Come On, Baby! {Do It Now}

di L y r a
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una Lamborghini per due. ***
Capitolo 2: *** Houston, abbiamo un problema! ***



Capitolo 1
*** Una Lamborghini per due. ***


bb

Ciao a tutti ^__^ Sono Lyra, o meglio Linda, ed è la prima volta che pubblico una mia fanfictions O_O In pratica sto tremando dall'emozione XD Principalmente scrivo solo su Inuyasha (non chiedetemi perchè -__-'') e leggo fanfictions su Harry Potter (ma solo Draco/Hermione *-*), Dr.House (Huddy °ç°), e HSM (Sharpay/Troy :Q__). Scrivo già da un annetto buono... o forse sono addirittura due XP Amo le long fic con un pizzico di pepe, ma anche divertenti, quindi preparatevi ad una storia piacevole e piena di humour! Per quanto riguarda la pubblicazione dei capitoli... *me si gratta la nuca come MiroChan* non sono granchè come costanza... molto spesso finisce che non concludo le mie storie çOç Ma siate speranzosi e verrete ripagati! X°D E soprattutto, non tiratemi pomodori, please ^-^ E ricordatevi... Commentate numerosi!! Voglio sapere i vostri pareri e tutto! (Anche perchè ho una mezza idea in testa per questa fic... ma nulla di concreto ^^) Magari i vostri consigli verranno adoperati nei prossimi capitoli!! Bacioni <3

 

 

 

 

 

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Capitolo Uno: Una Lamborghini per due.

 

 

 

 

Kagome saltellò allegramente giù per le scale del Tempio. Si sistemò rapidamente la camicetta, appena spiegazzata, ingranando la marcia verso la scuola. La giornata era soleggiante, una delicata brezza sorvolava appena la città, e non erano previsti test. Era un’ ottima giornata.

Ma una cosa la bloccò. Una macchina lussuosa si era appena fermata nel parcheggio della Villa di fronte. Visto che il padrone utilizzava solo macchine di seconda mano, quello poteva significare una sola cosa.

 

 

Dalla macchina spuntò una testa castana, che si voltò immediatamente verso di lei.

 

 

“SANGOCHAN!!!” – urlò Kagome, correndo immediatamente verso la sua migliore amica. Quella fece lo stesso, concludendo in un grande abbraccio nelle vicinanze della Lamborghini.

“Incredibile! Sei tornata a casa!” – esclamò la moretta, talmente felice da non riuscire a smuovere la mascella da quell’enorme sorriso. La sua migliore amica era finalmente accanto a lei!

“Si, proprio oggi!” – disse, cercando di apparire tranquilla, con un sorriso gentile in volto – “Mio padre ha deciso che è meglio che io venga a contatto con la società vera!” – blaterò, come se fosse ciò che ripeteva da una vita.

“Finalmente!” – si lasciò scappare la ragazza – “Erano due settimane che non riuscivo a vederti per colpa di tutti i compiti che ti davano!” – berciò, offesa.

Sango Kimie Hirai scoppiò in una debole risata. “Scusami KaChan, ma non potevo fare altrimenti” – si scusò, sincera – “Sai benissimo dei patti di mio padre”.

“Se avessi preso il massimo dei voti, blablabla…” – esclamò, sarcastica – “Ti ha trasformato in un mostro!”. Era evidente il riferimento: Sango era praticamente una delle studentesse più rigide, precise e perfette che avesse mai incontrato.

“No, mi sono trasformata da sola… e tutto per stare un po’ con te!” – azzardò, con un risolino.

Kagome alzò un sopracciglio. “Seee… a chi la dai a bere?”.

Sango scoppiò a ridere violentemente. “Mi sei mancata un sacco!” – urlò, abbracciandola di slancio. Solitamente non era così appiccicosa, ma era talmente curiosa ed eccitata da non riuscire a trattenersi. “Ci credi?! Io, nella tua scuola!!!” esclamò, facendo una giravolta su se stessa, a braccia aperte.

Kagome sentì il respiro mozzarle. “COSA???”. Aveva per caso sentito male? O davvero la sua migliore amica, nonché la studentessa più brava del mondo, sarebbe venuta nella sua scuola?? “DAVVERO?!”.

“SI!!!” – rispose, agitata come mai prima. Neanche al test d’ingresso per la scuola privata era stata così emozionata, e nemmeno quando aveva visto che era stata accettata col massimo dei voti! “Comincio da domani!!!”.

Kagome a quelle parole si rese evidentemente conto che lei, quel giorno, aveva scuola. Che se non avesse corso, sarebbe arrivata in ritardo. Che, se non si fosse svegliata, avrebbe preso una nota. E chi l’avrebbe sentita la sua migliore amica?! “SangoChan, scusami, ma devo scappare, se no perdo l’autobus!”.

Sango sorrise gioiosa. “Scordati che ti lasci andare con l’autobus!” – e detto ciò, si voltò verso Kohaku, il suo autista personale. “KOHAKUSAMA!” – lo chiamò, dolcemente – “Potresti portare la mia amica a scuola? Se no arriva in ritardo!”.

Kagome sentì un rivolo di adrenlina risalirle fino allo stomaco. Lei, su una Lamborghini?! Arrivare a scuola su una macchina nera, con i vetri oscurati e con quelle stranissime porte che si aprono verso l’alto!? “Oddio, grazie SangoChan! Sei mitica!!!” – esultò, mentre Kohaku, col sorriso dipinto in volto, accettava volentieri e le apriva addirittura la portiera.

Sango scosse il capo. “Di nulla!”. Si mandarono un bacio con la mano e poi la sua migliore amica partì all’impazzata verso la lezione della prima ora.

Sono a casa... - pensò, serena.

 

 

 

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Kagome Higurashi destò parecchia attenzione quella mattina, quando sul vialetto della scuola comparve una Lamborghini nera come la notte, talmente lussuosa che alcuni ragazzi la fotografarono col cellulare. Ed uscì lei.

La mascella di Inuyasha Hanyou cadde fino al suolo. Com’era possibile che Higurashi possedesse una tale macchina? Chi gliel’aveva prestata? Erano questi dubbi che volteggiavano nella sua testa, mentre a petto in fuori si avvicinava alla ragazza.

“Hai rubato una Lamborghini… wow” sussurrò, strascicato, come sempre faceva con lei. Sapeva che la irritava da morire.

La mora lo fulminò con lo sguardo. “Si certo, ora sono anche una ladra! Tappati la bocca cretino!” - lo canzonò, fissandolo negli occhi dorati, come in segno di sfida.

“Scherzi a parte…” – mormorò, stranamente serio – “Chi è il povero sfigato a cui l’hai portata via?”. E quella nota tagliente nella voce fece il suo dovere.

“STRONZO, CHIUDI QUELLA BOCCACCIA!” – sbraitò, offesa. Com’era possibile che la facesse arrabbiare in quella maniera? Non lo sapeva. Però aveva voglia di urlare quando era vicino a lui.

“Posata ed educata come sempre Higurashi…” – soffiò, dandosi mentalmente dello stronzo. E sorrise furbo, stortando leggermente il capo.

Kagome strinse i pugni. Aveva una voglia matta di portare le mani al collo e stritolarlo! “Guarda, se non fossi una persona buona di cuore, generosa, intelligente e gentile, ti avrei già tagliato in mille pezzi e sotterrato fuori città!!!” – lo sfidò, cercando di contenere un accenno di rabbia.

Inuyasha spalancò gli occhi con finta sorpresa. “Oddio, devo avere paura?” – biascicò, come se fosse realmente spaventato. Ma il ghigno sadico sul suo volto mostrava ben altro.

La mora alzò l’indice portandoselo di fronte al viso, pericolosamente vicino a quello del ragazzo. “Dovresti”.

“Io non ho mai paura” – ribattè lui, mentre le sue iridi dorate brillavano come mai prima d’ora.

“Anche io” – sussurrò lei, pronta alla battaglia. Era talmente fiera e combattiva da vedere solo il suo nemico in quel mare di volti, molti dei quali girati verso di loro. C’era solo Inuyasha Hanyou e il suo ghigno malefico.

“RAGAZZI, CONTEGNO!”. La voce del Preside si diffuse velocemente nella folla, e quasi tutti si avviarono verso l’entrata. Kagome e Inuyasha si fissarono ancora, miele e cioccolato.

Era sfida aperta, tutti lo sapevano.

Si allontanarono verso il portone, disperdendosi.

 

 

 

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Sango sistemò piano piano le sue cose nella sua stanza. Erano tre anni che era praticamente vuota, ed ora poteva finalmente metterci qualche quadro, poster… No, in effetti non aveva alcun poster da mettere. Ricordava perfettamente quella di Kagome: cinque poster di Johnny Depp, tre di Orlando Bloom e uno di Leonardo di Caprio ai tempi d’oro del Titanic. La sua invece, per quanto ricca di medaglie nell’atletica, attestati per autorevoli test d’inglese, francese, matematica e calcolo, era vuota. La sentiva così.

Cos’altro avrebbe potuto metterci?

Un disegno? Era completamente negata.

Un poster? E di chi?

Un quadro? Già ce n’erano.

Forse farei bene a mettere nuove mensole... - riflettè, guardando la librerai ormai strapiena di romanzi, libri scolastici, fumetti, quaderni, blocchi per gli appunti.

Ci pensò su ancora un po’. Magari poteva chiedere consiglio a Kagome sul da farsi. Era lei quella con le idee geniali, con la creatività sempre pronta.

Un “toc toc” la distrasse dai suoi pensieri.

"Sango, posso entrare?". Era la voce melodiosa di sua mamma.

“Ma certo” – rispose, pacata. La massa di capelli rossi fece capolino appena sopra la maniglia. La sua altezza non l’aveva certamente presa da lei.

“Tutto bene?” – domandò gentilmente, sfiorando con lo sguardo i borsoni e qualche scatolone poggiato sul letto.

“Si, tutto a posto… mi sto ambientando” – mormorò, con un sorrisetto. Era venuta molte volte a mangiare a casa sua, nei weekend liberi dallo studio, ma non aveva più dormito nella sua stanza da tre anni a quella parte. Era strano ritornarci, cercando addirittura di risistemarla da capo. I mobili erano però sempre gli stessi: in legno bianco, fini ed eleganti; ma i muri erano vuoti, così come la scrivania. C’erano solo i libri che aveva letto fino alla quinta elementare, tutti i testi scolastici e i suoi ricordi. E non era poco.

“Prima o poi ti riabituerai” – mormorò sua mamma, leggendole quasi nella mente.

Sango sospirò. “Mi sembra strano essere di nuovo a casa” – confessò, con un cipiglio di amarezza.

“So che era quello che desideravi” – aggiunse, sedendosi sull’unico spiraglio libero del letto, sommerso da scatole – “Papà me ne aveva parlato”.

Si morse alla lingua. Aveva detto solo a suo padre che avrebbe voluto frequentare una scuola normale, non aveva minimamente pensato di rivelarlo a sua mamma. “Scusami ma”.

“Non importa tesoro. Ti posso capire, in fondo era lui quello da convincere” – esclamò, ridendo.

Sango rise a sua volta. “Hai ragione! Ma a te va bene?”.

“Spero che sia davvero come speri, e che impari molto da questa esperienza”.

Sua mamma era sempre stata equilibrata ed onesta, era incredibile. Quanto le voleva bene.

“Ne sono certa! Grazie ma!”. Le stampò un delicato bacio sulla guancia.

La signora Hirai si alzò sorridente, ed uscì salutando sua figlia.

Sango sentì nuovamente la gioia di essere tornata a casa… quanto le mancavano le persone a lei care.

 

 

 

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Non appena Kagome mise il piede fuori dalla scuola, si rese conto che la Lamborghini era la ad aspettarla. Maledetta Sango! Ora gli doveva addirittura due favori!

“Kohaku, giusto?” – esclamò, ricordando il nome del guidatore. Aveva i capelli corti, brizzolati, color cenere, e gli occhi del medesimo colore. Pareva avere sui quarant’anni.

“Esatto signorina” – rispose, educato come sempre.

Kagome assunse una tonalità rosea. Signorina?! Era costretto a chiamarla a quel modo!? In un certo senso era sempre stata la paladina dei deboli e degli oppressi. “Chiamami Kagome”.

“Kagome” – ripetè, con un debole sorriso “Vi porto a casa?”.

“Si, grazie”.

“Aspetta Kagome, non ti ricordi che dovevo venire da te a studiare, oggi?” – sbraitò una voce, mentre una figura in corsa la spinse all’interno della macchina e si chiuse dietro la portiera. Kagome battè il gomito contro il sedile in pelle, lanciando un piccolo “ahia” innervosito.

“La scusi… è un po’ sbadata”.

La mora si voltò, febbricitante, e lo fu ancor di più non appena realizzò che di fianco a lei si trovava Inuyasha Hanyou, più sadico che mai, cinto nella solita divisa scolastica. La stava squadrando divertito.

Kohaku li fissò un po’ sorpreso e titubante, ma poi mise in moto.

Kagome lo fulminò. “Fottuto stronzo, cosa cavolo ci fai qui?!”.

“Controllo chi è il proprietario di questa favola, Higurashi” – rispose, sincero, guardando attentamente i sedili di pelle, l’interno perfettamente rifinito e la retina che li separava dal guidatore. “Chissà quanto costa…”.

“Una cifra che non ti puoi permettere!” – replicò acida, mentre si massaggiava ancora lievemente il gomito.

“Questo lo dici tu” – soffiò, misterioso, innervosendola.

Non sopportava di stargli vicino, la faceva stare in… apprensione. Voleva stargli più lontano possibile. “Hanyou, smettila di dire cazzate, cosa vuoi?!”.

Il tono della ragazza era evidentemente stressato. E questo gli piaceva. “Voglio conoscere il proprietario dell’auto” – continuò a dire, testardo.

“Saranno cazzi miei, non credi?!” – esalò, arrabbiata. Dannazione, lo voleva fuori da quell’auto! Subito!

Inuyasha la osservò qualche istante, per poi ghignare soddisfatto. “La mia presenza ti scombussola così tanto, Higurashi?”. E il vederla arrossire ancora di più, forse per la rabbia, forse per l’imbarazzo, lo resero incredibilmente felice. Al perché ci avrebbe pensato dopo.

“Ti sbagli”. Cos’era quella terribile sensazione allo stomaco? Era vero; non si sentiva a suo agio con Hanyou. Affatto. Preferiva le stesse a quindici metri di distanza, zitto e coperto da un sacchetto dalla spazzatura.

“Invece ci ho visto proprio giusto… ammettilo, ti eccito”.

E con quella boiata colossale, Kagome sentì la mascella sfiorarle il pavimento dell’auto.

…Eccitarla? ECCITARLA!? Come poteva lui eccitarla!? Si ritrovò a fissarlo nella sua completa figura, inconsciamente, ovvio. Capelli argentati, frangia ribelle, pupille color oro colato, naso dritto e pelle d’alabastro. Fisico scolpito nel marmo… braccia possenti… i muscoli guizzavano sotto la camicia sottile… O-KAMI-SAMA! Cosa diamine stava pensando?!

Nella furia arrossì a dismisura camuffando quell’improvviso e alquanto inaspettato imbarazzo con la rabbia cieca. “STUPIDO CRETINO!! COME OSI DIRE UNA COSA DEL GENERE?! TAPPATI QUELLA BOCCACCIA UNA VOLTA PER TUTTE!!”.

Il povero Kohaku si subì un urlo degno di Tarzan, mentre svoltava – finalmente, pensò – nella via che portava al Tempio Higurashi. Ancora pochi isolati…

Inuyasha scoppiò in un ghigno che Kagome definì subito sexy.

...Sexy? SEXY?!?! No, no, Kagome, frena! Da quando in qua Inuyasha Hanyou è sexy?! - si disse, veloce, mimetizzando un certo imbarazzo.

“Kagome Higurashi attratta da Inuyasha Hanyou” – sussurrò lui, talmente basso e roco che la mora sentì un peso scenderle giù dalla gola fino allo stomaco, impedendole di muoversi. Aveva forse ingoiato un sasso? “N-non…è vero…” – faticò a dire, mentre le guance sembravano paonazze e la voce si faceva addirittura più bassa del solito. Oddio, cosa le stava succedendo!?

“Davvero?” – continuò, suadente – “E se mi avvicinassi… cosa faresti?”.

A che gioco stava giocando? Inuyasha Hanyou si stava chinando su di lei, più gagliardo che mai e con un sorrisetto stampato in volto. Vide in quegli occhi un guizzo sinistro, qualcosa che non aveva mai notato, una specie di favoloso luccichio.

Favoloso luccichio? Ma mi sono completamente fusa il cervello?!

Il mezzodemone affondò su di lei. Sentiva il profumo fresco della ragazza invadergli le narici… ed accidenti, era incredibilmente buono! Delizioso…- pensò, mentre i suoi occhi fissavano quelle due pozze color cioccolato, talmente intense da fargli perdere un attimo il senso dell’orientamento.

Cosa...cosa...diamine...oddio... - esclamò Kagome mentre sentiva tutto il corpo improvvisamente caldo. E poi... come mai stava guardando quella bocca? Cosa stava succedendo? Perchè voleva quella bocca?

 

 

 

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Capitolo 2
*** Houston, abbiamo un problema! ***


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Giorno a tutti ^__^ Come state?? Io benissimo, anche se sono un po' giù di morale! .__.

Alloooraa.. GRAZIE A TUTTI PER LE RECENSIONI! Sono molto contenta che vi sia piacuto il primo capitolo, e spero vivamente che commentiate anche questo, seppur carente di scene "clou" *__* (ma si scrive così??? O_O bah) . Beh.. che altro posso dirvi? Sto cercando di scervellarmi e trovare un'idea geniale per questa fic, ma per non ho cavato ancora niente. XP Cercherò di fare in fretta, con vostra somma gioia!! (seeeee =_= ndVoi) Ecco un piccolo ringraziamento per coloro che hanno recensito, vi adoro!!! ^__* Bacioni Lyra <3

 

baby_dark: La prima a recensire!! *mi inchino* Già.. chissà cosa succede... XD Non lo so nemmeno io!! Però se ti riferisci alla scena Inuyasha/Kagome... muahahaha *risata satanica* lo scoprirai in queste prime righe!! Grazie per aver commentato!! Kiss!

 

Onigiri: Grazie! Davvero è scritto bene?? xP Ne sono felice, hai toccato un punto dolente del mio orgoglio d'autrice!! ^__^ Spero recensirai anche questo!! :Q__

 

Dolce Sango91: Ehehehehe... nel primo capitolo si vedeva molto Inuyasha/Kagome... e chissà quanti hanno pensato che Kagome è... MA NON E' COSI'!! Penso che sarai molto felice alla fine di questo capitolo ^^ Bacioni! P.S Grazie infinite!!

 

mel_nutella: Waaa, un sacco di complimenti!! Grazie mille, sei adorabile ^__^ Sono contenta che ti piaccia la storia, il mio modo di scrivere... e non ti preoccupare, ci sarà spazio per la tua coppia preferita!! X3

 

sunsunset: Che nome particolare... °°'' Lo stavo guardando incuriosita!! Comunque, tornando alla tua recensione.. In effetti Inuyasha è un po' OOC. XD Ma vedrai... spero ti piacerà questa sua versione, un po' più birbante ma pur sempre dolce... (acc, mi sto sbilanciando troppo! X°D) Per quanto riguarda Kagome, si... mi sono fatta un po' di risate anche io, rileggendolaaa >O< Bacioni! e GRAZIE!

 

BUONA LETTURA A TUTTI!!!

 

 

P.S. RINGRAZIO anche chi ha recensito la mia fanfiction "L'ossessione di mia moglie {quando una lista non è la peggiore delle maledizioni}"!! Vi adoro ^_^ GRAZIE QUINDI A: DOLCE SANGO91 e INTERY!!

 

 

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Capitolo Due: Houston, abbiamo un problema!

 

 

“Signorina, può scendere”.

Sango vide l’amica saltare a razzo giù dalla macchina e raggiungerla come un orso, più infuriata che mai, spingendola oltremodo violentemente entro le mura di casa.

La Lamborghini sgommò veloce lontano da Villa Hirai.

“Ma che diamine…” – borbottò Sango, fissando confusamente la sua migliore amica.

“No comment, SangoChan! No comment!” – esordì, scuotendo generosamente le braccia e muovendosi come un automa verso la scalinata del Tempio.

La ragazza la seguì. “KaChan! Calmati!” – la riprese, afferrandole il braccio, come a ricordarle che si  trovava con lei, che non stavano insieme da due settimane e che si volevano un bene dell’anima.

Kagome Higurashi si voltò, e per un attimo Sango pensò volesse mandarla a quel paese.

“È TUTTA COLPA DI INUYASHA HANYOU!!!” – urlò, a pieni polmoni, sconvolgendo la sua migliore amica. Dopodiché, riprese a fare le scale.

Il silenzio cadde fra le due.

“KAGOME HIGURASHI” – disse improvvisamente la ragazza. E lo disse con talmente tanta serietà ed autorità che la suddetta si bloccò all’istante. Sango Kimie Hirai era una persona socievole, ma mai farla arrabbiare. “RITENGO SIA IL CASO CHE TU MI INFORMI DELLA TUA VITA PRIVATA. VOGLIO RAMMENTARTI CHE CI CONOSCIAMO DA SEDICI ANNI, CHE SONO DUE SETTIMANE CHE NON CI VEDIAMO, E CHE TI VOGLIO UN BENE DELL’ANIMA”. Algido discorso espresso con una perfetta vocalità e retorica. Quella scuola privata aveva fatto effetto!

Kagome si girò lentamente, curvando la schiena come a diventare sempre più piccola, fino a che non si trovò faccia a faccia con due occhi color amaranto. “Ehm…”. La rabbia era dun tratto passata; la sua migliore amica aveva ragione, non poteva certo prendersela con lei se quel cretino…

“Scusami SangoChan, ma davvero non riesco a stare calma! È tutta colpa di quel cretino-stronzo-deficiente di Inuyasha Hanyou! Fottuto bastardo che non è altro!!” – disse velocissima, tanto che Sango faticò a comprendere la valanga di insulti che uscirono da quella minuscola boccuccia. “È un demente senza cervello, scemo, idiota e pure MASCHILISTA!”. Forse aveva esagerato… ma cosa andava a pensare?! Quel cretino si meritava tutti gli insulti del mondo!!!

Sango aspettò riluttante che finisse il monologo. “Basta?” – domandò, sarcastica.

“Se vuoi riprendo benissimo” – replicò, ed era estremamente sincera.

Un’occhiata infuocata le fece intendere che non era proprio il caso.

“Ok… siediamoci che ti racconto…” – mormorò, indicando un gradino a metà fra loro due.

 

[…]

 

“Poi… si è avvicinato… cioè… non lo so, è tutto così confuso… era vicino… mi sembrava abbastanza vicino…” – continuò, scarlatta – “Non sapevo cosa stavamo facendo… cioè, lui… io non facevo proprio niente!” – esclamò, ritirandosi – “Poi… non lo so… così…cosà… la macchina ha frenato di botto e mi è caduto addosso, ficcandomi un gomito nello stomaco!!!”.

Sango rimase zitta zitta, atrofizzata. Poi, lentamente, i suoi occhi si assottigliarono, la bocca si spalancò in un sorriso, fino a concludersi in una risata verace e incontenibile. Si mise le mani davanti alla bocca, ma non riuscì a non contorcersi sul gradino, rischiando così di rotolare fino giù. “Ti è… ahaha, caduto… ahaha … addosso?! Ahahaha…” – riuscì a dire nell’ilarità generale, mentre Kagome, evidentemente offesa da quell’oltraggio, la fissava indignata senza proliferar parola.

“SANGO! Io ti confido i miei segreti e tu ridi!!” – la sgridò. Diamine, lei aveva passato degli attimi di inferno e quella…! …Inferno…si, proprio un Diavolo tentatore… KAMISAMA!! Cosa diamine stava pensando?!?  “Smettila subito di ridere!!!”.

Quella si zittì, ricordando evidentemente una cosa importante. “A parte questa rabbia, dovuta al fatto che ti è caduto addosso… sei anche delusa”.

Kagome spalancò le pupille. Non si sforzò di negare, con Sango era impossibile. No, un momento. Lei doveva negare. Ma… non lo stava facendo. No! Lei NON stava negando! Lei era d’ACCORDO! Era completamente andata fuori di senno… la gomitata le aveva fatto molto male.

“Cioè, lui ti stava per baciare”.

Silenzio.

Kagome era letteralmente ammutolita. I suoi occhi erano divenuti improvvisamente vitrei, di fronte a quell’inconfessabile verità.

Inuyasha Hanyou stava per baciarla.

Inuyasha Hanyou VOLEVA baciarla.

Inuyasha Hanyou era ATTRATTO da lei.

Non seppe come, ma si ritrovò di colpo ad arrossire e sorridere imbarazzata, fissando un alquanto confusa Sango Hirai, pronta a tutti gli urli possibili ed immaginabili ma non a quel sorriso a 500 denti di chi ha vinto l’albero della Cuccagna.

“Kagome…” – la richiamò, debole – “KaChan…”.

Ma la Signorina Higurashi stava su un altro pianeta. E non c’erano collegamenti fra questo e la Terra.

“Sei felice…” – osservò, pensosa – “Anzi… direi emozionata”.

“No, no…” – azzardò finalmente, ricollegando il cervello – “Io sono normalissima… davvero… sto bene…”.

Ma gli occhi la tradivano in una maniera incredibile. Viaggiavano assenti sulle fronde verdi degli alberi, su tutto ciò che c’era sempre stato e non avrebbe dovuto significare per lei nulla di così interessante. Era evidente che il suo cervello vedeva ben altro.

“Kagome… “. Dirle o non dirle che era ovvio che lei fosse cotta di questo ragazzo? Forse era meglio che se ne rendesse conto da sola. Per una volta, sarebbe stata la psicologa di se stessa.

 

 

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Inuyasha Hanyou fissò a mezz’aria il suo migliore amico Miroku Houshi. Alzò un sopracciglio vedendolo evidentemente trafficare con del tabacco e un pezzo di carta. “Hai ripreso la mania del fumo scadente?” – sbottò, evidentemente annoiato dal silenzio precedente.

Il ragazzo sorrise sbarazzino. “Quello che fanno gli altri è fumo scadente, il mio è di seconda qualità” – disse, con malizia e saccenza.

Miroku Houshi era maledettamente pieno di se. Più di lui, forse. No, quello era decisamente impossibile. Era però vanitoso e logorroico, questo si. “Invece di fare battute, perché non butti tutto nel cesso?”.

“Oh Inu…!” – esclamò, come a dire «che rompiballe!» – “Non cominciare a farmi la predica!”.

“E chi te la fa?” – borbottò – “Fumo pure io”.

Miroku scosse la frangia castana, aggrottando le sopracciglia sottili. “Uffa, mi hai fatto perdere la voglia” – disse, gettando la carta per terra e ficcandosi il tabacco nella tasca – “Stronzo”.

“Ne vado fiero” – precisò, improvvisamente orgoglioso.

Miroku notò un lampo di malizia passare negli occhi del suo migliore amico. “Qualche nuova preda?”.

Inuyasha vide le immagini di Kagome riaffiorare istintivamente. “Più o meno…”.

“Cioè?” – domandò, aggrottando nuovamente le sopracciglia – “Più o meno?” – ripetè, a mo’ di domanda.

“Più” – concluse, dopo un po’. Più di una preda…

“Bene, bene… capisco perché sei qui bello rilassato” – esordì, con un risolino – “Come sei messo?”.

Bene, ovvio! – si disse, orgoglioso. Ma sapeva bene che la domanda era rivolta ad altro. E con un briciolo di risata, ammise che non l’aveva nemmeno baciata.

Miroku strabuzzò gli occhi. “Ti ha rifiutato??” – domandò, scioccato. A quanto ne sapeva, nessuna donna aveva rifiutato il suo amico.

“No, non ho detto questo” – continuò, serio – “Siamo stati interrotti”. Quel cretino di un autista! Me la pagherà!

“Ah, bene. Posso sapere chi è?”.

Inuyasha lo fissò pensoso. “Non la conosci”.

“Non ci credo, io le conosco tutte le ragazze” – precisò, malizioso – “Me la sono fatta?”.

“Ne dubito fortemente. Non si fa mettere i piedi in testa” – disse, con un mezzo sorriso.

Ed era vero.

Kagome Higurashi aveva la fama di “Scaccia-uomini”; era talmente violenta da farli scappare ancor prima che l’avessero raggiunta…

 

 

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Il giorno dopo

 

 

Che la Lamborghini desse nell’occhio era ovvio. Ma Sango Kimie Hirai dava ancor più nell’occhio.

Kagome aveva sempre saputo che la sua migliore amica era incredibilmente bella: insomma, non era solo “carina”, era proprio “bella”! Quell’aggettivo le calzava perfettamente a pennello, conseguito da “elegante”, “armoniosa”… Ovvero: faceva voltare le teste. Era risaputo. E lo notò anche quando scese dal lussuoso taxi-made-in-Hirai affiancando la ragazza. Non ci fu una sola persona che non si voltò verso loro due, un po’ curiose, un po’ affascinate.

Non che avessero nulla di particolare: solo la macchina. La divisa scolastica, linda e pulita, era la stessa di tutti gli altri studenti. Lei, però, aveva una cosa in più. Proprio Sango, che con la sua falcata lunga ed elegante, la cascata fluida e soffice di capelli castani, gli occhi allungati e le ciglia lunghe creava brusio e mormorii fra i suoi compagni di scuola. Le sembrava di essere finita in uno di quei bizzarri film americani sul college, dove le oche camminano a rallentatore in mezzo alla folla. Peccato che tra le oche ci fosse la studentessa migliore di Tokyo!

“KaChan… ma perché tutti ci fissano?”.

E l’oca in questione ignorava completamente di essere affascinante.

“Siamo arrivate con una Lamborghini, SangoChan!” – sbottò, con un briciolo di risata.

“Ma ieri pure tu sei arrivata con la macchina!”.

Acc…! Ora era costretta a rivelarle la verità. “Ok, sei tu che li hai fatti tutti girare”.

Sango ammutolì, senza fermarsi però. Sarebbe stato troppo imbarazzante. “Cosa?”.

Sbaglio o la sua voce era scesa di cinque toni? “Pensavo lo avessi capito!” – esclamò, come se fosse elementare – “Cioè, dai, sei una bellissima ragazza!”.

Sango Kimie Hirai arrossì come un pomodoro, lasciando la sua migliore amica a bocca aperta. “Non me lo aveva mai detto nessuno…” – biascicò, imbarazzata – “…Prima di mia mamma”.

“Sul serio?”. Era scioccante. Cioè… no, era impossibile. “Non ci credo”. Raggiunsero finalmente il portone aperto. Entrarono, lasciando dietro di loro ancora gran parte della massa studentesca.

“KagomeChan, perché dovrei mentirti su questo?” – domandò, un poco intimidita.

Già… perché? “Ok, sei bellissima e sono la prima persona che te lo dice dopo tua mamma” – ammise, riluttante. Era a dir poco incredibile. Nessun ragazzo le aveva mai detto che era bella?! Ma si erano tutti rincretiniti?!?

“G-grazie…” – sussurrò, ancora bordeaux.

“Immagina se le te lo avesse detto un ragazzo!!” – buttò lì, con una risatina.

Sango divenne – se possibile – vermiglia, e tossì vagamente. Si zittì, e Kagome ebbe la terribile sensazione che quella maledetta scuola privata (per di più, SOLO femminile) l’avesse plasmata ad essere una perfetta scolaretta stile Anni Venti. Non che ci fosse nulla di male… però… dov’era finito il famoso detto “Sesso, droga e rock n’roll”?! Avrebbe dovuto iniziare la sua amica ad entrambi i tre concetti. Tranne il primo e il secondo, ovvio.

“Sono contenta che tuo padre ti abbia messo in classe con me” – disse, bloccando finalmente il silenzio (decisamente inesistente visto che stavano salendo le scale insieme a 200 persone che parlavano contemporaneamente).

“Anche io” – replicò sorridendo – “Gliel’ho chiesto io”.

Kagome scoppiò in una risatina. “Uhuh! …il Signor Preside corrotto!” – esclamò ridendo, sarcastica.

Non l’avesse mai detto… Tre ragazzine dietro di loro si guardarono subito furtive, allungando le orecchie per captare qualsiasi informazione.

“Dai, smettila… non esagerare” – la riprese la ragazza dagli occhi color ametista.

La mora alzò le sopracciglia, maliziosa. “Chissà cos’ha ricevuto in cambio..”.

E ad occhio esterno poteva davvero parere una situazione equivoca. Eppure, sia Sango che Kagome sapevano benissimo che la figlia del preside aveva solo fatto uno dei suoi ennesimi patti con lui, quali mantenere una media eccellente ed eccedere in tutte le materie. Nulla di scabroso o volgare, un semplice patto tra padre e figlia. Un patto fra Sango Hirai e Goshiro Hirai. Per i comuni mortali, SangoChan e il Signor Preside.

Svoltarono verso il corridoio di destra, pronte a raggiungere la sezione B del quarto anno.

“Ok, questa volta devo aiutare mamma a casa” – sbuffò, confessando l’orrido delitto.

“Ah-ah!” – esclamò, come ad aver scoperto la verità – “Che voglia però”.

E quella parola, voglia, attirò nuovamente l’attenzione di un gruppo di ragazzini lì a fianco.

“Ed è anche un po’ stancante” – ammise Sango, facendo spallucce.

“Però devi mettere che sensazione, dopo averlo fatto”. Ed era nuovamente ovvio che si riferisse alla bontà e la pace che sentivi dopo aver aiutato qualcuno. Ma non era ovvio per chi, senza conoscere la verità, ascoltava in silenzio.

Le due svoltarono nuovamente a destra, ed entrarono nell’aula. Kagome sorrise genuina vedendo tre ragazze correrle in contro. Eri, Ayumi e Yuka salutarono calorosamente la loro amica.

“Kagome! Come va?” – esclamò Ayumi, con un sorriso.

“Tutto bene, grazie!” – rispose, gentile – “Voi?”.

“Bene, grazie”, “Tutto ok”.

Kagome afferrò per il braccio la sua migliore amica. “Ragazze, questa è Sango Hirai!” – la suddetta sorrise timida – “E loro sono Eri, Ayumi e Yuka. Sango è in classe con noi da oggi”.

“HIRAI?!” – esclamò Yuka, ad un tono decisamente elevato. Qualche loro compagno di classe si voltò, curioso. “Hirai…come il Signor Preside?”.

“Si… lui… è mio padre” – confessò Sango, sapendo che la notizia avrebbe destato un po’ di scalpore.

Tutta la classe stava definitivamente ascoltando la conversazione. "La figlia del preside=", "Wow", "Dev'essere ricca sfondata...".

Eri, Ayumi e Yuka spalancarono gli occhi. “Accidenti…” – disse Eri, senza parole.

Kagome prese le redini del discorso. “Ok, beh… dopo le presentazioni possiamo…” – ma fu interrotta dallo sbattere della porta. La professoressa Takahashi era entrata, e non era certo il caso di farla arrabbiare.

Tutti volarono ai propri posti.

 

 

 ˜– s —™

 

 

“Non ci credo! Ci hai provato con HigurashiChan!” – esclamò Miroku, con un vistoso sorriso.

Inuyasha alzò un sopracciglio. “Non c’è nulla di strano”.

Il moro sorrise benevolo. “Già…ehehe”. Ma solo se non scopri che ho vinto cento yen…

Il mezzodemone indagò in quegli occhi azzurrini. “Miroku, mi stai nascondendo qualcosa”.

“Io?? Ma vaaaaaa” – replicò, muovendo mieloso la mano destra. Cazzo, dov’è il professore quando serve??

“Miroku” – sbottò, autoritario – “Tu. Mi. Nascondi. Qualcosa.” – fece lo spelling. La sua figura si fece minacciosa e il povero ragazzo fu costretto a confessare. “TU COSA?!?”. L’urlo dell’hanyou si diffuse su tutto il piano creando un certo tumulto.

“Beh… una piccola scommessina… nulla di che… non facciamo male a nessuno…” – sussurrò, piccolo piccolo, rigirandosi i pollici.

“AVETE SCOMMESSO SU DI ME?!?”. Le ire del ragazzo sembravano non placarsi, e lo scommettitore numero due, a quanto pare conscio della sua fine, sgattaiolò fuori dalla classe senza farsi vedere. “Quanto hai scommesso?” – aggiunse poi, pacato.

Miroku trattenne il respiro. “CentoYenCheAvrestiSedottoHigurashiChan” – biascicò velocissimo, pronto alla sfuriata.

“COSAAAA?!?!”. Questa volta la lavagna tremò. “STUPIDO PERVERTITO! COME TI PERMETTI!?!” – urlò, afferrandolo per il colletto della camicia, per di più mezzo aperto.

“Scusa Inuchan non lo faccio più” – sussurrò, debole e sottomesso – “Ma era una scommess…” – tentò, smielato.

“NO!!! NO E POI NO!!” – sbraitò, sbattendolo nuovamente a terra. Non che lo avesse alzato di molto, si e no due millimetri. Era il suo migliore amico, in fondo.

“Scusami Inu… chiedo umilmente perdono” – disse, inchinandosi peccatore.

“Così va meglio” – proferì, teatrale, sedendosi al suo posto – “E comunque, quei soldi sono miei”.

Miroku sbuffò un istante, poi fece spallucce. Il professore entrò tranquillo nell’aula, catalizzando l’attenzione della maggior parte della classe, tranne che di due ragazzi…

Il moro dagli occhi azzurri si voltò alla sua sinistra. Mosse le labbra per farsi capire ma non sentire. “HO VINTO IO, MI DEVI CENTOCINQUANTA YEN”.

 

˜– s —™

 

 

 

 

 

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