The wall between us (Demi)

di JemiPerSempre
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** CAPITOLO 1 ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 2 ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO 3 ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO 4 ***
Capitolo 5: *** CAPITOLO 5 ***
Capitolo 6: *** CAPITOLO 6 ***
Capitolo 7: *** CAPITOLO 7 ***
Capitolo 8: *** CAPITOLO 8 ***
Capitolo 9: *** CAPITOLO 9 ***
Capitolo 10: *** CAPITOLO 10 ***



Capitolo 1
*** CAPITOLO 1 ***


CAPITOLO 1

Ciao, sono Demetria Devonne Lovato, ma chiamatemi semplicemente Demi.
 
Avevo diciasette anni e quello era il primo giorno di un nuovo anno a scuola. Ero seduta nel bus ascoltando Einaudi mentre mille gocce bagnavano il vetro. Uno dei pochi momenti trascorsi in pace.
Ad un tratto qualcuno mi baciò la guancia e mi tolse una cuffia per darmi il buongiorno. Era Selena, la mia migliore amica da sempre, l’unica persona di cui potessi fidarmi ciecamente e l’unica che potesse capirmi. Le sorrisi dolcemente, poi mi chiese: -Come sta tuo padre?- ed il sorriso si spense completamente riprendendo a fissare il vetro o, meglio, il vuoto. Risposi: -Sta notte non è tornato a casa e sinceramente spero che non torni mai più.-. Come al solito cercò ti confortarmi dicendomi che un giorno tutto si sarebbe aggiustato. Son passati anni e questo giorno non è mai arrivato e forse non arriverà mai… ma se dovesse arrivare sarebbe il giorno della sua morte, a meno che non muoia io prima di lui, perché la sua esistenza rende la mia vita un inferno da troppo tempo.
I miei pensieri si cancellarono dalla mente quando Sel riprese a parlare: -Quest’anno il professore di musica è andato in pensione. Chissà faremo qualcosa di serio! Dicono che il nuovo insegnante sia giovane quanto la sua bravura… e pare anche un uomo affascinante… Chissà che gli piacciano le liceali!- terminò il discorso con una risata accennata.
Selena era una ragazza solare, sempre di buon umore e disponibile. Era dolcissima e aspettava l’arrivo del suo vero amore… Insomma, una tipa romantica… Non che io non lo fossi ma non avevo il tempo di pensare a certe cose o, forse, non volevo a causa del mio passato. Ella mi scosse facendo allontanare i miei pensieri e mi accorsi che non stesse piovendo più. Scendemmo dal bus ed entrammo nella scuola dirigendoci verso gli armadietti e Nick ci stava aspettando appoggiato sull’armadietto di Sel.
-Ah quan’è bello non doversi svegliare prima la mattina per prendere il bus!- disse il ragazzo vantandosi mentre noi ci avvicinavamo.
-Non ti vantare Mr. Ultimo anno!- dissi sorridendo dopo averlo abbracciato.
-Da quando in qua sei così rilassato prima di entrare in classe?- chiese Sel.
-Da quando Chelsea mi ha invitato stasera a casa sua!- rispose Nick.
-Lo sciupafemmine già in azione il primo giorno di scuola?! Iniziamo bene!- affermai ridendo. Poi mi accorsi dello sguardo di Selena fisso in basso e capii che qualcosa non andava, ma non feci in tempo ad aprire bocca che si avviò verso l’aula di musica. Strano! Un attimo prima aveva il sorriso stampato in faccia e di punto in bianco… Bah! Decisi quindi di salutare il mio amico e di dirigermi anch’io nell’aula di musica. Mi sedetti accanto a Sel ma non le chiesi cosa le fosse accaduto: in quei momenti bisognava lasciarla sola con se stessa. Verso l’ora di pranzo le avrei chiesto spiegazioni. Tranquilla, quindi, misi le cuffie nelle orecchie e ripresi ad ascoltare la musica ad occhi chiusi…

Everybody needs inspiration,
Everybody needs a soul,
A beautiful melody,
When the nights alone.
Cause there is no guarantee
That this life is easy
When my world is falling apart,
When there’s no light to break up the dark,
That’s when I look at you.
When the waves are flooding the shore
And I can’t find my way home anymore,
That’s when I look at you.

Se solo non fosse stato per lui che mi tolse le cuffie. D’istinto aprii gli occhi e avevo davanti a me un uomo molto giovane, non più di trent’anni poteva avere. Ero quasi imbambolata a guardarlo come se fossi in un sogno. Aveva i capelli scuri e ricci e un paio di occhiali neri. Indossava una camicia bianca con le maniche arrotolate fino ai gomiti con due bottoni sbottonati.
-Buongiorno signorina! Io sono Joseph Adam Jonas, il nuovo professore di musica. Credevo si fosse addormentata!- disse l’uomo ed io con il sangue alle guance mi giustificai: -Ehm no… stavo solo… ascoltando un po’ di musica così… per ispirazione!- ed egli affermò: -Beh speriamo che ciò abbia dato i suoi frutti! Perché non ci canta qualcosa così… per inaugurare il nuovo anno?!-. Cercai di evitare in tutti i modi: non avevo cantato davanti a nessuno che non fosse Sel, non ero ancora pronta, ma… non potetti farne a meno. Mi alzai fissando il pavimento e, accompagnata da lui, mi diressi verso la cattedra.

Before I fall too fast,
Kiss me quick, but make it last
So I can see how badly this will hurt me
when you say good bye.
Keep it sweet, keep it slow,
Let the future pass and dont let go,
but tonight I could fall to soon
into this beautiful moonlight.
But you’re so hypnotising
You’ve got me laughing while I sing,
You’ve got me similing in my sleep
And I can see this unravelling
And your love is where I’m falling
But please dont catch me.

“Catch me”. L’avevo scritta qualche mese prima e avevo ancora tante modifiche da fare… Insomma… non avrei voluto farlo e per giunta con i suoi occhi puntati addosso… Non vedevo l’ora di smettere e quando arrivò la fine suonò la campanella. Mi diressi verso il banco, presi le mie cose e uscii dall’aula in un batter d’occhio.




ANGOLO AUTRICE:
Ciao a tutti :)
E' da tempo ormai che non scrivo fanfiction, ma ho riacquisito la voglia di scrivere... ed eccomi qui con questa nuova storia. Che dirvi? Non è una storia come altre ambientate a scuola: a volte troverete un ambiente cupo e in altre uno allegro come la primavera. Demi è una ragazza con non pochi problemi che scoprirete con l'andare del tempo e forse qualcuno l'aiuterà ad uscire da questo tunnel infinito.
Non anticipo altro, spero che vi piaccia quest'inizio e recensite, recensite, recensite perchè voglio sapere il vostro parere e capire se devo continuare. :)
Un'altra cosa: pensavo di scrivere la stessa storia dal punto di vista di Joe postandola, però, nella sezione Jonas Brothers. Che ne dite?
Un bacione,
Lara <3

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Capitolo 2
*** CAPITOLO 2 ***


CAPITOLO 2:

Selena era seduta al tavolo della mensa da sola. Nick non era ancora arrivato. Aveva lo sguardo fisso sul piatto ancora intatto, era triste. Non riuscivo a vederla così e mi decisi a chiederle: -Brutta giornata oggi?-.
-Ehm… no, è… è tutto ok!- prevedibile.
-Sel ti conosco fin troppo bene per pensare che tu stia “ok” come dici tu. A me puoi dire tutto, lo sai!- le dissi prendendole la mano.
-Nick… credo di provare qualcosa per lui ma…-
-Ma lui pensa solo a divertirsi.- Continuai il discorso. Lei abbassò lo sguardo.
-Oh oh, c’è aria di problemi… Che è successo?- chiese Nick sedendosi accanto a lei. Le diede un bacio sulla guancia.
-Uhm niente… Sel si sente poco bene! Sai com’è esagera la mattina con le frittelle che prepara la madre.- Dissi ridendo. Mentivo ma era l’unica cosa da fare. Non potevo credere che la mia migliore amica si fosse innamorata del suo pericolo vivente. L’avrebbe potuta trattare come tutte le altre: come si suol dire “una botta e via” rovinando la loro amicizia. Avrebbe sofferto di più. Nick non è un cattivo ragazzo, lo conosciamo da tantissimo tempo ma non è il principe azzurro che tutte le ragazze vorrebbero.
Egli rise e poi abbracciò Selena dicendole: -Non cambi mai Selly!-. Ella sorrise. Ecco come con così poco si possa rendere felice una donna innamorata e cieca. Al pensiero sorrisi anch’io e dissi: -Ok adesso però andiamo: sapete com’è la mia professoressa di fisica e se non arrivo in orario è capace d’interrogarmi il primo giorno di scuola.-. Ci alzammo e percorremmo il corridoio. Rimasi sola per raggiungere l’aula ma poi qualcuno mi chiamò: -Signorina Lovato posso rubarle qualche minuto?-. Il prof di musica. Ancora lui? Ma che altro voleva dalla mia vita dopo avermi resa ridicola davanti a tutti? Ammetto però che non mi dispiaceva poterlo guardare in quegli occhi cioccolato una nuova volta. Quindi mi voltai verso di lui ed entrammo nella classe ancora vuota.
-Mi chiedevo se oggi pomeriggio fosse disposta ad incontrarci a casa mia.- mi disse. Dopo decimi di secondo riprese a parlare:-Non fraintenda: per la scuola.-. Mi sorrise. Aveva dei denti bianchissimi ma ripetevo a me stessa di ritornare in me: era il mio prof di musica e non potevo comportarmi così.
-Ehm non credo sia il caso…- dissi distogliendo lo sguardo.
-Vede… Prima ascoltavo attentamente la sua voce e ne sono rimasto incantato, credo che lei abbia un dono e una vocazione per il canto. Mi ha rabbrividito.-. Ero imbarazzata, estasiata per il complimento, ma imbarazzata.
-Signorina Lovato mi può spiegare cosa ci fa nell’aula di musica durante la mia ora?-. La voce di quella dannata professoressa mi scosse. E ascoltiamoci pure la sua ramanzina con graaande interesse!
-Professoressa mi scusi, è stata colpa mia: mi sono permesso di chiamare la ragazza per riferirle alcune cose sul suo conto.- disse Mr. Jonas in mia difesa. Mi stava davvero difendendo?
-E non poteva aspettare il termine dell’orario scolastico?- domandò la professoressa infastidita.
-Era una cosa importante! Come lei ben sa oggi il mio orario è ridotto e quindi sarei uscito prima!- rispose lui. Si mi stava realmente difendendo, stava litigando con una sua collega per difendermi!
-Avrebbe dovuto attendere!-
-Oh bene… Ecco come li accogliete i nuovi membri in questa scuola!-
-Attento Jonas! Io non perdo niente a lamentarmi con il preside del suo comportamento inaccettabile e non credo che egli preferisca un “nuovo membro” come dice lei ad una professoressa come me.- affermò quella lurida, viscida-
-Signorina Lovato con me in classe, interrogata su tutto il programma dello scorso anno. A presto Joseph!- riprese lei con un sorriso finto. Lo guardai per un attimo non so se dispiaciuta per il rimprovero che si era preso o arrabbiata per quello che mi avrebbe atteso.
 
Tutti e tre camminavamo verso l’uscita. Un primo giorno davvero INDIMENTICABILE! Ho cantato davanti a tutta la mia classe, ho ricevuto dei complimenti da quel stra-figo di professore che mi ritrovo e sono stata torturata da quella di fisica. Sul serio non lo dimenticherò mai.
Qualcuno dietro di noi si schiarì la voce. Ci voltammo: lui. “Se continua così penserò che mi stia corteggiando” pensai ingenuamente. Lui poi disse: -Ehm… Scusate il disturbo. Demi, vieni con me?-.
“WHAT THE FUCK?” pensai. Mi aveva chiamata per nome, anzi abbreviato, mi aveva dato del tu e voleva che andassi via con lui. Non capivo neanche dove dovessimo andare. Poi però capii: a casa sua, a non so che fare, da SOLI. Almeno credevo… Infatti, arrivati nella sua villa di Toluka Lake, parcheggiammo l’auto, entrammo in casa e c’era una donna. Rimasi sconvolta. Chissà di che mi ero illusa. Aveva i capelli castani, fluenti ed un viso davvero fine ed un corpo che sembrava una modella. Bellissima, come lui d'altronde. Egli ci presentò: Ashley si chiamava. Ci dirigemmo poi verso una stanza. Vi erano un pianoforte, una chitarra, un microfono ed alcuni fogli sparpagliati. Dovevano essere degli spartiti. Ci sedemmo sugli sgabelli e gli domandai: -Prof, adesso mi può spiegare il motivo di questo incontro?-. Ed egli rispose sorridendo, con quel sorriso meraviglioso: -Per iniziare, dammi del tu. Per te sono Joe. Non siamo a scuola e comunque non mi piace molto l’idea di farmi parlare in quel modo freddo da ragazzi poco più piccoli di me… Il motivo di tutto ciò è che io credo che tu debba sfruttare la tua voce, il dono che Dio ti ha mandato. Potresti fare carriera ed io voglio aiutarti!-.
Risposi intimidita: -Uhm professore…-. Mi guardò con un sopracciglio alzato e poi ripresi titubante: -Joe… Io non credo di avere questa gran voce. Ok, so canticchiare e buttare giù qualche parola su un foglio ma-.
Mi interruppe dicendo: -Demi tu non sai canticchiare! Su hai una voce meravigliosa, devi ammetterlo ed essere sicura di te stessa… E quelle parole non sono semplici “parole buttate su un foglio” ma sono parole profonde.-. Qualche secondo di silenzio con me che fissavo in basso e riprese: -Sta mattina stavo per commuovermi e avrei voluto sentirti ancora, forse per ore, giorni! Demi fidati di me!-. Incrociammo lo sguardo quando appoggiò la sua mano sulla mia e… sentivo il cuore battere forte come se mi uscisse dal petto. Non avevo mai avuto una reazione simile e credo che avrei potuto benissimo rimanere così per il resto della mia vita… lì, in quel paio di metriquadri, con di fronte un uomo dagli occhi profondi… mi sentivo protetta, una volta nella mia vita, la PRIMA della mia vita.
 
Si fece sera in un tempo che mi sembrava una frazione di secondo e avevamo iniziato a comporre qualcosa. Ero davvero felice!
Mi accompagnò a casa… quella di Sel. Mi feci aprire il cancello per non far avere alcun sospetto. Salutai per un attimo la mia amica, il tempo che l’auto frecciasse via ed uscii dall’abitazione. Era già troppo tardi e dovevo tornare da mio padre, in quell’abitazione… quella che era veramente casa mia.

ANGOLO AUTRICE:
E rieccomi qui con un nuovo capitolo per voi! Ci stiamo avvicinando pian piano al "succo" della storia, ma ci sono ancora tante cose da scoprire!
Spero vi sia piaciuto questo capitolo e COMMENTATE perchè mi piacerebbe davvero tanto sapere il vostro parere a riguardo. Ovviamente accetto anche le critiche e se ci fossero cercherei senza dubbio di migliorare.
A presto,
Lara <3

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Capitolo 3
*** CAPITOLO 3 ***


CAPITOLO 3

Voltai l’angolo e in pochi passi mi ritrovai davanti a quella porta grigia. Stavo per aprirla, stavo per entrare lì dentro dove tutto il colore della vita si spegneva. Come se un pittore mescolasse tutte le tempere ottenendo il nero: il colore del buio, il colore del vuoto, il colore che non avrei voluto più vedere.
Entrai e mio padre era seduto in modo barbaro sul divano: sbronzo con la corta barba grigiastra e appuntita, la schiena appoggiata all’angolo del divano con una gamba stesa su di esso e l’altra appoggiata a terra. Un suo braccio era sullo schienale con una bottiglia in mano.
Mi faceva schifo.
-Dove diamine sei stata fin’ora?- mi chiese furioso.
-Ero alla casa di un mio professore. Si dice che la mia voce l’abbia incantato.- risposi compiaciuta.
Ridacchiando disse: -Incantato? Incantato da cosa? Da una puttanella come te?-. I miei occhi si riempirono di lacrime, ma lui continuò a parlare: -Gli hai raccontato di me? E dei nostri “giochetti”?-. Rideva con quella risata balorda. Come facevo ad avere un padre così? Perché non ero scappata via di casa o, meglio, non avevo ancora messo fine alla tortura che da anni mi riempiva di cicatrici? Avrei preferito morire, avrei preferito soffrire qualcosa in più per pochi minuti che continuare a vivere quella vita, se così si poteva chiamare.
-Stai zitto! Sei un pazzo, un maiale! Mi stai rovinando la vita!- gli urlai. Egli gettò la bottiglia di vetro contro la parete dietro di me: per poco avrebbe trafitto la mia testa. Era completamente fuori di se ed i miei occhi si riempirono di paura. Mi credevo impotente in confronto a lui, alle sue mani il doppio delle mie che poco dopo afferrarono il mio collo.
-Portami rispetto! Adesso ti faccio vedere io e vediamo se avrai voglia di vedere ancora il tuo bel professore e di parlarmi così.-. Le sue parole erano piene di odio, come se volesse distruggere tutto quello che aveva davanti. Ero terrorizzata ma riuscii a tirargli un calcio facendolo cadere a terra. Mi aveva graffiato. Corsi al piano superiore, ma inciampai all’ultimo gradino per la fretta. Nel frattempo si era già alzato. Cercai di non curare il dolore e mi diressi nel più breve tempo possibile in camera. Feci in tempo a chiudere la porta a chiave. Egli si fermò davanti ad essa dicendomi: -E’ inutile: marcirai con me qui dentro fino alla morte come tua madre!-.
Sentii i suoi passi sulle scale per poi andare via da casa.
Che coraggio aveva di nominarla? Non era mio padre, ma un mostro incontrollabile. Mi voltai e presi il borsone sotto il letto. Vi infilai il necessario: dovevo andarmene. Presi il cellulare e mandai un messaggio a Sel: “Tra poco sono a casa tua… Poi ti spiego.”. Annodai una sciarpetta intorno al collo per poi uscire da quel postaccio e raggiungerla.
 
La macchina di Nick si accostò al bordo della strada. Abbassò il finestrino e mi chiese: -Demi, dove stai andando? Vuoi un passaggio?-. Acconsentii ed entrai nell’auto. Gli chiesi poi: -Stai andando da Chelsea?-.
-Si si… Dormi da Sel sta notte?- domandò dopo aver notato il borsone.
-Si, pigiama party!- risposi mentendo. Dopo pochi secondi gli chiesi: -Sei sicuro che Chelsea sia la ragazza adatta a te?-.
Rise per poi dirmi: -Demi, non devo mica sposarla! Sai come sono io: una botta e via.-. Mi feci coraggio e gli chiesi nuovamente: -Non hai mai pensato di cercare la donna della tua vita? Sai… forse ti sembrerà strano, ma quando vedo te e Sel credo sempre che un giorno vi vedrò felici insieme e con dei figli.-. Dovevo pur inventarmi qualcosa per non fargli pensare a male.
Lui divenne rosso e disse: -Ma cosa dici Demi?! Farò sempre la vita da single. Adesso vai, siamo arrivati. E domani fatti trovare con un’altra testa.-. Ci salutammo, scesi dalla macchina ed entrai nel cortile della villa. Sel mi aprì la porta e l’abbracciai. Entrai nell’abitazione. Non vi era nessun’altro: i genitori erano a cena da amici. Lei è figlia unica come me, per questo la sento come una sorella. Ci sedemmo sul divano e mi chiese: -Adesso mi spieghi cos’è successo?-.
-Mio padre ha tentato di picchiarmi…- risposi togliendomi la sciarpa dal collo e mostrandole i segni. Poi ripresi il discorso: -Ho deciso di andar via… Lui non mi cercherà: pensa solo ad ubriacarsi.-.
-Puoi rimanere qui fino a quando vuoi. Ho già preparato la stanza degli ospiti!- affermò lei. L’abbracciai e le dissi: -Grazie Sel, ma non starò qui per molto… Troverò un posto in cui stare senza disturbare nessuno.-.
-Tu non disturbi mai, lo sai… ma fai come vuoi.- rispose sorridendomi.
-Sai mi ha accompagnato qui Nick che ho incontrato per caso per la strada. Stava andando da Chelsea. Gli ho fatto un discorso…-. Lei mi guardò con un sopracciglio alzato e mi chiese: -Che discorso?-.
-Gli ho suggerito di trovare la ragazza giusta per lui e… che… sorrido al pensiero di voi due insieme.- risposi. Lei abbassò lo sguardo e domandò: -E lui?-.
-E lui sostiene di rimanere single a vita perché gli piace la vita del gallo. Ma secondo me non è vero: chi non s’innamora nemmeno una volta nella vita? E poi è diventato rosso come un peperone quando ti ho nominato.-. Terminai la frase con una risata. Lei mi diede uno schiaffetto sul braccio pensando che stessi dicendo una cavolata.
Poco dopo andò in cucina e ad un tratto mi arrivò un messaggio al cellulare. Era Joe che mi diceva: “E’ stato un pomeriggio bellissimo… Verrai anche domani, vero?”.
-Hei! Il professore non ti molla un attimo!- esclamò Sel ridacchiando dopo essere tornata con due panini in mano: uno per me e uno per lei.
Sorrisi e chiesi: -Chi Joe?-.
-Joe? Da quando lo chiami Joe?-. domandò con quel sorrisetto malizioso che mi faceva saltare i nervi.
-Non gli piace avere rapporti freddi.- risposi.
-Oh si, certo… e non lo avrà con te, stà tranquilla!-. Le diedi una piccola spinta e poi le dissi: -Guarda che ha una fidanzata ed è bellissima… Si chiama Ashley.-.
-E tu che ne sai se è un tipo fedele?- chiese ancora. E non si toglieva quell’espressione dal viso. Volevo prenderla a schiaffi. “Certo nessun professore manda messaggi di quel genere ai propri alunni, ma non credo sia un tipo così…” pensavo. Cambiai discorso e quando finimmo il panino andammo a dormire.
Che giornata! Perlomeno potevo stare tranquilla di non dover più rivedere mio padre e subire ciò che mi faceva. Era come se un peso si fosse tolto dal cuore. Potevo chiudere gli occhi pensando che il giorno dopo sarebbe stato migliore, l’inizio di una nuova vita. Ero felice e, non sapevo perché, ma avevo un disperato bisogno di rivedere Joe.

ANGOLO AUTRICE:
Come promesso ecco il terzo capitolo. Sono curiosa di sapere il vostro parere a riguardo! :)
Grazie mille a quelli che hanno recensito!!!

Con affetto,
Lara <3

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Capitolo 4
*** CAPITOLO 4 ***


CAPITOLO 4

La sveglia suonò. Mi affrettai a spegnerla per non sentire più quel suono rimbombare nel cervello di prima mattina. Poi tornai con la testa sul cuscino e mi voltai con il corpo a destra e a sinistra: mi sentivo bene, troppo bene coccolata da quel letto così comodo. Mi alzai e andai in bagno, mi guardai allo specchio ed avevo il viso riposato. Ok, avevo quei graffi sul collo, qualche livido qua e là, ma mi sentivo davvero bene. Un nuovo giorno.
 Mi spogliai ed entrai nella doccia. Aprii il rubinetto e l’acqua calda iniziò a scivolare sul mio corpo: che bella sensazione. Chiudevo gli occhi e sognavo Joe, sorridevo, ma non era un buon segno. Ne ero consapevole ma non m’interessava. Stetti qualche altro minuto a godermi il momento e poi uscii, misi l’accappatoio e tornai in camera per scegliere cosa mettere. I vestiti erano ancora nel borsone: non avevo avuto voglia la sera precedente di sistemarli nell’armadio. Decisi di indossare una maglia gialla dallo stile morbido con un paio di jeans. Al posto della sciarpa optai per un “collo” a fantasia che richiamava il bianco delle converse.
Pronta scesi in cucina. Sel era già a fare colazione con i genitori e, appena mi vide, mi fece un occhiolino. Intuii che aveva già detto “tutto”. Mi sedetti accanto alla mia migliore amica e mangiai le frittelle preparate dalla madre con la nutella spalmata sopra. Poi bevvi un bicchiere di latte con il cacao. Mi sentivo parte di quella famiglia con quel clima meraviglioso che io non ho mai avuto o, meglio, non avevo da tanto tempo.
 
Arrivammo a scuola e stranamente Nick non ci stava aspettando agli armadietti. “Ieri sera avrà fatto tardi con Chelsea o, forse, non sarà tornato proprio a casa! Quel ragazzo non metterà mai la testa a posto!” pensai. Poco dopo lo vidi arrivare facendomi segno di stare zitta. Ad un certo punto iniziò a fare solletico a Sel. Quest’ultima si girò di scatto urlando per la paura. Fu davvero imbarazzante: tutti ci fissavano straniti… Ma a loro due non interessava: se ne stavano a ridere e scherzare tra di loro come due piccioncini ed io? Completamente emarginata, come se non esistessi, ma non volevo disturbarli quindi decisi di starmene per conto mio a leggere e rileggere il messaggio di Joe. Ad un tratto sentii Sel chiedere: -Com’è andata ieri sera con Chelsea?-. Pensavo che sarei stata tutto il giorno a sentirla piangere per il fine che Nick e quella lì avevano fatto…
-Mi ha dato uno schiaffo che non dimenticherò mai! Stavamo per farlo quando le ho confessato di non piacermi.- rispose. Spalancai gli occhi. Avevo sentito bene o era solo un sogno? Era tutto vero: Sel aveva un sorriso da ebete, lui ricambiava guardandola negli occhi ed io credevo stesse per piovere. Decisi di lasciarli soli e mi diressi verso l’aula di storia. Qualcuno mi prese da un braccio e mi portò in un angolo nascosto per dirmi: -Sai, dovresti rispondere ai messaggi!-.
-Sai, i professori non si dovrebbero comportare così!- dissi mettendo le mani sui fianchi.
-Ok, signorina Lovato, se preferisce essere chiamata così l’accontenterò.- affermò guardandomi negli occhi. Sembrava serio, ma non tanto ci credevo. Decisi di reggere il gioco e dissi: -Bene, ci vediamo all’uscita. Buon lavoro prof!-. Andai via.
 
I piccioncini erano seduti al tavolo della mensa ed io continuavo a non capire il perché Nick non si dichiarasse: era evidente che ciò che provava non era solo amicizia. Mi sedetti accanto a loro e Sel mi chiese: -Demi ho un disperato bisogno di fare shopping, vieni con me oggi pomeriggio?-.
Risposi mangiando: -No Sel non posso: devo andare di nuovo alla casa del professore.-.
-Hai smesso così presto di chiamarlo Joe?!- disse ridacchiando e poi continuò il discorso: -Comunque adesso non iniziare a trascurarmi per un insegnante!-.
-No, ma che dici?- dissi io.
-Comunque posso accompagnarti io. Sentire il parere di un ragazzo non è meglio?- domandò Nick. La ragazza accettò la proposta. Infondo avevo fatto una cosa buona.
 
Uscii dal cancello della scuola e lui mi aspettava appoggiato alla sua macchina. Indossava un paio di occhiali da sole che lo facevano così sexy. La cosa più difficile era non dare a vedere che lo pensavo realmente. Entrai nell’auto e mi fece una di quelle domande su come fosse andata a scuola ed incominciò a riempirmi il cervello con le storie di cercare di dare il meglio, di prendere voti alti e bla, bla, bla… I discorsi dei professori. Entrammo in casa ed appoggiai lo zaino accanto al divano. Ashley non era in casa. Andai in cucina e mi appoggiai di spalle allo spigolo del tavolo. Dissi sorridendo: -Finiamo questa commedia della studentessa e del professore?-. Egli riempì un bicchiere d’acqua, lo bevve e poi disse: -Ok, Demi. Sai Ashley è gelosa!-. Uscii dal retro e mi fermai a guardare la piscina. Divertita domandai alzando la voce per fargli sentire dalla cucina: -A paura che una diciassettenne le rubi il ragazzo?-. Iniziai a togliermi la sciarpa, poi le scarpe e i pantaloni.
Egli rise e disse: -Beh sono un uomo!-. Sentii i suoi passi oltrepassare la porta e mi tolsi la maglia. Ero ancora di spalle e domandò: -D-demi, c-che stai facendo?-. Mi tuffai e quando riemersi, dopo aver portato i capelli all’indietro, gli sorrisi rispondendo: -Un tuffo!-.
-Demi, ti ho appena detto che- lo interruppi e lo supplicai: -Dai, che vuoi che sia? Ci divertiamo da… amici!-. Sapevo di scherzare col fuoco, ma non m’interessava. Mi sorrise, si tolse le scarpe, i pantaloni ed infine la maglia. -Ok, sto letteralmente sbavando!- dissi senza rendermene conto. Egli si tuffò e, tornato a galla, si avvicinò con un sorriso malizioso. Io indietreggiavo fino a quando toccai il bordo piscina. Egli poggiò le mani su di esso con me in mezzo. Poi confessò: -Non credevo di farti quest’effetto!-.
-Beh sono una ragazza! E quale ragazza non farebbe effetto trovarsi davanti il proprio professore se ben dotato?-. “A chi non piace il proibito?” pensai tra me e me. Tolse le braccia e spostò lo sguardo. Sul mio collo.
-C-cosa sono quelli?-. Uscii dalla vasca e salii di sopra alla ricerca di un bagno per fare la doccia. Prima porta? No. Seconda? No. Terza! Entrai subito e chiusi a chiave. Posai i vestiti su un mobiletto e le scarpe ai piedi di esso. Mi guardai allo specchio e capii che dovevo dirglielo: di lui mi potevo fidare. Feci velocemente la doccia, mi asciugai i capelli che raccolsi con un fermaglio e mi vestii. Entrai nella sua camera e stava con un solo asciugamano intorno alla vita. Aveva lo sguardo basso. Prese le sue cose, entrò nella stanza adiacente e ne uscì vestito. Si sedette accanto a me e mi chiese: -Chi ti ha fatto quei graffi sul collo?-. Gli raccontai: -Tempo fa mio padre era il capo di un’azienda, un’azienda che fallì. Pensava di non servire a niente. Iniziò a bere, a fumare e a frequentare posti poco raccomandabili. E’ diventato pazzo e, come se non bastasse, hanno diagnosticato a mia madre il cancro. Non avevamo molti soldi ed il problema di mio padre la faceva stare sempre peggio. Morì ed erano ormai quattro anni che vivevo con mio padre: mi picchiava e, a volte, mi ha violentata… Così ieri mi accompagnasti a tua insaputa a casa di Sel e tornai in quel postaccio. Si arrabbiò per l’orario, era ubriaco e ha tentato di strozzarmi. Sono riuscita a liberarmi di lui ma mi ha fatto questi graffi e quando è uscito di casa sono scappata via: non mi verrà a cercare.-.
-Perché non l’hai denunciato?- mi chiese.
-Non potevo…-. Egli mi abbracciò. Un’ondata di calore percorse il mio corpo. Avevo la testa appoggiata sul suo petto. Mi sentivo al sicuro, non volevo allontanarmi più dalle sue braccia.
-Non lasciarmi!- gli dissi e lui mi strinse ancora più forte.
-Adesso è tutto finito: devi pensare a te e a divertirti.- affermò sciogliendo l’abbraccio per guardandomi negli occhi e poi sorrise dicendomi: -Come prima con me.-.
-E’ stato un po’ imbarazzante!- affermai ridendo. Poi mi accorsi del suo sguardo e smisi. Mi chiese: -Fallo ancora!-. Ero confusa e lui riprese il discorso: -Ridi ancora, perché sei bellissima quando lo fai.-. Non mi aspettavo mi potesse dire una cosa del genere. Lui si avvicinava sempre di più al mio viso, ma non potevo farlo. Mi alzai e andai via. Non potevo baciare il mio professore, non potevo farmi illudere tanto. Era fidanzato con una ragazza da invidiare: non l’avrebbe lasciato certo per una ragazzina come me. Ero solo un divertimento momentaneo e quando sarebbe finito mi avrebbe buttata via.


ANGOLO AUTRICE:
Ciaooo!! :) Mi spiace di non averlo messo ieri ma l'ho cambiato così tante volte che non è stato possibile. Spero vi piaccia! *-*
Come avete visto ho iniziato la fanfiction dal punto di vista di Joe! Spero vi piaccia e ora vado appunto a scrivere il secondo capitolo perchè voglio cercare di postarli allo stesso passo.
Un bacione,
Lara <3

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Capitolo 5
*** CAPITOLO 5 ***


CAPITOLO 5
Arrivai a casa e Selena non era ancora tornata. Prevedibile: giornata shopping con Nick, il suo amato… Non poteva di certo rientrare presto.
-Demi, noi stiamo uscendo. Quando torna Selena dille di non aspettarci perché torneremo tardi. Ciao tesoro!- disse la mamma. Mi diede un bacio sulla guancia ed uscì dall’abitazione. La sua dolcezza era immensa: si comportava come una mamma con me e gliene sarò grata per sempre. Portai la cartella in camera e mi sedetti sul bordo del letto con le mani nei capelli. Ero confusa: da una parte ero consapevole di aver fatto bene date le circostanze, ma dall’altra credevo di aver fatto la cazzata più grossa della mia vita. “Volevo davvero evitarlo?” mi chiedevo. Ormai avevo rovinato tutto e non avrei avuto il coraggio di guardarlo in faccia. Tornai al piano di sotto e accesi la TV. Non c’era un programma decente, come al solito. Così la spensi e presi il cellulare: nessun messaggio né chiamata persa… Cosa potevo aspettarmi d'altronde… Sbuffai e qualcuno aprì la porta. Selena con cinque buste in mano ed un sorriso raggiante.
-Un attimo solo!- mi disse correndo di sopra con le buste. Scese a mani vuote e si sedette accanto a me domandandomi: -Indovina?-.
-Nick.- risposi io. Lei annuì, si portò una ciocca di capelli dietro l’orecchio e mi raccontò: -Mi ha chiesto di uscire sabato.-. Lei era eccitatissima ed io scioccata. Il giorno dopo avrei fatto un bel discorsetto al tipo in questione. Ero comunque contenta che almeno una delle due avesse avuto fortuna nel campo dell’amore. L’abbracciai sorridendo. Dopo poco sciolse l’abbraccio ed esclamò: -Demi, Demi, Demi sono felicissima! Non posso crederci! Ti prego dimmi che non sto sognando!-. Risi leggermente dicendole: -E’ tutto vero. Hai un appuntamento con Nick sabato sera.-. Aveva gli occhi sognanti. Poi, ad un tratto mi guardò e mi chiese: -Che hai? Perché quella faccia da funerale?-.
-Si nota così tanto? Prima di tutto io e Joe abbiamo fatto un bagno in piscina, si è accorto dei graffi sul collo e gli ho confessato tutto… Poi… ha cercato di baciarmi ed io sono andata via senza dirgli niente.- risposi. Ella spalancò gli occhi e affermò: -Non so se essere scioccata per il fatto che ti stesse per baciare quello che dovrebbe essere il nostro professore di musica o perché tu l’abbia respinto.-.
-Sel, lui non è semplicemente il nostro professore di musica… non per me! Quando sto con lui io mi sento al settimo cielo e non so se è solo una cottarella adolescenziale o attrazione fisica o amore… So solo che non posso reputarlo un professore perché per me è molto di più di questo.- dissi con occhi lucidi. Lei mi fissava negli occhi. Dopo qualche secondo continuai: -Adesso non so come parlargli, non so neanche come avvicinarmi a lui! Non sarei mai dovuta andare a casa sua, Sel ho combinato un casino!-. L’abbracciai con le lacrime che rigavano il mio viso.
-Hei, stai tranquilla.- mi disse accarezzandomi la schiena e dopo qualche secondo riprese il discorso: -Tu perché te ne sei andata?-. Sciolsi l’abbraccio e le risposi tutto d’un fiato: -Avevo paura che fosse solo un’infatuazione e che prima o poi mi avrebbe abbandonata. Insomma non ha senso lasciare la sua ragazza, una donna così bella, per una come me.-.
-Beh non credo tu abbia sbagliato, Demi… Non sei certa dei sentimenti che prova per te e secondo me neanche lui lo sa. Insomma, questo è solo il secondo giorno di scuola! Forse non ti parlerà già da domani ma prima o poi dovrà farlo. Stai tranquilla, Demi!- mi disse sorridendo.
 
Rovistavo nell’armadietto quando Nick esclamò: -Buongiorno Sel!-. Chiusi lo sportello e spostai lo sguardo su di loro: erano abbracciati e mi facevano tanta tenerezza. Sorrisi nel vederli così felici. Sciolsero l’abbraccio e lui mi disse: -Giorno anche a te Demi!-. Mi fece un occhiolino. Si riferiva certamente a Selena, infatti mi prese a braccetto ed iniziamo a camminare a vuoto nel corridoio.
-Nicholas Jerry Jonson, azzardati a farle del male e ti picchio a sangue.- affermai ridendo.
-Demi, ti posso assicurare che non le torcerò un capello. Ho pensato molto a quello che mi hai detto l’altro giorno e credo che tu abbia ragione… Insomma quando sono con lei sono felice e quando mi sveglio la mattina non vedo l’ora di vederla...- mi raccontò con gli occhi che brillavano.
-Non posso credere che tu ti stia innamorando di lei!- dissi sorridendo con occhi bassi. Egli si mise di fonte a me domandando: -Perché? Lei è così... diversa dalle altre. Non mi è mai capitato di pensare ad una ragazza senza avere intenzione di portarmela a letto. Lei ha qualcosa di speciale per me.-.
-Dio mio, sono felicissima!- esclamai sorridendo ampiamente. Egli mi abbracciò forte e poi entrò in classe ricambiando. Rimasi a fissare per poco la porta dell’aula chiusa incredula di quello che stesse accadendo e poi mi voltai nella parte opposta per raggiungere la classe di letteratura. Quante cose stavano cambiando.
 
Suonò la campanella della seconda ora ed entrai per prima nell’aula di musica. Lui era in piedi dietro la cattedra con lo sguardo fisso sulle carte. Timidamente emisi:  -Buongiorno!-. Alzò il capo, mi sorrise ampiamente e disse: -Buongiorno a te!-. Ero sbalordita: l’unica cosa che potevo aspettarmi era un tono freddo, invece…
-Ehm, ti devo delle scuse per ieri… Non so cosa mi sia preso.- affermò. Annuii fissando in basso con un sorriso amaro. Mi ero illusa di potergli piacere ancora una volta.
-Oggi pomeriggio vieni di nuovo a casa?- mi chiese.
-Ehm… no, non posso.- risposi mentendo.
Il suo cellulare iniziò a squillare e lui scusandosi rispose. Era Ashley ed io ero così triste.
-Che ti ha detto? Che ti ha detto?- mi chiese Selena appena entrata in classe. Abbozzai un sorriso e le risposi: -Non vede l’ora!-. Mi voltai e poggiai le cose sul mio banco. Mi prese il polso, voltai la testa e mi domandò dolcemente: -Che hai?-.
-E’ stato solo un momento di debolezza…- le risposi con occhi lucidi. Mi abbracciò sussurrandomi nell’orecchio: -Non essere triste…-. Si allontanò di poco e sorridendomi affermò: -Secondo me non è vero.-.
La classe si riempì e, finita la chiamata amorosa, Joe ci disse-Allora ragazzi sedetevi.-.
-Pensaci!- esclamò Sel facendomi un occhiolino. Ci sedemmo ed il prof iniziò a spiegare una noiosissima lezione di storia della musica.
 
Aria pura, musica e un po’ di corsa: non c’è niente di meglio per tenersi in forma e, soprattutto, per non pensare a Joe. Mi sedetti su una panchina con il fiatone e, vagando con lo sguardo, mi accorsi di un uomo. Mi guardava. Voltai gli occhi in un’altra direzione imbarazzata, ma dopo qualche secondo li incrociai nuovamente con quel tizio. Sorrise divertito e mi contagiò. Mi alzai e ripresi a correre. Mi cadde una cuffia ed una voce disse: -Carina la coda scodinzolante!-. Emise una risatina, mi fermai e mi voltai. Ancora lui.
-Ci conosciamo?- chiesi.
-Non direi. Wilmer Valderrama, piacere.- rispose stringendomi la mano. Mi presentai e subito dopo disse: -Non potevo lasciar andare una ragazza così bella.-. Risi con occhi bassi e affermai: -Voi uomini non avete ancora capito che non caschiamo più a queste frasi fatte.-.
-Volevo solo complimentarmi per il suo splendore.-.
-Ebbene, grazie!- risposi.
-Se le chiedessi di uscire sabato sera, cosa mi risponderebbe?- mi domandò.
-Le direi che sono impegnata.- risposi ridendo.
-Suvvia! Non faccia la preziosa.- affermò.
-Eh va bene… Accetto l’invito.-
Mi baciò la mano e disse: -Mademoiselle, sono onorato.-. Risi e gli pregai di non parlarmi in quel modo. Mi diede il suo numero di telefono per metterci d’accordo e, dopo un ultimo scambio di sguardi, andò via correndo.


ANGOLO AUTRICE:
Vi piace l'intruso? Eh eh! ^^"
Spero vi piaccia! :) Recensite!
A presto,
Lara <3

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Capitolo 6
*** CAPITOLO 6 ***


CAPITOLO 6
Era venerdì pomeriggio ed io e Sel ci stavamo mettendo lo smalto sul suo letto. Con Joe non ho scambiato parola che non fosse: “Buongiorno”. Non ero neanche più andata a casa sua il pomeriggio e cominciavo a pensare che l’uscita della sera dopo con Wilmer sarebbe stato il primo passo per farmi passare la cotta che avevo… così la definivo.
-Sai, oggi mi è sembrato che mi stesse guardando!- dissi sognante.
Selena sospirò rumorosamene ed affermò: -Demi, io non credo stia facendo la cosa giusta… Insomma, stai semplicemente illudendo un’altra persona di poter stare con te e stai illudendo anche te stessa che in questo modo tu possa dimenticarti di Joe.-.
Abbassai lo sguardo e dissi: -Io non provo niente di che per Joe e non voglio sfruttare nessuno. Esco con Wilmer perché mi piace.-
-Menti a te stessa! Non vedi che pensi sempre a lui? Si, ti stava guardando. E quindi? Cosa me lo chiederesti a fare se realmente non t’interessasse? Ma tu ora dimmi: se ti prendesse, ti sbattesse contro il muro e, dopo averti baciato con tanto di lingua, ti confessasse di amarti come le scene dei film gli diresti di non provare nulla e usciresti con Wilmer?-. affermò Sel.
-Ecco appunto, Sel: scena da film.- dissi tristemente.
-Ma vedi? T’interessa.- continuò determinata.
-Allora cosa dovrei fare? Chiamarlo e dirgli che non m’interessa e chiudermi per sempre qui dentro a piangermi addosso? Se non guardo altrove non potrò mai dimenticarlo.- dissi.
Ella sospirò nuovamente e parlò più cauta: -Su questo hai ragione, ma… mi sembra così strano che Joe non provi niente per te. Ti guarda con un desiderio di prenderti e stringerti fra le sue braccia.-.
Risi leggermente ed affermai: -Tu vedi troppi film, Sel!-.
-Può darsi… Va bè... Trascorrerai una bella serata.- disse pensierosa.
-Anche tu!- esclamai. Ebbene si! Con Nick. Speravo davvero che si mettessero insieme: ogni volta che li guardavo erano sempre così dolci e carini. Si abbracciavano e si scambiavano sguardi che solo gli innamorati possono avere. Infatti lei non faceva altro che parlarmi di quanto Nick fosse fantastico. Ma certo non lo sarebbe stato più se l’avesse fatta soffrire e poi avrei voluto vedere quale ragazza gli sarebbe più andata dietro. Un piede storpiato non glielo toglieva nessuno e certo l’avrei mandato all’ospedale… ma che dico ospedale? Sarebbe morto dopo averlo buttato dal grattacielo più alto di Los Angeles e credetemi l’avrei fatto se solo le avesse fatto versare una sola lacrima.
 
Il mattino seguente mi svegliai abbastanza tardi dato che non dovevo andare a scuola e feci un giro in centro con Sel. Pensavo di trovarmi realmente un lavoro da fare: non potevo comprarmi niente di nuovo. Non che quando stessi a casa avessi tanti soldi da spendere… E poi non potevo vivere per sempre nella casa di Selena: non ero figlia loro.
Si fece presto pomeriggio ed io e la mia migliore amica iniziammo a prepararci. Lei mi diede un suo vestito per la sera dato che non avevo niente per l’occasione. Lei era elettrizzata per quello che le stesse per accadere e s’impegnò per essere perfetta davanti gli occhi di Nick. Inutile dire quanto sia perfetta anche senza un filo di trucco con degli stracci sporchi addosso perché lo sappiamo tutti.
Pronte scendemmo al piano di sotto per aspettare i nostri cavalieri. Il primo suonò il campanello e Sel andò ad aprire.
-S-sei… m-magnifica!- esclamò Nick. Peccato non riuscivo a vedere la sua espressione da ebete per poterlo sfottere un po’.
-Grazie…- rispose timidamente Sel. Poi riprese: -Anche tu non sei da meno.-. Ella varcò la soglia della porta chiudendola dietro di sé. Sospirai. Il campanello suonò di nuovo e andai ad aprire con un sorriso ampio.
-Sei incantevole!- affermò Wilmer guardandomi dall’alto al basso. Arrosii e dopo poco uscii dalla casa prendendogli il braccio. Entrammo in auto e arrivammo davanti ad un palazzo. Entrammo, prendemmo l’ascensore ed uscimmo su una terrazza in cui vi era un ristorante. Seguimmo il cameriere per trovare il nostro tavolo… davanti a quello di Joe. Era seduto di fronte alla sua fidanzata.
-D-demi! C-chi è lui?- mi domandò guardando prima Wilmer e poi me.
-Ehm… Lui è Wilmer: l’ho incontrato l’altro pomeriggio ed è stato così galante che non potevo rifiutare il suo invito.- risposi cercando di essere disinvolta. Joe era strano… Sembrava quasi… infastidito.
-Demi sono felicissima per te. Non è bellissimo, Joe?- disse Ashley. Joe accennò un sorriso e noi ci sedemmo. Io ero di spalle a lei per evitare di guardare Joe in faccia. Facemmo l’ordinazione.
-Non ho mai incontrato una ragazza bella come te.- disse Wilmer posando la sua mano sulla mia. Abbassai lo sguardo imbarazzata.
-Spero che dopo questo appuntamento ce ne siano tanti altri!- riprese. Ci servirono gli antipasti.
-Pensavo di passare da casa mia-. Un rumore interruppe ciò che diceva.
Arrivò Joe afferrando la maglia di Wilmer e affermò: -Tu non la porti da nessuna parte, hai capito?-.


ANGOLO AUTRICE:
E' un pò tardi come orario, ma l'ho postato lo stesso.
Se volete la continua recensite :D
Baci,
Lara <3

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Capitolo 7
*** CAPITOLO 7 ***


CAPITOLO 7
-Pensavo di passare da casa mia-. Un rumore interruppe ciò che diceva.
Arrivò Joe afferrando la maglia di Wilmer e affermò: -Tu non la porti da nessuna parte, hai capito?-. Ebbi un sussulto. Era furioso, non l’avevo mai visto così. Ashley andò via correndo e non capivo neanche il perché.
-Joe, per favore, calmati! Paghiamo e ne parliamo giù.- gli dissi prendendogli un braccio.
In poco tempo ci ritrovammo sul marciapiede della grande strada e Joe prese e scaraventò violentemente Wilmer. Quest’ultimo gli chiese: -Ma chi sei tu? Il padre, il fratello? Cazzo vuoi?-
Joe affermò: -Sono quello che ti sta per spaccare la faccia.-. Gli diede un pugno sul viso e poi continuò: -Tu non la tocchi, capito? -.
-E’ vietato divertirsi un po’? Non dirmi che tu non l’hai mai fatto.- disse l’altro divertito. Joe gli diede un pugno nello stomaco e Wilmer si piegò in due per il dolore.
-Joe, ti prego finiscila.- lo implorai alle spalle.
-Sentito? Sa cavarsela da sola, non è una bambina. Falla divertire!- disse Wilmer. Joe gli diede un altro pugno e poi si voltò verso di me ed urlò: -Questo qui vuole solo portarti a letto.- Wilmer lo prese e lo scaraventò a terra. Poi disse: -Non andrò all’ospedale per una ragazza.-. Se ne andò.
Mi avvicinai a lui e lo aiutai ad alzarsi.
-Mi dispiace per com’è finita la serata…- disse a poca distanza da me. Non lo guardavo negli occhi. Sospirai e poi alzai lo sguardo sul suo viso. Gli sanguinava il labbro e gli dissi: -Andiamo, devo medicarti.-. Salimmo in macchina e, arrivati a casa sua, notai che Ashley non ci fosse. Andammo nel bagno del piano superiore ed iniziai a tamponargli le labbra. C’era un silenzio: non avevamo scambiato una parola per tutto il tragitto, ma mi feci forza e gli chiesi: -Perché l’hai fatto?-.
-Non volevo ti facesse del male…- mi rispose.
-Non sarebbe stato il primo…- dissi con sguardo basso ripensando a mio padre. Poi ripresi guardandolo negli occhi: -Grazie.-. Mi sorrise leggermente.
-Perché Ashley se n’è andata?- domandai.
-Lei crede che tu mi piaccia!-. Volevo spalancare gli occhi per quello che avevo sentito, ma non potevo farlo. Mi voltai e andai nel corridoio, vicino la vetrata per pensare. Ad un tratto mi prese la mano.
-Cantiamo qualcosa?- mi chiese con tono dolce. Ero ancora di spalle a lui.
Iniziò:
Never knew I could feel like this 
Like I've never seen the sky before 
I want to vanish inside your kiss 
Every day I'm loving you more and more 
Listen to my heart, can you hear it sings 
Telling me to give you everything 
Seasons may change, winter to spring 
But I love you until the end of time
Come what may 
Come what may 
I will love you until my dying day
Sussurrava quelle parole vicino il mio orecchio mentre mi sfiorava le braccia con le dita. Si fermò e mi incitò: -Canta con me! Non dirmi che non sai le parole…-.
Cantai:
Suddenly the world seems such a perfect place 
Suddenly it moves with such a perfect grace 
Suddenly my life doesn't seem such a waste 
It all revolves around you 
Mi voltai ed insieme:
And there's no mountain too high 
No river too wide 
Sing out this song I'll be there by your side 
Storm clouds may gather 
And stars may collide 
But I love you until the end of time.
Sembravamo una cosa sola. Lo guardavo negli occhi e mi perdevo. Desideravo tutto tranne andare via.
Sull’ultimo intrecciò entrambe le sue mani alle mie e mi disse: -Sei il mio angelo della musica.-. Si avvicinava e sapevo cosa avrebbe fatto, ma quella volta non mi sarei tirata indietro. Mi baciò. Era un bacio dolce e le sue labbra erano soffici… Ed il cuore… Non potete immaginare quanto mi battesse forte: avevo paura che dovesse finire tutto in un attimo. Piano si allontanò. Distolsi lo sguardo imbarazzata: non sapevo cosa dire né cosa fare, ma ero felice… più che felice, volevo urlare per la gioia.
-E’ tardi, devo tornare a casa…- dissi sorridendo senza guardarlo.
-Ti accompagno.-. Mi prese la mano e andammo via.
Arrivati gli dissi sorridendo qualcosa di veloce, neanche ricordo. Forse un: “Notte”. Ero troppo eccitata ed imbarazzata per dire altro. Raggiunsi velocemente il cancelletto. Presi le chiavi.
-Dimentichi niente?- mi sorprese da dietro. Mi voltai di scatto e lui aveva un’espressione alquanto divertita.
-No, non credo…- risposi mantenendo il “gioco”. Sapevo cosa voleva.
-Io credo di si.-. Aveva ancora quella faccia. Mise una mano dietro la mia schiena e mi baciò. Questa volta era un bacio passionale, intenso. Mi stringeva. Fui io a staccarmi. Ci fu uno scambio di sguardi e sorrisi, mi voltai ed entrai in casa. Era tutto buio: già dormivano. Così decisi di togliermi le scarpe e salii le scale cercando di non far rumore. Mi fermai davanti alla camera di Sel. Era spenta. Avremmo parlato il giorno dopo. Così entrai in camera mia, mi preparai per andare a dormire e mi stesi sul letto. Guardavo il soffitto con una faccia estasiata. Se qualcuno mi avesse visto si sarebbe chiesto: “Ma questa è pazza?”. Beh si, forse lo ero… ma non me ne fregava niente. Nella mia mente rimbombava il suo nome e avevo fissa nella mente l’immagine del nostro bacio. Troppo bello.
Mi squillò il cellulare. Un messaggio. Lo presi ed era lui. Mi si illuminarono gli occhi. Mi aveva scritto: “Buona notte bellissima!”. Non capivo più niente. Era come se gli angeli mi avessero preso e mi avessero portato sulle nuvole. Il giorno più bello della mia vita.


ANGOLO AUTRICE:
Ho voluto inserire la canzone "Come what may" del Moulin Rouge, perchè a mio parere è romanticissima.
Adesso iniziamo con i momenti "Jemosi". Spero vi sia piaciuto il capitolo e che commentiate in tanti! ^^

Baci,
Lara <3

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Capitolo 8
*** CAPITOLO 8 ***


CAPITOLO 8
“Buongiorno Demi!” dissi tra me e me. Era Domenica e ancora non potevo credere di aver baciato Joe. Mi alzai e corsi nella stanza di Sel che ancora dormiva. La scossi e mezza addormentata mi chiese: -Demi che vuoi? Lasciami dormire…-.
Così pensai che l’unico modo di svegliarla fosse darle la notizia subito: -Joe mi ha baciata.-. Alzò di scatto la schiena e domandò: -E tu me lo dici adesso?-. Prevedibile!
-Sai com’è, una tipa voleva starsene a dormire!- risposi. Mi guardò male, ma poi incrociò le gambe ed euforica mi chiese: - Solo una volta? E com’è stato? Bacia bene? Poi che ti ha detto?-.
La interruppi ridendo e le risposi con occhi sognanti: -E’ stato bellissimo! Mi ha baciata due volte e niente, che doveva dirmi? Ma è stato un bacio a stampo, che credi che ci siamo sbaciucchiati per tutto il tempo?!-
-Ma tu non dovevi uscire con Wilmer?- mi domandò confusa.
-Sono uscita con Wilmer, ma abbiamo incontrato al ristorante Joe con Ashley. Wilmer ha iniziato a dire che alla fine della serata saremmo andati a casa sua, Joe si è ingelosito e arrabbiato perché non voleva mi facesse del male e prima gli ha dato una lezione e poi siamo andati a casa sua perché gli sanguinava il labbro e dovevo medicarlo. In tutto questo tempo Ashley era andata via perché crede che io piaccia a Joe. Noi due abbiamo iniziato a cantare e poi mi ha baciata. Ha detto che sono il suo angelo della musica!- risposi.
-Awn, che cosa dolce!- esclamò Selena.
-Dimmi tu, invece?- chiesi.
-Stiamo insieme!- rispose sorridendo. Volevo urlare, ma non avrei voluto far preoccupare i genitori di Sel.
-E tu quando pensavi di dirmelo?- le domandai imitando la sua voce. Subito dopo suonò il campanello e la mamma della mia amica urlò per farsi sentire dal piano inferiore: -Demi, è per te!-. Non sapevo chi dovesse essere così uscii dalla camera e scendendo le scale lo vidi. Joe. Mi si illuminò lo sguardo. Avrei voluto saltargli addosso ma fui abbastanza naturale per non dargli “troppa importanza”.
-Sai, dovresti incominciare a rispondere ogni tanto ai messaggi che ti mandano!- mi disse sorridendo con un braccio appoggiato al muro.
-Tu dovresti pensare che magari non m’interessa quello che mi scrivono…- risposi mentendo.
-Beh preferisco non pensarlo… perché se così fosse ci rimmarrei davvero male.- affermò con un grande sorriso. Stava a significare che non lo avrebbe mai creduto.
-Se ti cambi in due minuti ti porto sulla spiaggia.-. D’un tratto mi resi conto di essere in pigiama: pantaloncini e canotta con sfondo rosa e cuoricini. “Figura di merda!”. Sono sicura che diventai rossa come un peperone così lo feci entrare con tutta l’accoglienza dei signori Gomez e corsi al piano superiore. Sel aveva sentito tutto, così scambiammo uno sguardo e corsi in camera mia a cambiarmi. Pronta tornai i salotto e Joe stava scherzando con i genitori di Selena. Lui si voltò e mi sorrise, poi si alzò, mi prese la mano e andammo via. Dal finestrino potevo notare la spiaggia che avremmo raggiunto: non c’era nessuno. Tutta una distesa di sabbia per noi con le onde che si sfrangevano sulla riva. Parcheggiammo e sentivo il suo sguardo su di me mentre guardavo oltre il finestrino. Mi stavo togliendo le scarpe.
-Allora… non me lo vuoi dare un bacio?- mi chiese ed io aprii la portella e gli risposi: -Vieni a prenderlo!-. Iniziai a correre più veloce che potevo.
-Demi, sarò più vecchio di te, ma non mi sfuggi!- urlò per farsi sentire. Ridevo. Lui vecchio? Chissà com’è che più lo guardo e più sbavo. Mi voltai per vedere dove fosse e mi ritrovai a terra. Lui era sopra di me a petto nudo che mi bloccava. Mi dimenavo in tutti i modi possibili senza smettere di ridere, ma ci pensò lui a zittirmi con un lungo bacio. Ero così presa che infilai la lingua nella sua bocca e lo stringevo a me con le braccia intorno al suo collo. “Bacia davvero bene!” pensai. Si allontanò e aveva uno sguardo così sexy! Era un pericolo vederlo in quello stato.
-La prossima volta non sarò più io a baciarti… quindi regolati.- disse.
-E se io non volessi?- domandai.
Egli si avvicinò di più a me e sussurrò sulle mie labbra: -Non credevo ti fosse dispiaciuto.-. Non capivo più niente. Mi guardava negli occhi e mi rapiva totalmente. Non sarei riuscita a resistergli. Lo avvicinai a me e lo baciai, poi rotolammo facendo sì che mi sedessi a cavalcioni su di lui. Mi staccai affannata e gli sorrisi. Mi alzai e andai alla riva per bagnarmi i piedi e giocare con l’acqua tiepida. Egli posò le sue mani sui miei fianchi e appoggiò la testa sulla mia spalla chiedendomi: -Vuoi fare un bagno?-.
-Non ho il costume.- risposi ridendo.
-A casa mia non ti sei fatta problemi.- affermò. Mi tolsi il vestito e camminai fino ad immergermi. Andai sott’acqua nuotando per poco per bagnarmi i capelli. Quando riemersi lui era già dietro di me.
-Ti è colato un po’ di mascara.- disse sorridendomi. Passò un dito sotto gli occhi. Ero imbarazzata, ma lui riprese: -Sei bellissima.-.
-E tu sei tremendamente sexy!.- affermai ridendo.
-Mi hai rovinato il momento!- esclamò.
-Che romanticone!- dissi. Iniziai a schizzarlo. Non mi divertivo così da una vita. Ero finalmente spensierata, lontano da tutto il resto come se fossi in una bolla di sapone. D’un tratto mi voltai per evitare che l’acqua mi andasse negli occhi. Mi alzò in aria e mi ributtò in acqua. Che peste! Riemersa cercai di affogarlo per vendicarmi, ma quando tornò a galla disse: -Sott’acqua non è brutta la visuale.-.
-Scemooo! Devi chiudere gli occhi.-.
-E che sono deficiente?- domandò retoricamente. Gli diedi uno schiaffetto dietro la testa e poi andò verso la macchina per prendere degli asciugamani che aveva portato e un cestino con delle cose da mangiare. “Attrezzato il ragazzo!” pensavo. Mi avvolsi con l’asciugamano mentre lui si stendeva. Mi sedetti accanto a lui che poi mi abbracciò da dietro per riscaldarmi. Era così dolce, leggermente pervertito, ma dolce. Mi sentivo in paradiso, ma un pensiero mi fece tornare sulla Terra.
-Ashley? L’hai sentita?- gli domandai mettendomi di fronte a lui per guardarlo in viso.
-E’ venuta a casa sta mattina presto, le ho spiegato tutto, ha preso le sue cose ed è andata via. Ha detto che sarebbe stata ancora qualche notte in un albergo e poi, iniziata l’Accademia, avrebbe preso un appartamento in affitto.- rispose guardando verso il mare.
-E’ finita per colpa mia… Sei sicuro di quello che stai facendo? Se vuoi dimentico tutto e faccio finta che non sia successo niente.- dissi tutto d’un fiato.
Di scatto mi guardò negli occhi e mi disse: -Tu vuoi dimenticare? Ci riusciresti? Beh io no. Forse per te è stato tutto un divertimento ma per me no. So che forse può sembrarti tutto molto affrettato perché ci conosciamo appena, ma ti giuro: mi è bastato guardarti un attimo negli occhi per capire che tutto ciò che voglio sei tu.-. Gli sorrisi guardando in basso. Quelle parole erano dolcissime, ma non sapevo ancora se fidarmi di lui. L’esperienza di mio padre mi ha portato ad aver paura degli uomini, di ciò che possono fare.
-I-io non so se fidarmi di te… Sei più grande e con quello che ho passato mi è difficile farlo.- dissi con le lacrime agli occhi. Mi strinse in un’abbraccio e affermò: -Hei, non preoccuparti… So quanto per te sia dura, ma ti dimostrerò che non devi aver paura di me. Non ti farei mai del male, mai.-. Si allontanò di poco e mi incantai guardando i suoi occhi color cioccolato, mi baciò dolcemente e mi strinsi a lui. Sentivo di nuovo quella sensazione di calore tra le sue braccia come un bambino che dorme al caldo sotto le coperte della sua culla.


ANGOLO AUTRICE
Ciao ragazze :) Rieccomi con un nuovo capitolo. Spero vi piaccia, quindi recensite e fatemi sapere cosa ne pensate!!
Un bacione,
Lara <3

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Capitolo 9
*** CAPITOLO 9 ***


CAPITOLO 9
Ero stesa a guardare le pupille scure di Joe mentre mi accarezzava i capelli. Mi bastava solo quello per essere felice.
-Stavo pensando… Quanto altro tempo rimarrai a casa di Selena?- mi chiese d’un tratto rompendo il silenzio.
-Beh lei ha detto che posso restare quanto voglio, ma… voglio andar via quanto prima.- risposi.
-Vieni a vivere da me.- affermò. Alzai la schiena fino a sedermi.
-Non posso!-.
-Perché no?- domandò.
-Pensa cosa direbbero gli alunni, i professori ed il preside.- risposi.
-A me non interessa quello che pensano e dicono.- affermò.
-Fino a quando ti licenzierebbero!- dissi.
-Beh faremo in modo che non lo sappiano.- mi disse mettendomi una ciocca dietro i capelli. Gli sorrisi e poi esclamai: -Tu sei pazzo!-.
-Di te sempre.-. Mi baciò con trasporto e quando ci staccammo andammo a prendere le mie cose dalla casa di Sel. Non era in casa ma le lasciai un biglietto ed in ogni caso le avrei spiegato tutto il giorno dopo. Tornammo in quella meravigliosa villa che si era già fatto buio. Salii le scale e portai il borsone nella stanza degli ospiti. Andai in cucina e Joe stava tagliando i pomodori. Lo abbracciai da dietro e gli dissi: -Non sapevo che cucinassi.-.
-Beh si, me la cavo.- ammise ridacchiando. D’un tratto sentii il televisore parlare di Miley, la figlia del preside. Era stato scoperto un video di lei mentre assumeva droga. Non ci potevo credere: la invidiavo per tutta la strada percorsa, per tutta la sua fortuna, ma in quel momento non sapevo più a che pensare.
-Oh Dio! Pensa il preside adesso!- esclamò Joe.
-Ma perché rovinarsi la vita in questo modo?- domandai. Spensi la TV, non volevo pensarci più, e mangiammo. Andammo poi al piano superiore. Camminavo per il corridoio quando lui mi chiese: -Dove stai andando?-.
-In camera.- risposi. Mi prese in braccio in stile sposa e mi portò in camera sua, mi stese sul letto e mi baciò con foga accarezzandomi la coscia. Dopo poco si staccò e mi disse: -Tu dormi con me e non di discute.-.
-Basta che tieni a posto le tue mani!- affermai ridendo e lui salì con la mano sottò i pantaloncini. Lo baciai alzando la schiena, gli presi il polso e lo allontanai dalla mia gamba. Mi staccai e andai in bagno a lavarmi. Forse sapevo quello che voleva, potevo intuirlo, ma non ero pronta ancora. Mi stesi sul letto e aspettai che anch’egli finisse di prepararsi. Si stese accantò a me, mi baciò con dolcezza e ci addormentammo abbracciati. Non avevo rovinato niente: lui non si era offeso, aveva capito ancora una volta e non mi avrebbe mai abbandonata.
 
Accostò la macchina ad un isolato prima della scuola per non farci notare insieme.
-Tu dimmi come farò a resisterti in tutto questo tempo?!- mi chiese. Risi e lo baciai. Beh anche per me non sarebbe stato così semplice. Per non dire poi degli sguardi che scambiavamo: rendevano tutto più difficile.
-Allora mi racconti?- mi chiese Sel seduta accanto a me nell’ora di pranzo.
-Siamo stati tutta la giornata al mare a coccolarci… Non sai quanto fosse tenero!!- risposi con occhi sognanti. Lei mi abbracciò e mi ripeteva quanto fossimo dolci e carini insieme. Uscii dalla mensa e mi Joe mi portò nello sgabuzzino. Mi baciò a lungo e quando ci staccammo affannati mi riempì di frasi dolci che mi facevano sentire speciale. Era lunedì e lui quel giorno tornava prima quindi lo avrei raggiunto a casa accompagnata da Nick, ma non andò così.
Uscii dal cancello e mi parve davanti quella figura orrenda. Mio padre era lì, davanti a me e mi avrebbe portata via.


ANGOLO AUTRICE:
Ed eccomi qui. Diciamo che questo è un capitolo di passaggio... Il prossimo... beh vedrete!! xD
Recensitee :)
Un bacio a tutte voi che seguite la mia storia,
Lara <3

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Capitolo 10
*** CAPITOLO 10 ***


CAPITOLO 10
Mi afferrò per il braccio e mi buttò in macchina.
-Pensavi che ti avrei lasciata andare? Sbagliato!- disse. Voleva legarmi le mani e scalciavo. Mi diede un ceffone.
-Ferma!- affermò. Chiuse la portella e si mise al volante. Partì veloce come un pazzo.
-Non ti è servita la lezione dell’altro giorno?! Bene, sta volta se non ti uccido è per opera di Dio!-. Nel frattempo le lacrime cominciavano a scorrere sul viso, ancora una volta a causa sua, per la sua malattia incontrollabile. La pazzia. Come poteva trattare così la sua stessa figlia? Giorno dopo giorno, anno dopo anno e peggiorava sempre di più. Non voleva accettare che la sua vita fosse un disastro e voleva rovinare anche la mia. Quel bastardo! Non la pagherà mai abbastanza per tutto quello che ha fatto a me e a mia madre. Tristezza, paura e rabbia si fondevano in una cosa sola e mi scoppiava il cervello. Avrei voluto ucciderlo, subito nel più brutale dei modi. Ma no, perché avrei dovuto abbassarmi al suo livello. Un giorno l’avrebbero rinchiuso in carcere e sarebbe marcito lì dentro, in quello spazio senza tempo invecchiando e vedendo morire il proprio corpo lentamente.
Entrati in casa mi strattonò a terra e battetti la testa contro le scale. Dolore tremendo. Era come se improvvisamente un masso gigante mi avesse schiacciato. Continuava a riempirmi di calci alle gambe, allo stomaco, quando mi giravo per la disperazione alla schiena. Mi sentivo completamente inerme. Non udivo neanche più niente, ma qualcosa doveva averla detta. Niente di importante, solo stronzate che lui poteva ripetere infinitamente con quella rabbia verso sé stesso. Chiusi gli occhi per abbandonarmi al dolore.
Credevo di essere morta… ma non era ancora arrivato il momento per andarmene via, per raggiungere mia madre. Mi svegliai in una stanza bianca, anonima, su un lettino. In un ospedale. Non avevo neanche il coraggio di muovere un solo arto per paura di provare ancora quelle fitte micidiali. Joe era di spalle che parlava con un poliziotto. Quest’ultimo si accorse del mio animo risvegliato e ci lasciò soli. Joe si avvicinò, bellissimo come sempre. Mi prese la mano e mi chiese: -Come stai?-.
Con non so quale forza riuscii ad emettere ironicamente: -Benone!-. Sorrisi leggermente. Mi facevano male le mascelle e più di tanto non potevo fare. Ero un legno.
-Per fortuna Sel ti aveva vista andar via con lui e mi ha avvertito… Anche se… era troppo tardi per evitare questo.- disse. Aveva lo sguardo basso, dispiaciuto. Così gli strinsi la mano e affermai: -Tu non potevi. Non preoccuparti… è tutto ok!-. Mi abbracciò ed emisi un gemito di dolore. Si scusò baciandomi. L’unica cosa bella in quel momento era lui. In tutta l’oscurità della mia vita c’era una luce di fronte a me che pian piano si avvicinava. Quasi accecante, ma allo stesso tempo piacevole.
 
Mio padre lo rinchiusero in carcere ed io ero nelle mani di Joe. Dovevo rimanere alcuni giorni nell’ospedale per riprendermi e poi sarei andata a vivere da lui. Nick e Sel facevano coppia fissa e iniziavo a farmi una ragione che il playboy fosse ormai scomparso e che la mia migliore amica fosse in ottime mani. Era cambiato veramente, l’amava ed io non potevo che essere felice. Mi venivano a trovare tutti i giornie mi raccontavano quello che succedeva. Notizia del momento: da lì a poco a scuola sarebbe venuta Miley Cyrus perché il padre voleva tenerla d’occhio dopo l’accaduto. Comprensibile: scoprire che la propria figlia si droga non dev’essere qualcosa di tanto gradevole. Joe mi raccontava di quanto fosse deluso. E’ sempre stato l’uomo che più si è preoccupato per lei, che più le è stato ficino, ma qualcosa si è lasciato sfuggire. Eppure io da lei non me lo sarei mai aspettato. Ascoltavo spesso le sue canzoni, l’ammiravo per tutta la strada percorsa a solo diciassette anni. Aveva tutto ciò che avevo sempre voluto. In ogni caso l’avrei conosciuta e avrei capito. Ogni tanto m’interrogavo su come fosse realmente. Sapete, spesso le celebrità non sono altro che montate di cervello solo perché sono piene di soldi e hanno molta fama.
 
Entravo per l’ultima volta in quella casa e vedendo l’ambiente vuoto potevo ricordarmi tutto il tempo passato lì dentro. Dai litigi tra i miei genitori agli ultimi tempi. Il divano tagliato dalla furia di mio padre, qualche bottiglia di birra buttata qua e là, mobili rotti… Dietro di me c’era Joe in silenzio. Credo che capisse il mio dolore. Mi avviai verso le scale macchiate di sangue. Arrivai in camera mia e la svuotai di tutte le mie cose. Non era come l’avevo lasciata: le coperte erano strappate, i cuscini erano divisi in due con qualche piuma in giro per la stanza. Aveva sfogato la sua rabbia anche lì. Presi anche le poche cose che restavano di mia madre e andai via. Non volevo più entrare in quel posto. Chiusi la porta dietro di me come se stessi buttando via tutti i ricordi del passato, tutte le cattiverie.
Joe mi prese la mano, lo guardai negli occhi e gli dissi: -Andiamo via da qui.-.


ANGOLO AUTRICE
Scusate se ho postato con un pò di giorni di ritardo ma sono piena di compiti e altri impegni... quindi ecco il nuovo capitolo, spero vi piaccia e che continuiate a seguire questa storia! :) Recensite :D
Baci,
Lara <3

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