Nonna Ortica

di Alfred il sanguinario
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La pesca di beneficienza ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** La pesca di beneficienza ***


prologo!!!

Nonna Ortica sedeva sulla sua sedia pieghevole, col battipanni in mano, pronta a colpire chiunque avesse osato avvicinarsi a lei. Russava in una maniera non proprio da signora, facendo vedere chiaramente la bocca spalancata le tonsille mezze amputate in gola. 
Stringeva quel battipanni come un guerriero stringe la sua spada, un assassino la sua arma. Quello era il tremendo battipanni, che tutti temevano: a cominciare dallo sventurato Foglia, il mite cane di famiglia, trovato 2 anni orsono dall'allora ingenua bimba di nove anni Giacinta. 
La nonna, alla classica domanda: "Possiamo tenerlo?" aveva risposto, dopo averle chiesto che ore erano non riuscendo a leggere l'orologio a barchetta, "Eh va bene! Ma ricorda che se caga in giro, pulisci tu!". 
Per Giacinta non era una cosa preccupante: puliva sempre e comunque lei. E preparava da mangiare lei. E comprava lei. 

Entrò Giacinta sbattendo la porta con una forza sovrumana, con in mano un cellulare Wave Y color fucsia. 
La nonna fece un salto sulla sedia, e, vedendo male, cominciò a tirare colpi di battipanni per tutta la stanza.
"Maledetti ladri! Vi stendo, vi ammazzo!! Vi faccio fuori!"
"Nonna, sono io, GIACINTA!!" strillò la poveretta disparata. 
La nonna non sembrò sentire, e continuò a tirare colpi fortissimi. Ci volle circa un quarto d'ora per farle capire che era entrata sua nipote. 
Alla fine della tentata distruzione, vi furono, come vittime..
1) Una vecchia abat-jour di Quieto, padre di Giacinta e figlio di Ortica. 
2) Il povero lampadario.
3) Le ciotole del cane. 
4) Lo zaino rosa shoccking di Giacinta, diventato nero col segno del battipanni. 
5) 2-3 antichi quadri

"Nonna c'è un evento troppo cool, questa settimana: la pesca di beneficenza!!"

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


“E che diavolo è questa pesca di beneficienza?” chiese la vecchia, risedendosi sulla sedia con il battipanni in mano.
“Oh, è terribilmente cool! Ci vanno tutte le mie amiche…”
Nonna Ortica sogghignò, poi prese il battipanni e colpì il cane Foglia, che nel frattempo era entrato sentendo le grida disumane delle due, e disse: “Ah, quindi tu hai delle amiche?”
Giacinta sbatté le Nike ultima moda rosa shocking sul pavimento. “Certo, nonna!”
“Credo che tu debba chiedere il permesso a tuo padre, dopo avermi portato dell’acqua minerale senza nitriti e senza nitrati, ovviamente.”
Giacinta sputò il Big Bubble (anch’esso rosa, del resto). “Nonna, ma che diavolo blatteri? Papà è in Brasile, sveglia!”
Il papà di Giacinta, Quieto, era scappato in Brasile insieme alla madre di Giacinta, Elide, e avevano arrembato la figlia a Nonna Ortica tre anni prima.
Probabilmente perché temevano che gli toccasse la stessa sorte dell’ex marito di Ortica. Ma poi ci arriveremo, pazientate.
“Appunto. Io non mi posso prendere la responsabilità!” tuonò l’anziana signora. “che ore sono?” chiese mutando il vocione in una voce interrogativa  che non ammetteva repliche.
Giacinta prese dal terreno che aveva appena calpestato il cane il Big Bubble sputato precedentemente e cominciò a ruminarlo come prima.
“Sai leggere?” ghignò alla fine la ragazza.
Nonna Ortica esitò. “Aspetta dov’è il mio bastone… che mi sono stufata… di questa impertinenza!!” tuonò con tono crescente mentre arrancava alla ricerca del bastone che aveva lanciato prima, per colpire il presunto ladro.
Giacinta e il cane Foglia scapparono a gambe levate, ma ad un tratto si accorsero… che Nonna Ortica aveva trovato il bastone, e stava loro dietro. Corsero per il corridoio, come in una di quelle scene dei film horror.
La vecchia si coprì con il suo scialle rosso che nel frattempo strascinava il terreno, tra uno sclero e l’altro. Il bastone in mano, come se fosse la più temibile delle assassine.
Ciabattava con la discrezione di un elefante in un negozio di cristalli della Swarowski. Il cane e la nipote si nascosero silenziosamente dietro ad un mobile.
“Su, Giacinta… che ore sono?” disse la nonna mimando, senza troppi risultati, la voce della sua idola Kathy Bates nel film di Misery.
Il cane era forse più intelligente di Giacinta. Perché lui faceva silenzio, mentre la nonna ciabattava alla cieca per il corridoio brandendo il bastone.
Giacinta invece continuava  a ruminare lo stesso Big Bubble da due ore. E fece anche una bolla.
La nonna li trovò, e, quando ormai non avevano più via di scampo, alzò il bastone pronta a colpire.
“Stoop!” urlò Giacinta.
La nonna si fermò.
La nipote prese il suo cellulare rosa shocking, con una cover brillantinata. Accese l’aggeggio elettronico (un Wave Y) e decretò: “Sono le sei e mezza!”
Ortica abbassò il bastone, desolata (ma non per la scenata appena fatta, ma perché non aveva potuto colpire cane e nipote).
“Sei felice adesso?” commentò Giacinta.
Ortica aveva la risposta pronta: “No, non sono felice, no. Perché continuo ad averti per la casa!” 

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