Teen Wolf stagione 3½

di Damien Dixon
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il buio oltre la siepe ***
Capitolo 2: *** Il richiamo della foresta ***
Capitolo 3: *** Nel paese delle meraviglie ***
Capitolo 4: *** Un oscuro risveglio pt.1 ***
Capitolo 5: *** Un oscuro risveglio pt.2 ***



Capitolo 1
*** Il buio oltre la siepe ***


CAPITOLO 1 - IL BUIO OLTRE LA SIEPE


 
BEACON HILLS PRESERVE ore 22:54
Non ce la faceva più. I polmoni stavano collassando. Doveva fermarsi, il corpo ne aveva bisogno. Ma lei era lì, sapeva che c'era e per nulla al mondo si sarebbe voltato indietro per confermare le sue supposizioni. Improvvisamente i crampi si fecero sentire: l'acido lattico stava facendo il suo effetto. Cadde rovinosamente a terra inciampando su di una radice che sbucava dal terreno. Le gambe leggermente tremanti bruciavano come fuoco e il cuore sembrava scoppiare. Il fiatone gli impediva di gridare, ma anche se ci fosse riuscito sicuramente nessuno lo avrebbe comunque udito. In fondo non aveva le stesse capacità vocali di Lydia.
- Eccoci qua Stiles... - disse la donna con voce grave priva di spossatezza - Te lo avevamo detto che alla fine ti saresti unito a noi! -
Il ragazzo terrorizzato, si maledisse mentalmente per essere uscito di casa. Avrebbe dovuto prestare maggiore attenzione alle parole di Deaton, pensò, se lo avesse fatto molto probabilmente ora non si sarebbe trovato in questa situazione. Guardò negli occhi la donna che lo aveva braccato per mezza riserva e tutto quello che riuscì a fare, un po' per lo spavento e un po' per l'affaticamento, fu farfugliare parole disconnesse, senza senso. 
- Non ti agitare: vali più da vivo che da morto, credici! -
Nel dire queste parole la donna, dai tratti cadaverici, si inginocchiò a fianco del ragazzo, le labbra a pochi centimetri dalle sue, e a un tratto il corpo del figlio dello sceriffo fu percorso da violente convulsioni.

CASA McCALL ore 23:05
Scott era steso sul letto con lo sguardo vitreo perso tra i suoi pensieri.
"Ad ogni modo se io non ce la facessi e tu si, c'è qualcosa che probabilmente devi sapere. Tuo padre è in città". Quelle parole gli rimbombarono nella mente come un eco estraniandolo dalla realtà. Non sentì nemmeno Isaac mentre entrava furtivo nella stanza chiudendosi la porta alle spalle. Il biondo guardò con timore il ragazzo che giaceva immobile sopra le coperte. Solo il petto dava segni di vita con il movimento ritmico tipico della respirazione.
- Ehi - salutò timidamente.
In un certo senso si sentiva in colpa nei suoi confronti. Scott lo aveva accettato prontamente come amico arrivando addirittura ad ospitarlo in casa propria nel momento del bisogno. Quando Derek lo aveva cacciato. Quando tutto il mondo gli era crollato addosso di nuovo. Era il suo primo vero amico. Scott nemmeno immaginava quanto lo ammirasse. In un certo senso sentiva di averlo tradito innamorandosi della sua ragazza. Ex ragazza. Era evidente che tra i due continuasse ad esistere una sorta di alchimia e per questo motivo, se chiudeva gli occhi, rivedeva ancora quello sguardo così deluso la notte del sacrificio. Tuttavia non aveva scelto lui come far andare le cose. Non aveva deciso lui di innamorarsi di Allison. Semplicemente era successo. Non riusciva a spiegare come, sapeva solo che era la prima volta che provava qualcosa del genere per qualcuno. Amore.
Scott sembrava non averlo sentito o forse faceva finta. Se così fosse, Isaac pensava che non sarebbe riuscito a sopportarlo. Era da egoista, lo comprendeva perfettamente, ma sperava di poter avere qualcuno con cui confidarsi, a cui raccontare queste nuove sensazioni che avvertiva nel profondo di sé e sperava davvero che quella persona fosse Scott.
Molto probabilmente chiedeva l'impossibile.
- So che in questo momento sono l'ultima persona che vorresti vedere, ma... - iniziò a dire sedendosi ai piedi del letto.
- Mio padre - lo interruppe Scott tornando alla realtà - È lui l'ultima persona che avrei voluto vedere! - esclamò mentre si metteva a sedere.
Il biondo si sentì sollevato nel constatare che non era l'odio per lui a calamitare i pensieri del moro, tuttavia conosceva perfettamente quello che il suo compagno di stanza stava affrontando emotivamente.
- Ti capisco, anche il mio non è stato esattamente il padre dell'anno... -
Scott fece un sorriso e mentre si alzava gli diede una pacca affettuosa sulla schiena - Domani è un altro giorno! - suggerì mentre si toglieva la maglia, gettandola sul letto e dirigendosi in bagno per lavarsi i denti.
Isaac lo osservò attentamente senza proferire parola. Avrebbero dovuto affrontare l'argomento prima o poi.
Quando Scott chiuse il rubinetto del lavandino era Isaac ad avere la testa tra le nuvole.
- Che dici: ti va di provare stasera? -
Si girò verso la porta del bagno dove l'amico attendeva una qualche risposta sorridendo. Stava indicando la barra entroporta. Finalmente capì. Dopo tutto forse non lo odiava completamente o possibilmente aveva in serbo per lui qualche scherzo di pessimo gusto da attuare mentre faceva le trazioni.
- Non ti morde mica! - continuò l'amico - E poi: vuoi o no diventare più forte, come lupo intendo? -
Sembrava sincero il suo sorriso e Isaac provò un tuffo al cuore. Rispose con un cenno di assenso mentre le sue labbra si curvavano verso gli zigomi schiudendosi appena e si alzò dal letto andandogli in contro.
No, non avrebbero parlato di Allison quella sera.
- Hai intenzione di trasformarmi in un licantropo degno di questo nome, Mr. Alpha? - domandò cercando una sorta di complicità.
- Almeno ci proverò! Se Deaton diceva sul serio riguardo al Nemeton, devi essere pronto: non voglio in alcun modo che ti faccia del male! - esclamò senza sapere quanto quelle parole fossero di conforto per il biondo.
* * *

BEACON HILLS HIGH SCHOOL ore 13:05
La mensa, piena di studenti affamati, era chiassosa come sempre. Scott sedeva al solito tavolo vicino alle finestre circondato da Cora, Aiden, Lydia, Danny e Ethan quando sia Allison che Isaac decisero di unirsi al resto del gruppo. Vederli insieme gli faceva uno strano effetto se ripensava che solo fino a qualche giorno prima lui e la sua ex stavano quasi per baciarsi all'interno di una cabina armadio. Non sapeva come gestire la cosa, tuttavia era deciso a non fare sciocchezze almeno per il momento. Sia Isaac che Allison erano entrambi suoi amici e questo veniva prima di tutto. O almeno così pensava anche se non ne era del tutto sicuro.
- Ragazzi qualcuno di voi ha visto Stiles? - domandò Cora notando l'elemento chiassoso mancante.
- Credo che si sia dato malato... - rispose Scott mentre sfilava il cellulare dalla tasca dei jeans.
Improvvisamente la faccia di Scott si rabbuiò.
- Che succede? - continuò Cora percependo una variazione nel battito cardiaco del moro.
- Guarda... - disse porgendole il telefono.
Era un messaggio da parte del papà di Stiles e diceva "Di a quell'imbranato di mio figlio che ha dimenticato lo zaino a casa quando è venuto a dormire da te e che sto venendo a riportarglielo. E già che ci siamo digli di accendere il telefono: sono ore che provo a chiamarlo".
- Che imbranato! - esclamò la ragazza leggendolo.
- Stiles non è mai venuto a casa mia ieri sera - rivelò McCall leggermente preoccupato.
- Oh! Ok non ti allarmare, magari è con una ragazza, un'amica... - cercò di proporre con aria maliziosa.
Scott si alzò dal tavolo un po' troppo velocemente - È successo qualcosa me lo sento, non è da lui sparire così... - e si diresse verso il corridoio per andare incontro allo sceriffo.
- Che succede? - domandarono all'unisono sia Isaac che Allison leggermente nervosi.
- E per Stiles - informò Cora mentre si alzava per seguirlo - Pare sia scomparso... - e sparì dalla mensa.
I due si guardarono straniti poi Isaac si alzò da tavolo per unirsi ai due seguito dalla giovane cacciatrice.

Lo sceriffo Stilinski era incredulo e la sua voce era leggermente incrinata - Sei sicuro di quello che dici? -.
- Sto dicendo la verità! Stiles non è venuto ieri sera... - affermò Scott - C'era anche Isaac con me! - rincarò non appena vide avvicinarsi il suo compagno di stanza.
- Cosa significa che Stiles è scomparso? - domandò Allison.
- Che ieri sera non ha dormito ne a casa ne da Scott - spiegò lo sceriffo sperando che la ragazza avesse qualche notizia.
- Oggi non è nemmeno venuto a scuola... - rammentò il beta.
- Gli è successo qualcosa me lo sento! - pensò ad alta voce l'uomo. Le mani iniziarono a tremargli leggermente mentre teneva lo zaino.
La giovane Hale lo notò a colpo d'occhio anche se era un movimento quasi impercettibile - Non si preoccupi sceriffo, lo troveremo! Chiamo subito mio fratello - esclamò.
A quelle parole l'ufficiale di polizia si sentì dividersi. Il fratello di cui parlava era Derek Hale: lo stesso ragazzo innocente che aveva arrestato e sorvegliato inutilmente, ma a tempo stesso un licantropo dall'olfatto piuttosto sensibile e ben allenato. Chissà se avrebbe acconsentito ad aiutarlo a ritrovare l'unica persona a cui teneva più della sua stessa vita.
Improvvisamente la radio della polizia iniziò a gracchiare. Il padre di Stiles prese l'apparecchio e lo avvicinò alla bocca - Sceriffo Stilinski - pronunciò verso il microfono.
- Sceriffo è stato ritrovato il cadavere di una donna nella riserva, mando un agente a raggiungerla? - informò una voce che l'Alpha riconobbe immediatamente.
- Sì, arrivo subito - rispose l'uomo.
Avendo ascoltato tutto sia Cora che Scott si fecero avanti - Veniamo anche noi - dissero.
- No, è un indagine federale. Ricordatevi che ancora non è stato catturato il responsabile dei sacrifici e voi diciamo che siete nella lista dei sospettati. Non avvicinatevi per nessun motivo alla riserva finché l'FBI è ancora in città! Lo dico per voi - consigliò lo sceriffo.

BEACON HILLS PRESERVE ore 13:20
- Arisa Peterson, 34 anni di Seattle, casalinga. La famiglia ne ha denunciato la scomparsa due giorni fa - disse l'agente McCall aggiornando lo sceriffo.
Il corpo della donna in questione giaceva rivolta verso il terreno in una posa scomposta con le braccia spalancate, le mani aperte e il viso rivolto alla sua sinistra. Sul volto, pallido e cadaverico, vi erano i chiari segni di una morte avvenuta non di recente.
- Chi l'ha trovata? - chiese l'uomo.
- Lui! - indicò l'agente McCall additando il Dottor Deaton, fermo in piedi dentro la recinzione formata usando il nastro giallo. Non sembrava intimorito dalla situazione in cui si trovava, piuttosto era come se stesse analizzando la scena silenziosamente seguendo i movimenti di tutti gli agenti coinvolti.
- Sceriffo Stilinski... - salutò con garbo.
- Alan, hai ritrovato tu il corpo? - domandò mentre gli stringeva la mano.
- Si ho chiamato io la centrale e li ho aspettato qui fino al loro arrivo. Sai dirmi chi era? - rispose il dottore.
- Si chiamava Arisa Peterson di Seattle - lo informò lo sceriffo.
- Tutta quella strada. Mi chiedo cosa l'avrà portata fin qui a morire - pensò ad alta voce il veterinario.
- E quello che intendiamo scoprire... - assicurò già abbastanza provato dalla situazione mattutina.
- Ora, se non le dispiace, mi vedo costretto a dover interrompere questa rimpatriata e farle alcune domande signor Deaton - s'intromise l'agente federale.
- Assolutamente, cosa vuole sapere? - appoggiò il veterinario ignorando la maleducazione con cui gli si era rivolto.
Qualcosa catturò l'attenzione dello sceriffo che si congedò dall'interrogatorio dirigendosi verso i sigilli che delimitavano l'area chiusa al pubblico.

Derek Hale fissò l'ufficiale, lo stesso che lo aveva arrestato poco tempo prima, in avvicinamento nascondendo il leggero imbarazzo dietro la solita facciata da duro. Era una situazione anomala, ma avrebbe fatto un'eccezione per Stiles. Non poteva di certo dimenticare tutte le volte che il ragazzino lo aveva aiutato o aveva dimostrato un coraggio fuori dal normale tirandoli via da situazioni incresciose. Era petulante e logorroico da morire, nessuno aveva il coraggio di affermare il contrario, tuttavia sentiva a modo suo di essersi affezionato tantissimo a quell'adolescente iperattivo e intelligente. Sebbene non lo avrebbe mai ammesso, Stiles faceva parte a tutti gli effetti del suo branco o, per meglio dire, ne avrebbe ancora fatto parte se ne avesse avuto uno.
- Cora mi ha informato su ciò che è accaduto... - raccontò con calma - Sono venuto per aiutare! -
- Lo apprezzo davvero! Grazie! - quelle semplici parole colpirono Derek.
- Ha idea di dove potrebbe essere andato? - s'informò il neoBeta.
- La verità è che io non so cosa faccia mio figlio mentre sono in servizio. Ad essere sinceri credevo o, meglio, speravo che l'avrei trovato qui come succede ad ogni scena di un crimine, ma non saprei proprio cosa dire... - sospirò amaramente il padre.
Tutto a un tratto l'attenzione del lupo si focalizzò su qualcosa. Sembrava guardarsi attorno come se cercasse qualcosa - Sento il suo odore! - esclamò.
Lo sceriffo strabuzzò gli occhi - Davvero? Pensi sia qui? -
Derek si prese del tempo prima di rispondere - No, ma sono abbastanza sicuro che ci sia stato di recente - fiutò l'aria come solo un lupo con la sua esperienza era in grado di fare, il volto concentrato sull'obbiettivo finché i suoi occhi finirono in direzione del cadavere mentre veniva ricoperto dal telo nero - Viene da quella direzione - disse grave.
Questa volta lo sceriffo non riuscì a reggere la situazione. Afferrò il telefonino con foga e premette il tasto automatico in cui era registrato il numero del figlio. L'altra mano ticchettava nervosamente sulla gamba. Quando sentì lo squillo indicante che la chiamata era stata inoltrata al numero selezionato, il sangue gli raggelò nelle vene. Tutti gli agenti presenti se ne accorsero.
C'era un cellulare sulla scena del crimine.
E stava squillando.

BEACON COUNTY SHERIFF'S OFFICE ore 13:50
- Noi ritroviamo il cellulare di tuo figlio in una scena del crimine e tu solo ora ci informi che è scomparso da più di mezza giornata? - rimproverò con voce irata l'agente McCall.
Il padre di Stiles sedeva con le mani nei capelli, mentre il padre di Scott sbraitava a destra e a manca su quanto insensato fosse stato il comportamento tenuto quel giorno.
- Ti rendi conto che tuo figlio da adesso è ufficialmente implicato in questo caso? Potrebbe essere nella lista delle possibili vittime o peggio ancora in quella dei principali sospettati visto e considerato quante cose lo legano agli omicidi precedenti nonché il fatto che sia presente in quasi tutte le scene del crimine! Potremo avere un serial killer in fuga! -
La rabbia montava sempre più nelle vene dello sceriffo e non appena sentì definire suo figlio un serial killer non comprese più nulla. Una furia animale si impadronì di lui - Adesso basta! - urlò sbattendo i pugni sulla scrivania - Non ti permetto più di parlare così di MIO figlio, non senza prove almeno. Lo conosco Stiles: non è un assassino e sono pronto a metterci una mano sul fuoco! - abbaiò come una bestia feroce prendendo in contropiede l'agente.
- Ti tolgo questo caso. Sei troppo coinvolto, consegna subito il distintivo e la pistola - concluse il federale.
- Non puoi farmi questo... - balbettò lo sceriffo.
- Oh si che posso, ne ho l'autorità! - rispose di rimando l'uomo.
E così, seppur riluttante alla procedura, lo sceriffo Stilinski consegnò il suo distintivo e la pistola depositandoli nella scrivania, o per meglio dire sbattendoceli sopra malamente.
- Ti consiglio come amico di non intrometterti nelle indagini: potresti peggiorare la situazione! - consigliò il signor McCall dando le spalle all'ex-sceriffo.
- È mio figlio: non mi arrenderò così facilmente. Con o senza distintivo andrò a fondo in questa faccenda! - e nell'esprimersi se ne andò via.

CASA ARGENT ore 15:05
Allison irruppe nello studio del padre. Era appena rincasata e aveva bisogno di informarlo riguardo le ultime novità: la scomparsa di Stiles e il nuovo omicidio commesso nella riserva. Chris Argent, in compagnia dell'ex-sceriffo, sedeva dietro la scrivania e stava studiando alcune carte. Sul piano poggiava anche un bicchiere di vetro mezzo pieno di scotch.
- Tranquilla, so tutto - disse intuendo le intenzioni della figlia e rivolgendole uno sguardo che la squadrava da capo a piedi come un apparecchio a raggi X.
- Oh! Non pensavo di trovarla qui sceriffo... - sospirò la giovane cacciatrice - Novità? -
- Ex sceriffo, per adesso! Mi hanno tolto il caso: dicono che sono troppo coinvolto e che non potrei agire con lucidità... - disse leggermente irato.
- Conosceva la donna ritrovata nella riserva? - chiese la ragazza.
- Eh chi l'ha mai vista prima! So solo che il telefonino di mio figlio era proprio sotto il cadavere, coperto da uno strato di foglie secche! - esclamò tutto d'un fiato.
- Il telefono di Stiles? Che ci faceva lì? -
- È proprio quello che intendo scoprire ragazza mia... - spiegò.
- Quindi la scomparsa e il ritrovamento sono in qualche maniera collegati tra loro - esaminò ad alta voce il cacciatore, ragionando tra se e se.
- A quanto pare... - fu la volta dell'ex-sceriffo.
- Ok prima di tutto via l'alcool: Stiles ha bisogno di tutta la sua lucidità! - ordinò la ragazza. Lo sceriffo Stilinski guardò allibito la ragazza afferrare il bicchiere di vetro e prontamente vuotarne il contenuto nel cestino. Nessuno doveva permettersi di togliergli l'alcool quando beveva, tuttavia vide nello sguardo di quell'adolescente qualcosa che non sapeva definire precisamente. Risolutezza? Ma si, tutto sommato aveva ragione. Stiles necessitava di un padre sobrio adesso più che mai. Aveva bisogno di SUO padre. No, non lo avrebbe deluso - E secondo: che dobbiamo fare? - continuò infine.
- Non molto: il grosso lo sta gia facendo Derek Hale e il suo naso sopraffino! - 

BEACON HILLS ANIMAL CLINIC ore 17:25
Per tutto il pomeriggio Scott aveva svolto i suoi compiti con una distrazione senza pari. Non riusciva proprio a concentrarsi, perciò fu un vero sollievo notare che, ancora cinque minuti e la clinica avrebbe chiuso i battenti per quel giorno. Molto fortunatamente non c'erano stati molti clienti e animali a cui badare quella sera. Mise a posto gli ultimi strumenti utilizzati e si asciugò dalla fronte il sudore dovuto all'ansia.
Deaton gli si avvicinò cautamente mentre si toglieva il camice per appenderlo.
- Oggi mi sei sembrato con la testa sulle nuvole, non è da te. C'è qualcosa che ti angoscia? - notò guardandolo di sottecchi.
- Lei davvero non lo sa ancora? - sembrò sorpreso l'aiutante.
- Cosa dovrei sapere? - domandò i veterinario - Ti riferisci alla donna ritrovata nel bosco? Non preoccuparti: non era un sacrificio! - assicurò serafico.
Scott sembrò scioccato. Possibile che nessuno (ma soprattutto lui!) si fosse ricordato di avvertire l'emissario, l'uomo che li aveva sempre aiutati? A quanto pare era proprio sconvolto, si disse mentalmente. Tra il ritorno di suo padre, la scomparsa del suo migliore amico, l'amore nascente tra Isaac e la sua ex e tutta la storia degli alpha con il darach la sua mente iniziava a fare cilecca.
- Stiles è scomparso! - si confidò Scott.
Il dottor Deaton sembrò rabbuiarsi - Cosa? -
- Stiles è scomparso - ripeté il giovane alpha - Da quasi un giorno ormai! -
- Che sia per... - mormorò a bassa voce con la mente rivolta ai propri pensieri - Dimmi un po': da quanto tempo esattamente? - si riscosse.
- Che c'entra? - domandò.
- Dimmi più o meno da quanto tempo è scomparso! - dal tono di voce sembrava una questione di vita o di morte.
- Lo sceriffo dice che ieri sera quando è rincasato non lo ha trovato nel suo letto. Molto probabilmente nemmeno è andato a dormire perché le coperte non erano sfatte. Ma che significa, sa qualcosa che noi ignoriamo? - chiese con il cuore in gola.
La faccia dell'emissario era combattuta. Nascondeva certamente qualcosa e, da un lato sembrava volerlo rivelare mentre qualcos'altro glielo impediva. Dal canto suo, Scott lo incitava in tutti i modi a parlargli. Aveva compreso dal battito cardiaco che c'era qualcosa di storto e se aveva imparato qualcosa lavorando fianco a fianco col veterinario era proprio che: se Deaton era preoccupato allora la cosa era seria!
- Quello che sto per dirti dovrà rimanere fra te e me nel rispetto di Stiles. Almeno nello specifico... - iniziò - So che forse potresti arrabbiarti, ma ti chiedo di considerare tutto da un punto di vista differente! - Scott annuì vistosamente. Avrebbe mantenuto qualunque segreto pur di riavere indietro il suo amico sano e salvo.
- Due sere fa, quando avete eliminato il darach, Stiles venne in casa mia nel cuore della notte. Era molto deciso in quello che stava per dirmi e di conseguenza presi le sue parole molto seriamente. Disse che era stufo di essere tecnicamente l'anello debole de branco, quindi mi chiese se potevo addestrarlo e tu sai in cosa. Mi chiese di iniziarlo al druidismo così da poter essere un valido aiutante. Scott, se avessi visto con che espressione mi chiedeva tutto ciò... -
- Stiles vuole diventare un druido? – fece eco il ragazzo - È assurdo! -
- Stiles vuole diventare il TUO emissario perché stufo di vedere i propri cari in pericolo! - a quelle parole, il ragazzo quasi si commosse. Rammentò la prima volta in cui il suo migliore amico aveva trascorso il pomeriggio navigando tra centinaia di file e stampe al solo scopo di assisterlo e metterlo in guardia nella sua fase di transizione. Stiles c'era sempre stato, sia nei momenti belli che in quelli pericolosi, perciò si sentì profondamente frustrato per non aver compreso l'unica persona che considerava come un fratello, nel momento del bisogno - Ieri sera dovevamo incontrarci nei pressi del Nemeton per suggellare il giuramento con cui si impegnava a iniziare l'apprendistato, ma non è mai venuto! - esclamò preoccupato - L'ho aspettato per ore, ma alla fine ho iniziato a credere che ci avesse ripensato dopo tutti gli avvertimenti che gli avevo esposto e perciò me sono andato. Era quasi mezzanotte quando tornai a casa... - raccontò con tono grave.
Ci volle qualche minuto prima che il ragazzo metabolizzasse il tutto. Improvvisamente una lampadina si accese nella sua testa - Stiles non era a casa, quindi molto probabilmente non è ritornato sui suoi passi. E se gli fosse capitato qualcosa mentre si recava al Nemeton? Hai detto che quando avremmo ridato potere a quel luogo, questi avrebbe agito da calamita per il sovrannaturale. E se fosse così? E se qualcosa si nascondesse nella riserva? - azzardò febbricitante.
- Era proprio quello a cui stavo pensando... - confessò il dottore.

DA QUALCHE PARTE di NOTTE
Il magazzino, abbandonato da tempo, mostrava segni di un recente utilizzo abusivo. C'erano cartacce ovunque insieme a resti di pranzi e cene consumate frugalmente su piatti di carta. Sei materassini gonfiabili erano sistemati sotto travi grondanti ragnatele spesse come tessuti di cotone o lana di vetro con accanto zaini anonimi colmi e ben tenuti. Sopra una sedia di legno mezza rotta poggiava un bicchiere di vetro sporco e scheggiato. La luce lunare filtrava chiara dalle poche finestre fissate nella parte alta dell'edificio, illuminando di spalle quattro figure, in piedi di fronte ad un ragazzino inginocchiato dalla pelle chiara e i capelli non troppo corti leggermente scompigliati.
- Abbiamo fatto come volevate - rispose il ragazzo con la testa china.
- Si, lo vedo! - rispose l'unica voce femminile tra i quattro - Ed è pure un buon lavoro. Sentiamo come ti chiami? - domandò poi severa.
- Stiles, Stiles Stilinski - fu la risposta.
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NOTE dell'AUTORE
Ciao a tutti voi carissimi temerari che avete avuto il coraggio di leggere questo mio primo esperimento nella sezione Teen Wolf. Vi è piacito? Lo spero tanto e se così fosse non esitate a farmelo sapere (io adoro essere elogiato...) altrimenti datemi qualche dritta postando un commento - qua sotto
 e non là sopra ↑ - anche solo per dire "Aho, ma che è sta cacata?"
La domanda che, sono sicurissimo, vi starete ponendo è: "cosa è successo al nostro povero, mitico e adorabile Stiles?" Ammetto che è stato davvero difficile per me dover mettere in pericolo il mio PP (personaggio preferito) tuttavia confesso di averlo fatto solo perché incapace di concedergli la parola (alludo alla difficoltà riscontrata personalmente nello scrivere i suoi dialoghi... sono davvero negato...) e di conseguenza non volendo trasformare il nostro rappresentate per eccellenza (Allison non conta... lei ha pugnali inanellati!!!) ho deciso di aggirare il problema facendolo sparire e affidandogli un ruolo che... insomma chi vivrà, vedrà!
Che dire, ho adorato particolarmente descrivere la scena carica di pensieri nella stanza di Scott. Non ditelo a nessuno, ma ho un debole per Isaac e il suo viso da cucciolo, inoltre mi piace immaginarmelo mentre cerca in tutti i modi di costruire con Scott una profonda amicizia (ma sarà ricambiato?)
Infine cosa ne pensate della rivelazione del dottor Deaton circa un possibile Stiles versione druido? Io aspettavo questo momento a partire dall'ottavo episodio della seconda stagione: era proprio ora che quel ragazzino si decidesse a bussare a quella dannata porta nel cuore della notte!
Per quanto riguarda la scelta del titolo di questo capitolo, ho pensato che un chiaro riferimento ad un libro le cui tematiche riguardano ciò che è sconosciuto nonostante la vicinanza fosse azzeccato (ad esempio non si sa cosa si nasconda nella riserva, lo sceriffo non sa rispondere alla domanda di Derek, Scott capisce di non comprendere appieno l'amico, ecc...).
Detto ciò, auguro a tutti voi una splendida giornata (o serata nel caso vi siate collegati dopo mezzogiorno) e un arrivederci alla prossima puntata... ops, capitolo.
In bocca al lupo lettori e che possibilimente abbia e sembianze di Derek o Peter o Scott o Isaac o magari Erika: a voi la scelta!

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Capitolo 2
*** Il richiamo della foresta ***


CAPITOLO 2 - IL RICHIAMO DELLA FORESTA


 
FLASHBACK ore 00:40
I lampioni luminosi ai lati della strada conferiva alla notte un che di suggestivo, ma fermo con la schiena contro la jeep si sentiva un vero idiota. I muscoli erano saturi di ansia e per questo motivo faticavano a stare fermi. Infine si decise ad avviarsi verso la casa. Percorse il vialetto e con difficoltà avvicinò la mano al battente. Lo sguardo si soffermò sul proprio arto. Tremolava. Come avrebbe preteso serietà da qualcuno se non riusciva a dominare la sua paura? Cacciò indietro la tensione facendo lunghi respiri profondi e poi con rinnovato coraggio bussò vigorosamente alla porta attendendo in silenzio.
Una luce si accese in lontananza da dentro l'abitazione. Fruscì di passi leggeri avvolti in pantofole di lana cotta. Qualcuno stava per aprire.
Il chiavistello scattò e la porta si schiuse leggermente. Un volto assonnato si affacciò.
- Ah sei tu... - sbadigliò leggermente il veterinario - Che ci fai qui a quest'ora della notte? -
Stiles si torturò le dita afferrando i lembi della felpa - Buonasera signor Deaton, so che è un'ora inopportuna ma dovrei parlarle... - spiegò il ragazzo.

Vedere Alan Deaton con indosso una vestaglia scura di flanella e comode babbucce ai piedi faceva proprio uno strano effetto. Sembrava fosse un'altra persona. In mano reggeva una fumante teiera moderna in acciaio inox con il cui contenuto aveva colmato due tazze di porcellana. L'uomo adagiò con cura la teiera in mezzo al tavolino del soggiorno ed infine si sedette sul divanetto accanto al ragazzo.
- Non c'è nulla di meglio di un infuso alla melissa per calmare i nervi e rilassarsi - informò - Prendine un po', ti farà bene! - incoraggiò sorridendo affabile.
- Grazie... - rispose il giovane Stilinski afferrando malamente la tazza e portandosela alle labbra. Non era proprio un tipo da te, ma lo sarebbe diventato se necessario. Tracannò un paio di sorsi della calda bevanda e poi, rimettendola al suo posto, fece un sospiro - Non voglio essere l'inutile membro del branco. Voglio poter fare di più: voglio diventare un druido! M'insegni, per favore! - disse tutto d'un fiato.
Il veterinario sussultò appena mentre beveva. Quella richiesta lo aveva preso contropiede. Non se lo sarebbe mai aspettato perciò soppesò molto bene le parole prima di parlare - Sai Stiles, ammetto di aver pensato spesso anch'io a questo. L'anno scorso ti ho perfino messo alla prova per vedere se valeva la pena iniziare ad addestrarti, ma dubito che sia una buona idea... -
- Perché? Cosa ho fatto di sbagliato? -
- Oh no, hai portato a termine con successo la prova, davvero. Il punto è che sei ancora un ragazzino ed il mio mondo è pericoloso. Non me la sento di iniziarti a qualcosa per cui non credo tu sia ancora pronto. Hai sedici anni... -
- Essere pronto? Non serve che sia pronto: oramai ci sono dentro fino al collo nel "suo mondo"! Rischio la vita tutti i giorni cercando di dare aiuto ai miei amici per quanto mi è possibile, perciò è irrilevante soffermarsi sulla mia età che, detto per inciso, ha raggiunto la vetta dei diciassette. Non abbandonerò Scott, soprattutto non adesso che ha più bisogno di me. I suoi insegnamenti farebbero la differenza, mi permetteranno di essere più utile al branco e di diventare il SUO emissario un giorno non troppo lontano. So cosa c'è la fuori: è troppo tardi per tornare indietro e ad ogni modo non ne ho alcuna intenzione! - addusse come spiegazione.
Silenzioso Deaton lo guardò negli occhi. C'era così tanta determinazione. L'insicurezza che fino a poco prima aveva velato il suo sguardo si era volatilizzato nel nulla.
- Ci sono due druidi in questa città e ho scelto lei, signore, perché mi fido maggiormente, ma nulla al mondo mi impedirà di fare la stessa richiesta a sua sorella! - concluse infine il ragazzino.
Un piccolo sorriso si modellò sul volto del veterinario - Facciamo così, Stiles. Io non sono padrone di prendere decisioni al posto di nessuno, posso solo consigliare, quindi ascolta bene quello che ho da dire in silenzio e poi deciderai da te se vuoi andare fino in fondo in questa faccenda - il ragazzo annuì col capo, sigillando le labbra fin da subito - Queste sono le condizioni imposte da sempre dalla nostra casta: non potrai rivelare a nessuno del tuo apprendistato, se mai avrà inizio e bada bene che sono inflessibile riguardo a questo punto; è richiesta ceca obbedienza nei confronti del tuo maestro e grande impegno. Sarà un po' come frequentare due scuole allo stesso tempo: la tua e la mia e dovrai dare il meglio di te in entrambe come simbolo di equilibrio; infine nessuno, nemmeno il maestro, sa mai quanto durerà il noviziato. Potrebbero volerci anche decenni il punto è che una volta avviata, la formazione si conclude nel momento in cui è completa ed il tempo impiegato dipende dal grado di apprendimento del discepolo. Se eccetti questi precetti fatti trovare domani notte presso il Nemeton. Sarà lì che suggelleremo il patto di sangue che lega l'allievo al maestro. Ma ricorda: se non ti presenterai, perderai per sempre questa opportunità! E ora va a casa, rifletti e agisci in armonia con ciò che hai deciso. Sei adulto, no? Impara a comportarti come tale! - detto ciò gli diede una pacca affettuosa sulla spalla ed infine lo congedò.
 
* * *
BEACON HILLS PRESERVE ore 07:25
La riserva rimbombava di suoni cupi e minacciosi. Uccelli che gracchiavano costantemente, fugaci figure nere svolazzanti e foglie secche che scricchiolavano sotto i passi pesanti dei due ragazzi. Faceva freddo e l'aria immobile rendeva l'atmosfera ovattata e ancor più inquietante. Scott ripensò alla sera in cui tutto era iniziato. Il cadavere di Laura, la polizia, il morso di Peter e poi nei giorni seguenti l'incontro inquietante con Derek, la prima visita alla fatiscente residenza degli Hale e le minacce. Soprattutto le minacce.
Ogni cosa si era trasformata da allora. La foresta era cambiata.
Mutata assieme a lui.
L'alpha dilatò le narici. L'odore di selvaggio inondò i suoi sensi e un'istinto primordiale di libertà si irradiò per il corpo. Impetuoso, violento e irruente. I suoi muscoli si tesero al massimo pronti a scattare. Avrebbe voluto correre il più velocemente possibile. Non importava verso dove, ma per il puro piacere di farlo. Di spingersi oltre ogni immaginazione. Di avere la mente sgombra, per dimenticarsi di tutto e di tutti. Perfino di Stiles.
No, non l'avrebbe fatto. Avrebbe resistito.
- Sai Scott, sono già cinque giorni da che è scomparso. Oramai dubito fortemente che sia qua o nelle vicinanze - notò Isaac e poi con voce sempre più incerta - Non vorrei essere pessimista, ma probabilmente dovresti cominciare a prendere in seria considerazione l'idea che... -
- Non ti azzardare a completare quella frase - lo interruppé - È vivo, ne sono certo. A quest'ora si starà lamentando del fatto che ancora non siamo venuti a salvarlo - spiegò.
- Lo spero anch'io, ma cosa credi di trovare qui? Sono giorni che perlustriamo... -
- E continueremo a farlo finché sarà necessario! - questa volta più aggressivo.
- Ma che senso ha? Penso sia lampante a tutti che tra questi alberi non c'è nulla che si nasconde, altrimenti non pensi che sette licantropi ipersensibili l'avrebbero già trovato da un pezzo, qualunque cosa sia? Escogita un altro modo per essere utile al tuo amico - sbottò.
- Hai un'idea migliore? - ringhiò infuriato. Gli occhi rossi come tizzoni ardenti.
- Non so nemmeno per quale motivo mi trovo di nuovo qui... - asserì indietreggiando e sollevando le mani in segno di resa.
- Bene, vattene! Non ho bisogno del tuo aiuto, posso farcela da solo! - gli urlò contro rabbioso.
Isaac gettò la spugna e si allontanò in direzione della civiltà lasciando l'alpha a vagare solitario. Da quando Stiles era scomparso, Scott aveva perso la testa. A poco a poco era diventato scontroso con tutti, di pessimo umore e continuava a battere in lungo e in largo la foresta come ossessionato da essa. Irriconoscibile. Così diverso dal ragazzo che era da quando l'aveva ufficialmente conosciuto che perfino Melissa, preoccupata aveva chiesto aiuto agli altri membri del branco e lui prontamente non si era lasciato sfuggire l'opportunità di poter dimostrare la stima nei confronti del suo compagno di stanza e offrirgli così supporto emotivo. Si prestava sempre di accompagnarlo ovunque volesse indagare e sopportava in silenzio tutti i suoi stupidi alterchi dovute ad inezie, ma adesso a distanza di quasi una settimana ne aveva piene le scatole e tutta la tensione accumulatasi era esplosa in quell'accesa conversazione che solo per poco non era sfociata in una zuffa.

Che vadano tutti all'inferno, pensò tra se e se l'alpha originale continuando a camminare, lo troverò da me!
Gli alberi apparivano tutti identici. Dopo qualche minuto sentì qualcosa che lo turbava prepotentemente. Si sedette a terra con la schiena contro una delle tante querce e chiuse gli occhi ripensando a quello che era successo nell'ultima settimana. La rabbia sbollì immediatamente e nel giro di pochi secondi riebbe il totale controllo delle sue facoltà mentali. Tra un quarto d'ora avrebbe dovuto presentarsi a scuola. Con Isaac. Gia, Isaac. Rivide la sua espressione rassegnata, gli occhi spenti e i movimenti insicuri delle mani. Aveva davvero esagerato. L'aveva trattato malissimo e una morsa d'acciaio gli strinse la base dello stomaco. Non era mica colpa del biondino se il suo migliore amico era scomparso, anzi nei giorni trascorsi il beta non aveva fatto altro che darsi anima e corpo nell'aiutarlo, osservò obiettivamente. Forse il ragazzo non aveva proprio torto. Sebbene fosse certo che Stiles era ancora vivo, iniziò a credere davvero che doveva cambiare modo di agire. Andare "a spasso" per la foresta non serviva più a nulla. Se c'era qualcosa a quest'ora l'avrebbero di certo trovata e ciò non era accaduto, quindi significava che era tempo di passare a qualcos'altro di più redditizio.
Fece per tirarsi su, quando qualcosa stuzzicò il suo naso. Era un odore particolare, fresco e travolgente, che non aveva mai avuto l'occasione di assaporare prima. Con passi felpati seguì la scia cercando di raggiungere l'origine di quell'aroma così buono. Non camminò per molto e quando si fermò comprese di essere in un posto conosciuto. Era nelle vicinanze del Nemeton. Badando bene a non fare baccano, tentò di avvicinarsi ancor più per poter vedere meglio. La scena che gli si presentò davanti lo lasciò di stucco.
Un ragazzo in tenuta da jogging stava a pochi centimetri dal ceppo reciso della quercia sacra. Capì subito che non era di Beacon Hills. Aveva una chioma castana scura con qualche ciocca tendente al nocciola, dal taglio moderno: corti ai lati e un ciuffo pettinato in alto. Un viso caratterizzato dalla mandibola lievemente pronunciata ed una carnagione chiara dall'abbronzatura delicata. Il ragazzo di media statura dalla corporatura magra ed asciutta metteva in mostra inoltre una muscolatura ben sviluppata con gambe toniche e robuste, braccia grosse ed infine un petto glabro e definito che premeva contro il tessuto della canotta attillata.
Lo sconosciuto teneva un comportamento palesemente bizzarro. Fissava la radice come la bocca spalancata ed i suoi movimenti erano calmi e studiati. Infine con una lentezza esasperante si inginocchiò e protese il palmo della mano destra verso la corteccia. Non appena avvenne il contatto la sua espressione cambiò radicalmente. I muscoli facciali si rilassarono, la pelle s'imporporò e c'era dell'altro. Tese l'orecchio, ma non poteva credere a quello che sentiva. Il ragazzo gemeva profondamente e non di dolore. Percepì chiaramente il battito cardiaco accelerare e l'odore dell'eccitazione sessuale diffondersi nell'aria.
Che pervertito! Si ritrovò a pensare, eppure non ne era così sicuro.
Rimase rapito dalle sensazioni che provenivano da quel soggetto. Aguzzando l'udito comprese cosa stesse mugolando. Erano frasi sconnesse del tipo "oh dea..." e poi "ragazzi se poteste sentire anche voi..." oppure "quanto potere... così puro...". Una parte di se avrebbe tanto voluto uscire allo scoperto e chiedergli chi fosse, mentre l'altra era scioccata dall'incontro che aveva solo voglia di allontanarsi per non cedere a chissà quali istinti atavici. Non che a lui piacessero i ragazzi, di questo ne era certo, ma tutta quella situazione dal punto di vista olfattivo si rivelava piuttosto erotica ed il giovane lupo percepì chiaramente un altro "lupetto" risvegliarsi nel suo baricentro. Rimase rannicchiato in quella posizione per un tempo incalcolabile. Forse cinque minuto o magari un'ora, non seppe precisarlo. Improvvisamente ebbe dentro di sè la sicura sensazione che lo avrebbe rincontrato. E molto presto.

BEACON HILLS HIGH SCHOOL ore 14:20
Il corridoio della scuola, seppur affollato di studenti febbricitanti sembrava vuoto e monotono senza l'esuberanza Stilinski. Scott ripose la sua roba, libri e quant'altro, all'interno dell'armadietto con gesti meccanici e privi di emozione per poi richiuderlo automaticamente. Poco più in la Cora faceva altrettanto. Il viso leggermente abbattuto.
- Ho incontrato un ragazzo questa mattina - raccontò Scott - Era strano... -
- Ah si, cosa te lo fa pensare? - domandò sovrappensiero la ragazza.
- Il fatto che sembrava... quasi adorante nei confronti del Nemeton... - provò a spiegare il moro, catturando l'attenzione della lupa.
- Puoi ripetere, per favore? Credo di non aver sentito bene! - esclamò la ragazza.
- E così, sembrava stesse facendo qualche rituale o che so io... - rammentò più a se stesso.
La ragazza stava per continuare la conversazione quando una montagna di capelli rossi emerse dalla massa chiassosa avvicinandosi ai due sempre più. Era Lydia e stava canticchiando a voce non molto alta una canzoncina canzonatoria dall'aria vagamente profetica - Qualcuno è nei guai... - non si fermò nemmeno per un attimo, ma continuò a tirare dritta per la sua meta: Aiden. Sembrava stesse lanciando un messaggio a uno dei due senza farsi notare da qualcuno e Scott capì subito chi fosse quel qualcuno. O meglio, più che capirlo da se fu il "quel qualcuno" in persona a suggerirglielo avventandoglisi contro.
- Si può sapere perché sei così idiota? - domandò Allison puntando il dito contro il petto marmoreo dell'ex ragazzo.
- Che ho fatto? - si difese il diretto interessato.
- Che hai fatto? E me lo chiedi pure. È una settimana che Isaac sta dietro alle tue manie infantili accontentandoti come si fa con un moccioso, ma adesso hai davvero oltrepassato il limite! - lo sgridò la cacciatrice facendo emergere dalla sua voce tutta l'aggressività di cui era capace.
Scott abbassò lo sguardo colpevole - Hai ragione, sono un'idiota - disse con un filo di voce allontanandosi. La ragazza rimase sbigottita da quel comportamento. Si voltò a guardare Cora la cui espressione non differiva di molto dalla sua e la vide fare spallucce.

Ci voleva un grande coraggio per fare quello che stava per fare. Il coach Finstock aveva appena terminato di incitare/minacciare i membri della squadra di lacrosse (informandoli tra le altre cose che, fino al nuovo avviso, il numero 24 sarebbe stato sostituito da Greenberg), quando lo spogliatoi iniziò a svuotarsi ed i giocatori riversarsi sul campo. Isaac fu il penultimo. Stava per varcare la soglia quando sentì i suo braccio trattenuto saldamente. Si voltò e vide Scott che si torturava le labbra - Forse non sarà il momento adatto, ma non volevo aspettare fino a stasera per farti sapere che sono un vero idiota. Mi dispiace per questa mattina, mi sono comportato da... -
- Vero idiota! - esclamò il biondino completando la frase.
Entrambi si misero a sorridere e l'alpha lo avvicinò a sè così che entrambi si sedettero su di una delle tante panchina - In questi giorni non ho avuto modo di ringraziarti per essermi stato accanto. Voglio tu sappia che non ero in alcun modo arrabbiato con te e solo che... -
Il biondino gli mise una mano sulla spalla. I suoi occhi la dicevano lunga - Non preoccuparti, pace fatta! -
- Ci tengo davvero alla nostra amicizia e voglio che nulla interferisca con essa, che si tratti di Stiles o di Allison! - assicurò il ragazzo.
A quelle parole il beta parve rabbuiarsi e la mano scivolò via dall'amico - Per quanto riguarda Allison... - iniziò imbarazzato - Noi abbiamo deciso di prenderci una pausa di riflessione. Sai troppe cose sono successe e tutte troppo in fretta... - iniziò a raccontare.
Percependo la sofferenza nella sua voce, l'istinto del co-capitano fu immediata - No! - esclamò - Non rinunciare. Non farlo per nulla al mondo, nemmeno per me. Non sarei un vero amico se ti chiedessi di rinunciare all'unica cosa bella che ti sia capitata fino adesso. Va e raggiungila! -
Un sorriso radioso illuminò il volto del giovane Lahey che senza nemmeno rendersene conto strinse il compagno di stanza in un abbraccio commosso. Anche Scott sorrise, ricambiando il gesto - Su che aspetti! Ti coprirò io con il coach - incitò infine affettuosamente. Isaac si alzò per andare in contro alla giovane Argent che molto probabilmente si trovava fuori nelle tribune per assistere all'allenamento. Mentre correva pensò tra sè e sè che forse lei non era l'unica cosa bella che gli fosse capitata negli ultimi mesi.

BEACON HILLS ANIMAL CLINIC ore 17:30
La porta della clinica si aprì, accompagnata dal solito scampanellio, proprio nel momento in cui Scott stava afferrando le chiavi per serrare l'entrata principale. Molto probabilmente doveva essere un cliente dell'ultimo minuto.
- Stiamo per chiudere! - annunciò a voce alta mentre sbucava dal retro. Passo dopo passo avvertì nell'aria una fragranza particolare. Un'odore silvestre come quello che si diffonde ovunque dopo un bel temporale. L'essenza del benessere. Sentiva di amare quell'odore così delicato e naturale al tempo stesso - Posso esserle d'aiuto? - la domanda si abbassò di un tono durante la sua formulazione.
Non poteva crederci. Alla fine era successo. Era davanti a Lui. Lo sconosciuto della foresta. Si erano incontrati.
- Sì - escamò il ragazzo - Sto cercando il dottor Deaton. Lavora ancora qui? - chiese amabilmente guardando negli occhi l'assistente.
Il ragazzo stava per rispondere alla domanda, quando la voce del suo datore di lavoro si fece sentire forte e chiara - Eccomi, arrivo... -
- Credo proprio di averlo trovato! - sorrise il forestiero provocando una reazione simile al suo interlocutore.
Ora che gli stava di fronte, Scott non potè fare a meno di notare la linea del naso quasi perfettamente dritta con un accenno alla francese, le labbra sottili ma carnose aventi gli angoli della bocca leggermente curvati all'insù e i denti bianchissimi come fossero perle. Ma il pezzo forte erano gli occhi celesti orlati di blu con una piccola eterocromia verde in entrambi. Impossibili da dimenticare e da cui traspariva uno sguardo fiero e sicuro di se. Non c'erano dubbi: se fosse stato di Beacon Hills ne avrebbe sicuramente sentito parlare a scuola.
Il veterinario uscì nella reception ed un largo sorriso si materializzò sul suo volto alla vista del cliente - Hey! - esclamò tutto contento andando ad abbracciarlo - Quanto tempo... ma sbaglio o sei in ritardo? - domandò scherzando.
- Alan, Alan... tu più di tutti dovresti sapere che non sono mai in ritardo, nè in anticipo. Arrivo esattamente quando intendo farlo! - ricordò.
L'uomo si girò verso il suo pupillo, ancora in piedi dietro il bancone che guardava la scena esterrefatto - Lui è un amico di vecchia data! - lo informò.
- Adesso non esagerare, ad ogni modo io sono Chace! - si presentò il ragazzo - E, non dargli retta: non sono poi così tanto più grande di te! -
- Scott, il suo assistente... -
- Tu sei Scott? - boccheggiò, poi voltandosi verso il medico - Quel Scott? - vedendo il dottore annuire, si tornò nuovamente al ragazzo - Oh dio, è un piacere fare a tua conoscenza. Davvero. Al mi ha parlato così tanto di te che gia mi sembra di conoscerti. Dice che hai davanti un futuro molto promettente, addirittura epico - rivelò Chace.
- Beh, il piacere è reciproco. E così lei parla di me... - ripetè l'alpha guardando il suo datore di lavoro.
- Abbastanza! - continuò il nuovo arrivato.
- Beh, signor Deaton, credo che adesso tornerò a casa. Chiude lei? - propose Scott.
- Ma come te ne vai di già? - parlò l'uomo.
- Che significa? - gli rispose.
Chace s'intromise nella raffica di domande dicendo - Sono gia stato informato riguardo al tuo problema e francamente credo di poter essere d'aiuto! -
Il moro rimase a bocca aperta - Tu sai... di Stiles? - era leggermente confuso, non sapeva cosa poter dire e cosa no.
- Io e il qui presente dottore ci conosciamo da abbastanza. Druidi e streghe hanno molto in comune a parte il DNA. Perciò mi ha chiesto se potevo venire ad aiutare, sempre che a te stia bene... - raccontò il ragazzo.
L'alpha era esterrefatto. La parola si era dileguata e la lingua addormentata. Una volta ripresosi dallo shock bofocchiò soltanto - Strega? Tu? Io non ci capisco più niente... -

- Ho bisogno di una mappa di Beacon Hills - comunicò Chace.
Si trovavano tutti nella stanza sul retro e mentre il nuovo arrivato, la strega, liberava un pianale d'appoggio ecco che il dottore trafugava tra i cassetti alla ricerca di una cartina o simili, in grado di riprodurre la città nel suo intero. Quando l'ebbe trovata la distese aperta sulla superficie. L'alpha era sempre più disorientato. Quel ragazzo... una strega? Possibile? E cosa significava?
La strega trasse dalla tasca un lungo oggetto cilindrico avvolto nella carta e rimosse l'involucro rivelandone il contenuto. Una sottile candela bianca. Si girò verso il coetaneo e cercò la sua approvazione.
- Da dove vieni? - chiese Scott.
- Atlantic City - rispose.
- E tu sei arrivato fin qui dal New Jersey, solo per aiutarci a ritrovare una persona che nemmeno conosci? O giusto, dimentico che l'hai fatto su richiesta del mio capo... - concluse.
Un silenzio scese sulla stanza. Era possibile udire perfettamente il proprio cuore battere anche senza l'ausilio di sensi ferini. L'emissario e la strega si scambiarono occhiate silenziose, poi dopo essersi morso un labbro il ragazzo parlò - Ero gia in viaggio per Beacon Hills quando sono stato informato riguardo a ciò. Indagavo intorno alla donna ritrovata morta nella riserva. -
- Indagavi? Sei della polizia? -
- In un certo senso. Sapevi che era anch'essa una strega? - il licantropo era tutto orecchi - È successo qualcosa a Seattle qualche, giorno fa, che ha destato l'attenzione del Concilio: di conseguenza sono stato mandato qui nelle vesti di Grigori per indagare e fare rapporto. Questa è la verità! - escamò il ragazzo.
- Concilio, ghirigori. Cosa significano? - domandò serio l'alpha originale.
- Innanzitutto Grigori e secondo, come spiegartelo... Il Concilio delle Streghe è un collegio che monitora l'attività sovrannaturale all'interno del Paese. Solitamente altre streghe e spiriti, molto più raramente mutaforma. Quando quest'attività diventa troppo intensa da sfociare perfino nei mass media, ecco che alcune persone vengono incaricate di investigare e risolvere. I Grigori, per l'appunto. In un certo senso, rappresentiamo il braccio armato del Concilio. Una sorta di forza dell'ordine all'interno del mondo sovrannaturale, e Beacon Hills è sotto indagine. Tutto chiaro adesso? - spiegò con cura.
- Molto più di prima... -
- Per dirla in breve il tuo amico si trova anche in mezzo alle mie ricerche. Tra i due fatti potrebbe esserci un nesso quindi, sempre con il tuo consenso, vorrei procedere a ritrovarlo - concluse infine.
L'alpha ripensò alle parole di Isaac "Escogita un altro modo per essere utile al tuo amico!", poi guardò lo sconosciuto e notando la fiducia che aveva da parte del suo mentore decise di dare la sua approvazione - Mi fido! - si decise.
- Bene - disse atono. Si concentrò sullo stoppino della candela ed una lingua di fuoco guizzò su di essa. Avvicinò la fiamma alla piantina e lasciò che incendiasse la carta. C'era molta tensione da parte del mutaforma. Non aveva mai assistito a niente del genere e a dirla tutta non aveva un bel rapporto col fuoco. - Ubicumque nalco taxunisis dificultate. Defia algo taxis. Ut nihil prens. Ingni fia notem - mentre parlava le fiamme divamparono come fossero un rogo consumando irrimediabilmente la cartografia. Scott sembrava ipnotizzato e leggermente timoroso - Tranquillo il fuoco ci è amico. E poi l'unica parte della mappa che ci serve è quella dov'è Stiles - rassicurò il ragazzo che subito dopo si voltò verso il bagliore ordinando imperioso - Spegni! -
Al comando verbale le fiamme si spensero immediatamente lasciando sopra il tavolo mucchi di cenere fumante. Solo un piccolo ovale laterale di carta era intatto - Il tuo amico si trova lì - disse il ragazzo indicando il residuo.
- Sicuro? - domandò il veterinario.
- Assolutamente! Non lo uso spesso per via dello spreco di carta, ma tra gli incantesimi di tracciamento è il più efficace - illustrò cortesemente.
- Ma è impossibile! - esclamò Scott esaminando l'ubicazione.
- Qualunque cosa tu possa pensare, ti garantisco al cento per cento che in questo momento il tuo amico si trova lì o almeno il suo corpo! - chiarì infine la strega.

BEACON HILLS PRESERVE ore 18:10
Non mancava nessuno e tutti erano dotati di torcia elettrica alla mano. Mister Stilinski stava in prima linea, avventurandosi tra gli alberi come un forsennato, ma conservando ancora tutta la sua lucidità. Dopo di lui seguivano Cora e Derek, Allison e Isaac, Lydia e i gemelli, Chris Argent e perfino Melissa che distava soltanto un piede dall'ex sceriffo. Oltre naturalmente a Scott, il dottor Deaton e il suo amico, a cui l'alpha sentiva di dover un grandissimo favore se tutto andava per il verso giusto.
Erano nelle vicinanze. Solo alcuni passi lo separavano dal suo migliore amico. O, come aveva detto la strega, dal cadavere del suo migliore amico. Il ragazzo era stato chiaro su quel punto: l'incantesimo tracciava unicamente la posizione del corpo della persona. Viva o morta, era un parametro che non contava. Il lupo rabbrividì al solo pensiero di ciò avrebbe potuto trovare. Si disse di essere contento, ma il fisico la pensava diversamente. Sudava da tutti i pori, il cuore martellava nel petto e i sensi erano momentaneamente fuori fase. Inutili. Completamente in balia dell'ansia.
- C'è qualcosa, lo vedo... - urlò il padre di Stiles accelerando il passo. Scott rallentò. In cuor suo il terrore lo dominava. Le gambe tremavano.
Ci fu un silenzio tombale. Nessuno fiatava. Si avvicinò lentamente alla folla fremente e scrutando la scena da sopra le spalle altrui senti una mano stringersi sulla sua spalla e sorreggerlo dolcemente. Era Chace. L'acume di quel ragazzo aveva dell'incredibile. Tra tutti i presenti era stato l'unico ad accorgersi che stava tremando.
C'era un corpo interamente nudo sopra la sacra quercia, rannicchiato in posizione fetale.
Non c'erano dubbi sulla sua identità.
Visto da distante sembrava immobile. Melissa era gia accorsa sul posto. Il viso sconvolto. Tastò la giugulare, il polso, le ginocchia, ovunque in cerca di segni vitali che a quanto pare sembravano assenti. Ci stava mettendo troppo tempo e Scott era ormai rassegnato al peggio. Gli occhi si erano velati di una spessa cortina di lacrime. Le gambe cedettero e cadde a terra singhiozzando silenziosamente. Braccia forti lo strinsero a se appoggiandogli il viso nell'incavo del proprio collo. L'odore di pioggia gli inondò le narici e si lasciò andare ad un pianto liberatorio.
Il mondo gli era crollato addosso.
Era morto. Suo fratello, Stiles, era morto. Morto, privo di vita, assente per il resto della sua esistenza e tutto questo per colpa di quello che era. Non si sarebbe mai avventurato nella foresta se lui non fosse diventato un licantropo. Non avrebbe mai desiderato diventare più forte per essere il suo emissario se non fosse stato trasformato. Stiles avrebbe potuto essere ancora...
- È vivo! - urlò a squarciagola Melissa - È vivo! - ripetè nuovamente la donna - Qualcuno chiami il 911! - esclamò.
- Hai sentito? I tuo amico è ancora vivo, su col morale! - informò il ragazzo nelle orecchie dell'alpha mentre gli scuoteva la schiena.
Scott sollevò la testa dalle spalle del suo consolatore - D-Davvero? - chiese con gli occhi umidi.
- Sì, è tutto a posto! - lo rassicurò.
Al sicuro tra quelle braccia sconosciute, l'alpha originale sentì di potersi lasciare andare e dopo aver provato forti emozioni tra oro discordanti, il dolore atroce e il successivo sollievo, svenne.
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NOTE dell'AUTORE
Eccomi di nuovo qua con un capitolo appena sfornato. Credetemi non è stato per nulla facile riuscire a tradurre in parole i filmini mentali che assediano il mio cervello, ma alla fine credo di aver fatto un buon lavoro, sebbene non mi soddisfi pienamente al 100% (spero di far meglio per le prossime volte). A voi il giudizio. Commentate, commentate, commentate e sempre postando la vostra opinione qua sotto e non là sopra .
Dite la verità, vi si è gelato il sangue nelle vene eh? Pensavate davvero che lo avessi accoppato, non è così? Muahahahaha (per chi ancora non lo avesse capito doveva essere l'onomatopea di una risata mavagia, lo so è un patetico cliché).
Ad ogni modo passiamo alle note vere e proprie. Spero abbiate notato le rettifiche apportate al precedente capitolo.
- Stiles - E c'è bisogno di dirlo anche? Hai aggiornato tipo 20.000 volte questa settimana...
- Autore - Zitto tu! Non fiatare!
- Stiles - Pure! Non solo mi spedisci quasi nel regno dei morti con un paccocelere1, ma hai perfino la pretesa di tapparmi la bocca!
- Autore - Sì! Questo è il mio racconto perciò mi prendo le mie responsabilità! E ora va via, va a prepararti al prossimo capitolo...
- Stiles - Ok ok, ma solo perché non voglio finire chiappe alla luna! Ma ti rendi conto: che figura ci faccio con Derek? Almeno un paio di boxer...
- Autore - Hey fossi in te non mi lamenterei, Mr XXL! Accontentati della posizione fetale, è sempre meglio che imitare l'Uomo Vitruviano, come avevo pensato all'inizio!
- Stiles - ...
Tornando a noi, ho mantenuto la promessa e contenuto il mio amore smisurato per le parentesi (spero apprezzerete...) e ora passiamo al racconto vero e proprio:
La prova a cui si riferisce il veterinario è quella dell'ottavo episodio della seconda stagione quando il nostro Stilinski preferito viene incaricato di creare la barriera contenitiva;
Ecco a voi il prestavolto di Chace Lunsford (per chi non lo conoscesse si chiama Brody Dean Geyer)!
Ci tengo a precisare che Chace non è assolutamente un pervertito come pensa Scott. Il suo comportamento bizzarro deriva semplicemente dal fatto che sessualità e magia sono tra loro intimamente legate e come l'una non esclude l'altra così accade anche per l'inverso;
Il numero 24 che il coach Finstock sostituisce con Greenberg altri non è che il nostro beniamino scomparso e poi ritrovato (adoro questo numero!!!);
Che dire della broomance Isaac/Scott? Mi sono odiato a morte nel farli litigare, ma hey! se questo è quello che accade quando fanno pace (sorrisini, pacche sulle spalle e abbracci :D) ci metto la firma!!! Purtroppo Allison rovina sempre tutto, lo so, ma che posso farci: ormai esiste...;
Inoltre Chace si presenta come strega, ma non perché effeminato e quindi si sente donna dentro di se, ma per il semplice motivo che preferisco intendere questo termine nel suo significato originale, ovvero persona dedita alla stregoneria senza distinzione di genere. "Stregone" è una parola obsoleta, indica un uomo saggio che spesso agiva per conto proprio e "mago" deriva da una parola che vuol dire traditore, impostore, quindi...;
Per quando riguarda il termine Grigori, la sue etimologia greca vuol dire "custodi" o "guardiani", ma non ho alcuna idea se esista un singolare o un plurale ma che importa: trovo il termine affascinante così come si trova. Anzi vi dirò di più (anche se sono certo che non vi interesserà assolutamente), i membri del Concilio delle Streghe hanno anch'essi un loro titolo onorifico: ed è Irin che in ebraico significa "guardiani" o "sentinelle";
L'incantesimo utilizzato non mi appartiene, ma l'ho estrapolato così come si trova dalla serie televisiva di Supernatural che io adoro con tutto il cuore;
Infine l'intestazione di questo capitolo. Visto e considerato che la riserva viene ripetutamente citata, battuta in lungo e in largo per una settimana di seguito e che in essa accadono parecchie particolarità (come l'incontro imbarazzante con la strega e il ritrovamento di Stiles) ho deciso che "Il richiamo della foresta" fosse particolarmente azzeccato dal momento che il libro originale si svolge nell'ambiente selvaggio dell'Alaska.
Mi pare di essere stato piuttosto esaustivo. Ringrazio tutti quelli che seguono questo racconto e che hanno deciso di dedicare una parte del proprio tempo nel farmi conoscere le loro opinioni e le loro emozioni. Un saluto a tutti e... in bocca al lupo!
Bye!!!

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Capitolo 3
*** Nel paese delle meraviglie ***


CAPITOLO 3 - NEL PAESE DELLE MERAVIGLIE


BEACON HILLS HOSPITAL ore 07:00
Un sole giallo e dorato si ergeva alto nel cielo terso della California diffondendo luce e calore a profusione. Il giardino ben curato ospitava una miriade di addobbi e palloncini dai mille colori disposti un po' ovunque. Alcuni erano affissi agli alberi, altri alle grondaie e il resto al centro del lungo tavolo stracolmo di dolciumi variopinti. Molta gente era presente all'evento tra parenti, genitori e vicini, e tutti chiacchieravano allegri piluccando qualche fetta di torta qua e la oppure sorseggiando bevande frizzanti dai festosi bicchieri di carta. Non si vedevano molti bambini nei paraggi, o per meglio dire, ce n'erano soprattutto raggruppati nei pressi della staccionata tuttavia erano o troppo grandi o troppo occupati a parlottare tra loro con aria di sufficienza per notare il festeggiato, il quale gironzolava tutto solo reggendo in mano un pallone arancione nuovo di zecca. Il suo regalo. Aveva lunghi capelli ribelli, neri come la pece e occhi scurissimi. E cosa più importante cercava disperatamente un compagno di giochi.
- Ciao, tu devi essere Scott, i nostri papà lavorano insieme - disse improvvisamente un bambino dai capelli a caschetto. Il piccoletto aveva minuscoli nei sul viso chiaro e vispi occhi castani - La mia mamma dice che quando si compiono gli anni bisogna farsi tirare le orecchie perché così si diventa più saggi - raccontò come se aspettasse una qualche sorta di permesso. Nel complesso sembrava leggermente timdo.
- Cosa significa? - gli venne chiesto.
- Boh, forse che sai tante cose. Come un genio penso... - rispose dubbioso avvicinando la piccola mano all'orecchio dell'altro per tirarne il lobo sei volte consecutive, una per ogni anno compiuto, poi abbassò lo sguardo e - Wow, quella palla è nuova? - domandò febbricitante notando le stampe dei cartoni animati in perfette condizioni.
- Sì - affermò l'altro con un grosso sorriso - Come ti chiami? -
- Stiles - rispose immediatamente il bambino con più sicurezza.
- Io mi annoio a stare qui in mezzo ai grandi, ti va di giocare con me? - propose amichevolmente il festeggiato porgendogli il regalo.
- Certo! - esclamò di rimando il piccolo Stiles al settimo cielo. Finalmente qualcuno lo stava davvero invitando a giocare. I due si allontanarono allegri, correndo e lanciandosi a vicenda il gioco totalmente ignari del fatto che, alle loro spalle, frotte di moscerini iniziarono ad ammassarsi e a pedinarli passo dopo passo.

Il basso ronzio emesso dei macchinari medici che facevano il proprio lavoro riempiva la stanza d'ospedale. Stiles giaceva sopra il lettino dormendo ancora profondamente. Steso accanto a lui c'era suo padre che gli teneva la mano. Non lo avrebbe lasciato per nulla al mondo. Qualcuno bussò delicatamente allo stipide della porta. Melissa.
La donna si avvicinò lentamente all'uomo. Un padre. Fragile. Gli accarezzò il volto lievemente cercando di comunicargli in quel gesto tutta la sua comprensione nonché solidarietà di genitore.
- Ah sei tu... - sospirò l'uomo visibilmente deluso aprendo gli occhi speranzosi quasi di scatto.
- Hai dormito qui tutta la notte, perché non provi ad andare a casa. Hai bisogno di letto vero - l'ex sceriffo scosse la testa in segno di diniego - Rimarrò io qui nel frattempo - assicurò l'infermiera.
- Non rifarò lo stesso errore. Claudia non me lo perdonerebbe mai. Lui...è tutto ciò che mi rimane... - balbettò appena.
- Non gli succederà nulla. I medici dicono che fisicamente è sano come un pesce - ricordò.
- Allora perché non si sveglia? - domandò - Perché è steso in questo lettino, mentre io sono qui - sospirò - Mi sento così impotente... - disse con voce rotta.
La donna lo abbracciò forte perché sapeva che lui non aveva bisogno di molto, solo di conforto - Andrà tutto bene, vedrai... - gli sussurrò.
Da che lo conosceva, Melissa non aveva mai visto il signor Stilinski così desolato e vuoto come adesso. Dentro il suo cuore sentì un magone nel saperlo in quelle condizioni.

CASA McCALL ore 07:05
Scott riposava ancora profondamente, avvolto nelle coperte del suo letto.
Dopo essere svenuto, Chace si era assunto l'onere di riportarlo a casa e vegliare su di lui mentre la madre seguiva l'ambulanza fino in ospedale per occuparsi del ragazzo appena ritrovato. Quando Isaac era rincasato si era ritrovato il moretto a girare per casa, cosa che lo infastidì particolarmente. Gli aveva gettato un cuscino ed una coperta "cedendogli" poco carinamente il divano del salotto come giaciglio notturno e poi si era rintanato nella stanza dell'amico decidendo di sorvegliare personalmente il proprio alpha. Perché si, a dispetto di tutto, Scott era il SUO alpha. Ed era suo il compito di guardargli le spalle, non del primo arrivato. Poi una volta sveglio, il biondino era sceso in cucina e qui c'era quasi rimasto di sasso. Chace sedeva al tavolo ben apparecchiato e faceva colazione come fosse in casa propria.
- Hai preparato da mangiare? - fu lo sgomento del beta.
- Pancakes, spero piacciano! - annunciò allegro - Tranquillo, prima ho chiesto il permesso alla padrona di casa - assicurò.
- Oh tranquillo e solo che... i pancakes mi ricordano di mia madre - ammise rabbuiato.
A questo punto, la strega si sentì in imbarazzo. Non avrebbe mai pensato che il suo gesto potesse avere dei risvolti imprevisti - Mi dispiace, davvero non ne avevo idea - si scusò alzandosi dal tavolo per mettere via il dolce.
- Non preoccuparti, è stato solo l'impatto iniziale, ma va già meglio - garantì afferrandogli il polso al fine impedirgli di completare l'azione.
I due si sedettero placidamente a tavola. C'era un leggero imbarazzo nell'aria.
- Dorme ancora? - chiese il moro.
- Sì - gli rispose l'altro - Credo sia meglio per lui se per oggi si prendesse una vacanza. Questa settimana è stata scombussolante -
- Posso solo immaginare - fu il commento.
- E così saresti una strega - cambiò argomento - Cosa significa letteralmente? -
- Uh - sbuffò l'altro - Mi crederesti se ti dicessi che nessuno mi aveva mai fatto una simile domanda? - sorrise.
- Sì, penso di sì - fece finta di pensarci su.
Il ragazzo più grande addentò una forchettata abbondante della spessa pastella - Dunque, in un certo senso ci assomigliamo: entrambi siamo il frutto del sovrannaturale a differenza dei druidi che ci hanno semplicemente a che fare. Infatti, streghe si nasce non si diventa e solitamente il potere si manifesta durante la pubertà, ma il senso è comunque quello -
- Ti riferisci al fatto che non esiste una sorta di "morso" per quelli come voi? - domandò.
- Esattamente! - esclamò - La nostra caratteristica principale è quella di saper incidere sulla realtà che ci circonda attraverso l'uso innato della magia -
- Cosa vuol dire? - s'incuriosì.
- Quando ero più piccolo, sei/sette anni fa, capitava che ogni volta in cui qualcuno mi faceva arrabbiare seriamente, lo sbalzo emotivo che subivo era tale da causare del tutto inconsapevolmente l'esplosione di qualcosa, di solito lampadine o simili. Il punto è questo: non ero io a deciderlo, semplicemente accadeva -
- In un certo senso è paragonabile ai primi pleniluni di un licantropo - pensò ad alta  voce il biondo.
- Forse, non posso dirlo per certo. Tuttavia è questo il potere delle streghe, riuscire a influenzare l'ambiente attraverso la volontà - concluse.
Isaac masticò la colazione lentamente digerendo la spiegazione assieme agli zuccheri - I druidi sono in grado di eguagliare le vostre abilità? -
- Difficilmente, sarebbe un po' come paragonare un lupo ad un licantropo e sappiamo entrambi la risposta -
- Già! -
- Nonostante ciò, non sono gli unici a saper interferire in maniera efficace col sovrannaturale. Nella mia vita ho avuto a che fare con sciamani, wiccan, praticanti di vudù, di hoodoo eccetera, ma se proprio ti preme saperlo nessuno di loro reggerebbe un confronto col potere di una vera strega -
Il beta fece uno dei suoi soliti sorrisi sghembi - Interessante. Il dottor Deaton aveva detto che fuori c'era molto più di quanto potevamo immaginare, ma ad essere sinceri non lo credevo davvero possibile -
- "Mai dire mai" diceva la mia cara nonna - raccontò Chace.
- Un ultima domanda -
- Spara! -
- Precisamente quanti anni hai? - chiese imbarazzatissimo.
Chace diede un finto colpetto di tosse, poi tese la mano al suo interlocutore presentandosi - Chace Lunsford, per gli amici CL e ho 20 anni - poi guardando l'orologio - E ora fila a scuola o farai tardi pur avendo la super velocità - lo rimproverò.
- D'accordo, a dopo - salutò.
- Senz'altro -

Una volta chiuso l'ingresso, tonfi di passi rimbombarono dal soffitto. C'era attività al piano di sopra. Chace salì le scale e trovò la porta della stanza aperta, il letto sfatto e il gorgogliare dell'acqua che scorreva da un rubinetto.
- Buongiorno bell'addormentato, dormito bene? - salutò allegramente rimanendo sulla soglia.
Vari grugniti si levarono dal bagno da cui subito dopo ne emerse uno Scott dai capelli arruffati coperto unicamente da una canottiera scura e un paio di boxer rigorosamente neri - È opera tua questa? - domandò indicandosi.
- Beh tua madre si era vivamente raccomandata che tu non andassi a letto vestito, perciò... mi sono dovuto arrangiare - provò a spiegare grattandosi il retro del collo imbarazzato.
Al solo pensiero di ciò che significavano quelle parole, le guance del lupo si imporporarono. Quel ragazzo sconosciuto lo aveva spogliato e per di più mentre era incosciente - Mi riferisco al quadro più ampio... - specificò impacciato.
- Folletto testa di vento, è ovvio! - si batté la mano sulla fronte - Ma certo sono stato io a riportarti a casa e, tanto per la cronaca, Isaac è appena uscito per la scuola mentre tua madre è ancora in ospedale - lo aggiornò mentre l'altro si infilava il resto dei vestiti.
Completata la manovra, l'alpha tornò alla realtà, si sedette confuso sopra il letto ancora in disordine fissando il pavimento e con voce bassa sussurrò - Ho paura di chiedertelo perché temo che sia stato tutto un sogno... - iniziò, ma non riuscì a completare la frase che già l'altro gli si era seduto accanto poggiandogli una mano sulla spalla. Il volto completamente serio.
- Il tuo amico sta bene e in questo momento si trova in ospedale. Ti ci posso accompagnare se vuoi - lo rassicurò.
Nel sentirlo, Scott tirò un sospiro di sollievo. Gli occhi lucidi, ma non avrebbe pianto. Non questa volta. Adesso era felice. Il suo migliore amico, il fratello che non aveva mai avuto era ancora vivo. Solo questo contava, il resto era nulla.

BEACON HILLS HOSPITAL ore 8:00
L'atmosfera generale era notevolmente cambiata. Adesso l'aria sembrava satura di moscerini. A causa loro, il cielo si era man mano scurito tanto da sembrare quasi notte anziché pomeriggio. Nel complesso, tutto appariva più sinistro. Più cupo, lugubre. I due bambini continuavano a giocare a calcio lanciandosi a vicenda la palla. Non sembravano prestare attenzione alla miriade si insetti che vorticavano loro intorno. Dei grandi non c'era più traccia ed anche la casa era scomparsa così come pure qualunque altra costruzione artificiale. Solo una distesa infinita di erba brulla sotto le scarpe. E mosche. Ovunque. In ogni come e in ogni dove. Sciamavano continuamente a destra e a sinistra come fossero nuvole senzienti.
Poi, un colpo troppo poderoso e la palla volò via, lontano. Prontamente il bambino dai capelli a caschetto si lanciò all'inseguimento.
- Hey Stiles - riecheggiò tutto intorno - Dove vai? - domandò innocentemente il festeggiato. Di nuovo l'eco.
- A riprenderla - spiegò a voce alta l'altro. Subito dopo sentì dietro di se qualche altra frase, ma era troppo concentrato sull'obbiettivo per comprenderla. Stava correndo, con tutte le sue forze eppure l'obbiettivo era ancora molto lontano. I mosconi sembravano essere entrati in fibrillazione. Si ammassavano e disperdevano ininterrottamente ronzando minacciosamente a più non posso.
Stiles si asciugò la fronte imperlata di sudore nonostante facesse freddo.
Stava correndo da molto, tuttavia l'obbiettivo sembrava irraggiungibile. Sempre più distante remoto finché non scomparve del tutto dall'orizzonte. E lui correva, correva. Non ce la faceva più. Il fiato corto. Improvvisamente si rese conto di non trovarsi più nell'immenso parco desolato, bensì nella riserva tra querce grottesche che apparivano dal nulla e tafani.
Piccolo in mezzo a tutte quelle mani scheletriche che sbucavano dal terreno.
- Dove vai, dove vai, dove vai? - disse una voce graffiata proveniente da ovunque e al tempo stesso da nessuna parte.
Il bambino si fermò. Aveva già vissuto tutto questo. E non era assolutamente finito bene.
- Vieni da noi, noi, noi, noi! - rintronò mellifluo tutto attorno.
La paura s'impadronì del piccolo Stiles che cercò di allontanarsi da ovunque sembrasse provenire quel vociare. Ma la presenza sembrava onnipresente fino a quando non comprese la verità. Le mosche. La presenza era nelle mosche. La presenza era le mosche. Tutto ad un tratto, come fossero un sol corpo, gli insetti si avventarono sul volto del povero Stilinski che ad occhi chiusi iniziò a scappare correndo e muovendosi alla cieca, gridando a tutto spiano - Lasciatemi, andate via, aiutoooo! - ma la sua era solo una richiesta vana.

Scott stringeva la mano del suo migliore amico come se quel gesto fosse bastato a risvegliarlo. Una volta finito di vestirsi, Chace lo aveva accompagnato di corsa all'ospedale e, sebbene avesse cercato di prepararlo già alla situazione, la vista di quel corpo inerme non lo fece stare tanto meglio.
- Tu puoi aiutarlo? - chiese speranzoso.
- Voglio essere sincero. Molto probabilmente ne sarei in grado, ma i medici dicono che fisicamente è sano come un pesce. La bradicardia non è stata dovuta a nulla di chimico, ne deduco quindi che si tratti solo di un fattore mentale. Sta accadendo qualcosa nella testa del tuo amico e francamente non ho alcuna intenzione di interferire con una cosa così delicata - si vedeva chiaramente che gli era costato tanto dire quelle cose.
- Vuoi dire che non vuoi fare niente? -
- Ho paura di si. Non ci sono malefici di mezzo, altrimenti  me ne sarei accorto. Probabilmente si tratta solo di un qualche meccanismo di difesa contro la realtà vissuta, a molti capita. Stiles dovrà trovare da se la strada per ritornare... - gli spiegò - Tutto quello che possiamo fare è vegliare mentre ci prova! -
- Ho idea che non sarà semplice... - sospirò.
- Tranquillo, con un amico sarà più sopportabile. Sono sicuro che Derek ti starà accanto, hai notato che ha dormito qui tutta la notte? -
Sbigottito Scott fece una faccia strana - Derek? -
- Oh si, l'ex alpha. L'ho notato poco prima di entrare nella stanza, veniva dritto dai bagni e aveva tutta l'aria di chi non è riuscito a dormire su di un letto vero - lo informò divertito.
- Non me lo sarei mai aspettato! - esclamò.

Una camminata per distendere i muscoli tutti indolenziti ci voleva proprio. Le sedie dell'ospedale erano così scomode, che dormirci sopra aveva reso quadrate le regali natiche Hale. Derek non sapeva nemmeno perché era rimasto lì tutta la notte. Era stata una decisione improvvisa. Ma ora, a mente lucida, capì qual'era la vera ragione del suo comportamento, ovvero dare il morso qual'ora sarebbe successo il peggio. La rivelazione lo scioccò e al tempo stesso lo fece infuriare come una bestia.
Era scioccato perché cosciente del fatto che sarebbe stato disposto a tutto pur di sapere sano e salvo quel ragazzino petulante e logorroico, ma al tempo stesso infuriato per aver perso il proprio status di alpha e quindi incapace di concedere nuovamente il dono a chicchessia. Non aveva rimpianti per aver guarito la sorella. Semplicemente era arrabbiato per aver perso il potere. Inizialmente aveva pensato che nessuno avrebbe sentito la sua mancanza come lupo dominante e che, visti i precedenti con Jackson e il branco di Deucalion, il morso in fin dei conti aveva portato più disgrazie che vantaggi. Ma ora più che mai sentiva lui stesso la mancanza del dominio nonché il bene che avrebbe potuto fare nei confronti del suo... amico.
Questa nuova consapevolezza lo fece impaurire. Si immobilizzò. Pensava che solo Scott, in quanto suo primo alleato, e forse anche Isaac, in qualità di suo primo beta, godevano della sua amicizia e del suo rispetto. Tutti gli altri al di fuori della famiglia semplicemente rappresentavano per lui piacevoli conoscenze, ma forse, forse non era così per tutti. Forse quel ragazzino non apparteneva più a quella cerchia. La cerchia delle conoscenze. Rammentò di come Stiles fosse stato il primo a riconoscerlo il giorno in cui aveva restituito l'inalatore al suo proprietario e ciò non era cosa da poco. Sia Scott che Danny avevano dato chiara prova di non saperlo. Ricordò inoltre la sera in cui il kanima era riuscito a metterlo sotto scacco insieme ad Erika paralizzandoli. In quell'occasione il ragazzino gli aveva salvato la vita mantenendolo a galla sopra il pelo dell'acqua.
Ma si, dopo tutto quello che avevano passato in reciproca compagnia, dopo tutte le volte che avevano rischiato insieme la vita era giusto che lo considerasse un proprio compagno di avventure. Un amico.
- Io e Stiles siamo amici - sussurrò piano. Gli piaceva il suono di quelle parole. Decise che da quel momento in poi sarebbe stato proprio così. Si sarebbe dimostrato un amico nel vero senso della parola. Non importa quanto sarebbe costato. Piacevolmente conscio di ciò, fece retro front e di corsa si diresse verso la stanza del suo nuovo amico. Perché è così che fanno gli amici: si supportano l'un l'altro.

Cadde a terra come quella fatidica sera. Il corpo avvolto in un sudario di insetti ronzanti che cercavano in tutti i modi di penetrare al suo interno sfruttando le naturali cavità corporee, ostruite però dalle mani del ragazzino. Stiles si dimenava come un forsennato tentando di usare i piedi per scacciare le entità malefiche. Inoltre aveva un disperato bisogno di respirare, ma non poteva permettersi in alcuna maniera di allentare la presa della mano sul naso per far passare aria. I polmoni ruggivano come forsennati chiedendo a gran voce l'ossigeno. A poco a poco le gambe arrestarono i loro inutili movimenti convulsi, poi l'istinto di sopravvivenza prevalé sulla razionalità e la mano si scostò.
Approfittando di quell'occasione d'oro, i piccoli animaletti si fecero strada nel corpo della loro preda, penetrando dentro di esso dal naso e in seguito dalla bocca e dalle orecchie.
Fuoco, ovunque. Tutte le mucose erano in fiamme. Bruciavano di dolore. Un grido atavico leggermente strozzato partì dalla bocca del piccolo Stilinski, il quale agitava le braccia nel vano tentativo di schiacciare quelle bestioline nere. Era un incubo. Lacrime corpose rigavano le guance, arrivando al mento e colando dal collo giù fino al petto ansimante. Stiles pensò che stesse per morire e fu proprio questo pensiero a dargli la forza necessaria per voltarsi con la faccia a terra reggendosi sulle braccia.
Avrebbe voluto ancora gridare aiuto, ma non ne aveva la forza, per di più uno sciame infinito di mosche gli ostruiva pericolosamente le vie respiratorie.
Improvvisamente un lampo dorato informe riuscì a superare la spessa barriera umida catturando la sua attenzione. La luce dorata si avvicinava sempre di più fino a quando il bambino capì che non si trattava di un bagliore bensì di capelli. Lunghi capelli umani. Biondi come il grano. Sembrava una ragazza, ma non riusciva a vederla per bene. Una voce femminile sussurrò dolcemente parole di conforto. Per un breve attimo Stiles sembrò riconoscerla. Flash di eventi passati lo colpirono. Sapeva che lei lo avrebbe aiutato. Tese la mano destra verso di lei, esattamente come si fa quando si prova ad afferrare un miraggio, e mosse i piedi cercando di annullare la distanza.
Un passo, due e poi tre. Era ai suoi piedi.
La ragazza si accovacciò verso di lui, lo afferrò per lei guance portandoselo al petto e abbracciandolo forte come se volesse fondersi con lui.
- Sono qui, tranquillo! - bisbigliò - Credimi: non lascerò che ti facciano del male! Ma adesso devi svegliarti, Stiles. Devi svegliarti! -
Aprì gli occhi di scatto. Tutto era sparito. L'incubo, le mosche, la foresta, i suoi sei anni e, a malincuore, perfino la ragazza bionda. Pareti bianche arredate di macchinari lo circondavano e l'odore di disinfettante lo avvolse come una coperta.
Si trovava in ospedale.
_____________________

NOTE dell'AUTORE
Innanzitutto: Buon Settembre a tutti carissimi e che la scuola non sia troppo severa con voi miei adorati lettori!!!
Chiedo scusa tutti per avervi fatto aspettare così a lungo, ma con l'inizio di settembre ha colpito perfino me e quindi sono stato parecchio impegnato. Spero che questo capitolo vi soddisfi dell'attesa! Si lo so che stato piuttosto traumatizzante con tutti quegli insetti eccetera, ma ehi stiamo parlando di un incubo, non di una scampagnata!!! Ad ogni modo vi sarò eternamente grato se posterete qualche vostro commento personale (e non risparmiatevi a sottolineare errori di grammatica o simili, perché non finirò mai di averne bisogno!!!).
Cosa posso dirvi in questo momento non saprei, se non che ho adorato descrivere i pensieri del nostro Sourwolf preferito (STILES: Che carino, mi ha fatto la guardia XD!!!! Ma allora gli piaccio!!!), nonché creare quel momento di leggero imbarazzo tra uno Scott seminudo (e ho detto tutto!!!) ed un Chace piuttosto libertino (SCOTT: Ora che ci penso mi sorge un dubbio: ma la sera in cui abbiamo ritrovato Stiles, non indossavo dei boxer differenti?!).
Come avrete già capito, il titolo altri non è che un omaggio a "Le avventure di Alice nel paese delle meraviglie" del reverendo Charles Lutwidge Dodgson. Mi sembrava fosse appropriato da momento che il capitolo contiene scene che si svolgono nella dimensione onirica di Stiles, non trovate? Inoltre l'icona sotto il titolo è la rappresentazione simbolica del caos, perfetta allusione alla mente momentaneamente caotica del nostro personaggio preferito.
Infine prima che mi dimentichi, eccovi il link di un Tyer Posey da piccolo (non è adorabile???)!!! Purtroppo sul web non c'è nulla che ritragga il nostro beneamato Dylan nelle stesse condizioni.
Auguro una buona giornata a tutti e un in bocca a lupo per quanti di voi sono alle prese con un nuovo anno scolastico, detto ciò ci vediamo al prossimo capitolo!!! Ciao!!!

 

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Capitolo 4
*** Un oscuro risveglio pt.1 ***


 
CAPITOLO 4 - UN OSCURO RISVEGLIO (Parte 1)
 
 
BEACON HILLS HOSPITAL ore 08:55
- Devi svegliarti Stiles. Devi svegliarti! -
Gli occhi si aprirono di scatto liberandosi dall'incubo tutti d'un tratto. Ogni cosa adesso era sparita. Niente più mosche così come pure i suoi sei anni e la riserva. Pareti bianche lo circondavano ed un lettino iperaccessoriato era sotto di lui o forse era lui ad essere sopra il lettino? Molto probabilmente quest'ultima. Infine l'odore di disinfettante tolse ogni dubbio sulla propria ubicazione. E lei non c'era. Lei che lo aveva liberato, era scomparsa come ogni altra cosa. Volatilizzata. Chi era? Un angelo? Aveva la forte impressione di conoscerla e al tempo stesso la consapevolezza di non averla mai vista. O forse no?
- Stiles? Stiles! - gridò di gioia l'ex sceriffo alzandosi dalla sedia per precipitarsi dal figlio. Si portò alla sua stessa altezza e gli prese il volto tra le grosse mani ruvide. Gli occhi risplendevano di luce - Il cielo sia ringraziato! - sussurrò nascondendo il viso sul petto del ragazzo. Il suo ragazzo. Il sangue del suo sangue. Il frutto del suo amore smisurato verso Claudia. L'unica cosa che conservasse ancora una traccia di lei. Stiles, reduce ancora di quel sogno angoscioso, respirava profondamente a grosse boccate tentando di riprendersi dallo shock. Poco dopo l'uomo, scosso da leggeri tremiti, sollevò la testa e fissò gli occhi nocciola del suo eterno bambino - Ti voglio bene, Stiles! Tanto bene - dichiarò tornando a stringerlo.
- Oh mio dio non posso crederci! - esclamò la voce di Scott proveniente dallo stipite della porta - Un attimo prima eri... e ora sei... - incapace di pronunciare altro, corse dal suo migliore amico al settimo cielo sommando il suo abbraccio a quello del signor Stilinski.
Chace, affiancato da Derek, guardò la scena soddisfatto di come erano andate le cose e, con una pacca incoraggiante, sospinse delicatamente dentro la stanza il rappresentante Hale per poi allontanarsi in cerca di un'infermiera, preferibilmente la signora McCall per cui nutriva un istintiva forma di rispetto.
- Cosa ti è successo? Come ti senti? Ti fa male qualcosa? Scusa troppe domande lo so, è che sono troppo contento. Mi sei mancato così tanto! - lo tartassò il moro.
A fatica il ragazzino poggiò le braccia attorno al collo del padre e dell'amico - Sto bene, penso sia tutto a posto... - assicurò.
- Mi fa davvero piacere sentirtelo dire, anche a me è mancata la tua presenza... intendo il tuo sarcasmo! - esclamò un impacciato Derek.
- Grazie amico - sorrise - Qualcuno può spiegarmi cosa ci faccio qui? -
L'ex alpha sentì qualcosa sciogliersi al suo interno. Un piacevole calore si irradiò dal petto fino al viso come mai era successo dai "tempi" di Jennifer. Quel ragazzino lo aveva ringraziato chiamandolo amico. Era la prima volta che lo sentiva pronunciare quella parola in maniera così sincera. Un piccolo sorriso gli curvò le labbra soddisfatto.
- Davvero non te lo ricordi? - domandò il padre.
- Sei praticamente scomparso per una settimana. Ti abbiamo cercato ovunque e poi ti abbiamo ritrovato addormentato sopra il Nemeton. Nudo - raccontò McCall notando la sua confusione.
Sono scomparso e per un'intera settimana, pensò il ragazzo, com'è possibile? Eh? Che ha detto del ritrovamento? - Nudo?! - disse allarmato. Tutti annuirono e questo lo portò ad arrossire violentemente stringendosi sulle spalle con fare difensivo. Si sentiva violato nell'intimo. Ma poi la domanda venne spontanea: una settimana è un sacco di tempo, cosa diamine ho fatto in quei sette giorni e perché non me lo ricordo?
Qualcuno bussò alla porta richiamando l'attenzione. Era un federale e non uno qualunque - Scusate, ma avrei bisogno di parlare qualche minuto con Stiles. Signor Hale, Scott potreste cortesemente uscire? - disse atono. Gli occhi del figlio iniettati di sangue puntati sulla sua figura.
- Mi dispiace agente, ma in questo momento il paziente non può assolutamente riceverla. Se fosse così gentile da ripassare in un'altra occasione... - sentenziò fredda l'infermiera McCall. Era arrivata appena in tempo e al suo seguito vi era Chace. Il padre di Scott rimase ammutolito, sembrava voler controbattere ma alla fine optò per il silenziò. Scott provò un'ammirazione senza pari verso la madre. Sentì il suo cuore battere emozionato alla vista di quella scena e non era il solo, perfino l'ex sceriffo le fu grado per quell'intervento. Il federale uscì dalla stanza e la donna rivolse un sorrisino compiaciuto al resto dei presenti.
- Bentornato Stiles! - lo accolse calorosamente.
 
- Questa è l'ultima volta che te lo ripeto ed informa tua madre da parte mia: tenete lontano il nostro privato da questa faccenda, ok? - disse l'agente infuriato.
- No, sono io che te lo ripeto per l'ultima volta: sparisci da questa città e non farti mai più rivedere! - fu l'avvertimento del figlio - Non ti fai sentire per anni e poi ti presenti qui di punto in bianco accusando ingiustamente i miei amici di aver commesso delle assurdità. Non hai alcun diritto di dare ordini! - la voce alterata iniziava a calamitare l'attenzione della gente presente nel corridoio dell'ospedale.
- Calmati un po' signorino, e non ti permettere mai più di parlare in questa maniera a tuo padre! - lo rimproverò puntandogli contro il dito.
- Non venirmi a parlare di rispetto, ho smesso di considerarti tale il giorno in cui te ne sei andato: hai una vaga idea di quello che abbiamo dovuto passare io e la mamma? - domandò acido. L'agente venne colpito da quelle parole, come avesse ricevuto uno schiaffo in pieno volto.
- Ehi Scott, non credo sia questo il momento - cercò di calmarlo Chace poggiandogli la mano sopra la spalla. Subito il calore del contatto si fece strada in lui serpeggiando fino alla testa. La rabbia scemò quasi di colpo sostituita da una sensazione di pace e tranquillità. Si voltò verso il ragazzo notando subito lo sguardo concentrato.
- Ha ragione - lo appoggiò Derek, poi diretto all'agente disse risoluto - Stiles è un bravo ragazzo, è del tutto impensabile quello che afferma! -
- Quando è così non ha nulla da temere! - ribatté il federale - E tanto per la cronaca sappi che me andrò una volta chiuso questo caso perciò vedete di non intralciarmi! - assicurò al figlio.
L'ex alpha gli lanciò uno sguardo di sfida, ma dentro di se era profondamente preoccupato. Come avrebbero potuto spiegare che gli omicidi erano collegati alla Blake e che la stessa risultava oramai introvabile? Nessuno sapeva che fine avesse fatto. Stiles sarebbe rimasto il principale sospettato ancora per molto. Bisognava pianificare qualcosa e alla svelta o i federali non se ne sarebbero mai andati dalla città. E con un nuovo mistero sovrannaturale incombente, la loro presenza avrebbe complicato tutto.
Doveva avvertire gli altri.
* * * 
BEACON HILLS HIGH SCHOOL ore 07:35
- Sei davvero sicuro di voler andare a scuola, oggi? - disse la voce di Scott rivolta al suo migliore amico.
Dopo il risveglio, Stiles era rimasto ancora un giorno in osservazione al Beacon Hills Hospital prima di essere dimesso, ma il ritorno a casa fu una vera tortura e tutto per colpa dell'interrogatorio inconcludente da parte dell'agente McCall. Il ragazzo non era riuscito a rispondere a nessuna delle domande poste dal federale e non perché difficoltose, ma semplicemente a causa della sua apparente amnesia. Non aveva alcuna memoria dei giorni trascorsi. I ricordi si interrompevano la sera in cui doveva presentarsi al Nemeton per il giuramento di iniziazione e riprendevano il loro corso dal preciso momento del suo risveglio in ospedale. Non riusciva a rammentare neppure le sensazioni provate in quel frangente. Solo una cosa era impressa nella sua testa. Marchiata a fuoco, indelebile. Una ragazza dai capelli biondi. A volte riusciva ad osservarla chiaramente, soprattutto quando scivolava nel sonno, ma appena desto tutti i particolari si volatilizzavano. Non aveva una pallida idea di chi fosse eppure, quando la sognava, sentiva di essere profondamente legato a lei.
- Assolutamente, se rimango ancora un po' a casa rischio di diventare matto! - esclamò il ragazzino.
- Come mai? - curiosò Isaac seduto sul seggiolino di dietro.
- La mia testa! - incolpò additandola - Ultimamente mi tira brutti scherzi... - sbuffò.
Ed era vero. Sia all'ospedale che in casa propria Stiles aveva subito vuoti di memoria della durata perfino di un'ora. Ad esempio dopo l'interrogatorio con i federali, tenutosi la mattina sul presto, si era ritrovato nella camera mortuaria senza sapere come esserci arrivato. Era stata l'infermiera McCall a ritrovarlo e a ricondurlo alla sua stanza dopo avergli comunicato che tutto lo staff del reparto lo stava cercando da ben dieci minuti e una volta in casa le cose non erano per nulla migliorate. La prima volta era rinvenuto nella vasca da bagno con il soffione aperto, mentre la seconda volta era tornato in se fuori nel giardino e aveva in mano un coltello da cucina sporco di terra. Dire che questi eventi lo avevano scosso era un eufemismo. Praticamente lo avevano sconvolto, perciò aveva deciso che era tempo di tornare a scuola tra le persone dove almeno era sicuro che i suoi amici potessero monitorarlo senza necessariamente rinunciare alla loro vita personale.
- Penso di capire cosa intenti, sai? - lo apostrofò il biondino guardando la strada stranito - Per la scuola solitamente si va a destra, ma se fai un'inversione a U e prosegui dritto il problema è risolto! - illustrò gesticolando.
Stiles fissò lo specchietto retrovisore con espressione dolente - Davvero? -
- Ah ah - annuirono entrambi i passeggeri.
E tra mille scuse e chiacchiere varie arrivarono infine all'istituto dove ad aspettarli, con un mega cartellone di bentornato stretto tra le mani, c'erano loro: il SUO branco. Allison, Cora e i gemelli in compagnia di Lydia e Danny. Tutti erano lì, per lui. In definitiva erano un gruppo abbastanza eterogeneo se ad essi si sommavano il resto degli Hale e i due fratelli emissari per adesso assenti nonché il trio che ancora transitava dentro la jeep wrangler appena parcheggiata.
- Non ci credo! - esclamò sorpreso spegnendo il motore - Avete fatto tutto questo per me? -
Non stava più nella pelle, dall'emozione.
- Ringrazia Lydia, è stata sua l'idea - lo informò la voce di Allison per abbracciarlo calorosamente.
- Non appena ha saputo che oggi saresti venuto, ci ha richiamati tutti nel cuore della notte! - continuò Danny.
Ad uno, ad uno tutti abbracciarono il ragazzino che sprizzava gioia da tutti i pori - Sinceramente, dovrei sparire più spesso - osservò abbracciando l'ennesimo amico.
- Ma falla finita! - lo colpi al braccio Cora.
- Ammettilo she wolf che ti sono mancato! - insinuò massaggiandosi il punto indolenzito.
Le guance della lupa arrossirono leggermente, ma ringraziò il cielo che nessuno in mezzo a quella mischia l'avesse notato.
 
- Tutte le volte che mi addormento è sempre la stessa ragazza - raccontò - Bionda, bella, rassicurante -
- È cosa succede quando la vedi? - chiese la signorina Morell.
Stiles si guardò attorno, era la terza volta che entrava nell'ufficio della consulente studentesca e ne era passato di tempo da quando vi aveva commentato la morte di Matt, lo psicopatico maestro del kanima, tuttavia l'ufficio era rimasto immutato da allora, a partire dai cartelloni pubblicitari anti-droga appesi alle pareti fino alla scrivania e al suo contenuto dietro cui sedeva la professoressa di francese dai lunghi capelli neri. Rispose di getto - Nulla! Mi sussurra solo di svegliarmi e che niente mi farà del male. Poi mi sveglio -
I due si guardarono in silenzio.
- Sicuro che sia tutto? - domandò la donna incoraggiante notando come l'altro si grattava il naso irrequieto. C'era evidentemente dell'altro.
Il ragazzino si torturò le dita come se cercasse di trattenere qualcosa, assottigliò le labbra e prendendo fiato ammise leggermente agitato - Non ricordo nulla dalla sera in cui mi stavo recando al Nemeton - il dottor Deaton aveva espressamente ordinato di tacere riguardo alle sue intenzioni per quella notte e lui era perfettamente d'accordo sul punto, tanto da aver mentito al padre di Scott adducendo come motivazione della sua uscita notturna una semplice scappatella verso la casa dei suoi amici. Il fatto era che non ricordava effettivamente cosa fosse accaduto dal momento in cui la sua persona aveva attraversato i confini della riserva - Tutto si spegne davanti al cartello indicativo della riserva - concluse.
- Stato di fuga -
- Ma da cosa sarei dovuto fuggire? -
- Non lo so, dimmelo tu -
- Questa conversazione è inutile - si arrese sbuffando.
- Dici? Parlami di nuovo della ragazza - riprese il discorso. I suoi occhi sembravano penetrare nell'anima superando qualunque barriera esistente.
- Le ho gia detto tutto quello che so - sembrava quasi esasperato.
- O che pensi di sapere... - quell'insinuazione catturò la sua attenzione.
- Cosa intende dire? -
Ora la faccenda si faceva più complessa. Quelle parole aveva stravolto tutto.
- Si chiama sindrome di Stoccolma, in parole semplici si verifica quando la vittima instaura un relazione di fiducia verso i suoi rapitori - spiegò.
- Sta per caso insinuando che sia stato rapito? -
- Può darsi o forse no, il problema è che sei tu la chiave di lettura. Tutto viene tradotto tramite il "dizionario" della tua mente, ma se il dizionario fosse difettoso? Ci hai mai pensato? Sono successe molte cose in questa settimana: la ragazza nei tuoi sogni, l'amnesia, l'insolita fobia verso le mosche sono tutti effetti che ti porti dietro da quest'esperienza - fece notare.
- Cosa c'entrano le mosche? -
- Non saprei, ma ho notato che ti suscitano angoscia, soprattutto al momento del contatto, e al massimo penso che in quest'ufficio ce ne siano due o tre - commentò.
Il ragazzino rimase a bocca aperta. Con una semplice occhiata se ne era accorta. Si era accorta di quel particolare così insignificante, così minuscolo. Come aveva fatto? Aveva di certo una capacità di attenzione piuttosto sviluppata. Sarebbe mai riuscita ad eguagliarla? Se mai fosse diventato un druido, avrebbe potuto acquisire una così grande sensibilità verso le persone? O forse si trattava solo di una spiccata dote innata?
- Il tuo comportamento mi fa capire che non eri all'oscuro di questo particolare, vero? - la donna si sporse dalla sedia avvicinandosi maggiormente al ragazzino - Sono qui per aiutarti Stiles! - assicurò - Non respingermi. So che c'è dell'altro -
- Mi chiedevo se esistesse un modo per correggere il "dizionario" - disse serio.
- A cosa stai pensando? - domandò sorridendo appena dei progressi fatti.
- Ipnosi -
La risposta la spiazzò del tutto cogliendola di sorpresa. Il sorriso comprensivo scomparve immediatamente dalle sue labbra. Però, pensò tra se, questo ragazzino ne ha di fegato. Dentro al suo cuore non poté fare a meno di essere leggermente soddisfatta di quel potenziale emissario che Stiles stava mostrando di essere.
 
Scott stava entrando nella mensa quando Cora lo afferrò saldamente impedendoglielo, ma l'enorme dislivello di potere esistente tra i due la costrinse a desistere e ad usare la voce come un comune essere umano - Sai niente di una ragazza bionda? - domandò con poco tatto. Il ragazzo la guardò interrogativo - Allora? - ripeté spalancando ulteriormente gli occhi.
- L'unica ragazza bionda che conoscevo, ora giace sotto tre metri di terra rinchiusa in una bara di legno - rispose l'alpha tetro.
Afferrando l'allusione, la beta abbassò gli occhi, ma solo per un attimo - Allora a chi pensi possa riferirsi Stiles quando parla di una salvatrice? - indagò.
- Cosa fa Stiles? -
- Il tuo amichetto si trova si trova nell'ufficio della consulente scolastica e indovina un po' chi vuole sottoporsi ad una seduta ipnotica per correggere il proprio "dizionario"? - replicò sarcasticamente.
La faccia del ragazzo divenne irrequieta - Hai origliato la conversazione? -
- Certo! - affermò.
- Sai, esiste una cosa chiamata privacy, mai sentito parlarne? - rimproverò. La giovane Hale lo guardò come per dire "sul serio?" - E poi, cosa ti fa pensare che io ne sappia più di te? -
- Non è ovvio? -
I due si voltarono all'unisono verso il tavolo sotto la finestra attorno cui sedevano tutti i loro amici e si concentrarono in particolare sopra uno di essi, appena arrivato, la cui risata sovrastava ora tutte le altre voci. Nello stesso momento arrivarono alla medesima conclusione - Urge maggiore chiarezza - per poi guardarsi negli occhi sorpresi della sincronicità non programmata.
 
BEACON HILLS ANIMAL CLINIC ore 13:40
Le mani di Chace picchiettavano nervosamente sul pianale di lavoro pieno di strumenti inquietanti. Era evidente che il ragazzo stava ragionando silenziosamente, tentando di far quadrare qualcosa che sembrava non avere senso. Accanto a lui, Alan continuava ad eseguire le varie mansioni del suo lavoro - Ci sono cose che non tornano - sbuffò poco dopo il ragazzo.
- A che ti riferisci? - domandò il veterinario.
- Ho fatto un salto all'obitorio l'altro ieri, mentre accompagnavo il tuo pupillo in ospedale, ma ovviamente il cadavere era gia stato spostato a Seattle e riconsegnato ai familiari per il funerale. Così mi sono rivolto all'infermiera McCall e, grazie a lei, sono riuscito a mettere le mani sopra il referto dell'autopsia. Tuttavia le analisi sono... non so nemmeno come definirle. Senti un po' qua - dal piccolo zainetto nero depositato tra gli effetti personali estrasse una cartella contenente alcuni fogli stampati ricoperti di scarabocchi scritti a penna. Seguì il veterinario nella stanza piena di gabbie occupate da gatti variopinti e dopo piccole attenzioni rivolte ai magnifici felini rinchiusi tornò sul discorso principale leggendo piccoli estratti del documento - "Il soggetto presenta, soprattutto nelle mucose delle principali vie aeree, numerose tracce corporee di ditteri branchiceri appartenenti alla specie della Stomoxys calcitrans..." umh umh "residui di setole, zampe o antenne si protraggono lungo tutto l'esofago fino ad arrivare alle pareti dello stomaco e dell'intestino tenue..." e poi ancora - sfogliò il blocchetto andando a qualche pagina addietro - "L'esame condotto dimostra che il decesso è avvenuto approssimativamente intorno alle trentadue ore dal ritrovamento" bla bla bla, questo è interessante "Il soggetto dimostra accumuli di acido lattico agli arti inferiori indice di attività fisica..." insomma prima di morire la donna ha corso parecchio "... ed escoriazioni dislocate presso polsi e caviglie..." in parole povere l'hanno tenuta legata. A parte queste due informazioni: cosa ne pensi? -
Il veterinario si voltò per brevi istanti prima di continuare le sue operazioni - Dunque a parte che deve aver contratto il carbonchio non saprei proprio che dire -
- Ma è proprio questo il punto e no, non mi riferisco al carbonchio! Sembra proprio che quella donna abbia respirato una bella boccata di mosche il che perdonami, suona piuttosto strano! - esclamò.
- Tu dici? - osservò fermandosi - Abbiamo un cadavere deceduto più o meno da un giorno è mezzo, di conseguenza in pieno processo di decomposizione. Per di più ha trascorso come minimo una notte in una foresta. Non ci trovo nulla di particolarmente rilevante in questo, anzi, a mio avviso sarebbe stato inusuale il contrario - fece notare.
- Bingo, sapevo che l'avresti detto! - sembrava vagamente eccitato.
- Non capisco - ammise il dottore.
- Insomma hai appena confermato che l'assenza di quelle componenti sarebbero state insolito, mi chiedo dunque perché annoverarle tra le principali caratteristiche dell'esame. Non pensi che forse avrebbe potuto essere tralasciato come particolare? - il veterinario sembrò colpito da quell'affermazione - Se l'hanno incluso nel referto deve esserci un motivo che mi sfugge, inoltre se diamo un'occhiata al quadro più ampio cosa vedi? -
- Ho idea che conosci già la risposta -
- Te lo dico io: abbiamo una donna scomparsa che da Washington viene poi ritrovata qui, in California, morta da quasi due giorni ed ecco che subito dopo scompare un liceale. Ciliegina sulla torta il ragazzino viene ritrovato ancora vivo e vegeto dopo una settimana mentre dorme sopra un sito di potere appena risvegliato, inoltre dai dati della polizia si evince che i due individui coinvolti abbiano avuto per lo meno un breve momento di contatto. Ho tralasciato qualcosa? -
- Eh bien Hastings! - esclamò Deaton.
- No, sul serio Poirot, qual è il nesso? - la voce del grigori era supplichevole come se pensasse che ponendo quella domanda la risposta sarebbe piovuta giù dal cielo. Si mise le mani nei capelli ciondolando a destra e a sinistra.
- Non pensi di aver tralasciato qual cosa? - fece riflettere l'amico.
- Cosa? Cos'è che ho tralasciato? - era impaziente.
- Stiles - il nome venne pronunciato con spiccata naturalezza, come fosse ovvio. Chace era confuso - Il ragazzino deve pur sapere qualcosa, hai provato a parlarci? -
Con espressione quasi annoiata disse ad alta voce ciò che pensava - Inutile. Ci ha gia pensato la polizia e tutto ciò che sono riusciti a cavarci è che il principale indiziato soffre di amnesia -
- E quando mai ciò ha fermato una strega? -
Un piccolo campanello d'allarme risuonò nella testa del giovane moro e subito dopo, come un effetto domino, ecco che la lampadina s'illuminò - Oh mia dea, hai ragione! Anche se non riesce ad estrarli i ricordi rimangono pur sempre nella sua testa! Sei un genio Alan, davvero - con movimenti frenetici mise a posto la cartella e infilandosi lo zaino sulla spalla corse verso l'uscita - Ti devo un favore amico! - urlò mentre si congedava.
- Elementare Watson - rispose il veterinario rimanendo completamente da solo.
 
BEACON HILLS HIGH SCHOOL ore 14:25
Il campo brulicava di giocatori e il coach Finstock armato di immancabile fischietto contava uno ad uno tutti i giocatori cercando tra i titolari il numero che aveva sostituito con Greenberg. Quando lo vide, gli si avvicinò con passo deciso ed espressione seria - Stilinski! - chiamò a gran voce. Il ragazzo si voltò subito verso di lui - Devo sapere se puoi giocare - chiarì reggendo in mano un blocchetto.
- Ci rimetterei il posto tra i titolari se le dicessi di no? -
- Ho bisogno di un giocatore efficiente per la stagione - gli disse - Pensi di sapermi accontentare o preferisci che Greenberg ti sostituisca mentre tu te ne ritorni alla tua amata panchina? - domandò infine indicandogli il posto a sedere poco distante.
Stiles guardò la tavola di legno posto in orizzontale. Si ricordò di come fino a metà dello scorso anno vi fosse rimasto seduto sopra in attesa della sua rivalsa, ma quelli erano altri tempi - Vuole una risposta immediata? -
- Ti darò solo un'altra possibilità, dato che non ti sei allenato per tutta questa settimana rimarrai in panchina fino alla prossima partita, ma poi dovrai darci dentro ragazzo o sei fuori, chiaro? - propose l'allenatore.
- Signorsì, signore! - rispose il giocatore facendo il saluto militare.
- Va' a sederti - lo apostrofò l'altro con faccia disgustata.
Il ragazzino andò a sedersi in panchina dove notò che Cora lo aspettava quatta quatta - Allora? - chiese alla ragazza.
- Cosa? - rispose lei.
- Non m'illudo certo la mia conversazione con la Morell sia rimasta riservata, perciò se hai qualcosa da dire dillo. Tanto lo so che muori dalla voglia di farlo - disse - Vi si legge in faccia a voi Hale! - commentò.
Quella frase sorprese parecchio la lupa. In parole povere lui sapeva che lei sapeva. O meglio, molto probabilmente non sapeva ciò che aveva sentito, ma il punto era che sapeva di essere stato origliato e non sembrava infastidito da quella mancanza di privacy. Semmai sembrava stesse raccogliendo pareri altrui e Cora intuì subito a chi poteva essersi gia rivolto per un consiglio. Guardò in campo e vide l'alpha fissarla mentre faceva spallucce per poi gesticolare come a suggerire di continuare la conversazione appena iniziata.
- Dunque... - iniziò - Stai chiedendo la mia opinione? -
- Hai bisogno che ti faccia un disegnino? - domandò ironico - Non ti sto chiedendo un opinione ti ho solo autorizzata a dire quello che pensi -
- Quello che penso... - ripeté la ragazza - Penso che non ti serva la mia opinione! - concluse concentrandosi sull'allenamento.
 
- Ciao, tu devi essere Stiles vero? - provò a indovinare qualcuno spezzando il vociare dei giocatori.
Sentendosi chiamare, il giovane Stilinski si voltò verso l'origine del suono. Un ragazzo poco più grande di lui gli si sedette accanto. Aveva un sorriso caldo e amichevole esattamente come la voce che lo mise immediatamente a suo agio - In carne ed ossa! - esclamò.
- Chace, piacere! - si presentò tendendo la mano che venne subito stretta in una morsa decisa - Non penso che ti ricordi, ma ci siamo intravisti in ospedale mentre accompagnavo il tuo amico Scott - raccontò.
- Oh, certo tu sei lo stregone - disse entusiasta - No, giusto strega - rettificò all'istante - Scott mi ha parlato di te, dice che è grazie al tuo aiuto se mi hanno ritrovato, mi ha detto che hai usato un incantesimo per farlo. Un incantesimo di tracciamento per la precisione. Che forza, non vedevo proprio l'ora di conoscerti! - iniziò a parlare a ruota libera mentre l'altro sempre sorridendo gli faceva cenno di moderare il volume - Sai, quando ero piccolo di solito i miei mi vestivano da mago per la notte di Halloween e sono sicuro non c'entra assolutamente niente con te, ma deve essere comunque emozionante saper fare quello che fai... -
- Gli incantesimi? Si possiamo definirli emozionanti - l'esuberanza di quel ragazzino lo colpì piacevolmente. Traboccava vitalità da tutti i pori.
- E tutta questa storia dei Grigori? Mio dio è fenomenale - continuò mentre teneva stretta la mano del ragazzo nella sua - Parlo troppo vero? Gia me lo dicono in tanti, comunque anche per me è un piacere conoscerti - si zittì.
- Lo avevo capito! - ammise scherzosamente - E fammi indovinare, il tuo amico si vestiva da lupo mannaro per Halloween, dico bene? - i due si misero a ridere di gusto come amici di vecchia data - Sai, sono perfettamente consapevole che non ci conosciamo è che forse sarò un po' azzardato da parte mia, ma mi chiedevo se potessi aiutarmi nel caso a cui sto lavorando - propose leggermente insicuro, temendo un rifiuto.
- Assolutamente, dimmi cosa posso fare - accettò prontamente.
Chace tirò un sospiro di sollievo. Era contento che l'atro avesse accettato così su due piedi - Ti chiedo di perdonare la mia mancanza di tatto nel rievocare quella brutta esperienza, ma avrei proprio bisogno di sapere cosa è successo esattamente la notte in cui sei scomparso -
Tutto l'entusiasmo di Stiles e gli scenari fantasy che si erano materializzati nella sua folle testa scemarono di colpo quando capì la natura della richiesta - Mi piacerebbe davvero tanto poterti assecondare, credimi - disse triste e sconsolato - Ma non ricordo nulla di quella sera e nemmeno dei giorni seguenti se proprio ti preme. Non sai cosa darei pur di riuscire a rammentare anche solo qualche piccolo frammento -
- Capisco, ti senti come se ti avessero portato via una parte di te - annuì comprensivo.
- Già, hai fatto centro amico! Ma se ti va puoi assistere alla seduta - propose riacquistando le speranze.
Chace fece una faccia strana - Seduta? -
- Sì! Ho chiesto alla signorina Morell poche ore fa di sottopormi ad una seduta di ipnosi così da riportare a galla la memoria persa - raccontò di nuovo allegro ed esultante in vista di ciò che sarebbe accaduto da li a poco - La incontrerò dopo l'allenamento e Scott mi accompagnerà. Se vuoi puoi unirti, non ho problemi - affermò.
- Oh, ipnosi! Beh dovevo aspettarmelo, ma se ci fosse un metodo alternativo un po' più "emozionante" - fece leva sulla parola emozionante.
Stiles ci rimase secco - Vuoi dire... alludi ad un... -
- Incantesimo - completò la frase la strega.
- D'accordo! - trillò al settimo cielo il figlio dell'ex sceriffo - Fantastico. Quando iniziamo? -
- Dopo l'allenamento -
 
BEACON HILLS PRESERVE ore 17:12
Illuminato dai fari della jeep, il cartello che delimitava l'area boschiva appariva spettrale e minaccioso. Tale e quale alla bocca dell'inferno vista da Dante al principio del suo viaggio nell'aldilà. Stiles non stava più nella pelle e non tanto per il fatto che avrebbe recuperato una settimana della sua esistenza persa nell'oblio, bensì per la maniera in cui l'avrebbe recuperata: stava per assistere ad una vera strega che si mette all'opera. Uno spettacolo senza paragoni. O almeno era a questo che la sua testa pensava di assistere. Scese dalla macchina come un razzo. Gli occhi vispi non si perdevano un singolo fotogramma della serata. Fissò la vettura nera della Morell che si parcheggiava accanto alla sua e dalla quale emersero la donna seguita da Chace. Il ragazzo aveva un aria seria. Reggeva in mano il cellulare leggendo attentamente e ripetutamente qualcosa.
- Hey amico, cosa leggi d'interessante? - chiese febbricitante il giovane Stilinski.
- La procedura da effettuare - rispose.
Scott non era assolutamente entusiasta di quello che stavano per fare, a dire il vero nemmeno l'utilizzo dell'ipnosi lo allettava particolarmente, soprattutto dopo l'esperienza di quasi-morte di Isaac. Era contrario a quelle idee o forse solamente scettico. Non ci capiva molto in entrambi i campi e non voleva che il suo migliore amico si cacciasse in altri guai, ma ricordando come fosse stato l'intervento mistico della strega a riportarlo da lui decise di fidarsi nuovamente anche se non troppo - In che senso le istruzioni? - domandò dando voce alla sua preoccupazione.
- La mia microSD contiene un PDF del BoS di famiglia - raccontò un po' in sovrappensiero.
- Bos?! Cos'è un bos? - si fece strada la voce di Stiles.
- Book of Shadow ovvero un Libro delle Ombre. È una sorta di diario o almanacco nella quale viene archiviato il sapere magico - spiegò prontamente la donna così da dare tempo al ragazzo di esaminare qualunque cosa stesse leggendo.
- In pratica un grimorio - semplificò Stiles.
- Esattamente - rispose la donna - Originariamente erano diari cartacei tramandati di generazione in generazione, ma con l'avvento della moderna tecnologia non è insolito che le streghe preferiscano mantenere al sicuro l'originale e optare per una copia digitale facilmente accedibile nonché distruggibile - continuò.
- Un po' come il bestiario degli Argent - rammentò l'alpha - Ma perché distruggibile? -
- Come puoi immaginare il sapere è fonte di potere, come per ogni cosa, perciò la quantità di informazioni contenute in un libro delle ombre diventano un mezzo che contraddistingue il prestigio delle varie famiglie di streghe. Più il tuo libro è fornito in materia di stregoneria, maggiore sarà la tua reputazione all'interno del nostro mondo, ma se cresce la tua reputazione sta pur certo che sale anche il numero di persone che vuole sottrarti la fonte del tuo potere - raccontò Chace destandosi dal suo telefono - Sopratutto se sei un Grigori o un Irin, devi fare particolarmente attenzione in quanto il tuo "grimorio" rientra nella categoria dei più ambiti - raccontò.
- Quindi se leggessi dal tuo libro, conterebbe come una mancanza di rispetto? - chiese Stiles curioso.
- Sì, a meno che non sia io a concederti il permesso! - esclamò con tutta la naturalezza possibile.
- Un ultima domanda: cos'è un Irin? - continuò il ragazzino emozionato. Sembrava un bambino di cinque anni nel giorno del suo compleanno.
- È un titolo che riserviamo ai membri del Concilio che se proprio ci tieni a saperlo è composto da ventiquattro streghe tra le più sagge - illustrò.
- Quando parli di streghe non ti riferisci a sole donne, vero? -
Senza volerlo la conversazione somigliava ora ad una sorta di botta e risposta. Divertito da quella piega Chace annuì vigorosamente - Un giorno ti illuminerò in merito alla nostra completa gerarchia e i movimenti all'interno di essa. Ci sono molte aspetti che potrebbero affascinarti come ad esempio l'ordine degli Anziani o il concetto di congrega insito nelle Cerchie o nelle Triadi, ma ogni cosa a suo tempo! - promise bonariamente.
Quella frase segnò la serata. Tutti compresero che era arrivato il momento per cui si trovavano in là. Odore di misticismo si diffuse piacevolmente nell'aria mischiandosi a quello del sottobosco, producendo così una fragranza particolare che s'intonava perfettamente col profumo fresco e travolgente della strega. Scott si sentì vagamente stordito dal suo olfatto, ma finalmente comprese la verità. Quell'odore era potere. Potere magico e a giudicare dall'intensità che percepiva doveva essere un grande potere. Molto più grande di quello che accompagnava un alpha. Provò timore nei confronti di Chace, ma non paura e nemmeno terrore. Solo timore, il che equivaleva un po' come a dire sottomissione. Quel ragazzo trasudava da ogni singolo poro, una fonte immensa di potere da far accapponare la pelle come elettricità statica. Chissà se anche gli altri possono sentirlo, si ritrovò a pensare.
- Bene Stiles, mostrami il luogo del tuo ultimo ricordo - ordinò cambiando espressione in favore di una più seria.
Il giovane Stilinski si guardò attorno riflettendo. Il silenzio imperava assoluto rendendo facilmente distinguibili il suono dei respiri ansiosi.
- Qui! - sentenziò sistemandosi in un punto alla sinistra del cartello.
- Sicuro? - domandò Chace.
- Assolutamente - assicurò.
- Voglio che tu sappia quello che stiamo facendo - iniziò fissandolo dritto negli occhi - L'incantesimo che stiamo per operare ci permetterà di accedere ai registri Akashi. In questa dimensione, a metà tra il piano astrale e mentale, sono contenuti tutti i pensieri e gli eventi che furono, che sono e che saranno, un po' come guardare attraverso una finestra che da nella storia. Questo è ciò che faremo. Attraverso questo rituale ci proietteremo nel tuo passato, solo come spettatori però e perciò incapaci di qualsiasi interferenza, tienilo bene a mente. Perché ciò funzioni bisogna che tu mantenga un contatto fisico con questo punto e nel frattempo rammentare fervidamente il tuo ultimo ricordo di quella sera. Questi fungeranno da connessione e catalizzeranno l'incantesimo quindi chiedo aiuto anche a voi - disse rivolgendosi agli altri due - Impedite che la sua mano si stacchi dal terreno! - poi tornò a fissare nuovamente il suo principale interlocutore - L'incantesimo si può interrompe in due modi: il primo spezzando la connessione ovvero interrompendo il contatto fisico e il secondo è semplicemente desiderandolo perciò sta attento a ciò che pensi. Ci sono domande? - concluse definitivamente.
Quel fiume di parole vorticò in maniera confusionario nella testa di Stiles il quale però scosse vigorosamente il capo.
- Bene, si comincia! -
I due ragazzi si sedettero a terra incrociando le gambe, l'uno di fronte a l'altro. Con una mano il giovane Stilinski toccò l'erba sotto di lui affondando le dita nel terreno mentre l'altra mano, con la manica tirata fino al gomito, stringeva il braccio nudo e muscoloso della strega la quale ricambiava il gesto. Chace prese fiato - Pronto? - domandò. Nel pieno della concentrazione Stiles annuì lievemente mentre Scott si sistemava dietro di lui. L'aura di potere si condensò maggiormente crepitando nell'aria, ma nessuno oltre all'alpha avvertì quel mutamento ambientale. Marin prese posto in disparte osservando il tutto attentamente, poi Chace focalizzò l'energia magica - Corpore intin, comsera en praterum. Corpore intin, comsera en praterum. Corpore intin, comsera en praterum - ripeté piano come fosse un mantra.
Pian piano gli occhi dei due ragazzi coinvolti nella procedura iniziarono ad appesantirsi fino a quando non riuscirono più a tenerli aperti. Infine caddero in una profonda trance e le proprie teste ciondolarono di fronte a loro.
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NOTE dell'AUTORE
Ciao a tutti voi miei cari lettori!!! Ottobre è gia arrivato: questo significa che a gennaio mancano meno di tre mesi. Sono letteralmente in fibrillazione!!!!!! Non vedo l'ora di ammirare nuovamente il mio cast preferito (soprattutto il mio amatissimo Peter, Derek, Isaac, Stiles, Scott ecc...)
Faccio ammenda per il ritardo pazzesco con cui ho pubblicato questo capitolo purtroppo però non ho più la connessione ad internet e quindi devo trovare punti di accesso alla rete di fortuna, di conseguenza non so dire con precisione quando aggiornerò il continuo, ma non temete mie prodi amanti della lettura: sfornerò al più presto il seguito della narrazione!
Che dire siamo gia a buon punto per quanto riguardano gli eventi. Finalmente sapremo cosa è realmente accaduta quella fatidica notte in cui il nostro mitico personaggio è scomparso (STILES: Era ora non ne posso più di questa situazione. La curiosità mi uccide!!!)
Ancora una volta vi ricordo che noi "scrittori" (ehhhhhh che termine e-s-a-g-e-r-a-t-o!!!!!!) adoriamo le recensioni, le amiamo vorremo anche sposarle se solo fosse legale, praticamente viviamo di quelle!!!! Perciò recensite, commentate, giudicate, consigliate, spettegolate e non mancate di correggermi eventuali errori da voi trovati. Ringrazio davvero tanto coloro che lo hanno fatto nei capitoli precedenti e che continueranno a farlo in quelli a seguire. Un buon proseguimento del mese a tutti voi e che il conto alla rovescia verso Gennaio si azzeri presto, molto presto.
Alla prossima

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Capitolo 5
*** Un oscuro risveglio pt.2 ***


CAPITOLO 5 - UN OSCURO RISVEGLIO (Parte 2)


BEACON HILLS PRESERVE ore 17:35
L'ipnotico mantra fendeva l'aria come una spada perfettamente affilata, ma ancora nulla era accaduto a parte la sonnolenza che intorpidiva i loro corpi. Fitte tenebre erano calate come un sipario isolandoli dall'ambiente circostante, ma erano solo le palpebre che risentivano del rilassamento muscolare e nient'altro. Nulla che potesse essere definito magico. Solo calma e quiete assoluta fino a quando lo squillo di un cellulare risuonò a pochi millimetri. Il suono era persistente e nessuno si degnava di rispondere. Alla fine divenne impossibile mantenere la concentrazione.
- Porca miseria, qualcuno spenga quel maledetto aggeggio! - tuonò Stiles roso dalla rabbia.
Ma nessuno rispose perché nessuno poteva sentirlo.
C'era solo lui. E Chace. E Stiles che reggeva in mano il proprio telefono.
Poco ci mancò che perdesse i sensi - Ma che... - sussurrò appena.
Una mano gli toccò la spalla scuotendolo appena - Credo che ci siamo! - la voce tradiva un leggero entusiasmo nascosto sotto la coltre di apparente serietà.
Stiles stava ai piedi di se stesso e si guardava dal basso verso l'alto con la bocca spalancata. Il suo doppio invece fissava il cellulare squillante indeciso sul da farsi.
- Chi è? - domandò la strega curiosa mentre si tirava in piedi per osservare più da vicino la scena. Afferrò per la mano il suo compagno di viaggio e lo rimise in piedi accanto a lui e accanto allo Stiles di dodici giorni addietro. La bocca della foresta stava di fronte a loro, ma non ci badarono troppo. Gli sguardi erano rivolti al display e alla chiamata che ancora non era stata accettata. Ne rifiutata. Il nome del mittente era contrassegnato come "Papà". All'improvviso il proprietario fece cadere a terra l'oggetto che continuò a risuonare nel freddo silenzio della notte.
I due viaggiatori guardarono la scena sconcertati.
- Nessuna distrazione! - esclamò serio il proprietario dell'apparecchio, parlando a se stesso - Questo è il MIO momento! -
Stiles vide se stesso allontanarsi nella foresta con passo lento, ma deciso. Si avvicinò quindi allo strumento squillante cercando di afferrarlo per metterlo a tacere, ma i suoi tentativi si rivelarono inutili. Le sue mani circondavano il dispositivo, tuttavia sebbene schiacciasse il tasto di risposta numerose volte nulla accadeva - Te l'avevo detto - disse la voce di Chace - Noi siamo qui solo come osservatori: non ci è concessa alcuna interferenza con ciò che ci circonda. Tutto ciò che vedi è gia avvenuto, come una registrazione, e non possiamo alterarlo in alcun modo! Ora seguimi - lo invitò.
Pedinarono passo dopo passo l'ombra passata del giovane Stilinski che sembrava tremare vagamente e con tutte le probabilità ciò non era dettato dal freddo.
- Come ho potuto gettare via il telefono, è da pazzi! - si lamentò Stiles.
- Non ti sei ascoltato? - obiettò la strega - Non volevi alcuni distrazione che s'intromettesse col tuo momento, il che è perfettamente naturale se soffrì del complesso di Robin -
Infastidito il ragazzino si giustificò - Io non soffro del complesso di Robin! -
Sentendolo Chace si fermò e si voltò guardandolo di traverso - Ho visto le foto in camera di Scott, siete amici da così tanto tempo che forse nemmeno rammentate da quanto e credimi, so per esperienza personale quanto possa far male diventare l'ombra di qualcuno. È un duro colpo per la propria autostima, soprattutto se l'individuo in questione è una persona a cui si è particolarmente legati! - disse piano con lo sguardo perso nel tempo - Ma sta tranquillo, nessuno è qui per giudicare il tuo comportamento, fidati - assicurò.
Il ragazzo, di primo acchito colpito nell'anima da come quello sconosciuto lo aveva compreso istantaneamente, si sentì ancora più attratto da quella figura così saggia - Giusto, siamo qui solo per conoscere la verità - disse. Si sentiva a suo agio sebbene non conoscesse affatto il compagno che gli camminava affianco e, mentre seguiva tra gli alberi il sé passato, decise di azzardare di più - Così anche tu sei stato un "Robin"? - non voleva essere una vera e propria domanda, ma solo un osservazione così da poter avviare una conversazione, tuttavia l'intonazione non riuscì a rendere l'effetto desiderato.
- Non sono sempre stato un Grigori - sussurrò appena l'altro - Quando ero piccolo io e mio fratello eravamo molto uniti... - raccontò.
- E poi che è successo? - chiese.
- Semplicemente è cresciuto! - rispose - Sviluppò il dono e io mi trasformai nel fratellino appiccicoso - concluse infine - Per fortuna che esistono gli amici, yeah - si consolò. Tutta la saggezza che lo aveva avvolto fino a pochi istanti prima era svanita sostituita da una velo tristezza.
- Non sembri molto convinto -
- È una storia passata e non sono il tipo che piange sul latte versato - la voce dura come la roccia e fredda più del ghiaccio.
In silenzio camminarono per la foresta del tutto ignari che qualcosa alle loro spalle li stava seguendo. Ovvero, non stava tallonando esattamente loro. Il suo obbiettivo era infatti lo Stiles del proprio "tempo", tuttavia nessuno dei due viaggiatori percepì quella presenza estranea fino a quando il rumore di un ramo che si spezzava non riempì l'aria.
Tutti si bloccarono. Congelati sul posto. I cuori che martellavano come motori.
- Dottor Deaton? - chiamò l'ombra del ragazzino passato - E lei? - domandò guardandosi attorno.
Chace mise un braccio attorno alle spalle del suo accompagnatore - Credo che sia arrivato il momento tanto atteso - serio in volto e con occhi che frugavano nell'anima cercava di dare conforto all'amico con il contatto fisico - Te la senti di proseguire oltre? - chiese con vero interesse.
- Che domande! Ovvio che non sono pronto - sorrise incerto Stiles, molto preoccupato - Ma voglio sapere! -
La strega annuì.

Scott fissò il volto ciondolante dell'amico che, caduto in trance, si sporgeva in avanti come se stesse dormendo - Dici, che ha funzionato? - domandò irrequieto.
La donna li studiò per un attimo - Sì, credo proprio di sì -
- Quanto pensi che durerà? - continuò il ragazzino impaziente.
- Non ne ho proprio idea, credo che ci metteranno il tempo necessario - rispose placidamente Marin.
L'alpha era visibilmente agitato - Francamente tutta questa storia non mi convince, insomma registri akashi, trance... - sospirò.
- Sei stato per troppo tempo al fianco di Deucalion, non dirmi che ti ha contagiato? Solo perché non conosci qualcosa non significa che sia necessariamente pericolosa o del tutto priva di utilità! Devi cercare di allargare le tue vedute se vuoi sopravvivere in questo mondo - lo rimproverò l'emissaria - Druidi e Streghe ne sono consapevoli fin dalla notte dei tempi, è per questo che collaborano strettamente -
Collaborazione o no, Scott desiderava unicamente che il suo migliore amico rimanesse fuori di guai il più possibile. Da quando era riapparso, il neoalpha provava un forte senso di protezione verso di lui come mai ne aveva provato prima. Un istinto secondo solo allo stesso che aveva nutrito per diversi mesi verso la sua ex ragazza e che ancora continuava a provare. Scott amava Stiles. Lo amava come avrebbe amato un fratello se ne avesse avuto uno, e tutto il passato che suo padre aveva riportato a galla con il proprio ritorno, lo rese ancor meno incline a voler subire altre perdite. Letteralmente parlando, Scott era terrorizzato all'idea che Stiles potesse uscire dalla sua vita, e stiamo parlando dello stesso terrore che lo aveva attanagliato la notte in cui il darach aveva rapito sua madre.

L'ombra spirituale dello Stiles passato era tesa come come una corda di violino - Cos'è questa, una prova? Se è la fuori, signore, le chiedo di uscire allo scoperto a meno che non vuole avere sulla coscienza un ragazzino che muore d'infarto o forse ripensandoci desidera essere chiamato maestro fin da ora? - avvertì parlando con l'aria, la paura s'insinuò nella sua mente strisciando - E nessuno risponde, bene! Mi piace parlare da solo. No, non è vero stai solo facendo la figura dell'imbecille Stiles e tra poco qualcuno uscirà con una telecamera e riderà a crepapelle, vero - lo sproloquio isterico continuò fino a quando una figura si stagliò contro la pagliuzza luminosa di luna calante calamitando l'attenzione di tutti i presenti all'evento, sia regolari che no.
- Chi sei? - gridò preso ala sprovvista.
La figura stava ferma immobile. Il ragazzino avanzò di un passo con audacia - Chi sei? - la figura lo imitò silenzioso - O mamma... - imprecò sussurrando con la mano sulla fronte - Ti prego dì qualcosa, qualunque cosa - pregò sottovoce parlando con se stesso.
Inavvertitamente la figura sembrò udirlo - Non è tardi per passeggiare nella foresta? - la voce grave.
- Non è educato rispondere con un altra domanda. Ti ho chiesto chi sei - provò a fingersi spavaldo attingendo a quella riserva di coraggio che conservava per le occasioni speciali come ad esempio salvare una Lydia menomata da un inferocito alpha postconvalescenza, investire un kanima pluriassassino con la propria jeep oppure sacrificare la propria vita per quella di un povero padre vedovo in compagnia di altri due "simili".
Chace percepì il suo compagno piegarsi in due con lamento - Che succede? -
- Non saprei... una fitta... ma sto bene. Era solo passeggera - spiegò riprendendo fiato - Chi pensi che sia? -
- Non lo vedo bene è coperto dalla luna -
La figura camminò descrivendo una linea circolare, aggirò il suo interlocutore e poi si sistemò in maniera da non essere più controluce - Ti stavamo cercando - esordì uscendo allo scoperto - E finalmente ti abbiamo trovato -
La figura si rivelò essere una giovane donna non molto alta e con un aspetto non esattamente ordinario o normale per un comune essere umano. Gli occhi arrossati contrastavano sulla pelle pallida e cadaverica e labbra emaciate come quelle di uno zombie incorniciavano una bocca da cui fuoriusciva un alito fetido, di morte. Nel complesso la figura metteva estrema soggezione.
Le gambe di Stiles vacillarono a quella vista, ricacciando indietro la saliva e tentando di mantenere la calma, provò a distrarlo facendo domande tentando al tempo stesso di guadagnare tempo per elaborare un piano di fuga - Chi è che mi sta cercando? Il dottor Deaton? -
Additandosi per avvalorare le proprie parole la donna rispose piatta - NOI -
Era inquietante il modo in cui parlava, ma ancora di più era il suo modo di esprimersi.
- Che cosa intendi dire con "noi"? - balbettò appena.
- La nostra presenza, naturalmente - rispose continuando ad additarsi.
- Come vi chiamate? - curiosò ancora Stiles mentre un brivido glaciale corse lungo tutta la sua spina dorsale. "Lo sto veramente chiedendo?" pensò in cuor suo.
- Siamo soliti definirci Legione - si presentò finalmente.
- Beh, è stato un piacere conoscerla, cioè... conoscervi, ma il punto è che in questo momento avrei già un appuntamento perciò se non è troppo disturbo io non vorrei essere in ritardo... - iniziò a retrocedere spiegandosi facendo sorrisini nervosi.
- Fermo! - ordinò imperiosa la donna - Tu non vai da nessuna parte! - tuonò rabbiosa.
Quelle parole furono il tacito segnale della fuga. Non appena le sentì pronunciare, il ragazzino iniziò a scappare senza nemmeno voltarsi come se le gambe pensassero autonomamente.
Udì chiaramente la sconosciuta ridere di quel patetico tentativo - Così mi rendi tutto più emozionante! - la risata maligna echeggiò intorno dando nuova energia al fuggitivo - Ti prenderemo! - urlò infine. Detto ciò si diede all'inseguimento percorrendo lo spazio a grandi falcate.
I due viaggiatori allibiti li seguirono decisi a scoprire di più. Erano entrambi sbigottiti. Non aveva senso ciò a cui avevano assistito, ma un piccolo sospetto incupiva il volto del più grande, il quale ancor più preoccupato dava anima e corpo in quella folle corsa che aveva gia intuito come sarebbe finita. Se le sue supposizioni fossero state esatte allora Stiles era stato... non voleva proprio pensarci.
Continuò a correre freneticamente dietro le due ombre finché senti il compagno più indietro piegarsi in due gemendo come scosso da dolorose fitte addominali - Stiles, muoviti! Che fai? - lo incitò ad alta voce.
- Niente e solo un'altra fitta - rispose quest'ultimo con un filo di voce.
- Ti aiuto -
- No, sto bene, è passata, tranquillo! - lo rassicurò riprendendo l'inseguimento, ma il suo viso era stravolto. Standogli vicino, Chace lo spronò tirandoselo appresso con cautela, ma le fitte di Stiles aumentavano passo dopo passo come se più si avvicinassero alla verità più il suo corpo la rigettasse - Ma che ti succede? - domandò retorico.
- Amico quando lo scopro magari te lo dico... - fu la risposta - Ho la sensazione di aver appena concluso una maratona e la testa... - si lamentò - Sembra voler scoppiare da un momento all'altro... -
Dalla loro posizione sentirono che, più avanti, la fuga si era arrestata e che la strana donna stava parlando sebbene non compresero il messaggio. Impaziente di sapere Chace si scusò, mollò la presa e, lasciato il ragazzino a stendersi per terra, si diresse immediatamente verso la sorgente delle voci, ma la conversazione si era interrotta sostituita da suoni strozzati e gorgoglianti come di qualcuno che sta affogando.
Un gruppo di alberi ostruiva parzialmente la vista dell'accaduto, tuttavia man mano che il grigori si avvicinava la scena si rivelò nel suo completo e macabro splendore.
A Chace prese un colpo e poco ci manco che vomitasse. Si fermò di botto coprendosi la bocca spalancata con entrambe le mani. Ciò che stava vedendo era la personificazione dell'oscurità, la sua massima espressione.
Stiles era a terra con la schiena sollevata ed il volto a pochi centimetri da quello della donna inginocchiata e... dalla bocca della donna fuoriuscivano una miriade di moscerini, mosche e tafani, completamente neri, i quali s'infilarono nella cavità orale del povero ragazzino come se si stessero trasferendo da un ospite all'altro. Il basso ronzio di migliaia di ali che sbattevano confusamente colmava l'aria di una bassa melodia inquietante.
Lo sciame ci mise una manciata di minuti prima di concludere la migrazione.
- Bello, non è vero? - domandò improvvisamente una voce grave alle spalle della strega spaventandola.
Chace si voltò lentamente guardando Stiles, non più dolorante, in piedi con una luce pericolosa negli occhi - Legione? - domandò timidamente con un filo di voce.
Il ragazzino sorrise macabramente mentre le pupille dei suoi occhi si dilatavano fino a coprire totalmente le iridi color nocciola chiaro - Dimmi qualcosa che non so! - lo sfidò. L'espressione da pazzo sul viso rendeva tutta quella situazione estremamente terrificante.
Facendo ricorso a tutto il potere che albergava dentro di se, per pochi attimi Chace sopraffece la volontà del suo interlocutore imponendosi di uscire da quella dimensione e fu quello che fortunatamente accadde. Una calda luce bianca li avvolse facendo svanire tutto il resto.

I due ragazzi in trance cominciarono a risvegliarsi dal loro sonno ipnotico con grande entusiasmo da parte dell'alpha, il quale tutto contento esclamò - Finalmente, era ora! Avete idea di quanto tempo siete stati lì dentro? - domandò sorridendo mentre afferrava l'amico per un braccio così da sollevarlo in piedi.
Chace, intanto, ripresosi dall'intontimento iniziale quasi istantaneamente, notò l'espressione pericolosa negli occhi ghignanti di Stiles e, rammentando ciò che era accaduto all'interno dei registri, senza nemmeno pensare alle possibili conseguenze gridò a pieni pomoni - Scott allontanati! -
Il resto accadde tutto fin troppo velocemente.
Una mano chiara afferrò saldamente il lupo per la collottola drizzandolo in alto con forza disumana, lasciandolo con i piedi penzoloni ed una espressione atterrita sul viso, per poi scaraventarlo immediatamente via, il più lontano possibile facendogli compiere un volo di dieci metri interrotto unicamente dalla presenza di un tronco d'albero dall'aspetto secolare nonché piuttosto ramoso. A questo punto l'attenzione di Stiles si focalizzò sulla consulente studentesca la quale, intimorita dalla piega inaspettata che avevano preso gli eventi, era caduta a terra inciampando su di una radice dopo essere indietreggiata nel tentativo di allontanarsi dal ragazzino il quale adesso la sovrastava. Ma la strega si era prontamente frapposta tra i due reggendo in mano un piccolo oggetto trasparente agganciato all'estremità della catenella fissata ad uno dei passanti dei suoi jeans. Inaspettatamente, alla vista di quell'oggetto il giovane Stilinski si ritrasse quasi terrorizzato. Ciò diede all'altro il tempo necessario a pronunciare alcune parole veloci, il cui effetto invisibile portarono l'aggressore alla fuga confondendosi sempre più tra la vegetazione a mano a mano che si addentrava nella riserva, fino a quando non scomparve completamente dalla circolazione.

Scott strinse i denti così forte da spezzarsi quasi la mascella dallo sforzo quando Marin gli sfilò il ramo secco che gli si era conficcato nel corpo trapassandolo da parte a parte, tuttavia non appena la carne viva entrò in contatto con l'aria non riuscì a trattenersi ed un grido disumano saturò il circondario. Fortunatamente per la donna, le mani dell'alpha erano serrati nella morsa d'acciaio della strega il quale tempestivamente aveva provveduto a poggiare il proprio palmo sopra il fianco agonizzante del lupo incrementandone i poteri rigenerativi mormorando a bassa voce una vecchia sequenza di litanie guaritive - Kruciatum non sentis, Celeriter kontagionem domo, Propugnakkulum et Risano. Kruciatum non sentis, Celeriter kontagionem domo, Propugnakkulum et Risano... - il primo di essi era utilizzato per diminuire la percezione del dolore, il secondo permetteva di combattere le possibili infezioni mentre gli ultimi due servivano rispettivamente per aumentare le difese immunitarie e stimolare la rigenerazione cellulare di una qualsiasi parte anatomica.
Quando capì di essere arrivato al punto in cui i poteri del mutaforma potevano benissimo operare da soli, si staccò dal gruppo ed estratto il cellulare dalla tasca avviò una chiamata. I movimenti del suo corpo dapprima nervosi e scattanti tornarono di colpo fluidi e ben calcolati. Il volto risoluto di un guerriero pronto alla battaglia - Alan, abbiamo un problema - sentenziò - Ascolta attentamente quello che ti dico... - per poi sciorinarsi in dettagli piuttosto articolati.
Poco più in là, uno Scott confuso e frastornato dal dolore sussurrò debolmente all'emissaria - Ma che è successo? -
- Non ne sono sicura, è una cosa di cui ho sempre e solo sentito parlare -
Aguzzando l'udito, il ragazzo percepì l'altro dettare a qualcuno delle misure di sicurezza nei confronti del signor Stilinski per poi fissare urgentemente un'incontro che si sarebbe tenuto da lì a un'ora. Gli eventi stavano precipitando. Percepì a pelle che stava succedendo qualcosa molto più grande di lui e che oramai, volente o nolente, vi era immischiato dentro fino al collo. L'unico problema? Non aveva la minima idea di che cosa avrebbe affrontato.


BEACON HILLS ANIMAL CLINIC ore 19:05
Era proprio incredibile, ma quella sera il branco al gran completo era riunito sotto lo stesso tetto. Quindici persone tutte stipate dentro la piccola clinica veterinaria. Vagamente atterrito, Scott notò che la stanza in cui erano stati tutti riuniti era la stessa in cui circa due settimane prima sia lui che Stiles ed Allison erano stati sacrificati in nome di un affetto superiore. E, triste a dirsi, a quanto pare se adesso si trovava di nuovo lì era anche a causa di quella scelta. Analizzando la situazione, vide che l'ex sceriffo (occhi vacui ed espressione assente) era l'unico dei partecipanti ad essere seduto, mentre il resto della compagnia poggiava contro i diversi banconi dello studio, curiosi di conoscere il motivo di quell'incontro così improvviso nonché quasi bizzarro. Brusii di ogni genere affollavano quelle quattro mura stuccate di bianco tacendo solo non appena un ragazzo, poco più che ventenne, tossì per richiamare l'attenzione su di se.
- Per chi ancora non lo sapesse, mi chiamo Chace Lunford e sono una strega nonché la persona che ha voluto riunirvi qui - si presentò. Piccoli commenti volarono a destra e a manca contenenti parole come "strega?" o "è giovane" e Scott giurò perfino di aver sentito "è sexy" - Questa sera è successa una cosa che definire pericolosa è piuttosto riduttivo. E riguarda una persona che voi tutti conoscete: non meno di un'ora fa Stiles Stilinski ha manifestato una possessione - il silenziò rumoreggiò ancor più dei brusii precedenti.
- Cosa? - domandò Scott spezzando l'incantesimo.
- Dodici giorni fa, il vostro amico si è ritrovato vittima di un'essere spirituale, un demone, il quale ne ha posseduto il corpo e la mente con cui poter liberamente interagire nel mondo esterno. Questo demone, Legione, è così che si fa chiamare, ha ripreso nuovamente il controllo totale sul ragazzo e adesso non abbiamo alcuna idea di dove si trovi, è perciò di essenziale importanza che mi segnaliate immediatamente la sua posizione qual'ora dovreste incrociarlo. È pericoloso non sapete nemmeno quanto, credetemi... -
- Come fai ad esserne sicuro? - lo interruppe il signor Argent.
- Tu sei un Cacciatore di professione. L'addestramento ti ha reso in grado di fiutare e riconoscere facilmente minacce sovrannaturali, perciò penso dovresti riuscire a comprendere un grigori. La nostra preparazione ci qualifica come esperti esorcisti. So quello che dico. Stiles è soggetto ad una possessione di secondo grado: cambio di voce, midriasi, avversione alle reliquie sono tutti sintomi di questa condizione... -
- O mio dio, ma stiamo parlando di religione?! - esclamò Lydia.
- Stiamo parlando di stregoneria senza contare che ho assistito personalmente al bacio infernale - puntualizzò Chace - Tuttavia esiste qualcosa di ancor più preoccupante. Legione non è un singolo demone, ma un congrega che agisce come un'unico organismo, il che rende la sua possessione di dubbia classificazione -
- Spiegati meglio - lo esortò Alan.
- Ecco... esistono tre tipi di possessione. In quella di primo grado il demone è latente e si limita ad alterare gli atteggiamenti e le reazioni del posseduto instillando al contempo sentimenti di disperazione e depressione. Quella di secondo grado è più evidente: si manifestano cambi di voce, midriasi, fenomeni preternaturali e sovrannaturali, inoltre il posseduto da chiaramente prova di avere un'altra personalità. Mentre una possessione di terzo grado si ha lo spirito maligno, solitamente più di uno, assume un dominio tale della persona che è quasi impossibile da interrompere. In questo caso i tratti somatici del ricettacolo possono perfino essere alterati orribilmente da diventare raccapriccianti così come il suo odore o la temperatura... - spiegò.
- Arisa Peterson è morta solamente trentadue ore prima di essere rinvenuta - sussurrò debolmente l'ex sceriffo.
- Esatto è quello che stavo pensando. La donna è stata il precedente involucro di Legione e le condizioni in cui versava erano impossibili da replicarsi in così poco tempo, il che mi dice che possibilmente siano state le stesse alterazioni a condurla alla morte. Ho paura che possa capitare lo stesso anche a Stiles. Un corpo umano in generale non ha la forza di poter reggere un simile potere... - continuò il grigori.
- Sono passati ormai dodici giorni da che era scomparso fino ad ora e mi pare di aver capito, inoltre, che durante questo periodo l'entità è rimasta sotto gli occhi di tutti, ma a ben pensarci la scomparsa della donna è stata denunciata solo due giorni prima del suo ritrovamento... - osservò Derek.
- Legalmente si può sporgere una denuncia di scomparsa solo dopo quarantott'ore dall'avvenimento, non prima. A conti fatti Arisa Peterson mancava da casa da ben quattro giorni quando il suo cadavere è stato rinvenuto nella riserva - precisò l'ex sceriffo.
Silenzio totale. Chace capì che ognuno stava facendo incastrare nella propria testa gli eventi recenti, in maniera da capirci qualcosa, ma fu Lydia la prima a collegare il tutto - Il Nemeton. Deve avere qualcosa a che fare con esso. Questa donna scompare da Seattle e con tanti posti in cui andare viene qui a Beacon Hill dove senza perdere tempo scompare Stiles. Tutto deve essere iniziato a Seattle o almeno nelle sue vicinanze -
- Hai ragione! - esclamò la strega - Legione doveva trovarsi a Seattle quando il Nemeton è stato risvegliato e a quanto pare la cosa era tanto importante per lui da precipitarsi immediatamente qui non appena la scintilla di energia si diffuse nell'aria - continuò - Ma perché proprio da Washington? Cosa c'è lì di così importante? -
- Sapevo che avrebbe costituito una calamita per il sovrannaturale ma non mi aspettavo che avrebbe agito così velocemente. Cosa potrà mai volere una creatura del genere da quel sito? - parlò il dottor Deaton.
- Ho idea che ci sia una lista infinita di cose che si possano fare con tutto quel potere a disposizione, vero? - disse Peter rivolgendosi alla strega che annuiva alle sue parole, poi guardando i gemelli continuò - Non dimentichiamoci della Blake, se non sbaglio è stata l'unica ad essere riuscita a mettervi in serio pericolo o sbaglio? - piccoli mormorii sparsi qua e là confermarono le sue parole. Se non fosse stata per la scintilla che tingeva i loro occhi di un rosso feroce molto probabilmente i due ragazzi non sarebbero sopravvissuti alla ferita mortale che il darach aveva loro inflitto. Come conseguenza di quell'evento i gemelli avevano, infatti, perso completamente la loro abilità di fondersi in un unico essere mostruoso ed erano tornati ad essere due semplici omega. Avevano perso tutto.
- Riassumendo: qual'è lo scopo di questa assemblea? - andò subito al nocciolo Allison - C'è un piano per, non so... esorcizzarlo oppure... -
- Lo scopo era mettervi al corrente dei fatti così da farvi capire perché prendere le distanze dal vostro amico, almeno fino a quando non avrò elaborato un metodo per riuscire a rendergli la libertà. Legione è sempre stato uno degli unici demoni a comparire sempre, seppur sporadicamente, nei nostri registri annali senza che nessuno riuscisse mai fare qualcosa contro di lui e la sua comparsa sempre stata indice di una sola cosa: grossi guai! Legione è un'entità ostica e altamente pericolosa, ripeto non cercate di stabilire un contatto soprattutto se da soli. State in gruppo, molto probabilmente potrebbe ripresentarsi spacciandosi per il solito Stiles - spiegò Chace.
- Un po' come ha fatto fino adesso - osservò Scott.
- No, non ho dubbi sul fatto che quello che ho conosciuto fosse realmente Stiles, ma non so dire per quale motivo Legione non era ancora emerso. Forse attendeva un qualche momento propiziatorio... - lo rassicurò.
- Mi ha scaraventato in aria con una forza che non penso di possedere nemmeno io, e sono un alpha... -
- Ok, questo è delirio puro - s'intromise Isaac - Puoi ripetere? -
- Giusto, dimenticavo di dirvi una cosa fondamentale: sotto possessione Stiles, o meglio Legione, possiede abilità fisiche in grado di tener testa a quelle di un licantropo - raccontò.
- Ma tu sei riuscito a metterlo in fuga - rammento Marin.
- È una storia lunga e non saprei da dove partire, ad ogni modo nulla che possiate replicare - si giustificò Chace.
- Debolezze? - domandò Chris.
- Mi piace il modo in cui voi Argent andate al dunque, davvero. In effetti hanno anch'essi i loro talloni d'Achille. Ecco... -
La conversazione continuò fin quasi a tarda sera e, quando tutti decisero di fare ritorno alle proprie abitazioni, Melissa propose all'ex sceriffo di dormire in casa sua piuttosto che tornare alla propria abitazione col rischio di imbattersi nel figlio. Ciò prese Scott contropiede quando sentì l'uomo accettare, ma ormai era piuttosto evidente che tra i due stava nascendo del tenero.


DA QUALCHE PARTE quasi CONTEMPORANEAMENTE
Il magazzino abbandonato era in fermento. Scuri capelli color mogano ondeggiavano freneticamente al ritmo dei passi veloci di una ragazza non molto alta. La mora aveva la pelle diafana e i lineamenti così delicati da far risaltare perfino nella penombra gli occhi castani screziati d'oro e le labbra rosate, tuttavia un piccolo cipiglio corrugava la sua fronte - È passata ormai quasi una settimana e ancora non si sono fatti sentire, sono preoccupata - sospirò.
- Non l'avrei detto - fece del sarcasmo un biondo ragazzo dai lunghi capelli scompigliati, mentre leggeva un giornalino patinato stravaccato in maniera scomposta sul proprio giaciglio arrangiato alla bell'e meglio. Sentendo il commendo, il gemello che gli stava steso affianco sbuffò allegramente dandogli una gomitata.
- Scherzi a parte, Debby ha ragione. Che facciamo se fosse successo loro qualcosa? - domandò un altro ragazzo dai capelli rossicci e riccioluti.
- Tranquillo Sean, quelli hanno più assi nella manica di un baro, fidati! A quest'ora, sono sicuro, si staranno gustando i "piaceri della carne" - assicurò il gemello in vena di buon umore mimando con le dita un paio di virgolette.
- Non abbiamo tempo per queste sciocchezze! - tuonò una voce grave all'improvviso - E voi lo sapete - tutti si voltarono verso la fonte della stessa che nel frattempo se ne stava appartata nell'ombra.
La ragazza in piedi tirò un sospiro di sollievo nel constatare l'infondatezza delle sue paure e con voce autoritaria gli rivolse la parola - Cosa ti è successo? - domandò a braccia conserte.
- Colpa di questo ragazzino, il corpo che abitiamo ha una volontà piuttosto forte da averci sopraffatto, ma tranquilli non si ripeterà più! -
- Lo spero! - rispose il rosso - Anche perché altrimenti quelli appena trascorsi non sono altro che cinque mesi andati a puttane se sai cosa intendo - continuò serio.
- Non c'è più pericolo che riaccada - assicurò Legione - E per quanto riguarda il contatto, consideratelo come gia avvenuto - informò.
- Cosa?! - esclamarono in coro i due gemelli.
Legione fece una smorfia di sorpresa - Beh, ve l'abbiamo detto che eravamo stati sopraffatti o no? -
- E lui? Ha spifferato... - domandò la ragazza allarmata con un tono di voce più alto del normale.
- Ragazzina, ci consideri davvero dei dilettanti? -
Leggermente offesa dalla maniera in cui era stata apostrofata, Deborah si voltò indietro. Non sopportava lo sguardo che Legione manifestava nei LORO confronti. Uno sguardo di chi sa di essere superiore. Era incontestabile che in quella stanza, l'essere era l'unico ad aver compiuto di gran lunga più giri intorno al sole eppure sopportare quello sguardo riflesso attraverso gli occhi di un suo coetaneo la metteva profondamente a disagio e non c'era nulla che poteva fare contro questi sentimenti che le annebbiavano le facoltà di ragionare, perchè in fondo sapeva che sebbene fossero dalla stessa parte, quella "cosa" era innaturale.
Un abominio.
Malgrado ciò, represse le sue sensazioni più cupe relegandole nelle parti più intime del suo Io e, nuovamente pronta a sostenere la situazione, tornò dagli altri - Ad ogni modo l'hai preso? -
- Sì, eccolo - disse Legione porgendole una fiala di vetro piena di sangue etichettato "Grant" che la ragazza afferrò delicatamente riponendola al sicuro nella sua borsa di pelle - E la bionda? - domandò poi l'essere.
- Oh, è in giro a familiarizzare con il posto, sai non è molto abituata ai paesini di provincia. Un anno è troppo poco per dimenticare Los Angeles - rispose uno dei due gemelli.
I demoni mugularono tra loro - Non ci piace molto quella ragazza. C'è qualcosa in lei che ci preoccupa! - esclamò infine - È come se esercitasse un cattivo ascendente sul nostro ospite - osservò a bassa voce.
- In che senso? - s'interessò Sean.
- Non ne siamo del tutto convinti, ma pensiamo sia stata la sua curiosità a far riemergere la coscienza dell'ospite - concluse.
- Wow! A quanto pare la nostra sorellastra emette un'onda anti-demone - sogghignò sarcastico l'altro gemello.
- Per voi è tutto uno scherzo? - esplose all'improvviso esasperata Deborah - Chris da quando siamo qui non hai fatto altro che ridere di ogni cosa - disse al gemello sbagliato - E tu, Doug, fai del sarcasmo su tutto, ma c'è l'avete un pizzico di serietà? Abbiamo già perso due occasioni e non ho alcuna intenzione di farmi scappare anche questa da sotto le mani - stringeva i pugni come se volesse strozzare qualcosa o qualcuno e la sua voce era tesa come una corda di violino - Coraggio, ci manca tanto così dal realizzare il piano di nostro padre! - esclamò alla fine della sua sfuriata avvicinando il pollice all'indice per poi accasciarsi sulla sua cuccetta in preda ad un esaurimento. Le mani tra i capelli.
- Onda anti-demone o no, penso che la cara sorellina abbia fatto l'unica cosa giusta della serata - mormorò il ragazzo dai boccoli ramati. Tutti lo fissavano come se parlasse un'altra lingua - Stare chiusi qua dentro non ci è di alcun beneficio - poi, alzandosi dal piolo della scala su cui sedeva, s'incamminò senza indugi verso l'uscita del magazzino per poi scomparire silenziosamente nell'oscurità.


CASA McCALL ore 21:30
La serratura si dischiuse nervosamente accompagnata dal tipico rumore metallico ticchettante ed infine la porta si aprì lasciando entrare nell'abitazione tre persone. Due adulti e due ragazzi. Melissa faceva gli onori di casa scusandosi per il possibile disordine che ci sarebbe potuto essere mentre faceva strada all'ex sceriffo. Scott, invece, supplicava Chace di restare.
- Oh grazie, ma non vorrei essere invadente... - rispose la strega - Soprattutto non questa sera... - e con il mento indicò i due adulti già dentro.
- Ti sto pregando proprio per questo... - spiegò l'alpha - Isaac passerà tutta la notte da Allison, mia madre ha il signor Stilinski e credimi lo avrei chiesto a Stiles, ma... non voglio restare da solo. Non stanotte! - ammise. I suoi occhi non mentivano. Come specchi rotti riflettevano l'animo spezzato dell'alpha rivelando molto più di quello che si poteva dire a parole.
Deglutendo a fatica Chace si arrese a quella richiesta. Ma si Alan e Marin se la sarebbero cavata senza di lui.


CASA MARTIN ore 22:05
Le braccia bollenti di Aiden cingevano la carne chiara e delicata della banshee trattenendola sempre più a stretto contatto con il suo corpo. Gemiti sommessi e poco pudici saturavano l'aria calda della stanza. L'odore del sesso impregnava qualunque cosa. Improvvisamente Lydia si sentì piacevolmente trascinare sotto quell'ammasso di muscoli che ora le faceva da coperta e senza rendersene conto ecco che la lingerie di seta nera veniva gettata dalla parte opposta del letto dopo essere stata sfilata ruvidamente da quelle mani forti e roventi. Nel frattempo impegnata com'era a sfilare la cinta dei jeans dal lupo che la sovrastava, ecco che la rossa allacciava le gambe tornite attorno alla figura ardente del mutaforma. I morbidi seni sodi premuti contro pettorali definiti. Ogni cosa di quelle creature, a cominciare dal temperamento lussurioso privo di mezzi termini, la soddisfaceva. E in un batter d'occhi la cinta si ritrovò a fare da compagnia al solitario capo di biancheria intima mentre le mani candide della ragazza vagavano liberamente per quella schiena così vigorosa.
Tutto a un tratto la temperatura di Aiden iniziò a scendere vertiginosamente e la sua pelle cominciò a ingrigirsi. Le labbra di Lydia baciavano ancora in modo febbrile il collo del suo ragazzo quando l'odore di morte la investì come un tir. La ragazza scossa da ciò che fiutava rallentò i suoi movimenti e aprì gli occhi di scatto. Il corpo che la dominava non apparteneva assolutamente a chi credeva.
Un cadavere cinereo incombeva ora su di lei.
Urlando disperata la ragazza si ritrasse spingendo lontano da se quel corpo carbonizzato. Lacrime di terrore le solcavano le guance morbide, mentre si chiudeva a riccio su se stessa con le mani che le coprivano il viso. La morte aleggiava tutta attorno a lei.
- Lydia! Lydia! - la chiamò disperato Aiden afferrandole le braccia - Lydia, che succede? -
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NOTE dell'AUTORE
Ciao a tutti miei carissimi lettori. Scusatemi per il ritardo pazzesco con cui pubblico questo aggiornamento, ma ultimamente il nuovo lavoro mi ha assorbito così tanto da non avermi concesso molto tempo per dedicarmi alla storia. Tuttavia meglio tardi che mai.
Dunque, finalmente abbiamo scoperto cosa è successo quella fatidica notte anche se purtroppo a discapito del nostro preziosissimo Stiles. Legione non sarà una gran brava entità, ve lo dico fin da subito. Ad ogni modo il mistero di questo crossover sarà presto svelato nel prossimo capitolo sebbene ho già lasciato diversi indizi strategici qua e la. Chissà se qualcuno di voi avrà capito qual è la seconda serie televisiva con cui ho ibridato questa storia...
Per quanto riguarda le nuove condizioni dei gemelli non è nulla di mia invenzione, ma è una cosa che ho letto negli spoiler ufficiali di "Teen Wolf stagione 3 parte B".
Che dire riguardo ai misteriosi figuri del magazzino? Leggete il prossimo capito ancora in fase di scrittura e lo saprete. Intanto eccovi i loro prestavolti: Debby (Hilary Duff), Sean (Kyle Gallner) e i gemelli (Jamie Campbell Bower).
E Lydia cosa le è successo? A chi apparteneva il cadavere che temporaneamente aveva preso il posto di Aiden, interrompendo il loro magnifico momento di intimità?
Quante domande a cui dare risposta...
Per adesso chiudo qui dicendovi solo che il titolo di questi due ultimi capitoli è ripreso dal thriller paranormale di Gena Showalter che descrive una minaccia da parte di alieni. Credo che possiamo paragonare un demone ad un alieno, no? In fin dei conti entrambi non sono umani, giusto? Almeno, non nel vero senso del termine. Penso.
A voi l'arduo compito di giudicare la mia operetta e non importa quale sia il responso purché ce ne sia uno o, meglio, più di uno. Vi prego commentate in tanti ed un grazie esagerato va alle mie due più care fan che mi dedicano sempre una parte del loro tempo. Sto parlando di "chibisaru81" e "Cri Cri" grazie mille ragazze per il vostro affetto incondizionato che mi incoraggia tantissimo. Vi voglio un mondo di bene e spero di non deludere mai le vostre aspettative!
Una splendida nottata a tutti, passo e chiudo.

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