anni di vita, ma anche per la cieca lealtà che provava nei confronti di chi amava, la forza e la capacità di guarire l’anima degli altri. Quando un’anima si spezza, le sole cosa in grado di guarirla erano la magia taumaturgica del Portatore della Terra, uno dei più grandi misteri legati agli Elementi, e… beh, l’amore. Non c’era magia più potente di quella, del resto, e lei lo sapeva bene, molto meglio di chiunque altro al mondo, vista la storia della sua famiglia, eccetto Harry.
Il giorno dopo avrebbe avuto proprio un gran bel daffare, era il caso di dormire almeno due o tre ore prima dell’ora x. Un sorrisetto le spuntò, ironico, a quel pensiero. Quante ore x aveva vissuto? Tantissime.
Ritirò la sua magia, e dopo aver controllato che tutti i suoi ospiti stessero ancora dormendo per il Sonno dei Ricordi, come aveva soprannominato la sua pozione, anche lei seguì finalmente l’esempio di tutto il castello, pregando Morfeo di concederle un breve sonno ristoratore, privo di incubi possibilmente.
La sua preghiera, per una sera, fu esaudita.

*****
 
L’aria frizzante dell’alba iniziava a solleticare il sonno dei più mattinieri e a portarlo via. Sei ragazzi si svegliarono in contemporanea, chi borbottando improperi, chi bestemmiando direttamente contro la luce del sole, chi semplicemente elettrizzato per la giornata: si prospettava una domenica piena di colpi di scena e rivelazioni per molti di loro. Erano maghi, per la barba di Merlino e le sottane di Morgana, certe cose se le sentivano nella bacchetta!
L’aria era carica di aspettativa e magia, Hogwarts stessa vibrava sotto un tale carico, e chi tra gli abitanti del castello riusciva a percepirlo seppe immediatamente che quel giorno sarebbe successo qualcosa che avrebbe segnato il corso degli eventi.
Fu per quella sensazione che Minerva McGranitt non si sorprese troppo quando, alle sei del mattino, Narcissa Malfoy le chiese il permesso di usare il suo camino per arrivare ad Hogwarts comodamente al fine di parlare con suo figlio di una faccenda di famiglia. Allo stesso modo, ricevette un messaggio da Aberforth, che le chiedeva il permesso –ti sei ingentilito, incredibile! – di far passare George Weasley attraverso il passaggio segreto nel suo bar per farlo arrivare dritto dritto nella Stanza delle Necessità. Permesso che accordò senza problemi.

Hermione attendeva in un’anticamera spoglia che aveva chiesto alla Stanza i suoi ospiti. Al di là della porta alle sue spalle, sette persone avevano tirato il primo vero respiro da redivivi appena un istante prima, all’incrociarsi dell’ultimo raggio di luna e del primo raggio di sole. Li aveva redarguiti velocemente sul fatto di restare in quella stanza senza litigare, perchè tra poco sarebbero arrivati i loro cari e non poteva riportarli in vita una seconda volta se si fossero ammazzati a vicenda. Li aveva lasciati tutti talmente basiti che non avevano avuto nemmeno il tempo di chiederle spiegazioni, e li aveva lasciati a chiarire i dissapori del passato da soli.
-Chiaritevi, quando tornerò con i vostri cari non voglio vedere la loro felicità rovinata da litigi vecchi a volte di decenni, sono stata chiara? Sono i miei amici quelli che vedrete.-
Un paio di loro l’avevano guardata assai male, ma essendole chiaramente debitori decisero di soprassedere al palese ordine di una ragazzina.
Fu con un sorriso sulle labbra che accolse lo strano gruppo che l’attendeva nell’anticamera. Erano arrivati tutti. E tutti si stavano guardando straniti per l’assortimento eterogeneo.
Draco parlottava sottovoce con sua madre, spiegandole che era diventato loro amico, e lei lo guardava orgogliosa e confusa, George parlava apparentemente tranquillo con Ginny e Ron, ma si vedeva che aveva la testa altrove. Luna stava in disparte, con i nervi a fior di pelle e lo sguardo inquieto che vagava ovunque tranne che su Draco e Narcissa.
Decisamente qualcosa non quadrava tra loro. Appena quella giornata fosse giunta al termine, gliene avrebbe parlato.
Harry e Neville invece guardavano verso di lei, curiosi di sapere perché fossero stati convocati.
Quando Blaise Zabini fece il suo ingresso, tutti lo guardarono stupiti. Menefreghista come al solito, indossò la sua solita maschera di gelido Serpeverde e andò a salutare Narcissa, che per lui era come una seconda madre, esattamente come Draco era un fratello.
-Herm, non mi avevi detto che ci sarebbe stato anche lui. Fa parte dei Portatori?- Harry le si era avvicinato di soppiatto insieme a Neville, all’oscuro di tutto, ma deciso a capire cosa stesse accadendo con tutta quella marmaglia di gente.
-No, ma ho un favore da chiedere a lui e a Neville. Stai tranquillo, ho risolto anche la Terra- gli diede un bacio sulla guancia, soffermandosi un secondo in più del necessario, per rassicurarlo, e vederlo arrossire di gioia era uno spettacolo che non si sarebbe mai stancata di vedere. Ignorò lo sghignazzare gemello di Draco, Ron e Ginny e le facce confuse degli altri, e decise che il momento della verità era arrivato.
-Ragazzi, innanzi tutto vi ringrazio per essere venuti con così poco preavviso a un’ora così insolita- diede un rapido sguardo a Blaise: una visione l’aveva avvertita poco prima dell’alba del fatto che anche la sua presenza era necessaria. Per fortuna aveva risposto al suo Patronus senza fare storie: si ricordava la reticenza del ragazzo qualche anno prima, quando erano diventati amici grazie alla comune passione per i libri.
-Grazie anche a lei, signora Malfoy.-
-Black. Mai più Malfoy- il breve lampo di rabbia non passò inosservato, ma decisero di soprassedere alle motivazioni che l’avevano portata ad odiare il nome Malfoy.
-Va bene. Solo due di voi sanno chi sono davvero, ma vi prego di mantenere i nervi saldi quando lo rivelerò a tutti. Ma prima di qualsiasi spiegazione, ho un regalo per voi- il sorriso che fece Hermione faceva presagire molto, ma non aveva detto a nessuno cosa aveva fatto: aveva usato quasi tutta la magia del fuoco per impedire che anche Ginny vedesse per caso il rituale.
-Dietro la porta alle mie spalle ci sono alcune persone che muoiono dalla voglia di vedervi, e scommetto che anche voi lo vorreste. Solo… sappiate che non è uno scherzo, nessuno al mondo è così crudele. Credete a quello che vedrete, ve ne prego.-
Ritenendo che non poteva prepararli più di così, ignorò le loro facce confuse e aprì la porta facendosi poi da parte. Il primo a entrare fu Harry, e dopo di lui tutti gli altri.
La prima cosa che Harry notò furono un paio di occhi argentei che aveva temuto di non rivedere più.
 
 
Note:
Hehe, mi sento molto bastarda al momento, voi speravate di avere i nomi dei 7 redivivi e l’incontro con i nostri eroi, e invece ho rimandato il tutto al prossimo capitolo! Non vogliatemene, l’idea era quella, ma poi la storia si è imposta sulla mia volontà chiedendomi di spiegare prima altre cose.
Chiedo venia per l’attesa, nemmeno a me fa piacere rimandare, ma io non sono altro che un mero mezzo per i personaggi di esprimersi in una trama che io ho solo abbozzato, ma sono loro a decidere come intrecciarla. Non sono pazza, giuro che è così! (magari un po’ fuori di testa in effetti lo sono…)
Grazie mille a Micky96 che ha recensito come sempre, a Potter_92 che ha recensito e mi ha inserita tra le preferite, ed a Milda per avermi messa tra le seguite! Grazie di cuore a tutti quelli che leggono, silenziosi o meno <3
Al prossimo capitolo con l’incontro tanto sospirato!
Bacioni, Flos Ignis
 

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Capitolo 12
*** Capitolo 11. Famiglia ***


FAMIGLIA
 
Il legame che unisce la tua vera famiglia non è quello del sangue, ma quello del rispetto e della gioia per le reciproche vite. Di rado gli appartenenti ad una famiglia crescono sotto lo stesso tetto.
Richard Bach
 

La prima cosa che Harry notò furono un paio di occhi argentei che aveva temuto di non rivedere più.
 
Per una attimo, il tempo si era fermato, e con esso il suo battito. Il secondo dopo il silenzio che l’aveva assordato si era riempito con il battito del cuore del suo padrino, che pompava veloce e costante sotto il suo orecchio.
Solo allora il suo, di cuore, si permise di tornare a battere, cantando felice allo stesso ritmo di colui che aveva considerato, e considerava tutt’ora, un padre. Non poteva quasi crederci, dopo tutte le lacrime e il dolore e la solitudine, il suo padre putativo era tornato da lui. Gli era mancato così tanto…
Il profumo di foresta che aveva addosso il suo Felpato lo teneva costantemente consapevole del fatto che non era un sogno, così come anche la presa stritola-ossa in cui lo aveva avvolto. Doveva avergliela insegnata Hagrid…
Pensieri così banali erano in realtà il suo modo per tenersi ancorato a quella stretta forte che tanto gli era mancata. Avvertiva il bisogno fisico di un contatto con lui, per convincersi che era davvero lì.
Un breve, acuto singhiozzo lo distrasse abbastanza da fargli aprire gli occhi che non ricordava di avere chiuso. Istintivamente, cercò la persona che stava piangendo, e incrociò subito un paio di occhi verdi, gemelli dei suoi.
Rimase incantato a guardarla per un intero minuto, ancora stretto a Sirius, prima che lo stesso padrino gli desse una spintarella verso Lily Evans Potter.
Le volò letteralmente tra le braccia, aperte ad accoglierlo. Piangevano in due, adesso, ma andava bene, era giusto così: erano troppo felici per non piangere, erano lacrime di gioia e nessuno si sarebbe mai stancato di versarle. Loro, di sicuro, non ne avevano intenzione alcuna per un po’.
Erano come estraniati dal resto delle persone presenti in quella stanza, e più tardi avrebbe scoperto che Hermione aveva creato una bolla attorno a ciascuno di loro, in modo che potessero godersi quei preziosi attimi di riconciliazione in famiglia.
Quando madre e figlio trovarono la forza di staccarsi quel tanto che bastava per guardarsi bene in viso, senza tuttavia sciogliere del tutto l’abbraccio, i loro sorrisi speculari li fecero gioire internamente. Avevano lo stesso sorriso, oltre che gli stessi occhi. Nessuno glielo aveva mai detto: Harry ne fu a dismisura orgoglioso.
Guardava sua madre, e pensava a quanto fosse bella: gli occhi brillavano nel volto pallido ma florido, tempestato di lentiggini sul nasino alla francese, in tinta col fuoco che l’aveva benedetta appena nata donandole un manto rosso tiziano da sfoggiare con orgoglio. Stranamente, non si stupì di vederla così giovane: sembrava avere la sua età, addirittura era più bassa di lui. Quando l’aveva difeso a costo della vita, aveva appena un paio di anni in più di lui ora, quindi era normale avesse la stessa età ora che…
…era tornata in vita???
Tutto d’un tratto, l’impossibilità della cosa gli piombò addosso. Come era possibile che sua madre e il suo padrino, morti, fossero lì con lui? Non poteva essere la Pietra della resurrezione, lui li aveva toccati! I loro corpi erano solidi, caldi, come se non fossero mai morti. Confuso, volse un istante lo sguardo su Sirius, e le sue domande non fecero altro che crescere. Non ci aveva badato prima, ma anche lui dimostrava vent’anni!
Qui qualcuno non me la conta giusta.
Gli anni passati a difendersi dalla Magia Oscura lo fecero indietreggiare di scatto, portandosi vicino a Hermione, che fino ad allora aveva vigilato silenziosa sulle commoventi rimpatriate che si stavano svolgendo. Lei intuì le sue paure, perciò gli prese una mano accarezzandola. Passarono diversi minuti semplicemente fissandosi, e la calma di lei gli diede la forza necessaria per accettare quello che aveva sempre creduto impossibile. Lei doveva centrare di sicuro, non sapeva come ma doveva essere stata lei: tutto quel suo evitarlo, le deboli scuse, il chiedere il suo sangue… tutto quello che aveva fatto, l’aveva fatto per lui, per tutti loro.
Sentì di amarla con la forza di mille uragani. Se non l’avesse già amata dal più profondo dell’anima, si sarebbe innamorato in quel momento: chi altro avrebbe mai avuto la forza, la determinazione e la volontà di fare un tale dono agli altri?
Si sentiva spaccato in due: la voglia prorompente di abbracciarla e baciarla lo stava soffocando, ma voleva tornare da Sirius e sua madre, scusarsi per come era scappato poco prima e assicurarsi che fossero davvero lì con lui. Gli ci sarebbe voluto un po’ per abituarsi all’idea, ma fino ad allora aveva tutte le intenzioni di tenerseli stretti a lui.
Hermione, come sempre, capì dal suo sguardo tormentato la sua indecisione, per cui gli disse semplicemente ‘vai’. Per loro due c’era tempo. Anche per lui e la sua famiglia, in verità, ma lui non se ne rendeva ancora conto: più che naturale, in effetti. Il sorriso che le dedicò la fece quasi cedere alla tentazione di trascinarlo fuori di lì per stare un minuto – un’ora, un’era- da soli. Quasi. Lui aveva bisogno di assicurarsi che non fosse tutto un sogno, e lei lo capiva.
Fu comunque con un groppo in gola che lo guardò andare dalla signora Potter, quasi con timore adesso di essere giudicato per il suo attimo di diffidenza e tentennamento. Bastò il sorriso con cui Lily lo guardò per farlo rilassare.
-Mamma…-
-Harry, bambino mio, ti voglio un mondo di bene-
Il cuore del Bambino Sopravvissuto si gonfiò fino quasi a scoppiare. Aveva tanto sognato di sentire quelle parole che non gli sembrò vero che fosse la voce dolce della madre ad accarezzarlo con tanto affetto.
Le parole non dovevano rovinare quel momento, per cui rimasero entrambi in silenzio a fissarsi, sorridendo e godendosi il loro primo momento madre-figlio. Quelli del suo primo anno di vita non contavano, non li ricordava.
L’unico di cui avesse una qualche memoria era il momento della sua morte, quando lo aveva protetto con il suo corpo fornendogli la massima protezione. I dissennatori erano serviti a qualcosa di buono, almeno: aveva conosciuto la voce di sua madre. Per pochi istanti, aveva potuto godere di quei particolari che gli erano stati negati, e nonostante la gioia fosse smorzata dalla consapevolezza della drammaticità della situazione, quella voce era stata la sua ossessione per mesi, tanto che aveva giocato molto contro la riuscita del suo Patronus. E adesso poteva vederla e ascoltarla e abbracciarla veramente.

E con lei, anche Sirius. Che, stranamente, era stato fermo, buono e zitto per tutto quel tempo, cosa assolutamente improponibile per lui. Fu per quel comportamento tanto inusuale che si costrinse a distogliere lo sguardo dai gemelli dei suoi occhi per cercare quelli del suo amato padrino.
Che trovò a parlottare poco più in là con un giovane, girato di spalle, che non riconobbe subito, ma aveva un’aria così familiare… Con Sirius ringiovanito misteriosamente, i due erano alla stessa altezza, con i capelli neri e ricci, ma quelli del giovane interlocutore erano domati in morbidi boccoli, quelli di Sirius erano lasciati a loro stessi donandogli l’aria di bellezza selvaggia che aveva fatto girare la testa a moltissime donne all’epoca della scuola, come gli aveva confidato lui stesso una sera a Grimmuld Place, una delle poche rilassanti passate in quella casa maledetta.
I due comunque sembravano in confidenza, da come parlavano vicini. Sirius doveva averlo comunque tenuto d’occhio, visto che appena lo beccò a fissarli fece cenno a lui e Lily di avvicinarsi.
Quando il misterioso ragazzo si girò, la prima cosa che notò Harry fu che nonostante il portamento più regale e posato, i ricci più domati e il colorito più pallido, quel ragazzo era assolutamente identico al suo padrino. Stessi tratti, stessa corporatura, persino stessa età pareva! E poi il pezzo da novanta, gli occhi: argento liquido in due paia di occhi gemelli, almeno quanto lo erano i suoi e quelli della madre.
Quello era un colpo di scena che non si sarebbe mai aspettato, e uno che si è appena visto resuscitare alcune delle persone che amava di più al mondo si aspetta proprio di tutto!
-R.A.B. Regulus Arcturus Black.-
 

Più in là, altre riconciliazioni stavano avvenendo in modo simile, se non per la forma almeno per la grande quantità di affetto che si percepiva nell’aria.
Fred e George, di nuovo insieme, erano uno spettacolo per gli occhi. Dopo che il redivivo Fred si era lasciato stritolare per un po’ da Ginny e Ron, i due si erano fatti da parte, imbarazzati perché avevano surclassato George ma troppo felici e increduli di rivedere loro fratello per trattenersi dal buttargli le braccia al collo. Non avevano ancora smesso un attimo di sorridere. I due gemelli intanto non avevano staccato gli occhi l’uno dall’altro da quando erano stati nella stessa stanza.
Avevano lasciato alle loro anime il tempo di riabituarsi alla calda e confortante presenza dell’altra. I loro occhi parlavano per loro, e continuarono così per diverso tempo. Le loro anime si erano già ricongiunte, come solo quelle di due gemelli potevano essere, nel momento stesso in cui quella di Fred era tornata su quel piano dimensionale. Avevano solo avuto bisogno di un giorno per rendersi conto di cosa ciò significasse.
Quattro mesi abbondanti di dolore vennero scacciati dal loro cuore e dalle loro menti come se non fossero mai esistiti.
Erano di nuovo insieme. E non c’era cosa al mondo che valesse quell’istante di ricongiungimento.
 
Il dono della loro unione non sarebbe mai più stato chiaro in loro come in quel momento, ma quella consapevolezza li avrebbe accompagnati fino all’ultimo respiro che avrebbero compiuto, insieme anche nella morte come sarebbe sempre dovuto essere, quando entrambi ormai si prendevano vicendevolmente in giro per chi aveva le ossa più fragili o facendo a gara per la barba più lunga. Era sempre stato il loro sogno competere con quella di Silente, le avevano confidato una volta.
Ginny sorrise felice, ringraziando il Fuoco di aver placato il suo inconscio timore di perdere di nuovo Fred ora che l’avevano appena ritrovato. L’aveva rassicurata sul futuro dei gemelli, blandendo la sua angoscia con il flusso delicato di calore e magia del Fuoco Divinatorio. Vedeva il destino dei gemelli chiaro come il Sole, illuminato perfettamente dalla luce che il suo Fuoco emanava su di loro, proteggendoli. Lei era fuoco, e avrebbe protetto la sua famiglia, il futuro che le era stato mostrato non sarebbe cambiato perché lei avrebbe combattuto per esso; il Destino stesso avrebbe conosciuto la vendetta del Fuoco, e avrebbe rimpianto la sua decisione, se questa avesse interferito con quanto lei aveva visto.
La cicatrice che aveva lasciato la morte di Fred si richiuse grazie al sorriso… magico, del fratello. Dei fratelli. Adesso anche Geroge sorrideva di nuovo, e quel sorriso gli esplodeva negli occhi e gli illuminava il viso. Era tornato tutto intero, solo quello contava. Il come poteva anche aspettare, per quanto li riguardava.
 
Hermione, che vegliava da un angolo su tutti loro, ebbe la stessa visione di Ginny e sorrise felice, la stanchezza evaporata in gran parte grazie alla felicità che aleggiava nella stanza ridonandole energia. Si emozionò con ciascuno di loro e come a ciascuno di loro le venne un colpo quando vide – per lo shock dimenticò di alimentare le barriere di Muffliato che aveva innalzato per donare agli amici un po’ di privacy con le famiglie ritrovate- Draco Malfoy scoppiare in lacrime mentre abbracciava stretto l’uomo che aveva rinnegato l’oscurità per amore: Severus Piton pareva molto imbarazzato dall’assalto del suo figlioccio, aveva abbracciato in vita sua solo tre persone e non sapeva bene come comportarsi. C’era da considerare anche che in quella stanza c’erano i suoi vecchi nemici, l’amore della sua vita, il figlio di lei con il più odiato dei suoi ex compagni di scuola e molti suoi ex studenti: c’era effettivamente abbastanza perché anche un’Occlumante esperto come lui fosse messo a dura prova dalla miriade di emozioni che tutta quella gente gli procurava. E oh, certo, era appena resuscitato.

Ben tornato in vita professore!

Piton sgranò gli occhi al pensiero estraneo che gli attraversò la mente. Continuando ad abbracciare quel ragazzo che era stato per lui come un figlio, fece scontrare il suo sguardo d’onice con quello della sua migliore studentessa. La stessa che aveva tormentato per sei anni, la stessa che in segreto rispettava perché si impegnava sempre al massimo ricordandogli lui alla sua età, la stessa che aveva deciso di dargli una seconda possibilità su quella terra. Lei l’aveva fatto tornare. Era in debito di vita con una strega che aveva la metà dei suoi anni ed era stata sua studentessa.
Il pensiero, stranamente, lo disgustò meno di quanto pensasse. Quasi per nulla, in verità.
Ma come aveva fatto a parlargli nella mente? E come aveva fatto a farlo tornare indietro? Prima li aveva liquidati dicendo che avrebbe spiegato in seguito, ma non avrebbe potuto scappargli in eterno. Non aveva mai apprezzato essere all’oscuro delle cose che lo riguardavano.
Draco scelse quel momento per calmarsi e staccarsi, imbarazzato da morire, da quell’abbraccio, asciugandosi gli occhi nello stesso modo di quando da piccolo suo padre gli ruppe il braccio per aver fatto cadere dei vasi antichi con la sua scopa giocattolo. Urlò, ma non pianse. Fino a quando non arrivò lui a curarlo, per lo meno. Gli era scoppiato a piangere addosso allo stesso modo di allora, la prima volta che suo padre gli aveva fatto del male. Solo un’altra volta l’aveva visto fare lo stesso, ovvero quando ricevette il Marchio; si era chiesto spesso perché riuscisse a sfogarsi così solo con lui. Sapeva che con Cissy non si lamentava più che a parole, e non ce lo vedeva a piangere con Blaise Zabini, nonostante fosse più che noto fosse il suo migliore amico. Si confidava come probabilmente faceva con Narcissa, ma con lui singhiozzava come se si sentisse finalmente libero di esprimersi. Era molto diverso dal pianto silenzioso e nascosto che l’aveva colto molte altre volte, fin troppe a causa di suo padre: Draco aveva imparato presto a fare silenzio. Un pianto del genere però non faceva altro che distruggerlo ancora di più.
Tutti gli occupanti della stanza si erano accorti della reazione di Draco. Il rossore sulle sue guance era indicativo del suo imbarazzo, ma prima che chiunque altro potesse parlare, come al solito un impulsivo a caso fece il suo irruente intervento.
 
Mettete istinto e irruenza in una stessa frase e che nome spunta fuori?
Hermione ci avrebbe scommesso la bacchetta su quale nome sarebbe spuntato dal Calice con quelle premesse. Di certo, non sarebbe stata la prima volta.
-Che avete tutti da guardare? Il primo che si azzarda a fare un commento sarcastico su dei sentimenti così belli in un momento tanto delicato, dovrà essere raccolto con la paletta dopo che io l’avrò ridotto in cenere. Chiaro? Domanda retorica, naturalmente-
Harry aveva distolto lo sguardo contemplativo dal fratello minore del suo padrino giusto in tempo per notare il volto pieno di lacrime del suo nuovo amico. Vederlo piangere disperato aggrappato a Piton gli aveva ricordato la sua disperazione dopo la morte di Cedric e più ancora per quella di Sirius, e poi quelle di Fred, Remus e Tonks, e tutti gli altri eroi valorosi che erano caduti in quella guerra. Suo padre, Colin, Malocchio, molti membri dell’Ordine originario… Alcuni erano tornati, ma ci sarebbe voluto un po’ per riprendersi dallo shock. Quando poi aveva visto la faccia beffarda di Ron e quelle tirate e stranite degli altri, aveva sentito l’impulso di farli tacere tutti prima che rovinassero quel momento.
Non era riuscito proprio a trattenersi… ok, non ci aveva nemmeno provato, ma andiamo, erano giorni che non rischiava la vita, si sentiva in astinenza!
Aveva raddrizzato le spalle, indurito lo sguardo e tuonato con voce autoritaria il suo ordine tassativo di lasciare il suo amico in pace. Draco aveva tutto il diritto di godersi il suo padrino. Anche lui più tardi avrebbe voluto parlare un po’ con Piton, avevano delle cose da chiarire e altre che dovevano essere dette, ma quello era il momento della famiglia. Tutto il resto veniva in secondo piano.
Solo dopo aver parlato si accorse che se tutti l’avevano sentito, allora le cupole di isolamento avevano ceduto.
Cercò Hermione con lo sguardo, e lei gli sorrise, serena, e come sempre il suo sorriso fece miracoli.
Tornò a guardare la sua famiglia, che lo guardava orgogliosa, e vide che a loro si erano aggiunti anche Remus e Tonks, che fino a quel momento avevano parlato con Luna, Neville e Zabini. Avrebbe dovuto portare anche Teddy e chiamare Andromeda. Remus si stava scambiando pacche sulle spalle con Sirius, emozionati  come due ragazzini e anche se Lupin sembrava più vecchio di Sirius, era anche più giovane della sua reale età. Si accordava con Tonks, a dire il vero, che in quel momento stava facendo la conoscenza dell’altro suo cugino, il quale aveva tutta l’aria di voler scappare in Alaska. Ninfadora faceva quell’effetto la prima volta, se non si era di larghe vedute; in quel momento pensò che Luna le somigliava, perlomeno caratterialmente.
Un flash gli fece ricordare la Tonks depressa che aveva seguito la morte di Sirius e i rifiuti continui di Remus. Forse Luna stava affrontando qualcosa di simile.

Un amore non corrisposto? Un dolore famigliare?

Dopo quell’epifania si fece sopraffare dall’affetto per i genitori del suo figlioccio, e si fece avanti per abbracciarli forte, dicendogli di aspettarlo un istante perché andava a prendere Teddy. Desiderò non dover uscire per andarlo a prendere, ma come lui stava riavendo indietro la sua famiglia, anche Teddy ne aveva diritto. Non fece in tempo a pensare alla scorciatoia migliore per fare più in fretta che apparve accanto a loro il suo letto di Grifondoro. Inconfondibile, visto che dentro ci dormiva il suo figlioccio.
Un tornado rosa cicca gli passò davanti, sfrecciando verso il letto per sollevare Teddy e stringerlo in un abbraccio tanto stretto che temette che Teddy si sarebbe svegliato soffocato.
Remus per fortuna la abbracciò da dietro, guardando con amore prima lei e poi il loro bambino, rilassandola con la sua sola presenza, e così facendo la presa sul figlio si allentò. Teddy decise che quelle braccia soffocanti fossero un buon motivo per interrompere il suo sonno di bambino. Aprì gli occhi bicolori e quando vide le due persone davanti a lui, per un po’ non le riconobbe.
Harry notò che stavano tutti trattenendo il fiato, mentre sua madre lo continuava a fissare intervallando lo sguardo tra lui e Teddy.
Sì, in effetti la situazione era ben al di fuori dell’ordinario. E l’ordinario, per dei maghi, ha dei limiti al di là di qualsiasi immaginazione babbana, per cui questo dovrebbe bastare per far capire il sollievo che istintivamente provarono quando i capelli di Teddy divennero dello stesso azzurro che aveva nel suo primo mese di vita con i genitori accanto. Non lo aveva più usato da quando erano morti. Parve bastare come segnale ai due genitori, che si sciolsero in altre lacrime di gioia e sorrisi e baci verso il loro bambino.
 

Neville, Blaise e Luna erano stati in disparte, ammirando quella magia di cui si sarebbe parlato per secoli. Si chiedevano come mai Hermione li avesse voluti lì, o meglio, Neville lo chiedeva, Blaise lo guardava con un misto di paura e malizia negli occhi scuri mentre gli rispondeva ironico, suo malgrado affascinato quanto il Grifondoro da quello spettacolo, e Luna… stava in silenzio. Anche quando erano andati a salutare il loro ex professore con moglie al seguito - tanto Neville aveva insistito per rivedere il professore che per primo gli aveva dato fiducia in sé stesso, o che almeno ci aveva provato, che nessuno dei due era riuscito a dirgli di no - aveva a malapena sorriso e detto due parole, nonostante si vedeva che fosse contenta anche lei di rivederli.
Tutti i veli che le avevano coperto lo sguardo in quegli anni, rendendola più strana, più incomprensibile e imprevedibile, erano caduti quando Narcissa l’aveva rifiutata come figlia per la seconda volta. Ma fosse dannata se le avrebbe fatto capire quanto le aveva fatto male! Si era chiusa in un silenzio impenetrabile da cui aveva intenzione di uscire solo quando Hermione avesse cominciato a raccontare tutta la verità.

Lei conosceva già quasi tutta la storia, ma la missione della Creatura era naturalmente segreta fino a quando la stessa non si fosse rivelata risvegliando i Portatori, suoi eterni alleati. La scelta di seguirla non era imposta dal loro dono, ma ben pochi Portatori nel corso dei secoli avevano rifiutato un tale onore: era l’equivalente di essere i più grandi cavalieri di una regina destinata a dirigere le sorti future del mondo intero. Non che il potere fosse la ragione per cui i Portatori avevano seguito le loro Creature, anzi, ne era un effetto collaterale: era la natura stessa che si prestava al servizio delle Creature, ricevendone in cambio cura, rispetto e vigore. Gli Elementi davano potere alle Creature, le quali a loro volta incrementavano il dono dei Portatori disigillandoli, ma era vero anche l’esatto contrario. Era questo a spingerli a proteggerla a costo della vita, a darle tutto ciò che necessitava e anche di più, a seguirla nella sua Missione: l’atavico istinto di rispetto che i loro Elementi provavano per la loro Madre. Quell’istinto era tanto radicato negli Elementi, e di conseguenza nei Portatori, che non era stato raro per lei ascoltare di come essi si fossero dati la morte per proteggere la loro Creatura anche dopo la dipartita di lei.
Per quanto la riguardava, non aveva dubbi: avrebbe seguito Hermione nella sua Missione a qualsiasi costo. Chissà in cosa sarebbe consistita quella volta. Ne aveva sentite di ogni dai suoi amici-anime, nell’ultimo strato del Velo, una più terribile dell’altra. Avrebbe dovuto essere concentrata al massimo per essere un valido aiuto.

Ma non avrebbe resistito ancora molto nella stessa stanza di quella donna senza perdere il controllo dei suoi poteri: sentiva l’Aria premere con forza cercando di vincere la sua adamantina resistenza alla voglia di Schiantare lontano ‘quella’ come aveva fatto col figlio giorni prima, ma molto più lontano e molto più violentemente.  Lei cercava di tacitare l’Aria, blandendola e coccolandola, sperando che il vortice che le cresceva in petto si calmasse e rallentasse la sua corsa. Faceva male tenerlo dentro, ma lasciare all’Aria modo di sfogare la sua frustrazione e delusione l’avrebbe solo fatta stare peggio in seguito. Lei non era come la sua madre biologica, non godeva nel fare del male.
Lei era come la sua mamma, Eliana Falchi. Non se la sentiva più di darle il cognome del padre. Forse avrebbe potuto cambiarlo anche lei.
Trasse da quel progetto il minimo di forza di volontà che le serviva per voltare le spalle a tutti per cercare di svignarsela senza essere notata.
-Luna, dove vai?- adorabile Ginny, che si preoccupava per lei, ma che in quel momento avrebbe volentieri mandato a far compagnia alla sua cara Eliana, la sua Thestral preferita.
-Sta andando nelle cucine, le ho chiesto se può portare la colazione visto che per la mattina staremo tutti qui. La McGranitt mi ha autorizzata a saltare tutte le lezioni della giornata, ma credo ci basterà solo la mattina. Però serve a tutti una buona colazione, soprattutto ai miei cari ‘pazienti’, che ancora non hanno mangiato nulla-
Hermione la guardò eloquentemente, e Luna capì dal suo sguardo che anche se non sapeva, capiva, in qualche modo, e che le stava dando la possibilità di uscire per rimettersi un attimo in sesto, ma anche che poi doveva tornare.
Un cenno di assenso da parte sua, gli occhi benevoli di Hermione a scrutarla, e lei uscì.


Prima che chiunque altro prendesse parola, Hermione fece un cenno imperioso per farli sedere tutti. Harry la guardava, improvvisamente preoccupato, ma lei sorrise di nuovo, semplicemente: aveva accettato il suo destino, non aveva senso ora rimanere in silenzio. Doveva raccontare a tutti la sua storia.
-So che avete bisogno di spiegazioni, ed io sono qui per darvele. Non solo su come io sia riuscita in un’impresa che credevate impossibile, riportare in vita qualcuno- gli occhi dei suoi ascoltatori la guardavano, attenti e curiosi, confermando la sua asserzione precedente. –Vi spiegherò tutto. Ma prima di qualunque altra cosa, affinchè voi capiate davvero come ciò sia stato possibile, dovrò rivelarvi chi sono io davvero. Sappiate però che, una volta saputa la verità, non potrete più tornare indietro. Ci saranno delle conseguenze, e delle responsabilità: io mi fido di ciascuno di voi, di chi conosco da una vita –Harry, Ron, Ginny e Neville –, di chi non ho mai conosciuto ma ho tanto sentito parlare –Lily, Regulus -, di chi ha combattuto al mio fianco -Sirius, Remus, Tonks- e anche di chi, nato nell’oscurità, si è tirato fuori dalle tenebre del male per combattere per il bene –Draco, Blaise, Severus, Narcissa-, ed è per questo che sto affidando a voi l’incolumità mia e di tutto il mondo. Odio dover essere ambasciatrice di sciagure, ma è mio dovere informarvi che scoppierà una nuova guerra, e che pochi di noi saranno in grado di combatterla. Non sarà semplice: non è più un incantesimo, un ideale, il potere, a guidarci. È il Destino. È l’Amore.-
Tutti loro stavano pendendo dalle sue labbra, ascoltandola parlare di una nuova minaccia alla pace faticosamente conquistata. La paura nei loro occhi era molto chiara, e non poteva biasimarli. Ma anche lo stupore aleggiava sui volti dei suoi compagni.
-Come puoi dire che ti fidi di noi, al punto di affidarci compiti che, a quanto dici, sono di estrema importanza per il futuro di tutti? Nemmeno ci conosci. E noi non conosciamo te- Narcissa la guardava con diffidenza, sfidandola a ribattere alla sua più che ovvia obiezione. Se la aspettava, sapeva cosa rispondere.
-Singora M… Black, io sono ben consapevole dei trascorsi. Non potrei dimenticarli neppure volendo- lo spasmo che ebbe al braccio inciso con quel disprezzo, con quella denigrazione, attirò lo sguardo della sua interlocutrice, e non solo. Quel Mudblood che Bellatrix le aveva inciso nella carne, no, non poteva dimenticarlo.
-Ma non vi ho mandato a chiamare per discutere di cose passate. Io non sono più solo la ragazza che ha combattuto e vinto una guerra contro Voldemort, sono diventata altro. Ma la mia intelligenza è rimasta invariata, e se non vedevo motivi per mandarla ad Azkaban subito dopo la Battaglia di Hogwarts, non capisco perché dovrei vederne ora.-
Aveva previsto lo sconcerto legato alla sua brutalità, ma era l’unica maniera che aveva trovato per affrontare quella donna di ghiaccio per farle capire come stavano le cose: le servivano delle prove fisiche per credere alle sue affermazioni, e lei gliele stava offrendo.
-Mi fido di lei perché, nell’istante in cui tutto sembrava perduto, lei ha pensato a suo figlio- un sussulto sospetto in lei, ma sorvolò momentaneamente – e al suo benessere, anteponendolo alla guerra.-
Si girò verso tutti gli altri, osservandone le reazioni. Alcuni –Ron- erano sconcertati, ma più bendisposti di quanto avesse temuto. Per cui si sentì in diritto di continuare.
-Come stavo dicendo, avrò bisogno di tutti voi per affrontare la guerra che inizierà tra non molto. Il nemico non è un’organizzazione come quella dei Mangiamorte, non risponde a un capo come Voldemort, ma questo nemico è molto, molto, molto più infido e pericoloso di tutti loro messi assieme. Questo deve essere a tutti ben impresso a mente, ok?-
Cenni di assenso nonostante la confusione generale, solo gli occhi verdi di Harry la scrutavano, attenti ai suoi sentimenti in merito. Fu quello sguardo su di lei a darle la forza di continuare.
-Presto partirò per un viaggio con cinque compagni addestrati da me, e durante la mia assenza ho bisogno che tutti voi vegliate sulla scuola e sugli studenti. Minerva sa già tutto, per cui ecco i vostri compiti: Remus, ti andrebbe di riprendere il tuo vecchio ruolo di insegnante di Difesa? Mi raccomando, i Patronus saranno di vitale importanza. Sirius, Tonks, Lily: voi siete Auror, resterete qui a scuola per difenderla dagli attacchi fisici. Narcissa, so che lei è una Medimaga non regolare: farà da assistente a Madama Chips, trasferendosi qui al castello e usando tutta la sua magia, anche quella Oscura, per aiutare. Blaise, Neville, a voi il compito più gravoso: dovrete collaborare per tenere uniti gli studenti di tutte le Case, occupatevi di rinforzare i legami e assicuratevi che si sentano protetti: dovrete trovare voi un modo, ma è vitale che ogni singolo studente sia disposto a difendere ed aiutare tutti gli altri. –
Nessuno di loro ci stava capendo più nulla: perché dava loro degli ordini tanto strani? Perché proprio loro? Perché non spiegava bene le motivazioni dietro le sue raccomandazioni? I misteri intorno a lei si infittivano, invece di diradarsi, e non erano solo le persone resuscitate ad essere confuse, anche gli amici di una vita, a parte Harry, e gli altri occupanti della stanza non capivano l’improvviso suo ruolo di leader.
 
-Ronald, vieni qui.-
Ron guardò la sua amica, andandole vicino senza chiedere spiegazioni: la conosceva abbastanza bene da sapere che le risposte gliele avrebbe date, non appena fosse stato possibile.
La vide prendere dalla sua tasca un cofanetto intarsiato, aprirlo e tirarne fuori una pietra. Vedendola, Harry, Ginny e Malfoy quasi si strozzarono, capendo che Hemrione aveva trovato il Portatore della Terra. Il gruppo era quasi al completo.
Hermione tenne stretta la Gemma della Terra, sentendosi salda e forte come la roccia mentre stringeva quella pietra che al tatto sembrava granito, ed alla vista resina cristallizzata: le striature dorate su sfondo marrone-ocra le davano la sensazione di avere tra le mani qualcosa di prezioso, indistruttibile, saldo ed immobile, immutabile come le rocce  su cui Hogwarts era stata eretta. Sentiva chiaramente la sua Terra rispondere alla presenza della Gemma, illuminandole gli occhi dello stesso colore della Gemma mentre premeva la pietra sulla fronte del suo amico. Anche gli occhi di Ron brillarono d’oro e marrone mentre la Gemma si scioglieva e rompeva il Sigillo, svegliando tutta la magia legata al suo Elemento.

L’ultimo Portatore era appena stato svegliato, e la Creatura adesso poteva compiere il suo destino.
 

Note:
Innanzi tutto, ci tengo a dire che ho scritto questo capitolo faticando più del solito avendo avuto una settimana di alti altissimi alternati a bassi bassissimi, che si sono rincorsi freneticamente e senza sosta per tutta la settimana. Per cui mi scuso in anticipo se troverete il capitolo meno scorrevole o piacevole del solito.
Mi è venuto leggermente più corto e con un’insana dose di dolcezza, ma non potevo proprio evitarla nel capitolo della riconciliazione con i defunti. Ho iniziato a spiegare qualcosina, ma la verità nella sua interezza (escludendo, forse, Harry) vi verrà rivelata nel prossimo capitolo. Sarà prevalentemente statico anche quello, di spiegazioni e rivelazioni, ma credo proprio che già tra due capitoli potrò iniziare a divertirmi inserendo dell’azione.
Nel frattempo, grazie mille a ANCIENT IRIS, Potter_92 e HikariMoon per aver recensito, ed un grazie di cuore a nadia0, che ha inserito la mia storia tra le seguite, le preferite e le ricordate!
Appuntamento a domenica prossima, con l’augurio che anche voi, come i nostri eroi, possiate amare la vostra famiglia, di sangue e putativa! J
Flos Ignis
 

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Capitolo 13
*** Capitolo 12. Verità ***


VERITà


E saprai la verità, e la verità ti renderà libero.
"Il cannocchiale d'ambra" di Philip Pullman


Hermione aveva paura. Sperava di essersi lasciata alle spalle quel fastidioso sentimento, ormai era abbastanza potente da radere al suolo anche il Ministero stesso –non diceva tanto per dire, ci aveva riflettuto  davvero su quell’opzione- e anche l’Inghilterra tutta, se proprio ce ne fosse stato bisogno, ma non era il timore di non essere all’altezza del proprio compito o di morire, quello che sentiva. Era paura allo stato puro, una paura irrazionale che di rado aveva provato dopo il compimento degli undici anni, la stessa che provava quando da bambina si svegliava tremante e col viso bagnato di lacrime dopo i suoi tipici incubi.
Da quando aveva conosciuto Harry però, nonostante gli incubi non fossero certo spariti, la consapevolezza di non essere sola le aveva impedito di provare di nuovo quella paura che la faceva tremare ogni volta che si svegliava, impedendole di riaddormentarsi. Ora, nonostante il batticuore e l’angoscia con cui stringeva la sua bacchetta,  non piangeva più nel sonno e non restava tremante per ore intere, intenta a fissare il cielo notturno cercandovi risposte che non aveva o conforto che trovava a malapena nella distrazione che le fornivano le stelle. Poche volte, e solo i primi anni, le era ricapitato un incubo tanto spaventoso da farla svegliare piangente e con l’adrenalina a mille.
Eppure, eccola di nuovo, quella paura, a bussare alle porte della sua anima, mentre subdola aggirava gli ostacoli che cercavano di tenerla lontana, vanamente: era come cercare di arginare a mani nude del gas, velenoso e gravemente infetto. Le stava già annebbiando la mente, impedendole di parlare veramente del problema principale. Aveva detto loro i loro compiti, spiegato a Ron cos’era un Portatore, rivelato vagamente che c’era una guerra da combattere… ma doveva ancora dire le cose più importanti: chi era lei, come aveva riportato in vita i Sette, che ruolo avevano i Portatori in quella guerra e la vera essenza del nemico. Ci sarebbe stata anche la questione del Quinto da spiegare, senza contare il dettaglio di cosa comportasse esattamente essere lei al di là della guerra… quel piccolo particolare l’aveva deliberatamente dimenticato, quando aveva spiegato tutto il resto ad Harry, certa della sua reazione indignata, rabbiosa e incredula quanto lo era del fatto che lo amava anche per quel suo temperamento tendente all’eccesso, sia in un senso che nell’altro.
No, era meglio che quel piccolo particolare se lo tenesse per sé. Sperando che Luna già non sapesse, visto quanto sembrava informata, o che perlomeno non gli dicesse nulla. C’era già troppa carne al fuoco senza che ci aggiungesse anche quel problema; personale, tra l’altro.

-Allora Herm, che ne dici di parlarci chiaramente delle cose fondamentali, come per esempio, loro vivi e la guerra che dici essere in procinto di scoppiare? Non che mi lamenti di riavere indietro mio fratello e per tutti gli altri, anche se dovrai spiegarci un paio di cosette in merito, ma mi piacerebbe molto sapere tutta la faccenda nei dettagli; senza contare che, se dovremo prendere a calci qualche altro mago oscuro, vorrei tanto essere informata in anticipo: sai, dovrei rispolverare le mie amate fatture…-
Ginny aveva attirato su di sé gli sguardi di tutti, compreso il suo, con quel discorso a metà tra l’ironico e l’incoraggiante, tanto strano visto che era uscito dalle sue labbra da far evaporare la paura di Hermione.

Doveva essere quella, la magia di Ginny: lei percepiva sempre quando un amico era in pericolo o in difficoltà, e correva ad aiutarlo, adottando per ognuno un sistema diverso. A quanto pareva, con lei aveva deciso per il metodo comico-incoraggiante. E funzionava anche!
Si costrinse a recuperare le sue solite facoltà mentali, cacciando a forza la paura dalla sua mente. All’inizio fece fatica a districarsi in quella nebbia velenosa, ma mentre lottava per riacquistare lucidità vide tutto ciò che le era sempre bastato per essere forte: non avrebbe confuso il suo sguardo con quello di nessun’altro al mondo. La luce che gli faceva brillare il verde intenso delle iridi non poteva essere confuso con niente: non la luce di un semplice Lumus, non quella pacata e rilassante delle stelle, non quella accecante e calda del Sole. Gli occhi di lui erano degli astri che brillavano di una luce che solo loro potevano vantare.
Quella stessa luce le fece da guida, portandola a vincere contro qualsiasi cosa fosse quella che la stava ghermendo con artigli velenosi, cercando di lacerarla. Le sembrò persino che le stesse guarendo i solchi lasciati da quegli stessi artigli, una volta che se ne fu liberata.

Quando anche la più piccola ammaccatura della sua mente fu guarita da quella luce, Hermione fu di nuovo libera.
Ciò che era accaduto la lasciò persino più spossata degli incantesimi che aveva eseguito per il Rituale. Lo giudicò parecchio strano, prima che la sua mente si ribellasse a tutto quello stress ed ebbe un temporaneo blackout che le bloccò ogni ordine nervoso: le gambe cedettero sotto il suo peso, e lei sarebbe sicuramente crollata a terra se non fosse stato per due braccia forti che la presero al volo. Come sempre, anche senza che lei lo richiedesse, Harry l’aveva afferrata prima che cadesse.
Il sorriso che le sorse spontaneo non aveva ragione di esistere tranne che per quell’intima, solida certezza. Non l’avrebbe lasciata cadere mai.


-Hermione! Ti prego, dimmi che stai bene!-
-Cosa le è successo?-
-Perché è svenuta?-
-Harry, vieni, appoggiala sul lettino-
-Ha bisogno di un dottore, subito!-
-Un dottocosa? Le serve un Medimago, altro che un borsore!-
-Dottore, Malfoy, dottore! È l’equivalente di un Medimago!-
-Ma vi pare questo il momento di mettersi a bisticciare come bambini di due anni? E fate largo, che deve respirare, se le state così ammassati mi soffocate la mia migliore amica!-
-Ginny ha ragione, tutti indietro.-
Il tono pacato di Harry costrinse tutti a tacere per assistere veramente Hermione, senza magari farla morire invece per asfissia. Harry avrebbe poi ridotto loro in polvere, tra l’altro, visto il suo sguardo alquanto irritato.
-Professor Piton, potrebbe trattarsi di magia oscura?- se l’uomo rimase sorpreso della sua consulenza, richiesta tra l’altro da Potter, lo nascose bene.
-No. Ci vuole una potenza superiore a quella del proprio avversario per colpirlo efficacemente a distanza- la sicurezza con cui rispose calmò leggermente Harry e fece calare abbondantemente la tensione nell’aria, ma ora aleggiava tra loro un dubbio.
-Sev, ma come fai a sapere che non può esserci qualcuno più forte di Hermione dietro questo suo attacco?-
-Draco, mi meraviglio di te. Non ti ho dunque insegnato nulla? O forse sono tutti questi Grifondoro che ti sei fatto amico ad averti rallentato il cervello?-
Le parole di Severus fecero arrossire di vergogna Draco, che si chiese cosa diavolo gli fosse sfuggito. Qualcosa che, invece, tre persone lì dentro avevano colto benissimo. Si potevano riconoscere per le loro espressioni stupefatte.
La prima a riprendersi fu Lily: - Severus…-
Sentirla pronunciare il suo nome con la stessa dolcezza di un tempo fece tornare Severus al giovane che era stato in preda alle palpitazioni ogni volta che la vedeva. Persino il suo aspetto da poco più che ventenne stava rivelando quanto la sua anima avesse bloccato la sua crescita dopo la morte di lei. Dimostrava di avere un paio di anni in più, visto il suo fisico più robusto, specie se paragonato alla corporatura minuta di Lily, ma in realtà aveva di nuovo la sua stessa età.
-Lils?-
Anche lei rimase scossa sentendo il suo vecchio nomignolo, quello che aveva permesso sempre e solo a lui di rivolgerle. Era chiaro che aveva pronunciato quel nomignolo senza pensarci, per una vecchia abitudine, ma le fece piacere comunque. Dimenticò immediatamente il chiarimento che aveva in mente di fare, dimenticò tutto quello che la circondava per guardare Severus e richiamare alla memoria il loro passato, la loro storia.

Non sapendo come confrontarsi con lui, nei minuti che avevano passato in quella stanza prima che il figlio arrivasse ad attirare tutta la sua attenzione, si era limitata a ricongiungersi con Sirius e Remus, che erano diventati cari amici dopo che aveva iniziato a frequentare James: beh, Remus lo era già da prima, ma lo aveva conosciuto davvero solo dopo James.
James. Non rivederlo accanto a lei in quel risveglio frenetico e palpitante di emozioni l’aveva ferita, non avrebbe potuto essere altrimenti. Aveva odiato all’inizio James, allo stesso modo in cui lo aveva amato in seguito: appassionatamente, senza se e senza ma, profondamente, ogni emozione era un uragano che non lasciava posto nel suo cuore a nient’altro.
Non poteva negare però, che rivedere Severus l’aveva fatta felice. Si erano lasciati in modo brusco e improvviso, senza dirsi tante cose che invece non avrebbero mai dovuto essere tenute nascoste e dicendo cose che entrambi avrebbero rimpianto fino alla loro morte. Severus chiaramente aveva pagato troppo a lungo quel ‘sporca mezzosangue’ che le aveva rivolto in un momento di umiliazione e cieca ira, senza contare poi il fatto della profezia. Sapeva che era stato lui. Dallo strato del Velo in cui risiedevano gli spiriti come lei, in cui si entrava ad un anno dalla propria morte, si poteva facilmente seguire la vita dei propri cari. La quasi totalità della gente nemmeno sapeva che a volte, se lo spirito lo desiderava intensamente, poteva camminare al fianco del figlio, del fratello, dell’amico che era ancora vivo.
Era così, seguendo alternativamente Harry e Severus, che aveva ricostruito la loro vita: aveva pianto con il suo piccolo quando si credeva il mostro che gli zii gli dicevano di essere, era stata felice quando aveva visto il suo talento sulla scopa, eredità di James, si era sentita orgogliosa quando lo aveva visto combattere con forza e determinazione contro le calunnie della gente; aveva temuto per lui tutto il tempo della guerra, ma al tempo stesso aveva notato quanto il suo bambino fosse coraggioso, forte e sensibile. Come fosse diventato grande, e tutto quello che era lo doveva solo a sé stesso. Non aveva avuto accanto né suo padre né lei.
C’era stato un periodo in cui aveva odiato Severus. Il modo in cui lei amava era lo stesso in cui odiava: con tutta sé stessa. Come subito dopo quell’insulto, per esempio. Quando aveva saputo però che era stato Marchiato, non aveva potuto fare a meno di provare un po’ di tristezza, e compassione per il suo amico d’infanzia. L’aveva odiato di nuovo quando da fantasma aveva scoperto, ascoltando distrattamente una conversazione tra Silente e la McGranitt, che era stato lui a riferire la profezia a Voldemort. Non era andata a fargli visita per più di sei mesi. Poco le importava che lui non sapesse che c’era o meno, lei non voleva più vederlo.
Poi, una notte, al buio dello stanzino nel sottoscala di casa Dursley, il suo bambino di appena sei anni disse una cosa che la fece tremare dalle fibre più profonde del suo essere nonostante fosse fatta circa dello stesso materiale dell’anima, ovvero di niente di fisico.

‘Come posso essere colpevole se non sapevo che sbagliavo a fare questo? Credendolo il meglio per me, l’ho fatto senza pensarci troppo?’

Naturalmente Lily sapeva benissimo che Harry si stava riferendo semplicemente ad una passeggiata da solo, una giornata d’estate in cui i Dursley erano andati al mare. Ovviamente non l’avevano portato con sé, lui si era sentito solo ed era andato al parco. La gente avrebbe spettegolato, gli aveva urlato la zia, solo perché lui era un piccolo mostro che non sapeva dove stavano di casa le giuste azioni. La punizione era stata l’assenza di cibo per una settimana e il lucchetto allo stanzino nel sottoscala.
Lily sapeva tutto questo, e dopo essersi talmente tanto arrabbiata da gridare al nulla che la ascoltava i suoi improperi contro quella ‘befana’ che si ritrovava per sorella, la quale trattava malissimo il suo bambino, si era ritirata in quel sudicio sottoscala in cui viveva Harry. Piangeva, e stringeva forte con i pugni un soldatino di piombo che gli aveva regalato una bambina al parco proprio in quel rarissimo pomeriggio di libertà che ora stava scontando duramente. Era stato allora che aveva pronunciato quella frase.

Era andata subito da Severus. Lei era sempre stata a conoscenza dei suoi incubi, aveva anche assistito qualche volta al suo disperato e frenetico agitarsi in cerca di una pace che agognava. Di solito però, si limitava a soffocare nel cuscino le sue grida, intento anche nel sonno a non apparire bisognoso di conforto. La poca rabbia che sapeva di provare ancora per lui era completamente sparita quando lui aveva cominciato ad urlare il suo nome. La chiamava con l’angoscia e la colpa che tingevano il suo tono di folle mancanza, urlava tra le lacrime e la chiamava e lei non poteva fare niente più che assistere all’estremo dolore del suo migliore amico.
L’aveva perdonato. Le dispiaceva solo che lui non l’avrebbe mai potuto sapere.

Negli anni successivi, il comportamento ambiguo di Severus nei confronti di Harry l’aveva in pari misura irritata e confusa. Le ci era voluto un bel po’ di tempo per comprendere il motivo del suo agire: il duplice atteggiamento dell’uomo derivava da lei e James. Lo proteggeva in silenzio, senza che lui lo sapesse, perché era figlio di lei, ed in pubblico lo derideva e insultava per essere 'l’arrogante Potter' .
Non poteva ignorare che nonostante i suoi sentimenti personali, Sev aveva protetto Harry fino alla morte, noncurante del giudizio di tutti quanti.
Ma lei non intendeva far passare sotto silenzio il suo sacrificio. E a quanto aveva visto quell’estate, nemmeno Harry.

Lily si promise di parlargli a quattr’occhi appena possibile, dando la priorità alla questione che era rimasta in sospeso con loro, con i ricordi di un tempo che non può tornare.
Erano rimasti a guardarsi per un intero minuto, richiamando alla mente tutti i momenti che avevano passato insieme, ma il presente reclamava la loro attenzione, per cui Lily si scrollò mentalmente dicendo finalmente quello che aveva capito delle sue criptiche risposte.
-Sev, hai appena fatto un complimento ad una Grifondoro…- il suo tono divertito cercava di celare la tensione che le aveva irrigidito le spalle.
-Ma che complimento? Ha detto solo che non è stata attaccata da magia oscura perché serve un mago più potente di lei per una fattura a distanza!-
-Esatto, Ron. Quindi, cosa ne deduci?- Ginny lasciò perdere l’espressione ancora più confusa di  suo fratello per concentrarsi su altro.
Anche lei aveva capito, era sorpresa ma aveva capito l’implicito riconoscimento di forza che era nascosto nelle parole del suo ex professore. Le faceva un certo effetto vederlo ora che sapeva la verità su di lui, e se si sentiva così lei, non osò immaginare come stese Harry. Lo guardò, aveva sempre la stessa espressione preoccupata di poco prima, sembrava non fare troppo caso al fatto che sua madre e Piton, notoriamente innamorato di lei, stessero vicino a lui.
Tirò un sospiro di sollievo: probabilmente Harry non ci aveva minimamente pensato. Magari, gli avrebbe fatto notare un paio di dettagli se la faccenda si fosse evoluta in qualcosa di più interessante, ma per il momento non era necessario allarmarlo.
Siccome si sentiva osservata, ricercò quello sguardo per fulminarlo, possibilmente, visto che le aveva fatto venire la pelle d’oca, ma non fu più di tanto sorpresa quando trovò il colpevole: Draco la stava guardando con un’intensità spaventosa, e per un attimo la vecchia sensazione di inadeguatezza si fece risentire e la tentazione di abbassare lo sguardo fu forte.

Ma erano anni ormai che aveva imparato a combattere ed a far ruggire il suo orgoglio di Grifone, non avrebbe più chinato la testa di fronte a nessuno, non dopo che aveva fatto rischiare tanto ad Harry per salvarla dal ricordo di Tom Riddle. Essere stata così vicina alla morte l’aveva scossa e aveva ribaltato tutto ciò che c’era dentro di lei. Aveva impiegato tutta l’estate per riprendersi, occupando la mente ed il corpo nei modi più disparati, dallo studio, al Quidditch di nascosto dai suoi fratelli, alla cucina. Se voleva essere davvero sincera però, doveva ammettere che ci aveva impiegato tutto l’anno successivo a ricostruire da capo se stessa, indurendo la corazza che si era costruita e fortificando ogni anfratto della sua anima.

Non le fece per nulla piacere sentirsi di nuovo così piccola e vulnerabile, specie per lo sguardo di un ragazzo.
A posteriori, non sarebbe riuscita a ricostruire l’esatta sequenza di eventi che si succedettero in quel minuto. Sapeva di per certo che era arrabbiata, un sacco, con Malfoy per averla fatta tornare quella incauta e ingenua ragazzina che sapeva di non essere più da un bel po’ di tempo, e per questo il Fuoco rispose ai suoi debilitati nervi.
Draco le avrebbe in seguito confessato di aver pensato all’Ardemonio, mentre guardava ancora i suoi occhi, quel giorno. Buffo, considerato che li aveva azzurri; ma era anche vero che l’apparenza inganna, e proprio come un viso angelico può nascondere un’anima d’acciaio, così il fuoco più distruttivo che potesse esistere si nascondeva sotto i suoi occhi, all’apparenza così puri e innocenti, mentre in realtà nascondevano un fuoco inestinguibile.
Il Fuoco rispose alla sua rabbia, e prese forma sul suo corpo. All’inizio era solo una lingua di fiamme, che prese poi ad allungarsi fino ad avvolgersi completamente su di lei, dalla mano sinistra su per il braccio, giungendo alla spalla: ne fermò inconsciamente la crescita, brandendo poi quella lingua di fiamme come fosse una spada, ed in effetti lo era, solo che in teoria lei non sarebbe dovuta essere ancora capace di un tale controllo.
Fece per attaccare, infuriata, Malfoy, ma fu bloccata da una bolla d’aria che le vorticò velocemente intorno fino a far estinguere la sua fiamma; solo a quel punto la bolla d’aria la lasciò libera. Era stata una bruttissima esperienza, l’aria aveva soffocato il fuoco togliendogli il suo nutrimento e lei si era sentita quasi affogare. Si girò verso Luna, ancora ferma all’ingresso, con un carrello in parte che prima non aveva notato e le mani ancora alzate, il respiro ansimante, ma con un espressione decisa e leggermente alterata.
Fu vedere la sua amica in quelle condizioni che le fece capire che quei poteri li stavano cambiando. Se prima erano stati semplicemente influenzati nel carattere dai loro Elementi, adesso si stavano facendo sopraffare. Aveva cercato di colpire Malfoy, e ce l’avrebbe anche fatta visto che ad essersi accorti dei suoi intenti erano stati solo la sua ‘vittima’ e la madre di lui, che adesso la guardava arrabbiatissima, tra l’altro. Non che le importasse, non lo avrebbe fatto in una condizione normale, figurarsi in un momento come quello. C’erano faccende più importanti di ui occuparsi.
'Ho perso il controllo, e nemmeno me ne sono accorta.'
Doveva trovare una soluzione, ed al più presto.


Luna era arrabbiata e spaventata, ma non per questo si sarebbe lasciata prendere dall’istinto, che le gridava di soffocare definitivamente il Fuoco di Ginny che aveva cercato di far del male a suo fratello. Non ci aveva impiegato molto ad andare a reperire una colazione abbondante per tutti loro, ma il tragitto era stato sufficiente a calmarla e a darle la determinazione necessaria per affrontare quella donna. Si era detta e ripetuta che non era lei ad aver sbagliato, abbandonando sua figlia e rifiutando di incontrarla quando la stessa aveva saputo la verità, quindi non aveva proprio nessun motivo per prendersela tanto a cuore. Lei aveva fatto il primo passo, cercandola finita la Battaglia, ma se Narcissa a sua volta non ne faceva uno verso di lei non sarebbero andate da nessuna parte. Non era la prima volta che pensava una cosa del genere, e quindi in un certo senso si sentiva preparata a tutto questo, ma Draco era un’altra storia. Lui era ignaro di chi lei fosse, non poteva saperlo, ma lei voleva conoscerlo, prima di decidere se fosse o meno il caso di cercare almeno in lui quella famiglia che aveva perso; infatti, sentiva di aver perso anche il padre. Non era morto, ma per lei, al momento, non faceva differenza.
A volte si stupiva per i suoi stessi pensieri. Tempo prima, non avrebbe lasciato che nulla scalfisse la sua serenità e impedisse ai suoi occhi di vedere attraverso il Velo, ma si rendeva anche conto che era stata una batosta particolarmente forte ed efficace. Questo però non doveva autorizzarla a pensare male della gente. Non avrebbe permesso a lei di dettare la sua vita in quel modo.

Quando aveva visto Ginny tentare di attaccare Draco, per un attimo aveva sentito l’Aria che era in lei tentare di soffocarla, ma Luna aveva molta più esperienza di tutti loro sul controllo del suo Elemento: si era esercitata per anni, e anche se prima era Sigillato era riuscita in qualche modo ad allentare i nodi che tenevano imprigionato molto del suo potere, e poi l’arrivo di Hermione li aveva distrutti completamente. Doveva gestire molta più magia adesso, ma l’esperienza le giocava a favore. Volle in quell’istante spegnere il Fuoco che minacciava il fratello, e l’Aria rispose al suo desiderio. Temette di aver esagerato quando vide annaspare la sua amica per un paio di secondi, e questo la intimorì, ma non fece in tempo a spaventarsi davvero che lei aveva ripreso il controllo di sé e del Fuoco che aveva evocato, sicuramente per un istinto rabbioso.
Se ancora non se ne aveva il controllo, gli Elementi potevano surclassare la tua volontà per imporre la propria, mettendo a rischio il Portatore e chi aveva la sventura di trovarsi sul suo cammino ad ostacolarli. Urgeva un allenamento intensivo, per tutti loro; lei compresa. Doveva adattarsi allo spropositato quantitativo di magia di cui disponeva.

Ginny guardò Luna, che a sua volta la stava fissando, con decisione e la ferma intenzione di fermarla, anche violentemente, se avesse osato riprovare ad evocare il Fuoco. Il suo intervento aveva attirato l’attenzione, si sentiva addosso gli occhi di tutti, scioccati, increduli e un filo spaventati, alcuni. I suoi fratelli probabilmente stavano per farle un applauso, ma tutti gli altri non credeva sarebbero stati altrettanto bendisposti a mangiarsi per colazione, al posto di ciò che in quel momento Luna stava distribuendo, furetto arrostito.

'Se Fred e George non fossero così presi ad assicurarsi ogni cinque secondi del sorriso dell’altro, mi avrebbero chiesto di non bruciacchiarlo troppo, perché lo preferiscono al sangue. Due bambini, ecco cosa sono.'

Nonostante le parole fossero urtanti, persino i suoi pensieri sorrisero mentre pensava di nuovo a loro due al plurale, come due al posto di uno.
Accantonò il pensiero dei suoi adorati fratelli, al momento aveva già abbastanza grane senza aggiungere altri pensieri che, inevitabilmente, l’avrebbero portata a ricordare un periodo che avrebbe tanto voluto cancellare. Ci sarebbe stato tempo per ricordare una ferita che Hermione aveva ricucito.
E parlando di grane…
…Hermione non si era ancora svegliata.


Harry aveva assistito al diverbio silenzioso avvenuto tra Luna e Ginny, come tutti, ma non capiva come mai fosse scoppiato. Aveva notato con la coda dell’occhio un lingua di fiamme, poi aveva fatto appena in tempo a voltarsi che l’Aria aveva soffocato quelle fiamme, e quasi anche Ginny. Aveva avuto paura, per un istante, prima di rendersi conto che Luna aveva difeso Malfoy da un attacco della sua ex.
'Il mondo sta girando al contrario.'
Harry non si riteneva uno stupido, ma in quel momento decisamente ci si sentiva: che diavolo stava succedendo?
Luna gli mise di fianco caffè e brioche per due, sorridendo nel suo solito modo svagato, solo gli occhi nascosti come dietro un velo rivelavano quanto ancora non stesse bene, nonostante il miglioramento rispetto ai primi giorni fosse palese.
La ringraziò sorridendole e afferrandole la mano per un istante, facendole capire che, se voleva, poteva parlare del suo problema, qualsiasi esso fosse.
Il leggero stiramento di labbra e le spalle più rilassate urlavano 'grazie', ma l’istintivo passo indietro era ancora più assordante con il suo netto 'non voglio'.
Harry sospirò. Si sentiva davvero impotente. Ginny e Draco erano stati sul punto di perdere il controllo in quei giorni, Luna stava male ma non voleva parlarne, ed Hermione non si era ancora svegliata, maledizione! Una volta sveglia, avrebbe anche dovuto parlare di quella faccenda della Creatura. Ricordare un’altra volta non l’avrebbe di certo aiutata. Forse poteva spiegare lui, almeno la parte più generale… forse poteva aiutarla.
Non pensò minimamente al fatto che si sarebbe sentita surclassata o denigrata per la sua debolezza, perché di certo lui non intendeva nessuna delle due: voleva solo esserle di supporto, per evitarle di nuovo i ricordi dolorosi che si era sforzata di tirare fuori per piegare a lui per primo, nonostante non fosse direttamente coinvolto, tutta la faccenda.
Prima di spiegare però, voleva almeno dichiarare chiusa la questione che era aleggiata su di loro fino a quel momento, ora che la colazione era stata finita e tutti si erano dati una calmata.
-Molto bene, ora che nessuno sta cercando di ammazzare nessuno, che ne dite di dare qualche spiegazione?-
Tutti si girarono verso di lui, che per l’occasione sfoggiava il suo sorriso più incoraggiante e determinato. Delle spiegazioni erano d’obbligo, in ogni caso.
-Allora, cominciamo dalle basi direi. Portatori, vicino a me, grazie!- sebbene confusi, i quattro obbedirono senza protestare.
Tutti gli altri presenti nella stanza li guardavano un po’ allucinati, ma attenti, contenti di avere finalmente dei chiarimenti.
-Loro quattro sono i Portatori degli Elementi, ed insieme a Hermione, l’Ultima Creatura, dovranno vincere la guerra che è alle porte, perché gli unici a potersi opporre a questo nuovo nemico sono proprio loro cinque. Hermione mi ha accennato alla presenza di un Quinto compagno di viaggio, ma non so molto altro in merito, a parte che non si tratta di un Portatore canonico, bensì di una specie di jolly che nelle precedenti novantanove Guerre delle Creature non è mai apparso. Hermione è la centesima Creatura, e secondo una leggenda, l’Ultima. Tutto chiaro fin qui?-
Le facce sorprese furono molto eloquenti.
-Harry, caro, ma come è possibile? Credo che quasi tutti qui sappiano dell’esistenza dei Portatori, perlomeno della loro possibile esistenza, nonostante siano estremamente rari, ma… cos’è precisamente una Creatura?- sua madre aveva posto il quesito più o meno di tutti i presenti, persino dei quattro alle sue spalle, che ora gli si misero di fronte come tutti gli altri. Gli occhi quasi inquisitori di tutti lo fecero spostare inconsciamente davanti ad Hermione, ancora svenuta e ignara di ciò che accadeva intorno a lei.
Harry sorrise a sua madre, nervoso, ma quando lei gli fece un incoraggiamento a mezze labbra, continuò a spiegare senza più tentennamenti.
-Sentite, ho deciso di raccontare io la storia di Hermione perché al momento è svenuta, e riviverla non avrebbe altro senso che farla stare male, io la so già quindi ve la racconto io. Sarà un po’ complicato quindi le domande alla fine.
Voi tutti sapete che Hermione è una Nata Babbana, no? Dimenticatelo, non lo è.-
I versi scioccati di metà dei presenti lo fecero sorridere. Anche lui era rimasto interdetto quando lei glielo aveva spiegato…

FLASH BACK

-…cosa significa che non sei una Nata Babbana?- sentiva la sua bocca spalancarsi senza che lui lo volesse, ma non poteva evitarlo. La sorpresa era stata troppa. Aveva avuto per lo meno il merito di far ridacchiare Hermione, che fino a pochi istanti prima era tesa come una corda di violino.
-Ti ricordi quando ti ho raccontato del fatto che la mia vera madre mi ha lasciata da papà appena nata, lasciandoci senza una spiegazione?- un cenno di assenso le bastò per continuare la sua storia. Quella vera. –Ebbene, ti ricordi anche quando ti ho raccontato di come è andata quando sono andata in Australia per riprendermi mio padre e Jane?- altro assenso da parte sua, un sospiro di lei. –Ecco, non ti ho esattamente mentito, ma decisamente ho mancato di proposito diversi particolari. Quando sono arrivata, è vero che mio padre mi ha riconosciuta subito facendo sciogliere il mio incantesimo, ma il resto te l’ho raccontato in modo distorto- l’aveva scrutato in cerca di rabbia o delusione, ma non era certo quello che provava. Era solo stupito del fatto che gli avesse mentito, ma doveva aver avuto le sue buone ragioni, e poi ora si stava confidando spontaneamente. La sua espressione rilassata ma attenta bastò come incentivo probabilmente, perché riprese a raccontare.
-Gli ho spiegato quello che avevo fatto per proteggerli, e quando non riuscii a togliere l’incantesimo a Jane, si arrabbiò moltissimo. Disse che anche se ne avevo il potere, non avevo il diritto di giocare con le loro menti, e che se era così che usavo ciò che sapevo fare, non osava immaginare cosa avrei potuto fare una volta ottenuto più potere. Disse che somigliavo terribilmente a mio padre, che giocavo con le persone proprio come lui…-
-Come sarebbe a dire tuo padre? Ma non… cioè, non è lui…-
-Sono rimasta incredula anch’io. Non capivo cosa intendesse con il potere, un altro padre, il giocare con la gente… non capivo nulla ed ero ferita dalle sue parole e triste perché Jane non rispondeva al mio incantesimo, quindi…- chiuse gli occhi, la sua Hermione, per non mostrare i solchi di sofferenza che la sua famiglia le aveva creato.
Non voleva forzarla a continuare, capiva che si trovava ad un punto di non ritorno, per cui la strinse a sé. Quando e se avesse voluto continuare, l’avrebbe fatto da sé. Non piangeva, lei: assomigliava molto a Ginny, in questo, erano due donne molto forti. Fu quello il primo istante in cui desiderò baciarla, proprio come aveva fatto più di un anno prima con Ginny dopo aver avuto lo stesso pensiero.
La voce di lei lo distrasse appena in tempo da quei pensieri.
-Sono scoppiata. Qualcosa dentro di me è imploso, ed ha lasciato uscire tanta di quella magia, Harry, che tu non immagini. Non era magia distruttiva, non ho ferito nessuno grazie a Morgana, ma era così tanta… mi sono spaventata, un sacco. E anche papà. Ma io ero… mi sentivo come dopo un lungo sonno ristoratore, come se non fossi mai stata così bene in vita mia, nonostante la situazione. Sai, la magia che mi è uscita spontanea aveva preso un colore così bello, che io ho potuto solo guardarla ammirata, senza neppure pensare di fermarla. Ora so che nemmeno avrei potuto, ma comunque… capisci, ho rischiato un sacco!-
-Ma perché dici di aver rischiato?-
-La magia era verde, Harry. Ti dice nulla? Per questo anche ero spaventata, ma ugualmente non ho fatto nulla.-
-Hermione, l’hai detto tu stessa che non avresti potuto fare nulla. Ma se dici che ti sei spaventata, perché ti sei incantata a guardarla? In che senso aveva un bel colore?-
-Non era il verde dell’Avada Kedavra, Harry, assomigliava di più a … - non credeva di averla mai vista così rossa in viso, per cui decise di salvarla dall’imbarazzo spronandola a continuare a raccontare. Lo guardò riconoscente, e riprese a parlare.
-Dicevo, quello scoppio ha spaventato me e papà, il quale dopo essersi assicurato di non essersi fatto niente e che Jane fosse ancora solo addormentata mi guardò davvero male, arrabbiato come mai, ma anche triste. Mi ha detto che dovevamo tornare nella nostra vecchia casa, perché doveva prendere una cosa da mostrarmi. Mi smaterializzai con lui, che dopo aver sollevato un’asse del pavimento di camera sua, riemerse con una scatola. Dentro c’era l'abitino azzurro con cui mia madre mi aveva vestita prima di lasciarmi a lui, e due lettere. Una era indirizzata a lui, era aperta, l’altra era indirizzata a me, ancora sigillata. Non capivo cosa stesse succedendo, e quando lui mi porse la sua lettera, la presi e quasi meccanicamente mi misi a leggerla. Era di mia madre: diceva di perdonarla, se poteva, e di prendersi cura di me. Sai che è stata lei a scegliere il mio nome? Scrisse proprio così, ‘proteggi la mia Hermione come se fosse tua. Sarà speciale come il suo nome’. Continuava dicendo che l’aveva amato davvero, ma che non sarebbe potuta andare altrimenti per loro due. Dopo averla letta, ero più confusa che mai. Papà allora mi fece sedere e mi spiegò che lui e mia madre si erano appena sposati, quando lei conobbe quell’uomo: il mio vero padre. Disse che tante volte aveva chiesto a lei perché stesse sempre con lui, ma l’unica risposta che ottenne fu ‘non posso fare altrimenti, spero che prima o poi capirai’. Quando lei rimase incinta, ritenne giusto dirgli che il bambino non era suo. Mio padre gridò, spaccò dei mobili, e se ne andò di casa. Quando nacqui io, lei si presentò alla sua porta, dicendogli che lei non poteva crescermi, che il patto era stato chiaro e non poteva sfuggirgli. Lo pregò di tenermi con lui, facendomi credere di essere sua figlia. Lo avvertì che io non ero come le altre bambine, ero destinata a fare grandi cose, di non spaventarsi e di prepararsi a lasciarmi percorrere la mia strada, perché io avrei saputo cosa fare una volta diventata maggiorenne, quando il potere che c’era in serbo per me mi avrebbe reclamata con uno scoppio di magia. Mio padre la prese per pazza, ma dopo avergli detto quelle cose, lei sparì senza lasciare traccia. Lui decise di tenermi con sé, decretando che la sua ormai ex moglie, Irine, era impazzita e aveva parlato delirando. Poco dopo conobbe Jane, e lei mi fece da madre, non facendo mai pesare né a me né a lui che io non fossi sua. Solo che a quanto pare, non sono nemmeno di papà. Nemmeno Jane lo sa. Del resto, sono la fotocopia di Irine, a quanto dice papà. Cioè, quello che credevo il mio papà.-
Aveva parlato e raccontato per oltre un’ora e si sentiva la gola secca e il fiato mozzo. Non era una bella sensazione.
Harry aveva trattenuto il respiro, era sorpreso e triste, ma la sua presa non aveva vacillato un solo istante. Aveva lasciato a Hermione il tempo di riprendersi, prima che continuasse con le sue spiegazioni.
-Sai, ho fatto fatica ad accettare, e a credere che fosse vero. Lui pareva stanco e sfibrato quanto me. Mi ha porto la lettera indirizzata a me, e io non ho potuto fare altro che aprirla e leggerla. Era di Irine. Mi ha spiegato che quando conobbe Michael, così si faceva chiamare il mio vero padre, lei ne fu subito attratta. Mi ha scritto di quanto lo trovasse affascinante e irresistibile, e di come nonostante amasse Robert, suo marito, amava altrettanto e anche di più Michael. Mi ha rassicurata dicendo che ero il frutto di un amore, e mi ha chiesto di perdonarla per avermi abbandonato. Non poteva prendersi cura di me, e me ne ha spiegato il motivo: il mio vero padre non era umano, né babbano, né magico. Era qualcosa di talmente raro che il mondo non ne conserva memoria: era un Incarnato.
Quando ce n’è necessità, quando il mondo si trova sull’orlo del collasso, il Destino riporta temporaneamente in vita un uomo che prima di morire aveva pregato per l’anima della sua amata. Il Destino è solito far reincarnare una sola delle Anime Gemelle, forse per sadismo, chi lo sa. L’Incarnato è appunto l’Anima Gemella di un’altra anima che si è già reincarnata: non so il motivo, ma l’Incarnato è sempre l’uomo. La donna destinatagli non può resistergli, nessuno al mondo può resistere al richiamo della propria Anima Gemella. L’Incarnato gira il mondo fino ad incontrarla, e quando ciò accade dalla loro unione nasce una bambina, che viene chiamata Creatura. Subito dopo, l’Incarnato torna al posto che gli appartiene, ovvero il nulla cosmico. E dopo aver partorito, anche la madre fa la sua stessa fine. Lei mi ha scritto che era stato Michael a raccontarglielo, sbloccando in lei i ricordi della loro vita precedente. Mi ha scritto che pur di averlo con sé, anche solo per poco tempo, anche a costo di disperdersi nel nulla subito dopo avermi partorita, era disposta a tutto, e avrebbe accettato quelle condizioni col sorriso. Ha scritto ‘anche se per poco tempo, ho riavuto lui. Anche se non ti conosceremo mai, abbiamo avuto te. Cosa al mondo è più grande dell’amore di una famiglia? Ti prego di capire, e di odiarmi, odiarci, un po’ di meno, dopo che avrai letto le nostre ragioni.’ Io non riesco a odiarla. Mi ha condannata ad una vita senza la mia vera famiglia, ma non è stata colpa sua. Papà odia il mio vero padre perché gli ha portato via Irine, ma non sa che loro erano Anime Gemelle, non sa nulla di questa assurda faccenda di reincarnazione, e mia madre mi ha pregata di non dirglielo. E io sono d’accordo con lei. Sarebbe peggio per lui sapere di essere stato amato, anche se non abbastanza, piuttosto che credere alla verità: di aver perso mia madre, che è morta poco dopo avermi messa al mondo, per… un capriccio del Destino. Le Anime Gemelle non possono resistere al richiamo l’una dell’altra. Semplicemente, non possono.
Io sono la centesima, l’Ultima Creatura del Destino. Queste Creature nel corso dei secoli si sono succedute in momenti di grave crisi, e con l’aiuto dei Portatori hanno deciso le sorti dell’umanità intera. C’è una guerra da combattere anche adesso, e io sono la sola che la può fermare. Io, e i Portatori. E il Quinto: non è un Portatore, ma mia madre ha scritto che il Destino, più o meno il Padre di tutte noi Creature, mi ha riservato un compito speciale. Visto che io sono l’Ultima della mia specie, e il mio compito è particolarmente difficile, mi ha assegnato… un jolly, se così si può dire: è qualcuno che mi aiuterà nel mio compito, più dei Portatori, e mia madre ha scritto di fidarmi ciecamente di lui, perché sarà la mia salvezza. Come io sono la più potente Creatura mai esistita, perché sommo in me il potere ed i ricordi delle novantanove sorelle che mi hanno preceduta, così anche il nostro millenario nemico è più forte. Siamo alla resa dei conti finale, e chi vincerà potrà decidere del futuro di tutto il mondo… per sempre. Sarà il Quinto a determinare la mia vittoria, così ha detto mia madre.
Dopo aver letto la verità, la mia mente era come bloccata. Non riuscivo a fare alcun pensiero coerente. Almeno, fino a quando mio padre mi ha detto che non ce la faceva più, che anche io ho distrutto la nostra famiglia come mia madre e il mio vero padre avevano fatto a loro tempo, e mi ha chiesto di rimandarlo da Jane, e poi di andarmene. Non voleva più vedermi o parlarmi, così ha detto. Se mai, sarà lui a contattarmi. Non l’ho più sentito da allora.-
Harry stava rielaborando tutto ciò che aveva detto Hermione, cercando di mettere in ordine tutto ciò che aveva saputo, ma non era facile: non era una storia semplice, e il profumo di Hermione di certo non lo aiutava a mantenere la calma…
-Herm, quindi… la tua famiglia è… e poi, la guerra… è per questo che devi andartene? Ma contro chi devi combattere? Vengo con te, non ti lascio sola! Aspetta, cosa sono i Portatori? Mi suona familiare… -
-Harry, respira; ora ti spiego il resto, se ti calmi.-

FINE FLASH BACK

Harry si trovò in una situazione simile: erano tutti sconvolti per la storia familiare di Hermione, c’era chi era ammutolito, chi balbettava frasi sconnesse e chi, invece, urlava la propria incredulità.
Forse fu il baccano, o forse era semplicemente in grado di percepire la sua difficoltà anche nel sonno, tutto poteva essere con quella strega, ma qualunque fosse la causa, Hermione scelse quel momento per svegliarsi.
-Potreste abbassare la voce, per favore?-
Tutti si bloccarono, meravigliati e felici che finalmente avesse riaperto gli occhi. Il suo moretto preferito si girò di scatto verso di lei, sorridendo in modo accecante. Già appena sveglia le sue funzioni cerebrali erano lente, se poi ci si metteva anche lui…
'Eh no, così non vale. Sono svantaggiata.'
Cercò di ricordare cosa fosse successo, ma Harry la conosceva bene e le venne subito in aiuto, facendola sedere delicatamente.
-Sei svenuta dopo essere stata attaccata, ma non si trattava di magia oscura, il professor Piton ce l’ha assicurato. Dovevamo delle spiegazioni, per cui, beh, mi sono preso la libertà di raccontare io la tua storia familiare, così devi limitarti a spiegare sella guerra senza rievocare particolari spiacevoli… non volevo scavalcarti, io… volevo rendermi utile, ecco…- il sussurro prima sicuro e poi leggermente intimidito di Harry la fece sorridere di riflesso: non sarebbe cambiato mai.
'E meno male, è perfetto così com’è. Per me, di sicuro.'
-Tranquillo, Harry. Mi fa piacere che tu mi abbia aiutata. In effetti, sono contenta di non dover spiegare tutto da capo.-
I suoi ringraziamenti furono accolti da un palese respiro di sollievo. Ma c’erano altre cose di cui discutere in quel momento, a parte loro due.
La stavano fissando tutti. Era troppo coinvolta per capire cosa ne pensassero, e non riuscì a credere alla sua empatia quando la informò che lì dentro, per lei, c’era solo affetto e rispetto, ammantate da appena un po’ di curiosità e confusione.
Luna fu la prima a palesarsi: -Hermione, io ti ho già detto che ti seguirò ovunque nella tua missione contro il tuo nemico. Sono anni che vengo addestrata per questo, ancora prima di conoscere la ragazza forte e l’amica preziosa che sei, già avevo deciso di vincolare la mia vita alla tua nel momento in cui tu mi avessi trovata. Ebbene ora che so che sei tu, ho una ragione in più per combattere: non è più solo la tua missione, la nostra guerra, in quanto Portatori e Creatura: tu sei mia amica, e ti proteggerò e aiuterò perché tu sei Hermione- detto questo, si mise in ginocchio davanti a lei e si sbottonò la camicia; Harry, rosso come un pomodoro, si girò dall’altra parte, ma quando sentì l’urlo soffocato di Hermione si rigirò: stava fissando il petto di Luna, all’altezza del cuore, fin dove aveva aperto la camicia. Si azzardò a guardar anche lui, convinto che a quell’altezza non ci sarebbero stati problemi di… imbarazzanti visioni.
Dimenticò l’imbarazzo però quando vide la cicatrice di lei: sembrava appena fatta, come la sua sulla fronte, aveva solo una forma diversa, invece di una saetta sembravano tre sbuffi d’aria.

-Me la sono fatta quando mia madre è morta. Mi ha protetta con il suo corpo dall’esplosione che le tolse la vita. Questo è l’unico segno che riportai: il segno del suo amore e della sua protezione. Lei era una Portatrice dell’Aria, e contro ogni tradizione, lo sono anche io. Io nacqui con lei ancora viva, e lei non morì quando sono nata: mi insegnò fin dai primi anni di vita i segreti delle Portatrici dell'Aria, della loro capacità di vedere il passato e attraverso il Velo, venendo a conoscenza di cose che il mondo non può conoscere, ma nemmeno dimenticare. Noi siamo i ricordi di fatti che molti preferiscono ignorare, ma lei mi ha insegnato a non avere paura e a guardare il mondo fin nelle sue più profonde oscurità, anche se faceva male, perchè vedendone le ombre, la sua luce sarebbe brillata più fulgida. Grazie alla sua protezione ed al suo amore, quando lei morì ebbi accesso ai miei poteri, più forti del normale, in quanto lei mi aveva già addestrata come Portatrice dell’Aria, narrandomi la storia delle Creature e del loro infelice destino. Parlai con molti fantasmi dell’ultimo strato del Velo, che mi narrarono dei loro dolori e delle loro gioie, e ho deciso che avrei fatto tutto ciò che sarebbe stato in mio potere per difendere gli altri e portare il sorriso dove non c’era la forza per farne uno. In questi anni ho atteso di conoscerti, cercando nel frattempo di fare del mio meglio per mantenere la promessa che feci sulla tomba di mia madre: sorridere ed essere forte- Luna fece una pausa, chiudendo per un istante gli occhi e ignorando tutte le persone dietro di lei. Doveva completare il Rituale di Fedeltà.
-Con te, potrò mantenere il mio proposito di difendere e riportare il sorriso. Permettimi di essere al tuo fianco nella missione a te destinata, e da me avrai fedeltà, amicizia, forza e sostegno.- Luna aveva pronunciato quelle parole fissando Hermione dritta negli occhi, chiedendole di accettarla come sua spalla nella missione di salare il mondo. Per lei, per sé stessa, per sua madre, per tutti quelli che avrebbe potuto salvare. Aveva un’idea fin troppo chiara di cosa era accaduto durante le Guerre delle Creature per prenderle alla leggera.
Hermione la guardò,  dimenticandosi temporaneamente di tutti i presenti, chiamò l’Aria dentro di sé facendo diventare i suoi occhi grigio tempesta e nebbia, lo stesso colore della Gemma dell’Aria che in quell’istante attivò l’Aria di Luna, mostrandole un altro paio di occhi grigi: si guardarono, in silenzio, poi Hermione pose il palmo sulla cicatrice di Luna, proprio dove aveva messo la Gemma diversi giorni prima, e spinse la sua Aria dentro la sua amica, la quale fece lo stesso con lei: si attorcigliarono, scambiandosi e fondendosi per creare una nuova Aria, più potente, che si spezzò per andare a risiedere una parte nel corpo di Luna, e l’altro in quello di Hermione. All’esterno non si era visto niente, ma la magia che era crepitata intorno a loro l’avevano sentita tutti.
Il Rituale di Fedeltà era stato completato.

Hermione tornò a guardare i suoi amici, decidendo che le ultime spiegazioni avevano aspettato anche troppo.
-Ho riportato in vita queste sette persone tramite il Rituale di Vita, una cerimonia che solo una Creature del Destino può compiere. Non ho potuto richiamare altri perché il tempo a disposizione  di appena ventiquattr’ore, e io posso riportare in vita solo coloro i quali sono stati strappati a questo mondo anzitempo rispetto alla data predetta da mio Padre, il Destino. Harry, tuo padre… era la sua ora. Ha deciso lui che quello era il momento e il modo di morire, proteggendo la sua famiglia. Mi dispiace tanto.-
Harry la guardò, triste, ma comprensivo. Aveva di nuovo sua madre e il suo padrino, senza contare tutti gli altri. Avere suo padre sarebbe stato il massimo, ma in quell’istante, si sentiva già troppo fortunato per desiderare qualcosa di più. Sapeva che era giusto così, e credeva ad Hermione quando diceva che non aveva potuto.
Hermione vide la calma accettazione e la felicità di Harry, e capì che, come al solito, l’aveva capita. Ora era più serena, anche gli altri non parevano arrabbiati.
-Il nostro nemico sarà subdolo, perciò, attenzione. Neville, Blaise, Regulus, dopo dovrò parlarvi in privato sulle vostre mansioni. Voi sette, dovrete attendere qualche giorno prima di rivelarvi al mondo, ma vi prometto che sistemerò tutto io per il vostro ritorno, dovrete solo avere un po’ di pazienza. Fidatevi di me.-
Tutti la guardavano fiduciosi, e questo le diede speranza. Poteva farcela, con il loro aiuto.
-Ora, l’identità del nemico è qualcosa di troppo complicato da spiegare, ma sappiate che sostanzialmente agisce sui legami di affetto tra le persone. Arriva a fare leva sulle debolezze umane per rivoltare l’ordine e usarlo per creare caos. La mia missione consiste nel viaggiare in tutto il mondo per impedire che ciò avvenga. L’unica difesa che avete sta nell’imparare i Patronus, la migliore protezione che esista contro la negatività: chi rimarrà, avrà il compito di consolidare il più possibile i legami esistenti, dovete fare in modo di rafforzarli cosicché funzionino da Patronus naturali. Le barriere di Hogwarts terranno per un po’, e l’unione che si sta creando dopo la guerra aiuterà ancora di più, ma purtroppo tutto ciò ha un limite: voi dovrete rimandare quel momento il più possibile: è compito mio e dei miei compagni eliminare la minaccia. Una volta tolta di mezzo, il clima di rabbia e indifferenza che rischierà di sopraffarci tutti scomparirà.-
Cercò di terminare il suo discorso senza guardare nessuno, troppo concentrata su ciò che aveva da dire per notare la determinazione che aleggiava sui visi del suo pubblico.
-Luna mi ha appena giurato fedeltà, con l’antico rito che le Creature svolgono dalla notte dei tempi. Ha giurato di seguirmi, aiutarmi ed essermi leale, fornendomi una motivazione di fiducia nei suoi confronti, in questo caso confidando il motivo per cui ha deciso di seguirmi in questa missione. Anche gli altri Portatori, se accettano, dovranno farlo.-
Quasi non fece in tempo a dirlo, che Ron, Ginny e Draco le si avvicinarono, porgendole fronte, mano e braccio in modo che compisse il rituale anche con loro. Si commosse, e ancora di più per le loro parole.
-Io sono sempre stato dalla tua parte, sei la migliore amica che io potessi desiderare, e non mi sorprendo di aver scambiato i nostri sentimenti per amore, né me ne pento. Poiché ti auguro un giorno di essere felice, perché voglio ricambiare per le svariate volte in cui mi hai salvato la vita, e perché non voglio mai più vedere innocenti rimanere orfani o famiglie distrutte, io ti giuro fedeltà, e da me avrai amicizia e lealtà incondizionate- con queste parole, la Terra decretò la sua alleanza.
-Ho sempre creduto nella tua forza e nella tua intelligenza. Ne sono stato invidioso, e di questo ti chiedo perdono. Ho fatto del mio meglio per cambiare e diventare una persona migliore, ma non ne ho avuto il tempo: la guerra ha preteso la mia presenza dal lato sbagliato, ma per proteggere mia madre ho accettato di seguire sentieri oscuri. Ma non ha mai avuto la mia fedeltà. Fin da prima della morte di Silente, ho iniziato a raccogliere informazioni e a passarle in maniera sicura e anonima all’Ordine della Fenice mediante il mio padrino. Non era molto, ma mi faceva sentire meglio, come se stessi cercando un modo per far capire a chi andava la mia lealtà.  Ora ho la possibilità di combattere al tuo fianco, dalla parte giusta, apertamente, dimostrando di essere una persona migliore. Per questo, perché sono in debito con te personalmente e perché sono convinto della tua bontà, io ti giuro fedeltà. Da me avrai l’amicizia che da sempre avrei voluto dimostrarti, lealtà e sostegno- l’Acqua purificò se stessa, e dimostrò la sua natura incontaminata giurandole fedeltà, al di là del loro passato.
-Hermione, tu sei la mia migliore amica. Ero una ragazzina insicura e ingenua quando mi hai conosciuta, eppure non ti sei fermata a questo e mi hai spronata a diventare più forte, a non arrendermi, a lottare per ottenere la felicità. Mi sei sempre stata accanto, hai protetto me e la mia famiglia, mi hai riportato mio fratello… perché la mia famiglia è in debito con te, per l’amicizia indissolubile che ci lega, per la giustizia che tu mi hai insegnato a perseguire, per questo e per molto altro io ti giuro fedeltà. Il Fuoco ti è amico, e posso prometterti che brucerà fin nelle fondamenta il mondo intero se questo dovesse rivoltartisi contro!-la passione che Ginny mise nel prometterle fedeltà era tipica di lei, per cui non se la prese perché aveva storpiato la formula, anzi: ne fu contenta. Abbracciò forte la sua amica, prendendole la mano e unendo il Fuoco che bruciava ardente in entrambe, mostrando loro il futuro: 


'un futuro di pace, dove tutti, o quasi, sarebbero vissuti  felici, e uniti da profondi legami d’affetto, amore e amicizia, troppo forti perché qualcuno non provasse a spezzarli… fallendo miseramente.'

 

Note:
Ciao a tutti! Capitolo lunghino, eh? Probabilmente ho problemi di connessione, perché il grassetto e il corsivo non mi vengono... mi sono arrangiata mettendo i pensieri e il flash bak evidenziati in altro modo, mi cuso per il casino... Sono contenta di aver postato questo capitolo, perché la prima parte, quella più statica diciamo, è finita, ora si parte all’avventura!
Non ho molto da dire, questo era il capitolo delle spiegazioni del resto, ciò che ancora non ho detto invece sarà chiaro prossimamente, non ho intenzione di lasciare cose in sospeso, se non vi è chiaro qualcosa chiedetemi pure! A me è piaciuto moltissimo spiegare la storia di Hermione… ve la aspettavate così? Spero di no, non so se c’è già qualcosa del genere sul dito, se sì chiedo venia, non l’ho fatto apposta!
Grazie di cuore a HikariMoon e Potter_92 per aver recensito.
Mi aspetto però più recensioni quando inizieranno le battaglie, va bene? Ci conto! Fa piacere vedere le visualizzazioni, ma sarebbe carino sentire i pareri di qualcun altro oltre che dei fedeli di questa storia che recensiscono spesso!
Ok, ora vi lascio alla lettura, spero piacevole. Un bacio a tutti, alla prossima!
Flos Ignis

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Capitolo 14
*** Capitolo 13. Felicità ***


FELICITà
Il Coraggio che porta l'Amore porta anche la Felicità.
Esiste il rovescio della medaglia …e dove c’è stato il dolore, con un semplice gesto, puoi trovare la gioia.

 

Ronald sbuffò per la cinquantesima volta in quel minuto. Era passata una settimana dalla ‘Grande Rivelazione di Hermione’ come la chiamavano i gemelli, e da allora non avevano avuto un attimo di tregua. La sua quasi-ex-migliore-amica aveva concesso loro il resto della giornata da trascorrere con i loro cari, trascinandosi dietro solo Neville, Zabini e il fratellino di Sirius, che però era ricomparso nel pomeriggio inoltrato, al contrario degli altri. Hermione aveva avuto il suo bel daffare a tenere a bada le domande incuriosite di tutti su quali compiti avesse affidato alla coppia più improbabile che mente di mago o strega avesse mai concepito – cioè, Neville con quel Serpeverde? - ; sapeva che lei era diventata all’incirca amica con quella serpe mora, ma ce ne passava da qui a fidarsi ciecamente di lui, per una cosa apparentemente importantissima, e da fare con Neville, tanto per aggiungere pepe alla pozione.

Comunque, parte del mistero si era risolto da solo il giorno dopo: Neville era sceso a colazione con un ritardo astronomico, ma la sua faccia tanto palesemente felice aveva scioccato quei pochi coraggiosi che erano in grado di collegare due neuroni in croce a quell’ora indecentemente mattiniera -almeno a parer suo: Hermione era sempre misteriosamente arzilla e attiva come un grillo già alle otto del mattino . Il suo amico aveva scrutato la stanza per un istante, non soffermandosi troppo su nessuno in particolare, fino a che non vide la sua amica: le corse incontro e la abbracciò con un tale impeto che le fece rovesciare l’intero bricco di thè bollente che aveva in mano, urlandole all’orecchio un capitale ‘grazie’ che se non l’aveva assordata era stato per puro miracolo.

'Ma chi è stato così fortunato da beccarsi un litro e mezzo di thè extra caldo addosso? Io, che domande!'

Aveva passato i minuti successivi a riprendersi dal dolore accecante che l’aveva pervaso quando si era scottato quasi tutto il braccio destro e buona parte del busto. Luna era stata così gentile da spedire una brezza fredda a rinfrescarlo, e sospettava anche a guarirlo dalle scottature, visto che in seguito si era trovato semplicemente la pelle un po’ irritata e più arrossata del normale, ma nulla di così grave come aveva sospettato.
Dopo, Hermione e Neville si erano prodigati in mille scuse, soprattutto lui, che però manteneva ancora sul viso lo stesso sorrisone contento con cui era entrato in Sala Grande. Visto che Luna era stata tanto avventata – 'una grifondoro mancata, sicuramente!' – da curarlo con la magia dell’Aria davanti a gran parte del corpo studentesco, mezzo addormentato certo, ma comunque presente e percettivo alle magie potenti, che cavolo!, li aveva perdonati in fretta. Tanto, non gli faceva già più male.

'Devo trovare un modo per ringraziarla. È la seconda volta che mi cura in due settimane di scuola.'

Però gli era rimasta la curiosità di sapere perché Neville, di solito uno dei più lenti la mattina ad ingranare, sembrava sprizzare felicità ed energia e vita da ogni poro. Quando aveva domandato, Neville si era limitato a guardare impaziente Hermione, che gli sorrise e mandò uno dei suoi messaggi mentali all’intero gruppetto, dicendo di trovarsi subito fuori dalla Stanza delle Necessità in modo da fare in tempo ad andare a lezione. Era stata irremovibile su quello: dovevano mantenere le loro solite abitudini, fingere che tutto andasse normalmente fino a quando non fosse riuscita a ridare ai redivivi la loro identità in quel mondo. Non che riuscissero davvero a seguire le lezioni, ma comunque, contenta lei…

Il solito, insolito gruppo si ritrovò al punto prestabilito meno di dieci minuti dopo, con Malfoy che a giudicare da come la stava guardando le stava mandando diverse maledizioni in una qualche lingua morta che piaceva tanto ai Purosangue insegnare ai propri figli. Fu incredibile sentirsi solidali e compartecipi con Malfuretto, in quel momento persino lui si stava trattenendo a stento dal farle traballare il terreno sotto i piedi, giusto per vendicarsi un po’.

'È del tutto irrilevante il fatto che lei si limiterebbe ad alzare un sopracciglio per farmi smettere, mandandomi subito dopo contro una gran massa d’acqua facendomi quasi annegare per ripicca.'

Era una settimana che Hermione aveva preso ad allenare i quattro Portatori, ed ora che tutti sapevano del suo ruolo e della sua forza, non vedeva più motivo per nasconderla. Li massacrava per ore tutti i pomeriggi dopo le lezioni fino ad ora di cena, e subito dopo pretendeva altre tre ore di allenamento, prima di mandarli a riposare. Nonostante fosse sola contro quattro, chissà perché, a fine giornata era l’unica che oltre ad un lieve affanno e un gran sonno, non riportava altri danni, a differenza loro che si ritrovavano il corpo cosparso di ematomi e tagli, senza contare l’enorme fatica fisica. Luna stava rispondendo meglio di loro, per sua stessa ammissione era già abituata ad allenamenti di quel genere, ma anche lei risentiva della forza che doveva mettere per contrastare quella furia scatenata che era la sua migliore amica.
Agli allenamenti, non mancavano mai né Harry, ne i redivivi. In effetti, poteva capire che, costretti nella Stanza delle Necessità tutto il giorno, si annoiassero parecchio: quegli allenamenti erano un modo per distrarsi e chiedere maggiori delucidazioni ad Hermione su alcune parti della sua storia poco chiare, o magari quelle più interessanti. Perché sì, oltre a tenere testa a quattro Portatori insieme senza ricavarne nemmeno un graffio, riusciva anche a trovate tempo e fiato per rispondere alle domande di tutti, ancora molto frequenti nonostante fosse una settimana che la riccia non facesse altro che ripetere o chiarire qualsiasi cosa volessero. La sua pazienza sarebbe stata ammirevole, se non l’avesse vista allenarsi: urlava le giuste istruzioni, condite di coloriti insulti tra l’altro, ad ogni loro minimo errore, scattava con bordate di fuoco ogni qual volta Draco non riusciva a produrre dal nulla un’ondata col suo Elemento, oppure scatenava un uragano di folate di vento tagliente per costringere lui ad innalzare un muro di rocce abbastanza resistente da difendersi. Con Ginny e Luna era un poco meno violenta, ma anche con loro non scherzava.
Poteva capire però perché fosse così nervosa. Cioè, almeno in parte: oltre ad addestrare loro e coordinare i Sette, come ormai li chiamavano, a fare ricerche su argomenti sempre diversi chiedendo alla Stanza di far apparire libri e documenti, doveva anche frequentare le lezioni, pressare il Ministero per alcune procedure necessarie per far tornare ufficialmente in quel mondo i suoi ‘ospiti’, allenarsi lei stessa con magie che gli facevano sinceramente venire la pelle d’oca… non aveva quasi il tempo di respirare, in effetti.

Per circa la miliardesima volta si chiese come miseriaccia facesse la sua amica a fare tutte quelle cose insieme. Era come se fosse in du…
-Miseriaccia Herm! Avrai mica ricominciato ad utilizzare la tua Giratempo, spero!?-
Per fortuna erano già entrati in quella che ormai era diventata la loro base operativa, la Stanza Va-e-Vieni, o probabilmente avrebbe fatto sapere a tutta la scuola che la sua amica si era riappropriata della Giratempo che la McGranitt le aveva donato al loro Terzo anno. Alla fine della guerra, la nuova preside gliela aveva restituita come segno di ringraziamento e, nonostante non glielo avesse esplicitato, come pegno di una proposta che Hermione ancora non si era decisa ad accettare.
-Urlalo ancora un po’, Ronald, non ti hanno sentito bene a Londra-
-Scusa Herm, ma con tutto quello che fai il sospetto mi è sorto spontaneo!-
-E se fosse?-
Nessuno del gruppo perse più di due secondi ad ascoltare il bisticcio ormai abitudinario dei due ex, anche se Harry ponderò, almeno per un istante, di fare da paciere, tanto per non dimenticare le vecchie abitudini. Il richiamo dolce di sua madre e quello esagitato di Sirius però lo fecero desistere quasi subito.
-Harry, come mai qui? Non dovreste essere a lezione? Non ci sono stati problemi, vero? Avete delle novità per noi? Ehi, ma ci siete proprio tutti! Avanti, dimmi cosa è successo- i singulti soffocati che provenivano da Lunastorta alle sue spalle e il sorrisetto divertito che fece brillare gli occhi verdi di Lily Evans facevano ben intendere quanto i due fossero abituati a scenate semi-isteriche come quella, ma anche che ne fossero sempre, estremamente divertiti.
-Sirius, rilassati. Neville deve dirci una cosa ed Hermione ci ha convocati tutti quanti per farcelo sapere- Harry diede un rapido sguardo in giro: Remus e Tonks stavano come al solito coccolando Teddy sotto gli occhi amorevoli di Andromeda Tonks, la quale esibiva un’espressione così felice che si sarebbe detta dimentica degli ultimi quattro mesi di perdite. Ogni tanto la vedeva scoccare delle occhiate indecifrabili alla madre di Draco, che a tempi alterni la osservava a sua volta.

Quando non era con Harry, Sirius scherzava e richiamava alla memori i tempi dei Malandrini insieme a Remus, ma la maggior parte del tempo lo passava con Regulus. Avevano però avuto prima bisogno di una lunga, e a tratti difficoltosa, chiacchierata pacificatrice tra fratelli. Harry ricordava benissimo i toni soavi con cui i due si erano insultati e scagliati addosso incantesimi in una stanza laterale fatta appositamente apparire. Avevano passato quasi quattro ore, il lunedì precedente, a bestemmiarsi dietro, tra un’imprecazione a Merlino e un’invocazione alla santa pazienza rimasta inascoltata. Nonostante l’ora tarda, Harry doveva ammettere di essersi divertito un mondo a ridacchiare alle fantasiose e irripetibilmente volgari imprecazioni del suo padrino e del di lui fratello; certo, all’inizio aveva avuto paura che si ammazzassero davvero, in fondo avevano vent’anni di rancori e faide da risolvere e seppellire, ma quando Lily lo aveva rassicurato, dicendogli che finchè Felpato urlava allora stava bene, si era semplicemente concentrato su altro, pur prestando orecchio a quelle urla che divenivano sempre più cruente promesse di morte e tortura.

In compenso, non credeva di aver mai visto Fred e George più felici di così. Erano sempre stati due burloni di primissima classe, ma quella luce nei loro occhi era tanto calda da cancellare i quattro mesi di separazione. Stavano già progettando e sperimentando dei prototipi di una certa Cioccolata Blu, che faceva diventare blu la pelle di chi la mangiava. Inutile dire che metà dei presenti li aveva guardati disgustati, mentre l’altra metà incuriosita e divertita. Incredibilmente, Hermione era tra questi ultimi e Ginny nei primi.
Eppure, dopo tutto quello che gli era capitato di vedere in anni di magia, avrebbe già dovuto saperlo: mai dare nulla per scontato. Lì però si stava esagerando.
-Mamma, credi che adesso vedremo Sirius sbaciucchiarsi con il professor Piton?-
Lei fece una faccia strana, a metà tra lo scioccato e il disgustato, che gli provocò una risatina: l’immagine che aveva evocato era effettivamente divertente e disgustosa al tempo stesso. Insomma, Sirius e Piton insieme! Non che due uomini non abbiano il diritto di stare insieme, ma decisamente quei due sarebbero stati la coppia peggio assortita nella storia.
-Harry, ti prego, non dirlo MAI più. Sarebbe come mettere insieme olio e ketchup. Impensabile e disgustoso. Severus gli metterebbe del veleno nel Whisky Incendiario dopo appena due minuti, e Sirius gli staccherebbe il collo a morsi trasformato in Felpato-
Harry rise più forte questa volta: sua madre aveva reso benissimo i caratteri e la reciproca antipatia dei due uomini. Sirius nel frattempo si era avvicinato con un sorrisone accecante da 40 KW stampato in faccia, ponendogli un braccio sulle spalle e mandando un bacio in punta di dita alla sua amica Lily.
-State parlando di me?-
-Sir, razza di cane troppo cresciuto, il mondo non gira intorno a te-
-Mia cara Evans, tu invece dovresti ormai sapere che la gente non può fare a meno di parlare di me. È un dato di fatto-
Da come lei drizzò le spalle e prese fiato,  Harry dedusse che stesse partendo per una delle sue solite prediche. La conosceva da appena una settimana, ma quando non era occupata a stare con lui a parlare e conoscersi o con Piton, che tra parentesi sembrava lo stesse evitando come la peste, sua madre si metteva a bisticciare con Sirius. Era diventata una scena talmente abituale che nessuno ci fece caso.
'Assomigliano un sacco a Hermione e Ron quando fanno così.'
Ora che ci rifletteva, sua madre assomigliava molto a Hermione. Il pensiero gli fece arrossare inspiegabilmente le guance.
-Ascoltatemi! Devo darvi due belle notizie, per cui datemi un minuto d’attenzione-
Vide tutto il gruppo girarsi verso Hermione, che aveva attirato l’attenzione di tutti salendo su una sedia, per vederli meglio.
-Ho approfittato della bella notizia di Neville per richiamarvi tutti, ve lo avrei detto comunque questa sera stessa. Per prima cosa, sono felice di dirvi che Frank e Alice Paciock sono guariti, e tra un paio di settimane potranno essere dimessi dal San Mungo!-
La felicità che aleggiava in quella stanza era tanta che poteva essere respirata.
-Ma com’è possibile?-
-Quando ho riportato in vita loro, ne ho approfittato per creare una pozione in grado di curare i genitori di Neville. Ho solo unito ad una Pozione RicreaCellule un frammento di Aria e uno di Fuoco di Vita, poi l’ho somministrata ai genitori di Neville dopo essere stata l’altro giorno al Ministero…-
-Herm, quand’è che sei andata al Ministero?-
-Ecco… Ron, ti ricordi quello di cui parlavamo prima? Ho pensato che siccome è di nuovo al mio collo, tanto valeva sfruttarla...-
-Ma ti ricordi com’eri al terzo anno!? Dico, te lo ricordi o no? Eri sempre stanca, più irritabile di un ippogrifo davanti a Malfoy, hai rischiato di impazzire ed ammalarti! Avevi detto di aver chiuso con le Giratempo!-
-Ronald Bilius Weasley, meglio conosciuto come Emerito Idiota, secondo te è più importante un po’ di stanchezza o la guarigione dei suoi genitori? Non potresti limitarti ad essere felice per il tuo amico?-
La sua ultima domanda retorica aveva fatto colpo, infatti Ron si era bloccato a metà di un respiro, facendo una faccia davvero molto buffa, e dimentico del suo poco velato insulto si era girato verso Neville per placcarlo in un abbraccio così serrato da sembrare quello di sua madre.
Hermione annuì soddisfatta, voltandosi poi con un piccolo sorriso incredulo verso Draco e Blaise.
Per Harry era difficile dire chi dei due esattamente stesse fissando, ma siccome non notava nulla di significativo lasciò perdere: stavano solo parlottando tra loro... solo che mentre lo facevano fissavano Neville e Ron ancora abbracciati. Chissà cosa l’empatia aveva rivelato ad Hermione…
'Non credo di voler sapere. Non so perché, ma credo sia meglio così.'
Va bene che ora lui e Draco erano diventati amici, ma il ghigno molto serpeverde che in quel momento rivolse ad uno stranamente stizzito Zabini lo preoccupava un filino. D'altronde, aveva passato anni a studiarlo per evitarsi una freccia nella schiena.
'Se si è degnato di rimettere su quella sua faccia da schiaffi, allora deve aver saputo qualcosa di particolarmente compromettente per qualcuno.
Quel qualcuno si troverà presto in un gran brutto guaio.'
Non sapeva ancora quanto ci fosse vicino e lontano al tempo stesso.

Hermione aveva ancora un annuncio da fare. Lasciò il tempo a tutti, persino agli adulti presenti che lo desideravano, di dire a Neville quanto fossero contenti per lui, ma aveva davvero tanta voglia di dare la seconda notizia. Era altrettanto bella, ed altrettanto meritevole di festeggiamenti. Persa la poca pazienza che le rimaneva – Ron aveva ragione, aveva usato la Giratempo per andare tutti i giorni al Ministero per sollecitare d’urgenza il caro Shackebolt, nuovo Primo Ministro, per quelle dannate autorizzazioni.
Non era facile far tornare improvvisamente in vita sette persone, se ne rendeva conto. La società magica avrebbe potuto rivoltarsi, pretendere di riavere indietro i propri cari, pensare che quella terribile guerra l’avessero combattuta come dei burattini senza essere informati sulle verità celate in essa: la gente non era pronta ad accogliere dei morti come nulla fosse.
Ragionandoci sopra, aveva concluso che non si poteva rivelare come e chi li avesse resuscitati. Sarebbe scoppiato il caos, e subito dopo la morbosa curiosità e persino la violenza, forse, dovuta all’invidia. Erano abbastanza nei guai anche senza grane in più.
-Ok ragazzi, lasciate respirare il mio amico, che se no me lo soffocate e qui c’è qualcuno che non perdonerebbe mai un tale affronto- l’espressione da saputella sul suo volto era tanto abituale che quasi nessuno se la prese, soprattutto visto che tutti si guardavano freneticamente intorno, in cerca di un chiarimento o forse del soggetto della sua ultima asserzione. In compenso, qualcuno lì rischiò l’infarto.
-Comunque, volevo parlarvi della vita dei Sette. Vi aveva promesso che avrei fatto del mio meglio per restituirvi una vita al di fuori di questa stanza, e credo di esserci riuscita. Il professor Piton, Regulus Black, Remus Lupin, Ninfadora Tonks e Fred Weasley non sono mai ufficialmente morti. Verrà rilasciata un’intervista alla Gazzetta e al Cavillo in cui un Medimago li dichiarerà come guariti da lesioni di guerra gravissime, che hanno messo in pericolo la loro vita fino ad ora, e che la loro morte era stata annunciata per sedare il desiderio di vendetta di alcuni Mangiamorte fuggitivi. Ovviamente, il Medimago è vincolato a dire solo ed esclusivamente ciò che io stessa gli dirò. L’ho messo sotto Imperio, dopodichè sarà Obliviato, e nessuno verrà a darvi noie di alcun tipo. Regulus, tu invece dovrai far finta di essere stato vivo e vegeto finora sotto la protezione di Voldemort, mentre facevi il doppio gioco per l’Ordine. Si penserà che il Signore Oscuro abbia solo inscenato la tua morte-
I sopracitati cinque erano evidentemente sollevati, ed Hermione si permise un sorriso sereno verso di loro. Si sentiva un pochino in colpa verso quel povero Medimago sotto il suo incantesimo, con l’unica colpa di essere un esperto di ControMaledizioni, ma in fondo lo faceva per i suoi amici, e poi non avrebbe subito alcun danno.
Nessuno pareva aver preso male la sua iniziativa comunque, per cui continuò un po’ più sollevata.
-Sirius, tu invece dovrai dire di essere tornato dal Velo. Ufficialmente, eri intrappolato nel mondo al di là di esso e sei qui, ora, perché Harry è riuscito a richiamarti con un Rituale creduto inesistente ma trovato negli archivi privati del Ministro. Schackebolt ha naturalmente accettato di reggerci il gioco. Esso è stato compiuto con il sangue di Regulus, il tuo parente più prossimo, Sirius, e tu sei così giovane per via della dimensione in cui eri intrappolato- Sirius aveva ascoltato attentamente la sua spiegazione, e ne parve molto soddisfatto. Si battè entusiasticamente il cinque con Remus, felici di poter tornare alla loro vita quasi come se non fosse stata interrotta. James non era più con loro e Codaliscia si era rivelato un bastardo traditore,  ma si sarebbero bastati a vicenda, come membri rimasti dei Malandrini. Probabilmente, avrebbero chiesto ad Harry di entrare nel gruppo, tanto per mantenere la tradizione, insieme a Ron, forse. O più probabilmente ai gemelli Weasley, tanto per mantenere l’indole goliardica intatta.
-Professor Piton, la sua giovinezza sarà attribuita ad una Pozione Ringiovanente che le hanno somministrato per sbaglio al San Mungo, che avrà effetti permanenti. Lily…- Hermione infine si voltò verso la mamma di Harry, la donna che con il suo estremo sacrificio aveva contrastato come nessuno mai i Mangiamorte e Voldemort proteggendo suo figlio con il suo immenso amore, colei che per orgoglio aveva condannato il suo migliore amico ad una vita di rimorsi e redenzione. Non sapeva quale delle due cose la colpisse maggiormente.
'Questa donna ha plasmato il corso della guerra. Harry ha ucciso Voldemort, e il professor Piton l’ha protetto ed aiutato facendo la spia. Tutto per lei, tutto grazie a lei. Lei è davvero la prova che l’Amore è la magia più potente di tutte, perché con il suo ha protetto Harry, e quello di Piton per lei ha fatto il resto.'
Anche se era morta, anche se non aveva combattuto molto a lungo o significativamente, anche se era solo una donna, solo una madre… era stata la protagonista della guerra. Aveva posto fine alla prima proteggendo Harry, e il fantasma di lei aveva fatto in modo che Harry potesse vincere la seconda con l’aiuto di Piton, il cui cuore non aveva mai smesso di battere per lei.
'Lily Evans Potter era stata davvero una grande donna.'
Ciò non le impediva di provare un leggero senso di biasimo per lei, visto che di certo una santa non era e se Piton aveva vissuto quello che aveva vissuto, era stato perché lei era stata talmente orgogliosa da non accettare le scuse che un amico le aveva rivolto, anni e anni prima, guardandola dal basso come un servitore guardava la sua regina. Una regina vendicativa e troppo orgogliosa.
'Benedetta sia l’Aria. Da quando ho visto il passato di Piton e tutto il dolore e l’amore che ha provato per lei per così tanto tempo, non posso evitare di capirlo e parteggiare istintivamente per lui.'
Non era stato piacevole vedere il passato di Piton, ma quando era andata nelle sue vecchie stanze per ricostruire quell’ala del castello, le memorie di chi vi aveva abitato tanto a lungo l’avevano sommersa. Aveva visto la sua doppia vita, la sofferenza, i rimorsi, e il filo del rasoio per quanto sottile fosse stato non aveva mai ceduto: c’era il ricordo di lei a sostenerlo.
'Forse dovrei parlarle privatamente di questo… Ogni tanto hanno parlato, da quando sono qui, ma c’è ancora il cosiddetto ‘elefante a pois’ in mezzo a loro. Non mi piace particolarmente intromettermi,  ed Harry potrebbe anche decidere di strozzarmi se faccio una cosa simile… ma diamine, anche lui ha ammesso di aver rivalutato Piton con i suoi ricordi!'
 -Lily, per te è diverso… tutti sanno troppo bene cosa accadde diciotto anni fa, e immagino che non te la senti di spacciarti per qualcun’altra tutta la vita. Quindi ecco cosa la gente saprà di te: prima di morire, hai lanciato una maledizione sulla tua anima: essa sarebbe rimasta legata ad Harry fino a quando Vldemort non fosse morto, in modo da proteggerlo sempre con quel frammento di te stessa che gli avresti lasciato. Dopo che è morto Riddle, la tua anima si è staccata da Harry ed è tornata in questo mondo, attirando l’attenzione di un Sensimago di mia conoscenza che confermerà il tutto, con uno degli Incanti Segreti della sua branca della magia ti ha ricreato un corpo e ti ha affidato alle cure del San Mungo, reparto Terapia Intensiva, e ci sei rimasta tanto perché la tua anima doveva adattarsi al nuovo corpo. Ecco spiegata anche la tua giovinezza: la tua anima era bloccata al momento in cui sei morta, il che non è esattamente una bugia.-
Lily la ringraziò calorosamente: quando la abbracciò, le disse di nuovo grazie, ma in un timido sussurro, infinitamente più vero di qualunque altro le avesse rivolto fino a quel momento. Le disse grazie, perchè avrebbe potuto essere di nuovo con suo figlio, anche di fronte al mondo intero.
E quello per Hermione era il ringraziamento migliore che potessero farle: far felice Harry.

Il resto della mattinata e di buona parte del pomeriggio passò velocemente. Il giorno successivo sarebbe uscito l’articolo, e tutto il mondo avrebbe saputo dei Sette.
Draco era ancora incredulo. Hermione si era rivelata molto più di quanto ognuno di loro avrebbe solo sognato di diventare, ma a lui era stato riservato un dono che gli avrebbe permesso di aiutarla, e gli stava benissimo così. Aveva sua madre, suo padre era rinchiuso ad Azkaban, il suo amato padrino era di nuovo con lui…
'Sono forte e ho i miei genitori. Lucius non è mio padre da un bel po’ di tempo, è sempre stato Sev il mio papà. Cos’altro potrei desiderare?'
Lo sguardo argenteo fu calamitato naturalmente da una chioma rossa che sedeva nel banco davanti a lui.
Ginevra era stata una scoperta in quella settimana. Prima e dopo gli allenamenti sfiancanti con Hermione si era ritrovato a parlare con lei, parlando di cose futili o della missione che avrebbero affrontato. Puntualmente però, sua madre gli scoccava un’occhiata severa e lui accorreva a salutarla. Lei aveva già iniziato a lavorare in collaborazione on Madama Chips –avrebbe davvero voluto sapere come la Granger fosse riuscita a convincere, non tanto la McGranitt, ma l’infermiera di ferro, a condividere il regno in cui governava come una tiranna- ma nel pomeriggio, assisteva sempre ai suoi allenamenti. Gli faceva piacere, ma il fastidio che sentiva in mezzo al petto quando si allontanava da quella rossa forza della natura non se ne andava fino a quando non tornava da suddetta Rossa. La volta che aveva azzardato a chiamarla così ad alta voce, lei l’aveva guardato così male che aveva creduto gli avrebbe appiccato di nuovo fuoco sulla camicia, ma gli occhi assurdamente incazzati di lei erano bastati come monito. Ora si limitava a pensarlo quel nomignolo che tanto gli piaceva.
Osservò con attenzione la schiena di Ginevra: il leggero alzarsi e abbassarsi della sua cassa toracica lo incantava, insieme a quei capelli lunghi e lisci che gli facevano pensare ad un mantello di fuoco. Possibile che fossero di quel colore perché aveva il Fuoco, pur Sigillato, dentro di lei? No, tutta la sua famiglia era rossa di capelli. Ma non erano rosso carota i suoi capelli, assomigliavano più al colore del sangue e delle fiamme.
Era così distratto dalla Rossa che ci mise un po’ a realizzare che l’orario di lezione fosse finito. Raccattò velocemente la sua roba e corse verso Ginny smanioso di restare un po’ con lei. Mise a tacere la sua Hermy-coscienza, che infingarda gli diceva di chiedersi perché volesse così tanto restare solo con le.
-Ginny?-
-Ciao Draco. Come è andata la lezione?-
-…Non l’ho seguita molto. Non guardarmi così, stanno succedendo un milione di cose, non riesco sempre a concentrarmi.-
-Su questo hai ragione-
-Mi stai dando ragione? Davvero? Va bene, se la metti così, ciò vuol dire che domani ci sarà l’Apocalisse ed io vorrei proprio andare da un’altra parte prima di schiattare sotto orde di angeli guerrieri e demoni che scateneranno l’inferno in terra.-
-Ti intendi di queste credenze babbane?-
-Beh, mi sono fatto una cultura della letteratura babbana durante gli anni, la trovo affascinante. Mi ci sono imbattuto quasi per caso, Hermione aveva dimenticato un libro in biblioteca e io l’ho raccolto, curioso. Era un romanzo dell’Ottocento, credo lo stesse leggendo per piacere personale. Eravamo al quarto anno-
-Dunque sei tu che le hai causato quella crisi isterica da record che le venne all’epoca… pensa, perdere quel libro ha comportato un mese intero di muso lungo e improperi assai volgari-
-Peccato essermi perso la scena… ce l’ho ancora io comunque, glielo restituirò, ora che me l’hai fatto tornare in mente-
-Sono certa che apprezzerà molto-
-Bene… senti, ti andrebbe di venire con me alla Stamberga Strillante? O ad Hogsmead? Hermione ci ha dato il pomeriggio libero, e vorrei approfittarne per stare un po’ lontano da tutto il gran macello che ci crollerà addosso presto…-
-… Va bene, volentieri-
Ed il fuoco si estese anche sul suo viso, e per empatia, o forse per altro, anche sul viso di Malfoy.

Si smaterializzarono giù al villaggio, certi che nessuno avrebbe potuto disturbarli in quanto maggiorenni e teoricamente impossibilitati ad allontanarsi dal castello al di fuori del fine settimana.
'Benedetta la Smaterializzazione, ed Hermione che i ha permesso di farla ovunque come lei...'
Per due ore fu come se il tempo appartenesse solo a loro. Passeggiarono, tranquilli e a loro agio con qualcuno che avevano detestato fino a qualche mese prima, felici per quel semplice momento di normalità che era loro concesso.
Due ore, ed in seguito le certezze di Draco sarebbero state spezzate da due chiome bionde, da due donne. Perché lui l’aveva sempre detto, che la sfiga doveva essere donna e Malfoy insieme, per essere così sadica.

Luna aveva paura. Aveva provato in tutti i modi a liberarsi, ma la sua Aria non era abbastanza per rompere quelle sbarre magiche. Sembravano fatte apposta per contenere un Portatore dell’Aria, per contenere LEI.
Nessuno si sarebbe accorto della sua scomparsa subito dopo le lezioni del pomeriggio fino ad ora di cena, e forse non si sarebbero allarmati fino alla sua assenza all’allenamento del mattino seguente.
Il suo nemico non si era nemmeno premunito di tapparle la bocca con un incantesimo o portarla in un luogo riparato da sguardi indiscreti. Del resto, chi mai si sarebbe addentrato, seppur solo di pochi metri, nella Foresta Proibita che confinava con il lato ancora distrutto del villaggio di Hogsmead?
Lui l’aveva presa alle spalle e bloccato la sua magia difensiva on un ghigno sulle labbra ed un lungo coltello dal particolare materiale anti-Elemento. Esisteva una sola lega al mondo in grado di resistere ai poteri degli Elementi, ed essa era talmente rara, costosa ed inutile per qualsiasi altro utilizzo che non era strana l’assenza di avvertimenti da parte di Hermione in merito. Ma lei la conosceva, la lama forgiata di quella materia, sua madre le aveva mostrato una daga lunga dello stesso materiale, e gliel’aveva donata quando aveva compiuto i nove anni, giusto pochi mesi prima della morte di lei.
Era spacciata. Lui le aveva spezzato la bacchetta ed ora era totalmente vulnerabile, costretta ai capricci di un uomo che avrebbe desiderato non incontrare mai.
-Allora, piccola, non farmi perdere tempo. Ho bisogno di informazioni sulla tua amica Sanguesporco, sono certo che tu mi aiuterai volentieri a saldare il cono in sospeso che ho con lei… non devi fare altro che dirmi a cosa è vulnerabile… sai bene quanto me che questa lama non basterà contro una Creatura, ma per il momento sembra che basti con te. Le sbarre che ho messo a questa lurida stanza sono incise di rune di contenimento, incise con questa lama: sono venuto preparato, come vedi, delle semplici rune non ti avrebbero fatto nulla… queste invece sono molto particolari, contengono lo stesso potere della lama…-
L’uomo stava blaterando sul potere di quella materia, ma la priorità di Luna era scappare. Subito, possibilmente, ma il suo cervello era annebbiato dalla paura. Paura di quello che temeva sarebbe accaduto, e paura per ciò che avrebbe potuto scoprire essere successo, semplice paura di LUI.
Non era in grado di uscirne da sola, e questo dato di fatto l’aveva sconfitta più di quella maledetta lama.
'Se solo avessi con me la mia daga…'
Purtroppo, l’aveva lasciata in camera sua, protetta da mille incantesimi, e non poteva nemmeno Appellarla: le rune le impedivano anche questo.
Maledetto lui, e maledetta lei e la sua troppa sicurezza nelle proprie capacità. Sua madre l’aveva avvertita di portare sempre con sé la daga, ed ora rimpiangeva di aver dimenticato un avvertimento tanto importante. Ciò che sarebbe successo di lì a poco era solo colpa sua.
Quando però lo vide estrarre degli oggetti dalla sacca che aveva con sé, capì davvero cosa fosse il terrore.

Draco e Ginny trovarono Luna due ore più tardi, attirati dal suo ultimo, agonizzante urlo, coperta di sangue, con i vestiti strappati e i bei capelli biondi tagliati malamente, sotto cui si vedeva la cute coperta di molti tagli che sanguinavano copiosamente.
Il suo aguzzino sorrideva malignamente, guardandola mentre quasi si lasciava andare, ma con un orgoglio incrollabile che le impediva di farlo.
Si accorse solo all’ultimo secondo dei suoi due spettatori. La cosa si prometteva ancora più divertente…
-Draco, che piacere rivederti-
-Lucius, maledetto bastardo… non posso dire altrettanto!-




Note:
Ehilà gente! Avevo promesso l’azione, lo so, ma mi sono lasciata un po’ prendere, e poi alla fine ho rimediato dai… saprete di più continuando a seguirmi! 
Grazie mille a tutti voi che leggete la mia storia, vedere il numero di visualizzazioni mi fa molto felice, e un grazie particolare a INAS e aleinadp per aver inserito la mia storia tra le preferite, a Keira Lestrenge per averla messa tra le ricordate, a furaibo e DestinyIce per avermi messo tra le seguite ed infine a Potter_92 e HikariMoon per aver recensito.
Chiedo scusa in caso alcuni nomi fossero storpiati, a volte dimentico come si scrivono alcuni come shackebolt o via dicendo…
Alla prossima!
Flos Ignis

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Capitolo 15
*** Capitolo 14. Legami di sangue ***


Avvertenze: alcuni punti saranno leggermente violenti o poco delicati, per cui mi scuso per l’incongruenza del raiting giallo che forse sarebbe arancione, ma non capisco bene qual è la linea di confine, in ogni caso preferisco avvertire. Ho cercato di essere il meno esplicita e il più allusiva possibile. Lettore avvisato…. Ora, buona lettura!

 

LEGAMI DI SANGUE

Non è né la carne, né il sangue ma il cuore che ci rende padri e figli.  
J. Schiller


Draco Malfoy poteva contare sulle dita della mano le volte in cui aveva perso il controllo delle sue emozioni. In una famiglia come la sua, non poteva permetterselo.
La prima volta aveva cinque anni, ed era talmente esaltato dal regalo di suo padre che aveva disubbidito al suo tassativo ordine di non usare la scopa giocattolo in casa, e come conseguenza aveva rotto dei vasi preziosi. Lucius si era tanto infuriato che gli aveva rotto il braccio, per fargli capire che gli ordini erano fatti per essere eseguiti e chi trasgrediva, pagava.
La seconda volta aveva sedici anni e l’ordine di far entrare i Mangiamorte ad Hogwarts. Quel maledetto Armadio non voleva saperne di funzionare, e Voldemort in persona si era premurato di dirgli che se avesse fallito, avrebbe ammazzato sua madre davanti ai suoi occhi per poi torturarlo fino alla pazzia, lasciandolo vivo in una cella sotterranea della sua stessa casa. Prigioniero al Malfoy Manor, a casa sua, trasformata nel quartier generale dei Mangiamorte. Era finito a piangere in un bagno, e Potter  lo aveva trovato: a ragione, lo aveva accusato di avere il Marchio, ed avevano ingaggiato un duello. Il Sectumpempra di Harry gli aveva fatto sfiorare la morte, e solo il tempestivo intervento di Severus lo aveva salvato, come molte altre volte durante le punizioni di suo padre. La sua schiena portava i segni delle frustrate che gli aveva inferto con la Magia Oscura, mostrandogli che era nato dal male, ed ora la stella bianca sul suo petto gli ricordava sempre come la giustizia divina colpiva sempre i peccatori, per mezzo di strade insolite e in momenti inaspettati.
Si era sentito un malvagio, senza speranza di redenzione.
La terza volta era stata appena la settimana prima, quando suo PADRE era tornato in vita. Quella volta però, aveva pianto di gioia. Abbracciato a Severus, per un attimo aveva pensato che, in fondo, se fosse davvero stato senza speranza, Dio o chiunque altro per lui non gli avrebbe mandato tramite Hermione, la ragazza che più aveva insultato in quegli anni per il suo sangue, una seconda possibilità, incarnata nel suo amato padrino. Per la prima volta da un sacco di tempo, aveva avuto la forza di sperare davvero . Doveva molto più della vita e della libertà ad Hermione: le doveva la vita di Severus e la sua felicità.

Ora però doveva aggiungere un’altra perdita di controllo: vedere Lucius, fuori da Azkaban, con Luna ai suoi piedi ferita gravemente, lo fece arrabbiare come non era più accaduto da molto tempo. L’ultima volta che era stato così infuriato era due anni prima, quando aveva ricevuto il Marchio sotto l’obbligo di Lucius, ma quella volta non aveva potuto permettersi di protestare e sfogare la sua rabbia: l’aveva incanalata nel suo compito, ripetendosi mentalmente che doveva resistere per sua madre e per la sua stessa vita, cercando per quanto poteva di raccogliere informazioni. Doveva pur servire a qualcosa, avere in casa sua il Mago Oscuro che voleva morto quasi quanto suo padre.
Adesso però, non aveva più motivo di trattenersi. E non lo fece.

Non ebbe bisogno di altre parole, o di coordinarsi nell’attacco con Ginevra. Si limitò a dare per scontato che lei si sarebbe occupata di Luna, mentre lui avrebbe combattuto contro Lucius.
Non la guardò, e lei non lo interrogò in merito: semplicemente, sapevano come collaborare. Nemmeno negli allenamenti di coppia erano mai riusciti a fare altrettanto. L’adrenalina di una situazione di vero pericolo aiutava la loro collaborazione, probabilmente.
Una lancia si materializzò all’improvviso in mano a Draco, che senza indugiare un solo istante la scagliò contro suo padre. L’uomo si limitò a muovere la mano armata di quello che sembrò un lungo, rosso pugnale. Non si lasciò prendere dall’ansia, materializzò di nuovo la lancia che si era disintegrata e la chiamò verso di sé: la lancia avrebbe colpito la schiena del padre, giusto tra le scapole, se il suo avversario non se ne fosse accorto.
Malfoy Senior si girò all’ultimo secondo, riuscendo a contrastare per la maggiore il suo attacco ferendosi superficialmente ad un fianco. Draco non fece in tempo a pensare di scagliare un altro attacco, che l’altro fece diventare quella sua mossa difensiva una d’attacco. Completò il suo giro, noncurante del sangue che gli sgorgava dal fianco destro, e colpì il suo stesso figlio allo stesso modo in cui lo aveva punito per anni: una Frusta Oscura partì da quello strano pugnale in grado di contrastare l’Acqua, e per la sorpresa Draco non riuscì a evitarla. Il massimo che riuscì a fare fu proteggersi il volto con il braccio, QUEL braccio, dove era campeggiato il Marchio Nero ed dove ora le sue vene facevano capolino, mostrando lo stesso blu oltremare che gli brillava negli occhi.
La frustata gli tagliò l’avambraccio per tutta la sua lunghezza, e l’ingente perdita di sangue gli diede un capogiro.
Suo padre ne avrebbe sicuramente approfittato se la Rossa non fosse intervenuta in sua difesa. Non capì subito il come, ma dopo i pochi secondi che si concesse per riprendere fiato, riaprì gli occhi che aveva istintivamente chiuso, e ciò che essi recepirono fu tanto strano che chiuse di nuovo gli occhi per provare a scacciare quella che sicuramente era un’allucinazione. Un’allucinazione assolutamente realistica, e tenace nel persistere.
Ginny aveva afferrato Lucius per il collo con una mano sola e lo aveva sollevato, pochi centimetri vista la sua statura appena sopra la media, ma comunque era una cosa sorprendente, esattamente come il suo colore cianotico. Lei nel frattempo aveva posato l’altra mano sul suo fianco ferito, bisbigliando parole dal suono familiare ma contemporaneamente incomprensibile.
All’improvviso, Ginny lo lasciò andare, e senza prestargli più attenzione si diresse verso di lui per controllare le sue condizioni. Luna non si vedeva da nessuna parte: probabilmente le aveva dato il tempo necessario per materializzarla ad Hogwarts e tornare ad aiutarlo.
-Stai fermo, sanguini molto-
-Dobbiamo andare via prima che si riprenda, non so come ma riesce a resistere agli Elementi…-
-Stai tranquillo, per molto tempo non potrà più nuocere a nessuno, nemmeno a noi-
-Come hai…?-
-Te lo spiegherò quando non sarai sul punto di svenire-
Draco quasi non sentì le sue ultime parole prima di realizzarle pienamente cadendo nel buio.


-Voglio vedere come sta!-
-Sta riposando, non ha nulla di grave, ha solo perso molto sangue, ma la mia pozione Rimpolpasangue ha già fatto effetto-
-Voglio vederlo lo stesso!-
-Ho detto di no! Il mio paziente sta riposando, non deve essere disturbato!-

‘Decisamente queste urla stanno disturbando…’

Era facile riconoscere le due donne che stavano discutendo: Madama Chips e sua madre. Nonostante avesse iniziato ad aiutare l’infermiera di ferro, Narcissa Black era adibita solo all’assistenza nei casi meno gravi: voleva metterla alla prova prima di affidarle casi gravi, e ciò sarebbe anche potuto andare bene alla ex Signora Malfoy se ciò non le avesse impedito di vedere il figlio, ferito nuovamente da quel bastardo di suo padre con la Magia Oscura.
Forse poteva attirare la loro attenzione. E forse avrebbero smesso di urlare così forte.
-Mamma…-
Nelle sue intenzioni, la voce avrebbe dovuto uscirgli, seppur debole, almeno decisa, e salda. Ciò che gli uscì fu più un imbarazzante, lamentoso pigolio.
-Draco, amore mio, come ti senti?-
-Debole-
-È normale, la frusta ha colpito un’arteria principale e hai perso molto sangue. La signorina Weasley ti ha portato qua appena in tempo-
Ginevra. Luna.
-Come stanno loro? Che ne è di Lucius? Mamma, dimmelo…- il panico stava per prendere il sopravvento, la spossatezza era troppa per mettere su la sua solita faccia di alterigia e la preoccupazione era troppo grande. Non si ricordava che Ginny  fosse ferita, ma Luna… e rimaneva sempre sospesa la faccenda di Lucius. Forse dopo il suo svenimento si era ripreso e aveva lottato contro la sua Rossa…

‘La mia Rossa… e da quando in qua sarebbe MIA?’

Non era decisamente il momento adatto per pensarci, ma un brivido traditore gli ricordò che non avrebbe potuto rimandare per molto.
La faccia di sua madre era tutta un programma quando gli rispose.
-Adesso non pensare a queste cose, devi riposare. Ne riparleremo più tardi quando ti sarai rimesso del tutto-
-Ma io…-
-No, Draco-
-Non puoi impedirmi di saperlo! Voglio vederle, voglio assicurarmi che stiano bene, voglio essere certo che Lucius non gli abbia fatto del male!!!-
Troppo tardi, gli ricordò la sua mente. Luna si era fatta di sicuro molto male. Non era in buone condizioni, quando l’avevano trovata.
Di nuovo, la collera lo accecò un istante. Il senso di protezione che gli era scoppiato nel petto come un Bombarda quando aveva trovato la bionda corvonero, conciata a quel modo ai piedi di suo padre, non riusciva a spiegarselo, ma al momento era ancora sotto gli effetti rilassanti di una pozione che dovevano avergli somministrato, per cui i suoi ragionamenti erano leggermente più lenti e annebbiati.
Narcissa lo guardò con rimprovero, come quando da piccolo faceva una marachella e lei lo aiutava a coprirne le tracce per evitargli una punizione da Lucius, per poi però punirlo lei stessa di nascosto, togliendogli un giocattolo o dandogli dei libri da studiare. Da piccolo detestava leggere, lo annoiava infinitamente.
Ma non era più un bambino, e dopo ciò che aveva passato il minimo che sua madre potesse fare era riconoscergli di essere cresciuto.
-Non parlarmi in quel modo, signorino. Devo…-
-No madre, TU non parlarmi a quel modo. Non sono un bambino, sono un uomo ormai, e ho il diritto di sapere se le mie AMICHE stanno bene, specie visto che siamo usciti da uno scontro con MIO padre. Non ti pare abbia il diritto di conoscere le loro condizioni?-
Sapeva che per lei non era facile cominciare a vederlo come un uomo; avevano vissuto una guerra, e per contro lei aveva ricominciato a trattarlo come quando era un bambino non appena aveva potuto, finita la guerra, cercando di recuperare gli anni passati con gelido distacco. Gli avevano fatto piacere le attenzioni e le coccole di sua madre, ma se in un futuro non molto lontano sarebbe dovuto partire per una nuova guerra, di sua volontà e dalla parte giusta stavolta, non poteva certo impedirglielo come era sicuro stesse pensando di fare.

Non aveva espresso opinioni di sorta dopo che Hermione aveva rivelato della sua missione, ma per lui che la conosceva era palese il suo totale disaccordo con tutta quella faccenda di Creature e Portatori.
Non poteva biasimarla per il suo desiderio di pace e tranquillità, ma Draco sentiva solo un gran bisogno di redimersi e operare per il bene. Voleva che sua madre si fidasse di lui, ma temeva che ancora non ne fosse in grado o non volesse esserlo: non gli aveva ancora risposto e temeva un esito negativo sulle condizioni delle due ragazze.
-Madre, rispondetemi, ORA. Non costringetemi ad utilizzare la mia empatia per leggervi nel pensiero- con l’uso del ‘voi’ e la minaccia di forzarle la testa, Draco era certo che avrebbe avuto le sue risposte.

‘Detesta essere apostrofata da me con il voi, come se non fosse mia madre ma un’estranea, e di certo non può sapere che sono troppo poco allenato per usare l’Acqua come lettura del pensiero’

Un’eloquente occhiata al vetriolo però gli fece disperare di avere una risposta prima che potesse darsela da solo, alzandosi da quel maledetto letto.
Fu proprio questo che fece.
-Draco, stai fermo, devi riposare, hai perso quasi un litro di sangue! Non sei in grado di alzarti da solo…-
Scostò le braccia che cercavano invano di ancorarlo al lettino dell’infermeria, e seppur con un po’ di fatica si mise seduto. Sua madre cercò di mettergli dei cuscini dietro la schiena ma di nuovo la ignorò e spostò lentamente le gambe a terra. Lei non poteva costringerlo a letto contro la sua volontà a meno di fargli male, e lo sapevano entrambi. Usare la magia su un paziente ancora debilitato era altamente sconsigliato, ecco perché la maggior parte del lavoro del Medimago consisteva in pozioni, ed incantesimi elementari. Veniva usata magia potente solo se c’era veramente necessità.
L’Acqua doveva averlo aiutato a reintegrare comunque, visto che a parte il dolore al braccio ferito e un discreto mal di testa si sentiva abbastanza bene per uno che aveva perso tutto quel sangue. Si aspettava come minimo senso di vomito e vista offuscata, principio di svenimento  persino, ma niente. Meglio così.
Scostò deciso la tendina che lo separava dal resto della stanza, per poi dirigersi lento, ma ben saldo sulle sue gambe, verso la successiva tendina chiusa. Ce n’era solo una, quindi Ginny non si era fatta male, o perlomeno aveva potuto essere dimessa subito.
Sollievo, caldo e rassicurante sollievo lo avvolse.
E subito dopo il dolore, lo smarrimento, la paura, anzi il terrore, l’istinto atavico di scappare pur rimanendo impietriti. Questi sentimenti erano ovattati rispetto al sollievo che aveva provato prima, ed in quel breve periodo da Portatore aveva imparato abbastanza per sapere che ciò poteva solo significare che la sua empatia era attiva e gli stava facendo provare esattamente ciò che sentivano gli altri. Più in là avrebbe imparato anche a distinguere le anime dal loro particolare mix di colore, odore, suono e sapore. Non c’erano due anime uguali, gli aveva insegnato Hermione. Per il momento si era limitata a fargli memorizzare il ‘savoir’, così lei aveva chiamato quel particolarissimo mix, della anime dei suoi compagni.
Aveva intuito bene, dietro il paravento c’era Luna, incosciente e sola, piccola e tremendamente fragile in quel letto bianco e anonimo.
Il cuore gli si strinse, e senza nemmeno sapere il perché crollò al suo fianco, prendendole le mani pallide.

‘Ha la pelle color latte come me…’

Quel pensiero non gli fece sorgere particolari problemi, per cui lo accantonò senza rendersi conto di cosa avesse pensato esattamente.

Avevano fatto amicizia, più o meno. Cioè, lui aveva iniziato ad apprezzarla, e quando si allenavano insieme erano abbastanza forti da resistere ad Hermione per un po’ di più, e anche se non era molto per lui era una gran cosa aver trovato una partner di battaglia. Anche Hermione aveva notato la grande compatibilità, erano molto sincronizzati nei movimenti e non riusciva loro difficile abbinare i loro Elementi in attacchi combinati, usando il giusto quantitativo di magia. Anche con Ginny si sentiva così, anche se ad un livello diverso; sia lui che Weasley lavoravano bene con le due ragazze, e anche queste ultime tra loro erano ben coordinate dalla precedente esperienza dell’ES, nonostante qualche lieve difficoltà iniziale. Erano lui e Weasley che insieme combinavano danni!
Dopo gli allenamenti, cercava sempre di avere un dialogo con tutti, ma i primi giorni lei spariva senza dar credito a nessuno, se non ad Harry e Ginevra, e solo se insistevano molto. Aveva la sensazione che il problema fosse lui. Da quando però Hermione aveva riportato in vita Sev e gli altri, la ragazza era sembrata più bendisposta verso di loro, verso di lui. Aveva smesso di evitarlo palesemente, accettava di scambiare due parole con lui, ma il problema permaneva. SENTIVA che lei aveva un conto in sospeso con lui, ma che non voleva parlargliene, e forse c’entrava anche sua madre. La guardava in modo strano, quando credeva di non essere vista: un misto di rabbia e speranze soffocate le si dibattevano negli occhi e nell’anima, ma quando aveva provato a guardarla più a fondo lei se n’era accorta e gli aveva scagliato addosso una lama di vento. L’aveva deliberatamente mancato, ma di appena pochi centimetri al di sopra della testa. Non aveva più cercato di guardarle dentro.
Vedere quella stessa ragazza che aveva imparato ad apprezzare per la sua forza silenziosa e i misteri che le strozzavano i problemi in gola, per il suo modo di piangere così simile al suo che non aveva dimenticato, per il loro destino comune, per il Giuramento di Fedeltà che le aveva sentito pronunciare con così tanto amore e disperazione nella voce, ferma nonostante tutto, stesa in un lettino, gravemente ferita per colpa di Lucius, suo padre… beh, comprensibile che si sentisse tanto male.
Merlino, cosa avrebbe dato per avere Lucius sotto mano e poterlo uccidere personalmente… Aveva ferito Luna, la sua amica...
Fu in quel momento che accaddero diverse cose contemporaneamente: Draco capì che per lui Luna era diventata un’amica, le si era affezionato come ad Hermione, forse in modo diverso, o come a Ginny,… no, forse lì un po’ di meno. La seconda cosa, fu che sua madre lo raggiunse, continuando a guardare male alternativamente lui e la corvonero, ed in contemporanea a quello sguardo inspiegabilmente torvo quello confuso della biondina lo trafisse appena lei aprì gli occhi a fatica. La luce doveva darle fastidio, per come li strizzava forte. Fece per alzarsi, ma lei glielo impedì… no, non proprio, piuttosto, lo fece alzare in modo… diverso.
Capì non appena i suoi occhi azzurri - familiari, TROPPO familiari pensò confusamente – lo guardarono terrorizzati che in effetti, aveva intuito nuovamente bene: la sua vista era ancora offuscata, e sicuramente lo scambiò per suo padre quando con un acuto terrorizzato l’Aria spedì lui e sua madre al muro alle loro spalle. La botta fu loro risparmiata dal lettino su cui aveva riposato fino a mezz’ora prima Draco, ma la ragazza continuava a mantenere viva l’onda d’urto che li aveva spediti lontano da lei. Non li stava più colpendo, ma non avrebbero potuto avvicinarsi più di un passo fino a che Luna non si fosse calmata. Dopo il primo strillo aveva richiuso la bocca, ma pareva anche più terrorizzata di prima. Si era tirata di scatto a sedere, provocandosi dolore ad ogni singolo muscolo del corpo che nemmeno sapeva di avere, ma non aveva intenzione di rimanere sdraiata.
-Ma che modi, ragazzina!- Narcissa Black non poteva sopportare che le si scompigliassero i capelli e le pregiate vesti da strega che indossava. Quello però non era decisamente il momento per fare le schizzinose, se ne rendeva conto persino Draco.
-Madre, ma ti pare sia questo il problema? Luna è terrorizzata, continua a guardarci come se fossimo il nemico! Noi non le abbiamo fatto nulla ovviamente, ma non ci vede bene ed è sotto shock, chissà cosa le avrà fatto passare Lucius-
Non seppe mai cosa nel suo discorso colpì sua madre, ma in quel momento lei si trovò d’accordo con lui.

‘Probabilmente non se ne ricorderà e non si farà illusioni, si tratta solo di calmarla perché è stata maltrattata da Lucius. Tu sai cosa si prova.‘

Narcissa prese un grosso sospiro prima di tentare di avvicinarsi. Aveva fatto ormai quattro o cinque passi, e pensò che ormai il peggio era passato e che forse lei, sua figlia, si sarebbe lasciata abbracciare, anche se l’aveva abbandonata per ben due volte, anche se dopo avrebbero ricominciato entrambe con le loro vite, perché ormai tra loro non avevano più nulla in comune se non sangue e geni. Non l’aveva tenuta con sé, non era cresciuta con lei, lei aveva Draco, era lui la sua priorità, la sarebbe sempre stata.
Un’altra, violenta onda d’urto la colpì quando ormai la separavano da sua figlia solo pochi passi. Questa volta l’ondata di vento la colpì con più forza di prima, più che una forte pressione per farla indietreggiare la sentì quasi come una scudisciata che le mozzò il respiro. Le ci vollero diversi secondi per recuperare la regolarità del suo respiro, ma quando lo fece, notò di non essere ferita: evidentemente, lo scopo di Luna era difendersi, nemmeno quando era sotto un attacco, per quanto immaginario in quel momento, desiderava davvero ferire il suo avversario. Era davvero la ragazza strana che suo figlio le aveva descritto in una lettera, parlandole di alcuni scherzi ai danni della ragazza che, invece di prendersela, rideva con loro e poi rimediava al danno di turno, fosse un oggetto sparito o dell’inchiostro versato su tutti i suoi libri.
-Mamma ti senti bene?-
-Tranquillo, Draco, non mi ha ferito. Ha solo fatto in modo di allontanarmi. Devi provarci tu-
-Stai scherzando, spero. Madama Chips non è qui per riprendermi per i capelli prima che io crepi! A te non avrà fatto nulla, ma io assomiglio fin troppo al caro Lucius perché in questo momento la sua magia non tenti di liberarsi della minaccia. Me, per inciso. E poi, credo che ce l’abbia con me per qualcosa-
-Da cosa l’avresti dedotto?-
-Empatia, mamma, ricordi? E poi, l’avrebbe notato anche un cieco che si sta sforzando, per parlare e andare d’accordo con me. Sa anche lei che dovremo convivere per un periodo indefinito durante la missione, è nell’interesse di tutti andare d’accordo-
-Ma che motivo avrebbe di avercela con te personalmente?
Draco abbassò gli occhi pieni dei sensi di colpa che gli stavano graffiando l’anima: -Temo sia per la prigionia a Malfoy Manor. Per quasi un mese è stata segregata nelle celle sotterranee di casa nostra, non può non provare risentimento per questo-
Finalmente aveva dato voce al dubbio che lo tartassava ogni volta che Luna si allontanava da lui, con una luce guardinga che guidava la sua anima.
Ci teneva sinceramente a risolvere quel problema con la ragazza, nemmeno lui capiva perché, ma sapeva che era importante che lei si fidasse di lui.
-Draco, non dire sciocchezze. Non è assolutamente per questo che potrebbe avercela con noi… con te!-
-Mamma, come fai ad esserne certa? …Non è che mi nascondi qualcosa?- Draco scrutò la madre con fare indagatore, soffermandosi sulle strane sensazione che lei aveva provato parlandogli di Luna. Non ci aveva fatto caso fino a quel momento, ma in effetti Luna aveva evitato accuratamente sua madre… non che tutti gli altri smaniassero per parlare con lei, ma due chiacchere di cortesia non gliele negava nessuno, soprattutto dopo che Harry l’aveva pubblicamente e sinceramente ringraziata per aver mentito a Voldemort sulla sua morte. Lei invece non le rivolgeva nemmeno il buongiorno che non risparmiava a tutti gli altri, compagni di scuola e adulti, persino sconosciuti.
Che in realtà lei ce l’avesse con sua madre? Ma poi, quando le due avevano avuto occasione di parlarsi? No, il problema non poteva essere tra le due.
-Naturalmente no, Draco… solo, non mi pare il tipo di ragazza che serba rancore. Non è che forse si è presa una cotta per te?- Narcissa sudò freddo mentre porgeva quella domanda a suo figlio. Naturalmente sapeva che la ragazza non era un problema, ma suo figlio non sapeva nulla di quella storia, e forse la sua preoccupazione era data da un’infatuazione. Non osava pensare a cosa sarebbe potuto succedere qualora la sua risposta fosse stata ‘sì’.
-Ma cosa dici? Luna è una ragazza d’oro, vorrei che fosse mia amica, ma c’è questo qualcosa che la blocca, e davvero vorrei che ne parlasse. Ho scoperto che è una compagna di combattimento senza eguali per me, e se c’è una cosa che Lucius mi ha insegnato e che non intendo dimenticare è che come non si può resistere al richiamo di un’Anima Gemella, così non si deve assolutamente rinunciare al proprio Gemello Guerriero, colui o colei che meglio di chiunque altro al mondo ti para il culo in battaglia, detta in termini prosaici. Lei è la mia Gemella Guerriera-
Appena finì di pronunciare quelle parole, sentì le lame di vento che l’avevano sfiorato fino ad allora allontanarsi, ritornare dentro la loro Portatrice. Non pensò a nulla, solo a Luna ed al fatto che avesse abbassato le difese.
Forse l’aveva sentito mentre diceva che desiderava fossero amici.
-Draco?-
-Sì, madre?-
-Vai tu, non credo mi voglia vedere. Sarà meglio per lei se solo le persone di cui si fida ciecamente saranno al suo fianco, in questi primi tempi-
-Cosa intendi dire?-
-Che so come agiscono sulla psiche le torture di Lucius. Quella ragazza le ha subite, e per un po’ avrà bisogno di sentirsi al sicuro-
-Da come parli, sembra che lei non si fidi di te e di me sì-
-È esattamente quello che ho detto- non gli lasciò il tempo di ribattere, che se ne andò, ponendo fine al loro breve colloquio sussurrato. Non era il suo posto, quello. Ne aveva perso il diritto diciotto anni prima, e di nuovo due settimane prima. Sarebbe stato ipocrita rimanere, se ne rendeva conto. Come capiva anche che non poteva impedire a Draco di legarsi a sua sorella. Era già avvenuto, contro tutte le norme del buon senso e della ragione, ma si erano affezionati l’uno all’altra, nonostante entrambi avessero dei dubbi sull’altro. Lei doveva solo farsi da parte.
Non che avrebbe lasciato Draco partire per quella missione suicida, ovviamente. Quella era tutta un’altra faccenda, da discutere con chi di dovere.

Draco intanto si era avvicinato a Luna, decidendo di non badare temporaneamente all’enigma postogli da sua madre. Luna sembrava più lucida ora, non si sentiva più come suo padre sotto lo sguardo di lei. Era un buon segno, voleva dire che poteva avvicinarsi senza paura che lo facesse a fette.
-Ben svegliata. Eravamo preoccupati, sai?-
-Anche tu sei stato ferito. Come sei finito in infermeria? E come ci sono arrivata io?- non sembrava avere molta voglia di parlare delle sue ferite.
-Beh, io e Ginny eravamo a Hogsmead, abbiamo incontrato Lucius per caso, e te ai suoi piedi, sanguinante. Se non eri svenuta quando siamo arrivati, lo sei stata poco dopo. Ho lottato brevemente con mio padre, mentre Ginevra ti ha smaterializzata qui. Sono rimasto ferito a un braccio, ho perso molto sangue, ma Ginny è tornata ad aiutarmi e in qualche modo è riuscita a neutralizzare Lucius. Sono svenuto, ed eccoci qua-
Non era sicuro che lo avesse davvero ascoltato, era più intenta a… osservare. Stava usando il potere dell’Aria per vedere cosa era successo esattamente. La lasciò alla sua contemplazione, non troppo certo che fosse un bene per lei rivedere ciò che le era capitato, qualunque cosa fosse.
-Grazie, Draco-
-Perché mi ringrazi?-
-Perché tu e Ginny mi avete salvata. Non so cosa sarebbe successo, se non foste venuti-
-Luna, è stato un caso che fossimo lì, un fortunato caso, beninteso. Tra compagni ci si aiuta. Tra… amici. Posso chiederti cosa ti ha fatto quel bastardo?-
-Lui… voleva informazioni. Su Hermione. Non gliele ho date. Si è arrabbiato. Aveva un pugnale rosso che assorbiva e annullava i miei attacchi con l’Aria, quello che hai visto anche tu. Era fatto in Osso di Thestral-
-Ossa di Thestral? Non sapevo si potessero fabbricare armi con quel materiale-
-Non lo sa quasi nessuno. A me l’ha detto un mago vissuto circa seicento anni fa, un Portatore del Fuoco che visse all’epoca della novantunesima Creatura, Mirabelle Lecroix. Lui fu ucciso proprio da un pugnale simile. La procedura di lavorazione è terrificante, non mi sorprende che tu non ne sappia nulla. Il Thestral deve morire di morte naturale, ovvero dopo un secolo dalla sua nascita, e le sue ossa devono essere innanzitutto trovate, visto che vanno a morire in posti sperduti e segreti, dopodichè vanno prese e surriscaldate per tre notti, durante le quali si deve continuamente pregare in greco antico il Signore dei Morti, Ade, di concedergli la grazia. Infine…vanno modellate con la magia per ottenere una carte forma, e poi immerse nel sangue di un cucciolo di unicorno- le stava venendo la nausea a parlare di creature tanto belle e buone, usate per creare quelle malefiche armi.
-Ma è orribile!-
-Lo è. Si tratta di pratiche magiche proibite al pari degli Horcrux-
-Perché?-
-Il possessore di tale arma può usarla anche come bacchetta e catalizzatore di magia. E se si bagna lo strumento appena forgiato con il proprio sangue, non si può morire-
Un silenzio cupo accolse quella notizia nefasta che dilaniò il cuore dei due fratelli.
-Come avrà fatto a fuggire da Azkaban?-
-Nello stesso modo in cui lo fece Sirius. Si è aggrappato alla rabbia che provava verso di te e Narcissa perché avete tradito Voldemort, poi si è trasformato in forma animagus ed è fuggito-
-Come lo sai?- la faccia stupita di Draco lenì un po’ le sue ferite, e questo la fece sorridere di cuore al fratello, come ancora non si era permessa di fare per paura di un suo rifiuto. Non avrebbe retto anche a quell’ultimo allontanamento da ciò che le rimaneva della sua famiglia.
-Gli piace ascoltare i suoi autoelogi mentre…-
Non finì mai quella frase, ma Draco capì ugualmente. Almeno in parte. L’aveva ferita e torturata, anche se Luna ringraziò calorosamente Diana e Apollo loro protettori che non capì il COME. Non le andava di dirgli il perché le avesse tagliato i capelli, e il come l’avesse usata e fino a che punto si era divertito a giocare con lei.
-Hai visto come sta Ginny? Non la vedo da quando ha steso misteriosamente Lucius, sono un po’ preoccupato…-

‘Grazie per aver frenato i miei pensieri, fratellino.’

-Ha recitato una preghiera in greco, anche se non ho idea di come la possa conoscere. Si tratta della maledizione del sangue. Fino a quando non si redimerà dei suoi peccati contro il suo stesso sangue, esso diverrà fuoco nelle sue vene, senza tuttavia bruciarlo davvero, ogni volta che la sua stirpe di sangue gli sarà vicino-
-Caspita. Ginevra è stata davvero molto furba… e molto diabolica. Devo ricordarmi di non farla arrabbiare-
-Già, ti conviene. Non hai mai visto le sue mitiche Fatture Orcovolanti?-
-Credo che passerò il turno…-
Tra una chiacchiera e l’altra, il resto del pomeriggio passò sereno, senza che parlassero più di Lucius o della guerra, parlando liberamente per la prima volta.
Luna decise allora. Non poteva più rimandare. Doveva sapere chi fosse il padre di chi tra loro due, e poi parlare con Draco. Era suo fratello, ed era coinvolto anche lui. Voleva dargli e darsi una possibilità per essere la famiglia dell’altro. Narcissa poteva dire quello che voleva, ma lei era sua madre e Draco suo fratello. Aveva bisogno di lui.



NOTE:
Capitolo Luna e Draco centric, era un po’ che volevo farlo, fatemi sapere come mi è venuto! Voglio sentire voci nuove, sia chiaro! Sapete dirmi perché Lucius le ha tagliato i capelli?
Grazie mille a Potter_92, HikariMoon e ANCIENT IRIS per aver recensito, e a chey per aver inserito la storia tra le seguite.
Come al solito, appuntamento a domenica 
Flos Ignis

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Capitolo 16
*** Capitolo 15. L'inizio del viaggio ***


L’INIZIO DEL VIAGGIO

La Madre poteva essere più implacabile del Guerriero se i suoi figli fossero stati in pericolo.
“Le cronache del Ghiaccio e del Fuoco: la regina dei draghi”, di George R. R. Martin


Quella notte del 23 settembre fu la chiave di volta dell’ultima, grande Guerra delle Creature. Da una parte all’altra del mondo, esplosioni e boati riecheggiavano improvvisi, creando danni ingenti a strutture e ancora di più a persone.
Sotto la muraglia cinese, nelle catacombe parigine, in cima ai palazzi di New York, in piazza San Pietro al Vaticano, nelle moschee russe, sul monte Fuji, tra le caotiche vie di Rio e perfino  nel silenzioso Sahara, in nessun luogo al mondo sembrava si potesse essere al sicuro. Famiglie intere trapassarono nel sonno, altre non furono così fortunate: rimasero intrappolate sotto i detriti, invocando i nomi dei loro cari e pregando per l’arrivo di soccorsi che, quella notte, non avrebbero potuto quasi nulla.
Chiunque fosse il nemico che stava colpendo apparentemente in luoghi casuali, si stava avvicinando in una frenetica danza mortale a Londra. Come un arciere novizio, che scaglia frecce al di fuori del suo mirino per imparare a calibrare la sua forza e la sua mira, così quella nuova minaccia si era finalmente rivelata al mondo, nel più devastante dei modi, colpendo bersagli casuali per essere certo di centrare il suo reale bersaglio: Hogwarts. Le difese della scuola erano antiche e potenti, ma di sicuro non avrebbero retto ad un tale assalto se all’interno non ci fosse stata Hermione a rinforzarle con la sua magia elementale.


Hermione si era svegliata di soprassalto l’istante successivo al primo attacco di quella notte. Lo aveva sognato, quel botto che aveva fatto crollare almeno un centinaio di metri della Grande Muraglia. Sapeva bene chi e come stava attaccando, tuttavia fu costretta a prendere una decisione nel millesimo di secondo che le ci volle per alzarsi e richiamare i suoi poteri. Lei non poteva abbandonare Hogwarts.
Mandò un imperativo telepatico ai suoi compagni e all’insolito gruppo di alleati che si era venuto a formare. In quelle tre settimane li aveva diretti tutti nelle loro nuove vite, ma dannazione, era presto! Non erano ancora pronti!
Cacciò una bestemmia colossale che fece svegliare di soprassalto più di un quadro nella sua breve corsa in Sala Grande. Erano già là i suoi compagni di viaggio, la Preside e Harry, ma tutti gli altri non ci misero molto a raggiungerli.
Narcissa, Lily, Remus, Tonks, Severus –ehi, aveva il permesso di chiamarlo così!- Regulus, i suoi amici Neville e Blaise e i gemelli Weasley. Andromeda era rimasta a casa col piccolo Teddy.
C’erano tutti. E quando vide le loro facce scure, si riscosse dalla sua analisi strategica interiore per concentrarsi su di loro. Le strategie potevano far vincere le battaglie, ma erano le persone a combattere. Erano loro, i protagonisti assoluti della vita e della morte. Era a loro che doveva la sua attenzione.
-Gente, siamo nella merda fino al collo. Il nostro nemico si è destato più in fretta del previsto, nemmeno il Fuoco è in grado di quantificare il tempo, ma avevo sperato almeno in un altro mese di addestramento per tutti voi prima di farvi affrontare tutto questo-
Non addestrava solo i Portatori. Da una settimana aveva fatto allenare anche i novelli vivi per vedere come se la cavavano dopo essere stati… via, per un po’, chi più chi meno.
Non era rimasta delusa dai suoi ricordi o dalla fama: erano tutti in forma, ma forse non sarebbe bastato contro quel tipo di nemico.
-Qualsiasi cosa accada stanotte, sappiate che voglio un mondo di bene a tutti voi, e che se non ci rivedremo, vi assicuro che farò in modo di portarmi questa minaccia all’inferno con me. Dopo che avremo sedato questo primo attacco, non ci sarà tempo per saluti o raccomandazioni. Io e i miei compagni dovremo partire subito! Ho bisogno di sapere se posso contare su quelli di voi che resteranno a combattere su questo fronte. Non troncherò i contatti, vi manterrò informati, ma sappiate che non sempre potrò farmi sentire. Eseguirete le istruzioni che ho provveduto a darvi nello scorso periodo? Continuerete  a proteggervi l’un l’altro?-
Un silenzio solenne accolse le sue parole. Vide nei loro sguardi e nelle loro anime quale era la risposta.
-Grazie di cuore. Se dovete dirvi addio, fatelo ora. Non posso concedervi più di quindici minuti di commiato, prima di mandarvi a combattere. Nel frattempo, rafforzerò le difese della scuola-
Si allontanò velocemente, chiamando a sé i sui sette Elementi lasciando dietro di sé diverse faccende in sospeso.

Il mondo potrà anche venire distrutto, ridotto in cenere, ricostruito e di nuovo spezzato, ma alcune certezze non sarebbero cambiate solo perché il mondo crollava sotto i colpi di una minaccia al momento per lo più sconosciuta.
Una di queste certezze, era che le mamme sono quanto di più terrificante si possa affrontare quando metti anche solo in sentore di pericolo i loro figli, per quanto minimo esso sia. Immaginate una mamma drago che ha perso il suo uovo: da maneggiare con cura, o si rischia di venire divorati. E non ci sono molti modi per trattare con cura una mamma drago infuriata: per darvi un’idea, sono tanti quante le possibilità di un bambino di sopravvivere all’Anatema che Uccide. Ora voi direte, ma Harry Potter ce l’ha fatta per ben due volte! Ebbene, io vi rispondo: l’Avada Kedavra di Voldemort era il fuoco di un camino rispetto alle fiamme infernali e spaventosamente letali che in quel momento stavano sputando le mamme presenti: due nomi a caso, tanto per cambiare. Malfoy e Potter. O, come ora le due donne preferivano essere chiamate: EX-Malfoy ed EX-Potter. Black ed Evans. Al secolo, Narcissa e Lily.
Aggiungete alla pozione che il pericolo era pressochè enorme e che entrambe, per un motivo o per un altro, non avevano potuto fare le mamme per davvero per circa diciotto anni della vita, la loro e quella dei rispettivi figli. Il risultato è ancora più esplosivo di una bomba atomica.
-Tu non andrai!-
-E invece sì!-
La discussione si poteva riassumere in queste due battute. Sarebbe inutile riportare i minuti di velate recriminazioni malfoyesche e preghiere, con tanto di occhi cucciolosi, potteriane. Basti sapere che le due mamme vicine stavano fronteggiando, seppur in maniera leggermente differente, i due figli, che invece stavano dimostrando, per la prima volta apertamente, quanto fossero simili. Stessi occhi incendiati, stesso atteggiamento, un po’ supplicante, un po’ deluso, un po’ arrabbiato… ma soprattutto, determinato. E, incredibile a dirsi, si stavano spalleggiando a vicenda. Da non credersi.
-Posso capire perché loro debbano partire, ma Harry, ragiona! Non sei un Portatore, ti metteresti volontariamente in un pericolo che non ti riguarda e saresti d’impiccio ai tuoi amici… perché vuoi combattere di nuovo?-
-Perché loro sono i miei amici, e Portatore o no, sono un mago e sono capace di badare a me stesso, credo di averlo ampiamente dimostrato!-
-Dunque è per orgoglio? Per voglia di combattere? Hai visto anche tu i tuoi amici allenarsi, sapranno difendersi anche senza di te, sono forti abbastanza da radere al suolo la Gran Bretagna maledizione!-
-Ma perché non riesci a capirmi? Hai detto tu stessa che in questi anni mi sei stata accanto come fantasma, sai cosa ho affrontato e superato, saprò difendermi benissimo e di certo sarò in grado di aiutare anche i miei amici! Sono LORO il motivo per cui sono vivo, mi sono stati accanto in una guerra che non era la loro, ma se ne sono fatti carico per ME! Adesso non puoi chiedermi di voltargli le spalle! NON LI ABBANDONO, e non importa che sia tu a chiedermelo. Le tue volontà passano in secondo piano al momento-
-E non pensi che potresti essere più utile qui, che in campo? Sono forti abbastanza da soli, Harry, non c’è bisogno che rischi anche tu la vita. Ti prego… non voglio perderti. Resta-
Harry raccolse le idee per un istante, cercando un modo per far stare più tranquilla la madre. La sua partenza non era in discussione, in realtà stavano cercando di far capire all’altro le proprie ragioni. Lui sarebbe partito e sua madre sapeva di non poterglielo impedire, anche se sperava sinceramente di farlo desistere per poterlo proteggere. Ad Harry dispiaceva darle questa notizia proprio in quel momento, in quel modo, quando si erano appena ritrovati.
‘Ecco il vero problema! Sono un cretino, avrei dovuto immaginarlo molto prima…’
-Mamma, tornerò, e potremo essere una famiglia. Lo so che ci siamo appena riuniti, ma abbiamo una vita intera davanti per continuare ad esserci, non devi avere paura. Questa guerra non ci separerà, posso giurartelo- non sapeva da dove gli veniva tutta quella sicurezza, ma doveva sfruttare quell’ispirazione per passarne un po’ ad una Lily Evans sull’orlo delle lacrime.
Per fortuna, riuscì ad arginarle, ma solo grazie ad una grande mano pallida che le si posò delicatamente sul braccio.
Non fu sorpresa di incrociare l’istante successivo le iridi d’onice del suo migliore amico.

FLASHBACK

Lei e Severus dovevano parlare. Non ne avevano ancora avuta una vera occasione da quando erano tornati in vita, e le questioni in sospeso tra loro erano davvero tante.
Quel giorno Hermione aveva comunicato loro che avrebbero potuto di nuovo girare liberamente, senza paura che qualche mago di passaggio, riconoscendoli, li scambiasse per Inferi. Non aveva promesso nulla sui veri avvoltoi della situazione –maledetti giornalisti!- ma era chiaro che per moltissimo tempo sarebbero stati su tutti i giornali e sulla bocca di tutti. Non era un problema, era un fastidio più che sopportabile se in cambio poteva di nuovo abbracciare il suo bambino quando voleva e non solo nei momenti in cui veniva lì insieme a tutti gli altri per assistere agli allenamenti e, anche se non lo aveva detto, per controllare che nessuno si facesse male.
Il suo Harry era davvero un ragazzo premuroso e altruista, aveva iniziato a rilassarsi e a evitare di scattare verso chiunque venisse colpito solo per pura forza di volontà, e anche per paura che Sirius e Remus lo prendessero in giro a vita, probabilmente. Lei sospettava centrasse qualche trauma bellico, ma non ne voleva parlare con lui. D’altronde, chi non resterebbe traumatizzato dopo aver assistito impotente a tante crudeltà?
Sospettava anche che avesse pregato la sua amica bionda, quella con l’Elemento Aria, di occuparsi delle ferite di tutti dopo gli allenamenti.
Comunque, ora che era libera di passeggiare con suo figlio e i suoi cari amici ritrovati e i nuovi scoperti, aveva la sicurezza matematica che non avrebbe avuto altre possibilità di riuscire a parlare con Severus non appena avessero varcato quella porta. Aveva sprecato già così tanto tempo, perché aspettare che il suo amico, da bravo Serpeverde, scappasse per paura di essere ferito nuovamente?
Ci aveva messo un po’ a trovare il coraggio di parlargli, ma poi gli aveva fatto il loro segnale, lo stesso che usavano da ragazzini per segnalarsi  distanza che volevano parlarsi: con un piccolo incantesimo, scrisse sul suo palo sinistro ora e posto, e la stessa scritta apparve sul palmo di Severus, annunciandosi con un lieve prurito. Funzionava solo se il destinatario era a meno di un chilometro di distanza, per cui avevano sempre potuto parlarsi abbastanza liberamente anche dai rispettivi dormitori. Era stato Sev a insegnarle quell’incantesimo.
In ogni caso, parve sorpreso quando vide dopo tanti anni la sua scrittura sul proprio palmo sinistro. Ci mise appena pochi secondi a riassestare la sua maschera di indifferenza, ma Liliy l’aveva vista cadere. Era tutto ciò che contava.
Dieci minuti dopo si erano rintanati nella loro vecchia aula di trasfigurazione, lei seduta su un banco, lui in piedi, in parte a lei, distante quel tanto che bastava per far sentire la propria presenza senza imporla. Era sempre stato adorabile il modo discreto che aveva di essere amico e alleato, secondo lei; peccato che molti si fermassero alla superficie un po’ ruvida dell’uomo al suo fianco. Che era sempre stato al suo fianco, anche quando entrambi avevano tentato di spezzare il loro legame, anche quando la Morte in persona ci aveva provato. Ormai, era palese quanto quel legame, che spesso poteva rivelarsi doloroso e costrittivo, era anche rassicurante perchè indistruttibile.
Da brava Grifona, fu lei a parlare per prima.
-Sev… in tutti questi anni, da quando sono morta, io… non ti ho abbandonato. Sono rimasta in questo mondo sotto forma di… essenza, e ho vegliato su mio figlio e su di te negli ultimo diciassette anni. Ho visto tutto quello che avete vissuto e sopportato, ho vissuto ogni giorno al vostro fianco. Quello che intendo dirti, è che non c’è bisogno che tu mi dica nulla. So tutta la storia, l’ho vista come spettatrice esterna, sentendomi impotente… non mi dei nessuna scusa come invece sono certa che credi, al contrario… sono io quella in debito con te, Severus. Hai protetto mio figlio per la mia memoria. Nessun altro al mondo più di te merita di essere riconosciuto come un eroe, perché è questo ciò che sei. Un eroe, hai portato alla vittoria la luce, soffrendo indicibilmente. E tutto questo… L’hai fatto per me e per Harry. Io ti devo molto di più della mia vita, io ti devo quella mio figlio e di tutte le persone che hai salvato mettendoti in pericolo per anni e infine morendo tu stesso. Non so come dirtelo, ma… GRAZIE.-
Lily aveva fatto il suo discorso tenendo lo sguardo a terra, cercando di ignorare il violento rossore che la pervadeva, ma ora che aveva finito di dire la cosa più importante, sbirciò da sotto le ciglia il suo amico, e nonostante rivederlo a vent’anni fosse ancora uno shock per lei non si lasciò sfuggire il rarissimo rossore che l’aveva pervaso.
Non riuscì proprio a trattenersi:- Sev, attento che potrei abbronzarmi da tanto sei rosso!-
-Parla per te, Rossa Focosa! Tu mi ustioni direttamente se ti sfioro i capelli!- evidentemente, era più facile del previsto ricadere nelle vecchie abitudini. Era rilassante, in un certo senso.
Sorrisero, insieme. Ma ora era il turno di lui di parlare, aveva ancora una cosa da dire.
-Lily… sono felice che tu sia viva, davvero tanto. È come vedere un miracolo tanto atteso ma mai sperato seriamente. Tu… mi sono sempre dato la colpa per la tua morte, e quella di… tuo marito, e così ho voluto cercare di redimermi, passando dalla parte di Albus e proteggendo tuo figlio. Ha i tuoi occhi, lui. E ha il tuo sorriso, e la tua imperitura cocciutaggine. Quei beoti che ti ostini a chiamare amici non gliel’hanno mai detto, lo fanno la fotocopia di Potter, quando in realtà ha così tanto di te… Vedi, lui… è stato il mio odio e il mio amore incarnato in un’unica persona. Eri tu, ed era lui… Ho fatto del mio meglio per non soccombere al mio odio, ma non so quanto ci sono riuscito. Non merito i tuoi ringraziamenti, ma tu meriti quante più scuse riuscirò a chiederti nel corso della vita che ci rimane-
Lily guardò il suo migliore amico, e decise che un tale carico emotivo non aveva bisogno di essere ulteriormente appesantito. Come aveva detto lui, avevano una vita per dire ciò che non era già stato detto quel giorno. Avevano molto da chiarire ancora e da superare, ma ora erano insieme. Cosa sarebbe potuto andare storto? Tutto il male che aveva provato, era iniziato quando si erano separati. Ma adesso non avevano più quindici anni, e sebbene lei avesse ‘vissuto’ per quasi vent’anni solo come fantasma, la maturità era la stessa che avrebbe avuto crescendo. Poteva considerarsi un’adulta, e come tale poteva anche decidere di buttarsi il passato alle spalle fino a data da destinarsi.

FINE FLASHBACK
 

Lily tornò bruscamente alla realtà, ringraziando silenziosamente il suo amico per tornare a concentrarsi su suo figlio. Severus non glielo permise.
-Lily, lascialo andare- era sempre stato un tipo di poche parole, specialmente quando si trattava di parole buone, ma quelle tre, minuscole parole la lacerarono come poco era riuscito a fare nei suoi vent’anni da viva e quasi altrettanti da morta. Severus aveva davvero preso le parti di Harry, dicendole che doveva permettergli di andare a rischiare di nuovo la vita? Doveva aver capito male…
-Grazie, professore…- Harry pareva sorpreso quanto lei, ma visto che incredibilmente il severo, austero e arcigno Piton gli stava dando ragione, contro niente di meno che sua madre, la donna che aveva amato da sempre… beh, decise di cogliere la palla al balzo nonostante la sua incomprensione.
-Mamma, davvero, ti prometto che tornerò, ma io DEVO andare! Adesso! Non c’è più tempo per le indecisioni-
Harry sarebbe partito, nonostante tutto ciò che lei avrebbe detto. Ma come poteva lasciarlo andare?
Di nuovo Severus la trasse d’impiccio, prendendole la mano stavolta. Al suo Sev piaceva giocare sleale, e lui sapeva bene quanto prenderle la mano fosse sleale da parte sua per calmarla. Era come se le avesse iniettato camomilla direttamente nelle vene. La faccia sconvolta di Harry alla loro silenziosa ma intensa interazione le diede un minimo di senso di realtà.
-Harry…-
-Lily, ti conviene approfittare di questi momenti per salutarlo, invece che tentare inutilmente di fermarlo. Dimentichi la sua testardaggine?-
-E come dimenticarla? Tale padre…-
-Lungi da me l’idea di disilluderti, Lils, ma, per quanto dannatamente Grifondoro fosse tuo marito…- la sua smorfia di disgusto fu ben celata, ma non agli occhi attenti di Harry, che si sorprese di non sentirsene infastidito -… la testardaggine che lui sta dimostrando in questo momento non mi è nuova, e, se non ricordo male, a poco meno della sua età la sfoggiavi spesso anche tu-
-Se ti stai riferendo a quella volta che…-
-Precisamente.-
-Ma io avevo ragione Sev, era…-
-Ecco, ora guarda tuo figlio: avete la stessa espressione in viso. Temo che abbia preso da te più che gli occhi e il sorriso…-
Se l’infarto non si sarebbe portato Harry all’inferno in quel momento non l’avrebbe fatto più. Troppe informazioni in una volta sola. Cioè, sapeva che Piton amava sua madre, i ricordi che gli aveva consegnato lui stesso erano piuttosto chiari in merito, e anche se non aveva avuto tempo e modo di chiarirsi con quell’uomo a cui il Mondo Magico doveva la sua libertà, silenziosamente aveva iniziato ad apprezzarlo e a trattarlo con riguardo. Tra saperlo e vederlo però…insomma, era stato l’unico a essersi accorto del fatto che non erano solo i loro occhi a essere identici…
Sua madre gli era parsa più felice dopo aver chiarito con lui, quindi era logico dedurre che avevano raggiunto una sorta di equilibrio. Di quale si trattasse, Harry non lo sapeva, ma non era certo di volerlo sapere davvero. O di potersi impicciare senza che Piton lo fulminasse.
Aveva imparato però a conoscere sua madre nel poco tempo a loro disposizione, avevano istintivamente intessuto un rapporto di confidenza e complicità, proprio come se fossero stati insieme fin dalla sua infanzia, come sarebbe stato giusto. Vederla con gli occhi splendenti alle leggere prese in giro di Piton sul suo carattere impetuoso e dolce al tempo stesso o ai suoi discreti e rispettosi tocchi, era qualcosa a cui doveva ancora abituarsi, ma non gli dava fastidio.
Ora però non c’era più tempo per queste riflessioni. Hermione faceva loro dei chiari segnali di fretta. Cinque minuti, e sarebbero partiti per la loro prima missione. Si sarebbero ritrovati solo dopo aver sconfitto il nemico lì ad Hogwarts, giusto il tempo di radunarsi e rassicurare tutti sul loro stato di salute, per poi partire di nuovo. Il loro Viaggio poteva avere inizio.
-Professore.-
-Sì, Potter?-
-Le affido mia madre. So che la proteggerà. Ma… si riguardi anche lei, va bene?-
-Harry, ma che…- Lily Evans non ebbe il tempo di rendersi pienamente conto di cosa stava succedendo, Harry aveva implicitamente dato a Severus una sorta di… benedizione?
Un rapido ma sentito abbraccio, un cenno del capo al suo ex professore e a tutti gli altri lì riuniti, dopodiché si ricongiunse a Hermione.


Draco nel frattempo era stato alle prese con sua madre, che, di nuovo gelida e composta, semplicemente aveva chiuso la questione dicendogli che non sarebbe andato. Non prevista era arrivata l’appassionata protesta di Draco, che, stufo di fingersi per chi non era, aveva deciso dalla fine della guerra di non reprimere più alcuna emozione. Narcissa, per nulla abituata a quel figlio ribelle, era rimasta smarrita dalla reazione del figlio, spropositata a suo parere.
Non voleva che partisse per andare incontro ad un nuovo pericolo, non avrebbe sopportato di non potergli essere accanto nemmeno ora che sembrava giunta la pace anche per loro. Aveva addirittura provato a convincere la McGranitt a darle una qualche sorta di esenzione per suo figlio, ma la sua risposta l’aveva lasciata altrettanto basita della protesta di Draco in quanto altrettanto inaspettata.


‘Chi siamo noi per impedire ai nostri ragazzi di crescere e maturare, scegliendo di testa loro cosa fare o non fare? Se c’è una cosa che questa guerra ci dovrebbe aver insegnato, è proprio la necessità di lasciar liberi di fare le proprie scelte, e di fidarci dei giovani. Mia cara, sono loro il nostro futuro: non possiamo frenare il futuro per paura che esso ci sfugga dalle dita, dissolvendosi magari in una manciata di polvere. Potrebbe diventare molto di più di quanto osiamo sperare. Se solo, ovviamente, gli permettiamo di seguire il suo corso.’


No, Narcissa non aveva tempo per le risposte astratte che tanto piacevano ai presidi di quella scuola. Lei era una donna materiale, che capiva il valore delle cose che si possono vedere, toccare o sentire. Non aveva tempo e forze da perdere in cosa inutili come la speranza o la fede: a lei servivano i fatti. Per sapere che il proprio figlio era al sicuro, aveva bisogno di vederlo e sentirlo accanto a sé, o dove sapeva che sarebbe stato al sicuro; di certo, non sull’orlo del burrone da cui voleva saltare.
-Draco, non se ne parla. Tu ora vieni a casa con me. Di certo non andrai dietro a… certa gente… per motivi che non ti riguardano a rischiare la TUA vita. Avanti ragazzino, basta fare i capricci-
-Non sono capricci madre, ma non lo avete ancora capito? Sono cresciuto, sono un uomo ormai, ho tutto il diritto di scegliere da solo della MIA vita, come hai giustamente sottolineato. ‘Certa gente’, come l’hai definita, è la ragazza che ha contribuito in prima persona alla morte di Voldemort, che mi ha permesso di vivere in un mondo libero e io le devo la mia libertà, sono vincolato a lei da un giuramento di fedeltà e intendo onorarlo. Ed è stata la mia prima amica, escludendo Blaise, che come sai è praticamente il fratello che non ho avuto. Sono un Portatore, e questa è anche la mia battaglia. Non ti pare che io abbia diversi motivi per considerarmi coinvolto?-
La faccia sconvolta di Narcissa parlava chiaro. Ancora non voleva cedere, ma Draco in quel momento aveva una volontà maggiore della sua, per cui la zittì prima di continuare il suo discorso.
-Loro sono i miei amici, questa è anche la mia guerra, della mia vita decido IO, adesso. E ho deciso che voglio combattere al loro fianco per tutti questi motivi: fedeltà, riconoscenza, amicizia. Giustizia. Non ti permetterò di fermarmi. Non potresti mai fermarmi, neppure se usassi la forza-
In quel momento Narcissa si sentiva sconfitta. Non avrebbe potuto fare nulla per fermarlo, la sua forza magica non era minimamente paragonabile a quella del figlio, né a forza né tanto meno a parole sarebbe mai riuscita a fargli cambiare idea. Fu per questo che chinò il capo, vinta.

I suoi occhi si posarono per un istante su Luna. Sua figlia… si era ristabilita completamente nel giro di un giorno, perlomeno fisicamente, dall’aggressione di Lucius. Mentalmente… pareva molto instabile. Non che scoppiasse a piangere o perdesse il controllo della sua magia, anzi: si sforzava, abbastanza bene in effetti, di dimenticare l’intera faccenda, di fare come nulla fosse. Ma i segni di quello che le era capitato, qualunque cosa fosse visto che non aveva rivelato nulla di più di ciò che aveva detto a Draco quel giorno, si vedevano comunque: parlava di meno, i suoi attacchi erano più distruttivi del solito nonostante il controllo che esercitava su di essi, ma sopra ogni altra cosa… evitava il contatto fisico come il Vaiolo di Drago. Lei non le si era più avvicinata, ma l’aveva osservata, volente o nolente.
Teneva tutti a distanza, con discrezione certo, ma a quanto pareva erano meno stupidi di quanto credeva quei Grifondoro di cui ultimamente si era circondato il suo Draco: forse non sapevano cosa era accaduto di preciso – lei invece temeva di averne un’idea fin troppo precisa – ma avevano capito che Luna non voleva essere toccata. L’unica che riusciva anche solo a sfiorarla era la Weasley che comandava le fiamme: a quanto aveva capito dall’assistere ai loro allenamenti, doveva essere la sua migliore amica. A parte il feticismo per il contatto fisico comunque, pareva aver superato bene l’incontro con Lucius. Con suo PADRE.


Luna non aveva nessuno da salutare, per cui si era limitata a raccomandare a Neville prudenza, soprattutto con tutti i Nargilli che proliferavano in quella stagione, e a Blaise di stare attento al nido di Cardi Curiosi tra i suoi capelli, che provocavano un irregolare battito cardiaco e una leggera ossessione per un’altra persona.
Aveva lasciato i due in preda ad un alquanto divertente rossore, per poi raggiungere velocemente Hermione per aiutarla a rinforzare le barriere della scuola. Aveva notato lo sguardo di Narcissa, ma non sapeva perché la stesse fissando in quel modo, quasi a studiarla, rivalutarla forse, da una settimana.
Non aveva raccontato a nessuno l’intera storia, e sperava fortemente che Hermione non avesse sfruttato i suoi poteri per vedere cosa le era capitato, perché non aveva nessuna intenzione di rivelarlo a chicchessia. Draco, Harry, Ginevra e tutti gli altri le erano stati vicini senza chiedere nulla, nemmeno il motivo per cui aveva scagliato una lama di vento contro Draco quando l’aveva afferrata di scatto per un braccio durante un allenamento. Tra l’altro, l’aveva solo spostata dalla linea di tiro di una freccia infuocata di Ginny, ma in ogni caso in quell’istante il suo cervello era andato in black out e non era riuscita a evitare di richiamare l’Aria per scacciare suo fratello. Quello per cui non si dava pace, era l’ aver sovrapposto l’immagine di Draco con quella di Lucius: ne aveva avuto paura. Ginny con la sua preghiera li aveva messi al sicuro, finchè ci fossero stati lei e Draco, Lucius non si sarebbe potuto avvicinare al loro gruppo. Ma quella logica non l’aveva aiutata a sopportare il tocco di nessuno che non fosse Ginny, e comunque solo per pochi secondi e con molta cautela da parte dell’altra.
Non sapeva se Lucius fosse il padre di Draco, il suo o quello di entrambi, per cui doveva parlare con Narcissa. Prima, di andare in missione.

‘La mia prima missione da Portatrice…’

Doveva concentrarsi, e per farlo aveva bisogno di risposte. Poco le importava delle conseguenze a quel punto.
-Narcissa, devo parlarti i privato. Non ci metterò molto-
Le due si allontanarono insieme sotto lo sguardo stupito di tutti. Non si erano mai rivolte la parola prima di allora.
-Quando sono stata prigioniera al Manor, tu una sera venisti a trovare noi prigionieri per prestarci le cure necessarie a non morire. Di questo, ti volevo ringraziare. Quella stessa sera hai detto una cosa che mi ha fatto giungere alla verità. Dicesti testualmente ‘dunque, uno di voi due ha ereditato i ghiacci infernali in cui sono costretta ogni notte ’. Non i ho badato molto lì per lì, ma poi hai anche detto che se fossi sopravvissuta, avrei dovuto fare un bel po’ di domande sui miei veri genitori. Ho fatto domande, appena sono stata libera, e ho ottenuto le mie risposte. Non mi sono piaciute, ma del resto cosa aspettarsi da una donna che imprigiona nei sotterranei di casa sua figlia e manda al macello suo figlio?- non aveva potuto evitare la frecciata, ma diavolo, dopo tutto quello che aveva passato non sapeva proprio come arginare la rabbia che sentiva dentro di sé. Non attese nemmeno di vedere quella donna serrare i pugni e tendere i lineamenti per continuare: - Ma non è di questo che volevo parlarti. Voglio sapere della nostra nascita. Chi è nostro padre? So che tu lo sai. Non posso vedere il mio passato con l’Aria, ma ciò di certo non mi impedirà di scoprire la verità. Solo, la vorrei conoscere prima di incontrare quel bastardo del tuo ex marito, così da non perder tempo in chiacchiere e ucciderlo senza indugi-
Narcissa non poteva credere che quella fosse davvero la stessa ragazzina impaurita che la settimana prima aveva tentato di avvicinare per consolarla. Lei non aveva avuto quella forza dopo la prima volta che Lucius aveva ‘giocato’ con lei. Luna invece voleva vendetta.
-Luna… so cosa ti ha fatto Lucius. Non mi piace ammettere che so anche cosa si prova a essere… sopraffatte da lui. Se cerchi vendetta… spero di poterti chiedere di pensare anche a me mentre gli sferrerai il colpo fatale. Detto questo, sì, credo tu debba saperlo, ma sappi che non ho intenzione di farlo sapere a Draco, come ti ho già spiegato lui è la mia priorità e non ho intenzione di coinvolgerlo in questa faccenda-
Ignorando la stretta al cuore, Luna annuì, ma evitò palesemente di darle la sua parola che ciò sarebbe restato tra loro due. Non ne aveva l’intenzione, Draco meritava di sapere, perché maledizione, non era un bambino!
-Molto bene. Sono rimasta incinta di te e Draco nello stesso giorno, ma non avete lo stesso padre. Tu sei stata la prima a vedere la luce, e Draco subito dopo di te. Lucius quel giorno era arrabbiato… e si è preso ciò che voleva senza chiedermelo. Tu sei stata concepita così. Draco invece… quella stessa sera, sotto le stelle, per superficialità da parte di Xeno e per rabbia e ribellione da parte mia. Per questo siete nati. Gemelli di padri diversi-


Hermione richiamò i Portatori al suo fianco. Era giunto il tempo.
-Signori, noi dobbiamo andare. Ho rinforzato le difese della scuola, ma ciò non basterà per sempre. Ma non vi lascio indifesi: stasera siete completamente al sicuro. Ma quando i miei incantesimi non basteranno più, Blaise e Neville si occuperanno di Sigillare gli studenti minorenni nei loro dormitori, dopo di che guideranno l’assalto con gli altri che vorranno combattere. Ho insegnato loro alcune tecniche particolari che permetteranno loro di addestrare gli altri ragazzi, Neville conosce già la procedura dall’ES. Minerva, tu dovrai continuare a rinforzare la barriera e fare in modo che la vita qui dentro scorra il più normalmente possibile. Sirius, Lily, Tonks: sarete i protettori di questo luogo, ma dovrete anche proteggere e accogliere la gente che arriverà qui per cercare riparo. Regulus, affido a te il compito di trovare tali persone. Saranno la chiave per la ripresa una volta finita la guerra, Reg sa già tutto, vi spiegherà poi. Professori, dovrete fare quanto più vi è congeniale a protegger gli studenti e favorire la cooperazione tra Case. È importante, davvero. Narcissa, faccia il possibile per evitare nuove morti. Noi ora iniziamo il nostro viaggio, gireremo il mondo, non so per quanto tempo, ma fino a quando l’ultimo nemico non sarà sconfitto non ci arrenderemo. Forse a volte faremo ritorno qui, ma ci manterremo in contatto tramite i Patronus. Buona fortuna a tutti voi. Che mio Padre e le Moire vi proteggano-
Prese per mano Harry e Ron, forse per abitudine, e a loro volta afferrarono le mani di Luna, Ginny e Draco. Sparirono prima che potessero sollevare proteste o raccomandazioni. Lily mostrò un’espressione dura che avrebbe fatto crepare anche Voldemort vista la sua furia, molti mostrarono una preoccupazione senza eguali, Narcissa riuscì a mostrarsi impenetrabile nonostante dentro stesse ribollendo. Una sola cosa la tranquillizzava: Luna le aveva mandato un messaggio telepatico.

‘Proteggerò Draco a costo della vita. Lui è mio fratello, nonostante tutto ciò che hai fatto per separarci. Gli voglio bene. Tornerà da te sano e salvo, te lo giuro sull’Aria.’


Riapparvero alle pendici di un vulcano in piena eruzione. La gente intorno a loro era pallida, e urlava cose incomprensibili ai più, mentre altri cercavano di dirigere a gesti convulsi la folle terrorizzata.
-Siamo in Giappone, e quello è il monte Fuji. Draco, cerca di capire se c’è gente ancora viva che ha bisogno di aiuto vicino alla lava-
-Non sento molte menti da quelle parti, ma sparse in vari punti una decina sono ferme e stanno gridando terrorizzate. Le loro menti sono piene di confusione e richieste di aiuto e preghiere…-
-Draco, torna in te!- Hermione lo afferrò saldamente per un braccio, facendolo tornare dal luogo in cui era andato.
-Sì Herm, scusa, è che… c’era davvero molto dolore lì dentro…-
-Lo so, Draco, lo so. Ora tu e Luna andrete a salvare quelle persone, servono le doti curative dell’Aria per questo compito. Ginny, Ron, voi fermate la lava e fatela diventare roccia. Siete Gemelli Guerrieri, se unite i vostri poteri potete farcela- la faccia decisa dei due Weasley prometteva guai a chiunque si fosse messo in mezzo al loro compito, per cui li lasciò lavorare in pace. Era pericoloso farsi rispettare da una forza della natura della portata di quel vulcano.
-Harry, io e te aiuteremo la gente a scappare, dovremo tranquillizzarli e trovare un posto in cui possano vivere tranquilli. A quello ci penso io, ma tu devi aiutarmi a farmi ascoltare, va bene?-
-Come faremo ad attirare la loro attenzione?-
Un ghigno molto soddisfatto piegò sensualmente le labbra di Hermione, che sembravano ancora più rosse illuminate solo dal calore della lava che li circondava.
Il brivido che gli percorse la schiena non era certamente di freddo.
-Oh, non sarà un problema. Tu solo fai quella cosa che ti ho insegnato in queste settimane, ok? Anche se non abbiamo capito cosa diavolo è il potere che ho visto in te, di sicuro quella tua particolare Legilimanzia ci sarà utile-
Detto questo, salì velocemente sui resti di una casa abbastanza elevata rispetto alle altre, dopodichè richiamò una magia che in quei due mesi aveva allenato segretamente.
Si afferrò le mani, le strinse forte tra loro, e quando si sentì carica a sufficienza, fece esplodere la magia del suo Quinto Elemento sui Sette che comandava.
La Luce bianca che emanò la sua figura richiamò l’attenzione di centinaia di persone. Harry stesso finì per esserne abbagliato, ma aspettandosi una simile mossa spettacolare, continuò lo stesso a tenere gli occhi bene aperti per continuare a guardare la sua Hermione. Circondata di quella luce sembrava proprio un angelo. Un angelo guerriero venuto a riportare giustizia in terra. Non sembrava nemmeno più umana, ogni parte di lei splendeva e abbagliava. Tutto quel bianco gli fece venire in mente la neve. Non era il bianco spoglio e triste di un foglio di carta senza alcuna vita, alcuna storia impressa su di sé. Era il bianco candido e puro della neve, in grado di seppellire ogni angoscia, ogni nefandezza della vita sotto uno strato di purezza.
Hermione avrebbe purificato il modo dal male.
-Harry, adesso!-
Si concentrò, non poteva deluderla. Fece appello a quella capacità che Hermione gli aveva rivelato e che aveva personalmente allenato in quelle due settimane, ma non aveva mai provato quella magia su così tanta gente. Aveva scalfito la mente di Hermione, assai più protetta della Gringott e di Hogwarts messe insieme, ma anche se era potentissima era comunque una sola persona.
Doveva farcela, il fallimento non era contemplato quando c’erano in giro persone innocenti da salvare.
Alzò i suoi occhi smeraldini su quella folla, momentaneamente abbagliata dalla luce di Hermione, ma non poteva perdere altro tempo: immaginò di creare una bolla di tranquillità nella sua mente contenente un gas soporifero e in grado di dare serenità, poi la fece esplodere e fece diramare quel gas tutto intorno a lui, lo spinse forte col pensiero sempre più lontano, fino a raggiungere gli ultimi individui, che già davano segni di ripresa.
Hermione lo guardò, una luce orgogliosa negli occhi.
-Ce l’abbiamo fatta. Ora che dormono sereni, possiamo portarli in salvo. Sei stato davvero grande con quella idea soporifera. Mi bastava che li tranquillizzassi, ma così forse è meglio. Morfeo veglierà sul loro sonno-
-Anche tu sei stata forte poco fa. Cos’era quella luce?-
-Il mio Quinto Elemento. La Luce. Ma non nel senso classico del termine. Si tratta di una Luce particolare, il cui vero nome sarebbe in realtà Elemento Mentale. Si manifesta tramite la Luce, ma può incantare la gente come un pifferaio fa coi suoi serpenti. Altre sue declinazioni sono creare falsi ricordi, Obliviarne altri senza effetti collaterali… e altro che al momento non ha importanza. Forza Harry, abbiamo ancora un mucchio di lavoro da fare qui e dovremo passare tutta la notte a sistemare ai danni in tutte le altre parti del mondo-
-Quanti posti sono?-
-Almeno quindici-
-Dannazione…. Ma perché? E chi è di preciso?-
-Fa così perché cerca le persone che sono in grado di resistergli. Attaccando la gente tramite i suoi luogotenenti, appositamente scelti tra la peggior specie di umani che puoi immaginare potenziati con una scheggia del suo potere, cerca di attirare la gente dalla sua parte. Stanotte semplicemente si è voluto divertire a uccidere tramite incidenti pilotati, ma le prossime volte cercherà di rinfoltire il suo esercito: verrà loro tolto il libero arbitrio. Un Imperio perenne. L’unica cosa che potrebbe salvarli sono i legami affettivi. Ci sono persone che nascono con una magia innata, babbani o maghi non importa, che protegge la loro anima. Queste persone non possono essere assoggettate. Harry, se anche puoi controllare o influenzare la mente della gente, nessuno al mondo ha potere sull’anima di una persona, sul suo cuore. Il suo incantesimo si limita a intorpidirti la mente, ma se faremo leva sul cuore potremmo disfare l’Apatia indotta da quel mostro. Non sarà facile. Ma dobbiamo provarci-
-Hermione… chi potrebbe comandare tanta gente in una volta tenendo ottenebrato il loro giudizio? A quale scopo?-
-Te l’ho detto, il plurimillenario nemico delle Creature ha un enorme potere. Le persone di cui ti ho parlato, quelle che hanno un’anima talmente forte da resistere anche all’ottenebramento della mente o quelle che nascono con questa predisposizione, non potranno mai essere asservite. E se non le può controllare, allora le ucciderà affinchè non gli vadano contro-
-È questo il compito che hai affidato a Regulus? Trovarle e mandarle al sicuro a Hogwarts?-
-Sì. Lui sa come passare inosservato. E per quanto riguarda il nostro nemico… Puoi chiamarlo Nemo, anche se non so sotto quale identità si sia incarnato questa volta-
-Non possiamo andare direttamente da lui e affrontarlo?-
-Harry, i miei poteri non arrivano a vedere oltre la nebbia nera che ha avvolto attorno a sé stesso. Inoltre non si fa mai avanti in prima linea, manda avanti i suoi luogotenenti a devastare, assoggettare o assassinare, a seconda dei casi-
-Non c’è un modo per resistere a questi attacchi?-
-Il Patronus. Deve essere potente, ma è l’unica difesa possibile. Se anche altri sono armati di armi in Osso di Thestral però, dovrò insegnarvi a lanciare Incanti Patroniani-
-Cosa sono?-
-Tutti gli incantesimi che conosciamo possono essere lanciati con un frammento del proprio Patronus. È pericoloso, perché se l’incantesimo riesce male si indebolisce il vero Patronus, ma se imparaste a farlo, nemmeno quelle armi potranno fermarci. Non sono imbattibili, anche quelle hanno un punto debole. Ed è il Patronus-
-Sarai tu a farci da maestra, dunque, questa volta-
-A quanto pare sì. Ma non ti credere, sarò più inflessibile di te al Quinto anno!-
Un boato spaventoso li distrasse dalla loro opera di salvataggio che avevano portato avanti insieme alla conversazione, e subito si precipitarono nel punto in cui era avvenuta.
Hermione ghignò, e quando sentì alle sue spalle tutti i propri compagni, diede ufficialmente inizio alle danze.
-Bene bene, a quanto pare abbiamo il primo volontario per il viaggio di sola andata all’Inferno che offriremo gratuitamente a tutti i soldatini di Nemo…-
-Bene bene, la piccola Mezzosangue ha affilato la lingua… avessi saputo il fastidio che saresti diventata per il Capitano, ti avrei ammazzato io stesso invece che lasciarti viva, anche se devo ammettere che è stato piacevole vederti torturata nel salotto di casa mia da mia cognata…-

 


NOTE:
Chiedo scusa un milione di volte per il super ritardo, ma le vacanze natalizie e la preparazione agli esami di gennaio e febbraio all’università mi hanno lasciato ben poco tempo libero, per cui sono stata costretta a ritardare questo capitolo, come probabilmente un po’ in ritardo saranno anche i prossimi fino a quando non avrò dato l’ultimo esame, verso metà febbraio… chiedo scusa in anticipo per questi inconvenienti, ma i capitoli saranno postati ogni due-tre settimane in questo periodo, invece che ogni domenica. Per farmi perdonare, l’ho scritto più lungo del solito.
Grazie a Potter_92 e HikariMoon per le recensioni bellissime, grazie ad Artic3 e LaSabriii per aver inserito la storia tra le seguite e grazie a Krucci per avermi messo tra le ricordate!
Ci sentiamo tra un paio di settimane, ancora mille scuse per i capitoli dilatati nel tempo, ma proprio non saprei come fare altrimenti! Spero vi piaccia l’inizio della guerra, non è stato facile decidere cosa fare in merito… 
Beh, che dire… godetevi l’inizio dell’azione! Bacioni
Flos Ignis

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Capitolo 17
*** Capitolo 16. Un tremore nel cuore ***


UN TREMORE NEL CUORE
 
Ma ora sei divisa, sei spaccata in due, carne della sua carne, ma cuore del mio cuore, e profonda per l’una è la radice amara, e dolce per l’altro il fiore eterno. 
“Shadowhunters –le origini-: il principe” di Cassandra Clare
 
 
Miserabile. Bastardo.
In quel momento Ginny vedeva rosso. Aveva sperato ardentemente di non vedere più il brutto muso del padre di Draco, o che perlomeno quel maledetto Mangiamorte avesse il buon senso di non tornare a disturbarli tanto presto. Ognuno di loro avrebbe avuto un motivo più che valido per volerlo morto, l’unica domanda era chi avrebbe avuto l’onore di realizzare tale desiderio.
Lucius Malfoy l’aveva resa schiava di Tom Riddle quando aveva appena undici anni, aveva imposto a Draco il Marchio Nero, aveva rapito Luna per controllare il Cavillo del signor Lovegood e la settimana prima l’aveva torturata attirandosi le ire più nere di suo fratello, aveva tentato di ammazzare Harry all’Ufficio Misteri e ora puntava a far del male ad Hermione.
Decisamente, Malfoy Senior non si trovava tra amici in quel momento. Riusciva quasi a respirare la voglia di vendetta che traspirava da tutti loro: il Fuoco le permetteva di vedere il futuro, ma lei era anche un’abile osservatrice della psicologia umana ed aveva imparato a leggere sui volti delle persone le loro intenzioni.
Solo due di loro lasciavano trasparire qualcosa di diverso da disprezzo e odio: Hermione era determinata ad ottenere qualcosa, informazioni su quel fantomatico Capitano, forse? E Luna… aveva paura. Era terrorizzata. Il problema, era che non era l’unica ad essersene accorta.
Fu quando vide Lucius Malfoy guardare negli occhi chiari della sua migliore amica che il Fuoco le spiegò il tessuto temporale dinanzi agli occhi.
 
 
-Lasciami andare! Lasciami subito andare, bastardo!-
-Ma che modi, ragazzina! Se fossi cresciuta con me, non saresti venuta su così insolente e sfacciata!-
-Ringrazio mia madre allora di avermi abbandonata, se l’alternativa era crescere con te. Mi fai schifo!- Luna era arrabbiata come mai l’aveva vista, addirittura aveva sputato in faccia ad un Lucius Malfoy dall’aspetto sofferente. La tratteneva saldamente per un braccio, e nonostante il dolore cocente che sembrava provare nel farlo non mollava la presa.
 
‘Se devo morire, mi porterò con me questa ragazzina selvaggia.’
 
Uno squarcio gli attraversava profondo il petto da parte a parte, talmente sottile che sembrava essere stato fatto con un ago, lungo e affilato. Sanguinava copiosamente. Se non gli si fossero prestate le cure necessarie, sarebbe morto in pochissimo tempo per dissanguamento, o forse per ostruzione polmonare, se il taglio fosse stato profondo abbastanza.
Nonostante tutto ciò, manteneva salda la presa su Luna, i capelli di nuovo lunghi sporchi di terra e sangue, forse per un colpo alla testa, i vestiti a brandelli e l’espressione furente di una Banshee che sta per ucciderti.
-Insolente! Mi devi rispetto, sono…- una fitta nebbia oscurò la scena e le tappò le orecchie, impedendole di capire le ultime battute di quel dramma. Un istante prima che la visione si dissolvesse del tutto di fronte all’ostruzione di quella nebbia, le parve di vedere le due figure prima avvinghiate in una lotta per la sopravvivenza cadere dallo scoglio su cui erano fino a pochi istanti prima.
 
 
Anche Hermione aveva visto la stessa scena. Vi aveva assistito al fianco di Ginny, ma a differenza della sua amica, lei era a conoscenza di un dettaglio che dava a quella scena tutt’altro significato.
Sapeva della parentela di Luna con Draco e, Ade se lo porti all’Inferno, con Lucius Malfoy. Non era sicura che suddetto padre sapesse che Luna era sua figlia, o del fatto che Draco era figlio di Xenophilus Lovegood. Ancora le faceva strano pensarci, ma era così. Una volta finita quella nottata assurda, avrebbe dovuto parlare con Luna, tranquillizzarla, ma soprattutto convincerla a parlare liberamente con Draco e con tutti loro. Dei suoi genitori biologici… e anche della tortura che aveva subito. Hermione sapeva che la Corvonero non aveva raccontato loro tutta la verità, ma in quel caso aveva deciso di non sbirciare. Se avesse voluto parlarne, l’avrebbe fatto. Non sarebbe stata certo lei a ficcanasare.
Adesso però doveva concentrarsi su quello stronzo di Lucius. Non doveva perderlo di vista neanche un momento, soprattutto se, come in quel momento, la sua attenzione era tutta per Luna, la quale sembrava divisa tra la voglia di piangere e quella di rompere le ossa a suon di pugni a suddetto emerito stronzo.
-Non ti azzardare a toccarla- più che una frase, era stato un sibilo pericoloso a uscire dalle labbra di Harry. Probabilmente era talmente arrabbiato dal fatto che Luna fosse stata torturata da lui che aveva quasi iniziato a parlare in serpentese, come spesso gli capitava con Voldemort.
Doveva essere nero di rabbia.
Lucius sorrise sornione ad Harry, per poi dirigersi con passo tranquillo verso Luna. Lei era come immobilizzata, sembrava una statua.
Anche Ron se ne accorse, per cui le scivolò silenziosamente alle spalle per cingerla dai fianchi, facendole percepire il proprio calore: aveva la pelle gelata. Luna sussultò di paura, e cercò di svicolare da quella presa gentile ma ferma, cercando di impedirsi di collegare quelle mani, le mani calde e delicate di Ronald a quelle spietate dell’uomo che avrebbe dovuto chiamare padre. Il terrore nonostante la sua buona volontà cercò di impossessarsi di lei, e fu allora che lo sentì.
Harry si era messo davanti a lei, parandosi a sua difesa e sfidando in tal modo Lucius ad avere il coraggio di proseguire col suo obiettivo. Harry non distolse mai lo sguardo dal suo nemico, seguendone ogni movimento sempre più lento, sempre meno spavaldo, ma comunque determinato. Il volto dava i primi segni dell’incantesimo di Ginny. Gli rivolse un ghigno vittorioso.
-Ben fatto, Ginny. Davvero un incantesimo utile-
-Grazie, Harry. Herm, che ne facciamo di lui?-
-Ho bisogno di informazioni, per cui lasciatemi con lui. Farò in un lampo. Voi finite di portare al sicuro gli ultimi sopravvissuti, e prendetevi cura di Luna. Vi raggiungerò nel luogo protetto tra non più di dieci minuti-
Detto fatto, i cinque ragazzi sparirono in un lampo ed un sonoro pop dato dalla Materializzazione Congiunta. Luna non era nelle condizioni di compierla da sola.
 
‘Ragazzi, statele vicino. Io arriverò presto.’
 
Il ghigno di Lucius era riapparso per magia non appena i suoi amici se ne erano andati. –Ora sei sola, Sanguesporco Predestinata. Peccato tu non abbia detto addio ai tuoi amichetti… perché da qui non te ne andrai viva!-
 
‘Ma non prima di aver sistemato qualche conto in sospeso a vostro nome con questo lurido bastardo. Spero non me ne vogliate se ho intenzione di lasciarlo vivo, ma il compito di mandarlo all’altro mondo non spetta a me.’
 
 
-Dove ci hai portati, Harry?-
-Siamo sui Monti Daisetsu, ci siamo spostati dall’isola Honshu all’Isola di Hokkaido. * È una riserva naturale che mi ha indicato Herm, è grande abbastanza per contenere tutti, ed è ben lontana dal vulcano. Con un incantesimo di Disillusione non correranno rischi, dopo che gli avremo modificato la memoria-
-Ma è pericoloso! Non l’abbiamo mai fatto, non ne siamo capaci!-
-Calmo Dra, ci penserà Herm col suo Quinto Elemento…-
-COSA? E che cos’è?- Harry si prese un istante per spiegare a Ginny e Draco, con gli occhi a palla, cosa fosse il Quinto Elemento di Hermione, e lo fece principalmente per lasciare Luna nella mani di un Ron che stranamente non mancava mai di tatto in sua presenza, e che in quel momento le parlava ad una distanza irrisoria ma stano bene attento a non toccarla. E anche per sbollire la rabbia e l’ansia che provava. Malfoy Senior era da solo con la SUA Hermione, come cavolo avrebbe potuto batterlo da sola? Sapeva che era forte, ma lui era sleale, aveva più esperienza e poteva contare su un non indifferente bagaglio di Magia Oscura.
Guardò Draco, in cerca di qualche segno negativo che potesse avergli lasciato suo padre, ma non ne trovò. Era curioso che fosse Luna quella più sconvolta… cioè, era normale che lei lo fosse, e Merlino solo sapeva quanto avrebbe voluto uccidere Lucius Malfoy per quello che aveva fatto a sua sorella, ma perché solo lei lo era?
-Draco, uh… insomma, vedere Lucius dall’altra parte della barricata… non ti…. Ehm, disturba?-
-Quello non è mio padre. Non ho mai avuto un padre, e a quella specie di surrogato che ho avuto ho detto addio tanto tempo fa, quando decisi di fare la spia per l’Ordine. Io considero Severus mio padre. preoccuparti per me, non ce n’è davvero bisogno!-
Non c’era davvero più traccia del bambino viziato che aveva conosciuto a undici anni. Era bello avergli finalmente stretto la mano. Era bello aver scoperto un amico sotto la maschera argentea del nemico. Ed era ancora più bello sapere che, in barba a tutto quello che avevano passato, c’era ancora la possibilità di avere sorprese piacevoli come quella.
 
Luna tremava, si stringeva le braccia come  proteggersi e non si era più mossa dalla posizione accasciata che aveva assunto appena conclusasi la Materializzazione.  Ron non sapeva più cosa dirle per farla stare meglio. Aveva provato a prenderle le mani, ma l’espressione disperata sul suo viso l’aveva fatto desistere subito. Allora aveva iniziato a parlare a vanvera, giusto per farle sentire la sua presenza e magari strapparle un sorriso. Niente di niente.
Stava per gettare la spugna. Non sapeva cosa inventarsi, e poi lui non sapeva cosa fare con una ragazza in situazioni normali, in quello stato non avrebbe fatto altro che aggravare il danno!
Si girò verso Harry. Il suo amico non era messo tanto meglio di lui in fatto di ragazze, ma con i discorsi consolatori ci sapeva fare. Forse perché aveva sperato per tanto tempo che qualcuno dicesse a lui certe cose, e aveva sviluppato di conseguenza un’empatia diversa dal potere di Draco, più profonda forse, proprio perché non era legata alla magia, ma solo a… Harry stesso, alla sua esperienza e al suo dolore. Anni di solitudine, e poi altrettanti di lotte per la sopravvivenza, fisica ma anche spirituale, affinchè non potessero spezzarlo, non si potevano cancellare, nemmeno con tua madre e il tuo padrino ritornati in vita.
Anche Harry si girò a guardarlo, e con la sua solita occhiata espressiva gli parlò, Ron avrebbe quasi potuto giurare di sentirsi la voce del suo migliore amico in testa mentre gli chiedeva ‘come sta Luna?’
La sua smorfia dovette essere altrettanto chiara, perché venne verso di loro, seguito a breve distanza da Malfoy e sua sorella Ginny. Ancora faceva fatica a credere che Mal…Draco, fosse dalla loro parte, ma era innegabile e persino lui si era dovuto ricredere. Come se non bastasse, era il Gemello Guerriero di Luna… se un mese prima gli avessero detto che stava per fare quello che stava per fare, avrebbe mandato il portatore di tale idiozia dritto al San Mungo reparto psicomagico. Demenza cronica.
-Malfoy, senti… credi di riuscire a calmare Luna? Con te di solito si tranquillizza…- Ron non era sicuro di aver nascosto bene l’amarezza intrinseca della sua seconda frase.
L’altro infatti la colse, se grazie al suo potere empatico o per pura osservazione, Ron non lo seppe dire, ma almeno ebbe la delicatezza di sorvolare su essa. –Non credo Ronald, non è come nei giorni scorsi in cui era sufficiente non toccarla e parlarle tranquillamente, senza trattarla da malata…- ecco, questo in effetti avrei potuto evitarlo, pensò Ron -…adesso sembra davvero in stato di catalessi, come se non capisse più se il mondo reale è questo o quello nella sua testa. Non so proprio cosa fare- adesso anche Draco aveva assunto la stessa espressione preoccupata del rosso.
Harry invece si sentiva ancora ribollire di rabbia. Avrebbe volentieri pestato alla maniera babbana quel purosangue schizzinoso e malefico fino a farsi sanguinare le nocche, per poi spedirlo direttamente ad Azkaban, ma senza possibilità di un viaggio di ritorno, questa volta.
 
Ginevra Weasley non era una ragazza qualunque. Dove altri avrebbero mollato, lei aveva continuato a lottare. Dove altri avrebbero desiderato qualcosa, lei era andata controcorrente. Dove suo fratello, il suo ex ragazzo e … come definire Malfoy? Amico? Alleato? si sarebbero scoraggiati, lei avrebbe tirato fuori la grinta.
-Levatevi dai piedi! Tutti quanti! Voialtri non capite un accidenti, dannazione  a voi maschi..- Gin si era fatta largo tra suddetti maschi sbigottiti dalla sua mezza esplosione, ma non era il momento di pensare al loro ego ferito o alla loro confusione. Era la sua amica adesso ad aver bisogno di tutta la sua forza e attenzione, ed era esattamente quello che le avrebbe dato.
-Luna, tesoro… sono Gin. So che c’è qualcosa che i nascondi, qualcosa che ha a che fare con Lucius Malfoy… no, non aver paura, stai tranquilla, sono solo io, la tua amica Gin… dietro di me ci sono Harry, Ron e Draco, e sono preoccupati per te anche loro, ma scemi come sono non sanno come fartelo capire, e tra un po’ arriverà anche Hermione che, ne sono certa, avrà pestato talmente forte quel bastardo che di lui saranno rimasti intatti si e no solo i capelli platinati… non può farci del male, il mio incantesimo gli impedisce di arrivare più vicino di tre metri senza ucciderlo all’istante, e prima proverà una grande sofferenza. Sarà così per almeno un paio di mesi, e prima di allora non potrà neppure mandarci contro un singolo incantesimo. Sei al sicuro da lui, lo siamo tutti… tesoro, dicci cosa c’è che non va…-
Forse era stata la voce cantilenante di Ginevra, o forse il fatto che la sua voce calda e così spiccatamente femminile e amica le aveva distolto il pensiero da quel mostro, o forse era stato il ricordo di altre volte in cui Ginny l’aveva consolata, in quelle rare volte che si lasciava andare ai pensieri malinconici, o forse tutte queste cose insieme… Luna prese le mani di Ginny, spontaneamente, e rialzò lo sguardo su di loro. Gli occhi però erano ancora cristalli di ghiaccio , come la sua voce quando sputò fuori quella verità tanto acida che l’aveva corrosa dall’interno durante tutto quel periodo.
 
 
Lucius era in difficoltà. Non ci voleva un genio per capire che non si aspettava di trovarsi di fronte un avversaria del suo calibro quando il suo Capitano gli aveva dato l’ordine di ucciderla.
Non che fosse un pessimo duellante: non sarebbe sopravvissuto a Voldemort e alla selezione che il suo nemico faceva per eleggere i suoi generali…  ma decisamente non era alla sua altezza. Hermione aveva dalla sua cento vite di Creature che avevano combattuto altrettante e più guerre, aveva la loro conoscenza e il potere che spettava di diritto alle prescelte come lei: se a questo aggiungiamo la sua personale esperienza di guerra contro Riddle e il suo non indifferente intelletto… anche Malfoy si era accorto del suo netto svantaggio, che nonostante l’uso spropositato di Magia Nera non riusciva a colmare, e per questo il suo odioso ghigno si era congelato sul suo volto, ora in preda ad un raptus di folle istinto omicida. Raggi verdi partivano a gran velocità dalla sua bacchetta, alzando lievemente la difficoltà del combattimento.
L’unica cosa che la metteva in una posizione alquanto spiacevole era che il suo avversario mirava appunto ad ammazzarla, mentre lei voleva solo farlo svenire, per poi frugare in tranquillità nella sua mente per scoprire qualcosa di più sull’incarnazione del suo millenario nemico. Non era nemmeno facile trattenersi dall’uccidere quell’uomo che aveva fatto tanto male alla maggior parte delle persone che più amava al mondo. Ciò che aveva fatto a Luna in particolar modo le faceva una tale rabbia…
 
‘Magari non lo uccido, ma un ulteriore incantesimo come quello di Ginny non gli farà certo esalare l’ultimo respiro!’
 
Hermione saltò fuori dal suo nascondiglio temporaneo: nemmeno lei era immune all’ Avada Kedavra. Approfittò del fatto che si trovava contro luce per lanciargli uno degli incantesimi più terribili che le sue sorelle avevano inventato. All’inizio era destinato solo al loro mortale nemico, ma…
-Questo è per Luna! Commutatio doloris!*-
Lo vide cadere a terra, tenendosi la testa, mentre il manico d’argento della bacchetta tintinnava per terra, ormai inutile al suo proprietario.
-Fa male, vero? Forse così ci penserai due volte prima di far del male a tua figlia. Finchè lei non avrà superato quel dolore, tu continuerai a sentirlo nella tua testa, senza tregua, senza possibilità di sollievo. Prega che lei si senta meglio presto, o tu impazzirai. Questo genere di dolore è un Crucio continuo che affligge al mente. Ringrazia che non spetta a me ammazzarti, o a quest’ora saresti già all’Inferno-
Pestò violentemente la bacchetta di lui, spezzandola. Il suo urlo in quel momento le parve più acuto dei precedenti.
Gli prelevò il pugnale in Osso di Thestral, infilandolo alla cinta. Avrebbe dovuto distruggerlo, ma le ci sarebbe voluto troppo tempo. L’avrebbe fatto non appena quella notte fosse finita.
-Alla tua prossima sconfitta, Malfoy-
Un istante dopo in quella desolazione che era stata il villaggio di Midori rimase solo un uomo biondo, sporco di sangue e cenere, che invocava un nome con il bisogno di un drogato in astinenza dalla cocaina.
-Draco….-
 
 
Il pop della materializzazione fece sussultare leggermente gli altri presenti nella piccola radura del bosco in cui avevano fatto fuggire gli abitanti del villaggio.
-Come promesso, sono tornata in poco tempo. Come sta Luna?-
Silenzio. Hermione alzò un sopracciglio, dubbiosa. Guardò i suoi amici, e ciò che vide nei loro occhi sarebbe stato difficile da scordare. Non le servì fare altre domande per capire che Luna aveva vuotato il sacco. E che tutti in quel momento avevano addosso un tremendo istinto omicida.
 
‘Non che possa biasimarli, anche io era discretamente infuriata… ok, incazzata nera, o non gli avrei lanciato quell’incantesimo. Sfido chiunque, sapendo cosa quel verme aveva fatto ad una ragazza dolce come lei…’
 
-Capisco. Immagino che ve l’abbia detto-  ignorò temporaneamente lo sguardo di tutti per concentrarsi su due in particolare: due identici, magnetici e stravolti sguardi color tempesta.
-Draco… Luna adesso mi pare troppo sconvolta per parlarti di tutta la storia… vuoi che ti dica io come sono andate le cose?- lui fece solo un cenno del capo, ma lei lo prese per mano facendo segno agli altri di restare con la bionda corvonero, mandando un messaggio telepatico ad Harry per fargli capire che doveva far tranquillizzare l’amica. Anche lei era parecchio provata.
 
‘Questa notte non finisce più… e siamo fuori Hogwarts da appena un’ora…’
 
Hermione era tornata, e questo lo aveva fatto respirare di nuovo. Era sana e salva. Almeno lei.
Lui si sentiva in compenso come schiacciato da un treno in corsa. Di sicuro gli avrebbe fatto meno male che sapere cosa aveva subito quella ragazza tanto forte da sfidare l’opinione del mondo intero dichiarando apertamente che credeva a Harry Potter, quando tutti gli altri a parte i suoi amici lo credevano un pazzo in cerca di fama; tanto folle a sua volta da proporre con una verve invidiabile che sarebbero potuti arrivare a Londra in volo su dei Thestral, animali all’epoca invisibili ai più. Tanto coraggiosa che aveva lottato contro feroci Mangiamorte col sorriso sulle labbra… sorriso che da qualche settimana era scomparso quasi del tutto.
Non esagerava nel dire che adorava quella ragazza come una sorella, esattamente come Ginevra, e sapere che fosse la sorella gemella di Draco non gli avrebbe provocato nulla più di stupore se non fosse stato per il resto della storia. Insomma, che razza di madre abbandona la propria figlia? Vero, lui aveva l’esempio di sua madre, che aveva dato la vita per salvarlo, ma qui si arrivava a livelli estremi!
Quando poi aveva rivelato il vero motivo del comportamento ancora più schivo e sofferente che aveva assunto nell’ultima settimana… oh, quell’uomo aveva decisamente i giorni contati… sarebbe finito ad Azkaban volentieri pur di ucciderlo personalmente. Alla babbana, però. C’era più soddisfazione.
Era ritornato dal suo sanguinoso viaggio mentale solo sentendo Hermione materializzarsi.
Adesso gli occhi di Luna non erano più color tempesta: il ghiaccio più puro colorava le sue iridi. Vedere la sua amica tornare dallo scontro con quel mostro di suo padre forse l’aveva rassicurata abbastanza da farla tornare in sé.
Hermione stava ragguagliando velocemente Draco sulla sua vera storia, in quanto Luna non aveva detto più dell’indispensabile: il loro legame di sangue, che Narcissa l’aveva abbandonata e cosa aveva subito la settimana precedente. Nella sua totalità, stavolta, ma con termini crudi e un tono di voce che faceva a gara col colore dei suoi occhi.
Non osava immaginare come stessero i due gemelli Malfoy… Merlino, gli faceva strano anche solo pensarci.
La prima a riscuotersi dal silenzio in cui erano caduti fu Ginny. Ron era ancora in stato di shock, e ci sarebbe rimasto per un po’, probabilmente.
-Luna… io, noi… non possiamo capire cosa hai passato. Ma sono felice che ti sia confidata… era ovvio ci fosse qualcosa che ti faceva star male, già da tempo. Per qualsiasi cosa, noi ci siamo. E poi… dei genitori così, meglio perderli che trovarli, dico bene? E poi ora hai un fratello… sai, nonostante a volte potrà venirti l’impulso di picchiarlo, avere un fratello è la cosa più bella del mondo, perché sarà un po’ la tua ancora. Non ti abbandonerà. Draco ora è sconvolto, ci sei passata anche tu dopotutto, ma vedrai che lo accetterà prestissimo. Desiderava tanto una sorella, sai? Me l’ha confidato lui stesso!...-
Qualche lacrima aveva abbandonato le ciglia di Luna, ma lei non se ne era accorta, troppo presa da Ginny e da tutto quello che le stava dicendo. Assorbiva ogni parola come farebbe un malato con l’unica medicina che lo poteva guarire. Evidentemente, Ginny aveva individuato il nocciolo della questione: la paura della reazione di Draco.
La capiva: in fondo, lei aveva un padre, aveva auto una madre,  per cui a parte l’ovvio sconvolgimento che le aveva provocato quella scoperta, il più grande problema era proprio Draco. Da lui, non sapeva osa aspettarsi. Voleva evidentemente costruire un rapporto, ma aveva paura dell’ennesimo rifiuto.
 
‘Per questo era tanto scostante con lui e Narcissa nelle ultime settimane! Che stupidi siamo stati… ’
 
Harry tuttavia non vedeva molto chiaro in quella faccenda. Gli sfuggivano alcune cose… ma in fondo, era Draco il primo a dover sapere tutta la storia. Lui avrebbe aspettato che lui, Luna o Hermione la rendessero pubblica. Era rimasto un attimo sorpreso che anche Hermione sapesse, ma… beh, lei era Hermione! Cosa non sapeva?
Quasi evocata dai suoi pensieri, la bella grifondoro gli apparve al fianco, stringendogli la mano, in cerca di un conforto che cercava in lui ogni volta che aveva un incubo. Evidentemente, stavolta la realtà era stata più dura.
 
‘È andato tutto bene col bastardo? Ti ha fatto del male? Draco e Luna come stanno?’
‘Una domanda alla volta! Il bastardo è vivo… per il momento, ero talmente arrabbiata che credo di avergli lasciato un ricordino abbastanza doloroso. Io sono perfettamente sana, e i due gemelli lì invece… beh, Luna sta meglio ora che è lontana da lui e che si è confidata, Draco è sconvolto, ma sotto sotto è contento che Luna sia sua sorella, anche se solo per metà.’
‘Che vuol dire per metà?’
‘Stessa madre, padri diversi.’
‘E sono gemelli’
‘Esatto’
‘Mi arrendo. Vuoi spiegarmi?’
‘Luna è stata concepita per prima, con Lucius, e dodici ore dopo è toccato a Draco… il cui vero padre è Xenophilus Lovegood’
‘CHE COSA?’
‘Abbassa il tono! Guarda che anche se stiamo parlando mentalmente, e a proposito dovremo capire come diavolo ne sei capace, sento il tono dei tuoi pensieri, per cui evita gli acuti mentali cortesemente!’
‘Ok ok scusa… ammetterai che è strano però!’
‘Dillo ad alta voce e puoi scordarti le mie labbra per un bel po’! Non sarebbe carino per loro due…’
 
Muto. Il cervello di Harry era entrato in fase comatosa, i neuroni erano stati presi da un infarto comune e ora giacevano stecchiti nella sua scatola cranica.
Hermione voleva solo scherzare, dopo una seratina del genere meritavano tutti un istante di riposo, ma non aveva messo in conto il mortale imbarazzo di Harry. In effetti, non ne avevano più parlato, e non si erano mai nemmeno baciati oltre a quel primo sfioramento di labbra. Ora che ci pensava su un momento, si rendeva conto che a mente lucida e riposata non avrebbe mai e poi mai detto - o pensato - una cosa simile. Ecco, ora anche lei sentiva il sangue affluirle al volto.
Meglio tornare a pensare alle faccende serie… tolse la mano da quella calda e confortante di Harry, e diede l’incitamento necessario a far finire quella dannata faccenda.
-Ok ragazzi, mi dispiace dover interrompere un momento del genere… - i due neo fratelli si stavano guardando in silenzio, insicuri e speranzosi, da diversi minuti ormai -… ma i tempi sono quel che sono, e Nemo potrebbe essere ovunque. Dobbiamo andare ad aiutare almeno un’altra quindicina di Stati diversi, e se non ci sbrighiamo potrebbe essere un guaio per molta gente… finita questa nottata, vi prometto che potremo riposare e parlare con calma… ma ora dobbiamo proprio andare-
-Hai ragione Hermione, mi dispiace avervi fatto perdere tempo prezioso… ora sono di nuovo concentrata, e non mi farò più distrarre da faccende personali-
-Non preoccuparti Luna, capisco bene la tua situazione… prima io e Ginny abbiamo visto qualcosa, e da lì ho ricostruito la vicenda. Non devi preoccuparti, gli ho lasciato a tuo nome un ricordino alquanto doloroso… ma il colpo finale l’ho riservato a te, se lo desideri. Per un bel po’, comunque, sarà innocuo. Dunque, pronti a partire? Draco?-
-Io sono ancora un po’ sconvolto, ma sono felice di avere una sorella… e inoltre, ho appena scoperto di non essere figlio di quel pazzo. Mia… Nostra madre dovrà darmi delle spiegazioni, ma per il resto mi sento in forma smagliante! – non era difficile credere che stesse dicendo la verità, il suo sorriso parlava per lui… e anche quello piccolo, ma il più sincero che facesse da molto tempo, di Luna parlava per lei. Il veleno che la attanagliava era stato debellato. I due gemelli si presero per mano, e poi guardarono Hermione, pronti a svolgere il loro compito.
I fratelli Weasley alternavano lo sguardo da loro ai due gemelli Malfoy, increduli, ma per la maggiore felici. Se Ronald aveva avuto qualche dubbio fino a poco tempo prima su Malfoy jr… beh, adesso erano scomparsi. Perché il modo in cui Draco guardava Luna era lo stesso con cui lui guardava Ginny. E qualcuno che sapeva amare a quel modo la propria sorella appena scoperta, non poteva essere un cattivo individuo.
Ron sapeva che forse non sarebbero mai stati propriamente amici, non come lui ed Harry, ma potevano diventare buoni alleati e magari, un giorno….
 
Hermione non era mai stata tanto orgogliosa di loro, di tutti loro. Guardava i suoi amici, e vedeva la sua famiglia, che mai come in quel momento le parve perfetta, con tutto il lavoro che avevano ancora da fare e tutti i problemi da affrontare.
Li amava tutti incondizionatamente. Avrebbe dato la vita per aver salva la loro. Sarebbe vissuta anche solo per vederli sorridere come in quel momento, pronti ad affrontare una dura battaglia, insieme.
Harry le prese di nuovo la mano, e fece cenno agli altri di avvicinarsi per andare nel prossimo luogo da controllare.
Harry era… tutto per lei. Sapeva che non avrebbe mai amato nessun altro come amava lui, che mai più si sarebbe sentita così forte e serena solo intrecciando la sua mano a quella di un altro. Harry non era un altro. Era il suo Harry, il suo tutto. Non avrebbe permesso a nessuno di fargli del male. Aveva acconsentito che partecipasse a quella missione originariamente per saperlo con sé, al sicuro, paradossalmente proprio dove sarebbe dovuto essere più in pericolo. Ma ora…ora si chiese se, forse, suo Padre non avesse previsto anche lui nel suo disegno. Non era possibile, e lei lo sapeva bene… eppure, lei non aveva mai creduto alle coincidenze. Il suo incontro con Harry a undici anni non poteva essere stato solo un caso. Erano troppo… giusti, insieme, e non solo come coppia, come sperava sarebbero stati un giorno, per poter pensare che il loro conoscersi fosse stato un mero caso, un puro accidente che avrebbe potuto non verificarsi.
Hermione era una donna razionale, eppure in quel momento, l’istinto stava urlando troppo forte il suo credo per poterlo ignorare: no, Harry non era stato un accidente per lei. Erano diventati amici perché erano destinati a esserlo. Non le era mai piaciuto credere a una mente superiore che giocava con le persone come fossero burattini, decidendo del loro cammino, ma in quel momento non potè fare a meno di pensare, quando la materializzazione li scompose in un ammasso di atomi che trasferì su una spiaggia australiana in preda ad un gigantesco tsunami, che avrebbe volentieri accettato una vita già tracciata se in cambio l’avesse potuta vivere con lui al suo fianco. O forse, preferì puntualizzare la sua mente, più oggettiva nel suo giudizio rispetto al cuore, si sarebbe ribellata, avrebbe distrutto il sentiero, avrebbe cercato Harry tra i volti che la circondavano nei corridoi di scuola, tra i passeggeri della metro, fra le vie di una città straniera, nelle gole profonde dell’Inferno e tra gli angeli del Paradiso, e quando lo avesse trovato, l’avrebbe preso per mano e avrebbe costruito insieme a lui una nuova via.
 
 
Quella notte del 23 settembre fu la chiave di volta dell’ultima, grande Guerra delle Creature. Il giorno seguente, l’alba colse impreparata gran parte della gente che si era miracolosamente salvata da tutti quei disastri. I religiosi avrebbero proclamato l’Apocalisse, predicando per la salvezza delle anime e il ritorno ad una vita al fianco del Signore, sceso in terra a giudicare i vivi e i morti. La malavita avrebbe approfittato della confusione come un topolino di una dispensa aperta, banchettando col cadavere della pace. I grandi politici del mondo avrebbero sfoggiato le prove che sì, si era trattato di un primo attacco alieno, o dell’effetto serra, o della mafia, o di uno Stato rivale che dichiarava guerra.
 
Ciò che la gente comune vide quella notte però, non fu nulla di tutto ciò. Videro i propri cari e gli sconosciuti morire indistintamente, tra le macerie di edifici o per calamità naturali. Videro loro stessi la morte in faccia. Ben pochi si sarebbero salvati, in quei luoghi dove la furia del mondo si era maggiormente scatenata, se non fosse stato per dei miracoli che apparivano dal nulla e sollevavano massi senza toccarli, trovavano la gente intrappolata e la salvavano senza volere nulla in cambio, li conducevano in luoghi sicuri e sparivano di nuovo, come se non fossero mai stati lì.
Una donna con un profondo taglio sul volto vide in modo sfocato un piccolo sole avvicinarsi a lei, e quando chiuse gli occhi pregò che Dio la prendesse con sé senza farla soffrire troppo. Grande fu la sua sorpresa quando riaprì gli occhi su questo mondo, e il sole che l’aveva salvata scoprì essere una ragazza dai lunghi capelli biondi.
Nelle fredde cime del monte Glittertind, in Norvegia, dei bambini erano rimasti intrappolati da una valanga. Tutto era bianco e blu, e molti di loro si erano assopiti piangendo. Il loro paese non era lontano, ma non riuscivano a trovare la strada con quel buio improvviso, e la neve li aveva intrappolati. L’improvviso rosso fuoco che apparve vicino a loro fu scambiato inizialmente per un’allucinazione, ma non lo era: il calore intenso che emanava fece tornare le loro labbra di un rosa più sano del preoccupante blu che le tingeva in precedenza; poi quel manto rosso si era rivelato essere la chioma di una ragazza più grande di loro, che diede un bacio in fronte a tutti. Il più grande tra loro, Suomi, non aveva più di dieci anni, ed era ormai l’unico rimasto sveglio... nessuno gli credette quando il giorno dopo raccontò di una fata che con il tocco delle sue labbra aveva riportato il calore nel suo corpo e con una vampa di fuoco era sparita, dopo averli portati in una capanna abbandonata poco distante, accendendo con il solo sguardo un fuoco che li aveva tenuti in vita per tutta la notte.
Molti altri furono i miracoli che quella notte accaddero, ma nessuno ricordava esattamente ciò che era successo, eccezion fatta per i bambini. La loro generazione avrebbe raccontato di una ragazza che sapeva creare il fuoco, di una che sapeva curare i malati, di un ragazzo che sapeva comandare l'acqua affinché si abbattesse contro il mare tempestoso, di un altro che sapeva fermare i terremoti… ma soprattutto di un ragazzo con gli occhi verdi dinanzi a cui i nemici si prostravano chiedendo pietà, e della sua compagna, una ragazza i cui occhi splendevano come oro nella notte nera, che da sola sapeva fare tutte quelle cose, portando la luce dove non ve n’era più quasi il ricordo.
 
 


NOTE:
Ehm… sì lo so sono ancora più in ritardo dell’altra volta, mi dispiace tantissimo! Gli esami mi stanno tenendo impegnatissima, è difficile trovare il tempo per rilassarmi abbastanza a lungo per trovare l’ispirazione…
*Le indicazioni geografiche sono reali, fatta eccezione per il nome del villaggio, inventato da me di sana pianta. Per il resto, la geografia corrisponde.
*L’incantesimo di Hermione significa ‘Scambio della sofferenza’. Mi sembrava un nome adatto, l’ho inventato io: piace?
Grazie mille a Bumbix per aver recensito, incoraggiandomi a continuare, e per aver inserito la storia tra le preferite, grazie a ValeHerm90 per averla inserita tra le seguite e a auror235 per verla messa tra le ricordate! Grazie mille anche a tutti quelli che continuano a leggere in silenzio, scrivo anche per voi!
A proposito, dovrei cambiare il raiting in arancione? Ho in mente scene un po’ crude, per quanto riguarda la guerra, e più piccanti di prima dal lato romantico, pur evitando le esagerazioni. Non sono pratica, quindi non so esattamente quale sia il confine ideale…
Pregandovi di portare pazienza ancora un po’ causa esami, vi ringrazio per la costanza e spero che vi sia piaciuto il capitolo! Alla prossima!
Flos Ignis

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Capitolo 18
*** Capitolo 17. Seconda possibilità ***


Seconda possibilità

Tutti sbagliamo. E tutti dovremmo avere la possibilità di rimediare.

Da quando quei ragazzi si erano – incredibilmente – smaterializzati dalla Scuola verso chi sa dove, tutti loro si erano resi operativi; chi per non pensare ai propri cari in mezzo a quel pericolo ancora così astratto, senza volto e senza nome, chi per rendersi utile, chi perché nella vita a parte la guerra e tutte le sue implicazioni, aveva vissuto ben poco, e darsi da fare di nuovo su quello stesso campo sembrava anche troppo naturale.
Regulus Black era morto molto giovane, e i vent’anni precedenti li aveva passati in mezzo ad altre essenze come lui, rinunciando alla possibilità di seguire qualcuno. Chi mai l’avrebbe voluto al suo fianco, seppur inconsapevolmente?
Ma chiunque pensi che ciò lo renda una facile preda nel caos della battaglia, o un ingenuo nei i raggiri tanto amati dall’alta società per ottenere l’oggetto del proprio desiderio, non potrebbe cadere in errore più fatale.
Crescere in una famiglia come la sua l’aveva temprato contro qualsiasi tempesta potesse abbattersi su di lui. O almeno così aveva creduto, fino a quando suo fratello non aveva ben pensato di scappare di casa. Già da anni il loro rapporto era teso e sfibrato all’inverosimile, ma il più piccolo aveva sempre pensato che, prima o poi, il maggiore sarebbe rinsavito. Con le buone, o con le cattive; più probabilmente con le seconde, dato che conosceva bene la testa dura di Sirius.
Poi era accaduto. Sirius se ne era andato di casa, rinnegandoli definitivamente.
Suo fratello era stato il primo a strappargli il drappo nero che gli oscurava i sensi: scappando, ad appena sedici anni, da quel traditore del suo sangue di Potter, amico di pezzenti e dannatissimo Grifondoro, l’aveva fatto dubitare delle sue certezze. Perché se c’era una cosa in cui Regulus era bravo, molto bravo, era capire le persone. Eppure, aveva sbagliato proprio sulla persona che avrebbe dovuto conoscere meglio.
I suoi genitori, sua madre in particolare, erano sempre stati molto orgogliosi della sua spiccata intelligenza, e l’avevano istruito fin da piccolo per fargli affinare le sue capacità di svelare, con una semplice occhiata, l’inganno, la trappola, il mistero celato a chiunque altro.
Era una dote innata, e lui ne andava molto fiero. Anche Sirius gli diceva sempre di essere orgoglioso di lui… fino ad Hogwarts, naturalmente. Fino alla decisione di quel tanto maledetto Cappello Parlante, che aveva mandato il suo fratellone nella Casa sbagliata, cambiando la tradizione della famiglia e tutti gli eventi a questo concatenati che ne subirono le conseguenze. Da quell’estate, Sirius non era più stato il suo fratellone. Era stato il traditore, secondo gli insegnamenti di sua madre Walpurgia.
Come aveva fatto a non capire suo fratello?
Questa domanda, nella sua mente, era albergata a lungo, probabilmente era stata l’ultima cosa che aveva pensato prima di morire… non lo ricordava bene, ma c’entrava di sicuro con lui. La sua risposta, comunque, l’aveva avuta solo dopo morto. Era stato abituato a cercare i segreti delle persone, le verità nascoste tra le pieghe dell’anima: Sirius, come aveva capito dopo lunghe riflessioni, semplicemente non aveva segreti e verità celate dietro un sorriso o un gesto. Tutto ciò che aveva dentro lo buttava fuori, esprimendo ogni singolo pensiero o sensazione che gli passassero nel cuore senza prima filtrarli dal cervello. Era sincero fino ad essere imbarazzante. Per questo era stato selvaggiamente preso in giro dai suoi compagni Serpeverde a scuola, ma anche per questo era stato in grado di stabilire legami di amicizia le cui radici erano tanto profondamente radicate nel suo cuore, da scacciare qualsiasi possibilità di farlo tornare com’era. Non che da bambino non fosse ribelle e ostinato, ma l’amicizia dei Malandrini aveva esasperato oltre il confine di non ritorno queste caratteristiche. Oltre a renderlo felice, certo.
Regulus ora sapeva perché non era riuscito a capire Sirius. Perché interpretava ciò che vedeva e sentiva di lui come la maschera che tutti portano quotidianamente, invece di vederlo come il vero sotto quella stessa maschera, che aveva portato da bambino per non essere punito o per cercare l’approvazione parentale. A undici anni si era evidentemente stufato di reprimersi, inutilmente tra l’altro, e doveva aver deciso di smascherarsi. E Regulus aveva visto il processo contrario.
Avevano parlato tanto, lui e Sirius. Quella ragazza tanto potente da mettergli i brividi quando scatenava la sua magia li aveva riportati in vita – anche se non capiva perché anche lui, ma di certo non sarebbe andato a lamentarsi -  e avevano potuto finalmente chiarirsi. Chi muore dietro il Velo non diventa essenza come un morto, e non l’aveva quindi potuto incontrare quando era successo. Ricordava ancora bene il dolore che aveva sentito dove un tempo gli batteva il cuore, capendo cosa era accaduto, e aveva aspettato trepidante per l’intero anno successivo il suo arrivo… un’anima, del resto, a differenza di un fantasma comune, aveva bisogno di tempo per ricomporsi e trovare la strada… ricordava bene anche il panico che l’aveva invaso dopo che non era giunto da lui.
Aveva passato il successivo anno completamente muto. Non era mai stato molto loquace di suo, ma era lì da sedici anni, all’incirca, e si era trovato, se non degli amici, alcune anime particolarmente interessanti con cui passare il tempo o discorrere delle rispettive vite o ideologie.  Non aveva più aperto bocca da quando, allo scadere dell’anno prefissato, Sirius non era apparso davanti a lui, con quel suo sorriso strafottente e la luce dispettosa negli occhi che aveva sempre, soprattutto quando si rivolgeva a lui, la maggior parte delle volte per schernirlo gentilmente.
E poi si era sentito strano. Nel giro di qualche minuto, aveva sentito il suo spirito solidificarsi, i suoi sensi farsi più acuti. Il sole lo aveva accecato, il vento lo aveva fatto rabbrividire, l’erba sotto di lui gli aveva fatto il solletico. Era stato tutto così straordinariamente veloce e intenso che non si era accorto di muoversi fino a quando si sentì attraversare un muro. Non lo aveva mai fatto prima, era sempre stato all’aperto, gironzolando tra il parco della Scuola e la Foresta Proibita, ma era piuttosto certo, grazie ai racconti della piccola Annie, un’anima di sei anni che non faceva altro che stargli appiccicata, quando non era occupata a seguire passo passo la sua mamma dentro Hogwarts, che non dovesse sentire alcunchè. Era un’anima, che diamine. E invece, anche se non ci sbattè contro come un corpo solido, non fu nemmeno insensibile all’atto inaspettato. Si sentì come l’acqua che passa attraverso un filtro finissimo: frammentata e poi ricomposta, esattamente come prima ma non del tutto. Non aveva avuto il tempo di riprendersi che si era sentito improvvisamente pesante. Molto, molto pesante, come non si sentiva da quando aveva abbandonato il suo corpo.
I suoi cinque sensi si erano spenti di nuovo, ma non ebbe a rammaricarsene a lungo, perchè furono egregiamente sostituiti dal sesto. La sua percezione dell’esterno di sé – come era bello sentire di avere di nuovo un fuori e un dentro! – era ancora più intensa: la magia che lo avvolgeva stava entrando dentro di lui, ed era potente come mai ne aveva percepite, nemmeno dinanzi a Voldemort. La ragazza che gliela stava trasmettendo lo stava accudendo con un’attenzione che lo commosse.
Quando percepì i polmoni fare un primo, incerto tentativo di espandersi nel tentativo di incamerare ossigeno, o il cuore tremare debolmente mentre cercava di far scorrere di nuovo sangue nelle sue membra rinnovate da quella potente e sconosciuta ragazza, non pensò a null’altro che ad una parola.
‘Grazie’
E poi l’oblio, e tutto ciò che era stato di Regulus Blak scomparve nel buio delle cose dimenticate.
Almeno fino a quando lo stesso miracolo che l’aveva riportato in vita, guidò i suoi passi attraverso il buio della sua memoria, guidandolo nel risveglio dei suoi ricordi e di chi fosse lui.
Quando si era svegliato, era stata la prima cosa che avesse detto. Non era nulla di che, ma volle iniziare questa nuova vita che gli era stata donata in onore del fratello, che non nascondeva mai ciò che provava. Volle ricominciare da capo, iniziando anche lui a togliersi la maschera.
‘Grazie’
Non lo aveva mai detto a nessuno. C’era sempre una prima volta, per fortuna. Anche per il ritorno dalla morte.
 
Quando si era visto Sirius davanti, non era riuscito a trattenersi. L’aveva soffocato nell’abbraccio più sincero che avesse mai dato; non che ne avesse mai elargiti molti. L’altro, se ne era stato sorpreso, ebbe l’accortezza di tenerselo per sé, limitandosi a ricambiare di cuore. Avevano avuto modo di parlare, prima che venissero tutti a conoscenza della loro seconda vita, e anche nelle settimane successive. Aveva ritrovato il suo amico Severus, e fatto conoscenza con una miriade di persone di cui sapeva già in linea generale le storie, sempre grazie a quella chiacchierona di Annie che, chissà perché, negli anni aveva voluto renderlo partecipe di tutto ciò che accadeva dentro il castello durante il giorno.
Era rimasto sorpreso quando aveva percepito che la forza magica che l’aveva richiamato da questa parte della realtà era una ragazzina di diciotto anni, ma quando lei l’aveva preso in disparte per spiegargli nel dettaglio tutta la situazione, aveva compreso. Certo, conosceva la leggenda delle Creature, come tutti i purosangue degni di questo nome, ma non avrebbe mai immaginato di poterne conoscere una. Era rimasto affascinato dalla loro storia, e dal loro Destino, fin da quando ne aveva memoria, e nonostante la madre gli avesse trasmesso quella storia come una leggenda atta a fargli disprezzare le ragazze che erano prescelte per quel ruolo, non aveva mai soffocato la sua ammirazione per lo spirito di sacrificio che permeava quelle donne, e che nemmeno i racconti schifati di sua madre riuscivano a celare.
 
Alcuni purosangue si trasmettevano quella leggenda, narrando del Padrone, quello che da tutti gli altri veniva chiamato Male, o Nemo, o Capitano in questo caso, che avrebbe portato caos e distruzione, premiando i vincitori e sottomettendo gli sconfitti, generoso con i primi e implacabile con i secondi; egli avrebbe portato l’ordine ricostruendo da capo la struttura stessa del mondo, a partire dal Bozzolo Magico che lo avvolgeva. Solo i degni potevano attingere a quella magia primordiale che il mondo donava tanto generosamente a coloro che nascevano con una particolare sensibilità. Il Padrone avrebbe piegato il Bozzolo Magico al suo volere, donandone il potere solo ai suoi alleati più potenti e degni di stima.
Le Creature erano le sole tanto potenti da contrastare l’infinita magia che albergava nel Padrone. Entrambi questi titani si reincarnavano, di vita in vita, e ogni singola volta che si erano incontrati si erano combattuti con ferocia e determinazione. Vittorie e sconfitte si erano alternate da ambo le parti, che governavano il mondo fino a quando non giungeva la generazione successiva a combattere di nuovo per mantenere il suo predominio o per porre fine a quello dell’avversario. La precedente guerra era stata vinta dalla Creatura.
Questa però sarebbe stata l’Ultima Guerra. Questo significava che chi avesse trionfato, avrebbe deciso le sorti del mondo fino alla sua fine?
Hermione non gli aveva risposto a voce, ma la tensione che Regulus aveva indovinato nella durezza delle iridi d’ambra della sua salvatrice gli era bastata.
 
Quando la Creatura gli aveva parlato in privato per spiegargli tutta quella situazione, gli aveva anche affidato una missione fondamentale. La sua abilità innata di svelare la realtà poteva tornargli di nuovo utile: Hermione gli aveva chiesto da che parte volesse stare nella guerra che stava per scoppiare, e quando lui aveva confermato – sapeva, che lei sapeva di lui e del suo voltagabbana prima di morire – la sua lealtà, aveva chiesto il suo aiuto. Basito, le aveva detto che avrebbe fatto qualunque cosa: aveva un debito di vita, con lei.
Hermione aveva sorriso, e gli aveva chiesto innanzi tutto di essere forte, in futuro. Che avesse scorto tra le fiamme qualcosa su di lui?
E poi gli aveva chiesto di partire, un giorno dopo l’inizio del suo viaggio, alla ricerca di coloro che erano in grado di resistere all’Apatia indotta dal suo nemico per portarli al sicuro, alla Scuola di Magia. Hogwarts era un luogo temporaneamente sicuro, e lo sarebbe stato ancora di più dopo che lei ne avrebbe rinforzato le difese, ma non lo sarebbe stato per sempre. Nonostante questa preoccupazione, Hermione gli aveva dato quella missione nella speranza che la guerra finisse prima del cedimento delle barriere magiche. Quando aveva obiettato che così facendo metteva come un grosso mirino rosso su di essa, lei gli aveva rivolto un sorriso preoccupantemente simile a quelli che sfoggiava di consueto Sirius. Malandrino. Furbo. Gongolante. Pericoloso.
Per chi però, non lo sapeva. La risposta enigmatica e fumosa che aveva ricevuto lo faceva solo preoccupare di più, ma avrebbe svolto la sua missione. Era la cosa giusta da fare, e voleva rendersi utile a qualcuno.
Iniziare con il mettere al sicuro della gente gli pareva un buon modo per costruirsi una nuova vita, passata questa volta dalla parte del bene, fin dall’inizio.
 
Per partire anche lui, doveva aspettare il segnale di Hermione. Nel frattempo, avrebbe dato una mano lì a scuola, cercando di passare più tempo possibile con il fratello. Questa occasione non voleva sprecarla, non ce ne sarebbe stata una terza.
Se voleva conoscerlo e farsi conoscere, senza maschere di mezzo questa volta, non aveva tempo da perdere. A maggior ragione se, di questo tempo, non sai quanto te ne appartiene.
 

 
Neville aveva fatto un cambiamento sorprendente nel giro di tre anni. Da quando aveva saputo della fuga di Bellatrix dal Azkaban, qualcosa dentro di lui si era rotto, e lui non era più stato come prima. Sua nonna era stata una tutrice molto severa, e non aveva mai nascosto la delusione per l’inettitudine di suo nipote, che aveva due genitori tanto forti e coraggiosi. Lui stesso si era sentito un debole per tutta la sua vita. I suoi genitori, impossibilitati a uscire dal San Mungo per i danni inflitti dalla Maledizione Cruciatus, ma ancora di più prigionieri nelle loro stesse menti, si sarebbero vergognati profondamente di quel figlio per cui si erano sacrificati…
In qualche modo però, sapere che la responsabile di ciò che era accaduto loro si trovava in carcere a scontare la giusta pena, l’aveva fatto crescere se non felice, per lo meno, più sereno di come ci si potrebbe aspettare. Le visite a sua madre e suo padre erano dolorose, ma il fatto che la giustizia avesse fatto il suo corso, le rendeva più sopportabili: in fondo, non erano morti. Erano ancora con lui, sebbene non facessero più parte del mondo .
E poi lei era evasa. E il muro di convinzioni che si era costruito giorno dopo giorno, fatto di profondo senso di giustizia e serenità forzata, era crollato. No, era esploso, proprio come una delle sue pozioni.
L’infanzia solitaria e la mancanza dei genitori, le angherie subite, il senso di inutilità… erano collise in un unico, grande sentimento di rabbia che aveva preso a divorarlo. L’unica cosa che gli aveva impedito di bruciare con essa era stato il ruggito del Grifone che si era levato alto e fiero dentro di lui, per la prima volta, di pari passo con quella rabbia sorda. Alla fine, l’avevano avuta vinta la fierezza e il coraggio della sua Casa, venutegli in soccorso proprio quando stava per crollare.
Era stato allora che qualcos’altro era esploso. La sua magia.
Si era domandato spesso a cosa fosse dovuta la forza improvvisa dei suoi incantesimi, che di solito erano di una debolezza imbarazzante. Non che fosse diventato improvvisamente imbattibile ma persino i professori si erano accorti che nel giro di qualche settimana, aveva preso a migliorare costantemente. Forse, la magia era cresciuta insieme a lui. Forse, ora che aveva tirato fuori tutte quelle qualità che il Cappello Parlante aveva visto in lui anni prima – benedetto Cappello, la vedeva proprio lunga allora! -, ora che non si sentiva più inutile e senza scopo – doveva fare giustizia per i suoi genitori, e per sé stesso, o non sarebbe più stato in grado di guardarsi allo specchio -, ora… ora, che aveva fatto pace con sé stesso, aveva risvegliato il suo potenziale.
L’ES gli aveva dato la spinta finale. Harry era sempre stato il suo idolo, colui al quale voleva somigliare. Era forte, coraggioso, leale, si faceva in quattro in quella guerra che lo vedeva coinvolto da quando aveva appena un anno. Quando gli aveva parlato del suo progetto, aveva accettato senza pensarci su due volte. Gli sguardi che il suo amico gli lanciava in quel periodo, da preoccupati, si fecero man mano sempre più orgogliosi. Lui sapeva dei suoi genitori, e probabilmente era stato allarmato dal suo mutismo e umor nero che aveva mostrato all’universo mondo nelle settimane successive all’evasione di massa da Azkaban. Gli era grato per averlo lasciato solo a sciogliere la situazione, facendogli però capire che, se avesse voluto, lui avrebbe potuto aiutarlo. Gli aveva portato gli appunti per ogni lezione saltata a causa del dolore che sentiva sospeso tra cuore e stomaco – anche se qui sospettava fortemente si facesse aiutare da Hermione, ma era routine che la grifona facesse da dispensatrice di appunti -, gli portava qualcosa di dolce se saltava i pasti in modo che non si sentisse male, e quando sgattaiolava via, di notte, per fare una passeggiata nei corridoi, Harry si limitava a prestargli la mappa per non fargli fare spiacevoli incontri.
Quell’anno l’avevano passato quasi insonni. Harry con i suoi incubi, che sapeva andare a sfogare con Hermione – quando si sarebbero accorti di amarsi quei due? L’aveva capito anche lui!- e lui con il suo demone personale da fronteggiare.
Era un grande amico, Harry. Il sostegno silenzioso che gli aveva dato nel suo momento di maggior fragilità non l’avrebbe mai dimenticato, come non avrebbe mai cancellato lui dal suo cuore.
 
Fu durante un’esercitazione. L’Incanto Patronus non gli riusciva. La sua forza di volontà era stata più che sufficiente per padroneggiare velocemente gli incantesimi difensivi e, soprattutto, offensivi che stava insegnando il suo amico. Ginny aveva fatto apparire il suo maestoso stallone argentato, ed Harry si stava complimentando sentitamente con lei, che lo guardava soddisfatta e, in segreto, ancora innamorata.
Sul momento non si riuscì a spiegare il fastidio che sentiva, ma poi Harry venne da lui. Con un sorriso sul volto e un paio di pacche incoraggianti, gli disse di non preoccuparsi, e di cercare di trarre la forza dell’incantesimo dal ricordo felice che aveva scelto, non dalla sua magia.
Quando il moro gli tolse la mano dalla spalla, senza accorgersene prolungò il contatto in quella che Neville percepì come una carezza sul braccio. Harry nemmeno se ne accorse, e di certo la sua intenzione non era stata quella.
Neville lo sapeva perfettamente, ma il suo cuore aveva comunque deciso da sé di intraprendere la sua corsa più forsennata da quando aveva cominciato a battere quindici anni prima. Aveva poi steso automaticamente il braccio, pronunciando la formula del Patronus.
Grande era stata la sua sorpresa quando gli apparve davanti agli occhi una massa argentata dalla forma ben definita. Il suo patronus era una bellissima aquila.*
Ed era appena riuscito ad evocarla pensando alla carezza involontaria di Harry, che in quel momento stava applaudendo, orgoglioso di lui, insieme a tutti i loro compagni.
In quel momento però, le uniche due cose che gli erano venute in mente, erano state un’imprecazione piuttosto colorita e un nettissimo ‘Sono un masochista senza speranza’.
 
Neville sorrise nel ripensare a quel momento. Non era mai stato uno stupido, nonostante tutto quello che dicevano tutti o quasi di lui, e non si era mai illuso su una storia con Harry. Decisamente, il Quinto era stato un anno di rivelazioni e cambiamenti. Per Harry, per tutti loro, per lui.
Non era stato facile accettare i suoi gusti sessuali. Aveva appena cominciato ad accettarsi per come era, che quest’ennesima scossa arrivava a rivoluzionargli la vita. Non lo aveva mai detto a nessuno, sarebbe stato troppo imbarazzante e deprimente sentire Harry cercare di rifiutarlo con gentilezza… no no, molto meglio farsela passare, aveva pensato all’epoca.
Harry era stato il primo ragazzo a suscitargli interesse, ma ancora prima era un carissimo amico. Aveva fatto leva su questo dentro di sé, aveva concentrato i suoi sforzi sulla guerra in corso e, alla fine, poteva dire di avercela fatta: la cotta gli era passata. Harry era suo amico, e basta. Era orribile a dirsi, ma in questo aveva aiutato la guerra, e soprattutto la resistenza che aveva scatenato a scuola con l’aiuto di Luna e Ginny durante il Settimo, continuando l’opera di rivolta iniziata proprio dal suo amico.
Non si era mai sentito tanto vivo come in quell’anno, mentre i Mangiamorte mangiavano ai loro stessi tavoli, passeggiavano nei loro corridoi, come se fosse normale. E invece l’atmosfera che gravava su di loro rivelava la gravità della situazione: la libertà era stata soffocata.
E lui non lo poteva sopportare. Si era sentito come il suo patronus, un’aquila dalla ali fatto per ascendere verso il sole, ma impossibilitata a farlo: i patronus ora erano proibiti. Ma non era più il ragazzino spaurito di un tempo, e le sue ali premevano per riprendere il volo che aveva intrapreso, forse tardivamente, ma con grande forza di volontà.
Aveva iniziato a rispondere in modo sfrontato quasi sperando che gli venisse inflitta la stessa maledizione dei suoi genitori, così da poterli raggiungere. Era stato accontentato, anche se solo in parte, fortunatamente.
Aveva scoperto che pretendere la libertà che gli spettava di diritto contro la feccia che per lui erano i Carrow lo faceva sentire forte, vivo più che mai, e con enorme sorpresa aveva scoperto che sul suo esempio altri studenti avevano iniziato a dar fastidio. Piccoli atti di irriverenza, che però davano speranza e alleggerivano per qualche istante i loro cuori.
Quell’anno era arrivato ad un soffio dalla follia e dalla morte più di una volta. Ora, non era certo di poter spiegare come avesse fatto a non impazzire definitivamente… forse era sopravvissuto perchè sapeva che, per la prima volta, c’era chi contava su di lui.
Il culmine era arrivato quando aveva ucciso Nagini con la Spada di Grifondoro. Harry aveva avuto fiducia in lui, e Neville non l’aveva deluso. Ci aveva messo il cuore nella resistenza al dominio dei Mangiamorte, non avrebbe lasciato che tutti i sacrifici e il dolore fatti da tutti i suoi amici andassero perduti. Harry, Ron ed Hermione avevano passato un anno in giro per l’Inghilterra, prede e predatori al tempo stesso, anche se all’epoca non conosceva i dettagli, e tutti i suoi compagni si stavano impegnando per conservare la vita dei loro cari e la propria senza rinunciare al proprio credo… lui non aveva voluto essere da meno, e aveva messo il cuore nella resistenza.
La guerra era finita, la pace aveva dato loro il primo respiro di vera libertà da molto tempo, e le cose si erano lentamente aggiustate. Quando poi Hermione aveva compiuto il miracolo di sette vite strappate alla morte e dell’antidoto per i suoi genitori, che si stavano riprendendo bene anche se un po’ faticosamente per la sua gioia e le prime lacrime che avesse mai visto sul viso di nonna Augusta, sembrava essere arrivato il lieto fine.
Ed ora tutto aveva di nuovo inizio. Quando Hermione si era fidata di lui e gli aveva affidato gli studenti della scuola con Zabini, spiegandogli il nuovo pericolo, aveva creduto per un istante di sentirsi male.
Era rimasto stralunato da tutte quelle novità, si era sentito lusingato per essere stato coinvolto nonostante non avesse alcun potere speciale, aveva provato paura per la sua famiglia appena ritrovata…
…ma soprattutto aveva avuto terrore del brivido di eccitamento che lo aveva scosso dalla radice dei capelli alla punta dei piedi. Era felice che si dovesse nuovamente combattere? Non credeva di essere una persona che si sente viva solo a un passo dalla morte…
‘… o forse sono solo un codardo che non vuole ammettere il piacere provocato dalla notizia della sua mansione condivisa con un serpente dagli occhi magnetici…’
 
 

Blaise non sapeva cosa pensare. Di solito gli riusciva abbastanza bene ragionare a mente fredda e ottenere ciò che voleva senza preoccuparsi di ciò che avrebbe potuto causare ad altri; non a caso si era guadagnato la fama di ragazzo dal cuore di ghiaccio. E ne faceva il suo vanto.
Draco era l’unico che riuscisse a percepire qualcosa dietro la sua maschera. Forse perché erano cresciuti insieme, forse perché erano dannatamente simili dentro e maledettamente diversi fuori, forse perché, contro la reciproca volontà, avevano cominciato a volersi bene davvero, oltre le apparenze imposte dalle famiglie. A Blaise poco importava come fosse cominciata l’amicizia col biondo, sapeva solo che essa era ormai una parte fondamentale di sé, a cui non avrebbe potuto rinunciare senza morire dentro.
Era per questo che gli riusciva difficile accettare la partenza di quello che era, senza ombra di dubbio, il suo migliore amico, nonchè fratello, secondo la definizione usata da suddetto biondo.
La prima volta che aveva usato quel termine per definirlo, era rimasto talmente scioccato da far cadere la sua maschera di gelida alterigia da qualche parte, probabilmente a livello del pavimento insieme alla sua mascella distaccata dallo stupore. Qualche secondo dopo era tornato lo stesso ragazzo impassibile di sempre, ma il ghignetto stronzo che aveva sfoggiato Draco per tutto il giorno l’aveva fatto sentire vulnerabile. Avrebbe potuto ferirlo, ora. Sapeva che non l’avrebbe mai fatto, perché al di là di tutto, con lui il biondo Malfoy era sempre stato leale e sincero. Se gli aveva detto di considerarlo suo fratello, voleva dire che era vero. L’atteggiamento gongolante che aveva preso in seguito era la versione malfoyesa della sua maschera di gelo. L’affetto che gli aveva letto negli occhi però era stato autentico come sempre.
Non ne avevano più parlato, ma quella verità si era depositata in entrambi fortificando la loro già solida amicizia.
 
In quella situazione però non sapeva come comportarsi. Draco era partito, e forse non sarebbe più tornato. Lo conosceva abbastanza da sapere che ci teneva alla sua pellaccia, ma era anche vero che il Grifondoro che era in Draco si era manifestato in tutto il suo splendore da quando il padre era stato condannato.
Già prima si era risvegliato, ma si era limitato ad una rivolta silenziosa, ad una guerra fredda  fatta di mezze verità e tradimenti taciuti. Lo aveva appoggiato quando aveva deciso di diventare una spia dell’Ordine, ammirandone la forza d’animo che stava crescendo nel suo amico più caro.
Ma da quando la guerra era finita, Draco aveva sentito il bisogno di togliersi la maschera e mostrare platealmente – pur nello stile elegante di un Malfoy, sia chiaro – il suo pensiero.  Aveva fatto amicizia con la Granger, con Potter e tutta la loro cricca, e questo non sarebbe nemmeno stato un problema per Blaise, che per essere un Serpeverde era assai poco attaccabrighe. Almeno, non lo era con chi non gli causava fastidi.
Ma quella nuova guerra aveva preso il suo migliore amico e l’aveva portato a combattere in prima linea. Non aveva cercato di dissuaderlo come Narcissa, lo conosceva meglio di così. Le decisioni di Draco, se prese di testa sua, erano state irrevocabili fin da quando era bambino. Sapeva anche che lui era felice di potere dare una mano ai suoi nuovi amici, mostrando a loro – e forse un po’ anche a sé stesso, anche se non l’avrebbe ammesso mai – che era una brava persona, con pregi e difetti, ma che cercava di migliorare.
Tutto questo però non gli impediva di preoccuparsi a morte.
 
I pensieri di Blaise erano su questa lunghezza d’onda quando ognuno di essi si trasformò improvvisamente in una sorda percezione di dolore. Era talmente frastornato da quel brusco cambiamento che ci mise qualche istante a rendersi conto che si trovava steso a terra, e che la testa gli pulsava terribilmente.
E che c’era qualcuno steso vicino di lui nelle stesse condizioni, a giudicare dai lamenti lievi.
-Auch… Per Merlino, Paciock, perché devi attentare alla mia povera testa ogni volta che il destino beffardo ci fa incrociare?-
-Ma chi… ah. Zabini. Ovvio, chi altri poteva essere così altezzoso da menare il naso per aria invece di guardare davanti a sé per evitare di travolgere la gente!-
-Ma guarda che sei tu ad essermi venuto addosso!-
-Eri tu che correvi come un matto, non è colpa mia se non sai mettere un piede davanti all’altro senza inciampare nella gente-
-Guarda che tutte le volte che ci siamo imbattuti, è stata colpa tua e della tua maledettissima indole grifondoro!-
-Stupido serpeverde, chi cazzo ti credi di essere?-
Ecco, avevano finito per litigare. Di nuovo.
Durante il Settimo anno avevano iniziato ad incontrarsi. Per caso, in mezzo ai corridoi, vicino alle aule… e immancabilmente, non si notavano a vicenda e almeno uno dei due finiva sempre culo a terra. Da quello ai litigi il passo era stato assai breve. Il caso ci aveva messo del suo a farli incontrare almeno una volta a settimana, a volte anche più spesso, e col regime che c’era quell’anno la tensione era alle stelle, e tra grifoni e serpi si erano raggiunti livelli di odio e disputa mai neppure sognati.
Era una fortuna che loro fossero persone ragionevoli, e tra un insulto e l’altro avevano deciso di risolversela a quattr’occhi, senza terzi a rimetterci. Peccato che, dopo il loro primo duello clandestino, interrotto dal rumore di Gazza che faceva la ronda serale, avevano scoperto di essere quasi sereni.
Da quel momento il caso non aveva più dovuto sforzarsi tanto per farli incontrare.
Si erano incontrati, scontrati, insultati, picchiati… le parole tra loro non erano mai state molte, a parte gli insulti, eppure si erano rivalutati a vicenda, imparando a conoscersi da uno sguardo troppo intenso della serpe mentre Neville veniva torturato in classe di Carrow, dalla pomata contro le scottature che Blaise aveva trovato nel suo zaino dopo che un’Incendio l’aveva preso di striscio ad un braccio quando si era lasciato sfuggire a voce troppo alta che le vere Maledizioni Senza Perdono erano i Carrow con i loro brutti musi da cani.
Forse era stato quello il momento in cui aveva compreso che la sua neutralità doveva finire. Passare così tanto tempo in compagnia di Draco, che faceva del suo meglio per non rivelare il suo doppiogioco e salvare sua madre, e di Paciock, il capo della resistenza ad Hogwarts, in barba ai coglioni che continuavano a definirlo uno stupido codardo, stava risvegliando qualcosa dentro di lui.
Blaise non era mai stato d’accordo con gli ideali purosangue. Non aveva mai creduto fermamente in qualcosa, a dire il vero perciò si era sempre tenuto alla larga dalla politica. Ciò gli aveva risparmiato un sacco di grane, e non se ne era mai pentito.
Ma non era più tempo dell’indecisione.
Quando Neville sparì improvvisamente dalla circolazione, lasciando i Carrow senza la loro vittima preferita, capì che non poteva più restare indifferente a ciò che lo circondava. Volente o nolente, vi era immischiato fino al collo.
Era il suo migliore amico quello che rischiava ogni secondo la pelle per ingannare il Signore-Senza-Naso, era la sua Scuola quella che i suoi fedeli cagnolini, al secolo Carrow maschio e femmina, stavano tirannizzando, era …
Già, che diavolo era Paciock? Era il suo avversario, il ragazzo che vedeva sempre più spesso nella Stanza delle Necessità per una scazzottata o un duello magico per sfogare la tensione di una giornata opprimente, quello che ogni giorno a lezione faceva lo sbruffone per sollevare il morale ai suoi amici, quello che per proteggere i compagni più piccoli si assumeva la colpa dei loro atti vandalici.
Era il ragazzo che gli aveva sorriso quando l’aveva aiutato a rialzarsi dopo una fattura particolarmente violenta da parte sua, quello che era andato di notte nella Serra di Erbologia per avere gli ingredienti necessari a preparargli una pomata contro le scottature, quello che un istante prima di ricevere l’ennesima Crucio cercava il suo sguardo, se a sfidarlo o a cercare inconsciamente sostegno non l’aveva mai capito.
Era il ragazzo più stupidamente coraggioso che avesse mai conosciuto, e per questo gli suscitava dentro un interesse alquanto scomodo.
 
Suddetto oggetto di scomodo interesse lo stava ancora guardando con occhi di fuoco, probabilmente arrabbiato per l’insulto alla sua Casa. Si infiammava sempre quando lo faceva, e i duelli che ne seguivano erano i più appassionanti e combattuti cui Blaise avesse mai partecipato.
Neville era un tipino focoso. Un ghigno malizioso gli salì alle labbra automaticamente, senza che lui si ricordasse  della sua fama di gelido stronzo, come sempre gli capitava in compagnia del grifondoro.
Se con Draco poteva portarla tranquillamente, certo che nonostante quella il suo amico l’avrebbe compreso, con quel ragazzo si dimenticava di essa, dei loro nomi e delle loro Case.
-Hai perso la lingua oltre il senno?-
-Come siamo simpatico oggi, Paciock. Svegliato dal lato sbagliato?-
-Devo ricordarti che sono le quattro del mattino e ancora non abbiamo notizie dei nostri amici perché c’è un attacco in corso?-
I loro sguardi battaglieri si fecero impensieriti. Avevano messo al sicuro i dormitori e avevano dato una mano, per quanto possibile, a sistemare trappole e sistemi difensivi a ogni centimetro del perimetro della scuola. Se a questo si aggiungeva la mancata notte di sonno e la preoccupazione… beh, potevano capire il nervoso dell’altro.
-Stare qui a fissarci non ci aiuterà. Entriamo nella Stanza - neanche avesse aspettato proprio la loro frase in codice per un bel duello, Neville balzò in piedi porgendogli la mano, che Blaise afferrò saldamente per tirarsi su. Aveva scoperto a sue spese – soprattutto del suo stomaco – che il ragazzo era più forte di quanto desse a intendere.
In un attimo entrarono nella stanza e si liberarono degli indumenti inutili quali scarpe, calze, mantelli e maglioni. Blaise arrotolò le maniche della camicia, mentre Neville la tolse direttamente restando con una canotta leggera.
-Sei venuto preparato, eh?-
-Sapevo di incontrarti in giro, avevo voglia di sfogarmi su qualcuno e, sai com’è, no?-
-Certo. Ma come mi hai trovato?-
-Con la Mapp… fortuna. Iniziamo?-
Uno Schiantesimo lo prese quasi di sprovvista, ma era ben allenato, e le esercitazioni con Neville lo avevano costretto ad affinare i sensi ancora di più. Fece un balzo laterale, laniando per buona misura un Protego, per poi lanciarsi al contrattacco.
Tuttavia, la magia manteneva due avversari a distanza, fisica e talvolta anche psicologica, per cui riposero presto le bacchette e iniziarono a darsele di santa ragione alla babbana.
Non si fermarono prima di un’ora. Quando ebbero finito, erano ansimanti e sudati, ma almeno la tensione era scemata. La notte iniziava a schiarirsi, e le vibrazioni magiche che avevano vorticato sulla Scuola tutta notte iniziavano ad allontanarsi, sconfitte dalle barriere congiunte della Scuola e di Hermione.
Ora i due si guardavano con occhi più rilassati, contemplandosi a vicenda mentre riprendevano abbastanza fiato per alzarsi ed andare a fare almeno un paio d’ore di sonno prima di cominciare una giornata che si preannunciava assai complicata.
Neville però era troppo stanco, e si addormentò sul posto, con la testa penzoloni e le gambe allargate a terra che lo mantenevano in un precario equilibrio.
Blaise si intenerì alla scena e, non resistendo a quel richiamo irresistibile, si sedette al fianco del suo compagno di lotta e duello e si appoggiò la sua testa in grembo, mentre anche lui, finalmente, rilassava i muscoli tesi di spalle e collo per riposarsi.
Pochi istanti dopo anche lui si addormentò, la testa inclinata di lato, una mano fra i capelli umidi di sudore di Neville e un leggere sorriso in volto.

 
 
 
Note:
Sono mostruosamente in ritardo, mi dispiace taaaaanto!!! Gli esami sono finalmente finiti, per cui credo proprio che da questa settimana gli aggiornamenti torneranno regolari una volta a settimana…
Mi sono concentrata su tre personaggi che amo molto e a cui volevo dare la giusta rilevanza, dal prossimo cap torniamo dai nostri eroi e alle situazioni movimentate dopo questa piccola pausa, promesso! Ma un capitolo lo volevo dedicare alla situazione di chi vuole redimersi e di chi rimane a combattere dalla base, perché è giusto dare loro riconoscimento.
Grazie per la pazienza che avete portato, spero di ripagarvi regalandovi qualche emozione con questa mia prima storia che amo sempre più a ogni capitolo che scrivo.
*il patronus di Neville me lo sono inventata, ma la sua forma non è un caso… ho fatto una piccola ricerca sulla simbologia esoterica degli animali, e l’aquila mi è sembrata l’animale più adatto allo scopo. Il suo librarsi verso l’alto nel cielo la rende simbolo di qualsiasi movimento ascensionale, dalla terra al cielo, dalla morte alla vita. Elevandosi verso l’alto, può alimentarsi del fuoco superiore, presente in massima misura nel sole. È considerato un uccello solare. L’Aquila viene associata al serpente, che contribuisce al suo significato, formando una coppia di opposti complementari, dove l’Aquila simboleggia la luce, il cielo, le forze superne, mentre il serpente è l’oscurità, la terra, le forze ctonie. Analogia dell’Aquila come vittoria del bene sul male, dell’elemento olimpico su quello titanico. Nell’antica Grecia l’Aquila è l’animale sacro a Zeus, re degli dei il cui simbolo più universalmente noto è la folgore.
Grazie mille a Kendra00 per la recensione, per aver inserito la storia tra le ricordate, le preferite e le seguite! Grazie anche ad Emma Hannover e Mistero95 per avermi inserito tra le storie preferite, da AmoZiaRowl, Vale95 e Mistero95 per avermi inserito tra le seguite!
A presto, e spero vi sia piaciuto il capitolo!
Flos Ignis

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Capitolo 19
*** Capitolo 18. Destino ***


Destino
 
 
Una risposta non c'è. Questo è il nostro destino, possiamo solo accettarlo o rifiutarlo, e se tu sei qui è perchè a un certo punto hai detto sì, e hai continuato a dirlo, e ancora, e ancora, una battaglia dopo l'altra. 
"La ragazza drago: l'ultima battaglia" di Licia Troisi
 
 
 
L’alba era arrivata da ore ormai, e il mancato appuntamento con il gruppo di Hermione aveva reso tutti i presenti in Sala Grande estremamente preoccupati. Come promesso, al primo raggio di sole si erano raggruppati lì per i saluti finali e le ultime raccomandazioni dopo la prima notte di guerra. Ognuno si era impegnato nel suo compito, portandolo a termine al meglio delle sue capacità.
Un forte pop da materializzazione li fece svegliare di colpo, scuotendoli da quel silenzio fino ad allora teso e stanco.
Quel suono fu un balsamo per l’animo di tutti loro. In particolare, le due mamme presenti poterono tirare un respiro di sollievo nel vedere i loro figli comparire di nuovo tutti interi, anche se visibilmente stanchi e provati.
Narcissa Black per una volta mandò al diavolo l’etichetta per correre ad abbracciare suo figlio, che però rimase inerte tra le sue braccia. La gioia di rivederlo l’aveva fatta quasi scoppiare in un pianto liberatorio, ma ora le lacrime che le pizzicavano gli occhi erano di preoccupazione.
Cos’era accaduto a suo figlio perché si comportasse come uno sconosciuto… no, peggio, come una bambola di pezza?
Si allontanò da lui quel tanto che bastava per guardarlo in viso, più attentamente di quanto non avesse fatto prima, mentre cercava ferite sul corpo di Draco: non le piacquero i suoi occhi, di un azzurro terribilmente opaco. Il fatto poi che lui rimanesse così immobile e indifferente nei suoi confronti non la aiutava per nulla a rasserenarsi.
-Draco, tesoro… cosa ti è capitato?-
Silenzio.
-Perché non parli? … Perché non mi parla? Luna, avevi giurato di riportarmelo sano e salvo! È colpa tua se sta così? Eh? Hai permesso che gli facessero del male, io non ti perdonerò…-
-Stai zitta-
Se non l’avesse visto muovere le labbra per pronunciare quelle due parole, Narcissa non avrebbe mai creduto che suo figlio potesse rivolgersi proprio a lei con tanto odio negli occhi e disprezzo nella voce. E invece non v’erano dubbi era stato proprio il suo Draco a parlarle così… il suo bambino biondo, che correva ad abbracciarla appena suo padre era fuori di casa, con un sorriso a cui mancavano un paio di dentini e uno sguardo monello mentre le confessava che era stato lui, non il loro elfo domestico, a sporcare di fango il bel tappeto persiano della sala dalle grandi vetrate, le quali si aprivano direttamente sul giardino dei pavoni bianchi, carnivori e bellissimi animali magici… quei pavoni di cui Draco aveva paura, e lei era stata l’unica a cui lo avesse confessato…
-Non riesci proprio a capire, vero? Non sono più un bambino-
Suo figlio si pose in linea d’aria davanti a Luna, come a proteggerla dal suo sguardo.
-Madre, non ti permetto di parlare così a mia sorella!-
Paralizzata. Scioccata. Era rimasta totalmente congelata dagli occhi e dalle parole del figlio.
‘Dunque, lo sa… sa di lei’
-Come…-
-Non ha importanza. Non avevate intenzione di rivelarmi che ho una sorella? Che avete abbandonato una bambina da un uomo che non eravate sicura essere suo padre? Xenophilus Lovegood è MIO padre, e voi mi avete tenuto a marcire in quella casa, con quel mostro di uomo che avete sposato, e avete negato a Luna e a me la reciproca presenza… Anche dopo la fine della guerra, quando mia sorella è venuta a conoscenza della verità, le avete negato la vostra e la mia presenza… perché? PERCHé?-
-Draco, non hai il diritto di giudicarmi! C’è un motivo per cui ho agito in un certo modo, e non devo certo rendere conto a te! Sei mio figlio, non devo spiegarti nulla-
-Sì invece, porca puttana!- la falsa tranquillità ostentata da Draco fino a quel momento fece i bagagli e lasciò il posto a tutta la furia che provava davvero. Un’aura azzurrina dai riflessi nivei come i ghiacci del Nord iniziò a vorticare intorno al Serpeverde, il quale non faceva assolutamente nulla per nasconderla.
Anche Narcissa poté vederla e sentirne gli effetti su di lei. Istintivamente si allontanò di diversi passi, e prese a sfregarsi le braccia con vigore, per cancellare dalla sua pelle e dai suoi ricordi, se possibile, l’orribile sensazione che l’aveva pervasa appena l’aura di suo figlio l’aveva lambita con gelidi tocchi. Il tradimento, la rabbia, l’odio erano penetrati in lei attraverso quelle onde gelide che avvolgevano Draco come un’armatura.
 
Draco era riuscito a concentrarsi sulla guerra per tutto il resto della notte trascorsa dopo la rivelazione sulla sua parentela con Luna. Hermione gli aveva raccontato la loro storia, visto che Luna era troppo provata dall’incontro con suo padre in quel momento. Non c’era stato tempo però di approfondire troppo quelli che erano i loro sentimenti a riguardo, avevano molto da fare. Ci sarebbe stato tempo in seguito per imparare a conoscersi come fratelli.
Quando il primo sole era sorto sul sangue versato quella notte, i disastri naturali erano cessati di colpo. In poche ore avevano girato ben più di una dozzina di città in preda al panico, distrutte o assediate. Hermione ed Harry si erano occupati di contrastare gli altri luogotenenti del Capitano Nemo lasciando ai quattro Portatori il compito di fermare  la furia degli elementi e trarre in salvo da essi quante più persone possibile. Dopo quella prima missione si erano dovuti separare. Ginny aveva svolto da sola una missione in Norvegia, una in coppia col suo Gemello Guerriero nonché fratello maggiore Ronald in Sicilia, alle pendici dell’Etna, un vulcano attivo che era letteralmente esploso senza dare alcun segno premonitore prima dell’incidente, poi aveva fatto un paio di missioni con Luna, una a Capo di Buona Speranza dove serviva un po’ di calore e un medico quale era Luna, che nonostante età e mancanza di laurea era già una Medimaga provetta, e l’altra sui monti Altaj, in Asia centrale, in cui era scoppiata un’epidemia mortifera. Draco e Ron, per la loro gioia infinita, erano stati accoppiati per ben cinque missioni. Molti campi erano morti, e loro due potevano farli rinascere: sarebbe stato un bel guaio per l’alimentazione di migliaia di persone in Brasile, se non avessero fatto rinascere i loro campi distrutti. Luna era stata a Parigi, a Mosca, a New York, a Sidney dove erano scoppiate le peggiori pestilenze e i crolli degli imponenti edifici storici delle città avevano provocato morti e feriti in quantità spaventose; dopo averli curati al meglio delle sue capacità, era andata in California, dove si erano abbattuti contemporaneamente cinque cicloni al massimo della loro forza distruttiva. Per quei pochi che ne erano stati in grado, vederla entrare all’interno di quei cicloni con un sorriso tranquillo sul volto e disperderli con pochi gesti delle mani una volta giunta al loro centro, era stato uno spettacolo di gran lunga più meraviglioso di quanto si possa pensare. Specie perché salvò molte città che sarebbero state distrutte con tutti i loro abitanti sulla strada degli spaventosi tornado.
Erano stati coordinati dalla Visione Omnica di Hermione, il suo Sesto Elemento che si manifestava tramite una leggera nebbia nera, si erano materializzati nei luoghi in cui il loro Elemento avrebbe potuto essere utile. Il suo Sesto Elemento le consentiva di vedere contemporaneamente tutti i luoghi in cui la sua nebbia giungeva, con il pregio di essere invisibile ad un occhio che non fosse il suo o quello del Capitano. Il maledetto era bravo a non farsi scovare… ed erano settimane che spingeva costantemente la sua nebbia in tutto il mondo alla sua ricerca!
L’unica cosa che lasciava Hermione perplessa, era che anche Harry poteva vederla. Come se fosse la cosa più naturale del mondo, le aveva chiesto cosa fosse quella specie di nebbia oscura che era partita veloce come un razzo da lei e si era espansa alla velocità della luce in tutte le direzioni. C’era mancato davvero poco perché le prendesse un colpo. Il panico aveva rischiato di sopraffarla, ma si era data una calmata velocemente. Insomma, Harry non era di certo il Capitano, e una volta assodato questo, anche se non capiva il perché fosse in grado di vedere ciò che agli altri era oscuro, non v’era nulla di male in ciò.
Fermo restando che avrebbe dovuto fare una chiacchierata con lui in merito. Forse era lui il misterioso Quinto viaggiatore, quello i cui poteri misteriosi l’avrebbero salvata? Colui che nelle sue novantanove vite passate non era mai apparso? Era forse lui il Dono che suo padre aveva inviato su quella terra per lei, la sua ultima figlia?
 
A parte un po’ di spossatezza dovuta all’uso eccessivo dei loro poteri elementali, non risentivano di alcuna ferita. Si erano fermati a riposare nella casa a Londra di Hermione, ancora vuota per il prolungamento della permanenza in Australia dei suoi genitori adottivi.
Non si erano fermati che tre ore, il minimo indispensabile per riposarsi e riuscire a smaterializzarsi ad Hogwarts. Luna e Draco però avevano sfruttato quel tempo per parlare. Luna gli aveva raccontato più dettagliatamente la loro storia, chiedendogli poi perdono per aver mentito così a lungo. Draco non ci aveva pensato due volte, e l’aveva abbracciata. Non era riuscita a non irrigidirsi, ma la gioia che l’aveva pervasa nell’abbracciare suo fratello aveva superato tutto. Qualche lacrima le era sfuggita, silenziosa e traditrice, ma finalmente si trattava solo di uno sfogo liberatorio. Quando aveva liberato il fratello dalla sua morsa, aveva visto il suo volto riflesso delle stesse lacrime e delle stesse emozioni contenute nei loro occhi grigi.
Non era stato più necessario parlare. Piangevano allo stesso modo, nei loro occhi dimoravano le stesse emozioni. Draco aveva sentito tutto ciò che provava Luna, e a sua volta lei aveva scorto nel suo passato schegge di memorie che le avevano fatto comprendere cos’avesse passato in vita sua.
Si volevano già bene. I due gemelli erano uniti, per la prima volta in tutta la loro vita. Da quando erano nati, erano stati separati senza possibilità di appello. Ora avevano la forza necessaria per restare finalmente insieme.
Gemelli di padre diverso. Si erano mai visti?
 
Ora che avevano fatto il loro dovere ed erano momentaneamente liberi di riposarsi, la rabbia che Draco provava si era risvegliata. Mai avrebbe creduto che la sua stessa madre avrebbe potuto essere così crudele da separarlo dalla sua gemella, così insensibile da separarsi dalla sua stessa figlia… Luna era stata torturata in quella che avrebbe dovuto essere la sua casa, aveva preso il suo posto, doveva essere lui quello rinchiuso perché figlio bastardo di ideologia filobabbana! E poi, per aggiungere la beffa al danno, quando lei aveva scoperto la verità Narcissa l’aveva respinta nuovamente, senza nemmeno pensare di consultarlo e chiedere il suo parere. Avevano lo stesso sangue, per Merlino! Contava davvero così poco avere la stessa madre?
E lo stupro di Luna, da parte del suo stesso padre…
Sì. Draco Lucius Black – ora solo Draco, per quanto lo riguardava - non era mai stato così incazzato in vita sua. E un mezzo Black, cresciuto come un Malfoy, così pieno di desideri omicida non era un bello spettacolo… specie per chi faceva la parte della vittima.
Trema, sciagurata. L’oggetto  dell’odio di un Malfoy incazzato come tu ben sai, è un morto che cammina. Per poco ancora.
 
I suoi compagni erano preoccupati a morte per Draco. Luna stessa non avrebbe voluto un confronto così teso. Draco però era stato irremovibile. Aveva troppa rabbia, troppo dolore da smaltire per prendere davvero in considerazione l’ipotesi di un pacifico dialogo chiarificatore. L’unica cosa che voleva in quel momento era sfogarsi.
Non solo, però, per il tradimento che la sua stessa madre aveva perpetrato verso entrambi i suoi figli. Poco gli importava che avesse tradito Lucius, erano loro due ad aver fatto le spese dei suoi errori.
Si sentiva ingannato, perché era stato tenuto all’oscuro di tutto.
Si sentiva ferito, perché sua madre gli aveva mentito.
Si sentiva arrabbiato e colpevole, perché Lucius aveva preso Luna, l’aveva torturata e violentata, tagliandole i capelli perché assomigliasse di più a lui…
Si sentiva triste, perché si era perso l’infanzia e l’adolescenza di quella gemella che già amava e che lo amava, e che più volte aveva sbeffeggiato…
Più di ogni altra cosa però, si sentiva in colpa, perché nonostante tutto aveva pensato che gli sarebbe piaciuto essere lui, quello abbandonato, pur di non subire l’influenza nefasta di quella bestia che era il padre di Luna, pur di avere un padre degno di quel nome ed una madre che lo amasse apertamente, come era accaduto a sua sorella.
Se questo suo oscuro desiderio però fosse stato la realtà, allora sarebbe stata Luna, a vivere con Lucius e la loro madre, sarebbe stata lei a subire le angherie del padre e la freddezza della madre quando egli era in casa, lei ad avere il Marchio, lei… a sottostare alle occhiate lascive che aveva dovuto sopportare fin dalla più tenera età. L’unica cosa che probabilmente aveva fermato Lucius, era il suo sesso ed il fatto che fosse i suo unico figlio ed erede… a quanto credeva lui.
In prigione però, Lucius aveva chissà come saputo di Luna. Che sapesse anche che lui in realtà non era suo figlio, ma il frutto del tradimento di Narcissa con niente di meno che Xenophilus Lovegood, lo svitato filobabbano? Questo non gli era dato a sapere. L’unica cosa certa era che quanto aveva fatto subire a Luna, l’aveva fatto consapevole del loro legame di sangue.
E questo non glielo avrebbe mai perdonato. Prima però, doveva avere delle risposte da sua madre, e le voleva al più tardi immediatamente.
-Tra mezz’ora ripartiremo per stanare il Capitano Nemo, ed entro quel momento voglio sapere la tua versione. Non pensare di mentire o omettere qualcosa, io, Luna ed Hermione ce ne accorgeremmo, e non sono esattamente dell’umore adatto per sopportare un interrogatorio pacifico-
 
-Io credo sia meglio discutere di questa incomprensione in privato, non credete anche voi? Immagino che i nostri amici desiderino parlare serenamente con la loro famiglia senza i nostri problemi in mezzo-
Draco non si era nemmeno accorto che lei gli si era avvicinata, tanto era stata silenziosa. O forse era semplicemente troppo preso dalla loro madre per prestare attenzione a qualsiasi altra cosa.
-Hai ragione, Luna. Ragazzi, torniamo presto, non preoccupatevi- detto questo Draco la prese per mano e intimò a Narcissa di seguirlo.
 
‘La sua rabbia inizia a darmi pensiero…’
 
Non le piaceva la faccia arrabbiata di suo fratello. Se solo fosse stata lei ad avere il potere dell’Acqua, avrebbe potuto tranquillizzarlo. L’Aria poteva fare molto, e lei amava di cuore il suo potere, trasmessogli in qualche modo da quella che lei considerava davvero sua madre, Eliana, ma una cosa che le riusciva difficoltosa era fermare la furia delle Acque scatenate. Temeva che solo il Fuoco fosse abbastanza potente per quello scopo. Ginny avrebbe avuto un bel daffare nel loro viaggio per fermare lo scorrere delle emozioni di Draco, qualora fossero state dannose.
-Ora che siamo finalmente noi tre soli, gradirei anch’io avere delle spiegazioni. Io ho avuto una madre, una madre eccellente che amo di tutto cuore, ma sono curiosa di sapere ciò che mi ha portato tra le sue braccia al posto delle tue. -
Luna non sembrava la stessa ragazza che era partita appena nove ore prima, e lei stessa se ne era accorta. Era più serena, e anche se nei suoi occhi potevi scorgere delle schegge di ghiaccio per il dolore e la paura che ancora provava, essi non fuggivano più lo sguardo altrui, le sue mani avevano leggeri spasmi a ritmo regolare, ma i muscoli del corpo erano per lo più rilassati, come se ora fosse pronta a lasciarsi abbracciare e toccare senza problemi. La sua espressione si avvicinava molto a quella della ragazza allegra e solare che era stata fino a pochi mesi prima, lo stesso sorriso di allora le illuminava teneramente il volto e gli occhi svagati potevano sembrare gli stessi cieli estivi che erano stati.
Solo per pochi secondi gli occhi le si ghiacciavano divenendo del colore del ghiaccio, accompagnati dal serrarsi spasmodico delle labbra, che assumevano un pallido color pesca.
In quel momento però era abbastanza rilassata. Aveva chiarito con Draco, suo fratello che l’aveva accettata subito, e aveva fatto pace con la sua coscienza per quel segreto che si era sentita in dovere di mantenere. Lucius al momento le pareva un ricordo lontano, e nonostante ciò che le aveva fatto la faceva ancora tremare al ricordo, la paura che sentiva scorrere nelle vene insieme al sangue veniva sostituita sempre più facilmente dalla rabbia. Quella notte, quando l’aveva rivisto, aveva avuto un attacco di panico: era stato troppo presto. Ma Harry le si era parato davanti, come il migliore amico e fratello putativo al mondo, e l’aveva difesa; Ronald… l’aveva abbracciata da dietro, scaldandola con il calore che proveniva dal suo corpo e dalla sua anima, rincuorandola con la sua solida e tangibile presenza; Hermione era rimasta a combattere da sola contro di lui, benchè fosse stata lei a giurarle di combattere per lei, i ruoli si erano invertiti, ed era stata lei a proteggerla; Ginny l’aveva consolata come solo lei era capace di fare, con la dolcezza e l’ironia tipici di lei; Draco l’aveva accettata.
Quale famiglia migliore di quella poteva capitarle?
Il chiarimento con Narcissa le serviva solo relativamente, il sostegno dei suoi amici più cari le bastava per sapere che una famiglia, lei, ce l’aveva eccome. Un po’ stramba e articolata, ma unita e amorevole.
Ma capiva suo fratello. Lui si sentiva tradito da quella che per tutta la vita era stata la persona che amava più di ogni altra, per la quale aveva deciso di restare in quella casa che lo opprimeva pur di salvarla. Lui meritava quelle spiegazioni.
 
 
Nel frattempo, in Sala Grande si stavano svolgendo le conversazioni di routine. Come è andato il viaggio, cosa è successo, hai ammazzato qualcuno, avete visto il nemico in faccia, quanti sono stati i morti…? Allegria sotto i tacchi, insomma. Normalissima, abitudinaria ed avvilente conversazione.
-Ti ricordi quando ti chiesi se avremmo mai avuto un anno tranquillo qui ad Hogwarts?-
-Altrochè. Già allora ti risposi che sarebbe stato impossibile, mi pare-
-Vero. Inizio a pensare che ci sia una maledizione su di noi, per impedirci di stare lontano dai guai-
-Non sono io che vado in cerca di guai, sono loro che trovano me!-
-Harry…-
-Scherzavo… più o meno-
-Harry!-
-Hermione?-
-Oh, sei impossibile, tu!-
-Guarda che sei tu ad avere iniziato questa conversazione assurda-
-Non è vero!-
-Sì, invece-
-No!-
-Sì!-
-No!-
-Sì!-
-Per l’amor di Merlino e del mio povero mal di testa, la volete smettere? Ma dove miseriaccia trovate la forza di litigare dopo una nottata come questa e ad un orario così indecentemente mattiniero?-
-Non dovremmo farli smettere? È un quarto d’ora ormai che continuano così -
-Nemmeno per idea. Prima regola alla Torre di Grifondoro: mai inserirsi in un litigio del Terzetto Miracoli, se non vuoi lasciarci le penne sul momento-
-Davvero quei tre santerellini sono così pericolosi? Nemmeno se lo vedo!-
-Zabini, ti devo ricordare chi ha ammazzato Voldemort e sbaragliato le file di Mangiamorte?-
-Ma quelli erano il nemico, non conta. Cosa vuoi che facciano a te, che sei loro amico?-
-Nemmeno Ginny, che è rispettivamente ex fidanzata, migliore amica e sorella di quei tre si azzarda a metter becco nelle discussioni a tre che scoppiano tra di loro. È più saggia e con più istinto di autoconservazione di così-
-Paciok, mi fai venire il dubbio che tu sia un fifone, se dici così-
Un ghigno pericoloso attraversò il viso genericamente tranquillo di Neville: - Liberissimo di dimostrarmi che sei più coraggioso di me, in tal caso. Accomodati!- un gesto eloquente della mano sospinse Blaise verso il trio che ancora bisticciava, per lo più per scaricare l’adrenalina e la stanchezza che li spossavano.
Scioccato per come era stato bellamente gabbato da quella faccia d’angelo che era il suo avversario ufficioso da diversi mesi, non potè evitare di avanzare di qualche passo verso i tre che ancora litigavano per una sciocchezza che non aveva ben afferrato.
Era comunque convinto che Neville esagerasse, per cui avanzò a passo più sicuro di prima: si fermò ad un metro di distanza, e cercò di attirare la loro attenzione schiarendosi la gola. Fu altamente ignorato.
Un’offesa simile avrebbe fatto indispettire qualunque serpeverde. Zabini in particolar modo.
-Sareste così cortesi da prestarmi attenzione!?-
-E tu saresti altrettanto cortese da farti i cazzi tuoi?- Ronald aveva risposto prima degli altri due, perché sapeva perfettamente che se fossero stati i suoi due migliori amici a farlo, avrebbero scatenato la loro furia su un povero ragazzo appena maggiorenne. Aveva tutta la vita davanti!
-E dire che Paciock non voleva interrompervi perché credeva avreste scatenato una specie di Terza Guerra Magica… cosa gli avete fatto per renderlo così restio a parlare con voi?-
Pessima, pessima battuta.
Mai mettere in dubbio la lealtà e l’amicizia di un Grifone.
Zabini era una serpe con i secondi contati, se qualcuno non avesse fatto accadere il miracolo.
Ed esso venne nelle vesti del compagno grifone, l’amicizia per il quale era stata messa in dubbio.
-Ragazzi, dovete scusarlo, non ha dormito più di un’oretta e diventa assai irritabile se non riposa il suo piccolo cervello da serpe. Voleva solo chiedervi di abbassare la voce, visto che gli sta salendo il mal di testa, ma sapete come sono queste bestie dal sangue freddo e lingua velenosa… devono sempre mettere qualsiasi discorso sotto una vena ironicamente acida. Ora ci penso io a lui, voi continuate pure- aveva appena finito la sua arringa, che Neville strattonò con forza il braccio destro di Blaise per trascinarselo il più lontano possibile dalla furia Potter-Weasley, come veniva soprannominata la reazione violenta dei due ragazzi ad un’offesa, ad un’interruzione in una discussione o, Merlino, Morgana e Circe non vogliano, ad entrambe contemporaneamente. Hermione si limitava a sputtanarti verbalmente e a non passarti più nemmeno l’ombra di un appunto.
Aveva seriamente rischiato di trovarsi senza il suo ami… compagno d’allenamento.
 
 
Hermione si sentiva incredibilmente bene. Era forse orribile da dire, soprattutto visto tutti i morti delle ultime ore, ma si sentiva davvero bene, come non le capitava da parecchio. L’interruzione del suo battibecco con Ron ed Harry l’aveva lasciata con il dente avvelenato per qualche istante… giusto il tempo che aveva impiegato Neville ad arrivare, intontirli di parole di scuse e trascinarsi via la prima Serpe nella storia della scuola ad avere istinti suicidi.  Quando aveva guardato Neville, aveva sentito montare dentro di lei una risata che a fatica aveva ricacciato in gola. Quando vide che la strana coppia si era portata  a distanza di sicurezza, la lasciò finalmente libera ed esplose in una risata estremamente divertita.
Sentiva gli sguardi dei suoi migliori amici addosso, ma riusciva a malapena a respirare, non ce l’avrebbe mai fatta a spiegargli a fiato il perché stesse ridendo tanto. Anche perché non sarebbe stato molto carino nei confronti del suo amico sbandierare la sua cotta per il Serpeverde più desiderato dei sotterranei e anche di parte delle torri.
Era innegabile che Blaise Zabini fosse un bel ragazzo. E lui ne era del tutto consapevole: bastava guardarlo camminare nei corridoi della scuola, a passo deciso e fiero, col mento alzato in segno di sfida e un sorriso spavaldo a illuminargli il volto. La sua pelle abbronzata e l’accento italiano facevano il resto. Tutto in lui richiamava una bellezza mediterranea, eppure i suoi occhi nocciola si accostavano in maniera bizzarra al quadro d’insieme. Il che lo rendeva solo più interessante.
Ma non era stato l’aspetto ad attirare Neville. Aveva forse giocato la sua parte, ma decisamente ad aver attratto il suo amico non era stato solo quello. Era stato lo sguardo attento, la forza e la passione che metteva nel combattimento e la sicurezza che gli ispirava.
Hermione non avrebbe voluto usare l’Acqua e l’Aria per spiare la relazione tra i due, ma il suo amico era talmente trasparente che lei non aveva nemmeno dovuto spingere i suoi poteri, erano entrati in azione senza nemmeno chiederle il permesso. Guardare dentro Neville era facile come osservare un paesaggio da un vetro trasparente e sottile. Semplice e sicuro, senza ombre o nascondigli.
Era felice per Neville. Al di là di quello che provavano l’uno per l’altro, quell’amicizia/rivalità l’aveva aiutato molto durante quel terribile anno, e prima o poi avrebbe dovuto ringraziare Zabini per essersi preso cura di lui, a suo modo. Sapeva che si era preoccupato di proteggerlo discretamente con i suoi compagni serpeverde e che lo aveva curato di nascosto quando aveva subito delle frustate.
Hermione era convinta che anche Blaise non gli fosse indifferente, ma lui era più difficile da leggere. Per lei era semplicissimo, ma stavolta sarebbe stata un’intrusione volontaria. Non le piaceva spiare la gente, se non era necessario.
Ora che la risata le si era finalmente calmata, guardò nella loro direzione: Neville stava dicendo qualcosa con un sorriso sornione in viso, e man mano che continuava il volto del suo interlocutore si faceva pallido sotto l’abbronzatura.
 
‘Forse gli sta parlando di alcune fatture che abbiamo lanciato a chi interrompeva le nostre discussioni…’
 
No, avrebbe lasciato che quei due se la sbrigassero da sé. Ce l’avrebbero fatta anche senza il suo intervento. Avrebbero forse avuto delle difficoltà, ma solo se si fosse rivelato strettamente indispensabile sarebbe intervenuta.
Magari però, solo per curiosità, poteva dare una sbirciatina nel Fuoco…
 
Ora che aveva saziato la sua curiosità, aveva un'altra cosa da fare. Due, in realtà. La prima era spiegare ai suoi amici cosa accidenti le fosse preso, la seconda parlare con Minerva.
Non sapeva quale delle due cose le risultasse meno gradita.
-Herm? Puoi spiegarci?-
-Beh…- e ora che mi invento? – Si tratta di Neville e Blaise…-
-Ok… più precisamente?-
-Loro due… si sono invertiti i comportamenti! – ora posso dire di essere ufficialmente un genio – Blaise è venuto a interromperci come un coraggioso e spericolato Grifone, sapendo bene cosa accade a chi osa tanto… - a tutti e tre venne in mente l’immagine di Seamus con la faccia piena di lividi, un dente rotto, tre costole incrinate per via di uno stupeficium parecchio potente e la lingua annodata sulla vicenda per la fattura languelingua - … mentre Neville ci ha incantato con un discorsetto niente male mentre si è portato via Blaise, fuggendo verso la salvezza come un vero serpeverde-
Ora che ci pensava, quella scusa che le era venuta in mente era la pura verità.
‘Quei due si stanno frequentando troppo…’
 
Il sorriso soddisfatto e felice di Hermione però, dava tutt’altro tono a quel pensiero.
 
Ed ora era il momento di parlare con la preside. Non era semplice dirle quello che doveva obbligatoriamente confessarle, ma la faccenda si stava facendo ancora più complicata, perché accanto a Minerva era apparsa ora anche la piccola Annie. Il fatto che solo lei e Luna potessero vederla non migliorava comunque la situazione.
 
‘E ora come glielo dico?’
 
-Minerva, dobbiamo parlare di un paio di faccende-
-Naturalmente, mia cara- un potente muffliato le isolò da orecchie indiscrete – ora possiamo parlare in privato-
-Ti ringrazio. Innanzi tutto, grazie davvero. Senza di te non avrei avuto il coraggio di confessare tutto… grazie per il sostegno che mi hai dato in questi anni. Sei stata come una seconda madre per me-
-Hermione…-
-Lasciami finire, te ne prego. Non so se tornerò da questa guerra. Per la verità, il destino di una Creatura, una volta finita la battaglia contro Nemo, è di scomparire. Non ho memoria alcuna delle mie sorelle dopo che vinsero o persero contro il nostro nemico. Comunque si concluda questa battaglia, io non vedrò il mondo che ne uscirà. Non l’ho confessato a nessuno -
-Oh, Hermione… perché mi dici questo? Perché solo a me?-
-Creerei solo tristezza e al momento dobbiamo essere tutti forti. Io ho accettato il mio destino. Ti prego di proteggere questa scuola e la generazione che verrà in particolar modo: è a loro che il mondo verrà affidato, appena questa guerra sarà finita. Il mio Settimo Elemento, è la Vista: posso vedere l’essenza delle cose, il destino delle persone, il vero cuore di tutto ciò che esiste. È così che potei entrare nel tuo ufficio, il secondo giorno: ho usato la Vista sulla statua del gargoyle, e ho chiesto alla sua essenza più profonda di farmi passare, perché non avevo cattive intenzioni-
- Questo spiega molte cose. Mia cara, non c’è modo di cambiare il proprio destino?-
-No. Per noi Creature è diverso: non è solo il momento della nascita e della morte ad essere segnato, ma l’intero percorso della nostra vita. È il prezzo nostro Padre ci fa pagare per i nostri poteri-
- É una cosa molto triste. Sarai tu la maggiore artefice del mondo che sta per nascere, per l’ultima volta, e non potrai farne parte-
-Non sono triste. Mi basta sapere che voi tutti ne farete parte, e vivrete felici-
-L’hai visto nel nostro futuro?-
-Purtroppo questa è l’unica mia limitazione. Il Fuoco di una Creatura non può scorgere il proprio futuro oltre la battaglia finale. Ma ho visto il vostro destino. È stato questo a darmi la forza di accettare il mio-
-Sei davvero la strega più brillante della tua generazione. Ti prego di dimostrarlo ancora una volta: torna indietro con tutti i tuoi amici. Viva. Sei troppo importante per troppe persone-
-Grazie per il tuo affetto. Non credo però di poter esaudire il tuo desiderio. In compenso, posso dirti che la tua anima d’acciaio, temprata da tante guerre e sofferenze, non sarà dimenticata. Quando la scuola sarà in pericolo, dimostrerai al mondo intero il potere di una strega e di una donna. Entrerai nella leggenda, Minerva. E con te, qualcuno che ti sta a cuore. Qualcuno che è qui al tuo fianco, anche se non la vedi…-
-Di chi parli?-
-Della tua bambina. Annie non ti ha lasciata sola un istante, in questi ultimi cinquant’anni…-
-Lei… è.. qui?-
-Sì. Ti sta sorridendo, come sempre. Non è arrabbiata, perché sa che non è stata colpa tua la sua morte. Ti vuole un mondo di bene. Te lo sta dicendo anche in questo momento-
-La mia Annie… anche io te ne voglio, bambina…-
Le lacrime di Minerva erano uno strazio ed un balsamo per l’animo. Lei, cha aveva perduto sua figlia per uno stupido incidente… lei, che non era più riuscita ad amare nessuno dopo di Annie…lei, che nonostante tutto aveva cercato di essere forte e andare avanti, occupandosi della crescita e della protezione dei bambini in quella scuola, trattandoli un po’ come figli suoi per cercare di reprimere il senso di colpa…lei, che era sopravvissuta alla sua bambina, nata per la passione fugace di un momento di follia, e che per qualche anno aveva riscaldato il cuore della strega.
Dopo molto tempo, Minerva potè sorridere col cuore in pace.
E al suo fianco, Hermione vide Annie sorridere a sua volta, felice che la sua mamma sorridesse di nuovo con tutto il suo cuore.
 
 
Era arrivato il momento della partenza. Ginny era agitata, aveva paura che qualcosa fosse andato storto in quella conversazione così importante e delicata che stavano svolgendo Draco, Luna e quella loro madre snaturata appena fuori dalla Sala Grande. Anche lì dentro ne erano avvenute di cose interessanti in appena mezz’ora: Zabini aveva rischiato la vita, Neville lo aveva salvato e poi rimproverato con tono così canzonatorio da farla sbellicare silenziosamente dal ridere; suo fratello aveva fatto il solco davanti all’imponente portone aspettando il ritorno di Luna preoccupato a morte; Harry era stato stritolato dalla madre, incredibilmente forzuta e dai modi inquietantemente simili a sua madre in quanto a stritola-ossa, e aveva parlato tranquillamente con Piton, che esibiva un sorriso sereno tremendamente stridente sul suo viso arcigno; Sirius parlottava con suo fratello Regulus, il primo imitava le mosse di Piton (anche se avevano raggiunto una specie di accordo, erano troppo diversi per non bisticciare), il secondo tentava vanamente di farlo smettere, finendo per picchiarsi giocosamente; la preside Minerva era scoppiata a piangere per un qualche motivo a lei ignoto, ma doveva essere una bella cosa visto che nel frattempo stava sorridendo.
 
‘Gli unici normali qua dentro siamo io, Remus, Tonks, Andromeda, i gemelli e il piccolo Teddy…’
 
Considerando però che Remus era un Lupo Mannaro malandrino, Tonks una pasticciona metamorphomagus, i gemelli dei combina guai come al solito, lei una Portatrice del Fuoco e Teddy anche lui un metamorphomagus…
 
‘Aiuto. La normalità qui non si proprio cosa sia….’
 
I tre biondi rientrarono proprio in quel momento. Ginny si alzò di scatto dalla tavolata Grifondoro su cui si era accomodata, e come lei anche tutti gli altri prestarono attenzione a loro tre.
Draco aveva una faccia meno scura rispetto a quando si erano materializzati a Hogwarts, anche se continuava a sembrare corrucciato. Luna al contrario era tranquilla e pacifica come l’aveva conosciuta anni prima, e dava sempre l’impressione di essere un fiocco di neve che cade lentamente a terra, purificando col suo candore ciò che toccava. Da quando poche ore prima aveva chiarito con Draco, non aveva più abbandonato quell’espressione. Ed ora, persino l’ultimo barlume di rigidità che le era rimasto nei muscoli si era dissolto. Narcissa, al contrario loro, sembrava molto provata.
Purtroppo non c’era tempo per indagare: li avrebbero torchiati non appena avessero trovato un luogo sicuro per riposare. Più rimanevano lì, più la scuola era in pericolo.
-Gente, mi spiace dirvi che è l’ora della partenza. Non potremo tornare spesso, materializzarsi dentro e fuori Hogwarts troppo spesso indebolirebbe troppo le barriere che ho messo su in queste settimane e rinforzato ulteriormente ora: si attiveranno quelle supplementari non appena ce ne andremo. Mi raccomando, ricordatevi ciò che ho detto: dovete stare uniti, qualsiasi cosa accada. Ci faremo sentire spesso, state tranquilli; usate i Patronus per comunicare, sono più sicuri. Remus, insegnalo a tutti quelli che ancora non lo sanno usare, è fondamentale. Buona fortuna a tutti voi-
 
 
 
Note:
Haha, visto che sono tornata ad aggiornare in tempi umanamente accettabili? Un EVVIVA per me! … Ok, ho finito l’esplosione gongolante.
Chiedo venia per aver messo come citazione dello scorso capitolo una frase che avevo già messo nel capitolo 9, non me ne ero proprio accorta, adesso l’ho cambiata… vedrò di fare più attenzione!
Grazie a Kendra00 per aver recensito, a Lyls e Novetrequarti per aver inserito la storia tra le seguite.
Beh, che dire, ci vediamo al prossimo aggiornamento. Besos!
Flos Ignis

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Capitolo 20
*** Capitolo 19. Il prezzo da pagare ***


IL PREZZO DA PAGARE
 
Quando la morte mi prenderà con sè, tutto ciò che avrò sarà la vita che ho vissuto.
"Cronache del mondo emerso: la missione di Sennar" di Licia Troisi
 
 
Più volte muoiono i vili prima di morir veramente, il forte la morte conosce una sola volta. Di tutti i prodigi che ho udito raccontare il più strano mi sembra che gli uomini abbiano paura dato che la morte, necessaria fine, verrà quando verrà.  
 “Green” di Kerstin Gier
 
 
-Quando hai scoperto che mio padre in realtà era Xenophilus Lovegood e che Luna era figlia di Lucius?-
-Solo qualche anno fa. Ricordi che in una lettera mi hai descritto Luna e mi hai raccontato di quanto fosse… particolare?-
-Certo…- Draco era molto imbarazzato, e anche se Luna si era allontanata un po’ lasciando loro un momento per parlare in privato, dimostrando ancora una volta la sua innata sensibilità, aveva comunque paura che lei li sentisse parlare di quando l’aveva sbeffeggiata in passato… magari lei l’avrebbe allontanato, ricordandosi di quanto stronzo fosse stato in quegli anni. Le voleva già sinceramente bene, e avrebbe sofferto se si fosse allontanata.
-Forse non te lo ricordi, ma dicesti che aveva una serie di nei rossi sul braccio, e solo lì, con una forma curiosa-
-Sì… mi sembrava somigliassero ad una croce-
-Anche Lucius ha quella croce di nei rossi. Solo che la sua è sulla schiena, quasi coperta dalle cicatrici delle frustate di suo padre Abraxas… che a sua vota aveva la croce sul collo-
-Dunque sono ereditari. Io però non ho nessuna croce di nei. È così che l’hai capito?-
-Sì… Quando eri piccolo anche se non li vedevo, non volevo illudermi e così ho semplicemente pensato che non fossero ancora comparsi, o che erano ancora troppo chiari per essere visibili. Poi però, le mie preghiere sono state esaudite: non sei figlio di Lucius. Luna, invece, lo è-
-Perché l’hai abbandonata? Anzi, aspetta, deve dirlo a lei, non a me- Draco fece un segnale alla sorella, che si avvicinò saltellando. Davvero, lui proprio non capiva come facesse ad essere così pimpante di prima mattina dopo una nottata stressante come quella… doveva essere una magia.
-Sì Draco? Oh, attento caro, i nargilli stanno cercando di entrarti nelle orecchie!-
-Grazie, Luna. Io vado ad occuparmi dei nargilli, tu rimani qui con la mam… con lei che ti deve dire qualcosa-
A distanza di due secondi netti l’una dall’altra, prima la ragazza e poi la donna, gli lanciarono un’occhiata decisamente irata, la prima perché le pareva di aver chiarito bene il punto per cui era Eliana sua madre, non Narcissa, e la seconda perché la stava lasciando sola in balia di quella figlia mai conosciuta e così strana…
-Sì, beh… ecco io… vado a togliermi i nargilli dalle orecchie. Torno tra cinque minuti, se no chi la sente Hermione! Già la mia Hermy-coscienza non mi lascia in pace, se pure quella in carne ed ossa si mette a farmi la ramanzina giuro che mi metto ad urlare…-
Per la prima volta, madre e figlia si guardarono negli occhi senza diffidenza, odio, nervosismo: solo il più puro sconcerto aleggiava sui loro volti, condito con un pizzico di preoccupazione.
-Luna, sei per caso entrata temporaneamente nel corpo di mio figlio?-
La ragazza parve riprendersi sentendo quella domanda ma il modo in cui rispose lasciava bene intendere che non le erano piaciute quelle parole, dette probabilmente senza pensarci.
-La follia deve essere ereditaria-
La donna ebbe la grazia di sembrare leggermente imbarazzata. Era appena stata rintuzzata per le sue cattive maniere da Luna, per Morgana… e se lo meritava anche!
-Non intendevo che tu… solo, mi era sembrato un piccolo deja-vu, come quando tu sei arrivata parlando di nargi-qualcosa, lui se ne è andato parlando di una… coscienza eremica, forse? Non ho ben capito…-
-Credo abbia detto Hermy-coscienza. Hermione probabilmente gli ha pestato in testa qualche nozione di orario… visto che sembrava non sapesse essere puntuale. Ma cosa gli avete insegnato? E comunque, io parlavo di nargilli, ed esistono davvero. Quando i pensieri si rincorrono frenetici e negativi, questi sono attratti e nidificano nel cervello. Non sono pericolosi, ma… un po’ fastidiosi si. Rendono difficile liberarsi di quei pensieri che sono diventati la loro casa-
-Capisco…- in realtà, Narcissa non capiva, ma in quel momento pensò che non era il caso di mettersi a discutere su esserini di dubbia provenienza.
-No, non puoi capire. Solo i Portatori dell’Aria possono vederli… e le Creature, naturalmente, una volta risvegliate. Nessun altro al mondo può comprendere cosa voglia dire vedere oltre il Velo-
-Ti riferisci agli strati sottostanti alla nostra realtà?-
-Non sono sottostanti, sono compenetrati. Ma sì, mi riferivo a quelli. Mia madre Eliana era una Portatrice dell’Aria. Non so perché non sia morta quando sono nata io, ma ringrazio ogni giorno di questo. Ha allentato i nodi del Sigillo sul mio Elemento fin da quando ero piccola, insegnandomi tutto quello che sapeva, sulla storia delle Creature e sui Portatori, ma soprattutto sul modo di comportarmi. Mi ha insegnato ad essere forte, ma anche a provare pietà. Mi ha fatto capire che nessuna magia è più forte dell’amore, ma che esso è fragile e va protetto e difeso con coraggio, perché non si deve mai darlo per scontato. Mi ha insegnato a sorridere alla vita, a non arrendermi mai, ad essere sempre sincera. Soprattutto ad esserlo con me stessa, a non diventare una persona che non sono. Mi ha amata e cresciuta come se fossi sua, anche se ora so la verità.
La mia domanda dunque è questa. Come è possibile che io abbia avuto questa fortuna? Perché mi hai mandata via? Perché lei non mi ha mai odiata? Ne avrebbe avuto il diritto…-
Narcissa si prese il suo tempo per rispondere. Da quella domanda dipendeva molto, se ne rendeva conto. Sapeva anche che quella risposta sarebbe stata fondamentale, in futuro, anche se non si spiegava questa sensazione.
Si riteneva una donna razionale e concreta, ma ascoltare il suggerimento di cautela e sincerità di quella vocina che le proveniva da quel punto in mezzo al petto, dove risiedeva il suo cuore semi-congelato, non le sarebbe costato nulla.
-Come sai, ho delle nozioni di Medimagia piuttosto avanzate, benchè non riconosciute ufficialmente. In più, sono una strega, e quando ho scoperto di essere incinta, capii subito che c’era qualcosa di strano. La magia che sentivo provenire dal mio ventre era discordante, come se non sapesse bene a chi apparteneva. Da questo ho capito presto di aspettare due gemelli. Il fatto che foste un maschio ed una femmina l’ho scoperto al terzo mese. Facendo due calcoli avevo capito che era avvenuto quel giorno il vostro concepimento, proprio quando mi ero ribellata a mio marito, sebbene solo per una sera. Non immagini come mi sia sentita in quel momento, sei troppo giovane. Mi sentii morire, perché forse i miei bambini non erano di mio marito, e se foste assomigliati a Xeno, o a qualcuno della sua famiglia? Però, d’altra parte ero felicissima. Non avrei più dovuto giacere con quell’uomo, gli stavo dando un erede, finalmente. Il problema eri tu-
Luna aveva ascoltato, attenta, ogni parola pronunciata, ma anche le emozioni con cui erano state dette. Tuttavia, rimase in silenzio: ora arrivava la parte che la riguardava.
-Erano ben tre secoli che non nasceva una femmina Malfoy. Come puoi immaginare, sono rimasta sorpresa quando ho capito che oltre a Draco c’eri anche tu. E non era mai successo che nascessero dei gemelli. Quindi, ho pensato fossi tu … passami il termine… l’intrusa, dei due. Ho pensato a questo quando non ho detto di te a Lucius. Poi, quasi per caso, nella biblioteca del Manor ho trovato dei vecchi documenti da famiglia, in cui si parlava di Amaranta Malfoy, l’ultima femmina nata Malfoy, tre secoli fa. Mi sono incuriosita, lo ammetto; solo che i documenti su di lei si fermavano ai suoi tredici anni-
Luna inizialmente non capì l’occhiata eloquente che l’altra donna le riservò, ma dopo pochi istanti comprese il suo significato. Amaranta aveva subito ciò che Lucius aveva fatto a lei. Ma a differenza sua, nessuno era intervenuto per salvarla.
Un brivido le corse inevitabilmente su per la schiena. La paura non era scomparsa dalla sua anima, e dopo averlo incontrato quella notte ne era più certa che mai. Finchè quell’uomo fosse stato vivo, nulla avrebbe mai potuto darle la pace.
Eppure, l’abbraccio di Ronald, per qualche attimo aveva cancellato il terrore dal suo cuore, riempiendolo di un sentimento più dolce, che l’aveva riscaldata.
Che fosse dovuto alla magia della Terra di curare le ferite dell’animo? Forse, ma non solo…
E poi la protezione di Harry, la consolazione di Ginny, il chiarimento con Draco, la vendetta trasversale di Hermione… in fondo, una famiglia ce l’aveva anche lei, per quanto allargata e assai bizzarra.
‘Proprio come piace a me’
-Dunque, capii quale sarebbe stato il tuo destino se fossi rimasta con noi, e la mia decisione di tacere sulla tua esistenza non fece che consolidarsi. Per tutto il mondo, tu sei stata fin dal tuo primo giorno di vita Luna Lovegood. È stato meglio così per tutti. Per quanto riguarda tua madre, non ho idea del come e del perché ti abbia trattata come una figlia, ma che importanza ha, in fondo? Lo ha fatto, e tanto basta-
Certamente Narcissa non era la madre migliore del mondo, ma per lo meno adesso Luna aveva una certezza in più: era stata sinceramente amata, seppur per un solo istante, dalla sua madre biologica, che l’aveva salvata da una vita di soprusi.
E questo le bastava per essere a posto con sé stessa e ricominciare a vivere la sua vita, perché finalmente era stata capace di perdonarla per il suo abbandono.
E se hai la forza di perdonare, la sofferenza e la vendetta sbiadiscono, lasciando spazio alla vera forza che si cela in ogni essere umano: quella che ti consente di ricominciare, di rialzarti, caduta dopo caduta, ostacolo dopo ostacolo, fino a quando più nulla farà più paura.
 
 
Se c’era una magia che Harry odiava di tutto cuore, era la Smaterializzazione. Per carità, come ogni buon mago era in grado di compierla, anche a distanze molto elevate, considerando la fuga nazionale che avevano intrapreso lui e i suoi due migliori amici l’anno precedente.
‘Ma cavolo, il mio stomaco sembra non aver intenzione di abituarsi…’
Ignorando stoicamente la nausea si guardò intorno. E per un attimo volle non averlo fatto. Non sapeva dove fossero, era stata Hermione a dirigerli, ma quel posto non gli piaceva per niente: la terra era nera, come bruciata, e nell’aria si respirava un forte odore di sangue. Il suo già debole stomaco resse a malapena, e non resistette a tapparsi il naso con la manica del suo leggero maglione per cercare di mitigare almeno in parte quell’odore nauseabondo. Vide anche i suoi compagni fare il suo stesso gesto, tranne Ronald e Ginevra, che non ressero e dovettero chinarsi a rimettere quel poco che avevano nello stomaco.
-Oh mio Dio, che è successo qui?-
-Era un paesino di campagna, ed è stato preso di mira da Nemo. Qui ci abitavano due ragazze immuni al suo potere…-
-E per questo ha raso al suolo l’intero villaggio?-
-Sì. Alcuni fortunati sono scappati, in fondo non erano loro l’obiettivo del Capitano, ma la maggior parte della gente è perita nell’incendio. Se siamo venuti qui, è perché volevo cercare di persona le due ragazze. Sono certa che non siano morte, non ho avvertito la loro anima lasciare questo mondo-
-Sei in grado di …sentire tutte le persone che muoiono?-
-Vedo nella mia mente il loro ultimo respiro. Sento le loro anime trapassare. È un potere di Creatura e di Portatrice dell’Aria-
-Quindi, Luna, anche tu puoi vederli?-
-Sì, fin da quando ho undici anni-
-Come hai fatto a sopportarlo?- Draco guardava la sorella, ammirato e incredulo, ma soprattutto preoccupato. Era per quello che sembrava sempre assente? Perché doveva giostrarsi tra la sua realtà e quella abitata dai morti?
-Chiacchierando con loro, ascoltandoli e aiutando le anime più inquiete a lasciare in pace questa vita- Luna non pareva turbata, e tutti si chiedevano come ciò fosse possibile.
Solo Hermione poteva capire, in parte, Luna, ma nemmeno lei fino in fondo. Non era lei che i morti tormentavano fin da bambina, sperando così di avere un po’ di pace. Aveva appena compiuto diciotto anni quando il rito le aveva sciolto tutti i sigilli.
Ricordò quando era accaduto…

 
Era sola e disperata. Aveva appena riportato suo padre… no, Albert non era suo padre. Ma come poteva non esserlo l’uomo che l’aveva cresciuta? E poi, questa storia delle Anime Gemelle, di quel padre che era morto, poi è tornato in vita ed era morto di nuovo quando lei era nata…
Sentiva la testa scoppiarle. Non se la sentiva di tornare ad Hogwarts in quelle condizioni, ma non voleva nemmeno rimanere lì in Australia, soffriva troppo al pensiero di ciò che era accaduto con suo padre.
‘E poi… quella luce verde che ho fatto esplodere…. Quando ho visto che è esplosa una luce verde proveniente da chissà dove, ho temuto il peggio, ma era da me che era nata, e il colore non era quello dell’Anatema che Uccide… sembrava lo smeraldo degli occhi di Harry.’
Non poteva non riconoscere quel colore. Ci si era persa spesso, ed altrettante volte vi aveva trovato la giusta via. Quegli occhi erano la sua guida e la sua speranza.
Si mise a camminare, esplorando le vie della città di Melbourne, in cui aveva mandato Jean e suo padre, nella speranza di trovare un bed & breakfast, o almeno la sua versione australiana.
Fu attirata invece da una negozio di gioielli, abbastanza piccolo in verità, se paragonato alle grandi boutique delle vie dello shopping di quella stessa città, ma molto più adatto ai suoi gusti.
Si risvegliò dal suo stato semi-catatonico solo sentendo suonare tante piccole campanelline, mentre apriva la porta del negozio. Aveva avuto un fortunato colpo d’occhio, quel luogo le sembrava proprio adatto a lei e ai suoi gusti.
‘Hermione, miseriaccia, non è il momento per fare la gazza ladra, hai problemi più urgenti!’
Non riuscì ad ascoltare la voce della ragione come suo solito, e già questo avrebbe dovuto metterla in allarme. Erano rare le volte in cui perdeva il controllo del suo cervello. Se fosse scappata in quel momento, molte cose sarebbero andate diversamente. Molto peggio, avrebbe detto in seguito: fu una vera fortuna che il suo istinto vinse la ragione.
Il proprietario doveva aver sentito i campanelli, perché sbucò da dietro una libreria alle spalle del bancone con un sorriso benevolo sul volto. Era un uomo giovane, di non più di trent’anni, con la pelle abbronzata e corti capelli color sabbia, e dolci occhi nocciola. Snello e abbastanza alto, probabilmente faceva girare la testa a molte donne.
Le fece un gran sorriso, chiedendole se potesse fare qualcosa per lei.
-A dire il vero, non lo so… sono stata attratta dalla sua vetrina, volevo solo dare un’occhiata…-
-Non c’è problema miss, ha visto qualcosa in particolare?-
Lei ci pensò su un attimo, ma alla fine la curiosità la prese e non la mollò più. Doveva sapere cosa fosse quello che aveva visto in vetrina….
-A dire il vero, ho notato subito i ciondoli appesi alla lampada di cristallo… sembrano risplendere di luce propria, ognuno di quelli ha delle incisioni, e… mi era sembrato di vedere… qualcosa, all’interno-
Il sorriso del proprietario era scomparso. Ora la guardava come un alieno.
-Lo so che è strano, ma…-
-Vieni con me!-
Tempo cinque secondi ed era calato come un falco su di lei, prendendole una mano, mentre con l’altra afferrava al volo i ‘ciondoli della discordia’.
-Mi lasci! Cosa diavolo sta facendo? Guardi che potrebbe passare dei guai!-
-Stai tranquilla, non intendo farti del male… voglio solo portarti in un posto in cui capirai tutto ciò che ora non capisci. Tra poco ti sarà tutto chiaro, cara Creatura-
-Come mi hai chiamata? E poi che ne sai tu di ciò che io so o non so?-
-Tra poco capirai tutto sulla tua famiglia-
Attonita, lo seguì in silenzio. Non capiva cosa stava accadendo, e il non capire stava diventando un po’ troppo un’abitudine ultimamente… un’abitudine a cui avrebbe volentieri rinunciato.
Appena entrarono in un vicolo, l’uomo del mistero la fece smaterializzare con sé. Dunque era una mago; bene, non doveva preoccuparsi di smascherare la magia, poteva neutralizzarlo tranquillamente se avesse tentato altri scherzetti come quello di smaterializzarla senza preavviso. Il suo stomaco ci avrebbe messo almeno un’ora per riassestarsi.
Ma il suo bel rapitore non pareva avere intenzioni ostili. Era tornato a sorridere, ancora più gaiamente di prima, ora la guardava coma l’acqua nel deserto… cosa che la fece sorridere ironicamente, visto che l’aveva portata proprio in un deserto.
-Dove siamo? E che ci facciamo qui? Soprattutto… COME CAVOLO TI è VENUTO IN MENTE DI TRASCINARMI SENZA NESSUN GARBO IN QUESTO POSTO SPERDUTO? Razza di cretino, ora ti faccio vedere io…- Harry e Ronald l’avevano alla fine contagiata col loro sangue caldo, adesso anche lei si metteva a urlare insulti… sarebbero stati fieri di lei. E lei a sua volta avrebbe tirato le orecchie ad entrambi per averla influenzata subdolamente in tutti quegli anni.
-Perdonami, Creatura, non era mia intenzione essere così brusco, ma lo stupore e la meraviglia mi hanno fatto agire in modo inadeguato. Ti prego di perdonarmi-
-È la seconda volta che mi chiami creatura. Che vuol dire? E poi, non so nemmeno chi sei, perché mi parli come se mi conoscessi?-
-Sono desolato, non mi sono nemmeno presentato. È tutta la vita che desidero fare la tua conoscenza, Creatura. Io sono Alexander, della stirpe dei Custodi dei Sigilli delle Creature. Molto onorato, Hermione-
La ragazza era davvero confusa. Di cosa stava parlando quell’Alexander?
-Ora ti spiego, dammi solo un secondo…-
Si avvicinò a grandi passi, e lei per istinto tirò fuori la bacchetta creando silenziosamente uno scudo. Lui però se ne accorse.
-Non devi temermi. Volevo solo chiederti di indossare i ciondoli, dopodiché ti sarà  tutto chiaro-
Hermione lo guardò scettica. Come potevano delle collane avere delle risposte? Erano forse sotto incantesimo?
-Fidati, è importante. Non te ne pentirai-
Certo, come no, pensò lei. Ma chissà perché la attiravano così tanto quei ciondoli. La sua mano si mosse da sola, e afferrò le corde che tenevano legate saldamente quelle pietre colorate. Sembravano… vive. I loro colori erano cangianti, e al loro interno era certa di scorgere qualcosa di pulsante. Erano davvero dei ciondoli meravigliosi.
Li indossò tutti e cinque insieme, con uno scatto veloce, quasi timorosa che succedesse – o non succedesse – qualcosa.
Ciò che avvenne in seguito era piuttosto sfocato nei suoi ricordi. Ricordava molto dolore, la sensazione che ogni nervo, muscolo ed osso del suo corpo si fosse spaccato, ricomposto e riassemblato a tutto il resto. Poi aveva sentito mille lame trafiggerla, si era sentita soffocare, annegare, bruciare e opprimere nel giro di pochi secondi, ma che a lei parvero anni. Non aveva mai provato tanto dolore in vita sua. Le cruciatus di Bellatrix sembravano carezze in confronto. E poi tutto quel dolore si era concentrato nel suo cervello, come una gigantesca onda d’urto che ha spazzato via le coste dell’isola mentre si prepara a sommergerla completamente. La sua mente era il suo ultimo baluardo, e proprio in quel momento avevae ceduto. Doveva essere svenuta in quel momento.
I successivi tre giorni li aveva passati in coma, le aveva spiegato Alexander, che nel frattempo si era preso cura di lei. Durante quei tre giorni aveva rivissuto le vite delle sue novantanove sorelle, aveva imparato i loro incantesimi , aveva pianto e gioito con loro, le aveva conosciute come donne e come streghe, e infine come sorelle.
Quando si era svegliata, aveva avuto la sensazione di non essere più la stessa di pochi giorni prima. In nemmeno una settimana tutto il suo mondo era stato capovolto, e le sue uniche certezze ora si trovavano dall’altra parte del mondo, che aspettavano il suo ritorno.
-Ti sei svegliata, mia cara. Come ti senti?-
-Più vecchia-
-Credo sia normale… in fondo, hai appena vissuto cento vite. Ora ti è più chiaro ciò che prima era oscuro?-
-Non direi. Ora che so la verità, sarebbe più giusto dire che l’oscurità è calata sulla mia luce-
-Immagino che tu ti riferisca al prezzo da pagare per salvare il mondo dal Male…-
-Esatto. Non si può essere una Creatura al di fuori della guerra contro il nostro plurimillenario nemico. Dunque, appena io o il mio nemico avremo trionfato, moriremo, lasciando la nostra essenza su questa terra e affidando ai nostri fidi alleati il compito di continuare la nostra opera d’Amore o d’Apatia-
-Sono addolorato per il peso che porti sulle spalle, mia Creatura-
-Alexander, tu discendi dalla stirpe che dai tempi più antichi si occupa di desigillare i poteri delle Creature, non è vero?-
-Esatto-
-Ti ringrazio di esserti occupato di me. I tuoi figli non dovranno più portare questo peso-
-Vuoi dire che…?-
-Sì. Io sono l’Ultima Creatura del Destino. L’ultima della mia stirpe di Mezzosangue. Ora più che mai sono fiera di esserlo-
-Sono d’accordo. Il sangue babbano di tua madre e tuo padre hanno dato vita ad un potere purissimo-
-Se ho capito bene, tutte le Creature sono delle Mezzosangue perchè è il tipo di sangue che più si adatta alla moltitudine di tipi di magia che dobbiamo padroneggiare. Il sangue babbano di discendenza e magico per indole è molto elastico e si adatta in fretta alle situazioni-
-È così, Hermione-
-Come sapevi il mio nome?-
-Non tutte le generazioni della famiglia hanno l’onore di conoscere una Creatura. In qualche modo però, quando essa compie diciotto anni, il Custode dei Sigilli si trova sempre nei paraggi. E per tutta la sua vita, si imbatterà nel nome della sua ‘protetta’, perdonami il termine: a me è capitato tramite i sogni-
-Capisco. Quei ciondoli ora sono dentro di me, vero? Hanno risvegliato i miei poteri. Servivano ad attrarmi qui-
-Le quattro Gemme dei Portatori che hanno portato alla vittoria la tua sorella più giovane ti sono entrate nel sangue, e la quinta… beh, quella era la Gemma Bianca, l’unica in grado di risvegliare una Creatura e sbloccare i ricordi delle sue sorelle, l’unica che viene tramandata dall’alba di questa guerra. Probabilmente ti hanno chiamata loro, in effetti-
-Ed ora? Cosa farò?-
-Ciò che sei destinata a fare. Combatterai. E vincerai. I tuoi non sono gli occhi di una perdente, ma di una fiera leonessa vincitrice-
-Me lo dice spesso anche Harry…-
-Harry?-
-Il mio migliore amico-
-Capisco. Odio essere io a dirtelo, ma temo dovrai presto dirgli addio, se non è un Portatore. Se lo è, ciò rimanderà di poco il vostro commiato. In ogni caso, se mi consenti di darti un consiglio, vivi ogni attimo della vita che ti rimane senza rimpianti-
-Di cosa stai parlando adesso?-
-Del fatto che devi essere sincera con te stessa. Tu ami questo Harry. E non ti resta molto tempo per dirglielo-
 
 
Già, Harry… non gli aveva detto del suo Destino Finale. Non ne aveva avuto il coraggio. E non gli aveva nemmeno confessato i suoi sentimenti.
Ma come poteva illuderlo, illudersi di un amore che non aveva comunque futuro?
All’inizio aveva pensato che avrebbe trovato un modo per sopravvivere. Era intelligente e determinata, e voleva assolutamente rimanere viva. La paura che aveva cercato di attanagliarla in ogni istante che era rimasta da sola veniva puntualmente mandata all’inferno dalla volontà adamantina della grifona. Però poi le settimane erano passate, e non aveva trovato assolutamente nulla che potesse aiutarla.
Aveva iniziato ad avere incubi più frequentemente, e una sorta di rassegnazione per la sua sorte aveva iniziato ad invaderla. Poi però, un minuscolo evento le aveva fatto ritrovare la grinta: un pezzo di pergamena inserito di straforo in un libro che parlava della perduta Atlantide. L’aveva incuriosita il titolo: ‘Misteri e profezie di un Regno Perduto’.
Non aveva resistito.
Lo aveva letto d’un fiato, e proprio mentre era arrivata a leggere il momento della caduta di quel magnifico impero, una pergamena piegata in quattro era scivolata sul suo grembo. L’aveva letta, stranita dall’aspetto vecchio e fragile di quel pezzo di carta.
Quando aveva letto la Profezia che c’era scritta, il cuore le si era fermato per molti istanti. La sua mente aveva stampato a fuoco quelle frasi nella sua anima, giusto un istante prima che la pergamena misteriosa sparisse nel nulla, come se non fosse mai esistita. L'unica traccia che era rimasta di essa era un frammento di speranza nell’anima di Hermione.
 
 
-E voi chi diavolo siete? State dalla parte di colore che hanno ucciso i nostri amici e incendiato il nostro paese?- I sei ragazzi si girarono contemporaneamente. Ciò che videro lasciò tutti senza parole e senza respiro per più di qualche istante.  

 
 
Note:
Konnichiwa, minna! Ciao a tutti!
Qui è la pazza autrice di questa storia, che spera sia piaciuto il capitolo, sebbene più breve: mi sono accorta che sono andata in crescendo con la lunghezza, e siccome non ci sto con i tempi e mi diverto da morire a lasciarvi con piccoli input ho deciso di farli più brevi. Non ammazzatemi pleaseeeeee……
Capitolo pieno di flashback e di poca azione, ma la vena combattiva in questi giorni la sento un po’ fiacca, per cui ne ho approfittato per chiarire qualche punto oscuro. Prometto che cercherò di mettere un po’ più d’azione!
Grazie mille a Kendra00 per aver recensito, a chiara_05 per avermi messo tra le preferite, a Lyls e niky25 per avermi messa tra le seguite! Grazie a voi, e a tutti quelli che seguono la mia storia!
Un pio di recensioni in più non mi dispiacerebbero, sapete? Così non so se piace quel che scrivo, e mi piacerebbe avere il vostro parere…
Alla prossima
Flos Ignis

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Capitolo 21
*** Capitolo 20. Il Capitano ***


Il Capitano
 
Non puoi prevedere tutte le eventualità, e non puoi dare per scontato il successo ogni volta che affronterai un nemico.
‘Inheritance’, di Christopher Paolini
 
 
Davanti a loro una ragazza di non più di sedici anni li fronteggiava con uno sguardo pieno di odio e rancore, e proteggeva due bambini che le si erano aggrappati alle gambe, in cerca di conforto: uno dei due era chiaramente una femmina. Il bambino era un babbano ma le altre due le davano una strana sensazione, come di rispetto. La sensazione era simile a quelle che sentiva quando Harry sfoderava in allenamento il suo misterioso potenziale, ma in questo caso la percezione era enormemente più fievole.
-Voi siete Mary e Angelica, dico bene? E il bambino è vostro fratello- Hermione sembrava conoscerli, e questo mise ancora di più in allarme la ragazza più grande, quella Mary.
-Io non ti conosco, come fai a sapere chi siamo?-
-So chi siete perché sono io e i miei amici vi stavamo cercando. Sappiamo perché il vostro paese è stato incenerito, e sappiamo che erano due ragazze dagli strani poteri che cercavano. Sono felice che non vi abbiano catturato-
-E per quale motivo siete venuti a cercarci? E poi non è vero che abbiamo dei poteri, erano solo voci di paese perché nostra nonna era un po’ matta-
-Sappiamo bene tutti che non è così. Voi siete in grado di leggere le intenzioni delle persone con un solo sguardo, e questo molte volte vi è stato utile. Il vostro cuore è incorruttibile e la vostra mente incontrollabile. Siete pericolose per questo. E il Capitano vi teme, perché non può controllarvi. So che siete a conoscenza del mondo della magia, che vostra nonna era una vera strega e che voi avete capito fin da subito che noi non vogliamo farvi del male. L’unica domanda è, perché questa messa in scena?- Hermione pareva avere una gran fretta, ed aveva perso quel barlume di diplomazia che aveva posseduto fino a qualche minuto prima. Si chiese per quale motivo fosse così turbata. Continuava a guardarsi intorno, come un cerbiatto braccato, eppure non avvertiva presenze ostili.
Ginny era diventata brava a prevedere se avrebbero avuto degli attacchi in certi luoghi o in qualche particolare momento, e questo sarebbe tornato molto utile a tutti loro.
 
Mary aveva ascoltato lo sfogo di quella ragazza tanto sincera quanto potente. Aveva avvertito persino lei, una magonò, la sua grandezza, e anche se aveva letto le sue intenzioni pacifiche aveva avuto remore ad aprirsi con un tale potere, specialmente visto che doveva proteggere Angelica e Mattew.
Erano riusciti a scappare per miracolo, perché la loro mamma li aveva mandati avanti dicendo che li avrebbe raggiunti più tardi nel bosco, dopo ver cercato di domare le fiamme. Non era mai uscita dal paese. L’avevano attesa per ore, fino a quando non aveva percepito molte presenze sconosciute in paese. Era stato un rischio sconsiderato andarci, portandosi dietro anche i due fratellini tra l’altro, ma non era riuscita a frenare il suo istinto.
Non aveva poteri magici, ma il suo intuito non sbagliava mai. L’unico un po’ spaventato era Mattew, ma pareva che ad Angelica quei ragazzi piacessero.
 
Dopo l’iniziale timore, Angie aveva iniziato a sporgersi da dietro le gambe di Mary, e dicendosi che ormai era diventata grande, si era convinta che non poteva sempre farsi proteggere dalla sua sorellona. Insomma, aveva sette anni compiuti!
Allora aveva fatto una gran sorriso, mancante di un dentino, verso quei ragazzi tanto simpatici, e in un gran turbinio di ricci rossi era andata trotterellando verso quella ragazza che le sorrideva nello stesso modo di sua madre. Aveva un sorriso caldo come il sole, e i suoi capelli sembravano lingue di fiamme, quasi come i suoi, ma lei li aveva tutti ricci. Le piaceva quella ragazza. Mary stava borbottando di comportarsi a modo, ma non era preoccupata, la percepiva solo leggermente diffidente, ma abbastanza rilassata. E questo era un vero record per Mary.
Angelica, chiamata dall’universo mondo Angie, era una bambina troppo allegra per preoccuparsi o tenere il muso. La sua mamma era in ritardo, ma presto l’avrebbe rivista, no? Che motivo c’era di preoccuparsi?
-Ciao signorina! Io sono Angie. Tu come ti chiami?- a Ginny piacevano un sacco i bambini, e quindi senza fare complimenti se la caricò in braccio senza apparente sforzo. Avere sei fratelli maggiori, i più dei quali molto vivaci, l’aveva ben temprata psicologicamente e fisicamente. Negli anni di Hogwarts il suo bisogno di sentirsi forte era anche aumentato; fu così che pensò di rafforzare il suo corpo, prima ancora della sua magia. Correre era diventato il suo modo preferito per scaricare lo stress.
-Il mio nome è Ginevra. Piacere di conoscerti signorina-
La risatina contenta della bambina parve tranquillizzare, almeno in parte, la sorella maggiore, che prendendo in braccio il fratellino si avvicinò al gruppo.
-Vi chiedo perdono per i miei modi bruschi. Sapete, non è un momento facile…-
-Capiamo bene, stai tranquilla. Piuttosto, siamo felici di avervi trovati: vi stavamo cercando per portarvi al sicuro. Il Capitano è uno stregone molto potente che sta cercando chi è in grado di resistere al suo controllo mentale. Tu e tua sorella ne siete un esempio-
-Dove volete portarci?-
-Ad Hogwarts-
Gli occhi di Mary brillarono, evidentemente consapevole di cosa fosse Hogwarts. Sua nonna le aveva parlato di quella Scuola di Magia che aveva frequentato da ragazza, gliel’aveva descritta come un castello incantato dalla bellezza leggermente selvaggia circondato dalla natura pulsante di magia.
Aveva sempre sognato di poterlo vedere. Ed ora quel desiderio si sarebbe avverato.
Non sapeva ancora quanto si sbagliava.
 
Il cielo divenne improvvisamente nero come gli abissi oceanici, e una fittissima nebbia prese a salire dal terreno come uno spirito che abbandona il suo corpo dopo il trapasso.
L’inaspettata atmosfera lugubre produsse effetti molto diversi tra loro: Mattew si strinse forte al collo della sorella maggiore, che lo stringeva protettiva mentre si guardava intorno freneticamente, con uno sguardo tra il timoroso e l’infuriato; la piccola Angie invece prese a dimenarsi come un’anguilla nel tentativo di raggiungere il fratellino, di cui si era assunta la responsabilità ancora prima di avere coscienza di sé, perché nonostante fosse lei quella spericolata, era lui quello più bisognoso di attenzioni in quanto più timoroso e fragile. La stretta della Rossa però, sembrava una gabbia d’inamovibile fermezza.
Tutti gli altri Portatori si misero in posizione di difesa, creando un cerchio intorno ai loro protetti, obbligando anche una ricalcitrante Weasley di nostra conoscenza a mettersi nella posizione di essere protetta. Hermione, invece, avanzò senza timore, consapevolmente rassegnata a ciò che stava per succedere. Harry, al suo fianco, si stagliava forte e silenzioso come il pilastro che era per lei. Ne aveva bisogno più che mai in quel momento.
Stavano per incontrare il Capitano.
 
La professoressa McGranitt, quella mattina del 24 settembre, aveva fatto un annuncio a tutta la scolaresca riunita per la colazione. Per essere certa di venire ascoltata attentamente nonostante l’orario mattiniero, aveva suggerito al suo ex-alunno-ex-colllega-ex-nemico-nuovo-alleato-e-nuovamente-collega, al secolo Severus Piton, di rinvigorire il succo di zucca con alcuni espedienti dei suoi.
Inutile dire che era stato felicissimo di darle retta, per una volta. Ed altrettanto inutile sarebbe riportare le infinite lamentele stupidamente grifondoro che si era dovuto subire da Lily Evans, da-sempre-la-donna-sovrana-del-suo-cuore.
-Miei cari studenti, come forse avrete notato alcuni di voi sono assenti questa mattina. Harry Potter, Hermione Granger, Ronald Weasley… - e qui la professoressa aveva fatto una studiata pausa per notare che nessuno, se non qualche primino, era sorpreso della notizia.
 
Mi chiedo quale sia il motivo…’ pensò sorridendo la donna.
 
-…Ginevra Weasley, Luna Lovegood e Draco Malfoy. Questi sei studenti hanno meritato un viaggio studio in Italia, una nuova iniziativa approvata dal Ministro in persona per aprire nuovi contatti oltre confine.  Inoltre, sono felice di annunciarvi che da oggi inizierà una nuova attività scolastica-
Le facce di tutti i suoi studenti erano passate da positivamente colpite a imbronciate. Nessuno studente al mondo vorrebbe sentirsi dire che il carico di lavoro era aumentato, del resto.
La preside però era convinta che sarebbero stati tutti molto contenti di quella nuova iniziativa.
-In realtà, si tratta di una duplice iniziativa. Oltre alle normali lezioni di Difesa Contro le Arti Oscure, inizierete in parallelo un corso accelerato di Difesa Intensiva e Infermieristica. Chi non vuole partecipare ad uno dei due corsi, dovrà seguire obbligatoriamente l’altro, a voi la scelta. Le lezioni di Infermieristica saranno tenute contemporaneamente dalla nostra cara Poppy e dalla sua nuova collaboratrice, Narcissa Black. Per quanto riguarda Difesa Intensiva, invece, sono certa che Lily Evans saprà cavarsela egregiamente, con l’aiuto di due assistenti: Neville Paciock e Blaise Zabini. Ed ora, tutti fuori, tranne gli studenti del Settimo anno-
Una massa urlante di adolescenti più o meno stupiti uscì quasi docilmente dalla Sala Grande, benchè molti fossero curiosi di saperne di più su quei corsi e sul motivo per cui improvvisamente stava avvenendo tutto quello. La voce che le barriere di Hogwarts quella notte avevano tremato era giunta fino a loro da chissà chi, e questo contribuiva ad alimentare un lieve timore.
Ma la preside glielo avrebbe comunicato, giusto?
Quando finalmente furono tutti fuori, Minerva McGranitt potè trarre un sospiro di sollievo. La gran parte era fatta. Ora doveva solo dire ad un nutrito gruppo di ragazzi che pochi mesi prima avevano partecipato ad una guerra che dovevano prepararsi ad affrontarne un’altra…
 
‘Sto diventando troppo vecchia…’
 
Paciock e Zabini salirono i pochi gradini che li separavano da lei, e la affiancarono, chiedendole se avesse bisogno di aiuto. Quell’espressione di cavalleria da parte dello studente della sua Casa se la aspettava, ma anche dal Serpeverde? I tempi erano davvero cambiati. Fortunatamente.
Rifiutò l’offerta, ma chiamò Lily e Narcissa accanto a sé, ancora entrambe piuttosto scosse dalla partenza dei rispettivi figli. Ne sentivano già la mancanza, benchè Narcissa lo dimostrasse di meno data la sua natura altezzosamente gelida.
-Molto bene. Ragazzi, temo di dovervi dare brutte notizie…-
-In che guaio si sono cacciati questa volta i nostri amici?-
-Come possiamo aiutarli noi? Dove sono andati veramente? Chi è che ci minaccia? Perché è per questo che dobbiamo ricominciare allenamenti di difesa e attacco, vero?- Minerva sapeva che quei ragazzi non erano certo degli ingenui. Sapeva anche che avrebbero certamente sentito puzza di bugia lontano un miglio collegando i pochi dati di fatto a loro conoscenza. Li aveva trattenuti proprio per dar loro più informazioni.
-Vi ho trattenuto qui proprio per darvi una spiegazione, signor Finnegan e signor Thomas. Ma devo chiedervi la massima riservatezza con gli altri studenti su ciò che sto per raccontarvi. Dovrete giurarlo sui vostri Fondatori e sulla vostra bacchetta. Non voglio che si scateni il panico. Tuttavia, voi siete maggiorenni e avete già avuto esperienze che la maggior parte delle persone non si sognano neppure nei loro incubi. Avete il diritto di sapere-
Tutto il Settimo anno giurò senza alcuna esitazione, senza alcuna distinzione tra Case. Giurarono tutti insieme, con una sola voce.
Orgogliosa di loro e fiduciosa in ognuno di loro, cominciò a raccontare tralasciando solo le parti più personali della vicenda.
 
-È andata bene, no? Non l’hanno presa male-
-Secondo me hanno reagito così bene perché sanno che c’è già Harry, con Ron, Hermione e anche altri compagni a risolvere la situazione.-
-Forse. Ma ricorda che non hanno obiettato nemmeno alla presenza di Draco nel gruppo. Non ti insospettisce?-
-Stai scherzando? Morirebbero tra atroci sofferenze se osassero muovere una minima obiezione su Malfoy-
-E perché mai?-
-Zabini, per la santissima pazienza di Merlino, tu ce li hai gli occhi? Nelle ultime tre settimane Hermione ha lanciato potentissime fatture a chi osava pensare insulti rivolti verso di lui quando lo vedevano passare al suo fianco. Le da terribilmente fastidio che si insulti un suo amico. Ormai lo sa tutta la scuola che quei due sono amici per la pelle, Merlino e Morgana solo sanno il come e il perché! Cos’hai guardato esattamente in tutto questo tempo?-
 
‘Te.’ Troppo sdolcinato? Neville l’avrebbe picchiato a morte per una risposta simile. Non perché non gli avrebbe fatto piacere, ci scommetteva, ma perché era ancora fondamentalmente molto timido, e tra loro il rapporto era sempre stato molto… fisico.
‘O mi bacia, o mi picchia. Meglio però essere prima sicuri di non riportare danni permanenti.’
 
-…ero impegnato in altro. Tipo, digerire una nuova guerra, sai-
-…certo-
Era una sua impressione o era deluso dalla sua risposta?
-Ti va di ripassare il programma delle lezioni che daremo ai nostri compagni? E poi dobbiamo trovare un modo per unire la scuola il più possibile-
-Certo… vogliamo andare?-
La Stanza delle Necessità aveva le stesse sembianze di ogni volta che ci entravano. Si misero comodi, dopodichè si disposero sulla pedana magica. Quel giorno entrambi sentivano il bisogno di stare il più distanti possibile, fisicamente, o non sarebbero più potuti tornare indietro, lo sentivano entrambi.
Il loro saluto ufficiale fu, come sempre, uno Stupeficium che creò in mezzo a loro uno scoppio consistente di magia. Gli incantesimi che si lanciarono addosso nei successivi venti minuti funsero da riscaldamento, poi, quando entrambi decisero che era arrivato il momento di fare sul serio, iniziarono a tempestarsi di Reducto, Stupeficium e Bombarda, questa volta al massimo della potenza. Lasciarono perdere la pedana e le buone maniere, usando tutta l’aula come campo di battaglia, simulando un vero scontro, le cui uniche proibizioni erano le Maledizioni Senza Perdono e incantesimi potenzialmente fatali.
Blaise, sentendo l’adrenalina pompargli nelle vene, si decise per un attacco alquanto strano in qualunque altra situazione, ma non era mica finito a Serpeverde per niente.
-Incendio!- Con un po’ di fortuna riuscì a colpire Neville su un fianco, ma non ebbe il tempo di esultare: chi va col Serpeverde, impara ad essere subdolo.
-Serpensortia!- un cobra dalle medie dimensioni, la pelle squamosa color verde foresta e la pancia di un pallido ocra apparve vicino al ragazzo di colore, che prese a strillare come un bambino, abbandonando temporaneamente l’aria di gelido stronzo che amava indossare.
-Brutto deficiente, falla sparire subito! Lo sai che odio i serpenti!-
-Che noia Zabini, ma tu non sai stare allo scherzo? Non puoi pretendere che ogni tanto non ti si prenda in giro: insomma, non si è mai visto un Serpeverde che ha paura dei rettili…-
-Non di tutti! Mi fanno senso solo i cobra e le vipere, e tu lo sai benissimo! Stronzo!-
-Come siamo sboccati oggi. E comunque, così impari a lanciarmi contro il fuoco! Mi hai fatto male al costato, anche tu sai che non so come difendermi dal fuoco-
-Mi pareva che fosse tutto lecito nei nostri duelli!-
-Appunto!-
Si guardarono in cagnesco ancora per un po’ poi decisero di essersi sfogati abbastanza per quel giorno, e si sedettero su un divano in fondo alla stanza, miracolosamente intatto.
Sentendo i gemiti di dolore di Neville, Blaise appellò la pomata contro le ustioni che si portava sempre dietro apposta per Neville, visto che da qundo aveva scoperto della sua difficoltà aveva deciso di insistere parecchio su quel tasto, sperando che prima o poi imparasse a difendersi dalle fiamme. Ma in attesa di quel momento, si preoccupava sempre di avere dietro la pomata speciale che Draco gli aveva insegnato a preparare anni addietro. Il suo migliore amico era davvero un mago delle Pozioni.
Fece cenno a Neville di fargli vedere la scottatura, e questi, nel tentativo di alzarsi la maglia, si trovò in difficoltà.
-Cosa c’è?-
-Non riesco ad alzare il braccio-
-Faccio io-
Neville allora si rilassò, o almeno fece finta. Sentire le mani di Blaise alzargli delicatamente la maglia, sfiorargli inavvertitamente la pelle sudata, gli fece partire il cuore a razzo. Non avrebbe dovuto, proprio per niente… ma non sapeva come evitarlo. Era diventato indispensabile avere a fianco quel bellissimo ragazzo dalla pelle scura e gli occhi magnetici, non avrebbe potuto più saputo con chi sfogarsi, con chi litigare, con chi sfidarsi, per chi preoccuparsi, per chi provare a diventare migliore, per chi… far battere il suo cuore così velocemente.
-Adesso metto la pomata, trattieni il respiro se riesci-
-Tranquillo, ormai mi sono rassegnato a quel maledetto odore che emana…-
-Mi fa strano pensare che esiste qualcuno che odia il profumo di menta-
-Mi fa star male. Non so perché, ma ogni volta che lo sento mi gira la testa e non riesco a stare saldo sulle gambe-
Il silenzio tra lor era finalmente privo di imbarazzo. Neville era troppo concentrato a respirare il meno possibile l’odore di quella miracolosa medicina, Blaise invece godeva del contatto l’altro ragazzo, e spalmava con cura quel rimedio sulla pelle del grifondoro per non lasciare che la sua pelle nivea venisse contaminata da altre cicatrici. Ne aveva fin troppe, e tutte risalenti all’anno precedente, a parte qualche ricordo di quando era bambino, probabilmente, tanto erano vecchie. Neville diceva che ne andava fiero, e lui sapeva che non mentiva, ma vederle gli provocava una tale rabbia…
Era stato inutile, inutile, inutile… quanta gente aveva combattuto, mentre lui rimaneva nella sua cappa di protetta neutralità?
-Guardami, Bla’- Neville gli si rivolgeva di rado con quel nomignolo, denotava una complicità esistente ma difficile da palesare, per cui doveva essere particolarmente in vena di dolcezze per arrivare ad apostrofarlo con tanto calore nella voce.
-Ora sei qui. Non conta nient’altro. È tutto passato. L’importante è solo esserci, ORA. Hai capito, Bla’?-
Per tutta risposta, Bliase alzò il viso per incontrare gli occhi di Neville. Vederlo così vicino e sentirgli dire quelle parole fecero crollare quel poco di controllo che aveva mantenuto dopo aver tolto la maglia all’altro.
Spostando anche l’altra mano libera sui fianchi nudi  del compagno, Blaise si sporse verso di lui per baciarlo. Non badò più di tanto alla folle corsa del suo cuore impazzito, o alla stretta allo stomaco, e nemmeno al fatto che per l’emozione avesse chiuso gli occhi. Si limitò a gustare per quanto poteva quelle labbra rosee che stavano rispondendo con vigore al suo bacio.
 
-E così, alla fine è arrivato. Speravo tanto di avere più tempo…-
-Di cosa stai parlando, Herm?-
-Del Capitano… Portatori, tenetevi pronti a difendere  i tre fratelli. Harry, per favore, resta vicino a me. E per l’amor di Zeus… non lasciatevi incantare.-
-Che cosa vuoi dire?-
-Lo scoprirai tra poco Draco-
Dall’oscurità che era scesa  emerse una figura, camminando tranquillamente, come se fosse normale portare in giro il buio avvolto a sé come un manto regale. Hermione aguzzò la vista, e i ricordi di cento vite e altrettanti nemici reincarnati le invadevano i pensieri. Quale forma avrebbe assunto questa volta il suo Nemico millenario? Non poteva fare a meno di temerlo. Ricordava bene la crudeltà di cui era capace, il desiderio  di comandare il cuore degli uomini, le loro battaglie… da cui non sempre era uscita vincitrice. Era ben consapevole del suo enorme potere, che nessuno dei suoi amici ancora poteva vantare di aver visto davvero, ma sapeva anche della terribile forza distruttrice di… beh, lui.
Se le Creature nascevano sempre donne, ognuna con la sua anima ma collegata alle proprie sorelle dai ricordi e dalla magia, il Capitano, o Nemico, si incarnava in uomini dal cuore facilmente soggiogabile, richiamato dallo scoppio di magia che caratterizzava da sempre la presa di coscienza e di potere della Creatura.  Era solo un’entità, senza nome e senza volto, e tutto per quella maledetta storia della Prima Creatura… ah, meglio non pensarci. Non quando stava per palesarsi con il suo nuovo corpo. Hermione riuscì a pensare per un istante all’anima della persona in cui si era incarnato: come ogni volta, quell’anima se ne era andata precocemente. Pregò per un istante affinchè trovasse la pace, ma poi dovette tornare a concentrarsi sul presente.
Vedendola tesa, Harry le aveva posato una mano sulla spalla, cercando di confortarla. Apprezzò molto, soprattutto perché come riusciva a infonderle pace lui non ci sarebbe mai riuscito nessuno.  Pace che presto venne spezzata dalla voce di un giovane uomo.
-Piacere di rivederti, mia cara Anya-
-In questa vita, mi chiamo Hermione: di Anya ho solo i ricordi. E tu, quale corpo hai invaso in questa vita?-
-Si chiama… chiamava Simon Clay. Ma tu, mia cara, continua pure a chiamarmi Capitano Nemo, come ai vecchi tempi-
-Sarebbe ingiusto per il povero Simon chiamarti con il suo nome. E i ‘vecchi tempi’ sono finiti da un pezzo, Capitano. Dieci millenni, per essere precisi-
-Già. Mia cara, sei consapevole che questa sarà la nostra ultima battaglia? È un peccato sprecare un potere come il tuo… un’anima lucente come un diamante come la tua. La mia proposta di allora è ancora valida-
Hermione sospirò, estremamente spazientita. Era la centesima volta che glielo diceva: e non era un’esagerazione, era davvero la centesima! Ad ogni sua nuova vita, le domandava di passare dalla sua parte. Sperava forse che una delle Creature, dato che erano persone distinte, a differenza di lui che era un’anima che prendeva possesso del corpo di un altro, accettasse la sua oscena proposta? Come tutte le sue sorelle però, anche Hermione sentiva l’importanza della sua missione: non poteva certo ignorare un simile dovere. Non si chiamava Hermione Granger per niente!
-Per quella che spero sinceramente sia l’ultima volta… NO!-
-Io ci ho provato… ho la coscienza a posto, ora, se ti ammazzo con i tuoi amichetti- finalmente tutti poterono vedere il famoso Capitano.
Il corpo che aveva scelto era appartenuto ad un uomo con meno di trent’anni, dai capelli biondi e occhi neri, con la pelle estremamente pallida tirata sulle ossa sporgenti. Dava l’impressione di un neo-morto che camminava. Solo gli occhi mostravano un barlume di vita.
-Ti è andata male stavolta, Nemo… il tuo corpo sembra piuttosto fragile-
-Sai bene quanto me che è tutta apparenza… prova ad attaccarmi, mia cara-
-Non sono né tua, né cara. E questo non è il posto adatto al nostro scontro-
-Già, già, la solita storia…. Non vuoi coinvolgere gli altri… peccato però. Vorrà dire che per stavolta mi limiterò a giocare un po’-
Hermione capì subito a cosa l’altro si riferiva, soprattutto conoscendo a memoria il suo arsenale e soprattutto la smorfia divertita sul suo volto. Stava per incantare i suoi amici.
-Non lo farai!- lanciò a mani nude un incantesimo dall’inquietante luce violetta, che si spense a pochi centimetri dalla pelle di Nemo. Che non aveva smesso un istante di sogghignare.
-Mia cara, non sei solo tu a conoscere bene me… ricorda che anch’io conosco bene te e i tuoi punti deboli!- anche lui lanciò un incantesimo, ma il suo obiettivo non era la sua storica avversaria. No… per quel giorno voleva solo giocare un po’, nell’attesa che le forze gli tornassero del tutto.
Il raggio di magia scarlatta viaggiò verso i tre fratelli, ancora protetti dai Portatori; Ronald fece emergere una barriera di roccia davanti a loro, ma essa venne frantumata come niente. Quello che viaggiava verso di loro era un fuoco che pareva inestinguibile, nemmeno l’Acqua di Draco riuscì a spegnerlo ma solo a deviarlo leggermente. Invece di puntare dritto su di loro, colpì il gruppo compatto di striscio, ferendo Ginny. Nonostante il Fuoco fosse il suo elemento e la sua pelle fosse ignifuga, quello non era un fuoco normale. Le sue ustioni sarebbero state mortali per chiunque altro, ma lei ne uscì con la schiena appena bruciacchiata, dato che si era voltata di scatto per proteggere col suo corpo la piccola Angie.
-Ginny! Come stai? Ehi Rossa, dai, non farmi preoccupare…-
-Furetto, sta calmo, ho usato il Fuoco contro il Fuoco… mi sono a malapena scottata la schiena, nulla di grave.
Mentre anche Ronald e Harry si assicuravano che nessuno si fosse fatto niente, Hermione non smise di tenere d’occhio Nemo. Cosa credeva di fare con quell’attacco così debole per i suoi standard?
Poi lo capì. Non capì il motivo, ma quelle fiamme avevano fatto qualcosa a Luna. Sembrava in preda ad un ira funesta che preannunciava calamità di dimensioni apocalittiche.
-Tu…-  non riusciva nemmeno a parlare tanta era la sua furia, ma avanzò funerea verso di lui.
-Sì…io.-
-Come? Perché?-
-Ha importanza?-
-No, hai ragione. Tanto adesso ti faccio secco-
Nessuno potè impedire a Luna di lanciarsi contro il bastardo che in quel momento se la rideva come un matto. Erano come legati da spesse corde invisibili… e poi Hermione capì. Nemo doveva aver attivato un incantesimo di  bloccaggio contro di loro, e per impedire persino a lei di muoversi più di un centimetro al secondo doveva aver impiegato molte delle sue energie, e di certo non sarebbe durato a lungo. Ma avrebbero fatto in tempo a salvare Luna che, sola, riusciva a muoversi? Come era possibile che potesse addirittura usare l’Aria in quelle condizioni.
E poi, cosa diavolo voleva dire quel dialogo surreale? Hermione non ebbe il tempo di pensarci, perché Luna durante un attacco fulmineo con le sue lame d’Aria non si era accorta del bagliore sul palmo della mano che Nemo stava indirizzando dritto verso il suo cuore.
Ne scaturì lo stesso incantesimo di Fuoco scarlatto di prima, ma era molto più dirompente del precedente. E colpì a un centimetro di distanza Luna, avvolgendola completamente in quelle fiamme che divennero all’istante nere.
 
 
 
 
 
 
 
Note:
Ehm… salve gente! Chiedo perdono per il leggero ritardo, so che avrei dovuto postare la scorsa settimana, ma la mia mente ha partorito un’idea che mi ha completamente occupato l’inventiva fino a quando non ho iniziato a buttarla giù su una pagina scritta… Questa nuova storia l’ho già iniziata a postare, per cui chiedo scusa in anticipo se farò dei piccoli ritardi… So anche che dovrei prima finire questa, di storia, prima di iniziarne un’altra, ma l’ispirazione è giunta in modo così dirompente che non ho potuto fare a meno di dedicarmici…
Spero di aver ripagato la vostra attesa con nuovi personaggi, un paio di colpi di scena e la presentazione del famigerato Capitano.
Passiamo ai ringraziamenti: a Kendra00 per la recensione, a FunnyPink, GSR95 e HollyMaster per avermi inserito tra le seguite. E grazie anche a voi lettori silenziosi! Alla prossima!
Flos Ignis

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Capitolo 22
*** Capitolo 21. Perdere l'anima ***


Perdere l’anima
 
La mente può essere una grande alleata dello spirito. A volte può addirittura alterare la struttura stessa della nostra anima. 
 "Burned" di P.C. & Kristin Cast
 
 
 
-NO! Luna!- Drao e Ron ebbero contemporaneamente l'istinto incontrollabile di scagliarsi contro il Capitano, che sorrideva beato, di certo quella Portatrice non sarebbe sopravvissuta: il suo Fuoco Nero era troppo da sopportare persino per la Portatrice del Fuoco, la scocciatrice bionda non…
Una lama era affondata nel suo avambraccio, ancora teso ad eruttare fiamme.
E quella lama… aveva un’elsa in platino finemente lavorata di motivi apparentemente astratti, ma che lui sapeva bene simboleggiassero l’Aria nel corso del tempo e dello spazio.
A reggere quell’elsa, una mano esile, sicuramente femminile, pallida come la luna.
Nemo non sentì nemmeno il dolore; dal suo corpo uscì una ben misera quantità di sangue a confronto con la gravità che una ferita del genere avrebbe comportato a qualsiasi mortale. Peccato che lui non fosse un qualsiasi mortale.
Con un gesto stizzito colpì con il taglio della mano il polso di quella ragazzina bionda, uscita indenne da quella vampata mortale per qualsiasi essere umano. Come aveva fatto, dunque a sopravvivere alle sue fiamme nere per la seconda volta?
Luna appellò la sua amata daga e si allontanò velocemente da quel maledetto demone dall’aspetto umano. Non aveva battuto ciglio nemmeno per un colpo che avrebbe dovuto comportargli un grande dolore.
Era rimasta sorpresa quando il fuoco non le aveva provocato altro che un po’ di paura. Non sentiva il calore delle lingue di fuoco ghermirla, né la sua pelle ne veniva danneggiata. Non sapeva il motivo, ma non aveva esitato ad estrarre la sua amata daga, ultimo dono di sua madre, per conficcarla con forza nel braccio di quel maledetto che le aveva causato tanto dolore.
 
La sua daga aveva centinaia di anni, l’elsa in platino inscalfibile, era incisa da una moltitudine di simboli e parole che avevano simboleggiato l’Aria nel corso dei secoli. Quell’arma trovava sempre il modo di giungere tra le mani di colui o colei che l’avrebbe impugnata. La sua doppia lama, sempre affilata, aveva incise delle antichissime rune di annullamento, per poter squarciare le barriere magiche create dalla magia del Capitano e rune di trapasso per ricacciare i fantasmi molesti entro un’area protetta.
Era compito dei Portatori dell’Aria vegliare sul confine tra le varie dimensioni del mondo, e quando un’essenza sforava il suo limite provocando dei danni a causa di qualche questione irrisolta, era compito loro ricacciarlo indietro. Loro erano la memoria di un tempo passato, che non può essere dimenticato ma nemmeno fungere da unico appiglio: il loro compito era far sì che tutto restasse nel suo giusto posto.
 
Luna portava con orgoglio quella daga dalla fine lavoratura sull’elsa e la lama in osso di Thestral, che brillava di un tenue azzurrino che caratterizzava le magie dell’Aria fin dalla notte dei tempi. Era una consolazione il pensare che lo stesso materiale, ottenuto e trattato in modi così differenti, potesse dare esito ad un arma che invece di provocare dolore lo preveniva e curava.
-Ma guarda… dunque sei viva. Mi congratulo. Nessuno era mai sopravvissuto al mio Fuoco Nero… nemmeno la grande Eliana Luna Falchi in Loveggod-
Un lampo di rabbia accese come una miccia la sua magia, che andò a confluire nella sua arma, rendendola ancora più micidiale. La lama si allungò fino a diventare una spada lunga, molto leggera e maneggevole, ma dall’aria letale. Il bagliore azzurro la rendeva quasi una manifestazione del mondo dei morti, e Luna in quel momento confermava quell’impressione con degli spaventosi occhi spiritati e i capelli agitati da un vento impazzito che la avvolgeva, istigandola alla battaglia.
Troppe cose tutte insieme le erano accadute, e lei aveva davvero una voglia matta di sfogarsi una volta per tutte per tornare la ragazza allegra di sempre.  Fu per questo che lasciò da parte ogni riserva e lanciò una potente lama di vento con la sua arma contro il bastardo che aveva ucciso sua madre.
 
 
Hermione era finalmente riuscita a liberarsi, e si stava dando da fare anche per gli altri, ma con un occhio teneva sempre sotto controllo lo scontro violento che si svolgeva tra i due.
Non si capacitava di come Luna potesse essere ancora viva, senza nemmeno una scottatura: ne era ovviamente felice, ma come diavolo era possibile?
Non le piaceva nemmeno un po’ lo sguardo glaciale della sua amica. Sembrava quasi che lo Stige si fosse cristallizzato in due piccole schegge che si erano adagiate sul volto pallido di Luna. Lo ammetteva, faceva davvero paura.
Il peggio era che sapeva perfettamente cosa le stava accadendo. Luna stava provando esattamente la stessa cosa che aveva sentito lei quando aveva creduto di aver perso Harry.
 
Essere un Portatore Elementale, guerra a parte, era davvero favoloso. Insomma, avevi potere, potevi fare cose che gli altri maghi ritenevano impossibili… il rovescio della medaglia era che ogni singola emozione veniva, in un certo senso, amplificata: non era sempre una cosa negativa, ma in certi casi era decisamente pericolosa. Creature e Portatori, una volta venuti in possesso dei propri poteri, dovevano comunque imparare a controllarli. Fino ad allora, nulla di strano, solo più potere da gestire e più responsabilità: l’anima restava quella di sempre. Quando invece il Portatore imparava a sfruttare ogni grammo di potere che aveva in corpo e che poteva trarre dal suo Elemento in natura, la faccenda diventava più complicata. Le proprie emozioni venivano amplificate, l’anima cominciava a straripare dal corpo, entrando in contatto con l’Elemento che gli è proprio, sintonizzandosi sulla stessa lunghezza d’onda. Quando l’anima aveva compiuto la fusione totale, allora si tornava all’interno del corpo, ricompattandosi. Ma ormai come poteva il corpo contenere tutto quello che la sua anima aveva conosciuto e assimilato? Non era un processo particolarmente piacevole, l’adattamento del corpo e della mente ad un’anima così piena del mondo intero. E se avveniva in modo inaspettato, violento o troppo rapido, poteva essere fatale.
In quest’ultima ipotesi, al Portatore capitava quello che era accaduto a lei quando Harry era ‘morto’, e quello che in quel momento stava succedendo a Luna: l’anima straripava con violenza, e la Morte, richiamata da un’anima così forte al di fuori di un corpo vivo, sarebbe giunta a reclamarla.
Lei era stata fortunata: essendo una Creatura, non aveva rischiato di morire. L’aveva desiderato per poter raggiungere la metà migliore di sé all’altro mondo, ma non le sarebbe accaduto nulla se non fosse stata lei stessa ad autoinfliggersi il colpo fatale.
 
‘Idea che in quel momento non mi sembrava particolarmente malvagia…’
 
E poi, il suo scoppio era stato causato dai suoi sentimenti, non dai suoi poteri. Alle Creature capitava, quando provavano violentissime emozioni, di perdere la ragione, anche se i Sigilli restavano attivi, proprio come era successo a lei.
I Portatori erano un po’ diversi. In sé avevano un solo Elemento, e questo era un bene in questi casi: uno solo non era sufficiente a far scatenare quel putiferio prima che il loro Sigillo fosse sciolto.
 
Luna però era una caso particolare: da sola, nel corso degli anni, aveva allentato sempre di più il blocco al suo potere e si era esercitata a controllarlo e accrescerlo. Era decisamente la migliore tra i suoi ‘allievi’ in quanto a controllo e potenza… e questo la stava paradossalmente svantaggiando. Ora aveva raggiunto il suo massimo potenziale, e questo si stava rivoltando contro di lei. Se non fosse stata in grado di richiamare a sé la propria anima prima del punto di non ritorno… non avrebbero più visto i suoi begli occhi sorridere, non in quella vita almeno.
Doveva intervenire per impedirlo, non avrebbe permesso che morisse! Solo lei poteva evitare la catastrofe.
Avrebbero pensato più tardi a capire per quale diavolo di motivo Luna stesse agendo diversamente da quello che qualsiasi altro Portatore aveva fatto nelle vite che le sue sorelle avessero vissuto. Le sue risposte potevano accettare, la vita della sua amica decisamente NO.
-Ginny! Porta via i tre babbani, portali ad Hogwarts immediatamente e proteggili! Draco, assicurati che Ginny non si faccia male. Ronald, usa la Terra per impedire a Luna di muoversi, cerca di non farle male, me se dovesse essere necessario non risparmiarti, è in pericolo di vita! Harry, aiutami con quella maledetta feccia!-
Hermione aveva dato le disposizioni, e visto il suo tono vibrante di magia a stento repressa non pensarono nemmeno di ribattere. Non in una situazione del genere, erano tutti preoccupati a morte per Luna, e solo Hermione pareva sapere cosa le stesse succedendo.
Il suo piano avrebbe anche potuto funzionare, se non fosse stato per un maledetto, inaspettato ‘fattore x’. Quel codardo non era venuto da solo.
Mentre Ronald sopprimeva le lacrime alla vista della sua Luna ridotta in quello stato, talmente nera di rabbia da non riconoscerlo nemmeno, talmente preda degli istinti che si lanciava contro i suoi ostacoli di roccia violentemente, ferendosi… mentre Harry copriva le spalle a Hermione che, indiavolata più che mai, lanciava bordate d’incantesimi dai mille colori mirando soprattutto a concludere in fretta lo scontro… mentre il Capitano sogghignava divertito, Draco avvertì qualcosa di strano. C’era come un sovraccarico elettrico, e da quando aveva desigillato i suoi poteri si sentiva sempre molto nervoso se sentiva anche solo l’ombra di una scarica.
Nessun altro pareva essersene accorto, ma non c‘era da meravigliarsi: erano tutti impegnati nel loro compito. E guardando Ginny, che stava prendendo Mattew dalle braccia di Mary, sollevano il bambino con un braccio e la bambina con l’altro, per un secondo dimenticò tutto quello che li circondava. Vederla con in braccio Angie, con i boccoli rossi e le efelidi su tutto il visetto simpatico, e Mattew, dai capelli biondi e gli occhi nocciola pieni di lacrime… gli faceva fermare il cuore per l’emozione. Era una scena così bella che non si accorse nemmeno che Ginny sembrava arrabbiata, mentre parlava con Mary…
-Non puoi andare!-
-Devo andare! Hermione deve sapere quello che ho visto nel cuore di quell’uomo, credo sia estremamente importante-
-Se la caverà egregiamente, e appena saremo al sicuro ad Hogwarts lei ci raggiungerà e potrai dirle tutto quello che vuoi. Ora però dovete pensare solo a scappare-
-Io non scapperò da quel maledetto stronzo che ha massacrato il mio paese! Voglio che paghi, e voglio contribuire!-
Ginny era veloce, ma con i due bambini in braccio non riuscì ad esserlo abbastanza. Mary si voltò di scatto, correndo verso Hermione come una lepre. Draco si risvegliò subito, ma più cercava di fermarla impantanando il terreno o bloccandola con la sua Acqua, più lei diventava agile e sfuggente.
Il Fuoco e L’Acqua non erano adatti ai bloccaggi, c’era la Terra per quello, ma Ronald era indispensabile per frenare Luna, dovevano cavarsela da soli con Mary. Draco, disperato, fece l’unica cosa che gli parve sensata. Partì all’inseguimento.
-DRACO!-
-Vado a riprenderla, tu vai a Scuola e mettili al sicuro!-
Seppur a malincuore, Ginny obbedì, pensando a proteggere quei due angioletti che le si erano aggrappati addosso piangendo mentre chiamavano la sorella maggiore, e a volte la mamma o il papà. Le si strinse il cuore, pensando che avrebbero dovuto spiegargli presto che non li avrebbero più rivisti.
Si smaterializzò velocemente, cercando di nascondere ai loro occhi innocenti le lacrime che volevano solcarle il volto per la rabbia e l’impotenza: i suoi migliori amici stavano combattendo, e lei non poteva aiutarli. Doveva restare con i piccoli, erano troppo sconvolti per essere lasciati di nuovo soli con degli sconosciuti, e per quanto anche lei lo fosse era stata la stessa Mary ad affidarli a lei, per cui questo le dava un discreto margine di autorità ai loro occhi. Le avrebbero dato retta, e da come le si erano aggrappati al collo, avevano deciso di darle fiducia.
Sperò solo che non fosse malriposta.
 
Il terreno bruciato non era il luogo ideale per Draco e le sue tecniche, specie se esse non dovevano ferire ma solo bloccare come in quella situazione assurda. Sua sorella stava perdendo l’anima, e lui doveva badare ad una ragazza ribelle e testarda.
L’antico animo Serpeverde del biondo ebbe un guizzo di vita, e non vedendo altra soluzione si mise ad agire d’astuzia; non aveva mai provato una tecnica del genere, ma credeva fermamente che fosse l’unico modo per fermare quella pazza che stava correndo incontro al diavolo in persona come se in realtà egli la stesse inseguendo.
Stappò una pozione soporifera dalla scorta che portava sempre con sé, e la miscelò alla sua Acqua. Capì subito di aver avuto una buona idea quando vide la sostanza in provetta brillare di un blu oltremare estremamente vivido. Comandando poi l’Acqua mischiata alla pozione, la scagliò in velocità contro la ragazza, che presa alla sprovvista cadde addormentata in un secondo: l’acqua miscelata alla pozione entrava nei pori della pelle, rendendo immediato l’effetto che, se ingerito, ci impiegava diversi minuti.
Hermione non si accorse di nulla, ma Harry ed il Capitano sì. Quest’ultimo fece uno strano segnale sonoro, come un fischio ripetuto all’infinito in un megafono, che per un istante fatale stordì Draco. Harry, meno stordito, in uno slancio di quell’intuito che gli aveva salvato così spesso la pelle capì che il Capitano in qualche modo avrebbe colpito il suo amico, e si gettò contro di lui, spostandolo dalla traiettoria di un raggio verde che proveniva dal cuore del bosco. Che colpì invece la ragazza addormentata a terra poco distante.
-NO!- Draco ed Harry avevano urlato in contemporanea, distraendo Hermione dalla lotta senza tregua che aveva intrapreso col suo nemico di sempre. La ragazza capì che Nemo l’aveva bombardata così duramente per farle impiegare tutta la sua concentrazione, di modo che il suo alleato colpisse i suoi amici. Una furia cieca la invase, e la mise tutta per creare un’onda d’urto color ametista che scagliò a diversi metri di distanza Nemo, dandole il tempo di individuare la posizione esatte del bastardo che aveva tentato di ammazzare Draco, uccidendo incidentalmente Mary. Inviò un ringraziamento ad Harry per la sua prontezza, e dopo aver visto l’anima di Mary abbandonare il corpo, che stava già perdendo colore, fu lei ad abbandonarsi alla sua magia che reclamava giustizia.
Disse, quasi in trance, a Draco di addormentare Luna e di portarla via, insieme ad Harry che era stato ferito ad un braccio da quelle dannate fiamme nere e a Ron che era sfinito fisicamente e psicologicamente per la lotta contro Luna.
Dopo essersi assicurata che si fossero smaterializzati, Hermione scatenò la sua Magia. Ogni Creatura aveva, oltre ai poteri che si erano accumulati e tramandati tra loro, un potere particolare, che esprimeva l’essenza delle loro anime. Ed ora aveva finalmente trovato un bersaglio per sfogarla. Non avrebbe mai rischiato di ferire con una tale potenza i suoi amici, tanto più che non era ancora pratica con la mira, e la potenza non era controllabile. Poteva solo aumentarla, ma non diminuirla.
-Hai firmato la tua condanna. Esci fuori. Non mi va di venire a cercare il tuo cadavere dopo che ti avrò fatto fuori-
Il Capitano guardava sorridente la ragazza, quasi non fosse minimamente preoccupato da tutto quello.
 
‘Oh, quanto ti sbagli… tu non hai mai visto la mia Magia…forse non basterà per farti fuori subito, ma ti farà parecchio male mio caro…’
 
Vide una figura uscire dal limitare destro del bosco, e dopo essersi assicurata che quel bamboccio di non più di vent’anni, con un orrendo ghigno e piccoli occhi porcini, fosse abbastanza vicino, toccò a lei ghignare. Per quel tipo era più che sufficiente un colpo solo. Mary sarebbe stata vendicata. Non era il tempo per le lacrime e le preghiere. Quella era una guerra che esigeva forza, e per esserlo era purtroppo necessario rimandare il bisogno di consolare e farsi cullare, permettendosi di essere fragili per qualche istante. Si sarebbe lasciata andare dopo alla paura e alla tristezza. Prima doveva portare a quei bambini la testa di quello. Metaforicamente, certo.
 
‘Non credo rimarrà abbastanza di lui da essere portato come prova… Va beh, mi accontenterò di sbriciolarlo’
 
Alzò un dito al cielo, e dopo aver tratto un respiro profondo, aveva puntato il nuovo venuto che se la rideva, credendo di essere al sicuro grazie al suo Capitano, che l’avrebbe protetto.
Ingenuo.
Finì incenerito prima di rendersene conto. Anche il Capitano tradì un moto di sorpresa. Non credeva che le Creature potessero avere un potere come quello, così…. Distruttivo? Devastante? Insomma, non era roba da dolci fanciulle! Ma d’altronde, le aveva affrontate lui stesso, tutte e cento le ‘dolci fanciulle’… e quasi mai si erano rivelate tali.
-Ed ora tocca a te, Nemo…-
 
 
L’anima di Luna fremeva e si agitava senza sosta da troppo tempo, e i suoi amici non sapevano più cosa fare per calmarla.
Hermione aveva raccontato loro che, in situazioni normali, una volta raggiunto un certo livello i Portatori venivano mandati in un coma speciale dalla Creatura, e nel giro di ventiquattr’ore la loro anima aveva il tempo di uscire, amalgamarsi col proprio Elemento presente in ogni angolo della Terra e tornare, gradualmente, al suo posto, abituando il corpo con calma. Hermione aveva detto che erano tutti ad un ottimo livello, ma che ci sarebbe voluto ancora un po’ di tempo per loro.
E invece, la rabbia a l’abilità che Luna aveva fatto crescere in sé da quando sua madre era morta erano esplose ed ora la stavano uccidendo.
Sapevano che l’unica cosa che poteva salvare Luna era che la sua anima tornasse interamente dentro di lei, ma perché ciò accadesse doveva venire a patti con ciò che le aveva causato l’attacco d’ira.
Ma come potevano fare se non avevano idea di cosa diavolo passasse per la mente della loro amica? Cosa si erano detti lei e Nemo? E cosa c’entrava la madre di Luna?
Ronald non sapeva cosa pensare. Non era bravo a farlo, lui era troppo impetuoso, troppo irascibile per passare per un intellettuale, e anche se nell’ultimo anno si era dato da fare, era maturato ed era diventato più forte e affidabile per cause di forza maggiore, ma ancora l’ansia patologica non l’aveva abbandonato. Specie se una persona che amava rischiava così tanto.
Per riuscire a portare via Luna dalle ceneri di quel villaggio che un tempo doveva essere stato felice aveva dovuto lottare non solo contro di lei, ma anche contro sé stesso e la repulsione che cercava di soffocarlo ad ogni incantesimo che le lanciava contro. Era così sbagliato averla di fronte a lui, contro di lui, invece che al suo fianco…
Era semplicemente insopportabile.
Quasi come saperla imprigionata in quella gabbia rocciosa che le aveva costruito intorno dopo averla smaterializzata a forza nel bosco di Hogsmead, per impedirle di scappare. La sentiva muoversi frenetica, spaventata o arrabbiata non sapeva dirlo. Ma questo non aveva importanza al momento: l’unica cosa davvero importante era che non sopportava più di saperla rinchiusa come una bestia.
Non c’era nessuno lì con lui, Ginny e Malfuretto  avevano portato in salvo i piccoletti per nascondere loro la morte di quella folle della loro sorella, Harry probabilmente stava aspettando vicino al campo di battaglia che Hermione finisse di sfogarsi a colpi di magia nel sedere di quell’inquietante uomo che aveva tentato di bruciare viva Luna.
Ma lei, fedele al suo essere sempre così oltre ogni aspettativa, era sopravvissuta. Merlino solo sapeva perché… ma era ancora viva. E ci teneva che le cose restassero così.
Ron si alzò, spinto da una forza misteriosa, e con un gesto secco fece rientrare la roccia nel terreno. Luna lo guardava con i suoi grandi occhi che in quel momento sembravano due laghi ghiacciati, ma al tempo stesso non lo vedeva.
 
‘Non mi riconosce.’
 
Fu quella probabilmente l’ultima goccia.
La Terra che era in lui fece la sua comparsa. Non possedeva la forza dirompente del Fuoco, né l’energia imprevedibile dell’Aria, né l’impulsività travolgente dell’Acqua. Il suo era un Elemento pacifico, quasi ieratico, la cui forza risiedeva principalmente nella sua capacità di guarire le anime. Tutti sanno che i tipi più pazienti erano quelli più pericolosi una volta perduta la calma, e la Terra non faceva eccezione: sapeva essere particolarmente violenta e vendicativa se si sentiva ferita nei suoi affetti. Nonostante la voglia matta che aveva di andare a stanare quel figlio di puttana, non poteva certo lasciare Luna in quelle condizioni.
Vedeva a occhio nudo la sua anima che continuava a uscire, ed un leggero sentore di Morte cominciare ad aleggiare intono alla ragazza, che diventava più nervosa ad ogni secondo che passava. Odore di terra sepolcrale, incenso ed erbe selvatiche: non pensava che la Morte potesse avere un odore così dolce, seppur fosse quasi fastidioso per la sua intensità.
Ron si avvicinò cautamente alla ragazza, poggiandole le mani sulle spalle per tenerla ferma. I suoi occhi erano diventati talmente chiari che ci si poteva riflettere, e si vide la magia della Gemma che illuminava la sua fronte di un caldo color ambra. Non aspettò più di un secondo a unire le loro fronti, con i nasi che si sfioravano e le bocche che si rubavano il respiro dalle labbra dell’altro.
L’unica cosa che riusciva a pensare in quel momento, era che quell’odore doveva sparire da Luna. La sua anima doveva restare esattamente lì dov’era, dentro di lei. Non sapeva come, ma lui sarebbe riuscito a salvarla. Seguì il suo istinto quando prese a mormorare poche parole in greco antico con la forza di una fede che non credeva di possedere.
Tutto si fece confuso.
Credette di vedere delle corde semitrasparenti legare Luna, ma non le volevano fare del male. Stavano legando la sua anima al corpo, mentre gli occhi di lei si facevano sempre meno spiritati e la sua preghiera continuava a salire di tono senza che se ne accorgesse. Il suo cervello non riusciva a capire cosa stesse succedendo, ma il suo corpo sembrava essere padrone della situazione e il suo istinto lo stava guidando.
Le ultime cose che vide prima di svenire furono gli occhi di Luna che lo scrutavano, questa volta con il loro solito, spettacolare azzurro, e una cicatrice dai contorni rosso fiamma sul suo petto, che spiccava come un faro nella nebbia dai tre raggi divergenti da un'unica fonte luminosa.
In seguito si sarebbe detto che si trattava solo della stanchezza dovuta all’incantesimo che aveva usato, dato che trattenere un’anima che stava viaggiando verso la Morte era estremamente faticoso anche per la Terra che era la sua più grande alleata, ma in quel momento, guardando quelle cicatrice, non potè evitare di fare dei pensieri assurdi.
 
‘Il suo cuore è un faro che illumina la nebbia che si posa sulla terra, e io sono il viandante che si era perso seguendo quei raggi di luce.’
 
Tutto divenne buio, la Terra tornò dentro di lui dopo aver compiuto la volontà del suo Portatore di non perdere quella ragazza. E per ciò che rimaneva di quel giorno, nessuno dei due ragazzi si mosse più, se non per cercare calore e conforto nella loro vicinanza onirica.
 
 
 
Note:
Allora gente, cosa mi dite? Piace? Io mi sono divertita tantissimo  a scrivere questo capitolo, anche se ammetto che aver fatto la mia prima vera vittima mi ha scombussolata un po’.
Grazie a Kendra00 per aver recensito e a cris325per aver inserito la storia tra le seguite. E un grazie di cuore a tutti i lettori, visto che il prologo ha superato il migliaio di visite! Vi voglio bene!
Alla prossima!
Flos Ignis

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Capitolo 23
*** Capitolo 22. Cicatrice ***


Dedico questo capitolo a Simona, la mia sorella putativa che oggi compie gli anni. Tanti auguri sorella mia, forse non leggerai mai la mia storia, ma scrivendo questo capitolo ho pensato al bene che ti voglio ed al legame che ci unisce. Chi lo dice che è il sangue a fare di due ragazze due sorelle? Le nostre anime sono troppo simili per non esserlo.
Ti voglio bene.
Cinzia
 

Cicatrice
 
L'amore è un fumo che nasce dalla nebbia dei sospiri; se purificato, è un fuoco, che guizza negli occhi degli amanti; se agitato, è un mare che si nutre delle loro lacrime... Ma che altro può essere? Pazzia discreta, soffocante amarezza e dolcezza che alla fine ti salva.     
  Shakespeare
 

Furono il freddo e l’umido a destarla dal sonno più profondo che l’avesse colta da parecchio tempo. Non aveva dormito molto da quando era stata presa prigioniera al maniero dei Malfoy, ma da quanto riusciva a sentire di sé stessa in quello stato che stava tra il sonno e la veglia finalmente stava bene: bene davvero.
Non aveva nemmeno un minimo dolore, i muscoli erano rilassati e la sua mente galleggiava in una nebbia di pace impalpabile. Era tanto tempo che la sua anima sempre più inquieta non le dava tregua.
Il bisogno di ricordare cosa fosse successo e dove si trovasse però si fecero presto sentire, per cui la ragazza si costrinse ad alzarsi. Non potè sopprimere un piccolo moto di sorpresa per la facilità con cui compì quell’azione: ricordava di aver combattuto contro il Capitano e di essere sopravvissuta – miracolosamente – alle sue fiamme nere, ma non credeva di esserne uscita indenne. I suoi vestiti erano pieni di lacerazioni e piccole bruciature, ma non aveva ferite di alcune genere. L’unica cosa anomala era la sua cicatrice leggermente infiammata e arrossata, ma era solo un fastidio minimo.
Guardandosi intorno notò di essere stata distesa finora su una coperta di lana, ma fu il resto dell’ambiente a lasciarla di stucco. Era in una grotta coperta di muschio umido, molto piccola ma non spoglia. Un po’ ovunque erano disseminate altre coperte come quella su cui aveva dormito lei, e su queste vestiti, bottigliette d’acqua e – a vederle le prese un colpo al cuore – bende sporche di sangue.
 
‘Dove sono i miei amici?’
 
La frenesia l’aveva pervasa, e tutta l’ansia che fino a quel momento aveva giocato a nascondino si era destata e l’aveva avvolta nelle sue spire. La luce del sole la guidò fuori da quel rifugio: rimase un secondo accecata dal sole insolitamente caldo di fine settembre, ma poi i suoi occhi chiari riuscirono ad inquadrare il luogo: era su uno strapiombo su un mare limpido e calmo, che rifletteva i raggi del sole trasformandoli in lampi d’oro e d’argento. Non c’era nulla vicino a lei, tranne la roccia, il mare e il sole.
Dopo un istante di stupore e meraviglia la preoccupazione riemerse prepotente. Dov’erano gli altri? Erano feriti, ma quanto? E cosa diamine era successo dopo le fiamme nere di Nemo? Non ricordava nulla. Aveva visto tutto nero per un po’, e poi un lampo verde e un gran calore intorno a sé, ma ancora di più all’altezza del cuore. Il ricordo successivo era il suo risveglio nella grotta.
Doveva andare a cercare i suoi amici e assicurarsi che stessero bene.
 
-Sarà saggio lasciare Luna sola così a lungo?-
-Stai tranquillo Ron, hai fatto un lavoro eccellente con la sua anima, tutto quello che deve fare è riposare-
-Io ancora non so cosa ho fatto a dire il vero… Hermione?-
-È la magia della Terra: può curare le anime e trattenerle in questo mondo. Purtroppo anche io, nonostante possegga l’Elemento Terra, non so di preciso come funziona: è una peculiarità del Portatore della Terra, preclusa anche alle Creature. Grazie ai ricordi delle mie sorelle posso dirti che questo Potere ha salvato molte anime quasi perdute nel corso dei millenni, che non può assolutamente essere nocivo e che oltre a trattenerle, lenisce il dolore che è presente in esse. Altro non so dirti, dovrai scoprirlo da solo temo, mi dispiace-
-Non importa, mi hai detto tutto quello che sapevi. Ma non è strano che tu non lo sappia fare?-
-No, è normale. Ogni Portatore è dotato di un Potere precluso alle Creature. Uno, e solo uno. La Terra ha l’incantesimo che hai usato su Luna, detto ‘il Richiamo’. Ma anche gli altri ne hanno uno-
-Perché non ce ne hai parlato prima?-
-Perché prima di ogni altra cosa, è fondamentale che raggiungiate la massima intesa col vostro Elemento e che la vostra anima si fonda con quanto di esso esiste nel mondo. Luna ora è nel pieno delle sue forze, sebbene sia passata per la via più ardua la magia della Terra ha guarito la sua anima e l’Aria il suo corpo. Voi però dovete riposare, non siete ancora pronti!-
-Hermione, dobbiamo essere pronti. La guerra non ci aspetterà. Nemo ha tentato di ammazzare Luna, ha ucciso Mary lasciando soli i due bambini, per non parlare dell’intero paese bruciato. Dobbiamo essere pronti per vendicarli tutti!-
-Harry, come pensi di combattere con un braccio ustionato? Ron, tu sei sfinito dopo tutta la magia che hai usato. Ginny è rimasta ad Hogwarts per parlare con i Angie e Mattew e non tornerà prima di stasera, e Draco è in meditazione per scandagliare l’intera zona alla ricerca di scariche sospette nell’aria che preannuncino qualche attacco-
-Hermione…-
-No, Harry. Per oggi tutto ciò che faremo sarà riposare e guarire. Domani ne riparleremo!-
Hermione aveva chiuso la conversazione con un secco ‘no’, e i suoi amici storici sapevano bene quanto fosse inutile tentare di farle cambiare idea in quei casi.
-Luna sta arrivando!- Draco si era svegliato dal suo stato meditativo quando aveva sentito la mente della sorella destarsi dal suo sonno curativo e agitarsi per la solitudine. Si stava dirigendo dritta dritta verso di loro. Fece giusto in tempo ad alzarsi che lei apparve nello spiazzo erboso che avevano scelto per riposarsi, ai piedi del sentiero che conduceva alla grotta dove avevano depositato tutte le loro cose e dove avevano lasciato sola Luna per non disturbarla.
-Ragazzi! State bene?-
-Non preoccuparti sorellina, stiamo tutti bene. Piuttosto, tu ora come ti senti?-
-Io… bene. Sorprendentemente bene, direi. Non sento nargilli svolazzarmi in testa. E anche le Lucciole Penole se ne sono finalmente andate-
-Ne sono lieto-
-Dove siamo?-
-In Argentina. Ho ricevuto un messaggio da Black jr, che mi ha avvisata di aver trovato un cuore puro da queste parti. Ci raggiungerà qui tra un paio di giorni, il tempo di allontanarsi in modo ‘babbano’ dalla metropoli. Siamo a due passi dal Pacifico-
-Avevo notato. Panorama magnifico. Ma… Ginny? Dov’è?-
-Oh, lei è a Hogwarts, ci raggiungerà stasera. Sta facendo ambientare Angie e Mattew-
-E Mary?-
-Non ricordi quel che è successo l’altro ieri?-
-Solo fino a quando le fiamme nere mi hanno avvolta, poi ho un paio di flash… COME L’ALTRO IERI? Ho dormito per un giorno intero?-
-Sì. È normale, hai superato il rituale dell’anima nel modo più violento da più di millecinquecento anni. Ron ti ha salvata per il rotto della cuffia-
-Rotto di cosa?- Draco e Ron avevano fatto quell’esclamazione in simultanea, facendo ridacchiare le ragazze e sogghignare Harry, che tra sé e sé continuava a pensare che la situazione tra i due fosse davvero divertente. Erano entrambi innamorati dell’amatissima sorella dell’altro. E pensare che si detestavano fino a poco tempo prima, ed ora erano alleati… e pensare che sarebbero diventati cognati. Harry ci avrebbe messo la mano sul fuoco che sarebbe stato quello il loro futuro, anche senza il potere di Ginny. Avrebbe pagato qualsiasi cifra per vederli alle prese con i pranzi di famiglia.
-Rotto della cuffia. Vuol dire appena in tempo-
-Ah, capisco. Certo che i babbani hanno proprio dei modi di dire bizzarri!-
-I babbani dicono lo stesso di quelli dei maghi. Dovevate sentire mio padre, che risate si faceva quando sbottavo in qualche magica imprecazione!-
Harry si girò verso Hermione, controllando quale reazione il ricordo di suo padre le provocava. Sembrava serene, un po’ triste forse, ma tutto sommato tranquilla. Forse sentendosi i suoi fanali verdi addosso, la riccia grifona si girò verso di lui facendogli l’occhiolino, come a dirgli di stare tranquillo, perché lei stava bene.
Le sorrise, e col pensiero le mandò un’ondata d’amore, certo che lei potesse percepirla benissimo. Si sentiva spavaldo ed euforico, e il desiderio di prendere Hermione e portarla in un posto isolato per stare solo con lei si faceva sempre più impellente. Ma ancora prima doveva parlare con lei, di parecchie cose, di cui il loro rapporto era solo la punta dell’iceberg. C’era così tanto nascosto sotto la superficie… il suo istinto gli diceva che qualcosa stava bollendo in pentola, e che Hermione c’era in mezzo dalla punta dei capelli alle dita dei piedi. Consapevolmente o meno, non avrebbe saputo dirlo. Ma non portava nulla di buono. E il suo istinto non poteva sbagliarsi su una cosa di tale fondamentale importanza!
Luna nel mentre si era seduta accanto a Draco, che nel frattempo si era appoggiato di nuovo all’albero che l’aveva sostenuto mentre era in trance, e aveva assunto un’aria seria, anche se più rilassata di quella che sfoggiava nelle settimane precedenti. Era evidente anche a occhio nudo che era decisamente guarita.
-Credo di dovervi una spiegazione. E in cambio, Hermione, forse tu saprai darne una a me. Ho davvero bisogno di sapere…-
-Non preoccuparti, capisco. E sono d’accordo con te che ci sono alcuni punti da chiarire. Da dove vuoi partire?-
-Intanto, raccontatemi cos’è successo dopo che le fiamme non mi hanno consumata-
Fu Harry a prendere parola per raccontarle tutto, dato che Hermione e Draco erano stati troppo impegnati nei loro rispettivi compiti per accorgersi di altro. Luna ascoltava in silenzio, annuendo di tanto in tanto e versando una lacrima per quella ragazza che era stata uccisa per sbaglio, al posto di suo fratello. Non frenò l’impulso di avvicinarglisi di più per assicurarsi che fosse lì, vivo.
Quando il racconto finì, ormai i ricordi avevano creato una cappa di tristezza tutt’intorno a loro. Quella situazione era fin troppo familiare, così come la morte che li seguiva ad ogni loro lotta. E quella volta la guerra era appena cominciata.
Draco però aveva un dubbio in testa che non poteva più soffocare.
-Ma come ha fatto Luna a sopravvivere a quelle fiamme? Io… conosco il fuoco, nell’ultimo mese la Rossa si è parecchio divertita con me e con le sue fiamme… ma mai, mai, ho sentito una tale paura alla sola vista. Quando hanno avvolto Luna in spirali nere, mi sono sentito terrorizzato…-
-È normale Dra, quelle non era il Fuoco di Gin, quello che pervade il mondo con un’aura benefica o negativa a seconda di chi lo usa. È pericoloso, non lo nego, e anche molto, ma non è cattivo di natura. Quelle Fiamme Nere invece sono un’arma d’attacco che ha creato non pochi problemi alle mie sorelle e ai loro Portatori, perché non siamo mai riusciti a trovare modo di contrastarle: l’unica cosa che sembrava resistere contro di esse era il Fuoco del Portatore, ma questo lo metteva terribilmente in pericolo. Il Capitano Nemo mirava sempre a lui o lei cercando di farlo fuori in fretta, sapendo che era l’unico a resistere, almeno in parte, al suo fuoco maligno. Gin infatti può essere ferita da esso, ma solo superficialmente, qualche ustione è il massimo che le potrà capitare. Ma Luna… è inspiegabile. Non capisco come sia possibile-
-Forse, se vi raccontassi tutta la verità, riusciremmo a capire qualcosa. Non so il motivo, ma sento che dopo avervi raccontato questa cosa, il mistero sarà svelato-
-Di cosa si tratta?-
-Io aveva già visto Nemo. Tanti anni fa-
-CHE COSA?- Hermione si era alzata di scatto tanto era stato l’impeto del suo sbigottimento, per cui Harry andò da lei e se la tirò a sedere accanto, trattenendola il più ferma possibile con un braccio sulle sue spalle e la mano libera intrecciata strettamente alla sua. Questo parva calmarla abbastanza da scusarsi con la loro amica per la brusca interruzione, e la incitò a continuare.
-Immagino vi siate chiesti cosa ci siamo detti prima che perdessi il controllo. Mi dispiace solo che non ci sia Ginny…-
-Se vuoi, io e Draco con l’Acqua possiamo creare un collegamento mentale con lei in tempo reale, così che senta attraverso le nostre orecchie. È davvero una benedizione a volte questa abilità di manovrare il presente e le emozioni dell’Acqua…-
-Mi fareste un favore, sì-
-A te l’onore, Draco. Fammi vedere se hai imparato-
-Sissignora!- facendo un saluto militare alquanto scherzoso, Draco si concentrò per raggiungere l’inconfondibile mente della sua Rossa. Era un po’ distante, ma sapendo perfettamente dove si trovava fu facile per lui trovarla e riconoscerla tra la marea di altre menti.
Il ‘savoir’ di Ginny era davvero inebriante per lui, sentiva sulla lingua un sapore speziato, sulla pelle il calore che emanava il sole estivo, con le orecchie percepiva un coro che sembrava fatto di voci bianche, il profumo che lasciava gli ricordava i dolci fatti in casa, ma il pezzo forte era il bagliore che gli appariva alla vista: un meraviglioso fiore dai colori sgargianti, più tenui all’interno, tanto da sembrare pastelli, ma tanto intensi ai bordi da ferire la vista.
Lui sapeva che il ‘savoir’ di una persona non è sempre costante. Poteva rimanere lo stesso per tutta la vita, come accadeva la maggior parte delle volte, perché non è consueto che l’essenza delle persone muti. Il carattere, l’atteggiamento, le opinioni… ma l’essenza stessa della mente, detta comunemente anima?
Tuttavia non era nemmeno raro trovare persone he, pur mantenendo intatta l’essenza, mutassero lievemente. Lui era in grado di percepirli, questi cambiamenti, in tempo reale, ma poteva anche capire se l’anima era ’originale’ o fosse cambiata. Sapeva con certezza che solo uno dei cinque sensi che componevano il ‘savoir’ avvertiva il cambiamento.
Nel caso di Ginevra, lui percepiva chiaramente che quel fiore meraviglioso non era sempre stato così. La vista era mutata. Non avrebbe saputo dire perché, o quando, gli sarebbe servita la collaborazione di sua sorella, più esperienza e più controllo di quanto non ne possedesse al momento, ma per ora erano sufficienti per dirgli che l’intensità del colore di quel fiore non era nato con esso. Prima doveva essere molto più tenue, forse addirittura pastellato come il nucleo di quel fiore che ora appariva tanto fiero della sua corolla sgargiante.
 
‘Ginevra? Ci sei?’
 
 
A diverse decine, forse addirittura centinaia, di migliaia di chilometri da lì, Ginevra Weasley si stava mordendo il labbro talmente forte che rischiò di spaccarselo. La tentazione di lasciarlo andare era forte, ma se lo avesse fatto sicuramente non avrebbe più potuto trattenere le risate sguaiate che già facevano le capriole nel suo stomaco cercando di uscire ed esplodere in tutta la loro gorgogliante ilarità.
Perché, da che mago è mago, non si erano mai visti due Serpeverde così palesemente in difficoltà a causa di due bambini di sette anni. A godersi la scena insieme a lei, Lily Evans e Neville Paciock. A subirla invece, niente di meno che il Principe Mezzosangue e il fratello putativo del Principe delle Serpi, al secolo conosciuti come Severus Piton e Blaise Zabini, ma temporaneamente trasformati in pupazzi con le gambe da due pesti che non ne volevano sapere di scendere dalle loro spalle e smettere di tirar loro i capelli per farli camminare dove volevano loro. Sapevano comandare bene le due piccole pesti, altrochè.
All’ennesima predica di Piton, Lily non resse più l’educato contegno che si era imposta per evitare che il suo amico si immusonisse e prese a ridacchiare prima sottovoce, e poi sempre più apertamente, trascinando con sé anche gli altri due Grifondoro presenti alla sconfitta delle Serpi.
Come previsto, le vittime di quell’assalto misero su un’espressione offesa che ricordava molto quella tipica dei bambini sgridati per una marachella sgamata in flagrante.
Ginny purtroppo non potè godersi la scenetta comica ancora a lungo, visto che un pensiero non suo si infiltrò non invitato nella sua mente.
 
‘Ginevra? Ci sei?’
 
Se non le venne un infarto fu solo perché aveva imparato a riconoscere quella voce tanto familiare come amica negli ultimi tempi, e se ne era così inconsciamente affezionata che non si spaventò nemmeno un po’, a differenza di quanto sarebbe accaduto qualche mese addietro, o con la maggioranza degli altri maghi nella stessa situazione.
 
‘No Furetto acquatico, lascia un messaggio dopo il bip, al momento non sono nella mia testa’
‘Molto simpatica Rossa… ’ piccola vendetta del biondo, sapeva che le dava fastidio quel soprannome. Oddio, fastidio… diciamo che le rimescolava un po’ tutto quello che aveva tra gola e stomaco, ostruendoli, passando nel mentre per il cuore facendolo battere in modo irregolare e infiltrandosi poi nei polmoni, lasciandoli a secco di ossigeno per un po’. Non che significasse qualcosa. Non che l’altro dovesse saperlo per forza. ‘Comunque cos’è il bop?’
‘Il bip! È il suono che avvisa di lasciare un messaggio al telefono di un altro se non risponde alle tue telefonate’
‘…roba babbana?’
‘si, cervello di bradipo, è proprio roba babbana’
‘E tu come la conosci?’
‘I telefonini sono molto utili, Hermione mi ha insegnato ad usarne uno. Per il resto faccio ancora fatica, ma sul telefono sono un piccolo genio, modestamente’
‘Modestamente, eh?’
‘Certo! Dubiti forse?... Scusa eh, ma mi hai contattata telepaticamente dall’Argentina solo per discutere di tecnologia babbana?’
‘Giusto! No è che Luna si è finalmente svegl-‘
‘LUNA? Come sta? Si è ripresa? Passamela, voglio parlarle!’
‘Ehi Rossa, calma! Sì si è ripresa, sta benissimo, ed è qui al mio fianco, impaziente di raccontarci quel che è successo con Nemo… in che senso –passamela-?’
‘È un modo di dire babbano per dire di farmi parlare con lei. Lo usano al telefono.’
‘E secondo te come faccio a farti parlare con lei? Al massimo posso fare in modo che tu ascolti quanto ha da dire, se mi permetti di collegare le tue orecchie alle mie’
‘Permesso accordato, Furetto. Evita di giocare brutti scherzi però, ok?’
‘Certo, lasciami fare tranquillo una passeggiatina nel tuo cervello, mentre cerco i nervi che si collegano alle orecchie…’
‘Non ti azzardare a sbirciare cose che non ti competono, o stasera quando ci vediamo facciamo i conti’
 
Ginny ebbe un rapido flash di sua madre che diceva le stesse, identiche parole a suo padre, in una delle loro tante amorevoli discussioni, subito prima di dargli un bacio tenero sulle labbra e lasciarlo andare a lavoro, mentre mostrava per pochi secondi appena un broncio finto quanto l’oro dei leprecauni.
Un lieve rossore le invase le gote, quando una mano le si posò sulla spalla richiamando la sua mente nello stesso luogo in cui stava il corpo. Era Lily, che la guardava preoccupata. Probabilmente era rimasta assorta a lungo nella sua conversazione con Malfoy, e dall’esterno di certo non potevano sapere cosa fosse successo.
-Sto bene, ho solo parlato con Malfoy per un po’, doveva dirmi una cosa importante…-
-Hai parlato con Draco?-
Ginny sussultò sentendo Narcissa Black apparire alle sue spalle come se avesse avuto un radar per captare ovunque il nome di suo figlio. Quella donna aveva salvato Harry da Voldemort stesso pur di sapere se lui era ancora vivo, ma di certo Ginny non dimenticava che se il biondino slavato era cresciuto così viziato e maleducato, di certo la colpa era anche sua.
Per non parlare di ciò che aveva fatto a Luna. Meglio  non pensarci, o avrebbe affatturato seriamente il gelido e altezzoso visino pallido di quella matrona eterea e stronzissima.
-Sì, mi ha contattata per parlare di Luna. Cioè, con Luna. Lily, se non ti spiace lascio il mio corpo in trance per un po’, potresti badarci mentre ascolto cosa dice la mia amica attraverso la mente di Draco? È difficile concentrarmi restando presente anche a quanto accade intorno a me-
-Ma certo, ci penso io a controllare che non ci siano problemi. Ti prego, salutami Harry e digli che lo aspetto tutto intero!-
Le fece un sorriso radioso per confermare che avrebbe riportato il messaggio, poi incrociò per qualche secondo gli occhi con quelli della Lady di ghiaccio. Nulla. Forse l’accenno a Luna l’aveva paralizzata come se avesse visto un basilisco. Meglio così…
 
‘Rossa, mi stai ascoltando?’
‘Sì Malfoy, tranquillo, ti sento. Hai trovato i miei nervi acustici?’
‘Trovati e collegati ai miei, se ti concentri puoi sentire tuo fratello infamare quel gran figlio di puttana che ha tentato di fare la pelle alla sua Luna… MIA sorella!’
‘Questa non me la voglio proprio perdere….’
 
-Ginny, senti la mia voce?-
-Dice che ti sente e pretende di sapere come stai sorellina-
-Sto benone, Gin, mi sono ripresa completamente grazie a Ronald…-
‘Hai sentito il tonfo che ha fatto la mascella di tuo fratello?’
‘Altrochè! Furetto stasera ricordami di prenderlo in giro’
-Volevo raccontarvi cosa è accaduto con Nemo. È difficile da spiegare, ma in parole povere sono state le sue fiamme a farmi perdere la ragione. Quando le ho viste, anche se inizialmente sembravano scarlatte, ho riconosciuto subito la loro anomala aura nera e infernale: infatti, quando sono venute in contatto con me, la mia Aria ha rivelato la loro natura di Fuoco Nero. Le avevo già viste dieci anni fa, quando mia madre Eliana è morta. Sono state quelle fiamme a ucciderla, io mi sono salvata solo grazie alla sua protezione-
-Luna… ma non avevi detto che si era trattato di un tragico incidente da laboratorio?- era stato Harry a parlare per primo dopo essersi ripreso dallo shock e dalla confusione che gli avevano inceppato il cervello a quella rivelazione.
-Lo credevo anch’io. Ma in fondo al mio cuore ho sempre saputo che la sua morte non poteva essere frutto di un semplice errore in provetta. Senza che me ne accorgessi il mio cervello ha registrato tutto ciò che pervadeva la stanza in quel momento, ma il dolore ha sopraffatto tutto il resto in un primo momento. Poi… quando ho iniziato a stare meglio, quando il Velo non era più un ostacolo insormontabile per i miei occhi, quando i Sigilli hanno iniziato ad allentarsi e ho potuto parlare con un Portatore che abita al di là… molte cose sono diventate più chiare. Non posso credere che si tratti di un caso che mia madre fosse una Portatrice dell’Aria e che per caso io sia stata cresciuta da lei, non può esserlo il fatto che non sia morta nell’istante stesso in cui io sono nata come è consueto. Ha vissuto nove anni in più di quelli che il Destino le aveva concesso. Quell’incidente ha posto rimedio all’errore che era la sua vita- Luna si fermò un secondo, disgustata da quello che aveva detto, ma doveva essere assolutamente obiettiva in quel momento. Forse stava per gettare luce sul mistero che avvolgeva la sua vita, e sulla morte della donna che l’aveva amata e cresciuta come solo una madre poteva fare.
-Lei… mi ha protetta dalle fiamme prodotte da quell’incidente. E appena Nemo le ha scagliate contro Ginny, io ha sentito la stessa aura di allora. Erano le stesse fiamme che hanno ucciso mia madre, non posso sbagliarmi su questo-
In quel momento Draco si sentì male. Oltre ai propri, devastanti sentimenti doveva reggere anche quelli di sua sorella, una composta tempesta piena di raffiche d’odio e voglia di giustizia e una punta di disperazione per la convinzione di aver portato la morte a sua madre nascendo. In fondo a tutto quello, il sole. Coperto da nubi minacciose, ma c’era: l’anima nuovamente integra di Luna era in quel momento ottenebrata dal dolore di tutta quella situazione e dai ricordi, ma il flebile calore che riusciva a percepire gli dava la certezza che Luna non sarebbe più stata in pericolo di vita a causa dei suoi sentimenti. L’intensità di ciò che provava però non diminuiva di una goccia, e questo per un empatico potente come Draco poteva essere un grosso problema. Luna di solito si schermava, ma in quel momento non ce la faceva, o forse se ne era dimenticata data la difficoltà del ricordo, ma in ogni caso per suo biondo gemello i sentimenti di Luna furono troppo.
Svenne.
 
‘Hermione ha ragione, l’empatia prima o poi ammazzerà qualcuno. E io sarò il primo’
 
 
Mentre tutti erano occupati a rianimare Draco, Hermione aveva contattato mentalmente una preoccupatissima Ginny per spiegarle perché il biondo avesse interrotto di colpo le comunicazioni, e dopo averla salutata dandosi appuntamento per un’ora dopo , si era chiusa in sé stessa, in ginocchio sul terreno umido, cercando la risposta per quel rompicapo. Il suo istinto le diceva che la soluzione era a pochi passi da lei, ma mille immagini di Harry la distraevano inesorabilmente.
-Maledetto Harry!- ops… forse aveva dato sfogo al suo pensiero ad alta voce? Evidentemente, se suddetto Ragazzo Sopravvissuto la guardava confuso e un poco dispiaciuto, temendo di aver fatto qualcosa di male. Era così tipico di lui…
-No, hai frainteso… cioè, non è vero, ma non hai fatto niente, sono io che… oh, ti prego, fa finta che non abbia fiatato!-
Era diventata bordeaux, ne era certa. Se lo sentiva in faccia il calore dell’afflusso di sangue alla guance.
Si perse a guardare Harry. Il SUO Harry. Gli allungò una mano, chiedendo tacitamente di non fare domande e di afferrarla subito, cosa che lui fece senza indugi. Leggeva davvero nel pensiero, come tante volte aveva sospettato con ironia, senza sapere che era la realtà. Solo che leggeva solo nella sua, di mente. Come se il suo potere fosse fatto apposta per lei.
Appena si sedette di fronte a lei le sue mani presero a vagare impalpabili sul volto del ragazzo, che subiva immobile quella dolce tortura, sperando vivamente di poter ricambiare presto. Le dita di Hermione viaggiavano su tutto il suo volto, come per tracciare un disegno; dall’espressione concentrata di lei, Harry dedusse che invece stava memorizzando i suoi tratti, forse per la millesima volta da che lo conosceva.
Quando il suo indice sinistro tracciò il contorno della cicatrice, Hermione si illuminò come una lampadina.
-HO CAPITO!!!-
Tutti la guardarono straniti per la sua improvvisa botta di vita. Lei però non badò a nessuno di loro, fiondandosi su Luna.
-Ho capito Luna, ora ho capito! Sei Sopravvissuta!-
-Be, sì Herm, avevo notato di essere viva, ma grazie per avermelo detto…- la corvonero  aveva ripreso parte della sua aria svagata, cosa buona e giusta, per cui Hermione si sentì in diritto di abbracciarla forte per la contentezza.
-Non hai capito, sei sopravvissuta a quell’incidente!-
-Sì, è stata mia madre a proteggermi, te l’a-
-Infatti! Tua madre ti ha protetto!- Hermione la interruppe coi lucciconi agli occhi, credendo che anche l’altra ragazza avesse finalmente compreso.
Vedendo la loro confusione, sbuffò, e per qualche minuto Hermione ritornò la solita amica sapientona che era stata nei primi anni della loro amicizia. Più raramente negli ultimi tempi, ma certe abitudini fanno parte di noi: non si possono estirpare.
-Non vi sembra una storia già sentita? Una madre che si sacrifica per proteggere la vita del proprio figlio… figlio che sopravvive ad una magia mortale grazie a suddetto atto d’amore incondizionato, portando sulla pelle una cicatrice che designa il punto di scontro tra la magia nemica e la magia di protezione applicata al figlio- Hermione guardò prima Harry, poi Luna, indicandole la cicatrice a sbuffo che aveva sul petto.
-Harry e Luna sono dei Sopravvissuti. Lui all’Anatema che Uccide grazia al sacrificio di Lily. Luna alle Fiamme Nere che hanno appiccato l’incendio che ha provocato l’esplosione nel laboratorio di Eliana… Falchi, giusto? Anche se non era la sua madre biologica, l’ha cresciuta e amata come se lo fosse, e l’ha protetta da morte certa col suo corpo. La volontà di proteggere Luna si è manifestata attraverso la cicatrice di Luna, come era accaduto per Harry, e quindi, Luna è invulnerabile al Fuoco Nero del Capitano. Luna…- Hermione ora si rivolse dolcemente alla sua amica, che la guardava smarrita, con i lucciconi agli occhi per le lacrime che stava trattenendo. Felicità? Tristezza? Solo lei lo sapeva. –…tua madre ti ha salvato la vita un’altra volta, e te la salverà ogni volta che quel Fuoco tenterà di ucciderti. Non sentirti in colpa per la sua morte. Ha scelto lei di dare la vita per te. Era davvero una grande donna e una meravigliosa, amorevole madre: e quindi scelse di donarti qualcos’altro, oltre alla vita e alla sua eterna protezione. Pensaci, riesci a capire quale altro dono ti ha lasciato?-
Luna tirò su col naso, commossa per la verità contenuta nelle parole di Hermione. Non si sentiva particolarmente lucida in quel momento, ma la risposta le salì alle labbra come se non avesse aspettato altro per anni, come se avesse aspettato proprio lo sciogliersi delle catene che imbrigliavano il ricordo di sua madre con un velo di impalpabile ma solido senso di colpa. Che ora era stato sostituito dalla gratitudine e dalla consapevolezza che era stata sua madre a scegliere di morire. Per lei. Per sua figlia.
-Mi ha donato la sua Aria-
Ogni volta che l’Aria si liberava dal suo controllo, lei pensava a sua madre, alle meraviglie che sapeva fare con il suo Elemento, e la pace scendeva in lei facendo crescere e maturare la sua anima magia dopo magia, anno dopo anno.
Eliana Luna Falchi le aveva dato la possibilità di avere la vita che stava vivendo, e lei non avrebbe potuto ringraziarla abbastanza se anche avesse avuto un’intera vita da passare con lei. Erano dunque lacrime di sollievo, felicità e ringraziamento quelle che stava versando, senza potersi o volersi fermare, perché era giusto che dopo tanti anni piangesse per l’ultima volta sua madre, prima di tornare a pensare a lei col sorriso negli occhi e sulle labbra, come Eliana aveva sempre voluto.
Quello che considerava a tutti gli effetti suo fratello – ed in quel momento ancora di più, data la ancor più stretta somiglianza tra le loro storie – le si avvicinò per abbracciarla stretta, senza però sciogliere il contatto tra mani sue e di Hermione. Gli occhi caldi di Ronald non si erano staccati un attimo da lei, nemmeno mentre tentava di far rinvenire il suo gemello, e questo le infuse ulteriore serenità nell’anima.
E quando un lieve pop ed un urlo squillante ruppero quel silenzio che li aveva avvolti come una coperta calda d’inverno, anche la gioia riprese a splendere insieme al piccolo sole rosso che era giunto da loro, destando il principe biondo lì accanto e rinvigorendo la fiamma della gioia che per un po’ si era spenta, eclissata dalla nostalgia e dal rimpianto, per fortuna spazzati via in un nanosecondo.
Quel momento di condivisione emotiva, manifestata tramite un abbraccio di gruppo intorno alla bionda e pallida Luna, ma più lucente che mai, rimase nei loro cuori ad unirli per il resto della loro vita.
Ginny aveva visto quel momento, lo aveva già vissuto come ricordo nel futuro che aveva visto nel Fuoco. Sapeva che anche da vecchi sarebbe stato il loro racconto preferito. Ma per il momento, mise a tacere quella visione, godendosi la realtà.
Era davvero molto meglio viverla che vederla nel Fuoco Divinatorio.
 
 

Note:
Ehm… buonsalve?
Non sono morta, e credetemi se vi dico che mi dispiace da morire per il mostruoso ritardo. Mi mancavano due cose fondamentali: tempo e ispirazione. Spero che la marea di informazioni e sentimenti e demenzialità che ho messo in questo capitolo bastino a farmi perdonare.
Ringrazio tutti i lettori e coloro che leggono la mia storia, che l’hanno messa tre le preferite/ricordate/ seguite e a tutti quelli che hanno recensito finora. Ho fatto un ringraziamento generale perché davvero, sono felice che la mia prima storia sia piaciuta fino a questo punto, non me l’aspettavo.
Andiamo bene, non siamo ancora alla fine e già mi sto perdendo in chiacchiere. Ok, non posso assicurarvi di essere puntuale nel post, anzi, maggio e giugno saranno mesi di fuoco per la sottoscritta per talmente tanti motivi che ho paura al solo elencarli, per cui vi chiedo di portare pazienza ancora per un po’. Io dal canto mio prometto che aggiornerò non appena mi sarà possibile nel frattempo.
Beh, per ora è tutto. Ciao e buona lettura!
Flos Ignis

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Capitolo 24
*** Capitolo 23. Amare è difficile... non amare ancora di più ***


Amare è difficile… non amare ancora di più
 
 
Si dice che non possiamo decidere di chi innamorarci, che è l'amore a scegliere noi. Talvolta ci si innamora di qualcuno all'opposto di quello che si cercava.
‘Rebel’ di Alexandra Adornetto
 
 

Neville si era spaventato quando aveva visto la sua rossa amica destarsi improvvisamente spaventata dalla sua trance, ma fortunatamente era stata contattata subito da Hermione e si era tranquillizzata. Aveva riferito loro tutta la storia, poi si era precipitata a salvare le due serpi, ancora prede preferite dei bambini, anche se di certo non lo fece per pietà: voleva solo salutare Angie e Mattew per bene.
Neville aveva sentito un milione di materne raccomandazioni rivolte alle piccole pesti, altrettante minacce di morte cruenta al professore se avesse rifilato loro qualche pozione e a Blaise se non li avesse trattati col massimo riguardo.
Per qualche misteriosa ragione, Ginny aveva affidato i due orfani a Lily, a Piton, a Blaise e a lui…
 
Aveva creato un po’ di sconcerto quando si era materializzata direttamente nella sala comune dei Grifondoro con i bambini in braccio, un paio di giorni prima, e con un ustione superficiale alla schiena. Si era preoccupato a morte. Con voce autoritaria invece lei gli aveva detto di andare a chiamare immediatamente Blaise e Lily, dandogli nel mentre della chioccia.
 
‘E meno male che ero io quello che si preoccupa sempre troppo’
 
Blaise aveva curato la schiena di Ginny con la sua pozione alla menta, e lì aveva fatto davvero una gran fatica a trattenere i ricordi legati all’ultima volta che era stata usata su di lui, mentre Lily si era occupata di distrarre i gemellini, scossi da tutto quello che avevano passato in quei giorni.
Il giorno dopo la più giovane dei rossi di capelli si era svegliata pimpante e allegra come non mai, presentando per bene i bambini alla popolazione scolastica e alla McGranitt per prima, che li aveva accolti con solerzia. E aveva poi delegato a Ginny il compito di trovare loro una sistemazione e un tutore temporaneo.
Sorpresa delle sorprese, i tutori erano Lily e Severus, ma per qualche strano motivo anche lui e Blaise erano stati arruolati.
 
Ed ora lei era tornata dagli altri, con una strana espressione in volto, lasciando tutto anche nelle sue mani.
 
‘Come si fa a badare a due orfani di sette anni che hanno vissuto quell’orrore con i loro occhi?’
 
Sembravano divertirsi mentre tiravano i capelli al professore e al suo… amico.
Ecco, quello era un’altra delle questioni su cui non aveva intenzione di indagare per un po’. Nella sua mente lo rivedeva in continuazione, l’attimo in cui tutto aveva preso forma, e al tempo stesso si era trasformato in una visione, in un sogno di un’altra vita, vissuta da due ragazzi che erano e non erano loro.
Era così confuso… Desiderava ripetere all’infinito ogni secondo di quell’esperienza nella loro stanza, ma al tempo stesso aveva paura che in un momento così delicato del loro rapporto quest’ultimo si spezzasse. Voleva chiarire con Blaise, ma se poi lui non avesse voluto le stesse cose che desiderava lui?
….Cosa desiderava che Blaise gli dicesse?
In quel punto preciso i suoi pensieri si interrompevano, gli ingranaggi si inceppavano e lui andava in panico come non gli succedeva più da tempo. Da quando aveva fatto l’amore con Blaise per tutto il resto di quel giorno, non aveva fatto altro che pensarci, e ogni volta che ci pensava finiva inevitabilmente per cadere, inciampare, dimenticare le cose, dar fuoco a qualcosa o rischiare la vita sua e di chi gli era vicino.
-Quanto pensi di potermi ignorare?-                                         
Neville cacciò un urlo poco virile a causa dello spavento, non gli piaceva essere preso alle spalle, e come al solito i suoi piedi trovarono l’inghippo invisibile e che gli fece perdere l’equilibrio.
 
‘Merlino, come è facile riprendere le cattive abitudini…’
 
Rosso come un pomodoro, cercò di rialzarsi, ma Blaise fece, come al solito, qualcosa che lo sorprese: veloce come una serpe, si sedette a gambe divaricate sul suo stomaco, e gli poggiò le mani sulle spalle, tenendolo a terra con fermezza. Intrecciò i loro guardi e Neville fu perduto. D’un tratto la sua volontà di andarsene da lì evaporò miseramente, sostituita dal ricordo che quella posizione aveva evocato.
-Adesso possiamo parlare-
-Adesso?- la voce gli uscì più roca di quanto volesse, ma non era stata solo la sua mente a reagire a quella vicinanza.
-Proprio adesso. Dobbiamo parlare di… lo sai no?- beh, Neville non era l’unico almeno ad essere così nervoso.
-Del fatto che abbiamo quasi incendiato la stanza mentre facevamo l’amore in tutti i modi possibili per tutto il giorno, saltando lezioni e pasti?- Neville non voleva essere solo nel suo imbarazzo, per cui aveva approfittato del breve momento in cui anche l’altro gli era parso in difficoltà.
-Sì. Mettiamo in chiaro che io non mi sono pentito, nemmeno un po’. Io…. Non è facile da dire, ma io… provo qualcosa per te. Qualcosa di forte. Non so se si tratta di amore, non mi sono mai sentito così, ma posso dirti con sicurezza che tu sei l’unica persona al mondo in grado di scombussolarmi tanto mente e corpo, mi sento completamente invaso da te, non faccio altro che pensare a te e chiedermi cosa fai quando non sei con me, poi da quando è successo quel che è successo io ti sento in ogni mia cellula. Ti sento sulla pelle, sulle labbra, dentro di me…-
-Blaise-
Labbra contro labbra, di nuovo, finalmente.
 
 

-Nessuno di sospetto in vista-
-Nemmeno dal mio lato della montagna-
-Qui è tutto troppo tranquillo. Qualcosa non mi convince-
-Draco solo perché tuo zio non è ancora arrivato non vuol dire che sia successo qualcosa-
-E allora perché è in ritardo di dodici ore e non ha dato segni di vita? E se l’hanno catturato?-
-Malfoy calmati-
-E se lo stessero torturando?-
-Furetto sta’ calmo-
-E se fosse morto?-
Un bagliore diverso da quello del sole all’alba, decisamente sospetto, illuminò per un secondo una zona sperduta dell’Argentina, alle pendici di uno dei monti della Catena delle Ande. E subito dopo….
-Rossa, cazzo! Ma che ti è preso? Non riesci a fare a meno di me nemmeno cinque minuti che ti Materializzi alle mie spalle per lanciarmi contro una fiammata?-
-Continuavi a parlare a ruota libera su Regulus e questo era l’unico modo per smettere di sentire la tua voce piagnucolarmi in testa-
-Io non piagnucolo! E potevi trovare altri modi per zittirmi, se ti dava tanto fastidio la mia voce… cazzo fa male!-
-Hai ragione, ma di certo era il modo più divertente!-
-Ginevra!-
Ohi ohi. Non era una buona cosa quando la chiamava per nome. Significava grossi guai per lei. Peccato che a lei piacessero un mondo i guai.
Infatti non si scompose di un millimetro quando Draco fece cadere una valanga d’acqua gelida sulla sua testa. Con sei fratelli maggiori, di cui due indiscutibilmente più dispettosi e mattacchioni di qualsiasi ragione umana, era abituata a ben di peggio.
-Tutto qui?-
-Argh, non ti sopporto quando ti fingi superiore. Però…- ghigno malfoyesco. ENORMI guai in vista. -...ti ammiro sai? Saresti stata bene tra noi serpi con il tuo atteggiamento altezzoso…-
Ebbe l’effetto sperato. Ginny prese letteralmente fuoco e iniziò a scagliargli addosso il suo Elemento gridando improperi alquanto volgari. Draco da canto suo si stava divertendo un mondo a schivare per un soffio i dardi di quella Rossa Sexy Furia, come l’aveva ribattezzata tra sé.
 
‘E meno male che posso leggere solo io i pensieri…’
 
Certo era pericoloso giocare così col fuoco… ma gli serviva per distrarsi al pensiero che Regulus fosse ancora via. In quelle settimane si era affezionato a quello zio un po’ taciturno e ombroso, come Sev, ma altrettanto velenoso e leale al tempo stesso.
-Oggi mangio furetto arrosto! Fermati che devo cuocerti per bene!-
-Ma neanche morto!-
-Ti accontento subito!-
E così via, per tutta la strada di ritorno al campo base. Non incendiarono metà della foresta alle pendici delle montagne su cui sorgeva il villaggio dove era andato in missione il minore dei fratelli Black solo per puro caso.
Ansimando dalla fatica, Draco realizzò che non era stata una grande idea sfidare quella peste minuta ma tenace. A lui doleva la milza per il troppo correre e ansimava a corto di fiato, mentre lei era ancora piena di energie, appena ansante ma pienamente capace di continuare quel loro strano modo di flirtare.
Sì, il biondo serpeverde ne era convinto, quel loro gioco di piccoli insulti e dispetti era un modo molto stimolante di corteggiarsi. Il fatto che lei portasse sempre al collo il ciondolo che le aveva regalato quasi un mese prima per scusarsi della sua indelicatezza, quello che aveva creato col suo potere dell’Acqua, lo faceva ben sperare che anche lei fosse interessata.
-Brutto screanzato, pensavi di sfuggirmi per caso?-
-Ma santo Merlino, che mostro di resistenza sei?-
-Abitudine. Allora, oggi mi sento magnanima: preferisci che ti cucini arrosto o che ti riduca a pezzi di carbone per accendere il fuoco? Ti lascio libera scelta su cosa ne farò di te da morto!-
-Pensa un po’ che fortuna…. Io invece credo che…- Draco stava per rispondere, quando notò qualcosa di strano nella Rossa. Durante la disperata corsa per salvare la sua vita da quell’Ardemonio fatto donna, il suo potere empatico aveva registrato qualcosa a cui sul momento non aveva dato importanza… ma ora gli era tornato prepotentemente in testa, dato che la Rossa si era nuovamente chiusa al suo potere. Evidentemente prima era distratta… ma ora che la sua presenza era sparita, Draco riusciva ad essere più consapevole del suo potere. Non poteva essersi sbagliato, aveva sentito che lei… wow. Quello sì che era strano.
-Ginevra?-
Probabilmente aveva captato il suo tono non più scherzoso, ora concentrato su qualcosa. Aspettandosi un nemico, si mise in posizione di guardia dandogli le spalle, credendo che lui stesse guardando in quella direzione, e non lei. Draco, da serpe che era, ne approfittò per arrivarle alle spalle senza che lei glielo impedisse, e le strinse le braccia intorno alla vita, premendosi la sua schiena contro il petto e immergendo il naso tra i suoi capelli.
 
‘Profuma di lamponi…’
 
-Cosa stai facendo?-
-Rilassati. Prima hai pensato a questo, vero?- Draco la sentì irrigidirsi alle sue parole, facendo ovviamente tutto il contrario di quello che le aveva suggerito lui.
Cocciuta e orgogliosa Grifondoro. Il suo potere, a così stretto contatto con lei. Prese il sopravvento e prese a parlare di ciò che ora riusciva di nuovo a percepire, nonostante il blocco mentale di Ginny.
-Volevi essere abbracciata. Hai desiderato essere abbracciata da me. Volevi essere rassicurata, perché anche se non ti piace provare quel che provi, hai paura e avresti bisogno che qualcuno che ami ti rassicurasse. Vedere le Fiamme del nostro nemico ti ha fatto temere di perdere il controllo del tuo Fuoco, Hermione ti aveva avvertita che è un Elemento estremamente pericoloso. Scapare per portare in salvo i due bambini, lasciando noi indietro, ti ha fatto sentire inutile e avresti voluto restare lì. Forse così Mary sarebbe viva e quei bambini non sarebbero soli al mondo. Luna ha rischiato di morire e solo un intervento estremo di tuo fratello Ron l’ha salvata. Questa guerra è appena cominciata e chissà quanto altro dolore porterà…-
-Draco, basta, ti prego….- si sentiva spossata, Ginny, tanto che il suo blocco cadde e così ottenne solo di far sprofondare Draco ancora di più dentro di lei, dentro la sua anima. Lui vide ogni pensiero, ogni emozione, ogni sorta di colpa o paura o gioia che provava in quel momento. Quasi si perse dentro quell’anima.
A salvarlo fu proprio ciò che rischiava di farlo sprofondare ancora di più. La gioia selvaggia che percepiva in Ginevra per il contatto con lui. Quest’emozione fece tornare Draco alla realtà, lasciando storditi entrambi da quella brusca separazione.
-Cosa… è stato?-
-Beh, complimenti Draco. Hai scoperto il tuo potere personale di Portatore dell’Acqua. Quello che nemmeno io  potrò mai avere. Quello che nessuno a parte te, potrà mai avere. E l’hai scoperto perché volevi sapere cosa aveva provocato il dolore che hai abbiamo sentito provenire da lei con la nostra empatia, in quei pochi attimi che si è distratta. Perdonami, Gin, non avevo capito che tu fossi così provata… davvero, perdonami. Non volevo coinvolgerti in un’altra guerra. Non avrei dovuto darti la tua Gemma….-
Ginny si districò dall’abbraccio che ancora la teneva legata a Draco, lasciando momentaneamente perdere il vuoto che questa separazione le provocò, e corse dalla sua migliore amica, prendendole le mani tra le sue.
-Ma sono stata io a voler sciogliere il mio Sigillo, accettando il mio ruolo di Portatrice. Sapevo quello a cui andavo incontro. È vero, sono stanca della guerra e mi sento impotente per quanto dolore c’è già stato in così poco tempo, ma non tornerei mai indietro. Se posso fare qualcosa per fermare tutto questo, lo farò! È per questo che combatto. Perché altra gente non si veda morire un amico, o un fratello….-
-Oh, Gin…-
-Non ti ringrazierò mai abbastanza per avermi ridato mio fratello. Ma altra gente non sarà così fortunata. È per loro che dobbiamo andare avanti-
Le due amiche si abbracciarono, lasciando scivolare via tutto il dolore e la frustrazione che inevitabilmente sentono i guerrieri che devono salvare il mondo, ma che non riescono ad evitare che il dolore dilaghi.
Draco le osservava, silente, ancora un po’ spossato da quell’esperienza, ma concentrato al massimo sulle parole che aveva detto Hermione…. Era erto che gli stesse sfuggendo qualcosa…. Ma certo!
-Hermy, hai detto che l’ho trovato, vero?-
Una piccola scarica elettrica arrivò fulminea a pochi millimetri dai suoi piedi, facendolo saltare dallo spavento.
-Ma che avete voi streghe oggi? Siete voi le vere serpi, lo dicevo io!-
-Gin, di cosa sta parlando?-
-Di stupidaggini-
-Al solito insomma-
-Nulla di nuovo, tranquilla-
-Bene. E ora a noi, serpe a cui farò la pelle a breve per farmi un paio di anfibi… spero che tu abbia interrotto l’abbraccio con la mia amica con quella tua estemporanea affermazione per un motivo importante. Con la prossima scarica elettrica mirerò più in alto, sappilo, se la risposta non mi piacerà-
-Merlino benedetto, altro che donne, voi siete delle valchirie, ve lo dico io…. Va bene va bene ora mi spiego – Draco ritenne utile alzare le mani a resa, viste le occhiatacce delle due. Erano così simili in quel momento, con l’Ardemonio nello sguardo di entrambe… se lo sentiva addosso, e non era per nulla piacevole.
-Hermy, puoi spiegare meglio quella faccenda del mio potere personale?-
-Ah, è facile. Prima hai infuso la tua mente nell’anima di Ginevra-
-Non è quello che fanno tutti i Portatori dell’Acqua?-
-No. In genere l’empatia si limita a percepire i sentimenti e i pensieri presenti nella gente, mentre tu ti sei fuso con l’anima di Gin. Per intenderci, per qualche secondo, le vostre due anime sono diventate una sola-
Le guance di Draco avvamparono d’imbarazzo come mai gli era accaduto, ma mai la sua reazione fu divertente, almeno per Hermione che li guardava, quanto quella della sua migliore amica: la punta delle sue orecchie aveva preso fuoco, come anche la punta dei capelli, che già rossi facevano un certo effetto infiammati, ed il calore corporeo era aumentato così tanto che dal suo corpo prese a uscire del vapore acqueo.
Inutile dire che questo fece quasi slogare la mascella di Hermione, da tante risate sguaiate stava facendo. Era raro vederla ridere così tanto di gusto, ma in effetti la scena era davvero tragicomica.
 
Quando tutti ripresero un minimo di contegno, Hermione riprese a parlare.
-Ero venuta a cercarvi per dirvi che Ron, dopo aver trovato il suo potere personale salvando Luna, aveva raggiunto un livello sufficiente per passare al livello successivo. L’ho aiutato ad andare in trance, ora sta fondendo la sua anima con tutta la Terra di questo mondo per diventare più forte.  Ora Harry sta badando a lui, mentre Luna è andata in cerca di notizie di Regulus. Dato che anceh tu, Draco, hai trovato il tuo potere, direi che è il caso di addormentare anche te-
-Ma… Hermione, non è pericoloso addormentarci in due? Sarebbe un grosso svantaggio se subissimo attacchi o fossimo costretti a spostarci. E poi, io ancora non ho capito l’utilità del mio potere-
-Non l’hai capita perché sei un cretino. Con il tuo potere di ‘Fusione’, con un contatto puoi fondere la tua anima con quella dell’altra persona. Potresti muovere il corpo di quella persona come fosse tuo, sebbene per un tempo limitato. Una volta che avrai imparato, non rischierai più di perdere te stesso, questa volta sei stato davvero fortunato a tornare indietro incolume. Potrai prendere il controllo di quell’anima, diventare essa. Non solo percepire i sentimenti e i pensieri, ma crearne di nuovi, modificare i vecchi. Cambiare l’anima delle persone è un potere eccezionale, Draco-
-Potrei fare tutto questo…?-
-Sì. Ma per riuscirci, devi assumere il pieno controllo dei tuoi poteri. Sei pronto. Vieni, ti porto in riva al fiume. Sarà più facile se vicino a te c’è una consistente fonte del tuo Elemento-
-Ma… Hermione, secondo te, potrei anche modificare la natura stessa dell’anima? Io sapevo che non era possibile-
-Non lo è. Ma puoi cambiare tutto ciò che ci sta intorno, se diventi forte. Un’nima buona, se nella vita ha visto e vissuto solo brutture, per quanto non sia la sua natura è portata a fare del male. Ma se tu diventi quell’anima e spazzi via i sentimenti negativi, mostri sotto un’altra ottica i ricordi, o crei nuove idee di pace e amore… beh, sono convita cha quell’anima l’avrai salvata-
-Perché proprio a me questo potere?-
-In base all’esperienza acquisita dalle mie sorelle, posso dirti che il potere personale di ogni Portatore rappresenta la parte migliore di sé, quella forse più vera e nascosta dentro di noi,  potenziata migliaia di volte e impregnata di magia naturale. Non sempre si sono capite le ragioni… ma è così- la sua amica gli fece un gran sorriso – hai visto? Dunque non mi ero sbagliata, quando ho deciso di darti una seconda possibilità, quest’estate, non trovi? Forse tu ai questo potere per questo: dare ad altri la seconda possibilità-
Draco rimase molto colpito da quelle parole. Mai avrebbe creduto di poter fare, di essere così importante.
Si girò verso Ginny, quasi per istinto, per vedere se anche lei era d’accordo, se anche lei credeva che quella seconda possibilità se la stava meritando, e se meritasse il potere di donare speranza ad altri. Quando vide i suoi occhi vitrei, capì che stava avendo una visione.
 
 
Ginny vedeva solo fuoco intorno a sé. Rosso, caldo, brillante… soffocante. Sapeva che se fosse rimasta lì sarebbero stati grossi guai per lei, ma non capiva nemmeno dove fosse… le sembrava addirittura di non essere in nessun luogo, che nel suo mondo esistessero solo fiamme.
Aveva paura. Tanta, tanta paura.
Non capiva dove fosse, perché il suo Fuoco stesse bruciando tutt’intorno a lei, ma sentiva di essere perduta, che quella per lei era la fine. Poi… sensazione di bagnato. I capelli… si toccò i capelli, e li scoprì umidi. Con enorme sorpresa, alzò il volto, e vide una goccia d’acqua cadere a rallentatore sulle sue labbra, poi sulla fronte, su un occhio.
Com’era possibile?
Poi, ad aggiungere assurdo all’inspiegabile, quelle gocce cominciarono a variare direzione come insetti ubriachi, circondandola. Goccia dopo goccia un muro d’acqua si stava formando intorno a lei, e diventava sempre più spesso, tanto da far spegnere le fiamme più vicine.
Cominciò a rifiorire la speranza in lei. Quell’Acqua… era Draco? Draco la stava salvando dall’incendio che era divampato nella sua anima?
Dopo molto tempo, quando di quell’incendio non rimasero che ceneri nel buio, le gocce d’acqua si ricompattarono a formare la figura di Draco, che le sorrise tendendole una mano.
-Ora sei salva. Dammi la mano, ti aiuto a uscire-
-Ma non è possibile… il mio incantesimo avrebbe dovuto consumarmi l’anima…-
-Sfortunatamente per te, non mi piace stare alle decisioni altrui… specie se usano le mie cose. Ginevra, la tua anima mi appartiene. Non hai il diritto di buttarla via. Perciò, ho pensato di venire a riprendermela. Sappi che quando ci sveglieremo dalla fusione, te ne dirò di tutti i colori!...-
Quanto amava quella serpe dolcissima, che aveva sfidato un incantesimo potente e distruttivo, mortale, solo per lei. Lo abbracciò di slancio, felice, affondando il viso nel suo petto. Quando le sue braccia la cinsero, seppe di essere viva, nonostante tutto, e che l’alba che era sorta dietro quelle nubi di cenere che ora poteva vedere con i suoi occhi, di nuovo azzurri, non era minimamente paragonabile all’alba di fuoco, un fuoco totalmente benefico giallo e arancio e rosso brillante come mille soli, che c’era stata nella sua anima un istante prima che si risvegliasse, ancora abbracciata al suo Draco.
 
Sbattè le palpebre un paio di volte, prima di rendersi conto che la sua visione era finita. Era stata così diversa dalle altre. Doveva rifletterci sopra con calma. Era certa che ci fossero molti indizi veramente importanti per combattere una futura battaglia, ma con Draco davanti che le teneva le mani chiamandola a bassa voce per non disturbarla, ma anche per cercare di richiamarla al tempo presente, non era facile trovarli.
Non le importava. In quel momento, aveva una cosa più importante da fare.
Ancora piena delle emozioni provate nella sua visione, replicò senza una parola di spiegazione l’abbraccio della sua visione, lasciando di stucco Draco, che si interruppe a metà di una parola.
Istintivamente ricambiò l’abbraccio, godendo di ogni secondo passato in quel modo. Ma perché lo abbracciava così dopo aver avuto una visione? Era intimorita da qualcosa forse? No non si abbatteva certo per così poco… ma forse aveva visto qualcosa di grave, forse… una morte?
-Ginevra…-
Ginny non seppe mai cosa Draco stava per chiederle, perché non gli diede il tempo materiale di parlare, tappandogli le labbra con le sue. Occhi chiusi, cuore in gola, tremarella alle gambe, stomaco contratto, cervello inceppato improvvisamente. Ginny non ci capiva più niente, sapeva solo che aveva premuto le labbra contro quelle di Draco per un bacio a stampo, ma non riusciva proprio a ricordarsi perché… c’era un perché? Aveva importanza?  No di certo, le bastava quella meravigliosa sensazione di calore… tanto, tanto calore.
-FUOCO!- Draco si era staccato di colpo, a malincuore, perché l’aveva sentita prendere fuoco. Anche lei ora se n’era accorta, finalmente sciolta dalla paralisi cerebrale che l’aveva colta prima, e si concentrò un secondo per spegnere quelle fiamme. Un altro secondo lo spesero per riprendere fiato, e cercare di capire se era successo davvero.
Ancora stordito, ma felice come non gli era mai capitato, Draco si avvicinò a Ginevra, convinto ormai di aver avuto ragione sui sentimenti di entrambi. Lei lo bloccò, smorzando il suo entusiasmo.
-Grazie-
-Eh? Perché mi ringrazi?-
-Per quello che farai per me-
-Non ha senso. Ancora non l’ho fatto-
-Non ti ringrazierò mai abbastanza-
-Perché scusa, cosa farò?-
-…-
-Andiamo, dimmelo!-
-Diciamo che spegnerai le mie fiamme prima che brucino qualcosa di troppo-
-Solo per questo? Beh, di niente-
-…-
-È per questo che mi hai baciato?-
-Non solo per questo!- Ginny si morse la lingua. Diavolo, ancora un po’ e poteva dirgli direttamente che si sentiva tremare le gambe se lo guardava troppo a lungo negli occhi…
Draco le sorrise tutto contento. –Ah, Rossa, mi stai rubando l’anima ogni secondo che passo con te-
Lei rialzò di colpo lo sguardo su di lui –come?-
-Un po’ imbarazzato dalla sua stessa sincerità, lui ripetette.
 
Allora è oggi che ci siamo scambiati l’anima….’ Le salirono le lacrime agli occhi. Poteva essere più felice di così? E al tempo stesso spaventata? Morgana, si erano appena trovati, e già le loro anime erano legate indissolubilmente….
 
Si riavvicinò a lui, piano piano, e gli sfiorò le labbra di nuovo, staccandosi subito dopo per timore che le fiamme uscissero di nuovo. Quello poteva essere un problema più avanti….
-Grazie. La mia anima ti appartiene. Ricordalo in futuro. Ci servirà-
Poi se ne andò, trattenendo a stento il suo Fuoco, che giocoso e brioso d’amore appena dichiarato stava facendo le capriole dentro di lei per poter uscire.
 
Draco intanto rimase a guardarla finchè non la vide sparire in direzione del campo, per poi avviarsi alla fonte d’acqua verso cui si era già incamminata Hermione quando aveva notato che la rossa era in una visione. Anche lei probabilmente aveva visto le stesse cose. Chissà cosa avrebbe salvato di così prezioso con la sua Acqua….
Nel frattempo, si limitava a giocare con le sue creazioni d’Acqua mentre camminava, divertendosi a creare ogni volta un’immagine sempre diversa… una fiamma, un grifone, una ragazza, di volta in volta l’immagine di Ginevra era sempre più chiara… così come la sua anima apparteneva sempre più a lei. Lei, che gli aveva rubato un bacio rovente al sapore di fragola. Lei, che gli aveva mandato in black out il cervello quando gli aveva detto che la sua anima gli apparteneva…. Lei, che l’avrebbe fatto morire di infarto o di felicità… in ogni caso, decise, sarebbe morto felice.
 
Lo stordimento causato da una bacio e una frase tanto semplici ma tanto ricche di significato non gli passò finchè Hermione, vedendolo in quello stato, mirò davvero più in alto con i suoi fulmini. Grazie al cielo si contenne, ma Draco decise che se avesse voluto un futuro con la sua Rossa sarebbe stato il caso di conservare integri i gioielli di famiglia, sarebbero potuti tornare utili, e quindi si dispose alla trance in cui Hermione lo mandò.
 

 
Note:
….
Non ho scuse, lo so, è passata una vita dall’ultimo aggiornamento, e l’unica cosa che posso fare è scusarmi infinitamente.
Non ho intenzione di mollare la storia, la finirò, solo che…. Beh, temo di non essere in grado di dirvi quando e in quanto tempo. Vi prego di portare pazienza, e io in cambio prometto che non vi farò più aspettare così tanto.
 Grazie a tutti quelli che hanno continuato a leggere, recensire, seguire, preferire e ricordare. GRAZIE di cuore.
Flos Ignis

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Capitolo 25
*** Capitolo 24. Odio e amore ***


Odio e amore
                                                  
 Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris.
Nescio, sed fieri sentio, et excrucior.     
Catullo
 
 
Non era ancora sorto il sole in quell’angolo di mondo, in quell’isola sperduta nell’Atlantico, quando il Capitano Nemo vi mise piede. Tirò un sospiro di sollievo: camminare sull’acqua per non essere visto da nessuno non richiedeva genericamente uno sforzo tale da affaticarlo, con tutto il Potere Nero di cui disponeva di certo quell’incantesimo era una bazzecola, ma se a questo si aggiungeva l’incantesimo che rende temporaneamente impalpabili come un fantasma… la cosa si complica.
 
‘Dannata ragazzina. È sempre colpa sua’
 
Doveva capirlo già la prima volta che aveva incontrato quella ragazza, Anya, la Prima Creatura, che la sua razza gli avrebbe causato un sacco di guai.
 
 
Era Perduta, isola dell’Atlantico Meridionale
 
A quel tempo Nemo era solo un semplice marinaio, che era approdato insieme a pochi compagni proprio su quell’isola. Quanti ricordi…. Su quella stessa spiaggia aveva visto la sua Anya per la prima volta, e sempre lì si erano innamorati. Sognavano di scappare insieme, di vivere mille avventure in quel mare sconosciuto, avevano persino parlato di avere un figlio.
E nel giro di pochi giorni tutto era precipitato. Durante il suo diciottesimo inverno, qualcosa si era svegliato in lei, ed era esploso in una possente ondata di magia dello stesso ametista dei suoi occhi.
Nel villaggio in cui era nata a comandare era la Veggente Cassandra, che aveva scorto nel futuro quella stessa magia che li rendeva più prosperi e felici di qualsiasi paradiso terrestre. Le avevano donato la bacchetta della Veggente, l’unica bacchetta esistente in quel luogo sperduto, che le aveva conferito la carica di capo villaggio.
Il loro sogno di un’avventura in mare era svanita, così come la possibilità di avere una famiglia insieme. Al capo villaggio non era consentito: la sua unica occupazione doveva essere il benessere di tutti.
Fu allora che fu lui a esplodere. Evidentemente, il Destino si voleva prendere gioco di lui… e allora, pensò, perché sottostare alle sue regole? Perché non poteva essere felice anche lui? Perché Anya doveva rinunciare a tutta la sua vita per quella degli altri?
Era andato da lei, l’aveva supplicata di scappare con lui. Le aveva chiesto di rimanere per sempre con lui. E lei cosa gli aveva risposto?
Ricordava persino le sue esatte parole: ‘Amore mio, non posso andarmene. Il Destino mi ha prescelta, mi ha fatto un dono, non posso ignorarlo. Il mio dovere ora è verso il villaggio e tutti gli abitanti dell’isola.’
Quelle parole lo avevano spezzato, e non si era mai più ripreso. Accecato dal dolore e dal furore, aveva rubato la bacchetta di quercia incantata con nucleo di scaglie di sirena di Anya, spezzandola a metà e invocando tutto il potere che era racchiuso in quella bacchetta. Aveva scagliato una maledizione.
Aveva dichiarato guerra al Destino stesso: guardando i begli occhi ametista di Anya bagnati di lacrime, mentre invano lei lo supplicava di fermarsi, lui aveva giurato sul suo sangue, su quello di Anya e su tutta la magia che esisteva su quell’isola sacra che per ogni Creatura che fosse nata, per ogni proposito di felicità e amore che essa avrebbe perseguito, la sua anima si sarebbe reincarnata per fermarla, portando con sé il desiderio di cancellare per sempre da questo mondo qualsiasi sentimento.
Il dolore che ne conseguiva era troppo, e lui si era promesso di salvare il mondo da questo Destino maledetto.
Appena finì di pronunciare l’ultima parola del suo giuramento, una luce accecante aveva avvolto in una velenosa aurora notturna tutta l’isola. Tutti i suoi abitanti erano morti, eccetto lui e Anya.
‘Nemo, amore mio… che cosa hai fatto?’
‘Ciò che dovevo. Mio tesoro, non temere. Quando avrò eliminato dal mondo ogni sentimento e avrò il controllo totale della magia, ti riporterò in vita e nessuno potrà più separarci.’
‘Non posso amare un uomo che ha ucciso tanti innocenti! Non posso… no… NON POSSO AMARE UN UOMO SIMILE! Adesso sono io a farti un giuramento: tutte le mie sorelle che verranno…. Tutte le Creature che tu cercherai di uccidere per avere il controllo totale sulla magia…. Tutte le donne che ti affronteranno, non potrai mai sconfiggerle davvero. Ce ne sarà sempre un’altra, e un’altra ancora, e un’altra ancora, fino a quando l’Ultima sarà abbastanza forte da porre fine alla tua maledizione. Chiamo a raccolta la magia di mio Padre che mi ha designata come sua, per tramandare alle mie sorelle tutti i miei ricordi e la mia conoscenza, affinchè possano fermarti!’
La terra aveva tremato, l’aria aveva vibrato, il mare aveva dato vita ad una delle tempeste più grandi che il mondo avesse mai visto, ed il vulcano alle cui pendici sorgeva il villaggio ora distrutto si risvegliò ed esplose. La furia degli Elementi si era scatenata al richiamo della Madre, che aveva esaurito tutte le sue energie per bilanciare la maledizione di quello che era stato il suo amore: ora ciò che sarebbe accaduto, dipendeva solo dalla forza delle Creature che sarebbero state designate.
Avrebbero capito, loro, che lei aveva agito solo per amore? Per amore della sua gente, della sua famiglia, della sua terra…. Dell’uomo a cui aveva donato tutta la sua anima?
Ormai la loro vita era agli sgoccioli, avevano messo tutto di loro per spianare la strada di magia e guerra che si sarebbero succedute nei secoli. La maledizione era stata lanciata, ed era stata sigillata sul sangue. Anche lei, per porre un sigillo alla sua contromaledizione, avrebbe dovuto giurare su qualcosa di altrettanto potente.
Lo giuro sull’amore che ti porto, mio Nemo, che non vincerai questa guerra. Sei destinato a perdere, perché per quanto tu tenterai di rinnegare questo sentimento, non lo eliminerai MAI: perché è esso stesso che ci fa vivere. E io farò di tutto per fartelo ricordare. Dovessi metterci anche migliaia di anni, io ritornerò sempre insieme a te, in sogno, tramite visioni, come fantasma, come voce della tua coscienza…. Come voce del tuo cuore. Non ti libererai di me.’
Anya aveva concluso il suo compito in quella vita. Tutto ciò che le restava da fare era morire, come era appena morto il suo Capitano, lì vicino a lei, per suggellare definitivamente quella follia.
Ma aveva un’ultima cosa da fare.
Priva di forze, ma determinata nel suo intento, si avvicinò quanto bastava all’uomo steso a terra, per sfiorargli la fronte con un bacio d’addio.
‘Per questa vita, devo dirti addio. Ma prima o poi ci rivedremo. Tutto ciò che avverrà nel mentre, io so già che sarà devastante, ma almeno in un’altra vita, forse, potremo stare insieme.’
Una piccola lacrima cadde sulla fronte di Nemo, ma lui non poteva saperlo. Anche Anya morì, tenendo tra le braccia quel corpo freddo che tanto amava.
 
L’unica testimone di quello che era avvenuto, di ciò che ancora si stava scatenando tutto intorno all’isola, fu l’anziana Veggente, che era sopravvissuta a quell’inferno in terra al solo scopo di conoscere la genesi della cappa di oscurità che aveva visto aleggiare su un futuro remoto.
Cassandra aveva visto tutto, ma non era nelle sue facoltà cambiare ciò che la Magia le mostrava. Aveva visto che Anya sarebbe nata, e che ruolo avrebbe ricoperto in quel posto, in quella vita…. E in quelle successive. Non aveva visto tutto…. Ma abbastanza da sapere che dopo ogni funesto evento che si sarebbe verificato, il Capitano di sarebbe reincarnato e il Destino avrebbe designato la sua Creatura.
Aveva visto il Male oscurare la gioia del mondo, ma aveva anche visto l’amore che avrebbe risollevato il cuore delle persone.
Cassandra era stanca. Vedere oltre… ormai era diventato un peso insopportabile da moltissimi anni. Era felice che finalmente la sua ora fosse giunta. Le venne spontaneo sorridere, dopo molto tempo, mentre scioglieva i suoi lunghi capelli rossi come le acque dell’oceano al tramonto, e poneva intorno a sé i suoi fermagli costruendo un’ideale quadrato, intersecato ad un ottagono. Sui vertici del quadrato splendevano come stelle le pietre magiche incastonate nel ferro che aveva portato tra i capelli da quando i suoi poteri di Veggente si erano svegliati, ai tempi della sua fanciullezza. Ai vertici dell’ottagono invece pose altre pietre, ugualmente brillanti, ma più grandi.
Iniziò il rituale per compiere la sua ultima magia e declamare la sua ultima profezia.
 
‘Che gli Elementi siano testimoni del mio Rituale, affinchè sappiano delle mie intenzioni benigne.’
D’improvviso, tutto divenne quiete immobile. I suoi poteri erano grandi, ma sapeva bene che in quel momento lei era solo un mezzo per una magia ancora più grande.

‘Pietra che nasci sulle scogliere impervie grazie al vento che ti leviga, tu sia testimone del tempo che non c’è più e dello spazio nascosto all’ombra del Velo dei mondi: cerca il cuore che ti ospiterà, e rendilo capace di guarire e proteggere, di conoscere e conservare ciò che al resto del mondo è precluso.’ Il cristallo di rocca levitò di fronte ai suoi occhi, brillò più intensamente che mai assumendo un colore più perlato e nebuloso, prima di posarsi di nuovo sul suo sostegno.

‘Pietra che nasci nelle profondità dell’oceano grazie alle correnti che si scontrano,  tu sia testimone del fluire presente, invisibile agli occhi ma non alla mente ed al cuore, se mantenuto limpido e puro: cerca il cuore che ti ospiterà, e donagli la forza di sconfiggere i nemici della pace, di adattarsi allo scorrere degli eventi e di essere sempre e ovunque presente a sé stesso.’  Il lapislazzulo  creò un effetto di luce blu notte tale che, se qualcuno fosse stato testimone di quello spettacolo unico al mondo, avrebbe pensato che fosse l’occhio luminoso della Dea della Notte Nyx in persona.

‘Pietra che nasci nel ventre materno della terra che genera la vita, tu sia testimone della vita e della morte, della ciclicità del tempo, di quanto di più leale, forte e sincero esista: cerca il cuore che ti ospiterà, e donagli la capacità di proteggere tutti e di trovare sempre la strada della pace e dell’amore, fedele ai valori che la sua anima imporrà.’ Il topazio emetteva una luce calda dai colori della terra, che riportava alla memoria il sapore di casa, dolce tepore e famiglia.

‘Pietra che nasci nel cuore pulsante calore del mondo e che ti mostri alla luce del sole che ti dà vita, tu sia testimone degli infiniti sentieri che ancora non sono, e illuminali col tuo splendore lucente: cerca il cuore che ti ospiterà, e donagli il potere per vincere sui suoi nemici e la volontà per purificare i sentimenti, di sommare bene al bene, male al male, potere al potere, vita alla vita e morte alla morte.’ Il rubino sembrò sul punto di prendere fuoco e al contempo divenne come un minuscolo, luminosissimo sole dorato, che in futuro avrebbe decretato le sorti di molte anime.

Il suo Rituale di Assegnazione era finito. Le forze presero a scemarle velocemente, ma non le importava dal momento che era molto soddisfatta del suo operato: Anya aveva certamente usato molta magia quel giorno, ma se era morta era stato perché un solo corpo non poteva contenere tutto quel potere.
La sua Vista le aveva imposto quell’ultima, dispendiosa magia per fare in modo che ogni generazione avesse un mago a custodire uno degli Elementi, affinchè i poteri dei quattro Portatori Elementali sostenessero e potenziassero al tempo le future Creature: così facendo, l’equilibrio interiore delle Creature sarebbe stato infrangibile, gli Elementi non avrebbero richiesto loro un tributo così elevato come alla sua cara Anya e i loro poteri sarebbero aumentati, in quanto sostenuti da solidissimi pilastri.
Ora aveva un ultimo ruolo da assolvere in quelle vita. Doveva fungere da Garante al Destino stesso, pronunciando una Profezia che, molti millenni dopo, sarebbe stata l’unica speranza di salvezza dopo la fine.
Ora che il quadrato aveva assolto il suo compito, sparì insieme alle Gemme; rimasero solo le quattro grandi pietre, poste ad equa distanza l’una dall’altra ai vertici dell’ottagono, intervallate da altrettante pietre di un bianco candido come la neve, ma dotate di una tenue luminescenza verde… erano delle giade bianche imperiali. Preziose e dotate di un potentissimo mana catalizzatore. Le sarebbero state molto utili.

‘Uso come garanzia la mia stessa vita, per quel poco di valore che essa ha ai tuoi occhi, che la Profezia che la mia Vista sta per donarti, mio signore, è quanto di più chiaro il futuro abbia da mostrare.’

Le otto pietre si spaccarono contemporaneamente, e nello stesso istante gli elementi presero di nuovo a scatenarsi, non più tenuti a bada da lei e dai suoi cerchi di protezione. Tutta la sua magia ormai, Cassandra l’aveva convogliata nella Vista.

‘Quando il mondo spirerà l'ultimo anelito di vita che gli rimane, l'Ultima chiamerà a raccolta il Potere che da sempre appartiene alle Creature , traendo forza dal Fuoco, dall'Acqua, dalla Terra e dall'Aria. Il Male saprà contrastarla, ed ecco giungere il Destino, il quale plasmerà con le sue mani sè stesso e tutti quanti noi col Giudizio Celeste.’

Ecco fatto. La Profezia era stata enunciata. Essa si sarebbe persa tra le pieghe del tempo e dello spazio, attendendo con pazienza di capitare tra le mani di colei che sola, avrebbe potuto porre fine a ciò che era iniziato quel giorno.
Cassandra si accasciò a terra, notando che anche il suo ottagono di protezione era scomparso. La sua ora era giunta, e lei sorrise, in pace. Avrebbe raggiunto all’altro mondo tutte le persone che aveva amato e custodito in vita, dopo aver adempiuto al suo destino, cosa poteva desiderare di più?
L’unico rimpianto che avrebbe portato con sé, sarebbe stato che la sua bella isola, la sua casa di sempre, sarebbe diventata un luogo abbandonato dopo la violenza e le energie inaudite che si erano scatenate in quel luogo nell’arco di poco tempo.
La bella Atlantide era morta, insieme a tutti i suoi abitanti.
 
 
1 ottobre, isola di Atlantide

Sì, era decisamente passato molto tempo da quando era stato lì l’ultima volta. Diecimila anni. Nelle sue precedenti reincarnazioni non aveva voluto saperne di tornare lì, ma ora… ad un passo da ciò che aveva sempre desiderato…. Aveva sentito il bisogno di andare lì, dove tutto sapeva di Anya, nonostante nulla fosse come prima.
Se ripensava al poco tempo che aveva avuto a disposizione per stare con lei, non poteva fare a meno di provare una cieca ira. Verso la Veggente che gli aveva impedito di vivere la vita che aveva sognato con la su amata, con Anya stessa che non aveva avuto il coraggio di ribellarsi, con la gente dell’isola che viveva sotto quelle ingiuste leggi infischiandosene delle volontà degli altri, pur di proteggere loro stessi, ed infine con la Magia e con il Destino stesso che avevano marchiato Anya nell’anima, reclamandola come loro devota servitrice.
E la donna, dietro la Creatura, che fine aveva fatto? La sua donna, non contava? Loro non contavano, la loro felicità non contava nulla?
Oh…. Ma presto l’avrebbero pagata cara, tutti quanti. Nessuno capiva cosa provava, nessuno poteva arrivare a sentire l’amore come lui, nessuno di quegli infimi esseri umani poteva lontanamente immaginare quanto amore e quanto dolore si potesse provare….
No, gli altri non potevano capire. Lui era il più forte perché provava emozioni, e quindi nessun altro a parte lui era degno di possedere tutta la magia di quel mondo.
Quegli sciocchi che si erano uniti a lui avevano capito che non potevano nulla contro di lui, e da bravo Capitano qual’era, aveva ricompensato i suoi uomini privandoli di quel peso ingombrante che si portavano dentro fin dalla nascita. L’anima. A cosa poteva servir loro un’anima, una mente, una volontà, se alla fine rimanevano inermi a vedere la loro vita andare avanti senza che loro facessero nulla per farne parte? Li aveva salvati da una vita che tale non era.
Nei secoli gli era stata rinfacciata la sua crudeltà, la suo mancanza di pietà nei confronti delle vite che inevitabilmente andavano perdute. Ma perché se la prendevano tanto? La morte sarebbe giunta, presto o tardi, che differenza faceva se delle inutili vite avessero fine prima o dopo?
Personalmente, l’aveva considerato come un favore a quei poveracci, scampati prima di altri ad una vita piena di dolore e patimento.
 
Ah, venire in quel luogo era stato come rivivere tutto una seconda volta.
Ma era stato necessario, se voleva trovare ciò che gli serviva per ottenere il suo obiettivo.
Ecco, era arrivato nel luogo dove un tempo sorgeva la casa del capovillaggio. Dove tutto era finito in un turbine indistinto di magia, lacrime e disperazione.
Ci aveva messo un po’ a ritrovarlo, la topografia era cambiata notevolmente, ma per fortuna non era grande come isola. Ne giro di due giorni la si poteva visitare tutta in volo. Lui però se l’era presa comoda, ed era andato a piedi, ritrovando a colpo sicuro almeno la posizione del villaggio, dato che sorgeva alle pendici del vulcano, in direzione Sud rivolto all’oceano.
Finalmente era arrivato. E, quasi come se non avesse aspettato altro in tutto quel tempo che essere ritrovata da lui, la bacchetta di quercia incantata e scaglie di sirena spezzata era ancora lì, per terra, ma senza il minimo segno del tempo. Era davvero, la bacchetta più potente mai costruita.
Ma a lui serviva per un altro scopo. Quella bacchetta era stata il catalizzatore della maledizione che aveva lanciato lui, e della contromaledizione della sua piccola, testarda Anya. Anche se in punto di morte le aveva sentito dire che non poteva più amarlo, lui sapeva che era stata plagiata da quella vecchia veggente con la quale era cresciuta, poiché priva di genitori.
Ora aveva il primo ingrediente per il Rituale di Vita. Sapeva bene che solo le Creature avrebbero potuto compierlo…. Ma lui si era fatto furbo. E avrebbe gabbato il Destino, che tanto si era fatto beffe di lui.
 
 
 

Note:
Buonsalve!!! Visto che so essere ragionevolmente celere? Ok meglio sorvolare sulla questione…
Come vedete ho affrontato in questo capitolo la questione delle origini. Spero di aver reso bene tutti i punti chiave, le emozioni di quel folle di Nemo, cosa lo ha spinto a commettere certe atrocità a causa di suddetto folle amore e il rituale con cui sono state create le prime Gemme, e che ha deciso l’esistenza dei Portatori, e infine la Profezia. Infine è giunta! È la stessa che Hermione ha trovato capitoli addietro…. E finalmente eccola svelata!
Ringrazio di cuore tutti quelli che ancora leggono la mia storia. Questo capitolo è dedicato a voi, sperando che nel corso del tempo vi siate incuriositi e che abbiate desiderato saperne di più. E sperando di aver soddisfatto le eventuali curiosità.
Questo capitolo è un po’ più corto dei precedenti, ma è più denso, credo, e allungarlo sarebbe risultato pesante, oltre che controproducente. Questo capitolo era tutto dedicato al Capitano. Presto però tornerò con nuove notizie dei nostri eroi, promesso!
Ho straparlato abbastanza, alla prossima! Kisu,
Flos Ignis

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Capitolo 26
*** Capitolo 25. Oltre la paura ***


Dedico questo capitolo a Valentina, che voi tutti meglio conoscete come  ‘ANCIENT IRIS’ qui su efp, perché qui parlerò della paura del futuro e del passato. Mia Morte, sorella, è grazie a te che adesso io non ho più paura di quello che si nasconde dentro di me. È grazie a te, se ora sono ancora viva anche dentro.  Ti voglio bene.
Cinzia, la tua Guerra
 

PAURA
 

La paura uccide più della spada
‘Il trono di spade’ di George R.R. Martin
 
 
‘Non posso amare un uomo che ha ucciso tanti innocenti! Non posso… no… NON POSSO AMARE UN UOMO SIMILE! Adesso sono io a farti un giuramento: tutte le mie sorelle che verranno…. Tutte le Creature che tu cercherai di uccidere per avere il controllo totale sulla magia…. Tutte le donne che ti affronteranno, non potrai mai sconfiggerle davvero. Ce ne sarà sempre un’altra, e un’altra ancora, e un’altra ancora, fino a quando l’Ultima sarà abbastanza forte da porre fine alla tua maledizione. Chiamo a raccolta la magia di mio Padre che mi ha designata come sua, per tramandare alle mie sorelle tutti i miei ricordi e la mia conoscenza, affinchè possano fermarti!’
 
‘Lo giuro sull’amore che ti porto, mio Nemo, che non vincerai questa guerra. Sei destinato a perdere, perché per quanto tu tenterai di rinnegare questo sentimento, non lo eliminerai MAI: perché è esso stesso che ci fa vivere. E io farò di tutto per fartelo ricordare. Dovessi metterci anche migliaia di anni, io ritornerò sempre insieme a te, in sogno, tramite visioni, come fantasma, come voce della tua coscienza…. Come voce del tuo cuore. Non ti libererai di me.’
 
‘Quando il mondo spirerà l'ultimo anelito di vita che gli rimane, l'Ultima chiamerà a raccolta il Potere che da sempre appartiene alle Creature , traendo forza dal Fuoco, dall'Acqua, dalla Terra e dall'Aria. Il Male saprà contrastarla, ed ecco giungere il Destino, il quale plasmerà con le sue mani sè stesso e tutti quanti noi col Giudizio Celeste.’
 
Un’immane esplosione di un verde lucente come milioni di stelle spazzò via ogni altra voce, ogni altro colore, per lasciare che a prevalere fosse quella che tanto amava.
-Hermione… amore mio… perdonami, se puoi. Questo era l’unico modo per salvarti. Adesso lo so… adesso ho capito: era questo il mio scopo. Salvarti. È per questo che sono nato, è per questo che il Destino mi ha donato questo potere: il mondo non può permettersi di perderti, e nemmeno io. Vivi… e non essere triste per me. Veglierò ancora su di te. Te lo prometto…-
 
 
-Hermione, svegliati!-
Harry era preoccupato a morte: era un quarto d’ora ormai che cercava di svegliare la ragazza senza successo, e quella continuava ad agitarsi in preda a qualche incubo, in un mondo dove lui non poteva raggiungerla. Era frustrante, specialmente sapendo che era difficile si trattasse di un normale sogno. Orami era un po’ che i loro incubi in comune non si presentavano, ma aveva la netta sensazione che quella notte fosse cambiato qualcosa: se prima accadeva tutto in simbiosi, quando si era svegliato aveva sentito qualcosa che ghermiva la mente di Hermione, per portarla dove lui non poteva proteggerla.
All’ennesimo verso sofferente della ragazza, Harry decise di essere stato paziente  (per modo di dire ovviamente) anche troppo. Estrasse la bacchetta e tentò quella magia che tanti guai gli aveva provocato in passato, ma che forse, per una volta, poteva essere la soluzione.
-Legilimens!-
Una cacofonia di voci lo invase, ed Harry cercò, non senza fatica, di distinguerle l’una dall’altra per cercare la coscienza catturata della sua migliore amica.
-Hermione! Dove sei?- per quanto cercasse di urlare però, nemmeno lui sentiva la sua stessa voce. Il panico rischiava di invaderlo, e fu solo per caso che alcune parole gli giunsero chiare come non mai.
- Il Male saprà contrastarla, ed ecco giungere il Destino, il quale plasmerà con le sue mani sè stesso e tutti quanti noi col Giudizio Celeste…-
Una Cruciatus l’avrebbe scosso di meno. Harry sapeva, sentiva che quelle parole… avrebbero cambiato e messo in discussione ogni cosa.
Dopo averle sentite, un’onda d’urto partì da lui, e non fu in grado di controllarla. Nemmeno ebbe il tempo di pensare di poterla arrestare in qualche modo, che essa uscì dal suo corpo per inghiottire con un manto nero come l’inchiostro ogni pensiero, ogni luce, ogni voce nella mente di Hermione. Harry stesso percepì la calma inondare finalmente la coscienza della ragazza.
Finalmente più rilassato, pensò fosse il caso di uscire, ma qualcosa lo bloccava lì. Il suo compito non era ancora finito. Senza sapere bene cosa stesse facendo, ma seguendo quell’istinto che tanto spesso gli era tornato utile, portò le braccia tese in avanti, con i palmi rivolti verso l’alto. Chiuse gli occhi.
E la sua magia, una magia che non sapeva nemmeno di possedere, fece il resto.
Il Sigillo che prima era esploso aveva liberato un’energia che quel mondo non aveva mai visto. E che solo un’altra volta si sarebbe mostrata.
Il suo stesso corpo si illuminò di una luce particolare, bianca screziata di verde, e lentamente si espanse. Ogni angolo della sua mente e di quella della ragazza vennero rischiarate e sanate da quella magia spettacolare, tutto divenne splendore.
E quando il manto di calma notturna lasciò del tutto il posto al biancore di un’alba di una consapevolezza nuova, entrambi i ragazzi tornarono al mondo reale.
 
Sconvolti, sconcertati, esausti, increduli, intimoriti, insicuri.
Non sapevano quale tra queste emozioni superasse le altre, ma di certo ora la confusione che avevano in testa era molto grande. Prima o poi però avrebbero dovuto iniziare a sbrogliare la matassa da qualche parte…
-Hermione… non so cosa dire-
-Se questo ti consola nemmeno io…-
-Però dobbiamo parlarne, no?-
-Assolutamente-
-Allora… da dove cominciamo? Io voglio sapere intanto se stai bene… se prima ti ho fatto male, qualsiasi cosa abbia fatto, o … insomma, stai bene?-
-Come? Sì, certo… sto benissimo. Devo ringraziarti. Mi hai salvata di nuovo da quel Veleno-
-Di nuovo?-
-Ti ricordi qualche settimana fa, quando stavo per rivelare a tutti la mia storia? Quando sono svenuta, e il professor Piton ha detto che non era possibile si trattasse di una fattura a distanza?-
-Sì… ma non ho ancora capito bene-
-Sono la più potente maga in circolazione. Nemmeno Nemo riuscirebbe a farmi una fattura tanto potente a distanza. Per cui doveva trattarsi di qualcos’altro. E ora finalmente so cosa è stato. Mi è successo di nuovo stanotte. Entrambe le volte sei stato tu a salvarmi. È per questo che ti ringrazio-
-Ma io non so nemmeno cosa ho fatto…-
-Harry, io… non ti ho raccontato tutto. Tutta la magia che ho in corpo, tutto questo potere… ha un prezzo. Io non ho nemmeno un ricordo delle altre Creature posteriore alla fine delle loro guerre contro il Capitano-
Ci vollero pochi secondi perché Harry capisse il significato di quelle parole.
-CHE COSA? No, non può essere… tu non… non puoi! Non devi! Perché?- gli occhi sgranati, il respiro più veloce, gli inconsapevoli tic nervosi. Non c’era bisogno di un genio per capire che Harry aveva recepito forte e chiaro il sottotesto… e che ne aveva paura.
Anche lei era spaventata. Non voleva morire. Proprio no. Non ora che… aveva capito di essere innamorata. Non adesso che la vita aveva acquistato un senso, chiaro come il sole. Lei era nata per stare con Harry. Era lui la sua metà, il suo compagno di vita. L’unico a cui donare tutto, l’unico da cui poter pretendere tutto. Un amore così grande che non credeva di essere capace di provarlo.
-Harry, ti prego calmati… non fare così ti prego, respira e tranquillizzati…-
-Hermione, come puoi chiedermi di stare calmo quando tu mi hai appena detto che morirai?-
Ora che l’aveva detto, tutto sembrava così dannatamente reale e imminente che furono in due a sentirsi male.
-Harry. Non voglio morire. Per questo ho fatto delle ricerche…-
-In biblioteca?- Hermione fu sollevata di vedere un mezzo sorriso sul volto di Harry.
-Sì. Credo di aver trovato qualcosa. Sfogliando un libro, mi è apparsa una pergamena tra le mani. C’era scritta una profezia… e stanotte ho sognato il momento in cui la veggente l’ha pronunciata, ai tempi della Prima Creatura. L’ultima frase ha un significato particolare, e mi dà una speranza di sopravvivere-
-In questo siamo bravi, no?- lui tentò di scherzare, ma la situazione rimaneva comunque molto tesa.
Mani nelle mani, occhi negli occhi, finalmente riuscirono a calmarsi entrambi. Almeno in superficie. Avevano ancora molto di cui parlare, e agitarsi non li avrebbe aiutati a risolvere quel dannato problema.
-Devi sapere che io non mi arrenderò. Lotterò fino all’ultimo, insieme sconfiggeremo il nostro nemico, e riuscirò a sopravvivere. L’hai detto anche tu, siamo bravi a sfuggire alla morte. Ma ho bisogno che tu stia al mio fianco, perché tu sei la ragione principale che per cui voglio restare in vita. Perché io ti amo, Harry-
La dichiarazione era uscita naturale, vera come la magia che scorreva nelle loro vene, sicura come del sorgere del sole al mattino.
Non c’era bisogno di vergogna, insicurezza o imbarazzi tra di loro. Il loro batticuore potevano leggerselo negli occhi emozionati e resi luminosi dall’amore che provavano l’uno per l’altro.
-Ti amo, Hermione. E non ho intenzione di lasciarti andare via da me. Non ti dividerò con nessuno, nemmeno con la morte- Harry avrebbe voluto dirle molte altre cose. Che il suo cuore le apparteneva da sempre, nonostante non lo sapesse, che la sua vita era indissolubilmente legata a quella di lei, che l’oro e miele dei suoi occhi gli scaldava l’anima, che la sola idea di perderla l’aveva fatto quasi impazzire, a trattenerlo solo la consapevolezza che lei era ancora lì davanti a  lui, e che non si sarebbe arresa.
Ma lei già sapeva tutte quelle cose.
Con la particolare connessione tra le loro anime, lei aveva sentito tutto quello che le labbra di Harry non avevano pronunciato.
Labbra di cui si sentiva proprietaria, e che non tardò a esigere.
Amore, vita, passione, desiderio, protezione, possessione, fiducia, speranza, amore, e via da capo in un turbine di sentimenti fusi insieme e scambiati continuamente tra loro tramite quel sacro legame che di nuovo, finalmente e definitivamente, si era formato, splendente come l’oro e forte come il diamante.
E per un tempo infinito, tutto ciò che era dolore, guerra, preoccupazione e morte sparì dalle loro menti.

 
Nemo ghignò malignamente, immerso in quella piccola stanza pregna di magia velenosa e pulsante oscurità.
La pozione era finalmente pronta. L’ultimo ingrediente, la metà della bacchetta di Anya, l’aveva gettata nell’enorme calderone fumante.
L’altra metà invece l’aveva messa al sicuro, sotto sigillo, per poterla usare in seguito e riportare in vita la sua amata.
Versò la pozione in tante fiale vuote, preparate apposta per quell’occasione, e chiamò a raccolta i suoi luogotenenti col pensiero, dirigendosi all’esterno di casa sua, in una grande radura bruciata e ormai priva di vita, sperduta tra i monti della Mongolia. Privi di volontà, si presentarono al suo cospetto centinaia di uomini e donne che in comune avevano solo l’espressione vuota, o al più blandamente e sadicamente divertita.
Con la magia consegnò ad ognuno di loro una dose della sua Pozione di Incremento Oscuro, ordinando loro di berla e scatenare il caos in tutto il mondo, continuando l’opera di qualche settimana prima.
-Miei fedeli, ci avviamo alle battute conclusive dell’ultima guerra. Finora abbiamo agito per lo più in discrezione, ma ora… ora è il momento di prenderci la vittoria! Chiunque non cada sotto l’influsso dell’incantesimo che vi ho insegnato, l’Imperio Mentis, chiunque non cada sotto il miracolo dell’Apatia di cui gli faremo dono, dovrà essere ucciso. Non vogliamo che altri debbano sopportare le pene derivanti da quella spazzatura che altri chiamano ‘sentimenti’. Noi siamo più pietosi di così. Chi è nato con la sventura di non poter fare a meno di provarne, riceverà da tutti voi la grazia di una prematura dipartita-
Annuirono in sincrono, convinti di quelle parole per loro così vere.
-Se la Creatura o i suoi dovessero intralciarvi, sentitevi liberi di usar loro quanti più riguardi riteniate opportuni- un ghigno particolare, che non avrebbe stonato sul volto di Satana, nacque spontaneo su un pallido viso dai tratti decisi e spigolosi, ingentiliti in apparenza dai capelli biondissimi, portati secondo la moda magica inglese legati da un nastro di raso.
Avrebbe saputo di certo, Lucius Malfoy, quali premure riservare a certi sciocchi ragazzini insolenti….
-E ora andate e spargete nel mondo la voce che il Capitano non prova pietà per chi gli si oppone, e che per quanto paziente…. È giunto il momento della resa dei conti finale!-
Centinaia di maghi alzarono le bacchette simultaneamente, lanciando un ‘lumus’ come segnale di ordine ricevuto, e si smaterializzarono dapprima nelle grandi metropoli, dove avrebbero potuto portare la guerra ad uno scalino maggiore più in fretta.
Rimasto solo, il Capitano, tanto era preso dall’eccitazione della battaglia risolutiva sempre più imminente, che nemmeno si accorse della presenza alle sue spalle. Non viva, non morta, nemmeno in grado di mostrarsi come fantasma, la presenza aveva osservato ogni secondo di quella giornata con la morte anche nel cuore. Ridotta ormai a ombra di un’antica volontà, priva di forma e di voce, non le era possibile interferire con il mondo dei vivi e il riposo eterno non le era concesso.
Sconsolata e prossima alla follia, Anya continuò a seguire l’uomo che l’aveva amata di tutto cuore, e che aveva poi trasformato quell’amore in una maledizione.
 
 
-Beh, direi che a questo punto il gruppo è completo. Il Quinto sei tu…. Anche se non è stata una sorpresa. Non proprio… in fondo, i compagni di viaggio delle mie sorelle sono sempre nati nel suo cerchio di conoscenze più strette. Era molto più che plausibile che fossi tu-
-E perché non me l’hai detto?-
-Non mi era possibile. Una rivelazione anzitempo del proprio ruolo può essere rischioso. Ora che invece hai scoperto tu stesso il potere che era sopito dentro di te, ogni minimo dubbio residuo è sfumato-
-Sono pronto a fare ciò che devo. Cosa posso fare per aiutarti?-
-In realtà, ho solo una teoria. Questa è la prima volta che nasce un Quinto compagno. Non so nulla per certo, ma analizziamo i fatti: riesci a parlarmi e leggermi nella mente con una facilità incredibile, il tuo potenziale magico è ben al di sopra della media, e non ancora del tutto sviluppato; Quando ho avuto bisogno di aiuto, la tua magia mi è venuta in aiuto, concretizzandosi in un incantesimo complementare al mio. Ti ricordi, no, della prima notte di attacco, come eravamo sincronizzati nei combattimenti? Hai usato incantesimi che nemmeno conoscevi, ne sono sicura, d’istinto, per darmi ciò di cui avevo bisogno. In effetti, è da allora che ho iniziato a pensare fossi tu il mio…. ‘Jolly’. Le due volte che la Morte è venuta a ricordarmi la mia prossima dipartita, degradando il mio corpo con quella specie di veleno, sei stato tu a trattenermi…-
-Hermione, davvero, non ti seguo-
-Ragiona! Ogni volta che hai tirato fuori l’incantesimo giusto al momento giusto, è stato per un mio bisogno. Probabilmente è questo lo scopo del nucleo magico che ho visto dentro di te, ancora sigillato, tempo fa, quando ancora non sapevo che Ron aveva in sé l’Elemento Terra. Aiutare me-
-Mi stai dicendo che lo scopo della mia magia è proteggerti?-
-Suppongo sia così. È solo una teoria… ma credo sia corretta-
-Beh, chiunque sia stato a darmi il potere di difenderti… gli devo molto-
-È questa la mia speranza, Harry. Se tu sei riuscito ad arginare quella specie di veleno che mi avvicina sempre di più alla morte… forse puoi eliminarlo definitivamente, una volta che tutto sarà finito. È una speranza davvero minima di sopravvivere… ma è l’unica per me. E voglio crederci fino alla fine. Perché io credo in te-
-E io in te. So che vincerai. E io sarò con te quando accadrà-
 
-Mi annoio-
-Parla ai gorgosprizzi-
-Ma io non riesco a vederli. Se anche ci parlo, come faccio a sentire le risposte?-
-Conta le stelle, visto che ti piacciono-
-… ho perso il conto. E continuo ad annoiarmi-
-Concentrati su ogni goccia d’acqua presente nel Pacifico e  cerca di vedere attraverso di essa, e goditi il panorama. È anche un ottimo esercizio-
-L’ho già fatto. Lo sapevi che le balene possono avere fino a 11 cuccioli in una volta? E dire che a noi sembra strano addirittura avere tre gemelli… anzi, già due come noi sono abbastanza rari, anche se non inconsueti-
-Davvero? Questo è molto interessante, ma come lo sai?-
-Ho visto il parto di una balena mamma-
-Com’è stato?-
-L’acqua si è tinta di rosso e i piccoli sono nati uno dopo l’altro in poco tempo mentre la loro mamma nuotava avanti e indietro. Sembrava una palla di cannone che spara in sequenza…-
-DRACO!-
-Che c’è? È vero-
-Non riesci proprio a concentrarti sulla nostra missione?-
-Guarda che sono ore ormai che teniamo i sensi allerta, e non è successo niente. Hermione avrà anche visto che sarebbe accaduto il finimondo qua a Toronto, ma forse ha sbagliato la tempistica-
-Dì la verità, sei preoccupato per tuo zio-
-Non ho problemi ad ammetterlo, ma se parlo d’altro è d’aiuto alla mia fragile psiche-
-Morgana e Zefiro, come sei melodrammatico… Regulus è tornato sano e salvo, in ritardo ma senza un graffio, con tanto di quattro persone immuni all’apatia con sé da portare a Hogwarts-
-Però adesso non sappiamo dove sia. L’ultima volta che ci ho parlato stava ripartendo, ma non ha detto per dove-
-Penso sia normale. È una persona riservata, e un leale guerriero. Ho avuto modo di apprezzarlo, quando era morto. Nelle sue missioni è normale ci sia segretezza. Meno sanno dov’è, più probabilità di riuscita ci sono-
-Ne sono perfettamente consapevole, ma l’ansia non ne vuole sapere di andarsene. Prima o poi però ti va di raccontarmi cosa vi siete detti quando era sotto forma di essenza?-
-Prima è il caso di chiedere a lui se è d’accordo. Ma davvero, Draco, non è il caso che tu stia in pensiero per lui. È molto in gamba, e vuole sfruttare al massimo questa seconda vita che gli è stata donata. Non si farà di certo ammazzare facilmente-
-E io non intendo lasciare che ciò avvenga, ma come faccio a proteggere le persone a cui voglio bene se queste se ne vanno chissà dove senza dirmi nulla?-
-Non hanno bisogno della tua protezione. La tua forza serve esattamente qui dov’è, in prima linea. Forse tu non ti rendi conto di quanto già fai per difendere tutti. Qui dove siamo noi è il posto più pericoloso del fronte, ovvero la prima linea. Solo noi possiamo difenderla, e impedire che avanzino nelle retrovie i nemici della pace che vogliono uccidere gli innocenti. Il modo migliore che hai per proteggere tutti, è tagliare la testa al nemico. Così i suoi bracci si fermeranno di conseguenza-
-Grazie, sorellina. Avevo bisogno di una ripassata. Sei molto saggia-
-Quando cresci con il vento che ti sussurra all’orecchio tutto ciò che è stato, per poi dirigersi alla beatitudine o alla dannazione, lasciandoti come unica a conoscenza del passato… impari a dare il giusto valore a ogni cosa. Alla vita, ma non solo. I Portatori dell’Aria sono tutti un po’ matti come me, perché è impossibile non diventarlo. Ci è necessario per sopportare tutta questa esperienza di vita: ampliare la mente, guardare il mondo attraverso ogni sua singola sfaccettatura… non puoi non imparare a farlo, se hai l’Aria come tuo Elemento. Se nasci con questo dono, vuol dire che sei in grado di sopportarlo e usarlo al meglio. La scelta non avviene certo a caso-
Draco pensò spesso, in seguito, alle parole della sorella. Col tempo si sarebbe ritrovato a darle ragione su tutta la linea, ma in quel momento il dubbio era ancora in lui. Davvero ci viene posto sul cammino solo ciò che possiamo affrontare e superare? Gli venne naturale pensare a Lucius Malfoy. Gliene aveva fatte passare tante… l’aveva stressato emotivamente fin da quando era piccolissimo, lo picchiava col bastone da quando aveva undici anni ogni volta che secondo lui disonorava il nome dei Malfoy, e da quando ne aveva tredici aveva iniziato a notare gli sguardi perversi che sempre più spesso gli scivolavano addosso. Lo aveva costretto a prendere parte a una guerra, lo aveva obbligato a stare dalla parte che LUI riteneva migliore. Non aveva fatto nulla nemmeno quando era stato mandato in una missione suicida contro Silente, usando la vita di sua madre come garanzia per il suo successo. Non avrebbe mai scordato, e nemmeno perdonato.
Ma se pensava a ciò che aveva passato sua sorella… Lucius l’aveva stuprata. Le aveva tagliato i capelli, l’aveva sfregiata… cosicchè assomigliasse a lui. Con i capelli corti e il sangue a distorcerle i lineamenti, nella mente malata di quell’uomo lei doveva essere apparsa come la realizzazione delle sue fantasie più oscure senza il rischio che il suo unico figlio ne risentisse. Non certo per amore paterno, a risentirne sarebbe stato più che altro il buon nome della casata.
Luna non si era sognata nemmeno di striscio di dirgli tutte quelle cose… ma dopo tanti anni passati sotto lo stesso tetto di quel … mostro, per lui non era difficile anticiparne i pensieri, o perlomeno intuirne la linea generale. E questo, alle volte, lo mandava ai pazzi.
Se lui capiva come ragionava un uomo simile… voleva dire che lo giustificava? O peggio, che era come lui, e che un giorno o l’altro avrebbe finito per emularlo?
Questo atroce dubbio gli impediva di dormire sereno la notte.
-Stai attento ai Nargilli, fratello. Si stanno accumulando velocemente sulle tua testa-
-Tranquilla, non è nulla di grave. Solo una domanda che non trova risposta-
-Allora non cercarla-
-E dovrei lasciare la domanda così com’è?-
-Non ho detto questo-
-Ma hai detto che non devo cercare la risposta!-
-Infatti-
-Mi arrendo. Spiegati, per favore-
-Non devi cercare la risposta. Devi solo fare del tuo meglio affinchè la risposta non diventi più importante della domanda-
-Ancora non ti seguo-
-Affannandoti a cercare la risposta a una domanda, rischi di dimenticare che prima ancora che una risposta… devi sapere il motivo per cui vuoi quella risposta. E quando lo avrai trovato... la risposta non sarà più importante-
-Non credo di aver capito…-
-Hai un dubbio che ti affligge, giusto? E vuoi avere una certezza in merito, per far sì che esso smetta di logorarti. Ma secondo me, prima di avere una certezza, devi scoprire perché è così importante averla. Quando lo avrai scoperto, probabilmente vedrai il tuo problema sotto una luce nuova, che illuminerà ciò che davvero è importante. E a quel punto, saprai cosa fare, chi proteggere, cosa volere. E il dubbio di prima sarà solo un ricordo-
Quelle parole avevano senso. Molto senso. Draco provò ad applicarle a sé stesso, per cercare di capire se potessero aiutarlo…
Perché ho tanta paura di diventare come Lucius? Perché è un mostro, e ha fatto cose orribili. Ma io non sono come lui, non sono LUI, ho scoperto che nemmeno è mio padre, quindi per quale motivo dovrei diventarlo in futuro? Sono cresciuto con lui, e ho paura che ciò che lui è mi sia stato trasmesso in tutti questi anni. Ma lui non è mai stato innamorato, io invece lo sono, Ginevra si è presa il mio cuore senza che io facessi nulla per impedirglielo. Non credo nemmeno abbia mai avuto un amico vero, mentre Blaise è alla stregua di un fratello, Harry e Hermione sono i miei migliori amici. Ronald non è male come credevo, e Luna è la sorella che tanto ho desiderato, migliore di quanto osassi sperare. Lui questo non lo ha mai provato. Sono diverso da lui.
Perché allora temo ancora di diventarlo? Luna ha detto che devo capirne il motivo, prima di trovare il modo di evitare che accada. Perché… perché…. Perché?
Quando ero piccolo ho anche provato a imitarlo, nella speranza che fosse fiero di me… ma non lo è mai stato. Ora invece non ho più bisogno della sua approvazione.
Il cosiddetto ‘Lumus’ esplose nella mente di Draco con il bagliore di una nuova alba.
Ho capito! Luna aveva ragione… è talmente geniale da far paura a volte… ma aveva ragione! Dovevo capire il motivo dietro tutte queste paranoie! Avevo paura di diventare come lui perché sotto sotto avevo paura in realtà di voler ancora compiacerlo! Ma adesso non mi importa più di lui, non mi interessa se non gli piace chi sono, non me ne frega un accidente nemmeno di lui! E se lui ormai non fa più parte di me e dei miei desideri allora…. Allora…
-…allora sono libero da lui e da ciò che lui vuole. Non sarò mai come lui, perché NON LO SONO, e NON VOGLIO DIVENTARLO! E per quanto mi riguarda può anche andarsene all’inferno!- Draco prese le mani di sua sorella, ringraziandola di cuore, per poi abbracciarla di slancio. Sorpresa e ignara dei pensieri del fratello, si limitò a godersi quell’affetto spontaneo.
Dopo molto tempo, Draco riuscì a prendere un respiro di sollievo, seguito da una risata felice e allegra come mai ne aveva fatte. Luminosa come il Sole di cui Apollo era Dio, come il Sole che brillava su di lui e dentro di lui, illuminandolo di luce propria. E Luna a sua volta rise, brillante di luce riflessa come l’astro di cui portava il nome e di cui Diana era protettrice.
Gli dei gemelli loro protettori in quel momento, probabilmente, avevano preso dimora nei loro cuori, rivestendo d’oro e d’argento quel filo che li aveva legati, rendendolo prezioso e infrangibile.
 
La bellezza di quel momento fu interrotta però nel peggiore dei modi.
-Sono lieto di vedere che siete ancora in buona salute, miei cari… avrò il piacere di ammazzarvi io stesso-
Era giunta la resa dei conti. Lucius Malfoy non avrebbe tollerato interferenze o interruzioni quella volta. A costo di bruciare ogni singolo vaso sanguigno che aveva in corpo, quel giorno avrebbe posto fine alla vita di quei due ragazzi. La loro stesa esistenza era fonte di enorme fastidio per lui.
Godette a vedere le loro facce stupite, impaurite… furiose. L’odio del suo nemico la faceva sentire così vivo…. Ci avrebbero pensato i suoi sottoposti a radere al suolo la città, con la fiala che avevano ingerito avrebbero potuto cavarsela tranquillamente senza di lui anche in nove…. La sua presenza era necessaria lì, a fronteggiare quelle due spine nel fianco.
-Non credere che ti lasci avvicinare a lei di un solo passo! Stavolta ti ammazzo, così la finirai di rovinare ogni cosa che tocchi!- Draco era furibondo, se al posto dell’Acqua avesse dominato il Fuoco probabilmente lui stesso sarebbe bruciato. Si limitò invece a richiamare abbastanza del suo elemento per creare una lancia  e una frusta, visto che era specializzato nel combattimento medio-lungo.
Lucius ghignò ed estrasse un pugnale dalla spada rossa. Lo stesso di quel giorno… e Luna non ci vide più.
-Draco, vai via. Aiuta la gente  della città a mettersi in salvo e combatti contro i suoi compagni. Il Vento mi ha detto che ce ne sono altri che stanno spargendo il panico. Di lui mi occupo io. Ho un conto in sospeso-
-Cosa? Non ti lascio sola con lui! E poi anch’io ho un bel po’ di cose da fargli scontare…-
-Non possiamo lasciare la gente indifesa! Siamo qui per un motivo! La mia è una magia d’attacco, la tua da difesa. Non c’è altro da aggiungere-
-Le palle! Anche io posso attaccare, come tu puoi difendere. Non raccontarmi storie che non è proprio il momento-
-Draco, mettiamola giù più semplice. L’Aria è PRINCIPALMENTE una magia d’attacco, l‘Acqua principalmente da difesa. La gente ha bisogno di essere protetta, e quest’uomo ammazzato. Noi abbiamo questo compito, e non possiamo portarlo a termine se non ci separiamo. E ance se hai i tuoi ottimi motivi per volerlo morto, anche se entrambi ormai siamo allo stesso livello di potere, tocca a me il piacere di farlo fuori: primo, perchè ho molta più esperienza di te; secondo, non c’è molta acqua nei dintorni, sei svantaggiato rispetto a me, hai bisogno di tempo, sforzo e concentrazione per crearla e richiamarla da più lontano; terzo, saresti più utile ala gente di me in questo contesto; quarto… se non lo uccido io, ne avrò paura per il resto della mia vita. Ti prego. Lascialo a me-
Tutta la furia di prima si chetò all’ultima frase della sorella. Era stato un colpo basso… ma non poteva certo rimanere indifferente alla sua preghiera. E nemmeno alla sua logica schiacciante, purtroppo, anche se questo non l’avrebbe ammesso.
Fu con un pizzico di disperazione nella voce che le chiese di stare attenta, e subito dopo le voltò le spalle per correre verso il centro della città, da dove provenivano rumori sospetti.
Sperò solo che non facesse pazzie, e che tornasse da lui, viva.
 
 
Note:
è ufficiale. La tecnologia mi odia. Il mio computer in particolare, altrimenti perché impallarsi ogni volta che lo accendo, piena di buone intenzioni e idee per il nuovo capitolo? Il ritardo stavolta è stato causato da incidenti tecnici, me ne dolgo profondamente.
Spero di aver trattato il tema del vincere la paura abbastanza bene, era una cosa importante per me.
Kisu, alla prossima!
Flos Ignis

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Capitolo 27
*** Capitolo 26. Quando la morte canta ***


Quando la morte canta
 
La Tenebra non può trasformare l’amore in qualcos’altro. L’Amore è l’unica cosa che resiste nonostante Tenebra, morte e distruzione.
P.C. & Kristin Cast, ‘Destined’

                                                                                                                                         
-Vaffanculo!-
-GINEVRA MOLLY WEASLEY!-
-Ron, ti pare il momento di riprendermi per il linguaggio?-
Effettivamente, quello non era esattamente il momento più adatto, ma Ronald aveva sempre avuto un piccolo problema con la casistica.
Una decina tra maghi e streghe li aveva circondati all’improvviso, mentre passeggiavano per le vie di Mosca tenendo d’occhio qualunque persona sospetta capitasse loro a tiro. Ginny aveva visto nel fuoco molti combattimenti su scenari diversi, dall’aperta campagna ai vicoli di una metropoli piena di grattacieli. Non aveva fatto in tempo tuttavia ad avvertire il fratello che a loro sarebbe toccato un combattimento proprio in quella città sommersa dalla neve che la sua visione era divenuta realtà.
I loro avversari si erano annunciati con una magia esplosiva che avrebbe fatto felice il loro amico Seamus, se questa non avesse distrutto una bellissima Moschea con i fedeli all’interno in preghiera.
Al che, i due fratelli si erano ritrovati schiena contro schiena a contrastare quei pazzi che non mostravano un’espressione che fosse una manco a pagarli fior di galeoni.
-Qualche idea?-
-Sì, ma dovresti trattenerli da sola per un minuto e coprirmi le spalle. Sicura di farcela?-
-Per chi mi hai presa?- un piccolo ghigno apparve sul volto da bambola di lei, mentre Ron le ricordava di non esagerare o avrebbero attirato troppi babbani  in mezzo al pericolo già abbastanza elevato.
La fregatura di combattere in città era proprio quella. Loro non potevano dare il massimo, o avrebbero fatto del male a gente innocente, mentre quegli stronzi dai volti impassibili sembravano non curarsi di quanta gente avevano già ammazzato o ferito. E questo faceva ribollire il sangue ai due rossi.
Ancora più grave era il fatto che mentre quelli lì li stavano intrattenendo altri compari stavano gettando una specie di imperio collettivo su tutte le persone che erano accorse al rumore dell’esplosione,  ignare che da lì a qualche minuto sarebbero state messe in una situazione d’Apatia difficilissima da eliminare.
In ogni caso, Ronald pareva aver elaborato un piano. Da quando aveva preso coscienza al cento per cento del potere che il suo Elemento gli donava, il suo cervello strategico aveva preso a lavorare alacremente, facendo di suo fratello il miglior tattico che avesse mai conosciuto, al pari o forse più di Hermione, che lei aveva sempre ammirato per il suo gran cervello.
Ormai mancava solo lei a completare la sua formazione da Portatrice. E questo le lasciava un pizzico d’amaro in bocca, mitigato solo dal fatto che sentiva qualcosa, alla bocca dello stomaco, che le diceva che mancava molto poco…
Ora però non era il momento di pensarci, doveva intrattenere i loro amici… con un giro a 360 gradi su sé stessa creò un muro di fiamme che separava lei e suo fratello da quegli stronzi, e così facendo diede a Ron il tempo di allontanarsi per fare… qualsiasi cosa gli fosse venuta in mente.
Ogni volta che lo vedeva appoggiarsi a terra e venirvi risucchiato le faceva un certo effetto. Sapeva che sarebbe riapparso poco più in là, senza un capello fuori posto, ma non poteva fare a meno di domandarsi cosa si provava a fondersi col proprio Elemento.
Il suo Fuoco venne domato abbastanza a lungo da permettere a quattro di loro di oltrepassarlo. Se solo avesse potuto usarlo al massimo della sua potenza…! E invece le toccava trattenersi. Che gran rottura….
Distratta com’era non vide arrivare un Diffindo particolarmente potente alle sue spalle, per cui fu solo l’istinto che le impedì di trovarsi con la testa staccata dal resto del corpo. L’unica conseguenza fu un lungo e slabbrato taglio sulla schiena; nulla di irreparabile, ma era fastidioso e perdeva sangue.
Avevano firmato la loro condanna. Quella era l’ultima goccia: quell’attacco aveva fatto ruggire il grifone che era in lei, attaccare un nemico alle spalle era da vigliacchi. L’adrenalina e la rabbia fecero il loro lavoro con lei: un piccolo movimento della sua mano destra, e il mago dalla pelle alabastrina alla sue spalle mollò la bacchetta di colpo, preda di un dolore insopportabile: un fuoco rosso e arancione gli stava mangiano la pelle dei polsi e delle caviglie, immobilizzandolo al tempo stesso. Questo diede a lei il tempo di creare un secondo muro di fiamme, questa volta un po’ più resistenti, in modo da trattenere vicino anche gli altri assalitori, poiché li aveva sentiti chiaramente discutere della possibilità di andare a cercare l’altro ‘moccioso’. Doveva dare a Ron la possibilità di aiutare la gente della città caduta sotto incantesimo.
Ok, era arrivato il momento di finirla. Il gioco era durato anche troppo.
I muri di fiamme  si mossero l’uno verso l’altro, carbonizzando in un minuto i sei maghi che avevano cercato di dar la caccia al fratello. Gli altri tre finirono ‘ammanettati’ allo stesso modo di quel codardo del loro collega.
-Mai mettersi contro un Weasley. Non vi ha insegnato nulla l’altra guerra? Adesso voi venite con me. Più tardi avrò modo di interrogarvi. Per il momento mi limiterò a mettervi fuori  gioco. Buoni incubi!- e con uno schiocco di dita, accaddero due cose contemporaneamente: le fiamme scomparvero, e i quattro sconfitti caddero in un sonno indotto. Lei si limitò a fermare il sangue in modo che non morissero, ma di certo quel piccolo incantesimo per far fare incubi alla gente era davvero ottimo per tenere impegnati dei prigionieri.
Li avvolse in un bozzolo di fuoco che non li avrebbe consumati, ma solo imprigionai, prima di portarseli appresso come tante nuvolette che invece di portare acqua, eran fatte di fiamme dorate. La sua priorità era aiutare Ron adesso, a quelli lì ci avrebbe pensato più tardi.
 
-Ginny, miseriaccia, cos’hai lì?-
-Prigionieri. Tu a che punto sei?-
-Ho rinchiuso le due streghe che stavano lanciando l’imperio a tutta questa gente laggiù- con un cenno della testa, indicò un cumulo di terra due metri per due, dalla forma vagamente sferica. – Ed ora sto cercando di togliere dalla mente di un centinaio di persone l’imperio. Solo che è maledettamente complicato, e mi ci vuole almeno mezz’ora per ognuno. La Terra mi consente di spaccare la barriera di Apatia che avvolge la parte del cervello che custodisce i sentimenti, ma potrei provocare dei danni irreparabili se mi muovessi bruscamente. Di questo passo non so come potrei fare per aiutare tutta questa gente!- Ron era agitato e stanco, quella pratica era evidentemente faticosa. Ma lei cosa poteva farci? Non aveva la minima idea di come fare per aiutare il fratello.
-Va bene Ron, qui abbiamo finito. Portiamo questa gente ad Hogwarts, Minerva si occuperà di loro per un po’. Noi dobbiamo andare immediatamente in India-
-Visione? E gli altri?-
-Non puoi sentirli attraverso la Terra?-
-Potrei, ma mi risparmieresti tempo e fatica per cercarli per tutte le terre emerse, visto che tu già sai dove sono. Inoltre, potrebbero essere in volo o sul mare, in tal caso sarebbe fatica sprecata-
-Hai ragione. Hermione ed Harry hanno fatto piazza pulita di una ventina di maghi a Dublino, e tra poco faranno lo stesso ad Amsterdam. La divisione europea con loro sarà in buone mani. Draco sta combattendo da solo a Toronto, non avrà problemi. Però… non vedo Luna-
-COSA?-
-Stai calmo, ancora non sono in grado di vedere tutto a comando! E poi… sembra che lei non voglia farsi vedere-
-E perché mai?-
-E secondo te come faccio a saperlo?-
-Sei tu quella che vede il futuro, mica io!-
Ginny sbuffò dal naso. Suo fratello, per avere una mente così acuta, sapeva essere tremendamente stupido… per non parlare di come era bravo nel farla esasperare.
-Ok, ok… vedi un po’ tu se ti va bene il programma. Andiamo di volata a Scuola, molliamo lì la gente, mettiamo sotto Sigillo queste maledette facce di bronzo nella Foresta Proibita chiedendo ad Hagrid di non darli per cena a Grop… per il momento. Poi filiamo in India, prendiamo a calci in culo qualche altro Mago Oscuro, portiamola gente in salvo e poi andiamo a velocità di smaterializzazione a Toronto da Draco per vedere che fine ha fatto Luna. Ok?-
-Va bene, ma sbrighiamoci. Non mi sento tranquillo-
‘Nemmeno io, Ron. Nemmeno io. Luna, stai attenta e non fare cazzate.’
Fu rapida, Ginny, a scacciar via il ricordo di Luna che cadeva da una rupe aggrappata a quel mostro di Malfoy senior. Quella visione non poteva certo significare quello che sembrava, vero?....
 
 
-Ehi, moccioso, lasciaci fare il nostro lavoro e levati dai piedi-
Draco non rispose. Era arrabbiato e preoccupato, e in quel momento tutto quello che voleva era correre da sua sorella e sincerarsi che fosse tutta intera. Quegli uomini non erano particolarmente forti, ma una strega e quello che a occhio era suo fratello gli stavano dando abbastanza filo da torcere da farlo rallentare considerevolmente.
Merlino, quanto avrebbe voluto scatenare tutto il suo potere e finirla in fretta… ma aveva delle persone da proteggere. Una città intera. Col suo potere empatico era stato semplicissimo individuare subito la posizione dei suoi nemici. Li aveva raggiunti giusto un momento prima che attaccassero una scuola piena di bambini dai sei ai dieci anni. Uno sguardo intorno gli comunicò che però non aveva potuto salvare i pedoni e la gente che era sulla strada parallela a quella, fatta letteralmente a pezzi. Piccoli fili di fumo si levavano con grazia da un luogo in cui morte e fiamme provocate dalle esplosioni delle macchine babbane non riuscivano del tutto a coprire le voci piene di lacrime e panico dei sopravvissuti e di chi era accorso a vedere quel caos.
Non c’era scusa che tenesse ad un massacro indiscriminato come quello.
-Adesso mi hai stancato ragazzino, lasciaci fare il nostro lavoro e sparisci se non vuoi farti male!-
Draco non si mosse. Davanti a lui stavano quei maledetti, dietro le maestre cercavano di trascinare via i bambini, aiutando soprattutto i più piccoli che non capivano il motivo di tanta agitazione ma ne risentivano comunque, cominciando a piangere tutti insieme.
Parò con facilità un lampo di magia gialla che avrebbe ferito gravemente il suo sistema respiratorio, ma capì  con un secondo di ritardo che quello era stato un colpo diversivo. Mentre il mago lo intratteneva, la strega aveva lanciato lo stesso incantesimo su un gruppo di bambine più indietro rispetto agli altri.
In preda al panico, richiamò una massa d’acqua contro l’incantesimo, rallentandolo, ma senza fermarlo. Questo gli diede il tempo necessario a mettersi  davanti alle piccole spaventate per far loro da scudo. Braccia tese, pensò solo che quelle bambine innocenti dovevano vivere, e il suo Elemento diede forma al suo desiderio, cristallizzandosi in spesso ghiaccio davanti a loro. L’incantesimo si infranse senza conseguenze, non aveva provocato neppure un graffio allo scudo.
-Bambine, rimanete qui e sarete al sicuro. Appena li avrò battuti tornerò qui e vi aiuterò a tornare dalle vostre famiglie, intesi?-
Fece per andarsene, ma una bambina bionda, probabilmente sui sette anni, lo tenne stretto per la maglietta.
-Mia sorella… lei non era con le sue amiche. Non era con la sua maestra! Non so dove sia….- Piangeva, ma non lo mollava. Gli stava chiedendo aiuto. Non poteva rifiutarsi. Semplicemente, non poteva. Quegli occhi color cielo erano disperati e continuavano ad allagarsi di lacrime che senza vergogna continuavano a scendere sul bel visino paffuto della bambina.
-La troverò io. Come si chiama?-
-Marla... per favore signore, trova mia sorella… lei non riesce a camminare bene, si è fatta male alle gambe…-
-Va bene piccola, non preoccuparti-
Il tempo delle parole era finito, non poteva più permettersi pause. Aveva dei nemici da sconfiggere ed una bambina ferita e sicuramente spaventata da salvare.
Non c’era più nessuno nelle immediate vicinanze, e quelle bambine non si sarebbero fatte nulla restando dietro il suo ghiaccio. Poteva combattere al meglio, finalmente.
Passò attraverso il suo scudo senza problemi: certamente quella era una delle cose più belle che poteva fare da quando aveva il pieno controllo dell’Acqua.
Quando posò nuovamente gli occhi sui due fratelli, qualcosa si annidò tra cuore e stomaco, qualcosa di simile ad un pessimo, pessimo presentimento. Poco distante ne vide la ragione: i due più forti erano di fronte a lui per coprire le spalle a tutti gli altri, che stavano tessendo tutti insieme una rete magica grande abbastanza per coprire diverse miglia quadrate e colpire in una volta sola con il loro incantesimo centinaia di persone. Non poteva permetterlo.
-Impedimenta aquae!-
Robuste corde d’acqua avvolsero strettamente i due pericolosi Maghi Neri come niente, mentre Draco correva verso gli altri nemici, che stavano per ultimare il loro incantesimo.
Creò una lancia con l’acqua, cristallizzandola in ghiaccio. La caricò di quanta più magia riuscisse, poi lanciò. Aveva sempre avuto un ottima mira, e anche questa volta il colpo andò a segno: oltrepassò la barriera protettiva come fosse burro, per andare a infrangersi sul Garante di quell’incantesimo. Uno su così vasta scala non poteva non averne uno, ed era stato facilissimo individuarlo: era l’unico che invece di recitare l’incantesimo come una litania, si occupava di tessere la magia per darle la forma desiderata.
Morto lui, un vecchio dalla barba bianca e nera, la rete si dissolse nell’aria.
Nove paia d’occhi lo fissavano, indignati e furiosi, ma i loro visi rimasero inespressivi.
-Venite a prendermi, se ci riuscite-
-MARLA!!!- quel grido infantile li distrasse tutti. La bambina bionda era uscita dal suo scudo. Come diavolo aveva fatto? Stava correndo verso una strega che teneva una bacchetta puntata alla gola di quella che era evidentemente Marla, la sorella più grande della biondina che gli aveva chiesto aiuto. Si assomigliavano moltissimo, l’unica differenza che Draco poteva attribuire loro erano i circa due anni che le separavano.
-Ivy, vai via!  Vattene subito! La sorella maggiore aveva evidentemente capito che era in mortale pericolo, e voleva che la piccola se ne andasse al sicuro. Nonostante una gamba ingessata e l’altra steccata, diversi ematomi sulle braccia e i capelli che dovevano dolerle parecchio nella stretta di quella donna, lei pensava a sua sorella, che non l’ascoltava e continuava a correre verso di lei, incurante delle sue preghiere di scappare.
Marla era una bambina molto coraggiosa. Doveva amare molto la sua sorellina.
Ed Ivy a sua volta non poteva tollerare l’idea che la sorella si facesse male. Ed era evidente anche ai suoi occhi ingenui che quella donna non era assolutamente amichevole con lei. Doveva aiutare sua sorella, perché avrebbe dovuto scappare?
Draco non riuscì ad arrivare in tempo. Si mosse troppo piano, rallentato da tutti quei maghi che si erano intromessi sulla sua strada. Gli ci volle poco meno di un minuto per rinchiuderli tutto in una prigione di ghiaccio, spezzando le loro bacchette, ma quel minuto era stato fatale. Mentre la donna continuava a tenere sotto tiro la bambina ferita, i due fratelli erano riusciti a districarsi dalle sue corde abbastanza a lungo da puntare simultaneamente le bacchette contro la piccola Ivy, che non li aveva nemmeno visti. Fu questione di un secondo. Un lampo verde, uno nero ed uno bianco  si fusero insieme accecando tutti quanti.
Quando Draco riprese la vista, non riusciva a credere ai suoi occhi. La sua stessa empatia glielo confermava, eppure era tutto talmente inverosimile che faticava ad accettare la realtà.
Le spire nere a viscide che avevano avvinto le anime dei suoi nemici erano scomparse. Da quello che poteva vedere, erano tornate loro le espressioni, la confusione e un pizzico di timore si potevano facilmente notare nei loro lineamenti. Non ricordavano nulla del periodo in cui erano stati sotto il controllo di Nemo. Il lampo nero che aveva visto era il potere oscuro di Nemo che li teneva legati a lui: quel potere che ora era sparito.
Ma questo non gli provocava felicità né sollievo, perché sapeva qual’era stato il prezzo da pagare. Lo vedeva nelle lacrime di Ivy, nelle sue grida, nel suo dolore che sentiva scivolargli sottopelle, nelle sue braccia esili che non si staccavano neppure per un istante dal corpo di sua sorella. In qualche modo doveva essersi liberata, ed aveva fatto da scudo all’Avada Kedavra che i due fratelli avevano lanciato. Marla era morta, ed il suo cuore puro aveva liberato le anime dei maghi. Aveva salvato la vita a sua sorella, e le aveva lasciato nel cuore un po’ della sua purezza, affinchè la proteggesse anche in futuro. La prova ed il sigillo di quella magia d’amore spiccava sulla pelle del braccio destro: tra gomito e polso, fiera e fiammeggiante una croce iscritta in un cerchio.
Il miracolo che si era compiuto diciassette anni prima, il miracolo di Lily Evans Potter si era ripetuto. Il miracolo che si era compiuto nove anni prima, il miracolo di Eliana Luna Falchi si era ripetuto.
Incredibile che quella bambina fosse solo una babbana. Quanto coraggio, quanto potere in una bambina. Aveva dato tutta sé stessa per proteggere la persona che più amava al mondo.
I bambini rappresentavano davvero la salvezza, la speranza, la forza della vita. Era per loro che si combatteva, in fondo. Per il futuro. Faceva male vedere che anche loro dovevano combattere per esso.
Draco non si sorprese quando una lacrima gli cadde sul viso. Non fu sorpreso nemmeno di vedere il dolore anche sui volti di quei maledetti che avevano causato tutto questo. Nemmeno i singhiozzi delle altre bambine, libere dopo che aveva sciolto l’incantesimo, lo sorpresero: nessuno come i bambini riesce a sentire e condividere il dolore e la gioia altrui. Era come se fossero tutti empatici come lui.
Ciò che invece lo lasciò senza fiato e senz’anima, fu quello che accadde dopo.
Ivy smise di urlare. E subito si fece silenzio, un silenzio quasi solido tanto era intenso. Poi… lei cantò. Prima piano, a causa della voce arrocchita dal pianto, ma mentre le lacrime continuavano, la sua voce tornava limpida come quella di tutti i bambini. Prese a dondolare i corpo della sorella, mentre canticchiava quella che sembrava una ninna nanna.
Ci mise un po’ a riconoscerla, ma la sua conoscenza delle lingue morte lo aiutò: Ivy sicuramente non conosceva il significato di quella canzone, e nemmeno le altre bambine, probabilmente era solo attratta dalla melodia e dal suono dolce delle parole. Era in provenzale, il francese di secoli prima delle zone meridionali. Sua madre era stata tassativa su questo, avrebbe dovuto imparare la lingua in cui i suoi avi francesi parlavano e, soprattutto, scrivevano, per poter leggere da solo i diari antichi e i libri di magia della sua famiglia fin dalle origini.
Quella canzone, anche se molte parole erano pronunciate male, l’aveva riconosciuta subito. Era un lamento, una ninna nanna sì… ma per i morti. Chi diamine aveva insegnato quella canzone a una bambina?
 
La terra rossa ti ha preso, ti ha rapita senza riscatto.
Volere divino, brama diabolica,
cosa mi ha privato di ciò che era mio?
Troppo presto, mia cara, troppo presto sei bruciata.
Hai fermato la mano che stringeva la mia,
hai distolto lo sguardo che mi apparteneva,
hai donato tutto ciò che era mio alla terra rossa.
Troppo presto, mia cara, troppo presto sei bruciata.
Volere divino, brama diabolica,
mondo, fermati, colei che era mia
mi è stata strappata crudelmente.
Troppo presto, mia cara, troppo presto sei bruciata.
 
 

Luna e suo padre si guardavano negli occhi senza muovere un muscolo.
Mentre lui cercava di controllare il fuoco che gli bruciava il sangue, maledendo mentalmente una volta ancora, una millesima volta in più quella piaga rossa e pentendosi di non averla ammazzata quando ne aveva avuto l’occasione, anni prima, con il diario del suo defunto Signore.
Lei, da parte sua, riviveva nella sua mente tutto ciò che era accaduto. La sua Aria e sua madre Eliana col suo sacrificio, la prigionia a Villa Malfoy, la rivelazione di Xenophilus Lovegood, le fredde parole di Narcissa Malfoy ed in seguito le sue spiegazioni, Draco e il suo affetto incondizionato, i chiarimenti sulla sua cicatrice.
Il male che quell’uomo le aveva inferto.
Ma anche tutto quello che ci stava intorno. Harry che le era rimasto accanto pur non sapendo nulla, rispettando i suoi spazi ma facendole capire che c’era, portandola al sicuro quando era ancora troppo spaventata per affrontare quel che aveva subito; Hermione che lo aveva combattuto per permetterle di scappare, che l’aveva salvata ancora prima da sé stessa donandole una Gemma dell’Aria, lei che le aveva rivelato la verità sulla sua cicatrice e sul suo potere; Ginevra che sapeva sempre quando aveva bisogno di una spalla, che l’aveva abbracciata quando era crollata, protetta con la ferocia di una madre da ciò che poteva farle del male, capita e ricondotta alla ragione quando si era persa nel buio del terrore che albergava nella sua mente; Draco, quel fratello che aveva sempre voluto, quello di cui aveva temuto il giudizio, quello che l’aveva accettata, protetta, fatta sentire parte di una famiglia quando credeva di non averne più una, che avrebbe combattuto contro l’uomo che l’aveva cresciuto pur di proteggere lei; e Ronald… che aveva scacciato le sue paure e le sue fobie con la sua solida calma, che l’aveva strappata alla morte guarendo le ferite che portava nell’anima, che la guardava come il più prezioso tesoro…
Non era qualcosa che prendeva alla leggera. Era grazie a tutti i suoi amici che lei ora era guarita. Ora lei era di nuovo sé stessa non aveva più paura. Non ne avrebbe più provata per un uomo simile.
Non si era mai sentita più forte. E doveva dimostrarlo sconfiggendo Lucius Malfoy, l’uomo che avrebbe dovuto chiamare padre, e che invece tutto ciò che le veniva in mente era una semplice parola dispregiativa: mostro.
Si giocava il tutto per tutto quel giorno. E lei non avrebbe perso. Isolò nella sua mente la percezione delle anime che spiravano, più numerose del solito, e si concentrò sul suo considerevole potere.
‘Mamma, ho bisogno di te adesso. Guidami, e aiutami a liberare il mondo da questo fantasma.’
Non toccò nemmeno la sua bacchetta, non ne aveva bisogno. I suoi poteri funzionavano meglio se controllati con corpo e mente. Era tutta la vita che si addestrava per questo momento, se lo sentiva nell’anima.
Uno Schiantesimo d’Aria produsse un boato simile allo scoppio di una piccola bomba, ma a parte i capelli biondissimi fuori posto, Malfoy senior non ne fu toccato. Aveva semplicemente tagliato il suo incantesimo con il pugnale in osso di Thestral.
Come se non lo odiasse già abbastanza, possedeva un altro di quei dannati pugnali.
‘Va bene, vediamo di finirla in fretta’
Anche lei tirò fuori la sua arma, preparandosi ad uno scontro difficile. Considerando lo svantaggio di avere lo stesso sangue, avrebbe dovuto puntare alo scontro ravvicinato: questo avrebbe provocato molto dolore al suo avversario, impedendogli di concentrarsi pienamente sullo scontro, ma l’Aria era un Elemento di attacco a distanza. Indecisa, puntò lo sguardo sul pugnale dalla lama rossa, poi sulla sua daga argentea. Sapeva cosa fare.
Con precisione, lanciò la daga a terra, tra lei e Lucius, imprimendogli un pizzico di magia affinchè la lama tagliasse l’asfalto come burro, dopodichè si dedicò al suo piano. Con un rapido balzo scattò, posando per un istante la mano sul gioiello che ornava l’elsa della sua arma. Una debole luminescenza, dopodichè si scatenò un piccolo tornado che lasciò lei completamente illesa, e il suo nemico con poco più di qualche graffio superficiale. Il suo pugnale aveva fatto bene il suo lavoro, ma non poteva certo parare contemporaneamente i colpi che provenivano da tutte le parti a causa del tornado. Approfittando della sua distrazione gli si avvicinò a velocità vento, cogliendolo di sorpresa. Il dolore lo annebbiò abbastanza da permetterle di tirargli un calcio mirato sul diaframma, mozzandogli il respiro. Fece per torgliergli di mano la lama rossa, ma lui dalla sua aveva anni di esperienza: una frusta rossa balenò improvvisa dalla punta del pugnale, costringendola ad arretrare. Se non avesse potuto contare sulla velocità dell’Aria, sarebbe rimasta colpita.
Non poteva permettergli un attimo di respiro. Cercando di trovare un buon compromesso per mantenersi al sicuro, lontana da lui abbastanza da usare l’Aria, ma abbastanza vicina da causargli dolore, mantenne il suo pensiero e non si diede un secondo di respiro pur di sfinire il suo avversario.
Dovette ammettere che si difendeva egregiamente, la sua magia era forte e incrementata dal potere Nero, la sua esperienza e la sua crudeltà gli stavano giovando. Non era ancora riuscito a colpirla, ma ci mancava poco.
Almeno, era questo ciò che voleva lui pensasse. Con un ghigno perverso sul volto,  cercò di farle perdere la pazienza.
-Ti sono mancato, mia cara? Spero non ti sia scordata di me nel frattempo… sarà stato difficile, visto l’intensità del nostro ultimo tet-a-tet… sei dimagrita? Sai, sono certo, dopo averlo visto da vicino e toccato con mano, che un mese fa  le tue forme erano più generose…e i tuoi bei capelli sono cresciuti, ma non preoccuparti, te li taglio io… non ti dispiace, visto che ho un po’ di fretta, se oggi il nostro gioco durerà di meno, vero? Per farmi perdonare ti prometto che ti farò sentire ogni cosa più intensamente dell’altra volta…-
Digrignando i denti e ignorando deliberatamente quella lasciva provocazione riuscì a restare concentrata sui suoi attacchi, ma la sua rabbia si era comunque riflessa sul suo potere. I lacci del suo controllo reggevano, ma la potenza era in deciso aumento. Non era un bene provocare la rabbia di un nemico come lei, e gliel’avrebbe fatto capire.
Voleva finire il più presto possibile.
Fece rientrare il tornado e recuperò la sua daga. Le loro lame erano fatte dello stesso materiale, ma i metodi di lavorazione e l’utilizzo erano diametralmente opposti. La sua daga era stata lavorata da una Portatrice dell’Aria diversi secoli prima; era una strega assai potente, che aveva la particolare dote di parlare con gli animali. Questi le avevano svelato, ritenendola giustamente amica, il luogo in cui trovare una colonia di Thestral. Curando alcuni cuccioli feriti si era guadagnata il loro rispetto, e le avevano donato spontaneamente l’osso del cranio del loro capobranco, morto ormai da tempo, che loro custodivano come sacro.
Ci aveva lavorato ogni notte al chiaro di luna per un intero ciclo lunare, dopodichè aveva estratto il materiale e l’aveva forgiato usando l’Aria come compressore per dargli forma, incidendo poi la lama di speciali rune che aiutassero certi incantesimi dell' Aria. L’elsa era in platino, lavorato a filigrana d’oro bianco con simboli dell' Aria e la pietra incastonata era un cristallo di rocca grezzo. Aveva caricato di magia quella daga ogni giorno fino alla sua morte, poco alla volta. Ogni Portatore in seguito aveva fatto lo stesso.
Tra le sue mani, Luna teneva probabilmente una delle armi magiche più potenti al mondo.
Si lanciò di nuovo contro di lui, la voglia di ucciderlo sempre più forte. Per un istante pensò a Narcissa: le sembravano passati secoli da quando le aveva chiesto di pensare a lei mentre uccideva il marito. L’avrebbe fatto, perché per quanto non la ritenesse sua madre, l’aveva partorita, le aveva dato un fratello e le aveva impedito di vivere con quel demone, facendola crescere con una madre amorevole. Glielo doveva.
Lucius però si era abituato al dolore, e sorprendendola con un movimento fulmineo lanciò un Sectumsempra che riuscì a schivare solo in parte. Il tessuto dei suoi jeans si macchiò si sangue , così come la leggera maglia bianca. Non era nulla di grave, aveva un paio di tagli superficiali sul braccio sinistro e uno più profondo sulla gamba sinistra. Quello che la preoccupava era il taglio alla testa: la vista dell’occhio sinistro era resa difficoltosa dal sangue che le colava dalla fronte, imbrattandole i capelli e tracciando  rosse vie sul suo viso. La sua barriera le aveva permesso di non ferirsi gravemente, ma perdendo sangue sarebbe stata rallentata. Doveva finirla in fretta. L’onda d’urto l’aveva scagliata a terra, e se ci avesse messo più del dovuto i tagli si sarebbero infettati.
Il mare ruggiva impazzito a causa delle correnti che si erano assestate sul suo umore tempestoso. Fu quel rumore a darle la forza di rialzarsi. Aveva promesso a Draco di restare viva, in fondo. Lucius stava ghignando mentre parlava di Morgana solo sapeva cosa, ma non le importava: era distratto. Era il momento giusto per attaccare. Un sibilo che avrebbe fatto rizzare i peli di un mannaro adulto dalla paura uscì dalle sue labbra, ed in risposta una portentosa lama d’aria saettò contro il suo nemico. Nemmeno il pugnale gli evitò una profonda ferita al petto, che prese a sanguinare copiosamente. Se non fosse stato per quella maledetta lama rossa, sarebbe finito tagliato in due. Momentaneamente stanca, si poggiò sulle ginocchia a terra per riprendere fiato, ma Lucius, sputando sangue e maledizioni per il dolore multiplo che provava, si era avvicinato a lei. L’afferrò saldamente, e a nulla valsero i suoi tentativi di liberarsi. Quel potente attacco l’aveva lasciata senza fiato, e ci avrebbe rimesso qualche minuto per riprendersi.
-Lasciami andare! Lasciami subito andare, bastardo!- le faceva schifo essere toccata nuovamente da lui.
-Ma che modi, ragazzina! Se fossi cresciuta con me, non saresti venuta su così insolente e sfacciata!-
-Ringrazio mia madre allora di avermi abbandonata, se l’alternativa era crescere con te. Mi fai schifo!- gli sputò in faccia, piena di odio e disprezzo.
-Insolente! Mi devi rispetto, sono tuo padre!-
-Dunque lo sapevi… e nonostante ciò…- dolore, ma se lo permise solo un istante. Poi si lasciò condurre nuovamente dalla rabbia, ancor più cocente di prima.
-Verrai con me all’inferno, ragazzina. Io ti ho creato, io ti porterò con me nella tomba-
Il tratto di scogliera che aveva fatto da sfondo al loro combattimento fu scosso da un forte tremore, che diede la spinta necessaria a Lucius per gettarsi di sotto, trascinando Luna con sé.
Tutto ciò che lei sentì fu il vento che l’avvolgeva durante l’infinita caduta.
 
 
 
Note:
Buonsalve gente!
Allora, non ho idea di come sia venuto fuori il capitolo, dato che non sono molto brava a descrivere scene di guerra, ma un po’ d’azione è necessaria, no?
Spero di aver trasmesso ciò che volevo, chi è sorella o fratello come me credo possa capirmi: ho avuto l’imperativo morale di celebrare l’amore fraterno, già ne ho avuto occasione con Luna e Draco, ma ho voluto ribadirlo in una situazione completamente diversa, fatta da sentimenti estremi. La canzone l’ho inventata di sana pianta, non ne trovavo nessuna adatta, le parole sono passate dal mio cuore alle mie dita, fino al vostro cuore, come io mi auguro.
Ginevra e Draco hanno pensato le stesse cose sul potersi scatenare e via dicendo, sono proprio fatti l’uno per l’altro, no? J
Beh, basta con gli indugi.  Un grazie di cuore a tutti voi che continuate a leggere la mia storia nonostante la mia incostanza, perciò davvero, GRAZIE. Ci vediamo al prossimo capitolo!
Kisu, Flos Ignis

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Capitolo 28
*** Capitolo 27. Il potere dell'Aria ***


Il potere dell’Aria
 
Perché del resto quel primo dolore era penetrato così facilmente nel mio intimo, se non perché avevo versato la mia anima sulla sabbia, amando una creatura destinata a morire?
‘Shadowhunters-le origini- la principessa’, di Cassandra Clare
 
 
-Harry, c’è qualcosa che non va!-
Il ragazzo finì di legare con spesse corde magiche l’ultimo dei Maghi Neri che avevano sconfitto. Avevano avuto il loro bel daffare lì ad Amsterdam per tenere a bada tredici tra streghe e maghi alquanto agguerriti. Hermione ovviamente non avrebbe avuto problemi a batterli tutti in un minuto, ma siccome lei era l’unica a poter usare gli Incanti Patroniani, aveva lasciato a lui il compito di catturare i loro avversari, lasciandogli in caso di necessità un suo Doppio per avvertirla se avesse avuto bisogno d’aiuto. Incredibile, Hermione era in grado di Sdoppiarsi…
Lei nel frattempo era andata in giro per la città seguendo l’istinto e aveva liberato la gente caduta sotto l’incantesimo di Apatia. Non tutti però. Usando un connubio di Acqua e Terra, aveva individuato e liberato la maggior parte di esse facendo leva sui loro sentimenti…. Ma alcune di loro non avevano un cuore abbastanza forte perché lei potesse farci leva.  Era un’arma a doppio taglio, l’impossibilità di incantare i cuori…
Avrebbe dovuto portarli ad Hogwarts con i cuori puri, e aspettare la fine della guerra per far finire l’effetto dell’incantesimo di Apatia…. Sperando che si concludesse con la loro vittoria. Intanto aveva posto uno scudo protettivo su tutta la città a prova di Nemo e luogotenenti annessi usando il potere del suo patronus. E con quella era arrivata a sedici grandi città protette.
Ma i soldati di Nemo continuavano ad aumentare, per quante persone salvasse sentiva chiaramente il potere e l’esercito del Capitano aumentare ad ogni ora. Ben presto i suoi scudi sarebbero valsi a poco. Compresi quelli che aveva posto su Hogwarts. Sperava solo che a Scuola i ragazzi se la stessero cavando bene con il loro compito: questo le avrebbe concesso più tempo per farla finita con quella guerra e proteggere tutti.
Nel frattempo loro facevano il possibile per arginare l’estensione a macchia d’olio del nemico. Purtroppo però colpiva sempre in modo massiccio e con tutti gli uomini a sua disposizione poteva attaccare contemporaneamente molti più posti di quanti lei e i suoi amici potessero difendere. E il bastardo ne era ben consapevole. Aveva perso il conto delle anime che le si erano avvicinate sussurrando nel vento, prima di lasciare il mondo dei vivi. E ne aveva percepite altrettante cadere sotto il potere di Nemo.
Se avesse continuato di quel passo, la battaglia finale sarebbe avvenuta molto prima di quanto lei avesse preventivato. Ad ogni anima posta sotto il suo controllo, babbano o mago, Nemo acquistava potenza.
Non riusciva quasi più a percepire la presenza di Anya, che in tutti quei millenni di lotta non aveva mai abbandonato il Capitano, cercando di comunicare con lui e di fermarlo per quanto le era possibile, ritardando più che poteva il ritorno dei suoi poteri.
Hermione era frustrata. Avrebbe voluto che tutto si concludesse nel migliore dei modi e il prima possibile, ma al tempo stesso la Profezia che aveva udito la spaventava a morte. Per non parlare della voce che chiedeva nei suoi sogni di perdonarla, per averle salvato la vita….
Iniziava a sospettare quale sarebbe stato il prezzo della sua sopravvivenza, e lei non era minimamente disposta a pagarlo. Se LUI fosse morto per lei, lo avrebbe raggiunto immediatamente. Non le importava di vivere, se Harry abbandonava quel mondo lei lo avrebbe fatto subito dopo senza ripensamenti.
Ma in quel momento era di un altro tipo la morsa che sentiva al cuore. C’era qualcosa che non le piaceva in quello che percepiva. Oltre la marea di anime, per lei in quel momento poco importanti, che percepiva normalmente, una che conosceva bene aveva appena fatto qualcosa di assolutamente pericoloso.
-Di cosa parli, ‘Mione?- Harry la raggiunse in pochi secondi, portandosi dietro l’ultimo mago che aveva catturato. Era una visione per gli occhi e un balsamo per il cuore, con quegli occhi scintillanti e liquidi per l’adrenalina e i capelli impazziti a tratti incollati al volto dal sudore. Ma decisamente non era il caso di fare apprezzamenti in quel momento, per cui Hermione si impose di chiudere la bocca e concentrarsi sul loro mastodontico problema.
-Si tratta di Luna. Per un po’ ha impedito al Fuoco di percepirla, gli dei solo danno come, ma poi l’ho percepita di nuovo e… non mi è piaciuto quello che ho sentito. Dobbiamo andare immediatamente a Toronto e capire cosa è successo. Ho un brutto presentimento-
-Pensi che le sia accaduto qualcosa di grave?-
-Non lo so. Qualcosa è successo, però. Dammi la mano, lasciamo i prigionieri a Hogwarts di volata e poi filiamo da Luna-
-Va bene-
 
Quando Draco tornò sul ciglio della scogliera dove aveva lasciato sua sorella, trovò i segni di una battaglia feroce ad attenderlo. Una consistente macchia di sangue scuro si era già in parte rappresa sull’erba, mentre un’altra gli sarebbe passata quasi inosservata, se non fosse stato per la sua Acqua, che percepiva il dolore provato in quel punto. Alcune rocce erano andate distrutte, a terra c’era una piccola spaccatura… ma soprattutto, ad impressionarlo era la distesa piana e devastata che vedeva estesa per almeno un chilometro, ed era sufficientemente sicuro che prima il panorama fosse meno vuoto… sua sorella doveva aver come minimo scatenato un tornado per far quei danni!
Sì, ok ma… dov’era adesso lei? E Lucius?
Provò a cercare il savoir dei due autori di quello sfacelo, ma prima che potesse concentrarsi tre anime che NON avrebbero dovuto essere lì lo distrassero.
Davanti a lui apparvero Hermione, Harry e Ginevra.
-Ciao ragazzi. Come mai da queste parti?-
Silenzio attonito.
-Oh, ragazzi? Siete tutti sotto Imperio o siete diventati Inferi?-
-Draco, ehm…   cosa ci fai qui, senza Luna, e con una bambina addormentata in braccio?- Harry aveva espresso quello che evidentemente era il dubbio generale. Non sapeva bene cosa rispondere, da dove iniziare più che altro, quindi semplicemente chiese di nuovo cosa ci facessero loro lì.
-Siamo in pensiero per Luna. Per un po’ ha bloccato il Fuoco, ma ora… beh, fatichiamo anche a percepirla. Come se fosse schermata da qualcosa- Ginny lo guardò di traverso, confusa dalla bambina che lui stringeva tanto protettivamente. Decise che per il momento, le spiegazioni potevano aspettare, mentre Luna no. –Ci siamo incontrati ad Hogwarts mentre consegnavamo i nostri prigionieri, Ronald è rimasto a Scuola per occuparsi dell’incantesimo di Apatia; io ed Hermione ci siamo consultate e abbiamo scoperto che entrambe non siamo tranquille. È successo qualcosa a Luna. Tu sai qualcosa?-
Draco sentì un misto di panico e confusione venire dai suoi amici, e cercò si scinderli dai suoi sentimenti, per quanto possibile, dato che erano anche i suoi. La differenza era che invece di confusione lui sentiva montare l’ira a ondate sempre più travolgenti. Se avesse messo le mani su Lucius gliel’avrebbe fatta pagare con gli interessi per tutto ciò che aveva fatto, anche se nemmeno una vita intera non sarebbe bastata a quell’uomo per redimersi da tutte le sue nefandezze. L’unica cosa da fare era impedire che compisse altri delitti.
-Lei… l’ultima volta che l’ho vista sarà stato un’ora fa o poco più. Stava per combattere contro Lucius-
-Ancora quel bastardo! Se le ha torto un solo capello è la volta buona che gli scaglio addosso un bell’Anatema prima che possa dire ‘Azkaban’!- Harry era furioso, preoccupato e anche un filino terrorizzato. Sapere Luna con quel mostro per lui era una specie di Crucio perpetuo.
-E adesso dove diavolo è andata? Non è che il bastardo l’ha rapita di nuovo? Maledizione, non riesco a vedere niente! Il fuoco non funziona…-
-È colpa mia, non dovevo ascoltarla e lasciarla combattere da sola…mi dispiace, non me lo perdonerò mai se le è successo qualcosa…-
-Ok ragazzi, calmatevi tutti. Luna è viva, forse non al massimo della forma ma è viva. Lucius invece è morto- Hermione fece apparire dal nulla il pugnale che aveva sottratto a quell’uomo quella che sembrava essere una vita prima. Era stata sciocca a pensare che ne possedesse solo uno, grazie all’Aria poteva vedere ciò che era accaduto.
Per fortuna Lucius non era a conoscenza della possibilità di legare la propria vita a quelle armi come a degli Horcrux, o Luna avrebbe dovuto battersi di nuovo contro di lui. Ora però doveva trovarla e affidarle il pugnale. Tecnicamente, era suo per diritto ereditario, del resto.
Prese la sua decisione.
-Ginevra, Harry, Draco, sparpagliatevi per la zona, dobbiamo trovare Luna. Sento che è qui vicino, viva, ma non da sola. Qualcuno la scherma ai nostri sensi per qualche ragione, non sappiamo se per intenti benevoli o meno. Quindi muoviamoci e troviamola!- Hermione pareva risoluta mentre dettava gli ordini come un generale dell’esercito, ma agli occhi attenti di Harry, ed alla sua ancor più percettiva mente, non sfuggirono la preoccupazione , il senso di colpa e le responsabilità che venavano d’angoscia i pensieri della ragazza che amava.
Era ovvio, almeno per lui, che Hermione fosse preoccupata per Luna come e forse più di loro, visto che si sentiva responsabile di tutto il gruppo. La priorità per lei era assicurarsi  che fossero tutti sani e salvi. Sapeva quanto le era costato coinvolgere tutti loro così direttamente, glielo aveva detto chiaro e netto che avrebbe preferito saperli al sicuro ad Hogwarts.
Tutto quello che poteva fare per lei era starle vicino e dirle, per quella che era probabilmente la trilionesima volta, che anche se non avevano scelto loro di nascere con il dono che li aveva portati ad essere in mezzo ai guai con lei, di nuovo, l’avevano seguita non perché era loro dovere, ma perchè lo volevano.
Hermione evidentemente pensava ancora di non meritarselo, non era la prima volta che le captava di dubitare di sé stessa e della sua capacità di fare amicizia, addirittura del fatto che meritasse delle persone che le volessero bene come loro.
Harry non sapeva cosa le procurasse una tale incertezza, in un’anima di diamante come la sua, ma era sicuro come l’inferno che non le avrebbe permesso mai e poi mai di sprofondare in quell’abisso di incertezza e mollicci di solitudine. Non l’avrebbe lasciata sola mai.
 
Ginny si sentiva impotente. Doveva assolutamente ritrovare la ragazza speciale dal sorriso che portava ovunque la primavera e dallo sguardo di un cielo limpido. La stessa che lei considerava alla stregua di una sorella. Se non riusciva a trovarla con la magia, avrebbe usato il metodo tradizionale, usando gli occhi. Avrebbe battuto palmo a palmo tutta la Nazione, se necessario, e poi avrebbe spedito a suon di Fatture Orcovolanti il malcapitato che la teneva prigioniera dall’altra parte del mondo. E poi si sarebbe permessa di ballare sulla tomba di quel pezzo di merda che era stato Malfoy Senior.
Ma prima doveva fare qualcosa per la serpe bionda che tanto le dava da pensare negli ultimi tempi. Sembrava a pezzi... Erano tutti preoccupati, ma non si davano la colpa come lui.
-Non è colpa tua, lo sai, Draco. Non è sparita nel nulla, a breve sarà di nuovo con noi. Come ti senti?-
-Ti ringrazio, Ginny. Starò meglio quando ritroveremo mia sorella. Evidentemente dovevo essere impazzito per accettare che Luna affrontasse da sola suo padre… ma ti giuro che ero sicuro se la sarebbe cavata meravigliosamente, e sono tornato qui il più in fretta possibile…  ma non dovevo comunque acconsentire a lasciarla da sola-
-Te l’ha chiesto lei? Non mi sorprende. Non le piace chiedere aiuto agli altri, se l’è sempre cavata da sola. Se ti ha chiesto di lasciarla combattere contro Lucius, significa che era pronta a fargli il culo senza più aver bisogno di noi. Significa che non aveva più paura. È un ottima cosa-
-Anche lei ha detto una cosa del genere… ma solo quando mi ha detto che ne avrebbe sempre avuto paura di lui se non l’avessi lasciata fare, che mi ha convinto ad andarmene-
-Sì, è proprio da lei. I suoi mollicci deve affrontarli da sola-
Ginny poteva dirsi soddisfatta della sua idea di farlo parlare. Draco sembrava meno lontano di prima, quando i suoi occhi le erano sembrati blu come i fondali marini, e altrettanto distanti. Ora invece era presente anche con la testa. E la presa sulla bambina si era un po’ allentata, anche se il suo corpo era tutto teso a proteggerla, mentre con gli occhi e con la mente scandagliava i dintorni per trovare una traccia di Luna. Lei poteva fare poco col suo potere d’attacco per la sua amica, non ora che qualcosa le impediva di vederla, ma poteva occuparsi di Draco. Attenta che Harry ed Hermione fossero dall’altra parte dello strapiombo, fuori portata d’orecchio, tornò a prestare attenzione al suo biondo e aitante amico, cercando qualcosa per distrarlo.
-Allora… la bambina? Chi è?-
-Una piccola Sopravvissuta coraggiosa-
-Cosa?-
-Lei… è la terza. Harry, Luna.. e lei. È Sopravvissuta, capisci?-
-Sono un po’ confusa a dire il vero… ti spiace spiegarmi bene tutta la storia?-
-Non c’è molto da dire… o forse c’è troppo. I fatti si riducono a lei che corre cercando di liberare sua sorella prigioniera di una strega, i cui colleghi cercano di ammazzarla, ma sua sorella si mette fra lei e l’Anatema che Uccide, morendo al suo posto e liberando una quantità di potere puro tale da liberare i maghi neri presenti dal giogo di Nemo-
-Morgana benedetta… così piccola, e si è vista morire la sorella tra le braccia…-
-E non solo… sul braccio ha una cicatrice, una croce iscritta in un cerchio. Questa piccola mi aveva chiesto di trovare la sorella, e si è messa a correre in mezzo ad una battaglia per cercare di salvarla. Alla fine è stata la maggiore a sacrificarsi… non mi capacito ancora di quanto potere possa generare una bambina babbana… evidentemente, la magia non è solo quella che noi usiamo per gli incantesimi-
-Lo credo anch’io… ma perché è qui con te? Non dovresti portarla dalla sua famiglia? In questo momento ha bisogno di sua madre e suo padre per superare questo trauma… se ce la farà-
-Harry e Luna ce l’hanno fatta. Anche lei ce la farà-
-Come si chiama?-
-Ivy-
-Io so, che ce la farà. L’ho visto. Ma non mi spiego comunque perché è con te… anche nelle mie visioni-
-Non potevo lasciare Marla lì, sull’asfalto, mentre diventava fredda tra le braccia della sorellina. Le ho scavato una tomba, e ci ho messo dei fiori insieme a lei. Volevo portare Ivy a casa e spiegare ai genitori cosa fosse successo nei limiti del possibile, ma loro sono orfane, il tutore è lo zio ed è un marinaio sempre in viaggio. Le mantiene, ma era la vicina di casa ad occuparsi di loro … non me la sentivo di lasciarla da sola, lei mi si è aggrappata e… beh, l’ho presa con me. Doveva essere esausta perché si è addormentata in fretta-
-Ne hanno passate tante... ma ora che è sola, sarà anche peggio per lei. Cosa intendi fare tu però? Insomma, questa si chiamerebbe sottrazione di minore…-
-Non può restare da sola. Ha bisogno di qualcuno che si occupi di lei e l’aiuti a sopportare la solitudine e tutto ciò che ha portato ad essa. Io posso farlo, e ne ho tutta l’intenzione!-
Ginny rimase pensierosa per qualche istante, riflettendo sulle sue parole e osservando il modo in cui teneva tra le braccia quella bambina. Ivy era troppo grande per passare per sua figlia, ma la tenerezza che vedeva in quel ragazzo era senza dubbio quella filiale. Non si spiegava l’attaccamento istintivo che aveva portato Draco a prenderla con sé, ma non aveva il cuore di obbligarlo a fare la cosa giusta e riportarla da suo zio. Era sbagliato moralmente e legalmente sottrarre Ivy all’unica famiglia che le era rimasta… ma forse sarebbe stata la scelta più umana. Rischiava di crescere sola, nel ricordo della sorella che si era sacrificata per lei. La vita si era già mostrata molto crudele con lei, ma forse la presenza di Draco, che aveva visto e vissuto l’inferno, assecondandolo per sopravvivere, sarebbe stata la salvezza per lei.
Ginny era combattuta.
Ma passava tutto in secondo piano, ormai, se di mezzo c‘era Draco e lo sguardo deciso che la stava sfidando a provare a portargli via Ivy.
No, non l’avrebbe fatto.
Giusto, sbagliato. Nulla contava più della salvezza di un’anima che le era così cara. E sapeva che se l’avesse ostacolato, non solo lei l’avrebbe perso… ma lui stesso lo sarebbe stato. Il sesto senso che da sempre le permetteva di intuire i problemi dei suoi più cari amici le stava urlando di lasciarlo fare.
‘E va bene’, si disse, ‘devo assecondare questa follia? Tanto vale farne direttamente parte’.
-E allora lascia che ti aiuti a occupartene-
 
 
Freddo. Sete. Dolore.
Erano queste le sensazioni che avevano svegliato Luna.
Piano piano cercò di muovere muscolo per muscolo, tastandosi gambe, braccia, busto e testa. L’Aria doveva averla guarita dato che l’unica cosa che le faceva male era lo stomaco. Non ricordava cosa fosse successo dopo la caduta libera che aveva coinvolto lei e suo padre, e questo la disturbava.
Guardandosi intorno scoprì di ritrovarsi in una piccola spiaggia, nascosta da circa una ventina di metri in altezza di roccia e pietra, e larga poco più di sei metri per tre.
E non era sola.
-Eliana!- Luna si gettò contro la sua amata Thestral, che era accucciata poco più in là, a tenerla d’occhio. Era così felice di rivederla! Le era mancata moltissimo da quando era partita da Hogwarts, da quando le aveva raccomandato di prendersi cura del branco che viveva nella Foresta.
Anche la sua cara amica era felice di vederla, Luna lo percepiva. Erano cresciute insieme. Si erano salvate la vita a vicenda. Avevano assunto insieme le responsabilità nei confronti delle creature del Velo, che si erano affidate a loro.
-Mi hai salvata un’altra volta, Eliana?-
La risposta era evidentemente sì.
-E l’uomo contro cui ho combattuto? L’hai visto? Se è sopravvissuto è un pericolo per tutti….- l’attimo d’agitazione passò con appena una carezza della sua amica, che sapeva comunicarle ciò che pensava con uno sguardo di quegli occhi neri, o con il movimento del muso affusolato o delle ampie ali.
Ora che riusciva a concentrarsi, poteva sentire chiaramente che ciò che rimaneva dell’anima di Lucius Malfoy era trapassata. In quel mondo di lui era rimasta solo lei… e le conseguenze della sua crudeltà, sparse un po’ ovunque. Non sapeva bene come sentirsi, il sangue del suo sangue era stato versato… e tutto ciò che sentiva in quel momento era il desiderio di versare quello che ancora scorreva nelle sue vene. Le faceva ribrezzo sapere di essere sua figlia: la paura che aveva provato nei suoi confronti era svanita tempo prima, ma il rancore…. Anche se molto era evaporato con il loro scontro e il conseguente decesso, sentiva che una piccola parte di esso le pesava ancora sull’anima. Sapeva che le ci sarebbe voluto del tempo per far scivolare via anche quello… ma poteva dire che ne sarebbe uscita del tutto, ora che lui non poteva più provocare danni.
Ora lei era libera. Libera come l’aria.
E fu la forza di quella consapevolezza a farle scoprire il suo potere. Quello che ogni Portatore personalizza a partire dal proprio Elemento, ma che lei ancora non aveva scoperto.
Una brillante luce azzurrina iniziò a splendere dal suo stesso corpo, Luna stava emanando luce come un astro mentre tutto intorno a lei la luce del sole si affievoliva e sorgeva la luna, mentre il cielo si scuriva.
E il suo richiamo non rimase inascoltato. La thestral brillò di luce riflessa, e il suo corpo iniziò a mutare, plasmandosi al volere di quella magia tanto potente.
Poi tutto divenne immobile.
-Mamma…-
-Sei diventata grande tesoro…- Ora lo splendido animale che l’aveva accompagnata tanto a lungo era scomparso, e al suo posto la pallida anima di Eliana Luna Falchi guardava sua figlia con orgoglio e amore.
Era stata una bella donna, e Luna aveva spesso desiderato avere i suoi stessi stessi capelli mori e ricci e gli occhi nocciola, che trasmettevano tanto calore, anche adesso che  guardarla era solo l’essenza di ciò che quella straordinaria strega era stata in vita. Vederla e non poterla abbracciare le parve un’orribile crudeltà.
-Mamma...- non riusciva a dire altra parola, le lacrime le chiudevano la gola.
-Amore mio, sei stata brava… lo so che hai bisogno di spiegazioni, ma fammi dire prima una cosa: sono molto orgogliosa della donna che sei diventata, e lo sono stata ogni secondo dell’adolescenza che non ho potuto passare al tuo fianco… non come madre almeno-
-Sei stata con me per tutto il tempo mamma? Come hai fatto…?-
-L’Aria è l’Elemento più imprevedibile tesoro. L’Aria e il Fuoco  possono essere o creare quanto di più straordinario il mondo non potrà mai nemmeno immaginare. Tu e la tua amica Ginevra non potevate non avere questi doni speciali, che saranno fondamentali durante la Guerra. Se volete vincerla, tu e la tua amica dovrete assistere la Creatura usando a fondo tutto il potere che vi è stato concesso. È così grande tesoro mio, che tu nemmeno lo immagini ancora-
-Puoi vedere il futuro?-
-Ti ricordi ciò che ti insegnai sui Thestral?-
-Sì… ma tu non eri un vero thestral… oh, mamma, sono così confusa…-
-Stai tranquilla, è normale… vorrei avere più tempo, ma in quel poco che ci è concesso devo dirti molte cose importanti. Vorrei abbracciarti, piccola mia, ma non mi è concesso. Posso però dirti tutto ciò di cui hai bisogno per sopravvivere alla Guerra, e per vivere serena in seguito-
Luna si asciugò le lacrime che erano scese contro la sua testarda volontà, facendo un respiro profondo per calmarsi. Voleva godere di quei pochi momenti che il destino aveva concesso loro per ritrovarsi, non li avrebbe sprecati piangendo. Il dolore per la sua morte non sarebbe mai scomparso, lo sapeva bene, ma ci conviveva da molto tempo e l’aveva accettato come parte di sé. La commozione rimase, ma ora riusciva a percepire la serenità che la figura di sua madre le sapeva infondere da sempre.
-Va bene mamma, ti ascolto. Sono pronta- le mostrò il sorriso che le aveva insegnato essere la sua arma più potente, e si mise il più possibile vicina a lei. Quanto le era mancata…
-Sapevo che eri una donna coraggiosa, Luna cara… ci sono così tante cose che devi sapere…-
-Parti parlandomi di quando sono nata. Perché… mi hai amata?-
-Nessun genitore dovrebbe sentirsi porre questa domanda… e nessun figlio dovrebbe doversela porre. Fa male al cuore sentirlo, ma è giusto che ti spieghi. Quanto Xeno mi disse di avermi tradita, di aver avuto una figlia con un’altra donna… beh, per un attimo mi sono sentita spezzata. Ancora non puoi capire cosa significhi mettere tutta te stessa nelle mani di qualcun altro, amore e fiducia avevano pericolosamente vacillato. Poi però ti ho vista. Così bionda e bella tra le sue braccia… e quando hai aperto gli occhi e mi hai guardata, la mia anima non è stata più un insieme di cocci rotti. Sono tornata integra, e l’unica cosa che mi ha permesso di farlo è stato l’amore immediato che ho provato per te. Ho sentito… che tu eri mia figlia. Non aveva importanza che non avessi il mio stesso sangue. Forse non ho mai perdonato del tutto Xeno, nonostante in qualche tempo riuscimmo a trovare un equilibrio… ma quel che è certo è che io non avrei mai più potuto immaginare una vita senza la mia bambina. Forse ti aspettavi una spiegazione diversa, o più logica, ma l’unica vera ragione per amare è l’amore stesso, anche se fa male, anche se è illogico, anche se fosse solo per un secondo. E non ce n’è di più potenti di quello di una madre. Fin dal primo momento… Io sono stata tua madre. E tu mia FIGLIA. Semplicemente perché ti voglio bene e te ne ho sempre voluto, ed è grazie a te che la mia anima è tornata tutta intera-
Luna aveva un ricordo fresco di cosa significasse spezzarsi, per un Portatore…  a salvarla era stato il Ron, certo con la sua Terra, ma non solo… -È sciocco… chiedersi perché si ami qualcuno… quando ogni cosa a questo mondo è, al tempo stesso, causa, fatto e conseguenza… giusto, mamma?- Luna sorrideva, mentre ripeteva a memoria ciò che sua madre amava dire ogni volta che veniva fuori il tema dell’amore. Da bambina, Luna stessa le aveva chiesto cosa volesse dire l’amore, e perché la gente si amasse.
-Esatto, tesoro. L’amore è causa e conseguenza dell’amore stesso-
Forse ci sarebbe stato altro da dire, ma Luna ne dubitava. Era verità pura e semplice, innegabile e profonda. Tra loro le parole erano sempre state importanti, ma mai sopravvalutate. Avevano svolto la loro funzione dandole una spiegazione, che però in fondo al suo cuore lei conosceva da sempre.
L’aveva amata come una figlia perché la considerava tale.
Ed era sciocco, oltre che inutile, andare a impegnarsi in spiegazioni diverse da quella. A molta gente non sarebbe bastata, ma lei non era come gli altri. Sua madre l’aveva cresciuta per essere e fare la differenza, in fondo.
-Mamma, però… avrei sempre voluto dirti che…-
-Schhh… non dirlo nemmeno per scherzo. Non è colpa tua se quell’incidente mi ha uccisa. Sono solo felice di averti protetta-
-Ma...-
-No. Nemo cercava di uccidermi, tesoro. Ci è riuscito, ma non aveva tenuto conto del fatto che non ero io ad essere la Portatrice destinata a combatterlo nell’Ultima Guerra delle Creature. Non aveva alcun senso, ma io sapevo che era compito tuo. È per questo che ti ho cresciuto raccontandoti tutte le storie sul Velo e sulle Creature, ed è sempre per questo che ho lasciato in eredità a te i miei poteri. La tua anima era pronta a riceverli e predisposta a questo tipo di magia, per cui non è stato difficile. L’avrei fatto comunque, anche se non fossi morta, avrei solo aspettato ancora un po’-
-Ma Nemo a quel tempo aveva ancora forma incorporea!-
-Verissimo. Tuttavia, è potente abbastanza da lasciare inerte un incantesimo che si mostri solo in date condizioni. Nella sua precedente vita, prima di essere sconfitto, aveva maledetto l’Aria, facendo in modo che chiunque fosse il Portatore nato subito prima del suo risveglio morisse consumato da un incantesimo delle sue Fiamme Nere non appena avesse raggiunto la sua piena forza magica. Nel mio caso… beh, è accaduto quando avevo trent’anni-
-Ma perché io allora sono viva?-
-Tu sei un caso unico nel suo genere. Tu non sei nata Portatrice, lo sei diventata. La maledizione si riferiva a ME. Tu non corri alcun pericolo, almeno in quel caso-
-Sai, grazie alla tua protezione, io sono una Sopravvissuta… quelle Fiamme  Nere non possono farmi nulla-
-È meraviglioso tesoro. Ti ho lasciato una protezione che ti accompagnerà per sempre, dunque… ne sono felice-
-Mamma, tu mi hai dato molto, molto di più. Così tanto che non riesco neppure a dirtelo. E anche se non capisco come, mi sei stata accanto anche da morta…-
-Un trucchetto da portatrice, tesoro- le fece l’occhiolino, sorridendo divertita, e per un attimo Luna tornò bambina. Sua mamma era sempre stata un tipo giocoso. –Ho fatto un patto con le creature del velo, quando ero viva, e i thestral sono per l’Aria ciò che è il Corvo è per i Corvonero ad Hogwarts. Sono morta… ma sono rimasta in questa forma, per starti vicina. Non avrei mai potuto lasciarti sola-
-Sai mamma, tu mi hai salvata sempre. In qualunque forma ti sei ritrovata, tu hai sempre pensato a me. E io ti ringrazio per questo… ti voglio tanto bene mamma-
-Amore mio… è questo il mio compito. Lo capirai anche tu quando sarai madre-
-Lo dici perché hai visto il futuro, quando eri sotto forma di thestral?- animali magici senza paragoni, riuscivano a vedere ogni tempo del mondo, nonostante veramente pochi lo sapessero.
-No tesoro, è solo qualcosa che si impara solo vivendola sulla propria pelle-
-C’è così tanto ancora che vorrei chiederti…-
-Lo so. Ma il nostro tempo è limitato. Non temere, continuerò a vegliare su di te restando nella mia forma animale. Userò il tempo che mi resta per dirti ancora due cose importantissime-
-Ti ascolto-
-La prima, è di essere sempre orgogliosa del tuo potere speciale. Quello di chiamare a te le anime dei trapassati, ovunque e in qualunque forma, sarà la tua benedizione. Ma usala con saggezza. La seconda, è di essere forte e non mollare mai. Ci sarà un momento, durante la Battaglia Finale, in cui dovrai mettere tutta te stessa. Come ti ho già detto, l’Aria e il Fuoco possono creare quanto di più grande il mondo non possa immaginare. Fai del tuo meglio, continua a credere nei tuoi amici e in te stessa, e non perderai-
 
 
 
Note:
Buonsalve! Ok, non ho molto da dire, tranne che come avrete capito amo il personaggio di Luna e sua madre, e siccome mi ero accorta di non aver ancora deciso il potere speciale dell’Aria, ho preso due piccioni con una fava.
E poi, Draco…. Beh, mi piace molto la Drinny, ergo gli ho voluto dedicare un momento ‘familiare’…. Credo ne vedremo delle belle con il biondino  e la bimba bionda… se poi aggiungiamo una vulcanica Weasley… io già rido!
Beh, spero vi sia piaciuto…. Besos!
Flos Ignis

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Capitolo 29
*** Capitolo 28. Cuori in tumulto ***


CUORI IN TUMULTO
 
Non bisogna mai opporsi al proprio destino, perché si finisce sempre col perdere ciò che abbiamo di più caro.   
Brisingr” di Christopher Paolini
 
L’unica vera guida è il tuo cuore. Nulla può aiutarti, se non il suo desiderio supremo.
“Eragon” di Christopher Paolini
 
 
-Molto bene ragazzi per oggi abbiamo finito! Passate una buona domenica, ci troviamo sempre qui lunedì pomeriggio alle 17. Puntuali! Arrivederci, e ottimo lavoro- Neville salutò i ragazzi, che eccitati come non mai parlottavano tra loro mentre uscivano dalla Stanza delle Necessità.
Quel giorno avevano fatto due ore filate di incantesimi offensivi, per poi ripassare ancora una volta l’uso del patronus. Ormai i ragazzi dal quinto al settimo anno sapevano farli bene, con poche eccezioni, ed avevano fatto imparare ai bambini più piccoli la formula e la procedura per richiamarlo, ma a parte nebbie grigie e sbuffi argentei non era, ovviamente, uscito altro. Fenomeni come Harry Potter, del resto, non nascono tutti i giorni. Per ovviare a questo problema Blaise aveva pensato di affidare a ciascun ragazzo grande un piccolo gruppo dei più piccoli da proteggere e allenare, di modo che tutti fossero il più al sicuro possibile, e le squadre erano di Case miste per facilitare la cooperazione tra Case e far sì che le qualità di ognuna di esse ovviasse alle mancanze delle altre.
-Oggi è andata bene, non credi?-
-Non è andata male-
-Non sembri entusiasta-
-Neville, cerco solo di essere oggettivo. Se avviene un attacco ci sono centinaia di incognite che non possiamo prevedere, ed a parte noi del Settimo e qualcuno del Sesto, pochi altri ragazzi sarebbero in grado di adattarsi e reagire di conseguenza, e i bambini dei primi tre anni sono i più vulnerabili. Tra il Quarto e il Quinto anno ci sono elementi scaltri, ma sono ancora troppo deboli per reggere un assalto. E noi siamo troppo pochi per difenderli tutti-
-Forse stai dimenticando che non li stiamo addestrando per diventare auror professionisti, ma per sapersi difendere il tempo necessario per salvarsi o salvare un amico in difficoltà. Ma soprattutto gli stiamo insegnando a fidarsi gli uni degli altri, cosicchè il nemico non trovi una breccia nei nostri pregiudizi per prendere il controllo. Insomma, settimane fa lo avresti ritenuto possibile questo?- Neville si voltò per indicare al –suo- ragazzo un punto preciso della sala, dove il Serpeverde potè assistere a quella che in un primo momento giudicò un’allucinazione… e poi un miracolo.
La piccola Josie Foster, Tassorosso del terzo anno volenterosa ma goffa al limite dell’assurdo, aveva nuovamente fatto cadere la tracolla marrone spargendo il suo contenuto un po’ dappertutto. Ad aiutarla, due suoi compagni del terzo anno, Logan Harper e Nina Merrow, rispettivamente Serpeverde e Grifondoro.
Nev poi lo fece voltare verso la porta, dove un paio di Corvonero del sesto anno spiegavano ad alcuni ragazzi più giovani dove avevano sbagliato con alcuni incantesimi piuttosto difficili, senza badare a quale casa appartenessero, e loro stessi erano tutti vicini per ascoltare meglio, creando un miscuglio di colori appartenenti a tutte le case che prima era impossibile da vedere in giro per la scuola.
Ora era Blaise a cercare con lo sguardo altre scene come quelle cui aveva assistito… e da ogni parte ne trovava di nuove, con in comune solo un insieme di colori di case che finalmente convivevano pacificamente, e invece di scontrarsi tra loro si aiutavano e sostenevano.
-Questo e solo questo era il nostro obiettivo. Non farli diventare potenti per combattere, ma renderli uniti per difendersi. Direi che siamo sulla buona strada, non trovi?- l’aria soddisfatta e orgogliosa del ragazzo al suo fianco dimostrava l’insolita maturità che per forza di cose l’aveva fatto crescere prima del tempo, ma allo stesso tempo mostrava ance quanto fosse puro e fiducioso il suo animo.
-Hai ragione-
Non gli diede il tempo di replicare –poteva concedergli una piccola vittoria, ma MAI l’ultima parola in una discussione… capitava già troppo spesso per la sua vanità da Serpe -che già gli aveva voltato le spalle incamminandosi verso l’uscita della scuola.
Neville sorrise, e scosse la testa. Chissà cosa mai lo attraeva tanto di quel ragazzo orgoglioso e supponente…
Ormai i suoi genitori stavano bene, ed erano stati dimessi. Aveva il permesso della preside di andarli a trovare quando voleva, ma qualche giorno prima gli era venuto il panico nel pensarli a casa da soli. Non erano ancora tornati in pieno possesso della loro magia, ed era davvero preoccupato a saperli privi di protezione, nonostante o soprattutto considerando la presenza di nonna Augusta ad assisterli.
Quel giorno li avrebbe portati all’interno delle mura, dove sarebbero stati certamente più al sicuro. Decise quindi di sbrigarsi, ormai l’orario stabilito stava per giungere, e si incamminò, senza riuscire a cancellarsi dal volto l’espressione sorridente che mostrava a mari e monti da quando si era messo con quella serpe mulatta.
 
Da quando Blaise aveva placcato il suo Nev quel giorno, tra loro le cose si erano chiarite, anche se alle volte si sentiva come in dovere di tenerlo distante abbastanza da non venire coinvolto eccessivamente. Sentiva intimamente di essere terrorizzato più da lui che da quella guerra, il che poteva sembrare ridicolo, ma considerando il fatto che a parte Draco, e in parte Narcissa e Severus, non aveva mai rischiato di creare dei legami, si sentiva legittimato a provare una paura fottuta del potere che l’altro aveva su di lui, seppur inconsapevolmente. Sapeva che avrebbe potuto persino dare la vita per Neville, e non si era mai sentito così prima. L’unica certezza che aveva, era che lui era Blaise Zabini, voleva stare con Neville e ciò che voleva lo otteneva sempre…
 
‘E voglio che resti con me anche dopo tutto questo… dopo la guerra, dopo Hogwarts… voglio che lui ci sia ancora nella mia vita.’
 
Non aveva nulla da fare, e Neville non sarebbe tornato prima di qualche ora, per cui andò a vedere come se la cavavano tutte quelle persone accampate negli immensi giardini della scuola.
Quasi ogni giorno Regulus faceva apparizioni di pochi minuti, giusto il tempo necessario a lasciare loro in consegna come pacchi postali persone di qualunque età, razza, sesso, di estrazione magica o babbana possedenti un cuore puro, ed in qualche caso li aveva portati con tutta la loro famiglia. La scuola sembrava un campo profughi ormai.
Ad occuparsi di tutta quella gente erano i professori, soprattutto la preside McGranitt e i due redivivi Piton ed Evans.
In quel momento però la madre di Potter era in infermeria ad aggiornarsi con Narcissa sull’andamento delle lezioni supplementari che tenevano quasi ogni giorno in contemporanea, e dato che in giro non c’era traccia neppure di Severus immaginò fosse in compagnia delle due donne… se a organizzare le squadre di studenti ed i rispettivi compiti in caso di attacco, o semplicemente per stare attaccato alle gonne della Evans… mah, chi lo sapeva.
Era da quando erano tornati in vita che era letteralmente impossibile vedere uno senza l’altra, passavano tutto il loro tempo insieme, dalle lezioni ai pasti alle esigue ore di libertà.
Blaise avrebbe voluto assecondare la sua infinita curiosità e prendere da parte quello che considerava un po’ come uno zio burbero e chiedergli esplicitamente se dopo quarant’anni di conoscenza e amore a senso unico ancora l’amasse come il primo giorno. Seriamente, ci voleva costanza in certe cose, e guardando il padrino di Draco si chiedeva spesso se anche lui sarebbe stato in grado di provare un amore così intenso e puro e disinteressato.
Poi guardava Neville… e pensava solamente a quanto bramasse la sua vicinanza, desiderando che lo spazio intorno sparisse ed il tempo si fermasse. E al diavolo ogni reticenza e paura.
Del resto, avevano tempo per costruire la storia del loro amore.
 
Quel giorno, insieme ad un sacco di Maghi Neri da interrogare – anche se sospettava vivamente che un numero molto maggiore non fosse sopravvissuto davanti alla furia dei Portatori – era arrivato anche Weasley maschio minore. E con lui, diverse centinaia di persone.
La preside si era messa una mano nei capelli quando li aveva visti, ma il ragazzo l’aveva rassicurata dicendo che sarebbero rimasti lì il tempo necessario affinchè rimuovesse loro l’incantesimo di Apatia che li aveva colpiti.
Erano ore però che ci stava lavorando, e anche se persino lui aveva notato che ci impiegava sempre meno tempo a liberare quella gente, tanto che più di metà dei soggiogati era stata rispedita a casa propria, si vedeva che iniziava a dare i primi segni di stanchezza.
Persino in quel momento, quando Blaise gli arrivò alle spalle, Ronald aveva appena rimosso l’incantesimo da un uomo che sembrava tedesco a giudicare dai colori albini, di poco meno di cinquant’anni.
Blaise sapeva che una volta curata, la gente veniva rimandata nella propria casa da un incantesimo di dislocazione tipico dei Portatori della Terra, ma il rosso vicino a lui sembrava ormai esausto. Sudato e talmente pallido da far risaltare in modo inquietante le numerose lentiggini, ansimava mentre cercava a tentoni la pietra di granito rosso scuro che gli serviva per compiere l’incantesimo su quell’uomo e rimandarlo a casa.
Non ce la fece più a rimanere in silenzio.
-Weasley, hai intenzione di ammalarti?-
-Zabini. Non sono affari tuoi… dov’è Neville?-ormai tutti sapevano che stavano insieme… persino Blaise stesso si stupiva ancora, dopo sette anni passati nella casa più pettegola della Scuola, come Merlino fosse possibile che tutti sapessero sempre tutto di tutti.
-È andato a prendere i suoi. Comunque, non mi pare il caso che tu ti ammali proprio ora, no? C’è una guerra da vincere mi pare-
-Infatti IO sto facendo la mia parte. Più che combattere il mio compito è stare nelle retrovie a elaborare strategie e rimettere insieme i cocci d’anima che quel maledetto bastardo riduce male. Cosa che sto facendo anche adesso, per cui, se non ti spiace…-
-Sei esausto, faresti più danni che altro. Ora ti riposi, e se tra mezz’ora ti senti meglio ti lascio in pace. Intanto però mangia questo…-
-Dove hai recuperato gli Zenzerotti?-
-Neville mi ha chiesto di darteli-
-Grazie mille… a entrambi-
Fece un gesto per minimizzare la faccenda, sedendosi accanto al Portatore ed osservandolo divorare i dolcetti che gli aveva regalato. A vederlo così sembrava proprio un bambino.
-Dofe fono Anfie e Maffiu?- appunto.
-Non ho capito… mastica e ingoia, e POI parla-
-Cough… ok, ti ho chiesto dove sono Angie e Mattew-
-In infermeria-
-COSA? Che miseriaccia gli è successo? Stanno bene?-
-Ma sì, tranquillo … sono lì perché sono con la madre di Potter per oggi e lei al momento è lì per parlare con Narcissa-
Blaise però vide che la notizia non piacque al rosso. Non capì in un primo momento… ma poi due chiome bionde gli passarono per la mente come dei flash di luce, e capì.
-Non ti piace Narcissa eh?-
-Non mi piace quello che ha fatto a Luna-
-Le ha salvato la vita-
-L’ha abbandonata appena nata!-
-Se non l’avesse fatto, all’età di tredici anni Lcius Malfoy l’avrebbe violentata, e poi torturata fino ad ammazzarla-
Blaise aveva letto, di nascosto con Draco, tutti i diari della famiglia del biondo fin dalle sue radici francesi. Non era stato piacevole leggere quella specie di tradizione sulle rare figlie femmine… sembrava quasi che i loro padri impazzissero improvvisamente con la pubertà delle figlie.
Non che la vita del suo migliore amico fosse stata facile… ma almeno suo padre non l’aveva mai toccato. Torturato con la magia… ma mai toccato con un dito, nonostante le occhiate lascive avessero dato ben ad intendere il suo desiderio.
Il rosso sembrava disgustato ed incazzato in egual misura. Una cosa del genere per lui doveva essere inconcepibile… eppure andava così in molte altre famiglie purosangue. Forse non al punto di commettere un femminicidio… ma alla violenza molte ragazze della sua casa erano state sottoposte dai propri padri, o più raramente dai nonni e dagli zii. Non era un segreto, giù nei sotterranei, anche se si evitava di parlarne per quanto possibile.
-È una cosa da barbari!-
-Sono d’accordo con te…. Tuttavia è così che va per mote famiglie purosangue. Non ai livelli estremi di Malfoy senior… ma sì, cose del genere accadono di frequente-
-E non fate niente per fermarle?-
-E cosa? Denunciarli? Ti ricordi che parli dei purosangue più ricchi e influenti del mondo magico?-
-E tu ti rendi conto di cosa devono aver subito queste ragazze?-
-Attento a come parli: tu non hai vissuto con noi nei Sotterranei, non parlare di cose che non conosci!-
Incazzato come non mai Blaise corse via, sentendo solo il rumore del vento freddo di fine ottobre che gli faceva volare il mantello dell’uniforme.
Non sapevano, nessuno sapeva, eppure tutti pretendevano di giudicare.
Non conoscevano l’impotenza e l’orrore, non sapevano del dolore e della rassegnazione… semplicemente, non c’erano quando tutti quei sentimenti scoppiavano. Non c’erano a raccogliere i cocci, aspettando il successivo punto di rottura.
No, non erano cose di cui tutti erano a conoscenza. Erano segreti che dovevano restare nell’ombra, che nessuno avrebbe mai dovuto scoprire.
Perché non erano solo le ragazze, le vittime di certe violenze.
 
 
 
Harry sapeva di stare sognando, ma allo stesso tempo sapeva che quello che stava vivendo era in qualche modo reale. Era tutto troppo dettagliato, troppo estraneo e troppo vero per non essere una qualche forma di realtà.
Gli unici colori di quell’inquietante visione erano il rosso, il verde ed il nero.
Il rosso del sangue che scorreva dal terreno come da un ferita mortale.
Il verde dell’Avada, il verde che brillava nell’oscurità portando paradossalmente l’ombra negli occhi di chi ne era colpito.
Il nero, invece, era semplicemente ovunque. Sotto i suoi piedi la cenere di un brace si era accumulata coprendo la terra con uno strato talmente spesso da rendere impossibile capire se ci fosse qualcosa, al di sotto di essa. Sopra la testa, il cielo era coperto da nubi nere cariche di tempesta, a loro volta quasi coperte da un denso fumo che bruciava quanto il fuoco. Il nero… dei mantelli. Tanti, innumerevoli mantelli neri, che si accasciavano a terra come marionette senza fili, dando mostra di una cupa danza funebre che volge alla fine.
Dentro di sé però sapeva che c’era ancora qualcuno vivo, da qualche parte. Qualcuno che per lui era molto importante, e doveva trovarlo ad ogni costo.
Il ritmo del suo sangue gli dettava il ritmo della corsa forsennata che aveva intrapreso senza accorgersene, attirato come un magnete verso la sua ignota meta.
E ad ogni sospiro, era sempre più vicino, sempre più vicino, fino a quando finalmente seppe di essere arrivato.
Era arrivato troppo tardi? No, ma non doveva assolutamente esitare, o per quella persona sarebbe stata la fine.
Non riusciva a vederla bene, ma supponeva fosse una ragazza. Stava battendosi come una furia contro un uomo mingherlino, ma che emanava un’aura di potere Nero spaventosa.
A guidarlo fu il suo istinto. Si frappose tra i due combattenti appena in tempo da salvare la ragazza che, stremata, giaceva a terra, e stava per essere colpita.
L’Avada lo colpì dritto in faccia.
Fece appena in tempo a sentire un urlo straziante, pensando che morire per salvare LEI non era così male. Non riusciva ancora a metterla a fuoco, ma fu felice di essere accompagnato all’altro mondo da quel paio d’occhi dorati.
 
Harry si svegliò di soprassalto, scosso come ogni volta che faceva quel tipo di incubo. Come al solito, ricordava solo dolore e tanto verde.
Si girò verso Hermione, e come si aspettava la vide ben sveglia, e sconvolta quanto lui. Incrociarono gli sguardi per qualche attimo, e si capirono silenziosamente.
Era qualche tempo che quell’incubo li aveva lasciati in pace, ma evidentemente si era solo fatto attendere più del solito.
Per non disturbare il sogno degli altri loro compagni, si allontanarono per parlare in tutta tranquillità.
-Di nuovo…-
-Già-
Per molti minuti non dissero altro, gustandosi la cioccolata calda che Hermione aveva fatto apparire e il reciproco sostegno. Per un po’, era bastato ascoltare il rumore dell’oceano. Solo per un po’.
-Domani torna Ron?-
-Sì, Luna sarà felice di vederlo-
-Non era solo una mia impressione dunque-
-No, non credo. Ma ci metteranno un po’ a capire che si piacciono. Lei è svagata e timida, lui è imbranato e altrettanto timido. La vedo dura-
-Sii ottimista, Harry-
-Non è facile-
-Non stiamo più parlando dei nostri migliori amici, vero?-
-No-
Senza timore di venir rifiutato, la strinse in un abbraccio, dandole un baio sulla tempia accaldata. Lei stette ferma a farsi coccolare, sentendosi veramente felice per qualche secondo prezioso.
Ma doveva dirgli quello che aveva appena scoperto. Magari non proprio tutto… ma la parte che lo riguardava sì.
‘La faccenda di Ginny non è il caso di diffonderla ai quattro venti’
-Me lo ricordo. Il sogno, dico-
-Davvero?- Harry era sorpreso come poche volte in vita sua, e del resto come biasimarlo? Erano anni che volevano risposte, e finalmente lei poteva dargliele.
-Sì- gli raccontò tutto ciò che ricordava, sorvolando sulla presenza della cenere e dei mantelli neri. Non era quello, per il momento, l’importante. Ne avrebbe prima di tutto parlato con Ginevra.
-Quello con cui stavo combattendo era Nemo. Harry, credo che questo sogno sia il segno che io e te eravamo destinati fin da piccoli a incontrarci e innamorarci… ma anche che è destino che tu ti sacrifichi per salvare me e tutti gli altri. Dopo che tu sei m-m-morto, nel sogno io ho ucciso Nemo. Non ricordo bene come… poi mi sono svegliata. Harry, io NON VOGLIO. Per nessun motivo al mondo vorrei questo, non voglio perderti… non voglio che tu muoia per me. Quando sarò morta, nella probabile ipotesi che non riesca ad afferrare quell’unica speranza datami dalla Profezia, voglio sapere che tu sei vivo e stai bene-
-Hermione, io non posso stare bene. Non con te morta, porca puttana! Ascoltami, questo sogno non significa nulla. Le Profezie possono intendere più di una realtà, lo sai anche tu. Beh, anche i sogni premonitori secondo me mostrano solo UNA possibilità. Pensa solo a questo: io sono immune dall’Avada, non posso morire così-
-Tu non capisci! La magia di Nemo non è quella di un comune mago. È un potentissimo stregone che si reincarna da oltre diecimila anni! Può benissimo ammazzarti perché i suoi incantesimi non hanno paragoni nella storia della magia-
-Hermione, sei tu che hai il Fuoco, non io. Perché quello che sogno io dovrebbe essere un futuro scritto su pietra?-
-Perché…- ecco, Hermione stava perdendo la pazienza a causa della disperazione mista a paura che l’aveva pervasa. Se per vivere avrebbe dovuto perdere Harry, allora avrebbe preferito morire. - … testone d’un Potter, tu sei il Quinto, mettitelo in testa. In pratica mio Padre ti ha fatto nascere al solo scopo di proteggermi, ed è quindi logico che io e te facciamo questo stesso sogno da anni per prepararci alla nostra fine! Il tuo scopo finale è morire per me, e io questo non lo accetterò mai perché ti amo e ti voglio vivo, con o senza di me! L’hai capito adesso?- aveva urlato le ultime frasi, ma davvero, davvero non ce la faceva più. Era stanca, e arrabbiata, e sentiva le lacrime pizzicarle gli occhi. L’orgoglio però non le permetteva di scoppiare a piangere.
-E tu hai capito che non ha senso per me, vivere se tu muori? Non mi importa a quale scopo sono venuto al mondo, io morirei per te perché sei la persona più importante della mia vita! E non per uno stupido disegno superiore… ma perché ci siamo scelti a vicenda quando avevamo undici anni, e ancora ogni giorno abbiamo scelto l’altro perché sapevamo che da soli non valevamo che un nulla, rispetto a ciò che siamo insieme! Perché se tu sei con me, io mi sento forte e felice e non ho paura d’altro che perderti! Non è così anche per te? Davvero credi che ciò che mi spinge a volere il meglio per te sia il volere del Destino, piuttosto che l’amore che provo per te?-
Anche Harry aveva urlato tutta la sua frustrazione, la sua paura e la sua sostanziale impotenza verso ciò cui andava incontro la donna della sua vita. La sua leonessa guerriera…
Si fissarono in silenzio, temendo che qualcosa tra loro stesse per spezzarsi. Nessuno dei due lo voleva, me erano state dette parole forti, che a loro volta contenevano emozioni ancora più dirompenti. L’empatia di Hermione la stava sovraccaricando con quelle di Harry, che le arrivavano chiare e forti come se le sue barriere fossero inutile contro di lui.
Avevano paura di perdere l’un l’altro perché si amavano.
Non c’era altra verità che questa, e se l’erano urlato addosso nascondendo quella semplicissima frase dietro altre, più lunghe, complesse e difficili.
Hermione l’aveva capito: se Harry si fosse sacrificato per lei, avrebbero vinto quell’ultima guerra, e lei avrebbe potuto trovare un modo per sopravvivere. Quella Profezia riguardava lei, diceva che avrebbe contrastato Nemo, ma per sconfiggerlo parlava di un Giudizio Celeste… Harry. Era lui la chiave per vincere. E questo sacrificio, in qualche modo a lei sconosciuto, sarebbe stato anche la sua salvezza. Il suo Settimo Elemento le aveva detto chiaramente che quella profezia era la sua unica possibilità di sopravvivere, una volta terminato lo scontro finale.
Ma se il prezzo da pagare fosse stata la vita di Harry… no, non l’avrebbe permesso. A costo di morire subito dopo Nemo.
-Harry, io non ti permetterò di morire per me-
-Hermione, tu non mi impedirai di proteggerti-
Nessuno dei due voleva cedere, entrambi avevano ragione, ma nessuno dei due sapeva come risolvere quell’empasse.
Per quella notte, non ci fu null’altro da dire. Nei giorni seguenti avrebbero fatto finta di nulla, comportandosi come nulla fosse, ma passando insieme ogni minuto libero dalla caccia al Capitano, dalla ricerca dei puri di cuore e dalle operazioni di soccorso a varie cittadine più o meno grandi.
Sapevano che il tempo a loro disposizione poteva essere agli sgoccioli.
 
-Secondo te hanno capito che non ingannano nessuno?-
-No. Sono talmente occupati a fingere che vada tutto bene che non si sono accorti del fatto che non siamo né ciechi né sordi-
-Sì beh, è ovvio che tra quei due ci sia un segreto delle dimensioni di Hogwarts-
-Ginny, tu sei riuscita a vedere qualcosa?-
-No. Hermione mi blocca. Intorno a lei vedo solo una fitta nebbia-
-E riguardo a Harry?-
-Idem. Mi blocca allo stesso modo. A volte mi chiedo se lo faccia consapevolmente o meno. È forte, molto più di quanto già non abbia dimostrato-
-Riguarda il fatto di essere il Quinto, vero?-
-Già. Devo dire che non sono sorpresa. Tra quei due c’è sempre stato qualcosa di non meglio definito, ma era potente, anche se invisibile, fin da quando ho memoria di averli visti vicini-
-E nonostante questo, fino a poco fa non si erano mai sognati di provare qualcosa di più dell’amicizia?-
-Già. Sono un po’ tonti-
Draco e Ginny guardavano, tra il divertito ed il preoccupato, i loro amici che cercavano di non vedere l’elefante rosa in mezzo a loro, ignoto ai loro amici.
Chissà cos’era. Dalla sera alla mattina, era apparso senza preavvisi di sorta. Avrebbero tanto voluto fare qualcosa per loro, ma su quell’argomento erano entrambi sfuggenti come fumo.
Ginevra ad un tratto cadde in una sorta di trance. Draco conosceva bene ormai quell’espressione, voleva dire ‘visione in corso, non disturbare se non si vuole essere sbranati vivi dalla Veggente del Fuoco’. Assumeva un’aria estatica che lo incantava più di una sirena.
Tra di loro non c’erano più stati baci, ma Draco sapeva che la Rossa non gli era indifferente. Tutto stava a far accadere le cose con naturalezza; se era bravo in qualcosa era proprio ottenere l’oggetto del proprio desiderio. Lei lo intrigava da morire, lo faceva ridere, a volte infuriare, altre preoccupare, spessissimo infiammare –troppo spesso letteralmente- ma ogni singolo secondo passato in sua vicinanza gli faceva palpitare il cuore e mancare il respiro.
E vedere il ciondolo d’Acqua che portava sempre al collo lo faceva sciogliere ed irrigidire in un colpo solo. Saperla con quel piccolo dono a contatto con la pelle gli faceva desiderare di essere lui, quel gioiello.
Quando lei però riemerse dalla sua visione, dovette anche lui smettere di fantasticare su quella ragazza che tanto lo eccitava. L’espressione di lei non era delle più liete, e i pensierini su di lei dovevano essere rimandati a data da destinarsi.
-Ragazzi, abbiamo un problema-
Magicamente tutti smisero di fare qualsiasi cosa per accerchiarla. Apparvero anche Luna e Ron, prima occupati a medicare la gente dell’ultimo paese che era stato assaltato.
-Ho visto l’attacco di Hogwarts. Non sarà per nulla piacevole. Ho come la sensazione che avverrà a giorni. Concentrerà tutti i suoi luogotenenti per attaccare la Scuola, poi dopo aver vinto li farà sparpagliare per la Gran Bretagna, per l’Europa intera ed infine in tutto il mondo-
-Sai quando accadrà? Ricordi qualche altro particolare?-
-La luna era nera-
Harry fissò il cielo oscuro, sentendo l’imminenza della battaglia galoppare nel suo sangue. Come temeva, il momento era vicino.
Senza sapere a chi si rivolgesse di preciso, disse : -La luna nuova verrà dopodomani notte-
L’oscurità avanzava, e tutto ciò che potevano fare era dare il meglio del meglio per impedire che inghiottisse ogni luce del mondo.
 
 
 
Note:
Ciao a tutti! Ok, per quelli che pensano che i miei tempi di aggiornamento siano lunghi… beh, mi spiace. Davvero, vorrei poter essere più puntuale… ma non dovrete sopportare ancora per molto! Come avete letto, ormai mi sto avvicinando alla fine.
La Battaglia Finale è imminente… non so quanti capitoli mi ci vorranno, ma sto tirando le fila per spiegare un po’ tutto quello che avevo lasciato in sospeso fin’ora.
Nel prossimo aggiornamento leggerete le ultime risposte che ancora mancano se tutto va bene. Per esempio, le parole misteriose della cara Eliana, e altre faccende in sospeso….
Se qualcosa non vi è chiaro, scrivetemi pure, sarà felice di spiegarmi meglio. Beh, che dire ancora… recensite e alla prossima!
Flos Ignis

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Capitolo 30
*** Capitolo 29. Strategia ***


STRATEGIA
 
Il nostro destino esercita la sua influenza su di noi anche quando non ne abbiamo ancora appresa la natura: il nostro futuro detta le leggi del nostro oggi.
Friedrich Nietzsche    
 
 
-Scappare a volte, per chi non è paratico del campo di battaglia, non sarà onorevole ma vi salva la vita. Se vedete un compagno in difficoltà, non perdete la calma e fate ciò che è in vostro potere per aiutarlo, ma questo non significa mettere in gioco la vostra vita. Gli Incantesimi Scudo che abbiamo imparato oggi vi saranno molto utili, anche se sono soluzioni solo temporanee, perciò vi esorto a richiedere l’aiuto degli insegnanti, degli auror o di un compagno più grande del Settimo anno affinchè vi aiutino. Spero comunque che non dobbiate mai usare gli incantesimi che avete appreso. Bene, per oggi è tutto, se non ci sono domande potete andare. Buon fine settimana ragazzi!-
Trenta Corvonero e Tassorosso del Quarto anno si alzarono contemporaneamente per correre alla lezione successiva. Sembravano avere una gran fretta, e Lily non li biasimava: Sev sapeva essere davvero un sadico durante le sue lezioni. Non ne era stata minimamente sorpresa, del resto aveva seguito gran parte della sua carriera come insegnante quando era morta.
Ma era più furba di quelli che avevano creduto che sarebbe diventato più gentile dopo la sua resurrezione. Anzi, probabilmente era pure peggiorato leggermente. Secondo lei stava solo cercando di mantenere quella parvenza di maschera per minimizzare i ‘danni’ arrecatigli alla sua reputazione di stronzo dopo la diffusione della sua storia.
Era sempre stata orgogliosa di suo figlio, come ogni madre e forse anche di più visto tutto quello che aveva sopportato e affrontato a testa alta, come il Grifondoro che era, come tutti i Potter prima di lui e come lei stessa era stata… ma doveva ammettere che era stato un magistrale colpo serpentesco quello di diffondere la storia di Severus pochi giorni prima dell’ufficiale ‘guarigione’, ufficiosa ‘resurrezione’, del suo amico d’infanzia.
Lui non ne era stato particolarmente entusiasta…. Ci era voluto del bello e del buono, tutta la scarsa pazienza ed infinita determinazione di Narcissa, tutta la ragionevolezza di Minerva e tutto il supporto di Regulus per farglielo accettare senza che andasse a tirare il collo ad Harry. Che, c’era da dirlo, non aiutava affatto l’autocontrollo dell’altro continuando a chiedergli di parlare per chiarire vecchie faccende in sospeso.
Era dovuta intervenire lei in prima persona, dissuadendo il figlio e usando tutta l’ascendenza che aveva su Severus, per evitare che quest’ultimo versasse dell’arsenico nella colazione di suo figlio… o lo spedisse in coma a suon di pugni.
Incredibile ma vero, l’influenza di Sirius e della sua amicizia con Severus erano già perfettamente visibili a chiunque. Le veniva da ridere, se pensava che quei due si erano odiati per tutta la loro vita… adesso erano praticamente sempre insieme quando lei o Remus reclamavano i rispettivi  migliori amici!
Sirius le aveva confidato che dopo essersi chiarito, alla sua maniera ovviamente, con il suo fratellino aveva capito molte cose e di certo il poco tempo passato con Harry e la sua conseguente morte e resurrezione gli avevano fatto aprire un po’ quella testa marmorea per far prendere aria nuova ai suoi poveri neuroni malmessi.
Naturalmente le aveva fatto un giro di parole assurdo per dirle semplicemente che aveva deciso di provare a rivalutare, questa volta oggettivamente, il suo vecchio nemico, ma ehi, l’orgoglio del Grifone lei lo conosceva bene. Le aveva anche rovinato la vita… perciò chi era per giudicare?
Ancora sentiva i rimorsi della sua coscienza divorarle il cuore se ripensava a tutto quello a cui aveva costretto involontariamente Severus da quando gli aveva voltato le spalle. Alle volte faticava persino a guardarlo negli occhi da quanto si vergognava.
Lui non era certo innocente… ma aveva pagato per i suoi errori e non si era mai arreso nel perseguire il suo obiettivo, aveva camminato nelle tenebre per fare in modo che la luce vincesse. E aveva protetto Harry. Gliene sarebbe stata grate per sempre.
 
Come evocato dal suo pensiero, le apparve il Patronus a forma di cervo di suo figlio.
-Mamma, stiamo per arrivare ad Hogwarts, stiamo tutti bene ma portiamo notizie spiacevoli, purtroppo. Per favore, chiedi alla McGranitt di aprire le barriere della Scuola davanti al cancello principale alle tre in punto. Ci vediamo tra poco!-
Il cervo non era ancora scomparso che le sue gambe si mossero da sole, dimentica della sua successiva lezione, diretta verso l’infermeria. Narcissa avrebbe dovuto finire a breve la sua lezione di Cura Intensiva, e aveva bisogno di lei per abbassare le barriere della Scuola in tempo. Maledizione, proprio quel giorno la preside doveva assentarsi per andare al Ministero?
Aprì la porta dell’infermeria come un tornado, ignorando che due mesi prima anche suo figlio avesse fatto una simile entrata dalla grazia elefantiaca, ma la sempre arzilla Poppy, che in un modo o nell’altro veniva a sapere ogni cosa che accadeva nel suo regno, non potè che commentare nemmeno tanto sottovoce –Tale madre tale figlio… altro che Potter… quello è tutto sua madre…-
Il cervello di Lily registrò quella confusa informazione, ma per il momento la accantonò, anche se la curiosità era tanta era maggiore la voglia di riabbracciare suo figlio. E lui e i suoi amici non sarebbero entrati finchè non avessero abbassato le barriere, sapendo che oltrepassarle senza aiuto dall’interno le avrebbe distrutte e rese inoperative per un tempo eccessivamente lungo. Non potevano permettersi di restare privi di difese, i bambini e i ragazzi in quelle mura andavano protetti.
-NARCISSA!-
-Evans, non urlare, sono qui!-
-Ah, sì, giusto, eccoti… ti cercavo… anf… vieni!-
-Riprendi fiato e spiegami- stava fasciando un polso slogato quando Lily Evans era entrata in quella che ormai era anche la SUA infermeria, alla faccia dell’inflessibile infermiera di ferro, e quasi aveva rotto il polso a quel ragazzino dallo spavento premendo troppo. Non sembrava, ma la novella vedova era forte.
-Perché non usi la magia per curarlo?- momentaneamente dimentica del perché fosse piombata lì di corsa, assisteva a quella scena assurda. Non biasimatela, una strega purosangue che cura un piccolo mago in una Scuola di magia con metodi babbani, beh… chiunque ci sarebbe rimasto.
-Guarirà prima. È inutile usare la magia per queste sciocchezze, è preferibile che la magia del ragazzino lo guarisca da sé, quella altrui, anche di un medico, è consigliabile usarla il meno possibile, soprattutto se non è nulla di grave. Gli ho dato una Pozione contro il dolore, ma con la fasciatura non potrà muovere la mano e guarirà in meno tempo. Tu perché sei qui?-
-Ah, già. AH GIà! Muoviti e vieni con me!-
-Perché?- l’irritazione stava per prendere il posto della già citata inesistente pazienza della donna bionda, che si vide costretta a lasciare il suo operato a metà a causa di quella donna che la assillava da un po’ di tempo a quella parte.
Non si poteva dire che erano amiche, ma di certo la rossa, per un motivo a lei completamente ignoto, ci stava provando seriamente. E in qualche modo aveva imparato a rispettarla, per lo meno per la tenacia e la maternità che le rendeva simili, al di là delle indubbie differenze fisiche, sociali e di sangue che le dividevano.
Entrambe, del resto, avevano e avrebbero sempre fatto ogni cosa per i loro figli.
Era solo per quell’affinità e la non voluta simpatia che era nata tra loro, quindi che Narcissa si astenne dall’amputarle di netto la mano che le stringeva il braccio per trascinarla di corsa verso i giardini della Scuola.
Però ad un certo punto ne ebbe piene le tasche, come avrebbe detto alla babbana la sua nuova, inaspettata amica.
Diede un forte strattone col braccio per poi ammorbidire di colpo i muscoli, facendo così sbilanciare la donna vicino a lei che cadde a terra con un urletto che fece sorgere un sorrisetto spontaneo sul volto della donna di ghiaccio.
-Narcissa, santo cielo! Stanno arrivando i nostri figli, dobbiamo aprire i cancelli!-
-E si può sapere perché non me l’hai detto prima?-
Senza aspettare risposta ricominciò a correre, ignorando i volgari improperi che l’altra donna dietro di lei le lanciava mentre cercava di rialzarsi. Impresa non così semplice, considerando il fatto che in quei giorni aveva piovuto molto e la donna aveva avuto l’idea brillante di indossare una lunga gonna che le ricordava molto lo stile gitano.
Narcissa relegò queste sciocche considerazioni in un angolo della testa mentre iniziava a sciogliere gli incantesimi a partire dal Sigillo del Cancello. Non era facile, ma per i ragazzi era sufficiente allentare i nodi, poi se la sarebbero cavata perfettamente a entrare.
Lily finalmente era riuscita a raggiungerla, e mentre estraeva la bacchetta per aiutarla ancora non aveva smesso un secondo di maledire Salazar e tutti i suoi adepti.
Gli saranno fischiate le orecchie nella tomba, con tutte quelle maledizioni ruggite da quella grifona.
 
Un pop assordante precedette di appena un decimo di secondo l’apparizione di sei ragazzi allo scoccare delle quindici, davanti al cancello principale, puntualissimi.
Le loro facce scure però portavano tempesta.
Solo Luna sorrideva, serena e tranquilla, per un motivo che solo a lei era dato a sapere. Non si era lasciata sfuggire di bocca nulla di quanto era accaduto mentre la cercavano, e i suoi amici, specialmente un biondo e un rosso a caso, erano stati inizialmente preoccupati a morte per il sensibile cambiamento che era avvenuto nella ragazza. Seppur serena e sorridente, i suoi occhi mandavano lampi di sfida, probabilmente lei non se ne accorgeva nemmeno, ma tutti loro sì. Non capivano cosa diavolo le avesse messo in corpo così tanta voglia di dar battaglia.
Draco li aveva rassicurati, dicendo che sua sorella sembrava semplicemente determinata, con la sua empatia aveva percepito che l’anima della gemella si era come rivestita di diamante, un sottilissimo strato che le permetteva di restare trasparente e pura come sempre, ma molto più letale. Il suo ‘savoir’ era cambiato al tatto: ora, Luna era diventata praticamente intoccabile.
Questo lo rassicurava, voleva dire che ogni ombra era scomparsa con la morte di Lucius… ma questo non gli impediva di certo di morire di curiosità! Inoltre… con chi diavolo era, visto che l’avevano percepito tutti che qualcuno aveva eretto una potente barriera per restare solo con lei?
Né Ginevra col suo Fuoco, e nemmeno Hermione, anche se lì aveva un mezzo dubbio sulla veridicità delle sue affermazioni, avevano scoperto nulla. Più di tanto non avevano potuto insistere… Luna era semplicemente disarmante con quegli occhi di nuovo completamente limpidi e sorridenti come il suo volto.
Harry si precipitò ad abbracciare sua madre, felice di poterla rivedere. Non gli sembrava vero che fosse passato più di un mese da quando era partito. Da quel momento non era più riuscito a vederla, sebbene sapesse perfettamente cosa stesse facendo grazie ai patronus che li tenevano sempre in contatto.
Gli era mancata comunque moltissimo.
Draco invece era più titubante. Aveva capito le ragioni di sua madre, le aveva capite davvero e l’aveva perdonata. Ma... gli faceva male pensare a come sarebbe stato se sua madre avesse agito diversamente. La sua vita sarebbe stata diversa. Il sostegno di una ragazza come Luna probabilmente lo avrebbe fatto crescere più sincero, forse non sarebbe mai stato dal alto sbagliato della barricata. Ma sua sorella sarebbe stata in costante pericolo.
Quindi, alla fin fine, l’abbandono di Luna era stata una saggia decisione.
Quello che proprio non riusciva a mandare giù invece era che lei non avesse fatto nulla per liberare la ragazza quando era stata fatta prigioniera a Villa Malfoy, e ancora di meno che non l’avesse nemmeno consultato una volta finita la guerra per decidere se farli conoscere o meno. Avrebbe potuto risparmiare a Luna molta sofferenza, se gliene avesse parlato quando la sua gemella aveva espresso il desiderio di conoscerli come parte della sua famiglia.
Narcissa però non gli diede il tempo di decidere cosa fare, che si avvicinò lei per accarezzargli il viso, accertandosi che fosse tutto intero.
Sua madre era stata tutta la sua vita per talmente tanto tempo, che proprio non poteva sottrarsi ad uno di quei rari gesti di affetto che lo avevano sostenuto durante la sua infanzia e adolescenza, affetto rubato in rari attimi di privacy e lontananza da quel pazzo di Lucius.
 
Hermione non avrebbe voluto interrompere quel momento d’affetto, ma avevano una strategia da tirare fuori dal cilindro in meno di quarantotto ore e un esercito da istruire, oltre che un assedio da fermare e un nemico plurimillenario da sconfiggere.
Ah, se ne fossero usciti tutti vivi sarebbero andati in vacanza per almeno sei mesi in un luogo Intraccibile, sperduto e soprattutto assolutamente babbano. Basta guai, ne aveva le palle piene!
‘Ah, Ronald, accidenti a te e ai tuoi modi di dire che mi attacchi subdolamente…’
-Detesto interrompere un momento simile di riconciliazione, ma abbiamo davvero molta fretta. Dov’è Minerva? Ah, capisco, tornerà entro sera, molto bene. Radunate gli insegnanti, ci troviamo in Sala Grande tra dieci minuti-
Prime che chiunque potesse risponderle, prese per mano Luna e Ginevra e se ne andò, sparendo con il pop della Smaterializzazione.
Harry odiava quando faceva così, prendendo decisioni senza parlare con nessuno, ma poco ci poteva fare. Del resto, lo avrebbe scoperto a breve cosa nascondeva a lui e gli altri.
-Ah, le donne… un momento ci sono, quello dopo non più… creature affascinanti e dannatamente irritanti. Il loro animo è un labirinto e la loro mente un buco nero di cui non vedremo mai la fine. E il cuore… beh, sembra un libro aperto, ma poi ti accorgi che le parole sono mischiate a caso e scritte in una lingua straniera. Eppure, non possiamo fare a meno di loro. Destino crudele. È in momenti come questi che invidio Blaise che è gay-
Harry e Ronald si guardarono, poi si voltarono contemporaneamente verso l’espressione esasperata e innamorata che Draco aveva sfoggiato per dare inizio a quella filippica, stando ben attento che le donne della loro vita, madri comprese, fossero ben lontane e decisamente non a portata d’orecchio.
Ancora un secondo di mutismo totale, poi tre risate si levarono contemporaneamente, mentre il biondo, il rosso e il moro si piegavano in due per cercare di riprendere fiato.
Per fortuna esistevano gli amici, ad allietare i momenti più neri. Sarebbe stato diecimila volte più difficile superarli, senza quel fondamentale sostegno.
Con l’animo un po’ più leggero si avviarono di corsa verso la Sala Grande, soffocando ogni tanto qualche singulto divertito per evitare di dover dare spiegazioni.
 
Ginny era confusa. Perché diavolo Hermione le aveva materializzate al campo da Quiddich all’improvviso?
Si sentì praticamente in dovere di lamentarsi insieme al suo stomaco.
-Herm, santo Merlino in salamoia, puoi evitare queste sparizioni ad effetto? Ci vorrà un’ora perché il mio stomaco smetta di ballare come una cubista da discoteca!-
Luna non disse nulla, ma da come la guardò sembrava decisamente approvare le parole della sua amica.
-Mi spiace ragazze, ma se restavo lì un secondo di più avrei rischiato di strozzare Harry. Non ne potevo più di avere i suoi occhi puntati addosso… avrei finito per cedere e non ne ho la minima intenzione. Ah, porca puttana, odio il potere che esercita su di me con quei cazzo di smeraldi liquidi che si trova al posto degli occhi…-
Le sue amiche guardarono perplesse il suo sfogo mentre camminava avanti e indietro per scaricare il nervosismo, ma quando si accorse che aveva una gran voglia di scagliare incantesimi cercò di darsi una calmata.
Mai un Mago Nero nei paraggi quando serviva, che diavolo!
-Ok, ora mi calmo. Ho pochi minuti e devo parlarvi da sole, e non so quando ricapiterà l’occasione. Qui non ci verranno mai a cercare. Devo parlarvi della battaglia di domani notte-
-Herm, la mia visione di ieri sera non era chiarissima, e non ne ho visto la fine, ma sono sicura he vinceremo senza problemi!-
-Ginny ha ragione, non devi preoccuparti. Ora organizziamo la difesa e poi penseremo all’attacco. Noi bastiamo per rendere inoffensivo anche un esercito di TseuroCardi!-
-Cosa sono?-
-Demoni belve che prendono possesso del tuo cuore e lasciando viva la tua coscienza prendono il comando del tuo corpo-
-Esseri fastidiosi, insomma-
-Particolarmente, sì. Sono gli esseri del Velo meno facili da controllare-
-BASTA! Ragazze, concentratevi!-
-Scusa, Herm-
-Sì, parla pure-
-Finalmente. Allora, ciò che devo chiedervi sarà qualcosa di molto, molto pericoloso. Ho già una mezza strategia in mente, ma non piacerà per niente ai ragazzi e quindi prima voglio chiedere a voi se siete d’accordo. La mia idea era quella di andare in attacco insieme a voi due, e lasciare i ragazzi in difesa e in retroguardia. Noi saremo al prima linea insomma, e loro la seconda. I nostri poteri sono più distruttivi e possono colpire ben più di qualche nemico alla volta. Ronald è uno stratega e un difensore con la sua Terra, Draco è portato per lo scontro uno contro uno ed è l’unico altro in grado di percepire anime con intenti ostili in caso di avvicinamento, e sarà più utile a difendere i ragazzi più giovani in caso ci sfugga qualcuno. Harry invece… beh, non posso permettermi di averlo al mio fianco, o rischio grosso. Questa volta non posso permettermi distrazioni, e lui ne è la fonte principale-
Con le ultime frasi aveva abbassato il tono di voce e per qualche istante anche lo sguardo. Poi però tornò a fissare i volti concentrati delle sue amiche, chiedendo loro questo favore.
-Ragazze, verrete con me in prima linea, ben sapendo che è il compito più pericoloso in assoluto?-
-Hermione, quello è veramente il posto più pericoloso… ma solo per i nostri nemici, perché ci saremo noi. Vedrai, un uragano qui, un gayser di fuoco lì, tu scateni una piccola tempesta di fulmini e ce ne torniamo tutti a casa in santa pace a goderci una meritata vacanza!-
Ginny diede un veloce abbraccio affettuoso alla sua amica, che in quel momento parve averne un gran bisogno.
-Ragazze, io ho sempre saputo quale sarebbe stato il mio compito. Combattere al fianco della Creatura. E poi, io ti voglio bene. Combattere per difenderti, e per difendere questa Scuola che rappresenta il futuro, è un dovere che accetto senza remore. E poi, è arrivato il momento di dimostrare ai ragazzi che non sono solo loro, quelli bravi a dar battaglia, no?- sorridendo per una volta in modo ironico, Luna si unì all’abbraccio di gruppo, stritolandole tra le sue braccia forti nonostante la sua corporatura esile.
Hermione era sollevata da quelle risposte, e anche se temeva per la loro incolumità sapeva bene che erano perfettamente in grado di difendersi. Ginny ancora non aveva scoperto il potere che le era proprio e questo la impensieriva non poco… senza contare il fatto che se aveva visto giusto nel suo incubo ricorrente, che ora finalmente riusciva a ricordare, Ginny sarebbe stata fondamentale per la loro vittoria.
Doveva parlargliene. Ma quella era una cosa che ora poteva essere discussa anche con gli altri presenti.
 
Al tavolo degli insegnanti erano radunati, oltre che gli stessi, anche gli auror, i redivivi, Blaise e Neville che si tenevano teneramente per mano e i tre ragazzi che rispondevano alle domande preoccupate delle rispettive madri. Ronald era sicuramente quello messo in una posizione peggiore, considerando il fatto che Molly Weasley era una donna apprensiva di suo, ma con la perdita di Fred lo era diventata ancora di più. Ora che era di nuovo vivo il suo animo inquieto si era riempito di felicità, ma al fatto che i suoi figli più piccoli fossero in costante pericolo non si era ancora abituata, nonostante gli anni di esperienza. Quale madre del resto, vorrebbe abituarsi a sapere i propri figli in mezzo ad una guerra?
Quando le tre ragazze fecero il loro ingresso, tutti si voltarono a guardarle, ci furono abbracci e commenti vari fino a quando Hermione non vide che Luna rimaneva seduta in parte a Draco senza parlare, osservando e basta. Quando capì cosa, chi, stesse fissando con tanta intensità, le si strinse il cuore.
Le lanciò un messaggio empatico, sperando di confortarla almeno un po’.
‘Luna, non temere. Andrà tutto bene. Presto saremo in grado di liberarla. Tu, ne sarai capace.’
Luna la guardò stupita. ‘Tu sai?’
‘Sì. So chi hai incontrato quel giorno, e so a grandi linee cosa intendi fare contro l’esercito di Nemo.’
‘Non tentare di fermarmi. Ho preso la mia decisione.’
‘Se ne sei sicura, non ti fermerò. Ma ti prego di usare quell’incantesimo solo se lo riterrai strettamente necessario. Lo sai quali conseguenze potrebbe avere, vero?’
‘Ne sono consapevole. Ma l’incontro con mia madre mi ha fatto capire quanto il mio potere di richiamare le anime, e quello di Ginny che ancora deve scoprire saranno fondamentali in questa battaglia. Mia madre Eliana ne era convinta, e lo sono anch’io. So che se uso quella magia otterremo la vittoria senza spargimento di sangue innocente.’
‘Ti chiedo comunque di aspettare a usarlo. In un sogno ho visto Ginevra usare il suo potere… ed era devastante. Lascia che sia lei ad usarlo per prima. Quando avrà finito lei, se lo riterrai ancora necessario, allora usalo. Ma non prima. Potrebbe avverarsi una catastrofe.’
‘Non permetterei mai che accada.’
‘Meglio non rischiare. Comunque, Annie per il momento sta bene, quindi smettila di guardarla preoccupata. Sta solo aspettando che sua madre torni.’
‘Lo so. Hai deciso di accettare la proposta che ti fece Minerva tempo fa con la Giratempo come pegno?’
‘Lo hai visto con l’Aria?’ Hermione pareva turbata da qualcosa, e le sue barriere si fecero immediatamente più spesse. Luna lo percepì chiaramente, ma non capiva quale fosse il motivo. Che non fosse certa del futuro che li attendeva? Ma questo non le aveva mai impedito di pensarci e sognarlo come più lo avrebbe desiderato. Queste chiacchiere leggere erano praticamente d’obbligo dopo le raccomandazioni che le aveva fatto. Era necessario risollevare l’animo dai cattivi pensieri e sorridere alla vita.
Glielo aveva insegnato sua madre.
‘Sì. Ho visto che ti ha proposto di aprire un distaccamento di Hogwarts in Irlanda. Ti ha proposto di occupartene personalmente. Non intendi accettare?’
Alla vecchia Hermione quella proposta avrebbe fatto piacere. A quella nuova, quella che aveva una Spada di Damocle sulla testa, l’idea aveva messo radici che facevano male. Perché era praticamente certa che quel suo desiderio non si sarebbe mai realizzato. Suo Padre era davvero crudele con le sue Figlie; a lei aveva dato la possibilità di sopravvivere… ma ad un prezzo spropositato.
Doveva smetterla con quei pensieri. Doveva concentrarsi solo sulla Battaglia. E sperare che le vite che tanto le stavano a cuore non venissero spezzate. Invece di rispondere mentalmente a Luna, si rivolse a tutti quanti richiamando la loro attenzione, in modo da iniziare subito i preparativi.
-Molto bene gente. Vi ho riuniti perché grazie alle visioni di Ginevra finora abbiamo potuto evitare molti dei danni che Nemo avrebbe più che volentieri distribuito in tutto il globo. Se finora ha colpito quasi alla cieca, era solo per tenerci occupati mentre riprendeva le forze. Suppongo che ormai sia nel pieno della sua magia, visto che domani notte attaccherà Hogwarts. Credo sappia il valore della Scuola, sia in termini di posizione strategica per via del Bozzolo Magico sia in quanto valore simbolico, in quanto sa perfettamente che finchè esisterà questa scuola, saprà di non aver vinto.
Con la mia magia ho percepito che ha provveduto a chiudere alcuni punti nevralgici di connessione tra le linee del Bozzolo. Probabilmente molti maghi in Australia, Islanda, Alaska, Italia, Afghanistan, Mongolia, Messico e Argentina si staranno chiedendo perché la loro magia è diminuita così drasticamente. Se eliminiamo il Capitano, questi punti emetteranno di nuovo energia, in assenza della fonte di magia che ne bloccava la fuoriuscita. Tutto chiaro fin qui?-
Chi più chi meno, per un motivo o per un altro, sapeva già queste cose. L’unico motivo per cui Hogwarts era rimasta in piedi così a lungo erano le insormontabili barriere che avevano chiuso fuori qualunque tipo di magia nera.
Ma la sera dopo non sarebbero bastate. Lo sapeva. Solo radunando il suo intero esercito e all’apice del suo potere Nemo avrebbe potuto romperle. E solo se lei non le avesse continuate ad alimentare.
Aveva pensato di fare una specie di scontro di logoramento, lei ad alimentare gli scudi e lui a cercare di romperli. Ma la visione di Ginevra, e la sua stessa magia, le stavano urlando che era arrivato il momento di porre fine una volta per tutte a quella faccenda. Era arrivato il momento di mandare all’altro mondo il Capitano.
E, a meno di un miracolo, lei o Harry l’avrebbero seguito subito.
NO.
Questo no. Non l’avrebbe permesso.
Mentre spiegava a degli attoniti amici come si sarebbero disposti loro sei, fece un giuramento silenzioso, ma che fece tremare ogni cosa fosse in contatto con lei o la sua magia di Creatura.
 
‘Giuro solennemente di non avere buone intenzioni.
Giuro di non risparmiare nulla di me, in cielo o in terra, al paradiso o all’inferno. Darò tutto. La mia vita, la mia magia, la mia anima, ogni cosa in mio potere è in mano al Destino che mi ha prescelta per fermare il Male. Ma il mio cuore… quello è ancora mio. E ho deciso di donarlo a lui. Il mio cuore resterà su questa terra insieme a lui così, anche se non ci sarò più, la sua vita avrà la mia impronta. Non permetterò a nulla in questo mondo o nell’altro di intralciare il normale scorrere della sua vita.
Giuro solennemente di non avere buone intenzioni verso chi violerà questo mio desiderio.’
 
Ovviamente, non tutto andò liscio come avevano vanamente sperato le ragazze. I ragazzi protestarono vivamente, e non sapevano decidere chi fosse il più contrario in quel momento. Stufa, Luna prese in mano la situazione. Con una variante molto debole di un attacco dell’Aria che ti accartocciava i polmoni come nulla fosse, aveva scoperto di poter bloccare la voce.
-Finalmente un po’ di silenzio, iniziavano a fischiarmi le orecchie, e stavolta non era colpa dei Nargilli. Prego Hermione, continua pure. Per un po’ dovrebbero stare zitti-
-Incantesimo davvero interessante, Lovegood. Ho sempre desiderato zittire Potter, e questo è un regalo inaspettato- Harrry fulminò Piton. Non gli sembrava proprio il caso in quel momento. Insomma, non poteva lasciarle andare da sole contro un intero esercito, per quanto potenti fossero quelle tre! E poi perché Luna non aveva zittito anche lui?
Ah, quelle lì l’avrebbero fatto morire di crepacuore. Era sopravvissuto ai suoi zii, ad un basilisco, ai draghi, alla Umbridge, a Voldemort, all’Avada Kedavra persino, e a stroncarlo sarebbe stato il crepacuore provocato dal sapere la sua ragazza, la sua ex e cara amica, e la sorella putativa al centro del pericolo. Da sole.
-Grazie, professore. Ma se mi permette un parere, dovrebbe smettere di dire bugie-
Piton sembrò passare automaticamente alla difensiva, facendo un contrasto piuttosto comico con l’espressione falsamente sorpresa. –Non capisco cosa intendi Lovegood-
-Per favore, mi chiami Luna- e qualcosa nel suo tono di voce suggerì che non sarebbe stato saggio chiamarla una terza volta con quel cognome scoperto fasullo. –E lei sa benissimo cosa intendo. È solo un consiglio, naturalmente, e non mi permetterei mai di impicciarmi se non fosse perché, mio malgrado, so il suo passato. L’Aria me l’ha mostrato nella sua interezza, e di questo mi scuso. Ma proprio perché so, posso permettermi di dare un consiglio: basta con le bugie e le maschere di finto disprezzo. Le hanno fatto male in passato, a maggior ragione anche adesso potrebbero ferirla-
Piton era rimasto piuttosto sorpreso. Non aveva mai sentito quella ragazza parlare così a lungo, e sebbene avesse segretamente stima di una mente così acuta, benchè fosse ammantata da un’aura fin troppo ingenua per i suoi gusti negli anni passati, mal tollerava chi si impicciava nei suoi affari non richiesto.
Ignorò palesemente le sue parole, come anche lo sguardo insistente di Lily sulla sua nuca. I suoi occhi verdi bruciavano, il suo sguardo gli aveva sempre dato l’impressione di vedere oltre la superficie, fino in fondo al pozzo nero che aveva sempre immaginato avere per anima.
Luna sapeva che in realtà, Piton non odiava affatto Harry, più che altro continuava a comportarsi con lui da emerito bastardo un po’ per abitudine, un po’ per mantenere le distanze createsi negli anni passati. Ma sotto sotto gli si era affezionato. Lei lo sapeva bene, perché aveva visto tutto quello che aveva fatto per lui in passato. E anche se era per Lily che l’aveva fatto, le somiglianze che li rendevano decisamente madre e figlio avevano finito per renderglielo caro a dispetto della sua stessa volontà.
Le avrebbe fatto piacere, per il bene che voleva ad Harry, se i sentimenti che provavano gli uni per gli altri fossero venuti a galla. Non le serviva l’empatia di suo fratello, che peraltro la guardava con uno sguardo d’approvazione, segno che aveva capito perfettamente tutto ciò che aveva detto e sottinteso, per capire ciò che albergava nei cuori della gente.
Anche Ginny guardava Piton in modo strano, tra l’incredulo e l’esilarato, e infatti dopo pochi secondi scoppiò in una grassa risata che risuonò argentina per tutta la Sala. Non diede spiegazioni di alcun tipo, si limitò a scambiarsi un sorrisetto divertito con Hermione, ben sapendo che avevano avuto entrambe la stessa visione.
Non era il momento più adatto però, per parlare della visione di una bella donna dai capelli rossi in abito bianco, con al suo fianco il più abile pozionista del secolo, incredibilmente con un ampio sorriso sul volto solitamente arcigno, giusto?
Le stavano guardando tutti in modo strano, ma li ignorarono tutti allegramente.
-Ok, dove eravamo rimasti? Ah, sì giusto. Le postazioni. Non intendo ritrattare. Noi tre in attacco, i nostri elementi sono i più adatti, e Ginevra ha il potere di far fuori molti, molti nemici in un colpo solo. Ho avuto una visione, e il suo potere personale sarà fondamentale. Non preoccuparti Gin, lo scoprirai in tempo. Draco tu occupati di fermare i Maghi Neri che ci sfuggiranno con la tua empatia. Ron, tu dovrai coordinarci ascoltando la Terra e indirizzarci dove ce ne sarà più bisogno, in più ti occuperai di proteggere la Scuola, in collaborazione con Harry, che si occuperà degli studenti-
-Noi non abbiamo intenzione di lasciarvi fare tutto da soli. Siamo noi gli adulti, siamo noi a dovervi difendere. Non è giusto che siate voi a rischiare il tutto!-
-Sirius, stai tranquillo, anche voi avrete il vostro bel daffare. La preside dovrà continuamente rinforzare le barriere, e anche se non reggeranno del tutto e per sempre senza il mio continuo apporto di magia, limiteranno di molto il numero di maghi che potranno passare. Professor Piton, a lei il compito di curare i feriti, insieme a Narcissa e Poppy: la sua abilità di pozionista servirà di più lì. Avrete il supporto dei gruppi di studenti che hanno frequentato il corso di Infermieristica. Sirius, Remus, Ninfadora, Lily, voi sarete i comandanti degli auror che verranno qui con Minerva. L’ho avvertita di chiamare quante più squadre possibili. Serviranno per proteggere tutta la gente pura di cuore e sotto incantesimo accampata qua fuori. Regulus, tu manterrai le comunicazioni con i tuoi contatti in giro per il mondo di cui mi hai parlato per sapere in tempo reale se Nemo sta sfruttando l’attacco per colpire anche altrove. In questo caso, seleziona personalmente qualcuno che vada a fermarli. Ho dimenticato nessuno? Bene. Tutti gli altri sono pregati di tornare a casa e chiudersi dentro con le barriere più forti possibili, ma prima di tutto avvertite Hogsmeade e dintorni di fare lo stesso-
Che altro c’era da dire? Che gli dèi gliela mandassero buona.
 
 
 
Note:
Ok gente, capitolo di passaggio ad un passo dalla battaglia finale… non mancano molti capitoli alla fine, ormai siamo agli sgoccioli.  Non h molti da dire a questo punto, se non che spero che la battaglia che sto già scrivendo sia di vostro gradimento… alla prossima, con ‘Potere distruttivo’, in cui finalmente vedrete il potere di Ginny e Luna all’azione. Come andrà a finire? Chi morirà tra Harry ed Hermione? Non anticipo nulla. Kisu,
Flos Ignis

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Capitolo 31
*** Capitolo 31. Potere distruttivo ***


POTERE DISTRUTTIVO
 
Qualunque sia il colore, la forma, il disegno che la nasconde, la fiamma all'interno della lampada rimane la stessa. Tu sei quella fiamma.
"Shadowhunters -le origini-: l'angelo" di Cassandra Clare
 
 
Harry e Ronald non contavano più le volte in cui avevano dovuto combattere insieme. Non era perciò strano che in quegli anni di amicizia era nata la tradizione, la notte prima di un grande evento, di rimanere svegli davanti a della burrobirra trafugata dalle cucine, la Mappa del Malandrino a portata d’occhio – benchè stavolta servisse a gran poco – e nell’aria solo l’attesa.
L’unica nota che stonava in quella che sarebbe potuta sembrare una normale serata era il fatto che fossero seduti alle due della notte sul tetto della Torre di Grifondoro.
Si aveva una visuale perfetta da lassù. Riuscivano anche a vedere le sirene che affioravano sul pelo del Lago, se aguzzavano la vista.
-E così eccoci qua. Speravo proprio di avere un po’ di vacanza, dopo che hai ucciso Voldemort, ma a quanto pare…-
-…non c’è riposo per i dannati. Eppure sento che la battaglia di domani sarà diversa-
-Cosa intendi dire amico?-
-Non so spiegarmi bene… è come se, qualunque cosa accada, ciò che avverrà dopo non sarà più come prima-
-Beh, miseriaccia, certo che non lo sarà! Vinceremo, e quella dannata Apatia scomparirà. Non sono riuscito a liberare tutti, e molti non ci ho nemmeno provato…-
-Ron, sai bene che non è colpa tua. Non ne hai avuto il tempo. Ma io parlavo di altro. Come se non riuscissi a credere che ci sarà qualcosa di buono, dopo-
-Amico, se non mi dici chiaramente cosa state nascondendo tu ed Hermione, non posso aiutarti-
-Di cosa parli?-
-Oh, andiamo! Sarò tonto, ma voi due vi conosco come le mie tasche. E poi anche un cieco si sarebbe accorto che c’è qualcosa di non risolto che non volete dirci. Potevo anche accettartelo, fino ad un attimo fa, ma adesso sembri aver bisogno di confidarti. Dimmi cosa vi turba-
-Davvero Ron, non è niente… adesso è meglio andare a dormire, domani sarà una giornata lunga, ed una ancor più lunga notte….-
Il Portatore della Terra rimase fermo mentre il suo migliore amico scappava, da quella risposta non data e dalle sue paure. Si chiese se fosse il caso di fermarlo… ma non avrebbe parlato comunque. Sospirò esasperato, e non disse nulla.
Rimase lì seduto, coperto solo da un maglione di suo madre tipicamente Weasley, mentre il cielo diventava sempre più nero per l’assenza di luna e stelle, che parevano essersi nascoste tutte, in attesa della Battaglia Finale tra la Creatura  e il Capitano.
Non era molto contento del ruolo che gli era stato affidato, anche se ne capiva la logica. Ma sapere la sua migliore amica, sua sorella e la ragazza che gli piaceva in prima linea… gli andava il sangue alla testa se ci pensava troppo.
Harry ed Hermione sotto questo aspetto sembravano fatti con lo stampino: se decidevano una cosa, non c’era verso di far cambiare loro idea. Anche parlando con la ragazza, non avrebbe risolto nulla. E poi non era cieco, le aveva viste un sacco di volte mentre usavano la loro magia e  sapeva che ad aver paura di certo non dovevano essere loro, ma quelli che avevano la sfortuna di incontrare la loro strada per ostacolarle.
Eppure avrebbe mentito, dicendo di non essere preoccupato.
Luna soprattutto lo impensieriva. Insomma, aveva ricevuto tanti di quegli sconvolgimenti fisici ed emotivi in tutto quel periodo… adesso sembrava serena, persino contenta, ma con lei chi mai sarebbe riuscito a dire se mentiva?
La sua immagine gli danzava nel cervello da diverso tempo ormai, tanto che poteva tracciare a memoria la fisionomia del suo volto delicato.
Era bella, di una bellezza inconsapevole e per questo ancora più brillante. E da quando le aveva trattenuto l’anima in quel mondo era come se qualcosa li unisse. Un qualcosa di prezioso, che custodiva gelosamente nel cuore, come un tesoro da svelare solo al momento opportuno, o sarebbe andato perduto per sempre.
Aveva una folle paura di perderla. Data la pericolosità cui andavano incontro a breve, non si sentiva in torto ad averne, ma gli sarebbe piaciuto parlarne con Harry. Lui sapeva sempre come consolare la gente.
Anche lui però era troppo preoccupato… evidentemente Hermione l’aveva messo a parte, volontariamente o meno, di qualcosa che lo rendeva terribilmente nervoso.
Ok, ma adesso lui cosa avrebbe fatto? Ron non aveva sonno, per cui decise di farsi un giro per il castello. Forse si sarebbe stancato abbastanza da dormire un sonno senza sogni, poi. Ma da quando era iniziata tutta quella storia era costantemente in ansia, e il suo sonno si era fatto più leggero, meno ristoratore.
Si rese conto che voleva vederla. Voleva vedere Luna, voleva assicurarsi che stesse bene e implorarla di non combattere.
Voleva andare da sua sorella e rinchiuderla nella sua stanza per impedirle di scendere in campo. Voleva dirle che le voleva bene, che voleva tenerla al sicuro.
Voleva dire a Draco che ormai era uno di loro, che non gli dispiaceva poi così tanto lavorare spalla a spalla con lui, scambiarsi sguardi confusi o esasperati per sostenersi contro le stranezze delle rispettive sorelle.
Voleva dire a Hermione che nonostante la loro storia fosse finita, la amava ancora come parte della sua famiglia, e desiderava tutto il bene del mondo per lei, desiderava vederla felice con l’uomo adatto a lei… voleva vederla felice con Harry.
Voleva ridere con il suo migliore amico di quella quotidianità che spesso era loro mancata, voleva sfidarlo ancora a scacchi e vederlo arrabbiarsi perché non riusciva ami a batterlo e giocare a quiddich con lui e i suoi fratelli, ora che erano tornati tutti insieme.
E non poteva fare nessuna di quelle cose. Perché tanto, dopo, nulla sarebbe cambiato.
Per vedere cosa riservava loro il futuro, se per loro un futuro c’era, avrebbe dovuto aspettare.
In fondo, non mancava molto tempo.
 
Ronald non era l’unico a non riuscire a dormire, quella notte.
Un’altra Weasley  si era trovata a notte fonda, senza sapere bene cosa l’avesse spinta fin nei sotterranei, davanti alla porta dei Serpeverde.
Alzò la mano per bussare, ma poi si rese conto dell’assurdità di quello che stava per fare e rinunciò, accontentandosi di sedersi con la schiena appoggiata alla parete di fronte, le gambe a sorreggere le braccia e il volto nascosto dalla chioma rossa e fluente.
Si sentiva come la bambina spaurita che era stata tanto tempo prima, che cercava riparo nell’abbraccio dei suoi fratelli più grandi. E questo la faceva arrabbiare, perché sapeva  di non esserlo più, ma non abbastanza da scuoterla.
Hermione si era fidata di lei, le aveva detto che la sua forza sarebbe stata fondamentale. Ma nonostante l’apparente ottimismo che aveva ostentato, il suo animo era in realtà lacerato dai dubbi. Mille domande senza risposta, che potevano ridursi a una sola domanda.
Li avrebbe delusi?
Se anche fosse sopravvissuta, sapere di aver deluso le aspettative di tutti coloro che amava l’avrebbe distrutta.
E questo probabilmente avrebbe comportato la morte per mole persone che avrebbe voluto salvare. Tra loro, forse, ci sarebbe stato qualcuno di importante per lei… e il senso di colpa l’avrebbe sopraffatta.
-Cosa ci fai qui, Rossa?-
Sussultò. Il suo inconscio l’aveva percepito arrivare, forse attirato dal vortice di pensieri negativi che avevano stuzzicato la sua empatia.
-Ecco, non lo so… volevo solo andarmene da Grifondoro. C’è un gran fermento… e avevo bisogno di rilassarmi-
-Allora vieni con me. Conosco un buon posto per pensare-
A notte fonda, due giovani che poco o nulla avevano in comune, si ritrovarono a camminare fianco a fianco nei corridoi semibui della Scuola di Magia più famosa d’Inghilterra, occasionalmente campo di battaglia.
La loro meta, come scoprì Ginevra diversi piani di scale più in alto, era la Torre di Astronomia. Galantemente Draco le aprì la porta facendola passare per prima, dimostrando le buone maniere che ogni Purosangue deve imparare fin dalla più tenera età.
In quello spiazzo così alto il vento si faceva sentire prepotente, ma aveva il pregio di coprire ogni rumore proveniente sia dall’interno che dall’esterno. Muti osservatori, Ginny e Draco si misero spalla a spalla contro il parapetto, osservando il cielo rischiarato da una luna quasi piena, e il lago agitato dal vento e dalle sirene, in agitazione a causa della futura battaglia.
La presenza del biondo la metteva in agitazione ed al tempo stesso la rassicurava, sentimenti che mai avrebbe creduto di associare alla sua persona. Il ricordo del loro intenso bacio poi, le faceva scorrere un’energia calda sottopelle che la elettrizzava.
Le si rizzarono i capelli sulla nuca però, a vedere con quanta nonchalance il ragazzo si fosse acceso una babbanissima sigaretta, aspirando la nicotina rilassato come se l’indomani non dovessero combattere un nemico potente oltre ogni dire.
Eppure, capiva la calma che ispirava quel luogo. L’altezza dava un’idea di controllo, di potere… ma la visione oscurata dalla notte e la violenza del vento che schiaffeggiava loro i suoi capelli rossi in faccia, li faceva sentire come se non ci fosse nessun problema al mondo, perché loro erano talmente piccoli in confronto al mondo…
-Possiamo restare qui tutta la notte?-
-Tutto il tempo che vuoi, Rossa-
 
Luna alzò lo sguardo all’astro che le aveva dato il nome, lanciando una preghiera alla Dea Diana sua protettrice, pregando che la completa visione della notte successiva portasse pace in quel mondo ferito.
L’alba della magia moderna fu al tempo degli dei olimpici e degli eroi, quando il mondo non era così grande e le menti si aprirono a ciò che nascondono le pieghe dei mondi. Fu allora che il flusso libero della magia proveniente dal mondo fu incanalato in strumenti magici come le bacchette, e nacquero le prime scuole.
La giovane Portatrice dell’Aria sospirò, pensando a quei tempi passati. Aveva parlato con molti maghi vissuti nell’oro dell’epoca classica, e anche allora i problemi del mondo erano gli stessi: corruzione, avidità, potere…
Ciò che le aveva permesso di non perdersi d’animo davanti a certi tormenti era stata la gioia di piccoli attimo, la felicità di quegli istanti lieti che le anime conservavano come gioielli preziosi.
Se gli dei volevano, l’indomani sarebbe finito tutto.
E lei temeva la fine di tutto. La sua vita fino ad allora aveva avuto il solo scopo di trovare la Creatura e aiutarla nella sua missione. Avrebbe fatto tutto il necessario perché tutti sopravvivessero alla battaglia contro l’uomo che aveva ammazzato sua madre, ma Hermione le aveva esplicitamente detto di non usare il suo potere sulle anime. Capiva perché le avesse risposto negativamente, ma con il suo potere avrebbe potuto salvare tutti! Doveva solo avere il tempo di raccogliere le energie necessarie…
Ma si fidava di Hermione, ciecamente. E aveva fiducia nel domani, in quel domani che Ginevra aveva visto felice. Certo, il futuro non era scritto su pietra… ma tutti loro avrebbero dato il massimo per far sì che si avverasse.
Abbandonò la finestra della sua stanza, stendendosi nel letto dalle coperte di velluto blu del suo baldacchino.
Il giorno dopo avrebbe avuto bisogno di tutto il suo potere.
 
Hermione era in meditazione. Aveva tracciato un pentacolo magico con del carbone su cui aveva posto candele di cera bianca incantata e ci si era inginocchiata in mezzo, richiamando a sé tutta la magia che la Scuola poteva offrirle in aiuto, e trasmettendola alla barriera. Non avrebbe resistito a lungo, ma doveva dare il tempo ai più giovani di mettersi al riparo. Una piccola parte invece la usò per potenziare la sua mente, affinando ogni suo senso. Esplorò il passato, il presente ed il futuro, memorizzando ogni gesto ed ogni sillaba che potesse aiutarla a salvare la vita di tutti quelli che dipendevano da lei, poi ripassò migliaia di volte la strategia ideata, in parte con Ronald, rivide il tempo di reazione e le capacità di ogni allievo di Hogwarts appresi da Blaise e Neville.
Più pronta di così non sarebbe potuta essere. Aveva sotto controllo ogni variabile ogni posizione di ogni persona presente nel castello.
Eppure…
Ancora una cosa la preoccupava.
Harry.
Quel maledetto ragazzo esulava da ogni concetto che comprendesse l’idea del controllo e della logica.
Odiava non avere tutto sotto controllo. Hermione sapeva di avere un problema con la sua ossessione, ma il suo cervello aveva bisogno di razionalizzare, capire, schematizzare.
Harry le aveva detto chiaramente che non le avrebbe permesso di morire. Il loro sogno le aveva detto cosa sarebbe successo, e lei aveva paura a realizzarlo. Harry non doveva morire per lei… non l’avrebbe permesso, o ne sarebbe uscita più morta che viva anche lei. Era un rompicapo che non sapeva come sciogliere.
O lei o Harry.
Per quanto la riguardava, non c’erano dubbi. Quel ragazzo però era in grado di ostacolare tutti i suoi piani, era un’incognita che non poteva inquadrare in alcun modo. Amava questo suo lato, ma in quel caso particolare ciò la metteva in grave difficoltà.
Hermione decise che qualunque cosa fosse successa, il destino di Harry sarebbe stato il suo. Se lui fosse sopravvissuto, cosa che aveva intenzione di far sì che si realizzasse, anche lie avrebbe trovato il modo di vivere con lui. Se lui fosse morto, l’avrebbe raggiunto immediatamente.
Non importava in quale mondo, la coraggiosa e innamorata grifona non riusciva a immaginarsi inferno peggiore di un’esistenza senza di lui.
 
 
Il momento era arrivato. Nemo sorrise sadicamente, mentre dava l’ordine di avanzare e uccidere.
Non l’avrebbero fermato urla, pianti o preghiere.
Non vecchi, donne e bambini.
Quella sera sarebbe finito tutto, e tra lui e la Creatura… solo uno avrebbe visto la successiva alba. E di certo lui non avrebbe perso.
 
Anya lo seguiva come un’ombra. Neppure lei avrebbe potuto fare nulla… lei, ormai, era solo l’ombra del fantasma di sé stessa.
E non c’era modo di porre fine all’odio di quell’uomo che da viva aveva tanto amato. Era tutto finito.
Se avesse avuto ancora lacrime da versare, in ogni caso non le sarebbero bastate per esprimere tutta la disperazione che teneva insieme ciò che era.
 
 
-Inizia-
Hermione, al cui fianco stavano Ginevra e Luna, pronunciò un’unica parola.
Luna controllò gli auror che la McGranitt aveva fatto schierare a raggiera dietro di loro, e col pensiero andò a cercare i suoi amici all’interno del Castello.
Ognuno stava svolgendo i suoi compiti, avvisati appena in tempo da Ginny che aveva visto il momento in cui Nemo aveva dato l’ordine di avanzare.
Hermione li aveva informati che l’esercito nemico contava circa tremila tra maghi e streghe. Loro arrivavano a malapena a novecento anime, in campo.
Non hanno scampo’
Loro valevano molto più di un mago medio. I loro poteri erano fatti apposta.
‘Che vengano pure. Li fermeremo’
 
L’orda nera era ormai di fronte a loro. Nemo era in testa, ben visibile nel suo apparentemente gracile aspetto.
Hermione disse loro che ci avrebbe pensato lei, che loro dovevano occuparsi solo degli avversari che percepivano troppo forti per comuni auror, per quanto forti.
Ginevra nemmeno la sentì, presa com’era a domare il calore che percepiva crescere in lei. Era uno sforzo mentale che le stava costando molte energie, eppure si sentiva così piena di magia da poter dar fuoco ad un intero Stato. Non le era mai successo! La notte precedente non aveva praticamente dormito, ma aveva passato le ore più buie con il ragazzo che le mandava in vacanza il cervello quasi in silenzio, in serenità. Non poteva seriamente essere la mancanza di sonno il motivo.
Non si accorse del segnale del Nemico.
Non si accorse di Hermione che con un unico gesto fece volare via la prima linea avversaria a diversi metri di distanza.
Non si accorse nemmeno di Harry che seguiva come un’ombra la sua ragazza, assicurandosi nel mentre di proteggere come poteva da attacchi alle spalle i suoi alleati.
Il primo sentore di realtà fu il dolore. Un lungo taglio rosso sul ventre, partito da una qualche maledizione da una strega asiatica giusto di fronte a lei. Il calore però continuava a crescere, a crescere e a crescere ancora… non permettendole di concentrarsi su altro.
Tanto che non vide la sua migliore amica porsi tra lei e la lama di magia che quella asiatica aveva fatto apparire al nulla. Luna aveva estratto la sua daga, parando l’attacco, ma non riusciva a proteggersi bene perché lei era tropo vicina, e rischiava di farle del male.
Ma quando la coraggiosa bionda le urlò di correre via e lei non si mosse, accadde ciò che avrebbe deciso il corso di quella battaglia finale.
La corvonero aveva parato magistralmente un colpo restituendolo al mittente, facendo cadere a terra esanime quella strega, ma quando si voltò per cercare di farla rinsavire, Ginny si riebbe nel modo peggiore.
Era solo un graffio insignificante sul sopracciglio della sua amica, nulla di serio, tanto che la bionda nemmeno se ne era accorta, ma un paio di gocce vermiglie le colarono sulla tempia destra.
E quel rosso vermiglio fu tutto ciò che Ginny vide, da quel momento in poi.
 
Tutti, maghi neri e alleati della Creatura, percepirono quello scoppio. IL tempo si fermò per qualche minuto, il necessario per permettere al sole di scomparire del tutto sotto l’orizzonte e alla luna di brillare più piena e bianca che mai…
Ed il Fuoco esplose. In un turbine di rossi e arancioni dorati, illuminò a giorno per chilometri lontano dal suo epicentro: una giovane strega che era giunta al suo punto di rottura. Il mondo intero sembrò esplodere con lei, e i suoi amici, per un motivo o per un altro, percepirono tutto ciò che la ragazza stava provocando.
I vulcani ripresero vita tutti insieme, la terra tremò violentemente scossa dal mantello di fuoco celato dalla crosta terrestre, ogni flebile fuoco divampò brillante….
Ma non provocò solo danni.
Chi era ferito mortalmente, improvvisamente si sentì come rinascere, guarito da una magia calda ed invisibile, una pallida ombra dell’energia che era scaturita con l’esplosione che aveva fatto tremare il mondo. Il Fuoco di Vita aveva guarito chi probabilmente non aveva più speranza. Non potè riportare in vita i morti, no, quello era un potere delle Creature…. Ma aveva potuto risanare ferite mortali e malattie, manifeste o latenti che fossero.
Hermione, in seguito, avrebbe giurato di non aver mai visto un Portatore del Fuoco più potente di lei… tanto forte, tanto in sintonia col suo Elemento, da vincere da sola il punto di massimo pericolo, in cui il suo potere avrebbe potuto ucciderla, come stava per accadere a Luna.
Ma Ginny sorprese tutti, dimostrando di avere un’anima forte come nessuno.
Draco, guardando dentro la ragazza che amava, vide di nuovo il meraviglioso fiore dai petali delicati e intensi, ma questa volta li vide andare in fiamme senza consumarsi.
Rimase abbagliato da tanto splendore, da qualcosa all’apparenza delicato che si rivelava una bellezza letale.
Ginevra divenne una crisalide, e delle specie di ali rosse infuocate le apparvero sulla schiena, mentre un sottile strato di lingue di fuoco dorate la avvolgevano come un’armatura.
Luna si era spostata appena in tempo per evitare di venire bruciata, ma sospettava che la sua amica sarebbe stata in grado di fermarsi in tempo, prima di colpirla. Sembrava in sé, anche se non ci avrebbe scommesso, lucida e determinata.
Avanzò ad un soffio da terra poi con un delicato battito di quelle luminose ali incendiò tutti quelli che le si erano parati davanti. Cenere, ne restò.
Dunque era questo, il potere di Ginny, quello che sua madre ed Hermione le avevano predetto sarebbe stato la chiave per la vittoria.
Ammirò la potenza della sua amica, e quando vide che non correva più il pericolo di essere colta in fallo, si diede da fare anche lei per aiutarla a contrastare l’avanzata di quei maghi, che sembravano non provare alcun timore di saltare in braccio ad una morte estremamente calorosa.
Non badò troppo agli auror, abbagliati da tanto potere, né si soffermò più di tanto a guardare dalle parti di suo fratello e Ronald, che fianco a fianco stavano combattendo quei pochi ma tenaci maghi che si erano spinti fin sulla soglia della loro Scuola. Sapeva che Draco la stava monitorando con la sua empatia per controllare che stesse bene, e con lei anche le altre, e Ronald ascoltava anche il respiro e i battiti della terra per impedire che tremasse troppo sotto i piedi dei loro amici e per controllare che nel frattempo Nemo non volesse mettere in campo altri eserciti per coglierli alla spalle.
Un uragano le apparve alle spalle, portando ad altezze vertiginose tre avversari che stavano avendo la meglio contro un ragazzo di Corvonero, momentaneamente separato dal suo gruppo, da cui però venne subito soccorso e portato da una squadra medica non lontano.
Smise di pensare a qualunque cosa che non fosse proteggere i suoi amici e sconfiggere i suoi avversari, tentando di ignorare tutte quelle anime che, finalmente, erano libere dal giogo di quel bastardo di Nemo, anche se per essere libere avevano dovuto morire.
Ebbe appena il tempo di notare che Hermione ed il Capitano erano scomparsi, e con loro anche Harry, prima di far brillare minacciosa la sua daga infilzandola nel braccio di un avversario duro a mollare.
 
Si sentiva incredibilmente bene avvolta da quelle fiamme. Bruciavano ogni nemico su cui posasse gli occhi, lasciando di loro solo mantelli neri che cadevano, privi dei corpi cui davano sommaria forma. Perché lei lasciavo di loro solo cenere.
Non riusciva a pensare al fatto che fossero solo persone come tante, che avevano solo seguito la persona sbagliata, o che addirittura fossero stati soggiogati ed erano dunque senza colpa.
Riusciva solo a vedere il dolore che tutti loro avevano provocato a tutte le persone che più amava… Draco, Luna… i suoi amici…
Riviveva nella sua mente tutte le volte in cui si erano feriti e battuti nonostante il sangue ed il dolore, nonostante la morte sterminasse ogni cosa tutto attorno a loro.
Voleva solo bruciare.
Le uniche cose chiare in quel momento per Ginevra erano il fuoco dentro e fuori di lei, i nemici da abbattere ed il sangue versato che esigeva il suo prezzo.
Ma poi…
Il silenzio. A destarla fu il silenzio che si era creato intorno a lei. Si volse: aveva seminato la cenere dei suoi nemici dietro e intorno a sé, talmente tanti… talmente tanti che l’esercito nemico si era dimezzato. Non sentiva le urla e gli scoppi di incantesimi, erano ormai troppo distanti. Lei ormai era alle rive del lago, dove le sirene erano emerse per guardarla, incuriosite dal suo potere che aveva fatto tremare persino loro.
E rivide gli occhi di tutti quelli che le erano apparsi dinanzi.
Tanto dolore, tanta morte, ed era stata lei a portarla.
A squarciare il velo del silenzio, ora ci pensavano le sue urla disperate e disgustate.
Tanto dolore fece piegare in due persino Draco, che mollò ogni cosa per raggiungerla all’istante. La prese tra le braccia, ignorando i suoi tentativi di respingerlo a pugni e calci, finchè non cadde in uno stato di shock.
E il Fuoco divampò immediato senza più controllo. Ogni cosa sarebbe bruciata, avrebbe arso tutto ciò che esisteva fino a consumare sé stesso e la sua stessa Portatrice, che in un attimo di terrore puro aveva voluto Sigillare il suo dono che tanta morte aveva provocato.
A impedirle di attuare tutto questo, ci pensò Draco. Incurante del Fuoco che avrebbe potuto ucciderlo, usò la sua Acqua per contrastarlo. Chise sé stesso e la ragazza in una barriera, usando tutta la sua magia e pregando con tutto l’amore che provava per quella ragazza che non fosse troppo tardi.
Lei aveva fatto in modo di attaccare e distruggere. Quello che gli sembrava una vita prima, lo aveva ringraziato perché le avrebbe impedito di bruciare qualcosa di troppo.
Era arrivato il momento di meritarsi quel ringraziamento.
Fissò gli occhi in quei turchesi che ora brillavano languidi, ma vuoti, e silenziosamente la spronò a lasciarlo entrare, a lasciare che la guarisse e le desse quella seconda possibilità che la sua Acqua gli consentiva di dare.
 
 
Note:
Gente, questo capitolo è stato un vero parto.
Spero che nonostante i miei continui ritardi, voi continuiate ad amare la mia storia.
Beh,  non ho molto da dire, se non che la scena di Ginny avvolta dalle fiamme con draco che accorre da lei con la sua acqua ce l’ho in mente fin dal primo capitolo, ed ora devo dire che ne sono abbastanza soddisfatta.
Ormai siamo agli sgoccioli, giusto due o tre capitoli al massimo e dovrò dire addio a quest’avventura…
Bacioni, Flos Ignis
 

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Capitolo 32
*** Capitolo 32. Anime in rivolta ***


ANIME IN RIVOLTA

 
C'è un Languore della Vita
Più minaccioso del Dolore -
È il Successore del Dolore - Quando l'Anima
Ha sofferto tutto ciò che poteva.    
Emily Dickinson             
 

 
Luna veniva informata di tutto ciò che stava accadendo a Ginny in tempo reale. Aveva chiesto un favore a Trevor, l’anima di un vecchio mago con cui aveva conversato spesso nel corso degli anni, dalla filosofia di vita molto liberale e idee di comparazione tra magia e scienza davvero mirabili.
Peccato che ai suoi tempi non fosse stato minimamente preso in considerazione.
Fatto stava che aveva avuto un colpo al cuore quando Trevor le aveva detto che il Fuoco aveva preso il controllo della sua amica. Aveva pensato di mollare tutto ed andare da lei, ma al punto in cui si trovava era bloccata: doveva proteggere un gruppo di ragazzi che nella foga della battaglia si era spinto troppo in là, ritrovandosi circondati. Non fosse stato per lei, sarebbero già stati sconfitti.
Poi aveva visto un baluginio biondo inconfondibile volare letteralmente verso il lago, e si era tranquillizzata. Draco l’avrebbe riportata in sé. Aveva fede in lui.
E quando non vide più bagliori infuocati nell’aria seppe che il suo caro gemello c’era riuscito davvero.
A quel punto, Ginevra aveva dimezzato l’esercito avversario, ma ora sia lei che Draco erano fuori gioco.
Ronald non poteva e non doveva assolutamente muoversi da dove si trovava in quel momento: con la Terra aveva già salvato molte vite ponendo barriere di roccia impenetrabili a difesa degli ospiti della Scuola, e contemporaneamente controllava la situazione nei chilometri circostanti e curava quanti più prigionieri gli portassero dall’Apatia.
Nonostante tutto però, anche dalla loro parte le file si erano assottigliate.
Stavano vincendo, ma ad un prezzo che Luna non era disposta più ad accettare.
E fu in quel momento che mandò mentalmente delle scuse ad Hermione, e con il suo spirito rinvigorito dalla determinazione cominciò a raccogliere le forze necessarie a compiere la sua magia ed il suo destino.
Guardami mamma. Sarai fiera di me, te lo prometto’
Incurante degli ordini ricevuto dalla Creatura, ignorando il suo essere di Portatrice che le urlava di ascoltare i suoi ordini, sprezzante delle regole in un modo che avrebbe fatto inorgoglire Harry-infrango-ogni-regola-esistente-e-immaginabile-e-me-la-cavo-lo-stesso-Potter, si assicurò che i ragazzi fossero al sicuro, ed iniziò il suo Canto di Richiamo.
Con tutta la voce che aveva chiamò a sé gli spiriti del Velo di cui era custode, ordinando loro di venire a lei rispondendo alla sua richiesta di aiuto. Intonò quella preghiera più e più volte, sentendo il suo potere rimbalzare come un’onda sonora in ogni dove sfruttando l’Aria e ritornarle indietro carica della risposta delle anime.
Dopo la decima volta in cui finì la sua preghiera salmodiata, una tenue luce argentea prese a spandersi tutto intorno a lei. Era carica della magia di tutte le anime che avevano risposto, e a sua volta lei modificò le parole di modo che esse potessero assumere forma per gli istanti necessari a manifestarsi al mondo intero.
Ogni anima che si era celata tra le pieghe che dividevano la loro realtà dalle altre, ogni spirito che per secoli era rimasto muto spettatore dello scorrere della vita, ognuna di esse brillò della magia dell’Aria per istanti che parvero a coloro che assistettero a quella specie di miracolo come echi d’eternità. Avevano colori pallidi e la consistenza a metà tra il fumogeno ed il corporeo, ma per quegli istanti, erano davvero con loro.
Luna concentrò tutta la magia che le avevano donato sul cuore, dove spiccava sulla sua pelle lattea la cicatrice che le ricordava sua madre, e da lì la diffuse nel suo corpo, fondendola con la propria, di magia.
E ciò che uscì da lei fu una potentissima onda d’urto dai mille colori, che si frammentarono in infinite schegge che brillarono d’argento alla luna pallida che in cielo osservava tutto silente, andando a posarsi su ogni anima.
Ridonando loro la magia.
 
Luna sapeva di avere poco tempo prima di dover pagare il prezzo per quell’incantesimo. Non era qualcosa che avesse imparato da sua madre, il suo era un potere diverso… eppure, ancora una volta era a lei che doveva un ulteriore grazie. Era stata lei a farle capire quale fosse il suo potere personale e quanto sarebbe stato utile. Lei si era limitata a capire come sfruttarlo in battaglia.
Aveva parlato con quante più anime poteva nelle ore che aveva trascorso senza emergenze da affrontare, e loro si erano passati il suo messaggio.
Avevano tutti accettato di aiutarla, tutto, pur di porre fine a quell’esistenza che ormai si limitava ad una mera osservazione del tempo che scorreva. Lei conosceva il loro dolore e lo condivideva, li aiutava come poteva ad essere in pace. Molti di loro erano così vecchi che le piangeva il cuore a saperli intrappolati a quel modo.
Aveva pensato a come potesse lei aiutarli: in fondo era compito suo badare al Velo e a tutti quelli che lo abitavano.
L’idea le era venuta pensando al potere di Draco. Lui aveva il potere di cambiare le anime, di portarle a capire meglio sé stesse e gli altri, poteva dar loro un’altra chance. Proprio ciò che voleva fare lei.
Aveva ripassato mentalmente tutti i passaggi che Hermione aveva svolto per riportare in vita quelle sette persone, quanta magia, quanta energia, quanto potere le erano costati. Lei aveva visto tutto, e si era fatta raccontare più volte da Hermione tutti i passaggi.
Certo, Luna non aveva il potere di riportare tutti loro in vita, non era una ragazza presuntuosa, aveva ben presenti i suoi limiti. E poi, dopo il breve spazio di una vita, per quanta gioia potesse dar loro, il problema si sarebbe ripresentato uguale a sé stesso.
Dopo di lei non era certa che sarebbero nati altri Portatori dell’Aria, poiché la sua stessa esistenza era un’anomalia, e quella che si stava combattendo era l’Ultima Guerra delle Creature, per cui l’era dei Portatori sarebbe potuta finire con loro.
Chi si sarebbe occupato del Velo, in tal caso?
Non poteva permettersi di lasciarlo incustodito.
Aveva cercato una risposta nel passato, ma non era da lì che le era giunta la risposta. Ma dalle persone che più amava, di come le avessero confidato, in tempi e modi diversi, quanto avessero paura del Dopo. E del fatto che a loro importava solo non separarsi da chi amavano, in qualunque mondo fossero.
Non poteva riportare in vita le anime… ma forse avrebbe potuto porre fine lo stesso al lor tormento. Una volta terminato l’effetto del suo incantesimo, quando ogni anima le avesse restituito il frammento di magia che aveva prestato loro, esse sarebbero scomparse. E lei avrebbe anche potuto lasciare le cose come stavano.
Ma prima o poi il mondo si sarebbe nuovamente riempito di anime che nessuno avrebbe visto o udito. Avrebbe messo in gioco la sua vita pur di evitare altri pene simili.
Avrebbe usato tutta la magia di cui disponeva per squarciare il Velo con una delle sue lame più letali, fondendo interamente la sua Aria nella daga che accompagnava quell’Elemento da secoli.
In tal modo, le anime avrebbero avuto una scelta: potevano scomparire oltre lo squarcio, dissolvendosi in frammenti di anima che si sarebbero posati sul mondo come rugiada l’ora prima dell’alba negli autunni uggiosi, o sarebbero potuti rimanere, e vegliare silenziosi sula vita di chi in vita avevano conosciuto.
Gliela doveva, questa scelta. Nessuno meritava un’eternità di mutismo impotente.
Hermione l’aveva avvisata che fondere la sua magia a quella delle anime, pur solo per gli istanti necessari a suddette anime di portare a termine il loro compito, avrebbe messo in subbuglio mente e corpo. Ma addirittura squarciare il velo con le sue lame d‘Aria…. Lì sarebbe stato il suo cuore a farne le spese.
Probabilmente, quell’organo così delicato avrebbe ceduto.
Per fortuna Hermione e gli altri non sapevano nulla di quel suo progetto, o le avrebbero impedito di correre un simile rischio.
Non sapeva se sarebbe sopravvissuta, ma una possibilità ce l’aveva. E anche se fosse morta, avrebbe salvato tutti, e il suo animo era in pace. Le sarebbe dispiaciuto non sapere se quel bocciolo d’amore che stava per nascere tra lei e Ronald avrebbe dato frutti, ma almeno lo avrebbe saputo al sicuro.
E lei davvero, non avrebbe potuto vivere in pace sapendo il dolore che provavano quelle povere anime.
La forza che la sorreggeva, era il sapere di star facendo la cosa giusta.
 
Gli spiriti avevano iniziato a eseguire il compito che aveva dato loro: si lanciavano veloci come proiettili verso i maghi sotto il controllo di Nemo, e sfruttando il loro essere morti li attraversavano, entrando in loro.
La magia pura di Luna faceva il resto: sbocciava, letteralmente. Fioriva dentro quelle anime come muschio, senza bisogno di radici, e tenace come il primo fiore di primavera che spacca la dura terra invernale pur di arrivare alla luce del sole scacciava le radici velenose dell’edera che era il controllo di Nemo. Quando ormai l’Apatia era stata scalzata da quel potere che mai il mondo aveva avuto il privilegio di vedere, l’anima usciva dal corpo, restituendo il corpo al legittimo proprietario e la magia alla Portatrice, che ringraziava mentalmente lo spirito per il suo prezioso aiuto e gli augurava di riposare in pace.
Gli auror vicino a lei non stettero fermi a lungo, legarono magicamente tutti i maghi che improvvisamente smettevano di attaccarli e li rendevano inoffensivi, non sapendo bene cosa fosse successo, portandoli da Ronald, per confermare la fine del controllo mentale del Nemico.
Ora che tutte le anime le avevano restituito la magia, Luna fu sul punto di svenire per la stanchezza.
‘Non ancora. Alzati Luna. Non hai ancora finito’
A fatica riuscì a tenere gli occhi aperti, ma le gambe le tremavano e le mani non ne volevano sapere di eseguire gli ordini che impartiva loro, perciò decise di concedersi un minuto di pausa.
La battaglia contro l’esercito di Nemo era finita.
Avevano vinto.
Ma un brutto presentimento la faceva stare all’erta comunque, perché anche se era solo, era Nemo il vero nemico, quello davvero pericoloso, ed erano ormai due ore che lui, Hermione ed Harry erano scomparsi.
 
Forse erano passati solo due secondi, o forse altre due ore, non poteva dirlo con certezza, ma ad un certo punto Ronald apparve al suo fianco.
Sudato e pallido, ma con gli occhi vivi e palpitanti di magia ed euforia, la prese in braccio per portarla in un luogo meno scoperto.
L’infermeria brulicava di gente, vide Narcissa intenta a curare una brutta ferita alla testa di una ragazzina che non poteva avere più di quindici anni, la cara Poppy somministrare pozioni su pozioni ad un gruppo di ragazzi che riconobbe come quello che aveva salvato poco prima di dar inizio al suo Canto di Richiamo, e molti ragazzi che sapeva avevano seguito il corso di Infermieristica avanzata che curavano i loro compagni meno gravi. Gli auror invece erano sotto le cure di qualche Medimago spedito preventivamente dal San Mungo in previsione di situazioni simili.
Si sentì adagiare delicatamente su una poltroncina poco lontana dall’ingresso, e Finalmente il suo cervello riuscì a distinguere chiaramente le parole che Ron aveva continuato a pronunciare per tutto il tragitto.
Non potevano fargliene una colpa se non lo aveva ascoltato, se la scusa era che si stava godendo ogni secondo tra le sue braccia forti no? In fondo era davvero molto stanca…
-…e mi hai fatto prendere un colpo quando sei caduta a terra come una pera cotta! Insomma Luna, mi sono preoccupato da morire…-
Mentre lui continuava a parlare, lei si sentiva la testa leggera, era come distratta, persa in quel luogo della mente che si raggiunge solo tra il sonno e la veglia. Lo guardava parlarle di quant’era preoccupato per lei… e riusciva a pensare solo a quanto fossero belle le sue labbra screpolate. A come sarebbe stato bello poterle assaggiare.
Dopo avrebbe davvero potuto morire felice e senza rimpianti.
Per cui fece in modo di non averne.
-…ti pregherei di non fare mai più…-
Non seppe mai esattamente cosa non avrebbe più dovuto fare, Luna, perché senza badare minimamente a ciò che le stava dicendo lo fece tacere nel modo migliore che si possa pensare.
Le labbra incollate, gli sguardi intrecciati. Pochi attimi di immobilità totale da parte di entrambi, poi Luna si tirò leggermente indietro, vedendo Ron seguirla inconsciamente col viso.
E allora mandò al diavolo la reticenza e tornò ad incastrare le loro bocche, con più irruenza del leggero contatto che avevano appena avuto chiudendo gli occhi per meglio assaporare il momento.
Finalmente anche il giovane si riprese abbastanza da partecipare attivamente al bacio, chiedendole delicatamente il permesso per accarezzarle le labbra con la lingua, tentando di intrufolarvisi all’interno.
Permesso concesso.
E non c’era nemico che tenesse, in quel momento. L’unica cosa su cui erano concentrati era l’altro e non avevano la minima intenzione di staccarsi prima di MAI.
 
 
Draco era sinceramente sfinito, e tutto ciò che avrebbe voluto in quel momento era buttarsi a peso morto sul suo letto a due piazze nei Sotterranei.
Non dormiva da due giorni, dato che la notte precedente aveva tenuto compagnia ad un’inquieta Rossa, e sul momento la cosa non gli era pesata… ma con le ultime ore di combattimento alle spalle, sentiva addosso tutta la stanchezza che l’adrenalina gli aveva fatto scordare.
Per non parlare poi di tutta la concentrazione che gli era servita per prestare soccorso a quella Sexy Furia che ora gli riposava placida tra le braccia.
Ah, sempre detto lui che la Sfiga è Donna, perché le due cose non possono che andare a braccetto!
 
Era rimasto abbagliato, come tutti, a vedere i bagliori delle fiamme scaturite da quel corpo mingherlino, ma tanto forte da sopportare il dolore del passaggio e superarlo da sola. Non credeva fosse possibile: aveva percepito l’estrema compatibilità dell’anima di Ginevra col Fuoco, ma addirittura assumerne il controllo da sola…
Il problema era stato che il potere personale di quella ragazza era semplicemente troppo. Possedere la capacità di ridurre in cenere l’anima della gente, prima ancora del loro corpo…
Evidentemente Ginevra, una volta ripreso del tutto il controllo di sé - come ognuno di loro, sperimentando per la prima volta il proprio potere, era stata quasi in trance - ne era rimasta talmente scioccata che per l’orrore aveva cercato di sopprimere il suo stesso Fuoco.
Se ci fosse riuscita, per lei sarebbe stata dannazione eterna nella follia, o peggio ancora la morte… Hermione era stata chiara sui rischi di una seconda sigillazione del loro Elemento.
Grazie a Merlino, Morgana ed Efesto suo Dio protettore non ce l’aveva fatta.
E Draco aveva ringraziato in tutte le molteplici lingue che conosceva e non, del fatto che si fosse accorto subito che la sua anima stava per avere un collasso ed essere accorso in suo aiuto. Se avesse tardato anche solo di pochi minuti, Ginevra avrebbe avuto sulla coscienza, sempre se fosse sopravvissuta, molta, molta più gente…
Come avrebbe fatto a sopportare il peso di tutte le vite che aveva preso? Non osava immaginarlo… Hermione l’aveva avvertita che il Fuoco poteva essere il massimo dono e la massima maledizione, ma lei l’aveva accettato per combattere e proteggere tutti loro, tutti quelli che amava.
Aveva messo da parte paure e angosce pur di star loro accanto, nonostante sapesse a cosa sarebbe andata incontro.
Perché lui sapeva che lei sapeva. Aveva spento lui stesso l’incendio dentro e fuori l’anima splendida di quella ragazza dal cuore forte e insicuro al tempo stesso. Aveva usato la sua Acqua per dare una seconda possibilità all’anima di lei… solo per permetterle di perdonarsi.
Ci sarebbe voluto tempo… ma lui le sarebbe stato accanto. Non aveva la minima intenzione di allontanarsi da lei. Non dopo ciò che aveva trovato il coraggio di confessarle, mentre le loro anime erano fuse…
-Ora sei salva. Dammi la mano, ti aiuto a uscire-
-Ma non è possibile… il mio incantesimo avrebbe dovuto consumarmi l’anima…-
-Sfortunatamente per te, non mi piace stare alle decisioni altrui… specie se usano le mie cose. Ginevra, la tua anima mi appartiene. Non hai il diritto di buttarla via. Perciò, ho pensato di venire a riprendermela. Sappi che quando ci sveglieremo dalla fusione, te ne dirò di tutti i colori!...-
Si erano abbracciati, e questo aveva fatto nascere una luce calda e brillante come il sole nell’anima di colei che amava e aveva rischiato di perdere, e poi, quando erano tornati del tutto in loro, lui aveva rivisti per un secondo gli occhi di lei, di nuovo vigili che lo guardavano grati oltre il velo di spossatezza che provava.
Adesso capiva le sue parole di qualche tempo prima, quando lo aveva ringraziato del fatto che avrebbe spento le sue fiamme… e anche quando gli aveva detto che la sua anime gli apparteneva, evidentemente si riferiva a quanto appena accaduto.
Lei sapeva che sarebbe bruciata.
Ma sapeva anche che lui l’avrebbe salvata.
Aveva deciso di affidarsi a lui… ecco perché non l’avrebbe abbandonata, non ora che aveva bisogno di lui per superare tutta la colpa e il dolore che si sarebbe addossata.
Ma a sorreggerla, si ripromise, ci avrebbe pensato lui.
 
Era a questo che Draco pensava mentre entrava nell’infermeria, cercando un posto per posare la ragazza che, sfinita, gli era svenuta tra le braccia non più di un quarto d’ora prima.
Certo, non si aspettava di vedere una familiare capigliatura bionda e fluente vicino… troppo, troppo, TROPPO vicino ad un certo Pel-di Carota…
‘Al diavolo l’essere amici… quello lì sta baciando mia sorella! MIA SORELLA!’
Rigido come una statua di marmo, rimase bloccato sul posto. Un po’ la sorpresa, un po’ il naturale istinto fraterno di lasciare intimità alla sorella e la volontà di non lasciargliela.
Poi li vide staccarsi, e sorridevano. Lui le stava accarezzando un graffio sulla tempia, pronunciando un incantesimo per guarirlo ed evitare infezioni, mentre Luna lo guardava sorridendo lievemente ma le gote erano di un sano rossore.
E fu vederla così palesemente serena e felice che gli diede modo di… sorvolare, momentaneamente ovvio, sulla faccenda.
Li lasciò a quel momento di tranquillità, stendendo nel frattempo il dolce peso in braccio a lui sul primo lettino disponibile.
Sapeva che tanto, a momenti, si sarebbero dovuti riorganizzare per cercare quella folle di Hermione e quell’ancora più folle di Harry che avevano avuto la bella pensata di affrontare da soli Nemo.
E tanti saluti al lavoro di squadra!
Certo, loro erano stati fondamentali esattamente dove erano stati messi da Hermione, col suo piglio quasi militare in volto e l’espressione più battagliera che avesse visto in vita sua. Messi in quel modo comunque, ora le sarebbero stati di gran poco aiuto.
Ginny aveva assoluto bisogno di riposo dopo la sua disavventura e lui idem dopo avervi posto rimedio, Luna aveva compiuto una delle magie più spettacolari del mondo richiamando le anime dei defunti a combattere con lei finendo il lavoro iniziato da Ginny. Era riuscito a riemergere dalla Fusione giusto il tempo per vedere le anime rispondere alla voce di lei.
Ron invece era inchiodato in quel posto per occuparsi della gestione di tutte le squadre, d’attacco, di difesa e mediche, comprese quelle di recupero feriti, e doveva liberare gli ultimi prigionieri dall’Apatia.
Erano fottuti, in termini prosaici.
 
Alla resa dei conti, circa metà dell’esercito nemico era carbonizzato, l’altra metà invece era stato liberato dal giogo del Capitano da Luna.
Dei loro, nessuno studente era rimasto gravemente ferito, solo ammaccature e ferite risolvibili, nel caso più grave entro pochi giorni: erano stati tenuti il più al sicuro possibile, e ciò aveva salvato molti di loro. Draco sorrise a vedere i più piccoli correre per distribuire bende e pozioni un po’ ovunque.
La situazione degli auror era più grave. La conta dei morti era in corso, i feriti erano in degenza, ma si stimava che circa un quarto dei loro fosse in condizioni gravi, una metà se la sarebbe cavata senza problemi… mentre per gli altri, le sole parole da spendere erano di preghiera per un sereno riposo nel mondo del Velo ci cui gli aveva parlato Luna.
Un paio di lacrime sfuggirono al suo controllo, ma si riprese subito. C’era molto da fare, gente da aiutare, persone da cercare e liberare, posti da ricostruire…
Ma prima di tutto, c’erano due amici da tirare fuori dai guai.
Vide Ron  e Luna andare verso di loro, con le mani intrecciate e le espressioni serene, ma quando videro Ginny addormentata lei si adombrò terribilmente, e lui quasi uscì di testa per la preoccupazione.
Gli raccontò per sommi capi la situazione, rassicurandolo sul fatto che Ginevra era solo sfinita, e che necessitava solo di riposo.
Si aggiornarono velocemente sui loro stati, ma prima che potessero palesare l’argomento ‘Harry-Hermione-guai’ che aleggiava tra loro come l’elefante rosa in una stanza che tutti fingono di non vedere, accadde qualcosa che permise loro di ignorare tranquillamente quell’elefante.
Un’esplosione talmente assordante che dovettero coprirsi le orecchie e sperare di non essere diventati sordi avvenne poco distante da loro. Giusto di fronte ai cancelli di Hogwarts. Persino Ginny si risvegliò a causa del casino assordante.
Ai vertici di un ipotetico triangolo stavano i loro amici e Nemo, ognuno di loro leggermente dolorante e appena a corto di fiato, bacchette fumanti in una mano e una strana aura di diversi colori nell’altra. E davvero, davvero non volevano sapere cosa diavolo fosse quella cosa che aleggiava sulle loro mani come un guanto.
Era evidente avessero combattuto a lungo, ma altrettanto evidente era che non si fosse ancora giunti ad una conclusione.
Guardandosi, videro tutti e quattro riflesso negli occhi degli altri la stessa determinazione.
Stanchezza o no, dovevano andare ad aiutarli.
Oltre quella battaglia, li aspettava un mondo che valeva la pena vivere, ma dovevano giungere nella nuova Era che si stava aprendo tutti insieme, o tutta quella strada fatta sarebbe parsa loro solo un’inutile serie di dolore e sacrificio.
Non avevano intenzione di restare a guardare mentre i loro amici combattevano da soli contro quello che probabilmente era l’avversario più pericoloso che potessero trovarsi di fronte.
Ginny mise da parte ogni senso di colpa che sentiva: doveva riprendere in mano il Fuoco.
Luna decise che gli spiriti avrebbero aspettato: la sua Aria per il momento serviva di più altrove.
Ron decise che ormai aveva fatto abbastanza lì: al diavolo tutto, a rischiare ogni cosa lì erano i suoi migliori amici, e il suo posto era accanto a loro, come sempre.
Draco non aveva intenzione di commettere un’altra volta lo stesso errore: era dalla loro parte ormai, e lo sarebbe stato fino in fondo, qualunque sorte sarebbe toccata loro.
I Quattro Cavalieri scesero in campo, portando soccorso alla Regina ed al suo Re.
Era l’Inizio della Fine.
Ma la fine di chi?
 
 
 
 
Note:
Beh, salve! Non vi aspettavate una capatina cos’ presto, eh? Già, arrivata alla fine ho messo il turbo… spero di non aver fatto schifo, perché mi dispiacerebbe davvero moltissimo, ma gradirei lo stesso anche commenti negativi, che mi aiutino a migliorarmi.
Siamo alla fine… ormai manca solo l’ultima battaglia. Forse l’epilogo, ma dipende se lo inserirò con il prossimo capitolo o a parte… dipende da quanto verrà lungo il prossim chap.
Chi leggerà, saprà! Kisu,
Flos Ignis

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Capitolo 33
*** Capitolo 33. L'ultimo respiro ***


L’ULTIMO RESPIRO

 


 

La fine di una vita è la somma dell’amore che vi è stato vissuto, che qualsiasi giuramento pensi di aver fatto, essere qui alla fine della sua vita non è ciò che conta. Lo è stato essere qui in ogni altro momento. Da quando lo hai incontrato, non l’hai mai lasciato e non hai mai cessato di amarlo. Questo è ciò che conta.

Shadowhunters-le origini- la principessa” di Cassandra Clare


 


 


 

Il mondo intero era sotto assedio: si era scatenata una tempesta.

Una di quelle per cui il cielo sembrava sul punto di collassare, tanto era tormentato da lampi di luce e scariche elettriche.

Una di quelle che fanno tremare le vene ai polsi.

Una di quelle in cui si ambientavano le storie di paura, per dare la giusta atmosfera e spaventare anche i più coraggiosi.

Una di quelle in cui preghi ogni Potere Ultraterreno che non accada qualsivoglia emergenza che ti costringa a uscire di casa.

Una di quelle che, lo si poteva sentire in ogni fibra altrettanto chiaramente dei rimbombi dei tuoni, segnava la Fine di un’era e l’Inizio di un’altra.


 


 

-Harry, vai. Proteggi la scuola e tutti quelli che si sono rifugiati lì-

-E chi proteggerà te?-

-Devi proteggere la scuola da ME. Solo tu puoi impedire che i miei colpi abbattano l'obiettivo sbagliato erroneamente. Nemo ama di questi trucchetti illusori e devianti. Non intendo rischiare-

Harry era evidentemente contrariato, ma accettò, capendo che le sarebbe stato di maggiore aiuto in quel modo. Ma ci tenne a precisare una cosa, prima di obbedirle.

-Quando avrai vinto, perché vincerai, torna da me viva. Chiaro?-

Non osare andartene senza di me.’

Lei sorrise, triste e dolce, con la saggezza di cento vite che si rispecchiavano nei suoi begli occhi dorati. Sapeva che non avrebbe mantenuto quella promessa, eppure lui ancora credeva di poterla salvare, che avrebbero trovato una soluzione.

Non c’era.

Impresse bene a mente il suo volto, prima di dargli le spalle per dedicare tutta la sua concentrazione all’altro.

Diede mentalmente un ultimo addio ad Harry, ai suoi amici, alla sua famiglia, a quella che era Hermione Granger, prima di scagliarsi a gran velocità contro qualcuno che sarebbe dovuto morire molto tempo prima, contravvenendo a suo Padre. Doveva rimediare a quell'infrazione.

In lei restava solo la sua missione.

Era diventata l’Ultima Creatura del Destino.


 


 

Intanto, i Cavalieri avevano raggiunto la loro Regina, che stava intrappolando il suo Nemico in una gabbia che aveva fatto sorgere dalla terra.

Ron chiamò il suo Elemento per dare ancora più potere all’offensiva dell’amica, che si era accorta del loro arrivo ed aveva fatto tutto il possibile per impedire all’altro di notarli.

Come era prevedibile, quell’attacco non fermò Nemo, che ora però si trovava circondato.

-Folli! Siete solo dei folli se credete di potermi sconfiggere!- Prese a muoversi come una scimmia ubriaca, ma ogni gesto era accompagnato da un incredibile accumulo di energia, per cui si prepararono al peggio.

Pestò forte entrambi i piedi a terra, e fu pronto. Il suo Fuoco Nero prese a correre in quattro direzioni, in traiettorie impazzite nella forma di enormi draghi pronti a divorare ciò che di buono c’era al mondo.

Uno di essi era rivolto contro Draco. Ginny non ci pensò due volte a mettersi in mezzo, respingendo il fuoco col fuoco, ed il nero fu soffocato dal rosso. Quasi svenne, Ginny, visto che per aver soffocato le fiamme con le sue aveva dato fondo alla poca energia che era riuscita ad accumulare. Draco la sostenne, per poi poggiarla a terra delicatamente e ringraziarla con un bacio sulla fronte.

-Adesso ti proteggo io, Rossa. Riposa-

Luna, sfruttando la sua immunità, si era fatta colpire di proposito per poi intrappolare il drago in un vortice d’aria che rispedì al mittente.

Hermione protesse Ron usando il Fuoco, ma per farlo non vide l’ultimo drago nero che viaggiava a velocità sostenuta contro la loro scuola. Prima di scontrarsi contro una solida barriera bianco brillante.

Harry ce l’aveva fatta.

Ed ora, toccava a loro attaccare.


 

Sì, Harry aveva bloccato l’attacco, ma la sua barriera non avrebbe retto un altro colpo del genere.

Lui era solo un normalissimo mago, il potere che custodiva era al servizio della Creatura, ma senza di lei si affievoliva. La sua anima risentiva del fatto che non fosse al suo fianco mentre combatteva.

E qualcuno si era accorto del suo tormento e del pallore esagerato che tingeva la sua pelle da quando era avvenuto l’impatto.

-Harry, tesoro, dovresti riposarti-

-Mamma, la barriera va continuamente alimentata. Solo io posso farlo, Hermione mi ha dato questo compito. Non c’è altro da aggiungere-

-Non sei in grado di reggere ad un altro colpo simile-

-È per questo che devo concentrarmi e continuare nel mio compito-

-Potter, dà retta a tua madre. Qui sei d’intralcio, alla barriera ci penserà qualcuno che non sta per svenire come una femminuccia-

-Sev!- -Piton!- Madre e figlio avevano fatto quell’esclamazione insieme, e lui si sentì trapassato da quei quattro fanali verdi, che sembravano volerlo trafiggere.

-Certo che i suoi modi non sono cambiati neanche un po’-

-Nemmeno la tua testardaggine-

-Io devo…-

-… tacere e riposare, signor Potter- Minerva McGranitt si era intromessa in quello sciocco battibecco che le stava facendo salire l’emicrania, e con un gesto che non ammetteva repliche invitò Harry a sedersi. Ma ne aveva anche per gli altri.

-E tu, Severus, puoi anche evitare di metter su questo teatrino di finto odio ogni volta che vuoi proteggere il ragazzo. Santo cielo, sembra quasi che ti diverti a bisticciare con lui, ricorda che anche se sembri un ventenne, la tua età mentale dovrebbe essere quella di un adulto responsabile!-

Piton non seppe se sentirsi più indignato o più colpevole dopo quella ramanzina, ma nel dubbio di fare qualche danno preferì soffocare entrambi gli impulsi di rannicchiarsi e di lanciare un incantesimo.

Non era decisamente il momento.


 

La battaglia si prospettava più lunga del previsto. I suoi amici erano accorsi per aiutarla, ma le loro energie erano al limite. Ron era quello che stava un po' meglio ma tra il dispendio mentale che aveva usato per curare e controllare la situazione e il senso di protezione per le ragazze non stava dando il meglio di sè.

Doveva trovare un modo di finirla.

'E va bene, è ora di provare quell'incantesimo.'

-Ragazzi, datemi tutta la magia che vi è rimasta, allontanatevi e dite a Scuola di proteggersi come più possono!-


 

Il mondo stava tremando. Sembrava sul punto di collassare da un secondo all'altro, il Bozzolo Magico era scosso da onde d'urto violente e continue, ogni mago sulla faccia della terra stava male a causa dello scontro inimmaginabile che avvertivano al suo interno.

Harry non era da meno.

Sentiva la magia di Hermione che contrastava quelle di Nemo. Erano pari per il momento. Ma sentiva anche le loro energie vitali.

Era come... il canto del cigno, sì. Non si ricordava dove, ma aveva sentito dire che un cigno, quando si avviava alla morte, poco prima di morire raccoglieva le ultime forze e cantava la melodia più bella della sua intera esistenza.

Era come... una stella del firmamento, che alla fine della sua vita esplode liberando un'energia inimmaginabile, unica nel suo genere.

Hermione era quel cigno. Era quella stella.

Era la SUA stella, e lui non poteva impedirle di andarsene. Non era giusto. Se solo avesse saputo come fare per salvarla! Sapeva che il modo c'era, gliene era stata data la possibilità, ma non sapeva qual'era.

Maledizione, come era frustrante stare ad aspettare! Adesso capiva perfettamente Ginny. Fosse stato in lei all'epoca, si sarebbe preso a calci nel sedere.

-Stai calmo. Non le sarai di alcun aiuto in questo stato pietoso-

-Piton. Hermione morirà se non faccio qualcosa. Devo salvarla, non riesco nemmeno ad immaginare...-

-Finalmente, Potter. Pensavo ci avresti messo altri sette anni di quel passo a farti avanti con la signorina Granger. Mi faceva quasi pena la poverina-

-Ma di che accidenti sta parlando? Ha sentito cosa le ho detto? Hermione morirà! è stato predetto diecimila anni fa e non so come fare per impedirlo!-

-Ho sentito benissimo, come tutti nel raggio di un miglio. E io sto parlando del fatto che per accorgervi di essere disgustosamente fatti l'uno per l'altra ci avete messo sette anni. La ragazza è molto più intelligente di lei grazie al cielo, e l'ha capito molto prima di lei, Potter. Per questo ho detto che mi faceva un po' pena-

-Ma le pare il momento di scherzare?-

-Le ho mai dato l'impressione di essere un uomo che ama l'umorismo da quattro soldi? Sto parlando seriamente. Dopo tutti questi anni, solo perchè non sa come si fa, rinuncia a salvare qualcuno che dice essere così importante per lei? Dunque non mi ero sbagliato, lei è semplicemente un ragazzino viziato e piagnucolone, che ha paura di fidarsi delle persone!-

-Che cos-

-Adesso zitto e ascolta. è da quando sei entrato in questa scuola che ho una marea di rimproveri da farti, e questo è proprio il momento adatto-

-Sev, non credo proprio sia il momento...-

-Anche tu Lily, zitta per l'amor del cielo e ascoltami-

Tutti ammutolirono di botto, anche quelli che fino a quel momento avevano parlottato tra loro facendo finta di non ascoltare. Il comportamento di Piton era troppo anomalo per non destare curiosità, anche con il malessere che provavano a causa della battaglia furente sempre più incalzante che si stava svolgendo poco più in là.

-Harry, da quando sei arrivato qui abbiamo avuto dei trascorsi decisamente poco amichevoli, ma nonostante tutto ti rispettava, benchè non lo dessi a vedere. Oltre ad una marea di difetti, tra cui una presunzione senza fine, eri leale e coraggioso, e sei riuscito a tirarti fuori dai guai anche quando sembrava impossibile. Certo spesso ti ci cacciavi da solo, ma alla fine ne uscivi vincitore. Non mi pare ti abbiano fermato un troll e un cane a tre teste a undici anni, un basilisco a dodici, i dissennatori a tredici, la morte e l'emarginazione negli anni seguenti. Nemmeno Voldemort ti ha piegato. Pur di ucciderlo, hai deciso di morire-

Severus riprese fiato. Non era facile dire ciò che sentiva, ma doveva. Aveva un debito nei confronti della mezzosangue so-tutto-io, e di certo tutto si poteva dire di lui ma non che non avesse un codice d'onore. Tutto suo, ma ce l'aveva. Ed i debiti lui li ripagava sempre, nel bene e nel male.

E poi, anche Potter gli piaceva. Era il figlio di Lily, ma era anche Harry, il ragazzo che pur considerandolo un nemico, gli aveva premuto le mani sulla ferita al collo per impedirgli di morire dissanguato e si era fidato delle sue ultime parole prima di morire.

Glielo doveva anche a lui, in un certo senso.

-Voi grifondoro siete tutti uguali in una cosa. Avete coraggio, giusto? Bene, imparate ad usarlo non solo per morire per amore. Imparate a vivere per amore. La morte che inseguite è nobile, ma egoistica-

Nè madre nè figlio sapevano cosa rispondere. Era vero, tutto maledettamente vero.

C'era tempo di sacrificarsi e soccombere, e c'era tempo di combattere e vivere.

E adesso, grazie a Piton, aveva ritrovato il ruggito del Grifone dentro di sè.

Un ruggito di sfida, contro il Destino, contro la Morte.

Un ruggito che sapeva di vita e determinazione, di forza e volontà d'acciaio.

-Grazie, Severus. Posso chiedervi un favore? Dovreste proteggere voi la Scuola mentre vado a salvare quella cocciuta della mia ragazza-

Piton ghignò soddisfatto. -Accomodati, non aspettavo altro che menare le mani-

-Questo è molto grifondoro, professore-

-Piano con gli insulti adesso-

Tutti i maghi che conservavano ancora un briciolo di potere, studenti e professori in particolar modo, diedero fondo alle loro energie per creare una barriera protettiva intorno alla Scuola.

Minerva osservò quei cuori unirsi e prendere forma davanti ai suoi occhi, ora lucidi di commozione.

Era uno spettacolo meraviglioso. Era felice che si sarebbe portata nella tomba proprio quella meraviglia impressa negli occhi. Sentiva il suo tempo agli sgoccioli, e ciò che le aveva rivelato Hermione tempo prima stava per avverarsi. Lo sentiva.

Ma era felice lo stesso, perchè aveva vissuto a lungo e aveva visto il meglio e il peggio della vita, il bene e il male nel cuore degli uomini.

Era un buon modo per morire, impedire al nemico di chiudere le porte al futuro che aspettava tutti i giovani che erano con lei.


 


 

-Non ti stanchi mai di combattere? Generazione dopo generazione, vita dopo vita...-

-Basta una sola mia vittoria a determinare la salvezza di tanta gente. Perciò no, non mi stancherei mai di combattere, dovessi rinascere per altre mille vite io ti fermerò!-

-Così nobile, così pura... eppure anche tu come le tue sorelle eri umana... e gli esseri umani non sono certo famosi per la bontà dei loro cuori.-

-E con questo?-

-Ogni volta che vinci, non importa quanto profondamente ti impegni, non riesci mai ad imporre il tuo impero della luce!-

-Nemmeno tu riesci mai a spegnere del tutto la luce nei cuori della gente!-

-Ma non ti fa rabbia vedere la gente per cui tanto generosamente ti sacrifichi combattere tra loro per un pugno di denaro, di potere, o per qualsiasi altro motivo ignobile?-

-E tu non hai ancora capito che basta il coraggio di un solo uomo per riportare speranza e gioia nel mondo?-

-Mia cara Anya, la nostra è una lotta senza fine...-

-Io non sono Anya. Sono Hermione. E questa è la nostra ultima guerra, Nemo. Sono l'Ultima Creatura del Destino, e questa volta ti sconfiggerò per sempre-

-Lo sai, no... che anche se mi sconfiggi... non vedrai il giorno che verrà?-

-Non mi importa. Non posso immaginare un mondo senza i miei amici, e se ti sconfiggerò loro saranno salvi. Non mi interessa ciò che capiterà a me-

-A me importa però, sei la mia migliore amica!-

-Anche a me-

-Idem, sorella-

-Scusa Granger, ma non ho intenzione di lasciarti sacrificare per noi-

-Nessuno di noi ti lascerà andare, Mione. Una persona mi ha appena ricordato che il vero coraggio consiste nel vivere per amore, non nel morire per esso. Perciò rassegnati. Non ti lascerò fare ciò che hai in mente-

-Ma, Harry... ragazzi...-

-Rassegnati, Granger. I tuoi amici sono più cocciuti di un ippogrifo in corsa-

-Senti chi parla, Malfoy! E poi anche tu sei amico di questi 'ippogrifi'! E tu lo sai che gli ippogrifi sono pericolosi....-

-Aw, cambiamo argomento...-

-Ragazzi...-

-Ecco bravo-

-Dai fratellino. Imparalo, che Ginny è fatta così-

-Ragazzi!-

-Miseriaccia, non mi ci fate pensare, che dovrò sopportare a lungo questo furetto....-

-Dovresti per forza, Ronald, è il mio fratellino...-

-RAGAZZI!!!-

-Sììììììììì?-

-Siamo nel bel mezzo di una battaglia...-

-Oh, giusto-


 

Hermione nel frattempo li guardava basita. Davvero, cento vite non le sarebbero bastate per comprenderli. Ogni volta la sorprendevano. Come potevano essere così sconsiderati?

-Vedi, Hermione... siamo sempre stati insieme contro la morte, abbiamo combattuto per la vita. Facciamolo anche questa volta-

-Ma... se tu...-

-Vorrà dire che saremo insieme in ogni vita o non-vita che avremo-

Le strinse forte la mano, e da quel contatto si rigenerarono le energie di entrambi.


 

Nemo si era bloccato, paralizzato dalla magia che Hermione gli aveva lanciato fulminea quando aveva sentito i suoi amici avvicinarsi.

Presa dai suoi amici però, non si accorse della maledizione che Nemo scagliò con il pensiero. Non era al pieno della sua forza, ma sarebbe certamente bastato per quello che aveva in mente.

La ragazza era distratta, non tanto da lasciar andare il suo bloccaggio, ma a sufficienza da permettergli quell'espediente.

Una volta che avesse eliminato tutte le persone indifese che lei difendeva strenuamente , il dolore l'avrebbe fatta impazzire di rabbia o di dolore, e lui ce l'avrebbe avuta in pugno. Ai suoi amichetti avrebbe pensato in seguito, non erano nulla di particolarmente pericoloso per lui.

Bastava solo attendere pochi secondi, e la sua maledizione avrebbe fatto morire di infarto ognuno di loro.


 

Fu tutto troppo veloce. Hermione non riuscì a bloccarla, e nemmeno Harry o i suoi amici, ebbero appena il tempo di percepirla che una nebbia di un inquietante bordeaux vorticò velocemente verso la Scuola.

Per qualche secondo si bloccò il respiro a tutti loro, mentre Nemo scoppiava in una risata che sembrava provenire dalle profonde e buie grotte del Tartaro.


 

Una solida barriera sembrava reggere il colpo, ma pericolose crepe si espandevano con inquietanti suoni di sconfitta.

E fu allora che un'anima d'acciaio riflesse su di sè il bagliore del sole e brillò fulgida come l'armatura di un cavaliere medievale.

Minerva lasciò andare la magia che aveva concentrato fino a pochi secondi prima aveva accumulato, proprio in vista di quella difficoltà.

-Non lascerò che tu prenda nessuna delle loro vite, fintanto che questa Suola sarà sotto la mia protezione!-

La barriera fu riparata e rinforzata, ma Minerva necessitava di riposo dopo un tale sforzo magico, e quella minacciosa nebbia portatrice di una maledizione non accennava a dissolversi. Tutti i maghi presenti diedero una mano alla Preside, ma si capiva che non erano in una bella situazione.

Hermione si mise a piangere. Aveva tanto sperato di sbagliarsi... ma il suo potere aveva visto il destino della sua amata mentore e amica.

Minerva si sarebbe sacrificata per proteggerli tutti, e sarebbe entrata nella storia, proprio come i due precedenti presidi di quella scuola. Ma non l'avrebbe fatto da sola.

Si scambiò un'occhiata con Luna, poi con Ginny. Entrambe sapevano, come lei, che quella era l'ultima volta che avrebbero visto Minerva viva.

E ripercorsero nelle loro menti quei sette anni, in cui nonostante le molteplici difficoltà, lei non aveva mai ceduto aveva sempre combattuto per il bene e per proteggere gli studenti di quella scuola che considerava un po' come dei figli.

Aveva pregato Minerva di fare attenzione e di trovare un altro modo... ma da come stava manovrando la sua magia, capì che avrebbe usato proprio l'incantesimo più giusto e più sbagliato da usare: avrebbe protetto tutti loro in quel modo, ma non avrebbe retto lo sforzo.

Per quanto male le facesse, era troppo tarsi per fermarla, stava già recitando il suo ultimo incanto: Ab Aeternum, l'unico incantesimo al mondo capace di renderne un altro permanente e inviolabile secondo precise regole stabilite a priori. Era difficile, lungo e dispendioso di energie, ma non c'era modo di spezzarlo.

Minerva aveva scelto da tempo di assecondare il suo destino.

Hermione le diede l'addio nella sua mente, senza nemmeno provare a fermare le lacrime, e con la morte nel cuore diede a Luna il segnale che avevano concordato.

Se non poteva impedire alla donna che le aveva fatto da seconda madre di sacrificarsi, avrebbe almeno potuto farle un regalo d'addio.

Luna, anch'essa triste per la sorte della loro preside, ma più avvezza alla morte rispetto a chiunque altro al mondo, riuscì a restare lucida abbastanza da ripetere l'incantesimo che aveva precedentemente usato per le anime trapassate: ce n'era ancora una che doveva prendere temporaneamente 'vita' come fantasma.

La piccola Annie fece un gran sorriso a tutti, ringraziandoli e volando alla velocità della luce dalla sua mamma, che quando la vide perse quasi il controllo.

-Mamma, sono felice che finalmente puoi vedermi e sentirmi! Mi sei mancata tanto, ma ti ho aspettata sai? Sono sempre stata qui vicino, perchè io lo vedevo che ti sentivi sola, e mi sembrava brutto non provare a farti sentire un po' meno così triste. Luna è stata tanto buona con me, e adesso mi ha permesso di venire ad aiutarti. Mi ha detto che poi potremo stare insieme per sempre mamma! -

-Ma certo, amore mio... da adesso... non ti lascerò mai più, piccolina...-

L'abbraccio che si diedero coincise con la fine dell'incantesimo di Minerva, che avrebbe assicurato protezione eterna dalle maledizioni alla Scuola.

Morire con la sua bambina tra le braccia, più solida di un fantasma anche se non certo più viva, attorniata dagli amici e dagli studenti che amava tanto...

Aveva avuto una vita lunga e piena, e anche se i dolori erano stati molti e terribili per il suo cuore martoriato, era comunque soddisfatta. Non avrebbe potuto scegliere un modo migliore di morire.


 

Quando, un anno dopo, sarebbe divenuta una delle anime che Luna riusciva a vedere, sarebbe stata felice di come sarebbero andate le cose.

Avrebbe visto la Scuola in cui aveva vissuto e lavorato per la maggior parte della sua vita, ancora in piedi, piena di studenti che ripassavano per i test o riposavano sotto l'ombra degli alberi nonostante il freddo, e dalla finestrella dello studio da preside avrebbe scorto la figura che avrebbe preso il suo posto, mentre vigilava su quei giovani a cui avevano assicurato il futuro con le loro azioni.

Alcune figure avrebbero poi fatto il loro ingresso trionfale dal portone principale, creando uno di quei caos che da studenti erano soliti provocare con preoccupante regolarità, e un sorriso le avrebbe solcato il volto, mentre la manina della sua bambina l'avrebbe trascinata verso di loro per vederli meglio.

Avrebbe visto i sorrisi sulle labbra, ma soprattutto negli occhi di tutti loro, e mentre il Preside li raggiungeva per salutarli con il suo solito cipiglio severo, due paia d'occhi, gli unici che potevano vederle, si sarebbero posati su di loro, salutandole con un cenno del capo e un gran sorriso di bentornato.

Del resto Hogwarts era stata così a lungo la sua casa... non avrebbe potuto non tornarci.


 


 


 


 

Note:

Ehm.... ehilà?

So che avevo promesso di aggiornare in tempi brevi... ma non è stata proprio tutta colpa mia... tra gli esami all'università e il computer che si impallava un giorno sì e l'altro anche, le riparazioni, gli aggiornamenti, scaricare DI NUOVO programmi di scrittura che misteriosamente non funzionano...

Insomma, è stata una congiura per non farmi scrivere questo capitolo.

Come avevo anticipato, Minerva è stata una figura importante, e mi ha pianto il cuore doverla sacrificare, ma io sono dell'idea che i lieto fine devono esistere, ma non tutto può andare bene purtroppo. In guerra non funziona così.

Ammetto che è stato un parto questo capitolo, spero davvero che nonostante il tempo passato sia ancora piacevole per voi lettori estraniarsi dal mondo reale per entrare in quello della mitica Rowling, che ho temporaneamente preso in prestito.

Rinnovando le mie scuse per il mio cronico ritardo, vi dico con certezza che ormai manca poco alla fine. Due capitoli. Avrebbe potuto mancare solo l'epilogo, ma volevo finire questo capitolo con la morte di Minerva, personaggio che io adoro di cuore, anche se così i capitoli diventano tre brevi invece di due lunghi come avevo inizialmente pensato per la battaglia finale.

A proposito, si vede che non so scrivere le scena di combattimento? Ammetto che anche questo ha influito parecchio sul ritardo...

In fede che possa esservi comunque piaciuto, spero a presto,

Flos Ignis

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Capitolo 34
*** Capitolo 34. La fine di un'Era... ***


Note:

Salve gente! No, la vostra vista non vi inganna, sono le solite note di… beh, inizio capitolo in questo caso. Volevo avvisarvi che siccome questa storia non vuole saperne di andare come dico io, si è un po’ dilungata. Nulla di che, solo che invece di un solo capitolo più epilogo come avevo previsto, di capitoli ne sono risultati due.

Ed ecco il perché del mio ritardo. Questo capitolo era talmente lungo che ho deciso di tagliarlo in due, così da renderne più agevole la lettura, ma non temete, lo posterò tra pochi giorni, solo per dare il tempo di notare la presenza di questo.

Iunctura omnibus: latino, letteralmente ‘collegamento con tutti’

Adesso vi lascio alla lettura, senza dilungarmi oltre.

Baci, Flos Ignis


 


 


 


 

La fine di un’Era...


 


 

Devi scegliere da solo, e convivere con la tua scelta fino alla fine dei tuoi giorni.’

Le cronache del Ghiaccio e del Fuoco: il grande inverno”, di George R. R. Martin


 


 

Alla fine non è importante che la felicità sia eterna, è importante che si possa essere felici anche solo per un singolo momento. Perché una volta ogni tanto può capitare che le persone ti sorprendano. Una volta ogni tanto le persone possono toglierti il fiato.


 


 


 

L’aveva già detto che l’empatia prima o poi l’avrebbe ucciso?

No, perché se non era ancora morto, poco ci mancava a suo parere. Gli faceva male ogni terminazione nervosa, ogni cellula del suo corpo urlava straziata e insieme a lui, persino il suo Elemento era in pieno tumulto. Lo percepiva coma avrebbe percepito un braccio… sì, però un braccio che prima era passato sotto uno schiacciasassi e poi triturato dalle fauci di un Mannaro incazzato.

Argh… questa parte del mio potere la eviterei volentieri…’

-Malfuretto, cazzo! Ti degni di rispondermi? Oh, ma ti si sono fritti i due neuroni che ti erano rimasti? Rispondimi!-

Quella era decisamente Ginevra, pochi dubbi in merito. Lei era l’unica a chiamarlo con un nomignolo orribile con un tono così smaccatamente preoccupato, e quindi pieno d’affetto, usandolo tra l’altro in una frase che sembrava l’antifona per una bella ramanzina.

Merlino, come sono complicate le donne…’

Siccome lui però era un tipo furbo, evitò accuratamente di dirle ciò che gli passava per il cervello.

-Rossa, ti prego, non urlare. Ho un esercito di gremlins in testa che prendono a picconate il mio cervello…-

-Già, immaginavo… Hermione mi ha urlato di rinchiuderci in uno scudo immediatamente, cosa ti è successo?-

-McGranitt morta, empatia; in sintesi mi hanno sbarellato tutte le emozioni negative della gente intorno a me-

La vide serrare con forza le labbra per trattenere le lacrime. Era coraggiosa, la sua Weasley. Quando parlò, il tono non era molto saldo, ma gli occhi erano asciutti.

-Lo capisco… ma non è la prima volta che ci troviamo in mezzo a queste situazioni, e il tuo potere non ti ha mai fatto andare fuori di testa in questo modo…-

-Perché, che ho fatto?-

-Sei caduto a terra come una pera cotta, Malfoy. E hai pianto e urlato come un bambino-

Le parole non erano proprio gentili, ma sentiva che lo stava facendo per distrarlo e alleggerire una situazione del cazzo da record, quindi non se la prese, anzi: intrecciò le mani alle sue, e le appoggiò la fronte sul petto. Non sapeva se era per via del suo Elemento, ma lei aveva sempre la pelle piacevolmente calda. Per come si sentiva in quel momento, dolorante, rigido come un pezzo di ghiaccio e con una temperatura corporea pari ad esso, era la sensazione migliore del mondo.

-Questa volta il dolore era anche il mio. Se provo la stessa cosa di chi mi sta intorno, vado in risonanza e la mia percezione aumenta in modo esponenziale. E in quel momento anche voi ragazze avete abbassato gli scudi: al dolore si è aggiunto il senso di colpa e di impotenza… ed erano così acuti che ho avuto il colpo di grazia-

-Mi dispiace tanto… io lo sapevo, l’avevo visto. Ma non ho potuto fare proprio niente. Nulla che non facesse ancora più danni, a sentire Hermione.-

-Non devi sentirti in colpa. Io ho sentito cosa provava la professoressa mentre moriva… e posso assicurarti che non ho provato nulla di spiacevole. Forse solo un po’ di nostalgia, ma era felice di quello che ha fatto nel corso della sua vita e di come l’ha vissuta-

-Ne sono consapevole. Tra l’altro… non mi pare giusto che il dolore che proviamo offuschi l’eroismo e il coraggio che ha dimostrato. Ma fa male, Draco.-

-Lo so.- Non c’era altro da dire.


 

-Ron, cosa c’è?-

-Luna… non lo so, ma… la Terra è in fermento. La sento vibrare, ma non è un terremoto. Credo che stia succedendo qualcosa a livello magico. Lo scudo di Ginny però mi sta dando problemi di… ricezione.-

-Hermione ha detto che non dobbiamo uscire. Se lo facessimo, Draco potrebbe impazzire, e così come siamo le saremmo solo d’intralcio-

-Ma Harry è là fuori! Mi sento inutile rinchiuso qua dentro. Non poter aiutare i miei migliori amici e stare a guardare è frustrante-

-Lo so, mi sento così anch’io. Ma dobbiamo avere fiducia in lei. In loro. Sono certa che saremo più utili dopo aver ripreso fiato e controllo. Ed Harry… sinceramente, l’hai mai visto obbedire ad un ordine, se il suo istinto lo porta a fare tutt’altro?-

-Immagino tu abbia ragione. Miseriaccia, dovrei essere lì con loro…-

Luna vide Ron premere forte con i palmi contro lo scudo emisferico che Ginevra aveva eretto attorno a loro. Senza il suo consenso sarebbe stato impossibile romperlo, specialmente nelle loro condizioni.

Luna però la sapeva più lunga di provare a romperlo facendo forza, e quindi fermò Ron prendendogli le mani e chiudendole tra le sue.

Se non poteva essere utile a Hermione, almeno poteva rendersi utile accelerando il già rapido processo di recupero energie dei suoi amici.

-Dobbiamo tutti pazientare.- Luna alzò la voce, includendo nella conversazione anche il fratello e l’amica. –Non dobbiamo lasciare che i nargilli nidifichino sulle nostre teste. Fidiamoci di Hermione ed Harry, come abbiamo sempre fatto. Al momento giusto, dovremo fare anche noi la nostra parte. Non è vero… Veggente del Fuoco?-

I due ragazzi si guardarono tra loro, voltandosi poi verso la rossa grifondoro. Non si erano accorti della sua trance da visione.

Che stesse cercando tra le pieghe del futuro la fine dell’Era del Destino e delle sue Creature?

Sì.


 

Ronald non era l’unico ad aver percepito la terra tremare, ma a sua differenza, i due nemici mortali sapevano perfettamente cosa stesse succedendo.

Il Bozzolo Magico stava collassando.

Per i maghi comuni, non era decisamente una buona notizia. I suoi poteri e quelli dei suoi amici avrebbero resistito, attingendo direttamente dalla natura, ma tutti gli altri….

Non poteva permetterlo. Aveva già deciso di dare il tutto per tutto, e stava raccogliendo le forza per il colpo finale, il suo incantesimo ultimo, il suo canto del cigno. Come il ticchettio di un orologio che scandiva ogni secondo che passava lasciando dietro di sé solo un eco di ansia e aspettativa, Hermione sentiva il tempo della sua vita scivolarle via dalle mani. Il suo appuntamento con la morte non avrebbe tardato ancora a lungo.

Ma prima di spirare, avrebbe mandato all’inferno quel figlio di puttana a suon di fulmini. Morgana, quanto era ironico che proprio lei tra tutte le sue sorelle avesse come Elemento personale proprio la saetta.

Voltandosi alla sua destra, come si aspettava vide Harry, intento a proteggerla come il perfetto cavalier servente che era; faceva la sua splendida figura anche tutto sudato, pallido e con i capelli impazziti, ma con gli occhi verdi che erano davvero smeraldi liquidi come tempo prima aveva romanticamente pensato… e brillavano.

Aspetta, time-out. Perché l’iride di Harry brilla e il verde… si muove? Scherziamo?’

Non era una sua impressione dovuta al sole nascente. Lui era sempre lo stesso, nulla dava ad intendere che fosse cambiato. Raffigurava semplicemente l’immagine della furia divina in terra, con gli occhi che sembravano due Avada.

Quella distrazione le sarebbe costata cara, se non fosse stato proprio per il soggetto del suo interesse, che la spintonò via finendo sulla linea di tiro di una Maledizione Tagliuzzante.

Il momento di sorpresa era finito. Nulla le era più sacro di quel ragazzo che ora gemeva di dolore, steso a terra, con il sangue che gli colava sul viso e gli imbrattava i vestiti. I suoi occhi ora erano semichiusi, e due lame di luce verde si intravedevano, ancora brillanti di magia e determinazione.

Basta. Basta sangue, basta ferite, basta dolore, basta odio. Solo, basta.

-Stai indietro, Harry. Questa storia finirà adesso. Ti ringrazio per tutto, sei stato il migliore amico che potessi desiderare, e l’uomo migliore di cui mi potessi innamorare. Addio, amore mio-

-Fermati, cosa…?-

Clock. L’orologio si era fermato, risuonando il suo ultimo rintocco. Era arrivata l’ora del suo appuntamento. La Morte non era un ospite paziente, era meglio non farla aspettare, aveva due vite da reclamare.

Ancora due, SOLO due. Non avrai più nessun altro sacrificio per aprire le porte al mondo che sta per nascere.



 

-Lils, respira piano, così. Brava… continua a respirare.-

-Sev… Harry è…-

-No. È ferito, ma è vivo. Ha nove vite come i gatti, non muore nemmeno se lo ammazzi. Parlo con cognizione di causa-

-Divertente... per l’amore del cielo Severus, non… l’ho visto cadere a terra dopo una Maledizione che è fatta per tagliarti a fettine!-

-Si sa difendere, lo sai, e con lui c’è la Granger. Non morirà, finchè lei sarà viva-

-Ho paura… sento la magia fare le bizze, ed ho un terribile presentimento se penso ad Harry-

-Dobbiamo avere fede nell’amore di quei due ragazzi. Fa miracoli quel sentimento, e tu e tuo figlio ne siete la prova vivente-

-Ti prego… stammi vicino-

-Ho mai fatto altro nella vita?-

Le strinse la mano, coprendola del tutto con la sua, e con l’altra andò a circondarle le spalle. Lily si sentì protetta in quello strano intreccio, e riuscì di nuovo a trovare in sé – no, in loro, perché era vero che non era mai stata sola – la forza per alzare lo sguardo e puntarlo oltre il giorno che stava spuntando.

Guardava alla notte che sarebbe venuta, Lily. Nella stoltezza della gioventù, aveva ripudiato il Buio, credendo che solo nella Luce del giorno avrebbe trovato gioia e vita. Ma ora attendeva con ansia la notte che giungendo avrebbe portato la quiete e il riposo, il silenzio e i segreti che il buio custodiva.

Perché era tra luce e buio che si reggeva l’equilibrio. C’era voluto Severus a farglielo capire, e solo dopo molto tempo l’aveva accettato.

Loro due ne erano un esempio. Funzionavano solo insieme.

Perché i gigli fiorivano alla luce del sole, ma l’eccessivo calore li faceva appassire troppo presto.

Perché i pipistrelli vivevano di notte, ma avevano bisogno di riposo quando il resto del mondo si svegliava.

Lily si voltò di tre quarti per scrutare il volto dell’amico di due vite. Era teso, lo capiva da quei piccoli dettagli che solo lei avrebbe potuto cogliere. Teneva lo sguardo puntato sulla sagoma di Harry, che si stava faticosamente alzando, allontanandosi leggermente da Hermione, forse su ordine di quest’ultima. Era forse per abitudine che lo teneva d’occhio, assicurandosi che stesse bene? Lei non credeva. Si era affezionato a suo figlio, anche se non l’avrebbe mai ammesso.

Il cuore sciolse in parte la morsa che lo teneva prigioniero. Tornò a guardare anche lei nella stessa direzione, stringendosi a sua volta all’uomo che le era vicino da sempre.

L’uomo che le sarebbe stata accanto per sempre.



 

Il Bozzolo aveva ceduto. Hermione aveva sentito allentarsi quella rete già troppo sfibrata, ma non aveva fatto nulla per evitarlo. Non avrebbe potuto, e sarebbe stato controproducente. L’unico modo per batterlo, era accogliere tutta quella magia senza più freni dentro di sé e scagliarla addosso a Nemo con tutta la forza dell’incantesimo che ora sentiva sfrigolarle in corpo, impaziente di manifestarsi.

-Non ce la farai a battermi! Puoi anche raccogliere la magia di tutti i maghi del mondo… ma non puoi vincere lo stesso! Perché non c’è nulla che può battere la Magia Nera che accumulo dai morti! Maghi, non maghi… ognuno genera Magia Nera con la semplice vita di un pensiero crudele, o di un’azione malvagia… Non vincerai, Anya!-

Era uno scontro di magia e volontà senza precedenti. I vortici di magia che i due giganti di quella guerra stavano raccogliendo erano visibili a occhio nudo, e le onde d’urto andavano a infrangersi l’uno contro l’altra, e nessuna delle due pareva intenzionata a cedere.

Hermione sentiva che il tempo aveva preso a scorrere in modo irregolare, quasi a scatti rapidi seguiti dall’immobilità più totale, ma non se ne preoccupò. Sarebbe tornato tutto normale una volta che uno di loro due fosse crepato… e l’altro di conseguenza.

Erano pari… ma non per molto. Lei sentiva le forze abbandonarla… non avrebbe resistito a lungo.

Dannazione, devo trovare il modo di oltrepassare quella muraglia di magia…. Sto cedendo. Non resisterò a lungo.

Qualcuno mi aiuti…’


 


 

Le sue preghiere furono udite. E mentre risuonavano nel cuore dei suoi amici, al di fuori della stessa volontà della ragazza, in quella strana forma di telepatia condivisa che avevano accolto di buon grado all’inizio del loro addestramento, Ginevra si riebbe dalla sua trance.

I quattro ragazzi intorno a lei la guardavano impazienti, ma lei si prese un momento. Ciò che aveva visto aveva a dir poco dell’incredibile.

Draco si preoccupò. Se una roccia come la sua Rossa assumeva un’espressione tanto scioccata, allora voleva dire solo una cosa.

Grossi, enormi, giganteschi, mastodontici GUAI… ma in effetti, dov’è la novità? Ho un deja-vu…’

-Siamo nella merda fino al collo, gente. Temo però che non abbiamo scelta se non tentare di realizzare l’impossibile-

-Non hai visto un lieto fine per noi, Gin?-

-Definisci lieto fine-

-Merda-

-Già-

-Beh, Ginny, non so cosa tu abbia visto, ma ti prego di decidere in fretta. Da quel che hai detto, deduco che una possibilità esiste, giusto?-

-In effetti, sì… ho un piano. Rischioso… ma tutti i futuri che ho visto erano semplicemente improponibili. Quindi vi tocca fidarvi della scommessa che ho fatto col tempo. Ho deciso di puntare tutto sul futuro che voglio realizzare. Aveva i contorni incerti e i passaggi poco chiari… ma credo sia l’unico per cui valga la pena combattere. Vi fidate di me?-

Nonostante la situazione a dir poco drammatica, i tre ragazzi presenti non poterono evitare di lanciarle uno guardo alla ‘ma sei scema? È ovvio che ci fidiamo, muoviti’.

Luna ridacchiò, vedendo quelle occhiate, ma poi si dispose all’ascolto. Sentiva che il vento stava cambiando. E aveva tutte le intenzioni di farlo soffiare dal verso giusto.

-Raccogliete ogni grammo di potere che potete, perché dovremo fare degli sforzi sovrumani amici. Pronti?-

-Nati pronti, Rossa-


 

Le lacrime ormai scorrevano sul volto di Hermione senza controllo. Stava rapidamente perdendo terreno, e nonostante tutta la sua volontà e il suo potere, non riusciva a sollevarsi da quella posizione di debolezza nei confronti del suo Nemico.

Che fosse giunta la fine?

-Scacco alla Regina, mia cara…-

NO. Non finchè i suoi Cavalieri fossero stati al suo fianco.

-Non credo proprio!-

Non sapeva se sarebbe servito, se i suoi amici avevano un piano, ma aveva fede in loro. Per un attimo l’aveva dimenticata… quella percezione mista di amore e fede che si ha nei confronti dei propri amici. Ma ora la sentiva forte come mai, e questo le diede la forza di rialzarsi dalla nuda terra su cui si era inginocchiata sotto la pressione della Magia Nera.

Poi sentì un fischio. No, era uno stridio… il verso di un’aquila. Era il segnale che Draco usava sempre per richiamare la sua attenzione senza destare sospetti.

Sorrise, vittoriosa. Perché lei già sapeva di esserlo. I suoi amici erano pronti per l’atto finale di quel grandioso show.


 

-Iunctura omnibus!-*

Alla faccia dello sforzo titanico… se credeva che il dolore provato prima fosse insopportabile, questo lo era almeno cento volte di più. Era preparato, si era adeguatamente schermato per non impazzire, aveva raccolto le energie da tutte le Acque del mondo…

Ma cazzo, se fa male…’

Non era mica semplice, stabilire un contatto telepatico con tutti i maghi del mondo contemporaneamente e fare in modo che tutti fossero… diciamo in linea con lui.

Certo che i babbani sono furbi, son contento che Ginevra mi abbia insegnato a usare il feletono…teflone… quell’aggeggio.

Concentrazione Draco, hai una missione.’

-Vi prego di non spaventarvi, non ho cattive intenzioni. Sono Draco Malfoy, Portatore dell’Acqua, Cavaliere della Centesima Creatura del Destino, e vi ho contattato per chiedervi soccorso. La Guerra sta finendo… ma abbiamo bisogno del vostro aiuto! Vi chiedo di alzare le bacchette al cielo… pensate agli affetti, alla famiglia, alla vita… spediteci le vostre emozioni positive, aiuteranno la nostra paladina a rimettersi in forze! ORA!-

Mantenere il contatto era faticoso, ma sembrava che più dolore provava, più riusciva a sopportarlo, e più aumentava. Non gli era ben chiaro quel processo… ma sentiva di stare per svenire. Essendo ormai sicuro che il suo appello non era rimasto inascoltato, potè finalmente chiudere la mente e rilassarsi. Harry era al suo fianco a sorreggerlo, per fortuna.

-Sei stato in gamba, Draco-

-Dovere, amico. In fondo, la parte più difficile spetta a te. Avrai il compito di chiudere l’atto…e a sentire Gin, è proprio quello il momento cruciale. Quello in cui la fragile ombra del futuro che stiamo provando a costruire tutti insieme potrebbe svanire-

-La salverò. A qualsiasi costo-

-Lo sappiamo Harry. Non sarà facile…-

-Quando mami per me le cose son semplici?-

-Non hai tutti i torti. Ancora non ho capito se i guai te li cerchi o li attiri semplicemente-

-È la stessa cosa che mi domando da una vita-

-Qualunque sia la risposta… da domani, speriamo di non aver più bisogno di saperla-

-Già… vieni, ti porto via. Anche Ron è semisvenuto, aver ricostruito la rete del Bozzolo Magico deve essere stato sfibrante-

-Senza il Bozzolo, non potevamo chiedere ai maghi di mandarci magia… quale avrebbero mandato, se non erano più in grado di richiamarla a sé?-

-Siete stati entrambi davvero molto in gamba ragazzi-

-Ora viene la parte difficile però-

-Non ti crucciare Draco. Tua sorella è la persona più forte che abbia mai conosciuto. Ce la farà-


 

Luna non avrebbe mai pensato di dover compiere proprio quell’incantesimo in quel momento, e per giunta con uno scopo diverso dal semplice liberare le anime. Aveva già in mente di dare ai morti la possibilità di scegliere se restare nel Velo o dissolversi nel mondo sensibile sotto forma di gocce di rugiada, o cenere vulcanica… ma supponeva che anche mandarli via per togliere a quel bastardo figlio d’un cane la fonte principale della sua Magia Nera fosse potesse andare bene.

Hermione le aveva espressamente detto che avrebbe rischiato molto più di un po’ di fatica… forse addirittura la perdita dei suoi poteri. Ma adesso la priorità era salvare la sua amica, e con lei tutti quanti. Ronald e Draco avevano fatto la loro parte, adesso toccava a lei.

-Sei sicura, Luna? Quello che ti ho chiesto di fare è davvero difficile. Non so nemmeno cosa ne sarà di te una volta che avrai tagliato il Velo-

-Non lo so nemmeno io. Se non dovessi farcela, diresti a Ron da parte mia che…-

-NO. Mi rifiuto, dovrai dirglielo tu stessa. Perciò vedi di uscirne tutta intera, o nemmeno il mondo dei morti non sarà abbastanza sicuro per te quando verrò a cercarti per strigliarti. Non ti avrei MAI chiesto un simile sforzo se non fossi sicura che PUOI uscirne viva e senza danni permanenti. Sono stata abbastanza chiara?-

-Cristallina. Ti voglio bene Ginevra-

-Anche io, Luna. Quando tutto sarà finito, dovrai essere la madrina di Ivy… non ti perdonerò mai se non la vedrai crescere con noi, ok?-

-Sarà un onore per me proteggerla quando tu e Draco sarete troppo intenti a lanciarvi Schiantesimi per preoccuparvi che lei ne rimanga traumatizzata. Si abituerà presto però, ne sono certa-

Ginny arrossì nonostante la situazione, e se non fosse stato per l’Aria che emanava la figura della sua amica in preparazione al suo pericoloso incantesimo, l’avrebbe abbracciata. –I primi tempi sarà difficile, lo so. Ma sono certa che capirà che l’amore si può manifestare in infinite forme-

-Tu e mio fratello farete un gran lavoro con lei-

-Lo speriamo. Mi raccomando però, contiamo su di te per il supporto morale-

-Non intendo mancare-

E quelle furono le sue ultime parole. Ginny si allontanò, riparando i suoi amici dietro il suo scudo, incerta di come sarebbe finita quella storia. Non si sarebbe mai perdonata se a Luna fosse accaduto qualcosa per aver seguito le sue direttive.

La vide estrarre la sua amata daga, e concentrare in essa tutto il potere che aveva raccolto. Il suo volto parlava di dolore, ma anche di determinazione. Comprimere tutta quella magia nella lama della sua arma doveva essere terribilmente faticoso.

E poi, con gesti veloci e precisi del braccio, la vide fendere apparentemente il nulla, ma lei sapeva cosa stava facendo. Stava recidendo il Velo.

E anche i suoi occhi, per pochi secondi, videro lo scoppio di magia che ci fu in quel preciso punto. Luna fu sbalzata a diverse centinaia di metri da lì, e il suo scudo tremò visibilmente. Mantenne intatta la barriera, ma nei pochi secondi in cui aveva distolto la sua attenzione da quell’imponente magia, tutto era cambiato.

Dove prima c’era il nulla, ora tutti potevano scrutare come attraverso una finestra dai vetri spessi bagliori intensi e colate di colori pastello che vorticavano, si scontravano e creavano ondate di magia. Era il Richiamo. Le anime dei morti, attirate prepotentemente da quello spettacolo di inquietante mistero magico, vi si avvicinarono… e sparirono. Ginny vide solo piccoli vortici entrare in quel buco nero…

ma Luna no. Si era riavvicinata al portale, e aveva parlato alle anime spiegando loro ciò che stava accadendo. Non si era sorpresa quando aveva visto quasi tutte catapultarcisi: molte erano vecchie di millenni, altre solo qualche centinaio d’anni.

Moltissime nemmeno le aveva mai viste, apparse da chissà quale angolo del globo. In fondo, lo spazio per loro era relativo.

E più le anime sparivano, entrando a far parte del mondo sotto forma di frammenti di natura, più la Magia Nera di Nemo si indeboliva. Non rimasero che poche anime, probabilmente le più giovani, a guardare quel fenomeno, decidendo di restare a vegliare sui vivi, pur sapendo che nulla avrebbero potuto in caso di necessità. Circondarono Luna in un abbraccio virtuale che lei apprezzò moltissimo, ma il suo compito non era ancora finito.

Si rialzò faticosamente, portandosi di fronte allo squarcio che lei stessa aveva creato. Un thestral si avvicinò a lei, mettendole il muso sul palmo della mano, come a farsi accarezzare, o a dare conforto.

-Ciao mamma-

Ancora un colpetto col muso, e il trestral che era diventata Eliana Luna Falchi spiegò le ali, senza però prendere il volo. Circondò la figlia in quell’abbraccio dal sapore nostalgico, dandole una sensazione di protezione che aveva sempre provato quando erano insieme. Ora non era più sola, ma negli anni della sua adolescenza quel gesto a volte era stato l’unico segno d’affetto che le era concesso.

Ora come allora, ebbe il potere di ridarle forza. Che ne aveva un gran bisogno: la sua parte come Cavaliere l’aveva fatta, ma il suo ruolo di Portatrice non era ancora giunto al termine.

Le restava ancora un colpo da sferrare. Forse Ginny lo aveva visto, per questo era così preoccupata. Tagliare il velo non era facile, ma nemmeno mortale per una Portatrice come lei, come dava invece ad intendere il loro discorso. Rendere eterno lo squarcio che già si stava richiudendo invece era tutta un’altra storia.

-Ab aeternum- Luna si sentì prosciugare quando pronunciò quelle semplici parole. Vide l’Aria premere contro i bordi del Velo, stabilizzandolo. Strinse i denti: il processo poteva durare per un po’, ne era stata consapevole fin dall’inizio. Aveva abusato del suo potere in quelle ore infernali, ma era stato necessario.

Il Velo premeva per chiudersi, ma lei non cedette. Ne andava del destino di quelle anime che il mondo aveva dimenticato, ma che esistevano.

Vide oltre il confine i vortici acquietarsi, e questo fu un sollievo. Era quasi finita…

Ma anche la sua magia lo era. Non sentiva più un grammo di magia in lei, e per quanto l’Aria la stesse sostenendo, quei mesi di tensioni e sforzi, culminati in quella nottata di sforzi, si fecero sentire improvvisamente. Non era solo la fatica, era il pegno per il dolore che aveva patito. Stare a contatto con i morti era un conto, ma con il mondo dei morti la storia di complicava. La mente veniva sottoposta a tensioni indicibili e portata verso i lidi di dolore che la vita aveva posto innanzi alla persona a contatto con esso.

Stupido da parte sua non averlo considerato.

Stava per svenire, se lo sentiva. Il corpo aveva dei sistemi di autodifesa, e prima della morte portava allo svenimento, cosicchè potesse riprendersi. Luna però se lo impedì. Non poteva fermarsi proprio adesso!

Pensò a sua madre che ancora era lì accanto a lei, a Ron che l’aveva baciata, ai suoi amici che l’avevano sempre protetta e difesa, a suo fratello che l’aveva accettata come parte della sua famiglia. Per un secondo desiderò semplicemente lasciar perdere e tornare da loro, ma stavano dando tutti il tutto per tutto, e lei non voleva essere da meno. Voleva tornare da loro, sì, ma voleva farlo con la consapevolezza che anche lei aveva fatto la sua parte per rendere migliore il mondo in cui sarebbero vissuti.

E con un bagliore nero che solo lei vide, il confine si cristallizzò. Riuscì a vedere solo per pochi secondi quel passaggio circolare: sembrava un enorme specchio dalla cornice di ossidiana grezza e spessa, mentre il vetro era di un rosso scuro e opaco.

Poi i suoi occhi si chiusero, e si lasciò vincere dall’oblio.


 

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Capitolo 35
*** Capitolo 35. ...e l'Inizio del Nuovo Mondo ***


 …e l’Inizio del Nuovo Mondo
 
 
 
 
 
C'è sempre qualcuno disposto a indossare l'armatura e a gettarsi in battaglia. Ma il vero genio sa trovare il modo per ottenere ciò che desidera anche senza doversi sacrificare. "Angelology" di Danielle Trussoni
 
 
 
Qualche volta penso che sia troppo rischioso dipendere così tanto da qualcuno per essere felice. Ma senza condividere con qualcuno almeno una parte della nostra vita, tutto sembra meno interessante, meno prezioso, in un certo senso.-
-Vale la pena di rischiare, Thirrin. Anche quando il fato ci costringe a scoprire le carte e perdiamo tutto, vale la pena di rischiare.-   "Icemark" di Stuart Hill
 
 
 
 
 
Ginny sapeva sempre quando i suoi amici erano in pericolo. Che fosse la sua preveggenza o il sesto senso magico o un’eredità di mamma Molly ancora non l’aveva capito, ma sospettava che tutt’e tre le spiegazioni c’entrassero qualcosa.
Fu per questo che nel preciso instante in cui aveva avuto la sua visione sul futuro aveva intuito che qualcosa sarebbe potuto andare terribilmente storto.
Rispetto agli altri futuri che aveva visto, quello era l’unico in cui a vincere era stata Hermione, e in cui tutti e sei loro erano ancora vivi. L’unico per cui valesse la pena lottare, l’aveva definito. Lo pensava davvero.
Quelli in cui loro perdevano li aveva scartati subito. Poi ce n’era uno in cui né Harry né Hermione erano sopravvissuti; uno in cui loro portatori morivano insieme alla loro Regina; molti non prevedevano la presenza di Harry, o di Hermione, che per la disperazione di aver perso l’altro si lasciavano morire per raggiungerlo; in altri il loro gruppo era dimezzato.
Sinceramente, quei futuri le avevano fatto più paura di tutti gli altri in cui a regnare per sempre sarebbe stata l’Apatia di Nemo, che diciamocelo, erano uno spettacolo a dir poco inquietante.
Ecco perché aveva scelto di agire come le suggeriva l’unico futuro che aveva intenzione di vivere e creare insieme a TUTTI i suoi amici. Aveva i contorni più sfocati rispetto agli altri, e molte variabili imprevedibili in corso… ma quando l’aveva sommariamente descritto agli altri, non c’erano stati dubbi. Avrebbero inciso su pietra quel cammino, o non ne avrebbero avuto uno a loro piacimento.
E al diavolo tutto il resto.
Tutti o nessuno. Alcuni non avrebbero approvato la loro scelta, avrebbero sacrificato uno o due per salvarne milioni. E davvero, Ginny capiva la loro logica. Il mondo era sempre andato avanti come una sorta di continua selezione naturale, ma molto più crudele in quanto fondata non sulla morte di chi non sapeva adattarsi al mutare delle condizioni come natura prevedeva, ma sul sacrificio. Che, permettete, era un bel po’ differente a suo parere.
‘Che si facciano avanti quelli che non sono d’accordo. Siamo stanchi di sopravvivere sui cadaveri di chi ci sta intorno, o sulla loro felicità. Vogliamo un mondo nuovo, e per averlo siamo disposti a rischiare.
La vita è preziosa, e va protetta. Che sì, il sacrificio è nobile e finora ha permesso al mondo di andare avanti. Ma dove siamo giunti? Le guerre certo non si sono fermate, il dolore e la colpa dei sopravvissuti non si placherà mai se non cominciamo a rattoppare i difetti di questa vita. Se un nuovo futuro deve essere scritto, che almeno sia migliore del passato da cui dobbiamo riscattarci, tenendolo bene a mente, a monito per gli errori che dovremo evitare.’
Non era facile, non ne avevano il diritto, forse non era nemmeno giusto.
MA ERA UMANO.
Harry l’aveva guardata, e aveva subito acconsentito. Chi meglio di lui poteva sposare quella strategia rischiosa? Subito dopo, era toccato a tutti gli altri. Proteggere i legami tra le persone era la missione che ogni uomo avrebbe perseguito in quel futuro che volevano crearsi da sé.
Non era qualcosa che tutti avrebbero accettato, ma loro avrebbero vegliato, facendo del loro meglio, come tutti, affinchè tutti potessero decidere da sé per la loro vita, solo la loro.
Vita, amore, libertà. Quello sarebbe stato il loro stemma.
‘Ma torniamo a noi… ‘
 
Ginny sapeva sempre se un amico era nei guai. E Luna lo era. Anche nella sua visione, lei era quella che aveva visto in modo più vago, insieme ad Harry. E questo poteva solo essere un enorme segnale di pericolo. Mortale, ovviamente, o le cose per loro sarebbero state troppo facili, no?
‘Odio il dannato karma.’
Dopo essersi assicurata che lo scudo tenesse e aver strappato la promessa ad Harry che non si sarebbe allontanato dai due amici svenuti prima del suo ritorno si mise a correre verso Luna. Non era molto distante, me era difficile avvicinarsi. Stava ancora esercitando la sua magia sul portale per i morti, era evidente, ma sembrava terribilmente stanca e provata. Lanciò uno sguardo ad Hermione, che finalmente pareva giocarsela alla pari contro Nemo, improvvisamente molto meno sicuro di sé di quanto non lo fesse pochi minuti prima. O secondi. Ma che diavolo stava succedendo allo scorrere del tempo? A giudicare dal titanio scontro che stava avvenendo non lontano da lei, supponeva c’entrasse la sua storica amica.
 
Il suo brutto presentimento suonò con mille campanelli d’allarme quando Luna dovette aggrapparsi al thestral che era diventata dopo la sua morte la madre di Luna. Lo riconosceva, era Eliana, lo stesso che la sua amica le aveva presentato pochi mesi prima.

 
-Luna, basta! Adesso lascia fare a me, hai già fatto abbastanza!-
 
Nemmeno la sentì. Continuò imperterrita, e Ginny non sapeva più cosa fare per fermarla. Le era impossibile avvicinarsi, l’Aria lo impediva. O forse, era lo squarcio del Velo a tenerla lontana, ammettendo solo la Portatrice del suo stesso Elemento al suo cospetto.
 
Poi Luna sorrise, e svenne.
 
‘E siamo a tre fuori uso. Grandioso’
 
Ginny sapeva di fare pensieri tra l’acido ed il sarcastico quando era sottopressione, ma era il suo modo per scaricare i nervi tesi. Pazienza, finchè restavano solo pensieri…
 
Finalmente potè arrivare al fianco di Luna, che ora, pallida e con gli occhi chiusi, sembrava una marionetta un po’ tanto strapazzata a cui avevano tagliato i fili.
Il thestral battè il muso sul suo stomaco con una certa violenza, e al suo verso di dolore la guardò come a chiederle scusa, ma poi le afferrò la maglia con i denti, tirando e al contempo scalpitando con gli zoccoli sul terreno.
 
-Ma che hai? Cosa c’è?-
 
La mollò subito, voltando il muso con insistenza da lei a Luna. E Ginny capì, con la precisione chirurgica tipica delle cattive notizie, che Luna era in pericolo.
 
Prese la daga di Luna, avvicinandola al volto: non si appannava. Luna non respirava. Cercò di percepire il battito del cuore… le pareva d sentirlo, debole ma presente, ma non era sicura di non confonderlo con il suo, accelerato e impazzito dalla preoccupazione.
 
Adottò le tecniche di primo soccorso babbane che Harry ed Hermione avevano insegnato loro tempo prima, ma rendendosi conto che non funzionavano si decise.
 
Le sue mani si ricoprirono di fuoco bianco, Fuoco di Vita. Le posò sul petto della bionda corvonero e le trasmise forza. Se Luna fosse stata morta, non avrebbe potuto fare nulla, ma era sicura che non lo fosse, non poteva aver mollato, non poteva averli lasciati.
 
Lei non poteva ridare la vita come Hermione… e nemmeno guarire le ferite come Luna, ma poteva fare qualcosa lo stesso. Se il cuore dell’amica batteva ancora poteva dargli la forza per non smettere di farlo. Si trattava solo di eccessiva debolezza dopotutto, no? Non era ferita, si era solo sforzata troppo, ed era suo dovere darle la forza di cui necessitava…
 
Mandò mentalmente al diavolo il suo cervello che le faceva fare pensieri dal sapore della disperazione, e con orgoglio ingoiò le lacrime che volevano uscire. Qualcuna le sfuggì, ma le ignorò, limitandosi a ingoiare i singhiozzi.
 
-Ginny…-
 
Un singulto di sorpresa le fece perdere la concentrazione necessaria a mantenere l’incantesimo, ma non se ne curò. Non serviva più. Luna aveva aperto gli occhi, e la stava fissando con uno sguardo stanco e confuso. Ma respirava ora, e i suoi occhi azzurri la trapassavano come sempre, solo velati di confusione.
 
-Perché hai le mani sul mio seno?-
 
Le venne un improvviso attacco di riso, che usò per mascherare un decisamente meno dignitoso singhiozzo. Prese quella ragazza straordinaria tra le braccia, stritolandola come ogni membro della famiglia Weasley avrebbe riconosciuto come ennesima eredità di sua madre.
 
-Che spavento mi hai fatto prendere…-
 
-Mi dispiace…-
 
-Mai più, Luna. Non devi dimostrare niente a nessuno, chiaro? Per l’amor del cielo, evita di rischiare così tanto di nuovo, o ti ripescherò dal mondo dei morti solo per rimandartici io stessa, e con te verrà anche mio fratello, perché è così ovvio che gli piaci, e subito dopo Draco, che non sembra sai, ma è peggio di una chioccia isterica e protettiva con te e morirebbe di dolore, e io odio ammetterlo ma se lui morisse dopo io non…-
 
-Ginny? Basta, ok? Stai straparlando.. oh, non è colpa tua, aspetta che ti aiuto a liberarti di questi Tongui… sai, questi dispettosi fanno parlare senza fine la gente…-
 
Luna era decisamente guarita… e decisamente avrebbero dovuto fare una chiacchierata a proposito della discrezione necessaria su certi argomenti trattati quando quei Tongu o come si chiamavano erano nelle vicinanze.
 
 
 
 
 
Inside an endless conflict, the man has begun to understand the reason he fights.
Tsubasa Reservoir Chronicle’
 
 
 
 
 
-Com’è che adesso non ridi più?-
 
Ok, non era proprio da lei fare la spaccona nel bel mezzo di uno scontro del genere, ma il suo cervello era andato allegramente in vacanza da tempo. Quel bislacco scorrere altalenante del tempo la stava mandando leggermente in confusione, e tutta la sua concentrazione residua era devoluta immediatamente alla magia in corso.
 
Intorno a lei si erigeva una cupola di fulmini, che alimentava continuamente dal nulla, e non era semplice tenerli a bada, ma nonostante si trovasse praticamente nel mezzo di una tempesta priva di pioggia, riusciva lo stesso ad avere un quadro periferico della situazione.
 
Aveva seguito passo passo le azioni dei suoi amici, e doveva ammettere che il loro piano stava funzionando alla grande.
 
Ron era stato davvero un genio nel tessere un nuovo Bozzolo Magico: aveva ridato stabilità alla magia e il modo in cui l’aveva costruito poteva tranquillamente passare per un’opera di imponente ingegneria avanzata. Praticamente era indistruttibile, fitto e inestricabile come gli intrecci di un tappeto persiano, e dove prima si trovavano gli incroci tra le linee di forza, ora Ron aveva posto delle immaginarie colonne che facevano da perno agli infiniti fili che ci giravano attorno, si intrecciavano fittamente e poi si allontanavano. La ciliegina sulla torta era stata però la sua idea di rendere ogni colonna connessa alle altre con molte trame, ma sostanzialmente indipendente.
 
Il suo migliore amico era davvero un genio.
 
A quel punto aveva iniziato a ricevere energia, prima come brevi respiri affannosi dopo una lunga apnea, ma poi quella boccata d’ossigeno era diventata costante e i polmoni avevano smesso di bruciarle. Come Draco fosse riuscito a trovare la forza di chiedere a migliaia e migliaia di maghi di ogni parte del mondo di mandarle energia rimaneva un mistero, ma non grande quanto il come diavolo fosse riuscito a farsi capire da tutti.
 
Del resto, Draco non le aveva mai detto di aver appreso, dato il suo dono di dare una seconda possibilità alle anime, di saper parlare direttamente ad esse, senza bisogno delle parole e della conoscenza delle lingue. Questo, lo avrebbe scoperto solo in seguito.
 
Per il momento, Hermione decise di limitarsi a ringraziarlo silenziosamente.
 
Si commosse quando notò le bacchette di tutti gli occupanti di Hogwarts levate al cielo, e percepì la speranza che riponevano in lei nonostante il dolore di quel momento. Per un attimo ricordò l’addio silenzioso a Silente, con tanti lumos che circondavano di luce il corpo dell’anziano mago che aveva fatto la storia. Ma quelli non erano incantesimi, erano sentimenti positivi che le stavano trasmettendo.
E che le dessero pure della pazza, ma lei percepiva anche la fiducia di Minerva. Sapeva che non era possibile, prima che potesse tornare lo spirito della sua mentore ci sarebbe voluto un anno… forse era solo una sua impressione. O forse, erano quegli sbalzi temporali a fargliela percepire… non lo sapeva, e questo non lo avrebbe mai saputo probabilmente, ma non le importava. C’era, la sentiva, e pazienza se per una volta non aveva una risposta. A volte non era importante averla.
 
E la forza di Nemo calò bruscamente, tanto che finì abbondantemente ferito dai suoi fulmini, finalmente liberi di aggredirlo senza l’ostacolo del piccolo vortice di Fiamme Nere che aveva eretto a sua difesa e per un pronto attacco.
 
Durò solo per pochi secondi, perchè poi la battaglia riprese quasi ad armi pari. Lei era sfinita, lo sforzo di mente e cuore che stava facendo era logorante, ma anche il Capitano dava cenni di stanchezza, ed era debilitato dai danni che aveva subito combattendo contro lei ed Harry. Quell’ultima aggressione elettrificata doveva averlo quasi stroncato.
 
Vedeva chiaramente che era furioso… ma lo vide quasi incendiarsi d’ira quando una melodia si innalzò e giunse fino alle loro orecchie, oltre il ruggito delle fiamme e lo stridio dei fulmini.
 
Hermione rimase stranita per un millesimo di secondo… ma poi sorrise. Era una chitarra. E l’unica a saperla suonare era Ginny, che aveva imparato ad usarla in connubio con il suo potere.
Il ritmo allegro ed incalzante narrava di feste intorno ad un fuoco, o forse di natali passati tra le montagne innevate davanti ad un fuocherello che scaldava famiglie di amici riunite, o forse ancora di matrimoni pieni di passione in riva al mare…
 
Hermione non lo sapeva, ma quella musica le diede forza e coraggio. Sentì la magia scorrerle impetuosa nelle vene, irrorando ogni cellula del suo corpo stanco e della sua mente sfinita. Le era familiare quella nuova energia che le stava mettendo in mano l’arma con cui avrebbe vinto.
 
Ora capiva come Harry si era sentito, quando mesi prima aveva attraversato la Foresta giungendo davanti al suo nemico giurato scortato da guardiani invisibili.
 
Si diede un secondo per strizzare l’occhio alla sua amica, ringraziandola silenziosamente, prima di tornare a concentrarsi sul suo obiettivo. Del resto, non sapeva quanto Ginny avrebbe potuto mantenere attivo l’incantesimo Kreiazomai Summakoi. *
 
Era abbastanza pericoloso, ma era stata un’ottima idea. Chiedere in prestito magia ai loro stessi del futuro… un colpo da maestro, non c’è che dire.
 
Mettendo tutte le energie residue in una bordata esplosiva di fulmini, riuscì a spezzare le ormai deboli difese di Nemo, che finì ferito gravemente al ventre, con gravissime ustioni che gli avevano bruciato la carne in profondità, ed altre più lievi ma comunque dolorose in altre parti del corpo.
 
Hermione vide con la coda dell’occhio Ginny accasciarsi a terra ansimante, mentre la chitarra magica, che aveva usato per aiutarsi a compiere quello che più che magia sembrava un piccolo miracolo, si dissolveva nell’aria. Vide Luna aiutarla a mettersi al riparo vicino ai loro amici, spossati come non mai ma vigili ed in salute.
 
Sentiva Harry avvicinarlesi da dietro, riscaldandole le membra tese e gelide a causa della tensione con la sua sola presenza. Non le disse niente, semplicemente si mise al suo fianco, teso e sollevato al contempo. Nemmeno lei gli disse nulla, gli strinse solo forte la mano che le aveva teso. Sapevano entrambi che il momento decisivo era arrivato.
 
Secondo il sogno che avevano fatto, ora Nemo avrebbe cercato di ucciderla, e lui si sarebbe messo sulla linea di tiro per salvarla.
 
Gli aveva già detto addio poco prima, altre parole sarebbero solo suonate ridondanti e vuote in quel momento intenso.
 
Anche i suoi amici, esaurito il compito di Cavalieri della Regina, stavano un passo indietro… chiedendosi il perché di quella tensione forse, visto che non li aveva edotti sulla sua situazione precaria, o forse cosa sarebbe successo in quel momento, carico di aspettativa.
 
 
 
 
 
 
Quando il battito del cuore supera le ombre del passato l'amore potrà trionfare sul destino. Nicholas Sparks
 
 
 
 
 
Anya aveva osservato ogni singola mossa dalla sua postazione privilegiata, non vista e non percepita… ma a quello era abituata. E per quanto le fosse costato, era abituata anche a vedere, una Guerra dopo l’altra, il suo antico amore e le sue sorelle più giovani ammazzarsi l’un l’altra. E indipendentemente da chi vinceva, alla fine entrambi morivano. 
Aveva avuto molti millenni per pentirsi e maledirsi per l’anatema che aveva scagliato sulle giovani donne che l’avrebbero succeduta, e in quello stesso lasso di tempo era stata felice alle volte di averlo fatto, dato che in caso contrario, Nemo avrebbe spento ancora più vite di quante non avesse già fatto.
 
Aveva una paura tremenda per come sarebbe andata a finire quella volta. Tutto si stava decidendo in pochi secondi…
 
Vide l’amore della sua vita e della sua morte ghignare, morente com’era, mentre si rivolgeva alla più piccola e ultima delle sue ‘sorelline’. Aveva uno sguardo che in vita le avrebbe fatto tremare le vene ai polsi. Stava escogitando qualcosa… e non era l’unica ad essersene accorta.
 
-Cosa hai in mente Nemo? Sei spacciato ormai, non farai più del male a nessuno. Il tuo ultimo respiro è l’unica cosa che manca al mondo nuovo che verrà-
 
-Ed è qui che ti sbagli. Sai, tutta la bontà, l’amore che continui imperterrita a professare… tutte le persone che continui a proteggere… tutti gli ideali per cui combatti… non sono niente, NIENTE. Questa sarà anche la mia vera ultima ora in questo mondo, ma questo non vuol dire che con me sparirà ciò contro cui hai combattuto in tutte le tue vite. L’odio non sparirà-
 
Anya sentì il cuore stringerlesi, e pregò affinchè tutto finisse il prima possibile. Pregò che il suo amore perduto ritrovasse la ragione… e che la ragazza sulle cui esili spalle aveva gravato una così grande responsabilità, CAPISSE. Era la sua ultima possibilità.
 
-Nemo, sei un povero sciocco- Hermione fece un sorriso di scherno, sapendo che a nulla sarebbe servito spiegare ad un tipo del genere ciò in cui credeva. In cui credevano tutti loro, quel qualcosa per cui avevano combattuto fin dalla più tenera età. –Non hai capito in diecimila anni, non capirai di certo ora. I concetti di gentilezza, amore sincero, senso di giustizia… cosa vuoi saperne tu?-
 
-Sono concetti astratti di cui gli umani si riempiono la bocca… ma in questi diecimila anni in cui non mi sono mai ricreduto, come hai detto tu, non ho mai visto un buon motivo per farlo… -
 
-E ti compatisco per questo. Stai morendo, e ti assicuro che non vedrai mai più la luce del sole. Ma se la parole non servono… forse un’azione pratica ti dimostrerà cosa vuol dire compassione.-
 
Anya non capiva cosa volesse fare Hermione, ma poi la vide alzare un braccio. Con le dita disegnava linee di un tenue color smeraldo in aria, mentre piantava all’improvviso gli occhi nei suoi. Anya ne fu talmente scioccata che ci mise una manciata di secondi a capire che davvero la vedeva. E non solo. I disegni che aveva tracciato in aria adesso formavano uno strano disegno che Anya ricordava di aver visto in qualche occasione… erano rune celtiche se non si sbagliava.
 
Anche il ragazzo che si ergeva a protezione della sua sorellina la guardò, abbagliandola con il verde luminescente degli occhi, che diventava più chiaro e abbagliante rapidamente.
 
Si sentì risucchiata da quegli occhi, e poi non sentì più nulla…
 
Fino a quando riaprì gli occhi. Davanti a lei c’era Nemo, e di fianco Hermione. Si sentì pesante, e il dolore si era come espanso, amplificato a tutto il suo corpo. Corpo? Un corpo!
 
Alzò le mani, perché ne aveva un paio. Mosse un passo, perché aveva due piedi e due gambe. Si toccò il volto, e lo trovò bagnato, ma sotto l’umidità che sentiva c’era pelle calda. Cosa importava se ora le sue mani erano bagnate dalle lacrime che aveva versato e dal sangue che sgorgava da una ferita?
 
-Ciao, Anya-
 
Si voltò verso Hermione. Era stata lei… lei le aveva dato un corpo, ma come aveva fatto?
 
-Tu… cosa…?-
 
-Non preoccuparti… Anya, sai, è strano vedere i tuoi occhi azzurri sul volto di Harry, e sentire la tua voce femminile uscire dalle sue labbra. Comunque, Harry ha acconsentito ad aiutarmi. Volevamo farti un dono. Questo incantesimo che ho usato sfrutta la magia delle rune di luce. Finchè sulla tua mano destra avrai impresso “corpo’’ potrai stare in quello di Harry… ma hai solo pochi minuti. È il nostro regalo… tra poco, potrai riposare. La tua eternità di logoramento è finita-
 
-Io… grazie. GRAZIE- Anya strinse le mani con calore della ragazza che le aveva fatto quello splendido regalo – le sue mani erano più grandi, maschili senza dubbio ora che ci pensava.
 
-Mio Capitano…-
 
-Sei… tu? Anya… quegli occhi non posso dimenticarli, ma tu sei morta! Sei morta!-
 
-Ho poco tempo, la runa sta iniziando a sbiadire… volevo solo dirti, che sono sempre stata al tuo fianco. Ho cercato di impedirti con qualunque mezzo di fare follie… non ci sono mai riuscita, ma ho continuato a sperare che, vita dopo vita, le mie sorelle avrebbero potuto riuscire dove io ho fallito…-
 
Lo abbracciò teneramente, perché quella era la prima volta che poteva farlo da tanto, così tanto… e l’aveva sempre desiderato intensamente. Si sentiva strappare via dal corpo, l’incantesimo stava dissolvendosi… ma aveva una cosa da dire ancora.
 
-Ti aspetto nell’aldilà. Forse, almeno lì, potremo amarci liberamente. Ti ho amato tanto, anche se hai fatto tanto male… Chi lo sa, magari in questo nuovo mondo potremo rinascere puri come la neve che cade in quei paesi che volevamo visitare insieme, prima che il Destino decidesse altrimenti. Ti aspetto… l’ho sempre fatto-
 
Quelle furono le sue ultime parole in quel mondo. Restituì il corpo al legittimo proprietario, e mentre si dissolveva insieme agli ultimi frammenti di luce della runa che le aveva concesso quegli istanti di pace, sorrise felice.
 
 
 
Restò a lungo con gli occhi fissi nel vuoto, Nemo, preda di chissà quali pensieri. Harry, ritornato in sé dopo quella breve possessione, volle azzardare un moto di contentezza, sorridendo. Tutto stava finendo bene, avevano vinto la guerra, Nemo stava morendo e non sarebbe più tornato. Erano tutti salvi, anche Hermione sembrava stare bene. Quell’ottimismo cauto che gli stava nascendo nel cuore lo portò ad abbassare la guardia.
 
Piccola distrazione che avrebbe potuto costargli cara.
 
Impazzito dal dolore, il loro nemico si mise a urlare ed a sprigionare fiamme da tutto il corpo. Erano verdi però, non nere. Un verde acido che feriva la vista, e che si avvicinava a loro ad una velocità spaventosa. Istintivamente, i due ragazzi seppero che quelle erano la versione Elementale di un Avada Kedavra. Una magia che avrebbe bruciato loro l’anima pezzo per pezzo.
 
I loro amici eressero prontamente una barriera potente abbastanza da contenere quelle fiamme, ed al suo interno rimasero solo loro tre.
 
-Sto morendo… sto raggiungendo Anya… tutto ciò che è stato verrà con me… ANCHE TU, giovane Creatura… la nostra Era è giunta al termine… se devo morire, porterò con me tutto ciò che ha avuto parte al dolore della mia amata!-
 
Esplose. Dopo il suo urlo folle, perché evidentemente folle lo era davvero, il corpo che Nemo aveva occupato esplose letteralmente, e le fiamme divennero all’improvviso più calde dell’inferno, e bruciarono così tanto ossigeno che i due ragazzi quasi svennero.
 
-Hermione, stai giù!-
 
-Harry, dobbiamo uscire di…-
 
Le si mozzò il fiato in gola. Non era solo la mancanza d’aria respirabile, né la paura per quel fuoco maligno che si avvicinava sempre di più, qualcosa dentro di lei aveva cominciato a divorarla. Era il veleno che consumava le Creature una volta compiuta la loro missione. Era un veleno che attaccava il cervello, e subito dopo il cuore. Si sentiva la mente annebbiata, come se fosse sul punto di svenire,  e il cuore batteva in modo irregolare. Nonostante il tempo stesse ricominciando a scorrere normalmente, per lei si era come fermato. Solo il dolore costante, e il tempo immobile mentre tutto intorno a lei correva freneticamente.
 
-HERMIONE!-
 
E dopo l’esplosione, fu il silenzio sospeso di un limbo.
 
 
 
 
 
 
 
 
Solo chi trova il coraggio di seguire le proprie emozioni... per quanto folle sembri... potrà sentirsi libero e felice.   A. Vanligt
 
 
 
 
 
 
-No no no no no no! Hermione no!-
 
Lei non poteva davvero morire… non poteva essere morta!
 
Harry non sentì più le fiamme, non sentì più il dolore o la stanchezza, la disperazione o la paura coprivano tutto il resto.
 
Lei aveva il viso contratto dalla sofferenza anche ora che aveva perso i sensi, ed era una cosa semplicemente insopportabile.
 
Non sapeva cosa stava succedendo intorno a lui; che le fiamme fossero state racchiuse in uno scudo di roccia vulcanica, combattute con vento impetuoso e pioggia improvvisa e localizzata, per poi essere assorbite in una fiamma ancora più potente, gliel’avrebbero raccontato solo in seguito. In quel momento, i cinque sensi di Harry erano completamente diretti a cogliere ogni particolare della ragazza stesa vicino a lui. Non anche lei… non sarebbe morta anche lei per il ‘Bene Superiore’.
 
-NOOOOOO!-
 
Sentì chiaramente, da qualche parte nella sua anima, uno schiocco, come di vetro infranto. Non vedeva null’altro se non un denso nero inchiostro che inghiottiva ogni fonte di luce intorno a lui, ma soprattutto intorno a lei; lei che vedeva brillare fiocamente, la sua stella che moriva e lo lasciava solo.
 
Non l’avrebbe permesso.
 
Seguendo solo il suo istinto, certo che la sua mente paralizzata dal terrore fosse solo d’intralcio, spalancò le braccia e rivolse un ruggito al cielo. Dai suoi occhi ora spalancati la luce verde che vi aveva sempre abitato aveva raggiunto il massimo del suo bagliore. Una luce di speranza, verde smeraldo e giada, bianco bagliore lunare e caldo sole primaverile, che sgorgava dai cocci rotti dentro di lui.
 
La barriera di nera ossidiana che custodiva quel potere tra le pieghe del suo spirito era stata infranta, e nel momento di maggior bisogno la Profezia si era avverata.
 
Ora, era perfettamente chiara nella sua mente. Sapeva come salvare la sua amata.
 
Alimentò con tutta la magia che riuscì a racimolare in pochi secondi quella luce, e la lasciò fuoriuscire. Da lui si espanse oltre i confini del suo corpo, colorando di speranza la sua aura, e poi ancora, sempre più, fino a spezzare l’oscurità che aveva avvolto a sé Harry ed Hermione.
 
La prima volta che aveva compiuto quella magia, si trovava in un sogno premonitore condiviso con Hermione. Le cose che avevano previsto si erano avverate, anche se in modo differente da come le avevano viste. Sentiva ancora nelle orecchie le parole della Profezia che gli rimbombavano nelle orecchie, temibili nella loro inevitabilità.
 
Ma lui poteva fare qualcosa, anche Ginny gli aveva detto che in uno dei futuri che aveva previsto tutti loro erano salvi, ed era esattamente quello che desiderava. Tutti gli altri avevano svolto con successo i loro rischiosi compiti, ora era il momento di fare la sua parte. Ginny lo aveva abbracciato, dicendogli di fare attenzione, che ciò che aveva visto lo avrebbe fatto camminare sul filo del rasoio.
 
Non aveva paura.
 
La magia di guarigione che aveva lanciato istintivamente era stato il primo passo: Hermione ora non aveva più un’espressione angosciata, pareva semplicemente addormentata. La sua pelle però stava diventando sempre più fredda ogni momento che passava, ed il suo cuore batteva lentamente, troppo lentamente. Non gli restava molto tempo per agire, ma da quel momento in avanti non aveva più direttive. Ginny aveva visto solo nebbia da quel momento in avanti.
 
Poco male, avrebbe improvvisato. Era sempre stato bravo, davvero bravo, in poche cose: cacciarsi nei guai, giocare a Quiddich, risolvere i guai. Non necessariamente in quest’ordine.
 
Non pensò alle conseguenze del suo gesto, troppo preso dal pensiero di salvare Hermione, non pensò affatto.
 
La luce che aveva dissolto il veleno che stava uccidendo la sua ragazza non si era ancora dissolta del tutto… ancora non gli era chiaro cosa fosse di preciso, se non qualcosa di così potente da non avere eguali tra le magia di guarigione; la raccolse intorno a sé, ignorando le urla spaventate in lontananza, e anche gli incitamenti e le raccomandazioni degli amici che gli erano così cari decisamente più vicini… non poteva permettersi un secondo di distrazione, con la decisione impulsiva e a dir poco folle che aveva preso. Ma se avesse funzionato… beh, non aveva idea di quel che sarebbe successo poi… ma voleva fidarsi del suo istinto, lo stesso che in quelle settimane aveva scoperto essere nato dentro di lui con il preciso scopo di proteggere la coraggiosa leonessa che ora ballava sul confine tra la vita e la morte, in equilibrio sempre più precario.
 
Senza più indugiare, richiamò a sé tutta la luce che aveva sprigionato a la concentrò in una solida cupola attorno a loro due. Non voleva che nessun altro fosse coinvolto in quel gesto estremo. Il mondo ormai era salvo, ed il mondo nuovo aveva aperto i battenti. Sarebbe riuscito a raggiungerli prima che si richiudessero sul  passato con la sua amata in tempo?
 
Sorrise. Tempo…
 
Prese la collana d’oro di Hermione tra le mani e ci si avvolse ancora una volta, come fece cinque anni prima.  La differenza, era che stavolta la Giratempo non sarebbe servita a tornare indietro nel tempo per salvare più di una vita innocente…
 
Pregando di non star commettendo la peggiore cazzata della sua vita, e la sua top ten era davvero degna di nota, spezzò a metà la Clessidra della Giratempo.
 
 
 
 
 
NOTE:
 
Beh gente, che dire… questo era l’ultimo capitolo. Ormai manca solo l’epilogo, per il momento vi lascio nel dubbio di come sia finita… perché, ragazzi, è finita davvero. Dopo un anno e passa, finalmente sono giunta alla fine di questa avventura con cui sono entrata tra gli autori di efp.
Vi ringrazio per il supporto datomi in tutto questo tempo. Chi di voi ha seguito, ricordato, preferito, recensito, o letto silenziosamente… a tutti voi, GRAZIE.
 
Spero seguirete i lavori che ho in cantiere, sperando che l’ispirazione non mi abbandoni… per il momento, vi lascio questo capitolo, e con un ultimo dubbio che scioglierò nell’epilogo.
 
Non posso giurarlo, ma spero di scrivere degli spin-off di questa mia storia… ogni tanto date un’occhiata, okay? J
 
Beh, spero vi sia piaciuto, per saluti più approfonditi ci vediamo la prossima, ultima, volta. Bacioni,
 
Flos Ignis
 
 
Kreiazomai Summakoi : greco, letteralmente ‘invoco alleati’
 

 

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Capitolo 36
*** Capitolo 36. Come back ***


COME BACK
 
 
Out of the suffering have emerged the strongest souls; the most massive characters are seared with scars. 
Fuori dalla sofferenza sono emerse le anime più forti; i personaggi più grandi sono scottati dalle cicatrici.    
Kahil Gibran
 
 
 
Aveva una paura fottuta di aprire gli occhi.
Poco da fare, era inutile mentire a sé stessa. La verità era che, adesso che il suo destino si era compiuto e il suo compito esaurito, tutto ciò che le restava da fare della sua vita era solo suo, da forgiare con le sue mani.
Ed era proprio per questo che aveva tanto timore, e che ancora esitava. Se aprendo gli occhi avesse scoperto di essere morta… si sentiva malissimo solo al pensiero.
Non aveva più motivo di vivere in fondo, e poi, perché per lei sarebbe dovuta andare diversamente rispetto alle sue sorelle? Loro non avevano potuto vivere la loro vita, al di là della loro Guerra contro Nemo… chi era lei, che diritto aveva sul Fato avverso della sua ormai estinta stirpe?
No, non avrebbe aperto gli occhi. Non voleva scoprire di essere morta. Voleva sognare ancora per un po’ di poter vivere una lunga e serena vita al fianco di Harry e dei suoi amici, crescere e invecchiare con loro.
Voleva una vita normale.
E l’unico modo per averla, paradossalmente, era sognarla.
Per cui, no, non avrebbe aperto gli occhi mai più.
 
-SVEGLIATI!-
No.
-Ti sei arresa? Svegliati dannazione, o morirai davvero!-
Cosa significava quella frase? Era dunque ancora viva? Magari quel qualcuno che le stava urlando contro voleva solo farle aprire gli occhi perché si rendesse conto che era morta. Ma di chi era quella voce? Le sembrava familiare…
-Maledizione Hermione! Tu sei una combattente, non ti sei mai arresa in vita tua, perché cominciare adesso che hai finalmente vinto? Adesso che possiamo davvero cominciare a vivere serenamente…-
Hermione? Sì, era quello il suo nome. Dunque chi le stava parlando la conosceva. Aveva vinto? Sì, quello se lo ricordava… più o meno… contro chi aveva combattuto? Era importante? Le pareva di sì… ma di secondo in secondo sentiva la sua memoria, insieme alla sua coscienza, scivolare via…
-Non azzardarti Hermione! Ti ricordi quello che ti dissi quella volta? Che non ti avrei permesso di morire, ti ho promesso che qualsiasi fosse stato il tuo destino, io ti avrei seguito, viva o morta, ma tu adesso ti stai lasciando andare… Combatti, fai quest’ultimo sforzo! Fallo per noi due …-
Quella voce parlava di una promessa… non la ricordava, ma quelle parole non le scivolarono via: anche se la sua mente non lo ricordava, il cuore aveva iniziato a farle male. Aveva ancora un cuore? Le pareva che alla parola ‘promessa’ una fune d’acciaio si fosse stretta più forte da qualche parte al centro del petto. Se aveva ancora un cuore, se sentiva ancora dolore, era ancora viva, giusto?
-Sono io, sono Harry… mi senti? Non lasciarmi…-
Harry. Quel nome… sì, lo ricordava bene, al pari del suo. La lenta perdita di memoria parve arrestarsi al suono di quel nome, e invertire il suo corso, in modo lento e faticoso. Pareva un fiume che improvvisamente risale il torrente per tornare alla foce, risalendo una cascata goccia dopo goccia.
Non voleva perdere la memoria, non voleva dimenticarsi di lui. Sapeva che era più importante della sua stessa vita, per cui viva o morta, lui non lo avrebbe lasciato andare dalla sua mente. Fece forza dentro di sé e riprese a combattere contro quel torpore che, ora lo capiva, era l’ultimo ostacolo tra lei e quella voce.
Era davvero stanca, ma non pensò più di lasciarsi andare. Lui le aveva chiesto di non abbandonarlo, e lei non voleva farlo.
-Ti amo.-
Aprì gli occhi, ed il tempo riprese a scorrere.
 
 
Quelli erano stati di sicuro i momenti più brutti della sua vita.
Non aveva pensato, non aveva in mente nulla quando aveva spaccato a metà la Giratempo, si era semplicemente lasciato guidare dall’istinto e dall’urgenza. Quando Hermione si sarebbe ripresa, gli avrebbe spiegato la sua teoria, per la quale era stato il suo ruolo come Quinto a suggerirgli cosa fare, dato che il suo compito era praticamente fare tutto ciò di cui la Creatura aveva bisogno. Tipo, salvarle la vita.
Lui non sarebbe stato particolarmente d’accordo con quella teoria. Se non l’avesse amata così tanto, Quinto o meno, non avrebbe mai fatto quella che a posteriori si era rivelata una pazzia particolarmente rischiosa. Entrambi avevano rischiato di finire in una specie di buco temporale, dissolvendosi nel nulla, come non fossero mai esistiti.
Invece era andato tutto miracolosamente a buon fine.
Il suo intervento era stato provvidenziale, bloccando lo scorrere del tempo per loro due aveva contemporaneamente fermato il veleno che stava uccidendo la sua amata.
Era nuovamente entrato in contatto con la sua anima, l’aveva vista rannicchiata in un angolo della sua stessa coscienza, mentre lentamente si dissolveva; la sua pelle era già diventata trasparente.
Allora aveva iniziato a chiamarla, supplicandola di non lasciarlo.
C’era stato un momento in cui aveva creduto di essere perduto. Quando aveva cercato di prenderle la mano, ci era passato attraverso, e il terrore più puro gli aveva fatto perdere le speranze.
Credendo di poterlo fare per l’ultima volta, le aveva sussurrato piangendo ‘ ti amo’.
E poi, semplicemente, lei aveva aperto gli occhi. Non riusciva a crederci. Com’era possibile? Un attimo prima era diventata praticamente un fantasma davanti a lui, ed ora la sentiva, solida e calda, tra le sue braccia.
-Ti amo anch’io. Mi hai salvata di nuovo…  grazie-
In fondo, per lui non era importante capire cos’era successo. Gli bastava averla con sé. Ora sarebbe andato tutto bene.
 
 
Ad Hogwarts, intanto, si era scatenato il putiferio.
Erano accorsi tutti nel punto in cui i loro amici erano scomparsi nel nulla, chiamandoli a gran voce, alcuni piangendo, altri semplicemente increduli e disperati.
Nessuno di loro voleva accettare la realtà. Perciò, qualcuno aveva semplicemente deciso di cambiarla.
-State zitti!-
Con un Sonorus portentoso, i quattro compagni d’avventura dei due ragazzi scomparsi fecero tacere quella bolgia di scalmanati, che si voltarono verso di loro, con una timida speranza nell’animo.
-Lasciate fare a noi, voi allontanatevi e chiudetevi dentro la Scuola. Siete solo d’impiccio qui-
-Ma vogliamo aiutarvi!-
-Non potete chiederci questo…-
-Dobbiamo trovarli!-
-Voi cercate a destra, voi altri da quella parte, noi invece…-
-Adesso BASTA!-
Questo sì che li fece fremere tutti di terrore. Insomma, vedere una Luna incazzata nera non era un bello spettacolo, e nessuno di loro l’aveva mai vista in quello stato.
In effetti, l’ultimo che aveva avuto il dispiacere di farla arrabbiare così tanto, era morto cadendo da una scogliera in America… Lucius era stato davvero stupido a istigarla.
-Voi adesso farete come ha detto Ginny, ve ne andate e vi chiudete dentro finchè non vi chiameremo. Come ha detto mia cognata, qui siete solo d’impiccio, dobbiamo salvare la vita ai nostri amici a abbiamo una sola possibilità. Perciò, levatevi dai piedi, adesso.-
Persino in una situazione del genere, Draco e Ron ebbero la forza di arrossire lievemente per come Luna aveva chiamato Ginny. A chi dei due si riferiva? Beh, gliel’avrebbero chiesto dopo… non volevano morire giovani, dato l’attuale umore della Portatrice dell’Aria.
-Non statevene imbambolati voi due, Luna ha ragione, abbiamo una sola possibilità di salvarli entrambi. Forza, vi spieghiamo mentre lavoriamo-
Com’era che quelle due parevano sapere esattamente cosa fare? I due ragazzi si guardarono di nuovo, questa volta perplessi, ma si affrettarono a seguirle. Si fidavano ciecamente, e se c’era una sola chance di riportare indietro Harry ed Hermione da qualunque luogo in cui erano finiti, loro l’avrebbero fatta avverare.
-Ce la faremo, vedrai-
-È difficile, Luna. Riesco a vedere che il futuro di noi sei tutti insieme sta sbiadendo ogni secondo che passa-
-Immaginavo, ma finchè non sentirò le anime di Harry ed Hermione abbandonare questa vita, io non perderò la speranza-
-Allora è come immaginavo, non sono ancora morti-
-No, ma purtroppo la mia idea non sarà sufficiente a riportarli indietro da dove sono finiti-
-Se però la uniamo alla mia mezza idea, forse una possibilità l’abbiamo davvero-
-Servono i poteri di tutti e quattro… e serve che Harry la trattenga per un po’-
-Ce la farà, vedrai. Noi dobbiamo solo aprire loro una porta-
-Gin, alcune anime stanno vibrando…  anime morte. Il passato stesso sta vibrando. E tutto ruota intorno ai nostri amici-
-Lo so. Anche il futuro sta facendo la stessa cosa. Quando Harry ha spezzato la clessidra della Giratempo ha creato una specie di strappo lungo tutta la linea del tempo-
-Così facendo ha impedito che Hermione morisse, perché ha interrotto il fluire del suo male-
-Sì, ma questo li ha fatti finire in un buco temporale-
-Beh, non proprio, diciamo che sono su un ponte di collegamento tra questa realtà ed il vuoto temporale. E mano a mano che il tempo scorre qui, il ponte si sgretola, impedendo loro di tornare-
-Dobbiamo ricostruirlo-
-E dobbiamo farlo in fretta-
I due ragazzi avevano seguito attentamente il dialogo tra le loro sorelle, e avevano capito più o meno il problema. Ma come facevano a saperlo?
-Ma… come miseriaccia sapete queste cose voi due?-
-Quando Harry ha interrotto il fluire regolare del tempo, le anime del passato mi hanno parlato. Ho semplicemente immaginato che lo stesso stesse accadendo a Ginny con quelle del futuro. È logico. Mettendo insieme ciò che ci hanno detto, forse riusciremo a salvarli-
-A più tardi le spiegazioni dettagliate, adesso al lavoro e seguite le nostre istruzioni-
Le due ragazze non lo dissero, ma molto di ciò che stavano facendo era un puro azzardo. Le informazioni ed il tempo disponibile erano limitati, per cui si affidarono alla loro magia, sperando che ancora un volta suggerisse loro la soluzione giusta.
Fu così.
Hermione non aveva avuto ancora modo di insegnare loro tutto ciò che erano in grado di fare se univano i loro poteri, fu più che altro l’intuizione a guidarli mentre si prendevano per mano, seduti in circolo come in una seduta spiritica. Ed era più o meno ciò che stava avvenendo.
L’Aria richiamò a sé le anime dei Portatori trapassati, chiedendo loro aiuto e sostegno in quella portentosa magia. Un circolo bianco e nero apparve intorno a loro: potenti rune lo formavano, e ognuna delle anime richiamate vi iscrisse la propria magia tramite una parola, un ideogramma, una runa, un geroglifico, un simbolo, a seconda del tempo e del luogo della sua vita. Avevano tutti lo stesso significato: via del ritorno.
Il Fuoco diede vita a tutte quelle potenti magie, facendo in modo che scorressero attraverso di loro, fluendo fino al centro, dove apparve una scritta in inglese moderno, con lo stesso significato di tutte le precedenti: come back. E quel richiamo esplose sotto la spinta della vitalità dell’elemento che portava in sé la vista del futuro, quel futuro che volevano a tutti i costi forgiare secondo ideali di vita, giustizia e libertà. Amicizia, il legame che permetteva tutto ciò.
L’Acqua espanse quel richiamo in ogni dove, ed il suo Portatore si stremò sotto quella fatica. Era quello con meno resistenza, eppure non cedette, anzi, compì un atto di pura volontà, oltrepassando i limiti suoi e del mondo, echeggiando in ogni dimensione dello spazio, fino a che il richiamo giunse alle orecchie di chi cercavano con tanto affanno.
E spettò alla Terra il compito finale. Sostenuto dalle molte persone, vive e morte, che erano con lui, recuperò le anime che si erano perdute nei meandri del tempo, donando nuovamente loro un corpo che le ospitasse. Perchè con quell'atto disperato, Harry era sì riuscito a salvare Hermione, ma per farlo aveva spedito i loro corpi in un luogo in cui non avrebbero resistito. Si erano disgregati. Le loro anime si erano però salvate, e dare un corpo ad un'anima viva era un gioco da ragazzi per il loro migliore amico. Prima però dovette riportarli indietro, ricostruendo quel ponte che era ormai ridotto a poche macerie galleggianti nel vuoto.
 
Quando Ron li raggiunse, vide i suoi migliori amici guardarsi con le lacrime agli occhi. Erano abbracciati, sull'orlo di un precipizio che li avrebbe condotti al nulla eterno, e non sembravano rendersene conto.
Si chiese come mai, ma solo con un angolo della mente, e poi accantonò il pensiero. Non era importante, non quanto salvarli di sicuro.
Posò le mani su di loro, e solo in quel momento lo videro.
-Ron... amico, cosa ci fai qui?-
-Che domande... vi tiro fuori dai guai in cui vi cacciate, come al solito! Siamo o non siamo il Trio delle Meraviglie di Grifondoro?-
-Come hai fatto a raggiungerci? Non sapevamo come tornare, quando ho aperto gli occhi riuscivo a vedere solo Harry... abbiamo provato a camminare, ci sembrava di sentire una certa energia provenire da quella parte, ma poi abbiamo perso le energie... -
-Di là, dici? Allora avete ascoltato il nostro richiamo per fortuna! Se foste rimasti immobili, o vi foste mossi dalla parte sbagliata, vi avremmo persi per sempre... Ce la fai amico? Sembri scosso anche tu...-
-Tranquillo, aiuta Hermione, ce la faccio. Ma... sta apparendo un precipizio lì dietro o sbaglio?-
-Stavate per caderci dentro ragazzi. Meno male che mia sorella e la mia ragazza sono tipette sveglie e ci hanno guidato fino a qui senza perdere tempo... o la testa. Sapete, ci siamo tutti spaventati molto quando siete scomparsi-
-Ci dispiace...-
-Ma di che! Avete salvato il culo a tutti, e vi siete salvati anche voi. Il minimo era aiutarvi a venirne fuori. Ecco, siamo quasi arrivati-
-Ron, grazie davvero...-
-Aspetta a ringraziare Harry, non sono mica venuto qui da solo... guarda oltre quel portale chi vi sta aspettando?-
Ciò che videro i due ragazzi era quanto di più commovente avessero mai visto, e riempì i loro cuori di gioia.
Per primo passò Harry, aiutando poi Hermione a fare lo stesso, infine fu il turno di Ron, che venne come... risucchiato? nel suo corpo. Momento.
-Ron... hai staccato l'anima dal corpo per venirci a prendere?-
-In quel postaccio i corpi vengono tipo... maciullati, disintegrati. Infatti ora voi siete anime-
I due si guardarono, ed infatti si accorsero di essere un po' meno consistenti, ma nemmeno evanescenti come i fantasmi, o ancora peggio, fati di sola essenza come le anime trapassate che solo Luna ed Hermione riuscivano a vedere. Sembravano solo un po'... sbiaditi. Si fecero comunque impressione. E poi arrivò la paura.
-Aspetta, volete dirci che siamo morti?-
I quattro ragazzi avevano sciolto il circolo magico quando Ron era rientrato nel suo corpo, e tirarono tutti un sospiro di sollievo nel vedere che li aveva recuperati in tempo. Luna stava congedando le anime dei Portatori, ringraziandoli calorosamente con l'aiuto del gemello, che faceva il possibile per tradurre le sue parole nelle lingue che lei gli riferiva, sorridendo però ai due amici ritrovati ogni due secondi; Ginny invece li fissava, come timorosa di vederli nuovamente sparire. Fu Ron quindi a rispondere ai timori degli amici.
-Certo che no! Solo i vostri corpi sono morti!-
Al che, Ginny si riprese abbastanza per scoccare un'occhiata di fuoco, letteralmente, al fratello, ringhiandogli contro vedendo impallidire i due ragazzi. Non era molto rassicurante, considerando che i due non fossero ancora completamente materiali.
-Ron, miseriaccia, un po' di tatto! E sbrigati a ridare loro un corpo, che se no qua ci spariscono da sotto il naso! Va bene che non sono morti, ma se non riavranno presto un corpo materiale allora sì che accadrà ciò che ben due grandi Maghi Neri non sono riusciti a fare!-
-Si parlava di delicatezza e tatto, neh sorellina? fammi riprendere fiato comunque, non è stato mica facile arrivare fino a loro e riportarli indietro! Comunque adesso sono pronto-
Dar loro un corpo uguale a quello che avevano avuto fino a quel momento non era una magia difficile per lui, ma aveva comunque necessitato di qualche secondo di respiro. Ora però si sentiva di nuovo carico, il contatto con la Terra suo elemento lo aveva ricaricato a sufficienza.
Bastarono pochi minuti in cui impose le mani su di loro, e dove non arrivò la magia del Portatore, giunsero in aiuto le anime dei due ragazzi, che agevolarono il processo guidando quella mano amica verso le giuste azioni.
Infine, svennero tutti e tre, troppo provati dagli eventi di quella lunga giornata. Quella portentosa magia aveva preso ai quattro Portatori diverse ore.
Era infine giunto il tramonto, e con esso il Mondo Nuovo potè finalmente iniziare, e ad accoglierlo, i sorrisi pieni di sollievo e gioia e VITA su tutti loro.
 
 
 
Cinque anni dopo
 
 
Even if tomorrow everything disappear, with you smiling by my side, I don’t need anything else.
Anche se domani tutto scomparirà, con te sorridente al mio fianco non ho bisogno di nient’altro.        Tsubasa Chronicle
 
 
-Sei in ritardo!-
-Siamo in ritardo-
-Noi siamo pronti da due ore, sei tu quella che non vuole saperne di uscire dal bagno-
-Noi donne abbiamo bisogno di tempo. A voi uomini basta infilarsi un pantalone, una camicia e una cravatta, e siete belli che pronti! Per noi invece il procedimento è più complicato. Vorrei vedere te con questi trampoli, alle prese con lacci e laccetti, trucchi e accessori, capelli e borse!-
-Mica sei obbligata! E poi anche Ivy è già pronta. Dai che è tardi, non vorrai arrivare dopo la sposa!-
-Oh, di questo non preoccuparti. Luna non sarà pronta prima di un'ora e mezza almeno-
-Cosa? E mi spieghi perchè noi dovevamo essere là mezz'ora fa?-
-Ovvio, no? Per assicurarci che vada tutto bene-
-I matrimoni sono una grana infinita. Basta, ho deciso, rapisco mia sorella, non si sposa più!-
Un asciugacapelli volò con precisione chirurgica, ma forza erculea, dritto dritto contro la sua nuca. La sua bella compagna aveva aperto la porta del bagno apposta per colpirlo. Sexy Furia. Mai soprannome gli era venuto più azzeccato.
-Azzardati, e ti dimentichi di me per almeno un anno-
-Ma Ginevra, io scherzavo!-
-Sì, sì...-
Ivy si divertiva sempre un mondo quando i genitori adottivi litigavano, perchè secondo il modesto parere di una bambina di undici anni appena compiuti era quanto meno ridicolo che per dimostrarsi amore due persone dovessero tirarsi dietro parole, oggetti o incantesimi.
 
Non era stato facile per lei stare senza la sua amata sorellona, soprattutto per il primo anno dopo la sua morte, ma la vicinanza di Draco, il ragazzo che l'aveva salvata, e di Ginny, quella che lui stesso le aveva presentato cinque anni prima come la sua fidanzata, le erano stati dapprima di conforto, e poi semplicemente indispensabili.
Ginny aveva condiviso con lei il dolore per la perdita di un suo fratello, avvenuta prima che si conoscessero, e l'aveva sostenuta nel suo lutto. Assomigliava alla sua sorellona, era dolce e amorevole, ma quando si arrabbiava faceva paura, il fuoco del caminetto divampava e Draco rischiava ustioni un giorno sì e l'altro anche. Ma lei era tranquilla, perchè le avevano spiegato che era il loro modo di amarsi; lei aveva capito, soprattutto perchè la scintilla d'amore che avevano nello sguardo l'uno per l'altra non si spegneva nemmeno durante i litigi più furiosi.
Ma il fatto restava, quei modi violenti d'amare le continuavano a sembrare bizzarri. Per fortuna c'era stata la zia Luna, la sua madrina, a spiegarle come andavano certe cose, o probabilmente sarebbe andata completamente in confusione.
 
-Sono pronta!-
Finalmente, Ginevra uscì dal bagno, vestita e sistemata di tutto punto. Draco poteva fare un sacco di storie per tutto il tempo che impiegava a prepararsi, ma lo sguardo ammirato, ammaliato e innamorato che le lanciò fu inequivocabile.
Come il galantuomo che era la maggior parte delle volte, quando non la faceva infuriare facendo il cafone, le fece un perfetto baciamano, complimentandosi con lei per quanto fosse bella.
Ginny arrossì, come ogni volta, e lo sguardo già dolce naturalmente le si ingentilì ulteriormente, dandole quell’aria materna che spesso aveva spinto Ivy a chiedersi se sua madre avesse lo stesso sguardo di lei. Qualche volta l'aveva chiamata proprio mamma, ed ultimamente accadeva spesso, perchè era evidente che facesse piacere a tutti loro.
La prima volta, però, si era sentita male; magari a lei dava fastidio, o forse non piaceva alla sua vera mamma che vegliava su di lei senza che potesse vederla, come diceva la zia Luna, ora si sarebbero arrabbiate tutte e due...
Ma Ginny era venuta nella sua cameretta, tirandola fuori da sotto le coperte, e le aveva spiegato che la sua mamma non si era arrabbiata, e nemmeno lei, che le faceva piacere, ma che non doveva sentirsi obbligata. Lei le voleva bene proprio come se fosse la sua bambina, e poteva chiamarla come preferiva, senza spaventarsi o avere paura di una sua reazione negativa. L'amore, le disse in un sussurro, quando esiste, può avere molti nomi diversi, e manifestarsi sotto infinite forme, ma questo non ne rendeva un tipo più giusto o forte di un altro. Quando si erano abbracciate, Ivy si era sentita circondata da un profumo di fiori che da quel momento avrebbe associato alla parola 'mamma'.
Non la chiamava sempre così, a volte usava il suo nome o il suffisso 'zia', ma Ginny le sorrideva sempre alo stesso modo. Quel gioco tra di loro era stato presto notato dall'uomo di casa, che aveva voluto intromettersi a tutti i costi suggerendo alla piccola un soprannome dopo l'altro per la sua compagna. Quando però le aveva detto il nomignolo di Furia Rossa, Ginny aveva letteralmente preso fuoco, ed il tutto si era concluso con Draco che faceva apparire del ghiaccio da mettere sulle ustioni, mentre borbottava come una teiera.
 
Ivy ridacchiò al ricordo, pensando che quei due erano davvero strani, ma un tipo di strano a cui non avrebbe rinunciato per nulla al mondo.
-Ivy, tesoro, la zia Luna e lo zio Ron stanno per sposarsi, ma di certo non possono cominciare senza gli anelli! Forza, siamo già in ritardo!-
-Eccomi!- si assicurò di avere le fedi nel taschino dell'abito color cielo che Ginny le aveva regalato apposta per quell'occasione, e poi corse sull'auto volante parcheggiata fuori dalla villetta gialla a due piani in cui vivevano, in piena campagna inglese.
'Sorellona, sai, sono molto felice. Ti ringrazio  per avermi salvata quella volta. La cicatrice  che ho sul braccio mi fa pensare sempre a te, non potrei mai dimenticarti. In un certo senso, credo che tu viva un po' dentro di me da quella volta. Proprio per questo voglio essere il più felice possibile, perchè così tu lo sei con me. Ti voglio bene.'
L'unica risposta ai suoi pensieri fu una farfalla gialla che le si posò per un secondo sul naso, per poi batterle le ali sul viso, scomparendo nel vento un secondo dopo.
 
 
-E se non si presentasse?-
-Verrà di sicuro-
-Doveva essere qui un'ora fa!-
-Lo sai com'è Luna, non avrà fatto caso all'orario... o forse l'ha fatto, ma avrà pensato ce fosse uno scherzo di qualche creatura del Velo-
-Ma se non viene?-
-Ron, state insieme da cinque anni e vi state per sposare. Quando gliel'hai chiesto era entusiasta, e non ha avuto nemmeno un dubbio in tutti i mesi di preparativi. Perchè dovrebbe ripensarci adesso?-
-Miseriaccia, e io che ne so?-
-Appunto, non c'è motivo! Quindi stai tranquillo!-
-Problemi con lo sposo?-
-Amore ti prego vieni tu a tranquillizzare questo testone, o rischio di rendere Luna vedova prima che si sposi!-
-Lei sarebbe capace di sposarsi con il suo fantasma, tanto può vederli-
-Non è una cattiva idea. Noi ci liberiamo di questo Signor Ansia Prematrimoniale, e lei non rimane vedova... più o meno. Doppio vantaggio per tutti!-
-Ha-ha. Begli amici che siete! Anche tu Herm, trattieni tuo marito, o sarai TU a diventare vedova...-
-Oseresti lasciare mia figlia orfana di padre? Bell'amico...-
-Mamma, papà! Sono arrivati gli zii con Ivy!-
Un piccolo terremoto di poco più di tre anni corse nella stanza per aggrapparsi alle gambe del padre, correndo poi di nuovo dalla madre per tirarle la gonna del vestito verde acqua verso l'uscita.
-Arty, tesoro, non tirare il vestito della mamma...-
-Ma papà! C'è Ivy! Voglio andare da lei!-
Quando sua figlia lo guardava in quel modo supplichevole, proprio non riusciva a dirle di no: che c'entrasse qualcosa l'ambra splendente che aveva nelle iridi? I tratti delicati? Sì, decisamente sua figlia somigliava moltissimo a sua moglie, Harry se ne stupiva ogni giorno di più. Non fosse per la chioma nera e ribelle, sarebbe stata la sua fotocopia. E davvero, davvero non riusciva a dire di no a quegli occhi.
-Va bene, ora ti porto da Ivy, lascia la mamma, che deve parlare con lo zio Ron. Se lo fa papà, qui ci scappa una bella rissa...-
-Harry!- Hermoine lo guardò fintamente scandalizzata, tentando la stessa espressione severa che la sua mentore usava con loro quando erano studenti. Ma lui la conosceva meglio di sè stesso, perciò giocò una carta che più sleale non esisteva, almeno secondo quanto gli aveva confessato lei stessa tempo prima.
La baciò a tradimento, guardandola arrossire, le strizzò l'occhio e poi scappò alla velocità della luce con la piccola Arty tra le braccia.
Il suo siparietto, per lo meno, aveva permesso a Ron di rilassarsi, tanto che iniziò a ridere sotto i baffi. Mica ad alta voce, non voleva morire davvero!
Quando Harry la baciava così improvvisamente, le si scioglieva il cuore ed i nervi le prendevano fuoco, binomio altamente intossicante anche per una mente sveglia come la sua.
Da quando, cinque anni prima, Ron aveva ridato un corpo ai suoi amici, non c'era stato giorno in cui non avesse ringraziato per il suo potere speciale di legare le anime a questo mondo, e soprattutto il fatto che il corpo di lei, quello avvelenato, si fosse disintegrato quando Harry aveva rotto la Giratempo. Quello che le aveva donato lui era sano come un pesce.
 
Una volta finita la guerra, non tutto iniziò ad andare bene con immediatezza, com'era ovvio: i sei ragazzi ricominciarono il loro viaggio, aiutando enormemente nella ricostruzione delle città bombardate dagli incantesimi di Nemo, ed eliminando gli ultimi residui di Magia Nera dagli animi delle persone o dai luoghi maledetti. Hermione aveva dovuto andarci piano per le prime settimane, dato che era quella che aveva risentito maggiormente dell'esaurimento magico e, almeno un po', anche di quello psicologico post bellico. Si erano tutti diplomati ad honorem, ma nonostante tutto erano molto giovani, e non sapevano bene cosa fare di loro stessi e del grande potere che avevano a disposizione.
Hermione aveva detto loro che li avrebbero conservati, e che sarebbero stati i Guardiani dell'equilibrio del mondo; proprio in virtù di quel loro compito, la già longeva vita dei maghi per loro si era ulteriormente allungata. Quando fosse arrivato il momento, avrebbero trovato un allievo a cui trasmettere il compito, e così loro a loro volta, cosicchè ci fosse sempre qualcuno a vegliare sulla nuova Era.
Lei stessa aveva ancora quasi tutti i suoi poteri, ma era sconsigliabile usarli in quantità tutti insieme, o ne avrebbe risentito. Tecnicamente, la Creatura era morta, dato che il suo corpo si era disgregato, ma anche se non fosse stato così, sarebbe stato corroso dal veleno che aveva ucciso tutte le sue sorelle.
E  proposito di loro…
Lo strappo che aveva creato suo marito cinque anni prima per salvarla aveva portato conseguenze… inaspettate. Inaspettatamente felici.
Luna le aveva raccontato, con le lacrime agli occhi per la commozione, che il Destino era cambiato, si era riavvolto su se stesso, cambiando percorso.
La bellezza di novantotto anime erano sparite dal Velo, come non fossero mai morte. Non aveva loro notizie da quando le aveva incontrate in sogno, anni prima, quando si erano riunite tutte per ringraziarla e augurarle ogni bene. Non avevano avuto molto tempo, non erano riuscite a parlare molto, ma non ce n’era stata bisogno. Ognuna di loro conosceva tutte le altre grazie alle memorie, ai poteri e alle conoscenze condivise. Ognuna di loro aveva potuto ricominciare la sua vita esattamente da dove l’aveva interrotta, come se davvero non fossero mai morte… ma ricordavano tutto.
Pregava per loro ogni sera, soprattutto per le sorelle che vivevano in un tempo passato in cui aveva vinto il male, ma sapeva che se la sarebbero cavata, e che non si sarebbero arrese neppure di fronte all’inevitabile.
 
-Andiamo Ron, Luna arriverà a minuti, sento la sua presenza nelle vicinanze-
-C’è anche suo padre?-
-Sì, Xonophilus la sta accompagnando. Alla fine, lo ha perdonato. Sono felice per lei-
-Ci ha messo molto tempo, ma il fatto che gli permetta di portarla all’altare significa che ora ha fatto pace con lui e con i torti che ha fatto a lei e alla madre-
-Abbiamo sempre saputo che è una donna forte e speciale-
-Anche tu lo sei. Sbaglio o ho visto tuo padre, tra gli invitati?-
-Ci sto lavorando. Arty ha il diritto di conoscere suo nonno… anche se non è quello vero. Un giorno glielo spiegherò-
-Ehi ragazzi! Fratellino, come ti senti?-
-Terrorizzato ed eccitato… ma Blaise e Neville? Non dovevate passare a prenderli voi?-
-Sì, ma ci hanno riferito che sarebbero arrivati per i fatti loro. Sai, da quando hanno vinto la causa contro il padre di Blaise, Neville non lo molla un attimo. Vuole assicurarsi che superi la cosa il più serenamente possibile-
-Con quel bastardo dietro le sbarre, Blaise starà una favola!- Draco era sopraggiunto cingendo all’improvviso la vita della sua compagna, guardando con gratitudine Hermione. –Non so come avrebbe fatto, se non ci fossi stata tu in quell’aula di tribunale a perorare la causa del mio migliore amico!-
-Basta ringraziamenti, me ne avete già fatti anche troppi tu e Nev…-
-Vi ricordate quanto era distrutto quando ha confessato il motivo della denuncia, finita la guerra?-
-Già. Odio la burocrazia, questo incubo sarebbe dovuto finire tempo fa, Blaise ha rischiato l’esaurimento nervoso!-
-Stai calmo amore, il tuo amico in caso avrebbe potuto contare su di te, no? Sei o non sei il miglior Magipsicologo del Mondo Magico?-
-Basta discorsi tristi! Ora è tutto finito, e quei due sono appena entrati a braccetto come una vecchia coppia di sposi. La convivenza sta dando i suoi frutti-
Tutti si girarono a guardarli, e videro che in effetti, quei due sembravano un ritratto di amore solido e armonioso. Certo, poi il quadretto veniva interrotto da urla infantili che a quasi distruggevano loro l’udito.
Questo poteva voler dire solo una cosa.
-Quanto mi dispiace per Harry, che è rimasto con le bambine…-
-Herm, non vai a salvare tuo marito?-
-Penso che mi godrò la scena da qui… è sempre uno spasso quando si incontrano, specie a occasioni del genere…-
 
Harry stava vegliando sulla sua piccola Artemisia Potter, detta Arty, che giocava spensierata insieme alla giovane Ivy, e guardava con piacere il biondo ed il nero delle loro chiome fondersi quando la più grande la prendeva in braccio per farla contenta. Sua figlia era molto affettuosa, e aveva una predilezione per Ivy.
-Ivy! Arty! Zio Harry!-
Ed ecco arrivare gli altri tre piccoli cicloni della loro famiglia allargata…. Harry ebbe a malapena il tempo di racimolare un pizzico di pazienza in più, prima di trovarsi di fronte sua madre che gli sorrideva felice, per mano ad un Severus vestito… con un completo elegante babbano?
-Non dire niente- il nuovo Preside di Hogwarts non sembrava particolarmente lieto di come era conciato, ma Lily Evans, sua fidanzata, riusciva ad averla vinta quasi sempre con lui.
-No, ehm, non intendevo… cioè, non stai male…-
-Tze, per favore, evita…-
-Oh, suvvia Sev, non lamentarti, è vero che sei molto elegante! Lo dice anche Harry!-
Nel frattempo, Angie e Mattew, ormai ufficialmente adottati da sua madre e Severus –ehi, aveva il suo permesso per tanta confidenza!-  avevano raggiunto sua figlia e Ivy, e avevano preso a giocare tutti insieme, presto raggiunti da altri bambini Weasley, attirati da tanti schiamazzi. Nella massa ormai, riusciva a distinguere solo i due figli di George e Angelina e la figlia maggiore di Bill e Fleur. Poi una chioma azzurrina spiccò all’improvviso lì in mezzo: era arrivato il suo figlioccio Teddy.
-Siete venuti con Remus e Tonks?-
Non si stupì. Sua madre e Remus erano amici da molto tempo, e anche Sirius, al momento impegnato a sedurre una cugina Weasley piuttosto carina, col tempo si era conquistato l’affetto di Lily Evans. Ciò che ancora non finiva di sorprendere Harry era che anche Severus ora si integrasse perfettamente nel gruppo, e con lui anche Regulus.
Bah, misteri.
-Sì, e qui dietro le mie gambe c’è anche qualcun altro che vuole salutarti!-
Sì, Harry l’aveva notata. La sua sorellina aveva quattro anni, ed aveva preso quasi tutto dalla madre, a parte gli occhi nerissimi. Era stato strano all’inizio pensare di avere una sorella, e che questa avesse la stessa età di sua figlia e come padre l’uomo che aveva odiato per tanti anni, per poi scoprire essere stato praticamente il suo più segreto alleato.
Ma gli bastava guardarla per pensare a lei semplicemente come Eileen, la bambina che appena lo vedeva si aggrappava a lui e lo guardava con la stessa serietà del padre, la bambina silenziosa dai grandi gesti d’affetto, come fece in quel momento: gli donò timorosamente un oggetto di cristallo rappresentante un fiore d’artemisia. Era brava davvero con quei tipi di incantesimi, faceva apparire piccoli oggetti di cristallo come fosse la cosa più semplice del mondo.
 
-La sposa è in arrivo!-
Luna apparve in quel momento, mentre tutti si mettevano ai propri posti. Era raggiante nel suo abito giallo vivo. Ovviamente, non aveva voluto sentir ragioni per quanto riguardava l’abito, anche se aveva ben volentieri accettato i consigli della sua testimone, Ginny, per quanto riguardava il resto dell’organizzazione.
Mentre i neosposi pronunciavano i loro voti, guardandosi negli occhi brillanti di felicità, Draco si perse a guardare la felicità della sua gemella, per poi spostare lo sguardo a sua madre, sempre seria e composta, ma stava facendo del suo meglio per essere più presente per entrambi, bisognava riconoscerglielo. Poi guardò la sua migliore amica Hermione, che cercava di tenere buona una Artemisia esagitata, ed ancor Ivy, la sua bambina dallo sguardo sognante, di sicuro per le fantasie romantiche a cui stava pensando. Guardandola, ancora una volta pensò che con quei capelli biondi e gli occhi azzurri, sembrasse davvero figlia sua e di Ginevra.
Spostò lo sguardo proprio su quest’ultima. Tutte le donne della sua vita erano ugualmente importanti, ma sentiva che se l’avesse persa un giorno, non avrebbe potuto sopportarlo.
Continuò a pensarci per un bel po’, finchè non arrivò il momento del ballo. Dopo gli sposi, entrarono in pista i testimoni, e mentre volteggiavano sulle note di un Valzer, cercò il modo di esporle la sua idea senza venir bruciato vivo davanti a tutti i loro parenti e amici.
-Sono felice per mia sorella, sai?-
-E io sono felice di averla per cognata! Mio fratello ha proprio fatto Jackpot!-
-Che?-
-Niente… devo davvero insegnarti ancora molto sui babbani…-
-Come sei finita a lavorare per la Cooperazione magico-babbana ancora non lo capisco… hai tanto di quel potere dentro di te, che potresti fare molto di più, se lo volessi!-
-Ma io voglio questo. Voglio realizzare un futuro in cui maghi e babbani convivano pacificamente integrati tra loro, consapevoli delle reciproche esistenze-
-L’hai visto?-
-Ho visto che è possibile. E intendo lavorare perché diventi reale-
-Un progetto ambizioso eh? Degno di una serpev…-
Un tacco nella scarpa bloccò immediatamente la sua ilarità, facendolo tornare al proposito iniziale, onde evitare anche incidenti al matrimonio.
-Comunque, io trovo più strano che Hermione abbia rinunciato ad essere un’insegnate come desiderava per fare l’avvocato-
-Mi ha confidato che non si sentiva all’altezza di Minerva, e poi  la sua sete di giustizia doveva pur trovare uno sfogo…-
-Hai ragione. Credi che Ronald ed Harry staranno via per qualche missione nei prossimi mesi?-
-Perché me lo chiedi Draco? Harry addestra reclute, e Ron è uno stratega. Sebbene siano entrambi addestrati come auror combattenti, sappiamo entrambi che sono molto di più. È raro che vadano in missione-
-Sai, non vorrei si perdessero qualcosa qui-
-Cosa dovrebbero perdersi? Se parli del compleanno di Ivy, mancano più di due mesi-
-No… vedi, come posso dirtelo…-
Cavoli, e ora? Come caspita glielo chiedeva? Non si era preparato niente!
-Ginevra…- Dicendo il suo nome, ebbe l’illuminazione. Poteva essere una follia, e se lei gli avesse riso dietro non l’avrebbe biasimata, ma era un’idea… romantica, credeva, e a lei piacevano queste cose. Sperava di averci azzeccato.
Si inginocchiò di fronte a lei, lì, sulla pista da ballo, e le creò un anello sul dito, una madreperla incastonata in una rete d’oro bianco e circondata da piccoli diamanti.
-Sono il tuo servo d’amore. Ginevra, vuoi essere la mia regina per il resto della nostra vita? Sarò il tuo cavaliere, ti offro la mia vita e il mio cuore, che già ti appartiene, nella speranza di legarti a me per sempre. Vuoi sposarmi?-
 
 
-Non lo trovi romantico?-
-Moltissimo! Zio Draco ha detto delle belle cose, Zia Ginny si è messa a piangere anche!-
-Abbiamo un altro matrimonio da organizzare-
-Ivy, tu credi che anche noi ci sposeremo un giorno?-
-Io e te dici, Mattew?-
-Perché no? Io ti voglio bene, e voglio vederti sorridere sempre come adesso!-
-Credo si possa fare. Anche tu mi piaci tanto! Vorrei fossi sempre così aperto e sincero, non mi piace vederti triste e silenzioso in disparte!-
-Allora me lo prometti?-
-Promesso!-
 
 
 
 
Note:
Fine. Non posso crederci. Questa è la prima storia che ho iniziato, e mi piange il cuore a finirla. Vorrei continuarla ancora, magari scrivendo dei giorni di pace, o di un futuro burrascoso, o della generazione che nascerà da questa, o ancora della quotidianità che tanto è stata bramata. Ma risulterei noiosa e ridondante, e io non voglio che vi stufiate di questa storia.
Lascio all'immaginazione di voi lettori il resto, potete renderla reale nel vostro cuore, nella vostra mente, se lo desiderate. O semplicemente, non pensateci più, cambiate pagina, leggete altro, scrivete altro. Non importa.
Sta a voi decidere se da questo volete far nascere altro. Un'idea, una trama per una vostra storia, un confronto tra ciò che pensate e quello che qui avete letto; se vorrete parlarmene, io ne sarò felice, potete scrivermi quando volete. Oppure, potete tenere il seme che ho cercato di piantare nel vostro animo come ricordo, gettarlo via, o farlo crescere in silenzio.
Io ho trasmesso a voi come credo sia il destino, l'amore, la morte, l'amicizia. Che questa mia idea sia arrivata a voi o meno, io sono comunque felice, perchè ho finito questo percorso, e ne sono soddisfatta.
Se siete arrivati fin qui, vi ringrazio di cuore, perchè avete accompagnato fino alla fine, fino all'ultima pagina, ciò che ho voluto creare.
Forse scriverò un prequel, o magari un sequel, o forse ancora degli spin-off, o forse nulla di nulla. Non ho ancora deciso. Per il momento vi lascio dicendo GRAZIE DI CUORE a tutti i lettori che hanno letto e leggeranno questa fic, e mando un bacio e un affettuoso saluto a chi ha recensito, ricordato, seguito e preferito 'L'Ultima Creatura del Destino'.
Flos Ignis
 

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