Cold Coffee.

di She loves writing
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Chapter 1. ***
Capitolo 3: *** Chapter 2. ***
Capitolo 4: *** Chapter 3. ***
Capitolo 5: *** Chapter 4. ***
Capitolo 6: *** Chapter 5. ***
Capitolo 7: *** Chapter 6. ***
Capitolo 8: *** Chapter 7. ***
Capitolo 9: *** Epilogo. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


 





                                

Prologo.

 
Aileen si strinse un po’ di più nella giacca, sentendo il gelido freddo londinese penetrarle le ossa.
Assottigliò gli occhi, guardandosi intorno e scorgendo a pochi metri da lei l’entrata del parco.
Sorrise, prima di dirigersi a passo svelto verso il cancello, cambiando poi idea e facendo una tappa allo Starbucks. Prese una cioccolata calda e dopo aver pagato, si incamminò di nuovo verso il parco.
Non appena mise piede sull’erba bagnata, un profumo di margherite le invase le narici. Respirò a fondo, poi si sedette alla base di un albero ed aprì la borsa. Si mise le cuffie dell’iPhone nelle orecchie e prese il diario.
Non era suo, l’aveva trovato per caso quella mattina mentre cercava un paio di vecchi libri in soffitta.
Aveva la copertina rilegata e le pagine gonfie, segno che fosse stato usato parecchio in precedenza.
Bevve un sorso della sua cioccolata, prima di aprirlo.
Non sapeva che quello che avrebbe letto avrebbe del tutto cambiato la sua visione del mondo.
Nella prima pagina, un foglietto.
La grafia non era eccessivamente ordinata, ma leggermente frettolosa, probabilmente l’autrice del diario non aveva pensato alle parole prima di scriverle.
Aileen si immerse completamente nelle parole, estraniandosi dal mondo che la circondava e cominciando quel percorso invisibile che l’avrebbe inevitabilmente portata da lui.


“Non è la prima volta che cerco di scrivere la mia storia.
Ci ho già provato, ma non ci sono mai riuscita.
Ho sempre avuto la tendenza a minimizzare, perché come si fa a spiegare a qualcuno che ti senti sbagliata?
Che ti senti costantemente fuori luogo, tagliata fuori, insignificante?
Ci ho provato, ma mi sono resa conto che sarebbe stato inutile.
Non mi avrebbero capito.
Avrebbero giudicato, senza conoscermi davvero, perché ciò che avevo scritto non era reale.
Perché tendevo a rendere tutto più fiabesco, più.. normale, credendo che la gente lo avrebbe apprezzato di più.
Ma sbagliavo.
Mi sono ritrovata di nuovo a scrivere, dopo quell’incontro che mi ha totalmente cambiato la vita e per la prima volta sono stata sincera.
Mi chiamo Vanessa Parker ed ora ho solo bisogno di qualcuno disposto a leggermi.

E a capirmi.”



 
Ehi! 
Sera, premetto che è la prima storia su Ed che scrivo e lo so che il capitolo è corto,
ma è solo il prologo. Il prossimo sarà molto più lungo, giuro.
Non so che altro dire, quindi mi ritiro :')
Ah, mi scuso per il banner, ma è il massimo che sono riuscita a fare lol
Baci! <3

 

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Capitolo 2
*** Chapter 1. ***



 

                                                              



Chapter 1.





She's like cold coffee in the morning, I'm drunk off last night's whiskey and coke



Aileen si svegliò di colpo, mettendosi a sedere sul letto.
Ansimava, ancora scossa dalla scena che aveva sognato. Provò a calmarsi respirando profondamente, mentre la figura snella di una ragazza le compariva davanti.
L’aveva solo sognata, non l’aveva mai vista, ma era sicura di conoscerla. Com’era possibile?
Lo sguardo vagò per la stanza, soffermandosi sulla scrivania. Il diario.
Vanessa. Ecco chi era. O almeno, chi Aileen aveva immaginato che fosse.
Si passò una mano tra i capelli, andando ad aprire la finestra per rinfrescare l’aria, poi scese in cucina e prese un bicchiere d’acqua fredda.
Il giorno precedente, al parco, aveva letto quasi l’intero diario in meno di mezz’ora, scoprendosi poi in lacrime verso la parte finale.
L’aveva chiuso quando gli occhi le si erano appannati troppo per poter continuare, ed ora le mancava l’ultima pagina.
In realtà, anche quando era tornata a casa, leggermente sconvolta, non aveva avuto il coraggio di continuare a leggere.
La sua mente ripercorse la storia di quella ragazza.
Ripensò all’amore incondizionato che aveva trovato, nonostante tutto.
A quel ragazzo che l’aveva resa felice fino alla fine.
E di colpo, sentì il bisogno di rileggere tutto, di rivivere ancora una volta quei momenti, sebbene non tutti fossero allegri.
Tornò nella sua camera e, dopo aver acceso la luce e preso il diario, si mise sul letto a gambe incrociate, riconoscendo la grafia di Vanessa.


13 agosto 2012

Strana la vita a volte. E’ come se ti mettesse alla prova.
Ti fa aspettare, aspettare e aspettare, fin quando non perdi la pazienza. E a quel punto, quando smetti di crederci, ti accontenta.
Mamma mi ha sempre detto che sono troppo matura per i miei diciannove anni. Ma non è vero.
In realtà la mia è ancora un’anima da bambina. Sono solo stata costretta a crescere così in fretta, non l’ho deciso io.
A volte mi sembra giusto così, ma la verità è che odio ciò che mi sta succedendo.
Odio sentire mia madre piangere di sera di nascosto, credendo che non me ne accorga.
Odio dover allontanare la gente solo perché non soffra.
Odio dover incontrare la mia migliore amica ogni giorno e non poterla salutare perché in teoria, lei ora mi odia.
Odio dover combattere tutto questo da sola.
Ed odio il fatto che probabilmente non riuscirò mai ad accettarlo davvero.
Ma tornando a noi, oggi la donna bionda con cui condivido casa- anche da me conosciuta come ‘mamma’- mi ha mandato a fare la spesa. Lo fa quasi ogni giorno ormai.
Inventa una scusa dopo l’altra per mandare me al supermercato, ogni pomeriggio.
Prima faceva la spesa solo la domenica mattina. Ora invece manda me.
Non credo che sappia che io l’ho capito. Insomma, è chiaro che lo fa solo per farmi uscire. Forse spera che conosca qualcuno.
Al supermercato poi, come se potessi trovarci qualcuno al di sotto dei ventisette anni.
In ogni caso, alla fine ci sono andata. Mamma conosceva quel posto a memoria e sapeva benissimo che, a causa della mia scarsissima altezza, l’ultimo ripiano era irraggiungibile per me.
Non le davo la colpa, ma avrebbe potuto perfettamente evitare di chiedermi di prendere le passate di pomodoro (che se te lo stessi chiedendo sono proprio all’ultimo scaffale. In alto.)
Ovviamente, per riuscire a prendere i barattoli ho provato a saltare, scatenando l’ilarità di un ragazzo che mi guardava divertito.
Mi sono voltata per guardarlo, infastidita da ciò che mi sembrava tanto una presa in giro, ma credo di aver fatto un errore colossale, perché ciò che cercavo di evitare da mesi era appena successo.
Avresti dovuto vederlo anche tu, per capire.
Giuro che era bellissimo.
E no, non una di quelle bellezze convenzionali, del tipo biondo con gli occhi azzurri, con un fisico da modello.
Il colore dei suoi capelli era poco più scuro delle carote che erano perfettamente allineate nella scatola dietro di lui.
Ed i suoi occhi.. Cavolo, quelli si che erano belli. Ipnotizzanti quasi.
Erano azzurri, ma fidati che nemmeno il migliore degli scrittori saprebbe descriverli.
Ripeto, avresti dovuto vederlo. Le guancie paffute gli davano un’aria dolcissima, una di quelle a cui proprio non riesco a resistere.
E il suo sorriso.. Mio Dio, sembro una ragazzina alle prese con la prima cotta, sto anche scrivendo un diario trattandolo come se fosse una persona vera! Sono finita davvero male.
Alla fine comunque, la sua espressione divertita mi ha ricordato come mi fossi accorta di lui.
Gli ho chiesto cosa ci trovasse di divertente e se pensavo che il suo aspetto fosse irresistibile, la sua voce non ti lasciava alcuna via di scampo. Forse sono anche rimasta impalata lì a fissarlo come un’idiota.
In ogni caso, mi ha chiesto se avevo bisogno di una mano.
Ho guardato lo scaffale, poi lui e infine ho abbassato la testa sussurrando un ‘magari’ poco convinto.
Lui ha riso di nuovo, facendomi istintivamente portare lo sguardo alle sue labbra.
Ho sorriso, senza nemmeno accorgermene e l’ho ringraziato quando mi ha dato due barattoli di pomodori.
 -Di niente. Io comunque sono Ed.- Mi ha detto e li credimi, ero quasi sul punto di svenire.
Sono arrossita, ti rendi conto? Io non arrossisco. Mai.
E lui mi ha fatto quest’effetto solo presentandosi.
Sono messa proprio male, si.
Ho guardato la mano che mi stava porgendo, stringendola timidamente.
-Vanessa.- Ho risposto. Poi mi sono fermata un secondo a riflettere.
Era probabile che non l’avrei più rivisto, ma presentarmi significava entrare in contatto con lui e non potevo permettermelo.
Io devo allontanare la gente, non attirarla.
Quindi ho improvvisato un sorriso tirato e –Devo andare, grazie ancora.- ho detto, voltandomi in fretta.
Purtroppo, la fortuna oggi non voleva proprio essere dalla mia parte. O forse si.
-Aspetta.- Mi ha infatti fermato lui.
E non chiedermi come, alla fine ho pagato la spesa e ci siamo ritrovati entrambi in un bar a bere un caffè e fare quattro chiacchiere. E’ simpatico.
E il suo aspetto così dolce e innocente mi ha fatto affezionare a lui troppo in fretta.
Ci siamo scambiati i numeri di telefono, ma quando sono tornata a casa ho pianto.
Perché quel ragazzo mi piace e non può piacermi. Non deve, non è giusto.
Ho pianto perché non ho avuto la forza di allontanarlo quando potevo e sapevo che se mi avesse richiamato sarebbe stato troppo tardi per entrambi.
Ho pianto, perché nemmeno cinque minuti dopo, lui mi ha chiamato.”



Aileen sorrise, capendo ora a cosa si riferisse Vanessa quando ripeteva che non poteva legare con nessuno.
Era pronta a girare pagina e continuare la lettura, quando una risata proveniente da fuori attirò la sua attenzione.
Chi poteva esserci per strada a quell’ora? In fondo erano le quattro passate..
Si affacciò alla finestra, vedendo una chioma rossa barcollare nel bel mezzo della strada.
-Ehi tu!- Gridò attirando l’attenzione del ragazzo.
-Ciao!- Salutò ridendo di nuovo. Aileen scosse la testa, rendendosi conto che fosse ubriaco. Ma che le saltava in mente? Perché lo aveva chiamato?
-Dovresti tornare a casa, sai?- Disse, nonostante il cervello continuasse a dirle di tornare dentro e lasciar perdere. Un ragazzo ubriaco non era il massimo della sicurezza, soprattutto per una ragazza di venti anni che viveva da sola.
-Tu dovresti andare a letto, sai?- La prese in giro lui, allungando la ‘e’ alla parola letto. Aileen fece una smorfia.
-Io faccio quello che mi pare!- Esclamò contrariata.
-Anche io.- Rispose semplicemente lui, alzando le braccia e continuando a camminare.
-Sei ubriaco fradicio.- Disse di nuovo lei, maledicendosi subito dopo.
-Saranno problemi miei!- Esclamò il ragazzo facendola sbuffare.
-Non è prudente girare per strada alle quattro di notte nelle tue condizioni.- Rispose.
-Non è prudente parlare di notte con i ragazzi ubriachi.-
-Puoi smetterla di usare le mie frasi contro di me?-
-Puoi lasciarmi in pace?-
Aileen sbuffò sonoramente.
-E pensare che volevo solo darti una mano.-
-Non credo tu possa aiutarmi.-
Lui lasciò perdere la sua passeggiata e si sedette sul marciapiede, prendendosi poi la testa tra le mani. Lei esitò un attimo.
-Oh, al diavolo- pensò scendendo le scale di corsa ed uscendo fuori. Si sedette vicino al ragazzo e aspettò in silenzio.
Lui alzò lo sguardo quando si sentì un paio di occhi addosso e la guardò sorpreso.
-Che ci fai qui?-
-Voglio aiutarti, anche se sostieni che io non possa.-
Lui si illuminò.
-Puoi resuscitare le persone?- Chiese sorridendo felice. Lei lo guardò.
-Ehm.. no.- Lui abbassò le spalle sgonfiando il petto e fece sparire il sorriso dal suo volto.
-Allora non puoi aiutarmi.-
-Cos’è successo?-
-Perché l’hanno portata via, secondo te?-
-Non.. non capisco..-
Lui fissò i suoi occhi azzurri in quelli della ragazza, sorprendendosi di trovarla.. bella. Ma probabilmente era solo l’effetto dell’alcol.
-Perché sei qui?- Chiese di nuovo. Stavolta la ragazza sospirò.
-Non lo so.- Ammise.
-Dovresti tornare dentro.-
-Dovrei.-
Annuii lei senza però muoversi. Lui la guardò confuso.
-Anche tu dovresti essere a casa.-
-Ti sbagli.-
-Ah, si?-
-Si.-
-Perché?-
Lui scosse la testa.
-Non capiresti.-
-Chi lo dice?-
-Avresti dovuto conoscerla, per capire.-
-Di chi parli?-
Il ragazzo tornò a guardarla negli occhi, prima che lei sospirasse capendo che non le avrebbe risposto. Si alzò annuendo.
-Torna a casa.- Disse, voltandosi.
-Aspetta.-
-Cosa?-
Lui si grattò la nuca imbarazzato.
-Io sono Ed.- E a lei, trovarsi lì in quel momento, sembrò un grandissimo errore.

Quando si svegliò, fin troppo presto per i suoi gusti, Aileen pensò di aver sognato tutto.
Si alzò dal letto, sbadigliando, poi scese in cucina.
Ripercorse mentalmente il discorso con quel ragazzo e si rese conto che era fin troppo reale per esse un sogno.
Aprì la credenza prendendo una tazza e mise a bollire l’acqua per un tè.
Mentre aspettava, l’immagine di Ed e le sue parole le sembravano di colpo più familiari.
-Puoi resuscitare le persone?-
-Perché l’hanno portata via, secondo te?-

Ora le era tutto più chiaro e se la sera prima non aveva capito, ora avrebbe solo voluto tornare indietro e dare quel diario ad Ed.
E poi doveva solo stargli lontana.
Perché la verità era che Vanessa aveva proprio ragione. Ed era bello, ma bello davvero.
Bello nella sua espressione dolce, nonostante fosse ubriaco.
Bello con quei suoi occhi indefinibili, con i suoi capelli arancioni, bello con le sue guancie paffute e persino col sorriso tirato.
Ed Aileen avrebbe voluto aiutarlo, ma non trovava il coraggio.
Perché quando aveva capito chi si trovasse davanti, le era quasi sembrato di fare del male a Vanessa.
E non era giusto, per niente.
Quindi lo aveva lasciato lì, senza una risposta ed era corsa dentro casa, chiudendosi la porta alle spalle.
Ora voleva consegnargli quel diario, ma ancora non era sicura.
Sapere che Vanessa era innamorata di lui non lo avrebbe aiutato, per niente.
Eppure qualcosa le diceva che quel diario doveva averlo lui.
Si lasciò andare ad un sospiro, prendendo la bustina di tè ed inserendola nell’acqua ormai calda. Spense il fuoco ai fornelli e si sedette attorno al tavolo, pensando disperatamente ad una soluzione.
Il telefono di casa squillò, costringendola ad alzarsi e a mettere da parte i pensieri.
-Tesoro!-
-Mamma?-
-Come va?-
-Bene, a voi?-
-Tutto normale, sai che Luke ha deciso di comprare una casa tutta sua?-
-Davvero?-
-Si, con Kayla. Non posso credere che se ne andrà anche lui..-
-Oh andiamo mamma, non mi sono trasferita dall’altro lato del pianeta!-
Commentò la ragazza divertita.
-Lo so, però è così strano non averti a casa..-
-Dai, più tardi vengo a trovarti.-
-Davvero?-
-Ci siete a casa?-
-Dipende. Tra mezz’ora andiamo con tuo fratello all’agenzia immobiliare.-
Aileen sorrise.
-Portate anche me?-
-Vuoi venire?-
Chiese stranita la madre.
-Certo!-
-Ti aspettiamo quindi?-
-Il tempo di vestirmi ed arrivo.-
-A dopo tesoro.-
-Ciao mamma.-
Attaccò, finendo velocemente il suo tè, poi salì al piano di sopra e si preparò in fretta.
Venti minuti dopo era già per strada, diretta verso quella che era stata la sua casa d’infanzia.
Quando arrivò e bussò alla porta, una donna abbastanza giovane le aprì.
I capelli biondi, visibilmente tinti le cadevano sulle spalle in un taglio abbastanza corto.
Gli occhi scuri squadrarono la ragazza per un po’, prima di aprirsi in un sorriso emozionato.
-Lee!- Esclamò la donna abbracciandola di scatto.
-Aspettavamo solo te, siamo tutti pronti.- Continuò tornando a sorriderle. Aileen ricambiò entrando in casa.
- Ciao sorellina!- Luke scese le scale di corsa, prima di arrivare davanti alla mora e scompigliarle i capelli.
-Ehi!- Si lamentò lei senza riuscire a nascondere un sorriso divertito.
-Papà?- Chiese.
-Chi mi cerca?- Una voce adulta e fin troppo roca si intromise nel discorso.
-Aileen!- Esclamò pochi istanti dopo un uomo sui quarantacinque. Robusto e con un po’ di pancetta, era esattamente come sua figlia lo ricordava. Non che fosse passato molto dall’ultima volta che si erano visti..
Dopo aver salutato sia lui che Kayla, la ragazza di Luke, Aileen si ritrovò di nuovo a camminare per le vie di Londra.
-Come mai questo grande passo?- Chiese al fratello sorridente. Era felice per loro.
-Lui dice che lo fa perché vuole passare più tempo con me, ma tu puoi crederci?- Lo prese in giro Kayla. Stavano insieme da tre anni e ormai era una di famiglia. Aileen la adorava.
-In realtà non accettava l’idea che tu ti fossi trasferita prima di lui.- Disse sempre la ragazza scatenando le risatine di Lee e sua madre.
-Bell’idea che avete di me, davvero!- Commentò Luke fingendosi offeso.
-Sono donne, figliolo, non avranno mai una bell’idea di te.- Lo rincuorò il padre, aumentando le loro
risate. Aileen si bloccò di colpo davanti all’entrata dell’agenzia quando i suoi occhi incrociarono quelli di un ragazzo a pochi passi da loro, fermo sul marciapiede.
Lui la stava già guardando, cercando di capire perché lei avesse un’aria così familiare.
-Lee? Vieni?- La richiamò sua madre.
-Cominciate ad entrare, arrivo subito.- Li liquidò, raggiungendo a passo veloce il ragazzo. Si fermò davanti a lui.
-Ciao.- Provò.
-Ed.- Lo salutò lei con un cenno del capo.
-Ci conosciamo?- Chiese grattandosi la nuca imbarazzato.
-In realtà no. Che ci fai qui?-
-Come sai il mio nome?-
Domandò, accompagnando la domanda con una smorfia di dolore.
La testa gli faceva malissimo, la sera prima ci era davvero andato giù pesante con l’alcol.
-Me lo hai detto tu.- Ed la guardò e lei capì che un indovinello era l’ultima cosa che serviva a quel ragazzo in quel momento.
-Ieri sera. Ma eri evidentemente troppo ubriaco per ricordartene.- Qualche istante della sera prima si materializzò nella mente di Ed, ma erano scene sconnesse e senza alcun senso logico, quindi non le calcolò più di tanto.
-Oh, mi dispiace se ho fatto qualcosa di..-
-No, no, non preoccuparti.-
Si affrettò a rassicurarlo. Lui annuì.
-Bhe?- Stavolta fu lei a guardarlo confusa.
-Cosa?-
-Come ti chiami?-
-Ah, già. Io sono Aileen.-
Si presentò. Ed sorrise, stringendole la mano. Nessuno dei due distolse il contatto visivo un solo istante e, quando le loro mani entrarono in contatto, lui sembrò dimenticarsi per un secondo di ogni cosa.
Del posto in cui si trovavano, della gente con cui l’aveva vista arrivare, della ragione per cui lei lo conoscesse già, del motivo per cui si era ubriacato la sera prima così come le altre precedenti, persino delle immagini che gli aleggiavano costantemente in mente senza che lui potesse impedirlo. Per un secondo, per un brevissimo secondo, c’erano solo lui, Aileen e le loro mani strette l’una nell’altra. E per un secondo si sentì anche bene.
Come caffè caldo di mattina.
Poi tutto sembrò tornare a colpirlo con violenza quando lei ritrasse la mano, guardandola come se si fosse appena scottata.
-Bhe, io devo andare.. Mi.. Mi aspettano.- Disse indicando il negozio e facendo un passo indietro.
-Ciao Ed.- Concluse, voltandosi.
-Aspetta.- Era la seconda volta in due giorni che la fermava così.
E quando, dopo una frase di lui, lei si era ritrovata a scusarsi con i suoi parenti e a seguirlo in un bar, il primo pensiero di Aileen volò subito a Vanessa.

-Aspetta.- Mi ha infatti fermato lui.
E non chiedermi come, alla fine ho pagato la spesa e ci siamo ritrovati entrambi in un bar a bere un caffè e fare quattro chiacchiere. E’ simpatico.
E il suo aspetto così dolce e innocente mi ha fatto affezionare a lui troppo in fretta.”


E questo non andava bene. Per niente.
Era stato come vivere un déjà vu e quella coincidenza le mise paura.
Perchè lei non voleva affezionarsi a nessuno, non voleva neanche pensarci a questa possibilità.
-Ed..- Lo chiamò quando si sedettero ad un tavolo.
-Si?- Lei lo guardò indecisa. Stava pensando sul serio di dirgli del diario, di dirgli che lo aveva letto e che avrebbe voluto aiutarlo. Ma lui le aveva appena sorriso e non se la sentì di ricordargli di Vanessa in quel momento.
-Niente, lascia stare.- Scosse la testa. Lui la guardò curioso, ma lei scrollò le spalle, ricambiando il sorriso.
-Allora, ordiniamo?-





 
Ehi!
Volevo solo dire che non sono per niente sicura di continuare la storia, 
nonostante l'abbia appena iniziata.
Mi scuso per il ritardo e niente, mi dissolvo lol
Baci! <3

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Capitolo 3
*** Chapter 2. ***


                                                                    
                             


Chapter 2.

  
She'll make me shiver without warning and make me laugh as if I'm in on the joke



“16 agosto 2012

Sai perchè ho deciso di cominciare un diario?
Ho bisogno di qualcuno che mi legga, che mi capisca, ho bisogno di sfogarmi.
In realtà ci manca un pezzo. Un pezzo di cui mi sono accorta solo qualche minuto fa, ripensando alla giornata di oggi.
Da quando ho incontrato Ed, quattro giorni fa, è come se avessi ricominciato a vivere.
Il che è divertente, dato che ciò a cui sto andando incontro è proprio il contrario della vita.
In ogni caso, conosco quel ragazzo da quattro miseri giorni, ma mai prima di incontrarlo mi sono sentita così.
Così bene, così tranquilla, così felice, così spensierata, così libera, così.. così tutto.
Ho cominciato a scrivere in realtà solo perché mi sembrava ingiusto dover vivere.. la mia situazione da sola. 
Ho pensato che con un diario il dolore si sarebbe alleviato, ma ora non scrivo più per questo.
Ora è Ed che allevia il mio dolore e quasi non sento più il bisogno di mettere nero su bianco i miei pensieri.
Però ancora una volta non mi sembra giusto. Sto vivendo giornate così belle, così semplici ma allo stesso tempo così rigeneranti che non mi sembra giusto che vadano perse così.
Quindi le scrivo qui, così un giorno qualcuno leggerà ciò che ho passato, ciò che sto passando.
Mi chiedo se ciò che scrivo farà piangere qualcuno. Forse si, in fondo fa piangere anche me pensare a ciò che sicuramente scriverò in futuro.. Perché sai, io sono già consapevole di come finirà la mia storia.
E’ triste, perché un finale dovrebbe sempre essere una sorpresa. Io invece so già perfettamente qual è il mio.
Sto divagando.
Dicevo.. Scrivo per ricordare, perché questi giorni potrebbero non ripetersi e quando sarò costretta a rimanere a letto per giorni interi potrò rileggere questo diario e pensare a qualche momento felice.
Non sono sicura che funzioni, ma provare non costa nulla.
Oggi è stata senza dubbio una giornata da ricordare.
Ed è venuto stamattina a casa mia. Quando ha bussato alla porta ha aperto mia madre e lui non ha perso occasione di presentarsi. Io dormivo ancora beatamente.
Quando la bella bionda- alias mia madre- è salita per svegliarmi e mi ha detto che il mio ragazzo era davvero carino l’ho ringraziata. Poi ci ho pensato su e mi sono messa di scatto a sedere sul letto.
Io non ho un ragazzo.
L’ho guardata in cerca di spiegazioni, ma lei stava già tornando di sotto.
Mi sono infilata in fretta le pantofole e quando ho capito che Ed era seduto nella mia cucina e che io ero in pigiama con i capelli in chissà quale stato e la faccia sconvolta per la sorpresa di trovarlo lì, sarei volentieri sprofondata a trenta metri sottoterra.
-Ciao.- Mi ha salutata facendo finta di niente.
-Ed.. Che.. Che ci fai qui?- Lui ha alzato le spalle e mi ha sorriso.
-In realtà sono venuto a chiederti se avevi da fare stamattina. Non volevo svegliarti, scusa.- Ha detto, lanciando un’occhiata a mia madre che fingeva di non ascoltare ciò che dicevamo.
-Non preoccuparti.- Ho risposto solamente. Lui mi ha guardato.
-E..?- Io gli ho lanciato un occhiata confusa che lo ha fatto sospirare e ridacchiare.
-Sei libera stamattina?- Ha chiesto di nuovo.
-Oh.. non lo so, io.. Mamma p..-
-Certo che si tesoro. Potete fare ciò che volete ragazzi.-
Mi ha interrotto lei sorridendo. Sapessi dopo che chiacchierata che abbiamo fatto io e lei! In ogni caso, non ho avuto altri motivi per rifiutare, quindi mi sono vestita e sono uscita con Ed. Solo una volta fuori ho notato che aveva un pallone in mano. Non avevo la minima idea di cosa volesse fare, ma sai, alla fine la sua semplicità mi ha sorpreso.
Siamo andati in un parco, non molto lontano da casa. Lui si è fermato all’improvviso ed ha indicato il pallone, sorridendo.
-Che c’è?- Ho chiesto.
-Giochiamo!- No, non era una domanda. Come se avesse già deciso ogni cosa, poggiò la palla sull’erba e la bloccò con un piede.
-Non so giocare.- Ho detto scuotendo la testa.
-E qual è il problema?- Ha sorriso di nuovo.
-Ti insegno io!- Quattro giorni che lo conosco, ma se c’è una cosa che avevo capito sin da subito è che quel ragazzo è completamente pazzo.
Pazzo e pieno di vitalità. Stare con lui mi fa terribilmente bene.
Oggi ho riso, tantissimo. Non credo di aver mai riso così tanto in vita mia. Mi sono sentita viva anche io.
Ho scoperto anche di non essere niente male a calcio, ma forse è stato solo Ed che mi ha lasciato vincere.
Abbiamo mangiato insieme e quando mi ha riaccompagnato a casa erano le cinque del pomeriggio.
Mi ha salutato con un bacio sulla guancia e non puoi nemmeno immaginare la quantità di brividi che ha percorso la mia schiena in quel momento.
Mi chiedo perché.
In ogni caso, stava per voltarsi ed andare via, quando l’ho fermato.
Dovevo farlo. Ho agito d’istinto. Gli ho bloccato un polso, facendo in modo che tornasse a guardarmi.
Poi l’ho abbracciato, come se fosse la mia unica ragione di vita. E forse un po’ lo era davvero.
-Grazie Ed. Davvero.- Gli ho detto affondando la faccia nell’incavo del suo collo. Lui mi ha tenuta stretta a se, lasciandomi un bacio sui capelli.
-E di che?- Ha chiesto poi.
-Di tutto. Ti voglio bene.- Ho ammesso. E lui ha sorriso.
-Ti voglio bene anche io, piccola.- Ha detto, facendomi tremare di nuovo.
Gli ho dato un bacio sulla guancia, un altro, poi l’ho lasciato andare e sono entrata in casa.
Com’è che si dice? Le cose belle finiscono sempre.
Ed io ero troppo felice in quel momento. Mi sentivo fin troppo bene e forse qualcuno lassù non lo ha accettato.
Perché in pochi minuti mi sono ritrovata a piangere, chiusa in camera.
Sul divano c’era una cartellina medica. Quella cartellina.
Ed io non ho potuto fare a meno di pensare che non doveva finire così.
Sono quattro giorni che ho questo diario e non ho ancora trovato il coraggio di parlare a pieno di ciò che mi è successo.
Ma, dato il mio pianto isterico di poco fa, credo sia il momento di farlo.
Spero solo di essere forte e reggere, perché sono davvero stanca di piangere.”



Aileen chiuse il diario di scatto, lasciando andare il respiro come se l’avesse trattenuto tutto il tempo.
Chiuse gli occhi, stendendosi sul letto.
Il giorno prima, quando aveva salutato Ed avrebbe tanto voluto abbracciarlo anche lei.
Per un’intera mattinata le aveva permesso di non pensare a niente. Di svuotare la mente e sorridere.
E forse.. forse anche lui non aveva pensato a niente. Forse anche i sorrisi che le aveva rivolto un po’ troppo spesso erano veri.
Non ne era sicura, ma quel giorno non le era sembrato che Ed indossasse una maschera per nascondere il dolore.
Le era parso davvero felice.
Per un istante, le era sembrato persino che la storia di Vanessa non avesse niente a che fare con lui.
Nemmeno Ed, dal lato suo, aveva potuto fare a meno di notare quel particolare.
Aveva riso. E per la prima volta in otto mesi, la causa del suo benessere non era stata una bottiglia di birra.
Non sapeva perché, ma aveva lasciato che quella ragazza lo aiutasse.
E non se ne era pentito, perché si era davvero sentito bene.
Per questo, forse, ora si trovava per strada, intenzionato a andare diritto a casa di Aileen. Sorrise quando arrivò, bussando al campanello.
Assottigliò gli occhi, sperando di ricordare bene il numero civico. Il suo sorriso si allargò ancora di più quando la ragazza andò ad aprire, confusa.
Spalancò gli occhi dallo stupore, di certo non si aspettava di ritrovarsi Ed davanti.
-Ehi!- Esclamò, comunque felice di vederlo.
-Ciao Lee.- Sorrise a quel soprannome, nonostante non fosse il primo che la chiamasse così.
-Che ci fai qui?- Chiese, curiosa. Lui alzò le spalle, dando un lieve calcio all’aria.
-Oh bhe.. Niente, in realtà.- Aileen gli rivolse uno sguardo confuso.
-Vuoi.. vuoi entrare?- Domandò poi titubante.
-Disturbo?- Lei scosse la testa, facendosi da parte per lasciarlo passare. Ed si guardò intorno, seguendo poi la ragazza in salotto.
-Carino qui.- Disse poi.
-Grazie.-
-Vivi da sola?- Lei annuì sorridendo.
-Si, da un bel po’ di mesi ormai.- Disse.
-Che stavi facendo?- Le chiese, tanto per parlare. Aileen deglutì.
-N.. Niente! Perché?- Lui scrollò le spalle.
-Ti va di uscire?-
-E dove vorresti andare, sentiamo?-
Chiese lei sorridendo.
-In giro.-
-A fare?-
-Pazzie.-
Lei rise.
-Dai, sul serio!- Esclamò poi.
-Sono serio.- Lei gli rivolse uno sguardo eloquente.
-Non lo so, dove vuoi andare?- Chiese quindi Ed.
-Sei tu che mi hai chiesto di uscire.- Constatò lei facendolo sbuffare, nonostante la situazione lo divertisse in fondo.
-Come sei complicata!-
-Ehi!- Esclamò offesa. Stavolta fu lui a ridere.
-Comunque, andiamo dove ci porta il cuore.-
-E dimmi un po’, dov’è che ti porta il tuo?-
Gli chiese. La prima cosa a cui pensò Ed, fu Vanessa.
Fu inevitabile, gli venne spontaneo pensare a lei. Forse perché il suo cuore era davvero lì che avrebbe voluto andare. Da lei.
Il pensiero di non poterlo fare, gli portò via un po’ di buon umore.
Un’altra idea però sostituì quasi subito l’immagine di Vanessa. E fu strano.
Strano perché  non era mai successo prima che qualcosa gli permettesse di non pensare alla sua (ex) ragazza.
Almeno, non prima di incontrare Aileen.
-Luna park.- Disse quindi, non appena l’idea affiorò la sua mente. Lee aggrottò la fronte.
-Luna park?-
-Si!- Esclamò lui sorridendo.
-Dai, andiamo!- Disse poi, preso da un improvviso entusiasmo.
-Sei serio?- Ed annuì prendendole una mano e trascinandola vicino alla porta d’ingresso. Lei si lasciò andare ad una risata, contagiata da quell’improvvisa area allegra.
-E va bene!- Accettò quindi, prendendo la borsa.
-Che luna park sia.- Continuò uscendo di casa. La sua mano era ancora stretta in quella di lui, causandole continui brividi. Era incredibile come quel ragazzo riuscisse a farla tremare senza alcuno sforzo.
-Ehm..- Si grattò la nuca imbarazzato, guardandosi intorno.
-Cosa?- Chiese lei continuando a sorridere.
-Sono venuto a piedi, quindi non abbiamo un auto..-
-Oh, la mia è lì, possiamo usare quella!- Disse indicando una Mini Cooper bianca. Ed sorrise.
-Ti tratti bene, vedo.- Commentò. Lei alzò le spalle.
-Non sono ricca sfondata, se è ciò che ti stai chiedendo.- Specificò avvicinandosi all’auto.
-No, si vede che non hai una lira in tasca.- Commentò sarcastico. Lei sorrise divertita, non potendo farne a meno.
-Non ho detto questo.- Disse poi.
-Lo so.-
-Certo che sei strano, eh!-
Esclamò entrando dal lato del passeggero.
-Me la lasci guidare?- Chiese lui sorpreso.
-Non vado al luna park da quando avevo sette anni e non ho la più pallida idea di dove si trovi. Se ti dispiace posso guidare io, però.- Ed si affrettò a scuotere la testa.
-E quando mi capita più un’occasione del genere?- Chiese affrettandosi ad entrare in auto e mettere in moto. Aileen si lasciò andare ad una risata divertita.
-Quanto ci mettiamo più o meno?-
-Hai fretta?-

-Un po’.- Ammise lei, scaturendo lo sguardo confuso e curioso di Ed.
-Perché?- Chiese infatti lui. Lee si ritrovò a sorridere.
-Ho voglia di divertirmi.-
-Oh, ma per quello basto io!- Esclamò il ragazzo.
-Ah davvero?- Alzò un sopracciglio, prendendolo in giro.
-Certo, guarda qui.- Disse accendendo lo stereo. Prese la prima canzone che trasmettevano e cominciò a cantare a squarcia gola, cambiando tutte le parole e facendo ridere nuovamente la ragazza.
-Visto?- Chiese non appena la canzone finì. Aileen si coprì gli occhi con una mano, scuotendo la testa e continuando a ridere.
-Sei pazzo.- Sentenziò, per niente dispiaciuta da quella scoperta.
-Siamo tutti un po’ pazzi in fondo.-
-Tu lo sei di sicuro.-

-Bhe, anche tu. O devo ricordarti il modo in cui ci siamo conosciuti?- Chiese sorridendo.
-Mi sto pentendo sempre di più, credimi.- Scherzò. Ed aprì di poco la bocca, fingendosi offeso.
-Ehi! Guarda che ti abbandono qui e al luna park ci vado da solo con la tua auto.- La minacciò strappandole l’ennesimo sorriso divertito.
-No, no, per carità, scherzavo!-
-Non avevo dubbi.-
-Quanto sei cattivo!-
Lui sporse leggermente il labbro inferiore in un espressione innocente.
-Io?-
Chiese poi. Aileen ridacchiò per il tono di voce che aveva usato.
-Si tu.-
-Ow, ma non è vero!-
Continuò con quell’espressione da cucciolo bastonato che non riuscì a non far sorridere la ragazza al suo fianco.
-Se fai quella faccia no.- Ammise lei. Ed sorrise soddisfatto.
Quando cinque minuti dopo sentì di nuovo la sua risata, si voltò a guardarla per un istante, prima di puntare di nuovo gli occhi sulla strada.
Ma cosa mi hai fatto, Lee? Si ritrovò a pensare, scuotendo impercettibilmente la testa. Fermò la macchina nel primo parcheggio libero che gli si presentò davanti.
-Oddio, siamo arrivati?- Chiese Aileen presa da un improvvisa carica di adrenalina. In tutta risposta, lui indicò l’ingresso del parco divertimenti alla loro sinistra. Lei scese di corsa dall’auto, incitando Ed a fare lo stesso in fretta.
Sorrise seguendola, prendendole poi la mano per non perderla tra la folla.
Una scia di brividi gli percorse la schiena e lo costrinse a lasciare la presa.
Sospirò pensando che doveva andare avanti, che Vanessa l’aveva lasciato e non poteva fare niente per cambiare le cose.
Il solo pensiero gli fece salire un conato di vomito.
Guardò per un istante il viso sorridente di Aileen, chiedendosi perché si sentisse così.
Era completamente diversa da Vanessa, fisicamente e caratterialmente, almeno per quello che aveva potuto scoprire di lei.
Eppure il solo sentirla ridere o prenderle la mano lo faceva tremare.
Aveva una tremenda paura di quelle sensazioni, l’ultima volta che le aveva avute non era finita bene.
Ma Lee era diversa da Vanessa. Vero?
-Hai intenzione di rimanere lì tutto il giorno? Andiamo, voglio andare sulle montagne russe!- Esclamò la ragazza, riportandolo alla realtà. Rise, vedendola sbuffare.
-Dai, muoviti!- Lo riprese di nuovo, tirandolo per un braccio. Ed rise ancora, lasciandosi trasportare chissà dove.
Fecero la fila per le montagne russe, mentre lei batteva impaziente il piede a terra.
Quando finalmente arrivò il loro turno, Aileen battè le mani.
-Mi ripeti quanti anni hai, scusa?- Chiese lui prendendola in giro.
-Mentalmente molti più di te.- Rispose facendogli una linguaccia.
-Non sembrerebbe.- Rise lui.
-Andiamo, non hai mai visto qualcuno felice di andare al luna park?-
-Mio cugino conta?-
-Certo! Vedi? Non sono l’unica.-
-No, infatti, ma mio cugino ha cinque anni.-
Lei rimase un secondo in silenzio, assimilando la notizia.
-Dettagli. L’età è solo un numero.- Ed rise, per la quinta volta quel giorno.
Prima di conoscere Aileen, anche il solo sorridere gli sembrava un gesto così difficile da compiere, mentre ora si ritrovava addirittura a ridere. E si stupiva di come fossero proprio le cose più semplici e banali a fargli quell’effetto.
Urlarono entrambi quando arrivò la discesa e quando il giro finì le loro mani erano strette in una presa fortissima.
Quando lei se ne accorse, arrossì e si affrettò a scendere dal sediolino.
Ed la seguì e quando si furono calmati si sentì in dovere di ringraziarla.
-Lee?- La chiamò, senza ottenere risposta. Seguì il suo sguardo che, illuminato, puntava un carretto dietro il quale un uomo stava preparando dello zucchero filato. Sorrise, scuotendo la testa.
-Andiamo.- Acconsentì infine.
-Eh? Dove?- Chiese lei.
-Muori dalla voglia di mangiarne un po’.- Rispose lui indicando lo zucchero.
-E come lo sai?-
-Si vede! Dai vieni!-

-Ma..- Provò a replicare, però Ed era già arrivato davanti al carro e stava già parlando con quell’uomo. Sorrise, rilassando le spalle e raggiungendolo.
-Verde!- Esclamò appena vide il colore dello zucchero.
-Sapevo che avresti scelto quello.-
-Com’è che oggi sai tutto?-
Lui alzò le spalle.
-Sesto senso.- Lei lo guardò per qualche secondo di troppo.
-Nhaa!- Negò infine agitando una mano.
-Ti sei buttato a caso.- Rise nuovamente annuendo.
-Dai, almeno ho scoperto qualcosa di te!- Sentenziò.
-Tipo?-
-Ora so che se ci fosse una scelta, prenderesti qualcosa di verde.-
Il signore dietro il carro che aveva ascoltato la conversazione rise, porgendo poi ad Aileen lo zucchero filato.  
-Grazie.-
-Grazie a voi, buona giornata ragazzi.-
Sorrise ad entrambi, mentre li vedeva allontanarsi.
-Allora, da questo momento sai che amo il luna park, lo zucchero filato e il verde. Posso sapere qualcosa di te ora?-
-Cosa vuoi sapere?-
-Non lo so, qualunque cosa..-
-Mm, vediamo.. Ho un gatto e suono la chitarra.-
-Davvero? Suoni?-
Chiese illuminandosi.
-Si, da tantissimo.-
-Davvero?-
Ripetè, sorpresa. Ed annuì.
-Avrò l’onore di sentirti qualche volta?-
-Se proprio vuoi..-
Sorrise lui, divertito quando la ragazza annuì ripetutamente.
-Si, ti prego.-
-Come mai vivi da sola?-
Cambiò discorso. Lee alzò le spalle.
-Volevo un po’ di indipendenza, anche se dai miei non mi mancava niente. Tu invece?-
-Chi ti dice che vivo da solo?-
-Te lo stavo chiedendo, infatti.-
Sorrise sarcastica. Ed rise.
-Si, per lo stesso tuo motivo, più o meno.- Aileen si guardò intorno.
-Vieni, voglio un ricordo di questa giornata.- Disse, prima di trascinarlo vicino ad una bancarella. Osservò i vari oggetti che vi erano, prima che un bracciale di corda verde attirasse la sua attenzione.
-Questo!- Esclamò indicandolo.
-Perché non mi stupisco che sia verde?- Rise Ed, prima di prenderlo.
-C’è anche rosso, se preferite.- Li informò la donna dietro il banco.
-Quello rosso lo prendo io, allora.- Disse lui. Pagarono entrambi, dopo varie insistenze di lei, poi lui l’aiuto a mettere il bracciale.
-Grazie.- Sorrise lei.
-Ti aiuto?- Chiese poi, prima di prendere quello rosso e allacciarlo al polso di lui. Mentre cercava di chiuderlo per bene, le cadde a terra.
Ed si abbassò nello stesso istante in cui lo fece lei e in un secondo i loro visi si ritrovarono a pochi centimetri di distanza. 
Si alzarono, mantenendo quella distanza, troppa e troppo poca allo stesso tempo.
Distanza che Ed accorciò senza neanche accorgersene, fino a quasi sfiorare le sue labbra.
Aileen chiuse gli occhi, presa dalle emozioni.
Quando però le apparse in mente l’immagine di Vanessa, arretrò di scatto.
Ed scosse la testa, come se si fosse appena risvegliato da un incantesimo.
-Cosa..?- Sussurrò disorientato.
Tenne gli occhi fissi in quelli di Lee, che deglutì.
Nessuno dei due sapeva di preciso cosa era successo. Ma i loro cuori stavano battendo entrambi troppo forte per poterlo accettare.
Diamine. Stavano davvero per baciarsi?







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Capitolo 4
*** Chapter 3. ***



                                                               

                                                                    






Chapter 3.


 
And you can stay with me forever or you could stay with me for now..


C’era stato un periodo nella sua vita di cui Aileen non aveva parlato con nessuno.
Un periodo in cui sarebbe bastata una parola a rimettere tutto a posto, parola che non le era mai arrivata.
Sapeva che non era l’unica a sentirsi così, che erano una miriade di adolescenti a passare in questa fase, eppure non era mai riuscita a superarlo.
Aveva creduto di esserselo lasciato alle spalle nel momento in cui aveva finalmente chiuso con la scuola, ma il peso di ciò che aveva passato continuava a tormentarla.
Quando aveva cominciato a leggere il diario di Vanessa, si era tutto più alleggerito.
Lei non pensava più di tanto al suo passato e quest’ultimo non veniva a farle visite così pesanti.
Quando poi aveva cominciato ad uscire con Ed, tutto le sembrava aver preso la piega giusta, il suo passato era scomparso dalla sua mente e gli incubi che aveva di notte erano spariti con esso.
Per questo non si spiegava come fosse possibile che in una sola giornata tutti i suoi pensieri sembravano essere tornati a focalizzarsi su quello.
Quando Ed l’aveva riaccompagnata a casa, dopo pranzo, lei era andata a correre, per scacciare quei pensieri che già dal tragitto in macchina avevano cominciato a perseguitarla. Ma non era servito e quando era tornata a casa ad ora di cena, dopo essersi fatta una lunga doccia, si era chiusa in camera senza toccare nemmeno una briciola di cibo.
Allungò la mano fino al comodino, afferrò il diario di Vanessa e si soffermò qualche secondo sulla copertina, prima di aprirlo.



“19 agosto 2012

L’ultima volta che ho aperto questo diario avevo promesso di parlare della mia storia, ma non l’ho fatto.
In questi tre giorni ho continuato a vedere Ed e più passa il tempo, più mi sento in colpa.
Non dovrei uscire con lui. Perché si sta affezionando a me, ed io a lui e questo non va bene.
Ne soffriremo entrambi, lui più di me forse e non posso, non voglio permetterlo.
Ma allora perché non riesco ad allontanarlo?
Perché ogni volta che lo guardo negli occhi e lui mi sorride il mio cuore muore e rinasce una volta in più?
E’ anche vero che lui si comporta così.. dannatamente bene con me che mi è impossibile respingerlo.
Sai oggi cosa mi ha detto?
Mi ha chiamato stamattina chiedendomi se avessi da fare e quando gli ho detto di no, mi ha chiesto di passare da lui, dal momento che non si sentiva bene e non poteva uscire.
Sarò anche stupida, ma non ho esitato un secondo a dirgli di si quindi, seguendo le sue indicazioni, sono andata a casa sua. 
Quando ho bussato, mi ha aperto avvolto da una coperta e con il naso rossissimo. L’ho preso in giro almeno un milione di volte per questo, oggi.
Alla fine ha sbuffato e ha cominciato a farmi il solletico. Abbiamo passato una giornata stupenda e alla fine siamo rimasti abbracciati sul letto.
Mi ha raccontato di se e della sua famiglia mentre le sue braccia mi cullavano ed ora ho una domanda che mi martella il cervello.
Posso essermi innamorata di lui in soli sette giorni?
Mi sembra una cosa talmente stupida.. Eppure è così che mi sento.
Un po’ come se avessi avuto l’imprinting, sai, quello che hanno Jacob e Renesmee in ‘Breaking dawn’.
E questo paragone mi fa sentire ancora più stupida.
Dannazione, Ed Sheeran, cosa mi hai fatto?
.. Forse dovrei parlargli di me. Dovrei dirgli di quelle macchie che continuano a crescere nel mio stomaco, dei continui conati di vomito e delle regolari visite all’ospedale.
Forse dovrei lasciare che sia lui ad allontanarsi da me, dovrei dargli l’occasione di scegliere.
Ma non ce la faccio. Parlarne significherebbe farmi vedere debole e anche se in realtà lo sono, non voglio che mi veda così.
Soprattutto, non voglio che se ne vada.
Dovrebbe, per il bene di entrambi, ma sono così egoista e masochista da volerlo al mio fianco, sempre.
Che devo fare?
Spero che la notte mi porti davvero consiglio, perché mi sento male al pensiero di ciò che succederà.
Vado perché sono distrutta e ho un sonno tremendo, anche se so che non riuscirò a dormire.
A presto.”




Per la prima volta dalla sua morte, Ed decise di andare al cimitero a trovare Vanessa.
Non era una visita programmata, ci era stato sì e no tre volte, da sobrio.
Ma quel giorno, dopo essersi reso conto di ciò che effettivamente stava per accadere con Aileen, sentì il bisogno di andarci.
Parcheggiò l’auto davanti all’ingresso e aspettò qualche minuto, prima di scendere.
Camminò tra le lapidi di pietra, osservando facce e nomi diversi di volta in volta e gli fu impossibile non pensare a quanto ingiusta fosse la vita.
Si fermò un istante davanti alla tomba di un bambino, chiedendosi perché, con quale criterio una creatura di soli quattro anni potesse essersene andata così.
Riprese a camminare, cercando in tutti i modi di non crollare, fino a quando non si bloccò di scatto.
Il respiro si fece improvvisamente più corto e Ed faticò a tenersi in piedi.
La prima cosa che notò fu il suo sorriso.
I denti bianchi davano luce all’intera fotografia, mentre gli occhi brillavano sereni.
Sembrava felice, era felice.
Ed pensò che era bellissima. E si inginocchiò quando si avvicinò alla foto e lesse il suo nome, con le date riportate sotto.

”Vanessa Parker
1993-2012„

 
Rimase in silenzio un buon quarto d’ora, senza smettere un secondo di fissarla.
-Ciao.- Disse infine, rompendo il silenzio. L’unica risposta che ricevette fu il continuo fruscio del vento.
Ed sbuffò, pensando che il brutto tempo rendesse ancora più cupo quel posto tanto triste.
Fissò di nuovo il sorriso di Vanessa e, quasi come se lei fosse realmente lì davanti a lui, sorrise di rimando. Poi scoppiò in una risata isterica.
-Mi manchi così tanto Van..- Mormorò.
-Mi manchi e vorrei tanto tu fossi rimasta qui.- Fece un profondo respiro, mentre provava a sciogliere il nodo che gli si era creato in gola.
-Ti voglio indietro. Non è giusto che tu.. Non puoi avermi lasciato così. Non con tutto quello che c’è stato tra noi.- Sbuffò di nuovo, cercando indirettamente il coraggio per rivivere ogni cosa. Perché dentro di se sentiva di doverne parlare.
-E la promessa che mi hai fatto a Natale? Te ne sei dimenticata? Saresti dovuta restare qui, non andartene lontano chissà dove. Mi hai detto che “mi saresti rimasta vicino comunque, in ogni caso” ma sai cosa, Van? Io non ho bisogno di pensare che tu sia qui e che, mi sento ridicolo solo a dirlo, tu mi stia ascoltando. Io ho bisogno di te. Fisicamente. Voglio sentire la tua risata, voglio poterti abbracciare tutto il giorno, pettinarti i capelli e tutte quelle cose smielate che si fanno con la propria ragazza. Voglio che mi rimproveri quando bevo una birra di troppo, cosa che ho fatto fino ad oggi sperando che tu potessi apparire magicamente e riempirmi di schiaffi, ripetendomi di essere irresponsabile e che poi mi baciassi dicendomi che ti eri preoccupata.- Ed soffocò un singhiozzo, invano.
-Ho bisogno di te qui. Non delle tue foto, dei vecchi video, o dei vecchi messaggi. Io voglio te. Ma tu non ci sei..- L’ultima frase fu un sussurro, mentre le lacrime premevano prepotenti per poter uscire.
- Tu lo sai? Sai che senso ha tutto questo? Passo le giornate a bere e scrivo canzoni inutili su foglie che cadono e su piccoli uccelli come se potessero davvero descrivere me e te.. E se non bevo, dormo. Sai, sto bene quando dormo. I primi venti minuti, almeno. Ti sogno sempre. Sogno me e te a Natale, a capodanno, in ogni secondo. Siamo felici insieme, ma poi il mio sogno è rovinato, perché tu te ne vai, ogni volta. Avresti dovuto rimanere con me per sempre.- La prima lacrima gli scese lungo le guance. Provò ad asciugarla con il palmo della mano, ma fu inutile, perché tutte le goccioline salate che era riuscito a reprimere in quei mesi, avevano deciso di uscire fuori in quel momento. E Ed si sentì così stupido, così impotente di fronte a tutto quello..
-Dannazione, mi manchi Van!- Esclamò, preso da un improvvisa rabbia che scemò subito in altre lacrime. Come se quelle che stesse piangendo non fossero già abbastanza. Un movimento improvviso alle sue spalle lo fece immobilizzare di scatto.
Si sentì un idiota quando il suo pensiero volò immediatamente ad Aileen. Non si sarebbe stupito di vederla arrivare da un momento all’altro per confortarlo, quella ragazza sembrava sapere esattamente ciò di cui Ed avesse bisogno.
Quando si voltò, invece, vide la madre di Vanessa, troppo simile a sua figlia per farlo rimanere impassibile.
-Signora Parker..- Borbottò, passandosi con forza il braccio sulle guance per togliere le lacrime e alzandosi.  
 -Ed.. ciao!- Anche la donna sembrava stupita di trovarlo lì. Lo strinse in un breve abbraccio che Ed provò a godersi a pieno, poi gli sorrise lievemente.
-Come stai?- Male, avrebbe voluto rispondere lui.
-Si va avanti.- Disse invece. Dire di stare bene sarebbe stato davvero troppo, anche perché con gli occhi arrossati e in quelle condizioni sarebbe stato poco credibile. La signora annuì.
-Sei venuto a trovarla?- Chiese poi, indicando con un cenno del capo, la foto sulla lapide.
-Era da un po’ che non venivo e.. volevo parlarle.- Si costrinse ad ammettere, sapendo che forse quella donna era l’unica che avrebbe davvero potuto capirlo.
-Capisco. Ti manca tanto?- Gli chiese, incrinando la voce.
Guarda come ci hai ridotto, Vanessa..
-A volte anche troppo.- Lei si prese qualche secondo per scavare nei suoi occhi, poi scosse impercettibilmente la testa.
-Hai conosciuto qualcuno?- Ed corrugò le sopracciglia, confuso da quella domanda.
-Come?-
-Qualche ragazza, intendo. Stai uscendo con qualcuna?-
Sbarrò gli occhi.
-Io.. non..- La risposta era un ‘no’ chiaro, ma lui non riuscì a non sentirsi imbarazzato.
-Ed, caro, così non va bene! Sono passati dieci mesi ormai, devi provare ad andare avanti.- Ed rimase in silenzio, deglutendo.
-Manca tanto anche a me sai? Più di quanto tu possa immaginare.. E mi rendo conto che è difficile, ma sei giovane, hai tutta la vita davanti, non sprecarla così. Lei ci sarà sempre accanto. E soprattutto, vorrebbe che tu fossi felice. Non sai quanto lo desiderasse, quante volte mi abbia detto che avrebbe dovuto smettere di vederti perché sapeva che saresti stato male.. Ma tu devi andare avanti, almeno provaci, per lei.- Lui chiuse gli occhi, provando ad immaginarsi una Vanessa in lacrime e piena di sensi di colpa. Un’immagine completamente diversa da quella che conservava della sua ragazza. Un’immagine triste, quasi quanto il posto buio in cui si trovava in quel momento.
-Torna a vivere.- Quello della donna bionda che aveva di fronte gli sembrò quasi una preghiera. Ed la guardò negli occhi e d’un tratto sembrò capire perfettamente come si sentisse lei.
La figlia era morta a soli diciannove anni, doveva essere stato davvero terribile. Ma non aveva sopportato tutto da sola. Aveva condiviso il suo dolore con il marito e si erano fatti forza a vicenda. Ora voleva che anche lui trovasse qualcuno con cui continuare la sua vita. Sembrava quasi volesse dirgli “non morire anche tu con Vanessa.”
Perché alla fine era questo che era accaduto. Lui era morto con lei, Van aveva portato via con se ogni traccia di vita da Ed e a lui pareva quasi di non sentire neanche più il suo corpo. Era davvero morto con lei e si rese solo in quel momento che non era giusto.
-Sarebbe dovuta sopravvivere.- Mormorò. La madre di Vanessa socchiuse gli occhi, scuotendo la testa.
-Lo avrei voluto anche io. Ma non dirlo, Ed. E’ ingiusto, hai tutte le ragioni del mondo per pensarlo, lo credo anche io. Ma ci ho messo tanto a farmene una ragione, quindi ti prego, non dirlo.-
-Come ha fatto?-
Sussurrò quasi lui, come se avesse paura di romperla se avesse parlato a voce troppo alta.
-Come ha fatto a farsene una ragione? Come è riuscita ad andare avanti?- Continuò, sentendo il respiro mancargli, di nuovo.
-Non credo di averlo davvero superato. Era mia figlia, era la cosa più bella che avessi al mondo e non penso di riuscire mai ad andare davvero avanti. Ma so che lei non avrebbe voluto vedermi così, quindi cerco continuamente di fare del meglio per farmi pesare di meno la sua assenza. E’ dura Ed, nessuno dice che non lo sia. E’ la cosa più difficile che abbia dovuto affrontare. Ma io ho mio marito accanto. E’ comunque doloroso e difficile, ma ora riesco di nuovo a vedere il futuro. E dovresti provarci anche tu.- Ed annuì, non del tutto convinto.
-Non ho detto che devi per forza fidanzarti o sposarti. Solo, non chiuderti in te stesso.- Concluse lei. Il ragazzo annuì di nuovo, poi accennò un sorriso.
-Ci proverò.- Promise infine.
-Ci conto.- Fu l’ultima cosa che disse la donna, prima di salutarlo e lasciarlo tornare a casa.
Ed infilò le mani nelle tasche, stringendosi un po’ di più nel cappotto e raggiungendo la sua auto.
Appena vi entrò, un caldo confortante lo accolse, facendolo affrettare a chiudere la portiera. Si scaldò di nuovo le mani, prima di mettere in moto. Guardò un’ultima volta verso l’entrata del cimitero, poi partì e tornò a casa.
Stava per aprire la porta d’ingresso, quando l’abbaiare di un cane lo fece voltare di scatto.
Non sapeva perché, forse per la nota di terrore che stonava in quell’abbaio, forse perché se lo sentiva dentro, fatto sta che Ed si voltò e corse fino al ciglio della strada.
Fu un attimo, i suoi occhi incontrarono la schiena di una ragazza, prima che il suo sguardo si spostasse su un enorme camion bianco.
I fari accesi illuminarono la figura che intanto si era voltata verso l’autovettura e Ed riuscì a prenderle un braccio e trascinarla indietro giusto in tempo, prima che un rumore di freni improvviso si sprigionasse nell’aria un secondo troppo tardi.
Il corpo della ragazza tremò tra le sue mani e lui vide il camionista scendere preoccupato dall’auto e raggiungerli in fretta.
-Santo cielo, stai bene?- Chiese l'uomo spaventato. Lei tremava ancora e Ed si accorse di non averla ancora vista in faccia.
-S.. Si.- Balbettò lei e sembrava stesse in stato di trance.
-Mi dispiace, io non ti avevo visto, anche se, a dire la verità, avresti potuto fare un po’ di attenzione..- Parlò velocemente, come se questo potesse giustificarlo. Intanto, Ed assisteva alla scena, leggermente sconvolto anche lui.
Insomma, se non fosse arrivato in tempo quella ragazza sarebbe.. morta. Si riscosse solo quando la sentì piangere.
Si accorse che il camionista se ne era andato e che la ragazza che tra le sue braccia sembrava incredibilmente piccola aveva cominciato a singhiozzare.
-Ehi, va tutto bene, sei salva..- Provò a dirle. Lei si girò di scatto.
-Ed?- Lui ci mise un minuto di più per accorgersi che si trattava di Aileen. Un brivido gli percorse la schiena.
Non ebbe neanche il tempo di pensare a cosa dirle, perché lei lo abbracciò di slancio.
-Grazie.- Si strinse un po’ di più a lui.
-Grazie.- ripetè, rendendosi conto che lui l’aveva salvata. In tutti i sensi.
Era impazzita quel pomeriggio e leggere quella pagina del diario di Vanessa non l’aveva aiutata a sentirsi meglio, quindi aveva deciso di uscire a fare un giro, nonostante fosse sera inoltrata e facesse freddo.
In realtà, non ci era riuscita a dimenticarsi dei suoi pensieri e poi mentre stava per attraversare, decisa a tornare a casa e farsi un’altra doccia, una luce l’aveva fatta immobilizzare sul posto e se non fosse stato per Ed che l’aveva trascinata di nuovo sul marciapiede, il camion l’avrebbe investita in pieno e non era sicura sarebbe riuscita a sopravvivere.
-Dio, Lee.. Stai bene.- Commentò lui stringendola a sua volta nell’abbraccio. Rimasero fermi in quella posizione per qualche secondo, poi lui le prese la mano e la invitò ad entrare in casa.
Una palla di pelo arancione si precipitò subito ai loro piedi. Ed si abbassò per accarezzare energicamente il gatto, poi sorrise ad Aileen e alzò le spalle, guardandosi intorno.
-Scusa per il casino.- Disse indicando i vestiti sparsi un po’ ovunque e la confusione generale che regnava già nel salotto.
-Figurati.- Sussurrò lei, avanzando dietro di lui per non inciampare in niente.
Si sedettero entrambi sul divano e, dopo aver spostato la bottiglia vuota di una birra sul tavolino, si ritrovarono di nuovo abbracciati.
-Che ci facevi da queste parti?- Le chiese Ed.
-Stavo solo facendo un giro per schiarirmi.. le idee.- Lui annuì.
-Erano idee forti se non ti hanno nemmeno permesso di attraversare la strada senza rischiare di essere investita.- Nonostante la situazione, lei sorrise al suo tono ironico.
-In effetti si.-
-A che pensavi?-
Chiese allora lui, scoprendosi fin troppo curioso sulla vita di quella ragazza.
-Niente di che, mi ero solo distratta.-
-Sicura?-
Domandò, per niente convinto.
-Si.-  In realtà non era sicura ed il problema era proprio quello.
Non sapeva cosa avesse fatto in modo che si ricordasse di quel periodo, ma ormai era fatta. I pensieri si erano insediati di nuovo nella mente di Aileen, pensieri che di bello non avevano neanche l’ombra, pensieri che per un intero anno, tempo prima, l’avevano tormentata, logorata dentro e chissà come c’era uscita!
Ed ora che sembrava fosse tutto apposto, eccoli tornare, per chissà quale assurdo motivo.
Eppure ormai erano lì, fissi, fermi in un punto della sua mente e Lee non poteva fare niente per scacciarli.
Quando prima aveva pensato che Ed l’avesse salvata in tutti i sensi, si riferiva anche a questo.
Perché da quando l’aveva conosciuto, era andato tutto bene e perché per un istante, stretta tra le sue braccia, nonostante il panico e la paura per ciò che sarebbe potuto accadere se non fosse arrivato lui, Aileen non pensò a nulla.
Per un istante, nonostante tutto, si sentì di nuovo libera.
-Cos’hai piccola?- Le chiese Ed abbassando la testa per guardarla negli occhi.
-Un passato da dimenticare.- Disse senza neanche pensarci. Agì d’istinto, decidendo di potersi fidare di lui.
-Allora abbiamo qualcosa in comune.- Acconsentì lui, senza chiedere altro. La sua ultima richiesta, che tanto sembrava una preghiera, sorprese entrambi. Forse, in senso positivo.
-Resta con me ora.-




 
Ehi!
Finalmente sono riuscita ad aggiornare, vi chiedo immensamente scusa per il mese di ritardo, mi dispiace davvero tantissimo, ma con la scuola, i progetti e tutto il resto sono stata molto impegnata e, inoltre, questo capitolo non voleva proprio saperne di uscire. 
Vi chiedo di nuovo scusa e grazie mille per gli incoraggiamenti, io vi adoro *-*
Baci! <3

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Capitolo 5
*** Chapter 4. ***


                                                              





Chapter 4. 


 
Tell me if I'm wrong, tell me if I'm right, tell me if you need a loving hand to help you fall asleep tonight





Era passato più o meno un mese da quella sera, Aileen e Ed avevano continuato ad uscire, fino ad istaurare un rapporto che cominciava lentamente a sfumare, distinguendosi dall’amicizia.
Non amore, a detta di Lee era troppo presto per quello, ma comunque attrazione.
Perché ci aveva pensato più volte, si era fermata spesso a rifletterci e alla fine aveva dovuto ammettere a se stessa che quella che provava per Ed non era semplice amicizia.
-Eccomi, arrivo!- Esclamò la ragazza, uscendo poi di casa.
-Quanto sei pressante..- Sbuffò poi quando si trovò davanti alla chioma rossa del suo amico.
-Sono venticinque minuti che aspetto!- Si giustificò lui, allargando le braccia.
-Sei arrivato in anticipo.-
-Aspetto comunque da tanto.- Lee scosse la testa sorridendo divertita.
-Dove andiamo?- Disse prendendolo sotto braccio e stampandogli un bacio sulla guancia.
-A mangiare, perché sto morendo di fame!-
-Non eri a dieta tu?-
Lo prese in giro lei, ricordandosi di quando, qualche giorno prima, lui si era piazzato sul divano, vietandosi di mangiare perché “doveva assolutamente cominciare una dieta”.
-Ero, hai detto bene.- In risposta, Aileen gli colpì giocosamente la pancia, ricevendo poi un pizzico sul fianco da Ed.
Si fermarono davanti ad un Mc Donald, d’accordo entrambi, e presero posto all’interno in uno dei tavoli vuoti.
-Dopo voglio dirti una cosa.- Disse all’improvviso lui guardandola, mentre tornava con le ordinazioni.
-Mm, cosa?- Chiese lei, togliendosi il giubbotto. Ed sorrise, pensando che diavolo, Aileen era dannatamente bella.
-Dopo Cooper, non essere impaziente.-
-E se dopo ti dimentichi?-
-Magari..-
Sussurrò impercettibilmente, tanto che stentò a sentirsi lui stesso. Lee bevve un sorso di coca cola, poi aspettò che Ed si sedesse accanto a lei per rubargli una patatina.
-Ehi!-
-A te fanno ingrassare queste.-
Lo prese ancora in giro. Poi gli stampò un altro bacio sulla guancia, per ripagarlo.
-Lo faccio per il tuo bene.- Disse però dopo. Ed roteò gli occhi, lasciandosi sfuggire un sorriso. 
-Immagino di doverti anche ringraziare, allora.-
-Certo!-
Disse lei allegra, prima di dedicarsi al suo Cheeseburger.
Ed non aveva chiuso occhio quella notte. Si era accorto anche lui del fatto che ormai, il suo rapporto con Aileen stava diventando sempre più “serio” e aveva deciso, dopo qualche bottiglia di birra di troppo, di mettersi in gioco.
E questo non significava dichiararsi. Almeno, non nel senso usuale del termine.
In quell’anno, niente lo aveva fatto vivere così.
Ci avevano provato qualche volta i suoi genitori, che non vedeva da tempo a causa della distanza, ci avevano provato i suoi vecchi amici e la band in cui aveva cominciato a suonare da qualche mese, ma  Ed aveva sempre respinto tutti, fino ad allontanarli completamente. E quindi la birra e l’alcool erano stati la sua unica via di salvezza per molto.
Poi era arrivata Aileen e la birra era magicamente passata in secondo piano.
Aveva riso chissà quanto con lei ed era stato bene. Maledettamente bene. Ed ora aveva deciso che era arrivato il momento di lasciarle una scelta.
Perché la voleva al suo fianco, in ogni senso, in qualunque modo, ma non glielo avrebbe mai imposto.
Quindi aveva deciso di farsi coraggio e provare a raccontarle di Vanessa.
La presenza di Lee non curava la ferita che era ancora aperta in lui, la morte della sua ragazza lo sconvolgeva ancora, lo lasciava insonne ogni notte, lo tormentava continuamente. Però il tutto sembrava essere meno doloroso quando era con lei. Non sapeva spiegarselo, ma era così.
Ed ora voleva che Aileen sapesse quanto gli stesse facendo bene, più di ogni altra medicina.
Voleva che sapesse quanto stava diventando importante per lui, quanto le fosse grato per questo.
Poi, se lei avesse voluto semplicemente stargli lontano, avrebbe potuto.
Voleva che cominciasse a conoscerlo davvero. E allo stesso tempo voleva conoscere lei meglio.
-A quanti anni hai avuto il primo ragazzo serio?- Chiese improvvisamente. Aileen tossì, presa alla sprovvista.
-Eh?- Ed rise.
-Primo bacio?- Cambiò domanda. Lei ci pensò.
-Quindici anni. Perché?- Lui alzò le spalle.
-Sono solo curioso.- Rispose, facendola sorridere.
-Dai, cosa devi dirmi?- Riprovò lei.
-Dopo.- Ripetè lui.
-Eddai, perché devo aspettare?- Si lamentò Aileen, mettendo il broncio. Ed sorrise, pensando che fosse impossibile non farlo di fronte ad una scena del genere.
-Perché si.-
-“Si” non è una risposta.-
-Fattela bastare per ora.-
Lei sbuffò, prima di tornare a mangiare.
-Finito?- Chiese lei impaziente dopo cinque minuti. Lui annuì, trattenendo a stento un sorriso divertito.
-Allora andiamo!- Esclamò alzandosi e prendendo il giubbino.
-Hai così tanta voglia di sapere cos’ho da dirti?- Chiese lui, imitandola e prendendo poi il vassoio.
-Si, sembra importante.-
-Lo è, ma è una storia abbastanza lunga. E non so se tu voglia davvero sentirla.- Aileen si fermò un secondo, prima di sorridere.
-Certo che si. Andiamo, dai!- Ripeté, svuotando i due vassoi ed uscendo dal locale.
-Kensington Gardens, ti va?- Chiese lui, deciso a volerle dire davvero tutto.
-Perfetto.- Annuì lei. Si incamminarono verso il parco, alternando il silenzio a qualche considerazione sul tempo. Ed era impegnato ad organizzare un discorso, nonostante sapesse che non sarebbe servito. Lee, invece, pensava ad ogni possibile storia che Ed volesse raccontarle. In realtà, quando lui le aveva detto che era importante, Aileen ci aveva pensato subito, a Vanessa. E ora si chiedeva se davvero Ed volesse parlarle di lei, o se magari era qualcosa di molto più banale che magari li avrebbe anche fatti ridere per ore.
-Vieni.- Le disse lui prendendola per mano quando furono arrivati all’entrata.
Camminarono per un po’, fino a fermarsi sotto un albero abbastanza lontano dal resto delle persone.
-Hai mai conosciuto qualcuno e poi pensato “questa è una persona fantastica.”, così, subito, senza neanche volerlo?- Chiese lui, avviando il discorso. Lee lo guardò senza rispondere, aspettando che continuasse.
-Qualcuno che ti ha fatto ridere sin dal primo istante e al quale non sei riuscita a smettere di pensare neanche un secondo? Hai mai conosciuto qualcuno che è diventato importante per te in poco tempo e che poi ti ha lasciato così, senza più niente, senza un apparente motivo?- Lee sbarrò gli occhi quando capì che sì, le avrebbe parlato proprio di Vanessa. Scosse la testa quando lui la guardò aspettando una risposta. Ed sorrise sghembo.  
-A me invece è capitato.- Ammise, senza aggiungere altro.
Aileen gli si avvicinò un po’ di più, arrivando poi a poggiare la testa sulla sua spalla.
Forse voleva infondergli coraggio, anche se non era sicura di essere pronta a parlare con lui di questo. Ed sospirò, puntando il suo sguardo su un albero poco distante da loro.
-Lei amava questo posto. Diceva che le piaceva vedere le persone felici e rilassate o i turisti meravigliati e allegri. Se ti guardi intorno, in questo parco non c’è un’anima triste o stressata.. Sai, due giorni prima che mi lasciasse l’avevo portata qui e, nonostante ci conoscessimo da soli cinque mesi, le avevo chiesto di sposarmi.- Lui sorrise, tristemente. Aileen, invece, sussultò. Perché di questo non ne era a conoscenza. Si era fermata a leggere il diario, evitando la parte finale. Aveva avuto paura di ciò che avrebbe trovato e quindi aveva sempre saltato quella parte. Ora sapeva che Ed le aveva chiesto di sposarlo. Sentì gli occhi inumidirsi, ma non azzardò a muoversi.
-Ricordo perfettamente la sua risata, perché credeva la stessi prendendo in giro. E poi le sue lacrime quando aveva capito che ero serio e che volevo davvero sposarla. Per me era, è l’unica con cui avrei voluto vivere per il resto della mia vita. Mi ha detto di si almeno un milione di volte..- Si fermò, aspettandosi che Lee gli chiedesse cosa fosse successo dopo, ma la ragazza taceva, quindi lui decise di proseguire.   
-Lo sapevo già dalla prima volta che l’ho vista. Ero in un supermercato perché quella sera sarebbero venuti degli amici a casa. Lei era una nana, non riusciva a prendere i barattoli che erano nello scaffale in alto ed era così buffa che non ho potuto non ridere. Mi sono presentato e alla fine gliel’ho preso io il barattolo. Lei mi ha ringraziato e quando ho capito che stava per andarsene e che se non l’avessi fermata non l’avrei più rivista, bhe, le ho chiesto di uscire. Non me ne pento nemmeno un secondo, è stata la scelta più giusta che abbia mai preso. Quella ragazza mi piaceva da morire e sembrava così scontrosa all’inizio, invece poi era un pezzo di pane, era così dolce e divertente.. Il fatto è che in poche settimane mi sono innamorato. E quando ho scoperto.. Quando..- Sospirò, mentre Aileen faceva sempre più fatica a rimanere impassibile.
-Più volte mi aveva detto che avrei fatto meglio a starle lontano ed io ogni volta mi chiedevo perché. Insomma, non ci sarei riuscito neanche con il più grande degli sforzi, ormai c’ero troppo dentro. L’amavo da vivere, ma questo l’ho capito solo quando effettivamente ho dovuto vivere per amarla.- Si bloccò di nuovo.     
-Non starai capendo niente, scusami, io..-
-No!-
Lo interruppe lei, con voce tremante.
-No, sto capendo. C.. Continua.-
-Sicura?-
-Si.-
Ed sorrise leggermente, poi riprese a parlare.  
 -Aveva gli occhi azzurri più belli che abbia mai visto. Erano quasi bianchi, tanto che li aveva chiari. Erano meravigliosi, Lee, lo giuro. Nessuna foto le ha mai reso giustizia. Era stupenda, davvero. Quando rideva.. era come se ogni cosa si fermasse, come se tutti smettessero di fare ciò che stavano facendo solo per vederla sorridere.-
Spiegò, con lo sguardo fisso nel vuoto, pensando a quante volte lui stesso avesse fatto le cose più assurde e stupide solo per farla ridere.
-I suoi occhi si illuminavano ogni volta. Dovevi vederla, sembrava così leggera ogni volta e invece aveva quel peso sulle spalle che..- Ed abbassò la testa, deglutendo a vuoto per l’ennesima volta. Parlare non era per niente difficile, soprattutto con Aileen, che lo ascoltava in silenzio come se stesse dicendo chissà quale poesia sacra, la testa ancora poggiata sulla sua spalla, infondendogli quel calore che Ed non sentiva da un po’.
Il problema erano i ricordi. Troppo vivi nella sua mente per lasciarlo libero di sfogarsi.
Il fatto era che gli bastava sforzarsi un minimo per sentire ancora il suono della voce di Vanessa, il suo tocco sulla sua pelle, il suo profumo.. Ed ogni cosa spariva nel nulla, lasciando in lui una maledetta voglia di correre finchè non l’avesse ritrovata, finchè non fosse arrivato a stringere la sua ragazza tra le braccia.
Ma Vanessa non c’era più e Ed stava facendo uno sforzo immane per accettarlo.
-Tra un mese è l’anniversario della sua morte. Mi aveva promesso che avremmo passato il capodanno insieme, invece se n’è andata due giorni prima, lasciandomi nel modo peggiore in cui potesse farlo. E’ stato proprio a capodanno che ho capito di essere passato dall’amarla da vivere all’amarla da morire. Perché io davvero, ora la amavo da morirci, da star male, la amavo da piangere per ora, fino a perdere il fiato. Le ho scritto solo Dio sa quante canzoni, lei mi diceva sempre che amava sentirmi suonare. Negli ultimi mesi dell’anno, suonavo solo per lei. Non mi ero reso conto di quanto stesse male, fin quando non ha vomitato sangue sulle mie scarpe, un giorno. I medici dissero che non era la prima volta ed io non riuscivo a capire. Poi lei mi ha spiegato tutto. Ricordo le sue lacrime, i suoi singhiozzi alla fine di ogni frase.. Si è scusata con me talmente di quelle volte, ma non era colpa sua. Nessuno sceglie di avere un tumore. Allo stomaco, per di più. Ed io che pensavo fosse perennemente a dieta, senza accorgermi che in realtà lei non voleva tutto ciò.. I dottori dissero che era una sfortunata eccezione. Un tumore allo stomaco non si verifica quasi mai nelle persone così giovani. Dissero che il minimo dell’età è circa quarantacinque, cinquant’anni, mentre Vanessa ne aveva solo diciannove.. Hanno provato a curarla, ma una cura per questo ancora non c’è e lei non ce l’ha fatta. Quando è morta mi è sembrato che ogni cosa perdesse senso. Che il mondo avesse smesso di girare, che la vita di ognuno fosse finita con quella di Vanessa. Ho cominciato a bere, arrivando a non distinguere più la realtà dall’immaginazione, ho persino iniziato a parlare con il mio gatto, il che per me è assurdo. Sono arrivato ad un punto in cui continuare a guardare mi sembrava inutile, perché alla fine era quello che facevo, guardavo. Ma non avevo la forza di reagire. Ho visto Vanessa morire, senza poter fare assolutamente nulla per impedirlo, ho visto la mia vita sgretolarsi tra le mie mani, senza muovere un muscolo, ho visto il mondo fermarsi a due giorni dall’inizio del nuovo anno. Ma poi ho visto te.-  Aileen trattenne il respiro, allontanandosi da lui e passandosi una mano sulle guance per cacciare via le lacrime. Solo in quel momento Ed spostò lo sguardo su di lei e la vide davvero.
-Quando ti ho incontrata, Lee.. Non ricordo tanto di quella sera, in realtà, ma la sensazione dei tuoi occhi su di me è difficile da mandare via. Quando il giorno dopo ti ho rivista ero sicuro di averti già conosciuto. E mi sono reso conto che in realtà il mondo va avanti. Che la vita continua anche senza Vanessa, per quanto faccia male pensarlo. E per un secondo, per la prima volta, ho creduto davvero di poter convivere con tutto questo.-
-Mio Dio..-
Sussurrò Aileen, incapace di dire altro. Conosceva la storia in linea di massima, ma il punto di vista di Ed.. L’aveva destabilizzata, le aveva trasmesso tutto il suo dolore e Lee si chiedeva come avesse fatto lui fino a quel momento a sopravvivere con una cosa del genere. Lo abbracciò di slancio, perché in quel momento era l’unica cosa sensata che sarebbe riuscita a fare, troppo sconvolta per dire qualcosa di utile.
-Sono certo che non riuscirò mai a sostituirla, la amo ancora da morire, ma da quando ti conosco sento qualcosa di molto simile alla speranza che mi permette di non abbandonare tutto e di provare a ricominciare. Sai, qualche giorno fa sono andato al cimitero.. Era stranamente affollato, ma i miei occhi erano fissi su Vanessa, senza accorgersi di nient’altro. Mi sono estraniato da tutti, com’è capitato fin troppo spesso nell’ultimo anno. Ma stavolta.. Era come se riuscissi a sentirla. Non era mai successo prima e un po’ mi sento ridicolo a dirlo, ma.. Ti giuro Lee che lei c’era. Non l’ho vista, ma il suo tocco è qualcosa che ricordo fin troppo bene e sono sicuro che fosse lei. D’altronde, quando mi sono girato non c’era nessuno dietro di me. Ho sentito.. come se qualcuno mi stesse toccando la spalla, capisci? E mi sono sentito bene, come mai prima d’ora. Era come se lei fosse di nuovo lì con me, ma non come quando ero ubriaco e la vedevo ovunque. C’era davvero e sembrava volesse dirmi che ciò che ti ho detto prima era giusto. Che lei voleva che io andassi avanti. Che tornassi a vivere e la smettessi di arrancare e sbracciarmi per non affogare. E’ stato così.. rivitalizzante.. Ho deciso di parlartene, perché tu mi hai aiutato più di quanto credi e volevo che lo sapessi. Inoltre, non credo di riuscire a ricominciare da solo e.. Lo so che è un peso grande, ma ho bisogno di te.- Aileen sorrise, pensando che un ragazzo come Ed non lo avrebbe trovato neanche se avesse provato a fabbricarlo.   
-Ci sono, sono qui e voglio aiutarti, qualunque cosa comporti. Ti voglio bene e sono sicura che se lei fosse qui sarebbe orgogliosa di te. Sei stato così forte, Ed.. Nemmeno ti immagini quanto. E scommetto quello che vuoi che lei ha apprezzato ogni cosa che hai fatto e che ti amava tanto quanto la amavi tu.- Lui sorrise riconoscente, poi scosse la testa.
-Mi sembrava non fosse mai abbastanza. Nonostante io mi sforzassi, tutto ciò che ho fatto non è servito a niente, lei se ne è andata lo stesso..-
-Lei viveva per te! Ed, Vanessa ti amava, ne sono certa. L’hai resa la ragazza più felice del pianeta e tu non immagini quanto significassi per lei.-
Si morse il labbro, chiedendosi solo dopo se non avesse azzardato troppo. Leggendo quel diario, l'unica certezza che le era arrivata era proprio questa e Ed doveva saperlo. Ma non ora, non così. Per fortuna, il ragazzo non si soffermò sulle sue fonti di conoscenza e pensò che quello fosse solo un modo carino per confortarlo. 
-Grazie.- Sorrise lui dopo un po', perché effettivamente, lo aveva confortato. Ed ora che aveva parlato ad Aileen di Vanessa, si sentiva dannatamente più leggero. Come se fosse stato legato fino a quel momento da due manette ed una di queste fosse appena stata sciolta. I loro occhi erano incatenati tra loro, i loro volti vicini, i corpi ancora leggermente stretti dall'abbraccio di prima. 
-Se ne avessi il coraggio, ti bacerei.- Ammise Ed. Lei arrossì di colpo, decidendo poi che quello non era il momento adatto. Si allontanò di poco e sorrise.
-Magari, un giorno..- Tirò su col naso, poi si alzò.
-Non dovevamo andare alla London Eye, noi?- Chiese poi sorridendo.
-Ah si? E questo quando lo avremmo deciso esattamente?- Chiese Ed divertito e grato per la leggerezza con cui Aileen aveva cambiato argomento.
-Mm, fammi pensare.. Ora?- Provò, facendolo ridere.
-E va bene! Ma il biglietto te lo paghi da sola.- Lee scosse la testa, mentre Ed si alzava a sua volta.
-Non ci sono più i gentiluomini di una volta!- Esclamò lei con fare teatrale mentre lui rideva di nuovo e le prendeva la mano, dirigendosi verso l'uscita del parco.
-Andiamo, se ci sbrighiamo forse riusciamo a salirci per mezzanotte.-



“3 settembre 2012

Io e Ed ci siamo messi insieme, non posso ancora crederci.
Ammetto di essermi completamente dimenticata di questo ‘diario’, ho passato quasi tutto il mio tempo libero con Ed e sono stata talmente bene che ogni pensiero si è totalmente dissolto.
In queste settimane, pensa, ho persino mangiato più del solito senza sentirmi male. Ed è magico. Credo che per lui, con lui sarei capace di ogni cosa. Sto cominciando a pensare che forse posso ancora farcela. In fondo, i medici stanno lavorando ad una cura- mamma controlla costantemente che svolgano il loro lavoro- e dal momento che ultimamente mi sono sentita.. normale, forse le mie possibilità non sono tanto basse come credevo.
Dovresti vedermi in questo momento. Sto sorridendo come una stupida, ma sono maledettamente felice.
Caro diario, ci puoi mai credere?
Non ho ancora parlato a Ed della malattia, non voglio rovinare questo momento tanto perfetto. E poi, se posso guarire, perché farlo preoccupare inutilmente? Tra pochi mesi sarà tutto finito e se tutto va bene, avrò un’intera vita per godermi quello che da due settimane è ormai il mio ragazzo.
Fa così strano dirlo! E’ gratificante. E non penso più che sia tanto sbagliato. Insomma, come potrebbe una cosa sbagliata farmi stare tanto bene?   
Non so se ti ho già detto che Ed suona la chitarra. E’ dannatamente bravo, lo ascolterei per ore se potessi. Mi ha detto che ha scritto una canzone, ma non l’ho ancora sentita, dice che è una sorpresa. Io aspetto, magari mi improvviserà una serenata sotto il balcone!
Dio mio, sto proprio impazzendo, sembro una tredicenne in preda ad una crisi ormonale.
Bhe, non che mi senta tanto diversamente eh.. Io l’ho detto che Ed è magico, mi sta stregando.
Mi sento tra le nuvole e.. cazzo.

Ho appena vomitato. Sai che sto sorridendo? Per la prima volta non era sangue.
Sono felice comunque, ho solo un po’ di febbre. E questa è sicuramente colpa di Ed.
Ieri sera ha voluto uscire, nonostante piovesse quasi a dirotto e mi ha trascinato con lui. Alla fine non siamo andati da nessuna parte, siamo rimasti sotto il balcone di un palazzo a parlare, poi mi ha preso per mano e mi ha trascinato sotto la pioggia per un bacio che a sua detta –doveva per forza farlo, perché nei film succedeva quasi sempre e lui non voleva sentirsi escluso.- Inutile dire che ho riso tantissimo e dopo varie proteste, perché io lo sapevo che avrei finito col prendermi una terribile influenza, mi ha baciato davvero. Sotto la pioggia.
E al diavolo l’influenza, puoi ben capire perché sono così felice ora. Aspetta che mi sta chiamando proprio in questo momento. Ed, intendo.

Eccomi. Abbiamo parlato quasi mezz’ora! Gli ho detto di non sentirmi tanto bene, anche se ridevo mentre parlavo e lui mi ha detto che arriverà a momenti.
Verrà qui, ti rendi conto?
Dio mio, caro diario, quanto vorrei che tu esistessi davvero!
Scrivere di quanto Ed sia fantastico non ti farà mai capire davvero quanto effettivamente fantastico sia.
Le parole non rendono affatto giustizia. E sarà presto e tutto ciò che ti pare, ma lo amo.
Lo amo tantissimo, amo ogni singola cosa di lui, ogni singolo dettaglio che lo rende così.. lui.
E’ assolutamente incredibile.
In realtà non credo esista al mondo una parola per descriverlo. Ed è semplicemente Ed.
E’ quel ragazzo con i capelli rossi e gli occhi color jeans- alla fine ho deciso che un paio di jeans solo la cosa che si avvicina di più a quel colore- che mi ha inconsapevolmente dato indietro la mia vita.
Un giorno mi sforzerò di fargli capire tutto quello che è per me.
Mi immagino già tra cinquant’anni, io e lui seduti di fronte al camino, troppo vecchi per uscire, a tenerci per mano. Quel giorno però troverò la forza per dirgli che non lo ringrazierò mai abbastanza per tutto quello che sta facendo per me. Che lo amo alla follia, che non sceglierei mai nessun’altro, perché è sempre stato lui.
Ora mi sento abbastanza ridicola. Forse dovrei riderci sopra, ma posso solo sorridere perché, saranno pure passate solo due settimane, ma non decido io cosa far provare al mio cuore. E se il mio cuore si immagina un futuro del genere, non posso fare niente per fermarlo.
E poi, l’ho detto che mi sento tanto una tredicenne alle prime armi.
Come se fossi stata improvvisamente catapultata nel corpo della protagonista di un film. Mi sento piena di speranze e di illusioni, anche se so che queste non hanno mai portato a niente. Ma ora come ora non m’importa neanche un po’, perché mi sento felice e ho ripetuto queste parole tutto il giorno e chissà quando succederà di nuovo!
Hanno bussato alla porta. Cavolo, è lui! Ahh! Vado a darmi un’occhiata allo specchio, mi sono dimenticata di prepararmi prima, ma lui è stato veloce! A dopo x.

Ed è in cucina. E’ andato a farmi un tè, perché sa che lo adoro, soprattutto prima di dormire.
Io ne ho approfittato, perché questa devi proprio saperla!
Poi mi chiedi perché sia tanto incantata da lui..
Prima gli ha aperto mia madre e appena è entrato in camera mi ha baciato, nonostante avessi la febbre. Ha portato un film, uno di quelli divertenti, ma romantici allo stesso tempo. Non ricordo il nome, dopo magari controllo, ma non è questo il punto. Quando è finito il film mi ha messo una mano sulla fronte e dopo aver deciso che la mia febbre fosse salita, sai cosa mi ha detto?
-Mettiti a letto, vado a farti un tè, ci penso io a te, piccola.- E poi quando io gli ho detto che se voleva poteva tornare a casa- nonostante l’ultima cosa che volessi era che se ne andasse- ha aggiunto qualcosa tipo: –Dimmi se ti serve una mano ad addormentarti. Io potrei restare con te anche per sempre.-
Credo di essermi incantata a fissarlo finchè non è sparito al piano di sotto. Sai che qui dentro fa un grande caldo?
Sento i suoi passi, sta tornando! Dio, lo amo, lo amo, lo amo!
Ora vado sul serio.
A presto, forse. x”










 
Dovete rassegnarvi, ormai credo che aggiornerò dopo mesi... 
Ahahahha cavolo, vi chiedo scusa :( 
Ho anche messo una gif di Ed, per farmi perdonare..
Tipo ho appena finito di scrivere il capitolo, ed è l'una meno un quarto di notte, e dovevo postarlo perchè si, finalmente l'ho finito cavolo!
Ammetto che l'ispirazione mi è arrivata tutta di colpo e solo in questi ultimi giorni e che quando l'ho scritto in realtà, ho anche un po' pianto.. Poi però l'ho riletto e no, ahahaha non è per niente commovente, ma vabbè, ormai mi sono rassegnata.
Grazie a chi continua a seguire la storia, nonostante i miei enormi ritardi.
Love you all e, come ha detto Vanessa, a presto, forse. x

Ps. Buon 2014 <3

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Capitolo 6
*** Chapter 5. ***


                                                               





Chapter 5.


 
Tell me if I know, tell me if I do, tell me how to fall in love the way you want me to



 
Aileen sospirò per la milionesima volta, passandosi una mano tra i capelli.
Sfogliò velocemente le pagine del diario che aveva in mano, poi lo chiuse definitivamente e lo lasciò sul letto, avanti a sé. Aveva una voglia disperata di leggere le ultime pagine, ma al tempo stesso non poteva.
Non sapeva se ce l’avrebbe fatta, non sapeva se fosse giusto nei confronti di Ed, di Vanessa stessa.
E poi, la stessa domanda la stava sfiancando da giorni.
Avrebbe dovuto dire a Ed del diario o no?
Continuare a tenerlo sotto il cuscino, rimetterlo in soffitta e lasciarlo lì o buttarlo via?
L’ultima scelta era quella che prendeva meno in considerazione.
Buttarlo via avrebbe voluto dire distruggere l’unica cosa che era rimasta di quella storia e non se ne parlava per niente.
Ma tenerlo? Lei cosa c’entrava con tutto questo?
L’unica scelta che le sembrava più plausibile era quella di rimetterlo in soffitta, dove l’aveva trovato.
Che poi, pensandoci, come c’era arrivato lì? Che Vanessa vivesse in quella casa prima?
-No, Ed lo avrebbe saputo..- Si disse, scuotendo la testa. Ed non aveva fatto il minimo cenno alla vista di quella casa, eppure c’era stato più volte con Aileen. Quindi no, Vanessa non viveva lì. E allora il diario come c’era arrivato nella sua soffitta?
Si morse il labbro, poi rimise il quaderno sotto il cuscino e salì al piano di sopra. Aprì la porta ed accese la luce, tossendo per la polvere che la colpì in pieno.
La soffitta era più piccola di come se la ricordava, anche se era passato solo un mese o poco più.
Avanzò di qualche passo, sventolando la mano davanti al viso per rimuovere la polvere. Aprì, per quanto poteva, la piccola finestra sulla sinistra, poi guardò le scatole sul pavimento. Erano tutte in ordine, una sopra l’altra.
Aileen scartò subito quelle con il suo nome sopra, e prese, invece, quelle due che aveva trovato già lì. Si sedette per terra e aprì la prima. Dentro c’era solo qualche libro consumato, che ricordò a Lee il motivo per cui era salita lì il giorno in cui aveva trovato il diario.
Aveva avuto voglia di leggere qualcosa e si era ricordata di aver portato con se dei libri, che però non aveva trovato nella libreria e quindi aveva deciso di salire in soffitta.
Posò la scatola ancora aperta alla sua destra e aprì la seconda.
La prima cosa che vide fu una cartellina bianca. La rigirò tra le mani, leggendo sul fronte il nome di un ospedale in centro ed il nome di Vanessa sotto. Tremò, lasciandola subito cadere, come se si fosse scottata.
E decise che quella era meglio non aprirla.
La mise da parte, tornando poi a guardare la scatola. Una t-shirt rossa fu la seconda cosa che notò. La prese, aprendola per vederla tutta. Ma era solo una semplice maglietta, con l’impronta di una zampa, probabilmente un gatto, in basso a destra. La mise sopra la cartellina pensando che fosse finita lì dentro per sbaglio.
L’ultima cosa rimasta, a quanto pareva, era un pallone, uno di quelli da calcio.
Aileen lo prese, facendolo girare sulle dita.
-Cosa significa?- Si chiese, sospirando ancora. Scosse la testa, rassegnata. Probabilmente, a parte la cartellina medica, quelle cose non erano neppure di Vanessa..
Stava per posare tutto, quando si accorse di una cornice sul fondo della scatola.
Rimase qualche secondo a fissarla, incredula, poi la prese in mano.
Quello nella foto era evidentemente Ed. Sorrideva, come forse lei non lo aveva mai visto sorridere e aveva una chitarra in mano.
Lee riprese la maglia rossa e si, disse, quella era proprio la stessa impronta che c’era sulla chitarra del ragazzo.
Sorrise all’immagine, poi i suoi occhi si posarono sulla ragazza bionda che sorrideva accanto a Ed.
Vanessa..
Aileen non riuscì a non pensare che era esattamente come l’aveva immaginata.
Ed aveva dannatamente ragione, era bellissima! Fin troppo bella, per ciò che il destino le aveva riservato.
E aveva ragione anche sui suoi occhi, erano qualcosa di unico.
Lee sorrise di nuovo, notando il pallone sull’erba dietro di loro. E Ed le sembrò ancora più forte di ciò che aveva pensato qualche giorno prima.
Insomma, era stato così felice.. come aveva fatto a sopravvivere dopo senza tutta quella felicità?
Lei non ce l’avrebbe fatta. Assolutamente no.
Il cellulare, che chissà come aveva nella tasca dei jeans, prese a squillare, interrompendo i suoi pensieri.
-Pronto?- Chiese subito, colta di sorpresa.
-Lee? Tutto bene?- La ragazza sospirò, mentre un sorriso le affiorava inevitabilmente sulle labbra.
-Ehi Ed.. Si, mi ha spaventata la suoneria, credo di doverla cambiare..- Ridacchiò, continuando a guardare la fotografia. Sentì la sua risata dall’altro capo del telefono, poi dopo qualche secondo di silenzio la voce di Ed tornò a rimbombarle nelle orecchie.
-Hai da fare?- Chiese. Aileen si morse un labbro.
-Ora?- Domandò stupidamente.
-Si.-
-No, non sono impegnata, perché?- Schiacciò il telefono tra la spalla e l’orecchio, mentre cominciava a risistemare tutto nella scatola, lasciando la foto per ultima. Di nuovo silenzio e -Scendi?- chiese dopo un po’ lui.
Lee, che intanto era passata all’altra scatola, si bloccò, smettendo di riordinare i libri.
-Ora?- Aveva chiesto, ma si stava già alzando per scendere.
-Se ti va..- Sussurrò lui. Aileen sorrise.
-Dove sei?- Gli chiese lei per poterlo raggiungere. Intanto, con il sorriso sempre stampato in faccia, tornò in camera sua e prese una giacca, prima di sistemarsi i capelli alla men peggio.
-Tu comincia a scendere.- Furono le ultime cose che disse Ed, prima di attaccare. La mora corse al piano di sotto, afferrando al volo le chiavi di casa e chiudendosi la porta d’ingresso alle spalle, senza preoccuparsi d’altro. Arrivò fino al cancelletto- rigorosamente sempre aperto- ed uscì, guardandosi intorno.
Si ritrovò a trattenere il fiato ed un urlo quando due mani le coprirono gli occhi.
-Ed!- Esclamò poi felice, voltandosi ed incontrando quei due occhi azzurri che ultimamente le provocavano reazione sempre più complicate da capire e spiegare.
E la risata del ragazzo fu l’ultima cosa che sentì, prima che le labbra di lui si poggiassero su quelle di lei, facendole perdere la cognizione di ogni cosa.
Sentì qualcosa agitarsi all’interno dello stomaco e all’improvviso fu come se il pavimento sotto i loro piedi si fosse dissolto. Come se le case attorno a loro, le persone e le auto che continuavano a passare non esistessero.
In quel momento, l’unica persona che Aileen riusciva a sentire era Ed.
Poteva sentire i battiti dei loro cuori correre insieme, forse quelli di lei un po’ più veloci.
Poteva sentire la testa girare e i brividi scenderle sulla schiena perché, cavolo, nessuno l’aveva mai baciata così.
Così da farle perdere il fiato, così da estraniarla da tutto ciò che la circondasse, fino a farle dimenticare persino chi fosse. Nessuno l’aveva baciata in quel modo così maledettamente dolce e disperato allo stesso istante e nessuno l’aveva fatta sentire così tremendamente viva.
-Van..- Fu un attimo, una parola sussurrata al vento, detta senza neppure pensarci, dettata dall’istinto, così breve ed istantanea.. Aileen gelò sul posto. In un secondo tutte le sensazioni che quel bacio le aveva trasmesso svanirono, lasciando dentro di lei solo il vuoto ed un terribile senso di colpa.
No, no, no, tutto questo non era giusto, lei non poteva stare con Ed, non poteva sentirsi così con lui e soprattutto non poteva illudersi in questo modo.
Si allontanò di scatto, abbassando lo sguardo. Il ragazzo la guardò confuso, impiegando qualche istante in più a capire cosa avesse appena fatto.
-Dio, Lee scusa, io..- Lei scosse la testa più volte, come a voler cancellare ogni ricordo dalla sua mente.
-Ti giuro che non volevo, non me ne sono reso conto, non..- Continuò lui.
-Ti chiamo io.- Sussurrò lei, prima di superarlo e tornare di corsa dentro casa.
-Lee! Aileen, aspetta!- Provò a seguirla lui, senza successo.
-Cazzo.- Imprecò tra i denti, calciando l’aria. Provò a bussare, ma dopo due minuti si arrese, sapendo che la ragazza non gli avrebbe aperto.
Si sedette sul gradino più alto, poggiando la schiena alla porta e la testa sulle ginocchia.
Il ricordo di Vanessa era qualcosa che non poteva gestire. Troppo grande per lui, troppo imponente e lo stava divorando senza che neanche se ne rendesse conto.
Non era così che doveva andare.
Ed aveva deciso di andare a trovare Aileen solo perché ne aveva voglia, non aveva previsto.. quello.
Solo che quando l’aveva vista correre fuori per vederlo e quando poi lei lo aveva abbracciato così di slancio, lui aveva solo pensato che era bellissima e che voleva baciarla.
Quindi lo aveva fatto. Senza preoccuparsi di altro, perché basta, si era stancato di aspettare.
Però qualcosa, neanche lui sapeva cosa, era andato storto e lui si era irrimediabilmente ritrovato a pensare a Vanessa.
Forse avrebbe dovuto essere più prudente. Forse era ancora presto per lasciarsi tutto alle spalle, in fondo era passato meno di un anno..
Ed sospirò profondamente. Non sapeva cosa fare, non capiva più nulla, ma non aveva il coraggio di muoversi di lì, perché una cosa era certa.
Aveva perso Vanessa, ma non avrebbe lasciato che anche Aileen se ne andasse.



“Caro diario,

tu lo sai che giorno è oggi?
Io credevo di aver perso il conto e ne ero felice, perché stavo vivendo senza preoccuparmi dei giorni contati.
‘Carpe diem’ o, come piace dire a me, ‘Hakuna Matata’. Ed io lo stavo facendo. L’ho fatto fino ad oggi. Ho colto gli attimi, non mi sono lasciata sfuggire alcuna occasione e ho vissuto ogni secondo con una felicità che tu non puoi nemmeno immaginare.
Ho capito cosa volesse dire davvero amare qualcuno, perché dannazione, non c’è nessuno al mondo che ami Ed più di quanto faccia io.
Ho cambiato colore di capelli almeno tre volte, prima di tornare al mio biondo naturale. Ho anche pianto, perché papà la settimana scorsa mi ha portato a vedere una casa che ho amato da subito e mi ha detto che voleva comprarla.
Per me, capisci? Ero felicissima quando me lo ha detto.
Con Ed le cose procedono a gonfie vele, quel ragazzo mi sorprende sempre di più.
Se ne inventa una nuova ogni giorno e credo di aver vissuto più in questi ultimi mesi che in una vita intera.
Non smetterò mai di ringraziarlo per questo.
Scusami per le lacrime, ma non riesco a smettere di piangere.
Per quanto ci abbia provato, non riesco proprio a dimenticarmi di.. questa cosa che ho.
A volte smetto di pensarci, ma è difficile e l’immagine di una macchia che si espande di fretta nel mio stomaco non vuole proprio lasciarmi in pace.  
Credo di aver deciso di voler parlare con Ed. Di dirgli tutto.
Non so se riuscirò ad affrontarlo davvero, ma glielo devo. Non può continuare a stare con me quando..
Così non arriveremo da nessuna parte. Deve saperlo, deve poter decidere da solo, no? Se mi lascia posso capirlo..
E allora perché ho così paura?
Il fatto è, caro diario, che ho capito che senza di lui non ce la farei.
E’ già difficile così, con mia madre che piange  ogni sera e mio padre che finge che vada tutto bene.
Se perdessi Ed.. O peggio, se lui cominciasse a comportarsi come se fossi malata (cosa che effettivamente sono)..
Sarebbe tutto ancora più sbagliato e non posso, né voglio permetterlo.
Voglio che Ed continui a guardarmi come fa ora. Che mi faccia ridere, che mi sorrida in quel modo, che scherzi con me prendendo ogni cosa alla leggera..
E qualcosa mi dice che quando saprà del tumore tutto questo si perderà.
Ho paura.. Che devo fare?
Mi viene da ridere se penso che avevo davvero creduto di poter vivere come chiunque altro.
Ed mi ha appena chiamato. Sta venendo a prendermi, usciamo.
Devo dirglielo? Forse sarebbe pur ora..
Magari prima che torni a casa. Si, così è perfetto. Mi godo la serata e non vedo per più di un minuto i suoi occhi.
Si arrabbierà secondo te? Mi odierà? Ho una dannata paura..
Perché, alla fine, chi mai vorrebbe portarsi addosso un peso tanto grande? Andiamo, nessuno sano di mente lo farebbe.
Ma perché mi sono innamorata!? Maledetto il giorno in cui l’ho incontrato!
E ti starai chiedendo perché sono così disperata quando l’ultima volta ero tanto speranzosa..
E sai cosa ti dico? Al diavolo la speranza. Sperare non serve a niente. Solo ad illudersi e si sa che l’illusione porta inevitabilmente alla delusione.
Sperare fa male, perché quando poi capisci che non c’è niente da fare, che deve andare così, fa ancora più male.
Certo, arrendersi significa perdere, ma io ho già perso in partenza, che senso ha continuare a fingere?
Perché, caro diario, tu lo sai che giorno è oggi?
Oggi è il 19 ottobre ed i medici mi hanno appena dato meno di tre mesi di vita.”




Dopo essere uscita da una lunga doccia, Aileen si lasciò cadere sul divano con una tazza di caffè appena preparata tra le mani.
Rimase a fissare lo schermo nero della televisione spenta, poi si decise ad accenderla. Sbuffò dopo che, girati i primi cinque canali, aveva trovato solo pubblicità, quindi l’aveva spenta di nuovo.
Finito il caffè, i suoi pensieri si incentrarono, inevitabilmente, su ciò che era successo prima.
Si erano baciati! Sul serio stavolta.. E lei si era persino sentita bene!
Scosse la testa, perché tutto quello le sembrava assurdo.
Lei aveva promesso di non innamorarsi! Non che fosse innamorata di Ed, no..
Però lui le piaceva e questo comunque non andava bene.
Il suo dolore, in confronto a quello che avevano provato Ed e Vanessa, era una sciocchezza, ma Aileen aveva comunque sofferto e non voleva che accadesse ancora.
-Forse però lui è diverso..- Pensava, sorseggiando il caffè.
-Mi fido di lui..- Continuava. Ed era vero, si  fidava.
Perché il dolore che aveva visto nei suoi occhi era reale. Fin troppo, per lei, ma era lì, c’era! E sapeva che non stava fingendo.
D’altro canto, lui si era fidato, perché lei non avrebbe dovuto fare lo stesso?  
La testa cominciò a pulsarle forte. Lee strinse gli occhi, portandosi una mano alla fronte e massaggiando le tempie.
Ma il mal di testa continuava ad aumentare, improvviso.
Poi, una dopo l’altra, una serie di voci cominciarono a parlare sovrapposte nella sua mente.
‘Sfigata!’ ‘Ma davvero pensavi che ti amasse?! Guardati, sei orrenda!’ Risate, risate, ancora risate sadiche.
Aileen spalancò gli occhi, terrorizzata.
No. Non di nuovo. Cominciò a scuotere la testa, tappandosi le orecchie come se volesse smettere di ascoltare.
Le voci però non cessarono e lei cominciò ad ansimare.
Il fiato le mancava, come se avesse corso per ore e quel cerchio che le stringeva le tempie la stava uccidendo.
Urlò, mentre le lacrime cominciavano ad uscire dai suoi occhi terrorizzati.
Si alzò di scatto, arrancando fino alla porta d’ingresso, sperando che qualcuno potesse aiutarla.
La aprì, respirando sempre più difficilmente. La parte razionale di lei sapeva perfettamente cosa stava accadendo.
Ma le risate e le voci nella sua mente avevano preso il sopravvento, distruggendola dentro e fuori.
-Lee!- Due braccia forti le presero le spalle, cominciando a scuoterla leggermente.
-Mio Dio, stai bene? Che hai?- La ragazza continuava a guardare la figura davanti a se, senza vederla davvero.
-Lee? Per l’amor del cielo, rispondi!- Lei però continuava a piangere, tremare e scuotere violentemente la testa.
‘Sei solo una povera idiota’ ‘Lui? Con te?! Ma ti sei vista!?’ E ridevano, ridevano, ridevano, spietati.
-Basta..- Sussurrò lei.
-Basta, basta..- Cominciò a ripetere, sempre più ad alta voce, fino ad urlarlo, disperata.
Due occhi azzurri furono l’ultima cosa che vide, prima che il buio l’avvolgesse.

Ed era rimasto fuori la porta, seduto sui gradini, per più di un’ora e mezza.
Il vento tirava forte, facendolo rabbrividire più volte, ma lui era ancora fermamente convinto e non aveva intenzione di andarsene. Non senza aver chiarito con Aileen.
Poi però aveva alzato lo sguardo. E l’aveva vista.
Non era un illusione, nessun effetto ottico, Ed ne era convinto, era lei. In tutta la sua bellezza, con quel sorriso sempre stampato in faccia anche quando tutto andava male.
Era lei, la pelle bianca come l’ultima volta che l’aveva vista, il viso sciupato, ma felice.
Ed si era alzato in piedi e poi era rimasto immobile. Il cuore aveva preso a battere fortissimo, troppo perché lui riuscisse a ragionare.
Vanessa era lì a pochi metri da lui e sembrava reale. Si era fermata anche lei quando si era accorta di lui e gli aveva sorriso. Ed aveva visto gli occhi di quella ragazza tanto bella illuminarsi e, senza neanche rendersene conto, aveva lasciato che qualche lacrima sfuggisse al suo controllo.
Non poteva credere che quella fosse davvero la sua Vanessa. Era lì, dannazione!
La porta alle sue spalle si aprì di scatto, facendolo voltare.
Aileen, col fiato corto e gli occhi spalancati sembrava essere nel bel mezzo di un attacco di panico.
Ed la guardò preoccupato, poi si voltò di nuovo verso Vanessa.
Lei sorrise dolcemente, indicandogli poi con il mento Aileen, che aveva cominciato a tremare.
Ed guardò di nuovo la ragazza che poco prima aveva baciato e quando si voltò per l’ultima volta, sulla strada non c’era nessuno.
I respiri affannati della mora lo fecero riprendere dai suoi pensieri.
-Lee!- Le prese le spalle, cominciando a preoccuparsi. Che stava succedendo?
Fu questione di attimi, prima che la ragazza urlasse e perdesse le forze, cadendo.
Ed riuscì a prenderla giusto un secondo prima che la sua testa battesse sul pavimento. La tenne in braccio ed entrò in casa senza preoccuparsi di chiudere la porta.
La stese sul divano, cominciando poi a scuoterla leggermente.
-Aileen? Ti prego svegliati, che succede? Lee..- Le prese il polso, sospirando sollevato quando lo sentì pulsare.
Il suo petto però era immobile. Non stava respirando e Ed non sapeva assolutamente cosa fare. Provò a chiamarla un altro paio di volte, poi le tappò il naso e le aprì la bocca, soffiandovi aria all’interno.
-Piccola, ti prego..- Sussurrò preoccupato, poggiandole una mano sulla guancia. Riprovò di nuovo con la respirazione bocca a bocca, poi si guardò intorno alla ricerca del telefono. Si alzò per prenderlo, quando qualcuno tossì.
Ed si voltò di scatto verso Aileen, che si era portata una mano alla bocca ed aveva cominciato a tossire.
-Lee!- Ripetè lui, tornando subito al suo fianco.
La ragazza prese a respirare profondamente, guardandosi intorno.
-Ed..- Riuscì a dire in un soffio.
-Sono qui. Va tutto bene. Sono qui.- Disse lui abbracciandola di scatto. Lei si strinse sul suo petto, rendendosi conto di ciò che era successo e pensando che non ne poteva più.
Perché aveva avuto quella reazione? E perché quei ricordi erano tornati proprio ora?
‘Sei talmente sfigata..’ ‘Ma buttati giù, fai un favore a tutti!’
E lei quelle cose non le aveva mai dette a nessuno. Si era tenuta tutto dentro, tutti gli insulti, le minacce, le prese in giro.
Nessuno aveva mai saputo quanto era stata male. Quanto soffrisse, quanto poco dormisse la notte, perché quelle voci continuavano a risuonarle nella testa.
Nessuno lo aveva mai capito, nessuno le aveva mai chiesto niente, a nessuno era mai importato.
E lei.. Lei pure, come Ed, era stata forte.
Non erano birre, ma un paio di cuffie e qualche libro a farle dimenticare ogni cosa.
Non aveva mai avuto un attacco di panico prima, le sue ferite non erano mai diventate visibili, se le teneva dentro, mentre il suo cuore sanguinava e la sua anima si rompeva e si ricuciva senza cure.
Non era mai stata abbracciata così.
Nessuno le aveva mai esplicitamente detto di esserci. E Ed lo aveva fatto non una, ma due volte. Glielo aveva dimostrato e continuava a farlo.
Aileen strinse la maglia del ragazzo tra le mani e lui la avvicinò ancora di più, baciandole i capelli.
-Dannazione, Lee, non farlo mai più!- Esclamò poi.
-Scusa..- Sussurrò lei, visibilmente più tranquilla. Si sentiva protetta, le voci erano magicamente sparite così com’erano arrivate e aveva smesso di tremare, anche se il cuore continuava a batterle forte nel petto.
-Come stai?- Le chiese lui.
-Non lo so.- Ammise lei. Poi alzò la testa lasciando che i loro sguardi si incontrassero.
Avevano i nasi a pochi centimetri di distanza e a Lee sembrava che tutto il resto fosse sparito di nuovo.
-Posso aiutarti?- Domandò lui.
-A fare cosa?-
-A vivere.-
Aileen sorrise.
-Vuoi salvarmi?- Lui annuì.
-Da cosa?-
-Qualunque cosa ti faccia stare così.-
-Vuoi essere tipo un supereroe?-
-Solo se per esserlo non devo indossare un costume.-
Rispose Ed alzando le spalle.
-Secondo me staresti bene.- Sorrise lei divertita.
-Si. Ti ci vedo con la tuta di Iron man o con quella di Superman.-
-Vedrò di procurarmele per carnevale.- Ridacchiarono entrambi, poi lui le spostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
-Lasciati aiutare.- Più che una domanda, la sua era una richiesta disperata.
Perché non lo faceva solo per Aileen. Lui aveva bisogno di aiutarla, in ogni caso.
Per questo non riuscì a trattenere un sorriso grato quando lei poggiò le labbra sulle sue, baciandolo per la seconda volta in un giorno.
‘Grazie’ fu ciò che pensarono entrambi, prima di chiudere gli occhi e lasciarsi andare una volta per tutte in qualcosa che forse era più grande di loro. 





 
Ci ho messo meno di un mese, vero? 
AHAHHAHA si vede, è uno schifo :( I'm sorry, sappiate solo che ci avrei messo molto meno tempo se non avessi avuto una miriade di compiti in classe ed un fratello impiccione che mi fregava il pc ogni santa sera c.c
Anyway, spero di non ricevere troppi pomodori addosso (?) e grazie a chiunque continui a leggere la storia *^*
Love you all <3



 

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Capitolo 7
*** Chapter 6. ***


                 

                          






Chapter 6. 



 
I'll wake with coffee in the morning, but she prefers two lumps of sugar and tea




Quando Ed si svegliò la mattina dopo, ci mise un po’ a rendersi conto di dove si trovasse.
Si massaggiò il collo guardandosi intorno e ricordando mano a mano gli avvenimenti della sera precedente.
Il peso sulla sua spalla gli fece voltare la testa e quando vide Aileen con gli occhi ancora chiusi si ritrovò a sorridere senza un motivo preciso.
Stando attento a non svegliarla, le passò un braccio attorno alle spalle, posizionandosi meglio sul divano.
Alla fine, avevano passato tutta la serata a vedere film e a chiacchierare tra un bacio e l’altro e senza neppure accorgersene, si erano addormentati entrambi in salotto.
Ed fissò il suo sguardo in un punto impreciso e per la prima volta pensò davvero che tutto quello non era sbagliato.
Non lo aveva mai creduto sul serio, lo diceva, ma alla fine ogni cosa che faceva con Lee gli faceva pensare a Vanessa e lui si sentiva dannatamente in colpa per entrambe.
Invece stavolta era riuscito a dormire senza incubi, si era svegliato con una sensazione di pace e, vedendo Aileen accanto a lui che dormiva, si era sentito come se non volesse altro per tutta la vita.
-Ehi..- Sussurrò, appunto, la ragazza che si era appena svegliata.
-Buongiorno.- Sorrise lui lasciandole un bacio sulla fronte.
-Ci siamo addormentati qui..- Notò lei guardandosi intorno.
-Già, ma ho dormito bene comunque.- Aileen si stropicciò gli occhi e Ed pensò che fosse fin troppo bella.
-Che ore sono?- Chiese lei.
-Non ne ho idea, ma non sembra tanto presto..- Commentò lui, guardando fuori la finestra.
-Hai già fatto colazione?- Domandò lei alzandosi e rompendo quell’abbraccio. Ed scosse la testa.
-Mi sono appena svegliato.-
-Allora vieni.- Disse Lee andando in cucina.
-Caffè o tè?-
-Caffè.-
Lei mise la macchinetta sul fuoco, poi scaldò una tazza di acqua calda.
-Ti va di uscire?- Chiese lui guardandola.
-Mm e dove vorresti andare, sentiamo?- Lui alzò le spalle.
-Cinema?-
-Di mattina?-
-Siamo alternativi.-
Commentò lui facendola ridere.
-E cosa dovremmo vedere?-
-Quello che capita.-
Lei lo guardò male, mentre toglieva il caffè dal fuoco e lo versava in una tazza.
-Sei sempre così “carpe diem” tu?- Gli chiese lei, facendo sciogliere la bustina di tè nell’acqua.
-Dovresti averlo capito ormai.- Lee scosse la testa rassegnata.
-Scotta.- Lo avvisò prima di passargli il suo caffè.
-Grazie.- Sorrise lui prendendone un sorso.
-Allora?-
-Se invece andassimo a pattinare? Hanno aperto una pista qualche anno fa, qui vicino..- Propose lei.
-Sai pattinare?- Domandò lui sorridendo divertito.
-No..- Ammise Aileen.
-Allora possiamo andarci.- Lei gli diede uno schiaffo sulla nuca, mentre lui prese a ridere.
-Sarà divertente.- Commentò poi. Lei si limitò a scuotere la testa divertita.
-Sentiamo, mr io-invece-so-pattinare-perfettamente come hai intenzione di andarci senza macchina?- Lo prese in giro.
 -Non ho mai detto di saper pattinare!- Esclamò lui.
-E comunque, non preoccuparti, sarà un onore per me poter guidare ancora quella bellissima Mini Cooper parcheggiata qui fuori.- Sorrise.
-E chi ti dice che ne hai il permesso?.- Lui avvicinò di più la sedia a quella della ragazza.
-Tu?- Provò sbattendo le ciglia.
-Ruffiano senza speranze.- Lo definì lei, cacciandolo via e ridendo.
-Guido io stavolta.- Chiarì poi.
-Ma..-
-Niente lamentele. E sbrigati a finire questo caffè, è già tardi, su!- Disse poi battendo le mani e posando la sua tazza nel lavello.
-Si mamma.- Scherzò lui. Aileen uscì dalla cucina, avanzando nel corridoio, quando si ritrovò con le spalle al muro e il corpo bloccato da quello di Ed.
-Hai dimenticato questo in cucina.- Le disse. E prima che lei potesse rispondere, le labbra di Ed furono sulle sue.
L’odore di caffè la invase subito, mentre portava le sue mani dietro il collo del ragazzo e si stringeva un po’ di più a lui.
-Grazie.- Gli disse poi. E cinque minuti dopo era già intenta a prepararsi, mentre Ed si guardava intorno mentre la aspettava seduto sul letto.
Si alzò avvicinandosi alle foto appese al muro che ritraevano la famiglia di lei e qualche amica o cugina. Provò a guardare Aileen in ogni minimo particolare, stupendosi di come gli risultasse facile notare i dettagli, analogie e differenze del sorriso della ragazza in ogni foto.
Passò in rassegna i titoli di tutti i libri che c’erano sugli scaffali della libreria, sorridendo ogni volta che ne trovava uno che anche lui aveva letto o intravisto in qualche negozio.
Poi tornò a sedersi sul letto, controllando l’orario sull’orologio. Erano passati venti minuti ed Aileen era ancora chiusa in bagno.
-Lee? Sei ancora lì?- Chiese avvicinandosi alla porta.
-No, sono fuggita dalla finestra e poi mi hanno rapita gli alieni!- Esclamò ironica lei in risposta.
-Che stai facendo? E’ mezz’ora che sei chiusa lì..- La porta si aprì di poco mostrando il viso della ragazza.
-Secondo te cosa posso mai fare in un bagno, Sheeran? Sono una ragazza, ho bisogno dei miei tempi. Siediti lì e sta buono.- Disse facendogli una linguaccia e indicando il letto prima di chiudere di nuovo la porta.
Ed si voltò verso la camera, avvicinandosi alla scrivania.
Anche qui c’erano un paio di cornici con delle foto e vari fogli sparsi. Sbuffando, tornò a sedersi sul letto, affondando la testa nel cuscino.
Si alzò pochi secondi dopo, perché quel cuscino era fin troppo scomodo.
Lo alzò per  scuoterlo, quando una copertina nera attirò la sua attenzione. Poi, come se la scena fosse tutta a rallentatore, poggiò il cuscino sulla coperta e sfiorò il quaderno.
-E questo..?- Lo prese, rigirandoselo tra le mani. Un’ondata di brividi lo travolse senza che potesse capirne il motivo.
Perché quella copertina gli era familiare?
-Ecco, ho fatto, conten..- Aileen si bloccò sul ciglio della porta, sbarrando gli occhi. Ed si voltò di scatto verso di lei, confuso.
-Che.. che stai.. dove l’hai preso?- Balbettò lei non azzardando a muoversi.
-Era sotto il cuscino.. E’ tuo?-
-L’hai letto?- Chiese lei avvicinandosi e sviando la domanda. Lui scosse la testa.
-No, giuro.- Lee annuì, prendendolo e posandolo in uno dei cassetti della scrivania.
-E’ tardi, andiamo?- Domandò poi mettendo il suo cellulare in tasca.
Ed rimise a posto il cuscino annuendo e seguendola al piano di sotto.
-Scusa.- Le disse poi mentre entrambi si infilavano la giacca.
-Di cosa?-
-Non volevo farmi gli affari tuoi, l’ho trovato lì per caso..- Si giustificò.
-N.. Non preoccuparti.- Sospirò lei abbassando lo sguardo.
-No, sul serio io..-
-Non fa niente Ed, lascia stare.-
Lo ammonì lei, chiudendo la porta di casa. Non aveva bisogno che lui si scusasse, quando l’unica ad essere in torto era lei. Perché non aveva lasciato che lo leggesse? Quel diario parlava di lui, Aileen non c’entrava niente con quella storia. Gli apparteneva in un certo senso, quindi perché non glielo aveva dato e basta?
Lui le mise un braccio sulle spalle e le stampò un bacio sulla guancia.
-Ti voglio bene, lo sai, vero?- Chiese lui, come se sentisse il bisogno di ricordarglielo.
-Anche io ti voglio bene Ed.- Lui sorrise.
-Allora, me la lasci guidare quest’auto?- Lei roteò gli occhi, poi gli diede le chiavi.
-E’ l’ultima volta che la passi liscia così. Ruffiano..- Disse poi, senza riuscire a nascondere un sorriso.
-Dai, sali!- Esclamò Ed entrando in macchina.
-Vai piano però.- Avvertì lei, prima che lui mettesse in moto.

-Due ore dopo..

-Ho le mani congelate!- Si lamentò lui, uscendo dal capannone.
-Potevi portarti i guanti.- Sorrise ironica lei.
-Potevi prestarmi i tuoi!-
-Certo, come no..-
-Stronza.- Aileen sporse il labbro inferiore.
-Ma come? Sono così dolce!- Esclamò poi trattenendo una risata.
-Tutta apparenza Cooper.- Lei scosse lievemente la testa, porgendogli poi una mano.
-Cosa?- Chiese lui confuso.
-Ti riscaldo.- Lui guardò la sua mano, poi sorrise e la prese, tirandola però a se e stringendo la ragazza in un abbraccio.
-Lee?-
-Mm?-
Mugugnò lei in risposta, beandosi del contatto tra di loro.
-Mi hai perdonato?- Chiese. Magari era una domanda stupida, ma Ed sentiva il bisogno di sentirselo dire.
-Per cosa?-
-Per.. ieri. Per il bacio e per..-
-Ed, non ce l’ho con te. Non sono mai stata arrabbiata, delusa o ferita. Non devo perdonarti nulla..-
Ammise, stringendosi di più a lui.
-Ma..-
-Mi hai raccontato di Vanessa, lo so quanto era importante per te e ti capisco se ti manca, è normale, è giusto così..-
Lui si allontanò per guardarla poco convinto, poi tornò ad abbracciarla.
-Scusa comunque.- Disse. Lee deglutì a vuoto.
Avrebbe dovuto essere lei a chiedergli scusa. Si sentiva maledettamente in colpa a non fargli leggere il diario, ma lei lo faceva per il suo bene, no?
-Ed..- Cominciò.
-Se.. lei dovesse tornare nella tua vita, indirettamente.. Cioè, se dovessi trovare qualcosa che aveva a che fare con lei che ti ricorderebbe di ogni istante passato insieme..- Continuò, bloccandosi per deglutire di nuovo.
 -Insomma, hai capito no?.. Bhe, cosa faresti?- Chiese poi. Lui chiuse gli occhi, provando ad immaginare una cosa del genere. Quando li riaprì, lei si era allontanata di qualche centimetro.
-Sinceramente?- Aileen annuì.
-Non lo so. Voglio dire, ogni cosa mi ricorda lei, anche in questa strada, ora, quindi non..-
-Ma io intendevo qualcosa di più forte. Qualcosa che ti legherebbe a lei in maniera inevitabile.. Insomma, qui puoi
anche distrarti, o pensarci relativamente. Se trovassi qualcosa che.. ti bloccherebbe nei tuoi ricordi?- Ed sospirò.
-Perché me lo chiedi? Non credo ci sia niente che possa trovare casualmente e fidati, non lo cercherei di mia spontanea volontà, quindi non si pone il problema.-
-Ma se Vanessa avesse lasciato qualcosa per te? Tipo.. non so, una lettera?-
Lui sembrò bloccarsi.
-Una.. una l.. lettera?- Balbettò poi.
-Cosa faresti in quel caso, Ed?- Lui fissò un punto impreciso sulla strada. Una lettera. Perché non ci aveva mai pensato? Non era un’assurdità, Vanessa scriveva in continuazione ultimamente. Che gli avesse davvero scritto una lettera?
E che avrebbe fatto se fosse stato così? Non era sicuro di volerla leggere.
Era passato quasi un anno dalla morte della sua (ex) ragazza.. E chissà come Ed era riuscito a trovare qualcuno che lo aiutasse.. Non voleva ricadere nell’oscurità che erano stati i mesi successivi a quel 29 dicembre.
Ma se Vanessa gli aveva davvero scritto una lettera.. Significava che lei voleva che lui la leggesse..
Per un istante a Ed sembrò di rivedere i suoi occhi.
Due grandi cerchi azzurro ghiaccio, che lo fissavano, felici.
Se Vanessa gli aveva davvero scritto una lettera, lui doveva leggerla.
Non perché voleva, o perché voleva sentirla di nuovo vicina a lui, né perché si sentiva in colpa.
Se quella lettera esisteva, c’era qualcosa dentro di lui che spingeva per leggerla. Perché doveva, senza ‘se’ e senza ‘ma’.
-La leggerei.- Ammise quindi tornando a guardare Aileen.
-E poi?-
-E poi cosa?-
-Torneresti ad ubriacarti e stare male?-
Lui sospirò.
-Non lo so. Non credo.-
-Ma tu pensi che leggere una sua lettera ti aiuterebbe?-
-Lee, non lo so, ok? Perché stiamo parlando di una cosa del genere?! Non c’è nessuna lettera e se anche ci fosse non so come reagirei. Tanto potrei stare male quanto trovare la forza di andare avanti. Non lo so. Ti prego, basta.-
Lei abbassò lo sguardo, torturandosi le dita.
-Non voglio parlare con te di Vanessa, lo so che sarebbe scomodo e che ti sentiresti fuori luogo.- Si addolcì lui, prendendole le mani.
-Io.. Io voglio solo che tu stia bene Ed.- Lui sorrise.
-Sto bene. Sul serio.-
-Ma io..-
-Lee..-
-Ho paura che non lo sarai più.-
-Perché?-
Lei puntò i suoi occhi neri in quelli di Ed, con il labbro tremolante.
-Perché c’è qualcosa che dovresti avere.-




“20 dicembre 2012

Oggi mi sembra inutile cominciare con ‘caro diario’, perché non è a questo quaderno  che voglio scrivere.
Ultimamente sono successe tante di quelle cose, non sto nemmeno qua a dirle tutte, ormai non ha più senso. Ho scritto tante pagine, troppe forse, perché un giorno qualcuno possa trovarle e capirmi. Perché no, magari anche sognare, perché con i momenti che mi ha fatto passare Ed non si può non sognare.
Ho dedicato un intero diario alla mia storia, ed ora che mi resta quasi una settimana prima che vada.. via, ho scoperto che ciò che voglio davvero è che mia madre, mio padre, Ed.. che tutti loro riescano ad essere felici comunque.
Per quanto riguarda i miei genitori, loro lo sanno che gli voglio un mondo di bene.
Che gli sono grata per ogni cosa, perché senza di loro non sarei da nessuna parte.
Per Ed, invece, ogni ‘ti amo’ non sembra mai abbastanza.
Per questo, oggi, mi pare inutile cominciare con ‘caro diario’.
Perché un giorno avevo scritto tra queste pagine che mi sarei sforzata di far capire a quel ragazzo quanto significhi per me. Avevo sperato che non sarebbe stato così presto, ma non mi resta più tanto tempo.
Per questo, oggi, questa pagina la comincio con ‘caro Ed’, perché non c’è nessun altro a cui vorrei scrivere, perché, bhe, ‘è sempre stato lui’.”





Era qui che la lettura di Aileen si era sempre interrotta.
Non era mai riuscita ad andare avanti, aveva solo scorto con la coda dell’occhio quel “Caro Ed” macchiato da una goccia d’acqua e le si era totalmente appannata la vista.
E le stesse lacrime, lottavano anche ora per scendere sul suo viso, mentre stringeva la mano del ragazzo ed apriva la porta di casa.
-Lee, non capisco cosa..- Lei lo trascinò su per le scale, senza dargli il tempo di chiedere nulla. Si bloccò solo davanti alla porta di camera sua.
-Ok, ti chiedo solo una cosa.- Prese un respiro profondo, provando a non tremare davanti all’espressione confusa di Ed.
-Sii forte.- Disse poi sospirando.
-Lee, continuo a non..-
-E soprattutto, scusa.-
-Si può sapere per cosa? E’ da dieci minuti che stai in silenzio a pensare chissà cosa, mi trascini qui senza spiegarmi perché, fai domande strane e.. cavolo, Lee, non sto capendo più niente! Puoi spiegarmi cosa succede?-
Lei chiuse gli occhi, sospirando di nuovo, poi gli indicò il letto e –C’è qualcosa che non ti ho detto.- ammise.
Si sedettero entrambi.
-Quando mi hai parlato di Vanessa. Al parco, ricordi?- Lui annuì.
-Bhe io.. Io sapevo già la storia. Non tutto, ma.. Gran parte delle cose che mi hai detto le avevo già lette da un’altra parte.-
-Dove?-
Chiese Ed, prima che qualche minuto di totale silenzio calasse nella stanza. Lee si alzò per aprire il comodino e prendere il diario, poi tornò sul letto.
-Quando mi sono trasferita in questa casa.. Ho trovato un quaderno in soffitta. Non solo quello in realtà, ma..- Guardò la copertina, prima di porgerlo a Ed.
-Scusa se non te l’ho dato prima. Avevo paura che leggendolo ti saresti fatto del male e non volevo, ma è giusto che questo lo tenga tu. Parla di voi, io non c’entro niente. Solo.. sii forte.- Ripetè, abbassando lo sguardo. Ed rimase con gli occhi fissi sul diario, mentre il fiato cominciava a mancargli.
-Ti lascio solo..- Sussurrò lei, alzandosi. Quando passò accanto al ragazzo, si sentì afferrare un polso.
-Aspetta.- Disse solo lui, tirandola a se.
La strinse in un abbraccio che non durò più di due secondi, poi tornò a guardare il quaderno. Aileen gli rivolse un’occhiata dispiaciuta, prima di chiudersi la porta alle spalle e scendere al piano di sotto.
Ed si sistemò meglio sul letto. Si passò una mano tra i capelli, rigirandosi per l’ennesima volta il diario tra le mani.
Aprì la prima pagina e trattenne il fiato alla vista della grafia di Vanessa.
Era davvero il suo allora, l’aveva davvero scritto lei. Dopo le prime tre righe, Ed stava già piangendo.
Non troppo, ma le lacrime gli stavano comunque bagnando il volto.
Sfogliò le pagine velocemente, prima di tornare a leggere.
E più andava avanti, più la vista gli si appannava, più il fiato si faceva corto e più lui si sentiva male.
Singhiozzò quando lesse del bacio sotto la pioggia e sorrise al ricordo.
Passò più di mezz’ora chiuso in quella stanza, a sfogliare le pagine di quel diario e ricordare particolari a cui nemmeno aveva fatto caso prima.
Pianse tutte le lacrime che aveva, sfogandosi come forse non aveva mai fatto e fu costretto più volte ad affacciarsi alla finestra, perché l’aria cominciava a mancargli.
Si fermò anche lui allo stesso punto di Aileen, ispirando a lungo.
Eccola la lettera che gli aveva scritto. Conseguenza di una storia finita male ma vissuta a pieno, fin troppo intensamente per rimanerne illesi.
Si alzò, cominciando a girovagare per la stanza, sentendo il crescente bisogno di bere.
Aprì la porta e scese al piano di sotto, entrando in cucina direttamente, senza preoccuparsi del suo aspetto, né del fatto che avesse ancora il diario in mano e altre pagine da leggere.
-Ed..- Lo chiamò Aileen quando lo vide entrare.
-Hai una birra?- Sussurrò lui, con la voce che gli mancava.
-L’hai letto?- Chiese lei, ignorando la sua domanda.
-Hai una birra?- Ripetè lui.
-Ed..-
-Lee, hai una birra si o no?- Lei si alzò dalla sedia su cui era seduta e lo abbracciò.
-Mi dispiace tanto..- Sussurrò sul suo petto, stringendolo. Lui era rimasto immobile, forse un po’ spiazzato, sorpreso. Dopo qualche secondo si decise a ricambiare l’abbraccio.
Forse poteva fidarsi.
-Mi manca così tanto, Lee..- Ammise.
-Lo so Ed.. Lo so.- Lui inghiottì un altro singhiozzo, affondando il viso sulla spalla della ragazza.
Aileen aspettò qualche minuto, sperando lui si fosse ripreso un po’, poi si allontanò di poco.
-L’hai letto?- Chiese di nuovo.
-Si.-
-Tutto?-
-Quasi.-
-La lettera?-
-No.-
-Forse dovresti leggerla.- Lui annuì.
-Volevo prima bere.-
-Da sobrio. Forse dovresti leggerla da sobrio.- Si corresse lei.
-Solo un sorso..-
-Dopo.- Lui sospirò, alzandosi.
-Lee?-  Chiese vicino alla porta della cucina.
-Si?-
-Non importa che tu l’abbia letto..- Cominciò alzando il diario con la mano sinistra.
-Grazie per avermelo dato.-
-Lei avrebbe voluto così.-
-Già..- Mormorò lui annuendo debolmente. Si voltò di nuovo per uscire e tornare al piano di sopra.
-Ed..- Lo fermò lei.
-Ti voglio bene.- Disse poi. Lui si limitò a sorridere ed uscire, chiedendosi se dopo aver letto quella lettera sarebbe stato pronto a continuare la sua vita.
E per un secondo gli sembrò di sentire la voce di Vanessa che gli sussurrava un “io credo in te, Ed”.
Il problema era: lui credeva in se stesso?










 
Ehi!
Sono davvero imperdonabile, lo so.
Ci ho messo tantissimo ad aggiornare e vi chiedo scusa, di nuovo.
Se non vi siete dimenticate di me (non mi stupirei) e siete arrivate fino qui.. bhe, grazie, sappiate che vi amo u.u
Siamo quasi giunti alla fine, mancano solo due capitoli :(
Grazie a chi continua a seguire questa storia, nonostante il luungo tempo che vi faccio aspettare per un capitolo.
I love you all x <3

 

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Capitolo 8
*** Chapter 7. ***


                                                              
 


 
Chapter 7.


 
Outside the day is up and calling, but I don't have to be so, please, go back to sleep..




“Caro Ed,

lo so che probabilmente non leggerai mai queste parole, ma mi sentirei troppo in colpa a non scrivertele.
Chissà, magari ti arrivano comunque.
Volevo dirti che ti amo.
Ti amo come non ho mai amato nessuno in diciannove anni e mi sento così ridicola a scriverlo invece di dirtelo, ma ammetterlo ad alta voce peggiorerebbe le cose.
Perché nessuno dei due vuole accettarlo, ma tra pochi giorni io non ci sarò più e credimi quando ti dico che mi odio per questo.
Perché è tutta colpa mia se tu stai così ora.
Quando usciamo mi guardi e poi ti perdi nei tuoi pensieri, credi che non sappia cosa pensi?
Ed è tutta colpa mia e ti giuro, mi dispiace.
Non avrei dovuto avvicinarmi, né permetterti di starmi accanto; avrei dovuto allontanarti quando ero ancora in tempo, quando nessuno dei due avrebbe sofferto.
Scusami se non ce l’ho fatta.
Scusami per tutto quello che stai passando. Ti giuro che vorrei assorbire tutto il tuo dolore, perché sei una persona meravigliosa Ed, non meriti tutto questo.
Mi dispiace tantissimo, non puoi nemmeno capire quanto.
A volte penso che sarebbe stato meglio per te non avermi mai incontrata.
Ed ti prego, non farmi pensare certe cose, sii forte, aiutami a non pentirmi di tutto. Quando non ci sarò più, tu va’ avanti.
Continua la tua vita, non essere triste o depresso o non so cosa. Mi ripeti che mi ami e se mi ami davvero, allora ti prego, sii forte e va’ avanti.
Tra una settimana dovrai vivere anche per conto mio, quindi ti voglio attivo eh!
Sorridi?
Immagino di si, perché non voglio pensare il contrario. Per me sei ancora il ragazzo che ride ad ogni sciocchezza, voglio ricordarti così.
In ogni caso, avevo cominciato questa lettera principalmente perché volevo ringraziarti.
Tu forse non lo sai, ma hai fatto molto più di quanto dovessi.
Tanto per cominciare, mi hai fatta sentire unica. Come se al mondo ci fossimo solo io e te, nessun altro.
Non sottovalutarlo, non è poco.
Non so se hai letto queste pagine, ma anche se lo avessi fatto, voglio dirtelo di nuovo.
Se sono arrivata ad oggi è solo ed esclusivamente grazie a te.
Mi hai salvata in tutti i modi in cui si possa salvare una persona e cavolo, non so neanche cosa dire per ringraziarti.
Sai, quando ti ho incontrato (te lo ricordi? Al supermercato, avevi quella faccia da schiaffi che mi ha fatta innamorare da subito) i medici avevano da poco detto che la mia vita sarebbe finita a breve.
E’ grazie a te se quel ‘breve’ è durato così tanto.
Tra cinque giorni è Natale ed io voglio farti una promessa.
Bhe, tecnicamente, più che una promessa è un patto, ci stai?
Io passo con te Natale e Capodanno, tu in cambio però mi prometti che andrai avanti con la tua vita, felice e con un bel ricordo di noi.
Ti prego Ed, non ce la faccio a pensare a te in uno stato così devastante.
E’ orribile, è qualcosa che non mi perdonerei, né vorrei vedere mai.
Ti scongiuro Ed, è l’unica cosa che ti chiedo. Va’ avanti.
Mi affido a ciò che canta Katy Perry, ‘dopo l’uragano c’è l’arcobaleno’. Sono sicura arriverà anche per te.
Mi mancherai, sai? Mi mancherà ogni singolo momento passato con te, anche quello più statico in cui ce ne stavamo stesi sul letto a far nulla. Per me è stato importante anche quello e mi mancherà dannatamente.
L’ho scritto almeno due volte, ma tu lo sai perché ho cominciato questo diario?
A te posso dirlo, in confidenza.
Ho iniziato il primo giorno che ti ho incontrato.
Perché un’ora passata con te è bastata a farmi capire che con te non ci sarebbe stato neanche un istante che non sarebbe valsa la pena di scrivere.
Perché non so quando, ma tra un po’ sarò bloccata a letto e non potremo più uscire, né andare al parco o al cinema e di certo la camera dell’ospedale non potrà competere con la mia stanza o casa tua, quindi ho pensato che se avessi descritto ogni secondo in cui ero libera di fare ciò che volevo, poi avrei potuto rileggerli tutti e vivere, in un certo senso, di nuovo.
Certo, se chiudo gli occhi per un attimo riesco perfino a sentire la tua risata e vedere i tuoi occhi divertiti quando non riuscivo ad arrivare all’ultimo scaffale del supermercato, ma rileggerlo rende tutto più reale.
Mi fa convincere che è successo davvero, non l’ho sognato.
Ti ho conosciuto sul serio, sei rimasto con me nonostante tutto, dimostri di amarmi ogni giorno ed io non so davvero cos’altro dire, se non grazie.
Grazie per essere entrato nella mia vita ed averla sconvolta, perché era quello che mi serviva.
Grazie per avermi chiesto di resistere, perché senza di te sarei già morta da tempo.
Grazie perché mi hai sempre trattata normalmente e hai continuato a farlo quando hai saputo ogni cosa.
Grazie, Ed, grazie per tutto.
Grazie perché mi hai salvata un milione di volte da qualcosa che credevo fosse troppo grande da gestire e invece guardarmi, è solo grazie a te se sono ancora qui.
Forse questa cosa è davvero troppo grande per entrambi, ma per me abbiamo già vinto.
Cioè, se sono ancora in grado di amare così tanto qualcuno vorrà anche dire qualcosa, no?
Eppure amarti mi riesce così semplice, Ed..
Credimi, ci ho provato molte volte, soprattutto all’inizio, a bloccare ogni sentimento, a chiuderli dentro e tenerti lontano, ma non ci sono mai riuscita, mi bastava anche solo sentire il tuo nome ed ogni piano andava in fumo.
E se fosse stato per me non ci avrei neanche provato, ma sapevo che un giorno sarebbe arrivato il momento di lasciarti e non volevo ti pesasse così tanto.
Ti chiedo scusa, di nuovo.
Avrei voluto essere più forte di così, non puoi neanche immaginare quanto mi dispiaccia.
Qualunque cosa dovesse succedere, Ed, ti prego, ricordati che ti amo.
Più di qualunque altra cosa al mondo, ti amo da vivere e, sai, è proprio il caso di dirlo.
Sai che non credo alla vita dopo la morte, né agli angeli e cose varie..
Ma forse per noi due c’è un’eccezione, no? Sarò il tuo ‘angelo custode’, come lo chiamano tutti.
Giuro che veglierò su di te Ed, ti starò accanto anche se tu non mi vedrai più.
Quindi non sentirti triste, io non voglio questo, io ci sono! E ti amo, come prima, di più.
Nessuno mi ha mai fatta sentire così, sarai per sempre il mio ultimo primo bacio, l’uomo che probabilmente avrei scelto tutta la vita.
Ora vado, perché ieri ti avevo comprato il regalo di Natale e non so dove cavolo è finito, non lo trovo più!
Preparati a trovarmi in un cumulo di roba se non salta fuori immediatamente! Ahah! Ti amo Ed.
Tua, Van x”
 




Quando Ed aveva finito di leggere tutto, aveva seri problemi di respirazione.
Il fiato gli mancava, gli occhi erano fin troppo lucidi e il cuore gli batteva all’impazzata.
Posò il quaderno sul letto, poi scese al piano di sotto ed uscì di casa, senza salutare nessuno.
-Ed?- Chiamò Aileen, che era rimasta in cucina, sentendo la porta sbattere. Diede uno sguardo in soggiorno, poi salì in camera sua e vide il diario.
Di Ed nessuna traccia e lei sospirò quando capì che se ne era andato.
Era preoccupata e voleva chiamarlo, ma sapeva che lui aveva bisogno di tempo per metabolizzare tutto.
E poi, si disse, era arrivato il momento di concludere la storia.
Si sedette sul letto e, così come aveva fatto Ed poco prima, riprese a leggere il diario dal punto in cui l’aveva lasciato.


-Dovevi vederla, sembrava così leggera ogni volta e invece aveva quel peso sulle spalle che..-
-Mi aveva promesso che avremmo passato il capodanno insieme, invece se n’è andata due giorni prima, lasciandomi nel modo peggiore in cui potesse farlo.-
-Ho visto Vanessa morire, senza poter fare assolutamente nulla per impedirlo.-

-Ho visto il mondo fermarsi a due giorni dall’inizio del nuovo anno. Ma poi ho visto te.- 

Erano queste le parole che continuavano ad echeggiare nella mente di Aileen, quando chiuse il diario.
Parole che portavano i pensieri della ragazza ad un’immensa contraddizione. Se da un lato si pentiva tantissimo di aver dato le lettere a Ed, perché lui –aveva visto la sua vita sgretolarsi tra le sue mani e il mondo fermarsi-, dall’altro sapeva di aver fatto la cosa giusta.
Vanessa l’aveva detto. Voleva che lui lo leggesse.
Ed sarebbe stato male, ma poi sarebbe andato avanti. E non c’era persona al mondo che desiderasse che questo fosse vero più di Aileen. Nessuno. 
Prese il telefono e provò a chiamarlo. Dopo un paio di squilli a vuoto, sentì rispondere la segreteria.
Mise giù e riprovò, ottenendo lo stesso risultato, finché non cominciò a rispondere direttamente la segreteria, segno che Ed aveva spento il cellulare.
Lee sospirò, lasciandosi cadere del tutto sul letto e chiudendo gli occhi.
Ti prego, pensò appena prima di addormentarsi, ti prego Ed, non fare stronzate.

Chiunque avesse guardato quella scena da fuori, avrebbe immediatamente chiamato la polizia. Per fortuna, forse, la via era completamente deserta.
Davanti alla porta della casa di Ed c’era una ragazza, apparentemente ubriaca, che continuava a sferrare calci e pugni al muro, urlando.
-Edward ti giuro che se non apri quella porta ti uccido con le mie stesse mani!- Esclamò lei.
-Ed!!- Aileen non era ubriaca.
Era terribilmente preoccupata, solo questo.
Erano cinque giorni che non sentiva, né vedeva Ed. Quasi una settimana! Quindi, logorata dall’ansia, lo aveva maledetto ad alta voce, poi era uscita e aveva cominciato a bussare al campanello del ragazzo.
Nessuno aveva aperto ed ormai erano più di due ore che lei sbottava ed inveiva contro l’abitazione.
Fece il giro della casa e cominciò a bussare alla finestra. Sempre più forte.
Poi, dopo un amorevole –Vaffanculo.-, si era lasciata cadere a terra ed in preda allo stress aveva cominciato a piangere.
Fu in quel momento che il suo cellulare vibrò per un istante, prima di tornare immobile.
Aileen sbloccò lo schermo, aprendo poi il messaggio appena arrivato.
Scattò in piedi di nuovo appena lesse il nome di Ed.
-Fuori è caldo, è un bel giorno per morire, tu però, Lee, tu torna a dormire.-
Il cuore prese a batterle più forte del dovuto.
Che cazzo voleva dire quella frase?
-Dove sei?- Scrisse subito.
-Fuori.-
Fu la risposta che le arrivò.
-Fuori dove?-
-Dal mondo. E’ bello qui!-
Lei provò a chiamarlo. Si sentì quasi sollevata quando lui rispose, ma la preoccupazione tornò a farsi sentire quasi subito.
-Ed! Dove diamine sei!?- Lui rise.
-Ciao!- Esclamò poi.
-Non posso crederci..- Commentò lei.
-C’è una farfalla! Che bella, Lee! Voglio prenderla.-
-No, sta fermo lì! Sei ubriaco, Dio Ed, non posso crederci!-
Ripetè. In risposta, solo silenzio.
-Dove sei?- Provò a chiedere di nuovo.
-Sul ponte.-
-Quale ponte?-
-Quello alto.-
-Dove Ed?-
-Dove c’è il fiume! E il parco. E’ bello qui, ci sono le farfalle.-
Lei chiuse gli occhi, provando a pensare a qualche posto che corrispondesse a quella descrizione, ma Londra era talmente piena di parchi così..
-Qualcos’altro Ed.. Che altro c’è?-
-Una papera! Guarda Lee! Una papera!-

-Ed ti prego..-
-E’ strano.. qui non ci sono papere di solito.. C’è un grande orologio! Ma non riesco a vedere.. Tu sai che ore sono?-

-Il big ben..- Commentò lei.
-Non muoverti Ed!- Aggiunse poi, cominciando a correre.  Entrò nella metro, sperando di fare il più presto possibile.
-Lo sto facendo..- Disse Ed dopo un po’, la voce molto più bassa e triste di prima.
-Cosa?- Chiese Aileen salendo sulla metro che per fortuna era appena arrivata.
-Lo sto facendo di nuovo..- Ripetè.
-Cosa Ed? Parla!-
-Quello che Vanessa mi aveva chiesto di non fare.. Io lo sto facendo.- Ci fu un attimo di silenzio, durante il quale Aileen si mantenne al palo vicino alla porta dopo una brusca frenata.
-E’ solo che non ci riesco.. E’ caldo qui!-
-Ed..-
Sospirò lei.
-Dormi?- Chiese lui.
-No, sto arrivando, tu non muoverti.-
-Perché vieni qui?-
-Perché.. ti voglio bene.-

-Davvero?- Chiese lui dopo qualche secondo.
-Si.- Rispose scendendo e riprendendo a correre.
-Dove hai detto che sei?-
-Su un ponte.-
Corse fino alla riva del fiume, poi guardò avanti a sé, verso le due strade.
-Quale?-
-Ci sono le farfalle!- Lei sbuffò.
-Ci sono due ponti Ed, su quale sei!?-
-Quello di fronte all’orologio.-
Aileen guardò alla sua destra, poi raggiunse il ponte più vicino a lei e cominciò a cercare Ed.
Lo trovò poco dopo, attaccato alla ringhiera che guardava giù.
-Eccoti..- Sussurrò, prima di affiancarlo.
-Sei solo un idiota!- Esclamò appena lo raggiunse.
-Lee!- Urlò lui felice.
-Si può sapere che diavolo volevi fare?! Sei il ragazzo più incosciente che abbia mai incontrato, cazzo!- Lui piegò la testa di lato.
-Lo ha detto anche lei..- Sorrise.
-Chi?-
-Vanessa.-
Rispose prima di scoppiare a ridere.
-Dio, ma quanto hai bevuto?-
-Solo un sorso..-

-Si, certo.. Andiamo a casa?-
-No! C’è una papera!- Lei guardò giù.
-Ed, quella è una barca..- Sospirò.
-No, guarda bene!- Lei scosse la testa.
-Perché non torniamo?-
-Voglio restare qui!-
-Sembri un bambino Ed!-
Lui rise di nuovo.
-Ma lo sai che sei proprio bella, Lee?-
-E tu sei proprio ubriaco. E idiota.-

-Grazie.- Sorrise.
-Ti va di andare a cena fuori?- Provò lei. Lui si voltò a guardarla.
-In un ristorante?-
-Dove vuoi.-
Lui annuì energicamente.
-Però devi cambiarti prima.-
-Perché?-
-Perché puzzi di alcool.-
-Se mi cambio poi mi abbracci?-
Gli occhi lucidi di Ed che Aileen aveva notato da subito la fissarono.
Lei gli afferrò un polso, facendolo voltare completamente verso di lei, poi lo abbracciò. Si strinse a lui, lasciando che qualche lacrima dovuta alla preoccupazione che aveva avuto scendesse sulle sue guance.
Ed non se ne accorse e si limitò a stringerla a sua volta.
-Mi sei mancata.- Ammise lui.
-Anche tu, non fare di nuovo una cosa del genere, ti prego.-
-Voglio accontentarla. Vanessa aveva ragione..-
-Su cosa?-
-Tu sei d’accordo?-
Chiese lui staccandosi per guardarla negli occhi.
-Che ha detto lei?-
-Che devo andare avanti, altrimenti si pente di.. noi.-
Lee sorrise debolmente.
-Sono d’accordo. Non meriti di stare tanto male.-
-Con te sto bene.-
-Anche io.-
-Allora restiamo insieme, no?-
Lei sorrise, affondando di nuovo la testa nell’incavo del suo collo.
-Si. Però ora andiamo a cambiarci che puzzi davvero.- Disse ridendo.
-Ti voglio bene, Lee.-
-Ti voglio bene anche io, Ed.-





“27 dicembre 2012

Non puoi, ok?
Non puoi Ed, non puoi! Santo cielo..
Non puoi chiedermi di sposarti. Ed io non posso averti davvero risposto di si!
Edward Christopher Sheeran, sei la persona più incosciente, idiota, scalmanata, spericolata, imprudente e  fuori di testa che conosca!
Come ti è solo venuta in mente una cosa del genere..
Sposarci..
Dio, ora mi sento così in colpa..
Maledetto te e il tuo fascino irresistibile. Dovevo dirti di no! E invece ti amo così tanto che..
Cavolo Ed, ti rendi conto in che casino ti sei messo?
E il bello è che a parte fingermi arrabbiata qui sopra, non riesco a fare niente che non sia sorridere!
Sei un pazzo..
Ed io non dovrei essere tanto felice di questo. Decisamente no..

Aah! Devo dirti una cosa..
Non credo di avertene parlato, ma papà mi aveva promesso una casa tempo fa..
Bhe, stava quasi per comprarmela e sai ora da dove sto scrivendo?
Esatto.. Sono nel salotto di quella che sarebbe dovuta diventare casa mia. Nostra, forse.
I miei avevano già cominciato a portare una scatola con i libri, probabilmente se ne sono dimenticati.
Ho deciso di lasciare qui alcune cose. Tipo il diario.
Tipo queste ‘lettere’.
Chiamami illusa o come ti pare, ma sono convinta che le troverà qualcuno che saprà.. apprezzarle, in qualche modo.
E poi lasciarle a casa non mi sembrava una buona idea.
Non sono sicura di volere che mamma o papà le leggano.
Lo so che così probabilmente non ti arriveranno mai, Ed, ma conto sul destino e sul fatto che tu sai già che ti amo.
Almeno spero.
Credo di dover uscire, la casa non è mia e se viene qualcuno sono nei guai..
Lascio il diario qui, quindi.
Questa è l’ultima pagina che scriverò.

Sappi solo che mi hai regalato i cinque mesi più belli di tutta la mia vita. Grazie. Ti amo Ed.
Ciao.
Eternamente tua, Van x”





 

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Capitolo 9
*** Epilogo. ***





                                  




Epilogo.



 
'Cause I love the way you wake me up and for goodness sake will my love not be enough?




-E’ morta di martedì.- Raccontò lui.
-Eri con lei?- Ed scosse la testa.
-Due giorni prima le avevo chiesto di sposarmi, ricordi?- Aileen annuì. E come avrebbe potuto dimenticarlo?
-Quel giorno.. ero..- Ed sospirò, come a voler prendere coraggio, poi continuò, sistemandosi meglio sul divano nel salotto di lei.
-Ero andato in gioielleria.- Aileen ci mise qualche secondo a capire. Sentì lo stomaco contorcersi e il fiato mancante.
-In.. gioielleria..- Non era una domanda. Aveva capito, ma le sembrava assurdo.
Ed si portò una mano alla tasca posteriore dei jeans, porgendo poi una scatolina blu alla ragazza seduta al suo fianco.
-Ci ho messo un’ora e mezza a sceglierlo. Ho fatto impazzire il commesso e alla fine l’ho trovato da solo, in una vetrina accanto alla cassa. Appena l’ho visto ho pensato che sarebbe stato perfetto per lei. Quel povero ragazzo dietro il bancone, credo fosse nuovo, sembrava davvero allucinato. Ma tutti quelli che mi aveva fatto vedere non andavano bene e non volevo accontentarmi.- Aileen aprì la scatola, fissando l’anello d’argento, poi guardò Ed.
-In fondo, Vanessa il suo “anello convenzionale” lo aveva già.- Continuò lui. Lei lo fissò curiosa, sentendo gli occhi inumidirsi.
-Glielo avevo dato due giorni prima, un anellino di plastica verde. Era orrendo, ma a lei piaceva. Solo che volevo fare le cose per bene. Quindi quel martedì ero uscito ed ero andato in gioielleria, convinto che avremmo passato il capodanno insieme. Glielo avrei dato proprio la notte di capodanno.- Lei abbassò lo sguardo, triste e maledettamente piena di dolore.
-Sono arrivato in ospedale più felice del solito, guidando come un pazzo solo perché mi mancava e non vedevo l’ora di rivederla. Sono salito al terzo piano, dove l’avevano sistemata e.. ho visto i suoi piangere fuori la camera, credevo il medico gli avesse dato brutte notizie, ma non pensavo che..- Anche Ed abbassò lo sguardo. Aileen si strinse a lui, provando a confortarlo.
-Quest’anello lei non l’ha mai visto. Non saprò mai se le sarebbe piaciuto, che faccia avrebbe fatto, come avrebbe reagito..-
-Sono sicura che lo avrebbe amato. Come amava te. Questo anello è meraviglioso..- Ammise lei. Lui provò a sorridere.
-Me lo disse uno dei dottori, perché i suoi erano troppo a pezzi per riuscire a parlare. Non ci ho capito tanto, ma alla fine quelle parole credo che non le dimenticherò mai. Quel “Non ce l’ha fatta, mi dispiace”, seguito dal mio “Ma Vanessa Parker? Sicuro che sia lei?” perché non volevo crederci..- Aileen lo sentì sospirare.
-E’ stato il giorno più brutto della mia vita, mi è crollato il mondo addosso, io.. Non mi sono mai sentito tanto inutile e debole..-
-Non eri debole Ed. Eri solo.. distrutto. Ed è diverso, perché nonostante questo alla fine hai trovato la forza per andare avanti. Lei sarebbe fiera di te.-
-Tu credi?-
-Ne sono convinta.-
Ed le strinse la mano.
-Grazie Lee.-
-Non dirlo neanche per scherzo. Ti meriti tutto l’appoggio e l’amore del mondo, Ed.- E lui la abbracciò ancora di più, come se il loro legame si fosse appena rafforzato ancora.
Era come se stessero costruendo una catena insieme e ogni volta che vi aggiungevano un anello, com’era appena successo, Ed sentiva il bisogno di averla vicina sempre.
Come se non volesse altro per tutta la vita e forse, se si escludeva il ritorno di Vanessa, era proprio ciò che desiderava di più al mondo.



#Aileen’s POV



Sento la mano di Ed stringere un po’ più forte la mia per darmi conforto.
In realtà, dovrei esserne io a darne a lui, ma non credo di esserne capace in questo momento.
E’ la prima volta che vengo qui e, nonostante ci sia il sole, mi fa un po’ paura questo posto.
Alzo lo sguardo, incontrando quello di Ed.
Lui mi sorride e mi lascia un bacio sulla fronte, prima di indicarmi l’entrata con un gesto del capo.
Per tutto il tragitto in auto ero talmente agitata che non ho smesso un secondo di parlare, invece è calato il silenzio assoluto non appena ha spento il motore.
Non so perché sono agitata. Forse perché non sono mai stata in un cimitero prima d’ora, forse perché non mi sono mai trovata in questa circostanza, forse perché potrebbe sembrare banale, ma il gesto di Ed di portarmi con se significa molto.
In ogni caso, sento la mano sinistra, quella che non è stretta nella presa di Ed, tremare.
Chiudo gli occhi un secondo, poi entriamo.
Ed sembra conoscere la strada a memoria e probabilmente è così.
Dopo pochi metri, si ferma ed io mi faccio coraggio per guardare ai suoi piedi. Mi guarda di nuovo e leggo nei suoi occhi una richiesta di conforto.
Ma come potrei darglielo quando nemmeno io mi sento bene?
Prendo un respiro profondo e, se non posso dargli coraggio, almeno posso fingere di averlo. Mi inginocchio per prima davanti alla pietra e guardo la foto di Vanessa.
E’ dannatamente bella.
Sospiro, mordendomi il labbro inferiore per tenerlo fermo. La mano di Ed mi accarezza la schiena e lui si siede accanto a me.
-E’ bella.- Ammetto.
-Già.- Si limita a dire lui. Poi torniamo in silenzio.
Sento il fruscio del vento nelle orecchie, ma cerco di ignorarlo. Poi Ed ride silenziosamente.
-Che c’è?- Chiedo.
-Non lo so, è buffo..-
-Cosa?- Chiedo confusa. Io non ci vedo niente di divertente.
-Questo! Andiamo, possibile che nessuno dei due abbia il coraggio di parlare?- Sospiro perché è vero.
Stavolta non è una questione di non avere parole. E’ che ho talmente tante cose da dire a lui, a Vanessa, che non me ne esce neanche una.
-Cosa vuoi che dica?- Sussurro.
-Quello che pensi. Non mi fa male, non più.- Mi assicura. Ed i suoi occhi confermano, quindi mi prendo qualche altro secondo, poi rispondo.
-Credo che sia ingiusto tutto questo. Voi sareste dovuti rimanere insieme, non lasciarvi così. E credo che lei sia stata fortunata ad incontrarti, così come tu lo sia stato a conoscere lei. L’hai davvero salvata, Ed, e io non capisco come tu riesca a fare lo stesso con me dopo tutto quello che hai passato.- Riesco a dire. Lui rimane in silenzio.
Forse si aspetta che continui, ma io non aggiungo altro.
-Sai cosa penso io?- Chiede all’improvviso. Scuoto leggermente la testa.
-Che ho avuto tutto e non ho mai saputo apprezzarlo. Insomma, la mia vita non è mai stata complicata, i miei genitori mi hanno sempre aiutato in tutto, eppure io sono andato via. Ho avuto parecchie ragazze al liceo, ma le ho sempre lasciate tutte, perché “non ero il tipo per loro”, ho trovato un lavoro che mi soddisfaceva, ma mi sono licenziato. Ho conosciuto Vanessa e sì, l’ho amata con tutto me stesso, ma l’ho lasciata andare senza accorgermi davvero di ciò che stava accadendo. Ho incontrato te e ancora penso di non apprezzarti quanto meriti davvero.-
-Che vuoi dire?-

-Che è chiaro che tu meriteresti qualcuno migliore di me.- Scuoto di nuovo la testa, stavolta più decisa.
-Ti sottovaluti troppo Ed.- Dico sicura, guardando la foto di Vanessa.
-Sei tu che mi sopravvaluti, invece. Non sono come credi che io sia.- Lo guardo. Lo fisso così intensamente che si trova costretto a ricambiare il mio sguardo.
-Sei meglio di come credo tu sia.- Dico con un tono che non ammette repliche. Lui sorride sarcastico.
-Ed perché ti odi tanto? E’ vero, forse non ti conosco fino in fondo, ma ciò che so di te è più che sufficiente a farmi capire che tu sei migliore dei quattro quinti del resto della popolazione lì fuori. Non so come tu faccia a non rendertene conto, ma sei una delle persone più belle che abbia mai incontrato, Ed e con “belle” non intendo solo esteticamente. Tu sei bello qui- Mi porto una mano sul cuore e, lo giuro, non sono mai stata più sincera.
-E queste frasi da film?- Chiede con un’ironia che però non voglio cogliere. Lui deve saperlo che è perfetto così.
Quando non rispondo, lui si volta a guardare Vanessa.
-Grazie per essere venuta. Non eri obbligata e invece sei qui..-
-Grazie a te per avermi permesso di venire..-
Lui sorride, ma una lacrima gli riga una guancia.
-Ed?- Tira su col naso ed io mi sento quasi morire. Mi rifugio tra le sue braccia, stringendolo in un abbraccio che spero valga più di qualunque altra cosa. Lo sento prendere un respiro profondo.
-Sareste andate d’accordo..- Sussurra stringendomi.
-Lo penso anche io.- Mi mordo il labbro inferiore. In realtà, avrei davvero voluto conoscere Vanessa. Ed mi lascia un bacio sui capelli e –Andiamo?- chiede. Già?
Guardo l’orario sullo schermo del telefono e spalanco gli occhi.
-E’ tardissimo!- Esclamo, alzandomi in piedi. Se facciamo tardi Luke mi uccide, me lo rinfaccerà a vita!
Evito di dirlo ad alta voce, perché so che Ed non ha bisogno di pressione.
Mi mordo il labbro inferiore e gli lascio il tempo di salutare Vanessa. Ne approfitto per guardare di nuovo la sua foto.
Quella ragazza era dannatamente bella.
Ed si volta verso di me e mi sorride. Mentre usciamo, credo che abbia sussurrato un –Le sei piaciuta.- ma non sono sicura.
-Ed, se non te la senti posso anche andarci da sola, non è un problema, mio fratello..- Mi interrompo quando lo vedo sorridere divertito scuotendo la testa.
-Tuo fratello aspetta questo momento da secoli, non me lo perderei mai!-
Sono passati due anni da quel giorno sul ponte. Due anni durante i quali Ed e mio fratello sembrano essere diventati parecchio amici.
Sorrido, alzando lo sguardo di fronte a me. E per un momento mi paralizzo.
Lei è lì. Mi guarda e mi saluta con la mano, mentre io sono quasi scioccata.
-Grazie.- La vedo mimare. Resto ferma, senza sapere cosa fare. Sono quasi sicura sia un’allucinazione, ma la figura di Vanessa a pochi passi da me mi sembra così reale in questo momento..
-Che c’è?- Sento la voce di Ed, distante. Scuoto la testa e mi volto a guardarlo. Quando riporto il mio sguardo avanti a me, Vanessa è sparita.
-Niente, pensavo.. Povera Kayla!- Commento, tenendo per me quella visione e facendolo ridacchiare.
-Se l’è scelto da sola, non l’hanno mica costretta!- Ribatte Ed.
-Non credo abbia davvero capito a cosa va incontro.-
-Sei gelosa, per caso?-
-E di cosa?-
-Del fatto che il tuo adorato fratellino si stia per sposare e che da oggi non avrà più tempo per te.-
Gli colpisco la nuca con uno schiaffo giocoso, sbuffando.
-Idiota.- Commento poi.
 -Che c’è, ho colto nel segno, piccola Cooper?-
-Ti odio quando mi chiami così.-
Lui alza le sopracciglia, scettico perché sa che mento. Poi mi passa una mano sulle spalle, mentre ritorniamo all’auto.
-Ah, Lee- sospira lui –non te l’hanno mai detto che le bugie hanno le gambe corte?-
-Ah Ed- lo prendo in giro –non te l’hanno mai detto che sei insopportabile?-
-La verità brucia, eh?-
-Quale verità?-
-Che mi ami troppo per ammetterlo.-

-Poco modesto, dicevano.- Mormoro entrando in macchina. Lui ride. La sua risata mi scioglie il cuore. E’ così bello, io ancora non capisco come abbia potuto il destino fargli vivere una cosa del genere.
-Ti amo anche io.-
-Io non l’ho detto!-
-Non c’è bisogno di dirlo.-
Lo fulmino con lo sguardo, portando avanti quel teatrino.
Ormai non ci proviamo neanche più ad essere normali, io e lui abbiamo questo strano modo di comunicare attraverso frecciatine e commenti stupidi che ci basta.
Soprattutto, ci rende speciali. E a me piace da morire.
-Ed?- Chiedo dopo un po’, quando il silenzio è colmato solo dalla radio che canta una delle canzoni del momento.
-Si?-
-Non scherzavo prima. Posso non essere brava a dimostrartelo, ma sei davvero una delle persone più belle che esistano al mondo.- Lui sorride leggermente.
-Neanche io scherzavo. Ti amo, Lee.- Arrossisco.
So che magari non è il modo in cui una ragazza aspetterebbe di sentirselo dire, ma so anche quanto sia difficile per lui dirlo, so che una parte di lui amerà per sempre Vanessa e che non sarò mai in grado di prendere il suo posto.
Per questo quel ‘ti amo’ detto così, mentre magari si parlava di tutt’altro, per me è importante.
Ed non lo dice sempre. E’ raro sentirlo, in realtà. Più che dirlo, Ed lo canta.
Ma quando lo dice, come ha appena fatto pochi secondi fa, è come se ogni volta mi mancasse l’aria, come se avessi qualcosa in petto così agitato da far saltare tutto.
E’ qualcosa che non so davvero spiegare.
Ma quando Ed  mi dice che mi ama, anche se una parte di me non ci crede del tutto, so che ho bisogno di lui come non mai.
So che senza di lui mi sentirei persa. E spesso mi chiedo se il mio amore sia abbastanza.
Ed, è il caffè freddo la mattina che non ho mai avuto il coraggio di bere, ma che ho cominciato a prendere da qualche mese e del quale ora non posso fare a meno.
Ed è tutta la serie di baci che mi sveglia al mattino, quel modo di fare che amo.
Ed, è la mano che mi serviva a dormire la sera, quella che ha fatto sparire tutti i miei incubi.
Ma soprattutto, Ed è felicità e pace da un bel po’ ormai.
Ed è tutti i mal di pancia causati dalle troppe risate, tutte le notti bianche a guardare film, tutte le canzoni alla chitarra, tutto l’amore che una persona può provare.
E magari lui non lo pensa fino in fondo, ma se mi dice che mi ama ci credo, anche se lo dice così, perché Ed è stata, è e rimarrà la parte più bella di me, quella che esiste solo grazie a lui.
Vanessa non deve ringraziarmi, perché mi sono resa conto che per Ed farei qualunque cosa.
Ruberei il mondo per darlo a lui, se fosse necessario.
Non deve ringraziarmi, perché io voglio che lui sia felice almeno quanto lo vuole lei.
E non so se sono davvero io la sua cura, come dice, ma lui è senza dubbio la mia e ora come ora sento che non lo lascerei per niente al mondo.
-E tu non immagini quanto ti ami io, Ed...-



“Non è la prima volta che cerco di scrivere la mia storia.
Ci ho già provato, ma non ci sono mai riuscita.
Con questo diario, mi sento realizzata però.
Qui c’è la mia vera storia.
Non ci sarà la mia data di nascita, né la descrizione del mio aspetto fisico, né il rapporto che avevo con i miei vecchi amici, ma c’è Ed.
Edward Christopher Sheeran, quel ragazzo che mi ha totalmente fuso il cervello.
Quello che mi ha tenuto in vita pur non sapendolo, lo stesso ragazzo che ho amato con tutta me stessa, come non credevo neanche di poter fare.
Non è la prima volta che cerco di scrivere la mia storia, ma stavolta ci sono riuscita, forse.
C’è solo un’ultima cosa che vorrei dire, prima di andarmene.
Grazie.
Grazie a te che hai letto, se questo foglio è nelle mani di qualcuno.
Grazie perché hai sprecato il tuo tempo a leggere la mia storia, grazie se l’hai letta tutta, fin qui e grazie se incontrerai e avrai l’onore di conoscere Ed e gli consegnerai questo diario.
Grazie ai medici dell’ospedale, perché sono stati gentilissimi ed hanno davvero fatto tutto ciò che potevano.
Grazie ai miei genitori, perché senza di loro non ce l’avrei mai fatta ad affrontare tutto da sola, vi amo da morire.
Grazie a mia madre, in particolare, perché quel giorno ha deciso che le serviva proprio la scatola dei pomodori nello scaffale più alto al supermercato.
Grazie a mio padre, perché gli somiglio e sono bassa come lui, tanto da non arrivare allo scaffale dei pomodori.
Grazie a Londra, che ha fatto da sfondo alla mia storia.
E soprattutto, grazie a Ed.
Grazie perché sei andato al supermercato quel giorno, grazie perché hai riso e poi mi hai aiutato, grazie perché mi hai conquistata subito, grazie perché sei rimasto con me, fino alla fine.
Grazie e non potrò mai dirtelo abbastanza, grazie di esistere, grazie di esserci, grazie per tutto. Ti amo. Sempre.

Non è la prima volta che cerco di scrivere la mia storia, ma stavolta ci sono riuscita, forse.
Mi sono ritrovata di nuovo a scrivere, dopo quell’incontro che mi ha totalmente cambiato la vita e per la prima volta sono stata sincera.
Mi chiamo Vanessa Parker e con Ed ho finalmente trovato qualcuno disposto a leggermi.

E a capirmi.”









 
Ci ho messo un millennio, scusate.
Chiedo venia per l'attesa (?)
E non è neanche lungo come capitolo.
Avrei voluto che ne fosse uscito qualcosa di speciale, visto che
con questo la storia si conclude, ma non credo di esserci riuscita.
Scusate ancora.
Mi dispiace se vi ho deluso, ma ringrazio comunque chi ha letto, come sempre.
Vi adoro, sul serio!
Grazie grazie grazie di cuore a chi ha recensito
o messo la storia tra le seguite/preferite/ricordate.
I love you xx
Bye <3

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