Soffio

di Sanae Nakazawa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Buon Compleanno ***
Capitolo 2: *** Conseguenze ***
Capitolo 3: *** La decisione di Ron ***
Capitolo 4: *** Tu no, Lui no. ***
Capitolo 5: *** Errore fatale ***
Capitolo 6: *** Riflessioni ***
Capitolo 7: *** Rimorso ***
Capitolo 8: *** Confessioni ***



Capitolo 1
*** Buon Compleanno ***


Capitolo Due

Cara Hermione,
io auguro me che tu stia benissimo e mando tanti auguri per tuo compleanno.
Insieme a mia lettera trovi piccolo pensiero che ti spiegherà cosa importantissima.
Ci vediamo presto, ti prometto.
Tuo,

Viktor.

Hermione si girò quella pergamena dall'aria festosa tra le mani come se fosse braci ardenti. Viktor aveva scelto con estrema cura sia il fiocco, di un azzurro sgargiante, sia il "postino", un bel barbagianni dall'aria particolarmente solenne. Il pacchetto, molto striminzito, che seguiva la lettera, si trovava legato all'estremità della zampa sinistra dell'animale, che emise più volte uno strano verso per indurre la ragazza a spicciarsi e lasciarlo andare.
Hermione parve intendere e afferrò il pacchetto. 
Seguì con lo sguardo lo sbattere di ali dell'uccello, poi si decise a scartare il suo primo regalo per i suoi tanto agoniati 16 anni.
Era stata una giornata terrificante, e la lettera di Viktor appariva come un misero spiraglio di luce nel buio dell'indifferenza.
Sia Harry, che Ron, che Ginny, che tutti gli amici più cari che aveva, si erano limitati ad un freddo augurio. Nè un'abbraccio, nè un bacio, nè tantomeno una piccola stretta di mano.
Probabilmente questa era la punizione per aver sempre passato compleanni stupendi e ricchi d'affetto.
Esitò per un attimo prima di aprire il sacchetto color cremisi che il suo lontano amico le offriva, quasi per paura che si trattasse di un'ennesima delusione.
E così fu, perlomeno in un primo momento.
Sigillato, in un piccolo astuccio trasparente, vi era un blocchetto con tre biglietti nella stessa tinta del sacchetto, solo dalle scritte dorate.
In allegato vi era un breve post scrittum, più breve ancora della sua lettera.
Questi sono biglietti per partita molto importante di campionato europeo. Tu mi fare molto felice se venire, insieme a tuoi amici. Quel giorno io poterti dare vero regalo.
Sospirò, appoggiandosi stancamente allo schienale morbido e polveroso del divano, e diede un'occhiata ravvicinata ai biglietti. Recavano la data del 23 Settembre, quindi mancavano appena 4 giorni. La partita si sarebbe tenuta nei pressi di Hogsmeade e un pò tutta la scuola ne parlava da settimane.
Nonostante ciò non aveva collegato il fatto che la partita avrebbe avvicinato di così tante miglia Viktor a lei. Sapeva che, sotto autorizzazione dei genitori, sarebbe stato possibile prendervi parte, quindi ripromise a se stessa di parlare alla McGranitt l'indomani per avere delucidazioni sui permessi.
In quel preciso istante la squadra di Quidditch apparve dal buco del ritratto in un confuso chiacchiericcio, nel quale si distinguevano chiaramente una serie di sbuffi altisonanti.
Ron ed Harry la individuarono quasi subito e presero posto accanto a lei. "E' stato...terribile..." sospirò Ron mentre si gettava a peso morto sul divano, buttando a terra sdegnato parte della sua divisa colma di macchie di erba e terriccio.
Hermione passò lo sguardo tra i due amici interrogativamente ed Harry le venne in aiuto "Al solito 'Mione. Come primo allenamento del nuovo anno scolastico non potevamo innaugurare meglio. Malfoy e la sua banda sono venuti a darci un "amichevole" benvenuto al campo"
Ron fece una smorfia poco felice ed afferrò il sacchetto abbandonato sul tavolino di fronte a loro. La ragazza fece per strapparglielo di mano ma non ci fu verso di riuscirci.
Srotolò il piccolo bigliettino ed emise uno sbuffo lungo tre volte quello di poco prima. "Questo idiota ancora deve arrendersi. Non penserai di andarci e trascinarci con te, vero?"
In realtà Ron proprio pochi giorni prima aveva ammesso di desiderare con tutto se stesso di prender parte all'avvenimento, ma che i biglietti erano introvabili ormai. Hermione evitò accuratamente di rinfacciarglielo un pò perchè aveva la speranza di convincerlo a sfruttare i biglietti avuti in regalo da Viktor, un pò per non rovinarsi ulteriormente il compleanno, che ormai si profilava come il più patetico dei giorni.
"Io vorrei andarci, e non vedo cosa c'è di male se ci veniste anche voi, dato che vi invita esplicitamente"
Harry cercò di guardare altrove sentendo odore di catastrofe.
"Leggi qua, zuccona! Vuole darti "il suo regalo"!" urlò Ron pronunciando con particolare enfasi le ultime parole "e noi sappiamo b-e-n-i-s-s-i-m-o cosa vuole da te, quel malato mentale!"
A quelle parole Hermione scattò in piedi, totalmente rossa in volto dalla collera. Proprio in quel momento Ginny, che poco prima si era congedata dagli amici per andarsi a cambiare, tornava in Sala Comune con sguardo malizioso, tenendo qualcosa nascosto dietro la schiena. 
Notò la cattiva aria e si accomodò in silenzio accanto ad Harry scoccandogli un'occhiata interrogativa alla quale lui rispose con un cenno della testa.
"Se c'è una persona malata, non è lui te lo assicuro!" Ron alzò le sopracciglia fingendosi per nulla colpito dalla sua offesa, cosa che fece andare più in bestia Hermione. 
"Tu non lo conosci! Non sai nulla di lui! E se devo dirla tutta è stato l'unico che si è degnato di farmi gli auguri in maniera decente!"
Ginny fece per aprire bocca, ma Harry la zittì. Gli altri studenti in Sala, stupiti dalle urla dello scrupoloso Prefetto, la guardavano con un accenno di timore, biasimando Ron.
Quest'ultimo fece una risatina sarcastica "Tu invece lo conosci bene, vero? Avrete parlato molto nei vostri "incontri ravvicinati", eh?"
Ron adorava utilizzare quel termine per indicare l'anno in cui Viktor era ad Hogwarts e faceva una corte spietata all'amica.
Ormai Hermione era livida e tremava serrando i pugni talmente forte che la pelle del dorso della mano le diventò dello stesso colore del sacchetto donatole dal ragazzo.
Ginny, ignorando i tentativi di Harry di non farla interferire, le giunse alle spalle e le porse timidamente un grosso pacco dall'aria molto pesante, avvolto in una carta dai colori chiassosi e vivaci. 
"Buon compleanno..." mormorò intimidita Ginny, col timore che l'amica le si avventasse addosso per sbollire la rabbia "volevamo farti una sorpresa...ma ormai..."
Hermione parve per un attimo molto dispiaciuta e abozzò un sorriso a Ginny ed Harry prendendo l'enorme fardello con due mani e adagiandoselo contro il petto. Poi, come se solo in quel momento si ricordasse della sua presenza, si voltò verso Ron che la osservava con falsa aria di sufficienza, ma abbastanza adirato per non darlo a vedere esplicitamente.
"Grazie!" urlò sarcastica e con passo rapido salì le scale che portavano ai Dormitori Femminili.
Nella Sala Comune scese un silenzio di tomba, dopo poco interrotto dal ticchettio di corsa dei piedi di Ginny che seguivano l'amica.
"Ma è stupida? Che ha da urlare così, dico io?"
Harry, che aveva imparato a star fuori dai litigi dei due, si avviò anche lui verso la sua stanza lasciando l'amico senza una risposta.

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Capitolo 2
*** Conseguenze ***


Capitolo Due

Dato che sei talmente scema da non accorgerti che stiamo tramando alle tue spalle da quasi un mese, siamo molto compiaciuti di averti fatto credere che per noi la tua festa è non più importante di qualsiasi altro giorno. 
Con enorme soddisfazione eccoti quel maledetto macigno che desideravi da secoli, trovarlo non è stato facile, ma sappiamo che nelle tue mani è più che al sicuro.
Ora che siamo usciti allo scoperto puoi anche renderci tuoi umili schiavi e mandarci nelle cucine a rubare qualcosina con cui festeggiare, non ci siamo mossi in questo senso per non insospettirti oltremodo.
Tanti auguri! Che tu possa festeggiare altri 300 di questi giorni!
Ti vogliamo bene.
Harry, Ginny e Ron.

P.S. di Ron: l'età che avanza ti sottolinea le rughette sotto gli occhi. Fatti dare qualcosa da Madama Chips che sennò resti zitella a vita.

Hermione scartò infelicemente il regalo dopo aver letto almeno quattro volte il disordinato bigliettino traboccante di affetto che i suoi amici le mandavano. 
Si rese conto che si era appena rovinata "da sola" il compleanno, anche se buona parte della colpa ce l'aveva quello zoticone di Ron.
Quando dalla carta da regalo emerse un'enorme libro rilegato in pelle, color nocciola, si lasciò sfuggire un gridolino di gioia, dimentica di tutto quello che fino a poco fa l'aveva portata a sospirare con tanta tristezza.
Tra le mani, in questo momento, aveva niente poco di meno che una rarissima copia di "Storia riveduta e corretta degli Elfi Domestici, dal Medioevo ai giorni nostri" dell'illustre studioso in materia Pascal Moebius. 
Lei stessa, per circa tre anni, aveva cercato invano il volume, che ormai tutti consideravano fuori commercio e produzione per lo scarso successo ottenuto.
Gli occhi le si riempirono di lacrime al pensiero che gli amici, chissà da quanto tempo, erano alla ricerca di questa reliquia e che di certo non era costata loro qualche misero zellino. 
Ginny, entrata di soppiatto nella stanza, le si parò davanti abbracciandola prevedendo di trovarla in condizioni pessime.
"Non devi piangere Hermione..." disse dandole qualche pacchetta consolatoria sulla spalla mentre l'amica svuotava le ghiandole lacrimarie sul suo mantello.
"...Ron non è cattivo, ma lo sai che quando si impunta su una cosa è difficile fargli cambiare idea."
"Ma impuntato su cosa, Ginny?!" esclamò Hermione scandalizzata allontanandosi bruscamente "La vita è la mia! Decido "io" chi frequentare! E che mi fulminino in questo momento se a quella partita non ci andrò!"
Ginny emise un sospiro frustrato e preferì non contraddirla. La giornata si era già chiusa nel peggiore dei modi e non vi era motivo per il quale prolungare la serie di urli e schiamazzi innaugurati in Sala Comune.
Preferì darle il bacio della buonanotte e augurarle che la notte avrebbe giovato sul suo umore.

L'indomani, come prevedibile, Ron non le rivolse la parola neanche per sbaglio. La evitò come se fosse la peste ed Harry si sentì piuttosto imbarazzato quando a Trasfigurazione fu messo alle strette sulla scelta del compagno di banco.
Alla fine Harry si accomodò intimorito accanto a Neville e proprio mentre Ron stava per scoppiare nella sua ira funesta la McGranitt entrò in classe costringendo Ron ed Hermione a sedersi nello stesso banco, dato che era tutto occupato.
L'unica consolazione di Hermione stava nel fatto che, tra una lezione e l'altra, poteva rifugiarsi nell'angolo più remoto della biblioteca e dare una sbirciatina fugace alle pagine ingiallite del libro. Con le guance arrossate e un sorrisino di compiacimento sulle labbra, annuiva o si corrucciava senza curarsi di chi la potesse guardare. 
Ma, dopo i primi dieci minuti di lettura intensa, le tornava in mente il bislacco e divertente bigliettino di auguri e cadeva nuovamente nella disperazione più nera mentre la testa irsuta di Ron compariva sul capitolo "Le guerre tra Elfi e Goblin di montagna".
Se Ginny ed Harry erano stati ringraziati a dovere a colazione con abbracci e parole affettuose, restava l'arcano di come ringraziare Ron senza dargli la soddisfazione di aver fatto la prima mossa verso la tregua.
Passò tutto il pomeriggio ma di soluzioni neanche l'ombra. 
Harry le si affiancò mentre si godeva le ultime luci del parco, immerso in un silenzio delicato.
"Ha l'aria di essere pieno di paroloni" indicò il libro aperto sulle gambe di Hermione, appoggiata sotto una discreta quercia appena di fronte il lago. 
"Questo è un pezzo di storia!" protestò Hermione con un sorriso "Moebius ha passato ben 7 anni immerso in vecchi documenti e in giro per il mondo, prima di riuscire a scriverlo! Lo ammiro davvero moltissimo..."
"Anche io ti ammiro, perchè riesci a leggerlo come se fosse la più semplice delle storielle" le sorrise il ragazzo con sguardo pieno di orgoglio per l'amica. Lei arrossi timidamente
"Tu e Ron...? Nulla ancora eh?"
Hermione si rabbuiò tutto d'un tratto. Harry notò la sua reazione ma decise di scavare la fossa fin quanto poteva. 
"Se Moebius...fosse una donna..."
"Ma che diavolo dici? Moebius è uomo! Sulla sua biografia c'è scritto che..." saltò su Hermione con la classica nota di saccenza che la contraddistingueva.
"Hermione per piacere non interrompermi!"
La nota severa dell'amico la mortificò. Mogia mogia si accovacciò sotto l'albero attendendo la prosecuzione del suo "discorso".
"Allora...dicevo...se Moebius fosse una donna...e diciamo che questa donna che hai sempre visto da lontano come se appartenesse ad un altro mondo, dalla mattina alla sera prova interesse verso il ragazzo che ti piace, come ti comporteresti?"
Hermione corrucciò le sopracciglia senza capire dove l'amico volesse arrivare. Ma decise di assecondarlo e rispose con tono tranquillo "Se mostra questo interessamento così all'improvviso...beh potrei pensare che c'è qualcosa sotto...no?"
Harry annuì, probabilmente perchè quella era proprio la risposta che voleva sentire.
"E smetteresti di leggere i suoi libri...oppure li bruceresti?"
"Come potrei!" esclamò Hermione indignata.
"Beh Hermione...sei una ragazza davvero matura."

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Capitolo 3
*** La decisione di Ron ***


Capitolo Due

    Ciao Ron.
Dato che l'unico modo per tornare a parlarti è quello di fare il primo passo, come sempre, lo faccio, anche se indirettamente.
Ho molto riflettuto su di te e sulle tue parole e ho confermato l'ipotesi che sei semplicemente un brutto scimmione che parla senza mettere in azione il cervello.
Con questo smetto di offenderti, la mia vuole essere una riappacificazione, sia chiaro, perciò passo col ringraziarti per il bellissimo regalo di compleanno, ne sono stata davvero deliziata!
Con la speranza che domani a colazione tu la smetta di guardarmi come uno che vorrebbe infilzarmi con la forchetta, ti auguro la buonanotte.

Hermione.

La sua calligrafia era qualcosa di inconfondibile. Le lettere, chiare e tondeggianti, si susseguivano su un'immaginaria linea combaciando perfettamente. Non una sbavatura d'inchiostro, non un errore. Non una lettera più grande rispetto alle altre. E poi, l'uso smodato delle virgole, era una sua prerogativa. Come l'utlizzare la parola "deliziato". Insomma quella lettera era di Hermione, non c'erano dubbi. Anche se fosse stato analfabeta o se avesse scorto appena l'inchiostro sulla pergamena, si sarebbe accorto del mittente.
Si era arrabiato in un primo momento. Odiava il fatto che Hermione lo avesse perdonato, odiava essere perdonato sempre, nonostante le sue scenate esagerate.
Si perchè lui sapeva che era esagerate. Ma in quei momenti qualcosa si insidiava nel suo cervello, e gli impediva di essere razionale in alcun modo. 
Ripose la lettera nel comò e si stese sul letto, con gli occhi incollati sul soffitto. Gli sarebbe piaciuto molto farla sorridere in quel momento. 
Perchè era assolutamente certo che Hermione avesse pianto quella sera, anche se nessuno gli aveva detto nulla.
Il più delle volte si sentiva un verme a rendere così triste la ragazza che buona parte dei maschi della scuola avrebbero fatto carte false per aver vicino, ma non c'era verso di placare la famosa *forza interiore*.
Si alzò repentinamente dal letto e fece qualche passo pesante in avanti e indietro grattandosi il mento. Il contatto dei suoi piedi col pavimento provocò alcuni rumori sordi che fecero mugolare Neville infastidito.
Decise di chiedere consiglio ad Harry, si avvicinò al suo letto insidiandosi nel baldacchino chiuso con cura, e scrollò le spalle dell'amico.
"Harry...Harry..."
L'unica risposta che ricevette fu un lamento sonacchioso del ragazzo, che si limitò a voltarsi dall'altra parte.
Ron, senza demordere, si accomodò sulla sponda del letto attendendo che l'amico fosse abbastanza lucido da accorgersi che era necessaria la sua consulenza, anche se erano da poco scoccate le due del mattino. Harry sentì il peso del corpo di Ron sulle punte dei piedi, aprì con calma gli occhi fin quando non riuscì a focalizzarlo e si passò una mano sul viso, come per riprendersi 
"Ti rendi conto..."
"...di che ore sono, sì. Me ne rendo conto" concluse Ron cercando di mantenere un tono di voce decisamente basso. L'amico ci mise un buon dieci minuti prima di riuscire a svegliarsi se non completamente ma quasi, si alzò a sedere contro il cuscino e ordinò a Ron di chiudere per bene le tende che la sera prima aveva inavvertitamente lasciato aperte. 
"A quella partita Harry...ci andrò. A costo di corrompere la McGranitt per il permesso." disse Ron risoluto, col fuoco della sfida negli occhi. Harry parve stranito inizialmente, poi ostentò un'espressione che sembrava dire *dovevo immaginarlo* e cercò di parlare, nonostante la bocca impastata "Se ci vai solo per rovinare la giornata ad Hermione, evita. Ci è bastato lo spettacolo del compleanno."
Harry avevo colpito ed affondato. Ci volle qualche secondo prima che Ron riorganizzasse le idee e controbbattesse "Non ci vado per spaccare il muso a Krum. Lo faccio per farmi perdonare. Sai...la storia del compleanno...lei si è scusata...vorrei solo farle piacere..."
Ron si osservò le mani mentre le sue orecchie si dipingevano del tipico color cremisi. Harry tirò un lungo sospiro chiedendosi quanto le parole dell'amico fossero veritiere.

*

Quando l'indomani Ron scese a colazione fu tempestato di domande sul perchè delle profonde e violacee occhiaie sovrastassero la sua carnagione pallida. Hermione seguì distrattamente il discorso senza sospettare di essere la causa della notte quasi in bianco passata dall'amico.
Ron le si avvicinò sorridendole largamente. Lei fu contagiata e ricambiò il sorriso come se nulla fosse successo.
"Sai la mamma mi ha dato il permesso" Hermione lo osservò con aria interrogativa, mentre divideva in piccole parti le sue uova al bacon "le ho parlato stamane. La McGranitt mi ha dato la possibilità di usare il suo camino. Ho finto sia stata una cosa urgente" concluse continuando a sorridere. Hermione continuava a non capire dove l'amico volesse arrivare, tuttavia era contenta della tregua accettata. 
Ron non si curò dell'espressione intontita della ragazze e continuò ad aggirare l'argomento facendola passare per la cosa più naturale di questo mondo.
"Quindi alla fine...verrò"
"Dov'è che verresti...?" disse la ragazza cercando di non far trasparire la sensazione di fastidio che provava per gli inutili giri di parole.
Ron tossicchiò con aria innocente poi le passò un pezzetto di pergamena ben stirata.

Io sottoscritta, Molly Weasley, autorizzo mio figlio Ronald Bilius Weasley, a partecipare all'evento extrascolastico che si terrà il 23 Settembre ad Hogsmeade.

"Ron! Verrai alla partita!" saltò su la ragazza, sorridente come non mai. Ron si sentì piuttosto soddisfatto della sua reazione e decise di continiuare la recita fino alla fine "Non solo, 'Mione! Verrò, ti farò divertire, e saluterò il tuo *amico* Krum con il più grande dei sorrisi"
Hermione, incurante dell'intera Sala Grande che banchettava, si gettò al collo di Ron e gli schioccò un grosso bacio sulla guancia. Molte risatine si levarono dalle persone sedute accanto a loro, ma quasi nessuno osò commentare. Ron, dal canto suo, si limitò a diventare di pietra e a sentire lo stomaco scendergli nelle scarpe.
"Sei fantastico Ron! E' il più bel regalo che tu potessi farmi!"

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Capitolo 4
*** Tu no, Lui no. ***


Capitolo Due

    Caro Viktor,
domani io Harry e Ron saremo allo stadio per vederti.
Hai detto di dovermi parlare, quindi subito dopo la partita ti aspetterò all'uscita degli spogliatoi.
Riposa bene oggi ed in bocca al lupo per domani, io sarò sugli spalti a tifare per te!

Hermione.

Harry tirò un sospiro stanco. La Sala Comune era quasi vuota quando Hermione, dopo aver sigillato con estrema cura la breve pergamena che aveva appena finito di scrivere, si alzò e si diresse verso la guferia.
Ron la osservò sottecchi cercando di monopolizzare l'attenzione su un grosso libro che parlava di "elettronica babbana". Harry si rese conto che l'amico si limitava ad osservare le figure dall'andamento veloce col quale sfogliava le pagine.
Ebbe un lieve sussulto quando il buco del ritratto di richiuse ed Hermione fu scomparsa dalla circolazione.
"E' così necessario mandare gufi a quell'idiota...? Si vedranno domani, no?" commentò acido Ron.
Harry abbassò lo sguardo e notò che l'amico faceva penzolare il librone pericolosamente verso il camino. "Beh...magari dovranno solo mettersi daccordo sul dove vedersi...e quando, ovviamente".
"Ma a te non da fastidio?" chiese a bruciapelo Ron guardandolo negli occhi con le sopracciglia corrugate pesantemente. Harry ostentò un'espressione sorpresa ma allo stesso tempo rassegnata "Fastidio per cosa? Hermione ormai ha 16 anni, no? E' naturale che si trovi un ragazzo, anche se è la nostra migliore amica." disse pacatamente, strappando il volume dalle grinfie dell'amico, ormai dimentico di averlo in mano.
Ron non sembrò digerire la frase e fissò Harry con odio "Harry...sei uomo, no?" questo assunse un'espressione incuriosita e si limitò ad annuire.
"Tu...beh non credi che Viktor, in quanto uomo, più grande ed esperto tra l'altro, abbia in mente di fare ad Hermione....*quello*?"
L'aria grave che assunse Ron fu talmente comica che Harry non sapeva se scappare via e ridere, o ridere comunque davanti all'amico e farlo arrabiare ancora di più. 
Cercò di assecondarlo e vedere dove volesse arrivare "Ron se credi che Viktor Krum sia un sessuomane che non abbia altra mira che portarsi Hermione a letto, credo tu ti sbagli di grosso"
"Tu non ragioni da uomo!" lo canzonò Ron, guardandosi attorno come per paura che qualche studente sonnambulo potesse fare da testimone alla conversazione "Chiunque si porterebbe a letto Hermione! Sarebbe da pazzi dire il contrario!"
Harry provò il mediatico istinto di sbattere con la testa nel muro "Se tu sei attratto da Hermione non puoi pensare che tutti lo siano. E poi...beh se proprio ci tieni a saperlo credo che il tuo guardare Krum con sospetto sia dovuto al semplice fatto che lui riesce ad essere esplicito e cortese con Hermione, mentre tu no. Tu usi una maschera di strafottenza, lui no. Tu fai piangere Hermione, lui no. Quindi cerca di prendere un pò esempio da quelli *più grandi ed esperti* e cambia atteggiamento!
Harry si alzò e raccolse le sue cose. 
"Buonanotte".
Ron restò imbambolato ad osservarsi le mani come se fossero qualcosa di ipnotico.
Bum, Harry aveva centrato.
Chissà da quanto tempo aveva voluto sbattergli in faccia quelle cose, ma non l'aveva fatto. Certo, non era stato carino sentirsele dire alle vigilia dell'incontro con Krum, però in un certo qual modo quelle parole erano servite a qualcosa.
Ron aveva stampate dentro di se quelle frasi di rimprovero solo che le teneva sottochiave per non ammetterle a se stesso. Harry aveva spalancato le porte e fatto uscire tutto. Sensi di colpa e rabbia parvero fondersi l'un con l'altro e creare un sentimento misto, che lo fece sentire molto triste. Hermione non tornava in Sala Comune. Forse era meglio così. Scongiurò mentalmente che non tornasse almeno fin quando non si era infilato sotto le coperte, perchè in quel momento poco rispondeva di lui.
Avrebbe voluto dirle tutto. O dirle tutto il contrario. Voleva condividere un segreto con lei, una frase, qualunque cosa.
Dirle che avrebbe rotto il muso a Krum, per davvero. Che glielo avrebbe voluto rompere già due anni prima, a quel maledetto Ballo. 
Oppure quando aveva scoperto che era la *cosa più importante* di quel bastardo bulgaro.
Hermione era sua, gli apparteneva da sempre. E Krum l'avrebbe capito.
Li seguirò. Andrò a quella partita per seguirli.

*

Ginny sorrise all'amica come solo lei sapeva fare. I suoi denti, bianchi e regolari, spiccavano luminosi contorniati dalle labbra rosso fuoco. 
Hermione adorava il viso di Ginny. In un certo senso guardarla la faceva sentire rilassata e serena.
Questa, che sapeva sfruttare i suoi punti forti, le si avvicinò strusciandole il naso contro la guancia "Come piacerebbe anche a me venire!"
Hermione si voltò verso di lei mortificata "Mi dispiace davvero tantissimo, Gin! Viktor mi ha mandato solo tre biglietti e...beh vi erano degli *specifici* mittenti...quindi..."
La ragazza scoppiò a ridere "Ma dai scema! Mica è colpa tua!" Hermione sorrise di rimando "Beh...è che mi sarebbe piaciuto averti vicina...sai...è un giorno un pò particolare..."
Ginny la osservò con fare indagatorio e diventò improvvisamente seria.
"Viktor ti chiederà di diventare la sua ragazza?". Hermione parve sconcertata ma non negò. Si limitò a fare spallucce con l'aria di chi non sa proprio cosa la aspetta. "Beh, secondo me te lo chiederà. E faresti bene a pensare ad una risposta razionale, Herm. Hai tutta la notte per pensarci"
Detto questo scivolò sotto le coperte e spense la lanterna appoggiata sul comodino. Hermione arrancò verso la finestra con aria smarrita.
La ragazza di Viktor.
Sapeva che lui provava un'estrema simpatia per lei. Sapeva di piacergli, sapeva che la voleva come fidanzata.
Certo Viktor era un ragazzo molto appetibile. O perlomeno avrebbe dovuto esserlo. 
Famoso, simpatico, dolce e premuroso. Non bellissimo, nè tantomeno dalle grandi maniere, ma pur sempre un ottimo candidato.
Mai una settimana senza una sua lettera. Mai un Natale o compleanno senza un suo biglietto festoso. 
Hermione aveva riflettuto a lungo sul loro rapporto senza venire mai a capo di nulla. Forse, in cuor suo, era convinta che Viktor non potesse essere altro che un buon amico, ma la lotta che incombeva tra la sua parte razionale e il suo opposto, la teneva in una fase di stallo molto critica.
Se Viktor l'indomani le avesse chiesto di essere la sua ragazza sarebbe stato comunque troppo imbarazzante.
Osservò a lungo le nubiciattole che coprivano il manto stellato. Cercò di immaginarsi con al fianco qualcuno che non fossero Ron o Harry, e si chiese quanto l'avrebbe resa felice.

*

La pioggerella di quella notte fu determinante. L'erba umidiccia rumoreggiava sotto i loro passi, mentre un sole accecante illuminava i capi delle decine di studenti di Hogwarts diretti ad Hogsmeade per la gita *extra*.
Hermione era totalmente elettrizzata e non smetteva di chiacchierare. Ron era alquanto infastidito, se non teso allo stremo.
"Ho sentito dire che la squadra Cecoslovacca che oggi gareggerà contro la Bulgaria, è composta da due dei tre migliori Cacciatori Europei!"
Harry le rispose con un sorriso "Infatti. Sarà una partita molto interessante."
Fiotti di persone apparivano man mano che il bosco circostante il paese si faceva vicino. 
Il campo da Quidditch era stato allestito, infatti, su di una larga piana a pochi metri dalla Stamberga Strillante. Il malumore di Ron si fece sempre più notevole quando, presentati i loro biglietti e preso posto, il cronista cominciò a dettare le varie formazioni. 
Cercò di nascondere i pugni rabbiosamente stretti sulla veste, mentre ascoltava distrattamente il chiacchiericcio dei suoi amici e teneva gli occhi incollati sul punto centrale dello stadio.
La partita risultava solo come una piccola distrazione prima della tempesta finale. La seguì talmente distrattamente che, si vergognò quasi subito, di definirsi un'appassionato di Quidditch.
Eppure l'unica scopa a risultargli interessante era quella montata dal Cercatore Bulgaro.
Le due ore di gioco passarono in un lampo e, senza avere neanche il tempo di accorgersene, la gente intorno a lui stava alzandosi per lasciare gli spalti ed Hermione era magicamente scomparsa.
Harry stava chiacchierando con Dean ed un ragazzo Tassorrosso di cui non ricordava il nome, così ne approfittò per dileguarsi anche lui.
Ron riflettè velocemente mentre si incamminava spedito verso l'uscita.
Ho perso Harry, volevo vedere se era con te.
Sono qui per incontrare un amico...no, non lo conosci.
Qualunque scusa elaborasse la sua mente sembrava inopportuna nel caso in cui Hermione lo avesse sorpreso a pedinarla.
Notò una chioma cespugliosa farsi spazio tra la folla e un'ansia innaturale gli pervase lo stomaco poco a poco. L'uscita era vicina e lei era quasi arrivata.
Hermione si voltò di scatto e agitò la mano sorridente. Per un attimo credette il saluto rivolto a lui.
Ma dopo un attimo udì una voce roca alle sue spalle "Herrmioni!"
L'ansia si coagulò perfettamente fino a formare un fastidioso groppo. Krum ed Hermione si abbracciarono e, un raptus momentaneo, gli suggerì di togliersi la scarpa e gettarla dietro la nuca irsuta di lui.
"Mi sei tanto mancata, Herrmioni!"
Lei sorrise radiosa. Ron si rese conto che non aveva mai sorriso così a lui.
Le parole di Harry si fecero spazio incontrastate nella sua mente, mentre la coppia si allontanava discretamente dalla folla, avviandosi verso la foresta limitrofa.
C
redo che il tuo guardare Krum con sospetto sia dovuto al semplice fatto che lui riesce ad essere esplicito e cortese con Hermione, mentre tu no.
Tu no.

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Capitolo 5
*** Errore fatale ***


Capitolo Due

Fratellone!
Ti lascio questo bigliettino nella tasca per ricordarti che PRETENDO un regalino, anche un sacchetto di Api Frizzole va bene, basta che sia un regalo!
Ah poi volevo ricordarti che se ti azzardi a rovinare la giornata ad Hermione dirò alla mamma cosa nascondi nell'armadio, primo cassetto a destra, sotto un maglione incartapecorito bordeaux.
Davvero Ron, non fare il coglione, conto sul tuo buonsenso, ti voglio bene

Ginny.

I due proseguirono per la fitta boscaglia alberosa per circa quindici minuti. Nessun posto sembrava propizio per una chiacchierata intima ed Hermione cominciò a sentirsi nervosa man mano che la zona si faceva più isolata.
Tamburellò con le dita sulla bacchetta cominciando a riflettere sul da farsi nel caso in cui Viktor perdesse la ragione e le mettesse i tentacoli addosso.
Ron, con l'astuzia di una faina, fece in modo di farsi notare ad incamminarsi verso il castello. Ma appena si assicurò che Hermione fosse girata altrove indossò il mantello dell'invisibilità e li seguì a distanza ravvicinata.
Più volte, durante il tragitto, Viktor cercò di prendere la mano ad Hermione, ma lei, con grande soddisfazione di Ron, fece di tutto per allontanarsi il più possibile.
"Viktor...sono stanchissima...fermiamoci qui" esclamò esausta Hermione scongiurando che il ragazzo fosse daccordo. Lui le sorrise e le si parò di fronte osservandola attentamente "Va bene. Posso parlare allora?"
Ron si sistemò accanto ad un albero appena accanto a loro ed attese la risposta di Hermione.
"Si Viktor..." sospirò lei pesantemente "...parla pure. Sono pronta." Gli occhi nocciola di lei si puntarono sul volto del ragazzo. Ron sentì il cuore in gola e strinse forte il bigliettino della sorella nella tasca. Scongiurò mentalmente che l'amica rifiutasse quella bestia, che gli mollasse un bel ceffone e che gli tirasse anche dietro il suo stupido regalo.
Viktor continuò a sorridere ma un'espressione imbarazzata si confuse alla gaiezza. Infilò la mano in tasca ed estrasse un pacchetto di medie dimensioni.
Hermione alzò le sopracciglia "Non dovevi..."
"E' il tuo regalo, Herr-mioni. L'ho conservato per te." Lei lo guardò interrogativa e scartò col massimo garbo possibile il delizioso pacchetto blu notte che le era stato messo in mano quasi con forza. 
Al suo interno vi era qualcosa che la fece restare in contemplazione per qualche minuto a bocca aperta. Una bellissima rosellina azzurra, che emanava un bagliore surreale, poggiata su un piccolo fagottino di stoffa nella stessa tinta.
Hermione vi passò un dito sopra delicatamente e restò sorpresa della morbidezza del fiore.
"E' una rosa di Fonhag" spiegò lui compiaciuto della sua reazione "è molto rara, al mondo ve ne sono appena trenta esemplari. E' una rosa secolare, non appassisce mai."
Hermione non sapeva cosa replicare, così si limitò ad annuire. Ron, nel frattanto masticava rabbia sentendo il momento della dichiarazione sempre più vicino.
Viktor continuò "Sai Herr-mioni, questa rosa era famosa nel Medioevo..." le si avvicinò pericolosamente al viso, accarezzandole la guancia con un dito "...la si donava come pegno. Pegno di amore eterno. Herr-mioni..." lei cercò di ritrarsi ma notò che era quasi paralizzata "...ti amo. Diventa la mia ragazza."
Hermione mugolò qualcosa che il ragazzo non riuscì ad identificare come parole. Dopo aver atteso qualche secondo, riprese ad accarezzarle la guancia e avvicinò le labbra a quelle della ragazza.
Ma fu l'ultima cosa che fece.
Dopo neanche un secondo Viktor giaceva al suolo con la faccia soppiantata nell'erba umidiccia.
Hermione guardò terrorizzata davanti a se e, quello che più temeva, si materializzò ai suoi occhi.
Ron, col mantello dell'invisibilità ad una mano, ed un legnetto sudicio all'altra, guardava in un punto morto con una smorfia disgustata e rabbiosa.
"Co...Cosa diavolo hai fatto?" biascicò la ragazza mentre si accasciava su Viktor e lo scuoteva nel tentativo di farlo riprendere.
Ron non rispose ma la fissò negli occhi livido di rabbia. Il ragazzo a terra emise un gemito di dolore e alzò la testa, a fatica.
"Viktor...sorreggiti a me..." disse lei piazzandosi il suo braccio intorno alle spalle e facendo leva sulle ginocchia "...torniamo in paese, hai bisogno di un pò di ghiaccio."
Lui annuì debolmente e le si accasciò addosso. Ron li fissò entrambi inespressivo, cogliendo con rammarico lo sguardo pieno d'odio che la ragazza gli lanciava.
"E tu faresti bene a tornartene da dove sei venuto" digrignò lei tra i denti mentre si allontanava col bulgaro a seguito.

*

"Sono davvero mortificata Vic..." il ragazzo le sorrise, anche se sembrava più una smorfia di dolore, e le accarezzò i capelli con fare rassicurante.
"Io tornerò, appena tu vorrai darmi una risposta. Mandami un gufo e dopo un minuto sarò da te"
Lei abozzò un sorriso e gli baciò la guancia con la tremenda sensazione che quella sua proposta null'altro fosse che un tentativo di metterla alle strette.
"Ah per la rosa..." si voltò a dirgli mentre si allontanava, tenendo il pacchetto bene in vista "...è stupenda! Grazie!"
Lui le sorrise per l'ultima volta e si avviò verso il gruppo di compagni che lo attendeva.
Hermione sospirò profondamente, ripose il regalo di Viktor in tasca e si allontanò in direzione del castello. Appoggiato ad un albero, con le mani infilate in tasca e l'espressione da cane bastonato, Ron la aspettava come se fosse sul patibolo di esecuzione, pronto ad essere ghigliottinato.
"Hermione..." cercò di dire mentre lei gli passava davanti trattandolo come se fosse invisibile "..cazzo Hermione, fermati. Parliamone, diamine!"
Ma lei rimase continuò ad ignorarlo ed accellerò il passo. Lui accellerò il passo a sua volta.
Tanto fecero quest'operazione che si trovarono a correre come due ossessi. 
"Fermati! Cretina, ho detto fermati!"
Ma la ragazza non ne volle sapere, continuò a correre sin quando non si trovò di fronte l'enorme portone di Hogwarts e sbandò. Ron approfittò della cosa per afferrarle il braccio con forza e costringerla a voltarsi.
"Ho detto che devi ascoltarmi! Quello..."
Ciaff.
Hermione colpì con tutta la forza che aveva in corpo il viso di Ron. Non una, ben due volte. Lui voltò la testa da un lato guardando il pavimento.
Se l'era meritato, e alla grande anche.
"Toglimi le mani di dosso. Io non ti conosco più. Puoi anche morire, non mi interessa!" urlò lei istetica.
La mano del ragazzo diventò molle e lei sgusciò via dalla sua presa.
Continuò a guardare l'erba umida mentre ascoltava il ticchettio delle sue scarpe farsi sempre più lontano.
Era finita. Lei non lo avrebbe perdonato per nessuna ragione al mondo.
Si sentì incredibilmente stupido, per l'ennesima volta l'aveva ferita nel tentativo di avvicinarla a se.

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CONTINUA

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I Pg della saga non sono miei, ma appartengono a JK Rowling!

Sanae
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Capitolo 6
*** Riflessioni ***


Capitolo Due

Caro Viktor,
non so come scusarmi ancora del deplorevole atteggiamento di Ron, me ne assumo tutta la responsabilità e me ne scuso sentitamente.
Crederai,+ con ragione,che sono stata scortese, a lasciare che tutto ciò accadesse, ma posso giurarti che ero all'oscuro delle sue intenzioni, in caso contrario posso darti la mia parola che avrei fatto di tutto per evitare quella scena patetica, oltre che pericolosa.
Sto pensando seriamente alla tua proposta, credo di poterti dare una risposta al più presto.
Spero che il viaggio sia stato veloce e comodo, tua,

Hermione.

"Harry, secondo te cosa dovrei fare per alleviare il rossore?" chiese Ron guardandosi allo specchio e tastandosi ripetutamente con diverso tatto, la guancia dove era stato colpito. 
L'amico, dal suo letto, lo osservava incuriosito "Dovresti metterci del ghiaccio, è l'unica soluzione".
Il rosso alzò le spalle noncurante e smise di ammirare il frutto della sua stupidaggine per prepararsi a dormire. Harry continuò ad osservarlo come se solo aspettasse un minimo accenno agli avvenimenti della giornata, a quanto pareva finiti male.
L'unica cosa che aveva constatato era che Ron ad un certo punto era scomparso, idem Hermione e Viktor Krum (che poteva benissimo essere andato via, ma dato che aveva promesso ad Hermione di parlarle, era da escludere come ipotesi). Poi Ron era irrotto nel dormitorio maschile, con l'aria più arrabiata che potesse avere ed una guancia rossa come un peperone e gonfia il doppio del normale.
I sospetti di Harry incrementarono quando, ad un suo commento sulla splendida prestazione di Krum, Ron aveva risposto con una parola molto volgare seguita dal tonfo della porta del bagno e dallo scatto della chiave.
Seamus e Dean, impegnati in una combattuta partita a carte, accolsero la reazione del ragazzo con un sorriso malizioso.
"Secondo me si sono scazzottati..." esclamò soddisfatto Seamus, dopo aver calato la sua carta e vinto gloriosamente la mano "...però la dama pare aver scelto quello ricco e famoso" sorrise Dean, abbassando la voce ad un sussurro, evitando a Ron questa frecciatina poco delicata.
Harry li osservò entrambi e riflettè a lungo sulle loro supposizioni. L'amico non accennava ad uscire dal gabinetto, cosa che destò una vaga ansia nel cuore già frustrato del povero Harry, sballottato nel mezzo, che si sentì totalmente impotente e incapace di risolvere i problemi affettivi del compagno.
Gli altri due ripresero a giocare con rinnovato zelo e lui si alzò dirigendosi sicuro verso la porta in legno del bagno della loro camera.
"Ron dovrei parlarti" disse bussando energicamente "apri prima che lo faccia io con la forza".
Forse per paura che l'amico dicesse sul serio, forse perchè non aspettava altro che una cavia con cui sfogarsi, Ron girò immediatamente la chiave permettendo ad Harry l'accesso alla stanza.
Il ragazzo entrò velocemente e chiuse nuovamente a chiave. 
Ron era poggiato sul bordo del lavandino umido e freddo, i capelli, a detta della signora Weasley degni successori di quelli di Bill, tirati all'indietro da qualcosa che somigliava spaventosamente ad un cerchietto femminile, probabilmente un prestito di Ginny per facilitargli l'atto di lavarsi il viso senza farsi lo shampoo involontario. Aveva gli occhi puntati sulle quadrettature del pavimento e indosso solo una canotta intima e i suoi boxer preferiti, reliquia di un giro illecito ad Hogsmeade con Harry, con sopra stampate delle frasi di dubbio gusto.
Harry gli si avvicinò comprensivo e gli diede una pacca amichevole sulla spalla "Che ti succede, amico? Di là fanno illazioni assurde su una tua teorica scazzottata col tuo *amico* bulgaro, devo crederci?"
Ron lo guardò sconsolato, la spavalderia e la rabbia di poco prima evaporate completamente.
"Macchè..." iniziò con voce roca il rosso "...se lui avesse risposto, almeno non sarei l'unico dalla parte del torto"
"Cosa è successo di preciso?" insistè Harry, deciso a cavargli da bocca il più possibile. Lui lo guardò, con un velo di colpevolezza negli occhi "L'ho colpito alla testa..." disse a voce bassa, come se ciò alleviasse le sue colpe "...con un sasso...bello grosso. Lo hanno dovuto medicare, perdeva sangue"
Gli occhi di Harry si spalancarono da sotto le lenti e, prima di riuscire a pronunciare una parola per intera, balbettò qualche articolo sconnesso, incredulo di quello che aveva appena ascoltato. 
"Hai ferito Krum? Ma sei pazzo o cosa?!"
All'esclamazione di Harry non fu data risposta. Ron si limitò ad aggrottare le sopracciglia sentendo il peso sullo stomaco sempre più evidente. Ad un tratto tutti gli avvenimenti della giornata gli tornarono alla mente con forza e, vivida come se gli fosse apparsa agli occhi neanche pochi minuti prima, gli si parò davanti l'espressione di disgusto di Hermione e all'impatto delle cinque dita contro la sua guancia.
Certo, anche a mente fredda, le ragioni che lo avevano spinto ad un gesto così sconsiderato, gli parvero più che giuste, ma in cuor suo si rendeva conto che il regolamento di conti tra lui ed il bulgaro poteva essere svolto diversamente, e si pentì amaramente di essersi messo così in cattiva luce in quella situazione.
Harry non sapeva come consolare l'amico, nè tantomeno cosa consigliargli. Si limitò a dagli un'altra pacca, più energica, e assicurargli che Hermione lo avrebbe perdonato come al solito, anche se ne era sempre meno convinto.
Ron volle credere alle parole dell'amico ed abozzò un sorrisino speranzoso.

*

Le previsioni di Harry sul perdono di Hermione si rivelarono, come prevedibile, sbagliatissime. 
La ragazza a colazione sedette all'altra estremità della tavolata, seguita da Ginny e con una compagnia ben diversa del solito: Colin Canon e suo fratello.
Ron la guardò per un attimo sconsolato, poi prese a consumare il pasto meccanicamente e con lentezza inusuale.
Ogni tanto tendeva l'orecchio per cogliere stalci di conversazione tra la ragazza e i compagni, ma i loro argomenti erano tutto fuorchè interessanti: lezioni, fotografia ed elfi domestici. A volte poteva sentire distintamente la voce di Hermione esclamare di quanto fosse stata pessima la gita del giorno prima. Naturalmente il motivo di tanto scarso divertimento non veniva spiegato, ma Ron sapeva perfettamente che le frecciatine erano precisamente mirate alla sue persona, e subì silenziosamente quella tortura, come punizione per aver tanto ardito.
Osservò per tutta la giornata le tattiche brillantemente messe in atto dall'amica per sfuggirli e per un attimo si sentì lusingato di tanto impegno mentale dedicato a lui.
Cercò di avvicinare la sorella ma ogni tentativo fu vano. Le uniche parole che gli rivolse Ginny furono un freddo "Lasciala stare" durante l'ora di pranzo. Evidentemente era rimasta molto delusa dall'atteggiamento del fratello e, forse ancor di più, mortificata perchè lo stesso aveva snobbato alla grande i suoi consigli.
Ron ebbe tutta la giornata per farsi coraggio e prendersi la responsabilità delle sue azioni.
Sapeva, o perlomeno aveva saputo, che Hermione era sola in biblioteca e che ci sarebbe rimasta fino alla chiusura, situazione ottimale per avvicinarla senza dover subire l'umiliazione di testimoni diretti.
Era ormai pomeriggio inoltrato quando, convinto più che mai, lasciò la Sala Comune a passo spedito con in testa stampate le parole da dirle.
Harry lo guardò soddisfatto della sua determinazione e si immerse nuovamente nei compiti col cuore più leggero.
Ron attraversò il corridoio semideserto con assoluta calma, con la certezza che Hermione lo avrebbe ascoltato e perdonato nel giro di pochi minuti.
Scese le scale sempre più convinto di ciò e in un baleno si trovò davanti la biblioteca, anch'essa semivuota, illuminata dagli ultimi bagliori pomeridiani. Hermione appariva come una figura eterea, con lo sguardo corrucciato dalla concentrazione, e la luce solare che le appariva alle spalle.
Il ragazzo, dopo un'ultima titubanza motivata dalla sua incapacità di esprimersi decentemente dinanzi a lei, le si parò davanti e poggiò una mano sul tavolo per attirare la sua attenzione.
Hermione non alzò neanche la testa e continuò a leggere un libro che aveva l'aria di non essere toccato da secoli. 
"Mi fai ombra" disse in tono glaciale dopo qualche minuto, al che Ron si sedette. La osservò ancora un pò tamburellando le dita impazientemente sul tavolo poi decise di parlare 
"Hermio..."
"Zitto. Non voglio sentire una sola parola" lo zittì lei, ancora più freddamente. Il ragazzo continuò ad osservarla, cosa che la fece spazientire più di un'intero discorso poco gradito.
Non le restò che arrendersi. Così alzò il capo, guardandolo dritto negli occhi, con aria di sfida e stizza perfettamente miscelate. Ron si sentì incoraggiato da quel gesto ma tutto il discorso pieno di buoni propositi di poco prima era rimasto da qualche parte nel corridoio del terzo piano.
Addio discorso sensato, si disse, era arrivato il momento di improvvisare.
"Ecco...si...dicevo..." farfugliò imbarazzato, interrompendo il contatto visivo "...riguardo a ieri. Si ieri..." lei lo guardò come se fosse un povero pazzo e lui si sentì tutto il peso di quello sguardo gravargli sulla lingua, che ostentava ad andare per fatti suoi "...io quella cosa l'ho fatta per un motivo, già"
Hermione sorrise, con sarcasmo crescente "un motivo? Ah! Certo! E di grazia potrei sapere quale?" disse chiudendo il libro e poggiandovi i gomiti sopra, impaziente della risposta dell'amico.
Lui indugiò lungo, poi parve illumarsi di genio "Io sono fermamente convinto che Viktor voglia portarti a letto. Magari anche più di una volta, fin quando non è soddisfatto. E poi scaricarti...già."
Ecco. L'aveva detto. Gli tornò in mente il discorso fatto con Harry appena due giorni prima riguardo la questione. Sapeva che parlarne con Harry era un conto, ma dirlo alla diretta interessata, ne era un'altro.
Senza contare il fatto che lui per primo non era convintissimo di questa cosa. Viktor aveva avuto ben altre occasioni di allungare le mani addosso alla ragazza, ma non ci aveva mai neppure provato. Ciò stava a significare due cose: o era irrimediabilmente imbranato, o semplicemente i suoi sentimenti erano sinceri.
Ma l'orgoglio di Ron non gli permetteva di ammetterlo, così la scusa delle perversioni sessuali di Krum su Hermione gli parve così ovvia, che pensò non ci fosse nulla di male a renderla nota.
Ma la reazione di lei fu quanto di peggiore potesse capitare.
Prima lo guardò con odio che non aveva mai e poi mai visto dipinto nei suoi occhi, poi subentrò l'indignazione e il disgusto. Tutto questo accadde in pochissimo tempo, come in pochi secondi lei scomparì, buttando la sedia per aria e lasciando lì tutte le sue cose.
Ron, senza neanche starci a pensare, si alzò altrettanto velocemente correndo come un'ossesso verso la figurina che sfrecciava appena avanti a lui. Ma stavolta non ci fu bisogno di forza per fermarla.
Poco dopo Hermione si trovò davanti ad un vicolo cieco. La sua figura di spalle sprizzava odio e rancore dei più neri ma il ragazzo, come se guidato da una forza estranea, non esitò ad afferrarle il polso e a strattonarglielo per costringerla a girarsi.
Dopo qualche tentativo le tirò con forza bruta il braccio costringendola di fronte a se, ed ignorando il mugolio acuto di dolore che aveva lanciato.
I loro occhi per un attimo si incrociarono. Hermione non piangeva, ma tremava.
Per la prima volta aveva paura di una delle persone che le erano state più vicine in tutta la sua vita.
Aveva paura di Ron.

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CONTINUA

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I Pg della saga non sono miei, ma appartengono a JK Rowling!
Volevo taaaaanto ringraziarvi per avermi invogliata a continuare questa ficchina che, non lo nascondo, per questi capitoli di preludio al finale, mi ha portato un pò di grane.
Non mi dilungo perchè ho un sonno terribile e non sono conscia delle mie azioni ç_ç ma voglio mandare un grosso abbraccio a tutti voi per il supporto, non so davvero come farei senza ;_;.

Sanae
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Capitolo 7
*** Rimorso ***


Capitolo Due

Harry, sono Ginny.
Avrei voluto parlarntene durante gli allenamenti, ma a quanto pare non c'è stata possibilità.
Sarò breve:se mio fratello entro domani non si scusa con Hermione puoi riferirgli che non gli rivolgerò mai più la parola e che avviserò la mamma del suo comportamento.
Non ho altro da dire, ciao.

Ron forzò la stretta ancora un pò, con la mente completamente annebbiata, assolutamente inconscio della sua azione. 
Guardò le pieghe della maglia di Hermione contratte allo stremo e si rese conto solo in quel momento che stava esagerando. 
Lentamente, la lasciò andare, senza il coraggio di guardarla in volto. La rabbia e la gelosia andarono scemando, lasciando il posto ad un grosso senso oppressivo di vergogna.
Non riusciva a capacitarsi di aver fatto una cosa tanto violenta. E non riusciva a credere che la sua impulsività lo avesse portato ad un atto così spregevole.
Voleva dire qualcosa, qualcosa per giustificarsi, ma di scuse non ce n'erano, neanche a volerne inventare.
Hermione rimase immobile per qualche interminabile minuto, e il gelo scese sui due. La mente della ragazza lavorò freneticamente e l'unica cosa sensata che trovò da fare fu andarsene e giurare a se stessa che la loro amicizia aveva tomba in quel luogo.
In tutti quegli anni gli aveva perdonato fin troppe cose, ma questo superava il limite. Il braccio le doleva moltissimo, sentiva come se le dita di lui lo stringessero ancora con violenza.
"Sei uno stronzo..." riuscì a dire dopo molto, superandolo e incamminandosi verso le scale velocemente. Ron sentì quelle parole trafiggergli il petto, la minima speranza che il suo gesto venisse sottovalutato, fu distrutta.
Ormai non c'era nulla da fare, nè da dire. Accettò il suo destino e la seguì con la coda tra le gambe e lo sguardo basso.
Il silenzio fu rotto da un grosso tonfo provenire dalle scale. Si affrettò a controllare cosa fosse successo ed uno spettacolo raccapricciante gli si presentò agli occhi.
Hermione era stesa di lungo a terra, il labbro insanguinato per aver colpito lo spigolo della scala e gli occhi chiusi.
"Hermione!" esclamò lui senza esitare e le si avventò addosso per constatarne lo stato di salute. 
Aveva perso i sensi, il suo colorito perdeva di tono ogni secondo che passava e il sangue continuava a fluire in abbondanza sul pavimento grigiastro. Senza pensare ad alcunchè se la caricò sulle spalle e corse verso l'infermeria il più veloce possibile.

*

"E' stato un calo di zuccheri" sussurrò Ginny a Lavanda e Calì che erano sedute sulla sponda del letto. Tutte e tre osservavano l'amica, beatamente addormentata, con aria profondamente dispiaciuta e un pizzico d'apprensione, nonostante avessero constatato che le condizioni della ragazza fossero in netta ripresa.
Madama Chips aveva loro concesso di restare solo una decina di minuti, rimproverandole di disturbare il riposo della sua paziente e brontolando contro i loro chiacchiericci fastidiosi.
Hermione si era svegliata poco dopo il suo trasporto in infermeria, aveva ingerito una sostanza rosastra che avrebbe dovuto donarle le forze perdute e si era subito addormentata.
Harry varcò la soglia della stanza con dipinta in volto un'espressione terrorizzata, ma Ginny gli andò incontro rassicurandolo che l'amica stava bene e che sarebbero bastati un paio di giorni di ricovero a farla tornare come nuova.
"Ho ricevuto il tuo biglietto..." disse lui imbarazzato, cercando di non farsi sentire da Calì e Lavanda che parevano interessatissime alla presenza di Harry. Ginny lo guardò accigliandosi.
"...ecco stavo appunto per parlare con Ron, quando lui mi ha avvisato di Hermione. E' molto dispiaciuto e..."
"Farebbe bene a venirla a trovare e scusarsi..." sbottò Ginny acidamente "...è per via dello stress dell'ultimo periodo che Hermione è in quel letto e, puoi starne sicuro, lui è la fonte più prospera di guai che le sia capitata"
Harry cercò velatamente di nascondere alla ragazza che appena poco prima del mancamento Hermione aveva avuto una tremenda discussione con Ron, si limitò ad annuire "Sicuramente Ron avrà modo di scusarsi. Ma sii più indulgente con lui, è comprensibile il suo atteggiamento se ci pensi bene"
"Comprensibile?!" urlò lei in risposta "Harry mi meraviglio di te! Il cervello lo hai lasciato in camera a quanto noto! Si è comportato da poppante e crede anche di aver ragione! Non trovo atteggiamento peggiore di questo! Nossignore!"
Madama Chips spazientita dopo le urla provenienti dalla piccola Weasley, si assicurò di sbattere fuori tutti i visitatori senza alcuna pietà, rivendicando lo stato di salute di Hermione, più sdegnata che mai per tanta indelicatezza.
Harry si recò immediatamente dove aveva lasciato Ron qualche minuto prima. Il ragazzo era in giardino, seduto contro il tronco di una vecchia quercia, con lo sguardo perso nel lago.
"Sta bene. Una notte di sonno e si rimetterà completamente..." disse il ragazzo sedendosi anche lui e sospirando stancamente "...e non credo le dispiacerebbe vederti...insomma non può essere tanto grave quello che vi siete detti, no?"
Ron si limitò a scuotere la testa con aria persa. Harry non sapeva propriamente tutto, perciò poteva permettersi di sperare un'ipotetica conciliazione. 
Si alzò in piedi di scatto, facendo sobbalzare l'amico "E ora dove diavolo vai?" chiese senza capire.
"Devo scrivere una cosa" rispose il rosso sparendo quasi subito.
Arrivò in Sala Comune ad una velocità impressionante e, alla stessa velocità, si procurò pergamena e piuma incerto sul cosa scrivere ma con un'enorme voglia di farlo.
Quando, dopo circa trenta minuti, ebbe finito arrotolò il tutto con cura e, con mole più tranquilla, raggiunse l'infermeria. Dovette aspettare quindici minuti buoni prima che Madama Chips si allontanasse lasciandogli il campo libero.
Si infilò insicuro nella stanza, formulando mentalmente qualche scusa plausibile nel caso in cui fosse stato scoperto. 
Hermione giaceva addormentata nel lettino, la bocca socchiusa e le braccia stese sopra le coperte. La finestra era aperta e il venticello serale scuoteva le tende in un ritmo dolce e quasi ipnotico.
Ron non era sicuro sul da farsi, l'unica cosa sicura era che doveva consegnarle quella lettera, e che sarebbe stato meglio se non si fosse svegliata nel frattanto.
Madama Chips sarebbe tornata a momenti e avrebbe fatto bene a muoversi così si fece coraggio e avvicinò diminuì la distanza tra lui e la ragazza, titubante.
Notò quasi subito il polso livido che poco prima aveva stretto con tanta forza. Le diede una carezza goffa e si sentì più colpevole che mai man mano che il violaceo risaltava ai suoi occhi. Osservò poi il viso di Hermione addormentata e provò una grande tenerezza.
Per un attimo ebbe la voglia di stringerla forte a sè e urlarle quanto le dispiaceva di essere stato così stupido. Ma ormai era troppo tardi, dubitava di poterlo fare senza ricevere un sonoro schiaffo o qualche altra offesa, senza parlare della vergogna che avrebbe provato a confessarsi in errore.
Lasciò la pergamena ben sigillata sul comodino accanto al letto, in bella vista, e si chinò poggiando un leggero bacio sulla fronte della ragazza, sempre addormentata.
Rimase a guardarla ancora qualche secondo, come se le gambe non rispondessero al comando di lasciare la stanza, quando il ricordo della Chips e del suo imminente ritorno gli balenò in mente.
Si allontanò sperando che Hermione non stracciasse la pergamena ancor prima di leggerla e puntò nuovamente verso il parco.

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CONTINUA

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I Pg della saga non sono miei, ma appartengono a JK Rowling!
Questo chappino è alquanto inutile ma mi serviva per guidare i burat...ehm i personaggi ((^_^;;;;;;)) al prossimo, che sarebbe il finale ^_^.
Non mi dilungo perchè pentole e fornelli mi attendono ;_; baciozzi sparsi! :*

Sanae
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Capitolo 8
*** Confessioni ***


Capitolo Due

Cara Hermione,

lo so, non ho il diritto di chiamarti "cara" ma non so iniziare le lettere in altro modo, scusami questa mancanza.
Dato che, come saprai, sono incapace di parlare senza combinare qualche guaio, ti scrivo. 
Così, nel caso in cui quello che dico ti fa arrabiare, distruggi la lettera e non la mia faccia.
Ti spiegherò alcune cose e, da queste, capirai il mio atteggiamento di oggi, ieri, ieri l'altro, due anni fa, eccetera.
Invidio Krum. Lo invidio da morire.
Sai...è un gran giocatore. E poi è famoso, ricco. Ma non è solo questo. Mi ero prefisso di essere sincero e voglio esserlo, c'è necessità che io lo sia se non voglio che tu mi odi per l'eternità.
Io gli invidio i tuoi sorrisi. Il tuo tono compiaciuto e ammirato quando chiacchierate. Il fatto che lui ti dice solo cose carine e invidio il rossore delle tue guance quando ti guarda troppo a lungo.
Lo invidio perchè è onesto, perchè non nasconde quello che prova, perchè non ha paura di essere dolce a costo di essere schernito.
Quando lui è con te, non c'è nessun altro. E anche per te.
Io lo invidio perchè, anche se per vie tortuose, è riuscito ad arrivarti al cuore.
Perchè quando passeggi con lui lo prendi per mano, e non te ne vergogni. Perchè nonostante lo conosci quasi niente, dato che vi sarete visti due volte in tre anni, ti fidi di lui, e non hai paura di stargli vicino. Nè tantomeno imbarazzo.
Hermione ci sono tante cose che vorrei dirti ma preferisco chiudere qui le mie giustificazioni. Non ho nulla in contrario se diventi la ragazza di Viktor, o Vicky se preferisci, ti auguro solo tanto bene.
Mi scuserò con lui personalmente e, non appena lo rivedrò, mi sforzerò di farmelo passare per simpatico.
Lo faccio solo perchè non voglio vederti piangere, nè arrabiarti.
Spero che la situazione sia più chiara ora, guarisci presto che Ruf è più noioso del solito ed Harry non vuole collaborare per gli appunti,

Ron.

PS: spero che il livido sul braccio sia passato. Ti lascio una boccetta di un unguento speciale, che mia madre mi infila sempre nel baule, e che è ottimo per questi piccoli malanni. Scusami tanto, non era mia intenzione farti male, ma non so che mi è preso. Quando ci vediamo puoi darmi uno schiaffo, un calcio, puoi infliggermi qualunque male fisico a tuo piacere. Scusa. 

Hermione lesse quella lettera una volta, e tanto distrattamente da coglierne solo i lati negativi. La ripose dove era in precedenza e prese rifletterci su. 
Detestava Ron. Odiava il suo atteggiamento infantile, la sua gelosia. Non sopportava neanche di sentire il suo nome, perchè lo collegava automaticamente al dolore che aveva provato quando le aveva stretto il braccio, o quando aveva colpito Krum. 
Senza parlare delle volgari insinuazioni che aveva fatto sul rapporto tra lei e il bulgaro.
Viktor voleva portarsela a letto? Le sembrò così ridicolo che per poco non le venne da ridere. Insomma Viktor poteva avere anche delle mire sessuali su di lei, e magari era anche normale per un ragazzo di 19 anni in gran salute, ma insinuare che l'interessamento del ragazzo ne suoi confronti era dovuto solo a quel motivo era un'offesa bella buona.
Con la mente annebbiata dalla rabbia e il risentimento, non badò che Ron tramite quella lettera voleva trasmetterle qualcosa. 
Magari non con le parole giuste, e neppure con un lessico affettato.
Qualcosa di molto profondo che aveva celato dietro una maschera d'infantilismo e sfacciataggine, qualcosa che andava molto al di là dell'amicizia.
Osserrvò la boccetta d'unguento che le offriva e, in un momento di ira acuta, la scaravetò sul pavimento.
Il polso le doleva in maniera innaturale, allo stesso modo le doleva il petto. Sentiva che qualcosa d'importante le stava scivolando tra le dita, sentiva il rispetto e il bene provato per Ron fino a quel momento, come qualcosa di buttato ai porci.
Non doveva agitarsi, se Madama Chips avesse scoperto l'intrusione di Ron e la lettera, sarebbe andata su tutte le furie, quindi fece il suo meglio per fingersi nuovamente addormentata ed attendere con ansia la visita mattutina di Ginny.
Ron, nel frattanto, aveva passato la notte in bianco più terribile che gli fosse mai capitata. Erano le due del mattino quando attraversò il buco del ritratto, di ritorno dal suo giro solitario nel parco e Harry, che aveva finto di leggere un libro per aspettarlo, notò in lui un pallore innaturale e gli occhi gonfi e rossi.
Gli si avvicinò buttandogli sulle spalle il plaid che aveva sulle gambe fino a poco prima e sfregandogli il braccio. 
"Ron?" bisbigliò con cautela, constatando il precario stato psicologico dell'amico "Tutto bene?"
Il rosso annuì ma era chiaro che mentisse. Si lasciò cadere sulla prima poltrona disponibile e si cacciò la testa tra le mani, respirando rumorosamente. Harry non potè che preoccuparsi ulteriormente.
Si chinò accanto a lui, cercando di essere il più delicato possibile "Vuoi parlarne? Starò zitto come una mosca, sfogarti ti farà sicuramente bene, vedrai" disse nel suo miglior tono rassicurante.
Ron alzò il capo e lo guardò spaventato ed Harry in quel momento si rese conto di quanto quella situazione gli gravasse pesantemente addosso.
Era diventato vittima di se stesso e della sua stessa gelosia.
"C...Credo che Hermione...non mi parlerà più..." disse in un sussurro, direzionando subito lo sguardo altrove per cercare di apparire meno turbato possibile.
"Ron, dovresti parlarle, ma parlarle davvero stavolta" fece Harry, sperando che quella fosse la volta buona. 
"Lei ha il diritto di sapere la verità...perchè tu le vuoi bene, vero?"
Il ragazzo annuì, ma Harry non fu propriamente soddisfatto "Le vuoi un bene...particolare, no?"
Ron rimase in silenzio per qualche minuto poi si decise a rispondere "Lei è la ragazza a cui voglio più bene in assoluto. Quella con cui vorrei stare"
"Bene!" esclamò Harry mettendosi in piedi e puntando l'amico con la mano "Ma perchè era così difficile ammetterlo?! Noi tutti ci siamo accorti che ti piace Hermione, e da secoli anche! Sei sempre stato tu quello che non l'ha mai ammesso! E dovevi picchiare Viktor e mandarla in infermeria per confessarlo?"
Ron tornò a sorreggersi la testa con le mani, coprendosi il volto, le sue orecche diventarono paonazze. Harry non riuscì a reprimere un sorrisetto soddisfatto. 
"Va da lei" disse dandogli un'energica pacca sulla spalla "va da lei e dille tutto"
"Ma è notte fonda!" urlò Ron disorientato. Ma Harry non volle sentir ragioni.
Entro dieci minuti Ron si trovò col mantello dell'invisibilità addosso, cacciato nel corridoio, e con la responsabilità di essere onesto una volta per tutte.
Si fece coraggio e raggiunse l'infermeria con estrema lentezza. Non sapeva come iniziare l'argomento ma sperava che la lettera gli facilitasse il compito.

*

Hermione proprio non riusciva a chiudere occhio. Dopo l'ultimo controllo della Chips aveva acceso la torcia accanto al letto e ripreso la lettera di Ron. Era alla decima lettura, circa.
Continuava ad essere arrabiata con lui ma, man mano che la rileggeva qualche particolare le saltava all'occhio e contribuiva a raddolcirla.
Si sentì un pò triste per aver sempre ignorato il disagio dell'amico nei confronti di Viktor e anche un pizzico in colpa per la mancanza di sensibilità.
Cominciava ad intuire il velato messaggio che Ron le mandava, e ciò contribuiva a turbarla più di quanto non lo fosse.
Sentì la porta dell'infermeria scricchiolare quindi si accucciò nuovamente sotto le coperte fingendosi dormiente, con le dita strette intorno alla pergamena.
Dei passi si avvicinavano al suo letto, scostavano la tendina che lo isolava dal resto della stanza, poi con estrema delicatezza sentì strusciare a terra i piedi della sedia con uno stridente rumorino.
Qualcuno si era appena seduto accanto a lei, sentiva il suo sguardo addosso.
"Hermione..." pronunciò la voce di Ron, lei spalancò gli occhi per la sorpresa, ma assicurandosi che le coperte non la svelassero. 
Una mano le sfiorò la schiena e la cosa la fece rabbrividire.
"Stai...dormendo?" insistè Ron con tono delicato, continuando a carezzarla. Lei, per rendere più veritiero il suo sonno, si rigirò facendo in modo che il suo viso fosse rivolto in direzione del ragazzo, gli occhi chiusi con più naturalezza possibile.
Lui la guardò sentendosi lo stomaco salire in gola, ritirò la mano e riflettè attentamente sul da farsi.
"Scusami..." iniziò a dire seriamente pentito "...scusami di tutto Hermione..."
Lei fece cadere la mano con la quale sorreggeva la lettera fuori dalle lenzuola, sfiorando involontariamente la gamba del ragazzo.
Lui la guardò e andò avanti "...lo so che è troppo tardi e che molto probabilmente se fossi sveglia già mi avresti mandato via a calci ma...ma..."
Ron deglutì rumorosamente. La ragazza strinse le labbra trattenendosi dall'alzarsi e tappargli la bocca.
Aveva paura di quello che stava per dirle, troppa paura.
Paura che fosse quello che aveva sperato e temuto da tempo.
Ron dal canto suo sembrava aver perso l'uso della parola. Osservò a lungo la lettera stretta tra le dita di Hermione e sospirò stancamente. 
Considerò quella confessione a senso unico come una sorta di allenamento. Riuscire ad ammettere quelle cose, anche se Hermione era *addormentata*, era di per se un grandissimo passo avanti. Prese fiato ed andò avanti.
"...ti amo Herm, ed è per questo che mi comporto da stupido. Perchè non te lo dirò mai e mi auguro che sia tu ad accorgertene, mi eviteresti molti imbarazzi, sai?" si alzò in piedi facendo un sorrisetto sarcastico "...e con questo ho dimostrato a me stesso quanto riesco ad essere cretino, dato che ti ho confessato il mio amore mentre dormivi"
Fece per allontanarsi ma una mano gli tirò i pantaloni con forza. Si voltò guardando cosa lo trattenesse e notò la sua lettera a terra e il braccio di lei, fino a poco prima penzolante, teso verso la sua gamba.
Alzò lo sguardo terrorizzato e notò che gli occhi di Hermione erano spalancati ed un'espressione indescrivibile le dipingeva il volto.
Era sorpresa.
"Hai...senti...sentito...?" disse Ron con voce rauca, come se non parlasse da secoli. Lei annuì e lasciò la presa. 
Il ragazzo, nonostante le sue gambe gli suggerissero di correre il più lontano possibile, tornò a sedersi vergognandosi profondamente di tutte le parole dette, una ad una, e riflettendo velocemente sul come giustificarle.
Tirò su col naso, infreddolito e guardò l'amica. Hermione sembrava aspettare un chiarimento, si mise a sedere anche lei e lo guardò con insistenza.
"Che c'è?" fece lui interrogativo. Lei afferrò la lettera da terra e gliela porse "Quello che è scritto qua dentro...è vero?"
Lui annuì, senza sapere cosa aggiungere.
"Dammi un motivo per cui dovrei perdonarti, Ron. Dammene uno solo" insistè Hermione, riuscendo a fatica a non pensare a cosa avesse detto il ragazzo neanche un minuto fa "Se io mi comporto così con Viktor è perchè..."
"Perchè lui è gentile, cortese e non ti fa piangere..." le suggerì Ron con un sorriso amaro "...parole di Harry. Parole *sante*. Ma sono così sgarbato io con te?" chiese con un'espressione buffa. Hermione si trattenne a stento dal ridere. 
"Sei uno scimmione, Ron. Della peggior specie. Riesci a farti odiare con grande facilità, sai?"
Lui abbassò la testa mentre le sue orecchie cominciavano a tendere al colore dei capelli "Anche tu...sei odiosa a volte...ma nessuno te lo dice, ecco" borbottò in risposta.
Hermione si limitò a sospirare "Lo so, lo so. Povero Harry, che amici scriteriati si ritrova" Ron alzò le spalle e sorrise.
Lei notò improvvisamente che le spalle dell'amico fossero più larghe dall'ultima volta che le aveva osservate. E anche le sue mani.
Provò un moto di affetto improvviso per quel ragazzone goffo e impacciato che gli stava davanti e gli scompigliò la testa con la mano "E davvero mi ami?" chiese a bruciapelo, senza guardarlo.
Lui balbettò qualcosa senza senzo, con l'imbarazzo che gli tappava la gola e si limitò a guardarla per quella che parve un'eternità. Le afferrò l'altra mano e la attirò a se, baciandola con dolcezza.
Lei scese la mano con la quale toccava i suoi capelli fino alla nuca e vi si aggrappò delicatamente, ricambiando il bacio.
La finestra dietro al letto era ancora aperta. Un venticello lieve e fresco sollevò la tenda, che andava a scontrarsi leggermente con la testa della ragazza.
Ron si staccò per un attimo e si sedette accanto a lei, sulla sponda del letto. La stese sul cuscino e si chinò per tornare a baciarla.
Hermione si lasciò scappare una risatina. "Sembro la Bella Addormentata nel Bosco!" esclamò sottovoce, con le gote arrossate e le labbra ancora umide e gonfie per il bacio. Lui la guardò stranito, il viso a pochi centimetri dal suo.
"E chi diamine è?" chiese bruscamente dopo averci riflettuto un pò.
Lei scoppiò a ridere, intrecciando le mani dietro la sua nuca "Una principessa che si sveglia col bacio del principe...dovresti tagliare questi capelli lo sai?"
"Sembri mia madre..." brontolò Ron chinandosi a baciarla di nuovo "...allora fai finta di dormire, e io ti sveglio, va bene?"
Hermione rise di nuovo, grattandosi la punta del naso "Non ho mai sentito nulla di più ridicolo...". 
"Vedi che lo faccio perchè ti fa piacere, sai quanto detesto queste sciocchezze..." la rimbeccò lui, ostentando un'espressione infastidita.
Lei chiuse gli occhi, continuando a sorridere "Sto dormendo..."
Ron la osservò soddisfatto. Ringraziò il cielo che le cose si fossero risolte e che, ancora una volta, Hermione lo avesse capito e perdonato. Ringraziò anche Krum, perchè per una buona volta il suo brutto muso era servito a qualcosa di costruttivo. 
Ripromise a se stesso che mai e poi mai in futuro, per qualunque motivo, l'avrebbe fatta piangere. O fatto del male.
Calò la testa e le sfiorò le labbra con le sue. Lei aprì gli occhi e sorrise a labbra strette. "Dimmelo di nuovo..."
Ron alzò le sopracciglia senza capire. "Che...che mi ami..." continuò la ragazza, con un filo di voce.
"Ti amo".

Caro Viktor,
so che faccio male a non dirtelo a voce, ma ho urgenza di chiarire con te. Se poi vorrai sono disposta a vederci e parlarne approfonditamente, per te questo ed altro.
Io ti voglio molto bene, davvero molto. Purtroppo non riesco a pensare a te come qualcosa più di un'amico e, se devo essere sincera, imputo la colpa di ciò al fatto che da anni ho qualcun'altro per la testa.
Non volermene. Avrei dovuto parlartene prima, lo so, ma non ero sicura neanche io dei miei sentimenti e non ho voluto illuderti, sia chiaro.
Fino all'ultimo ho cercato per te un posto nel mio cuore, ma per me rimani e rimarrai sempre uno dei migliori amici che abbia avuto, nulla di più.
Spero che tu capisca le mie ragioni e che, non per questo, la nostra amicizia vada in panne.
Ti mando un'abbraccio, con affetto

Hermione.

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FINE

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I Pg della saga non sono miei, ma appartengono a JK Rowling!
Cosa dire T_T? Soffio fu la prima fanfic che scrissi su Harry Potter e, benchè la forma narrativa è stata cambiata di recente, la trama di per sè è sempre stata questa dall'inizio. 
Dopo più di un anno dall'ideazione vederla terminata mi fa un pò commuovere ;_;.
Poi ho sempre sognato il bacio in infermeria, scusate la smielatezza ma non son riuscita a renderlo diversamente ;_; pardon.
La "lettera" di Ron è stata un'idea fornitomi da Orgoglio e Pregiudizio ((Darcy *_* Darcy *_*)) perciò diamo i suoi diritti alla buonanima della Austen u.u
Beh vorrei ringraziare tutti, questa fanfic è stata una sfida, più volte ho pensato di lasciarla in sospeso, ma poi il leggere i vostri incoraggiamenti mi ha dato la forza di andare avanti, tutti i grazie di questo mondo non basterebbero!
Spero che il finale non sia deludente! Un bacione a tutti! Alla prossima ^_-

Sanae
Hogwartstoryline


 

 

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