Nebulosa di Cristallo di WhiteMistake (/viewuser.php?uid=521440)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Tristi avvenimenti ***
Capitolo 3: *** La rinascita della crisalide ***
Capitolo 4: *** Di nuovo insieme ***
Capitolo 5: *** Supernova ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Karen
era pensierosa quel giorno, camminava per strada immersa nei propri
ragionamenti, da quando aveva ricevuto quel messaggio non riusciva a
darsi pace, era nervosa, in ansia e persino spaventata.
Era come
se sentisse su di sé un peso morto, un incudine appoggiata
al petto sulla quale il martello batteva, e batteva, e batteva ancora.
Ininterrottamente.
Tirò
fuori il cellulare e rilesse attentamente la causa di tutto quelle
preoccupazioni:
“Vediamoci
domani alla Natts House. Desidero parlare con voi,
urgentemente.”
Perché
mai Kokoda le aveva convocate con un messaggio che, a tratti, poteva
sembrare una minaccia?
Erano
passati ormai tre anni dalla disfatta della Nightmare Company e la
sconfitta di Eternal, le Pretty Cure erano ormai definitivamente in
pensione, per così dire.
Si
fermò un attimo, tutto quel pensare le aveva fatto venire un
bel mal di testa, fece un respiro profondo e cercò di
pensare ad altro.
Karen era
la più intelligente del gruppo e quindi era logico che fosse
quella più a stretto contatto con i propri pensieri.
“Basta,
ci rinuncio” disse sottovoce “capirò
tutto quando sarà il momento, maledizione Karen datti una
calmat..”
Non fece
in tempo a finire la frase che sbattè contro qualcosa, perse
l’equilibrio, ma, proprio quando stava per rovesciarsi sul
cemento, delle braccia la sostennero.
Vide che
la “cosa” alla quale era andata incontro in
realtà era un ragazzo, bello per giunta, pensò.
Ancora
sospesa tra le sue braccia lo scrutò meglio, quasi per
studiarlo, era un ragazzo di media statura, muscoloso, come poteva
vedere dai risalti della felpa, aveva capelli scuri, di un bruno quasi
spento, che si univano alla leggera barba che spiccava sul viso, dalla
quale i baffetti erano isolati, gli occhi erano di un marrone talmente
cupo che a fatica riusciva a distinguere le pupille, nere come la notte.
Aveva
lineamenti quasi adulti sebbene si vedesse chiaramente che
l’età doveva essere compresa tra 18 e 20 anni.
Karen poi
si soffermò sugli indumenti, oltre alla felpa, il ragazzo
aveva indosso un paio di jeans di buona fattura, delle scarpe di tela
nere, ma soprattutto notò che in entrambe le orecchie aveva
degli orecchini di diamante, i quali, a momenti, le sembrava
emettessero luce propria, come piccole nane bianche ormai sul punto di
morte.
“Grazie”
disse Karen rimettendosi in piedi “scusami, ero proprio in un
altro mondo, non volevo urtarti”
“Nessun
problema” rispose il ragazzo, Karen notò che nella
sua voce traspariva un pizzico di malinconia misto a freddezza, ma
probabilmente era solo una sua impressione.
“Io
sono Karen Minazuki, piacere di conoscerti, sei nuovo? Non credo di
averti mai visto in giro”
“Sì,
mi sono… trasferito da poco” disse lo strano
individuo “mi chiamo Jay”
I suoi
occhi cupi si incrociarono con quelli della fanciulla, i quali
brillavano di uno splendente blu. Il ragazzo notò che era
davvero molto bella, i suoi occhi si abbinavano perfettamente a
quell’intenso color oceano che avevano i capelli, ma in
qualche modo non riusciva ad apprezzarla pienamente, in cuor suo
sentiva di non essere in grado di provare sentimento per qualcuno,
anche una sola semplice attrazione, come fosse imprigionato da mille
catene.
“Ora
devo andare, mi ha fatto piacere conoscerti” disse Jay
incamminandosi nella direzione dalla quale era arrivata la ragazza.
“Aspetta”
fece Karen, il ragazzo si girò e la guardò quasi
incuriosito “perché non ci rivediamo un giorno?
Magari potremmo parlare e inoltre, visto che sei nuovo, potrei farti da
guida per la città”
Il sorriso
sincero e felice della ragazza si insidiò dentro Jay, come
un fulmine a ciel sereno, e lo lasciò quasi di sasso.
Pian piano
il sorriso di Karen si trasformò in un’espressione
dubbiosa, c’era qualcosa di strano in quel ragazzo, era
sicura di questo.
“Tutto
bene? Se per caso ho detto qualcosa di sbagliato, ecco io..”
“No
no è tutto a posto” Jay si sforzò di
fare un sorriso, Karen osservò attentamente la
difficoltà con la quale il ragazzo fece quel gesto
“Comunque va bene… mi piacerebbe se tu mi
mostrassi la città”
“Perfetto”
rispose la ragazza continuando a chiedersi il motivo di tale
comportamento “Se ti va possiamo fare anche domani, che ne
dici? Scambiamoci i numeri di telefono!”
Il ragazzo
annuì e scrisse su un foglietto di carta il suo numero, la
ragazza fece altrettanto “Vada per domani” concluse
Jay, dopodiché si girò e continuò per
la sua strada.
C’era
qualcosa d'inquieto in lui, qualcosa di molto inquieto. |
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Capitolo 2 *** Tristi avvenimenti ***
Urara
stava cercando di ripassare il copione dell’ultimo ruolo che
aveva ottenuto, era un personaggio secondario, certo, ma
l’apparizione in quel film le avrebbe finalmente permesso di
spiccare un salto nella sua carriera cinematografica.
Continuava a sottolineare le battute, ma niente da fare, la
curiosità di sapere quello che Kokoda voleva dire era troppo
grande per permetterle di concentrarsi.
“Dai Kokoda, dammi almeno
un’anticipazione!” urlò la ragazza per
far giungere la sua voce ad egli che stava al piano di sotto, insieme a
Nattsu, Komachi e Rin, intenti a servire gli ultimi clienti della
giornata.
“Niente da fare Urara, dobbiamo aspettare ancora Nozomi e
Karen, inoltre deve arrivare anche Syrup” disse il ragazzo
con la sua solita voce scherzosa “rilassati, agitata come sei
finirai per assomigliare sempre di più a Karen”
Kokoda rise e la ragazza anche.
“Karen” pensò “strano che non
sia ancora arrivata, di solito è sempre la prima, di Nozomi
invece non mi sorprendo” sorrise, pensando alla loro leader
che era costantemente in ritardo ovunque dovesse andare. Era
completamente avvolta nei suoi ricordi quando trasalì al
tocco di una mano sulla spalla.
“Come va?” le sorrise Kurumi “mi sembri
molto pensierosa oggi”
“Kurumi! Mi hai fatto spaventare!” le due ragazze
risero insieme “no no è tutto a posto, stavo solo
ricordando quanti bei momenti abbiamo passato insieme”
Kurumi si sedette vicino a lei “E ne passeremo ancora,
ricordalo” disse sorridente.
Urara le ricambiò il sorriso e si mise a guardare la luce
del crepuscolo che filtrava dalla vetrata, era uno spettacolo.
“Arrivederci” disse Kokoda all’ultimo
cliente “e torni a trovarci!”
“Bene anche questa giornata lavorativa è
finita” concluse Nattsu andando a prendere posto sul
divanetto in compagnia di Syrup, arrivato da poco, e dalle ragazze
presenti, Komachi gli offrì una tazza di thè e la
porse anche a Kokoda.
“Nozomi non è ancora arrivata,
figurarsi!” fece Rin “riuscirà a
stupirci una volta e arrivare in tempo?”
“Dai Rin, sai che è fatta
così” disse dolcemente la ragazza dai bei capelli
verdi “piuttosto, Karen in ritardo? Non è da
lei!”
“Già, l’ho pensato
anch’io!” intervenne Urara.
La porta si spalancò.
“Eccoci, salve a tutti!” urlò Nozomi.
“Nozomi un po’ di contegno”
osservò Karen, che entrò dopo di lei.
“Eccovi, quasi non ci speravo più, prendete posto,
prego” disse Kokoda sorridendo a entrambe.
Karen salutò le altre e si accomodò vicino a
Komachi “Finalmente avremo una risposta”
pensò la ragazza, dal volto si vedeva che era ansiosa.
Aveva paura di quello che Kokoda avrebbe potuto riferire, quindi
cercò di pensare ad altro, e il suo pensiero ricadde su Jay.
“Perché?” disse sottovoce.
“Karen, con chi parli?” le domandò
Komachi.
“Eh... cosa, io? No con nessuno” fece una risatina
nervosa e pose lo sguardo su Kokoda che, in piedi, stava per iniziare a
parlare.
“Ragazze, se vi ho convocato tutte oggi
c’è un motivo, ed è anche grave,
purtroppo”
“Che è successo Kokoda?” fece Nozomi,
con il suoi soliti occhioni color lilla che erano intenti a cercare di
decifrare la verità dietro lo sguardo abbattuto del ragazzo
“mi sembri molto serio!”
“Perché lo sono…” le rispose
Kokoda “dovete sapere che in un paese confinante al Regno di
Palmier, il Regno di Shell, sono avvenuti disordini, rivolte, tumulti,
la gente è come… impazzita, tutto questo
trambusto ha dato inizio a una guerra civile”
“Cosa?” intervenne Syrup sconcertato “non
è possibile quello che stai dicendo! Sono stato recentemente
nel regno di Shell, era tutto a posto, non ci
credo…”
Il ragazzo era impallidito fortemente, doveva avere qualche legame con
quella terra, si sentì quasi mancare, ma Urara lo
abbracciò e gli sussurrò:
“Andrà tutto bene, ci sono sempre io con
te”
Syrup la guardò dolcemente, sarebbe rimasto a guardare i
suoi bellissimi occhi per delle ore intere, ma voleva sapere il resto,
quindi annuì a Kokoda come cenno per proseguire.
“Il fatto tragico è un altro però, ci
è stato riferito che a dar inizio a tutti questi problemi ci
sarebbero gli emissari del Vuoto”
“Gli emissari del Vuoto?” chiese Komachi
incuriosita.
“Ma chi è il Vuoto?” fece Karen, quasi
con tono arrabbiato “e perché hanno dato vita a
tutto questo?”
“Il Vuoto è una creatura mitologica, un demone
infernale, si riteneva fosse scomparso da milioni di anni, ma a quanto
pare ci sbagliavamo” disse Nattsu sospirando “si
narra che cinquantamila anni fa il Vuoto ingaggiò una guerra
furibonda con gli umani, rei di aver iniziato a provare sentimenti come
amore, altruismo, amicizia, contrastanti con gli ideali del demone:
odio, egoismo, dolore.
La battaglia intrapresa fu terribile, milioni di innocenti persero la
vita, finché non arrivò la Nebulosa di
cristallo”
“Ne ho sentito parlare!” esclamò Kurumi
“si tratta di un guerriero leggendario, avvolto da una grande
aura di magia, paladino delle stelle e difensore
dell’universo, giusto?”
“In parte hai ragione” la corresse Natsu
“nell’antichità si sono susseguite
più di una Nebulosa, è un potere con il quale si
nasce”
Si fermò un attimo per riprendere fiato “Alla fine
il cavaliere della Nebulosa lo sconfisse, sigillandolo nelle viscere di
qualche mondo sperduto della galassia… qualcosa
però deve averlo risvegliato”
“Non ne siamo certi” intervenne Kokoda
“ma sospettiamo che abbia dato origine a tutto questo per
approfittare della situazione e impadronirsi del Cuore di Zaffiro, uno
dei quattro manufatti supremi, capace di svelare il segreto della vita
immortale e donare immensi poteri, fortunatamente sembra che non ce
l’abbia fatta”
“Che intendi dire?” gli domandò Rin.
“Il sovrano del Regno di Shell, Re Byr, è riuscito
a scappare con il manufatto e si è rifugiato sulla Terra,
ecco perché vi ho riunite qui oggi, dobbiamo trovarlo e
dobbiamo fare in modo che il Cuore di Zaffiro non cada in mano a quel
mostro”
“Se riuscisse a impossessarsene sarebbe la fine per il Regno
di Palmier, per la Terra e per tutti gli altri mondi”
aggiunse tristemente Nattsu.
“Allora riusciremo a fermarlo, è deciso
sì!” urlò Nozomi con la sua classica
esclamazione.
“Un’altra cosa, il Vuoto, quando ha saputo della
fuga del sovrano con l’oggetto ha inviato sulla Terra i suoi
migliori guerrieri, alcuni sono mostri, altri sono cacciatori e altri
ancora sono soldati, l’unica cosa che li accomuna
è il loro odio e il loro disprezzo per tutto e tutti, gente
come Kawarino e il Direttore in confronto a loro non sono
nient…”
“Non importa” lo interruppè Nozomi
“Kokoda, l’oscurità non
riuscirà mai a prendere il sopravvento!” disse
sorridendo al ragazzo.
Ecco perché l’amava, era unica, speciale e allo
stesso tempo un pochino folle, nel senso buono, pensò tra
sé e sé.
Tutti la guardarono e sorrisero, aveva proprio il carisma di una leader.
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Capitolo 3 *** La rinascita della crisalide ***
Il
mattino dopo Karen si alzò presto, ancora scossa da tutte le
emozioni provate il giorno prima, le notizie sul Vuoto
l’avevano parecchio turbata, non poteva credere che il male
non avesse mai fine.
Si sciacquò la faccia e continuò a rimuginare su
tutte le informazioni, assimilandole, la fanciulla era fatta
così, immagazzinava tutto nella sua mente, il suo
straordinario metodo di apprendimento non la tradiva mai.
Dopo un’oretta di corsa e una veloce doccia, Karen si
preparò per uscire e decise di scrivere al misterioso
ragazzo conosciuto il giorno precedente:
“Ciao Jay, sono Karen, ci siamo conosciuti ieri, ricordi? Se
ti va possiamo vederci fra poco, incontriamoci nel punto dove ci siamo
scontrati, poi possiamo fare un giro”
Era veramente interessata a scoprire di più sul suo
comportamento enigmatico, poi ripensò al suo viso, al modo
in cui l’aveva presa al volo e arrossì, sebbene i
suoi modi freddi l’avessero un po’ infastidita era
allo stesso tempo attratta da lui, ovviamente non era nulla di concreto
per il momento, pensò.
“Ok” fu la risposta di Jay.
Una secchiata d’acqua investì Karen, aveva cercato
di essere più carina possibile e quella era
l’unica cosa che sapeva rispondere?
Rinnegò i pensieri fatti prima su di lui.
“Uomini… sempre la stessa storia” disse
mentre si apprestò ad uscire di casa.
Jay era lì fermo, appoggiato con le spalle al muro,
osservava le nuvole e si chiese come dovesse essere camminare su quelle
immense formazioni di gas etereo.
“Probabilmente cadrei” pensò Jay
“non deve essere una cosa simpatica cadere nel vuoto da
quella altezza”
“Ehi Jay!”
Il ragazzo distolse la mente da quegli strani ragionamenti e
girò distrattamente la testa nella direzione della voce.
Karen si stava incamminando verso di lui. Era raggiante la ragazza,
quasi splendente, il blu dei suoi capelli brillava nell’aria
sotto i riflessi caldi del sole.
“Che meraviglia” disse sottovoce il ragazzo.
“Hai detto qualcosa?” chiese Karen con aria
incuriosita ma allo stesso tempo allegra.
“No no stavo solo… osservando il fatto della
luminosità dei capell… cioè,
no!”
Le parole gli si bloccavano in gola, era intimorito, per lui era una
situazione totalmente nuova, nonostante l’aspetto non aveva
tanta esperienza con le ragazze.
“Cosa?” gli domandò Karen “sei
strano” disse la ragazza ridendo, senza aria di scherno
“allora, ti va di fare un giretto nei dintorni?”
Jay annuì e la ragazza cominciò a mostrargli
alcuni tra i posti più importanti della città,
visitarono la torre dell’orologio, il museo, il teatro, la
grande via dei negozi, Karen gli mostrò persino
l’esterno della scuola “L’Ecol Cinq
Lumière”.
Alla fine arrivarono in spiaggia e si sedettero sugli scogli.
Jay la fissò e finalmente spezzò quella pausa
imbarazzante “Grazie, per avermi mostrato la
città, lo apprezzo molto” le sorrise, questa volta
era più dolce, Karen riuscì a vedergli apparire
la felicità sul volto, anche se per poco.
Jay distolse lo sguardo e si mise a fissare il mare, pensieroso.
“Posso chiederti una cosa?” chiese la ragazza
sorridendogli.
“Dimmi tutto”
“C’è qualcosa di molto complesso in te,
non riesco proprio a capirti, a volte appari freddo, distaccato dal
resto della realtà, altre volte invece mi sembra che tu sia felice”
“La felicità come la intendi te, spesso
è solo una finzione…” disse tristemente
il ragazzo “io non ho la possibilità di sentirmi a
proprio agio con me stesso… devi sapere che non so nulla del
mio passato, non ho legami familiari, niente di niente, solo un grande
vuoto dentro di me, un buio infinito, come se la mia vita fosse
iniziata appena qualche settimana fa…”
Karen lo guardò, i suo occhi incontrarono quelli di Jay,
erano lucidi.
La ragazza si avvicinò a lui “Jay… mi
dispiace tanto, ora si spiegano molte cose, di me però puoi
fidarti, anche se ci conosciamo da poco, so che la freddezza che a volti
dimostri è solo una maschera, io credo comunque che ci sia
un grande cuore che batte sotto l’armatura, devi solo cercare
di tirarlo fuori, non celare i tuoi veri sentimenti”
Alla parola “armatura” il ragazzo
sbiancò in volto, gli occhi diventarono assenti, la bocca si
aprì leggermente quasi ad assumere una forma compresa fra la
disperazione e l’orrore.
“Jay!” esclamò Karen “ti senti
bene? Che ti succede?”
Il ragazzo riacquistò un po’ di colore e
sembrò ritornare se stesso “Va tutto bene, ti
ringrazio di cuore Karen, ma ora devo proprio andare” si
avvicinò a lei e le diede un bacio sulla guancia, poi
andò via, sembrava un ladro nel disperato tentativo di
fuggire dalla polizia, la ragazza continuò a fissarlo.
“Se solo si confidasse ancora con me, potrebbe essergli
d’aiuto…”
Un rumore arrivò alle sue orecchie, si girò e
vide un esplosione sulla costa, la ragazza si precipitò sul
posto e vide, sotto il fumo, la sagoma di una creatura, alta come un
uomo, che stava cercando di ingaggiare battaglia con un'altra, molto
più piccola, la seconda creatura inoltre teneva qualcosa in
mano.
Quando il grigio si disperse comprese chi aveva di fronte e fu pervasa
da un senso di disgusto quando vide il primo essere girarsi verso di
lei: aveva gambe umane rivestite da pesanti piastre rosse, il corpo era
una corazza scintillante naturale, simile al corallo, al posto delle
mani aveva delle chele spropositate, di un color porpora acceso, e la
testa, quella era la parte peggiore, aveva la forma di un crostaceo, in
tutto e per tutto.
Karen fu invece quasi sollevata nel vedere la seconda creatura, era un
animaletto, il manto era grigio, quasi argentato, le orecchie
spiccavano per la loro lunghezza, simili a quelle delle linci, gli
occhi erano grandi e impauriti, vista la situazione, di un color verde
scuro, in testa accennava un ciuffo di capelli, proprio come Coco e
Nuts nelle loro forme originali, di un bruno lucente.
Notò che teneva nelle mani una specie di scrigno ma non
riusciva a capire bene cosa fosse.
Il crostaceo teneva fissi gli occhietti neri, lucidi come sassolini
levigati, su di lei.
Trasmettevano un tale odio che quando Karen si accorse che la stava
osservando si spaventò, ma doveva fare qualcosa per aiutare
la creatura indifesa.
“Lascialo stare” fu l’unica cosa che
riuscì a dire la ragazza, ancora in uno stato fra il
ribrezzo e la paura.
Il mostro la continuò a fissare, poi ad un certo punto
scoppiò in una malefica risata “Tu, tu essere
insulso, credi di poter dare ordini a me? Sai chi sono io? Sono il
grande Plate, cacciatore scelto dell’esercito del Vuoto, se
vuoi difendere questo insetto allora meriti di fare la stessa
fine!”
“Cacciatore scelto dell’esercito del
Vuoto?” ripetè sottovoce Karen.
“Vattene via, è troppo pericoloso”
urlò l’esserino che aveva trovato riparo in mezzo
alle rocce.
“Zitto tu, e consegnami il Cuore di Zaffiro se non vuoi
essere annientato!”
Plate con un balzò si portò a distanza minima
dall’animaletto, pronto a sferrare l’attacco
finale, quando una luce investì la creatura.
Una farfalla azzurra stava volando in tondo sulla testa di Karen
emanando una luce portentosa, la ragazza realizzò di cosa
dovesse trattarsi ed estrasse il cellulare. La farfalla si
posò sull’apparecchio e combinandosi con esso si
tramutò in una specie di telefono brillante, quasi magico,
la fanciulla lo strinse forte poiché sapeva bene cosa fosse
quell’oggetto.
“Metamorfosi!” urlò la ragazza, intorno
a lei venne sprigionata una luce blu abbagliante, i suoi abiti e la sua
pettinatura cambiarono, lasciando intatta la naturale bellezza di Karen
“il potere dell’intelligenza di una fanciulla, Cure
Aqua!”
Davanti alle creature si ergeva una Pretty Cure, nel suo splendore, la
paura sul volto di Karen era scomparsa dando vita a uno sguardo fiero e
temprato.
Cure Aqua guardò Plate “Per te è
finita” disse la ragazza.
La farfalla era finalmente uscita dalla crisalide.
Nota
dell’autore:
Finalmente sono riuscito a postare il terzo capitolo, sapete fra
l’esame di riparazione ( passato, yeeee ) e il capire come
adattare per tutti lo stesso formato è volato via un
po’ di tempo! D:
Non mi dilungo troppo, ci tengo solo a dirvi che spero vi sia piaciuto,
accetto, ovviamente, ogni tipo di consiglio neutro, tutto
ciò che possa elencarmi i pro e i contro!
Questo è tutto, ci vediamo al prossimo capitolo!
White
|
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Capitolo 4 *** Di nuovo insieme ***
“Ho
un brutto presentimento, coco” disse nervosamente Coco mentre
stava fra le braccia di Nozomi “viene dalla costa ne sono
sicuro, coco”.
“Sì, lo sento anch’io, nuts”
replicò Nuts, stando al sicuro fra le braccia di Komachi.
Al primo sentore i ragazzi avevano lasciato velocemente il negozio, per
informare le altre di andare a controllare, l’unica che
mancava all’appello era Karen, nessuno l’aveva
vista dal giorno prima.
“Non vorrei che Karen fosse da qualche parte in
pericolo” pensò Komachi “dove
sarà finita?”
Rin iniziò a correre all’indietro per vedere in
faccia le altre e iniziò a spronarle “Dai ragazze
siamo quasi arrivate”.
Le sue doti atletiche in quella circostanza stavano giocando a suo
favore, dalla Natts House alla spiaggia c’era un bel pezzo di
strada e poiché Syrup si era fatto male a un’ala,
se la erano dovuta fare di corsa.
Era in testa e nonostante ciò pareva non provare fatica,
anzi più correva e più le passava la stanchezza.
“Rin aspettaci, vai troppo forte!”
protestò debolmente Kurumi, tenere la forma umana le
richiedeva un grande sforzo ma per essere pronta nel momento del
bisogno rinunciò all’idea di ritornare
all’aspetto originale di Milk.
“Eccoci!” esclamò Rin girandosi verso il
luogo designato, nel frattempo le altre l’avano raggiunta
“ma chi c’è sulla spiaggia?”
“Ma è Karen!” urlò Urara.
“Si è trasformata in Cure Aqua, nuts!”
disse Nuts.
“Come ha fatto a tornare ad essere una Pretty
Cure?” chiese Komachi.
“Qualcuno deve essere in pericolo, meglio
affrettarsi!” le rispose Nozomi “Siamo
arrivate!”
La voce strillante della leader raggiunse Cure Aqua, che si
voltò “Ragazze!” esclamò la
fanciulla intenta nel schivare gli attacchi di Plate, la voce
trasmetteva felicità nel vederle, dai segni sui vestiti si
vedeva che stava faticando a tener testa a quel mostro.
“E queste mocciose chi sarebbero? Altri insetti da
schiacciare?” dopo questa affermazione Plate si
lasciò andare in una fragorosa risata.
“Stai indietro essere spregevole!” urlò
la Pretty Cure blu con tutta la rabbia che aveva in corpo
“Sapphire arrow!” sulle mani di Cure Aqua comparve
un arco formato dalle impetuose maree degli oceani, dal quale
rapidamente scoccò una freccia che, una volta beccato il
nemico, scoppiò in un rumoroso turbine marino.
“Questo è il massimo che sai fare?”
urlò il crostaceo che, con un rapido movimento, quasi
invisibile, si portò alle spalle della ragazza
“Crab punch!”
La chela andò a sbattere rovinosamente sulla faccia della
fanciulla, Karen si sentì quasi come in un incubo, il dolore
era insopportabile.
“Cure Aqua!” urlarono all’unisono le
altre.
In quell’istante, arrivarono le farfalle. Rapide, veloci,
maestose, ognuna girava in tondo sulla testa della propria ragazza,
infine si appoggiarono sui loro telefoni, combinandosi con essi. Ora
erano pronti per essere usati.
“Metamorfosi!” dissero un’altra volta in
coro.
Eccole lì, tutte e cinque le Pretty Cure, le leggendarie
guerriere, pronte all’azione.
Kurumi non perse tempo “Skyrose trasformazione!”
La sesta Pretty Cure aveva una trasformazione completamente diversa ma
non per questo meno affascinante.
Quando tutte le loro metamorfosi furono ultimate ingaggiarono battaglia
con il mostro, Plate era veloce e la sua corazza forniva un’
eccellente resistenza ai colpi.
“Cure Lemonade, ora!” esclamò Cure Dream.
La Pretty Cure gialla annuì “Prism
Chain!” dalle braccia spuntarono gialle catene a forma di
farfalle, con le mani le strinse e le lanciò contro
l’orrida creatura che si ritrovò così
immobilizzata.
Cure Rouge vide il momento buono per attaccare “Fire
Strike!” a ridosso dei suoi piedi apparve un pallone
infuocato che la ragazza tirò violentemente in faccia al
mostro.
Lemonade ritirò le catene e, in seguito al colpo inferto da
Rouge, il crostaceo sbalzò in aria, ma il suo dolore non era
finito “Emerald Saucer!” gridò Cure
Mint, facendo roteare sulle sue mani un disco lucente, verde come un
rigoglioso prato bagnato dalla rugiada, il colpo sfrecciò
rapidamente andando a infrangersi sul nemico.
“Non riuscirai mai a sconfiggerci!” urlò
Cure Dream “Shooting Star!”.
La ragazza venne rivestita da una intensa luce viola, assunse una forma
aerodinamica e volò addosso all’avversario,
proprio come una cometa intenta nell’attraversare la volta
celeste.
Plate si schiantò con un tonfo sordo sulla sabbia, la
corazza aveva attutito l’impatto ma non per questo non
provò alcun male “Ci rivedremo, prima ancora di
quanto possiate immaginare!” pronunciate quelle parole
l’essere si smaterializzò e scomparve nel nulla.
“Re Byr! State bene, coco? gridò Coco quando vide
l’altra creatura uscire dal nascondiglio.
“Cosa? Quello sarebbe Re Byr?” chiese Karen, appena
ritornata alla forma originale.
“Sì, sono io, sono il sovrano del Regno di Shell,
il mio nome è Byr, per servirvi, byru” disse il
simpatico animaletto prendendo posto davanti alle ragazze “vi
ringrazio davvero molto per avermi salvato, soprattutto te Karen, ti
chiami così giusto, byru?”
La fanciulla annuì, era felice di essere riuscita a
rallentare l’attacco del mostro permettendo così
alle altre di arrivare in tempo.
“Quello è il Cuore di Zaffiro, nuts?
domandò incuriosito Nuts.
“Esattamente, byru” replicò il Re
“immagino sappiate tutti cosa accadrebbe se il Vuoto
riuscisse ad impossessarsene, dolore eterno e sofferenza alleggerebbero
per sempre sui mondi, nessuno potrebbe più fermare il suo
potere…” fece una pausa, il suo sguardo divenne
sempre più malinconico e incominciarono a scendergli delle
lacrime “quel mostro ha scatenato il caos nel mio regno, ha
fatto combattere la mia gente l’uno contro l’altro,
fratello contro fratello… e io non ho potuto fare niente per
fermarlo, byru!” il sovrano si chinò a terra e
iniziò a sbattere le zampe contro la sabbia “sarei
dovuto rimanere a combattere e invece mi hanno ordinato di scappare con
l’oggetto… ho tradito il mio
popolo…”
“Non è vero, coco!” esclamò
Coco “io so bene come ti senti, anche io e Nuts eravamo nella
tua stessa situazione ma alla fine ce l’abbiamo fatta e siamo
riusciti a salvare il nostro regno, coco! Ovviamente loro ci hanno
aiutato, sono le Pretty Cure, le leggendarie guerriere, sono ragazze
fantastiche, altruiste, sincere, non ci hanno mai fatto perdere la
speranza, coco!” tese la zampa verso il sovrano
“insieme ce la faremo vedrai, coco”
“Coraggio Re Byr, siamo qui per aiutarla” disse
Nozomi sorridendo.
“Gr… grazie, sul serio, byru!” rispose
il sovrano con gli occhi che continuavano a lacrimare, questa volta per
la felicità “non riuscirò mai a
sdebitarmi con voi, byru!”
“Il Vuoto ha le ore contate, coco!”
esclamò ridendo Coco.
“Ora è meglio se torna dentro al Cuore di Zaffiro
maestà, la proteggeremo noi, nuts” concluse Nuts.
Il sovrano annuì sorridendo, poi ritornò di colpo
pensieroso, sapeva che non sarebbe stato così facile
sconfiggere il nemico.
Nota dell’autore:
Ecco qua il quarto capitolo! Premetto che da oggi aggiornerò
ogni venerdì ( siccome il sabato non vado a scuola riesco
meglio… ) !
Questo è tutto, spero, ovviamente, che vi sia piaciuto, come
al solito accetto ogni tipo di recensione/commento/parere neutro!
Ci si vede al prossimo capitolo!
White
|
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Capitolo 5 *** Supernova ***
Jay
era indeciso sul da farsi, steso sul letto incominciò ad
osservare noiosamente il tugurio dove abitava, l’aveva
ristrutturato in poco tempo, da casa abbandonata era diventata una
baracca decorosa, ma più fissava i muri spogli
dell’abitazione più gli aumentava il desiderio di
andarsene da quel posto, ma con quali soldi? Jay non aveva un lavoro e
non sapendo niente del suo passato non aveva agganci con nessun tipo di
familiare, lui era lì semplicemente perché era
lì.
“Al diavolo” disse il ragazzo mentre si alzava da
letto, improvvisamente lo sguardo gli cadde sul cellulare.
Aveva voglia di rivedere Karen, quella ragazza aveva suscitato in lui
un turbine di emozioni, sensazioni che non aveva mai provato prima
d’ora, ma come poteva scriverle? Erano passati ormai quattro
giorni dalla pessima figura dell’appuntamento precedente che
gli aveva fatto scendere gradualmente le possibilità di
relazionarsi ancora con lei “Ottima mossa che ho fatto, sul
serio” sospirò Jay, poi, stanco di non riuscire a
prendere una decisione, afferrò il telefono e compose
nervosamente il numero della fanciulla sulla tastiera, stava sudando
freddo.
“Pronto?” la dolce voce di Karen balenò
all’orecchio del ragazzo.
Jay si sentì un groppo in gola “Ehi Karen, sono
Jay, sai... quello dell’altro giorno, mi dispiace di
essermene andato così all’improvviso, ho fatto la
figura dell’idiota!”
“Non ti devi scusare Jay, non hai fatto assolutamente niente
di male! Piuttosto come mai mi chiamavi?” chiese allegramente
la ragazza.
Già, perché la chiamava? Quella era una domanda
tagliente per lui, non immaginava cosa potesse rispondere. Non sapeva
cosa provasse per Karen, eppure era un qualcosa di magico, di
appagante, decise allora di improvvisare “Ecco, io volevo
chiederti se… ovviamente solo se vuoi… beh, ecco
mi domandavo nel caso tu non avessi altri
impegni…” le parole uscite dalla bocca del ragazzo
sembravano farfugli incomprensibili.
Karen sorrise “Jay, anch’io voglio uscire di nuovo
con te”
“Davvero? Beh… ottimo direi!” il ragazzo
riuscì faticosamente a contenere la gioia che
provò in quel momento, era come se un vulcano fosse eruttato
in mezzo al suo petto sprigionandogli una grandissima fonte di calore.
“Senti” fece Karen “io stasera dovrei
andare a casa dei miei amici, ci sono anche le mie amiche, se vuoi puoi
venire con me, mi piacerebbe presentarti a tutti”
A quelle parole il vulcano tornò allo stato dormiente,
voleva stare da solo con lei, non gli importava niente di conoscere le
sue amiche, inoltre non gli piaceva l’idea di autoinvitarsi
in casa di altri senza preavviso “Non mi sembra una buona
idea…” disse Jay nervosamente “inoltre,
non per fare il guastafeste, ecco io… desideravo stare da
solo un po’ con te, un appuntamento per
intenderci…”
“Jay…” si commosse la ragazza nel
sentirlo pronunciare quella richiesta “ti prometto che
stasera usciamo insieme, solo io e te, prima però voglio
presentarti agli altri”
Quanto era testarda quella ragazza “Va
bene…” rispose rassegnato, voleva vederla a tutti
i costi “ci vediamo dopo, al solito posto” concluse
infine il ragazzo.
Erano le nove di sera, l’aria fresca accarezzava il viso di
Jay, intento nell’osservare il cielo notturno.
Recentemente si era appassionato alle stelle, alla loro vita, era
interessato al fatto che, a seconda della loro dimensione e della loro
massa, la fine sarebbe stata differente: nana bianca, con conseguente
raffreddamento del nucleo, stella di neutroni, minuscolo composto di
gas dalla altissima densità o buco nero, formatosi da un
collasso gravitazionale provocando uno squarcio
nell’universo? Una supernova avrebbe decretato la fine di
tutto e l’inizio di un nuovo cammino. Per il ragazzo questa
era una metafora della vita ultraterrena.
Il ragionamento astro/filosofico che stava mentalmente ripassando nella
sua testa si interruppe di colpo quando delle mani coprirono i suoi
occhi.
“Buonasera” fece una voce femminile.
“Karen, sei tu?” chiese Jay, appoggiando le mani su
quelle della ragazza.
“Perché, aspettavi
qualcun’altra?” rispose scherzando la voce.
Le mani finalmente si sollevarono dagli occhi permettendo a Jay di
volgere lo sguardo verso la fanciulla e constatò, con
entusiasmo, che era proprio Karen.
Non riusciva a smettere di guardarla, era come estasiato, il mondo
sarebbe potuto finire in quell’istante e lui non si sarebbe
accorto di niente, era immerso completamente negli scintillanti occhi
blu della ragazza.
Finalmente si alzò dalla panchina, si avvicinò a
lei, la prese per mano e le diede un bacio sulla guancia, Karen
arrossì completamente.
“Ecco… devo dire, insomma… sei davvero
bella stasera” disse il ragazzo, gli ci volle tutta la forza
in corpo per pronunciare quelle parole.
“Grazie Jay, anche tu non sei da meno”
affermò Karen sorridendogli “andiamo?”
gli chiese.
“Ok…” rispose il ragazzo.
“Sarà questione di minuti, dopo andiamo dove
vuoi!” disse ancora la ragazza stringendogli la mano, i due
erano attratti a vicenda, questo si vedeva chiaramente.
Il lago era leggermente increspato per via del vento notturno,
l’acqua era illuminata dai lampioni che si ergevano maestosi
sul sentiero.
“Siamo arrivati alla Natts House!”
esclamò Karen indicando a Jay la casa posizionata davanti al
molo lacustre.
La ragazza salì rapidamente le scalette e bussò
alla porta.
“Arrivo” fece una voce proveniente
dall’interno, furono attimi interminabili quelli, poi la
porta si aprì.
“Karen!” disse una voce femminile squillante
“finalmente sei arrivata!”
Jay la osservò, la ragazza aveva i capelli di un bel color
fucsia, una parte dei quali, raggruppati in due codini sporgenti ai
lati superiori, gli occhi erano di un lilla magnetico, lo sguardo era
allegro anche se un po’ sciocco, forse.
“Nozomi, questo è Jay, è il ragazzo di
cui vi avevo accennato”
La ragazza dai capelli fucsia si girò a guardarlo e gli
strinse la mano “Molto piacere!” esclamò
energicamente “Mi chiamo Nozomi Yumehara, eravamo tutti molto
ansiosi di conoscerti, Karen è una ragazza fantastica non
trovi?” disse sorridendo.
“Dai mi metti in imbarazzo…”
protestò debolmente Karen, d’altronde Nozomi era
fatta così, sempre diretta nelle domande.
“Beh, certo è molto… di sicuro ha una
grande personalità, cioè interessante, senza
contare il fatto…” cercò di rispondere
il ragazzo.
“Non mi sembri avere le idee molto chiare”
scherzò Nozomi “dai entrate che anche gli altri vi
stanno aspettando”
Jay entrò dopo le ragazze, le quali andarono dirette al
piano superiore, lui le seguì girandosi di tanto in tanto ad
osservare gli accessori esposti in quel negozietto.
“Eccoti Karen!” disse una ragazza dai capelli verdi
alzandosi per andare a salutare l’amica, altre tre fecero
altrettanto.
“Komachi, Urara, Rin, Kurumi, sono felice di
vedervi!” fece Karen allegramente.
“Quindi lui è…?” chiese Urara.
“Sono Jay, piacere a tutti” rispose prontamente il
ragazzo.
“Benvenuto! Sono Kurumi Mimino” gli disse la
ragazza dai capelli color viola “loro dietro di me sono
Komachi Akimoto, Urara Kasugano e Rin Natsuki!”
“Piacere di conoscerti!” esclamarono sorridendo le
tre ragazze in coro.
Jay ricambiò il salutò e cominciò a
chiacchierare un po’ con loro, doveva ammettere che aveva
sbagliato a giudicarle, erano tutte simpatiche.
Ad un certo punto si accorse che in un lato della stanza, seduti su
delle sedie, si trovavano tre ragazzi, uno castano e due biondicci,
intenti nell’osservarlo fastidiosamente, quasi invidiosi del
fatto che le ragazze sembrassero stravedere per lui.
“Kokoda, Nattsu, Shiro, venite a salutare il nuovo
ragazzo!” esclamò Nozomi.
I tre si guardarono e all’improvviso si alzarono dalle sedie,
con gli occhi sempre fissi sul nuovo arrivato, ed incominciarono ad
avvicinarsi.
Jay notò che in quel momento il ragazzo moro
cominciò a stringere fra le braccia una specie di scrigno,
quasi per proteggerlo da eventuali minacce.
“Karen, come hai conosciuto questo tipo?” chiese
con aria dubbiosa Nattsu.
“Beh ecco, è stato una casualità, stavo
camminando finché non ci siamo scontrati e poi…
scusa ma questo cosa c’entra?” domandò
perplessa la ragazza.
“C’entra che non mi fido di lui, ho un brutto
presentimento, tutti e tre sentiamo che c’è
qualcosa di strano in questo ragazzo, o qualunque cosa sia!”
affermò Nattsu, con i due dietro che annuivano.
“Nattsu!” urlò Komachi “ma che
ti salta in mente? Perché fai queste affermazioni?”
“Kokoda, Shiro…” disse Nozomi, quasi con
voce spezzata.
“Mi dispiace” intervenne Kokoda “ma noi
non ci sbagliamo, se Nattsu dice queste cose è
perché c’è qualcosa che non va in
lui”
“Sapevo che non sarei dovuto venire qui” si
giustificò Jay, in quell’istante si
pentì di aver dato retta a Karen “è
meglio se vada” disse affrettandosi ad uscire.
“Jay!” gli gridò Karen, poi si
girò ad osservare i tre ragazzi “non ho parole,
giuro, grazie di cuore” disse sdegnata, dopo
quell’affermazione si precipitò fuori per
inseguire il ragazzo.
Lei ancora non lo sapeva ma dentro al cuore di Jay era veramente
scoppiata una supernova, la domanda era: quale sarebbe stato il finale?
Nota dell’autore:
Buon venerdì a tutti ed ecco il quinto capitolo! Premetto
che è stato il più difficile da immaginare ( da
sviluppare non ne parliamo D: ) ma è anche quello di cui
sono più soddisfatto! Spero che possa piacere altrettanto a
voi quindi… buona lettura!
Inoltre ringrazio anticipatamente chi vorrà recensire,
sapete che accetto sempre ogni tipo di commento neutro ( è
un classico ormai questa frase… ) quindi grazie!
Al prossimo venerdì, stay tuned!
White
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