They will be

di Ce_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Stessa spiaggia, stesso mare. ***
Capitolo 2: *** Cryin' ***
Capitolo 3: *** I'm losin' control ***



Capitolo 1
*** Stessa spiaggia, stesso mare. ***


Stessa spiaggia, stesso mare.
 
Era uno di quei giorni, uno di quei giorni di fine estate in cui sarebbero andati tutti al mare insieme per un paio di giorni, come facevano da quasi cinque anni, ormai. Ma quella volta non sarebbe stata la stessa cosa, però, perché quello era il gran giorno. Quello che aspettavano da più o meno un mese e mezzo. E James non vedeva l'ora di lanciare la bomba. Non vedeva l'ora di rivelare il loro segreto agli altri ragazzi, vedere finalmente un sorriso sulle labbra di Dominique.
<< James, sei pronto? >> Sentì urlare la sua compagna in direzione della camera da letto, dove si stava preparando. Sì, compagna, Dominique non avevano voluto sposarsi, erano passati quasi dieci anni da quando avevano ufficializzato la loro storia e sei da quando convivevano, ma nessuno dei due sentiva il vero bisogno di legarsi all'altro con un pezzo di carta, stavano bene così. Magari, se mai ci fosse stata l'occasione, l'avrebbero fatto, ma non in quel momento.
<< Arrivo! Dammi un attimo! >> Urlò in risposta, specchiandosi e scompigliando i suoi capelli che erano rimasti ribelli, nonostante il passare degli anni.
<< Potter, possibile che ogni volta tu debba passare almeno un quarto d'ora davanti allo specchio? E falla finita. >> Dominique era appena entrata in camera da letto e si stava lamentando, al solito. 
<< Cosa vuoi? Sei gelosa della mia bellezza, eh Weasley? >> Alla fine, sì, erano cresciuti fisicamente, ora avevano 27 e 26 anni, uno era un Auror, l'altra una stilista di successo, ma in fondo non sarebbero cambiati mai. 
Erano James e Dominique e avrebbero continuato a prendersi in giro e punzecchiarsi per tutto il resto della loro esistenza, James ne era sicuro.
<< Sta' zitto. Io non ho bisogno dello specchio, so già quanto sono bella. >> rispose piccata la bionda e James la baciò dolcemente per zittirla, perché era l'unica cosa capace di farlo.
Poi lei prese la borsa per il mare e fece per uscire, ma non ci riuscì, visto che James la afferrò per un polso prima che potesse fare qualunque cosa.
<< Dove vai con la borsa? La prendo io. >> Detto ciò, afferrò la tracolla dalla spalla di Dominique che non gli risparmiò le sue lamentele e vari ''Ce la faccio da sola, non sono malata.'' e i due uscirono di casa, per poi andare in macchina. Amavano viaggiare in macchina, infatti, di solito, si muovevano sempre con quella.
James si mise alla guida e partirono.
<< Ci vediamo direttamente in spiaggia, come al solito? >> Chiese il moro.
<< No, dobbiamo prima passare a prendere Louis e Allison a casa loro. Con Scorpius, Lily, Al e Lorcan ci vediamo al solito posto sulla spiaggia. >> James annuì, svoltando verso Tower Street. Allison e Lou erano andati ad abitare nella vecchia casa delle ragazze, infatti la mora non aveva voluto abbandonarla.
<< Hai parlato con Albus? Come va tra lui e Lorcan? >> Le chiese. Suo fratello e il biondo, ultimamente, avevano avuto alcune liti e sembravano sempre più distanti. 
<< Sai come è tuo fratello, non si confida con nessuno che non sia Scorpius o, al massimo, Lily. Nonostante ci stiamo avvicinando molto in questo ultimo periodo. Però ho parlato con Lorc e lui dice che va tutto bene, ma è chiaro che non è così, non si guardano neanche in faccia, a volte. E' tutta la storia dell'adozione che li sta mettendo a dura prova, secondo me. Spero che risolvano subito questa faccenda. >> Dominique aveva ragione, dovevano risolverla subito.
Si girò verso di lei per rassicurarla e la vide reggersi il basso ventre con le mani, il viso contratto in una smorfia di dolore. 
<< Ehi, che succede? Devo fermarmi? >> Chiese allarmato James.
<< No, no. Ora passa, è la solita fitta. >> Rispose lei, cercando di sorridere. Erano mesi che Dominique aveva quelle fitte alla pancia e nessuno era riuscito a capire a cosa fossero dovute, così, erano andati avanti normalmente, ma James era sempre più preoccupato.
<< Possiamo sempre tornare ind-- >> Provò a dire.
<< Non se ne parla. E' la nostra gita al mare, è quella più importante per noi, non la rovinerai riportandomi a casa. Sto bene. >> Dominique troncò la sua idea sul nascere.
Erano entrambi al settimo cielo per quella storia, insomma, erano anni che provavano ad avere un figlio, ma non c'erano mai riusciti... Il medico aveva detto che Dominique aveva l'utero poco predisposto alla gravidanza, o qualcosa del genere, e si erano quasi rassegnati al fatto di non poterne avere uno tutto loro e di doverlo adottare. Quindi, quando la ragazza aveva fatto il test ed era risultato positivo era stata una vera sorpresa e una vera gioia per tutt'e due, non vedevano l'ora di raccontarlo agli altri.
Poi però erano iniziati quei dolori e la bionda cercava sempre di minimizzare,
 ma James vedeva che le faceva davvero male e si preoccupava sempre di più.
<< Se c'è qualcosa che non va, basta che tu lo dica. >> La riprese ancora una volta, quasi con un tono implorante.
<< James, guida e sta' zitto una buona volta. >> Gli rispose lei, riacquistando il suo buon umore. 
Arrivarono velocemente di fronte a casa di Allison e Louis , dato che i due erano già fuori ad aspettarli, li fecero salire in macchina e James partì di nuovo alla volta del mare.
<< Non capisco perché vi ostinate a prendere questa dannata macchina. >> Si lamentò Louis, come al solito, odiava il mezzo babbano, preferiva mille volte la smaterializzazione o la Metropolvere.
<< Perché arrivare lì  in un attimo rovinerebbe tutto, insomma, goditi la bellezza del viaggio e non lamentarti sempre, Lou. >> Lo riprese la sorella.
<< E poi così puoi passare più tempo con questo gran figo del tuo migliore amico. >> Quello era James che con quella frase si guadagnò uno schiaffetto sulla nuca da parte del biondo, mentre Allison e Dominique alzavano gli occhi al cielo, rassegnate. Non sarebbero cambiati mai.
<< Voi due non ve le tappate mai le vostre boccacce, vero? >> Sospirò rassegnata la Weasley, mentre l'altra ragazza farfugliava un "Sono incredibili".
<< Passiamo anche a prendere gli altri? >> Chiese Allison per cambiare argomento ed evitare che i due cominciassero la loro tiritera su chi era il più bello, il più affascinante e il più figo tra i due, neanche avessero ancora diciassette anni.
<< No, ci aspettano lì. O forse saremo noi ad aspettare loro, considerata la puntualità di Lily. >> Rispose Dominique.
<< E di Albus. >> aggiunse James.
<< Deve essere il gene Potter. >> Ovvio, mai che Louis potesse risparmiare  una frecciatina al suo migliore amico. Il moro stava per rispondere a tono, ma un'occhiataccia della sua compagna lo fece desistere.
Il resto del viaggio passò tranquillo, chiacchierarono del più e del meno, della situazione tesa tra Albus e Lorcan e dei progetti che avevano per il weekend.
 
Quando arrivarono in spiaggia, gli uomini presero le borse, appositamente allargate con la magia per l'occasione e si avviarono verso la spiaggia seguiti dalle ragazze. Ormai era parecchio tempo che andavano lì tutti insieme, era diventato quasi il loro posto. Era una spiaggietta tranquilla, dove non andava mai nessuno e loro potevano piantare le tende in tranquillità per stare un intero weekend. James adorava quel posto, gli metteva una calma immensa addosso. Quella spiaggia li aveva visti crescere, in qualche modo, li aveva visti fare gli annunci più importanti, dalle convivenze, al matrimonio di Al e Lorc, ai passi importanti che aveva fatto Allison nel suo rapporto con il compagno. Tutto. 
<< Eccoci! >> Esclamò Louis, non appena arrivarono sulla collinetta che sovrastava il mare e da cui si poteva vedere l'intera spiaggia.
James rivolse lo sguardo verso il basso con un sorriso stampato in volto e increspò le sopracciglia non appena vide la scena che si stava svolgendo sotto di loro. Da un lato della spiaggia, vicino a delle rocce, c'era una tenda ammucchiata, in attesa di essere piantata e vari borsoni che, James ne era sicuro, appartenevano a Lily e a Scorpius perché solo sua sorella poteva avere la malsana idea di portare dieci borse invece che una, applicandoci tranquillamente un incantesimo estendibile. Lei e i suoi momenti da "Facciamo come i babbani". James aveva cominciato già a un bel po' a rivalutare quel santo di Malfoy che riusciva a sopportare quella pazza dai capelli rossi, e questo era tutto dire.
Comunque, da quello che potevano vedere, Lily stava passando uno di quei suoi momenti proprio in quell'istante.
<< Per quale motivo Malfoy rincorre mia sorella per tutta la spiaggia? >> chiese James, a nessuno in particolare.
<< E perché Lily ride mentre Scorpius continua a guardarla esasperato? >> Chiese Allison con tono tranquillo, come se ormai fosse abituata alle scenette di quei due e, in effetti, lo era davvero.
<< Domanda più importante: Perché Lily ha in mano la bacchetta di Malfoy? >> Quello era Louis.
<< Ragazzi, perché nessuno di voi ha notato la cosa più importante che farà nevicare in pieno Agosto e ci costringerà a tornare a casa? >> Tutti guardarono Dominique perplessi e anche un pochino preoccupati. Cosa gli sfuggiva di così importante? La bionda mise a tacere subito i loro dubbi. 
<< Ehi, Lily è arrivata puntuale, se non in anticipo. Questo è un miracolo, ragazzi. >> E scoppiarono a ridere insieme.
 
 ***
 
<< Dai, Scorp, vieni qui e aiutami a mettere questa tenda >> Sbruffò Lily impaziente. Era la prima volta che montavano loro la tenda, forse perché era la prima volta che riuscivano ad arrivare prima degli altri. O meglio, lei cercava di montare la tenda, e con scarsi risultati, mentre il suo compagno se ne sta tranquillamente seduto all'ombra di una roccia perché "La mia pelle è delicata e rischio di scottarmi montando la tenda al sole."
<< Se trovassi la mia bacchetta, Lils, ti aiuterei, ma si dà il caso che non la trovi. >> Si lamentò il biondo e Lily sorrise istintivamente.
<< Oh, non la troverai, è inutile che perdi tempo. >> Rispose saccente e con un sorrisetto sadico dipinto in volto.
<< Potter, che diavolo hai ricombinato? Tira fuori la mia bacchetta. >> Scorpius si alzò, andandogli incontro, ma intanto anche Lily si era avvicinata e lo stava guardando con un'aria fin troppo maliziosa.
<< La bacchetta dovresti tirarla fuori tu, no Malfoy? >> Si avvicinò alle sue labbra, facendo collidere il corpo con quello dell'uomo. 
<< Sei una stronza, Potter e non mi compri con questi doppi sensi da quattro soldi. >> Lui per tutta risposta gli mollò un morso sul naso.
<< Ahi! >> Si lamentò la rossa. << Ah, no? Allora puoi fare a meno della tua bacchetta... O di entrambe, per oggi. Ora, aiutami a montare la tenda e 'sta zitto. >> Sorrise serafica. 
Era sempre così tra loro, non riuscivano ad avere una conversazione normale. Ma, in fondo, loro non erano una coppia normale, spesso c'erano urla e piatti che volavano e silenzi sostenuti e un sacco di baci e tanto amore. Perché ora avevano 24 e 26 anni, ma non era cambiato nulla, erano i soliti bambini di sempre. Perché erano Potter e Malfoy e nessuno si era mai aspettato da loro qualcosa di lontanamente "normale" o "civile".
<< Se tu mi ridessi la bacchetta, Lily, io potrei montare la tenda in un attimo, o potresti farlo tu, con la tua. Basta che ci diamo una mossa. >>
<< No, niente bacchette. La monteremo alla babbana. >> Forse era meglio dire un "Non la monteremo mai". Lily era consapevole dell'incapacità di entrambi di fare una cosa del genere, ma trovava divertente fare le cose alla babbana. Con la magia era sempre tutto più facile, sì, ma anche più noioso.
<< Sei impossibile. >> Borbottò Scorpius, ma poi prese il libretto delle istruzioni e provò a capire da dove doveva iniziare. << Allora, tu prendi questo angolo e questo filo e poggialo per terra, intanto io prendo un picchetto e il martello per piantarla. >> E si avviò verso le borse, mentre Lily si inginocchiava e preparava la corda.
<< Vedi di non prendermi le mani, eh ! >> Si raccomandò, non appena Scorpius fu di ritorno.
<< Te lo meriteresti, sai? >> Le rispose, mentre picchiettava con il martello. Appena ebbe finito, alzò lo sguardo e incontrò gli occhi di lei. << Ce l'ho fatta, no? Sono stato bravo. Merito una ricompensa. >>
<< Mh, forse. >> e si sporse verso di lui per baciarlo, ma non calcolò il fatto che lui stesse appoggiato solamente sulle punte dei piedi, così cadde sopra di lui, ridendo e facendo ridere anche il biondo. << Siamo un disastro! >> Esclamò con un sorriso sincero.
<< Sai, forse questa cosa di montare la tenda alla babbana non è stata una cattiva idea. >> Fece Scorpius, sporgendosi di nuovo verso di lei e riprendendo a baciarla.
Passarono la mezz'ora seguente a scherzare, baciarsi, ridere, discutere, insultarsi e, sì, nei momenti liberi continuavano a montare la tenda, ma senza successo.
Quando ebbero finito di piantare i picchetti, la tenda non aveva un 'aria troppo stabile e aveva una strana forma.
<< Vado dentro e provo... >> Propose Lily e si infilò velocemente dentro, facendo traballare tutta la struttura fatiscente, ma non fece neanche in tempo ad entrare che scoppiò a ridere perché non era possibile, non dopo tutto quel tempo e quella fatica. << Scorp! Scorp! >> Esclamò, la voce scossa dalle risate.
<< Che succede, Lily? >> Scorpius si affacciò preoccupato all'apertura della tenda.
<< L'abbiamo montata al contrario! >> Lily vide sul volto del compagno un espressione indecifrabile e non era mai un buon segno, quello.
<< Lily, dammi la mia bacchetta... >> Sussurrò Scorpius impassibile e Lily scoppiò di nuovo a ridere, alzandosi e uscendo dalla tenda.
<< Lily, dammi la bacchetta. Ora. >> Il tono del biondo era quasi minaccioso, ma Lils non si lasciò scoraggiare.
<< Vieni a prenderla, Malfoy. >> Gli rispose la rossa ancora scossa dalle risate, cominciando a correre per l'intera spiaggia.
<< L'hai voluto tu, Potter. >> Rispose Scorpius, seguendola nella corsa, e non riuscì ad impedire che un piccolo sorriso gli increspasse le labbra.
 
 
<< Ragazzi! Ragazzi! Perché non la smettete di fare i bambinoni? Avete una certa età, ormai! >> Lily si fermò di botto, non appena il suono di quella voce le giunse alle orecchie, si voltò di scatto e vide che anche Scorpius si era fermato e dietro di lui riuscì a scorgere altre quattro persone, tra le quali c'era anche Dominique, colei che aveva interrotto il loro siparietto.
<< Dom! Allie! >> Raggiunse in un attimo le sue migliori amiche, erano un paio di giorni che non si vedevano, ma a Lily sembrava una vita, quelle due le mancavano sempre. Le abbracciò e si lasciò baciare sulle guance allegramente.
<< Ciao anche a te, sorella. No, forse io e Lou indossiamo il Mantello dell'Invisibilità e non ce ne siamo accorti. >> Si lamentò James, mentre Louis, dietro di lui, gli dava man forte, annuendo alle parole del suo migliore amico.
<< Quando capirai che non sei così importante come credi, Potter, sarà sempre troppo tardi. >> Scorpius entrò nella conversazione senza lasciarsi sfuggire l'occasione di prendere in giro il più grande dei Potter. Ma potevano anche far finta di non sopportarsi e altre cose tipiche loro, ma le pacche sulle spalle e le strette di mano virili che si scambiarono come saluto facevano presumere il contrario. Quei due avevano pian piano imparato a conoscersi e si volevano bene, oramai.
<< Malfoy. >> Fece James a mo' di saluto.
<< Allora, per quale diavolo di motivo vi stavate rincorrendo per tutta la spiaggia? Cos'è successo questa volta? >> Chiese Louis innocentemente e ricevette un borbottio simile ad un "E' colpa di Lily" da parte dell'altro biondo, mentre Lils cercò di spiegare un pochino la situazione.
<< La verità è che Scorpius non è capace di montare una semplicissima tenda senza la bacchetta. >> Fece tranquilla, con un filo di ironia nella voce.
<< Io, Potter? Non mi è sembrato che tu fossi molto più capace, no? >> La riprese subito Scorpius, ricevendo una linguaccia dalla rossa. 
Lily vide Allison, dietro di loro, scuotere la testa rassegnata e borbottare un "Non cambieranno mai" a mezza voce, e aveva ragione, non sarebbero cambiati mai.
<< Malfoy, sei proprio un essere inutile, io l'ho sempre sostenuto. >> James non poteva certo lasciarsi sfuggire una situazione così ghiotta per prendere in giro il biondo. 
<< Guarda e impara dai maestri. >> Lo seguì a ruota Louis, avvicinandosi alla tenda che era ancora ammucchiata per terra. La raccolse e la ripiegò per bene con l'aiuto del moro, dopodiché posizionò per bene il braccio e la lanciò a poca distanza da loro. La tenda si aprì perfettamente, sotto gli sguardi sbalorditi di Lily e Scorpius e  quelli divertiti di Allison e Dominique. Poi James prese i picchetti e insieme a Louis stabilizzò bene al terreno la loro piccola dimora. 
<< Ecco qui, belle signore. Prego. >> Fece Lou all'indirizzo delle due donne più grandi, mentre gli altri due ancora non riuscivano a muovere un muscolo per lo stupore.
<< Potter, non dirmi che era così semplice davvero. Dimmi che non ho fatto la figura dell'incapace per una cosa così. >> Sussurrò Scorpius all'indirizzo di Lily, il tono quasi disperato della voce.
<< Non ci credo. Hanno usato la magia, non c'è altra spiegazione. >> Fece la rossa, come se non riuscisse a credere ai suoi occhi.
<< Niente magia, cugina, solo bravura. >> Louis e la sua modestia, come al solito.
Lily, rassegnata all'idea di sopportare la vanità e le prese in giro di suo cugino e di suo fratello per tutto il weekend, entrò nella tenda che era stata accuratamente allargata da Dominique in modo che ci fossero cinque stanze divise: un piccolo spazio comune e una camera per ogni coppia, anche se all'esterno sembrava un innocua tenda da campeggio da due persone. Okay, potevano anche prenderle quei momenti alla "Viviamo alla babbana" ma doveva ammettere che era in istanti come quello che adorava la magia in ogni sua forma.
Stavano sistemando la roba che si erano portati negli appostiti spazi, quando Dominque ruppe il silenzio.
<< Okay che i geni Potter sono ritardatari e che oggi Lily è arrivata in orario, quindi non possiamo pretendere altri miracoli, ma Albus e Lorcan che fine hanno fatto? Dovevano essere qui almeno mezz'ora fa. >> e, in effetti, non aveva tutti i torti, anche se Lily si ritrovò a fargli una smorfia risentita. Okay, non era molto puntuale, ma addirittura definire il suo anticipo un miracolo, quella era esagerazione.
<< Dovremmo chiama--- >> La frase i Lily venne interrotta a metà da un'altra voce.
<< Ti siamo mancati, bionda? >> Era Lorcan che si era affacciato solamente con la testa all'apertura della tenda e dietro di lui si vedeva un Albus sorridente.
<< Questa volta non è colpa mia, Dommie, al contrario di quello che pensi tu. >> Si difese subito il secondogenito dei Potter.
<< Oh, certo, ero io quello che prima ha dimenticato la protezione solare, poi il sacco a pelo e poi il costume da bagno, vero? >> Lo riprese Lorcan scherzoso, mentre entravano in tenda. Sembravano tranquilli, al contrario degli ultimi tempi, ma forse fingevano e basta. Davanti a loro cercavano sempre di sembrare normali, ma tutti si erano accorti che tra Albus e Lorcan c'era un po' di tensione ultimamente, anche se evitavano di parlarne.
<< Beh, ciao ragazzi! >> Lily sorrise gioiosa nella loro direzione.
 
Il resto della giornata passò tranquillamente, tra una risata e uno scherzo. Avevano tutti 25 anni, più o meno, eppure sembravano dei bambini, in quelle occasioni.
Quando si fece buio, mangiarono e poi, come d'abitudine, si riunirono intorno al fuoco a parlare, come ai vecchi tempi.
Lily era appoggiata con la testa al petto di Scorpius, mentre quest'ultimo gli aveva passato una mano attorno alla vita per stringerla di più a sé. Stava osservando Albus e Lorcan seduti vicini, eppure non erano mai sembrati così lontani come allora e non riusciva a capire per quale motivo. I due si erano sposati un paio di anni prima e da un po' pensavano anche di adottare un bambino, ma nulla era ancora certo; all'apparenza sembrava andare tutto a gonfie vele, tra loro, eppure Lily sapeva che c'era qualcosa che non andava, lo poteva vedere dallo sguardo spento di suo fratello.
<< Ragazzi, noi dobbiamo dirvi una cosa importante! >> La voce di James interruppe i pensieri della rossa e tutti gli occhi dei presenti si puntarono su di lui e sulla sua mano incollata a quella di Dominique.
<< Non ditemi che vi sposate! >> Scherzò Allison, ben conoscendo la loro posizione sul matrimonio.
<< Puoi giurarci che no! >> La riprese James. 
Poi Domnqiue prese la parola, torturandosi il labbro inferiore con i denti, come se fosse imbarazzata o insicura di qualcosa, ma Lily non aveva idea di cosa potesse essere ed era una strana cosa perché Dominique le diceva sempre tutto in anticipo, se aveva aspettato di essere tutti insieme significava che era una cosa davvero importante e che voleva farle una sorpresa.
<< Beh, è una cosa per cui aspettiamo da molto tempo e non c'eravamo mai riusciti e invece ora sembra che ce l'abbiamo fatta... >> Lily non permise neanche alla sua migliore amica di finire la frase perché capì al volo ciò che voleva dire. C'era solo una cosa che poteva illuminare il volto della bionda e di suo fratello in quel modo, una cosa per cui attendevano da anni.
<< Merlino, non ci credo! Non ci credo! Ragazzi, congratulazioni! Sono così felice per voi! >> La rossa corse verso di loro e li abbracciò stretti, mentre gli altri li guardavano perplessi, forse non avevano ancora capito di cosa si trattasse.
<< Possiamo essere messi al corrente anche noi della lieta novella? >> Li punzecchiò Louis e James rispose con un ''Se mia sorella ci lascia andare, magari.'' soffocato dalle braccia di quest'ultima ancora strette al suo collo.
Quando i tre si divisero il primogenito dei Potter prese il controllo della situazione, guardò i suoi amici uno ad uno e poi annunciò con un sorriso.
<< Quello che Dominique voleva dire è che aspetta un bambino. E' incinta. >> Mentre pronunciava quelle parole, Lily vide il sorriso dei due allargarsi sempre di più, finalmente sembravano felici. 
Poi ci fu un attimo di silenzio in cui la rossa ebbe la voglia di lanciarsi di nuovo verso di loro per abbracciarli, ma venne trattenuta da Scorpius che, come al solito, era stato il primo a metabolizzare la novità e si stava avvicinando ai due futuri genitori, abbracciò Dominique e poi James e quel gesto sembrò risvegliare anche il resto della truppa che esplose in mille urla di "Congratulazioni", "Era ora" e "Siamo contenti per voi".
<< E io che ancora non ti perdonavo per averci fatto sesso. Congratulazioni, amico. >> Fece Louis quando tutti ebbero finito di abbracciarsi e Lily vide James sorridergli riconoscente, sapeva che, in qualche modo, l'approvazione del suo migliore amico per il moro era qualcosa di indispensabile.
 
Erano quasi le tre del mattino quando, sfiniti, decisero che era decisamente ora di andare a dormire e si avviarono verso la tenda.
Lily, prima di entrare nella sua stanzetta con Scorpius, vide James e Dominique entrare mano nella mano verso il loro letto, mentre Allison e Louis ridevano tra loro. Poi spostò lo sguardo verso Lorcan e Albus che, ancora fuori dalla tenda, uno da un lato, uno dall'altro, fissavano i loro telefoni come se stessero aspettando una chiamata importante che sapevano che non sarebbe arrivata. Non si stavano guardando in faccia, non si tenevano per mano, non erano neanche vicini, loro, Albus  e Lorcan, che avevano costantemente bisogno l'uno dell'altro, sembravano su due pianeti diversi e Lily non faceva che preoccuparsi per loro.
<< Ragazzi, chiudete voi la tenda? >> Gli chiese titubante.
<< Sì, Lils, vai a letto, tranquilla. Buonanotte. >> Le rispose suo fratello senza neanche staccare gli occhi dal suo cellulare. 
Così Lils si avviò dentro raggiungendo Scorpius che era già a letto. Indossò il suo pigiama, si infilò sotto le coperte e si accoccolò al suo compagno, rabbrividendo. Era Agosto, sì, ma in tenda il freddo si faceva comunque sentire. Scorp la strinse a sé, mettendole una mano intorno alla vita con fare protettivo, Lily appoggiò la guancia sul suo petto.
<< Scorp, che Merlino è successo tra Al e Lorc? Insomma, non sono più loro. Tu sei il migliore amico di Al, devi saperlo. >> La domanda le uscì dalle labbra senza che se ne accorgesse e con essa tutta la sua preoccupazione.
<< Non lo so, Lily. So solo che la faccenda dell'adozione li sta mettendo a dura prova. Tuo fratello non mi dice niente, ma sono preoccupato anche io. >> E lo si capiva benissimo dal suo tono di voce, decisamente. Era raro che Scorpius esternasse le sue emozioni e quando succedeva o era una cosa bella o una grave e a Lily quella situazione sembrava più vicina alla seconda opzione.
<< Ma loro due si amano, sono sposati, non possono rovinare tutto per l'adozione. >> Fece tenace, anche se non credeva neanche lei a quelle parole. Sapeva che per Albus e Lorcan quella che volevano adottare non era solo una bambina, ma era LA bambina.
<< Tengono a quella bambina come se fosse già loro figlia, Lils, è importante per loro. Comunque, domani ci penseremo, ora dormi. >> Detto questo Scorpius le prese il volto tra le mani e la baciò delicatamente e Lily, come ogni volta, si perse in quel contatto. Le labbra di Scorpius erano sempre una nuova emozione per lei. Quando si staccarono, la rossa tornò ad accoccolarsi al petto del ragazzo, all'improvviso il sonno cominciò a farsi sentire davvero.
<< Buonanotte, Scorpius. >> farfugliò e, non fece neanche in tempo a sentire la risposta dell'altro che si addormentò.
 
 
 
NDA
Salve a tutti!
No, non sono morta, sono sempre qui! So che avrei dovuto iniziare questa storia mesi fa, ma credetemi quando vi dico che sono stata davvero troppo impegnata. Scusate per il ritardo! Comunque, ora sono qui, questo è l’importante!
Questa storia è il sequel di ‘’La storia non si ripete”, ambientato precisamente 10 anni dopo quella storia, cioè nel 2028 e pian piano che andremo avanti ritroveremo tutti i nostri personaggi, anche se vi dico già da adesso che non mi soffermerò molto sulla generazione di Harry perché questa storia è sulla New generation, ormai.
E niente, eccone un assaggio. Vi avverto che gli aggiornamenti non saranno puntuali. E’ un periodo impegnativo per me e sicuramente non riuscirò a pubblicare una volta la settimana, ma io ci proverò comunque! La  cosa certa è continuerò questa storia. Sicuramente.
Ringrazio tutti voi che state leggendo, chi ha seguito le due storie precedenti e chi seguirà questa. Grazie mille in anticipo.
E poi, devo ringraziare in particolare Luciii, Chiaronzics e MartyViola che mi hanno convinto a cominciare a pubblicare questa storia. Grazie, ragazze!
Questi sono i miei contatti: Profilo Facebook:
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*Piccolo spazio pubblicitario.* C’è una One Shot breve breve che ho pubblicato sulla sezione “Drammatico” e, niente, ci tengo davvero tanto a quella cosina e mi farebbe piacere se passaste. Eccola qui: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1745749&i=1
Grazie!
A presto, spero.
Un bacio,
Ce_

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Capitolo 2
*** Cryin' ***


Cryin'
 
“I was cryin' just to get you
Now I'm dyin' just to let you
Do what you do what you do down to me,
baby, baby, baby.”
-Cryin', Aerosmith.


Tutto si poteva dire di Louis, tranne che fosse un mattiniero. E Allison lo sapeva bene, ormai. Era affascinante, simpatico, egocentrico, sexy, nottambulo, bravissimo a fare fotografie e biondo fino all'inverosimile, ma non mattiniero.
Potevi chiedergli tranquillamente di scalare il monte Everest, di andare in Australia a piedi, di combattere contro l'esercito di Voldemort, di non chiudere occhio per una settima, lui l'avrebbe fatto, ma non gli si poteva chiedere di svegliarsi alle 9 in punto di mattina in un giorno in cui non lavorava.
Allison ci stava provando, a svegliarlo, ma niente da fare. Aveva sperato che il mare lo avrebbe fatto alzare, ma Louis Weasley che si alzava dal letto alle 9 quando era in vacanza era una cosa impossibile. Una previsione che non avrebbe azzardato neanche la Cooman. Una speranza vana, per chi ancora osava sperarci. Un fatto matematicamente non presentabile. Un’utopia.
Quella mattina, la situazione che i ragazzi, al loro secondo giorno di campeggio al mare, si trovavano davanti era esattamente questa: Louis Weasley ancora profondamente addormentato e un Allison che provava a svegliarlo in tutti modi: carezze, baci, solletico, sussurri, urla, schiaffetti, pugni, botte vere e proprie, ma niente.
<< Se non lo sentissi di respirare e non lo conoscessi da una vita potrei darlo per morto, per la miseria. >> disse Dominique e Allison non poté che concordare con la sua migliore amica.
<< Qui ci vogliono le maniere forti. >> Fece con un sospiro James, trasfigurò velocemente la sua penna in un secchio e lo riempì d'acqua con un semplice incantesimo. << A chi l'onore di farlo? >>.
Allison si avvicinò senza dire nulla al maggiore dei Potter e gli prese il secchio di mano, facendogli capire che ci avrebbe pensato lei a svegliarlo.
Avanzò verso il letto con un sorrisetto sadico dipinto in volto e buttò l'acqua precisamente sopra la testa del suo ragazzo che, in un batter d'occhio, fu seduto sul letto e cominciò ad imprecare contro ogni cosa che gli veniva in mente in quell'esatto momento.
<< Maledetta Allison Abel! E anche voi, ma come vi viene in mente, siete forse impazziti? >> Sbraitò furioso, mentre gli altri, compresa Allison, non riuscivano a smetterla di ridere. La situazione era davvero comica, questo era da dire.
<< Ben svegliato, eh fratello. >> Lo prese in giro Dominique scherzosa, guadagnandosi un'altra maledizione da parte del gemello.
Così ragazzi uscirono dalla tenda per lasciare il tempo a Louis di cambiarsi, raccomandandogli di non riaddormentarsi.

La giornata era passata velocemente, troppo velocemente, secondo Allison. Avevano passato due giorni bellissimi, come tutti gli anni: lontani dal caos della città e dai problemi della vita reale. Erano un gruppo parecchio affiatato, questo lo avevano intuito fin dall'inizio e, nonostante i sempre più frequenti impegni lavorativi di ognuno di loro, trovavano sempre il tempo di vedersi per passare del tempo insieme e Allison amava quei momenti, si sentiva bene con tutti loro e, finalmente, sentiva di avere una vera famiglia. Era in mezzo a persone che la amavano, nel loro strano modo, la amavano e lei ricambiava in pieno questo sentimento. Pensava a queste cose, mentre passeggiava sulla spiaggia con Louis, in attesa che gli altri tornassero dal paese, e le scappò un sorriso spontaneo.
<< Cos'è che ti fa sorridere? >> Chiese il biondo che la stava osservando con attenzione.
<< Niente, pensavo... >> Rispose lei vaga, ma sapeva bene che non l'avrebbe passata liscia facilmente e che il biondo era parecchio curioso, così anticipò il ragazzo che stava per dire qualcosa e si spiegò meglio. << Pensavo al fatto che vi voglio bene. A te, che prima di essere il mio ragazzo sei il mio migliore amico, e agli altri perché.... beh.... perché sono loro. E perché mi avete salvato, nonostante voi sosteniate il contrario, lo avete fatto. Non sarei quella che sono adesso se non fosse stato per te e per i ragazzi. Solo questo. >> Allison alzò le spalle, come se quello che aveva appena detto fosse una cosa semplice e scontata, e forse lo era davvero perché lei dentro di sé sentiva esattamente quelle cose e ormai era tutto assodato. Era sicura di ciò che diceva.
<< Allison, non ricominciare con questa storia. Noi non abbiamo fatto nulla, se sei quella che sei è solamente grazie a te, io... anzi, noi, non abbiamo fatto proprio nulla, se non starti vicino, quindi, non darci dei meriti che non abbiamo. >> Se l'aspettava una risposta del genere, non era nuova a queste cose.
<< E non sai quanto è stata indispensabile quest'unica cosa. >> Sussurrò la ragazza, incupendosi per un istante.
Era sempre stato così. Le bastava un ricordo brutto e ricadeva, anche se solo per un attimo, nel suo buio personale, nonostante tutto. Nonostante ormai fosse andata oltre, con Louis e con la sua vita.
Nonostante avesse ormai da tempo accettato il suo passato e fosse andata avanti, ma forse da storie come la sua non si esce, ti rimangono dentro per sempre e, per quanto tu possa cercare di tirarle fuori, di strapparle da te stessa per non sentire più quel dolore immenso che ogni volta ti lacera dentro, sono lì. Dentro di te. E non ti abbandonano, anche quando sembrano essere scomparse, quando si assopiscono per un po' e tu pensi davvero di essertene liberata una volta per tutte, allora tornano, più prepotenti di prima e ti abbattono perché è la sola cosa che sanno fare: buttarti giù.
E Allison combatteva con queste sensazioni da ormai 27 anni, si avvicinava ai trenta, oramai, eppure non era ancora libera del tutto.
Louis avvertì subito il cambiamento di umore della compagna, la conosceva bene, così le mise un braccio intorno alla vita e la strinse a sé, giusto per farle capire ancor di più che lui era lì ed era lì per lei. La mora gli sorrise e in quel sorriso cercò di metterci tutta la sua riconoscenza, che, ad ogni modo, non sarebbe mai stata abbastanza.
<< Sai, Lou, stavo pensando a quella cosa di cui parlavamo l'altro giorno. >> Se ne uscì Allison dopo un momento di silenzio. E, mentre diceva quelle cose, abbassò lo sguardo sui suoi piedi insabbiati. Vide il ragazzo alzare lo sguardo sorpreso.
In effetti, non aveva tutti i torti, l'argomento di cui avevano parlato alcuni giorni prima era delicato e le loro posizioni non erano esattamente le stesse, anzi, ma non avevano discusso. Avevano imparato a discutere e darsi addosso il meno possibile, Louis e Allison, loro erano più per le conversazioni civili e per i compromessi. E non l'avresti mai detto, se non li avessi visti farlo davvero.
<< Sì? E a cosa stavi pensando esattamente? >> Chiese il ragazzo curioso, ma anche un po' titubante, come se avesse paura della risposta. Come se sapesse già bene quale sarebbe stata la risposta, ma non era pronto ad accettarla fino in fondo. Come se avesse paura di fare una mossa falsa e Allison lo capiva. Da come aveva parlato, lei doveva sembrare al ragazzo una specie di campo minato.
Bastava un passo falso, andare un centimetro oltre il consentito e sarebbe esplosa. Ma la mora, questa volta, era pronta a stupirlo davvero, nonostante non avesse ancora deciso nulla, nonostante dovessero ancora parlare a lungo della cosa, nonostante la paura che già le attanagliava lo stomaco al solo pensiero, aveva fatto un passo avanti e voleva comunicarglielo. Ne aveva bisogno.
<< Sai, ieri ho visto come sorridevano James e Dominique quando ci hanno dato la loro notizia. E io credo... >> Allison prese un respiro profondo, non era per niente facile, superare tutte le sue paura e mettersi in gioco, esporsi così tanto. Poi continuò a parlare. << Io credo che.... Insomma, non ho nessun diritto di negarti una cosa del genere, nè di negarla a me stessa. Non è una decisione definitiva, devo ancora rifletterci parecchio e volevo anche parlarne con te, ma credo di volere un figlio da te. Lou. >>

 
***

Tornare a casa era sempre un sollievo, per Albus. Non c'era niente da fare. Erano stati benissimo quei due giorni al mare con tutti gli altri ragazzi, sì, e, anche se per poco tempo, sia lui che Lorcan erano riusciti a staccare un pochino dai problemi della vita quotidiana. Ma Albus amava la loro casa, cioè, sapeva così tanto di amore, di famiglia e di... di... casa, appunto. Quando l'avevano arredata insieme, Albus stentava a credere ancora che lui e Lorcan stavano insieme e invece eccoli lì, quasi trent'anni, con un lavoro che gli piaceva, sposati e felici. O almeno, così era, fino a quando non era arrivata Caroline. Da lì le cose si erano complicate e il suo rapporto con il biondo non era più lo stesso, ormai.
Caroline era una bambina di un anno e Albus se ne era praticamente innamorato.
Ma lasciate che vi racconti un pochino la sua storia, tanto familiare per il moro, eppure tanto diversa.

DUE MESI PRIMA
Lorcan era stato chiamato in ufficio Auror per un incendio nell'orfanotrofio magico di Londra, quando la squadra di soccorso arrivò, aiutò i bambini ad uscire. Ma una bambina di otto mesi era rimasta bloccata, così Lorcan, rischiando anche la sua vita, era riuscito a salvare la bimba.
Quel giorno al San Mungo c'era stato il caos perché tutti i bambini andavano visitati, così Lorcan, senza pensarci due volte, portò Caroline, la bambina di otto mesi, dritta da suo marito, Medimago, e gli raccontò tutta la storia.
<< Merlino, Lorcan! Potevi morire! Stai bene? >> Fece Albus a racconto finito. Era così apprensivo, a volte. E ancora non riusciva a rassegnarsi all'idea  che praticamente la maggior parte delle persone a cui voleva più bene avevano scelto la carriera Auror. E viveva nella costante paura di vedersene arrivare uno gravemente ferito in ospedale.
<< Io sto bene, amore. Ora controlla la bambina. Si chiama Caroline e ha otto mesi, ma parla già troppo. Vero piccolina? >> Lorcan si rivolse scherzoso alla bambina che aveva in braccio, ma vide che si era addormentata sulla sua spalla e respirava parecchio male. << Respira a fatica, Al, che succede? >> Chiese il biondo preoccupato. Erano al massimo due ore che conosceva quella bambina e già sentiva di provare per lei un affetto smisurato.
Il moro, senza dire una parola, gli prese la bambina dalle braccia e lo fece uscire dalla stanza per visitarla.
Da quel momento, per le due settimane successive in cui la bambina era stata tenuta sotto osservazione al San Mungo per un intossicazione da fumo, Lorcan e Albus se ne erano presi cura.
Il primo, infatti, appena finiva i turno, andava a fare compagnia a Caroline.
Il secondo, a parte le visite mediche quotidiane, appena aveva un attimo di tempo, andava da lei e pian piano si stavano affezionando a quel fagottino di otto mesi che non smetteva mai di parlare, nel suo modo strano, infantile e bellissimo e li considerava praticamente degli zii.
L'idea di adottarla venne a Albus una sera. Erano distesi sul divano dopo una lunga giornata e il moro aveva buttato lì la proposta e, al contrario di ciò che si era aspettato, fu parecchio facile convincere Lorcan.
Così cominciarono a compilare carte su carte per autorizzazioni e cose varie, fecero alcuni incontri con l'assistente sociale, ma di avere Carolina non se ne parlava ancora.
Per prima cosa: erano una coppia gay e questo non aiutava la causa, poi, entrambi facevano dei lavori impegnativi che prendevano tanto tempo.
In più, Albus era il medico curante della bambina, quindi, toccava a Lorcan fare tutto.

FINE FLASHBACK


E Albus ormai era dentro quella storia fino al collo, ma Lorcan non era da meno.
Infatti, l’assistenza sociale da due mesi continuava a ripetere che avrebbe chiamato il biondo non appena la causa gli avrebbe affidato Caroline, ma di tempo ne era passato e le speranze dei due cominciavano ad affievolirsi sempre di più, inevitabilmente.
La responsabile dell'orfanotrofio, invece, aveva promesso che, se Caroline avesse avuto una ricaduta, avrebbero chiamato Albus all'istante, ma fino a quel momento, fortunatamente, non si era fatto sentire nessuno.
Così il rapporto tra i due, pian piano, non capivano neanche come fosse successo, si era ridotto a un sacco di "No, non mi ha chiamato" "Nessuna chiamata".
E, a volte, si ritrovavano a litigare sulle cose più stupide perché erano entrambi talmente esausti di quella situazione e di quell'incertezza che riuscivano a saltare per ogni cosa.
Perciò si ritrovavano a litigare sempre più spesso e a ignorarsi, il che faceva ancor più male.
Quella sera, invece, era entrambi sul divano, Albus aveva la testa sul grembo di Lorcan, che gli accarezzava dolcemente i capelli e  stavano guardando un film babbano, i telefoni, per una volta, erano abbandonati sul tavolo della cucina e nessuno dei due aveva intenzione di andare a controllare le chiamate.
Quel weekend fuori casa gli aveva fatto proprio bene, non potevano di certo negarlo.
Probabilmente nel giro di una notte, o forse anche di poche ore, sarebbe tornato tutto come era prima, ma per il momento Lorcan voleva godersi quell'attimo e passare le mani tra i capelli puliti e soffici di Albus lo rilassava al tal punto che avrebbe passato tutta la vita in quella posizione. Si sentiva dannatamente bene.
A un certo punto, però, sentì qualcosa di umido bagnargli la coscia destra, abbassò lo sguardo verso l'altro e vide alcune lacrime che rigavano delicate il volto del moro che non risciva a staccare gli occhi dalla televisione. Lorcan seguì il suo sguardo sullo schermo e vide che i due protagonisti del film si stavano baciando, poi riportò lo sguardo su suo marito e mise su un espressione fintamente esasperata.
<< Albus, non dirmi che stai davvero piangendo per questo film. >> E, in effetti, la cosa sarebbe stata abbastanza ridicola perché era uno di qui film scontati e ricchi di cliché, ne avevano vista a palate, di quella roba.
<< Ehi, sono una persona sensibile, io! >> Albus fece un broncio che Lorcan trovò così dolce e irresistibile che non poté fare a meno di sorridere.
<< Questo non vuol dire essere sensibili. questo vuol dire essere dannatamente smielati! >> Lo riprese Lorcan scherzoso, amava prenderlo in giro, era il suo sport preferito, praticamente.
<< Non è vero! >> Fece Albus, esattamente nel momento in cui sullo schermo della Tv passavano i titoli di coda del film e Lorcan decise di cambiare argomento perché gli sembrava proprio che quella fosse la serata giusta per parlare con Albus, parlare come non facevano da troppo tempo, come una coppia innamorata.
<< Finalmente! Comunque, James e Dominque ce l'hanno fatta ad avere un bambino. Sono contentissimo per loro, tu no? >> Chiese Lorcan, ma appena smise di parlare si rese conto che quella era la domanda sbagliata perché, di tante cose di cui potevano parlare, non proprio quella.
Perché faceva male. Perché James e Dominque avevano aspettato, sì, ma l'attesa era finita, invece la loro no. Perché tutto quello era maledettamente ingiusto e Albus ci stava male, ci stava male quanto lui. Perché tutto quello li faceva pensare, pensare a Caroline, al suo sorriso, a quando li chiamava in cerca di aiuto, alle manine protese verso di loro, o alle sue braccia che si stringevano al loro collo, ma anche al fatto che, probabilmente, Caroline sarebbe rimasta solo una bambina dell'orfanotrofio, una delle tante.
Perché faceva male e avrebbe continuato a far male per parecchio tempo e perché quella era la domanda sbagliata. Punto.
Lorcan si pentì subito di averla formulata.
<< Certo che sono contento per loro, James è mio fratello e io finalmente diventerò zio. Vorrei solamente che fosse così semplice anche per noi. >> Il sospiro di Albus spezzò l'aria intorno a loro, un sospiro rassegnato, di una persona che ormai ha perso le speranza, un sospiro che a Lorcan non piaceva per niente, come non gli piaceva quella frase. Suonava come se Albus avrebbe preferito sposare una donna in modo tale da avere facilmente dei figli e questo non gli andava bene. Perché, sì, la bambina era importante, ma il loro rapporto veniva prima di tutto.
<< Ti sei pentito di aver sposato un uomo, allora? >> Gli chiese stizzito il biondo, senza neanche cercare di non fargli pesare la suo risposta.
<< Sei fuori di testa, Lorcan? Ovvio che no! >> Albus si alzò di scatto dal divano e lo guardò stralunato, come se avesse detto la più grande assurdità di sempre. Ma dietro l'incredulità Lorcan vedeva dell'altro, conosceva troppo bene il moro per far finta di nulla.
Era incazzato, sicuramente. E stava cercando di nasconderlo, ma senza successo. C'era qualcosa, qualcosa di non propriamente tranquillo nei suoi occhi.
<< Allora cosa? >> Anche il biondo si alzò, tanto per studiare l'altro occhi negli occhi. Doveva capire cosa avesse e risolvere tutto, anche se dubitava che il più piccolo avrebbe confessato.
<< Allora dico che se tu ti fossi comportato meglio, ora sarebbe tutto più semplice. e vorrei che lo fosse. Tutto qui. >> E invece Albus aveva parlato e aveva detto delle cose che Lorcan non si sarebbe mai aspettato di udire, soprattutto non con quel tono calmo e menefreghista che, in realtà, nascondeva un sentimento molto più profondo. Era rabbia, pura rabbia; lo stava incolpando del fatto che non gli avevano ancora affidato Caroline. A lui? A lui che teneva a quella bambina più di chiunque altro? A lui che c'era sempre stato? Non poteva permetterlo.
<< Quindi ora è colpa mia se Caro non è già qui con noi? >> Il tono di voce cominciava già ad essere alto. Beh. avete presente quando ho detto che Lorcan sperava in qualche ora di pace con suo marito, o addirittura dell'intera notte? Niente. La tranquillità non era durata che qualche minuto e forse era meglio così. Avrebbero chiarito la faccenda una volta per tutte, in un modo o nell'altro.
<< Sì, Lorcan! Sì perché sei tu che hai continuato ad andare in ospedale da Caroline quando Katie, l'assistente sociale, aveva detto di non visitarla per un po'. Tu che mi hai risposto male davanti a lei. Tu che hai finto addirittura un malessere per venire al San Mungo e Katie ti ha palesemente scoperto. Tu che fai sempre di testa tua e non rispetti le regole, mettendo a rischio tutto il ben fatto. SEMPRE E SOLO TU, LOCRAN! >> Esplose Albus.
Lorcan fece un passo indietro, come se quelle parole avessero creato un muro tra di loro. Il biondo non riusciva a credere alle sue orecchie, insomma, lui aveva sempre fatto del suo meglio e, soprattutto, lo aveva fatto per il bene della bambina e per quello di Albus, non riusciva a credere che ora il moro lo stesse incolpando in quel modo.
<< E' davvero questo che pensi, Albus? Pensi che io non la voglia qui con me ora? Eh? Pensi che abbia fatto tutto quello che ho fatto perché mi divertivo? O forse c'è un motivo? Ah, ma tu non te ne sei accorto, probabilmente, perché tu sei talmente concentrato sul tuo obiettivo da ignorare tutto il resto. E' vero, probabilmente con il tuo atteggiamento avremmo ottenuto l'affidamento di Caroline seduta stante, ma lei come sarebbe stata? Te lo chiedi mai, Albus? >> Lorcan prese aria. I suoi polmoni anelavano aria e lui sentiva di stare per esplodere, ma doveva mantenere la calma. << Perché sono andato in ospedale da lei a tenergli compagnia anche quado Katie aveva detto di non farlo? Perché lei era da sola e io e te eravamo le uniche due persone, all'infuori delle responsabili dell'orfanotrofio, che la conoscessero. Perché eravamo, e siamo tutt'ora, le due persone più vicine ai genitori che abbia mai avuto e lei si fida di noi, ci vuole bene. E non mi interessa se una stupida assistente sociale mi dice di non vederla per un po' di tempo, io non l'abbandono. E non dovresti farlo neanche tu. >> Il biondo continuava a guardare Albus negli occhi, come in cerca di un cedimento, cedimento che non arrivò, però.
<< E' stata bene per pochi giorni così, e il resto? Come la prenderà se non ce l'affidano? E ormai non lo faranno, sono passati due mesi. Lo sai tu come lo so io, non prendiamoci in giro. >> Fece Albus e cercò di avvicinarsi al marito che però, nonostante quelle parole erano state più dolci e tranquille, non riusciva proprio a calmarsi, anzi.
<< Se non l'avessimo seguita tutti i giorni ci avrebbe odiati e basta, Albus. >> Lorcan superò il moro con uno strattone  e si diresse al piano di sopra. Doveva andarsene da lì, non avrebbe resistito un attimo di più lì dentro, doveva riflettere.
<< DOVE DIAVOLO STAI ANDANDO, LORCAN? >> Urlò Albus e nella voe si poteva benissimo riconoscere un pizzico di panico.
<< Io non l'abbandono, Albus. Lei è mia figlia, ormai. >> Rispose semplicemente il biondo.
<< ALLORA ABBANDONI ME? VAFFANCULO! BELLO STRONZO, LORCAN, COMPLIMENTI! Fai schifo, questa situazione è soltanto colpa tua e lo sai. Non fuggire dalle tue responsabilità! Che c'è? Sono i sensi di colpa questi? Beh, allora vattene, io non ti voglio qui! Fottiti e basta, Scamander! HAI CHUSO CON ME! >> Albus non riuscì neanche a finire la frase perché suo marito scese le scale con uno zainetto, afferrò il cellulare e fece per uscire di casa, ma prima di chiudersi la porta alle spalle: << Vaffanculo, Potter. >>.

"Lily, ho bisogno di un posto dove dormire stanotte.
Lorcan."


"Non c'è neanche da chiedere, io e Scorpius ti aspettiamo.
Lily."


Le lacrime scendevano copiose dal viso di Albus, quella sera. Era appoggiato alla porta di casa sua, di casa loro, e non riusciva a smettere di piangere.
Erano le lacrime amare di chi sa di aver sbagliato, di chi è talmente stanco e esasperato che non sa più come sfogarsi. Lacrime di paura, paura di aver perso la persona più importante della propria vita. Lacrime di rabbia perché loro due non meritavano tutto quello, Lorcan non meritava le sue accuse, eppure lui lo aveva attaccato, e ora, se ne avesse avuto la forza, si sarebbe picchiato da solo per ciò che aveva fatto. Lacrime di dolore perché faceva male e basta.
E quella stessa sera, poco distante, altre lacrime. Era Lorcan, Lorcan che non piangeva quasi mai era lì, nella stanza degli ospiti d Lily e Scorpius e piangeva perché era l'unica cosa di cui era capace in quel momento. Non riusciva a credere che Albus pensasse davvero quelle cose. E erano passate due ore dalla loro lite eppure già gli mancava da morire. Perché era sempre così, Albus gli sarebbe mancato sempre. E gli mancava anche Caro, in un modo nuovo e sconvolgente.
Ma era finito tutto: rabbia, frustrazione, speranza, grinta. Tutto nel cesso. Solo lacrime.
 
 
*La canzone iniziale, che dà anche il nome al capitolo è “Cryin’” degli Aerosmith.

NDA
Salve gente!
Come volevasi dimostrare, non sono riuscita ad aggiornare nel tempo che mi ero, mentalmente, prefissata, ovvero, due settimane. Decisamente no! È passato più di un mese e se mi odiate, vi capisco!
Piccola nota sul prologo: il titolo del capitolo è tratto dalla canzone di Mina “Stessa spiaggia, stesso mare”.
Comunque, ora, eccomi qui con il nuovo capitolo. E sì, se ve lo stavate chiedendo, fa davvero così schifo, non èun incubo. Non sono per niente soddisfatta, ho provato a scriverlo più volte, ma non usciva nulla di meglio, così ho pubblicato lo stesso!
Troviamo Allison e Louis più felici che mai, nonostante tutto, e con una bella novità. Che ne pensate? Tranquilli, ci saranno dei Flashback, soprattutto per loro due, giusto per vedere come se l’è cavata Allie in questi 10 anni!
Poi, Lorcan e Albus, eravate tutte un po’ preoccupate per loro e avevate ragione! La storia è un po’ complessa, ma, devo dir la verità, l’ispirazione per la vicenda della bambina mi è venuta grazie a Grey’s Anatomy (Derek e Meredith con Zola.). Comunuque sia, ora hanno litigato e vedremo cosa ne sarà di loro e della piccola Caroline!
Per il resto, nel prossimo capitolo incontreremo di nuovo Dominique e James e, forse, anche Lils e Scorpius… Saranno belle o brutte notizie? Non posso dirvi nulla per il momento, solo che lo scoprirete!
Bene, spero di riuscire ad aggiornare presto, intanto vi lascio qualche contatto:
PROFILO FACEBOOK:https://www.facebook.com/ce.efp?fref=ts
PAGINA FACEBOOK:https://www.facebook.com/Ceciliaefp?fref=ts
Ringrazio tutti quelli che hanno letto il prologo e le splendide ragazze che hanno recensito:
- AleJackson
-  MartyViola91
- AlbusLupin
- Megan204
- Marghe_Puffola

Un bacione,
Ce_
 

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Capitolo 3
*** I'm losin' control ***


I'm losin' control
Grazie alla mia Rose che mi ha prestato prima sé stessa, poi Josh.


“I got chills, they're multiplyin',
and I'm losin' control.”
-You're the one that I want, Grease.


Si svegliava, ogni mattina con delle occhiaie più profonde di quelle del giorno precedente perchè non riusciva a risposare decentemente.
Poi il lavoro, sempre più faticoso, sempre più impegnativo e lui non aveva più la concentrazione adatta per affrontarlo.
E la sera, la sera era la parte più brutta di tutta la giornata, come al solito, già il solo fatto di tornare in una casa che non sentiva come "casa sua", lo faceva sentire troppo fuori posto, come un pesce fuor d'acqua.
La routine di Lorcan pian piano era diventata sempre più pesante, eppure, dalla lite con Albus erano passati solamente cinque giorni.
Cinque giorni e diciannove ore.
Cinque giorni, diciannove ore e trentasette minuti, precisamente.
L'unica cosa che il biondo avrebbe voluto in quel momento era smettere di tenere quel maledetto conto che lo prosciugava dentro, lo faceva sentire ancor più solo, come se ci fosse bisogno di sottolineare ancor di più l'assenza di Albus, come se il non averlo in mezzo ai piedi ogni attimo, il non sentirlo accanto a sè nel letto, non fosse abbastanza doloroso.
Ma Albus non sarebbe tornato e lui non sarebbe andato da lui, o almeno, non così presto. Non voleva mostrarsi debole, lui aveva le sue ragioni e il più piccolo doveva capirlo.
Lorcan con quei pensieri uscì dalla camera degli ospiti di Lils e Scorp e si diresse al piano inferiore, quel pomeriggio non avrebbe dovuto lavorare, poteva approfittarne per riposarsi, anche se non sarebbe stato molto facile.
Arrivato in cucina, vide la figura di Lily seduta su una sedia, intenta a leggere un libro, la rossa alzò lo sguardo sorridente e lui rispose con lo stesso sorriso.
Doveva così tanto a lei e Scorpius, appena cinque giorni prima lo avevano accolto in casa in piena notte, come se fosse la cosa più normale del mondo e avevano anche evitato di fare domande e Lorcan li aveva mentalmente ringraziati per quello. Loro due erano le prime due persone a cui aveva pensato quando aveva capito di dover trovare un posto dove dormire: tornare dai suoi genitori non se ne parlava neanche, Lysander neanche, Fred... Beh, il loro rapporto non era più quello di un tempo, mentre Lorcan si era ritrovato sempre di più ad apprezzare la compagnia di Malfoy, perciò...
<< Non vai a lavoro, oggi? >> Si sentì chiedere da Lily. Aprì il frigo per prendere la bottiglia del latte e versarsene un bicchiere.
<< No, sono andato 'sta mattina... >> rispose, senza neanche voltarsi, ma continuando ad armeggiare con la bottiglia. << Tu? >> Poi si voltò.
<< Oggi non ho prove, fortunatamente, mi sento distrutta. >> Lily continuava a sorridere, mentre parlava, e Lorcan si ritrovò ad ammirarla più del solito. Quella ragazza ne aveva passate tante, davvero tante, ma non si era mai fatta abbattere dagli eventi, anzi, aveva continuato a testa alta e sempre con un sorriso stampato sul volto. Era davvero forte.
<< L'ho sempre detto che i vostri, più che allenamenti, sono delle specie di sedute di tortura. >> Scherzò il biondo, non riusciva a farne a meno, quando parlava con Lils, gli metteva allegria, nonostante tutto. La sentì ridere in risposta alla sua affermazione, alzò lo sguardo, ma la ragazza già era tornata ad immergersi nella lettura.
<< Torno di sopra... >> annunciò, e si avviò verso il piano superiore, senza neanche aspettare una risposta.
Arrivato in quella che al momento era la sua stanza, Lorcan si diresse direttamente verso il letto e, come prima cosa, quasi come un riflesso incondizionato, dettato ormai dall'abitudine, controllò se al suo cellulare ci fosse qualche chiamata persa.
Nulla.
Nulla, come sempre.
Né Albus, né tantomeno l'assistente sociale.
Lorc sbuffò esasperato. In quei cinque giorni aveva chiamato Katie, l'assistente, almeno dieci volte, era riuscito a parlarci, quello sì, ma non c'era nessuna novità, non buona almeno.
Di cattive ce ne erano di sicuro, ma Lorcan non voleva pensarci. E nonostante Katie gli continuasse a ripetere che ormai non c'erano quasi più speranze di ottenere l'adozione di Caro, che doveva mettersi l'anima in pace, lui continuava a lottare.
Perché sì, lui e Albus si erano lasciati, anche se questo aveva evitato di dirglielo, ma Lorcan non avrebbe rinunciato così facilmente a Caroline e conosceva abbastanza Albus da sapere che neanche lui ci avrebbe rinunciato. Così aveva insistito affinché le cose si velocizzassero, ma niente.
L'idea della bimba tra le sue braccia, o tra le braccia di Al, era l'unica cosa che lo aveva fatto andare avanti in quel periodo e Lorcan era più che deciso a rendere il tutto realizzabile.
E non sapeva se avere l'affidamento di  Caro sarebbe significato, di conseguenza, riavere Albus, sapeva solo che lui avrebbe  lottato con tutte le sue forze, fino alla fine, per avere entrambi perché loro erano l'unica cosa di cui aveva bisogno, l'unica cosa senza la quale non poteva vivere, ma solamente sopravvivere, esattamente come stava facendo da cinque giorni a quella parte. Perché, francamente, quello non era "vivere".
***


Lo squillo del telefono si fece sempre più insistente, Dominique continuò a frugare nella borsa alla ricerca di quel dannatissimo aggeggio babbano, ma nulla, sembrava scomparso. Eppure doveva essere lì da qualche parte, se stava suonando, no?
Si appoggiò al muretto di fronte all'edificio dal quale era appena uscita per permettersi di guardare meglio, ma proprio in quel momento il telefono smise di suonare.
Dannazione, poteva essere una cliente importante. Okay che la sua firma di moda era ormai diventata abbastanza famosa e tutti la conoscevano, ma aspettava un paio di chiamate da delle famose attrici babbane, non poteva perderle.
Continuò a frugare senza sosta, finché non incontrò qualcosa di metallico e estrasse finalmente il suo cellulare dalla borsa, accese il display, la scritta "James" capeggiava sulla schermo illuminato. Un sorriso spontaneo si aprì sul volto della bionda, sapeva che l'avrebbe chiamata, era così agitato quella mattina, molto più di lei, che sicuramente non aveva pensato ad altro per tutto il giorno.
Compose il suo numero e lo richiamò all'istante, per non farlo preoccupare.
<< Pronto? >> La voce del ragazzo rispose già al secondo squillo. Merlino, doveva davvero essere agitato, visto che, di solito, non rispondeva mai alla prima chiamata.
<< Jam, sono io. Non riuscivo a trovare il cellulare, prima. >> Si scusò subito.
<< Dom, mi hai fatto preoccupare, per Merlino! Pensavo ci fosse qualcosa che non andava e che non avessi ancora finito. Allora? Come è andata? Ti hanno fatto male? I risultati quando ce li daranno? >> La raffica di domande partì subito e Dom poté tranquillamente riconoscere la nota di panico nel tono di voce del suo compagno.
<< Ehi. Calmo. Sono appena uscita dal San Mungo, mi hanno fatto tutte le analisi e avremo i risultati tra una settimana perché dicono che erano specifici e ci vuole tempo, una cosa del genere. In realtà non ho ben capito. >> Era vero, in fin dei conti. Non è che ci aveva capito più di tanto, la Medimagia non era mai stata il suo forte, per così dire.
<< E il Medimago che ha detto? >>
<< Niente di nuovo. Ha detto che questi crampi alla pancia non sono normali e che quindi devono indagare. Tra una settimana ho anche la Magiecografia** per vedere come sta il bambino. >> Cercava di parlare con un tono di voce che risultasse abbastanza tranquillo, ma, in realtà, era dannatamente preoccupata.
<< Vengo anche io, okay? Non ti lascio più sola. >> Merlino, lo amava così tanto, in quei momenti.
<< Oggi avevi delle cose importanti da fare e queste erano solo delle analisi, la prossima volta verrai, tranquillo. Ti costringerò a tenermi la mano per tutto il tempo. >> Sorrise e, ne era sicura, anche James stava sorridendo dall'altra parte della cornetta.
<< Ma tu come stai, Dom? >> Lo amava sempre di più, decisamente.
<< Bene. >> Mentì.
<< Salazar, Dom, dimmi la verità. >> Niente da fare, non gliela dava a bere neanche per telefono.
<< Che vuoi che ti dica? Non sto bene, James. Sono anni che cerchiamo di avere un bambino e ora che ci si siamo praticamente riusciti ho un problema io. In poche parole, il mio corpo mi sta dicendo che non sono adatta a fare la madre, come vuoi che stia, eh? >> E come sempre, riversava tutte le sue paure, tutta la sua rabbia su di lui che, alla fine, non c'entrava nulla, anzi, cercava solamente di aiutarla. James aveva sempre e solo cercato di aiutarla e di proteggerla.
<< Ehi, non dirlo neanche per scherzo, okay? Noi avremo il nostro bambino e tu sarai la mamma migliore del mondo. Capito? >> Il suo tono era delicato, ma deciso.
<< Io non cred-- >>
<< Ho detto: capito? >> Non la fece neanche finire di parlare.
<< Capito. >> Si arrese la bionda di fronte alla sua insistenza.
<< Perfetto. Io qui ho quasi finito, perciò ci vediamo a casa tra una decina di minuti e ti toglierò quel broncio adorabile che, ne sono sicuro, ora hai stampato sul viso. >> Dominique si ritrovò a sorridere spontaneamente. Merlino, la conosceva davvero troppo bene.
<< Okay, Potter, ci vediamo a casa. >> Casa. Quanto amava quella parola?
<< Mh. Ti... Hai capito, bionda. >> "Ti amo" erano le due parole che James Sirius Potter pronunciava più raramente, anche quando erano uno di fronte all'altro, e Dominique sapeva che, a maggior ragione, non le avrebbe mai dette per telefono e andava bene così, neanche lei voleva sentirsele dire tramite un apparecchio babbano.
<< Anch'io. Tanto. >> Rispose. Dopodiché afferrò saldamente la sua bacchetta e in un batter d'occhio si materializzò davanti al cancello della loro casa.
***
 

Rose Weasley, nel corso della sua vita, era sempre stata una ragazza tranquilla. Aveva sempre amato leggere, studiare e rilassarsi davanti a una tazza di cioccolata calda, non era bella come Dominique, Rose, né tantomeno forte come Lily. Non aveva una vita chissà quanto movimentata, non era una ballerina, né una stilista, aveva il suo lavoro al Ministero, nell'ufficio Relazioni con i babbani, e le piaceva, e la sua famiglia che, pian piano, era diventata il fulcro della sua vita.
Lei e Lysander si erano sposati sette anni dopo la fine di Hogwarts e Josh, invece, era arrivato solamente da un anno.
Rose amava la sua famiglia, amava tornare a casa, dopo essere passata a prendere il piccolo da sua madre o da Luna, e trovare Lys sotto la doccia, amava le cene preparate velocemente, la sveglia la mattina che suonava sempre troppo presto, le pappette che invadevano la casa, l'assenza di soprammobili, l'orologio magico, come quello della Tana, che indicava dove fossero i membri della famiglia e che lei guardava sempre, quando Lysander non era in casa, e amava anche le litigate con suo marito e le notti insonni che le faceva passare Joshua. Aveva trovato la sua pace, decisamente.
E forse non era la vita più entusiasmante che si potesse avere, ma a Rose piaceva per ciò che era.
Con questi pensieri, la rossa attraversò il cancello che la portava all'interno della sua vecchia casa. Suonò il campanello e, nonostante fossero passati anni, le sembrò strano lo stesso, il fatto di non entrare con le chiavi, perché, in fondo, quella sarebbe stata sempre un po' casa sua, anche se non ci abitava più.
Hermione le venne ad aprire dopo un minuto appena, i capelli, sempre molto folti, raccolti sulla testa, un sorriso stampato sul viso, la bacchetta che le usciva dalla tasca posteriore dei pantaloni di tuta e una matita in bocca. Non era cambiata tanto, in fin dei conti, era sempre la solita Hermione, anche se con qualche ruga in più e qualche capello bianco che cominciava a fare capolino.
<< Rosie! >> La salutò felice e la rossa rispose con un sorriso a trentadue denti.
<< Ehi, mamma! >> Entrò in casa, salutando la donna. << Josh dov'è? >> Aggiunse subito dopo e anche lei riconobbe nel suo tono di voce una nota un po' troppo apprensiva. Ma il suo bambino le mancava e non lo vedeva da quella mattina.
Lei e Lysander cercavano di essere il più presenti possibile, ma non sempre era facile con il lavoro, perciò spesso erano costretti a lasciarlo ai nonni materni o paterni, a seconda anche dei loro impegni, visto che erano ancora tutti nel pieno dell'attività lavorativa.
<< E' di là con Ron, stanno giocando con non so quale diavoleria magica. >> Rispose pronta Hermione, ben conoscendo la preoccupazione della figlia. Le due si diressero a passo tranquillo verso il salone, dove Rose vide suo padre tentare di spiegare al nipote come giocare agli Scacchi dei maghi. Il bambino aveva lo sguardo concentrato e assorto sulle parole del nonno, ma aveva appena un anno e, per quanto Josh fosse sempre stato un bambino molto sveglio e intelligente, quella non era decisamente l'età adatta per imparare a giocare a Scacchi.
L'entrata delle due nella stanza, riscosse gli uomini che alzarono subito lo sguardo verso di loro: Ron sorrise alla moglie e alla figlia, mentre gli occhi del piccolo Josh si illuminarono alla vista della sua mamma e, velocemente, per quanto la sua camminata ancora incerta glielo permettesse, si avvicinò a lei e fu prontamente accolto tra le braccia di Rose.
<< Ehi, tesoro, la mamma è tornata. >> Fece la rossa, sollevando da terra. << Allora, come è andata la giornata con i nonni? >> Chiese. Il bambino sembrò rifletterci un attimo su, poi si aprì in un sorriso sincero.
<< Abbliamo fatto tante cose e nonna mi ha fatto mangiale la sua tolta.*** >> Fece, guardando per un attimo Hermione.
<< Mh, sì? E era buona? >> Chiese di nuovo Rose. Il bambino annuì solamente, poi si mise le mani intorno alla bocca e le accostò al suo orecchio.
<< E' più buona quella che fai tu, pelò! >> Disse a voce abbastanza alta. Rose scoppiò a ridere di gusto insieme ai suoi genitori, mentre Josh affondava il viso nell'incavo del suo collo.
<< Te la farò al più presto, stanne certo. Ma ora andiamo che papà ci sta aspettando a casa. >> Rosie non vedeva davvero l'ora di poter tornare a casa sua, voleva rilassarsi e baciare suo marito. Non che non stesse bene con i suoi genitori, ovviamente, ma la tranquillità che le dava la sua casetta, non riusciva ad averla da nessun'altra parte e sapeva che, in fin dei conti, voleva tornare anche Josh. Se ne accorse da come si illuminarono gli occhi del bambino alle parole "papà" e "casa".

<< Tu lavora ancora un altro po', se devi farlo, io metto a letto Josh e poi torno da te. >> Quelle erano state le parole che Lysander le aveva rivolto quella sera prima di salire al piano superiore e lei aveva seguito il suo consiglio. Doveva dare un'occhiata ad alcune carte per lavoro e quello era l'unico momento buono della giornata. Il punto era che ormai era passata un'ora e mezza buona, erano le undici e un quarto, Rose non si era resa conto del tempo che scorreva, ma Lys ancora non era sceso.
Così, la rossa, spegnendo con un colpo di bacchetta tutte le luci del piano inferiore, si diresse verso la camera di Josh, certa di trovare Lysander ancora intento a giocare con il bambino che non aveva alcuna voglia di dormire, invece, quando entrò nella stanza, la trovò completamente vuota. Dove diavolo erano finiti quei due?
Si avviò velocemente verso la camera matrimoniale, pensando di trovarli lì, non sapeva bene per quale motivo. E infatti, appena varcò la soglia, la scena che le si presentò davanti, le fece nascere un sorriso spontaneo sulle labbra.
C'era suo marito a letto, una guancia schiacciata sul cuscino e le mani sotto la testa e poi c'era suo figlio, la schiena incollata a quella del padre, i pochi capelli biondi, identici a quelli di Lysander, sparsi sul cuscino e una manina sotto il cuscino ancorata, Rose ci avrebbe scommesso qualunque cosa, a quella del più grande. Merlino, quei due lì erano la cosa più bella della sua vita, erano tutta la sua vita, in realtà, e li amava così tanto.
Non osò disturbarli e rovinare quella visione, Rose, perciò si diresse verso il bagno e si preparò velocemente per la notte.
In un batter d'occhio era già in pigiama, così andò verso il letto, scostò delicatamente le coperte e si allungò. Provò a fare il più piano possibile, ma Lysander - sia maledetto il suo sonno leggerissimo- aprì lentamente gli occhi.
<< Amore... Scusa, ci siamo addormentati. >> Fece con la voce assonnata.
<< Ehi, amore. Dormi tranquillo, 'sta notte stiamo qui. >> Gli rispose Il bambino non dormiva quasi mai con loro, ma per quella sera si poteva fare un'eccezione. Decisamente.
Rose si avvicinò al marito per lasciargli un bacio e per poi sentirsi stringere in un abbraccio a tre dal braccio dell'uomo. Loro due e Josh in mezzo.
Era felice.
***
 

Quando Albus rientrò, quella sera, la casa era vuota, come da cinque giorni a quella parte.
Fuori faceva freddo, ma anche dentro.
Erano le quattro del mattino. Troppo tardi. O troppo presto, dipende dai punti di vista.
Albus non era stanco, o meglio, non lo era nel vero senso della parola.
E il giorno dopo sarebbe andato a lavorare, non ci andava da cinque giorni ormai, passava le sue giornate a casa, a fissare il telefono, o in macchina davanti quell'edificio che era la fonte di tutti i suoi guai, ma era anche la soluzione. Davanti a quell'orfanotrofio dove viveva la sua seconda, non per importanza, ragione di vita.
All'inizio era andato con il proposito di entrare, o almeno di chiamare l'assistente sociale, ma poi aveva cominciato ad andarci solo per sentirla più vicina perché sapeva che non avrebbe mai trovato il coraggio per andare lì dentro, mettere a rischio tutto, anche l'adozione, per quanto ormai ci avesse rinunciato, per vederla solamente. Ne aveva bisogno, ma non ne aveva il coraggio. Era stato un Serpeverde, in fin dei conti.
Così continuava a sopravvivere, Albus, le giornate passate lontano dall'ospedale e le notti lontano da casa, i due posti che erano stati più significativi per la sua vita. Notti passate sempre in un locale diverso, con una persona diversa, ma poi sempre simile. Persone che somigliavano a Lorcan in una maniera spaventosa, ma che non erano lui. Le loro labbra, i loro corpi, la loro voce, erano così diversi. E tutta la delicatezza di suo marito, beh, no. Solo no.
Si sentiva male, Albus, si sentiva uno schifo, una merda. Non riusciva più a parlare con nessuno e dire che Scorpius ci aveva provato a farlo ragionare, ma lui gli aveva chiuso la porta in faccia. Era giusto che Scorpius aiutasse Lorcan, non lui. Lorcan si meritava il suo aiuto, l'aiuto di tutti, tranne il suo. Lui non era stato abbastanza e non lo sarebbe stato mai, quella era la sua unica certezza, in quel momento.
E, nonostante il dolore lo stesse lacerando da dentro, sempre più forte, sempre più in profondità, sapeva di meritarselo. Sapeva, anzi, che il dolore non sarebbe mai stata una punizione abbastanza dura per ciò che aveva fatto.
Allontanare Lorcan e con lui anche Caroline, allontanare le sue due ragioni di vita, era stato lo sbaglio più grande che potesse fare. E ora non c'erano più, loro due. Lui era solo.
Quando Albus rientrò quella notte, alle quattro in punto, dopo l'ennesima scopata in uno squallido bar di Diagon Alley con l'ennesimo sconosciuto, la casa era vuota. Vuota come un acquario senza pesci, come il loro letto quando Lorcan faceva il turno di notte, come la Tana dopo la morte di nonno Arthur, come il suo stomaco, che non riceveva del cibo solido da cinque giorni, ormai, come la sua vita senza Lorc e Caro.
Vuoto come il suo cuore, come la sua testa.
Come la sua vita che ormai, al pari del suo corpo scarno per il poco cibo, era solo un riflesso sbiadito e smunto di ciò che era stato.


*La canzone iniziale è “You're the one that I want”, tratta da Grease.
**Termine inventato da me. E si vede, direte voi.
***Non ho deciso di eliminare la "r" dall'alfabeto italiano, giuro, è solo che il piccolo Joshua non riesce ancora a pronunciarla bene.

NDA
Eccomi.
Io non so davvero cosa dire, solo… Scusate. E’ passato un mese dall’ultimo aggiornamento e io mi ripresento con un capitolo del genere, sono davvero imperdonabile.
Comunque, questo è un capitolo di passaggio, è abbastanza breve e non mi piace per niente, l’ho scritto, cancellato, riscritto, ricancellato, riscritto ancora e poi mi sono convinta a pubblicare, nonostante non ne sia convinta.
Allora, ritroviamo Lorcan e Albus che non stanno propriamente bene, ma reagiscono in due maniere differenti al dolore: Lorc continua a lottare per la bambina, mentre Al si sta lasciando andare completamente... Cosa succederà?
Poi, Dominique e James…. Non posso dire nulla su loro, mi dispiace!
E Rose. Rose è la nota strapositiva del capitolo, no? E che ne pensate del piccolo Joshua? E tornano anche Ron e Hermione, felici della cosa?
Okay, mi dileguo, anche perché vado di fretta. Nel prossimo capitolo ci saranno Lils e Scorp, promesso.
In attesa dell’aggiornamento, comunque, vi lascio qualche contatto:
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Ringrazio tutti voi che siete arrivati fin qui e chi ha recensito. Grazie davvero!
- Chiaronzics
- AleJackson
- danyazzurra
- AlbusLupin
- Megan204

Spero di sentirvi presto.
Un bacione,
Ce_

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