Il Talismano di Persefone

di Lyris
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Avvertenze tragicomiche ***
Capitolo 2: *** Prologo ***
Capitolo 3: *** Capitolo Uno (1° parte) ***
Capitolo 4: *** Capitolo Uno (2° parte) ***
Capitolo 5: *** Capitolo Due ***
Capitolo 6: *** Capitolo Tre ***
Capitolo 7: *** Capitolo Quattro ***
Capitolo 8: *** Capitolo Cinque ***
Capitolo 9: *** Capitolo Sei ***



Capitolo 1
*** Avvertenze tragicomiche ***


AVVERTENZE TRAGICOMICHE

 

LE DEVI LEGGERE

 

LEGGILE!

 

ORA!!

 

Tanto per complicarmi la vita ho deciso di accantonare l'idea di una normalissima storia e, appunto, complicarmi la vita (anche scrivendo queste avvertenze):

Questa è una game story ovvero, tu non sei il protagonista ma puoi scegliere il corso degli eventi che leggi fra due diverse azioni.

Essendo appunto una game story, non ti conviene leggere i capitoli nell'ordine ma seguire le mie indicazioni, a meno che tu non voglia confonderti le idee da

sol@ :).

Quindi non venirti a lamentare che "non ci hai avvertiti" e "non va bene" o "basta in questa storia non si capisce nulla!".

Capito? :)

Leggete in pace.

L'autrice.

 

ESEMPI PER CHI NON AVESSE CAPITO:

CAPITOLO 1

ARTURO CORREVA CONTENTO. AD UN TRATTO SBATTE' CONTRO A UN MURO E CADDE A TERRA. SANGUINAVA COME UNA FONTANA.

 

SE VUOI CHE QUALCUNO CHIAMI L'AMBULANZA VAI AL 2° CAPITOLO, SE INVECE VUOI FARLO CREPARE CON GLI AUGURI DELL'AUTRICE VAI AL 3° CAPITOLO.

 

Se non hai ancora capito tutto ti sarà più chiaro leggendo, quindi che aspetti?

Leggete in pace

L'autrice, ovvero Lyris

 

PS: Una piccola recensione è sempre gradita :)

PPS: Naturalmente i personaggi della storia non mi appartengono e bla bla bla

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Capitolo 2
*** Prologo ***


PROLOGO

 

Castello Paradizo era sempre stato uno dei riferimenti archeologici più famosi al mondo. Era il frutto della volontà di un parente lontano di un re francese, che aveva fondato quel simbolo architettonico che ormai da più di due secoli sorgeva sul quel colle e dominava la campagna intorno. Comprato e rivenduto nel corso degli anni, era arrivato nelle mani dell'attuale proprietario, che ne aveva rinnovato gli interni ed applicato i più avanzati sistemi di sicurezza, inviolabili in alcun modo.

Era luogo dell'unione tra l'antico e il moderno, e da sempre attirava turisti da ogni parte del mondo, che speravano di ammirare un panorama decisamente unico.

Il ventotto gennaio 2013 una Porsche nera parcheggiò davanti al castello. La ragazza che ne uscì non poteva avere più di sedici anni, considerata la sua altezza. Si incamminò frettolosamente verso l'ingresso del castello, i capelli biondi e ondulati che si muovevano al vento. Si fermò di colpo davanti al portone e posò la mano sul rettangolo bianco che sporgeva dal legno del portone. Questo si spalancò, rivelando l'ingresso in stile francese dell'ottocento, dove primeggiava il colore rosso e blu degli arazzi appesi alle pareti della sala. Non soffermandosi sulle decorazioni, la ragazza bionda salì le scale che conducevano in un'altra stanza, più piccola dell'ingresso. Era illuminata da una luce fioca, proveniente dallo schermo di un computer acceso. La ragazza si avvicinò al computer e digitò un codice d'accesso. Con il mouse cliccò su un file e apparve una schermata di caricamento. Dopo qualche minuto il file si aprì, rivelandone i dati. Sul viso della ragazza si aprì un sorriso di vittoria.

 

Artemis Fowl II entrò nel bar “Scacciapensieri” che dava sulla via principale della città di Londra, seguito dalla fedele guardia del corpo. Era atterrato con il suo jet privato circa due ore prima, per incontrare la persona che l'aveva invitato in quella piovosa città. Leale osservò insospettito l'interno: qualche anno prima John Spiro gli aveva teso un'imboscata in un luogo simile e aveva rischiato per un soffio di morire. Di certo non voleva ripetere l'esperienza. Artemis individuò il tavolo dove era seduto il suo corrispondente. Leale si trattenne dal sobbalzare. Conosceva quell'uomo: era uno degli maggiori esponenti della mafia inglese. Cosa vuoi fare Artemis?, sebbene si fidasse del ragazzo, il più delle volte lo aveva infilato in guai che per poco non lo avevano ucciso. Lentamente si avvicinò, osservandolo. Sebbene fosse seduto, si notava la sua altezza. I capelli biondi, che tendevano al grigio incorniciavano un viso pallido dai zigomi marcati. Una benda nera copriva l'orbita vuota dell'occhio destro, dando un aria ancora più tetra. L'uomo puntò il suo occhio sano sul ragazzo. Artemis avanzò verso il tavolo, esibendo un sorriso mentre aspettava pazientemente che l'uomo si alzasse per stringergli la mano.

-Tu saresti... il signor Fowl?- chiese l'uomo, mentre osservava l'interlocutore sedersi, dopo aver ricambiato il saluto. Dal suo tono traspariva del sarcasmo.

-E lei è Mr... Unknow - rispose Artemis, senza smettere di sorridere. L'uomo gli scoccò un'occhiata ammonitrice.

-Perché mi ha chiamato?- chiese Mr Unknow. Artemis sorrise.

-Voglio troncare i rapporti commerciali che la mia famiglia ha con lei, Mr Unknow.

-Ne è sicuro?- chiese Mr Unkonw, guardando di sbieco il ragazzo di fronte a lui.

-Perché non dovrei esserlo?- chiese Artemis, smettendo di sorridere.

-Perché potresti... essere ancora utile.

-Non sono interessato - ribatté Artemis. Questa volta fu Mr Unknow a sorridere.

-Nemmeno per il “Capo dorato?”- chiese Mr Unkonw. Artemis impallidì. La mafia inglese voleva fare un colpo al British Museum? Il Capo dorato era conservato lì, in una teca di vetro anti-proiettile, protetto da ultrasensori e altre tecnologie avanzatissime. Perfino la targhetta che recava il nome dell'opera e dell'artista francese, Mounsier Johan Anthoin Carter Poileiller Mario Lopéz, era munita di un infallibile riconoscimento di impronte. Tutto questo per la mezza tonnellata d'oro che costituiva quell'opera, a forma di testa, che simboleggiava dell'intelligenza e la furbizia.

- Non... sono un ladro su ordinazione- disse Artemis, arricciando leggermente il naso e socchiudendo gli occhi spaiati, per scrutare attentamente l'espressione indecifrabile dell'uomo. Mr Unkonw sorrise di nuovo.

-Non dovrai rubarlo, infatti. A quello ci penseremo noi. Tu dovrai solo... “ritoccare” i sistemi di sicurezza- disse l'uomo. Solo questo? Pensò Artemis, un lavoretto breve, l'ultimo lavoro...

-Naturalmente fonderemo l'opera e riceverai metà dell'oro...- continuò l'uomo. Ho promesso a mio padre che non avrei più rubato... pensò il ragazzo, ma è così allettante... ho promesso... ma è semplice, veloce...l'ultimo.... Artemis sentì la mano di Leale sulla spalla. Non accettare, non accettare, implorò mentalmente Domovoi. Artemis si alzò e chiuse gli occhi per un secondo.

-Accetto- disse il ragazzo, tendendo la mano a Mr Unkonw.

-Sapevo che avresti accettato, sei una ragazzo sveglio. L'uomo sorrise.

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Capitolo 3
*** Capitolo Uno (1° parte) ***


Artemis ricontrollò per l'ultima volta la piantina del British Museum dov'era segnato il percorso che avrebbe dovuto seguire. Gliela avevano data qualche ora prima, insieme al foglio che conteneva le istruzioni su quello che doveva

fare. Che metodi antiquati... pensò Artemis,mentre prendeva un oggetto a forma di cubo appoggiato accanto a se. Leale gettò un'occhiata all'ingresso del museo. Perché non succede niente? si chiese. Batté nervosamente le dita sul volante dell'auto nera dai finestrini oscurati, nella quale aspettavano da più di mezz'ora. D'un tratto un luccichio dall'interno del museo catturò la loro attenzione.

-E' il segnale- sussurrò il ragazzo, scendendo dall'auto. Leale annuì nel buio e scese anche lui. Artemis portò il cubo vicino alla bocca e sussurrò una frase. Il cubo si aprì, rivelandone la tecnologia avanzata di cui disponeva. Dopotutto il Cubo era una fusione tra la tecnologia degli Umani e del Popolo. Il ragazzo digitò un codice di accesso e iniziò a penetrare nella rete di sicurezza del museo. Una finestra di caricamento si aprì sul piccolo schermo. Il completamente venne annunciato da una leggera vibrazione. Artemis sorrise.

-Possiamo entrare-. Leale annuì contrariato, affiancando il ragazzo nella sua entrata al British Museum.

Anche se era al buio, il museo conservava la sua bellezza e maestosità. Il marmo del pavimento sembrava brillare alla luce della Luna. Artemis gettò un'occhiata all'ufficio della sicurezza. Nessuna luce era accesa. Il museo era completamente vuoto. Mr Unkonw e i suoi complici avevano fatto un buon lavoro.

 

Mr Unkonw si portò distrattamente la mano all'occhio bendato. Sebbene fossero passati tre anni da quando l'aveva perso non si era ancora abituato. Puntò il suo unico occhio verso l'ingresso.

-Fowl è entrato- avvertì una voce resa disturbata dall'apparecchio di comunicazione che teneva allacciato al polso.

-Chiamala- rispose. L'uomo sorrise, rivelando un dente d'oro.

-E ora a noi due, Artemide-

 

Leale si guardò intorno con sospetto. Avvertiva una presenza ma non la vedeva. Ci stanno spiando...

-30 per cento- sussurrò Artemis al microfono che aveva installato nel polso. La schermata era piena di dati, numeri e file aperti. La barra verde si vedeva appena, in contrasto con il contenitore rosso nel quale scorreva.

Leale uscì dall'ufficio cercando di cogliere un minimo segno di vita nel museo buio. Sentiva che c'era qualcuno a spiarli, quell'odiosa sensazione di essere osservato non gli piaceva affatto.

-C'è qualcuno- mormorò Domovoi ad Artemis.

-Vai a controllare- rispose a bassa voce, mentre apriva l'ennesimo programma -35 per cento.

-Artemis... sei sicuro...?- chiese Leale, con un soffio. Il suo datore di lavoro staccò lo sguardo dal computer.

-Mi manca, Leale. Non dobbiamo fallire- sussurrò Artemis. Leale distolse lo sguardo dal ragazzo. Non voleva che diventasse come prima, non come cinque anni prima, quando aveva venduto il lemure agli Estinzionisti.

-60 per cento- ormai la la barra rossa si era tinta per più della metà di verde.

Leale iniziò l'ispezione. Camminò velocemente per l'ingresso del museo. Devo trovarlo, dov'è? Maledizione, dov'è?

Sentì distintamente un respiro dietro una statua, a una decina di metri di distanza. Un passo, e aveva già coperto un metro.

93 per cento

Un altro passo.

94 per cento

Ora riusciva a sentire il respiro mozzato della persona nascosta.

95 per cento

Mancava poco alla statua che lo nascondeva.

96 per cento

Avvicinandosi notava sempre più particolari di quell'opera moderna: una statua bianca di Apollo, costellata da sei grandi buchi neri. Nei buchi si intravedevano statuette di altri dei minori.

97 per cento

Mancavano solo tre metri, e avrebbe potuto scoprire chi era. Doveva fare piano o sarebbe scappato.

98 per cento

Posò la sua mano sulla statua immacolata.

99 per cento

Mancava poco...

-100 per cento, operazione completata-

Un attimo dopo, il silenzio fu rotto dal suono delle sirene della polizia

 

Mr Unkown sentì il suono delle sirene come una melodia divina, venuta a portargli il suo più grande sogno servito su un piatto d'argento. Rise, lasciandosi alle spalle la tensione che si era accumulata in quei anni.

-Finalmente è giunta la mia vendetta, Artemide, ora sarai tu a restare dietro le sbarre, stupido moccioso!- e con un unico fluido movimento si tolse la maschera che gli nascondeva il vero volto. Quello di John Spiro.

 

-D'Arvit!- imprecò ad alta voce Domovoi. Corse fino all'ufficio della sicurezza e si caricò Artemis sulla spalla.

-Maledizione, una trappola!- disse Artemis con rabbia. In due secondi furono sulla soglia dell'ingresso.

-Ti conviene fermarti se non vuoi ricevere una pallottola in fronte, e stavolta ti assicuro che non ci sarà il tuo amichetto a salvarti- un' ombra bloccò la corsa disperata di Leale. La guardia del corpo impallidì di fronte alla persona che gli puntava un nove millimetri sul viso.

-Leale, fammi scendere- sussurrò Artemis, un brutto presentimento che gli attanagliava lo stomaco.

-Si, Leale, fallo scendere- disse John Spiro, mostrando i due denti d'oro.

Leale non rispose, né fece scendere il suo protetto. Strinse le labbra, cercando una via d'uscita. Ma di solito, quello che risolveva le situazioni era Artemis, che in quel momento si agitava debolmente per scivolare dalla spalla della guardia del corpo.

-Spiro, ci sei tu dietro tutto questo, vero? Avrei dovuto capirlo subito...- disse sorridendo mestamente l'irlandese, dalla sua postazione elevata.

-Ci sei arrivato finalmente, eh? Ti credevo più intelligente, Artemide- rispose sprezzante Spiro.

-Avrei dovuto intuirlo prima, in effetti- gli diede ragione il ragazzo -come hai fatto a fuggire dal carcere? Credevo ti avessero messo sotto stretta sorveglianza-. A quella frase Spiro rise di gusto.

-Ho agganci ovunque, moccioso- fu la sua risposta. Durante il breve scambio di battute la mante di Artemis aveva galoppato, in cerca di una via d'uscita. La polizia londinese si stava avvicinando sempre di più, ormai avrebbero dovuto solo svoltare e si sarebbero ritrovati sotto l'imponente facciata del museo.

-Hai ucciso MacBurry?- chiese Artemis all'improvviso. Udì un lamento da parte di Leale. Sbrigati a trovare una soluzione, il tempo stringe. John Spiro rise di nuovo, i denti d'oro che brillavano alla tenue luce dei lampioni inglesi.

-E farmi nemica la mafia inglese?- disse l'uomo -sei solo uno stupido moccioso a cui dare una lezione...

-Cos'è successo al tuo occhio, allora?- chiese l'irlandese, interrompendolo. Invece di arrabbiarsi, Spiro sorrise: -Sbaglio o stai cercando di trattenermi? Sai, con tutto l'aiuto che ho dato, Scotland Yard ha deciso di ripulirmi la fedina penale... con l'aiutino di qualche migliaio di sterline...-.

Le auto della polizia si fermarono di botto di fronte al museo. Le sirene si spensero, dando spazio al rumore delle portiere che sbattevano e la corsa dei poliziotti armati. Nella stanza, la temperatura sembrò scendere di qualche grado.

-Mi sa tanto che mi conviene andare, sapete? E' stata una chiacchierata piacevole, Artemide- disse l'uomo, e gongolando al pensiero della sua dolce vendetta, li lasciò soli a fronteggiare uno squadrone di cinquanta uomini armati fino ai denti.

John Spiro aveva ideato un piano perfetto, almeno secondo i suoi criteri. Grazie ai suoi molti contatti (ovvero tante guardie a cui piacevano le mazzette) era uscito di carcere illeso e felice, dopo sole due settimane di reclusione, in una cella di isolamento del carcere di massima sicurezza. Solo dopo due microsecondi si era accorto di essere stato circondato da una dozzina di uomini, ognuno armato di pistola e giubbotto anti-proiettili. E quella situazione non gli era piaciuta per niente. Quello che sembrava il capo si era fatto avanti, accarezzando la sua barbetta. L'aveva squadrato per cinque minuti buoni, ignorando gli ostentati sorrisi che gli rifilava Spiro. Era stato allora che aveva parlato, con un pesante accento russo:- Se porti Fowl in cella, ti prendiamo solo l'occhio-. Spiro aveva sgranato gli occhi, cercando di formare qualche frase sensata per declinare gentilmente l'offerta e andarsene via da lì, purtroppo un altro barbuto gentiluomo lo aveva preso per i capelli e spinto contro il muro, sotto gli occhi divertiti del capo.

-Va bene, va bene- aveva goffamente sussurrato quando si era sentito una pistola premere contro la tempia. Così aveva accettato il contratto, e il capo barbuto aveva iniziato a infervorarsi nel discorso, mentre gli spiegava i motivi per cui voleva metterlo in carcere. A quanto pareva il moccioso aveva distrutto il suo covo segreto per poter riprendersi il padre, o qualcosa del genere, solo lui era sopravvissuto all'esplosione (qui Spiro si era leggermente rattristato) e si era poi trascinato verso la salvezza (qui aveva iniziato ad avere seri dubbi riguardo l'autenticità della storia), dopo aver cercato di salvare i suoi compagni, invano (qui aveva confermato i suoi dubbi). John Spiro sarebbe stato felicemente d'accordo con Artemis Fowl, se solo non l'avesse mandato in carcere (e se solo avesse ucciso tolto di mezzo quel brutale assassino togli occhi simpatico mafioso russo).

Dopo aver donato gentilmente il suo riscatto (l'occhio) aveva iniziato ad attuare il piano. Che a quanto pareva aveva funzionato alla perfezione.

 

Leale si trovò di fronte cinquanta poliziotti armati. Ok, era una guardia del corpo, sapeva come difendere il suo protetto, ma anche di fronte a quel numero di nemici la mente andò in tilt. Chi li aveva fatto fare quell'inutile impresa? Dovette scuotere la testa per evitare di rispondersi “Artemis”. Un poliziotto si avvicinò con calma a Leale.

-Metti giù il ragazzo- disse con calma. Il viso della guardia si illuminò: quel tizio gli aveva appena dato un'idea degna di Artemis.

-Leale, posami a terra, distraggo le guardie mentre tu...-iniziò a dire il ragazzo, cercando di attuare quell'uscita che aveva in mente. La diabolica risata di Spiro gli rimbombava ancora nella mente.

-Zitto, moccioso!- sbraitò Leale.

-Calmati e metti giù l'ostaggio!- il poliziotto alzò un poco la voce, mantenendo sempre la calma. Artemis impallidì. Che diavolo aveva in mente? Poi capì. Oh, no, Leale non farlo... pregò mentalmente. Leale lo mise supino a terra, e alzo le mani, portandole dietro la testa.

-Scusa. Saluta Julia- sussurrò, prima che il poliziotto gli prendesse i polsi e lo ammanettasse.

-Lei è in arresto per il tentato furto e omicidio. Ha diritto ad un avvocato, se non può permetterselo gliene sarà assegnato uno d'ufficio. Ogni parola potrà essere usata contro di lei- disse il poliziotto mentre ammanettava Leale. Artemis quasi non sentì il poliziotto che gli offriva gentilmente una coperta, mentre gli chiedeva il nome e la casa dove abitava.

-Ha capito bene i suoi diritti?- Leale annuì.

 

Casa Fowl, dopo qualche ora

Angeline Fowl stava sognando di giocare a Monopoli sulla ruota panoramica di Londra, quando il campanello di Casa Fowl la svegliò di soprassalto, chiedendosi chi avrebbe dovuto bussare all'una di notte alla sua casa. Ancora addormentata si era infilata la vestaglia, rabbrividendo per il freddo. Scese le scale in punta di piedi, per non svegliare i gemelli. Aprendo la porta si ritrovò davanti tre poliziotti e Artemis, che la guardava con tristezza.

-Artemis, cosa... come...perché stai con i poliziotti? Dove sei stato? E Leale? COSA HAI FATTO?- Angeline iniziò una serie di domande facendo scorerre lo sguardo dal figlio ai poliziotti.

-Signora, suo figlio è stato appena usato come ostaggio, le consiglio di mantenere la calma...- il poliziotto iniziò a parlare, mentre dava delle spintarelle al ragazzo per farlo entrare nella casa. Artemis fece una smorfia ed entrò, cercando con lo sguardo la fidata guardia del corpo, anche se sapeva che in quel momento era chiusa in prigione, in Inghilterra.

-LEI NON HA IL DIRITTO...- le voci degli agenti e della madre si sentivano fin dal salotto.

-E NATURALMENTE VOI LO AVETE PORTANDO QUI PENSANDO DI POTER... MA CHI SI CREDE DI ESSERE LEI?- la signora Fowl sbatté la porta e si incamminò velocemente verso il salotto, raggiungendo il figlio.

-Artemis, spiegati- disse gelida. Il figlio non poté che dire la verità.


POST-IT DELL'AUTRICE
Rieccomi!!! Erano venute
circa 12 pagine quindi ho
diviso il capitolo... dovrete
aspettare fino a giovedì
(o venerdì). Lì potrete
finalmente scegliere!!

Vorrei ringraziare artemide98 che mi ha messo tra gli autori preferiti (^w^ ho una fan (e per me è tanto)) e mi ha commentato tutte le storie, torak che mi ha recensito tutti e due capitoli, dolcemary che l'ha messa tra le seguite, SpinellaTappo98 perché mi ha perfino mandato una mail-recensione (ti stimo sorella!) e Geronimo1829 (vi consiglio di andare a leggere le sue storie), perché mi ha recensito i capitoli ed è mio amico sia qui che nella realtà.

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Capitolo 4
*** Capitolo Uno (2° parte) ***


Cantuccio, Mondo di sotto

Spinella Tappo azionò le ali, per iniziare l'esercitazione. Non ne poteva più, erano mesi che si esercitavano, temendo di “aver a che fare con disordini pubblici” aveva detto il suo superiore. Sparò all' ologramma di un goblin e si scostò i capelli ramati, tagliati a spazzola. Il casco iniziava a farle prudere le orecchie. L'elfa mirò ad un altro goblin elettronico, facendolo scomparire con un guizzo. Che divertimento, pensò sarcastica. Solo perché erano stati “rapiti, e forse non erano gli unici obbiettivi del criminale”, Grana si era messo in testa di iniziare un'esercitazione. Che poi, naturalmente, erano diventate cinque, dieci, venti, e chi le contava più. Spinella sbuffò. Possibile che deve essere così fastidioso quando sta dietro la scrivania? Pensò, mentre planava dolcemente a terra.

-Ehi, Gran, vuoi farmi fare la muffa, qua sotto?- gli urlò dietro, appena lo vide. “Hai corso troppi pericoli. Ti diminuisco le uscite alla superficie solo per missioni strettamente essenziali, capitano Tappo” le aveva detto. L'elfa si era rabbuiata, rispondendogli che sapeva badare a se stessa, non aveva bisogno di protezione. Grana le aveva sorriso tristemente. Spinella si era girata ed era uscita, “scordati di domani sera, Algonzo”, aveva detto, prima di uscire. Avrebbe voluto vedere la sua faccia. Una piccola vendetta, che non valeva nulla a confronto della limitazione.

Batté il cinque ad un Cicca Verbil sorridente, mentre guardava divertita il “suo superiore” arrossire.

-Ti ho detto di non chiamarmi così- sibilò. Prima che l'elfa potesse rispondere una chiamata suonò nell'elmetto della LEP. La faccia di Polledro apparì nello schermo.

-Che succede?- chiese stancamente, sperando che quel messaggio non fosse un altro falso allarme.

-Ne sono spariti dieci. Tutti in un colpo...- sussurrò, impallidendo, il centauro.

 

Dublino, Irlanda

Minerva Paradizo guardò l'orologio sbuffando.

-Non potremmo andare più veloci? Ho fretta- disse all'autista della lamborghini nera, che sfrecciava veloce per le vie di Dublino.

-Il traffico non è controllato da noi, signorina- rispose divertito il ragazzo alla guida. Minerva gettò un'occhiata allo specchietto retrovisore, incrociando gli occhi verdi dell'autista. Arrossendo distolse lo sguardo. Maledisse per l'ennesima volta suo padre. Era lui che l'aveva costretta ad assumere quel diciottenne come autista. Che per altro doveva essere “giovane, simpatico e... piacente, non puoi sempre essere così introversa verso gli altri ragazzi, Minerva, hai sedici anni!”. Sbuffò di nuovo, guardando i palazzi di Dublino diradarsi, mano mano che procedevano verso la campagna.

Dopo una ventina di minuti parcheggiò di fronte alla villa dei Fowl. Velocemente, Minerva aprì la portiera e scese dalla macchina. Non aveva avvertito Artemis del suo arrivo. Ma dopotutto non lo faceva mai quando lo andava a trovare. Suonò il campanello e le fu aperta la porta. Sulla soglia la guardava sorpreso il padre di Artemis.

-Minerva, cosa ci fai qui?- chiese. La francese si trattenne dal rispondere “scusi, chi altri potrei andare a trovare oltre ad Artemis??”, e disse semplicemente: -Devo parlare con suo figlio.

-Minerva cara, entra!- la signora Fowl comparve sulla soglia della casa, sorridendole. Aveva subito preso in simpatia la ragazza bionda, sperando che il figlio avesse contatti con altri umani (e soprattutto ragazze), oltre che con elfi, centauri e nani (una delle creature del Popolo che le stavano più antipatiche). Minerva entrò, scorgendo Artemis seduto con i gemelli nel salotto. Cercava di istruirli sul francese (la lezione del giorno era: come rivolgersi a un mercante) con poco successo.

Appena la vide le sorrise, chiedendo con gli occhi spaiati cosa era successo, così importante da piombargli dentro casa. Cosa che d'altronde faceva ormai da un anno. Artemis si ricordò improvvisamente della volta in cui era venuto a trovarlo dopo aver salvato Atlantide da Raponzo Tubero. Era stato decisamente un brutto momento...

 

-TU!- strillò Minerva nella sua direzione, additandolo minacciosa con il dito. Si avvicinò velocemente, quasi correndo. Artemis vide arrivare verso di lui una furia bionda. Sebbene fosse più bassa di lui di qualche centimetro, era incredibilmente minacciosa e inquietante. Si trattene a stento dal chiamare la sua fidata guardia del corpo.

-Ehm, ciao Minerva! Come... stai?- disse con un leggero tremolio nella voce che tradiva l'ostentato sorriso.

-Stupido genio da quattro soldi!- gli urlò contro la ragazza afferrandolo per la cravatta e avvicinandolo a se con uno strattone -dopo tutto questo tempo... osi dirmi “Ciao Minerva”???? Ma chi diavolo ti credi di essere cretino di un Fowl?!- continuò a insultarlo Minerva. I loro volti a pochi centimetri l'uno dall'altro. Artemis arrossì leggermente. Ah, odiosi ormoni della pubertà.

Soltanto allora la ragazza sembrò accorgersi della vicinanza. Le guance pallide si colorarono un poco, mentre si voltava per nascondersi da Artemis.

-Minerva, io...- cominciò l'irlandese. Non fece in tempo a finire la frase che Minerva si girò verso di lui e l'abbracciò. Artemis si irrigidì: non era abituato a quel tipo di contatto.

-Sei uno stupido! Ti rendi conto di cosa ho provato? E se fossi rimasto ucciso?- chiese la francese, la voce leggermente incrinata, sul bilico tra una crisi isterica e un pianto -quattro anni, ti ho aspettato, e tu te ne esci con un “Ciao” ???- si staccò da lui, i suoi erano lucidi.

-Miner...- ritentò di dialogare tranquillamente il ragazzo, sperando di non vedere un altro sbalzo d'umore da parte della ragazza. Non terminò la frase che sentì un bruciore alla guancia. Si portò una mano alla guancia: Minerva gli aveva dato uno schiaffo. Per un attimo gli venne in mente Spinella, quando gli aveva dato un pugno sul suo viso da dodicenne. Mi sa che avevano scambiato il suo viso per un sacco da boxe.

-Ci rivediamo, Fowl, e vedi di inventare scuse migliori, credi che avrei creduto che fossi malato? Vedi di farti perdonare- disse gelida la bionda. Delle lacrime, nessuna traccia. Detto questo si voltò e si avviò a testa alta verso l'auto nera che l'aspettava davanti all'ingresso, lasciando uno stuccato Artemis, piantato sulla soglia dello studio.

Ma che diavolo...?

-Artemis, eccoti!- esclamò Leale, entrando nello studio -ma che hai fatto alla guancia? E' tutta rossa!- chiese incuriosito.

-...femmine...- borbottò il suo protetto, facendo sorridere la guardia del corpo.

-Ti avevo avvertito che aveva carattere- disse Domovoi, ammiccando.

Le donne (di qualsiasi specie): chi le capisce è un genio.

 

-E' successo qualcosa?- chiese preoccupato il ragazzo, mentre osservava la francese sedersi sulla poltrona di fronte a lui.

-Non posso essere venuta per una visita di piacere?- chiese ironica, mentre lanciava occhiate oblique ai gemelli Fowl. Non le erano mai piaciuti quei marmocchi... forse perché le ricordavano troppo Beau.

-Andate da papà, ragazzi- disse l'irlandese, spingendo un poco Myles e Beckett verso la cucina. Quando sparirono oltre la soglia e si fu accertata che non sentissero, Minerva disse:- Mi hanno rubato una cosa. Artemis si trattenne dall'alzare gli occhi al cielo, aspettando pazientemente che la ragazza parlasse.

-Dammi Il Libro, sbrigati- disse impaziente.

-Come lo hai avuto?- chiese Artemis -i demoni non hanno...

-Non sei l'unico hacker al mondo, Artemis- fu la risposta della francese -dammelo.

Il ragazzo prese un blocco di fogli dal tavolino e glieli porse. Minerva sfogliò le pagine fino a trovare i versi che le interessavano.

-Guarda qui- disse -Il luogo, ove del giorno il lume / illumina per metà anno solo tenero barlume / Nella fredda selva oscura del nord, il sottile lamento / protegge la magia che muta nel tempo.

-E quindi?

-Artemis, non capisci? Questi versi...

-...sono senza alcun senso, come molti altri in quel Libro- concluse Artemis. Minerva scosse la testa, e disse:-E se ti dicessi che ho trovato “la magia che muta nel tempo”?

Qualche minuto fa, Base della LEP, Cantuccio, Mondo di sotto

Lo specchio del bagno rimandò l'immagine di uno spiritello, la faccia verdastra, con qualche vecchia cicatrice qua e là, ma piacevole da guardare. O almeno, era quello che pensava quello che si stava specchiando. Cicca Verbil sorrise, e l'immagine dello specchio fece lo imitò. Sono proprio bello, pensò.

-Cicca Verbil?- chiese una voce. L'interpellato si voltò di scatto, trovandosi di fronte alla creatura più bella che avesse mai visto. Era una folletta, i capelli neri che le ricadevano morbidi sulle spalle. Lo guardò negli occhi.

-Sei Cicca?- chiese ancora, la sua voce era angelica, irresistibile.

-Ehm, bhè, s-s-si, io...- balbettò lo spiritello, ammaliato dalla creatura che aveva davanti. La follletta si avvicinò, eliminando per un attimo il contatto visuale che aveva con Verbil, che per un istante fu abbastanza lucido da formulare un pensiero: Cosa ci fa una folletta nel bagno degli uomini della LEP? La creatura sorrise, e un istante dopo sollevò la mano. Cicca la guardò intontito, allungando la sua. Un secondo dopo la folletta lo tramortì con un colpo al collo. Sorrise con cattiveria, e si caricò il corpo incosciente in spalla.

 

Ora, Casa Fowl, Irlanda

-Dimmi tutto- la esortò Artemis, dopo essersi ripreso dalla sorpresa. Possibile che gli fosse sfuggito? Proprio a lui, che era un genio? Scacciò quei pensieri dalla mente. Era un umano, poteva sbagliare.

-Ho fatto delle ricerche- iniziò Minerva -innanzi tutto, il primi versi, Il luogo, ove del giorno il Lume e illumina per metà anno solo tenero barlume, il luogo dov'era nascosta la magia era un posto che per metà anno è illuminato solo dalla luce del Lume del giorno. Probabilmente era il Sole, mi sono detta. Per metà anno il Sole illuminava questa selva, questo bosco. Non può essere che dei Paesi del nord, come dicono anche i versi: nella fredda selva oscura del nord. Ci sono pochi posti dove il Sole illumina la Terra per metà anno. Sicuramente non era il Polo Nord, visto che lì non ci sono boschi. Non rimaneva che la Finlandia, la Norvegia o la Svezia. Ho pensato che fosse più probabile la Norvegia, essendo la più a nord- Minerva prese fiato, cercando di interpretare l'espressione impassibile del ragazzo, poi continuò:- Nella Norvegia ci sono più che altro foreste di aghifogli. Il punto era trovare la foresta giustae il punto esatto. Così mi sono soffermata sul terzo verso: Nella fredda selva oscura del nord, il sottile lamento. La poesia parla di un lamento, che protegge la magia. Pensavo fosse legato ad un mito del luogo. Non ho trovato nulla riguardo ad un lamento, o anche ad un rumore che il vento crea tra le fronde degli alberi. Così ho controllato nel Libro, cercando qualche leggenda legata a quei luoghi- Minerva si agitò nervosamente sulla sedia, cercando un segno da parte di Artemis, che disse:- E quindi?

-E quindi l'ho trovata. Guarda qui: La donna del diavolo negli inferi portata / la frutta della morte lei ha mangiato / il signore dei morti la imprigionò nel terreno / per tenerla con sé metà anno. E' chiaramente la leggenda di Persefone. Qui poi dice che la madre, Demetra, andò dal fratello del Signore dei morti per parlargli... il resto lo sai. La cosa importante è che Persefone creò un manufatto capace di farle mutare forma, per fuggire dagli inferi e dal marito. Dice inoltre che Persefone era della stessa razza del marito, ovvero il diavolo. Persefone era una diavolessa, una diavolessa con i poteri! Era uno stregone, e fu imprigionata negli inferi, e precisamente in Norvegia. Può uscire dalla sua prigione solo per sei mesi, per questo, secondo la leggenda, è estate. Per il resto dell'anno si lamenta... proteggendo il suo prezioso tesoro.

-Aspetta, quindi Persefone, una diavolessa stregone, ha creato un manufatto capace di far mutare forma a chi lo possiede? E lo protegge per sei mesi negli inferi, aspettando di uscire per il resto dell'anno?- chiese scettico il ragazzo.

-Si! Artemis, devi crederci!- esclamò Minerva.

-Minerva, è una leggenda.

-Ma io l'ho trovato, maledizione- la francese alzò la voce, esasperata. Artemis alzò un sopracciglio. La ragazza frugò nella borsa e prese una foto, mostrandogliela. Eccolo, io ho trovato il manufatto. Ci sono voluti tre mesi, ma alla fine l'ho trovato.

-Allora dammelo, voglio testarlo...- disse il ragazzo. Minerva abbassò lo sguardo.

-Veramente mi è stato rubato... è per questo che sono venuta qui...

Artemis la guardò basito. Come aveva potuto farselo rubare, con tutte le misure di sicurezza che aveva la sua casa?

-Non lo so.. probabilmente era una creatura del popolo.

Fu allora che il trasmettitore del Popolo di Artemis squillò, facendo sobbalzare la francese. Il ragazzo guardò il messaggio, chiedendosi se potesse ogni tanto avere un po' di pace: Arty, sto arrivando.

 

Cantuccio, Mondo di sotto

Spinella inviò il messaggio ad Artemis mentre era già sulla navetta. Non poteva che chiedergli aiuto, visto che perfino Cicca Verbil era stato rapito. Grana le aveva dato il permesso di uscire in superficie, per chiamare il “Fangosetto, nonostante sia antipatico abbiamo purtroppo bisogno di lui e della sua... insulsa intelligenza” come lo aveva definito il comandante. Spinella sbuffò, mentre azionava i comandi e partiva a razzo per arrivare in superficie.

Dopo qualche minuto, correva verso la casa dei Fowl. Non voleva incontrare i genitori del Fangoso, così azionò le ali ed entrò dalla finestra. Ad aspettarlo nel soggiorno c'erano un impaziente Artemis e una contrariata Minerva. Spinella salutò frettolosamente l'amico, cercando di non degnare di uno sguardo la francese.

-Allora?- chiese Artemis. Spinella alzò un sopracciglio.

-Non posso essere venuta qui per una visita di piacere?- chiese. Lui alzò gli occhi al cielo.

-Di solito ti azzardi a salire in superficie solo per missioni urgenti o essenziali, come ti ha imposto il comandante Algonzo, si Spinella, lo so che dovrei smettere di hakerare i computer del Popolo, non fare quella faccia. Inoltre mi chiami Arty solo quando la situazione è particolarmente disperata. Allora, che è successo? Opal è scappata?- Artemis finì il suo monologo, che venne subito liquidato da un gesto della mano dell'elfa.

-No, è ancora in carcere. A proposito, dov'è Leale?- chiese, cercandosi intorno. Anche se l'avesse visto benissimo vista la sua stazza un poco... enorme. Artemis abbassò gli occhi e disse:- Poi ti spiego, dimmi tutto.

-Ci servi, e servi perfino a Grana- cominciò Spinella.

-Vai dritta al punto- la incitò il ragazzo.

-Una creatura del Popolo sta rapendo i suoi simili

Se vuoi che Artemis avverta il Popolo del medaglione, prosegui fino al Capitolo 2, se invece vuoi che rimanga un segreto tra Minerva e l'irlandese (e le guardie del corpo della francese), vai al Capitolo 3


POST-IT DELL'AUTRICE
Eccomi <3
Alooora, non so bene
quando posterò il 2°
capitolo (con la scuola
non ho più tanto tempo
libero...) 
Spero comunque di
riuscire ad aggiornare
presto!
Ps: non sapevo che
reazione far fare a
Minerva, ma l'idea
di farle afferare la
cravatta di Artemis
(stile "Scusa se ti
amo") mi piaceva
troppo xD

 

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Capitolo 5
*** Capitolo Due ***


Casa Fowl

-Che cosa?!- esclamò sorpresa Minerva, con gli occhi sgranati.

-Sono stati rapiti...- rispose Spinella, spazientita.

-Ho capito- la bloccò la ragazza -ma non dovreste avere avanzatissimi sistemi di sicurezza?

Spinella sbuffò. Odiava quando quella Fangosetta aveva ragione.

-Lo sappiamo, le telecamere non riescono a rilevarlo!- disse l'elfa -Polledro dice che

non è possibile che il rapitore si sia infiltrato nelle telecamere della LEP visto che...

-..che sono l'ultimo modello fornito di un laser che distruggono qualsiasi congegno estraneo alla macchina- completò Artemis, sotto lo sguardo accusatorio di Spinella.

-Questi progetti dovrebbero essere segreti- disse l'elfa.

-Non per me- ribatté il ragazzo -piuttosto, mi devi dire qualcos'altro, se non erro.

Spinella alzò gli occhi spaiati al cielo.

-Polledro dice che potrebbe essere un infiltrato della LEP, un poliziotto corrotto, forse è stato affascinato...- iniziò il Capitano Tappo.

-No, non è stato affascinato- la bloccò Minerva, ignorando l'occhiataccia che le gettò l'elfa.

-Allora perché sfugge ai nostri “avanzatissimi sistemi di sicurezza”?

-Perché...- Minervà si immobilizzò, guardando davanti a se, gli occhi vacui.

-Minerva?- chiese il ragazzo, scuotendola un poco.

-Che cosa è successo a Leale?- chiese con un soffio. Artemis impallidì.

-Dopo... ehm... dopo ve lo spie..- tentò di dire, ma Minerva si alzò di scatto, guardandolo fisso negli occhi. Era stata così imprevedibile che perfino Spinella era sobbalzata dalla sorpresa.

-Si, Artemis, prima dicci dov'è Leale- concordò l'elfa, una delle poche volte con cui andava d'accordo con la francese.

-Lui... lui è stato arrestato...- disse con un soffio.

-Che cosa?- urlarono Minera e Spinella all'unisono.

Ad Artemis sembrò per un attimo di rivivere l'esperienza che aveva avuto con sua madre.

 

-Che cosa?- aveva sussurrato Angeline Fowl, dopo che il figlio gli ebbe spiegato la situazione.

-Madre, io...- aveva iniziato. Ma non aveva saputo come continuare. Lo sguardo della madre lo fece sentire ancora più verme di prima. Com'era potuto accadere? Come aveva potuto minimamente pensare di continuare la sua carriera da criminale? Maledizione, aveva sedici anni! Come mai non aveva pensato alla possibilità di fallire? Perché lui era un genio. Ecco perché. Credeva di essere un genio infallibile, e questa era la prova del fatto che non esisteva niente che lui potesse compiere senza che ci fossero ostacoli. Ma la cosa che più lo faceva soffrire era lo sguardo di sua madre. Lo guardava con tristezza e accusa, perché lui sapeva: era colpa sua se Leale era in carcere, ed era colpa sua se ora una madre non credeva più in suo figlio.

 

-Come hai potuto mandare in carcere Leale?- chiese sbigottita Minerva, dopo che Artemis finì di raccontare quello che era accaduto la notte del tentato furto. Artemis guardò Spinella. Non aveva avuto alcuna reazione da quando aveva finito di parlare. Era rimasta seduta sul suo posto, guardando fuori dalla finestra. Minerva si lasciò cadere sul divano, prendendosi la testa tra le mani.

-Cosa diavolo ti era venuto in mente?- chiese la francese. Artemis la fissò con rabbia.

-Avresti fatto la stessa cosa- esclamò il ragazzo.

-No, io ho promesso di non avere più a che fare con il crimine. L'unica cosa che avrei fatto sarebbe stata mantenere la promessa- Minerva alzò la voce,mentre si rivolgeva ad Artemis.

-Anche tu provi lo stesso, vero? Stare lontano dall'azione...- cominciò l'irlandese. Minerva scosse la testa.

-A differenza di te le mantengo le promesse!- strillò la ragazza, alzandosi di scatto.

-Pensi che non sia dispiaciuto? Credi che non abbia cercato di salvarlo?- urlò il ragazzo, sovrastando la voce di Minerva.

-Minerva, dimmi quello che devi dirmi- disse all'improvviso Spinella. I due ragazzi smisero di litigare immediatamente, guardandola sorpresi. Fissava negli occhi la ragazza. Artemis cercò qualcosa nel suo sguardo, qualunque cosa. Ma la sua espressione era indecifrabile.

 

-Lo prometti?- le chiese Spinella, fronte contro fronte.

-Lo prometto- rispose Artemis.

 

La francese deglutì e prese a parlare:- C'è una poesia nel Libro, spiega di un medaglione capace di far mutare forma a chi lo indossa. E' stato creato da Persefone, che anticamente era un demone-stregone femmina. Era nascosto in Norvegia, io l'ho trovato ma...

-Continua- la esortò Spinella. Non sembrava sorpresa dalla notizia.

-Mi è stato rubato, credo da uno del Popolo- confessò -mi dispiace, Spinella...

L'elfa scosse la testa. Poi sorrise, ma gli occhi quella volta non accompagnarono il sorriso.

-Grazie, Minerva- azionò le ali e si diresse verso la finestra.

-Spinella- disse Artemis, cercando di bloccarla, per dirle qualcosa. Si sarebbe inginocchiato per farsi perdonare. Qualunque cosa, purché l'elfa gli rivolgesse lo sguardo. I loro sguardi si incontrarono.

-Avevi promesso- poi, volò via.

 

-Prometti che non continuerai la tua carriera da criminale, che non metterai nei guai Leale e che ogni tua azione sarà compiuta a fin di bene, sia per gli umani che per il Popolo? E, infine, prometti che non mi mentirai mai? Lo prometti?

-Lo prometto.

Artemis e Spinella sorrisero.

 

Base della LEP, Cantuccio, Strati inferiori

Grana Algonzo stava fissando insistemente l'icona delle e-mail, sperando che arrivasse un messaggio da Spine... dal Capitano Tappo. Finalmente il familiare “tlin” risuonò nell'elmetto della LEP, e lui aprì il messaggio. Dentro, solo poche parole: Sto arrivando. Minerva ha trovato la soluzione.

Strano, pensò, di solito parla sempre di quel fangosetto...

Ma non importava. Doveva capire di quale soluzione stava parlando Spinella.

 

Navetta della LEP

Spinella azionò, forse per la prima volta in vita sua, il pilota automatico. Anche se pensava che guidare le potesse togliere dalla mente quello che era accaduto, si sbagliava di grosso. Era arrabbiata, anzi, furente. Ancora una volta quel Fangosetto aveva tradito la sua fiducia, e ancora una volta aveva infranto una promessa. Asciugò lacrime invisibili dalla guancia. Non poteva lasciarsi influenzare ancora.

 

Casa Fowl

Artemis seguì con lo sguardo la figura volante dell'elfa che si allontanava sempre di più, finché non divenne un puntino nero fra le nuvole.

-Voglio controllare se hai ragione- disse il ragazzo, rivolgendosi a Minerva. Lei annuì.

-Inizieremo da capo le ricerche- concordò la ragazza –e cercheremo un modo per tirare Leale fuori da quel carcere.

Artemis la guardò. Lei non era come Spinella. Non sapeva come comportarsi nei momenti di pericolo, ma pensava sempre a sangue freddo. Ed era un genio. Era questo che gli piaceva di lei.

-Voglio solo accettarmi che il medaglione sia vero- disse il ragazzo -andiamo nel mio studio, potremmo condurre le ricerche lì.

Si avviò lungo le scale, lasciando che Minerva lo seguisse.

 

Base della LEP, Cantuccio, Strati inferiori

-E' un mutaforma, ecco perché non l'abbiamo mai trovato- Spinella parlava velocemente, cercando di non tralasciare nulla d'importante -sembra che ci riesca grazie ad un medaglione appartenuto a Persefone, una demonessa-stregone- Spinella finì di parlare, guardando con impazienza Grana, che stava riflettendo sulle parole dell'elfa.

-Esistevano stregoni femmina? Come diavolo ha fatto un'umana a capire questo prima di noi? Persefone non era una dea greca? Come diavolo è potuta accadere una cosa simile?- la sfilza di domande gli sgorgò dalle labbra come un fiume in piena.

-Non lo so, Gran, sei tu il comandante- lo bloccò Spienella. Grana la guardò attentamente. Di solito era molto più allegra, spontanea. Ora sembrava... rigida. Ha litigato con il Fangoso pensò. Era così quando andava male con Artemis. Maledizione, quel genio da quattro soldi la influenza troppo, si ritrovò a pensare, e se tenesse più a lui che a me...?. Scosse la testa per scacciare quei pensieri. Era inutile ragionare su questioni di cuore in quel momento, quando erano così vicini alla soluzione di quel caso. Non sapeva quanto si sbagliasse.

-Andiamo da N°1 e Qwan, loro sapranno rispondere a queste domande-propose Algonzo. Spinella annuì e lo seguì fuori dal suo ufficio.

 

Vai al capitolo 5

 

POST-IT DELL'AUTRICE

Escusemoi, se non c'è

traccia di scelte, ma non

sapevo proprio come

sdoppiare la storia.

Al prossimo capitolo!

 

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Capitolo 6
*** Capitolo Tre ***


Casa Fowl

-Che cosa?!- esclamò sorpresa Minerva, con gli occhi sgranati.

-Sono stati rapiti...- rispose Spinella, spazientita.

-Ho capito- la bloccò la ragazza -ma non dovreste avere avanzatissimi sistemi di sicurezza?

Spinella sbuffò. Odiava quando quella Fangosetta aveva ragione.

-Lo sappiamo, le telecamere non riescono a rilevarlo!- disse l'elfa -Polledro dice che

non è possibile che il rapitore si sia infiltrato nelle telecamere della LEP visto che...

-..che sono l'ultimo modello fornito di un laser che distruggono qualsiasi congegno estraneo alla macchina- completò Artemis, sotto lo sguardo accusatorio di Spinella.

-Questi progetti dovrebbero essere segreti- disse l'elfa.

-Non per me- ribatté il ragazzo -piuttosto, mi devi dire qualcos'altro, se non erro.

Spinella alzò gli occhi spaiati al cielo.

-Polledro dice che potrebbe essere un infiltrato della LEP, un poliziotto corrotto, forse è stato affascinato...- iniziò il Capitano Tappo.

-Potrebbe essere un ipotesi- concluse Artemis -bisogna confermala. Polledro ha già revisionato tutti gli agenti della LEP?

-E' chiaro, no? Sennò non l'avrebbe scartata subito- disse l'elfa.

-Io penso che non centri un poliziotto corrotto- disse Minerva -io credo...-

Stava per continuare quando vide l'occhiataccia che Artemis le stava lanciando. -E' un'idea sciocca, Minerva- la bloccò il ragazzo. Spinella lo fulminò ed esortò la ragazza a continuare.

-No, non penso sia possibile...- disse fra se e se la francese.

-Dai, che credi che sia?- chiese Spinella.

-Niente, niente- rispose Minerva. L'elfa insistette.

-Va bene, speravo che forse il ladro avesse utilizzato la magia, ma credo che le vostre telecamere ammazza-cimici avrebbero avvertito la sua presenza- disse Minerva. Spinella annuì, concordando:- Già.

-Piuttosto, dov'è Leale?- chiese d'un tratto l'elfa.

-Lui... ehm... è stato arrestato...- sussurrò Artemis.

-Che cosa?- chiesero all'unisono Minerva e Spinella. Ad Artemis sembrò per un attimo di rivivere l'esperienza che aveva avuto con sua madre.

 

-Che cosa?- aveva sussurrato Angeline Fowl, dopo che il figlio gli ebbe spiegato la situazione.

-Madre, io...- aveva iniziato. Ma non aveva saputo come continuare. Lo sguardo della madre lo fece sentire ancora più verme di prima. Com'era potuto accadere? Come aveva potuto minimamente pensare di continuare la sua carriera da criminale? Maledizione, aveva sedici anni! Come mai non aveva pensato alla possibilità di fallire? Perché lui era un genio. Ecco perché. Credeva di essere un genio infallibile, e questa era la prova del fatto che non esisteva niente che lui potesse compiere senza che ci fossero ostacoli. Ma la cosa che più lo faceva soffrire era lo sguardo di sua madre. Lo guardava con tristezza e accusa, perché lui sapeva: era colpa sua se Leale era in carcere, ed era colpa sua se ora una madre non credeva più in suo figlio.

 

-Perché non hai tentato di salvarlo?- chiese Spinella, con un filo di voce, quando l'irlandese finì di raccontare il tentato furto al British Museum.

-Non credi che abbia cercato di fare tutto il possibile?- ribatté Artemis, scocciato. Minerva sospirò.

-Avevi promesso a tuo padre di non continuare con il crimine- disse, il suo sguardo era accusatorio.

-Lo so...- sospirò -maledizione, non doveva finire così-.

-E come sarebbe dovuta finire, scusa?- chiese ironica Spinella.

-Dobbiamo salvare Leale- affermò decisa Minerva -Spinella, ci aiuterai, vero?- chiese speranzosa. L'elfa sbuffò.

-Non capisco come fai ad attirare tutti questi guai, Artemis, si ti aiuterò. Ma lo faccio solo per Leale, sia ben chiaro- disse. Artemis sorrise, guardando con gratitudine prima l'una poi l'altra. Spinella guardò l'icona dell'e-mail, nel suo casco della LEP. Un familiare “tlin” l'aveva avvertita dell'arrivo di un messaggio, da parte di Grana Algonzo. Dentro, solo poche parole: Vieni. Verbil è stato preso. Spinella sbiancò. Finora erano stati rapiti solo civili, ma a quanto pare il criminale aveva deciso di puntare più in alto... D'arvit.

-Devo andare, mi dispiace, Artemis- salutò con un cenno del capo il ragazzo e spiccò il volo. Artemis seguì con lo sguardo l'amica finché non divenne un puntino nero lontano. Forse avrei dovuto dirglielo...

-Perché non l'hai voluta avvertire riguardo il medaglione?- la voce di Minerva lo distolse dai suoi pensieri. Ad Artemis quasi venne da ridere.

-Minerva, quel medaglione poteva benissimo essere un falso- rispose.

-Io l'ho preso- ribatté la ragazza -ti dà fastidio solo perché non sei stato tu a trovarlo-. Artemis arrossì leggermente. Era vero. Come poteva leggere così bene i suoi sentimenti. Maledizione... scosse la testa.

-Era solo una filastrocca per bambini quella strofa scritta sul Libro- affermò. Minerva sorrise.

-Allora non ti interesserà sapere della cimice che ho installato sul manufatto.

 

Laboratorio di Polledro, Cantuccio, Strati Inferiori

Polledro fissò per l'ennesima volta il computer. Sullo schermo appariva solo una parola: NEGATIVO. Di nuovo. Possibile che tutti i poliziotti della LEP siano puliti? Aggrottò le sopracciglia. Ci doveva essere un errore nel server, o forse qualcuno poteva aver modificato la memoria del suo computer... ma certo! Perché non ci ho pensato prima? Digitò l'ordine al computer e aspettò che la il caricamento finisse. Chi altri poteva aver modificato la sua avanzatissima tecnologia se non un altro centauro?

 

Casa Fowl

-Dimmi tutto- la incoraggiò Artemis. Minerva alzò un sopracciglio.

-Due minuti non mi credevi, ora ti ho convinto?

-Due minuti fa non ero a conoscenza di questo fatto- replicò l'irlandese. La ragazza sorrise. Con un cenno del capo indicò la stanza di Artemis.

-Là lavoreremo meglio- disse, dirigendosi subito verso il laboratorio dell'amico. Appena entrata si mise al computer, digitando qualche ordine.

-Dammi il tuo cellulare- disse. Il ragazzo glielo porse. Quando Minerva assumeva quell'espressione concentrata era meglio non disubbidire ai suoi ordini.

-Sono riuscita ad installare il microchip con difficoltà. L'aura di magia era così potente che dei semplici congegni umani venivano distrutti oppure mandati in tilt. Così ho dovuto...- distolse per un attimo lo sguardo dallo schermo del computer -prendere in prestito delle tecnologi del Popolo.

-Fammi indovinare, le hai rubate a me mentre ero via?- chiese Artemis con stanchezza. Minerva annuì.

-Te le avrei ridate ma molte apparecchiature sono state distrutte dall'aura magica del medaglione- disse -così ho cercato di fondere tecnologia umana ed elfica. Ho dovuto fare parecchi tentativi ma alla fine ci sono riuscita. Ho anche utilizzato dell'oro per far funzionare quei marchingegni- concluse, mentre collegava il cellulare al computer ed inseriva la password. Artemis annuì. Dopo cinque minuti il computer dava latitudine e longitudine del manufatto. Quando Artemis guardò lo schermo impallidì.

-Non è possibile...- sussurrò. Il puntino rosso si spense.

-Maledizione, ho perso il segnale- imprecò Minerva, osservando il punto in cui il segnale rosso era sparito. Quel puntino rosso che si stava dirigendo verso le prigioni di massima sicurezza del Cantuccio. E precisamente verso la gabbia di Opal Koboi.

 

Se vuoi che il Popolo venga a conoscenza di questo fatto (ovvero che forse Opal sta per venire liberata) vai al Capitolo 4, se invece vuoi aumentare i guai di Artemis & Co, vai al Capitolo 5

 

POST-IT DELL'AUTRICE

Ecco qui un'altra scelta

che porterà a chissà

quali guai per Arty e Co

Scegliete bene, mi

raccomando! xD

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Capitolo 7
*** Capitolo Quattro ***


IL RITORNO DEL POST-IT PERDUTO DELL'AUTRICE PERDUTA
Mwuahahahahhhhahahhahahahahhah! Ditemi, vi sono mancata????
Un pochino? Un pochino pochino così?....... No???? Allora non pote-
te certo mancare il nuovo, esuberante(?), stranissimo, atteso(spero)
bellissimo(la mia modestia non ha limiti), e finalmente presente,
capitolo di ARTEEEEEEEEEEMIIIIIIIISSS FOOOOOOOWLLLLLL!!!!!
Pensavate che mi ero scordata, ehhhhh? (in effetti....) comunque,
eccomi QUA!!! Dio, come sono felice!!!!!!! Comunque, nessuno ha
recensito le mini merdine che io (non) ritengo capitoli che ho
postato :,,,,,( ….... sapete che vi dico???? Avete fatto BENE!!!n xD
Ora vi lascio leggere!!!!!!!!!!!! (recensiterecensiterecensiterecensite)
PS: SONO TORNAATAAAAAAAAAAAAAAAAA SONO TORNATA, SONO
TOOOOOOOORNAAAAAAAAAAAAATAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
MUAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHA
*muore*


 

Casa Fowl

-Non è possibile...- sussurrò Artemis. Quasi non sentì l'imprecazione di Minerva. Sapeva che avevano perso il segnale perché il puntino era sparito. Non rimaneva altro che avvertire il Popolo. E Spinella. Maledizione, perché non li ho avvertiti prima? Prese dalla tasca il trasmettitore che usava con Spinella.

-Cosa c'è, Artemis, siamo impegnati qui alla LEP- la voce dell'elfa suonava disturbata dall'altro capo della comunicazione.

-Spinella, stanno per liberare Opal, sbrigati- rispose. Spinella sgranò gli occhi in cerca di risposte, anche se sapeva benissimo che non poteva vederla.

-Artemis, spiegami...- cominciò, ma il ragazzo la bloccò:- Non c'è tempo, c'è qualcuno che vuole liberarla! Cerca di fare tutto quello che puoi, ti prego- e chiuse la comunicazione. Ci sarebbe voluto troppo tempo per spiegare, si disse. Si, e la situazione stava precipitando.

 

Prigione di massima sicurezza, Cantuccio, Strati inferiori

-Il criminale si sta avvicinando alla prigione...- le parole di Grana gli morirono in gola. Spinella si fece largo tra la folla che la divideva dalla prigione di Opal Koboi.

-Sai esattamente dov'è?- chiese al ricevitore.

-No, non abbiamo la posizione- gli rispose Grana Algonzo dall'altro capo della comunicazione. Due minuti prima Spinella aveva ricevuto la telefonata da Artemis. Un Artemis particolarmente sconvolto, a dire il vero. Ma non le aveva voluto spiegare il perché della sua certezza. E questo la preoccupava non poco.

-Spinella, prova... prova...- iniziò Grana, cercando in due secondi di elaborare un piano degno di questo nome.

-Provare cosa? Gran concentrati!- sbottò Spinella.

-E se il criminale fosse uno della LEP? Prova a vedere se c'è qualche faccia conosciuta vicino alla prigione- Polledro si inserì improvvisamente nella discussione -o magari fa parte di uno della sicurezza, non credi?

-Ma non avevi scartato questa ipotesi?- chiese il comandante al centauro.

-Si, tutti i poliziotti risultano puliti...

-...

-Comunque i file potrebbero essere stati danneggiati- concluse Polledro.

-La situazione sta precipitando, soprattutto se abbiamo a che fare con un poliziotto corrotto- ragionò Algonzo.

-Hai avvertito le guardie di Koboi?- chiese il centauro.

-No, preferivo addossare tutte le responsabilità su Spinella e aumentare le probabilità di fuga da parte della prigioniera- disse sarcastico il comandante. Insomma, era chiaro che la prima cosa che aveva fatto era stato allertare tutti i poliziotti e la popolazione del Cantuccio.

-E non dovresti avvertirli?- disse Polledro, con una velata sfumatura ironica che Grana non colse, alzando gli occhi al cielo.

-Ok, è interessantissimo quello che dite, ma potreste evitare di parlarne mentre sto cercando di evitare un'evasione di un criminale?- sbuffò Spinella -vorrei cercare di concentrarmi-.

-Ah, si, scusa capitano Tappo- disse Polledro, chiudendo la comunicazione. Scese il silenzio, mentre Spinella osservava con attenzione uno ad uno i volti di tutte le persone che si trovava davanti. Ovvero un centinaio.

-Aspetta, mi è venuta un'idea- sussurrò al ricevitore. Grana deglutì: di solito le idee del capitano non erano proprio... salutari sia per lei che per le persone che le stavano attorno. L'elfa si diresse verso l'ufficio della direzione e prese il microfono, controllando che tutti i microfoni e gli altoparlanti della prigione fossero attivi.

-LA PRIGIONIERA OPAL KOBOI STA PER EVADERE!- urlò. Tutto il vociare dei vari ufficiali, guardiani e altri membri della LEP si zittirono, guardando sorpresi verso l'ufficio dove stava Spinella. Solo una decina spalancarono gli occhi, controllando la prigione della folletta. E solo uno continuò a pattugliare indisturbato i dintorni della capsula dove era rinchiusa la prigioniera. Beccato, pensò Spinella, sorridendo sotto i baffi. Po sparò un colpo al sospettato, che si accasciò al suolo senza un lamento.

 

Casa Fowl

-...quindi abbiamo preso il colpevole- Spinella finì di raccontare la storia della cattura. Della sua splendida cattura.

-E....?- la invitò a continuare Artemis.

-E non ha portato a nulla: il sospettato era innocente, era solo sordo- sospirò il capitano -ma almeno abbiamo impedito l'evasione di Opal.

-Cosa c'entra essere sordi?- chiese Artemis, curioso.

-Niente, niente... comunque, sbaglio o devi dirmi come e perché sapevi dell'evasione di Opal- quando Spinella finì di parlare, Artemis gettò un'occhiata preoccupata a Minerva, che assunse una faccia da “te lo avevo detto”.

-Ehm... dovremmo indire una riun...-cominciò.

-Cos'è? Il genio vuole far sapere al mondo quanto è geniale e i nostri strumenti di sicurezza scadenti?- sbuffò il capitano, tra l'irritato e il divertito.

-Va bene... Minerva ha scoperto dell'esistenza di un medaglione capace di mutare la forma di chi lo indossa, ma le è stato rubato da una creatura del Popolo- dall'altro capo della comunicazione, silenzio.

-Spinella?- sussurrò Artemis, sperando che (non) fosse ancora collegata.

-Idiota! MA SEI CRETINO? HAI OSATO NASCONDERCI QUESTA INFORMAZIONE VITALE?? E magari ora rispondi pure che l'hai fatto perché volevi accertartene...- Artemis annuì inconsciamente, sapendo benissimo che Spinella non poteva vederlo -POSSIBILE CHE TU NON USI QUEL TUO CERVELLO CHE TI RITROVI?? Resta collegato, vado ad avvertire il comandante... idiota- e il suono della comunicazione chiusa fu accompagnato da un sospiro da parte del ragazzo.

-Tanto la riaffronterai più tardi- disse Minerva, sorridendo -e scommetto anche che verrà in superficie a trovarti.

Ma dopo due ore, ancora non si sentiva il rumore del motore della navetta.

 

Ufficio Sterro&Buh, Cantuccio, Strati inferiori

Bombarda Sterro finì di ingurgitare il cosciotto di pollo che aveva comprato poco tempo prima, al ristorante di fronte. Sull'incarto unto d'olio si leggeva a stento “La Roccia di Pietra Dura – ristorante e macelleria dei fratelli Durri”, il nome del pub per nani che aveva aperto da poco in quella malfamata viuzza del Cantuccio. Nonostante Bombarda non si fidasse dei proprietari, due gemelli nani particolarmente pettegoli, andava spesso in quel posto che, grazie al cielo, tra i loro servizi ai clienti offriva anche il portar via. Si grattò distrattamente il mento barbuto, mentre buttava nel cestino pieno di scartoffie, foto di criminali e documenti vari. Sempre grattando il mento, ripensò alla prima volta che aveva messo piede in quel ristorante. Un'esperienza che aveva inserito tra le più spiacevoli. Era entrato baldanzoso, sperando in un lauto pranzo, dopo aver letto il cartello fuori con scritto a caratteri cubitali: “Il menù perfetto: ravioli ai funghi, stufato di manzo, broccoli fritti in padella e panna cotta” e “Oggi super offerta su piatti a base di carne”. Dopo aver dato un'occhiata all'interno, si era ricreduto. Di certo, Bombarda non era uno che dava tanto importanza al sudiciume che si accumulava in giro, ma quel posto si poteva definire un vero porcile: cartacce ovunque, chiazze di liquidi non meglio identificabili sul pavimento, sporco sulle pareti, avanzi di ossa, pasta e altro buttati a terra o lasciati sui tavoli, boccali con della birra stagnante da giorni sul bancone... tutto questo gli aveva fatto storcere il naso e reprimere un'espressione disgustata. Ma la fame aveva vinto e si era seduto al bancone, aspettando pazientemente che uno dei proprietari si degnasse di servirlo. Dopo qualche minuto una nana particolarmente carina l'aveva raggiunto, chiedendogli timidamente chi era e cosa voleva. Alla sua risposta (“Non ti interessa e voglio mangiare”) aveva alzato gli occhi al cielo e urlato nella direzione della cucina qualcosa che assomigliava vagamente alla parola “FRUZZOLOOOOOO!! C'E' UN CLIENTEEEEEE” lasciando basito il nano, vedendo la timidezza trasformarsi in completa esuberanza. Il cosiddetto “Fruzzolo” poi era poi uscito dalla cucina, portando un piatto a caso, che Bombarda non aveva ordinato, ma che lui accettò di buon grado. Quando Fruzzolo se n'era andato, Bombarda era venuto a sapere dalla cameriera, che a quanto paresi chiamava Stoella Durri (già, era una dei due proprietari del ristorante) e sapeva tutto su tutti. E non stava esagerando. Da quel momento in poi Bombarda, nelle pause pranzo, si era sempre diretto verso “La Roccia di Pietra Dura” sia per raccogliere informazioni, sia per usufruire della piacevole compagnia di Stoella. Così aveva fatto quel giorno, mentre aspettava che il suo pollo finisse di arrostire per portarselo nel suo officio (così da poterlo NON condividere con il suo collega, che per altro in quel momento era in “missione”) era venuto a sapere dalla sorella Durri di uno strano individuo incappucciato che si aggirava nei dintorni da quella mattina. Ora Bombarda Sterro era lì a pensare a chi, al cosa e al come, senza prestare attenzione al bussare insistente della porta di legno dove era affissa la targa di ottone regalatagli tempo prima da Artemis Fowl , che recava la scritta “Ufficio Sterro & Buh”. Quando al sesto colpo decise di alzarsi e aprire la porta, si ritrovò sulla soglia la persona di cui parlava Stoella. Questo entrò frettolosamente, non senza aver prima guardato intorno se qualcuno si era accorto della sua entrata in quell'ufficio.

-Mi aiuti, per favore- disse l'incappucciato. La voce era familiare e, sebbene il v viso fosse nascosto, il nano aveva iniziato a sospettare chi ci fosse sotto il cappuccio.

-Chi è?- chiese. Lo sconosciuto deglutì. Se voleva che qualcuno si fidasse di lui, doveva far vedere la sua faccia, anche se in quel momento non si fidava di nessuno.

-Non potrebbe...- iniziò, ma lo sguardo d'intesa di Bombarda lo fece desistere. Si tolse il cappuccio a malavoglia, rivelando la sua identità.

-Argon??- esclamò sorpreso il nano, era totalmente fuori strada con i suoi sospetti.

-Si, lo so, per favore abbassa la voce- il dottore iniziò a sudare freddo mentre porgeva un dossier al nano di fronte a lui. Bombarda lo prese e lo esaminò: era informazioni su una persona scomparsa.

-Lo sai che noi siamo cacciatori di taglie, non cerca persone?- sbuffò, riconsegnando il fascicolo.

-Se trovate criminali, troverete anche persone normali, no?- un sorriso forzato e nervoso di Argon fece corrugare la fronte di Bombarda, che adocchiava preoccupato il dottore di fronte a lui, che sembrava poter svenire da un momento all'altro.

-E la ricompensa sarà alta- aggiunse Argon. Bombarda drizzò le orecchie. Ricompensa alta... o ennesima scocciatura? Che devo fare?

 

Già, che fare? Se credi che sia meglio accettare inserisci la monetina e vai al Capitolo 6, se invece preferisci rifiutare il caso, dirigiti scocciato verso il Capitolo 7.

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Capitolo 8
*** Capitolo Cinque ***


Casa Fowl

L'aria carica di tensione venne rotta da una vibrazione proveniente dal cellulare di Artemis. Lui si avvicinò e accettò la chiamata di Polledro.

-Artemis...- disse la voce dall'altra parte della cornetta.

-Polledro, che succede?- chiese il ragazzo, cercando di non pensare al peggio.

-Artemis, Opal Koboi... Koboi è evasa- rispose Polledro, balbettando -l'allarme è scattato circa tre minuti fa. Non si è liberata da sola, è stato un complice... ma non capisco chi potrebbe essere stato-.

-Il mutaforma...- sussurrò sovrappensiero Artemis.

-Il mutaforma? Quale mutaforma?

-Conosci i versi del Libro Il luogo, ove del giorno il lume / illumina per metà anno solo tenero barlume / Nella fredda selva oscura del nord, il sottile lamento / protegge la magia che muta nel tempo?

-Si, ma questo cosa c'entra con l'evasione di Koboi?- Artemis ignorò la domanda e si accinse a spiegare.

-Secondo questi versi esiste un medaglione capace di far mutare forma a chi lo indossa...- disse il ragazzo. Dall'altra parte Polledro restava in silenzio. La calma prima della tempesta. Questo pensiero venne in mente, ad Artemis.

-E TU STUPIDO FANGOSETTO, CHE ASPETTAVI A DIRMELO??- iniziò a sbraitare il centauro. Artemis sospirò.

-E ORA SOSPIRI, SOSPIRA PURE!! Ti rendo conto di quello che ho passato per cercare il poliziotto corrotto??? Ho rischiato la vita, maledizione!! E TUTTO PER COLPA TUA!! MA TI RENDI CONTO???- Polledro si calmò, e continuò -Spinella e la LEP sono stati avvertiti?

-Si, gliel'ho riferito poco fa...

-E CHE ASPETTAVI A DIRLO ANCHE A ME?? CRETINO!! Oh, d'arvit... Ma cosa ti passava per la testa?

-Credevo che Spinella...

-CREDEVI, CREDEVI...IL “GENIETTO” ORA CREDE PURE!! Beh, credi e pensi sbagliato, idiota!!- Polledro sospirò -E ora che faccio?- borbottò tra se e se.

-Ehm, Polledro?- chiese il ragazzo insicuro, sperando che almeno una parte della rabbia del centauro fosse sbollita.

-NON MI INTERESSA!! Torna ai tuoi stupidi giochetti da fangosetto!! Io devo pensare a cose importanti!- il bip che venne dopo fece capire ad Artemis che Polledro aveva chiuso la comunicazione. Una cosa che non gli fece proprio piacere. Sentì il risolino di Minerva, ma non ci fece caso. Si schiarì la voce e invitò la bionda a mostrargli di nuovo il suo ragionamento.

 

Cantuccio, Strati Inferiori

Grana e Spinella stavano aspettando impazienti davanti alla porta che portava all'abitazione dei due demoni-stregone. Erano arrivati lì tre minuti prima, e dopo aver bussato insistentemente, N°1 gli era venuto ad aprire dicendogli che dovevano aspettare, perché erano indaffarati a spegnere un piccolo incendio. Poi, era rientrato in casa, chiudendogli l porta in faccia. Allibiti, il capitano e il suo superiore, avevano aspettato ancora, Spinella sperando che i due demoni-stregone non si fossero feriti, Algonzo che grazie a questo imparassero un po' di educazione. Dopo poco N°1 si presentò sulla soglia, con un enorme sorriso stampato sul volto.

-Eccomi di nuovo qui! Allora Spinella, come mai qui? Tutto bene?- gridò, appena vide la sua amica, ignorando completamente uno scocciato Algonzo.

-Si, grazie. Dov'è Qwan?- rispose l'interpellata, sorridendo al demone.

-Dentro...- rispose preoccupato -E' successo qualcosa?

-Vi racconteremo tutto dentro...- tagliò corto Algonzo, entrando dentro la casa.

N°1 li accompagnò fino al soggiorno. Quando entrarono nella stanza, Spinella notò i divani anneriti e la puzza di bruciato e rivolse un'occhiata perplessa al demone, ricevendo in risposta un sorriso colpevole.

-Qwan!- chiamò N°1. Subito si sentirono dei passi veloci che si avvicinavano al soggiorno e la voce del demone più anziano che sgridava il suo allievo riguardo il fatto che non doveva appiccare incendi in casa. La porta che dava dal soggiorno sul corridoio si aprì, e rivelò la figura di Qwan.

-Uh, Spinella- disse, notandola -e c'è anche Algonzo. Cosa volete da noi?

-Dobbiamo riferirvi un fatto importante- rispose il comandante -riguardo rapimenti-

-Ditemi, allora- li esortò Qwan. Algonzo spiegò del manufatto ritrovato da Minerva, e quando finì di raccontare, Qwan aveva ancora un'espressione perplessa.

-Un demone femmina stregone?- disse -Non credo sia possibile.

-Ne sei sicuro?- chiese Spinella

-Solo i maschi diventano stregoni, le femmine... beh, le femmine no- rispose Qwan -è semplicemente impossibile.

-Nemmeno che un demone femmina abbia rubato la magia?- azzardò Algonzo. Qwan si fece pensieroso. In effetti c'era la possibilità che un demone potesse rubare la magia, era già successo con Abbot, ma di sicuro non poteva essere stata una femmina. Insomma, le femmine... dai, come potevano rubare la magia?

-Io... dovrei fare qualche ricerca- disse infine. Spinella e Algonzo annuirono e, sapendo che non avrebbero ricevuto altre risposte, si avviarono verso la base della LEP, dopo aver salutato i due demoni.

 

Laboratorio di Polledro, Strati Inferiori

Polledro non sapeva se avrebbe funzionato. Sinceramente, quando aveva pensato di costruire una macchina-rileva-mutaforma non sapeva nemmeno se poteva anche solo pensare a come costruirla. Così si era rinchiuso nel suo laboratorio con in mano il suo cacciavite, davanti sul bancone tutte le attrezzature che potevano essergli necessarie. E lì si era bloccato. Come faceva a rintracciare un medaglione che, intriso di una magia antichissima, non era stato rilevato da nessun apparecchio da lui inventato? L'unica nota positiva della faccenda era che il colpevole non era un altro centauro. Non che continuasse a sospettare di un suo simile, ma dubitava che uno della sua stessa specie avrebbe usato oggetti appartenuti ad altri. Dopotutto, la paranoia era tipica dei centauri, e non ci si fidava dei marchingegni a meno che non fossero di loro invenzione. Così, eliminata una possibilità su chi poteva esserci dietro tutto ciò si era sentito più leggero. Ma il vero problema lo stava affrontando ora. Si avvicinò alle varie apparecchiature sul tavolo di lavoro. Dunque, avendo la magia a proteggerlo, non poteva rilevare il medaglione con solo la sua tecnologia. Oh, quanto lo odiava quello stupido fangosetto! Se gli avesse rivelato prima l'esistenza del medaglione, Opal Koboi non sarebbe evasa. Maledetto essere di intelligenza inferiore! Pensò, poi tornò a concentrarsi sulla macchina che doveva costruire.

 

Vai al Capitolo 6

 

Rettangolino dell'Autrice

Ho finalmente abbandonato il post-it (tutto quel giallo mi faceva male agli occhi). Dopo... sette, otto mesi? pubblico finalmente questo fatale capitolo. Ho già in mente il seguito... adesso, scusatemi tantissimo lettori, per avervi fatto aspettare praticamente un anno! Spero continuerete a seguirmi :)

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Capitolo 9
*** Capitolo Sei ***


Qualche minuto prima, Laboratorio di Polledro, Strati Inferiori

Polledro non si aspettava certo quella telefonata. L'allegra suoneria si era diffusa nella stanza, non preannunciando nessun disastro. Così aveva risposto baldanzoso -per quanto le continue sparizioni glielo permettessero- e invece si era sentito dare una delle notizie peggiori.

-Opal Koboi è evasa dal carcere!- Gli aveva urlato il capo della sicurezza del carcere, attraverso l'interfono -l'allarme è scattato e la prigioniera già non si trovava più nella sua cella. Abbiamo perso completamente le sue tracce!

In quel momento Polledro aveva sperato ardentemente che si trattasse di uno scherzo di pessimo gusto. Ma il capo del carcere non era il tipo, purtroppo.

-Com'è stato possibile- aveva chiesto con un filo di voce, la paura cominciava a invaderlo.

-Non lo sappiamo. Un momento fa era lì e il momento dopo le telecamere hanno ripreso la cella completamente vuota- rispose il capo della sicurezza.

Così, dopo aver riattaccato, aveva fatto un respiro profondo. Liberò la mente e si decise sul da farsi. Per prima cosa aveva inviato un messaggio a Spinella poi, pensando a come erano andate le cose l'ultima volta e credendo che Opal potesse covare ancora vendetta, si era accinto a chiamare Artemis. E lì, il suo cuore aveva dovuto reggere un altro colpo. Quello stupido fangosetto dall'ego sproporzionatamente grande aveva osato nascondergli un'informazione vitale: l'esistenza di un manufatto che aveva il potere di cambiare forma a chi l'avesse usato! Mai avrebbe pensato che con un cervello del genere si potessero commettere certi errori. Soprattutto, quelli di avvertire prima Spinella di lui. Per quanto cara gli fosse, sapeva che l'elfa non aveva le competenze necessarie per riconoscere cosa significasse avere un talismano del genere in giro. Sospirò pesantemente. Adesso era meglio mettersi a lavoro.

 

Ufficio Sterro&Buh, Cantuccio, Strati inferiori

Bombarda squadrò la persona davanti a lui. Si era presentata poco prima, camuffata con un cappuccio nero che si era azzardato a levare solo quando era stato certo che non ci fosse nessun altro, svelando la sua identità.

-Argon?!- aveva esclamato Bombarda stupito, che si aspettava chiunque, fuorché il vecchio dottore. Argon aveva iniziato a sudare freddo e gli aveva chiesto di abbassare la voce, guardandosi intorno circospetto. Poi, aveva consegnato un dossier al nano, che l'aveva esaminato: si trattavano di informazioni su una persona scomparsa.

-Lo sai che noi siamo cacciatori di taglie, non cerca-persone?- sbuffò, riconsegnando il fascicolo.

-Se trovate criminali, troverete anche persone normali, no?- un sorriso forzato e nervoso di Argon fece corrugare la fronte di Bombarda, che adocchiava preoccupato il dottore di fronte a lui, che sembrava poter svenire da un momento all'altro.

-E la ricompensa sarà alta- aggiunse Argon. Bombarda drizzò le orecchie. Poi, ci rifletté sopra un attimo. L'aspetto e lo stato d'animo del dottore erano troppo sospetti per i suoi gusti. Insomma, a meno che non si fosse trattato di una persona a cui teneva particolarmente, Argon non avrebbe avuto motivo di essere così agitato. E comunque, dubitava che se fosse scomparsa una persona a lui cara, sarebbe andato da lui anzi, per prima cosa si sarebbe precipitato dalla LEP per denunciare la scomparsa. C'era qualcosa di strano sotto, qualcosa di losco...

-No, non posso accettare- disse Bombarda. Argon, se possibile, impallidì ancor di più.

-Ti prego! Devi aiutarmi, sono disperato!- insistette il dottore. Bombarda temette che da un momento all'altro scoppiasse a piangere di fronte a lui.

-Mi dispiace, ma è così- disse il nano, cercando una valida scusa -io... in questo momento stiamo lavorando ad un caso troppo importante e non possiamo accettarne altri.

Argon abbassò gli occhi.

-Ah, allora è così- disse con un filo di voce e un viso sconsolatissimo.

-Dai, su, sicuramente andrà tutto bene- tentò di tirarlo su di morale, dandogli una “leggera” pacca sulla spalla, che fece quasi cadere Argon. Detto ciò lo accompagnò alla porta, gli ridiede il dossier e ritornò al suo pranzo, il pollo che aveva comprato nella locanda dove ormai si era ritrovato ad essere un cliente regolare, “La Roccia di Pietra Dura”. Quando ebbe finito di mangiare, cominciò ad aspettare il suo socio, Buh. Dopo qualche minuto che restava seduto alla propria scrivania, si alzò e gironzolò per lo studio. Non era molto grande anzi, definirlo tugurio forse era più azzeccato. Il pavimento era in legno, ma alcune tavole erano marce. I muri probabilmente un tempo erano tinteggiati di bianco, ma con il passare degli anni si erano ingialliti e macchie di umidità erano ben visibili sul soffitto, da cui pendeva un lampadario cui si sarebbe dovuta cambiare la lampadina. Ma sia Bombarda che Buh o erano troppo pigri o se ne dimenticavano, così la stanza continuava ad essere a malapena illuminata dalla luce fioca e tremolante. Il loro ufficio aveva due stanze: lo studio e il bagno. Sorprendentemente, il bagno era piccolo ma quasi sempre in ordine, più che altro per l'eccessiva ossessione del folletto per l'igiene. Lo studio faceva posto a due scrivanie, ai lati opposti della stanza. Una era di Bombarda, e si riconosceva per le cartacce sporche e unte de “La Roccia di Pietra Dura” che strabordavano dal cestino, l'altra era di Buh, e si riconosceva per tutti i dossier impilati alla rinfusa uno sopra l'altro. L'ordine non era un loro pregio. Vista l'assenza del socio, il nano decise di curiosare nella scrivania di Buh. Non era nella sua natura impicciarsi dei fatti di altri, sopratutto se si trattavano di amici... ok, no, realtà un po' si, ma comunque che male avrebbe fatto? Anche perché il folletto ultimamente si comportava in modo strano: spariva per molto tempo senza dire dove andasse e quando tornava era sempre molto stanco, come se qualcosa gli risucchiasse tutte le energie.

Così il nano si avvicinò alla scrivania e diede un'occhiata ai dossier. Erano semplicemente i casi che stavano seguendo, quindi niente di preoccupante. Adesso che ci pensava, i casi da seguire erano aumentati. Con la sparizione di alcuni membri del Piccolo Popolo, il lavoro era aumentato e gli affari andavano a gonfie vele. Meglio così, pensava il nano, più soldi per noi due. Poi, la sua attenzione venne catturata dai cassetti della scrivania. Provò ad aprirli, ma scoprì con un po' di disappunto che erano chiusi a chiave.

Cosa avrà da nascondere di tanto importante? si chiese. Staccò un pelo della propria barba e lo inserì nella serratura. Lo mosse un po' e aspettò che prendesse del suo interno. Poi, aprì il primo cassetto. Un'espressione delusa si disegnò sul suo volto. Era vuoto. Stava quasi per rinunciare quando un pensiero lo fulminò: perché Buh avrebbe dovuto chiudere a chiave un cassetto vuoto? Bombarda bussò sul fondo del cassetto e, come aveva sospettato, riconobbe che si trattava di un doppio fondo. Lo sollevò e altri documenti vennero alla luce. Bombarda gli diede una scorsa veloce.

-Interessante- disse, dando voce ai propri pensieri. Dopo aver riposto tutto con cura e chiuso di nuovo a chiave il cassetto, lasciò una nota al socio, dove scriveva che era uscito per andare da un cliente e uscì dall'ufficio. Doveva andare a trovare una vecchia amica.

 

Base della LEP, Cantuccio, Strati inferiori

Grana e Spinella stavano discutendo, quando un suono li interruppe. Spinella vide che le era arrivato un messaggio cifrato da Polledro, cosa alquanto strana ma trattandosi del centauro si poteva ben capire. Non appena lo aprì e lo lesse, sbiancò.

Opal Koboi evasa, aiutata, pericolo talismano a piede libero, aveva scritto Polledro. Era evidente che Artemis l'aveva già informato a proposito del medaglione, così come il fangoso aveva fatto con loro prima.

-Ehi, che succede?- chiese Grana, vedendo la reazione di Spinella. Lei, per tutta risposta gli fece vedere il contenuto del messaggio. Grana impallidì.

-D'Arvit, non può essere successo- ringhiò Grana. Spinella si affrettò a chiamare il centauro.

-Polledro! Spiegami che è successo- disse l'elfa.

-È successo, carissima mia, che qualcuno non mi ha informato di un certo talismano che causa qualche problemuccio- fu la risposta grondante di sarcasmo.

-Artemis ci aveva avvertiti e noi...

-Voi dovevate avvertire me! Non avete pensato che questo è un mio compito? Sono io l'esperto di tecnologie avanzate, non tu!

-Ehi, abbassa la cresta, centauro- intervenne Grana, che aveva sentito tutta la telefonata. Sia Spinella che Polledro lo ignorarono.

-Polledro, non abbiamo avuto il tempo- disse secca l'elfa, per mettere fine alle sue inutili lamentele -ora smetti di sbraitare e fa quello che ti riesce meglio.

-Sempre dolce e simpatica- ironizzò il centauro, prima di attaccare. Spinella sbuffò. Centauri, complicano sempre tutto.

 

Laboratorio di Polledro, Cantuccio, Strati inferiori

Dopo aver attaccato, Polledro sbuffò. Elfi, complicano sempre tutto. Sul banco di lavoro davanti a lui si trovavano i più disparati aggeggi, alcuni dei quali di tecnologia umana. Non appena aveva ricevuto la notizia sull'esistenza del talismano aveva iniziato a progettare una macchina che potesse rivelare la presenza del mutaforma.

-Certo che ci mancava solo questo- borbottò fra se e se. Mentre rivedeva gli appunti su cui stava scervellandosi già da un pezzo, un'idea geniale e improvvisa lo fulminò. Ma certo! Perché non ci ho pensato prima? Pensò. Scrisse forsennatamente sul suo taccuino e cominciò a pensare agli strumenti che gli sarebbero occorsi per realizzare la sua idea.

-Sono un genio- si complimentò, prima di mettersi al lavoro.

 

Cella di Leale, Londra, Superficie

Domovoi Leale non riusciva a dormire. Innanzi tutto, la branda era scomoda e faceva freddo, ma questo alla fine non lo disturbava più di tanto, era abituato a peggio. Ciò che non lo faceva rilassare, ma rigirare ore nel tentativo di prendere sonno, era la preoccupazione che sentiva per Artemis. Aveva paura che si potesse cacciare in qualche guaio senza di lui. Insomma, era gracile e sottile, se si fosse trovato in pericolo non ne sarebbe uscito illeso, forse sarebbe addirittura mor- Leale strizzò gli occhi e cercò di liberare la mente. Non doveva fare questi pensieri. Artemis, adesso, si trovava al sicuro. Si, decisamente. Era al sicuro.

 

Casa Fowl, Superficie

Artemis si trovava nei guai fino al collo. Polledro l'aveva chiamato per avvertirlo che Opal Koboi era evasa e da quel momento non aveva avuto pace, ma aveva iniziato a camminare su e giù per la sua camera. Minerva aveva tentato di calmarlo, ma non vi era riuscita e lo comprendeva: una delle varie volte in cui era andata a trovarlo, si erano sentiti in vena di confidenze e si erano parlati a lungo. Minerva aveva raccontato degli anni in cui Artemis era stato via e il ragazzo delle avventure con il Piccolo Popolo, compresa Opal Koboi.

Quando poi il ragazzo riuscì a recuperare la calma persa si sedette e iniziò a pensare. Minerva, quando lo vide assumere quel cipiglio, decise di non proferire parola: quando Artemis cercava una soluzione ad un problema, che fosse il semplice battere a scacchi Minerva o salvare il mondo, era inutile cercare di intraprendere una discussione. D'un tratto, si sentì un forte rumore provenire dai giardini della casa. Minerva si alzò e andò a controllare alla finestra.

-È la navicella di Spinella- disse la francese, quando le riconobbe. Artemis si alzò anche lui e si affacciò alla finestra. Dopodiché andò alla scrivania, staccò un post-it e scrisse una nota veloce, che lasciò vicino al computer in modo tale che fosse ben visibile: Vado negli Strati inferiori. Servirà il mio aiuto, il Popolo è in pericolo. Non preoccupatevi e salutatemi Myles e Beckett. Poi si diresse verso l'uscita, seguito da Minerva. Aprì il portone di ingresso e vide Spinella che usciva dalla navicelle e si avvicinava a loro.

-È richiesta la tua presenza dalla LEP, Artemis. Opal Koboi è riuscita a evadere- disse fredda Spinella. Era ancora arrabbiata con lui.

-Si, lo so, Polledro ci ha informati poco tempo fa- disse Artemis.

-Voglio venire anche io- intervenne Minerva. L'elfa e l'umana si squadrarono un po'.

-Per caso ho fatto il tuo nome?- chiese Spinella, sempre più irritata. Minerva gonfiò le guance indispettita.

-Sono stata io a scoprire il talismano- disse.

-E a fartelo rubare- rimbeccò Spinella.

-Calma ragazze- disse pacato Artemis -non serve litigare, abbiamo cose più importanti da fare.

-Tu dovresti solo stare zitto- lo attaccò l'elfa. Oggi è incredibilmente irritata, osservò il ragazzo trattenendosi dall'alzare gli occhi al cielo, e irritante.

-Andiamo ora- disse ignorandola -e verrà anche Minerva, credo possa rivelarsi utile.

Minerva sorrise beffarda a Spinella, non facendosi vedere da Artemis che intanto si era già avviato verso le navicelle. Si squadrarono con quella velata antipatia che provavano l'una per l'altra.

 

Laboratorio di Polledro, Cantuccio, Strati Inferiori

Polledro aveva appena terminato il suo progetto grafico dell'invenzione del secolo (andiamo, se fosse nato tra i Fangosi avrebbe ricevuto almeno cinque Nobel per quel congegno), quando sentì bussare alla sua porta. Con un unico gesto fluido -nei limiti della sua corporatura di centauro si intende- chiuse a chiave i progetti in un cassetto e coprì gli strumenti del laboratorio. Non si poteva mai sapere, con un mutaforma in giro. Solo allora andò ad aprire.

-Cavallina!- esclamò, non appena vide la sua sposa sulla soglia.

-Ehi- lo salutò lei. Si scambiarono un veloce bacio, poi il centauro la fece entrare e chiuse la porta.

-Cosa ci fai qui?- chiese curioso.

-Sono venuta a prendere una cosa importante- rispose Cavallina, avvicinandosi. Polledro sorrise.

-E di cosa si tratta?

-Te- fu la risposta. Polledro non fece in tempo a realizzare che fu tramortito da un colpo alla nuca. Cavallina scrollò le spalle -nessun rancore, maritino.

Poi, si mise a rovistare nel laboratorio in cerca di qualcosa di utile. Prese alcuni prototipi di armi e qualche altro oggetto che si trovò sottomano. Dopo aver riposto tutto con cura in uno zaino, se lo mise sulle spalle. Guardò il centauro che era stramazzato al suolo, con fare indeciso. Un guizzo, e il corpo di Cavallina mutò. Prese l'aspetto di un agente della LEP particolarmente robusto e si caricò in spalla il centauro. Pesava parecchio, ma poteva farcela. Si guardò intorno e individuò l'uscita secondaria che l'avrebbe portato direttamente fuori dall'edificio. Centauri, pensò, si costruiscono tante difese intorno a sé senza sapere che possono rivoltarglisi contro. Ed uscì.

 

Base della LEP, Cantuccio, Strati inferiori

Quando finalmente arrivarono alla base della LEP, Spinella, Artemis e Spinella andarono nell'ufficio di Grana. Là trovarono ad aspettarli anche Bombarda Sterro.

-Bombarda!- esclamò Artemis, sorpreso -cosa ci fai qui?

-Artemis- salutò il nano con un cenno del capo -dovrei chiederti la stessa cosa.

Grana tossicchiò per far notare la sua presenza, ma il ragazzo lo ignorò deliberatamente e non lo salutò, guadagnandosi un'occhiataccia. Il rapporto fra di loro era costellato di piccole vendette e battibecchi.

-Cosa ci fa lei qui?- chiese Algonzo rivolto a Spinella, una volta che vide Minerva.

-Sono stata io a scoprire dove si trovava il talismano- disse orgogliosa la francese.

-E a fartelo rubare- ribatté Grana. Minerva sbuffò. Che battuta originale.

-Sarei comunque più utile qui- disse -conosco molto bene il manufatto e ho avuto il tempo di analizzarlo.

-Tanto ormai hai già invaso il nostro mondo- grugnì Grana. Artemis sorrise un poco e poi fece un cenno verso Bombarda: -Cosa ci fa lui qui?

-Il signor Sterro, mi stava parlando del suo caso- fece Algonzo, introducendo il discorso e lanciando un'altra occhiataccia ad Artemis.

-Indovinate chi è venuto a richiedere i miei modestissimi servigi?- disse il nano, sorridendo misteriosamente.

-Se i tuoi servigi sono modesti, allora io sono N°1- sbuffò Grana -vai dritto al punto.

Bombarda non se la prese per la frecciatina, ma rispose alla domanda.

-Il caro dottore di nostra conoscenza, Argon, mi è venuto a fare una richiesta: trovare una persona scomparsa- disse Bombarda. Sul volto di Spinella si disegnò un'espressione di sorpresa e se anche Artemis lo era non lo diede a vedere. A Minerva sembrò di ricordare di un certo Argon, dai racconti di Artemis.

-Non era quello che aveva curato Opal Koboi?- chiese Minerva.

-Si, qualcosa del genere- rispose Bombarda -comunque, il dottore è venuto e mi ha chiesto di trovare questa persona. Però non è la parte più importante della mia giornata.

-Ah, ma davvero?- chiese ironico Grana. Bombarda sorrise.

-Stavo dicendo, so che stanno scomparendo molti del Piccolo Popolo. Credo di aver trovato il colpevole- disse. Un silenzio sbigottito calò su di loro.

 

Colpo di scena! Bombarda Sherlock afferma di aver trovato il colpevole! Ma sarà vero? O è solo una grande cavolata che depisterà i nostri eroi? Dopotutto, il nano non sa ancora dell'esistenza del medaglione...

Lettore, è arrivato il momento di decidere: se vuoi ignorare Bombarda e concentrarti su una soluzione, vai al capitolo 8, se invece vuoi ascoltare la sua teoria, vai al capitolo 9.

 

 

 

Rettangolino di Lyris

Quanto tempo, quanto tempo che non riprendevo questa storia. L'aggiorno una volta l'anno ma giuro che la finirò. Scrivere questo capitolo è stato incredibilmente complicato: c'erano molti dettagli che non quadravano l'uno con l'altro e ho dovuto riscrivere molte volte certe parti per far avere a tutto un senso. Quindi, se non ti ritrovi con la storia, se non hai capito bene alcuni passaggi, è un mio errore. Spero che il capitolo ti sia piaciuto lo stesso!

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