Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris

di NCSP
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ma perchè? ***
Capitolo 2: *** Che ho fatto di male? ***
Capitolo 3: *** Favori ***
Capitolo 4: *** Anche il ragazzo d'oro no! ***
Capitolo 5: *** Alcolisti (non tanto) Anonimi ***
Capitolo 6: *** I fancy you ***
Capitolo 7: *** After party ***
Capitolo 8: *** Questioni di guardaroba ***
Capitolo 9: *** Incomprensioni idiote ***
Capitolo 10: *** Coperte e zucchero, con un po'di pepe ***
Capitolo 11: *** Voglia di giocare ***
Capitolo 12: *** Sushi, o meglio quella cosa portatrice di malattie ***
Capitolo 13: *** Problemi di coscienza e problemi con un occhio solo ***
Capitolo 14: *** Dove sei? ***
Capitolo 15: *** Fuori ***
Capitolo 16: *** Paure dal passato ***
Capitolo 17: *** Di ospiti sul divano e difficili colazioni ***
Capitolo 18: *** Di parole sbagliate e tentativi di dormire ***
Capitolo 19: *** Visite ***
Capitolo 20: *** Creature blu ***
Capitolo 21: *** Dei che riflettono poco e riflessioni difficili ***
Capitolo 22: *** Lo sgabello maledetto ***
Capitolo 23: *** Scelte ***
Capitolo 24: *** Addio ***
Capitolo 25: *** A casa ***
Capitolo 26: *** Come due adolescenti ***
Capitolo 27: *** Due parole ***



Capitolo 1
*** Ma perchè? ***


- ‘Sera .- scocca un’occhiata alla figura sdraiata sul suo divano  e lo vede impassibile, con un’aria che sottintende il suo solito “’fanculo, Stark”.

- Sempre un piacere trovarti qui, piccolo cervo. -

Sbuffa per il nomignolo ma non gli rivolge la parola.

- E dai, piantala di ignorarmi. - si versa un bicchiere di bourbon e va a sedersi sul divano, costringendolo a ritrarre le gambe - Pensavo avessimo bypassato la fase in cui tu mi tratti come se non esistessi nemmeno. -

- Impiccati. - si alza e si dirige verso la sua stanza.

“Sempre meglio che niente.” Prende un sorso, lievemente infastidito. Ok che è costretto a restare lì con lui, ma non lo sta trattando male anche se è stato responsabile della morte di centinaia di persone, anzi, si sta occupando di lui decisamente con i guanti. Non che l’idea di iniziare a trattarlo con il guanto della Mark VIII non gli abbia sfiorato la mente, ma non lo ha mai fatto. Gli ha riservato una stanza e un bagno invece dello sgabuzzino di due metri per due che aveva proposto Steve, e avendo visto che in quella stanza si era comportato bene aveva deciso di ordinare a Jarvis di non fulminarlo all’istante se avesse messo piede fuori dalla porta della sua camera.

Mossa del cazzo, a ripensarci. Ora è costretto ad averlo sempre tra i piedi ovunque vada, e non lo infastidiscono tanto le sue battutine sarcastiche che gli rivolge solo di una volta ogni tanto, ma più che altro il suo ostinato silenzio, come se lo detestasse dal profondo.

Insomma, è un prigioniero, un po’ di rispetto potrebbe anche mostrarlo!

Ride da solo. Come è potuto anche solo passargli per l’anticamera del cervello che il Dio dell’Inganno potesse portare rispetto a qualcuno che lo sta tenendo imprigionato?

- Oltre che essere fastidiosamente ubriaco sei anche impazzito? -

Sobbalza. Non lo aveva sentito entrare.

- Ma che…!? Che ci fai qui? Non ti eri volontariamente esiliato in camera tua?-

- Non sono lunatico come voi umani ma anche io cambio idea ogni tanto. -, si siede su uno sgabello accanto all’isola della cucina alias piano-bar considerando l’elevato numero di bottiglie, vuote e non, che ricoprono quasi ogni superficie disponibile.

- Ma che fortuna… -

- Qualcosa in contrario alla mia presenza? -

- Vuoi una lista in ordine alfabetico o temporale? -

Sbuffa alzando al cielo gli occhi color smeraldo - Ci tieni davvero a spappolarti il fegato? -

- Scusa? – svuota il bicchiere che ha in mano.

- Ecco, appunto. Il tuo cuore sarà pure quella cosa che hai nel petto, ma ci tieni davvero a diventare Iron Man in tutto e per tutto, cambiando ogni parte mal funzionante del tuo corpo con un pezzo di metallo? Perché in tal caso proporrei di iniziare dal cervello. -

Si maledice mentalmente. Perché, perché ha accettato di tenere quella creatura fastidiosa in casa sua?

- Da quando te ne frega qualcosa della mia salute? – giusto per farlo innervosire si versa un altro generoso bicchiere di bourbon - Sembri quasi Pepper. -

- Non scambiare per preoccupazione la noia, Stark. -

- Non fare tanto la vittima, piccolo cervo. Se non fosse per me non vedresti nemmeno la luce del sole. –

- Sopportare la tua presenza mi sembra un prezzo alto per un po’ di luce. -

- Allora non avrai nulla in contrario se chiamo il guercio, il Direttore o tuo padre, non fa differenza, e dico di portarti via da casa mia, dato che sua altezza preferisce un buco di qualche centimetro quadrato piuttosto che vivere in un attico in compagnia del sottoscritto. -

- Spero che ti ci strangoli con quella roba. - gli volta le spalle e con un movimento sinuoso torna nella sua stanza.

Non riesce a trattenere l’irritazione e scaglia il bicchiere di cristallo dall’altra parte della stanza, dove il contenitore si disintegra nello schianto contro un pilastro. Ferro-Vecchio accorre subito, e nei suoi cigolii riesce quasi a percepire un qualcosa di gongolante per non essere, almeno quella volta, l’artefice del disastro.

Non sa nemmeno bene cosa lo irriti tanto. Dovrebbe essere abituato a quelle continue provocazioni di Loki, ormai vive lì da quasi due mesi, eppure la sua freddezza e insolenza lo turbano più di quanto non voglia ammettere.

Si sta comportando bene con lui, certo, non gli porta la colazione a letto ma ci mancherebbe altro.

Stupido dio fastidioso. Ma chi si crede di essere? Beh, sì, certo, un dio.

In effetti potrebbe ripagarlo con la sua stessa moneta…

- Stark? Che sta succedendo? - si riaffaccia dal corridoio.

- Fila in camera tua se non vuoi che Jarvis ti faccia friggere il cervello. -

- Cosa? -

- In camera tua. Ora. -

- Ma che ho fatto? - allarga le braccia, senza capire.

- Ora! -

Lo fulmina con lo sguardo ma alla fine ubbidisce, confermando la propria resa con il rumore secco della porta che sbatte.

Ecco, finalmente. Su butta sul divano con la bottiglia di bourbon in mano, rinunciando al bicchiere considerandolo solo una perdita di tempo.

Prova a riconsiderare la decisione appena presa. Ok, lo ammette, si è comportato come un bambino, ma lui è Tony Stark, dannazione, lo sanno tutti che non è famoso per le sue scelte ponderate e razionali.

E poi Loki lo fa ammattire. Lo tratta come se gli stesse facendo un favore a restare lì nella Tower mentre è proprio il contrario. Non che l’idea di fargli un favore sia stata il propulsore dell’attuale situazione, ma il concetto alla fine è sempre quello: se non si trova a marcire in una qualche cella ad Asgard o dello S.H.I.E.L.D. è solo grazie a lui. E a Fury, che ha minacciato di congelargli tutti i conti se non avesse ubbidito.

Il perché si preoccupi tanto del dio nordico sfugge anche persino a lui. Si lambicca il cervello ancore per qualche minuto, poi si abbandona alla dolce compagnia della bottiglia e dopo un po’ crolla addormentato, i pensieri messi a tacere dall’alcol.

Nota della Vecchia Volpe
Prima IronFrost pubblicata, hurra!
Lo ammetto, questo capitolo è piuttosto confuso e privo di tutto lo slash che voi piccole menti perverse come me vi aspettavate, ma mi serviva per creare la TSI per i prossimi capitoli e le varie incomprensioni tra i due.
Ringrazio chi ha avuto la pazienza di arrivare fin qui a leggere e che avrà anche voglia di leggere i prossimi capitoli/scleri che pubblicherò.
Un grazie speciale alle mie editors <3 e a MelaChan che mi ha dato una mano per il titolo (sì, siamo delle inguaribili classiciste e senza un po'di latino non viviamo. Nei miei piani c'è l'idea di reinserire il caro Catullo prima o poi, ma la trama si sta scrivendo da sola e non so ancora come andrà avanti)
Baci e alla prossima follia

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Capitolo 2
*** Che ho fatto di male? ***


Non capisce cosa possa avergli fatto. Anche rianalizzando le proprie parole non riesce proprio a trovare cosa possa averlo fatto scattare a quel modo. Lo ha sfottuto, è vero, ma è sempre stato così fin da quando è arrivato lì.

Arrivato forse è una parola un po’grossa. Sarebbe meglio dire che Thor lo aveva schiaffato sul pavimento della sala senza troppi complimenti e che Stark si era svegliato imprecando e maledicendo tutto e tutti, per poi avere una qualche chiacchierata con il Direttore Fury, tornare nel salone e indicargli con un gesto secco una stanza sul fondo del corridoio.

Non aveva nemmeno provato a scappare, lì fuori c’era Banner ad aspettarli e la sola idea di risvegliare la cosa verde lo terrorizzava.

Aveva optato per una politica di non belligeranza vigile: nel caso ci fosse stata un’occasione se ne sarebbe andato sparendo in una nuvola di fumo verde, così, solo per fare un po’di scena.

Ma di occasioni se ne erano presentate parecchie, e lui era ancora lì, seduto sul proprio letto a chiedersi cosa avesse sbagliato con quell’umano.

Si stringe le ginocchia al petto, infastidito da se stesso. Quel noioso mortale sta rendendo le cose più difficili di quanto non siano, e per quanto noioso possa essere purtroppo ora è tutto ciò che ha. È stato l’unico a mostrargli un po’di gentilezza, anche se accuratamente mascherata, non trattandolo come un mostro, garantendogli di vivere in un posto decente e di avere ogni tanto una conversazione quasi stimolante.

Si alza e si dirige verso la porta.

- Signore, mi spiace informarla che se oltrepasserà la porta sarò costretto a… -

- Zitto, barattolo. Devo parlare con Stark. Se non posso andare io fa’venire lui qui. -

- In questo momento il signor Stark non è nelle condizioni di avere una discussione. -

- Cosa ha combinato quel coglione? -

- Il solito, signore. -

- È di nuovo ubriaco perso, eh? -

- Esatto. -

- Allora quando si sveglia ricordagli di farmi uscire da qui. -

- Sì signore. -

Va a sedersi su una poltrona di pelle scura e scruta fuori dalla vetrata.

Manhattan gli si presenta in tutta la sua magnificenza di città che non dorme mai, abbagliandolo con le tutte quelle luci al neon, chiaro segno di quanto gli umani abbiano bisogno di vedere e di controllare ciò che li circonda e li spaventa, in questo caso il buio, in altri lui.

Tutte quelle luminarie però soffocano la luce delle stelle che, nonostante siano diverse da quelle di Asgard, gli mancano.

 

 

 

 

Note della Vecchia Volpe

Wow, grazie! Non credevo che questa accozzaglia di scleri mattutini/pomeridiani/serali avesse tanto seguito!

Grazie mille a chi segue e recensisce (neurodramaticfool la tua recensione è assolutamente fantastica), vi adoro <3

Un grazie speciale alle mie editors, che sono fantastiche e commentano praticamente ogni frase che scrivo.

Spero vi piaccia questa specie di POV Loki J

Scusate per la brevità del capitolo, ma il prossimo sarà molto più lungo :D

Baci.

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Capitolo 3
*** Favori ***


« Loki! Dove ti sei cacciato? »

« Qui Direttore. » accavalla le gambe e si appoggia più comodamente allo schienale della poltrona, sistemandosi la cravatta verde.

« Che ci fai qui? » entra nella stanza.

« Come? Non è mica stato un mio ordine quello di farmi rinchiudere qui con un bambino piagnucoloso. »

« A proposito di Stark: che gli è successo? »

« E tu saresti la migliore spia di Midgard? Possibile che il tanfo di alcol che arriva fin qui non ti abbia detto nulla? »

« Perché non lo hai fermato? »

« Per chi mi hai preso? » lo inchioda al muro serrandogli una mano attorno al collo « Sono un prigioniero, non la balia del mio carceriere. »

Lo allontana da sé con una scossa elettrica che scaturisce da una piccola pistola che aveva nascosto in tasca « Riformulo: perché non lo hai ammazzato e non te ne sei andato? »

Già, perché?

« Mi aveva segregato qui, se fossi uscito quel marchingegno infernale mi avrebbe…»  guarda in aria, alla ricerca della parola giusta « Fulminato. »

« Tecnicamente signore si sarebbe trattato di una scossa elettrica…»

« Jarvis, muto! » esclamano nello stesso istante Loki e un barcollante Stark che si affaccia nella stanza.

« Ti sembra il caso di ubriacarti mentre sei in servizio? » lo aggredisce Fury.

« Io non sono in servizio. Sono a casa mia, nel mio tempo libero e faccio quel che cazzo mi pare. » si massaggia le tempie, nel tentativo di calmare il coniglio che gli sta saltando nella testa come Tamburino, l’amico del piccolo cervo che sta guardando fuori dalla finestra.

« Sei sempre in servizio, fai parte degli Avengers, non puoi prenderti una pausa e ubriacarti. Cosa sarebbe successo se altri Chitauri avessero invaso Manhattan ieri sera? Avresti chiesto loro di tornare più tardi e di aspettare che la sbronza ti fosse passata? »

« Non sarebbe successo. Il loro mandante è chiuso qui a cercare di farmi impazzire. » fissa gli occhi sull’elegante figura di Loki che sta studiando da lontano la piccola pistola ancora in mano a Fury, nel tentativo di trovare un modo per impadronirsene.

« Era solo un esempio e tu hai capito cosa intendo. Secondo te perché l’ho mandato qui e non l’ho chiuso in una cella? »

« Voglia di darmi fastidio? Sadismo? Masochismo? Pazzia? Carità cristiana’ »

« Per responsabilizzarti un po’. »

« Potevi darmi un cucciolo per responsabilizzarmi, non un pazzo psicopatico assassino! »

Sbotta mentre Loki sorride beffardo.

« Se non sei all’altezza e vuoi che me lo porti via basta dirlo. »

Loki si volta verso di loro, gli occhi color acquamarina sgranati puntati in quelli scuri di Stark.

« Lo posso mandare ad Asgard dove sono sicuro che ci sia molta gente felice di dargli una lezione, Thor compreso. »

Fissa incuriosito il dio « Nah, per il momento lascialo qui, come soprammobile è carino, tutti mi chiedono dove lo abbia preso. »

Conduce il direttore sulla terrazza, dove quest’ultimo sale su un flyer e scompare poco dopo.

« Jarvis, lascialo uscire da quella stanza. » si volta e nel salone trova Loki « Che ci fai qui? » sobbalza.

« Hai detto che potevo uscire…»

«L’ho detto un secondo e quaranta fa, non mi aspettavo che saresti uscito così in fretta dalla stanza. Se proprio ti fa così schifo puoi prenderne un’altra. » rientra in casa sorpassando l’algida creatura al suo interno.

« No, mi piace la mia stanza, è solo che non sopporto di stare rinchiuso…»  abbassa lo sguardo, perso in qualche lontano ricordo.

Quell’espressione triste gli farebbe venire voglia di abbracciarlo se non sapesse chi è e cosa ha fatto. Si avvicina all’isola che supporta le bottiglie ma Loki si frappone tra lui e la sua meta.

« Ehi! » prova ad aggirarlo ma l’altro approfitta della propria superiorità fisica e gli blocca le braccia lungo i fianchi.

« Lo sto facendo per il tuo bene. »

« Agivi sempre mosso dal mio bene quando mi hai defenestrato? » accenna con il mento alla vetrata da cui è precipitato appena due mesi prima.

Lo lascia andare, esasperato « E va bene, ubriacati alle otto di mattina, fa’ quel che vuoi. »

« Sono le otto di mattina? » consulta scioccato un orologio che si rende conto di non avere.

« Idiota. » gi volta le spalle con l’intenzione di infilarsi di nuovo nel corridoio.

« Non avevi detto che non ti piace stare rinchiuso? »

« Non se mi rinchiudo volontariamente. »

« Ah… Come vuoi. Speravo di poter fare due chiacchiere ma non importa. »

« Non sono la tua dama da compagnia, Stark. » a dispetto delle proprie parole si lascia cadere sul divano.

« I costumi di Midgard » gli fa il verso « Ti fanno male. » gli si siede accanto.

« Scusa? »

« Una volta ti sedevi elegantemente, quasi ti facesse schifo il divano, ora ti ci butti sopra come me. » si stravacca appoggiando i piedi alle sue gambe, e resta confuso quando il dio non lo scaccia con uno scatto.

« Mi spiace ammetterlo ma è comodo. » abbandona la testa all’indietro e Tony si perde a studiare le ombre che le ciglia gli proiettano sulle guance diafane.

« Posso considerarlo come un complimento o hai solo paura che ti rispedisca di là, principino? »

Non gli risponde ma chiude gli occhi « Grazie. » sussurra.

Si alza a sedere di scatto, incredulo. Lo ha davvero ringraziato?

« Per cosa? »

« Per avermi tenuto qui e non avermi spedito via come un pacco indesiderato. »

Nelle sue parole riesce a leggere una tristezza antica.

« Posso chiederti perché non vuoi tornare a casa? » gli si siede più vicino, ritraendo le gambe dalle sue.

« Perché non ho una casa ad Asgard. Il posto che più posso chiamare così è la mia prigione. » indica intorno con un cenno del capo.

« Oh. »

« Non dispiacerti per me, dopo secoli si fa l’abitudine a non essere voluti. »

« Mi sembra una cosa triste. »

« Lo è, ma non sono fatti tuoi. Ti sono solo grato per non avermi mandato via. » riapre quei magnetici occhi verdi e li fissa nei suoi.

Si massaggia le tempie, intontito da quelle rivelazioni e dai postumi della sbornia.

« Posso fare una cosa per te? » domanda Loki dopo un paio di minuti di silente osservazione.

« Vuoi trasformarmi in un rospo? »

« Pensavo di farti passare l’emicrania, ma se nel tuo mondo essere un rospo è così…»

Lo zittisce ridendo « Il sarcasmo proprio non lo capisci, eh? »

Lo fissa truce ma poi lo costringe a sdraiarsi sulle sue gambe, tenendogli la testa in grembo e stringendogli le tempie con le dita.

« Che diavolo stai facendo? » si dimena per liberarsi da quella posizione un po’troppo intima ma il dio lo placa con una mossa del gomito, o forse sono quelle penetranti iridi verdi a inchiodarlo.

« Zitto. E fermo. » si china ulteriormente su di lui mentre Tony continua a contorcersi, e improvvisamente dalle dita pallide e affusolate scaturisce una nebbiolina di un colore simile a quello dei suoi occhi che avvolge la testa del moro e fa sparire la martellante emicrania in un baleno.

« Che hai fatto? » domanda incredulo.

« Magia. » sussurra criptico e entrambi scoppiano a ridere « Non stavi cercando disperatamente di alzarti un attimo fa? »

Sussulta e si rende conto di essere ancora sdraiato su di lui, ma non accenna a muoversi « Mi è venuto sonno. »

« Mi sembra che tu abbia un letto. »

« Ora sono qui. » sbadiglia e chiude gli occhi, strusciando una guancia contro la sua gamba.

« Non mi sembra che nelle condizioni della mia prigionia ci fosse una clausola che prevedesse un uso da parte tua di me come cuscino. »

« Da quando tutti questi paroloni? »

« L’unico libro che ho trovato qui è un manuale di legge. »

« Quindi ti piace leggere? »

« Molto. » si pente subito di ciò che ha detto. Ora gli toglierà anche quel manualetto che gli ha tenuto compagnia nelle ultime settimane?

« E non potevi dirlo prima? »

Addio libricino rosso, fedele compagno di ore di noia.

« Più tardi ti insegno a usare Amazon, così potrai comprare i libri che vuoi. »

Cosa?

« D-davvero? » mormora incredulo.

« Sì, ma adesso lasciami dormire un po’. » si rannicchia su se stesso e il dio gli stende una coperta addosso.

« Cos’è Amazon? »

« Un sito Internet. »

« Inter…net? »

« Ne riparliamo più tardi, ok? »

« Ma io voglio saperlo adesso! »

« Lo so, cara la mia diva, ma per una volta in vita tua sarai costretto ad aspettare. »

« E dai! »

« No-ne. »

« Dai, Tony, fammi felice. »

Sussulta. È la prima volta che lo chiama per nome. Appoggia le spalle alle sue gambe in modo da poterlo guardare negli occhi, pur sapendo che si pentirà presto di quella mossa.

« Che ti prende oggi? »

« Perché? »

« Beh, mi hai quasi ignorato per due mesi, se mi rivolgevi la parola mi insultavi, poi ti sei autonominato mio consulente degli Alcolisti Anonimi, » alza un dito per prevenire la domanda « oggi mi hai fatto da aspirina, » blocca un’altra domanda « poi mi fai da cuscino e mi metti addosso una coperta perché io non prenda freddo, chiedere mi sembra lecito. »

« Nessuno aveva mai dimostrato di volermi tenere con sé…» distoglie lo sguardo e fissa un punto imprecisato tra le piastrelle.

Quella risposta lo zittisce. Non si immaginava qualcosa di simile, non credeva che la vita di quel dio, di quell’uomo, potesse essere stata così triste.

« Se c’è qualcosa che posso fare…»

« Non lasciarti impietosire da me, solo perché ti ho raccontato qualcosa di me e questo ti fa trovare la mia vita orribile non vuol dire che ci siano stati solo questi momenti. »

« Allora parlami degli altri. »

« Ehm…» anche volendo sarebbe difficile trovare un attimi di gioia che non sia sfociato in tragedia. Le iridi smeraldine si velano, assumendo un colore verde foglia.

« Vuoi che ti spieghi cos’è Internet? » prova a distrarlo e Loki annuisce, grato per il cambio di argomento. « Ok, » Tony sfila il palmare dalla tasca dei pantaloni e si tira a sedere accanto a lui, la testa quasi appoggiata alla sua spalla in modo che possa vedere bene. Si lancia in una lunga e complicata spiegazione, ma Loki sembra capire tutto, tanto da diventare impaziente per la voglia di provare da solo.

« Se aspetti un attimo vado a prenderti una cosa. » si alza dal divano ma il dio lo blocca afferrandogli il braccio.

« Lasciami il palmare. » sbatte le ciglia in modo inconsapevolmente seducente.

« Scordatelo. » si libera e sparisce nell’ascensore, riuscendo a scorgere nello specchio la smorfia contrariata di Loki.

Torna dopo un attimo con un qualcosa tra le mani e Loki sgrana gli occhi.

« Cos’è? » indica quello che gli sembra un libro sottilissimo.

Tony gli si siede accanto. Gli sembra di avere a che fare con un bambino impaziente. « È un computer portatile, con questo potrai andare su Internet. » gli appoggia lo strumento sulle ginocchia e lo accendo; lo schermo si illumina proprio come gli occhi di Loki e dopo poco quest’ultimo ha digitato “Amazon” su Google e sta selezionando ogni libro che gli capiti davanti.

« Ora posso andare a dormire? »

Annuisce senza distogliere lo sguardo dal portatile.

« Non comprare…» pensa di dirgli di non comprare armi o cose simili ma si tappa la bocca. Finché crederà che quella sia solo una grande libreria non gli verrà nemmeno in mente di provarci.

« Niente, a dopo. »

 

 

 

 

 

Note della Vecchia Volpe

I’m back, bitches!

Sono tornata con questo nuovo capitolo un po’prima del previsto dato che contavo di pubblicarlo domani, ma domani è il Gran Giorno e sarò al cinema a vedere Iron Man 3 non appena mi apriranno le porte, quindi visto che dopodomani parto avevo paura di non riuscire a pubblicare prima di lunedì.

Tornando al capitolo: spero che vi piaccia questa parte che apre le porte a parecchi discorsi che si svilupperanno nei prossimi capitoli e…no, niente “e”, voglio sentire i vostri pareri :D

Grazie mille a chi recensisce e segue, siete adorabili <3

Mela Chan, Resha_Stark inutile dire che siete le mie editors/ pazze preferite <3

Baci e a presto.

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Capitolo 4
*** Anche il ragazzo d'oro no! ***


Si lascia cedere sul letto, confuso. Non ha la minima idea di cosa stia succedendo.

Perché non ha detto a Fury di portarsi via Loki? Insomma, avrebbe riavuto casa sua, un’indipendenza e non ci sarebbe più stato nessun alieno/dio/psicopatico sul suo divano a consumargli il soffitto con lo sguardo.

Avrebbe potuto liberarsi di quella presenza inquietante e onnipresente, ma quando Loki lo ha guardato con quegli occhi disperati ogni pensiero di sbarazzarsi di lui si è volatilizzato.

E poi il nuovo comportamento di Loki: che gli è preso? È davvero così felice di essere accettato o sta tramando qualcosa?

Non ha il tempo di rifletterci che il sonno prende il sopravvento e le sue palpebre si chiudono.

 

 

                                                                       *  *  *

 

Le porte dell’ascensore scorrono, rivelando il biondo occupane al suo interno.

Steve si fa strada nel loft quasi uccidendosi su una bottiglia vuota lasciata a terra ; lancia un ben poco virile urletto che richiama l’attenzione del dio sul divano.

« Buonasera Rogers. »

« Non potevi togliere quella bottiglia di mezzo?! »

« Non mi occupo delle pulizie di questo posto. »

« Potresti, non ti farebbe certo male. » torna a fissare lo schermo.

« Prigioniero, non donna delle pulizie. »

Sbuffa « E quello? » fissa allarmato il computer sulle gambe di Loki.

« Me l’ha dato Stark. »

« E dov’è?

« Chi? »

« Stark. »

« Perché dovrei saperlo? »

« Perché vivi con lui. »

« E perché dovrei dirtelo? »

« Perché sei un prigioniero…» inizia a tentennare.

« E quindi? » non si è ancora degnato di guardarlo negli occhi.

« Quindi te lo ordino! »

Scoppia a ridere e finalmente alza lo sguardo « Tu? Ordini? A me? Sul serio, soldatino? »

« Esatto, e in quanto prigioniero devi ubbidire. »

« Aspetta, fammi valutare questa gentile proposta. » si porta una mano al mento come se stesse riflettendo « No. » lo fissa con un sorrisetto strafottente.

« Dannazione a te! » lo afferra per il collo sollevandolo dal divano « Ma chi ti credi di essere? »

« Un dio…» rantola cercando di forzare con le dita la mano del Capitano.

« Di Dio ce n’è uno solo, e di certo non sei tu. Mettitelo in quella testa malata: qui non conti nulla, non sei nessuno. » lo scuote crudelmente.

« Non che io lo sia mai stato…»

« Steve! Ma che cazzo stai facendo?! » Stark esce dal corridoio e si allunga verso il punto quasi fuori dalla sua portata in cui si trova la mano del biondo « Mettilo giù! »

Lo lascia andare ma lo scaraventa dall’altra parte della stanza, schiaffandolo contro un muro. Loki si rialza a fatica, massaggiandosi la gola.

« Ma che ti è preso? » Tony si frappone previdentemente tra i due.

« Mi ha provocato. »

« E ti sembra un motivo valido per tenerlo come un palloncino? »

« Ma…»

« Ragiona: chi è il pazzo qui dentro? »

« Lui. »

« Appunto. Quindi siamo noi a dover mantenere la calma. Comunque se io avessi dato retta a tutte le sue provocazioni a questo punto sarei ammattito o lui si sarebbe trovato con almeno il naso rotto. Su, Rogers, non far passare me per quello maturo. »

Loki cerca di defilarsi silenziosamente ma Tony lo ferma posandogli una mano sulla spalla e facendolo sussultare.

« Tutto ok? »

Annuisce debolmente e si rifugia nella propria stanza.

Il moro non può trattenere un’aria di compassione.

« Oh, insomma, Stark! Anche se fa quell’aria da cucciolo ferito sappiamo chi è, non può farti pena. »

« Forse un po’ sì. »

« Ma piantala! »

« Che ti ha fatto? Ti ha attaccato? Non credo, Jarvis mi avrebbe avvertito. »

« Te l’ho detto, mi ha provocato. »

« A parole? »

« Certo. »

« Cosa ti aspettavi dal dio dell’Inganno? Complimenti e convenevoli? »

« Non è un dio. »

« Piantala con questa questione di semantica e piantala di tirarlo contro i muri, mi rovini casa. » si avvicina all’isola/spappola-fegato e si versa un bicchiere.

« Comunque sono venuto qui per conto di Fury. »

« Non poteva alzare il telefono invece che mandare il ragazzone d’oro? »

« Passavo di qui e mi ha detto di dirti che domani alle nove e mezza ci dobbiamo trovare alla base, tarda un minuto e ti licenzia. »

« Sarebbe davvero un peccato…»

« Ha detto che l’avresti detto, e ha detto di dirti che se l’avessi detto non solo ti licenzia, ma ti congela anche i conti. »

« Stupido guercio. » svuota il bicchiere con un sorso « Bene, torna a casa Lessie, e dì al tuo padrone che se gli va bene verso le dieci e mezza sarò lì. » prima che il biondo possa ribattere lo spinge nell’ascensore e preme il pulsante per il piano terra; nell’istante in cui le porte stanno per chiudersi  balza fuori e saluta l’altro con una mano.

Ma perché il circolo delle turbe mentali deve sempre riunirsi a casa sua?

A proposito di pazzi… Posa il bicchiere e si dirige verso la stanza di Loki. La porta è socchiusa.

« Ehi. » bussa piano « Posso? »

Nessuna risposta.

Si affaccia sulla soglia. Il dio è sdraiato sul letto, le mani allacciate dietro la nuca e lo sguardo perso verso il soffitto.

« Posso entrare? »

Ancora nulla.

« Ok, chi tace acconsente. » entra nella stanza e si siede sulla scrivania di legno scuro « Che gli hai detto per farlo scattare? Insomma, li è Capitan Pazienza, non riesco nemmeno io a farlo incazzare, come ci sei riuscito? »

« Non lo so. »

« Allora non ti ha mangiato la lingua. »

« Il computer…»

« Cosa? »

« Lo ha fatto cadere. » mugugna come un bambino.

« Ferro-Vecchio, porta qui il suo computer. » il robottino si avvia cigolando e torna dopo poco con il portatile tra le pinze. È integro. Tony lo prende e si avvicina a Loki, che intanto i è tirato a sedere; il dio si avventa sul computer e lo stringe a sé, come se in quelle poche ore fosse diventato il suo compagno di vita.

« Se hai questa reazione per una macchina chissà cosa faresti con un cucciolo. »

« Un cucciolo? » inclina la testa di lato imitando l’espressione di un gattino.

« No, me ne basta uno. »

« Cosa? »

« Niente. »

« E dai. » posa il computer, curioso.

« No. » incrocia le braccia.

« Tanto questo gioco lo vinco io. » sistema la sciarpa verde sul collo e solo in quel momento Tony si accorge della sparizione della cravatta.

« Non è necessario che ti cambi così di sovente, sei in casa, non devi andare da nessuna parte. »

Lo fulmina con lo sguardo.

Bravo Stark, complimenti.

« È la verità, non sono solo indorare la pillola. Comunque perché la sciarpa? Hai freddo? »

« No. »

« Quindi perché? » lo incalza.

« Dato il tuo comportamento non credevo che in questa casa vigesse un codice d’abbigliamento. »

Alza gli occhi al cielo e gli strappa via la sciarpa per dispetto, ma poi nota dei segni violacei sulla sua gola « E quelli? » domanda sgranando gli occhi.

« Pensi che faccia bene venire appesi per il collo? » prova a riprendersi la sciarpa ma Stark lo allontana.

« Perché non ti sei curato? » chiede dopo un attimo di silenzio.

« Perché non posso. »

« Come no? Prima hai curato me.

« Posso fare solo una piccola magia al giorno, non di più. »

« Jarvis! »

« Lascia stare il barattolo, non ci può fare nulla. Vedi questo? » scosta il polsino della camicia e mostra un sottile braccialetto nero « È un dispositivo asgardiano che controlla i miei poteri. Se usassi la magia più di quanto mi è concesso assorbirebbe completamente i miei poteri e mi ucciderebbe. »

« Perché non lo sapevo? Sei sotto la mia custodia, avrebbero dovuto dirmelo. »

« Sono cose che non comprendi, sarebbe stato inutile. »

« Ma che simpatici. »

« Non è un insulto verso le tue capacità intellettuali. La nostra magia è qualcosa che qui su Midgard è ignota, quindi non ti stanno denigrando. Darebbe come insultare un cane perché non sa volare. »

« Sempre più simpatici. »

« Oh, piantala, Stark! »

Restano seduti a guardarsi in cagnesco ma dopo un attimo gli occhi di Tony si illuminano e si alza, avviandosi verso la porta.

« Dove stai andando? »

« Mi è venuta un’idea. »

Loki resta a fissare la porta, incuriosito e tentato di seguirlo anche se poi preferisce continuare a fare la vittima e restarsene sul proprio letto. Si guarda intorno e non sa per quale motivo, dopo due mesi, quel posto non gli sembra più così male; forse è vero, forse l’avere finalmente un posto dove il primo desiderio alla sua vista non è quello di cacciarlo è quasi piacevole. Non che avere Stark continuamente intorno sia la sua massima aspirazione, ma è pur sempre meglio che starsene da solo chiuso in una cella con delle guardie terrorizzate che lo sfottono e lo insultano per scacciare la paura. Perlomeno Stark il ruolo di carceriere lo prende abbastanza alla leggera; certo, sfotte, è fastidioso, petulante, si ubriaca e dopo essersi scolato una buona metà del suo piano bar si mette a urlare e imprecare contro tutto e tutti, ma in fondo in fondo, molto in fondo, non è così male.

 

 

 

 

Note della Vecchia Volpe

Rieccomi! So di essermi fatta desiderare, ma ero in viaggio e non potevo copiare il capitolo, scusate.

Non mi convince molto la conclusione di questo capitolo, lo ammetto, ma ho dovuto tagliare a metà una parte che altrimenti sarebbe diventata troppo lunga, fatemi sapere che ne pensate :D

Grazie mille a tutte quelle che recensiscono, mettono tra le seguite, le preferite e le ricordate <3

Sempre il solito grazie speciale a MelaChan  e Resha_Stark che mi aiutano a trovare idee e leggono pazientemente e avidamente ogni parola che scrivo.

Baci.

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Capitolo 5
*** Alcolisti (non tanto) Anonimi ***


Tony torna nella stanza con un tubetto in man, per poi andarsi a sedere accanto a lui.

« Cos’è? »

« Una crema. Visto che al momento non puoi curarti perché mi hai fatto passare un mal di testa che sarebbe andato via con un’aspirina e un po’di caffè ora provo a farti andare via quei lividi. » svita il tappino e porge il tubetto a Loki, che lo afferra di scatto, come uno scoiattolo con una nocciolina, e lo annusa. Arriccia il naso.

« Che cos’è? » gli rende il tubetto quasi disgustato.

« Arnica. Fa bene. » gli porge di nuovo la confezione ma l’altro si ritrae « Su Loki, non fare il bambino. »

« Scordatelo. Quella cosa puzza. »

« Che dio coraggioso…»

«Non so nemmeno cosa sia l’armica! »

« Arnica. » lo corregge con un sorrisetto.

« Quel che è! »

« Su, da bravo bambino, metti la cremina che lo zio Tony ha portato. »

« Dacci un taglio. » sibila, gli occhi ridotti a due fessure.

« Mettila e la smetto. »

« Nemmeno se me lo chiedessero tutti i Nove Regni. »

« E dai. »  prova a fare un’imitazione degli occhi da cucciolo dell’altro ma fallisce miseramente.

« No, no e ancora no. Devo ripetertelo anche in asgardiano o in qualche altra lingua per fartelo capire? »

« Sono conosciuto per la mia testardaggine, non cambio idea. »

« Nemmeno io. » incrocia le braccia e alza il mento con aria di sfida.

« Ok, lo hai voluto tu. » con uno scatto improvviso gli è addosso e lo spinge contro la testiera del letto, impedendogli di scappare. Loki si divincola, ma essendo stato colto di sorpresa non riesce a impedire all’umano di salire a cavalcioni su di lui e di spalmargli un po’ di quella crema viscida sul collo.

Prova a disarcionarlo con un colpo di reni ma dopo un attimo desiste, non più così sicuro di volerlo allontanare.

Intanto Tony con un ghigno vittorioso termina la propria opera d’arte che è finita per la maggior parte sul colletto della camicia di Loki.

« Ho vinto io, piccolo cervo. »

« Solo perché ti ho lasciato vincere. »

« Certo, credi quello che vuoi. »

Restano un attimo a fissarsi negli occhi, nessuno dei due interessato a fare una mossa qualsiasi; Tony prova a staccare lo sguardo da quegli immensi fari verdi che lo stanno risucchiando come un vortice, con il solo risultato di trovarsi ancora più vicino al volto dell’altro per cogliere meglio ogni minima sfumatura o variazione di quelle iridi smeraldine. Loki non muove un muscolo, gli permette di usarlo come poltrona e di studiarlo come più preferisce, del tutto incurante di quale interesse spinga questo esame.

« Signore, non vorrei disturbarla, ma c’è la signorina Potts in linea. »

Tony sbatte più volte e palpebre, come riscuotendosi dall’ipnosi, e balza giù da Loki, lasciando uno stinco contro lo spigolo della scrivania e tirando giù tutto il pantheon midgardiano.

« Potrebbe servirti questo schifosissimo intruglio. » Loki non riesce a trattenere le risate alla vista dell’altro che saltella per la stanza come un fenicottero ubriaco.

« Non sei divertente. »

« Forse io no, ma tu dovresti vederti. » prova a controllarsi ma l’espressione indignata sul viso di Tony gli scatena un altro attacco di risate.

« Signore, la signorina Potts…»

« Sì, sì, mettila in linea. Ciao Pepper, come va? » si lascia cadere sulla poltrona di pelle scura mentre Loki si siede sul letto e incrocia le gambe, fermando il fiume di risate che lo ha scosso fino a un momento prima.

« Bene. Che sta succedendo lì? »

« Nulla, perché? »

« Mi sembrava di sentire dei rumori strani, come di risate. »

Filmina Loki con lo sguardo « Deve essere stata un’interferenza. »

« Loki non ti sta dando problemi? »

“ Più di quanto immagini, ma non proprio quelli che credi.” « No, cosa te lo fa pensare? »

« Mi ha chiamata Steve. »

Loki si irrigidisce e istintivamente si porta una mano alla gola.

« Ha detto che aveva un computer e che secondo lui non dovrebbe averlo. »

« Quel computer gliel’ho dato io, quindi non c’è nulla di cui preoccuparsi. »

« Secondo lui non è sicuro, e ha detto che gliel’hai lasciato usare da solo, senza controllare cosa facesse. »

« Immagino che il caro soldatino abbia omesso la parte in cui ha quasi strangolato Loki. » risponde piccato, ignorando l’ultima asserzione della donna.

Il chiamato in causa alza gli occhi, stupito. Non è mai stato difeso da qualcuno, di certo non si aspettava che Stark prendesse le sue parti.

« Che cosa? »

« Sì, sono arrivato in sala e ho trovato una strana scultura di arte contemporanea, con il biondone che teneva sollevato da terra per il collo il nostro dio mingherlino. A proposito, chiama un imbianchino, quando lo ha lanciato dall’altra parte della stanza la parete si è rovinata. »

Silenzio.

Loki appoggia il gomito al proprio ginocchio, avvolgendosi la guancia con la mano, e osserva la scena incuriosito.

« Di sicuro lo ha provocato. »

Alza le iridi color acquamarina al cielo.

« Senti, Pepper, ne o già discusso con entrambi loro e sai che non mi piace ripetermi, quindi ora basta. Ci sono novità? »

La donna parte a stilare un lungo elenco di impegni e Loki smette di ascoltare. Perché Stark lo ha difeso? Cosa lo sta spingendo a tenerlo con sé e a prendersi cura di lui tanto da preoccuparsi così per un paio di lividi? Non riesce a comprendere il concetto di affetto disinteressato, non lo conosce, l’unica che gliene abbia mai dimostrato è Frigga, ma anche lei in fondo lo faceva solo per tenerlo buono.

« Ehi, principino, sei ancora qui? » la mano di Stark che va su e giù di fronte alla sua faccia lo fa riemergere dalle proprie riflessioni.

« Considerando che se metto piede fuori da questo posto finisco cotto come un arrosto prima di un banchetto direi di sì. » si alza abbandonando la stanza e un assai confuso Tony al suo interno.

« Ehi, che ti prende? » lo rincorre e lo trova seduto a uno sgabello piano bar/isola di cucina/ distruttore del fegato del proprietario di casa, intento a versarsi il primo bicchiere in due mesi. Lancia uno sguardo alla bottiglia che sta velocemente venendo svuotata: mica scemo il dio, quello è un whisky invecchiato cinquant’anni.

« Che ti prende? La morale del supporter dell’Alcolisti Anonimi è andata a farsi fottere? » si siede su uno sgabello accanto al suo e gli porge il proprio bicchiere, che viene distrattamente riempito.

« Dopo che è stata quasi strangolata ha deciso di prendersi una pausa. »

« Vuoi parlarne’ »

« Ma anche no. »

Alza gli occhi al cielo « Secondo me avresti bisogno di uno psicologo. »

« Di un cosa? » si versa un altro bicchiere.

« Un dottore per i pazzi, ma te ne serve uno bravo. »

« In tal caso tu vieni con me. »

« Penso che dopo un paio di domande strapperebbe la laurea e andrebbe a pescare gamberi. » richiede un altro bicchiere che l’altro non tarda a versare.

« Non dovresti bere così tanto. »

« No! Di nuovo! Comunque faccio fatica a prenderti sul serio dopo che ti sei scolato mezza bottiglia di whisky. »

« Sono un dio, l’alcol non corrompe il mio corpo. »

« Ma ti ubriachi proprio come noi comuni mortali, a quanto vedo. » accenna al rossore che gli anima le guance.

« Non sono ubriaco, ho solo bevuto un po’.» svuota il proprio bicchiere e poi barcolla rischiando di cadere dallo sgabello.

« Ok, principino, andiamo a sederci dove tu non rischi di spezzarti l’osso del collo. » scende dallo sgabello e aiuta l’altro a fare altrettanto, per poi condurlo sul divano dove Loki si lascia cadere.

« Voglio il mio bicchiere. » mugugna provando a rialzarsi.

« Basta così, per stasera hai bevuto abbastanza. » si siede anche lui, continuando malignamene a sorseggiare il liquido ambrato, la cui bottiglia è tenuta giusto fuori dalla portata di Loki.

« E dai! » si allunga su di lui per raggiungerla ma Tony lo tiene indietro con una mano.

« No, sono stato incaricato di occuparmi di te, non ti lascio ubriacare. »

« Ma non è giusto, tu stai continuando a bere. »

« Nessun gigante biondo con un ridicolo martello verrà a cercarmi se alzerò un po’il gomito. »

« E dai…» insiste con fare sempre più da ubriaco, segno che l’alcol è entrato in circolo.

« possibile che tu ti sia ubriacato con tre bicchieri di whisky? »

« Non bevevo molto ad Asgard. »

« Perché? Da voi l’alcol non esiste? »

« No, è che odio bere da solo. » un lembo di tristezza si posa sui suoi occhi e Tony non riesce a trattenere l’impulso di stringerlo a sé.

Loki resta un attimo perplesso, ma poi si abbandona all’abbraccio dell’altro.

« Penso che una sbronza ogni qualche secolo non ti faccia male. » gli porge il proprio bicchiere in cui è rimasto un dito di liquore.

« Mi stai prendendo in giro? »

« E va bene, alcolizzato. » svita il tappo di cristallo e colma il bicchiere fino alla metà, ma poi allunga il braccio verso sinistra, sottraendolo alla portata di Loki.

« No, così non vale! » si allunga su di lui e, manco a farlo apposta, cade, le labbra che vanno a scontrarsi con quelle dell’altro.

Restano entrambi immobili, ma dopo un attimo il dio sembra riprendersi e inizia ad accarezzare la bocca di Tony quasi dolcemente, mentre il bicchiere cade dalla mano dell’uomo allagando il pavimento con un centinaio di dollari di liquore.

Il rumore delle porte dell’ascensore che si aprono li fa trasalire e Loki si scosta subito, andando velocemente a sedersi dall’altra parte del divano nonostante gli sembri che nella sua testa stiano danzando tre ninfe.

« Che sta succedendo qui?! » la voce di Rogers, più alta di alcune ottave per lo stupore, fa balzare Stark in piedi e irrigidire Loki.

 

 

 

 

Note della Vecchia Volpe (che dovrebbe trovarsi un altro nome)

*compare timidamente da dietro un angolo nella paura che le sparino* ok, interrompere qui il capitolo è stato cattivo, ma potete insultarmi commentando xD

Grazie mille a tutti coloro che hanno messo tra le seguite, preferite, ricordate e chi recensisce, siete adorabili e mi motivate ad andare avanti <3

Grazie anche alle mie editors che continuano a commentare ogni riga del manoscritto che faccio girare in classe come se fosse droga <3

Ci vediamo al prossimo capitolo in cui…nah, non ve lo dico

Baci.

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Capitolo 6
*** I fancy you ***


«Ciao Steve, che ci fai qui?»

Già il solo fatto che lo chiami con il suo vero nome e non con qualche stupido appellativo conferma i suoi sospetti.

«Allora?» lo squadra da capo a piedi, il tono sempre più inquisitorio.

«Siamo a casa mia, in teoria dovresti rispondere alla mia domanda.»

«Piantala Stark! Non serve a nulla cambiare discorso, voglio una risposta.»

«Tu cosa credi sia successo?»

Tecnica numero uno: mai scoprire le proprie carte con l’avversario, soprattutto se questo è più stupido di te.

«Non ne ho la minima idea, ma perché stai bevendo come una spugna insieme al nostro prigioniero?»

«Perché…»

Mmh, già, perché? Non può certo dirgli che Loki ci è rimasto male per come è stato trattato e che aveva bisogno di conforto.

«Perché non ci vedo nulla di male e nessuno mi ha detto che tra i miei ruoli da babysitter ci fosse quello di tenerlo lontano dagli alcolici, anche perché se così fosse avete scelto il posto sbagliato in cui mandarlo.»

«A questo si può porre rimedio. Chiamerò il Direttore e gli dirò di portarlo via domattina, la sua influenza non ti fa bene.»

Loki si irrigidisce nell’angolo di divano in cui è nascosto e Stark gonfia il petto.

«Cosa intendi?»

«Quello psicopatico che si crede un dio ma non è altro che una nullità ti sta cambiando, sei sempre più spesso ubriaco, e questo non va bene.»

«Ascolta un po’, soldatino» Loki si avvicina, ritrovando in qualche modo l’equilibrio e un barlume di lucidità «Tu non hai nemmeno idea di chi io sia, quindi porta un po’di rispetto e chiudi quella bocca.»

«Sei un pazzo sociopatico megalomane che si crede un dio, ma a quanto pare come dio non vali nulla, ti abbiamo catturato e ora sei chiuso qui.»

«Non criticherei tanto al posto tuo: se non sbaglio anche il tuo dio è stato catturato e poi ucciso, mentre io sono ancora qui.»

Ahia. Ha appena toccato il tasto sbagliato, e Tony sa già che casa sua dovrà nuovamente ospitare dei muratori, ma forse per la quantità di alcol che ha in corpo la scena lo diverte.

«Tu! Razza di depravato, viscido…» non finisce a frase, incapace di trovare altri insulti che non lo facciano pentire del proprio linguaggio.

«Che c’è, soldatino? Ho toccato un nervo scoperto?»

Gli mancano solo i pop-corn e una birra per assistere allo spettacolo.

«Sai una cosa? Capisco perché tutti ad Asgard ti evitano.»

Lo sguardo di Loki si gela, diventando improvvisamente pericoloso; quelle parole hanno fatto scattare qualcosa di nascosto dentro di lui, qualcosa che brama di strappare la giugulare al biondo e di vederlo agonizzare ai suoi piedi.

«Fermo.» Tony si frappone tra i due, intuendo la voglia assassina dell’altro dal contrarsi delle sue mani affusolate e bianche «Steve, fuori.»

«Cosa?»

«Fuori. Adesso.»

«Ma che stai dicendo?»

«Fuori da casa mia.» lancia preoccupato un’occhiata al bracciale al polso di Loki.

«Stark, che…?»

«Fuori!» esclama spingendolo nell’ascensore.

«Che ti prende?» non si oppone ma lo fissa confuso e irritato.

«Hai passato il segno.»

Le porte si chiudono e Tony si volta, cercando Loki con lo sguardo.

È ancora in mezzo alla sale, le mani chiuse a pugno, gli occhi liquidi che hanno perso ogni traccia di aggressività ma sono rimasti tristi e persi.

Si avvicina e gli posa una mano sul braccio che Loki guarda con diffidenza.

«Ehi. Vieni con me.» lo conduce verso il divano ad isola in pelle bianca e ci si siede portandolo con sé.

Il dio resta seduto fermo, immobile, la schiena tesa come la corda di un violino, fino a quando Tony non gli fa passare un braccio attorno alle spalle e lo fa appoggiare al proprio petto.

«Vuoi? Aiuta.» gli porge un altro bicchiere colmo di whisky che l’altro sorseggia avidamente e con gratitudine «Ignoralo, è solo che quando si toccano certi argomenti non pensa più a quello che dice.»

«Invece lo pensava e ha ragione.» cerca di scacciare il nodo che gli stringe la gola.

«Non ha ragione.»

«Sì che ce l’ha. Non sei mai stato ad Asgard, non sai cosa dicono di me.» prova a nascondere una lacrima che scivola lungo la guancia di alabastro come un piccolo diamante ma non ci riesce «È tanto chiedere qualcuno che mi apprezzi?!» esplode.

«Forse non mi importa.» asciuga imbarazzato la lacrima con il pollice «E io ti apprezzo.»

Loki si volta lentamente, incredulo delle sue parole, poggiandogli una guancia sul petto; resta a fissarlo con gli occhioni verdi sgranati sempre più simili a due smeraldi per poi spostarsi lentamente verso l’altro e incontrare di nuovo le sue labbra.

E di nuovo Stark resta fermo come una statua di sale; in effetti il riferimento a Sodoma e Gomorra è più che azzeccato.

Resta immobile per circa due secondi in cui tutta la sua parte razionale cerca di allontanarlo da quella bocca morbida e calda sulla sua, ma poi la vera parte Made in Stark prende il sopravvento sparando una cannonata al plasma in faccia all’altra e spedendola in un angolino nascosto, lasciandolo rispondere al bacio.

Loki resta stupito da questo improvviso cambio di atteggiamento ma ci si abita subito, mordicchiando il labbro inferiore dell’altro e lasciando che con una mano gli stringa le ciocche corvine.

Si perdono a lungo in quel contatto, poi la mano di Loki finisce per insinuarsi sotto la maglia di Tony, che si blocca di colpo.

«Aspetta, principino, questo non è il momento per…»

«Sì che lo è.» riprende possessivamente il controllo della sua bocca ma viene nuovamente fermato.

«Non, sei scosso, non ora.»

«Ah, certo, perché sono scosso, non perché sono un uomo.»

«Di quello non me ne frega assolutamente nulla.» e per dimostrarglielo questa volta è lui a baciarlo e a creare un passaggio che gli consenta di raggiungere la lingua dell’altro.

La mano di Loki non trova più nessuna opposizione mentre scivola di nuovo verso il basso per infiltrarsi tra il tessuto e la pelle, e Tony sussulta quando l’altro gli si siede sulla vita e lo fa cadere all’indietro, stendendosi su di lui.

La parte razionale prova a rialzarsi e a fargli allontanare Loki da sé, ma forse l’alcol o forse semplicemente il corpo sinuoso dell’altro sopra di lui la rispediscono nel buio.

Passa una mano sulla schiena di Loki che gli si struscia contro come un gatto e poi raggiunge i lembi della sua giacca, iniziando freneticamente a sfilargliela e gettandola per terra. A questo esplicito permesso il dio si avventa sul suo collo riempendolo di morsi e di baci che gli stappano un gemito di approvazione.

Dopo un attimo lo costringe a rialzarsi ricevendo uno sguardo di delusione e disappunto che viene subito stemperato dalle dita di Tony che aggrediscono i bottoni della sua camicia che dopo pochi attimi in cui vengono gentilmente sfilati finiscono strappati sul pavimento insieme alla camicia.

Il miliardario gli passa un braccio attorno alla vita e lo fa cadere sotto di sé, appropriandosi di quella pelle diafana che quasi si confonde con il divano chiaro, lasciandoci dei segni rossi che non spariranno facilmente.

«No…» mormora piano Loki, non riuscendo quasi più a sopportare quella bocca che lo stuzzica e gioca con lui senza permettergli di opporsi.

A quella parola appena sussurrata Tony risale lentamente verso l’alto fino a incontrare le sue labbra che lo reclamano avidamente, il dio mormora qualcosa con voce roca e completa la propria opera facendo presa sulla cintura dell’altro e sfilando con una lentezza esasperante l’accessorio dai passanti mentre Stark si lamenta per quelle mani che a malapena sfiorano la zona così sensibile.

Loki sogghigna per quell’espressione lussuriosamente infastidita e passa alla cerniera dei pantaloni, aprendola come se non avesse fatto altro in vita sua.

Tony si libera dell’indumento con un calcio e si concentra sui pantaloni dell’altro, ma viene subito distratto da un paio di mani che iniziano a disegnargli con le unghie ghirigori immaginari sulla schiena, ghirigori che sembrano prendere fuoco tanto quelle dita sono ghiacciate e carezzevoli; lascia perdere la propria impresa rendendosi conto che le sue mani al momento non hanno alcuna intenzione di collaborare e torna alle labbra di Loki, ancora piacevolmente piegate all’insù in un ghigno compiaciuto.

Quell’espressione irritante gli ricorda quella di quando ha provato a farlo spiaccicare sul marciapiede cento piani più in basso, e avverte la voglia improvvisa di cancellarla, anche a costo di mordere quelle meravigliose labbra scure fino a quando non lo implorerà di smettere.

Ma non lo fa.

Si limita a coprire la bocca dell’altro con la propria, sfiorandolo appena, ritraendosi quando Loki cerca di approfondire il contatto, e ripete il proprio perfido gioco fino a che i mugolii dell’altro non diventano così strazianti e insistenti da convincerlo a concedergli ciò che vuole.

 

 

 

 

 

Note della Vecchia Volpe

Ok, sopravvissute? (leggete come: posso uscire di casa senza rischiare il linciaggio?)

Allora, come avrete capito questo capitolo segna un punto di svolta, bisogna ancora vedere in che senso ma a quello provvederanno le Parche. Ditemi se la parte vi piace, se è andata troppo in là, se è andata troppo poco in là (vi conosco, piccole pervertite <3), se qualcosa o se qualcos’altro, insomma, ditemi voi.

Un grazie speciale alle mie editors, ma se pensate che sia andata troppo poco in là pensate che MelaChan voleva fermarmi prima…

Un grazie non meno speciale a tutte le mie adorabili recen… coloro che recensiscono xD e a tutte quelle folli persone che seguono, ricordano e mettono tra le preferite <3

Baci.

 

P.S neurodramaticfool, per farti felice non ho cambiato nome

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Capitolo 7
*** After party ***


Sbatte le palpebre, accecato dalla luce che proviene dalle vetrate non oscurate.

Che ci fa in salotto?

Soprattutto, che ci fa in salotto, sul divano e nudo come il culo di un macaco?

Si guarda intorno spaesato, la testa che pulsa per il classico mal di testa post-più-di-metà-bottiglia-di-whisky, e scorge una sagoma rannicchiata al suo fianco.

Strano, non ricorda di essersi portato una ragazza a casa, preferisce uscire lui da circa due mesi, da quando è arrivato L…

Sgrana gli occhi nel riconoscere nella sagoma il dio, palesemente nudo a sua volta sotto la coperta stesa su di loro.

“Oh merda.”

Deglutisce a vuoto. Si è fatto Loki?!

Tutti gli indizi sembrano portare a quella conclusione: vestiti ovunque, bottoni strappati, bottiglia vuota in un angolo, corpi quasi abbracciati… Sì, ottima deduzione Holmes.

Come gli è saltato in mente?!

Insomma, passi il fatto che ha provato a conquistare il mondo e a ucciderlo, ma è un uomo!

Lui è Anthony Edward Stark, lui non si porta a letto nessun uomo, anche se questo è un dio e quando dorme la sua bocca assume una forma dannatamente sensuale.

No, no, no. Erano ubriachi e… avevano caldo, sì, ecco,avevano caldo e hanno deciso di levarsi reciprocamente i vestiti, solo che poi hanno preso freddo ma non avevano voglia di andare a riprenderli, così hanno deciso di restare sul divano sotto quella coperta.

“Molto plausibile, certo.” commenta sarcastica la vocina della sua parte razionale, massaggiandosi i lividi causati dalla cannonata ricevuta la sera prima “Questo spiega anche i segni rossi che ha un po’ovunque, vero Stark?”

Si dà una manata in fronte sperando di zittire la vocina ma questa continua imperterrita.

“Chissà come sarà felice Fury a sapere che ti sei scopato il vostro prigioniero. Sicuramente sarà proprio convinto a lasciarlo qui.”

Ma perché la sua parte razionale deve essere stronza quanto lui?

Basta. Al diavolo la vocina, al diavolo tutto, al diavolo Loki.

Soprattutto Loki.

Ma poi lo sguardo gli cade sul suo viso addormentato e non può fare a meno di sorridere.

No, tutto ma Loki no.

Nel sonno ha abbandonato quell’aria crudele e ingannatrice che lo accompagna sempre, ora la sua espressione è calma e rilassata, le labbra sono leggermente gonfie, segno che la notte prima non si sono solo addormentati sul divano, le lunghe ciglia nere proiettano strani giochi d’ombre sui suoi zigomi chiari e i capelli corvini gli incorniciano delicatamente il volto.

Ora capisce cosa lo abbia spinto la sera prima a portarlo su quel divano e a combinare quel macello con i bottoni della sua camicia…

Si riscuote sbattendo le palpebre ma lo sguardo gli ricade sulla spalla dell’altro, lasciata scoperta, e vi nota sopra un paio di segni rossi che si accompagnano ad altri sul petto candido rimasto esposto.

A quanto pare non ci è andato piano…

Ha bisogno di un caffè. Subito.

Si alza con calma, provando a non svegliarlo e ci riesce, trovandosi in piedi completamente nudo nel mezzo della sala; lancia un’occhiata in giro e scopre i propri boxer sul tavolino lì accanto. Dopo averli recuperati e indossati si cimenta nella caccia ai pantaloni, che trova poco dopo sullo schienale del divano.

Ha sempre più bisogno di quel caffè.

Si accorge che nello spostarsi ha lasciato scoperto il fianco di Loki e si china per rimboccargli la coperta; non può impedire alle proprie labbra di curvarsi verso l’alto quando l’altro sorride per il rinnovato calore.

Si avvia verso la cucina e si versa una tazza di caffè bollente per poi mandare giù la bevanda amara in un unico sorso che contribuisce a rendergli un po’di lucidità, tale da permettergli di ricordare dove si trovi l’aspirina e di pensare di prenderne una anche per Loki; a quanto ricorda era parecchio ubriaco la sera prima e non molto avvezzo alle sbronze.

Riporta lo sguardo sul divano e vi trova l’altro ancora addormentato. Se vuole avere delle risposte deve svegliarlo, ma visto che dopo ciò che è successo non gli sembra il caso di andare là e di scuoterlo per una spalla si scervella per trovare un’altra idea.

Chiedere a Jarvis di far partire gli AC/DC a palla è fuori discussione come l’idea di tirargli una secchiata d’acqua, e alla fine opta per versare altre due tazze di caffè e andarsi a sedere sul divano come se nulla fosse.

Sorseggia con calma la bevanda fino a svuotare la tazza e finalmente l’ispirazione lo fulmina; dopo aver posato la propria tazza afferra l’altra ancora colma e, quasi sdraiandosi alle spalle di Loki, la posiziona sotto il naso del dio.

Attende pazientemente che l’odore del caffè gli raggiunga le narici fissando intensamente la schiena celata dalla coperta; dopo qualche istante Loki arriccia il naso in un’espressione tenerissima e apre gli occhi.

«Buongiorno principino.»

Volta la testa in direzione della voce tenendo gli occhi socchiusi per la troppa luce.

«Ero quasi stufo della recita del Bell’Addormentato nell’Attico.»

Torna ad appoggiare la guancia al divano ma la tazza resta sospesa di fronte a lui.

«Cos’è?» borbotta, la voce impastata dal sonno.

«Caffè.»

«Non lo voglio.» gli scansa la mano con la propria ma Stark non si lascia intimorire.

«Invece dovresti berlo. Sentirai un po’meno confusione in testa.»

«Come fai a sapere…?»

«Sono il re del dopo-sbronza. Tieni.» gli porge ancora la tazza ma in tutta risposta l’altro si avvolge a bozzolo nella coperta.

«Non voglio quell’intruglio amaro che bevi tutti i giorni come se da quello dipendesse la tua vita.»

«Dai, Loki, prendi il caffè.»

«Non sei obbligato a prenderti cura di me solo per cosa è successo stanotte.»

Si blocca. Sperava in un attimo di confusione in più.

«Non c’entra con stanotte, bevi il caffè.»

Qualcosa di simile a un lampo di delusione sfiora le iridi smeraldine, e chissà come Stark se ne accorge.

«Ok, c’entra anche con stanotte. Ora, prima che mi vada in cancrena il braccio, prendi questa fottutissima tazza.»

Incapace di trattenere un sorrisetto compiaciuto Loki esegue, e nel prendere il contenitore le sue dita sfiorano involontariamente quelle dell’altro, che sussulta.

«Prima volta con un uomo?» domanda puntellandosi contro lo schienale e tirandosi a sedere.

Stark annuisce, poi si alza e va a prendersi un altro caffè.

Forse più che di caffè avrebbe bisogno di alcol, molto alcol, ma non è in grado di reggere una lezioncina di moralità dal tizio nudo sul suo divano.

«Ammetto che non è una cosa molto gentile da chiedere, ma cos’è successo stanotte? Non mi ricordo nulla.»

Si gira e resta a fissare con la mascella quasi all’altezza delle ginocchia la figura di Loki in piedi a pochi metri da lui, la coperta legata intorno alla vita alla bell’e meglio.

«Ehm…» sbatte le palpebre  provando a darsi un contegno e si volta per non venire distratto «Speravo che tu potessi spiegarmi qualcosa.»

«Eccellente, quindi nessuno dei due ha la minima idea di cosa sia successo.» si siede cautamente su uno sgabello «Ma abbiamo parecchi indizi…»

Vorrebbe prendere una pala e seppellirsi nel mezzo della cucina.

Loki sbatte la tazza sul marmo dell’isola «Un altro.»

«Scusa?»

«Mi dai dell’altro caffè?»

«Ti prego, non prendere le abitudini di Thor iniziando a demolirmi casa.» si volta con la caffettiera e riempie nuovamente la tazza «Meno male che non lo volevi.»

«È amaro, ma mi piace.»

«Noi qui lo chiamiamo zucchero.» gli porge un barattolo che Loki guarda con sospetto Si usa per rendere più dolci le cose.»

Loki immerge un dito nel barattolo e ne assaggia un po’; dall’espressione piacevolmente stupita che si dipinge sul suo volto Stark deduce che è di suo gradimento.

«Tieni, così non sembri più un orsetto lavatore.» gli lancia un cucchiaino che l’altro afferra al volo.

«Un cosa?» domanda iniziando a mangiare lo zucchero con l’espressione di un bambino felice.

«Un… lasciamo perdere, ti farò vedere un documentario.»

«Un documentario?»

«Ma cosa hai fatto in questi due mesi?»

«Niente. Pensavo che il barattolo mi avrebbe fulminato se avessi fatto qualcosa e non avevo idea di cosa fare.»

«Quindi cosa facevi?»

«Guardavo fuori anche se non potevo uscire sulla terrazza.»

Il tono da cane bastonato che viene malamente nascosto lo fa sentire in colpa «Non puoi uscire fuori anche se non è una mia disposizione; secondo Fury nessuno deve sapere che sei qui. Oh merda, la riunione!» esclama consultando un orologio che non ha.

«Sono le otto e mezza, devi essere là tra un’ora.»

«Come fai a saperlo?»

«Il soldatino come spia fa schifo.» continua a prendere cucchiaiate di zucchero.

«In effetti la tutina luccicante non passa molto inosservata…»

Gli fa strano vedere Loki seduto tranquillamente lì, a mangiare zucchero come un bimbo di cinque anni , con addosso solo quella coperta che, guarda caso, è verde.

«Mentre svuoti la zuccheriera prendi anche questa.» gli porge una pastiglia bianca.

«Che roba è?»

«Un’aspirina. Ti farà passare il mal di testa.»

«Non la voglio.»

«Si può sapere perché sua maestà non gradisce questo preparato medicamentoso midgardiano?»

«Non so cosa sia.»

«Quindi è perché non ti fidi?»

«Esatto.»

«Non fare la ragazzina spaventata, non ho bisogno di drogarti per farti venire a letto con me.»

Lo fulmina con lo sguardo «Ieri sera ero ubriaco.»

«Chi è che ha baciato chi ieri sera?»

«Chi è che mi ha dato da bere?»

«Chi e che si è sdraiato su di me continuando a baciarmi e a mugolare perché lo spogliassi?»

«Chi è che…»

«Ok, basta, anche perché non mi ricordo molto altro.» conclude sedendosi accanto a lui «Ora prendi l’aspirina.»

«No.»

Alza gli occhi al cielo «Prendi questa fottutissima aspirina. Subito.»

«No.» incrocia le braccia sul petto nascondendo qualche segno rosso.

«Bene, lo hai voluto tu.» gli si getta contro facendolo cadere sul pavimento e bloccandolo a terra.

«Lasciami!»

«Non finché non hai preso l’aspirina.» si siede a cavalcioni su di lui e dopo aver evitato qualche calcio riesce a fargli inghiottire la pastiglia «Visto? Ci voleva tanto?» si rialza e lo aiuta a tirarsi in piedi.

«Perché non la pianti di prenderti maldestramente cura di me? Te ne sei completamente fregato di me fino adesso, non sei credibile.» sibila.

Lo fissa stupito «Che ti prende?»

«Non voglio essere preso in giro. Smettila con questa sceneggiata.»

«Quindi sarei io a star facendo una sceneggiata?» esclama irritato.

«Sì, e sono stufo della gente che mi mente.»

«Oh, certo, il povero dio degli Inganni che viene preso in giro. Non me la bevo. Qualunque cosa ti sia presa è un problema tuo, io ho fatto di tutto perché stamattina non ci fosse una scenata come questa, quindi dacci un taglio.» lascia la sala e dopo poco Loki sente la porta della sua camera sbattere, seguita dal rumore dell’acqua nella doccia che scorre.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note della Vecchia Volpe

Non uccidetemi, non potevo far andare tutto bene, va contro la mia natura che è ormai unita inscindibilmente al vortice dell’angst, quindi non posso farci nulla, questa parte mi si è proposta da sola senza che io potessi fare qualcosa per darci un freno, non è colpa mia.

Capitolo un po’più lungo, ma volevo premiarvi per come mi seguite e come recensite, vi adoro.

Sempre il solito grazie speciale a Resha_Stark e MelaChan che leggono questi scleri prima che giungano a voi.

Baci.

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Capitolo 8
*** Questioni di guardaroba ***


Lascia che l’acqua gli scorra sul viso, svegliandoli e facendo sbollire la rabbia.

Ma che è successo? Perché Loki è scattato così contro di lui?

Ha fatto di tutto per svegliarlo con delicatezza e non irritarlo, conscio che l’esperienza della sera prima era del tutto inattesa anche da lui, lo ha persino svegliato con il profumo del caffè, cosa che non ha mai fatto per nessuno, cosa vuole di più?

Certo il metodo che ha usato per fargli prendere l’aspirina non è stato molto ortodosso, ma in fondo era per il suo bene. E poi lui è Iron Man, non l’Orso Abbraccia-Tutti.

Resta a lungo nella doccia, un po’ per cercare di recuperare qualche ricordo e un po’perché non ha nessuna voglia di andare ad affrontare un pazzo in preda alle sue crisi esistenziali.

«Jarvis, che ore sono?»

«Le nove e ventitré, signore.»

Decide che è abbastanza tardi per andare alla riunione e stupire tutti con il proprio arrivo in orario.

Esce dalla doccia, si infila nell’accappatoio e nello specchio scopre il riflesso di qualcuno alle proprie spalle.

«Ma che…?! Loki, che ci fai qui?»

«Volevo parlarti e tu eri qui.»

Alza gli occhi al cielo «Ad Asgard il concetto di privacy non è contemplato?»

«Non farmi passare la voglia di dirti ciò per cui sono venuto qui.»

«E sarebbe?»

«Mi dispiace.»

«Cosa?» lo fissa come se avesse un fantasma materializzarsi nel suo bagno e mettersi a ballare la lambada «P-per cosa?»

«Per prima. Anche se i tuoi modi sono stati infantili e rozzi in fondo in fondo le motivazioni erano gentili.»

«Direi che questo è il miglior complimento che potrò mai ottenere da te, quindi scuse accettate.» li tende una mano ma l’altro non si limita ad afferrarla, e dopo che lo ha fatto lo stringe in un abbraccio.

“Ma che…?! Oh…” si lasca stringere e ricambia l’abbraccio, intuendo che Loki non considererà accettate quelle scuse che gli sono costate così tanto finché non avrà ricevuto quell’abbraccio di cui è stato l’autore.

Si lasciano andare dopo un istante, rendendosi conto della stranezza della situazione: sono in piedi al centro del bagno offuscato dal vapore della doccia, uno con addosso un accappatoio chiuso in fretta e furia e l’altro avvolto in una coperta che minaccia di cadergli dai fianchi magri da un momento all’altro, consci di cosa è successo nella notte anche se non si ricordano quasi nulla.

«Io, ehm, dovrei andare a quella riunione…» distoglie lo sguardo da quegli enormi occhi verdi che lo stavano catturando.

«Sì, dovresti.»

«Se vuoi prima ti insegno come usare la tv, almeno sai come passare la giornata.»

«No, magari quando torni, ora voglio dormire un po’. Vai, tra un po’sarai in ritardo e si chiederanno perché.»

«Più probabilmente si chiederanno perché sono in orario, ma va bene mamma, vado a vestirmi.» entra nella propria stanza mentre Loki esce dalla porta.

Probabilmente la prigionia lo ha fatto impazzire, prima non si sarebbe mai sognato di scusarsi con qualcuno, e soprattutto per una cosa simile.

«Quella cravatta fa a pugni con quella camicia.»

Sobbalza nuovamente al suono di quella voce melliflua e quasi si strozza con il nodo della cravatta «Ti fa così schifo bussare?»

«Mi fa schifo quella cravatta.»

«E cosa propone l’uomo che andava in giro con un elmo da mucca?»

Ignora bellamente il commento e si dirige verso l’armadio, disseppellendo una cravatta blu scura «Questa.»

Lo fissa con un sopracciglio inarcato. Perché la stessa persona che lo ha scaraventato giù da una finestra gli sta scegliendo i vestiti?

«Sono mesi che non metto quella cravatta.»

«Solo perché il tuo gusto nel vestire è degno di un pentapalmo.»

«Ma perché ti sto ad ascoltare?»

«Perché sai che ho ragione.»

«Non hai ragione.» nonostante le proprie parole cambia la cravatta e getta quella rossa a elefantini arancioni sul fondo dell’armadio.

«Non sei nemmeno capace a fare il nodo.»

«La smetti?»

«No.» gli si avvicina e disfa il nodo per poi rifarlo in fretta, le lunghe dita affusolate che danzano sui lembi di tessuto.

Tony si irrigidisce. È troppo vicino, riesce a percepire il suo respiro sul collo, e qualcosa dentro di lui scalpita per passare le dita in quei capelli corvini, morbidi e setosi anche se ancora arruffati, per scendere con le labbra lungo quel collo pallido, per lasciare dei baci su quei segno rossi disseminati qua e là…

Sbatte precipitosamente le palpebre e fa un passo indietro «Beh, grazie, ma sono capace.»

«Non si direbbe.»

«Dove hai imparato ad annodare cravatte? Non mi sembra che ne abbiate su Asgard, altrimenti Thor ci si sarebbe già impiccato ancora prima di tirarla fuori dall’armadio.»

Sogghigna «Ho imparato stando sul vostro pianeta. Ci tengo a un abbigliamento elegante.»

«A proposito di abbigliamento: non è per girare il coltello nella piaga, ma devi restare qui dentro, non è necessario che tu stia sempre in giacca e cravatta o con a malapena un coperta addosso, qui da noi lo chiamiamo casual.»

«Casual?»

«Sì, hai presente come sono vestito io quando sono qui?»

«Male?»

Socchiude gli occhi sbuffando «Con una maglia e dei pantaloni comodi.»

«Ah sì, come quegli…ehm…lavoratori sudaticci che erano qui qualche settimana fa.»

«C’è parecchia differenza tra me e quei… Oh, va beh, lasciamo perdere.» si infila la giacca con un movimento rapido «Jarvis, che ore sono?»

«Le nove e quaranta, signore.»

«Sei  in ritardo.»

«Nah, sono più che in anticipo.»

«Ma se…»

«Adesso ti spiego, principino. La mia idea di “arrivare in orario” corrisponde con quella del “dovevi essere qui almeno un’ora fa” del resto del mondo.»

«Perché fai così?»

«Non so, mi diverte.»

«Menti semplici si divertono con cose semplici…»

«Scusa?»

«Nulla. Ora vai a lavorare.» lo spinge verso la sala e l’ascensore.

«Ehi! E se non volessi?»

«Da quando credi di avere possibilità di scelta?» con un ultimo spintone lo spedisce nell’ascensore.

«Ma…»

«Buona giornata.»

Le porte dell’ascensore si chiudono sul sogghigno divertito di Loki.

 

 

 

 

Note della Vecchia Volpe

Lo so, lo so, è un capitolo corto e dovrei vergognarmi per pubblicare questo sputo di lettere, ma non ne posso molto, prendetevela con le miei editors che ieri mi hanno portata a bere.

Presto arriverà il prossimo capitolo con una notevole dose di scervellamenti, quindi non partite con torce e forconi per venire a cercarmi perché altrimenti non riesco a scrivere xD

Grazie mille a tutte quelle che seguono e recensiscono, vi adoro <3

MelaChan, Resha_Stark, siete speciali <3

A presto

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Capitolo 9
*** Incomprensioni idiote ***


Noia, noia, noia.

Sospira stravaccato sul tavolo, il naso nell’incavo del gomito.

Perché non è rimasto a casa? Lì chiaramente non c’è bisogno di lui, gli unici a parlare sono la Romanoff, Rogers, la Hill e il Guercio. Ah già, il suo prigioniero non che avventura della notte lo ha sbattuto fuori.

Chiude gli occhi e per la prima volta si rende conto di aver bisogno di una dormita.

Magari abbracciato a Loki.

Scaccia subito il pensiero come se questo potesse diventare un’icona lampeggiante con scritto “Il qui presente Tony Stark si è scopato il vostro prigioniero. P. s. Thor, sì, puoi mjolnirargli il cranio”.

Deve provare almeno a capire cosa è successo. Ricorda che Loki lo ha baciato e lui subito è rimasto immobile, ma poi ha ricambiato e le cose sono degenerate… Forse cercare di ricostruire la serata è il modo migliore per scoprire la cosa, e nel caso non ci riuscisse ci sono anche i filmati di sicurezza; potrebbe consultarli subito invece che lambiccarsi il cervello, ma non gli sembra il caso di guardare un porno amatoriale con protagonisti lui e il cattivo di turno in una stanza piena di gente.

Allora… Rogers! Ecco, è stato da lui la sera prima e ha detto… qualcosa che ha fatto scattare Loki, tanto da fargli temere che avrebbe usato la magia uccidendosi.

Un’espressione triste, persa.

Ecco cosa c’era sul volto di Loki dopo l’incontro con Capitan Gentilezza, ecco cosa lo ha spinto a portarlo sul divano e a consolarlo.

Bene, almeno una parte l’ha trovata.

Si prende la testa tra le mani e in breve una serie di immagini gli compare dietro le palpebre abbassate: un corpo niveo che si inarca sotto di lui, due occhi color smeraldo liquidi per il piacere, delle ciocche corvine che in netto contrasto con il volto pallido e la pelle del divano su cui sono sparpagliate…

Deve ammettere che anche ora, da sobrio, quei ricordi gli scatenano dei brividi che si irradiano verso il basso, facendogli venire voglia di tornare subito a casa.

Ricorda delle braccia che lo stringono, una bocca che lo reclama imperiosamente e una gamba attorno alla sua vita in modo da tenero vicino…

“No, ahi, fermo, mi fai male.” una voce roca ma carica d’urgenza.

«Oh merda!» esclama.

No, non è possibile.

Loki non voleva e lui ha proseguito imperterrito per la sua strada, senza dar retta ad altro se non alla zona compresa tra il suo ombelico e le sue ginocchia.

Ora si spiega il comportamento lunatico di quella mattina, l’irritazione… Oh merda.

«Stark, che succede?»

Non si era accorto di aver parlato ad alta voce.

«Io, ehm… penso di aver lasciato la fiamma ossidrica accesa…» si alza precipitosamente.

«Sono sei ore che siamo qui, ormai è tardi per andare a spegnerla, quindi torna al tuo posto.» lo riprende Fury.

«Ma io devo…»

«Seduto.»

E da bravo, stupido cagnolino ubbidiente esegue.

Passano altre due ore d’inferno in cui Stark cerca ogni possibile scenario per quelle parole ma gliene si presenta sempre solo uno alla mente, e da lì passa in rassegna i vari metodi di suicidio possibili.

«Ehi, Stark, prima avevi tanta voglia di andartene, ora vuoi stare qui?» Clint gli poggia un braccio sulla spalla e lui sobbalza, strappato dalla fantasia di lanciarsi dal palazzo, stavolta senza la Mark VII a recuperarlo a circa due metri dal suolo.

«Cosa? Ah, sì, vado.» si alza e velocemente infila la porta, per poi percorrere a velocità supersonica i corridoi e fiondarsi in un taxi.

«Alla Stark Tower, subito.»

«Ma lei è…?»

«Sì, sono io, e ora se non vuoi che rilevi la società per cui lavori e ti faccia licenziare sbrigati.»

L’autista si lancia nel traffico e dopo poco si trovano di fronte al palazzo.

Dopo aver pagato e scarabocchiato un autografo si precipito nell’atrio e poi nel suo ascensore privato, diretto all’attico.

Non ha bene idea di cosa fare una volta arrivato, ma probabilmente ciò che sta cercando è una risposta, e non vuole che a fornirgliela sia un palmare.

Le porte si aprono.

Chiude gli occhi e prende un respiro, poi entra nell’attico.

«Sono torna… Ma che cazzo è successo qui?!» esclama vedendo la sala inondata di libri. Sono accatastati per terra un po’ovunque, tanto che non si vede quasi più il pavimento e Tony si ritrova a domandarsi se riuscirà mai a muoversi da quell’angolino in cui si trova.

«Ehi!» urla «Loki, dove sei finito?! Vieni subito qui!»

Nessuna risposta, solo pile di libri alte quanto lui che minacciano di seppellirlo.

«Loki!»

Nulla.

Ha decisamente perso la calma. Non sopporta di non essere padrone della situazione, di nuovo

«Porca puttana, Loki, vieni immediatamente qui!»

Niente.

Con il volto contratto per l’ira inizia a farsi strada tra i volumi, causando la caduta di intere colonne che gli intralciano il cammino.

“Il Grande Gatsby(¹)” finisce sul tavolino dopo un triplo carpiato in volo.

“Tenera è la notte(¹)”si schianta contro una vetrata.

“The Hunger Games” falcia via tre bottiglie.

“Harry Potter e la Pietra Filosofale” causa una frana sulla destra.

“La Storia Infinita” provoca infiniti danni a una collezione di Swarosky.

Il “De Profundis” vola a posarsi su una pila che miracolosamente resta in piedi.

«Ah, sei tornato. Ma che stai facendo?»

Vorrebbe insultarlo e urlargli contro, ma quando alza gli occhi su di lui ogni istinto deicida viene sopito da quell’espressione tipica di un bimbo la mattina di Natale, gli occhi verdi brillano di pura gioia, e sulle labbra regna incontrastato un sorriso che non gli aveva mai visto prima.

«Sto cercando di entrare in casa mia se non si fosse notato.»

«E ti sembra il caso di lanciare via i libri?»

«Dato che non sono ancora in grado di smaterializzarmi da una parte all’altra della stanza direi proprio di sì.» incrocia le braccia sul petto e si ferma in mezzo a quella devastazione.

«Aspetta, vengo ad aiutarti.» con grazia e leggerezza sguscia tra le pile e crea un passaggio anche per l’altro, che si fionda verso uno sgabello accanto all’isola.

«Finalmente.» si versa un bicchiere di bourbon sotto lo sguardo di rimprovero di Loki «Aspetta, tu che mi aiuti, perché?»

«Perché non sopportavo di vederti avanzare come un pentapalmo tra i miei volumi.»

«Ok. Ora vuoi spiegarmi che è successo?» si indica intorno con la mano.

«Ieri mi hai detto di ordinare dei libri e oggi li hanno consegnati.»

Si passa una mano sul volto «Ma non intendevo dirti di ricreare la Biblioteca di Alessandria qui. Con la fortuna che ho tra qualche ora arriveranno dei monaci pazzi e daranno fuoco a tutto.»

«Oh, io credevo…» l’espressione entusiasta si spegne.

«No, no, va bene così. Sono solo stato sorpreso da questa… valanga.» gli poggia una mano sul braccio e l’altro gli si siede accanto «Ne vuoi un po’» fa un cenno con la bottiglia.

«Preferirei di no.

«Oh, vero.» la posa ma svuota il proprio bicchiere.

«Devi proprio continuare a bere?»

«Oggi sì.» si versa un’altra dose di liquore.

«Giusto per sapere, ma che avete fatto oggi? Non mi sembrava che ci fosse il mondo da salvare.»

«Adesso vuoi spiarci in modo da attaccarci conoscendo i nostri piani?»

«Cercavo di intavolare una conversazione educata, ma a quanto pare ogni mia mossa viene interpretata come un tentativo di scappare o di uccidere qualcuno, quindi possiamo anche finirla qui.» si alza imbronciato ma viene fermato da un braccio di Tony.

«Scusa, è che l’abitudine è dura a morire. Comunque una riunione, credo, non ero molto presente.»

«Perché?» acconsente a risedersi.

«Ecco…» abbassa lo sguardo sul bicchiere «Mi sono tornate in mente varie cose…»

«Anche a me.»

Si irrigidisce «Oh.»

Così non vale. Tony Stark non rimane mai senza parole. Mai.

«Quindi… Posso farti qualche domanda?» chiede titubante.

«No.»

«Come no?»

«No.»

Lo fissa spiazzato «E dai.»

«Non sei capace a imitare quel tono.»

Dannatamente vero.

«Solo un paio di domande e poi ti lascio in pace, promesso.»

«Scordatelo.»

«Ti prego…»

«Nemmeno se me lo chiedessi in aramaico antico.» si alza e inizia a sfogliare un libro proveniente dalla cima di una catasta.

«Facciamo un patto: tu mi rispondi e io ti concedo una stanza e ti costruisco degli scaffali per mettere a posto quei libri.»

«intendi creare una piccola biblioteca qui dentro?» gli occhi tornano a scintillargli.

«Esatto. Puoi scegliere una stanza, basta che sia su questo piano e non sia la mia.» previene conoscendo il dio davanti a lui.

«Andata.» si fa cadere sul divano e gli fa cenno di avvicinarsi, mentre un lieve rossore gli colora gli zigomi al pensiero di cosa quel mobile abbia visto.

Lo raggiunge subito, prendendo posto sul bracciolo opposto al lato su cui si trova Loki.

«Cosa vuoi sapere?»

«Speravo in una ricostruzione e in un chiarimento generale.» mormora,  guardandolo sempre più preoccupato «Non ci ho capito molto.»

Tra un po’inizierà a mangiarsi le unghie.

«Ci sei fino al fatto che eravamo ubriachi?»

«Mi avrebbe stupito il contrario.»

«Ottimo. Non so bene come ma siamo finiti su questo divano e abbiamo iniziato a…»

«Questa parte me la ricordo!» lo interrompe precipitosamente.

«Bene. Nella parte dopo del mio ricordo ogni vestito era sparito e tu eri sopra di me, mi accarezzavi piuttosto intensamente.» suo malgrado gli si imporporano lievemente le guance.

«A tal proposito…» deglutisce a vuoto «Ho avuto come un flash…» si agita nervosamente sul bracciolo rischiando di cadere «Di te sdraiato sotto di me che mi chiedevi di fermarmi perché ti stavo facendo male…»

E per la prima volta in vita sua Tony Stark, il famoso playboy che ogni notte si porta orgogliosamente a letto una o due donne diverse, arrossisce.

Scoppia a ridere «So a cosa stai pensando e non è stato uno stupro, ero più che… consenziente. Ciò che ti ricordi è stato un attimo prima di quello, e mi stavi piantando un gomito nello stomaco.» non riesce a trattenere le risate alla vista della sua espressione che passa da terrorizzata a confusa a sollevata a indignata nel giro di circa tre nanosecondi.

«Quindi mi sono preoccupato come un idiota per tutto questo tempo mentre tu sapevi benissimo che…?!» esclama stizzito.

«Sì, direi che “idiota” è la parola che riassume meglio il concetto.» continua a sghignazzare, incapace di fermarsi.

«Tu!» approfittando della posizione elevata gli si lancia contro, sorprendendolo ancora una volta e riuscendo a inchiodarlo contro il bracciolo del divano «Smettila di ridere di me.»

«se ti vedessi in faccia tu non ci riusciresti.» si contorce nel tentativo di liberarsi ma le mani dell’altro restano serrate attorno ai suoi polsi.

«Smettila.»

«Pensi di convincermi con la forza, stupido umano?» gli assesta un calcio nello stomaco che lo fa volare contro un paio di pile di libri che si trasformano in una catasta informe, ma dopo un secondo Loki si prende la testa tra le mani, gemendo per il dolore.

«Processo di protezione ed eliminazione attivato.» annuncia la voce neutra di Jarvis.

Stark si alza puntellandosi a vari libri che crollano rallentandolo e si precipita verso il dio, che intanto è caduto dal divano per le convulsioni che la scarica elettrica gli ha provocato.

«Jarvis, basta! Spegni subito tutto!» prova a tener fermo Loki mentre un sottile filo di fumo si alza dal suo corpo.

«Ma signore…»

«Ora!»

Le convulsioni nel corpo del dio cessano all’istante, sostituite da un violento tremore che continua a scuoterlo.

«Loki? Mi senti?» gli stringe piano le spalle, ma questo non basta a fargli aprire gli occhi «Loki, forza, svegliati.»

Niente, nemmeno una contrazione muscolare che faccia intuire che riesca a udire i richiami di Stark.

«Loki, apri gli occhi, subito.» inizia a scuoterlo, spaventato all’idea che non si svegli più «Forza, apri gli occhi!» lo scrolla violentemente, iniziando a disperare «Apri gli occhi razza di bastardo!»

 

 

 

 

 

 

 

 

Note della Vecchia Volpe

 

(¹) No, non potevo non mettere un riferimento a Tom che interpretava Scott Fitzgerald xD

 

Vi prego, non uccidetemi, il capitolo doveva finire così e così è finito, quindi vi toccherà aspettare per sapere.

Un grandissimo grazie a che segue, legge e recensisce (spererei di sentire più commenti ma non si può avere tutto dalla vita) <3

Un abbraccio alle mie editors <3

Baci e a presto

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Capitolo 10
*** Coperte e zucchero, con un po'di pepe ***


Un impercettibile tremore delle palpebre.

«Loki, segui la mia voce. Apri gli occhi, va tutto bene. Loki, la mia voce, ascolta la mia voce, ci sei quasi, forza, solo un piccolo sforzo, Loki, apri gli occhi.» continua a ripetere il nome del dio nella speranza che quelle quattro lettere lo riportino alla realtà e, anche se fatica ad ammetterlo, a lui.

Due iridi smeraldine si fissano su di lui, terrorizzate.

«Bravo. Va tutto bene ora, sta tranquillo.» lo stringe inconsciamente a sé ringraziando mentalmente tutti i pantheon di sua conoscenza, e Loki gli si rannicchia contro, cercando istintivamente una protezione.

«Vieni con me, non ti lascio restare su pavimento.» lo solleva quasi di peso e lo aiuta a stendersi sul divano, ma il dio non lascia la presa sulla sua mano, stritolandogli le dita e costringendolo a non allontanarsi.

«Signore, devo riprendere la procedura?»

«Provaci e ti smonto, Jarvis.» si rivolge a Loki «Mi spiace, non ho pensato che comportandomi da cretino tu saresti scattato e Jarvis ti avrebbe dato la scossa.»

Non risponde, resta solo con quelle meravigliose iridi verdi-azzurrine incatenate alle sue color caffè, le dita saldamente intrecciate alle sue.

«Ora stai meglio?»

Annuisce debolmente.

«Se smetti per un paio di secondi di provare a ridurmi in polpette le dita vado a prendere una cosa.»

Allenta con riluttanza la presa sulla sua mano.

«Torno subito.»

Sparisce dalla sua visuale per un momento, per poi ricomparire con la stessa coperta che Loki aveva quella mattina intorno alla vita tra le mani; gliela stende addosso.

«Ecco, così dovresti smettere di tremare.»

Non se n’era accorto.

«Ti porto qualcosa? Tè? Caffè? Vodka?»

«Z-zucchero.» sussurra.

«Va bene, principino.» si avvia verso la cucina e torna dopo un attimo con la zuccheriera e un cucchiaino. «Tieni.»

Afferra il contenitore ma alla prima cucchiaiata rischia di versare tutto per il tremore delle mani; appoggia deluso la zuccheriera per terra e le sue labbra sui atteggiano a un grazioso e triste broncio.

Stark si sta maledicendo da solo, non riesce a credere cosa sta per dire «Posso aiutarti?»

Loki lo fissa stupito, ma dopo un attimo di incredulità annuisce.

Tony si siede accanto a lui, recuperando la zuccheriera dalla confusione del pavimento e immergendovi il cucchiaino.

Sono la scena più stramba del mondo: il famoso genio, miliardario, playboy, filantropo e accidentalmente Iron Man, eroe nazionale, che imbocca con delle cucchiaiate di zucchero l’uomo avvolto in una coperta sul suo divano, lo stesso uomo che circa due mesi prima ha provato a ucciderlo e, già che c’era, a conquistare la Terra.

«Basta.» allontana la mano con il cucchiaino e chiude gli occhi appoggiando la testa al bracciolo.

«Ehi! Non provarci nemmeno, svegliati.» lo scuote per una spalla.

«Che c’è? Voglio dormire..» borbotta.

«È meglio di no, almeno per il momento.»

«Perché no?»

«Perché ho paura che non ti risvegli più.» ammette.

«Ma io voglio dormire…»

«Non ora. Tra un po’sì, ma per il momento tieni gli occhi aperti.»

«Ma…»

«Shh.» gli poggia un dito sulle labbra, stupendo entrambi.

Mugola qualcosa ma poi rinuncia, stringendosi meglio nella coperta.

«Hai freddo?»

«Un po’.»

E lasciando di nuovo stupiti entrambi, e forse anche Ferro-Vecchio che sta cercando una via d’uscita da quel labirinto di libri, si stende alle sue spalle e lo avvolge tra le proprie braccia.

«Che stai facendo?»

«Hai detto che avevi freddo.»

«E allora?»

«Allora ti tengo caldo.» si sistema meglio facendogli appoggiare la nuca alla propria spalla.

«Puoi prendere un’altra coperta.»

«Non ho voglia di tornare di là e qui sono comodo.»

«Io no.»

«Balle, stai quasi facendo le fusa.» si diverte a passargli il naso tra i capelli corvini che sembrano effettivamente il pelo morbido di un gatto.

«Smettila, e poi non è vero.» il modo in cui rilassa le spalle e la schiena lo tradisce.

«Smettere cosa?» continua a fargli il solletico ridacchiando, senza rendersi conto della situazione in cui si trovano.

«Lo sai benissimo, e se non la pianti…»

«Che fai? Mi tiri giù dalla finestra?» lo schernisce.

«Molto divertente, Stark, davvero.» commenta acido.

«Fai il bravo per una volta.»

«Sono qui perché sono il cattivo, ricordi?»

«Solo per questo? Puoi ritenermi stupido quanto vuoi ma qui sono considerato un genio.»

«Solo perché gli standard midgardiani sono bassi.»

«E mi sono accorto che saresti potuto scappare almeno una decina di volte, ma non l’hai fatto.» prosegue imperterrito.

Resta in silenzio.

«Perché sei rimasto?»

«Dove altro sarei potuto andare?» mormora triste.

«A casa?»

«Se ne avessi una credi che sarei ancora qui?»

Questa volta è Tony a tacere «Pensavo che ad Asgard…»

«Sbagli, ad agar non mi vuole nessuno, mi hanno esiliato qui e non c’è uno che senta la mia mancanza.»

Si limita a stringerlo più forte.

«Il soldatino ha ragione, là tutti mi evitano.»

«Quando lo ha detto?»

«Ieri sera, prima che…»

Ecco cosa ha detto quello stupido biondone! Ecco perché ha voluto consolare Loki, lasciando poi che la situazione degenerasse.

«Oh. Sono sicuro che Thor ti voglia bene, qualcuno che ti apprezza c’è.»

«Thor? Lo hai visto venire qui per salutarmi una sola volta in questi due mesi?» deglutisce provando a scacciare il groppo che ha in gola.

«È offeso, tutto qui. La Terra è sotto la sua protezione, è come se avessi provato a rompere il suo giocattolo preferito, ma è tuo fratello e…»

«Non è mio fratello!» esplode voltandosi per guardarlo negli occhi «Non sono figlio di Odino, mio padre è Laufey, uno Jotun.» sputa la parola con disprezzo «Odino si è limitato a raccogliermi da terra per sfruttarmi per i suoi piani.»

Non si lascia intimorire «Intendo che siete cresciuti insieme come fratelli, avete giocato insieme, vi volete bene.»

«Sono cresciuto nella sua ombra, c’è differenza.» gli occhi gli lampeggiano per la rabbia e il dolore.

«Non credo che…»

«Tu non c’eri, non sai cosa voglia dire crescere senza essere amati da chi ritieni essere tuo padre.»

«Sbagli, ma io me ne sono fatto una ragione in molto meno tempo di te.»

Si ritrova a seguire più il movimento delle sue labbra che le sue parole, difatti non scatta come Tony si aspetterebbe.

«Ora dormi, ne hai bisogno.»

«Prima hai detto che era meglio di no.»

«Da quando in qua fai quello che ti dico?»

«Da quando ne ho voglia.» chiude gli occhi in un’espressione altezzosa.

«Certo, certo. Quindi ora hai intenzione di fare il bravo e di dormire?»

«Te l’ho detto, io sono il cattivo.»

«Va bene, come vuoi.» gli passa una mano tra i capelli «Vuoi un cuscino?»

«Qui sono comodo.» appoggia meglio la guancia al suo petto con gli occhi sempre chiusi.

Tony sospira, non riesce a capire perché quella posizione, con Loki rannicchiato addosso, lo faccia sentire così bene.

«Stai fermo, non riesco ad addormentarmi.» borbotta.

«Se vuoi che smetta di respirare chiedi, dopotutto è una cosa tralasciabile, non necessaria.»

«Idiota.» con quest’ultimo insulto cade nel sonno.

Resta ad osservarlo, affascinato dalle ombre delle ciglia sulle guance, la punta degli zigomi che accoglie l’ultimo protendersi dell’ombra, dalle labbra che ancora riportano qualche traccia di tristezza che però sta evaporando mentre le sue lunghe dita pallide si stringono attorno al tessuto della camicia vicino al reattore Arc.

Si rende conto di non essersi ancora cambiato, ma alzarsi ora per uno stupido cambio di vestiti è un’opzione improponibile; valuta l’idea di sfilarsi almeno le scarpe, ma la possibilità di svegliare Loki lo fa subito desistere. Rinunciare a quell’espressione quasi rilassata per riavere quella triste e disperata non è nemmeno un’alternativa valutabile.

Chiude gli occhi, la stanchezza della giornata che si fa sentire solo in quel momento, ora che il pericolo è passato. Ha davvero avuto paura quando lo ha visto cadere dal divano in preda alle convulsioni, ma ora è lì, sta bene e dorme pacifico.

Si sta addormentando e stranamente non gli sembra una cosa sbagliata starsene lì sul divano con Loki, colui che ha provato a ucciderlo e a conquistare il mondo, tra le braccia.

Il rumore delle porte dell’ascensore.

«Tony? Tutto bene? Ma che è successo qui dentro?!» la voce di Pepper gli giunge lievemente ovattata dal sonno, ma il pensiero che possa vederlo lì avvinghiato come una piovra a Loki lo sveglia del tutto e, ringraziando mentalmente Loki per aver fatto arrivare tutta la New York Public Library, compie un balzo olimpionico degno di medaglia d’oro e di menzione d’onore scavalcando lo schienale del divano e atterrando dall’altra parte in un’esplosione di libri.

«Pepper, qual buon vento?» si chiude la giacca e ne liscia il tessuto.

«Cosa è successo qui?»

«Niente, un’alluvione cartacea. Che ci fai qui?»

«Da dove sbuchi?»

«Non importa, che ci fai qui?»

Lo guarda perplessa ma poi lascia perdere: con gli anni ha imparato che chiedere una spiegazione a Tony Stark è la cosa più inutile che possa esistere.

«Ho visto che il dispositivo di sicurezza è scattato e sono corsa a vedere se era tutto s posto.»

«Non è successo nulla di cui il mio amministratore delegato preferito debba preoccuparsi.»

«Se è partito ci deve essere stato un motivo.»

«È stato un motivo stupido.»

«E cioè? Se ha provato a ucciderti pur sapendo che il dispositivo sarebbe scattato ci deve essere stato un vero motivo.»

«Stavamo giocando.»

«Giocando?» esclama stridula.

«Sì, giocando. L’ho provocato e mi sono beccato un calcio più che meritato.» si siede sul suo sgabello accanto all’isola e invita Pepper a fare altrettanto.

«Cosa gli hai fatto per fargli rischiare di ammazzarsi?»

«Perché deve sempre essere colpa mia?»

«Perché sappiamo che Loki è tutt’altro che stupido, quindi non avrebbe tentato il suicidio per niente.»

Sbuffa irritato da quella conclusione fin troppo logica per i suoi gusti «Non gli ho fatto nulla, e non credevamo che il dispositivo sarebbe scattato per così poco, dopotutto ne aveva il diritto.»

«Signore, non ho ricevuto l’aggiornamento necessario per poter distinguere…»

«Jarvis, muto. Se di oggi ti sento ancora una volta ti resetto.»

«Perché ce l’hai con Jarvis?»

«Non ce l’ho con Jarvis, sono solo stanco.»

«Non hai dormito stanotte?»

«Non proprio…» lancia involontariamente un’occhiata al divano nascosto dai libri “Ero impegnato a  dare una ripassata all’asgardiano che è sotto la mia custodia, ma questi sono dettagli.”.

«Dov’è Loki adesso?»

Manco a farlo apposta.

«Sta riposando, quella scossa non gli ha fatto bene.»

«Teoricamente, signore…»

«Jarvis!» tuona.

«;Mi scusi, signore.»

«Nervoso, eh?»

«Lascia stare, Pepper.» si versa un bicchiere di bourbon.

«Non dovresti bere così tanto.»

La fissa scocciato. Non può sopportare di sentirsi fare la morale come ha fatto Loki la sera prima. Solo per poi finire nudi e ubriachi sul divano, ma questi sono altri dettagli.

«Ti fai i fatti tuoi?»

Alza gli occhi al cielo «Ok, se non vuoi che mi preoccupi per il tuo fegato che collasserà a breve dimmi perche ha provato a ucciderti.»

«Non ha provato a uccidermi.»

«Voglio anche sapere perché lo stai difendendo.»

Punta lo sguardo sul bicchiere. Odia mentire a Pepper, lo odia non solo perché un piccolo rimasuglio della sua coscienza gli dice che è sbagliato e che non dovrebbe ingannare quella donna che fa di tutto per lui, per esaudire ogni suo più piccolo capriccio, ma anche perché Pepper è fin troppo brava ad accorgersi quando mente e si mette ad indagare come il miglior agente della CIA.

Gli serve una balla credibile, e subito.

«Stavamo discutendo e siamo finiti col parlare del bosone di Higgs; lui sosteneva che Asgard fosse una specie di pianeta simile a una stella mentre io dicevo che non era possibile perché altrimenti l’avremmo già vista, allora Loki si è messo a denigrare i nostri scienziati e i nostri studi, poi le cose sono degenerate, gli ho tirato un pugno e lui si è difeso.»

«Come ti è venuto in mente sapendo cosa poteva succedere?»

«Ma non lo sapevo!»

«Vado a vedere se sta bene.» prima che Tony riesca a fermarla si alza e si dirige verso il corridoio, ma il suo movimento provoca una valanga di libri nella direzione del divano. Si volta da quella parte «Tony, dovresti… Oh.» lo sguardo le cade sulla figura addormentata di Loki, con un braccio che penzola giù dal divano in direzione di una zuccheriera semi-vuota. «Che ci fa qui?» domanda stridula.

«Ecco…»

«Si può sapere che cosa ci fa Loki sul tuo divano avvolto in una coperta?!» esclama quasi in preda a una crisi isterica. Ha detto di voler andare a vedere se stava bene, ma intendeva condurre questo esame da dietro una porta blindata, con il dio a debita distanza e non a una manciata di passi da lei senza alcuna barriera n mezzo.

«Non urlare, lo svegli. È qui perché stavamo parlando qui, quando il dispositivo è scattato è caduto per terra e non mi sembrava il caso di lasciarlo sul pavimento.»

«Come sarebbe a dire “non urlare lo svegli”? che ti ha fatto? Pensavo che lo avessero privato dei suoi poteri e che non potesse ipnotizzare nessuno, tanto meno te. Che è successo ?»

«Mi sento in colpa, va bene?» ammette più a se stesso che alla donna.

«Che cosa? Tu? No, Tony, non stai bene.»

«Pepper, se sei qui per farmi la morale puoi anche andartene.

«Non finché non mi spieghi cosa ci fanno qui tutti questi libri, perché immagino che abbiano a che fare con lui.» indica Loki che sta ancora dormendo con una mano stretta a pugno intorno al bordo della coperta.

«Non puoi semplicemente accertarti che io sia vivo?»

«No, voglio una spiegazione.»

«Bene. Me lo sono portato a letto e ora cerco di farlo felice.»

«Certo, come no. Allora, perché sono qui questi libri?»

«Sono qui perché…» la voce di Loki viene interrotta da uno sbadiglio «Mi annoiavo.» si stropiccia gli occhi.

Pepper sobbalza mentre Stark non può fare a meno di sorridere come un cretino alla vista dell’altro che si sveglia stiracchiandosi come un gatto.

«Signorina Potts, lieto di rivederla.» riprende tutto il suo perfetto charme gettando da una parte la coperta e lisciandosi i vestiti «Le chiedo scusa se non mi alzo ma al momento non sto molto bene. Conclude sembrando un gentiluomo appena uscito dal Parlamento inglese se non fosse per la presenza di qualche granello di zucchero sul suo completo scuro.

«Torna a dormire.» interviene Stark.

«Ma…»

«A nanna, piccolo cervo.» il comando secco viene smorzato da una sfumatura di preoccupazione nella voce.

«Tony, possiamo parlare un attimo?» Pepper gli posa una mano sulla spalla, stringendo le dita in un suo tipico atto di nervosismo.

«Certo, dimmi.» fatica a staccare gli occhi da Loki che si sta esibendo in un’adorabile espressione imbronciata con tanto di braccia incrociate sul petto.

«Da soli.»

«Possiamo benissimo… Va bene.» concede voltandosi e intuendo dalla luce nelle sue iride chiare che sta per perdere il controllo. Si concede un ultimo sguardo in direzione di Loki e poi accompagna la donna nella stanza accanto.

«Bene, ora che siamo qui per cosa devo subirmi la ramanzina?»

«Che cavolo ti è saltato in mente?!»

«Io...»

Già, che gli è saltato in mente? Avrebbe potuto lasciar Loki rinchiuso nella cella che gli avevano preparato oppure a essere proprio gentili e degni di santificazione concedergli lo spazio di una stanza e un letto ma no, lui aveva voluto fare l'innovativo e gli aveva permesso di girare indisturbato per quel piano della Tower, fino a finire su quello stramaledettissimo divano, stamaledettissimo perché per quanto riesce a ricordare è stata un'esperienza dannatamente piacevole, e lui è Tony Stark, non gli piace andare a letto con degli uomini, in particolar modo con uomini con evidenti turbe psichiche. Eppure non riesce proprio a levarsi dalla mente il corpo chi sinuoso e perfetto del dio, quegli occhi smeraldini che sembrano poterti leggere dentro al primo sguardo e quell'espressione comicamente imbronciata di poco prima.

Si riscuote e porta lo sguardo su Pepper «Pensavo che fosse meglio trovargli qualcosa da fare.»

«Si può sapere perché?»

«Si annoiava e...»

«Si annoiava? Ma ti ha dato di volta il cervello? Non è qui in vacanza, è qui perché ha ucciso delle persone e ha provato a conquistare il nostro pianeta, cosa ti fa pensare che si debba divertire?» esplode.

«E se ha qualcosa di meglio da fare come leggere non proverà a invadere di nuovo il mondo.»

Pepper resta in silenzio. Non sapeva cosa aspettarsi, come al solito quando si parla di Tony Stark, ma di sicuro non si aspettava una conclusione razionale.

 

 

 

 

 

 

 

Note della Vecchia Volpe

 

Lo so, sono in un ritardo imperdonabile ma prendetevela con gli Antichi Romani che mi hanno costretta a studiare qualche centinaio d’anni della loro storia e tutte le loro fottutissime regole di grammatica che abbiamo fatto da gennaio.

Ora non voglio tanto stare a parlare del capitolo, che è un po’più lungo proprio per fari perdonare, ma voglio cogliere l’occasione di questo decimo capitolo per fare un po’ di ringraziamenti:

 

MelaChan sei sempre la prima a leggere le mie follie e a incoraggiarmi a proseguire con i tuoi commentino a matita sul manoscritto, anche se ho deciso di renderti la vita difficile non saltando più quadretti tra una riga e l’altra. Grazie per sopportarmi sempre, anche quando faccio scenate isteriche o ti tiro il squadernino o i post-it per le idee.

 

Resha_Stark non lo hai letto per prima solo perché sei pigra e o dovuto supplicarti per almeno quattro giorni prima che ti mettessi a leggere e anche tu a commentare con la mia/tua matita.

 

neurodramaticfool anche se non ti ho più sentita da un po’ ti ringrazio per tutte le recensioni precedenti, mi tira su di morale sapere che c’è qualcuno matto quanto me xD spero di sentirti presto, mi mancano i tuoi pareri smattosi <3

 

Chiby Rie_chan non preoccuparti di essere sempre di fretta, so cosa vuol dire, e le tue recensioni mi fanno sempre piacere, davvero. Grazie per seguire così assiduamente la pubblicazione.

 

Ghia 9614 adoro le tue recensioni, mi incoraggiano ogni volta che le leggo perché vedo proprio che la trama ti appassiona e questo mi rende davvero felice.

 

Ora le new entry:

 

Philosophe sono felice che ti piaccia, e anche in queste poche recensioni mi sono accorta che segui molto la storia e ne sono davvero contenta, è sempre un piacere quando un lettore trova la trama così avvincente da lasciare un commento.

 

deathnote96 contenta che la coppia ti piaccia, spero che anche questo capitolo si meriti un tuo commento

 

Ok, penso di aver ringraziato tutti, ma ancora un grazie speciale a tutte quelle che preferiscono, ricordano e seguono, vi adoro <3

 

Spero di non avervi deluso con questo sclero di capitolo e mi scuso ancora per il ritardo.

 

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Capitolo 11
*** Voglia di giocare ***


Gira svogliatamente la pagina prendendo una cucchiaiata di zucchero. Forse dovrebbe smettere di mangiare quella polvere dolce, ma gli piace come la sostanza granulosa gli si scioglie sulla lingua e decide che potrà smettere più tardi.

«Signore, so che non dovrei disturbare, ma le procedure di sicurezza sono state violate.»

Anche se il messaggio non è rivolto a lui Loki risponde « Da quando ti curi di annunciarti?»

«Da quando il signor Stark ha minacciato di smontarmi, signore.»

«Perché lo ha fatto?»

«Dai dati che ho raccolto deduco che si sia arrabbiato perché ho attivato il dispositivo di sicurezza.»

Resta sbigottito. Stark si è davvero arrabbiato per quello? Non credeva che la cosa lo avesse anche solo lievemente scosso, e invece si é infuriato con il suo servo nascosto nei muri?

«Stark, devo parlarti.»

Loki si gira verso l'ascensore da cui esce un piuttosto alterato Phil Coulson.

«Buonasera Agente Coulson.» saluta educatamente.

«Che ci fai qui?» trasale.

«Strano. Ieri Fury mi ha chiesto cosa ci facessi nella mia stanza e ora tu mi chiedi cosa ci faccio qui. Posso sapere dove volete che stia, di grazia?»

«In una cella piccola e buia nel mezzo del nulla.»

«Ancora offeso con me?» lo prende in giro con una smorfia.

«Mi hai ucciso! »

«Che cosa sciocca. Voi umani siete così ossessionati dalla morte da non accorgervi nemmeno di quanto sia transitoria e sopravvalutata.»

«Finiamo questa lezioncina di filosofia e dimmi dov'é Stark.»

«Non ne ho voglia.» torna a immergersi nella lettura con un ghigno divertito allo sbuffo infastidito dell'altro, sistemandosi la coperta sulle gambe.

L'agente Coulson ammicca nella sua direzione.

«Beh?» lo richiama Loki chiudendo il libro.

«Senti i millenni scorrerti nelle vene?» si mette le mani in tasca « Sembri un vecchietto.»

«Perchè tu te ne intendi di copertine, libri e vecchietti?»

Smette di sorridere «Cosa intendi?»

«Oh nulla, nulla.» riapre il libro e sembra riprendere a leggere.

«Ora me lo dici.» si avvicina nervoso.

«Ho toccato qualche nervo scoperto?»

«No. Ora dimmi cosa stavi insinuando.»

«Non credo che lo farò, questo libro è piuttosto interessante.»

«Dimmelo.» tira fuori dalla tasca una piccola pistola simile a quella con cui Fury gli ha dato la scossa il giorno prima.

Alza le mani, memore del dolore precedente «Va bene, va bene, ma metti via quel...coso.» lancia uno sguardo di sfuggita al libro, infastidito per il fatto di aver perso la pagina.

L'agente Coulson abbassa l'arma «Hai trenta secondi.»

Loki deglutisce «Tu e il soldato.»

Coulson sgrana gli occhi «Come...?»

«Si vede lontano tre miglia.» riprende il volume lasciato aperto sul divano accanto a lui.

«Cosa?»

Il dio si limita ad aggrottare la fronte nel tentativo di ritrovare il segno.

«Dimmelo!» scuote l'arma sempre più intenzionato a usarla

«Ho già parlato.»

Ringhia per il fastidio e gli punta contro il teaser, mentre Loki si limita a indietreggiare contro lo schienale del divano conscio che quella scossa, per quanto dolorosa, non é nulla in confronto a quella che potrebbe dargli Jarvis se provasse a difendersi.

«Ehi, ehi, ehi! Fermo, di scosse ne ha ricevute abbastanza oggi.» Stark arriva di corsa e si affretta a frapporsi tra i due.

Coulson fa correre lo sguardo da lui a Loki, confuso. Quindi rimette in tasca l'arma «Stark.» fa un cenno con la testa e l'altro strizza un occhio.

«Agente.» sfiora con una mano il ginocchio del dio.

«Mi spieghi poi perché la feccia nordica è ancora qui.»

Loki abbassa lo sguardo e Stark aumenta la stretta sulla sua gamba, nascondendo la mano dall'Agente e da Pepper con il proprio corpo.

«Se ha finito di insultare gli occupanti di casa mia mi dice che ci fa qui?»

«Voglio parlare di come ha trattato Rogers ieri sera.»

Stark alza gli occhi al cielo «Doveva mandare lei a farmi il caziatone? É abbastanza grande da cavarsela da solo.»

Un leggero rossore corre sulle guance dell'agente «Ha inoltrato la richiesta a me personalmente.»

Stark e Loki alzano le sopracciglia all'unisono mentre è il turno di Pepper di abbassare lo sguardo.

«Beh, comunque è Rogers che deve delle spiegazioni a Loki per il suo comportamento e per il suo scatto d'ira.»

«Stai scherzando.» interviene Pepper smettendo di fissare il pavimento.

«Assolutamente no.»

Loki fissa esterrefatto la sua schiena. Che sta facendo? Perché lo sta difendendo? Perché sta continuando a stringergli il ginocchio con fare così confortante? Non riesce bene a capire e si limita a guardare la scena con la testa inclinata da una parte.

Stark, dal canto suo, si aggrappa al ginocchio della divinità per confortarlo, ma anche per confortare inconsciamente se stesso, per darsi la sicurezza che l’altro è lì, dietro di lui, ad osservare la scena.

«Ho qui le prove.» punta un dito al soffitto e tutti alzano lo sguardo. Stark rotea gli occhi «Nella memoria di Jarvis...» Tutti abbassano il capo, chi più imbarazzato chi meno.
«Jarvis, il video.»

«No...» sussurra Loki, ma la mano sul suo ginocchio lo zittisce.

«Jarvis?» chiama spazientito.

«Sí, signore?»

«Ti ci vuole ancora molto?»

«Scusi signore, pensavo che non volesse piú sentirmi per tutto il giorno.»

«Non comportarti come un adolescente incazzato e fa partire quel video.»

«Certo signore. Lo faccio partire da quando lei e il signor Loki...»

«No!» esclamano all'unisono il chiamato in causa e il genio ideatore dell'intelligenza artificiale.

Loki si spalma una mano sul viso leggermente imporporato e Stark maledice mentalmente il barattolo; si stupisce ad averlo chiamato come Loki.

«Fallo partire dal minuto 15, secondo 47.»

«Subito, signore.» risponde il fedele computer.

Dal soffitto esce uno schermo di qualcosa come mille pollici che si ferma a pochi metri da loro con un cigolio appena percettibile.

«Ricordati di oliare lo schermo.»

«Certo signore. Tra cinque secondi partirà il video.»

«Bene.» incrocia le braccia sul petto attendendo l'inizio della proiezione.

Si vedono subito proiettati sullo schermo Loki con il computer sulle gambe e poi Steve che quasi si ammazza su una bottiglia.


Buonasera Rogers.”

“Non potevi togliere quella bottiglia di mezzo?!”

“ Non mi occupo delle pulizie di questo posto”

“Potresti, non ti farebbe certo male.”

“Prigioniero, non donna delle pulizie.”

“E quello?”

“Me l’ha dato Stark.”

“E dov’è?”

“Chi?”

“Stark.”

“Perché dovrei saperlo?”

“Perché vivi con lui.”

“E perché dovrei dirtelo?”

“Perché sei un prigioniero…”

“E quindi?”

“Quindi te lo ordino!”

“Tu? Ordini? A me? Sul serio, soldatino?”

“Esatto, e in quanto prigioniero devi ubbidire.”

“Aspetta, fammi valutare questa gentile proposta. No.”

“Dannazione a te!Ma chi ti credi di essere?!”


e il biondo solleva Loki dal divano tenendolo per la gola.

«Va bene, Jarvis, stoppa pure.»

Il video si stoppa sull'immagine del capitano Rogers che tiene per il collo il dio. Sente il respiro di Loki accelerare leggermente e poi lui che cerca di trattenerlo. Si volta di poco verso di lui. «Ehi,» sussurra «Tutto bene?»

Il dio accenna un sorrisino tirato «Non é stata proprio un'esperienza felice.»

Gli stringe ancora una volta il ginocchio poi si volta verso gli altri due che stanno guardando esterrefatti la scena sullo schermo senza badare al loro scambio di sussurri.

Allarga le braccia, nel gesto universale del che-vuoi-di-piú «Visto? Chi aveva ragione?»

Pepper non risponde, stringendo maggiormente il tablet contro il proprio petto. Coulson scuote lentamente la testa in un gesto di diniego.

«Ci deve sicuramente essere una spiegazione logica per questo.»

«Logica, dice, Agente?» sorride enigmatico «Oh no, non c'è.»

«Lo ha sicuramente provocato.»

«E quando? Il filmato lo ha visto anche lei.»

«Magari prima...» tenta incerto.

«Non c'é nessun "prima".»

«Beh, tutti perdono le staffe ogni tanto.»

«Oh, certo, ma non si mettono a sollevare la gente per il collo.»

«Insomma Stark, che cosa vuole?»

Tony solleva un sopracciglio «Le scuse dell'Attempato a Loki.»

Lo fissano tutti allibito.

«Beh? Che c'è?» si guarda intorno «Ho qualcosa tra i denti?»

Coulson alza una mano, la punta verso il dio dell'Inganno e apre la bocca, ma non ne esce nessuna parola. Quindi scuote la testa e abbassa il braccio ancora sospeso a mezz'aria «Buona serata a tutti.»

«Riferirà il messaggio?» chiede a un lembo di giacca, unico rimasuglio di Coulson.

«Tony...?» la voce di Pepper é esitante.

«Sì?»

«Sei per caso impazzito?»

«Perché dovrei?»

«Insomma, ma ti sei ascoltato?»

«Certo, e allora?»

«E allora?» la voce le sale di alcune ottave.

L'uomo si esibisce nella sua consueta smorfia da “perchè constatare l'ovvio?” e Pepper sgrana se possibile ancora di più gli occhi.

«Beh non ho sentito nulla di male, Pep.»

«Tony.» socchiude le palpebre «Tony.» ripete e lo tira lontano da Loki per un braccio, ma l'uomo ha ben sentito una mano di quest'ultimo sfiorargli sfuggevole il polso.

«Tony non sei normale, che cosa ti ha fatto per renderti cosí?» domanda con un tono preoccupato.

«Non sono mai stato normale Pepper, lo sappiamo entrambi. Ora solo perchè mostro un minimo senso di responsabilità e di pietà vi chiedete tutti cosa abbia che non va?»

«Ma...»

«Niente ma, é proprio ció che state facendo.»

Pepper prova a ribattere ma Stark le posa un dito sulle labbra sottili «Ssh. So cosa fare. Datemi un po' di fiducia.»

Mentre arrossisce vistosamente scuote con forza la testa e si allontana velocemente dall'uomo «Va bene, come vuoi tu, ti assumi tutte le responsabilità di possibili omicidi, genocidi, catastrofi...»

«Certo, Pep!» le risponde afferrando un libro e non prestandole più attenzione.

«Davvero Tony, sarà tutta colpa tua se...»

«Ciao. Pep.» scandisce con forza le parole e la donna alla fine si convince a entrare nell'ascensore.

«Finalmente.» mormora esasperato gettandosi sul divano. Loki lo guarda intensamente, stupito. Perchè ha deciso di prendersi cura di lui? Perchè lo sta proteggendo cosí, tanto da minacciare il barattolo?

Corruccia le sopracciglia «Perchè?» riesce a dire dopo un lasso di tempo per lui infinito, nel quale ha rivissuto tutte le singole battute di quel dialogo così singolare per lui.

Stark alza le spalle per poi lasciarle ricadere pesantemente «Mi andava di farlo.»

«Ti andava di farlo?!» ripete incredula la divinità.

«Si, che c'é, mai sentito parlare di decisioni prese senza il minimo ragionamento?»

«Sí, ma perché?»

«Perché era giusto cosi, non sopporto certe cose.»

«E quindi hai deciso di difendermi e tradire i tuoi compagni?»

«Non ho tradito proprio nessuno, mi sono limitato a esprimere la mia opinione. E comunque tu sei il dio dell'Inganno, il tradimento dovrebbe essere il tuo forte.»

«Ma tu non sei me, Tony.»

Resta sbalordito. Lo ha chiamato per la seconda volta per nome. Seconda volta contando quelle in cui era sobrio e conscio delle proprie azioni.

«Stai dicendo che ho fatto una cazzata?» si puntella con un braccio sopra la spalliera del divano e si volta verso di lui.

«Non con questi termini ma sí.»

Stark si ferma per un attimo e Loki riesce a capire che sta rianalizzando tutto il discorso parola per parola.

«Oh merda.» sussurra alla fine del suo primo esame di coscienza.

«Ecco, bravo, ci sei arrivato anche tu.»

«Oh merda.»

«Ho capito che hai capito, ora puoi anche...»

«Oh merda.»

«Stai diventando ripetitivo, sai?»

«Oh m...»

«Ora basta.» gli mette una mano sulla bocca, esasperato.

Tony si irrigidisce al contatto di quella pelle fresca e sgrana gli occhi, finché Loki non si allontana con un sospiro.

«Forse non avrei dovuto.»

«Esatto.» un'ombra di delusione vela lo splendore dei suoi occhi che passano a una tonalità verde foglia.

«Ehi, non intendevo dire che non avrei dovuto difenderti, ma che avrei dovuto farlo in modo piú intelligente.» gli poggia di nuovo la mano sul ginocchio.

Loki alza lo sguardo per poi posarlo sulla mano dell'altro «Perché hai voluto difendermi?»

«Perché, lo so che mi pentirò di averlo detto e che questo potrá essere usato come prova per confermare la mia infermitá mentale, per me non ne potevi nulla.»

Il dio rialza gli occhi, confuso.

«Non farci l'abitudine, non ho intenzione di passare il mio tempo a tirarti fuori dai casini.» si ritrae spalmandosi contro lo schienale «Coulson ce l'ha ancora con te, eh?»

«Parecchio. Lo hanno riportato indietro, non capisco perché si arrabbi tanto. Non era una questione personale, era solo una pedina che andava eliminata per vincere il gioco.»

«Primo: chiamare qualcuno "pedina" non é molto gentile, quindi non stupirti se si incazza. Secondo: non ho capito molto bene la faccenda ma non lo hanno portato indietro per merito tuo o sbaglio?»

«Non mi abbasso a simili faccende.»

Stark rotea gli occhi verso l'alto «Mi spieghi come lo hanno riportato indietro?»

«Non é una procedura abituale, é stata un'eccezione alla regola, ma Thor é tornato ad Asgard ed era a dir poco esasperante con i suoi capricci sul fatto che avessi ucciso un agente innocente proprio davanti ai suoi occhi, cosí quando i Maghi si sono stufati hanno deciso di fare uno strappo alla regola purché l'ammasso di muscoli erede al trono la smettesse di rugnare.»

«Quindi non é stato un atto nobile da parte del popolo asgardiano verso di noi?»

«No, é stato un atto di noia e di disprezzo nei miei confronti.»

Tony gli fa cenno di spiegarsi.

«Non mi hanno nemmeno consentito di uccidere un insulso umano.»

«Ricapitolando: non riesci nemmeno a uccidere qualcuno e a farlo restare morto.» gli scoppia a ridere in faccia.

«Scommettiamo?» assume un'aria truce e Stark alza le mani in segno di resa.

«Solo perché non ho voglia che tu ti prende un'altra scossa.»

«Posso correre il rischio.» i muscoli gli si tendono sotto i vestiti mentre una luce mai vista gli si accende negli occhi. Ha voglia di giocare.

E Stark lo ha capito.

Si fissano per un attimo, il desiderio di gioco che si risveglia anche negli occhi di Tony.

«Jarvis, disattiva il dispositivo di sicurezza. Ora.»

 

 

 

 

 

Note della Vecchia Volpe


Per questo capitolo devo un grazie specialissimo a MelaChan, che ha scritto con me a quattro mani i primi tre quarti del capitolo distogliendomi dalla noia del viaggio, quindi se vi è piaciuto questo capitolo vi consiglio di andare a leggere le sue FF, perché meritano davvero. 

So che questo capitolo è un po'di transizione, ma mi serviva per andare avanti.

Piccola nota: l'espressione "rugnare" è un po' dialettale, comunque significa qualcosa di simile a un lamentarsi molo petulante, o al comportarsi come una piattola.

Spero che questo capitolo vi piaccia, e mi farebbe piacere sentire qualche vostro parere in più, così posso regolarmi anche sul come andare avanti e sapere se apprezzate lo svolgimento della trama.

Grazie a tutti quelli che dedicano la loro attenzione a queste demenzialità, vi adoro <3

Baci, a presto

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Capitolo 12
*** Sushi, o meglio quella cosa portatrice di malattie ***


«Dispositivo disattivato, signore.»

Stark gli salta addosso cogliendolo di sorpresa e facendolo cadere all'indietro con la schiena sul divano; Loki si riscuote dallo stupore e risponde all'attacco, respingendo il moro e divincolandosi dalla sua presa che tenta di intrappolargli le mani, ma una ginocchiata in un fianco lo fa scansare di lato e quasi cadere se non fosse per il tempestivo intervento di Tony che lo riporta al centro del divano. Loki non concede una tregua per il salvataggio e, una volta sfilatosi le scarpe con un gesto veloce, fa leva con un piede sul reattore Arc e lo getta all'indietro, per poi salire a cavalcioni su di lui e immobilizzargli le mani sopra la testa.

«Ora saresti morto.» ghigna trionfante.

«Sbagliato, piccolo cervo.» con un violento colpo di reni lo disarciona per poi voltarsi, minacciare di dargli una testata e riuscire a liberare le mani giusto in tempo per far intendere un colpo con i gomiti sul corpo del dio che intanto si é lasciato andare all'indietro.

Tony scarta l'opzione di fracassargli lo sterno e gli si getta addosso, cercando nuovamente di intrappolargli le mani mentre l'altro ride per la sua espressione concentrata e si lascia imprigionare contro i cuscini.

«Ho vinto io.» mormora ansante.

«Ti ho lasciato vincere.» replica Loki provando a riprendere fiato.

«Certo, è perchè mi hai lasciato vincere, non perchè sei il dio più gracile che abbia mai visto.»

«Non hai visto molte divinità, midgardiano.»

«Tuo fratello, che è il doppio di te, vorrei far notare, mi basta e avanza.»

«Non è mio fratello.»

«Sì, va bene, come vuoi.»

Restano un attimo in silenzio alla ricerca di ossigeno, anche se Stark non ha ancora liberato le mani del dio e lui non ha accennato a volersi liberare.

«Perchè lo hai fatto?» sussurra Loki dopo un attimo.

«Cosa?»

«Disattivare il dispositivo. Perchè ti sei fidato di me a tal punto?»

«Perchè avevo voglia di dimostrarti che sono più forte di te e di accrescere il mio mastodontico ego.»

«Ma perchè ti sei fidato? Avrei potuto andarmene. O ucciderti.»

«Avresti potuto andartene o uccidermi in un sacco di situazioni, causando la mia morte con un incidente in modo che il dispositivo non scattasse, ma non l'hai fatto, quindi sapevo che non lo avresti fatto nemmeno ora.»

«Ma avrei potuto.»

«Ho deciso di fidarmi.»

Sul viso di Loki si dipinge un'espressione stupita, le labbra leggermente dischiuse per la sorpresa.

«Che c'è?»

«Nessuno sano di mente mi ha mai ritenuto degno di fiducia...»

«Ma io non sono sano di mente.» si alza lasciando la presa sui suoi polsi «Facciamo cena?»

«Cena?»

«Sì, preferirei che mangiassi dopo che la scossa ti ha quasi ammazzato, e io non metto qualcosa sotto i denti da almeno un paio di giorni. Jarvis, ordina del sushi.»

«Subito, signore.»

«Cos'è il sushi?»

«Pesce con riso, è buono.»

«Se lo dici tu...» accenna sarcastico.

«Lo zucchero ti piace, no? Fidati dei miei gusti.»

«Devo proprio?»

«Sarebbe gradito.» si siede sul proprio sgabello che ultimamente è stato occupato da Loki e si versa un bicchiere di bourbon.

«Quello è il mio posto.» si lamenta Loki dal divano.

«Sbagliato, principino. Questo è sempre stato il mio posto che tu hai usurpato negli ultimi giorni.»

«Beh, adesso è il mio posto.»

«Vogliamo stabilire con uno scontro fisico a chi spetta?» sogghigna con fare cattivo.

«Stronzo.»

«Allora non sei scomparso. Sai, mi manca un po' quel prigioniero che mi insultava a ogni piè sospinto.»

Non gli risponde ma si avvolge nella coperta.

«Hai ancora freddo?»

«Un po'.»

«Jarvis, alza il riscaldamento di un paio di gradi.»

«Subito, signore. È arrivata la cena, la faccio salire?»

«Di' di lasciarla nell'ascensore.»

«Eseguo.»

Sentono il rumore delle porte che si aprono rivelando un paio di sacchetti di carta.

«Ferro-Vecchio, prima che ti resetti e usi la tua scheda madre per giocare a tiro al piattello, prendi la roba.»

Un cigolio ansioso rivela il ricevimento dell'ordine e dopo poco il robottino si avvicina all'isola facendo cadere le due uniche pile di libri ancora in piedi.

Stark si passa una mano sulla faccia «Devo ricalibrarlo... Che stai aspettando, un invito scritto per venire a mangiare?»

«Arrivo, arrivo.» si alza lentamente, tendendosi la coperta sulle spalle e sorreggendosi al divano per poi avviarsi cautamente verso l'altro.

«Ce la fai?» domanda cercando di mascherare con l'ironia la preoccupazione nella voce.

«Dammi un attimo.» compie gli ultimi passi e caracolla su uno sgabello sul quale Tony lo aiuta a salire.

«Bene, e ora la cena.» allunga una mano verso i sacchetti e ne tira fuori vari contenitori neri con coperchi trasparenti che rivelano diverse varietà di sushi.

«Cosa sono?» 

«Immagino che il sushi non esista su Asgard, quindi ti spiego nel dettaglio. Questi,» indica del riso avvolto a forma di cilindro in un'alga «sono Hoso Maki e dentro hanno del pesce o delle verdure. Quelli,» mostra del riso coperto da quella che sembra una foglia di pesce crudo «sono Nigiri. Questi qui,» prende un vassoietto nero su cui sono posati altri cilindretti di riso «sono Ura Maki e sono simili agli Hoso Maki, ma senza l'alga. I Green Maki che penso ti piaceranno per il colore sono quelli laggiù, e la copertura è a base di insalata o foglia di riso. Domande?»

«Quel pesce è crudo?!» esclama scandalizzato.

«Sì, non lo sapevi?»

«Non ho intenzione di mangiare una cosa cruda e portatrice di malattie!»

Alza gli occhi al cielo «Non è un'arma batteriologica, è pesce fresco. Su, mangia.» gli sporge una delle vaschette.

«No.»

«Mangia.»

«No.» incrocia le braccia sul petto e serra le labbra.

«Dai, per favore.»

«No.»

«A costo di imboccarti ti farò mangiare cena.»

Inarca un sopracciglio.

«E va bene, non lo farei perchè non ho voglia di assistere alla scenata isterica di stamattina, ma mangia»

Scuote il capo.

«Dai...»

«No.»

«Ti prego, ti prego, ti prego, ti prego.» assume un tono stridulo e sbatte le ciglia.

«E va bene. Ma solo perchè mi stai tartassando i timpani.»

«Ottimo, due a zero per me.»

«Cosa?»

«Nulla.» sfodera un'aria innocente «Sai come si usano le bacchette?»

«Che bacchette?»

«Quelle per mangiare il sushi, non si usano le posate normali.»

«Allora no.»

«Questo significa che dovrò insegnarti, vero?»

«Direi di sì.»

«E va bene. Prendi le bacchette.» gli porge la bustina che le contiene e Loki le sfila dalla carta «Ok, ora dividile.» prende le proprie e le separa con un gesto che produce un rumore secco; il dio lo imita.

«Non mi sembra molto difficile.»

«Aspetta. Ora prendine una tra pollice e indice e l'altra appoggiala all'anulare e falla passare sotto il medio.»

Loki aggrotta la fronte e ci prova varie volte, finendo per gettarle con stizza sul marmo dell'isola «Non ci riesco!»

«Ho capito, ci penso io.» scende dallo sgabello e si porta dietro di lui, appoggiandogli il mento sulla spalla «Prendile così.» sussurra al suo orecchio mettendo le mani sulle sue «Ecco, bravo.» mormora una volta che le bacchette sono nella giusta posizione per poi allontanarsi e tornare al proprio sgabello. 

Loki rabbrividisce per quel contatto così casuale che però sembra studiato nei minimi dettagli e si stringe nella coperta, un po' per il freddo che gli stringe le ossa in una morsa di ghiaccio e un po' per mascherare il brivido.

«Hai ancora così freddo? Sembra di stare in una serra ad agosto.»

«Sì, ma è strano, io non ho mai freddo.» posa le bacchette per sfregare una mano contro l'altra e poi avvolgersi a bozzolo nella coperta.

«È per la scossa. Avrebbe ucciso un essere umano, ma con te si è limitata a causare parecchi danni, tra cui credo quello di alterarti la circolazione; mangiando e tornando a dormire dovresti stare meglio.»

«Non ho fame, ho solo bisogno di scaldarmi.»

«Troviamo un compromesso, ok?»

«Dipende.»

Rotea gli occhi «Fidati per una volta.»

Lo guarda per un attimo negli occhi scuri e alla fine si arrende «Che devo fare?»

«Torna sul divano.»

Si alza ed esegue vagamente confuso, ma prima di raggiungere la propria meta si inciampa in un cumulo di libri e riesce a tenersi in piedi solo grazie al proprio equilibrio felino.

«Magari domani cerchiamo un posto a tutta questa roba, che ne dici?» Tony sopraggiunge con tra le braccia le varie vaschette di cibo.

«Posso scegliere una stanza?»

«Basta che sia su questo piano e, ribadisco, non la mia.» si lascia andare sul divano accanto a Loki «Ferro-Vecchio, porta due bicchieri, dell'acqua e la mia bottiglia di bourbon.»

Loki lo fulmina con lo sguardo.

«E va bene, porta solo dell'acqua. Si può sapere perchè ce l'hai così con le mie bottiglie?»

«Se muori mi spostano e non ho voglia di acclimatarmi a un altro luogo.»

«Ma che gentile... Ora vieni qui, inizia la seconda parte del mio piano.» si appoggia contro l'angolo dell'isola del divano e spalanca le braccia.

«Che stai facendo?»

«Prima ha funzionato, no? Eri al caldo e ti sei addormentato, magari così riesco a costringerti a fare cena.»

«Non mi serve che...» viene interrotto dalla mano di Stark che lo trascina sul proprio petto e poi lo avvolge tra le braccia.

Loki a suo malgrado deve ammettere che l'umano è decisamente caldo, e che rimanere semi-sdraiato su una fonte di calore costante è piuttosto piacevole «Lasciami andare.» protesta poco convinto.

«Hai proprio l'aspetto di uno che non vuole stare qui.» ridacchia muovendo la spalla e facendolo scivolare dalla clavicola a cui ha appoggiato la testa.

«Solo perchè tieni caldo.»

«Certo, principino, come vuoi.»

«La smetti di chiamarmi "principino"?»

«Ti sta a pennello, quindi penso proprio di no.»

«Potrei spezzarti un osso ogni volta che lo dici.»

«Potresti ma non lo farai, e se ci provassi riattiverei il dispositivo e tu finiresti fritto come una mosca su una racchetta insetticida.»

«Vuoi almeno spiegarmi perchè devo subire questo insulso nomignolo?»

«Dovrei farti vedere un film per fartelo capire. Jarvis, abbiamo Bambi?»

«No, signore.»

«Allora entra nel server della Disney e copia la pellicola originale.»

«Potrebbero volerci tra i cinque e i sette minuti, signore.»

«Bene, io intanto mangio.» con le bacchette afferra un Ura Maki dalla vaschetta sul bracciolo.

«Come sarebbe a dire che tu mangi?»

«Che adesso ho intenzione di mangiare mentre aspettiamo che Jarvis si procuri molto legalmente il film.»

«E io?» mugola sentendo il proprio stomaco brontolare.

«Tu no, hai detto che non ne volevi.» prende un altro boccone.

«Ma ho fame.»

«Mi sembravi piuttosto intenzionato a evitare ogni contatto con "quella cosa cruda e portatrice di malattie".»

«Ho cambiato idea, dammi da mangiare.»

«No.» afferra un'altra porzioncina con le bacchette.

«E dai...» sbatte le ciglia, le pupille che si allargano e inghiottono l'oceano verde-azzurro intorno a esse.

Tony deglutisce a fatica «Resta comunque un no.»

«Ho fame.» mugola nuovamente; avvolto così nella coperta sembra un pulcino nel proprio nido.

«Sai, è proprio buono.» ignora bellamente la sua voce morbida e porta un altro boccone alle labbra, accentuando l'espressione compiaciuta quando il riso gli si disperde sulla lingua.

«Ti detesto.»

«Non sembra proprio.» si sporge di nuovo dalla parte opposta rispetto a Loki, verso il bracciolo e afferra un'altra porzione con le bacchette; quando sta per portarla alla bocca dal basso spunta qualcosa che si frappone tra lui e le bacchette e che come un piccolo squalo dei cartoni animati divora sia riso che pesce.

Tony scoppia a ridere quando il dio si riappoggia al suo petto masticando soddisfatto «Va bene, hai fame. Ecco.» posa la vaschetta sullo stomaco del dio e gli porge un paio di bacchette.

«Non le so usare.»

Sospira e le posiziona nel modo giusto tra le sue dita

«Adesso puoi farcela.»

«Signore, il film é pronto per la riproduzione.»

«Fallo partire. E adesso sta zitto per un po', così ci capisci qualcosa.»

«Va bene.» borbotta con la bocca piena e Stark ridacchia nuovamente.

Il film parte e illumina la sala; Loki si ritrova subito incantato dai disegni del bosco e degli animali, per poi fissarsi sul cerbiatto con gli occhioni dolci e sobbalzare quando un gufo chiama quest'ultimo "principino".

«Quindi...?»

«Sì, mi ricordi tanto un cerbiatto qualche volta.»

«Ecco cosa voleva dire "piccolo cervo"...»

«No, lì ti sfottevo per l'elmo.»

«È un simbolo di onore su Asgard.» replica piccato.

«Ma qui è ridicolo.»

«Disse colui che voleva indossare una cravatta con degli elefantini...»

«Torna a guardare il film.» gli appoggia il mento sulla testa e allunga le bacchette verso la vaschetta.

«Ehi! Non sono il tuo poggiatesta!» si divincola e cerca di far scivolare Stark di lato, ma questo non accenna a muoversi. Dopo qualche tentativo di liberarsi ci rinuncia e si limita a mettersi più comodo appoggiando una guancia al petto dell'altro e a concentrarsi sul film.

Tony sorride rendendosi conto di aver vinto e si concede di guardare per una sera un film per bambini, senza curarsi di cosa potrebbe pensare il mondo se in quel momento entrasse un giornalista; dopotutto il mondo non resterebbe scandalizzato perchè sta guardando un film per bambini, ma perché lo sta facendo con accoccolato addosso l'uomo che ha provato a conquistare il pianeta non molto tempo prima.

Non molto dopo la morte della madre di Bambi Loki si addormenta, lasciando cadere le bacchette a terra, e dopo poco anche le palpebre di Tony si chiudono, risentendo della stanchezza e della preoccupazione della giornata.

 

 

 

 

Note della Vecchia Volpe

Eccomi qui con un nuovo capitolo, che spero vi sia piaciuto.

Ringrazio tutte quelle che seguono, preferiscono, ricordano e che recensiscono, anche se purtroppo non siete tante come all’inizio, ma vi capisco, al momento sono anche io presissima dalle ultime interrogazioni, ma spero che tra qualche giorno tornerete tante come prima <3

Baci e a presto

 

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Capitolo 13
*** Problemi di coscienza e problemi con un occhio solo ***


Si stiracchia debolmente, rendendosi conto di essere stretto a qualcuno di caldo che ha le braccia avvolte intorno a lui e poggiate sul suo petto. Sbatte le palpebre provando ad abituarsi alla luce forte che proviene dalle finestre.

Ecco dov'è: nel salone sul divano di pelle bianca. Quel divano di pelle bianca.

Si tasta velocemente il corpo controllando di avere dei vestiti addosso e con sua sorpresa li trova al loro posto. Strano.

Che cosa è successo allora?

Si muove per provare a scivolare fuori dalla calda presa di Stark e una vaschetta nera cade per terra; fissa lo sguardo sul contenitore e accanto ad esso trova un paio di bacchette di legno. 

Quei due oggetti gli riportano alla mente un nome, o parte di esso: su...sa...susk...suski...sushi!

Ecco: sushi!

Pesce crudo che contro ogni aspettativa era buono e appetitoso. Gli spiace ammetterlo ma questo punto va a favore di Stark, concedendogli un umiliante tre a zero.

Ora ciò che gli serve è svegliarsi del tutto e capire cosa sia successo; nonostante non riconosca i sintomi di quelli che Stark definisce "i postumi della sbornia", non riesce assolutamente a ricostruire cosa sia successo la sera prima.

Si alza cautamente, scostando le braccia di Stark con delicatezza per non svegliarlo e si dirige verso la cucina scavalcando le cataste di libri, con l'intenzione di procurarsi un po'di quella bevanda scura che Stark tracanna di solito come se fosse acqua.

Trova la caraffa che di solito contiene il caffè sotto quella che gli sembra una strana macchinetta piena di pulsanti di cui non riconosce la funzione; la scuote sperando che la bevanda appaia da sola ma non ottiene alcun risultato. Fissa infastidito il contenitore e lo sbatte sul ripiano.

«Mi scusi se mi intrometto, signore, ma se lo desidera posso prepararle il caffè.» la voce meccanica di Jarvis lo fa trasalire.

«Ma che...? Sì, bravo barattolo.» va a sedersi su quello che è diventato il suo sgabello e attende fino a quando il profumo del caffè non permea l'aria solleticandogli le narici proprio come la mattina prima; gli sembra che sia passato un secolo da allora.

Si alza e si versa il caffè, e dopo un attimo i suoi pensieri si schiariscono, permettendogli di ricordare la scossa della sera prima e di come Stark si sia preso cura di lui, mettendolo a dormire e poi difendendolo di fronte alla sua segretaria e alla pedina che aveva ucciso, procurandogli la cena e insegnandogli a mangiarla, per poi fargli vedere quel film che lo ha distratto dalle parole di quei midgardiani.

Lancia uno sguardo all'uomo addormentato sul divano: ha la testa reclinata da una parte, un braccio abbandonato verso il pavimento e una gamba che penzola oltre il bordo del divano fino a poggiare il piede per terra.

Si massaggia istintivamente il fianco dolorante e subito questo gesto gli restituisce il ricordo della lotta svoltasi la sera prima, subito dopo che Stark ha disattivato il dispositivo.

Ha. Disattivato. Il. Dispositivo.

Loki sgrana gli occhi, e nel giro di un nanosecondo due pensieri gli si affacciano alla mente. Si è fidato di lui.

Può andarsene ora.

Non riesce a capire quale dei due sia apparso prima, ma per evitare il rischio di venire fulminato non si precipita verso la terrazza.

«Barattolo?»

«Sì, signore?»

«Il dispositivo è ancora spento?»

«Sì, signore.»

È spento, è libero di andarsene, non glielo impedisce nessuno.

«Non vorrei disturbare ulteriormente, signore, ma il Direttore Fury si trova a pochi isolati da qui e sembra intenzionato a salire nell’attico.»

Sbuffa.

L’alternativa migliore sarebbe quella di dileguarsi subito, passando attraverso un buco se necessario, ma senza che lui lo voglia lo sguardo gli cade su Stark addormentato sul divano.

Se se ne andasse ora, mentre sta dormendo e mentre sta arrivando Fury potrebbe considerarlo tranquillamente morto, ma testa infilzata su una picca ed esposta sulla terrazza come monito per gli altri a non fidarsi di lui e a non trattarlo gentilmente.

Sbuffa di nuovo.

Non può andarsene, non può farlo così, scappando come un ladro mentre l’unica persona che si sia mai fidata di lui dorme placidamente, ignara di tutto e convinta che lui stia ancora l’ a dormire tra le sue braccia.

Sospira «barattolo, riaccendi il dispositivo.»

«Fatto, signore.»

Ecco, la sua unica possibilità di fuga si è appena eclissata, può salutarla con la mano mentre questa corre via ghignando beffarda.

“Tanto non avresti avuto un altro posto dove andare” insinua una vocina nella sua mente.

La scaccia scuotendo la testa e, dopo aver svuotato la sua tazza di caffè, si alza per poi dirigersi verso il divano e afferrare un lembo della coperta in cui Stark è avvolto; gliela strappa via con un gesto secco, facendolo rotolare per terra dove sbatte malamente contro il pavimento e si sveglia.

«Ma che cazzo…?!» borbotta aprendo gli occhi e mettendo a fuoco la figura di Loki in piedi davanti a lui con la coperta tra le mani a mo’ di torero.

«Alzati.»

«Non mi sembrava di aver richiesto il servizio sveglia.»

«In piedi.» gli tende la mano per aiutarlo ad alzarsi.

«Non sapevo neanche di essere entrato nell’esercito.»

«Piantala di fare l’idiota e alzati, Fury sta arrivando.»

«Cosa?» scatta in piedi afferrandogli la mano.

«Lo ha detto il barattolo. Dobbiamo far sparire la cena e i libri.»

«Perché?»

Alza gli occhi al cielo, esasperato «Lì c’è del caffè, bevilo, poi forse mi sembrerà di parlare con una persona di media intelligenza e non con mio fratello.»

«Mi hai preparato il caffè?» domanda sconvolto sedendosi all’isola e versandosi una tazza dalla caffettiera piena per metà.

«No, il barattolo ha preparato il caffè per me, te ne ho lasciato un po’.»

«Perché tutta questa gentilezza?»

«Non è gentilezza, è che io a differenza tua non bevo come se mi trovassi a un simposio.»

«Certo, certo. Cos’è, Bambi ti ha intenerito?»

«Bevi quel caffè e aiutami.» sbuffa raccogliendo un paio di vaschette da terra.

«Ferro-Vecchio può farlo al posto mio.»

«Allora fagli spostare i libri,  il Direttore sta arrivando e sinceramente non so quanto sarebbe felice di trovarli tutti qui.»

«Jarvis, dov’è il guercio?

«Mi è concesso parlare?»

«Piantala di fare la ragazzina offesa e rispondimi.»

«Il Direttore è a tre passi dall’ascensore.»

«Bene, fallo salire e poi bloccalo, così avremo un po’ di tempo. Ferro-Vecchio, aiuta Loki e non distruggermi casa. Io vado a cambiarmi.»

«Come sarebbe a dire che vai a cambiarti? Sembra che in questa stanza sia passato un pentapalmo in corsa, dobbiamo mettere a osto altrimenti Fury potrebbe capire qualcosa.»

«Cosa credi che potrebbe capire?»

«Beh, non lo so, ma di sicuro qualcosa che non gli piacerà e…» una sensazione dal gusto amaro inizia a farsi strada dentro di lui.

«E?»

«Niente, se proprio devi cambiarti vai a farlo, non puoi lasciarlo nell’ascensore a lungo.»

«Sì, signore.» scatta in un saluto militare che gli costa un’occhiataccia «Negli anni ’40 in Germania ti avrebbero apprezzato.» si dirige velocemente verso la propria camera.

«Scusa?»

«Nulla.» urla ridendo da dietro la porta.

«Stark!» la voce che proviene dagli altoparlanti li fa sussultare «Sono chiuso nel tuo ascensore!»

«Che lieta nuova averla qui, Direttore.» lo sfotte infilando velocemente una tuta e tornando di là, solo per venire travolto da Ferro-Vecchio che, tirata fuori quella che sembra la pala di uno spazzaneve , sta spingendo parte della valanga di libri nella sua stanza. Si limita a un’occhiataccia incazzata verso il robottino traditore e a cercare Loki con lo sguardo, trattenendo  le varie bestemmie che gli vengono in mente «C’è stato un guasto, Direttore la libero subito.» chiude la comunicazione e trova Loki intento a costruire una pila ordinata di libri in un angolo.

«Tu!» ringhia «Razza  di dio infido e…» non riesce a terminare, bloccato da un paio di grandi occhi verdi che lo fissano incuriositi.

«Che ho fatto?»

«I libri. Avevo detto ovunque ma non nella mia stanza.»

«Ops.» mima con le labbra, per poi andarsi a sedere su quello che è diventato il suo sgabello.

Alza gli occhi al cielo, conscio di aver perso, e quando si volta dopo aver premuto il pulsante di risalita lenta nota nella sua espressione qualcosa di strano.

«Che c’è?»

«Niente…» mormora guardando verso il basso, le spalle incurvate.

«Parlami.»

«No…»

«Allora fa’ un po’ quello che ti pare.» sbotta facendo per andarsene.

«Tony?» lo richiama precipitosamente «Non voglio che mi portino via… Perché potrebbero farlo, vero? Fury è qui per questo?» il tono è sempre più concitato «Insomma, non sto male qui, e dopo tutto ciò che è successo… Non voglio che mi chiudano in una cella…»

Stark si avvicina a grandi passi.

«Voglio restare qui e…»

Gli infila una mano tra i capelli, facendogli inclinare la testa verso l’alto, e lo bacia con forza, zittendolo.

Indugia per un attimo in quel contatto a cui l’altro risponde subito, aggrappandosi a lui come se stesse precipitando.

«Andrà tutto bene.» mormora contro le sue labbra prima di staccarsi da lui e di avvicinarsi alle porte che si aprono un attimo dopo.

«Direttore, ho risolto.» si morde il labbro inferiore, ancora incredulo del proprio gesto che prò gli è sembrato del tutto naturale.

«Vedo.» replica gelido facendosi strada nell’attico.

«Che cosa ci fa qui nella mia umile dimora?»

«Vengo come al solito a piantarti il culo perché come al solito non ti si può affidare un compito senza che tu, come al solito, rischi di mandare tutto a puttane.» indica con una mano Loki che intanto ha rindossato la sua maschera di patinata indifferenza e scherno.

«Cosa?»

«il dispositivo è scattato e tu non hai nemmeno fatto rapporto.» esclama esasperato.

«Oh, già, quello.»

«Eh sì, quello.»

«Beh, ero un po’ occupato a vedere che sopravvivesse, chiedo scusa se non mi sono messo a scrivere un rapporto mentre mi si contorceva sul tappeto.»

«Piantala con le battute, Stark. Mi sono stufato di questi giochetti e lo ammetto, ho sbagliato. Non avrei mai dovuto affidarti un compito di tale importanza anche se così speravo di renderti una persona più affidabile e matura, ma a quanto pare ti ho sopravvalutato, sei e rimarrai sempre un ragazzino egoista troppo cresciuto che continua a considerarsi il centro dell’universo solo perché è riuscito a costruirsi un’armatura pacchiana.»

«Hai finito di insultarmi?» abbandona definitivamente la forma di cortesia a cui aveva deciso di ricorrere.

«Sì.»

«Bene, cosa intendi fare?» domanda fingendosi interessato.

«Sollevarti dall’incarico. Da adesso non dovrai più preoccuparti di badare al prigioniero, gli troveremo un’altra sistemazione.»

Un lampo del terrore di prima incrina la maschera di Loki.

«Dove intendi mandarlo?» non si scompone nemmeno «Se lo consegnassi a Rogers lo ammazzerebbe a suon di botte dopo cinque minuti, Banner anche facendo tecniche a tutte le tecniche zen o yoga o quel che diavolo è perderebbe il controllo e ci troveremmo di nuovo mezza New York distrutta, Barton e la Romanoff sono sempre in giro per il mondo a ficcare il naso in qualche traffico d’armi o di droga e non hanno tempo per badare a un pazzo psicolabile, mentre consegnarlo a Thor non mi sembra proprio una grande idea, visto che lo porterebbe su Asgard e potremmo anche dire addio al fatto di avere un prigioniero perché lo metterebbero fuori in un niente.» conclude come se avesse appena spiegato le addizioni a un bambino.

A un bambino molto grosso, incazzato e privo di un occhio, quindi a dir poco inquietante.

«Non mi serve che uno di voi gli faccia da babysitter, ho a disposizione agenti veri che possono svolgere questo compito al meglio.»

Resta in silenzio, cercando una via di fuga a quel piano senza che il guercio si insospettisca.

«Da oggi resterà chiuso in una vera cella, il fatto che il dispositivo sia scattato dimostra che non merita la pietà che gli stiamo concedendo.»

«Non ha fatto niente per farlo scattare, è stato un incidente. L’ho provocato e mi sono beccato un calcio, nessuno pensava che bastasse questo per azionarlo.»

«Ma guarda, Tony Stark che difende qualcuno che non è lui stesso.»

«Non lo sto difendendo, ti sto solo spiegando cosa è successo.»

«Anche se i fatti stessero così, probabile visto quanto sei irritante, il dispositivo è stato calibrato apposta così, quindi non ho intenzione di cambiare la mia decisione. Agenti.»

Due energumeni in giacca e cravatta sbucano dall’ascensore e sorpassano i due uomini, per poi afferrare Loki per le braccia e costringerlo ad alzarsi.

Tony porta lo sguardo su di lui, e i suoi occhi incrociano quelli dell’altro, spaventati, simili a due boschi durante una tempesta estiva.

«Ascolta un po’, guercio, tu non vieni in casa mia a insultarmi e a portarne via gli occupanti, quindi voi due fuori.» indica i due giganti in completo scuro.

«Tranquillo, ce ne stiamo andando.» risponde il Direttore scortando i due e Loki verso l’ascensore.

«Scordatelo.» Stark lo insegue e lo afferra per un braccio, ma tutto ciò che ottiene è un colpo sparato dal teaser nella mano di Fury.

Barcolla all’indietro, e le ultimi immagini che riesce a vedere sono l’espressione indignata sul volto di Loki, che per stizza – o forse per scappare, fa fatica ad ammettere che il suo gesto sia provocato dal colpo che ha ricevuto – fa cadere la catasta di libri precedentemente impilata addosso a Fury, per poi ricevere da quest’ultimo un violento pugno sul naso che produce uno schiocco inquietante.

Dopo, buio.

 

 

 

Note della Vecchia Volpe

*parla da dietro un vetro antiproiettile verde*

Ecco, come dire, non uccidetemi. Questo è un punto importante della storia che segnerà molti avvenimenti, perciò deve essere proprio così come è venuta. So che in alcune parti avrei potuto migliorare la descrizione dei loro pensieri, ma ho preferito lasciarla così perché i loro pensieri sono confusi, non sanno cosa sta succedendo, e così ognuno di vuoi può immaginarseli come più preferisce finché non leggerà il seguito con le dovute spiegazioni.

Grazie mille a quelle dolcissime persone che recensiscono nonostante gli ultimi sforzi della scuola, spero che adesso avrete tutti più tempo proprio come me <3

Grazie ancora alle mie editors, a ci preferisce, ricorda e segue <3

Baci e a presto (se non mi uccidete prima)

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Capitolo 14
*** Dove sei? ***


Si risveglia lentamente, domandandosi cosa stia succedendo.

Non ricorda di essersi ubriacato e… Loki!

Scatta a sedere, la stanza che ruota intorno a lui, e si rende conto di essere per terra; Fury, quel bastardo, gli ha portato via Loki subito dopo che gli aveva promesso che sarebbe andato tutto bene, che nulla di ciò che in quel momento lo spaventava sarebbe accaduto, mentre è proprio ciò che è successo.

Cerca di tirarsi in piedi, ma barcolla ed è costretto a gattonare fino al bancone della cucina, dove riesce faticosamente a tirarsi su uno sgabello. Si guarda intorno prendendosi la testa tra le mani.

Quel bastardo lo ha colpito con il teaser e quando Loki ha reagito per questo – sì, lo ammette a se stesso, lo ha fatto per quello – gli ha rotto il naso con un pugno.

«Jarvis, la Mark VII, subito.»

Silenzio.

«Jarvis?»

Nulla.

«Jarvis, cazzo!» esclama dando un pugno al ripiano.

«Signore?»

«Alla buon’ora, razza di rottame! Dammi la Mark VII, subito.»

«Non posso, signore.»

«Cosa?!»

«Il Direttore Fury mi ha impostato in modo da non consentirle l’accesso a nessuna delle sue armature.»

«Io lo ammazzo quel bastardo.»

«La vedo difficile senza la sua armatura, signore.»

«Smettila di prendermi per il culo e trova un modo per aggirare i suoi ordini.» inizia ad armeggiare con il palmare scorrendo ogni alternativa possibile.

«Mi spiace, signore, ma non trovo alternative.»

«Bene.» ringhia «Nulla mi impedisce di costruirne un’altra.»

«Non posso nemmeno farla accedere al laboratorio, signore.»

Ringhia qualcosa di inarticolato e si alza barcollando, iniziando a percorrere la stanza a grandi passi. Deve ritrovarlo, non può lasciarlo andare così, non dopo avergli promesso che non lo avrebbero portato via. E deve ammetterlo: si è affezionato a Loki nonostante o forse anche per i suoi modi così freddi che poi si sono sciolti fino a mostrargli un lato ferito e bisognoso di affetto che non aveva mai immaginato potesse esistere.

«Jarvis, cerca tutti i possedimenti, anche solo presunti, dello SHIELD, e individua quelli che potrebbero nascondere delle celle o qualcosa di simile, poi prova a infiltrarti nel database centrale e dammi accesso a tutti i file. Io intanto mi faccio un caffè e tento di non impazzire.»

«Temo che sia troppo tardi, signore.»

«Molto divertente. Mettiti al lavoro prima che ti smonti.»

«Subito, signore.»

Si avvicina alla macchinetta del caffè con ancora qualche goccia di quello preparato prima da Loki; anche se ha voluto fargli credere che il fatto di avergliene lasciato  un po’in caldo fosse puramente casuale Tony sa che non si tratta di questo ma di un moto di gentilezza, anche se inconscio.

Trangugia la prima di quelle che saranno molte tazze e si mette al lavoro anche lui, attivando le telecamere che ha installato di nascosto nelle case dei compagni, ma tutte si dimostrano essere vuote e prive di ogni traccia di un dio spaventato.

«Jarvis, risultati?» domanda dopo qualche ora e qualche litro di caffè.

«Ho la lista dei possedimenti dello SHIELD, signore, per quanto riguarda il database non sono ancora riuscito ad accedervi.»

«Dammi una schermata con i luoghi, a quello ci penso io, tu vedi di riuscire a oltrepassare i sistemi di sicurezza di quei bastardi.»

 

«Sì, signore, ma le consiglierei di ordinare la cena, sono le ventitré passate.»

Guarda fuori dalla vetrata rendendosi conto che il sole su Manhattan deve essere calato da parecchio, e che lui non ha ancora concluso niente «Non ho fame e devo continuare qui, non ho tempo per mangiare.»

«Ne deduco che nemmeno stanotte andrà a dormire.»

«Bravo Holmes, ottima deduzione. Torna a lavorare.»

Proseguono fino a che i primi raggi dell’alba non illuminano l’attico, e allora Tony si concede esattamente cinque minuti per una doccia veloce che lo tenga sveglio.

«Jarvis, novità?»

«No signore, come continuo a ripeterle ogni cinque o sei minuti da ormai tre ore.» sembra esserci un’impossibile note di stanchezza in quella voce elettronica.

È vero, sta andando in paranoia, il non riuscire a controllare ciò che lo circonda lo fa impazzire, e non vuole nemmeno immaginare cosa possano aver fatto a Loki, che anche se proverà a non dimostrarlo sarà spaventato. Deglutisce a vuoto e torna a esaminare la varie località trovate da Jarvis, senza trovare nulla di soddisfacente proprio come il giorno prima; sono tutti edifici e tropo piccoli o troppo poco difesi, e da quanto ha potuto vedere tramite delle ricerche incrociate non ci sono stati spostamenti significativi di uomini che possano indicare la presenza di un prigioniero pericoloso.

«Jarvis?»

«No, nessuna novità proprio come tre minuti fa, ma la signorina Potts è in linea.»

No, anche Pepper no.

«Dille che sono morto.»

«Come morto sei piuttosto loquace.»

«Ciao Pepper.» ringhia maledicendo mentalmente Jarvis.

«Sei in ritardo per la riunione con gli azionisti europei.»

«Non sono in ritardo, quella riunione è stata cancellata.» seleziona un’altra località che sembra promettente.

«Perché non ne sapevo niente?»

«Perché l’ho deciso ora. A proposito, i miei appuntamenti sono cancellati fino a data da destinarsi.»

«Scusa?» urla dagli altoparlanti.

«Hai capito, Pepper, ora lasciami lavorare.»

«Il tuo lavoro è qui, non posso fare tutto io!»

«Ne sei più che in grado, e ora ho da fare.»

«Posso sapere cosa c’è di tanto importante da far saltare questi incontri?»

«Una questione di principio. Ciao Pepper.» chiude la conversazione «Non passarmi nessuno, nemmeno il presidente nel caso chiamasse.»

«Certo, signore.»

Lavorano per tutta la notte e il giorno successivi, con il solo risultato che Tony pensa che gli salteranno le coronarie da un minuto all’altro. Non hanno trovato nulla, gli edifici si rivelano tutti piste cieche, i database dello SHIELD sono sempre più inaccessibili di ora in ora, ogni tentativo di aggirare gli ordini di Fury fallisce, e ormai il livello di caffeina nelle sue vene sembra aver superato quello dei globuli rossi.

All’alba dopo la terza notte insonne inizia a credere che ormai non lo troverà più e potrà solo più sentirsi in colpa perché, nonostante abbia studiato e rivoltato informaticamente ogni edificio dello SHIELD, non è riuscito a rintracciarlo e lo ha abbandonato a essere rinchiuso da qualche parte.

Improvvisamente lo coglie un’illuminazione.

Un posto in cui non ha guardato c’è, ma gli era sembrato talmente stupido da non prenderlo nemmeno in considerazione.

Si precipita verso l’ascensore travolgendo vari ologrammi e preme il tasto per il piano più basso, sotto i garage e il seminterrato, un piano costruito di recente, meno di due mesi prima.

Cammina nervosamente per tutta la durata della discesa e quando le porte si aprono corre fuori lungo un corridoio fino all’estremità di questo, dove si trova una piccola cella buia; si avvicina alla porta in cui è incassata una minuscola finestrella in cui guarda attentamente, cercando di distinguere qualcosa nel buio.

Subito gli sembra vuota, ma dopo poco i suoi occhi si abituano all’oscurità e una figura emerge da nero fitto che la circonda.

 

 

 

 

 

Note della Vecchia Volpe

È uno sputo di lettere, lo so, ma non potevo allungarlo altrimenti sarebbe venuto più noioso di così e avrei rovinato maggiormente l’atmosfera.

Cosa dire… Ditemelo voi, io ho già scritto per oggi, ora tocca a voi.

Grazie a tutte come al solito, vi adoro <3

Baci e a davvero presto per farmi perdonare

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Capitolo 15
*** Fuori ***


«Loki?»

Un mugolio in risposta.

Cerca freneticamente una maniglia, senza trovarla «Jarvis, la porta, aprila.»

«Non posso, signore.»

«Apri subito questa fottutissima porta!»

«Va contro le mie impostazioni, signore, se prova a forzarla dovrò dare la scossa a chi si trova all’interno.»

«Jarvis, spegniti.» ordina con tono freddo.

«Ma signore…»

«Spegniti, ti riaccenderò al momento più opportuno.»

«Signore…»

Afferra con rabbia il palmare e lo disattiva.

Il campo magnetico attorno alla porta scompare e Tony è libero di spalancarla con un calcio. Arrivato all’interno un brivido di freddo lo scuote a causa della temperatura polare della cella, poi prova a farsi luce con il palmare, e ciò che vede lo fa bloccare di colpo: non si sono limitati a chiudere Loki lì dentro, ma gli hanno anche legato le mani con delle manette che pendono dal soffitto consentendogli di sfiorare il pavimento solo con le punte dei piedi e gli hanno tappato la bocca con una specie di maschera.

«Adesso ti tiro giù.» mormora scioccato. Gli cinge la vita con un braccio sostenendolo e concedendogli un po’ di riposo, ma quando prova a strappare via la maschera che gli fa da bavaglio viene fermato da un altro mugolio che gli suggerisce di fare piano. Percorre con la mano il contorno della maschera fino a trovare il gancio che la chiude; facendo attenzione a non tirargli i capelli la apre e accompagna il movimento di questa con la mano, fino ad arrivare alle labbra dell’altro e a sfilarla cautamente.

Loki prende una gran boccata d’aria e all’improvviso Tony si ricorda del naso rotto e della conseguente difficoltà a respirare.

«Quei bastardi.» ringhia aumentando la presa.

Dopo aver ripreso almeno un barlume di salma si mette a studiare l’attacco delle manette, e una volta trovato il loro punto debole, con la prima botta di fortuna da parecchi giorni si ritrova un cacciavite in tasca, con cui riesca a far leva e a farle saltare.

Loki gli di accascia addosso, stremato, e Tony non può fare a meno di stringerlo forte a sé, sentendo quella sensazione di vuoto sparire.

«Andiamo via.» gli prende un braccio e se lo fa passare sulle spalle, poi quasi trascinandolo lo fa sedere nell’ascensore privo di luce.

«Ci vuole un attimo prima di poter salire, devo riaccendere Jarvis.» gli si siede accanto per poi cercare il palmare e riattivare la fedele intelligenza elettronica «Mi spiace, Jar, ma era necessario.»

«Capisco, signore. Ci tengo ad informarla che le impostazioni impartite dal Direttore Fury sono saltate.»

«Bene. Ora puoi accendere le luci e portarci su?» domanda con più gentilezza del solito.

Le porte si chiudono e la luce invade la cabina, facendo gemere Loki che serra gli occhi e se li copre con una mano.

«Oh, scusa, non ci ho pensato.» gli passa un braccio attorno alle spalle e gli fa nascondere il viso contro di sé, in modo che i suoi occhi non vengano feriti dalla luce dopo tre giorni di buio.

«Hai freddo, vero?» chiede ripensando al  gelo di quella cella quando lo sente tremare.

Annuisce.

«Siamo arrivato, ora ti porto al caldo. Tieni gli occhi chiusi.» lo aiuta a rialzarsi e sempre sostenendolo lo conduce vero la propria camera ancora invasa dai libri, dove lo fa sdraiare sul letto «Puoi aprire gli occhi , è l’alba e qui non arriva la luce.» lo aiuta a infilarsi sotto le lenzuola per poi cercare il piumino nell’armadio e stenderglielo addosso. Gli sistema un paio di cuscini in modo che possa stare seduto e per la prima volta nota i tagli ancora rossi attorno alla sua bocca.

«Quella…cosa aveva delle punte, vero?»

Annuisce cercando di riattivare la circolazione delle braccia.

Un lampo di rabbia attraversa le iridi scure.

Trattiene l’imprecazione che gli affiora alle labbra e si limita a fissare il suo sguardo ancora terrorizzato che cerca di adattarsi alla luce.

«Va tutto bene, non ti porteranno più là dentro, resterai qui.» gli si siede accanto e gli avvolge nuovamente le spalle con un braccio, per poi farlo appoggiare al proprio petto, ma nonostante questo il tremore che lo scuote non accenna a quietarsi.

Tony decide che parlare è meglio, forse così riuscirà a distrarlo e a portarlo del tutto fuori da quella cella «Grazie per quello che hai fatto, tirare i libri addosso a Fury, ma è stata una mossa azzardata,anche io al posto suo ti avrei tirato un pugno, anche se non avrei rovinato questo bel naso.» gli bacia una tempia sorprendendo entrambi, ma il comportamento di Loki non cambia e questo continua a tenere le spalle rigide in un atteggiamento freddo e lontano.

«Potremmo metterci un cerotto, ho qualcosa che potrebbe fare al caso tuo.» si alza decidendo di ignorare questo comportamento e torna dopo aver prelevato dall’armadietto del pronto-soccorso una scatola di cerotti «Guarda: ci sono disegnati cavalli e mucche.»

Riesce a suscitare uno sguardo di rimprovero ma niente di più.

«Un giorno mi spiegherai la faccenda del cavallo.» gli si siede accanto e applica cautamente il cerotto sulla ferita ancora aperta sul naso «Ecco fatto. Non hai potuto dormire immagino.»

Non riceve risposta.

«Ti hanno portato da mangiare?»

Nulla.

«Sì?»

Silenzio.

«No?»

Niente.

«Vuoi rispondermi?»

Resta in silenzio, lo sguardo fisso davanti a sé.

«Jarvis, è passato qualcuno a portargli da mangiare?»

«No, signore. Dopo che lo hanno portato nella cella non ci sono più stati accessi a quel piano.»

«Loki, hai fame?»

Non risponde.

«Non vuoi parlarmi?»

L’ennesimo silenzio.

«Va bene, non parlarmi, ma fammi capire se hai fame.»

Guarda dall’altra parte della stanza.

Sbuffa «Non fare il bambino e parlami.»

Gira la testa dall’altra parte.

«Okay, ma lo hai voluto tu.» sale completamente sul letto e gli si posiziona davanti «Capisco che tu sia scosso, lo sarebbe chiunque,» addolcisce la voce «ma sto cercando di capire come stai, non ti sto chiedendo che tempo fa fuori, rispondermi è nel tuo interesse.»

Alza lo sguardo su di lui.

«Allora, hai fame?»

Un brontolio dello stomaco risponde al posto suo.

«Ecco qualcuno collaborativo, cosa vuoi mangiare?»

Resta di nuovo in silenzio ma quando Tony sta per ringhiargli contro per l’esasperazione mima la parola “sushi” con le labbra.

«Sushi? Parvi, ordinalo e fallo arrivare in fretta.»

«Subito, signore.»

«Bene, tra poco avrai da mangiare. Posso sapere perché non vuoi parlarmi?»

Distoglie di nuovo lo sguardo.

«Va bene, non importa, me lo dirai poi.» gli torna accanto riprendendo ad abbracciarlo e a farlo appoggiare a sé, e a questo Loki non si oppone.

Restano un po’ in silenzio, mentre Tony gli fa passare una mano sui capelli e lui si avvolge nel piumino.

«Signore, il sushi è qui. Il fattorino si chiedeva chi potesse volerne a quest’ora, ma quando ha letto il suo nome ha smesso di farsi domande.»

«Simpatico. Fallo portare qui da Ferro-Vecchio.»

«Sicuro, signore?»

«Solo io posso criticarlo, Jarvis, ricordatelo.»

«Chiedo scusa.»

Dopo qualche momento e qualche rumore di oggetti infranti il robottino si affaccia nella stanza con una busta tra le pinze.

«Vieni qua senza distruggere niente, da bravo.»

Cigolando si avvicina e lascia cadere la busta nel vuoto, ma Tony la recupera al volo.

«Ora vai e sistema ciò che hai rotto senza distruggere altro.»

Si avvia e il suono dei suoi cigolii sembra quasi un cigolio irritato.

«Devo ricalibrarlo…» tira fuori una vaschetta dalla busta e la apre «Non ti dico nemmeno di prendere le bacchette; da come le usavi l’altra sera ora rischieresti di cavarti un occhio» quando nota che il suo tentativo di sdrammatizzare non viene apprezzato gli passa di nuovo una mano sui capelli «Non volevo offenderti, ma è vero che non riusciresti a tenerle in mano. Ecco perché sono qui.» prende una porzioncina tra le dita e gliela avvicina alla bocca «Mangia.»

Non se lo fa ripetere due volte e ben presto la vaschetta è vuota.

«Ne vuoi ancora?»

Scuote la testa e si appoggia meglio contro di lui.

«Sicuro? Ti farebbe bene.»

«Perché?» sussurra all’improvviso, la voce roca per il silenzio e la tristezza.

«Cosa?»

«Perché mi hai lasciato là dentro?»

«Cosa? No! No, non ti ho lasciato lì, non volevo lasciarti lì, ma non riuscivo a trovarti! Ho cercato dove potessero averti portato ma non avevo risultati, Jarvis è stato hackerato dal guercio e io sono stato uno stupido a non pensare alla cella qui sotto.» lo fa voltare in modo da poterlo guardare negli occhi e nota che il dolore sta venendo sfumato dalla sorpresa «Non appena ho realizzato che potevi essere là sotto sono venuto a cercarti.»

«D-davvero?» mormora a fatica.

«Certo. Perché avrei dovuto lasciarti chiuso in una cella?»

Distoglie ancora una volta lo sguardo «Avevi detto che sarebbe andato tutto bene…» biascica a causa dei tagli alla bocca.

«Lo so, mi dispiace, davvero. Avrei dovuto chiamare l’armatura e sbatterli fuori, ma non credevo che ti avrebbero portato via, insomma, non ce n’era motivo, e quando ho realizzato che non si trattava solo di una minaccia era tardi. Eri convinto che ti avessi lasciato lì di proposito?»

Annuisce, sempre semi-sdraiato sul suo petto e sempre con lo sguardo rivolto altrove.

«Era per questo che non volevi parlarmi?»

Altro cenno di assenso con il capo.

«Ora capisco. Hai male a parlare, vero?»

Ennesimo movimento della testa.

«Se non fosse per quello ora mi parleresti?»

Si stringe nelle spalle e poi soffoca uno sbadiglio che gli provoca un’espressione di dolore.

Sorride «Va bene, principino, dormi.»

Questa volta fa cenno di no.

«Senti, non hai dormito per tre giorni perché quei bastardi non si sono accontentati di chiuderti in un buco ma hanno anche avuto la bella idea di appenderti al soffitto, non hai mangiato e sei più debole del solito – non guardarmi così, dio gracile – quindi hai bisogno di riposo, e se sarò costretto a farlo ti darò dei sonniferi, che tu voglia prenderli o no.»

Sbuffa e rotea gli occhi, ma le palpebre stanno iniziando a farsi pesanti.

«Dormi, se arriverà qualcuno gli manderò contro Ferro-Vecchio ad accoglierli.» gli passa le dita tra i capelli in una morbida carezza.

Nonostante non voglia accontentarlo i suoi occhi sono di un parere differente e ben presto si chiudono, concedendogli il primo momento di pace dopo tre giorni.

Tony resta a guardarlo per qualche attimo, ma poi il bisogno di alcol si fa sempre più impellente e allora si costringe ad alzarsi con cautela per non svegliare Loki e a partire alla ricerca di una bottiglia.

Una volta arrivato nella sala la visione del piano bar alias spappola fegato gli fa lo stesso effetto che un’oasi con palme e ruscelli farebbe a un beduino sporco e accaldato dopo settimane senz’acqua; si versa freneticamente un bicchiere e lo butta giù in un solo sorso. È andato avanti a caffè senza una sola goccia d’alcol per tre giorni, ritenendo lo scopo della sua ricerca più importante delle sue ambrate compagne di vita; porta una di queste bottiglie con sé sul divano senza badare tanto a cosa contenga e lascia perdere il bicchiere, ben sapendo che tanto non lo userà.

Si sente finalmente sollevato, lì sul suo divano con una bottiglia in mano e con la certezza che Loki sta dormendo tranquillo nel suo letto; riesce finalmente ad ammettere a se stesso quanto il non sapere dove fosse  lo abbia preoccupato e spaventato al pensiero di non vederlo più.

Non pensava che lo avrebbe mai detti ma si è affezionato a lui, a quel modo di fare così austero che però nasconde solo il bisogno di affetto e di considerazione; riesce a capire cosa possa aver significato per lui venire rinchiuso in quel modo dopo aver ricevuto la rassicurazione che nulla sarebbe andato storto, che nessuno lo avrebbe portato via all’unica persona che gli si era dimostrata amica, o forse persino qualcosa di più.

A questo pensiero lo assale un forte mal di testa e decide che ora che tutto è sotto controllo può concedersi un attimo di riposo.

«Jarvis, blocca l’ascensore e oscura le vetrate con le saracinesche in modo che nessuno possa entrare. Se dovessero provarci lo stesso sparagli contro. Sono stato chiaro?»

«Sì, signore.»

«Ottimo.» chiude le palpebre e si abbandona al sonno.

 

 

 

 

Note della Vecchia Volpe

Rieccomi qui da voi con questo capitolo che spero vi abbia fatto tirare un sospiro di sollievo.

Vi annuncio che per le prossime due settimane la pubblicazione potrebbe essere sospesa se non contiamo un capitolino piccolo piccolo che ho intenzione di postare, mi scuso con tutte voi ma così hanno deciso e allora andrò al mare.

Un grazie speciale a tutti come sempre <3

Baci e a presto, spero senza questa carnagione bianco-cadavere

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Capitolo 16
*** Paure dal passato ***


Il naso pulsa, i polsi bruciano per il continuo sfregamento delle manette di metallo sulla pelle già irritata, le punte della maschera continuano a tagliargli le labbra e la bocca ogni volta che prova a deglutire o a dire una parola, ma non è questo a fare più male.

Lo ha lasciato lì.

Ha ormai perso il conto del tempo passato lì sotto al buio, ma sa che è tanto. Ha freddo, ha fame, teme che lo lascino lì e la parte più irrazionale di lui ha paura che si ripeta ciò che è successo nelle segrete di Asgard quando era poco più che un bambino.

Nessuno lo aveva riconosciuto, nessuno aveva capito che era il presunto figlio di Odino, nessuno avrebbe mai fatto ciò che era stato fatto se lo avesse saputo, ma nessuno lo sapeva ed era successo ciò che era successo; si era imbattuto in delle guardie annoiate durante uno dei suoi solitari giri di perlustrazione mentre Thor giocava alla guerra con i suoi amici, e per quanto le urla potessero essere alte e disperate dalle mura dei sotterranei non era uscito un solo suono. Lo avevano poi chiuso in una cella fredda e buia come quella in cui è ora, tormentandolo ancora, fino a che non era riuscito a fuggire.

Non ne aveva fatto parola con nessuno, troppo imbarazzato e terrorizzato da cosa avrebbero potuto fargli ancora, ma non appena aveva imparato a sfruttare al meglio la sua magia quelle guardie erano morte tra le più atroci sofferenze.

La paura per i luoghi angusti e bui però non gli è mai passata, e se a questo si aggiunge che lo hanno chiuso lì con la forza, legandolo e impedendogli anche solo di parlare, si può davvero dire che è terrorizzato e si sente tradito.

Tradito, sì.

Tony gli aveva detto che sarebbe andato tutto bene e che non lo avrebbero rinchiuso, e da come aveva chiuso la frase aveva davvero voluto credergli, ma gli ha mentito, non è nemmeno venuto a cercarlo, forse era d’accordo con Fury e lui non si è accorto della menzogna – lui, il dio dell’Inganno – accecato dalla speranza di poter aver trovato qualcuno che lo apprezzasse davvero.

Si è sbagliato.

Per la prima volta ha voluto concedere fiducia e esserne degno, ma tutto ciò che ha ottenuto è stato il concretizzarsi delle due più profonde paure.

Trema, facendo tintinnare le catene ai suoi polsi, un po’ per il freddo e per la febbre che sa di e un po’ per la paura del buio così fitto che ha fin da piccolo, fin da quel giorno.

Sa di essere sul punto di crollare quando sente una voce dall’altra parte del corridoio.

«Loki?»

Tony.

Prova a rispondere, anche se lo ha tradito è lì, ma ciò che gli esce dalla bocca è un gemito di dolore.

La porta non si apre.

È davvero venuto fin lì per fargli provare quell’effimera speranza e illuderlo?

«Jarvis, la porta, aprila.»

Allora vuole davvero portarlo via!

«Non posso, signore.» la voce del barattolo gli trapassa i timpani sensibili, abituati al silenzio, proprio come la voce di Stark subito dopo.

«Apri subito questa fottutissima porta!»

Sembra davvero infuriato e scosso, ma potrebbe star solo mentendo come ha fatto per tutto il tempo.

L’intelligenza artificiale risponde qualcosa che non riesce a capire, ma le parole di Tony gli giungono perfettamente alle orecchie.

«Jarvis, spegniti.»

Cosa? Vuole davvero rinunciare al suo fedele servitore?

Dopo un ultimo scambio di battute la porta si apre con un calcio e viene accecato dalla luce del palmare in mano a Tony, che vede in che condizioni è ridotto e sgrana gli occhi, scioccato.

«Adesso ti tiro giù.» lo stringe con un braccio e Loki non può far a meno di andare incontro a quel contatto.

 

 

Tepore.

Morbido.

Soffice.

Si sente la testa pesante e non sa dove si trova, ma sa di non essere più in quella cella e questo gli basta.

Apre cautamente gli occhi ricordando cosa è successo prima e non riesce a trattenere un’espressione sollevata: Tony non lo ha tradito, era preoccupato per lui e a vedere dalle sue occhiaie non deve aver dormito molto negli ultimi giorni.

Lo cerca accanto a sé ma il letto è vuoto. Alza la testa dal cuscino e prova a districarsi dalle lenzuola di seta grigia, con il solo risultato di finire sul pavimento aggrovigliato nel piumino; si tira in piedi sulle gambe malferme per il poco uso e per la debolezza e puntellandosi contro i mobili riesce a raggiungere la porta. Fortunatamente la stanza è vicina al salone e non deve faticare molto per trascinare se stesso e il piumino fin lì; lo sforzo viene ripagato dal trovare il motivo della sua ricerca. Stark sta dormendo sul divano, la testa abbandonata contro lo schienale e le gambe scomposte allungate fin quasi a toccare i piedi del tavolino.

Compie quella che gli sembra la tredicesima fatica di Ercole – anche se a ben pensarci un piumino è un po’ diverso da un mantello ricavato dalla pelliccia di un leone strangolato con le tue mani – e si lascia cedere sul divano accanto a lui. Gli sfila la bottiglia dalle dita e la appoggia sul pavimento, per poi tirargli le gambe sul divano e rannicchiarsi tra lui e lo schienale, coprendo entrambi con il piumino.

Non sa quale sia il motivo del proprio gesto, ma riconosce che non aveva alcuna voglia di stare di nuovo da solo, soprattutto non in quel momento.

Si accomoda meglio contro il fianco di Tony e si riaddormenta.

 

 

 

 

Note della Vecchia Volpe

Ecco il capitolo cortissimo che avevo detto che avrei postato.

So che è corto e mi vergogno come una ladra sia per la trama che per la brevità, ma spero che vogliate scusarmi.

La prossima settimana non so cosa riuscirò a pubblicare, ma è possibile che arrivi una shot come la Stony di qualche giorno fa, quindi non sarò del tutto inattiva; dovrei tornare il prossimo fine settimana e cercherò di pubblicare due capitoli quella settimana, visto che le due dopo sarò in Grecia senza nessuna possibilità di pubblicare.

Grazie come sempre a tutte <3

Baci e a presto

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Capitolo 17
*** Di ospiti sul divano e difficili colazioni ***


Qualcosa di caldo è rannicchiato contro il suo fianco.

Si sveglia in fretta, cercando di capire chi sia questo intruso e un modo per scacciarlo, ma poi riconosce che la figura accanto a sé è Loki avvolto in un piumino.

Che ci fa lì? Lo aveva lasciato nel suo letto perché potesse stare più comodo, perché adesso è sul divano?

Lo osserva dormire: con quel cerotto sul naso e quell’espressione bisognosa di protezione non sembra proprio la persona che ha provato a conquistare il mondo due mesi prima. Gli sposta una ciocca di capelli corvini dietro l’orecchio, rivelando i tagli che ha sulla bocca; sono profondi, rossi, la pelle è lacerata, e non riesce a fare a meno di avvicinarsi a quella bocca martoriata con l’intento di accarezzarla con la propria, ma in quel momento Loki apre gli occhi e lo fissa terrorizzato, alzandosi di scatto e balzando all’indietro fino a scontrarsi con il bracciolo.

«Ehi, calma, va tutto bene.» si tira a sedere anche lui, allungando una mano nella sua direzione, ma Loki gli tira la coperta contro.

«Calmati, non voglio farti niente.» capisce che l’altro mentalmente non è lì ma perso in qualche ricordo lontano; lo vede dai suoi occhi, lontani, le pupille dilatate all’inverosimile che non lo mettono a fuoco.

«Loki, sono io, calmati.» allarga le braccia e improvvisamente l’altro lo riconosce e si accascia contro il bracciolo.

«Che succede?» Tony si avvicina cautamente nel tentativo di non spaventarlo.

Scuote il capo, prendendosi la testa tra le mani.

«Non so a cosa stessi pensando, ma ora va tutto bene, qualunque cosa fosse è passata e non è qui.» non si vede bene nel ruolo di consolatore, ma in quel momento le parole sgorgano da sole e gli viene istintivo abbracciarlo, lasciando che si nasconda contro di lui.

Sta tremando, scosso da violenti brividi, e Tony lo avvolge nel piumino oltre che tra le proprie braccia.

«Va tutto bene.»

Annuisce e pian piano si rilassa, cedendo all’abbraccio.

«Vuoi parlarne?»

Si tocca le labbra con uno sguardo di rammarico.

«Oh, già, scusa. Vuoi scrivermelo?»

Alza una mano tremante, il polso solcato da altri segni rossi.

«Okay, lasciamo perdere.» inghiotte la voglia di indossare l’armatura per andare a fare una visitina a Fury e lo fa di nuovo sdraiare.

«Ho un’idea: io provo a indovinare e tu mi dici sì o no.» propone con un’espressione giocosa.

Sospira esasperato come se avesse a che fare con un bambino ma alla fine acconsente.

«Era un ricordo?»

Annuisce.

«Di cosa è successo prima?»

Scuote la testa.

«Di tanto tempo fa?»

Annuisce di nuovo.

«Di quando eri ragazzo?»

Nega.

«Di quando eri un bambino?»

Fa cenno di sì.

«Posso andare avanti a chiederti cosa è successo?»

«No.» sussurra.

«Come vuoi. Che ne dici di fare colazione?» cambia stranamente argomento, soffocando la propria curiosità e non dimostrandosi per nulla offeso per la chiusura dell’altro.

Lo fissa interrogativo.

«Sono quasi le dieci di mattina e abbiamo entrambi fame. Jarvis, ordina la colazione.»

«Che cosa, signore?»

«Fai tu. Sorprendimi.» torna a dedicare la propria attenzione a Loki che sta fissando stranito le saracinesche abbassate.

«Sono un sistema di sicurezza, non possono entrare in nessun modo senza che gli vanga sparato contro e l’ascensore che conduce qui è bloccato, proprio come le porte delle scale.»

La tensione che irrigidiva le sue spalle si scioglie e si concede di chiudere gli occhi godendosi quell’abbraccio e quell’insolito cuscino.

«A cosa pensavi? A una prigione?»

Annuisce senza aprire gli occhi, è talmente stanco che non gli importa se avrà nuovamente degli incubi legati a quella parola perché tanto sa di avere qualcuno accanto che al suo risveglio lo tirerà su di morale o semplicemente lo distrarrà.

«Non è per tenere te dentro, o meglio, sì, lo è, ma nel senso che è per impedire loro di portarti via.» si siede più all’indietro per stare più comodo, riuscendo a strappare a Loki un sorrisino per la frase sconclusionata; il suo respiro si fa pian piano più lento e Tony lo guarda affascinato scivolare nel sonno, quando  la voce di Jarvis interrompe l’idillio facendo sobbalzare Loki.

«Signore, la colazione è arrivata.»

«Va bene. Ferro-Vecchio, portala sul bancone senza rompere nulla.» poi rivolgendosi a Loki «Se vuoi continua a dormire, puoi mangiare più tardi.»

Scuote la testa e si dirige verso l’isola e lo sgabello, stupendo Stark con la sua determinazione nel trascinarsi fin là quando avrebbero benissimo potuto far colazione sul divano.

Riflettendoci sembra che ci vivano su quel divano.

Si alza e lo raggiunge in fretta nella paura che cada, affiancandolo negli ultimi passi fino allo sgabello sul quale sale a fatica.

«Vediamo cosa ha preso. Jarvis, ti riterrò responsabile del nostro avvelenamento.»

«Va bene, signore.»

Inizia ad aprire le due buste sul bancone rivelando una quantità mostruosa di cibo: varie brioche, ciambelle e contenitori chiusi si riversano sul ripiano in una nuvola di zucchero che fa starnutire Loki.

«Jarvis, dobbiamo mangiare in due, non ho invitato tutti i dipendenti delle Stark Industries.»

«Chiedo scusa, signore.»

«Non importa, lasciamo perdere. Cosa vuoi?» si rivolge a Loki che nel frattempo ha già addentato una ciambella sporcandosi la punta del naso con la glassa e ora lo sta guardando con uno sguardo colpevole.

«Va bene,» scoppia a ridere «Come non detto.» prende una brioche e dopo porta la caraffa del caffè sul ripiano, versandone due tazze e ricordandosi all’ultimo la zuccheriera e un cucchiaino.

Loki allunga la mano verso la tazza che Tony gli porge ma rischia di rovesciarla a causa del tremore alla mano e con un’espressione delusa gliela rende.

«Ti arrendi così presto?»

Sbuffa tornando alla sua ciambella.

«Dov’è finito l’uomo che ha provato a conquistare il mondo con una lampadina blu e un branco di mostriciattoli?»

Lo fulmina con lo sguardo, ma la ciambella che ha in mano, la macchia di glassa di cioccolato e il cerotto con i disegnini annullano del tutto la sua aria minacciosa, facendolo apparire buffo.

«Forza, riprovaci.»

Gli mostra esasperato il tremore della mano, afferrando il cucchiaino che subito sfugge a quelle dita pallide.

«Ho capito, ho capito. Forse ho un’idea.» si avvicina ai cassetti pieni di strumenti per la cucina mai utilizzati e inizia ad aprirli tutti, frugando al loro interno; ritorna poco dopo con una cannuccia verde che mostra vittorioso.

«Ta da! Prova così.» immerge la cannuccia nella tazza e gliela mette davanti «Immagino di doverci mettere lo zucchero.»

Annuisce cercando di mascherare l’espressione felice per la possibilità di fare una colazione decente.

«Quando ti hanno portato qui avevo paura che mi ammazzassi, non di doverti fare da cameriere.» lascia scivolare qualche granello di zucchero nel liquido nero «Ancora?»

Annuisce con forza.

«Okay, fammi un cenno quando basta.» inizia a svuotare vari cucchiaini nella tazza ma il cenno non arriva «Dimmi un po’ ci vuoi del caffè nel tuo zucchero?»

Sbuffa di nuovo, ma il suo è uno sbuffo divertito, di quelli che non credeva esistere. Gli fa cenno di fermarsi con lo zucchero e dopo un attimo si trova la tazza davanti, già opportunamente mescolata. Soffoca uno sbadiglio.

«Avresti dovuto ritornare a dormire.»

Scuote la testa attaccandosi alla cannuccia e iniziando finalmente a bere qualcosa.

«Non hai bevuto nulla per tre giorni?» domanda allarmato in reazione alla foga con cui Loki si è buttato sulla bevanda.

Scrolla nuovamente la testa.

«Perché non me l’hai detto? Ti avrei dato subito da bere prima di metterti a letto.» si precipita a prendere un bicchiere d’acqua e una cannuccia pulita «Finisci il caffè e poi bevi questo.»

Sbadiglia.

«Prima bevi poi dormi, l’ordine delle priorità è cambiato.» gli si siede accanto accertandosi che finisca il caffè «Mi spieghi come faccio a prendermi cura di te se non mi dici le cose?» domanda con un tono più dolce.

Sgrana gli occhi, stupito. Nessuno si è mai preso cura di lui e ora lo sta facendo quest’uomo che dovrebbe essere il suo carceriere.

«Che c’è? Tutto bene?»

Annuisce nascondendo gli occhi nel bicchiere che svuota avidamente, per quanto si possa svuotare avidamente un bicchiere con una cannuccia.

«Ne vuoi ancora?»

Fa cenno di no ma Tony si alza lo stesso per riempire il bicchiere.

«Forza, ora a nanna.» lo aiuta a scendere dallo sgabello come se fosse un bambino stanco e lo conduce verso la propria camera, ma arrivati all’imboccatura del corridoio Loki si ribella.

«Che c’è che non va?»

«Divano.» sussurra.

«Cosa? No, non ti faccio dormire sul divano. Adesso vai a dormire nel mio letto che è più al buio, io ti porto il piumino e poi vengo di qua a lavorare un po’. Su, muoviti.»

«No.»

«Si può sapere perché?»

«Non voglio stare da solo.» trova la forza di dire per poi guardarlo di sottecchi con un misto di imbarazzo e di richiesta nelle iridi smeraldine.

«Oh.» resta un attimo in silenzio, stupito da quell’affermazione mentre Loki si appoggia la muro per stare in piedi «Va bene, andiamo sul divano.» lo aiuta ad arrivarci e poi si stende accanto a lui, non prima di averlo avvolto nella coperta.

Loki si stringe nel piumino appoggiando la testa al corpo dell’altro e dopo un momento ha già gli occhi chiusi.

«Stai già dormendo?»

Scrolla debolmente la testa.

«Allora vado a prenderti un cuscino, io devo alzarmi e sbrigare un po’ di lavoro, ho parecchie scartoffie arretrate.»

Mugola contrariato.

«Guarda che se fai così potrei iniziare a pensare che ti stai affezionando a me.» gli scompiglia i capelli approfittando del fatto che da quella posizione Loki non può ribellarsi più di tanto.

Emette un brontolio ma poi desiste, lasciandolo giocare con i suoi capelli visto che questo sembra trattenerlo lì.

«Vuoi proprio che resti qui, eh?»

Annuisce.

«E va bene, principino, come vuoi tu.» si stende più comodamente mentre Loki si accoccola contro il suo petto, gongolando.

«Non credere che si faccia sempre a modo tuo, oggi è un’eccezione.»

Nonostante il sonno gli lancia uno sguardo che sottintende un “seh, certo, come credi tu”.

Gli tira un buffetto sulla fronte «Ora dormi, io lavorerò qui. Jarvis, mandami gli ologrammi.»

«Subito, signore.»

Davanti agli occhi gli compaiono vari documenti che inizia a leggere e successivamente a scartare o ad approvare, mentre Loki si rivolta nel sonno finendo con una guancia e un braccio sul suo petto.

È una situazione strana, solitamente non sopporta nessuno quando è costretto a lavorare e non può delegare tutto a Pepper, ma ora avere Loki addormentato addosso non gli dà fastidio, anzi, sentire il suo corpo leggero sul proprio lo rassicura e il giocherellare con i suoi capelli lo rilassa.

«Jarvis, riattiva il telefono.»

«Subito, signore, ma ci sono molti messaggi in segreteria e chiamate senza risposta.»

«Cancella tutto, non mi importa.»

«Va bene, signore.»

Non ha nemmeno il tempo di leggere una riga del documento che sta esaminando che il telefono inizia a suonare.

«Jarvis, non metterlo in linea se è F-…»

«Stark, porca puttana, ti sei deciso a rispondere?!» la voce di Fury gli esplode nei timpani.

«Direttore.» ringhia passando un braccio attorno alle spalle di Loki.

«Si può sapere perché hai staccato il telefono, razza di stupido irresponsabile?»

«Quello irresponsabile sarei io?» si alza perché sa che presto si metterà a sbraitare e non vuole svegliare Loki.

«Cosa stai insinuando?»

«Ti sembra responsabile quello che hai fatto l’altro giorno? Portare via Loki così dopo avermi sparato con il teaser. Dico, ma sei impazzito?»

«Non venire a farmi la morale, Stark. Tu sei stato un irresponsabile a non fare rapporto, quindi portare Loki in un luogo più sicuro è stata la scelta giusta.»

«Più sicuro? Stai scherzando? A momenti lo ammazzi!»

«Scusa?» domanda stupito.

«Lo hai lasciato per tre giorni senza né cibo né acqua né la possibilità di dormire, legato al buio e al freddo!» esclama infuriato.

«E tu come fai a saperlo?»

«Adesso sta dormendo sul mio divano.»

«Che cosa?!»

«Lo ammetto, ci ho messo un po’ con le ricerche ma qualche ora fa l’ho ritrovato.»

«Lo hai portato fuori dalla cella?» il tono si fa più allarmato.

«Certo che l’ho tirato fuori! Sta male, non riesce nemmeno a parlare perché per colpa di quella specie di museruola che gli avete messo è pieno di tagli intorno alla bocca. Ho dovuto farlo bere con una cannuccia!»

«Mando subito degli agenti.»

«Non provarci nemmeno, potresti trovarti con degli uomini in meno.»

«Sei impazzito?»

«No, ho solo ordinato a Jarvis di sparare contro chiunque provasse a entrare.»

«Ma…»

«Ma lo avevi hackerato? Lo so, ma quando l’ho spento in modo da riuscire ad aprire quella porta le sue impostazioni sono saltate.»

«Hai intenzione di sparare contro i miei uomini?»

«Ho intenzione di sparare contro chiunque provi a entrare in casa mia senza il mio consenso, e dopo che mi hai sparato con il teaser tu e i tuoi uomini non siete i benvenuti.» si volta per controllare che l’ascensore sia bloccato e gli occhi gli cadono sul divano; Loki lo sta fissando, il mento appoggiato alle braccia incrociate sul bracciolo, tanto da farlo sembrare un gatto allungato e incuriosito dalla scena.

«È tutto a posto, Monocolo. Torna a occuparti del tuo branco di pinguini assassini, qui ci penso io.» chiude la comunicazione senza aspettare una risposta e torna al divano, dove Loki si sposta per fargli posto.

«Scusa, non volevo svegliarti.»

«Non importa.»

«Sei tornato a parlare?»

«Un po’ ma non molto, non posso usare la mia magia così a lungo da curarmi del tutto.»

«Forse posso…»

«Oh no! L’arnica te la scordi.»

«Non è una panacea, abbiamo anche altre medicine.»

«Sto bene così.»

«I tuoi polsi sembrano dire il contrario.» indica i segni rossi che solcano la pelle.

«Perché non ti fai i fatti tuoi?» tira giù i polsini della camicia sdrucita.

«Mi sembrava che prima non ti dispiacesse così tanto che mi prendessi cura di te.»

Resta in silenzio e sdraiandosi gli appoggia la testa sulle gambe «Vero.»

«Stai davvero male per darmi ragione.» ridacchia facendo sorridere anche l’altro.

«Solo perché ogni tanto ti sbagli e dici qualcosa di sensato. Avresti davvero mandato via gli agenti del Direttore?» cambia bruscamente argomento, rendendo di nuovo tesa l’atmosfera.

«Sì, non voglio vedere nessuno di quei bastardi qui.» ringhia ricominciando a giocherellare nervosamente con i suoi capelli.

«Perché?»

«Sai benissimo perché.» gli dà un colpetto sulla fronte «Ehi, ma tu scotti.»

«Non te ne eri accorto?»

«No. Torna al caldo.» lo infagotta nuovamente nel piumino, nonostante l’altro stia provando a liberarsi ferocemente.

«Così non vale.» si lamenta cercando di liberare le braccia intrappolate nel bozzolo.

«Stai bravo, principino. Se proprio non vuoi prendere niente che ti faccia passare la febbre almeno stai qui al caldo.»

«Perché non la smetti e non torni a leggere quei disegni volanti?»

«Perché sei sotto la mia responsabilità e se tuo fratello scopre che non ho fatto di tutto per farti stare bene mi spezza le gambe a forza di martellate e sinceramente non è la mia massima ambizione, quindi fai il bravo. Comunque si chiamano ologrammi.»

«Quel che è. E lui non è mio fratello.»

«Va bene, principino, come vuoi, ora dormi.»

«Smettila di dirmi di dormire. Se proprio non volevi parlarmi potevi lasciarmi giù.» borbotta stizzito.

«Ti sto dicendo di dormire perché non ti reggi in piedi, fosse per me potremmo fare altro.»

Inarca un sopracciglio.

«Tipo questo.» si china su di lui e poggia le labbra sulle sue in un gesto che sente il bisogno di compiere fin da quando lo ha visto nella cella. Loki resta per un attimo interdetto ma poi socchiude le labbra permettendo l’intrusione della lingua dell’altro che si mette a lottare con la sua in un combattimento sensuale e appassionato che tende a stabilire la supremazia in quel bacio.

Nonostante i suoi sforzi Stark ha la meglio, avvantaggiato dal fatto di essergli salito addosso e di essersi sdraiato su di lui, ed è costretto ad arrendersi al ritmo dell’altro che non gli concede un attimo di pausa.

Quando Tony alza il viso dal suo hanno entrambi il respiro affannato.

«Questa è la dimostrazione del fatto che non cerco di farti dormire per evitarti.» scivola al suo fianco e riprende a baciarlo con la stessa intensità di prima, una mano sulla nuca per tenerlo più vicino.

 

 

 

 

 

Note della Vecchia Volpe

Rieccomi! Ecco qui, questo capitolo è un po’ più lungo ma spero che compensi il ritardo dovuto alle due settimane al mare.

Non se cosa dire, fatemi sapere  voi, sono davvero curiosa di sentire un po’ di pareri visto che ultimamente siete un po’ mute…

Grazie a tutte come sempre, mi aiutate ad andare aventi con questo progetto folle <3

Baci e a presto

 

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Capitolo 18
*** Di parole sbagliate e tentativi di dormire ***


Non se lo aspettava, deve ammetterlo.

Credeva davvero che volesse farlo dormire perché nonostante tutto non aveva intenzione di sopportarlo di più, ma non è stato così.

Ora se ne sta sdraiato su quel divano con la testa appoggiata al petto dell’altro liberato dalla solita canottiera nera visto che aveva deciso che così sarebbe stato più al caldo.

«Hai avuto abbastanza attenzioni per metterti a dormire?» Stark gli passa di nuovo le dita tra i capelli ma lui scuote la testa.

«Non fare il broncio, non sei solo tu che non sei del tutto soddisfatto, ma ora hai bisogno di dormire.»

«Sempre con questa storia…»

Sospira «Non mi darai mai ragione, vero?»

«Non penso proprio.»

«Va bene. Ho capito che se continuo a stare qui tu non dormi, quindi a dopo.» fa cenno di alzarsi ma viene fermato dalla mano tremante di Loki sul suo braccio.

«Resta qui.»

«Solo se dormi.»

«No.»

«Allora vado di là, devo consultare i “disegni volanti”.» lo prende in giro.

«Molto spiritoso. Non puoi guardare gli ologrammi» scandisce bene la parola «qui come prima?»

«No, perché parli, non dormi e io mi distraggo.»

«E il cattivo sarei io…»

«Cosa?»

«Nulla.» incrocia le braccia abbandonando la testa sul cuscino appoggiato al bracciolo.

«Non fare l’offeso, cerco solo di farti stare meglio, non farmene una colpa.» gli si siede accanto ma viene ignorato.

«Se mi prometti di dormire resto qui.»

Silenzio glaciale.

«Che c’è? Adesso fai il bambino e non mi parli più? Il gioco del silenzio possiamo farlo in due.»

«Non ti rivolgo la parola perché mi fa male la bocca a parlare, cretino.» sbotta tirandoselo addosso.

«Oh, scusa.» risponde sollevato sistemando la coperta che nella caduta è scivolata.

«Mmh.» ringhia sommessamente costringendo Tony a ospitarlo sul suo petto.

«te lo ha mai detto nessuno che sei un po’ dispotico.»

«Il mondo intero chiudendomi qui.»

«Dai, non è pi così male.»

«Una gabbia dorata è pur sempre una gabbia, Tony.»

«Ma la compagnia è la migliore.» si diverte a passargli una mano tra i capelli e a mandare al diavolo l’apparente ordine che Loki aveva creato.

«La miglior tortura, questo è certo.» sbuffa accantonando l’idea di pettinarsi.

«Cosa devo fare per farti dormire? Darti una botta i testa?»

«Come sei ripetitivo.»

«Tra un po’ ti rimando di sotto.»

Alza su di lui gli occhi terrorizzati e traditi.

«Ehi, no, scherzavo.» non lo lascia allontanare come Loki vorrebbe «Stavo scherzando, non dicevo sul serio, non ti chiuderei mai là sotto, stai tranquillo.»

Lo guarda poco convinto e con diffidenza si stende di fianco a lui, trovando stancante anche solo restare seduto. Se ci ripensa non ha idea di come abbia fatto ad arrivare allo sgabello.

«Davvero non lo faresti?»

«Quante volte devo ripetertelo? No. Non ti chiuderei mai là sotto.»

«Quando sono arrivato qui mi hai chiuso in una stanza.»

«Avevo paura che mi uccidessi, ovvio che ti ho chiuso in una stanza, ma quella era una stanza comoda, non una cella.»

«Cosa ti fa credere che non potrei ucciderti ora?»

«Vari elementi. Uno: fai fatica persino a stare seduto, escludo che tu abbia la forza per farmi del male. Due: hai un disperato bisogno di qualcuno che ti abbracci, come dimostra il fatto che te ne stai rannicchiato contro di me mentre minacci di uccidermi. Tre: se mi uccidessi ti sbatterebbero davvero in quella cella, e questa volta non ci sarebbe nessuno a tirarti fuori. Quattro: non sei credibile con un cerotto con gli animaletti sul naso.» durante tutta la sia constatazione non ha smesso per un attimo di passargli le dita tra i capelli.

«Il cerotto me lo hai dato tu, non vale.»

«certo, come vuoi, principino. Ora mi fai il piacere di dormire e lasciarmi lavorare senza crisi isteriche da diva megalomane o minacce di uccidermi?»

«Devo proprio?»

«Sarebbe gradito.»

Sospira e chiude gli occhi «Contento?»

«abbastanza. Se mi cerchi sono seduto dall’altra parte del divano.»

«Ma avevi detto…»

«Difatti resto qui, ma se lavoro da sdraiato rischio di addormentarmi.»

«Cosa devi fare?»

«Qualunque cosa pur di non dormire, eh? Mi sembra di avere a che fare con un bambino.» si alza e raggiunge il bracciolo opposto; sfila un paio di cuffie da una tasca del divano che Loki non aveva mai notato e le infila «parvi, mandami i documenti e metti il volume al massimo.»

«Subito, signore.»

«Che cosa hai fatto?» chiede Loki dal suo angolino senza ricevere risposta.

«Tony?»

Lo sguardo dell’uomo resta fisso sulle proiezioni.

«Stark!»

Non si volta.

«Razza di idiota, come ti permetti di ignorarmi?» gli urla senza che l’altro nemmeno si degni di guardarlo.

«Signore, mi permetto di dirle che il signor Stark in questo momento non riesce a sentirla, la musica è troppo forte.»

«Musica? Da dove proviene?» si guarda intorno alla ricerca di un’orchestra o almeno di quelle casse scure da cui di solito proviene quel frastuono infernale che sembra rilassare in qualche modo Stark, mentre tutte le volte Loki prova l’impulso di tapparsi le orecchie con le dita.

«Dalle cuffie, signore.»

Lo sguardo gli cade sugli auricolari e nei suoi occhi passa un lampo di confusione.

«voleva ascoltare della musica ma non voleva disturbarla, signore.»

«Oh. Grazie, barattolo.»

«Di niente, signore.»

Osserva attentamente Stark e si accorge che mentre legge tiene il tempo con un piede. Decide che forse la sua decisione di farlo dormire non è del tutto insensata e si appoggia al cuscino, chiudendo gli occhi senza però riuscire a prendere sonno; il divano gli sembra scomodo, freddo nonostante il piumino, e continua a rigirarsi alla ricerca di una posizione comoda che non trova, quando viene colto da un’idea.

 

 

Qualcosa gli si appoggia alla gamba, seguito da un altro qualcosa più pesante.

Abbassa lo sguardo e intercetta Loki che, dopo avergli posizionato un cuscino sulle ginocchia, si è sdraiato con la testa sulle gambe e gli occhi finalmente chiusi.

«Ti ho chiesto di dormire e di lasciarmi lavorare, non mi sembrava molto.» i sfila un auricolare.

«Tu continua a lavorare e io dormo.» Borbotta assonnato.

Fa per ribattere ma poi capisce che si è addormentato e lascia perdere, giochicchiando con una ciocca corvina e riprendendo il proprio lavoro.

 

 

 

«Ehi, Stark. Ma che cazzo…?!»

Tony sobbalza svegliando Loki che si guarda intorno spaesato.

 

 

 

 

Note della Vecchia Volpe

A-rieccomi! Dopo due bellissime settimane sono tornata da voi con questo capitolo che so essere cortissimo, ma non volevo farvi aspettare ancora e se lo avessi unito a quello dopo avreste dovuto attendere almeno due o tre giorni, mentre così potete avere questo schifio.

Annuncio che a breve aggiornerò anche l’altra Ironfrost e pubblicherò qualche shot, se vi interessasse J

Fatemi sapere che ne pensate.

Grazie a tutte come sempre <3

Baci e a presto.

 

 

 

Seconda nota

Visto che il seguito, soprattutto per quanto riguarda le recensioni, è piuttosto scarso negli ultimi tempi, interromperò la pubblicazione fino a settembre a meno di vedere cambiamenti.

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Capitolo 19
*** Visite ***


Si sfila rapidamente le cuffie e si volta, incrociando lo sguardo scoccato di Clint.

«Che ci fai qui? Jarvis!»

«Tra i due sei tu quello a dovere una spiegazione.» indica Loki ancora sdraiato sulle gambe del moro mentre sta cercando di darsi un po’ di contegno senza riuscirci visto che ha i capelli tutti arruffati per il gioco dell’altro.

«Jarvis! Che diavolo ci fai lui qui?» urla alzandosi di scatto in piedi.

«Ha oltrepassato i sistemi di sicurezza, signore.»

«Grandioso. Ora,» stende il braccio e dopo un secondo gli si monta sulla mano il guanto dell’armatura «Dimmi che ci fai qui.»

«Ehi, ehi, calma, amico.» alza le mani davanti al proprio petto «Sono solo passato a vedere se eri ancora vivo, non ti si sente più da giorni.»

«Non ti ha mandato il guercio?»

«No.» lancia un’occhiata ancora scioccata a Loki che sta provando a defilarsi silenziosamente ,a che barcolla dopo pochi passi venendo costretto ad appoggiarsi al muro.

«Davvero?»

«Non sento il Direttore da un paio di giorni, se vuoi ti do il mio cellulare così controlli.»

«No, mi fido.» abbassa il braccio ma tiene il guanto sulla mano.

«Ora mi spieghi.» indica Loki che intento si è seduto per terra con la schiena appoggiata al muro, l’espressione stanca di chi non ce la fa a muovere un passo in più.

«Mmh… Ecco… Jarvis, tira su le saracinesche.» rimanda il guanto nella teca con il resto dell’armatura.

Con un rumore metallico la luce del pomeriggio invade l’attico.

«Perché erano giù?»

«Pensavo che Fury volesse fare un salto e che non avrebbe usato la porta.»

«Ora spiegami cosa ci faceva lui sul tuo divano, o meglio sulle tue gambe, cosa che sinceramente mi interessa di più.» va a sedersi su una poltrona dove si accomoda come se fosse a casa sua e li squadra.

«Aspetta un attimo.» si avvicina a Loki e gli porge una mano per aiutarlo a rialzarsi «Va’ di là.»

Scuote la testa tirandosi in piedi.

«Non puoi fare almeno per una volta ciò che ti chiedo?»

«No.» si volta e sorreggendosi alle pareti raggiunge la vetrata.

«Giuro che un giorno lo strozzo.» ringhia tra i denti, non abbastanza piano perché Clint non lo senta e non si metta a ridere.

«Ma che simpatica coppiettina.»

«Barton, continua così e non esci di qui vivo, chiaro?» prende due bicchieri e una bottiglia per poi lasciarsi cadere nella poltrona di fronte a quella dell’amico

«Che c’è? Vi ho interrotti mentre stavate facendo qualcosa di divertente?» continua a ghignare accennando alla posizione molto fraintendibile di prima.

«Piantala, stava dormendo.»

«Sì, perché la gente è solita dormire sulle gambe di Tony Stark. È così che lo chiami adesso per sembrare meno volgare?»

«Smettila o ti defenestro. Ho qualcuno di molto bravo nel farlo.»

«Defenestrare la gente o…» inarca le sopracciglia con fare allusivo.

«Dacci un taglio!» svuota il bicchiere appena riempito.

«E va bene, smetto con le battute. Voglio sapere cosa ci faceva sul tuo…» lascia la frase in sospeso ghignando «divano.»

«La sintesi è che dopo che i nostri simpatici colleghi lo hanno chiuso al freddo senza né cibo né acqua per tre giorni aveva bisogno di un posto per dormire che fosse abbastanza vicino al frigo.»

«Perché ha l’aspetto di uno zombie stanco?» domanda prendendo il primo sorso dal suo bicchiere.

«Persino io fatico a stare sveglio per tre giorni, figurati se dovessi provare a farlo senza caffè e senza poterti sedere.»

«Scusa?»

«Non hai notati i bei segni rossi che ha sui polsi?»

«Ero distratto dal cerotto sul naso. Ehi, Psycho, fai ridere.»

Loki si volta e lo scarnifica con lo sguardo.

«Mi spiace, con un cerotto con gli animaletti non fai paura.»

«Posso sempre manipolarti affinché lo pensi.» replica mellifluo.

«Bastardo. Stark, perché non lo hai lasciato chiuso di sotto?» domanda sospirando e spostando l’attenzione da un bastardo all’altro.

«Ho affittato la cella e gli inquilini arrivano domani, non mi sembrava carino fargliela trovare occupata.»

Ignora la risposta «Perché lo hanno chiuso lì sotto?»

«Stai conducendo un interrogatorio per la C.I.A.?»

«No, tengo d’occhio le mosse di chi mi ha rivoltato la mente come un calzino.» nel suo campo visivo compare il sogghigno di Loki.

«Non c’è stato alcun motivo.»

«Stai scherzando? È più facile che si ghiacci il Sahara piuttosto che lui non combini qualcosa.»

«Stavolta è stata colpa mia, me la sono cercata.»

Gli fa cenno di proseguire.

«Mi sono preso un calcio più che meritato, il dispositivo di sicurezza è scattato, Loki si è beccato una scossa che credevo lo lasciasse secco e poi è arrivato Monocolo con i suoi uomini e lo ha portato via.»

«Secondo il barattolo, “fritto”.» si intromette Loki sopraggiungendo con un bicchiere vuoto che porge a Stark.

«No, tu non bevi.»

«Perché no?»

«Perché non reggi l’alcol nemmeno quando stai bene, figuriamoci adesso.»

«Non tanto…» chiede mugugnando come un bambino, sporgendo di nuovo il bicchiere.

«No.»

«Ti detesto.» va a sedersi sul divano.

«Anche io, tanto.» replica facendo malignamente sparire il liquido ambrato dal proprio bicchiere con un lungo sorso.

«Sapete che siete carini?»

«Sei venuto qui per sfottere, Clint? Non hai di meglio da fare?»

«Nah, il cerotto con gli animaletti mi diverte.»

«A mia discolpa quando me lo ha messo non sapevo nemmeno dove mi trovassi.» Loki allunga le gambe sul divano, lasciando andare la testa all’indietro contro lo schienale.

«Ma dai, è carino.» si lamenta Tony dalla sua poltrona.

«Il tuo concetto di “carino” è discutibile. Vogliamo parlare della cravatta con gli elefantini nel tuo armadio?»

«Hai una cravatta con gli elefantini?»

«Beh? È bella.» esclama offeso.

«Mmh, certo, come vuoi. Ora torna a giocare con i tuoi giocattoli e lascia parlare i grandi.»

«Loki, ti defenestro.»

«Non sei capace.»

«Scommettiamo?»

«Non sei capace di farlo con classe.» incrocia le braccia con un’espressione altezzosa.

«Mi spiace Star, vince lui.»

«Si può sapere da che parte stai?»

«Mai dalla tua.» sogghigna «Fury sa qualcosa di quanto è successo qui?»

«Sa che l’ho riportato qui, nient’altro.»

«Sai che io dovrei fare un rapporto, vero?»

Lo fissa allarmato «Non starai dicendo sul serio?»

«Lavoro per Fury, Stark, è mio dovere.»

Resta in silenzio, finché il telefono di Clint non si mette a squillare.

«Jarvis, vivavoce.»

«Ciao amore, dove sei?» la voce di Natasha risuona nella sala.

«Buonasera, Romanoff, che piacere sentirti.»

«Stark?» la voce le si alza di alcune ottave.

«Esatto. A quanto pare c’è qualcosa che non ci avete detto.» si rivolge a Clint.

«Nat, ne parliamo dopo, okay?» chiude la conversazione senza nemmeno aspettare una risposta «Cosa vuoi?» si rivolge al ghigno furbo di Stark.

«Quindi tu e la Romanoff…»

«Sì, non ho voglia di perdere tempo negandolo. Cosa vuoi?»

«Sai che se Fury lo sapesse licenzierebbe uno di voi due, vero?»

«Sì, ecco perché non abbiamo detto niente. Cosa vuoi?»

«Fare un accordo. Tu non fai rapporto su cosa hai visto e io non dico niente.»

Lo guarda storto «Va bene.» concede con un sospiro.

«Sappi che questa conversazione è registrata, nel caso in cui cambi idea. Se affondo io affondi anche tu, chiaro?»

«Bene, ora me ne posso anche andare.» si alza frettolosamente e accenna a malapena un saluto prima di scomparire nell’ascensore.

«Ci è andata bene.» si rivolge a Loki che per tutta la discussione è rimasto in silenzio.

«Se l’avesse detto a Fury non avrei potuto rimanere qui, vero?»

«Non penso.» va a sedersi accanto a lui «Non glielo dirà, sta’ tranquillo.»

«Voglio finire di vedere Bambi.» annuncia dopo qualche minuto di silenzio avvicinandosi all’altro.

«Chi avrebbe mai detto che al cattivo di turno piacessero i cartoni della Disney.»

«Beh? Ad Asgard il massimo di intrattenimento è qualcuno che si prende a botte, questo almeno ha un senso.»

«Okay, smetto di prenderti in giro per questo, ho capito. Prima però facciamo cena, devi mangiare.»

Si ricorda solo in quel momento di avere uno stomaco che richiede più attenzioni di quanto non facciano i suoi capelli che Stark sta torturando «Ho fame…»

«Ma che bravo, hai capito che se non mangi per tre giorni poi hai fame. Complimenti.»

«Molto divertente.» si sottrae alla sua mano, ma le dita dell’altro restano intrecciate nei suoi capelli aggrovigliati.

«Non provare ad andartene, prendo molto sul serio il mio ruolo di carceriere.»

«Non mi sembrava di aver commesso crimini così gravi da dover rimanere a meno di un metro da te.»

«Ma piantala.» districa le dita dai suoi capelli e lo costringe ad avvicinarsi fino a ritrovarsi con le labbra sulle sue. Loki dapprima si finge infastidito, ma dopo un attimo non riesce a resistere a quel tocco caldo e ci si abbandona contro, lasciando che Tony disegni il contorno della sua bocca con la lingua prima di approfondire il bacio.

«Stai ancora tremando.» constata dopo qualche momento.

«Provare a curarmi mi ha indebolito maggiormente, ma almeno posso mangiare e… altro.» gli lancia uno sguardo malizioso.

Sorride «Tipo mangiare. Forza, alzati.» lascia la presa e quando si alza di scatto l’altro cade sdraiato sul divano «Beh? Ti sono sparite le ossa?»

«Non avrei dovuto andarmene quando è arrivato Barton e poi starmene in piedi in disparte, ora non riesco quasi più a muovermi e ho di nuovo freddo.» assume un tono piagnucoloso che lo fa assomigliare a un bambino.

«Ho capito. Smettila di lamentarti, porto la pizza sul divano.»

«Piz-za?» sillaba.

«Mai mangiata? Si può sapere di cosa ti sei nutrito in questi due mesi?»

«Mi sembra che si chiamino cereali.»

Sgrana gli occhi «Hai mangiato cereali per due mesi?»

«Non ho trovato altro…»

Il senso di colpa gli morde la gola: lo ha davvero trascurato così, senza nemmeno curarsi se avesse da mangiare o meno, per due mesi? «Jarvis, di’ a Pepper di fare la spesa.»

«Certo signore, anche se non credo che sarà molto felice di farlo.»

«La pago, no? Fa’ quello che dico.»

«Come vuole, signore.»

«Perfetto. Ora inizia il fantastico viaggio nel panorama culinario midgardiano. Per fortuna Jarvis li ha messi al caldo, sono arrivate quando dormivi ancora.» si ributta sul divano con i cartoni della pizza tra le mani.

Si spalma una mano sulla faccia «Non puoi proprio evitare questi effetti teatrali, vero?»

«Disse quello che pretendeva che una folla si inginocchiasse al suo cospetto.»

«Lo hanno fatto, si sono sottomessi.»

«Ma ti hanno anche molto sottomessamente mandato al diavolo non appena siamo arrivati noi.»

«Sembravate dei giullari.»

«Scusa?»

«Ma vi siete visti? Tu con la pacchiana armatura splendente e l’altro con una tutina luccicante, siete ridicoli.»

«Vogliamo parlare dell’elmo dorato da mucca e dello scettro del destino?»

«Ho fame, dammi da mangiare.» tronca il discorso.

«Sei sempre più dispotico.» finge un tono disperato portandosi il dorso della mano alla fronte.

Ringhia qualcosa di incomprensibile e si avventa sui cartoni caldi da cui sale un profumo invitante.

«Va bene, ho capito.» lo ferma porgendogli uno dei due cartoni.

Loki solleva la parte superiore con le mani ancora tremanti e osserva curioso il disco colorato all’interno «Come si mangia?»

«Con le mani. È già tagliata, dovresti riuscirci.»

Lo fissa schifato.

«Che c’è adesso?»

«Io non mangio con le mani come un rozzo incivile.»

«È così che si mangia la pizza.»

«Nemmeno per sogno.»

«Va bene. Le posate sono in quel cassetto laggiù.» indica un punto oltre l’isola della cucina «Vai pure a prendertele.»

«Ti odio.» sibila.

«Anche io, ora mangia.» prende una fetta di pizza e ne stacca la punta con un morso «Dai, provaci.»

«È un modo schifoso di mangiare.»

«Allora resta pure a digiuno.» continua a mangiare distogliendo lo sguardo dall’altro.

Dopo qualche momento in cui lo guarda schifato mentre continua a ingozzarsi decide che visto il tremendo vuoto allo stomaco può permettersi di abbassarsi a quell’insulso rituale midgardiano; con riluttanza prende una fetta in mano e ne addenta la punta come ha visto fare all’altro.

Tony si volta quando sente un leggero gemito di dolore.

«Che hai fatto?»

«Mi sono bruciato la lingua…» mugugna.

Scoppia a ridere «Non è possibile.» si copre gli occhi con una mano, senza riuscire a frenare le risate.

«Smettila, non è divertente.» si imbroncia.

«Oh sì che lo è.»

«No, smettila.» incrocia le braccia sul petto.

«Ma sei buffo!» indica il cerotto che ha sul naso, con qualche piega a causa del broncio che gli si è dipinto in faccia.

«Piantala. Mi sono fatto male perché non mi hai detto che scottava, è colpa tua, quindi non ridere di me.» replica offeso.

«Va bene, principino, come vuoi.» soffoca le ultime risate con la mano «Ferro-Vecchio, portaci qualcosa da bere, senza inondare la stanza, se possibile.» si rivolge a Loki «Altro tuffo nella cultura terrestre: la Coca-Cola.» come in un’opera teatrale non appena pronuncia il nome della bevanda entra in scena il robottino con due bottigliette di vetro tra le pinze.

«Sembra caffè.»

«C’è dentro la caffeina, ma è un discorso lungo.» gli porge una delle due bottigliette ma l’altro non la porta alla bocca per bere anche se la sete gli sta infiammando la gola.

«Che stai aspettando? Che esca dalla bottiglia e ti salti in bocca?»

«Più semplicemente un bicchiere.»

«Questa si beve dalla bottiglia, principino.»

«Ma che schifo! Qui su Midgard avete delle abitudini rivoltanti.»

«dacci un taglio e bevi, hai bisogno di liquidi.»

«dammi una tazza, un bicchiere, un corno, una coppa, quel che ti pare e lo farò.»

«Fingi che sia un particolare tipo di coppa e bevi.» sbuffa a metà tra il divertito e l’irritato.

Lo guarda storto ma alla fine si arrende e avvicina le labbra al collo della bottiglia, inclinandola in modo che il liquido scuro raggiunga la gola riarsa. Tossisce per la sorpresa delle bollicine «Per gli Dèi, cos’è?» ha gli occhi sgranati e Tony per la seconda volta non riesce a trattenere una risata.

«È gasata, probabilmente ti sono andate di traverso le bollicine.»

«Le cosa

«Le bollicine. Mettono dell’anidride carbonica nella bevanda perché il gusto frizzante piace di più, e questa causa le bollicine.»

«Voi non siete normali.»

«Da che pulpito.»

«Ti rendi conto che la tua cena mi ha quasi ucciso?»

«Come sei melodrammatico.» gli passa un braccio attorno alle spalle e lo fa appoggiare a sé, togliendogli la bottiglietta dalle mani «Vuoi qualcos’altro?»

«No, mi piace.» gliela strappa dalle dita.

«Sei davvero dispotico.» ridacchia osservandolo bere soddisfatto, questa volta senza soffocarsi «Mi sa che stai diventando dipendente dalla caffeina.»

«Io non sono dipendente proprio da niente, ho solo sete perché non ho bevuto per tre giorni e ho parlato con te fino ad ora.»

«Povera vittima.» lo prende in giro.

«Tu al mio posto saresti morto.» replica offeso, allontanandosi dall’altro che però lo blocca con un braccio.

«Non volevo offenderti, volevo solo scherzare.» lo fa voltare verso di sé.

«Non sono dell’umore.»

«Lo so, cercavo solo di distrarti. Di solito quando anche solo ti parlo vieni colto dal desiderio di uccidermi.»

Qualcosa di molto simile a un sorriso passa come una nuvola estiva spinta dal vento sulle labbra di Loki.

«A quanto pare ora non funziona.» gli intreccia le dita tra i capelli «Finiamo di vedere il film?»

Annuisce anche se la mano dell’altro gli impedisce in parte il movimento.

«Jarvis, fai patire Bambi.» ordina facendo fatica a credere alle proprie parole. Non avrebbe mai pensato di guardare per due volte di fila un cartone animato. Soprattutto con Loki quasi in braccio.

«Lo guardiamo dall’inizio?» domanda speranzoso il dio mentre si avvolge nel piumino per scacciare il freddo che ha ripreso a irradiarsi fin dal centro delle sue ossa.

«No, perché ti addormenterai prima della fine e poi mi costringerai a vederlo un’altra volta. Vuoi un’altra coperta?»

«No, voglio rivedere il film dall’inizio.»

«No.»

«Sì.»

«No.»

«Dai, non sto bene, fammi fare quello che voglio.»

«Non sei un malato terminale e io non faccio parte dell’associazione “Make a Wish”.»

«E dai.» mormora con voce suadente e il suo solito sguardo di quando sta chiedendo e non ordinando qualcosa, sguardo che è diventato ancora più irresistibile da quando ha visto quello adorabile di Bambi.

«No, se proprio vuoi guardarlo lo guardiamo da dove eravamo arrivati.»

«Sei insopportabile.» sibila.

«Ora zitto e guarda il film.» risponde come se stesse parlando a un bambino petulante.

Borbotta qualcosa ma poi prende un’altra fetta di pizza e se ne sta bravo con gli occhi incollati allo schermo.

Passano la serata così, semi-sdraiati sul divano a mangiucchiare pizza e a bere Coca-Cola, Loki accoccolato sul petto di Tony che sta facendo di tutto per distrarlo dal ricordo di quella cella buia e fredda.

Come previsto il dio si addormenta presto, causa la stanchezza, lo stomaco pieno e il calore che finalmente sta iniziando a diffondersi nel suo corpo, mentre l’altro spegne il cartone per passare a qualcosa di decente, ovvero “Il Corvo” con Brandon Lee; si ricorda di abbassare il volume per non svegliare Loki, che a ben guardarlo sarebbe perfetto per il remake (¹).

Dopo qualche minuto di film sente le palpebre farsi pesanti nonostante il sangue che sta scorrendo sullo schermo, così si lascia scivolare accanto a Loki facendolo appoggiare a sé per poi rubargli una parte del piumino.

Il dio addormentato borbotta nel sonno e sembra svegliarsi, ma si limita a muoversi e a cercare una posizione comoda sul petto di Tony, che lo avvolge tra le braccia sfiorandogli i capelli con le labbra.

«Non allargarti troppo.» poco più di un sospiro ma ben udibile nel buio.

«Piantala di fare il sostenuto.» lo riprende strappandogli un bacio e poi scivolando nel sonno.

 

 

 

 

(¹) Come molte di voi avranno sentito era stato proposto proprio il nostro caro Tom per il remake del film, ma un certo Mr. Nessuno (senza offesa, ma in confronto a Tom per me è Mr. Nessuno u.u) è stato scelto al suo posto. Da un certo punto di vista meglio, si scongiura il rischio di ripetere cosa è successo nell’originale…

 

 

Note della Vecchia Volpe

Sì, sono tornata.

Devo ringraziare tutte coloro che mi hanno sostenuta e che mi hanno aiutata a superare questa crisi di abbandono, grazie ragazze <3 se ho continuato a pubblicare è per merito vostro <3

Spero che continuiate a farmi sapere cosa ne pensate, perché mi rendete felicissima anche se mi insultate xD

Non dico nulla del capitolo, ho già scritto un sacco, ora tocca a voi.

Baci e a presto.

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Capitolo 20
*** Creature blu ***


«Sono le dieci e venti, signore, la informo che tra dieci minuti ha una riunione.»

Apre gli occhi confuso, senza nemmeno sapere dove si trovi «Riunione? Non le avevo annullate tutte?»

«La signorina Potts non ha voluto sentir ragioni, signore.»

»Se solo non mi servisse la licenzierei…» abbassa lo sguardo fino a incontrare il volto pallido di Loki, che sta beatamente dormendo tra lui e lo schienale del divano «Svegliati, pigrone.» lo scuote per una spalla ritrovandosi di fronte uno sguardo molto confuso.

«Che succede?» borbotta sbadigliando «C’è qualche agente dello S.H.I.E.L.D. fuori dalla porta?» domanda allarmandosi.

«No, sono sveglio e mi annoiavo.»

«Deve esserti piaciuto parecchio volare giù da quella finestra…» sibila stringendosi nella coperta e richiudendo gli occhi.

«Dai, sveglia, tra un attimo me ne vado, puoi tornare a dormire dopo.»

«Te ne vai?» riapre gli occhi senza riuscire a nascondere la paura.

«Non posso saltare questa riunione, ma non credo che durerà a lungo.»

«Se arrivasse qualcuno?»

«Non credo che verranno qui, e comunque Jarvis ha le stesse impostazioni di ieri.»

«Barton è entrato lo stesso.»

«Vero, ma non lo rifarà. Nel caso in cui però riuscisse a entrare qualcuno puoi sempre difenderti.»

«Non ci tengo a beccarmi un’altra scossa.»

«Puoi tornare di sotto…»

Si irrigidisce e nelle sue iridi color smeraldo appare il dolore del tradimento.

«No, lasciamo spiegare: potresti andare di sotto e io cambiare le impostazioni della stanza in modo che sia calda, ci sia luce e che la porta si apra dall’interno. Potresti chiuderti dentro e nessuno potrebbe entrare a meno che non sia tu ad aprire.»

«Non voglio tornare in quel posto.» mugugna stringendosi a lui, mettendo da parte ogni traccia di orgoglio.

«Sarebbe diverso, ci andresti di tua volontà, non legato.»

«Non voglio tornarci.»

«Allora resta qui, fa quello che ti pare. Io vado a farmi una doccia, e ne avresti bisogno anche tu.»

Inarca un sopracciglio.

«Intendo dopo, pervertito.»

«Ah, io? Vogliamo parlare dell’altra notte?»

«No.» lo blocca lapidario «Se vuoi da mangiare dovrebbe esserci qualcosa di là.» si alza lasciandogli la coperta e sparisce nel corridoio.

Si guarda intorno spaesato, la mente ancora annebbiata dal sonno e dalla febbre, cercando di capire cosa sia “di là”. Una ciambella ricoperta di glassa al cioccolato attira la sua attenzione, tanto da farlo alzare per raggiungerla e attaccare il cartone che contiene le altre.

«A occhio direi che hai un’insana mania per i dolci.» Tony gli si siede accanto, scuotendo i capelli come un cane e schizzandolo.

«Hanno messo una qualche sostanza nell’acqua che ti ha fatto rincretinire?» si scrolla infastidito le gocce di dosso.

«Come sei scontroso la mattina.» commenta rubandogli la ciambella dalle mani e posando sul suo palmo una pastiglia bianca.

«Ehi! La stavo mangiando io!»

«Dici bene: stavi.» addenta il dolce.

«Tu invece sei insopportabile non solo la mattina, ma durante tutto il giorno.» sibila guardandolo storto «cos’è questa?» prende la pastiglia tra il pollice e l’indice e se la porta davanti agli occhi rigirandola per osservarla meglio.

«Una tachipirina, ti farà passare la febbre.»

«Devo proprio prenderla?»

«La pastiglia dell’altro giorno ti ha fatto passare il mal di testa, no? Fidati e prendila, starai meglio.»

La fissa ancora per un attimo indeciso.

«Qui c’è la scatola, se vuoi leggere cos’è.»

«Non importa. Mi dai un bicchiere d’acqua?»

Tony fa un gesto e dopo un attimo Ferro-Vecchio gli porge un bicchiere.

«Strano, non l’ha fatto cadere.» commenta mettendosi la pastiglia sulla lingua e inghiottendola con l’aiuto di un sorso d’acqua.

«L’hai presa sul serio?»

«Se mi farà stare meglio…»

«Vorrei godermi questo momento in cui ti fidi di me, ma se ritardo questa volta Pepper mi taglia a tranci e mi vende alla Findus.» si alza andando verso l’ascensore.

«Fermo lì. Pensi di andare a una riunione che mi pare di capire sia piuttosto importante conciato come un mendicante vagabondo?» rivolge la schiena all’isola per concentrarsi sullo spettacolo osceno offerto dall’uomo.

«Ma che…oh.» abbassa gli occhi sui propri vestiti e si rende conto di avere addosso una tuta stropicciata «Vorrei potermi cambiare, ma i tuoi fottutissimi libri non mi lasciano arrivare all’armadio.»

«Come sei noioso. Sono più che sicuro che tu stia esagerando.» si volta nuovamente e si versa una tazza di caffè, accompagnato dalla solita ventina di cucchiaini colmi di zucchero.

Sente uno sbuffo scocciato ma non gli giunge nessun insulto, quindi continua a sorseggiare tranquillamente il proprio caffè.

«Così va meglio, genio dello stile?»

Gli rivolge a malapena un’occhiata «Passabile.»

«Guarda che tu sei conciato peggio.»

«Io sono stato chiuso per tre giorni in una cella e sto male, ho una scusa.» non si scompone e si porta di nuovo la tazza alle labbra.

«È inutile discutere con te, vero?»

«Esatto.»

«Bene, a dopo.» fa un cenno con la mano.

«Aspetta.» lo ferma per la seconda volta «Io cosa faccio?»

«Una passeggiata?» lo sfotte con un ghigno.

«Molto spiritoso.»

«Una gita al mare? Deltaplano? Bunjie jumping? Magari si rompe l’elastico e mi libero di te. Oppure jogging, puoi andare a nuotare in un fiume, o giocare con un aquilone, o…»

«Dacci un taglio.»

«Sei davvero suscettibile. A dopo.» lo saluta con una mano entrando nell’ascensore.

«Non tornare.»

«Ti annoieresti senza di me.»

«Forse non rischierei di farmi ammazzare un giorno sì e l’altro pure.»

«Ma ti annoieresti.»

«Non avevi una riunione dieci minuti fa?»

«In effetti sì.»

«Allora vacci!» sbotta facendo cenno di tirargli contro la scatola delle ciambelle.

«E va bene, principino, me ne vado.» preme il pulsante dell’ascensore.

«Non chiamarmi così!»

Le porte si chiudono sull’espressione sghignazzante di Stark.

 

 

 

 

 

 

La riunione con gli investitori cinesi si trascina più a lungo di quanto si aspettasse, tenendolo lontano dall’attico e dal suo malaticcio occupante.

Getta un’ennesima occhiata al palmare per controllare che nessuno sia entrato di sopra, accampando come scusa quella di consultare il traduttore. È stufo di starsene lì a osservare Pepper discutere in cinese con quei musi gialli che la fissano assorti pendendo dalle sue labbra mentre potrebbe essere al piano di sopra a pungolare Loki, non solo per l’innato gusto di dargli fastidio, ma anche per distrarlo dal ricordo di quella cella che continua a tormentarlo anche se non vuole darlo a vedere.

Gli torna in mente l’immagine di Loki in quella  stanzetta, così indifeso e diverso dalla persona di due mesi prima, e viene colto dalla voglia di tornare su solo per accertarsi che stia bene.

«Tony? Pensi di stare qui tutto il giorno e di non salutare?» Pepper lo distoglie dai suoi pensieri posandogli una mano sulla spalla.

«Eh? Cosa?» sobbalza.

«Abbiamo. Finito. La. Riunione.» scandisce quasi sillabando le parole.

«Davvero? Bene.» scatta in piedi «Signori, è stato un piacere. Ora ho di meglio da fare.» li saluta con un cenno del capo ma viene intercettato da Pepper.

«Cosa sarebbe questo “meglio”?»

«Fatti miei. Ora lasciami andare, ho da fare.»

«Immagino. Ti rendi conto di non poter lasciare da sola una persona con Loki, soprattutto considerando che nessuno deve sapere che si trova qui?»

«È piuttosto inoffensivo al momento, comunque non c’è nessuno di sopra.»

«Inoffensivo? Stiamo parlando dello stessa pazzo psicopatico?»

«Sì, stiamo parlando dello stesso pazzo psicopatico che dopo tre giorni passati in una cella sta a malapena in piedi.» incrocia le braccia.

«Cosa?»

«Sì, lo hanno chiuso al freddo, legato e senza mangiare per tre giorni, quindi ora se non tti spiace vado a controllare che stia bene.»

«Certo, certo, va’ pure.» inizia a gesticolare, sorpresa.

Tony sparisce nell’ascensore senza nemmeno rispondere, impaziente di tornare al piano di sopra.

Le porte si aprono rivelando uno spettacolo a dir poco strano: Loki, con addosso una tuta da ginnastica nera e verde, sta disteso a pancia in giù sotto una vetrata, immerso nella luce del sole leggendo un libro che tiene sul pavimento.

Si blocca per un momento, stupito da quella vista inaspettata. Deve ammettere di avere voglia di saltargli addosso.

Si schiarisce la voce, un po’ per ritrovare la facoltà di parola e un po’ per attirare la sua attenzione, ma è come insegnare a un pinguino a fare il giocoliere mentre si arrampica su un cactus.

Loki continua a leggere tranquillamente, del tutto incurante dell’altro, lasciando Tony davanti all’ascensore a fissarlo imbambolato.

Stark non ha bene idea di cosa fare, ma qualcosa, forse quella strana voglia di saltargli addosso favorita dalla posizione del dio, lo spinge ad avvicinarsi cautamente in modo da non fare rumore e da non distrarlo, fino a trovarsi proprio sopra di lui, l’ombra nascosta dalla luce del sole che gli illumina il viso.

Loki continua a sfogliare le pagine che scorrono con il loro solito dolce fruscio, poi decide finalmente di palesare la propria presenza in perfetto stile Stark; si china sull’altro e con un’elegante pacca sul culo lo fa sobbalzare e voltare.

«Ciao.» saluta con un sorrisino angelico che non viene preso così bene dal dio che con un calcio nelle caviglie lo fa cadere per terra e poi gli sale addosso, pronto a prenderlo a pugni.

«Ehi, calma, non uccidermi.» alza le mani in segno di resa.

«Non provarci mai più.» sibila.

«E io che mi preoccupavo che tu non stessi bene.» si lamenta mentre le mani gli vengono intrappolate ai lati della testa.

«Non farlo mai più.» si avvicina minacciosamente al suo volto.

«Guarda che così non è che mi convinci…»

«Cosa? Oh.» si blocca rendendosi conto di essere seduto a cavalcioni sulla sua vita e di avere la bocca a un niente dalla sua.

«Esatto.» ribalta le loro posizioni con un colpo di reni, liberandosi le mani e intrappolando quelle dell’altro contro il pavimento.

«Mollami.» si lamenta debolmente.

«Sembri molto convinto, davvero.» lo prende in giro.

«Mi stai facendo male ai polsi, lasciamo.» mugola.

«Oh, scusa.» allenta la presa osservando i segni rossi che gli solcano la pelle «Penso che potremmo metterci qualcosa.»

«Sopravvivrò così.» si stringe nelle spalle per quanto possa riuscirci da sdraiato per terra.

Gli prende delicatamente un polso e se lo porta al viso, osservando i tagli sulla pelle candida e aggrottando la fronte.

«Che c’è?» domanda Loki che ha deciso di non ribellarsi più di tanto.

«Niente, stavo solo pensando.»

«Inarca un sopracciglio «Tu?»

«Sai che qui sono considerato un genio, vero?»

«Te l’ho detto, solo perché gli standard midgardiani sono bassi.»

«Che simpatico.» struscia il naso contro il suo solo per il gusto di vederlo contorcersi per evitare quel contatto.

«Questa stanza è piena di mobili, devi proprio sederti su di me?»

«Sì, sei comodo.»

«Perché non ti ho ancora ucciso?»

«Perché mi vuoi bene?» azzarda ridendo.

«Perché non ho voglia di prendermi la scossa di nuovo.» lo corregge «Posso riavere il mio braccio, ora?»

«Cosa? Ah, sì.» lascia andare il polso che stava ancora esaminando ma una strana luce gli si accende negli occhi e si irrigidisce.

«Che ti prende?»

«Niente, non importa.»

«Adesso me lo dici.»

«Non è nulla.»

«Come tua poltrona esigo saperlo.» scherza cercando di addolcire la luce fredda negli occhi dell’altro.

Sorride «Stavo solo pensando a cosa ti hanno fatto.» ammette.

«Sono un prigioniero qui, mi stanno ancora trattando bene se escludiamo l’atroce tortura di avere te come carceriere. Sai qual era il bello di quella cella? Il silenzio.»

«Ma piantala, quando ti ho tirato fuori tremavi come una foglia e non volevi nemmeno che ti lasciassi a dormire da solo.»

«È stato un attimo di debolezza.»

«Dacci un taglio.» si china su di lui e gli chiude la bocca con la propria, venendo accolto con un inaspettato entusiasmo. Loki lo afferra per la camicia, tirandolo ancora più vicino senza lasciarlo allontanare nemmeno per un momento.

«Signore, devo far partire la procedura di sicurezza?»

«Jarvis, tu non capisci proprio un cazzo.» sbotta separandosi per un attimo dalle labbra di Loki che ridacchia.

«Mi scusi, signore, ho visto che la stava trattenendo e ho pensato che potesse essere in pericolo.»

«Pensa meno e sparisci.»

«Certo signore, ma in caso che…»

«Jarvis, muto.»

L’intelligenza artificiale si zittisce e Tony può tornare a dedicare tutta la sua attenzione a Loki, che sta ancora sogghignando.

«Perché ridi?» domanda mordicchiandogli il collo.

«È divertente vedere come i tuoi piani vengano rovinati da quello che hai progettato perché ti aiuti. Ora levati di dosso, voglio leggere.» riesce a sgusciare via e torna a dedicare tutta la sua attenzione al libro.

«Stai scherzando?» domanda spiazzato, trovandosi sul pavimento.

«Sto leggendo, non ti sento.»

«Mica leggi con le orecchie.»

«Si chiama concentrazione, geniaccio.» torna al libro senza più nemmeno voltarsi per rispondergli.

«E dai…» si lamenta senza nemmeno un cenno di risposta «Sai che sei davvero insopportabile?»

«Non più di te. Ora vattene.»

«È casa mia questa, vado dove mi pare!»

«È possibile che “dove ti pare” coincida con un luogo lontano da me?»

«Davvero non so cosa mi trattenga dal prenderti a calci.»

«Il mio adorabile visino?» domanda scoccandogli un sorrisetto strafottente che però riuscirebbe a far rispondere affermativamente anche un nazista.

«La paura di essere preso a martellate da tuo fratello è più convincente.»

«Mi lasci leggere?»

«Giuro che un giorno, fosse anche l’ultima cosa che faccio, ti tirerò giù dalla finestra.»

«Se vuoi ti insegno.» tiene gli occhi sul libro.

«Penso che quel giorno arriverà presto…» ringhia tra i denti dirigendosi verso la propria stanza per andarsi a cambiare.

Loki sussurra un “finalmente” e torna a concentrarsi sul libro, venendo assorbito dalle avventure del maghetto con gli occhiali.

 

 

 

Un respiro pesante accanto alla sua spalla.

Riesce a non sobbalzare come il suo corpo vorrebbe, e con la coda dell’occhio intercetta il profilo di Tony. Trattiene uno sbuffo infastidito che gli viene spontaneo e torna a leggere, ma sente gli occhi dell’altro fissi sul libro da dietro la sua spalla; è sdraiato sul pavimento proprio come lui, ma si tiene sdraiato sui gomiti per poter avere la testa sopra la sua e riuscire a respirargli nell’orecchio.

Resta immobile fingendo di leggere, infastidito dallo sguardo fisso dell’altro che non accenna a palesare la sua presenza a parole.

«Ora basta.» si volta di scatto appoggiandogli le mani sul petto e spingendolo via «Sei davvero l’essere più fastidioso di tutti i Nove Regni.» sibila ricadendo all’indietro, già stanco per lo sforzo.

«Allora ti sei accorto di me.» sogghigna.

«È difficile non accorgersi di qualcuno con la grazia di un pentapalmo ubriaco.» incrocia le braccia sul petto, non volendo dimostrargli la propria debolezza e il giramento di testa che gli vedere il volto dell’altro oscillare.

«Molto gentile. Ma stai bene? Sei più pallido del solito, quasi verde, e non mi sembra per un incantesimo o per dei raggi gamma.» gli posa una mano sul braccio sedendosi sui talloni per guardarlo meglio.

Annuisce debolmente, ma i suoi occhi non riescono a metterlo a fuoco.

«No, non stai bene, e come dio degli Inganni fai schifo. Dai, alzati.»

Se ci riuscisse lo prenderebbe a calci, ma fa fatica persino a capire dov’è la vera copia di Tony che gli si propone davanti agli occhi, quindi lascia perdere e resta sul pavimento.

«Okay, ti aiuto.» lo afferra per un braccio e lo tira in piedi, sorreggendolo quando rischia di schiantarsi sul pavimento lasciandovi una simpatica decalcomania.

«Meno male che stai bene.» commenta facendosi passare un suo braccio attorno alle spalle per la seconda volta in due giorni. Lo trascina nel corridoio con l’intenzione di portarlo nella sua stanza, ma quando si accorge che probabilmente gli sverrà addosso prima di riuscire a percorrere quei pochi metri opta per portarlo nella propria. Apre la porta con una spallata e riesce a farlo sdraiare sul letto prima che perda i sensi, ma Loki non allontana il braccio e Tony gli cade accanto.

«Hai davvero l’aria di uno che sta bene.» commenta sarcastico ma anche preoccupato dal suo respiro pesante, chiaro segno della difficoltà a respirare.

«L’incantesimo di ieri…» sussurra «Non ha funzionato bene…»

«In che senso?»

«Il naso è… di nuovo…rotto.» è costretto a interrompersi per respirare con la bocca.

«Come è possibile?» lo fa appoggiare ai cuscini in modo che l’aria gli arrivi meglio ai polmoni.

«A quanto pere… ad Asgard… non vogliono che io mi curi.» conclude cercando di inspirare.

«Perché non dovrebbero?»

Si stringe nelle spalle.

«Quindi si è rotto di nuovo, così, per magia?»

Annuisce portandosi una mano al naso, nella speranza che stringendolo il dolore cali.

«Per tua fortuna stai facendo cenni a qualcuno che si è preso parecchi pugni, anche se nessuno ha mai osato rompermi il naso. Ci penso io.»

«Ci terrei ad avere ancora il naso e a non sembrare Voldemort.»» commenta con un lamento soffocato.

«Come fai a sapere chi è Voldemort?» si ferma nel vano della porta.

«I libri, prima stavo leggendo quello.»

Distoglie divertito lo sguardo e torna dopo un attimo con un sacchetto di ghiaccio «Tieni.»

«No.»

«Che c’è, il Gigante del Ghiaccio ha paura del freddo?»

«Non voglio diventare blu.»

«Blu?»

Annuisce arretrando per allontanarsi.

«Diventi blu a contatto con il freddo?»  domanda con una luce pericolosa che si accende negli occhi.

«Sì, stammi lontano.» usa la mano che non sta tenendo sul naso per farsi da scudo.

«Oh no, adesso voglio vederti diventare un ghiacciolo.» sogghigna avvicinandosi, e con uno scatto rapido riesce ad appoggiargli il sacchetto sulla pelle nuda del collo che velocemente muta prima ad un azzurrino pallido e poi a un blu più deciso, accompagnato da alcune linee più scure che gli solcano tutto il corpo.

«Figo… Sembri un puffo!» scoppia a ridere nonostante l’altro stia cercando di dargli fuoco con lo sguardo color brace.

«Non vorrei offenderti, ma a quanto ho letto gli jotun sono alti almeno tre metri, tu, ecco, non sei un po’ gracilino?»

«Ma ti sei visto? Sei alto poco più di un bambino.» ribatte.

«Ho toccato un nervo scoperto?»

«No, vattene.»

«No, sono curioso. Sei anche freddo?» allunga una mano verso la sua a non appena lo sfiora la ritrae «Sei gelato!»

«”Gigante del Ghiaccio” non ti ha suggerito niente?» domanda scocciato.

«Visto che la parte del gigante non era proprio corrette volevo verificare. Sogghigna balzando all’indietro prima di prendersi un calcio «Cosa sono le linee?»

«Queste?» posa un dito su uno dei segni scuri «Non lo so.»

«Non te lo sei mai chiesto?»

«No, non lo so, è diverso.»  chiude gli occhi e con fatica torna al colore originale «Non avvicinarmi mai più a del ghiaccio.» ordina categoricamente.

«Ero curioso.»

«Ma a me non piace trasformarmi.»

«Non sei così male, sei quasi buffo.»

«Dovrei apparire minaccioso, non buffo.» lo corregge stringendosi nella giacca della tuta «Ora per colpa tua ho freddo.» si lamenta.

«Sei un Gigante del Ghiaccio, come fai ad avere freddo?»

«Prima lo ero, ora ho una forma umana, ergo ho freddo.» si passa la mano che non sta tenendo sul naso sulle braccia per scaldarsi.

«Mettiti sotto le coperte, io vado a prendere… ehm, il ghiaccio caldo esiste?»

«Non conosco molto bene la vostra tecnologia ma non credo.»

«Okay, puoi scegliere. Puoi tornare a sembrare il Grande Puffo e farti passare il male oppure restare così e tenerti il naso rotto.»

«Non c’è qualche pastiglia che faccia passare il dolore?»

«Pensavo di non  drogarti ma se è quello che vuoi…»

«Lascia perdere, mi arrangio.»

«Come, di grazia?»

«Vai via e io uso il ghiaccio.» si infila sotto le lenzuola con qualche problema visto che continua a tenersi la mano sul naso.

«Mi hai appena detto che non ti piace trasformarti…»

«Non mi piace se ho qualcuno intorno, se sono solo mi dà fastidio ma lo sopporto.»

«In pratica ti vergogni.»

«Crescere considerando gli jotun dei mostri non aiuta a sentirsi a proprio agio con un corpo che non riconosci come tuo.» ammette con voce lontana.

«beh, io sono cresciuto con l’idea che non esistessero altri universi abitati da creature più o meno blu, quindi non ci trovo niente di male.» si avvicina porgendogli il ghiaccio, lasciando che sia lui a decidere cosa fare.

Loki lo fissa incerto. Non sa se fidarsi e mostrarsi con quell’aspetto che tanto odia, lo ha sempre ritenuto, da quando lo ha scoperto, essere qualcosa di cui vergognarsi, da tenere nascosto e da non rivelare a nessuno.

Già solo l’esistenza di questo dubbio lo confonde, non ha mai voluto mostrarsi a nessuno con quell’aspetto, e non sa nemmeno perché si sta ponendo il problema.

Guarda ancora una volta l’espressione incoraggiante dell’altro, e alla fine con un sospiro rassegnato prende il sacchetto di ghiaccio e se lo posiziona sul naso mentre la pelle torna al blu di prima.

Stark sorride per quel gesto che capisce essergli costato molto «Devo dire che la cosa inquietante non è la pelle azzurra, ma gli occhi. È quasi comico che tu di solito li abbia di un colore così contrastante come il verde.»

Non gli risponde ma chiude gli occhi, celando con le palpebre blu le iridi scarlatte.

«Vado a prenderti un altro cerotto?»

«Se stai zitto mi curo da solo.»

«Ma hai detto…»

«Non posso curarmi le ferite con la magia, ma la mia natura di jotun mi aiuta a guarire in fretta se riesco a concentrarmi abbastanza.»

«Va bene.» si sdraia accanto a lui allacciandosi le mani dietro la nuca e restando a fissarlo dal basso.

Un freddo intenso invade la stanza, poi Loki torna al suo colore normale e gli si sdraia di fianco.

«Tutto qui? Nessuna formula, nessun abracadabra, nessuna strana luce?» si volta di lato appoggiandosi su un gomito.

«Non sono un prestigiatore, e comunque devo pronunciare delle formule solo per usare la magia, ecco perché mi hanno messo quella specie di maschera.»

«Non hai già quel braccialetto che controlla i tuoi poteri?»

«Solo parzialmente, mi permette quel tanto che mi sarebbe bastato non a uscire ma almeno a liberarmi le mani.

«Ora ti sei guarito anche i polsi?»

«Quasi del tutto, non posso restare uno jotun troppo a lungo o se ne accorgerebbero, ecco perché non mi sono trasformato per resistere al freddo della cella.»

«Visto che sei tornato uman-… di-… del tuo colore normale hai di nuovo freddo?» si sostiene la testa con la mano, curioso.

«Un po’, ma…» non riesce a finire la frase che viene interrotto.

«Oh bene.» si volta del tutto e si stende su di lui, le mani appoggiate ai lati del suo viso e le labbra premute contro le sue, coinvolgendolo in un bacio piuttosto impegnativo che gli fa subito passare il freddo. Gli passa per la mente d informare Tony di questo cambiamento, ma poi si abbandona al suo tocco insistente, infilando una mano tra i loro corpi per poter afferrare la sua canottiera nera in modo che se anche volesse allontanarlo non ci riuscirebbe, ma questo si libera agilmente dell’indumento, lasciandolo privo di quell’appiglio.

Loki resta per un attimo disorientato, ma quando Tony torna a dedicargli la sua completa attenzione e posa la mano sulla chiusura della felpa per aprirla chiude gli occhi, lasciando che gliela sfili dalle spalle e che torni alle sua labbra, con una dolcezza che non ha mai conosciuto.

Stark non capisce bene il perché di questo abbandono, ma non se ne cura più di tanto e infila le mani sotto la T-shirt verde dell’altro, saggiando con le dita la sua pelle fresca che freme a quel contatto ; risale fino alle spalle e sfila la maglia separandosi per un secondo dalle sue labbra ma tornandoci subito, richiamato da un suo gemito soffocato che ha ben poco dell’ordine imperioso che vorrebbe essere.

Infila una mano nei suoi lunghi capelli corvini e li tira leggermente per fargli inclinare la testa e poter raggiungere la sua gola, iniziando a mordicchiarla seguendo il percorso bluastro delle vene, così simile al colore che ha assunto prima. Ritorna al suo mento affilato e presto alle labbra pallide che stanno sussurrando il suo nome; non riesce a separarsi da quel corpo candido che negli ultimi giorni gli ha mostrato tutta la sua debolezza e il suo bisogno di essere amato, non riesce a dimenticare come era ridotto in quella cella, non riesce a dimenticare l’espressione tradita che aveva in volto e il tono triste della sua voce quando gli ha chiesto il perché di quei tre giorni passati da solo credendo di essere stato abbandonato.

Porta le mani ai lati del suo viso e riprende a baciarlo con più dolcezza, stupendolo per quell’improvviso cambio di ritmo.

A dirla tutta il dio non si aspettava nemmeno tutti quei baci, era pronto a qualcosa di più brutale e più privo di sentimenti, ma era disposto ad accettarlo, troppo bisognoso di quella che avrebbe finto essere una dimostrazione d’affetto per potersi rifiutare.

Loki si abbandona subito a quei baci così delicati, decidendo che se poteva fingere che una scopata e via potesse essere un gesto di affetto, per quanto esistente solo nella sua testa, può esserlo anche questo che sembra così sincero, la lingua di Tony che accarezza la sua, ma che non può esserlo, nessuno lo ha mai trattato con dolcezza, con affetto, o con anche solo un barlume di compassione, perché dovrebbe farlo quest’uomo che in fin dei conti è il suo carceriere? In effetti ammansirlo così è una tattica come un’altra per tenerlo buono.

Nonostante questo pensiero che riempie di amarezza i baci che sta dando e ricevendo gli lascia sfilare i pantaloni della tuta, trovandosi a diretto contatto con la sua pelle.

Inghiotte il groppo di lacrime che ha in gola e lascia che Stark prenda il controllo.

 

 

 

 

 

 

Note della Vecchia Volpe

*getta qualche vestito in valigia e scappa per non ritornare mai più*

Ehm salve, lo so, il finale di questo capitolo è orribile, ma verrà tutto spiegato nel prossimo, ve lo prometto.

Mi scuso per il ritardo ma ho avuto la brutta idea di impelagarmi in un’altra long e quella mi ha assorbito, spero che mi perdoniate quando la pubblicherò.

Visto che siamo al ventesimo capitolo colgo l’occasione per ringraziarvi tutte. Un grandissimo grazie a: caledo82, CamigovE, deathnote96, Delfino97, Fuckthishit, Ghia9614, La Morte fidanzata, Lauren333bs, Lilith Evans,loki_1D,  Lucky_Lucy, Madama Pigna, Philosophe, Scorpius_M1, Valery_Snape, Aika_falti, alena90, Annalisa153, aubry, Black ace, BlackCoffinDoor, blackwhiteeli, caledo82, chiasmo85, Destiel_Doped, Eleonoraa11, Eride, ero io, FelpataMalandrina94, Finesis, Flam92, GiadaJoestar, Gwenz, IsyMiscy, Lady_Jadjye, LightCross, livingfiamme, MartySmile12, Mashi, nakimire, neurodramaticfool,b Nihiliz, obiwankenobi, Panchan, Princess of Guns, qwer1991, Sarah del mondo antico, Selvy, Sharleen, sickgirl78, simo95, Smith of lies, Sunight, TAKeRu_ECHY, WordsLuver, xAlisx, _Lenalee_ .

Eccovi qui, tutte citate, in grassetto chi ha deciso di lasciare anche una sola piccola recensione perché come loro si sono impegnate a scrivermi un commento io l’ho fatto evidenziandole,

Grazie ancora <3

Un bacio alla mia editor che mi ruba sempre un sacco di tempo facendomi pubblicare la sua roba (ti voglio bene mamma <3)

Baci e a presto.

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Capitolo 21
*** Dei che riflettono poco e riflessioni difficili ***


Osserva la schiena nuda di Loki con un misto di soddisfazione e confusione.

Non appena si è separato da lui il dio si è allontanato e gli ha dato le spalle, senza rivolgergli nemmeno una parola.

Resta a fissarlo ancora per un momento, poi decide di fare il primo passo e si avvicina, notando che se ne sta raggomitolato su se stesso, avvolto nelle lenzuola che fasciano il suo corpo perfetto.

«Ehi, hai deciso di non parlarmi più o stai dormendo?» gli poggia con delicatezza una mano sulla spalla.

«Nessuna delle due.» risponde atono senza voltarsi.

Inarca un sopracciglio «C’è qualcosa che non va?»

«No.»

«Davvero? Parlami, se c’è qualcosa che non va puoi dirmelo.» aumenta la stretta sulla spalla.

«Non c’è nulla.»

E invece non è vero.

C’è qualcosa che non va, c’è che quella convinzione di prima che andava tutto bene pur di ricevere qualcosa di simile all’affetto è crollata, o meglio, si è ridimensionata, e lui stesso no crede più al proprio inganno.

Quello che è successo non ha significato nulla, almeno per Tony, perché per lui ha significato molto, ha significato la perdita di ogni illusione che si era creato in quegli ultimi giorni, illusioni in cui Stark si preoccupava davvero per lui e in qualche modo teneva a lui.

Trattiene il singhiozzo che vorrebbe uscire dalla sua gola, campana a morto di un’ultima speranza infranta.

«Loki, stai tremando, non ci casco.»

«Perché non mi lasci in pace?» sussurra con voce strozzata.

Sgrana gli occhi, allarmato. No, deve aver sentito male, Loki non è sul punto di mettersi a piangere. Eppure la sua voce dice il contrario.

Gli appoggia il mento sulla spalla, cercando di vedere l’espressine sul suo viso «Dai, dimmi cosa c’è che non va, non ci credo che sia tutto a posto.»

«Invece lo è.» replica ostinato, la voce sempre più flebile.

«No che non lo è.» lo costringe con la forza a voltarsi e per l’istante in cui Loki gli concede di vedere i suoi occhi questi gli sembrano lucidi «Non va tutto bene, non faresti così altrimenti.» prova a fargli sollevare il viso in modo da poter incrociare il suo sguardo e confermare i propri sospetti, ma non appena le dita gli sfiorano il mento Loki si ritrae.

«Per favore, lasciami stare.» bisbiglia.

«Tu che chiedi qualcosa per favore, questo è il chiaro segno che c’è qualcosa che non va. Cosa non mi stai dicendo?»

«Nulla che ti interessi. Ora vattene, o almeno non parlarmi, voglio dormire.» nonostante la decisione della frase il tono è sempre poco più che un sussurro.

«Tu non vuoi dormire, vuoi evitarmi. Mi vuoi dire cosa ho fatto?» inizia a spazientirsi.

«Niente, non preoccuparti.»

«Ora mi dici cosa cazzo c’è che non va.» sbraita poggiandogli entrambe le mani sulle spalle e inchiodandolo contro il materasso.

Loki volta il viso di lato, sempre più ferito, e questa volta gli sfugge un singhiozzo.

«Ehi, no. No, non fare così, non so perché tu lo stia facendo ma non fare così.» molla subito la presa. Anche se prima sospettava che avesse gli occhi lucidi vederlo reagire così lo sciocca «Dimmi che sta succedendo, se ti ho fatto male non volevo, mi dispiace.» torna con la mano sulla sua spalla, facendola scorrere dall’alto verso il basso per calmarlo, ma non serve a nulla e l’altro si rannicchia di nuovo nelle lenzuola, stringendole convulsamente.

Tony capisce che non otterrà nessuna risposta in quel modo, così decide di lasciar perdere e si sdraia alle sue spalle e lo abbraccia, appoggiando di nuovo il mento al suo braccio.

Loki non lo scaccia e lo lascia fare.

«Mi dici che ti prende?» mormora al suo orecchio.

«Non ti importa, lasciami dormire.»

«Ti lascio dormire solo dopo che mi hai risposto.» stringe la presa su di lui.

«Perché non mi lasci in pace?»

«Perché voglio sapere perché ti comporti così dopo quello che è successo.» spiega semplicemente.

«Perché ho pensato di poter convincere me stesso ma non ci sono riuscito.» ammette in un sospiro.

«Convincerti?»

Si decide a capitolare «Convincermi che ci fosse un qualche aspetto affettivo in ciò che è successo, ma non ci riesco, non riesco a ingannare me stesso, non ora.» stringe con più forza le lenzuola tra le dita, il dolore psicologico reso più acuto dall’averlo ammesso.

«Cosa? No, ehi, aspetta.» lo costringe a voltarsi «Cosa stai dicendo?»

«Niente, ho sbagliato anche solo a provare a convincermi di questo, non avrei dovuto.»

«Aspetta, zitto un attimo. Mi spieghi cosa intendi con “convincerti”?»

«Devo proprio? Non possiamo solo lasciarci questo alle spalle, fingendo che non ti abbia detto nulla e che tu non te ne sia accorto?»

«No, voglio sapere se quello che intendi tu è quello che penso io.»

Sospira di nuovo «Ho provato a convincermi che dietro a questo ci fosse un sentimento di affetto, di qualcosa di simile, volevo riuscire a convincermi di questo almeno per un momento, ma alla fine non ci sono riuscito, non ce l’ho fatta a ingannare me stesso fino a questo punto.»

Gli chiude le labbra con le proprie, accarezzandole delicatamente, provando a tranquillizzarlo «Cosa ti ha fatto pensare che non ci fosse niente dietro?» mormora contro le sue labbra, stringendolo a sé.

«Che… cosa?» domanda incredulo, avvolto tra le sue braccia.

«Sei davvero convinto che io non tenga a te nemmeno un po’? Potrei quasi offendermi.» lo prende in giro per smorzare almeno un po’ la tensione.

 «Aspetta. Mi stai dicendo che…» non conclude la frase per paura di sbagliarsi.

«Se non tenessi a te pensi che avrei visto per due volte Bambi?»

«Quindi la tua non è stata tutta una tattica per tenermi buono e far sì che non scappassi?» un barlume di speranza si accende nelle sue iridi smeraldine.

«Tattica? Ma che diavolo stai dicendo?» si puntella sui gomiti per poter restare su di lui e guardarlo meglio negli occhi.

«Mentre io stavo cercando di convincermi che tu provassi un qualsiasi qualcosa nei miei confronti era proprio così?» la voce, seppur ancora flebile, ha ripreso un po’ di colore.

«Quando dicono dio del Caos intendono quello che hai in testa, vero?» ridacchia lasciandogli un altro bacio sulle labbra.

«Penso di non aver capito qualcosa…»

«Ti basti sapere che non devi convincerti proprio di nulla.»

Ed è così che tornano a rotolarsi tra le lenzuola, i loro baci dominati dal sorriso estasiato di Loki.

 

 

 

 

 

 

 

Si stiracchia entrando nel salone, diretto all’isola della cucina per un bicchiere; è l’eccezione alla regola dell’uomo che dopo una bella scopata si fuma una sigaretta, lui odia il fumo; le sigarette puzzano, e preferisce decisamente il gusto vellutato e bruciante di un bicchiere di bourbon che difatti si sta versando.

Ripensa per un attimo al comportamento di Loki e questo lo fa sorridere, ma non ha tempo di realizzare cosa è successo che una voce grave lo fa sobbalzare, rischiando di fargli rompere il bicchiere di prezioso cristallo.

«Buonasera Stark.» lo saluta Thor, con addosso il suo solito mantello rosso e in mano il ridicolo martello.

«Oh, Point Break. Sai che di solito si bussa prima di entrare?» prova a ridarsi un contegno, ringraziando di avere addosso almeno un paio di pantaloni.

«Mi scuso per la mia intrusione non annunciata, ma devo vedere immediatamente mio fratello.»

Deglutisce a vuoto «In questo momento non è possibile.»

«Perché?»

“Perché sta dormendo dopo essere stato a letto con me, prova a disturbarlo e ti ammazzo” non gli sembra la risposta giusta.

«Perché sta riposando, non si ancora molto bene.» taglia corto.

«A questo proposito, mi scuso per il suo comportamento, ti prometto che non la passerà liscia ad Asgard.» gli occhi gli si raggelano per il disappunto.

«Cosa stai dicendo, biondone? È stato tutto un malinteso, Loki non mi ha fatto del male e ciò che ha fatto non l’ha fatto con l’intenzione di farmene, inoltre ci ha già pensalo lo SHIELD a punirlo, non ci serve l’intervento di voi megalomani nordici.» si para involontariamente tra il dio del Tuono e il corridoio, pronto a chiamare l’armatura.

«Loki rientra sotto la giurisdizione asgardiana, siamo noi a decidere.» incrocia le braccia, risoluto.

«Ma quanti paroloni, fratello, potrei quasi pensare che hai anche imparato a leggere.» Loki sbuca dal corridoio, miracolosamente rivestito e con i capelli quasi in ordine.

Tony si volta a guardarlo, stupito da quel cambiamento; da dolce e bisognoso di affetto è tornato il bastardo che era quando è arrivato lì.

«Stai bene, vedo. Vieni con me.»  Thor si avvicina per afferrarlo per un braccio ma il moro lo schiva con un elegante passo di lato.

«Scordatelo. Mi avete esiliato qui e qui resto.» senza farsi notare dal fratello lancia un’occhiata a Tony, che immediatamente capisce.

Non ha finto tutta la scenata di prima, è solo che quello è il suo modo di rapportarsi con il fratello, e questo non potrà cambiare facilmente a dispetto di tutto il resto.

«Hai usato la magia e ti sei trasformato in… jotun.» pronuncia la parola con malcelato disprezzo «Quindi ora vieni con me e sottostarai alla decisione di Padre.»

«Oh no, la sua, testuali parole, irrevocabile decisione di esiliarmi qui, per definizione non può essere ritrattata, quindi ora sparisci, qui sei inutile.» sibila cercando di nascondere il senso di offesa per le parole del fratello.

«Non puoi cavartela sempre con i tuoi giochetti di parole, Loki.»

«Forse no, ma questa volta ha ragione.» interviene Tony provando a fare da paciere «Torna a casa, qui ci penso io.»

«È un gesto gentile da parte tua, Stark, ma qui si tratta di questioni che vanno al di là della comprensione umana.» fa un sorriso di scuse.

«Ma piantala, se ci arrivi tu ci arriva di sicuro anche lui.» Loki si butta sul divano recuperando Harry Potter e tornando a leggere.

«Ti converrà abbandonare questo atteggiamento quando ti troverai davanti ai nobili per essere giudicato, io sono indulgente con te ma loro non lo saranno altrettanto.»

«Indulgente? Con me? Stai scherzando o ti sei fulminato anche quell’ultimo rimasuglio di cervello che ti rimaneva? Non sei mai stato indulgente con me, qualunque cosa facessi me la facevi pagare cara, a partire da quando ti sei offeso per una battuta sulla tua scarsa intelligenza e mi hai fatto cucire le labbra con del fil di ferro!» il volume della sua voce aumenta mentre si alza in piedi lanciando il libro per terra.

«Te le sei cercate. Ora basta, adesso vieni con me e poi vedremo cosa decideranno a casa.»

«Asgard non è casa mia! Mi avete cacciato, esiliato, non potete mandarmi via e riprendermi a vostro piacimento.» indietreggia, gli occhi fiammeggianti per la rabbia.

«Sei un prigioniero, facciamo quello che vogliamo, quindi ora vieni con me.» prova di nuovo ad afferrarlo ma viene bloccato dall’intervento di Tony che si frappone tra loro.

«Calma, biondo, ragiona. Se tu lo riportassi ad Asgard quel congegno che ha al polso smetterebbe di funzionare, e tu non avresti nemmeno il tempo di dire “Mjolnir” che il tuo caro fratellino sarebbe già scomparso. Tu non vuoi che si liberi, vero?»

Scuote la testa.

«Bene, allora lascialo in una prigione che è stata in grado di contenerlo per due mesi.» spiega come se stesse parlando a un bambino ostinato.

«Quello che ha fatto…»

«È stato un incidente che non si ripeterà più, vero?» si rivolge a Loki che annuisce anche se restio a rivolgersi al fratello persino indirettamente.

«Ma non può usare la magia e nemmeno trasformarsi in…»

«Forza, dillo che ti faccio schifo, su.» lo esorta Loki, gli occhi lucidi per la rabbia e per qualcos’altro che Thor non riesce a riconoscere «Dillo che l’aver scoperto cosa sono realmente ti ripugna.» le sue iridi iniziano a tingersi di rosso.

«Io…» questa volta è Thor a indietreggiare, inorridito dalla trasformazione del fratello.

«Senti, Thor, che ne dici di tornare poi, così ne parliamo con un po’ più di calma?» chiede Tony fissando preoccupato Loki.

Annuisce scioccato e sparisce in una forte luce bianca, lasciandoli soli.

«Loki, ti spiace tornare normale?» domanda avvicinandosi con cautela all’altro che ormai è completamente blu, facendogli segno di sedersi sul divano.

«Quindi in questa forma ripugno anche te.» mormora triste rannicchiandosi in un angolo del divano.

«No, ma sei gelato e non proprio piacevole da abbracciare.» gli si siede accanto e dopo averlo avvolto nel piumino ancora lì per non congelarsi lo stringe a sé.

Accenna un sorrisino tornando al suo colore normale «Solo per questo?»

«No, lo ammetto, ti chiamerei Grande Puffo e non mi sembri proprio dell’umore.»

«In effetti no.» ridacchia liberandosi del piumino.

«Hai voglia di parlarne?»

«Solo questo: te l’avevo detto.»

«Scusa?»

«Te l’avevo detto che è insopportabile e che non è mio fratello.»

«Sul fatto che sia insopportabile hai ragione, sul resto no.»

«Ah no? Ti sembra per caso il comportamento di un fratello il suo?»

«Mi sembra solo il comportamento di un fratello stupido e confuso, sono sicuro che gli passerà.»

«Si è sempre comportato così, solo che adesso ha scoperto cosa sono realmente.» abbassa gli occhi lasciando che l’altro lo stringa.

«Quello che dicevi prima… è vero?» domanda esitante.

«L’avermi fatto cucire la bocca è solo un episodio dei tanti.» rialza il viso.

«Questa bella bocca…» sussurra inconsciamente chinandosi per un bacio che Loki non tarda a ricambiare.

Si lasciano trasportare l’uno dalle labbra dell’altro e si rendono conto solo dopo un po’ di essere finiti sdraiati sul divano avvinghiati come piovre in calore.

«Come siamo finiti qui?»  chiede Tony separandosi da lui e lasciando che gli si sdrai accanto, la testa mollemente abbandonata sul suo petto.

«Non ne ho la minima idea.» chiude gli occhi, stanco.

«Cosa stavamo dicendo prima di interromperci? Ah sì. Beh, forse è un modo strano di dimostrare affetto.» tenta giocherellando con una ciocca dei suoi capelli.

«No, è disprezzo, ma penso che dovrò farmene una ragione. Ora posso dormire un po’? Non lo stavo dicendo solo per non parlarti, prima.» soffoca uno sbadiglio.

«Avrei anche parlato un po’ ma abbiamo tempo dopo.» si alza scatenando uno sguardo irritato che si addolcisce quando Tony gli stende il piumino addosso «Ora, se nessun altro dio nordico con le paturnie richiede le mie attenzioni vado a lavorare fino all’ora di cena.»

«Come vuoi.» borbotta rigirandosi «Perché non mi sono accorto che manca un cuscino, qui?»

«Perché hai sempre usato me come cuscino. Tieni.» gliene lancia uno in faccia ma Loki lo afferra in tempo «Ci vediamo dopo.»

«A dopo.» lo saluta rilassato mentre Tony entra nell’ascensore, poi si stringe nella coperta, si rigira un paio di volte per trovare una posizione comoda e infine di addormenta, scaldato più dal gesto che gli ha fatto arrivare la coperta che dalla coperta stessa.

 

 

 

 

 

 

 

Non ha idea di cosa gli sia preso, letteralmente. Sembra che nella sua testa tutto vortichi a una velocità spaventosa, e non riesce a mettere un pensiero in fila all’altro.

Sa soltanto che il punto focale di quel non-ragionamento è Loki.

Loki e i suoi atteggiamenti da pazzo.

Loki e il suo bisogno d’affetto.

Loki e le sue scenate.

Loki e i suoi occhi verdi.

Loki e le sue battute.

Loki e il suo fare da bastardo.

Semplicemente Loki, nella sua interezza, capace di farlo impazzire.

Sospira, abbandonando la testa contro lo schienale della poltrona.

Non sa cosa fare, non sa cosa pensare, e ogni tentativo di ragionamento viene stroncato dall’immagine di due occhi color smeraldo che cambiano tonalità a seconda del sentimento che li anima.

Si è cacciato in un casino e lo sa, ma non riesce a pentirsene perché quando il suo cervello prova a focalizzarsi sull’idea di mandarlo via per risolvere tutti i suoi problemi gli occhi traditi e tristi di Loki gli tornano in mente, ed è costretto a maledirsi silenziosamente per tutto, sia per l’aver pensato di mandarlo al diavolo e consegnarlo a Thor che per trovare mostruosa questa idea.

Tra tutte le persone al mondo, proprio lui doveva portarsi a letto?

Passi la prima volta in cui erano ubriachi e che ricordano a malapena, ma prima? Prima è stato diverso, e per quanto diverso da quella notte sul divano entrambe le volte di prima sono state diverse tra loro; ciò che è successo subito è stato uno sfogo di ormoni, sesso allo stato puro, ma dopo no, è stato fare l’amore con una persona, e non farci sesso, e in questo caso il significato delle parole conta, perché sebbene a volte questi due termini siano usati come interscambiabili e usati indiscriminatamente per lui non lo sono. Tutti quei baci, teneri a smorzare il gesto, non sono tipici di lui, eppure gli sono sembrati così naturali, così spontanei, tanto da non lasciare le labbra dell’altro nemmeno per un momento.

Appoggia la testa alla scrivania, piantandosi la punta di una matita in una tempia, ma non ci bada e resta lì, senza sapere bene cosa fare. Ha sì voglia di tornare su per poter stare con quello che presume ora essere il bell’addormentato, ma ha anche paura di cosa può succedere.

Sì, Tony Stark ha paura.

Ha paura di tornare in casa sua e non sapere come comportarsi, perché Loki gli fa quell’effetto, lo priva del suo solito modo di fare e lo fa sentire come un ragazzino.

Lui, Tony Stark.

«Tony? Stai bene?» Pepper bussa gentilmente alla porta.

Solleva a malapena lo sguardo, stanco «Insomma…»

«Che succede?» si siede davanti a lui dall’altra parte della scrivania.

«Niente, ho solo bisogno di dormire un po’.» non solleva la testa dalle braccia.

«Loki non ti lascia dormire?»

«Non proprio…»

«Ha combinato di nuovo qualcosa?» appoggia anche lei i mento al ripiano in modo da avere la possibilità di guardarlo negli occhi.

«No, niente, è solo che mi manda in crisi, non so cosa pensare.»

«In che senso?»

«Non so, mi sembra cambiato, è diverso da quando è arrivato, ma ho paura di sbagliarmi.»

«Cosa ti fa pensare che sia cambiato?»

«Tutto.» ammette in un sospiro.

Lo fissa incuriosita e decide di cambiare argomento visto che il suo capo ed ex le sembra distrutto «Che ci fai qui a quest’ora senza che io ti abbia costretto?»

«Avevo bisogno di stare un po’ lontano dal casino di casa.»

«O lontano da Loki.»

«Anche.»

«Che ha fatto per dare da pensare al grande Tony Stark?» si getta i capelli dietro le spalle e accavalla le gambe.

«Se lo sapessi non sarei qui, comunque credo che l’arrivo di Thor abbia aiutato.»

«Thor? Perché?»

«Voleva riportare Loki ad Asgard.»

«Oh bene. Quando passa a prenderselo?» chiede sollevata.

«Quando sentirai delle esplosioni provenire dall’attico, non glielo lascio portare via.»

«Ti sei bevuto una bottiglia di liquore o il cervello? Lo rivogliono ad Asgard e noi non dovremo più preoccuparcene, perché non dovresti lasciare che lo porti via?» la voce le si alza di un paio di ottave.

«Perché non sarebbe giusto.»

«Non sarebbe giusto? Ha ucciso centinaia di persone, come puoi dire una cosa simile? Qualunque decisone prendano su di lui è più che giusta.»

«No, non lo sarebbe. Vogliono punirlo non per cosa è successo qui, per quello lo hanno già esiliato, ma perché ha usato la magia e si è trasformato in uno jotun per curarsi.» torna a sedersi quasi composto.

«Non lo avevano privato dei suoi poteri?»

«Non del tutto, ma ne ha pochi e non è riuscito a curarsi del tutto, così ha dovuto trasformarsi.»

«Cosa vuoi che gli facciano se per la morte di centinaia di persone innocenti lo hanno solo mandato qui?» sbuffa seccata.

«Da quanto ho capito si tratterebbe di una punizione esemplare, e ultimamente ne ha passate abbastanza per colpa di qualche cazzata.»

«Okay, lasciamo stare, non ho voglia di stare a discutere del perché tu lo stia difendendo, ma ti dico solo di dormirci su, domattina mandarlo via ti sembrerà la scelta migliore. Buonanotte.» si congeda alzandosi e richiudendosi la porta alle spalle.

Si copre gli occhi con una mano e resta un attimo a riflettere, poi arriva a un conclusione, o almeno la conclusione si para davanti ai suoi occhi come un fulmine, sotto la forma di due occhi verdi che lo fissano supplicanti.

No.

 

 

 

 

 

 

Note della Vecchia Volpe

 

Scusate per il ritardo, ero in Bretagna e non potevo copiare il manoscritto. Per fortuna siamo alle ultime pagine cartacee e non dovrò più mettermi a copiare ogni volta.

Non picchiatemi per aver interrotto qui il capitolo, diversamente sarebbe venuto troppo lungo.

Un grazie a tutte, siete speciali <3 (P.S. Madama Pigna volevi Thor? Eccolo xD)

Baci e a presto.

 

 

 

Nota nella nota

A breve pubblicherò una nuova long, sempre Ironfrost, ormai è una mania, spero che qualcuna di voi sia incuriosita, vi anticipo che sarà un po’…strana.

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Capitolo 22
*** Lo sgabello maledetto ***


Brucia la distanza che separa le porte dell’ascensore dal divano dove Loki sta leggendo in pochi passi concitati, gli toglie il libro dalle mani e lo bacia rudemente, forzando le sue labbra per poter raggiungere la sua lingua.

Loki in un primo istante tentenna, poi si stringe nelle spalle e si lascia schiacciare contro i cuscini del divano dal peso insistente dell’altro.

«Ciao anche a te.» ansima quando riesce a levarselo di dosso «Posso sapere perché ho rischiato di essere soffocato dal tuo molto aggraziato approccio?» domanda con sarcasmo «Era forse un bacio d’addio?» ora la sua voce è tinta da una cupa nota di paura e abbandono, che conferisce a quel suono solitamente melodioso un qualcosa di cupo.

«Perché dovrebbe?» si tira a sedere liberando Loki.

«Non prendermi per stupido. Non sei andato a lavorare, ti conosco, volevi startene da solo a pensare. Guarda che se non mi volevi tra i piedi per un po’ avrei capito, tanto ho dormito, non ti avrei dato fastidio.» cerca di addolcire la frase.

«Okay, non lo nego perché tanto sarebbe inutile. Ero indeciso. Non sapevo se consegnarti a tuo fratello e liberarmi la mente da tutto ciò che ci hai portato o mandare affanculo il mio orgoglio e la mia sanità mentale saltellando insieme a braccetto, e averti intorno non mi avrebbe aiutato nella scelta.»

«Non avrei detto nulla, avrei anche fatto finta di dormire se fosse stato necessario.» sembra quasi che stia supplicando.

«Mi distrai sempre quando dormi, sei affascinante. Comunque è vero, avevo bisogno di pensare senza di te.»

Chiude gli occhi e sospira, per poi alzarsi in piedi «Fammi solo questo favore: Thor chiamalo tu, io non ce la faccio. Digli di darmi cinque minuti per prendere la mia roba, poi andrò con lui senza oppormi.» si morde le labbra e si dirige verso il corridoio, ma una mano sul polso lo blocca.

«Tu non vai a prendere proprio niente e io non chiamo proprio nessuno. Devo ricordarti che sei un prigioniero e che non puoi andare da nessuna parte?» quella che normalmente suonerebbe come una condanna fa rialzare gli occhi a Loki.

«Tu non…» sussurra lasciando che lo riconduca sul divano.

«Io non ho intenzione di lasciare che ti riporti ad Asgard per farti subire qualche pena medievale, esatto.»

Ha a malapena il tempo di finire di parlare che le sue labbra si ritrovano impegnate da quelle di Loki, che lo spinge contro lo schienale e sale a cavalcioni su di lui, lasciandosi passare le braccia attorno ai fianchi.

«Vuoi tenermi qui?» soffia speranzoso contro la sua bocca.

«Come intelligenza di oggi ti classifichi giusto un pelino più su di Thor, ma nemmeno di tanto.» lo prende in giro.

«Rispondimi.»

«Sì, sì, voglio tenerti qui, te l’ho detto.» sospira passandogli una mano sulla schiena.

Sorride «Grazie.»

«Sicuro che il freddo della trasformazione non ti abbia danneggiato il cervello?»

«No, davvero, grazie. Anche per prima. Thor avrebbe potuto portarmi via subito e io ero troppo arrabbiato per pensare, fargli credere che sarei scappato è stato gentile.»

«Parli come se nessuno ti avesse mai fatto un favore.»

«Difatti è così.»

«Oh.» aumenta la presa su di lui «Questo è anche uno dei motivi per cui ti tengo qui.»

Sorride di nuovo e gli si siede accanto, facendosi avvolgere da un suo braccio.

«È strano, sei quasi affettuoso, che ti prende?»

«Fino a un secondo fa pensavo che mi spedissi a marcire in una cella o peggio dopo avermi detto che almeno un po’ tieni a me, non è stato piacevole.» ammette appoggiando la schiena al suo petto.

Lo lascia fare «Solo perché pensi sempre al peggio.»

«Abitudine.»

«Hai delle pessime abitudini.»

«Da che pulpito.» cerca di liberarsi dal mento di Tony appoggiato alla sua testa.

«Oh, dai, smettila.» lo inchioda a sé con le braccia, senza lasciarlo muovere.

Sbuffa ma poi lo lascia stare lì e prende il telecomando «Questo cos’è?»

«No, principino, scordatelo. Non guardiamo Beautiful.» si affretta a strappargli il telecomando dalle mani e a cambiare canale.

«Perché no?»

«Perché è una telenovela, e già questo basterebbe a farlo escludere dai programmi guardabili, inoltre va avanti da più di vent’anni, quindi non se ne parla nemmeno.»

«Sembrava interessante.» si lamenta.

«Sembrava ma non lo è, fidati di qualcuno che conosce il panorama televisivo da parecchio tempo. Se vuoi ci sono un sacco di cose più interessanti.» scorre per un attimo i canali fino a soffermarsi su uno in particolare «Ecco, Top Gear, questo è divertente.»

«Tre uomini che guidano tre scatole che si muovono? Che ci trovi di divertente?»

«Si chiamano automobili e… beh, i conduttori sono simpatici.»

«Ciò non toglie che il programma sia stupido. Già muoversi in quelle scatole…»

«Automobili, Loki, si chiamano automobili

«Come vuoi. Già muoversi un quelle automobili è ridicolo, figuriamoci guardare delle persone con uno scarso senso dell’umorismo che ne guidano tre per puro esibizionismo.»

«Disse l’uomo che odiava l’esibizionismo a tal punto da ordinare a una folla di inginocchiarsi al suo cospetto.»

«È del tutto diverso.» incrocia le braccia sul petto, fingendosi offeso perché, almeno per quella sera, non riesce proprio ad arrabbiarsi con l’uomo che lo ha fatto sentire così leggero e sollevato per due volte nel giro di poche ore.

«Ehi, non mi hai ancora minacciato di morte. Non è che ti stai arrugginendo?» gli scompiglia i capelli per provocarlo ancora.

«La chiamo convivenza pacifica, ma se preferisci che ti urli contro non hai che da chiedere.»

«Preferisco altre urla.» accenna malizioso meritandosi una gomitata tra le costole «Facciamo cena? Sono quasi le nove e avrei piuttosto fame.»

«Chissà perché…» questa volta è lui a esibirsi in un sorrisino lascivo giusto prima di alzarsi e dirigersi verso l’isola per poi appollaiarsi sullo sgabello divenuto di sua proprietà.

«Principino, sei inquietante a volte.» afferma sedendoglisi accanto, solo per dargli uno spintone e rischiare di farlo cadere.

«Sei impazzito?» esclama indignato ritrovando l’equilibrio solo grazie al suo solito portamento felino.

«No, quello è il mio posto e lo rivoglio, quindi scendi di lì e poche storie.»

«Era il tuo posto, ora è mio.»

«Sbagliato.» prova a spingerlo di nuovo ma si ritrova a lottare contro le mani dell’altro che cercano di bloccarlo.

«Signore, la cena è arrivata.»

«Falla portare qui.» ringhia per lo sforzo di contrastare Loki; anche se il dio sembra minuto e gracilino è capace di tirare fuori una forza incredibile, soprattutto in frangenti inutili come quello.

Abbandona la lotta per appropriarsi della busta con il cibo, rinunciando apparentemente allo scontro «Hai fame?» chiede con un’aria da santarellino che insospettisce subito il dio degli Inganni.

«Sì…» lo fissa incuriosito, con un sopracciglio inarcato.

«Bene. Se vuoi mangiare togliti dal mo posto.»

Sospira e si esibisce in uno dei suoi più meravigliosi “facepalm”.

«Forza, scendi.» lo sprona muovendo le dita a scatti verso di lui, nel gesto universale del “togliti dalle palle”.

«Per le Norne, proprio in te mi dovevo imbattere? Ne ho già avuto abbastanza di sfortuna in generale, mi doveva proprio toccare di andare a vivere da un dodicenne troppo, ma nemmeno tanto, cresciuto?»

«Hai finito di sfottermi per la mia statura, scricciolo?»

«No.» ghigna.

«Perfetto, vai pure a dormire, tanto non fai cena.» gli volta le spalle chinandosi sulla busta.

«Cosa? No, ho fame quanto te.» protesta allungando un braccio e provando ad aggirare la sua schiena muscolosa per raggiungere la misteriosa cena.

«Non mi interessa, buonanotte.» sta facendo una fatica del diavolo a trattenersi dallo scoppiare a ridere.

«Non sono un bambino, non puoi mandarmi a letto senza cena.»

«Da come piagnucoli lo sembri.»

«Anche tu sembri una persona adulta e matura, ma non lo sei.» si alza per potergli sottrarre la busta e Tony approfitta di quel momento per poter andare sullo sgabello lasciato libero.

«Ah-ah, fregato.» scoppia a ridere, lasciando la busta sul ripiano di marmo.

L’espressione di Loki è indescrivibile. È un misto di stupore, divertimento, incredulità ed esasperazione, tutto racchiuso sul suo adorabile viso pallido.

«Sei un…» non trova l’insulto giusto per descriverlo nella lingua del mortale e si limita a ringhiare qualcosa in asgardiano.

«Che tradotto sarebbe?»

«Non avete insulti abbastanza pesanti per potertelo tradurre.» si siede di malavoglia sullo sgabello abbandonato da Tony.

«Come sei permaloso.» lo prende in giro scompigliandoli i capelli in quel modo che lo fa andare su tutte le furie.

Soffia come un gatto ma non tenta di ucciderlo come l’altro si aspetterebbe.

«Beh? Niente minacce di morte, niente calci, niente defenestramenti?»

«Per stasera no.» mormora guardando il ripiano.

«Mi dici perché?»

«Sei più che in grado di arrivarci.»

Resta un attimo in silenzio «Questo era un complimento?»

«Quasi.»

Gli mette il palmo della mano sulla fronte «Strano, non mi sembra che tu abbia la febbre.»

«Smettila. Non posso per una volta aver voglia di deporre le armi e di rilassarmi un po’?» sbotta voltandosi e fronteggiandolo.

«Certo, è solo strano. Per due mesi non mi hai nemmeno parlato e se lo facevi mi insultavi o mi minacciavi, ora ti comporti così, da persona civile e quasi normale, il cambiamento è evidente. Non sei più quella persona folle che ha cercato di conquistare il mondo solo per vendetta e per ripicca, sei cambiato, non riconosco più in te quel pazzo; certo, mantieni degli atteggiamenti particolari, che non sono comunemente riconosciuti come normali, ma questo sei tu, è il tuo carattere che è riuscito a venire fuori dopo essere stato sotterrato dall’odio e dalla rabbia, un carattere interessante e divertente, il carattere di qualcuno che sono convinto che non tornerà più a quei livelli di follia.» dice tutto in un fiato, senza riuscire a fermare le parole in nessun modo.

Lo fissa con gli occhi sgranati, incapace di proferire suono dopo quell’analisi così attenta e così giusta. Non credeva che potesse arrivare a conoscerlo così a fondo, ma è così, e si stupisce di quanto abbia potuto leggere di lui, pagine del suo carattere nascoste a lui stesso, righe mai analizzate che aspettavano solo che qualcuno le sottolineasse con un dito per metterle sotto l’attenzione dell’autore stesso.

Abbassa lo sguardo per nascondere il leggero rossore che gli anima le guance «Facciamo cena.» sussurra con un fil di voce.

Tony annuisce, intuendo dall’abbassarsi frettoloso del capo di Loki che le sue parole non sono passate inosservate al suo interlocutore «Come vuoi.» non lo costringe a rialzare la testa per vedere cosa si cela nei suoi occhi, sapendo che forzandolo otterrebbe l’effetto contrario rispetto a quello che sta cercando di ottenere.

«Cosa c’è nella busta?»

«Spaghetti alle vongole, e per la tua felicità dobbiamo usare le posate.» gli porge coltello e forchetta.

«Non farmi passare per quello schizzinoso, non è colpa mia se avete delle abitudini rivoltanti e io sono abituato a comportarmi come una persona civile.»

Alza gli occhi al cielo, poi abbandona lo sgabello per andare ad aprire lo sportello del frigo. Quando chiude la porte e riporta lo sguardo su Loki questo gli ha appena rubato il posto. Sbuffa divertito «Ehi, persona civile, prendi almeno i piatti.»

«Dove?»

«Secondo te dove potrebbero trovarsi dei piatti in una cucina?»

«E io che ne so? Ad Asgard non sarò stato benvoluto ma ero comunque un principe e così mi trattavano.»

«Se sua maestà ha voglia di sollevare le sue regali terga dal mio umilissimo sgabello potrebbe trovare delle stoviglie, mi scuso per la loro infima fattura, in quel misero mobile accanto al non adeguato lavandino.» spiega con un tono affettato esibendosi in un inchino.

«Piantala di prendermi per il culo.»

«Me le offri su un piatto d’argento, principino.»

Stupendo il padrone di casa effettivamente si alza e torna con due piatti in mano, e quando fa per risedersi al suo posto lo trova occupato «Sul serio?» domanda esasperato.

«Sì. Ora siediti in un qualunque posto che non sia il mio prima che gli spaghetti si raffreddino e che il vino si scaldi.»

«Vino con il pesce? Ma che schifo.» si lamenta dopo essersi rassegnato a uno sgabello identico all’altro che però non ha il fascino di quello rubato.

«Il vino bianco va benissimo con il pesce.» spiega pazientemente riempiendo i bicchieri con il liquido chiaro.

«Ti sei deciso a non trattarmi come un bambino e a lasciarmi accesso anche agli alcolici?»

«In Italia questo viene fatto bere anche ai bambini, quindi sì.» ghigna trionfante.

«Non ti ha mai sfiorato l’idea che ho giusto qualche millennio più di te e che sei tu ad essere un bambino in confronto a me?»

«Che pignolo. A conti fatti sei più giovane di me a quanto mi sembra.»

«Sono sempiterno, Tony, cosa ti sfugge di questo?»

«Non so, la paura del ghiaccio e del buio aiutano a non farti proprio vedere come un potente dio immortale.»

«Come lo hai scoperto?» domanda allarmato che anche quel segreto di cui ha sempre voluto celare la vergogna sia stato rivelato.

«Del buio? Deduzione. Anche se hai passato dei giorni nella più completa oscurità quando ti ho riportato qui ti sei rifiutato di dormire al buio, tanto da venire a dormire sul divano perché lì c’era un po’di penombra.»

«Veramente non avevo voglia di stare da solo…» confessa.

«Oh.» gli posa una mano sul braccio «Però mi sembra di aver indovinato lo stesso.»

«Forse.» riprende il suo contegno.

«Dai, ora si mangia, sto morendo di fame.» solleva un contenitore termo-riscaldato dalla busta e lo apre, rivelando il suo contenuto di pasta e molluschi in gran quantità. Divide a metà la porzione e la impiatta, dando a Loki la sua parte.

Il dio affonda la forchetta nell’ammasso di pasta, ma quando prova a sollevarla tutto il contenuto scivola nel piatto. Ci riprova un paio di volte poi Tony lo ferma prima di mettersi a ridergli in faccia.

«Devi arrotolarla sulla forchetta altrimenti non ci riuscirai mai.» gli prende la mano e lo aiuta a compiere il movimento rotatorio che gli consente di iniziare a mangiare, fino a quando non viene fermato da un guscio di vongola.

«Spero che tu sappia come toglierli.»

«Non sono vissuto in una caverna, so come sgusciare un mollusco.» sbuffa mentre prova a liberare la vongola dal guscio, finendo con l’avere uno schizzo di prezzemolo e olio sul naso.

«Certo, certo.» commenta distrattamente rimuovendo la macchia con il proprio tovagliolo.

Finiscono di mangiare prendendosi reciprocamente per il culo a causa dell’olio e dei gusci che volano un po’ovunque, poi, fortunatamente per Ferro-Vecchio a cui toccherà pulire, i piatti si svuotano e i due decidono di passare il resto della serata sul divano.

«Che film guardiamo? Se mi dici “Bambi” ti annodo le corde vocali.»

Con un sorriso accenna la lettera “b” con le labbra ma poi lascia perdere «Non lo so, non ho visto molti film.»

«Mi sembra che il numero si fermi a uno.»

«In effetti…»

«Bene, millenaria creatura che ha visto solo un film in vita sua, che ne dici di Harry Potter? Lo stavi leggendo prima, no?»

«Esiste anche una versione uguale per lo schermo?» domanda incuriosito.

«Non proprio uguale, le battute cambiano un po’ma la trama è sempre la stessa.»

«Che senso ha farlo come il libro?»

«È un libro per pigri, puoi guardarlo in meno tempo e non devi prestarci la massima attenzione.» spiega mentre Loki gli si siede accanto «Mi sembra che tu non abbia molta voglia di concentrarti su qualcosa.» azzarda.

«In effetti no.» abbandona la testa contro lo schienale «Ho solo voglia di distrarmi un po’.»

«Secondo me questo funziona.» preme il pulsante play e il film parte, affascinando Loki nonostante gli scarsi effetti speciali.

Quando ormai il maghetto ha scoperto dell’esistenza di un mondo diverso da quello che credeva le porte dell’ascensore si aprono facendo entrare Fury, sobbalzare Loki e bestemmiare Stark.

 

 

 

 

 

Note della Vecchia Volpe

La smetterò mai con le stupide note e lo stupido soprannome? Non so, firmate una petizione e fatemi sapere che ne pensate.

Altro capitolo che non so definire, spero che il finale vi abbia lasciato in sospeso (sono crudele, lo so), visto che la suspense nei finali mi piace sempre molto.

Angolo ringraziamenti: grazie a voi che seguite e recensite, e un grazie speciale a chi è andato a dare un’occhiata anche all’altra Ironfrost che ho pubblicato <3

Baci e a presto <3

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Capitolo 23
*** Scelte ***


«Fury, che diavolo ci fai qui? Jarvis!» esclama balzando in piedi, ringraziando che Loki non gli si sia sdraiato anche addosso, anche se quando non lo aveva fatto ed era restato al suo posto era rimasto quasi deluso.

«Sono passato a controllare cosa sta succedendo e a vedere se riportare il prigioniero nella cella prima che lo portino ad Asgard.»

Loki si irrigidisce.

«Cosa? No, scordatelo, lui resta qui, e non te lo lascio riportare in quel buco freddo.» si frappone tra il Direttore e il divano.

«Forse non hai capito, Stark. Non ti ho mandato un ospite, ma un criminale che va punito e che quindi tornerà a casa sua se lo rivogliono; inoltre, tu non decidi proprio niente.»

«Col cazzo, Monocolo. Hai deciso di affidarmelo, no? Bene, ora sono io a decidere.»

«Le tue decisioni rischiano di farlo scappare, ergo ci penso io.» si avvicina facendo cenno di sfilare il teaser dalla tasca.

«Direttore,» Loki esce dal suo nascondiglio, volendo evitare all’altro una scossa che sa non essere per niente piacevole «Posso assicurarle che non scapperò. So che non ci si può fidare della mia parola, ma si può riflettere sui fatti: se resto qui gli Asi, che potrebbero punirmi in modi peggiori, non mi daranno la caccia e io sarò al sicuro, perché dovrei voler fuggire dall’unico posto in cui so che nessuno mi farà del male?»

«Perché sei pazzo, Loki. Comunque non si tratta solo più del fatto che tu potresti scappare, ma a quanto mi ha riferito Thor devi tornare ad Asgard per qualcos’altro che hai commesso, se ho capito perché ti sei trasformato in un mostro blu o qualcosa di simile.»

«Si chiamano jotun, Monocolo, e lo ha fatto solo a causa della tua brillante idea di chiuderlo in una cella gelida per tre giorni.» ringhia Tony sul punto di perdere gli ultimi rimasugli di pazienza.

«Non voglio nemmeno sapere perché lo stai difendendo, ma non ho nessuna voglia di scatenare una guerra con una stirpe di dei a causa di un tuo capriccio, perciò quando Thor passerà a prenderlo tu glielo lascerai.»

«Ma…»

«Buonanotte Stark. Pazzo.» saluta entrambi tornando nell’ascensore.

Tony e Loki restano a guardarsi, gli occhi castani e infuriati dell’uno fissi in quelli verdi e rassegnati dell’altro.

«Vado a radunare le mie cose, è meglio così.» si decide a dire con un sospiro voltandosi verso il corridoio.

«No.» lo ferma di nuovo per un polso, facendolo girare e scontrare contro di sé, per poi baciarlo con forza «Ti ho detto che resterai qui e tu resterai qui.»

«Ragiona. Non potrò restare qui se Fury non vuole, e al più tardi domani mattina Thor sarà qui intenzionato a portarmi via, non puoi opporti. Non fare quella faccia, sono felice di cosa tu stia provando ad architettare, ti sto solo esponendo i fatti in modo da non correre rischi inutili.»

«Ti stai preoccupando per me?» domanda piano.

«Beh, sì…»

Lo attira di nuovo a sé ma questa volta lo spinge sul divano, sempre restando attaccato a lui, fino a cadere contro i cuscini dove può finalmente baciarlo come si deve.

«Tu non vai proprio da nessuna parte.» soffia contro le sue labbra socchiuse alla ricerca d’aria.

«Sii realista…»

«No.» gli chiude la bocca con la propria «Se fossi stato realista sarei morto nel covo di quei terroristi, non avrei mai costruito tutto ciò che ho, quindi no, non sarò realista, a costo di dovermene pentire.»

Sorride passandogli le braccia attorno al busto «Non hai idea di quanto io voglia restare qui.»

«E lo farai, non accetto repliche.»

Si arrende alle sue labbra avide che lo reclamano per sé.

«Forse…» mormora separandosi brevemente da lui «Ho trovato.»

«Mi fa piacere sapere che stai pensando ad altro.» borbotta sarcastico strusciandosi volutamente contro di lui.

«Gne. Stavo pensando che se la cella di sotto, aspetta, non guardarmi così, è stata progettata per contenere te, sono sicuro che nessuno, e dico proprio nessuno, possa entrarci dall’esterno.»

«Tu hai abbattuto la porta con un calcio.» gli fa notare.

«Dettagli. È successo solo perché ho tolto la corrente e non funzionava più il campo di energia, ma domani non succederà. Tu entrerai in quella cella dopo che io avrò cambiato i comandi in modo che solo tu possa aprirla, e solo dall’interno, e quando arriveranno per portarti via non ci riusciranno.»

«Non voglio tornare in quella cella.» si lamenta debolmente.

«Sarebbe il male minore visto che l’alternativa è quella di essere portato ad Asgard senza nemmeno sapere se potrai tornare.»

«Molto probabilmente non potrò.»

«E allora cosa preferisci? Passare qualche ora in un posto che cercherò di rendere il più sicuro possibile oppure essere portato via?»

«È solo che quella cella…»

«Per favore.» sussurra prendendogli il viso tra le mani e incatenando lo sguardo al suo.

«Va bene.» si arrende dopo un attimo, vinto da quegli occhi scuri così carichi di promesse.

«Bravo.» torna alle sue labbra, questa volta con dolcezza, quella dolcezza che ha scoperto di possedere solo poche ore prima «Ora in teoria dovrei andare di sotto a invertire gli impulsi dei circuiti, ma» lo interrompe con un dito sulle labbra prima che possa ribattere «per tua fortuna era stata progettata anche come rifugio, quindi» sfila il palmare dalla tasca dei pantaloni «mi basta premere qui ed ecco fatto.»

«Devo ammettere che questa tecnologia si sta rivelando comoda.» pretende un altro contatto con le sue labbra intrecciando le dita nei suoi capelli corti.

«Non ti piace solo perché non la sia usare.» lo rende in giro scendendo finalmente da lui e scivolando al suo fianco.

«Non è vero, e comunque è solo perché ad Asgard non esiste e tu non mi hai mai spiegato come funzionano questi marchingegni.»

«Avevo paura che mi prendessi a calci e non mi sembravi molto disposto ad abbassarti a tal punto da imparare qualcosa da un comune mortale.»

«Se riuscirò a rimanere qui mi insegnerai almeno a farmi un caffè?»

«Certo.»

Quella domanda e la sua rispettiva risposta, apparentemente banali e prive di qualunque particolare significato, vengono pronunciate con un tono talmente intenso da assumere un nuovo senso più profondo, che porta entrambi a un nuovo bacio.

Si stringono con forza, finché Tony non si alza prendendolo per un polso e conducendolo verso la camera da letto, anche se non riescono ad arrivarci come vorrebbero, finendo con lo sbattere svariate volte contro i muri e scandalizzando il povero Ferro-Vecchio che si affretta a scansarsi prima di essere travolto dai due che stanno disperatamente cercando una superficie piana a cui appoggiarsi.

Riescono miracolosamente a raggiungere la stanza prima di arrendersi al pavimento, e senza quasi il tempo di varcare la soglia finiscono sul letto appena rifatto dal fedele robottino, che vede mandato al diavolo il lavoro a cui aveva dedicato tanta fatica; i vestiti sembrano sparire quasi come per magia, ma proprio quando Loki si aspetterebbe la mossa dell’altro questo inizia a mordicchiargli il collo. Decide di partecipare a quel gioco e inverte le loro posizioni, scendendo con le labbra lungo il petto del miliardario che geme sorpreso dal momento che non si aspettava qualcosa di simile da lui; lo lascia fare, lascia che lo torturi lentamente, che segua le linee definite dei muscoli con le labbra, che morda ciò che incontra e che vi passi languidamente la lingua subito dopo, come per lenire il leggero dolore causato dai denti. Tony gli intreccia una mano nei capelli, sentendolo scendere sempre più pericolosamente verso il basso, e quando pensa che scenderà proprio dove sta aspettando che scenda con impazienza, risale diabolicamente andando a mordergli un fianco e facendolo sussultare.

«Sei…uno…stronzo.» soffia con difficoltà a causa della sua bocca che sta continuando a muoversi lungo tutto il suo torace.

«Lo so.» mormora contro la sua pelle senza interrompere la successione di morsi e leggeri baci che sta lasciando sulla sua clavicola sinistra e che lo stanno mandando in estasi.

«Ma ora basta.» lo fa cadere sotto di sé e, sorprendendolo un’altra volta per la sua delicatezza, inizia a compiere lo stesso gioco sulla sua pelle, solo che la sua, nivea e candida, si arrossa subito, lasciando già intuire quali saranno i segni che avrà la mattina dopo.

«Non sul collo.» sussurra scostandosi prima che sia troppo tardi.

«Non vedo perché no.» cerca di tornare al punto che aveva preso di mira ma Loki continua a impedirglielo.

«Perché domani mattina si vedrà il segno e faranno delle domande a cui non vogliamo rispondere.» spiega semplicemente, fissandolo con occhi che contengono una sincerità disarmante, una sincerità che non si sarebbe mai immaginato in lui.

«Forse sarebbe meglio.» mormora sovrappensiero.

«No, non lo sarebbe. Ti chiedo solo di lasciar perdere il collo.» stranamente nella sua voce non si legge nulla della solita imperiosità.

«Va bene, ma…»

«Ma niente, lasciami godere l’ultima notte che passerò qui.» cerca le sue labbra dopo avergli appoggiato una mano sulla schiena nuda per avvicinarlo.

«Non è l’ultima.» lo zittisce mordendogli un labbro e percorrendo con le dita un suo fianco, sentendolo fremere.

«Solo perché non sei bravo con gli addii.» lo prende in giro cercando di smorzare l’atmosfera.

«Solo perché questo non è un addio.»  soffia nel suo orecchio e torna a baciarlo, non lasciando spazio ad altre parole.

 

 

 

 

Fissa il suo amante – perché sì, lo deve ammettere, è quello che è diventato – languidamente addormentato addosso a lui.

Ha un’espressione rilassata, anche se sotto quella prima impressione di pace riesce a leggere quella malinconica che lo caratterizza sempre negli ultimi giorni; gli porta una ciocca arruffata dietro un orecchio. Non ce la fa a svegliarlo, non ce la fa a dirgli che è ora di giocare secondo un piano che ha più falle che certezze. Non ce la fa a distruggere quell'espressione indifesa per consegnarlo alla realtà. 

Inoltre non capisce per cosa deve essere punito; insomma, ha usato la magia per curare le proprie ferite, non per scappare o per conquistare il mondo, cosa c'è di male?
Consulta la sveglia, più che altro decorativa visto che di solito si serve di Jarvis per sapere l'ora, sul comodino; non è tardi ma Thor potrebbe arrivare da un momento all'altro per portarselo via. Forse sarebbe un bene se li vedesse così, forse non proverebbero a portarglielo via. O forse non lo vedrebbe mai più.

Posa lo sguardo sulle dita di Loki intrecciate alle sue. Sono così dalla sera prima, da quando Tony le aveva strette prima di spingersi in lui con delicatezza e con una paura di fargli male che non lo aveva mai caratterizzato, prima non si era mai curato di cosa potesse sentire l'altra persona con cui stava dividendo il letto (o privè, o divano, o prima superficie piana disponibile), ma quella sera sì.

Si rende conto di doverlo svegliare, ma in fondo spera che lo faccia da solo e che non lo costringa anche a questo.

Le palpebre di Loki non accennano a sollevarsi, allora si decide a scuoterlo leggermente per una spalla, sperando di non apparire troppo rude almeno per una volta in vita sua.

«Sveglia.» sussurra quando vede che sta iniziando ad aprire gli occhi.

«È già...?» domanda assonnato, preoccupandosi.

«Credi che avrei ancora una mascella per parlare se tuo fratello ci avesse visti insieme a letto nudi?»

«In effetti no.» si stropiccia gli occhi in un tenerissimo gesto infantile.

«Anche se non è qui ci conviene iniziare a scendere se non vogliamo che ci sorprendano a metà strada.»

«Dobbiamo proprio?» si riavvolge nelle coperte e prova a riappropriarsi del posto sul suo petto.

«Direi di sì.» nonostante le proprie parole passa le braccia attorno al suo corpo.
«Ma qui sto bene...»

«Come sei diventato tenero.» lo prende in giro strusciando il naso contro il suo e ridendo per la sua espressione schifata.

«Era solo una constatazione.»

«Certo, va bene.» lo accontenta non volendo, almeno per quella volta, dargli troppo fastidio «Ci alziamo? Più stiamo qui più rischiamo che il piano vada a puttane.»

«L’eleganza delle tue parole mi stupisce sempre.» chiude gli occhi godendosi l’abbraccio caldo in cui è avvolto.

«Chiedo venia se ho turbato le sentibili orecchie di vostra grazia.»

«Cretino.»

Lo osserva per un paio di minuti mentre finge di dormire nella speranza che si intenerisca e lo lasci lì «Sai che se fosse per me potresti stare qui finché vuoi, vero? Sto dicendo di alzarci solo perché il piano è già precario di suo, non vorrei dargli la spinta definitiva,» si passa una mano in faccia, tra il divertito e l’esasperato, al sogghigno malizioso dell’altro «e farlo precipitare.»

«Va bene.» si districa di malavoglia dalle sue braccia e dalle lenzuola, per poi afferrare qualche vestito e infilarlo in fretta.

«Aspetta.» si tira anche lui a sedere e gli stampa un bacio sulle labbra, facendolo sussultare «Okay, andiamo.» si alza a sua volta afferrando i boxer lasciati poco più in là «Doccia e poi andiamo?»

«Non avevamo fretta?»

«Non così fretta…» si avvicina lentamente prima di essere fermato da un’occhiataccia.

«Quindi io non avevo tempo per dormire ma per questo c’è tutto il tempo?» incrocia le braccia sul petto che mostra ancora i segni del gioco del miliardario.

«E va bene, principino, ci vediamo tra dieci minuti.» sparisce nel bagno a fianco mentre Loki si dirige verso la sua camera ultimamente inutilizzata per fare altrettanto.

 

 

 

Esattamente nove minuti e cinquantotto secondi dopo Loki si siede sul suo sgabello accanto all’isola; fissa intensamente una bottiglia colma di liquido ambrato, indeciso. Affogare ciò che sta per succedere nell’alcol o avere il coraggio di viverlo appieno?

Svita lentamente il tappo avvicinando il bicchiere al collo inclinato della bottiglia.

«Ehi, che stai facendo? Non ti lascio bere alle sette di mattina.» gli toglie il bicchiere dalle mani con un gesto secco che provoca un lamento.

«Perché no?»

«Perché ti ubriachi come niente e hai bisogno di un po’ di lucidità in questo momento.» gli si siede accanto allontanando la bottiglia.

«Forse sarebbe meglio di no.» mormora triste.

«Si tratta solo di qualche ora, okay?» gli posa un braccio sulle spalle.

«Mmh…»

«Bene, facciamo colazione e poi scendiamo. Caffè?» gli porge una tazza colma del liquido bollente «Ah, già, la valanga di zucchero, quasi dimenticavo.» con uno schiocco di dita arriva Ferro-Vecchio con la zuccheriera miracolosamente intatta e un cucchiaino.

«Non capisco come tu faccia a berlo così.»

«Semplicemente non ho una malsana dipendenza dallo zucchero.» gli dà una gomitata scherzosa che gli fa rovesciare qualche granello bianco sul ripiano di marmo.

Sospira portando gli occhi al cielo e finiscono la loro veloce colazione in un paio di minuti.

«Andiamo?» domanda Loki con riluttanza,.

«Sì, dovremmo farcela.» si alza e si dirigono verso l’ascensore.

«Promettimi solo una cosa.» esordisce una volta che le porte si sono chiuse «Quello sgabello, quando tornerò, sarà mio.»

Scoppia a ridere, sollevato da quella semplice battuta «Va bene, mi arrendo, ti cedo lo sgabello.»

Passano il resto della discesa in silenzio, evitando di dire stupide parole che non servirebbero a niente.

Una volta arrivati davanti alla porta della cella Tony la apre e ci entra, facendo cenno a Loki di seguirlo; esegue con riluttanza, ricordando come ci è stato portato pochi giorni prima, ma poi viene afferrato per un polso e lo lascia fare a modo suo.

«Forza, devo spiegarti come funziona, anche se mi conviene saltare la parte di spiegazione elettrica perché non ne usciremmo più. Allora, vedi questo pannello? Ci sono vari tasti, per chiudere devi usare quello verde, per aprire quello rosso, dovresti farcela.»

«Non sembra difficile.»

«Non lo è difatti. Ora io esco, non posso restare qui. Adesso c’è la luce e lo spazio è riscaldato tramite il pavimento. Non ci sono sedie ma penso che non sia un così grande problema.»

«No, va bene. Quindi adesso vai?»

«Devono pur trovare qualcuno quando arriveranno.»

«Va bene, a dopo.» tenta un sorrisino in una ventata di ottimismo, sorrisino stentato che viene nascosto dalle labbra di Tony sulle sue.

«A dopo.»

 

 

 

 

Note della Vecchia Volpe

 

Ecco qui il nuovo capitolo, spero di riuscire ad aggiornare con regolarità ora.

So che è un capitolo un po’ di passaggio, ma spero che vogliate perdonarmi.

Un grazie speciale a tutte, come sempre siete adorabili <3

Baci e a presto.

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Capitolo 24
*** Addio ***


«Stark, è inutile che ti nasconda dietro la porta, Jarvis ci ha detto dove siete entrambi.»

«Schifoso traditore.» sputa tra i denti.

«Mi spiace, signore, ma non ho ricevuto ordini che dicessero il contrario.»

«Sta’ zitto.»

Sente dei passi avvicinarsi. Non è ancora uscito dal corridoio e si trova a pochi passi dalla porta della cella, senza sapere bene cosa fare.

Fury gli si para davanti «Fa’ uscire Loki di lì.»

«Non posso.»

«Devo riportarlo ad Asgard, Stark, e devo farlo ora.» Thor sopraggiunge con in mano lo stupido martello.

«Non posso.» si stringe nelle spalle.

«Cosa diavolo vuol dire che non puoi?» la voce di Fury si fa carica di minaccia.

«Vuol dire che non posso aprire la porta della cella, quindi potete ripassare un’altra volta.»

«Stai scherzando.»

«No, assolutamente. Non ho alcun modo di aprire la porta.»

«Spero per il tuo bene che tu stia scherzando.» ripete.

«Ribadisco, Monocolo: non sto scherzando e non posso aprire la porta.»

«Ascoltami bene, mortale.» Thor lo solleva per il colletto della maglia facendolo sbattere contro il muro a poca distanza dalla porta della cella «Ora tu trovi un modo di aprire quella porta e di tirare fuori mio fratello in modo che io possa consegnarlo alla giustizia asgardiana.» lo lascia ricadere e Tony si appoggia alla parete per restare in piedi.

«Ve l’ho detto: non posso aprire la porta, la cosa non dipende da me.»

«A costo di farti supplicare ti farò aprire la porta.»

Il suono del teaser che si carica riempie l’aria.

«Non è necessario.» la porta si apre lasciando uscire Loki, le mani sollevate che dichiarano la sua resa «Non mi opporrò.»

«Sei impazzito?» esclama Tony cercando di impedire che Thor lo afferri per un braccio.

«No, addio.»

Spariscono in un lampo di luce.

L’ultima cosa che è riuscito a vedere è stata l’espressione rassegnata di Loki, trista ma consapevole di aver fatto la cosa giusta.

«Stark, noi andiamo alla base.» Fury approfitta dell’attimo di shock del moro per spingerlo fuori e farlo salire in macchina.

Per tutto il viaggio Stark si chiude nel mutismo, ma Fury sa che si tratta solo di una bomba pronta ad esplodere, come dimostrano i minuti seguenti in cui si trova insieme agli altri Avengers nella sala riunioni.

«Fury, salutali pure tutti. Non ho intenzione di finanziare ancora questa tua trovata, visto che non vengo nemmeno consultato sulle decisioni da prendere: prima decidete che casa mia venga trasformata in una prigione, poi quando vi dimostro che quello che avete rinchiuso non è un mostro lo trattate peggio e ora, ora che sembrava davvero essere cambiato, lo consegnate a un branco di dei che lo hanno condotto alla pazzia già una volta. Ora basta. Signori, il progetto per mancanza di fondi è sospeso a tempo indeterminato.»

«Cambiato? Stark, non scherzare.» commenta Rogers.

«Sono stufo di sentirmi dire di non scherzare quando non lo sto facendo! Sì, è cambiato. Pensate forse che due mesi fa si sarebbe volontariamente consegnato a Thor pur sapendo che le conseguenze per lui sarebbero state gravi per risparmiarmi un colpo con il teaser sparato dal caro Direttore qui presente?»

«Che ha fatto?» domanda Clint abbandonando il suo stato di noia perenne.

«Lo avevo fatto chiudere nella cella in cui lo avevano sbattuto qualche giorno fa, modificando i comandi in modo che solo lui, dall’interno, potesse aprire la porta. Thor non sarebbe riuscito a riportarlo ad Asgard se non avesse deciso di consegnarsi per evitare che io fossi fulminato.»

«Lo avrà fatto per un suo tornaconto personale.» liquida la faccenda Steve.

«E quale sarebbe? Sentiamo.»

«Ehm, ecco… magari ad Asgard lo lasciano andare.»

«No Rogers, su questo non mente, sarà processato e probabilmente punito duramente per le sue azioni.» spiega Fury, zittendo ogni protesta da parte del biondo.

«Se lo merita.» commenta Coulson abbandonando la sua solita imparzialità.

«Vogliono punirlo perché si è curato dopo che è stato male a causa vostra, non c’era alcun bisogno di punizione.»

«Da quanto mi ha spiegato Thor gli avevano assolutamente vietato di trasformarsi in uno jotun, è per questo che vogliono punirlo.»

«È la cosa più stupida che si sia mai sentita! Non ha fatto nulla di male questa volta e vogliono condannarlo a qualcosa di peggiore rispetto a quando ha ucciso delle persone!»

«L’altra volta è stato Odino a pronunciare la sentenza, questa volta si deve esprimere, anche se l’ha già fatto, tutto l’insieme dei nobili.»

«Perché?» si decide a sedersi e a smettere di consumare il pavimento camminando avanti e indietro infuriato.

«Odino è caduto nel Sonno, una specie di morte temporanea anche se non si tratta di una vera e propria morte ma più di un ricaricare le energie, quindi in questo momento la Reggenza è affidata a Thor, ma per poter governare ha bisogno di ascoltare il parere di questa specie di senato. Il problema per Loki, perché sì, Stark, sono d’accordo con te nel dire che questa volta non si meritava qualcosa di così pesante, è che Thor non è in grado di tenere testa ai nobili che odiano Loki con tutti loro stessi, sia per cosa ha combinato in passato sia per il fatto che non è veramente un asgardiano; quindi, in sostanza, saranno loro a decidere.»

«Non se ne parla nemmeno.»

«Cosa credi di fare?»

«Andarmelo a riprendere.» spiega risoluto.

«Serve l’energia del Mjolnir per poter viaggiare da un pianeta all’altro, e dubito che Thor sia disposto a darti un passaggio.»

«Quindi lo stai condannando a morte.»

«Non io, nella peggiore delle ipotesi loro.»

«Se tu non avessi permesso a Thor di venire a prenderlo per portarlo davanti al boia...» ringhia a denti stretti.

«Te l’ho già detto: non sono d’accordo con loro e con le loro decisioni questa volta, ma non posso permettermi di andare contro le decisioni di una stirpe di dei, non posso scatenare una guerra solo per questo, soprattutto sapendo che la perderemmo.»

«In pratica Loki farà da vittima sacrificale per la pace tra i mondi. Che ironia.» commenta acido, cercando di scacciare quel sentimento di vuoto e disperazione che sta cercando di farsi strada a unghiate nella sua gola.

«Non è detto che lo uccidano, è un dio, ma non credo che saranno gentili.» decide di usare termini neutri per non irritare maggiormente Stark, che capisce essere talmente infuriato da non riuscire a mettere un pensiero in fila all’altro, tanto che non ha ancora richiamato l’armatura.

«Perché mai dovrebbero essere gentili, Direttore? Mi ha ucciso, ha ucciso centinaia di persone e adesso dovrebbe ancora aspettarsi di essere trattato con gentilezza?» Coulson abbandona definitivamente il suo solito contegno a favore di uno più attivo.

«Non in generale, ma in questo caso non c’è nessun motivo per giustificare una punizione così severa.»

«Appunto.» borbotta Stark, che sembra privato di ogni energia.

«Vediamo se ho capito bene.» Clint decide di prendere parte alla conversazione «Lo vogliono punire e forse uccidere solo perché si è trasformato in qualcosa che gli ha permesso di curarsi?»

Annuiscono.

«Phil, io dovrei avercela con lui quasi quanto te, ma questo mi sembra ingiusto. Se non ha fatto del male a nessuno non c’è bisogno di punirlo e non vedo perché Thor glielo permetta, se il potere è nelle sue mani deve essere lui a decidere, o sbaglio?»

«In linea puramente teorica, Barton, hai ragione, ma qui si tratta di intrighi di palazzo che non seguono mai una logica o la ragione: Thor non è abbastanza intelligente da tenerli a bada, quindi deve accondiscendere alla loro decisione.»

«Inoltre non si è mai comportato come un fratello con Loki, da quanto ne ho saputo non sono mai andati molto d’accordo, quindi questo potrebbe anche essere un modo per vendicarsi.»

«Stark, si può sapere perché te la prendi tanto? Capisco che possa darti fastidio che ci sia qualcosa di ingiusto, ma fino a questo punto? Non sei proprio una persona con dei così alti principi morali.»

«Ricordi chi è che ha rischiato di lasciarci le penne salvando tutta New York? Ecco.»

«Non mi sembra solo una questione di ideali.»

«È una questione principio, va bene?» sbotta allungandosi sulla sedia.

Clint lo fissa incuriosito da quell’espressione distrutta che gli si è dipinta sul volto.

«Okay, potete andare, la riunione è sciolta, ma non abbandonate la base.» li congeda Fury lasciando la stanza.

Se ne vanno tutti alla spicciolata, finché nella stanza rimangono solo più l’arciere e il miliardario.

«Stark, che sta succedendo?» domanda sedendosi accanto a lui.

«Sono incazzato.»

«Tutto qui?»

«Sì.»

«Davvero?»

«No.» sussurra appoggiando la testa al tavolo.

Reprime l’espressione da “lo sapevo” che vorrebbe esibire «Ne parliamo?»

«Da quando sei diventato il mio consulente psicologico?»

«Da quando mi sembra che tu sia disperato dopo che ti hanno portato via quello che in teoria dovrebbe essere solo il tuo prigioniero ma non lo è.»

«Sì che lo è.»

«Ah davvero?» inarca un sopracciglio appoggiando un gomito al tavolo.

«Mmh…»

«Che tradotto in una lingua comprensibile sarebbe…»

«No.»

«Cosa è successo veramente?»

«Aspetta che spengo telecamere e microfoni e poi forse ti rispondo.» tocca qualche pulsante sul palmare e poi lo rimette via, cercando di eliminare il ricordo della sera prima, quando grazie a quel palmare aveva tranquillizzato Loki e non era stato costretto ad allontanarsi da lui.

«Forza, mi rispondi o no?»

«Non sono proprio dell’umore di parlarne.»

«Ma se non lo farai ti verrà un aneurisma, e l’unico con cui puoi parlare sono io perché sai che non dirò niente.»

«Non per amicizia ma per ricatto.»

«Anche per amicizia, Stark, puoi non crederlo ma è così.»

«Grazie.» sussurra, senza però accennare a dire una parola in più.

«Perché hai deciso di farlo chiudere in quella cella?»

«Non volevo che lo portassero via.» ammette con un filo di voce.

«Perché?»

«Perché era spaventato e non volevo lasciarlo andare via.»

«Cosa stava succedendo davvero l’altro giorno?» chiede incuriosito.

«Non quello che credi.» si stringe la fronte con una mano.

«Ah no? Non credo che ti stesse semplicemente dormendo sulle gambe.»

«Lo stava facendo invece, dopo che l’ho portato fuori da quella cella l’ho messo a dormire e io sono andato sul divano, poi quando mi sono svegliato era lì anche lui e non voleva che me ne andassi, allora mi sono messo a lavorare e lui si è addormentato addosso a me.»

«Te lo sei portato a letto?»

«Sì.»

Tace.

«Dimmi almeno che eri ubriaco.» mormora prendendosi anche lui la testa tra le mani.

«La prima volta sì.»

«La prima volta?!»

«Sì, ieri ero più che sobrio.» ormai ha deciso di ammettere tutto, rendendosi conto che ha bisogno di qualcuno con cui sfogarsi e confidarsi.

«Penso di avere bisogno di bere…»

«L’aneurisma mi sa che stai per averlo tu.» gli dà una pacca sulla spalla.

«Beh, mi pare normale. Mi stai dicendo che non te lo sei portato a letto una sola volta per sbaglio ma svariate e mentre eri più che consapevole di cosa stavi facendo?»

«Esatto.»

«Non hai una qualche fiaschetta dietro?»

«Se ce l’avessi a quest’ora sarebbe vuota, fidati.» si lascia andare contro lo schienale della poltrona.

«Cosa pensi di fare ora?»

«Non lo so… Vorrei poterlo portare indietro, ma non posso e non so come fare, odio non avere il controllo sulle situazioni, e tutto questo rischia di farmi impazzire sul serio.

«C’è qualcosa di più rispetto a essertelo portato a letto qualche volta, vero?»

Tace.

«Stark? Mi rispondi?»

«Non lo so, va bene?» scatta un’altra volta in piedi, riprendendo a camminare da una parte all’altra della stanza.

«So che la cosa può sembrare assurda, e lo è, ma se ci stai così male perché lo hanno portato via e non sai se lo rivedrai o no ci deve essere per forza qualcosa di più.»

 

 

 

 

 

 

Note della Vecchia Volpe

Vi chiedo scusa per questo ritardo nella pubblicazione, ma sono stata impegnata nella creazione del gruppo su face book per lettori e autori di Efp (se qualcuno volesse entrare il gruppo si chiama Efp Madness e questo è il link https://www.facebook.com/groups/210697422424586/ )

Lo so, sono davvero cattiva, ma un po’ di angst ci voleva, stavo cadendo nel miele.

Vi informo che mancano pochi capitoli alla fine, tre o quattro, non so ancora.

Grazie mille a tutte <3

Baci e a presto <3

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Capitolo 25
*** A casa ***


Sono passate due settimane.

Due settimane d’inferno per Stark, che si è ritrovato a girare per una casa vuota per la prima volta dopo più di due mesi.

Due settimane in cui non ha quasi dormito, il letto troppo freddo per concedergli di non pensare anche solo per un attimo a chi avrebbe potuto riempirlo e scaldarlo.

Due settimane in cui le sue riserve d’alcol hanno toccato i minimi storici.

Due settimane in cui non si è presentato al lavoro e ha urlato contro Pepper più volte.

Due settimane in cui si è recato allo SHIELD ogni giorno per sapere se quel dannato dio con il martello era tornato almeno a portare qualche notizia.

Due settimane in cui non è successo niente.

Niente notizie, niente accenni, niente.

Niente a parte Tony che sta impazzendo per quell’assenza di informazioni e per l’impossibilità di fare qualcosa.

Nessun alieno si è atto vedere, nessun terrorista ha minacciato il Paese, e lui non ha trovato nulla con cui distrarsi dal pensiero di Loki chiuso da qualche parte o forse morto.

Se ne sta sul divano, su quel divano, in una mano una bottiglia di whiskey e nell’altra il telecomando puntato verso il televisore che trasmette un qualche programma che non sa nemmeno cosa sia, senza sapere bene cosa fare. Potrebbe tornare ancora allo SHIELD nella speranza di sapere qualcosa dopo che Fury gli ha promesso per la centesima volta di cercare di contattare Thor, oppure restare lì a deprimersi e a consumarsi il fegato.

Tanto non c’è nessuno a dirgli di non bere.

Prende un altro sorso, notando che la bottiglia è già quasi a metà. E sono le nove di mattina.

Suona il telefono.

«Jarvis, se è Pepper dille che sono in coma etilico e che non chiami un’ambulanza.»

«È il Direttore Fury, signore.»

«Passamelo.» si tira a sedere «Direttore, quale scusa per temporeggiare ti sei inventato questa volta?» domanda stancamente.

«Nessuna. Ho sentito Thor, stanno arrivando.»

«C-cosa?» scatta in piedi prendendo la giacca abbandonata sullo schienale del divano da almeno due giorni.

«Mi ha contattato qualche minuto fa, a quanto a detto deve ancora sbrigare qualche questione ad Asgard e poi torneranno qui in pochi minuti.»

«Davvero?» quasi non osa sperare dopo quelle settimane di ansia e angoscia.

«Sì, dovreb-»

«Arrivo.» chiude la comunicazione mentre sta già uscendo sulla terrazza e l’armatura gli si sta montando addosso.

Sfreccia per i cieli di New York provocando l’alzarsi di parecchie teste e in pochi istanti atterra alla base.

«Dove sono?» chiede impaziente mentre l’armatura si smonta.

«Ho detto qualche minuto, sei arrivato in circa venti secondi. Se lo avessi saputo prima avrei usato questo metodo per farti arrivare in orario.» Fury scansa un braccio dell’armatura che sta andando a riporsi nella sua speciale custodia nella sala riunioni in cui si trovano anche gli altri membri degli Avengers che li raggiungono subito.

«Molto spiritoso. Dove sono?» ripete quasi ringhiando mentre anche il resto della squadra li raggiunge.

«Te l’ho detto, devono ancora arrivare, ma non qui, dobbiamo scendere sotto.»

«Perché?»

«Loki è un prigioniero, non lo lascio in giro dove può tranquillamente uscire dalla porta e andarsene.»

Alza gli occhi al cielo «Va bene, ma andiamo.»

Scendono in ascensore mentre l’ansia continua a crescere dentro di lui, impaziente di rivedere il suo amante che gli è mancato più di quanto non voglia ammettere.

Clint gli poggia una mano sulla spalla e gli sorride incoraggiante, capendo cosa si agita nell’animo dell’amico.

Arrivano in quello che sembra essere il corridoio di un seminterrato, illuminato da qualche scarsa luce al neon che fa male agli occhi per la sua luminescenza artificiale.

«Beh? Dove sono?» esclama dopo un paio di minuti Tony, che sembra sul punto di uccidere qualcuno.

«Non lo so, Stark, e calmati. Sei davvero così impaziente di riavere un pazzo che gira per casa?»

Non gli risponde ma si limita a camminare da una parte all’altra del piccolo corridoio, come se così facendo riuscisse a far scorrere il tempo più in fretta.

Un lampo di luce alle loro spalle.

Si voltano tutti di scatto, intravedendo due figure, una alta e massiccia e una più esile, rannicchiata su se stessa.

«Direttore, amici.» saluta Thor strattonando Loki per un braccio.

Tony resta a fissare la figura pallida ed emaciata che sembra stare in piedi per miracolo solo grazie alla stretta rude del fratello. Ha gli occhi contornati da lividi violacei, il volto è coperto di tagli e graffi che però lasciano vedere il suo pallore mortale, e non sembra in grado di reggere gli strati di pelle e metallo che costituiscono il suo abito asgardiano.

Loki con uno sforzo che tutti vedono costargli una grandissima fatica alza gli occhi; le iridi verdi, di solito brillanti e affascinanti sono opache, lontane, e anche se scorrono sui loro volti non li riconoscono, non li vedono, finché non mettono a fuoco la figura di Tony, che lo sta fissando scioccato.

Prova a liberarsi dalla presa del fratello che lo allontana con un violento spintone, e cadrebbe a terra se non fosse per l’intervento di Tony che prontamente lo afferra e lo stringe a sé, tenendolo in piedi.

«Mi dispiace Stark, se fosse stato per la decisione dei nobili non avrebbe più rimesso piede qui e tu non saresti stato costretto a sopportarlo ancora, ma Loki ha scelto di sottostare a una pena più dura pur di tornare, quindi nonostante le sue colpe non ho potuto fare a meno di rispettare la parola data.»

«Che cosa?» domanda sgranando gli occhi mentre Loki cerca di tenersi in piedi aggrappandosi alla sua maglia.

«So che non avremmo dovuto dargli la possibilità di scegliere, ma se per te è un problema lo porto indietro, la decisione e tua.» si avvicina per riafferrare il fratello ma Tony fa un passo indietro e richiama un braccio dell’armatura.

«Non provarci nemmeno.» ringhia pronto a far partire un colpo se si avvicinasse di più.

«Calma, calma.» si frappone Fury «Thor, tu non lo porterai via, e tu, Stark, non sparerai a Thor.»

«Tony… Voglio tornare a casa…» sussurra Loki con una voce debolissima, che più che altro sembra un pigolio stentato.

«Ecco cosa ripeteva continuamente mentre lo colpivano…» mormora Thor sovrappensiero, abbastanza forte perché Tony lo senta e gli salga un groppo in gola.

«Adesso torniamo a casa.» lo rassicura passandogli una mano sulla schiena per tranquillizzarlo, ma smettendo non appena l’altro si lamenta.

«Ti consiglierei di non toccarlo molto sulla schiena, almeno per il suo bene.»

Stark ringhia qualcosa di incomprensibile, poi si fa passare un braccio di Loki attorno alle spalle e si dirige verso l’ascensore; potrebbe benissimo portarlo via in braccio e non costringerlo a camminare quando sembra che faccia fatica persino a respirare, ma non vuole umiliarlo e attirare troppo l’attenzione degli altri, che già lo stanno fissando stupiti per il modo in cui lo sta abbracciando, anche se tutti, tranne Clint, credono che sia solo per non farlo cadere e non ridurlo peggio.

«Dove credi di andare?» lo richiama Rogers fermandolo con una mano sulla spalla.

«A casa. Fa attenzione, Rogers, mi è stato detto di non sparare all’altro biondo, su di te non ho ricevuto ordini.» ringhia liberandosi della presa cercando di non scuotere troppo Loki

«Stark, non sparare a nessuno dei presenti.» ordina esasperato Fury.

«Questo lo vedremo.» preme il pulsante di chiamata dell’ascensore e poi sfila il palmare dalla tasca «Jarvis, mandami una macchina, e in fretta.»

«Scordatelo, tu non vai via di qui in macchina. Sai quanto ci metterebbe a scappare? Niente.» interviene Natasha che fino a quel momento aveva preferito rimanere neutrale.

«Scappare? Sai scherzando? Non sta nemmeno in piedi e sembra più un ammasso di lividi che altro, non riuscirebbe a scappare nemmeno se lo volesse.» sorregge meglio Loki che sembra sul punto di svenire da un momento all’altro.

«In effetti, Nat, mi sembra abbastanza difficile che riesca a scappare.» lo sostiene Clint, vedendo dall’espressione dell’amico che se qualcuno proverà ancora a contraddirlo e a impedirgli di portare via Loki darà di matto.

«Non andrai via in macchina, Stark, non mi fido. Se proprio vuoi tornare a casa ci andrai con il flyer, così non proverà a saltare di sotto per scappare.»

«Non prover-…»

«Anche se non lo dimostra è d’accordo.» interviene Clint «Dai, saliamo su così potete andare.» li accompagna nell’ascensore dove Loki si addossa alla parete per tenersi in equilibrio e presto li raggiungono anche gli altri. Salgono con Stark che li guarda tutti in cagnesco mentre Loki tenta il tutto e per tutto per non svenire.

Arrivati sul tetto si avvicinano al flyer pronto a decollare, ma Thor si frappone tra loro e il mezzo di trasporto, facendo sobbalzare Loki che si rifugia con il viso contro la sua spalla.

«Andrà tutto bene.» sussurra Tony al suo orecchio, approfittando dell’occasione per baciarne discretamente il lobo.

Sembra rilassarsi leggermente ma resta sempre teso.

«Se dovesse commettere qualcosa di sbagliato devi solo chiamarmi, Stark, e ci penserò io.»

«Ascoltami bene, biondone,» lo aggira e aiuta Loki a salire sull’elicottero dove l’agente Hill lo lega saldamente a un sedile «prova a mettere ancora piede a casa mia e dopo averti colpito con il teaser o con la prima arma che mi capita in mano ti faccio precipitare di sotto, chiaro?»

Lo fissa interdetto, ma non ha tempo per chiedere spiegazioni perché il portellone si chiude e il flyer si alza in volo, dirigendosi alla Stark Tower.

Per tutta la durata del viaggio Tony fissa intensamente Loki, che sembra quasi svenuto ma che grazie a qualche smorfia di dolore rivela la propria lucidità.

«Signore, le serve aiuto per portare dentro il prigioniero?» domanda uno dei piloti una volta atterrati sulla terrazza.

«No, sparite.» fa scendere Loki quasi di peso e lo aiuta a rientrare nell’attico che ha abbandonato due settimane prima «Vieni, ti porto a riposare, ne hai bisogno.» deve quasi trascinarlo per fargli raggiungere il primo letto disponibile, ovvero quello della sua camera ancora invasa dai libri.

Con non poche difficoltà riesce a sfilargli il pesante mantello e il resto dell’armatura, rivelando molteplici ferite che lo fanno infuriare per la crudeltà con cui sembrano essere state inferte.

«Hai freddo, vero? Tremi.» gli porge una delle sue magliette e lo aiuta a infilarla, notando ancora altre ferite «E hai di nuovo la febbre. Che ti hanno fatto?» domanda infagottandolo in una coperta.

Scuote la testa chiudendo gli occhi.

«Okay, non importa, me lo dirai poi. Ora hai bisogno di dormire, di mangiare e di sistemare un po’ queste ferite, sembri un livido ambulante.» lo prende in giro sperando di tranquillizzarlo un po’; rispetto a ora quando lo ha portato fuori da quella cella era allegro e rilassato.

Prova a contrarre le labbra per sorridere, ma sembra aver dimenticato come si fa.

Sospira, preso dalla voglia di spaccare qualcosa o di trasformarsi in un mostro verde per scaricare la rabbia, ma alla fine si accontenta di alzarsi per svuotare l’armadietto delle medicine e portare tutto il contenuto sul letto.

«Sul numero qualcosa di utile dovrei averlo preso, ma ci serve del ghiaccio.»

«No.» sussurra con voce fioca ma terrorizzata.

«Perché?»

«Se mi trasformo sarà peggio, e torneranno per portarmi indietro.»

«Okay, bocciato. Sai se a contatto con qualcosa di freddo che non sia ghiaccio diventi blu lo stesso?»

«Non ne ho idea…»

«Ci proviamo?»

«No, non voglio tornare là.»

«Va bene. Poi, quando starai meglio, mi devi spiegare parecchie cose.»

Annuisce, cercando la sua mano.

«Vediamo un po’,» gli si sdraia accanto e lo fa appoggiare al proprio petto, capendo che in quel momento ha bisogno di sentirsi protetto e eventualmente abbracciato da qualcuno «Questa fa passare la febbre, quindi la mettiamo nel mucchio di quelle che servono. Questa serve per l’acidità di stomaco, quindi via.» la lancia dall’altra parte della stanza colpendo sulla presunta “testa” Ferro-Vecchio «Questa è arnica, ma guarda un po’.» ride mettendogli sotto il naso il tubetto dall’odore mefitico.

Sorride. Ecco per cosa ha lottato, ecco per cosa ha fatto di tutto pur di tornare indietro. Per sentirsi a casa, con qualcuno che riesce a fargli scordare cosa ha fatto in passato, per poter vivere altri momenti come quello.

Tony continua a dividere le presunte medicine utili dalle altre, giocando al tiro al bersaglio con Ferro-Vecchio che protesta ma non se ne va, troppo indaffarato a riordinare il casino creato dal suo padrone.

«Inizierei dall’arnica.» sogghigna prendendo minacciosamente il tubetto in mano.

«Veramente avrei bisogno di una doccia.» mugola.

«Una doccia? Sul serio? Pensi di riuscire a reggerti in piedi abbastanza a lungo? Jarvis, riempi la vasca da bagno con dell’acqua calda.»

Presto sentono dell’acqua scrosciare nella stanza a fianco, e Tony lo aiuta ancora una volta ad alzarsi, sorreggendolo fino al bagno dove la vasca gli si presenta come una visione calda e fumante.

Si siede sul bordo e inizia a spogliarsi, facendo attenzione a non rivolgere la schiena a Tony, ma quando si lascia scivolare nell’acqua calda questo riesce a intravederne una parte.

«Voltati un attimo…» mormora provando a non credere a cosa gli sembra di aver visto.

«No…»

«Voltati.» ordina con una voce più dura.

Esegue sospirando, mostrando la schiena martoriata da profondi tagli in diagonale.

«Dimmi che non è quello che penso.»

Volta la testa per osservarlo da dietro la spalla, e non può negare.

Si sfila velocemente gli abiti e si infila anche lui nella vasca, stringendolo a sé dopo avergli passato le braccia attorno alla vita «Intendeva questo con “ha scelto di sottostare a una pena più dura”?»

Annuisce, rilassandosi contro il suo petto nonostante il dolore alla schiena.

«Tutto per poter tornare qui?» chiede appoggiandogli il mento a una spalla

«Sì.» sussurra per la paura di essersi reso ridicolo inseguendo una stupida speranza.

«Tu sei pazzo.» lo costringe a voltare la testa e posa le labbra sulle sue, in un bacio dolce che gli comunica tutto il suo sollievo per riaverlo lì «Bentornato.» mormora contro le sue labbra, mentre lo vede sorridere rendendosi conto di non aver seguito un fuoco fatuo.

 

 

 

Si prepara un caffè, pensando di portarne una tazza anche all'attuale occupante del suo letto, ma visto che sta dormendo come un bambino decide di rimandare e di lasciarglielo in caldo.

Lo ha portato sotto le coperte dopo il bagno caldo in cui si è quasi addormentato tra le sue braccia, cullato dal suo respiro e dai baci con cui lo ha accolto, e anche se avrebbe voluto andare molto più oltre visto quanto gli è mancato in quelle due settimane ha resistito e ha lasciato che Loki si accoccolasse contro di lui, godendosi il calore che ha capito essergli mancato tanto a lungo.

Non aveva pensato di affezionarsi a lui fino a quel punto, ma adesso è costretto ad ammettere che proprio come ha detto Clint c'è qualcosa di più.
Non si sarebbe mai nemmeno aspettato di trovarsi in una vasca a coccolare qualcuno. Tanto meno un uomo. Tanto meno Loki.

Si avvia lungo il corridoio per andare finalmente a dormire un po'anche lui, preferibilmente accanto al suo ritrovato ospite, quando le porte dell'ascensore che si aprono lo fanno sobbalzare e richiamare in fretta l'armatura, puntando il guanto contro... Clint.

Abbassa l'arma, sollevato che si tratti dell'amico e non di qualcuno che potrebbe portargli via Loki.

«Ehi, amico, sono io. Calma.» alza le mani e va a sedersi su una poltrona «Sono qui per parlare, non per altro.»

Sospira e rimanda a posto l'armatura, avvicinandosi e accomodandosi su un'altra poltrona «Scusa, ho i nervi a pezzi.»

«Da quanto non dormi decentemente?»

«Specifica decentemente.»

«Almeno tre ore.»

«Allora da due settimane.»

Resta in silenzio, senza dar voce ai propri pensieri.

«Di cosa vuoi parlare? Stavo quasi andando a dormire.»

«Con del caffè alle undici di mattina?» domanda inarcando un sopracciglio.

«Non dormo da due settimane e sono andato avanti a vodka e whiskey, la considero una cosa salutare.» prende un sorso dalla tazza che ha in mano «Vuoi qualcosa?»
«No, grazie, sto bene così. Sono venuto per informarti di cosa ci ha detto Thor, ma magari lo sai già.»

«Cosa vi ha detto?»

«Ci ha raccontato cosa hanno fatto a Loki su Asgard. Per prima cosa, se non vuoi che lo ammazzino davvero sta volta, non metterlo assolutamente a contatto con del ghiaccio.»

«Questo me lo ha detto anche lui, solo che ne avrebbe bisogno. Il biondo stupido, non quello surgelato, l'altro, ha detto qualcosa riguardo ad altre cose fredde che non siano ghiaccio?»

«No, ma prima di provare è meglio chiedergli. Dimmi che non ci hai già provato.»

«No, l'ho tenuto al caldo, ma è distrutto, é tutto lividi e tagli e penso che abbia qualche osso rotto, oltre che la febbre. Come cazzo faccio a farlo stare meglio se non posso usare il ghiaccio?» esclama esasperato.

«Inventati qualcosa, mamma.» lo prende in giro sperando che non lo ammazzi dopo che gli avrà raccontato tutto.

«Simpatico. Vuoi dirmi quello che sei venuto a dirmi così posso andare a dormire?»

Deglutisce «Ricordati solo che ambasciator non porta pena.»

«Sbagliato Clint, l'ambasciatore porta sempre pena, perché l'ambasciatore porta un messaggio, ma tu sei mio amico, e mi servi come tramite con il mondo, quindi parla.»

«Ecco... Non ti ha detto nulla Loki?» spera di essere risparmiato da almeno una parte del racconto.

«No, non ha voluto ancora parlarne, penso anche per orgoglio.»

Impreca mentalmente «Allora devo partire dall'inizio. Come sai già lo hanno portato ad Asgard perchè gli avevano proibito di trasformarsi e quindi volevano punirlo per questo, oltre che per una loro vendetta personale che si è rivelata nei metodi che hanno usato. Ora, da bravo, posa la tazza e siediti, Rogers prima è quasi svenuto. Bene, in sostanza quando è arrivato gli hanno detto che lo avrebbero punito e lo avrebbero poi chiuso nelle prigioni fino a data da destinarsi, quindi sempre a voler essere sinceri, ma a quanto pare lui ha chiesto qualunque cosa pur di poter tornare qui. Ci hanno riflettuto un po' e alla fine hanno accettato, ma alle loro condizioni.»

«Immagino quali.» ringhia tra i denti.

«Sì, hanno inasprito la punizione che avevano pensato, e da quanto ci ha detto Thor neanche prima ci erano andati piano. In sostanza lo hanno tenuto al freddo e ogni volta che si trasformava per stare un po' meglio o perchè non riusciva a fare altrimenti lo prendevano a calci o a frustate, Thor ha anche parlato di una mazza...» si interrompe, vedendo che l'altro ha serrato talmente forte le mani a pugno che gli sono sbiancate le nocche.

«Stark, respira, non lo stai facendo.» gli consiglia visto che è da un po' che non vede il suo petto sollevarsi «Non vorrei doverti rianimare e non ho finito di raccontare.» sa di girare il coltello nella piaga ma non può farci niente.

«Ancora?» ringhia. Se gli avesse tirato un pugno avrebbe la stessa espressione.

«Ehm, sì... Se ti sembra terrorizzato è normale, per quanto possa essere normale una situazione come questa, hanno scoperto che la tortura psicologica è un ottimo mezzo e lo hanno utilizzato, inoltre non farlo camminare, per immobilizzarlo hanno usato delle catene che ho capito avessero una qualche specie di incantesimo, quindi lo hanno indebolito oltre che ferito alle caviglie e ai polsi. A quanto ha detto Thor ogni tanto mentre lo colpivano ti chiamava e diceva di voler tornare a casa...» si interrompe visto che l'altro si è alzato ed è andato verso il corridoio quasi di corsa.

 


Brucia la distanza che lo separa dalla sua camera in pochi passi in cui non vede quasi dove si trova, spalanca la porta senza curarsi di fare rumore e si precipita verso il letto in cui Loki sta dormendo, chinandosi su di lui e baciandolo con forza, una mano infilata nei suoi capelli scuri ancora umidi.

Loki spalanca gli occhi, svegliato da quel contatto brutale che per la sua rapidità gli ricorda i risvegli dei giorni prima, solitamente accompagnati da una mazza di ferro, e scatta indietro per quanto glielo consentano le sue forze.

Tony si separa da lui per un attimo, stupito da quel rifiuto, ma poi legge nei suoi occhi un'espressione di assoluto terrore che gli fa capire tutto.

«Sono io, Loki, sei a casa adesso, va tutto bene.» si riavvicina al suo viso, questa volta lentamente, e posa con delicatezza le labbra sulle sue «Sei a casa, va tutto bene.» continua a ripetergli per un po', intervallando le parole con altri baci che hanno il potere di tranquillizzarlo.

«Perché mi hai svegliato così?» domanda confuso, tornando ad avvolgersi nelle coperte che gli sono scivolate di dosso.

«Te lo spiego dopo, va bene? Ora torna a dormire.» gli sistema meglio le lenzuola e si alza, tornando verso la porta.

Vorrebbe ribattere, ma è troppo stanco anche solo per alzare la testa dal cuscino, quindi decide di lasciar stare e si riaddormenta.

 


Torna nel salone dove Clint sta seduto sulla sua poltrona con un'espressione serafica in viso.

«Scusa, io...» cerca di giustificarsi, sorprendendo l'altro per la mancanza di parole e per le scuse.

«Figurati, non importa. Bene, ti ho detto sommariamente ciò che dovevi sapere, i dettagli non devo essere io a riferirteli, ci penserà qualcun altro. Vai a dormire, ci vediamo.» lo saluta con un cenno della mano e prende l'ascensore per scendere.

Tony aspetta che le porte si chiudano dietro l'amico, poi torna nella stanza dove Loki sta dormendo, ma non appena oltrepassa la soglia apre gli occhi.

«Adesso ti spiego tutto.» promette sedendosi accanto a lui.

 

 

 

 

Note della Vecchia Volpe

Eh sì, non sono cattiva solo nell’altra long.

Lo tratto male, povero cucciolo, ma non fatemene una colpa, o almeno non troppa.

Chiedo scusa per il ritardo, ma tra varie cosa tra cui il gruppo Efp Madness (in cui siete tutte invitate) ho perso tempo.

Un grazie a tutte <3

Baci <3

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Capitolo 26
*** Come due adolescenti ***


«So che non è stato un modo molto ortodosso di svegliarti, ma ho parlato con Clint, che in sintesi mi ha detto cosa ti hanno fatto, e...» non riesce a concludere la frase e si limita a infilarsi sotto le coperte accanto a lui, stringendolo a sé.

Sorride premuto contro la sua maglietta.

«Avrei dovuto lasciarti dormire, in effetti.» riflette.

«Non importa, è piacevole essere svegliati così.» decide di abbandonare ogni maschera di orgoglio che ha voluto ancora indossare nei giorni precedenti, stanco di nascondere ciò per cui ha combattuto tanto.

«Non sembrava che ti facesse così piacere.» gli sposta i capelli umidi in modo che non siano a contatto con la pelle.

«È stato solo un momento in cui non mi sono reso conto di essere tornato qui, e non credevo che fossi tu; anche l'avermi svegliato in fretta mi ha fatto pensare a come sono stato svegliato ultimamente, e beh, pensare di avere uno dei miei carcerieri così vicino mi ha spaventato.» ammette.

«Clint mi ha accennato qualcosa, ma cosa è successo di preciso?» scivola con la testa sul cuscino in modo da guardarlo negli occhi.

«Da dove vuoi che inizi?» domanda stanco, ma si vede dalla sua espressione che vuole provare a parlarne con lui, per il semplice motivo che lui gliel'ha chiesto.

«L'inizio mi sembra un buon punto per iniziare.» sorride incoraggiante.

«Quando mi hanno portato via...»

«Grazie.» lo interrompe «Non avresti dovuto uscire solo per quello, potevo sopportare un colpo con il teaser, mi sarei ripreso subito.»

«Si trattava solo di rimandare l'inevitabile, per una volta ho scelto di fare qualcosa di altruista.»

«Con un ottimo tempismo, devo dire.» lo prende in giro e struscia il naso contro il suo; questa volta Loki non si ritrae ma si limita a guardarlo male.

«Si sono divertiti a rompermi il naso quando hanno visto che mi ero trasformato per guarirlo, potresti evitare?»

«Oh.» poggia le labbra sul setto spaccato ma che non ne dà segni «Perché ce l'hanno tutti con questo naso?» domanda tra sé e sé.

«Non starai diventando una persona romantica, spero.»

«Mi sono solo preoccupato un po', e a quanto pare ne avevo tutte le ragioni.»

«Se taci per un po' ti spiego cosa è successo.»

Finge di chiudersi le labbra con un lucchetto e di gettare via la chiave.

Loki alza gli occhi al cielo, ma l'effetto non é quello voluto visto che questi sono neri e gonfi «Prima che mi interrompessi stavo dicendo che mi hanno portato ad Asgard, dove i nobili mi hanno sottoposto a un processo anche se avevano già deciso, e la sentenza è stata di punirmi e poi tenermi là, solo che non volevo. La punizione di per sé non era un problema, ma non volevo restare, volevo tornare qui; allora ho chiesto di cambiare la mia pena, di decidere loro qualcosa ma di lasciarmi tornare, e visto che avevano scelto la Terra come luogo del mio esilio non ci hanno visto nulla di male, ma questo non li ha dissuasi dall'inasprire la pena.» il tono si affievolisce ma si fa coraggio e prosegue, aiutato anche dalla mano di Tony sul suo braccio «Mi hanno portato subito nelle prigioni, nella cella più fredda e riempita di ghiaccio, e mi costringevano a trasformarmi per poi punirmi se lo facevo...» la voce gli muore in gola e abbassa lo sguardo, perso nei ricordi di pochi giorni prima. Risente sulla pelle il gelo della cella, l'odore di umido e chiuso gli dà alla testa, e le risate di scherno e le urla infuriate dei suoi carcerieri gli rimbombano nelle orecchie, finché Tony non lo stringe a sé facendogli appoggiare la testa al proprio petto e non inizia a sussurrargli qualcosa all'orecchio che non riesce a riconoscere, ma il tono è talmente diverso da quello che lo stava opprimendo che riesce a calmarsi.

«Non raccontarmelo ora, lo farai poi. Sei appena tornato, hai bisogno di magiare e bere. Cosa vuoi?»

«Il sushi e qualcosa di alcolico.»

«Sì alla prima, no alla seconda. Alcol e medicine non vanno molto d'accordo. A ben pensarci nemmeno il pesce crudo è la migliore delle scelte se è parecchio che non mangi.»

«Potevi anche non chiedermelo, allora.» borbotta.

«Ci ho pensato dopo. Vado a vedere cosa ho che tu possa considerare commestibile.» fa per alzarsi ma la mano di Loki si serra attorno al tessuto della sua maglietta.

«Posso aspettare a mangiare, non ho così fame.» mente spudoratamente.

«Non mi inganni, dio degli Inganni, vado a cercarti da mangiare e poche storie.»

Sbatte le ciglia e lo fissa con quelle enormi iridi verdi a cui non riesce a dire di no.

«Ne hai bisogno, non guardarmi così.» allenta la presa delle sue dita con una mano, ma si ferma a osservare i tagli che le ricoprono.

«Posso mangiare poi.» propone approfittando dell’occasione.

«Non se ne parla nemmeno.» si risiede accanto a lui quasi tirandoselo addosso «Jarvis, che c’è in frigo?»

«Quasi nulla,signore, se escludiamo del vino bianco.» sembra ci sia una nota di rimprovero nella voce dell’intelligenza artificiale.

«A parte il vino?»

«Sei lattine di Coca Cola, due uova e un’arancia, signore.»

«Però… Loki, qualunque cosa basta che non sia cruda.»

«Mmh…» farfuglia, quasi addormentato contro il suo fianco.

«Scelgo io?»

«Mmh…»

«Va bene.» sorride passandogli le dita tra i capelli ancora umidi «Jarvis, ordina due pizze e quando arrivano falle portare qui da Ferro-Vecchio insieme alle lattine di Coca Cola, due bicchieri e una cannuccia verde.» non ascolta nemmeno la risposta dell’intelligenza artificiale concentrandosi sulla figura placidamente sdraiata su di lui «Sei ancora sveglio?»

«Mmh…»

«Direi di sì.»

«È strano, sono talmente stanco che non riesco a dormire.» biascica.

«Hai fame, dopo aver mangiato starai meglio e potrai dormire. L’altro giorno stavamo guardando Harry Potter, vuoi che lo finiamo?»

Annuisce provando a tirarsi a sedere ma i suoi muscoli non si mostrano d’accordo e ricade sdraiato.

«Che stai cercando di fare?»

«Alzarmi per andare sul divano.» spiega riprovandoci.

«Non se ne parla nemmeno, mi hanno detto di non farti camminare, quindi tu non ti muovi di qui.» sfiorandogli appena la spalla riesce a respingerlo contro i cuscini.

«E come lo guardiamo il film?» domanda irritato per essere stato neutralizzato da un dito.

Batte le mani e uno schermo scende dal soffitto «Ta-da. Ecco come guardiamo il film.»

«Comodo.» commenta riprovando a sedersi, facendocela solo grazie al braccio di Tony attorno alla sua vita che gli consente di appoggiare la schiena al suo petto.

«Signore, la pizza e le bevande dovrebbero arrivare a meno che non subiscano danneggiamenti durante il percorso.» allude a Ferro-Vecchio che arriva cigolando e deposita il carico inaspettatamente intatto accanto a Tony.

«Bravo robottino.» allunga una mano per accarezzarlo come se fosse un cagnolino, e questo sembra quasi agitare un paio di cavi nell'imitazione di uno scodinzolio.

«Strano, non lo insulti?»

«Non oggi.» gli posa un cartone già aperto sulle ginocchia «Mi spiace, ti tocca usare le mani, ma abbiamo i bicchieri.»

«Bene, ho sete.» allunga una mano, anche se questo gli costa un certo sforzo, e afferra una lattina.

«Fermo, è gelata!» prova a intercettarlo ma non ci riesce e le sue dita pallide si chiudono sul metallo freddo.

Si guardano con gli occhi sgranati, aspettando che la sua pelle diventi blu e che in pochi minuti qualcuno venga a prenderlo, ma il suo colorito rimane solo mortalmente pallido, senza nessuna traccia di quel pericoloso celeste che li minaccia.

«Ti...ti sembro blu?» domanda dopo un attimo Loki con un fil di voce.

«No, sembri solo il solito anemico che non vede un raggio di sole da qualche anno. Ora dammi la lattina.»

«Perché?»

«Stai fermo.» gli fa reclinare la testa all'indietro in modo che appoggi la nuca alla sua spalla e appoggia la lattina fredda a uno dei due occhi gonfi «Se questo funziona lo posso usare al posto del ghiaccio e sistemarti la faccia in modo che tu non sembri uscito da una rissa.» tampona delicatamente il livido e Loki sembra quasi fare le fusa per il sollievo del metallo freddo sulla pelle ancora pulsante.

«Va un po’ meglio?» domanda dopo qualche istante.

«Mmh…»

«Sei sempre più loquace e di compagnia.» lo prende in giro.

«È piacevole…» farfuglia con una voce morbida che sembra una carezza che percorre l’aria.

«Capisco, ma adesso mangiamo, dopo ti faccio due paraocchi con le lattine. Jarvis, procurane altre e mettile in frigo.» continua per qualche minuto la sua opera ma il profumo della pizza che pervade l’aria lo convince a smettere per dedicarsi ad altro.

«Ehi!»

«Cibo.» afferra una fetta della propria pizza e inizia a sbranarla, poi per dissuaderlo dal prendere la lattina e riposarsela sull’occhio la apre e la svuota nel bicchiere che contiene la cannuccia verde «Tieni, e cerca di non soffocarti.»

Sbuffa infastidito ma alla fine si arrende e consuma il primo pasto decente dopo due settimane di roba che definire commestibile è tanto.

Una volta con lo stomaco pieno abbandona la testa contro il petto di Tony e chiude gli occhi, sperando che riprenda a usare la lattina fredda per alleviare il dolore insistente in ogni parte del suo corpo; ora che ci pensa la stretta di Tony si sta via via intensificando ora che ha smesso di mangiare e non è più distratto da una fetta di pizza che sembrava essere diventata la sua più intima amica, così da trovare un nuovo passatempo nello stringerlo.

Mugola per la fitta al fianco che il braccio gli provoca.

«Che c’è?» domanda preoccupato, distogliendo gli occhi dallo schermo che sta proiettando le scene iniziali di Harry Potter e La Camera dei Segreti.

«Nulla.» mente provando a sorridere nonostante il dolore.

Inarca un sopracciglio.

«Va bene, mi stai facendo male con il braccio.»

«Oh, scusa.» lascia subito la presa.

«No, non era così fastidioso.» rimette il braccio al suo posto, sentendosi rassicurato da quel contatto così caldo e piacevole.

«Giuro che…» soffoca il resto della minaccia verso gli asgardiani in un ringhio, non riuscendo a esprimerla bene a parole.

«Mi spieghi perché te la prendi tanto?»

Fa un sorrisino tirato e poi guarda in basso.

«Beh?» inarca un sopracciglio.

«Hai bisogno di dormire.» taglia corto «Forza, a nanna.» lo fa scivolare sui cuscini e nonostante Loki non voglia cedere i suoi occhi gonfi complottano contro di lui e ben presto si chiudono. Tony lo osserva per un attimo, poi gli si stende accanto, e dopo averlo avvolto tra le proprie braccia si addormenta anche lui, esausto per tutto ciò che ha scoperto e passato.

 


Clint infila le chiavi nella toppa della porta del piccolo alloggetto ch divide con Natasha, e trova quest'ultima seduta sul divano ad aspettarlo.

«Ciao.» si alza per accoglierlo con un bacio, stravolgendo del tutto il suo profilo di spietata assassina «Dove sei stato?»

«Da Stark, dovevo riferirgli cosa ci ha detto Thor.» ricambia il bacio e poi va a sedersi sul divano, dove la rossa gli si siede sulle ginocchia.

«Perché?»

«Doveva saperlo anche lui, soprattutto visto che deve prendersi cura di Loki.» spiega passandole una mano tra i capelli.

«Non deve prendersi cura di lui, già solo dargli una stanza per potersi leccare le ferite è fin troppo gentile.» liquida freddamente la faccenda.

«Sai perché Loki è tornato conciato così?»

«Perché ha accettato di subire una pena più dura. Dimmi un po', Stark ti ha dato da bere?»

«No. Intendevo se sai la motivazione che lo ha spinto a sopportare tutto quello pur di tornare indietro.»

«È pazzo? Masochista?»

«Stark se lo è portato a letto.»

«Cosa?!» esclama, la voce acuta che sembra quasi uno stridio di unghie su una lavagna.

«Sì, me lo ha detto lui.»

«No, no, aspetta. Stai parlando di Stark, dello stesso Stark che conosciamo tutti? Non ci credo.»

«Invece è così, quando mi hai chiamato mentre ero a casa sua avevo appena trovato Loki addormentato sulle sue gambe.»

«Seh, certo, addormentato.» sbuffa sarcastica alzandosi in piedi e iniziando a camminare come per smaltire la notizia.

«No, a quanto pare dormiva sul serio, ma se lo era già portato a letto prima, quando erano ubriachi.»

«Grazie a Dio.» si passa una mano tra i capelli.

«La prima volta erano ubriachi, dopo no.»

«D-dopo?» balbetta incredula.

«Sì, e sono sicuro che non ci sia solo una storia di sesso tra quei due. Insomma, analizza il comportamento di Stark nelle ultime due settimane alla luce di quanto ti ho detto: ti sembra il comportamento di qualcuno che ha solo perso il suo giocattolo?»

«No, in effetti no, sembrava disposto a dichiarare guerra a tutta Asgard, ma ho pensato fosse colpa dell'alcol.»

«In parte, ma penso che lo rivolesse accanto a sé a ogni costo, anche se se ne sta rendendo conto solo ora. Prima gli ho raccontato cosa hanno fatto a Loki, e non appena sono sceso un po' nei dettagli è corso via, allora l'ho seguito: è andato in camera sua dove Loki dormiva nel suo letto e l'ha svegliato baciandolo in un modo che sembrava dovesse soffocarlo, poi Loki si è svegliato terrorizzato probabilmente credendosi ancora nelle prigioni e Stark ha iniziato a consolarlo, baciandolo e coccolandolo fino a quando non si è addormentato. Cara, stai bene?» poggia una mano sul braccio della compagna che lo sta fissando sconvolta.

«Mi stai dicendo che quei due si...?»

«No, non sono a quei punti, o almeno non lo sanno o non vogliono ammetterlo, non lo so.»

«Bisogna portare via Loki.» riprende il suo contegno da spia russa e inizia a cercare il cellulare.

«No, non chiamare proprio nessuno, non lo possiamo portare via. Stark ti ucciderebbe se solo provassi ad avvicinarti, prima ha provato a spararmi solo perché sono entrato in casa sua, e mentre aspettavamo nel seminterrato stava impazzendo, poi quando ha visto come era conciato Loki sembrava che volesse sgozzare Thor con le sue mani, quindi lascia perdere.» le sfila il cellulare dalle dita.

«Da quanto mi hai detto Stark è cotto di lui, quindi non è abbastanza lucido da non permettergli di scappare.»

«Nat, dopo quello che ha passato pur di tornare da lui, ti sembra che Loki voglia scappare?»

«Non lo so, è pazzo.» cerca di riappropriarsi del telefono.

«Non fino a questo punto. Si è quasi fatto ammazzare per tornare qui, ora non proverà a scappare dal posto per cui ha lottato tanto.»

«A proposito di lottare: ti ricordi perché lo abbiamo mandato da Stark? Non perché scopassero come conigli, ma perché avesse una prigione dopo aver provato a conquistare la Terra. Non possiamo lasciarlo lì, dobbiamo chiamare Fury.» incrocia le braccia come per sottolineare la propria risolutezza.

«Non possiamo per due motivi: ho promesso a Stark che non l'avrei fatto, e se lo facessi lui direbbe a Fury di noi.»

«Cosa? E come lo sa?» scatta sulla difensiva, vedendo crollare la sua facciata di donna di ghiaccio priva di sentimenti.

«Quella telefonata. È registrata se pensassimo di rivelare qualcosa.»

«Non voglio che Loki resti lì ma non voglio nemmeno separarmi da te.» si fa stringere tra le sue braccia muscolose.

«Ascolta, amore: nulla ci impedisce di stare insieme, e non ci vedo nulla di male a lasciare anche quei due insieme. Stanno bene uno insieme all'altro e sono felici, anche se tutto va contro di loro, perché non vuoi che stiano bene?»

«Perché non mi fido di nessuno di due.»

«Ecco perché stanno bene insieme: sono in grado di non farsi fregare a vicenda. Ora facciamo così: andiamo da loro e ne parliamo.»

«Va bene.» si arrende e lascia che l'uomo la accompagni alla macchina.

Dopo pochi minuti prendono l'ascensore per l'attico di Stark, e quando entrano nel salone al posto di trovarvi varie armi spianate sono accolti da uno strano silenzio.
Clint si poggia un dito sulle labbra e la conduce nella stanza di Stark, dove trovano uno spettacolo stranissimo: Loki che dorme tra le braccia di Stark, addormentato a sua volta, in mezzo a lattine di Coca Cola e cartoni della pizza vuoti.

Clint le sorride indicandole i due e poi la conduce fuori.

«Se me l'avessero detto due mesi fa non ci avrei creduto.» commenta bisbigliando mentre tornano all'ascensore.
«Sì, è strano.»

«E sembrano due adolescenti considerando il casino che c'è di là.»

 

 

 

 

 

 

Note della Vecchia Volpe

Chiedo venia, ma l’altra long mi sta assorbendo.

Rinnovo ancora l’invito per il gruppo Efp Madness J

Questo è il penultimo capitolo, spero che vi sia piaciuto.

Baci <3

 

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Capitolo 27
*** Due parole ***


«Signore, ci tengo a informarla che c'é stata un'intrusione a questo piano.»

Viene svegliato dalla voce artificialmente educata di Jarvis, che lo fa sussultare.

«Chi? Cosa?» domanda ritrovando improvvisamente la lucidità, pensando già al peggio «Dammi l'armatura.»

«Non è necessaria, signore, gli intrusi erano l'agente Barton e l'agente Romanoff, se ne sono appena andati.»

«Cosa?»

«Devo ripetere, signore?»

«No, ma che ci facevano qui?» si rende conto di avere Loki aggrappato addosso come una cozza e non si alza per non svegliarlo «Sono stati in questa camera?»

«Sì signore.»

«Cristo.» impreca «Stanno chiamando Fury?»

«Non penso signore, non hanno dato nessun segno di volerlo fare, anzi, sembravano contenti.»

«Contenti?» sgrana gli occhi.

«Sì signore.»

«Chiama Barton, voglio parlargli subito.» cerca il palmare nei pantaloni della tuta per non disturbare Loki con il vivavoce.

«Stark? Non stavi dormendo?» chiede la voce confusa di Clint.

«Che ci facevate tu e la tua non adorabile metà in camera mia?» ignora platealmente la domanda.

«Dimostrazioni.»

«Dimostrazioni?»

«Clint mi stava convincendo a non chiamare Fury seduta stante.» si intromette la voce di Natasha.

«Non avete intenzione di chiamarlo?»

«No, noi non...»

«Bene, buona giornata.» chiude la telefonata senza considerare degna della sua attenzione la rimanente risposta.

Porta lo sguardo su Loki, ancora abbarbicato al suo corpo come se dovesse trarne tutto il calore possibile; persino le gambe sono intrecciate alle sue, e questo gli porta alla mente l'immagine di un tenero koala con il suo eucalipto.

«Principino, è ora di andare a scuola.» lo scuote leggermente per una spalla «Dai che perdi il pull...cocchio.» conclude rendendosi conto dell'inesistenza di pullman su Asgard.

Mugugna qualcosa e si decide ad aprire un occhi «Avevo un precettore e le lezioni iniziavano quando volevo io.» farfuglia tornando ad arrotolarsi nelle coperte.

«Beh, allora sveglia lo stesso.»

«Non ho passato due settimane d'inferno per farmi svegliare da uno che solitamente si alza alle dieci.»

«Sono le tre e mezza di pomeriggio.»

«Eh?»

«Hai capito bene, ma in effetti potresti dormire ancora.»

«E perché mi hai svegliato allora?» domanda esasperato.

«Non lo so, volevo assicurarmi che stessi bene.»

«Stavo bene mentre dormivo.» mette il broncio, quell'adorabile broncio che farebbe sciogliere i ghiacciai dell'Antartide. In inverno.

«Su, non fare così, l’ho fatto per una buona causa.»

«Sarebbe?»

«Metterti le lattine fredde sui lividi senza che tu ti svegliassi magari trasformandoti per la sorpresa.»

«Ha senso.» ammette rigirandosi nelle lenzuola alla ricerca di qualcosa di caldo a cui appoggiare la testa, nella fattispecie il petto di Tony.

«Guarda che non sono un cuscino.» gli fa notare infilandogli una lattina fredda appena portata da Ferro-Vecchio nel collo.

«Stronzo.» sibila sgusciando via.

«Ecco, ora ti riconosco.» lo prende in giro, spostando la lattina sul suo occhio sinistro «Pulsa ancora?»

«Un po’ meno di prima.»

«È una novità nel campo medico, la famosa lattina di Coca Cola medicamentosa.» ride usandola di nuovo come impacco.

«Piantala e prendine un’altra.» lo riprende con un tono che vorrebbe essere imperioso ma non riesce a esserlo.

«Pensavo che fossi tornato un po’ meno dispotico rispetto a prima.» fa come gli dice e usa un’altra lattina per l’occhio destro.

«Non mi hanno fatto il lavaggio del cervello, solo…» riprova a raccontare, ma viene frenato da qualcosa di simile a un blocco psicologico che non gli vuole permettere di rivivere quei momenti.

«Me ne parlerai poi, ora sta fermo o le mie abilità mediche saranno sprecate.»

Lo ringrazia mentalmente per aver cambiato discorso e non aver preteso un resoconto che vorrebbe ma non riesce a fornirgli «Abilità? Tu?»

«Guarda che smetto.» minaccia allontanando la lattina.

Mugugna e si rannicchia meglio contro di lui, appoggiandosi del tutto al suo corpo per riceverne il sostegno e il calore.

«Il letto è grande, non serve che tu stia così attaccato.»

«Ho passato quello che ho passato per questo, lasciami stare qui.» si lamenta chiudendo gli occhi.

Sorride lievemente e gli posa un leggerissimo bacio sulle labbra, quasi impalpabile ma che fa aprire gli occhi a Loki.

«E questo?»

«Sono contento che tu sia tornato.» ammette con un sorrisino imbarazzato.

Tace, chiudendo di nuovo gli occhi e sorridendo a sua volta «Anche io. Posso chiederti una cosa?»

«Dimmi.»

«Cos’hai fatto in queste due settimane?»

«Senza la tua ingombrante ed egocentrica presenza? Sono uscito, mi sono portato a casa una dozzina di modelle… Ehi, no stavo scherzando.» aggiunge frettolosamente alla comparsa della sua smorfia di disappunto «Non sono uscito e non mi sono portato nessuna modella a casa, a voler essere sinceri ho passato il tempo sul divano a deprimermi e ubriacarmi, speravo di addormentarmi a causa dell’alcol ma non ci riuscivo…»

«Per quanto non hai dormito?»

«Da quando te ne sei andato ho dormito circa tre ore ogni due o tre giorni…»

«Oh.» gli passa le braccia dietro il collo e gli si sdraia addosso, la testa appoggiata all’incavo del suo collo.

«Che stai facendo?»

«Nulla, credevo…» si sposta imbarazzato, spaventato all’idea di aver rivelato troppo le proprie carte e di essersi reso ridicolo.

«Ora torni qui e me lo spieghi.» approfitta della sua debolezza per riportarlo su di sé e alzargli il mento con le dita in modo da poter rivedere chiaramente quegli occhi smeraldini che tanto gli sono mancati.

«Ho sonno…»

«Non ci credo.» ghigna.

«Beh, mi sembrava che la cosa ti avesse un po’ turbato, quindi ho pensato che potesse farti piacere, ma mi…»

«Non ti sbagliavi.» lo coinvolge in un bacio che fuga tutti i suoi dubbi e le sue paure di non essere voluto «Vuoi tornare a dormire?»

«Sì…» non accenna a muoversi ma tiene lo sguardo basso.

«Vuoi dormire qui?» ridacchia visto che Loki sembra essersi messo a considerarlo al pari di un materasso.

«Posso?»

«Da quando tu mi chiedi il permesso per qualcosa?» lo prende in giro passandogli le dita tra i capelli.

«Non lo so, mi è venuto naturale.» ammette rialzando gli occhi su di lui, trovandosi con le labbra a un soffio dalle sue.

«Chi sei tu? Dove hai messo il mio Loki, quello spocchioso che ho voglia di strangolare ogni volta che apre bocca?»

«Al momento dorme, se stai zitto un momento magari posso raggiungerlo.»

«Eccolo che sta tornando.» lo bacia di nuovo con dolcezza «In effetti mi mancava anche quel Loki, il mio Loki.»

Restano in silenzio sorridendosi a vicenda, finalmente rilassati e tranquilli, senza la paura del non sapere dove si trovi l’altro, cosa stia facendo, se stia ancora respirando.

Anche se non riesce a esprimerlo a parole Tony non si è mai sentito così sollevato come in quel momento, con il suo Loki tra le braccia; perché sì, è suo, e Loki non ha fatto nulla per negarlo perché quella sensazione che ha provato quando Tony ha detto “il mio Loki” non l’ha mai provata prima e mai pensava che la avrebbe provata.

«Devo dirti una cosa.» inizia Tony.

«Anche io.»

«Prima io.»

«No, io.»

«Ti amo.» sussurrano all’unisono.

 

 

 

 

 

 

 

 

Note della Vecchia Volpe

Eccoci, qui, è finita.

Sono commossa, dico sul serio, questa è la mia prima long e la mia prima Ironfrost, e concluderla mi commuove davvero.

Vi ringrazio tutte, siete state adorabili in ogni momento e mi avete aiutata a proseguire quando volevo smettere, grazie <3. Un grazie anche alle ragazze di Efp Madness, in cui tutti lettori sono i benvenuti <3

Un grazie particolare alla mia beta MelaChan che mi ha aiutata in mille modi, e alla mia dolcissima stalker chiasmo85 <3

È finita, ma sto pensando a un seguito… Se vi facesse piacere leggere questo seguito fatemelo sapere qui sotto nelle recensioni, ma vi voglio sentire in tante, almeno una decina, perché iniziarne una nuova long è un impegno, e poi dai, dopo 27 capitoli potete farmi sapere cosa ne pensate di tutta questa storia :D

Baci.

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