Signore e Signori, che i primi Hunger Games abbiano inizio.

di ristampa
(/viewuser.php?uid=447345)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ulysses ***
Capitolo 2: *** Incubi ***
Capitolo 3: *** Catwoman ***
Capitolo 4: *** Poseidon ***
Capitolo 5: *** Domande senza risposta ***
Capitolo 6: *** Speranze ***
Capitolo 7: *** L'uom di multiforme ingegno ***
Capitolo 8: *** Fulmini a ciel sereno ***
Capitolo 9: *** Dolce oblio ***
Capitolo 10: *** La fuga fugace ***
Capitolo 11: *** Sorprese ***
Capitolo 12: *** Giochi di sangue ***
Capitolo 13: *** Indovinelli ***
Capitolo 14: *** Lacrime ***



Capitolo 1
*** Ulysses ***


Capitolo 1 – Ulyssis


Panem, 300 dc.
Il mondo ha sfiorato l'apocalisse.
L'Impero di Panem ha il totale dominio sul mondo conosciuto, governato da un misterioso, giovanissimo Presidente Snow. Egli ha appena 30 anni quando scoppia il conflitto tra Capitol City e i distretti, ad essa succubi da tempo: il nuovo dittatore soffoca la ribellione con il sangue, uccidendo senza pietà.
In memoria di quanto accaduto, istituisce una nuova forma di controllo sui 12 distretti ribelli, con lo scopo di intimidire e sopraffare i loro abitanti.
E fu così che nacquero gli Hunger Games.



Sono circa le quattro del mattino e non faccio altro che rotolarmi senza meta tra le coperte. Il rumore del mare mi risuona nelle orecchie, il suono delle onde che si frantumano sulla spiaggia mi tranquillizza. Mi rilasso, cerco di convincermi che voglio, che devo dormire, così finalmente le mie palpebre si chiudono ma, dopo quello che a me sembra un attimo, la voce di mio padre mi sveglia.
- E’ ora di andare -
Sono preoccupato ma cerco di non farlo vedere.
Apro la finestra e, respirando aria di mare, guardo quello che una volta era il Distretto 4: dopo i Giorni Bui, non è rimasto altro che un cumulo di macerie e qualche piccola abitazione qua e là. Abbiamo perso amici e familiari a causa di quei dannati bombardamenti ma la nostra sofferenza è appena cominciata: Capitol City quest’anno ha deciso di inaugurare la prima edizione di quelli che loro chiamano gli Hunger Games, i giochi della fame. Questa mattina ci sarà la Mietitura, una sorta di estrazione in cui sapremo i nomi dei due 'fortunati': in poche parole, chi vince la pesca va al macello.
Giunto in un posto che fino a un anno fa chiamavamo ‘l’Agorà’, cioè la piazza principale, scopro che è stato già tutto allestito per l’evento.
Lo stemma di Capitol City è praticamente ovunque. Mi registro e vado accanto agli altri 17enni, come me. Guardandomi intorno noto che la guerra ci ha decimati più di quanto pensassi, il che è terribile.
All’improvviso parte un filmato che illustra la storia di Panem, i Giorni Bui e la vittoria di Capitol City sui distretti, cosa che dentro mi fa ribollire di rabbia. Chiudo gli occhi e mi isolo finchè il video non finisce, per estirpare l’odio che sembra essersi impossessato della mia mente. Quando li riapro, vedo una donna completamente vestita di verde pisello, con una parrucca che mi ricorda tanto un casco di banane. Un leggero sorriso compare sulle mie labbra, ma svanisce subito.

- Benvenuti, signore e signori, benvenuti! – La donna sembra sprizzare gioia da tutti i pori. – Sono lieta di annunciarvi che sta per avere inizio la Mietitura per questi primi, attesissimi Hunger Games!

La sua voce è squillante, fastidiosa. Davanti a lei vi sono due grandi bocce di cristallo, contenenti un biglietto per ciascuno di noi.


- Bene, è ora di cominciare. Come sempre, prima le signore! - La donna bizzarra infila una mano dentro la prima sfera e pesca un biglietto a caso. - Helly Syland! -

Tra la folla si sente un respiro di sollievo, poi un urlo.
La povera ragazza dai capelli biondo cenere stringe a se la sorellina, che probabilmente non rivedrà più.
- Non fatelo vi prego! Non ha nessun’altro! Chi si prenderà cura di lei? - Due pacificatori la staccano a forza dalla piccola e la trascinano sul palco. La donna verde pisello ha sempre lo stesso sorriso smagliante di prima, come se non fosse successo nulla, come se ci fosse uno schermo tra noi e lei che separa le nostre realtà.

- E adesso tocca al nostro cavaliere! - gridacchia ficcando la mano nella secondo sfera.
Fisso il mare e un senso di tranquillità irradia il mio corpo, esattamente come stanotte. Per un attimo, il mondo intorno a me si ferma, non accorgendomi neanche che è stato estratto il nome.

- Ulisse Weeking! - urla la donna una seconda volta - Dove sei su, fatti avanti! -

Tutto intorno a me crolla. Quel senso di pace che fino a un attimo prima mi stringeva è diventato terrore, terrore puro.
Salgo sul palco, accolto da quel sorriso beffardo. Mi trattengo da non tirarle un pugno.

- Signore e Signori, vi presento i primi tributi del Distretto 4! - dice entusiasmata.

- Felici Hunger Games a tutti voi,
e che possa la fortuna sempre, essere a vostro favore!
- Sulla sua bocca si forma un sorrisetto provocatorio, quasi malefico.


Intorno a noi, tutto è silenzio.


Salve a tutti cari lettori,
spero che vi piaccia quello che scrivo! Beh, questa è la mia prima storia e ce la sto mettendo davvero tutta.
Vi chiedo il favore di scrivere delle recensioni, in modo tale che possa rendermi conto degli eventuali errori e correggermi. Grazie in anticipo!

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Incubi ***


Capitolo 2 - Incubi

Il tempo sembra scorrere troppo velocemente.
Sono entrato in un'ottica in cui tutto è vuoto, ogni cosa, ogni gesto.
Le persone sono solo involucri senza sostanza,
che si limitano semplicemente a sorridermi.
Non penso che ci sia tortura peggiore.

 
Dopo la Mietitura ci hanno presi e schiaffati dentro questa stramaledetta auto. Un misto di rabbia, ansia e terrore mi scorre nelle vene, sono carico di adrenalina.
 
Guardo dal finestrino il mio Distretto, il mare, la spiaggia, finchè una curva non risucchia per sempre il mio mondo. Helly invece non fa altro che piangere.
Siamo diretti alla stazione, al Binario 4. Arrivati, cominciamo ad aspettare un treno che tarda ad arrivare, cosa insolita per gli standard di Capitol City.
La donna con la parrucca, di cui ignoro (e voglio ignorare) il nome, si siede accanto a noi e comincia a spiegarci in maniera più dettagliata le regole del Gioco, in tutte le sue sfumature. Inoltre ci fa sapere con entusiasmo che presto conosceremo il nostro Mentore, un cittadino molto stimato di Capitol City. In teoria questo ruolo spetterebbe all'ultimo vincitore che il distretto ha avuto ai Giochi ma, essendo questi i primi Hunger Games, hanno dovuto risolvere in altra maniere.

''Fantastico'', penso. I cittadini della capitale sono quasi sempre degli smidollati.
Ora la mia più piccola speranza di sopravvivenza è si è ufficialmente dissolta.
 
Finalmente il treno arriva e mi tuffo in una delle tante camere da letto. Sono distutto. Tempo di appoggiare la testa sul cuscino e sono già caduto in un sonno profondo.
I miei sogni sono popolati da treni, pesci e donne verde pisello.
La mattina vengo bruscamente svegliato da quella che io decido di chiamare 'Faccia di Rospo' per via dei suoi abiti, diversi nel genere, ma sempre e comunque monocolore. Più la guardo e più mi nausea. Anche la sua voce rievoca il gracidio delle rane. - E' ora di alzarsi! Il sole splende raggiante in cielo! - ''Cra Cra'' penso.
 
Arrivato in sala da pranzo noto che Helly non si è ancora presentata. Non so molto di lei, solo che ha perso entrambi i genitori durante i bombardamenti. Mi chiedo come farà a sorella a sopravvivere in quell'inferno da sola.
Quando mi risveglio dai questi tristi pensieri e torno alla realtà noto che davanti a me c'è quello che potrei tranquillamente definire Paradiso: sotto al mio naso c'è una tavola imbandita delle più gustose, succulente prelibatezze che abbia mai visto. Mi abboffo di cibo come se non ci fosse un domani, dopodichè decido ti tornarmene dritto in camera a fare un pisolino. Passando per il corridoio sento un singhiozzo proveniente dalla porta accanto alla mia.
 
''Helly.''
 
Decido di entrare senza neanche bussare. Apro delicatamente la porta e trovo lei, seduta sul letto a piangere.Tra le mani tiene stretta una foto di famiglia, l'unica cosa che le è rimasta, penso. Quando mi vede ha un sussulto, ma non dice nulla. Le lacrime le segnano il viso.
Mi avvicino e, dopo essermi seduto accanto a lei l'abbraccio, così, senza un motivo preciso; in teoria dovremmo essere avversari ma la pietà umana è un istinto da cui non si può scindere. - Grazie - sussurra.

Ripeto a me stesso che in questo modo peggiorerò solo le cose: avere alleati è un intoppo in questo genere di cose. Prima o poi uno di noi due dovrà uccidere l'altro e non ho alcuna intenzione di arrivare a questo punto. 'Sono le regole'. O uccidi o muori.
Insieme torniamo nella sala della colazione. 

- Bene bene! Noto che la tua amica si è finalmente degnata di venire! - La rimprovera. - Ottimo, iniziamo a parlare di cose serie. Domani sera ci sarà la parata dei tributi e voi dovrete essere più meravigliosi e splendenti che mai. La vostra stilista è una delle più grandi esperte di moda di Capitol City. Si chiama.. - Una voce roca proveniente da dietro di noi la interrompe.

- Tigris. -

Ci giriamo di scatto, un po' per curiosità, un po' perchè colti di sorpresa e improvvisamente mi ritrovo davanti una donna dagli occhi felini che mi fissa.

 
Aspetto con ansia le vostre recensioni! Al prossimo capitolo :)

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Catwoman ***


Capitolo 3 - Catwoman
''Dietro il banco, è seduta la donna più strana che abbia mai visto. E' un esempio di chirugia estetica mal riuscita, 
perchè nemmeno a Capitol City qualcuno potrebbe trovare attraente quel viso. La pelle è stata tirata al massimo
e tatuata a strisce nere e oro. Il naso è stato appiattito al punto di sembrare quasi inesistente.
Ho già visto dei baffi da gatto sulla gente di Capitol City ma mai così lunghi.
Il risultato è una grottesca maschera felina che ci guarda con diffidenza.''
Hunger Games, Mockingjay.

 


Mi chiedo come può una donna così giovane conciarsi in questo modo.
So bene che gli abitanti di Capitol City seguono una moda stravagante, ma non pensavo che arrivassero fino a questo punto.
La donna che ho davanti non è altro che un esperimento andato male, un prototipo di gatto dai capelli a cavatappi
e strisce dorate sul viso.

Comincia a fissarci, ci sta studiando.
Molto probabilmente starà creando nella sua mente una vastità immensa di capi che ci farà provare e riprovare, 
in ogni caso non saranno mai cosi osceni quanto il suo look. Helly mi fissa con uno sguardo interrogativo e solo 
adesso mi rendo conto che i suoi occhi sono azzurro oceano. Blu come il mare, come le onde, come il cielo,
per la prima volta in vita mia affogo in uno sguardo. Ma Tigris mi riporta alla realtà.

- Seguitemi.- La sua voce è roca, non squillante come quella di Faccia di Rospo. Questo è già un buon inizio.

Attraversiamo vari vagoni e ci porta in una stanza fresca, completamente illuminata da sole. Mi guardo intorno
e noto subito una grande scrivania, con un album da disegno e parecchi fogli sparsi qua e là. Il cestino dei rifiuti
è pieno di carta stropicciata: deve aver lavorato per noi tutta la notte.
Non so perchè, ma mi sento riconoscente nei suoi confronti. Una parte di me mi dice che sto impazzendo perchè tutto questo
è solo una fase di passaggio e di preparazione prima di mandarci a morire, come le bestie che vengono messe all'ingrasso 
prima di andare al macello; ma non so, non posso fare a meno di pensare che la strana donna che ho davanti sia diversa
dai viscidi, sfacciati abitanti di Capitol. Forse sto impazzendo.

Ci fa un cenno con la mano destra, invitandoci ad avvicinarci alla scrivania.
- Bene, come vi ha detto Angie domani avrete la parata.- E cosi è Angie che si chiama?  
- Incontrerete per la prima volta gli altri tributi. Sarà una gara a colpi di stoffe, non so se mi spiego. Il concetto 
base è fare un buon effetto al pubblico per attirare sponsor e perciò dovrete essere assolutamente meravigliosi.
-
Il concetto di 'meraviglioso' a Capitol City di solito è un po' particolare, ma decido di fidarmi.
- Hai già qualche idea? - chiedo.
- Si, diciamo che ho già tirato giù qualche schizzo. In generale il vostro abito dovrà rispecchiare il carattere del vostro distretto. 
Faremo in modo di esaltare quei grandi occhi blu, cara! 
- Dice riferendosi ad Helly con un sorriso.

In quel momento gli autoparlanti annunciano che l'arrivo a destinazione è previsto tra cinque minuti.
Qualsiasi persona normale si precipiterebbe a guardare la città, tanto bella quanto ignota, dal finestino. Ma non io.
Tutto questo mi fa schifo.
Il dover sembrare troppo dolce, troppo strategico o troppo aggressivo solo per accattivarmi il pubblico in un reality
show mi fa venire il volta stomaco. Panem mi fa venire il volta stomaco. Snow, quel giovane uomo che per noia o per vendetta
ha deciso da un giorno all'altro di mandarci ogni anno dentro un'arena per scannarci a vicenda mi fa venire il volta stomaco.

Così mi metto seduto su una sedia rivestita completamente di velluto e aspetto. Non so cosa, non so chi, ma attendo finchè non
sento una dolce voce femminile alle mie spalle - Andrà tutto bene, vedrai.-

 

Cari lettori, 
spero davvero che la mia storia vi abbia colpito, almeno un po'.
Scrivere è sempre stata una passione, che però non ho mai avuto il tempo di coltivare. Ma eccomi qua! 
A volte scrivo fino alle undici di sera, riflettendo e perfezionando ogni capitolo, in tutte le sue sfumature. Mi ci sto impegnando davvero tanto.
Aspetto le vostre recensioni! 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Poseidon ***


Capitolo 4 - Poseidon
Ancora lei.
Ancora quegli enormi, ipnotici occhi blu che mi perseguitano.
Li sogno la notte, immagino di perdermici dentro.


- Ah, sei tu. - Mi limito a dire.
- Qualcosa non va?
- Tutto non va, Helly. Tutto. - Rispondo freddamente. - Ho bisogno di stare da solo. -
La ragazza mi guarda negli occhi un'ultima volta ed esce silenziosamente dalla stanza.

Pochi minuti dopo l'autoparlante annuncia il nostro arrivo alla stazione della Capitale.
Le porte scorrevoli si aprono e veniamo investiti da un'ondata di colori, flash, macchine fotografiche, videocamere e microfoni.
Entro nel panico. Comincio a correre.
Scappo senza meta per le vie di una città che non conosco, nella speranza di porre fine a quest'incubo.
Voglio svegliarmi. So che tra poco aprirò gli occhi e mi ritroverò nel mio letto, nel Distretto 4, a casa.
Non possono esserci altre spiegazioni, tutto questo non è reale.

Tutti questi colori sgargianti.
Tutte queste voci.
Le macchine fotografiche, i flash.
Persone con i baffi da gatto e le ciglia lunghe mezzo metro.

TUTTO QUESTO
NON PUO'
ESSERE
REALE.


Continuo a correre, dritto davanti a me.
Helly urla qualcosa che non riesco a percepire quando sento un brivido elettrico percorrermi la schiena.
Un secondo dopo sono a terra privo di sensi.


Mi risveglio in una stanza completamente bianca. Addosso ho solo un candido lenzuolo di seta.
Piano piano, ricordi sbiaditi ritornano alla mente.
Io che corro.
I Pacificatori che mi inseguono.
L'urlo straziante di Helly.
La scossa e poi il vuoto.
Mi piombano addosso mille domande. Dove sono? Quanto tempo sono rimasto senza sensi? Un'ora? Tre giorni? Una settimana? Quanto manca agli Hunger Games?
In quel momento entra un infermiera che mi porta da Angie.

- Cosa diamine ti è saltato in mente?! Pensavi davvero di riuscire a scappare da Capitol City?! Lo sai che hai rischiato di farci uccidere tutti?! - Strilla.
- Calmati, il ragazzo non aveva queste intenzioni. Le emozioni hanno preso il sopravvento, è più che comprensibile. - Le risponde una voce rauca.
- Non comprendo un bel niente! - Blatera la donna. Detto questo alza i tacchi (anch'essi rigorosamente verde pisello) e se ne va.
- Scusala, - mi dice la stilista - ma è molto nervosa per stasera. A proposito, devi andarti a preparare, sono le sei, Helly è quasi pronta. -

Due ore dopo io e la mia compagna di Distretto sfiliamo su un carro trainato da possenti cavalli bianchi.
Indosso una tunica di lino color acqua marina che ricade morbida fino alle mie ginocchia, retta da una fibbia d'oro puro sulla spalla sinistra. 
La mia mano tiene stretta un tridente. Al mio fianco c'è lei, meravigliosa nella sua veste di seta candida, delineata verticamente da una striscia blu oceano.
I suoi occhi sono stati messi in risalto da un ombretto verde acqua e da una linea di matita nera, i suoi capelli bronzei sono raccolti in una lunga treccia legata da un nastro argentato.

Siamo Poseidone e Afrodite.

Siamo semplicemente meravigliosi.

 

Attendo le vostre recensioni! Al prossimo capitolo :)  

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Domande senza risposta ***


Capitolo 5 - Domande senza risposta

In sella ad un cavallo l'uomo può riuscire a placare il suo slancio verso l'infinito, verso l'ignoto.
A sentirsi, anche solo per un istante, più vicino al cielo.
- Anonimo




Dagli autoparlanti emerge una voce maschile.
- Via al primo carro tra 10, 9, 8..-

La mia mente si appanna.
Cosa troverò là fuori? Gli strateghi? Un gruppo di cittadini ricchi che ci valuteranno per la nostra bellezza?
Snow? I troppi pensieri si accumulano uno sopra l'altro, ma capisco che le risposte arriveranno esattamente tra quattro secondi.

Le porte si aprono.
Gli altri tributi sfilano radiosi sui loro carri, alcuni orgogliosi, altri spaventati, altri inespressivi.
Varco la soglia e sento le urla di più di diecimila persone. Tutti ci guardano, ridono, piangono, ci indicano, ci tirano fiori..
Ma possibile che siano così felici? Cosa ci trovano di divertente in tutto questo?
Noto il mio viso sui grandi schermi, il mio sguardo interrogativo. Non ho mai visto niente di simile.
Poi vedo quello di Helly, impassibile, autorevole. I suoi occhi sono offuscati, non lasciano trasparire nessuna emozione.

Finalmente ci fermiamo ed ho il tempo di respirare, tutti quegli occhi puntati addosso mi mettevano a disagio.
Ora che sono più lucido, ho il tempo di studiare gli altri tributi.
I due del Distretto 1 hanno entrambi un vestito tempestato di perle e diamanti, sono così splendenti che la loro vista mi acceca.
Tigris me ne ha già parlato, riferendomi che loro, insieme ai tributi del Distretto 2, dotati di una splendida armatura d'argento su un carro trainato da cavalli color pece, si sono offerti volontari alla Mietitura. Perchè l'hanno fatto? Per risparmiare la vita a qualche dodicenne?
Per orgoglio personale? Per onore? Per sacrificio?

Dietro di noi c'è una coppia di tributi apparentemente nudi, coperti interamente da uno scuro lenzuolo trasparente.
I loro volti sono sporchi, macchiati. Neri come il carbone. Sono i tributi del Distretto 12.
Dicono che sia la regione più povera di tutta Panem, lì la gente muore di fame tutti i giorni. A parte questo, so molto poco riguardo quel luogo.

Mi guardo intorno. Dall'altra parte dello spiazzo in cui ci siamo fermati vedo due spighe di grano, il Distretto 11.
Davanti a loro due buffi personaggi dagli occhi allucinati, vestiti interamente da alberi, provenienti dal 7.

In quel momento una profonda voce distoglie da loro la mia attenzione.

- Benvenuti tributi, benvenuti a Capitol City. - E' il presidente Snow.

Nell istante in cui ha pronunciato la prima sillaba tutte le voci, le urla, i pianti, le risate si sono bloccati.
Non so bene come spiegarlo, ma è come se qualcuno avesse premuto il pulsante 'Stop'. Tutto improvvisamente si è fermato.

- Tutti noi rendiamo onore al vostro coraggio e al vostro sacrificio. - I suoi occhi di ghiaccio sembrano due fessure e la pelle del viso è stata tirata al massimo. Mentre parla sulla sua bocca compaiono strane smorfie, come se cercasse di contenere un dolore pungente.
Credo che abbbia solo trentadue anni, ma il tutto lo fa sembrare molto più vecchio.

- Felici Hunger Games, e possa la fortuna sempre essere a vostro favore. - Conclude. Il discorso è seguito da una serie di applausi che sembravano non finire mai. I carri vengono quindi scortati verso il 'Palazzo di Addestramento' dove si trovano i nostri alloggi.

Scesi dal carro, troviamo Tigris e Angie ad accoglierci.
- Siete stati magnifici! Avevano occhi solo per voi! -

- Le divinità del Distretto 4. - Dice una voce alle mie spalle. - Interessante. -
Dietro di me trovo un uomo di mezza età dai capelli color platino, riccissimi. Indossa una giacca blu elettrico e ha uno smalto dello stesso colore sulle mani.

- Piacere, tributi. - Ci dice con con un tono strano, come se stesse tramando qualcosa. - Sono Alexander Wilson, il vostro Mentore. -
Helly ha un sussulto. Capisco che ha riposto tutte le sue speranze in quest'uomo.

Insieme, ci dirigiamo nel nostro appartamento, al quarto piano.
Troviamo una tavolata piena di squisitezze di ogni tipo che ci aspetta invitante.
- Bene - Ci dice l'uomo, in perfetto accento di Capitol City. - Domani comincerà la fase di addestramento. Inizialmente vi allenerete con gli altri tributi, in seguito passeremo alle sessioni singolari. Quando domani sarete lì dentro, cercate di non mettervi troppo in mostra. Il vostro obbiettivo primario non è spaventarli ora, ma spaventarli nell'arena, e per farlo dovrete fargli credere che non siete avversari temibili. Quando cominceranno i Giochi avrete tutto il tempo per dimostrargli chi siete. - La mia mente sta captando e registrando con attenzione tutto quello che dice, i miei occhi seguono i movimenti delle sue labbra palesemente rifatte. - Cercate inoltre di concentrarvi sulle tecniche di sopravvivenza. Imparate ad accendere un fuoco, a costruire un rifugio, a cacciare. Riguardo il combattimento dovrete affidarvi alle vostre capacità. -
- Io non ho capacità. - Dice seccamente Helly.
- Costruire trappole è una capacità. - Risponde.
- Ma come fai a..? - E' senza parole.
- Un consiglio: non sottovalutarti. - La interrompe. - E tu, giovanotto? -
- Anche io so costruire trappole. Sai, nel nostro Distretto siamo abili nel fare nodi o reti. -
- ..e cosa mi dici della lancia? - Mi dice con quel sorrisetto tipico di Capitol.
- Beh, me la cavo. La usavo per pescare. -
- Devi avere una buona mira.. - Aggiunge lui.

Come fa? Come fa a sapere tutte queste cose? Mi spiava? Ero sorvegliato?
Lo guardo, sembra aver capito cosa penso.
- Io sono il vostro Mentore. Sono quello che sa tutto. -

Detto questo, si alza e se ne va.
Ci alziamo anche noi, lasciando Tigris ed Angie sole.

Mi dirigo verso l'atrio e mi affaccio ad una grande finestra.
Da qui si vede una buona parte della città, il reticolato delle strade progettato con una precisione quasi geometrica, i palazzi illuminati, i fuochi d'artificio, le insegne al neon.. Tutto questo insieme di cose spettacolari, meravigliose rappresenta in realtà l'inferno.

Sento i passi di un'ombra che si avvicina.
E' Helly. Si mette vicino a me, guardando l'orizzonte.

- Anche se ci conosciamo solo da pochi giorni, volevo dirti grazie. Grazie perchè nonostante entrambi siamo consapevoli del destino che ci attende, non c'è stata una volta in cui mi hai fatto sentire inutile, spacciata. In un certo senso quando sono con te mi sento più sicura, protetta.. io.. -

- Helly - la interruppi, - non possiamo permetterci di fidarci l'uno dell'altra. Sarebbe un'ipocrisia, e questo lo sai benissimo anche tu. -
- Tu non mi ucciderai.. -


Me ne vado senza darle una risposta, lasciando quell'ombra in mezzo all'oscurità.
Penso alle conseguenze che ci saranno. Devo ricordarmi le regole.
'O uccidi o muori. O uccidi o muori.'

Ed io non ho alcuna intenzione di morire.

Ed eccoci al quinto capitolo!
Ho cercato di scrivere un po' di più questa volta, anche se avrei dovuto fare di meglio.
Fatemi sapere cosa ne pensate!

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Speranze ***


Capitolo 6 - Speranze
La vita è una malattia alleviata ogni circa sedici ore dal sonno.
Certo questo è solo un palliativo: la cura è la morte.

 
La luce del sole che filtra dalle finestre mi sveglia dolcemente.
Sono circa le sei del mattino, ma un senso di vitalità irradia il mio corpo. Mi sento bene, in forze per affrontare la giornata.
Vado a farmi una doccia calda per rilassarmi. Quando esco, noto la mia immagine riflessa su un grande specchio lucido.
Vedo un giovane dagli scuri capelli arruffati e gli occhi verdi. Verdi come il mare durante l'inverno, verdi come le alghe, i fiori..
Vedo una persona piena di vita, ma che ha ancora i segni della morte in viso. Faccio un tuffo nel passato.

PANEM, 2989 dc, Distretto 4.

Un bambino dai grandi occhi verdi correva felice per la spiaggia giocando a nascondino.
- Tanto non mi trovi! - Gridava felice.
- Mi arrendo! Dai piccolo, dobbiamo tornare a casa prima di cena! - Lo incitava la madre con un gran sorriso.
- Prima prendimi! - Il bambino si mise a correre, come una saetta impazzita.
In lontananza, una serie di figure bianche si avvicinavano lentamente. La donna impallidì.
Preso per mano suo figlio, la madre lo portò vicino ad una scogliera dove, negli anni, si era creata una piccola cavità naturale.
- Piccolo, guardami. Stavamo giocando a nascondino no? - Le sue labbra accennano un piccolo, dolce sorriso. - Qualunque cosa accada, non uscire di qui. Promettimelo. -
- Si mamma. - Il bambino aveva un'aria triste.
 - Ricordati, mamma è sempre con te. Lo senti questo? - Disse mettendo la mano sul suo piccolo cuoricino. - Io sono sempre qui.
Le lacrime le rigavano il viso. - Ci vediamo dopo Ulisse. -


Quelle furono le sue ultime parole, i miei ultimi ricordi di lei. 
Una schiera di pacificatori la prese e la portò via. In quel periodo le autorità non vedevano alcuna differenza tra civili e ribelli.
Se eri così sfortunato da incontrarle, eri dichiarato morto all'istante.
Senza rendermene conto, mi ritrovo seduto sul letto a guardare il vuoto. Ho gli occhi lucidi.
Guardo l'orologio, sono le sette. E' ora di andare.

Sceso, trovo con mia grande sorpresa tutti pronti, vestiti e calzati, a mangiare allegramente.
Mi accomodo anche io e mando giù un uovo e un succo d'arancia.
Alexander, il nostro Mentore, è il primo a prendere la parola.
- Bene ragazzi, siete pronti per oggi? Vi attende una giornata abbastanza faticosa, dovete essere in forze. - 
Helly si limita a fare un cenno con la testa, io non rispondo, ho altri pensieri che popolano la mia mente.
Ad esempio, cosa farò durante la fase d'addestramento? E davanti agli Strateghi? Secondo quali criteri verranno assegnati i punteggi?

Angie interrompe bruscamente i miei pensieri.
- Avanti allora, andiamo! Sapete che figurone che farete quando gli Strateghi vedranno che siete arrivati per primi? - Ci dice tutta emozionata.

Superficiale, ecco l'aggettivo adatto per Faccia di Rospo. 

Arrivati, scopro che come appena auspicato dalla donna verde pisello, siamo i primi.
Davanti a noi si trova tutto quello che serve per uccidere, mutilare, ferire, sventrare e torturare il prossimo. Ottimo.
Helly ha deciso di seguire il corso sulle piante commestibili, io invece inizio a far pratica con i coltelli, studiando i vari tipi di lama.
Li lancio contro i bersagli, senza molto successo. Nel momento stesso in cui riesco a colpire il centro sento un paio di mani che applaudono alle mie spalle.
- Molto bravo, complimenti. - E' Marcus, il ragazzo del distretto 2. Dietro di lui c'è Victoria, la sua compagna di Distretto e i due tributi dell'1.
- Sai, stavamo cercando proprio uno come te. Ci stai? - Mi dice con aria complice, allungando la mano.
- Il vincitore è uno solo. - Gli ricordo. 
- Quando sarà il momento l'alleanza si scioglierà e ognuno di noi avrà maggiori possibilità di vittoria. - La sua voce è viscida e i suoi occhi neri mi mettono a disagio.
- Quindi cosa farete? Vi servirete di me e quando non vi farò più comodo mi toglierete di mezzo? -
Alzo lo sguardo, le mie pupille ora si riflettono nelle sue. - No grazie. -
La ragazza dell'1 dai capelli rossi scoppia in una fragorosa risata. - Marcus ma ancora ci perdi tempo? Te l'avevo detto io! Tanto prima o poi lo faremo fuori, lui e quell'altra sgualdrina.. come si chiamava? Helly? -
I quattro ragazzi scoppiano a ridere. Victoria la indica con il coltello che tiene stretto nella mano. - Eva ha ragione. Anzi, me ne occuperò io stessa! - Con l'arma mima una decapitazione.
La fisso, la guardo dritta negli occhi e riesco a trasmetterle tutta la rabbia che ho in corpo. Improvvisamente, torna seria. - Andiamo ragazzi, non vorrei che questo mi attacchi la sua puzza di pesce. -
Detto questo si allontanano, diretti alla postazione di tiro con l'arco.

Adesso capisco. 
Si sono offerti volontari per ottenere la gloria, la ricchezza, per essere stimati da tutti. Ma ne vale la pena?
Vale la pena trascinarsi per tutta la vita il ricordo di un'esperienza così terribile?
Vale la pena avere incubi tutte le notti sognando di riviverla?
Vale la pena di vedere ovunque i volti di tutti quei poveri innocenti che hai ucciso?

No, ma loro questo non lo sanno.
Li lascio quindi alle loro convinzioni e vado alla postazione numero 07: costruzione trappole.
Conscio del consiglio di Alexander di non dare nell'occhio, decido di perfezionarmi in questo campo nonostante me la cavi abbastanza bene, cosa che al mio insegnante non passa inosservata.

In poco meno di tre giorni ho imparato a costruire ottimi marchingegni per catturare animali di grossa taglia e, forse, qualche tributo ingenuo.
A proposito, li ho osservati molto durante l'addestramento e ho notato che la maggior parte sono più spaventati che determinati. 
Menomale, penso. Forse sarà più breve di quanto immagino. Non ho la più pallida idea di quanto possa durare un'edizione degli Hunger Games, ma penso non oltre le tre settimane.
La gente della Capitale si stanca in fretta.

Ed eccoci qui. 
I tre giorni di addestramento sembrano essere volati, come volano i denti di leone quando qualcuno ci soffia sopra.
Da solo, mi sono allenato con la lancia, il tridente ed i coltelli. Nonostante questo, ho paura.
Siamo tutti qui, fuori dalla stanza dell'allenamento, aspettando il nostro momento.
I tributi entrano uno per volta lentamente all'interno della sala, uno ogni cinque minuti. L'ansia sale.
Gli autoparlanti annunciano il nostro turno.

- Tyler Boster, Distretto 1..-

- Brianna Enighton, Distretto 3.. -

- Helly Syland, Distretto 4..

E' il suo turno, si dirige tremante verso la grande porta. Da quel giorno non ci siamo più parlati.

Dopo pochi minuti, tocca a me.
Mi alzo, faccio un respiro profondo ed entro.

Gli Strateghi sono posizionati in una specie di tribuna qualche metro sopra la mia testa. Mi fissano con l'aria di chi si è già stancato.
- Ulisse Weeking - Dico in tono neutro.

Mi giro e mi rendo conto che non so che fare. Fisso quella vastità immensa di armi. Potrei costruire una trappola o fare qualche nodo lo so, ma non voglio. Preferisco osare.
Afferro un coltellaccio affilato e lo lancio con forza contro il bersaglio. Mancato.
Ne prendo un altro, mi avvicino un po' di più stavolta. Mancato.
Riprovo ancora. Mancato.


- BASTA. - Dico a me stesso.
Afferro una lancia e la tiro con tutta la forza che ho dalla parte opposta della sala, andandola a conficcare dritta nel cuore di un manichino.
Ne afferro un'altra e faccio la stessa identica cosa, attraversando la sua testa da parte a parte.
In quel momento, chiudo gli occhi.

Mi rivedo da piccolo, quando andavo a pescare con mio padre in un ruscello. 
L'acqua limpida ci arrivava fino alle caviglie.
'Il segreto è la pazienza.' Mi diceva. 
Quella era l'unica qualità che non avevo. Ricordo che per la rabbia presi un coltello e lo scagliai a terra, colpendo un pesce che stava passando proprio in quel momento.
E, tutt'oggi, è questa la mia tecnica.

Alla fine non è poi così diverso. 
Prendo una lama affilata e la lancio contro uno dei bersagli in movimento, centrandolo.
Continuo così fino a quando gli Strateghi non mi congedano. Uscendo dalla sala affogo in un senso di tranquillità.

- E' andata. - Mi dice Tigris, che mi stava aspettando fuori. - Andiamo a mangiare, dopo cena sapremo i punteggi. -

Ovviamente, non riuscii a toccare cibo.
All'ora prevista tutte le televisioni si accesero da sole. Sullo schermo apparse uno strano, buffo viso.

- Caesar! - Gridacchia Angie. - In città abbiamo tutte una cotta per lui! - Aggiunge, fingendo uno svenimento.

Caesar Flickerman è quello che loro chiamano 'Maestro delle Cerimonie': dirige le interviste ed è presentatore dei Giochi.
Deve essere un uomo affascinante e deve avere davvero talento per essere riuscito ad ottenere quel posto.
Osservandolo meglio noto lo stravagante colore di capelli, delle labbra e delle sopracciglia. VERDE PISELLO. Quel nauseante colore mi perseguita, deve essere una delle particolari tendenze dell'anno. 
Il giovane uomo non presenta segni troppo evidenti di operazioni di chirurgia plastica e indossa un completo blu elettrico.

- Salve, popolo di Panem! - Dice mostrando al mondo un sorriso radioso. - Non so voi, ma io sono curioso di sapere i punteggi dei nostri primi, amatissimi tributi! - In mano stringe un foglio di carta bianco. Intuisco che lì si trovano le risposte alle mie domande.

Inizia ad elencare i risultati.

- Eva Jekerson, Distretto 1, punteggio 8! -
- Tyler Boster, Distretto 1, punteggio 9! -
- Victoria Prans, Distretto 2, punteggio 10! -
- Marcus Hers, Distretto 2, punteggio 9! -

I Favoriti non se l'erano cavata per niente male.
In me che non si dica, sento la voce di Caesar pronunciare un nome conosciuto.

- Helly Syland, Distretto 4, punteggio 6! - La ragazza ricade con le spalle sullo schienale della sedia. Non dice nulla, il silenzio regna sovrano.
- Ulisse Weeking, Distretto 4, punteggio 8! -


.. Nella mia mente risuonavano solamente quelle due parole. Punteggio 8.


Ce la posso fare.

 

Carissimi lettori,
cosa mi dite di questo nuovo capitolo? Fatemi sapere cosa ne pensate!
Che piega prenderà secondo voi la storia? Helly e Ulisse diventeranno nemici? Alleati?
Cosa pensate che faranno i Favoriti? Scrivetemi le vostre idee, i vostri pareri.. vi aspetto! :)

 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** L'uom di multiforme ingegno ***


Capitolo 7 - L'uom di multiforme ingegno

Musa, quell’uom di moltiforme ingegno
Dimmi, che molto errò, poich’ebbe a terra
Gittate d’Iliòn le sacre torri;
Che città vide molte, e delle genti
L’indol conobbe; che sovr’esso il mare
Molti dentro del cor sofferse affanni,
Mentre a guardar la cara vita intende,
E i suoi compagni a ricondur: ma indarno
Ricondur desiava i suoi compagni,
Che delle colpe lor tutti periro.
- Omero, Odissea.

 

Guardo la parete umida della grotta in cui mi trovo.
Sento il suo profumo, vedo i suoi occhi. Poi un urlo.
Un grido straziante, una richiesta d'aiuto, una vita che finisce. Dopo, il silenzio.
Non riuscii a fermarmi.
- Mamma! - Le corsi incontro, abbracciandola, ma non ricambiò la stretta. 
Era distesa sulla sabbia. Era gelida..
In quell'attimo capii.


Mi sveglio di soprassalto.
Ancora quell'incubo. Mi perseguita.
Cerco quindi di spostare i miei pensieri su traiettorie più importanti.

Oggi è il gran giorno. L'ultimo sole e l'ultima luna prima di cominciare.
Prima di diventare qualcuno, o meglio, qualcosa che non sono. Questo giorno è decisivo.
Può fare la differenza tra la vita e la morte, tra la resa e la sopravvivenza. 

Io ho paura.

L'unica persona con cui ho condiviso per la prima volta questo mio sentimento ora non mi guarda nemmeno più negli occhi.
La odio per questo.
L'unico lato positivo è che tutta questa rabbia accumulata forse mi sarà d'aiuto nell'arena. Se ne pentirà, anzi se ne pentiranno.
Dentro di me si è infuocato un desiderio di morte. Sono pronto ad uccidere.
Nonostante ciò, la paura rimane.

I Giochi cominceranno domani mattina. Sembrano essere passati secoli dal giorno della Mietitura, dalle notti in treno, dalla mia fuga dalle telecamere.
Guardo l'orologio, fissando le lancette. 
Osservo la precisione di ogni loro piccolo spostamento, la cura con cui il quadrante è stato costruito e decorato, presumibilmente da qualche vecchio del Distretto 1.
Si occupano di queste cose lì, di lusso, di bellezza.
Mentre loro pettinano le loro bambole di porcellana noi ripuliamo sardine e gamberetti. Nonostante ciò, loro ricevono maggiore cibo e sostentamenti dalla Capitale.

Rabbia, Terrore, Vendetta.
Sono questi i sentimenti che percorrono la mia spina dorsale, ogni centimetro dei miei nervi, le mie tempie.
Li sento ardere dentro la testa, stanno per scoppiare, come una bomba ad orologeria.

Decido di uscire dalla mia stanza, così vado in salotto e faccio colazione. Sono circa le dieci del mattino e ancora non si vede nessuno. Ma dove sono finiti tutti?
Poi ricordo.
Oggi è la giornata delle interviste.

Lancio il panino che avevo in mano e corro al piano terra, dove io e Alexander ci siamo dati appuntamento ieri sera.
Arrivato lì non trovo il mio Mentore, ma bensì due buffi personaggi che mi aspettano.

Sono Edna e Caius, il mio staff di preparatori.
Indossano entrambi una divisa di colori variopinti.
Lei ha i capelli ricci come cavatappi, anch'essi (aimè), verde pisello. Ha le ciglia lunghe e arricciate sul fondo ed è priva di sopracciglia. Le sue labbra sono carnose, tinte di un rosso brillante. 
Sopra di esse c'è un tatuaggio che in teoria dovrebbe imitare un neo. La ciliegina sulla torta che completa il quadretto.
Accanto a lei c'è un uomo di mezza statura, di mezza età, con i capelli mezzi rasati. I suoi occhi sono truccati con un ombretto viola e la pelle è stata decorata con strane macchie qua e là, che rievocano il manto dei ghepardi.

Appena mi vedono hanno un sussulto. Leggo l'emozione nei loro occhi.
Mi prendono e mi scortano senza troppi complimenti nella sala di preparazione.
Mi lavano, mi pettinano i capelli e applicano un balsamo idratante su tutto il corpo. Qualsiasi persona normale si sentirebbe sicuramente a disagio, ma non io. Ho problemi più importanti a cui pensare.

Ad esempio, cosa dirò oggi all'intervista?
Prima di adesso non ci avevo mai riflettuto. Forse però è meglio pensarci più tardi e godersi questi ultimi minuti di relax prima dell'arena.
Entro in uno stato di estasi. Le loro mani mi massaggiano, mi distendono, mi tranquillizzano.
Due ore passano in un battito di ciglia.
- Vai da Alexander - Dice l'uomo in perfetto accento di Capitol City.
- Ha detto che dovete parlare. Ti aspetta nella sala da pranzo del vostro appartamento. - Aggiunge Edna.

Come previsto, trovo la mia guida intenta ad azzannare un boccone di pollo arrosto. In effetti ho una certa fame anche io.
Mi siedo e comincio a mangiare una coscia di tacchino ripiena. Una goduria immensa.

- Bene giovanotto, hai già pensato a come fare colpo? - Il suo sguardo mi dice che sa già la risposta.
- No. - Rispondo seccamente. 
- Beh, forse è meglio cominciare da ora, non trovi? - Sorride. - Devi cercare di trovarti un'identità. -
Le mie sopracciglia si inarcano perplesse. - Identità? -
- Si, identità. Devi trovare un carattere che ti distingua dagli altri, qualcosa che ti renda.. desiderabile. -
- Ma non posso solo essere me stesso? -
- Zuccherino, la storia della bellezza interiore non funziona a Capitol City. La gente vuole spettacolo, vuole azione, cose che in una persona normale non esistono, a meno che non sei un Dio. Ed è proprio qui che voglio arrivare. -
- Arrivare a cosa? -
- Le Divinità del Distretto 4. - I suoi occhi mi guardano soddisfatti. - E' così che vi hanno soprannominati dopo la parata. E' perfetto. -
- Si ma come.. - Lui non mi fa finire la frase.
- Lì, su quel palco, davanti a quelle persone tu non sarai solo te stesso. Dovrai essere come un Dio. Quindi, comportati come tale.
Detto questo, mi spiega esattamente quello che dovrò fare per conquistarli tutti.

Per la prima volta da quando sono qui, il mio viso è illuminato da un vero sorriso. Una parte di me mi dice che funzionerà.

Uscito dalla sala trovo Tigris che mi aspetta con un sorriso stampato in faccia.
- Vieni con me. - Mi dice.
Mi porta in una sala, che presumo sia il suo studio. Noto la stessa scrivania che avevo visto in treno.
- Alexander ti ha detto tutto no? - La sua voce trema dall'emozione.
- Tutto tutto. - Le faccio l'occhiolino.
- Bene, diciamo che il concetto che ti ha appena spiegato il tuo Mentore riguarderà principalmente il tuo carisma, non il tuo abbigliamento. Purtroppo non posso vestirti da Poseidone anche questa volta, infatti punterò più su Helly riguardo all'estetica. Tu avrai un look più tradizionale. -
- Va benissimo. - Ho sempre odiato le cose troppo stravaganti.
- Tranquillo, sarai comunque uno schianto. - Dice ricambiando il mio occhiolino.


Tic toc, il tempo vola. Sono le otto e mezza. 
Lo spettacolo sta per cominciare.
Sono ancora in camerino ed ho ancora quell'assurda sensazione di paura addosso.
'Panico da palcoscenico' mi dico. Nothing else.
La verità è che l'apparizione di questa sera potrebbe cambiare il mio destino. In fondo lo so che il senso di terrore nasce da lì.
Mi sistemo la giaccia verde acqua, lo stesso colore che ho indossato alla parata.
Sotto ho una camicia che fa contrasto e dei pantaloni neri. Semplice ed elegante, può andare.
Ho recuperato la calma, anche se lo stress non tarda a rifarsi sentire.

Quando esco incontro Helly. Inutile dire che è meravigliosa. 
In un attimo, tutto il rancore nei suoi confronti sparisce.
Indossa un vestito dello stesso colore della mia giacca molto aderente che si ammorbidisce sul fondo.
Sulla schiena il tessuto forma tante piccole pieghe di colore blu elettrico, che rendono le sue forme più sensuali.
Indossa inoltre degli orecchini di perle dello stesso colore, che incorniciano alla perfezione il suo volto e i suoi occhi, e i capelli bronzei sono legati sopra la sua testa.
E' perfetta. E' Afrodite.

- 10, 9, 8, .. - La solita voce risuona dagli autoparlanti.

La prima ad entrare è Eva. Uno dopo l'altro i tributi vanno a scrivere il loro destino.
Noto Victoria, di una bellezza 'bellica'. E' una guerriera anche in abito da sera, si nota perfettamente che è a disagio in quelle vesti.
Indossa anche lei un abito molto attillato marrone chiaro, circondato sul busto da varie fasce d'oro. Il tessuto si apre all'altezza delle ginocchia formando uno strascico.
I suoi lunghi capelli neri sono sciolti, il suo sguardo sperso nel nulla.
Sembra fragile, a prima vista. La sua corporatura è molto esile, ma mai fidarsi dell'apparenza: quella ragazza si è dimostrata in più di un'occasione un'arma letale.

E' il turno del ragazzo del 3.
Dopo tocca a noi. L'ansia sale.

Vedo Caesar sul grande schermo. 
- Signori e Signori, un bell'applauso per la meravigliosa, splendente Helly! -
La ragazza entra, la sua postura è impeccabile.
- Mah, Helly, tu mi cogli impreparato! Sei radiosa! Sembri davvero.. -
- Una dea? - Dice facendo l'occhiolino al pubblico.
- Esattamente! Dimmi, hai anche i super poteri? -
- Può darsi, può darsi.. - Dice sorridendo.
- Mh, e come ce lo spieghi quel sei in addestramento allora?! -
- In questo momento non mi va di parlarne.. Ma se vuoi possiamo discuterne dopo i Giochi! - Termina con una risata.
- Abbiamo una ragazza determinata! -
- Lo saresti anche tu se fossi una divinità! - Gli da due colpetti sulla spalla.
- Sicuro! -
Ridono entrambi.
- Il tempo sta per scadere cara, c'è un'ultima cosa che vorresti dire al pubblico? -
- Non datemi per morta.. Questo non è un addio!

Esce.

Tocca a me. Queste sono le sole tre parole che mi vengono in mente, e prima che io realizzi quello che sta accadendo mi ritrovo sul palco, seduto accanto a Caesar, con più di 100.000 persone che mi fissano.
- Bene bene bene! - Dice il presentatore. - Abbiamo un bel giovane qui! Come ti senti? -
- Letale! - Mento, lanciando un sorrisetto che stende qualche ragazza in prima fila.
- Devo dire che tu e l'altra ragazza del tuo Distretto siete due tipetti decisi! -
- E' tipico del luogo da cui veniamo: forza, lealtà e determinazione! -
- A voi non mancano di certo! Dimmi, da dove parte tutta questa sicurezza? -
- Non lo so esattamente, ma penso che sia una cosa che ho nel sangue. Sono sempre stato così! -
- Parlami del tuo nome, Ulisse.. non è molto diffuso. -
- Mia madre mi chiamò così. Lei era come me, amava il mare, l'avventura, la cultura.. a tal proposito, prima dei Giorni Bui, leggeva molto e si era appassionata ad una storia meravigliosa. -
- Che storia? - Chiese lui. Intorno a me regnava il silenzio, tutta Panem mi stava ascoltando.
- L'Odissea, di Omero. Narra le vicende di Ulisse, un giovane guerriero scampato alla guerra che, nella speranza di tornare a casa, affronta mille pericoli e avventure. E' stato scritto in un luogo sconosciuto, penso si chiami Grecia. -
- Ma è meraviglioso! Che storia avvincente! Ti ci rispecchi? -
- Completamente. Lui vinse una guerra grazie alla sua astuzia. Io farò altrettanto. Affronterò mille pericoli nell'arena e tornerò anche io a casa! -
Il pubblico impazzisce, gli applausi durano per vari minuti. Caesar conclude l'intervista.
- Signori e Signore, Ulisse! -

Esco.

Il dado è tratto.

- Buon lavoro, giovanotto. - E' Alexander.
I suoi boccoli ricadono fino alle sue spalle, il suo sguardo è compiaciuto. 
- Non potevi fare di meglio. - Dice dandomi una pacca sulla spalla.
Stanco, torno all'appartamento. Guardandomi allo specchio non vedo il giovane dai capelli arruffati dell'altra volta.
Vedò qualcosa di più. Vedo un uomo che sta lottando per la vita, per la sopravvivenza. In un certo senso, gli Hunger Games sono già iniziati.
Mi distendo sul letto e sorprendentemente riesco a dormire un po'.
Devo riuscire ad accumulare forze, o non ce la farò.

Domani è il gran giorno. 

 

Buonasera!
Spero che questo capitolo vi piaccia, ci ho messo due giorni per scriverlo! 
E poi guardate sotto: SORPRESA! Ho fatto due disegni degli abiti di Helly e Victoria.
Premetto che non sono proprio il massimo, ma era un'idea carina per farvi comprendere a pieno la storia e immedesimarvi nel personaggio. Aspetto le recensioni per sapere cosa ne pensate! Vi aspetto!

Image and video hosting by TinyPic
Image and video hosting by TinyPic

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Fulmini a ciel sereno ***


Fulmini a ciel sereno
Il cielo è un quadro ingannevole dipinto sul soffitto dell'inferno.
Anacleto Verrecchia


Angie mi ha svegliato presto, molto presto.
Il mio staff di preparatori è qui ad aspettarmi con un sorrisetto amaro in faccia.
- Sistematelo un po', così è inguardabile. - Dice Faccia di Rospo con serietà, un dono che non pensavo possedesse.

Mi lavarono i capelli e mi applicarono una strana pomata sul viso.
- Cos'è? - Chiesi.
- E' una crema che blocca la crescita della barba - Risponde Edna. - Così il tuo bel faccino rimarrà così anche durante i Giochi. - Mi stringe con forza le guance, giuro che prima o poi la faccio fuori.

Dopo essermi liberato da quei due agghiaccianti personaggi, incontro Alexander.
- Vieni, facciamo colazione. -

Colazione, cibo. Chissà cosa mangerò domani

- E' ora dei consigli salvavita dell'ultimo secondo. - Dice, cercando di mettere un po' di ironia in quella situazione. Senza successo, però.
- Del tipo? -
- Quando vi faranno entrare nell'arena, non scendere per nessuna ragione giù dal piedistallo prima del tempo. Ti faranno saltare in aria. -
- Mh, fantastico. Poi? -
- Quando i Giochi partiranno, troverete davanti a voi un'immensità di armi, cibo e utensili. Non prenderli, se non in casi eccezionali. -
- Ma come farò a.. '
- Non farlo e basta. Cercano solo di attirare il maggior numero di tributi in un solo punto, così da garantirsi scontri e sangue a non finire. - Mi spiega. 'E, riguardo ai favoriti..'
Il mio sguardo carico di vendetta si alza ed incrocia il suo. - .. stai lontano da loro finché non rimarranno in pochi. Ricorda, sono in quattro e sono addestrati come soldati. Tu no. Ma, tranquillo, se sarai paziente arriverà il tuo momento..'
Mi lancia un sorriso complice, che ricambio.

La mattinata vola via, come il vento.
Una coppia di Pacificatori mi accompagnano e mi portano su un hovercraft, dove trovo anche gli altri tributi.
Mi siedono e mi immobilizzano. Una donna con uno strano aggeggio in mano si avvicina al bambino del Distretto 6. Noto amaramente che non ha più di tredici anni.
- E questo cosa sarebbe? - Chiede, intimidito.
- Un localizzatore. - risponde gelida.

Ora sapranno individuare la nostra posizione in ogni momento. Meraviglioso.
E' il mio turno. La donna mi prende il braccio e mi fora la pelle. Fa male, ma è sopportabile.

Atterriamo. Non so dove, i vetri sono tutti oscurati.
I Pacificatori mi portano in una stanza completamente bianca. Sopra un tavolo c'è la mia divisa, nera e grigia, fatta di un tessuto elastico che aderisce perfettamente al corpo.
Accanto trovo del pane e un po' d'acqua.

Wow, penso, cercando di godermi più che posso il mio ultimo pasto da uomo libero.
Dopo il gong, dopo il via sarò solo una pedina della loro scacchiera. Le mie mosse saranno discusse e decise da un gruppo ristretto di Strateghi. Loro hanno pieno potere di vita e di morte su di me. 
Un passo falso e sono morto.

I minuti passano, il ticchettio dell'orologio è snervante.
Ad un tratto, vedo una figura distorta entrare. E' Tigris che, tra le lacrime, mi abbraccia.
- Ce la farai, Ulisse.. -
- Ce la metterò tutta. - Nonostante il mio tentativo di consolarla, il tono della mia voce è freddo, distante.
- Ascolta. - Dice lei tra i singhiozzi. - Loro non sono né più forti, né più coraggiosi, né più abili di te. Sii eroico, da a loro ciò che vogliono.. dagli l'avventura! -
- Tigris, basta. - Sono nervoso, nelle mie vene scorre adrenalina pura. - Sono ventitré contro uno, capisci? VENTITRÉ CONTRO UNO. -
- Ma tu puoi fare delle alleanze, non è vero? Si, le puoi fare.. -
- Alleanze? Così quando non sarò più utile verro ucciso dai miei stessi compagni? -
- Potresti ucciderli prima tu.. -
- Non voglio morire da traditore, non voglio essere ricordato così. Non esiste una fine peggiore. -

- Venti secondi. - Ci avverte l'autoparlante.

- Hey Tigris, guardami. Non piangere, nessuno dovrebbe farlo, tanto meno per me. Non ti abbattere. - I suoi occhi sono rossi e il suo volto è segnato dal pianto.
- D'accordo. -

- Dieci secondi. -

Entro nel tubo che mi porterà nell'arena.. cosa troverò lassù?
Una landa ghiacciata? Un territorio desertico? Una foresta? Il mare?
Il pavimento comincia a muoversi, a salire. I miei peggiori incubi si stanno er avverare.
Una sensazione di calore irradia il mio corpo. C'è il sole, fa abbastanza caldo. 
Apro gli occhi.

I tributi sono disposti a cerchio intorno alla Cornucopia. Al suo interno, vedo armi, zaini e cibo.
Tra gli altri ragazzi intravedo Helly, dallo sguardo impenetrabile.
Intorno a me il territorio è paludoso e una fitta vegetazione limita la visuale.
In lontananza, intravedo delle isole ma, stranamente, non sento il mare.
Non del 4 percepiamo l'acqua, l'odore del sale, il rumore delle onde..
Guardo meglio e noto qualcosa che mi fa gelare il sangue.

- 10, 9, 8.. -
 
Non è possibile.

- 7, 6, 5.. -

Quella che prima sembrava un onda in realtà è..

- 4, 3, 2.. -

.. è una nuvola..

- 1, .. -

Queste isole sono sospese in aria.


Una voce profonda risuona nelle mie orecchie.

- Signore e Signori, che i primi Hunger Games abbiano inizio. -
 

Bene bene bene, come state?
Mi dispiace per il ritardo, ma in questo periodo sono sommersa di studio, quindi sono stata costretta a scrivere un capitolo corto, smunto e sintetico.
Vi prometto che il prossimo sarà di gran lunga migliore! Ho in mente grandi progetti per il nostro Ulisse!
Aspetto le vostre recensioni (anche quelle spietate), fatevi sentire!
.. Alla prossima puntata!
 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Dolce oblio ***


Capitolo 9 - Dolce oblio
 
Cosa dicevano alzando la voce bellissima,
allora il mio cuore voleva sentire.
Odissea, Omero.


Queste isole volano, si muovono nell'aria.
Gli Strateghi hanno ci hanno riservato il meglio del meglio per celebrare questi primi, storici Hunger Games.
Li renderanno indimenticabili. Il pericolo può nascondersi dietro ogni angolo.

- Signore e Signori, che i primi Hunger Games abbiano inizio. -

Quella voce mi rimbomba nella testa così forte da non sentire il gong che segna l'inizio dei Giochi.
I tributi scendono dalle loro pedane e si dirigono verso la Cornucopia.

Nonostante gli avvertimenti di Alexander mi rendo conto che non sopravviverò a lungo senza cibo e senza armi.
Corro, veloce come il vento e riesco ad afferrare un coltello che qualcuno ha lanciato a pochi metri da me. 
Capisco che non posso rischiare più di così e comincio a correre verso la fitta vegetazione che potra offrirmi un po' di riparo.
Arrivato, decido di nascondermi dietro a una strana pianta, dotata di foglie multicolore che può permettermi di fermarmi momentaneamente.

Quella che prima era una verde pianura, ora è una gigantesca pozza di sangue.
Vedo i tributi che lottano per vivere. Non sono più umani, sono bestie mosse dall'istinto di sopravvivenza.

In quel momento, sento il suono di un cannone.
Un altro.
Un altro ancora.

Sette colpi in tutto, sette morti.

I Favoriti ridono sadici mentre uccidono i più deboli.
La ragazzina del 12 scappa terrorizzata, assieme al suo compagno.
Corrono disperati, inseguiti da Eva, la ragazza del Distretto 1 che li insegue, brandendo un coltello tinto di rosso vermiglio.
Si dirigono verso la foresta, vicino al punto in cui mi trovo ora.
Stringo il pugnale. Li aspetto.

Tutto accade in pochi secondi.
La ragazzina passa, Eva lancia il coltello. La mia reazione è fulminea e la mia lama ora è conficcata nel suo collo.
I suoi meravigliosi capelli rossi sono dello stesso colore del suo sangue. Guardo il suo sguardo spegnersi.

Un altro colpo di cannone.

I tributi del 12 sono senza parole.
Mi guardano come se fossi un mostro, nonostante li abbia salvati entrambi. Evitano i miei occhi e scappano via, nella palude.
Mi rendo conto di non avere molto tempo: gli altri Favoriti si accorgeranno presto dell'assenza di Eva e andranno a cercarla.
Impassibile, sfilo il coltello dal collo di Eva e noto, con mio grande piacere, che portava uno zaino sulle spalle.
Prendo tutto e scappo, verso l'ignoto.
Spinto dalla paura, riesco a percorrere circa due chilometri senza mai fermarmi.
Stanco, inizio ad esplorare con calma il territorio.

In questo momento mi trovo nell'isola centrale.
Intorno ad essa, vi sono altre quattro isole, collegate tra loro da fragili ponti di legno.
Per motivi a me ignoti, volteggiano tutte nel vuoto, sospese da una forza sconosciuta. 
Provo a salire su un albero per avere una visuale migliore e confermo quello che avevo ipotizzato.
Ad un tratto però, un aroma che conosco fin troppo bene riempie le mie narici.

Mi lascio guidare da quel dolce odore; profumo di mare, profumo di casa.
Raggiungo un ponte. E' instabile, ma mi faccio coraggio.

Cammino lentamente per circa 800 metri. Non so cosa ci sia dall'altra parte, tutto è avvolto da una fitta nebbia.
Sotto di me, il vuoto.
Più mi avvicino e più l'odore si fa forte.

Una volta messo un piede per terra una sensazione di sicurezza mi avvolge.
Sento il rumore delle onde che si frantumano.
Sento l'odore del sale.
Sento la speranza.

Arrivato, mi butto in acqua senza pensarci due volte.
L'isola in cui mi trovo è molto vasta, occupata quasi per una buona parte da un grande lago salato nascosto dalla vegetazione.
Esploro il territorio, in cerca di qualche rifugio. Dopo circa mezz'ora, trovo quello che fa per me. Una caverna.
La cavità è profonda, troppo profonda, così decido di non addentrarmi più di tanto rimanendo più vicino possibile all'uscita.

E' ormai sera e decido che è ora di riposare. Fa molto caldo.
Prendo lo zaino di Eva e inizio a frugare.
Trovo un sacco a pelo, una scatola di fiammiferi, del cibo essiccato, un po' d'acqua, un coltellaccio appuntito e una una lunga corda.
Sorrido avidamente e provo a dormire un po'.

All'improvviso parte l'Inno di Capitol City, che mi fa saltare in piedi all'istante.
Mi affaccio fuori e osservo lo stemma della Capitale proiettato nel cielo nero.
Uno dopo l'altro, vedo i volti dei tributi morti.
Eva, del Distretto 1.
I due del 5, di cui non ricordavo il nome.
Frank, il ragazzino del 6, che avevo osservato a lungo sull'hovercraft.
Le ragazze del 7 e dell'8.
Entrambi i tributi del 10.

Otto vittime, otto corpi, otto famiglie disperate.

I miei sogni sono inquieti.
Il mio corpo è in allerta, mi sveglio regolarmente ogni due ore per controllare la situazione.
Tutto è immobile, tutto è calmo.

Le prime luci dell'alba illuminano i miei occhi verdi, rendendoli luminosi.
Sono sicuro che tutte le telecamere, in questo momento, sono puntate sul mio viso.
Il mio stomaco protesta, ma cerco di resistere.
Mi alzo e vado in cerca di qualcosa di utile per pescare.

Dopo qualche ora, mi ritrovo su una zattera improvvisata, ma stabile.
Ho fabbricato alcuni ami e una rete. Li butto in acqua e aspetto.

Dopo un paio d'ore mi ritrovo con un paio di pesci di medie dimensioni. Riporto l'imbarcazione a riva e studio il pescato.
Sembrano normalissime carpe di fiume.
Intaglio il legno fabbricando due piccoli contenitori che riempio di acqua fresca.
Immergo i pesci nella prima bacinella mentre l'altra la lascio al sole. Con il caldo, l'acqua evaporerà e rimarrà solo il sale, indispensabile per mantenere a lungo i pesci.
Accendere un fuoco è troppo pericoloso, rischierei di essere visto.. ma la fame è troppo forte, sono costretto a mangiarli crudi.

Dopo, decido di esplorare i dintorni.
Caricato lo zaino in spalla, risalgo sulla zattera. Il rischio di essere visti è minimo, con un po' di attenzione sarà ben nascosto dalla fitta vegetazione.
Il tempo è peggiorato e la corrente si fa sempre più prorompente.
Un colpo di cannone mi fa quasi cadere in acqua dallo spavento.
Con un ramo che mi fa da remo, raggiungo la riva opposta del lago.

Immediatamente il vento cessò, vi fù una calma improvvisa, le onde si addormentarono. 

Un attimo dopo, sento una voce melodiosa che chiama il mio nome.

Non so spiegare bene le sensazioni che sto provando.
Sento come un richiamo, una melodia armoniosa che mi entra nella testa, mi risuona nelle orecchie. Un suono che è più forte di mille bombardamenti.
Un suono che potrebbe zittire diecimila persone contemporaneamente, qualcosa di cui non si può fare a meno.
Sono alla sua mercé. Il mio corpo si muove da solo, guidato da quella, anzi, da quelle voci soavi.

Sirene.
Splendide, sublimi, incantevoli, letali.

Voglio loro, adesso.
Sono spinto dal desiderio, dalla pazzia.
Non ricordo più nemmeno come mi chiamo. So solo che morirei, pur di averle.

- Avvicinati dunque, glorioso Ulisse, ferma la zattera, ascolta la nostra voce. Nessuno mai è passato di qui con la sua nave nera senza ascoltare il nostro canto dolcissimo. -

Ormai sono immerso, i miei polmoni reclamano ossigeno. 
Ma io non voglio risalire in superficie.
Quelle strabilianti creature dai capelli soffici mi accompagnano lentamente a fondo, sempre più giù.
Accarezzano il mio viso, le mie guance. Sono in estasi.
Ad un tratto il mio corpo si riempie di acqua.

L'ultima cosa che ricordo sono gli occhi di quell'essere e delle mani che mi riportano su.

 

Cari lettori,
che ne dite di questo capitolo? Come vi sono sembrate le sensazioni vissute dal protagonista?

Le avventure nell'arena sono appena cominciate, e ho in mente cose sensazionali.
Aspetto come sempre le vostre recensioni! Anche un breve commento o una critica sono apprezzati, per me rappresentano un piccolo contributo per dimostrarmi che lo sforzo che sto facendo per scrivere la storia non è vano.. Alla prossima, siete fantastici! 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** La fuga fugace ***


Capitolo 10 - La fuga fugace
Quella volta, sognai casa.
Immaginai di essere al sicuro, con mia madre e mio padre.
Desiderai di stare con lei fuori di qui.



Improvvisamente, mi sveglio.

- Che cazzo è successo?! - Urlo a due strane figure che mi fissano. Mi alzo di scatto e, agendo d'istinto, afferro lo scollo dalla divisa del ragazzo e lo sollevo, nonostante abbia all'incirca la mia stessa età.
Tutto è ancora molto sfocato, la mia mente è appannata.

- Dimmi cosa è successo! - Ripeto.
- Tranquillo amico, non vogliamo ucciderti. - Dice una piccola voce. - Siamo tuoi amici. -

Li guardo perplesso e lascio ricadere il ragazzo a terra, che ha un respiro di sollievo.

- Voi siete.. - Provo a dire qualcosa, ma non ci riesco.
- I tributi del Distretto 12, quelli a cui hai salvato la vita. - Risponde la bambina.
- Quanto tempo è passato? -
- Circa due giorni, giusto Nathan? -
- Si - Risponde il ragazzo. - Sono successe parecchie cose mentre eri nel mondo dei sogni, sai? -
- Cose del tipo?
- Altri tre morti, il ragazzo del 3 e i due del 6. Dei Favoriti non si sa nulla, penso si siano nascosti in qualche isola. In più, c'è stato un terremoto. -
- Ah. - Non so cosa dire.
- Bene, ora siamo pari. Sierra, andiamo.. - I due si allontanano, verso il nulla.
- Aspettate! - Urlo. - Io volevo dirvi.. volevo dirvi grazie. Davvero, sarei morto senza il vostro aiuto. -
- Anche noi lo saremmo stati se tu non avessi lanciato quel coltello. - I suoi occhi grigi sono privi di espressione, come lo erano durante la Parata. I suoi capelli scuri sono disordinati, esattamente come i miei.
- Nathan.. non è che potremo.. - Chiese la voce sottile. - Vorresti venire con noi? Potremo creare un'alleanza! -
- Niente alleanze. - A quelle parole, lo sguardo della ragazzina si spegne. - Ma se volete, potete stare comunque con me.-
- Possiamo Nathan? - chiese sbattendo dolcemente i grandi occhi azzurri.
- Va bene, ma niente scherzi 4. - Mi dice con una velata minacciosità.

Non avendo tempo per le presentazioni, ci incamminiamo andando a cercare qualcosa da mangiare. Alla fine della giornata ci ritroviamo con un pesce dall'aria commestibile e due lucertole. I due ragazzi hanno inoltre trafugato quattro contenitori di acqua potabile da alcuni tributi morti durante il Bagno di Sangue, così possiamo dissetarci senza troppi problemi.
Le luci del tramonto si riflettono sull'acqua del lago, creando un magnifico effetto. Per la prima volta da quando sono nell'Arena, mi sento tranquillo.
Io e Nathan stabiliamo dei turni di guardia, lasciando dormire la bambina.
Il mio comincia a mezzanotte.

Insieme guardiamo lo stemma di Capitol City in cielo, ma non viene proiettato nessun volto.
Niente morti oggi.
Stanco, vado a dormire.


Dopo qualche ora mi sveglio per dare il cambio a Nathan.
Mi siedo sulla riva e guardo l'acqua. Dio, quanto mi manca casa.

Ad un tratto però sento qualcosa.
Sento dei passi che corrono veloci. Sento un urlo, una richiesta d'aiuto.
Mi catapulto verso quella voce, che conosco bene. Poi la vedo.
Vedo Helly, trapassata in pancia da una lancia affilata, i suoi occhi blu sono vuoti. Davanti a lei, Victoria ride sadicamente.
- Ti avevo avvertito! Ti avevo detto che l'avrei uccisa, e tu cosa hai fatto? Sei stato a guardare! Davvero notevole - Mi dice compiaciuta.
Immerso nell'ira, nel rimorso e nel dolore, sfilo la spada dal petto di Helly e la tiro a Victoria, che però sparisce, riapparendo alle mie spalle come per magia.
Il suo sguardo è assetato di sangue, non c'è traccia dell'esile e innocente fanciulla che avevo visto la sera delle interviste.
Le scaglio di nuovo la lancia, che la trapassa, ma lei la sfila con facilità come se non fosse successo nulla.
- Cosa pensavi di fare? Volevi uccidermi? - Il silenzio intorno a noi è rotto solo dalle sue risate.
Provo a dire qualcosa ma non ci riesco, dalla mia gola non esce alcun suono.
- Signore e Signori - Dice lei con la voce di Caesar Flickerman- Dite addio per sempre a Ulisse Weeking e Helly Syland, i tributi del Distretto 4! -
Recupera la lancia e la tira con una forza soprannaturale contro il mio collo.


- Ulisse! Ulisse svegliati! -

I miei occhi si aprono di scatto, gocce di sudore rigano le mie tempie.
Il mio viso è segnato dalle lacrime.

- Tranquillo amico, era un incubo, solo un incubo. -
- Ma io non..
- Tranquillo. Ci ho pensato io a fare da guardia stanotte. -
- Grazie. -


Mangiamo la mia carne essiccata e, insieme, ci dirigiamo verso il lago.
Tenendoci ben lontani dal punto in cui sono stato aggredito dalle sirene, iniziamo a osservare l'ambiente, fino ad arrivare ai limiti dell'isola. 
Una fitta nebbia oscura la visuale, rendendo così il mio udito più sensibile ai rumori circostanti. 
All'improvviso sento un brivido, poi una voce.

- Pensi che qui ci sia qualcosa di utile, Marcus? -
- Forse sì, forse no. -

Marcus.
Conoscevo quel nome. Mi tuffo in un ricordo di pochi giorni prima.

'' Nel momento stesso in cui riesco a colpire il centro sento un paio di mani che applaudono alle mie spalle.
- Molto bravo, complimenti. - E' Marcus, il ragazzo del distretto 2. Dietro di lui c'è Victoria, la sua compagna di Distretto e i due tributi dell'1.
- Sai, stavamo cercando proprio uno come te. Ci stai? - Mi dice con aria complice, allungando la mano.
- Il vincitore è uno solo. - Gli ricordo. 
- Quando sarà il momento l'alleanza si scioglierà e ognuno di noi avrà maggiori possibilità di vittoria. - La sua voce è viscida e i suoi occhi neri mi mettono a disagio.
''
 

Sono i Favoriti.

- Dobbiamo andare, ora. - Ordino.

Sono vicini, troppo vicini. L'unica via di fuga è il lago, così prendiamo la zattera e ci dirigiamo in acqua. Mentre saliamo sulla piccola imbarcazione Sierra mette un piede in acqua.

I fatti seguenti si susseguono ad una velocità quasi istantanea.

Sierra ritrae il piede con un urlo di dolore.
Tre piranha sono attaccati alle sue dita.
Le voci dei Favoriti si zittiscono.
Una freccia mi sfiora la nuca.

- Forza! - Urlo. - Non abbiamo più tempo! -

Le grida di dolore della ragazzina non ci aiutano affatto. Una scia di sangue esce da quelle che una volta erano le unghie dei suoi piedi.

Un'altra freccia.

La nebbia e l'umidità nascondono i nostri aggressori.
Remiamo a vuoto, affidandoci al nostro istinto. 

- Chi sono? - Chiede una voce maschile.
- Sono quei bastardi del 12, credo - Risponde Marcus. - Insieme ad un altro. Non riesco a capire chi è. -
- Lo so io. - Il suono di quelle parole mi è familiare. E' stato la sostanza degli incubi di stanotte. Quella voce agghiacciante e dura appartiene a Victoria. - E' quello del 4. Quello che ha ucciso Eva. -
- Sai benissimo che non l'ha uccisa lui. - Ribatte il compagno.
- Perchè non volete ammetterlo? Vi fa paura l'idea di affrontarlo?! Che cazzo di Favoriti siete? - Dice lei in tono rabbioso.
- Vic, calmati. Non puoi sapere se è stato davvero lui. -
- Una cosa la so per certo. Io quello lo ammazzo.

Con uno scatto, la ragazza prende l'arco dalle mani di di Marcus e scaglia una scia di frecce nella nostra direzione.
Un attimo dopo, me ne ritrovo una piantata nel braccio.

Dolore, dolore acuto.
Non vedo, non sento più niente, a parte il dolore.
Stacco la punta dal mio arto e vedo che il danno è molto più grave di quanto pensassi.

In un modo o nell'altro arriviamo a riva.
Scesi, iniziamo a correre verso l'instabile ponticello di legno sospeso nel vuoto che conduce all'isola principale. Il mio corpo sembra muoversi da solo, scosso dall'adrenalina.

'Non possono distruggere il ponte' penso. Costituisce l'unica via d'uscita da quella stramaledetta isola, senza di esso rimarrebbero bloccati lì. Sarebbe decisamente controproducente.
Sicuro delle mie considerazioni, avanzo senza guardare indietro verso terraferma.

Come avevo previsto, i Favoriti non hanno distrutto un bel niente, ma ci sono alle calcagna.
Mosso dal mio istinto, mi dirigo verso la fitta vegetazione, seguito dai tributi del 12.

La piccola Sierra inciampa.
Andiamo quindi in suo soccorso, ma i tre Favoriti ci raggiungono e ci accerchiano.

- Bene bene bene, cosa abbiamo qui? - Dice Victoria. I suoi capelli corvini sono raccolti in un'alta coda sulla nuca.
- Tre pesci pronti per essere mangiati - Risponde Marcus accarezzando un coltello.
Il terzo ragazzo si trova dietro di me, e tiene stretta una lancia affilata.

- Come volete morire? Avete una vasta scelta a vostra disposizione! - I tre ridono come bambini che si divertono con il loro nuovo giocattolo.

Sierra piange lacrime silenziose.

- Cominciamo da te, piccola odiosa. - Dice Victoria prendendola per un braccio.

Non potendo sopportare quella vista agghiacciante, mi lancio verso di lei e le strappo la ragazzina.
Sento il tributo dell'1 scagliare la lancia contro di me.

Mi sento morire.

Il mio cuore però continua a battere regolarmente.

Mi giro e vedo il corpo di Nathan a terra, ricoperto di sangue. Si è interposto fra noi e la lancia lo ha trapassato.

- Scappate.. - Ci dice con il suo ultimo respiro rimasto.

Colpo di cannone.

Rabbia rabbia rabbia, sempre più rabbia.
Prima che gli altri due possano fare qualcosa, estraggo l'arma dal corpo del mio compagno e la tiro con forza verso il cuore del suo uccisore.

Un'altro colpo di cannone.

Prendo in braccio la ragazzina e scappo verso la fitta vegetazione.


Quattordici morti in tutto, quattordici vite interrotte dall'inizio dei Giochi.

E' ancora più terribile di quanto potessi immaginare.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Sorprese ***


Capitolo 11 - Sorprese

Io non voglio che mi cambino, che mi trasformino in quello che non sono.
Vorrei solo dimostrargli che non sono una loro proprietà. 
Se proprio devo morire, voglio rimanere me stesso. Non trovi che sia giusto?

Suzanne Collins, The Hunger Games. 

 


 

Sono passati cinque giorni dalla morte di Nathan. Sierra non parla più, non mangia più, non dorme più.
Mi sento solo, abbandonato. Dopo la fuga ci siamo diretti verso questa strana isola sospesa. Il terreno è arido e costellato qua e là da alberi scarni. Le numerose grotte ci avrebbero però offerto un buon riparo.
Al centro, si trova una piccola montagna.
C'è troppa pace, troppa serenità. Cosa staranno tramando gli Strateghi? A quali torture ci sottoporranno ora?

La ferita al braccio causata da Victoria fa un male cane, ma grazie alle cure di Sierra sembra che si stia lentamente rimarginando. Quella ragazzina così piccola mi sta salvando la vita ancora una volta.

La notte la temperatura si abbassa di molto, così decido di accendere un piccolo fuoco. E' pericoloso, ma con questo gelo non trovo altre soluzioni.
Quel calore mi fa tornare in mente i periodi più belli della mia vita.

Mia madre, radiosa, che corre sulla spiaggia.
Io che preparo una torta con mio padre, con le mani sporche di farina.
E poi.. lei.

Lo so, questa cosa è ridicola, davvero.
Non posso pensare a lei in questo momento. E' una mia avversaria. Prima o poi morirà, forse per mano mia..

UCCIDERLA.
Quella tremenda visione scorre nella mia testa.
Io, coperto di sangue, che la pugnalo nel ventre..

Ecco cosa vogliono gli Strateghi. Vogliono trasformarci. Siamo.. delle pedine.

'..E io non voglio essere solo un'altra pedina del loro gioco.'


All'improvviso una sottile vocina interrompe il silenzio. Sierra si siede accanto a me. I suoi occhi, esausti, fissano il vuoto.

- A cosa pensi?
- A come andrà a finire. A come morirò. -
- Avanti, tu non morirai..- Cerco di sdrammatizzare. Ma, ovviamente, tutti e due sappiamo come stanno le cose.
- Non prendermi in giro. Succederà. -
- Pensi che io farò una fine migliore? -
- Tu vincerai. Tu devi vincere. -
All'improvviso, il suo sguardo si offusca e si riempie di lacrime.

- Ulisse.. - Dice singhiozzando.
- Cosa succede? - Mi avvicino e le metto la mia coperta sulle spalle.
- Io ho paura.. Ulisse perchè? Perchè mi fanno questo? Perchè ci fanno morire tutti? - I singhiozzi si fanno sempre più forti.
- Sierra guardami. Ascolta - Cerco di tranquillizzarla - Tante cose non sono giuste in questo mondo. Devi essere coraggiosa. Solo così potrai affrontare le situazioni, le sfide. Questo alla fine non è altro che un gioco. Allora giochiamo. -
- Un gioco dove si muore.. -
- Un gioco dove si lotta per la libertà. E' una cosa schifosa, lo so. Ma ormai ci siamo dentro. La fortuna non è stata esattamente a nostro favore.-
- No, per niente. -

I Giochi mi avevano trasformato anche da altri punti di vista.
Quello umano, per esempio. Sono sempre stato un tipo freddo, uno che pensava principalmente a se stesso. Ma ora no, non più.
Ora penso a lei. Penso a Sierra. Penso alla mia famiglia, che ho lasciato nel mio Distretto.

- Ulisse - Mi chiama la bambina. - Com'è la tua casa? -

La mia casa. Splendide immagini passano nella mia mente come diapositive.

- Io vivo nel Distretto 4. E' il distretto del mare, della pesca. E' il luogo più bello del mondo. Perlomeno, prima dei Giorni Bui. - Il mio sguardo si incupisce. - Capitol City ha bombardato la mia città. Tutto quello che avevamo costruito, tutto ciò per cui avevamo vissuto è sparito in un attimo. -
- E' orribile. -
- Non si sono accontentati solo di distruggere le nostre case. Hanno distrutto anche le nostre famiglie. Mogli violentate, mariti uccisi, figli perduti per sempre. I Pacificatori si sono dati un bel da fare. Loro.. loro hanno ucciso mia madre. - Mentre racconto rabbia e tristezza rendono il mio respiro affannato.
- Nel mio distretto hanno fatto più o meno la stessa cosa.. Hanno bruciato case, giustiziato ribelli.. La vita è dura lì. Ci costringono a lavorare fin da piccoli, la paga è minima. E poi.. poi ci sono loro. Ci sono le Guardie della Capitale. -
- I Pacificatori? - chiesi. 
- No, peggio. Sono dei corpi armati addetti al controllo delle miniere. Ma in pratica fanno tutt'altro. Si ubriacano, saccheggiano negozi. Nei momenti di noia uccidono e massacrano civili innocenti che hanno la sfortuna di incontrarli per caso. Rubano il pane delle povere famiglie. Stuprano le bambine. Sono dei mostri, viscidi, schifosi. -
- Bastardi. -
- Snow.. perchè fa tutto questo? -
- Non lo so Sierra.. Non lo so. -

Per un attimo, ci fu il silenzio.

Pochi secondi dopo, lo stemma di Capitol City appare nel cielo.

Oggi gli strateghi hanno spento due vite.

Emily, Distretto 11.
Paul, Distretto 8.

17 morti su 24.

Mancano sette persone.

Io, Sierra ed Helly.
Victoria e Marcus, i Favoriti.
Brianna, del 3.
Luke, dell'11.

Qualcosa mi dice che non manca poi così tanto alla fine. 


- Io vado a dormire, sono distrutta. - 
- A domani. -

Rimango un po' lì in contemplazione, spengo il fuoco e vado a dormire. I miei sogni sono inquieti.



Le prime luci del sole mi costringono ad aprire gli occhi.
Sono passati 13 giorni dall'inizio dei giochi. Quasi due settimane.
Sierra, anche lei in piedi, mi attende fuori dalla grotta in cui avevamo trovato riparo.

- Nessuna traccia dei Favoriti. - Si limita a dire. - Possiamo andare a caccia. -

Impugno il coltello che avevo rubato ad Eva, qualche giorno prima. Quel ricordo mi turba. La prima vita che ho spezzato.

Dopo una lunga ispezione, mi rendo conto che l'isola pare priva di qualsiasi forma di vita. Non ci sono animali né tanto meno piante commestibili. E' come se qualcosa avesse raso al suolo tutto.
Così, affamati, decidiamo di tornare alla grotta. Le scorte di cibo sono finite da giorni.
Durante il tragitto, percepisco qualcosa di strano. Una sensazione, per così dire.

- Sierra, vai avanti tu. Ti raggiungo tra poco. -

La bambina, affamata, non indaga più di tanto e continua per la sua strada.

Un fruscio di foglie secche..
Il rumore dei rami spezzati.
La sensazione che qualcuno ci stia seguendo.

Poi lo identifico. Chiunque sia, è nascosto dalle rocce davanti a me.
Il tributo, ingenuo, compie il sacrosanto errore di fare un passo indietro. Un errore che gli costerà la vita.
Mi avvento nel punto esatto da cui proveniva il rumore brandendo il coltello con ferocia.

Sento il suo corpo cadere per terra, con un urlo strozzato.
Avvicino il coltello alla sua gola e..

- Ulisse! -
- Tu.. Helly? -

La ragazza piange, è disperata.
Tolgo il coltello dalla sua gola e lei, per un attimo, mi guarda interrogativa.

- Tu non.. -
- No. Non lo farò. Non oggi, perlomeno. -

La fanciulla, dai capelli spettinati, tenta così di alzarsi ma senza successo.  

- Sei ferita? - Le chiedo.
- Victoria.. -

Victoria. Era stata lei.
Rabbia, quella sensazione si impossessava troppo spesso di me negli ultimi tempi.

- Vieni con me. - Le dico.
- Con.. te? -
- Si, hai capito bene. -
- Hai appena tentato di uccidermi. -
- Ma non l'ho fatto, mi pare. -
- Perchè? -

Bella domanda. Perchè l'avevo fatto?
Non sapevo darmi neanche io una risposta.

- Vieni dal 4. Sei comunque una mia compagna di Distretto. -

Quella risposta non l'aveva convinta del tutto, ma acconsente comunque a venire con me.
La prendo in braccio e la porto alla grotta.

- !Ulisse, sei tornato! Per un attimo ho pensato.. Lei cosa ci fa qui?! - Dice Sierra, scioccata.
- Lei è Helly, viene dal mio Distretto. Mi fido di lei.. -
- Che le è successo? -
- Una coltellata alla gamba sinistra. - Risponde lei.
- Fammi vedere. -

Sierra nel Distretto 12 faceva l'infermiera.
Lo aveva raccontato qualche giorno fa, a me e a Nathan.

- La ferita è profonda.. c'è bisogno di alcune erbe e di una buona quantità di sale, per disinfettare. E di acqua.. stiamo morendo di sete. -
- Ci penserò io. - Dico deciso.
- Non c'è bisogno.. Io sto bene.. - Dice Helly, anche se nel suo volto è ben visibile una smorfia di dolore.
- Partirò subito. - Dico.

Dopo essermi fatto descrivere la forma e il colore delle piante, parto alla ricerca.

Acqua. Ecco cosa manca in quella maledetta isola. Nei giorni passati ce l'eravamo cavata grazie ad una piccola sorgente nell'isola delle sirene.

Mi avvio.
So che può essere pericoloso, ma il mio egoismo potrebbe costarle la vita.

Ci metto un po' ad arrivare, procedo con cautela per non essere visto.

Eccola, la sento: la stessa sensazione che mi ha colpito la prima volta che sono stato lì. 
Il rumore del mare.. Delle onde.. Quel posto aveva un effetto magnetico su di me.

Salgo sul ponticello di legno e mi avvio veloce verso l'isola volteggiante.
Sotto di me, il vuoto.

Arrivato a terraferma mi precipito verso la sponda più vicina. Mi tuffo in quella tavola blu di acqua fresca, mantenendomi sempre vicino alla riva.
Non avevo dimenticato lo spiacevole episodio delle Sirene, e sapevo bene che questa volta non ci sarebbe stato nessuno a salvarmi.

Decido di fare lo stesso procedimento di qualche giorno prima: riempio quindi una bacinella d'acqua e la metto subito sotto il sole cocente.
In qualche ora sarebbe rimasto solo il sale.

Nell'attesa, vado a pescare.

Salgo sulla zattera che avevo costruito giorni prima.. E' rimasta nello stesso punto in cui l'avevo lasciata, nessuno l'ha toccata. 
E' strano. Gli altri tributi sembrano essersi volatilizzati.. Tutto è stranamente calmo.
Il sole sta scendendo, mancano poche ore al tramonto. Devo sbrigarmi a tornare.

Decido di prendere la bacinella con il sale e alcuni tipi di piante medicinali e di tornare subito alla grotta. Prima di andare mi fermo alla sorgente e, dopo essermi dissetato avidamente, riempio dei contenitori trovati nello zaino di Eva giorni prima.
Helly potrebbe non farcela.
Attraverso in fretta il ponticello instabile e raggiungo l'Isola Madre. Da qui si vedono solo due delle quattro strane isole volteggianti attorno ad essa.
Quattro.. quel numero mi dice qualcosa.

Sceso a terra, avanzo verso la mia isola cercando di arginare la foresta. L'ultima cosa che voglio è perdere l'orientamento, o peggio.
Sento puzza di bruciato. Qualche tributo ingenuo avrà acceso un fuoco..

Avanzo furtivo inseguendo quell'odore, che mi porta sempre più lontano.
Decido di arrampicarmi su un albero, per avere una visuale migliore. Non immaginavo neanche quello che avrei visto di lì a poco.

Quella valle arida ora era rossa. Rossa come il fuoco.
Quella piccola e insignificante montagna era un vulcano dormiente. Fiumi di lava scivolano veloci verso la pianura, devastando tutto ciò che incontrano sul loro cammino.

- Sierra! Helly! -

Mi lancio giù da quell'albero istintivamente. Una volta arrivato al suolo, sento un lancinante dolore alla caviglia sinistra. Ho il tallone squarciato. Avanzo lo stesso, in preda alla disperazione.
Della nostra grotta non è rimasto altro che un cumulo di tizzoni ardenti.

Loro sono.. morte?

Ma non ho sentito nessun cannone.

Mi trascino dolorante per un chilometro, fino ad arrivare all'isola infuocata. Corro verso la grotta, ma non ci sono.

Controllo nelle vicinanze, ma non ci sono.

Mi avvicino ai margini dell'isola, ma non ci sono.

Il dolore, mischiato alla disperazione si rivela letale. Un attimo prima di svenire, sento una voce alle mie spalle.

- Ulisse! -

Mi giro di scatto.
E' Sierra.
E' sola.

I miei occhi si chiudono da soli, dopodiché, il vuoto.

 

Cari lettori, sono tornata!
Avete il diritto di torturarmi, ho abbandonato la storia per più di due mesi, sono imperdonabile!
Buona lettura e come sempre aspetto i vostri preziosi pareri.
Al prossimo capitolo! :)

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Giochi di sangue ***


Capitolo 12 - Giochi di sangue
 
Quanto più chiudo gli occhi, allora
meglio vedono,
perchè per tutto il giorno 
guardano cose indegne di nota;
ma quando dormo, essi nei sogni vedono te.

- William Shakespeare


Quando riapro gli occhi sono disorientato.
- Dove sono? -  Nessuna risposta. Davanti a me c’è un viso familiare, ma sporco, ferito.
- Dov’è lei? - chiedo con maggiore insistenza. Ancora nessuna risposta.Preso da un raptus, mi alzo in piedi e comincio a strattonare con forza quel corpo esile.
- Dimmelo, cristo! DIMMI DOV’E.. -
- Ulisse mi dispiace.. - la sua voce è spezzata dai singhiozzi. - io ci ho provato ma ero troppo debole.. la caverna ci è crollata addosso, ero incastrata e lei mi ha liberato - un altro singhiozzo. - Siamo scappate ma la ferita alla gamba mi faceva troppo male, così mi ha accompagnata al ponte sospeso ed è venuta a cercarti.. ma non ce l’ha fatta.. - In quel momento i suoi grandi occhi azzurri incontrarono i miei. In quel momento mi sovrasta quella consapevolezza: Sierra è morta, non ce l’ha fatta.
- Mi dispiace.. avrei dovuto accompagnarla.. era così  piccola - grandi lacrime le rigavano le guance. La abbraccio stringendola forte a me. - Dimmi che è un incubo, ti prego.. -
- Bevi un po’ d’acqua. - le dico, tirando fuori il contenitore dallo zaino di Eva che avevo con me. Rimaniamo così qualche minuto.
- Helly, dobbiamo andare. Non possiamo rimanere qui. Non abbiamo cibo. - Lentamente ci rialziamo. Siamo all’estremità dell’isola del fuoco. Attraversiamo con cautela l’instabile ponticello e ci dirigiamo verso l’isola madre.
Chissà dove staranno gli altri tributi. Potrebbero essere ovunque. Potrebbero uccidermi senza nemmeno darmi il tempo di realizzarlo. Camminiamo a fatica, le nostre ferite si sono infettate. Sento il tallone che mi pulsa, e ogni volta che poggio il piede per terra sento come se avessi una lama conficcata. Abbiamo fame. Ci posizioniamo dietro a dei folti cespugli e iniziamo a costruire delle trappole con dei rametti. Dopo un paio d’ore abbiamo preso tre lucertole che arrostiamo su un piccolo fuoco.

- E’ troppo pericoloso stare qui. Siamo vicini alla cornucopia. I Favoriti staranno sicuramente nelle vicinanze. - mi rialzo e, lentamente, provo a tirare su Helly. La sua gamba presenta un profondo taglio ed ha molte ustioni. Sta male.
- Mi dispiace, non ce la faccio.. lasciami qua, è giusto così.. tanto non sarei andata avanti ancora per molto -
- Non ti lascerò MAI qui da sola. Scordatelo. Toglitelo dalla testa. - il mio tono è autoritario.
- Ma non posso cammin.. -
- Aspetta! Zitta! – la interrompo all’improvviso, facendola sobbalzare. Sento uno strano suono in lontananza, mi irrigidisco, cerco di capire da dove proviene.
- Lo senti anche tu? - Chiede la ragazza.
- Si - dico sottovoce. Osservo a lungo i dintorni. Mano a mano che i minuti passano il suono si fa sempre più vicino.

Poi la vedo. E’ come una piccola mongolfiera che trasporta qualcosa, una piccola scatoletta. La contempliamo fino a che non si poggia proprio vicino a noi. Sopra alla scatola vi è un cartoncino ripiegato, contenente la scritta:
 
‘Alle divinità del Distretto 4.
Chi sarà il più forte?
- A.’

Apro il pacchetto, contiene una piccola porzione di pomata. Basta per una persona.

- Bastardi - dico distruggendo il biglietto in mille pezzi.

Rifletto un attimo.Utilizzare il medicinale aumenterebbe di gran lunga la possibilità di uscire vivo da qui. Potrei tranquillamente scappare, lasciandola lì seriamente, non mi inseguirebbe nemmeno. La guardo: è innocua, sdraiata per terra, coperta di ferite. Ma in fondo è questo quello che vogliono. Vogliono renderci inumani. Vogliono il sangue, lo scontro, l’odio. ‘Chi sarà il più forte?’: volevano che io la uccidessi come un animale feroce uccide la sua preda. Non li accontenterò mai.

- Tieni, prendila tu - dico porgendo l’unguento - Ne hai molto più bisogno tu di me. -
- Io.. -
- Shh - mi avvicino a lei. - Devi riposare un po’. - La aiuto a spalmare la pomata. Pare sollevata. Si riaddormenta subito.Rimango lì, fermo per un tempo che a me pare un’eternità ad osservarla. Chissà come sarebbe stata la nostra vita se ci fossimo conosciuti fuori di qua. Passano parecchi minuti, quando all’improvviso sento dei passi e una voce viscida. Mi stendo completamente a terra per non essere visto.

- Vic, abbiamo bisogno di altra acqua.
- Non serve ripeterlo ogni cinque minuti - Risponde lei gelida. - piuttosto cerca di far star buona la nostra ospite.
Davanti a lei, con il coltello di Marcus puntato alla gola, c’è infatti Brianna, del Distretto 3. Non riesco a vederle il volto, coperto dai folti capelli castani.

Uccidetemi subito.. vi prego..
Victoria fa un sorriso storto, che somiglia a un ghigno.

Ma perché tanta fretta? Non ti va di giocare? -
- Ci divertiamo un po’ - aggiunge viscido Marcus.
Avanzano, dopo un po’ li perdo di vista. Sembrano diretti verso un’altra isola sospesa, da noi ancora inesplorata.

- Helly, svegliati! - La ragazza apre gli occhi.
- Cosa è successo? Quanto ho dormito? -
- Circa due ore - rispondo. - Senti: sono appena passati i Favoriti, hanno catturato la ragazza del Terzo.. dicevano cose agghiaccianti, la tortureranno a morte. Non ce la faccio a lasciarli andare.. non la posso avere sulla coscienza quando morirò.. -
Vai, mi fido di te. -
- Non ci metterò molto.. -
- Ti aspetto..

Guardo ancora una volta quei meravigliosi occhi. Un senso di inquietudine mi travolge.
Con incertezza, seguo il sentiero percorso dai Favoriti.
 
Salve a tutti! Cosa pensate del nuovo capitolo?
Fatemi sapere, vi aspetto :)

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Indovinelli ***


Capitolo 13 - Indovinelli
 
 
Così prevalse il mal consiglio. L’otre
Fu preso, e sciolto; e immantinente tutti

Con furia ne scoppiâr gli agili venti.
Omero, Odissea.
 


Cammino per chilometro in direzione nord-ovest, verso una delle due isole da noi ancora inesplorate. Comincia a fare buio.
Il dolore al tallone è lancinante, la ferita si è infettata gravemente e non mi permette di camminare correttamente.

'Sierra saprebbe cosa fare', penso. 
E' la prima volta dalla sua scomparsa che mi fermo a riflettere sull'accaduto. E' come se una parte di me volesse respingere quella consapevolezza.
Non posso permettermi di abbandonarmi al dolore, di distrarmi. Devo prendermi cura di Helly, così pura ed innocente..

Procedo verso il ponte sospeso. Devo agire con cautela, non posso permettermi di essere visto. 

La terza isola presenta un territorio desertico. Al centro vi è una piccola oasi con un laghetto.
Vedo le loro orme sulla sabbia e la luce di un fuoco: i Favoriti si trovano sicuramente lì.
Mi avvicino lentamente, intorno a me c'è una calma quasi innaturale. Poi un urlo.

'Cosa stai facendo?' dice una vocina nella mia testa. 'Cosa ti importa? Se l'ammazzano è un bene anche per te, un tributo in meno. In fondo avresti la coscienza pulita, non l'hai mica uccisa tu.'
'Ma sarei stato a guardare', sussurro.

I Giochi vogliono toglierci la nostra umanità. Durante i Giorni Bui abbiamo lottato insieme, con forza, ed è questo che fa paura a Panem. L'unità.
Ed è proprio questo lo scopo degli Hunger Games: spingerci l'uno contro l'altro, aizzare l'odio fra i distretti, rendendoci deboli, succubi.

Ma io voglio reagire, non voglio essere il loro pupazzo.
Quella ragazza del terzo distretto non la conosco e probabilmente mai la conoscerò, ma non posso permettere che venga torturata e assassinata davanti ai miei occhi senza che io non possa, anzi, non voglia fare niente.
Io non ho niente da perdere. L'ultima cosa che mi resta è l'orgoglio di un uomo che non vuole morire arrendendosi.

Sono arrivato all'oasi, sono nascosto fra la vegetazione. 
Brianna è legata ad un albero e insanguinata. E' esile e i corti capelli castani le ricadono sporchi e spettinati sul viso. E' terrorizzata.
I Favoriti sono a pochi metri da lei, intenti ad arrostire un uccello.

Come posso fare? Riuscire ad ucciderli entrambi è quasi impossibile. Sono armati fino al collo, io ho solo un coltello.
Devo fare in fretta, Helly è sola e Luke, il ragazzo dell'11, è ancora in circolazione.

I miei pensieri sono interrotti dalla voce di Victoria. Si avvicina a Brianna e le stringe il viso con una mano, costringendola a guardarla negli occhi.

- In fondo lo hai sempre saputo come sarebbe andata a finire no? Non hai mai avuto alcuna possibilità.. sei solo una bestia da sacrificare, come tutti gli altri. -

La ragazza tira fuori un coltello affilato e fa appoggia la lama sulla sua guancia. Brianna scoppia in lacrime.

- Anche se vincerai, la tua esistenza sarà così misera che desidererai di morire anche tu.. Le immagini di tutti quelli che hai ucciso ti perseguiteranno ogni volta che chiuderai gli occhi.. L'unica bestia qui sei tu. -

La Favorita scoppia in una risata isterica, ma i suoi occhi sono seri. 
- Come osi parlarmi così, sudicia schifosa? - La lama del coltello le segna il volto, dalla ferita comincia a sgorgare sangue.

- Marcus passami l'ascia. -

Questo è troppo per me. Prendo una pietra e la scaglio contro il capo dell'uomo con una forza inaudita. Marcus cade a terra privo di sensi. Nessun colpo di cannone: è ancora vivo.
Victoria in preda alla furia scaglia il coltello nella mia direzione ma mi manca per miracolo. Impugna l'arco che ha con sè ma una voce fuori campo la blocca prima di riuscire a scoccare la freccia. 

- Salve a tutti, signori. Ci scusiamo vivamente per l'interruzione ma abbiamo organizzato un giochetto per voi, una vera chicca. -

In lontananza si percepisce uno strano suono. L'ho già sentito prima.. sono gli sponsor.
Quattro piccole mongolfiere si poggiano vicino ad ognuno di noi. 

- Bene - prosegue la voce - Come potete vedere, ad ognuno di voi è stato affidato uno scrigno. Solo uno di essi contiene il tesoro, un'arma potentissima che potrebbe sopraffare anche il suo stesso proprietario. Sta a voi risolvere l'indovinello e decidere se aprire o no lo scrigno. Buon divertimento e che possa la fortuna sempre essere a vostro favore. -

Victoria è rigida, ma il suo sguardo non nasconde la sua perplessità. Osservo il mio scrigno. Sul coperchio vi è una frase, incisa con lettere d'oro:


Spinge ma senza ali.
Corre ma senza gambe.
Urla ma senza bocca.
Cos'è?

Victoria rompe il silezio con un ghigno. 

- Non esiste alcuna arma che mi possa sopraffare.

Senza pensarci due volte apre il suo scrigno. E' vuoto. Dal suo sguardo traspare una nota di delusione, che svanisce subito. 

- Che importa? Ho altre due possibilità mi pare di capire. - La ragazza si avvicina verso il corpo privo di sensi di Marcus. Apre il suo scrigno.

E' vuoto.

Si avvicina a Brianna con maggiore nervosismo e apre anche il suo. E' vuoto anche questo.

- Dannazione! - urla, prima di avventarsi contro di me. Non ero pronto, faccio un passo indietro appoggiando tutto il peso sul piede ferito.
In preda al dolore cado, e in un attimo la ritrovo sopra di me con un coltello alla gola. Intanto Marcus comincia a dare segni di vita.

- Forza alzati! Vieni qui - gli sgrida - prendi quella scatola -

Il ragazzo è confuso. - Scatola? Ma cosa.. -

- Non fare domande! Ti spiego dopo. -

Riesco a spostare lo sguardo verso quello strano scrigno che, nella caduta, si è capovolto. Sul retro vi è inciso qualcos'altro che prima non avevo notato, è solo una parola.

Aeolus.

Il mio cervello mi riporta a tanti anni fa.


- Mamma puoi raccontarmelo ancora? Ti prego solo una volta.. -

- Va bene piccolo, ma poi devi andare a letto! -

- Si si, va bene mamma -

- Nell'antica Grecia viveva l'uomo più astuto del mondo: era Ulisse, il re dell'isola di Itaca. Ulisse era diventato così intelligente cercando sempre di capire il perché delle cose e di scoprire ciò che ancora era inesplorato. Per questo motivo amava viaggiare con la sua nave fermandosi in posti ancora sconosciuti. Ma a quel tempo le navi potevano muoversi solo se il vento soffiava sulle vele dal lato giusto dando la spinta per la navigazione. Perciò, se il vento non soffiava, la nave non poteva partire; se invece era troppo forte, la nave non riusciva a fermarsi o a cambiare direzione. Avere il vento dalla parte giusta era indispensabile per poter navigare e tornare a casa sani e salvi senza naufragare.
Un giorno Ulisse trovò un'isola ancora sconosciuta. I suoi marinai non volevano scendere dalla nave perché temevano che ci fossero dei pericoli. Così Ulisse andò da solo a vedere che cosa c'era sull'isola e chi ci abitava. Giunse al palazzo di Eolo, il padre dei venti. Ulisse raccontò ad Eolo tutte le sue avventure sul mare e le cose che aveva scoperto. Eolo e i suoi figli stavano ad ascoltarlo incantati e, quando quel racconto così bello finì, decisero di fare un regalo a Ulisse. Eolo prese uno scrigno e ognuno dei suoi figli ci soffiò dentro; così nella borsa c'erano tutti i venti e Ulisse poteva scegliere quello che gli serviva per andare dove voleva. Ulisse, felicissimo, ringraziò Eolo e tornò sulla nave. Siccome era stanco, si addormentò senza spiegare ai suoi marinai che cosa c'era dentro la borsa. Mentre Ulisse dormiva, i suoi compagni, spinti dalla curiosità, aprirono la borsa senza fare attenzione. Subito scapparono fuori tutti i venti insieme, causando una spaventosa tempesta. Si strapparono le vele, mentre le onde spingevano la nave da tutte le parti. Solo la bravura di Ulisse riuscì ad evitare il naufragio. Da allora più nessuno è riuscito a imprigionare il vento. Per questo si dice "essere libero come il vento" o "correre veloce come il vento".
-


La voce di Victoria mi riporta alla realtà.

- Avanti, aprilo!

Marcus appoggia le mani tremanti sullo scrigno.

Aeolus, ripenso, Eolo. Quello è lo scrigno dei venti.

Prima di poter riuscire anche solo a gridare, il ragazzo lo apre.


Un attimo dopo è il caos.
 

Cosa ne pensate del nuovo capitolo? Fatemi sapere! Attendo con ansia consigli e considerazioni :)

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Lacrime ***


Capitolo 14 - Lacrime
 
Ulisse pianse nel sentire cantare le gesta sue e degli altri Greci, a Troia. Ma non voleva farsi scoprire. Col lembo del mantello, si coprì il volto e asciugò le lacrime. Solo Alcinoo, re dei Feaci, se ne accorse ma non disse nulla.


Sono disteso a terra.
Intorno a me percepisco suoni che non riesco ad elaborare bene. Sento delle urla, ma è come se fossero ovattate, nascoste da un forte rumore.
Il tallone fa molto male e sento dolori in tutto il corpo. Poi apro gli occhi.

Nel momento in cui Marcus ha aperto lo scrigno ha involontariamente liberato il suo contenuto. L'arma tanto potente quanto pericolosa. Ciò che spinge, corre ed urla ma senza ali, gambe o bocca.

Il vento, che si è scatenato in tutta la sua potenza. Diluvia. Quell'isola desertica tanto silenziosa adesso è diventata un inferno: si è creata un'impressionante tempesta di sabbia.
Credo che Marcus sia morto sul colpo, è stato sollevato dalle forti correnti a circa 25 metri da terra per poi essere sbattuto a terra come un pupazzo al suolo. Mi è parso di sentire il colpo di cannone.
Victoria pare essersi dileguata, in ogni caso non credo possa essere una minaccia in questa situazione.
Devo scappare, devo raggiungere Helly. Ormai sono passate circa 6 ore da quando ci siamo lasciati. 

Prima di cominciare a correre, un pensiero mi ritorna alla mente. Brianna. 

La ragazza sicuramente è ancora legata all'albero, ed è viva, non ho sentito il cannone. Sono venuto qui per lei, non posso andarmene adesso, non avrebbe senso.
Con le mani davanti agli occhi e la sabbia che mi colpisce come mille lame, cerco di trovarla con lo sguardo. E' sempre lì, dove l'hanno lasciata.
Si muove in maniera convulsa, sta cercando di liberarsi. Quando mi vede si irrigidisce. La sabbia e la pioggia insistente mi impediscono però di incontrare il suo sguardo.

- Aiutami, ti prego.. -

Mi avvicino velocemente, tiro fuori il coltello che avevo con me e comincio a tagliare la corda con cui l'avevano legata. Quando ho finito, la aiuto ad alzarsi e insieme cominciamo a correre verso il ponte sospeso.
Il dolore al piede è terribile, Brianna cade in continuazione, spinta dalla corrente impetuosa. Ma ormai siamo vicini..

Il ponticello sospeso oscilla pericolosamente a causa del forte vento, ma dobbiamo farcela, se resteremo qui moriremo sicuramente. Prendo la ragazza per mano e cominciamo insieme la traversata. Sotto di noi è tutto nero e buio.
Tengo le mani ben salde alle corde del ponte, che continua a muoversi a destra e a sinistra, sempre più velocemente. Siamo quasi a metà strada quando noto una figura in mezzo alla pioggia dall'altra parte della sponda.

E' Victoria. Ancora lei, maledetta.

Io e Brianna ci blocchiamo.

- Guarda guarda chi abbiamo qui. - La Favorita sorride, accarezzando una freccia. Non ha un coltello, penso, non può far cadere il ponte.
- Che cuore d'oro, che coraggio! - procede con scherno - Mi sorprendi sempre, sai? Che ipocrita. Cosa pensi? Che stia salvando la vita a questa smorfiosa? O alla tua amichetta Helly, magari? Ti sbagli. Stai solo prolungando più del dovuto le loro sofferenze. Prima o poi moriranno.. chissà, forse proprio per mano tua. -

- Io non le ucciderò - I nostri sguardi si incrociano.

- Fai quello che ti pare. Ma se permetti io ho dei Giochi da vincere. Io devo tornare a casa. - Con un gesto fulmineo, impugna il suo arco e scocca una freccia verso di noi.

E' stato un attimo. In quel preciso istante tutta la vita mi è passata davanti.
Il mare, il distretto 4, mia madre, i Giorni Bui, i Giochi.

Bum bum bum. Sento il rumore dei miei battiti, l'adrenalina che scorre nelle vene. Apro gli occhi.
Victoria si è dileguata, ma la sua freccia è ancora dove l'ha lasciata: sul ventre di Brianna. 

La ragazza scivola, i suoi capelli bagnati le nascondono gli occhi. 
Le afferro una mano con tutta la forza che ho in corpo, ma sfugge alla mia presa.

La ragazza del 3 scompare nell'oscurità.
Colpo di cannone.

Rimango lì scioccato per qualche minuto.
Rifletto sulle parole di Victoria.. forse aveva ragione. A cosa è servito tutto questo? Perchè ho salvato una ragazza che prima o poi era destinata a morire?
Ed Helly? Anche se rimanessimo noi due, cosa avremmo risolto?

Per la prima volta dopo molti anni, lacrime amare mi rigano il volto.

 
Buonasera! Ed ecco, puntuale, il nuovo capitolo.
Mi scuso in anticipo della lunghezza piuttosto limitata, spero che sarete comunque soddisfatti.
Spero che abbiate tempo anche per una piccola recensione, mi farebbe piacere e mi darebbe un'ulteriore spinta per andare avanti.
Alla prossima :)

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2218647