Save Me

di _Candy_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Come tutte le Domeniche ***
Capitolo 2: *** Un nuovo inizio. ***
Capitolo 3: *** Lela C: ***
Capitolo 4: *** Learn Me to Dance ***
Capitolo 5: *** Caduto dalle Nuvole, Atterrato nel mio Salotto ***
Capitolo 6: *** I need Someone, I need You. ***
Capitolo 7: *** Confusione ***
Capitolo 8: *** Our Story ***
Capitolo 9: *** Austin ***
Capitolo 10: *** Lookin' myself in a mirror. ***
Capitolo 11: *** Imprevisti. ***
Capitolo 12: *** Dear, Deep Sea. ***
Capitolo 13: *** Il Muro dei Tradimenti ***
Capitolo 14: *** Die Hope. ***
Capitolo 15: *** Tryin' to restart our Love Story.. ***
Capitolo 16: *** Searchin' him. ***
Capitolo 17: *** We've finally found him ***
Capitolo 18: *** Over Again. ***



Capitolo 1
*** Come tutte le Domeniche ***


Capitolo 1 _ Come tutte le Domeniche
 
Anche oggi, come tutte le domeniche che sono passate da quando la mamma è morta, mi siedo sotto al salice piangente. La corteccia sfiora la mia schiena, come quella ruvida carezza paterna che non ho mai avuto. Ora che la mamma non c'è più siamo proprio soli. Il vento scompiglia i miei capelli, rossi come il demonio. O, meglio, rossi come un tramonto d'estate, come diceva la mamma, e lisci come il mare di notte. Mi mancano le sue dolci parole, anche se sono grande ormai. Diciassette anni forse sono un po' troppi per daer ogni sera il bacio della buonanotte alla mamma, anche se ora non glielo posso più dare. La penna scorre veloce sul quaderno che mi regalò per custodire  i miei segreti e i miei pensieri. Una mano amica, forse l'ultima rimasta, mi scompiglia i capelli, come se il vento che filtra tra le fronde del salice non bastasse a spettinarmi. Non ho mai pianto per la mamma; forse dovrei, ma gliel'ho promesso che non avrei mai pianto per lei. Lei sorrideva sempre, anche se ha avuto il secondo figlio, ovvero io, a soli venti anni, e il primo a diciotto. Aveva i capelli rossi rossi come i miei, ma erano arricciolati in boccoli divertenti, con i quali giocavo sempre. Gli stessi di Jake, solo che lui è biondo, come papà. Non l'ho mai conosciuto, papà. Quando ero nella pancia di mamma lui sparì nel vuoto. Quattro anni dopo fu arrestato per cose poco carine, pare che fosse entrato in narcotraffici poco chiari. 
"Ehi piccola ci sei?!"
Mi riscosse dai miei pensieri.
"Si, scusa."
"Oggi sono tre mesi."
Non dovette specificare di cosa, tenevo il conto dei giorni.
"Più precisamente, sono passati novantuno giorni."
"Come sei precisa. Proprio come mamma."
Mi costrinsi a sollevare gli occhi dal foglio, scritto per metà, e a guardare il mio fratellone.
"Ma... Che hai fatto ai tuoi riccetti?!"
"Figo eh?!"
"No, per nulla. Piacevano tanto alla mamma!!"
"Piccola non puoi pensare sempre solo a mamma! Va bene ricordare, ma non lasciarti influenzare troppo. Che poi quando era viva non la ascoltavamo mai. E poi non credo nell'aldilà, è morta e basta."
Tirai su con il naso molto rumorosamente, il più possibile. Si sciolse.
"Ehi, piccola, non piangere."
I miei occhi si fecero di pietra.
"Io non piango. Non ha senso."
Si allarmò per il mio sguardo grigio e freddo.
"Scusa.."
Mi rilassai.
"Non fa nulla."
Non sono mai stata una ragazza di molte parole, a parte con mamma e Jake. Ho cambiato molte scuole a causa del mio stile. 'La Emo', mi chiamavano. Non sono emo. Mi trucco spesso di nero, magari anche pesantemente, ma non sono emo. Gli emo sono depressi. Io sono soltanto silenziosa, sorrido interiormente alla vita, senza farmi notare troppo. Stiamo per cambiare scuola di nuovo. 
"Allora?? Com'è il colore?!"
"Bhè... carino dai. Ti sta bene."
Si era tinto i suoi bei riccetti biondi di azzurro acceso.
"Ma i riccetti?"
"Ho fatto solo la piastra: appena mi laverò i capelli torneranno ricci, non ti preoccupare."
Annuii.
"Pronta per la nuova scuola? Domani iniziamo."
"Tanto cambieremo subito. Andrà come al solito."
Ci ervamo iscritti ad un nuovo indirizzo: il Liceo Artistico. 
"Non credo. La gente dell'Artistico è spesso stravagante, non si ferma all'apparenza."
"Vedremo."
In pochi istanti, il vento si fece più fastidioso, le nuvole circondarono il sole e lo soffocarono. La luce venne sopraffatta in pochi battiti d'ali, le stesse ali che avrei voluto avere per scappare in casa in un istante. La pioggia cominciò a cadere sempre più impetuosa, piegava le spighe di grano quasi mature di inizio aprile. Le fronde del salice ondeggiavano al ritmo del temporale, sempre più veloci. Mio fratello mi prese per mano e corse veloce, tirandomi fino alla porta di casa. Entrammo intirizziti e fradici. Mi intrufolai in bagno e mi sfilai i jeans fradici e la felpa intrista di pioggia. Strizzai i capelli in un asciugamano e appoggiai i vestiti sul termosifone. Salii in camera e mi accomodai in abiti asciutti, un paio di pantacalze nere e una felpa gialla lunga fino alle coscie. Jake mi raggiunse con un asciugamano in vita, prese un cambio asciutto e andò in doccia. Radunai i libri necessari e li deposi nella cartella. Presi dall'armadio delle pantacalze bianco panna con dei decori etnici marroni, rossi e gialli, un maglione largo arancione e il mio set di braccialetti di pelle neri, e li appoggiai sul letto, decisa ad indossarli l'indomani. Aspettai che Jake uscisse dalla doccia e mi rilassai sotto il getto caldo dell'acqua. Quando finimmo di asciugarci, smangiucchiammo un po' di pizza e andammo a dormire. Sognai di nuovo, come tutte le notti, la vera causa del mio stato d'animo, del mio grigiore interno, e non era la morte di mia madre, ma la morte di un amore.



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Spazio Autrice.
Ehilà (':
Allegra, giuro che sei sei arrivata fino a qui ti procuro il Nobel OuO
Un applauso per Lela :3
Ok basta fare la demente. 
Mi sono impegnata a usare meno parolacce possibile :D
Un applauso anche per me, grazie C:
Tranquille, quelle cinque personificazioni della perfezione arriveranno presto.
So benissimo che stai pensando che la prte migliore della fanfiction è proprio questa, lo 'Spazio Autrice'. Pensate che questa storia è saltata fuori da un tema, 'Come tutte le Domeniche'. 
Fatemi sapere com'è (:
Un bacio (':
:*
Ila

 

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Capitolo 2
*** Un nuovo inizio. ***


 
Capitolo 2_ Un nuovo inizio
 
"Non ho la minima intenzione di alzarmi." Ribadii.
Jake, già vestito, mi tolse le coperte. Rabbrividii: il temporale del giorno prima aveva raffreddato l'aria primaverile. 
"Piccola, alzati, dai. Se non ti piace, da domani potrai stare a casa, promesso."
La proposta era allettante. Mi sedetti supina sul letto tiepido, mi stiracchiai ed andai in bagno. Indossai gli abiti selezionati il pomeriggio prima. Calzai le mie Superga gialle con le borchie, afferrai il giubbotto leggero di pelle grigia e scompigliai un po' i capelli. Con il sole sembravano più rossi. Mi aggiustai il piercing sul naso, e abbassai il maglione in modo che il tatuaggio sulla spalla fosse ben visibile: la metà di un cuore, che avevo fatto modificare pochi mesi prima: avevo fatto aggiungere un pugnale che lo trafiggeva e del sangue che colava. L'altra metà del cuore l'aveva lui. Aveva fatto aggiungere un'altra metà, e vi aveva fatto scrivere il nome di un'altra ragazza, Tiffany, mi sembra.
Mi truccai come al solito: eyeliner nero e un po' di rossetto scuro. Non volli coprire le occhiaie, che si vedessero i segni delle notti irrequiete, popolate da lacrime e ricordi. Raggiunsi Jake in cucina senza proferire una singola sillaba. Sorseggiai in silenzio il mio caffellatte, mi lavai i denti e ci incamminammo verso la fermata del bus. Dopo circa un'ora di viaggio, ecco la nostra nuova scuola: un antico edificio rosa, in rovina, coperto dai rampicanti a Nord, con la vernicie scrostata e le finestre scheggiate. Il portone era aperto, gli studenti entravano ridendo. Anche Jake sorrideva, gongolandosi per gli sguardi puntati sui suoi capelli. Mi salutò davanti alla mia classe, la II B, e andò verso la sua, la IV B. Mi accomodai in fondo, sperando che nessuno decidesse di sedersi vicino alla 'nuova'. E, invece, un bel ragazzo, alto, metà biondo metà moro, si accomodò vicino a me. Aveva un sorriso luminoso, e due occhi del colore del ghiaccio di dicembre che si formava nella fontanina del paese dal quale fuggivo. 
"Ehi, ciao!!"
"Ciao."
"Sei tu la nuova alunna vero?"
"Mi hai mai vista qui? No, quindi sono io."
"Oh, scusa. Bhè, piacere, sono Niall."
Gli strinsi educatamente la mano. Pronunciare il mio nome mi procurava una fitta dolorosa che saliva dalla schiena e arrivava all'altezza del petto, diramandosi lungo il viso e gli arti.
"Piacere. Candy."
"Che bel nome!"
"Grazie."
Entrò il professore, che mi presentò alla classe e autorizzò Niall a farmi da 'guida' per i primi giorni. Passarono velocemente le prime due ore, e la ricreazione che suonò fu una liberazione. Mi alzai per sguisciare via, alla ricerca del mio fratellone. Ma Niall mi prese per un braccio, sorridente come lo era stato per tutte le due ore. 
"Senti, Candy, ti vorrei presentare alcuni miei amici."
Mi scortò fino ad un gruppo di ragazzi della classe. Un ragazzo dalle origini probabilmente Mediorientali, o Nordafricane, alto, bello e moro. Poi, un ragazzo con la faccia da orsetto, con i capelli cortissimi castani e gli occhi che sembravano fatti di cioccolato fuso. Accanto a loro, un ragazzo con gli occhi blu cielo, i capelli spettinati castani e una carota in mano. La stava sgranocchiando. Per ultimo, un ragazzo che mi tolse il fiato: capelli ricci, castani, gli occhi come due smeraldi incastonati in quel viso perfetto, ornato da due fossette deliziose. Sentii l'aria dei polmoni dissolversi, mi fermai completamente: il cervello si fermò, il cuore, le mani, tutto. Rimasi semplicemente lì, ferma, impalata, ad ammirarlo. Niall, tra una patatina e l'altra, me li presentò: il moro si chiamava Zayn qualcosa Malik, l'orsacchiotto con due praline di cioccolato al posto degli occhi era Liam, poi veniva Louis, il mangiatore di carote, ed Harry, la perfezione fatta a persona. 
Accennai ad un saluto e corsi alla ricerca di Jake. Quando lo trovai, lo portai dal gruppo di Niall. 
"Ehm.." Balbettai "Ragazzi, lui è Jake, mio fratello."
"Piacere! Zayn!"
"Liam!"
"Louif.." Louis deglutì "Scusa, sono Louis."
"Niall."
"Harry."
Aveva una voce da sogno, anche solo mentre parlava. I ragazzi fissarono lo sguardo sui capelli di Jake, ma non per troppo tempo. Mio fratello si inserì subito nel gruppo. Io assisstevo alla facilità con cui Jake socializzava, invidiandolo per la sua scioltezza. Io mi limitavo, al massimo, ad annuire o sorridere. Snocciolai poche sillabe. Suonò la campanella di fine intervallo, e tornammo in classe.
"Non ho visto Josh.."
"Quel pezzo di idiota! Ieri è andato a fare lo skater in maglietta per rimorchiare, e, quando ha iniziato a piovere, è rimasto imbambolato sotto l'acqua. Conseguenza: febbre a 40°C e maldigola atomico. E gli è andata bene, io mi sarei buscato come minimo una bella polmonite!!"
Supposi che Josh fosse un loro amico.
Quando ci sedemmo, Harry insistette per sedersi davanti a me. Ne approfittai per giocare con lo sguardo lungo i suoi lineamenti, lungo i suoi boccoli, il collo, le mani. Sentii Niall che mi chiamava. Harry si voltò, incuriosito dalla domanda di Niall e dalla mia risposta.
"Scusa, Candy, posso chiederti cos'hai?"
Mi fidai: dopotutto, se avessero sparso la voce avrei semplicemente cambiato scuola.
"Bhè..." Mi abbandonai ai ricordi, e sputai tutto in pochi minuti.
"Un giorno andai a prendere il mio ragazzo, o meglio, il mio ex ragazzo, per andare al cinema. Indossavo una maglia rosa acceso e dei pantaloncini militari. Lui aveva uno sguardo folle quando venne ad aprirmi. Ricordo che disse di dovermi far vedere una cosa veloce, anche perché eravamo già in ritardo. Chiuse la porta a chiave, non ne capii il motivo, perché era solo in casa. Ciò che successe dopo non lo so bene, so solo che lui impazzì completamente. Quando riaprii gli occhi, una voce dolce, materna mi carezzava gli occhi. le guance erano rigide, gli occhi sigillati dalle lacrime. Riuscii ad aprirli e vidi Mirta chinata su di me, preoccupata. La sua voce era pur sempre dolce, ma, dalle sue parole, traspirava un'ira accecante. 'Tesoro, è stato mio fratello vero?' Non risopsi, mi limitai a sussurrare 'Ho freddo.' Mi passai una mano sulla guancia, e, dopo, era piena di sangue secco ridotto in briciole. 'Ti credo, tesoro, hai solo un lenzuolo addosso.'
Riconobbi i miei vestiti e la mia biancheria sparsi in terra. Avevo male dappertutto. 'Domani andiamo a sporgere denuncia. Deve andare in galere quel bastardo. Guarda come sei ridotta..' Scossi la testa, come per dire no. 'Perché no?' 'Poi si arrabbia...' Mi abbracciò. 'Ho chiamato l'abulanza, stanno venendo. Ho chiamato anche il commissario, giuro che lo farò arrestare.' Sotto il lenzuolo, il mio corpo era nudo, rannicchiato e ricoperto da graffi e lividi."
Feci una pausa. Ricordare cosa molto. 
"Ti ha violentata?!"
"Perspicace, Harry."
Vidi Niall irrigidirsi.
"Come ha potuto?!"
Alzai le spalle e ripresi a raccontare. 
"Il giorno dopo uscii dall'opedale. Avevo addirittura una costola incrinata. Quando, a casa sua, rividi suo fratello, non ebbi il coraggio di guardarlo negli occhi. Mirta non lo degnò di uno sguardo e mi portò al commissariato. Ogni parola mi costava una lacrima. Dissi tutto ciò che ricordavo. Mi sono sentita tradita. Penso che troppo amore possa far male. Almeno, a me ha fatto male."
"L'hanno arrestato?!"
"No, non c'erano prove sufficienti. Come se queste non siano abbastanza!"
In uno slancio di rabbia mi abbassai la manica del maglione, scoprendo alcune cicatrici goffamente coperte da un tatuaggio.
"Non hai solo quelle vero?"
Scossi la testa.
"No, per nulla. Non vado più in piscina perché ho le gambe, le cosce, la schiena, le braccia, completamente ricoperte da cicatrici."
Il professore di Ceramica entrò, e fermammo lì la conversazione. Poco dopo Harry ci mandò un bigliettino: 
Alle 15 a casa di Niall. Ti passo a prendere io, Candy, se ti va. Ci troviamo e chiacchieramo, facciamo i compiti, cantiamo... Così ti presentiamo le nostre fidanzate.
Non so perché, ma alla parola 'fidanzate' mi sentii morire dentro.
Non sarò di troppo?
La risposta di Harry arrivò subito.
 No, non ti preoccupare.. E' solo una ma ci fa da 'mammina' a tutti. (:
Niall scrisse qualche parola.
Ah, si mangia anche :D
Sorrisi. 
Se non disturbo, volentieri. Passa alle 14.50, Harry. :3 
Il prof ci richiamò all'attenzione, ed Harry si limitò ad annuire e nascondere i bigliettini.
Le ore passarono veloci, e, all'uscita da scuola, vidi una chioma azzurra e mi diressi verso di lui. 
"Jake?"
"Ehi piccola! Da domani a casa?!"
"Mh, no, penso che tornerò a scuola!"
Andammo verso il bus. Sentii qualcuno tirarmi per lo zaino. Mi voltai e mi trovai a nuotare con gli occhi in un mare di morbidi boccoli castani, due occhi verdi come li avrei voluti io. 
"Ehm, Candy, questo è il mio numero, dopo chiamami e dimmi l'indirizzo, così ti passo a prendere. Ciao Jake!"
"Ciao!"
Sull'autobus Jake non chiese nulla su Harry, tanto sapeva che non gli avrei detto granché. E poi, se fosse successo qualcosa gliel'avrebbe direttamente detto lui.
Scendemmo dal vecchio autobus blu e andammo in casa. Accesi il telefono, mandai un messaggio a Harry con l'indirizzo. Jake scongelò velocemente una pizza che mangiammo in silenzio, ognuno chiuso nella propria bolla di pensieri. Lasciai mezza pizza nel piatto, faceva schifo. Salii in camera, infilai delle panta blu elettrico ed una maglia nera con un fiocco dietro. Ritoccai l'eyeliner e scesci da Harry, che nel frattempo era arrivato. 



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Spazio Autrice
Mamma mia, non so da dove mi sia uscita quest'idea della violenza che Candy ha subìto.
Capiamo che però è molto attaccata a Mirta, la sorella del violentatore. 
Come la vedreste con Niall? Forse meglio con Harry... Un commentino??
Un bacio :*
Ila <3

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Capitolo 3
*** Lela C: ***


Capitolo 3_ Lela 
 
Harry era venuto in moto. Salutò con un cenno Jake e mi porse il casco.
"Hai paura di andare in moto?"
Sì, muoio dalla paura.
"Non tanta... Solo se vai veloce."
Perché avevo detto così?!
Mi sedetti dietro di lui. Il caso comprimeva i suoi boccoli.
"Allora andrò pianissimo."
Mi prese le braccia e le allacciò intorno alla sua vita. Appoggiai delicatamente la guancia sulla sua schiena. Mise in moto, e, a velocità tonno, percorse la strada che separava casa mia dalla casa di Niall. Arrivammo con un po' di ritardo. Non mi sarei mai voluta staccare dalla sua schiena, ma scesi dalla Vespa rossa, probabilmente truccata, fingendomi un po' stordita per farmi sorreggere dal bel ricciolino. Citofonammo, ed una ragazza bionda ci venne ad aprire. 
"Ehilà!"
"Ciao Lela!"
"Ciao Hazza!"
"Ehi bro'!!"
"Ehi."
Quella ragazza bionda si strinse a Niall. Avevano gli stessi occhioni dolci, azzurro cielo lei e azzurro ghiaccio lui. Quando entrai, vidi anche gli altri ragazzi.
"Candy, lei è Lela."
"Ciao, piacere, Candy."
"Piacere mio, Lela."
La sua mano era fredda, e rabbrividii quando me la strinse. Niall gliela scaldò tra le sue calde mani.
Salutai gli altri ragazzi. Lela mi chiese di aiutarla a portare da bere ai ragazzi, e accettai subito.
"Così, stai con Harold?"
"Io? No, no.."
"Stai arrossendo, Candy."
"Sì, è molto caldo qui.."
"Dai, non prendermi in giro. Si vede lontano un miglio che ti piace.."
Era molto socievole, e accompagnò questa cruda verità con una strizzata complice d'occhio.
Era molto che non mi trovavo a condividere con un'altra persona i miei sentimenti. 
Ero confusa. Non sapevo neppure io cosa provavo per Harry. 
"Io.. Non lo so, Lela, davvero. Non ne ho la minima idea, giuro; è solo che.."
Mi bloccai: non volevo affatto che la mia vita ruotasse solo attorno a quei ricordi.
"Che.. ?" Mi esortò a continuare.
"Ecco... è uguale a... un ricordo."
"Un ricordo?!"
"Sì. Scusa se non so spiegarmi meglio, ma le parole scherzano così con me."
"Un ricordo di un ragazzo?"
Annuii.
Avrei voluto aprirmi a lei e sfogarmi, dirle tutto ciò che mi sono sempre tenuta dentro o che ho soltanto scritto sui quaderni; quelle persone mi ispiravano fiducia. 
Niall si affacciò.
"Potreste spettegolare dopo? Abbiamo fame.."
"Sì tesoro!"
Portammo quattro caraffe di CocaCola ghiacciata e un vassoio di salatini ai ragazzi. Harry ci offrì dei Baci Perugina. 
Il biglietto di Lela diceva:
Allegria! La vita è bella: decorala con un sorriso, regalane, e ne riceverai in quantità.
Ne regalò subito uno a Niall, che ricambiò e lesse il suo biglietto.
Ricorda che gli eccessi nuociono.
"Anche l'eccesso di patatine nuoce?"
 Zayn rispose: "Temo di sì. Vediamo cosa dice il mio."
La vanità è comeil fumo: attrae gli altri e uccide noi stessi.
Azzeccatissimo.
Fu il turno di Louis:
Fissazioni alimentari che possono essere scambiati per orientamenti sessuali: regolatevi.
Osservò la carota che stava sgranocchiando, fece spallucce e cedette il turno a Liam.
Cioccolata, dolce tentazione, che sia nella pelle, nelle labbra, nei capelli o negli occhi. Ma attenzione, nasconde malizia.
Strabuzzò i suoi occhi color cioccolato, appunto, e fece cenno a Harry di leggere.
L'amore si nasconde ovunque.
Mi guardò di sottecchi e arrossimmo. Lessi il mio.
Non temere il passato, ormai è passato. Non temere nemmeno il futuro, quello dipende solo dal presente. Vivi il presente, perché un attimo è futuro e l'attimo dopo è già passato, e non tornerà più.
"Comincio ad aver seriamente paura dei Baci Perugina.."


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Spazio Autrice
Scusate.
Sono una cogliona. 
Questo capitolo non è corto, molto di più.
Ma una recensioncina ci sta lo stesso no? Evidentemente no. 
Scusami Lela se ieri sera non ho pubblicato subito :D Ti voglio tanto bene :3
Un bacio a tutte c':
Ila


 

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Capitolo 4
*** Learn Me to Dance ***


Capitolo 4_ Learn me to Dance
Lela era simpatica, ma arrivai a pensare che non fosse umana. Una parte di me crede ancora nella magia. Quella parte di me vuole ancora credere nella magia, vuole vivere ancora nell'infanzia, nel tempo delle vasche di sabbia, nel bagno al mare senza costumino, nel tempo delle immagini e dei suoni; quella parte di me vuole ancora abbracciare la mamma perché ha paura del buio. E l'altra parte di me mi ricorda quella lapide, con quelle quattordici lettere, Felicity Edison, e quella foto, una donna, incorniciata dentro una nuvola di boccoli rossi, con due zaffiri incastonati al posto degli occhi nel volto candido, pelle di porcellana come la mia. Anche gli occhi della mamma erano come i miei, ma ora i miei sono grigi, si sono spenti il giorno del suo funerale, le lacrime si sono portate via il colore azzurro cielo, lo stesso colore degli occhi di Lela, che mi fissa interrogativa. 
"Scusa.."
"Non ti preoccupare. Anche io spesso mi perdo nei pensieri."
Ah, vero. I pensieri. Stavo pensando a quanto fosse strana, forse magica: le bastava una rapida occhiata per capire con che persona avesse a che fare, per indovinare la sua vita, per carpire i suoi pensieri. Volevamo andare a ballare quella stessa sera, ma Lela, Niall, Harry, Louis e Liam dissero di non saper ballare. Ho sempre ballato io, ancor prima che imparassi a parlare. Da come ballava bene, anche Zayn era esperto. Le Superga gialle squittivano sul parquet liscio, fresco di cera recente, della sala da ballo dove mi allenavo. La mia istruttrice, fortunatamente, non aveva lezione, e ci lasciò la sala. Misi su qualche brano da discoteca, e mostrai loro i passi più semplici e d'impatto. Lela imparò subito, e seguì attentamente Niall, spiegandosi meglio di me con un solo sguardo. Anche Louis e Liam capirono subito come muoversi. Penso che anche Harry apprese immediatamente, ma volle che lo seguissi per ogni movimento che faceva. Mi misi pazientemente davanti a lui, gli mostrai come muovere i piedi, le gambe, il resto del corpo e, importantissimo, le braccia. Louis, Zayn e Liam vollero andare a prendere un gelato. Harry andò verso lo stereo e mise su un lento. Niall abbracciò Lela, che poggiò la testa sul suo petto. La dolcezza delle mani di Niall risaltava sul bianco panna della maglietta di Lela, e le sue panta nere si confondevano con i jeans dello stesso colore di Niall. Mi sedetti in un angolo per non disturbarli. Prima che potessi accorgermene, Harry mi mise in piedi e mi trascinò al centro della pista, vicino agli altri due, teneramente assorti nei loro pensieri, a suon di piroette.
"Pensavo che fossi negato a ballare."
Allacciai le mie mani dietro il suo collo, e lui circondò la mia vita con le sue braccia.
"Solo se nessuno mi aiuta. Da solo sono una chiavica."
Annuii e lo seguii nella sua passeggiata sulle note, che si mischiavano, giocavano, saltavano, si nascondevano, si ritrovavano, in un armonioso nascondino eterno. Quella presa, leggera e dolce allo stesso tempo, sulla mia schiena... Quel respiro profumato di pesca nei miei capelli... Il collo sotto le mie mani, che spostai sulle sue spalle. Stesse sensazioni, stessi brividi. Forse stesso finale. Improvvisamente, i miei occhi lasciarono scorrere una quantità industriale di lacrime, che ingrigirono ancora di più i miei occhi, che stavano recuperando un po' del loro azzurro. 
"Candy... tutto bene?!"
Mi staccai.
"Scusa. Scusatemi tutti. Non sono una persona, sono solo un problema. Riesco a creare problemi a tutti. Riporto ogni cosa a lui, sono io il problema. Scusate, davvero, se non riesco ad essere autonoma dai miei ricordi."
Mi girai di scatto e andai verso la porta, lo sguardo fisso verso il parquet, accompagnata dalle lacrime e dal solito squittìo delle Superga, al quale ero abituata. Niall aveva spento la musica, e Lela era corsa a fermarmi. Non la guardai in volto finché, dopo avermi presa per le spalle, mi mise un dito sotto il mento e mi costrinse ad alzare gli occhi dalle venature del pavimento. Era più alta di me di qualche centimetro, e i suoi occhi erano un po' più in alto rispetto ai miei. A lei si aggiunsero anche Niall ed Harry. 
"Candy, cos'hai?"
Non le risposi. Continuai a guardare Harry, ogni suo lineamento, ogni suo sguardo, ogni suo atteggiamento. Forse era solo una mia impressione, ma gli somigliava in modo impressionante, anzi, inquietante. Lela lasciò la presa sulle miei spalle, ma nessuno dei tre si mosse di un millimetro. Niall ruppe il silenzio.
"Candy, giuro che non ti mangeremo. Preferiamo il Fish&Chips."
Portò un'ombra di sorriso sul mio volto, invaso dalle lacrime, che si fece spazio a illuminò un po' i miei occhi, creando una minuscola vena azzurra nel grigio.
"Meglio evitare i fast-food."
"Almeno dicci cosa ti fa stare così male. Se vuoi, ovviamente."
Inspirai profondamente.
"Tu."
"Io?!"
"Sì. Cioè, non proprio tu, ma una persona che ti somiglia molto, troppo."
Trasse un sospiro di sollievo. 
"Quel ragazzo di cui hai parlato stamattina?"
Annuii.
"Mi dispiace, davvero."
"Non è colpa tua."
Annuì.
Lela era spaesata, non era con noi mentre ne parlavo, e non poteva immaginare.
"Magari appena mi calmo te lo dico."
Arrivarono anche gli altri, di ritorno dalla gelateria.
"Candy! Tutto bene?!"
"Oh sì, tutto alla grande Louis, sto solo cercando di battere il record di 'ragazza che piange più volte al giorno' del mondo."
Forse ero stata troppo acida.
"Scusa. A volte mi succede. Domani a scuola vi spiego tutto."
Harry mi accompagnò a casa, mi lasciò con un sorriso che illuminò la penombra del crepuscolo come una stella scesa in terra. Salutai con un cenno quel ragazzo meraviglioso, ed entrai in casa. Prima di varcare la soglia sentii una voce maschile sconosciuta, di uomo adulto. Urlai come al mio solito "Sono a casa!" ed entrai in salotto, dove trovai mio fratello e un uomo sui quarant'anni portati bene. 


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Spazio Autrice

Giuro, ora mi incavolo. *Mi sto impegnando per non essere volgare, chi mi conosce di persona capisce il mio sforzo, lol*
Voglio dire, non ci vuole molto a recensire! 
Mi viene la tentazione di mandare per messaggio privato ogni nuovo capitolo SOLO alle *poche* persone che recensiscono. 
Così come mi fanno imbestialire le persone che leggono tutta la fanfiction poi recensiscono solo l'ultimo. 
Mi viene voglia di cancellare tutto.
L'ho già fatto una volta. 
Mi fanno schifo queste persone, continuo a pubblicare SOLO per le persone che non sono iscritte al sito O.O
Ila

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Capitolo 5
*** Caduto dalle Nuvole, Atterrato nel mio Salotto ***


Capitolo 5_ Caduto dalle nuvole, Atterrato nel mio Salotto.
 
Appoggiai la borsa per terra, vicino al divano, e mi diressi dai due. L'uomo in questione mi colpì per gli occhi, verdissimi, come Harry. Capelli riccioluti, come Harry, e come Jake, e dello stesso suo biondo. Deglutii. Aveva il mio stesso naso, un po' all'insù. Era abbronzato, e aveva gli stessi tratti di Jake, un po' più duri e marcati per via dell'età; le guance e il mento erano punteggiate di barba, rasata il mattino prima.
"Ciao Jake."
"Ciao piccola."
Lo guardai interrogativa.
"Piacere, sono Josh."
"Candy."
"Quindi alla fine ti ha davvero chiamata così. Candy. Che nome orribile, insulso, melenso."
"Come si permette?! L'ha scelto mia madre, è un nome dolce, proprio come lo era lei!"
"Era?!"
"Sì, era. Mamma è morta novantadue giorni fa."
"Novantadue giorni fa.."
"Candy, non hai capito chi è?!"
"Sì che ho capito, semplicemente non posso credere che il papà che non ho mai avuto sia un uomo così arrogante e cattivo, che disprezza ogni resto, ogni ricordo, ogni segno della madre dei suoi figli, persino il nome di sua figlia. Sentiamo, signor Josh, probabilmente Milward Josh, così come io sono Milward Candy e lui è Milward Josh, come mi avrebbe chiamata?"
"Con un nome più tradizionale e sensato, come Elizabeth, oppure Rosemary, o anche Tiffany."
"Tiffany è un nome da puttana."
Ecco. Come quelle rare volte in cui mi arrabbio veramente tanto, inizai ad usare parolacce ed espressioni volgari. Mi aveva offesa profondamente, sputando addosso al nome che mia madre aveva scelto.
"E poi, a lei non dovrebbe più importare di me, visto che se n'è andato circa sedici anni fa. E poi, mi dovrò portare il suo schifoso cognome per tutta la vita, qualcosa mia madre dovrà pur lasciarmi? E questo nome non è insensato e insulso, è originale, non come il suo: a quattro anni mamma mi comprò un canarino, e lo chiamai Josh. Morì dopo due settimane dal suo 'battesimo'. Secondo me si suicidò, pur di non dover sentirsi chiamare con il suo, sporco, lurido nome."
"Josh è un nome nobile, antico.." Lo interruppi.
"Più che antico, direi piuttosto vecchio, proprio come lei. Ora direi che se ne può andare, non ci serve il suo aiuto. Jake ha quasi diciotto anni, li compie dopodomani, e tra tre giornisarà lui il mio tutore legale."
Jake si alzò.
"Giusto, brava Candy, piccola. Se ne vada; è rimasto giusto giusto fino al mio primo passo, la mia prima parola e i miei primi dentini. Si è perso tutto di Candy: prime parole, primi dentini, primi passi, primo giorno di scuola di entrambi, tutto, tutto. Direi che si può perdere senza problemi il mio primo diciottesimo compleanno. Sono sicuro che lei ora ha qualcuno a casa che la aspetta. Magari ha un'altra moglie, altri figli. Vada."
"Avevo una moglie. Abbiamo appena divorziato, ha scoperto che ho avuto altri due figli con un'altra donna, circa diciotto e sedici anni fa. Ha fatto delle ricerche per conoscere vostra madre, e mi ha dato l'indirizzo, per darvi almeno un aiuto economico. Non mi aveva detto che vostra madre è morta."
Non mi è mai piaciuta la parola 'morte' e i suoi derivati. Morire, morto, moribondo... è così bello vivere ed essere vivi, eppure per questo non ci sono così tanti derivati. E poi, non avrei mai immaginato che il papà tanto sognato e desiderato cadesse dalle nuvole per ogni virgola pronunciata a riguardo della mamma.
"Quanti anni hanno i vostri figli?"
"Sedici compiuti il minore, venti la maggiore."
"Ma sono più grandi di noi!"
"Bhè.. ho conosciuto vostra madre in discoteca, ed è rimasta subito incinta. Ma vostra madre è stato un tradimento a quest'altra donna, che poi ho sposato. Nessuna delle due lo sapeva. Io e vostra madre ci vedevamo ogni week end, e il resto della settimana convivevo con la madre di Harry e Gemma, gli altri due."
Al nome di Harry rabbrividii. Josh proseguì.
"Dopo due anni vostra madre è rimasta incinta per la seconda volta, e smisi di frequentarla per questo. Nel frattempo, anche la mia ex moglie era rimasta incinta da poco di Harry. Un figlio potevo nasconderlo, ma due no. Non la vedo da sedici anni."
"Noi da novantadue giorni."
Meditavo sul cognome di Harry. Qual'era?
"Anche gli altri due si chiamano Milward?"
"Sì, ma hanno voluto cambiare cognome quando hanno scoperto questa storia, hanno detto che facevo loro schifo. Non so quale abbiano scelto."
Non posso essere la sorellastra di Harry. Non se comincio ad amarlo come amavo.. No, quel nome non voglio nemmeno pensarlo.
"Perché è morta.. umh... Happiness, giusto?"
"Felicity. Mi auguro che lei abbia finto di dimenticare il nome della donna con la quale ha avuto due figli. Comunque l'abbiamo trovata sulla poltrona davanti al telegiornale. Era come se dormisse, solo che non respirava, e non si è mai più svegliata. Lei odiava il telegiornale. Diceva che prima o poi o moriva il telegiornale o quest'ultimo avrebbe trasmesso la sua morta. E, infatti, la sua morte è finita al telegiornale."
Mi alzai dalla moquette biancopanna, sulla quale mi ero seduta, che mamma tanto odiava pulire, per via dei 'peluzzi', come li chiamava lei; andai verso la libreria, dove tenevamo le vecchie videocassette. Mamma parlava spesso della sua morte. Diceva che avremmo dovuto registrarla in videocassetta. Quando le dicevamo che quando lei sarebbe morta, le videocassette sarebbero state rimpiazzate da cd, dvd e diavolerie simili, lei diceva sempre 'Chissà, vedremo..'. L'ultima volta che l'aveva detto era stato novantatre giorni prima, la vigilia della sua morte. Dall'autopsia risultò che avesse abusato di calmanti. Forse l'aveva fatto apposta, ma ci voleva così bene! Forse erano proprio i calmanti la causa di quella sua aria mite, di quel suo sorriso... Forse li prendeva per dimenticare ciò che non era mai riuscita a dirci. Forse aveva scoperto di esser stata un 'rimpiazzo', un 'passatempo', una serata in discoteca divertente che aveva causato la anscita di un ragazzo, Jake, e poi la nascita di una ragazza la cui vita è come un colapasta: tutta bucata, un puzzle incompleto. Quando l'ultimo pezzo del puzzle andrà al suo posto, raggiungerò la felicità, ma gli esseri umani non sono stati creati per essere felici; quindi appena sarò completamente felice, appena saprò tutto della mia vita e di quella dei miei cari, allora morirò, ne sono certa. Questo Josh Milward mi ha appena fornito un pezzo del mio puzzle, ma ho la vista troppo appannata dalle lacrime per vedere se combacia con il resto del puzzle, per capire se è la verità o no.
Josh si alzò, salutò con un cenno ed uscì. Entrò nella sua macchina nuova, rossa fiammante. Quando divenne un puntino rosso, lontano nell'orizzonte, abbassai la tenda della finestra e andai ad aiutare Jake con la cena. 


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Spazio Autrice
Voglio ringraziare di cuore a whatmilivingfor *spero di averlo scritto bene <3* perché recensisce PAZIENTEMENTE ogni capitolo, e non tipo 'bellissima' opure con altri commentini brevi tipo 'è asdfghjkl' .. mi scrive dei papiri ahah <3
Grazie un milione anche a PiccoloAngeloSenzaAli *ho scritto bene vero? Pretendo coem minimo il Nobel. Scherzo.* che recensisce anche lei molto calorosamente OuO
Un bacione
Cia'
Ila <3

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Capitolo 6
*** I need Someone, I need You. ***


 
Capitolo 6_ I need Someone, I need You. 
 
Avevo bisogno di sfogarmi. Avevo bisogno di abbracciare qualcuno, la mamma non c'era più e Jake aveva troppi addominali, era poco confortevole. Così, dopo la scuola, nella pioggia, le mie lacrime che si mischiavano a quelle degli angeli che piangevano da lassù, a passo spedito camminavo verso quel caschetto biondo. La tirai per lo zaino.
"Hei Lela.."
Mi ero tenuta dentro questa cosa di Josh per un tempo che mi sembrava troppo, anche se era solo un giorno. Era ora di dirlo a qualcuno.
"Possiamo pranzare insieme?"
"A casa mia non c'è nessuno, possiamo andare in quel kebab.. Poi se ti va puoi restare da me."
Annuii. 
"Sembri scossa; è successo qualcosa? A scuola non hai aperto bocca.."
Annuii nuovamente.
"Vorrei parlarti proprio di quello."
Arrivammo al kebab in silenzio. Io pensavo a come dirle tutto senza farmi prendere dall'odio che provavo per quell'uomo, e lei credo che cercasse di indovinare con quella solita, luminosa, occhiata azzurra cosa mi frullava in testa, cosa mi angustiava. Presi un respirone e cominciai a parlare sottovoce.
"Ieri, quando sono tornata a casa.. C'era un uomo nel salotto. Ha detto di essere mio padre."
Le si illuminarono gli occhi.
"Candy, è fantastico! Quell'uomo è tornato apposta per voi!"
"Non proprio.. Ha detto di avere avuto altri due figli con un'altra donna, Harold e Gemma, nello stesso periodo in cui frequentava ancora mia madre. Ho paura che sia il padre di Harry."
Lela impallidì.
"Che casino. Aspetta, vediamo se ho capito. Detta tra i denti, tuo padre se l'è spassata con tua madre, ma stava già con un'altra. L'ha messa incinta due volte e ha avuto altri due figli dall'altra donna. Poi, ha deciso di lasciare tua madre con te e Jake piccoli e di stare solo con l'altra donna. E tu sospetti che Harry e Gemma siano tuoi fratellastri."
"Gemma?"
"Sì, è sua sorella."
"Come si chiama Harry di cognome?"
"Styles."
"Meno male! Mio padre si chiama Josh Milward."
Vidi Lela strabuzzare gli occhi, ma si calmò subito.
"No no, Harold Edward Styles, sono sicura."
Trassi un respirone di sollievo e feci un cenno al cameriere color cioccolato.
"Che ne dici, Lela, ordiniamo o rimuginiamo ancora un po' su Josh?"
"Direi di ordinare. Per me un Simply Kebab senza maionese e una Coca Cola."
Il cameriere annuì e scrisse velocemente. Finito di annotare le richieste di Lela, mi guardò. Evitai il suo sguardo magnetico, color della notte, arrossii e ordinai il primo Kebab sul menù.
"Per me un Original Kebab con tanta maionese e una Coca Cola."
Strizzai l'occhio a Lela alla parola 'maionese' preceduta dall'aggettivo 'tanta'.
"Così non lo mangi."
"Guarda che a me la maionese piace molto, solo che oggi non ne ho voglia."
"Certo certo."
Il cameriere cioccolatino ci portò la Coca Cola.
"Come va con Niall?"
"Pensiamo che sia meglio non rovinare la nostra amicizia: lui mi ama come si ama una sorella, io lo amo come si ama alla follia un fratello."
"Ti capisco, anche io amo da morire Jake."
"Siamo come parenti, non possiamo cercare di amarci da coppia. Siamo più che fidanzati, siamo migliori amici."
"Che bello... Vi vedo, siete tenerissimi."
"E tu ed Harry? Le vedo le vostre occhiate.."
"Non lo so, Lela, te l'ho già detto. Voglio dire, lui è la perfezione, e io sono solo una quasi sedicenne ricoperta di cicatrici."
"Cicatrici?!"
"Uh.. Scusa, pesnavo te l'avessero detto. Riassumendo molto, sono stata violentata e porto i segni della violenza sul mio corpo. Alcuni sono mascherati da tatuaggi, ma non riesco a sopportare quegli aghi d'inchiostro nella mia pelle, dolore su segni di dolore."
"Oddio! Non lo sapevo... Mi dispiace tantissimo."
Alzai le spalle.
"Era molto simile ad Harry. Stesso sguardo, stessi modi di fare, a volte dolci e a volte diretti. Quella volta lui è stato troppo diretto. Questa loro somiglianza mi spinge a tenere le distanze di sicurezza da Harry, anche se è una continua lotta contro me stessa."
"Ti credo.. Comunque, penso che Harry sia cotto a puntino, sei l'aria che respira, sei il sole che lo illumina per lui, sei ciò che lo tiene in vita, ora. Anche lui è arrivato da poco, ma è molto socievole."
"Non come me."
"No, dai, non dire così. Non sei asociale, sei solo un po' timida e chiusa. Ma, quando prendi confidenza, sei una ragazza fantastica."
Un cameriere, non quello di cioccolato, ci portò i due Kebab, interrompendo la nostra conversazione, che si stava facendo imbarazzante, per me. 
"Ecco a voi, splendori."
"Ehi Josh!"
"Ciao bellezza!"
Notai Lela arrossire. Il ragazzo con il quale stava parlando aveva in testa un'accozzaglia di capelli castani arruffati, simili a quelli di Louis, ma aveva gli occhi marroni ciccolato come quelli di Liam. Un misto di perfezione, insomma. Cominciai a capire perché Lela stava pensando di restare solo amica con Niall, considerando quanto arrossì alla vista del cameriere.
"Come mai non c'eri a scuola?"
"Avevo la febbre. Ieri. Oggi stavo meglio, ma ho preferito fare il turno di mattina, godermi la fauna scolastica che viene a pranzo qui e poi andare a casa a riposarmi."
Strizzò l'occhio a Lela, poi mi guardò interrogativo.
"Sei la nuova?"
Odio quest'espressione.
"Sì, piacere, Candy."
"Josh, incantato."
Rabbrividii nuovamente a quel nome.
"Vi lascio mangiare, bellezze."
"Ciao Josh!"
"Ciao."
Tornò dietro al bancone.
"Carino vero?"
"Mamma mia! Ma sono tutti così belli i ragazzi qui? Se l'avessi saputo prima mi sarei iscritta subito!"
Scoppiò a ridere.
"No no, ci sono anche i cessi, vedasi mio fratello."
"Mh, hai un fratello?" Chiesi interessandomi più al Kebab che alla sua famiglia.
"Sì, Richard, ha tre anni più di me."
Drizzai le orecchie.
"E com'è?"
"Brutto. Alto, brufoloso, grasso, anonimi occhi marroni e capelli castani."
"Mh, peccato."
Tornai al Kebab. Era delizioso: la carne era cotta a puntino, e la maionese era davvero tanta, proprio come piace a me. L'insalata era croccante, i pomodori erano perfetti, le patatine non erano troppo unte o troppo secche. Deglutii anche l'ultimo boccone, poi andai a pagare.
Raccattammo gli zaini e i giubbotti e ci incamminammo verso la casa di Lela. Nessuna delle due aveva con se un ombrello, nè tantomeno il cappuccio sul giubbotto. Una vecchina, affacciata alla finestra, scostò la tendina di pizzo bianco con le sue mani rugose e consumate dal tempo. Nelle guance, scavate dal tempo, giacevano ricordi di baci lontani e storie vissute. La pelle era quasi trasparente, i capelli erano tutti bianchi. Gli occhi, forse un po' appanati dallo scorrere degli anni che li aveva consunti, videro due ragazzine correre nella pioggia fino ad una grande casa bianca. Un labrador bianco panna si rotolava nell'erba bagnata. 
"Banana Dog, smettila di rotolarti nel fango! Poi vieni sul mio letto e mi inzaccheri tutta la stanza!"
"Come l'hai chiamata?!"
"Banana Dog, detta anche Bana o Nina."
"L'unico decente è Nina, senza offesa." Dissi evitando per un soffio le zampate grondanti di fango e melma di Banana Dog. Era un cucciolo, sì, ma in piedi mi arrivava a metà pancia, meglio evitarla.
"Nessun problema, è quell'idiota di mio fratello che l'ha chiamata così. Io l'avrei voluta chiamare Minnie, oppure Laky. Abbiamo sorteggiato tra Laky, Hot Dog e Banana Dog."
"Terribile."
Mi sfilai le scarpe infangate e seguii Lela fino alla sua camera. Il parquet scuro era caldo, i muri bianchi erano decorati qua e là da dediche di amiche e ai piedi del letto c'era una morbida moquette bianco panna. Al centro della stanza c'era un puff rosa. Senza tanti complimenti mi ci buttai a peso morto.
"Penso che tornerò qui apposta per il puff." Commentai sarcastica. 
Lela, per risposta, mi lanciò addosso un peluche a forma di cazzo. No, forse era un cipresso, o un missile. 
"Ehm, Lela, mi spieghi cos'è?!"
"Eh? Uh, un regalo di un mio ex pervertito.."
"Un peluche a forma di..."
"Sì, esatto."
"Peccato per le dimensioni, altrimenti saebbe anche stato utile."
"CANDY!!"
"Intendevo come fermaporte, pervertita."
"Ah bhè..."
Le rigettai il peliche ambuguo in faccia. Non sembrò disprezzare la cosa, anzi. Scusa scusa scusa Lela. Aprì lo zaino.
"Beeeeeeene. Iniziamo?"
Sfogliai il diario a vuoto per un po', poi finalmente trovai la pagina giusta.
"Dai, ci sono pochi compiti."
"E ha smesso di piovere."
Bastò un'occhiata, afferrammo i cellulari e chiamammo i ragazzi. Mi ero sfogata e stavo meglio, ero psichicamente in grado di uscire anche con il mio 'fratellastro'.
"Jwaad? Esci? Bene, alle 15 davanti al parco!"
Lela aveva molta più confidenza rispetto a me con i ragazzi.
Composi il numero di Harry e aspettai che rispondesse.
"Hei Candy!"
"Ciao.. Senti, ti va di uscire con me, Lela e i ragazzi?"
"Perché no? Se ti va dopo puoi restare da me.."
"Ok, vediamo. Alle 15 vicino al parco, ha detto Lela."
"Ok, a dopo."
"Harry.." Mi accertai che Lela non stesse origliando. No, era al telefono con Niall.
"Dimmi.."
"Ti devo parlare. Forse è solo una mia paura, ma è meglio chiederti conferma. Ciao."
"Ok, a dopo."
Riattaccai. Oh no. Gliel'avevo anticipato: dopo non sarei potuta sfuggire. 
Lela nel frattempo aveva contattato tutti i ragazzi. Ci cambiammo velocemente. Lei indossò dei jeans bianchi e una camicetta celeste a maniche corte, ai quali abbinò delle ballerine di un celeste simile a quello della camicia. Io mi ero sporcata i vestiti che avevo a scuola con la maionese del Kebab, e mi feci prestare un paio di pantacalze a quadretti bianchi, rossi e blu, e un maglione largo giallo, dello stesso colore delle mie Superga. Uscimmo alle 14.50, e trovammo i ragazzi al parco che ci aspettavano.


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Spazio Autrice
Ve l'avevo detto io che, finite le vacanze, non sarei più riuscita ad aggiornare tre volte al giorno. 
Il bello è che no sono ancora finite. Ancora poche ore di spasso :'(
Che poi ieri sono stata otto ore in ospedale, quindi non ho scritto. 
Il giorno prima ero via e non avevo il computer dietro..
Il giorno prima ancora idem, ho aggiornato solo la mattina. 
E domani si torna a scuola. 
Non ne ho voglia. Poi i compiti li ho fatti tutti oggi.
Mi ero promessa di farli il primo giorno. Seeee certo.
Ho tanta forza di volontà quante sono le probabilità che quel coniglietto di cioccolato della Lindt si trasformi in Harry entro tre secondi, ovvero tredici sottozero.
3..
2...
1....
Niente.
Ecco perché dico di essere pigra :3
Bhèèè fatemi sapere com'è, se vi va. Certo che se poi dovete lasciarmi solo una parola tipo 'bella' o 'carina' o 'brutta' potete evitare, siete anche poco dignitosi ;)
Un bacio, cia' :3
Ila 
ʘ‿ʘ #FaccinaPervy <3

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Capitolo 7
*** Confusione ***


 
Capitolo 7_ Confusione
 
Il mio secondo incontro con i ragazzi fuori la scuola iniziò con un ciottolo in mezzo alla strada. Stava lì, a vegetare, compiacendosi della sua inutilità, pericolosa inutilità. Gli occhi di Harry incatenarono i miei. Quel verde era quasi vischioso, mi tenevano appiccicata a quel verde magnetico. Sentii i miei occhi acquistare un po' di colore; poi sentii qualcosa sulla punta della scarpa destra, mentre camminavo lentamente verso quella ceratura che mi affascinava. Il ciottolo era entrato in azione: capitombolai rovinosamente in terra. Mi ricordai che Harry sarebbe potuto essere mio fratello, ma non riuscivo a non guardarlo. 
'Ricordati che gli somiglia. Ricrodati cosa ti ha fatto quel ragazzo al quale somiglia.'
Ma non riuscivo nemmeno così a togliermelo dalla testa, mi stregava, seguivo ipnotizzata ogni suo singolo movimento. Non mi devo innamorare, non posso, non voglio. 
Rimasi immobile in terra, con il sedere per terra, nella polvere, a fissare grigiamente quel dannato sasso che avevo raccolto, e tenevo inerme in mano. Un fascio di luce verde, proveniente dagli occhi di Harry, accompagnato dal suo canto d'angelo, mi svegliò dal mio torpore. 
"Ehi? Ehiiiiii? Tutto bene?!"
"Eh? Oh, sì, non ti preoccupare.."
Mi alzai in piedi, e Louis si avvicinò preoccupato.
"Piccola... Ehi.."
"Tutto bene Lou!"
Sorrisi per confortarlo. Mi abbracciò di slancio. Ricambiai l'abbraccio. Laciai che la mia testa ciondolasse sulla sua palla, e allacciai le mie mani sulla sua schiena. Era passato tanto tempo dall'ultima volta in cui avevo abbracciato un ragazzo da amico, a parte Jake. Era una sensazione meravigliosa: due spalle forti sulle quali poggiare le guance, profumo di dopobarba.. Mi mancava un amico. 
"Sei rimasta cinque minuti stesa lì in terra.. Mi sono preso paura."
A queste sue parole mi staccai, chinai la testa all'indietro di scatto per poterlo guardare in faccia.
"Cinque minuti?!"
Annuì. Le sue mani percorrevano la mia schiena. Ad un certo punto cominciarono a salire, sempre più su, fino ai miei capelli. Lì intrecciò con le sue dita.
"Mi ricordano tanto una carota.."
Un altro paio di braccia si aggiunsero a noi. Vidi dei capelli biondi allungarsi fino alla mia guancia, e sentii le labbra di Niall posarmi un bacio sulla guancia. Anzhe Zayn e Liam ci abbracciarono. Non capivo il motivo di questa improvvisa affettuosità. Lela e Harry restarono immobili, si dondolavano impacciati sui piedi, in preda al più totale imbarazzo. 
Harry tossicchiò, e i ragazzi si staccarono da me. Venne verso di me, lentamente, passo dopo passo. Riusciva a impreziosire ogni suo particolare con un qualcosa di divino, sconosciuto a noi comuni mortali. Teneva le mani dietro la schiena. Vidi Lela avvicinarsi a Niall, prenderlo per mano e condurlo fino a una panchina poco distante. In pochi secondi disse molte cose, immaginai. Niall annuì, e tornarono sorridenti da noi. Con un occhiata Lela mi fece capire che era riuscita a lasciare Niall per non rovinare la loro amicizia. Spostai di nuovo lo sguardo su Harry. Tremava. Appena si trovò a pochi centimetri dalle mie labbra, slacciò le mani da dietro la sua schiena. Avrei tanto voluto annullare quella distanza in un battito d'ali, le stesse ali che non avevo più, le stesse ali di cui ero stata privata e che lui mi stava facendo ricrescere. Avrei voluto assaggiare il sapore delle sue labbra, ma non ricordavo più nemmeno come si da un bacio. Non ricordavo più come si passeggia mano nella mano con qualcuno che ami. Lui, invece, così bello, così perfetto.. Sarei stata alla sua altezza? Avevo paura dei suoi giudizi, di non essere adatta, di non essere soddisfacente, in qualche modo. Forse erano solo mie impressioni, ma non sembrava molto diverso dallo sciupafemmine mozzafiato che mi aveva violentata. Mi porse una scatolina di velluto blu, circondata da un nastrino dorato. Oh no, l'anello di fidanzamento no, vi prego, non potrei sopportarlo. Strinsi il pugno, e sentii il metallo segnare la mia carne. Avevo ancora l'anello di quel maledetto violentatore. Mi faceva male. Lo tolsi velocemente e lo buttai per terra. Sentimmo tutti il suono metallico dell'oro bianco sbattere sull'asfalto. Vidi il brillante frammentarsi. Volsi per l'ennesima volta lo sguardo verso Harry, ma non c'era più. Era dietro di me. Mi scostò i capelli, scoprendo numerose cicatrici. Le sfiorò con la punta delle dita, e questo mi fece piangere. Il mio viso era bagnato, ma sapevo piangere in silenzio. Mi allacciò una catenina di oro bianco, il mio metallo preferito, con un piccolo lucchetto, impreziosito da un minuscolo brillante. Un raggio di sole lo colpì, scaturendo un minuscolo arcobaleno che illuminò il viso di Harry, tornato davanti a me, sembrava una favola. Sventolò il polso: da un piccolo cordoncino nero, decisamente più maschile, pendeva una piccola chiave. La presi delicatamente, portando la sua mano sul mio cuore. La chiave entrò perfettamente nela serratura e io aprii il lucchetto. Harry si allarmò: forse pensava fosse un rifiuto. Non sapevo cosa fare. Lo richiusi e notai Harry tranquillizzarsi. 
"Ti batte forte il cuore."
"Sì, lo so."
"Che ne dici?"
"Oh... la collana è meravigliosa, grazie, grazie davvero Harry. Non ho mai trovato degli amici così speciali come voi. Siete fantastici. Tu soprattutto, Harry. Ma..."
"Sapevo che ci sarebbe stato un ma. Le ragazze mi credono un puttaniere e mi rifiutano."
Si voltò e camminò via velocemente, sgusciando dalla mia presa più volte. Corsi più veloce che potei, ma era più veloce lui, correva come un leone, libero nella savana, la criniera al vento, sicuro di sè all'apparenza. Mi fermai in lacrime. 
"Cazzo Harry fermo! Non ho detto di no!! Ascoltami!"
Si bloccò, ma continuò a darmi le spalle. Camminai, attenta ad evitare ogni singolo ciottolo. 
"Non ho detto no. Fammi finire.."
Annuì.
"Dicevo: giurami che non finirà come è finita tra me e Austin."
Harry annuì nuovamente. Sorrisi.
"I tuoi occhi... sono cambiati. Sono più azzurri.."
"Forse è il sole."
Tornammo dagli altri.
"Gelato?"
"Siiiiiiiiiiiiiii!!"
"Non dubitavo Niall."
Lasciai che i ragazzi andassero avanti, poi riassunsi tutto a Lela. 
"Fidati, Candy, fidati di Harry: ha avuto un passato difficile quanto il tuo. Siete fragili ed emotivi entrambi, rifiutandolo per la sua apparenza da donnaiolo l'avresti solo indotto a chiudersi ulteriormente in sé stesso. Hai fatto bene, vi ho visti attratti l'uno dall'altro da subito."
"Grazie, Lela, davvero."
La abbracciai forte forte.
"E tu e Niall?"
"Pensavo l'avessi capito.."
"Sì ma voglio la conferma."
"Ci siamo lasciati. I fidanzati durano poco, gli amici per sempre."
Rabbrividii. I fidanzati durano poco, gli amici per sempre. Si accorse di quanto ero scossa.
"Non tutti, certo."
Trassi un respiro di sollievo e raggiungemmo i ragazzi per ordinare.


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Spazio Autrice Ritardataria
Mh, Fabri Fibra su Mtv mi mette di cattivo umore.
Scusate ahah <3
Mhh ma percao 'ultraviolento' fa rima con 'ultraviolento'?? 
Dio mio non lo sopporto.
Poi magari ora cancellerete la mia storia dalle preferite lol
Scusate fan di Fabri Fibra :(
**
Ok, che ne dite? Schiette, thanks. lol. 
Voglio come sempre ringraziare *in ordine alfabetico* IfallinlovewithanIrish, PiccoloAngeloSenzaAli, whatmilivingfor. Davvero grazie di recensire, seguire e incoraggiarmi. 
Ripeto: io sono ancora qui SOLO per quelle come voi <3
Non per quelle che seguonola storia e non mi hanno mai mandato nemmeno un commento.
Sinceramente, vi disprezzo.
Al prossimo capitolo farò i vostri nomi, se sarò ancora così 'alterata' *incazzata, se preferite <3*
Seriamente. 
Bhè, una recensione non vi dovrebbe costare molto. 
Ma, come già detto, se dovete lasciare solo una parola tipo 'bella aggiorna presto' oppure 'carina' o 'mi fa schifo', risparmiatelo: accetto critiche costruttive, non monosillabi scritti giusto per non farmi arrabbiare, perché mi fanno arrabbiare ancora di più.
Ok, me ne vado altrimenti do libero sfogo a tutto il mio vocabolario di parolacce, che è bello colorito, giuro, e da questa fanfiction voglio tener fuori le parolacce, almeno un po'.
Ciao (:
Ila <3

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Capitolo 8
*** Our Story ***


Capitolo 8_ Our Story
 
Quando, il giorno successivo, mi alzai, pensai di aver sognato tutto: i baci, la collana, il gelato.. Allungai la mano sul comodino alla ricerca della collana, ma non la trovai. L'aria profumava di rose, quelle stesse rose che mamma innaffiava tutte le mattine e tutte le sere, mi fece svegliare del tutto. Avrei voluto crogiolarmi nel tepore del mio letto ancora un po', ma il pensiero di due occhi verdi e di due labbra carnose che mi aspettavano a scuola mi fecero balzare in piedi, sia nel caso in cui avessi sognato ogni cosa sia nel caso contrario. Dopo la solita doccia mattutina, mi avvolsi nell'accappatoio e mi sedetti sul terrazzo ad ammirare l'alba. Sin da piccola, il venerdì mi sono sempre alzata presto per cogliere ogni movimento delle goccie di rosa e arancione intente a mangiarsi il nero e il buio della notte. Notai due motorini sotto casa mia. Mi sporsi ed intravidi una chioma riccia e due teste capellute bionde, con il naso all'insù, che si sbracciavano verso di me. 
"Pssst! Hei! Harry!" Bisbigliai.
"Hei! Puoi scendere?"
"Mi vesto e arrivo!"
Rientrai in camera, decidendo che se per un venerdì non avessi visto tutta l'alba non sarei certo morta: c'era una visione molto meglio del cielo che diventa viola poi azzurro. C'era un Dio della Perfezione sceso in Terra proprio sulla soglia di casa mia.
Jake russava lievemente. Camminai con passo felpato fino al mio armadio, dal quale presi un paio di pantacalze verde acceso, una felpa bianco panna e delle Superga nere borchiate, che usavo raramente, solo in occasioni nelle quali mi volevo far notare o in giorni speciali. Mi truccai meno vistosamente del solito: le persone migliori del mondo mi erano amiche, da chi altro avrei voluto farmi notare? Afferrai il telefono, il giubbino di pelle grigio e le chiavi dal mobiletto. Quando sentii l'aria tagliente fendere il mio nasino, abituato al tepore della casa, arretrai. Tornai in cucina, presi una sciarpa e colsi l'occasione per lasciare un biglietto a Jake sul tavolo, vicino ad una torta al cioccolato.
Sono  uscita per una passeggiata mattutina. Ci vediamo a scuola, poi ti spiego. Candy
Mi avvolsi bene nella sciarpa e sperai che il trucco non si sciogliesse con il resto del mio corpo alla visione di Harry, stretto nel giubbotto di pelle nero, simile al mio, con i jeans attillati e la camicia abbottonata solo per metà. Arrossì e accennò al mio giubbino.
"Carino. Ti sta bene. Sembra il mio."
"Grazie."
Finalmente mi accorsi che c'erano anche Niall e Lela con noi. Niall indossava dei pantaloni dello stesso verde delle mie pantacalze, una felpa nera e delle scarpe rosse. Lela stava stretta a lui, visibilmente infreddolita. Forse non aveva considerato che un paio di calze trasparenti, indossate sotto ad un paio di shorts di jeans e a una camicietta azzurrina, non erano certamente sufficienti a proteggere dal freddo dell'alba di un giorno di ottobre che mi sarei certamente ricordata.
Abbracciai Niall e Lela, la quale ricambiò con un bacino sulla guancia.
"Buongiorno!"
Abbracciai anche Harry, e mi persi a fissare i suoi boccoli, che ricadevano come una tenda che protegge un tesoro prezioso, due smeraldi perfettamente incastonati nel suo viso meraviglioso. 
"Cosa ci fate qui?"
"Jake ci ha detto che il venerdì ti alzi presto per vedere l'alba, e così volevamo proporti di andare a vederla insieme sul lago."
"Lago?! C'è un lago?! Fantastico! Cosa aspettiamo? Andiamo!"
Lela salì in moto dietro a Niall, che le porse gentilmente il casco. Prima che la ragazza se lo potesse infilare, lui le schioccò un dolce bacio veloce sul naso. Sorrisero e si misero entrambi il casco. Harry mi condusse per mano fino alla sua Vespa rossa. Infilai velocemente il casco, prima che potesse anche lui baciarmi, come aveva fatto Niall con Lela. Il biondino, prima di partire con Lela a bordo, si fermò da noi.
"Hei bro', io vado, ci vediamo là!"
Harry annuì e i due partirono veloci. Spariti all'orizzonte, mi azzardai a parlare.
"Partiamo?"
Ruotò il busto con studiata lentezza verso di me. Quando i suoi occhi incontrarono i miei, mi sentii attraversata da un fascio di luce verde.
"Senti, riguardo quello che è successo ieri..."
Quindi non avevo sognato tutto?! Merda. Mi portai istintivamente una mano al collo e sfiorai la catenina. 
"Dimmi."
"Forse non ci siamo capiti. Tu..."
Respirò profondamente, e lo esortai con lo sguardo a continuare.
"Tu mi piaci molto, Candy. Mi piace tutto di te: gli occhi, che ogni tanto sono azzurri, ogni tanto sono grigi; le mani, il modo frenetico e involontario in cui le muovi quando sei agitata; i capelli, e il modo in cui il sole li fa risplendere con le sue carezze; mi piace anche come ti apri improvvisamente per poi richiuderti nuovamente in te stessa. Vorrei conoscerti meglio, vorrei..."
Sospirò sconsolato, e i suoi occhi si incupirono. 
"Vorrei tante cose, ma il passato non si può cambiare."
"Perché? Cioè, lo so benissimo che il passato non si può cambiare, ma cosa vorresti cambiare del tuo passato?"
"Mio padre."
Deglutii a fatica. Mi si formò un nodo di parole in gola, ma non riuscii a pronunciarle tutte. Una in particolare, un nome, una persona racchiusa in undici lettere: Josh Milward. 
"Tuo... padre?"
"Sì. Ha tradito mia madre. Le ha mentito per anni. L'ha illusa, le ha fatto credere nelle favole e nel vero amore e poi le ha tolto tutto."
"Anche mio padre fece così."
Si incuriosì.
"Hai scoperto qualcosa su di lui?"
"Due giorni fa. Era nel salotto con Jake, e ci ha detto tutto. Josh Milward."
Harry impallidì.
"Tutto bene?"
"Sì sì, sarà il freddo, continua pure.."
Annuii e proseguii.
"Cercherò di riassumere tutto. Conobbe mia madre una sera in discoteca e la mise incinta. Ma lui stava già con un'altra donna, anche lei incinta da pochi mesi. Continuò a frequentare di nascosto mia madre, e la mise incinta un'altra volta. Anche l'altra, con la quale si sposò, rimase incinta per la seconda volta. Quando mia madre restò incinta di me, lui scappò."
Harry restò in silenzio.
"Ehi, Harry?"
"Sì, scusa. Andiamo? Il sole sta per sorgere, e il lago non è proprio dietro l'angolo. In carrozza, si parteee!!"
Allacciai le mie mani alla sua vita e partimmo. Guardavo l'asfalto correre sotto i nostri piedi. La luce modellava sempre meglio i suoi boccoli, che distinguevo con più chiarezza nell'alba.
I momenti volarono come rondini al tramonto, veloci e invisibili. Quando ci fermammo, posai le scarpe sull'erba. Le sfilai istintivamente e sentii la rugiada bagnarmi i calzini. In riva al lago c'erano due biondini, teneramente abbracciati. Ogni tanto si scambiavano un dolce bacio. Li raggiungemmo, le scarpe in mano e il giubbotto sottobraccio. Lela si voltò verso di noi. Niall sorrise alle patatine che Harry aveva portato.
"Colazione?"
"Colazione."
"Però ne voglio un po' anche io!!"
Niall strappò il pacchetto dalle mani della perfezione. Mi porse quattro patatine, una delle quali era anche rotta a metà, e cominciò a mangiare. Lela ed Harry si guardarono sconsolati, poi lei tirò fuori dalla borsa due yogurt da bere, uno alla banana e uno alla pesca. Mi porse quello alla pesca. 
"Grazie.. Preferisci la banana eh?"
"Oddio Candy.." Lela strabuzzò gli occhi e sputò il liquido che stava bevendo.
"Scusa.. Intendevo dire che preferisci la banana perché è più dietetica."
"Certo certo."
"Però scusa eh, lo yogurt alla banana, il peluche a forma di ..."
Mi interruppe.
"Sì, esatto, lo yogurt da bere è molto dietetico. Fine della storia."
Ingurgitai tutto lo yogurt, mentre Lela mi guardava male di sottecchi. Controllai il display del cellulare per sapere che ore erano.
"Oh mamma, sono quasi le 7:20!"
Mi alzai di scatto.
"Ragazzi è tardissimo!"
Mi fissarono come se fossi un essere strano. Harry mi tirò di nuovo a sedere con loro per le gambe.
"Tranquilla, da qui ci mettiamo solo dieci minuti."
"Piuttosto, Niall, perché non andiamo a fare una passeggiata per sgranchirci un po' le gambe?"
"Ma.."
Lela lo trascinò lontano da noi. Respirai profondamente l'aria che profumava di fiori, rugiada e ... patatine. Allungai una mano verso il sacchetto abbandonato dall'irlandesino sull'erba.
"Mh... vuoto vuotissimo."
"Speravi in qualche rimasuglio?"
Annuii. Mi alzai e lo andai a gettare in un cestino poco distante. Quando mi voltai nuovamente, non vidi più Harry. Sentii un soffio leggero sul collo, e una scarica elettrica si manifestò sottoforma di brividi lungo la mia schiena. 
"Andiamo a scuola, Candy?"
Annuii nuovamente. La voce mi si era bruciata in gola, riuscivo solo a concentrarmi su Harry, che posò il mento sul mio collo.
"Mentre andiamo verso la moto, ti va di dirmi qualcosa in più sul tuo ex?"
"Non mi piace definirlo così. Comunque va bene."
Raccattai le scarpe e il giubbotto, sparpagliati sul prato umido. Un pesce tagliò l'aria con un salto, e, ricadendo nell'acqua tinta dei caldi colori dell'alba, provocò una serie di onde circolari. Mi ricordai alcuni esperimenti di tecnica fatti qualche anno prima, alle medie. L'elettrochimica.. Quel professore riusciva a farmi apprezzare tutto.
"Allora?"
Riemersi dall'abisso profondo dei miei ricordi e iniziai. Volevo riassumere tanti sentimenti in poche frasi: il suo ricordo mi costava molto.
"Ci siamo conosciuti in piscina. Era biondo, occhi azzurri, abbronzato, scolpito, muscoloso... perfetto fisicamente. Mi volle bene dal primo istante. Mi rispettò sempre, fino all'ultimo istante prima di quella pazzia. Era sensibile. Mi affezionai tantissimo anche a sua sorella, Mirta."
"Come hai detto che si chiama, lui?"
"Non so se l'ho detto. Austin."
"Vai avanti, se vuoi."
"Uscivamo spesso, era davvero perfetto: dolce, bello, simpatico.. Poi, quel giorno, perse la testa e mi violentò. Da allora non ho più avuto amici maschi, voi siete i primi."
"Onorati. Ti ho già detto cosa mi ha reso ciò che ero prima che incontrassi i ragazzi e te. Direi che sappiamo più cose l'uno dell'altra ogni giorno che passa."
"Già."
"Be', andiamo, o tarderemo."
Passammo da casa mia e presi la borsa. Salutai al volo Jake e tornai da Harry.
La mattinata passò velocemente, tra le battute di Louis, la timidezza intrigante di Liam, le occhiate di Zayn ad ogni bella ragazza, lo scambio di dolcezze varie tra Niall e Lela e la bellezza mozzafiato di Harry. Una mattinata normale e tranquilla, no? No. Per nulla. All'uscita, camminando vicino ad Harry e Jake, mi accorsi di avere una scarpa slacciata. Ci staccammo dalla folla di studenti e ci avvicinammo al muretto di un'aiuola per allacciarla. Mi si impigliò un braccialetto di corda in una borchia, e si ruppe. Peccato. Jake mi picchiettò una spalla, e mi alzai con uno sguardo interrogativo. Stavo sognando? Bello come lo ricordavo, se non di più. Biondo, con una sottile méchè blu sulla nuca. Occhi di un azzurro carico, come il cielo che stava sopra le nostre teste, pericolosamente vicine. Le sue labbra, belle e carnose, che mi fecero ricordare ogni bacio che vi ho posato in passato. Harry mi prese per le spalle.
"Candy? Tutto bene? Scusa, tu chi sei?"
"Io? Oh, Candy lo sa benissimo, vero, piccola?"
Precipitai dal Paradiso Terrestre che quella visione paradisiaca mi aveva creato in testa, dritta dritta nell'Inferno della realtà.
"Cosa ci fai qui, A.. Austin?"



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Spazio Autrice (:
Ehii :3
Ciiiiiiiao (':
Lela, giuro che se fai la leccaculo come me ti faccio investire da una mandria di Lama Rosa lanciatori di BARATTOLI DI YOGURT DIETETICI DA BERE ALLA BANANA. Stai molto attenta tesoro mio <3 :')
***
Torniamo a noi :3
Che ne dite?
Il prossimo capitolo sarà complesso :')
Ciao ciao OuO
Ila <3
P.s. Much Love Lela C': LA SPIRALE hahah. C:

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Capitolo 9
*** Austin ***


capitolo 9_ Austin
 
"Austin?! Sei tu?!"
Austin si voltò verso Jake, scoppiato in una fragorosa risata. Harry aumentò la presa che le sue grandi e dolci mani facevano sulle mie piccole spalle, piegatesi sotto il peso di un'insostenibile realtà gravata sulle mie spalle senza preavviso.  
"J.. Jake?!"
"Oh mio Dio ma come ti sei conciato?! Sembri uno di quelle toy band che piacciono alle undicienni impazzite! Amico, sei.. disgustoso."
"Si dice 'boy band', Jake. Comunque, seriamente, non sei conciato un granché.. Pensavo che per far innamorare una ragazza splendida come Candy bisognasse essere belli da svenire."
"Ti stai dicendo da solo che sei bello da morire." Sussurrai, tenendo lo sguardo verso le mie Superga consumate. Mi sentivo imbarazzata davanti a lui. Quelle mani che mi avevano prima accarezzata poi graffiata, quelle labbra che mi avevano riempito prima di baci poi di morsi... Alzai lo sguardo verso quel fascio di luce azzurra che proveniva da quegli occhi di cui mi ero innamorata tempo prima. Mi guardò interrogativo, e capii che alludeva ad Harry.
"Ehm, Harry..." iniziai imbarazzata. "Lui è Austin."
Si guardarono in cagnesco. 
"Austin, lui è Harry."
Harry gli porse la mano, abbandonando quello sguardo truce e assumendo una mite aria da agnellino. Austin lo guardò peggio di quanto avesse fatto precedentemente, snobbando la sua mano tesa. Si rivolse a me, visibilmente irritato.
"E così, mi hai subito rimpiazzato, eh? Che puttana."
Continuai a fissare il terreno, incapace di ribellarmi ai suoi insulti gratuiti. Reagì Harry per me. Un attimo Austin era davanti a me, sputandomi contro una sfilza senza fine di parolacce, e l'attimo dopo era tramortito contro un albero.
"Senti, la conosco da poche settimane, e già mi stai antipatico per quello che le hai fatto in passato, ma se poi inizi ad insultarla, giuro che..."
"Oh, il piccolo orsacchiotto si fa difendere dal suo fidanzatino frocio? Ma che carini."
A quelle parole mi arrabbiai davvero. Che mi insultasse pure, le parole mi sarebbero soltanto scivolate addosso come avevano sempre fatto, ma se avesse insultato i miei amici, questo non gliel'avrei mai perdonato.
"Senti.." Il mio tono si indurì. Harry e Jake mi guardarono sbalorditi, non mi avevano mai vista così, e nemmeno io mi riconoscevo nella Candy aggressiva. "Prova di nuovo ad insultare Harry, e giuro che ti restituisco tutto ciò che tu hai fatto a me. E non stiamo insieme, siamo solo amici, molto amici." 
Strizzai di nascosto l'occhio ad Harry, per fargli capire che non lo consideravo solo un amico.
"Oh, certo. E il mio anello? E quella collana?"
Strinsi la catenina tra l'indice e il pollice.
"Il tuo anello? L'ho buttato. Ho già sufficienti ricordi di te sul mio corpo." Scoprii un centimetro quadrato di collo per mostrargli le cicatrici. Continuai. "Questa? Vorresti sentirti dire una bugia, un'altra sporca menzogna dettata dalla paura. Oh, sai, me l'ha regalata Jake. E invece no. Me l'ha regalata HARRY." Scandii bene le lettere. Basta bugie, Candy, non temerlo. Restò senza parole. Tornai all'attacco, come fanno gli squali. Prima si fingono disinteressati, per far traquillizzare la preda, e per farle credere di aver già vinto; poi, senza preavviso, sferrano un colpo forte. Quando la vittima è colpita e perde sangue, ci giocano un po', come i gatti, la fanno morire di stenti, poi la lasciano lì, esanime, sanguinante.
"Oh, ti rode non riconoscere più la dolce Candy timida e sottomessa eh? La violenza che ho subìto mi ha fortificata. Mi ha insegnato a diffidare dei tipi come te, e a saper usare la lingua come arma, non di seduzione, ma come arma letale per uccidere con le parole."
Harry mi afferrò la mano e la strinse forte.
"E lui? Magari è anche peggio di me. Magari.."
"Zitto. Non un'altra parola. Ho avuto un passato difficile, un'infanzia dura, non puoi permettermi di darmi del 'puttaniere' così!"
Notai che Jake stava riprendendo tutto con il telefono, per testimoniare. Mi soffermai a pensare sulle parole di Harry. Mi sussurrò nell'orecchio che mi avrebbe spiegato tutto più tardi.
"Ah, sì? E sentiamo, cosa ti sarebbe successo di così traumatico? Hai perso l'orsacchiotto? Il tuo fratellino ti ha verniciato il ciuccio con lo smalto trasparente? Ti hanno messo il peperoncino nel pannolino? Oppure ti.."
"Ho tentato il suicidio tredici volte."
Austin si zittì: non l'avevo mai visto così sfrontato e strafottente. Mi voltai verso Harry.
"Cosa?"
"Contavo di dirtelo stamattina, ma non sapevo come. Be', il modo l'ho trovato."
"Ma.. Perché?"
"Per mio padre."
"Tredici volte?"
"Poi ho incontrato te, hai dato un nuovo significato alla mia vita.."
"Pensavi di aspettare ancora molto a dirmelo? " Mi bloccai e pensai alle parole di Lela. 'Fidati di Harry. Ha avuto un passato difficile, non ti ferirà mai.' Mi addolcii, anche per non dare soddisfazioni ad Austin, che già pregustava un litigio. "Se questi erano i tuoi tempi, va bene. Ora so più cose di te, e tu conosci un'altra parte del mio passato, la peggiore dopo mio padre."
Harry mi regalò un sorriso strappalacrime. Austin ci fissò abbracciarci, deluso.
"Non riuscirai molto facilmente a mettere zizzania tra noi, siamo un gruppo molto unito."
"Siete solo tre, Jake."
"Non proprio."
Mi voltai alla voce di Lela. Lei, i ragazzi e il cameriere del Kebab, Josh, tutti dietro di noi.
"Siamo amici, Austin, e tu non hai i requisiti minimi per instaurare una relazione d'amicizia con altre persone."
Le mie parole lo bloccarono. La lingua la sa usare solo per baciare, non per articolare frasi e pensieri non corretti, ma nemmeno sensati.
"Quindi cerca di costruirti rapporti non basati sulla paura, e vivi come viviamo noi."
Ci girammo, sembrava un film. Ci allontanammo a testa alta, ma, in pochi secondi, un paio di mani forti mi afferrarono da dietro. Delle labbra familiari si posarono sulle mie. Conoscevo quel sapore, un misto di passione e fumo, ormai mi ci ero abituata. Mi tenne lontana dagli altri, mi portò via. Sentii Harry urlare il mio nome, poi nulla, il nero, il buio. 
 
* * *
 
No, di nuovo. Il mio corpo era di nuovo nudo, sotto un lenzuolo, rannicchiato su sé stesso. Notai nuove ferite aperte, sanguinanti. Di nuovo. Quel verme schifoso l'aveva fatto di nuovo. Volevo vedere oltre il mio corpo straziato, ma non ci riuscivo. Vedevo solo le mie braccia incrociate sul petto, le mie gambe piegate, il mio ventre, con quella pancettina alla quale ormai ero abituata. I miei capelli ricadevano in ciocche disordinate sulle mie spalle, a coprire le cicatrici passate, quelle presenti e quelle future. Una mano, dolce, mi scosse la spalla. Chinai la testa e la nascosi sotto il lenzuolo: non volevo che nessuno mi vedesse di nuovo così. Piano piano, attorno al mio corpo vidi materializzarsi le pantacalze verdi e una canotta nera, che indossavo sotto la felpa quella mattina. Dal mio collo pendeva nuovamente la catenina d'oro bianco. Attorno al lenzuolo, il materasso. Sul materasso, un corpo maschile. Le sue mani mi accarezzavano timidamente le braccia. Mi girai. Intorno a noi, il silenzio della mia camera. Le rose sul terrazzo, un ragazzo dai capelli ricci in un angolino. Harry. Finalmente, indirizzai lo sguardo verso il ragazzo vicino a me.  
"Candy.."
Lo abbracciai teneramente.
"Jake.. L'ha fatto di nuovo vero?"
"No, piccola, no. C'eravamo noi. C'ha provato, ma c'eravamo noi, e ci saremo per sempre."
Mi strinsi di più al suo corpo muscoloso, vicino al quale mi sentivo protetta. Quindi era solo un sogno.. Sentii qualcun altro posarsi sul letto, e mi voltai nuovamente. Non servirono parole, bastò solo quell'abbraccio. Quel dolce, sincero abbraccio. Poggiai la fronte contro il suo petto, e le sue mani cominciarono a passeggiare lungo la mia schiena. In quelle braccia, mi sentivo amata. Iniziai a piangere in silenzio.
"Ci siamo noi, piccola, ci siamo noi. Non piangere, shh."
Entrarono anche gli altri. Josh si fece spazio.
"Ehm.. Ciao Candy, sono Josh, il ragazzo del Kebab.."
Annuii, icendo che mi ricordavo di lui.
"Senti, io e Jake abbiamo ripreso tutto, vuoi sporgere denuncia?"
"Sarebbero anche le prove per la scorsa violenza."
Niall e Josh avevano ragione. Saltò su Liam, un ragazzo tenero e sensibile di poche parole, sì, poche ma profonde.
"La violenza sulle donne prolifera perché le vittime tacciono. Rompi il silenzio, Candy."
"Ecco a voi mister Payne e le sue eprle di saggezza."
"Ed ecco a voi Dj Malik e la sua idiozia."
Se Liam fosse stato una femmina si sarebbe messo con Zayn, erano perfetti, sempre in sintonia, ironioci e affezionati. Peccato fossero due maschi, e peccato che entrambi fossero interessati alle ragazze. Louis si avvicinò.
"Quando vuoi, Candy, andiamo."
Annuii per l'ennesima volta.
"Mi faccio una doccia e arrivo."
"Posso venire anceh io con te? Sì? Daaai.."
Sorrisi lievemente. Ero ancora scossa dal sogno che avevo fatto. 
"No, non questa volta Harry."
"Oddio che pervy che siete!"
"Preferisci venire tu, Lela??"
"Oddio, se ti traformi in un ragazzo meraviglioso con gli occhi color del cioccolato e un viso angelico, mi va bene."
Capì che alludeva a Josh. Alzai le spalle e mi limitai a sbottare: "Potrei tentare."
Chiusi la porta ed entrai in doccia. Lasciai che l'acqua consumasse un po' le cicatrici, ma tenni gli occhi ben chiusi perché non si portasse via l'azzurro che stavo riacquistando.
Mi avvolsi in un morbido telo caldo di termosifone, mi asciugai i capelli e mi vestii.
E così, con un paio di pantacalze bianche a strisce blu e una camicietta blu addosso, per la seconda volta in pochi mesi mi stavo recando verso la Caserma per denunciare Austin.


_________________________
Spazio Autrice
Come al solito, un grazie grande quanto il bene che vi voglio a *ordine alfabetico perché siete tutte e tre speciali uguale* IfallinlovewithanIrish, PiccoloAngeloSenzaAli e whatmilivingfor, che recensiscono sempre le mie storie. 
Continuo a scrivere solo grazie a voi e per quelle che non sono iscritte.
C'è gente che segue le mie storie ma non ha mai lasciato nemmeno un commentino piccino picciò.
Mi fate schifo, davvero. Non lo ritengo giusto nei confronti di chi usa tempo per scrivere. 
Voi leggete, e non usate un po' del vostro tempo per dirmi cosa ne pensate.
Io come faccio a sapere se piace a tutti? 
Conosco solo le opinioni delle mie tre affidabili angeli custodi :3

 
* * *
Comunque..
Che ne dite??
Un bacio :*
Ila <3

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Capitolo 10
*** Lookin' myself in a mirror. ***


Capitolo 10_ Looking myself in a mirror
 
La mia mano tremava d'incertezza mentre l'appoggiai sulla porta di vetro della Caserma. Percepivo la solidarietà dei miei amici nell'aria, la potevo toccare. Mi persi con lo sguardo fuori dalla finestra: il cielo, un enorme lenzuolo di un azzurro teso sopra di noi, che incantava il cuore e alleviava gli occhi dall'affaticamento, splendeva grazie al sole, grande, caldo e giallo. La luce saltava su ogni oggetto, ogni persona, ogni animale, risaltando la bellezza del mondo, un miracolo della Natura. Ma anche il più grande spettacolo dopo il Big Bang perde valore se visto da dietro la finestra di una Caserma. Non c'erano molte persone, e ci ricevettero subito. Poco prima di entrare, mandai un messaggio a Mirta. Non la sentivo da molto, ma ci tenni a dirle che ci stavo riprovando, e questa volta non avrei mollato, mai. Per non affollare troppo l'ufficio del Maresciallo, entrammo solo io, Harry e Lela. Tenni gli occhi fissi sul parquet finché una gomitata complice e preoccupata allo stesso tempo da parte di Harry mi riscosse. Il Maresciallo tossicchiò, ed alzai lo sguardo verso di lui. Dietro la sua testa di quarantenne brizzolata, il ritratto di una coppia appena sposata rappresentava la personificazione della circostanza nella quale l'eleganza e la raffinatezza si sposano con la bellezza della vita. La donna indossava un lungo abito bianco, e tanti gioielli splendenti le adornavano il collo, i polsi, le orecchie, i capelli. Ma il monile più bello era il suo sorriso, dolce e innocente, incorniciato dall'affetto materno che provava verso la piccola bambina che teneva in braccio. L'uomo somigliava al Maresciallo, forse era lui. Quella bolla di ricordi di felicità scoppiò, e mi ricatapultò alla realtà. 
"Signorina? Si sente bene?"
"Sì, più o meno."
Ci accomodammo sulle poltroncine di velluto rosse di fronte a lui, separati da un grande tavolo moderno, di vetro.
"Ciao, io sono Luke. Tu?"
Strano, ora mi parlava con confidenza, mi dava del 'tu', come se ci conoscessimo da sempre.
"Candy."
"Piacere. Che ne dici, Candy di dirmi perché sei qui?"
"Le immagini parlano meglio delle parole. Sono venuta a sporgere denuncia. Qualche mese fa, un ragazzo mi ha violentata, ma non c'erano prove sufficienti per arrestarlo. Ora le prove le ho: ieri ha riprovato ad adescarmi, i miei amici hanno filmato tutto."
Sfilai il telefono di Jake dalla tasca dei jeans di Harry, e lo sentii tremare.
"Andrà tutto bene.." Gli sussurrai.
Lui annuì, per una volta era lui quello che si nascondeva dietro a lievi movimenti del capo. 
Porsi al Maresciallo il telefono. Guardò il video senza battere ciglio. Quando finì, mi scrutò attentamente, per poi proferire due singole, caute parole.
"Cosa successe?"
"Non lo so. Ricordo che indossavo una maglia attillata, rosa. Andai a casa sua, come ogni weed end. Eravamo soli in casa, e si stava preparando per portarmi al cinema. Ad un tratto, impazzì, mi aggredì, e quando mi risvegliai ero nuda, sotto un lenzuolo, coperta di cicatrici. Sua sorella, alla quale sono molto legata, mi portò al Commissariato per denunciarlo, ma ritennero che le mie cicatrici non bastassero come prove della violenza. 'Potresti essere autolesionista', dissero, 'e potresti esserti inventata tutto'. Mi accusarono di mentire, e lui si salvò. Ma io porto le sue firme sul mio corpo, non sono forse abbastanza?"
"Potrei vederne alcune?"
Scoprii la spalla destra, sollevai i capelli, li raccolsi sulla nuca e mi voltai, dandogli le spalle, per mostrargli i segni del passaggio di Austin sul mio corpo, come se fossi un terreno da marcare. Ci sono persone che marcano il proprio partner così, altre che lo lasciano libero, perché l'amore vero è libertà e fiducia. Non hai bisogno di violentare qualcuno, di costringerlo a stare con te, se lo ami davvero: perché se c'è amore tra di voi, sai che ti puoi fidare, ti vuoi fidare, ti fidi. Il Maresciallo impallidì, deglutì faticosamente e parlò.
"Atroce. Ogni giorno, migliaia di donne vengono violentate. Mi congratulo, hai rotto il silenzio per ben due volte. Sei una ragazza coraggiosa, Candy. Mi lasci il tuo indirizzo? Rintraccerò questo ragazzo e lo farò venire qui. Ti contatterò io, e, in nome del tuo coraggio, ti prometto che farò di tutto pur di farlo risultare colpevole."
Scarabocchiai velocemente l'indirizzo della mia grande casa bianca.
"Appena lei arriva" dissi con voce flebile e incrinata "c'è un grande salice, un campo di grano e un viottolo ciottolato. Lei segue quei ciottoli ed arriva ad una grande casa bianca circondata da rose di tutti i colori."
"Cambiamo discorso: parlami di te."
"Di me? Non c'è molro da dire. Sono Candy, Candy Amy Rose Milward. Ho quasi sedici anni, e vivo qui da poco meno che un mese."
"Tutto qui? Dimmi chi sono loro, parlami della tua famiglia, dei tuoi amici.."
Lo interruppi.
"Io non ho una famiglia. O, meglio, non ce l'ho più."
"Vedi che c'è molto da dire?"
"Mia madre è morta quasi quattro mesi fa. Io e mio fratello Jake ci spostiamo in continuazione, ma questa volta abbiamo trovato il posto ideale."
Tacqui per pochi istanti, sorridendo ad Harry e Lela e stringendo loro la mano.
"E il motivo dei vostri continui traslochi?"
"La gente. A scuola, sono sempre stata criticata per il mio 'look'. Di conseguenza, Jake, che è molto protettivo nei miei confronti, mi difendeva, arrivando anche alle mani. Arrivavano le punizioni e le sospensioni, e noi cambiavamo scuola."
"Cos'è che rende questo posto speciale, o comunque adatto a te?"
"Loro."
"Parlamene. Non aver paura, esagera con le parole, non sono mai troppe: aiutami ad aiutarti."
"Sa, è proprio bravo con le parole. Mi fa sentire a mio agio in un posto in cui non vorrei mai tornare."
Mi ringraziò con un sorriso e mi invitò a continuare calorosamente.
"Lei, è Allegra, detta Lela; è l'unica ragazza con la quale ho socializzato. Lela è dolce, allegra, eh, scusa il gioco di parole, simpatica, solare, pervertita, insomma, è la migliore amica ideale. Le altre sono tutte oche, e io ho una profonda avversione per le galline starnazzanti che parlano solo di trucchi, ragazzi eccetera. Questo anche perché non ho avuto molta fortuna, per ora, con i ragazzi. E qui entra in gioco Harry."
"Chi è?"
"Io."
"Ah, scusa, pensavo fossi Jake, vi somigliate molto."
"No no, Jake è fuori con gli altri."
"Altri? Fateli entrare, magari potrebbero aiutarci."
Lela si alzò per andare a chiamarli, e io proseguii.
"All'inizio ero timida e asociale, quasi misantropa, ma mi hanno aiutata ad ambientarmi, con molta pazienza. Lela e i ragazzi si sono mostrati subito complici con me, ma con Harry è stato diverso. Non so se conosce l'amore a prima vista, ma io credo di essermene fatta un'idea. Tra le sue braccia mi sono sentita subito protetta, credo che lui sia più di un amico."
"E tu, Harry, cosa mi sai dire di Candy?"
"Oh, è una ragazza meravigliosa; è come una timida farfalla: se c'è un nemico, si racchiude in se stessa e vola via, ma con noi si distende al sole su un fiore, mostrando tutti i suoi colori e la sua bellezza, interiore ed esteriore."
Ridacchiai imbarazzata.
"Veramente le farfalle fanno il contrario: spaventano i nemici con i loro colori e la loro bellezza. Nel mio caso, inoltre, non so proprio di quale bellezza tu stia parlando."
"Della stessa che ti ha trasmesso la mamma."
Sbuffai per l'interruzione di Jake. Lui e i ragazzi strinsero la mano al Maresciallo.
"Bene, ragazzi, stavo chiedendo a Candy di parlarmi un po' di voi. Lei ha già parlato molto: volete parlare un po' voi?"
Niall sputò la gommina che stava masticando e perse la parola.
"Candy è arrivata da poco con suo fratello. Se fossimo gay, io e Jake ci saremmo già sposati. E se io e Candy non fossimo così amici, lo diventeremmo di sicuro."
"Bro', hai fatto un giro di parole assurdo senza dire nulla."
"Ok, Jwaad, ricomincio. Sarà l'aspartame e tutte quelle belle cosine cancerogene delle Big Bubble. Dicevo: sono due persone speciali. Sono affiatati, si amano davvero tanto, ma il loro va oltre l'amore: il loro è amore fraterno,  quell'amore speciale che dura per sempre e non si consuma in una notte di passione."
Louis continuò.
"Mi ricorda una carotina: così dolce, piccola, fragile.. La scuola mi sembra diversa rispetto a quando lei non era ancora arrivata. E Jake.. Siamo molto in sintonia, è facile essere suo amico, sono davvero ottime persone. Farei di tutto per loro."
Zayn pronunciò qualche parola.
"Concordo pienamente con Louis e Niall, e non so proprio come abbia fatto Austin ad avere il coraggio di rovinare e abusare di questo corpo così perfetto e armonioso; è come tagliare le ali a una fatina, chi può averne il coraggio?"
Le parole del pakistano mi commossero, e ancora di più quelle di Liam, che le seguirono.
"Sì, è vero, Zayn, è terribile. Abbiamo deciso, con il loro consenso, di lottare fino in fondo. La violenza che ha subìto non verrà mai dimenticata, nè ne verranno annullati i segni che hanno aggredito il suo giovane corpo, ma possiamo aiutarla a sconfiggere il mostro che l'ha ferita."
"Grazie ragazzi. Grazie davvero." Mormorai con la voce incrinata.
"Bhè, non so cosa dire di più. Siete molto uniti, e, come ho già detto a Candy, vi prometto che farò di tutto per farvi vincere. Vi saluto, buon proseguimento di vita."
'Buon proseguimento di vita' ...Che parole meravigliose.
"La ringrazio di cuore; arrivederci."
"Grazie, Candy, ma anche io sbaglio; la perfezione non esiste. Non sono sempre stato onesto, non sono sempre stato gentile. Anche io posso insultare, e l'ho fatto. Anche io posso offendere, e l'ho fatto. Anche io.."
Lo interruppi bruscamente.
"Anche io posso far soffrire, ma dopo ciò che mi è successo non ho il coraggio di farlo." Presi fiato e proseguii."Basta ammettere i propri errori, basta accettarli ed ecco il perdono. Arrivederci, e grazie ancora."
Uscemmo tutti. Mentre affondavo le unghie nel palmo della mano di Harry, meditavo sulle parole del Maresciallo. Anche io sofferto, anche io ho troppi segreti chiusi nel cuore; chissà dove ho messo la chiave, non la trovo più. Forse è quella appesa al polso di Harry... Non trovo il coraggio per aprire il mio cuore alle persone. I miei nuovi amici hanno aperto una fessura, e i segreti più gravi e pesanti sono usciti, ma altri sono nascosti nei pori, nelle piccole nicchie e non so se riusciranno a uscire.... Ogni giorno qualcuno, apre una piccola breccia, ma poi basta che qualcuno faccia un movimento troppo brusco verso di me e TAC si richiude tutto. Mi rifugio in un angolino e non voglio uscirne... Sono un po' come un riccio: bisogna conquistare tutta la mia fiducia per farmi uscire dal mio impenetrabile guscio di spine, e se viene fatto un passo falso bisognerà ricominciare tutto da capo, passetto dopo passetto.... Ci vuole poco a farmi richiudere, ma con loro no, con loro mi sento sicura, mi fido di loro, e resto aperta tranquillamente. Il Maresciallo mi aveva fatta guardare in uno specchio magico, immaginario, che mi aveva mostrato ciò che ero davvero. All'improvviso, sentii la mano di Harry raffreddarsi improvvisamente. Alzai lo sguardo fino alle sue guance, di solito belle e rosee, ora diventate pallide e livide come un cencio. Seguii la direzione del suo sguardo e vidi una persona che nessuno dei due voleva vedere.
"Papà?!" Esclamammo in coro.
Mi voltai di scatto e lo guardai interrogativa.



___________________________
Spazio Autrice Ritardataria
Scusate :(
Questo capitolo si è fatto attendere un po' troppo, eh?? Lo so. :'(
E' che l'ho scritto da una mia amica, ma non riuscivo a connettermi a Internet, vero, _Mauna? *Dicasi anche Essssscort hahah <3*
Ok basta.
Aww, siamo già al decimo capitolo!!
Festeggiamo con una bella recensioncina?? Sìì? Daii :3
Comunque, volevo come al solito ringraziare *ordine alfabetico* 
IfallinlovewithanIrish, paynesphoto PiccoloAngeloSenzaAli, whatmilivingfor, e la mia cara _Mauna, new entry (?) delle recensitrici, anche se me ne ha lasciata solo una haha <3 :')
E, come al solito, voglio ribadire lo schifo che mi fanno le persone che mettono la storia tra le seguite, leggono 'a scrocco' senza lasciare nemmeno un parere. Vi costa molto dire come vi sembra la storia? 
Cèh. #Lela's version. <3
Vabbè, già il capitolo è lungo, se poi trascrivo anche la Divina Commedia nello Spazio Autrice chissà dove andiamo a finire.
Un bacio (:
P.s. Sono usciti due miei testi nel Carlino di oggi :') Mi sento importante, cèh. :3
P.p.s. @IfallinlovewithanIrish, che ne dici di connetterti un po' più spesso su Skype? E magari anche di iniziare la fanfiction su Payne, cèh.
Mh, ci sto prendendo gusto con questo 'cèh' hahah <3
P.p.p.s. Louisss <3 
https://encrypted-tbn1.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcRWFxtKL5PCRt-nKXcOaK_CNewYWLBAHxTHWTXlmf4l806qM8hl
P.p.p.p.s. *giuro che è l'ultimo* @_Mauna, smetti di leggere, e torna a ssss.. studiare, che domani abbiamo la verifica di inglese e la prof ci incula se copi da me <3 Ehhh amore paura eh? Ti sto prendendo in giro :3
Much Love #IoSpiccoInglisc hahah (':
Ciao, stavolta per davvero.
Ila <3

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Capitolo 11
*** Imprevisti. ***


Capitolo 11_ Imprevisti.
 
"Papà?!" Ripeté l'uomo, perplesso e diplomatico contemporaneamente.
Harry arrossì di colpo.
"Ehm... Josh?" Tentai.
"Eh? No no, sono Mike, Nelson Mike, vice Maresciallo."
"Ah, non è Milward Josh?"
"Nossignori."
"Oh, scusi, l'abbiamo scambiata per un altra persona. Arrivederci, e scusi ancora."
"Di nulla, ragazzi, di nulla. Arrivederci, e buona giornata."
Appena ci allontanammo di qualche metro, Harry iniziò a sudare; mentre mi parlava, balbettava.
"Sai, Candy... ehm.. somiglia molto a mio padre."
"Oh, davvero? Somiglia molto anche a mio padre, benché io l'abbia visto solo una volta."
"Ragazzi, io e Candy ci allontaniamo un secondo, ci vediamo direttamente a casa."
Assentirono tutti, e li salutammo uno per uno. 
"Dopo ti dico tutto." Sussurrai all'orecchio di Lela.
Lei mi rivolse un sorrisetto complice e prese per mano Josh.
"Anche io." Mimò con le labbra.
Ci staccammo dal gruppo silenziosamente, entrambi sovrappensiero. Mi guidò fino alla fermata della metropolitana. Scendemmo sottoterra, vicino ai binari della linea 3. Arrivò il nostro treno. Era ricoperto da graffiti colorati; uno in particolare mi colpì per la sua bellezza. Era un uccellino azzurro dalle quali zampe si diramavano tanti rami, con gemme e fiori qua e là. Iniziai a riconoscere una forma tra l'astrattismo delle fronde. Poco a poco, individuai nettamente un teschio fatto di rami e fiori, che nasceva dalle zampe di un grazioso uccellino. La morte che nasce dalla vita, poesia e disegno fusi insieme, dando vita a quella che spesso è chiamata 'vandalismo', e non 'Arte'. Come se venissi chiamata Gertrude, mentre sono Candy. Quelli non sono semplici scarabocchi, quelli sono sopere d'arte sospese sulle rotaie. 
Nel pomeriggio la metropolitana non era molto affollata. La sedia sulla quale appoggiai la borsa, affianco a me, era ricoperta di dichiarazioni d'amore, sigle e cuoricini, persino da qualche lucchetto. 
"Che bello, la Sedia dell'Amore. Ne ho sentito parlare, ma non sapevo dove si trovava. Ed eccola qui, quando meno me lo aspetto."
"Dicono che non devi cercarla, è lei che trova te."
Cercai un pennarello indelebile, una biro o anche solo una chiave per lasciare la mia firma su quella raccolta di sentimenti. Harry mi porse un Uni Posca bianco. Lo ringraziai ed iniziai a scrivere. 
'Grazie per avermi ridato la vita, il cuore e il sorriso, Harry.'
Firmai con il mio nome e un cuoricino. Lui mi regalò un sorriso immenso e luminoso, e finalmente capii quella famosa poesia, Mattino: "Mi illumino d'immenso." Ecco, il sorriso di Harry illuminò d'immenso la metropolitana. Mi sfilò il pennarello dalle mani e scrisse anche lui, sotto la mia frase.
'Grazie a te, Candy, di aver reso più dolce la mia vita con il tuo sapore zuccherino.'
Firmò anche lui con il suo nome e un cuoricino, e mi asciugò veloce con un bacio quella perla d'acqua e luce che si formò nei miei occhi nonappena lessi la sua dichiarazione. Il vagone si fermò, facendomi sobbalzare. Accarezzai con lo sguardo le nostre scritte un'ultima volta, poi lasciai che Harry mi conducesse per mano fuori dalla stazione dei baci e dei disegni sotteranei. Il sole iniziò a splendere su quella giornata carica di imprevisti inaspettati. Continuai a seguire Harry senza fare domande, guidata dalla fiducia che provavo nei suoi confronti: di certo non mi avrebbe mai portata in un angolino buio, non mi avrebbe mai violentata come aveva fatto Austin... O forse sì?
Quando uscii dai miei pensieri, era tutto buio, e avevo la testa dolorante. A dire il vero, avevo male ovunque, persino al naso. No, non poteva avermi fatto del male, non lui, non Harry. Aprii a fatica gli occhi. 
"Ehi? Ragazzina? Tutto bene?"
Ruotai freneticamente la testa fino a vedere Harry steso per terra, privo di sensi. Un rivolo di sangue scorreva dalla sua fronte.
Urlai contro quel Dio di cui mi parlavano sempre.
"Dove sei? Dove sei? Se esisti, fa' qualcosa! Prima mi porti via mia madre, poi Harry. E se Dio non esiste, inventatelo! Mi serve!"
Lacrime amare iniziarono a rigare le mie guance, impregnate ancora di quel bacio di Harry. Pregai in silenzio perché non fosse l'ultimo.
"Ehi, ragazzina, tutto bene?"
"Certo che va tutto bene! Il mio ragazzo è steso per terra e sanguina, Dio non esiste perché altrimenti avrebbe impedito tutto questo, compreso la morte di mia madre! Certo che va tutto bene, appena mi alzerò, inizierò a cantare 'Trallallero Trallallà' dalla felicità! Oh che bello, come gioisco!"
Mi pentii subito di ciò che avevo detto, notando l'espressione mortificata della signora che aveva parlato, e alla quale avevo malamente risposto, sulla sessantina, portati bene, mascherati dal colore corvino dei capelli e dal trucco pesante, mi rivolse uno sguardo ferito e umile allo stesso tempo.
"Scusa, scusa, non sapevo nulla. Ho chiamato l'abluanza, stanno venendo a prenderlo."
"Mi scusi lei, ogni tanto mi vengono questi attacchi di rabbia. Non ho una vita facile, e la mia ira ne è la conseguenza."
"Non ti preoccupare, e scusa ancora. Sono Adelaide, tu?"
"Candy, piacere. Potrei sapere cosa è successo di preciso?"
"Piacere, Candy. Semplicemente tu e il tuo ragazzo vi siete schiantati contro il mio motorino. Stavo facendo la retromarcia per uscire di casa, e voi stavate camminando assorti nei vostri pensieri da coppietta. Non vi ho visti e vi ho investiti. A quanto pare, tu te la sei cavata meglio."
Sentii in lontananza la sirena dell'ambulanza. Notai che la signora era seduta di un motorino per invalidi a quattro ruote. Decisi di farmi i fatti miei, almeno per una volta, e strisciai fino ad Harry. La gente si era fermata intorno a noi, formando un semicerchio sempre più numeroso di curiosi, ma nonostante questo iniziai ad accarezzargli i ricci e a parlargli dolcemente. 
 
#Harry
La sua voce era come il canto di un angelo che rincuora un dannato e gli fa sognare il Paradiso, fonte di speranza; era come una goccia d'acqua per un disidratato nel deserto, fonte di salvezza.
Parlava sottovoce.
"Harry... Svegliati, ti prego. Non lasciarmi anche tu. Sono parole banali, ma ti giuro che le dico con il cuore e con la voce spezzata. Harry, resta! Harry! Rispondimi."
Candy, Candy, Candy... Quanto vorrei risponderti! Lo vorrei quasi quanto vorrei poter far nuovamente combaciare le mie labbra con le tue, così dolci, fresche, profumate. 
I pensieri arrivavano fino alle mie labbra, serrate, ghiacciate, e lì restavano, si disidratavano, morivano. Sentii le tua mani calde percorrermi il volto, ma sentivo solo te. Immaginai che tu non fossi sola, immaginai che ci fossero anche altre persone, ma non percepivo la loro presenza. Qualcuno mi alzò, tu mi afferrasti la mano e urlasti che non mi avresti mai lasciata, nemmeno in ambulanza. Ambulanza? Sono quindi ferito? Forse morto?
No, morto no. Stavo formulando frasi e pensieri corretti, e ti sentivo, Candy, ti sentivo provocarmi un brivido con la tua mano calda. Ti sentii ringraziare qualcuno, sicuramente non Dio, contro il quale stavi urlando poco prima, per l'ottenuto consenso ad accompagnarmi nell'ambulanza. Ricominciasti a sussurrarmi nell'orecchio. La tua voce tremava, il tuo fiato era più caldo del solito e la tua pelle profumava di mare e lacrime. Mare. Era lì che ti avrei voluto portare. Mi si formarono delle immagini in testa: io, te, Jake, mia sorella Gemma, e nostro padre, Josh. No, tu non sei mia sorella, non devo dire assurdità. Eppure l'immagine era nitida, perfetta. La spiaggia dove ti avrei voluto portare, quelle palme, quelle onde, quelle nuvole. Tutto perfetto. I raggi di sole riflessi sui suoi lunghi capelli rossi, quasi magici. La sua voce cristallina che chiamava mio padre 'Papà'. Non volevo credere che eravamo davvero fratelli, non poteva essere. L'ambulanza si fermò; mi scaricarono, e mi portarono velocemente al Pronto Soccorso. Percepivo l'ebbrezza della veloctà, nonostante il mio stato confusionario. Eri affaticata, sentii la tua presa diminuire. Ti dissero un numero, forse la stanza in cui mi stavano portando a gran velocità. Lasciasti la mia mano, urlandomi che saresti arrivata prima possibile. Cominciai a vedere tutto blu. Una voce sconosciuta disse che avevo mosso una mano, e che secondo loro era un buon segno. Non mi ero accorto di aver mosso una mano. Tu stavi bene. Tu saresti guarita. Io non stavo bene, per nulla. Io.. Ho scoperto quanto sia pesante ammetterlo: io sarei morto. Volevo vivere per poterti amare, ma volevo morire per poter far cessare finalmente questo stancante 'stand-by'. C'ero, ero vivo dentro, ma ero morto fuori. 
Dissero che avevo corrugato un po' la fronte. Si fermarono, e dopo pochi minuti di attesa tornò la tua voce, la tua mano, e arrivò anche un tuo dolce bacio sulla mia fredda fronte.
"Guarda, è arrossito. L'amore supera tutto, l'ho sempre detto io."
Doveva aver parlato un'infermiera. 
"Si sveglierà, vero? Potrò baciarlo di nuovo, vero?"
"DImenticalo, piccola. Non mi piace dire le cose in questo modo, ma ti ocnviene uscire da questa stanza e dimenticare questo bel ragazzo. Se si sveglierà, verrà lui da te, te lo prometto, ma non aspettare invano: potrebbe metterci anche qualche anno."
"Ma.. è arrossito, ha mosso una mano, c'è qualche speranza!"
"No, piccola mia, no. Il coma è così: ti fa vivere nella speranza, mentre i tuoi cari muoiono prima fuori poi dentro."
Coma?! Sono in coma? Aiuto! Voglio svegliarmi! Voglio abbracciare Candy, voglio guardarla!
Il tuo respiro si fece più corto, sentii i tuoi singulti, sentii le tue guance bagnate mentre mi posasti un delicato bacio sulla guancia. Non perdere la speranza, Candy, ti prego.
"Lui ora ci sente. Sai cantare? Sai suonare? Fallo per lui, potrebbero esserci miglioramenti, ma io non ti garantisco nulla. Tentar non nuoce, no?"
"Sa, non è facile cantare quando ti hanno appena detto, senza peli sulla lingua e senza tatto, che il tuo ragazzo sta per morire. Grazie comunque del consiglio, ci proverò, anche se si può far musica solo se il cuore è lieto."
"Sì, piccola, ma se il cuore piange puoi allietarlo tu stessa con la musica."
Il silenzio ci circondò, finché non sentii gli accordi iniziali di una canzone a me sconosciuta. La tua voce mi mise i brividi, e sentii chiaramente qualcosa risvegliarsi in me. 
La voce antipatica precedente si fece nuovamente viva, e, dopo pochi istanti di attesa, setenziò: "Non ci sono miglioramenti. Dovrebbe avere ancora una settimana di vita."
Fu allora che tu ti arrabbiasti davvero tanto.
"Scusi eh!! Sta morendo la mia ragione di vita e lei me lo dice così? Un po' di rispetto per le persone e per il loro dolore, cazzo!"
Non sentii alcuna risposta, solo le tue lacrime che continuarono a scendere lungo il tuo collo, poi sul mio petto. Piano piano, il tuo respiro si fece più regolare, le lacrime più lente e posasti la tua testa sul mio petto. Buonanotte, Candy. Giuro che cercherò di svegliarmi, ma vedo tutto sempre più scuro. Scusami, ti prego.
 

____________________________
Spazio Autrice.
Scusate. Davvero. 
Intanto, per il mio ritardo )':
Poi, per la tristezza infinita di questo capitolo :'(
Aspetto qualche recensione.. :3
Ma voi NON aspettatevi il lietof ine u.u
Ho pubblicato anche qualche storiella non sugli One Direction, passate? :')
Un bacio :')
Ila <3

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Capitolo 12
*** Dear, Deep Sea. ***


Capitolo 12_ Dear, Deep Sea.
 
#Candy.
Non potevo crederci. Quegli occhioni verdi si erano spenti. Per sempre. 
Avevano staccato la macchina che lo stava aiutando a tornare da me. 
Me l'aveva appena detto Jake, al telefono. Ero seduta su una scogliera, in piedi, e il mare mi invitava a lasciarmi cadere nel suo abbraccio mortale, nelle sue buie acque tempestose, per sempre. Mi chiamava, lo sentivo chiaramente. La voce del mare è un po' come il canto degli angeli, lo sente solo chi ne ha bisogno. E ora, quell'acqua arrabbiata e profumata, che già tante vite aveva spento tra le sue braccia, mi stava proponendo di unirmi a quelle anime disperse tra le onde. Mi alzai. Il vento, d'accordo con il mare, mi sollecitò a tuffarmi. Una piccola, leggera spintarella, qualche schizzo e sarebbe tutto finito anche per me, per sempre. Mi fermai giusto in tempo, sentendo il trillo inopportunio del telefono. Pensai ad Harry: se si fosse risvegliato, e io fossi morta? Avrebbe sofferto, e io non volevo. E se non si fosse mai più risvegliato? Mi conveniva morire. Risposi sovrappensiero. La voce disperata di Jake sputò quelle parole taglienti, quella notizia crudele che mi fece riattaccare. Feci un altro passo in avanti. Un anziano pescatore mi tirò indietro proprio mentre il mare mi stava attirando irremediabilmente verso il suo fondale roccioso. Non lo ringraziai per avermi salvato la vita, perché non volevo vivere un minuto di più. Jake mi disse di andare subito alle Pompe Funebri attraverso un sms. Rassegnata, andai. La morte avrebbe potuto aspettare ancora qualche ora. Meditavo su come la vita fosse ingiusta. Come era potuto succedere? Per ottenere risposte, chiamai mio fratello. Ogni giorno, cantavo per lui, e ogni giorno lui migliorava, ma quella notte si stancò, mi disse Jake in lacrime. La risalita verso la vita era diventata troppo ripida, le sue forti mani calde avevano mollato la presa su quella roccia troppo ostile per ridonarci il sorriso e la vita. Il suo cuore si fermò, mi disse. Mi fu vietato di andare a salutare il suo freddo corpo un'ultima volta. Le parole dell'infermiera mi frullavano ancora in testa: "Dimenticalo, rifatti una vita." Certo, come se dimenticare una massa incofondibilmente unica di dolci riccetti e boccoli color cioccolato, due finestre verdi aperte su un mondo fatto di fiori e sogni fosse possibile. A questo pensavo, mentre sedevo nella sala d'attesa delle Pompe Funebri. Jake mi avrebbe raggiunto poco dopo.
'Onoranze Funebri per una Dolce Partenza', recitava il motto di quella bottega. Accanto a me sedeva un anziano signore, gli occhi rossi di pianto e gli occhiali appannati. Si accorse che lo fissavo. Dapprima, probabilmente, pensò che io fossi una sfrontata ragazzina che guarda male un uomo immerso nel suo dolore, ma poi si accorse delle lacrime che consumavano le mie giovani guance e scolorivano i miei occhi, ormai grigi. 
"Poverina.. è morto il nonno?"
Scossi la testa, come per dire di no.
"La nonna?" Ritentò.
"Il ragazzo."
L'anziano signore impallidì.
"C.. Come?"
"Sì, signore, ha capito bene. Mi è morto il ragazzo. Lo amavo più della mia stessa vita, penso che mi lascerò morire ora. Appena uscirò di qui mi butterò a mare, mi sta chiamando. E lei?"
"Oh, mia moglie, Cleo. Aveva 87 anni, ha vissuto abbastanza, no? Eravamo sposati da 68 anni. E lui, quanti anni aveva?"
"Harry, quasi diciasette anni."
"Dio mio, è atroce. Tu?"
"Candy, piacere, sedici anni."
"Piacere, George, 89 anni."
"Che strana la vita. Una sedicienne e un quasi novantenne seduti vicino a condividere il dolore e il lutto."
"Già."
La porta si aprì. Entrò Adelaide, la signora che ci aveva investiti qualche settimana prima.
"Candy.. ciao... Non immagini quanto mi dispiaccia. Per questo, ho una sorpresa per te."
"Adelaide.. oh, non dovevi.."
Sentii una voce dolce che mi fece piangere il cuore e gli occhi. Adelaide si scostò e, dietro di lei, rivelò l'ultima persona che mi sarei immaginata di rivedere.
Sussurrai il suo nome, e lui annuì.
Mi abbracciò senza dire nulla. Piansi in silenzio, aggrappata a quelle spalle che temevo di aver perso per sempre. Dopo quei pochi secondi, i più belli da qualche settimana, mi staccai dalla sua presa e lo guardai, gli occhi colmi di gioia azzurra, forse finalmente diventata indelebile. Chiesi silenziosamente, con lo sguardo, perché lui era lì, in piedi.
"C'è stato uno scambio. In realtà, come puoi vedere, mia piccola Candy, io non sono morto. Avevo paura di non farcela, ma sono di nuovo qui. Praticamente è morta un'altra persona, una donna di 87 anni, e io sono vivo, sono qui, per te. Possiamo ricominciare da dove ci siamo fermati, possiamo vivere, ti rendi conto? Sai, Candy, è stato orribile aver paura di morire, ma la cosa peggiore è stato averti vicino a me, sentire le tue labbra sulla mia fronte, e non poterti dire quanto sei speciale, quanto ti amo, quanto ti ringrazio per avermi ridato la vita con la tua voce. Ti sentivo, sentivo tutto."
Mi si smorzò il fiato a causa delle lacrime, e, questa volta, ci pensò lui a ridarmi fiato per parlare con un bacio profumato alla fragola. Sfiorò con le labbra le catenine che mi aveva regalato prima del coma, provocandomi una serie involontaria ma piacevole di brividi.
"Le hai ancora.."
"Certo. Le avrei tenute per sempre anche se tu fossi morto."
Mi prese la mano per condurmi fuori da quell'angolo di tristezza, dopo aver salutato Adelaide. L'anziano signore, George, tossicchiò per attirare la mia attenzione su di lui. Mi voltai radiosa, cercando di nascondere un po' del mio sorriso e dell'azzurro dei miei occhi per non offenderlo.
"Arrivederci, signor George."
"Arrivederci, Candy. Vivi, mi raccomando, e fallo sempre con il sorriso sulle labbra. Sono felice per te."
Ringraziai George e Adelaide, che iniziarono a socializzare teneramente. Chissà, forse l'amore può rinascere anche a quell'età. Glielo augurai silenziosamente con tutto il cuore. Respirai l'aria che profumava di fiori, primavera e sole. Ringraziai con il cuore Dio per esistere e per averlo salvato, e ringraziai quel pescatore per avermi fermata. Un venditore ci fermò e mi offrì una rosa per qualche spicciolo. Stavo per ringraziare cordialmente e ignorarlo, ma Harry comprò la rosa più bella: un bocciolo bianco, con i margini sfumati di rosa e arancio. Me la porse con un inchino esagerato e ironico, e non resistetti. Mi mancava troppo il sapore delle sue labbra vive. Dopo un 'Bentornato' sussurrato con un bacio, ripresi fiato per parlare.
"Dobbiamo dirlo agli altri!"
In quelle settimane non avevo voluto vedere nessuno, nemmeno Jake o Lela. Andavo a mangiare al bar dell'Ospedale, e, il resto del tempo, cantavo per Harry.
Corremmo veloci verso casa mia. Trovai un biglietto di Jake.
Piccola, se non ci sono quando tornerai, sarò da un'amica. Ti voglio bene, Candy. Il tuo Jake.
Sorrisi maliziosa e mi incamminai a piedi verso la casa di Lela.
"Preferisci andare in moto? Se vuoi guido io.."
"No, i medici hanno detto che devo camminare molto, ma senza stancarmi troppo."
"Raccontami un po' di com'è stato."
"Atroce. Ti sentivo vicina, ma non sapevo più come aprire le parpebre. Era tutto blu, un blu che piano piano si è schiarito, fino a sparire, e sono risucito ad aprire gli occhi. Tu eri su una sedia, la mano appoggiata sul mio letto, addormentata profondamente. Eri così bella che non ti ho svegliato. Mi sono riassopito, e quando mi sono risvegliato tu non c'eri più. Ho avuto paura di averti solo sognata, ho avuto paura che tu non fossi mai esistita, ma poi ho sentito il braccialetto compatibile con la tua collana sfiorarmi il polso, e ho capito che ti eri assentata momentaneamente. Ho sentito un'infermiera fermarti alla porta, e dirti che ero morto. Tu sei scoppiata in lacrime e non sei più tornata. L'infermiera, dopo essere entrata, mi ha trovato vivo e sveglio, ma era troppo tardi, tu eri già sparita. Ho avuto paura che tu ti suicidassi, sai?"
"Ero sul punto di gettarmi in mare, poco fa."
Tacque e mi abbracciò. Arrivammo a casa di Lela, e, appena citofonai, mi venne ad aprire, gli occhi gonfi di pianto. Mi chiese il motivo del mio sorriso raggiante, e mi scostai. Non credette di aver Harry davanti. Arrivò anche Josh, il ragazzo del Kebab. Ormai l'avevo catalogato così, che potevo farci? Erano entusiasti. Lela ci invitò a sederci, e il mio dolce ricciolino si buttò stremato sul divano, mentre Lela e Josh, mano nella mano, si diressero a prenderci qualcosa da bere. 
Poggiai delicatamente la testa sulla sua spalla. Quando Lela e Josh tornarono, Harry raccontò dello scambio di persona che era avvenuto, e io attirai in cucina Lela con la scusa di riempire nuovamente i bicchieri.
"Allora?" Chiesi civettuola.
"Allora cosa?" Rispose facendo la finta indifferente.
"Dai! Josh!"
"Shhh! Zitta.. Oh Dio, quanto è bello! E poi bacia benissimo!"
"Mh, non ti facevo così.." Indovinò cosa intendevo, e mi rispose prontamente con uno sguardo di rimprovero allo stesso tempo divertito.
"Ma no, cosa vai a pensare! Solo che è un ragazzo perfetto, da ogni punto di vista!"
"Da quanto state insieme?"
"Due settimane, solo che tu non mi volevi mai vedere.."
"Eh, scusa, ma per me è stato terribile."
"Immagino... Sai, anche mia cugina era andata in coma, ma per fortuna anche lei si è risvegliata in fretta. Meno male, le sono molto affezionata. Anche lei vedeva tutto blu, così mi ha detto."
Josh venne a chiamarci. Improvvisammo un vassoio con altre bevande da portare in salotto, sul tavolino basso ovale posto tra il divano ad angolo e la televisione. Harry maneggiava il telecomando, girando i canali fino a trovare qualcosa di carino e leggero, ma ovunque vedevamo persone morte, persone in coma e suicidi. Lela si alzò per prendere un DVD da vedere tutti insieme. La grande libreria squadrata, moderna, di legno laccato nero, bianco e rosso, era piena di DVD, CD e persino qualche vecchia videocassetta. Quante storie, vere e finte, quanti volti, quanti occhi, quante mani, racchiuse in quel mobile. Scelse un film che non avevo mai voluto vedere per la sua tristezza. Ma dico, per festeggiare il risveglio di Harry, proprio un film deprimente e triste dovevamo vedere? Lela iniziò a piangere, commossa, all prime effusioni affettive tra i due protagonisti. Josh iniziò a scimmiottarla, e io chiusi gli occhi e mi assopii, abbandonandomi alle risate di Harry e al suo profumo. Quando mi risvegliai, ero stesa sul mio letto, vicino a lui, profondamente addormentato. I suoi ricci erano illuminati dal tenue bagliore lunare che filtrava dalla finestra. Le nostre mani erano intrecciate teneramente in un'eterna promessa, e i nostri corpi erano avvolti dal profumo delle mie rose. La tendina bianca della finestra aperta ondeggiava lieve alla brezza leggera, nascondendo, a volte, una piccola fetta di luna, un sasso bianco perfettamente tondo immerso nell'acqua nera del mare. Galleggiai nei miei pensieri, mentre alla mente riaffioravano ricordi della sera precedente, passata da Lela e Josh. Un film, una pizza insieme. Evidentemente mi ero addormentata ed Harry mi aveva riportata a casa. L'orologio sul mio comodino segnava le 2:09, orario ideale per una passeggiatina fuori. Scostai lentamente il lenzuolo e constatai rincuorata che entrambi eravamo vestiti. Mi infilai un paio di pantacalze gialle e una canottiera blu e andai verso le scale. Passai davanti alla camera di Jake, e, nella penombra, notai un'altra figura oltre a lui. Sorrisi e andai a mettermi le scarpe per andare a correre. Mentre aprivo il frigorifero per uno spuntino energetico, un colpetto di tosse alle mie spalle mi fece sobbalzare. Mi girai cautamente, e una domanda sorse spontanea sulle mie labbra.
"Chi sei tu?"


______________________
Spazio Autrice
Scusatemi di nuovo :(
Sono in ritardissimo ed è tantissimo che non leggo le vostre bellissime storie, ma ho taaaanti compiti e pooooochissimo tempo. ):
Scusatemi tanto soprattutto voi, whatmilivingfor e IfallinlovewithanIrish. <3
E grazie ancora, come al solito, a voi due, a PiccoloAngeloSenzaAli e qualcun altro che ovviamente non ricordo *Eh, 14 anni cominciano a essere tantucci!*.. Dicevo, grazie davvero di cuore per le vostre recensioni <3 
Ah, vero, grazie anche a _Mauna, e ricordati la scommessa dei 16 anni, AMORE. 
Mh.. Ah, ringrazio e saluto anche paynesphoto <3
Dovrei aver detto tutto.
Ah no. 
La storia ... eheheh. 
Dicevamo.. Come vi sembra? Sono stata mooolto cattiva :3
No, avrei potuto farlo morire, e invece è vivo e vegeto.
Ringraziatemi u.u
#A tutte quelle che recensiscono costantemente: GRAZIE DI CUORE dei vostri consigli e pareri. 
#A tutte quelle che NON hanno mai recensito o l'hanno fatto solo una volta: Ehm, no, okkei, sto zitta che è meglio, se no mi censurano se dico tutto ciò che penso di voi.
#A tutte quelle che leggono ma non possono recensire perché non sono iscritte: Non ce l'ho con voi quando accuso chi non recensice, anche voi siete speciali <3
Se riuscite a indovinare chi è il 'personaggio misterioso' che arriva alle spalle di Candy, vi manderò dello spoiler per messaggio :3 Okkei, questo è sporco ricatto xD
Okkei, dovrei aver finito...
Un bacio :')
Ila <3


 

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Capitolo 13
*** Il Muro dei Tradimenti ***


Capitolo 13_  Il Muro dei Tradimenti
 
Tenevo stretto la confezione di cartone del latte, fredda e umida, che mi irrigidì le mani. La ragazza davanti a me, dai lunghi capelli rosa, tossicchiò nuovamente, imbarazzata, prima di iniziare a parlare.
"Io sono Cher, piacere. Tu sei Candy, vero?"
"Mh, sì.. Come fai a conoscermi? E, poi, cosa ci fai in casa mia alle 2:09 di mattina?"
"Oh, Jake non ti ha detto nulla di me? In compenso mi ha detto molto di te. Sono la sua nuova ragazza, e per un po' dovrò vivere qui con voi perché ho litigato con mia madre, e non voglio vederla per un po', giusto per il gusto di farla preoccupare. Stavi andando a correre? Se ti va possiamo andare insieme.."
"Mh, okkei."
Riposi il latte nel frigorifero, afferrai una barretta energetica di cereali e la inghiottii quasi intera. Dopo qualche istante di riscaldamento, iniziammo a correre. Il vapore ci circondava, caldo, nell'umida nebbia mattutina. Ogni tanto, mi voltavo a guardarla. Di certo, mio fratello aveva gusto nelle ragazze. Sì, insomma, era perfetta. Fisico statuario da modella, scolpita, i capelli rosa, tendenti all'arancio verso le punte, con una leggera ricrescita bionda, legati in una lunga coda alta, che ondeggiava seguendo la sua corsa elegante. Le pantacalza al ginocchio grige le aderivano alle gambe in modo così preciso che si vedevano i suoi muscoli guizzare veloci sotto il tessuto. Sembrava un gatto, così veloce e aggrazziata, da sembrare un felino a caccia. Poteva sembrare anche una ragazza manga, a giudicare dai capelli.
Mi fermai, non ero molto allenata. Poggiai le mani sulle ginocchia, affaticata. Respiravo faticosamente. All'improvviso, mi venne una voglia incredibile di andare in piscina, con chiunque fosse con me in quel momento. In quel caso, con Cher. Mi rimisi in piedi,  e le feci la mia proposta insensata e irrealizzabile, visto che erano da poco passate le 2:30.
"Andiamo in piscina??"
Mi aspettavo un 'NO' secco che non ammette repliche, accompagnato da quello sguardo allampanato che ampliò i suoi occhi grigio topo. Invece, acconsentì.
"Volentieri. Conosco una discoteca con piscina, dovrebbe essere aperta."
Pensavo che scherzasse, ma evidentemente diceva sul serio. Non male come modo di conoscerci, tra ragazze. 
"Andiamo a cambiarci, allora."
"Okkei... Avresti un costume da perstarmi?"
"Certo."
Corremmo più lentamente rispetto all'andata, considerata la nostra stanchezza. Salimmo le scale in punta di piedi, e, passando davanti alla camera di Jake, notai che una delle due figure che precedentemente erano nel letto insieme non c'era più. Forse era Cher, anzi, sicuramente. Arrivammo in camera mia, io le feci cenno di fare piano, indicando Harry che dormiva. Lei si intenerì a quella visione, mentre io presi un paio di vestiti e costumi dall'armadio per farglieli provare. Scegliemmo dei vestiti non troppo appariscenti, tanto ce li saremmo tolti subito. Lei adattò alle sue curve perfette un bikini bianco panna con qualche decoro cremisi, coperto da un abitino semitrasparente rosa antico, molto scollato. Indossò delle scarpe a tacco alto dello stesso cremisi degli arzigogoli del costume. Io cercai di nascondere più cicatrici possibile dentro un bikini a fascia verde acceso e un vestitino senza spalle, con il corpetto giallo acceso, una cintura sottoseno nera e la gonna blu. Indossai un paio di scarpe con i tacchi alti, di un bel nero ossidiana, laccato. Che fortuna avere lo stesso numero di scarpe. Ci truccammo un po' e uscimmo. Prima di scendere le scale, ci sfilammo i tacchi, rimettendoceli poi in giardino, per non svegliare Harry e Jake. Lasciammo un biglietto sul tavolo, vicino alla solita torta alla cioccolata che Jake tanto amava mangiare. Cher aveva sciolto i lunghi capelli rosa e arancioni e li aveva chiusi, in parte, sotto un casco da moto. Me ne porse un altro, e feci lo stesso. Prese la moto di Jake, e non ci preoccupammo del permesso. Volevamo solo divertirci. Arrivammo al locale indicato da Cher molto velocemente, e subito mi sentii imbarazzata. Le mie braccia, il mio collo, le mie gambe erano deturpate da tutti i graffi e i morsi di Austin. Cher, invece, era bella e disinvolta, ammiccava ai ragazzi e ricambiava agli occhiolini. Io mi ostinai a tenere lo sguardo fisso sulle mie scarpe. La implorai più volte di uscire.
"Non ti piacciono le discoteche?"
"No, il volume è troppo alto. A volte rischio anche di svenire, sai, sono un po' anemica, svengo spesso."
Lei scosse le spalle, mi disse di aspettare cinque minuti poi mi avrebbe accompagnata a respirare un po' d'aria fresca. Cercavo di respirare piano per non far salire il senso di oppressione e claustrofobia. La vidi andare ancheggiando verso un bel ragazzo, moro, dal volto familiare e la pelle ambrata. Ciò che vidi dopo mi fece venire la nausea: Cher si avvinghiò al moro, che iniziò ad impossessarsi del suo corpo lì, in mezzo alla folla. Quando Cher si staccò dalle labbra del moro, lo riconobbi: era Zayn. Lui la prese in braccio, senza mollare ovviamente la presa dal suo culo perfetto, e la portò ai piani superiori. Sapevo già cosa sarebbe successo, e mi rassegnai ad aspettare i suoi comodi su quel divanetto, da sola. Una mano arrivò da dietro il mio collo e mi porse un drink rosa, alcolico anche solo a guardarlo. Mi voltai verso il proprietario di quella mano, e non credetti ai miei occhi.
"Ehm.. Niall!"
Il dolce biondino era dietro di me, rosso in viso e con gli occhi lucidi di alcol. Puzzava di fumo, e insisteva con lo sguardo vuoto e le pupille dilatate per farmi accettare il suo drink.
"Niall... tutto bene?"
Non era per nulla sobrio, forse era addirittura drogato. Presi il drink dalle sue mani tremanti d'ubriachezza, e lo trascinai fino a un divanetto a due posti libero. Gli presi il volto tra le mani: scottava.
"Niall.. che ti è saltato in mente?!"
"Dovevo.. dimenticare.." Farfugliò confuso, la mente offuscata dalle sostanze che aveva immesso nel suo corpo, alle quali non era abituato.
"Cosa?"
"Lela.. mi ha.. lasciato per.. Josh.."
Gli posai un dito sulle labbra, per farlo tacere. 
"Usciamo di qui, stai malissimo."
"Ho visto la ragazza.. di tuo fratello.."
"Ehm, sì, è andata di sopra con Zayn, o almeno credo fosse lui.."
"Sì, sì, ogni notte si vedono.. qui, a quest'ora, e si amano.."
Le sue parole erano smorzate dalla tosse, causate dal fumo.
Trovai l'uscita, nel retro del locale non c'era nessuno. La piscina era libera, illuminata. 
Feci stendere Niall su un materassino gonfiabile. Aveva la fronte sudata.
Le palme ondeggiavano alla lieve brezza, e Niall stava sempre peggio. Composi velocemente il numero dell'ambulanza, ma lui mi fermò. Mi chiese di portarlo in acqua. Mi svestii d'istinto, restando in costume, ma arrossii subito al contatto dell'aria con le mie cicatrici. Decisi di superare questo mio blocco per Niall, in fondo, tra amici ci si deve aiutare. Lui mi aveva aiutata insegnadomi qualche accordo con la chitarra e prestandomi la sua, nei giorni in cui Harry era in coma; ora toccava a me aiutarlo. I suoi occhi blu ghiaccio si soffermarono su quante più cicatrici possibile, prima che io entrassi in acqua e trascinassi anche lui, sul materassino. Sembrava ancora più pallido, con il riflesso dell'acqua. Gli presi istintivamente la mano, pronta per iniziare la mia ramanzina, ma il suo sguardo carico di angoscia mi azzittì. Non l'avevo mai visto così affranto, era distrutto. Aprì la bocca per parlarmi, ma mi alitò in faccia odore di fumo, e di certo non era tabacco.
"Niall, ma che hai fatto? Non dovevi.. E che cavolo, potevi prima parlarne con noi, anzi, dovevi parlarne prima con noi."
"Scusa, Candy.. Non dovevo, lo so, ma bere e drogarsi per dimenticare.. mi è sembrata la strada più facile.."
"Sì, peccato che è la peggiore! Non farlo mai più, intesi?"
Annuì, stremato. Lo riportai fuori dall'acqua, come mi aveva chiesto con la sua voce flebile, strozzata in gola. Forse avrebbe vomitato. Chiamai l'ambulanza, e lui non me lo impedì nuovamente. Aveva finalmente capito che stava davvero male, che non doveva rifiutare i soccorsi. Quando arrivò l'ambulanza, incrociai quel ragazzo dolce con i capelli color miele, anche lui decisamente andato.
"Liam?!"
"E tu chi sei?!" Mi chiese con un sorriso da ebete e la voce che sprizzava alcool. 
"Liam, sono io, Candy." 
Trattenni il respiro per la puzza che emanava. Lo rispedii a casa, non abitava troppo distante. Sperai vivamente di rivederlo sano il giorno successivo. Niall mi chiamò dall'ambulanza. Lo salutai, un po' commossa e dispiaciuta nel vederlo così. Non mi fecero salire con lui, così andai verso la moto di mio fratello e tornai a casa. Cher si sarebbe arrangiata, andava nei locali con i migliori amici di mio fratello, come minimo sarebbe dovuta tornare a casa a piedi. Mentre guidavo, i pensieri che appannavano il vetro del casco e il vestitino che ondeggiava umido nell'alba, mi chiesi più volte se era il casod i fare la spia. No, avrei fatto solo la figura della sorellina capricciosa e gelosa che vuole mettere zizzania. Arrivai sotto casa, non mi preoccupai di non fare rumore, che si svegliassero pure. Mi ricordai dei miei vestiti, che aveva ancora Cher, e scossi le spalle: prima o poi me li avrebbe ridati. Salii in camera mia scalza, con i tacchi in mano. Mi buttai sul letto per salutare Harry, ma non c'era. Il letto era rifatto, mi ero forse sognata tutto? Qualcuno bussò alla porta. Alzai lo sguardo, speranzosa, aspettandomi di vedere quel perfetto ragazzo di cui ero innamorata persa; invece, appoggiato allo stipite della porta, c'era il mio fratellone, che scossava i boccoli azzurri.
"Buon giorno sorellina. Hai visto Cher, la mia ragazza? Quella con i capelli rosa, un fisico da urlo.."
Lo interruppi bruscamente. "Sì, è in discoteca con il tuo amichetto."
Ops. L'avevo detto. Le parole erano uscite feroci dalle mie labbra sole e screpolate. Jake impallidì. 
"Tu, piuttosto, hai visto Harry?"
"Mh, sì, è andato via poco fa, ha detto che andava a casa sua."
Mi alzai, il cuore che sorrideva. Mi svestii in fretta e furia, mi sbarazzai velocemente dell'odore di alcool, fumo e cloro con una doccia calda. Indossai un paio di pantacalze nere, una felpa gialla e le solite Superga, tanto per cambiare look, per essere originali. Decisi di non truccarmi, tanto Harry mi amava lo stesso. Corsi fuori casa leggera, mi feci dare un passaggio da Jake fino a casa Styles. Bussai, incurante dell'orario. Mi venne ad aprire una ragazza, bella, anzi, bellissima, con i capelli lisci come i miei, ma dello stesso castano di quelli del mio ragazzo. Il bagliore degli occhi, verdi lucenti, entravano in sintonia con le fossette che adornavano il suo sorriso, uguale a quello di Harry.
"Ehm.. sei Gemma, la sorella di Harry, vero?"
"Sì, piacere. E tu sei Candy, la sua bellissima ragazza, giusto?"
"Eh, sì, piacere mio.. Harry dorme?"
"Non so, ma di sicuro gli farà piacere essere svegliato da te. Sali le scale, vai nell'ultima stanza a sinistra."
"Grazie mille!"
Corsi fino all'ultima stanza a sinistra, aprii la porta di scatto e... decisi che la mia vita sarebbe durata ancora poco. Mi si spense il sorriso. Accesi di istinto la luce per verificare che la scena che avevo intravisto non fosse solo un'illusione dovuta alla penombra che avvolgeva il letto di Harry. Ed eccolo lì, più bello che mai, assopito, stretto ad una ragazza che non era la sua dolce Candy dal sapore zuccherino. La ragazza era profondamente addormentata contro quelle braccia, al posto che avevo occupato io poche ore prima. Respirai profondamente, e vidi che Harry si stava svegliando, forse a causa della luce. Per terra notai delle scarpe simili alle mie, e un vestitino rosa antico. Indirizzai i miei occhi, colmi di lacrime, verso il letto. Appena mi mise a fuoco, si mise supino. Mi guardò interrogativo, poi volse lo sguardo verso la ragazza affianco a lui. Quei tratti mi erano familiari... Harry si alzò e venne verso di me. aveva addosso solo un paio di boxer, e la visione non mi dispiacque affatto, ma la sua ipocrisia mi schifò. Aprì le braccia perché io mi ci tuffassi come mio solito, ma rifiutai. Le lacrime che scorrevano impetuose lungo le mie guance, svuotate da baci e parole, si stavano portando via il colore dei miei occhi, lo sentivo. 
"Bella messa in scena, complimenti, sei un ottimo attore."
La ragazza si era svegliata definitivamente. Osservai i suoi capelli rosa, i suoi tratti, le sue curve perfette..
"Cher?!"
"Candy?! Cosa ci fai qui?"
"Oh, potrei chiederti la stessa cosa. Prima dormivi con mio fratello, in discoteca stavi avvinghiata a Zayn e ora ti trovo nello stesso letto con il mio ragazzo.. Io ero solo venuta a cercarlo, dato che era sparito dal mio letto."
Cher restò in silenzio, gli occhi puntati verso il pavimento. Harry la guardò.
"Cher, guardami: è vero?"
Cher annuì. 
"Candy ti posso spiegare tutto... Non è come pensi.. Non dire nulla a tuo fratello, Ti prego!"
"Già fatto." Dissi con un sorriso beffardo e cattivo. "Quanto a te, Harold, non mi sfiorare più nemmeno con lo sguardo o con una parola."
Me ne andai, senza ascoltare le loro repliche urlate al vento. L'avevo davvero chiamato 'Harold'? Non l'avevo mai fatto. Aveva costruito un muro tra me e lui, e per demolirlo avrebbe dovuto sgretolare mattone per mattone con le unghie. Ero certa che si sarebbe stancato in fretta, sarà troppo difficile e faticoso riconquistarsi la mia fiducia. Incrociai Gemma, che mi salutò con un sorriso pieno di affetto e comprensione. Chissà quante scene simili aveva già visto. 
"Scusa, Candy, non lo sapevo..."
"Non è colpa tua, Gemma. Ci vediamo, ciao."
Le rivolsi un sorriso stanco di tutta quella ipocrisia, quella falsità. Mi lasciò uscire, e mi scontrai con mio fratello, seguito da Zayn, che erano alla ricerca di Cher.
"La trovate di sopra, ultima stanza a sinistra, nel letto di Harry." Spifferai con noncuranza. 
Tornai verso casa, e mi chiusi in bagno, sola, nella vasca, con le mie lacrime e i miei occhi scoloriti.



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Spazio Autrice Disperata
Okkei, scusatemi.. Sono in ritardissimo :'(
Mi perdonate? Direi di sì anche perché se non mi perdonate non contnuo <3
Comunque le recensioni stanno diminuendo..
Non voglio mettere un limite tipo 'se non mi fate almeno 5 recensioni non continuo', però sarebbero gradite almeno due o tre recensioni. 
Questa volta vi risparmio la solita ramanzina alle lettrici silenziose, per farmi perdoanre il ritardo, è che sto preparando le tesine per gli esami e non ho un minuto per scrivere, è un miracolo che sia riuscita a preparare questo capitolo e a pubblicarlo.
Quindi ci sarà un breve periodo di 'stop', ma ricomincerò appena potrò <3
Detto questo, spero che vi piaccia :)
Ringrazio le solite lettrici affezionate, e vi consiglio le loro storie: _Mauna, IfallinlovewithanIrish, whatamilivingfor, PiccoloAngeloSenzaAli <3
Grazie ragazze per darmi la voglia di continuare a scrivere!
Mi sento cattiva, Harry aveva detto di non essere un 'donnaiolo', ma la vita è imprevedibile :)
Ciao ciao, bacio bacio :3
Ila <3

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Capitolo 14
*** Die Hope. ***


 
Capitolo 14_ Die Hope.
 
Erano passati quattro mesi da quel giorno, e l'avevo sempre evitato accuratamente. Evitavo le sue mani, i suoi occhi, le sue labbra. Non sapevo bene fino a quando sarei potuta andare avanti in quel modo. 
Ero sdraiata a pancia in giù sul letto e sfogliavo le pagine inquieta. Non sapevo cosa cercavo, giravo rapida le pagine di quel diario, apparentemente senza motivo, ma forse ero in cerca di un frammento di ricordi di attimi, minuti o poco più che mi riportasse un'ombra di sorriso sul mio volto cupo, o forse stavo semplicemente cercando di dare un senso a quelle mie lacrime che mi avevano bagnato la maglia, il cuscino, mi avevano gonfiato il viso e arrossato gli occhi. I jeans a vita bassa scoloriti, diventati troppo larghi, lasciavano intravedere un lembo sottile di pelle, troppo pallida per la primavera. La maglietta verde attillata, che lasciava in evidenza le curve e i rotolini di troppo, cadeva su una spalla in modo trasandato. I miei bei capelli lunghi, di solito di un bel rosso acceso, morbido, delicato e gioioso, si erano trasformati in ciocche castane rossicce, lisce e tristi, sciolte indisciplinatamente sulla schiena curva e affranta e sul diario. Il telefono cominciò a squillare. No, non avrei risposto. Continuava, e la suoneria mi stava davvero stressando. Vinta dalla curiosità, chiusi momentaneamente il diario e gettai un occhio allo schermo luminoso del mio celluare: Chiamata entrante da Lela. Non avevo voglia di parlare con nessuno, nemmeno con la mia migliore amica, ma la forza dell'abitudine mi fece accettare quella chiamata.
"Candy? Candy come stai? Perché non sei venuta alla festa ieri sera? Stai male? Candy?!"
Insistente e adorabile, dolce e rassicurante, la voce di Lela. Riattaccai: semplicemente non avevo voglia di parlare. Pochi istanti dopo, alcuni messaggi inviati dalla mia premurosa amica furono annunciati da quell'odiosa suoneria. Non li lessi, facendola preoccupare. Lela. La mia migliore amica dai tempi delle altalene e dei giochi nella vasca della sabbia. Una ragazza di una bellezza rara, con due occhi del colore dei sogni d'estate, di un blu intenso, un viso da angelo contornato da un'aureola di corti capelli biondi. Le labbra, del colore delle rose rosse, contrastavano con la sua carnagione chiara, che tradiva il suo frequente arrossire alla vista di Josh. Mi sentii in colpa, e la stavo per richiamare, quando vidi due occhioni blu da cerbiatto spuntare dalla finestra socchiusa. La sua manina destra, delicata come il tocco di una fata, bussò timidamente alla porta. Mi alzai dal letto e, andando ad aprirle, vidi Lela strabuzzare gli occhi, forse per via del mio aspetto: dovevo essere in condizioni pietose. Non mangiavo dal giorno prima, e avevo pianto ininterrottamente per giorni. Lela entrò come una furia e mi abbracciò con uno slancio più affettuoso del solito. I nostri capelli si mischiarono in un abbraccio tenerissimo di ciocche bionde morbide come quelle di una bambola e di ciocche del colore delle volpi tendenti al crespo. Le mie mani strinsero la presa sulla giacchetta di Lela, e lacrime crudeli mi rotolarono giù per le guancie, lavando via ogni traccia di quel flebile sorriso appena spuntato, lasciando spazio ad una smorfia sofferente.
"Ancora?"
Annuii.
"Oh, Candy. Mi dispiace, ma non devi starci così male, che ci sto male anche io."
"Lela, grazie, ma non ci riesco. Mi manca. Mi mancano i suoi baci e i suoi abbracci. Era più di un amico per me. Molto di più."
L'abbraccio aumentò di intensità, percependo il mio bisogno di affetto.
"Hai bisogno di distrarti. Vieni dai. Ti sei lasciata cadere e ti stai trascurando. Vieni in bagno che ti sistemo io."
Uno shampoo veloce e dei riflessi rossi fai-da-te ai capelli, una nuova piega ai capelli, un velo di ombretto azzurro e sembravo diversa. Andammo nella mia camera e scegliemmo un abito estivo di un bel giallo, molto carico e gioioso, lungo fino a poco sopra le ginocchia, senza scollo davanti, e con uno scollo molto ampio dietro, chiuso da dei simpatici laccetti bianchi. Gli abbinammo delle ballerine bianche e la pochette bianca e gialla. Trovò dei braccialettini con i campanelli colorati, piccoli trucchi finali che mi rendevano perfetta, e sembravo addirittura un po' più felice. Mi trucco in modo molto semplice: eyeliner nero e ombretto giallo. Evitammo il mascara per non rovinare il trucco, pasticcione com'eravamo. Lela era sempre perfetta e bellissima, anche in quel momento, con il suo bel vestitino corto come il mio a righe bianche e blu, con i bottoncini rossi, le ballerine di paglia, gli orecchini rossi a forma di pesci, e, a completare il look da marinaia, una piccola ancora ricamata sul vestito e un cappellino di paglia, con un nastro rosso. Le sue labbra bellissime erano state ravvivate da un velo di rossetto rosso. Sulle palpebre, come se fosse l'ombra delle ciglia, aveva applicato un soffio di matita blu. Lasciammo i capelli sciolti, anche se mi vergognavo un po' di farmi vedere con la mia bellissima migliore amica. Uscimmo di casa, il passo spedito e allegro di chi vuole scaricare quella tensione che si accumula in una stanza dove c'è odore di lacrime. Nella mia pochette c'era una foto, un ragazzo con i capelli ricci e castani, gli occhi verdi e la faccia sorridente che faceva un cuore con le mani. Non la notai subito, ma sentivo che era con me. Sesto senso, lo chiamano i filosofi. Sfiga, la chiamo io. Harry, quel maledetto Harry. Siamo stati insieme per due mesi, in cui ci eravamo amati tanto. Poi, quel giorno, quella scena. La mia ragine di vita, il mio perfetto ragazzo, che dormiv abbracciato alla ragazza di mio fratello. Decisi di non pensarci. Ci fermammo a prendere un gelato anche se io non ero molto d'accordo.
"Ma... la dieta... cioè, tu sei uno stecco, ma io devo dimagrire..."
"Non c'è nulla di più bello del sorriso di una ragazza che si gusta un buon gelato, e poi sei stata due giorni a digiuno!! Bacio, fior di latte e panna montata per me. Per te?"
"Una granita..."
"No, tu prendi un gelato alla crema, pistacchio e panna montata. Grazie."
Lela pagò (almeno non mi sentii troppo in colpa di essermi procurata da sé grassi superflui) e ci allontanammo gustando quelle calorie disgraziatamente irresistibili. E fu mentre ci godevamo i nostri gelati che Lela se ne accorse. Un ragazzo alto, snello, capelli boccolosi e castani, occhi di un verde acceso, ci fissava. Non mi voltai. Non mi volli voltare. No. Non poteva essere lui. Mi ero sicuramente sbagliata. Aumentai il passo, formulai la domanda con gli occhi e Lela annuii triste. Accelerammo ancora, ormai quasi correvamo, il gelato che si scioglieva e disegnava ghirigori appicicosi verdi e marroni sulle nostre braccia. Ma il ragazzo mantenne un'andatura costante e sufficiente a non perderci di vista. Ogni tanto ci fermavamo per vedere se era ancora lì. Dopo dieci minuti di ansia e passo accelerato, mi fermai. Lela si voltò accigliata e preoccupata, come a dire "Sei stata tu a farmi iniziare a correre e ora ti fermi?!" ma, come sempre, invece di rimproverarmi si limitò a snocciolare poche sillabe in modo dolce ma solerte.
"Candy, dai!!"
"No, se è lui ci dobbiamo chiarire."
Ero ferma e decisa, e Lela non si sentì di contraddimi. Si allontanò, ma non troppo, per potermi soccorrere se fosse stato necessario.
La mano del ragazzo sfiorò la mia.
"È lui." Pensai.
Presi fiato e stavo per cominciare la mia predica, ma lui mi prese per mano e mi condusse sulla panchina dove tante volte ci eravamo amati. Ci sedemmo. Tacqui. Lui fissò lo sguardo in un punto non definito del terreno. Allora mi innervosii. Scattai in piedi e urlai con un fragore tale che i vecchietti si voltarono tutti, chi tranquillizzando il cagnolino, chi tranquillizzando il nipotino.
"Quindi?! Ti senti realizzato ora che mi hai rovinato l'estate, se non la vita?!"
"Ehm.."
"Stupido!! Idiota!!" Continuai nonostante le occhiate di disapprovazione dei nonnini che tappavano le orecchie ai nipotini. "Rispondimi!! Piango il giorno, piango la notte, sono ridotta a uno zombie formato depressione."
"Io ti amo Candy. Scusami. Ho fatto una cazzata, e me ne sono accorto troppo tardi. Non piangere, ci sarò sempre per te."
"Certo certo come no!! Tu non conosci il potere delle parole, tu non sai che ognuno di noi ha in bocca un'arma letale con cui può far innamorare o uccidere, tu non sai che se avessi disposto le parole in un ordine diverso, se mi avessi detto il tutto in un modo più dolce e più sincero, ti avrei perdonato.. forse."
Quelle tre parole, 'ti avrei perdonato', le dissi immaginando che fossero tre pugnali conficcati nel suo cuore. Ma quel suo cuore granitico, duro, di pietra non si può scalfire neppure con mille pugnali, figuriamoci con tre parole dette da una ragazza in lacrime. Fu mentre pensavo a quanto fosse insensibile per restare lì, muto impassibile, che vidi quel guizzo di luce nascere nei suoi occhi, percorrere quelle guance sulle quali c'era ancora il profumo dei miei baci, per poi inumidirgli le labbra e cadere in terra. Una piccola briciola del suo cuore forse si era staccata dal blocco di marmo inscalfibile, ed era precipitato giù, passando dagli occhi.
"Credi di commuovermi con una lacrimuccia finta?! Non ce la farai mai, ragazzo, perché quella goccia insignificante non era nulla in confronto a tutte le lacrime che ho versato io per te."
Mentre parlavo mi resi conto di come ero debole, fragile, un piccolo filo d'erba piegato dal vento in confronto al suo cuore di pietra, nel quale forse si era aperta una microscopica breccia. Ma non volevo perdonarlo, volevo farlo soffrire. Mi si riempirono gli occhi di lacrime, e lui si alzò, impietosito, mi abbracciò come ai vecchi tempi, mi strinse forte. Per pochi istanti mi sentii a casa tra quelle braccia in mezzo al parchetto, ma solo finché tacque.
"Allora, smetti di piangere. Andiamo a prenderci un gelato, facciamo come se non fosse successo nulla. Ti prego, stella del mio cielo, Candy."
Appena aprì bocca mi venne la nausea. Che verme, come posso fingere che non sia successo nulla? Mi staccai violentemente da quell'abbraccio finto.
"Vattene, mostro!! Non voglio la tua pietà, voglio le tue lacrime, voglio vederti soffrire come soffro io, anche se l'uomo non è stato fatto per soffrire, mentre la donna deve subire e basta, in questa stupida società maschilista!!"
Si levarono un paio di "Brava!!" e di "Tu si che ragioni con la testa, altro che i politici di adesso, che ragionano con il loro portafoglio!!" dal gruppetto di nonni e nonne e nipoti attorno a noi, che ci seguivano come se fossimo uno spettacolo televisivo, e commentavano. Incoraggiata dalle loro voci e dal suo silenzio, continuai.
"Oh, stai zitto ora eh? Com'è che se mi ribello non sai come ribattere?! Tanto lo so che volterai l'angolo, ti fermerai alla fermata del bus, troverai una ragazza seduta da sola, un po' triste, com'ero io, e la illuderai con baci, carezze, promesse di amore eterno, poi la lascerai e lei soffrirà. E chissà quante altre ragazze hai fatto soffrire e soffriranno per te..."
Un grupetto di bambini maschi si schierarono dalla sua parte, dicendo "Botte!! Botte!!" e invece, alcune bambine, adorabilmente agghindate con gonnelline e vestitini, dimostrando la superiorità femminile rispetto all'encefalogramma piatto maschile, dicevano "Macché botte, ha ragione la ragazza!!". Una addirittura, che avrà avuto circa 4 anni, al massimo 5, corse tra me e Harry, urlandogli, dimenando le braccine, "Bambino cattivo!! Vai via, vattene, lascia in pace la dada, piange!!". Mi commossi a quelle sottili parole, uscite da una boccuccia che, tutta sorridente, mi mostro una bella finestra in mezzo a quel sorrisone soddisfatto. Le lacrime continuavano a scorrere, chissà l'eyeliner dov'era finito, e gli occhi era gonfi come quando le lacrime scorrono da troppo tempo, e tu non puoi farci nulla perché la causa delle lacrime è davanti a te, e mi bruciavano, perché le lacrime sono più dolorose se non c'è un sorriso ad asciugarle, ti corrodono la vista, ti acciecano d'odio. Sentivo in bocca il sapore amaro delle parole che avrei voluto urlargli, ma quell'esserino stretto intorno alle mie gambe nude mi fece chinare su di essa. Le sorrisi dolcemente, e lei fermò una lacrima che stava scendendo con un piccolo ditino. Mi abbracciò stretta e disse:
"Anche la mia mamma piangeva tutti i giorni perché papà la faceva arrabbiare. Ma adesso papà è in prigione, non può più far piangere la mamma, anche perché lei è lassù, ora mi sta guardando e mi sta dicendo che questo ragazzo non deve farti ciò che il mio papà ha fatto a lei. Non piangere, no, le lacrime fanno male, non voglio che anche tu vada lassù in cielo con la mia mamma, e non voglio che lui vada in prigione con il mio papà."
Il padre di quella piccola bambina, quindi, le aveva rovinato la sua giovane vita, sua madre era morta, forse uccisa dal padre, forse si era suicidata, e quella piccola mente limpida aveva collegato il nostro litigio ai litigi tra i suoi genitori, e aveva cercato di fermarci. Forse lei era rimasta incinta giovane, e avevano sempre litigato, forse si erano amati solo una notte o solo un'estate, forse... Forse cosa?! Le incertezze non nutrono speranze. Ormai la vita di quella piccola bambina era rovinata, ma lei non se ne preoccupava, ma voleva solo che io non rovinassi la mia vita, quella di Harry e la vita di una eventuale futura bambina. La abbracciai, e in quel momento una specie di istinto materno si svegliò in me, mentre la piccola ricambiava il mio abbraccio. Avevo capito li suo messaggio, e lei aveva compreso il mio.
"Come ti chiami, piccolina?"
"Hope, ma non so cosa significhi, la nonna non me lo vuole mai dire. Tu lo sai?"
"Hope... Speranza. È un nome bellissimo, piccola Hope, devi andarne fiera."
Una donna sui cinquant'anni si avvicinò.
"Hope... piccolina, come stai? Scusi, l'ho persa un attimo di vista e si è immischiata... Mi dispiace tantissimo, davvero!!"
Interruppi la parlantina della donna.
"Non si preoccpi, signora, è stato davvero un piacere. Se ha bisogno per badarla, la terrei molto volentieri, è una bambina brillante!!"
Lela accanto a me si limitava ad accarezzarmi una mano premuorosa. La donna lo notò.
"Scusate, una domanda un po', emh, indiscreta... Siete una coppia omo?!" Chiese titubante e schifata.... Ah, le generazioni omofobe, roba ormai superata.
"Chi, noi?!" Scoppiammo in una risata convulsiva, e gli occhi ripresero a lacrimarmi dal ridere. Harry osservava da lontano la scena, ma non si era mosso, e aveva ascoltato ogni parola della piccola Hope.
"No, siamo semplicemente migliori amiche. Il ragazzo castano con cui stavo litigando è il mio ex."
"Ah mi scusi..."
"Si figuri."
"Allora, io direi che possiamo anche togliere il disturbo, no, Die Hope?!"
Die Hope?!
"Scusi, ma Die Hope è il nome completo?!"
"Sì..."
Speranza Morta, è così che si chiama l'esulo frammento rimasto da un amore infelice e tragicamente concluso. 
"No nonna, voglio restare con dada!!"
"La prego, signora, non disturberà assolutamente!!"
"I tuoi genitori che diranno?"
"Non creeranno problemi!!" Non credo che mia madre, da lassù, con la mamma di Hope, avrebbe impedito che donassi qualche goccia di felicità al quell'angioletto. Mio padre nemmeno, non sarebbe certo tornato, considerato il modo in cui l'avevamo cacciato la volta precedente. 
"Allora... a che ora passo a prenderla?"
"Ti va di restare a cena con me?"
"Sììì!!"
La Speranza Morta sprizzava gioia: era bello far sorridere un così dolce esserino, bisognoso di coccole, affetto e di una famiglia, soprattutto.
"Allora direi che può passare a quest'indirizzo verso le 21, se le va bene..."
"Direi che è perfetto."
La nonna di Hope era una donna simpatica, ma non più adatta a fare da mamma. Forse io non ne ero ancora in grado, ma di certo avrei dato tutto ciò che avevo per Hope.
Mi girai verso Lela, che sorrideva. Il sole era ancora alto in cielo, erano solo le 17, così presi in braccio la piccola Hope e andai da Lela. Passando da Harry, che non si era mosso di un centimetro, Hope gli fece una linguaccia. Sorrisi a quella piccola bambina così incredibilmente matura per la sua tenera età. Forse lo shock di perdere la mamma così piccola l'aveva portata ad uno sviluppo celebrale prematuro. Così, io, Lela e la nostra nuova, piccola amica ci incamminammo verso casa mia. Passando davanti ad un cartellone colorato, pieno di caramelle, bambini che si divertivano e giostre, Hope si mise a battere le sue tenere manine: voleva andare al Luna Park. Le bestò un'occhiata perché io e Lela ci sciogliessimo sotto il suo sguardo che brillava di una luminescenza verde quasi sovrumana, come se fosse una specie di folletto. Come mi piacerebbe credere ancora nelle favole e nella magia. Chissà se Hope si aggrappava alla magia per continuare a vivere, o se si era semplicemente rassegnata. Arrivammo all'entrata del Luna Park, pagammo gli ingressi e tre bastoncini di zucchero filato, rosa per Hope, bianco per me e per Lela. Mentre ci impiastricciavamo a vicenda i capelli con lo zucchero, Hope scelse la giostra da fare. Era una specie di castello degli orrori per bambini, e lei ne era così convinta, che la portammo. Appena entrati, una raffica di vento, proveniente dalle griglie metalliche aperte sulle quali stavamo camminando, ci sollevò le gonne a tutte e tre, provocando vari fischi dai ragazzi presenti nel castello. Hope strillava divertita ad ogni pesciolino o pipistrello fosforescente che vedeva. Ad un certo punto sbucò dal nulla uno scheletro e iniziai a strillare come una pazza, mentre Hope si contorceva dalle risate. Sentii qualcuno abbracciarmi da dietro e pensai che fosse Lela, visto che stavamo camminando in fila indiana in un cunicolo buio senza fine, stretto e umido, ma Hope sembrava meno spaventata di me. Il qualcuno che mi abbracciava mi sussurrò nell'orecchio.
"Ehi, piccola, non abbiamo continuato la nostra discussione prima..."
Mi voltai di scatto.
"Verme schifoso!! Mi hai anche seguita eh!? Comunque se il messaggio non fosse stato del tutto chiaro, è finita."
Avevo dimenticato che ero immersa in un gruppo di ragazzini, che iniziarono a prendere in giro Harry.
"Lela dov'è?!"
"È qui.."
"Lela!!"
"Candy!! Eccomi.."
Le afferrai la mano e non la lasciai più. Harry, umiliato dai ragazzini, tornò indietro, deriso ancora di più perché era uscito da quelle che si chiamano le "Uscite di sicurezza per chi se la fa in mano". Uscite dal tunnel decidemmo di andare a casa, avevo avuto fin troppa paura. Passando in un percorso obbligato all'aperto per uscire dal castello degli orrori, che costeggiava l'intero castello, mi accorsi che il percorso era fatto con le stesse griglie malefiche che avevamo incontrato all'inizio, l'unica differenza era che qui eravamo all'esterno, e che quindi non vedevano solo i ragazzi nel cunicolo scarsamente illuminato. Si levarono di nuovo fischi e applausi, nonostante ci tenessimo ferme le gonne alla meno peggio. Uscite da quell'incubo, proposi di uscire dal Luna Park, ed eravamo tutte d'accordo, e tornammo a casa mia. Parcheggiai Hope sul tappeto insieme ai miei vecchi giochi. Vivendo da sola, era tutto com'era sempre stato ai tempi in cui in quella casa viveva una famiglia unita. Lela si sedette incantata a guardarla inventare storie con un vecchio orsetto, e io la raggiunsi poco dopo con tre tazze di cioccolata in mano. Amavamo i bambini più di ogni altra cosa: quelle manine, così piccole e grassottelle, quegli occhi, così innocenti e curiosi, quelle parole così pure.. Piccoli miracoli, che crescendo si sarebbero sporcati d'umanità. Ognuno di noi è stato buono e puro, da bambino. Qualcuno rimane buono e puro, ma la maggior parte no. La mia nuova piccola amica era incantata da un orsetto rosa con gli occhietti azzurri. Disse che la sua mamma ne aveva uno molto simile, che però era di plastica dura, e lei non ci poteva giocare, perché dentro ci teneva i trucchi, la mamma. Probabilmente era uno di quei regali che si fanno a San Valentino, un cofanetto PUPA a forma di cuore o di orsetto con tutte le parti mobili, completamente apribile, con vari trucchi, da ombretti a rossetti a lucidalabbra a ciprie varie. Le regalai quel vecchio peluche, che per lei evidentemente significava molto più di ciò che significava per me: un normale giocattolo della mia infanzia, nient'altro che un ricordo dell'era dei giochi. Era ormai sera, il sole stava tramontando, e approfittammo degli ultimi raggi scarlatti per andare a comprare le pizze, e passammo davanti al cimitero. Non ci feci caso subito, ormai era una routine per me: esco di casa, attraverso la strada, percorro il grande vialone, oltrepasso il cimitero e sono in centro. Ma sul momento, con Hope stretta addosso, una sensazione sconosciuta, attraverso degli strani brividi che mi percorsero la schiena, mi assalì, mi attraversò, mi fulminò. Mi sentii strana, non ero la solita ragazza diplomatica che non entra mai nei cimiteri, anche se nella sua famiglia sono poche le persone ancora vive; non ero la solita ragazza che va nei cimiteri una volta all'anno, il Giorno dei Morti, a spolverare le lapidi dei cari defunti e a fingere di soffrire e pregare. No, non ero più quella. Io stavo entrando, immersa in un impenetrabile silenzio, in una mia bolla isolante invisibile, che non mi faceva sentire le proteste di Lela, terrorizzata dai cimiteri. La vocina squillante di Hope mi riportò alla realtà. Ci trovavamo davanti ad una lapide piccola, grigia, adornata da lettere scritte con un carattere semplice, molto fine, di un bel color bronzo tendente all'oro. Ero troppo concentrata sulle parole che sgusciavano dalle sottili labbra di Hope e arrivavano tenuamente alle nostre orecchie per riuscire a leggere nella penombra il nome del defunto. Accanto al nome, una piccola cornice dorata a forma di cuore. Dentro la cornicie, una donna con i capelli rossi, e gli occhi di un bel blu, ora spenti per sempre. Scrutai a fondo Hope, per la prima volta, e notai che aveva lo stesso nasino all'insù della donna, gli stessi occhioni, stessa carnagione chiara. L'unica differenza tra la giovane donna sorridente della quale restava solo un mucchietto di ossa e quell'angioletto con i capelli rossi che avevo in braccio erano i capelli. Stesso colore, ma quelli di Hope erano soffici e boccolosi, al contrario di quelli della donna, perfettamente lisci, come i miei. Hope sfiorò le lettere con le sue piccole dita, cercando di decifrarle, poi passò la manina sul viso della donna. Una goccia di luce le illuminò gli occhi, poi scese lungo quel suo piccolo viso in lacrime.
"Mamma..."


__________________________________________________________
Spazio Autrice che non sa da dove cavolo ha tirato fuori Hope :)
Ehm, ciiiiao :3
Che ne dite?? Bho, Hope mi è saltata in mente così... ed eccola lì, vicino alla tomba della mamma.
Non sono brava a commentare, e poi esagero sempre con lo Spazio Autrice, quindi direi che ringrazio come sempre IfallinlovewithanIrish, _Mauna, whatamilivingfor, PiccoloAngeloSenzaAli e Artemisia246 (scusa se non ti ho citata anche nel capitolo precedente, eh la memoria, ma grazie di esserci sempre!) .. Grazie anche alle nuove recensitrici, che si fanno vive ogni tanto. Mi interessa ogni critica, positiva o negativa che sia. 
Spero che vi piaccia, mi sono impegnata a scrivere questo capitolo.
Basta, cavolo! Ah, scusate le parolacce, ho cercato di non esagerare :)

Comunque.... ho scritto una nuova storia, si chiama DRUGS, non è sugli One Direction, è in Generali-> Drammatico :') Se passaste mi fareste un grande favore :)
Ila <3

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Capitolo 15
*** Tryin' to restart our Love Story.. ***


Capitolo 15_ Tryin' to restart our Love Story.
 
Lasciai che chiacchierasse mentalmente con quella giovane donna, che sarei potuta essere io, a giudicare dall'età che dimostrava. Era serena, mentre muoveva le sue piccole labbra, senza far uscire nessun suono, solo pensieri sotto forma di respiri, parole d'aria. Sicuramente sua madre la sentiva. Ad un certo punto si voltò verso di me.
"La mia mamma vuole sapere come sta la tua mamma."
"La mia mamma è lassù, in Cielo, con la tua."
Hope piegò la testa e mi fissò così intensamente che non riuscii a reggere quei flebili occhi, umidi di poche lacrime. Abbassai lo sguardo e piansi silenziosamente, per la prima volta da quasi otto mesi. 
"Perché?"
"Si era ammalata, Hope, e stava soffrendo troppo. Così, un Angelo è sceso in Terra e se l'è portata lassù su quella nuvola, proprio quella che sta passando vicino al sole adesso. Sono certa che da qualche parte, sulle nuvole, c'è anche la tua mamma; magari le ha portate sulle nuvole lo stesso Angelo."
"Sì, un angelo bello, alto, biondo, con gli occhi azzurri, come i tuoi.."
"Come i miei?!"
"Sì! Sono un po' azzurri e un po' grigi, non te ne sei mai accorta?"
"Li ho sempre visti grigi.."
"No no, sono proprio azzurri!!"
Sorrisi. 
"Mi fai vedere anche la tua mamma?"
"Certo! Saluta la tua mamma, che andiamo dalla mia!"
Hope rivolse qualche altra silenziosa parola alla madre in foto, poi mi disse di portarla da mia madre. Era molto vicina alla lapide della mamma di Hope, ed era così bella..
Morire a trentasei anni di cancro, senza un marito o dei genitori, lasciando due figli al mondo. Bella la vita.
Tradire e illudere una donna per tre anni. Bellissima la vita.
Tradire, illudere e mentire a una ragazza che vive per te. Io amo la vita.
Ma su che Mondo mi hai fatta nascere, mamma?
Non mi rispondeva. Le sue carezze. I suoi abbracci dolci. 
Le carezze di Harry. I suoi baci, sempre fruttati.
Le parole rassicuranti della mamma. Le sue piccole bugie su papà.
Le parole rassicuranti di Harry. Le sue enormi bugie. 
"Era molto bella... Ti somigliava tanto."
Annuii, troppo triste per proferire anche solo una sottile sillaba. 
Non piangere, Candy, l'hai promesso alla mamma. 
Ricacciai coraggiosametne indietro le lacrime, arruffai i boccoli a Hope e uscimmo dal cimitero, che, con il crepuscolo, stava assumendo un'aria lugubre e sinistra. Il cancello cigolava, ma Hope era tranquilla. Arrivate all'esterno, Lela era sparita. Senza indugiare, composi veloce il suo numero sul mio telefono. Squillò per qualche secondo, poi rispose.
"Hei!"
"Lela.. dove sei?"
Riattaccò all'improvviso, senza rispondermi.
"Sono qui!"
Stringeva la mano di un ragazzo, e aveva posato il suo caschetto biondo sulla spalla. Il ragazzo mi tese la mano, ma io mi tuffai su quel petto amico.
"Niall..."
"Hei, Candy!"
Non l'avevo praticamente rivisto dalla sera in cui si era ubriacato per dimenticare Lela. 
"Come stai?"
"Bene, ora sto bene, di nuovo."
"Bene, sono felice per voi."
"E.. tu ed Harold?"
"Lasciamo stare.. Lei, piuttosto, è Hope!"
"Ciao piccolina! Io sono Niall, piacere."
"Ciao Niall. Sai, siamo appena state a vedere le nostre mamme al cimitero!"
Lo disse in modo aggraziato e dolce, con una punta di ironia innocente che mi trafisse. Gli occhi di Niall si inumidirono.
"Non piangere.. Le lacrime non lavano via i ricordi. Piuttosto, impegnati perché non succeda più, non a te, almeno. Allora, le pizze?"
Ero ufficialmente innamorata di quella bambina. Mi ricordava tanto quel piccolo segreto di qualche anno prima. No, ancora Austin, il bambino.. Quale bambino? Non conosci nessun bambino Candy. Tentavo invano di autoconvincermi che non era mai successo nulla, che non avevo sognato tutto, che non mi ero solamente immaginata quei nove mesi di agonia. Ogni giorno sopprimevo quei ricordi, ma era più forte di me. Quegli occhietti che mia vevano salutata piangendo, quelle manine che mi avevano sfiorata per pochi istanti, dopo avermi conosciuta da dentro per quasi dieci mesi.. Mi mancava. Che dolcezza che mi aveva trasmesso con la sua piccolezza, e con la sua dolce fragilità. Mi chiesi come avevo potuto fare a meno di quei minuscoli abbracci. Mentre cercavo di darmi una risposta, Hope iniziò a giocare con la manica del mio cardigan, nell'intento di attirare la mia attenzione, da risvegliarmi dal mio letargo di ricordi ed emozioni. Lela e Niall mi stavano parlando, chissà da quanto.
"Bene, dai, è stato bello rivedervi, ma ora è meglio se andate a prendere la pizza per questa fanciulla."
"Perché non vieni con noi?"
"Non è una cattiva idea."
Hope si arrampicò sulle spalle di Niall, e tornai a navigare nel ricordo del blu di quegli occhietti, nella morbidezza di quelle piccolissime mani.
Lela mi afferrò per una mano, quasi brusca. Mi stupii del suo sguardo insolito.
"Candy, mi puoi dire cos'hai?"
"Nulla.. Andiamo, o li perdiamo." 
Tentai di sdevare la conversazione, ma lei non demordeva.
"Candy, è successo qualcosa?"
Scossi negativamente la testa.
"Candy, perché hai quell'espressione assente?"
"Da domani avrò diciassette anni, sai?"
"Non credo che sia questo ciò che ti preoccupa."
"Si possono adottare bambini dai diciotto anni compiuti, precisamente tra un anno e due giorni.."
"Adottare un bambino? Ma sei impazzita?! Abbiamo diciassette anni, godiamoci la vita.."
La interruppi.
"Lo rivoglio."
Inclinò la testa, e mi fissò.
"Chi è che rivuoi?"
"Oh, ehm, nessuno, erano pensieri buttati all'aria così, volevo vedere la tua reazione.. Bene, siamo arrivati, entriamo..!" Farfugliai imbarazzata.
Aprii la porta di un locale a caso, ma un buttafuori robusto mi afferrò truce.
"Questo è un locale per soli uomini, e l'ingresso delle 'lavoratrici' è sul retro."
Notai che era un Night Club poco carino, e mi allontanai, ancora più imbarazzata di quanto lo fossi prima. 
"Vi porto io in un posto carino!"
Lasciai che Niall ci guidasse fino ad un'osteria rustica e sgrezza. Un cameriere dall'aria familiare, scosse sorridente i boccoli, e ci guidò ad un tavolo. Appoggiamo le borse sulle sedie impagliate, e io uscii con la scusa diuna sigaretta. Sentii delle mani posarsi sulle mie gracili spalle.
"Tu non fumi, Candy, lo sai."
Mi voltai, ed eccolo lì. Il più bel cameriere che avessi mai visto.
"Jake!"
Saltai in collo al mio bellissimo fratellone. Sapevo che aveva trovato lavoro, ma erano quattro mesi che non uscivo di casa, non lo vedevo quasi mai. Stavamo per iniziare a parlarci, a raccontarci di ciò che era successo in quei quattro lunghi mesi, nonostante vivessimo sotto lo stesso tetto, quando lo chiamarono dalla cucina. Tornai a fissare lo sguardo sulla luna, che era spuntata precocemente nel cielo, ancora sottomesso al bagliore solare. Il mio telefono iniziò a vibrare nei jeans. Risposi automaticamente, senza fare caso al numero.
"Pronto?"
"Candy.."
"Muori." Riattaccai. Non volevo ascoltarlo. Hope mi strinse le gambe. Rientrammo all'interno dell'orsteria, con l'aria pesante, profumata di frittura.
Lela scrutò ogni mio movimento, cercando di capire cosa frullava nella mia testa, cosa si celava dietro quel sorriso finto che avevo incollato sulla mia smorfia vuota e inespressiva.
Mi arrivò un messaggio.
Sporco traditore. 
'Ti prego, ascoltami. Mi manchi, sto male senza te. Ti amo, e non è come credi, quella notte non è successo nulla con Cher.'
Digitai velocemente sulla tastiera del mio telefono.
'Certo, la notte no di sicuro, perché la notte è stata con mio fratello e poco prima di venire da te, era andata con Zayn.'
Ipocrita. Continuai a mangiare, deglutendo lacrime e pesce insieme; almeno non mancherà l'acqua, a quei poveri pesci fritti. Si era formato un silenzio opprimente, rotto all'improvviso dalla suoneria del mio telefono. Uscii per rispondere.
"Pronto?"
"Candy, ascoltami."
"Perché dovrei? Mi hai illusa, mi hai fatto credere nella perfezione, nella felicità e nel lieto fine. Per qualche istante, ho addirittura creduto in Dio, ma ora basta, non mi farò prendere di nuovo in giro, chiaro? E ora sparisci, lasciami viv.."
Non resistetti, scoppiai a piangere prima di finire la frase. Lela mi sfilò il telefono dalle mani e riattaccò. Jake mi offrì un thè caldo. Niall mi stette vicino tutta la sera, cercando invano di tranquillizzarmi. Hope mi regalò un abbraccio dolce, di quelli che solo i bambini sanno donare. I bambini. Lo rivoglio, lo rivoglio. 
Pagammo il conto, e ci affrettammo a tornare verso casa mia. 
La luna illuminava le mie lacrime, e gli occhi alterati di Lela risaltavano glaciali nel buio.
L'aria profumava di baci, come tutti i sabati sera nei viali alberati del parchetto. 
Niall prese la direzione verso casa sua, dopo averci salutate.
Il cimitero era chiuso, ma vidi comunque Hope salutare con un cenno la sua mamma.
Forse, da qualche parte nel mondo, tanti bambini stavano pensando alla loro mamma lontana, forse sperando in un ritorno impossibile. Chissà se tra quei bambini.. No, Candy, no. Non pensarci, non ora. Obbedii diligentemente alla mia mente, e mi preparai un bel sorrisetto da mostrare alla premurosa nonna di Hope. Posai la piccola sulla moquette, vicino ai giochi, e preparai una tazza di thè caldo anche per la nonna, che arrivò puntuale, avvolta in un tailleur blu scuro, con riflessi perlati violacei. Mi soffermai a osservarla per pochi istanti, giusto per conoscerla un po' meglio: i capelli, vaporosi, tinti di biondo; le labbra, cariche di rossetto scarlatto; le mani, adornate di anelli e fedi di tutti i metalli, con ogni tipo di pietra preziosa; le collane eccentriche e gli orcchini sfarzosi. Davvero una nonnina adorabile. 
Abbracciò la nipotina, sorseggiò il suo thè e uscì da casa mia. Salutammo Hope con un bacino sulla guancia e un'affettuosa carezza sulla testa, poi chiusi il portone. Io e Lela ci togliemmo la maschera da brave ragazze felici. 
"Candy, dimmi cosa succede, non riesco a vederti così."
"Voglio morire Lela, te lo giuro. Voglio solo morire. Quel verme schifoso mi ha reso impossibile la vita."
Gli occhi della mia migliore amica, perennemente felici, si riempirono di lacrime.
"No.. Non farlo.." Sussurrò.
"Perché? Non ho più nulla, tranne te."
"Non scherzare." Lela deglutì le lacrime faticosamente, poi continuò. "Io tengo a te più di quanto tengo a Niall, più di quanto tengo a me stessa. Hope tiene a te. Niall tiene a te. Tuo fratello tiene a te. Louis tiene a te. Tutti tengono a te, Candy, anche Harry."
"No, Harry no."
"Perché non lo ascolti? Harry non ti ha mai tradita."
Iniziai ad interessarmi di più alle parole della mia migliore amica.
"Come fai a dirlo?"
"Perché Cher era andata a dormire da Gemma, ed Harry le stava facendo uno scherzo, tutto qui."
"Bello scherzo, guarda cosa mi è costato."
Sollevai la manica del cardigan per scoprire alcune ferite fersche. 
Mi fissò impaurita.
"A.. Auto.."
"Sì, Lela, sì, sono autolesionista." Scandii bene le sillabe.
Mi abbracciò.
"Perché?"
"La debolezza si manifesta anche così. Sono troppo fragile per questa vita."
Respirai a fondo, certa che finalmente era arrivato il momento di liberarmi di quel segreto.
"Lela, ti devo dire una cosa. Mi fido di te, ti prego, non tradirmi, non deludermi."
"Giuro."
"Io.."
Le lancette si muovevano silenziosamente, scandendo il tempo seguendo il ritmo del mio cuore. Lo sentii fermarsi momentaneamente, la l'orologio continuava a catalogare i secondi, senza aspettarmi. Improvvisamente capii tutto: il tempo non avrebbe aspettato i miei comodi, la vita sarebbe andata avanti anche senza di me, la mia presenza non era essenziale per la partenza del treno. Vomitai un fiume di parole addosso a Lela, e forse lei non capì tutto, ma una cosa la comprese sicuramente: dovevamo andare alla ricerca di un bambino, ma avevamo bisogno d'aiuto, e non dell'aito fraterno di Jake, o di quello innamorato di Niall. No, avevo bisogno di qualcuno che odiavo per andare avanti. Composi velocemente il numero sul telefono.
"Pronto?"
"Harry, vieni subito a casa mia. Ti offro l'opportunità di ricominciare, ma solo ad una condizione."
"Cielo, Candy, farei di tutto per te, lo sai, ti amo."
"Frena la lingua. Ti chiedo di aiutarmi a ritrovare la mia seconda vita. Ti aspetto, muoviti."
Riattaccai senza aspettare che rispondesse, immaginando che sarebbe arrivato nel giro di pochi minuti.
Io e Lela riuscimmo giusto in tempo a indossare abiti più comodi, quando sentii quella voce fuori dal portone che mi chiedeva di aprirgli. 
Ruotai la chiave, girai la maniglia, e quelle labbra, che tante volte avevo baciato, mi sorrisero imbarazzate. Lo feci accomodare e gli spiegai le mie intenzioni. 
"Ritrovare un bambino in questo Mondo è come cercare un bacio nel mare, impossibile."
"Ma noi ce la faremo, ti prego."
Gli porsi la mano.
"Affare fatto, ti aiuterò a ritrovarlo, ma solo se prima.."
Capii cosa voleva, e scossi negativamente la testa. Gli afferrai la mano e la strinsi sulla mia.
"Allora, andiamo. Il mio angioletto mi sta aspettando."



_______________________
Spazio Autrice :)
Heilà bellissime <3
Ho i minuti contati, sto scrivendo quattro tesine contemporaneamente, è un miracolo questo capitolo :3
Qunidi spero che vi piacciano i miracoli, hahah. ;)
No, okkei, questa era squallida.
Spero che vi piaccia, è una specia di capitolo di passaggio, molte cose si chiariranno in seguito..
Comunque, ringrazio come sempre le lettrici fedeli eccetera.. 
Vi saluto, e scusate davvero il ritardo!
Ila <3

 

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Capitolo 16
*** Searchin' him. ***


Capitolo 16_ Searchin' him.
 
Lela aveva preferito aiutarci da casa, dalla sua postazione tecnologica, come la chiamava lei. Dal computer, in pratica. Cercava su Internet e ci mandava i risultati tramite sms.
Harry stringeva le mani sul volante della sua nuova auto, una Volvo bianca enorme. Mi sentivo a disagio; non osavo guardarlo in faccia, perché quegli occhi che avevo amato brillavano di luce cattiva; avevo paura di quelle braccia in cui mi sentivo protetta fino a  qualche mese prima; mi sentivo tradita. Tradita da lui, dal mondo, da Austin, da mio figlio. Ed eccolo, il mio piccolo segreto. Mio figlio. Un po' mio e un po' di Austin. Diventare mamma a sedici anni per me non era stato facile, e ancora più difficile era stato cercare di dimenticare quel fagottino strillante che mi avevano strappato dalle braccia. Ogni tanto lo sognavo. Era un maschietto, e l'avrei voluto chiamare Dave, se solo non l'avessero chiuso in un'incubatrice, impedendomi anche solo di salutarlo. Lo diedero in adozione ad una coppia sterile, ma io non sapevo a chi. 
"Gira di qua, a destra."
Interruppi i miei pensieri indicando la strada ad Harry. Avevo una meta ben precisa: l'ospedale dove il mio piccolo angelo aveva visto la luce per la prima volta.
"Alla prossima, gira a sinistra."
Harry obbediva.
"Dove stiamo andando?"
"A Mirabilandia."
Mi guardò di sbieco, riponendomi la domanda con gli occhi.
"All'ospedale dove è nato."
Quando dissi ad Harry di mio figlio, lui esultò, dicendo che avremmo potuto adottarlo, e vivere uniti; io avevo risposto con un cenno negativo, ed un triste velo di lacrime posato sui miei occhi grigi. Ormai era tardi per riprendermelo.
"Siamo arrivati, parcheggia lì."
Parcheggiò abilmente, poi mi venne ad aprire la portiera della macchina. Scesi con un salto, ma la caviglia si piegò sotto il mio peso, facendomi cadere in terra, come quel giorno in cui mi aveva detto 'ti amo' per la prima volta.
"Sei caduta nel posto giusto. Riesci a camminare?"
Ignorai la sua battuta squallida ed annuii.
Zoppicai fino all'ingresso, poi ci incamminammo verso il reparto Maternità. Mi afferrò la mano, e io non glielo impedii, perché avevo disperatamente bisogno di qualcuno che mi sostenesse moralmente. Alla reception la segretaria mi guardò storto. 
"Ha bisogno signorina?" Sibilò acida. 
"Sto cercando mio figlio."
"Dati, prego."
Harry mi strinse più forte la mano.
"E' nato il 3 aprile di un anno fa."
"Allora mi dispiace, non posso aiutarla."
"Mi dica dov'è. Subito."
"Ho detto che non posso aiutarla."
"E io le ho detto di dirmi dov'è mio figlio."
"Posso solo dirle di andare a chiedere nell'Archivio dei documenti, ma non le garantisco nulla." 
Non ringraziai neppure, mi limitai a seguire la freccia che indicava la direzione da seguire per arrivare al'Archivio. 
"Certo che anche tu, potevi prendere le dovute misure di sicurezza.." Disse imbarazzata la segretaria ad Harry.
"Non è suo figlio." Sbottai, prima di trascinarmi dietro Harry.
Mi seguii docile senza fiatare, fino ad una grande porta blu. Feci pressione sul maniglione antipanico, e camminammo fino ad un'altra reception. La segertaria aveva un'espressione più gentile e disponibile rispetto alla precedente bionda ossigenata sessantenne. 
"Posso aiutarvi?"
"Sì, grazie. Potrei vedere i documenti di nascita del tre aprile dell'anno scorso?"
"Certo signorina."
Mi porse un raccoglitore, sul quale lessi 'aprile'. Sfogliai le cartelline. Primo aprile. Due aprile. Tre aprile, eccolo. Ore 15 e 45. Dave Milward.
"Dio, l'ho trovato! Guarda Harry, è qui!"
Accarezzai con le mani la foto del mio piccolo Dave. Harry fissava sconvolto il cognome.
"Gli ho fatto dare il mio cognome, non quello di Austin, suo padre."
"Quel verme schifoso."
Ignorai il commento di Harry al nome di Austin e continuai a parlare con la segretaria gentile.
"Sa dove potrei trovarlo?"
"Sì, ma ho bisogno di un documento dei genitori e di un po' di tempo per le ricerche."
Rimase stupita quando le porsi la mia carta d'identità.
"Lei è la madre, signorina?!"
"Sì."
"E lei è il padre?!"
"No."
"Il padre non è qui, e non voglio rivederlo."
"Mi dispiace, ma ho bisogno dei document dei genitori o dei tutori legali."
"Candy, chiama Austin."
"Parlagli tu a quel verme."
"Posso insultarlo?"
"Non ora."
Composi il suo numero, e quelle labbra che mi avevano riempita di baci e di morsi risposero subito.
"Candy?"
"Ehm, ciao Austin, sono Harry."
"Quale Harry?!"
Non potevo aspettare che quei due facessero anche le presentazioni. Sfilai il telefono dalle mani di Harry e soffiai qualche parola nell'altoparlante.
"Austin, vieni qui, subito."
"Qui dove?!"
Ah, giusto. Che genio che sono.
"Ehm, all'Ospedale dove è nato Dave."
"Arrivo."
Riattaccò. La segretaria gentile mi fissava, in attesa di qualche mia parola.
"Sta arrivando il padre, ma i tutori legali non li conosciamo."
"Li troverò io. Volete solo incontrarlo?"
"Quando compirò diciotto anni lo vorrei adottare."
Ringraziai Harry con lo sguardo per le sue parole, perché lui li avrebbe compiuti prima di me i diciotto anni. Ero grata e stupita insieme, nei suoi confronti.
"Lo vorreste adottare come coppia?"
In quel momento, con Harry stretto affianco, la testa a ciondoloni sulla sua spalla, la sua mano che mi accarezzava la spalla, desiderai intensamente ciò di cui mi ero privata per quattro mesi a causa del mio orgoglio: lui. 
"Sì." Esclamammo in coro. 
Entrambi ci stupimmo della risposta reciproca.
Mi strinse forte la mano, e io mi abbandonai più volentieri alle sue carezze.
La porta si aprì di scatto. Sempre più bello. Mi sforzai di non fissarlo, mentre gli spiegai la situazione. Non commentò e porse la sua carta d'identita alla segretaria senza parlare, e senza mai distogliere lo sguardo dai miei occhi grigi.
"Ecco fatto, ragazzi."
Austin, prima di uscire, fissò attentamente i miei occhi ancora per un po'.
Si avvicinò, fino a raggiungere una distanza che reputai pericolosa per entrambi, o forse solo per me.
"I tuoi occhi sono meglio azzurri, ma visto che il tuo colore è sparito, sto provando a vedere l'azzurro dei miei occhi riflesso nel grigio dei tuoi."
Chiusi gli occhi perché si allontanasse, e se ne andò repentinamente, così come era arrivato, senza salutare nessuno.
"Quanto tempo impiegherà a convocare qui i tutori legali e il bambino?"
"Pochi giorni. Se mi lascia un recapito telefonico attivo la chiamerò io. Le farò sapere entro pochi giorni tutto ciò che vuole sul suo bambino."
"Io voglio solo vederlo."
"Certo, ne parlerò con i tutori legali."
"La ringrazio di cuore. Questo è il mio numero, aspetto una sua telefonata. Arrivederci, e grazie ancora!"
Lasciai un post-it con il mio numero sulla scrivania. La segretaria gentile ci salutò, e ci guardò uscire mano nella mano. Deviai la strada, fino ad arrivare al reparto Neonati. Seguii le urla, e ci trovammo davanti ad un vetro, con le mani appoggiate alla superficie fredda, a fissare tutti quei bambini. Indicai il letto numero 505, dove era sdraiata una donna esausta. 
"Guarda.. Dave è nato lì."
 
 
#Harry
La immaginai lì, sul letto 505, quasi sedicenne, esausta, come quell donna castana che ci fissava. Si portò involontariamente le mani al ventre che un anno prima aveva contenuto un bambino. Che cosa magica, una nuova vita nata da quel corpo tremante stretto a me. 
"Sai, anche io avrei un figlio."
Piegò la testa di lato e mi guardò.
"Bhè, avevo quindici anni, e lei ne aveva quattoridici. Abortì subito."
"Capita di rimanere incinte, soprattutto se il padre è un ragazzo irresponsabile."
Quanto amavo la sua ironia, e quel suo sorriso beffardo. 
Strinse più forte il suo ventre, vuoto. La portai via da quel vetro.
"Un giorno tornerai qui, ma sarà quando lo vorrai davvero."
Quelle parole mi uscirono spontanee dalle labbra, quasi senza sfiorarle, come se non me ne fossi accorto. Mi sentivo un po' un padre per lei, quel padre che aveva tanto sognato e amato, senza mai averlo avuto. Pensai alle domeniche di dicembre passate a giocare nella neve con il mio papà, che mi chiamava 'piccolo Harry'. Poi la mamma ci preparava la cioccolata calda, e tornava a fare i compiti con Gemma. Lei non si era mai rotolata nella neve con il papà. Non aveva mai mangiato il gelato al cioccolato al parchetto con il papà. Non aveva mai corso con i go kart con il papà.
"Spero di sì."
La strinsi più forte e uscimmo. Sulla soglia la presi per le spalle, e non resistetti.
"Ti amo." Sussurrai mentre riassaporavo quelle labbra dolci che mi erano tanto mancate.
"Anche io, per sempre."
Mi abbracciò con tutta la sua forza, per non lasciarmi andare via.
"Mi sei mancato.." Sussurrò al mio orecchio.
"Bentornata a casa." Soffiai sul suo collo, tenendola stretta tra le mie braccia.



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Spazio Autrice
Scusaaate il ritardo.
Ho dovuto scrivere un sacco di tesine, e tra una settimana dovrò iniziare gli esami.
Questo capitolo fa dannatamente schifo ed è dannatamente corto, ma non è che voi vi siete meritate un gran bel capitolo.
Da CINQUE recensioni a capitolo siete passate ad UNA sola.
Non costringetemi ad eliminarla, ci tengo.
Ringrazio enormemente l'unica persona che per ora ha continuato a seguire la mia storia costantemente e a recensirla, PiccoloAngeloSenzaAli. Grazie davvero :)
Vi saluto, e spero ceh whatamilivingfor torni presto <3
Ciao ciao 
Ila <3
P.s. Gente che segue questa storia, ma non si è mai fatta sentire: grazie, davvero grazie per far sentire sempre la vostra presenza. *ironia eh*
P.p.s. Su howrse.it mi chiamo _sutika_, aggiungetemi :3

P.p.p.s se vi va, passate dalla fanficiton 'Declino e ascesa della vita di un'adolescente' di PiccoloAngeloSenzaAli, merita di essere letta, è bellissima <3

http://www.efpfanfic.net/viewstoryv.php?sid=1798891
 

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Capitolo 17
*** We've finally found him ***


AVVISO IMPORTANTE: Alla fine del capitolo ci saranno scritte (evidenziate in giallo, come questo avviso) alcune cose molto importanti. Per favore leggetele! Grazie, e buona lettura.


Capitolo 17_  We've finally found him.

 
#Candy
Perdonai Harry, perché il bisogno che avevo di lui era maggiore del mio orgoglio, ma più di un bacio non concedevo. Ormai avevo paura del mio corpo, di cosa sarebbe potuto succedere se mi fossi abbandonata a lui, come avevo fatto con Austin.
 Pochi giorni dopo la mia resa, ero a casa sua, stesa a pancia in giù sul suo letto; lui era seduto affianco a me, e giocava con i miei capelli, mentre io guardavo le sue foto da piccolo. Era dolce, biondo con gli occhi azzurri. Sfiorai le sue guanciotte con le dita, poi le confrontai con quelle attuali. Si era sgonfiato in viso, non era più paffutello come da bambino. I capelli biondi si erano scuriti e arricciati, e lo amavo così com'era, anche con i suoi nuovi occhi verdi. Mentre lo paragonavo alla sua infanzia, mi squillò il telefono. Risposi senza pensarci.
"Pronto? Chi è?"
"Candy Milward? Sono la segretaria dell'Archivio dell'Ospedale. Abbiamo trovato suo figlio, verrà qui oggi alle 17 per un controllo, se vuole potrei organizzarle un colloquio con i tutori legali."
 
#Harry
Le si illuminarono gli occhi di una luce cobalto, nuova. Mise il vivavoce e continuò a parlare.
"Ma come sta Dave, è malato?"
"No, è una normalissima visita di controllo. Fisso l'incontro?"
"Certo. A dopo, grazie mille!"
Riattaccò raggiante. 
 
#Candy
Mio figlio, il mio Dave! L'avrei rivisto! Il mio piccolo angioletto! Abbracciai di slancio Harry, facendolo cadere dal letto, e ritrovandomi così stesa su di lui. Mi lasciai andare e mi rotolai affianco a quei riccetti tanto morbidi, affondandovi le mani.
"Chissà se Dave ha i capelli come te.."
Mi baciò dolcemente sulla fronte, dandomi i brividi con la sua dolcezza.
"Sarà sicuramente bellissimo, ti piacerà tanto."
La sua voce, quanto la amavo.
Mi alzai, sciogliendo la dolce presa delle sue mani sulle mie spalle. Lo presi per mano e lui mi seguì docilmente fino alla porta. Mi afferrò entrambe le mani e mi appoggiò contro lo stipite bianco panna della sua porta. Non mi mossi, mi fidavo. Spostò lentamente le sue dita dalle mie ai miei zigomi, dolcemente e lentamente. Vedevo le sue labbra, all'altezza dei miei occhi, fremere. Ogni tanto si passava la lingua sulla bocca arida. Mi alzai in punta di piedi per baciarlo, ma lui sigillò le labbra. Offesa da quel suo rifiuto, mi limitai a sgusciare fuori dal suo abbraccio, e a dirigermi verso la porta. Mi corse dietro, afferrandomi le mani. Le chiusi forte a pugno. Fece insinuare e sue dita tra le mie, e posò le labbra sulle mie. Dischiusi la bocca, e lasciai che si fracesse perdonare con uno dei suoi dolci baci speziati. Mi staccai e proseguii verso l'uscita con un sorrisetto beffardo sulla bocca.
"Dove vai?"
"A prepararmi."
Chiusi delicatamente la porta e mi diressi a piedi verso la fermata dell'autobus. Aspettai in silenzio la corriera che avrebbe dovuto portarmi a casa. Quando scesi dal vecchio mezzo pubblico blu, vidi da lontano una moto familiare parcheggiata sotto casa mia. La corriera mi aveva portata in ritardo, e probabilmente Harry mi era già venuto a prendere; ma sentivo una strana inquietudine dentro di me, come se stessi cercando di autoconvincermi che quella moto era di Harry, ma sapevo benissimo a chi apparteneva quel veicolo blu elettrico. Passai velocemente oltre il cancelletto, aprii frenetica la porta e mi richiusi dentro. Tirai un sospiro di sollievo, la schiena contro la porta e le ginocchia tremanti. Mi avviai verso il bagno, per una doccia calda. L'acqua lavò via da me tutte le tensioni, mi sciolse il collo irrigidito, e riportò in me una strana pace, un senso di quietezza insolito. Mi avvolsi nel mio accappatoio caldo, e camminai gocciolante fino alla mia stanza. Scelsi accuratamente l'abbigliamento: per un giorno non potei vestirmi da ragazzina, ma dovetti abbigliarmi da mamma, quale ero. In fondo, dovevo far pure bella figura su mio figlio, no? 
Strinsi i miei fianchi rovinati dalla gravidanza e dalla violenza in un tubino blu scuro che arrivava fin poco più su del ginocchio; coprii l'esagerato scollo sul retro con una giacchetta in raso dello stesso blu. Legai i miei capelli in un ordinato chignon, e mi truccai pesantemente, con ombretto scuro, mascara e tanto rossetto. Allacciai attorno al mio collo sfigurato un filo di perle, abbinati ad un paio di orecchini simili che sostituii alle solite borchie e dilatatori. Cancellai lo smalto nero, e al suo posto ne stesi uno rosso acceso, come il rossetto e le scarpe con tacco alto che decisi di indossare. Mi fissai per un secondo nello speccio, guardando un po' malinconica le mie vecchie Superga gialle, le mie solite pantacalze e i miei maglioni. Sei una mamma ora, Candy, e da tale devi comportarti. Un clacson di moto suonò sotto il mio balcone di rose, e corsi impacciata fino alla porta per andare da Harry. Aprii la porta con la borsetta rossa in mano, molto imbarazzata per via del mio abbigliamento. 
Austin soffocò una risatina.
"Austin?! Cosa ci fai qui!?"
"Bhè, è pur sempre anche mio figlio, quindi deve conoscere anche suo padre, non solo quella zoccola di sua madre, no?"
"Ti prego, smetti di parlarmi così. Harry piuttosto dov'è?"
"Quel gay del tuo ragazzo? E io che ne so?" Sbottò con un sorrisetto da schiaffi.
"Dimmi dov'è Harry."
"Oh, ho una paura di una troia vestita da mamma!"
Scoppiai in lacrime, e corsi via, saltellando in modo ridicolo sui tacchi troppo alti per me. La sua forte presa mi afferrò e mi condusse fino alla sua moto blu. Mi ordinò di salire, e si mise davanti a me. Accese il motore e sgommò furioso fino all'ospedale. Come avevo fatto ad amarlo? 
Passando davanti alla via dove abitava Harry iniziai a tirargli a manica. Si fermò momentaneamente per chiedermi sgarbatamente cosa volevo. Ne approfittai per scendere, togliermi i tacchi e correre via velocemente, pur sempre impacciata dall'abitino stretto. Arrivai fino a casa di Harry, dove calzai nuovamente le scarpe e attesi che mi aprisse, dopo aver suonato educatamente il campanello. Ed eccolo lì, gocciolante, con un asciugamano in vita, bello da star male. Porcella, continua a leggere.
 "Scusa, ne ho approfittato per farmi una doccia."
Passeggiai con lo sguardo lungo i suoi lineamenti.
"Certo, hai fatto bene. Posso entrare? C'è un problemino di nome Austin poco distante."
Strabuzzò gli occhi e mi tirò dentro. Si sporse fuori e lo vide camminare lentamente, la moto a mano, verso di noi. Chiuse la borta facendola sbattere violentemente e mi trascinò per mano fino al divano. Mi accomodai sui morbidi cuscini bianchi del suo perfetto e ordinatissimo salotto. 
"Mi vado a vestire.."
"Bene, ti aspetto qui allora, questi cuscini sono comodissimi."
"No, vieni, se per te non è un problema: ti devo far vedere una cosa.."
Lo seguii imbarazzata. Strinse dolcemente la mia mano, mentre mi guidava verso la tua camera. Sulla soglià mi lasciò, sussurrandomi di chiudere momentaneamente gli occhi.
Quando mi disse di riaprirli sorrideva dolcemente; si era vestito elegantemente, il che mi fece sorridere: era buffo. Mi prese per mano e mi condusse fino al giardino sul retro.
Mi prese per i fianchi e mi fece fare una lunga giravolta; quando volsi nuovamente lo sguardo verso di lui, era inginocchiato per terra, sull'erba umida. Mi porse in mano una scatolina di velluto blu, simile a quella che conteneva la collanina. 
"Candy Amy Rose Milward, vuoi tu essere la mia ragazza?"
Aprì la scatolina, e mi sentii la principessa protagonista di una meravigliosa favola.
"No, guarda... Sì, sì che lo voglio!!"
Si alzò di scatto e mi baciò appassionatamente, poi mi prese la mano e infilò il delizioso anello che era dentro la scatolina al mio dito anulare. Era di oro bianco, come la collanina, molto sottile, e si intrecciava al centro in un diamante. Somigliava a quello di Austin, ma era più fine. Fino a qualche mese prima non avrei sopportato un anello di fidanzamento, ma qualcosa era cambiato. Lo baciai nuovamente, poi sussurrai: "Dai, è tardi, Dave ci aspetta."
Qualcuno applaudì.
"Bravi piccioncini, molto bravi, che scenetta commuovente. Ora, se non vi dispiace, dobbiamo andare da mio figlio."
Austin ci guardava divertito, con una punta di ironia.
"Come se l'avessi tenuto tu nella pancia per quasi dieci mesi.. Per te dare vita a Dave è stata una questione di pochi istanti, per me di più di nove mesi e mezzo."
"Non rompere, troia, e andiamo."
Harry era sul punto di scatenare una rissa per come mi aveva chiamata, ma io lo presi per le spalle e gli dissi di lasciar perdere.
"Seguici, Asutin."
Lui annuì e accese la moto. Harry fece altrettanto, e io salii dietro di lui. 
L'asfalto iniziò a correre sempre più veloce sotto i miei piedi indolenziti dai tacchi, ai quali non ero abituata. Mi strinsi forte alla giacca di Harry, e pregai in silenzio perché Dave mi apprezzasse. Harry e Austin sfrecciavano velocemente, facendo lo slalom tra i veicoli più grandi, troppo lenti in confronto alla velocità che ci scorreva nelle vene all'idea di incontrare in nostro bambino. Ogni tanto mi voltavo, per assicurarmi che Austin fosse lì, dietro di noi. 
Chiusi gli occhi, e quando li aprii l'asfalto si era fermato, ed Harry era sceso dalla moto. Saltai impacciata giù dalla sella, e mi appoggiai a lui per non cadere su quei maledetti trampoli rossi. In poche manciate di minuti eravamo nuovamente di fronte alla segretaria gentile, che ci scortò premurosamente fino da Dave. Prima di lasciarci mi abbracciò inaspettatamente, e mi passò un viso sulla guancia, commossa. 
"Ma guardati, una settimana fa sei venuta a cercare tuo figlio nei panni di una ragazzina un po' dark e oggi sei venuta a vederlo nei panni di una perfetta giovane madre.."
Aprii la bocca e la ringraziai frettolosamente, e mentre scivolavo dalla sua dolce presa la sentii mormorare: "Mi ricordi tanto me e la mia prima gravidanza, che affrontai a 18 anni.."
Mi voltai e la salutai nuovamente; non avevo tempo per aspettare una signora che si crogiolava nei suoi ricordi da giovane mamma, io ero li per altro. Ero lì per un nome, quattro lettere, che avevo conosciuto lentamente in dieci mesi. Io ero lì per DAVE, il mio Dave.
Respirai a fondo ed aprii quella porta.



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Spazio Autrice
Trallallero Trallallààà, rieccomi quaa!
Susate il ritardo.
SONO UNA COGLIONA.
Sono stata a cavallo cinque giorni, ero lì con le tende, e non ho potutto scrivere, ma il resto dei giorni ho casseggiato puramente invece di scrivere :')
Però ce l'ho fatta!! *applausi*.

Prima cosa molto importante:

Ho cambiato nome, ora sono _Candy_, per il semplice fatto che non sono più Directioner (questo già da 6 mesi almeno). Odio il fandom, e tutta la commercializzazione che c'è intorno a loro. Quando iniziarono a piacermi erano poco conosciuti, adesso li trovi ovunque.. Fine :)
Comunque, restano ottimi personaggi per le storie, leggo il nome Zayn e non mi fa schifo perché fa parte di un gruppo che non mi piace più, questo perché lo interpreto come un qualsiasi ragazzo Zayn, che forse rispecchia il Principe Azzurro che ognuna di noi identifica in un attore/cantante/eccetera. Sì, sono giunta a questa conclusione: ogni ragazza ha bisogno di sognare un amore perfetto con un ragazzo perfetto, e magari anche bello, ricco e famoso, e se non lo conosce tende ad "innamorarsi" di uno o più personaggi famosi o meno e di farne il suo idolo i i suoi idoli, e ne ha tutti i diritti. 
Perciò continuerò a seguire volentieri le storie che parlano di questi cinque, e continuerò a scrivere su di loro :3
Seconda cosa molto importante:
Il 1° agosto partirò per l'Inghilterra, e tornerò il 15, quindi BYE BYE PEOPLE, ci rivediamo presto :')
Le recensioni sono sempre gradite ;)
Baci!
P.s. "PIPPA PIPPA PIPPA PIPPA PIG." Citazione di Io, Gemma, Lisa, Marco e Saghy nella tenda, ore 23:48. *perché noi può.*

 

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Capitolo 18
*** Over Again. ***


AVVISO IMPORTANTISSIMO: Cancellerò la storia senza finirla a meno che... Leggete in fondo al capitolo!!!!
Buona lettura.

Capitolo 18_ Over again.

Per prima cosa notai il profumo di quella stanza. Erano rose, tante, coloratissime, fresche, come quelle che adornavano soavemente il mio balcone. Poi notai le lacrime di commozione della segretaria gentile. Sorrisi lievemente, strinsi la mano ad Harry e volsi la mia attenzione verso una donna dai lunghi capelli ricci, scuri, come i suoi occhi. Non era nulla di particolare, ma la limpidezza del suo sguardò mi colpì. Accanto a lei, un uomo, anche lui che traspirava bontà, calvo, occhi azzurri. In mezzo a loro, un fagottino che stava a malapena in piedi, biondo, con gli occhi azzurri, un sorriso grande e luminoso a due o tre dentini, e un grande mazzo di rose bianche. 
"Salve.." Balbettai, visibilmente molto emozionata.
"Salve. Io sono Rosy, lui è Karl, siamo i genitori adottivi di Chris."
"Piacere. Io sono Candy, sua madre."
"Oh, riconosco lo sguardo; vi somigliate molto. Lei è il padre?" Si rivolse ad Harry.
"No, purtroppo. Io sono l'attuale ragazzo di Candy."
"Capisco. Allora è forse lei il padre?" Chiede ad Austin.
"Sì, sono io."
"Bene, allora, volete restare un po' soli con Chris?"
"Oh, la ringrazio infinitamente."
Rosy mi strinse cordialmente la mano ed uscì insieme a Karl e alla segretaria. Chris si avvicinò a me e mi fissò. Mi sfilai i tacchi e mi sedetti per terra, affianco a lui. Austin ed Harry si sedettero in un angolino, stranamente in silenzio. Dopo qualche secondo, lo abbracciai istintivamente, ed iniziai a piangere, commossa. Eccolo. Lo avevano chiamato Chris, ma lui era Dave, il mio Dave, solo mio, tutto mio. Gettò le rose per stringersi meglio a me mentre mi alzai e lo feci piroettare in aria. Urlò di gioia, poi si strinse nuovamente a me. 
"Maa.. Mam.. Ma. Mamma."
"Sì, mamma. Sono io."
Harry si avvicinò piano piano, affascinato. Chris afferrò un suo ricciolo e tirò fortissimo, per poi scoppiare in una fragorosa risatina. 
"Paa.. Pà. Papà. Tu papà." 
"Sì, sono il papà." Harry sorrise. Austin tossicchiò, ma non si intromise.
"Daaaaa doo. Dadoo. Daaado!"
"Austin, sta parlando con te."
Alzò gli occhi e sorrise al piccolo.
"Dadooo."
"Sì, io sono il dado."
Chris passò alle braccia di Austin, che lo lanciò in aria e lo riprese al volo più volte. Io ed Harry lo guardavamo abbracciati. Piansi un po', pensando a quanto dolore mi era costato quel fagottino, ma mi bastarono quei pochi minuti per ricompensarlo del tutto.
Rientrarono i suoi genitori adottivi, e lo vidi un po' stordito. Mi fissò interrogativo, poi guardò Rosy, che sorrideva mestamente, e guardò di nuovo me.
"Chi mamma?"
"Lei è la tua vera mamma. Io sono una finta mamma, sono una dada, perché la tua mamma doveva crescere ancora un po' prima di poter fare la mamma. Adesso è pronta, se vuoi."
Ero commossa dalle parole di Rosy. Mi chiamò fuori con lei un secondo, e con noi vennero anche Harry ed Austin. Ci scortò fino ad un terrazzino. Ficcò la mano nella borsetta, cercando freneticamente qualcosa. Estrasse un pacchetto di sigarette ed un accendino, e ne accese una quasi disperatamente. Aspirò e parve sollevata. Fumatrice. Maledetta fumatrice.
"Fumate?"
"Ho smesso quando ero incinta."
"No, grazie."
"Non il tabacco, grazie." Austin ridacchiò alla sua battutina.
"Non hai ancora smesso?" Chiesi stupita.
"No, tanto il bambino non viveva con noi. Non avrebbe avuto alcun senso smettere."
"Poi se crepi non sono affari miei." 
"Ragazzi." Ci interruppe Rosy, sputando fumo. "Io e Karl stiamo divorziando. Litighiamo soess ultimamente, ed è qualche mese che stavamo pensando di dare Chris ad un'altra famiglia, più amorevole ed unita, ma quando vi ho visti giocare con lui.." Aspirò una boccata. "Beh, ho scelto la famiglia a cui fare la proposta di adozione." Espirò.
Tossicchiai a causa del fumo. 
"Signora, la ringrazio infinitamente, per me riprendermi mio figlio sarebbe un enorme passo in avanti. Ora mi sento abbastanza matura per crescerlo bene, in fondo quando nacqua non ero fisicamente e psichicamente pronta. Adesso lo sono."
"Ma mi chiedo come farai con la scuola, Candy."
"Signora" Disse Austin "Non sarà un problema. Io l'ho già finita, e se Candy avrà bisogno di affidare a qualcuno il bambino ci sarò sempre."
"E ci sarò sempre anche io." Concluse Harry.
"Due padri e una madre amorevoli, cosa potrebbe desiderare di più un bambino? Che ne dite, avvio l'adozione?"
"Certo."
Ringraziai Rosy, salutai con un bacetto il mio piccolo Chris e ci allontanammo.
"Candy.."
"Dimmi Austin."
"Ti fideresti ad affidarmi nostro figlio?"
"Non lo so.."
"Candy ascolta: sono cambiato, magari potremmo ricominciare da capo. Vedendo i miei occhi sul volto di quel bambino mi sono reso conto che è di entrambi, non l'abbiamo voluto ma ormai è lì, è nostro, e anche io ho delle responsabilità. Ti prego, dami un'opportunità, sia come padre che come partner."
"Austin, ho ritrovato il sorriso che avevo perso a causa tua in Harry. Mi sarebbe molto difficile ricominciare da capo come se nulla fosse successo, qunidi preferisco lasciar stare. Capisco però che per te può essere difficile accettare di crescere un bambino insieme alla tua ex e al suo ragazzo, e non ti voglio costringere. Possiamo sempre adottarlo io ed Harry. Non sei costretto."
"No, passerò anche oltre a questo, perché Chris è anche mio e io mi sentirei in colpa a lasciarlo tutto a te."
"Sono parole bellissime da parte tua, Austin. Potremmo metterti alla prova."
"Cosa intendi, Harry?"
"Intendo che potremmo verificare se tu sei davvero in grado di accudirlo, in modo da essere sicuri di lasciare Chris nelle mani di una persona affidabile."
"Affare fatto."
"Hei, a me però il nome Chris non piace. Io avrei voluto chiamarlo Dave.. forse si può ancora.."
"Proveremo a fare anche questo piccola mia."
Arrivammo all'auto di Harry. Salutai Austin abbracciandolo.
"A presto."
"Speriamo."
Lo salutai con un ultimo cenno della mano ed entrai nell'auto di Harry. Mi buttai su di lui.
"Harry ti rendi conto?? Sto per riavere il mio cucciolo!!"
Ero così felice che trasudavo gioia e felicità. 
Mi guardò sorridente.
"Ti amo tanto sai?"
"Anche io."
Sorrise e mise in moto. Dopo qualche minuto di silenzio, passati ad ascoltare una vecchia canzone alla radio, parlò.
"Hey, ma lo sai vero che la nostra vita sta per cambiare radicalmente?"
"Certo che lo so. Lo so e lo voglio. Tu?"
"Lo voglio quasi quanto voglio passare il resto della mia vita con te e con il tuo sorriso."
Non avevo parole per rispondere, solo un bacio posato sulla sua guancia, per non distrarlo dalla guida. 
Alzò nuovamente il volume della radio e ripresi a canticchiare sottovoce.





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Spazio Autrice (in ritardo e parecchio incazzata)
Sì lo so sono in un ritardo pazzesco (mesi che non aggiorno) ma
HO UNA VALIDA RAGIONE.
La volete sapere questa valida ragione (che giustifica anche la parolaccia). Bene.
Allora, ad oggi, 11 settembre 2013, ore 15:30, il capitolo 17 di questa storia ha
99 visualizzazioni e ZERO RECENSIONI.
Tanto odio. 
Chiariamoci: se anche questo capitolo non avrà recensioni io
CANCELLERO' LA STORIA SENZA FINIRLA.
Spero sia chiaro.
Se ci tieni a questa storia, scrivi un minimo di undici parole e clicca 'invia recensione'. Dai, non ti costa tanto. E comunque un parere anche sul capitolo precedente non mi dispiacerebbe.
Mi fate schifo, ve lo voglio dire.
Alcuni capitoli hanno ben cinque recensioni, e lo scorso ne ha ZERO.
Non sono una che non aggiorna finché non si arriva alle tre recensioni o cose simili, ma pretendo rispetto. Io do qualcosa a voi e voi dovete darmi almeno un parere.
Fine dello sfogo.
Ciao.
Ila.

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