Lessons of Love

di Sorina_SA
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Alunno e professore ***
Capitolo 2: *** Piove Sempre sul Bagnato ***
Capitolo 3: *** Un giorno come un altro ***



Capitolo 1
*** Alunno e professore ***


lol1

Nota legale:

Kingdom Hearts © Square Enix & Disney. Questa Fan Fiction è stata scritta per puro diletto, senza alcun scopo di lucro. Nessuna violazione di © è dunque intesa.

 

 

 ‘Lessons of Love’

 

 

 

Legenda:

- Quando tra un paragrafo e l’altro c’è uno spazio, vuol dire che è passato un giorno o più;

- Quando tra due paragrafi c’è un asterisco (*), vuol dire che è passato meno di un giorno.

- Quando tra due paragrafi c’è un’onda (~), vuol dire che qualcosa sta succedendo più o meno in contemporanea.

 

 

1. Alunno e professore

 

Cravatta a righe verdi e nere, o blu e nere?

Che dilemma immane.

Dopo sedici minuti di feroce lotta mentale, un giovane uomo dagli infuocati folti capelli rossi e dalle brillanti iridi verde smeraldo, è ancora a specchiarsi, indeciso sul da farsi.
Un altro minuto, poi sbotta seccato “Bah! Verde o blu, rimarrò ridicolo in ogni caso...”
Accascia sul portasciugamano del lavandino una delle due cravatte che tiene in mano, e si allaccia la vincitrice a strisce verdi e nere sulla camicia bianca.

Prima di abbandonare quel supplizio creato dalla vanità, ci si scruta truce.

Sigh! Quanto odia il suo aspetto! E’ così...Così...Così, appariscente!

Perchè il Dio creatore non gli aveva donato degli occhi di un colore normale, tipo neri...!? E perchè un colore altrettanto normale per quel cespuglio di capelli...!?

Che aveva fatto di male!?

In pubblico si sentiva sempre osservato, come se fosse un incrocio fra Elephant Man e il Joker di Batman.
Era paranoico? Può darsi. Ma di certo non passava inosservato.

Dio creatore crudele.

Tuttavia, essendo molto magnanimo, non dava la colpa solo al Divino. La colpa ricadeva anche su suo padre.
Poteva sembrare esagerato, ok, era suo padre e lo sarebbe rimasto. Però a penalizzare l’affetto che provava nei suoi confronti, era che fosse americano.
Per non avere fraintendimenti, non aveva niente contro gli americani.
Il punto era che sua madre, giapponese fino al midollo, lo aveva sposato, senza pensare alle conseguenze che questa scelta avrebbe causato al figlio che sarebbe nato.

Ossia, lui. Axel.

Quei capelli e quegli occhi, ereditati da chissà quale antenato del padre, gli avevano fatto venire una moltitudine di complessi, che pian piano erano stati superati(anche se non del tutto).
Fra conoscenti ed amici, c’era chi rideva della sua chioma, chi la elogiava.
Due sponde contrastanti che non gli facevano capire se raparsi o no.

Sì, gli importava ciò che pensava la gente, perchè lui non riusciva a pensare da solo.

Autonomia, zero.

Fresco di laurea, i genitori gli avevano trovato lavoro in Giappone.
Volevano che visitasse la sua seconda patria e che imparasse a cavarsela senza il loro aiuto.
Senza tanti preamboli, gli avevano pagato il biglietto di sola andata e fatto ‘ciao ciao’ con la manina.

Si era sentito abbastanza abbandonato, ma l’atterraggio a Tokyo non era stato male.

La gente era strana, sì, ciò nondimeno nei due mesi lì, non aveva ancora ricevuto nessuna lettera di minaccia e nessun mafioso era venuto a bussare alla sua porta.

La sua differenza fisica si notava di più -una specie di bizzarro fiore esotico in mezzo a basse margherite-, per questo parte dei complessi di inferiorità minacciavano di assalirlo.

E oggi era il suo primo giorno di lavoro.
Quale lavoro? Insegnante di lingua inglese.

Aveva sempre desiderato diventare insegnante, ciò nonostante la pecca che quella mattina lo rende così ansioso, è che si trovava a disagio con gli sconosciuti.
E gli sconosciuti di età compresa tra i quindici e i diciannove, pieni di drammi giovanili, erano i peggiori sconosciuti con cui si potesse interagire.

Pure, doveva imparare a conviverci. Un prof. adolescentofobico è un po’ inutile, no? E cavolo, era ormai un adulto...! Doveva affrontare la sua paura con autorità!

Infilata la giacca, valigetta alla mano e zazzera legata, esce dall’appartamento, chiudendo a chiave. A passo svelto, raggiunge la stazione vicina.
Fa in tempo a salire sul treno, buttandosi sulle porte in procinto di chiudersi.

Volendo nascondere la propria inquietudine, decide di distrarsi col pocket book del momento: ‘Il diario di Ansem’. Lo pesca dalla tasca interna del gilé, e in un’altra tasca scova gli occhialetti rettangolari.
Non aveva neanche finito di leggere la prima frase, che il cicaleccio isterico di un trio di ragazze lì davanti, gli fa alzare il naso dal libro.

Portano l’uniforme del liceo in cui doveva andare ad insegnare.

Gli occhi si soffermano sulle mini-mini gonne pieghettate a quadri azzurri e bianchi ‘Ma cos’hanno in testa i presidi giapponesi? Poi si chiedono dell’aumento di violenze subite dalle studentesse...’

La loro risata gli fa spostare lo sguardo sui volti esaltati “Oh, sentite qua. Mi hanno detto che arriverà un madrelingua dall’America! Probabile che sia un vecchio incartapecorito...”

“E se fosse un fusto abbronzato appena uscito dagli studi??”

“Biondo con gli occhi azzurri!”

“E se non avesse gli occhi azzurri e non fosse biondo?”

“Allora non se ne fa niente! O così, oppure può sloggiare! Soprattutto se oltre a non essere biondo con gli occhi azzurri, avesse i capelli rossi! Phua, che schifo i pel di carota...!”

Axel si appunta di comprarsi il prima possibile un burka.

*

Tic tac, tic tac, tic tac...

Tic tac, tic tac, tic tac...

Questa molesta cantilena penetra petulante nel suo inconscio in attività.

Ordina alle palpebre recalcitranti di schiudersi.

Fra le lenzuola sfatte del letto, al suo fianco c’è una ragazza addormentata.

‘Chi è?’ Si chiede.
Come se gli importasse.
Un’altra notte a cazzeggiare con gli amici, un’altra sbronza, un’altra ragazza portata a letto.

Tutto qui.

Cimentarsi in un’attività di pensiero troppo difficile, solo per ricordarsi il nome delle ragazze che si faceva, era uno spreco inutile di energie. I dettagli secondari, secondari erano e secondari rimanevano.

Gira il capo dalla parte del comodino. I suoi occhi incontrano la sveglia.
8.13.
Cazzo.

E’ prestissimo!

Considera bene l’idea di aspettare il risveglio della tipa e ricevere un buongiorno come lo intendeva lui. Invece si toglie le lenzuola di dosso e scende giù dal letto.

Durante la ricerca dei boxer, sosta dallo specchio.
I capelli biondo grano sono sparati in tutte le direzioni. Piuttosto che darci una sistemata, con la mano li spettina ancora di più.

‘Specchio, specchio delle mie brame, chi è il più bello del reame?’ Sorride al proprio riflesso e scorre il proprio corpo nudo con gli occhi azzurro elettrico, cercando un qualche difetto.

Mpf.
No.

‘Assolutamente divino.’ Si concede da bravo narcisista con la ‘N’ maiuscola che è.

Passando su quel campo minato fatto di vestiti, raccoglie i suoi.

Infilati i boxer, gli skinny jeans e quel paio di tanga neri in tasca(come ricordo), si accinge a far passare la cintura nera nei passanti.
Il rumore della pelle contro i jeans, fa svegliare la ragazza.

La mora si mette a sedere, tirandosi addosso le coperte “Demyx...Te ne vai già...?” Gnaula rattristata.

Finito con la cinta, indossa la canotta “Sì.”

“La scuola può aspettare...Dai, resta con me...” Si allunga, aggrappandosi alla vita di Demyx. Lenta, fa andare le mani sotto l’indumento.

Il ragazzo la frena. Morbido le bacia i polsi e sale su di lei a cavalcioni, scivolando piano sul suo corpo caldo. Continuando a baciarla, sussurra “Non è per la scuola che me ne sto andando.” Cessa i baci all’altezza dell’ombelico, con grande dispiacere dell’altra.

Il giovane mette la felpa, coprendosi la testa col cappuccio. Scosta le tende, aprendo la finestra ai piedi del letto.

“Che fai??”

“Vado.”

“Perchè esci dalla finestra...?”

“Se incontro tua madre, che le dico? Che sono il primo figo visto al pub e che abbiamo fatto giochi non proprio casti sul tuo letto?”

L’anonima gli dà ragione sorridendo “Sì...Aspetta un attimo, che ti lascio il mio numero...”

“Non ho cellulare.”

“Be’...Chiamerai col cellulare di qualcun’altro.” Facendo cigolare le molle del letto, va alla scrivania. Scrive il numero su un post-it.

“Tieni.”

Demyx non dice niente e lo ripone nella tasca dei jeans.

Con un bagliore di speranza, la ragazza chiede “Ci rivedremo presto?”

Ha ha. Stai scherzando, vero? “Certo.” Sale sul terrazzo e si arrampica piano sulla tubatura di scolo.

Dopo aver scavalcato il cancello si ferma per frugare in tasca.
Sa che dalla finestra la ragazza lo sta ancora osservando e stropiccia il numero, buttandoselo alle spalle.

Alza il capo per vederla. E’ incazzata.

Ride, facendo spallucce. Si allontana, prima di darle il tempo di aprire la finestra e urlargli qualche insulto.
Di certo non aveva bisogno di sentire le lamentele di una stronzetta, che presto avrebbe fatto il bis con un altro.

Uno dei suoi tanti motti, era ‘vivi il momento’.
Il momento già vissuto, non si va a rivivere di nuovo, no? Perchè sennò si sciupa.

Poi non aveva proprio voglia di complicarsi la vita immischiandosi in una relazione umana.
Sciocchi quelli che si lasciavano trascinare nei meandri affettivi, sapendo benissimo che quella scintilla, chiamata ‘amore’, si sarebbe spenta in poco tempo e li avrebbe fatto solo soffrire.

E aveva altro a cui pensare.
Tipo ad un ragazzo tradito molto arrabbiato.

*

Respira.

Respira.

Respira.

Respiiiiira...!

E ora calmati.

Calmati e respira.

Calmati e respira, calmati e respira, calmaaati e...

“Entri pure, professor Blaze.”

Sulla soglia dell’aula, Axel rischia un attacco epilettico.
I movimenti rigidi, come se stesse andando al patibolo, si affianca al preside dietro la cattedra.

I ragazzi già in piedi, si inchinano “Benvenuto, professor Blaze.”

L’uomo dagli occhi d’oro fuso e la carnagione d’ebano, gli da una pacca sulla spalla “Ragazzi, lui è il madrelingue venuto dall’America. Siate rispettosi ed educati. Bene, vi auguro una buona lezione.” Sorride sornione e sussurra all’orecchio del rosso “Il bagno docenti è il posto migliore per nascondersi.” Lasciandolo completamente perplesso, se ne va e si chiude la porta scorrevole alle spalle.
Quando fino l’ultimo filo argentato scompare, Axel si ripromette che se sarebbe uscito vivo di lì, avrebbe fatto una pazzia. E lui non aveva mai fatto nulla di simile, senza contare la volta che in prima media aveva cercato di buttarsi giù dalla finestra del terzo piano per sfuggire ad una compagna di classe molto insistente che voleva costringerlo a togliersi le mutande e farle vedere il ‘pisello’, come lei aveva esplicitamente chiamato.
Con proprio rammarico, il tentato suicidio fu impedito dall’insegnante.
Purtroppo, durante la ricreazione, la suddetta ragazza lo trascinò con forza in bagno, minacciando di raccontare a tutti che fosse gay, se non avesse ubbidito.
Ci mancava che oltre le critiche per i capelli si aggiungessero quelle per la sua sessualità, perciò si arrese.
Fu la cosa più imbarazzante e umiliante che avesse mai subito. Alla vista delle sue nudità, ella rise, schernendo spietata “Il mio fratellino di quattro anni è più dotato di te!”
Inutile dire che dopo quell’episodio i suoi rapporti col sesso opposto non siano molto migliorati.

Anzi, quella ragazza sentenziò la sua condanna.

In terza liceo, a pochi giorni dal ballo di fine anno, una compagna di corso lo invitò.
Sorpreso e molto contento della proposta, accettò.
Il ballo filò liscio come l’olio ed a fine serata la riaccompagnò a casa.

Ci fu un bacio -il suo primo bacio-, che seguitò nella camera della compagna.
Tutto ok. Finché non iniziò a slacciargli i pantaloni, messaggio chiaro di quello che voleva.

Non desiderava perdere la sua amicizia rifiutandola, quindi cercò di far ‘rimandare’ l’evento... “N-non ho il preservativo...”

“Ce l’ho io.”

NOOO...! “Ehm...Ho...H-ho sete...! Potrei avere un bicchiere d’acqua?? PER FAVORE??”

Lei, era scesa giù in cucina per procurarsi l’acqua e quando tornò, non lo trovò lì.

Alla fuga dalla finestra di quella notte, ne seguirono metaforicamente tante altre.

I suoi contatti fisici si fermavano al bacio, l’abbraccio e alle carezze. Non di più.
Grazie alla sua ‘impotenza sessuale’, le sue storie duravano dalle cinque settimane ad un mese e mezzo.

Ci aveva pensato e ripensato e non capiva proprio il bisogno di far sesso per dimostrare l’affetto che si provava, visto che era stato accusato di rifiutare il rapporto perchè non c’era abbastanza amore da parte sua e di aver poca vena ‘avventurosa’.
Ma perchè fare sesso doveva essere una prova concreta? Due persone potevano amarsi alla follia, senza però aver nessun rapporto ravvicinato! Amore e sesso erano due cose separate! Tutti univano sempre questi due termini...Ma perchè?? Il desiderio carnale non doveva per forza essere presente nella relazione!
Lui, ventiquattro anni, era vergine.
Nonostante ciò non era ancora morto! Dicevano che era anormale, perchè quando ami davvero una persona, desideri tutto di lei, corpo compreso. Non era vero, perchè lui aveva amato e questo desiderio non lo aveva sentito.
Questa era una cosa assolutamente tutta relativa!

“Professore...Si sente bene?”

Eh?
La voce fuori campo gli ricorda di essere in una classe, con all’interno i suoi alunni. E di avere un’espressione ebete.
Fissa i volti perplessi per una manciata di secondi, intanto che il volto gli diventa un tutt’uno coi capelli. Abbassa gli occhi e balbetta “Ehm...P-potete risedervi...I-io sono il p-professor Axel B-Blaze...” Goffo, scrive il nome alla lavagna. Tossicchia e proferisce timidamente “E-ecco...Mi sono laureato da poco in lingue...Come avrete capito, insegnerò inglese...La mia presenza qui è una specie di tirocinio...E, ehm...”

“Professor Blaze, ci dica dell’America! E’ vero che lì ci si soffia il naso in pubblico?”

“Be’, sì...”

“Ma là in America sono tutti belli come lei?”

“Ti r-ringrazio...Ma non c-credo che...”

“Ci tiene al suo look? Vedo che ha intonato il colore della sua cravatta con gli occhi!”

“Oh, non faccio molto caso a come...”

“Come mai parla così bene il giapponese?”

“Mia madre è giapponese...”

“Ha fratelli?”

“Sono figlio unico...Sentite, perchè non rimandiamo le domande personali a dopo la lezione? Credo sia meglio che inizi col programma...”
Le ragazze che lo avevano interrogato chinano il capo, scusandosi.
Si sorprende della repentina compostezza silenziosa della classe, e si accomoda alla cattedra. Attraverso gli occhialetti rettangolari esamina il registro “Ehm. Farò l’appello....Amemiya.”

“Presente.”

“Arakawa.”

“Presente.”

“Endo.”

“Presente.”

Continua così e arrivato alla lettera ‘M’, si sorprende di leggere un nome poco nostrano “Melodious...?” [Ho usato i cognomi di ITtF perchè non mi andava di smeningermi per inventarne altri nd. Sorina]
Non riceve risposta.
Esplora l’aula con gli occhi, cercando una chioma chiara fra le teste nere. Individua un banco vuoto “Demyx Melodious non c’è?”

“E’ assente.”

Axel segna l’assenza sul registro “Qualcuno sa per quale motivo Melodious è assente?”

A quella domanda c’è un lanciarsi di occhiate fuggevoli.

E’ chiaro che sapevano qualcosa, ma non avevano intenzione di dirlo. E questo qualcosa non sembrava nulla di buono...
Non aveva nessuna voglia di implicarsi in questioni complesse...Ma forse, essendo il professore, doveva interessarsi dell’incolumità degli studenti...

“Se qualcuno sa qualcosa, lo dica, per favore...”

“Ecco...” Prende l’iniziativa un ragazzo in prima fila “...Melodious ha molti amici...Ed altrettanti nemici. C’è sempre la goccia che fa traboccare il vaso, che può portare ad un battibecco non proprio verbale...”

Axel aggrotta la fronte “Battibecco non proprio verbale?” Ripete, sconcertato “Vuol dire che in questo momento Melodious sta facendo a botte con qualcuno??”

Altri rapidi sguardi ed un “Sì.”

Ah...Ma...! Dobbiamo fare qualcosa...! Dov’è adesso...?”

“Non lo sappiamo.”

“Comunque non c’è da preoccuparsi. Melodious è abituato ad uscire incolume dai diverbi.”

Il giovane insegnante non vuole chiedere se questo valeva anche per l’altra persona fatta partecipe al caso.
Cerca di fare un pensiero logico. La scazzottata si svolgeva non in classe, quindi era una cosa di cui non era responsabile. Lui era un professore, non una mamma!

Punta gli occhi sul suo registro, prendendo atto del suo ruolo. Finisce l’appello e dice “Aprite i libri e andate a pagina tre. Faremo un ripasso generale delle regole...”

Ubbidienti, eseguono l’ordine.

“Per favore, qualcuno può iniziare a leggere?”

Si offre una ragazza, che alzandosi, legge a voce alta.

Una sensazione di soddisfazione gli si propaga piacevolmente nel corpo...Era la prima volta che aveva in mano quella autorità e...Come negarlo, non gli dispiaceva.

Seduto a bordo cattedra, non può far altro che pensare di aver iniziato bene.

*

Dicevano che era un’attaccabrighe.

Bugia.

Solo perchè veniva sempre coinvolto nelle risse, non voleva dire che era lui ad innalzarle.
Si faceva sempre i cazzi suoi, ma c’era sempre qualcuno che aveva da ridire.
La scusa più famosa che a questi tizi piaceva adottare, era: “Mi hai rubato la ragazza.”. Ma che palle! Un po’ di originalità, signori! Se volete fare a botte, basta dirlo!

Di certo non andava in giro con l’intento di fregare la donna altrui.
Che colpa aveva se erano loro a venirlo a cercare? Non poteva farci niente se era nato predisposto ad attirare il gentil sesso!

Salta giù dalla trave mezza ceduta su cui era seduto e si guarda ancora intorno.
Nel vecchio cantiere abbandonato, contenente solo polvere e topi, non arriva nessuno.
Aveva aspettato fin troppo e ripercorre la strada fatta mezz’ora fa.

“Stai forse scappando, Melodious?”

Demyx stoppa i suoi passi polverosi, intrecciando le dita dietro il capo. Si gira in direzione della voce con un mezzo sorriso “Complimenti per la puntualità. Già non ci speravo più.”

Dall’ombra della parte di soffitto ancora intatto, emerge un uomo dai lunghi capelli biondo cenere e dall’espressione non molto cordiale.

“Ehilà, Vexen! Cosa mi racconti di bello? Hai fatto pace con la tua ragazza?”

A Vexen si gonfia la vena sulla tempia “Non ti conviene scherzare con me.”

“Non sto scherzando. Volevo solo sapere se l’avessi perdonata di averti messo le corna con me.”

L’altro fa un cenno con la mano, mentre una smorfia di disprezzo gli deforma il volto “Imparerai a rispettare i più grandi, Melodious.”
Come un branco di lupi affamati, una decina di ragazzi esce dall’oscurità, e circonda la bionda preda.

Demyx analizza divertito gli amichetti di Vexen “Oho! Una maxi orgia! Scusa, ma mi sono dimenticato di dirti che non mi piace fare sesso con tanti contemporaneamente. Perchè non facciamo uno per volta? Vuoi iniziare tu, Vexy?”

“Non farei sesso con te per nulla al mondo.”

“La tua ragazza non la pensa allo stesso modo. Chiedi pure in giro, ti diranno lo stesso. Sai, a scuola la conoscono tutti.”

E’ la goccia che fa traboccare il vaso. Un altro cenno di Vexen, e due dei suoi compari immobilizzano per le braccia Demyx, che non oppone resistenza.

Gli si avvicina e gli afferra il mento, sollevandogli il viso “Sarebbe per questo faccino immacolato che hai così tanto successo con le ragazze?”

“Scusa tanto se non ho un’acne prodigiosa come la tua.”

Vexen fa finta di ridere e gli tira un pugno. Sghignazza “Vedrai, Melodious. Ci divertiremo.”

Sfortunatamente, non può sapere di aver commesso uno sbaglio, dando quel pugno.
Un grosso sbaglio.

Il capo ancora inclinato, Demyx alza molto lentamente lo sguardo su di lui. Schiude la bocca e lascivo si lecca il labbro sanguinante.
Sfodera i denti in un ghigno “Lo so.”

*

Si guarda di nuovo l’orologio da polso.
Ma quando finisce la ricreazione!?

Axel si alza dalla tavoletta del water, uscendo dalla cabina.

Il preside doveva aver previsto tutto.
‘Il bagno docenti è il posto migliore per nascondersi.’...Rinchiuso lì dentro, la mandria spasmodica non poteva inseguirlo.

Dall’esatto momento in cui era suonata la campana del pranzo, come paparazzi affamati di scoop, parte del corpo studentesco femminile stava pedinando lui, divo di Hollywood che non era.
La voce del suo arrivo si era propagata come un incendio. Ovunque, ovunque andasse, spuntavano ragazze, mitragliandolo di domande non inerenti alla sua materia.

Come negarlo, era vagamente compiaciuto di ricevere così tanta attenzione.

...

...

Ok, ok. Non lo era vagamente, ne era entusiasta. Ma quando si esagera, si esagera!

Lancia un’altra occhiata alle lancette dannatamente lente ‘E’ passato un bel po’...Non mi avranno più visto uscire e stanche di aspettare, se ne saranno andate...’ Schiaccia l’orecchio sul legno liscio della porta, cercando di captare chiacchiericcio femminile.

...

Silenzio di tomba.

Fa un sospiro di sollievo ‘Libertà...’
Esce.

Però, appena fuori, vuole fare retro front.

Erano ancora tutte lì. Riformano la stretta cerchia anti-fuga, ricominciando a parlare in contemporanea.
“Eravamo preoccupate...” “Credevamo che le fosse venuto qualcosa...” “Sta bene, vero?” “Venga, le facciamo fare il giro della scuola...” “Scommetto che non ha ancora mangiato! Perchè non pranza con noi?” “Sì, venga! Andiamo a mangiare sul prato!”

Dopo un lungo urlo mentale, sorride arrendevole “D’accordo...”
Anche questa sarebbe finita, avrebbe aspettato...

~

Dondola la gamba, seduto sul ramo di un albero del giardino della scuola.
Appoggia la schiena sul tronco rugoso, dando sosta alle palpebre.

‘Che sonno...Quelli là mi hanno sciupato l’energie...’

Si sente tutto spossato, dopo aver discusso con Vexen e i suoi amici...

# Inizio flashback #

I corpi giacciono doloranti o immobili sul terreno sporco.

Scavalcandoli, Demyx raggiunge quello di Vexen.
Si rannicchia prendendolo per la collottola. Sorride come solo lui sa fare “Senti, io sono stanco. Che ne dici se mi lasci perdere, io che non c’entro coi tuoi problemi, e vai a chiarirti con la tua ragazza?”

Vexen sanguinante e ansimante, mugola qualcosa di incomprensibile.

“Eh? Preferisci continuare il nostro noioso discorso?”

Negli occhi sbarrati dell’altro guizza terrore. Scuote tremante la testa.

“No, cosa? Vuoi continuare a discutere?”

“N...N-no...! I-io ti chiedo p-perdono...Ti p-prego...”

“Oh, non scusarti. Non è tua la colpa se hai una ragazza poco seria. Ok, io vado. Ciao, Vexy. Salutami i tuoi amici quando si riprendono.”

# Fine flashback #

‘Mi è venuta anche fame...’

Da sotto il fusto si sollevano delle risate.
Guarda in giù.
Delle ragazze stanno stendendo un panno, sedendosici sopra.

Con loro c’è anche un capellone.
‘Deve essere un nuovo studente...Mi sembra un po’ cresciutello per essere un primino...’

“Professore, non faccia complimenti! Si serva pure dal mio bento!”

“Tenga, prenda questo! L’ho fatto io!”

“Prenda anche questo!”

‘Professore, eh...’ Infuocando meglio, adocchia la testa bionda di Larxene ‘Ti pareva. Ma non le basta avere già dei crediti con gli altri prof.? Cercherà di farsi pure questo...’

Axel squadra il proprio bento stracolmo, agitando le bacchette “Basta, basta...! Vi ringrazio, ma non riuscirò a finirlo...”

“Ma lei deve mangiare! Ha visto com’è magro??”

“La imbocco io!”
Come fucili, alla sua bocca vengono puntate una decina di bacchette, ognuna con una pietanza differente.

Il rosso, imbarazzato, scuote la testa “No, no...! Ce la faccio da solo, grazie...” Pinza un gamberetto fritto, portandoselo alla bocca.
A qualche centimetro dalle sue labbra, qualcosa succede velocemente.

Da dietro, due mani gli afferrano le spalle e una liscia guancia fredda vezzeggia a mò di micino bisognoso di coccole la sua gota calda.
Il gamberetto fritto svanisce in fauci sconosciute.
“Delizioso.” E’ un sussurro dolce quanto il suo profumo.

Alquanto stupito, Axel gira il capo.

Il ladro di gamberi fa lo stesso.

Le parole gli muoiono in gola.
Una strana nebbia si impadronisce della sua mente, mentre annega in quell’oceano.
Sente il suo respiro mite lambirgli le labbra, e questo inspiegabilmente non gli dispiace...

Quanto tempo passò in quello stato?

Il suo raziocinio lo travolge, facendogli capire che mancava mezzo centimetro perchè potesse unire a quella bocca di rosa, di quel ragazzo, le sue labbra, e che agli occhi dei presenti lì intorno la scena si prestava a diverse interpretazioni...

Si ritrae di scatto, ustionato da quella vicinanza.
Imporpora.

Il ragazzo, che aveva tolto le mani dalle sue spalle, ride fluente alla sua reazione, facendolo arrossire di più.

Non sapendo bene cosa fare, abbassa impacciato la testa sul suo bento, pinzando frettoloso una verdura al vapore. Mangia, sperando che la smettesse di fissarlo con quegli occhi...

Demyx si rivolge alle ragazze “Ciao, a tutte. Larxene, sai dove sono Xaldin e gli altri?”

Larxene offre la sue verdura al professore, insistendo ad imboccarlo. Risponde scocciata “Perchè dovrei sapere dov’è Xaldin??”

“Ah, be’. Sai com’è, sei la sua ragazza.”

Senza staccare gli occhi dall’amato professore, gli fa sciò con le bacchette “Dettagli. Comunque vai a vedere al campetto di basket. Dovrebbe essere lì.”

“Ok. Ragazze, buon appetito. E grazie per avermi imboccato, professore.”

Ad Axel va di traverso il polipetto. Oltre il contesto della frase, è il modo in cui aveva detto ‘professore’ a turbarlo.
Non portava l’uniforme...Ed era lecito che un alunno si comportasse così con un’insegnante?

Qualcosa gli suggerisce che avrebbe avuto a che fare con una persona poco docile...

~

Demyx trova i suoi amici bighellonare sugli spalti.

Conosceva Zexion da sempre.
Era il migliore amico per eccellenza: ascoltava con concreto interesse i suoi vaneggiamenti, lo sopportava quando era di cattivo umore, non diceva mai ‘te l’avevo detto’, non lo incolpava degli sbagli commessi(anzi, in più delle volte se ne prendeva lui stesso la colpa).
Insomma, se avesse dovuto descriverlo a qualcuno, sarebbe stato in dubbio se paragonarlo ad una madre, un fuoristrada o ad un pastore tedesco.
Comprensivo, affidabile, fedele. Ed era anche onesto da fare schifo.
Certe volte, si chiedeva se fosse un santo o un grande stupido.
Ma poco importava, c’era solo un filo sottile a distanziare questi due termini.

Spesso gli veniva la convinzione che Zexion fosse in realtà il suo fratello minore e che fossero stati divisi alla nascita.
E forse l’incertezza lo avrebbe perseguitato fino alla morte.

Perchè?

Per quanto gli avevano detto, ancora in fasce era stato lasciato sulla soglia dell’orfanotrofio della città. Ad accompagnare il piccolo fagotto, c’era sono una missiva, con su scritto un nome: Melodious Demyx.
Il coordinatore dell’istituto per orfani, cercò invano di rintracciare qualcuno che potesse avere quel cognome.
E allora lo accolsero lì.

In quell’ambiente malsano e freddo, ogni giorno scorreva lento e sempre uguale all’altro. Perse il conto delle volte che fu picchiato e maltrattato.
Forse, era per il suo aspetto, in qualche modo diverso, ad infastidirli. Gli sembrava la ragione più plausibile.

C’era un ragazzo in particolare, che non perdeva occasione per malmenarlo.
Crescendo nell’orfanotrofio, aveva subito in silenzio. Perchè una sola parola avrebbe peggiorato la situazione. E perchè, comunque, nessuno gli avrebbe creduto.
Gli adulti di quel luogo lo avevano etichettato come bugiardo.

A ripensare a quel nome, una rabbia bollente rodeva nel suo stomaco.
Agli occhi di tutti, Marluxia era il divo. Il ragazzo mansueto, educato e studioso.

Ogni dannata volta, pregava che quelli che non gli credevano vedessero lui e i suoi amici divertirsi a pestarlo a sangue. Avrebbero dovuto ricredersi e dargli ragione. Punire Marluxia.

Ma questo non accadde.

Era sicuro che se avesse incontrato Marluxia adesso, le sorti del gioco si sarebbero capovolte.

Tra questi dispiaceri, nacque l’amicizia con Zexion, che era stato lasciato in orfanotrofio un anno dopo il suo.

Il suo presentarsi al ragazzo non fu il massimo.
Zexion lo trovò una sera nei corridoi steso a terra. Mezzo morente, col volto ricoperto di sangue.
Mentre lo aiutava ad arrivare nei dormitori, gli disse che capiva come si sentiva.
E capiva davvero.
Non era una di quelle persone che diceva di capire lo stato d’animo di qualcun’altro senza aver idea di ciò che gli era successo, senza aver vissuto ciò che aveva vissuto.

Già. Anche lui era una vittima di Marluxia.

Cercando restare in piedi fra alti i bassi, verso i loro dieci anni, due famiglie li adottarono.
Grande felicità di lasciare per sempre quel posto, grande tristezza per l’addio che si sarebbero dovuti dare.
Ma immensa sorpresa, scoprendo qualche settimana dopo di frequentare la stessa scuola.

Nelle mura scolastiche, quella coppia, indivisibile, così strana ed inquietante, non era vista di buon occhio. Per giunta i genitori impedivano ai loro figli di avvicinarsi, di spiccicare parola con loro.
Ma cosa importava se le persone più importanti a cui voleva bene, gli erano accanto?
Proprio nulla.
Zexion e i suoi genitori gli davano tutto l’affetto che in orfanotrofio gli era stato privato.

Andava tutto bene.

Ma...Sì. C’era d’aspettarselo.
Le cose belle non durano mai a lungo.

...

Aveva già detto che considerava Zexion come un fratello?
Be’, condividevano ogni cosa, tra queste cose anche gli amici.

La loro era una specie di cricca, ben conosciuta.
E temuta quanto bastava.

Xaldin, rimandato due volte, si trovava in terza. Un tipo schietto e burbero. Ed alienato equilibratamente.

Zell, seconda liceo. L’essere più schizoide e mentecatto di questo universo. Il bello(o il brutto che fosse) era che non aveva mai assunto sostanze strane. Era tutto al naturale. Andava a momenti.

Riku, quinta liceo. Era un cocktail fatale per le giovani donzelle che incrociavano la sua strada. Sorriso enigmatico alla Mona Lisa, campione indiscusso di tutti gli sport e delle iniziative della scuola, capo del consiglio studentesco, ottimi voti in qualsiasi materia, bello da svenimento. Perfino i ragazzi etero cadevano ai suoi piedi.
Se avesse voluto qualunque cosa, sarebbe bastato che avesse schioccato le dita e gli sarebbe stato servito su un vassoio d’argento.
Ciò nonostante aveva molta testa sulle spalle(con Zexion, erano le mamme della comitiva).
Tutti si chiedevano perchè un ragazzo d’oro come lui, si fosse unito a quella banda di prepotenti...

Xigbar, rimandato anche lui -non ci si ricorda per quante volte-, era il bullo D.O.C.. Avrebbe incendiato la scuola per passare il tempo.
Litigava spesso con Riku, e l’argomento principale delle liti era l’insuccesso esauriente che aveva con le donne.
Voleva sempre fare il capo, anche se alla fine si lasciava scarrozzare dagli altri.
Nel complesso, non era una cattiva persona(se non se lo si inimicava).

Lexeaus, quinta liceo. Il gigante buono. A causa del suo aspetto, molti non volevano avere a che fare con lui. Il cuore grande quanto una casa, era il silenzio fatto in persona. Di solito stava in compagnia di Xaldin, due tombe umane.

Non si può dire che con loro il tempo non passasse in fretta.

Demyx si siede accanto a Zexion, rubandogli dalle mani la lattina di the appena aperta “Grazie, Zeku.”

“Ehi, lasciamene almeno un goccio!”

Per fargli un dispetto, se la scola fino all’ultimo. Assume un’espressione interrogativa, dicendo “Scusa, hai detto qualcosa?” Poi ride, vedendo il finto cipiglio arrabbiato dell’amico. Gli circonda le spalle con un braccio “Dai, nii chan. Non fare il bambino!”

Zexion lo guarda in tralice, scuotendo la testa “Ah, sarei io il bambino?”

“Dem! Dalla tua longevità deduco che tu sia uscito vincitore dalla disputa con Vexen!” Fa Xigbar, desideroso di saperne di più.

Stravaccato sulla panca più alta, Riku si issa su un gomito, i muscoli facciali contorti in uno stupore quasi raccapricciato “Xigbar! Quando hai imparato a parlare in modo così articolato?? Una frase di senso compiuto con più di cinque parole! Più di cinque parole! Incredibile!”

Zell scoppia in una risata che si spegne sotto lo sguardo omicida di Xigbar.

Demyx, che aveva riso anche lui, dice “Vexen ha portato qualche amichetto con se’.”

“Quel bastardo! Ha giocato sporco!” Pronuncia Xigbar, indignato.

“Sì, ma se sono qui a raccontatelo vuol dire che il suo giochetto è stato inutile.”

“Quanti erano?”

“Una decina, credo.”

“Dem, sei il mio uomo! Naturalmente l’abilità nel lottare l’hai imparata da me...”

“Demyx, smettila di fare il cafone con la gente. Capiterà che un giorno te la vedrai con uno più forte di te e saranno cavoli amari.”

“Zeku, perchè mi fai questo terrorismo?? Sottovaluti le mie capacità!”

“Non sottovaluto proprio un bel niente. Dico solo la verità.”

“E’ il tuo modo indiretto di dirmi che ti preoccupi per me?”

“Mi pare ovvio.”

Demyx ride, poi si volge a guardare Lexeaus “Lex! Quanto tempo! Come te la passi?”

“...”

“Io bene, grazie. Tu sei loquace come sempre, vedo!”

“...”

“Ha ha, lo so! E ieri perchè non sei venuto con noi?”

“...”

“Ah, capisco. Be’, alla prossima uscita ci devi essere!”

“...”

“Guarda che non me ne dimentico!” Era divertente chiacchierare con Lexeaus, ti lasciava condurre liberamente la conversazione.

Concentrato, Zell cerca disperatamente di catturare con le bacchette una crocchetta dal bento che ha sulle ginocchia, rubato da chissà chi “Senpai Demyx, indovina chi è arrivato stamattina dall’America??”

“Tsk! Le ragazze non fanno altro che parlare di quel mezzo travestito!” Infervora Xigbar, dando un calcio ad una lattina ammaccata “Abbiamo un rivale, Dem!”

Riku ha la faccia che dice ‘Eh? E’ Pesce d’Aprile?’ “Tu e Demyx? Semmai vorrai che io e Demyx abbiamo un rivale.”

“Ma chi ti vuole, frocetto!”

“Sarò anche frocetto, ma il fan club della scuola porta il mio nome, non il tuo. Quindi, sono io che piaccio, non tu.”

“Non dire cazzate! Ho un sacco di ragazze in attivo io!”

“No, Xiggy caro. Tua madre, tua sorella, tua cugina, tua zia e tua nonna non valgono.”

Xaldin trattiene Xigbar che si stava per avventare sull’albino “Su, non fate cagnara già di primo mattino.”

“Frocetto di merda, mi hai già fatto incazzare! Vieni qui che ti infilo una crocchetta di Zell su per il culo!”

“Ew, che schifo!” Rabbrividisce il kohai del gruppo, scrutando disgustato la crocchetta.

Nel frattempo, Demyx si era acceso una sigaretta. Ne aspira una boccata “Zell, stavi parlando del capellone rosso?”

“Yup. Dove l’hai visto?”

“Era a pranzare sul prato con Larxene ed altre.”

In qualche modo, Xaldin si acciglia ancora di più, ma non dice nulla.

Comprensivo, Zell rivolge parole di conforto all’amico “Senpai Xaldin, non preoccuparti. Gli rovineremo l’esistenza, vedrai.”

“Sarà divertente torturare quell’effeminato!”

“Zell, Xigbar, lasciategli una settimana. Fategli credere che quest’anno per lui filerà tutto liscio. Ok?”

“Demyx, come sei particolarmente generoso, oggi!” Sarcastica Riku, scendendo dagli spalti “Io devo andare ad una riunione dei docenti. Ci si vede.”

“Anch’io devo andare...” Dice Xaldin rannuvolato. Lexeaus lo segue.

“Scusate, ma io ho un bento da restituire!” Ridendo istericamente, il kohai si allontana.

“Vado anch’io. Il mio harem mi attende!” Xigbar sghignazza e scompare anche lui.

“Mi chiedo se...” Demyx si stende e appoggia il capo sulle cosce dell’amico “...Xaldin sia cieco o gravemente ritardato. Sa com’è fatta Larxene, ma ci sta lo stesso assieme.”

“L’amore è cieco.”

“Già. Innamorarsi di Larxene...Povero Xaldin...”

“Demyx, come stai?”

Demyx si stupisce dell’improvviso cambio d’argomento “Oh, qualche livido, nulla di gra--...”

“Non fisicamente, Demyx.”

“Sto bene, Zeku.”

L’espressione di ciuffo blu si addolcisce ulteriormente intanto che chiede “Da quanti giorni non torni a casa?”

Il biondo aspetta a rispondere. Tira un’altra boccata di fumo, osservando mite le nuvole scorrergli sopra “Da due mesi.”

“Torna a casa, Demyx. Sarà preoccupata...”

“Le ho detto che sarei stato via per un po’. Non c’è da preoccuparsi.”

“...”

Che c’è?? E non fare gli occhioni alla Candy Candy! Ti ho detto che non c’è da preoccuparsi!”

“Ti prego, torna a casa, Demyx.”

“Se non mi vuoi più in casa tua, basta dirlo chiaramente.”

“Non essere infantile. Sai che non intendevo dire questo...”

“Uff...! Sei una lagna!”

“Va a farle almeno un saluto!”

“Uhm...Va bene. Ci andrò domani.”

Zexion lo analizza, cercando tracce di bugia.

“Cos’è, non mi credi?? Ci vado domani, promesso! Però ora cambiamo argomento.”

“Che impressione t’ha fatto il nuovo madrelingua?”

Demyx lancia il mozzicone a terra, chiudendo gli occhi.
“Crollerà. Come un castello di sabbia.”

*

-DLIN DLON-
Fine delle lezioni.

Axel corre come un forsennato per i corridoi, nella speranza di riuscire a depistare le inseguitrici.
Nei pressi della presidenza, diminuisce il passo. Si guarda dietro ‘Ce l’ho fatta...’
Bussa all’unica porta non scorrevole dell’andito.

“Avanti.” Invita una voce maschile dall’interno.

Axel abbassa la maniglia ed entra “Buon pomeriggio, preside.”

Il capo d'istituto chino sulla scrivania è intento a sfogliare il settimanale ‘Jump’. Ridacchia mentre mangiucchia una polpetta di riso.

“Preside...?” Chiama il rosso, incerto, visto che il preside sembra non essersi accorto della sua presenza.

Dopo un’altra risata, l’uomo pare notarlo. Si alza dalla poltroncina allegro “Axel! Buon pomeriggio!”

“Buon pomeriggio, preside.”

Preside? Cos’è tutta questa formalità?? Per te devo solo essere solo ed esclusivamente lo zio Xemnas!” Va incontro al nipote, stritolandolo in un abbraccio.

“Iiiiih! Pre--...Zio! Mi soffochi così...!”

Xemnas lo molla, squadrandolo fiero “In classe mi sono trattenuto...Mpf, guarda come sei cresciuto! Poco tempo prima eri solo un soldo di cacio! Ed ora...Guardati! Sei un uomo!”

“Ma pensa.”

“Forza, siediti!” Gli mostra la seggiola di fronte alla scrivania.
Si accomodano entrambi.

“Da quanto non ci vediamo, Aku?”

“Circa cinque anni.”

“Accidenti! Come vola il tempo! Quando qualche mese fa tua madre mi chiamò, chiedendomi se c’era un posto libero come insegnante per te, mi si è riempito il cuore di gioia. Cavolo, mio nipote Axel si è laureato a pieni voti! Il figlio di mia sorella, un uomo!”

“Se non me lo ripeti un’altra volta, credo che mi cresceranno un paio di tette.”

“Oh, sì...Scusa! Mi sono lasciato prendere! Sarebbe bello se imparassi ad essere così vispo anche con le persone al di fuori della famiglia. Comunque...Prima del tuo arrivo stavo leggendo Gintama -mi fa sbellicare dalle risate!- e mangiavo questa...A proposito, ne vuoi una?” Gli mette un cestello pieno di polpette di riso sotto il naso.

“No, grazie...Non mi va...”

“Sicuro? Se no ho altra roba da mangiare! Non so cosa, perchè non li ho aperti tutti...” L’uomo spalanca le ante dell’armadio alle sue spalle.

Ogni ripiano è riempito di piccole pile di bento[si usa il plurale o rimane invariato? nd. Sorina].

Piuttosto dubbioso, Axel chiede “Perchè hai un armadio pieno di bento?”

“Oh, non li ho fatti io. Ogni inizio e fine anno, le studentesse mi preparano qualcosa. Ormai è canone.” Li scoperchia uno ad uno, sbirciando il contenuto “Allora, qui abbiamo delle polpette di riso...Wurstel a forma di polipetto e granchio...Spicchi di mela a forma di coniglio...Altre polpette...E...Sushi! Wow, quest’anno si sono impegnate!” Chiude lo stipo, affiancando alle polpette di prima la nuova leccornia “Serviti pure!”

“No, grazie zio. Sono pieno come un uovo...”

“Eddai, non fare il timidone con me!”

Alzando gli occhi al cielo, Axel prende una polpetta per farlo contento, senza però mangiarla “Zio. Lo sapevi.”

“Cosa?”

“Che le studentesse di questa scuola sono pazze.”

Xemnas alza gli occhi dal suo Jump e ride sotto i baffi “Il mio suggerimento è servito a qualcosa?”

“Non del tutto...Ma come lo sapevi?”

“Aku, conosco le tue qualità e conosco anche la gioventù di oggi. Con l’aspetto che ti ritrovi, non puoi evitare di far palpitare tanti cuori. Ovviamente, anche per me è così(con le matricole soprattutto). Dovrai abituarti al fuggiascare continuo.”

“Potevi dirmelo più chiaramente...”

“Sì, ma non volevo rovinarti la bellezza del primo impatto. A parte questo, come è andato il primo giorno?”

“Credo bene...”

“Come, credo? Devi imparare ad essere più sicuro! Su, ripetimelo per bene, come è andata?”

“Ottimamente, zio.”

“Oh.”

Oh? Perchè, oh? Non dovresti essere felice?”

“Sono sorpreso...”

“Grazie, perchè credi nelle mie capacità, zio.”

“Non essere sciocco. Non è per questo che sono sorpreso. Be’. Ora torna a casa! Sarai stanco e domani è un nuovo giorno! So che quest’anno farai faville, me lo sento! Dopotutto sei mio nipote!”

“Disgraziatamente...”

“Ti ho sentito, ingrato.”

Axel ride e si alza “Ciao, zio. E riprenditi la tua polpetta.” Gliela mette tra le mani.

Xemnas lo scorta fino all’uscio. Addentando il riso, dice questo “A fine lezioni non ci sono, quindi dovrai passare prima per parlare di lui. A domani, Aku.”
Prima che potesse rivolgere una qualsiasi domanda allo zio, la porta si chiude.

‘Un’altra frase ambigua...’
Lui...Lui, chi?

 

“Watanabe.”

“Presente.”

“Watase.”

“Presente.”

Axel fa un segnetto vicino all’ultimo nome “Manca solo Melodious...Qualcuno sa perchè manca anche oggi?”
Riceve sguardi che dicono ‘boh’.
Vabbè...Che la scazzottata sia finita male per lui? “Aprite i libri e andate a pagina sette. Vi spiegherò il nuovo argomento.”
Si mette di fronte alla classe ed inizia a leggere.

Durante la lettura, sente le fronde dell’albero fuori sfregare contro il vetro della finestra.
‘Ci deve essere vento...’ Pensa infastidito dal rumore.

Lo sfrigolio aumenta d’intensità.

Seguita a leggere, anche se la sua mente lavora ad epiteti insultanti indirizzati a quell’alberaccio. Dopo una decina di minuti usati per chiedersi perchè non fosse stato ancora sradicato, un improvviso –Toc toc- lo fa sobbalzare e gli fa quasi volare via il libro dalle mani. Dice alla porta “A-avanti.”
Nessuno entra.
“Avanti.” Ripete Axel più forte.
Vedendo che la porta rimaneva chiusa, un po’ confuso fissa lo sguardo sulla classe e si schiarisce la voce per continuare la lettura.

-Toc toc-

Lievemente seccato, torna a dire “Avanti.”
Forse era qualcuno che si divertiva a bussare alle aule...

“Professor Blaze...” Sussurra timida una ragazza “Guardi...” Col dito indica la finestra.

Axel segue con gli occhi l’indice.
Sorpresa e spavento.

Il suo primo pensiero è ‘Quel ragazzo l’ho già visto...’ Sì, perchè il ragazzo biondo dagli occhi color dell’oceano è fuori dalla finestra e sta battendo le nocche contro il vetro. E cavolo, è seduto sul ramo dell’albero lì di fianco!

Il giovane addita l’interno dell’aula e sillaba ‘Mi aprite?’

La ragazza vicino alla finestra domanda “Professore...Devo aprirgli?”

Un attimo titubante, Axel annuisce “Sì, aprigli...”

Il biondo si slancia e salta, aggrappandosi alla tubatura. Con uno scatto felino, si butta sulla finestra aperta. Atterra a piè pari e si spazzola via di dosso alcune foglie secche. Poi si siede e appoggia il capo sulle braccia conserte sul banco.

...

‘Si è...Messo a dormire...?’ Il professore, sotto gli occhi della classe, si avvicina al banco appena occupato “Ehm...Scusami...” Non vedendo nessuna reazione, si china e ridice “Ehi, tu...Scusa...”

Il giovane alza la testa “Eh.”

Axel si raddrizza di botto, ritrovandosi troppo vicino a quella bocca. Sentendosi stupido, arrossisce.

‘Si imbarazza a stare a una distanza minima da un alunno. Questo qui non dura niente...’ Demyx osserva il leggero rossore tingere le gote del docente e si puntella il mento con l’avambraccio “C’è qualcosa che non va, professore?” Chiede educato, affatto di buon umore.

L’altro prova a sostenere il suo sguardo con insuccesso “P-perchè...Sei venuto in questa classe...?”

Questa, è la mia classe.”

“Ah...E posso sapere...Il tuo nome?”

“Demyx Melodious.”

‘Il ragazzo della zuffa e il ladro di gamberetti fritti sono la stessa persona...’ “Ehm...Perchè sei entrato dalla finestra?”

“Ma quante domande. Il bidello non voleva farmi entrare perchè ero fuori orario.”

“Per questo sei entrato dalla finestra...?”

“Per quale altro motivo, sennò?”

“Potevi farti male...”

“Già. Ma questo non è successo. Posso tornare a dormire, ora? Grazie.” Riappoggia la testa sul banco.

Axel fissa allibito la chioma dorata. Il comportamento di quel ragazzo era...Ehm...Un pochino sfacciato, considerando il fatto che fosse entrato dalla finestra del secondo piano saltando da un albero.
Be’...Doveva continuare, no? Non poteva sospendere tutto perchè un alunno dormiva(poi quel ragazzo gli metteva una certa soggezione...).
Rinnizia a leggere.

*

Demyx giocherella con delle monete, l’umore decisamente migliorato dopo aver dormito nelle due ore precedenti.
Non gli andava di fare anche la terza ora, per questo era uscito e aveva girovagato un po’ per i corridoi deserti.
L’unico distributore di bevande è in aula insegnanti e lui vuole una lattina di the.
Scende giù al piano terra e quatto quatto s’intrufola in sala professori.

E’ vuota.

Va dalla macchinetta e ci infila 150 Yen. Prende la lattina ed esce.

Ops!” Nel farlo si scontra con qualcuno “Excuse me.”

“Melodious?”

Il biondo posa gli occhi sul possessore della voce.
‘Il capellone rosso...’
“Guarda, guarda chi c’è.” Chiude la porta alle spalle e sfoggia il suo miglior sorriso impudente.

L’altro rabbrividisce un poco, con il solito rossore regnare sovrano sulle sue guance.
Il libro di inglese in mano, fa un gran respiro, costringendosi ad adempire al suo dovere d’insegnante “Perchè ieri sei mancato al primo giorno di scuola...?”

“Oh, che bello. Giochiamo ad alunno e professore, eh? Comunque, ero malato.”

“Ma...Ieri ti ho visto a scuola...”

“Se lo sai, non chiedermelo.”

Axel è interdetto dalla risposta diretta.
Nel tumulto che popola in lui, china lo sguardo, il vocabolario verbale improvvisamente prosciugato.

Demyx arriccia l’angolo della bocca, procace.
Fa un passo verso di lui.

Il rosso indietreggia impacciato ‘Oddio, cosa vuole...?’

Un’altro passo del giovane e lo imprigiona fra la porta e il suo corpo.

Axel rimane a fissarlo impaurito, da lui e da quella vicinanza.

Demyx poggia il palmo della mano sulla porta, all’altezza dell’orecchio dell’altro. Avvicinandosi ulteriormente, si infila dissoluto fra le sue gambe andandogli ad accarezzare con movimenti lenti e calcolati del ginocchio l’interno della coscia, per poi risalire al vertice.
Si compiace di udire il respiri del docente farsi più rumorosi e veloci.

Axel non si era mai trovato in una situazione del genere.

[ No, non si è mai trovato in una situazione del genere. ]

                                                                                               [ ...Davvero, Axel? ]

Non si ritrae, non sa come reagire. O forse, non vuole reagire...

[ ...Axel... ]

           ...Non vuole...Reagire...

Le sue percezioni sembrano essersi acutizzate.
Sente tutto come se fosse un coltello arroventato a toccarlo.
In quel momento, solo il libro d’inglese che si era messo sul petto per proteggersi, li divide.
Fiammante crudeli gli incendiano i sensi, laddove quel ginocchio alterna troppo vicino, e troppo lontano.
Con gl’occhi paralizzati in sgomento, dalle sue labbra serrate un gemito scalpita per uscire. Il battito del suo cuore aumenta ai limiti dell’impossibile.

Il cuore vuole saltargli in gola!
Accidenti, che gli stava succedendo...!?

“Sai, professore...” Bisbiglia sulle sue labbra seducente, stuzzicandolo sotto la mandibola con la lattina gelata, strappando all’adulto sospiri forti che prendono il posto di gemiti negati “...Quando ti mostri così indifeso, mi viene voglia di farti del male...”

Aiuto!
Perchè deve essere sottoposto a quella tortura!?
E perchè non si decide ad opporsi!?

Che schifo! Si sta facendo violentare da un suo allievo maschio!

Il biondino, ostentando un sorriso soddisfatto, socchiude gli occhi e ravvicina il capo a quello del professore.

Axel sgrana gl’occhi dallo stupore, appena quella bocca di rosa sfiora impercettibilmente la sua.

‘No...!’
Prima che loro labbra si unissero completamente, a tentoni con la mano, cerca la maniglia. Quando l’afferra, l’abbassa e si infila dentro la stanza, sbattendo in fretta l’uscio.

Sta con le mani sull’ansa, pronto a lottare se Melodious avesse tentato di entrare.
Invece sente solo una risata e dei passi allontanarsi.

*

“For you.”

Zexion sorride, prendendo la lattina di the che Demyx gli porge.

“Quasi credevo non venissi più. Cos’è che ti ha rallentato?”

Il biondo si accende una sigaretta ed apre la finestra del bagno “Il capellone rosso mi ha fermato per sgridarmi.”

“Demyx, non far trasferire anche lui. Si può sapere cosa gli hai fatto?”

“Niente.”

Il ragazzo lo fruga con uno piglio cinico.

Demyx si corregge “Niente, di cui lui non avesse voglia.”

L’amico lo guarda malissimo, ma preferisce lasciar correre per questa volta “In ogni caso, a fine lezioni vieni al campo d’atletica. Così posso controllare se mantieni il giuramento di ieri.”

*

-DRIIIIIN-
Pausa pranzo.

Axel esce camminando dall’aula.
Fa un sospiro.
Non sa perchè, ma si sente demoralizzato.
Può darsi, perchè ha permesso a Melodious di avvicinarsi eccessivamente, ma solo perchè non credeva che sarebbe giunto a tanto...
Era solo una provocazione, certo, però...

-Pat-
Tocco leggero sulla sua spalla.

‘No, ancora...’ Pensa svogliato il giovane professore. Si volta “Ragazze, non mi va di pranzare con...” Ma non sono delle studentesse “...Voi...” Allarmato, sgrana gli occhi sulla probabile causa dei suoi dibattiti mentali sorridergli.

“Prof., sai che è stato poco carino sbattermi la porta in faccia?” Un passo “Non mi sembrava ti dispiacesse. Sbaglio, forse?” Un altro passo “Il minimo sarebbe chiedermi scusa.” Un altro passo ancora.

Il docente si lancia occhiate attorno, non riuscendo a muoversi, come se quegl’occhi blu che lo inghiottono ingordi, lo inchiodassero a terra, impedendogli di scappare. E più si mostra spaventato più il sorrisetto bastardo si fa calcato sul volto intimidatorio.

“Ti dico una cosa di me.” Mezzo passo ed è abbastanza contiguo per allungare il collo e mormorargli all’orecchio “Sono il tipo di persona che quando inizia qualcosa, fa in modo di portarla a termine. Ricordatelo bene.” E come per dare più efficacia alle sue parole, sfiora con le mani i fianchi del rosso.

Simile ad un gatto spaventato, Axel indietreggia di botto.
Il buon Dio ascolta il suo appello: manda un gregge di studentesse con i loro bento in mano a soccorrerlo. S’intrufolano fra i due, ignare dell’antefatto.
Però vedono che il prof. non risponde ai saluti e continua a scoccare occhiate apprensive a Demyx.
Una di loro dice al biondo, con un’espressione di rimprovero “Senpai Melodious, non ci starai per caso spaventando il professor Blaze? Se lo spaventi, dopo gli passa la voglia di mangiare!”

Demyx infila le mani nelle tasche dei jeans e passa oltre il gruppetto. Quando è accanto ad Axel, si ferma e lo guarda dritto negli occhi, ancora con quel sorriso saccente “E’ tutto vostro. Me ne vado.” Schioda il suo sguardo.

Finalmente liberato, Axel prende a respirare regolarmente, gli arti sciogliersi.
Ancora un po’ inquieto, guarda le sue studentesse con venia. Ringraziandole mentalmente, si concede un sorriso “Andiamo a pranzare?”

Le giovini sorridono fra loro allegramente “Sì!”

Per tutta la durata del viaggio che ha come meta il giardino, le ragazze fanno a cambio per prenderlo a braccetto.
Forse è questo che fa ridacchiare gli studenti in cortile...Un po’ esagerano, perchè c’è anche chi gli scocca occhiate malevole...
“Professore, non ci faccia caso. La loro è tutta invidia.” Lo rassicura l’allieva che ha appena fatto cambio con la compagna.

‘Sarà...’

Come presto sarà consuetudine, stendono il panno. E in men che non si dica, il bento del prof. è sommerso di manicaretti preparati dalle amorevoli mani delle volenterose alunne.
Per esprimere gratitudine concretamente, delibera di forzarsi a mangiare tutto(perchè anche se preparati con amore, alcuni avevano la consistenza di sassi impanati).
Tra un boccone e l’altro gli viene chiesto “E’ buono?” “Le piace?” “Sa che è adorabile mentre mangia?”

Poi, l’inevitabile.

“Oh, le sta uscendo il fazzoletto dalla tasca dei pantaloni. Lasci che glielo ripieghi per bene io...” E diventa rossa per l’imbarazzo, ritraendo la mano che voleva prendere il fazzoletto, accortasi che il fazzoletto non è un fazzoletto, ma un tanga nero pizzato.

Axel guarda il summenzionato fazzoletto.
Sbianca seduta stante.
Cosa ci fa quel coso nella sua tasca...!?

Le ragazze lo guardano con tanto d’occhi, ovviamente a disagio.

Volendo spiegare, prende in mano il tanga e lo sventola in uno stato d’isteria assoluta “N-non ho la più p-pallida idea di c-come questo sia finito q-qui dentro...! Qualcuno deve avermi f-fatto uno s-scherzo...!”

Leggermente impaurite, si erano ritratte. La capo gruppo cerca di sorridere comprensiva “Professore, non si deve giustificare con noi. E’ normale che un uomo bello e affascinante come lei, abbia una donna...”

“NO...! Hai sbagliato...! I-io...”

“No, no. La prego, la smetta. Non fa altro che offenderci così...Ci dica solo questo: è della scuola?”

“Rag--...”

“Sì, vero? E’ una prof. o una studentessa?”

“Vi prego, io...”

“Una studentessa, immagino -c’è poca scelta se si parla di professoresse-...Vuole dirci anche il nome?”

“Ma...”

E nella curiosità contrita generale, una di loro si alza all’improvviso in piedi “Quel tanga è mio!
Tutti, Axel compreso, la fissano ammutoliti.
Ma, dopo anche un’altra, convinta, fa la stessa affermazione “No, è mio!”
Altri ‘no, è mio!’, e inizia un battibecco violento.

Prima che iniziassero a tirarsi i capelli, veloce per non farsi vedere, Axel si rialza e corre via.
Rallenta quando è lontano dal giardino ‘Sono tutti matti, qui!’ Riprende fiato, appoggiato al muro ‘Ecco perchè tutti ridevano...Ma come mi sono arrivati in tasca...??’
Prova a pensarci un attimo.
Nella sua testa si muovono spezzettoni della sua mattinata. Arrivato verso l’orario di pranzo, si ricorda di quelle mani che gli avevano sfiorato i fianchi...

Cavolo.
‘E’ stato lui...Deve avermelo messo quando ha...’ Inconsciamente gli vengono in mente le parole dello zio... ‘Ecco chi è lui...’

*

“Uffa...!” Scoraggiato, butta la testa all’indietro, seduto su una sedia della presidenza.

Xemnas coinvolto nella lettura di Jump, dice “Forza, sfogati con me. Sono qui apposta, Aku.”

“Che serve a parlare con te, se non mi ascolti mai?”

Pausa.

“Eh? Scusa, hai detto qualcosa?”

Sull’orlo di una crisi di nervi, Axel butta sopra Jump dello zio il tanga nero che teneva stretto in pugno.

Hallelujah, Xemnas perde interesse per il settimanale e si dedica al nipote. Si fa comparire un sorrisino idiota da scapolo secolare che si aggira fra gli scaffali del noleggio film nella sezione porno “Trofeo di battaglia?”

‘Perchè io...?’ Chiede sconfortato al cielo “Perchè non mi hai detto in modo più chiaro chi era lui?”

Pausa.

“Questo tanga appartiene ad un lui?”

Axel pensa che sarebbe inutile ripetere quanto l’uomo seduto di fronte a lui sia imbecille. Trae sospiri, sfinito “NO. Demyx Melodious, classe terza H, me l’ha infilato in tasca. Ma me ne sono accorto più tardi, dando così il tempo a tutto l’istituto di ridere di me.”

Lo zio si riprende dallo smarrimento iniziale. Arraffa una matita dalla scrivania e la fa dondolare fra le dita, apparentemente divertito “Ti avevo avvertito.”

“E tu lo chiami avvertimi, dirmi di tornare il giorno dopo per parlare di ‘lui’?”

“Sì.”

“E ora devo credere che tu abbia poteri divinatori, visto che sapevi che avrei avuto qualche problema a relazionarmi con Melodious. Oppure gli hai detto tu di entrare dalla finestra?”

L’uomo dalla chioma argentata viene scosso da una leggera risata “Non so leggere nella sfera di cristallo, ma conosco il temperamento di Melodious. E’ entrato dalla finestra, eh? Non sei il primo a lamentarti di questo...”

“Adesso crederanno tutti che sono un dongiovanni o qualcosa di simile...”

“E che c’è di male?”

“Devo anche risponderti?”

“Giusto, giusto. Ma cosa hai fatto per indurlo a farti questo scherzo?”

‘Mi sono rifiutato di farmi violentare.’ “Non lo so...”

Xemnas si prende il mento fra le dita, pensieroso “Uhm...”

“Zio...? Com’è possibile che uno studente così problematico sia arrivato fino in terza?”

Inaspettatamente, un sorriso amaro increspa le labbra dell’uomo “C’è solo da pensarlo di bocciare il figlio del sindaco della città. Lui è il capo, noi quelli che si impegnano a non perdere il lavoro. E comunque ci è impossibile. Siamo vincolati da un contratto.”

“Contratto?” Rifà Axel, confuso.

“Abbiamo passato un periodo di crisi, e tutt’ora non ci siamo ancora ripresi completamente. Il sindaco, in cambio di vita facile al figlio, ci ha donato una somma contingente che ha salvato l’istituto da una rovinosa caduta.”

“Ti sei venduto...”

“Non è una cosa di cui vado fiero, ma non c’era altro modo per aiutare la scuola.”

“Quindi...Sarebbe capace di toglierti dall’incarico se solo provassi a bocciare Melodious?”

“Peggio. Sopprimere il Kingdom Hearts High School[non sono sicura, ma credo sia stato già usato questo nome. Se è così, chiedo scusa per la mia poca fantasia... nd. Sorina].”

“Che cosa ingiusta...”

“Già. Tuttavia, Aku, ci è possibile punirlo. Un sano castigo non compromette l’iter della sua carriera scolastica. Tanto non possiamo rimandarlo.”

“Sono qui da due giorni e già c’è da mettere uno studente in punizione...”

“Non sei obbligato.”

“Qualcun’altro ha mai castigato Melodious?”

“No. Chi non ne ha avuto il coraggio. Chi il tempo.” Poi soggiunge al volto inorridito del nipote “Perchè si è trasferito.”

‘E chissà quale è stato la causa del trasferimento...’ “Tu cosa mi consigli di fare...?”

“Sei tu il professore, tu decidi. Io sono solo chi guarda dall’alto il tuo operato.”

“Quando ti parlo dei miei problemi, e devi stare serio e non fare il beota, non lo sei mai! Adesso ti metti pure a fare il figo!?”

“Io sono figo.”

“Compatisco mia madre per aver dovuto sopportare una vergogna come te.”

“Ma io figo lo sono davvero!”

Axel ignora quest’ultima affermazione e si tuffa nei suoi intrighi psichici per capire quale fosse la cosa giusta da fare.

...

Il suo senso della giustizia e responsabilità supera l’inquietudine. Serio, rivolge lo sguardo al preside “Non credo servirà a fargli avere più rispetto per i professori, ma...Meglio di niente.”

~

“Ehi, volete sentire come fa il maiatto??”

Xigbar lincia con lo sguardo Zell “Cosa sarebbe il maiatto?”

Il kohai parla con serietà “E’ un incrocio di un maiale e un gatto. Invece di maiatto, può essere chiamato anche gaiale.”

Seduto sulle solite panche, Demyx lo incita incuriosito “Dai, fammi sentire come fa!”

Zell si cimenta in una riproduzione effettivamente fedele del ‘maiatto’.
All’inizio, il gruppetto di amici rimane agghiacciato dalla raccapricciante esibizione di Zell, poi si scioglie in una fragorosa risata davanti alla sua oligofrenia.
Solo Lexeaus e Xigbar non risero. Quest’ultimo gli da un coppino, dicendo “Sei una gran testa di cazzo.” Successivamente indica col pollice l’entrata del campo “Arriva la checca.”

Riku aveva attraversato il campo da gioco e li ha raggiunti “Ciao a tutti. Ciao, Xiggy.”

“Ciao, frocetto.”

L’albino fissa lo sguardo su di lui neutrale ed indica il suo collo innocente “Xigbar, hai qualcosa sul collo...”

“Cosa...?” L’altro si tocca il collo, interrogativo.

“Ma...Quello è un succhiotto!”

“Un succhiotto? Come è possibile che abbia un succhiotto sul col--...” Si blocca, capendo il trucchetto del ‘nemico’.

Con un ghigno furbo, Riku schernisce “Cosa c’è? Non dovresti essere così sorpreso, tu playboy di prima categoria, ritrovarti succhiotti sul collo...Eh, Xiggy?”

Tocca a Xaldin ad entrare in azione.
Intanto che Xigbar si divincola furiosamente dalla presa ferrea dell’amico, minacciando di infilare qualcosa di non identificato nella sua parte intima oltre la crocchetta di ieri, Riku comunica a Demyx “C’è una brutta notizia che mi spiace darti.”

“Allora non darmela.”

“Il preside mi ha convocato e mi ha chiesto di riferirti da parte del professor Blaze che dovrai restare questo pomeriggio a scuola in punizione con lui.”

“Tu stai scherzando.”

“No, non scherzo.”

“E perchè sarei in punizione?”

“Non me l’ha detto. Ma immagino che tu abbia fatto uno scherzo di cattivo gusto al povero madrelingua.”

‘Chiamalo scherzo di cattivo gusto...’ “Che palle...”

Zexion sgranocchia le sue patatine, evitando di dire ciò che pensa.

Ma Demyx lo conosce troppo bene “Io mantengo le promesse.”

“Ti sarà difficile stando in una classe ad assolvere la tua pena.”

“Concluderò quello che devo fare in più in fretta possibile.”

“Davvero...?”

“Sì.”

“Che strano, l’anno scorso quando il prof. Steiner ti voleva mettere in punizione, tu gli hai incendiato l’auto.”

“Be’, è ora di crescere.”

*

Aveva percorso e ripercorso la sala insegnanti più di trenta volta.
Si ferma, dicendosi che doveva andare in quella classe ed affrontarlo.
Ciò nonostante, nel corso della sua marcia funebre, spera ardentemente che in quell’aula non ci sia nessuno...

Schiude in una lentezza esasperante la porta scorrevole.
‘Oh.’
Non c’è nessuno davvero.

‘Uff...’ Oltre a sperarlo, se lo aspettava che non sarebbe venuto...

“Non riesco ad entrare.”

‘Iiiiiiih...!’ Salto di due metri e mezzo. Si scansa per lasciare passare Melodious.

Il biondino prende posto al centro dell’aula e silenzioso osserva le mosse del prof..

Eludendo con la massima efficienza la sua faccia, Axel posa sul suo banco la matita e il foglio, presi dalla sua valigetta. Quasi correndo, raggiunge la lavagna e col gessetto bianco scrive la posta(un esercizio semplice che sicuramente sapeva fare). Va alla cattedra e si siede, abbassando il capo sul testo d’inglese, cercando di sembrare il più possibile occupato.
E’ così occupato a far finta di essere occupato, che ci mette un po’ a capire che Melodious è davanti alla sua scrivania.
Rizza la testa troppo velocemente.

Stranamente, sul volto non c’è traccia di scherno, ma solo un’espressione distesa. A ogni buon conto...Pensa che c’era ancora qualcuno nella scuola e se avesse urlato lo avrebbero sentito.

Il lesto movimento in avanti del giovane lo induce a riempirsi i polmoni d’aria...
Invece, si è allungato solo per afferrare l’astuccio del docente. Ci fruga dentro, in cerca di qualcosa.

Axel si atterrisce.
‘Lì dentro ci ho messo anche un cutter...’

L’altro prende proprio il taglierino. E ignorando il panico del professore, ne tira fuori la lama.

Il rosso che aveva serrato la mascella e chiuso gli occhi, si accorge che dopo un po’ di secondi nessuna lama gli aveva ancora lambito il collo. Piuttosto, sente solo un leggero grattare...

Deglutendo, riapre lento le palpebre.

...

Melodious sta affilando la punta della matita. Finito, rimette l’oggetto minatorio nell’astuccio e torna al posto.
A lasciarlo ancora di più di stucco, è vederlo curvo sul foglio a scribacchiare spedito.

Gli viene quasi voglia di ridere.
Che stupido...!
Sempre a pensare al peggio...

Cavolo, deve bere qualcosa di freddo...Gli è venuto caldo dopo essersi fatto quei pensieracci...
Uscendo, dice esitante “Torno subito...”

Il più giovane persiste a scrivere imperterrito.

Giù in aula insegnati si prende una lattina di caffè ghiacciato e dopo esserselo bevuto tutto -e dopo essersi tranquillizzato per bene-, torna in classe.

Passano quindici minuti o più di completa quiete, poi sotto il suo naso gli viene messo il foglio dell’esercizio.
Lo prende incerto, sbalordito della velocità di consegna “Sei stato veloce...” La voce gli trema.

Melodious muove lievemente le labbra in un sorriso e sempre in silenzio, lascia la classe.

Sì, è proprio un’idiota. Tutto sommato, non era un cattivo ragazzo...

Esamina l’operato dell’allievo.

...

Un’unica frase scritta in modo fitto, ricopre fronte e retro del foglio.

‘Kiss my beautiful ass, darling teacher .’.

Ok. Come non detto.

 

 

 

Commenti dell’autrice:

 

Ed ecco la mia terza storia a capitoli! Ho versato sangue e lacrime per dare un aspetto ottimale a questo capitolo, teneteci conto!
Spero abbiate notato tutte le similitudini e le diversità che legano i protagonisti: una certa posa, un comportamento, parole e frasi pronunciate o ricevute...ecc. [Es, tutti e due sono usciti da una finestra; sono passati due mesi per entrambi; quando Demyx e nella fabbrica abbandonata e si alza dalla trave, stanco di aspettare e altrettanto stanco Axel si alza della tavoletta del water: una decina di studentesse per Axel, una decina di compari di Vexen per Demyx...ecc.]
Ora, FINALMENTE, potrò dedicarmi all’undicesimo capitolo di ITtF(prometto che cercherò di non farvi attendere troppo!)...

Bien, sarò molto contenta se questa fic vi piacerà ^_^

Sorina_SA!

 

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Capitolo 2
*** Piove Sempre sul Bagnato ***


Lessons of Love 2

Nota legale:

Kingdom Hearts © Square Enix & Disney. Questa Fan Fiction è stata scritta per puro diletto, senza alcun scopo di lucro. Nessuna violazione di © è dunque intesa.

 

 

 

 

Sono felice di aver aggiornato ^_^

Ringrazio tutti coloro che mi hanno letto! Un grazie speciale a chi ha lasciato gentilmente la propria firma, cioè: LittleBeaver91, Isuzu, rasiel, Xemnas 89, kns_87, Lonely Angel, Winry Rockbell, cristall, silvermoon, Sashy, Nahema, Miyavi4eVer.

 

Nota importante prima di iniziale la lettura del 2° capitolo: Ho corretto ed apportato delle modifiche rilevanti al primo capitolo. Vi chiedo, per cortesia, di andarlo a rileggere, ci sono dei passaggi nuovi che vi aiuteranno a capire meglio, d’ora in poi, lo svolgimento della storia. So che vi scoccia, ma fatelo, vi prego *flip*

 

Nel 2° capitolo: I ricordi di Axel riguardo la graduatoria e la festa dello sport sono evidentemente giapponesi, ma immaginatevi una festa dello sport ed una graduatoria alla americana.

Nel capitolo ci sono delle ripetizioni volute.

 

 

 Allora, buona lettura ^_^

 

 

 

2. Piove Sempre sul Bagnato

 

[...] Esamina l’operato dell’allievo.

...

Un’unica frase, scritto in modo fitto, ricopre fronte e retro del foglio.

‘Kiss my beautiful ass, darling teacher .’.

Ok. Come non detto.

 

~

 

“Hai fatto in fretta. Come hai convinto il madrelingua a lasciarti andare?”

Avevo raggiunto Zexion al campo d’atletica.
Scrollo piano le spalle “Ho semplicemente eseguito il compito che mi è stato affibbiato.”

“Doveva essere piuttosto facile se l’hai concluso così in fretta.”

“Diciamo che l’ho fatto a modo mio.”

Mi metto a ridere appena vedo l’occhiata che mi infilza ed aggiunge “Andiamo, o perderemo il treno delle sei.”

Ci incamminiamo per la stazione. Un denso silenzio farci parlare.
In quei momenti era meglio tacere, Zexion lo sapeva. In quei precisi momenti una sola parola di troppo avrebbe potuto scaraventare via tutto.
In modo tragico.

Irreversibilmente tragico.

Nello stesso modo abbiamo fatto il tragitto in treno.
C’è un’accozzaglia tremenda, insopportabile quanto le ragazzine durante le cerimonie inaugurali del nuovo quadrimestre a cui Riku presenziava.

“Sai che mi hanno aumentato lo stipendio?”
A chi cazzo frega?

“Oggi Toushi mi ha chiesto mi metterci insieme!”
Neppure una settimana e ti mollerà per un’altra.

“Per la festa è meglio il vestito grigio o quello blu?”
Quello grigio. Ho sempre avuto simpatia per gli elefanti.

Bla bla bla. Bla bla bla. Bla bla bla.

Bla bla bla. Bla bla bla. Bla bla bla.

La gente parla, parla sempre, non sta mai zitta. Parla specialmente quando non ha niente da dire.

In loro a divulgarsi è solo l’eco di un vuoto silenzio.

Dovrei essere io ad aprir bocca, ad esplodere delle mie parole. Io ho qualcosa da raccontare.

“Demyx.”

Strappo gli occhi dal tettuccio e li indirizzo a Zexion.
Ha un piccolo sorriso e si sta costringendo a non guardarmi.
Quando fa così è per non farmi sentire in imbarazzo.
E’ da tempo che non mi vergogno per qualcosa, presumibilmente da quella volta.
“Dimmi.”

Fissa con ostinazione le scarpe da tennis, come se volesse slacciarle col pensiero. Con un timbro di voce che non tradisce nessuna emozione, proferisce “Hai paura?”

Arrivo a smarrire un po’ della mia inespressività nell’esiguo, etereo, sobbalzo che faccio. Il muto stupore che avevo dipinto in volto, però, si dissipa così come era apparso. Sospiro, mi stravacco ulteriormente sulla poltroncina per stare più comodo e sporgo le gambe nello stretto corridoio, stimolando gli astanti a proiettarmi occhiate accigliate.
Rispondo piatto “No. Non ho paura.”

Io non ho paura.

Gli altoparlanti annunciano la fermata. La mia.
Mi alzo per scendere e prima che le porte si chiudano, Zexion mi urla dietro.
Se non vorrai restare lì, io ti aspetto a casa...!

Annuisco, sollevando una mano. Poi mi dirigo all’uscita della stazione traboccante di gente che migra in ogni direzione.
La strada da fare è breve, ed eccomi lì di fronte all’abitazione.

La osservo.
Niente è cambiato.

Sarebbe stato bello che a non cambiare non fosse stata solo la casa.

Percorro adagio l’acciottolato e suono il campanello.

Non so come mi sento. O meglio, non so come sentirmi. E’ possibile provare nulla?

Attendo, chiedendomi se stia preparando la cena, sono quasi le sette...

Sussulto quando la porta si dischiude.
Vedendola, l’assopimento del mio cuore si smorza appena.

I capelli, lunghi fasci di seta ambrati come miele, le percorrono morbidamente la schiena. Ravviso i suoi occhi, grandi come finestre affacciate ad una verdeggiante campagna animata dal calore di un sole di primavera. I lineamenti sono fini, immacolati, un leggero rosato tingerle le gote, come ad una gracile bambola di porcellana. L’abito lungo e leggero, di un pallido rosa, l’avvolge delicatamente, difensore di quel corpo affusolato, come petali custodiscono un prezioso pistillo.

Una volta, Zexion mi ha costretto ad accompagnarlo ad una dei quelle mostre d’arte. C’era stato un quadro, uno in particolare, che aveva catturato la mia attenzione. Mi aveva profondamente colpito.

Ho sempre pensato che lei assomigliasse a quel quadro, alla ninfa nel bosco che riempie l’anfora. Era uguale. Così bella nella sua amena e delicata tenacia, bella proprio come una dea, una dea piena di celeste clemenza, che non faceva altro che scagionare e perdonare i peccati di noi altri, i mortali. Una divina visione, che nel buio dell’atrio sfolgora di luce, come riverbero avvolgente di un’alba appassionata, così impalpabile, ma più che mai concreta.

Io, sapevo far franare anche tutto questo, io la mortificavo con la mia vicinanza, con la mia sola presenza, perciò volevo starle lontano, proteggerla dalla mia inesorabile ed asfissiante ombra.

Questo devo fare, lo so bene. Ma alla fine, insulso mortale che sono, tornavo sempre da lei. Ne avevo bisogno.

Ora, posso unicamente sorridere e, a mezza voce, dirle “Ciao, Aerith.”

...Sì, Zexion. Ho paura.

 

*

 

Mancano sette minuti a mezzanotte. Sto facendo jogging.

...

...E allora?

Sì, sì, lo so che è strano, di solito la gente va a fare jogging al mattino o il pomeriggio, non è comune andarci a notte fonda...Però ho i miei buoni motivi!

Dunque, per me correre è una valvola di sfogo alla mia costante ansia(o paranoia, è lo stesso). Ed oggi ero più nervoso del solito(il motivo è noto). Ma dopo un’ora e mezza ininterrotta di corsa, sto meglio.

Mi è sempre piaciuto correre, uno svago che coltivo dai tempi del liceo.

Ad ogni festa dello sport, io, ero come una divinità. Come per magia la coltre d’ignoramento totale si disperdeva, ed io ero Axel Blaze, non ‘il buffo capellone rosso’.
Le ragazze che mi chiedevano di pranzare al loro tavolo, i ragazzi che mi invitavano a giocare a pallone, gl’insegnanti che chiudevano gli occhi e sulle mie verifiche annotavano il punteggio pieno(non che ce ne fosse bisogno, arrivavo sempre primo alla graduatoria)...La mia classe ha vinto per cinque anni consecutivi e il merito era dato a me...Sì, proprio un bel periodo.

Nei due mesi consumati qui a Tokyo, di solito andavo a correre dalle parti del parco dove c’era minore confusione.

I lampioni erano quasi tutti rotti, alcuni tentennavano i loro ultimi istanti di vita, e nel buio ero meno visibile. Ovvero, riuscivo a sfuggire meglio allo sguardo delle altre persone e da quelle parti, a quell’ora, c’erano praticamente solo coppiette, quindi erano troppo indaffarate a farsi i fatti propri. E se comunque venivo osservato, grazie a tutta quell’oscurità potevo non vederli e non accorgermi che mi stavano guardando, di conseguenza non sentirmi in imbarazzo.

Queste sono in assoluto motivazioni valide.

Sfortunatamente, riuscire ad evitare le adocchiate non poteva impedirmi di andare a sbattere contro cestini della spazzatura o a qualche cartello(ma anche per questo il buio mi spalleggiava).

A qualche metro dinnanzi a me avvisto un distributore di bibite, quello del mini market aperto ventiquattr’ore su ventiquattro.
Sono contento di constatare che non c’è anima viva lì intorno(senza contare il cassiere). Scovo una manciata di monetine dalla tasca della tuta e con l’aiuto del bagliore del lampione(questa volta è più utile da funzionante) ne infilo alcuna nella macchinetta. Mi chino a recuperare l’aranciata ed asciugandomi un po’ la fronte col piccolo asciugamano che ho attorno al collo, mi siedo sulla panchina attaccata a lato del distributore. Sorseggio piano la bibita fresca, pensando se già da domani iniziare il secondo argomento nuovo...

...E per vari motivi mi rendo conto che il commesso non è l’unico essere vivente ad essere lì.

Caccio un urlo da far gelare il sangue ad un bue. Scatto in piedi, per poco cadendo all’indietro, e lo addito farfugliando “M...M-Me...Melo-dious!
Non so spiegare effettivamente cosa mi sia preso, una reazione sontuosa, ma so che non sto facendo una bella impressione...
Sento il volto andarmi in fiamme, dannazione, stupido lampione funzionante! Ho ancora il braccio teso nell’atto di indicarlo e in posa da lottatore di sumo, il ché deve darmi un’aria particolarmente ridicola. Non intravedo reazione da parte di Melodious, non mi ha degnato di uno sguardo...

Cerco di darmi un contegno e riacquisto un po’ della mia dignità mettendomi compostamente a sedere. Non ho il coraggio di girarmi a guardarlo, ne’ di proferir parola...Ma perchè devo fare sempre queste figuracce?
Quindi riprendo a centellinare l’aranciata, tentando di tornare con la mente al ‘Periodo Ipotetico’...Ma i miei occhi si muovono alla mia sinistra da soli e finisco per squadrarlo di nascosto.

I capelli gli cadono davanti al viso senza mimica. Se ne sta mollemente seduto a gambe aperte, le braccia abbandonate ai lati, gli occhi fissi sul marciapiede. Ha tutta l’aria di essere molto stanco e di cadere addormentato da un momento all’altro.

Mi chiedo il perchè di questo strano comportamento...

Distolgo lo sguardo, calando le palpebre. Mi sento un tremendo disagio crescere, non riesco a fare a meno di rimuginare su tutte le volte che ho ‘avuto a che fare’ con lui...Meglio se me ne vado adesso. Non vedo l’ora di andare sotto la doccia...

...SPUUUTTZ

Credo che me ne sia finito un po’ anche su per il naso.

Comincio a tossire, tutto il mio corpo è in un immaginario spasimo di morte. Il sorso d’aranciata che stavo bevendo era tornato fuori con uno sputo, fac-simile del getto di un idrante. Pian piano mi riprendo e terrorizzato volgo a rilento lo sguardo a Melodious.

Si era intrufolato con la spalla costringendomi ad alzare il braccio sinistro per riceverlo. La testa è sul mio torace e le gambe si sono messe a sostare sulle mie cosce. La sua mano sinistra è aggrappata al lembo della mia felpa.

Arrotondando la questione: mi è in braccio.

Dio, esiste davvero una tonalità di rosso così?

L’aranciata sbrodolata si sta asciugando, formando una leggera patina appiccicosa sul mio mento e un po’ lungo il collo. Vorrei pulirmi, ma resto fermo, non oso fare il minimo spostamento.

Cosa devo fare? Cosa devo fare?

Deglutisco dolorosamente o lo guardo dall’alto. Ha gli occhi chiusi e un’espressione tranquilla. I capelli, tra i quali sembra appena scoppiato un petardo, mi sfiorano piano la clavicola, muovendosi al ritmo del suo respiro.

Tu tum tu tum tu tum

Il cuore mi martella fracassante nel petto, lui che ha l’orecchio premuto lì può sentirlo. Può sentire anche il caldo in aumento che mi rende la pelle bollente, ma non ne sembra infastidito, ne’ sembra essersene accorto. Oppure, forse non se ne accorge perchè sta dormendo. Pare, che stia dormendo. Ha anche mollato la presa alla felpa, la mano lasciata sulle proprie gambe.

Non lo capisco, non ci riesco, non capisco il suo comportamento...! Ma cosa vuole? Io vorrei solo togliermelo di dosso e scappare a gambe levate, stile Naruto. Ma sono mezzo pietrificato e non so a quale reazione può portare un mio qualsiasi gesto...

Come quella volta.

Era una sera di Dicembre, frequentavo l’ultimo anno di liceo...

...“No, no. E’ sbagliato. E’ y, non x...Mi stai ascoltando, Lucy?”

Lucy era una ragazza del terzo anno. Era molto popolare nella scuola e questo era dovuto, oltre alla sua bellezza e alla spiccata simpatia, al suo ruolo di cheerleader.

Mi trovavo davanti al mio armadietto, quando, a quella fatidica quarta ora, lei era venuta a chiedermi di darle ripetizioni di matematica. Ricordo di essermi guardato intorno, per poi essermi indicato incredulo. Lei aveva annuito sorridendo, ed io mi sono sentito al settimo cielo. La più popolare, la più bella, una cheerleader, aveva chiesto a me -proprio a me!- di darle ripetizioni...! A cos’era dovuta quella indulgenza da parte degli dei? Malauguratamente, solo dopo aver acconsentito, ho rammentato la cosa. Mi ero appena messo ‘in affari’ con la più popolare, la più bella, una cheerleader...Nonché la donna ufficiale della persona più influente dell’istituto.

Lui era il giocatore di football più acclamato, il più amato, il più desiderato, aveva un fascino che suggestionava e stordiva perfino i professori.

Non potevo andare lì da lei e rinnegare l’accordo...Allora mi sono detto che le avrei pregato di raccontare a nessuno di queste lezioni, sperando fortemente che la cosa non venisse a galla...

“Lucy? Mi stai ascoltando o no...?”

Il viso fra le mani, Lucy mi sbatte pomposamente addosso gli occhi dalle lunga ciglia perfettamente truccati, arcuando maggiormente le labbra lucide di gloss in un sorriso zuccherino.

Arrossisco mostruosamente e le rispiego l’esercizio, avvicinandole il libro per farle vedere gli esempi.

O quella ragazza era una vera e propria ciabatta, altrimenti faceva apposta a non capire. Con oggi è la sesta lezione insieme ed eravamo ancora fermi allo stesso, identico, punto.
Sono io qui quello erroneo?

“Te lo richiedo: c’è qualcosa che non hai capito?”

“Sì.”

La guardo, speranzoso. E’ la prima volta che lo dice, forse questa è la svolta...

“Non capisco come mai un ragazzo come te si tratti così male.”

...Ho sperato in un miracolo.

“Cioè, non sei il solito tipo che piace alle ragazze. Fai parte del club di scienze, non vesti alla moda, sei un secchione, non hai carisma, hai la fama di un mezzo-lebbroso.”

Questa...Questa ragazza mi sta uccidendo...

“Eppure attiri l’attenzione degli altri. Forse è per i tuoi capelli. Non sono tinti, vero? Questo è ancora più strambo, un rosso naturale così non è normale. Poi a scuola sei considerato uno sfigato, lo pensano tutti.”

...Se aggiunge qualcos’altro muoio davvero...

“Ma da vicino non sei male. Certo, c’è di meglio...”

...Sono già morto...? Questo è l’inferno, vero?

Mi si fa più vicina, alzando un sopracciglio con sensualità “E scommetto che sei ancora vergine.”

Un’affermazione che mi spiazzò e che portò il livello del mio rossore oltre il limite. E senza che io avessi il tempo di reagire...

...Mi sale sopra, sedendosi sulle mie gambe. Preme la fronte contro la mia e mi attornia il collo con le braccia, sussurrando “Ti piacerebbe perderla con me?”
E mi bacia, letteralmente mi
divora.

In uno stato di disperazione ed eccitazione, la lascio fare.

Era una questione di tempo, perchè la sua mano finisce .

Attacco a dibattermi, volendo allontanarla. La mia opposizione pare divertirla e lei aumenta il ritmo del bacio, riuscendo ad infilare la mano nei boxer per toccarmi...

Tuttora non so dire se fu indispensabile l’arrivo provvidenziale del suo ragazzo...Un attimo. Sto divagando. E non voglio ricordare.

...

Se urlassi AL FUOCO! AL FUOCO!, qualcuno potrebbe venirmi a soccorrere...

...

E...E se quello fosse un trucco? Conosco Melodious abbastanza da confermare che dietro ad ogni suo atteggiamento si cela una perversione. Che fosse come Lucy? Che si divertisse nel vedere le persone nel panico?

Ha! Non cadrò nel suo tranello!

Non muoverò un solo muscolo –anche se cominciano a farmi male a forza di stare così a lungo tesi e rigidi- e non batterò ciglio. Questa volta non gliela darò vinta.

 

*

 

<< Bip bip! Bip bip! >>

Trasalisco, un improvviso e brutale suono liberarmi dal sonno.
Uhm...Mi sono addormentato...

Il mio orologio da polso segna l’una di notte. Da quando l’ho comprato ha la brutta abitudine di risuonare ad ogni ora, ed io non ho ancora trovato il modo di togliere questa opzione. Stupide tecnologie.

Sbadiglio e quando alzo le braccia per sgranchirmi qualcosa me lo impedisce.
Melodious è ancora attraccato a me e dorme profondamente.

In quell’attimo passa un uomo anziano in bici, scampanellando furiosamente “Scostumati! Fare queste porcherie per strada, tsk! Ma andate a lavorare, disgraziati! Tsk! Questo Giappone sta andando in malora!” Continua a brontolare inasprito, e viene poi inghiottito dalle tenebre.

Sono diventato paonazzo, ovvio, ma adesso mi preoccupa dell’altro.
E’ tardi, dovrei svegliarlo...
Balbetto indistintamente “Me...Melod-ious?”

...

Non potevamo stare lì tutta la notte e si stava avviando un vento gelido...
Sto per scuotergli un po’ le spalle, ma immediatamente mi giunge la lampata.

Perchè svegliarlo proprio adesso?

Voglio dire, per una volta che è innocuo, che non può farmi nulla, se lo svegliassi dimostrerei solo di essere masochista. Però...Non posso neppure lasciarlo qui...
Mi decido.
Con tutta la delicatezza che posseggo, faccio passare un braccio sotto le sue gambe e con l’altro gli cingo la schiena, mettendogli una mano sotto l’ascella. Lo stringo forte e mi alzo. E’ piuttosto leggero.

Comminando con cautela, ripercorro il tratto di strada fatto in precedenza e, in quello che mi sembra un battito di ciglia, sono sotto il mio comprensorio. Infilo le chiavi nella toppa del portone e mi avvio all’ascensore. Quinto piano. Le porte si aprono e sono veramente contento di varcare l’uscio di casa. Mi tolgo le scarpe all’ingresso ed accendendo la luce, mi spingo nella mia stanza. Scosto la coperta e lo depongo dolcemente sul letto. Gli sfilo le All Star in pessime condizioni e lo ricopro, guardandolo in volto.
Il respiro è leggero, le labbra lievemente schiuse...Come ad aspettare un bacio...
Stacco gli occhi, sentendo il sangue salirmi in faccia. Prendo le sue scarpe per portarle all’entrata e vado alla ricerca di una coperta e un cuscino per me. Avrei dormito sul divano, no di certo con lui. Butto la roba sul sofà e torno indietro per recuperare il pigiama e la sveglia.

...

...Ah...!
Cosa avrei detto domani a Melodious? “Scusa, ma per evitare che mi maltrattassi ancora, non ti ho svegliato. Ti ho portato a casa mia visto che non so dove abiti.”. Questa era la verità, stava a lui crederci o denunciarmi per tentato sequestro e pedofilia.

Confido nella prima alternativa.

Apro in silenzio la porta della mia camera, inondandola della luce del corridoio.

BLUUUUUUSH

Ok, se prima ho raggiunto una tonalità di rosso che va oltre l’umano, ora sto andando a fuoco.
Deglutisco, trattenendo il respiro.

Melodious è seduto ai piedi del letto...

...Nudo.

Tutto nudo.

Ha le gambe contro il petto e le abbraccia.
Mi mostra un ubbidiente sorriso, non da lui, e mormora...

“...Fammi tuo...”

... << Bip bip! Bip bip! >>

Mi sveglio di soprassalto, senza fiato, spalancando gli occhi.
In un bagno di sudore respiro a fondo, capendo che era stato solo un sogno, soltanto un sogno.
Deve essere stato il ricordo di Lucy ad avermelo fatto sognare...!

Controllo veloce l’orario. L’una. Poi –pensiero che mi fa venire i brividi lungo la schiena- rammento che Melodious è sempre avvinghiato a me...

Scatto atterrito ad un familiare scampanellare di bici “Scostumati! Fare queste porcherie per strada, tsk! Ma andate a lavorare, disgraziati! Tsk! Questo Giappone sta andando in malora!” Ma...Quell’uomo..! Quelle parole...!

Oh mio Dio. Oh mio Dio. Un déjà vù! UN DE’JA’ VU’! Ora me lo porterò a casa e...Accadrà?

No! No! Non sono consenziente! NON SONO CONSENZIENTE!

Lo chiamo con forza “Me...Melo-dious...!”

E lui apre piano gli occhi. Se li stropiccia a rilento. Poi si scosta da me, si siede bene e si stira sbadigliando.
Sta a fissare avanti a se’ per qualche secondo, sonnolento. Successivamente, come se non ci fossi mai stato, si rizza in piedi, instradandosi verso la stazione, il passo un po’ malfermo.

Sono stato pienamente ignorato.

Davvero. Io non lo capisco quel ragazzo.

Mi pulisco dall’aranciata ormai asciutta.

...

Affondo il viso nel panno, tanti concetti contraddittori vorticare disorganici nella testa.
Percepisco un lieve dolore là, all’altezza del cuore. Cos’è?

E, vergognandomene da morire, stringo le gambe, accorgendomi che non è solo lì che provo dolore.

 

 

Dò il cambio di lettura e continuo ad osservarlo di nascosto.

Melodious dorme pacificamente sul banco. Come se niente fosse successo.

Nel senso, non che fosse successo qualcosa di rilevante –solo nella mia mente offuscata dalla presenza immateriale di Lucy-, ma non può comunque rimanere impassibile dopo essersi comportato in modo...In modo così...Strano, non c’erano altri aggettivi per definirlo. Tuttavia, spero che questa bonaccia duri a lungo. Per me averlo addormentato è un gran sollievo...

 

 

ETCCHU’...!
Tiro su col naso, seduto sulla mia parte di tavolo in sala insegnanti. Sto ordinando i programmi di ogni classe nelle confacenti cartelline. Un lavoro abbastanza complesso che richiedeva un po’ di concentrazione...Concentrazione che non riesco a raccimolare a sufficienza nel caos che bivacca attorno a me.
Sono qui da quasi più di due settimane, sto imparando ad abituarmi a tutto questo, anche se credo di non riuscire a conviverci interamente.
La sala professori può essere paragonata benissimo ad uno zoo o ad un circo, dipendeva dai giorni. Oggi non saprei cosa optare.
I professori sono molti, ma una parte di essi ha poche ore a settimana e passa saltuariamente qua.

Contrariamente, tra quelli che ci sono ordinariamente, c’è...Allora...Lulu, la docente d’arte. Una dark, una metallara, un’hippy, una Gothic Lolita, una sfattona, una bestia di Satana...Non so cosa sia; una cosa è certa: lei è una delle più strambe lì dentro. Somigliava un po’ a Dorothea, la strega/fata di Ludwig[Kaori Yuki nd. Sorina]. Di solito la si vedeva consultare i tarocchi, guardare nella sfera di cristallo, procurare sevizie con fiammiferi e spilli a bambolotti di cera o paglia(e quest’ultima cosa mi spaventa non poco). Addietro aveva sempre un grosso sacco nero, grande quanto basta per contenere una persona(forse questo mi spaventa di più). Regolarmente leggeva le foglie di the ad un esagitato Steiner, l’insegnante di educazione civica. Lui aveva l’aria molto stressata ed un tic all’occhio destro, ogni frazione di secondo lo strizzava. Per questa sua peculiarità parecchi genitori lo avevano accusato di molestare sessualmente i loro figli. Pareva non fosse molto rispettato dagli studenti, perchè ne aveva paura. Ma c’era un tempo che non era così...Quest’era si vocifera fosse stata estinta da uno scherzo di Melodious...Ora sta punzecchiando una bambola di cera che somiglia impressionantemente alla professoressa di economia domestica, Quina. Una donna corpulenta di origini italiane ed una buona forchetta. Di lei so solo che dovunque andasse, si portava un cesto da pic-nic e mangiava in classe. Pure adesso sta mangiando dei manju che poco fa giuro di aver visto nel bento di Steiner...Tornando a lui, ha smesso di tormentare il fantoccio e fissa inebetito la docente di matematica che sta entrando. Beatrix è una donna veramente bella, professionale ed attenta nel suo lavoro. Emanava una certa aura fredda, da puzza sotto il naso, ma l’apparenza inganna, lei era riconosciuta fra gli studenti per la sua comprensione. Attualmente è rincorsa –o meglio, molestata- da Cid, colui che insegna informatica. Alquanto avanti con gli anni, soleva avere uno stuzzicadenti in bocca. Da tutti era stato denominato ‘l’allupato’, al momento ne sta dando prova. Già dal primo giorno, ogni mattina mi si avvicinava, narrandomi delle sue epiche conquiste amorose ed uscendosene con cose tipo “E’ arrapante la cortezza delle uniformi femminili, vero?” “Ti dico, ai miei tempi non c’erano tette così!” “Hai scopato con qualcuno recentemente?” “Il seno di Garnet sembra così morbido...Quanto vorrei toccarlo!”. Proprio ora sta inseguendo lei, Garnet, la professoressa di lingua giapponese. Era più anziana di me di qualche anno ed era una ragazza deliziosa. Preparava del caffé in un termos, che la mattina portava a scuola e ne offriva a tutti una tazza. Pacata ed educata, mi faceva sentire molto a mio agio.

Dò un sorso alla tazza che mi aveva offerto prima. Ad essere sinceri, non mi piace tanto il caffé. Ha un buon aroma, ma è così amaro per quanto zucchero ci metti...Qui però lo bevono tutti, perchè non dovrei farlo anch’io? Poi se non bevo Garnet potrebbe arrabbiarsi. Anche se non l’ho mai vista arrabbiata...

...

...No, aspetta. La sto vedendo pestare a sangue Cid –che le aveva toccato il sedere- dannandolo con voce cavernosa. Okaaay, lei mi fa ancora più paura di Lulu...No, ho cambiato idea. Ho più paura di colui che mi sta ostruendo la visuale sullo scenario di violenza. Kuya, il maestro di teatro. Nel vestire assomigliava vagamente ad un travestito...Be’, non solo nell’abbigliamento. Mi sento a disagio quando mi parla ammiccando “Buongiorno, caro. Come stai?”

“Bene, grazie...”

“Mi fa piacere...Ma mi farebbe ancora più piacere se tu passassi in teatro. Mentre i ragazzi provano noi potremmo parlare un po’, conoscerci meglio...”

Orrore “Va bene, g-grazie...”

“Ti aspetto sempre, ciao tesoro.”

Mi manda un bacio con la mano, che io accetto con un sorriso agghiacciato.

Devo riprendermi.

...

...

...

Dove sono rimasto? Manca il trio. Iniziamo con Braska, il precettore di religione cattolica. Sì, lui era proprio un brav’uomo. Amava incondizionatamente Dio, la vita, insegnare, gli studenti, la sua famiglia, tutti. Sul tavolo aveva tantissime foto incorniciate della figlia adolescente –che non mancava occasione di mostrare ad ogni transitante-, Yuna, che frequentava un istituto cattolico femminile ad un’ora di treno da qua. Lui faceva da pacere tra gli altri componenti del terzetto. Da subito è entrato in azione appena ha scorto il frangente creatosi: sta cercando di placare i due che si inseguono per la stanza. Jecht, il professore di educazione fisica, ride come un pazzo, al contrario di Auron, il docente di storia, che sbraita esibendo una sgargiante macchia di caffé sulla parte anteriore della camicia candida, e brandisce un tozzo tomo della propria materia “INFAME! MISERABILE! SCELLERATO! TORNA QUIII...!”

Sicuramente gente così che insegna c’è d’aspettarsela, se si tiene conto del genere di persona che è il preside.

“Professor Blaze, scusi.”

Mi giro in direzione della voce alle mie spalle. E’ Imamura.

Zexion Imamura, classe terza, sezione I. Con lui, come con Garnet –prima di scoprire la vera indole di lei-, mi sento sereno, i miei strazi mentali evaporavano in sua presenza.
Era un ottimo studente, in classe era sempre attento e teneva un buon comportamento. Non l’ho mai visto confabulare con un compagno, passare bigliettini, o guardare per aria. Un po’, mi ricordava me quando anch’io ero al liceo(be’, io ero più impacciato...). Come qualsivoglia professore –anche se c’è una negazione perentoria generale-, ho i miei pupilli, e Zexion è uno di questi.

Gli sorrido “Buongiorno, Imamura. Dimmi pure.”

“Buongiorno. L’ultima volta che ha avuto lezione nella mia classe, ha chiesto il programma del precedente insegnante. Mi sono permesso di stamparglielo, ecco qui.”

Mi tende dei fogli “Oh, ti ringrazio davvero, sei stato molto gentile...”

Incurva le labbra “Non c’è problema.”

Allungo la mano, ma, non so come, le pagine cadono sparpagliate a terra.

“Mi perdoni...! Quanto sono maldestro...” Si inginocchia a raccogliere gli stampati.

Mi abbasso anch’io per aiutarlo. Attesto, notando la sterminata quantità dei pezzi di carta “E’ stato un programma piuttosto lungo...”

“Sì...Avrei dovuto metterli in una busta...”

Ci rialziamo, appoggio il programma sul tavolo “Ancora grazie, Imamura.”

Lui annuisce “Di niente. Vado a prepararmi per la seconda ora, arrivederci.”

Mi risiedo, chiudo tutte le cartelline ed infilo nella valigetta quella della terza.

 

*

 

La seconda ora. Entro in aula.

“Buongiorno, professore.”

“Buongiorno.”

L’unico a non essersi mosso di un millimetro è Melodious, che è accasciato sul banco, dormiente per mia felicità(ma quanto dorme quel ragazzo? E’ da giorni che è così...).

Poso la mia ventiquattrore sulla cattedra “Per quest’oggi ho preparato una verific--...”

S’inalbera uno stuolo cupo di Noooo!, spaventandomi.

Riattacco, per placare la repentina rivolta “C-calma, calmatevi...! E’ una prova senza voto, non c’è da preoccuparsi...!” Un sospiro di sollievo all’acquietarsi della massa.
Mi muovo per la classe per distribuire i test “Scrivete nome, cognome e classe in alto, per favore.” Giungo alla quarta fila di banchi e titubante mi fermo al suo, stando alla dovuta distanza.

Gliela dò? Ci rifletto un po’, poi delibero per no. Dorme, ed io non ho intenzione di svegliarlo. Ed anche fosse sveglio, sono certo che compilerebbe gli esercizi con frasi alquanto ambigue. Passo altre, consegnando il foglio al banco a fianco...

...“Che cattivo. Non mi piace essere ignorato in questo modo.”

Guizzo a guardarlo, uno sciocco rossore mostrarsi con sfacciataggine sul mio volto. Ma perchè il mio corpo deve agire sempre di testa propria!?

Ha il gomito sul tavolo, il mento appoggiato sul palmo aperto della mano sinistra. Mi osserva, placido.

Allora gli faccio scivolare la verifica davanti.
Ho come l’impressione che i ruoli si siano scambiati. Io, lo studente insicuro che consegna il compito fatto male al professore severo che mette soggezione, cioè lui. Con Melodious perdo tutto il mio decoro(a patto che ne abbia mai avuto uno), ed acquisto solo ridicolezza(più dell’usuale)...

“La penna.” Fa lui, la mano destra tesa.

Mi contraggo un po’, ma in silenzio prendo la biro dalla tasca del giacchino, ed esitante gliel’allungo.

Senza togliermi gli occhi di dosso, molto piano, le sue dita avvolgono l’oggetto, accarezzando volontariamente la mia pelle.
Mi ritraggo fulmineamente. Tento di assumere un atteggiamento di superiorità, il mio è uno sguardo di sfida.

Ma chi vorrebbe sfidare qualcuno dall’arrabbiatura di un micino spelacchiato?

Odio quando il mio corpo fa quello che gli pare. Odio essere una figura autoritaria e non avere nessun potere. Odio prefiggermi un traguardo e fallire miseramente. Odio crollare emotivamente per qualunque inezia. Odio essere un burattino nelle mani di chiunque. Odio essere un burattino nelle sue mani. Odio tutto questo.

[ Odio me stesso ]

Non sorride, ma i suoi occhi sono socchiusi di piacere.
Lo so, sta ridendo di me, ride della mia tentata prova di forza. Ride perchè io non sono forte.
Ride come tutti gli altri, del resto.

Finisco di distribuire.
Dalla cattedra noto un gettarsi di sguardi smarriti, gli occhi spalancati, volti scarlatti.
“Non agitatevi, non è difficile come sembra. Se c’è qualcosa che non capite, cercherò di aiutarvi io...”

“Le mie lusinghe, prof.. Hai trovato un modo per scoparti gratuitamente giovani liceali. Ma non dovresti abusare così del tuo ruolo, no, no.” Melodious si dondola sulla seggiola, il foglio sollevato all’altezza della faccia. Recita “Domanda sette: ‘Che posizione preferisce il professor Blaze? A, la cavallina; B, il Missionario;’?”

Non capisco perchè dice questo. E mi chiedo come faccia ad uscirsene con certe cose sciorinando una tale innocenza “Cosa...?”

“Ma è una domanda a tranello! Prima di tutto dovremmo sapere se sei ancora vergine...Non sta bene rispondere alla cieca, ci vorrebbe una dimostrazione pratica...” Trattengo il fiato.

E’...E’ pazzo! Completamente! Che va farneticando...!?

“C’è scritto anche qui in fondo: ‘Qualsiasi dubbio potrà essere colmato con eventuali dimostrazioni pratiche.’.”

...Io...Io non ho scritto nulla di simile nel test! Melodious dovrebbe fare l’attore...

“Avanti, classe. Serve un volontario! Chi si offre?”

Ho gli occhi di tutta la classe puntati su di me, ora. Che si aspettano che faccia...?

“Nessuno? Nessuno si offre? Ma che asociali!” Ferma il cullare della sedia “Vorrà dire che mi offrirò io.”

GASP! Devo fare qualcosa! La prima cosa che mi salta in mente, è quella di avvicinarmi al banco più vicino e di esaminare il foglio.

...

Ho un motivo in più per sparire dalla faccia della terra. Adesso.

Cos...Cosa...Cosa è...COSA E’ QUESTA COSA...!? I...Io...IO NON C’ENTRO NULLA...!

1. ‘Qual’è la marca di vaselina di cui il professor Blaze fa uso?’

2. ‘Qual’è il luogo più recente in cui il professor Blaze ha fatto sesso? A, nel bagno di un fastfood; B, in un ascensore; C, in una vasca alle terme’

3. ‘E’ vero che il professor Blaze preferisce i/le ragazzi/e dai 16 ai 19 anni?’

4. ‘Che preliminari privilegia il professor Blaze? A, un massaggio everywhere con abbondante olio profumato; B, il cospargersi addosso frutta e/o dolci vari, seguita da una grande abbuffata; C, un appassionato ed erotico striptease’

5. ‘Al professor Blaze piace molto il Cosplay. Quale costume predilige? A, erotic-maid/shitsuji; B, sexy-nurse; C, sadistic-police’

6. ‘Quanti giorni al mese il professor Blaze passa al Sexy Shop? A, 5 volte; B, 10 volte; C, ogni giorno’...

Tremo, la stretta al foglio accrescere. Non oso continuare, non voglio.
Come un riflesso incondizionato, volo fra i banchi ritirando quelle cose. Afferro un paio di forbici dall’astuccio e trituro i test, poi ne butto i resti nel cestino della carta.

Perchè? Perchè mi hanno fatto uno scherzo del genere?

 

*

 

Mi appoggio allo schienale della seggiola.

Ne’ nella valigetta, ne’ in sala insegnanti ho trovato la mia verifica. Ma la faccenda non si impunta qui, io mi chiedo come abbiano fatto quei questionari manipolati a finirmi nella borsa, l’ho sempre avuta sott’occhio, e soprattutto vorrei sapere chi è stato. Anche se un’idea ce l’avrei...Non è mia intenzione usare Melodious come capro espiatorio, però...Le domande erano così elaborate, così diabolicamente elaborate, che mi viene da pensare che solo il genio di Melodious possa crearle. Eppure, rimaneva che non sarebbe riuscito a fare lo scambio. La prima ora sono sempre stato in sala professori e non ho visto nessun studente entrare, ad eccezione di Imamura.

La seconda ora ero nella sua classe, e lui era dapprima quietamente appisolato. Aveva chiesto a qualcuno di fargli da ambasciatore segreto? ... Be’, sono contento che lo sconosciuto davanti a me stia interpellando la mia attenzione, interrompendo le mie riflessioni. Ripensare al fatto antecedente mi portava brutte sensazioni ed una vergogna rovente. Chissà se la vicenda aveva già fatto tutto il giro dell’istituto...
L’uomo a cui avevo accennato prima non ha un’aria familiare, non credo di averlo mai visto. Indossa quello che sembra un camice da dottore turchese e largo, con appuntato al petto ha un cartellino con su scritto ‘George Stevens’ e da sotto spuntano le scarpe, delle rilucenti Creeper, che gli regalano qualche centimetro di cui non ha effettivamente bisogno. In testa porta una cuffia di lana con decori floreali e infilati ha un paio di grossi, spessi occhiali tondeggianti. Veste dei guanti da giardinaggio gialli e la sua voce risulta modificata e fosca attraverso la mascherina bianca che gli copre la bocca “Lei è il professor Axel Blaze?”

Che tipo eccentrico “Sì...Ha bisogno di qualcosa...?”

“Io sono un bidello. Ho da darle in consegna questi documenti.” Me li mostra “Deve portarli al professor Braska, nell’aula 14.”
Nella busta trasparente vedo di sfuggita il titolo ‘Peshitta, Vetus latina, Vulgata e Targum
’[sono delle diverse versioni della Bibbia nd. Sorina] 

“D’accordo...Ma perchè proprio io?”

“Perchè oltre ad essere il bidello più applaudito dalle studentesse, io sono anche un formidabile chiaroveggente. Nel sangue della mia famiglia scorre il sangue della nostra più lontana antenata, Deifobe, una famosa Sibilla. Pensi, ha avuto una relazione con un lupo mannaro, infatti io sono mezzo mannaro. Dovevo essere anche mezzo vampiro, la mia prozia defunta ne ha sposato uno, solo che alla terza notte della luna di miele, le è stata fatale voler giocare a Cappuccetto Rosso e al lupo...Ma mio padre, che è il sottosegretario di Bush ha messo tutto a tacere, ma sappia che i vampiri esistono! Anche gli zombi! Mio fratello è uno zombie, dobbiamo sempre tenerlo segregato nella sua stanza, questo dopo che i miei genitori l’hanno visto azzannare il cane. Ora vive di animali di piccola taglia, se li mangia vivi. Poi sa la bambina assatanata dell’Esorcista? L’esorcista è mia mamma! Sì, lo so che nel film si presenta con un nome maschile ed oltretutto sembra un uomo in tutto per tutto, ma mia mamma è una donna dalle mille risorse! Lei si riesce a far crescere la barba a comando! Invero con quei ormoni che emana può permettersi di venderne in bustarelle al mercato nero. Comunque, tornando al punto, io ho letto nei tarocch--...” Si blocca improvvisamente, come ad essersi congelato.

Resto a fissarlo, il suo racconto a tratti mi stava affascinando. Mi sembra troppo strano che quel megane chara così vistoso, non mi fosse saltato all’occhio. Ma era anche vero che non conosco ancora tutti i bidelli...

Ricomincia, simulando dei colpi di tosse “...Cough, cough...Ehm, dicevo che io e gli altri bidelli siamo inabilitati a consegnarlo, perchè abbiamo degli incarichi che richiedono la precedenza. E questa per lei è una delle sue prime ore libere di oggi, le chiedo questo favore.”

“Va bene...Vado subito...”

“Bravo, ha capito tutto!” Batte il zeppa della scarpa sul pavimento, facendo il saluto militare “Aula 14! 14, non sbagli!” Poi corre svelto fuori dalla stanza.

...

Mah.

Mi metto in viaggio, volendo rintracciare questa aula 14.

Sono al piano terra.
Aula 11...12...13...Aula 14. Eccola. Busso ed aspetto qualche secondo prima di aprire la porta, ed introdurmi dentro “Buong--...”

“KYAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH...!”

Mi si sono rizzati i capelli in testa e devo essere di un bel porpora, ne sono sicuro. Per oggi è già la seconda volta che voglio sparire “SC...! SCU-SATE...! N...N-NON LO S...SAPEVO...! PER...P-ERDONATEMI...!”
Improbabile che mi abbiano sentito avendo il volume degli strilli al massimo.
Mi catapulto fuori, sbattendo la porta. Corro a più non posso al mio rifugio, il bagno degl’insegnati.

Raggiunto la meta, mi abbandono contro il muro. Ora oltre ad essere un pervertito, sono anche un guardone! Che ne sapevo che nell’aula 14 ci fossero delle studentesse denudate che si stavano cambiando per l’ora di ed. fisica...? Perchè a me? Perchè solo a me...? Sarò iellato a vita...? Dannazione...! Non...Non è colpa mia! Era l’aula 14, ne sono certo! La 14, il bidello l’ha detto chiaramente e...! ... Già...Me l’ha anche ripetuto più volte...Ma è priva di probabilità l’idea che il professor Braska si trovasse all'interno con le studentesse che si svestivano...

 

*

Sono tornato in aula docenti.

La sorpresa che mi aspetta è niente affatto gradevole.

Fra le risate fragorose di Cid e Jecht, il risentimento lacrimoso di Kuya, il tic di Steiner che incede con più assiduità, la solidarietà di Auron che mi da pacche rispettose sulla spalla, l’agitazione Garnet che insiste ad offrirmi una tazza di caffé pregandomi di stare calmo, costernato stacco l’immagine dalla bacheca.

La terza volta che voglio sparire.

 

*

 

“Zio! C’è qualcuno che attenta alla quiete della mia vita scolastica!”

Xemnas con la mano dispiega l’undicesimo tankobon di Death Note sul tavolo, il mignolo dell’altra mano invece ce l’ha deliziosamente infilato in una narice.

“Ehi, Xemnas...! Zio! Zio Xemnas...! ... Per l’amor del cielo, brutto mangia pane a sbafo, ASCOLTAMI!

“Sì, sì, va bene...! Ti ascolto...!” A malincuore chiude il volumetto e lo lascia da parte.

Gli sbandiero davanti il foglio che ho trovato in bacheca.

Lo prende e lo osserva con attenzione. Corruga la fronte, oltraggiato “Che empietà...! Questa cosa è inconcepibile!

“Già...”

“Io non sto mai sotto!”

Zio...” Mi massaggio le tempie con le dita, sforzandomi di raggranellare qualsiasi pensiero positivo se quegli di fronte a me non fosse all'istante morto dissanguato o in altro modo dolorosissimo.

...

Non ne trovo.

Devo stare calmo, non devo pestarlo a sangue ne’ ucciderlo, non devo, no, devo essere superiore... “...Non credo che tu abbia afferrato la questione. Pare che quell’immagine sia stata appesa nella bacheca di ogni classe. E questo aggrava pesantemente la mia reputazione, tramutandola dall’essere un semplice pervertito guardone, ad essere un pervertito guardone peccaminoso.”

“Ah, sì. Ho saputo del compito a luci rosse e della gradita vista panoramica.” Ridacchia, dimostrando il suo tatto sovrumano.

Esatto. Un’immagine di noi due avvinghiati in chissà quale posizione del Kamasutra non aiuta per niente!”

“Ma, Aku, è solo un fotomontaggio...”

“E menomale che è solo un fotomontaggio...! Ma tutti penseranno che li ho affissi io questi cosi.”

“Tu non lo faresti mai...”

“...Ma un pervertito guardone, sì.”

“Capisco...Allora non ci resta scoprire chi è stato. Hai indizi a proposito?”

Ci penso su “Be’...E’ iniziato tutto stamattina, i giorni addietro sono trascorsi normalmente.”

“Hai fatto arrabbiare qualcuno, Aku?”

“Arrabbiare, no.”

“Hai infastidito Melodious?”

“No. Anzi, in questo periodo è piuttosto calmo...Anche se questo è un motivo in più per sospettarlo...”

“No. Il crimine deve essere spettacolarmente annesso a lui, è legge. Gli piace essere al centro della scena. Aku, proverò a prendere provvedimenti. Torna fra un paio di giorni e--...”

Quello che si era innalzato è un urlo terribile, giunto dalle scale.

Balziamo entrambi su ed allontanandoci da lì, arriviamo al punto in cui derivano i pianti sommessi.

Professori e studenti curiosi circondano l’uggioso e sofferente Steiner riverso sul pavimento. Il prof. Auron gli tiene su la testa, imprecando contro gli allievi spettatori “Andate via, zotici! Sciò!”

Lo zio, un fulmine, sopraggiunge a fianco del dolente “Fate largo! Allargatevi! Fatelo respirare! Ehi, Adalberto! Adalberto, mi senti!? Auron, hai visto cos’è successo?”

L’uomo scuote il capo “No, ma è chiaro che è ruzzolato giù per le scale. Si è rotto la gamba...”

Analizzo l’angolatura impossibile che ha la sua gamba destra, la pelle d'oca che mi sale. E per dirla tutta, non avevo mai visto lo zio così agitato...Non è il preside qualunquista che credevo...

“Merda...Auron, per piacere, va a chiamare un’ambulanza. Lo tengo io.”

“Zio...” Mi avvicino “Posso fare...?”

“No, Axel. Scusate, voi.” Parla ai professori “Riportate gli studenti in aula.”

Quando l’ultimo “Non c’è niente da vedere qui!” riecheggiò, il professor Steiner apre gli occhi lacrimanti e mugugna a voce spezzata “Preside S-Sakamoto...Credo di essermi rotto...Questa g-gamba...” Scorgo un rivolo si sangue discendergli dalla tempia...

“Auron ha chiamato l’ambulanza, arriverà presto. Adalberto, come hai fatto a cadere?”

“Stavo...Stavo per scendere questa rampa di scale...Quando da dietro...Mi hanno s-spinto...”

“Ti hanno spinto...?” Lo zio pare infuocarsi “Adalberto, hai visto chi è stato?”

“Ho...Ho visto qualcosa dopo...Essere caduto...Credevo fosse un’allucinazione...Un angelo...Un angelo che portava un camice turchese da dottore...”

 

*

 

“Io so chi è stato! Il bidello!”

I sanitari avevano messo il professor Steiner su una barella e di gran carriera lo avevano caricato sull’auto dell’ambulanza.
Io e lo zio siamo rientrati nell’ufficio. Gli sto esponendo i mie sospetti.

“Bidello? Li ho commissionati io, uno ad uno...E’ tutta gente fidata, non farebbero mai una cosa del genere...”

“Il suo nome...Era George...! George Stevens!

“George...Stevens? Conosco a memoria tutti i nomi di coloro che lavorano in questa scuola. Nessuno di loro si chiama così.”

Permango meravigliato. Un bidello...Falso?

“Axel, ho un favore da chiederti...”

Lo guardo.
Alla notizia della presenza di qualcuno che si diverte a spingere la gente giù per le scale, il suo volto giovane aveva trovato profonde rughe di dispiacere.

“...So che tu dovresti uscire adesso, ma la classe del professor Steiner è rimasta senza supplente. E’ mancato a molte lezione e se è possibile vorrei evitare che fosse così anche oggi. Gli altri docenti effettivamente disponibili non se ne possono occupare, puoi farlo tu?”

“Sì...Certo. Che classe è?”

“Terza H.”

Umm...Ho un brutto presentimento...

 

*

 

E’ rilassante stare disteso sulle panchine qui fuori, con nessuno in cortile. Non mi era ancora capitato di farlo...
Incrocio le braccia dietro la testa, aspirando col naso un’abbondante boccata d’aria fresca.

Che pace, che silenzio...

“Tesoruccio, sai che sei sexy anche quando dormi?”

Sbarro gli occhi, Kuya chino a qualche centimetro dalla mia faccia. Mi metto a sedere, un’invisibile ventata glaciale colpirmi pesantemente “K-Kuya...Mi hai fatto spaventare...”

“E perchè mai? Io non ho niente di spaventoso.”

Avrei da ridire “...Scusa...Non intendevo...”

“Lo so che non intendevi offendermi, ma sono comunque offeso. Ti perdono tutto se mi dai un bacio. Mmmmmmm...” Si sporge, gli occhi chiusi, protendendo le labbra.

TWITCH “Ku...Kuya...! Che ci sono in quelle buste...??” Uso il pretesto delle buste, che di fatto aveva deposte ai piedi.

“Su, che aspetti, dammi questo bacio. Ti devi far ancora perdonare per essere andato a letto col preside...”

Ma, Kuya, lui è mio zio!

“Non mi interessa il vostro grado di parentela, per quanto lui ti voglia bene, io te ne vorrò sempre di più!” Mi butta le braccia al collo.

“KUYA...!” Gli metto una mano in faccia per tenerlo lontano. Solo allora noto la manica turchese di camice fuoriuscire da una delle due buste...

Scivolo via, lasciando cadere Kuya sulla panchina.

“EHI! Il mio bacio!”

“Un’altra volta, Kuya...” Dico senza riflettere, reperendo il camice. La targhette presenta ‘George Stevens’. Frugando ancora nelle buste, trovo sia dei guanti gialli da giardinaggio, un berretto di lana fiorato, un paio di spesse lenti ed una mascherina.

“Kuya, dove hai preso tutta questa roba?”

“E’ del teatro, la stavo riportando indietro.”

“Ti ricordi chi è stata l’ultima persona ad aver chiesto in prestito questi...?”

“Certo che no! L’unica persona nella mia testa sei tu!”

Non è costruttivo parlare con lui “Mh...Se ti viene in mente, dimmelo...”

I cancelli della scuola vengono attraversati da un furgoncino rosso, che frena esattamente di fronte a noi. Un omino basso e tarchiato scende dal mezzo e scarica uno a uno, cinque grossi sacchi, esibendo una forza ed una agilità straordinarie per la sua stazza. Svolto il lavoro, monta sul furgoncino e parte.

...

Ahò! Me date una mano a portà ‘sti sacchi di farina nella scuola??” La prof. Quina corre verso di noi sventagliando il braccio.

Un motivo per allontanarmi da Kuya. E se avesse provato ad aggredirmi avrei sempre potuto lanciargliene uno addosso “Sì!

“Tsk. Questo è un lavoro per uomini, no di certo per una giovane donzella.”

Donzella? Di chi sta parlando?

“E uno sforzo di quel genere rovinerebbe le mie bellissime unghie. Aspetto quel bacio, Axel kun, non te lo scordare.” Mi carezza una spalla e se ne va ancheggiando.

“Ohu, me dai una mano o no??”

“Sì, ci sono...” Mi rimbocco le maniche della camicia e della giacca, poi mi pongo un sacco in spalla “Issa...!” ‘Ccidenti quanto pesa...

Mi sento una vera mammoletta vedendo Quina fiancheggiarmi serenamente con due sacchi sotto le braccia. Io sono già sudato quando torno indietro per recuperare un altro sacco, il penultimo. Trasferisco anche questo in segreteria, vicino agl’altri.

E, se non lo avessi visto non ne avrei notato la presenza, un ragazzone dall’espressione durissima sguscia alle spalle della bidella al bancone, indaffaratissima a firmare le sue scartoffie, e piglia una delle tante chiavi appese al muro. Da bravo ninja, silenziosissimo e da percepire eccezionalmente incorporeo per la sua figura imponente, va fuori.

...

Quina mi aveva raggiunto e prorompe “L’hai preso te l’ultimo sacco?”

“No, ho portato dentro il penultimo.”

“Ma c’erano cinque sacchi, qui ce ne sono quattro...”

 

*

 

Ho accasciato la giacca sulla mia sedia in sala professori. Fa davvero caldo...

Sono in soprappensiero qualora mi viene toccata la spalla.
“Oh...Tsukada...”

Riku Tsukada, studente modello alla pari di Imamura, se non oltre. Non ho mai conosciuto in liceale con una vita scolastica così attiva; fa parte di quasi tutti i club, è sempre disponibile a supportare i professori affastellandosi parte del loro lavoro, ed è stato rappresentante d’istituto per cinque anni. Una gran fetta di medaglie, coppe e riconoscimenti esposti nella teca del piano terra sono attribuiti a suo nome. Ha tutta la mia stima.

“Salve. Mi è stato detto di riferirle che il professor Braska l’attende all’entrata della palestra prima che inizi l’ultima ora. Dovrebbe consegnargli dei documenti -Peshitta, Vetus latina, Vulgata e Targum-, di cui ora è lei in possesso.”

“Oh, sì. Ti ringrazio, Tsukada.”

“Si figuri. Le auguro una buona giornata, professor Blaze.” Mi rivolge un sorriso formale ed in mano uno stereo, ripercorre i propri passi.

Allora dovevo portarglielo davvero quel documento...Il falso bidello non mentiva del tutto...

Manca un quarto d’ora o meno alla fine della penultima ora, sarà meglio che vada immediatamente.

Mi domando perchè il professor Braska si trovi in palestra...
Mi guardo in giro, cercandolo. Mi starà aspettando dentro...?

<< SPLAAAAASH >>

Cos--...!?

Sono accadute due cose a rotazione. La prima, una grande quantità d’acqua mi è stata rovesciata addosso. La seconda, una cascata di, quella che pare farina, mi riveste, impanandomi.

Brutta storia.

Mi pulisco gli occhi dalla fanghiglia bianca e piego rapido il capo a destra e a sinistra, poi rimembro che tutta quella roba era arrivata dall’alto. Guardo in su. Nelle vicinanze della ringhiera non c’è anima viva. Chiunque sia stato, è scappato...

“Prof....” Imamura mi era sbucato da dietro, trascinando una grossa rete contenente dei palloni e in spalla la borsa di ginnastica. Mi studia da capo a piedi con serietà.

“Imamura...Che ci fai qui?” In modo inspiegabile, non provo imbarazzo per questa situazione poco simpatica.

“Sono andato a prendere i palloni nuovi, oggi ho un torneo di pallavolo...Se mi permette, posso domandarle per quale motivo è coperto di farina?”

Ad interrompere la mia risposta è l’udire del chiacchierio di studenti avvicinarsi.

“Stanno arrivando i miei compagni...Venga.” Mi pigia forte con la mano libera in direzione dell’entrata, e all’interno mi guida in uno spogliatoio, quello femminile.

Si chiude la porta alle spalle “Penso che non voglia farsi vedere in queste condizioni da qualcuno. Ci sono le docce dall’altra parte del muro. E prenda...” Apre la sua borsa, porgendomi un asciugamano “...Per asciugarsi.”

“E tu...?”

“Lo chiederò in prestito. Non l’ho portata negli spogliatoi maschili perchè ci sono già i miei compagni. Invece le mie compagne se la prendono sempre comoda, ce la metteranno un po’ ad arrivare. Ci saranno altre classi ad assistere all’evento, è meglio che esca dalla finestra, non è prudente farlo dall’uscita principale. Vado un attimo dal custode della palestra, di certo avrà dei vestiti usabili nello sgabuzzino.”

Sono...Quasi commosso dalla sua gentilezza... “Ti ringrazio...Imamura. Grazie davvero...”

“Non mi ringrazi, professor Blaze...” Si tira sulle labbra un sorriso un po’ sghembo “...Non me lo merito.” Apre la porta per uscire “Si pulisca più in fretta che può, le porterò subito i vestiti.”

Rimasto solo, mi svesto rimanendo in mutande[oggi si è dimenticato di mettere la maglia della salute... nd. Sorina]. Ripiego con cura la camicia e i pantaloni su un lavandino.
In una delle docce –le ho scorse tutte, ce n’è solo una che funziona-, mi piego, in modo che il getto della cipolla mi toccasse solo la testa. Chiudo gli occhi. Ripenso alla strana risposta di Imamura, ‘...Non me lo merito.’. E la sua espressione...Mi è parsa quasi...Mesta...

Odo per due volte lo sbattere della porta. Blocco lo scorrere dell’acqua. Mi friziono la testa con l’asciugamano ed ancora bagnati, mi allaccio i capelli.
“Imamura...? Sei...” Torno dall’altra parte “...Tu...” Nessuno, solo una busta di carta sotto la finestra. L’afferro e mi reco dal lavandino.

“Ma dove...” I miei vestiti sono scomparsi...!
Mi ispeziono attorno, ma non ci sono. Che motivo aveva Imamura per prendermeli? Non me ne sono nemmeno accorto...
Dalla busta di carta faccio riemergere i vestiti che mi ha portato Imamura.

...

Questa è la quarta volta che voglio sparire.

 

*

 

“Professor Blaze, le ho portato i vestiti. E’ una tuta in buone condizioni, le starà un po’ larga. Ho convinto le mie compagne a cambiarsi nell’altro spogliatoio.” Mi porto alla sezione docce.

“Professore...” Visito ogni doccia, perplesso “Professor Blaze? Prof.?
Avrà pensato di rimettersi quei vestiti ed andarsene, essendo troppo rischioso sostare un minuto di troppo qui dentro...

Mi scosto un po’ il ciuffo dall’occhio destro, notando solo in quel momento la busta di carta abbandonata vicino ai lavandini.

Ci guardo dentro.
C’è solo un nastro bianco e celeste quadrettato...

 

~

 

Busso rudemente alla soglia per l’ennesima volta.

Non c’è! Non c’è! Possibile che proprio adesso che ho bisogno, non ci sia!? La porta è chiusa da dentro, accidenti... “Maledetto zio...” Allora decido di spostarmi al bagno insegnanti. Sono sollevato, potrò stare lì finchè non se ne vanno tutti...

...

E’...E’ CHIUSA A CHIAVE! MALEDIZIONE! Lascio stare la maniglia, ragionando velocemente.

Dove posso nascondermi...Dove...AH! La sala insegnanti! Anche se mi vedranno vestito in questo modo non commenteranno(be’, al massimo Jecht e Cid mi rideranno dietro...).Faccio un po’ di scale, guadagnando il piano terra.
Nelle vicinanze dell’angolo a cui devo svoltare, mi immobilizzo. Proprio da quella parte si sta approssimando una gran ressa di voci. Si avvicina sempre più.

Cavolo...Cavolo...Cavolo...Gli studenti che vanno alla partita...Mi vedranno...Mi vedranno!

Mi muovo sul posto, in sbattimento.

Non riuscirei a scappare in tempo, il corridoio è troppo lungo...

Il mio attuale pensiero è immediato. Dunque...Anche se in entrambi i casi lo verranno tutti a sapere, è meglio farmi vedere da una quindicina o più di alunni, che da una quarantina o più.

Serro gli occhi, facendo un grosso respirone e mi butto sulla prima porta alla mia destra...

Questa è decisamente la quinta e definitiva volta che voglio sparire.

 

~

 

Il capellone è in ritardo...Strano, arriva sempre in anticipo.

La porta scorrevole viene veementemente aperta e sbattuta.
Sposto gli occhi dalla vista sul cortile al nuovo arrivato.

...

Mpf. Ma come si è conciato? Pfff, è ridicolo! Non riesco a non ridere, anche gli altri fanno lo stesso.
Di certo sono stati loro a fare questo.

“Professore...” Dico sorridendo, gustandomelo dalla testa ai piedi “...Come sei graziosa.”

L’uniforme femminile, anche se larga, gli stringe le spalle e la vita. Essendo alto, la gonna gli sta corta, ed esibisce le sue nivee gambe.

E la sua espressione umiliata ed addolorata è incomparabile.

I miei complimenti, ragazzi.

 

*

 

“Siete degli scemi! Non capite niente!” Scaglio la busta con la tuta che avevo portato al professore contro Zell e Xigbar.

Chiediamo...C-chiediamo perdono...! Ma...Non serve a nulla piangere sull’arrosto fumato, no, senpai Zexion...??” Ribadisce Zell, che assieme a Xigbar era arretrato sulla panchina.

Sul latte versato, non sull’arrosto fumato, deficiente!”

Capisco che fosse per una buona causa, ma a tutto c’è un limite!
Non è mia intenzione fare la vittima o il santarellino, ho anch’io le mie colpe...

# Inizio flashback #

“Vorrei proprio sapere cos’ha Dem...Ha sempre la testa chissà dove...E ultimamente non viene più qui al campo!” Brontola Xigbar, ripetendo la stessa cosa da quasi mezz’ora.

La schiena stesa sulla panchina, Zell ciondola la testa oltre l’orlo “Il senpai è così da quando ha avuto quella punizione col madrelingua...Secondo me è tutta colpa di quello lì! Deve avergli fatto qualcosa!”

Sospiro, accartocciando nella mano l’involucro spoglio del yakisobapan.
Affatto, non c’entra la punizione col madrelingua. Un semplice castigo, qualunque fosse, non poteva avere effetti simili su Demyx.

Solo una cosa poteva.
“Non dire sciocchezze, il madrelingua non gli ha fatto niente.”

“Allora cos’ha?” Guaisce, triste.

“Non lo so.” Mento.

Quello protende le gambe, sollevandole. Le Creeper nere e bianche scintillano alla luce del sole “Vorrei tanto aiutare il senpai...”

“Mh...” Xigbar si è preso il mento. Sta provando a pensare “Ci vorrebbe...Ci vorrebbe qualcosa...Qualcosa tipo...Tipo un random di scherzi! Al madrelingua!

Zell scatta seduto, emozionato “Voto a favore!”

“Xigbar, cos’hai in mente?” Lo scruto bieco. Quando ha idee lui è sempre qualcosa di pericoloso o improponibile.

“Oh, degli scherzetti innocenti, sta tranquillo, Zexion...!”

Sta mentendo, è ovvio.

Zell incalza “Dai, Zexion! Sarà divertente! Chiederemo anche agl’altri di partecipare! Tu ci devi essere ad ogni costo!”

“Non mi diverto ai discapiti di qualcun’altro.”

“Ma questo è per far tornare il sorriso a Demyx...! Senpai Zexion...Non vuoi rivedere il sorriso di Demyx...?

Sì che voglio, idiota. E’ da più di due anni che voglio rivederlo.
“E ditemi, perchè credete che qualche scherzo sadico possa rallegrarlo?”

“Perchè, diciamocelo...” Fa Xigbar posato “Demyx è sempre stato un po’ sadico, gli piace vedere la gente star male. La gente che non rientra nelle sue grazie, chiaro.” Inserisce dopo.

Su questo non ci piove, non posso che dargli ragione, Demyx ha i suoi svaghi...Be’, loro vogliono solo aiutare un amico, non hanno cattive intenzioni. Se dò una mano anch’io non morirà nessuno.

 

 

[Xigbar POV]

Ah, sapevo che si sarebbe abbassato per aiutare Zexion. Che checca sempliciotta!

E’ un gioco da ragazzi intrufolarmi in sala insegnanti e slittargli alle spalle.
Che fortuna, la cartellina della terza è già aperta! Allora, allora...I test...Sezione H...Sezione H...Sezione H, trovata!
Me la infilo sotto braccio e la sostituisco con la nostra.
Esco di lì in tempo, si stanno rialzando.

Tsk, alla faccia tua, madrelingua inetto!

 

*

 

“Spero che la verifica manipolata abbia divertito abbastanza il senpai...” Filosofa Zell, indossando la mascherina.

“Ma che cazzo ti sei messo?”

“Così non potrà sapere chi sono! Ho l’aria da misterioso, no, senpai Xigbar??”

Hai l’aria da citrullo, pirla! Ora muoviti e va dentro.”

“Sì, sì...” Borbotta quella testa di cazzo, entrando.

Abbiamo tralasciato parte del piano a Zexion(è a conoscenza solo di due passaggi)...Ho paura di morire per mano sua, ma dobbiamo fare tutto il possibile per Demyx(ed intanto che ci siamo, spassarcela anche noi)!

...

Ehi...Zell si sta dilungando...

Allungo l’orecchio.

Ma...Che sta dicendo!? IO L’AMMAZZO! Così si farà scoprire!

Sventolo il braccio per catturare la sua attenzione, tanto l’androgino mi da le spalle.
So che mi sta vedendo. Faccio un gesto con le mani eloquentemente letale.

 

*

 

Qui appostati dietro l’angolo, non può vedere me e Zell.

Ha aperto l’aula 14...
“KYAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH...!”

Ahahaha! Ahahaha! Che faccia! Pfff, guarda lì come corre...! Ahahaha! Che sfigato...!

 

*

 

[Zell POV]

Zexion, con estrema riluttanza, ha stampato in tempo tutti i fotomontaggi in aula informatica e sono riuscito ad appenderli in tutta la scuola. Per lui, il piano si è concluso qua...BRR, SPERO NON CI SCOPRA MAI!

E Xigbar si è volatilizzato...Già, tocca sempre a me fare il lavoro sporco!

...

Ah, sta arrivando Steiner finalmente...!
Si avvicina alle scale.

Mi allontano dal ripostiglio dove ero nascosto e facendo piano, lo raggiungo alle spalle.

Sob, speriamo che non ci rimanga secco... “Sorry, prof.!”
Gli dò una spintarella, che basta per fargli perdere del tutto l’equilibrio.

Un po’ mi dispiace vederlo rotolare giù per le scale, ma è per Demyx!

 

*

 

Non mi stupirei di vederlo rompersi a metà...E’ proprio una femminuccia!

Oh! E’ rimasto solo un sacco di farina!
“Xal! E’ il tuo momento! Va e combatti!”

Xaldin fa un sospirone, uscendo dal cespuglio in cui siamo acquattati. Fa presto a caricarsi il sacco e portarlo da me.

E a quest’ora Lex dovrebbe essersi già impossessato della chiave...
“Sei stato bravo Xaldy, tieni, ti dò la caramella...”

SOCK!

“AHU! La mia testa...Ma che ti prende...!? Ehi, dove vai??”

“Io ho fatto il mio dovere, ti ho preso il sacco. Per il resto arrangiati.”

“Xal! XAL! SEI CATTIIIVOOOO...!”

 

*

 

Yuk yuk! Arriva! Yuk yuk!

Addosso sulla ringhiera la vasca piene d’acqua, Xigbar fa lo stesso col sacco aperto di farina.
“Uno...Due...TRE!”

<< SPLAAAAASH >>

WHAHAHAHAHA! YUK YUK! EHEHEHEHE! YUK YUK! YUK YUK YUK! SFIGAAAATOOOOOO!

 

*

 

Cosa ci fa Zexion col madrelingua?? IIIIIH! CI HA VISTO!

“Xigbar, scappiamo...!” Non è stata una buona idea nascondersi dietro il cestone dei palloni...

“FERMI LI’.”

BOHOOOOO! SONO TROPPO GIOVANE PER MORIRE! NON HO NEMMENO ANCORA AVUTO LA RAGAZZA! NON VOGLIO MORIRE VERGINEEEEE! BWAAAAAH...!

Xigbar vuole mantenere un contegno, ma come me trema come una foglia...Forse anche lui sarebbe morto vergine...

“Voi.”

AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAARGHH...!

Zexion ci ha raggiunto dal cestone. Riesco a vedere le gigantesche Flames of Ruin divampare dietro di lui...
“Come sospettavo, il piano non si fermava al fotomontaggio. Sono stato ingenuo a credervi.”

Mando giù, frusciando sgomento “E...E adesso...C-che farai...?”

“Cosa intendi?”

“...A...A n-noi...”

Lui assottiglia lievemente gli occhi “Nulla.”

EH...?

“...Ma ora lasciatelo in pace, ne ha avute abbastanza.”

Da dove mi viene il coraggio di replicare, non lo so “Però...”

Però, niente, Zell!” Sobbalzo terrificato “Gli avete distrutto tutto l’anno scolastico, non ti basta!?” Spartisce un po’ del suo sguardo mortale anche con Xigbar “Adesso, io vado a cercare dei vestiti puliti al madrelingua. Voi, provate, provateci soltanto, a varcare la porta di quello spogliatoio e...”

Io e Xigbar rimaniamo col fiato sospeso.
E? Non sapere cosa conseguisse a quel ‘e’ ha l’effetto terrorismo che piace tanto a Zexion.

Lo conosco da quando sono arrivato in questa scuola.
Lui è un amico esemplare, c’è sempre, gli vogliamo tutti molto bene. Chiunque nel nostro gruppo, e al di fuori, si confida con lui, chiede consiglio. Ed ascoltava soprattutto a me, nessuno lo fa in nessuna occasione(chissà perchè). Io non ho mai conosciuto una persona come lui, con così tanto carattere, così assennato. Sì, è proprio eccezionale.
Mi sono ritrovato più volte ad essere geloso di Demyx, del loro legame. Pensa che bello, avere un posto speciale nel suo cuore!
Per colmo di sventura, è anche un seguace convinto di cose come la ‘giustizia’ e della ‘umanità’, virtù che spesso finivano per essere solo d’impiccio. In casi del genere, non era saggio contraddirlo. Meglio contestare mille volte Xigbar, che una sola volta Zexion. Emanava la medesima aura di Demyx, non sembrava, ma quei due si assomigliano.
Erano capaci, con uno sguardo, esanime e pesante, di penetrare una persona, plagiarla...Uno sguardo così nullo, che non li faceva sembrare più loro...

Ho detto di voler bene a Zexion, ma ne voglio moltissimo anche a Demyx.

Non ci fermeremo qui. Dobbiamo farlo! E se poi proverà ad ucciderci, ci faremo difendere da Demyx! Già, solo lui può tenergli testa...

Allontanatosi, io e Xig ci lanciamo uno di quegli sguardi che fanno tutto da soli.

Rischieremo la vita!

 

*

 

Il piano originale prevedeva che il madrelingua venisse accompagnato da uno di noi due nello spogliatoio, poi, dopo avergli promesso di portargli qualcosa di pulito, gli avremmo detto di aspettare lì(di nascosto gli avrei rubato i vestiti). Sarebbero arrivate le studentesse per cambiarsi, e vedendolo mezzo nudo avrebbero urlato come pazze. Spaventatosi, il madrelingua sarebbe fuggito da là, uscendo al centro della palestra, dove centinai e centinai di studenti erano venuti ad assistere all’evento...Aah, peccato che Riku abbia sbagliato a fare i propri conti(sì, dal primo fino all’ultimo, è stato Riku a realizzare gli scherzi)! Si è dimenticato che c’era anche Zexion a giocare...Ma conoscendolo, probabile che lo sapesse. Ha detto “E va bene, vi aiuterò. Ma sarete voi due ad accalcarvi il peso delle conseguenze. Io ho una reputazione da difendere, a differenza di voi due.” –aizzando le ire di Xigbar-, non gliene frega una mazza se noi veniamo ammazzati da Zexion...

Ogni piano che si rispetti, ne ha uno di riserva. Riku ha fatto anche il piano B!

Abbiamo in precedenza manomesso ciascuna doccia, tranne quella più lontana dai lavandini. Riku sapeva che proprio lì sopra il madrelingua avrebbe posato i suoi vestiti infarinati. Mentre quello si lava, io mi intrufolerò dalla finestra –Zexion ha detto di non varcare la porta, no?- e ruberò i suoi abiti, lasciando l’uniforme femminile da quelle parti. Appena avrò fatto, uscirò da dove sono entrato e farò uno squillo al cellulare di Xigbar, che come da piano, farà sbattere due volte la porta, dando l’impressione che qualcuno sia entrato e poi andato fuori, il fittizio Zexion.

Yuk Yuk, geniale.

 

*

 

[Riku POV]

Il madrelingua ha paura delle persone, delle grandi folle. Ho sovrapposto più registrazioni in cui gli studenti hanno la ricreazione su un cd. Così facendo, ho realizzato l’effetto ‘Il centro di Shibuya il weekend’.

Pigio il tasto play dello stereo, io nascosto dietro l’angolo a cui è diretto.

Ho previsto tutto: che avrebbe dapprima cercato rifugio dal preside, ma lo zio, troppo angustiato, era già corso al capezzale di Steiner. Lexeaus mi ha procurato la chiave del bagno docenti, e ho bloccato così la sua seconda meta. Infine, il suo traguardo sarebbe stata la sala insegnanti.

Una persona tristemente prevedibile, ma dopotutto se è nipote del preside, non può avere quella gran mente.

Alzo il volume.

<< SBAM! >>

Buon divertimento, Demyx.

# Fine flashback #

“Ma...M-ma basta che sia piaciuto a Demyx, giusto...? Tranquillo, ho umiliato il madrelingua più che volentieri...!”

Non resisto.
Faccio incontrare con violenza le mie nocche col muso di Zell.

Cascato dalla panchina, mi fissa terrorizzato, non azzardandosi a fiatare e a muoversi.

Guardo l'uno e l'altro, Xigbar aveva mosso qualche passo all’indietro, in posizione di fuga “Ascoltatemi. E’ per Demyx e questo mi va bene...Ma anche il madrelingua è un essere umano, trattatelo come tale.”

 

 

“Aku, prendi un biscotto, sei pallido...”
Gli avvicino di più il cestino dei biscotti. Non li avevi ancora toccati, come la tazza di the verde che gli ho versato prima.

Da quando è entrato qui in presidenza, è stato in quella ubicazione ingobbita a studiare assorbito le intagliature artistiche del poggia bracci della sua sedia. Non pensavo che gli ci volesse così poco per sollazzarsi. O forse dovrei impensierirmi...Non saprei, Axel è così strano, non capisco mai cosa gli passa per la testa.

Ha delle occhiaie sofferte, una leggera peluria sul mento. Ciocche di capelli gli spuntano scomposte dall’elastico, di solito impeccabilmente raccolte nella loro coda bassa. La lente sinistra degli occhiali ha una crepa, chissà se ci vede bene. Diverse macchie di ignote sostanze gli campeggiano dovunque sulla giacca. La cravatta abituaria è assente, come lui in questo momento.

...

...

...

E’ stanco...
Decido di insistere coi biscotti “Dai, Aku, prendi un biscotto.”

Rigidamente, si allunga per prenderne uno. Lo fissa.

Mi fa un po’ paura.

Il suo sguardo ha la stessa espressività di L/Ryuzaki di Death Note... “Aku, su...Mettitelo in bocca, è buono...Mandalo giù, non muori...”

S’infila per intero il biscotto in bocca e...UAAAH! SE LO STO INGOIANDO SENZA AVER MASTICATO!

Faccio il giro della scrivania e gli salto addosso.

Era caduto in ginocchio sul pavimento, tenendosi la gola. Ha il volto ormai violaceo, gli occhi fuori dalle orbite.

Oddio.

“AKU! TIRATI SU!” Gli allaccio da dietro il busto con le mie braccia “AL TRE TI FACCIO LA MANOVRA! UNO! DUE! TRE!” Lo scuoto forte, su è giù, disperato.
Attimi di panico, poi traggo un sospiro di sollievo vedendolo sputare il biscotto sul tappeto.

Lo lascio cadere a terra, a raspare col respiro.

Mi siedo a gambe incrociate al suo fianco.
Mmm. Axel non sta bene.

Da quando Adalberto ha avuto quell’incidente, una settimana fa, ho visto Aku sciuparsi sempre più ogni giorno che passava. Probabilmente sarà a causa di quegli scherzi, anche ieri è venuto a parlarne...Già, sarà questo.
“Aku...” Il mio caro nipotino fissa un punto nel vuoto avanti a se’ “Aku...Tu sei un po’ stressato. Non è il caso, ma da partire da oggi ti dò dei giorni di vacanza...”

I suoi occhioni verdi scattano su di me.

“...Torna appena ti sarai ristabilito.”

Le sue pupille luccicano di lacrime, le labbra che vanno a modellare un sorriso tremolante.

Fa un po’ pena, devo dire “Io mi impegnerò a scovare il colpevole.”

Quella che pare una fatica colossale, si rimette in piedi. Mi sorride ancora, ora la versione non traviata dell’espressione di Light Yagami sull’elicottero dopo aver preso in mano il Death Note nel settimo tankobon.

No. Axel non sta per niente bene.

Traballante, perviene alla porta e spaesato, esce.

Heee, povero Aku...

...

“KYAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH...!” Urli femminili al di là della porta.

...

Forse avrei dovuto dirgli che era senza pantaloni...

 

 

“Sono...1.824 Yen, signore.”

“Prego.” Le porgo le banconote.

La cassiera mi dà il resto “Grazie e torni a trovarci.”

“Arrivederci.”

Esco dal minimarket, sul marciapiede, la busta della spesa in mano.

E’ da una settimana e mezzo che sono in ferie, non vorrei più tornare a scuola.
Ho fatto a meno di ripensarci, ma quando mi tornava in mente la settimana di scuola passata, non c’è aggettivo come atroce che la descrivesse meglio.

Sale nel caffé, cuscinetti di gomma che fanno pernacchie sulle seggiole, gavettoni pieni di strane sostanze, sgambetti per i corridoi...Ed altro che ho spedito nel mio inconscio, al sicuro e lontano dalla mia stabilità psichica.

La cosa aveva animato le studentesse, che avevano organizzato dei cambi per seguirmi ovunque, l’intento di proteggermi. Ottenevano l’effetto contrario, perchè è avvistabile una persona recinta da un drappello di studentesse chiassose, riconoscibili dalle fasce che avevano legate un po’ dappertutto ‘Federazione incaricata della pace e del benessere del professor Axel Blaze’; pareva non ci fosse nulla che riuscisse ad arrestare quegl’attacchi, non aveva nemmeno senso che mi nascondessi, che era impossibile tra l’altro.

Il mio principale indiziato è sempre stato, fino all’ultimo, Melodious; anche se lo zio ha detto che ‘il crimine deve essere spettacolarmente annesso a lui’...Quando Melodious aveva occasione di assistere ai miei mirabolanti patimenti, aveva sempre quell’espressione soddisfatta...

In questo lasso di assenze, credo di aver recuperato tutte le mie facoltà mentali, pertanto domani torno a scuola. Ho chiamato lo zio per dirglielo, non voglio causargli ulteriori grattacapi, già alle prese con le ore di Steiner da colmare.

Domani ricomincio da capo.

Controllo l’orario al mio orologio. Sono le nove passate e dovrei ancora cenare...Devo sbrigarmi a prendere il treno...

KYAAAH! PROFESSOR BLAZE! E PROPRIO LEI...!

Credo che oggi perderò il treno.

Larxene Kazumi, la studentessa più insistente ed appiccicosa dell’istituto. La sua devozione era lusinghiera, ma per lunghe era solo opprimente. Ho imparato a riconoscerla dai suoi ‘Kyah’ rintronanti...

“KYAH! PROFIIIIII...!

D’aspettarselo, quella ventosa umana mi si aggrappa al braccio, seguita da tre sue amiche, pretendenti a qualsiasi parte del mio corpo libera a cui attaccarsi.

Sospiro. Come non sorridere a tanto affetto? “Buonasera ragazze, andate a divertirvi?”

“Sì, al karaoke...Si può sapere perchè è mancato per più di una settimana??”

“Un motivo banale, ero solo un po’ stanco...”

“E’ per via degli scherzi, vero? Qui presenti ci sono solo quattro dei membri del suo fecondo fan club.”

Fecondo fan club?

“...Noi sappiamo tutto, sappiamo di quella verifica manipolata e dei fotomontaggi! Sappiamo che c’è qualcuno che trama alle sue spalle! Lei è troppo raffinato e delicato per comportarsi in questo modo!”

E’ rincuorante, apprendere che c’è qualcuno che la pensa così... “Mi rende felice saperlo...”

Kazumi si copre la bocca con la mano, gl’occhi adoranti “Ragazze, avete sentito!? Ho reso felice il professor Blaze!”

KYAAAAAAH...!” In coro.

Che mal di testa.

“Vi lascio ai vostri impegni...Torno a scuola domani, dovrò svegliarmi presto, quindi...Anche voi, mi raccomando, non tardate stasera...”

“Se ho capito bene, lei stasera non ha impegni, giusto??”

“Giusto, ma...”

“Allora venga con noi al karaoke!”

“Kazumi, ti ho appena detto che...”

“Non si faccia problemi, non disturba!”

Invece io me ne faccio!

“...Vero, ragazze??”

KYAAAAAAH...!

“Non posso far tardi però...”

“Basta che resti un po’, poi potrà andarsene quando vuole!”

Io veramente vorrei andarmene adesso.

Schiamazzando, mi trainano sulle strisce pedonali in strada, la gente che ci guarda incuriosita.

Il karaoke non è lontano, è a cinque passi dal parco(mmh...). All’intermo, giriamo un po’ per i corridoi, finchè non troviamo “La stanza che ha prenotato un amico del mio ragazzo.. La saletta è grande quanto basta per contenere una decina di persone.

Glom

Le disgrazie non vengono mai da sole.

~

 

Annunciata dalla sua vocetta sgradevolmente stridula, Larxene fa il suo ingresso.
“Eccoci qua! Ci avete aspettato, vero? Ho incontrato qualcuno per strada!”

Seduto sul divanetto a U, guardo il capellone da sopra il mio bicchiere.
Lui?” Faccio, spostando lo sguardo su di lei.

“Sì, Demyx! E anche se non vuoi, lui resta!”

“Ho detto qualcosa?”

Quella smorfiosa sbuffa stizzita e fa accomodare il professore tra Zell e Zexion, andandosi poi a sedere a fianco di Xaldin.
Le sue amiche erano corse a fare le moine a Riku, e naturalmente Xigbar rosica.

“Lex, me ne versi ancora? Ce l’hai lì...” Chiedo al mio vicino.

 

~

 

Tsukada...Imamura...Chi avrebbe mai detto che erano amici di quel tale...

Tre di loro non credo di conoscerli, ma il ragazzo che sta riempiendo il bicchiere a Melodious –di quello che, sono certo, sia alcolico-, è colui che ha preso la chiave in segreteria quel giorno...

“Sono quello che ho prenotato la stanza. Professore, come sta? E’ da un po’ che non si fa vedere.” Mi fa il tizio biondo situatomi vicino.

“Sto bene...Scusa, ma non mi ricordo di averti mai visto a lezione o a scuola....”

“Perchè scarto regolarmente le lezioni che non mi interessano.”

“...”

“Perchè è mancato?”

...

Lo sto squadrando con sorpresa, squadro tutti sorpreso.

Come? Mi chiede il perchè?

Anche se in quella settimana questo ragazzo avesse vissuto in una dimensione parallela, sarebbe comunque venuto a saperlo. Figurarsi se Melodious non è il solito bulletto ti turno che va a vantarsi delle proprie malefatte con gli amici...

Ritorno al biondo sconosciuto, che ha una strana espression--... “AHAHAHA...!

Sta ridendo...

“Dovrebbe vedersi la faccia!”

“La faccia...?”

“Si è per caso domandato chi sia stato ad ideare tutti quegli scherzi?”

... “Chi...?”

Lui mi fa un sorriso complice “...Noi!”

Noi?

“I qui...Presenti? Tutti loro...?”

“Siamo io, Xigbar e...Ehm...Basta.”

“Perciò...Ed io che...Pensavo fosse Melodious...” Penso ad alta voce.

“Io?” Trasalisco, le sue gemme acquamarina incastonarsi su di me “Pensavi fossi io? Di grazia, potrei sapere il perchè?”

“E-ehm...”

“Demyx, se fossi stato al suo posto anch’io avrei sospettato di te. Chiunque l’avrebbe fatto.” Era intervenuto Imamura, come al solito calmo.

“Se lo dici tu.” Accorda Melodious, ridacchiando.

...Che risposta...Gentile. Mi sarei aspettato un battibecco...

“E non sono stati solo Zell e Xigbar.” Riprende Imamura “Parte del suo rammarico, è dovuto a me. Sono stato anch’io complice.”

“Eh...?” L’immagine che avevo di Zexion Imamura mi si sgretola davanti agli occhi...

“Per quanto le motivazioni fossero buone...” Motivazioni buone per permettervi di torturarmi in pace? “...Non avrei dovuto...Non avremo dovuto. Quindi è libero di punirci come crede.” Lancia un rapido sguardo a quelli che dovrebbero essere Xigbar e Zell. Quelli annuiscono vigorosamente, e il primo aggiunge “Però è stato divertente...”

“Se Zexion dice la verità, lo farò anch’io.”

T...Tsukada...?

“Non se lo aspettava, immagino.” Il fior fiore degli studenti mi sorride leggero “Sono stato proprio io a realizzare quegli scherzi.”

Tremble

“Anc...Anche il professor S-Steiner...Voi...?”

“Oh, sì! Sono il bidello-dottore! L’ho spinto io! Da vedere, sembrava un pupazzo mentre ruzzolava giù!”

Sono impallidito.

Pa...Pazzi! Sono tutti pazzi! Tutti...!
Come fanno a guardarmi e sorridere...E a ridere...Così tranquillamente...!?
Il professor Steiner...Poteva...Morire, in quella caduta..! Non lo capiscono...? Se ne stanno qui, a divertirsi...

Zell mi cinge il collo con un braccio, sogghignando “Non deve preoccuparsi per la nostra coscienza, l’importante è che ci siamo divertiti. Ora le racconto tutto per filo e per segno. Mi stia bene a sentire...”

E così, sto ad ascoltarlo, impietrito e...Scioccato.
La verifica, il pretesto dei documenti di Braska, i fotomontaggi, le studentesse che si cambiavano, la farina, l’uniforme, lo stereo...

Gira tutto, e quelli ridono, si divertono, per loro è trascurabile il fatto che potevano uccidere una persona...

Sono io, qui, quello sbagliato, quello nel torto...Se non fossi venuto in questa scuola, non sarebbe successo...Non sarebbe mai successo...E’ colpa mia...

[ E’ colpa mia ]

“Cos’è quell’espressione stupefatta?? Sorrida un po’! Prenda.” Versa del liquido color caramello in un bicchiere e me lo mette in mano. Abbassa la voce per non farsi sentire “Facciamo un patto: noi la smetteremo di renderle la vita un inferno, ma lei dovrà tenere la bocca cucita su quello che ha appena appreso, quindi niente punizione. Ok?”

Gira tutto...Gira tutto...

Osservo il liquido semitrasparente nel bicchiere.

Gira tutto...Gira tutto...

 

*

 

Sapevo che non avrebbe retto.
Un’ora fa ha iniziato con due bicchieri ed è subito sbroccato. Poi con Xigbar che continuava a farlo bere, chissà quanto si sarà scolato.

Non nego che sia divertente osservarlo danzare ridicolamente sul basso tavolo, al ritmo di ‘Zakurogata no yuuutsu’ dei The GazettE, cantata dal devastante Zell; ma provo una certa pietà per l’ubriaco madrelingua che sta mandando a farsi fottere le ultime briciole della sua rispettabilità.

Lexeaus se n’è tornato a casa da un pezzo; Riku, con due amiche di Larxene, è scomparso, probabilmente al vicino Love Hotel.
Larxene, è salita sul tavolo ed anche lei balla, strusciandosi sul professore...Bella mossa, davvero, fare la troia davanti al proprio ragazzo è un modo per farsi adorare di più. Scommetto che Xaldin ti adora da morire.
Xigbar ride sguaiatamente allo spettacolino ed era riuscito ad accaparrarsi una delle ragazze di Riku. Non gratis.
Poi, Zexion...Zexion scruta il tutto, contrariato. Non è contento di quello che vede, e pensare che è così divertente...Ma lui è fatto così, qualunque cosa che prevede la distruzione dell’immagine e psicologica di una persona non gli piace.

...

ORA...!” Urla il capellone, finita la canzone, la bottiglia d’alcolico in mano. Alza le braccia in modo solenne, le pupille ridotte a fessure velate “Shentitemi beeeeeene...! Voglio wedere chi di nooooooi è più uooooomo...TIRATE TUTTI FUORI I PISELLIIIIIIIIIII...!

Oh, è così divertente, che non vorrei fare quello che sto per fare.
Mi alzo in piedi, facendo un cenno a Zell “Abbassa il volume.”, poi tendo una mano al madrelingua che armeggia con la propria cintura “Fermati, non mostrerai niente a nessuno.”

Lui mi sgrana gli occhi torbidi addosso “Shei il sholito guasta feste, Merlooooooooooock...! Ma lasciami un po’ in paaaace...!” Si abbassa la cerniera dei pantaloni.

“Professore...” Riprovo, con più risolutezza “Io, per prima cosa, non mi chiamo Merlock. Secondo, nessuno dei presenti vuole vedere il tuo pisello.” Avverto un movimento brusco si Larxene, che però ha la decenza di non ribattere.

“COOOOOOSHA...!? TU HAI SHOLO PAUUUURA...! SHAI CHE CE L’HO PIU’ LUNGO IOOOOO...!”

“E’ ora di tornare a casa, sei solo pericoloso in queste condizioni.”

“CEEERTO, PARLA L’AGNELLIIIIIIINO...!

“Ahaha! Dai, Dem, fallo restare un altro po’!” Si sganascia Xigbar “E’ uno spasso! Lasciagli cantare l’ultima canzone!”

“No.” Taglio corto.

“EEEEEEEEEEEEEEEEEHHHHHHHHH...!? DUBITI FORSE DELLE MIE DOTI CANORE...!? ITOOOOSHIIIII HIIIITOOOOO ANAAAATA NOOOOO AMENA LOOOOVE SHINELU CHANA KUTTEEEE ANAAATA NOOO TAME--...!” [So che avrei dovuto tradurla, ma ho preferito lasciarla così. E’ ‘Itoshii Hito’ di Miyavi nd. Sorina]

“Xal,” Dico, strappando a quell’altro la bottiglia dalla mano, prima che potesse scaraventarla contro di me “aiutami a tirarlo giù.”

Non ho mai udito qualcosa di così logorante come sentirlo cantare. E’ una cosa che ti uccide da dentro.

Si dibatte nella stretta presa delle braccia di Xaldin “NOOOOOO...! NON VOGLIO...! NON VOGLIOOO...! E’ UN RAPIMENTOOO...! E’ UN RAPIMENTOOOOO...! POLIZIAAAA...! POLIZIAAAAAAAAAA...!

“Zell, dammi i soldi per il taxi.”

“Eh...? Ah, certo...”

Prendo la banconota da cinquemila Yen e ringrazio.[Zell è un ricco figlio di papà nd. Sorina]

Il prof. smette di dibattersi, ora strepita cose senza senso contro di me e riguardo al suo pene.

“Non riuscirebbe a tornare a casa da solo, lo accompagno io.” Dichiaro fra gli sguardi sbalorditi dei vigenti.

Un atto di magnanimità per questo qui, il mio? La risposta indubbiamente è no. Lo sto facendo per Zexion, non gli piacciono queste cose, e non poteva renderlo meno felice la vista dei genitali del suo prof..

“Xal, per favore, portalo fuori di qui.”

Sorrido a Zexion e mi chino per parlargli “Dopo averlo riaccompagnato, pensavo di tornare subito a casa. Tu che intenzione hai di fare? Se vuoi posso ritornare e poi andare insieme...”

“No, io ti precedo a casa. Me ne vado fra qualche minuto.” Accosta le labbra al mio orecchio “Grazie, Demyx.”

Ottimo intuito, Zeku. Ma credo sia palese che lo faccio per te e non per il prof..
Gli scocco un bacio sulla fronte “Farò presto.”

Fuori dal karaoke.

ELLASCIAMI, BASETTONE PELOSO CHE NON SEI ALTRO...! FIGLIO DI QWELLA DONNHA DI TUO PADRE...! SHOLO PERCHE’ SHEI GRANDE E GROSSO NON PUOI PRENDERTELA COI PIU’ PICCOLI...! TI DENUUUUNCIO...!

“Fa un po’ di silenzio, siamo in pubblico. Xaldin, mollalo, ci penso io adesso.”

“ME NE FREEEGO...! IO URLO QUAAANTO E DOOOVE MI PAAARE...! E NON PARLARE DI ME COME SE NON CI FOSSI...! GUARDO CHE DENUNCIO ANCHE TEEE...!”

Lo spintono sul marciapiede “Come sei rumoroso. Andiamo a prendere il taxi, avanti.”

“E NON MI TOCCARE...! SO BENISSHIMO CAMMINARE DA SOLO...!”

“La mia non è una richiesta, è un ordine. Smettila di urlare.”

TSK...! PERCHE’ SHENNO’ CHE MI FAI...!?”

“Vuoi proprio saperlo?”

Sotto le luci colorate dei negozi, lo vedo dedicarmi una guardatina di sbieco, ma continua a zizzagare vacillante, facendo finta di niente.

Più avanti, un taxi sta accostando il marciapiede.
Ce lo faccio salire.

Ti ho detto di non toccarmi...!

Adesso non urli più, eh.
“Sei una noia. Dove abiti?”

Non shono...Affari tuoi...! Non ti dirò mai e poi mai dowe abito...! Tu mi wuoi stuprare...! Per poi trucidarmi nel sonno...! Sei un perwertito sesshuale...!

Reclino il capo per osservarlo. Sto seriamente perdendo la pazienza, non c’è nulla che mi impedisce di sferrargli un pugno in piena faccia, di fargli male. So che è sbronzo, ma non ho mai conosciuto uno sbronzo molesto quanto lui. Formulo solo, con voluta lentezza “Ti assicuro che vorrei essere in tutt’altro posto, no di certo con te. Ti sto accompagnando perchè Zexion crede sia giusto e perchè sapeva che sarebbe stato rischioso lasciarti andare solo. Non mi interessa affatto se finisci sotto un’auto, o se qualcuno ti prende a sprangate per scipparti, non è affar mio. Tu non sei nessuno, specialmente per me. Mettitelo in testa, e non permetterti di dirmi certe cazzate.”

...

“...Rooonnf...”

 

*

 

...

...

...

“Ehi, sveglia. Sei arrivato. Devo accompagnarti anche alla soglia di casa?”

...Ugh...Che mal di...Stomaco...Adesso...Scendo da...Un taxi...? Mboh...C’è...C’è il mio letto...Caldo e soffice che mi aspetta...Voglio dormiiire e baaasta...Ma c’è...Un terremoto...Che mi fa camminare stooorto...

“Devo accompagnarti anche alla soglia di casa.” ...Parla qualcuno...Chi è che mi sta...Prendendo il braccio e se lo porta attorno...Al collo...?

“Mi...Mi stai aiutando a...Camminare...Vero...?”

“Sì.” Risponde lui...E’...Biondo...

“Ma io...So chi seiiiiiii...!

“Dovrei esserne onorato?”

“Sei la mia rovina...!”

“Ok, ne sono onorato.”

“Mi hai...Drogato...Verho? Gwuarda...Non riesco nemmeno a reggermi...In piedi...!”

“Ti sei tracannato quasi un’intera bottiglia di alcolico, non ti ho drogato.”

“Ma non lo saiiii che iooo son’ astemioooo...?”

“Hai fatto tutto da solo, non dare la colpa a me.”

“Invece te la dòòò...! Dovevi...Fermaaarmi...!”
Siamo sotto il mio...Appartamento...

“Dammi una motivazione valida perchè avrei dovuto farlo.”

“Perchèèè...Perchè tuuu...Mi vuoi bene...!
Il portone è già...Aperto...Che male...Allo stomaco...

“No, che non te ne voglio.”

L’ascensore va...Su...Sto iniziando...Ad avere caldo...Tanto...Uhm...Che buon profumo hanno i capelli...Di questo ragazzo...Sanno quasi...Quasi di...Giglio...

Tlin

“E’ quella...La mia porta...” Casa, dolce, casa... “Ma...Ma sei un prestigiatore...! Come l’hai fatta comparire...La chiave...?”

“Te l’ho presa prima in taxi, assieme all’abbonamento del treno per sapere dove abiti.”

Dentro... Sembra...Buttare...la chiave sul divano...Mi faccio lasciare dal ragazzo...E mi sorreggo...Al mio bel muro...Bianco...E fresco...Del mio corridoio...E’ buio ma...Io so dove andare...Io sono come un...Un gatto...Un gatto notturno...

 

~

 

Aveva dato una spallata alla porta semiaperta della camera e aveva buttato a terra la giacca e la maglia. A torso nudo si è steso a pancia in giù sul letto ad una piazza e mezza.

Apro la finestra, a fianco dello schienale. Mi siedo sul piccolo davanzale e mi accendo una sigaretta, lasciando il pacchetto di Strike sul tavolo della scrivania.
Aspiro, il fumo che mi sale al cervello, così benevolo.
Zexion una volta riprendeva sempre il mio vizio, ma anche se volessi, non smetterei. I miei polmoni saranno ridotti a due carboni e continuerò ad intossicare chi mi starà intorno, ma io, per ora, sto bene. Anche se temporaneamente, non posso impedirmi di stare bene. E sarebbero gli altri ad essere degli individualisti a volermelo vietare. Poi se sto sempre a pensare agl’altri è certo che sarò io il primo a schiattare.

Guardo il cielo.

...C’è la luna piena stanotte.

 

~

 

Sposto piano alla mia destra il viso che avevo sprofondato nel cuscino.
Il fumo della sua sigaretta vola...In alto...Formando figure grottesche...Oh...Quella assomiglia allo zio...
“Ti...Chiami...Denny, vero...?”

“Demyx.”

Aghi grossi come matite mi perforano il cranio... “Tu...Demyx...Non volevi andartene...?”

“Fumo questa e vado.”

Sgrunt

Vorrei sapere...Cosa sta guardando fuori dalla finestra...Ha lo sguardo lontano...Però...Tanto non mi interessa...Sono così stanco...Ma non riesco a dormire...E colpa di Demyx...Non può stare in camera mia...Non voglio vedere il suo profilo...Indifferente...Impallidito dalla luna...E la sigaretta abbracciata dalle sue labbra...Così bello...Bello...Bello...? Mh...No...No...No, non è bello...E’ una cosa troppo...Troppo...Gay da pensare...Non sono mica gay...Ma Demyx...Demyx...Forse...Lo è...Gay...

“...Grazie...”

Quello, butta giù dalla finestra la paglia e mi guarda.

I suoi...Occhi...I suoi occhi...Sono freddi...Vacui...Sono privi di...Dolcezza...Di vita...Morti...Non mi piacciono...I suoi occhi...

China il capo e si muove in direzione della porta.

Se ne sta andando.

Tight
L’ho afferrato per un polso.

Io...Non voglio che se ne vada...Non so il perchè, non voglio e basta...

Mi sento improvvisamente lucido...Il mio istinto...Il mio istinto mi guida, me lo fa buttare sul letto ed io salirgli sopra.
La mia vista è un po’ appannata, ma lo vedo...Restare a fissarmi, quasi disinteressato, come se quello che potrebbe accadere...Non lo riguardasse...Non sorride...Non si ribella...Aspetta la mia prossima mossa...

 

~

 

E adesso? Che vorresti farmi?
Penso che voglia scoparmi. Non male, il madrelingua.
Mi ha incuriosito, voglio vedere fin dove si spinge.
Le gocce di sudore che gli tempestano la fronte, le gote e la punta del naso già rosse per la sbornia, si sono ravvivate ulteriormente e traspare tutta la sua insicurezza dall’espressione decisa. E’ cosciente, quanto lo è la sua eccitazione contro la mia coscia.

La sua bocca incontra la mia.

Mi accarezza con la lingua, la sento cercarmi, inesperta, ed io l’accontento. Reagisco al suo tocco con forza, mordendogli le labbra e le catturo succhiandole, le lecco per umettarle. Mi addentro, poi, nel suo umido antro e gioco con la sua lingua, rendo il contatto più massacrante e...Asfissiante.

Voglio strappargli fino all’ultima stilla d’ossigeno.

 

~

 

A differenza di lui, sono rimasto con gli occhi aperti.

Le sua mano destra è sul mio collo, che mi spinge verso di lui, impedendo di staccarmi e prendere aria. La sinistra, invece, era sgusciata sulla mia natica, calca forte le dita nella carne.

Emetto il primo gemito nella sua bocca, che sradica via il drappo del silenzio. Gemo ancora, più forte, al tocco della sua mano sinistra all’interno della mia coscia, rasente alla mia virilità.

Mi maledico, me e il mio carente autocontrollo...Non è il caso di far sapere a tutto l’attico che me la stavo facendo con un mio studente...

Il mio respiro reclama ossigeno, è arrivato al limite.
Nebbia...Fitta nebbia...Nella testa...Oblio piacevole e doloroso...

 

~

 

Gli tolgo la mano dal collo.

Si scolla, riprende faticosamente a respirare a grandi boccate, regolarmente, rauco.

Sorrido compiaciuto di aver ottenuto l’esito che volevo. Anche se anch’io mi ritrovo con mezza bustina di ossigeno...Ma questo è irrilevante.

Mi guarda negl’occhi.
...E nello stesso istante si copre la bocca con le mani, smonta goffamente da me, inciampando, e corre nella direzione, che penso sia, quella del bagno.

Mi metto a sedere.

Per essere fastidioso, è piuttosto interessante il madrelingua.

 

*

 

“...Sbleargh...Urgh...Ugh...”
No...Non ho fatto molto bene a bere stasera...

Tiro lo sciacquone, rialzandomi cauto dal fianco del water, dove mi ero messo in ginocchio.
Mi pulisco il viso nel lavandino, il persistente mal di pancia che mi attanaglia le viscere.

Arranco fino in camera, quello che desidero ora è dormire, ho bisogno di una bella dormita...

Concepisco la presenza di Demyx...Ora seduto ancora sul davanzale a fumarsi la seconda sigaretta...Ma non voglio pensarci...Mi butto in silenzio sul letto...

Uhm...Come si sta bene...

“Prof., ha spezzato il romanticume scappando in bagno.”

La sua voce è un po’ attutita dai cuscinetti del mio sonno. Mugugno qualcosa che penso sia sensato “Non ero...In...Me...”

“Già.”

Sbaglio, o...C’è del sarcasmo nel suo ‘già’?

Il torpore si fa’ più pesante... “Comunque...Non sarei riuscito...Ad andare...Avanti...”

“Ah, no?”

“...No...”

Passo in uno stato di strano dormiveglia...In cui mi sembra di dormire...Eppure continuo a parlare...A parlare...A parlare...Incessantemente...A parlare di tante cose...Con...Demyx...

 

 

-Dì-dì-dì dì-dì-dì dì-dì-dì-

...Taci...Dannata...

Dò un pugno alla sveglia, che vola lontano.

...Ahi...Mi...Scoppia...La testa...La sveglia...Non sono stato io a...Caricarla ieri...Deve esser stato...Demyx...Ricordo vagamente che mi abbia anche...Avvertito...E...OH NO, PORC...!

Una contrazione allo stomaco e il riaffiorare della nausea mi fa filare al bagno a vomitare l’anima.

 

*

 

“Ahi, ahi, Aku. Hai una bruttissima cera stamattina. Ieri pomeriggio non avevi detto di esserti rimesso?”

“L’ho detto.” Due parole, due fitte.
Accetto volentieri la tazza di caffé che mi offre lo zio, che poi si riaccomoda sulla sua poltroncina.

“Sarà, ma hai la stessa faccia di quando ci siamo visti due settimane e mezzo fa.”

Prova te a scolarti quasi un’intera bottiglia d’alcolico di chissà quanti gradi anche se sei astemio, ballare in modo scatenato per un’ora sul tavolo del karaoke, poi parlare sbronzo fino all’osso con uno studente, in questo caso il più problematico dell’istituto, per tutta la notte, e vediamo che faccia hai.
Ma annego la risposta cattiva ed imbarazzante con una sorsata di caffé.

“In tua assenza ho provato a fare delle indagini, ma nessuno sembra sapere niente. Oltre a Melodious, sospetti di qualcun’altro?”

“...No.”

“Io, però, ho diffidenza nei confronti dei suoi scagnozzi. E’ molto probabile che siano loro...”

Bevo di nuovo.

“Ascolta, la seconda e la terza ora, tutte le classi prime, seconde, terze, verranno riunite in palestra. Anche tu dovrai recarti là.”

“Per cosa?”

“Dei rappresentati di una nota associazione verranno ad intervenire a favore dell’importanza del volontariato.”

 

*

 

“Zeku, mi hai tenuto il posto?”
Gli cenno la seggiola a fianco, che dà allo stretto corridoio centrale.

Gli altri studenti continuano a muoversi avanti e indietro, in cerca di una sedia libera.

“Grazieee...”
Si accoccola contro di me, sistemando la testa nell’incavo della mia spalla.

“Sei stanco?”

“Un po’.”

“Ieri notte sei tornato tardi. E’ capitato qualcosa al professore?”

“No, ha solo iniziato a parlare e non si fermava più. Ho pensato che sarebbe stato educato starlo a sentire.”

“SENPAI DEMYYYYX!”

Zell si fa strada fra la calca e ci raggiunge “E’ tutto pronto!”

“Bene.”

Sento puzza di bruciato... “Cos’è che è pronto?”

Il sorriso di Demyx s’ingrandisce.

 

~

 

Quanto rumore...

Porto le mie povere membra indolenzite a sedersi su una delle seggiole riservate agli insegnanti, fiancheggianti il palchetto improvvisato.
Kuya vola sulla sedia accanto, e mi si aggrappa “Axeeel...! Sei tornato, che bello! Mi sei mancaaato!
“Buongiorno, Kuya.”

Per due ore, potrò sonnecchiare un po’...Ho visto che hanno portato un proiettore...Spero non mettano il volume troppo alto...Ah, il fischio del microfono mi trapana il cervello...

...Onore essere qui. Il mio nome è Matsuda Ishida, opero in questo campo da undici anni. Quest’oggi, io e i miei collaboratori, siamo venuti a parlarvi di un nuovo progetto che...

A quale ora mi sarò addormentato ieri notte? Mi pare di aver riposato poco più di qualche ora...Ricordo anche di aver sognato...Un sogno...Molto vivido...Ma ad essere sincero, tutta la serata del karaoke mi appare come un ricordo lontano, mi sembra di aver sognato tutto. Sono sicuro, però, di aver davvero sognato quel bacio...Il bacio con De--...Melodious...Per quanto potessi essere brillo, non avrei mai potuto fare una cosa del genere. E’ sempre stato a causa del fantasma di Lucy che l’ho sognato...

“...Portato un video. Mostra alcuni dei nostri ragazzi in missione in Africa. Sono partiti l’anno scorso, ce l’hanno inviato questo mese.”

Il muro latteo della palestra si accende di immagini.
...Ma mostra tutt’altro che persone che fanno del bene.

ORA...!

Oh, no.

Oh, no.

OH, NO.

“Tesorino...Ma sei tu? Wha, hai fatto persino volontariato in Africa!”

Le altre facce sono contraffatte, resto io, sul tavolo del karaoke, ad urlare quella stupida frase.
Shentitemi beeeeeene...! Voglio wedere chi di nooooooi è più uooooomo...TIRATE TUTTI FUORI I PISELLIIIIIIIIIII...!

E la perplessità generale, muta in un’unitaria e risonante risata.
Ridono, ridono tutti, gli insegnati, gli studenti, quei rappresentanti...

Non riesco a fare niente, se non chiudere gli occhi e tapparmi le orecchie con le mani.

Non voglio sapere cosa sta succedendo.
Non voglio vederli ridere.
Non voglio sentirli ridere.
Non voglio vedermi in quel video.
Non voglio vedere quanto sono ripugnante.
Non voglio essere qui.
...Non volevo essere Axel Blaze.

 

*

 

“Aku...Ti prego, ripensaci...”

“No, zio. Ormai ho deciso. Non torno indietro.” Gli sbatto sul tavolo il foglio e me ne vado, non gli dò il tempo di dire qualcosa.

 

~

 

Oh...! Mi scusi...”
Di fronte alla porta della presidenza, cozzo contro il madrelingua.

Lui annuisce e corre giù per le scale.

...

Si sarà offeso per il video?

“Buongiorno, preside.”

Xemnas mi accoglie con una faccia da funerale “Tsukada. Cosa c’è?”

“Le ho portato il percorso della recita scolastica invernale.”

“Prepari sempre tutto con largo anticipo, eh?”

“Odio fare tutto all’ultimo momento.”

Mentre analizza il documento che gli ho portato, dò una breve occhiata involontaria alla scrivania. C’è un foglio che è rovesciato nella mia direzione, per cui posso leggere chiaramente. Letto a chi è attestato, controllo la scritta in grassetto.

Dimissioni.

 

*

 

Ho preso tutto.

Sollevo lo scatolone in cui ho riposto le cartelline e il portamatite.
E’ un po’ triste che abbia così poche cose da metterci, ma non ho avuto neanche il tempo di ambientarmi, figurarsi esporre foto incorniciate come il professor Braska.

Esco dalla sala insegnati, spegnendo la luce.

Sono quasi le sei, ed alcuni club sono ancora attivi. Camminando nei corridoi sento parlare gli studenti nelle classi. Più lontane, nel campo d’atletica, sento le grida infervorate del capitano del club di kendo, rivolte ai compagni in corsa.

Gli addii sono tristi, ma il mio cuore non può che gioirne.
Questo posto non mi mancherà.

Giungo al piano del mio bagno. So che non mi mancherà neppure questo posto, il rifugio di tante fughe, ma decido comunque di darci un ultimo sguardo.
Accendo la luce.
Non vengo qui dal giorno della genesi della mia sventura.

Lascio il mio scatolone a terra, vicino alla porta. Mi porto all’unica finestra e la apro. Mi appoggio al davanzaletto e sto a godermi l’arietta fresca che tira.

Anche questa volta...Ho fallito. Sono venuto in questa scuola con tutti i buoni propositi di questo mondo, ed invece non duro nemmeno un mese.

Fuggo con la coda fra le gambe.
Fuggo come sempre.

Sono un vigliacco.
Una verità che ho continuamente voluto rinnegare. La verità che mi farà sempre da ombra...

<< Clack >>

“Oh, un regalo per me?”

Il cuore mi balza in gola per la paura e la sorpresa.

Demyx Melodious si è appropriato della mia consapevolezza in modo fazioso, per cui ogni volta che sento la sua voce so di dover stare all’erta.

Lui se ne sta lì, dalla porta che aveva chiuso, ad esaminare il contenuto della scatola, aprendo una cartellina.
Sorride, rimettendola dentro.
Adesso mi guarda. Mi punge, con le sue grezze pietre cerulee.

Non ti smentisci mai, eh, Melodious? Vuoi disintegrarmi anche questi ultimi attimi di stasi?

“Piaciuto il video?”

Rivolgo lo sguardo al suolo.
Questa volta è stato lui...
Lo capisco dalla sua aria saccente, la stessa aria che aveva il mio secondo giorno quando ci siamo scontrati fuori dalla sala insegnanti...

“Cosa vuoi...?”

“Parlarti.”

“Di cosa...? Sono di fretta...”

 

~

 

“Oh, è una questione di pochi secondi...”
Mi guarda, un po’ di paura negl’occhi.

“...Chissà, forse di più...”
Lo vedo irrigidirsi.

“...Dipende da te.”
M’infilo le mani in tasca ed inclino appena la testa “Allora...Non hai qualcosa da dirmi?”

“Dire...Cosa?
Il suo tono è imbarazzato, inquieto.

Mi batto un paio di volte il mento con un dito, fingendo di essere meditabondo “Uhm...Non saprei...Che forse hai intenzione di andartene da questa scuola?”

 

~

 

Non capisco dove voglia andare a parare...
“E perchè dovrei dirtelo!?” Risposta troppo diretta. Appena mi rendo conto di quello che ho detto, mi copro veloce la bocca con le mani.

Lui accenna ad una risatina. Tranquillamente si avvicina a me, sorridendo “Sei carino, sai? Mi piaci, mio caro madrelingua.”

“Co...Eh...?” Non riesco a parlare.

Indietreggio.
Ho una paura terribile.

“I giochi sono solo appena iniziati, un pezzo di carta non potrà salvarti.”

Avanza ed io, tremando, procedo sempre più all’uscita.
“Melodious...”
Sento la superficie lignea della porta dietro la mia schiena.
Mi ci appiattisco contro.

So di essere arrossito e devo avere uno sguardo veramente spaventato, antitetico al suo, sempre più divertito.
Che cosa vuole fare?

La mia mano aveva iniziato a trafficare con la porta, cercando di aprirla, di fuggire.
...! Non si apre! Provo e riprovo ad abbassare la maniglia, ma niente.
E' chiusa.

“Forse hai bisogna di questa per uscire.”

Mi volto di scatto, il terrore dipinto sul mio volto.
Fra il pollice e l'indice, Melodious fa dondolare una chiave, un sorrisetto inequivocabilmente compiaciuto.

“E’ destino che Lexeaus si sia dimenticato di riportarla indietro. Dove avevi intenzione di andare? Non ti piace la mia compagnia?”

“C-che...Cosa v-vuoi fa--...?”

E’ vicino “Dipende. Tu cosa hai voglia di fare?”
Si sporge ulteriormente.

Sono nel panico più totale.
Ritiro quanto posso la testa all'indietro e la giro di lato, senza però staccare gli occhi dal lui.

Il suo fiato soffuso mi lambisce l'orecchio quando sussurra “Vuoi giocare un po' con me...Professor Blaze?”

Sbarro gli occhi sgomento “Co--... “
Le parole mi muoiono col bacio che mi sta dando.

Morbido.
Sensuale.

Lo allontano bruscamente, ora puro terrore e subbuglio dimorare in me.
Parlo, la mia voce è stridula “C-c...C-che cosa...S...Stai f-facendo...!?”

“Che domande. Ti stavo baciando. Come hai fatto tu ieri.”

Sussulto, colpito, paventando che quello che credevo fosse solo un sogno, in realtà fosse stato concreto... “Io...Cosa ho f-fatto...?”

“Ma come, te lo sei dimenticato? La sera del karaoke ti ho accompagnato a casa e...Be’, mi hai coinvolto in qualcosa di abbastanza piacevole. Avresti potuto anche andare oltre se non fossi corso a vomitare.”

“Non...Non è v-vero...! E'...E' una bugia...!”

La sua mano scivola fredda dietro la mia nuca, incrementando i brividi sulla mia schiena.
Un bisbiglio malizioso il suo “Io non dico bugie.”

Calca ancora le sue labbra sulle mie, ma lo respingo.

 

~

 

Si dibatte e mi spinge, facendomi cadere. Ma io lo trascino con me sul piano freddo del pavimento.
Sotto di me, precisiamo.

Fermo il suo scalciare bloccandogli le gambe con le mie.
“Ehi, ehi. Non si alzano le mani sui propri alunni, sai? Nientedimeno su un minore...”

“T-ti prego, las--...!”

“Prima dimmi questo: hai davvero intenzione di lasciare questa scuola?”

“...”
Non dà risposta.

Allora palpo il suo collo con lievi baci.
Lui spasima piano.

Lo carezzo quindi con la lingua.
Voglio sentire il sapore della sua pelle.

“B-basta...Smet...S-mettila...!”

“Allora? Rispondi.”

“I-io...S...Sì...S-sì, me ne v-vado...!”

Le mie dita iniziano a sbottonargli la camicia, fino all'ultimo bottone.
Lo sento tremare sotto il mio corpo.
Ha paura.
“E perchè mai? Non ti piace qui?”

“La...Lasciami a-andare...Per f-favore...Per...”

“Te lo chiedo di nuovo: non ti piace qui? Su, rispondi.”

“N-no...No...O-ora lasciami...”

“Ed io? Non ti piaccio?”

Aveva chiuso gl’occhi, i lineamenti contorti in una smorfia supplichevole. Fa un lungo respiro e dice a mezza voce “...No...”

“Ora sei tu che dici bugie.”

 

~

 

La sua mano si muove sul mio ventre teso e fremente.
No...”

Ripercorre la via fatta, tornando su con la mano e io non riesco a non sospirare.

“Lascia--...Ahh...!
Mi aveva pizzicato un capezzolo, facendomi male.
Provo a sfuggirgli, ma mi ghermisce solidamente un polso e il mento.
“...No...! M-mollami...!”

Passa la lingua sulle mie labbra, volendo invogliarmi a dischiuderle, ma io le tengo sigillate.
Repentinamente, mi divide le gambe premendo con un ginocchio sul mio inguine, rubandomi un piccolo urlo di dolore, sufficiente da farmi aprire la bocca quanto basta da introdurvi la lingua.
Cerca il contatto con la mia, ma la tiro il più indietro possibile. Non voglio che mi tocchi, non voglio...

...O sì?

[ F-fermati! Questo è sbagliato...! ]

La sensazione che provo è così diversa, simile ad un qualcosa di ghiacciato che cola nell'esofago, giù, fino allo stomaco, dove miriadi di farfalle sbattono burrascose le ali.
Forse questo è piacere, ma non dovrebbe fare male, no...

[ No, non è sbagliato, Axel ]

Mi prende anche l'altro polso e li afferra entrambi con una mano, tenendomeli sollevati sopra la testa.
La forza della sua stretta mi stupisce, è anormale, non riesco a liberarmene.
Prende a sfiorarmi gli addominali.
“Unh...”

“Da bravo...Lasciati andare al piacere...”

“M-Melodious...Nh...B-basta…”
Emetto un gemito strozzato quando la sua lingua scende dal mio torace fino al mio ventre.
“...Mpf...M-Mel...Aaah...”

“Vuoi che continui? Eh, prof....?

Serro gli occhi, agitandomi “No, no...! No...”
Il calore che mi brucia dentro quando la sua lingua, umida, è sul mio petto, è implacabile.
Non riesco più a respirare, annaspo alla ricerca di aria.

“Anf...Mel...Melod...! ...Nh...Anf...”
No...Non voglio...Non voglio...

“La...L-lasciami...An-dare…Lascia...Mi...”
I polsi cominciano a bruciarmi, ho perso sensibilità alle gambe.
“Melodious...! A-ah...No...Ahh...”

“Stai fermo, ti stai facendo solo male.” Soffia nel mio orecchio.

Racimolo quanto fiato posso nei polmoni e tento di gridare “...A...A-iuto...! A-AIUTO...! AIU...to...”

Lui, impassibile, seguita col la lingua a sfiorarmi...

“...Nh...Ngh...No...Q-qualcuno...Mi...Aiuti...”
...Non ce la faccio più...

“...Aiuta...Te...Mi...”
...Sento che scende ancora giù...

“...A-ah...Ah...”
...Non ce la faccio davvero più...

“...Uh...Nh...N-o...”
...E arriva a quel limite, mollandomi le braccia.
Allora provo ad usarle, anche se ormai non le sento più, per allontanarlo, ma non ci riesco, perchè mi tiene giù per i fianchi.
“No...No! Ba-sta....Fe...Ferma-ti...Ti p-prego...Ti...”

“Dimmi: vuoi ancora andartene dopo tutto l'affetto che ti sto mostrando? Mi vuoi proprio spezzare il cuore.”

“...Ti pre...go...! L-lasciami...!”

“Ti lascio solo se mi dici che non te ne andrai. Su, dillo.”
Continua con la sua lenta ed inesorabile sevizia.

“...Nnh...Aah...”

“Dai, non andartene. Ci sono tante cose che potremmo fare insieme...Su, cos'altro devo fare per convincerti? Ed io che pensavo di essere una persona così persuasiva...”
E succhia la pelle del mio ventre, la lecca, iniziando con le dita a discendere i miei boxer.

Mi sento così debole...Non ho più forza...Non riesco più a fare niente...Neanche a ribellarmi...Ne' a rispondere...

E' così, allora...A senso unico...Deve finire così...

[ Non c'è alternativa... ]

 

~

 

“Non è difficile. Non-me-ne-va-do.”
Torno su, per guardarlo in faccia.

          ...Tu tum

Sta piangendo.

Lacrime copiose che gli inturgidiscono gli occhi...
...I suoi...I suoi bellissimi...Occhi...

No.  [ Perchè? Perchè mi rifiuti!? ]

                  No...  [ ...Sto provando a non avere paura, ma non ci riesco... ]

                                                                                                                     No...  [ ...Perdonami... ]

NO...!

Ricordi dolorosi che riafforono con ferocia.

 

~

 

Senza che me ne fossi accorto avevo cominciato a piangere.
I miei occhi, un po’ offuscati, lo vedono guardarmi.
Non so se sorprendermi nel vedere i suoi occhi lievemente spalancati, quasi intimoriti.
Ma credo di essermelo immaginato, perchè, in un mio battito di ciglia, ha il suo sorriso.

“Ah, non so resistere alle lacrime.” Assente sospirando.

Ed arretro scompostamente, strisciando sulle gambe, quando mi molla alzandosi da me.

Mi volta le spalle e si appoggia con una spalla al muro, abbassando il capo. Poi, con forza, ci tira un pugno contro.
Lo guardo col cuore a mille.

Rialza la testa e dalla tasca dei jeans prende la chiave.
Sblocca la porta del bagno.

Le lacrime hanno smesso di zampillarmi. Sto rannicchiato contro il muro, sperando solo che se ne vada, solo questo...

Mi parla e trasalisco “Ti consiglio di tenere conto del mio consiglio. Sennò, dovrò trovare altri modi per farti restare...Come far saper semplicemente a tutto l’istituto della tua...Ehm, impotenza sessuale.”

Sono sbiancato a quelle due parole.
Lui...Sa? Come...?

“Ti starai chiedendo come faccio a saperlo. E’ stato sempre alla sera del karaoke, a casa tua. Dopo esserci baciati, mi hai raccontato del ballo, della fuga dalla finestra, Lucy...” Elenca noncurante sulle dita “...Ed altro che non ricordo, ma che posso benissimo farmi venire in mente.” Mi guarda, dedicandomi un sorriso mielato “Tu non vuoi che si sappia in giro, dico bene? Non vuoi essere deriso ancora, vero? E la cosa non resterebbe fra le mura di questa scuola, perchè le voci girano, in qualsiasi altra scuola che andrai verrai beffeggiato...Perciò...Mi dispiacerebbe proprio tanto farmi sfuggire per caso qualcosa di...Inopportuno.” Apre la porta. Si blocca a metà, volgendo la testa. Un sorriso dissoluto “Ti consiglio anche di masturbarti, altrimenti ti farà molto male. Credo che tu non l'abbia mai fatto, eh, madrelingua?” E senza aggiungere altro se ne va.

Mi accascio a terra, privo di energie.

[ ...Non c’è...Alternativa...? ]

 

*

 

         ...Potrei...

                                                                   ...Affogarmi...

                                   ...Qui...

                                                                                                                                  ...Dentro...

...Forse...

                                 ...Così...

                             ...Dopo...                                                

                           ...Potrò...

                                                ...Stare...

                                                                                              ...Finalmente...

                    ...Bene...

I miei occhi vedono sprazzi bianchi e neri, come tanti piccoli fuochi d’artificio...I miei polmoni scapitano per il mancato ossigeno, la testa mi si fa leggera...

Riemergo.

Prendo una grande sorsata d’aria, passandomi le mani sulla faccia.
“...Anf...Anf...Anf...

Resto seduto nella vasca da bagno, il mento appoggiato sulle ginocchia, il silenzio rotto dallo sgocciolare dei miei capelli.

Pure adesso, ho dimostrato la mia vigliaccheria.
Ho provato a fuggire...E non ci sono riuscito. Non ho il coraggio di farla finita...Di morire...

...Le persone possono suicidarsi per così poco?

Sono...Davvero...Patetico.

Solo io posso disperarmi a tal punto...Uno studente minaccia di rivelare la mia più grande falla, ed io tento il suicidio.

Troppo sensibile...
Un conformista scrupoloso...
Cronicamente fragile...
Infantile...
Isterico ed insicuro...

...Un effeminato, quello che sono.

Ma perchè mi sono messo in testa di fare l’insegnate...?
So a malapena gestire la mia giornata, ed mi sono messo sulle spalle il futuro di altri individui.

Che ci faccio qui?
Io...Sono un perditempo e basta. Non faccio altro che causare problemi.
Io non sono nessuno.

Mi alzo, mettendo piano i piedi fuori dalla vasca. Indosso l’accappatoio e cammino per raggiungere la mia stanza.
Nel corridoio incontro la scatola che ho portato da scuola.
La fisso, chiedendomi cosa fare.
Mi siedo a terra e la apro. Scorro il contenuto, l’acqua che dalla testa continua a sgocciolare.

[ No, zio. Ormai ho deciso. Non torno indietro ]

E così, anche questa volta, mi rimangerò la mia decisione.
Scappo.
Sono fortunato a non avere un orgoglio, così non posso stare troppo male.

[ I giochi sono solo appena iniziati, un pezzo di carta non potrà salvarti ]

Un gioco...Per lui è un gioco molto divertente, ed io la sua buffa marionetta che fa da protagonista al suo personale teatrino di tormento.

[ Vuoi giocare un po’ con me...Professor Blaze? ]

Incrocio le braccia sullo stomaco, raggomitolandomi un poco.
Perchè...Ce l’ha con me? Perchè mi odia così tanto? Cosa gli ho fatto...?

                       [ Da bravo...

                                                          ...Lasciati andare al piacere... ]

Stringo velocemente le gambe.
Non ho mai sentito sul serio il bisogno di permettermi l’autoerotismo, però ora...Mi fa davvero male, lo vorrei fare, ne sono molto tentato...Ma al solo pensiero ne sono nauseato.
Potrei anche accettare il fatto di essere omosessuale, ma un’altra cosa sarebbe toccarmi, perchè penserei inevitabilmente a lui, e sarebbe dichiarare che mi è piaciuto...E non mi è piaciuto. Mi ha fatto solo...Schifo.
Mi ha fatto schifo che mi baciasse, che il mio corpo reagisse alle sue attenzioni, che mi toccasse, che la sua lingua sfiorasse sulla mia pelle, che mi fissasse in quel modo...

Mi fa schifo Demyx Melodious.

 

 

Metto giù la scatola vuota, i registri e il portamatite al loro posto sul tavolo.

Questa mattina, alla mia comparsa in sala, con mia sorpresa, sono stato accolto dagl’altri insegnati con una smisurata solidarietà...O commiserazione, dipende dai punti di vista.

Braska seguitava a ripetermi di non preoccuparmi, che le vie del Signore erano infinite; Garnet mi ha offerto ben tre tazze di caffé; Jecht lottava con se stesso, proibendosi di ridere davanti a me, e questo era già tanto; Kuya, in qualche modo, mi era ancora più incollato di prima, infatuatosi del mio lato ‘selvaggio’; Lulu mi aveva letto nella sfera di cristallo, prevedendomi un futuro florido, pieno di felicità e fortuna; Quina, gelosissima del suo cibo, mi ha proposto una coscia di pollo, che io ho gentilmente rifiutato; Beatrix mi ha dato il proprio numero di cellulare, dicendomi di telefonarle in qualsiasi momento, per parlare o per qualunque cosa io avessi bisogno; Cid mi aveva narrato di una sua vicissitudine, quando lui e dei compagni di liceo si erano sbronzati e lui aveva corso nudo per tutta la città, con scritto sul sedere ‘Manzo di prima qualità’. Morale celata, ‘C’è chi sta peggio di te’; Auron aveva parole più sagge, “Sei giovane, hai una vita intera davanti, è impossibile non imbattersi in degli ostacoli. Non fermarti alla prima difficoltà, lotta, cammina a testa alta. Fallo per te stesso, ignora chi non ti supporta. Sei tu a scrivere la tua storia e nessun’altro.”.

Guardo l’orologio. Manca poco agli inizi delle lezioni.
Corro a perdifiato fino alla presidenza, di fronte a cui permango.

Non ho un orgoglio, però un certo imbarazzo lo sento. Se non ci fosse lo zio, e qualcun’altro al suo posto, verrei sicuramente sbattuto fuori a calci. Dopotutto, io non sono altro che un raccomandato...

Knock knock

Infilo la testa dentro e mi blocco sulla soglia, vedendo lo zio in compagnia di, sì, sono il solito fortunello, Melodious.

“Buongiorno, professore.” Flauta atono quest’ultimo.

“Aku...? Entra, Aku...! Hai...Hai davvero cambiato idea...?”

Ecco...Addirittura lo zio aveva previsto il mio ritorno...
Mi azzardo a fare qualche passo nella stanza. Lo zio deve aver notato che il mio attuale nervosismo deriva da Melodious, perchè esclama tutto d’un tratto “A proposito, Melodious si è recato stamani nel mio ufficio per riferirmi che tu avevi cambiato idea e non te ne saresti andato. Gli stavo appunto chiedendo come facesse a saperlo...”

“Sì, vede signor direttore, è la prima volta che affermo una cosa del genere, una cosa che ha stupefatto persino me. Io credo che il professor Blaze sia un ottimo professore, se non il migliore. Non ho mai trovato mai nessuna materia scolastica così interessante, mi ha fatto desiderare d’impegnarmi seriamente nello studio. Ho cercato di persuaderlo dalla sua decisione, perchè le sue dimissioni mi avrebbero causato un gran dispiacere.”

“Quindi, Aku...Resterai?”

No, Axel. Diglielo, digli di no. No, N e O, NO. Diglielo, avanti. Dì no! Dì no! Dì no! Dì no! DI NO!

...NO! “...Sì...

“Oh, ne sono estremamente sollevato. Col cuore in pace, tolgo il disturbo. Buona giornata, preside. Professor Blaze...Ci vediamo a lezione.”
Quello che vede lo zio è un sorriso cordiale, ma con gli occhi di qualcuno che lo conosce, di qualcuno come me, che ha dovuto divenire smaliziato per prevederne le mosse, è un sorriso che non definirei lindo, ma lascivo.

Chino il capo e porto istintivamente le bracce al petto.

Passandomi di fianco, percepisco il suo sussurro, inudibile al preside.
Presto, molto presto, giocheremo ancora insieme.”

<< Sbam >>

Stringo più forte le braccia al corpo, un inopinato dolore, quasi fisico, intorpidirmi i punti che lui aveva lambito...

“Incredibile! Demyx Melodious che prega un professore di non dimettersi...! E ha detto che non ha mai trovato nessuna materia scolastica così interessante...! Questo miracolo è stato possibile, perchè sei amato, Aku! Andartene sarebbe stato un errore! ... Aku? Cos’hai? Stai male...? Hai il volto molto arrossato...”

[ Non c’è alternativa...

                                                                                                                ...Axel ]

 

 

 

 

 

 

 

Commenti dell’autrice:

 Con mio sommo dispiacere, ho dovuto accorciare questo capitolo. Ve ne sarete accorti che in alcune parti sembri ci sia una spezzatura...Sennò non avrei aggiornato più ed io volevo aggiornare il più presto possibile! >_< Spero di non essere stata confusa nei flashback...Se non avete capito qualcosa, chiedete pure!
Volevo che il linguaggio di Zell fosse meno comprensibile, di una lingua tutta sua, ma alla fina l’ho fatto parlare alla corretta! Dopotutto, è sempre un figlio di papà di un nobile casato![moooolto super very rich] E Larxene...Diciamo che ha preso un po’ il posto di kairi di ITtF! Ma questo solo perchè ho in serbo dell’altro per lei, quindi quella povera donna di Larxene dovrà interpretare questo ruolo...
Cosa ne pensate della storia narrata in prima persona? Era meglio in terza? Ditemi qualcosa a proposito, per favore, così so come regolarmi! La prima persona può essere molto comoda, ma non è tanto bello far sapere per filo e per segno che pensa il personaggio...Mi sono scucita troppo, ci vuole un alone di mistero! AI VOTI!

Grazie di aver letto tutto il capitolo! (__  __)
Mi farebbe troppo contenta sapere che vi è piaciuto!

 

Sempre vostra,
 Sorina
~

 

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Capitolo 3
*** Un giorno come un altro ***


lol33

 

Ultima aggiunta << Ok.
Non ho riaggiornato esattamente entro la settimana...Meglio tardi che mai, gente, meglio tardi che mai! XD
Sono costernata, dopo avervi inviato l’e-mail d’avviso, vi siete ritrovati con quello stupido messaggino al posto del terzo capitolo…PERDOOONO! *mi postro umilmente*
Grazie a coloro che leggeranno[con immensa bontà] questo capitolo ed a chi lo rileggerà.[soprattutto grazie a Silvermoon, che ha detto di voler aspettare le mie correzioni per recensire! Brava ragazza, sei!XD]
Non sono appieno soddisfatta di questo capitolo[per niente contenta a dire la verità]. Non fa neanche ridere. E’ piatto. Ma in alcuni punti mi piace come è scritto.
Comunque spero che nel prossimo sia diverso. >> Fine ultima aggiunta

 

 

 

Thanks to:

» Isuzu: Isuuuuzuuu miaaaaaa! Sono contentissima che Lessons ti piaccia tanto! E che sia stata la prima fic che ti abbia trasmesso così tanti sentimenti *me piange commossa T^T * cit. emozionante, fantastico, incredibile[...] Sono aggettivi che mi garbano alquanto ^_^ Importante: ti sei divertita! Menomale, ho sempre il terrore di non far ridere in modo sano i lettori. In certi punti capivi benissimo Demyx? O_O Io no![igh, igh...In realtà so mooolto di lui]XD Ho rappresentato i due protagonisti proprio opposti dal solito, dillo pure! Ci si stufa a leggere di un Demyx perennemente sottomesso, sai?XD Se non capisci qualcosa, chiedi pure! Sono qui apposta! :)

» larxene: spero di non di averti fatto morire d’ansia per l’attesa di questo nuovo capitolo XD Davvero, non lo faccio apposta .__. Doh, non cambiare nickname per colpa mia! Poi non mi sembra tanto antipatica...Solo un po’ appiccicosa...
Spero di restare nei tuoi preferiti! ^_^

» Sashy: Complicare la vita? Ma io gliela anniento! *ride alla Malefica* Ti intratterrò mooolto beene tra un paio di capitoli...Pazienta! °W°

» honeysenpai: So bene che sei per le AkuRoku, per questo il tuo giudizio mi è indispensabile. Sei oggettiva al 100%!
Quando aggiorni la tua FanFiction? Io aspetto!

» silvermoon: La tua prima recensione è stata davvero striminzita, ma è stata anche quella che mi ha colpito di più. Non ho intenzione di deludere ne’ te, ne’ gli altri, ce la metterò tutta!
Una rivincita di Axel?XD Mi sembra un tantino improbabile, o perlomeno troppo presto...Prima di tutto dovrebbe capacitarsi di essere un essere umano e non uno scilacco di Dio XD
Tieni anche tu la dote di scrivere sempre redditizia! Il quinto capitolo della tua fic non vuole che essere letto da me!

» Miyavi4eVeR: Che biello che ti sia piaciuta tanto taaaaaanto ^_^ Penso sia un miracolo aver invogliato alla lettura una persona che non conosce il fandom...
Batti il cinque, sorella!
E non scordarti che devi aggiornare ‘Miyavi la Catastrofe’! Io scalpito d’attesa XD

» CatDark: Ho visto dal tuo blog che Saix entra egregiamente nelle tue grazie XD Purtroppo, a proposito delle comparsa dei personaggi, ho la bocca cucita...Ma leggi, leggi il terzo cap.!XD

» LittleBeaver91: Genio? IO!? Mmasmmettilla, che mi monto la testa! *me già ridacchia* Gha, gha. Demyx ti attizza, ntz? Anche a me fa lo stesso effetto, ma questa volta quoto per Zexion X3 Su chi è Uke, ti lascio smeningere da solo. Dico solo che, odio le rappresentazioni in cui c’è un personaggio debole ed effeminato che fa il passivo...Semplicemente, preferisco che caratterialmente siano allo stesso livello, e che non ci siano stereotipi, poi che è attivo o no è un’altra storia XD Chissà cos’è Axel...
Larxene non fa la sgualdrina! E’ una delle tante Fangirl! Non confonderla con rinoa!é_è
Poi...Ti ricordi la nostra ultima conversazione su MSN? Be’, mi hai fatto arrabbiare e ti ho bloccato. Appena riesco ti sblocco, ok?

» BloodberryJam: Ma non ci sei maiiiiiiiiiii su MSNNNN...! Uffi...T_T Che bello ritrovarti anche qui! Senza di te la mia esistenza è un topo senza incisivi!XD Anche a me appassiona più questa fic che l’altra!XD Gha, adori Axel?? Fiuu, pensavo potesse stare sulle scatole a qualcuno, remissivo e ingenuo a quel modo XD
Guarda che Xemnas a musicare in ‘Hair’ ci starebbe troppo bene! Ma non Axel, che non ce lo vedo proprio XD
Eeeh, già, il mio sogno nel cassetto è che arrivi nella mia classe un prof. bello e giovane, un tipo come Axel sarebbe congeniale...Igh Igh.
Nella mia testa c’è solo la colonna vertebrale della FanFiction...I muscoli, il sangue ed i vari organi me li invento sul momento, basandomi su un avvenimento principale che fa da cervello.
Il Trans non può non piacere!XD E’ tanto versatile![in tanti sensi]
Spero di beccarti presto su MSN, perchè vorrei sapere come stai e su quel problema che ti stava[sta] facendo stare male...Non sei costretta, ovvio 0_= E non credere che ci abbia pensato solo ora, BbJ. Sai che per me non è facile trovarmi spesso al computer...

» _Zexion_: Ho fatto bene ad avvertirti, allora! ^_^
Hai colpito il punto: c’è un’attrazione che li lega e che non può fare a meno di manifestarsi...In modo crudele. Sintesi perfetta, sul serio >_<

» Dango_mimesis: Fantastico. Credo di non aver fatto altro che aspettare una recensione come la tua dall’inizio della mia carriera di writer.
Hai registrato quello che c’era da notare; non credere che il mio sia un dono, mi impegno a scrivere decentemente, dò molta importanza a come lo faccio. I complimenti al mio lavoro sono complimenti, certo; ma non pecco a voler soverchiare le solite frasi di rito come ‘scrivi bene’, e ‘i personaggi sono tenerissimi!’, no? Una volta tanto, fa piacere ricevere qualcosa di diverso. Forse sono cose che so già, ma leggerle trasmesse da qualcun’altro è sempre bello. Penso che si recensisce qualcuno, bisogna farlo bene!
Allora...Sì, il mio Demyx non segue le comuni rappresentazioni XD Ho provato a renderlo un altro, e che io abbia guadagnato l’effetto atteso, mi rallegra *YHEA* Vale anche per Axel...Gli elementi si sono invertiti, eh? Chi è il fuoco, adesso?XD
Calma, calma, non diamo tutta la colpa a Lucy! Lei non è stata plasmatrice intenzionale del carattere di Axel, ma quella volta è stata abbastanza determinante, in qualcosa che ora non puoi sapere XD
Ecco, ecco! I capitoli lunghi! Aggiorno lentamente, ma compenso con la lunghezza. Come ho organizzato Lessons of Love, accorciare i capitoli mi sfaserebbe ogni cosa, e sarei finita. In questo terzo cap. ho fatto un’eccezione, che più sotto spiegherò a tutti.
Demyx è cresciuto nella ingiustizia, non può che esserne stato congestionato...Ma ha reagito a modo suo. Ci sono tante cose di Demyx - i suoi comportamenti, i suoi pensieri -, delle sfumature  che non si possono scindere con la scusa dell’orfanotrofio, perchè non si può partire da una sola base. Ad Axel piace?0_0 A me pare proprio di no. E’ qualcosa di ben diverso ciò che prova, non è amore.

FIGUUUUUUUUUUUS!!! Sono riuscita a fare stare sulle palle un personaggio di mia creazione! GHA GHA GHA! Mi gratifichi troppo! Sei la prima a dirlo. L’ho realizzato, sperando in cuor mio che rodesse qualche lettore! E sarebbe anche normale! Se un personaggio piace a tutti, c’è qualcosa che non quadra XD E che ti stia in una maniera strepitosa, per me è un successo enorme. Anch’io all’inizio ero come te, salvavo sempre i miei personaggi dall’emarginazione da malafatta, perchè, insomma, poveri! Ma così è noioso XD LETTORI, LETTORI, ODIATE DEMYX MELODIOUS, ODIATELO! GHA GHA GHA GHA! Emetto un sospiro di sollievo nell’apprendere che il ritmo della narrazione è buono e piacciono anche a me le frasi isolate e nelle parentesi quadre, danno uno strano effetto.
Per Axel...Dovrà uscirne da solo, nessuno può aiutarlo. Ventiquattro è solo un dato, non altro. Trenta, quaranta, Axel rimane una persona piena di mere fife ed inutili incresci.
Se Demyx sta con Zexion...? Prova a leggere questo capitolo, poi dimmi cosa ne pensi ^_^
No, no, continua e leggermi e scrivere recensioni lunghissime[anche divagando XD], non mi fai altro che happy!XD

» Roy4ever: Sere san[da come scrivi mi sembri più grande di me]!>_< *me felice* Cullo la speranza che tu non reputi questa FanFiction una delle tante, perchè mi sto sforzando perchè non sia così. Niente regolari bulletti, niente regolari Uke, ricordatelo :) Lo scherzo che mi è piaciuto di più è stato quello del test a luci rosse XD
La Puttan--...Ehm, kairi preferirei comunque non metterla anche in Lessons :>

» kns_87: GHA! Alla divina è piaciuto un sacco questo capitolo!? *mi postro all’apprezzamento della mia prima dea ispiratrice*
Già, Auron non si smentisce mai.
‘This is your story.’ e nulla più, però XD
Zexion piace assai anche a me ^_^
Per Demyx...Aspetta!

» Reki_Hiwatari: No problem, basta che hai letto E recensito ^_^

» Whattina: Axel bullo e Demyx tirocinante sfigatello è troooppo scontato. Scombussolare il tutto è sano, no? ^_^ Sì, la parte del mezzo-strupo di Axel è piaciuta anche a me. E’ figUo leggere dei pensieri birbantelli di Demyx XD
Ti soddisfo appieno nel punto di vista di perversione totale? Gha, se sono perversa io XD Ai lettori piace la roba più hard, ma...Ogni cosa a suo tempo!XD Tuttavia cerco di essere sempre fine ed esporre con classe! ...Naturalmente sto scherzando XD Io non sono per nulla raffinata nello scrivere T^T

» Nahema: CaraCaraCara, Naheeee! Ho persino temuto non ti fosse arrivata l’e-mail d’avvertimento...Kuja, il maestro birichino![no, è proprio un maniaco]XD Io rispetto troppo Xemnas! E se legge Death Note è anche meglio!XD Se avessimo uno come lui a fare da preside, probabilmente al posto della matematica ci verrebbe insegnata la metodologia per uccidere senza essere sgamati XD
...Scherzo, Xemnas è un uomo serio nel suo lavoro -_-

» Naoto: Imprecisoni lessicali?? COSA INTENDI CON IMPRECISIONI LESSICALI?? Spiegamelo! Di battitura?? Di distrazione?? *GHAAAaa*
Ero nel panico, volevo spiegare in modo appropriato le sensazioni di Axel...Perchè la sua non è semplice paura.
Gha, good! Continuami a seguire, ti prego!

» kiaaxel: Mi fai felice T^T Rinunci ai compiti per Lessoooooooons...! I LOVE YOU!

» Celine_Falilith: Persona INUTILE! Se vuoi sapere qualcosa, chiedilo direttamente a me, non mi metto a risponderti qui! Ci vediamo praticamente ogni giorno! NOOO, TI PREEEGO...! E’ stato un errore madornale infilarci Auron...QUEL MASTODONTICO PEZZO DI MUFFA ARRUGGINITO!
‘Thisshis shyourh sshtory’!
Non ci credo che preferisci codesto ad Axel! NON FALLARE, RAGAZZA!
Finché esisterà Larxene, esisterà KYAH. Quindi non ti resta che farla fuori...
Comunque, a parte l’accenno ad Auron, recensione interessante. Dovrebbero farne di più come le tue è.é

 

 

 

 

 

...Magguarda chi c’è!:
GHA! Sono Sorina_SA! Sono tornata!
Qualcuno di voi ha forse sperato nel dodicesimo capitolo di It’s time to Fly...Mi dispiace avervi deluso ^_^”

Chiedo subito venia per alcuni miei errori ed imprecisioni nel capitolo precedente:

• Ho continuato a scrivere ‘Kuya’, perchè sono io che lo leggo così...Ma si scrive ‘Kuja’;

• Gli anni di liceo giapponesi sono tre, ma Kingdom Hearts Istitute segue, solo in questo caso, il canone americano[ed italiano ecc];

• Rispondo a Xemnas89 qui, ma è per tutti: io non spoilero MAI i nuovi personaggi che appariranno!XD Per nessun motivo non spoilero neanche in generale!XD

[però in fondo al capitolo c’è un’eccezione speciale]

• Non uso frasi in Romaji, perchè stanno già parlando giapponese; non voglio essere incoerente. Ma per parole come ‘obento’ – che è il cesto del pranzo – o definizioni varie e nomi di cibi li scriverò in Romaji, essendo più comoda una parola sola che quattro XD

• Ho riguardato il secondo capitolo. Non so quando lo riposterò corretto, dovrei trovarne il tempo...

L’unica frase intera che ho aggiunto è questa, in cui Xemnas si ritrova in presidenza Axel tutto spossato dagli scherzi: [...] Il suo sguardo ha la stessa espressività di L/Ryuzaki di Death Note...Possibile che un Akuma alla D.Gray-Man lo stia possedendo...? Accidenti, io non ho mai fatto un esorcismo! Forse dovrei farlo visitare da Lulu...

• C’era differenza quando nelle parentesi quadre scrivevo in corsivo o no...Ve ne siete accorti? Le frasi corsivate sono dati del passato, cose già state pronunciate, ma non spiego da chi. Be’...In questo capitolo sono andata contro la regola...Ho i miei buon motivi!XD

• Non coniugo i verbi a caso; quindi non sono sviste quelle che avete letto e leggerete, è tutto volontario ^_^

• • • Con voi ho continuato a definire Demyx un ‘bulletto’, ma non è da considerarsi tale. Xigbar, sì, che può essere definito bullo[anche un po’ Zell XD], irruente alle regole e non curante del galateo; Demyx è un ragazzo mansueto, non fa niente di male se non istigato. Le risse in cui è spesso coinvolto, l’incendiare l’auto di Steiner, ecc., sono tutte frutti di provocazioni fattegli, lui non fa mai nulla per caso. Starete pensando “...E allora perchè ce l’ha tanto con Axel?”...Axel, involontariamente, l’ha stuzzicato. Forse essendo un professore fresco fresco, appariscente[occhi e capelli] e con un atteggiamento così arrendevole...Ve lo ricordate quando nel primo capitolo, gli dice “[...] Quando ti mostri così indifeso, mi viene voglia di farti del male...”? Ecco. Siete liberi di pensare ciò che volete, che Demyx è sadico[un po’ lo è u_u] e che Axel lo attizza perchè è sexy o puccioso, non lo so, ma l’opinione dell’autrice è questo ^_^

In questo capitolo invece:

Il capitolo sarà molto molto più corto degl’altri. In realtà sono i primi 4 punti che componevano il terzo capitolo originale. Ho deciso di postarlo così, perchè di punti ce n’erano 25, e aspettare fino a giugno per aggiornare era inconcepibile XD Quindi eccolo qui, in anticipo.
Ci saranno poche conversazioni; presento meglio i personaggi, svelando anche qualche altro drammino interiore di Axel XD
E’ narrato in terza persona. Sono stata poco democratica XD Ma per questo capitolo e per i prossimi due a venire sarà così per questioni che non posso spiegarvi.

 

Nutro la speranza che non sia pesante Q_Q

 

 

 

Buona lettura

 

 

 

 

 

 

 

3. Un giorno come un altro

 

 

 

Sono quasi le sette.

Axel è prono sul tavolo della sala insegnanti.
Un’ora fa ha ultimato in fretta e furia la correzione dei test d’inglese delle terze, per dedicarsi poi, con impegno, al controllo delle verifiche d’informatica delle classi prime.
Negli ultimi tempi accade spesso così, gran parte degl’altri insegnanti per un’impellente dovere irrevocabile gli affastellano i propri compiti.
A lui non passa neanche per l’anticamera del cervello di rifiutare, piuttosto, essere incaricato di tali mansioni lo rende fiero e lusingato.
Se gli commissionano questi lavori, è proprio perchè si fidano di lui, no? Poi non è un grosso sacrificio, solo un po’ di stanchezza in più, ma sapere di essere d’aiuto, utile, colma qualsiasi sua mancanza.

 

Oltre le larghe finestre, l’ombra d’ogni cosa è slanciata dalla luce rosseggiante del tramonto. Il silenzio urbano è graffiato di quando in quando dal cra cra di qualche cornacchia, e si ode, più distante, le risate di bambini indugianti al parco giochi, restii nel fare ritorno a casa. Lo sfregare ritmico dello scopettone del bidello fuori dalla porta tace da un pezzo, ma Axel non se n’è ancora accorto.

 
 

‘Ho finito...Speriamo al professor Cid vadano bene...’
Soddisfatto, inserisce accuratamente l’ultima prova e le altre nella cartellina, posando la penna. Si abbandona allo schienale della seggiola, levandosi gli occhiali. Si sfila l’elastico dai capelli ed accosta le palpebre; gli occhi gli pizzicano dopo la lunga contemplazione di caratteri relativamente piccoli.
Resta così per poco.
Inforca le lenti, recidendo quell’attimo di beatitudine. Fa per alzarsi, desideroso di tornare nel suo appartamento.

 

Contemporaneamente, sussulta allo sbattere della porta.

 

Inspira violentemente, reggendosi con fare spasmodico ai braccioli e ritraendosi il più possibile sulla sedia. Fissa l’appena arrivato Melodious, struggendosi con tutto se’ stesso nell’aspirazione di sapersi teletrasportare, o di essere un qualcosa d’incorporeo, impercettibile alla vista, intangibile al tatto. In alternativa - sogno ricorrente che ha contrassegnato ogni giorno della sua biasimevole vita - non essere Axel Blaze.
Non gli resta che subire gli indicibili martiri che Melodious gli avrebbe galantemente prospettato di lì a poco...

 
...Si dà del coglione, perchè nella testa gli balena il remoto spiraglio che, forse, avrebbe potuto cavarsela, che per questa volta, forse, la solita sfiga gli avrebbe dato una tregua...

 
Già. E’ proprio un coglione.
“...T...Tra poco a-arriverà il preside...! Non ti conviene avvicinarti a m-me...!” Un’avvisaglia affettata; cosa può importargliene a lui se sta per arrivare il preside?, ma prega comunque abbia effetto.

L’espressione di Melodious non ha una piega. Quel sorriso è statico, tanto fatalmente bello, quanto insignificante. Non elargisce nulla, se non la paura per ciò che il possessore avrebbe potuto fare.

 

Ma quanto è bello, maledizione...

 

 

Si fa vicino a passo sicuro, ma indolente, sempre più vicino, vicinissimo. Ed espugna, con movenze eleganti, l’invisibile fortilizio che Axel confida di aver eretto.
Il suo incubo ad occhi aperti gli si è accomodato con nonchalance sulle gambe.

 

E’ giustificata l’impressione che il nastro della sua esistenza si sia inceppata in un’occasione, in quell’unico punto?

 

“M-Melod--...”

 

Shhh...” Il respiro freddo battergli sul viso.
Fa scivolare la mano dietro la sua nuca, intrecciando le dita coi ciuffi rossi, stringendo forte, ma non troppo.

 

Il cuore di Axel manca un battito, quando, veemente e sfrontato, Melodious gli s’immette nella bocca.
Non ha alcun riguardo, come fosse il padrone, lo possiede con la lingua, esplora con irruenza ogni angolo, non lascia vie di scampo.
Azzanna, lecca, succhia, fa male, ingiustamente e dannatamente perfetto.
 

E’ un contatto che non ha niente di dolce...
E’ un contatto rivoltante.
E’ un contatto viscido.
E’ un contatto sbagliato.
E’ un contatto cattivo.

...Ed oltremodo eccitante.

 

Ma ugualmente errato...
Lo sforzo di sollevare le braccia, e fremente, Axel lo afferra per le spalle, allontanandolo e allontanando anche la presa dai suoi capelli.
Gli occhi lucidi di indomito piacere puntati altrove, le labbra turgide e dischiuse pronunciano a fatica “...N-no...No...Devi s-smetterla...!”
Pensa per un istante che non lo abbia udito, o probabilmente quelle per Melodious erano parole senza senso. Difatti si è riavvicinato, ora, buono, gli scocca piccoli baci ovunque, sul mento, sulla mandibola, sul collo, agl’angoli della bocca.
La mancina era scesa più in basso e lo tocca in mezzo alle gambe.

Ah...” Un sospiro, ed un altro, sotto quella carezza licenziosa, una blandizia che non ha intenzione di ritirarsi. Le punte delle sue dita restano lì, sul cavallo dei pantaloni.
Crudeli e pericolose.

F-FERMATI...!” Ed Axel sa che quell’ordine è rivolto più a se’ stesso. “Smettila di comportarti come un bambino...! Smettila, ti prego...!”


Il liceale cessa di dargli baci, distaccandosi appena. China il capo, rialzandolo un attimo dopo e reclinandolo di lato, dando persino l’impressione di vergognarsi. Educatamente perplesso, domanda “Vuoi che la smetta?” Gli concede un’altra moina sulla patta rigonfia, esortando un altro sospiro che voleva essere trattenuto “...Però, il tuo corpo...” Accosta la fronte con quella del suo insegnante. “...Manda...” Il sorriso che prima si è dileguato, riappare ancora più ampio ed insolente. “...Segnali contraddittori...”

 

Un’altra carezza.


Non riesce a contenere un ansimo carico di desiderio a quell’unico tocco marcato con più vigore.
Lascia che la mano di Melodious gli sbottoni i pantaloni, facendo finalmente scorrere le dita sulla carne bruciante, muovendosi per tutta la lunghezza dell’eccitazione e stuzzicandone la punta con l’indice.
Vuoi che la smetta?” Ride infame, prima di morsicargli a sangue le labbra.

Axel geme forte nella sua bocca, ormai senza nessun pudore.

E geme ancora

[ ...E’ giusto quello che stai facendo, Axel...? ]

E ancora

[...E’ davvero quello che vuoi, Axel...? ] 

E ancora

[ ...E’ un volubile desiderio il tuo, Axel...? ]
 

E ancora

[ ...O va oltre...? ]
 

Ancora

[ ...E se dopotutto... ]
 

“...Aha...!”

                                                                                             [ ...Non gli interessasse saperlo? ]

 

Infine deflagra, il suo seme sporca il palmo del ragazzo.
Incurva la schiena in avanti, la testa va ad appoggiarsi sul suo costato.
Avvampa ulteriormente per la vergogna, per quello che hanno appena fatto insieme, non avendo la risolutezza di tirarsi su e guardarlo negl’occhi; ma avendo solo quella che crede sia la decenza di restare nel silenzio del suo affanno.


Decenza, un concetto che sembra completamente assente in lui.

 

 

Melodious fa riaffiorare la propria mano dai boxer, ravvicinandosi in modo da aderire totalmente al suo corpo, in modo da inglobare il suo calore, sentirselo contro a se’, fondersici.
Gli accerchia la schiena con le braccia, la mano umida serrarsi, di nuovo, sui suoi capelli sciolti.


Un abbraccio quello, che odora di sesso.

 

 

L’adulto [ che di questo ha solo la qualifica ] ha il viso che sporge oltre la spalla del suo alunno. E’ imbarazzato [ tormentato in ogni senso ], l’eccitazione palpita ancora [ selvaggiamente ], la voglia non se ne va [ non se n’è mai andata ].


Quelle fibre dorate lo solleticano, col loro incessante profumare di qualcosa che non sarebbe mai riuscito a descrivere.


Forse di sigaretta. Forse di giglio.
Sicuramente Di Lui.

 

Profumo buono.
Pungente.
Esaltante.

                                                                           ...Come ama quel profumo

 

 

Il suo orecchio è avvicinato dalla bocca del ragazzo, con un lieve inclinamento del capo di questo.
Fruscia carezzevole. “Dì, professore. Ti senti così attratto da colui che ti sta parlando? Da un tuo studente? Da un maschio? Il timido e riservato Axel Blaze è attratto da tale soggetto?”


Labbra gelate gli lambiscono la pelle.

Da quanto provi questo, Axel?

 

 


 

 

                ...TU TUM



Axel sbarra le palpebre, scattando a sedere sul letto, la coperta che casca sul pavimento.

Anf...Anf...Anf...Anf...


Come reazione spontanea, si volge lo sguardo intorno, controllando la camera.

Ovviamente non c’è nessuno...

 

Si asciuga la fronte madida di sudore con la manica del pigiama.
L’orologio luminoso sul comodino segna le 4:33.

 

 
Un respiro refrattario. Il viso nascosto tra le mani.

 

 

 

 

 

Di nuovo...”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Oh, accidenti...! Sono arrivato tardi...Addio, yakisobapan...”
Mugola Zexion affranto, qualche passo dietro alla torma fermentata in attesa del proprio turno per ordinare i panini al chiosco.

 

Zexion saaaan...!
Dal fondo del corridoio, Zell lo raggiunge dimenandosi nel salutarlo. “Senpai, che fai?? Non ti metti in fila??”

 
“Sono in ritardo. Quando sarà il mio turno, non ci sarà rimasto più niente.”

 
“Oh...” Guarda pensoso il volto rannuvolato dell’amico, poi con somma animosità l’agglomerato di persone che si spinge, peggio del pogo al concerto dei Sex Pistols.

 

Ed angosciante tragedia:

          Zexion

  Yakisobapan =

 ________________

Un Senpai A Funesto Digiuno

 

 
Gli batte le mani sulle spalle con fare cerimonioso. “Resta qui, senpai. Torno subito!”
Un po’ saltellando, un po’ correndo, Zell ripercorre i propri passi, sparendo dopo aver girato l’angolo. Passano forse sì e no quattro minuti, quando ritorna marciando entusiasta, tallonato da Riku, Xigbar, Lexeaus e Xaldin. La cosa ha dell’incredibile, visto che ognuno di loro ha le aule ben distanti e in piani differenti.
I miracoli di Zell.

“Ok, gente! Lavoro di squadra! Senpai Riku, tu adescherai le ragazze presenti con il tuo fascino! Gli altri--”

 
Perchè è la Checca a dover adescare le ragazze!?” Obbietta Xigbar, il naso arricciato in una smorfia sprezzante. “Perchè non io!?”

 
“Ascolta, Xiggy.” Attira la sua attenzione Riku, con uno sguardo d’accigliata amarezza. “E’ una cosa che penso da molto, ma che non ti ho mai detto perchè mi è mancato il coraggio. Non offenderti, ti prego, ora che sarò franco: Xiggy, tu fai schifo. Nemmeno la peggior racchia in calore ultrapensionata che non scopa da quarant’anni ti considerebbe appetibile. E’ la verità nuda e cruda, Xiggy.”

 
Questa volta, oltre a Xaldin, serve anche l’apporto di Lexeaus a sopperire l’impetuoso contrattacco del ragazzo.
“MERDA! MERDA...! LASCIATEMI! CHECCA STRONZA! TI RIDURRO’ LA FACCIA CHE NESSUNO VORRA’ PIU’ AVVICINARTI E L’UNICO CAZZO CHE POTRAI AVERE IN BOCCA SARA’ IL TUO...!”

 
Zell fa ballare la testa, spazientito. “Non perdiamo tempo con questioni estranee! Vi ricordo che qui, il povero Zexion, rischia di rimanere senza pranzo! Atteniamoci ai piani!”

 
La stizza di Xigbar stempera di mille migliaia di gradi centigradi, rimpiazzata da un serio cipiglio. “Facciamo in fretta.”

 

Si mettono all’opera.

 
A Riku, basta dire, con un sorriso stra-sfavillante ed abbacinante da autentico Idol “Ragazze, pranziamo insieme?”
Xigbar regala intimidazioni, promettendo un misterioso incidente alle famiglie di ciascuno e dando qua e là degli spintoni.
Lexeaus e Xaldin prendono qualche studente in mano – sì, in mano - e lo scaraventano via.
Zell scompiglia ad oltranza la situazione, saltando addosso a chiunque in piedi e schiamazzando “VOLO D’ANGELO! Subitevi la mia maestria nel barcamenarmi col mosh&roll, mediocri poghisti che non siete altro!”

 
Per tutti quei poveri innocenti, l’ordinazione dei panini si è tramutata in una vera e propria lotta per la sopravvivenza.

 

Tramortito l’ennesimo ragazzo, Zell va ad afferrare Zexion per un gomito. “La strada è libera!” Gli fa oltrepassare quella scia di morte, fino al chiosco dove l’anziana signora, un po’ dura d’orecchi e dagl’occhiali stile ‘fondi di bottiglia’, vaga nel suo mondo.
Fa gesto con le dita “Due yakisobapan, per favore!”. Paga di tasca propria 240 Yen, spingendo tra le braccia dell’amico i panini.

Zexion sorride esasperato, sbuffando. “Grazie. Ma non fatelo più.” Con una mano traffica nella tasca dei pantaloni, raccattando qualche moneta.

“EHI, EHI! Che stai facendo!?” Lo sgrida il kohai, stralunando gli occhi e ponendosi in posizione ‘di difesa’. “Non oserai...!?”

“I soldi non crescono sugli alberi. Prendili e taci.”

“Appunto che non crescono sugli alberi, dovresti tenerteli stretti! Non tutti hanno il lusso di sperperarli come me, sai??”

“Zell, basta. Lascia che paghi i miei panini.”

NO E NO! NON TI PERMETTERO’ DI FARE UNA COSA DEL GENERE...! TI PREGO, PARLIAMONE! RISOLVIAMO LA COSA PACIFICAMENTE!”

Zexion sbatte gli occhi una volta sola, in modo più vistoso attuabile.
“Ho capito.”

“OH, SENPAI, ora ragioni! Sono fiero di te, hai capito...!”

“Sì, ho capito...” Si avvicina a Xigbar, obbligandolo a prendere in mano gli Yen. “...Che con te è inutile discutere. Xigbar, appena puoi potresti propinarglieli? Usa anche la forza, se vuoi.” 

MA! Zexion san...! Sei un baro!” Gorgoglia terrorizzato Zell, incominciando a proiettare occhiate ansiose al già sogghignante ‘mercenario’.

“Lo sai quanto odio perdere.” Replica l’accusato, sospirando.

 

 

 

E lo odia sul serio.

 

 

 

Da quando, a sei anni, ha intrapreso ad avere una propria sistematicità e la facoltà di cogliere la realtà come lo è davvero, è solito ad uscire vincitore da qualsiasi dibattito. Certo, queste discussioni vertevano su chi aveva il diritto di usare per primo il bagno la mattina, chi di sedersi sull’unico e comodo sofà invece che sulle dure seggiole di legno della sala comune, chi ad avere il possesso del telecomando. Cose del genere.

 

Nessuna soddisfazione nell’avere la meglio, non ne aveva neanche il lusso; dopotutto era nella merda quanto loro. Lì dentro, solo provare a pensare di essere migliore, superiore, poteva annientarti. In tanti modi.

 

 

C’è da chiedersi come faceva a non lasciarsi sottomettere l’indifeso ed innocuo fagiolino qual’è Zexion...Non ha proprio l’aria di poter farsi rispettare a suon di botte, giusto?

 

 

 

 

Il profilo personale di ogni orfano era custodito dentro l’archivio del direttore, essendo file d’assoluta segretezza.
La tutela della privacy era un principio troppo astratto, all'incirca un’allegoria, di conseguenza, le informazioni finivano serenamente di bocca in bocca, a cui qualcheduno di più belle maniere annetteva l’espressa richiesta diNon dirlo a nessuno, mi raccomando!”.

 

Erano profili frammentari, intricate matasse che a forza di passare da mano a mano denotavano moltitudini di nodi. Zexion, come un abile e paziente filatore, dipanava quei bozzi e tesseva una tela pregiata, senza pertugi.
Con straordinario intuito e con una smisurata dose di fantasia, azzeccava sempre nei dettagli l’interezza del documento.
Rivangare un passato torbido e destato, con simile bravura ed in simile situazione, operava a far volare pugni.
Dopo tale esperienza, tuttavia, non si sarebbero più attentati a discutere e gli sarebbero stati alla larga.

 

 

La paura di soffrire spaventa più della sofferenza stessa; è la prima cosa che ha acquisito.

 

 

Le persone sono esseri semplici, c’è chi potrebbe volgarmente chiamarli ammassi di carne. Degl’ammassi di carne che si lasciano condurre dalle regole della percezione, da una psiche alla vaga ricerca di sentimenti che vuole provare. A causa di questo si può divenire del tutto ciechi al resto, a volte persino a se’ stessi.
Lui non si estrania da questa catalogazione; con onestà, però, può ammettere di essere sempre stato un po’ più astuto.

 

Negli anni in orfanotrofio, ha imparato a sondare qualsivoglia persona in cui si imbatte, a comprenderne il comportamento, ad osservare ed analizzare la prassi con cui agisce. Ha imparato a capire cosa la gente prova soddisfazione nel sentirsi dire, spesso e volentieri vergognose e mere bugie. Ha imparato a discernere i vari aspetti di una persona, manovrarli. A manipolare i desideri e le convinzioni di qualcuno.

 

E’ così semplice.

 

 

Sa destreggiarsi egregiamente con le parole; parole che a volte celano sottili insinuazioni, parole tanto taglienti, da danneggiare irreparabilmente il destinatario.
Non provocazioni, ma affermazioni, semplici verità.

 

Ai più deboli, o con un antecedente un po’ misero, invece, riservava un trattamento più accondiscendente.

 

 

 

Piangeva.

 

 

...Come?

 

“ [...] s.f. 1 Liquido acquoso prodotto dalle ghiandole lacrimali dell’occhio | lacrime calde, cocenti, frutto di un dolore aspro | lacrime d’amore, di sangue, provate dal rimorso, dolore, disperazione. [...] 2 est. Goccia o piccola quantità di liquido [...] ”

 

La definizione di ‘lacrima’ che si trova su un qualsiasi dizionario.
‘Piangere’ è il sostantivo con cui indichiamo quando, appunto, versiamo lacrime. Lacrime, che per un motivo o l’altro, sono secerniate dalle ghiandole lacrimali.
Ma le persone - persuase da quella solita psiche capricciosa che stimola assiduamente emotività ed impulsi - attribuiscono a questo liquido un grande significato.

 

Funzionava ogni volta, Zexion arrivava ad istigare compassione ed indulgenza a chiunque volesse.
In orfanotrofio nessuno si voleva mostrare debole, ne’ a se’ stessi, ne’ verso gli altri; volevano fare i duri loro. Ed accorgersi che c’era qualcuno che non si nascondeva, che si mostrava apertamente, che non si vergognava di ciò che sentiva, era quasi rassicurante. Perchè, all’istante, nelle loro teste scattava l’idea ‘Io sono più forte’ alla vista di quel ragazzetto in lacrime, ‘Io non ho bisogno di piangere’ ponderavano con fierezza.
E se si piangeva per loro, quanto si sentivano capiti, rilevanti.
Ma non potevano di certo immaginare che, l’atto d’impietosirli, era il metodo più veloce di addomesticarli, di allacciare un rapporto di convenienza. Conquistarsi le loro simpatie andava a suo vantaggio per, quando, avrebbe dovuto servirsi di loro, in futuro, per qualunque cosa.
Comprensibilmente, a parte questa relazione controversa, non c’era nient’altro.
E’ un ammasso di carne anche lui, no? Non sarebbe riuscito a reggere la commedia se fosse stato anche in piccola parte affezionato a quella persona.

 

 

 

 

Zexion era - e tuttora è - bravo ad ottenere ciò che voleva.

 

 

 

Solo con due persone, non si era avvalso della sua loquacità e il talento nel recitare.

 

Uno era Demyx.

 

L’altro [ Oh, che parole affilate, perfette, aveva per lui ] era Marluxia, apparentemente intoccabile, profondamente tormentato.
Lo stesso tormento che Zexion aveva all’interno, nel suo cuore, forse. Un qualcosa ormai ingabbiato da molto tempo, quasi dimenticato, confuso e filtrato da altri sentimenti. Deteriorato da altri sentimenti.
Ferire Marluxia, sarebbe stato come ferire se’ stesso.
Non poteva, non doveva, non voleva.
Marluxia era lo specchio di quel un qualcosa che era [ è ]; trasparente lo rifletteva, fin troppo.
In questo erano vicini, solo in questo.
Lo comprendeva, conosceva il perchè, lo capiva.
Allora non reagiva, lasciava, con insofferenza, farsi fare qualunque cosa passasse per la testa a Marluxia, qualunque. Per quanto umiliante potesse essere.
Quanto aveva progettato per Zexion un poco prima dell’abbandono di quest’ultimo dell’orfanotrofio, lo ricorda ancora. E’ ineliminabile in lui.
E’ un pensiero ingombrante, accidioso, acre.

 

 

 [ Marchiato sul cuore con l’acido ]

 

 

 

 

Demyx crede che il comportamento di Marluxia fosse dettato dalla noia.

 

Zexion non gli ha mai svelato che se fosse stato al posto di Marluxia, avrebbe agito nello stesso, identico, modo. E non per noia. Ma, per qualcosa che Demyx, purtroppo a causa della scarsa perspicacia ed inflessibilità mentale, non sarebbe mai riuscito a comprendere.

 

 

 

 

 

 

Sono trascorsi sei anni dal periodo consumato in orfanotrofio.
Odierno sedicenne, ha inteso perfettamente di non poter continuare a servirsi di armi acuminate; per questa ragione evita o dosa con siringa. Più volentieri le travasa in armi inoffensive.

 

 

E’ facile ferire una persona, quanto è difficile rimarginare questa ferita; la seconda cosa che Zexion ha acquisito.

 

 

...La sua, difatti...Non si è ancora rimarginata.

 

 

 

E mai accadrà.

 

 

 

 

 

 

...

“SENPAI ZEXIOOON...! AIUTO...! VA BENE PROPINARMELI CON LA FORZA, MA COSTUI VUOLE UCCIDERMI...!”

 

 

Si riscuote, Zexion, al grido.
Scartoccia il suo pranzo. “Andiamo al campo?”

 

“EHI, MA MI HAI SENTITO, ZEXION SAN...!?”

 

“Sì, che ti ho sentito. Altrimenti adesso non ti starei ignorando, no?” Addenta affamato il panino. “Allora, andiamo?”

 

 

 

 

~

 

 

 

 

Demyx non si è mai interrogato realmente sulla ragione della sua esistenza.

 

, effettivamente fa ridere metterla su questi termini, stilla delirio.

 

L’essere di Melodious Demyx non prevede l’imposizione di certe riflessioni, di sicuro smodatamente macchinose e contorte per lui; riflessioni che solo filosofi e pazzi invasati si pongono.
Sconcertante, ma il suddetto quesito gli germoglia nel cervello in quel momento, lui seduto sulle panchine ad aspettare, la Lucky Strike tra le labbra.

 

 

 

 

Perchè viviamo?

 

Perchè siamo su questa terra?

 

Perchè le persone continuano a soffrire, nonostante il nostro Creatore ci ami così tanto?

 

 

 

 

Saggi, poeti, artisti, additano con inebriata dabbenaggine La Persona per eccellenza: danno la responsabilità a Dio.
E’ Lui – o chi per Lui – l’origine di tutto; di ogni nostra gioia, di ogni paura, e debolezza. Lui è il ‘Tutto’, noi i testimoni dinamici e corrosi da questo ‘Tutto’.

Ci mette alla prova, è usuale dire.

 

Una risposta nient’affatto soddisfacente, è solo un incipit di nuovi e interminabili interrogativi.

 

 

 

Allora, altro non siamo che cavie da laboratorio di un curioso marionettista?

 

 

 

 

Demyx non crede in Dio, ne’ crede in un’entità maggiore.
Nemmeno nel destino. Le cose succedono e basta.
Si vive, perchè si vive; si è su questa terra, perchè si è su questa terra; si soffre perchè il dolore è inevitabile fintanto si esiste.

 

A prescindere, tira ancora avanti con spassionato impegno per un motivo futile, ridicolo per certi versi, ma più che legittimo desiderio.
A proposito non ha mai fatto parola con nessuno, e mai ne avrebbe fatto. Si sarebbe portato quell’aspirazione nella tomba.

 

 

 

Tira per l’ultima volta e butta la sigaretta sull’asfalto consunto del campo, schiacciandola con la suola della, ormai allo stremo, All Star.
‘Zexion.’
Lo intravede appressarsi scortato da Xigbar e Zell.
Aspetta che sia lì e gli si sieda accanto, prima di fargli un po’ dondolare davanti agl’occhi il Pokari preso al distributore dell’aula docenti.
Zexion incurva quel poco le labbra per far capire di gradire il dono e si ficca la bevanda nella tasta del blazer nero della divisa. Ad un tratto, come folgorato proferisce, senza variare quella sua calma insita “Ti sei scordato ancora i tuoi vestiti. E’ sempre così, vieni praticamente ogni sera da me e ti dimentichi di riprenderteli. Un giorno di questi sarai costretto ad andare in giro nudo. Ricordatene, ok?”

 

“Il problema è che non saprei dove metterli i miei vestiti. Non ho un armadio.”

 

“Uhm...Adesso che ci penso, a casa, su in solaio, abbiamo un armadio. E’ un po’ vecchiotto e non è tanto grande, ma per ora ti potrebbe far comodo. Vuoi che te lo portiamo io e papà in macchina?”

 

“Sì. Puoi venire anche stasera.”

 

Zexion ingoia l’ultimo boccone di yakisobapan, iniziando a scartare il secondo.
“Chissà come sono stati contenti i professori in questi giorni. Le tue assenze devono essere state delle benedizioni.”
Non lo disse con cattiveria; infatti Demyx sorride a quella dichiarazione. “Vorrà dire che da domani mi impegnerò di più.”

 

“Essere presente a lezione per poi appisolarsi sul banco per quasi sei ore, non è impegnarsi, Demyx.”

 

Ma io mi impegno nel dormire.”

 

Il ragazzo gli scaglia un’occhiata che vuol essere dura. “Sapevo che l’avresti detto.”

 

L’altro ride. “E gli altri?”

 

“Dopo ‘l’impresa panino’, Xaldin e Lexeaus si sono dileguati. Riku, invece, sono sicuro sia andato a pranzare assieme al suo fanclub.”
E’ ben udibile il Pfui! aggressivamente sommesso di Xigbar.

 

Demyx investiga mentalmente per un secondo sul significato di ‘impresa panino’, ma lascia presto perdere.
Delicatamente, cinge con un braccio la vita esile del suo nii chan, portandoselo più vicino. “Sto ancora aspettando un ringraziamento ben stimato per averti portato il Pokari.”

 

Zexion inghiottisce il pezzo di panino e dice “Grazie.”, dando un bacio veloce sulla sua guancia.

 

“Cosa? Tutto qui?

 

“Sì.”

 

Il biondo scuote piano il capo, divertito.
Si piega lievemente su di lui ed affonda il naso nei suoi capelli, inalando il leggero aroma. Sanno di fragola, lo shampoo preferito di Zexion.
Adagio discende, accarezzandogli il lobo con le labbra, mordicchiandolo a rilento. “Demyx, sta fermo. Mi fai il solletico.”. Lo ignora, spostandosi sulla mascella liscia, tirando appena fuori la lingua nel vezzeggiarlo, dispettoso, per saggiare la pelle zuccherosa, al gusto di panna.
“Sei fastidioso, basta...!”. Demyx ridacchia; e molesto fino alla fine, gli scocca a tradimento un bacio sulla bocca. L’altro, continuando a masticare, mugugna scocciato, mentre nei capelli gli si ci riaffonda dolcemente il suo naso.

 

 

 

 

 

Zell aveva anatomizzato il tutto, muto.

 

 

Questa si potrebbe definire una scena di idilliaca amicizia fra ragazzi?

 

Chiunque risponderebbe di no – un no secco, decisamente -, avrebbe detto, che indubbiamente c’era qualcosa di più.
Zell, spettatore fortuito di simili quadri da Fanservice da molto tempo, avrebbe risposto nell’ennesimo modo.
Malgrado ciò, Zexion e Demyx sono ufficialmente solo amici. A-M-I-C-I. Stop.

 

 

‘Un’amicizia fin troppo ambigua per essere solo questo’, pensa; anche il “...Ti sei scordato ancora i tuoi vestiti. E’ sempre così, vieni praticamente ogni sera da me...”, ne dà conferma.

 

 

Non comprende bene il perchè, però il coraggio di domandare se in effetti c’è dell’altro, gli viene repentinamente risucchiato non appena, ogni volta, è lì lì per fare la fatidica istanza.
Per l’imbarazzo? Ma, no...E’ per la fifa irrazionale che gli si incanala dentro, al pensiero di un “Sì, c’è dell’altro.”.
E neppure si può dire che siano in preda a bradi ormoni adolescenziali, che li pungolano a gozzovigliare a tal modo...Le ragazze, per quella cosa lì, non mancano!
Zell vuole che siano tutti amici, tutti allo stesso livello, ed è terrorizzato dal possibile distaccamento di questi due dalla comitiva.

 

Ad essere sinceri, in cuor suo, sa già che in parte è così; sono sempre stati...
...Come dire...
... Lontani.
Lontani dagl’altri, dal mondo. O meglio, vivono sul loro piccolo mondo riservato, strapieno di insegne al neon intermittenti a scritte cubitali, del genere Ehi, solo Demyx&Zexion qui, tu non c’entri!.
In pratica: non vuole essere escluso dal party, a parole Zelleniane.

 

Perpetua a fluttuare nel limbo delle congetture che accrescono a profusione quando il caso – spessissimo - gli fa finire tra le mani FanFiction ad alto tasso Yaoi elaborate dalle frivolmente geniali menti febbricitanti di qualche fangirl della scuola, con loro da protagonisti.
Quella razza di roba non riuscirebbe neanche ad elaborarla il peggiore degli squilibrati! Ma fanno ‘ste robe le studentesse invece di stare attente a lezione!?
Più volte, quei racconti gli hanno fatto venire il sangue al naso. E’ a dir poco un suicidio cimentarsi in affini letture - Fan Fiction ‘da gemito’ - si può morire dissanguati...!

 

 

Disagio, disagio, disagio infinito.

 

 

Come si fa a parlare con una persona che poco prima si ha immaginato avvinghiato eroticamente ad un altro tuo amico?

 

 

Fastidio, fastidio, fastidio infinito.

 

 

La comunicazione con loro, in questi momenti d’intimità, è tabù.
Gli altri – ovvero Zell - lo chiamano tabù, ma non sono quelli a non desiderare il contatto; semplicemente il contatto è inattuabile. E’ come se tutt’attorno comparisse l’At-Field di un’Eva, una barriera impenetrabile...
In sostanza, qualora si ‘intromette’ – con asserzioni normalissime: “Ragazzi! Dove andiamo stasera??” “Secondo voi le persone a cui puzzano i piedi di gorgonzola, hanno un vita sessuale attiva?” “Diventerò mai una donna?” -, la reazione è di buttargli rapide occhiate distratte, e, mostrando di aver sentito, ti assentono con mezzo monosillabo, qualsivoglia sia la domanda o dichiarazione.
E’ lì che decollano le vocine scortesi nella sua testa, immaginarie, ma palesi.

Sei di troppo, taci. Meglio: vattene.

 

 

Ingiustizia, ingiustizia, ingiustizia infinita.

 

 

Attuale atteggiamento asociale non ti invoglia proprio a fare l’amicone, al contrario.

 

 

Zell si gira verso Xigbar.

 

Sta protendendo la testa, stizzosamente, e bofonchia vituperi contro Riku; quello è seduto sul prato a pranzare al di là del reticolato che recinta il campo, attorniato dal fanclub.

 

...

 

Di certo non si è accorto della presenza dell’At-Field.
Vabbè che non si accorge mai di nulla, se non delle frequenti frecciatine di Riku.
Si può dire che anche lui vive in un mondo a parte.

 

 

“Xigbar, andiamocene.” Parla sottovoce Zell.

 

“Eh?” Fa, dietro il ringhioso “Tanto sono tutte racchie!”.

 

Il kohai addita di nascosto Demyx e Zexion, a mo’ di spiegazione.

 

Invero, Xigbar non recepisce. “Che cazzo vuoi?”

 

“Siamo di troppo.”

 

“Tu sei di troppo, testa di cazzo. Che --”

 

“Ieri, Riku mi ha detto che il primo e l’ultimo bacio l’hai ricevuto a tredici anni da tua sorella, dopo che lei aveva perso una scommessa e...”

 

Sorprendendo Zell, il ragazzo balza in piedi, apparendo più minato del dovuto, violaceo in volto.

 

Ehi, non si aspettava che la balla avesse esito così realistico...

 

 

“CHECCA MIGNOTTA, COME FA A--...IO LO AMMAZZO!” In una marcia iraconda, va in direzione dell’albino e del suo fanclub.

 

 

 

 

Eh, già.

 

Anche Xigbar vive nel suo piccolo mondo. Zeppo di seghe mentali.

 

 

 

 

E non.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

...

 

...?

 

...Uhm...?

 

...

 

...E’ la sua immaginazione, o...?

 

...

 

...Si sentono...?

 

...

 

...Si sentono forte...?

 

...

 

...Così forte...?

 

...

 

...Le sente solo lui...?

 

 

 

 

 

... “Aku, cos’è quel sorrisone? Non è da te, non te l’ho mai visto fare...”

 

 

 

[  Din Don

    Din Don

           Din Don   ]

 

 

 

Le campane...Si sentono le campane!
E di sottofondo...? Sì, sono certamente i cori degl’angeli.

 

Axel, il sorriso così largo da risultare gengivale, ribatte raggiante. “Non credi che oggi sia una giornata splendida, zietto?”

 

‘ZIETTO!? PERDIANA! C’è qualcosa che non va...’ E’ il pensiero allarmato di Xemnas, per poco lasciatosi andare al suo impulso naturale di zio e di abbracciare stretto stretto il nipotino, non appena alle sue orecchie è fluttuato il vezzeggiativo zietto.
Ma Axel è Axel: non esistono diminutivi per una persona che diventa rosso nel sentire casualmente per i corridoi gli studenti chiamarsi con il suffisso ‘chan’.
Aggrotta la fronte, le pupille dorate quasi sparire sotto le palpebre basse, assottigliate di diffidenza. “...Tu...Chi sei? Non sei il mio nipotino Axel!”

 

Il giovane si mostra colpito da quella accusa, che sembra abbia colto nel segno se si valuta anche il brusco incurvamento in giù delle sue labbra; rimane immobile a fissare assorto il grugno guardingo del preside.
Poi scoppia a ridere, convulsamente. Istericamente.
“Aha aha aha! ‘Non sei il mio nipotino Axel!’! Aha aha aha!” Aumenta il volume di quel verso che è per metà la sghignazzata di una iena e il riso di Light Yagami in quei suoi momenti d’impensata giocondità. “Aha aha aha! Adoro il tuo spirito, zietto! Sei sempre spiritosissimo! Aha aha aha!” Si rizza in piedi, come a voler sbattere la testa contro il soffitto. “Zietto, il dovere mi chiama! A più tardi!” E veleggia diretto alla porta d’ingresso, salutando con la mano prima di richiudersi dietro la porta.

 

 

 

‘Qui gatta ci cova...’
Ancora arcigno, Xemnas fa spallucce, e cauto riprende in mano JUMP, accingendosi nella lettura della Centotrentaquattresima Notte di D.Gray-Man.

 

 

 

 

*

 

 

 

 

I tre motivi per cui, per una volta tanto, Axel Blaze è contento di essere al mondo:

1 Demyx Melodious manca da più di due settimane da scuola;
2 Demyx Melodious manca da più di due settimane da scuola;
3 DEMYX MELODIOUS MANCA DA PIU’ DI DUE SETTIMANE DA SCUOLA!

 

Aha aha aha! Gioia! Gaudio! TRIPUDIO! AHA AHA AHA!

 

 

[ Presto, molto presto, giocheremo ancora insieme ]

 

Minacce al vento...!
A turbarlo non il più irrilevante dei crucci, NIENTE di NIENTE. Tutto estremamente tranquill--

...

 

...

 

...Sì...Tranquillo...Troppo tranquillo...E’ sospetto...E se facesse parte di una qualche sua macchinazione? Se stesse facendo credere ad Axel di aver rinunciato a perseguitarlo, creando questo clima di Eden, per poi attaccare sadicamente quando meno se lo aspetta? Se fosse così...?
Allora, lui sta facendo di brutto il suo gioco...!

 

 

 

...N0OOO00oooO0OOo...!

 

 

 

 

In mezzo al corridoio, Axel si prende il capo fra le mani, sbarrando occhi e bocca al cielo in un espressione che va dall’orripilato allo sconvolto.
Gli studenti, gran parte riversata lì per la ricreazione, lo oltrepassano circospetti, guardandolo di sottecchi, domandandosi se ci fosse da preoccuparsi o che sia normale che il professor Blaze abbia questi sbalzi d’umore molto teatrali. A confonderli in maggior misura, è l’Axel che comincia a sbatacchiarsi tutto, serrando i pugni all’altezza del viso.

 

‘No, Axel, calmati. Tu pensi troppo...TU PENSI TROPPO! Di questo passo finirai male! Morirai di stress! Ti verranno a raccogliere i neuroni da terra col cucchiaino! Quindi comprati un inalatore e CALMATI!’
Annuisce con esuberanza, rassicurato, imprimendosi in faccia l’allegria precedente.

 

‘Va tutto bene, va tutto benissimo, stupendamente bene...’

 

 

La pecorella Merry...La pecorella Merry è tutta nera...E viene sempre dietro a me... ” Canticchia a tono basso, giungendo in sala insegnanti. “ ...Dietro a me...Dietro a --...GWA!” Grida all’ultimo Axel, sentendosi una mano, che non è propria, sulla spalla.

 

Cid, dietro di lui, tira giù il braccio, colpevole, a quanto pare, di un’angheria involontaria.

 

 

Mi spiace, Axel, niente pecorella Merry per te

 

 

“Ragazzo, nemmeno la mia ex moglie strillava come te quando ha scoperto che avevo l’amante...Più di una, ad essere esatti.
Hai i miei test?” Quell’oggi è stranamente immusonito.

 

Axel non ha smesso di sorridere; ma per lo spavento ha serrato la mascella e le narici sono dilatante. Senza contare le iridi smeraldo che si vedono per intere.
Non è esattamente l’immagine che uno sponsor impiegherebbe per la pubblicità di un dentifricio. Come minimo i telespettatori penserebbero che se l’è sniffato il dentifricio.

 

Cerca di distendersi, sbrogliando un po’ della sua tensione per far tornare quell’aria di ordine interiore; i nervi, però, ancora a fior di pelle. “...A-aha aha! Certo, certo...! I test!”
Si spedisce immediatamente alla scrivania, individuando subito la cartellina gialla di cui necessita. Ne rovista il contenuto, poi corre da Cid, animato. “Ecco a lei, professore Cid!”

 

L’uomo stringe i test nelle mani e li esamina con occhio critico. Incomincia a borbottare cupo.
Un po’ del riso di Axel si smorza. “...V...Vanno bene...?”

 

Cid gli offre uno spiccio sguardo lugubre.
Per un istante si sente solo il fruscio dei fogli.

 

Trasale il giovane, quando quello si decide a parlare. “Non vanno bene. E’ tutto sbagliato, ragazzo. Ma a cosa pensavi quando li hai corretti?”

 

“...Oh...” La voce gli si è affievolita, una diversa consapevolezza invaderlo. “...Io...P-pensavo che...”

 

“No, tu non pensavi affatto. Ti ho dato delle indicazioni precise. Eppure, vedendo il risultato, mi sembra chiaro che tu non mi abbia ascoltato. Questo che ti ho dato è lavoro, il mio lavoro, e tu non hai saputo svolgerlo. Manco ci hai provato a dovere!”

 

 

 

Un masso di aguzza realtà gli si deposita nello stomaco, rendendogli anche il respirare difficile.

 

Flash!
La sua felicità si fulmina all’istante, come una lampadina da 200 watt.
Per chiunque una piccola e banale lampadina da 200 watt, una lampadina che si butta quando non funziona più, una lampadina che puoi ricomprare nuova tutte le volte che ti serve.

 

 

 

Axel se ne rende conto solo ora...
...Di aver ininterrottamente trascorso il suo tempo in un persistente blackout.
La sua felicità è sempre stata così blanda, come adesso, da estinguersi facilmente alla prima folata.

 

 

 

[ Ha sempre vissuto recingendosi in un tugurio di misantropia, isolandosi con una muraglia di apprensione e sfiducia... ]

 

 

 

Le cose belle non duravano per lui.
Tutte cose che si sono svelate, senza eccezioni, disgustose menzogne.

 

 

 

[ ...Inutile provare a fingere... ]

 

 

 

Aveva addirittura creduto che nessuno se ne sarebbe accorto; non lui, perlomeno.
Che ipocrita.
Fino in quel momento non ha fatto altro che mentire, a chiunque, a se’ stesso.

 

 

 

[ ...Perchè lui non sarà mai davvero felice. ]

 

 

 

 

Ha sfasciato tutto, di nuovo, si è perso il conto delle sue cantonate. Perchè sbaglia di continuo? E sempre ai danni di qualcun’altro...

 

 

 

“...Ho passato un quarto d’ora a spiegarti che nella parte delle domande aperte dovevi solo mettere una crocetta a fianco di ogni risposta errata. Tu hai riscritto tutto, frase per frase, e di fatto non ci si capisce qualcosa. Un poccio! E nei quesiti a risposta multipla ti bastava indicare quelle corrette, non giustificare ogni responso scorretto. Non so come funzioni a casa tua, ma io lavoro così.” Smette di sfogliare burberamente le verifiche e grugnisce tediato. “Tsk! Non ci contare che ti commissioni ancora le mie prove, ragazzo.”

 

 

Dopo che Cid se n’è andato, Axel resta là fermo, nei pressi della scrivania dell’uomo, incapace di muoversi.

 

Avrebbe voluto buttarsi a terra in ginocchio; battere i pugni sul pavimento ed urlare a squarciagola; ad urlare forte, finchè qualcuno non gli si fosse accovacciato accanto, offrendogli leggere carezze sulla testa, mormorandogli un fiume di frasi confortanti; a dirgli che si può sbagliare, che ci sarà una prossima volta in cui rimedierà...

 

Ma si sarebbe disperato invano...

...Perchè sa, che nessuno sarebbe venuto a fare nulla di tutto ciò.

 

 

Sbatte le palpebre rapidamente, spremendo la vista improvvisamente velata. Gli occhi gli bruciano tanto. Li stringe con più energia, e come un segnale, sa di doversi vergognare di quei quarti di lacrima soffermatigli esitanti agl’angoli. Non sono abbastanza per sfuggirgli candidamente sulle guance, ma abbastanza da confermare questo: debole.

[ Sei debole, Axel. ]

I suo fiato è dimezzato, riesce a prendere aria solo a piccoli sorsi, sollecitamente, come dopo una lunga e faticosa corsa senza pause.
E gli sembra di avere due macigni al posto delle gambe, quando fa ritorno alla sua scrivania.
...Occupata da Demyx Melodious.

 

 

Vorrebbe scappare [ l’unica cosa in cui è bravo ] ma il peso dei macigni si è triplicato.

 

Lui è seduto, volteggiando incurante sulle rotelle della poltroncina, lo sguardo puntato in aria.
...Lo vede.

 

 

Immagini appartenenti a più di due settimane fa, sfilano baldanzose davanti ai globi oculari, impossibili da scacciare...

 

‘...Su quella stessa sedia mi ha toccato...’

Divampa all’istante, l’intensità del suo respiro sminuire drasticamente.

 

 

Melodious, ora in piedi, si avvicina.

 

 

 

 

 

Axel è pronto.

 

Pronto a subire.

 

 

 

“...Te ne sei stato per un sacco di tempo là fermo come un sasso. Stavo per venire a svegliarti.”

 

 

Axel si è irrigidito.
Un fiotto del suo odore lo ha sferzato con la veemenza di una frustata.

 

Come è possibile che la dolcezza dell’aroma morbido del giglio si armonizzi così perfettamente all’effluvio del fumo nocivo della sigaretta?

 

Demyx lo scruta incuriosito.
Il docente si ostina a tenere lo sguardo chino, meno esagitato del solito.
“Visto, professore? Alla fine ci si abitua a tutto. Perfino a me.” Le sue spalla ondeggiano un poco nella magra risata. “No, in verità non sono venuto a sfotterti...Voglio solo sapere se hai un cellulare.”

 

 

L’insegnante non si arrischia a controllare la sua espressione, che forse l’aiuterebbe a capire il senso della frase.

 

respira respira respira

 

Se ha il cellulare? Che significa...?

 

 

L’altro sbuffa. “Ti basta rispondere sì o no. Ce l’hai?”

 

 

Quello dissente col capo, incerto.

 

 

“Immaginavo.” Reggendolo per i ninnoli ornamentali, gli sventola sotto il naso un telefonino di ultima generazione, rosa shocking. “Prendi questo. ...Prendilo, avanti.” Osserva divertito Axel ricevere riluttante l’oggetto. “Spero che tu sappia almeno usarlo. Questo cellulare ti servirà per quando avrò bisogno di te. Il mio numero è già memorizzato. Non badare agl’altri nomi in rubrica, non ho la più pallida idea di chi siano.” Facendolo rabbrividire turbinosamente, gli alza il mento con due dita. “Non è bello guardare da tutt’altra parte mentre una persona ti parla...E’ da maleducati.” Altri fremiti - cercati per Demyx - nel far percorre al suo pollice il contorno della labbra piene. Delicato, ed addirittura sensuale in questo semplice tocco.
Aggiudicatosi l’attenzione degli impietriti occhi verdi, sussurra fluidamente “Iniziamo da domani.”

 

 

E’ un ordine, non accetta repliche.

 

 

Al suono della campanella di fine ricreazione, Melodious ritira la mano. Il sorriso si stinge dalla malizia e torna candido, una candidezza sola nel suo genere.

                                                               [ ...La candidezza sordida di Melodious Demyx ]

 

Un ultimo sguardo e si dilegua, unitosi agl’altri studenti nel corridoio.

 

 

respira respira respira

 

Quel senso di soffocamento gli sta sbriciolando pian piano ogni pensiero, guasta la sua percezione; qualsiasi suono e rumore che gli giunge alle orecchie è assordante. I colori si fanno più opachi, gli oggetti in movimento sono rapidi, scattanti.

 

respira respira respira

 

Aspira un’enorme quantità d’aria per lo spavento nell’udire il saluto energico e strepitato di Kuja, paratosi dinanzi a lui.
Bonjour, Axel chaaan! Ho una mega bella nuova da darti! Indovina chi è appena arrivato in questa scuola?? Ma come, NON LO SAI!?”

 

 

Non ha lasciato il tempo ad Axel per reagire in alcun modo alla mezza-notizia.
Non che volesse reagire, comunque.

 

respira respira respira

 

Aspira di nuovo sovrabbondante aria per sopperire alla sensazione di strangolamento...

 

Kuja continua ad agitarsi da solo, sicuro che l’altro lo stia ad ascoltare con eguale entusiasmo. “Tienitelo bene a mente, sarà il gossip dell’anno: in questa scuola è appena arrivato...MIO NIPOTE!” Ride sguaiatamente, coprendosi la bocca purpurea con il dorso della mano. “Devi troppo vederlo, è super-carinissimo! Per bellezza ha preso tutto da me e non da mia sorella...Un motivo in più per vederlo ed A-D-O-R-A-R-L-O!” Il tono gli si estingue un po’ del brio. “Avevo l’anteprima per te...Sul cellulare avevo delle sue foto, ma l’ho perso...! Ho cercato dappertutto, l’avevo fino a stamattina...E’ nuovooo!” Si lagna platealmente, dibattendo indispettito le braccia cariche di sfarzosi bracciali tintinnati. Anche le mani, sono piene d’anelli e hanno lunghe unghie precisamente squadrate dall’aspetto ingombrante...
...Laccate di rosa shocking.

 

 

respira respira respira

 

 

 

...L’ha rubato. E’ stato lui a rubarlo.

 

 

 

respira respira respira

 

 

 

Axel boccheggia.
In questa stanza non basta l’aria...Le gambe gli sono diventate di carta pesta...

 

Capta l’avvicinarsi di altre persone...
...Poi non capisce più niente.
Solamente un tumulto di voci e forme.

 

 

 

 

 

“Axel chan, sei pallido...”

 

respira... respira... respira...

 

[ “Tu! Ragazzo! Ascolta, ti grazio dal tuo errore, ma bada, questa è l’ultima volta! Devi guardarmi questi test...” ]

“Ah, ci sono anch’io! Prendi le mie verifiche!”

[ “...Ho capito che con te devo sgolarmi di più...” ]

“Mi vai a fotocopiare questo?”

[ “...Ci metti solo di più a recepire le cose...” ]

“Visto che abiti da quelle parti, mi passi in tintoria?”

[ “...E’ stato anche uno sbaglio mio, che credevo fossi come gli altri...” ]

“Tieni, 100 Yen, vammi a comprare un caffé.”

[ “...C’è chi è veloce a capire, chi più lento...” ]

“Questa sera sono alla recita scolastica di mia figlia, puoi correggerle tu queste prove per domani?”

[ “...Tu sei parecchio lento, ma non fartene una colpa...” ]

“Fai anche questi!”

[ “...Ti sto facendo un favore, no? Per quello che hai da fare essendo un raccomandato...” ]

 

...respira... respira... respi--

 

“...Stai bene? ...BON DIEU! AXEL CHAN...!”

 

...

 

...

 

...

 

...

 

...

 

...

 

 

... SLAM! “...BASTARDO! COSA CREDI DI FARE, VOLTAGABBANA!? TOGLI IMMEDIATAMENTE QUEL SACCHETTO DALLA FACCIA DI MIO NIPOTE...!!

 

“...Ugh...Pre...Signor p-preside...! ...Si fermi...! Agh...Ahi...! Mi fa m-male...! Per favore, metta giù quella sedia...! ...Q-questo sacchetto di carta serve ad aiutarlo a respirare...! Senza peggiorerebbe e rischierebbe un attacco cardiaco...!”

 

“...EH!? Attacco cardiaco!? E’ STATO KIRA!? ...Cristo...Non...Aku non mi ha mai accennato al fatto di essere un criminale...! O...O di essere il tredicesimo agente dell’FBI...!

 

“...N-nulla del genere. Suo nipote ora deve solo stare rilassato. Il sacchetto aiuta a calmare il ritmo del suo respiro, normalizzandolo. Respirando a bocca chiusa, aumenta il tasso di biossido di carbonio. Non c’è da preoccuparsi, signor preside. E’ stato solo un attacco di iperventilazione.”

 

“Ipervent...!?”

 

“Iperventilazione. Accade quando il corpo assorbe ossigeno in eccedenza.”

 

“Si salverà...? Quanti giorni gli restano...??”

 

“Penso che vivrà abbastanza a lungo per potersi sposare ed avere figli.”

 

“...I figli di Aku...I miei nipotini...! Grazie dottor Fukui! Gli ha salvato la vita!”

 

“...Esagera, signore...E preferirei che non mi desse del ‘lei’, mi fa sentire più importante di quanto non sia.”

 

“Ma sei importante! Ora sopratutto, che hai salvato Aku! Sono contento di averti con noi quest’anno, Saix...!”

 

“Anch’io sono contento che mi abbiate accolto come nuovo capo infermiere della scuola.”

 

 

 

 

 

Axel altalena fra incoscienza e consapevolezza.
Ha sentito quello zibaldone di parole, ma non ne ha colto il senso.
Trattandosi dello zio, può anche non averne...

 

E l’altra voce? A chi appartiene?

 

 

Tiene gli occhi chiusi.
Prima aveva sbirciato coloro che lo trascinavano via dalla sala insegnanti...Fino in infermeria, suppone. Ma aveva visto solo delle nebulose chiazze di diverse gradazioni di grigio.

 

Ci riprova, sentendosi effettivamente meglio.
Il respiro, però, è ancora affaticato.

 

 

“Saix! SAIX! Sta riprendendo coscienza...! E’ VIVO! Ha aperto gli occhi...!”

 

“...Non gli si aggrappi, lo lasci continuare a respirare regolarmente. E’ sempre stato cosciente, anche se non completamente. ...Professor Blaze, mi riesce a sentire, vero?”

 

 

Axel, schiuso le palpebre vischiose, si è ritrovato alla sua sinistra il primissimo piano ravvicinato dello zio Xemnas.
Disturbato da quella visuale, ha levato gli occhi al soffitto bianco.
In seguito, ripensando all’altra voce che lo ha interpellato, fa slittare la sua concentrazione sull’uomo alla sua destra.

 

Il camice bianco è come stirato di nuovo, come lo si vede negli sceneggiati americani, e sul taschino al petto c’è inserita una lussuosa ed elaborata stilografica; la lunga chioma cobalto è raccolta irreprensibilmente in una coda bassa, gli occhi dal taglio appuntito sono dello stesso colore; una fine cicatrice rosa acceso sostargli, con estrosa armonia, sulla pelle chiara, al di sopra del naso dritto.
Il sorriso è cordiale, rassicurante.

 

“Professor Blaze, riesce tenere il sacchetto da solo?”

 

Axel annuisce lentamente.
Tira su le braccia e con le mani si chiude il sacchetto sulla bocca.
Lo sguardo saldo su quello di Saix. Inspiegabilmente.
Da quando Axel Blaze riesce a sostenere lo sguardo di uno sconosciuto?

 

“Si distenda e cerchi di respirare come fa abitualmente.”

 

Assente ancora.

 

L’uomo di nome Saix continua a sorridergli.

 

 

 

 

*

 

 

 

 

“...Sicuro...?”

 

“Sì.”

 

“Sicurissimo di stare bene...?”

 

“Sì.”

 

“Parola di lupetto?”

 

“Piantala, zio.”

 

“Bene, bene.” Xemnas gli toglie le mani dalle spalle e facendo il giro della scrivania, torna a sedersi sulla sua morbida poltroncina.
Sospirando, poggia i gomiti sul tavolo, riunendo le mani come in una preghiera. “Ti Ringrazio, Dio Kira, per aver risparmiato il mio nipotino Aku!” Resta in silenzio per un minuto, gli occhi serrati, ed Axel è certo che stia proseguendo ad invocare quel suo strano dio. Quando riprende a parlare, è fosco. “Aku, dì a zio Xemnas in che diramazione della mala vita ti sei cacciato? Scippo? Stupro? Omicidio? ...Sei Elle?”

 

“Cosa...?”

 

“Se non vuoi parlarne, lo capisco.”  Gli va incontro l’uomo, facendo un cenno grave con la testa; testa in cui stonano pensieri come ‘Sono lo zio di Elle! CHE FIGATA!’, con l’atteggiamento – valutato da lui indulgente - che mostra.

 

 

Stanco del costante farneticare del preside, Axel fa per alzarsi, avendo presente i suoi doveri. “Devo andare, ho lezione.”

 

Xemnas si distoglie di colpo dalle proprie meditazioni, sbottando “COSA!? Sei bianco come la pagina di un Death Note, Aku! Non costringermi ad avvertire Yoite e fargli usare il Kira per farti ragionare! O chiamo Sanzo...! Guarda che lui non guarda in faccia a nessuno!”

 

“Deliri, zio. DELIRI!”

 

“No, non andare! Aspetta...! Senti, perchè non te ne torni a casa e ti riprendi come si deve?”

 

“Ti ho detto che ho le--...”

 

“Ti farò sostituire! Torna a casa, così...Anzi, va a riposarti in infermeria, da Saix! Ti faccio portare qualche libro ed una buona cioccolata calda, ok? E ti canto anche la ninna nanna! A fine giornata ti accompagnerò a casa in macchina!”

 

“Non so...”

 

“Lo so io! Poche storie! Fila in infermeria, su!” Gli agita contro le braccia con solerzia, e pressappoco minaccioso.

 

 

 

Moccioso e petulante all’inverosimile.
Ma è proprio in quei momenti che Axel ritrova tutto il suo affetto per lui.
A ogni buon conto, abbozza solamente un sorriso d’obbligo, sapendo che se fosse prorotto in un ‘ti voglio bene’, avrebbe aizzato l’amore sconfinato ed appiccicoso dello zio, che senz’altro non lo avrebbe più mollato, di lì a mai. “Faccio a meno della ninna nanna...Grazie, zio.”

 

 

 

 

~

 

 

 

 

“Grazie, Riku, questa è l’ultima volta.”

 

“Lo prometti da tre anni che è l’ultima volta.”

 

Le braccia incrociate dietro la testa, Demyx cammina pigramente a fianco dell’amico.
Lo guarda con la coda dell’occhio, un sorrisino infantile sbucargli birichino sul viso dai tratti tenui, seppur marcati da discernibile virilità. “Ho sempre detto ‘questa è l’ultima volta’, e non ‘prometto che questa è l’ultima volta’. Io non mi impegno in cose che non posso o voglio mantenere.”

 

Riku gli sbatte spazientito in testa i fascicoli che tiene in mano.
Sbuffa, rovesciandogli addosso uno sguardo obliquo. “Non credere che ti venga a chiamare in classe ogni qual volta che non ti va di fare lezione. Non ho più scuse per i professori.”

 

“Ma dai, la scusa di aver bisogno di personale per i preparativi della recita scolastica, va bene.”

 

“Demyx, è una giustificazione che abbiamo usato tutto l’anno scorso. E il tuo nome apparirebbe nell’elenco se tu facessi parte dello staff. E non dimentichiamo che non sei mai appartenuto a nessun club o associazione della scuola, figuriamoci al circolo teatrale. Gli insegnanti fanno gli gnorri e ti lasciano uscire, perchè sono io a chiederlo.”

 

“Allora che problema c’è?”

 

“C’è che la mia reputazione di studente modello, bello e bravo, è messa a repentaglio dal fatto che vi frequento. Te, in particolare. Non ne traggo giovamento se con lo zelo di cinque giorni su sette, ti vengo a prelevare dall’aula.”

 

“Stai dando la colpa a noi, perchè siamo tuoi amici? Non è carino da parte tua.” Il tono gli si tinge di evidente uggia. “Se ti rompe tanto e non vuoi danneggiare la tua immagine di studente esemplare, smettila di frequentarci. Xigbar ne sarà molto contento.”

 

“Mi stai cacciando...?”

 

“No. Ma mi da noia che tu dia la colpa a noi per l’eventuale decadimento della tua fama. Se per te è più importante questo, essendo io un buon amico, ti dò libero arbitrio. Rimani o vattene.”

 

I movimenti di Riku, in precedenza induriti, si sciolgono assieme ad una risata. “Un discorso degno di te. La tua è tutta una recita, sei consapevole che sono capacissimo di bilanciarmi fra voi e la mia positiva notorietà.”

 

Anche Demyx si rilassa un poco. “Sarebbe stato più cavalleresco se tu avessi detto che avresti rinunciato di buon grado al tuo nome per i tuoi amici.” Poi, come se fosse arrivato ad esserne conscio solo ora, riprende assorbito “...Mi chiedo cosa tu ci faccia con noi, visto che puoi avere tutti gli amici non dannosi che vuoi...”
Colto quello che pensa sia il punto, vena di maggiore malizia le successive parole “...Che ti piaccia uno del gruppo?” Si accosta a lui, andandosi a strusciare col corpo al suo braccio, una mano è sfuggita a sfiorargli languidamente il fianco opposto, il respiro va a battere di proposito sul suo collo. Suadente, scandisce “...Sono io?

 

Il più grande, imperturbabile alla vicinanza inconsueta, seguita a camminare pacato. “Non è bene che tu ti comporta così con un senpai. Devi portare più rispetto.”

 

Demyx lo sprona irremovibile, fissando impaziente il suo profilo ermetico. “Avanti, rispondi, il mio senpai innamorato.”

 

L’altro flette le labbra in un sorriso lieve. Lo avrebbe lasciato sulle spine. “Mah.”

 

“Lasci ad intendere...” Si stacca da lui. E’ già stufo dell’argomento.
Intreccia di nuovo le braccia dietro la testa, scorgendo qualcuno sbucare dall’estremità opposta del corridoio, un grosso scatolone nasconderlo dalle spalle in su.

 

 

 

“...E’ Zexion.” Dice dopo un po’, Riku.

 

L’altro si limita a scuotere noncurante il capo, borbottando, prima di un pomposo sbadiglio, “Non è lui.”.

 

“Um? Ma sì, che --”

 

“No.” Ribatte asciutto Demyx, una inconsistente nota di fastidio nella voce piatta; non sfugge a Riku, il quale non desiste, trasformando la conversazione in una puerile questione di principio.

 

“Sì, che è lui. Nella scuola non c’è nessuno della sua statura, addirittura i primini lo superano.”

 

 

Demyx sogghigna, immaginando quanto quelle parole potessero offendere il suo nii chan. La statura è da sempre - anche se non lo lascia a vedere - il suo punto debole. Ma è così superiore, da non dare peso a certe prese in giro. E, sul serio, c’è da essere veramente immaturi per deridere qualcuno per l’altezza; malgrado ciò, c’è gente che lo fa.
C’era, per quanto gli riguarda.

 

 

Guarda disinteressato lo pseudo-Zexion venire loro incontro, ballonzolando qua e là, dirottato dal peso del carico.

 

Non è Zexion, è palese per lui; ma non per il senpai sviato solo da un’osservazione inesatta.
Decide di dargli una banale e lapidaria spiegazione, qualcosa che potesse persuaderlo a fare un’altra attenta revisione superficiale al tizio dello scatolone. “Zexion ha la pelle più luminosa; è bianca quanto la tua.”

 

Di fatto, l’albino va a considerare con lo sguardo la carnagione delle mani occupate.
Non essendo tanto presuntuoso e caparbio da mettere su il broncio, o arrampicarsi sugli specchi per contestarlo in purchessia maniera, annuisce, conciliandosi. “Hai ragione, quel ragazzo ha un colorito più dorato.”

 

 

 

“...Già.”

 

Si domanda, Demyx, se la propria affermazione potesse essere del tutto soddisfacente.
Chi dice a Riku che Zexion non sia andato il giorno prima al mare a prendere sole? O che non si sia fatto una lampada?
Sono cose impossibili – Zexion odia il mare ed abbronzarsi – ma Riku non lo sa, di conseguenza poteva benissimo ipotizzarlo.

 

Rimarrebbe abbastanza meravigliato, invece, se gli rivelasse il reale motivo per cui quello là non può essere Zexion.

 

‘Perchè, per i lavori infimi - come ad esempio trasportare scatoloni in mano - avrebbe addotto ad una particolare tecnica, con cui sarebbe riuscito a persuadere qualcuno a farlo al posto suo. Però, neanche io, so bene di che cosa si tratta questa specialità.’
Specialità. Non ha mai dato molto spessore a questo aspetto; ha potuto averne dimostrazione spesso, nelle disparate volte in cui Zexion ne ha sfoggiato gli esiti.
Ma Demyx non è ancora stato oggetto di esperimento da parte sua...

...Forse, perchè sa già che non lo deve convincere per fargli fare qualunque cosa per lui?

 

 

 

 

 

Il ragazzino, a pochi metri dai due, zampetta ancora un po’, per poi cadere in avanti, riversando sul pavimento il contenuto dello scatolone.
Dalla posizione stesa, si mette in ginocchio; bofonchia un “Ahi....”, e si tasta dolente il naso.
Alza di scatto lo sguardo per vedere il proprietario della mano che gli viene prontamente offerta.

 

“Ti fa molto male?” Chiede cortesemente Riku, subito accorso a soccorrerlo; ostenta il solito sorriso con il quale è rinomato da tutti a scuola.

 

E’ una facciata, Riku lo sa; non c’è bisogno che vedano che è diverso da come appare, che vedano il suo vero sorriso.

[ Perchè c’è di peggio dal frequentare una combutta di teppistelli. ]

 

 

 

Demyx guarda il ragazzino.
Effettivamente è minuto alla pari di Zexion. E’ la forma del viso a discordare con questa similarità, presentandosi meno definito; i tratti sono ancora più dolci, vicini alla grazia di un volto femminile. Gli occhi azzurri, insolitamente enormi per appartenere ad un essere umano, sono incorniciati da fitta ciglia nere, ai lati luccicare piccole lacrime per la botta subita al naso fine, ora arrossato. I capelli, folti e spettinati, mirano in qualunque direzione, facendo anche da tendina sfilacciata color nocciola alla fronte.
Non può che far la prima, ma mostra sì e no tredici anni.

 

Desiste dall’afferrare la mano di Riku; distoglie gli occhi, rialzandosi da solo con magniloquenza. Successivamente, scioccamente si riabbassa, le gote colorite da un fumoso imbarazzo; rastrella veloce tutte le cianfrusaglie e i costumi colorati, senz’altro appartenenti al teatro.

 

 

 

Deve essere strano per un tipo come Riku, per cui essere ammirato e venerato è ormai di rito, essere ignorato così; per di più privato di un consolante grazie. Ma lui non è - come i pochi maldicenti calunniano - uno sbruffone borioso pieno di complessi d’inferiorità. Innegabile, ha quel tanto che basta di amor proprio che lo spinge a voler essere il migliore; come lo è per tutti, del resto.
Comunque la sua superbia non è talmente radicata da farne una ragione di vita.

 

Si accuccia, dandogli una mano a riportare ogni cosa dentro la scatola. Precedendolo, prende tra le braccia il grosso contenitore, sorridendo amabile. “E’ pesante, te lo porterò io fino in teatro. E’ lì che stavi andando, giusto?” Riceve un titubante cenno affermativo col capo. “...Ah, mi prendo tante libertà, e trascuro di presentarmi; mi chiamo Tsukada Riku, piacere...Scusa, non posso darti la mano.” Ride lui, accennando eloquente alla scatola.

 

Diffidenza o indifferenza, è indistinguibile quello che sta provando il ragazzo.
Fissa apatico la faccia di Riku, probabilmente valutando se fosse il caso di presentarsi. La trova forse una cosa fattibile, perchè mormora “...Io sono Sora.” Avvertendo un’altra presenza alle spalle dell’albino, trasloca il suo interesse su essa.
Gli occhi si dilatano alla vista di Demyx. Si arresta a scrutarlo - lui lo sguardo perso al di fuori delle finestre - negligendo alla buona educazione che vieta di guardare fisso uno sconosciuto con tanta petulanza.

 

 

Demyx, percependo il suo sguardo addosso, si volta, guardandolo di rimando.
Visto che quello insiste a fissarlo ostinato, chiede, con un filo d’irritazione “Cosa vuoi? Devi dirmi qualcosa?”

 

Sora sbatte le palpebre. “Niente.” E’ la sua risposta composta; e volge altrove gli occhi.

 

“Il solito cafone.” Sbotta Riku, dando una sbirciata di rimprovero all’amico.
Gli fa segno di avvicinarsi e prendere i documenti che ha in mano. “Tieni, portali al responsabile dell’infermeria. Io accompagno lui in teatro.”
Si allontana assieme a Sora, il quale attualmente dà la parvenza di non essere al corrente dell’esistenza del biondo.

 

 

 

 

Demyx sospira, scocciato dall’incarico.

 

 

...Infermeria...Infermeria...Dov’è l’infermeria?

 

 

 

 

~

 

 

 

 

L’infermeria è al piano terra, nelle vicinanze della sala riunioni.

 

 

Axel studia cogitabondo l’entrata, formata da due ante di legno azzurrognolo; a lato una sfarzosa targhetta d’ottone, ‘Infermeria’.

 

Bizzarro che non se ne sia mai accorto...Ancora più bizzarro che abbia ritrovato subito quel posto.
Ha una memorizzazione dei luoghi e dei paesaggi ad un livello misero, al di sotto dello zero.

 

Fino all’età di diciassette anni si è perso in continuazione nel suo quartiere, con tale sfacciataggine e balordaggine, da far vergognare i suoi genitori.
Otto giorni su trenta – una frequenza di demenza pura, calcolando il tipo di quartiere: angusto come lo sgabuzzino di Harry Potter e privo di vicoli ciechi come la ruota di un criceto – nel fare il tragitto scuola-casa smarriva la strada; ed altro tempo era speso nel cercare una cabina telefonica per chiamare i suoi e farsi venire a prendere. Il suo cellulare, in quei momenti, se ne stava bellamente sul comodino della sua stanza.
Una volta, in un’estate torrida e secca, stava facendo così tardi – dall’uscita da scuola, 15:30, alle 21:43 – che sua madre, in lacrime, aveva avvertito la polizia, spergiurando inconsapevolmente su un rapimento da parte di un grosso giro di pedofili attivo nella diffusione di materiale pedo-pornografico che lo avrebbero sequestrato in una porno-prigione per minori e che in quel momento stava viaggiando imbavagliato e legato su un treno diretto in Russia; sommando anche, in preda alla disperazione materna più nera, che c’era un riscatto di una cifra esorbitante di dollari da pagare per riavere il figlio indenne e soprattutto incorrotto. Bensì, il padre, stava già preparando la valigia, telefonando concitatamente ad un amico dell’ambiente che gli procurasse il più presto possibile un biglietto per Mosca.
Il melodramma si risolse alle 24:07, con un moribondo e liofilizzato Axel che si strascicava sofferente sulle ginocchia fino alla soglia di casa, esalando stentatamente benedizioni ai genitori e le sue ultime volontà, e con l’indignazione degl’agenti che se ne andarono compiangendo quella povera famiglia di alienati.

 

Ma non è da castigare solo la sua carente attività mnemonica; c’è da quotare la poca applicazione nel percorrere la via di casa, laddove la sua psiche rollava - leggiadra come un giocoso suino nel fango - nei meandri più remoti dell’universo; e la perdita sublime della cognizione del tempo.

 

Dovendo aspettare mezz’ora alla fermata dell’autobus, sceglieva di ritirarsi in biblioteca e sfogliarsi il suo libro d’illustrazioni preferito, piuttosto che stare ad indugiare con gli altri; all’arrivo del mezzo la scena era quella: Peter Parker che rincorre il pullman supplicandolo di fermarsi.

 

L’unica differenza è che Axel non aveva superpoteri.

 

Talvolta giungeva lì in esatto orario, ma c’era il Flash Thompson di turno che lo spingeva giù...

 

Tutto cambiò, ai suoi diciotto anni; salire sul bus non era più un problema, perchè allora aveva il suo amico, Harry Osborn, che lo difendeva...

 

 

                                                                        [ ...O sarebbe meglio dire la sua Mary Jane Watson? ]

 

 

Non riesce a frenare un sorriso nostalgico.

 

Esala un sospiro.

 

 

 

 

 

E’ un miracolo che, uscito dallo studio dello zio, senza doverci rimuginare troppo, abbia scovato l’infermeria, un posto in cui è stato quasi più di un’ora fa, trascinatoci semicosciente, in un corridoio impreciso, da un agitato gruppo di volti grotteschi e raccapriccianti. E da un qualcosa conforme ad una frignante – “NO, AXEL CHANNNN…! NON MORIIIRE, NON CI PENSI AI NOSTRI BAMBINI...!?” - zecca gigante, che ha associato a Kuja.

 

 

 

Bussa.

 

“...Avanti.”

 

Dischiude la porta giusto per farci passare la testa.

 

 

L’uomo-del-sacchetto, il dottor Fukui Saix, gli mostra la schiena stando seduto sul tavolo sistemato contro il muro. Smette di spiluccare con le dita delle carte e si gira. In un baleno la sua espressione accademica si rischiara con un sorriso; si alza compostamente dalla seggiola e fa qualche passo verso di lui. “Salve, professor Blaze. Si sente meglio?”

 

Axel, entrando con metà corpo nella stanza, piega il capo. “Sì, grazie mille...Ehm...La sto disturbando...?”

 

“Presumo che chi si accinge a fare il mio mestiere debba essere pronto ad essere disturbato in qualsiasi momento e tramutare quel ‘disturbo’ in un dovere. In ogni caso, no, non m’infastidisce. Questa sembra una scuola di soggetti sani, non è passato nessuno...A parte lei. Ha bisogno di qualcosa in particolare?”

 

“...Be’...Ecco, lo zi--...C-cioè, il preside Sakamoto...Ha pensato sia più opportuno che io stia qui a riposare...In infermeria...”
Quanto è deficiente? Un attimo fa ha detto si sentirsi meglio ed ora va dicendo che se ne sarebbe stato fino alla fine delle lezioni ad oziare in infermeria...Una bella faccia tosta, eh?
Si esibisce nell’ordinario rossore; l’impeto di fuggire formicolargli nelle gambe...

 

Invece, lui non pare pensarla così. “Certo.” Approva immediatamente. “Un’aspirina e una bella dormita la rimetteranno in sesto.” Si sposta leggermente di lato, allargando un braccio in direzione dei lettini. “Prego.”

 

“G-grazie...” Entra completamente, chiudendo la porta. “...Dove...Dove mi metto...?”

 

“I letti sono identici per comodità, che per lenzuola. Decida lei.”

 

Axel si siede esitante sul bordo del letto più vicino, di fronte l’armadietto vetrato dei medicinali, l’impaccio farsi più pesante. ‘...Adesso...Che faccio...?’

 

Il dottor Fukui intuisce la sua tensione. “Si vuole togliere la giacca?”

 

“Oh...! Sì...”
Inizia a sbottonarsi la giacchetta, frettolosamente, tanto da non riuscirci.
Sussulta, quando a farlo al suo posto sono le dita lattee e curate dell’uomo. Fatto, gli offre aiuto nel levare l’indumento, passandoselo sul braccio ed andando poi all’attaccapanni.
Il tempo di sciogliere un’aspirina in un bicchiere d’acqua, e torna.
“Beva.”

 

“Ah...Non c’è bisogn--”

 

“Sono io il medico.” Ribadisce lui, senza arroganza, ma con la cadenza benevola che ha costantemente usato.
Aspetta che abbia bevuto per prendere il bicchiere vuoto. “Adesso si stenda e riposi. Se ha bisogno, io sono qui.”

 

“La r-ringrazio...”

 

“Vuole che le chiudi le tendine?”

 

“...Se…Se si può...”

 

Fush

 

 

Nella penombra, Axel si stende. Respira a fondo.

 

Se anziché il dottor Fukui ci fosse stato qualcun’altro, sarebbe già corso via.
Finalmente una persona che non gli fa un sacco di domande inutili o richieste insensate...
...O ricattarlo...
 

...E’ stato gentile. Fine.
Senza pretendere nulla in cambio, e senza doppi fini.
E il suo sorriso agisce più di ogni calmante che abbia mai preso...

 

 

Clack

 

Lo sente muoversi all’ingresso.
“...Ti manda il preside Sakamoto? Questi documenti son--...Ehi...! Fermati un secondo...! Non andare...! ...Ragazzo, voglio solo sapere se--...! ...Ra...Ragazzo!

 

 

 

 

 

 

Nell’unico spiraglio di tendina che dà alla vista dell’armadietto, intravede l’uomo spulciare perplesso dei nuovi moduli.
Inaspettatamente, dai fogli, gli occhi sgusciano su di lui. Li spalanca impercettibilmente, colto alla sprovvista nel ritrovarsi nello sguardo di Axel.
Abbozza una risata. E’ soffice, si insinua piacevolmente tra le labbra tornite...

 

 

 

Speditamente, Axel si gira sul fianco opposto.

 

Ascolta il battito martellante nelle sue orecchie...
Mentre a farsi strada in lui è un’emozione differente dalla paura.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Axel sta male.
Sta molto male.

Irrimediabilmente male.

 

 

La vita a cui ha sempre aspirato, piena di pony multicolore e piogge di cioccolatini, si è ulteriormente distanziata dal concretizzarsi non appena ha messo piede in questa scuola.

 

Nella scuola di individui da Guinness Degli Orrori che fanno gli insegnanti.
Nella scuola traboccante di studenti disastrati, privi di principi morali ed inibizioni.
Nella scuola in cui vige la legislazione del Diavolo, del Principe Del Male, del Calunniatore, di Satana, dell’Oscuro Signore, di Lucifero; vale a dire di Melodious Demyx, sostanzialmente peggiore di qualsiasi sommo spirito maligno.

 

Un’esistenza sconvolta solo da un ragazzino, un sedicenne qualunque.
Un ragazzino e un sedicenne qualunque, che sull’esistenza altrui ci danza, ci scherza, si diverte come ad un luna park.

 

Possibile che un ventiquattrenne, un uomo fatto e vaccinato, si facesse condizionare con tanta malleabilità da un comune adolescente?
Possibile che un ventiquattrenne, uomo fatto e vaccinato, non sapesse affrontare summenzionato soggetto a testa alta?
...Possibile che avessero inventato in vaccino Anti-MelodiousDemyx per uomini fatti ed oppressi, senza avvisarlo...?

 

 

 

Non si è mai sentito di andare alla ghigliottina quanto questo giorno.
Al solo pensiero di quello che Melodious ha architettato per lui, gli viene da vomitare...E di mettersi a piangere...Piangere e piangere...Senza più fermarsi...

 

 

« ...Stazione di XXX ▪ ▪ ▪ Stazione di XXX ▪ ▪ ▪ I passeggeri sono pregarti di affrettarsi a scendere prima della chiusura delle porte  ▪ ▪ ▪ Stazione di... » La sua fermata...

 

 
 

Il bisogno di vomitare è supplito dal bisogno propizio di svenire. Se fosse svenuto l’avrebbero portato all’ospedale, no? Quindi non sarebbe dovuto andare a scuola...
...E se invece fosse rimasto sul treno?
...Nessuno l’avrebbe mai scoperto...

 

 

“...Professor Blaze, si sbrighi a scendere, le porte stanno per chiudersi...”

 

GYAAAAH...!” Strilla Axel, scagliandosi in direzione dell’uscita.
Mentre corre avendo come rotta una destinazione ignota, assimila il suo errore.

 

 

E’ un’idiota.

 

Un’idiota al cubo.

 

 

 

Interrompe la sua corsa frenetica, volendo sprofondare negl’abissi più profondi del Mai Più Ritorno.

 

 

Punto primo: Melodious non gli ha mai dato del ‘lei’;
Punto secondo: Quella non assomiglia neanche lontanamente alla voce di Melodious;
Punto terzo e basilare: Axel Blaze è un’idiota.

 

Si è messo a correre per la stazione come un ricercato, gridando come un pirla, come un cinghiale in calore, per scoprire dopo che non sta scappando da Belzebù, ma dal medico della scuola?

 

Bene. Fantastico. Eccellente.
Ha inaugurato il loro terzo neo-incontro con una bellissima esibizione dell’epico ed eccelso Axel Blaze.

Applausi, per favore.

 

 

 

Imponendosi di non dar peso alla gente che ridacchia e lo guarda sbigottita, gira le spalle, colando a picco nello sconforto più perentorio.

 

 

Fukui è monolitico a lato delle rotaie.
Non si può dire se è impaurito o vivamente desolato. Confuso, indubbiamente.

 

Attento a non inciampare, fa marcia indietro. Quando sono vicini abbastanza da cogliere le proprie voci, Axel s’inchioda sul posto, i piedi uniti e le braccia che schiacciano la valigetta al petto.
“...Eh...E-he...Ehm...”
Che dire? Scusi, ho creduto fosse un mio alunno che ha promesso di stuprarmi a sorpresa!, sennò, Ah ah, le volevo fare uno scherzo! Non le hanno detto che il mio secondo nome è PernacchiAxel?... “...Vede...” ...Mi stavo solo esercitando per la prossima rappresentazione teatrale, sa, Venerdì 13...

 

 

“Ci sono cose...”
Axel disloca gli occhi sul suo volto, fino a quell’istante saldi sui mocassini di cuoio nero dell’altro, scintillanti come se lustrati da poco. “...Che succedono e basta, senza motivo. O per un motivo, che tutto sommato non serve spiegare.” Aggiunge, con tutta l’aria obbiettiva esistente in un uomo adulto con una fiorente carriera.
Un’aria obbiettiva che in un uomo adulto con una fiorente carriera, non dovrebbe più avere sede.

 

 

 

Allenta la morsa sulla ventiquattrore.
E’ rimasto di stucco a quella reazione, affatto prevista.
Non può che rinfrancarsi da poter riprendere a ragionare umanamente, e sentirsi ancora più cretino. Gli riesce anche di ricambiare di buon grado il sorriso alla mano del dottore...
...E la voce nella sua testa parla.

 

Ottuso! Che sorridi a fare? La figura di merda l’hai già fatta! Prendersela a ridere è la pietosa auto-ironia delle persone come te...Degli sfigati come te! SFIGATO!

 

 

Si contrae, puntosi nel vivo da solo.

 

[ sfigato sfigato sfigato ]

 

Ha smesso di confrontarsi con questo vocabolo, pensando di essere maturo quanto basta da poter fingere di non dare importanza alle ormai sorpassate prese in giro dei suoi compagni di scuola...

 

Fingere, esattamente. Non ha mai smesso di dipendere dal giudizio degl’altri, passati e presenti...

 

Rassegne di ricordi insopportabili non hanno cessato di stiparsi in lui, come assembramenti di memorandum inappellabili, dei fardelli che la sua coscienza gli ha imposto di sorreggere a vita. Perchè una persona patetica come lui deve soffrire più degli altri, perchè solo lui è la causa dei suoi problemi, perchè lui è il problema.

 

[ Lui. E nessun’altro. ]

 

 

 

“...Professor Blaze, faremo meglio ad affrettarci, non è bene arrivare in ritardo a lavoro.”

 

Un mormorio meccanico.

“Sì...”

 

 

 

 

[ Solo lui. ]

 

 

 

 

*

 

 

 

 

E’ in uno stato di intirizzimento mentale in cui Axel attraversa, nel tragitto di scuola.
Cammina, ma non cammina. Respira, ma non respira. Qualunque cosa stia facendo, non lo sta facendo.
Non se lo sa spiegare.

 

Forse quella mattina avrebbe dovuto sforzarsi a mandare giù qualcosa...Se solo quel biscotto non avesse avuto una sfumatura giallo grano...

 

 

...GuuUrRglEE

 

 

“...”

 

 

Favoloso. Non è già abbastanza per oggi? Ci si mette anche la sua impellenza fisiologica...

 

 

 

 

Ricordati il suicidio, Axel! Suicidiiiiio, Axel, suiiciidioooo!

 

 

 

 

‘Allora, vai, va avanti Axel, FALLO! Fallo adesso prima di pentirtene per il resto della tua avvilente esistenza! FALLO! FALLA FINITA, AXEL...!
...Ma no, no...! Mantieni la calma, Axel...Sei ancora troppo giovane...Sei in tempo per scappare...Sì...Per stare più leggero, lascerò la borsa a terra...E correrrò! Sono veloce, raggiungerò la stazione in pochi minuti...Salirò sul primo treno disponibile e partirò per una nuova città, sperduta, spero...In un luogo dove nessuno mi conosce, acquisirò una nuova identità ed andrò a vivere su una collinetta a valle, sopravvivendo solo di pesce del ruscello e rape del mio orticello...Potrei allevare anche qualche capra, per il latte... Un bue, per arare i campi...E un cane che mi faccia la guardia alla casa quando sono fuori a caccia di lepri...A quel punto, insegnerò le gioie della vita semplice ai giovani...Come Socrate...’

 

 

“Professor Blaze.”

 

“SI’, CHE C’E’?” Dice, un’ottava sopra.

 

L’uomo, le braccia conserte, ha la fronte increspata da dottorata intolleranza; i lineamenti raggirano il sincero divertimento, ma c’è una goccia di rimprovero nelle sue parole. “La colazione è uno dei pasti più importanti della giornata. Spero vivamente che saltarla non sia un’abitudine...In parte, spiegherebbe il mancamento di ieri.”

 

Axel, al rievocazione della sua perdita di sensi, farfuglia contrito. “N-no, è che questa mattina non ne ho avuto proprio i tempo...”

 

“Uh...” Pensieroso, l’altro porta la mano nelle varie tasche dell’impermeabile, alla ricerca di qualcosa.

Si rallegra nell’offrirgli il risultato dell’esplorazione. Sorride semplicemente, gli occhi cerulei socchiudersi amichevoli. “Per favore, lo prenda. Vorrei tanto offrirle un’okonomiyaki...Ma si consoli con questo ohagi.”

 

 

 

 

Axel...

 

...Sai cosa sei, ntz?

 

 

...Sei un’idioootaaaaa!

 

 

 

 

Il gesto è tanto gentile e privo di scherno, che non gli viene neanche l’idea di rifiutare.
Ringrazia, riponendo il dolcetto nella valigetta.

 

 

 

 

 

Arrivano nel trambusto del cortile della scuola.
All’interno della struttura, nell’imboccare direzioni diverse, Axel avverte il potere ansiolitico dell’altro demolirsi. “A...A presto...” Tutta l’apprensione trapela nel sinistro storpiamento di labbra che fa.

 

Fukui accetta quello che doveva essere un sorriso, e contraccambia in modo più ampio, facendo mostra di una chiostra di denti brillanti.

 

 

...

 

 

 

GHAAAAAAAAAAA...!

E’ l’urlo primitivo che si divulga nelle sue cervella, presagio della subitanea presa di potere dell’input suicida.

 

E’ sospeso nel nulla. Non sa che sopraggiungerà, ne’ quando. Non sa come difendersi, per quanto ciò implicasse una sua rappresaglia.

 

Rassegnazione.
L’unico sentimento che potesse reggere.

 

 

 

 

Restituisce i “Buongiorno.” indistinti che gli vengono rivolti; qualcheduno si dà la pena di informarsi sulle sue condizioni di salute.
“Sto bene, grazie...”

 

Alla scrivania, si ritrova una piletta di cartelline.

 

Ah, già. Ieri ha promesso di correggere dei test; dopo lo svenimento se n’è dimenticato...Altrimenti se li sarebbe portati in infermeria di nascosto...Ma dubita che il medico glielo avrebbe permesso...

 

 

E c’è una busta nera.
Appiccicato con lo scotch un foglio bianco ripiegato.

‘Per il caro professor Blaze’.

Una sensazione sgradevolissima gli schizza per il corpo; a dita tremolanti, stacca il pezzo di carta e lo dispiega, trattenendo il respiro.

 

 

Indossa il contenuto della busta e segui la scaletta che ho allegato. Per ogni cambio d’ora ho commissionato qualcuno che ti controlli. Scappare è inutile.

Presupponendo che ci riuscissi, sai cosa ti aspetta. Poi Sakamoto è fuori città, ad una conferenza per visionare una nuova riforma scolastica.

Al suono della ricreazione, fatti trovare sotto l’albero in cui ci siamo incontrati per la prima volta...Te lo ricordi? Scommetto di sì.

Voglio pranzare con te.


Non odiarmi, d’accordo? ♥

 

 

 

 

In un estinguersi di dubbi ed emozioni, la sua testa si sgombra.
Qualsiasi suo pensiero perde significato.

 

Prende la busta sottobraccio e in silenzio va fuori di lì.
In bagno, non si sorprende di essere accolto da Zell, che dalla posizione appoggiata sui lavandini, vedendolo si eregge, facendo saluto militare.

 

Axel lo ignora.
Entra in una cabina e posa il sacchetto sulla tavoletta del water. Lo apre.
Corruga la bocca nel vedere gli indumenti. Se li infila in fretta, recuperando l’altra pagina, prima di spingerci dentro i suoi vestiti ripiegati.

 

Alla sua ricomparsa, Zell contiene a stento le risate. “...Uh uh...I...I suoi vestiti sono dentro la busta, vero...? ...D-dia pure a me, ci penso io...Uh uh...”

 

 

Ignora il suo perfido spasso, ma fa come dice.

 

Legge per intero la lista.
Riderebbe costernato, se non avesse un qualcosa che gli stritola i polmoni, riducendogli la voce ad un fievole miagolio.

Patetico, sul serio.

 

 

 

 

Un profondo respiro, ed esce, preparato – per quanto quella situazione assurda glielo permette – ad affrontare gli studenti e i professori sparsi nel corridoio.

 

 

 

Ferocemente, subissi di coltelli arroventati gli si conficcano indosso, zack! zack! zack!, implacabilmente. Sotto i loro occhi, una vergogna acuta lo scuote da capo a piedi, il bruciore dell’umiliazione pulsargli in ogni fibra del corpo.

 

 

 

 

 

 

 

Abituati, Axel. Abituati.

Dopotutto...

 

...Questo è un giorno come un altro.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

                                [ ...E alla fine

 

                                arriva sempre

 

                                    Green Globin... ]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sorina_SA è logorroica:

Mi concerne la vostra opinione, i vostri consigli, e le vostre impressioni su come espongo e soprattutto sulla storia ^_^
Anche se può sembrare così...DEMYX NON HA FATTO SESSO CON AXEL!XD Celine mi ha detto che la storia del ‘fondersici’ poteva imbrogliare...XD
Cosa ne dite di Saix?[contenta, CatDark??XD] E’ apparso Sora! :>
Axel non è capace di fare dell’ironia, ma quando mi sono accorta del mio errore era troppo tardi per modificare il capitolo.
Ho scelto la Centotrentaquattresima Notte di D.Gray-Man perchè è una delle mie preferite; finalmente Lavi, Allen e Yu sono insieme, in un momento di relativa ‘pace’. Aspetto con trepidazione disintegrante il quindicesimo tankobon, io tentata dal cercare su web i prossimi capitoli in inglese...
Ho fatto un po’ di spoiler di Death Note, ma immagino siate tutti al corrente o_o”
Quando Axel si chiede se la sua vita si sia incagliata su un unico momento, si riferisce alla bambina che in sesta elementare l’ha denudato e Lucy. Ve l’ho dico così, ma non si sa mai XD
Socrate parlava di ben altro, ma Axel è sbroccato XD E sappiamo anche che il caro Socrate ‘circuiva’ argutamente i suoi allievi XD [fatevi una cultura con ‘Le Mille e Una Notte’ di Han Seung Hee & Jun Jin Suk! *ç*]
Come sempre, CHIEDETE PURE SE NON CAPITE QUALCOSA!

 

Nei capitoli che ho postato fin ora ci sono un sacco di buchi, dei vuoti da colmare; chi è Aerith? Cosa prova Demyx per lei? E’ davvero amore quello che Axel sente per Demyx? E’ tutta colpa di Lucy se Axel è...Così? Cosa è successo dopo? Zexion dice che vorrebbe rivedere il sorriso di Demyx...Perchè Demyx non sorride più da due anni? Cosa c’è tra Zexion e Demyx? Ci sono tanti altri punti interrogativi, ne è colmo anche questo capitolo.
Io vorrei...Che ci rifletteste un po’ sopra e faceste delle supposizioni. Sono la cosa che amo più di tutto delle vostre recensioni.

Ecco il regalo che vi faccio: chi di voi fare una supposizione corretta, una sola, che però sia corretta almeno più di metà, gli verrà svelato[in privato] uno spoiler a suo piacimento, che sia di It’s Time to Fly[lo ammetto, nel dodicesimo capitolo sono ad un punto morto...Perchè non mi va di scrivere questa fic XD] o di Lessons of Love, è irrilevante. Ma per partecipare al contest...Sono obbligatorie le recensioni![sono lì che mi farete le ipotesi. Prima ho anche elencato degli enigmi che hanno responsi di fatti saputi...Trabocchetti!XD]
Sto giocando sporco, lo so, ma che male c’è se voglio giocare un po’ con voi?[questa frase mi ricorda qualcuno...]XD Io sono una persona che non fa mai nulla gratis XD [a parte per Isuzu X3]

Vale anche per chi non partecipa al contest! Quindi...Dateci dentro ragazzi! >_< [e mi interesserebbe come l’avete intesa il pezzo in cui si dice che Zexion si lasciava fare qualunque cosa da Marluxia per quanto potesse essere umiliante...Sono sicura che siete fuori strada XD]

 

 

Glossario:

* At Field = è un termine del mondo di Evangelion; sta per Absolute Terror Field. Letteralmente ‘campo di terrore assoluto’. E’ il misterioso campo protettivo generato dagli Angeli e dagli Eva.

* Ohagi = dolcetto di riso ricoperto di pasta di fagioli dolci.

* Okonomiyaki = frittelle molto sostanziose, condite con vari ingredienti.

* Yakisobapan = panino farcito con tagliolini conditi.

* Pokari = bevanda giapponese.

* Pogo = una specie di ‘ballo saltellato’ che si è iniziato a fare ai concerti dei Sex Pistols; è stato Sid Vicious ad ‘inventarlo’.

* Mosh&Roll = una versione ‘più cattiva’ del Pogo. E’ molto più violento[e divertente, aggiungo XD]; ci si salta addosso, spintonandosi, praticamente una vera e propria zuffa che si può fare in qualsiasi posto in cui danno musica Brutal Core e derivati. Non è una buona definizione la mia, bisognerebbe vedere coi propri occhi XD C’è da cercare su YouTube, forse c’è.

Approfondimenti:

* La canzoncina della pecorella Merry che canta Axel l’ho presa da After School Nightmare di Setona Mizushiro; la canta sempre Ai, la sorella di So Mizuhashi.

* Yoite è un personaggio di Nabari; quando Xemnas parla di fargli usare il ‘Kira’, si riferisce alla fatale tecnica segreta. E Sanzo, naturalmente, è il Sanzo Genjo Hoshi di Saiyuki.

* I personaggi che vado citando appartengono a Spiderman: Flash Thompson è uno spaccone e ragazzo occasionale di Mary Jane Watson e lei è la persona di cui Peter Parker e Harry Osborn sono innamorati; Harry è il migliore amico di Peter; Norman Osborn è il padre di Harry, nonché Green Globin, l’antagonista.

Doveva esserci solo il paragone con Peter Parker, poi sono partite tutte le altre...E devo dire - io che so già la trama - sono molto efficaci come affinità.

 

 

 


Non so quando aggiornerò. Sono combattuta dal scrivere ITtF12, che sarebbe più corretto verso i lettori di questa fic...Ma sono più propensa a continuare LoL...Se la mia scelta fosse LoL, allora aggiornerei sicuramente prima. Non è per l’ispirazione - quella per me c’è sempre, per fortuna - ma è la mia irrecuperabile pigrizia...Chi mi conosce da tempo, dovrebbe saperlo 0_=”

Be’...AI VOTI![ancora =3=]

 

 

 

 

Ehi, non prendetemi troppo sul serio sull’obbligo delle supposizioni…Fate come volete, ma io ne soffrirò se non ce ne saranno ;_;

 

 

Ho finito di sproloquiare XD
Grazie ancora, a tutti voi! A chi legge e a chi recensisce! Vi amo!

 

*flip* (_ _)

 

 

S_S!

 

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