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Lista capitoli: Capitolo 1: *** Prologo *** Capitolo 2: *** Capitolo 1 : Il giorno prima *** Capitolo 3: *** Capitolo 2 : Teo *** Capitolo 4: *** Capitolo 3 : Dieci *** Capitolo 5: *** Capitolo 4 : Il giorno dopo *** Capitolo 6: *** Capitolo 5 : Moi äiti *** Capitolo 7: *** Capitolo 6 : Amici? *** Capitolo 8: *** Capitolo 7 : Ramo Riccobono *** Capitolo 9: *** Capitolo 8 : Il Diario *** Capitolo 10: *** Capitolo 9 : Confessioni *** Capitolo 11: *** Capitolo 10 : Dio benedica il ceppo finlandese *** Capitolo 12: *** Capitolo 11 : Primo scambio *** Capitolo 13: *** Capitolo 12: La lista *** Capitolo 14: *** Capitolo 13 : La cena *** Capitolo 15: *** Capitolo 14 : Come Fred e Ginger *** Capitolo 16: *** Capitolo 15 : Primi soccorsi *** Capitolo 17: *** Capitolo 16 : Secondo scambio *** Capitolo 18: *** Capitolo 17 : Equivoci *** Capitolo 19: *** Capitolo 18: Appuntamento...? *** Capitolo 20: *** Capitolo 19 : Duelli atipici *** Capitolo 21: *** Capitolo 20 : Principesse e Pippi *** Capitolo 22: *** Capitolo 21 : Siamo uomini o savusilakke? *** Capitolo 23: *** Capitolo 22 : Lezioni in corridoio *** Capitolo 24: *** Capitolo 23 : Chi troppo in alto sale... *** Capitolo 25: *** Capitolo 24 : Grazie lo stesso *** Capitolo 26: *** Capitolo 25 : Christmas tale (parte 1) *** Capitolo 27: *** Capitolo 26 : Christmas tale (parte 2) ***
Le porte dell’autobus si chiusero con uno stridio asmatico
alle spalle di Verena e uno sbuffo caldo le agitò i capelli mentre l’automezzo
partiva sferragliando, lasciandola sola e cogitabonda davanti all’ingresso
della scuola gremito di studenti. La sua faccia seria non mosse un muscolo ma
dentro di sé stava raccattando la forza e la pazienza necessari per muovere i
piedi e dirigersi verso le doppie porte a vetri che scintillavano debolmente al
sole frizzante del mattino di settembre.
“Eddai, niente tragedia Shakespeariana” sbuffò una
vocetta contestatrice nella sua testa “Neanche ci fosse una ghigliottina
oltre la porta!”
Verissimo, nessuna ghigliottina: solo un ragazzo che voleva
il suo scalpo, un altro con cui non doveva parlare anche se avrebbe voluto
farlo, un altro con cui doveva parlare anche se non avrebbe voluto farlo e una
ragazza che voleva starla ad ascoltare e basta. Bel traguardo per una che era
partita con l’intenzione di elevarsi a eroina solitaria della scuola, eh?
In realtà all’inizio era partita bene. I primi due giorni,
per esempio, c’erano stati centinaia di occhi curiosi puntati su di lei, la Studentessa Nuova, fastidiosi e imbarazzanti come tanti spilli da agopuntore, ma nessuno che
si fosse arrischiato ad avvicinarla; poi c’erano stati tre o quattro fiacchi
tentativi di rimorchio da parte di adolescenti brufolosi e dai capelli bisunti
(ma lì, rendendosi conto del livello infimo del target maschile, Verena aveva
deciso di darsi all’ascetismo sessuale e la cosa era passata d’ufficio in
secondo piano); c’erano state anche due ragazze che avevano provato ad
attaccare bottone e che si erano fatte spaventare dallo sguardo pungente e
dalle risposte a monosillabi di Verena. Poi gradualmente, dalla seconda
settimana, era iniziato il confortante torpore dell’indifferenza, cosa che
Verena agognava con tutta se stessa… Subito prima che arrivasse Teo. E che
arrivassero Dieci, Paco e Oleana, anche…
Un fiume in piena di ceffi strani, tutti in una volta. Quasi
più strani di lei a dire il vero! Teo di sicuro.
Teo. L’inizio di tutto.
Pensando a lui, Verena non poté fare a meno di sorridere. Mai
avrebbe creduto che il primo essere umano a diventarle amico in quella scuola
di cerebrolesi sarebbe stato Teo, per i seguenti motivi:
1)Nonostante
si fregiasse di essere l’unica diciottenne della scuola assolutamente
refrattaria alla moda e allo stile di tendenza, aveva notato immediatamente il
suo look eccentrico e, stranamente, le era piaciuto
2)Nonostante
si fregiasse di essere l’unica diciottenne della scuola assolutamente
refrattaria alla bellezza maschile, aveva notato Teo e la sua sfolgorante,
efebica bellezza e, stranamente, le era piaciuta
3)Nonostante
si fregiasse di essere l’unica diciottenne della scuola assolutamente
refrattaria al contatto sociale, era stata lei a parlargli per prima.
Beh, parlargli forse era una parola un po’ grossa…
d’altronde, come spiegare quello che era successo nel corridoio del primo piano
solo il giorno prima?
Verena era una ragazza che sfuggiva a qualsiasi clichè, ma
in una definizione la si poteva di sicuro inquadrare: era una che si faceva gli
affari suoi. A causa del mestiere del padre, era stata costretta a spostarsi
continuamente e quindi non aveva amici. Le occasioni per averne, a dire il
vero, non erano mancate perchè era anche una ragazza piuttosto bella, anche se
in una maniera un po’ gotica. A sue spese aveva però scoperto che la
combinazione di carattere riservato + bella faccia + nessuna amicizia era
altamente esplosiva nell’ambiente scolastico: le frequentatrici autoctone della
scuola non amavano l’intromissione di qualche sconosciuta dal fascino tenebroso
nella loro riserva di caccia e spesso la snobbavano. A volte diventavano sin crudeli senza nemmeno sapere perché…
Verena lo sapeva, invece, e quindi stava molto attenta a chi
dava confidenza. Lì al liceo Montessori, per esempio, non ne aveva data ancora
a nessuno. Non che la cosa le dispiacesse: stava piuttosto bene con se stessa,
studiare le piaceva e a casa aveva la sua chitarra e il suo computer. A che
diavolo le potevano servire oche starnazzanti o ragazzi tentacolari? A niente
di niente.
Era quindi a tutt’altre cose che stava pensando mentre
camminava lungo il corridoio del primo piano gremito di gente. Mentre passava
alcuni sguardi si giravano ancora a fissarla: d’altronde, come già detto,
Verena si faceva guardare. Era mediamente alta, sottile come un giunco, con
lunghi capelli neri, lisci e lucidi; aveva un bel viso dal mento a punta e
occhi a mandorla, scuri e decisi; quel giorno aveva deciso di infagottarsi in
una giacca militare della U.S. Navy e portava grossi scarponi da montagna abbinati
a una vezzosa cloche parigina e a una pashmina di seta indiana coloratissima.
L’effetto era vagamente inquietante, come vedere un sergente maggiore col tutù.
A Verena piacevano quegli abbinamenti: la classica divisa All Star/jeans a vita
bassa/magliettina Guru/cinturina borchiata simil-emo-punk, proprio non faceva
per lei! Le ragazze intorno la guardavano con diffidenza, chiedendosi se quella
tizia stramba fosse una potenziale superfiga o una potenziale sfigata
psicolabile. Verena stava ricambiando gli sguardi sgranando l’occhio a palla
per far propendere l’opinione generale verso la sfigata psicolabile quando la
sua attenzione venne catturata da due persone davanti alla finestra: un tizio
alto e belluino modello guardaroba quattro stagioni era chinato in maniera poco
amichevole su una figura snella e aggraziata di cui copriva quasi completamente
la visuale.
“Eddai, cocchino!” stava gorgogliando con evidente
spacconeria il tizio modello armadio “Dimmi dove l’hai messo!”
Strattonò il compagno e Verena finalmente ne vide la faccia:
era un ragazzo dal viso angelico sorprendentemente bello anche se, in quel
momento, irritato e spaventato.
“Ti dico che l’ho perso!” rispose il ragazzo con una voce
sottile e coraggiosa e Verena, suo malgrado, si trovò a studiare la scena con
maggiore attenzione.
Riconobbe nel tizio modello armadio un suo compagno di
classe, tale Scaturro Pasquale dalla faccia bovina e dall’intelletto circa lì.
L’altro ragazzo, invece, aveva in mano un bicchiere di carta il cui contenuto
era finito sul davanti della camicia, evidentementea opera di quel gentiluomo di Scaturro. Verena realizzò che aveva
incrociato quel tizio in mensa un paio di volte… impossibile non notarlo. Primo
perché era davvero bello, con i lineamenti minuti dei putti preraffaelliti e il
corpicino sdutto da ballerino di samba; secondo perché si conciava come un
cartone animato giapponese, coi fini capelli biondissimi sparati in tutte le
direzioni come se li avesse pettinati con i petardi, gli occhi evidentemente
truccati e con addosso striminzite camicine dagli improbabili colori pastello;
terzo perché camminava col naso per aria con una tale convinzione di essere
magnificamente osservato che era impossibile non guardarlo e condividere la sua
opinione.
A Verena era risultato subito vagamente simpatico. Certo,
odorava di checca lontano un chilometro (infatti nessuno, né maschio né
femmina, osava avvicinarsi per paura di rimanere contaminato) e dava l’idea di
avere un ego grande come l’Oceano Pacifico; però sorrideva sempre, aveva due
enormi occhi azzurri del colore del cielo in primavera e nonostante l’aria così
bizzarra da rasentare il ridicolo, la sua porca figura la faceva.
Ovviamente, non le era nemmeno passato per la testa l’idea
di rivolgergli la parola. Un eccentrico solitario è figo: due eccentrici
insieme sono l’inizio del carnevale di Rio e no, grazie, Verena Bassi non
gradiva nessun carnevale, al momento.
“Non mi fare incazzare, Cenerella” borbottò pazientemente
Scaturro, scrollando leggermente il biondino come se fosse una bambola di pezza
“O ti do una sberla che ti faccio diventare verde lo smalto delle unghie.”
Il biondino si arrabbiò: forse per l’idea dello smalto
verde, pensò remotamente Verena rallentando suo malgrado l’andatura.
“Non chiamarmi Cenerella!” strillò il ragazzo con un
convincente acuto da mezzo soprano: aveva una leggera erre rotolante per niente
fastidiosa, anzi piuttosto simpatica.
“Oh oh oh, la fanciulla si è offesa!” gorgogliò Scaturro
strapazzandolo ancora un po’ “Credi che non l’abbiano capito tutti che ti
piacciono i maschi, frocetto?”
I piedi di Verena si mossero da soli anche senza l’impulso
generato dal cervello che in quel momento era molto occupato a gestire
l’incandescente ondata di rabbia che quello sprezzante “frocetto” aveva
scatenato. Si diresse decisa verso il duo, con molta grazia e velocità tolse il
biondino dalle mani dell’armadio e gli mollò un manrovescio non troppo gentile.
Al biondino, non all’armadio: la cosa sorprese tutti,
persino lei stessa. Ancora il suo cervello non aveva elaborato del tutto la
tattica, ma c’era di sicuro una valida motivazione, pensò fiduciosa. Intanto il
biondino si era portato una mano alla guancia offesa e le aveva sgranato in
faccia due liquidi occhioni stupefatti.
“Ahio?” disse incerto, evidentemente tramortito dalla
sorpresa.
“Perché non mi hai chiamato?” tuonò con voce decisa Verena
piazzandosi bellicosa i pugni sui fianchi.
D’un tratto aveva capito dove la sua mente bacata stava
andando a parare: l’aveva visto fare in un film, l’aveva trovato piuttosto
efficace e ora lo stava applicando con una certa sicurezza, convinta che
l’armadio sciovinista e fallocrate non avesse guardato “La rivincita delle
bionde” per poter intuire la scopiazzatura.
“Eh?” domandò il biondino con un filo di voce, se possibile
ancora più stupito: forse non l’aveva visto nemmeno lui, quel film.
“Perché non mi hai chiamato” ripeté Verena con un ringhio
“Mi fai una corte spietata finché non cado tra le tua braccia, mi fai passare
una notte rovente col migliore sesso sfrenato dell’universo e alla fine non ti
degni nemmeno di sprecare dieci secondi del tuo tempo per chiamarmi?”
“Eh?” ripeté con un filo di voce il biondino: stavolta aveva
lo sguardo vagamente perso e allarmato, come se stesse valutando l’idea di
essere finito dalla padella di Scaturro alla brace di questa malata di mente
con cappello a preservativo e scarponi da minatore.
“Che cazzo stai blaterando Bassi?” si intromise in quel
momento la voce di Scaturro, doverosamente sorpresa e incazzata.
Verena lo degnò di uno sguardo di striscio come se a
malapena si accorgesse di trovarlo lì: in realtà stava cominciando a sudare
freddo e l’idea di scopiazzare la performance di Reese Witherspoon non le
sembrò più così brillante.
“Allora?” continuò tornando a guardare il biondino e
cercando di trasmettere complicità dallo sguardo: non le uscì molto bene,
probabilmente, perché il ragazzo sembrò ancora più sospettoso e allarmato.
“Ehm…” balbettò retrocedendo di un passo “Io, ah… scusa ma
non ho capito…”
“L’ho capito io, invece” ruggì Scaturro con evidente offesa
nella voce “Miss Mondo qui si crede tanto furba!”
Le lanciò un’occhiata malevola e Verena si ricordò d’un tratto
che Scaturro era uno di quelli a cui aveva dato il benservito, nei primi giorni
di assalto mediatico. Merda secca, pensò accorata senza che un solo ciglio
vibrasse sulla sua espressione altezzosa.
“Dici a me?” domandò con l’alterigia di una baronessa snob
giusto per prendere tempo.
“Dico a te” rispose Scaturro aggressivo “Chi credi di
prendere per il culo con queste scene da cinema? Funzioneranno nel mondo di Oz
da dove vieni, ma non qui in Italia, capito?”
Ops…
“Di cosa stai parlando, cervello di acaro?” si oscurò
Verena in modo davvero convincente: intanto, un discreto gruppetto di persone
si era soffermato lì intorno a godersi la scena interessato e Verena provò la
strisciante sensazione di essere stata buttata per sbaglio su un palcoscenico.
“Di te che vuoi fami credere di aver scopato con questa
violetta qui” rispose Scaturro con sublime volgarità “Non ci crederei nemmeno
se lo vedessi, perché sarebbe un fotomontaggio.”
C’erano due cose a cui Verena proprio non resisteva: un
Buondì Motta tiepido ripieno di Nutella e un’aperta provocazione. I suoi occhi
scuri lampeggiarono e, pubblico o non pubblico, si girò verso il biondino (che
continuava a guardarla come se le fossero usciti un centinaio di tentacoli
uncinati dalla schiena), lo afferrò per il bavero della camicia (color sedano e
con spumeggianti ruches sul davanti, per la cronaca), lo tirò verso di sé e lo
baciò.
Un bel bacio accessoriato di lingua che le riuscì piuttosto
bene, visto che il biondino aveva la bocca aperta dallo stupore. Dalle masse radunate
intorno a loro si levò un sommesso “Ooooh!” di sorpresa che Verena recepì
appena in lontananza. A dire il vero, la più sorpresa di tutti era lei. No,
forse era il biondino a giudicare dalla rigidità modello marmo di Carrara delle
sue membra. Ma al secondo posto c’era sicuramente Verena stessa: era un pezzo
che non baciava qualcuno e anche allora non era stata un’esperienza granché
esaltante. Il biondino invece sapeva di buono, un misto di frutta e spezie
davvero piacevole su quelle labbra morbide e arrendevoli. Quando lui le mise le
mani sulle spalle, a Verena quasi sembrò che la volesse attirare verso di sé e
meditò svagata che la cosa non le sarebbe dispiaciuta poi così tanto. Poi
realizzò che forse lui la voleva allontanare per riprendere fiato e chiamare
Polizia, Guardia Medica ed Esercito a salvarlo. Per reazione, interruppe in
fretta il bacio: ci mancava solo che arrivasse all’orecchio di suo padre la
notizia che aveva molestato sessualmente un ragazzo a scuola per completare il
suo curriculum di mean girl e farla finire dritta dritta in un collegio
militare svizzero. Va bene la provocazione del gorilla di montagna, va bene che
il biondo era carino e sapeva di more e susine, ma c’era un limite a tutto, no?
Per un attimo lei e il ragazzo si guardarono negli occhi, da
vicino: quelli del biondino erano enormi e stupefatti, con un vago sottofondo
di orrore piuttosto mortificante. Questo adesso mi sputa, pensò una parte di
Verena, esilarata: meglio concludere la faccenda finché le rimaneva un briciolo
di dignità da giocarsi, o non avrebbe potuto far altro che rinchiudersi in una
clinica per cerebrolesi per il resto dei suoi giorni.
“Tu sei un maledetto stronzo” disse al biondino mollando
sdegnosa la sua camicia “E anche se baci come un Dio e a letto sei meglio di un
maratoneta olimpico, non voglio mai più rivedere la tua faccia nemmeno in
cartolina!”
Poi, repentinamente, si girò verso Scaturro che
evidentemente aveva qualcosa da dire e lo precedette di un soffio.
“Per quanto riguarda te, Lord Scaturro, ti informo che
mentre rimanevi fermo all’età del bronzo a lucidare la tua clava, il mondo si è
evoluto, una persona omosessuale si definisce gay, non frocetto come tuo nonno,
e la gente ha il diritto di vestirsi come le pare senza che uno zappatore beduino
razzista e omofobico come te le rompa i coglioni.”
Detto questo, si aggiustò la pashmina intorno al collo come
se fosse il mantello di Zorro, puntò il naso per aria e si avviò con lunghe
falcate lungo il corridoio, fendendo la folla come Mosè con le acque. Era certa
che da un momento all’altro Scaturro le avrebbe tirato dietro qualche anatema o
un qualche corpo contundente (centrandola, ovviamente), o che il biondino
avrebbe iniziato a vomitare bile verdastra sugli astanti per reazione al suo
bacio o, peggio di tutto, che qualcuno avrebbe cominciato a ridere. Invece,
arrivò alla fine del corridoio immersa nel più religioso silenzio. Girò
l’angolo e poco lontano vide la porta del bagno delle femmine che la aspettava
come un’oasi aspetta il classico moribondo che arranca nel deserto. Si fiondò
dentro al bagno e finalmente, iniziò a respirare: il cuore le batteva a mille e
le mani le si erano trasformate in blocchi di ghiaccio artico, ma almeno aveva
scampato una figura di merda cosmica. Per stavolta, le ricordò la vocina
petulante dentro la testa.
Recensione di londonlilyt, fatta il 15/11/2007 - 09:12PM sul capitolo 2:
Capitolo 1 : Il giorno prima - Firmata
Capitolo 2 : Teo
Prima di uscire dal bagno, Verena attese il suono della
campanella (o la successiva era glaciale, forse sarebbe stato meglio)
fissandosi biecamente allo specchio. Si era comportata per la prima volta in
vita sua come una ficcanaso impicciona e la sensazione non era affatto buona.
D’altronde, inutile chiedersi cosa diavolo le fosse preso per comportarsi così:
era ben conscia del fatto che la sua mente somigliava in maniera allarmante a
una palude incolta e sconosciuta, piena di zone d’ombra e sabbie mobili.
Accarezzava spesso l’idea di rivolgersi a uno psicologo, ma la prospettiva di
un internamento coatto dopo la prima seduta la frenava invariabilmente. La
campanella suonò, il rumore di passi al di là della porta lasciò il posto a un
sommesso ronzio soporifero e Verena, cautamente, si decise a uscire. Con un po’
di fortuna, sarebbe sgattaiolata in classe a lezione già iniziata; con molta
fortuna Scaturro l’avrebbe incenerita con lo sguardo ma non le avrebbe detto
niente; con una fortuna sfacciata, poi, durante l’ora di lezione un raggio
alieno avrebbe annullato i ricordi del primate e per l’ora di pranzo sarebbe
tornato tutto come prima.
“Ehi tu!”
Ok, niente fortuna, nemmeno poca così. Verena incassò la
testa tra le spalle, girandosi cautamente per vedere se a volere il suo sangue
fosse il figlio di King Kong o un ninja pronto ad affettarla con lame in
acciaio Inox 18/10. Nessuno dei due: era il biondino. Si avvicinò a lei
sgambettando allegro con un gran sorriso sul bel faccino da bambola e le ruches
della camicia che gli danzavano intorno come ballerine classiche.
“Ciao!” trillò con voce musicale quando le arrivò vicino.
“Io e te non dovremmo parlarci” rispose Verena
immediatamente marciando via “Quindi smamma e rimani ad almeno dieci metri da
me fino al diploma, ok?”
Ecco, essere stronza sì che le veniva bene: aveva stampata
sul viso la sua migliore espressione da muro di cemento che di solito
mortificava le velleità amichevoli di chiunque, ma il biondino ne sembrava
stranamente immune perché continuò a sorriderle e a seguirla nonostante il suo
passo marziale.
“Ci ho messo un po’ di tempo a capire cos’è successo prima”
proseguì come se lei non lo avesse appena demolito “Ma dopo che mi hanno fatto
un disegno ci sono arrivato! Io sono Teo.”
Teo, meditò Verena. Proprio Teo! Un nome, un programma:
l’unico altro omosessuale che avesse conosciuto era un ragazzo francese di nome
Theo. Con l’accento sull’ultima O e la stessa erre vagamente rotolante di
questo Teo qui. Che fosse karmico? Il Teo italico intanto le aveva agitato
sotto il naso una mano affusolata e nervosa, piena di braccialetti tintinnanti:
Verena la fissò come se fosse un brano di carne sanguinolento prima di
riportare l’attenzione sul viso sorridente del ragazzo.
“Forse non mi sono spiegata” brontolò sottovoce “Eppure
credevo di essermi espressa in italiano corrente. Devi starmi lontano, capito
biondo?”
“Ti devo dei ringraziamenti” sospirò imperterrito Teo
“Quando ci si mette, Paco è davvero uno stronzo.”
Paco doveva essere il nome d’arte di quel gorilla di
montagna di Scaturro, meditò Verena.
“Diventa offensivo ed è talmente grosso che gli basta
aggrottare le sopracciglia per sembrare l’uomo di Neanderthal. Quindi, grazie
di avermi salvato dalle sue manacce!”
Verena gli lanciò un’occhiata, soffermandosi sulla camicia
da corsaro tutta sbrodolata.
“Non l’ho fatto per te” sbottò quasi suo malgrado “E’ che
detesto andare in lavanderia e quando ho notato la tua camicia sporca, non ci
ho più visto.”
Il giovane fece un ampio arco con la mano, molto modello
Drag Queen.
“E’ stato un gesto molto nobile da parte tua” ribatté a tono
“Lo farò presente alla lavandaia. E rinnovo i ringraziamenti, anche se quella
sberla… beh, non sembrava tanto cinematografica.”
Si portò una mano alla guancia, sempre con quel sorrisetto
sghembo sul viso e gli occhi celesti scintillanti. Impossibile non trovarlo
adorabile: Verena sentì che gli angoli della bocca le si arricciavano all’insù
anche contro la sua volontà.
“Di solito mi faccio i cazzi miei” confessò facendo
spallucce “Ma ci sono certe parole che mi fanno scattare la vena artistica…
parole come negro o frocetto, per esempio.”
Fece una smorfia, subito simpaticamente replicata da Teo.
“Mi piace la tua vena artistica” approvò il ragazzo “Spero
solo per te che non ti porti a dare baci alla francese a tutti quelli che
incontri: rischi un sacco di malattie così, lo sai?”
“Hai paura che ti abbia attaccato qualche virus?” si informò
Verena, sottilmente imbarazzata al ricordo del bacio “Tranquillizzati, non ho
malattie veneree in atto: se va tutto bene, ti viene solo il colera.”
“Speravo nella peste bubbonica” sospirò Teo con sorprendente
umorismo “Qualche giorno a casa da scuola in periodo di verifiche non farebbe
male.”
Ammiccò di nuovo e Verena si sorprese a trovarlo simpatico.
Nonché carino da morire, le sussurrò una vocetta sotterranea nel cervello.
Peccato per quell’aria così definitivamente omo.
“Mi dispiace per quel bacio” si affrettò a dire cercando di
sembrare disinvolta “In realtà non scambio fluidi corporali con chiunque mi
capiti a tiro. O almeno, cerco di trattenere questo irresistibile impulso il
più possibile.”
“Sono felice di saperlo. Senti, visto che ormai siamo intimi
e che ci siamo doverosamente scambiati tutti i bacilli possibili, perché non mi
dici come ti chiami?”
Perché no?, pensò Verena con uno sprazzo di insolito
ottimismo.
“Verena.” rispose senza nemmeno pentirsi subito dopo.
“Bello!” si entusiasmò Teo sventolando le mani “Nome russo?”
“Ungherese” specificò Verena soprappensiero “Ma solo perchè
i miei genitori erano in Ungheria quando sono nata. Sono italiana d’Origine
Controllata e Garantita, a dire il vero. Adesso devo andare in classe, sono
arrivata.”
Teo si fermò ficcandosi le mani in tasca.
“Ok, Verena la Tosta” sospirò e sembrava davvero dispiaciuto
“E’ stato bello conoscerti. Sberla e bacilli a parte, si intende.”
Verena si soffermò a guardarlo per un millisecondo: era
davvero carino, con quei capelli al Napalm, gli occhioni blu e la camicia da
Lady Oscar versione Freak.
“Mi dispiace per la sberla” si trovò a rispondere Verena con
aria tutt’altro che dispiaciuta “La prossima volta inizierò con un calcio
nell’inguine, ok?”
“Mi accontenterò di una pacca sulla spalla” rispose Teo con
aria semiseria “E comunque andiamo già meglio… almeno c’è la possibilità che ci
si torni a vedere, no?”
“Sarebbe meno compromettente per te vedere E.T. che sbarca
nell’aula di scienze.” rispose Verena allontanandosi senza nemmeno voltarsi, ma
non aveva detto no e sia Teo che lei stessa ne erano ben consci.
“Aspetterò il bacio alla francese di E.T., allora” ammiccò
Teo mentre Verena apriva la porta dell’aula e sgusciava dentro “A presto,
ciao!”
*
* *
L’ora di lezione fu un autentico supplizio. Il professore
spiegava alla lavagna il motivo per cui la gobba di Leopardi aveva influito
sulla sua produzione artistica ma nessuno lo considerava di striscio: gli occhi
di tutti erano puntati sul banco di Verena, a partire da quello di Paco-Gorilla-Scaturro
che le trapanava la nuca accompagnato da minacciosi mormorii alchemici per
arrivare a quello di Oleana Odescalchi, l’unica compagna di classe che Verena
avesse trovato digeribile per ovvi motivi: con un nome così mortificante,
doveva per forza essersi fatta un bel carapace, in fatto di prese per il culo,
con possibile conseguente propensione a farsi i cazzi propri. Oleana era la sua
compagna di banco e in due settimane si erano scambiate quattordici “ciao” in
entrata e altrettanti in uscita. A Verena era piaciuta la sua riservatezza…
fino a quel momento, almeno. Oleana infatti la stava guardando a occhi sgranati
neanche fosse la Pietà di Michelangelo che improvvisamente si fosse messa a
grattarsi un orecchio. Alla fine, visto che la pazienza di Verena era
notoriamente a livello microbico, si girò verso di lei e le piantò gli occhi
addosso.
“Ho per caso un lemure che mi penzola dalla narice?” domandò
acida alzando il mento in segno di sfida.
“Ancora no” rispose Oleana con insolita presenza di spirito
“Scusa se ti guardo, sai, ma muoio di curiosità… per favore, posso farti una
domanda?”
Un antico retaggio tramandatole da una bambinaia tedesca
proibiva a Verena di rispondere male a chi chiedeva “per favore”.
“E fai sta domanda” sospirò rassegnata “Tanto qui tra un po’
mi sa che mi pioveranno addosso la CIA e il KGB associati…”
Oleana sorrise radiosa, evidentemente felice della
concessione.
“Sei davvero tu quella della clava?”
Clava? Si chiese Verena interdetta. Si era aspettata “Sei
davvero tu quella della scena patetica con Hulk e la ballerina” oppure “Quella
del bacio” o, alla più schifosa, “Quella fuggita dalla casa di cura”… ma la
storia della clava le risultava proprio nuova.
“Che clava?” domandò stizzita “Io non ho usato nessuna
clava, anche se ammetto di aver accarezzato l’idea…”
“Sembra che tu abbia minacciato Paco di menarlo con una
clava.” spiegò Oleana con aria complice.
“Magari.” confessò Verena truce e Oleana le sorrise di
nuovo, radiosa.
“Se così fosse… beh, sei stata davvero grande! Nessuno può
soffrire quello stronzo di Paco, ma sai, è talmente grosso che nessuno si
azzarda a dirgli niente. Poi arrivi tu e gli fai fare una figura di merda
mondiale a reti unificate! Sei un mito! Occhio però: Paco è un filino
vendicativo…”
Verena arrischiò un’occhiata verso Scaturro che la guardava
come se le stesse vomitando addosso quintali di kriptonite: le sembrò quasi di
sentire il rumore delle sue nocche che scroccavano in attesa di pestarla a
sangue.
“Parafrasando il Piccolo Grande Uomo, oggi è un buon giorno
per morire.” mormorò sottovoce deglutendo a secco: le sembrava di avere la gola
rivestita di carta vetrata. Oleana annuì comprensiva e Verena, suo malgrado,
trovò confortante la sua solidarietà.
“Senti Bassi…”
“Chiamami Verena, in punto di morte preferisco essere
chiamata per nome.”
“Senti, Verena… a proposito, hai un nome fichissimo e il tuo
look mi fa impazzire… posso farti un’altra domanda?”
Non aveva detto per favore, ma Verena cominciava a trovare
Oleana quasi simpatica: forse perché all’ombra minacciosa di Scaturro sentiva
la necessità di avere di fianco un amico?
“Sentiamo.”
Piccola pausa aeffetto.
“Sei davvero andata a letto con Teo Ferri?” domandò infine
Oleana senza guardarla e arrossendo come una camionetta dei pompieri.
Verena la fissò sorpresa: allora il fascino ambiguo del
canarino dagli occhi azzurri non aveva colpito solo lei… d’altronde, ci voleva
un cieco astigmatico per non vedere quanto fosse carino quel biondino.
Scandalosamente omo, ma molto, troppo carino. Ora però si poneva un quesito
cosmico: ammettere la verità (o un suo pallido surrogato) o continuare a
mentire spudoratamente? La vena subdola di Verena scelse rapidamente senza
nemmeno passare dal via.
“Ovviamente sì.” rispose con tranquilla alterigia.
“Oh.” mormorò Oleana strabuzzando gli occhi: moriva dalla
voglia di sciorinarle addosso un migliaio di domande a riguardo, ridacchiò
Verena esilarata, ma la timidezza evidentemente la bloccava. Ci pensò lei a
sbloccarla.
“E’stata una vera sorpresa” si inventò lì per lì mettendo su
una serafica espressione rapita “Sai, con quell’aria un po’ così… allegra… chi
lo avrebbe mai detto?”
Oleana sembrò sul punto di mangiarsi la lingua.
“Detto cosa?” esalò alla fine, quasi sbavando di curiosità.
Verena si trastullò nel cercare la panzana più enorme che le
potesse venire in mente.
“Che fosse così dotato.” buttò fuori graziosamente e Oleana
quasi si affogò da sola.
“Ma dai!” sfiatò, indecisa se scoppiare a ridere o
genuflettersi in religioso silenzio.
“Artisticamente dotato, non so se mi spiego.”
“Tu mi prendo per il culo.” sogghignò Oleana e Verena la
trovò decisamente simpatica.
“Enormemente dotato.” rincarò la dose sbattendo le ciglia.
“Stai scivolando nel volgare.”
“Volgarmente dotato, allora.”
“Verena!”
Ridacchiarono, guardandosi tra le ciglia e intuendo con
sorprendente chiarezza di piacersi.
“Che peccato.” sospirò Verena soprappensiero.
“Che Teo Ferri sia volgarmente dotato o che tu sia stata
l’unica a beneficiare di tale dote?” si informò Oleana immediatamente.
“Che peccato che mi tocchi morire proprio oggi per mano del
cavernicolo… per pranzo avevo le pennette al salmone.”
“Eh sì, che sfiga.” sorrise comprensiva Oleana.
“Neanche da lontano ti viene in mente di offrirmi asilo
politico?” tentò Verena con finta indifferenza.
“Con Paco?” domandò Oleana arrischiando un’occhiata a
Scaturro che continuava a lanciare raggi Gamma dagli occhi “Quello prende me e
mi usa per dare delle mazzate in testa a te. Uhm… potrebbe anche piacermi.
Almeno sarebbe un’esperienza alternativa.”
Merda, quell’Oleana era davvero simpatica.
“Adoro le ragazze trasgressive.” approvò Verena con un
accenno di sorriso.
“Se ne esci viva, ci scambiamo i numeri di cellulare?” buttò
lì Oleana, di nuovo arrossendo “Mi piacerebbe prendere lezioni di stile da te.
Quel cappello e quella sciarpina sono pazzeschi.”
Le lanciò un’occhiata rapida, ammirata: oddio, questa
vorrebbe essere come me, pensò Verena a metà tra l’orrore e il divertimento più
puro. Poveraccia!
“Perché no” rispose sorprendendo prima di tutti se stessa
“Ti concederò l’onore di disinfettarmi le ferite.”
“Non è che la butti un po’ troppo sul drammatico?”
“Ma se ho anche evitato di chiamarle "ferite
purulente", anche se ci ho pensato.”
“Allora sì. Scusami.”
Si guardarono ancora e Verena si decise a sorridere per
davvero: che cosa bizzarra e meravigliosa era trovare uno pseudo fidanzato, uno
pseudo nemico mortale e una pseudo amica simpatica tutto nella mezz’ora
precedente la propria morte cerebrale! Eppure, l’oroscopo di Branko aveva
previsto calma piatta per quel giorno: i misteri dell’ascendente…
La campanella suonò implacabile e Verena, suo malgrado,
sussultò.
“Me o quello che rimarrà di me.” gemette sottovoce senza
avere il coraggio di guardarsi alle spalle.
NOTE DELL’AUTRICE:
Come di prassi, ecco l’angolo delle allucinazioni
collettive. Innanzi tutto il disclaimer, inutile ma sempre divertente da
scrivere:
Personaggi e luoghi di questo sottoprodotto agricolo che
state leggendo sono di fantasia; la proprietaria è la me medesima Elfie (o
L_Fy) che ne detiene i diritti e che sghignazzerà sadicamente negandovi il
permesso di usufruire di tali personaggi e luoghi, nell’assurda ipotesi che
richiediate l’autorizzazione.
Ed ora:
Londonlilyt: Mia diletta pusher di buonumore dalla
vescica debole, anche solo leggere le tue righe mette allegria!! Ma come fai a
sprizzare energia via etere? Teo è tanto carino, vero? Spero di riuscire a
mantenerlo interessante con l’andare della storia… Un bacione, a presto!!
Airin: Dai, non ci credo!! Tua mamma si chiama
Verena? E da dove viene? Io avevo sentito questo nome in un film con Kirsten
Dunst… mi era rimasto impresso perché suona bene. Oleana, invece, era una mia collega
di lavoro…
Evan88: Ma che piacere ritrovarti qui!!
Effettivamente, Ab Aeterno sta per sgocciolare (oddio, che infelice
concatenazione…) e io avevo bisogno di una ventata di ottimismo. Piccolo
spoiler involontario? Mi sa di sì!! Oddio, non riporre troppa fiducia in me,
non me la merito!! E se dovessi scrivere delle cazzate? Mi amerai lo stesso?
Spero con tutto il cuore di non deludere nessuno…. Nel caso, ditemelo che penso
da sola alle 20 scudisciate!!
Armonia: Sei viva!! Che meraviglia!! Non ho capito
bene dove sia l’eccezzionalità di tale evento, ma mi adeguo… il tuo entusiasmo
è sempre contagioso!! Ed ora, rispondo alle domande: 1) Non so quanto long sarà
questa fic, avendola iniziata praticamente senza avere uno straccio di trama…
rifammi la domanda tra qualche capitolo che magari avrò le idee più chiare
anche io!! 2) Ehm… sì. Finito qui? Come em la sono cavata fin’ora?!? Un
besito, ciao!!
Rik Bisini: O mio diletto, sempre temutissimo il tuo
parere e sempre doppia è la gioia quando questo non risulta negativo! Lo so che
alla fine mi ripeto, con le mie reiterate storielline adolescenziali… ma per me
sono uno sfogo indispensabile, una botta di ottimismo fondamentale per il mio
bioritmo. Nonostante l’età donnesca, spero nella vostra (tua) comprensione, e
ti mando i soliti devastanti abbracci…Baci baci! Elfie
Reader, mio amor!! Benvenuta sul pullman, occhio però
che ho preso la patente da poco e la strada è dissestata… insomma, spero
davvero di non deludere le aspettative di nessuno, ma siccome la storia è
appena agli inizi persino per me (lo so, è grave iniziare a pubblicare quando
ancora non si sa se sarà una storia dell’orrore o una commediola…) spero che
abbiate pietà e pazienza. O mio diletto orso Yoghi personale, mi aspetto da te
comprensione e sincerità, in cambio, tutto il mio ammmore!
Ellemyr: Eh, fosse vero che non mi scappa mai niente… me ne scappano a
pacchi di cose, ma voi siete troppo buoni per farmelo notare e io vi amo molto
per questo
Capitolo 3: Dieci
La tattica sarebbe stata semplice: Verena avrebbe battuto
Scaturro in velocità, schizzando fuori dalla porta con un’accelerazione di 3G e
una tenuta di strada degna di una 4X4. Il problema fu che arrivata alla porta
andò a sbattere contro un tizio che aspettava nel bel mezzo dell’ingresso,
impalato come se fosse avvitato a terra con i bulloni. L’effetto fu più o meno
quello di un muro di gomma: Verena rimbalzò addosso al tizio e finì col sedere
per terra.
“Ahio!” sfiatò, più al pensiero di essere in balia della
furia omicida di Scaturro che per l’ignobile caduta.
Poi alzò gli occhi sul tizio impalato, probabilmente per
sfogare su di lui la propria legittima frustrazione, e scoprì che il tizio era
Teo. Nientemeno!
“Tu!” sibilò Verena e Teo la guardò.
C’era qualcosa di molto diverso in lui, e se non fosse stata
distratta dalla propria morte imminente Verena se ne sarebbe anche accorta.
Innanzi tutto, si era cambiato d’abito e al posto della camicia spumosa aveva
una semplice maglietta a manica lunga che gli disegnava un torace smilzo da
modello di Armani; era anche struccato e i capelli, invece di puntare impazziti
in tutte le direzioni, gli ricadevano morbidamente intorno al viso. Non
sorrideva, e gli occhi blu che si posarono su di lei erano seri e vagamente
interrogativi. In poche parole, conciato così era un figo pazzesco! Suo
malgrado Verena arrossì, e come tutte le volte che arrossiva iniziò a parlare a
vanvera.
“Cosa cazzo ci fai qui?” gli strillò addosso schizzando in
piedi come se l’avessero sparata col cannone “Soffri di turbe mentali? O vuoi
morire giovane? Perché se non ti uccide Big Foot qui dietro ti faccio fuori io,
imbecille!”
Teo non si scompose di un pollice: inarcò appena un
sopracciglio e sembrò di colpo un principino annoiato da un petulante servo
della gleba.
“Senti da che pulpito” mormorò con voce bassa e tranquilla
“Dico per le turbe mentali. Hai perso la tua camicia di forza, per caso?”
“Fai pure lo spiritoso” si allarmò Verena “Adesso arriva il
ciccione e non credo proprio che intenda farci le trecce coi fiocchetti azzurri,
a noi due. Sparisci almeno tu, finché sei in tempo!”
Un guizzo tiepido animò gli occhi freddi di Teo che sollevò
appena un angolo della bocca in un accenno di sorriso.
“Fammi capire, tu mi vuoi difendere? Un mezzo Hobbit come
te…?”
Per un attimo Verena si sentì più fuori dal mondo del
solito: perché Teo si comportava così? Era forse finita in una dimensione
parallela senza rendersene conto?
“Scusa un attimo” disse lentamente cominciando a sudare
freddo “Sei in crisi d’astinenza da allucinogeni o sei semplicemente stronzo?”
Prima che Teo potesse rispondere, Verena si accorse che Big
Foot Scaturro le era arrivato alle spalle e trattenne il fiato, aspettandosi
quasi un’accettata in mezzo al cranio.
“Ecco qui Miss Mondo in carne e…” esordì Scaturro; poi vide
Teo e si bloccò sul posto, sbiancando; “Dieci!” disse poi, mandando Verena in
completa confusione. Che diavolo stava facendo il gorilla? Si metteva a giocare
a un, due, tre stella o forse era lei che stava avendo una allucinazione
mistica?
“Dieci?” sbottò giusto per accertarsene “Cos’è, il tuo
quoziente intellettivo?”
Scaturro la ignorò completamente, ancora concentratissimo su
questa versione maschile di Teo; nel mentre arrivava Oleana coi rinforzi,
guardava Teo ed esclamava anche lei: “Dieci!” come se invocasse la Madonna.
“Ok, qui sapete tutti contare” disse lentamente Verena,
convinta che stavolta i suoi neuroni avessero del tutto mollato gli ormeggi e
fosse impazzita per davvero “Che bravi che siete! La prossima settimana
passiamo ai numeri con tre cifre, ok?”
Teo la guardò e sembrò quasi sorridere: poi spostò
l’attenzione su Scaturro e il sorriso sparì completamente.
“Ciao, Paco.” disse poi con un sibilo educato: sembrava un
serpente che avesse preso lezioni di buone maniere.
“Guarda che non è successo niente” si affrettò a dire
Scaturro imbronciandosi “Tuo fratello l’ho appena toccato…”
“Lo so” rispose morbidamente Teo (che a questo punto, con
ragionevole sollievo, Verena intuì non essere affatto Teo) “Però mi sembra di
aver capito che non stavi esattamente chiacchierando di giardinaggio con lui…”
Si era avvicinato con passo indolente, i pollici infilati
nei passanti dei jeans e in faccia stampato un sorrisetto inquietante: benché
fosse notevolmente più basso e sottile di Scaturro, la sua assoluta mancanza di
paura lo rendeva comunque minaccioso. Scaturro, infatti, non si azzardò ad
alzare la cresta.
Oleana, intanto, era scivolata al fianco di Verena e le aveva
afferrato il braccio, mimando le parole “Dieci
è il fratello di Teo” col labiale.
“Dirmelo prima no, eh?” ringhiò Verena in risposta e Oleana
fece spallucce, come per dire: ma uno così c’è bisogno di presentarlo?!?
“Sai, sono un po’ stufo delle tue coglionate” continuò l’ex
Teo un pochino più aggressivo sempre rivolto a Scaturro “Te l’ho già detto e
ripetuto: lascia stare Teo, o te la dovrai vedere con me. E tu non vuoi
vedertela con me, vero Paco?”
Scaturro fece cenno di no, ma dallo sguardo assassino che
lanciò a Verena era chiaro come il sole che gli costava da morire ingoiare il
rospo davanti a lei.
“Eddai, Dieci” buttò poi lì con l’ultimo brandello di
dignità rimastogli “Non si può nemmeno chiacchierare un po’ con quel principino
di tuo fratello?”
Verena, a quel punto, non riuscì più a tapparsi la bocca.
“Chiacchierare?” si intromise con voce trasudante malevola
ironia “Accidenti, da come facevi andare le mani le tue chiacchiere sembravano badilate.”
Sia Scaturro che Dieci si girarono a guardarla, il primo con
autentico odio, il secondo con un brandello di interesse.
“Tu devi essere quello stecchetto magrolino che ha invitato
Paco a sodomizzarsi con una clava, dico bene?” le chiese Dieci molto
seriamente.
E dalli con ‘sta clava.
“Le notizie volano, eh?” grugnì Verena mentre Paco diventava
rosso come la cresta di un gallo.
“Quindi, Paco e Teo non stavano chiacchierando, secondo te?”
le chiese gentilmente Dieci con la faccia seria e gli occhi irridenti.
“Oh, certo. Si stavano proprio sparando due canne in
compagnia e discutevano della politica totalizzatrice delle superpotenze nei
confronti del terzo mondo.”
La faccia di Scaturro era diventata inespressiva più o meno
al “canne” e violacea al “totalizzatrice”.
“Di cosa cazzo parli?” abbaiò inferocito.
Dieci continuava a guardare fisso Verena: incrociare quegli
occhi blu, ironici e freddi allo stesso tempo, le fece provare un improvviso
brivido lungo la schiena.
“Cattiva, cattiva ragazza” chiocciò Dieci con di nuovo
quell’ombra di sorriso sulle labbra “Già è difficile per Paco capire una frase
che abbia soggetto, verbo e complemento, figurati se gli vai a incasinare i
discorsi così. E poi nemmeno lo sa cos’è una canna.”
Le strizzò l’occhio, complice, e il brividino lungo la
schiena divenne un terremoto di notevole magnitudo. A Verena non piacque
affatto: d’improvviso, realizzò che trovare simpatico quel tizio molto biondo e
molto vomitosamente sexy fosse un po’ troppo destabilizzante per la sua già
labile psiche.
“Va là che lo sapete tutti e due di sicuro” si affrettò a
dire scostandosi “Anzi, vi consiglio subito una jam session a due. Saluti a
tutti, statemi bene.”
Girò i tacchi e marciò via, tallonata da Oleana che non la
smetteva di sghignazzare. Non aveva fatto nemmeno tre passi che la voce di
Dieci la raggiunse alle spalle, morbida e ruvida insieme.
“Ehi gioiellino, te la cavi con così poco?”
Certo che no, pensò Verena amareggiata fra sé e sé.
“Lo gradirei molto” buttò lì girandosi di nuovo verso di
loro “Visto che errare è umano, perseverare è diabolico, perdonare è divino e
fregarsene è da stronzi, perché non ci perdoniamo tutti e stronzeggiamo un po’
fregandocene l’uno dell’altro?”
“A me sembra una buona idea.” pigolò Oleana, subito zittita
da uno sguardo azzannatore di Scaturro.
Dieci invece guardava Verena con quegli occhi inquietanti
che le mettevano addosso agitazione. No, a Verena quel tizio non era per niente
simpatico.
“Come vi pare.” sbuffò infine quando capì che nessuno dei
due avrebbe risposto “Io per oggi di testosterone ne ho abbastanza.”
Scaturro non disse niente, ma nei suoi occhi passò un intero
film dell’orrore. Che bei giorni sereni che la aspettavano, pensò Verena
depressa avviandosi con Oleana al suo fianco.
***
“Non vorrei evidenziare l’ovvio” confessò Oleana quando
furono fuori portata d’orecchio “Ma mi sa che Paco ti ha preso in antipatia.”
“Davvero?” gorgogliò Verena amareggiata “E io che ero
convinta volesse invitarmi a casa sua per un tè.”
“A Dieci invece sei piaciuta” continuò Oleana con tutt’altro
tono, molto da comare eccitata “Dio, ma l’hai visto quanto è figo?!?!”
Nemmeno a Verena piaceva
evidenziare l’ovvio, anzi, se poteva lo negava con tutte le forze.
“Chi, quel biondo tinto che si
crede l’emanazione terrena di Odino?”
“E’ biondo naturale” dichiarò Oleana
convinta “Non mi dire che non lo trovi assolutamente pomiciabile.”
Verena sorrise dell’entusiastico
neologismo.
“Infatti non lo trovo.”
“Eppure” continuò Oleana
provocatoria “Visto che hai conosciuto il suo gemello secondo le scritture tanto
schifo non dovrebbe farti.”
Teo e Dieci gemelli, nientepopodimeno!
“Teo è un’altra cosa.” tagliò
corto Verena.
“Di sicuro. A partire dal fatto
che sei l’unica persona al mondo che può testimoniare di avere verificato la
sua… come l’hai chiamata? Volgare dotazione.”
Ammiccò e Verena capì che Oleana aveva
intuito un bel po’ di cosette.
“Mi sa che il gemello cazzuto è di
tutt’altra pasta.” divagò prontamente.
“Grazie al cielo” sospirò Oleana
di nuovo rapita “Lui sì che ha sparso la sua dote generosamente. In lungo, in
largo e anche in obliquo.”
“Mi sta già sul piloro” borbottò
Verena sinceramente “E da dove viene quel nome aritmetico? E’ bravo a fare di
conto?”
“In realtà si chiama Luca” mormorò
Oleana maliziosa “L’hanno chiamato Dieci e lode dopo le sue prime performances
sessuali.”
“Dio, che cosa patetica. E gli
hanno anche eretto un monumento in piazza visto che è così decorativo anche se ha
il quoziente intellettivo di una canna da pesca?”
“Non ancora, ma hanno già ordinato
il granito” sorrise Oleana “Hai ragione, Dieci si comporta come un perfetto stronzo
da manuale per apprendiste vergini. Lo sappiamo noi femmine, lo sa lui, lo sa
persino il parroco: però è da quand’era all’asilo che facciamo la fila per lui.
Che vuoi farci, è topo nel DNA, il maschio più gettonato del momento…”
Verena si bloccò di colpo in mezzo
alla strada.
“Dieci è un maschio?” strillò
spalancando gli occhi a palla “Perché diavolo non me lo hai detto prima?!?”
Oleana trattenne a stento un
sogghigno dietro un’espressione semiseria.
“Che spirito lassativo.” dichiarò
altezzosa.
“Va là che invece mi trovi
simpatica.”
“Oh, sì. Come un dito in un
occhio.”
“Non essere volgare. Si dice un
dito nel culo.”
“Mi scusi, quando a scuola hanno
insegnato il dito nel culo avevo gli orecchioni.”
“L’avevo detto io che eri quasi
analfabeta.”
“Un giorno mi insegnerai a fare la
riverenza, quando mi inviterai a mangiare da te. Sto ancora pensando a quelle
pennette al salmone…”
“Ah, ecco perché mi stai ancora
tra i piedi!”
“Ovvio, credevi che fosse per
quello spermatozoo gigante che hai per cappello?”
“Parla quella dalle All Star ormai
cementate ai piedi. E va bene, quando la mia cuoca cucinerà trippa ti inviterò
a pranzo.”
“Che stella. Ho già lo stomaco che
cantala Traviata.”
Sbuffarono e sorrisero e si trovarono amiche con genuina
sorpresa.
SOLITE NOTE DELL’AUTRICE:
Roby: Quando mai
potrei lasciare i miei diletti pargoli in astinenza? A dire il vero, questa
cosa di “Geometrie” sta uscendo un po’ da sola, senza gran impegno da parte
mia, ma con sommo divertimento! Dopo Ab Aeterno ne avevo proprio bisogno…
Davvero Verena è irresistibile? Wow, lo ritengo un complimento a me medesima,
visto che ogni personaggio è un po’ me, in fondo. Occhio però che Jude è gelosa….
Chocolate fairy girl:
Oddio, bella storia non lo so… divertente spero! Per me scriverla lo è di
sicuro, un vero toccasana per l’umore! Ci sentiamo spesso, allora, vero?!?
Marzy: Tesoro
mio, io scuso tutto… ma cosa caspiterina vuol dire AWOL? Sembra una marca di
ammorbidente per capi delicati. Lo scoiattolo è ancora vivo? MA non era morto
durante quel pensiero complicatissimo, quando la ruota si scardinò e precipitò
a terra? Mah, forse quello era il mio scoiattolo… taaanto taaanto tempo fa! Un
bacione pure a tia, mia bbbella!
Ellemyr: Tutt’altra
cosa da Ab Aeterno, sia chiaro!! Sia come stile narrativo che come trama che
come genere che come rating che come impegno profuso dall’autrice. Scrivere di
Teo e Verena mi dà una leggerezza che scrivere di Lena e Saverio non mi ha mai
trasmesso. Ma è giusto così, mi piace diversificare la mia produzione artistica
(senza cadere nell’escrementizio, spero). Spero che il tutto continui a
piacerti, nonostante la chiarissima diversità!! Un bacione, e grazie come
sempre delle splendide parole!
Armonia: Premetto
che io Teo lo amo (^_^). Lo amo come ho amato Garrie_O di “The Runners”,
visceralmente e totalmente. Perché è buono e si piace com’è, qualità che mi
manca e che invidio profondamente in chiunque. Effettivamente, i nomi che
finiscono per “ana” hanno un loro handicap toponomastico che in genere me li fa
scartare a priori. Oleana è venuta così, d’altronde come giustamente ricordavi,
i nomi emiliano romagnoli sono sempre allegretti, no? E come ben sai, io
emilianissima sono!! Ricambio i baci, a presto spero!!!!
Rik Bisini: Hei,
quella coas ain fisica l’ho studiata anche io!! E anche “nulla si crea, nulla
si distrugge, tutto si trasforma”, il che spiega quell’odore rivoltante che
certa gente emana, ma non mi convince sulle origini di Johnny Depp… quello lì l’hanno
creato ex novo, secondo me. Sono felice che sta roba non risulti troppo
leggere, almeno per te. Sapessi com’è divertente scrivere queste sciocchezze demenziali!!
Terapeutico, direi. Come i bagni nella nostra piscina! Baci baci
Londonlilyt:
Amora mia dilettissima, mi chiedi come invento certe cose? E chi ti dice che io
inventi? In genere prendo spunto dalla vita reale: nel mio ufficio quando si
inizia a fare battute non si finisce più! Ah, e così hai una specie di hot
line? Bene! E’ così che sprechi i soldi dei contribuenti?!? (….). Comunque se
hai qualcosa di utile da passare…
Ed ecco quindi il giorno dopo. Il
fatidico the day after, quello dove si dovrebbero vedere i protagonisti del
film alle prese con il famigerato “felici e contenti”. Verena non era un granché
felice, meno che meno contenta. L’ombra di Scaturro
il Terribile rallentava il suo passo davanti alla scuola mentre gli sguardi
incuriositi degli studenti erano tornati a punzecchiarla come spilli.
“Ehi, ciao!”
Oleana Odescalchi,
autoproclamatasi d’ufficio amica di Verena dopo due ore di telefonata pomeridiana,
le arrivò di fianco saltellando, capelli al vento e sorriso a centoottanta
denti.
“Com’è che sei così felice?” si
stizzì Verena vedendola “Ho per caso fatto testamento lasciandoti i miei averi
quando Scaturro mi trasformerà in microfibra vegetale?”
“Che me ne farei delle tue
carabattole?” la sfotté Oleana prontamente “Sono già multimiliardaria di mio.
In realtà sono felice perché oggi è un giorno speciale. Dopo quello che è
successo ieri, Teo e Dieci ti rivolgeranno sicuramente la parola e io potrò approfittarne
per far loro la risonanza magnetica.”
“Figurati.” commentò brevemente
Verena, ammutolita dalla prospettiva.
Non aveva riflettuto sulle
possibili implicazioni del “giorno dopo”, ma di certo non aveva voglia di
incontrare i gemelli Ferri; al pensiero di vederseli davanti, occhi blu
ammiccanti e sorrisi da tombeurs des femmes, le si rimestavano gli organi
interni per chissà quale nebulosa alchimia.
“Magari nessuno si ricorda
dell’increscioso episodio con Big Foot Scaturro.” tentò speranzosa.
“Come no!” la demolì Oleana “Non
si parla d’altro in tutta la scuola. A proposito, la tua clava è entrata nella
leggenda, al pari del martello magico di Thor.”
“Perfetto” grugnì Verena
abbruttita “E’ esaltante sapere che comunque vada la gente si ricorderà di te.
Chi c’era a scuola l’ultimo anno di liceo? C’era Tizio Quattrocchi, Caio
Ciccio, Scaturro Terminator e Verena dalla Clava. Oh, non vedevo l’ora che
succedesse.”
“Se ti può consolare, fra le
femmine sarai ricordata per qualcos’altro” la rassicurò Oleana salottiera “Sai… la storia di te, Teo e Dieci ha già scalato la vetta della
Hit Parade amorosa della scuola.”
“Me?” pensò Verena
allarmata “Teo? Dieci? Storia?Anche peggio della clava!”
“Non esiste nessuna storia” provò
a dire con viva speranza “E comunque magari oggi il Fabulous Duet non ci
onorerà con la sua augusta presenza.”
“Lo vedi quello stormo di germani
reali che starnazza nell’atrio?” cinguettò Oleana di ottimo umore “Ecco, là in
mezzo c’è metà del Fabulous Duet; la metà che non è Teo, per intenderci.”
Verena non prese in considerazione
lo stormo e nemmeno la metà del Fab Duet: rallentò l’andatura quando intuì
l’alta e minacciosa figura di Scaturro sulla sua destra e il cuore cominciò a
battere al ritmo del Requiem di Mozart.
“Merda secca, c’è il Caterpillar.”
mormorò allarmata e Oleana, di riflesso, le si fece più vicina.
“Tranquilla” le disse decisamente
agitata “Mica può menarti qui sul marciapiede, no?”
“Vai a capire cosa passa in quella
camera iperbarica che ha per cervello” mormorò Verena di rimando “Credo che per
sicurezza sia meglio scappare in Mozambico. Mi hanno detto che c’è un convegno
di clave…”
“Verena!”
Una voce allegra con una leggera e
deliziosa erre rotolante la sorprese alle spalle: Teo, capelli biondi flambè,
camicia celeste svolazzante e un paio di jeans che aderivano in maniera
decisamente imbarazzante, un panino in mano che sventolava neanche fosse una
bandiera, le arrivò a fianco in un gran turbinio di arti al vento e sorrisi
luccicanti.
“Era ora che arrivassi” tubò
mimando due baci sulle guance e sbattendo lezioso le ciglia grondanti mascara
“Cominciavo a credere di aver avuto un’allucinazione, ieri.”
“E’ perché ti fai di troppa roba
chimica” spiegò Verena squadrandolo da capo a piedi “Ti ricordo che io e te non
dovremmo parlarci nemmeno sottovoce. Sputarci sì, insultarci anche, ma parlarci
civilmente no! Che penserà la gente?”
“L’unica gente che vedo qui
intorno interessata alla nostra conversazione è la tua amica.”
Non era vero: li guardavano tutti,
persino i passanti ignari dal marciapiede. Oleana stava probabilmente per
evidenziare questo fatto, ma Teo diede un morso al suo sandwich, le fece
l’occhiolino e lei sembrò di colpo uscita fresca fresca da una lobotomia.
“Ah… oh… eh…” balbettò incerta e
Verena accorse in suo aiuto.
“Oleana è una tipa che sa farsi
gli affari propri” tagliò corto con un’occhiata severa alla ragazza che era
ancora incerta se svenire o iniziare a ululare “E che, soprattutto, tiene
all’incolumità dei propri arti. Io mi stavo riferendo piuttosto a cosa penserà
Lord Scaturro.”
“Paco non è un granché in grado di pensare” rispose Teo con logica inoppugnabile
“Per quanto riguarda i nostri sputi, invece, detto tra noi ti trovo troppo
interessante per non cercare la tua deliziosa compagnia.”
Le ammiccò con quel suo sorrisino
storto irresistibile continuando a masticare bocconi di panino e Verena sentì
Oleana singhiozzare al suo fianco. Per poco non fece altrettanto: camicia da
Sandokan o no, pantaloni epidermici o no, trucco simil-Dolly Parton o no, Teo
era davvero carino carino carino. Ed era sicuramente l’unico essere umano al
mondo a parte Johnny Depp capace di risultare mortalmente sexy anche masticando
pane toscano e prosciutto.
“Che vai cercando?” tentò comunque
di dire poco convinta mentre Teo si appostava al suo fianco.
“Un milione di dollari, ma mi accontento di un’amica capace
di pensare con la propria testa. ” continuò Teo con quel tono salottiero e
irridente.
Aveva denti bianchissimi, pensò Verena distratta, con un
sorriso che poteva sciogliere anche il Perito Moreno e una erre aggrovigliata che
faceva venire degli strani brividini calorici lungo la colonna vertebrale.
Molto, molto pericoloso, realizzò allarmata.
“Ma come ti sei conciato
stamattina?” sbottò per reazione allontanandosi di un passo “Sembri un
moschettiere passato per Woodstock.”
Certo, lei avrebbe solo dovuto
tacere visto che quel mattino si era infilata in un eccentrico vestito di gomma
comprato a Londra; Teo fece un giro su se stesso, così evidentemente contento
di sé che quasi convinse anche Verena.
“Visto che oggi probabilmente Paco
mi spalmerà a spruzzo su un muro, ho pensato che almeno avrei dato un tocco di
colore all’ambiente. Per caso non ti piace la mia camicia?”
“Dio mi guardi dal criticare un
manufatto tanto gradevole” ironizzò Verena asciutta, indecisa se ridergli in
faccia o congratularsi per il coraggio “Non è la tua camicia il problema, anche
se ti fa somigliare a un cacatua colombiano. E’ per i tuoi jeans…”
Teo si studiò i pantaloni,
controllando soprattutto il sedere con relativo singulto da parte di Oleana.
“Che hanno i miei pantaloni che
non va?” si imbronciò poi rivolto a Verena.
“Niente. A parte che l’aggettivo
“maledettamente stretti” è decisamente riduttivo per descriverli.”
“Stai insinuando che i miei
pantaloni sono troppo aderenti?” domandò Teo dubbioso.
“Mettiamola così, non ho ancora
sbirciato le parti basse, ma quando lo farò potrò dirti se sei circonciso o
no.” rispose Verena lapidaria.
Invece di dispiacersi o
arrabbiarsi o iniziare a insultarla, Teo sprecò un altro dei suoi meravigliosi
sorrisi che le acceleravano il battito cardiaco.
“Adoro la tua sincerità.” le disse
con voce dolce e qualcosa come un milione di farfalle iniziò ad agitarsi nello
stomaco di Verena.
“Visto che siamo in vena di
confidenze” aggiunse precipitosa evitando per un pelo di arrossire “Vorrei che mi spiegassi come mai ti incontro
sempre con qualcosa di edibile tra i denti e lo stesso sei magro come un chiodo
africano.”
“Metabolismo veloce” spiegò Teo
finendo l’ultimo pezzo di panino con plateale soddisfazione “In famiglia siamo
tutti così, mangiamo come bovari sudamericani e rimaniamo snelli come giunchi.”
Verena diede uno sguardo ai
fianchi stretti di Teo, a metà tra lo scettico e l’invidioso.
“Se il tuo metabolismo si mette ad
andare un po’ più veloce torna indietro nel tempo.” commentò asciutta e Teo le
sorrise di nuovo abbagliandola.
“Ma se sei più magra di me”
cinguettò allegro “E il tuo look vintage è quasi più eccentrico del mio.
Insieme facciamo proprio una coppia alternativa.”
“Meglio di Vianello e la Mondani.” si intromise una voce sicura alle loro spalle e un centinaio di fenicotteri si
aggiunsero alle farfalle nello stomaco di Verena; sia lei che Teo si girarono
di scatto a fronteggiare il nuovo arrivato che non era Scaturro, né il Messia
mandato dal cielo a salvarli ma semplicemente Dieci. Seguito da un discreto
gregge di ragazze adoranti che fecero cerchio intorno a loro: neanche fosse una
rock star, pensò Verena scocciata.
“Oh, sei tu” conguettò Teo felice
“Cosa fai di bello da queste parti?”
“Saluto” rispose Dieci con aria
paziente e altezzosa: girò lo sguardo su tutti, severo e divertito insieme
“Ciao, fratello fioccoso. Ciao, donna sponsor della Pirelli. Ciao, amica della
donna sponsor.”
Teo sbuffò senza prendersela
minimamente; Oleana perse di colpo quei pochi, sparuti neuroni che le erano
rimasti dopo lo sguardo di Teo e assunse una rarefatta espressione da cetaceo
senza spiaccicare nemmeno un fiato; Verena, invece, guardò Dieci, incontrò i
suoi occhi blu e freddi e decise immediatamente che l’altra metà del Fab Duet
le stava altamente antipatica. D’altra parte doveva ammettere che i due gemelli
visti uno di fianco all’altro davano un bel colpo di grazia all’angina
pectoris. Erano la copia esatta l’uno dell’altro e nello stesso tempo
sembravano diversi come il giorno e la notte; Teo solare e colorato come un
uccello tropicale, Dieci cupo e fascinoso come un divo del cinema. Entrambi con
quegli occhi azzurri dal taglio orientale, quei capelli biondo svedese così
innaturali in mezzo a tante teste brune… di fianco alle loro figure alte
e snelle sembravano tutti dei panini sbrodolanti maionese; Verena compresa, che
col suo aborto di vestito di gomma si sentiva tanto come un chewin gum
masticato.
“Ciao e speriamo presto addio.” gli
sputò quasi contro attirandosi lo sguardo blandamente ammirato di Teo.
“E’ probabile” rispose Dieci a
tono “Paco si sta scroccando le nocche da un’ora e non credo che di te rimarrà
qualcosa di solido quando avrà finito.”
Verena sbiancò e Dieci le rivolse
un sorrisetto serafico.
“Ok, rimani” si affrettò a
rettificare Teo “Finché sei qui Paco non oserà attaccare.”
“Credete davvero che questa
adunanza globale sia una buona idea?” sbottò Verena innervosita “A Scaturro
basterebbe tirare qui in mezzo una bomba a mano per farci fuori tutti in un
botto solo.”
“Ti ho già detto che Paco non è in
grado di produrre idee così brillanti” sorrise Teo “Il suo cervello partorisce
una sola idea all’anno e Paco ha già sprecato la sua occasione ieri, quando ha
pensato bene di portare a scuola il suo diario…”
“Paco ha un diario?” domandò Dieci
inarcando un sopracciglio.
“Paco sa scrivere?” aggiunse
Verena scettica.
“E’ per questo che ce l’aveva
tanto con me, ieri” sospirò Teo rammaricato “Ero riuscito a metterci le mani
sopra… Poi, in mezzo a tutto quel casino, l’ho perso senza nemmeno riuscire a
leggere un rigo. Forse è per questo che sono ancora vivo.”
“Hai capito l’angioletto di mamma”
sogghignò Dieci “Tanto vento con le mani poi alla fine sei più subdolo di una
faina.”
“Siamo cresciuti insieme, cocco”
ribatté Teo imitando immediatamente la smorfia del gemello “Stesso DNA.”
Si scambiarono uno sguardo così
complice che sarebbe bastato quello a farli somigliare come due gocce d’acqua:
Verena e Oleana si sentirono di colpo come due intruse, alla stregua delle
masse ovariche intorno a loro che sospiravano romanticamente alla vista dei
loro beniamini congiunti. Poi, come un’ombra scura che offusca il sole, Verena
si sentì addosso un’occhiata di palese malevolenza.
“Scaturro in rapido
avvicinamento.” mormorò Oleana fra i denti e i sorrisi di Teo e Dieci si
smorzarono repentinamente.
“Dove?” domandò Dieci con voce
fredda e tagliente.
“180 gradi a dritta, velocità di
15 nodi” rispose in fretta Verena “Che facciamo, capitano, cazziamo la randa o
molliamo il pappafico?”
Dieci fece in tempo a scoccarle
un’occhiata divertita prima di pararsi di fronte a Scaturro, che era arrivato
davanti al gruppetto con una convincente espressione da serial killer sul viso.
“Ciao Paco.”
“Dieci.”
Scaturro girò lo sguardo su Teo
che fece un saluto rapido sventolando le dita.
“Ciao Cenerella.” lo salutò con un
ghigno.
“Ciao batterio anaerobico.” rispose prontamente Teo e Dieci
rivolse a lui lo stesso sguardo a metà tra il divertito e l’esasperato che
aveva lanciato a Verena.
“A me non mi saluta nessuno?” si intromise Verena quando
vide il viso di Scaturro colorarsi lentamente di carminio e l’intento omicida
nei confronti di Teo lampeggiargli in fronte come un neon.
La manovra diversiva ottenne il suo scopo: Scaturro si girò
a guardarla e il suo ghigno divenne quasi raccapricciante.
“Và che c’è pure Miss Mondo” gorgogliò “Che hai addosso? Il
cellophane da imballaggio?”
“Non si sa mai che te lo debba prestare per spedirti a fare
in culo.” rispose Verena amabilmente e sia Teo che Oleana tossicchiarono una
risatina subito contenuta dentro una mano. Ma Scaturro le aveva sentite lo
stesso: la sua aria da spaccone divenne per un attimo furiosa prima che
riuscisse a controllarsi.
“Sei molto spiritosa” disse lentamente con voce bassa e
minacciosa “E ieri mi hai dato dello zappatore. Non me lo dimentico, sai?”
“Io ci spero sempre” rispose Verena con un sorriso “Infatti
ti ho dato anche del beduino razzista e omofobico, ma di quelli ti sei pure
scordato, no?”
Gli occhi di Scaturro si ridussero a due fessure, ma quando
fece un passo minaccioso verso di lei si trovò davanti Dieci quasi casualmente.
“Hei, Paco, niente casini.” disse Dieci con voce bassa e
morbida: fu così convincente che Scaturro fece un passo indietro e Verena tirò
un metaforico sospiro di sollievo. Almeno finché Dieci non si girò a guardarla
e non sembrava più divertito, ma quasi arrabbiato.
“Ci vediamo in classe.” sibilò Scaturro a Verena decidendo
su due piedi di abbandonare il match in parità. Si allontanò a lunghe falcate,
seguito dai brusii eccitati dei ragazzi che avevano assistito
all’incontro/scontro.
“Wow, che roba!” sfiatò Oleana recuperando l’uso della
verbalizzazione “Sembrava Mezzogiorno di Fuoco e sono solo le otto del
mattino!”
“C’è mancato tanto così che ti mollasse un pacco di sberle.”
mormorò Teo a Verena e voleva essere burbero ma i suoi occhi scintillavano
ammirati.
“Non vedevo l’ora” sbuffò Verena scrollando le spalle
“Giusto perchè è un po’ che non uso il cilicio chiodato e avevo davvero voglia
di farmi del male.”
Il cuore però continuava a batterle come un tamburo
africano. Oleana fece una risatina nervosa e Teo continuò a sorridere: l’unico
ancora serio era Dieci che le piantò addosso un azzurro sguardo di rimprovero.
“Si può sapere dove hai il cervello?” le domandò molto
freddamente “In lavanderia?”
“Non ho fatto niente di male” si difese Verena imbronciata
“E poi scusa, ma anche tu non sei stato esattamente il Ghandi della
situazione.”
“Io sono un maschio” ribatté Dieci con alterigia “E mi so
difendere da solo.”
“Oh, questo spiega tutto!” esclamò Verena a cui era
ovviamente saltata la mosca al naso “Mi scusi se non avevo valutato il fattore
testicolare, o torreggiante e testosteronica creatura. Per la cronaca, sarò
anche femmina, ma sono campionessa di aikido.”
“Con quelle due braccine secche che ti ritrovi, al massimo
sarai campionessa di origami.” la sfotté Dieci con calma.
“Parla quello obeso” si stizzì Verena punta sul vivo “Se ti
vedono quelli del Biafra ti mandano loro derrate alimentari.”
Un brusio oltraggiato si levò dalle masse ovariche a
quell’eretica dichiarazione, ma Dieci sembrò ignorarlo.
“In classe sarai da sola con Paco, e indovina chi tra te e
lui ne uscirà trasformato in composto spalmabile!”
“Direi che puoi anche smetterla di fare la nonnina saccente
e preoccuparti per me” si stufò Verena “Non mi risulta che sia concesso
commettere omicidi in classe col prof come testimone, e comunque nel caso che
Scaturro ci provi, cercherò di tramortirlo con la mia famosa clava, ok?”
“Sei ostinata e antipatica” la informò a muso duro Dieci “Mi
chiedo perchè Teo e Paco perdano tanto tempo con te!”
“Paco perde tempo con me perché è uno stronzo e ha il
cervello di una spora pungiforme.” spiegò Verena impaziente.
“Io invece perdo tempo con lei perché indossa vestiti di
gomma” si intromise Teo raggiante “Inoltre perché è deliziosamente stronza e
perchè ti odia.”
Le masse ovariche sospirarono in coro scandalizzate, come
mosse da un unico neurone (cosa peraltro possibilissima). Dieci si decise a
guardare Verena con autentico interesse per la prima volta da che si erano
conosciuti.
“Davvero mi odi?” chiese con blanda sorpresa: la fissava e
Verena si sentì tremare le gambe.
“Ma no che non ti odio” rispose in fretta con voce appena
più acuta “Sei ancora vivo, no?”
“Però non le piaci” insistette Teo mettendosi al suo fianco
“La prima femmina del creato che non sbava nel vederti muovere un
sopracciglio!”
Oleana, che vedeva un pelo più in là di Teo (forse perché
indossava meno mascara…?) e che sapeva qualcosa in più degli ormoni femminili,
fece per ribattere, ma poi, in un lampo di meraviglioso istinto di
sopravvivenza, preferì tacere.
“Io non ti piaccio.” continuò quindi Dieci sempre con gli
occhi blu ben piantati in quelli di Verena. Le masse ovariche rizzarono le
orecchie trattenendo il fiato, come pure Oleana con lo scettico sopracciglio
sempre alzato; Teo invece le sorrise fiducioso prendendola a braccetto. Verena
aspirò distratta il suo profumo fruttato; era delizioso e intrigante, come
nostalgia d’estate.
“Decisamente no.” si decise a rispondere con voce
leggermente rauca.
Oleana sbuffò, le masse ovariche ruggirono oltraggiate e
Dieci si decise a sorriderle, sornione.
“Bene.” sentenziò con voce morbida.
Aveva un sorriso che ammazzava, pensò Verena vagamente
persa.
“Vedi?” esultò Teo iniziando a trascinare Verena verso la
scuola “Materia grigia versus ormoni, 4 a 3. Non mi era ancora capitato di vedere un tale prodigio con Dieci nei paraggi. Ti devo studiare e isolare il
gene che lo scatena; prima però ci fermiamo al bar che prendo un pezzo di
pizza? Ho una fame che azzannerei qualsiasi cosa somigli a una mozzarella.”
Verena si lasciò trascinare via incerta; Oleana le trottò di
fianco e Verena vide che il suo sopracciglio non si era ancora abbassato.
Preferì non indagare e si chiuse in un broncio muto.
“Tutto bene?” le chiese Oleana allusiva: ne sapeva qualcosa,
lei, di bronci muti.
“Certo che va tutto bene” rispose Verena decisa “Scaturro e
la mia clava a parte va tutto benissimo!”
Ma sentiva lo sguardo di Dieci sulla schiena, lo sentiva
caldo e pressante come un potente raggio di luce e dentro di sé pensò che le
cose in realtà non stavano affatto andando bene.
NOTE DELL’AUTRICE
Chocolate fairy girl: Felice di esserti stata d’ispirazione!!
Ma poi la fai leggerea nchea me questa storia…? Ah, un’ultima cosa: giù le
mani da Teo, lui è mio!
MarzyPappy: Oh, solo io ho lasciato il locale sfitto?
E’ così pieno di ragnatele lassù che non ci vuole andare nemmeno un neurone di bradipo…
Sono felice che Dieci riscuota il tuo favore, te lo mando volentieri per
Natale!! Preparo le lasagne per la tua venuta, tesorino… da te voglio solo una
porzione di pastiera fatta dalle manine d’oro della nonna, è possibile?
Aurora: Che cos’è questa cosa…? Oddio, non so… un
aborto di scrittura, un tentativo di buonumore…? Ditemelo voi, sono nelle
vostre umili mani…!
Armonia: Soppa, ma siamo tutte di lambruscose origini
qui!! Io sono di Reggio Emilia, terra di tortellini, prosciutti e formaggi,
oltre che dei soliti lambruschi che danno quel tipico buonumore godereccio. Anche
io sono fiera delle mie origini, e qui da noi i nomi strani si sprecano (Oleana
era una mia collega di lavoro… non invento niente, he he he). Ti presto
pomiciabile se mi fai vedere a chi lo applichi (^-^). Baci baci!!
Roby: Povero Garrie_O… già c’ha la sfiga di doversi
sorbire Cardie day and night (che, credimi, non è facile, conoscendo la sua
schizofrenia galoppante). Grazie per i complimenti, spero di replicare e
continuare a portare buonumore!! Kiss
Greta91: Eh, mia dolcissima, non mi sopravvalutare…
scrivo per diletto, ma non sempre quello che diletta me è capace di dilettare
voi! Comunque sia, finché ci siete sarò felice, Vostra Beltate Bellissima!! Sbaciozzi
ricambiati!
Londonlilyt: Ma dai!!! Avrei detto che in Australia
si fornicava come canguri. Evidentemente mi sbagliavo… comunque non mi
interessa, come Verena ho deciso di darmi all’ascetismo sessuale per i soliti
motivi: Johnny Depp non è disponibile e il resto del mondo non mi scatena l’ormone.
Speravo nel famoso barista irlandese, ma mi sembra di aver capito che qui
nessuno vuole presentarmelo… che cattive che siete!! Un bacione, bellezza, a
presto!!
Rik Bisini: Ciao mio adorato, sempre perfetta e
lusinghiera la tua attenta analisi!! E’ vero, mi auguro di riservare sorprese
sui personaggi… anche se diciamocelo, questa storia non sarà né Guerra e Pace né
Il paradiso perduto, quindi una volta presentanti tutti i personaggi, la storia
si snoderà rapidamente. Almeno, le intenzioni sono queste: l’ultima volta che
ho pensato così è saltato fuori la prova del drago… tuffo a bomba, arrivoooo!
“Come ci siamo riuscite?” chiese Verena quando arrivarono
sul marciapiede di fronte alla scuola.
Oleana, fedelmente al suo fianco, la guardò
interrogativamente.
“A far cosa?”
“A uscire dalla scuola.”
“Bé, abbiamo messo un piede davanti all’altro dirigendoci in
direzione sud-sud ovest con una traiettoria rettilinea.”
“Deficiente. Intendevo come abbiamo fatto a uscire vive
dalla classe con Scaturro che ci aspettava al varco più incazzato di
Robespierre con Maria Antonietta.”
“Semplice. Al suono della campanella, ci siamo appese io al
braccio destro e tu al sinistro del prof di scienze e gli abbiamo chiesto di
spiegarci le funzioni della lipasi e dell’amilasi mentre uscivamo da scuola.
Siamo passate sotto al naso di Scaturro con il prof in pieno delirio enzimatico
e siamo arrivate sane e salve all’uscita dove abbiamo appreso che la lipasi non
è un’isola del Mediterraneo ma un prodotto del nostro pancreas. E ora eccoci
qui, pronte per il pranzo e tutti i suoi enzimi conseguenti!”
“Che sollievo” sospirò Verena ancora incredula “Vorrei solo
non dover incontrare…”
“Ciao, bambole!”
La voce di Teo le raggiunse un attimo prima che arrivasse
anche lui, col solito turbinio di colori e l’immancabile panino in mano.
“Ecco, appunto.” sospirò Verena già di cattivo umore.
Non aveva voglia di vedere Teo: non perché non fosse
piacevole da vedere, perché lo era fin troppo, ma perché era stancante rimanere
sempre sulla difensiva. E per motivi complicati e remoti sui quali era molto
meglio non indagare, gli occhi azzurro cielo di Teo la mettevano indubbiamente sulla
difensiva. Per non dire che la spaventavano, anche se l’idea che lei, Verena
Bassi la Tosta con la Clava, fosse in soggezione davanti a Teo, il Canarino Biondo
senza Clava, aveva del ridicolo. O forse proprio per quello. Fatto sta che quando
arrivava Teo, Verena sentiva il famoso campanello d’allarme… anzi, più che un
campanello, sentiva dentro l’intera sezione fiati della filarmonica di Vienna!
“Ho avuto un’idea meravigliosa!” cinguettò Teo ispirato
ignorando il malcelato broncio dell’amica.
“Quale, la combustione spontanea?” ringhiò Verena burbera.
“No, sciocchina” sorrise Teo per niente scalfito “Ma perché
sei sempre così deliziosamente brusca, Verena cara? Non sai che ti fai venire
le rughe?”
“Chiamami ancora Verena cara e le rughe verranno a te.”
“Passiamo alle minacce?”
“Sai che sono un tipo violento. Ricordati della clava.”
“Mi ricordo un sacco di cose di te, Verena ca… Verena.”
A quel punto cui fu un ammiccamento malizioso di Teo e una
conseguente extrasistole di Verena.
“Allora, cos’era l’idea meravigliosa?”
“Un invito a pranzo.”
Panico.
“Non posso” rispose immediatamente Verena “Mi ha invitato
Oleana.”
Non era vero e Oleana fece schizzare di nuovo il suo
sopracciglio verso l’alto, ma fortunatamente non disse nulla. Anche perché Teo
aveva di nuovo sorriso modello lampada abbronzante e aveva dato un morso
entusiastico al panino.
“Perfetto! Vi invito tutte e due!”
Di nuovo brivido di panico da parte di Verena.
“Non possiamo” decise subito dopo “La mamma di Oleana ha già
preparato un pranzo con tre portate di pesce e si incazza di sicuro se le diamo
buca…”
“Oh.” sospirò Teo spegnendosi con l’aria di un cucciolo di
cocker.
“Ma Verena cara!” si intromise Oleana “Certo che possiamo
accettare l’invito!”
“Verena cara tua sorella” abbaiò Verena incattivita “E poi
noi non possiamo accettare, ho detto.”
“Mia mamma mi ha chiamato prima e mi ha detto che il pranzo
a base di pesce è rimandato.”
“Davvero?” si illuminò di nuovo Teo.
“Davvero?” ringhiò Verena sfidando Oleana con lo sguardo, la
quale rispose sfarfallando tranquillamente le ciglia.
“Davvero” rispose sicura “Mamma aveva lasciato il pesce a
sbrinare sul davanzale della finestra, è passato un piccione e sai come sono i
piccioni… fatto sta che adesso quel pesce non lo vuole nemmeno il gatto e così
a pranzo c’è solo la Simmenthal.”
“Ma è perfetto!” si esaltò Teo (dopo aver doverosamente
ingoiato vivo il resto del panino) “Dico a mamma di preparare due posti in
più!”
Tirò fuori il suo cellulare dalla tasca come fosse un
coniglio dal cilindro e cominciò a pestare sui tasti mentre Verena e Oleana si
scambiavano uno sguardo ostile.
“Che storia coraggiosa.” si schifò Verena e Oleana le
sorrise serafica.
“Mai come quella di mia madre che cucina il pesce” rispose
sottovoce “Non sa nemmeno affettare il pane!”
“Dovevi reggermi il gioco.” sibilò con voce ancora più bassa
Verena.
“Col cazzo” rispose Oleana graziosamente “Un invito a casa
di Teo e Dieci… ucciderei mio padre con un braccio staccato a mia sorella per
questo!”
“Allora, andiamo?” si intromise Teo prendendo a braccetto
l’una e l’altra raggiante.
“E va bene” cedette Verena con un ultimo sguardo di fuoco a
Oleana che sembrava di nuovo essersi appena fatta una dose di morfina “Ma se
qualcuno mi chiama ancora Verena cara sapremo finalmente che fine far fare a
quel maledetto pesce.”
* * *
L’invito a pranzo di Teo non era arrivato per caso, ma non
nel modo che Verena poteva sospettare. C’era stato in precedenza un bizzarro
dialogo in casa Ferri, iniziato con Teo e suo fratello che tornavano da scuola
accolti come al solito da un’affettuosa mamma Ferri.
“Oggi ho conosciuto una ragazza pazzesca.” cinguettò Teo a
sua madre mentre Dieci si rabbuiava impercettibilmente.
“Pazzeska in senso buonno o kattivvo?” domandò mamma Ferri:
l’accento curioso poteva sembrare sardo, ma in realtà era finlandese.
“Ancora non lo so” rispose Teo cogitabondo “E’ tosta e un
po’ ruvida, ma è originale e parecchio carina.”
“Ricordati sempre di guardarre gli okki” suggerì mamma Ferri
scodellando davanti ai figli una montagna di salsicce biancastre che
contenevano più o meno due maiali e mezzo “Kome sonno kuelli di kuesta
ragazza?”
“Scuri” meditò Teo concentrandosi sul ricordo di Verena
“Molto italiani. Effettivamente sono molto belli.”
“Puah.” commentò Dieci infilzando una salsiccia e sia Teo
che mamma Ferri lo guardarono sorpresi.
“Puah a chi?” chiese Teo.
“Puah alla tizia che dici tu.”
“Verena non ti piace?”
“No.” rispose immediatamente Dieci senza nemmeno pensarci su.
“Eppure è carina.” sorrise Teo sotto i baffi.
“Karinna nel senso dekorattiva o karinna nel senso dolce?”
“Dolce quella!” si schifò Dieci prima che Teo potesse aprire
bocca “Sembra un incrocio malriuscito tra un sottomarino atomico e Amelia di
Paperino.”
“Addirittura!” commentò Teo scambiando un fuggevole quanto
significativo sguardo con la madre “In genere sei più di bocca buona con le
femmine.”
“Beh, quella femmina invece non mi piace.”
“Effetto broccoli a pranzo o effetto volpe e uva?”
“Effetto broccoli.” rispose Dieci un po’ troppo in fretta.
Nuovo scambio ispirato di sguardi celesti tra madre e figlio
fioccoso.
“In verità ce l’hai con Verena perché non è svenuta ai tuoi
piedi quando ti ha visto” sghignazzò malizioso Teo “Anzi, mi è stato detto che
in qualche modo criptico ti ha mandato a cagare.”
“Mi aveva scambiato per te.” puntualizzò Dieci compunto.
“Comunque sia, l’effetto broccolo forse è proprio dovuto al
fatto che ti fa bene ogni tanto essere trattato come essere umano invece che
come un principino viziato. E poi ammetterai che è carina per davvero.”
“C’è gente che per diletto si strappa le sopracciglia con le
pinzette, quindi immagino che il concetto di carino sia abbastanza versatile.”
“Verena non è versatile” precisò Teo semiserio “E’ carina
punto e basta. Certo, rispetto al tuo classico modello è un po’ fuori dalle
righe…”
“E quale sarebbe il mio modello?” si informò Dieci lavorando
alla decima salsiccia.
“Bionda, preferibilmente tinta; magra come un mucchietto di
bastoncini per giocare a Shangai; gamba lunga dieci piani più mansarda; occhio
ceruleo ed espressivo come quello di un sarago alla griglia; quoziente
intellettivo di uno stafilococco…”
“Mariacarla non è la mia fidanzata.” ribatté immediatamente
Dieci e Teo sorrise esultante.
“Lo dicevvo io!” sghignazzò persino mamma Ferri.
“Vedi che l’hai riconosciuta anche tu? Scommetto che è stato
il paragone col sarago.”
“Ma piantala” sbuffò Dieci mollando a metà la dodicesima
salsiccia “Tanto lo so che voi due vi siete messi d’accordo per demolire
Mariacarla in tutti i modi. Come se me ne fregasse qualcosa: a me va bene così
com’è e lei mi trova perfetto così come sono.”
“Quella al mondo trova perfetto te e il suo smalto per
unghie” sottolineò Teo “Tira tu le tue somme…”
“Dovrei preferire la tua moretta dalla linguaccia all’acido
muriatico?” domandò Dieci alzandosi in piedi “No grazie. Vado in camera mia.”
Uscì dalla stanza seguito da un inquieto silenzio: Teo e
mamma Ferri si scambiarono uno sguardo accorato.
“Sei sikurro?” domandò mamma Ferri dubbiosa.
“Ti dico che Verena è perfetta per Luca” rispose sottovoce
Teo con aria da cospiratore “Ha cervello e un senso dell’umorismo incredibile.
Si veste come un’artista e il fatto che sia venuta a salvarmi da Paco con quella
grinta fa capire che ha anche cuore.”
“Sembra interessante.”
“Lo è. Ed è bella, di una bellezza viva e cangiante: non ti
stancheresti mai di guardarla.”
La casa di Teo era una signora casa dall’elegante tetto
spiovente e il giardino curatissimo con bassi alberi giapponesi. Verena era già
in soggezione così, ma lo fu ancora di più quando una signora la accolse sulla
soglia con un sorriso a 360° . Mamma Ferri in carnee ossa: era così sfacciatamente bella e bionda e con due occhioni
blu così dolorosamente uguali a quelli dei figli che non poteva essere nessun
altro.
“Moi äiti.” disse Teo in tono coccoloso entrando in casa
disinvolto.
“Moi karas.” rispose mamma Ferri, ma guardava Verena con due
radiografi azzurri che facevano venire caldo.
“Buongiorno.” mormorò Verena intimidita.
“Salve!” cinguettò la donna con una voce allegra e un
leggero accento straniero “Tu sei Verenna?”
“Ehm, sì” rispose Verena facendosi scudo con Oleana “Lei
invece è Oleana Odescalchi, una mia compagna di classe.”
Non era per niente un buon segno che mammina sapesse il suo
nome prima ancora che varcasse la soglia. Si chiese se sapesse anche del bacio
accessoriato che aveva dato al suo figlioletto senza nemmeno saperne il nome e
di colpo desiderò emigrare in Micronesia.
“Entratte, entratte” la precedette mamma Ferri spingendo
dentro lei e Oleana “Siamo già pronti per il pranzo. Teo, vai a kiamare Lukka.
E attento a Ottello, è kui da kualke parte…”
Mentre parlava un cagnolino meticcio talmente microscopico
da essere tranquillamente scambiato per un topo, sbucò da dietro una pianta e
senza nemmeno passare dal via sfrecciò per la stanza e andò a conficcarsi nello
stivale di Verena coi dentini appuntiti.
“Ottello!” berciò mamma Ferri scandalizzata mentre Verena
fissava gli occhietti furiosi dell’animaletto che continuava ad azzannarle la
scarpa con metodico impegno.
“Cos’è?” si informò Verena con genuina curiosità “Un topo
mutante?”
“E’ un cane.” rispose Oleana trattenendo a stento una
risata.
“Mi dispiacce moltissimo…” iniziò mamma Ferri.
“Non fa niente signora” disse con calma trattenendosi a
stento dallo spiaccicare il cagnetto contro il muro con un calcio piazzato “Ho
gli stivali d’acciaio rinforzato, non mi fa male.”
“Ma non è edukatto!” proseguì mamma Ferri costernata “Teo,
fa qualkosa!”
Teo si precipitò a raccattare il cagnetto, profondendosi in
scuse.
“Mi dispiace per Otello” disse con voce molto dolce “A parte
le deiezioni particolarmente odorose che molla in giro per casa, è davvero un
cucciolo adorabile, ma con gli estranei tira fuori il Dobermann che c’è in
lui.”
“Figurati.” rispose magnanima con un sorriso: si guardò bene
dal far notare che quell’affare peloso non aveva considerato Oleana nemmeno di
striscio pur essendo estranea almeno quanto lei. Evidentemente si trattava di
antipatia epidermica. Otello abbaiò ferocemente, come per confermare la sua
diagnosi silenziosa: aveva un modo di abbaiare stranissimo, una specie di
“Waff!” come lo sfiato improvviso di un gommone.
“Senti come cazzo abbaia quel pulcide” sentenziò uno voce
dalla stanza vicina “Chi è entrato, l’esattore delle tasse?”
Il cuore di Verena ebbe un sobbalzo nel riconoscere la voce
di Dieci.
“Lo sapevi che abitava qui, no?” pensò rapidamente
cercando di mantenere la respirazione normale “Stesso DNA di chi ti ha
invitato a pranzo, ricordi?”
“Non ti permetto di offendere Otello!” sentenziò Teo
battagliero.
“Basta guardarlo che si offende da solo” risuonò la voce di
Dieci in avvicinamento “Già è fatto male di suo, con tutto quel pelo e quelle
zampe che sembrano bastoncini Findus scongelati: ci mancava solo l’abbaiata
asmatica per demolirlo del tutto.”
Dieci entrò in quel momento in sala con un sorriso rilassato
che subito si congelò sul viso alla vista di Verena e Oleana.
“Come no” rispose Dieci mentre un lento sorriso maligno gli
arricciava le labbra “Adesso capisco le convulsioni di Otello.”
“Lukka!” si scandalizzò ancora mamma Ferri.
“Non si preoccupi signora” intervenne Verena per niente
scalfita “Come le ho detto prima, ho gli stivali d’acciaio rinforzato, non mi
fa male.”
A Oleana scappò una risatina nasale proprio mentre un altro
tizio entrava nella sala da pranzo: era anche questo alto, biondo e bello come
un dio del Walhalla e gli occhi di Oleana schizzarono fuori dalle orbite come
palline da ping pong. “Ma questa è una famiglia o la versione maschile delle
Pussycat Dolls?”, pensò invece Verena abbagliata.
“Ciao” disse il Dio con un sorriso incuriosito “Cos’è tutta
questa folla?”
“Questo è Marco, mio fratello maggiore” presentò Teo mentre
Marco allungava una mano che Verena prendeva di riflesso senza riuscire a
spiaccicare parola; “Marco, queste sono Verena e Oleana.”
“Verena?” si informò Marco con interesse “Quella della
clava?”
Gesù salvami, pensò Verena con orrore.
“Sentite, non è che potreste ricordarvi di me per qualcosa
di diverso? La storia della clava potrebbe essere male interpretata dai
posteri.”
Marco sprecò per lei uno di quei sorrisi diamantiferi che
sembrava caratterizzare tutti i Ferri.
“E’ anche simpatica! Che peccato che devo scappare via.”
“Ecco, bravo” pensò invece Verena sollevata “C’è
già una tale concentrazione di biondi da infarto qui che la valvola mitrale mi scoppietta
come una marmitta difettosa.”
Marco uscì salutando, con gli occhi di Oleana e Verena
saldamente inchiodati ai dorsali scolpiti. In realtà guardavano entrambe il suo
sedere, ma non l’avrebbero mai ammesso nemmeno con loro stesse.
“Mangiamo?” propose Teo vagamente rabbuiato “Ho una fame che
tra un po’ ingoio Otello.”
“Magari.” pensò Verena con un lampo di odio verso il
canide.
“Magari.” commentò Dieci accorato e Otello, intuendo la
sottile ostilità dei ragazzi, abbaiò loro dietro con quei suoi tediosi
“Waff!Waff!”, ben accucciato tra le amorevoli braccia di Teo.
“Affogati, brutta ciabatta di pelo.” pensarono Dieci
e Verena contemporaneamente: poi si scambiarono un rapido sguardo di striscio,
come se avessero parlato in un modo che solo loro potevano capire. Fu un attimo
indeciso, ma lo stesso Verena perse tutto l’appetito mentre seguiva mamma Ferri
a testa bassa in sala da pranzo.
NOTE DELL’AUTRICE:
TEO(!!): Ti ho messo in testa per ovvi motivi, mio
caro! Hai due cose in comune con il mio Teo, il nome e il sesso, quindi sappi
che ti amo a prescindere! Dimmi che hai anche gli occhi azzurri, una fame
cronica e lunghe gambe svagate e il mio cuore sarà tuo per sempre!! Scherzi a
parte, grazie per i complimenti, spero di risentirti su queste reti ASAP!! Ciauz!
Chocolate fairy girl: Anche io adoro Teo!! Perché mi
vengono fuori dei personaggi così carini? Perché so tutto di loro con tale
chiarezza… cosa gli piace, cosa odia, quali sono i suoi pensieri… Dopo è un
casino rendersi conto che non esistono!! Fatina cara butta qui un pezzo di
fondente al peperoncino, che almeno mi consolo con i carboidrati…
_Ellie_: Ma dai… mifai arrossire!! Troppo buona,
troppo buona… Stronzaggine allo stato brado non me l’aveva mai detto nessuno,
sono commossa!!*o*!! Che avviso devo mettere per i miei lettori? Scrittrice (si
fa per dire) completamente fusa quindi psicologicamente instabile drogata di
vostre recensioni…? Così va meglio! Senti, ma… “ommiomarionettistaaaaaaa” cosa
vuol dire?!? Kuss!!
Krisma: Carissima, benvenuta!! Sono davvero lusingata
e felice per le belle parole, e ti posso garantire che non ti sto affatto
prendendo per pazza… sono abituata a molto peggio, credimi (prima di tutti me
stessa medesima, notoriamente pazza come un cavallo pazzo). Spero di risentirti
presto, intanto grazie infinite!!
Roby: Jude è molto molto gratificata dalle tue parole
(Garrie un po’ meno, ma lui è un po’ che la sopporta, quindi conosce i suoi
polli…). Davvero la storia ti piace? Spero davvero di non deludere… anche se
chiaramente come genere è tutto diverso da Ab Aeterno, rimane sempre la paura
di non piacere, cosa che a questo punto non prenderei affatto bene, visto l’alto
livello di considerazione a cui mi avete abituato!! Oddio, catarro… mitico!! Da
far paio con Paracefalo!! Ti adoro.
Dadola: Ti chiami Verena anche tu!! E io che credevo
di aver usato nomi impossibili… da dove viene il tuo? Italico o straniero?
Fatti sentire, a presto!!
April: Mia carissima funghetta! Vederti spuntare
dappertutto è un piacere e un immenso onore, quindi sappimi felice!! Ma non che
Dieci non è antipatico (vedrete, vedrete…). Vuoi un capello per clonare il mio cuccioloo?
Il tuo comodino comincia a farsi parecchio interessante… Tobia, Teo… mettici
anche Garrie_O e te lo vengo a svaligiare! Posso…?
Armonia: Sto cercando di non farvi piacere Teo:
perché non ci riesco?!? Devo ammetterlo, tonto il ragazzino è tonto forte (si
vedrà in seguito quanto…). Per quanto riguarda l’autobiografico, qualcosina dell’autore
c’è sempre, no? Nella mia scuola esisteva un Dieci (si chiamava Trail… stronzo
come un’intera fossa biologica, ma figo da morire). Teo invece è inventato di
sana pianta, ma come vorrei che fosse vero… almeno nelle camicie. Allora,
nessuno di pomiciabile in giro? Che peccato… diciamo però che stuprabile può
essere un ottimo sostituto, soprattutto per Johnny (mio mio mio!). Baci
bacissimi!!
Greta91: Tutto quello che esce dalla ma testolina ti
diletta…? Che affermazione compromettente!! Come la mettiamo col muco da
raffreddore, la sbavata automatica alla vista di Johnny Depp, le sgarbelle
mattutine e via di questo passo? Escono pure dalla mia testa, ma fanno schifo
pure a me!! Ti concedo il beneficio di ritrattare, và. Intanto, un bacione!!
Ellemyr: Ancora non mi sono “stabilizzata” con questa
storia: mentre per Ab Aeterno avevo già finito di scrivere e la cadenza
settimanale era quasi d’obbligo, qui devo ancora decidere cosa fare… e
soprattutto, sono avanti di un solo capitolo con la scrittura!! Nemmeno io so
come continuare, che razza di poca professionalità che dimostro! Mi vergogno
molto: mi perdoni?!
Saraj: Tesoro, non dire così, dai… le battute vengono
da sé, a volte scopiazzo anche io dai miei vicini di casa (leggi: colleghi di
lavoro, una vera fucina di idee). Ti aspetto prossimamente su queste reti, ok?
Un besito!!
Aurora: Anche io ti amo. E dopo queste dichiarazioni
compromettenti, decidiamo con che rito ufficializzare la nostra unione:
cattolico mi sa di no, ma solo per via del tuo frac verde… protestante è
banale… ebreo, no, non so dire bene mazel tov… ortodosso, mah… i budddhisti
come lo fanno? E se optassimo per un Evangelico dell’Apocalisse? Suona
piuttosto bene! Sappimi dire. Un bacio anche a te, mia adorata!
Rik Bisini: Innanzi tutto, ti ringrazio per le ultime
parole spese per Ab Aeterno e ti dico in via ufficiale che anche io ti voglio
bene, my dear unofficial bros! Effettivamente, sto cercando di alzare un po’ di
polvere attorno a Teo, ma non posso negare che ho ben delineato il personaggio
nella mia testa ed è effettivamente un tesoro. Come fu per Garrie, nacque con
uno scopo ma ne sta prendendo un altro… ed ecco che la storia, partita in un
modo, vira a destra e a sinistra e prende una direzione che non mi aspettavo
affatto! Chissà come andrà a finire? Non è strano che l’autrice sia più ignara
del lettore…? Ma sopratutto, posso tuffarmi ancora o l’acqua è già fredda?!?
Londonlilyt: Mi sono andata a cercare i gemelli da te
citati e… ehm, sono davvero carini!! E poi hanno i capelli ROSSI… ho un debole
per i rossi (e da qui, ritorno al barista irlandese che tu e Nisi non volete
farmi conoscere, dicendo che è karmico, prima o poi succederà lo stesso!).
Ovvio che il vestito di Verena viene da Camden, no? Anzi, hai qualche altro
capo interessante da suggerirmi…?
Pinzyna: Mia cara, ma che nome deliziosamente
originale che hai scelto!! Intanto grazie per le belle parole spese per questo
scritto (non so bene come definirlo… romanzo no, saggio ma figurati, racconto
bo… schifezza ci sta ma è un po’ svilente, preferisco la prima definizione!).
Sono felice che il mio Dieci ti abbia intrigato… ho intenzione di svilupparlo
per bene, il mio gemellino heartbreaker! Mia carissima fan ufficiale, ti mando
in omaggio un gadget di Dieci (adesso devo farmi venire in mente qualcosa di
non pornografico, ma è piuttosto difficile…) e ti aspetto alla prossima!!
ReaderNotViewer: Amore mio, ma come!!!! Una come te
che non sa cos’è il Perito Moreno? Il più grande ghiacciaio del mondo sito in
Argentina o giù di lì? Mioddio, è crollato un mito, ti credevo sinceramente
onnisciente. Ti perdono solo perché hai usato la parola antelucana, che adoro
visceralmente, e scapiccolarsi, che mi fa provare un’acuta nostalgia del
passato, dove mi scapicollavo assai e anche volentieri. Ti adoro, mia cara, lo
sai vero? E per favore, fai in modo di venire al famoso raduno di febbraio, ci
terrei molto a prepararti le lasagne! Comunque, per la cronaca, Verena si alza
alle sei.
Recensione di chocolate fairy girl, fatta il 01/12/2007 - 03:18PM sul
capitolo 6: Capitolo 5 : Moi äiti - Firmata
Capitolo 6 : Amici?
Per pranzo c’era pizza con sopra l’ananas. Nel tempo che
Oleana e Verena impiegarono per capire che non era tutto uno scherzetto di
quella sagoma di mamma Ferri, Teo e Dieci si erano già spazzolati due pizze e
si litigavano la terza, con Otello a fare da contralto legato allo schienale
della sedia di Teo.
“Sulla mia c’è un frutto tropicale.” informò Verena,
leggermente vergognosa di evidenziare l’ovvio.
“E’ una specialità finlandese” spiegò Teo a metà della
seconda pizza “Provala, è buona.”
Verena la provò: faceva schifo.
“Mmmm.” sorrise però masticando a fatica il bolo agrodolce e
beccandosi il radioso tiro incrociato di sorrisi di mamma Ferri e Teo. Oleana
intanto la stava coraggiosamente imitando, forse a quel punto rimpiangendo la Simmenthal della madre.
“Ti piace davvero!” tubò Dieci serafico “Se vuoi ti vado a
prendere anche una papaia da spalmare sopra alla mozzarella.”
Verena gli lanciò uno sguardo che poteva incendiare un
armadio ignifugo.
“No, ma grazie per il pensiero” rispose il più gentilmente
possibile “Se avrò bisogno di una papaia per la mia maschera di bellezza saprò
a chi rivolgermi.”
“Maschera di bellezza?” sghignazzò Dieci incapace di
contenersi “Non ti servirebbe di più la malta da muratore?”
“Potrebbe essere” approvò Verena imperturbabile “Mi hanno
detto che ne posso trovare una fornitura industriale nella tua scatola
cranica.”
“La mia è un altro tipo di materia grigia.” spiegò Dieci
altezzoso.
“Già” sentenziò Teo rabbuiato “E’ muffa. Piantala di
offendere i miei ospiti. Sei scortese con Verena solo perchè non ti fila.”
“Teo, Lukka, basta con kuesti diskorsi!” si intromise mamma
Ferri notando il leggero color mattone che stava invadendo le orecchie di
Verena “Oh, prima ke dimentiko: vostro padre ha kiamatto e vi salutta.”
“Non viene a pranzo?” si informò Verena tentennando sul
secondo boccone: domanda indiscreta? Forse papà Ferri era scappato a furia di doversi
sorbire pizze con l’ananas?
Mamma Ferri partì in quarta in quel suo italiano pieno di
“T” e “K” tipicamente scandinave spiegando che papà Ferri era via per lavoro. Teo
e Dieci, deposte le asce bipenne, intervennero nel suo monologo con battute ben
piazzate, mostrando un’ironica e invidiabile armonia familiare. Nonostante i
continui battibecchi, i due gemelli erano evidentemente uno il prolungamento
dell’altro. Verena li beccò in un paio di occasioni mentre uno iniziava una
frase e l’altro la finiva: Cip e Ciop fatti e finiti, pensò maligna archiviando
il felice paragone in qualche angolo oscuro della propria mente.
Mamma Ferri, si scoprì in seguito, si chiamava Tellu, veniva
da Saariselka in Lapponia e, pensò Verena quasi a malincuore, era una donna
simpatica: alla mano, moderna, bellissima e in imperitura adorazione dei figli.
Come darle torto, d’altronde: Oleana non centrava nemmeno la bocca con la
forchetta se alzava gli occhi a guardare Teo o Dieci che si scambiavano
piacevolezze. A Verena invece era passata completamente la fame, e non solo per
il fattore ananas: c’era Teo che la guardava e sorrideva, Tellu che la guardava
e sorrideva e Dieci che non la guardava e non sorrideva: tutte cose che le
riempivano lo stomaco di locuste impazzite e il sedere di spilli. Senza contare
il costante ringhio di Otello pieno di sacro odio come a dirle, aspetta che mi
sleghino e vedi che fine fa quel tuo stronzo stivale! Fortuna che il pranzo era
quasi finito, meditò Verena quando le arrivò nel piatto un composto grigiastro
e bugnoso che aveva tutta l’aria di essere cervello centrifugato di babbuino.
“Mangiatte purre con kalma il dolce” decise Tellu con un
sorriso “Poi Teo e Verenna lavano i piatti e Lukka e Oleanna sparekkiano e
spazzano per terra.”
Oleana e Verena non fiatarono, certe di stare subendo
qualche nebulosa par condicio finlandese: in realtà avrebbero volentieri pulito
il pavimento con lo spazzolino da denti pur di non dover ingoiare un solo
boccone gelatinoso di budino. Risolse il problema alla radice Teo, facendo
sparire le porzioni di budino di entrambe le ragazze mentre la madre era girata
a zittire l’indomito Otello.
“Non so ke gli è preso a kuesto kanne” sospirò Tellu
contrita “Forse è agitatto perkè sente ke sta kambiando il tempo.”
“O forse ha sentito odore di vipera” sghignazzò Dieci
“Verena, avvicinati ancora un po’: se siamo fortunati gli viene un colpo secco
e ce ne liberiamo una volta per tutte.”
Teo trascinò Verena in cucina subito prima che la ragazza iniziasse
a sparare parabellum in risposta.
“Devi scusarlo” le disse poi con un sorriso radioso
porgendole un grembiulone a righe bianche e blu “Luca è abituato a essere
sempre al centro dell’attenzione, fa così solo perché è uno stronzo megalomane
egocentrico.”
“Guarda che ti ho sentito, fata turchina!” ruggì la voce di
Dieci dalla sala da pranzo, seguita da una nuova scarica di feroci “waff!” di
Otello “Parla quello che si crede la reincarnazione del meridiano di
Greenwich!”
“Questo si che è amore fraterno.” commentò Verena posizionandosi
con Teo davanti al lavello pieno di schiuma e piatti sporchi: dalla sala da
pranzo intanto arrivavano attutiti i commenti di Dieci (“Cane di merda”, “Spazza
qui, schiava” e piacevolezze affini) e le conseguenti risatine di Oleana
(prontamente fornita di scopa e paletta).
“In realtà adoro Luca” confessò Teo a voce bassa
strizzandole l’occhio “E non è solo una questione di DNA.”
“Già” commentò Verena ironica “Dieci è davvero una
personcina amabile sotto sotto… più o meno a livello del nucleo terrestre.”
“Dici così perché non lo conosci” ribatté Teo stranamente
serio “Molti pensano che lui sia il più fortunato dei due per il fatto che ha
più successo di me con la gente. In realtà quello che vive meglio sono io: mio
fratello viene preceduto da una fama che forse nemmeno gli appartiene. Lui è
Dieci, non è Luca. Tutti pensano di sapere chi è, ma in realtà nessuno lo
conosce. A parte me e mamma, si intende.”
“Stai tentando di farmi credere che sotto lo strato di
amianto Dieci è un essere umano?” buttò lì Verena concentrandosi sul piatto che
Teo le passava da sciacquare.
“Più o meno” temporeggiò Teo ilare “Luca è uno stronzo
sciupafemmine, ma in fondo ha davvero un cuore d’oro.”
“Cuore d’oro?” domandò Verena scettica “Che fa, lo
custodisce alla Banca d’Italia?”
“Non dire così” sorrise Teo passandole un bicchiere
scivoloso di schiuma “Luca è fatto a modo suo, è vero, ma è anche una delle
pochissime persone che mi conosce e mi accetta per quello che sono.”
E cioè bellissimo, adorabile e irrimediabilmente gay?,
si domandò Verena con una punta di rimpianto.
“Non deve essere male avere qualcuno così vicino” mormorò
quasi a se stessa “A volte è stancante odiare tutto e tutti.”
Fece una smorfia buffa e stranamente fragile, subito
ricambiata dal sorriso radioso di Teo.
“Non saprei” rispose poi Teo con leggerezza “Io amo sempre tutto
e tutti e sono così sereno!”
“E’ perché la camomilla che ti rifila tua madre tutte le
sere è tagliata con cannabis colombiana.” spiegò leziosa Verena sciacquando un
piatto.
“E’ veroooo… come sono serenoooo!” esalò Teo con espressione
persa.
Verena scoppiò a ridere piegandosi in due; quando però si
accorse che Teo la fissava vagamente perplesso smise di colpo.
“Che c’è?” chiese vagamente imbarazzata “Ho uno spicchio di
ananas in mezzo ai denti?”
“Quando ridi ti vengono le fossette.” la informò Teo con
aria svagata.
“Oh” fece Verena rigida rigida: le era venuto un caldo, d’un
tratto… “Ed è grave?”
“Verena, perchè ieri mi hai baciato?” domandò Teo di punto
in bianco con estrema calma.
Verena arrossì di colpo e per poco non mollò il piatto che
aveva in mano.
“Che cazzo di domande…?” pensò tra sé e sé,
fulminata.
“Perché avevi bisogno di aiuto” rispose in fretta sentendo
le orecchie arrivare a bollore “Mi sembrava una lotta impari, tra un canarino
come te e un Panzer corazzato come Scaturro.”
“Quindi non c’erano sotto intenzioni romantiche.” continuò
Teo con gli occhi azzurri ben sgranati e piantati nei suoi.
Verena per un attimo boccheggiò.
“Certo che no” si decise a rispondere con insospettabile
presenza di spirito “Scaturro non è decisamente il mio tipo.”
Teo rise alla battuta arricciando il nasetto dritto e
risultando così mortalmente carino che a Verena mancò il fiato: intenzioni
romantiche per questo biondino appetitoso come una coppetta di fragole con
cioccolato e panna montata, figurarsi…
“Sono contento di saperlo” sentenziò alla fine Teo
ammiccando “Tu mi piaci parecchio: sei intelligente, ironica e molto bella, il
che non guasta affatto.”
“Adesso non esagerare.” lo fermò Verena con la gola secca.
“Sei la persona perfetta per… un certo tipo di ragazzo. Insomma,
mi piacerebbe davvero essere tuo amico.”
Verena non ci stava capendo molto: che diavolo di intenzioni
aveva Teo? Doveva intendere che tutta quell’aria con le mani non fosse vera…?
Il suo cuore batté più forte, a dispetto dell’espressione neutra del viso.
“Amico?” domandò incerta: le avevano detto che ripetere
l’ultima parola detta dal proprio interlocutore era sempre un’ottima tecnica in
caso di buio completo.
“Amico” confermò Teo con enfasi “Senza ormoni di mezzo, che
alla fine rovinano sempre tutto. Vorrei conoscerti di più senza le solite
intenzioni romantiche. Ti va?”
Le sventolò sotto il naso una mano nervosa e leggera come
l’ala di un uccello. Ah, ecco. Senza ormoni, ma certo!! Verena lo guardò dubbiosa:
la domanda era, le andava? Di regola non diventava amica di nessuno, quando
arrivava in un posto nuovo: avere amici significava avere intorno persone che
si impicciavano della sua vita e aveva sempre ritenuto quella cosa come una fastidiosa
violazione alla propria privacy. C’era già Oleana che si era accaparrata
l’ambito posto di ficcanaso ufficiale impicciandosi in lungo e in largo dei
suoi affari e Verena riteneva che una impicciona fosse più che sufficiente per
una vita e mezzo. Eppure si stupì di pensare che l’idea di avere intorno gli
occhi azzurri e le mani sventolanti di Teo non fosse poi così malvagia. Teo le
offriva la possibilità di avere un amico maschio (si fa per dire) che non aveva
nessuna intenzione di ripetere la performance dello scambio di fluidi del
giorno prima, né per finta né per davvero. Un ragazzo bello e divertente come
un cacatua ammaestrato. Forte. Poteva anche risultare un’esperienza formativa.
Anzi, poteva essere divertente.
“Anzi, poteva essere… necessario?”
“Ok.” si affrettò a dire Verena con una convinzione nella
voce che non era esattamente granitica.
La abbracciò con entusiasmo proprio mentre qualcuno suonava
alla porta.
“Vado io!” strillò Teo staccandosi rapidamente da Verena
senza accorgersi di quanto lei fosse frastornata.
“E che cazzo” stava pensando col cuore modello motofalciatrice:
essere amica di Teo senza ormoni le andava benissimo, ma come doveva metterla
con quel profumino di more delizioso che Teo emanava e che le faceva venire l’acquolina
in bocca?
Teo intanto aveva raggiunto la porta sgambettando, seguito
dai rauchi “Waff! Waff!” di Otello ancora legato in sala da pranzo e aveva
aperto l’uscio.
“Oh, sei tu.” borbottò con la classica voce da condoglianze
sentite.
Incuriosite, spuntarono le teste di mamma Ferri dal bagno,
di Dieci e Oleana dalla sala da pranzo e di Verena dalla cucina: sulla soglia
di casa, svettante come il Kilimangiaro e bella come la copertina di Vogue, una
ragazza bionda fece passare sulla piccola folla uno stupefatto sguardo di
porcellana azzurra.
“Mi sono persa un festino?” domandò con una bella voce
leggermente afona.
“Non eri invitata.” rispose immediatamente Teo con aria
insolitamente malevola.
“Entra.” sbuffò Dieci di rimando dopo un’occhiataccia al
fratello.
La ragazza obbedì con l’incedere regale di una baronessa al
cospetto dell’imperatore: pur non essendo un’esperta, Verena valutò che a
occhio e croce doveva avere addosso una millata di euro tra foulard di Hermes,
giacchettina Fendi e scarpina di Prada; eppure quel naso per aria e quell’aria
vagamente attonita dicevano chiaramente che la proprietaria era inconsapevole
di avere addosso lo stipendio medio di un metalmeccanico. Con sublime
indifferenza, la potenziale principessa non chiese chi era la gente intorno,
non si degnò nemmeno di salutare i padroni di casa: guardò Dieci come se fosse
ricoperto d’oro e Verena la trovò immediatamente odiosa. Dieci non fece una
piega, limitandosi al suo solito sorrisetto storto e Verena odiò anche lui. A
metterci in mezzo anche Otello, che continuava a waffeggiare salla sala da
pranzo, poteva davvero dire di aver fatto giornata.
“Ciao Mariakarla” si decise a sospirare mamma Ferri con
evidente sforzo “Verenna, Oleanna, questa è… ehm….”
“Mariacarla della Mirandola Santogiacomo” recuperò
all’improvviso la favella la ragazza “La fidanzata di Dieci.”
NOTE DELL’AUTRICE:
Chocolate fairy girl: Se volevi farti odiare, non
potevi scegliere una via migliore… una magra che non riesce a ingrassare!! Qui
ti parla una in carne che non riesce a dimagrire (se non sotto cilicio
chiodato, è così che mi mantengo a pelo dei sessanta chili). Te lo sogni il
ragazzo moro occhi verdi!! Almeno finchè non dimagrisco anche io di un paio di
etti…
Londonlilyt: Necessito urgentemente consulenza
londinese per gli abiti da far indossare a Verena… dopo il vestito di gomma,
non so più cosa inventarmi!! Tu hai qualche suggerimento fescion? Ah, mamma e
papà Ferri guardavano la TV finlandese… ne voglio una anche io!!! Che hai l
nome di Oleana che non va? Rendimi edotta, mia carissima! Un bacione, a
presto!!
Krisma: Graziegraziegrazie, sono davvero felice che
quello che scrivo possa piacere a qualcuno!! Anche tu vuoi un biondo a casa? A
parte il fatto che mi costerebbe un patrimonio in spese di spedizione… se
facessimo un pullman per la Finlandia, dite che risparmiamo?! Alla prossima, mi
raccomando!!
Kiss: Ciao!! Eh, magari esistesse davvero una
famiglia così… d’altronde, se non si scrive con la fantasia, con che diavolo
dovrei scrivere? Sono davvero lusingatta (alla Tellu!) dei complimenti,
immeritati ma sempre graditissimi!! Per non diventare sarago, eccomi qua,
puntuale al lunedì! Spero di mantenere la media di uno a settimana… concesso?!?
Greta91: Cederti uno dei fratelli Ferri? Non saprei.
Qui per sopperire la richiesta di mercato dovrei mettere su un allevamento!! Oh,
tesoro mio, davvero hai letto The Runners? Sono davvero contenta!! E’ stato uno
dei miei primi lavori, ci sono particolarmente affezionata… sappimi dire cosa
ne hai pensato, eh? Un bessitos!!
Ellemyr: Noooo, dai, quando mi fanno i complimenti
arrossisco e mi impappino… che bell’aggettivo, rilucente. Mi ha fatto un sacco
piacere, come dire che la robazza che scrivo fa luce, e questa è una delle cose
più carine che mi abbiano betto! Zob, adesso mi commuovo!! Ora ti propino la Lista della spesa (vera, originale, datata 05/11/07): “Sigma; pelati in offerta; patate col
selenio; aglio; molto aglio; devi baciare qualcuno? No. Allora, ancora aglio.
Peperoni; pancetta, ma non sabato che domenica vai a donare il sangue e poi i
trigligeridi schizzano su come fuochi d’artificio; ah, dentifricio; hamburger
di pollo; anzi, facciamo un pollo intero. Freezer pieno; ok, solo mezzo pollo.
Fanculo, fai pollo intero, inviterai qualcuno a cena…”. Che ne pensi?
April: Direi che abbiamo finito i Ferri biondi e
belli da infarto… anche se con un enorme sforzo di fantasia ho messo su i tre
evangelisti (Teo, Marco, Luca… manca Giovanni!!). Dici che sarebbe doveroso far
saltare fuori il quarto fratello figone e darlo in pasto a lle recensitici? Ah,
Teo e Tellu si dicono: Ciao, mamma e Ciao, caro. Ho cercato su Internet,
ovviamente, io parlo solo reggiano stretto!!!
Armonia: Amore mio, non ci siamo capite. Teo è tonto
(che deliziosa ridondanza!!) ma in senso buono! Lui è perfetto: carino da
schiattare, cervello, fantasia, mente subdola e calcolatrice E tonto in maniera
autolesiva. Nel senso, è tonto se le cose riguardano lui, ma come faccio a
spiegarti senza spoilerare? Insomma, fidati di me. Non farti scendere la catena
(si dice anche qui a Reggio!!) per così poco, dai! Oleana ricambia
appassionatamente i complimenti, ti manda il pesce in omaggio per ringraziarti!!
Aurora: Rito sciamanico, uhm… ti confesso che mi fa
subito venire in mente la sciatalgia, posso portarmi un Voltaren? Anche tu ce
l’hai con Marco? Ha fatto più strage di cuori lui in due secondi di apparizione
che Johnny Depp in cento film. Dovrò rivalutare il personaggio!!! Ci lavorerò
sopra, intanto prepara il fuoco per lo sciamano…
Teo: Due su tre, è una buona media!! Com’è l’occhio
allora? Se non è azzurro cielo, accettiamo anche il verde mare, il nero pece,
il grigio perla, il giallo limone, il rosa confetto… non mi dire che ce l’hai
MARRONE!!! Un baccio da Tellu!!
ReaderNotViewer: Oddio, quel neologismo… elfici allo
stato puro… zono gomozza (per dirla alla Trevor CH). Vada per la piece teatrale;
posso sceglierli io i biondi che servono per fare i fratelli?!?! Certo che
posso, sono l’autrice… he he he! Dei bei ragazzi nordici tutti per me!! Dio,
quanto amo scrivere queste storie!!!!! Adesso che so qual è il tuo tallone di
Achille (la geografia!!!!) mi documenterò per poterti mettere in difficoltà! In
senso buono: è che sono un po’ invidiosa della tua cultura generale, provo a
ripristinare il PH con questa mossa…. He he he!!! Comunque avevi ragione,
Verena non si pettina, ma tuo figlio è scusato, ha tutto il tempo del mondo per
ignorare l’acconciatura!
Roby: Oddio, che ridere!! Otello e il vaffa day,
mitico!!! Effettivamente, l’idea che volevo dare era proprio questa… poveretto,
quanto lo odio quel cane! Fatto su misura scopiazzato da Bruno, lo yorkshire di
una mia amica che francamente odio con tutto il cuore!! Cardinale mi sa che non
è accessibile, ma posso tenere impegnato Garrie per un po’ (coff, coff!! Non mi
dispiacerebbe!!!!). Un bacione, grazie come sempre di tutto, sei troppo
generoso con i complimenti!!
Saraj: Tesoro mio, spero che tu si sia accampata per
bene, ci terrei a sentirti in giro fino alla fine!! Se vuoi ti mando un
materasso ortopedico, così sta ipiù comoda. Per Marco però mi sa che ti devi
mettere in fila… Doveva essere solo una special guest, ma mi sa a sto punto che
lo ritirerò fuori!!!
Rik Bisini: Devo ancora finire di presentare tutti i
personaggi… oddio, quanta carne al fuoco che ho messo!! Chi mi aiuterà con
questo popò di grigliata? Tesoro mio, aspetto sempre da te un preziosissimo
contributo, fatto di suggerimenti, annotazioni, sensazioni… tutto quello che mi
spacci alla fine fa brodo! Comunque sia… hai notato che hai scritto “Ruggeri”
invece di “Lazzari”? era una svista voluta o hai proprio toppato di brutto? E’
stata Romina a dirmi di infierire, non è colpa mia…he he he!! Non ricordavo il
fattore boiler, ora sì che mi tuffo tranquilla!!!
“Fidanzatta?” si informò mamma Ferri con genuina curiosità;
“Fidanzata?!?” trasecolò Teo schifato come se gli avessero proposto di mangiare
un piatto di lombrichi; “Waff?” si udì Otello dalla sala da pranzo.
Mariacarla fece un gesto teatrale con la mano mentre Dieci
sbuffava, appena appena infastidito.
“Teo, non farti venire un embolo e tu, M.C., cerca di
svecchiare il vocabolario o qui ci troviamo in viaggio di nozze senza nemmeno
sapere come ci siamo arrivati, ok?”
“Va bene.” rispose Mariacarla con un sorriso raggiante;
dall’espressione vacua del viso, probabilmente avrebbe dato la stessa risposta
se Dieci le avesse proposto di iniettarsi in vena un litro di candeggina.
Verena odiò Mariacarla praticamente al primo sguardo,
proporzionalmente alla (considerevole) lunghezza della coscia calzata D&G
della bionda nuova venuta. Un odio che risultò ancora più motivato quando si
avvide che i “Waff!Waff!” di Otello dalla sala da pranzo erano passati da un
seccato “adesso ti mordo lo stivale” a un entusiastico “è arrivata lei, la mia
dea!”
“Salve, Mariacarla della Mirandola Santogiacomo” si sforzò
comunque di dire (sempre per il retaggio della governante tedesca che non ne
voleva sapere di strappi al galateo) “Io sono Verena Bassi e lei è Oleana
Odescalchi.”
Mariacarla approvò con un gesto regale del capo e si girò
verso Oleana per ricevere lo stesso tributo.
Verena, i gemelli e Mariacarla stessa la fissarono sorpresi;
mamma Ferri intanto era sparita quatta quatta in sala da pranzo, forse a
zittire il delirio waffesco di Otello.
“Ci conosciamo?” domandò infine Mariacarla con invidiabile
aplomb.
“Sì” spiegò Oleana con una certa malcelata riluttanza “La
casa dei miei nonni sul lago di Como è vicina alla tua. Villa Odescalchi.”
“Oh, ma certo!” cinguettò Mariacarla, di colpo tutta sorrisi
“Odescalchi ramo Riccobono, come ho fatto a non capire…”
“Già, come ha fatto?” berciò Teo di cattivo umore.
“Il ramo Riccobono non l’avevo capito nemmeno io.” rincarò la dose Verena, imbufalita a morte senza minimamente saperne il motivo.
“L’avevo detto io che l’unico che capisce qualcosa qui sono
io.” buttò lì Dieci imperturbabile.
Mariacarla girò lo sguardo vagamente interessato verso
Verena, come aspettandosi che anche lei sciorinasse chissà quale prestigioso
pedigree.
“Non guardare me” tagliò corto Verena “Io mi chiamo Bassi
senza rami aggiunti e l’unica villa che abbia mai posseduto è quella di
Barbie.”
“Veramente villa Odescalchi è dei miei nonni.” precisò in
fretta Oleana come se si vergognasse di avere dei nonni schifosamente ricchi.
“Sono in buona salute?” domandò Mariacarla garbatamente,
perdendo qualsiasi interesse per Verena.
“Sprizzano energia da tutti i pori.” rispose Oleana a tono.
A quel punto ci fu un silenzio decisamente imbarazzante che
la nuova venuta spezzò con voce lamentosa.
“Perché non mi hai chiamata, Luca? Sai che stavo aspettando
te per andare da Barbour… sono arrivati i nuovi giacconi invernali e te ne
volevo regalare uno…”
“Che stella” si stizzì Teo con un broncio solenne “Un
regalino infrasettimanale da un milione di dollari. Guarda che non è mica il
suo compleanno. Lo so di per certo, visto che compiamo gli anni lo stesso
giorno.”
Dieci gli lanciò un sorrisetto freddo e serafico.
“Invidiosetto, eh?” gli sussurrò a fior di labbra e Teo
arrossì diventando sempre più imbronciato.
“Mi piace fare regali a Luca” si intromise Mariacarla sempre
con quell’aria poco presente “Ha una figura così snella ed elegante…”
“Ce l’ho anch’io, la sua stessa figura.” rimbrottò Teo.
“Solo che tu la svilisci con quelle ridicole camicie da
Village People, quindi niente Barbour.” ghignò Dieci con autentica malvagità.
“Stai diventando stronzo” lo avvisò Teo burbero “Davanti a
testimoni. Non sei cambiato per niente da quando avevamo sei anni, solo che a
questo punto cominciavi a darmi i pizzicotti.”
“E tu cominciavi a frignare come un poppante. Proprio come
adesso.”
Sia Oleana che Verena sentirono odore di bruciato, e
iniziarono a saltellare in sintonia come se le scarpe si fossero riempite di
spilli.
“Ehm, ecco allora io…” iniziò Oleana impacciata.
“Noi.” si aggregò immediatamente Verena: l’idea di rimanere
da sola in casa Ferri con i gemelli che le disturbavano l’ipofisi, il cane
kamikaze e la stangona con un’intera discarica di puzza sotto il naso la
riempiva di puro orrore.
“Noi, ehm, ecco dobbiamo…”
“Studiare?” provò Verena dubbiosa.
“Studiare! Già.”
“Voi due?” domandò Teo palesemente scettico.
“Certo” si imbronciò Verena sulla difensiva “Sai, studiare,
quella cosa che si fa con i libri che non è fermare le porte perché non
sbattano… Quella cosa lì. Quando si va a scuola è un passaggio obbligato, in
genere.”
“Tanti saluti.” tagliò corto Dieci prima che Teo potesse
aprire bocca.
Oleana e Verena allora scapparono letteralmente dalla stanza
e dalla spinosa sensazione di essere di troppo. Prima ancora che qualcuno
potesse protestare, con fiacche parole di commiato avevano recuperato zaini e
giacche, salutato mamma Ferri, incitato silenziosamente Otello al suicidio ed
erano scappate in prossimità della porta.
“Ci vediamo domani, Verena.” gridò quasi loro dietro Teo.
Solo che non disse proprio Verena, perché aveva una erre un
po’ scivolosa: disse Verrena come se gorgogliasse. Lo diceva sempre così, con
un tono di voce tra il malinconico e il divertito che le faceva invariabilmente
arricciare le dita dei piedi. Roba da manicomio, si stizzì una vocetta
nella sua testa mentre Verena marciava fuori da casa Ferri lasciandosi dietro
lo sguardo azzurro e un po’ triste di Teo.
* * *
“Villa Odescalchi, eh?” borbottò Verena sulla strada verso
casa “Se avessi saputo che eri una nobilazza piena di soldi mi sarei fatta
invitare davvero a pranzo a casa tua.”
“Eddai, non farla tanto lunga” sbuffò Oleana appena appena
contrita “Non è colpa mia se nonno e nonna hanno una barca di soldi: e comunque,
sono così tirchi che in tanti anni non sono nemmeno riuscita a scucire una Play
Station come regalo di Natale. Dimmi piuttosto, che te n’è parso.”
“Di cosa?” domandò Verena già sulla difensiva.
“Di oggi, no?”
“Più precisamente di cosa vuoi parlare? Della pizza con
l’ananas, di quel cafone di Dieci, del cane roditore o della principessa sul
pisello finale?”
“Di tutto” sorrise Oleana “Dal primo all’ultimo particolare!
Ero così concentrata sullo sforzo di non sbavare addosso a Dieci che mi sono
persa i dialoghi.”
“Non ti sei persa un granché” ammise Verena ammorbidita
“Quello stronzo di Dieci è insopportabile. Quasi come Otello.”
“E di Teo che ne pensi?”
Verena dovette meditare per costruire una risposta perché
quella sincera (“semplicemente adorabile”) non le andava proprio di
sbandierarla ai quattro venti.
“E’ molto dolce.” si limitò a dire, ma le antenne di Oleana
si rizzarono lo stesso.
“Dolce nel senso che palle diabetiche o dolce nel senso me
lo mangerei in un boccone? Perché a vederlo da vicino, io opterei per il
boccone.”
“Nonnina, che occhi grandi che hai!” rise Verena glissando
abilmente “E che dire della principessa sul pisello… come si chiama?”
“Mariacarla della Mirandola Santogiacomo.”
“Che nomazzo… chissà a che età ha imparato a dirlo tutto in
un fiato: avrà preso lezioni di dizione.”
“Oh, quella” si smontò Oleana con una smorfia “La digerisco
peggio che le cozze coi peperoni.”
“Non si era capito” ghignò Verena “Le sei praticamente
sgusciata via da sotto il naso neanche fosse una bomba a orologeria.”
“Anche solo a passare l’estate vicino a casa sua mi vengono
delle reazioni allergiche!”
“Però è molto bella.” commentò Verena a onor del vero.
“Bella, ricca da far schifo, col nome e col pedigree
nobilare più lunghi della regione” approvò Oleana “Ma è ignorante come un
cucchiaio di peltro. Se aveva un neurone in origine le si è di sicuro
diamantificato durante la pubertà.”
“Che fa, studia?”
“Macchè. Suona il flauto traverso, fa la musicista.”
“Con quell’espressione facciale da fermacarte, l’unica cosa
che la vedrei bene a suonare è il campanello della bici. Lo sapevi che era la
fidanzata di Dieci?”
“Fidanzata… Ma per favore” sbuffò Oleana con scaltrezza
“Dieci mica si fidanza con duchesse di quella risma, anche se sono sempre
fresche di parrucchiere e girano col Porche decappottabile. Te lo dico io, lui
l’avrà trombata un paio di volte e lei è così oca che si vede già con la tiara
in testa e il bouquet di narcisi giapponesi. Hai visto che faccia hanno fatto
Teo e mamma Ferri quando è entrata, no?”
“Ho visto” sorrise Verena rinfrancata senza motivo
“Somigliavano entrambi a Otello. E’ stata la prima volta che ho visto Teo senza
quel suo sorriso da schiaffi.”
“E qui ci ricongiungiamo astrofisicamente alla mia prima domanda:
di Teo che ne pensi?”
Di nuovo Verena si mise sulla difensiva.
“Mi sembra che abbiamo già affrontato l’argomento in lungo e
in largo e persino in arco con curvatura a iperbole. Perché continui a
insistere?”
“Perché tu continui a glissare e una come te non è tipo che
glissa.” spiegò Oleana.
“Fammi un disegnino perché non ho capito.”
“Vedi, tu mi sembri una da postulati matematici; se ti dico
Scaturro, per esempio, tu cosa dici?”
“Cacca.”
“Esatto. Passiamo a cose più generiche: postini?”
“Suonano due volte.”
“Se lo dici tu. Salumieri?”
“Grossi salami, e lasciami dire che dopo una certa età si fa
interessante.”
“Arbitri?”
“Cornuti, che non so cosa c’entra, ma su questo postulato
non ci piove.”
“Mariacarla della Mirandola Santogiacomo?”
“Non cacca, ma deiezione odorosa.”
“E se dico Teo?”
“Non riesco a capire dove vuoi andare a parare.”
“Ecco, vedi?” esultò Oleana con sicurezza, come se buttasse
giù l’asso di briscola “Glissi.”
“Non ho glissato, mi ero stufata delle tue domande.”
“Oh, certo” concesse Oleana con un sorriso “Raccontala pure
a tua nonna, se ha l’Alzheimer ci può anche credere.”
Verena pensò a Teo che diceva Verrena con la erre arrotolata
e si decise ad arrabbiarsi.
“Guarda che io… ah, tu e il tuo merdoso ramo Riccobono! Ti
detesto quando tenti di psicanalizzare l’impsicanalizzabile.”
“Tempo al tempo e arriveremo ad affrontare il problema.
Piuttosto, cos’è quella pezzuola che si sventola sotto lo zaino?”
“Dove?” domandò Verena scaricandosi lo zaino dalle spalle
per dare un’occhiata. Effettivamente c’era un foglio di carta semistrappato che
era rimasto attaccato sul fondo. Verena lo staccò con precauzione mentre Oleana
sbirciava incuriosita.
“Chissà dove l’ho fatto su.” si domandò Verena già pronta a
buttare via il foglio.
“Aspetta!” la fermò Oleana “C’è scritto qualcosa. Leggi…”
Sbuffando, Verena gettò uno sguardo alla scritta sul foglio,
ma Oleana glielo strappò rapidamente di mano.
“Dai, Oleana, sarà una lista della spesa raccattata in
autobus!”
Oleana non l’aveva nemmeno ascoltata.
“Che bello” mormorò sottovoce “Sembra una poesia.”
“Dà qua.” sbuffò Verena, incuriosita suo malgrado. Era la
pagina di un diario, non datata. Verena lesse rapidamente, e poi rilesse più
lentamente finché qualcosa di piccolo e appuntito le graffiò il cuore,
scatenato da quella manciata di parole.
“Io ti odio.
Sottovoce, con inchiostro
e parole che non sapevo di avere.
Odio pensare che
non devo pensarti e così ti penso.
Odio i tuoi occhi
che mi guardano e non mi vedono mentre io vedo, vedo e non ti guardo.
Odio il cielo che
non è più cielo ma qualcosa da sognare perché lo sogni tu.
Io ti odio.
Ti odio davvero,
amore mio.”
NOTE DELL’AUTRICE:
Ma l’ho detto o non l’ho detto che devo ringraziare sempre e
imperaturamente la mia meravigliosa beta ROMINA?!?!?
ROMINA, I LOVE YOU! YOU ARE THE BEST!!!!
E dopo questo messaggio d’ammmore:
Damynex: Ma ciaoooo! Che bello risentirti, sono lieta
che tu bazzichi ancora da queste parti e che sia in buona salute! Verena
comunque è uno dei miei “soliti” personaggi, non mi discosto mai dal tipo “cazzurto
fuori, morbida dentro, occhi e capelli scuri”. Ormai è come un marchio di
fabbrica… Fatti risentire, eh? Un bacione!!
Chocolate fairy girl: Ecco, vedi? E’ per questo che
scrivo così rapidamente, a volte. Quando qualcuno mi dice che le mie cazzate
gli rallegrano la giornata, mi si incendia la vena artistica e comincio a
scrivere come una pazza! Spero di replicare, anche se non vorrei doverti tirare
addosso un’altra giornatammerda!
Krisma: Verena invidiosa di Mariacarla? Sai che non
ci avevo pensato?!? Forse hai ragione… devo meditare per bene su questa cosa! Su
Teo non dico niente, rischio di spoilerare e non posso, non posso, NON POSSO!!!
Anf, che fatica però… Un besito anche a tia, a presto!!
Roby: Santa Padella!!! Ma tu sei fantastico! Ti
nomino ufficialmente “quello dei nomignoli” dal quale attingerò selvaggiamente
in caso di necessità! Ma non che non ho sparato a zero su Mariacarla…ci pensa
da sola a demolirsi! Il toporagno ricambia i saluti waffeschi, e io anche con l’aggiunta
di baci!!
Saraj: Non ti permetto di esprimere solidarietà a
Mariacarla. Lei deve rimanere antipatica, chiaro? Già ci sono i recensori (?)
che vogliono riabilitare Otello… ma anche M.C. no, eh? Altrimenti con chi me la
prendo io? Visto che ti sei posizionata così bene col thermos e tutto quanto,
se ogni tanto vuoi entrare a casa mia a farti una doccia… così non mi
appassiscono i rododendri vicino al tuo sacco a pelo… Marco non si consuma, te
l’ho detto che è d’oro, no?
ReaderNotViewer: Tendenzialmente, le mamme delle mie
storie sono un po’ come me, pragmatiche e vagamente crudeli, nonché cuoche
impegnate. Tellu, invece, è una mamma un po’ atipica: intanto è straniera, e tu
sai come io sia patriottica, poi è bionda e bella (cosa che al maschile adoro
ma al femminile mi sta sui balli). Insomma, dovrebbe essere antipatica, e
invece è adorabile. LE voglio bene anche con quell’accento mezzo sardo che ha! Ti
sbaciuzzo tutta per i complimenti che mi fai e che assorbo sempre come fosse
drooooogaaaaa! Ah, ora sto meglio…
Rik Bisini: Allora, tra boiler e famiglie di
nobilazzi, ci siamo messi in pari!! Bene bene, ero qui già pronta per tuffarmi
di nuovo..! Estremamente veritiera la cosa che hai scritto sui personaggi: a
volte mi spavento per come vivono di vita propria… e se ne trovo uno abbastanza
sciroccato da voler farmi fuori?!? Non pensiamoci… E così, hai un topocane
anche tu. Tobia è un bel nome (mi ricorda qualcosa…) certo migliore di Otello! La
mia perfidia nei confronti di quel mammifero non avrà fine…! Baci instabili e
tutto il resto, mio caro!
Greta91: Allora, prepariamo l’annuncio: “Nel cuore
verde dell’Emilia, allevamento di giovani finlandesi biondi, altezza media
1,85, occhio da celeste a blu scuro, dentature perfette, fisici della Mad… ehm,
scolpiti, ecc ecc ecc. Esemplari allo stato brado, controlli sanitari annuali,
prezzo interessante.” Che dici, così funziona? Un bacione anche da nonna Pat!!
Londonlilyt: Nel capitolo 9 appare il collarino da te
suggerito… se riesco adesso part con la contaminazione di camicie, ma sarà
dura! So che a Londra ha luogo qualsiasi aberrazione culinaria: tieni duro, mia
cara, siamo tutte solidali con te!! Quando vengo su se riesco ti porto un
salame. Baci baciotti, mia adorata!!!!!
Aurora: Ma che fare arrosto lo Sciamano, è così magro
che ci rimarrebbe solo un mucchietto di ossa carbonizzate… Mariacarla
lasciatemela stare, epr favore: la odio e nessuno deve provare a farmela
risultare simpatica. Tanto ci riuscirà da sola, sapendo come i miei personaggi
si animano di vita propria… Sto preparando una bella scenetta per Marco (oh,
Marco *_*) spero che ti piacerà!!! Tanto Johnny era mio, mica pensavi di
potertelo accaparrare, eh?!?!
Armonia: Esatto, non posso spoilerare! Sai la mia
etica professionale… non potrò mai dirti che Otello alla fine si metterà con
Verena e dalal loro unione nasceranno tanti topocani mutanti… ops, cosa mi è
sfuggito!! Eh, Teo che non capisce gli ormoni… te lo avevo detto che era tonto
in senso buono! Ma qualcosa arriverà a capire… he he he… Felice che il pesce
sia arrivato. Puzza? Prova a rivestirlo di Autan, magari il puzzo permane ma
almeno non si copre di larve di zanzara! Oleana è talmente concentrata nel
fissare il c..o di Marco che ti concederebbe anche la ghigliottina,
approfittane!!
Teo: Vediamo, vediamo… marrone chiaro? Quindi, color deiezione
neonatale? Vabbè, ti salva la gamba lunga e svagata. Se poi hai la erre un po’ così
il mio cuore è tuo! Adoro i difetti di pronuncia, per una zeppola potrei
svenire… la erre moscia da snob invece non mi entusiasma, ma quella di Teo è “rotolante”…
notare la differenza!! Ti piace waffeggiare? E in che contesto potremmo usare
questo neologismo, tolto Otello dalle balle (visto che lo odio?). Un bacione, a
presto!!
Recensione di Krisma, fatta il 09/12/2007 - 11:14AM sul capitolo 8:
Capitolo 7 : Ramo Riccobono - Anonima
Capitolo 8 : Il Diario
Non era una poesia; o meglio, se lo era non era nemmeno
particolarmente bella. Un semplice pensiero, nient’altro che un’accozzaglia di
parole; ma Verena sentì lo stesso quelle parole piombarle nel petto e riconobbe
la rabbia inespressa di un cuore che batte suo malgrado.
“E’ carina.” disse dopo aver deglutito a vuoto un paio di
volte, cercando di sembrare indifferente.
“Non so perché ma è toccante” commentò Oleana sinceramente
“Chi l’avrà scritta?”
“Potrebbe essere stato chiunque” meditò Verena allontanando
con precauzione il foglio stazzonato “Comunque mi chiedo con che razza di
collante universale questo foglio è rimasto attaccato sotto il mio zaino per
tutto questo tempo.”
“Di chi sarà?” gorgogliò Oleana iniziando a saltellare “E’
un mistero! Oh, come sono emozionata!”
“Devi avere una vita ben noiosa per entusiasmarti per così
poco.”
“Ti prego, Verena, apriamo un’indagine! Il dottor Watson che
c’è in me non vede l’ora di mettersi al lavoro!”
“Non ci vedo un granché da aprire. Qualcuno ha scritto una
poesia. Non troppo bella, ma toccante. Fine dell’indagine. Vuoi la medaglia al
valore o te la danno solo se prima ti azzoppo?”
“Viene sicuramente da casa Ferri” cogitò Oleana ignorandola
“L’ha scritta uno di quei biondazzi. Però escluderei mamma Tellu a priori. Sai,
i finlandesi…”
Verena non sapeva.
“Che hanno i finlandesi che non va?”
“C’è un freddo lassù, figurati se si mettono a scrivere
poesie.”
“Oh. Certo. Scusa, ma io di poesia non me ne intendo.”
“L’avevo immaginato.”
“Ma Tellu vive in Italia adesso e qui non fa tutto questo
freddo. E comunque mi pare di ricordare che con la nebbia agli irti colli non
ci fossero esattamente 40 gradi.”
“Lei non ha scritto quella poesia e basta” si impuntò Oleana
“E’ una questione di comodità.”
“Comodità nel senso che fa comodo a te pensare così?”
“Ovviamente. A scrivere non è stata né Tellu né Otello.”
“Sei sicura?” sorrise Verena sotto i baffi “Quel cane
topografico non è mica finlandese.”
“Ma è un cane.” spiegò Oleana con logica inoppugnabile.
“Su questo avrei pesantemente da ridire, ma accetterò la
vostra teoria, dottor Watson padano, sempre per via della comodità. Comunque se
escludiamo Otello escludiamo anche Mariacarla di Pico della Mirandola
SantoMastroantonio, visto che a livello neuronico siamo lì.”
“La escludiamo, sì, ma solo perché non avrebbe fatto in
tempo a entrare e seminare in giro le pagine del suo diario.” rettificò Oleana
molto seria.
“E se l’avesse scritta il fratello maggiore, Marco?”
“Dio, che splendido esemplare di maschio da riproduzione che
è quello lì!”
“Oleana stai sbavando come un San Bernardo, che schifo!
Tieni a bada le tue ghiandole, per favore.”
“E come faccio? Ho la salivazione facile per i biondi. Anche
per i mori, a dire il vero. Dio, non che butterei via nemmeno i rossi e i
castani…”
“Hai finito di masturbarti mentalmente?”
“Piattola. Comunque pensi che Marco Ferri abbia la faccia da
poeta?”
“Non saprei, la sua faccia non me la ricordo. Il suo sedere sì,
ma non si capisce se uno è poeta dal sedere, vero?”
“A volte nemmeno dalla faccia. Pensa a Leopardi, era brutto
come un parlamentare ma scriveva poesie divine.”
“Insomma, escludiamo anche Marco chiappedoro?”
“Ma sì. In fondo è il maggiore dei tre fratelli, avrà il
gene finlandese più potenziato.”
“Continuo a pensare che abbiamo fatto male a escludere
Otello così alla svelta.” mormorò Verena trattenendosi a stento dallo
sghignazzare.
“Magari l’ha scritta Dieci” la spiazzò Oleana in pieno
delirio creativo “Magari l’ha scritta pensando a me!”
“Oh sì, Dieci che scrive. Pensando a te. Con la penna d’oca,
magari, e la fata Smemorina che gli tiene il calamaio; poi, quando ha finito, a
cavallo di un liocorno fa un salto a Hogwarts a mangiarsi le noccioline di Superpippo.”
“Potrebbe anche essere” si stizzì Oleana “Dovresti farci un
salto anche tu a Hogwarts, magari ci troveresti una pozione che ti fa tornare
un essere umano.”
“Seriamente, pensi che quella roba possa averla davvero
scritta Dieci?”
“Non è così impossibile. Pensaci. Apri la tua mente, lavora
con la tua immaginazione!”
Verena provò per un attimo a immaginarsi Dieci intento a
scrivere. Con la fronte aggrottata, l’espressione vagamente schifata davanti al
foglio bianco e la biro in bocca.
“Pensandoci bene non hai tutti i torti” concesse con un
sorriso “Se al mondo che c’è un orango che dipinge e gli hanno pure dedicato
una mostra… senza contare i pappagalli e le cocorite che imparano a declamare
Dante…”
“Spiritosa. L’unica differenza tra il tuo umorismo e le fave
di Fuca è la certificazione sanitaria.”
“Ammettilo, è impossibile che l’abbia scritta Dieci.”
“Allora sarà stato Teo.”
“Uhm.”
“Pensaci!”
Stessa scena di Dieci, solo che con Teo. Con la camicia da
Lord Byron aperta sul petto, i boccoli biondi drammaticamente mossi dal vento e
la biro col pompon di pelo rosa in bocca.
“Sii seria” la rimproverò Oleana “Niente camicie
sbottonate.”
“Non vale se leggi nel pensiero.” si imbronciò Verena, colta
in fallo.
Comunque ci riprovò: Teo con la camicia abbottonata, lo
sguardo azzurro perso nel vuoto; una rughetta tra le sopracciglia chiare e
concentrate; la biro passata distrattamente sul contorno della bocca socchiusa…
“Stai sognando un film porno?” si informò garbatamente
Oleana e Verena sobbalzò.
“E tu stai sparando stronzate?” rispose seccamente
trattenendosi a stento dall’arrossire.
“No, sei tu che stai anguillando di nuovo!”
“Io non anguillo niente! E tu, ramo Riccobono dei miei
stivali, sei capace di farti un po’ gli affaracci tuoi?”
“Sì, sono capace. Ma sono così insulsi! Ho deciso che per un
po’ mi faccio i tuoi, sono decisamente più interessanti. Comunque penso anche
io che può essere stato solo Teo a scrivere quel diario.”
D’un tratto, l’espressione del viso di Verena trasfigurò da
corrucciata a completamente esterrefatta.
“Dove?” si allarmò Oleana aggrappandosi al suo braccio con
un salto.
“Qui!” strillò di nuovo Verena agitando il foglio con la
poesia.
“Qui dove?” si affannò Oleana, ora decisamente spaventata.
“Qui, il diario! E’ di Scaturro!”
Oleana elaborò le parole di Verena, e tutto lo spavento
sparì come neve al sole.
“Il diario” disse con garbo “Con quel gioiellino struggente
di poesia.”
“Sì!”
“Con quelle parole di senso compiuto scritte in italiano
corrente sintatticamente corretto che esprimono un concetto astratto a sfondo
sentimentale. Quel foglio lì?”
“Ehm… sì?” rispose Verena, ma il giusto seme del dubbio si
era annidato anche in lei.
“Stai dicendo che Paco Scaturro, l’anello di congiunzione
tra la pietra pomice e la motofalciatrice, ha scritto questa cosa?”
“Ho delle prove a sostegno della mia tesi.” si difese Verena
imbronciata.
“Ce l’hanno anche quelli che dicono di essere stati rapiti
dagli alieni.”
“Questa è la pagina di un diario, no?”
“Sì, lo è.” ammise Oleana sulla difensiva.
“Teo ha detto che Scaturro lo voleva guastare di botte
perché aveva trovato il suo diario, no?”
“Credo di sì.” ricordò Oleana quasi a malincuore.
“E quanti diari pensi che ci siano in giro?”
“Verena, rifletti” sospirò Oleana paziente “Già è
fantascientifico pensare che Scaturro possegga qualcosa di cartaceo, ma che sia
anche in grado di scrivere una cosa così dolce e bella… dico, l’hai letta, no? Ti
odio davvero, amore mio. Scaturro che crea un ossimoro! Non potrebbe
succedere nemmeno in Star Trek.”
“Tu non sai cosa possono nascondere gli abissi della psiche
umana.” commentò molto saggiamente Verena.
“Appunto. E l’abisso di Paco potrebbe tranquillamente stare
tutto dentro un Pocket Coffee.”
“Senti, dottor Watson, fino a prova contraria lo Sherlock
della situazione sono io, e se dico che dobbiamo indagare su Scaturro, vuol
dire che dobbiamo indagare su Scaturro! Oltretutto se questa poesia l’avesse
davvero scritta lui tornerebbe tutto a nostro vantaggio. Ricordi che se potesse
prendermi mi appenderebbe a un gancio e mi trasformerebbe in insaccati e
salumi?”
“Va là” protestò debolmente Oleana “Non ne varrebbe la pena.
Sei così magra che al massimo ci verrebbe un budellino di salsiccia.”
“Oleana, focalizza il punto.”
“L’ho focalizzato” gorgogliò Oleana “Il sedere da
competizione di Marco Ferri. Più focale di quello!”
“Senti, ma quegli ormoni te li inietti alla mattina o li
produce tutti la tua ipofisi? Perché sarà esausta, ormai.”
“Pensa alla tua che si è atrofizzata. Allora, che vuoi
fare?”
“Se la poesia viene davvero dal diario di Scaturro, allora
vuol dire che Teo l’ha letto e ha il resto” propose Verena cogitabonda
“Dobbiamo tastare il terreno.”
“Io posso tastare il terreno di Marco chiappadoro?” si
illuminò Oleana, subito incenerita da Verena.
“Dobbiamo tastarlo con Scaturro, sessuomane repressa.”
“Che schifo. Io Scaturro non lo voglio tastare nemmeno con
un bastone.”
“Dovremo tastarlo per bene, invece, perché la cosa
fondamentale, quella che rende interessante tutto il discorso, il famoso
nocciolo della questione è proprio lì.”
“Lì dove?” domandò Oleana un po’ persa “Lì cosa?”
“La domanda.”
“Non la risposta?”
“La risposta alla domanda.”
“Lo dicevo che anche la tua ipofisi stava messa male. A che
caspita di domanda stai pensando?”
“A questa: Scaturro per chi ha scritto quella poesia?”
*
* *
“Ehm ,ciao.”
Come inizio era sicuramente penoso, ma Verena era così
intimamente spaventata che di meglio proprio non riuscì a trovare.
Pasquale Scaturro, momentaneamente impegnato in una partita
a flipper, si girò a guardare chi osasse rivolgergli la parola e vedendo Verena
il suo viso si congelò.
“Tu?” sputò quasi mentre la pallina del flipper finiva in
buca sulla scritta Game Over.
“Vengo in pace” si affrettò a specificare Verena alzando i
palmi delle mani “Prima di pensare di macinarmi come polpa di manzo lasciami
parlare!”
Scaturro fece rapidamente guizzare lo sguardo da una parte
all’altra del locale per verificare la presenza di un eventuale pubblico: il
bar però era momentaneamente frequentato solo da anziani o estranei e il
giovane, impercettibilmente, si rilassò. Non aveva nessunissima voglia di
attaccare briga, in quel momento: certo, era fiero della sua fama di bad boy e
normalmente spaventare i ragazzini era una cosa che lo metteva di buonumore… ma
non quel giorno. E non con quello stecchetto indisponente della Bassi.
Soprattutto con quello stecchetto indisponente della Bassi.
Quella era una cosa che non sapeva spiegarsi bene.
Normalmente se chiunque gli avesse parlato come aveva osato fare lei, l’avrebbe
riempito di sberle fino a girargli la testa come la ragazzina dell’esorcista. E
invece, nonostante le aperte provocazioni, non gli veniva proprio voglia di
menare Verena Bassi.
Perché…?
“Carino qui” stava dicendo lei per spezzare il suo silenzio
minaccioso “Un po’ rumoroso e fumoso… sembra di essere nel box della Ferrari
durante un pit-stop, ma immagino che a parte il cancro ai polmoni non si rischi
niente, vero…?”
“Che cazzo vuoi?” la interruppe Scaturro sottovoce dopo
essersi prudentemente defilato in un angolo.
“Parlarti” rispose Verena con un mezzo sorriso: il sollievo
per essere sopravvissuta al primo scambio di battute con Bigfoot Scaturro era
stato tanto da metterla di buonumore “Credo che siamo partiti col piede
sbagliato, tu e io.”
Scaturro non si mosse ma elaborò le parole di Verena; beh,
dopotutto erano davvero partiti storti. Lui aveva anche tentato di
rimorchiarla, ricordò nebulosamente. Chissà cosa gli era saltato in mente.
Forse era stato sempre per via di quel qualcosa che non sapeva cosa.
“Tu mi stai sul cazzo.” dichiarò quindi aggrottandosi.
“Lo so” sospirò Verena di nuovo in tensione “E non credere,
anche tu stai sul cazzo a me. Però magari potremmo imparare a starci sul cazzo
e convivere in pace e serenità senza ucciderci a vicenda. Come la Palestina e Israele.” Ehm, no, pessimo esempio…, pensò allarmata “Come interisti e
milanisti.” Anche peggio! “Come… marito e moglie che vogliono
divorziare…” Gesù salvami! “Insomma, hai capito, no?”
Forse era per gli occhi, stava pensando Scaturro
remotamente: erano davvero grandi. E neri. E le ciglia erano girate all’insù,
fitte fitte, e quando sbattevano sembravano ali di farfalla.
“Scaturro?”
“Cosa?” muggì Scaturro inferocito.
“Sei tra i vivi o per parlare con te devo chiamare un
medium?”
“Che cazzo vuoi?”
“Comunicare” spiegò pazientemente Verena “Fin’ora non
pensavo sarebbe stato così difficile, ma sto cercando di farti capire… Questa
faida intestina ci indebolisce entrambi: stipuliamo una tregua?”
Scaturro non sapeva cos’era una faida, ma se c’entrava
l’intestino forse lei lo stava mandando a cagare di nuovo.
“Tu mi stai sul cazzo.” ripeté come per convincersi meglio.
Verena non sapeva bene se arrabbiarsi o sconcertarsi.
“Ok” disse lentamente “L’avevo già capito prima. Però è
carino da parte tua ribadire il concetto per farmelo assimilare meglio.”
Scaturro prese in considerazione il concetto.
“Che cazzo vuoi da me?”
Verena cominciò a spazientirsi.
“Di sicuro non un neurone” ringhiò sottovoce “Voglio una
tregua. Fare pace.”
Scaturro prese in considerazione la pace.
“Se voglio ti spezzo un braccio davanti a tutti e te lo
ficco in gola.” minacciò poco convinto.
O forse era per la bocca. Era molto bella, la bocca di
Verena. Uscivano da lì un mucchio di stronzate, ma quanto era rosa e morbida…!
“Tu provaci e io dico a tutti del diario.”
Scaturro prese in considerazione il diario. Sbiancò, iniziò
ad ansimare come se avesse un enfisema polmonare e fece gli occhi così cattivi
che avrebbe potuto fermare un orologio con la forza del pensiero. Verena meditò
che forse sarebbe stato meglio tenere il becco chiuso riguardo al diario.
Ancora meglio sarebbe stato scappare in Cambogia, ma era con le spalle al muro
e comunque ormai la frittata era fatta.
“Cosa ne sai tu?” abbaiò Scaturro minaccioso incombendo su
di lei.
“Ho letto qualcosa.”
Non era proprio una balla. In senso generico, Verena era una
che aveva davvero letto molti libri nella sua vita. Scaturro prese in
considerazione il qualcosa.
“Che cosa?”
Verena deglutì, tesa come una corda di violino.
“Abbastanza per capire che… ehm… che tu ti sforzi di odiare,
ma in realtà tu… ehm, nel tuo intimo hai capito che in realtà quello che vuoi è
qualcos’altro.”
“Cazzo dici?”
Figurarsi se quel broccolo che aveva per cervello recepiva
il messaggio al primo colpo.
“Dalle tue parole è chiaro che tu ti senti costretto… che
vorresti poter essere libero… libero di amare Lei.”
La faccia di Scaturro, per un attimo, sembrò persino
intelligente. Oddio, la poesia era davvero roba sua!, pensò Verena quasi
fulminata dalla sorpresa. Con ossimoro e tutto il resto! Allora nonostante la
faccia da ossobuco, Scaturro era davvero un essere umano.
“Come…?” alitò lui più di là che di qua.
“Non fare il finto tonto, Paco. Ehm.”
Scaturro prese in considerazione il finto tonto: fece un
altro passo e le fu sopra incombente come una montagna.
“Io ti spacco in quattro.” dichiarò deciso.
“No, se non vuoi che si sappia in giro del diario.”
A quel punto, Verena sperò che Scaturro non arrivasse a
elaborare il concetto che un morto non può parlare.
“Allora ti ammazzo!”
Ecco, appunto.
“Che barba, i cattivi dicono tutti così…”
“Ti ammazzo e poi ti resuscito per ammazzarti di nuovo!”
“Con tutta la gente nuova che potresti uccidere una volta
sola stai lì a resuscitare me…?”
“Allora ti spezzo in quattro!”
Ancora! Inutile, con Scaturro non se ne usciva in ogni caso.
Ormai era così vicino che avrebbe potuto ucciderla con un’alitata.
“Potrei risolvere la faccenda.” provò Verena esausta
incassando la testa tra le spalle.
Per quel giorno la fortuna sembrò dalla sua parte: Scaturro
si bloccò sul posto, masticandosi per un pezzo l’interno delle guance.
“In che senso?” ragliò alla fine trasudando cattiveria da
tutti i pori.
A Verena non sembrò vero di avere una possibilità di
sopravvivenza.
“Il tuo problema.” continuò affannosamente.
“Io non ho nessun problema! Gli Scaturro non hanno
problemi!”
“Lo so, mi sono espressa male. Ma è chiaro che tu soffri…”
“Io non soffro, capito? Gli Scaturro non soffrono!”
“Ok, non soffri, ma sarebbe normale soffrire, in fondo siamo
solo ragazzi, no? Chiunque in certi frangenti ha bisogno di un aiuto…”
“Gli Scaturro non hanno mai bisogno di aiuto!”
“E merda, fammi respirare! Anche gli Scaturro respireranno
ogni tanto, no?! Quello che voglio dire è che… se non mi uccidi potremmo anche
allearci…”
“Non ho bisogno di un alleato! Gli Scaturro…”
“… non si alleano, me lo immagino. I Bassi invece si alleano
sempre, con ottimi risultati, devo dire. Lascia che io ti dia una ma… un aiu…
un suggerimento! Gli Scaturro accettano suggerimenti, vero?”
Scaturro prese in considerazione il suggerimento.
“Forse.” mediò ancora guardingo.
“Bene! Sono bravissima coi suggerimenti!”
E adesso che mi invento?, pensò tra sé e sé
inorridita. Non sapeva nemmeno di cosa diavolo stessero parlando lei e
Scaturro!
“Se ora mi fai andare a casa, ci penso su. Elaboro un
suggerimento di quelli belli tosti!”
Scaturro la guardava fortemente dubbioso.
“E non dici niente a nessuno?”
Dire cosa?, meditò la voce nella testa di Verena Un
postulato di fisica nucleare sarebbe più chiaro di questo discorso da
mentecatti!
“Certo che no!” esclamò con una convincente aria
scandalizzata “Io e te ci stiamo sul cazzo, è vero, ma io non sono tipo da
sbandierare al vento i segreti altrui. Ho... rispetto per certe cose.”
Scaturro prese in considerazione il rispetto.
“Tanto lo so di non avere speranze.” borbottò trucido: la
guardò da sopra a sotto, feroce e stranamente fragile.
Oddio, si stava davvero fidando di lei.
“Mai dire mai” buttò lì Verena con la gola secca “Una
soluzione c’è sempre.”
Scaturro le lanciò un altro sguardo cattivo e quasi triste.
“Fanculo le soluzioni.” disse sottovoce.
E c’era un tale tono rassegnato nella sua voce che Verena,
che aveva la scorza dura, la linguaccia al vetriolo, i vestiti di gomma e
l’aria di fregarsene di tutto e di tutti, si sentì piccola, meschina e
opportunista come una mosca su una montagna di cacca. Merda secca: era stata
vicina tanto così dall’essere spiaccicata modello zanzarone sul parabrezza da
questo Caterpillar motocingolato e adesso provava fin pietà per lui! Doveva essere
sempre per il retaggio di quella cazzona di governante tedesca, pensò stizzita:
Gudrun, fanculo tu e i tuoi maledetti insegnamenti teutonici!
“Qualcosa inventeremo.” dichiarò e Scaturro la guardò negli
occhi.
Vide che diceva sul serio: i suoi occhi erano neri, grandi,
con le ciglia arrotolate, belli da morire e tutto il resto, e lo stesso c’era
scritto dentro che lo voleva aiutare davvero. Lui, Paco Scaturro. Non gli era
chiaro perché, ma Paco non era tipo da farsi molte domande.
“Ok.” grugnì di buonumore “Allora non ti spezzo in quattro.”
“Bene.” sorrise radiosa Verena; scampare alla morte la
metteva sempre di buonumore!
“Quando ridi hai le fossette.” la informò Paco
improvvisamente e aveva lo stesso tono svagato che aveva avuto Teo quando le
aveva detto la stessa cosa.
A Verena mancò il fiato: lo sguardo da Totem di Scaturro non
era cambiato, e nemmeno la sua postura immobile… ma ormai niente poteva essere
più come prima, vero? Ormai c’era quella poesia di mezzo, quella rabbia mista a
nostalgia che aveva subito sentito così affine.
Io ti odio. Sottovoce, con inchiostro e parole che non
sapevo di avere.
Chissà da dove aveva tirato fuori Scaturro un tale gioiello
di frase? Perché sentiva una punzecchiatura sul cuore ogni volta che ci
pensava? E perché quando qualcuno parlava delle sue fossette le veniva subito
caldo?
Perché sei malata rispose con sicurezza una vocetta
dentro alla sua testa (ultimamente, la sua scatola cranica era diventata un
covo malfamato di vocette deliranti e la cosa cominciava a preoccuparla
sottilmente); perché sei da lobotomizzare se pensi che questo menhir
preistorico davanti a te si trasformi in essere umano solo perché ha scritto
una poesia.
“Ci vediamo domani.” si affrettò a salutare e scappò via
prima che anche lo sguardo bovino di Scaturro le facesse arricciare i piedi
come le succedeva nel sentir dire “Verrena” con una certa inconfondibile erre
arrotolata.
NOTE DELL’AUTRICE:
Aurora: A quanto pare, l’idea che a scrivere la
poesiola sia stato Dieci va per la maggiore!! Chissà… vi lascio pensare ancora
un po’, nel frattempo che io tesso (o si dice tessisco?) la mia tela. Comunque,
carissima, sono spiacente di doverti togliere questa tua incrollabile
convinzione, ma Johnny è solo mio. E prima che tu dica che non ho ragione,
sappi che nascondo una mannaia dietro la sciena, e se mi pronunci il nome di
Johnny invano per più di tre volte, non potrò fare a meno di usarla. Oh, Johnny…
perché la clonazione è ancora proibita?!?! Un bacione a tia, darling.
Krisma: Oh, ma quanti bei complimenti!! Sono davvero
onorata e lusingata… nn me li merito, perché mi sto talmente divertendo a
scrivere questa storia che mi viene facile e le cose facili non andrebbero
premiate… lo so, è un ragionamento contorto, ma nella mia testa le cose stanno
tutte così, ingarbugliate! Davvero hai la erre moscia?!?! *o* Ma io ti adoro!!
Che dolce, che carina!! Doppia razione di bacioni, allora!
April: Mia carissima!! Mia dolcissima!! Delle cose
che elenchi, a parte l’adozione di Otello che mi riempie di pura gioia così me
lo levo dai cogl…i, la parte più eccitante è quella dell’assalto al ramo del
lago di Como. E’ dal Manzoni in poi che non vedo l’ora di poter dar fuoco a
quei lidi!! Niente pena corporale se ritardi a leggere, ma opere di bene per la
comunità… Ti mando tanto abbraccioni, mia cara, sei adorabile!
Greta91: Gruzzolo?!? Vuoi dire… soldi!? Le antenne mi
si rizzano, mia cara… in questi tempi da pianto, dove sono in bolletta come un
cambogiano scalzo, mi farebbe piuttosto comodo un bel gruzzolo. Purtroppo,
faccio davvero cagare a gestire i soldi: ti posso assumere come tesoriera?
Garrie ricambia i baci “con accessorio”, ha detto lui… che vuol dire?
Roby ovvero quello dei nomignoli (QDN): Mio
carissimo, Otello, ovviamente, non manda baci, né waffeschi né normali, ma io
sì! Sono felice che qualcuno sorpassi l’etere e ti arrivi intatto. Sia chiaro,
non sono poeta: leggi la roba di ReaderNotViewer e Rik Bisini e ti accorgerai
dell’abisso che corre tra un poeta e me. Però con una penna in mano so anche
fare l’imitazione di Riccardo Muti e sono piuttosto spassosa!! Effettivamente,
il tormentone “e chi s’è visto s’è visto” fa parte del mio lessico comune… devo
faticare per non schiaffarlo in tutte le mie atre fic!! Ti mando una nuova
fornitura fresca di baci, a presto!!!!
Rik Bisini: Mio carissimo, mio diletto! Innanzi
tutto, mando un bacio al tuo imparziale Tobia, che mi sta già molto più
simpatico di Otello. Poi, ti mando un bacione corredato di abbraccio
avvolgente. Poi, approvo la tua idea di mettere come body guard i miei personaggi
più cazzuti, ma come al solito l’anarchia regna sovrana e qui nessuno si vuol
dare da fare per mettere in salvo la propria creatrice. Bastardi ingrati!
Ammazzerei tutti salvando solo Garrie e Sasha, per ovvi motivi. Poi, ti mando
un altro bacio e un altro abbraccio, che non fanno mai male. Poi, la poesia è
una schifezzina scritta en passant perchè mi serviva qualcosa di romantico: ne
taccio l’autore perché intorno a questa cosa dovranno snodarsi parecchi
malintesi… come tu hai giustamente preventivato!! Per ultimo (novità) ti mando
un abbraccio e un bacio!!!! Ciao, mio diletto, a presto!!
Lady Alice: Carissima!! Una nuova lettrice!! Sono
molto contenta che tu sia approdata in questi lidi, spero di risentirti presto
presto e che il morale rimanga sempre alto!! Baci baci, e grazie dei
complimenti!!
Daminex: Mia carissima!! Sei stata l’unica a supporre
ciò che ha supposto anche Verena e cioè che la poesiola sia di Scaturro. Mi
devo preoccupare per te o sono tutti l’artri a essere poco fantasiosi?
Comunque, Verena ha i capelli scuri e lisci, mi sembra di averla descritta nei
primi capitoli. Rossa?!? Se proprio devi, magari le faccio fare una tinta a
metà storia…
Ellemyr: Gli aggiornamenti sono ancora “un tanto al
braccio”, a seconda dell’ispirazione… nel week end sono arrivata al capitolo
11, un record!! Ma mi sto divertendo come una pazza a scrivere, e le idee
fioccano come fosse neve, se non ne approfitto adesso!! Dai, anche io adoro
cucinare. Mi sbizzarrisco con la verdura, così ho almeno l’illusione di non ingrassare
tanto… ieri mi sono fatta una quiche ai broccoli, gruyere e speck da leccarsi i
baffi!! Qualche ricetta da adottare…?
Londonlilyt: Tua mamma riesce a portare un maialino
nella valigia dalla Sardegna a Londra? °o°… Sono davvero impressionata. Complimenti,
non fiato più allora!! Tenterò (solo per te) di ficcare in valigia una
quintalata di tortellini! Il collarino è per Verena, naturalmente: però sto
tentando di rifilare a Teo i calzoni a scacchi gialli e verdi da te suggeriti!!
Hai altri capi di abbigliamento da suggerire, mia diletta…? Un bacione, grazie
come sempre!!
Pinzyna: Oooh, che emossione i complimenti per la
poesia!! Io che non sono nemmeno ferrata sull’argomento… e poi l’ho davvero
buttata giù così, a braccio, perché così doveva essere. Dunque, il gadget di
Dieci… io avevo pensato a un abaco, giusto epr rimanere in tema matematico col
nome, ma qui tutti mi hanno bocciato l’idea. Hanno detto che uno slip
elasticizzato ci azzecca di più. Uhm… non sono convinta. Chiederò consulenza a
Romina, la mia beta meravigliosa, lei sì che se ne intende!! Io ti ringrazio
davvero tanto per i complimenti, sono troppo felice quando leggo qualcosa del
genere… oltre a diventare ogni giorno di più drogata di recensioni!! Dammela
mia dose, dai!! Un bacione one one
Kiss: Ciao!! Ovviamente non posso dire niente
riguardo la poesiola… tantomeno sui reali sentimenti del bel gemello cazzuto!
E’ presto per scoprire le carte e con tutti i casini che la mia mente malata
sta tramando, c’è da avere paura! Tremate, gente, tremate!! Per il momento, un
bacione!!
Recensione di Krisma, fatta il 12/12/2007 - 06:36PM sul capitolo 9:
Capitolo 8 : Il Diario - Anonima
Capitolo 9 : Confessioni
Luca e Matteo Ferri, gemelli omozigoti legati a doppio filo
dall’infanzia, erano sempre stati così uniti da sembrare fratelli siamesi per
tutta la loro infanzia. Si erano stufati di essere inevitabilmente scambiati
l’uno per l’altro più o meno finite le elementari; elemento catalizzatore fu
una certa Matilde Strozzi di quinta B, che fece innamorare un gemello ma alla
fine baciò l’altro. Le femmine, si sa, sono capaci di unire l’impossibile e di
dividere l’indivisibile! Nel tempo, quindi, il Fabulous Duet si era sciolto: Luca
era diventato Dieci e Matteo era diventato Teo, Luca aveva ammucchiato l’aria
da duro e stuoli di masse ovariche, Teo aveva collezionato invece camicie
romantiche e una deliziosa erre arrotolata… insomma entrambi si erano costruiti
la propria personalità e ritagliato i propri spazi fino ai 18 anni attuali,
dove non potevano essere più diversi sia per carattere che per stile.
Ovviamente il loro legame andava al di là dell’affetto o del vincolo familiare:
semplicemente, sapevano che esisteva uno perché esisteva l’altro, e accettavano
il fatto come naturale, ma ognuno aveva la sua cerchia di amicizie (Teo) e di
amori (Dieci). C’era però ancora una zona franca dove i due gemelli si
ritrovavano e a volte si confondevano ancora l’uno con l’altro.
In bagno, prima di andare a letto.
“Oggi mi sei sembrato molto culo e camicia con l’aspide.”
esordì Dieci mollemente stravaccato nella vasca.
L’aspide era il grazioso soprannome che Dieci aveva rifilato
a Verena: Teo lanciò al gemello un lungo sguardo esasperato mentre si lavava i
denti con energia.
“Sì” rispose alla fine dopo essersi sciacquato la bocca “E
tu sei andato a comprarti il Barbour con Mariacarla.”
Non c’era bisogno di soprannomi, Mariacarla era già svilente
così. Dieci fece spallucce facendo ondeggiare l’acqua calda mentre Teo
attendeva la reazione del gemello a braccia conserte. Era struccato e coi
capelli pettinati all’indietro e nemmeno Tellu l’avrebbe distinto dal gemello,
così su due piedi. Qualunque altra femmina, invece, prima di riconoscerli
sarebbe probabilmente svenuta, vedendoli seminudi e così perfettamente belli da
abbagliare.
“C’è qualcosa di lei che non riesco a capire.” grugnì Dieci
aggrottato.
“Di Verena?”
“Sì, dell’aspide.”
“Tipo?”
Tipo che non lo sapeva nemmeno lui. Qualcosa a livello
epidermico, probabilmente.
“A Otello non piace.” dichiarò a titolo di spiegazione.
“Otello ha il buongusto di odiare te, di più non posso
chiedergli.”
“Perché ci tieni tanto a frequentarla?”
“Verena?”
“Stiamo sempre parlando di lei, no?” si spazientì Dieci: Teo
sembrava godere nel pronunciare il maledetto nome dell’aspide, che
effettivamente era molto bello.
“Lo sai come l’ho conosciuta” ricordò Teo con un mezzo
sorriso “Verena è… travolgente.”
“Come un Tir in autostrada. Concordo.”
“Non essere acido. Verena è ironica. Divertente.
Intelligente. Fondamentalmente anche buona.”
“Manca santa e hai descritto madre Teresa di Calcutta.”
“Santa speriamo di no, ma, come direbbe mammina, tyttö on
kaunis (*).”
“La troverei più attraente col burqua addosso.”
“Questo odio nei suoi confronti è
del tutto ingiustificato” incalzò Teo sospettoso “Non è che c’è qualcosa tra
voi due?”
“Ok” sospirò Teo molto meno fatuo del solito “Mi metto in
modalità seria per due secondi: lo so io perché a te Verena sta sul cazzo, è
perché sei abituato a vedere tutte le ragazze che sbavano per te come i cani di
Pavlov e invece lei ti guarda in faccia e non sviene.”
Dieci stava per dare una risposta sferzante e
fondamentalmente bugiarda, ma lì in bagno, nel Limbo personale dei gemelli
Ferri, troppo orgoglio era bandito.
“Ammetto che il fatto che lei mi trovi antipatico sia… una
novità per me.”
“Era ora!” sorrise radioso Teo “In fondo, scavando nella
melma e schivando i topi che escono da tutti gli anfratti bui della tua psiche,
in fondo dicevamo riesci persino a essere sincero con te stesso!”
“E la modalità seria dove l’hai messa?”
“Ops, era finita e non te lo avevo detto.”
Ammiccò complice e Dieci si decise a tirar fuori tutta la
verità.
“A dire il vero mi infastidisce il fatto che da un momento
all’altro lei sia diventata un tuo chiodo fisso.”
Teo rimase in silenzio per un attimo a meditare sulle parole
sibilline di Dieci: che il fratello rubacuori fosse per una volta in vita sua…
geloso?!? Quel pensiero improvviso riuscì a stupirlo. E anche a lusingarlo, a
dire il vero. Il suo subdolo piano di mettere insieme Verena e Luca stava
muovendo sicuramente i suoi primi passi…
“Verena è fantastica” ammise sottovoce “Ma non è te.”
Dieci capì al volo che Teo aveva capito al volo: sorrise,
così bello e così simile al fratello da sembrare lui allo specchio.
“Lo credo bene” disse rinfrancato “Lei è più brutta e ha
meno tette.”
“Ma ti piace” pensò Teo esultante “Ti piace perché
è diversa dalle altre e se lo ammettessi con te stesso Mariacarla…”.
Il pensiero si interruppe a metà, come spento con
l’interruttore.
“Comunque, io non ho chiodi fissi in testa” precisò col naso
per aria “Semmai un cacciavite e una chiave del dodici.”
“O meglio, una crema idratante, due o tre boa di struzzo,
qualche paillette…” elencò Dieci velenoso “Il resto è fango termale.”
“Ma niente chiodi, ho controllato ben bene! E tu sei geloso
marcio perché Verena preferisce me a te.”
“Non dire stronzate. Era lampante che quello stecchetto
malvestito non potesse avere un minimo di buongusto.”
“Squillino le trombe e rollino i tamburi! Luca Ferri in
Dieci ha fatto il battutone!!”
Dieci grugnì e uscì dalla vasca, riuscendo
contemporaneamente a mollare un fiacco pungo sul braccio del gemello.
“Stasera sei particolarmente deficiente” disse con
piacevolezza “Sarei curioso di sapere una cosa.”
“Tutto quello che vuoi, pikkuinen.” tubò Teo ridacchiando.
“Riguarda le trombe squillate ed i tamburi rollati” confidò
Dieci con aria seria “Ma saranno buoni da fumare, ‘sti tamburi?”
* * *
Se qualcuno si aspettava un sanguinoso omicidio davanti al
liceo Montessori, quel grigio venerdì mattina di settembre rimase ampiamente
deluso. L’attesissimo duo Paco “Caterpillar” Scaturro e Verena “Clava” Bassi
entrarono di nuovo negli annali della storia come la coppia di nemici più
inconcepibile e deludente della scuola.
Si erano incrociati nel corridoio del primo piano, e la
gente aveva smesso di camminare, di parlare, di respirare, per girarsi a
guardarli: un milione di occhi si era fissato su di loro. I due si erano
salutati a fior di labbra… Fine.
Niente battutine al vetriolo di Verena, niente minacce
mafiose di Scaturro, niente fuoriuscita di biondi e bellissimi gemelli
salvatori.
“Una delusione totale su tutta la linea” ridacchiò Oleana
appendendosi felice al braccio di Verena mentre percorrevano il corridoio “E io
che ero certa che Paco ti avrebbe trasformata in carne da Gulasch.”
“L’avevo detto io che Scaturro non era un tipo da cibo
etnico.” ribatté Verena acida: in effetti anche lei fino all’ultimo aveva
temuto per la propria vita. Per quel motivo aveva indossato un pastrano nero
lungo fino a i piedi corredato di collarino fetish che la faceva sembrare
Tenebra, il Cupo Mietitore.
“Ancora non riesco a capacitarmi all’idea che Paco abbia
scritto quella poesia” proseguì Oleana con sincera costernazione “A questo
punto non mi sorprenderei più nemmeno se Goldrake nidificasse nell’aula di
scienze.”
“Ricordati che questa è solo una tregua” borbottò Verena
rabbuiandosi “Devo trovare un valido motivo per far star buono Big Foot.”
“Ovvero, devi trovare il diario.” rettificò Oleana compunta.
“Oppure devo sapere per chi Big Foot ha scritto la poesia.”
“Cambierebbe qualcosa?” meditò cinica Oleana “Non credo che
riusciresti a convincere nessuno a frequentare Scaturro. Una qualsiasi ragazza
con un Q.I. appena superiore a quello di un lemure ci vomiterebbe sopra.”
“Così non è che mi mandi su il livello di ottimismo”
constatò Verena cominciando a sudare freddo “E comunque tieni presente che
Scaturro ha scritto quel gioiellino di poesia.”
“E allora? Leopardi ne ha scritte milioni di poesie e non ha
mai avuto uno straccio di appuntamento con una donna nemmeno a pagarla.”
“Sempre a tirare in ballo Leopardi, eh?”
“L’unica lezione di italiano dove non ho avuto una crisi di
narcolessia.”
“Qualcuno in grado di apprezzare un animo poetico ci sarà
pure al mondo. Io, per esempio, lo apprezzerei.”
“Tu e Scaturro…? Trovo più plausibile la cosa di Goldrake
nell’aula di scienze.”
“In fondo, non è così male.”
Oleana si decise ad alzare il suo famoso sopracciglio.
“Verena, non convinceresti nemmeno una sordocieca
tetraplegica a prendersi Scaturro come legittimo sposo. E’ brutto come il
peccato e cattivo come un formicaio di formiche rosse.”
“Davvero le formiche sono cattive?”
“Quelle rosse sono peggio delle iene.”
“Non lo sapevo. Stare con te, Oleana Odescalchi ramo
Riccobono, mi apre infiniti nuovi orizzonti di sapienza.”
“Stare con te invece, Verena Bassi nessun ramo aggiunto, mi
ha apre infiniti nuovi orizzonti di biondini da sbavo. Ecco che ne arrivano
due, per esempio!”
Il Fabulous Duet Ferri planò in quel momento tra le due
ragazze, con un Teo in multicolor che trascinava un evidentemente riottoso
Dieci in grigio antracite. Dietro di loro, il solito codazzo starnazzante di
ammiratrici di Dieci che però si teneva a debita distanza, come se non osasse
intaccare lo spazio vitale del loro idolo.
“Ciao bambole!” salutò Teo prendendo a braccetto Verena e
Oleana in un gran turbinio di capelli biondi sparati col gel, camicia
svolazzante verde e inconfondibile profumo di more “Siete bellissime
stamattina!”
Lui lo era di più, meditò Verena fuggevolmente: colorato
come una scatola di caramelle e altrettanto appetitoso.
Merda secca.
“E’ carina anche la tua camicia” buttò lì fintamente
annoiata “Color cancrena?”
“No, verde menta” rispose Teo per niente scalfito “Ma Verena
cara devi fare qualcosa per questa perfidia mattutina, non si confà affatto al
tuo incarnato!”
Ecco, l’aveva detto di nuovo: Verrena carra, con tutte
quelle erre deliziose…
“Chiamami ancora Verena cara e ti sfrangio via qualsiasi
cosa ti sporga dal tronco!”
“Che frase zuccherosa” constatò con tono monocorde Dieci
“Hai mica un po’ d’insulina che mi va su il diabete?”
Verena si decise a guardarlo, cosa che aveva accuratamente
evitato di fare fino a quel momento: se Teo era un’esplosione di colori, Dieci
era un cupo tributo allo stile urban, ma al pari del gemello era biondo e bello
da prendersi a schiaffi.
“Che siete venuti a fare?” ringhiò Verena sulla difensiva
“Non abbiamo bisogno del vostro supporto fisico e francamente vorrei evitare la
transumanza di giovenche che accompagna sempre i vostri spostamenti.”
Indicò col mento le ragazze assiepate intorno a loro e Dieci
le lanciò uno strano sguardo obliquo.
“Non riuscivo a vivere senza sapere il tuo look di oggi”
disse poi ironico “Carino. Un “vorrei essere Trinity ma mi è saltato fuori don
Matteo”, non è così?”
“In realtà è più un “fatti i cazzi tuoi se non vuoi una
picconata su un piede”. Ma si adatta anche a un “fatti i cazzi tuoi” e basta,
volendo.”
“E hai anche il collarino!” proseguì Dieci imperterrito
“Qualcuno deve portarti a fare un giro al parco col guinzaglio?”
“Non sei spiritoso.”
“Ma sì che lo sono, è che non mi applico.”
“Lascialo perdere” si intromise Teo sorridendo “Oggi c’è
umidità e gli ingranaggi gli grippano. Comunque non pensavo di trovarvi ancora
vive, non avete incrociato Scaturro poco fa?”
Verena scambiò uno sguardo d’intesa con Oleana.
“Per il momento Scaturro ha deciso di non ucciderla” rispose
Oleana sul vago “Ma prima o poi le toccherà morire per mano sua.”
“Ma no che non morirà.” sorrise dolcemente Teo e il cuore di
Verena tentò un doppio carpiato con avvitamento.
“Ci vorrebbe un paletto di frassino piantato nel cuore
perché questo succedesse.” aggiunse velenoso Dieci, riportando tutto alla
normalità.
“A tal proposito, Teo, dovrei parlarti.” disse a quel punto
Verena tutto d’un fiato: non osava guardare Teo, men che meno quel simpaticone
di Dieci che alzava il sopracciglio con la stessa scettica alterigia di Oleana.
Così concentrò lo sguardo sulle ruches spumeggianti della camicia color
cancrena di Teo che si chinò premuroso verso di lei.
“Quello che vuoi, Verena cara.”
E dalli con quel Verrena carra; le cedeva l’aorta a ogni
maledetta erre detta con quella maledetta voce dolce da quel maledetto folletto
biondo.
“Posso venire a casa tua oggi?” si decise a dire fingendo
ottimamente nonchalance.
Teo e Dieci si scambiarono un rapido e invisibile sguardo
sorpreso, immediatamente mascherato.
“Ma certamente!” cinguettò Teo esplodendo in un sorriso
abbagliante “Vieni a pranzo?”
“Ma sì” ghignò Dieci serafico “Dopo che te ne sei andata
ieri, Otello dalla gioia ha vomitato sul parquet ed è svenuto; speravo che
fosse morto per davvero!”
Verena per un attimo fu tentata di accettare, primo per
darla nel sedere a Dieci-ce-l’ho-solo-io-e-pure-d’oro-Ferri, secondo per
cercare di far davvero venire un colpo a Otello e debellare così dalla Terra la
razza dei topocani; poi però ricordò la pizza con l’ananas di Tellu Ferri e
decise diversamente.
“No, grazie” si affrettò a dire “Non vorrei rovinare di
nuovo la digestione a Otello.”
“A me farebbe piacere” provò comunque Teo lanciando
un’occhiataccia a Dieci “E Otello vomiterà comunque visto che quel cerebroleso
di Luca sarà in giro.”
“Vomita anche con lui?” si informò Oleana sospettosa.
“Ha lo stomaco debole” lo difese Teo “E in fondo è un cane,
mica la duchessa di York.”
“Allora, vengo alle due?” buttò lì Verena: aveva già il
batticuore.
“Certo!” cinguettò Teo “Oleana, vieni anche tu?”
“Oh-eh?” gorgogliò Oleana, che solitamente era una ragazza
brillante e di spirito, ma bastava che un Ferri respirasse verso di lei per
trasformare la sua massa neurotica in budino finlandese.
“Certo che viene” rispose per lei Verena “Ormai ce l’ho
attaccata al deretano come una zecca.”
“Oggi deve venire Mariacarla.” avvisò Dieci con un tono di
voce meno divertito.
“E allora?” ripose piccato Teo “Non è che solo perché arriva
la baronessa della Mirandola dobbiamo tutti cadere in estasi mistica. Devo
chiamare il coro di Santa Cecilia per cantare l’Inno alla gioia o posso
limitarmi ad accendere un cero in chiesa?”
“Sei stronzo come il tuo topocane.” ringhiò Dieci, stavolta
di cattivo umore.
“E tu sei una carpa lessa.”
“Canarino.”
“Orso.”
“Ci vediamo a casa.”
“Ok.”
Dieci si allontanò, seguito dalla massa compatta di fans:
Verena e Oleana lo guardarono andar via interdette.
“Allora, andiamo?” chiocciò Teo salottiero sfoggiando un
sorriso a raggi UVA.
“Fate sempre così?” si informò Oleana vivamente incuriosita.
“Così come?”
“Vi insultate elencando tutto lo zoo di Berlino prima di
salutarvi?”
Teo lanciò uno sguardo sorpreso verso il gemello in
allontanamento.
“Beh, sì. Non va bene?”
Oleana e Verena si scambiarono uno sguardo rassegnato.
“No no, va benissimo.” mormorò Verena marciando via.
Aveva già abbastanza gatte da pelare anche senza sospettare
la schizofrenia dei gemelli Ferri: doveva pensare a sopravvivere a Big Foot
Scaturro, trovare un diario e tenere a bada il miocardio ogni volta che un
qualsiasi Ferri le puntava addosso i suoi fanali azzurri. Eh sì, ce n’era da
tenersi occupati per tutto il giorno quant’era lungo, meditò cupamente.
NOTE DELL’AUTRICE:
(*) = in finlandese nel testo = La ragazza è bella
Ogni tanto, quando mi ricordo di farlo, ringrazio la mia
sempre onnipresente beta ROMINA… senza di lei non ci sarebbe niente di tutto
questo, quindi in coro… GRAZIE, ROMINA!!!!
Krisma: E’ giusto dubitare sulla paternità della
poesia, ma come giustamente dice Verena, gli abissi della psiche umana sono
insondabili… quindi, chissà? E poi, in fondo, raschiando il barile, anche
Scaturro è un essere umano. E ti assicuro che anche lui ama. Ok, è uno spoiler,
ma è a fin di bene, anche Scaturro è giusto che venga trattato per quello che
è... Vote for Scaturro! E a te, un bacio!!
Greta91: Bene bene, Greta91 come mia Gringott
personale!! “two is megl che one” l’hanno già usato, che ne dici di “paghi due
e prendi uno, ma è uno che vale per due!”. Uhm… coi tempi che corrono… d’altra
parte, puntiamo su un prodotto di qualità noi, vero? Mi sa che Garrie non si
stancherà di Cardie, ma magari mentre lei è in missione per il CDI…;-)
Kokky: Adesso, Verena nà genia… non esageriamo! Il
vero genio della storia, unico ed inconfutabile, è Otello. Teo gay? Chissà? Non
voglio scoprire troppe carte, adesso. Però… chissà?
Pinzyna: Eh, mamma Ferri ha avuto un bel dono divino,
lasciatelo dire… Vista la tua teoria dell’attrazione degli opposti, mi sono
fiondata a tingermi i capelli di nero, col risultato che sembro la figlia morta
di Gomez Addams… ma visto che anche io ho un debole per i biondazzi, speriamo
in un qualche ritorno positivo!!! Eh, fossero poi deliziosamente arrotolati
come Teo… ma sarà carino!?!? *-*
Aurora: Sì sì sì, mio, tutto mio, Johnny è mioooo…
anf anf… non sembro Glenn Close in attrazione fatale, vero? Perché sennò mi
preoccupo. Perché le dita arricciate di verena sono da film horror? A me
succede sempre quando qualcos ami fa estrema tenerezza (o estrema arrapatura,
ehm! Ma solo con Johnny, oh, Johnny…). Un bacione, e tieniti pure i capelli di Johnny
raccolti nella doccia (bleh!)
Londonlilyt: Mi amor, ancora non mi esprimo su chi ha
scritto cosa. Può essere tutto valido, conoscendomi, persino Otello non è da
escludere dai sospetti! Marco chiappedoro mancherà per qualche capitolo, ma
conto di usarlo (ehm…) come special guest, prossimamente. Quindi, tieni buona
la vaschetta! Un bacione, amore mio, te l’ho già detto che non vedo l’ora di
vederti?!?
Chocolate fairy girl: Ebbene sì, i personaggi come
Scaturro mi riescono piuttosto bene… non so, forse un transfer? L Anche io odio Otello, che ne dici di
fondare un anti-fan club? O aspettiamo di vedere cosa la mia mente contorta
riserva per lui? Gh gh gh, chissà… dai, raccontami dei petardi, po’ servirmi per
la storia!!
Damynex: Ma come la fantasia non è il tuo forte?!? E
poi, perché hai smesso di scrivere? Io passo lunghissimi periodi senza
ispirazione, come dopo aver finito Ab Aeterno (vabbè, a parte i problemi
personali…). Poi, paf!! Una storia che appesta le meningi e che se non la
scrivo mi soffoca! Comunque, sempre grazie, sei davvero forte! Un baciozzo!
Bea_chan: Carissima!! Che piacere risentirti! E’
proprio vero che ormai la rete è come un Bar dove ritrovi amici in arrivo e in
partenza… peccato non ci si possa fare una bibita sul serio! I tuoi complimenti
mi fanno gongolare tutta, come sei carina!!! Grazie grazie grazie! Ora puoi
mandarmene ancora? Sai che certa roba dà effetti stupefacenti nonché assuefazione…
a presto, tessora, un bacione!!
Saraj: Sì, però occhio a tutte queste docce… la mia
riserva idrica è limitata! Ovviamente, non spoilero su chi abbia effettivamente
scritto la poesia, spero di portare il mistero (seeee…-.-) un po’ avanti. Nel
frattempo, cosa ne pensi del mio Ferri/allevamento?!? J
Rik Bisini: Potessi dirti tutte le trame che mi si
ingarbugliano in testa.. a parte propormi l’internamento coatto, probabilmente
rimarresti impressionato. Mi piace farcire le mie storie luoghi comuni e
assurdità mischiate. E soprattutto mi piace scrivere: soprattutto cose leggere
e romantiche, dove non faccio fatica a trovare le parole. Amo già Tobia e i
suoi occhioni! Per lui una vagonata di biscotti, per te la solita carovana di
baci, abbracci e massaggi sparsi…
Suni: Sono davvero onorata e lusingata dalla tua
recensione, è stata molto sincera e sentita… te ne sono davvero grata. Un
bacio, spero a presto!
Capitolo 11 *** Capitolo 10 : Dio benedica il ceppo finlandese ***
Mariacarla
Capitolo 10 : Dio benedica il ceppo finlandese
Verena guardava truce il campanello di casa Ferri, ma in
realtà non lo vedeva: era intenta ad ascoltare il proprio cuore che batteva con
uno strano ritmo sudamericano mentre una delle voci dalla personalità psicotica
che le affollavano la mente le stava facendo una ramanzina.
“Adesso mica puoi telefonare e dire che non ci vai”
incalzava la voce burbera “Primo perché il cellulare è rimasto a casa,
secondo perché sarebbe assurdo visto che ti sei autoinvitata, terzo perché sei
già qui davanti e sarebbe davvero da mentecatti andarsene via dopo che
probabilmente ti hanno vista arrivare.”
La voce aveva ragione. Ragionissima, anzi: eppure, lo stesso
Verena tentennava davanti al campanello. Non si spiegava il motivo per cui al
solo pensiero di rivedere un Ferri le cominciassero a sudare i palmi delle
mani. Sospettava (a ragione) che fosse qualcosa che aveva a che fare con gli
ormoni: quegli stessi ormoni che le facevano venire le bucature di spillo se
pensava alla poesia di Big Foot Scaturro.
Odio pensare che non devo pensarti e così ti penso.
Sacrosanto. Quasi puro. Avrebbe potuto scriverlo lei.
Trovarsi così in sintonia con Scaturro non era sicuramente una bella cosa, no?
Odio il cielo che non è più cielo ma qualcosa da sognare
perché lo sogni tu.
Ma come gli era venuta a Scaturro una frase così? E perché
lei, Verena Bassi dalla Clava, continuava a pensarci? “Se gli ormoni fanno
questo effetto, voglio subito una tiroide nuova!” pensò burbera fissando
ferocemente il campanello.
“Buongiorno.” sospirò una voce alle sue spalle, facendola
sobbalzare.
Si voltò di scatto e quasi si trovò naso a naso con la nuova
arrivata.
“Oh, Mariacarla della Mirandola Mastro… Nostromo…
SantoGeppetto, non mi ricordo, scusa. Ciao.”
Mariacarla salutò con un grazioso cenno del capo mentre i
suoi occhioni azzurri la percorrevano da capo a piedi. Subito vagamente
annoiati, poi perplessi, poi quasi schifati: evidentemente il look eccentrico
di Verena, composto da pantaloni alla zuava e bretelle vagamente tirolesi
abbinati alle trecce con fiocco rosso non erano di suo gradimento.
“Ehm” si riprese Mariacarla graziosamente “Carine le tue… il
tuo… sono tornate di moda le trecce?”
Nonostante gli evidenti sforzi di interagire col volgo, a
Verena sembrò spocchiosa e snob come la Regina delle Nevi e ricambiò l’analisi dettagliata soffermandosi sull’ampia gonna di cuoio dall’aria assolutamente
costosa.
“Cavolo” mormorò allegramente “Babbo Natale dovrà cambiare
mezzo di trasporto quest’anno visto che le sue renne sono finite tutte nella
tua gonna.”
Mariacarla pizzicò un lembo di cuoio morbidissimo con
noncuranza.
“Tranquilla, non è renna” sorrise rinfrancata “E’ lontra
siberiana, vedi il colore brillante delle sfumature?”
A Verena sorse il dubbio che Mariacarla della Mirandola y
Ramones y Rodriguez y Gutierrez Santomastroantonio la stesse prendendo per il
culo.
“Scusa” mormorò guardinga “Questa luce non rende giustizia
alle sfumature.”
Mariacarla scusò regalmente con un cenno della mano.
“Allora, il campanello non funziona?”
“No, ehm, è che… stavo aspettando Oleana.”
Il viso di Mariacarla si animò appena.
“Odescalchi ramo Riccobono?”
“Proprio lei, in carne, ossa e tiara di lapislazzuli.”
“Cara ragazza. Un po’ taciturna…”
Questa volta fu il sopracciglio di Verena a schizzare
all’insù, scettico.
“Oleana taciturna?”
Secondo il suo modesto parere, Oleana sparava più parole al
secondo di un mitragliatore M6 di ultima generazione, ma effettivamente aveva
notato che davanti a un Ferri le si inceppava il carburatore.
“E’ una fanciulla discreta” approvò serafica sghignazzando
tra sé e sé “L’eleganza innata della famiglia nobile trasuda da ogni suo gesto.
Un po’ come te.”
“Oh, grazie.” concesse affabile Mariacarla sprecando un suo
prezioso sorrise per lei.
A Verena, allora, sorse il dubbio che Mariacarla della
Mirandola de Boucheron de Chopard de Yves Saint Laurent non la stesse prendendo
per il culo, ma che fosse proprio così deficiente di suo.
In quel mentre arrivò proprio Oleana Odescalchi ramo
Riccobono, a cavallo non di un cocchio dorato ma di una avvilente bicicletta.
“Ciao Verena! Buongiorno Mariacarla!” salutò appoggiando la
bici al muro e chiudendola con il lucchetto sotto lo sguardo esterrefatto e
scandalizzato di Mariacarla.
“Vergogna, arrivare in bicicletta” la rimproverò Verena
severamente “Potevi almeno sfoggiare qualcosa di motorizzato e meno plebeo, che
so, una Jaguar… Mariacarla c’è rimasta sinceramente male, vero Mariacarla?”
“La bici non è plebea!” si difese Oleana accorata “E’
contestatrice, è ecologica, è sana…”
“Se si fumasse, la comprerei subito!” approvò Verena.
Mariacarla, vagamente sbalestrata, guardava prima una e poi
l’altra ragazza e poi il campanello, come se fosse un’ancora di salvezza.
“Verena, ma che bei pantaloni vintage che hai!” cinguettò
Oleana “Svizzeri?”
“No, austriaci.”
“Ho sognato un look simile l’altra notte. Ce l’aveva addosso
il Grande Puffo.”
“Avevi mangiato peperoni?”
“Effettivamente sì” sorrise Oleana ammiccante “Non li
digerisco proprio i peperoni. Metabolizzo anche le rocce calcaree, ma i
peperoni no!”
“Io invece ho dei seri problemi con le cozze in guazzetto. E
tu, Mariacarla?”
La ragazza fissò Verena con aria scandalizzata, ma questa le
rispose con un sorriso così innocente che si trovò costretta a rispondere.
“Io trovo un po’ pesanti le ostriche.” mormorò
dignitosamente, quasi come si vergognasse.
“Non me lo dire” approvò Oleana “Le adoro, ma hanno un
effetto devastante sul mio duodeno. La defecazio ha odorato di viole per un
mese, dopo l’ultima abbuffata. Sono stata malissimo e ho seriamente rivalutato
i peperoni.”
“Oleana!” si meravigliò Verena trattenendosi a stento dal
buttarsi via dal ridere “Che cosa interessante. Vogliamo vertere la
conversazione su questo punto, o ci decidiamo a suonare?”
“Io sono favorevole a qualsiasi disquisizione.” cinguettò
Oleana.
“Suoniamo.” propose invece Mariacarla.
Verena obbedì.
“Chi è?” chiese la voce elettrica e indistinguibile di un
Ferri.
“Verena Bassi” si presentò lei pomposamente “Corredata di
accompagnatrice di stirpe reale Oleana Odescalchi ramo Riccobono. Ma alle mie
spalle, in attesa di udienza, c’è anche Mariacarla della Mirandola eccetera
eccetera.”
“Che folla.” commentò la voce elettrica con sadica
tranquillità.
“In effetti c’è una fila che sembra di essere al reparto
salumeria della Coop in giorno di saldi” commentò Verena infastidita “Posso
usufruire del fast track o devo prendere un numero?”
“Entrate.” chiocciò la voce mentre il cancelletto si apriva.
Sulla soglia c’era Dieci, appoggiato indolente allo stipite
con un sorrisetto serafico sulla faccia.
“Due etti di cotto e due di pancetta, grazie.” lo apostrofò Verena
entrando, e subito, dalla stanza a fianco, si udirono i primi “waff!” accorati
di Otello.
“Tesoro, non hai freddo?” si preoccupò Mariacarla
attirandosi gli sguardi feroci di Oleana e Verena: Dieci al momento indossava
una canotta e dei jeans tagliati corti neanche fosse pieno agosto, ma l’effetto
ottico era così piacevole che si erano ben guardate dal criticarlo.
“Non soffro il freddo” rispose Dieci paziente “Dev’essere il
ceppo finlandese.”
“Ehi, guarda chi è arrivato!” salutò Marco Ferri entrando in
quel momento in cucina, e subito Oleana, che stava tentando timidamente di
salutare, si immobilizzò mentre il suo mento si schiantava metaforicamente sul
pavimento (e il suo cervello si schiantava contro la scatola cranica, a
giudicare dall’espressione da vongola): Marco indossava un paio di calzoncini
da tennis e nient’altro sopra, mostrando un fisico scultoreo degno di
Michelangelo. Aprì il frigo e dopo aver rovistato un po’ tirò fuori qualcosa di
commestibile e iniziò a divorarlo con metodica rapidità.
“Ciao.” salutò Verena chiedendosi se fosse il caso di
mettere una vaschetta sotto la bocca dell’amica per raccogliere i fluidi che
stava emettendo.
Nel mentre entrò anche Teo che la salutò agitando
distrattamente una mano.
“Ehi, Verena, chi ti ha vestita oggi?” domandò aprendo anche
lui il frigo “Le caprette che ti fanno ciao?” Poi, senza aspettare risposta:
“C’è rimasto qualcosa da mangiare?” chiese “Ho una fame che mangerei un
cinghiale vivo e col pelo.”
“Dio benedica il ceppo finlandese.” singhiozzò Oleana
sottovoce: anche Teo era in t-shirt striminzita e pantaloni della tuta
negligentemente abbassati sui fianchi stretti ed era carino da far prendere un
colpo.
I fratelli Ferri iniziarono a rubarsi il cibo l’uno con
l’altro; Mariacarla teneva il naso per aria e osservava la tappezzeria della
cucina con sublime indifferenza, probabilmente considerando che le nudità di
tutto quel biondame fosse una evidente caduta di stile; Oleana, invece, stava
mimando in maniera convincente l’estasi mistica di Santa Rita da Cascia; Verena
cercava di trattenere a stento una risata isterica mentre la sua ipofisi
produceva valanghe di ormoni come una locomotiva a vapore; Otello, ovviamente,
waffeggiava. In mezzo a quel caos piombò Tellu Ferri con leggiadra e finlandese
biondità.
“Raggazzi! Vergognattevi!” sbuffò alla vista dei ragazzi “Non
si girra nuddi per kassa! Buongiorno, raggazze. Dovette skusarre i miei figli, è
la lorro metà italianna a renderli kossì kafonni.”
“Non si preoccupi, signora” gracidò Oleana con gli occhi che
brillavano come stelle “Nessun problema!”
“Luca, andiamo?” si spazientì Mariacarla e Dieci mollò il
panino che si stava litigando con Teo, fece un cenno indifferente verso Verena
e Oleana e sparì con fidanzata a seguito in camera sua.
“E’ sempre kossì serria kuella raggazza.” sospirò Tellu,
quasi come se le sfuggisse di bocca.
“Io avrei detto stronza.” rettificò Teo con nonchalance e
Marco gli mollò un solidale pugno sul braccio.
“Mariakkarla non è stronza” specificò Tellu con convinzione
“E’ riservatta e non dà konfidenza, ma io kreddo ke in fondo sia sollo
timidda.”
Dopo quello sgancio di bomba, Verena avrebbe volentieri
aperto un lungo dibattito a riguardo, ma preferì tacere educatamente. Vide che
anche Oleana ingoiava il proprio salace commento: che avesse avuto una
governante tedesca anche lei?
“Le ci vorrebbe un’occasione per sbrinarsi un po’.” buttò lì
Marco rubando un pezzo di panino a Teo, il quale rimase come fulminato sul
posto.
Verena vide il suo sguardo celeste illuminarsi come un neon
e immediatamente sentì crepitare intorno a sé una immane puzza di guai.
“Un’uscita tra ragazze!” esclamò esaltato “Verena! Oleana!
Perché non invitate Mariacarla fuori con voi?”
*
* *
Le due ragazze interpellate rimasero come radicate al suolo,
due espressioni gemelle di orrore dipinte sul viso. Di tutte le visioni
apocalittiche, quella di Mariacarla piazzata in mezzo a loro, fuori posto e
snob come una vaschetta di caviale in mezzo a patatine e popcorn, era
sicuramente la più agghiacciante che potessero immaginare!
“Piuttosto mi guardo il filmino integrale del matrimonio
dei miei genitori” pensò Oleana raggelata “Comprensivo di viaggio di
nozze a Portovenere!”
“Sarebbe karinno!” cinguettò Tellu sorridendo.
Karinno?!?
“Preferirei una serata intera a waffeggiare con Otello!”
pensò invece Verena con autentico schifo.
“Per lo meno sarebbe istruttivo.” commentò Marco, di sicuro
più realista della madre.
“Non credo che sarebbe una buona idea” intervenne con
invidiabile diplomazia Oleana prima che Verena tirasse fuori un crocifisso
invocando un esorcismo “Mariacarla non frequenta di certo i nostri ambienti.”
“Appunto per questo potrebbe essere istruttivo” incalzò Teo
radioso “Magari si può programmare un’uscita insieme…”
“Insieme?” si interessò di colpo Oleana con le antenne
vibranti, beccandosi subito una gomitata nello sterno da Verena.
“Beh, cof!, magari ne parliamo, cof!” mugugnò poi tenendosi
lo stomaco con le mani.
“Io vado giù in taverna a giocare un po’ a ping pong” decise
Marco stiracchiandosi come un gatto soriano (e facendo venire l’ennesima
ischemia cerebrale a Oleana) “Qualcuno vuole fare una partita?”
“Io!” scattò Tellu ringalluzzita.
“Oleana, perché non vai a fare l’arbitro?” propose Verena in
uno sprazzo di pietà per l’amica momentaneamente cerebrolesa e sordomuta.
Oleana annuì illuminandosi e seguì al trotto Tellu e Marco
che si allontanavano chiacchierando.
“Vieni in camera mia.” propose Teo portandosi dietro la
scatola dei biscotti e incamminandosi; Verena lo seguì docilmente.
La camera di Teo era, inconfondibilmente, la camera di Teo.
Era dipinta in colori vivaci, una parete gialla e una verde, il lampadario di
neon colorati, un poster dei Queen alla parete e vestiti spumosi sparsi
dappertutto. Dovunque c’era un casino che sembrava che qualcuno avesse
shakerato la stanza.
“Carino qui” chiocciò ironica Verena “E’ passato il tifone
Katrina o quel gioiello di tuo fratello ci ha tirato una bomba a mano?”
Teo sorrise con aria di scuse e si buttò bellamente sul
letto continuando a ruminare biscotti.
“Sono un po’ disordinato” ammise candidamente “Mamma mi
chiama Napalm domestico!”
Si allungò ad accendere lo stereo e le note di una canzone
melensa invasero la stanza: Verena intanto stava curiosando tra le foto appese
alla parete che documentavano le tappe scolastiche dei gemelli Ferri.
“Carina questa” commento ridacchiando davanti a quella della
terza elementare che mostrava due ragazzini dall’aria afflitta seppelliti da
identici maglioni di lana cotta “Avete un look molto alla pecora sarda, qui. Vi
avevano tagliato i capelli col machete o con la motofalciatrice?”
“Era il periodo ecologista di mamma” spiegò Teo sorridendo
teneramente al ricordo “Ci dava delle orribili merende col pane di segale fatto
in casa: Luca le usava come lame rotanti di Goldrake tanto era duro e cattivo!
Fortuna che è durato poco.”
“Dopo a quanto pare ci fu il periodo azzurro” commentò
Verena scorrendo le foto “Come Picasso! Per tre foto di seguito avete delle
deliziose camicie color corsia d’ospedale. Scelta consapevole o lavaggio
sbagliato?”
“Dio mi incenerisca se lo so” sospirò Teo “Di quel periodo
ricordo solo che, complici le camicie identiche, mai nessuno riusciva a
distinguermi da Luca. Mi veniva un nervoso…”
“Eravate bellissimi” scappò detto a Verena “Di questo dal
sorriso sdentato e la crosta sul ginocchio grande come la Sardegna mi sarei quasi potuta innamorare. Eri tu o era il tuo degno gemello?”
Teo guizzò giù dal letto e si affiancò a lei davanti alle
foto: era molto vicino e Verena si sorprese a fissare imbambolata il suo
profilo concentrato, chiedendosi stupita come facesse il suo naso a essere così
maledettamente perfetto.
“Ero io” confessò Teo soddisfatto “Ma la crosta grande come la Sardegna me l’aveva fatta Luca, quindi devo dividere equamente con lui la causa di
quell’irresistibile sex appeal.”
“Oh.”
Teo si girò e la beccò in flagrante contemplazione del suo
naso.
“Che c’è?” chiese allarmato.
Verena si riscosse, recuperando immediatamente la sua solita
aria corrucciata.
“Mi stavo chiedendo se questa messa da morto dura ancora
molto” buttò lì indicando col mento lo stereo “Perché lo fai disperata ragazza
mia… Gesù, è peggio del cilicio chiodato. Chi è, Baglioni che fa harakiri o
Mino Reitano in crisi depressiva?”
“E’ Masini” confessò Teo vagamente vergognoso ributtandosi
sul letto “E lo so, vien voglia di tirarsi una revolverata dopo il primo
ritornello, ma non so cosa farci, mi piace!”
“Posso consigliarti un buon analista? Oppure il negozio di
oggettisticaVon Masochdi Via Pietrelli.”
“No, grazie, ho già tutto quello che mi occorre. Però puoi
dirmi di che cosa mi volevi parlare.”
Presa in contropiede dal rapido cambiamento di tono, Verena
si sedette con precauzione su uno sgabello.
“Beh, ecco, io… mi chiedevo cosa sapevi a proposito di Scaturro.”
“Paco?” domandò Teo con un limpido sguardo interrogativo “E
che c’è da dire su Paco? Lo conosco da quando andavamo all’asilo. All’inizio
era un pulcino fifone, piccolo e nero come Calimero. Poi, in quinta elementare,
è diventato il bancone frigo che conosciamo adesso. Il livello intellettivo
però è rimasto alle formine del Didò. Perché me lo chiedi?”
“Così” minimizzò Verena abbottonata “E’ sempre un bene
conoscere il proprio nemico, giusto?”
“Paco non è solo nemico tuo” sorrise Teo comprensivo “A dire
il vero ce l’ha con me e Luca da sempre. Sai, da piccoli io e mio fratello
eravamo abbastanza terribili, soprattutto nel periodo azzurro di mamma. E Paco,
poverino… beh, i bambini sono crudeli, a volte.”
“Allora pensi che Scaturro ce l’abbia con te e Dieci perché
da piccoli lo menavate?”
“Buon Dio, no” si stupì Teo altezzoso “Paco ce l’ha con noi
perché lui è un rutto e noi siamo bellissimi, biondi, eleganti, pieni di
fascino e amati dalle donne più di George Clooney e Brad Pitt messi insieme.”
“Ti sei scordato di elogiare la vostra modestia e sobrietà.”
suggerì Verena compunta.
“Non volevo farti credere che me la stessi tirando.” spiegò
Teo ammiccando radioso.
“Quindi il fatto che tu avessi rubato il suo diario non ha
niente a che fare con l’odio di Scaturro nei tuoi confronti?” buttò lì Verena
con estrema nonchalance.
Era il momento della verità: Teo però fece spallucce con
deludente disinteresse.
“E chi l’ha più rivisto quel diario” dichiarò allegramente
“A dire il vero ho fatto appena in tempo a dare un’occhiata alla copertina,
nera e bisunta come lui, prima di perderlo. Che fesso sono stato!”
“L’avevi portato a casa?” buttò lì Verena cincischiando con
una bretella.
“Non ricordo” rispose Teo vagamente insospettito “Perché me
lo chiedi?”
“Così. Mi chiedevo fin dove si può spingere la tua
machiavellitudine.”
Il bel viso di Teo si aprì improvvisamente su una maliziosa
espressione da gatto.
“Oh, molto più in là di quanto possa dare a vedere.” le
confidò ammiccando.
“Ti butti sul filosofico o sul sibillino?”
“Sul filosofico. Volevo provare a stupirti con effetti
speciali.”
“Vada con la filosofia, allora, che non ho ancora capito a
cosa serva nella vita, ma se al mondo c’è la Lecciso, ci sta sicuramente bene anche lei. Dai, stupiscimi!”
“Beccati questa: in medio stat virtus.”
“Cazzo, scomodi fin Giulio Cesare per fingere di avere
cervello?”
“Guarda che era Aristotele.”
“Lo sapevo, volevo solo vedere se eri preparato. Giulio
Cesare era quello che diceva so di non sapere.”
“No, stellina, quello lo diceva Socrate.”
“Chi, il brasiliano che ha fatto i mondiali nell’ 82? Non
diceva passa la palla?”
“Sei così adorabile che ti mangerei.” sospirò Teo con un
sorriso mesto e Verena sobbalzò come se l’avesse punta uno sciame di calabroni.
Fu questione di un attimo, tanto che Verena decise di
essersi sognata l’ultima frase, poi Teo si alzò dal letto e le sorrise
apertamente.
“Andiamo” decise aprendo la porta della camera e dirigendosi
verso al cucina “Ho ancora fame.”
“Ma se ti sei appena sbafato la quota alimentare annua del
Nord Africa!” si lamentò Verena seguendolo.
“Che ci posso fare se ho il metabolismo veloce?” rispose Teo
con il naso già dentro il frigo.
Verena, come al solito, curiosava in giro: alle pareti c’erano
altre foto dei gemelli e di Marco, alcuni avvisi e bollette sparse sul bancone,
un cesto di frutta, un vano a giorno pieno di Novella 2000, libri, quaderni…
uno era nero, con la copertina bisunta.
“Verena, vuoi qualcosa?”
“No grazie” rispose Verena sobbalzando contro il bancone
della cucina “Io e la vostra cucina abbiamo fattori Rh incompatibili.”
“Davvero?” ruminò Teo sbucando da dietro il frigo “Nemmeno
la torta di Nutella di nonna Ferri ti va?”
Nutella: parola magica!
“E’ finlandese?” si preoccupò Verena iniziando a deglutire
famelica.
“No” rispose Teo malizioso “Ed è taaaanto buona! Vuoi
assaggiare?”
Le porse un dito indice ricoperto di cioccolato e Verena si
scostò scandalizzata.
“Ma dai, che schifo!”
“Andiamo” la incalzò Teo avvicinandosi col dito puntato “In
fondo ci siamo già scambiati tutti i bacilli possibili al nostro primo
incontro, non ricordi? Saliva, colera, peste bubbonica, tifo…”
“Adesso è un’altra cosa” protestò Verena scostandosi mentre
Teo la minacciava scherzosamente col dito sporco di cioccolato “Qui c’è l’aria
che ha respirato Mariacarla della Mirandola Natale e SantoStefano che mi ha un
po’ contagiato; non è elegante sbafare una torta al cioccolato con le dita.”
“Davvero?” gorgogliò Teo spalancando gli occhi azzurri: si
era fatto molto vicino e con provocazione le agitò il dito cioccolatoso sotto
il naso prima di ficcarselo in bocca e succhiarlo estatico.
“Mmmm, questa torta è paradisiaca!”
Verena era rimasta più o meno paralizzata sul posto con
l’immagine di Teo che si succhiava il dito impressa nella retina come il flash
di una macchina fotografica; Teo, intanto, aveva preso una nuova ditata di
torta e gliela agitava sotto il naso, sorridendo serafico.
“Dai, un assaggino…” sogghignava, ignaro di essere la causa
del momentaneo blocco all’apparato escretore di Verena.
Si allungò ancora verso di lei, intrappolata tra lui il
bancone, e Verena aspirò in pieno il suo inconfondibile odore di more misto a
cioccolato. Era così vicino, pensò fuggevolmente Verena: volendo, se solo si
fosse allungata di un millimetro, se appena avesse inclinato la testa, avrebbe
potuto… no!
La reazione fu immediata: puntò le mani contro il petto di
Teo, lo spinse via con forza mandandolo a sbattere contro il frigo e schizzò in
piedi alla velocità della luce.
“Devoandare!” strillò con voce acuta scattando come un
centometrista olimpico verso la porta
“CivediamodomanisalutaTellueMarcoEOtellociao!”
Era uscita sbattendo la porta prima ancora che Teo si
capacitasse di essere finito contro al frigo. Il giovane rimase a lungo
stranito, con una curiosa espressione sorpresa sul bel faccino e il dito sporco
di cioccolato puntato per aria.
“Che diavolo le sarà preso…?” si domandò infine
vagamente perplesso decidendosi a leccare via il cioccolato dal dito “Se era
allergica alla Nutella poteva anche dirmelo!”
NOTE DELL’AUTRICE:
CAPITOLO RIPUBBLICATO DOPO IL RIPRISTINO DI EFP DEL
19/12/2007: miei cari, so che le Vs recensioni sono andate tutte perdute… e io
non ne avevo letto nemmeno una!! SOB! Comunque vada, beccatevi i miei più
sinceri ringraziamenti!
Sempre grazia e prosperità alla mia Beta ROMINA, a chiunque
passi di qui senza recensire e un bacio doppio a tutti quelli che invece
sprecano due parole per rendere felice questa vecchia ciabatta che è l’autrice.
ReaderNotViewer: Ciao!!! Che bello quando passi di
qui, sei sempre in grado con due parole piazzate di rallegrarmi la giornata!! Comunque,
ammetterai che Scaturro non ha proprio la stessa metrica grammaticale di
Pascoli, almeno mentre parla… vuoi mettere con un fior fiore di poetessa come
te?!?!? Un bacione, mia carissima, e se non ci sentiamo prima, buone feste!
Rik Bisini: Mio caro, ormai ti davo per disperso!!!
Dov’eri finito?!? Ovviamente, nelle storie di fantasia come questa spesso uso il
mito del “biondino carino da morì”, ma diciamocelo… esseri del genere sono in
netta minoranza, in Italia e nel mondo. Con l’italiano classico occhio e
capello scuro andrei troppo sul sicuro, ma se vuoi, mio caro, per te solo, la
prossima volta scriverò di un figuro del genere. Il comportamento di Tobia è
tipicamente canino (anzi, in genere il canide si allontana mentre ancora sta
masticando, o addirittura prima di iniziare a masticare). Quindi, non sono
sconvolta dal suo voltafaccia. Siamo vicini al Natale, mio caro, e a parte
iniziare a farti gli auguri già da adesso, non posso che rinnovarti i
ringrzieamenti sentiti per… tutto. Tu sai cosa. Un abbracciane,c he è uno ma
vale per cento!
Ellemyr: Ancora non posso rispondere direttamente
alla domanda “Paco ha scritto la poesia?” Ci sono delle cose da spiegare,
prima… dopo, direi che la risposta verrà naturale. Insomma, non posso fare
degli spoiler, altrimenti nessuno leggerà più la storia sapendo la trama!!!
Urge urgentissima la ricetta della torta salata allo yogurt!! Sabato devo
portare una quiche al corso di ballo per festeggiare il Natale, voglio
sorprenderli!!! Un bacione, e grazie in anticipo!!
Chocolate fairy girl: Ma che kattiva ragazza che
sei!! Povero cane, l’avrai assordato… Ma occupiamoci delle cose serie: chi è
questo tronz… ehm, questo ragazzo che non volevi più vedere? Che ti ha
fatto? Come l’hai conosciuto? Che numero di scarpe porta? Ma soprattutto, la
domanda cruciale, quella che dà inizio e fine a tutti i discorsi… è carino?!?!
Un bacione, mia carissima biondo dipendente, a presto!!!!!
Suni: Anche la iena con l’attacco d’asma è
un’immagine emblematica che fa piuttosto sganasciare. Devo assolutamente
ripeterla! Posso…? Mi presti il copyright? Grazie per il commento sui
personaggi, davvero toccante. Un bacione, smack!!!
Roby: E’ davvero carina l’immagine di te e del tuo
bros che litigate modello Ferri! Questo tuo fratello poi lo devo proprio
conoscere… se per caso è biondo, mi mandi gentilmente una foto? Scaturro che
scrive poesie… è ancora un forse, no? E comunque sai che nelle mie storie può
succedere di tutto! Il topocane saluta e vomita sul tappetino di casa tua… così
impari, ha detto. A che capitolo vuoi che lo uccida?!? Un bacione, mio caro
Lady Alice: Effettivamente, la vasca da bagno è uno
strumento altamente erotizzante… se c’è poi dentro un biondazzo della madonna,
diventa erotizzante anche una tinozza di plastica azzurra, che dici? Comunque
sia, almeno siamo sicure che non si puzza!! Glazie, cala, alla plossima!!
Krisma: Sono davvero felice quando qualcuno mi scrive
che l’umore è migliorato leggendo delle stronzate che scrivo!! Per lo meno,
hanno una loro utilità sociale, l’effetto placebo è garantito!! LA confessione
di Dieci ancora non so dove porterà… devo aspettare che i personaggi si
facciano “sentire” ed esprimano i loro sentimenti liberamente… chissà cosa ci
salta fuori!! Un bacione, partiamo con l’allevamento!!
Londonlilyt: L’uragano forza dieci (Dieci! Che numero
karmico!!) imperversa prima nell’autrice, che poi deve farsene una ragione e
scrivere delle sue tempeste prima che la dilanino da dentro (hai notato quel
“dilanino” così inusuale? C’è da farci caso, a certe rarità…). Stai
cominciando a prepararti per il Natale, Lon cara? (Aiuto, Teo mi ha
contagiato!!). Io ho fatto un albero estremamente country, per non dire
folkloristico… ma ho già mangiato tutte le caramelle che avevo appeso! E adesso
cosa mangio la vigilia?!?!
Bea_chan: Aaaaahhh. Grazie per la dose, ora sì che
sono feliceeeee…. Ok, mi ripiglio dal trip giusto in tempo per ringraziarti
della generosa recensione… effettivamente, ci sono momenti nelle mie storie che
rimangono impressi, e l’immagine di Otello che vomita sul parquet è sicuramente
una di queste! La camicia verde cancrena sarà il nuovo trendy della stagione,
non sottovalutarla. Anzi, procuratene una, vedrai che figurone!! Tanti baci
anche a te, dolce Bea senza erre, un abbraccione!!
Greta91: Eh, Garrie e Cardie…. Il mio sogno nel
cassetto, avere a mano uno come Garrie. Biondo (ho un debole per i biondi, non
si era capito?!?), carino da morire, ironico, solare… innamorato!! Ma te lo
devo dire, solo nei libri di fantascienza esiste uno così. Ringrazio per i
complimenti che molto carinamente non manchi mai di farmi, sei un vero tesoro
anche tu, Grreta carra. Un bacione da me, una spaccatimpani da nonna Pat e un
vagone di baci da Garrie!
Saraj: Effettivamente, quella della transumanza era
una frase che mi frullava in testa da un po’… perché quando pensavo a Dieci
c’era sempre un movimento sotterraneo alle sue spalle, un po’ come succede alle
persone famose che hanno sempre intorno un drappello di persone, attirate ma
intimidite, come satelliti intorno a un pianeta. Per quanto riguarda i miei fan
ufficiali, tu e il tuo ragazzo (a proposito, come si chiama? Salutalo e
sbaciuzzalo da parte mia!!!) avete ovviamente diritto alla tessera Gold, che vi
concede anche un favoloso sconto nel negozio “La casa del cotechino” o al
caseificio “Al Tuler” vi fa il tre per due sul Parmigiano! E non dite che è
poco!! Insomma, alla fine della fiera… grazie. A presto!
Aurora: Insomma, tu mi proponi delle cose schifide e
poi mi sgridi se le accetto… ovvio che prima delle unghie e dei capelli di
Johnny vorrei Johnny, no? Ma siccome è fantascienza avere l’uno e l’altro, che
difficoltà c’è a dire “passami tutto”? Ancora non mi è chiara la dinamica
dell’arricciatura dei piedi… cosa vuol dire che ha un che di avariato? Che
puzza di cadavere? Illuminami, mia cara, proprio non ci arrivo!!! Un bezo anche
a tia, mi corazon!!
Kokky: Innanzi tutto, grazie di cuore per la breve ma
incisiva recensione a “Pronto…?”. Io vado sempre a sbirciare le mie storie
vecchie ed è una vera gioia quando qualcuno si ferma a commentarle, pur sapendo
che difficilmente riceverà risposta. Quindi, un grazie che vale doppio,
stavolta!! Ovviamente, non ti anticipo niente sulle evoluzioni amorose dei miei
personaggi, ma aspettati sorprese!!! Ciao, a presto!!
Damynex: Mia carixima, come tu ben sai non posso
spoilerare sulle effettive inclinazioni sessuali dei miei personaggi. Già
fatico come una deficiente a non svelare i loro reali sentimenti… ogni capitolo
che scrivo lo devo poi rileggere cento volte per censurare le frasi troppo
“indicative”! Ma abbi pazienza, ogni arcano verrà svelato in corso d’opera!!
Baci baci baci
Recensione di lauraroberta87, fatta il 29/12/2007 - 08:49PM sul capitolo
11: Capitolo 10 : Dio benedica il ceppo finlandese - Firmata
Capitolo 11 : Primo scambio
“Beh? Mi dici perché oggi sei sparita da casa Ferri senza
nemmeno dire merda?” domandò Oleana al cellulare parecchio tempo dopo.
“Mi sono ricordata di un impegno improvviso.” dichiarò Verena
con la sicurezza di raccontare una balla ben collaudata.
“Sì. Questa è più vecchia della scusa del funerale della
nonna con i prof. di matematica.”
“Com’è andata la partita a pingpong?” glissò Verena.
“Bene, miss Anguilla; mi sono un po’ disidratata a forza di
sbavare dietro ai dorsali di Marco, ma per il resto tutto bene. Tellu è
deliziosa e anche Otello, a un certo punto, si è messo buono e non ha più
waffeggiato. Forse si era accorto che non respiravi più la sua stessa aria. E
tu, cos’hai scoperto sul fantasmagorico diario di Scaturro?”
“Niente di niente” sospirò Verena corrucciata “Teo ha detto
di averlo perso. Sembrava sincero, ma ho visto qualcosa in cucina che mi ha
insospettito.”
“Spero per te che fosse un altro biondo seminudo” sospirò
Oleana interessata “Dopo lo show adamitico dei Ferri davanti al frigo, credo
che non riuscirò mai più a guardare un panino senza sentirmi eccitata
sessualmente; sarà grave?”
“Non credo che la cosa disturberà il tuo fornaio di fiducia”
replicò Verena “Hai visto Teo prima di uscire?”
“Sì, gli ho chiesto dov’eri finita e lui non ha saputo
rispondermi.”
“Era arrabbiato?” si preoccupò Verena.
“No. Mi sembrava un po’ perplesso. Che hai fatto per
perplimerlo?”
“Se l’è data a gambe per non violentarlo sul bancone
della cucina?” gorgogliò una delle vocette psicopatiche nella testa di
Verena.
“Io? Niente!”
“Su tre frasi che hai detto mi hai rifilato quattro balle.
Buona media, per una che si considera un monumento all’onestà. Comunque, ti
chiarirai con Teo quando andrai a riprendere il tuo zaino a casa sua.”
“Non l’hai preso tu?”
“E che scusa avresti tirato fuori per tornare a casa Ferri,
se l’avessi preso io?”
“E chi ti dice che volessi tornare a casa Ferri?”
“La teniamo ancora lunga con queste domande su domande?”
“Non trovi che sia una cosa divertente?”
“Ma tu lo sai che sei completamente fulminata?”
“Ok, hai vinto tu. Vado a riprendermi lo zaino.”
“Se i fratelli Ferri stanno allestendo un palco per la
lap-dance in sala da pranzo, fammi un fischio che arrivo anche io.”
“Non mancherò. Tu intanto reidratati per ogni evenienza.”
* * *
Sorpresa delle sorprese, quando Verena arrivò col suo
scooter davanti a casa Ferri, Mariacarla della Mirandola Santogiacomo stava
giusto scendendo dalla Mercedes con autista. Aveva in mano un sacchetto che
strinse al petto con aria protettiva quando si avvide della presenza di Verena.
“Chi si rivede!” salutò quest’ultima con un sorriso a denti
stretti “Hai scordato anche tu la mortadella?”
“Cosa…?” mormorò Mariacarla sbattendo incerta le ciglia:
aveva iniziato a prendere un’aria guardinga quando si trovava alla presenza di
Verena, come se si aspettasse da un momento all’altro di vederla trasformarsi
in licantropo o un mostro affine.
“Niente” cedette subito Verena “Era solo un infelice
proseguimento della battuta di spirito sul reparto salumeria della Coop…
insomma niente. Qual buon vento, comunque?”
Mariacarla sembrò raffreddarsi un filino.
“Qui ci abita il mio fidanzato” spiegò altezzosa “Credo di
avere il diritto di frequentare questa casa, no?”
“Naturalmente” rispose Verena affabile “Prego, prima tu, che
hai il diritto di precedenza.”
Mariacarla, espressione incerta e naso per aria, suonò il
campanello.
* * *
“Teeeeooooo!”
L’urlo di Dieci, chiuso nel box doccia traboccante di vapore
come una lavanderia abusiva cinese, fece tremare le pareti del bagno.
“Che cazzo gridi, sono qui!” berciò il gemello a meno di un
metro da lui: solo che, avendo in bocca lo spazzolino da denti, la frase
risultò parecchio più farfugliata.
“Hanno suonato alla porta!” gridò Dieci incurante “Mamma e
Marco sono a fare la spesa, vai tu ad aprire?”
Teo non provò nemmeno a spiegare che era ancora nudo e
bagnato dopo la doccia, anche se sarebbe dovuto sembrare piuttosto ovvio visto
che Dieci era subentrato a Teo esattamente trenta secondi prima; sospirando, si
sistemò l’asciugamano intorno alla vita, ciabattò in cucina masticando
allegramente lo spazzolino da denti e andò a spingere il tasto del citofono per
aprire il cancello. Attese poi sulla soglia l’arrivo degli ospiti, meditando che
un maggiordomo con spazzolino da denti in bocca e asciugamano intorno ai
fianchi non doveva essere una vista frequente in quel quartiere. Quando vide
arrivare Mariacarla e Verena, inarcò le sopracciglia interdetto.
“Che coppia anomala!” fece appena in tempo a commentare
prima che Mariacarla, con estrema nonchalance, si sporgesse verso di lui e lo
baciasse sulla guancia.
“Ciao amore” tubò la ragazza con un sorriso rapito “Ti ho
portato la sciarpa di cachemire da abbinare al Barbour. Era l’ultima, fortuna
che la sono andata a prendere subito.”
Porse il sacchetto a Teo che lo afferrò di riflesso,
vagamente interdetto.
“Ci vediamo domani” disse poi Mariacarla ripetendo la
performance del bacio sulla guancia “Bacino tesorino!”
Scivolò via con un sorriso innamorato a Teo e un regale
cenno di saluto a Verena. Quest’ultima, braccia incrociate sul petto e
sopracciglio alzato, aspettò che Mariacarla sparisse dietro il cancello prima
di lanciare uno sguardo di sufficienza a Teo.
Verena, notò Teo, aveva sul viso un’espressione strana e
piuttosto ostile che non gli aveva ancora rivolto fino a quel momento; era quel
tipo di espressione che di solito dedicava a chi la irritava a morte o trovava
antipatico. In poche parole, a Dieci.
Dieci!! Lo aveva scambiato per lui! E anche Mariacarla…
Teo aprì la bocca per dire probabilmente qualcosa di
intelligente, tipo guarda che sono Teo e Mariacarla si è sbagliata, ma poi
valutò rapidamente una serie di cose interessanti, come lo sguardo ostile di
Verena abbinato al vago rossore che le era salito alle guance e il doppio bacio
di Mariacarla al profumo di Pure Poison, e di colpo l’intelligenza si
volatilizzò dalle sue intenzioni.
“Sono felice che tu sia qui” disse allora imitando con
naturalezza il tono di voce basso e tracotante di Dieci “Qual buon vento?”
“Il mio zaino” rispose Verena cercando con forza di non
spostare lo sguardo dagli occhi blu al petto armonioso del ragazzo di fronte a
lei; il fatto che il cuore le fosse partito con un biturbo degno di una
Maserati alla vista del giovane biondo e seminudo era una cosa che si affannava
a non valutare, almeno al momento “Posso entrare o devo aspettare che ti becchi
una sciatalgia qui mezzo nudo sulla soglia di casa?”
Teo, sorridendo, si scostò per farla passare: con un certo
interesse notò come Verena entrando si tenesse accuratamente rasente allo
stipite, il più lontano possibile da lui.
“Niente Otello?” domandò Verena guardinga.
“A spasso con mamma.”
Male, malissimo: Otello, per quanto aggressivo e
waffeggiante, riusciva sempre a distrarla…
“E Teo dov’è?” chiese nervosamente guardando con forza il
ficus Benjamin che adornava l’ingresso.
“In bagno” rispose Teo in fretta avvicinandosi: ci teneva a
sfruttare il misunderstanding finché poteva. Perché non tentare di avvicinare
in qualche maniera Verena a Dieci? Quei due erano troppo fatti l’uno per
l’altra, almeno secondo l’augusto parere di Teo; e se Teo pensava qualcosa,
tutto il resto del mondo era tenuto a pensarla come lui.
“Senti, Verena, io e te non abbiamo iniziato col piede
giusto…”
“No, infatti; ma credi davvero che dire il mio nome con la
erre moscia di tuo fratello ci farà diventare più amici?”
Teo per poco non arrossì: recuperò subito un’arrogante faccia
tosta e sollevò altezzoso il mento.
“Di solito ti chiamo Aspide” disse lentamente scegliendo con
cura le parole “Pensi sia meglio così?”
Verena fece spallucce guardando il lampadario.
“Per quello che me ne frega” rispose burbera “Ora recupero
il mio zaino e me ne vado, così puoi piantarla di girare nudo per casa e
rivestirti prima di prendere una polmonite.”
Trottò in salotto tallonata da Teo, che stava sottoponendo
il proprio cervello a un improvviso e affannoso superlavoro al quale non era
abituato. Primo, spacciarsi per Dieci non era affatto così facile come
sembrava, nonostante Teo senza trucco e capelli alla nitroglicerina fosse
assolutamente identico al gemello; secondo, le reazioni di Verena erano sempre
piuttosto interessanti e meritavano di essere studiate per bene, soprattutto
quelle fughe precipitose quando si trovava molto vicino a lui (lui Dieci, ma
ripensando alla storia della torta, anche a lui Teo…)… e quell’arrossire vago
quando… quando?
Verena recuperò il proprio zaino, ma girandosi si trovò Teo
alle spalle col viso contratto e concentrato: lui si stava ancora lambiccando
il cervello, lei cercava ancora di guardare dovunque ma non lui.
“Ancora qui?” berciò Verena fissando ferocemente l’abatjoursul tavolino del salotto “Ti ho detto che puoi
anche andare a ricoprire il tuo caloroso ceppo finlandese.”
“Cos’è che ti infastidisce tanto di me?” chiese Teo incerto
prima che Verena iniziasse di nuovo con gli insulti.
“Non saprei” rispose Verena presa decisamente in contropiede
dalle parole e, sopratutto, dal tono accorato della voce di Teo “La tua
arroganza, forse. O la tua presunzione. Hai scritto in faccia che ti credi
migliore di chiunque altro al mondo, e la cosa mi infastidisce.”
“E’ vero” puntualizzò una sardonica vocetta mentale
nella sua testa “Non la infastidisce come avere il tuo petto profumato a un
centimetro e mezzo dal naso, ma quella è più una questione endocrinologa, mi sa.”
“Non mi conosci affatto” si incupì leggermente Teo “Il tuo è
uno stupido…”
“Un sinonimo di pregiudizio, please?”
“…è una tua fissazione. I… giudizi vaghi non sono degni di
te.”
Sembrava corrucciato: Verena si sorprese a fissare in viso
questo Dieci stranamente serio e riflessivo e a rivalutare con nuova attenzione
le sue parole. Sempre che riuscisse a far ragionare il cervello in modalità
normale; trovarsi sola con Dieci mezzo nudo a pochi centimetri di distanza che
la guardava con quell’espressione schiva, non le dava esattamente la stessa
stabilità emotiva di stare in chiesa a cantare i salmi.
“Degni di me?”
Per il momento non riusciva a elaborare niente di meglio che
ripetere l’ultima frase captata, nella speranza che le candele del suo
cervelletto riprendessero a funzionare.
“Mi è piaciuto il fatto che tu sia andata in aiuto di Teo
quando Paco quasi lo menava. Sei stata tosta. Volevo che tu sapessi che… ho
molta stima di te.”
Stima. Dieci la stimava. Per quanto si affannasse a fissare qualsiasi oggetto presente nella stanza, sentiva quasi fisicamente il peso
del suo sguardo celeste su di sé e si sorprese a ricambiarlo quasi contro la
sua volontà… diamine, che colore meraviglioso avevano quegli occhi! Come quelli
di Teo, solo più cupi, quasi tristi.
“Sono davvero lusingata” sbottò fissando precipitosamente il
frigo (pericoloso, il ricordo della torta di Teo era ancora troppo fresco… lo
deviò in fretta sul pensile sopra al lavello) “Però non posso fare a meno di
trovare molto sospetta la tua scelta dei tempi.”
“Tempi?”
“E dei tuoi modi.” aggiunse Verena mentre lo sguardo le
scivolava nel vano a giorno pieno di Novella 2000. Giusto, il quaderno nero e
bisunto!! Dov’era?
“Modi?” si informò Teo/Dieci: evidentemente la tecnica di
ripetere l’ultima parola non era a esclusivo appannaggio di Verena.
“Non fingere di non capire.” borbottò Verena di pessimo
umore: il quaderno non c’era, almeno a una prima analisi superficiale.
“Non è che fingo” puntualizzò Teo/Dieci nervosamente “E’ che
non capisco davv… non capisco.”
No, il quaderno non c’era più. Qualcuno lo aveva spostato. O
trafugato. O nascosto. “O bruciato durante un rito voodoo” ironizzò una
delle vocette mentali di Verena “Se fai galoppare ancora un po’ la fantasia,
ti vince il Gran Premio Ippico di Merano!”
“Ehi, Ve… Aspide? Sei solo catatonica o chiamo il becchino?”
Verena, spazientita, fece lo sbaglio di posare di nuovo lo
sguardo su Teo/Dieci: occhi da cucciolo a metà tra il riottoso e l’accorato,
capelli biondissimi ancora umidi che si arricciavano sulla nuca, petto glabro e
armonioso… merda! Il cuore le partì in quarta ruggendo come un leone nella
savana e battendo peggio di un tamburo impazzito. Aveva sottovalutato il
dettaglio del Ferri/componente, dannata sfrafighezza italo-finlandese!
“Tempi e modi” cedette precipitosamente “Com’è che ti metti
a fare il carino qui e adesso, quando non c’è un’anima in giro e sei più o meno
nudo, mentre invece quando sei vestito e c’è la tua marchesa col diadema non
consideri nessuno nemmeno se ha in corso un infarto?”
“Non tutti in mezzo alla gente hanno la lingua sciolta come
te.” replicò lui con tranquilla lentezza.
“E stare mezzo nudo in cucina ti allenta le inibizioni?” si
informò tesa Verena.
La sua voce sferzava, ma non era davvero arrabbiata. C’era
qualcosa di fragile in lei, qualcosa che Teo registrò quasi con meraviglia: il
suo mento ostinatamente girato, il colore rosa intenso degli zigomi, le mani
aggrappate allo zaino… una ruga fra le sopracciglia, un piccolo broncio che le
faceva sporgere il labbro in fuori. A proposito, bel labbro. E a ben pensarci
anche bella ruga.
“Tu pensi che io sia subdolo” mormorò ispirato “Ma non è
così. Adesso mi aspetto un vaffanculo, ma voglio che tu lo sappia: io penso che
tu invece sia…”
“Interessante? Travolgente? Carina da morire? C’è un
cazzo di complimento che posso farti senza la erre?”
“Pazzesca.”
Verena continuò a non guardarlo, ma la ruga in mezzo alla
fronte si accentuò.
“Mi stai dando della mentecatta furiosa?”
Non era proprio vaffanculo come aveva pronosticato
Teo/Dieci, ma nemmeno una poesiola in versi: comunque, era un bel passo avanti,
no?
“Non ti sto dando della mentecatta” sorrise Teo “Sto dicendo
che sei…”
“Teeeeooooo!”
La voce di Dieci (quello vero) arrivò dal bagno attutita,
seguita da vaghi e liquidi rumori: Teo impallidì immediatamente mentre Verena
si girava incuriosita verso il corridoio.
“Teo? Che fa, si chiama da solo?”
“Più o meno” esclamò Teo prendendo d’improvviso Verena per
le spalle e trascinandola verso l’uscita “Fa così quando esce dal bagno. E’ un
po’ bislacco, lo sappiamo.”
“Davvero?” si insospettì Verena ormai sulla soglia.
“Sì” rispose Teo con aria convinta “Adesso è meglio che tu
vada. Sai, dopo che si è chiamato da solo, esce dal bagno nudo nato e fa
jogging in salotto. Non è un bello spettacolo.”
“Oh.”
Verena pensò che Oleana Odescalchi ramo Riccobono non
sarebbe stata affatto della medesima opinione, e anche lei stessa avrebbe
volentieri preferito assistere alla cosa per poi valutare, ma Dieci aveva già
aperto la porta e praticamente l’aveva buttata fuori di casa.
“Ciao ciao, Ve… Aspide!” la salutò con la mano “Ci si vede
domani!”
Quasi le sbatté la porta in faccia e Verena rimase un bel
pezzo interdetta a fissare lo stipite chiuso.
“Che tipo.” borbottò incerta.
Quella sera Dieci si era comportato in maniera decisamente
insolita. Prima quasi gentile, poi quasi psicopatico. “Insomma, è rientrato
negli standard della famiglia Ferri ramo Otello” meditò una delle solite
vocette mentali “Senza contare che era davvero da mangiare in un boccone.”
Mangiare?
“Cuccia, ormone impazzito.” pensò Verena
allontanandosi in tutta fretta.
“Mangiare, sì” continuò sghignazzando Vocetta 1 “Ovvero,
ricoprire di glassa e farsene una scorpacciata coi fiocchi. E non dirmi che non
ci hai pensato, perché io ero lì e l’idea ti lampeggiava in testa come
un’insegna al neon! ”
“Balle.” disse Verena aggressiva, gli occhi bassi sul
marciapiede.
Un passante la fissò sorpreso prima di allontanarsi
dubbioso.
“Se c’era Oleana le scoppiava l’arteria femorale. E anche
la tua, ammettilo, non era proprio di marmo.”
“Figurati se mi emoziono per un metro di pelle e due
muscoletti striminziti.” si immusonì Verena, stavolta in silenzio.
“Infatti. E suppongo che sia per questo che hai lasciato
lo scooter davanti a casa Ferri e stai correndo chissà dove come una
forsennata.”
Verena si fermò di botto: con aria truce fece dietrofront,
censurando qualsiasi vocetta interiore senza però riuscire a soffocare una
dispettosa risatina di scherno nella propria scatola cranica.
NOTE DELL’AUTRICE:
Miei cari,
causa motivi di forza maggiore limiterò la mia logorrea con
risposte lampo, ma comunque sentite e piene di auguri per tutti voi… tante cose
belle, miei cari, siete fantastici e spero di risentirvi presto!!
Lauraroberta87: Insomma, vabbè recensioni lampo, ma visto
che la tua era cumulativa per “Ab Aeterno” e per “La prova del drago”… che
dire, grazie infinite per tutti quei complimenti, mi gira la testa!! Quindi,
vedo che anche tu sei un tipino “alla Malatesta”, si fa per dire… bene bene, il
club delle acidelle si rimpolpa!! Che dire, il nostro fascino sarà anche solo “letterale”
(nel senso che funziona solo su esseri superfighi immaginari…), però insomma,
non lamentiamoci, è sempre meglio che niente, no?!? Ancora grazie di tutto da
questa vecchia ciabatta che ha 18 anni (per ogni gamba umana + quelle aliene…),
ti mando tanti auguri di buone feste e speriamo di risentirci presto!!
Kate91: Ooooh, che onore, che gaudio, che excitazione per
cotanti complimenti!! Sono davvero lusingata, ti ringrazio. Spero anche io di
risentirti presto: io, Verena, Teo e Otello waffeggiamo in coro i nostri più
cari auguri!!
Chicolate fairy girl: Grazie grazie grazie! Che bello
ricevere tanti complimenti. Sono sempre più onorata e lusingata… ora però
voglio il numero di telefono del biondo dell’autobus, come si chiama? E’
davvero figo come l’hai dipinto?!? Ti mando tanti augurosi di buon anno e un a
risentirci presto!!
Roby: Ricambio gli auguri, carissimo, e speriamo davvero che
servano a qualcosa, perché il 2007 è stato davvero da dimenticare… un bacione,
da me e anche da Otello the waffer mousedog.
Kabubi: Ma spiegatemi una cosa… essendo una vecchia ciabatta
mi sono persa la genesi di tali fondamentali neologismi, ma cosa ca..o vuol
dire “lolloso”? Se è fattibile, magari lo faccio dire a Oleana… Io ADORO i
sardi, il mio amico Brozzu e la mia amica Beccu possono garantire per me! E’
che suona così bene…
Piccola dea: Ti ho già scritto in separata sede, ma non
posso che rinnovare i ringraziamenti con sincero calore. Sei un tesoro, e anche
una personcina molto paziente visto che ti sei sciroppata quasi intera la mia
opera omnia… complimenti, grazie infinite e auguri!!
Suni: Per l’uscita con M.C. ci sto lavorando… e sto
ghignando parecchio, quindi aspettatevi di tutto!! Ho mollato la iena asmatica
nel capitolo 14, ancora grazie per la concessione!! Tanti cari auguri anche a
te, a presto!!
Krisma: Amore caro, auguri anche a te, anche se in ritardo. Un
classico, per quanto mi riguarda! D’altronde, prima o dopo non importa, gli
auguri basta beccarseli (e sperare che funzionino…). Grazie per i complimenti,
sei un tesoro!!!
April: Carissima, sono felice che tu ti diverta a leggere…
spero almeno quanto io mi diverto a scrivere!! Eh, Teo è un maschietto, come
dire… perspicace davvero… se non fosse così appetitoso gli darei dello scemo,
ma come faccio?! E’ troppo cuccioloso!! Tanti cari auguri, mia diletta, fatti
sentire, eh?!?
Greta91: Ciao dolcissima, anche a te un camion di saluti e
di auguri da me e tutta la gang di biondazzi delle mie storie (da Garrie in
poi!). Smack!
Pinzyna: Carissima!! Hai visto Teo il machiavellico? Mai
sottovalutare quelli che agitano troppo le mani!! Oh, grazio infinite anche per
aver letto e recensito OPB, che tesoro!! Camillo e Teo si aggregano nel farti
tanti auguri per un buon anno nuovo!
Maharet: Eeeee, quanti complimenti… sono qui che saltello
dalla joia come una scema!! Ultimo esame e poi…? Laurea? In che cosa? Mi sa che
Teo ce lo dobbiamo dividere, anche io lo adoro… Buon anno anche a te, a
presto!!
Teo: Ma chi si rivede!! Dov’eri sparito? Anche tu a fare la
doccia? Urge documentazione fotografica, in questo caso… he he he, vediamo se
il ceppo italiano è davvero migliore di quello finlandese! Nessuna figlia
segreta in cantina, ma Verena e Oleana non sono da buttare, sai? Bacioni
freschi e buon anno!
Bea_chan: Ma grazie, mia cara, grazie… tutti questi
complimenti danno alla testa più che lo spumante brut di fine anno! A parte la
costernazione nel sapere che non ti piace la Nutella, ti ringrazio per i commenti e anche per la lettura di The Runners, a cui sono molto affezionata… sai, la
mia opera prima, un piezz’e core! Un bacione a te e grazie ancora!
Damynex: Un commento che vale doppio, visto che ti è toccato
riscriverlo!! Bè, ti ringrazio davvero per i complimenti e ti comunico che il trio
blond replicherà lo strip per le fans in data da da destinarsi… ti farò sapere!
Ancora grazie e auguroni per un felice anno nuovo!
Armonia: I apologize… ho subito corretto l’immonda
schifezza. Scusa, la mia Beta Romina me l’aveva corretto ma io non ho riportato
la correzione… sorry, sorry, sorry. Mi perdonerai mai?!? Baci baci e buon anno
anche a te!!
Saraj: Ma il tuo nik si legge “sarai” o “sara gei”? Felice
che Mariacarla non venga uccisa da tutti i lettori. Tessera gold in fase di
plastificazione, buon anno a te e al tuo lui, essendo maschio, gli sbaciuzzi.
Londonlilyt: Raccontami delle tue feste londinesi… o sei
tornata a casa? In che parte del globo eri allo scoccare della mezzanotte? Comunque
sia, buon anno tesoro mio!!
Rik Bisini: La prima risposta alle recensioni del 2008 è
solo per te, mio carissimo (lo so che da leggere è l’ultima, ma io procedo dal
fondo…). Tra le recensioni-lampo non poteva mancare un abbraccio e un bacione
al mio adorato concubino, compagno di tanti tuffi vecchi e, speriamo, anche
nuovi. Buon anno, mio diletto, a presto.
Recensione di lauraroberta87, fatta il 06/01/2008 - 05:07PM sul capitolo
1: Prologo - Firmata
Capitolo 12 : La lista
“Ehi, aspettami!”
All’uscita della scuola Oleana dovette rincorrere Verena
lungo tutto il marciapiede e quando la raggiunse aveva il fiatone.
“Che hai da correre come un keniota?” le ansimò dietro
mentre Verena, testa bassa e berretto di maglia calato sulla fronte, continuava
a marciare di buona lena.
“Non voglio farmi prendere.” rispose corrucciata la ragazza:
quel mattino aveva deciso di fuggire a qualsiasi contatto sociale e per
l’occasione aveva addirittura indossato anfibi da combattimento e salopette
mimetica che l’avrebbe fatta somigliare a Rambo, se opportunamente abbinata a
un pugnale di traverso tra i denti.
“Non vorrei scalfire la tua deliziosa paranoia, ma non c’è
nessuno che ti insegue.” la informò Oleana paziente.
“Non si sa mai.” ribatté Verena senza rallentare il passo.
A dire il vero temeva la fuoriuscita di qualche Ferri biondo
dai vicoli bui molto più di quanto temesse la vista di Paco “Caterpillar”
Scaturro. Il quale, in classe, l’aveva guardata con aria sinceramente ostile,
forse valutando il fatto che due giorni interi di pensata erano davvero un po’
troppi per un semplice suggerimento amoroso.
“Se non trovo uno straccio di proposta da rifilare a
Scaturro entro sera, quello mi trasforma in sushi avariato.” borbottò truce.
“Avevi detto che ieri sera a casa Ferri avresti trovato
qualcosa di interessante” ricordò Oleana trottando al suo fianco “E’ andata
male?”
La faccia di Verena, sorprendentemente, divenne dello stesso
colore mimetico della salopette.
“Sì.” rispose telegrafica e vagamente aggressiva.
Le fameliche antenne di Oleana vibrarono.
“Otello ti ha morso di nuovo lo stivale?”
“No.”
“Tellu ti ha rifilato una pizza con sopra la macedonia?”
“No.”
“I fratelli Ferri erano tutti intabarrati in giacche a vento
da eschimese?”
“Decisamente no.”
“E allora, cos’è quella faccia da condoglianze?”
“Non ho trovato il diario di Scaturro.” spiegò Verena
riottosa, ma le antenne di Oleana vibravano ancora.
“Tu non me la racconti giusta, tenente Dan. Cos’è successo
ieri sera?”
“Niente.”
Falsa come Giuda. “Eppure non è successo niente davvero,
no?” protestò la solita vocetta accorata nella testa di Verena.
“A parte un incontro surreale ma ormonalmente devastante
con il Ferri cazzuto.” specificò una seconda vocetta, più prosaica.
Oleana e il suo sopracciglio, infatti, si esibirono nel loro
classico e scettico show.
“Come ballista fai davvero schifo” la informò decisa
“D’altra parte non voglio addentrarmi nei meandri della tua psicopatologia e
rischiare di non fare più ritorno. Ti lascio cuocere nel tuo brodo e quando ti
deciderai ad ammettere che c’è in giro un biondo che ti scatena una cardiopatia
coronarica, fammi un fischio.”
“I Ferri non mi scatenano nessuna cardiopatia.” mentì ancora
malissimo Verena.
“Io con la definizione biondo ero stata più sul generico”
specificò candidamente Oleana “Ma dopo la tua brillante uscita, se ne evince
che è sicuramente un Ferri a devastarti il sistema vascolare.”
“Merda, ha ragione.” commentò lugubremente Vocetta1.
“Spero solo che non sia Marco, perché quel defibrillatore
umano scatena anche il mio ormone e non vorrei mai dovermi mettere in
competizione con te.” proseguì Oleana ignara.
“Tranquilla” grugnì Verena depressa “Quando scoprirà che non
ho la più pallida idea di come aiutarlo, Scaturro a forza di manrovesci mi
trasformerà nella sorella brutta del gobbo di Notre Dame, così ti risolverà il
problema competizione alla radice. Contenta?”
“Eddai, non essere così pessimista” sghignazzò Oleana di
ottimo umore “Dobbiamo solo fare una lista e vedrai che andrà tutto a posto.”
“Una lista?” si informò Verena guardinga.
“Una lista” confermò placida Oleana “Per riordinare le idee.
E’ un metodo infallibile per trovare la soluzione di un problema.”
“Lo dice il dottor Watson?”
“No, è scritto sul Manuale delle Giovani Marmotte.”
“Oh, bene. Meno male che non è nel Corano.”
Si fermarono in un bar e mentre ordinavano panini e Coca
Cola di misero di buona lena a stilare la famosa lista.
* * *
Lista: come
sopravvivere a Paco Scaturro
Redatta da
Verena Bassi e Oleana Odescalchi ramo Riccobono Bologna,
addì 28 Settembre 2007
Dati di base:
1° Scaturro
è uno stronzo
1° Scaturro
vuole uccidere Verena
2° Verena
vuole sopravvivere
* * *
“Dobbiamo proprio evidenziare l’ovvio?” chiese Verena
incerta.
“Mai tralasciare niente” spiegò Oleana compunta “Metti che
Paco ti uccida per davvero e che la polizia deduca per qualche assurda ragione
che tu ti sia suicidata; esibendo questa lista si avrebbe la prova che tu non
avevi intenzione di ucciderti, e quindi si cercherebbe un assassino.”
Verena guardò a lungo Oleana con aria inquieta.
“Dì al verità, tu ti droghi, vero?”
“Andiamo avanti.”
* * *
3° Scaturro possiede un
diario
4° Scaturro è innamorato
5° Scaturro è uno
stronzo
5° Sul diario c’è scritto
di chi è innamorato Scaturro
6° Scaturro crede che
Verena sappia chi è sta povera creatura questa ragazza
7° Non rubare
* * *
“E questo che c’entra?” mormorò Verena, confusa.
“Niente, ma io sono cattolica e un bel comandamento ogni
tanto non ci sta male.”
* * *
8° Teo aveva il diario di Scaturro, che
però è andato smarrito (?)
9° Scaturro è uno stronzo
9° Punto presente al solo scopo di
arrivare al 10°
10° Scaturro
si aspetta a breve termine che Verena trovi una soluzione al suo problema
sentimentale con la ragazza di cui al punto 5°, ma Verena, benché abbia fatto
abilmente credere di essere a conoscenza dell’identità di suddetta ragazza
(punto 6°), in realtà non sa chi sia, e comunque nemmeno con un pellegrinaggio
a Lourdes si otterrebbe che detta ragazza accetti di interagire con Scaturro,
se non alla presenza di un avvocato
* * *
“Non potevamo sfruttare il punto 9° per tutta questa
manfrina?” chiese Verena dubbiosa.
“Allora, chi delle due è un’esperta di liste?” si spazientì
Oleana.
“Tu.” rispose Verena, vinta.
“Esatto. Proseguiamo.”
* * *
Cronologia degli eventi:
1° Scaturro prende la sofferta decisione
di uccidere Verena Bassi dopo un increscioso incidente diplomatico in cui è
coinvolto anche quel gran figone di Teo Ferri. Interviene anche quel
gran figone di Luca “Dieci” Ferri, ma Scaturro permane nel suo originale
intento omicida.
2° Scaturro
è uno stronzo
2° Una
fiorentina con l’osso e contorno verdure miste
* * *
“La pianti con queste scemenze?” berciò Oleana incattivita.
“Scusa, ma l’hai detto tu che non si deve tralasciare
nemmeno l’ovvio, no?”
* * *
2° Il motivo della diatriba iniziale tra quel
figone di Teo Ferri e quel suino razzolante di Scaturro fu il furto
del diario personale di Scaturro da parte del Ferri; tale refurtiva, a quanto
pare, andò persa nella colluttazione
3° Dopo una visita a casa
Ferri, Verena Bassi recupera un brandello di carta (reperto A) che contiene una
poesia, evidentemente imperniata su un amore non corrisposto.
4° Dando prova di indubbia piattezza
cerebrale, Verena Bassi arguisce che il reperto A provenga dal perduto diario
di Scaturro
5° Alla Coop c’è il tre per due sui
salumi
* * *
“E basta!” sbuffò Oleana con aria truce “Se fai così non
diventerai mai una brava stilatrice di liste!”
“Oh, beh” ribatté Verena col naso per aria “Tanto io da
grande volevo guidare il trattore con i cingoli.”
* * *
5° Verena Bassi affronta Scaturro a cuore
aperto; pur di non cadere vittima del suo alito all’antrace delle sue
molestie, quella deficiente la povera ragazza fa credere di sapere di chi
è innamorato quel suino razzolante di Scaturro e offre il suo aiuto per
risolvere il casino immane love affaire
6° Nonostante una seconda visita in casa
Ferri, il diario di Scaturro rimane uccel di bosco
* * *
“Che cazzo vuol dire uccel di bosco?” si inalberò Oleana
rubando il foglio a Verena.
“Una licenza faunistica” rispose questa attaccando il
dessert (una enorme fetta di torta al cioccolato e pere che il cameriere aveva
appena portato al loro tavolo) “Continua tu, visto che sei tanto brava a
stilare liste.”
* * *
7° Marco Ferri ha il culo più
interessante della regione Emilia Romagna
* * *
“Questa sì che è un’informazione seria” gorgogliò Verena
ingozzandosi di pere al cioccolato “Metti che Paco mi uccida per davvero e che
la polizia metta le mani su questa lista: al mio assassino gli danno la
medaglia al valore e a te ti internano in un centro di igiene mentale.”
“Ognuno ha le sue priorità” sostenne Oleana decisa “E
comunque non ho finito.”
* * *
8° quel gran figone di Teo Ferri
propone alla Bassi e alla bellissima e incredibilmente sexy Odescalchi
un’uscita insieme a MCDMSG (leggasi: la cerebrolesala cozzala
zoccola che ha il culo di essere diventata la fidanzata di Dieci). Al
momento, le due ragazze gentilmente declinano l’oblazione
9° Scaturro aspetta urgentemente un
suggerimento per risolvere la sua situazione sentimentale (…?...)
10° In caso di morte della Bassi, non fiori
ma opere di bene
* * *
“Finito?” chiese Verena depressa: era finita anche la torta
al cioccolato quando lei se ne sarebbe mangiata ancora una tonnellata.
“Macchè” sorrise Oleana “Adesso comincia la parte
interessante!”
* * *
Possibili soluzioni:
1° Scaturro
è uno stronzo
1° La Bassi può emigrare in Argentina (Controindicazioni: le bistecche sono divine, ma i famosi
vaqueros argentini non sono tanto diversi da Lord Scaturro)
2° La Bassi può assoldare un killer iracheno per far fuori Scaturro (Controindicazioni: nessuna!)
3° La Bassi può pagare una prostituta perché distragga Scaturro dai suoi intenti omicidi
(Controindicazioni: soluzione a tempo determinato; nemmeno a pagarla una
resisterebbe molto con Scaturro addosso)
4° La Bassi può convertirsi all’Islam con il solo scopo di coprirsi con un Burqua e sfuggire così
all’occhio bovino di Scaturro (Controindicazioni: non si possono più indossare
vestiti di gomma o pantaloni alla zuava)
5° La Bassi può simulare una crisi mistica e decidere di rinchiudersi nel più vicino convento di
carmelitane scalze (Controindicazioni: persino una tizia sessualmente repressa
come la Bassi non sarebbe credibile tra le carmelitane scalze a diciotto anni…)
6° La Bassi può iniziare a drogarsi (Controindicazioni: al pari della proprietà commutativa della
somma, il risultato non cambia)
7° La Bassi può chiedere aiuto a quei gran figoni di Teo e Dieci Ferri (Controindicazioni:
possibilità di far sfociare la diatriba nella terza guerra mondiale)
8° La Bassi può invocare il perdono divino accendendo un cero in chiesa (Controindicazioni: vista
la sfiga cosmica della Bassi, forse un cero è un po’ pochino…)
9° La Bassi può raccontare tutta la verità a Scaturro e subirne stoicamente le conseguenze… ok,
scherzavo. La Bassi non può raccontare tutta la verità a Scaturro
10° La Bassi può convincere Scaturro che la soluzione ai suoi problemi sia distrarre la mente: di
conseguenza, può accettare l’invito a uscire dei Ferri e tentare di rifilare
Scaturro a MCDMSG, ottenendo così il triplice scopo di avere salva la vita,
restituire Dieci Ferri al libero mercato e inguaiare a vita quella piattola
di MCDMSG
* * *
“Noto con piacere che hai lasciato fuori dalla lista la
possibilità di arruolarmi nella legione straniera.” dichiarò Verena scorrendo
scettica le soluzioni proposte.
“Solo perché non ti vedo bene in divisa” spiegò Oleana
compunta “Avrai notato che non ho nemmeno messo come soluzione il tentativo di
sedurre Scaturro, primo perché non ti ritengo in grado di sedurre nessuno, con
quella salopette mimetica poi hai il sex appeal di un lanciarazzi… e secondo
perché ho intuito che avresti preferito la legione straniera a un qualsiasi
contatto fisico con Scaturro, dico bene?”
“Dici bene” si aggrottò Verena “Ora possiamo cominciare con
lo spoglio: a quanto pare dobbiamo scartare le soluzioni 1, 2, 3 in quanto presuppongono una certa liquidità di denaro che invece non abbiamo. La 4, la 5 e la 8
vanno contro la mia attuale religione…”
“Buddista?”
“Agnostica.”
“Figurati se nominavi qualcosa di facile.”
“La 9 è inutile, come specificato, la 7 piuttosto mi
impicco, la 10 è pura fantascienza… non rimane che la 6. Conosci nessuno che
possa farmi da pusher?”
“Sii seria, Verena” si stizzì Oleana “Sai bene che l’unica
soluzione è la 10.”
“Uscire insieme? Io, te, i Ferri, Mariacarla Della Mirandola
PincoPallino Santomauro… e Scaturro?” domandò Verena incredula “Sii seria,
scorrerebbe sangue a fiumi: a confronto un meeting fra Bin Laden e Bush
sembrerebbe una riunione del circolo di cucito.”
“E invece sarebbe perfetto” sentenziò Oleana “Quasi un atto
di purificazione.”
“La catarsi con Scaturro” meditò Verena rabbrividendo “Ha un
che di ridondante che inquieta. E poi dì la verità, a te di Scaturro te ne
frega meno di niente: tu vuoi solo poter uscire con i gemelli Ferri e sbavare
allegramente per tutta la sera come una muta di mastini napoletani!”
“Ma è ovvio” rispose Oleana compunta “Cosa vuoi che me ne
freghi di quel Dolmen druidico? Però devi ammettere che il suggerimento di
chiodo scaccia chiodo è l’unico che puoi rifilare a Paco senza far capire che
non sai un cazzo di niente: ed è anche l’unico suggerimento in grado di essere
captato da quel cervellino da mosquito nano che si ritrova, oltretutto.”
Verena chiuse la bocca per meditare meglio mentre Oleana
aspettava con un curioso sorrisetto sulle labbra che l’amica elaborasse le sue
parole. Era quasi certa che alla fine Verena la Tosta avrebbe ceduto, ma non per le argomentazioni che aveva esposto sulla lista (benché
dovesse ammettere che era risultata davvero una Signora Lista!). Sulla
bilancia, più di tutti avrebbe pesato la (inconsapevole!) questione di come
diventassero violacee le orecchie di Verena quando per sbaglio guardava Teo
Ferri. Lei non lo sapeva e lui ovviamente non le vedeva (figurarsi, dopotutto
era un maschio… cinguettante e frou frou come una banderuola, ma pur sempre
maschio, quindi impossibilitato a comportarsi secondo le scritture); ma le
antenne di Oleana, che captavano sfumature invisibili ai comuni mortali,
avevano già capito cose che i diretti interessati nemmeno sospettavano. Quindi,
da brava burattinaia, stava cercando di indirizzare gli eventi verso qualcosa
di positivo… “E il tuo positivo, cara Verena Bassi nessun ramo aggiunto, è
indubbiamente un’uscita insieme ai gemelli Ferri!”, meditava con faccia da
Sfinge.
Verena, intanto, si mordicchiava pensosa il pollice
sinistro. Sapeva che avrebbe dovuto valutare le cose da un punto di vista
posato e obbiettivo… “E allora come mai riesci solo a pensare a una erre
arrotolata che dice “Verrena carra”?” si domandò Vocetta1.
“Non pensa solo a quello” ribatté Vocetta2 compunta “Pensa
anche a un certo profumo di more.”
“Zitte, voialtre.” si stizzì Verena e Oleana, con aplomb
britannico, si guardò bene dal farle presente che aveva parlato a voce alta.
“E va bene” cedette alla fine Verena buttando la lista sul
tavolo “Supponendo per assurdo che si possa prendere lontanamente in
considerazione l’idea del punto 10…”
“Ho già sentito Teo stamattina” rispose Oleana con un
sorriso dolcissimo “Passano a prenderci stasera alle 8.”
* * *
“Ehm ,ciao.”
Di nuovo quell’inizio penoso. Quando avvistava quella
montagnola deambulante di Scaturro Verena non riusciva a tirar fuori niente di
meglio.
Pasquale Scaturro, di nuovo impegnato in una partita a
flipper, mancò la pallina, tirò due bestemmie che fumavano e si girò a guardare
chi gli avesse rovinato la partita del secolo.
“Ancora tu?” sputò quasi nascondendosi subito prudentemente
dietro il flipper.
“Ma non dovevamo vederci più?” canticchiò Verena ottimista:
quando capì che Scaturro evidentemente non conosceva Battisti, e che anzi era
prossimo a incazzarsi come un armadillo, si ricompose e tornò seria “Ho grandi
notizie per te, Scaturro. Possiamo sederci da qualche parte? Ti offro qualcosa
da bere.”
Scaturro la guardò truce, poi col mento le indicò un
tavolino in un angolo appartato, diviso da un separè: lo raggiunsero e Verena
si sedette rasente il bordo della sedia, ben attenta a non toccare niente; era
tutto talmente unto e appiccicoso che sembrava di essere alla fiera dello
strutto. Scaturro andò a prendere da bere e tornò con un’acqua tonica per
Verena e una Coca maxi per lui, corredata di panino al salame e fontina, un
sacchetto formato famiglia di patatine Pai, un trancio di crostata grande come
un campo da calcio, un cornetto Algida, un Kit Kat, un bombolone e un sacchetto
di polentine Rodeo. “Sarà anche ignorante come un anemone di mare, ma il
messaggio “gratis” lo ha recepito bene.” commentò Vocetta1, impressionata.
Verena non fiatò, pur meditando che la merenda di Scaturro
le sarebbe costata come due mesi di paghetta.
“Allora, cazzo vuoi?” esordì Scaturro da vero aristocratico,
attaccando con entusiasmo il panino.
Verena si perse per un attimo a guardare le poderose fauci
di Scaturro che macinavano pane e salame come una betoniera a pieno regime, poi
rinvenne e fissò lo sguardo sul portatovaglioli sul tavolino.
“Ho pensato molto alla tua situazione” disse con voce
comprensiva “E posso dirti che ci sono diverse possibilità di soluzione.”
“Tipo?”
“Tipo un trattamento d’urto: mandare a fanculo tutto e
dichiararti.”
Scaturro deglutì il boccone innaffiandolo con un ettolitro
di Coca.
“Non se ne parla nemmeno” dichiarò monocorde “La mia
compagnia mi taglierebbe le balle.”
Immagine davvero poetica, meditò Verena impallidendo:
comunque, evidentemente, la lei di Scaturro non incontrava il favore di quel
branco di gorilla di montagna degli amici. Li aveva visti quei gioielli, sempre
attaccati alle spalle di Scaturro come licheni parassiti attaccati a una
sequoia secolare. Col berrettino del Milan, gli occhiali da sole anche in una
notte di novilunio e la sciarpa da commando palestinese attorno al collo anche
il sedici di agosto con 40° all’ombra. Deficienti allo stato brado, insomma, ma
dalla compagnia di Scaturro che ci si poteva aspettare…?
“La tua compagnia non dovrebbe avere voce in capitolo”
replicò decisa “Come e con chi passare il tuo tempo dovrebbe essere una scelta
solo tua. Se tu preferisci lei…”
“Non lo dire nemmeno per sbaglio” ringhiò Scaturro quasi
spaventato “Quelli mi taglierebbero le balle davvero!”
“Ok, niente dichiarazione. Tu, ehm…riesci comunque a vederla
ogni tanto?”
“Non molto” confessò Scaturro aggrottandosi “Quando sono da
solo… una domenica che il Milan non giocava sono rimasto a guardarla di
nascosto tutto il pomeriggio.”
Per un attimo il suo sguardo si illuminò e Verena quasi
provò pietà per lui.
“Ti capisco” disse con voce bassa “Dover fingere di essere
quello che non sei, in mezzo agli altri, può essere molto stancante.”
“Fattelo dire da una esperta!” sogghignò Vocetta1
perversamente.
Scaturro probabilmente intuì la sincerità nella voce di
Verena, perché non commentò. O forse il suo neurone era corso a supervisionare
la digestione del panino, a cui erano seguiti il bombolone e le polentine Rodeo
nel tempo di una frase.
“Quindi?” incalzò comunque tornando aggrottato e feroce.
Era arrivato il momento: Verena per un attimo si chiese come
avesse fatto Oleana a convincerla che invitare fuori a cena Scaturro fosse una
buona idea. In quel momento le sembrava più plausibile invitare un manipolo di
Zombie affamati piuttosto che Scaturro.
“Quindi, hai bisogno di distrarti” disse comunque con voce
frizzante “Uscire con qualcuno che non abbia niente a che fare né con i tuoi
amici né con lei.”
“Uscire?” borbottò Scaturro confuso.
“Ti capisco” gracidò solidale Vocetta1 “Anche per
me questa è pura fantascienza.”
“Ma sì” lo incoraggiò Verena come se potesse essere una cosa
plausibile “Stasera perché non vieni fuori a cena con noi?”
Ecco, l’aveva fatto.
“Cena?”
Scaturro sembrò solo vagamente perplesso: forse la sua ram
non era in grado di contenere l’enorme portata di quella proposta.
“Io, te, Oleana… i, ehm, i gemelli Ferri e una loro amica,
Mariacarla.”
Scaturro sembrò vagamente più reattivo.
“I Ferri?”
“E Mariacarla” si affrettò a precisare Verena “E’ una
ragazza davvero deliziosa…”
“Mariacarla deliziosa!” gorgogliò Vocetta1 esilarata
“Questa vince sicuro in premio come la panzana del secolo!”
“Gesù, ma non ti fai schifo da sola?” berciò invece
Vocetta2 disgustata.
“A cena?” ripeteva intanto Scaturro lentamente “Io? Con
quella checca di Teo e suo fratello?”
“Ci siamo anche io, Oleana e Mariacarla” si affannò a
specificare Verena sorvolando su quel “checca” che normalmente l’avrebbe fatta
imbestialire “Dai, Paco, non ti fossilizzare! Potrebbe essere interessante.”
“Sì. Come portare un Grizzly idrofobo in un negozio di
Swarovski.” borbottò acida Vocetta1.
“Cena? Al ristorante?”
“Certo.”
“Sempre se il ristorante non chiama l’accalappiacani
quando ti vede entrare.” precisò Vocetta2.
“A cena?” ripeté Scaturro per l’ennesima volta.
“Che gli sia entrato in un loop irreversibile il
cervello?” meditò speranzosa Vocetta1.
“Cena, sì” confermò Verena esausta “Pago io.”
La faccia di Scaturro si aprì in un improvviso ed enorme
sorriso: era terrificante.
“Allora vengo.” concesse allegramente e Verena sospirò di
sollievo per avere anche quella volta salva la vita. Poi pensò a quanto
mangiava Scaturro e fuggevolmente si chiese se l’American Express Gold di suo
padre avrebbe coperto la spesa.
“Perfetto. Ci vediamo stasera alle otto sotto casa mia.”
NOTE DELL’AUTRICE:
Chocolate fairy girl: Ciao donna, sono sempre felice
che la storia continui ad appassionarti!! Un saluto e fatti sentire presto,
ciao!
Kyaelys: Un clone a grandezza naturale di Dieci? Di
sicuro al mondo c’è già senza bisogno di crearlo: ha sui 18 anni, bello, biondo
e anche moderatamente simpatico (se è umano, non può essere tutto insieme,
dai). Dove trovarlo? Non su e-bay, ma dalle parti di Oslo o Helsinki. Andiamo a
cercarlo? Se facciamo un pullman spendiamo meno… baci anche a te, dolcezza, a
presto!
Pinzyna: Mia cara, vuoi davvero essere la terza
psicop…ehm, ragazza che andrà in collisione con i ceppi finlandesi? Sei sicura?
E chi vorresti come premio finale, Marco, Teo o Dieci? In ogni caso, dovresti
litigarteli in po’ con le altre… Sono felice che di Verena non si sia ancora
capito niente (era mia intenzione lasciare un po’ le cose così). Vedrai che
presto tutto sarà spiegato… bè, non proprio tutto, sennò come proseguo la
storia?!? Teo e Scaturro è una coppia che avevo vagliato, ma c’era di mezzo la
mia insostenibile leggerezza dell’essere che mi porta a privilegiare Teo sopra
ogni cosa. E’ troppo simpatico e coccoloso, non posso non trattarlo con guanti
di velluto! Ci sentiamo alla prossima, sì? Ciao bellezza!
Lauraroberta87: No, no, non ci siamo capite… ora mi
tocca anche spargere sale sulla ferita per spiegarti, che doloreeeee!! Ho detto
che ho 18 anni PER GAMBA. E nonostante le svariate congetture contrarie, io
sono un essere umano e di gambe ne ho almeno due. Ecco, ora lo sai… e scommetto
che te la stai ghignando a più non posso (BWAHAHA, quella era davvero una
vecchia ciabatta, BHWAHAHAH!!!). Cattiva, cattiva ragazza. Ti ringrazio
tantissimo per il commento anche di “Pronto…?”. Effettivamente, ci avevo
pensato al colpo di fulmine senza conoscenza pregressa, ma mi sembrava così
assurdo… hai un bel coraggio a dare della realista a me, tra draghi
potteriani, piani di battaglia per primi baci e ceppi finlandesi ero più che
sicura di aver rasentato l’assurdo!!! Ora torniamo a geometrie: effettivamente,
la tua analisi fine non fa una piega! Verena non fila Dieci nemmeno di
striscio. Qualcosa vorrà dire, no? Continua pure ad espormi le tue congetture,
oltre che spassosissime sono un’ottima fonte di ispirazione!! Baci baci dalla ciabatta,
smack!!
April: Effettivamente, Teo è davvero carino (anzi,
carrino, per come la direbbe lui con quella erre deliziosa…). Se esistesse me
lo sarei già mangiato con tanto di panna montata sopra. MA non esiste, quindi
dovrò accontentarmi di sognarlo e di ficcarlo in grossi guai… ehm! Cos’era, uno
spoiler? Ok, non parlo più!! Tati tanti salutini anche a te, ciao!
Kate91: Mia carissima, non puoi dineticare gli auguri
quando sono così agognati e richiesti!! Fammene pure sempre, anche senza scopo,
male non fanno di sicuro, sfigata come sono… Quando non sai cosa rifilarmi,
mollami un “e tanti auguri”, io capirò il tuo bel gesto e sarò felice! Un
bacione, tessora!!
Aurora: Come fai ad avere sonno alle 12,45 di
venerdì?!? Fai per caso la fornaia? Quella del bradipo sotto surgelo è carina…
mi ricorda molto l’era glaciale!! Adoro Sid! Sei già perdonata (di cosa non lo
so, ma se sei contenta così…). Kissoni, a presto!
Greta91: Mia carissima, sono sempre contenta di
leggere i tuoi commenti, che siamo meteore di passaggio o roba più ponderata
sono sempre allegri e pieni di entusiasmo! Teo e Verena sembrano una coppia
carina, vero? Ummm, chissà… devo ponderare…baci baci, carissima, fatti
sentire!!
Londonlilyt: Povera, povera ragazza… costretta a
salvaguardare il proprio fegato dalle orde barbare degli alcolici inglesi…
Sarebbe proprio un inizio anno alternativo se io e te potessimo prendere i due
Ferri, cospargerli di glassa, panna, nutella, granella di mandorle o quello che
più ti aggrada (per me fa lo stesso, con sotto i Ferri mi va bene anche il sugo
al gorgonzola…) e strapazzarli un pò. Ah, quindi te e lo schifizzero state
organizzando un meeting extraculturale italo-elvetico-britannico, eh? Bravi,
bravi… io invece mi mantengo intatta per il barista irlandese, ma visto la
considerazione che avete tu e Nisi per le mie “esigenze artistiche” potrei
anche diventare bisnonna… Un bacione, bellezza, a presto!!
Krisma: Bentrovata di nuovo, carissima!! Per favore,
non parliamo delle vacanze… primo, perché non sono state vacanze visto che ero
a lavorare, secondo perché a parte mangiare come oche all’ingrasso sono
successe cose poco piacevoli… insomma, da dimenticare. E tu? Io e Teo
ricambiamo i bacioni… a presto!!
Piccola dea: Facendo due rapidi conti, direi che il
tuo compleanno era il 04 gennaio!!! AUGURI!!!! Quanti sono? Dai, racconta!! Per
me il compleanno è sempre più tragico, ormai ho quasi sempre il doppio degli
anni dei recensori, che tristezza!!!! Meno male che fino al prossimo settembre
non se ne parla… un bacione anche a te, dolcezza, ciao!!
Roby: Carissimo, che gioia sapere di aver contribuito
almeno un pochino a farti sorridere in questo (finalmente) defunto 2007!! Ogni
anno che passa, l’anno prima mi sembra terribile e credo sempre che quello che
sta arrivando sarà migliore. Credo che in gergo questo venga definito
ottimismo, ma da qualche anno comincio a pensare che sia stupidità congenita…
chissà! Intanto, grazie ancora, ti mando tanti baci e un abbraccio!!
Maharet: Ciao carissima, in effetti la mia povera
Verena è messa a dura prova, più ancora di Costanza con draghi e magia…
imbrigliare i propri ormoni è la cosa più difficile che si possa fare! Nella
mia fantasia (malata) sembro tanto spanizza, ma in realtà sono di una timidezza
commovente e anche io sarei svenuta davanti a ceppi finlandesi denudi (non
prima di essere arrossita come un San Marzano da sugo…). Teo ti manda un
baciozzo, e forza e coraggio per la tesi, andrai alla grande!!!!
Kabubi: Mia carissima, ora capisco la genesi di
lolloso! Però adesso mi devi spiegare cosa vuol dire “L.o.L.” in inglese…
ebbene sì, la mia ignoranza non conosce confini, allora?!? L’avevo detto io che
sono troppo vecchia per queste cose! Sempre viva la Sardegna e i malloreddus, smack!
Tartis: Ciao Sara, ben arrivata in questo covo di
anime perse (che esagerazione…). Rimango sempre sorpresa e felice quando
qualcuno si prende la briga di lasciarmi una recensione, soprattutto se è per
farmi dei complimenti che non merito… comunque, carissima, grazie di tutto! Oh,
a proposito di biondazzi da sbaf… ehm, da infarto: mandami al più presto la
foto dei due gemelli simil-Ferri che conosci tu!!! Voglio vedere come vi
immaginate i miei personaggi…
ReaderNotViewer: La cosa più intrigante dei gemelli è
proprio questa, secondo me: poter fingere almeno per un po’ di essere qualcun
altro… e passarla liscia!! Se ho scelto per protagonisti due gemelli per questa
storia, un motivo ci doveva essere, no? Tu, come sempre, mi sopravvaluti e io,
come sempre, mi sento insieme onoratissima e vergognosa. Grazie, mia cara, non
so che dire, mi commuovi. Ah, un’altra cosa ci accomuna: anche io perdo la
macchina nei parcheggi. E di ceppi finlandesi ho piena la testa, ma in giro…
nemmeno l’ombra!!
Natalie_S: Carissima!! Sono felice di sentirti e di
sapere che contribuisci a pagare le tasse e incrementare il prodotto interno
lordo!! Amora, in questa storia i bruttini sono tutti cattivi (a parte uno, che
uscirà più avanti, ma è un po’ vecchio…). Poi come cess… ehm, come bruttini hai
sempre Scaturro, no? Coraggio, quando finisco il ceppo finlandese faccio una
storia con solo protagonisti brutti… solo per te!!!
Rik Bisini: Mio diletto, mio adorato, eccoci qui ad
un nuovo inizio anno… di nuovo insieme pronti a tuffi e quant’altro, vero? Ho
vagliato attentamente la tua proposta di strutturare diversamente il capitolo,
ed effettivamente mi sembra molto buona!! Proverò a mettere giù qualcosa, mi
intriga la sfida…! Ora però c’è da organizzare la vostra discesa/salita nelle
mie terre emiliane per febbraio!! Tu che riesci ad andare sul forum, sii la mia
voce e le mie orecchie e avvertimi se ci sono novità. Se vuoi essere anche il
mio fegato e sbafarti una Sacher Torte di dieci chili fallo pure, è il mio
sogno segreto da anni….MarzyPappy dorme da me, vero? Se mi fate avere la mail
scrivo a sua madre mandando anche documentazione fotografica e campione
di urine così potrà fare le indagini del caso. Chi altri si aggrega? Tiriamo
l’alba guardando spuntare il sole dietro gli Appennini? O fumiamo cannabis
finché gli Appennini ci sembreranno Ande? Organizziamoci!! Tanti mille baci,
mio diletto, a presto!!
Suni: Tu non lo sai, ma io di inglese non so una
cippa lippa: cosa vuol dire “tricket”? Ha qualcosa a che fare con tripli
biglietti della metropolitana? In confidenza, Teo è di gran lunga anche il mio
gemello preferito: quando sono lui (mentre scrivo, ehm… non sono ancora così
schizofrenica) mi vengono in mente delle battute assurde e passo il tempo a
ghignare come una cerebrolesa. Verena, porella, è effettivamente molto provata
dall’esperienza ferro-finlandese, ma non sono ancora finite le sorprese (né le
confusioni…). Sentendomi molto iena asmatica pensando a un Ferri in
giarrettiere, ti saluto con tutto il cuore!! Kiss
Teo: Quando si parla di documentazione fotografica di
te sotto la doccia, glissi peggio di Verena… glisseremo anche noi, ma glissiamo
sapendo di glissare, e questo non so proprio dove possa portarci! Ferri tre,
Oleana e Verena due… chi sarà la terza femmina? Mariacarla? Tellu? O si
scoprirà che in realtà Otello è una lei?!? Grazie per gli auguri, ricambio in
ritardo ma sempre con il cuore…
Ale87: Credimi, parlare senza erre non è così
difficile: scrivo il testo così come mi viene e alla fine sostituisco tutte le
parole con la erre con sinonimi senza la erre. Se non ci riesco, mando tutto
alla mia beta e le dico “pensaci tu”. Aggiungo anche “schiava”, ma questo è
meglio che non lo scriva sennò poi pensi che sono una cattivona J. Grazie per i complimenti, ti mando
tanti baci appassionati!!
Recensione di lauraroberta87, fatta il 19/01/2008 - 04:08PM sul capitolo
13: Capitolo 12: La lista - Anonima
Capitolo 13 : La cena
“Verrai mica a cena vestita così?!?” berciò Oleana dopo
nemmeno un secondo che Verena aveva aperto la porta.
“Senti, non cominciare” rispose Verena aggressiva mollando
la maniglia della porta e marciando verso la sua camera “Con tutte le energie
che ho sprecato oggi con Scaturro, è già tanto se ho trovato la forza di
lavarmi!”
Oleana la inseguì in camera, dopo aver salutato
doverosamente i genitori di Verena inchiodati davanti alla TV (la teoria che
avesse avuto anche lei una governante tedesca si faceva sempre più plausibile).
“Dai Verena” la blandì poi chiudendosi prudentemente la
porta alle spalle “Gli altri saranno qui tra due minuti, abbiamo ancora un po’
di tempo.”
“Per fare che?”
“Per cambiarti.” rispose pazientemente Oleana iniziando a
rovistare nell’armadio di Verena.
“Io non mi cambio.”
Oleana indicò l’ampia gonna di velluto di Verena con un
gesto quasi teatrale.
“Ti mancano un foulard in testa e un crocifisso ortodosso al
collo per sembrare una contadina ucraina.”
“A me piace così.”
“Almeno cambiati quel maglione.” la supplicò porgendole un
indumento nero.
“Con una canotta? Non è mica ferragosto! E io temo il
freddo.”
“Ti prego, fallo per me. E sciogli i capelli, per l’amor di
Dio! Sembri Frida Kahlo senza sopracciglione!”
Verena, berciando e sbuffando, obbedì. Oleana le infilò a
forza anche una cintura piena di medagliette, una collana di sassolini
colorati, orecchini a grappolo e le truccò gli occhi con ombretto verde.
“Così va molto meglio.” approvò infine contemplando la sua
opera allo specchio.
“Non so” borbottò scettica Verena anche se doveva ammettere
che i capelli vaporosi e il look tzigano un po’ le donavano “Sembro un incrocio
tra Esmeralda e i lampadari dell’Opera de Paris. Se mi giro in fretta e becco
qualcuno con un orecchino lo sfregio di sicuro.”
“E tu non ti girare in fretta” replicò Oleana logica “Ora ho
poche ma fondamentali istruzioni da darti: apri bene i padiglioni auricolari
perchè non c’è tempo per ripetere, chiaro?”
“Ti autodistruggerai quando ti avrò letta come i messaggi di
Mission Impossible?”
“L’obbiettivo numero uno della serata è riuscire a far
socializzare Scaturro e Mariacarla della Mirandola PadreNostroCheSeiNeiCieli durante
la cena.”
“Impossibile. Sarebbe più facile vedere atterrare un
meteorite sulla cotoletta.”
“Non ho finito! Obbiettivo numero due: evitare duelli e
scontri a fuoco con Dieci Ferri.”
“Io eviterei volentieri se non fosse lui a spruzzare acido
cloridrico dovunque!”
“E tu rispondi al fuoco prima ancora che l’altro pensi di
spararti. I vostri litigi sono divertenti e molto folcloristici, ma rovinano la
digestione, quindi per favore, soprassiedi. Terzo obbiettivo…”
“Trovare il tesoro di Montezuma?” grugnì Verena di cattivo
umore.
“No. Divertirsi!”
“Con il mostro a tre teste Mariacarla/Scaturro/Dieci
davanti? Sarebbe più facile divertirsi facendosi un clistere di varechina!”
In quel momento suonarono alla porta: il cuore di Verena
prese la pesantezza e la consistenza di un cubo di porfido mentre lanciava uno
sguardo accorato a Oleana.
“Non fare quella faccia” sorrise l’amica convincente “Andrà
tutto bene.”
* * *
Un disastro.
Quella serata era iniziata e progredita con l’incalzare di
un film dell’orrore, con una sfiga dietro l’altra che si erano susseguite a un
ritmo quasi fatale.
Verena aveva avuto una brutta sensazione già da subito,
quando era scesa e aveva dato uno sguardo al gruppetto eterogeneo che aspettava
davanti al portone: aveva trattenuto a stento una risata isterica quando si era
resa conto che tutti insieme sembravano un commando alieno appena uscito dallo
Stargate.
Dunque, c’era lei con la gonnellona da zingara che si
sentiva addobbata e tintinnante come un albero di Natale; c’era Oleana, con un
sorriso da stregatto e lo sguardo già perso in contemplazione di deretani
finlandesi; c’era Dieci, vestito come al solito di scuro, come al solito
corrucciato e come al solito figo da far svenire un conclave di suore; c’era
Scaturro, grosso, nero e imbronciato come una perturbazione atmosferica e
altrettanto minaccioso; c’era Mariacarla, superbamente incurante della plebe
intorno a lei, con una cintura D&G d’oro massiccio che pesava una
tonnellata e i sandali Jimmy Choo con inserti in vera pelle di scroto di
leopardo che costavano come il reddito annuo di una famiglia borghese; e c’era
Teo, con un look da pirata metropolitano che avrebbe reso chiunque altro
mortalmente ridicolo, ma che rendeva lui mortalmente appetitoso. Il fatto di
trovare Teo fascinoso in maniera edibile era forse dovuto alla barretta di Twix
che si stava allegramente sbafando.
Comunque, c’era stata la parte dei saluti: fiacchi,
guardinghi, imbarazzati, con Scaturro che sembrava voler azzannare qualcuno da
un momento all’altro e Mariacarla che teneva il naso così per aria e svettante
da sembrare un parafulmine. Poi c’era stato il vulcanico “Sei uno schianto
stasera, Verena cara!” di Teo, sorridente e a suo agio come un pesce
nell’acqua. Dannato canarino finlandese, aveva pensato Verena mentre le erre di
Teo le rotolavano addosso come gocce di acqua rovente. A quel punto, c’era
stato un dotto e leggiadro scambio di battute con
vorrei-essere-dovunque-ma-non-qui Dieci Ferri, di cui ricordava appena uno
stralcio, tipo:
“Buonasera, Aspide. Bella gonna. Hai anche i clown e i
trapezisti sotto quel tendone da circo?”
“Ciao Luca. Che bello che tu ci abbia concesso il piacere
della tua compagnia! Ti sapevo in viaggio per Hollywood, non ti hanno
scritturato per il nuovo remake del mostro della laguna?”
“Ma dai: non avevano chiamato te per la parte del mostro?”
“Infatti: tu saresti la laguna.”
“Che stella. Sono colpito da cotanta bontà.”
“Magari. Con una mazza da baseball, però.”
Cose così. Poi Oleana aveva fatto garbatamente notare che
c’era anche gente senza ceppo finlandese che trovava la brezzolina notturna a
dir poco anestetizzante e proponeva una rapida introduzione al ristorante
prenotato con genuflessione di ringraziamento davanti al termosifone acceso.
A quel punto Teo aveva cominciato a saltellare intorno
entusiasta, prendendo per mano Verena e trascinandola di fronte a una Fiat
Multipla che doveva essere verde ma che in realtà era color venatura di
Gorgonzola stagionato.
“Allora?” le aveva chiesto radioso “Che te ne pare della mia
bat mobile?”
“Carina” aveva risposto Verena “Anche se questo bat verde fa
venire voglia di bat suicidarsi.”
Teo, ovviamente, non si era nemmeno scalfito: era così
orgoglioso di poter guidare con la sua patente nuova di zecca che probabilmente
avrebbe venerato qualsiasi mezzo di trasporto a sua disposizione, persino un
risciò vietnamita. Erano così tutti saliti sulla bat mobile verde muffa di Teo,
con i Ferri e Mariacarla davanti e Oleana e Verena spiaccicate contro i vetri
posteriori dalla massa informe di Scaturro nel mezzo.
Teo era stato carino e brillante e per tutto il tempo aveva
continuato a ciarlare, gesticolare, canticchiare, ammiccare e sorridere mentre
tutti gli altri subivano sul proprio apparato circolatorio le devastanti
conseguenze della sua guida da psicopatico fuggito dalla casa di cura. Dopo due
semafori rossi presi a una velocità di 100 Km/h in accelerazione, tre sorpassi a destra e una bicicletta schivata per dispensa divina, erano arrivati davanti al
ristorante; erano scesi dalla macchina modello slavina e solo un residuo
brandello di dignità aveva trattenuto Oleana dal baciare il suolo stradale.
Ma le piaghe d’Egitto non erano ancora finite: il
ristorante, rinomato tra i giovani per essere un ritrovo trendy con un buon
rapporto qualità/prezzo, ospitava eccezionalmente per quella sera la riunione
annuale del circolo pensionistico “Compagni della Terza Età”.
Quando Verena & Co. si erano accomodati al tavolo, tutti
con identiche espressioni disorientate sul viso, l’allegra orchestra di liscio
che avrebbe allietato la serata era partita a suonare a tutto spiano “Bandiera
Rossa”, e una folla compatta di arzilli vecchietti era zompata di colpo in
mezzo alla sala, demolendo così le ultime possibilità di poter sopravvivere
indenni alla serata.
“Chi è che ha prenotato qui stasera?” aveva domandato Dieci
aggressivo: in quel momento somigliava in maniera preoccupante a Otello.
“Io!” aveva risposto Teo sorridente: era chiaro come il sole
che il concetto di senso di colpa gli era del tutto estraneo e impossibilitato
ad attecchire “Che fortuna trovare l’orchestra! Così potremo ballare!”
“Io non posso” aveva sospirato automaticamente Mariacarla (“Come
se qualcuno te lo avesse chiesto, stupida gallina placcata d’oro!” aveva
berciato Vocetta1) “Ballare con questa moltitudine fa sudare e sudare rende la
pelle grassa e antiestetica.”
Lo aveva detto come se si parlasse degli effetti delle mine
antiuomo.
“Non devi certo preoccuparti di queste piccolezze!” aveva
buttato lì Teo quasi socievole “La tua pelle è sempre uno splendore.”
Le aveva lanciato un sorriso rapido e abbagliante, quasi
complice: Verena, sorprendentemente, aveva provato il raro e incontenibile
impulso di ammazzare qualcuno, possibilmente Mariacarla e possibilmente
facendola soffrire atrocemente. Lei, ignara, consultava imbronciata il menù
senza considerare la erre di quel dolcissimo “splendore”.
“Ordiniamo?” aveva commentato Dieci seppellendosi dietro al
menù.
Mariacarla, sempre con quell’espressione
attonita/schifata/martire sul viso si era guardata intorno spaesata.
“Dov’è il maitre?” aveva chiesto sottovoce con estrema
educazione.
“Il metro?” era sbottato Scaturro aprendo bocca più o meno
per la prima volta “E che devi misurare?”
“La tua testa di cazzo!” aveva risposto prontamente
Vocetta1 nella testa di Verena, mentre Mariacarla posava un azzurro sguardo su
Scaturro, sorpresa che quel blocco di pietra lavica potesse parlare.
“Tu che prendi, Scat… Paco?” aveva rimediato con leggerezza
Verena mentre Oleana, pazientemente, spiegava a Mariacarla che in quel ristorante,
sfortunatamente, il maitre non c’era; sì, era una cosa gravissima, ma era anche
certa che la bottiglia di acqua naturalmente frizzante direttamente importata
dalla Svizzera a temperatura ambiente (della Svizzera), poteva chiederla al
cameriere senza dover per forza scomodare il proprietario dell’immobile.
Dunque, fu il momento di mangiare.
Scaturro aveva ordinato abbastanza tortellini in brodo da
sfamare l’intero equipaggio di un transatlantico; Dieci e Teo si erano
equamente divisi la stessa quantità di lasagne consumata dal
circolo “Compagni della Terza Età”; Mariacarla aveva chiesto
una Nicoise con germogli di valeriana, gherigli di noci brasiliane, avocado e
aloe vera, ma aveva dovuto ripiegare su una insalata mista lattuga e radicchio;
doverosamente impressionate, Oleana e Verena avevano invece optato per un
classico tigelle con affettato misto che avevano fatto appena in tempo ad
assaggiare prima che Teo, finite le lasagne, venisse a piluccare per “sentire
com’era il prosciutto da quelle parti”.
La conversazione era caduta tra il semimorto e il defunto
più o meno fino al dolce, quando Verena era rimasta col cucchiaino della sua
crema catalana a mezz’asta mentre Scaturro fagocitava in un botto una
quintalata di dolce al mascarpone. E fin lì, era andata ancora bene. Poi il suo
sguardo era caduto su Teo che assaporava con aria estatica piccole cucchiaiate
di zuppa inglese; a quel punto aveva cominciato ad agitarsi sulla sedia mentre
il calore le saliva gradatamente dal basso verso il viso, infiammandole le
guance come febbre.
“Soccia, che caldo che c’è qui dentro!” aveva pensato
cercando di guardare dovunque ma non Teo.
“E’ il connubio Ferri/cioccolata” aveva spiegato
Vocetta2 in tono saccente “Evidentemente qualcosa di difettoso nel tuo
cervello non riesce a supportare l’immagine di un finlandese alle prese con
prodotti dolciari e comincia a inviare impulsi impazziti alle ghiandole
endocrine fino a surriscaldarsi. E’ interessante, dovresti farti studiare.”
Considerazione piuttosto complicata e pericolosa, a ben
pensarci.
“Se divento Presidente del Consiglio mi devo ricordare di
far varare una legge che proibisca ai Ferri di mangiare cioccolato.” si era
limitata a pensare Verena affannata ed era a quel punto che Oleana era
magnanimamente accorsa in suo aiuto.
* * *
“Trovo molto bello che siamo tutti qui insieme stasera.”
sospirò Oleana con un convincente sguardo da chioccia coi suoi adorati pulcini.
“Io sono qui con il mio fidanzato.” specificò Mariacarla,
come se non fosse già più che ovvio che si sarebbe fatta tagliare le dita con
un tronchese piuttosto che passare il suo costosissimo e aristocratico tempo
con loro.
“Io sono qui perché Teo mi ha ricattato.” sottolineò Dieci
che fino a quel momento si era limitato a ringhiare verso Scaturro come un
mastino in calore.
“Io sono qui perché si mangia gratis.” biascicò Scaturro,
ancora alle prese con il dolce al mascarpone.
Oleana cercò solidarietà intorno con aria colpevole, ma
trovò Teo in pieno silenzio digestivo e Verena ancora affannata dagli ormoni in
circolo.
“Insomma” continuò coraggiosamente “Ci si può divertire lo
stesso…”
“In mezzo a tutta questa allegra gioventù?” domandò Dieci
velenoso “Il più giovane l’ho visto passare adesso col deambulatore, andava in
bagno a cambiarsi il sacchettino del catetere.”
“Se questo non ti va bene, perché non hai scelto tu un altro
ristorante?” si inalberò Teo.
“Perché a me non sarebbe mai passato per l’anticamera del
cervello di uscire a cena con l’equipaggio di Star Trek.”
“Chi non ha peccato scagli la prima pietra.”
“Ma sentilo… con tutte quelle che hai scagliato tu ci potrebbero
costruire un condominio!”
“Ehi, ragazzi” intervenne Oleana in fretta “Non c’è bisogno
di litigare! Ammetto che questo ambiente da INPS sia un po’ difficile da
digerire, ma tutto sommato non fa così schifo.”
“E’ vero” rincarò ironicamente la dose Verena, ripigliandosi
“Non scordiamoci che anche la vecchiaia ha le sue attrattive: il bingo al
giovedì sera, radio Maria ogni pomeriggio durante il lavoro a maglia, la
dentiera fresca di Polident alla mattina… non bisogna sottovalutare queste
perle.”
“Soprattutto se sono di Guttalax.” precisò Dieci.
“Che filosofo.” berciò Teo rabbuiato.
“Tutta questa filosofia mi blocca la digestione.” piagnucolò
Oleana affranta.
“A me fa venire sonno.” sbadigliò Mariacarla con estrema
raffinatezza.
“A me fa cagare.” inveì Scaturro che aveva capito si e no
quattro parole.
“Davvero?” ringhiò Verena già arrabbiata “A me invece la
filosofia fa l’effetto contrario. Anzi, sono certa che Nietzsche abbia scritto
“Così parlò Zarathustra” proprio durante un duraturo periodo di stitichezza.”
“E chi cazzo è Nicce?” si informò ruvidamente Scaturro.
“Il nuovo allenatore della Juve.” spiegò Oleana con estrema
serietà: si aspettava come minimo un fungo atomico (il connubio maschi/discorso
calcistico era notoriamente sempre esplosivo) o quanto meno un piccato commento
da parte di Scaturro, e invece fu la soave voce di Mariacarla a saltare su
all’improvviso.
“L’allenatore della Juventus si chiama Claudio Ranieri, non
Nicce; ha sostituito Deschamps l’estate scorsa. E comunque nemmeno Deschamps
era Nicce.”
L’ultima frase l’aveva aggiunta dopo una breve riflessione.
Sia Olena che Verena la guardarono come se avesse srotolato
bava fumante sul piatto di insalata mista davanti a lei.
“E tu come lo sai?” gracidò Scaturro sinceramente sconvolto.
“Mio padre è il legale della società sportiva” spiegò
Mariacarla con regale condiscendenza “Io e Luca andiamo spesso a vedere la
partita dalla tribuna d’onore. Ma lui non è che apprezzi molto il calcio, vero
amorino?”
Prima che Dieci potesse negare o confermare o ammazzarla per
quell’inopportuno “amorino” in pubblico, Scaturro emise un rutto di una tale
magnitudo che quasi guastò la messa in piega di Mariacarla. Mentre ancora erano
tutti paralizzati come se invece che un rutto Paco avesse piazzato lì in mezzo
una bomba al gas nervino, Verena schizzò in piedi.
“Andiamo.” ruggì poi afferrando Scaturro per un braccio e
trascinandolo in pista.
“Razza di stupido bovino da pascolo” ringhiò sottovoce
quando furono fuori dalla portata d’orecchio degli altri “Sarai grande come una
montagna e potrai anche darmele fino a centrifugarmi la faccia, ma qualcuno te
lo deve pur dire che il tuo comportamento a tavola fa senso!”
Scaturro fece per replicare, quando una coppia di arzilli
ballerini ultraottantenni gli piombò su un piede in una piroetta di valzer.
“Permesso!” gli strillò nell’orecchio il cavaliere e
Scaturro si spostò, urtando un’altra coppia.
“Stai attento, giovanotto!” lo rimproverò la nuova dama
prima di veleggiare via con grazia.
“Balliamo” sbuffò Verena piazzandosi con disinvoltura fra le
braccia di Scaturro “Questi mica scherzano: se interrompi la coreografia, ti
tirano una dentierata in testa.”
Preso in contropiede, Scaturro tacque e ubbidì: dopo pochi
secondi fu evidente che il suo concetto di ballare era anche meno che a livello
embrionale. Teneva Verena lontana per tutta la lunghezza delle braccia, rigide
come tronchi di sequoia, e provando a muovere i piedi urtò quattro coppie, si
beccò una lavata di capo da una mummia sputacchiante e incartapecorita e riuscì
a maciullare il piede di un ignaro ballerino solitario a centro pista.
“Te la cavi piuttosto bene” commentò ironica Verena “Se ti
vede la CIA brevetta di sicuro il tuo valzer come arma di sterminio di massa.”
“Vaffanculo” replicò piacevolmente Scaturro aggrottato “Tu
invece perché balli bene?”
“Perché ho un innato e meraviglioso senso del ritmo, mio
caro plantigrado. Ma torniamo a noi: questa dovrebbe essere una serata di relax
e di allegria, mi spieghi perché fai di tutto per cercare la rissa e farti
odiare?”
Scaturro, impegnato nella complessa operazione di girare su
se stesso senza buttare a terra un centinaio di pensionati intorno a lui, ci
mise un po’ a rispondere.
“Non lo so” sbuffò infine stranamente contrito “Ho sempre
fatto così.”
“Cafoni non ci si nasce” puntualizzò Verena acida “Non sei
obbligato a comportarti sempre come se vivessi nella tundra asiatica. Un po’ di
civiltà ti renderebbe non dico simpatico, ma almeno accettabile. Quel cazzo di rutto
che hai mollato prima, per esempio… oltre ad aver scatenato una tromba d’aria
modello monsone tropicale mi ha letteralmente sconvolto la povera Mariacarla.”
A quelle parole, con estrema sorpresa, Verena vide le
orecchie di Scaturro diventare di un cupo color mattone.
“Scu… ehm, mi dis… ehm… insomma, mica volevo sconvolgere
nessuno.” balbettò infine il giovane sempre più aggrottato.
Poi, con aria colpevole, lanciò uno sguardo verso i compagni
rimasti al tavolo: Oleana stava trascinando Dieci evidentemente riottoso verso
la pista mentre Teo gesticolava roseo e arruffato come una cocorita con quella
rarefatta statua di marmo di Mariacarla. Paco distolse subito lo sguardo, ma
Verena sentì un leggero pizzicore dietro la nuca.
“Guarda guarda guarda…” cinguettò esilarata Vocetta1 “Scaturro
che arrossisce… per Mariacarla della Mirandola SantaMariaAssuntaInCielo?”
Meravigliata, Verena ricordò che anche Scaturro aveva un
cuore: di roccia calcarea e fibre in poliuretano, ma pur sempre un cuore. “Odio
i tuoi occhi che mi guardano e non mi vedono mentre io vedo, vedo e non ti
guardo”…
Come dimenticare che Scaturro aveva scritto quella
meraviglia…?
“Mariacarla è una ragazza molto interessante, non trovi?”
buttò lì a bruciapelo, giusto per vedere la reazione.
Le orecchie di Scaturro arrivarono all’esatta temperatura di
fusione del piombo.
“Sì” bisbigliò il giovane senza guardare Verena in faccia
“Molto, molto interessante.”
Chissà perché, quel semplice commento infastidì Verena molto
più del dovuto. Non era giusto che quell’ermellino impagliato di Mariacarla
avesse tanti ammiratori. Già era ricca da vomito e bella come la pubblicità di
un fondotinta, in più era la fidanzata di Dieci. E Teo le diceva “sei uno
splendorre” con la sua erre struggente, così che a Verena veniva ancora più
voglia di raparle la sua preziosa chioma bionda e di darle fuoco capello per
capello. Ci mancavano solo le orecchie bordò di Scaturro per completare
l’opera.
“Perché non la inviti a ballare?” disse disinvolta indicando
col mento la coppia composta da Mariacarla e Dieci che volteggiava con estrema
dignità poco lontano da loro: forse avendo a che fare naso a naso con la
spocchia di Mariacarla, almeno quel celenterato di Scaturro sarebbe rinsavito.
Ma aveva sottovalutato la timidezza di Scaturro: le sue orecchie diventarono
color vinaccia e Verena sospettò che stessero fin per fumare.
“Non dire cazzate” ruggì il giovane aggressivo “Magari le
pesto i piedi o comincio a sudare…”
“E allora?” domandò Verena gelida, infuriandosi “Solo a me
vuoi concedere il privilegio di pestarmi i piedi inondarmi di sudore senza
farci una piega?”
Scaturro, ovviamente, non capì.
“Che vuoi dire…?”
Verena, stufa, lo strascinò volteggiando verso Mariacarla e
Dieci.
“Cambio di dama!” esclamò lanciando quasi Scaturro contro la
coppia. Più per schivare il meteorite che per altro, Dieci si scansò e Scaturro
prese Mariacarla al volo. L’espressione schifata della ragazza rinfrancò
abbastanza Verena da avvicinarsi a Dieci e iniziare a ballare con lui, pur
senza nemmeno guardarlo in faccia.
“E questa manovra cos’è?” le chiese lui con aria annoiata ma
anche vagamente divertita.
“Un esperimento geotermico” rispose Verena seriamente
“Volevo vedere se il vuoto assoluto del cervello di Mariacarla combinato allo
sterco di piccione nel cervello di Scaturro poteva innescare una reazione
chimica tale da far esplodere entrambi.”
“Mi sa che ti è andata male.” fece notare Dieci
piacevolmente indicando Mariacarla e Scaturro col mento.
I due, effettivamente, ancora non erano esplosi: lui si
spostava a destra e a sinistra con le gambe rigide come se indossasse scarponi
da sci, sudava come un maiale in graticola ed era concentratissimo nel
tentativo di non pestare i preziosi piedi di Mariacarla; lei deambulava soave e
leggera e sul viso aveva stampata un’espressione molto “oddio non posso credere
di stare davvero ballando con questo sottoprodotto umanoide”.
“Diamogli ancora un po’ di tempo” concesse Verena rassegnata
“Scaturro con un plié potrebbe sempre spezzarle il femore.”
“Quindi non dovrei essere geloso, secondo te?”
Verena fissò in viso Dieci sospettosa: cos’era quella, una
battuta di spirito?
“Non mi sembra che Scaturro ci stia provando con Mariacarla”
rispose lentamente “A parte il fatto che ci sono
lombrichi in grado di rimorchiare meglio di lui così a prescindere, il suo modo
di ballare non è esattamente quello di Justin Timberlake.”
“Suda come un arrosto di montone.”
constatò Dieci blandamente aggrottato.
“Di solito sudare non è un chiaro
sintomo di rimorchio.”
“Se lo dici tu che ne sai sicuramente
a pacchi di queste cose, sarà vero.”
La sua faccia palesemente
canzonatoria riuscì a irritare Verena.
“Credi di essere tu un esperto di
rimorchio?”
“Modestamente…”
“Ma sentilo!” si offese Vocetta1.
“Il fatto di avere fornicato
con qualsiasi specie vivente femminile sprovvista di piaghe purulente sparse
sul corpo non ti qualifica come esperto di rimorchio. Caso mai, ti qualifica
come biologo marino.”
“Ok, ho capito che mi odi” constatò Dieci freddamente “E in
più detesti Mariacarla, Scaturro, Otello e il 99% della progenie umana. Non ti
viene il sospetto di avere qualche problema di socializzazione?”
“Considerando che su questo pianetucolo siamo 6 miliardi di
individui, l’1% della specie umana che secondo te non odio ammonta a 6 milioni
di persone. Direi che come amicizie intime ne ho più che a sufficienza.”
Dieci sembrò momentaneamente senza parole e Verena si
sorprese a guardarlo in faccia. Era la prima volta che si trovavano così vicini
e il viso di Dieci risultava di una perfezione quasi snervante: il
caratteristico nasino impudente dei Ferri, gli occhi celesti dal taglio
orientale, le sopracciglia chiare e ben disegnate, i capelli biondissimi…
“Merda, s’è bello.” singhiozzò accorata Vocetta1.
“Sì, ma hai notato che non c’è nessun processo di surriscaldamento
in atto?” fece notare Vocetta2.
“Surriscaldamento?” mormorò Verena aggrottando le
sopracciglia.
Dieci la fissò sospettoso.
“Stai ancora sperando che Scaturro prenda fuoco
spontaneamente o stai proponendo il prossimo argomento di conversazione?”
“No, è che ti ho visto pensare.” rispose prontamente Verena
arrossendo.
Dieci, stranamente, le sorrise: un sorriso sghembo e
assolutamente accattivante che Verena non poté fare a meno di ricambiare.
“Sei diventata rossa” la informò piacevolmente Dieci “Stavi
meditando su qualcosa di erotico?”
“Quasi” rispose Vocetta1 “Non era un pensiero
completamente erotico perché mancava il componente cioccolato.”
“O forse perché mancava…”
“Cambio dama!” cinguettò di colpo una voce irruente
accompagnata da un irresistibile profumo di more.
NOTE DELL’AUTRICE:
Lauraroberta87: Ecco… ORA sì che mi sento una vecchia
ciabatta… cattiva, cattiva!! Tu sei traumatizzata perché non hai più l’1
davanti al numero dei tuoi anni? E io che tra un po’ arrivo a una elevazione a
potenza, che dovrei dire?!!?? Spero che questo capitolo e i prossimi siano
all’altezza delle vostre aspettative… mi mette ansia da prestazione sapere che
aspettate tutti nuove risate!! E se non sono abbastanza brava? E se quello che
scrivo fa schifo? E se mi tirate i pomodori marci….? Fammi sapere com’è andata
con psicologia, se sei abbastanza brava ti permetterò di studiare la mia
intricata e nobile malattia mentale!! P.S.: Non poso spoilerare, quindi non
dirò niente su Scaturro e Verena… he he he (vendetta dolce vendetta, così
impari a darmi della ciabatta!!!)
Suni: He he he, povero Scaturro… tutti a dargli
addosso… magari con le ceramiche è più delicato di me e te messe assieme (di me
di sicuro!). Ah, grazie per la spiegazione di “tricker”, ora sì che posso
andare in Inghilterra tranquilla!! Definizione perfetta per Teo, tra l’altro…
più che perfetta!! Baci baci, ciao!!
Kate91: San Aldo? Come quello abbinato a Giovanni e
Giacomo? Sai che mi ero presa quasi una mezza cottaper lui…? Adoro gli uomini
che fanno ridere. Adoro di più i figoni pazzeschi, ma siccome loro non adorano
me, ripiego… Ti mando un vagone di baci, saluti, abbracci e strizzate!! A
presto!
Piccola dea: Ooooh, che onore!! Del geniaccio ancora
non me lo aveva dato nessuno, grazie!!! Vè, divinatrice, se vedi che la cosa
funziona, assami qualche dritta sull’enalotto… sono talmente in bolletta che
sto seriamente pensando di vendere gli ovuli… La tua amica italo finlandese ha un
fratello?!?!? Urge documentazione fotografica, presto!! Comunque, anche io
adoravo Renzo, ma il poverello è talmente scemo che alla fine ti farà quasi
tenerezza… Lucia invece ancora adesso la prenderei a sberloni. E don Rodrigo,
secondo me, era un figone tenebroso! Così diventa molto più interessante la
storia, vero? Un abbraccio immenso anche a te, dolcezza mia!!
Krisma: Eh, beata te che ti sei sciroppata Jack
Sparrow sul divano… io, che sono mamma single, sto seriamente pensando alla
clonazione per poter fare tutto. Ma Johnny Depp è meglio che non lo guardo
troppo, mi scombina l’apparato e dopo chi ha più il tempo di rimetterlo a
posto…? Sei sempre troppo carina, grazie per i complimenti!! Io e Teo
ricambiamo i baci, ciao!!
Aurora: Ma lo sai che il tuo nome detto da Teo
potrebbe essere uno strumento erotico? Dovevo pensarci prima e chiamare Verena
come te… Effettivamente di bradipi non ne so molto, fortuna che ci sei tu a
catechizzarmi. Vengo a Londra a fine aprile, che ne dici di un caffè insieme?
Anche Londonlilyt abita lì, magari ci facciamo un minimeeting!!
Greta91: Ma ciao bellezza!! No, no, niente FBI per
favore, sono ancora qui!! Se poi viene la polizia e scopre i tre cadaveri che
tengo nel freezer, chi finisce poi la storia?!? Visto che il capitolo scorso ti
ho fatto aspettare, questo te lo pubblico con un giorno d’anticipo, contenta?
Bacini bacetti, grazie di tutto!!
Chocolate fairy girl: Ebbene sì… tutti insieme
appassionatamente! Ferri, Scaturro, MC e le due streghette (Olea + Vere) *
(na). Ho sfruttato la proprietà dissociativa, visto? Adesso però devi
dirmi le tue supposizioni, sono troppo curiosa!! E se ci hai beccato, vorrà
dire che la nostra fantasia ha lo stesso ceppo finlandese!! Tanti baci, a
presto!
Teo: Oh, Teo, mio adorato… rinfrescami la memoria, tu
ce l’hai o non ce l’hai la erre rotolosa? Se non ricordo male, ti mancava
l’occhio azzurro e il capello biondo, cosa su cui possiamo anche soprassedere,
l’importante è che tu abbia le stessa devozione dei Ferri per le docce… un
bacione fortissimo, ciao!!
Evan88: In una notte buia e tempestosa… ma dove
caspita vivi? In Transilvania? Se così fosse, mi ospiti questa estate per le
vacanze? Ho sempre sognato di visitare la Romania… Spero che il tuo raffreddore sia in via di guarigione, qui da noi ha decimato le popolazioni che è un
piacere!! Io, ovviamente immune, non mi sono nemmeno soffiata il naso. Non
ancora, almeno, ma con questa dichiarazione magari mi sono attirata addosso la
sfiga… ti farò sapere!! Un milione di grazie per i complimenti, fatti sentire!!
Kabubi: Ciao dolcezza!! Povero Scaturro… l’ho
demolito apposta, ma adesso mi fa un po’ pena. Ma la domanda che più mi preme
è: come fanno a non piacerti i malloreddus!!??!?! A proposito di sardi, anche
la mia amora adorata londonlilyt ha radici isolane, anche se adesso se la tira
e fa la cosmopolita a Londra (J) e
detiene il primato come risata più corroborante del globo! Davverop grazie per
la spiegazione di lol, adesso so cosa vuol dire!! Non di dormivo la notte….
Kokky: Oh, Teo… quante fan che ti stai facendo!! E te
credo, è vigliaccamente carino quel maledetto mezzo finlandese. La poesia, eh…
non posso dirti niente, è su di lei che verteranno tante cose, quindi non posso
fare spoiler. Grazie per i complimenti, non me li merito ma fanno sempre
piacere e alleggeriscono il mio devastante lunedì!! Baci baci
April: Aprrril carrrissima! Dio, quanto adoro le erre
di Teo… ma secondo te è normale sdilinquirsi per dei difetti di pronuncia? Devo
dirlo al mio medico che mi dia una cura o è meglio che faccia anche io una
Lista? Ricambio tutti baci, ma belle, a prrrresto!!
Londonlilyt: Carissima!! Amora, quando vieni a casa
mia se tu riesci a portare un biondino simil-Ferri, io porto il companatico…
Nutella, cioccolato bianco fuso, granella di nocciole, bastoncini di zucchero,
scaglie di grana, aceto balsamico, besciamella… quello che vuoi!! Oggi o domani
vengo sul forum, se il tecnico finisce di montarmi tutto!! Non vedo l’ora!!!!
Baci baciosi, a presto!! P.S.: a fine aprile quando vengo a Londra che tempo
fa? Posso osare la minigonna (devo pur tentare di rimorchiare un inglese,
almeno una volta nella vita!!!!) o devo scafandrarmi con la tuta da sci?
Bea_chan: He he he… sono felice che Teo sotto la
doccia abbia riscosso il tuo favore. Oh, allora anche tu sei una List-addicted?
E’ così divertente stilare liste inutili, sto seriamente pensando di proporlo
come metodo terapeutico… il mio psichiatra ha detto che è una grande idea, ma
ancora non vuole togliermi la camicia di forza… ehm!! E ora, l’angolo gastronomico:
no, non amo i Rodeo, ma vado pazza per i Bounty e i Mars delight. Sono più per
il dolce, con le schifezze…
Maharet: Shhhh! Non lo dire a nessuno chi è il Ferri
che fa diventare viola Verena!! Sembra che ancora non l’abbia capito nessuno…
manteniamo il segreto ancora per un po’! Effettivamente, anche io diventerei
color melanzana dovunque, se dovessi aver a che fare con un delizioso canarino
come Teo. Sembro tanto “take it easy”, ma in realtà sono una timidona… A
proposito, cosa caspita è il diritto pubblicitario?!?!
Roby: Eh, la mia componente calcistica, nonostante
tutto, è ancora forte. Ed essendo una che è riuscita a vedere sia i mondiali
dell’82 che quelli del 2006, direi che il pallone ce l’ho nel dna. Scaturro ed
Otello erano la mia “coppia a sorpresa”, così mi hai rovinato l’effetto
dirompente!! Adesso dovrò cambiare coppia… e chi ci metto? Verena con Tellu? Mi
toccherà cambiare rating… Oh, le cugine materne dei Ferri si chiamano Mukkara e
Kakkafiko, sono alte 1,85 cadauna, bionde, occhi cerulei, finlandesi al 100%,
belle da far schiattare ma vagamente soporifere. Se ne vuoi una, non hai che da
dirmelo, te la invio tramite DHL! Baci bacioni, ciao!!
Tartis: He he he… sei una delle poche che ha
osservato l’osservatrice (Oleana, per la cronaca!). In effetti stanno tutti
macchinando qualcosa, ma tra qualche capitolo vedrai che ingarbugliamento… mi
soto divertendo come una pazza a scriverlo!!! Tesoro, va bene tutto, ma sta
foto dei gemelli simil-Ferri la devi trovare. Assolutamente!! Oppure (ancora meglio)
mandami il due a farsi ammirare dal vivo, scrivimi via mail che ti mando
l’indirizzo a cui recapitare i due baldi giovani. Ma tu dov’è che abiti? Qui in
zona emiliana o in remoti angoli del globo? Ricambio i baci, a presto!!
ReaderNotViewer: Lo confesso: pur sentendomi “parte
in causa” col fatto che Brescello dista pochissimo da casa mia, non ho letto
niente di Guareschi. Mi devo vergognare? Secondo me sì. Se lo suggerisci tu,
deve essere per forza un grande… e con questa, mi hai beccato in fallo per
l’ennesima volta, facendomi sentire piccola e nera come una Calmiera! Adoro la
tua meravigliosa capacità di descrivere le cose, le fai sempre sembrare
migliori di quelle che sono. Hai mai pensato di darti alla politica? In attesa
di “vederti” assisa alla mia tavola, ti mando un vagone di baci!!!!
Rik Bisini: Mio carissimo, ancora grazie per la
dedica speciale sulla tua deliziosa one shot nelle cucine magiche… sono ancora
commossa e lusingata, mi sa che lo sarò ancora per un bel pezzo!! Per quanto
riguarda Geometrie, sono a spezzare una lancia a favore di quel poveraccio di
Scaturro. Lo sto disegnando di un’infamia unica, ma un po’ comincia a
dispiacermi per lui… in fondo è una mia creatura, non dovrei trattarlo così
male. Quindi, mi sa che qualcosa nell’aria cambierà… come dice Verena, la
catarsi con Scaturro!! Che si dice sul forum? Marzy si è fatta sentire? Ti
mando un milione di baci e di sentiti ringraziamenti: come sempre sei il primo
della Lista, che non è divertente come quella di Oleana, ma è la mia Lista
personale, e tu sei al primo posto!! Baci baci
Capitolo 15 *** Capitolo 14 : Come Fred e Ginger ***
Capitolo 14 : Come Fred e Ginger
Oleana Odescalchi ramo Riccobono stava in quel momento
realizzando uno dei suoi sogni più reconditi e segreti e, ovviamente, era al
settimo cielo. Stava infatti ballando con Teo Ferri, una delle metà del Fab
Duet che riempiva i suoi sogni erotici già dalla prima adolescenza; le mancava
farsi firmare un autografo sulle mutande da Orlando Bloom, imparare a fare surf
in Australia e copulare con l’altro gemello Ferri per concludere la lista dei
desideri e morire felice.
“Oleana?” chiese Teo mentre lei, spalmata completamente
contro di lui, chiudeva gli occhi estatica.
“Mmmm?”
“Non è che gentilmente potresti stringermi un po’ meno? Non
respiro molto bene così.”
Oleana gettò appena uno sguardo alla faccia ormai cianotica
di Teo, dedusse che non sarebbe stato carino stritolare un sogno erotico e
allentò di un millimetro la presa da boa constrictor.
“Hai visto che Mariacarla e Paco stanno ballando?” tentò di
distrarla Teo quando riuscì a ossigenarsi “Gesù, lui sembra davvero un orso
polare ammaestrato!”
Oleana aprì appena una fessura d’occhi per controllare la
situazione.
“Ci pensa madame della Mirandola a riequilibrare il Ph
aristocratico della coppia” commentò lapidaria “Scommetto che sta bruciando
dalla voglia di nebulizzare Paco di Eau de Dior. O di ficcargli uno zaffiro in
fronte.”
“Poveretta.” gorgogliò Teo, e una leggera inflessione
incerta nella sua voce fece riaprire le fessure d’occhi di Oleana.
“Cos’è quel tono?” si informò sospetta “Starai mica provando
compassione per la regina del Brunei!”
Teo spalancò gli occhioni innocenti e sembrò voler
rispondere con dovizia di particolari, ma poi il suo sguardo azzurro inciampò
in Verena e Dieci che ballavano e le parole non uscirono più. Oleana seguì il suo
sguardo incuriosita: accidenti, pensò rapita, quei due facevano proprio un
figurone insieme! Lei mora mora con quel capelli vaporosi e quel look da
zingarella che le donava particolarmente, lui biondo e bello come un Dio
vichingo, ballavano senza enfasi ma in perfetta empatia, guardandosi negli
occhi.
“Dieci sa ballare” gorgogliò Oleana piena di sacro rispetto
“Guarda come muove il… come si muove bene.”
Di nuovo, silenzio da parte di Teo. Evento più unico che
raro, meditò Oleana distratta dal ballo di Dieci.
“Sembrano Fred Astaire e Ginger Rogers” commentò poi
vagamente invidiosa “Strano che non si azzannino. Se non fossi certa che
sarebbe un’allucinazione, giurerei che stanno chiacchierando civilmente. E
comunque, dove cazzo ha imparato la Bassi a ballare il liscio?”
Teo non rispose: il suo sguardo civettuolo sembrava
stranamente fisso, incerto, quasi sorpreso e Oleana sentì le antenne che le si
rizzavano iniziando a vibrare impazzite.
“Che ti prende?” si informò affamata mentre Teo, quasi
involontariamente, continuava a fissare Dieci e Verena poco distanti.
“Luca sorride.” rispose Teo con una voce stranamente piatta
e monocorde.
“E?” si informò Oleana eccitata: “Oh oh oh!” pensò
modello Babbo Natale “Che succede di bello al canarino?!?”
“Sorride a Verena.” specificò Teo come se non fosse più che
ovvio; Oleana verificò di persona l’andazzo delle cose.
“Effettivamente sta sorridendo” ammise con leggerezza “Oh,
guarda! Quella roccia della Bassi non è nemmeno svenuta. Anzi, pare che ancora
sia in possesso delle proprie funzioni corporali, visto che sta sorridendo
anche lei.”
Fece appena in tempo a finire la frase che si trovò più o
meno lanciata contro alla coppia Dieci/Verena.
“Cambio di dama!” esclamò Teo a titolo informativo.
Dimostrando ottimi riflessi da sportivo, Dieci riuscì a
placcare Oleana al volo, facendola atterrare morbidamente sul suo petto e
schiantandole di netto qualsiasi cellula organica nella scatola cranica;
mentre loro rimanevano miracolosamente in piedi, Teo e
Verena si allontanarono leggiadri tra le coppie ammuffite che affollavano la
pista.
* * *
“Beh?” esordì Verena, ancora shockata dal rapido scambio di
cavaliere.
“Sono accorso prima che ho potuto” spiegò Teo vagamente
incerto “I miei sensi di ragno mi dicevano che tu e mio fratello stavate per
trasformarvi nei classici drago sputafuoco con donzelletta in pericolo. Luca,
naturalmente, sarebbe stato la donzelletta.”
“Devi far revisionare i tuoi sensi di bacarozzo” replicò
Verena aggrottandosi “Io e Dieci non stavamo affatto litigando.”
“Oh. Davvero. E di cosa parlavate?”
La voce di Teo non era più così cinguettante e la erre
arrotolata era marcatissima. Se ne accorse di colpo Verena quando sentì le dita
dei piedi che si arricciavano bruscamente dentro le ballerine.
“Parlavamo di… tecniche di rimorchio.” rispose incerta.
Perché d’un tratto aveva iniziato a sudare peggio di
Scaturro? Si sentiva i palmi delle mani umidi come se le avesse immerse in
un’acquasantiera!
“Cocca, stai ballando con Teo” la avvisò serenamente
Vocetta1 “Hai presente, no? Occhi color cielo… erre irresistibile… per forza
il tuo sistema endocrino va a farsi benedire.”
“C’è un caldo atomico qui dentro.” singhiozzò quasi mentre
qualcosa di rovente le bruciava la base della schiena. No, non era un lapillo
di lava: era la mano leggera di Teo che la guidava nella danza.
“E, vorrei far notare, ecco il surriscaldamento di cui
sopra!” strillò trionfante Vocetta2.
“Scaturro e Mariacarla.” rispose in fretta Verena.
Teo lanciò appena un’occhiata alla coppia che ancora ballava
al centro della pista.
“Paco balla con l’armonia di un tarantolato in astinenza da
psicofarmaci” constatò infine lapidario “Per tentare di rimorchiare avrebbe
bisogno come minimo di un insegnante di ballo. O di un esorcista. E tu dove hai
imparato?”
“Un compromesso con mia madre” sbuffò Verena con una smorfia
ben attenta a guardarsi i piedi “Quando abitavamo in Francia, ho dovuto
frequentare il corso di ballo per poter avere la tessera della biblioteca.”
“Preferivi la biblioteca al ballo?”
“Preferivo la biblioteca a qualsiasi cosa” ammise Verena
“Dovresti provare ad andarci anche tu. La biblioteca è un posto così
interessante! Ci sono i libri, i manuali, le figure…”
“E la parte interessante dov’è?”
“Beh, nella sezione fumetti puoi leggere vestito da Bat
Man.”
“Capisco. Allora non hai imparato a ballare per
rimorchiare.”
“Figurati. E voi Ferri?”
“Fu un’altra delle brillanti idee di quella sciroccata
finlandese di mamma” sorrise Teo “Dopo il periodo azzurro, entrò nel periodo
Broadway e ci obbligò a seguire lezioni di ballo per un anno. Devo dire che è
servito! Infatti è lì che ho imparato ad apprezzare la calzamaglia.”
“Tu balli benissimo.” scappò detto a Verena.
“E con questa, secondo la teoria ballo=rimorchio, mi
sembra che gli stai inviando un messaggio piuttosto esplicito!” la
rimproverò Vocetta1.
Verena arrossì come un gambero.
“Cioè, ballare ballare, non ballare nel senso rimorchiare…”
“Ecco, metti che se lo fosse scordato… così sì che
capisce il vero argomento di conversazione.” sogghignò Vocetta2.
Dio del cielo!
“No, cioè, mica voglio dire che tu… cioè, il rimorchiare non
c’entra assolutamente niente, ovvio…”
Gli occhi di Teo si animarono di celeste ironia quando si
accorse che le guance di Verena si erano deliziosamente colorate.
“Avevo capito” rispose divertito “Questo è chiaro come il
sole che non è il ballo da rimorchio. Vedi come la mano rimane ferma in zona
neutrale a centro schiena e come lascio abbastanza spazio tra noi da non
entrare mai in collisione con le tue tette? Il tipico ballo con la zia.”
“Vedo.” commentò Verena con la bocca secca.
E pensare che a lei già veniva un infarto così… Poi Teo,
inaspettatamente, cambiò ritmo e la avvicinò a sé con un movimento provocante.
“Il ballo da rimorchio è questo” spiegò accademico “Vedi?
Mano aperta e bassa sulla schiena, quasi a toccare il sedere, in modo da
costringere la dama a spalmarsi sul cavaliere come la Nutella su una fetta di pane. Movimenti lenti, solo col bacino. Testa chinata per parlarle
nell’orecchio sottovoce. Così, capito?”
Il corpo di Verena tra le braccia morbide di Teo aveva
raggiunto la stessa consistenza di un blocco di pietra sedimentaria.
“Capito.” gracidò dopo aver cercato invano di deglutire.
“Deve aver avuto un cazzo di maestro di ballo!”
sogghignò Vocetta2 completamente nel pallone “Comunque per curiosità,
chiedigli come mai un canarino semichecca come lui riesce a fare un ballo da
rimorchio così maledettamente plausibile.”
Teo, a sorpresa, le fece fare un mezzo casquet e Verena fu
costretta a cingergli il collo con le mani per non crollare a terra. I capelli
di Teo sulla nuca erano morbidi e asciutti, la pelle del suo collo compatta e
liscia.
“Lui non suda” fece notare Vocetta1 deliziata “Lui
è fresco e liscio e sa di more!”
“Rilassati” mormorò Teo al suo orecchio con aria vagamente
perplessa “Sei troppo rigida.”
Quante erre… Verena rabbrividì col cuore che saltava così in
alto da tentare un triplo avvitamento carpiato.
“Io non lo so fare il ballo da rimorchio.” rispose
bruscamente mentre Teo la riportava in posizione eretta e la sua mano risaliva
di qualche centimetro lungo la schiena, centuplicandone i brividini.
“A me sembra che tu lo sappia fare” sussurrò Teo svagato: le
guardava la bocca blandamente sorpreso, come se non si aspettasse di
vedergliela in mezzo alla faccia “Tu sai fare un sacco di cose, Verena cara.”
Il profumo del suo respiro era buonissimo, faceva venire
sete: Verena deglutì a secco annaspando alla ricerca di qualcosa da dire.
“Non è vero” balbettò piuttosto pateticamente “Non so
cambiare la cartuccia di inchiostro nella stampante.”
Aveva ancora le mani che gli circondavano il collo e pur
volendo, pur provandoci con tutte le sue forze, non riusciva a non guardargli
il naso: era bellissimo, dritto, petulante, malizioso… aveva voglia di dargli
un morso. No, in realtà, pensandoci bene, da così vicino, spassionatamente,
aveva voglia…
“… di baciarlo.” terminò serenamente Vocetta1.
Merda, no.
Non lei.
Non lui.
Non Verena Bassi.
Non Teo Ferri.
“Puoi togliermi quel cazzo di naso da davanti alla faccia?”
ringhiò di colpo Verena rendendosi conto di essere in apnea da almeno trenta
secondi.
“Come?” chiese Teo spalancando gli occhi turchini.
Verena fece per spiegare quando qualcuno mollò un pacca alla
schiena di Teo.
“Ehi, voi!”
Scaturro. Con la faccia rossa congestionata e l’espressione
feroce di un gallo da combattimento.
“Paco” esclamò Teo sbattendo rapido le ciglia “Che c’è?”
“Dobbiamo andare” spiegò Scaturro telegrafico “Sto per
vomitare.”
* * *
Alla fine risultò che il motivo di tanto spreco di liquidi
sudoriferi da parte di Scaturro era una probabile indigestione.
“Te lo credo” grugnì Verena mentre il gruppetto si dirigeva
verso l’uscita del locale “Se avessi mangiato io tutto il mascarpone che si è
ingoiato lui a quest’ora sarei in rianimazione con l’intestino ridotto in
poltiglia.”
Scaturro non rispose per ovvi motivi: era troppo impegnato
nel contenere la nausea per curarsi dei discorsi altrui. Il suo colorito
spaziava dal fragolina di bosco delle guance fino al giallo itterico della
fronte, passando per il viola melanzana del collo taurino; in poche parole, era
ridotto davvero da panico. Teo e Dieci gli camminavano a fianco, incerti nel
loro dovere maschile di difendere le dolci donzelle dal pericolo. Delle
donzelle in questione, Mariacarla, soavemente scandalizzata, marciava il più
lontano possibile, chiedendosi probabilmente come diavolo fosse finita a
passare la serata con quella volgare mandria bovina; Oleana fissava incuriosita
Scaturro che continuava tra l’altro a mandare esalazioni sudorifere di notevole
portata, forse sperando in una sua immediata e dolorosa dipartita; Verena,
bellamente indifferente ai problemi di stomaco di Scaturro, era ancora alle
prese con i propri endemici conflitti interiori. Il cuore stava appena appena
riprendendo un ritmo accettabile, ma ancora la mente era confusa e zoppicava
intorno a pensieri assurdi. Su Teo. Sul naso di Teo. Sulla bocca di Teo. “Su
quanto dovresti smettere di drogarti.” berciò Vocetta1 burbera.
“Eddai” sospirò invece Vocetta2 elettrizzata “Inutile
girarci intorno e rifiutarsi di vedere le cose come stanno. Quanto Teo è
vicino, qualcosa succede…”
“Dobbiamo portare Paco al pronto soccorso?” domandò Dieci
dubbioso.
“Non dire stronzate.” rispose Verena: il pepato commento era
per Vocetta2, ma venne universalmente associato alla richiesta di Dieci.
“Questo sta per vomitare il mar Caspio” fece notare Teo
guardingo “Forse sarebbe davvero il caso di portarlo all’ospedale.”
Qualche frammento di conversazione raggiunse il cervello
surriscaldato di Scaturro che si animò appena.
“Niente ospedale” gracidò tenendosi lo stomaco con le mani
“Portatemi a casa.”
“Ma sentilo” sbottò Oleana adombrandosi “Neanche fossimo nel
sequel del padrino! Bongo, nessuno ti ha sparato con una lupara e andare
all’ospedale non è un disonore per la famiglia: anzi, a giudicare dal colore
organico della tua faccia, una bella lavanda gastrica sarebbe proprio quello
che ti ci vuole.”
“Anche io voglio andare a casa” sospirò Mariacarla esausta
“Luca, per favore, potresti chiamare Oliviero?”
“Chi sarà mai Oliviero?” domandò sottovoce Oleana a Verena.
“Il suo mobiliere o il suo gastroenterologo personale.”
rispose convinta quest’ultima.
“E’ il suo autista” rettificò Teo col sorriso nella voce
“Ok, salite tutti in macchina che vi riporto a casa.”
Arrivati davanti alla Multipla color muffa, tutti quanti
assunsero lo stesso colorito cinereo di Scaturro.
“Guidi tu?” pigolò Oleana affranta rivolta a Teo.
“Forse è meglio se andiamo a piedi” propose Dieci
diplomatico “Casa nostra è qui vicino…”
“Dai, caccole, montate su.” tagliò corto Teo, tutto felice
di poter di nuovo applicare la sua vena artistica alla guida del veicolo.
Affranti e mogi mogi, i compagni obbedirono: Dieci non aveva
nemmeno finito di chiudere la portiera che Teo era partito in sgommata,
obbligando un’intera corsia di automobili a inchiodare sul posto e attirandosi
più anatemi di un arbitro durante un derby.
“Teo” lo blandì il gemello suadente “Non dobbiamo vincere la Parigi Dakar, quindi rilassati e vai tranquillo.”
“Ma se faccio appena gli 80!” si lamentò Teo sterzando
bruscamente a destra e mandando Verena a spiaccicarsi contro il finestrino.
“Siamo in centro abitato, non nella galleria del vento della
Ferrari!” berciò poi questa imbufalita.
“Io sto male.” mormorò Scaturro, con la faccia divenuta di
un bel grigio tortora uniforme.
“Teo, per favore, rallenta” supplicò Oleana allarmata
“Scaturro sta per aprire le cataratte…”
“Due minuti e ci siamo” spiegò Teo accelerando “A casa mamma
ha una tisana portentosamente infallibile contro la nausea.”
“Sarà meglio” berciò Dieci ansimando come una iena asmatica
“La tua guida ha fatto venire il voltastomaco anche a me!”
“Luca, ti prego.” gorgheggiò Mariacarla portandosi
drammaticamente un fazzolettino (marca: Gai Mattiolo) al naso.
“Sto male anche io.” gorgogliò Oleana portandosi una mano
alla bocca.
“Che cosa!?” sibilò Verena e l’amica le filtrò uno sguardo
di scuse tra la schiena di Scaturro e il seggiolino.
“Soffro di labirintite” spiegò sbiancando lentamente “E qui
dentro sembra di essere in un simulatore di volo acrobatico…”
“Io sto per vomitare.” annunciò Scaturro serenamente e tutti
lo guardarono come se avesse tirato fuori un’accetta insanguinata, poi Teo,
finalmente, raggiunse il vialetto di casa Ferri. Nessuno fece caso che fosse
praticamente su due ruote e che spazzò via dieci vasi di begonie al suo
passaggio; tutti uscirono dalla Multipla come se stesse per esplodere e
finalmente giunsero agli eventi che avrebbero portato alla degna conclusione di
quella allegra serata tra amici.
* * *
Successe tutto con la lenta e inesorabile fatalità dei film
horror di serie B: se non fosse stato così assurdo, sarebbe stato quasi comico…
ma nessuno aveva un granché voglia di scherzare, a quel punto.
“Il bagno è di là!” esclamò Teo spalancando la porta della
cucina, ma Scaturro aveva retto anche troppo: con una mossa quasi aggraziata
fece un profondo inchino alle begonie tracimate dalla Multipla e ci vomitò
sopra un getto di bile così potente da sembrare lo straripamento annuale del
Nilo.
“Gesù.” mormorò Dieci sbiancando di colpo e scomparendo
rapidamente nel corridoio.
“A me sembrava vomito.” annunciò allegramente Oleana prima di
aggrapparsi al lavello della cucina ed essere scossa da convulsi conati che le
squassarono il corpo.
“Ke succedde kui?” domandò Tellu Ferri accorrendo dal divano
del salotto su cui si era evidentemente appisolata; arrivò giusto in tempo per
assistere al grido accorato di Mariacarla della Mirandola Santogiacomo che
mimava in maniera piuttosto convincente l’agonia di un’eroina lirica.
“Mariacarla!” esalò Teo sbrinandosi dal gelo momentaneo che
l’aveva assalito: si mosse giusto in tempo per placcare la caduta di
Mariacarla, che, in piena fase di svenimento post traumatico, stava venendo giù
come un pino svedese abbattuto dal boscaiolo.
“Pahus!” esclamò Tellu spalancando gli occhi “Ke statte
faccendo nella mia kucinna?”
Verena, l’unica rimasta in piedi apparentemente indenne,
stava per rispondere… ma aveva fatto i conti senza l’oste. Lui, il Terminator
della famiglia Ferri; lui, il suo acerrimo nemico; lui, il waffeggiatore per
antonomasia; Otello il Terribile, senza nemmeno tentare un waffeggio, arrivò
trottando dal salotto, la individuò al centro della stanza e partì come un
razzo puntando ai suoi talloni da mordere come una bussola punta al nord.
Verena, rapidamente, fece in tempo a elaborare le seguenti considerazioni:
1) Quella sera indossava ballerine basse non gli anfibi con
la punta d’acciaio rinforzata
2) Benché Otello fosse grande poco più che a livello
microbico, era comunque seriamente intenzionato a fare del male anche con quei
due stuzzicadenti che si ritrovava per denti.
3) Ci mancava solo la scena di lei azzannata da un topocane
perché in quella stanza si raggiungesse l’apoteosi del surrealismo tanto da far
andare in estasi mistica Dalì e tutta la sua progenie
4) Doveva darsela a gambe al più presto
Con lo scatto felino di un ghepardo, un po’ intralciato
dalla gonnellona da zingara, Verena, inseguita da Otello, si lanciò nel
corridoio dal quale, intuì solo in ultimo, stava giungendo rapidamente
qualcuno; senza pensarci troppo su, prese la rincorsa e volò a occhi chiusi in
braccio al malcapitato, pregando che questi fosse in grado di reggere il suo
peso e di non troncargli le ossa.
“Ehi!” disse il povero figuro quando Verena gli atterrò
addosso con la delicatezza di un treno merci: indietreggiò di un passo ma
miracolosamente rimase in piedi con Verena aggrappata al collo e Otello che
abbaiava furioso ai suoi piedi saltellando frustrato.
Verena, capito di aver scampato il pericolo, aprì timorosa
un occhio e lo incrociò con quello del suo salvatore; era un occhio azzurro
circondato da palpebre pesanti piene di rughette divertite.
“Una bella ragazza che mi si butta fra le braccia in piena
notte” gorgogliò il tizio con una profonda e piacevole voce “E’ il mio regalo
di Natale in anticipo o ho vinto qualcosa al Super Enalotto?”
“Ehm.” tossicchiò imbarazzata Verena ben appollaiata fra le
sue braccia: aprendo anche l’altro occhio vide che il tizio a cui era finita
addosso era un signore di mezza età, basso e tracagnotto con radi capelli
arruffati, una faccia brutta da fermare un orologio e un irresistibile sorriso
simpatico. Un orribile intuizione le attraversò il cervello, fulminandoglielo.
“Il signor Ferri?” alitò sperando in cuor suo che quel tizio
fosse chiunque… il giardiniere, l’elettricista, anche l’autista Oliviero tanto
atteso, ma non il padre di Teo.
“In carne e muscoli guizzanti” rispose invece il signor
Ferri aprendosi in un sorriso abbagliante “E di grazia, chi ho il piacere di
palpeggiare involontariamente?”
“Verena Bassi” rispose la ragazza affranta “Quella dalla
clava.” aggiunse poi con aria definitivamente sconfitta.
“Oh, certo!” si illuminò il signor Ferri che, in un batter
d’occhio, sembrò aver capito tutto “Senti, non che sia un dispiacere tenerti in
braccio, sia chiaro, ma ho appena visto un mio figlio passarmi davanti a razzo
per correre ad amoreggiare con la tazza del water, e da come strilla l’altro
mio figlio in cucina mi sa che non stia esattamente infornando i biscotti,
quindi la domanda sorge spontanea: Verena cara, sai mica dirmi che sta
succedendo?”
NOTE DELL’AUTRICE:
Suni: Dolcezza!! Sono felice di risentirti, e la
corte dei miracoli si aggrega a darti il bentornata, condita da un entusiastico
rutto di Scaturro. La soave e divina leggerezza di Teo sta colpendo a tappeto
un po’ tutte, vedo: comincio a essere gelosa!! Ma tu non avevi già il ragazzo…?
Sempre bellissimo risponderti, fatti viva! Baci dovunque!!
April: Aprril carra! Grazie che mi fai sembrare
normale, almeno finchè leggo le tue risposte. Anche tu parli con gli oggetti?
Io vivo in simbiosi con: 1° la mia automobile, che si becca tanti di quegli
insulti che se potesse mi sbalzerebbe fuori dall’abitacolo tutte le volte che
salgo; 2° il ferro da stiro, che siccome odio stirare immaginati tu … 3° il mio
computer, che sta facendo sciopero per ovvi motivi, ecc ecc ecc! Quindi, o siamo
pazze tutte e due, o… dici che sia o?
Kate91: Le vocette di Verena non sono che una sparuta
rappresentanza delle MIE vocette. Ci parlo a voce alta, ci litigo, ogni tanto
racconto loro anche qualche barzelletta: se non sono da internamento coatto
così… sempre grazie infinite per i complimenti, mi rendono davvero felice! J Ricambio gli abbracci con entusiasmo, a
presto!
Teo: Tesoro!! In che senso non hai problemi con la
erre rotolante? Nel senso che ce l’hai o nel senso che non ce l’hai? Per quanto
riguarda le grasse risate (da dove viene? Se mi dici di non chiedertelo, lo sai
che te lo chiedo!), spero di scatenarne a quintali, sappimi dire!! Baci sparsi,
a presto…
__ Miriel __: Ma buongiorno!! Ma benvenuta!! Ma
grazie!! Ok, finiti i convenevoli di rito, passiamo alle cose serie!! I
complimenti a Verena (con la E non con la A) me li becco io, in quanto la
ragazza non è che un proseguo della mia labile psiche. Per quanto riguarda l’arduo
quesito “Teo o Dieci?”, devo dire che ero partita in parità, ma adesso il mio
favore va a lui, al canarino frou frou… Teo, quanto sei dolce! Certo, Dieci
mica lo buttiamo via, ne! Ringrazio di nuovo sentitamente per i complimenti,
sei un tesoro! A presto, vero?
Krisma: Mio piccolo fiore di loto! Sono felice che i
capitoli che sforno divertendomi come una pazza a ficcare i miei protagonisti
nelle situazioni più assurde accolgano il Vs augusto favore. Effettivamente,
Dieci si è un po’ sbrinato nei confronti di Verena… poco, molto poco, a dire il
vero. Vocetta1 e Vocetta2 ringraziano sentitamente per l’ammirazione dimostrata
e ti aspettano alla prossima!!
Piccola dea: Effettivamente, i Ferri Bros. mi sono
usciti piuttosto bene. Colpa dei miei sogni perversi, mi sa: c’è un cancanaio di
ragazzetti alti e biondi, giù di lì, sapessi che festini che ci facciamo!!
Povero il tuo computer semimorto, gli posso mandare un mazzo di garofani col
bigliettino di pronta guarigione? Ricambio gli abbracci alla Hulk, che sembrano
interessanti, e ti aspetto prossimamente su queste reti!!
Marzy: Abbella!!!! Non vedo l’ora che arrivi, ti sto
preparando una serata canterina che ti tramortirà per un mese a fila!! Poi però
il giorno dopo mi aiuti ad apparecchiare… salutami lo scoiattolo, picciridda, a
presto!!
Maharet: Ah, così ti interessi di Rocco Siffredi!
Effettivamente, mi hanno detto che è notevole (mi hanno detto, eh, non lo
conosco biblicamente: io guardo gli scoiattoli…). Anche secondo me Teo è
adorabile: quasi come te!! Baciotti, smack!
Lauraroberta87: Oddio, la ciabattite patologicamente psicopatica…
se pensi che la abbino a schizofrenia, deliri e allucinazioni, mettiamo su un
bel quadro clinico!! E poi, non mi dai nemmeno la soddisfazione di potermi
drogare a ragion veduta, cattiva!! Ma che braaava, hai preso 27 all’esame! Sono
fiera di te!! Disegna una mano contro il muro poi sbattici due o tre volte una
spalla contro, così fai finta che io sia lì a farti pat pat! Una cosa da
chiederti: addominalistica…?!? Cosa vuol dire?
Greta91: Effettivamente, Dio esiste: abita sullo
stesso pianerottolo e anche se non si vede mai abbi fede, c’è! Mariacarla della
MirandolaLaudatoSiaOmioSignor, che ridere!!!! Posso usarlo in uno dei prossimi
capitoli? Allora, i cadaveri nel freezer: un testimone di Geova (mi ha beccato
male un sabato mattina che ero ancora a letto…), un postino (è stato un errore,
credevo fosse un altro testimone di Geova) e mia sorella Paola, che mi aveva
fatto incazzare frugando nel mio armadio… baciotti ricambiati, a presto!!
Kyaelys: I vecchietti del ristorante sono rtimasti
sconvolti dal ballo (?) di Scaturro, quello sì. Le battute di Verena e co.
spesso sono riprese dalla vita normale… ho la fortuna di avere amici et
colleghi molto fantasiosi e ricchi di spunti divertenti!! Niente ceppi
finlandesi, però, non chiedetemelo… Autobus noleggiato, quando partiamo?!?
Bea_chan: Anche il tuo psichiatra scrive liste?
Il mio non fa altro, non è che è lo stesso? Tu in che casa di cura sei
internata? Sta a vedere che siamo vicine di letto… sta a vedere che siamo la
stessa persona!!!! Ma no, visto che a te piace il salato e a me il dolce… Così,
anche tu hai una guida sciolta? Io sembro una pazza e la mia Getz è ampiamente
conosciuta da cani e gatti del vicinato… Bacione a te, bellezza!!
Londonlilyt: Ah ah, Dieci e Verena che non cooperano
è una definizione troppo azzeccata, posso usarla?!? Non vedo l’ora che vieni,
così ti sottopongo tutti i miei quesiti su Londra (tipo: se a pranzo siamo in
quella zona lì, dove possiamo mangiare senza lasciarci un brano di pelle
sanguinolenta? In quale pub possiamo prendere una birra rifacendosi gli occhi
col barista e lasciando le bambine fuori legate a un palo col guinzaglio? Dove
e come fare la Oyster Card? Quante caccole si possono tirare addosso a una
guardia a Buckhingham Palace prima che ti arrestino? Cose così, insomma…).
Davvero la mini me la posso mettere lo stesso…?
Kabubi: Eh, io invece amo la pasta… solo che ne posso
mangiare poca perché lievito come un panettone solo ad annusarla! Allora , il
look di Dieci è uno street molto personalizzato, non propriamente emo, ma forse
un po’ dark sì. Lol lo trovavo su internet? E perché non me lo avete mai
detto?!?!?
Saraj: Adesso però ti tocca spiegare Genesi, Esodo e
Deuterenomio dell’origine del tuo nome… Saaaaara-i. Però prima vai a fare pipì
(con i nostri ringraziamenti alla tua vescica per aver resistito alla
lettura!!). Ancora grazie, bacini bacetti!!
Kiss: Ma grazie!! Spero allora di fare sempre meglio,
i capitoli che sto scrivendo adesso (sono al 18…) sono esilaranti, mi sto
divertendo come una pazza! Ancora grazie per le belle parole, Teo si inchina
modello Jack Sparrow ai tuoi sentiti complimenti…
Roby: Vedi che alla fine dimostri di avere anche tu
il tuo bel neuroncino? Quasi intatto e usato solo negli anni bisestili, ma c’è.
Perché? Perché preferisci le italiane!! Bravo ragazzo. L’oca firmata ne sa poco
anche di calcio, tranquillo. Non vado a inquinare il Sacro Argomento con la
messa in piega di MC…Teo è un maschio, come fa a capire qualcosa? La genetica
non mente. Ehm. Ti mando un vagone di baci, a presto!
Kokky: Eh…. Carro carro Teo, stai facendo strage e
rovina tra le recensitici (?!!?): ma perché non esisti?!? Grazie per i
complimenti, sono ufficialmente arrossita!! Non me li merito, ma continua pure,
è così apprezzabile leggerli…
Tartis: Oleana, che macchina e fa liste, è il mio
alter ego preferito: è così sciroccata che le faccio dire tutto quello che mi
passa per la testa… è così divertente!! Per il resto, quel gran pezzo di manz…
ehm, quel tronco di pin… ehm, quel bel ragazzo che mi hai mandato per foto è
stato eletto il Marco Ferri nr.1 e se davvero ha un gemello, mi sa che sto
ceppo finlandese lo facciamo diventare un bel boschetto!!! A presto, baci baci!
Rik Bisini: Mio carissimo!! Se tutto va bene, con questo
capitolo dovremmo superare le duecento recensioni, e scusate se è poco!!! Per
una originale ancora in fase di scrittura è davvero un traguardo apprezzabile,
almeno per questa povera autrice che comincia a pensare di scrivere stronzate
(e fin lì non ci piove) almeno un pochino apprezzabili. Senti, adesso che posso
venire sul forum verrò più spesso, ma voi come vi siete organizzati? Io sabato
sera sono a Bologna a prendere Marzy alla stazione, poi ce ne andiamo a
mangiare la pizza in un bar karaoke (così tramortisco subito la povera
sorrentina e chi s’è visto s’è visto) e al mattino sveglia alle 6 che Asia deve
andare a una gara di sci (da sola, ma la devo accompagnare a prendere il
pullman… quindi, telefonerò a TUTTI perché condividando quel momento con me).
Chi si aggrega?!? Baci sparsi, a presto!!
Recensione di Krisma, fatta il 30/01/2008 - 06:50PM sul capitolo 15:
Capitolo 14 : Come Fred e Ginger - Anonima
Capitolo 15 : Primi soccorsi
Anche il signor Ferri la chiamava Verena cara: doveva essere
un tara genetica ereditaria. E comunque qualcosa di lui dovevano pur averlo
preso i suoi diamantiferi figli, visto che l’aspetto fisico algido e leggiadro
derivava di sicuro dalla mamma e non da questo semignomo panciuto. Comunque… da
dove partire con le spiegazioni?
“Credo che ci sia qualche problemino gastrico in atto nelle
moltitudini.” disse incerta e il signor Ferri azzardò uno sguardo curioso in
cucina.
“Santo cielo” chiocciò sempre con quell’espressione
tranquilla e divertita sul viso “Se li vede Dario Argento, una bella scrittura
per il suo prossimo film non gliela leva nessuno!”
Verena tentò un sorriso imbarazzato anche se in quel momento
avrebbe preferito sprofondare oltre la crosta terrestre pur di non essere lì in
quel momento: il signor Ferri, invece, sembrava tranquillamente a proprio agio
come se fosse assiso in poltrona a fumarsi un sigaro invece che con cinquanta
chili vestiti da zingara sul groppone.
“Senta, ehm… non vorrei infierire oltre sulla doppia ernia
lombare che le ho fatto sicuramente uscire, quindi se vuole mettermi giù…”
“Dovrò fare anche questa” sospirò il signor Ferri a
malincuore “Prima però devo neutralizzare Otello. Tu, toporagno, fila a cuccia.
Nopea, heti!”
Otello, al suono della voce del signor Ferri, smise
magicamente di waffeggiare e trottò via, ringhiando di evidente frustrazione.
“Che gli ha detto?” domandò Verena incantata mentre il
signor Ferri la deponeva gentilmente a terra.
“Due stronzate finlandesi… quel microbo non capisce altro”
grugnì lui “E meno male che almeno lui non ha vomitato, di solito basta un
niente e dà di stomaco sul parquet. Bene, e ora vediamo che succede qui!”
Entrò in cucina e si piazzò a gambe larghe e mani posate sui
fianchi sogghignando perversamente.
“Allora?” esclamò con voce chiara e sonora “La piantate
tutti di spargere la vostra bile in casa mia?!?”
“Karro, non sei di nessun aiutto kossì” lo rimproverò Tellu
che era accorsa a prestare aiuto a Oleana “Devvono avverre mangiatto qualkossa
di avariatto. Vai a vederre komme sta il raggazzo di fuorri.”
“C’è uno anche fuori?” domandò il signor Ferri meravigliato
“E che fa?”
“Concima le begonie” spiegò telegrafico Teo “Verena, se non
stai per spruzzare anche tu, dammi una mano con Mariacarla, non è esattamente
un fuscello da reggere a peso morto.”
Verena accorse in suo aiuto, trattenendo a stento una risata
isterica: armeggiando con le lunghe gambe di Mariacarla chissà come le rimase
in mano il tacco della sua scarpa destra.
“Merda secca!” gracidò fissando orripilata il tacco come se
si fosse di colpo trasformato in un arto strappato e sanguinolento “Le Jimmy
Choo di Mariacarla!”
Il suo sguardo era completamente costernato e Teo dovette
mordersi la lingua per non scoppiare a riderle in faccia.
“Davvero sai chi è Jimmy Choo?” non si trattenne dal
chiederle.
“Certo che no” rispose Verena aggrottandosi “L’ha nominato
Mariacarla e Oleana mi ha catechizzato quando le ho chiesto se era il suo
giardiniere coreano. Comunque, Mariacarla ne ha parlato con rispetto, e per
meritarsi il rispetto di Mariacarla questo tacco deve costare tanto come un
panfilo carenato d’oro!”
“Le aggiustiamo dopo con l’Attack” decise sbrigativo Teo
“Ora prendila per i piedi!”
“Dove la portiamo?” chiese Verena infilandosi il tacco in
tasca per non perderlo “Il divano l’ha già occupato tua madre con Oleana.”
“Camera mia.” decise Teo e strisciando e grugnendo
(Mariacarla pesava come un maledetto elefante, pensò Verena estasiata)
riuscirono a buttare la giovane sul letto disfatto di Teo.
“Diamine” ansimò Verena senza fiato “O io mi sto rammollendo
o Mariacarla ha le ossa di piombo: pesa come un macigno!”
“Colpa delle Jimmy Choo amputate” spiegò allora Teo “Dopo
aver salassato il portafoglio, salassano anche le forze umane.”
“Come la kryptonite per Superman?”
“Sì, ma solo se non sei stato morso da un ragno
radioattivo.”
I due si scambiarono un ghigno serafico e rimasero un attimo
in silenzio a riprendere fiato, uno di fronte all’altro sopra al corpo immoto
di Mariacarla: la consapevolezza di essere a pochi centimetri da Teo, in
completa balia del suo profumo di more, colpì Verena quasi come uno schiaffo in
pieno viso.
Alla luce soffusa della lampada di Batman (evidente
residuato bellico d’infanzia) i capelli sparati di Teo erano di un biondo quasi
lunare e i suoi occhi splendevano come gemme; “Questo stronzetto dal ceppo
finlandese dovrebbe vergognarsi”berciò sostenuta Vocetta1 “Scommetto che
nella Cee è illegale essere così fighi senza porto d’armi!”
Verena sospettò che Vocetta1 avesse ragione perchè guardando
Teo qualcosa di profondo le smosse gli organi interni e le riempì il corpo di
bucature di spillo. Inoltre, come se la sua sanità mentale non fosse già
abbastanza in crisi così, la voce suadente di Madonna iniziò magicamente a canticchiarle
nella testa “I’m crazy for you”, come a suggerire qualcosa che non doveva
essere detto.
“Dì la verità” gorgogliò d’improvviso Teo come per spezzare
un silenzio pesante “Sei stata tu ad avvelenare il mascarpone, vero?”
Verena ci mise un po’ a rispondere: si era incagliata
intorno al naso arricciato di Teo e né Vocetta1 né Vocetta2 avevano la forza di
produrre un pensiero cosciente. Madonna l’aveva abbandonata e assurdamente,
nell’aere vuoto della sua coscienza si sentiva solo Samantha Fox che ansimava
“Touch me” accompagnata da un sintetizzatore.
“Mi hai beccata” rispose in fretta dopo una pausa di una
lunghezza imbarazzante “La tentazione di eliminare Dieci, Mariacarla e Scaturro
in un colpo solo era troppo forte.”
“E se crepava anche Oleana?” chiese Teo chinandosi
leggermente verso di lei in una irresistibile posa vezzosa.
“Un piccolo dazio che avrei pagato volentieri.” disse Verena
, ma non era ben conscia di rispondere: sull’orlo della follia, si era messa a
contare le ciglia di Teo mentre la voce di Boy George le cantava “Do you really
want to hurt me” nel cervello. Doveva essere l’effetto mascarpone, pensò
svagata, magari conteneva un virus aerobico…
“Scommetto che ti dispiace non aver portato a cena anche
Otello.” continuò salottiero Teo, e se Verena fosse stata almeno un poco
presente avrebbe notato un certo strano impaccio anche in lui.
“Otello a cena.” mormorò invece, giusto per dire qualcosa.
Teo le stava guardando di nuovo la bocca: incredibile come
un semplice sguardo innocente fosse capace di scatenarle un tale movimento
tellurico di emozioni (con colonna sonora di Elton John che cantava “Blue eyes”
in sottofondo). Passò un lungo momento silenzioso, denso come melassa e
bruciante come una lingua di fuoco: Verena non era mai stata consapevole come
in quel momento della capacità delle proprie mani di produrre sudore.
“Non dovresti farlo.” sospirò alla fine Teo, piuttosto
lentamente.
Verena non provò nemmeno a capire di cosa stesse parlando.
“No, non dovrei.”
“Allora smettila.” chiese lui stranamente serio.
Smetterla? Verena tentò di districarsi dalle sabbie mobili
degli occhi turchini di Teo, ma si incagliò di nuovo sul suo naso e i Village
People iniziarono a strillarle “Macho man” nel cervelletto.
“Di odiare Otello?” chiese sottovoce con aria stranita.
“Che c’entra Otello?”
Aveva corrugato la fronte dubbioso, cosa che scatenò nella
testa di Verena “Tainted love” nella versione remix dei Ramones. “Adesso
basta” sentenziò Vocetta1 con piglio deciso “Piantala di delirare con le
hits anni 80 e cerca di ragionare a filo!”
“Ho detto Otello?” gracidò Verena annaspando “Ehm, volevo
dire Oleana. Anzi, Oliviero l’autista mobiliere. Hai notato quanti nomi che
iniziano per O che ci sono?”
La fronte di Teo si spianò mentre un radioso sorriso gli
stirava le labbra: ci sarebbero voluti gli occhiali da sole per guardarlo,
pensò Verena abbagliata rispondendo al sorriso.
“Tu sei completamente fuori di cotenna.” la informò Teo
piacevolmente.
“Parla quello sano di mente” rispose lei con la voce ancora
tremolante “Se spiffero in giro che ascolti Masini vedi chi dei due internano
prima.”
“Proprio pazza come una mucca col morbo” ribadì Teo
semiserio “E a volte sei più acida dell’acido acetico. Sempre incazzosa e
sospettosa come una faina. Eppure…”
Sembrò tentennare e Verena trattenne il fiato, il cuore in
gola come se fosse sull’orlo di un precipizio: poi Teo, con un gesto quasi
timido, alzò un dito e le sfiorò la guancia, leggero come un’ala di farfalla.
Per reazione, l’intero concerto live dei Queen a Wembley si scatenò nella testa
di Verena, assordante come ci fosse Freddy Mercury a strillarle nell’orecchio.
“Lo ammetto” sospirò Teo quasi a malincuore “Quelle fossette
quando ridi sono un incanto, Verena cara.”
Ci fu un attimo dove il cuore di Verena smise di battere e
credere di non capire diventò assurdamente impossibile.
“A questo punto è inutile girarci intorno.” cedette
Vocetta1 affranta.
“No.” decise Verena allarmata, ma Vocetta1 non ne
voleva proprio sapere di tacere.
“Ammettilo, dai: profumo di more+erre
rotolosa+occhio celeste=angina pectoris in fase terminale… non hai nessun
scampo, povera Verrena carra.”
“No.” ripeté Verena tra sé e sé scattando in piedi
davanti a Teo come se fosse caricata a molla.
“Beh?” chiese lui guardandola da sotto in su con quei suoi
maledettissimi occhi maliziosi “Hai deciso anche tu di innaffiare le begonie?”
“Certo che è proprio uno stronzo” borbottò Vocetta2
sostenuta “Lui e le sue battutine a pera. Lui e i suoi sorrisi cinguettosi.
Lui e la sua merdosa amicizia senza intenzioni romantiche!”
“Vado a prendere dell’acqua.” decise Verena aggressiva:
doveva allontanarsi da Teo immediatamente, il mefitico contagio di quel suo
dannato profumo di more le stava distruggendo la capacità di respirare
autonomamente.
“Per chi?”
“Per Mariacarla.”
“Perché?”
“E io che cazzo ne so?” si stizzì Verena “Nei film si va
sempre a prendere dell’acqua, no? Ci si farà due abluzioni quando si sveglia.”
“Ok. Vengo con te.”
Teo le saltellò incontro e Verena quasi zompò in piedi sulla
sedia, neanche fosse arrivato Otello con intenzioni omicide.
“Non ti avvicinare!” gli ordinò puntandogli contro un dito
accusatorio e Teo si fermò incrociando le braccia sul petto.
“Guarda che non ho vomitato come tutti gli altri e sono
ragionevolmente sicuro di non puzzare.”
“Va là che lo sappiamo” sospirò tristemente Vocetta2
“E’ esattamente per questo motivo che non ti vogliamo vicino. Comunque è
chiaro come il sole che sei idiota quanto bello, dannato canarino farfalloso.”
“Tu comunque stammi lontano.” ringhiò Verena con voce
vagamente isterica.
“Verena cara…” iniziò Teo e lei venne attraversata da una
scossa convulsa.
“Non dire Verena cara!” strillò “Anzi, non dire niente di
niente!”
“Sei una pericolosa psicopatica, sai?” la informò Teo offeso
“Dovrebbero darti dei sedativi e rinchiuderti in un istituto a fare origami di
carta di riso!”
“Ti ho detto di chiudere il becco!” ordinò Verena saltando
giù dalla sedia sempre col dito puntato contro di lui modello baionetta “E guai
a te se ti avvicini anche solo alla Nutella!”
Detto ciò, girò i tacchi e marciò via seguita dallo sguardo
perplesso di Teo che nemmeno tentò di capirci dentro qualcosa.
* * *
Verena e Teo arrivarono in cucina, dove la situazione
sembrava tornata più o meno sotto controllo: Oleana era stesa sul divano in
salotto con una pezzuola bagnata sulla fronte, il colorito variabile di
un’aurora boreale sul viso e Tellu Ferri che le teneva amorevolmente la mano;
Dieci gemeva e brontolava trascinatosi dal bagno a una sedia della cucina,
forse non in forma smagliante ma decisamente ancora vivo; Scaturro era seduto
anche lui al tavolo, aveva smesso di sudare e papà Ferri gli porgeva un
bicchierone colmo di effervescente Brioschi con il gesto lungo di chi (sia ben
chiaro) non presta troppa confidenza a chi gli vomita sulle begonie senza
essersi prima presentato.
“Ehilà, signorina con la clava!” accennò il signor Ferri
quando vide arrivare Verena “Sul fronte occidentale qual è la stima delle
vittime?”
“Non male” rispose Verena a tono (la faccia del signor Ferri
era troppo simpatica per resistere all’impulso di stare al gioco) “Fin’ora
l’unico disperso è il cervello di Teo, ma mi hanno detto che manca all’appello
da anni, ormai…”
“Oh oh oh, che simpatica” berciò Teo aggrottandosi “Ha
parlato la collezionista di tacchi Jimmy Choo.”
“Nopea, heti!” chiocciò il signor Ferri, esattamente come
aveva fatto con Otello “Verena cara, visto che sei l’unica con del sale in
zucca, dimmi: la causa di tutto questo spargimento di succhi gastrici è per
caso la guida da pirata del mio sciagurato figlio minore?”
“Certo che no!” strillò di nuovo Teo con voce acutissima.
“Non del tutto” ammise Verena a malincuore “Anche se la
guida di Teo ha dato sicuramente il colpo di grazia. Sospetto che la vera causa
sia nel mascarpone del ristorante: Scaturro, quello più danneggiato, ne ha
fagocitato una betoniera intera, ma l’hanno mangiato anche Dieci, Oleana e
Mariacarla: io e Teo siamo gli unici che hanno mangiato qualcosa di diverso e
siamo anche gli unici che non hanno vomitato.”
“Perché ancora Teo non si è guardato allo specchio” spiegò
Dieci velenoso riemergendo dalla sua momentanea prostrazione “Quando si accorge
che gli è colato il trucco, vedi te come dà di stomaco!”
“Continuate pure su questo tono!” borbottò oltraggiato Teo
mentre Verena si apprestava a versare l’acqua in un bicchiere “Siete proprio
germogli della stessa cacca, voi altri. Ops! Volevo dire pianta.”
“Rilassati, cucciolo” lo rimproverò il signor Ferri col viso
pieno di rughette divertite “Stiamo solo socializzando con la tua ragazza.”
A Verena scappò di mano la bottiglia che rovesciò acqua sul
pavimento.
“Lei non è la mia ragazza.” specificò Teo precipitosamente e
il signor Ferri assistette in religioso silenzio a un evento unico e mistico,
raro e imprevisto come una visione ultraterrena: Teo arrossì.
“Ci mancherebbe” gorgogliò piacevolmente la voce di Dieci
che si era perso l’evento miracoloso “Mi torna la nausea solo a pensarci.”
Il signor Ferri fece una faccia spaesata.
“Ma io pensavo…”
“Pensavi sbagliato” tagliò corto bruscamente Teo senza
guardare nessuno “Noi siamo amici senza ormoni. Vero, Verena cara?”
“Certo.” rispose Verena, troppo impegnata ad asciugare il
pavimento e a non farsi spezzare il cuore da tutte quelle erre per alzare lo
sguardo da terra.
“Certo un cazzo” berciò Vocetta1 arrabbiata “Lui ovviamente
con tutti i suoi farfallamenti non produce ormoni, visto che nemmeno suda, ma
tu ne generi camion su camion solo a sentire le sue dannatissime erre!”
“Però questa è una cosa che non si saprà mai e poi mai in
giro.” decise Verena risoluta.
“Etanti saluti alle fossette che sono un incanto.”
sospirò Vocetta2 funerea.
“Sarai mica la ragazza di questo qui?” mormorò intanto a
fior di labbra il signor Ferri indicando Scaturro (ancora catatonico) con il
dito.
“Lo ridica e assisterà a un nuovo show vomitifero” borbottò
Verena alzandosi in piedi “Stavolta senza mascarpone, però.”
“Quindi non sei la ragazza di nessuno?” si informò il signor
Ferri e sempre per colpa di Gudrun la governante tedesca, Verena non poté
mandarlo a quel paese, anche se la tentazione era forte.
“No.” rispose ferocemente.
“Ma allo zoo ha una lunga fila di pretendenti.” terminò
Dieci con fiacca ironia.
“Se sei single devo assolutamente offrirti in svendita uno
dei miei figli” propose il signor Ferri ignorandolo bellamente “Ne ho tre ed
esteticamente sono piuttosto decorativi… sai, hanno ereditato la mia
travolgente bellezza latina.”
“Vedo.” sorrise Verena mentre Teo alzava rassegnato gli
occhi al cielo.
“Caratterialmente sono interessanti come merluzzi surgelati
e non puoi parlarci senza prima attaccare l’USB a un disco rigido esterno, ma
se li metti sul comò con un bel centrino di pizzo sotto, la loro porca figura
la fanno. Certo, Luca è un po’ musone…”
“Davvero il conte Dracula è un musone?” si vendicò Verena
spalancando in faccia a Dieci due occhioni innocenti “Non l’avrei mai detto.”
“In realtà è un gran timidone. Fortuna che non ha mai dovuto
cercarsi una ragazza, non avrebbe avuto il coraggio di attaccare bottone per
primo.”
Verena non si permise di dissentire, ma bastarono gli
scettici sguardi identici dei gemelli per confermare la sua perplessità.
“La ringrazio molto” disse però con voce educata “Ma
purtroppo devo declinare l’offerta: sono allergica ai timidoni.”
“Allora è lo shock anafilattico a farti sempre sembrare
cerebrolesa?” si informò Dieci interessato, beccandosi uno scappellotto sulla
nuca dal padre.
“Taci, stronzetto” gli ordinò severamente “Devi scusarlo,
Verena cara, insieme al mascarpone avrà vomitato anche la buona educazione che
Tellu e io gli abbiamo ampiamente fornito. Comunque, non ho finito con le
offerte! C’è Marco, il maggiore. Alto, atletico, sa parlare, leggere e fare di
conto, ma forse è un po’ grandicello per te. E poi credo che abbia già un
centinaio di fidanzate.”
“Enrikko, non farre figuracce” lo interruppe Tellu entrando
in cucina con aria di rimprovero “Marko non ha nessunna fidanzatta . E’ Lukka
quello ke ha la fidanzatta. La kualle, vorrei rikordarre, è di là sul letto di
Teo, svenutta e solla.”
L’informazione non sembrò sconvolgere né Dieci, ancora
semidisteso sul tavolo, né Teo, che si era infilato quatto quatto dentro al
frigo e che si stava silenziosamente ingozzando di formaggio a cubetti.
“Aspetta, ho ancora Teo da esibire” continuò imperterrito il
signor Ferri “Va bene che siete amici senza ormoni ma magari, per fare contento
il vecchio padre malato, un pensierino potresti anche farlo. Certo, quelle
camicie sono un bell’handicap…”
“Enrikko….” ringhiò Tellu minacciosa.
“Papà…” mormorò Teo senza guardare nessuno.
“Ehm…” gorgogliò Verena con la gola asciuttissima: nemmeno
si era ripresa dal colpo al cuore di poco prima, una nuova extrasistole non
giovava di certo al suo povero apparato circolatorio.
“Che c’è?! Non posso nemmeno dire la mia opinione?! Questa
ragazza è troppo forte per lasciarsela scappare così! Se non fossi già occupato
mi proporrei io, e senza dover aspettare che mio padre mi facesse da
imbonitore!”
“Enrikko!”
“Papà!”
“Ehm!”
“Waff!”
“Che c’è?!?”
“Tu sei un kafonne koi fiokki, karro signor Ferri” decise
Tellu bellicosa “Basta kon kuesti diskorsi: kui tutti hanno bisognno di una
bella tisanna.”
“Io allora vado a darmi una lavata” decise Dieci alzandosi
in piedi “Se combinate qualche matrimonio nel frattempo, fatemi un fischio.”
“Vengo anche io” si affrettò a seguirlo Teo stando ben
attento a non incrociare lo sguardo di Verena “Mi sento tutto appiccicaticcio…”
“E’ la tua imbecillità che ti cola fuori da tutti i pori.”
lo informò Dieci mentre si allontanavano affiancati verso il bagno. Verena
rimase in piedi guardandosi attentamente la punta delle scarpe, chiedendosi
perché si sentisse così dolorante dappertutto e sperando con tutto il cuore che
quella serata orribile avesse finalmente un termine.
“Tu” berciò Tellu incattivita rivolta al marito “Per
punizionne per esserti komportatto kome una savusilakka, te ne vai a metterre a
posto le begonnie in giardinno.”
Il signor Ferri fece una buffa smorfia da cucciolo.
“Ma Tellu…”
“Nopea, heti!” rispose la moglie implacabile e il signor
Ferri si ingobbì e si trascinò rassegnato verso il giardino.
“Devvi skusarlo” disse poi a Verena con voce molto dolce
tirando fuori un pentolino “In fondo è un bravuommo. Per kuanto possa esserre
bravvo un esemplarre di tippiko maskio italianno, natturalmente.”
“Non fa niente” rispose Verena simulando una noncuranza che
non provava “Prima gli ho praticamente spaccato la colonna vertebrale, era
giusto che si vendicasse. E poi gli hai detto che è una savusilakka… non ho
idea di cosa sia, ma il suono è così rivoltante che mi sembra una punizione più
che sufficiente.”
Tellu si girò verso di lei e il suo viso si aprì in un
sorriso complice e sincero, così simile a quello di Teo che Verena non poté
fare a meno di ricambiarlo col cuore che perdeva dolorosamente un paio di
colpi.
“Mio maritto ha ragionne” le confidò Tellu sottovoce “Sei
davverro forte, Verenna karra. E adesso, dammi un konsiglio: per primma kossa
devvo kiamarre la guardia meddika, denunciarre il ristorrante per
avvelennamento o prepararre kuella kavolo di tisanna per i morribondi?”
NOTE DELL’AUTRICE:
Amori miei!! Vista la meravigliosa pioggia di recensioni,
tra cui quella di DrummyDream che è nientemeno che la mia piccola pampina, la
mia progenie, il sangue del mio sangue… che però non ha ancora l’età per
leggere Geometrie, e che quindi non si beccherà questo commento… comunque, dove
eravamo? Ah, sì!! Visto la joia che mi avete donato sorpassando el 200
recensioni, ho deciso di festeggiare pubblicando in anticipo, così per sta
settimana mi becco doppia dose di droga… un bacio a tutti, grazie a tutti voi!!!
Elfie
Krisma: Mia diletta!! Anche io vi amo sempre di più,
ogni recensione è una dose di droga, sono una tossica, salvatemiiii! Eh,
Mariacarla non può ancora spairre, mi serve viva per un paio di cosette: mi
piacerebbe sapere cosa ne pensi dopo questo capitolo….
Lady Alice: Ma graaaazie per i complimenti, sono
sempre meravigliosamente ben accetti!! Visto che brava a postare prima…?
Lauraroberta87: Intanto, un grazie doppio anche per
la recensione a OPB: che dirti, sono lusingata e felice di aver scritto
qualcosa che ti ha fatto sorridere! Ma dimmi, o mia meravigliosa psicologa in
divenire, cos’è che ti mancava nella scena con Teo e Verena…? Anche io ti amo
tanto, sei un tesoro (anche se mi hai chiamato vecchia ciabatta, non credere
che mi scordi…).
Suni: Mia carissima… le tue recensioni sono così
sentite che mi commuovono. E il tuo miraggio dei futuri figli di Teo e Verena è
assolutamente paradisiaco!! Vai così, meravigliosamente imperfetta: anche io
adoro te, ogni centimetro quadro! Grazie per la mancata denuncia, te ne sarò
grata in eterno!
Greta91: Sia chiaro, io non discrimino nessun per
religione, razza, sesso o gusti del gelato… ma chi mi sveglia all’alba
strombazzando con il campanello, catalizza tutto il mio odio, chiunque esso
sia! E i TdG purtroppo hanno sto viziaccio. Sbaciuzzi bavosi anche a te,
tesoro!!
Evan88: Se fosse possibile essere sempre la “fata
buona” che tira su il morale in una giornata nera, avrei realizzato tutti i
miei sogni!! Sai che figata scriverlo sulla carta d’identità? Grazie a voi
tutti, che illuminate sempre la mia di giornate con le Vs recensioni, smack!!
Kate91: La famiglia Ferri mi è uscita davvero piena
di personaggi affascinanti… il signor Ferri, epr esempio, è davvero un mito! Ah,
Tellu ti aspetta (tu e i tuoi bacilli influenzali) armata di tisana… sicura di
voler andare?
Maharet: Come faccioa rendere bene i movimenti
ormonali? Beh, magari qualche esperienzina diretta… di movimenti, eh, non di
biondazzi finlandesi. Peccato, avrei preferito i secondi e farei volentieri a
meno dei primi. In culo alla balena per la tesi, studia!! Baci baci
Kyaelys: Bene, allora è deciso: partiamo nel week
end! Solo che sciropparci tutte quelle ore di pullman fino alla Finlandia ci
vengono su due fiocchi… facciamo un pit stop in Germania, così mollo lì mia
figlia alla ricerca dei suoi amati Tokio Hotel? Uhm… siccome piacciono anche a
me, c’è il caso che mi accampi lì… azz, lo so che sono giovani, ma sono così
carini!! Scusa eh, ma che vuol dire “No caminetto mio del mensola sulla
impagliato benissimo Othello...starebbe E>”… sinceramente, non ho capito!
ReaderNotViewer: Oddio, quanto ho riso delle tue
definizioni… lo ammetto, sono ammirata dalla tua capacità di cogliere con una sola
parola l’essenza scatenante dell’ironia. Come la tua MiniReader; come il tuo
notare l’insalata di Mariacarla. Insomma, sei un portento. Ti bacio tutta, e
sempre grazie per le tue parole, sai che se vengono da te per me valgono doppio!
_Miriel_: Tutto questo… l’ho scatenato io? Mi fai
sentire in colpa!! Ma sono anche tanto lusingata, diciamoci la verità: leggere
delle vostre emozioni è bellissimo, mi esalta ogni giorno di più! Quindi, non
smettere di schifarti e ridere e scrivermi, mi raccomando!! Baci baci
Teo: Oddio Oddio!! Ce l’hai davvero la erre
rotolante?!? Ma io ti amo!! Da vera mentecatta in fase delirante, adoro i
difetti di pronuncia, se non sono troppo marcati: una esse un po’ sibilante,
una erre rotolosa… e mi trasformo come Wanda quando sente parlare russo!! Quindi,
tesoro, quando mi mandi un file MP3 con la registrazione della famosa frase:
trentatre trentini entrarono a Trento ecc ecc ecc?
Tartis: Che bello che bello, davvero ti ho fatta
ridere? Ogni capitolo tremo, mi apsetto sempre che qualcuno mi dica “stai
scrivendo talmente tante stronzate che le fogne non ti bastano più…”. Foto del
fratellino piccolo 24enne (gnam!)? Sempre biondo e bonazzo come il bros
maggiore? Facci sapere…
Kabubi: Amore!! Anche io tua fan!! Ma dove si deve
vedere una scrittrice fan delle sue fan? Ebbene, per me è così: siete la mia
droga, non abbandonatemi!! Baci da Teo *.*
Roby: He he he, la guida di Teo è la proiezione del
mio inconscio!! Anche io sono un po’, ehm, sportiva nella guida, d’altronde
abito vicino alla fabbrica delle Ferrari… saranno le poveri sottili nell’aria…
ho amato alla follia gli spuntoni retrattili, posso usarli nella storia…? Baci
dovunque
Saraj: Sssshhht! Ti prego, non dire niente!! Aspetta
il fatidico momento della rivelazione!! Comunque, sia il neuropsichiatria che l’esorcista
non fanno mai male: tieni i loro nr. di cellulare sotto mano, non si sa mai…Tanti
baci devoti anche a te, piccirilla!
Londonlilyt: Che ho fumato…? Ma lo sai che ho smesso?
Mi faccio ancora le pere, ma il fumo no, che schifo… Effettivamente, mi
sembrava di aver un po’ esagerato con tutto quel vomito! Tigella gigante
promessa in arrivo visto che sei la tenutaria della DUECENTESIMA RECENSIONE!!! WOW!!!!
Nainai: Gesù… io e Pennac (il mio idolo) nella stessa
frase… zono komozza!! Beh, che dire, grazie: il dovere mio è ringraziare voi, perché
senza la carica che mi danno le Vs recensioni, non sarei mai così motivata a
scrivere. Un besito!!
Rik Bisini: Sono perversa, lo so. Mi piace ribaltare
le carte in tavola e passare dalla canasta al poker, non so se mi spiego. Bella
la tua teoria del transfer… e molto azzeccata!! Come sempre intuisci tutto un
passo avanti… solito vagone di baci, sempre solitamente sentiti!! A presto!!
Kokky: Che ne dici dell’ennesimo ribaltamento sul
fronte Verena/Teo…? Mai dare niente per scontato, eh!! Sempre grazie per i
complimenti, Salutini e bacini
Marzy: Movimento Aiuto Vomitate Begonie? Cos’è un
movimento in sardo? Tranquilla, Tellu non si sconvolge per così poco. E nemmeno
io!! Ti aspetto a braccia aperte, stellina mia! A presto!
Il quarto d’ora successivo fu per tutti piuttosto gradevole:
mentre Verena faceva la crocerossina e aiutava Oleana e Scaturro a sorbire una
improba brodaglia marroncina che Tellu aveva catalogato come tisana, la feroce
finlandese si era armata di telefono e con il piglio deciso di un vichingo
aveva telefonato al ristorante per denunciare l’avvelenamento. Il suo colorito
accento scandinavo che insultava in italiano mentre Otello waffeggiava in
sottofondo risultarono essere una delle scene più divertenti e surreali a cui
Verena avesse mai assistito. Alla fine, Tellu spuntò una cena gratis in
risarcimento, riattaccò vittoriosa e cominciò il giro di telefonate per
informare i genitori degli altri ragazzi. Il signor Ferri, dopo aver rimediato
il più possibile al danno ecologico inferto da Scaturro alle sue begonie, era
rientrato in cucina e se ne stava con le mani in tasca e l’aria pensosa a
osservare di nascosto Verena che passava da Scaturro e Oleana seguita dai
ringhi ammonitori di Otello. Quando finalmente Tellu ripose il telefono, il
marito le si avvicinò e le parlò sottovoce.
“Che ne pensi?” chiese con aria da cospiratore.
“Di ke kossa?” rispose la moglie sospettosa “Delle begonnie
o del maskarponne?”
“Di Verena. E’ carina da morire.”
“Se la vuoi prenderre komme konkubinna fai purre.”
“Davvero posso? Non è ancora minorenne?”
“Enrikko!”
“Dai che scherzavo. Pensavo che è piuttosto strano che sia
entrata così facilmente in casa nostra. Mariacarla ci ha messo mesi, e prima di
lei c’era stata solo quella tizia di quarta liceo che dava a Teo lezioni di
anatomia. Beato lui. Comunque non ho mai visto un gran viavai di femmine, qui.
Soprattutto invitate da Teo.”
“Lukka e Matteo non sonno poi kossì divversi” rispose Tellu
senza sbottonarsi troppo “Tutti e due hanno gusti un po’ difficcilli e danno
konfiddenza sollo a ki konnoskono benne.”
“Appunto. Cosa ci fa allora qui una tizia che conoscono si e
no da due giorni?”
“Devvo mandarla via?”
“Certo che no! Sono così felice che Teo abbia una ragazza
che volevo offrire un brindisi, se non fossero stati tutti in fase di vomito.”
“Verenna non è la raggazza di Teo.” specificò Tellu neutra.
“Non ancora” ammise il signor Ferri “Ma quei due non sono
solo amici.”
“E a te ki te lo dicce?”
“Il mio infallibile e italico fiuto” rispose il signor Ferri
altezzoso “Tu sarai anche finlandese e bionda e bella ed ecologica, ma hai la
sensibilità emozionale di un pinguino. C’è del feeling elettrico tra Teo e
Verena, queste cose un padre latino le sente subito. Lui non l’ho mai visto
così agitato come in questi giorni e lei… lei lo ha baciato prima ancora di
chiedergli il nome, no?”
“E tu komme fai a saperlo?”
“Ho i miei informatori.” glissò il signor Ferri sibillino.
“Komunkue non vuol dirre niente. E tu non fikkanasarre nella
vitta privatta dei tuoi figli, kiarro?”
“Perché, vuoi farlo solo tu?”
Senza attendere risposta, il signor Ferri si allontanò dalla
moglie e si avvicinò a Verena con una tazza fumante in mano.
“Verena cara, perché non porti una tazza di tisana a quei
due cerebrolesi dei gemelli? Se hanno finito di lavarsi e non si sono disciolti
nell’acqua farà loro solo bene.”
* * *
“Ooooh, adesso si che mi sento meglio.” gorgogliò Dieci
lasciandosi avvolgere dall’acqua calda della doccia. Teo, in piedi davanti allo
specchio del bagno appannato dal vapore, non rispose con la solita sequela di
battutine stupide: se ne stava con la faccia seria a fissare la sua immagine
nebulosa e notando come fosse drammatica la sua somiglianza con il gemello in
quel momento. Chiunque li avrebbe confusi l’uno per l’altro, come era sempre
successo fin da piccoli. Eppure, nonostante fossero perfettamente identici,
alla lunga tutte le ragazze avevano sempre preferito Luca a Teo. Non che la
cosa lo avesse mai disturbato più di tanto: Dio, c’era stata Matilde in quinta
elementare… Che rabbia, quella volta. E quante botte che si erano dati: forse
per la prima volta, le aveva prese anche Dieci! Ma poi ognuno di loro si era
fatto la sua vita e fino a quel momento non era più successo che si pestassero
i piedi. Fino a quel momento.
Finché che non era arrivata lei. Da allora tutto era
cambiato.
“Che casino.” mormorò Teo alla sua immagine riflessa.
“Cos’hai detto?” domandò Dieci con la voce attutita dallo
scroscio dell’acqua.
“Ti ho chiesto perché non affoghi.” rispose Teo truce a voce
più alta.
La testa bagnata di Dieci sbucò da dietro il vetro
scorrevole.
“Che simpaticone” commentò altezzoso “Ti ha morso la
tarantola o hai anche tu un po’ di mascarpone da scaricare?”
“Perché ce l’hai ancora tanto con Verena?” lo spiazzò Teo
girandosi bruscamente a guardarlo.
“E questo che cazzo c’entra?” domandò meravigliato il
gemello.
“Niente di niente, ma voglio saperlo.”
Dieci ci mise un po’ a rispondere, i begli occhi blu
abbassati dalla sorpresa. Stava meditando che evidentemente Teo ci teneva
davvero a quell’aspide, se continuava a parlargliene ogni secondo. E doveva
ammetterlo, litigare con Verena e subire le sue battutine al vetriolo era
davvero divertente. Inoltre era un’ottima ballerina e a ben pensarci era anche
carina. No, più che carina. Insomma, ok, era uno schianto, ma questo non aveva
davvero importanza, giusto?
“Io non ce l’ho con lei” rispose alla fine lentamente “Il
fatto che battibecchiamo sempre è un po’ il nostro modo di fare; io non lo faccio
di sicuro con cattiveria, e nemmeno lei, suppongo. Lei è… una tipa piuttosto
interessante.”
Interessante, meditò Teo. Beh, era una buona cosa, no? Ci
aveva sperato tanto che Dieci e Verena si trovassero interessanti… no?
“Bene.” mormorò a corto di idee.
Assurdo: se era quello che voleva, perché si sentiva così
confuso?
“Vado a vestirmi.” decise bruscamente girando le spalle a
Dieci che rimase a guardarlo perplesso mentre usciva dal bagno.
* * *
Teo, ancora corrucciato, entrò in punta di piedi in camera,
cercando di fare poco rumore per non svegliare Mariacarla che dormiva ancora
assisa sul letto con lo stesso leggiadro abbandono della principessa Aurora
punta dall’arcolaio avvelenato. Ma sul parquet della stanza gli zoccoli da
bagno finlandesi regalati dai nonni materni fecero un baccano d’inferno peggio
di una comitiva di ballerini di flamenco: Mariacarla si mosse lamentandosi
debolmente e aprì gli occhi proprio mentre Teo le transitava davanti, col cuore
in gola e la faccia colpevole.
“Ehm, ciao.” le disse Teo velocemente; avrebbe aggiunto
anche qualcos’altro, ma un improvviso e inaspettato sorriso dolcissimo di
Mariacarla lo ammutolì.
“Ciao tesoro” mormorò con voce flebile allungando una mano
verso di lui “Che mi è successo?”
Tesoro, pensò Teo interdetto mentre automaticamente prendeva
la mano di Mariacarla: ovvio che lo aveva scambiato per il gemello. Di nuovo!
Va beh lo svenimento e la luce soffusa… Ovvio che si era sbagliata. Ovvio che
doveva spiegare a Mariacarla chi era. Ovvio…
“Sei svenuta” rispose a voce molto bassa “Come stai adesso?”
Mariacarla chiuse gli occhi e ispirò a fondo.
“Meglio” rispose riaprendoli con un sorriso mesto “E gli
altri?”
“Meglio.” gorgogliò Teo col cuore in gola: gli si era
inceppato qualcosa dentro, e non era solo la sua solita logorrea. Da una parte
sapeva perfettamente di dover dire a Mariacarla chi era, dall’altra… dall’altra
c’era la mano di Mariacarla nella sua e il suo sguardo innamorato.
Una competizione assolutamente impari, a dire la verità.
Gli faceva troppo effetto lo sguardo di Mariacarla su di sé
con quell’espressione… senza la solita alterigia, senza il solito sottile
fastidio ma solo con quell’azzurro indifeso, spalancato, fiducioso.
“Hai… vuoi un po’ d’acqua?” tentennò Teo incerto; c’era
sempre la questione della sua maledetta erre di mezzo, accidenti!
“No” sospirò Mariacarla “Lo stomaco va molto meglio. Dimmi
solo che non ho vomitato anche io come quel bifolco ammorbante di Scaturro,
morirei di vergogna!”
“Non hai vomitato” rispose Teo con un piccolo sorriso “Sei
solo svenuta.”
“Meno male” chiocciò Mariacarla sollevata. Svenire andava
bene, era decisamente più aristocratico che vomitare sulle begonie.
“Nella caduta un tacco delle Jimmy Choo è deceduto.” mentì
Teo segnandosi mentalmente di farsi ringraziare da Verena, e Mariacarla fece
una smorfia di dolore.
“Perfetto” borbottò “Chissà che faccia ha fatto miss
candeggina quando sono svenuta: sarà schiattata dalla gioia.”
“Miss… chi?”
Che domanda inutile…
“L’amichetta di Teo” rispose Mariacarla con evidente fastidio
nella voce “Verena l’anticonformista. Verena dal look alternativo. Verena la
contestatrice. Verena che mi guarda sempre come se fossi un soprammobile fuori
moda. Quella lì, insomma. Lo sai che mi odia.”
Teo rimase più o meno interdetto sul posto.
“Ma no che non ti odia.” disse in fretta: meno male che non
aveva raccontato a Mariacarla del tacco delle Jimmy Choo… Comunque, sapeva di
non essere sincero: Verena e Mariacarla erano decisamente incompatibili e lo
sapevano tutti.
“Sì invece” ribadì Mariacarla socchiudendo di nuovo gli
occhi “Ma la cosa non mi disturba affatto.”
La disturbava, invece, era evidente: come era evidente che
non l’avrebbe disturbata così tanto se Verena non fosse stata così tosta.
“Sei gelosa di lei?” buttò lì Teo provocatorio e Mariacarla
arrossì.
“Io… gelosa?” esclamò scandalizzata “E di cosa? Dei suoi
vestiti di gomma… delle sue battutine al curaro… della sua spocchia
proletaria?”
Mentiva platealmente! Era gelosa marcia, constatò
meravigliato Teo: Mariacarla, con il suo nome altisonante, le sue gambe
chilometriche, i suoi capelli biondi, con i suoi soldi e la sua raffinatezza,
era davvero gelosa di Verena Bassi, nessun ramo aggiunto!!
“Ammetti che in fondo ha stile.” gorgogliò Teo, ancora
tramortito dalla sorpresa.
“Stile?”
Come se non fosse già abbastanza sconcertato, Mariacarla
spiazzò del tutto Teo quando il suo sguardo altezzoso si sfaldò di colpo,
trasformandosi in quello di un cucciolo ferito e indifeso.
“Io lo ammetto” mormorò con una vocetta liquida e commovente
“Stasera con quella gonna ridicola era davvero graziosa. E balla maledettamente
bene. Ma a te non piace, vero?”
Quasi lo supplicava. E aspettava una risposta,
evidentemente.
“Ricordati che non sta parlando con te” ammonì una
voce severa come quella del grillo parlante nella testa di Teo “Non ti
compromettere, non dire niente, non fare niente, non respirare nemmeno se non
vuoi cacciarti nei guai!”
Ma Teo non era mai stato bravo ad ascoltare le vocette
interiori, meno che meno i grilli parlanti.
“A me piaci tu.” rispose sottovoce con sincerità.
Ecco, l’aveva detto. L’aveva fatto davvero, buttando
finalmente fuori quello che si teneva dentro segretamente da mesi: aveva detto
a Mariacarla quello che provava per lei… e non era servito a niente di niente.
Mariacarla gli sorrise di nuovo, rinfrancata e radiosa;
avvicinarsi a lei e accarezzarle la guancia con un dito fu una tentazione più
forte di lui. Lo fece senza nemmeno sapere di farlo, senza nemmeno godersi la
morbidezza della sua pelle al tocco.
“Che cazzo fai?!?” strillò immediatamente il grillo
parlante nella sua testa inviperito.
“Uhmmm…” gorgogliò Mariacarla chiudendo ancora gli occhi
“Fallo ancora.”
Teo si bloccò, sentendo un migliaio di aghi punzecchiargli
fastidiosamente le piante dei piedi e la sensazione di pericolo imminente
alitargli sul collo.
“Azzardati!!!!” berciò la vocetta interiore, e Teo
provò con tutte le sue forza ad ascoltarla.
“Hai… bisogno di qualcosa?” gracidò in un patetico
diversivo.
Mariacarla lo guardò a occhi socchiusi, lo sguardo
ammaliante di una fata dei boschi.
“Sì” mormorò sottovoce “Il bacio del risveglio.”
Teo rimase per un bel pezzo immobile, con la mano di
Mariacarla nella sua, la luce dell’abat-jour di Batman che gli colorava d’oro i
capelli e il cuore che batteva come un tamburo africano nel petto.
“Non posso.” mormorò sottovoce, con voce spezzata.
Non poteva. Mariacarla era di Dieci. Con la sua puzza sotto
il naso, i suoi costosissimi vestiti e i suoi occhi azzurri di porcellana che
sapevano essere tanto distanti e tanto belli.
“Uff” mormorò Mariacarla facendo un piccolo broncio da
bambina “Nemmeno uno piccolo così?”
No. Certo che no. Mai.
E mentre lo pensava, Teo si trovò a chinarsi silenziosamente
verso di lei e a sfiorare le sue labbra sorridenti con le proprie.
“Merda.” piagnucolò il grillo parlante nella sua
testa, sconfitto.
Profumo di parrucchiere e di Chanel Nr.5; labbra morbide che
si schiusero per approfondire il bacio; bocca umida, proibita, da assaggiare
appena appena solo per averne il ricordo vago da sognare in segreto. E subito
via, lontano dalla luce dell’abat-jour, col cuore sempre più incastrato in gola
e la paura di aver fatto la più grossa cazzata della propria vita pronta ad
agguantare le viscere.
“Wow” sospirò Mariacarla stiracchiandosi come un gatto
“Erano mesi che non mi baciavi così.”
“Oh” disse Teo con la bocca secca: si sentiva malissimo,
tutto indolenzito come se avesse corso per un giorno intero senza mai fermarsi
“C’è… la tisana… di là. Io… mi ci vuole un goccetto.”
Teo si girò e uscì rapidamente dalla stanza: provava la
sottile sensazione di camminare nell’acqua e di essere finito chissà come anche
lui con un certo tipo di mascarpone avariato sullo stomaco.
* * *
Verena era arrivata sulla soglia della camera di Teo con una
tazza di tisana in mano, giusto in tempo per beccare Dieci in accappatoio di
spugna in piedi davanti al letto su cui era distesa Mariacarla. Normalmente, se
ne sarebbe andata subito per non violare la loro privacy, ma c’era qualcosa nel
modo in cui Dieci teneva la mano di Mariacarla… qualcosa che la fermò. Non
sapeva cos’era, se non forse l’aria insolitamente dolce e timida con cui Dieci
si chinò sulla fidanzata per baciarla. Il suo profilo, incerto alla luce
dell’abat-jour, con le ciglia bionde abbassate, era di una dolcezza struggente
che le pungolò il cuore di malinconia. Avrebbe dovuto allontanarsi
discretamente, lo sapeva… ma per qualche assurdo motivo, la nuca scoperta di
Dieci, con quei ricciolini biondi e umidi color platino, le metteva addosso una
sensazione strana, come… come di rimpianto.
“Per Dieci?” berciò Vocetta1 severamente “Ma
scherziamo?!? Non abbiamo nemmeno finito di ammettere lo scompenso cardiaco per
la erre di un gemello, ci vengono già le scalmane per i ricciolini dell’altro?”
Verena si riscosse e si allontanò bruscamente dalla camera
di Teo col cuore che aveva preso a batterle pesantemente nel petto. Non era
normale tutto ciò, questo era poco ma sicuro. “D’altronde, da quando i Ferri
sono entrati nella tua vita, di normale non c’è proprio più niente”
specificò Vocetta2 “Dai topocani agli inviti a cena!”
Ma lo stesso la domanda rimaneva. Perché il cuore le batteva
così forte? Perché vedere Dieci e Mariacarla che si baciavano le metteva
addosso tanta atavica tristezza?
Aveva bisogno di rivedere Teo. Aveva bisogno di sentire di
nuovo il fuoco delle sue erre per rimettere le cose a posto!
“Come dire, hai bisogno di soffrire per capire cosa
provi” specificò Vocetta1 “Questo può significare due cose: masochismo o
stupidità. Facciamo che nel tuo caso possono essere entrambe!”
Prima che le venisse a mancare il coraggio (“Prima che il
cervello si riconnetta alla rete” rettificò Vocetta2 lugubre), Verena
marciò verso il bagno e bussò con tre colpi decisi alla porta.
“Chi è?” berciò una voce dal di dentro, attutita dallo
scroscio dell’acqua della doccia.
“Sono Verena.” disse lei aggrappandosi alla tazza che teneva
in mano.
“Che vuoi?”
“Ti ho portato la tisana.”
Gesù, che scusa triste e puerile: peggio di “ho portato il
cocomero” di Dirty Dancing.
Il battito del cuore di Verena era così assordante che
sembrava quello di un cannone: “Rilassati” la incoraggiò Vocetta1 “Adesso
arriva Teo, ti fa il suo solito sorriso a 800 Volt, ti rovescia addosso un
centinaio di quelle sue erre con le bollicine e tu ritorni psicopatica e
infelice, come al solito!”
Lo scroscio dell’acqua si interruppe e, dopo un breve rumore
di tramestio, la porta si aprì. Lo sguardo di Verena si incrociò con quello di
Dieci e subito una specie di doccia ghiacciata le gelò il cuore. Lui se ne
stava in piedi, seminudo e gocciolante d’acqua, con i capelli appiccicati alla
fronte e i contorni sfumati dal vapore. Era bello da far prendere un colpo,
come al solito… Ma niente sorriso. La guardava aggrottato (“Teo aggrottato!”)
e anche un po’ scocciato (“Teo scocciato!!”), muto e ostile come una
statua di marmo. “Se sapessimo cos’è, diremmo che guarderebbe così una
savusilakka.” commentò Vocetta1 petulante. Niente occhi celesti ammiccanti,
niente parlantina rutilante… “Niente surriscaldamento” fece notare
Vocetta2 “E soprattutto niente musica. Nemmeno Mino Reitano. Nemmeno il
requiem di Mozart.”
“Beh?” le chiese infine lui, imbronciato.
Che ci faceva l’aspide lì? Era chiaro che non aveva
intenzione di litigare, anzi, sembrava stranamente accomodante… malleabile.
Cos’era quell’improvvisa bandiera bianca?
“Ehi, sei sveglia?”
Verena si riscosse, cercando di riprendere fiato e
sentendosi il cuore pesante e dolente come piombo fuso.
“La tisana” disse infine osservandosi mestamente i piedi
“Volevo sapere se… ehm… te ne andava un po’. E se… ehm… stavi bene.”
Dieci si limitò a inarcare un sopracciglio: non gli piaceva
affatto quell’interessamento. Non gli piaceva affatto che Verena cercasse di
avvicinarsi a lui e che lo guardasse con quegli occhioni indifesi. E,
soprattutto, non voleva affatto che Verena finisse per diventare una seconda
Matilde, primo per Teo, secondo per Mariacarla e terzo per se stesso.
“Sto bene.” rispose seccamente.
“Oh. Ok.” rispose Verena senza alzare gli occhi dalle
scarpe, ma non si mosse.
“Dai, Teo, solo un sorriso… solo una erre.”
piagnucolò Vocetta2, pateticamente.
“La tisana bevila tu” rispose invece Dieci glaciale “Adesso
smamma che non ho finito.”
Di nuovo Verena sentì qualcosa di artico strizzarle il cuore
e bloccarle il fiato in gola. Alzò appena il mento, il viso come pietra.
“Scusa il disturbo” disse con una voce dura che sembrava non
appartenerle “La tisana era solo un modo per ringraziarti della serata e… per
il ballo. Mi dispiace di averti scocciato: non succederà più.”
Girò le spalle e si allontanò mentre la porta del bagno si
richiudeva con un tonfo secco e definitivo.
* * *
“Ehi.”
Oleana sorrise a Verena mentre questa si sedeva sul bordo
del divano con un’espressione abbattuta sul viso e una tazza di tisana in mano.
“Ehi. Come stai?” chiese Oleana notando il colorito pallido
dell’amica.
“Dovrei chiederlo io a te” glissò Verena sforzandosi di
sorridere “Dopo il tuo love affair con il lavello ti vedo un po’ provata.”
“E’ stato un amore breve ma intenso” approvò Oleana
ammiccando “Scaturro è ancora vivo?”
“Purtroppo sì” rispose Verena contrita “Anche Mariacarla è
ancora viva, nonostante nel suo mascarpone la dose di stricnina fosse doppia. E
nessuno ha vomitato sul topocane affogandolo. In compenso, le begonie di Tellu
sono state dichiarate defunte non meno di mezzora fa.”
“Non ce n’è andata bene nemmeno una” sospirò affranta Oleana
“I gemelli Ferri?”
“Quelli mangiano pizza con ananas e amianto dall’infanzia,
cosa vuoi che gli facciano un po’ di sostanze radioattive?”
“Fortuna che la furia omicida del mascarpone assassino non
ha intaccato il ceppo finlandese.”
“Già. In fondo, al pari dei funghi patogeni e delle muffe,
hanno uno scopo anche loro nel grande cerchio della vita. L’unica che ha
rischiato grosso sei stata tu. Adesso il tuo colorito sta migliorando: ora
invece che gorgonzola sembri solo zuppa di funghi.”
“Non parlare di zuppe o brodaglie, per favore” piagnucolò
Oleana “E se credi di potermi rifilare un’altra fornitura di quel liquido
finlandese primordiale e immondo che Tellu chiama tisana sei decisamente fuori
strada.”
Verena nascose un piccolo sorriso dietro una finta
espressione sorpresa.
“Parli di questa portentosa e miracolosa pozione magica?”
chiese mostrandole la tazza “Non era per te. Era per… ehm… Teo. Ma non l’ha
voluta.”
“E non vuole nemmeno te.” constatò Vocetta1
lapidaria: il viso di Verena tornò serio e vagamente triste e le antenne di
Oleana, benché provate dalla precedente tragica esperienza gastrica, si
rizzarono e vibrarono impazzite.
“Che succede?” chiese con piglio deciso e Verena si affrettò
a indossare una solida maschera di indifferenza.
“Niente di niente. A parte quelle povere begonie, sai… sono
davvero turbata dalla loro incresciosa dipartita.”
“Brutta faccenda, eh?”
“Sì, davvero una savusilakka.”
“Savu… e che diavolo è una savulakka?”
“Si dice savusilakka, ignorante. Comunque non ho idea di
cosa sia: forse un tumore particolarmente maligno. Comunque, rende benissimo
come mi sento adesso.”
“Ho un’idea per tirarci su il morale” si illuminò Oleana
d’improvviso “Perché non sputiamo dentro alla tisana e la rifiliamo a
Mariacarla?”
“Non credo che il raffinato apparato digerente di Mariacarla
reggerebbe questo scambio di fluidi” rispose Verena con serietà “E se poi la
bevesse Dieci?”
“Oh, con lui sì che scambierei i fluidi” sospirò Oleana
sognante “Stasera ho ballato con lui per ben due minuti prima che quel dolomite
di Scaturro stesse male. Ho volteggiato stretta a lui, tra le sue forti
braccia…”
“… in mezzo a un milione di vecchietti con la dentiera e il
pannolone per incontinenti…”
“Demolisci pure: Polident o non Polident, è stato il momento
più erotico della mia vita. Piuttosto… anche tu e Teo sembravate parecchio
impegnati.”
Le orecchie di Verena si incendiarono alla velocità della
luce e la maschera d’indifferenza traballò pericolosamente.
“Stavamo solo ballando.” rispose con voce controllata.
Il sorriso da volpe che le rivolse Oleana disse più di molte
parole.
“Tesoro, persino distratta dalle braccia di Dieci sono
riuscita a notare la differenza tra un ballo e quello che stavate facendo voi.
I vecchietti intorno stavano per schiantarsi a terra a recitare il rosario… o
per prendere appunti, non si è capito bene.”
Verena boccheggiò, rigidamente seduta sul bordo del divano,
in cerca di una risposta plausibile.
“Andiamo, Verena” sbuffò Oleana impaziente “In tanti anni
che conosco Teo non l’ho mai visto
in atteggiamenti così espliciti. E ti assicuro che il
biondino l’ho osservato bene, in lungo, in largo e anche di traverso. Ho visto
camicie su di lui che voi umani non potreste immaginarvi; ho visto mutande
rosa, mascara superallungante e persino ciondolini di Hello Kitty. Ma non avevo
mai visto Teo far fare il casquet a una ragazza.”
“Mi stava solo facendo vedere com’è il ballo da rimorchio.”
si difese Verena stringendo convulsamente la tazza tra le mani.
“Certo. In mancanza di collezioni di francobolli da
mostrarti, che doveva fare, poveretto?”
“No, non hai capito: era un far vedere accademico,
assolutamente didattico. Oserei dire oxfordiano.”
“E tu, eri accademica?”
“Io?” si stupì Verena “Certo che ero accademica.”
“Balle: sentivo i tuoi ormoni strillare anche in mezzo a
quella bolgia geriatrica.”
“Gli unici ormoni che strillavano erano quelli di Scaturro,
e ora sappiamo che era a causa del mascarpone avariato.”
“Proprio non ti capisco” sbuffò Oleana spazientita “Che male
ci sarebbe ad ammettere che Teo non ti è del tutto indifferente?”
“Non le è del tutto indifferente?” ghignò Vocetta1
esilarata “Ma se le va a fuoco l’intero apparato tegumentario ogni volta che
lui la sfiora!”
“Non ci sarebbe niente di male” si ostinò Verena schizzando
in piedi “Ma Teo ha messo ben in chiaro che noi possiamo essere solo amici.
Amici senza ormoni. E senza tisane.”
“Dammi retta, tu gli piaci.”
“E vero” cinguettò Vocetta1 ottimista “Non ti ha
detto che le tue fossette sono un incanto?”
“Certo” pensò Verena abbacchiata “Un incanto, come
le sue dannate camicie con le rouches.”
“Gli piace di più il mio vestito di gomma” dichiarò Verena
con voce indurita “E comunque me ne importa meno di niente.”
“Negazione inutile e puerile” si intromise Vocetta2
inesorabile “La verità è che sei cotta marcia di quel finlandese dal ceppo
frou frou.”
“Ora vado a sentire come sta Scaturro” decise Verena
spazzando via dalla mente vocette e batticuore “Poi me ne vado a casa: questo
film dell’orrore è durato anche troppo.”
NOTE DELL’AUTRICE:
AMORI MIEI!!
In ritardissimo!! E le risposte “ad personam” sono ancora
corte corte… ma ho un ottimo motivo: ero al centro trasfusionale a donare il
sangue (per la cronaca, zero negativo, donatore universale… se avete bisogno di
plasma o piastrine, fatemi un fischio!!). Un bacio a tutti, se riesco a
contarvi (madonna, siete lievitati!!!!) e la congiunzione astrale lo permette. Un
imperituro e sentito ringraziamento a tutti voi, miei carissimi!!
Krisma: Risposta lampo alle domande, condite da un bacio e
un abbraccio affettuoso: Dunque, nopea heti… in verità non me lo ricordo.
Qualcosa di attinente, tipo “fila via immediatamente!”. Ho usato internet,
quindi magari la traduzione letterale è qualcosa di orribile, tipo “andato io
ebbi…”. Seconda domanda… “non dovresti farlo” detto da Teo. Eh, ottima
domanda!! Lui guardava la bocca di Verena ed era un po’ confuso. Lascio a voi,
o miei diletti, libera interpretazione! Un bacione, ciao!!
Maryt2803: Una preguntina: il 28 marzo sei nata tu? O magari
quel 2803 significa qualcos’altro e io devo farmi i cazzi miei? Comunque, per risponderti:
ho volutamente creato Teo così ambiguo proprio per rendere difficile a lui (e a
noi) gli sviluppi della sua vita sentimentale. Adesso posso confessare che il poveretto
è etero, ma non è esperto della situazione… mi serviva così, dolcissimo, figo
da morì e imbranato! Tutto chiaro, naw? A presto, carissima, un bacio!
Natalie_S: Eh, che bello sapere che ogni tanto anche tu pazzeggi
e non fai niente!! Com’è che a me invece non capita mai? Vi invidio molto, o
voi donne spaparanzate sui divani… Ferri senior ringrazia e ti invita fuori a
cena (ma Tellu gli dà una botta in testa e lo manda all’ospedale… appuntamento
saltato!!). Alla prossima, darling!
Lauraroberta87: Aaaah… credo di aver capito cos’è quella
cosa di cui non possiamo parlare ma che forse abbiamo intuito entrambe… e
quando la coppia sembrava fatta, zac!! Entra in scena la mia sadica propensione
a ribaltare le carte in tavola coi poveri personaggi alla mercè della mia
psiche malata. Che ci vuoi fare… a ognuno le sue sfighe. Che cara a dirmi
quella cosa della dose elfiana ogni 10 minuti, mi sono commossa…
Erda: Carissima, ma grazie!! Ci vuole un bel cervellino per
riconoscerne un altro, mi sa. O la cosa valeva solo per le facce di culo…? Non
ricordo. Comunque sia, rispondimi presto, che analizzerò la cosa…
Evan88: Doppia dose.-.. ma non abituatevi!! Sono già col
fiato corto, tutto questo scrivere mi ammazza. Beh, forse un col pettino ce lo
dà anche tutt ala droga che prendo… ma vabbé! Potenziale momento romantico, hai
detto bene! Ma adesso…? Sono curiosa di sapere cosa ne pensi di Teo, adesso!! Un
bezo sul nezo!
Fattucchiara: Innanzi tutto, che forte il tuo nick!! Sono
davvero felice e d onorata di accoglierti in questo spazio, che più che una
allegra famiglia è un centro di igiene mentale, quindi non so se ti conviene
farne parte… ma comunque!! Scaturro ti perplime? Figurati a me: i miei
personaggi si muovono da soli e fanno quello che gli pare, sono in loro
completa balia! Più che prendere le mie medicine, che posso fare? Ancora tanti
baci e ringraziamenti, a presto!!
Saraj: Effettivamente, Ferri senior sarà anche bruttino e
basso come l’ottavo nano di Biancaneve, ma è una forza della natura! Come
avrebbe fatto altrimenti a far innamorare una sventolona come Tellu? Sarebbe
bello fare uno spin off dei due… ci penserò!! Per non viziarti, comunque, ti
rifilo insieme al capitolo una pizza con sopra l’avocado, contenta?
Rik Bisini: Oh, finalmente una critica. Cominciavo a pensare
che non me ne avresti più fatte… lo sai che in fondo mi piace soffrire, ogni
tanto qualche scappellotto me lo devi dare! Comunque, che dire a mia discolpa?
Niente, sarebbe inutile. Ho vergognosamente peccato di pigrizia: far parlare
tutti ma proprio tutti era impossibile e faticoso… e poi MC mi serviva
semimorta per ovvi motivi, no? Per il resto… dici che mi sto ripetendo? Dici
che uso sempre lo stesso schema e che sto rifilando la stessa minestra?Oddio,
che tragedia… devo buttare via tutto?!?!? Fammi sapere, mio diletto, sai che la
mia coscienza ti appartiene!!
Suni: Prima le cose serie: perché ti adoro? Perché sei forte
e un po’ pazza (un po’… come dire che c’è un po’ d’acqua nell’Atlantico…). Perché
mi piaci. Non in senso biblico, dovrei prima vedere almeno una foto per quello,
e comunque mi sa che a una delle due manca qualche argomento per sviluppare una
storia d’amore… e poi scusa, e il tuo lui?!? Comunque, se vuoi non ti adoro
più. Peccato, però, avevo già preparato un altare così carino…
Teo: Non posso tradurre le mie perle finlandesi… e poi
scusa, ma tu non hai la erre rotolosa? Dovresti già sapere tutto, allora!! J Baci sparsi, mio diletto, a presto!!
Greta91: Eh eh eh, e poi non dite che non vi amo!! Non
potendo procedere coi regali seri (macchina, cellulare, uomo biondo e bello…
no, quello l’avevo chiesto io…) continuo coi capitoli… ti dovrai accontentare! Baci
baci!
Kabubi: “Maddrinah” sono io? E’ qualcosa in una lingua morta
tipo l’aramaico o è un parto della tua (dilagante) fantasia? Mi piace però:
posso prenderlo come titolo onorario? Comunque, nopea, heti è finlandese, non
norvegese: per me è uguale, ma magari ai finlandesi dispiace…
Kate91: Oh, grazie per le belle parole!! Anche tu malata?
Quel mascarpone era davvero micidiale… Ma sei sicura di voler tentare la sorte
con la brodaglia finnica?!? Io ci penserei su…
Kokky: Eh, come fa Teo a fare qualcosa che ancora non ha
preso nemmeno in considerazione come idea…? Vedremo, vedremo… grazie dei
complimenti, bacini!
ReaderNotViewer: Mia cara, a che mi serve un dizionario
cartaceo quando c’è internet? Spulciando qua e là mi sono segnata frasi ad
effetto in tutte le lingue, compreso come si dice “sposta quel catorcio dalla
strada” in lettone. Se un giorno mi servirà… rimedieremo all’ignoranza sulla
musica anni 80 in sede di raduno, dove mentre ti abbofferai di tigelle ti
sparerò un’endovena di musica. Ti va? Baci ovunque, mia cara!!
Aprril: Con due erre, ma si può!! Sei un mito, tesora.
Effettivamente, sei l’unica che ha notato il rossore di Teo. Perché nessuno ha
capito quanto sia significativo e improbabile ? Ah, il phon!! Effettivamente
con lui siamo intimi… io un pensierino ce l’avrei anche fatto, ma ho il
sospetto che lui sia gay.
Londonlilyt: E secondo te, non l’avrei voluto io un papà
come il signor Ferri? Aspetta un momento: io SONO un papà copme il signor Ferri!!
Solo che sono femmina (anche se è un po’ che nn controllo la situazione, laggiù…).
Non vedo l’ora di ingozzarti, vedrai che le tigelle ti piaceranno, amora mia!! ;-)
__Miriel__: MA quante fans ha raccolto il signor Ferri? Quasi
più di Marco, che esteticamente è un filino meglio… Ah, l’amour!! Baci baci, a
presto!!
MarzyPappy: la mia futura metà canora!! Con le nostre due
voxi associate, conquisteremo il mondo !!!( Beh, male che vada ci mangiamo una
pizza…). O diciamo nopea, heti a chiunque passi vicino al nostro tavolo, che ne
dici? Asia (DRummyDream) ringrazie e non vede l’ora di cederti il suo letto J
Verena si sedette con un sospiro di fronte a Scaturro, che
sembrava gobbo e immobile come un gargoyle di Notre Dame, e si coprì gli occhi
con i palmi aperti delle mani. Non sapeva bene cosa dirgli: in realtà non
gliene importava un fico di lui e si sentiva un po’ in colpa per questo.
D’altronde, lui di certo non si sforzava nemmeno un po’ di rendersi almeno
accettabile: la tragedia delle begonie ne era un esempio lampante.
“E così…” iniziò incerta.
“Wow, che esordio pieno di entusiasmo e fantasia!”
ironizzò Vocetta1. Scaturro non alzò nemmeno la testa dal tavolo.
“Come… ehm, come sta lo stomaco adesso?” provò di nuovo
Verena.
“Da schifo” rispose finalmente una voce dall’oltretomba “Mi
sembra di aver ingoiato due bombe a mano e trenta fumogeni.”
“Mi dispiace” mormorò Verena, ed era quasi sincera “La
faccenda del mascarpone è stata una bella sfiga. Già con il circolo della mezza
età non eravamo partiti benissimo…”
“E’ stata una merda di serata.” sentenziò Scaturro con
brutale brevità.
“Sicuro” si inalberò Verena “Ma credo che sarebbe stata meno
escrementizia se tu avessi almeno provato a comportarti da persona normale.”
Scaturro meditò sull’escrementizio.
“Ma se ho usato anche il tovagliolo!” fece notare sulla
difensiva.
“Per fare i segnali di fumo al cameriere” gli ricordò Verena
“Per tutta la sera ti sei comportato da autentico buzzurro. Mariacarla era
sconvolta e quando ti sei messo a ruttare a tavola anche io ho dovuto
controllare se avevi davvero i pollici opponibili.”
“Che c’entrano i pollici?” chiese disorientato Scaturro
alzando la testa dal tavolo per guardarsi dubbioso le mani “Mica ruttavo con
quelli!”
Verena alzò gli occhi al cielo, esasperata.
“I pollici opponibili! Quelli che distinguono gli esseri
umani dagli scimmioni!”
“E io ce li ho ‘sti opponibili?”
“Sì, ma ti hanno fatto di sicuro un trapianto!”
Scaturro sembrò sul punto di rispondere, poi,
miracolosamente, rinunciò.
“Non ce la faccio” sospirò sfinito “So che mi stai prendendo
in giro, ma sono troppo stanco per capire in che modo.”
La sua faccia sembrava davvero esausta e provata: la rabbia
di Verena si smontò di colpo per lasciare il posto a un vago rimorso.
“Vuoi un altro po’ di tisana?” gli chiese premurosa.
“Cazzo, no” rispose lui arricciando al faccia in una smorfia
“Quella roba ha l’odore e il sapore della cacca di pollo.”
“Ti è andata ancora bene” lo informò Verena “A te almeno non
è toccata la pizza con l’ananas e il budino di cervello centrifugato.”
La faccia di Scaturro si arricciò ancora e Verena ci mise
dieci secondi buoni prima di capire che stava sorridendo.
“Mi dispiace davvero che la serata sia andata così male”
confessò con un sospiro “Doveva essere un’occasione per distrarsi…”
“Beh, per distrarmi mi sono distratto” specificò Scaturro
“Anche troppo! Comunque… ehm… non è stato così male.”
“Davvero?”
Verena era piuttosto scettica: era tutto andato talmente
storto che nemmeno in un film dell’orrore sarebbe andata peggio. Però Scaturro
sembrava sincero: si guardava le mani giunte sul tavolo con ferocia e il suo
colorito somigliava molto a quello delle begonie, ma aveva anche gli occhi
lucidi e sembrava… sembrava… “Contento…?”
“Ora, ehm… insomma, ha avuto un suo perché questa serata”
continuò Scaturro sottoponendosi a un tale sforzo che sembrava in procinto di
espellere un calcolo renale “Subito credevo che tu e la tua amichetta voleste
solo prendermi in giro… sai, io e i Ferri… ma poi ho capito.”
“Beato te” commentò Vocetta1 “Noi poveri mortali
invece ci rotoliamo nella più nera ignoranza!”
“Oh… sono contenta.” tentennò Verena guardinga.
“Tu l’hai fatto per me! Tu volevi che io e Mariacarla ci
incontrassimo…”
“Mariacarla? Che c’entra adesso la principessa sul
pisello?”
“Tu sapevi di lei!” sussurrò estasiato Scaturro senza
guardarla negli occhi.
“Oh… beh, non te lo avevo detto?” balbettò Verena,
completamente nel pallone.
“Ballista!” tuonò Vocetta1 “Se a malapena hai
imparato chi diavolo è Jimmy Choo!”
“Mai avrei creduto che fosse possibile, ma è successo
davvero” continuò Scaturro sibillino “Ti devo un favore. Devo davvero dirti, ehm
grazie.”
Ehm grazie? Da Scaturro? Per essere uscito con Mariacarla?
“Ehm prego.” rispose Verena, sufficientemente flashata dalla
situazione da sembrare sincera. Scaturro, intanto, era diventato rosso e
ansimava come un mantice: evidentemente, comportarsi da persona civile non gli
si confaceva molto.
“Ho pensato a quanto ti sei data da fare per me” continuò in
fretta, come se si fosse rotto l’argine della diga e le parole gli uscissero di
getto “E così ho preso il coraggio per le mani e gliel’ho chiesto.”
Verena sbatté le ciglia, incerta: o era finita chissà come
in una dimensione parallela o Scaturro era ancora sotto l’effetto allucinogeno
del mascarpone. O tutte e due.
“Chiesto cosa?” domandò lentamente come se parlasse con uno
che non capiva l’italiano “A chi?”
“A Mariacarla” rispose Scaturro vagamente perplesso, come
per dire: non è ovvio? “Ha detto che vuole vedermi domenica!”
Verena sentiva la testa leggera come se fosse un palloncino
pieno d’elio: a quel punto era evidente che Scaturro stava dando i numeri e
che….
“Cazzo!” strillò Verena subito dopo aver alzato gli occhi.
“E’ quello che ho pensato anche io!” gioì Scaturro
gongolante, ignaro che nel frattempo il viso di Verena aveva perso ogni colore.
Il motivo di tanto sconcerto, stranamente, non riguardava
Mariacarla; anzi, per il momento Mariacarla era l’ultimo dei pensieri di
Verena. Il primo pensiero, enorme e invadente col suo pesante carico di orrore
era un altro.
Di fianco al tavolo a cui era seduto Scaturro, c’era una
mensola: su quella mensola, semisepolto da giornali di cucina, “Novella 2000” e qualche rara settimana enigmistica, c’era un quaderno dai bordi slabbrati e la copertina nera
e bisunta. Verena l’aveva riconosciuto subito con un pesante tuffo al cuore.
“Il diario di Scaturro!” ululò Vocetta2 piena di
sacro terrore.
* * *
Era proprio lui: ad altezza occhi, a meno di un metro dal
legittimo proprietario, pronto a diventare la miccia più corta ed esplosiva
nella storia della felice famiglia Ferri.
“Devi fare qualcosa” tremolò agitata Vocetta1 “Se
Scaturro gira appena un attimo la testa e vede lì il suo diario, sai che
succede?”
Un fungo atomico, come minimo.
“Verena?”
La ragazza riuscì a mettere a fuoco Scaturro che sembrava
sempre più perplesso e anche vagamente preoccupato.
“Oh, ehm… sì?”
“Sei sicura di non avere mangiato anche tu il mascarpone?
Sei diventata gialla come un limone…”
“No, ah, non è niente.” rispose in fretta Verena sforzandosi
di non guardare la mensola; lo sforzo era così evidente che Scaturro fece per
girarsi in quella direzione, incuriosito.
Dimostrando un’invidiabile prontezza di riflessi, Verena si
allungò di scatto e immobilizzò saldamente la testa di Scaturro con le mani. Di
colpo, si trovò a fissare a meno di dieci centimetri dal proprio naso lo
sguardo sorpreso e vagamente attonito del giovane.
“Sono… davvero contenta per te, Paco” disse rapidamente con
voce accorata pescando le parole a sorteggio “Davvero contenta.”
“Mpf?” sbuffò Scaturro con le guance compresse dalla presa
bloccante di Verena: in quel momento, più che perplesso sembrava vagamente
spaventato.
Verena, sempre fissandolo intensamente negli occhi, in apnea
per non dover respirare il suo fiato direttamente importato dal settimo girone
dell’inferno, gli fece ruotare la testa nella direzione opposta alla mensola.
“Ti sembrerà strano e assurdo, ma ci tengo davvero a farti
contento” continuò a dire in fretta trascinandolo chissà come in piedi
“Insomma, voglio davvero che noi due siamo amici, Scat… Paco. Ehm.”
Scaturro aggrottò i formidabili sopracciglioni e Verena si
rilassò un poco in quanto la mensola e il suo esplosivo contenuto sembravano
sempre più lontani e ignorati.
“Senti, Bassi, mettiamo in chiaro le cose” grugnì Scaturro
togliendosi con precauzione le mani di Verena dalla faccia “Primo, le tue mani
sembrano due pinguini tanto sono fredde; secondo, tu non mi attizzi. Quindi,
non ci provare con me, ok?”
Verena, disorientata, sbatté rapidamente le ciglia.
“Io… cosa?”
“Hai capito, dai” rispose Scaturro sostenuto “Sì, sei
gnocca, ma non sei il mio tipo… troppe poche tette, per i miei gusti, e poi sei
completamente sciroccata. Oltretutto, ti sei fatta ripassare da quella checca
di Teo e di sicuro noi Scaturro non ci prendiamo i suoi scarti!”
“Ri… ripassare?!” trasecolò Verena con un filo di voce
arrossendo violentemente. Di tutte le cazzate che aveva detto Scaturro, quella
era di sicuro la più feroce e umiliante di tutte!
“Sì, l’avevi detto tu! Cioè, io mica ci credevo che tu e Teo
aveste davvero scopato, ma poi vi ho visti ballare, e allora…”
“Ehm!”
Le teste di Verena e Scaturro, in perfetto sincronismo,
scattarono verso la porta di casa dalla quale un tizio alto in divisa, con un
sobrio cappellino calato sulla fronte e lo sguardo attonito e vagamente
scandalizzato, li fissava pietrificato sulla soglia.
“Gesù, Giuseppe e Maria assunta in cielo!” pregò
Vocetta1 disperata “Oliviero! Il mobiliere autista di Mariacarla! Fa che non
abbia sentito… fa che non abbia visto niente!”
Ma Oliviero aveva evidentemente visto e sentito, almeno a
giudicare dalla sua faccia schifata. Con l’aplomb di un vero chauffeur
d’oltremanica, fece un rigido e breve inchino fissando con dignità il
pavimento.
“Sono qui per prendere la signorina Santogiacomo.” disse con
estrema eleganza, evidenziando subito che non aveva niente a che fare con
sudici intrallazzi amorosi tra adolescenti.
Verena, frastornata e mezzo moribonda di vergogna, si trovò
a spingere Scaturro verso la porta, col cervelletto che fumava tanto lavorava
freneticamente.
“Perfetto” riuscì a gracidare chissà come “Dobbiamo andare a
casa anche noi, ci date un passaggio?”
* * *
Finalmente, quella serata interminabile era finita. Verena,
stesa sotto le tiepide lenzuola di flanella, chiusa nella penombra rassicurante
della propria camera, non riusciva a chiudere gli occhi, ancora scossa
dall’adrenalina che le circolava a quintali nel sangue. Non ricordava bene come
fosse uscita finalmente da casa Ferri: aveva un’immagine nebulosa di Tellu che
le posava dolcemente una giacca sulle spalle, Oleana con la faccia da spirito
del Natale passato che domandava piangiucchiante se non era possibile vedere
Marco Ferri prima di tornare a casa e Mariacarla che zoppicava vistosamente
verso la macchina sorretta da Oliviero il mobiliere, bianca e provata neanche
stesse per morire di tisi. Mentre saliva in macchina, Verena si era
accuratamente accertata di non dover mai incrociare lo sguardo di Teo e fra
saluti, raccomandazioni, waffeggiamenti lontani di Otello e begonie tracimate
era riuscita perfettamente nella sua impresa. Stava quasi per rilassarsi,
seduta sul costoso sedile di pelle della Mercedes dei Santogiacomo, quando con
un’improvvisa zaffata di profumo di more, la testa di Teo era sbucata dalla
portiera aperta, ancora umida dopo la doccia e tutta piena di quei deliziosi
ricciolini da putto rinascimentale a incorniciargli il viso.
“Che fai, te ne vai senza salutare?” l’aveva rimproverata
con una voce stranamente timida.
Immediatamente, Verena aveva ricominciato a iperventilare,
aggrappandosi al sedile con le unghie.
“Non mi trasferisco in Groenlandia” aveva risposto
seccamente quando era stata certa di aver ripreso il controllo della voce,
guardando con interesse scientifico la maniglia della portiera “Comunque se
proprio ci tieni ciao.”
“Sempre così scorbutica” aveva mormorato Teo carezzandola
con quelle erre così maledettamente dolci “Farà anche parte del tuo fascino, ma
alla lunga essere strapazzati dalla tua psicosi stufa.”
“E chi ti ha chiesto di farti strapazzare?” aveva grugnito
Verena aggrottata “Torna pure sotto la doccia a innaffiare il tuo ceppo
finlandese; si sa mai che cresca un germoglio.”
Teo aveva sospirato: Verena non lo guardava, ma aveva
intuito lo stesso di averlo ferito e il cuore aveva sanguinato suo malgrado. “Scusami,
canarino…”
“Perché poi?” aveva piagnucolato frustrata Vocetta1 “Non
è stato lui il primo a comportarsi da stronzo?”
Certo, era stato lui. Il cuore sanguinava lo stesso, però.
“Non ti capisco” aveva sussurrato Teo scuotendo la testa “E
ancora meno capisco perché mi ostino a cercare di capirti. Sarà per quelle
fossette, chissà.”
Era sembrato così deluso e… triste.
“Comunque buonanotte, Verena cara.”
Nonostante si fosse sforzata con tutta sé stessa, Verena non
aveva resistito a quelle erre struggenti come un ricordo d’infanzia: si era
girata a guardarlo, incontrando due azzurri e stanchi laghetti finlandesi e il
cuore aveva fatto una tale capriola nel petto che era mancato un pelo che le
fosse uscito dalla bocca. “Non è giusto” aveva gorgogliato accorata
Vocetta1 mentre Verena aveva guardato Teo con gli occhi lucidi e indifesi e il
mento che quasi tremava come quello di una bambina che è stata sgridata ingiustamente.
“Buonanotte, stronzo.” aveva risposto con una strana vocetta
liquida.
Teo, turbato e sorpreso, aveva fatto per aprire la bocca e
dire qualcosa, ma poi era stato urtato da Scaturro che entrava in macchina;
sommerso dalle voci degli altri che si preoccupavano di parlare tutti insieme
neanche fossero ai mercati generali, era sparito fuori dal finestrino. Verena
aveva sbattuto gli occhi, sentendosi pericolosamente vicina alle lacrime senza
assolutamente sapere perchè.
“Buonanotte!”
“Buonanotte!”
“State tranquilli!”
“Non preokkuppatevi!”
“Ci sentiamo domani!”
“Waff!”
“Allacciate le cinture!”
“Ciao!”
La cacofonia rassicurante di suoni si era attutita alla
chiusura della portiera ma Verena aveva ripreso a respirare normalmente solo
quando la Mercedes si era allontanata finalmente dal cortile di casa Ferri.
Eppure, a distanza di ore la sensazione molesta di bucatura di spillo al cuore
non le era ancora passata. Si rigirava inquieta tra le lenzuola e fingeva di
non sentire quel “buonanotte Verrena carra” che le rimbalzava per le pareti
della mente come una fastidiosa palla magica, ma non poteva zittire Vocetta1 e
Vocetta2 che cantilenavano in coro come perfide gemelle siamesi.
“E trallallero trallallà, tanti anni sprecati a
costruirsi un bel carapace per tenere lontani i sentimenti, per non essere
ferita… buttati nel cesso, voilà!”
“Verena la dura, Verena la tosta, Verena dalla Clava,
Verena che non deve chiedere mai come nella pubblicità di un aftershave!”
“E’ bastato che un biondino sgambettante dalle camicie
impossibili sbattesse le ciglia e ti rovesciasse addosso qualche erre rotolosa
per stenderti come un tappeto persiano.”
“Che ne dite di lasciarmi dormire?” ringhiò Verena
sottovoce.
“E la cosa più tragica è che non ci sarà mai niente più
di questo: lui da te vuole solo amicizia senza ormoni!”
“Sei destinata a soffrire come un cane, povera Verrena
carra.”
A Verena bruciavano gli occhi, e non era certo per la
stanchezza.
“Adesso basta, per favore.” mormorò con voce tremolante e le
vocette, impietosite, finalmente tacquero lasciandola più sola che mai nel
tranquillo silenzio della notte.
* * *
“Ho un piano.” dichiarò con aria ispirata Oleana sedendosi
di botto sul letto di Verena la quale, svegliata di soprassalto, scattò a
sedere con la palpebra destra ancora incollata e le funzioni neurali a livello
neonatale.
“Umpf?” grugnì cercando di mettere a fuoco la figura
nebulosa davanti a lei.
“Ho un piano” ripetè Oleana paziente “Ormai è ora che mi dia
da fare, o qualcuna arriverà prima di me, e questo non posso permetterlo.”
Verena non capiva se stava avendo un incubo o se era morta e
finita all’inferno.
“…azzo sei…?”
“Oleana Odescalchi ramo Riccobono, non ricordi?” rispose
Oleana come se fosse la cosa più ovvia del mondo “Senti qui il mio piano: mi
introduco in casa Ferri; localizzo la stanza di Marco Ferri; mi nascondo nel
bagno fino all’ora di chiusura, poi, quando tutti dormono, mi intrufolo nella
camera di Marco Ferri vestita con solo tre gocce di Chanel Nr.5; mi butto ai
suoi piedi piangendo e dicendo che ho un tumore in fase terminale (allego come
documentazione le radiografie dei polmoni di mio nonno Celso che è morto due
anni fa) e che non voglio morire vergine; lo supplico di fare l’amore con me e
lui, impietosito, accetta. Scopiamo come canguri per tutta la notte; il giorno
dopo gli porto le radiografie, quelle vere stravolta, e lo convinco che sono
stata miracolata, che è un segno del destino e che dobbiamo sposarci e fare due
dozzine di figli tutti rigorosamente di ceppo finlandese. Che te ne pare?”
Verena prese la sveglia e se la portò davanti al naso,
aggrottando le sopracciglia per mettere a fuoco.
“Che cazzo ci fai in camera mia alle otto di domenica mattina?”
grugnì infine trattenendosi per un pelo dal tirare la sveglia in fronte
all’amica.
“Ti espongo il mio piano per concupire Marco Ferri” rispose
Oleana scansandosi placidamente quando Verena, imbufalita, scalciò le coperte
per scendere dal letto “Mi ha fatto entrare tua madre. Persona deliziosa, tra
parentesi, comincio a nutrire il dubbio che tu sia stata adottata. Comunque,
cosa ne pensi del mio piano?”
“Penso che sono le otto di domenica mattina e che voglio
ucciderti!” ringhiò Verena marciando verso il bagno con una traiettoria non
proprio rettilinea.
“Io parlavo del mio piano” specificò Oleana seguendola “Era
già pronto ieri ma tu non sei venuta a scuola…”
“Stavo male” si affrettò a spiegare Verena impacciata
aprendo la porta del bagno “Il famoso bacillo postumo del mascarpone.”
“Certo” sorrise Oleana con aria furba “Che balla puerile. Te
la perdono solo perché a quest’ora il tuo neurone sta ancora giocando a canasta
con l’omino del sonno.”
“Devo fare pipì” rispose Verena stringendo la porta del bagno
come se fosse un’alabarda spaziale “Ti spiace aspettare fuori insieme alle tue
stronzate?”
“No, non mi spiace.” rispose materna Oleana e Verena le
sbatté la porta in faccia.
“Sai, ho riflettuto molto su quello che è successo l’altra
sera e vorrei esporti un paio di teorie interessanti.”
“Se hai intenzione di fare un’altra lista, sappi che te la
farò ingoiare.” biascicò la voce di Verena al di là della porta chiusa.
“No, niente liste” rassicurò Oleana “Solo qualche
constatazione. Primo, avevi ragione: Scaturro è uno stronzo. Ma questo lo
sapevi già. Secondo, Mariacarla della Mirandola Ambarabacciccìcoccò è la
gallina più bionda e spocchiosa di tutta la galassia, isole comprese.”
“E questo non lo sapevo secondo te?”
“Magari credevi che fosse solo apparenza. E comunque mi sono
tolta una soddisfazione a riguardo, l’altra sera!”
“Le hai davvero sputato nella tisana?”
“No, però le ho attaccato un chewing-gum nei capelli.”
“Non devi trattare così male la tua futura cognata… sempre
se la cosa del tumore con prova radiografica vada in porto.”
“Non farmi perdere il filo: ho ancora la terza teoria da
esporti.”
“Se non è quella della relatività di Einstein, è meglio che
taci.”
“Teo ti piace.”
La porta del bagno si aprì e la faccia appena lavata di
Verena ne spuntò aggrottata e chiara come quella di una Valchiria.
“Non. Dire. Stronzate.” scandì minacciosa “Comunque devi
chiamare i Ferri.”
“Volentieri” rispose Oleana guardinga “Per dire cosa di
preciso? Che stuprerei volentieri in sequenza tutti i Ferri di sesso maschile,
padre escluso, o devo limitarmi a chiedere come stanno le begonie?”
“Devi riuscire a farti invitare.” spiegò Verena.
“Allora pensi davvero che il mio piano sia buono?” si
illuminò Oleana speranzosa.
“No, il tuo piano fa schifo. Primo, se ti nascondi in bagno,
con la frequenza con cui i Ferri si fanno le docce ti beccano dopo nemmeno
dieci secondi che ti sei intrufolata; secondo, vestita con solo tre gocce di
Chanel Nr.5 muori di ipotermia anche prima che Otello ti scovi e ti azzanni un
tallone, visto che il ceppo finlandese stabilizza la temperatura della casa a
-15°; terzo, guarire da un tumore terminale è fantascienza pura, a meno che tu
non sia la protagonista di una fiction su Canale 5, e non lo sei. Quindi,
desisti.”
“Uff, che guastafeste” si inalberò Oleana incrociando le
braccia sul petto “E allora perché dovrei farmi invitare dai Ferri?”
“Ho visto di nuovo il diario l’altra sera. E Scaturro ha
vaneggiato di cose assurde, tipo che ha chiesto un appuntamento a Mariacarla e
che lei ha accettato… lo so, doveva essere per forza l’effetto allucinogeno del
mascarpone, ma ne voglio essere sicura e quel maledetto diario ormai è
diventato la chiave di volta di tutto! Dobbiamo assolutamente recuperarlo.”
“Verena cara, mi auguro per te che quel “dobbiamo” sia un
plurale maiestatis … insomma, che l’idea di introdursi in casa Ferri per rubare
un diario sia una cosa che pensi di fare tra te e te medesima, vero? Perché io
non voglio avere niente a che fare con le tue allucinazioni visive, a meno che
non siano maschi, biondi e metà finlandesi.”
“Dio mio, sei proprio fissata” esclamò Verena infastidita
“Se riguarda i Ferri, più che un senso unico diventi un passo carrabile!
Comunque non ti ho chiesto di rubare il diario. Sarebbe più un…”
“… prendere a prestito” finì Oleana scettica “La conosco già
questa fola, raccontala al tuo frate confessore! Perché non fai le cose in modo
normale?”
Verena corrugò interrogativamente la fronte.
“Che vuol dire in modo normale?”
“E’ un concetto molto al di fuori della tua portata, lo so”
sospirò Oleana ironica “Ma perché non vai tu a casa Ferri e chiedi se
gentilmente ti danno il diario?”
Verena meditò un attimo: di nuovo a casa Ferri? A subire il
tiro incrociato ormonale di Dieci e Teo, con Otello alle calcagna, le begonie
defunte e le tisane volanti?
“Non posso andare a casa Ferri.” dichiarò a bocca asciutta.
“Perché?”
“Perché no.”
“Perché no è una motivazione stupida e infantile ed è
proibito usarla dopo che si è finito le elementari.”
“Parla quella che si diverte a fare liste intelligenti dove
al punto 7 c’è scritto: Marco Ferri ha il culo più interessante della regione
Emilia Romagna.”
“Piantala di glissare! E’ per via di Teo o di Otello?”
“Non vedo la differenza, mordono e waffeggiano entrambi.”
“Beh, uno ha il ceppo finlandese e l’altro no. Avanti,
dimmelo, vuoi o non vuoi incontrare Teo?”
Era difficile glissare con una domanda così diretta.
“Mi appello al quinto emendamento.” mormorò Verena in
difficoltà.
Oleana la fissò con autentica commiserazione.
“Sei patetica” sentenziò decisa “E io sono stufa di
aspettare che tu ammetta con te stessa che sei cotta marcia di Teo.”
Il viso di Verena diventò di colpo rosso e lucido come la
buccia della mela di Biancaneve.
“Ti ho già detto che non è vero!?!” strillò emettendo fumo
dalle narici “Io cotta… di quel bambolotto? Di quel canarino frou frou con le
ruches nelle mutande? Di quel dislessico col verme solitario che guida come
Schumacher in astinenza da cocaina? Di quel cerebroleso che ascolta Masini per
endovena? Fammi il favore! Io non mi faccio abbindolare da psicopatici vichinghi
solo perchè hanno dei begli occhioni e la erre che si aggroviglia! Io… io non
sono cotta marcia di nessuno, chiaro?!?”
Oleana, per niente scalfita dalla sfuriata, la fissava con
l’espressione vagamente nauseata di chi annusa un cassonetto straripante
pattume.
“Allora mi chiedo con che scusa assurda riesci a
giustificare tutto il resto con te stessa, a meno che tu non sia convinta di
avere un tumore al cervello.”
“Tutto… tutto il resto? Tutto il resto di cosa?!?”
“Se avessi ragione, e Verena cara non ce l’hai…”
“Non chiamarmi Verena cara!”
“… dovresti spiegare le tue reazioni a determinati stimoli…
cazzo, se parlo bene, dovrei registrarmi!! Comunque, ti ho osservato bene e il
linguaggio del corpo parla chiaro…”
“Il mio corpo parla ungherese, non puoi averlo capito!”
“… se Teo si avvicina inizi ad ansimare come un brontosauro
asmatico, ti viene l’occhio a palla, produci copiosa bava idrofoba e inizi a
delirare a vanvera. Di quest’ultimo effetto me ne sono accorta solo io,
ufficialmente parli sempre a vanvera. Senza contare il resto: tachicardia,
vertigini, sudorazione diffusa… secchezza delle fauci, ritenzione idrica,
cefalea, blocco intestinale…”
“Devo pensare seriamente a una chemioterapia?”
“Devi renderti conto che Teo ti piace.” rispose Oleana
lapidaria.
“Non è vero!”
“Quando guardi Teo ti illumini come un albero di Natale. Mi
vien voglia di cantare Jingle Bells tutte le volte che ti vedo!”
Verena avrebbe probabilmente strillato qualcosa di osceno e
blasfemo, se non fosse stata interrota dal provvidenziale squillo del
cellulare.
“Pronto!” ruggì al volo senza nemmeno guardare chi fosse,
segretamente grata del diversivo.
“Buongiorno, Verena cara!” squillò allegra la voce di Teo,
inondandola a sorpresa con le sue erre aggroviglianti.
NOTE DELL’AUTRICE:
Amori miei, visto che vi amo tutti dalla punta dei vostri
piedi puzzolenti alla cima dei capelli, vi auguro di cuore “Buon San Valentino”!!
E chissà che non ci scappi un aggiornamento EXTRA per il 14
Febbraio… giusto perchè qui si parla di amore, quindi perché non festeggiare la
ricorrenza con un capitoletto nuovo?
Fatemi sapere se la cosa vi aggrada!!
Krisma: Tranquilla, tranquilla… fai un bel respiro e
riponi la tua fiducia in me!! Devi far passare un po’ di traversie ai miei
adorati personaggi, no? La donna-lombrico, ovvero Mariacarla, ha indubbiamente
un suo fascino: chi non ha il gene Y non può capire… come un maschio medio non
capisce perché a noi femminucce possa piacere un tipo come Teo. Eh, i misteri
della natura umana… ricambio il vagone di baci, mia diletta, a presto!!
I_s: Una nuova recensitrice… che bello! Beh, grazie
davvero per tutti questi complimenti, che meraviglia… anche a nome della mia
bellissima e insostituibile beta reader, che si fa un mazzo così a correggere
le stronz… ehm, le cose che scrivo. Kiss anche da Teo!!
Kokky: Panico, eh? Da me dovete aspettarvi di
tutto!!!! (…risata sadica…). He he he, ma non che non sono cattiva: vedrai…
qualche capitoletto di sofferenza c’è, e tieni presente che a me piacciono lo
coppie “improbabili”, quindi… tanti tanti baci, a bientot!
Teo: O mio carissimo detentore di erre rotolosa, a
quando l’MP3 con lo scioglilingua trentino? Qui siamo tutte ansiose di farci la
doccia con le tue erre… nel mio immaginifico Teo ha anche l’accento bolognese
(tutto un programma!!): per rendere l’MP3 credibile, credi di poter
arrivare a tanto? Baci baci, a presto!!
Armonia: Amore mio, certo che mi sei mancata!! Tutto
bene lo studio? Beata te che hai capito dove voglio andare a parare… io ancora
sono in alto mare!! Sto scrivendo il capitolo 21 e ho talmente ingarbugliato la
faccenda che non so più come fare ad uscirne…. Suggerimenti…? Comunque, Teo e
l’autoanalisi non sono ancora stati presentati, vedrò di rimediare. Non è nella
sua natura pensare… lui sgambetta e fa molto vento con le mani, e crede di aver
espletato così tutte le sue funzioni!! Che tesoro, però… Masini è troppo? Ma
no! In fondo, era da prevedersi… o lui o la Pausini. O entrambi? Orrore!!!
Marzy: Ma non che non spodesti nessuno!! DrummyDream
è felice di concederti il posto. L’unica cosa è che ti toccherà dormire con una
tale folla di poster di Tom Kaulitz attaccata al naso che se sei allergica alla
cellulosa andrai in shock anafilattico! In caso, fammi sapere che procederò
allo spoglio. Intanto, prepara i gargarismi con l’aceto per l’ugola!!! Un
bacione!!
Maharet: Ho capito, dopo San Valentino basta
capitoli/regalo, va a finire che vi sconvolgo la routine e dopo non ci capisce
più niente nessuno!! Ma visto che mi hai detto che sono un genio, mi risollevo
il morale, Maharret carra!! Ricambio i baci e aggiungo un vagone di erre, a
presto!!
Kyaelys: Mea culpa… ho pubblicato un capitolo in
mezzo alla settimana e ho ribaltato qualche equilibrio… scusatemi!!! La coppia
Dieci/Verena non è così male come la dipingono gli altri…sinceramente, io non
ho ancora deciso con chi finirà Verena. Posto che finisca con qualcuno!
Attualmente, la propensione naturale dei personaggi verte su altre ship, ma
lascio fare a loro… a incasinarsi la vita sono più bravi di me! Intanto,
beccati una scatola di sbaciuzzi assortiti, a presto!!
Black_Moody: Ti devo ringraziare per talmente tante
cose che non so nemmeno da dove cominciare. E, orrore!, non so nemmeno dove
finire!! Il bello della diretta. Allora, mia cara, le tue recensioni sono
entusiastiche, esaltanti, correttamente scritte e denotano una simpatia frizzante
e una mente agile. Come non amarti di primo acchito? Quindi, mia cara grazie
per aver letto anche le altre mie storie, grazie per le belle parole che hai
sprecato epr una vecchia ciabatta come me, allenati col flauto e beccati i miei
più sinceri e cari ringraziamenti. A presto, bellezza!
Evan88: Che divertente farvi disperare!! MA davvero
la coppia Teo/MC sarebbe così improbabile? Io li vedo molto compatibili,
invece: il senso estetico di Teo è molto vicino alla smania da firma compulsava
di MC… Un po’ contorto il fattore “scegli la coppia che sembra meno improbabile
epr coprire la vera coppia probabile per coprire la coppia che scoppia…” . Oddio,
mi sono persa! Vuoi la verità? Le coppie non le decido io: si decidono da sole.
E adesso internatemi, avreste tutte le ragioni. Sbaciuzzoni!!
Greta91: Non disperate, miei cari… Teo e MC non stanno
mica insieme!! E Teo è così “cacofonico” (non trovo un aggettivo migliore per
descriverlo) che manco lui sa cosa vuole. Comunque, se volete un bel finale
assicurato, sono corrompibile… eh eh eh! Per una notte con Johnny Depp faccio
mettere insieme Verena con Godzilla in persona! Baci baci, a presto!
Roby: Ma come? Invece di apprezzare i miei regali vi
lamentate perché pubblico troppo spesso? Siete tutti delle savusilakke! A
proposito, questa deliziosa parola l’ho pescata da un dizionario finlandese. Ma
che razza di lingua parlano? Ho cercato “io ti amo” ed è venuta fuori una roba
che sembra lo scaracchio di Shrek. Orribile. Divertentissimo! E’ ufficiale,
adoro le lingue nordiche!! Baci sparsi a te, mio diletto!
Tartis: Teo, è ufficiale davvero, non è gay. E’
molto, come dire, eccentrico… casinista… indeciso? Ma non sulla tendenza
sessuale, eh. Comunque, di più non dico, che rischio di spoilerare. Amici senza
ormoni o amici con ormoni…? Questo è il problema! Risolvibile tra qualche
capitolo, non disperate… Kuss, ciao!!
Londonlilyt: Teo dell’altra sponda? Un oggettino così
deliziosamente carino lo lascio sprecato per quel fetacchione del genere
maschile? Non sarebbe da me. E infatti, sto seriamente pensando di ritirare Teo
dal mercato e spupazzarmelo solo io. Peccato che non esista! Senti, ma che è
successo a Cadmen Town? Sapevano che venivo io e hanno deciso di dar fuoco a
tutto ciò che poteva piacermi? Che stronzi questi inglesi…!
Saraj: Infatti, la tua mente (malata e perversa,
lasciatelo dire!) segue purtroppo gli stessi contorti processi mentali della
mia, quindi… per non spoilerare troppo, sei pregata di non fare congetture a
voce alta (???). Mi costringi sempre a rimescolare le carte in tavola, uffi! E
adesso che combino? Rimetto in pista Marco e da special guest lo faccio
diventare l’uomo dei sogni…? Uhm, se non lo dici a nessuno, ci potrei anche
fare un pensierino…
Suni: Quando hai parlato di malati di mente, pensavo
che parlassi di me! E invece parlavi di Teo e Verena… meno male. Oleana sta
vivendo un momento di recessione, ma presto avrà di nuovo un suo perché. Comunque,
epr la cronaca, Teo detiene al momento il primato di capocannoniere: ha baciato
Verena nel primo capitolo, MC adesso e chissà… Otello? Oleana? Chi sarà la sua
prossima vittima? Sto valutando anche la tua proposta per la ship Dieci/Oleana:
sembrava scontata, e invece… L’unica cosa che continua a perplimermi è: con chi
caspita lo metto Scaturro?!?! Baci baci, ciao!!
Rik Bisini: E così, è ufficiale? Avrò l’onore di
condividere con te lo stesso lavandino in cui lavarci i denti? Ben misero
ridimensionamento rispetto alla vasca idromassaggio, ma dobbiamo accontentarci…
Teo una peste? E’ vero. Un’adorabile peste, vorrei precisare: c’è il suo bell’aggettivo
di differenza! Insomma, ho un debole per questa mia creatura: come l’avevo per
Garrie e Camillo, più che per Sasha o per Saverio. Non so, forse il fascino dei
biondi, chissà? Per la coppia Teo/Verena… sai che ancora non ho deciso? Sto
ancora aspettando un segna dai personaggi… saranno loro a decidere, alla fine! Baci
dovunque, a presto mio diletto!!
Lauraroberta87: Dimmi, cara, sono una sadica… cosa? Ho
fatto due conti, e ci viene solo sadica di polistirolo blu espanso. Illuminami
tu sul reale significato di tutte quelle stelline…. Teo che ci prova con Verena…?
Non so se sarebbe d’accordo. Dal suo punto di vista, stava solo socializzando. Strano
ceffo, sai? , il nostro canarino finlandese. E Dieci? Davvero si vede che
Verena gli piace? Non so… il gemello cazzuto è molto riservato… non mi ha
ancora confessato gli affar suoi. Aspetto che si apra per dirvi cosa pensa in
realtà di tutte queste ragazze che gli ronzano introno… magari, il vero gay è
lui!! No, no, scherzavo. Risolvere il macello? Ma se devo ancora cominciare a
complicarlo!!! Baci baciosi, ciao!!
Kabuki: Maddrinah mi piace, dovunque tu l’abbia preso
vedo che l’hai interiorizzato bene e ci calza come un guanto. Finlandia,
Norvegia... li confondo sempre anche io. Un po’ come l’Uganda e il Rwanda, il
Kazakisthan e il Kajikisthan, il pero e il melo… Tanti baci sparsi da me, da
Teo e tutta la banda riunita!!
__Miriel__: E che ci faccio con due bei gemellini identici
se non posso scambiarli e incasinarli per benino? Mi sto divertendo come una
pazza!! (Loro un po’ meno, poracci….). Spero anche di continuare a divertire
voi, miei carissimi lettori!! ASempre grazie di tutto, un bacio e a presto!!
Verena, per reazione immediata, schivò un colpo apoplettico,
smise di respirare e balzò in piedi sul letto: tenendo in mano il cellulare
come se fosse una bomba a mano senza linguetta, fissò Oleana con enormi occhi
spaventati.
“E’ Teo!” sillabò muta in preda al panico e Oleana inarcò il
suo malizioso sopracciglio sdraiandosi come una indolente odalisca sul letto.
“Ma và?” rispose fintamente sorpresa “Credevo Gandhi,
dall’espressione della tua faccia.”
“Che faccio?” sillabò ancora Verena tormentando il cellulare
con mani nervose.
“Piantala di masturbare il telefono e rispondi. In italiano.
E respirando tra una frase e l’altra, magari ti va via quel color melanzana
dalla faccia.”
Verena le lanciò un lungo sguardo offeso e spaventato, poi
si decise a rispondere.
“Ciao.” gracidò a corto di fiato.
“Ciao? Tutto qui? Mi aspettavo come minimo un bombardamento
a catena, visto che è l’alba di domenica mattina, ma come al solito mi
tramortisci di sorpresa, Verena cara. Come mai sei già sveglia?”
“Stavo andando a messa” rispose prontamente Verena cercando
senza gran successo di smetterla di arrossire come un gambero di fiume “Ora, se
ci tieni a non essere sodomizzato con un palo della luce, mi dici perché
diavolo hai telefonato?”
“Volevo sapere come stavi” rispose Teo con estrema
nonchalance “Ieri non sei venuta a scuola e dopo la nottata di fuoco di
venerdì, mi accertavo che non fossi morta affogata in una pozza di vomito.”
“Davvero premuroso.” borbottò Verena. Aveva il cuore così
alto in gola che sembrava una terza tonsilla.
“E poi, ehm… l’altra sera mi sei sembrata un po’ strana.
Volevo sapere se ti avevano internato definitivamente o se eri ancora in
circolazione.”
“Strana.” si offese Verena, sbrinandosi di colpo. “Senti
da che pulpito viene la predica!” si schifò Vocetta1 “Prima fa il carino
con le fossette che sono un incanto, poi sotto la doccia diventa più artico di
un iceberg, poi torna dolce e goloso come il pan di zenzero con quel suo
stramaledetto Verrena carra… e la strana saresti tu?!?”
“Sì” rispose Teo con convinzione “Per me è strana una che
saluta con un sentito “buonanotte, stronzo” senza nessun motivo, a parte il
fatto che devo ancora capire cosa avesse a che fare la Nutella con tutto il casino che è successo.”
Ops…
“Ho deciso però di accantonare i tuoi comportamenti da
mentecatta e di sentire se… ehm… se sei davvero arrabbiata come sembravi o se
era solo una mia allucinazione.”
“Arrabbiata?” esalò Verena socchiudendo gli occhi: Dio,
quelle erre… Arrabbiata, detto da lui, era la parola più maledettamente erotica
di tutta la maledetta Treccani.
“Arrabbiata, sì. Sei davvero arrabbiata, Verena cara?”
“Oooo… eeee…”
“Verena? Ti stanno lobotomizzando? Ti ho chiesto se sei ar…”
“No, non sono arrabbiata” lo interruppe Verena prima che le
scoppiasse una vena “Sono felice e serena come se mi fossi appena fatta una
canna. Contento?”
“Sì” rispose Teo poco convinto “Però sembri lo stesso ar…”
“Otello sta bene?” lo interruppe Verena pescando a casaccio
il primo argomento che le saltò in testa pur di evitare un altro assalto di
erre erotizzanti.
“Otello? Sì, sta bene. E’ un po’ provato dall’esperienza di
venerdì… sai, non aveva mai visto nessuno vomitare più di lui. E prima che
tenti penosamente di cambiare di nuovo argomento, ti informo che sono felice
che tu non sia arrabbiata.”
E dalli.
“Bene.”
“Perchè noi due siamo amici, nonostante ti ritenga una
pericolosa sociopatica, e non vorrei mai vederti arrabbiata.”
Ancora!
“Bene!”
“Quindi siamo amici?”
“Sì.” rispose in fretta Verena: tutto pur di non fargli dire
ancora…
“Sicura, Verena cara?”
“Dì di nuovo Verena cara e ti azzanno la carotide.”
berciò Vocetta1 bellicosa.
“Sì, Teo, siamo amici” ruggì Verena “Senza arrabbiature,
psicodrammi e ormoni. Asessuati come due lumaconi eunuchi, contento?”
“Sembri ancora arrabbiata.”
Di nuovo. “Quel bastardo lo fa apposta!” pensò
nebulosamente Verena distratta da Oleana che si era improvvisamente animata e
che le faceva strani segnali gesticolando come una pazza furiosa.
“Senti, ehm… cosa?”
“Chiedigli di andare a casa sua!” ordinò Oleana truce.
“Io? No!”
“Che succede?” sorrise la voce di Teo “Hai un suggeritore?”
“Sì” grugnì Verena aggressiva “Ne ho bisogno visto che di
domenica non riesco ad elaborare niente di mio fino a mezzogiorno; è un
problema?”
“Assolutamente no” cinguettò Teo di buonumore “Comunque per
me è ok.”
“Che cosa?”
“Se vieni a casa mia.”
Dei del cielo, aveva sentito!!
“Senti, io non…”
“Oggi pomeriggio alle tre e mezza? Metterò la museruola a
Otello.”
Oleana intanto, stava trattenendo a stento una grassa
risata.
“E’ un appuntamento?” esclamò con voce acutissima.
Verena per poco non le saltò alla gola.
“Appuntamento?” chiese Teo interrogativo.
Numi!
“Io, cioè, no, lo so che… no, cioè, dimenticati la domanda,
dicevi di Otello…”
“Non è un appuntamento, ma un invito” concluse Teo
lentamente con voce molto seria “Che fai, vieni lo stesso? O devo chiederti un
appuntamento?”
“No no no, certo che no… cioè, non mi devi chiedere un app…
cioè…”
“Devi andare” le mormorò sottovoce Oleana in modo molto
convincente “Ricordati il diario di Scaturro. Puoi sempre rifilare a te stessa
la balla che ci vai per quel motivo!”
“Ma…”
“Devi venire” decise Teo “Io sarò quello in cucina con la
camicia gialla che mangia un panino grosso come la Corsica.”
Figurarsi se non pensava al mangiare, pensò Verena
con una dolorosa stretta al cuore. Oleana intanto annuiva così freneticamente
che sembrava le si stesse staccando la testa dal corpo e Verena, zittendo di
forza Vocetta1, Vocetta2 e l’esercito di loro consorelle, decise su due piedi
di buttare alle ortiche tutti i se e i ma che le occludevano la gola e di
tentare, almeno una volta, senza pensarci troppo su. “Tanto, cuore spezzato
più, cuore spezzato meno…”
“Oh, ehm… ok. Accetto l’invito. Io sarò quella col
kalashnikov sotto braccio e l’aria scocciata.”
“Sarà dura riconoscerti, allora. Ci vediamo più tardi,
splendore!”
E riattaccò. Verena posò con precauzione il cellulare sul
comodino, aspettando la reazione di Oleana senza trovare il coraggio di
guardarla in faccia; il silenzio che piombò nella camera da letto era pesante
come una montagna di pietra.
“Beh?” chiese infine Verena, incapace di trattenersi oltre.
“Jingle Bells… Jingle Bells…” canticchiò Oleana ispirata
attirandosi una giustificatissima cuscinata sul naso.
* * *
Dieci Ferri transitò in accappatoio davanti alla camera di
Teo (usciva dalla doccia, manco a dirlo…) e sorprese il gemello a fischiettare
allegro.
“Chi era al telefono?” si informò appoggiandosi indolente
allo stipite.
“Era Verena.” rispose Teo con voce pimpante.
“Che bello. L’hai mandata a fanculo da parte mia?”
“Sì. Ti ringrazia per le belle parole e ti augura una
emorroide rettale.”
“Che stella. Vedo che stamattina sei tornato di nuovo te
stesso. Ieri sembravi di ritorno da un raduno di zombie…”
“Ero in crisi per i postumi del mascarpone.” glissò Teo
evasivo.
“Ma tu avevi preso la zuppa inglese.”
“Sai che sono sempre solidale con tutti: sono stato male per
osmosi.”
Dieci inarcò scettico le sopracciglia, ma preferì non
indagare: conosceva anche troppo bene il gemello, e se Teo non aveva voglia di
parlare, non avrebbe parlato nemmeno sotto tortura. Beh, forse sotto tortura…
con uno scatto felino, Dieci zompò in mezzo alla stanza e immobilizzò Teo con
una ferrea presa alle braccia.
“Che ti prende?” esclamò Teo agitandosi.
“Avanti, dimmi la verità!” intimò bruscamente Dieci mentre
Teo, colto di sorpresa, cercava di svincolarsi.
“Lasciami, bruto! Non ho proprio niente da dirti!”
Dieci strinse di più e Teo mugugnò di dolore.
“Allora? Ricordati chi è il gemello che le ha sempre prese…”
“E tu ricordati chi è il gemello che si troverà con un topo
morto nel cassetto della biancheria se non la pianta subito!”
“E’ per l’aspide? Stavi male per lei?”
“Per Verena?” la sorpresa nella voce di Teo non poteva che
essere autentica e Dieci allentò la presa “No, Verena non c’entra. Te l’ho già
detto, era per il mascarpone.”
Non era vero: Teo sapeva mentire a tutti con la faccia tosta
più adorabile e credibile del mondo, ma non a Dieci.
“C’entra Scaturro? Quello stronzo ti ha detto o ha fatto
qualcosa…?”
Teo riuscì a liberarsi dalla presa di Dieci e si piazzo
davanti a lui con una strana espressione sul viso tra l’arrabbiato e il ferito.
“Senti, piantala di farmi da balia” dichiarò con voce
forzatamente neutra “Credo di essere in grado di cavarmela da solo con quel
cavernicolo di Paco. E non chiamare aspide Verena, non è affatto una serpe come
la dipingi tu!”
“Non è nemmeno Biancaneve” precisò Dieci, colto alla
sprovvista dallo strano atteggiamento di Teo “E poi scusa, cercavo solo di
farti un favore!”
“Se volessi davvero farmi un favore, prenderesti in
considerazione l’idea di trovare simpatica Verena!”
“L’aspide? Trovare simpatica l’aspide?”
“Verena!”
“Sarà mica obbligatorio trovarla simpatica!”
“Sì che lo è! E voi siete due perfetti zucconi a non
capirlo!”
“Noi due?” trasecolò Dieci stringendo gli occhi in due
pericolose fessure “In che senso noi due?”
Teo sembrò di colpo parecchio sulle spine.
“Beh… voi due in tanti sensi…” glissò impacciato.
“Teo? Starai mica macchinando una delle tue solite
coreografie da comare impiccione e ficcanaso, vero?”
“Io?!?” si scandalizzò Teo con una convincente faccia da
martire.
“Tu” rispose Dieci minaccioso “E se non ti ricordi in quali
occasioni ti sei impicciato degli affari degli altri, possiamo chiedere a
nostro fratello e alla sua ex a cui tu avevi mandato una bella lettera per
spiegarle il fatto che le avevi fatto le corna. Firmandoti come Marco.”
“Gliele aveva fatte davvero ed era giusto che lei lo
sapesse” buttò lì Teo con voce molto pacifica “Comunque ho imparato la lezione.
Non mi voglio impicciare degli affari tuoi. Ma Verena è speciale e non riesco a
capire come fai a non accorgertene. Tu e lei siete partiti decisamente col
piede sbagliato. Io vorrei solo che voi due andaste d’accordo.”
Dieci aggrottò le sopracciglia incerto: non aveva ancora
digerito il fatto che Verena ci avesse in qualche modo nebuloso “provato” con
lui. Non riteneva opportuno che il gemello, notoriamente poco avvezzo a gestire
smacchi e delusioni, si prendesse una cotta per una tizia che ci provava con
tutti. Anche con Scaturro, a sentire Oliviero… gli sembrava davvero assurdo, ma
magari un fondo di verità c’era.
“L’altra sera non sembravi così ansioso di farci diventare
amici.” fece notare flemmatico.
“L’altra sera non avevo ancora baciato Mariacarla.”
pensò Teo, ma nessuna emozione trasparì dal suo bel visetto impudente con gli
occhioni azzurri innocentemente spalancati.
Non gli sembrava affatto saggio informare il gemello che si
stava effettivamente impicciando degli affari suoi. C’erano poi alcune cose che
dovevano rimanere più segrete e sepolte del tesoro di Tutankhamon, tipo:
1)Che
aveva una cotta per la sua fidanzata
2)Che
aveva baciato la sua fidanzata spacciandosi per lui
3)Che
stava cercando di rifilargli Verena nonostante entrambi non sembrassero molto
propensi a seguire il suo piano
4)Che
stava cercando di rifilargli Verena nonostante lui stesso a volte fosse molto
confuso su quello che gli succedeva quando lei era nei paraggi
Già con uno solo dei Quattro Fantasmagorici Punti Oscuri
c’era da rischiare la decapitazione… ma l’intento originale rimaneva, e cioè
Dieci e Verena dovevano piacersi. Punto.
“Promettimi che le darai una chance.” disse quindi con la
collaudatissima voce del gemello che ottiene sempre tutto anche solo sbattendo
le ciglia.
“All’aspide?”
“A Verena.”
Dieci e Teo si guardarono a lungo, lo specchio l’uno
dell’altro: per la prima volta, ognuno coi propri segreti.
“Tenterò.” rispose alla fine Dieci girando le spalle al
fratello prima che questi leggesse l’incertezza nei suoi occhi.
* * *
Le due: un po’ prestino per iniziare a prepararsi, ma Verena
si sentiva addosso tanta di quella adrenalina che rimanere ferma o pensare di
ammazzare il tempo studiando era assurdo. Iniziò allora a rovistare
svogliatamente nell’armadio incerta su cosa indossare.
“Cerchiamo qualcosa di femminile per l’appuntamento?”
gorgogliò Vocetta1 tutta allegra.
“Non è un appuntamento.” ringhiò Verena alla propria
immagine: quando si accorse che si stava provando un grazioso vestito a fiori
lo buttò via di colpo come se fosse radioattivo.
“Non sarà un appuntamento, ma nemmeno una missione in
Afghanistan!” la rimproverò Vocetta2 quando Verena tirò fuori dall’armadio
la giacca mimetica.
Beh, in effetti… “Per un appuntamento che non è un
appuntamento ci vuole qualcosa di sexy che non è sexy.” spiegò Vocetta1 con
aria saputella.
Logico. Facile! Verena si provò una tutina di vernice nera
che le stava parecchio aderente e prima ancora di guardarsi allo specchio la
voce piena di erre rotolanti di Teo le rimbombò allegra nelle orecchie.
“Ehi, Catwoman! Ci facciamo un giro sulla mia Batmobile
color muffa?”
Ok, niente tutina di vernice. La gonna da contadina ucraina
nemmeno a parlarne… i pantaloni alla zuava anche… il vestito di gomma da
dimenticare… Una camicia trasparente?
“Troppo stile sbattimi-sul-tavolo-e-prendimi.”
Un dolcevita nero?
“Il famoso look Onoranze Funebri non va per la maggiore…”
Una palandrana da palombaro?
“Ingombrante e ridondante.”
“E basta!” berciò Verena corrucciata.
“Pensi di riuscire a vestirti da sola per un appuntamento
così importante?” la aggredì Vocetta1.
“Non è un appuntamento e non voglio una vocetta psicotica
per consulente di immagine!”
“La camicia bianca” suggerì Vocetta2 facendo da
paciere “E’ seria ma fa intravedere la scollatura.”
Come se Teo si interessasse alle scollature….
“Si interesserà se ci ficchi dentro un bel completino
intimo delle Winx.” ridacchiò Vocetta2 subdola.
L’idea era così balzana che poteva anche funzionare. Verena
lo provò dubbiosa; codini con i fiocchi rosa, camicia bianca, gonnellina a
pieghe grigia, calzettoni, ballerine e reggiseno rosa delle Winx (un regalo
della nonna con l’Alzheimer, quella che era convinta che Verena frequentasse la
prima media).
“Sembri Britney Spears in Baby one more
time.”
I calzettoni vennero prontamente sostituiti dagli anfibi e i
codini da una leggera cotonatura punkeggiante.
“Un po’ Sid Vicious, un po’ collegiale cerebrolesa”
chiocciò Vocetta1 “A Teo piacerà di sicuro.”
“Non so…” meditò Verena dubbiosa.
“Lo sappiamo noi, va bene così. Anche perchè sono le tre
e venticinque e se vuoi arrivare in tempo all’appuntamento bisogna che ti
muovi.”
Verena per poco non strillò, guardando l’orologio: afferrò
di corsa il cellulare, lo zainetto, la giacca, il casco, le chiavi dello
scooter, il lucidalabbra, gli occhiali da sole…
“E comunque non è un appuntamento!” pensò affannata
sbattendo la porta.
* * *
Teo si provò la camicia gialla davanti allo specchio: faceva
a pugni coi suoi capelli biondi (per una volta non sparati in aria coi petardi)
e i volant intorno ai polsi erano decisamente eccessivi. Era ridicola. Verena
l’avrebbe adorata.
“Komme sei bello” chiocciò la voce di Tellu dalla soglia
“Dovve devvi andarre?”
“Verenna!” commentò Tellu con un sorriso segreto “Certo.
Dovrò portarre Ottello a farre un girro, di vomitto ne abbiammo avutto già
abbastanza per kuesta settimanna. A propositto di vomitto, komme va il tuo
pianno per mettere Verenna insiemme a Lukka?”
Teo storse la bocca in una deliziosa smorfia imbronciata.
“Non tanto bene” rispose sostenuto “Quei due sono più
ostinati del previsto. Non collaborano affatto!”
“Ke insensibilli” commentò Tellu spudoratamente ironica
“Kossì oggi cerkerrai di convincerre Verenna a innamorarsi di Lukka?”
Teo scambiò un rapido sguardo sorpreso con sua madre, la
quale lo ricambiò con due tersi e sereni occhi celesti. Stava evidentemente
cercando di fargli capire qualcosa, ma Teo proprio non capiva che cosa…
“Ehm… sì?” tentennò dubbioso.
“Allorra vi lasciammo solli” decise Tellu ridacchiando tra
sé e sé “Metti ke la kossa vadda per le lunghe….”
“Mamma, cosa stai cercando di dirmi?”
Tellu rifilò al figlio un sorriso dolcissimo, ampio e
materno: sembrava un barracuda.
“Niente, karas, niente: sollo augurri per l’appuntammento.”
“Non è un appuntamento” specificò Teo a disagio “E’ solo un
invito.”
“Komme ti parre, Teo… komme ti parre.”
* * *
Una volta suonato il campanello e dichiarata la propria
identità, Verena entrò in casa Ferri praticamente di corsa, primo per non
rischiare di cambiare idea e girare i tacchi all’altezza delle begonie, secondo
per tentare di andare più forte di Vocetta1 eVocetta2 che la inseguivano piene
di premurosi accorgimenti. Incespicò quindi praticamente sulla porta, con le
mani ghiacciate dall’emozione, il cuore conficcato in gola come un osso di
pollo e la necessità impellente di emigrare in Sudafrica. Teo, come da copione,
era in cucina indolentemente appoggiato al frigo; indossava una camicia gialla
che avrebbe reso ridicolo un clown, masticava allegro un panino che sembrava un
disco volante ed era bello e radioso da far venire un infarto.
“Verena cara!” la accolse con voce cinguettante,
aggredendola subito con quelle sue mefitiche erre; Verena rimase un attimo
zitta, indecisa se darsela a gambe più velocemente di Speedy Gonzales o svenire
sul forno a microonde, modello Mariacarla della Mirandola QuelRamoDelLagoDiComo.
“Ciao.” sfiatò infine, conscia come non mai di avere la
gonna troppo corta, le ascelle sudate, le mani surgelate, le guance color
porpora e la respirazione da enfisema polmonare cronico.
Teo si staccò dal frigo e le venne incontro saltellando,
sorridendo, masticando e rimanendo comunque fighissimo come solo lui sapeva
fare.
“Come sei carina!” le disse ammiccando, e Verena si sentì
brutta e goffa come un cassonetto della raccolta differenziata; “Quella gonna
ti sta un amore”, continuò Teo, e Verena sognò di cospargere la gonna di
benzina e di darle fuoco.
“Gra… ehm… beh… ciao” balbettò completamente nel pallone.
Oddio, ciao non lo aveva già detto? Che bella figura da cerebrolesa stava
facendo! “Non… ehm, non c’è nessuno?”
“Mamma ha portato Otello a fare una opportuna passeggiata,
il più possibile lontano da te; Luca è sparito, speriamo vivamente in un’altra
dimensione dalla quale non potrà mai più fare ritorno; Mariacarla credo che
stia cercando di intaccare il cospicuo patrimonio dei Santogiacomo comprando
chili e chili di Barbour negli Outlet; Marco è in giro a spargere il suo seme,
pardon, il suo verbo; papà credo che sia di sotto a smontare qualche
bicicletta. Perché, io non ti basto?”
“Non hai portato il kalashnikov” disse Teo con aria di
rimprovero, interrompendo i patetici miagolii di Verena “Così non vale. Io il
panino ce l’avevo.”
“L’ho lasciato nel bauletto dello scooter.” spiegò Verena
cercando di non respirare (Teo era molto vicino e il profumo di more era
stordente; “Dove cazzo fa il bagno?” pensò stizzita Vocetta2 “Nel
frullato ai frutti di bosco?”).
Teo, per niente scalfito, la prese a braccetto, scatenando
un nuovo tentativo del cuore di Verena di decollare come un Boeing 747, e la
trascinò verso camera sua. Quando se ne accorse, Verena puntò i piedi, in preda
al panico.
“Non… ehm… non restiamo qui?”
L’idea di sedersi sul letto con Teo a fianco, con il profumo
di more, i ricciolini biondi da canarino e le erre aggroviglianti a bombardarla
come Berlino per mano degli alleati, la riempiva di sacrosanto terrore.
“In cucina? Perché, hai fame?”
Verena aveva lo stomaco così chiuso che non ci sarebbe
passato uno spillo anoressico, figurarsi qualcosa uscito dal Fantasmagorico Frigo
degli Orrori dei Ferri.
“Un po’.” mentì incerta e Teo le rivolse un improvviso
sorriso, malizioso e assolutamente adorabile.
“Dì la verità, hai paura che metta su di nuovo un CD di
Masini.” gorgogliò con aria complice andando a sedersi sul bancone della
cucina.
“Mi hai beccata.” sospirò di sollievo Verena seguendolo a
prudente distanza.
“Allora, che facciamo?” chiese Teo facendo dondolare i piedi
nel vuoto mentre inghiottiva l’ultimo boccone di panino.
“Con te seduto su quel bancone, qualche idea su cosa fare
ce l’avrei” commentò Vocetta1, maliziosa “Ma non credo che Tellu
approverebbe.”
“Ti devo parlare di Scaturro.” disse in fretta Verena prima
che Teo si accorgesse che era arrossita di nuovo.
“Ancora?” sospirò Teo aggrottandosi “Se continui a parlarmi
di lui diventerò geloso. Vuoi un panino al salame?”
“Eh?”
“Se hai davvero fame ti faccio un panino.”
“No, grazie.”
“Una fetta di torta? Un po’ di mascarpone?”
“L’ultimo prodotto caseario con cui ho avuto a che fare era
corretto cicuta; no grazie.”
“Allora… Nutella?” domandò Teo malizioso.
Le orecchie di Verena presero letteralmente fuoco.
“Mi stai prendendo in giro?” ringhiò aggressiva.
“Un po’” rise Teo ammiccando “Non riesco a capire cos’hai
contro la cioccolata, pensavo che ti piacesse.”
“Infatti mi piace, ma non sono qui per questo.” ripose
Verena sostenuta: sembrava noncurante, ma in realtà se Teo avesse fatto davvero
l’atto di estrarre il vasetto di Nutella dalla credenza, se la sarebbe data a
gambe ululando come un’ambulanza.
“Allora dimmi perchè sei venuta. Aspetta… non vorrai davvero
parlare di Paco?!?”
“Sì” ammise Verena tutto d’un fiato: allo sguardo terso e
interrogativo di Teo, raccolse il coraggio a due mani e si decise a mettere
finalmente le carte in tavola.
“Sono qui perché mi serve il suo diario.”
NOTE DELL’AUTRICE:
BUON SAN VALENTINO A TUTTI VOI CHE SIETE I MIEI AMORI!!!
Arista: Ma ciao!! Sono felice di sentirti anche qui e
sono felice che questa storia ti piaccia. Spero di risentiresti presto, qui o
via mail o per piccione viaggiatore…. Segnali di fumo… linguaggio morse… fai
tu, basta che ci sei!! Baci baci, dolcezza, e grazie!
Krisma: Primo: ho un’ambascia da parte della
donna-lombrico, e cioè: piantala di chiamarmi donna-lombrico!! Personalmente, fossi
in te io continuerei, ma solo perché MC mi sta sui balli… Secondo: ho un’ambascia
da parte del tuo canarino finlandese, e cioè che lui ama le proprie erre rotolone
e che troverebbe deliziose anche le tue. Terzo: ho l’ultima ambascia da parte
di Verena, che afferma che lei NON HA NESSUN INTERESSE ROMANTICO PER QUEL…. DANNATO…
CANARINO!! Poveretta, puzza di balla lontano un chilometro… Quarto: di nuovo
Teo che si era scordato di dirti che sei “davverro adorrabile, Krrisma carra”. E
ti strizza l’occhio. Punto cinque: amore, ti voglio bene, ma Johnny Depp è
mio!!!! Punto ultimo: il mio S.Valentino migliore del tuo? Lo passerò da sola, per
la prima volta dopo 15 anni con lo stesso uomo… vuoi davvero fare cambio?
Maharet: Senti… non parlarmi tu di S.Valentino!! Non
voglio approfondire, fa troppo male. Tornando a noi… che immagine inquietante
quella di Teo che esplora le tonsille di MC!! Sui pensieri di MC su Scaturro non
mi pronuncio. Di sicuro non è niente di buono, quindi… baci baci, a presto!!
Marty2803: Aspetta, prima di trarre conclusioni
affrettate: MC e Teo non sono nemmeno i miei preferiti…. Come coppia è stabile
e duratura come il plutonio!! Quindi,a bbi fede!! 2803 è la tua nascita? Toro,
quindi! Peccato non siano i finlandesi, ti sarei venuta a trovare di sicuro!!
Baci baci
Roby: Davvero savusilakka detto da me sembra bello?
Non saprei: con la esse emiliana che mi ritrovo… sappi, mio caro, che ti sto
invidiando molto per la tua settimana bianca! Sono una larva sedentaria, di
solito, ma adoro sciare. E i canederli… e la polenta col cervo… e la merda
d’orso su al Pordoi… e il bombardino ad Arabba… l’ultima volta sono andata da
Canazei a Santa Croce: se hai qualche vaga nozione del posto, saprai che mi
sono fatta un mazzo così!!! Moan, che invidia… buona sciata, comunque (ma se ti
capita un sassolino nello scarpone, sai chi ce lo ha messo!)
Greta91: Felice di farti felice… ehm, che ridondanza!
Senti, comunque, se Johnny fosse disponibile in circolazione, te lo strapperei
di mano coi denti… lui è mio dal 1985. Abbiamo festeggiato le nozze
(unilaterali) d’argento, quindi tesoro, giù le mani!! Però ti sbaciuzzo per
bene lo stesso, smack!
Teo: Teo, no!! Mi mancherà il tuo nick. MattZ fa
molto metropolitan chic, ma io preferivo il mio Teo con la erre arrotolata.
Andava bene anche senza azzento bolognese (ce l’ho io per tutti e due! J). Alla prossima, ciao!
Evan88: Elfie sa che sappiamo… come no! A dire il
vero, il mantra è: Elfie si affanna a inseguire le stupidaggini che i suoi
personaggi combinano a sua insaputa… credimi, quello che scrivo è una sorpresa
anche per me. A volte (rettifica dovuta alla considerazione che forse mi stai
pigliando per mentecatta). Diaci non si inquadra? Bene: così potrò giostrarlo
un po’… intanto, sbaciuzzi valentini, a presto!
Tartis: Povera Verena: rifiutata da un trapianto di
cervello! Mi ha fatto morire, questa!!! Ma no, alla fine Verena è pazza,
sclerotica e fondamentalmente timida, ma non è permalosa. E poi, era così presa
dal diario che non ha fatto molto caso al bidone… meglio così. Ops, odi le
persone mattiniere? Io invece (retaggio della mia famiglia, contadini da mille
generazioni) alle sette sto già in piedi da un pezzo… sob! Baci baci pure a
tia, tesssoro
Londonlilyt: Da uno a dieci, la sincope di Verena è
(verifico sul sincopometro…): ecco qua, 138! Ammazza, povera donna! Azz, per
Camden credevo che non fosse stato tanto devastante… mi spiace. Ma gli inglesi
sono brava gente operosa, tempo qualche giorno e avranno già ricostruito tutto.
Amora, sto preparando il questionario da sottoporti mentre ti ingozzo di
tigelle al lardo di Colonnata (es: esiste una c…o di piantina della National
Gallery con le opere più famose evidenziate a prova di scemo? DrummyDream è
tanto brava e apprezza l’arte, ma se la trascino a vedere un milione di quadri
si stufa anche lei… o no?). Quindi, preparati!!! Sbaciuzzoni dovunque, mia
diletta!
Kabubi: Oooooh, che complimentone!! Genio non me lo
aveva ancora detto nessuno… a parte le mie sorelle, ma era in senso ironico
quando facevo (spesso) qualche cazzata. Othello ringrazia per l’ammirazione, in
cambio ti vomiterà sulle scarpe alla prima occasione. Bacioni, a presto!!
Kiss: Moro?!? Allora a te andavano bene Saverio e
Tobia! Se vuoi te li mando, impacchettati per bene con tanto di fiocco rosso
intorno al… collo. Dieci ha detto che non si tinge i capelli nemmeno morto, ma
è disposto a farsi cospargere di fragole e panna quando vuoi e al massimo userà
una parrucca. Tranquilla, i centri di igiene mentale sono il nostro pane
quotidiano… J
Lauraroberta87: Mi odi?!?! Noooo!! Il mio animo
sensibile…ferito! La mia barcollante autostima… appiattita! Ti prego, non
avercela con me: odio pensare di essere odiata, mi rovina la digestione. E
siccome mangio di continuo… porterò pace e serenità, mi amor, ma più avanti…
adesso i miei bravi personaggini devono ancora soffrire un po’… Oh, se farai
davvero carriera nell’editoria, ricordati di me!! Pubblicare una mia storia
sarebbe la realizzazione di un sogno lungo una vita…
__Miriel__: Sai che non ci avevo pensato? E, più che
aver finito le elementari e le medie, cosa ci fa in un liceo?!?!? Diamone, che
svista… dovevo metterlo a vangare gli orti, oltre che a concimarli… Per i
genitori di Verena, non so se avranno un posto in prima fila. Ci sono già
talmente tanto personaggi che altra carne al fuoco mi sembra eccessivo! Ma se
li vuoi conoscere, farò uno spin-off solo per te, ammmmore mmmio! Baci baci
Saraj: Ti ho già detto di non fare supposizioni: ci
becchi sempre e mi rovini la sorpresa, oltre a costringermi a cambiare trama
tutte le volte. Al prossimo spoiler faccio morire tutti avvelenati da una
savusilakka, ti avverto!! Verena, porella, tra te, Vocetta1/2 e mascarponi vari
è decisamente sull’orlo della pazzia. Ma ti ha sentita, tranquilla… ;-). Bye
bye!!
Black Moody: Ma lo sai che scrivi davvero bene? Non è
facile far capire la propria levatura in poche parole, ma tu ci sei riuscita. E
poi, hai apprezzato il mio “escrementizio”… non l’ha fatto nessun altro! E’
come dare le perle ai porci, qui. BWAHAHAHA!! (scusa, ho pensato a Scaturro
come una perla…). Verena ammetterà mai che le piace il Ferri frou frou? Ormai
non può fare altro, secondo me: c’è dentro fino al collo! Sbaciuzzi
appassionati, ciao!!
Suni: Ehm Ehm, mi preparo per questa cosa seria e
adulta: (canticchiando come un infante) a Suni piace, Teeeeooo, a Suni piace
Teeeeooo… e come darti torto? Piace anche a me. Povero fratello tuo, non
rifilargli roba avariata… una begonia non vale un consanguineo. La cosa del
decotto d’erbe me la devo segnare, è buona!! E chissà che quella sciroccata di
Oleana non lo faccia davvero. Poveri finlandesi… gliene combiniamo di tutti i
colori, noi italiane!! Kuzz, und danke!
Rik Bisini: Mio diletto, intanto auguri. La settimana
prossima sarà tutto un fermento di notizie logistiche, quindi in questa
recensione ci facciamo l’ultimo tuffo rilassato prima di farci prendere dalla
frenesia della partenza/arrivo/cucina. Comunque, rettifichiamo una tua errata
convinzione: Teo non ha la erre moscia. Ha la erre “dolce”, una erre che si
arrotola un po’ su se stessa. La erre moscia (quella di Vevena cava) non piace
nemmeno a me, è un pò troppo snob. Notata anche tu l’assonanza pestifera tra
Toby e Teo…? Sbaciuzzoni sparsi, a presto (e stavolta per davvero!!)
Kokky: Cosa ne pensa Dieci…? Una domanda che credo
rimarrà irrisolta. Il biondino è un tipo chiuso. Oleana, invece, è un libro
aperto: le sue intenzioni sono DAVVERO quelle di stuprare Marco. Ce la farà? Io
direi di sì, quella schizofrenica mi sembra un cavallo vincente…
MarzyPappy: Ormai comincia il conto alla rovescia…
poi, l’amore trionferà (come la bandiera rossa della famosa canzone…)!! Bene
bene, se non ti schifa dormire con Tom Kaulitz siamo a cavallo (non fare
pensieri impuri su di lui, però, o DrummyDream ti scotenna). A bientot, bazi
bazi!
Lo sguardo di Teo divenne improvvisamente guardingo e il suo
sorriso si raffreddò di una decina di gradi.
“Ti ho già detto che non ho il diario di Paco.” rispose
lentamente senza battere ciglio.
“Teo, io l’ho visto.” ribadì Verena a muso duro.
“Dove?”
“Qui, nella tua cucina.”
“E come fai a sapere che era il diario di Scaturro e non,
che so, il quaderno delle ricette di mia madre?”
“Me lo hai descritto bene e poi andiamo, chi ci crede che
tua madre abbia un quaderno delle ricette?!”
“Comunque il diario non è qui.” dichiarò Teo: ma teneva gli
occhi bassi e il nasetto per aria in una maniera così innocente che sembrava
quasi falsa.
“Teo, è molto importante che io legga quel diario.”
“Perché?”
“Per la sopravvivenza della specie dei Bassi?” meditò
Vocetta1.
“Se mi dici dov’è il diario ti dico un segreto.”
Teo rimase zitto e Verena gli lanciò una rapida occhiata;
inquieta, si accorse che Teo la guardava col capo leggermente reclinato e lo
sguardo azzurro molto fisso come quello di un predatore. Non troppo pericoloso,
tipo orsetto lavatore, ma indubbiamente molto, molto curioso.
“Un segreto?” buttò lì Teo senza cambiar espressione del
viso “Uhm… io adoro i segreti.”
“Allora dimmi dov’è il diario.”
“Non lo so. Ma voglio sapere il segreto.”
“Neanche morta. Niente soldino, niente cammello.”
“Il segreto riguarda me?”
“Incredibile e molto triste a dirsi, ma la terra non gira
intorno al tuo asse, megalomane. Comunque non te lo dico, sennò che segreto è?”
“Dimmelo.”
“No.”
“Guarda che vengo lì e ti torturo finché non me lo dici.”
“Con quelle braccine secche e quella camicia allo zabaione
che ti ritrovi non spaventeresti nemmeno una zanzara.”
“Davvero?”
Teo sorrise e più che un orsetto lavatore sembrò un gatto:
un bel felino siamese alle prese con un topo non troppo intelligente e con la
minigonna.
“Comunque il mio non è che sia proprio un segreto segreto”
aggiustò il tiro Verena vagamente inquieta “E’ una cosa così… un segretino,
ecco.”
“Capisco.” commentò piacevolmente Teo smontando lentamente
dal bancone. Con calma e rapidità, senza smettere di guardarla, aprì e richiuse
un pensile della cucina e prima ancora che Verena se ne rendesse conto si
avvicinò a lei con in mano un vasetto di Nutella.
“No, la Nutella no!” strillo Vocetta1 terrorizzata.
“Che cosa fai?” chiese tesa Verena spalancando gli occhi.
“Vengo a chiederti di dirmi il segretino.” rispose Teo con
placida sicurezza aprendo il vasetto e lanciando il tappo con noncuranza sul
tavolo.
Con una punta di panico, Verena si accorse che l’aveva
praticamente messa alle corde intrappolandola tra il muro e il tavolo. Forse
stuzzicare la curiosità di Teo non era stata una mossa molto intelligente,
pensò preoccupata; forse aveva sottovalutato la capacità del canarino di
rigirare le frittate.
“E’ un segretino da niente.” specificò mentre, con autentico
orrore, vedeva Teo tuffare il dito indice nel vasetto ed estrarlo carico di
cioccolato filante.
“Se è un segretino da niente, che ti costa dirmelo?” domandò
candidamente Teo avvicinando pericolosamente il dito al viso di Verena.
Lei si fece indietro bruscamente e finì con la testa contro
al muro.
“Piantala Teo” ordinò brutalmente mentre il suo corpo,
bombardato da profumo di more + cioccolato + erre rotolanti iniziava a
surriscaldarsi come una grigliata sulle braci “Non sei divertente. E poi il
segretino non riguarda te.”
“Allora chi riguarda?”
“Non te lo dico!”
Il dito pieno di Nutella sfiorò pericolosamente la guancia
di Verena mentre Teo bloccava la via di fuga da sinistra poggiando il fianco al
muro.
“Andiamo, Verena cara, dimmelo…”
Verena, decisamente in preda al panico e con le vene
intasate da eserciti di feromoni, non poté fare altro che contrattaccare: con
uno scatto felino tuffò il proprio dito indice nel vasetto di Nutella e lo
puntò contro il naso di Teo come se fosse la spada di D’Artagnan.
“Indietro, marrano!” esclamò minacciosa “Ho un dito pieno di
Nutella e nessuna paura di usarlo!”
Teo, preso in contropiede, sbatté le palpebre, indeciso se
scoppiare a ridere o continuare la battaglia.
“Vuoi davvero la guerra?” domandò altezzoso “Tu non sai
contro chi vuoi batterti, kultani!”
“Non azzardarti a insultarmi in finlandese, o ti do della
savusilakka!” berciò Verena “Avanti, dimmi dov’è il diario!”
Teo schivò il dito proteso di Verena e prontamente le
disegnò un largo baffo di cioccolato sulla guancia sinistra.
“Presa!” esultò mentre Verena faceva uno strillo incredulo
“Tu dimmi il segretino!”
Verena per tutta risposta contrattaccò e il suo dito spalmò
cioccolato sul viso di Teo, di traverso sulla guancia e sul naso.
“Pahus!” berciò Teo armandosi rapidamente di Nutella e
spalmando una nuova ditata sulla faccia di Verena, attraversandole la bocca
“Piccolo aspide velenoso! Se mi sporchi la camicia sei morta!”
“Davvero?” sghignazzò Verena riuscendo a ficcare tre dita
nel vasetto e a lasciare un’impronta ramificata sul davanti della camicia
gialla. Teo, costernato, ruggì di frustrazione e il duello divenne senza
quartiere; tra strilli, ansiti e risate smorzate, Teo e Verena finirono ben
presto per svuotare il vasetto e si trovarono sfregiati di cioccolato come due
guerrieri indiani; finite le munizioni, Teo passò al solletico senza nessuna
pietà.
“Avanti, dimmi il segretino!” le ordinò mentre Verena si contorceva
ridendo incastrata tra il tavolo e il muro.
“E va bene! Basta!” gorgheggiò lei senza fiato “Hai vinto,
sporco moschettiere! Ti dico il segretino, basta che la pianti!”
Teo la piantò, ma per precauzione le immobilizzò i polsi
mentre lei ancora gli strattonava la camicia con le mani sporche di Nutella.
Verena ci mise qualche secondo a smettere di ridere e a riprendere fiato e nel
frattempo, si rese conto con orrore che:
1)Lei e Teo erano
decisamente ricoperti di Nutella: non sapeva l’effetto che questo faceva su di
lui, ma per lei equivaleva più o meno a una endovena di Extasy
2)Lei e Teo avevano
entrambi la camicia, come dire, slacciata: come per il punto 1), non sapeva
l’effetto che questo faceva su di lui, ma per lei equivaleva più o meno a una
seconda endovena di Extasy
3)Lei e Teo erano
quasi sdraiati sul tavolo in una posa un filino compromettente: continuava a
non sapere l’effetto che questo faceva su di lui, ma per lei equivaleva
decisamente a una terza e una quarta endovena di Extasy
D’improvviso, come se qualcuno avesse acceso la radio
ficcandole le casse direttamente nei padiglioni auricolari, le scoppiò in testa
la voce di Nikka Costa con “On my own”.
“Ehm.” esalò con la gola improvvisamente secca come il
deserto di Gobi: la musica era assordante e la pelle del viso divenne tesa e
rovente come un pannello solare.
Teo, per nulla impressionato, le stava ancora addosso
tranquillo e indolente come se fosse steso su una poltrona reclinabile e la
fissava con gli occhi celesti maliziosamente ironici.
“Allora, questo segretino?” la incalzò allegro.
“Togliti.” rispose seccamente Verena a corto di aria: il
profumo di more misto a cioccolata era qualcosa di così paradisiaco che non
riusciva a respirare, senza contare il fatto che a malapena sentiva la sua
voce, coperta dal frastuono eighty di Irene Cara con “What a feeling”. E,
dulcis in fundo, avere il viso di Teo così vicino da potergli contare le ciglia
la aveva ridotto il cervello a una poltiglia inerte e grigiastra.
“Togliti tu.” rispose Teo senza spostarsi di un millimetro.
Ma Verena non aveva il coraggio di muovere un muscolo: per
com’erano posizionati, muoversi avrebbe voluto dire strusciarsi contro Teo e in
quel caso probabilmente non sarebbe riuscita a contenere nemmeno le proprie
funzioni corporali.
“Allora, ti levi di dosso?” ringhiò aggressiva e Teo, per
tutta risposta sghignazzò.
“Sei diventata rossa come un pomodoro da sugo” constatò poi
deliziato “Ecco la reazione allergica che aspettavo! Cosa ti dà fastidio, di
preciso?”
“Intanto la tua dannata camicia” rispose Verena affannata
cercando di non affondare lo sguardo sul petto armonioso di Teo che si
intravedeva tra i lembi aperti “E’ slacciata, per la cronaca.”
“Anche la tua” rispose amabilmente Teo “E la tua gonnellina
da collegiale ha decisamente risalito la corrente come i salmoni. Io però mica
mi sono lamentato. Tra parentesi, carino il reggiseno delle Winx.”
Verena arrossì fino alla radice dei capelli e boccheggiò. “L’ha
notato!” esultò Vocetta2 orgasmica, e il DJ impazzito nella sua testa mise
su a tutto volume “Don't You” dei Simple Minds.
“Non gli si è mosso nemmeno un ormone, però.” ribatté
subito Vocetta1 lapidaria.
“Per favore, ti togli?” provò allora con estrema educazione
Verena giocando la carta della brava bambina “Non respiro.”
Era vero. Non perché avesse i polmoni compressi, ma perché
il suo sistema neurovegetativo stava andando allegramente a farsi benedire.
“No” ripose Teo dopo una breve riflessione “Sto piuttosto
comodo qui, e tu non mi hai ancora detto chi riguarda il segretino. Poi, la
vista panoramica del tuo reggiseno delle Winx non è affatto male.”
Ammiccò lanciando a Verena un sorrisino storto che le mandò
in corto circuito il sistema vascolare, costringendola a tentare di divincolare
i polsi dalla sua presa.
“E va bene” cedette infine in preda al panico “Il segretino
riguarda Mariacarla. Adesso ti togli?”
Teo sbatté appena le ciglia, mantenendo una invidiabile
faccia di bronzo. In realtà stava ancora studiando la propria reazione dopo la
breve lotta a colpi di Nutella. Subito era stato esilarante e benché la sua
preziosa camicia fosse sporca da buttare, il duello cioccolatoso con Verena era
stato indubbiamente divertente. Poi, aveva smesso di essere divertente, ma era
rimasto comunque interessante. Molto, molto interessante. Da quella posizione
dominante, infatti, Teo aveva potuto constatare alcune cosette di Verena che
non aveva notato prima; per esempio che il suo decoltè non era davvero niente
male. Che Verena fosse carina se n’era già ampiamente accorto e da vero esteta
non aveva mancato di apprezzare la sua figura slanciata e la perfetta
proporzione tra busto e arti inferiori. Per non parlare di quelle adorabili
fossette e dei capelli, lucidi e ariosi come piacevano a lui. Ora però,
praticamente spalmato addosso alle sue lunghe gambe, sentiva di poter dare un
parere meno accademico. La bocca, per esempio: non sapeva bene come definire
quel broncio umido, se non come conturbante. E il petto: parliamoci chiaro, Teo
era un maschietto decisamente atipico, ma anche un guercio con la cataratta
avrebbe apprezzato quel reggiseno assurdo delle Winx… e quello che c’era
dentro, un po’ meno assurdo ma decisamente notevole.
Insomma, tutto sommato Teo stava trovando quella situazione
piuttosto piacevole e non aveva nessuna intenzione di togliersi da lì.
“In che senso il segretino riguarda Mariacarla?” chiese
quindi senza muovere un muscolo.
“Ti ho già detto anche troppo.”
“Hai detto il minimo necessario per scatenare la mia
curiosità, e tu non sai quanto io possa diventare perfido per soddisfarla!”
“Per favore, Teo, fammi andare a lavare: abbiamo già
sprecato anche troppa Nutella.”
“Attenzione a non fare niente di stupido!” lo avvisò
il grillo parlante nella sua testa e Teo sorrise mefistofelico.
“E chi ti ha detto che l’abbiamo sprecata?”
Verena scosse il capo: a malapena infilava due parole di
senso compiuto, figurarsi se riusciva a rispondere a filo a una domanda.
“Teo… fammi andare in bagno!” supplicò.
Per tutta risposta, Teo si portò la mano destra di Verena
davanti alla bocca e, ammiccando irridente, leccò con decisione la cioccolata
dal dito indice.
“Uhm, buona!” cinguettò poi mentre Verena rimaneva immobile
sul posto come se l’avessero disinnescata. In realtà, “Hard to say I’m sorry”
dei Chicago le stava definitivamente distruggendo gli ultimi neuroni
sopravvissuti al genocidio.
“Stai facendo qualcosa di stupido!” avvisò il grillo
parlante nella testa di Teo con aria di rimprovero, ma lui la ignorò
bellamente. Fissava deliziato l’espressione sul viso di Verena: ah, quello
sguardo torbido e stupefatto… quell’intrigante rossore diffuso…
“Teo…? Teo!”
L’impulso di farlo di nuovo era irresistibile. Sapeva che
era stupido, inutilmente infantile e che poteva essere interpretato in maniera
pericolosa, ma lo stesso Teo non poté fare a meno di avvicinare la mano di
Verena alla bocca, pigramente, consapevolmente; con una mossa calcolata e provocatoria,
ne leccò il cioccolato dal dorso senza spostare lo sguardo dalle pupille
spalancate della ragazza. Le ciglia di Verena ebbero un fremito rapido come un
battito d’ali e Teo sentì di colpo una potente sensazione di calore irradiarsi
dall’innocente contatto di pelle tra la sua mano e il polso di Verena. “Teeeeoooo!
Ti ho detto che stai facendo qualcosa di stupido!!!” strillò il grillo
parlante, ma la sua voce era lontanissima e la mano di Verena invece era così
vicina… Come in un sogno, senza essere affatto sicuro di quello che stava
facendo, Teo inclinò la testa , prese tra le labbra il dito indice di Verena e
lo succhiò lentamente. Poi fece scivolare le labbra sul palmo, fermandosi per
un attimo da capogiro a passare la lingua alla base del polso. Sentì il respiro
debole di lei singhiozzare: con una costrizione rovente dalle parti
dell’inguine, Teo si rese conto d’improvviso del contatto quasi doloroso tra le
sue cosce e quelle di Verena, dei suoi fianchi contro i jeans, del suo respiro
rapido sulle guance… Era bello. Imprevisto, inaspettato, incredibilmente
eccitante.
“Stupido!!” ululò il grillo parlante frustrato
“Razza di idiota patentato, che razza di giochetti puerili ti metti a fare?
Verena è un’amica, la migliore che hai avuto da anni! E tu le rifili questa
inutile scenetta da nove settimane e mezzo? Fai schifo, ecco cosa fai! Cosa
dovrebbe pensare Verena? E Luca? E Mariacarla?”
Teo, per una volta nella vita, lo ascoltò. Mollò di colpo la
mano di Verena e si scostò indietro di pochi centimetri, abbastanza per tornare
in posizione non compromettente: si schiarì la voce che sentiva rauca come se
avesse ingoiato una caraffa di sabbia e tentò di fare un sorriso di
circostanza.
“Allora, qual è il segretino di Mariacarla?” domandò con una
leggerezza forzata che gli pesò come un macigno.
*
* *
Verena, che era rimasta con la bocca socchiusa e lo sguardo
fisso sulle labbra di Teo, sembrò per un attimo immobile come una statua di
cera; poi, un brivido la attraversò tutta mentre adagio abbassava la mano, che
era rimasta sospesa a mezz’aria come se non le appartenesse.
“Il. Segretino.” disse con una strana vocetta irreale che
non sembrava nemmeno sua: sembrava quella dei Van Halen che le strillavano
“Jump!” nella testa.
“Che cosa è stato?” si domandava intanto Vocetta2
spaesata “Mi è sembrato per un attimo… cos’era, un’allucinazione? Siamo
state rapite dagli alieni? Ho un tumore al cervello?”
Verena non lo sapeva: a stento respirava autonomamente… e
poi era stato tutto così veloce e così magico da risultare assolutamente
irreale. Forse non era davvero nemmeno successo. Forse davvero le labbra di Teo
non l’avevano mai sfiorata sul palmo della mano, marcandoglielo a fuoco come
una scia di lava bollente.
“E allora perchè stai ancora fumando?” domandò logica
Vocetta1.
“Segretino” annaspò verso tutt’altri pensiero “Sì.
Mariacarla. Oggi. Ehm.”
Non aveva assolutamente idea di quello che avrebbe dovuto
dire. Forse per quello alla fine le scappò detta esattamente la verità.
“Mariacarla oggi si vede con Scaturro.”
Sulle prime, Teo sembrò prenderla bene.
“Come?” domandò educatamente.
Chissà perché e chissà come, era bastato un battito di
ciglia per raffreddarlo come un iceberg: Verena riuscì persino a sgusciare
sotto la sua ascella e incespicare verso il frigo, riprendendo finalmente a
respirare dopo lunghi minuti di apnea.
“Mi hai sentito” borbottò sfregandosi le mani sulla gonna
negletta: ma qualcosa era successo…? Davvero Teo le aveva leccato via la
cioccolata dalle dita? Doveva esserselo sognato. Se solo ci pensava le tornava
una paresi spastica, quindi evitò di pensarci e drizzò la schiena con decisione
“Me lo ha detto Scaturro l’altra sera.”
“Impossibile.” disse Teo con assoluta convinzione girandosi
verso di lei.
“Ok.” rispose Verena, che non si sentiva in grado di
sostenere una conversazione nemmeno in linguaggio binario, figurarsi
controbattere all’incrollabile convinzione di Teo.
“Mariacarla non uscirebbe mai con un troglodita zappatore
puzzone come Scaturro.” ribadì Teo con un evidente tono risentito.
“Pensala come vuoi.” rispose Verena apatica. “Perché è
così incazzato?” si chiese invece con doverosa presenza di spirito
Vocetta1. Era un’ottima domanda, quella.
“Logico che gli dia fastidio pensare che Mariacarla e
Scaturro si vedano di nascosto” commentò Vocetta2 con aria battagliera “Mariacarla
non è la fidanzata di suo fratello?”
Teo intanto aveva fatto tre passi nervosi fino ad arrivare
al centro della stanza e il suo musetto impudente era stranamente corrucciato.
“E quel cacciaballe di Paco dove ti ha detto che si deve
incontrare con Mariacarla?” domandò poi con voce secca e perentoria.
Di nuovo Verena provò una sensazione strana: “Come
accorgersi con la coda dell’occhio che si muove qualcosa ai bordi del proprio
campo visivo senza riuscire a mettere a fuoco cosa.” spiegò Vocetta2
scientificamente.
“Non me lo ha detto” rispose poi in tono monocorde “Ma
sembrava davvero contento.”
“Contento?” chiese Teo sempre più temporalesco “Contento
perché? Di che cosa diavolo era contento quel cotechino ripieno?”
“E’ davvero arrabbiato” constatò Vocetta1
meravigliata “Perché diavolo si comporta sempre alla rovescia delle persone
normali? Ti ha appena succhiato un dito mentre ti stava spalmato addosso come
crema solare e adesso è qui tutto intrippato dagli affari altrui! Dovrebbe
avere gli ormoni che gli escono dagli occhi e una spranga di metallo nei
pantaloni, non la faccia corrucciata perché Mariacarla si incontra di nascosto
con Scaturro!!”
“Scaturro era contento perché si sarebbe incontrato con
Mariacarla” rispose Verena seccamente: vedere Teo, il solare, malizioso,
sgambettante Teo alle prese con una seria incazzatura le aveva sciolto
improvvisamente la lingua “Forse non te ne sei accorto, ma Mariacarla ha
catturato parecchio la sua attenzione. Mentre tu mi facevi vedere il ballo da
rimorchio, lui raccoglieva il coraggio e quel mezzo neurone che si ritrova e le
chiedeva di uscire; e lei gli rispondeva di sì, nonostante nessuno di noi ci
avrebbe scommesso sopra un Vigorsol masticato.”
Teo sembrò sul punto di ribattere di nuovo: fissò Verena per
un attimo, gli occhi celesti divenuti tempestosi, distanti e così freddi da
farla rabbrividire; poi, rinunciando a negare di nuovo l’evidenza, girò i
tacchi e marciò verso la propria camera.
“Andiamo a vedere.” borbottò deciso mentre Verena lo
tallonava incerta.
“Vedere…?” chiese seguendolo in camera da letto.
“Io dico che è impossibile che Mariacarla e Scaturro escano
insieme.” rispose lui mentre con una mano nervosa iniziava a sbottonarsi la
camicia e con l’altra apriva l’armadio su un’aurora boreale di vestiti
aggrovigliati nel più puro disordine.
“E io avrei giurato che mai e poi mai mi sarei fatta una
maschera di bellezza con la Nutella, ma è appena successo” ribatté Verena
contrita “E con ciò?”
“Con ciò andiamo a vedere: so dove deve essere Mariacarla,
oggi, così prendiamo la macchina e andiamo a dare una controllatina.”
“Vuoi andare a spiare Mariacarla?” trasecolò Verena “Ma
dico, ti sei bevuto il cervello con la cannuccia o ne hai fatto budino
finlandese?”
“Non voglio andare a spiare” rispose Teo con malcelata
impazienza “Solo che se davvero sta avendo luogo un fenomeno fuori natura come
un appuntamento tra Mariacarla della Mirandola Santogiacomo e Pasquale
Scaturro, non voglio perdermi lo spettacolo. Dai, spogliati.”
Verena si congelò sul posto al centro della stanza,
un’espressione di comico stupore stampata in faccia.
“C-Come?”
“Insomma, dai! Lei porta Jimmy Choo, lui vomita sulle
begonie di mia madre! Se davvero una aberrazione del genere sta avendo luogo,
devo vederlo con i miei occhi!!”
“No, intendevo, ehm…” “Abbiamo capito male?” si
domandò Vocetta1 dubbiosa “Cos’è che mi hai detto, ehm, dopo?
“Ho detto spogliati.” ribadì Teo e come per dare il buon
esempio, finì di sbottonarsi al camicia e la gettò per terra. “Gesù,
Giuseppe, Maria e tutti i santi del Paradiso!” singhiozzò Vocetta2
crollando in piena estasi mistica e gorgheggiando nientemeno che “I like
Chopin” di Gazebo nella scatola cranica: lo sguardo di Verena scivolò rapido
sul petto nudo di Teo per conficcarsi nel pavimento mentre le sue orecchie
raggiungevano l’esatta temperatura di fusione dei metalli.
“C-che cazzo fai?” balbettò incerta mentre Teo, forte del
suo conclamato ceppo finlandese e incurante come se indossasse una tuta da
palombaro invece che essere mezzo nudo, trovava un pacchetto di salviettine
umidificate nel cassetto delle mutande e iniziava rapidamente a togliersi la Nutella dal viso e dal petto.
“Dico, sei cieca?” spiegò alzando esasperato gli occhi al
cielo “Mi pulisco. Dai spogliati, ti do una maglietta delle mie: mica puoi
uscire conciata così.”
Verena si strinse di colpo i gomiti con le mani, come se Teo
l’avesse minacciata di spogliarla con le sue mani. Non che la cosa le sarebbe
dispiaciuta, anzi: aveva gli ormoni talmente in subbuglio che se Teo avesse
anche solo accennato ad avvicinarsi l’avrebbe preso e sbattuto sul letto come
un dannato lottatore di sumo. Con annessa colonna sonora fantasma dei Depeche
Mode, dannazione!
“U-uscire?”
“Dai, Verena, muoviti! Mica abbiamo tutto il giorno!”
Aveva sbuffato, l’infame. Erano in camera sua, reduci da una
eccitantissima guerra alla Nutella, lui era mezzo nudo, lei era disposta a
conciarsi altrettanto e quel dannato canarino aveva il coraggio di sbuffarle
dietro come se fosse stata la vecchia prozia vedova che lo rallentava con il
suo deambulatore. La rabbia che aggredì Verena fu immediata, rossa e benedetta
come una fiammata sul ghiaccio.
“Mi devo muovere?” sibilò arrossendo di colpo con gli occhi
ridotti a due fessure “Scusa se non ho ben recepito gli ordini, devo avere le
orecchie piene di Nutella!”
E con rabbia cominciò a sbottonarsi la camicia. Teo le
lanciò una rapida occhiata guardinga: a dire il vero, così di primo acchito,
non sembrava molto contenta. A dirla tutta sembrava incazzata come una volpe
imprigionata in una tagliola, e aveva il mento di nuovo tremante e ostinato
come due sere prima, sulla macchina di Mariacarla mentre se ne andava via…
“Ti do una maglietta” borbottò Teo leggermente ammansito
rovistando nel cassetto “Avrai freddo.”
“Freddo?” strillò Verena inviperita strappandosi di dosso la
camicia e rimanendo con addosso solo la gonna tutta piena di ditate di Nutella
e il reggiseno rosa delle Winx “Ma no! Posso tranquillamente immergermi in un
lago artico senza fare una piega! Dopotutto chiunque entri qui è obbligato a
ereditare il vostro merdoso ceppo finlandese, non è così? Non si patisce più
freddo, si diventa completamente ermafroditi e non di ha più un solo maledetto
neurone in circolo!”
Teo cercò di focalizzare l’attenzione sul viso rosso e
furibondo di Verena, ma venne distratto per un attimo da qualcos’altro. “Ehm!”
pensò folgorato affondando lo sguardo sul perfetto ombelico di Verena come se
si aspettasse da un momento all’altro di vederlo germogliare: pensò anche
qualcos’altro in finlandese, qualcosa di parecchio primordiale e sfacciatamente
maschile prima di risalire sul viso della ragazza con i suoi due insondabili
occhioni azzurri.
“Perché qui in casa Ferri è normale girare nudi come su una
spiaggia giamaicana anche mentre fuori c’è una tormenta di neve!” continuava
intanto lei ignara “Uomini, donne, topocani e savusilakke, qui siamo tutti una
grande e impudica famiglia di individui asessuati! Anzi, a rimanere qui una
notte diventano persino i capelli biondi! E scusa tanto se non ho capito che il
principino mi ha ordinato di svestirmi per uscire! A proposito, col cavolo che
io vengo con te a controllare gli affari altrui! Me ne vado a casa a farmi il
bagno e a dimenticare di averti mai conosciuto!”
Gli girò le spalle, armeggiando con la lampo della gonna e
brontolando fra sé e sé come una pentola di fagioli. Teo rimase per un bel
pezzo interdetto a fissare la schiena nuda di Verena: i suoi capelli sciolti le
ombreggiavano le scapole e la curva dei suoi fianchi era… davvero notevole.
“Ehm… Verena?” mormorò Teo sforzandosi da bravo bambino di
non guardare più niente di lei ubicato dal collo in giù. Cosa molto difficile
da fare, constatò con malcelata meraviglia.
“Che vuoi?” strillò lei quasi azzannandolo.
“Maglietta o camicia?” le domandò con voce neutra
mostrandole i due indumenti con un gesto lungo del braccio. Verena gli strappò
la maglietta dalle mani e se la infilò alla velocità della luce girandogli di
nuovo le spalle. Teo allora si infilò la camicia lentamente e silenziosamente
mentre Verena, senza nemmeno chiederglielo, si toglieva la gonna e si infilava
un paio di jeans raccattati a casaccio. Le andavano quasi bene; in fondo,
nonostante Teo fosse decisamente magro e così stronzo da non farci una piega se
lei gli ballava davanti nuda, era pur sempre un maschio. Un maschio frou
frou carino da morire” gorgheggiò Vocetta1 affranta “Che ti fa schizzare
la pressione arteriosa a un milione, nonostante tutto. Un bel maschietto
finlandese che nemmeno si è accorto che tu sei una femmina.”
“Verena cara…” spezzò il silenzio la voce di Teo, mesta e
impacciata; Verena non gli permise nemmeno di proseguire.
“Devo andare a casa.” lo interruppe bruscamente infilandosi
i jeans dentro gli anfibi.
“Per favore, vieni con me.” mormorò Teo con una voce bassa e
morbida.
Verena si morse il labbro, sforzandosi di non ascoltare, di
non sentire… ma era davvero impossibile non farsi venire i brividi se lui le
parlava così, con tutte quelle erre vibranti.
“Fai pena.” la informò Vocetta1 sostenuta.
“Non vengo con te da nessuna parte” riuscì però a sibilare
“Nemmeno se mi paghi il biglietto.”
Teo ignorò il biglietto.
“Per favore.” mormorò accorato con gli occhioni azzurri
umidi come quelli dei cuccioli.
Guardarlo era come tirarsi la zappa sullo scroto, nel caso
ne avesse avuto uno.
“Nemmeno... Nemmeno a vedere Johnny Depp che fa il bagno
nudo.” tentò ancora Verena con la corazza che faceva acqua da tutte le parti.
Teo ignorò Johnny Depp.
“Verena, ti prego.”
Che tentazione… quell’aria contrita e quelle maledette erre
erano come mine dirompenti per il suo fragile orgoglio ferito.
“Non ti servo a niente.” cercò di resistere Verena tenendo
lo sguardo basso per non incrociare quei suoi celesti laghetti finlandesi;
c’era sempre la questione del profumo di more, ma doveva pur affrontare un
problema per volta, no?
“Invece ho bisogno di te. Non essere arrabbiata.”
“Piccola serpe finnica!” si stizzì Verena senza fiato
“Riuscissi solo una volta a mandarti a fare in culo, tu e le tue stronze
erre!”
“Io…”
“Se vieni con me, ti darò il quaderno nero che hai visto in
cucina.”
Verena alzò gli occhi di colpo, stupefatta.
“Il diario? Avevi detto che non ce lo avevi.”
“Ho mentito.” rispose candidamente Teo senza nemmeno
abbassare lo sguardo, limpido come quello di un neonato.
“Cacci palle come noccioline, e non c’è una sola molecola di
te in preda al pentimento. Sei una subdola e meschina savusilakka, lo sai?”
“Sì. Allora, vieni?”
Verena rimuginò masticandosi ferocemente l’interno della
guancia: Vocetta1 e Vocetta2 le strillavano di no, ma quegli occhi celesti così
teneri, quel musetto da cucciolo pentito…
“Verrò con te a farci i cazzi degli altri, come il baronetto
comanda” disse con voce dura fissandogli a brutto muso il mento: proprio non
riusciva a guardargli gli occhi… e nemmeno il naso “Ma alla fine di questa
giornata mi darai il diario e prometterai che non dovrò più vedere la tua
faccia fino agli auguri di Natale.”
Teo aprì la bocca per replicare.
“E mi manderai a lavare la gonna in lavanderia.” lo
precedette Verena, voltandogli decisa le spalle e ritenendo definitivamente
chiuso il discorso.
NOTE DELL’AUTRICE:
Abbiamo superato le trecento recensioni!! Gente, sono
davvero emozionata… lusingata… strafelice!! Fin’ora non ve l’ho detto (mea
culpa!!!) ma esiste sul forum una discussione aperta da anni dove,
incontrandoci per discutere delle stronzate che scrivo, ci siamo organizzati… e
incontrati! Soprattutto abbiamo mangiato e bevuto… tanto che abbiamo deciso di
ripetere il fausto evento questo week end! Quindi, mi sembra doveroso mandare
un saluto ufficiale e un bacione a tutti quelli che parteciperanno al lieto
evento (Londonlilyt, MarzyPappy, ReaderNotViewer, Nisi Corvonero, Romina,
Trevor, Rik Bisini…), ma anche a tutti quelli che non sapevano nulla e, haimè,
si perdono lasagne e tigelle, nonché la mia favolosa compagnia… (._.).
Sarà per la prossima volta!! Se volete salutarci e/o sapere
com’è andata, nella sezione del forum PRESENTAZIONE AUTORI – Storie di Elfie
Lauraroberta87: Azz… ho già mangiato una Girella e
due pacchetti di patatine mentre leggevo la recensione, convinta di potermi
sbafare tutto il mangiabile… invece!! Scusa… il fatto è che mi fai troppo
ridere con i tuoi commenti, e ridere stimola il mio appetito (che non avrebbe
nessun bisogno di essere stimolato, a dire il vero…). I sudati frutti dei miei
lombi (quelli biondi e dal ceppo, per intenderci) hanno capito molto bene i
tuoi contorti discorsi… se esistessero davvero apprezzerebbero anche. C’è una
tale penuria di ragazza in gamba, in Finlandia!! Quando parte il pullman, ti
faccio sapere…
Nenachan: Ciao e benvenuta!! Sono davvero felice che
la storia ti abbia entusiasmato così, che meraviglia! Per uno scrittore (o aspirante
tale) la gratificazione di chi legge è la cosa più importante… ancora grazie,
sono commossa!! Bacioni
Greta91: Ecco brava, lasciami Johnny e tutto torna a
posto. Non so se ho finlandesi biondi e belli disponibili, al momento… ti dirò,
se li avessi davvero no so se starei qui a scrivere le risposte alle recensioni…
comunque!! Ricambio gli sbaciuzzi, lavorando alacremente sulla possibile ship
Verena/Otello ;-). Bacioni!!
Dicembre: Carissima!! Una nuova recensitrice!
Recensora! Recen…commentatrice! Commensora! Commen… insomma, benvenuta! Sono
molto lusingata e felice per le belle parole che mi hai scritto, fa sempre
piacere sapere di essere apprezzati!! Così, hai già un quadro di quello che
succederà? Non è che mi ci fai dare una sbirciatina (io sono completamente in
alto mare…). Aspetto di risentirti presto, allora (senza pizza con l’ananas di
mezzo, ovviamente!) Kiss
Aprril: Allora la psicanalisi è andata male? Fa
niente! Si sopravvive lo stesso (guarda me XD). Cosa capiranno alla fine Teo e
Verena cara ancora non mi è dato di sapere… lo scopriremo solo vivendo!! A
presto, dolcezza, grazie come sempre!
Londonlilyt: Domenica ci vediamo, domenica ci
vediamo… non riesco a pensare ad altro! E se strino le lasagne? E se la pasta
per le tigelle non lievita? E se il motore della mia Elfie mobile muore tra
Modena e casa? Insomma, avrai capito che penso solo alle sfighe… Dai, non
parlare male della National Gallery! (soprattutto davanti a miniElfie,
chiaro?!?+_+). Dille che è molto bella, interessante… piena di quadri… ronf. A
domenica, amore mio!!
Maharet: Amore mio, sono davvero felice di aver letto
anche la tua recensione a Paralleli… era tanto che qualcuno non la leggeva! E
per il mio squinternato gruppo di studenti di Braintree ho un ricordo
dolcissimo, ogni tanto è bello ricordarli. Una prova in più che le coppie
“anomale” sono la mia passione! Spero di poterti piacevolmente sorprendere
anche qui in Geometrie… baci appassionati a Morgana!
Kabubi: Tesoro, mi rende davvero felice sapere che le
mie “collosità” ti hanno fatto ridere… Davvero ringrwzi Otello per il vomito?
O_O?!?! Alla prossima, tessora!
Black Moody: Dolcezza, ti devo ringraziare per
tantissime cose! Anche per le recensione lasciata su Ab Aeterno (se l’ho già
fatto, scusa l’Alzheimer e beccati la dose doppia). Il tuo akkompagnatorre
valentiniano è rimasto contento della serata o ti ha davvero tirato dietro una
scarpa? Sappimi dire, che nel caso mando Scaturro a regolare qualche conticino.
Non complimenti, i miei, ma constatazione di aver trovato una mente brillante e
ironica: ce n’è in giro così poche (tutte rigorosamente femmine, sigh!) che
segnalarlo è doveroso! Baci bacioni
Mikayla: Buongiorno e ben trovata nel ritrovo segreto
dei mentecatti della rete!! Innanzi tutto, grazie di aver trovato il tempo e la
voglia di scrivere quel gioiello di recensione e di avermi fatto questa
corroborante flebo di entusiasmo. Sono cose che fanno piacere, diciamocelo!
Scusa l’ignoranza vergognosa e abissale, ma non conosco i poeti alessandrini…
che non ho capito se sono poeti che si chiamano tutti Alessando o se arrivano
tutti da Alessandria, in ogni caso io sarei tagliata fuori. Quindi, in
sostanza, gentilmente potresti dirmi cosa diavolo è la doctrina? No, perché se
l’ho usata, mi piacerebbe sapere in che modo… ;-). Mentre valuto seriamente le
ship da te proposte, ti mando tanto baci con la speranza di risentirti presto,
carissima!!
Suni: Dopo la sobria constatazione del tuo interesse
sentimentale per il gemello frou frou (a Suni piace Te-oooooo!) e dopo aver
visionato l’agghiacciante futuro del figlio di Dieci e Verena rifilato ai nonni
Ferri mentre i genitori vanno a divorziare, mi sono persa a sognare di Teo e
Verena al carnevale di Rio. Che teneri, davvero! J.
Felice di aver reso un giorno di merda come San Valentino in un giorno normale…
Grazie di esistere, la tua ironia mi schianta sempre dal ridere!!
Krisma: Ciao amore!! Che inizio meraviglioso… io sto
bene, certo, e il mio S.Valentino è stato ok (non mi sono tagliata le vene, e
questo per quest’anno è più che sufficiente…). Krisma Vs DonnaLombrico = 1-0.
Vai, io tifo per te! Teo, lusingatissimo e vagamente compiaciuto, ti manda un
entusiastico bacio e una camicia (…? O_o). Per quanto riguarda il resto…
pazienz,a pia cara, pazienza!! Tutto a suo tempo. Io, Teo, Verena, Dieci,
Olenaan e Tellu (ecc …) ricambiamo i baci con vero affetto, a presto!!
__Miriel__: Per lo spin-off ci devo lavorare… anche
perché mi hanno richiesto quello di Oleana e Marco, ed effettivamente mi attira
di più (potrei sbizzarrirmi con qualche porcata, conoscendo Oleana!!).
L’appuntamento MC/Paco ha un suo perché: abbiate fede nella vostra
scribacchina! Oh, grazie infinite per aver letto “pronto…?”, mi emoziona e mi
commuove sempre l’entusiasmo che voi gentilissimi e carinissimi lettori avete
nei miei confronti!! Ti mando tanti baci, ciao!!
Natalie_S: Eh, diario, diario… di chi sei!! Cosa ci
fai qui! Se rispondessi, che sorpresa sarebbe? Sono felice che tu sia confusa,
era il mio intento!!
Kokky: La ship Olenan-Marco ha molti estimatori… devo
decidermi a trattarla per bene. Solo che non ce la vedo Oleana alle prese con
una cosa normale... devo escogitare qualcosa di pirotecnico per lei!! Sempre
grazie per i complimenti, gioia, a presto!!
Teo: Facciamo così, tu scrivi come MattZ e io ti
rispondo come Teo! Che ne dici? Te-ooooo! Che nome carino, così breve e versatile…
Vocetta1 e Vocetta2 ringraziano per la promozione a personaggi veri e propri e
indicono un comizio sull’argomento “schizofrenia: dove, quando e anche perché”.
Scehe diabetiche? Questa con la Nutella va bene…? Bacioni!!
Rik Bisini: Sabato ci vediamo!! Sabato ci vediamo!!
WOW, che meraviglia!! Sai che mi è venuta in mente una cosa (e ti giuro che non
ci ho mai nemmeno lontanamente pensato prima…): dovevo dirlo, qui nello spazio
riservato a Geometrie che esiste l’Elfie fan club e che noi ci incontriamo per
gozzovigliare ignominosamente? Magari sì. Ormai è tardi per nuove iscrizioni
alla tigellata (e relativa disquisizione sulle varie erre disponibili, nonché
eventuali esse sissolose, che qui in Emilia diventano parte del DNA). Come già
detto a Marzy, io sono impegnata dalle 16,30 alle 18,30 + mezzora per arrivare
in stazione, direi che potremo abbracciarci verso le 19,00 (fuso locale
emiliano). Voi come vi siete organizzati? Aspetto Vs ultime notizie, prima del
contatto fisico… ;-)
Tartis: Amore mio, ti avviso che non sono nata
mattiniera… mi ci hanno fatto diventare!! Prima di tutti mia madre, che ha la
fobia del ritardo e che svegliava me e le mie sorelle alle 06,00 per essere a
scuola alle 08.00… (bnel mesozoico, quando andavo ancora a scuola). Passato un
buon S.Valentino cl tuo PC? E’ stato sufficientemente romantico? Sappimi dire,
baic baci!!
Saraj: Proprio! Possiedi poteri paranormali… porca
paletta, parlo principiando per P!! Ok, basta… già i dialoghi di Teo senza erre
mi uccidono… dunque, bene, ora che sei muta e decorativa come un centrotavola,
ho pensato di appenderti sopra il caminetto, come un pesce spada imbalsamato…
ti va o preferisci stare sopra il centrino? Baci baci!!
Erda: Ma sì, chiama pure il manicomio per la povera
Verrena carra… una suite, possibilmente, con servizio in camera e massaggiatore
svizzero. Wow, 1001 modi per sopprimere Otello? Me ne basta uno basta che sia
un po’ cruento: ruotarlo con la macchina non mi darebbe soddisfazione, qualcosa
a mani nude…? Il diario, piacevolmente sorpreso di essere stato interpellato
personalmente, si avvale del suo diritto di non rispondere alle tue incalzanti
domande e demanda all’autrice ogni spiegazione. L’autrice, doverosamente
scompisciata dalla tua esilarante recensione, ti manda un vagone di baci e
spera di risentirti presto!!
MarzyPappy: Lo sai che sabato ci vediamo? No, dico…
lo sai che sabato ci VEDIAMO?!? Son tutta’n’foco dall’emozione!! Grazie per la
concessione di Tom Kaulitz a miniElfie mentre tu ti tieni Bill, non è che in
questa divisione di beni teutonici ci scappa qualcosa anche per me? Mia
diletta, a sabatooooooo…J
Kyaleys: Anche tu l’influenza!! C’è stata una vera
moria… che si è tradotta in una manna per la mia storia (se vede che la gente a
casa tende a leggere molte cazzate su internet…). L’infarto per Verena è
vicino, e anche il mio cuore sarebbe duramente provato dopo la lotta nutellosa
col canarino… Grazie per gli auguri di S.Valentino, bacioni!!
“Finalmente mi rivolgi di nuovo la parola!” esclamò Teo
sollevato lanciando a Verena uno scintillante sorriso mentre guidava con
disinvoltura la Teo-mobile verde muffa.
“Sono obbligata” ribatté Verena con un ringhio “Parlerei
anche con Bin Laden se dovessi, ma ciò non toglie che potendo gli farei
scoppiare la testa come un petardo. Devo chiederti una cosa.”
“Tutto quello che vuoi, Verena cara.”
“Hai mica un cardiologo a portata di mano?” ansimò
Vocetta2 “Devo far fare la convergenza ai ricettori delle erre…”.
“La mia maglietta.” disse invece Verena in tono piatto.
“Sì?”
“Ho un’allucinazione o c’è sopra Berlusconi?”
“E’ la faccia di mio zio Timo. Il fratello di mamma.”
“Zio Timo. E poi chi c’è, zio Rosmarino e zia Maggiorana?”
“Spiritosa: in realtà ci sono zio Aarto e zia Virpi.”
“Tellu, Timo, Aarto e Virpi? Sembrano i nomi dei
Teletubbies. Spero che in Finlandia tutto ciò sia normale.”
“In realtà sono davvero nomi piuttosto diffusi.”
“E la maglietta con sopra la faccia di zio Timo ha un
qualche recondito significato lappone?”
“E’ un regalo di Natale… zio Timo ha un senso dell’umorismo
un po’ finlandese.”
“Speriamo che non sia contagioso.”
“Che bello che sei tornata loquace e velenosa come al
solito: la cosa mi riempie di gioia e delizia.”
Le sorrise di nuovo con quel suo sorriso radioso e
irresistibile; “Ricordati che sei arrabbiata con lui” borbottò Vocetta1
mentre il risentimento scivolava via come acqua travolto da quel sorriso
incantevole.
“Se non guardi la strada mentre guidi, oltre che di delizia
ti riempirai anche di brandelli di air bag.” precisò Verena con voce annoiata.
“Ok.” obbedì Teo volenteroso e si mise a fissare la strada
pieno di zelo accademico.
“Dai, come si fa a tenergli il broncio?” cinguettò
Vocetta2 estasiata “E’ così carino…”
“Semplice: si guarda dall’altra parte quando sorride e
non si respira finché lui è nei paraggi.” rispose Vocetta1 lapidaria.
Il fatto però era che dopo tre minuti di apnea, quando era
diventata cianotica, Verena aveva dovuto per forza respirare per non morire e
il profumo di more di Teo era stato come un maledetto sedativo per il suo
orgoglio ferito. Poteva stare arrabbiata con lui oppure poteva fare uno strappo
alle regole e parlargli di nuovo: sbirciando il profilo malizioso del suo naso
contro il vetro della macchina, era stato abbastanza facile propendere per la
seconda ipotesi.
“Allora dimmi” sospirò rassegnata “Di preciso perché stiamo
girando in macchina da mezzora su e giù per questo viale? Forse non te ne sei
accorto, ma è frequentato da gente equivoca: le due tizie con le minigonne
ascellari vicino a quel platano in realtà si chiamano Alonso e Ricardo e non
stanno esattamente aspettando l’autobus per andare in chiesa. E quell’allegro
gruppetto che sembra si diverta tanto dentro la Punto bianca sta leggendo il Corano e contemporaneamente giocherellando con dell’esplosivo al
plastico. Non credo che ci farà la ola se ripassiamo.”
“Ci hanno notati perché la mia Teo-mobile è troppo verde.”
“O quello o si stanno chiedendo se sei Jack Sparrow: guidi
questo trabiccolo come se fosse una maledetta nave pirata! Allora, mi dici che
ci facciamo qui?”
“Stiamo aspettando Mariacarla.” rispose Teo nascondendo un sorriso.
Verena sbatté le ciglia, frastornata.
“Qui?” domandò guardinga “La baronessa della Mirandola
CiccioChoLeJimmyChoo? Stiamo parlando della stessa persona?”
“Che tu ci creda o no, Mariacarla una volta a settimana
frequenta questo posto” dichiarò Teo altezzoso “Tutte le domeniche, puntuale
come un orologio svizzero.”
“E perché? Ha delle crisi da identità multipla?”
“In questo caso, sarebbe benvenuta nel club!”
sghignazzò Vocetta1 esilarata.
“Pazienta pazientemente e vedrai.” gorgogliò Teo sibillino.
Dopo dieci secondi di forzato mutismo, Verena iniziò a
sbuffare.
“Allora, quando arriva Mariacarla
SalveOReginaMadreDiMisericordia? E perché deve venire qui?”
“Non ti avevo chiesto di aspettare?” sogghignò Teo
perfidamente.
“Non sono brava a pazientare pazientemente.” grugnì lei
imbronciata.
“Già. E non sai nemmeno cambiare la cartuccia di inchiostro
nella stampante.”
“Si ricorda!” sospirò Vocetta2 estasiata.
“Sono un essere tristemente imperfetto.” spiegò Verena
monocorde.
“Lo sei. Senza nemmeno elencare i tuoi pessimi rapporti con
i topocani mutanti.”
“E il mio improvviso e incontrollabile istinto omicida
quando mi offendono, dove lo mettiamo?”
“Con la tua risaputa dipendenza dai vestiti di gomma.”
“E il mio famoso sputo corrosivo.”
“E l’allergia alla Nutella.”
Ops… argomento scottante?
“Per lo meno io posso nominare zio Giuseppe senza ricorrere
a sospette erbe aromatiche.”
“Però scommetto che in fin dei conti zio Timo è molto più
normale di tuo zio Giuseppe.”
“Parlamene: in fondo porto le sue orecchie stampate sulle
tette, direi che ormai siamo intimi.”
“Che devo dirti? Lo conosco poco perché non andiamo spesso
in Finlandia. E comunque è Luca il cocco di zio Timo. Infatti credo che la
maglietta sia sua.”
“E l’altro tuo zio, Braccio?”
“Aarto. Beh, effettivamente lui un po’ strano lo è. Comunque
il suo cocco è Marco.”
“Allora tu sarai il cocco della zia, com’è che sia chiama…
Serpe?”
“Virpi. No, è Otello il cocco di zia Virpi.”
“E tu non sei il cocco di nessuno?”
“No. Sai, i finlandesi non amano le mie camicie.”
“Povero, piccolo Teo… là in Lapponia, tutto solo come una
savusilakka.”
“Eh, già.” sospirò Teo con gli occhi da martire.
“Senza nemmeno una zia Salvia o una zia Gamba a consolarlo.”
“Vero. Se non fossi così divinamente biondo farei
compassione.”
“Ti salva proprio questa tua deliziosa umiltà.”
“E la mia bellezza travolgente.”
“Essere belli non è tutto nella vita.”
“E’ quello che dicono i genitori ai figli brutti da piccoli.
Ma a te non l’hanno detto di sicuro, vero?”
“Mi deve aver accennato qualcosa del genere lo zio
Giuseppe.”
“Forse non ti aveva visto l’ombelico.”
Verena, a quel punto, perse un po’ il filo.
“Che c’entra il mio ombelico?”
Teo si stampò in faccia una incantevole espressione
indifferente.
“C’entra con la bellezza. Il tuo ombelico è… piuttosto
carino.”
Verena gli lanciò uno sguardo diffidente.
“Davvero?”
“Davvero. Verena?”
“Uhm?”
“Perché ti sei tanto arrabbiata, oggi?”
Il cuore di Verena perse un colpo, anzi, ne perse un centinaio.
“Dovresti proprio dirglielo” ghignò Vocetta1 esilarata “Teo, piccolo
stronzetto finlandese, sai che basta che sfarfalli un po’ le ciglia perché io
mi arrapi come un toro da monta in mezzo a una mandria di giovenche mentre tu
hai ampiamente dimostrato di essere sfornito di sistema endocrino, quando ci
sono io nei paraggi?”
“Arrivaci da solo” rispose bruscamente Verena tornando seria
“E prima che ti venga l’impulso malsano di approfondire l’argomento, ti avviso
che c’è l’auto di Mariacarla che arriva a ore dodici.”
*
* *
Teo sembrò momentaneamente preso dal panico.
“Ops! Che facciamo?”
“Se non vuoi essere notato, intanto parcheggia” rispose
Verena corrucciata “Forse non lo sai, ma la tua auto è un filino vistosa. Anzi,
abbinata alla tua guida, direi addirittura indimenticabile.”
Teo parcheggiò incuneandosi tra due macchine e bloccando il
traffico ad altre dieci. Nel frattempo, l’elegante Mercedes della famiglia
della Mirandola RicchiPremiECotillons era passata oltre e si era fermata poco
più avanti. Verena spiando dal lunotto posteriore vide Oliviero il mobiliere
aprire la portiera e Mariacarla in carne e ossa scendere dall’auto.
“Cavolo, è davvero qui” constatò Verena meravigliata “Adesso
mi dici che è venuta a fare?”
“Volontariato.” rispose Teo con un sogghigno perverso.
Verena si girò verso di lui con gli occhi così sgranati che
sembravano voler cadere di sotto.
“Non ho capito, scusa.”
“E invece hai capito benissimo. Ogni domenica Mariacarla
viene qui in un centro di accoglienza gestito dalle suore e offre la cena ai
senzatetto.”
Verena rimase con la bocca semiaperta e l’espressione nobile
di una carpa lessa.
“Puoi chiudere la bocca, sai?” la informò amabilmente Teo
“Non è proprio stagione di mosche.”
Verena richiuse la bocca.
“Mi sta dicendo che Mariacarla fa opere di bene?” gracidò
poi incredula.
La fissò mentre arrivava davanti a un brutto portone,
accolta da una suorina vestita di blu che la abbracciava caldamente prima di
farla entrare.
“Già.” ribadì Teo perversamente contento.
“Mariacarla? La stessa delle Jimmy Choo?”
“Proprio lei. Scommetto che non te lo aspettavi.”
“Certo che no. Pensavo fosse a malapena in grado di dare la
mancia al portiere.”
“E invece fa questo. In più dirige personalmente una
associazione Onlus per la raccolta di fondi da destinare a una catena di scuole
in Africa.”
Verena era rimasta più o meno folgorata.
“Una catena…”
“… di scuole, già. Mariacarla, quella dalle Jimmy Choo.”
Verena tentò di raccapezzarsi senza riuscirci un granché.
“Perché non se ne sa niente?” balbettò incerta “Perché non
si vanta di queste cose invece di comprare Barbour per tuo fratello?”
“Perché non le va.” rispose Teo con voce più bassa; aveva un
tono distante, sottilmente diverso e Verena sentì di nuovo quella sensazione
strana, come se vedesse qualcosa senza vederlo realmente.
“Ma tua mamma e Dieci lo sanno?”
“Certo che lo sanno” rispose Teo piccato “Che ti credi? Solo
che Mariacarla è molto riservata e non ama sbandierare le sue attività; noi
rispettiamo solo il suo volere e non ne parliamo in giro. D’altronde, non è
mica un segreto: la parrocchia di questo quartiere ha dedicato un intero ciclo
di messe cantate a Mariacarla per il suo operato.”
Di nuovo quella sensazione di corrente invisibile... che
passò sepolta dalla costernazione di sapere che Mariacarla, la spocchia fatta
persona, in realtà aveva un animo nobile. Volontariato… cioè, Mariacarla che
faceva volontariato volontario, senza pubblicità o vestiti di Armani di mezzo!!
Da non crederci. Anzi, da sentirsi di merda! Paragonata a Mariacarla,
leggiadra, algida e buona come la principessa Aurora, Verena si sentì di colpo
come Pippo della Disney; goffo, ingombrante, sbagliato e, ovviamente, nero.
Perché, a parte quell’aborto di Biancaneve, non si era mai vista una cacchio di
principessa dai capelli scuri e dai piedoni calzanti anfibi rinforzati, no?
“Che facciamo adesso?” domandò Verena abbassando
prudentemente gli occhi che bruciavano come tizzoni ardenti.
“Andiamo a casa. Te lo avevo detto che non poteva essere
vera la panzana di Scat… ah, merda!”
Verena alzò lo sguardo, giusto in tempo per vedere un’alta e
ingombrante figura vestita di nero sgattaiolare verso lo stesso portone
malconcio che aveva inghiottito Mariacarla.
“Scaturro?” esclamò incredula.
Era proprio lui: con un cappellino calato sugli occhi,
l’aria truce come se avesse appena commesso un triplice omicidio e la camminata
goffa e ridicola di chi ha una stazza enorme e cerca di non farsi notare.
Mentre Verena e Teo lo fissavano a bocche aperte come pesci nell’acquario,
Scaturro sgusciò dentro la porta sparendo alla loro vista e lasciandoli in
preda a una attonita serie di silenziose congetture.
“Oddio” mormorò Verena “Quei due avevano davvero un
appuntamento segreto! Vista questa le ho viste davvero tutte…”
“Non posso crederci” balbettò infine Teo annichilito
“Scaturro e Mariacarla… Non può essere! Deve esserci per forza una spiegazione
diversa!”
“Forse” mormorò Verena corrucciata “O forse no. Tutti noi
sottovalutiamo Scaturro e lo consideriamo l’anello di congiunzione tra gli
umani e i bovini, ma in realtà lui è un ragazzo come gli altri. Anzi, più
sensibile degli altri: scrive poesie meravigliose.”
“Poesie?” ragliò Teo diventando grigiastro dalla
costernazione “Scaturro scrive poesie?”
“Sì” annunciò orgogliosa Verena alzando il mento “Non le hai
viste sul suo diario?”
“Ti ho già detto che non l’ho mai letto quel maledetto
diario.” rispose Teo imbronciato.
Verena girò lo sguardo da Teo al portone che si era richiuso
garbatamente dietro a Scaturro, l’espressione remota e il tono di voce
improvvisamente amaro.
“Io ne ho letta una e sono rimasta toccata: pensieri
profondi e davvero bellissimi. E pur avendola letta, pur sapendo le profondità
insospettate della sua anima, l’ho sempre trattato come il contenuto di una
sputacchiera. Sono proprio una stronza, eh?”
“Era ora che te ne accorgessi.” mugugnò Teo per tutta
risposta.
“Però fortunatamente non tutte le ragazze sono tutte
superficiali e stronze come me. Forse invece Mariacarla, dopo averlo visto solo
una volta, ha capito tutto e gli sta dando una possibilità. Forse nonostante il
nomazzo lungo come la Milano-Venezia e tutta quella spocchia annunciata,
Mariacarla è davvero la migliore tra noi.”
Teo per un attimo rimase muto e immobile, con la fronte
aggrottata e pensierosa.
“Che razza di gigantesche minchiate vai dicendo, Verena
cara?” disse poi con forza costringendo Verena a girarsi di nuovo verso di lui.
“Minchiate?” ripeté con voce dura “Scusa, baronetto, ma non
ho capito se hai usato il genitivo o il dativo.”
“Minchiate. Davvero un bel discorso sull’animo sensibile e
sul guardare al di là del filo spinato, sulle stelline negli occhi e i
coniglietti puffosi nel cuore, eccetera eccetera eccetera. Dimentichi però un
piccolo particolare, kultani: Mariacarla è la ragazza di Luca! Non esiste
nemmeno in un universo parallelo la possibilità che Scaturro sia in
competizione con Luca per Mariacarla! Ci giocherei gli attributi che non può
essere così! E poi dai, quale ragazza sarebbe così sciroccata da prendere in
considerazione Scaturro… per una poesia?”
“Qualcuna lo farebbe” rispose sottovoce Verena guardandosi
le mani: c’era ancora della Nutella sotto le unghie, dannazione! “Qualcuna
dovrebbe farlo. Qualcuna dovrebbe guardare sul serio al di là del filo spinato
e lasciarsi dire “ti odio davvero, amore mio”.”
“Quel qualcuno non è di sicuro Mariacarla” si inalberò Teo
“E te lo dimostrerò! Andiamo.”
Prima ancora che Verena potesse replicare, Teo era sceso
dalla macchina e marciava battagliero verso l’altro lato della strada.
“Teo! Torna indietro! Così ci ficcheremo solo nei guai!”
strillò Verena inviperita.
“Muoviti, dai! Ho bisogno di te, Mariacarla non parlerebbe
mai con me di Scaturro!”
“Perché, secondo te a me firmerebbe una dichiarazione
giurata?” abbaiò Verena imbufalita “Torna qui, ti ho detto, maledetto…
canarino!”
Ma aveva già aperto la portiera e sotto sotto sapeva che
sarebbe andata anche lei.
Perché lei non era Cenerentola dal piedino di fata che si
faceva gli affari propri; lei era Pippo, il goffo e inconcludente ficcanaso, e
come tutti i Pippi che si rispettino non vedeva l’ora di beccare la Bella e la Bestia con le famose brache calate.
*
* *
Salmodiando in maniera molto poco cristiana, Verena aspettò
per cinque minuti buoni un eventuale quanto sempre più improbabile ritorno del
figliol prodigo nei paraggi della Teo-mobile: alla fine si arrese, marciò
risoluta verso il portone malconcio e bussò titubante al centro di accoglienza.
Le aprirono.
Non sapeva bene cosa aspettarsi, appena varcata la soglia;
di vedere Mariacarla e Scaturro avvinghiati come Rossella O’Hara e Rhett
Butler? Di essere sbranata da un branco di semizombie alcolizzati e puzzolenti?
Di trovare Sister Act in pieno gorgheggio canoro?
Tutto, ma di sicuro non di trovarsi arruolata a servire il
minestrone dopo nemmeno aver fatto due passi dentro al locale.
“Benvenuta!” le strillò all’orecchio una suorina alta un
metro e un crocifisso, placcandola al lazo con un grembiule e legandoglielo
intorno alla vita più veloce di un cow boy che lega un vitello a un
rodeo.
“Buon…? Ah, ma io…” balbettò Verena confusa, ma la suorina
le ficcò in mano un mestolo come se fosse stato lo scettro del comando e la
spintonò dietro a un tavolo ingombro di pentole e padelle fumanti.
“Sei davvero una cara figliola!” urlò con quanto fiato aveva
in gola la suorina (al che Verena notò l’apparecchio acustico che penzolava dal
suo orecchio e capì tutto) “Abbiamo sempre bisogno di aiuto e vedere una coppia
di giovani come voi impegnata nella carità ci fa innalzare al cielo un inno di
gioia!”
“Ehm… alleluia?” mormorò Verena spaesata.
“Verena!” le spiazzò la voce di Mariacarla alla sua destra e
Verena si girò verso di lei, trattenendo a stento l’impulso di incassare la
testa tra le spalle. Mariacarla aveva la coda di cavallo, indossava un ampio
grembiulone sopra ai jeans (Emporio Armani) e al maglioncino (Cachemire
Mahogany), e nonostante tutto sembrava lo stesso principescamente bella, bionda
ed elegante come se partecipasse a un vernissage per soli vip. Di fianco a lei,
Teo, con grembiule coordinato e guantone da forno, sembrava invece quasi sulle
spine.
“Oh… Mariacarla… che b-bello incontrarti…” tentennò Verena
incerta.
“E’ bello incontrare te!” rispose Mariacarla: la sua voce
era come al solito leggermente afona e cortese come se si sentisse in dovere di
fare gli onori di casa “Teo mi ha detto tutto: sono davvero deliziosamente
colpita!”
Verena sorrise a denti stretti lanciando un rapido sguardo a
Teo che fingeva la tristezza liquefatta di un cocker ma che in realtà
sghignazzava come un pazzo sotto i baffi.
“Mi è scappato involontariamente detto del tuo interesse per
il volontariato” la avvisò lui ricomponendosi “E di come sei subito voluta
venire a dare una mano qui, quando hai saputo che c’era anche Mariacarla.”
“Davvero?” ringhiò Verena inviperita: “Bella balla del
cazzo!” ragliò invece Vocetta1 “Perché non ha detto che è lui il
crocerossino tanto desideroso di sbadilare minestrone a pezzenti puzzoni?”
“Ehi, cocca, sto aspettando la cena.” biascicò nel mentre un
tizio che puzzava come un cadavere decomposto porgendole un piatto vuoto,
capitando giusto a fagiolo per avvalorare la tesi di Vocetta1.
“Le tue sono davvero nobili intenzioni” sorrise Mariacarla
mentre Verena vuotava con precauzione e leggero raccapriccio un mestolo di roba
verdastra dentro al piatto del tizio ammorbante “Sono davvero felice! Ti
ringrazio con tutto il cuore, a nome di tutta la parrocchia.”
Con la coda dell’occhio, Verena vide che Mariacarla le
sorrideva e si sentì un poco (solo un poco) in colpa.
“Ehm… figurati.” balbettò in risposta mentre il tizio
puzzolente le spingeva di nuovo sotto il naso il piatto con intenzione.
“Dammene ancora, che ci mangio con mezzo mestolino?” le
gorgogliò lamentoso.
“E in più sei riuscita a coinvolgere anche Teo!” continuò
Mariacarla servendo con un sorriso gentile un piatto di patate a una vecchia
cenciosa “Che bello che finalmente abbia trovato una ragazza che lo stimoli in
cose positive!”
“Già, che bello… eh? Aspetta, come hai detto… ragazza?”
“Vorrei tanto riuscire anche io a coinvolgere Luca” sospirò
Mariacarla mentre Verena, col mestolino minacciosamente a mezz’aria modello
scimitarra, diventava progressivamente grigiastra dalla rabbia “Ma lui è così
refrattario alle cose che interessano me!”
“Senti, gioia, devo aspettare domattina per quel cacchio di
minestrone?” si intromise impaziente il tizio puzzone che aspettava ancora il
suo piatto e Verena gli lanciò uno sguardo di fuoco, non prima di aver spiegato
a Teo con lo sguardo che al più presto lo avrebbe ammazzato, lentamente e
dolorosamente.
“Eccoti il tuo dannato minestrone” ringhiò poi riempiendo il
piatto fino all’orlo e lanciandolo praticamente contro al tizio puzzolente
“Strafogati!”
“Mi è venuto il verme solitario a furia di aspettare!”
ribatté il tizio offeso.
“Peggio per te, tanto non dura molto con la puzza che emani.
E se vuoi un consiglio lavati, hai tanti strati di sporco sedimentario addosso
che la tua giacca sembra la Tokyo degli acari.”
“E tu, acida spocchiosa, la prossima volta che vuoi fare
volontariato vai a donare gli organi!” le suggerì il tizio allontanandosi
furibondo.
Verena avrebbe replicato ancora, se non si fosse accorta che
Mariacarla la fissava con malcelata sorpresa (e anche vagamente scandalizzata)
mentre Teo sogghignava sotto i baffi con gli occhi scintillanti.
“Bella esibizione!” berciò Vocetta1 “Più che
volontariato, andresti bene per la santa inquisizione!”
“Ehm… allora, chi vuole un po’ di minestrone…?” tentò di
dire pateticamente e Teo si decise finalmente a darle una mano,
“Hai il grembiule slacciato” la avvisò divertito prima che
aprisse di nuovo la bocca per dire chissà che cosa (probabilmente qualcosa di
poco intelligente…) “Te lo sistemo io.”
Rapidamente mollò il guantone da forno e le posò con
delicatezza le mani sulle spalle, spingendola via abbastanza da uscire dalla
portata d’orecchio di Mariacarla.
“Te la cavi piuttosto bene come volontaria” sogghignò
malizioso fingendo di armeggiare con i lacci del suo grembiule “Ti manca giusto
una svastica tatuata in fronte per essere sputata Madre Teresa di Calcutta!”
“Gliel’ho dovuto dire, Verrena carra” lo scimmiottò lei
ignorandolo con espressione truce “Dannato canarino lappone! Tu lo sai che
presto il tuo culo avrà a che fare con i miei stivali, vero?”
“Nientemeno” sospirò piano Teo con un sorriso serafico
“Aspetto con impazienza, magari potrebbe anche piacermi. E comunque, che potevo
fare? Scaturro non c’è e io voglio chiedere a suor Giacinta dov’è finito. Tu
invece sai cosa devi fare: ti lascio sola con Mariacarla, così potete parlare.”
“Parlare?” si infuriò Verena avvicinandosi a lui per
sibilargli meglio nell’orecchio “E cosa dovrei dire a quella bambolosa oca
firmata? Oh, ciao cocca, senti, io e quel cerebroleso del tuo futuro cognato ti
stiamo farcendo di balle come un tacchino il giorno del Ringraziamento perché
vorremmo sapere un po’ di cazzi tuoi, visto che dei nostri non ne abbiamo
abbastanza!”
“Devi chiederle di Scaturro, non farle un trattato
sull’onestà” spiegò impaziente Teo “Adesso non ti agitare, che hai davvero il
grembiule slacciato: se non vuoi che segua l’irresistibile impulso di
strozzarti coi lacci stai buonina per dieci secondi.”
Verena sbuffò e ringhiò ma rimase davvero buonina mentre le
dita leggere di Teo armeggiavano con i lacci del grembiule, senza fretta. Con
la coda dell’occhio, Verena studiò il profilo concentrato di Teo, così vicino
così maledettamente vicino… e prima che potesse controllarsi era successo di
nuovo, con la snervante precisione di un meccanismo ben oliato: la vicinanza di
Teo, con il suo profumo fruttato che soverchiava anche gli atroci odori di
cavolo e sporco del locale, le aveva mandato in tilt il circuito cerebrale e la
musica nella sua testa scattò immediatamente come un jukebox. Era il turno di
“More than a feeling” dei Boston: in quel piccolo e magico momento rubato,
Verena si trovò col viso di Teo così vicino da poterlo guardare liberamente,
senza la paura di essere beccata in flagrante contemplazione. Aveva lo zigomo
più bello che avesse mai visto, pensò incantata. La pelle del suo viso era
bianca, perfettamente liscia e ricoperta da una tenera peluria bionda. Chissà che
effetto faceva passarci sopra le labbra. Chissà che sapore aveva.
“Ecco fatto.” mormorò la voce di Teo stranamente incerta:
aveva fatto un nodo non troppo stretto e le sue mani per un attimo si erano
posate sui fianchi di Verena per saggiare la resistenza del tessuto. Poi
scivolarono via, leggere come erano venute, lasciandole sulla pelle una traccia
di calore indelebile dove si erano posate. Il cuore di Verena batteva così
forte che se avesse avuto le ruote avrebbe di sicuro vinto la mille miglia di Indianapolis.
“Be-bene.”
“Sì. Allora, io…”
“Suor Giacinta. E io…”
“Scaturro. Ok, abbiamo un obbiettivo. Incredibile, vero?”
“Preferivo dover distruggere l’armata rossa.”
Teo ammiccò, irridente e radioso come al solito: poi
sgambettò via, in un gran turbinio di guantoni da forno e profumo di more.
Verena si trovò faccia a faccia con Mariacarla che la fissava con una curiosa
espressione blandamente sorpresa.
“Ti piace davvero.” dichiarò questa con piatta decisione
prima ancora che Verena potesse aprire bocca.
“Beccata!” si esaltò Vocetta2 mentre Verena arrossiva
modello fiorentina alla griglia e si nascondeva dietro il pentolone del
minestrone, agitando il mestolo come se fosse una bolas argentina.
“I… ehm… co… ah, il v-volontariato, vero? S-sì, mi piace,
certo. Lo adoro.”
“Io intendevo Teo.” rispose Mariacarla pacata: per reazione
Verena servì di colpo tre piatti straripanti minestrone a un poveraccio che
voleva solo le patate al forno.
“T-Teo, eh? Ah, beh, s-n-f…orse… In
che senso?”
“Nel senso che ti piace Teo.” ripose Mariacarla con
certosina pazienza.
“Sì.” ammise alla fine Verena fissando l’interno del
pentolone come se sperasse di trovarci dentro tutte le risposte: che altre
balle dire senza sconfinare nel grottesco?
“E che cazzo, mica si può mentire in eterno!” approvò
infatti Vocetta1.
“Cioè, scusa se sembro così perplessa; credimi, sono davvero
felice per voi. E’ che mi sembrate così diversi.”
“Come il principe di Cenerentola e Pippo.” aggiunse Verena
affranta.
“Non trovi che sia strano?” sospirò Mariacarla con aria
svagata.
“Cos’è che trovi strano, badessa, che Teo mi piaccia, che
io e te stiamo qui a conversare civilmente o che non ci sia scritto Dolce &
Gabbana sul fondo del pentolone?”
“Da morire dalla costernazione.” rispose piccata.
“Volevo dire… è strano innamorarsi di un ragazzo che ha un
gemello, non trovi? Cioè, Luca e Matteo sono assolutamente identici e non si
riesce a pensare a uno senza l’altro… ma sono anche così diversi! Talmente
diversi che anche le cose che hanno uguali sono diverse. Oddio, detto così
sembra un discorso molto stupido…”
Ma non lo era affatto. Verena aveva intuito la stessa cosa
la fatidica sera della sagra del vomito, ballando prima con Dieci e poi con
Teo: il famoso fattore surriscaldamento, per esempio, ovvero lei che si
accendeva come una miccia se solo Teo la sfiorava. “E sempre per esempio,
c’è il fattore naso” aggiunse Vocetta2 con aria sognante “Ti sei accorta
che il naso di Teo è paragonabile a un maledetto strumento erotico? Beh, è
identico a quello di Dieci, solo che tale meraviglia della natura sul gemello
musone è solo un naso.”
La cosa strana però era che l’effetto jukebox misto a vampa
da menopausa che le suscitava Teo a volte glielo suscitava anche Dieci. La sera
che era andata a riprendersi lo zaino, per esempio: e quando aveva visto Dieci
baciare Mariacarla, la sera dell’ eccidio delle begonie… ma forse questo era
meglio non dirlo a Mariacarla: per quanto tonta e oca come uno stormo di
germani reali, certe cose era meglio non dirle proprio.
“Quant’è che stai insieme a Dieci?” buttò lì Verena,
glissando abilmente e scodellando minestrone a tutto spiano.
“Due anni” rispose Mariacarla sempre con quella sua voce
assente “Lo amo tanto.”
Fece un sorrisetto mesto come di scuse, dignitosamente
indifesa come una regina senza tiara; Verena fu lì lì per ricambiarlo.
“No, eh?” grugnì Vocetta1 infuriandosi “Ieri trovi
simpatico Scaturro, oggi Mariacarla… e domani che fai, fondi il fan club di
Jack lo Squartatore?!?”
“Quindi, non hai nessuna intenzione di mollarlo per
Scaturro?” le uscì a raffica dalla bocca prima che potesse fermare le parole.
Il viso di Mariacarla si congelò in una espressione di
attonito orrore, gli occhi celesti spalancati di azzurra sorpresa.
“Sc… Scaturro?” balbettò abbassando di colpo le ciglia “Che
c’entra Scaturro?”
“Avevate un appuntamento poco fa” continuò Verena
sadicamente lapidaria “Un appuntamento segreto. Tranquilla, nessun altro lo sa.
Ma io sì.”
Mariacarla, fedele alla sua regale fissità, sembrava
incapace di trovare qualcosa di furbo da dire.
“Io e Scaturro non avevamo un appuntamento.” annaspò infine.
“Che bugiarda schifosa” si deliziò Vocetta1 “Sa
mentire anche peggio di te.”
“Quindi non ti dispiace che lo sappia Dieci.” propose
candidamente Verena.
Mariacarla arrossì continuando a tenere lo sguardo basso e
la nuca regalmente reclinata, come se la offrisse alla ghigliottina.
“Sì.” mormorò in un soffio.
“Sì cosa?”
“Sì, mi dispiacerebbe.”
“Quindi?”
“Quindi avevo un appuntamento con Scaturro. Ma ti prego, non
dirlo a Luca.”
La sua voce afona era più commovente di un maledetto pianto
a dirotto.
“Perché avevi un appuntamento con Scaturro?” chiese Verena
con genuina curiosità.
Mariacarla non alzò gli occhi dalla sua pentola.
“Non posso dirtelo” rispose sottovoce “Ma per favore, non
dirlo a Luca. E nemmeno a Teo: per quanto sia adorabile non riesce a tacere
nemmeno se gli tagliano la lingua.”
Verena corrugò la fronte pensierosa: c’erano almeno un
milione di domande che le premevano dietro le labbra, alcune ironiche, alcune
cattive; e le avrebbe anche fatte se la ragazza dalla coda di cavallo e l’aria
mesta, ovvero la principessa intenta a scodellare patate ai poveri, non
sembrasse così palesemente impossibilitata a reggerle.
“Ok.” disse infine tornando ad occuparsi del suo minestrone;
né Vocetta1 né Vocetta2 si fecero sentire per ammonirla, e questo la riempì di
sollievo.
“Comunque non succederà più.” concluse in un soffio
Mariacarla e Verena pensò alle parole di Scaturro: “Io ti odio. Sottovoce, con
inchiostro e parole che non sapevo di avere…”
Rimase zitta perché a quel punto non avrebbe davvero più
saputo che cosa dire.
NOTE DELL’AUTRICE:
Scusate se sarò breve: sono ancora in estasi mistica dopo
il raduno di ieri… LauraRoberta87, Londonlilyt, MarzyPappy, Nisi e uomo delle
Patate, Reader, Rik, RominaMiAmor, Trevor, siete meravigliosi. Vi voglio bene!!
Roby: Finita la pacchia sciistica, eh? Com’è andata?
Bella neve? Hai esagerato come al solito coi bombardini o ti sei trattenuto?
Effettivamente, la Ferrero dovrebbe pagarmi per tutti i clienti che sto
mandando loro. Avrei dovuto scegliere un produttore più vicino a casa mia, che
so, quello dell’aceto balsamico… certo che non avrebbe fatto la stessa figura!
Abbracci e baci, alla prossima!!
Arianrhod: Latitavi, dunque? Problemi con la
giustizia o semplice mancanza di tempo? Comunque, sono onorata di essere stata
la prima da te scelta!! Sono contenta e ti ringrazio davvero moltissimo anche
per i complimenti ad “Ab Aeterno”… grazie, davvero, è sempre un piacere quando
ti dicono che quello che scrivi non fa completamente schifo. Un bacio!!
Greta91: Ciao Elfiti?!? E’ un modo finlandese di dire
“elfina” o “elfetta” o è un errore di battitura? Comunque sia, non posso far
succedere proprio tutto subito tra quei due… amicizia tra Otello e Verena? E’
più facile che un meteorite atterri sulla torre Eiffel. Ma non si sa mai!!
Erda: Non ho capito bene una cosa: lo scempio che hai
nominato e tanto giustamente deprecato è quello di nutella o di ormoni
finlandesi? Magari di entrambe le cose. Ricambio i saluti, memorizzo e apprezzo
i complimenti e viva la clava anche a te!!
MarzyPappy: Nutellina mia, ti devo confessare che è
nato un grande amore: io e la tua pastiera abbiamo deciso di convolare a giuste
nozze. Ho preso come amante il tuo LimoncELLO, e proseguirò questo menage a
trois finché uno di noi non si esaurirà. Forse io per prima, prostrata dopo la Vs partenza. Ti mando un vagone di bacioni, tesorina mia, non ti preoccupare per il
bonsabufalo perché ci penso io a foraggiarlo e continua così che sei troppo
forte.
Aredhel Minyatur: Ma grazie, grazie, grazie!! Sono
felice che la storia di questi due sciroccati (con famiglie, amici, topocani e
savusilakke annesse) ti stia divertendo. Ma vorrei specificare che Teo non ha
la erre moscia: ce l’ha “arrotolata” (chiaro, no?). Fatti presto sentire,
dolcezza!! Bacioni e grazie dei complimenti
Lauraroberta87: Amore mio. Ti ho sognata. Ho sognato
la tua voce, sensuale e roca, bassa e piena di promesse… diceva, “passami una
tigella”. Sognavo o ero desta?!? Tesoro, abbracciarti e vederti è stato
meraviglioso. A parte che sei una gran gnocca, e la cosa ha un po’ spento le
mie simpatie per ovvia invidia, sei davvero solare e vulcanica come sembrava
dalle recensioni. Spero di vederti presto di nuovo, tesssora!! Baci per sempre
Black_Moody: Coglione adorrabile? Dovrebbe essere che
una cosa impossibile, un termine elide l’altro. Ma per il nostro instancabile
canarino finlandese, niente è impossibile!! Dunque, ricapitolando: trabocchi di
ansiti nascosti modello spalmatura di Nutella per uno che non è
l’akkompagnatorre? La faccenda si fa gialla… Ti prego, rendimi edotta, adorro
farrmi i cazzi degli altrri (chissà da chi avrà preso Teo…). Ovviamente sono
emilianissima, come le mie tigelle e i miei “soppa!” avevano fatto intuire. Tu
sei una toscanaccia? Adoro il vostro modo di parlare, lo trovo troppo
divertente in qualsiasi contesto. Un seguito di Ab aeterno…? Non credo, sai. Ma
chissà… in un mondo parallelo…
Pinzyna: Chiamalo scemo, il tuo computer! Se mi passi
il nome del suo tour operator, lo farei anche io un giro sull’Aventino.
Dovunque sia questo posto (a scuola quando hanno spiegato dov’è l’Aventino io
avevo gli orecchioni). Dopo una doverosa rimostranza per le tue doppiepunte in
su come il naso di MC, la tua volenterosa sensei ti manda tanti sbaciuzzi (o i
sensei non fanno queste cose…?)
Piccola dea: Tesoro, ma che c’è da perdonare? Io mica
sto qui col fucile puntato… due ore col cilicio chiodato in ginocchio sui ceci
basteranno. Posso dirti che la definizione “Teo sguardo spermatozoico” mi ha
fatto sganasciare? Lui comunque è felice che tu sia tornata: mancavi anche a
lui (si era messo a fare l’orlo alle rouches delle sue camicie, dalla
prostrazione). Baci sparsi,a presto!
Maharet: Davvero la scena nutellosa ti è sembrata
erotica? Lo spero bene… era un pezzo che mi girava in testa (e con questo do un
chiaro segnale su ciò che produce giornalmente il mio povero cervello…). Un
bacione one one!!
Saraj: Sto seriamente valutando l’entrata in ballo di
Grillo Parlante 2, anche perché questa storia dei pairing comincia a farsi
interessante. Otello però così mi rimarrebbe, concedimi di dirlo, solo come un
cane! Che ne dici allora di Olenska, la barboncina nana di Mariacarla? Se vuoi
ti traduco dal finlandese il pensiero primordiale di Teo… ;-) . Ovviamente,
giusto per rimanere in tema di pairing, non pensavo nemmeno lontanamente di
separare la favolosa coppia Saraj/Centrino. La lavatrice mi sembra
effettivamente il posto giusto dove piazzarvi… un milione di baci, a presto!!
Teo: Diabetico questo capitolo? Ma no: solo da
pressione arteriosa alle stelle. Teo, Teo, perché sei MattZ… quella Z starà
mica per Zabini, vero?!? Baci sparsi!
Krisma: Effettivamente Verena in questo capitolo si è
attirata l’antipatia di parecchie ragazze (per non dire dell’intero genere
femminile eterosessuale. In realtà, ha la mia comprensione: anche io, pur non
avendo avuto una governante tedesca, sono stata educata che certe cose “devono
andare in un certo modo”. Insomma, è l’omo che deve fare l’omo! Dopo, una volta
chiarificate le intenzioni, si può procedere all’assalto, ma prima ci vuole un
certo “stimolo”… vabbè che se Teo leccasse a me il palmo della mano, non so se
resterei immobile… LA donna lombrico nel suo humus!!! Mi ha fatto morire! Baci
ricambiati con ardore, dolcezza, a presto!!
Kabubi: Scusa, eh… devono essere i posteri del
limoncello domenicale, ma chi caspita è il tuo MOIGE? E’ una sigla tipo MCdMSG
(Mariacarla della Mirandola Santogiacomo?). O è una specie di Santa
Inquisizione per la salvaguardia del cioccolato? Amore, non ho letto Death
Note, ma ne ho sentito parlare (… manga…?). Nessun riferimento voluto,
comunque! Hai due bassotti… ancora vivi…?
Rik Bisini: Week end arrivato e andato. Volato,
oserei dire!! Spero che non ti sia rimasto troppo sonno arretrato! Ed è un
peccato che la tua performance canterina con YMCA (con meravigliosa coreografia
di me e Marzy, vorrei ricordare) non verrà trasmessa su YouTube… andrebbe
tramandata ai posteri! Ancora grazie per la tua gentilezza e la tua compagnia.
Il bonsabufalo ti saluta!!
Londonlilyt: Sono ancora in overdose… che bella la
tua voce… imbottigliata avrebbe una gradazione ancora maggiore del limoncello
di Marzy!! Sei spettacolare, donna. DrummyDream ha voluto dormire con i tuoi
regali sotto il cuscino per paura che glieli requisissi… piccola serpe
cresciuta in seno!! Ti bacio tutta, paratura quaresimale compresa (sono MORTA a
quella battuta!!!)
Suni: Ho riferito a Teo il tuo velato invito a
ripetere lo show nutellifero con te. Si è dimostrato entusiasta del progetto,
ma ha detto di far vedere dal dottore quel paio di emboli, prima. MC dalla
simpatia scoppiettante e Scaturro futuro produttore di fertilizzante… che idee
meravigliose!! Le terrò in devita considerazione, prometto. Intanto, beccati i
miei sbaciuzzi, a presto!
__Miriel__: Vedo che la Nutella abbinata a un biondazzo finlandese fa il suo notevole effetto. Credo che l’avrebbe
fatto anche su un meno notevole moretto. Miracoli del cacao. Marco ci starà con
Oleana…? Beh, per maschio è maschio e, come si dice, l’occasione fa… Vedremo!!
Baci ricambiati, bellezza!!
Kokky: Ma che brava!! Come hai fatto a seguire la
colonna sonora un po’, come dire, vintage? Hai una collezione infinita di
canzoni impossibili!! Effettivamente, Verena non è indifferente a Teo…
l’abbiamo capito tutti ma lui ancora no! Comincio a dubitare della sua sanità
mentale. O della mia…?
Kyaelys: Teo ha segnato sul suo palmare: appuntamento
Kyaelys, lotta con Nutella, giovedì ore 15,15. Voleva passare lui in macchina a
prenderti ma gli ho detto che è meglio se tu arrivi con mezzi propri (meglio
per te e per la fauna locale, vista la sua guida...). Tutto il resto, s’ha da
vedè!! Baci anche a te, dolcezza, see you soon!!
Kokky: MA che brava!! Come hai fatto a seguire la
colonna sonora un po’, come dire, vintage? Hai una collezione infinita di
canzoni impossibili!! Effettivamente, Verena non è indifferente a Teo…
l’abbiamo capito tutti ma lui ancora no! Comincio a dubitare della sua sanità
mentale. O della mia…?
Kyaelys: Teo ha segnato sul suo palmare: appuntamento
Kyaelys, lotta con Nutella, giovedì ore 15,15. Voleva passare lui in macchina a
prenderti ma gli ho detto che è meglio se tu arrivi con mezzi propri (meglio
per te e per la fauna locale, vista la sua guida...). Tutto il resto, s’ha da
vedè!! Baci anche a te, dolcezza, see you soon!!