Una nuova possibilità

di LunaMoony92
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1: Presentimenti ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2: Tradimenti e speranza ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3: Consapevolezze ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4: Il peggio deve ancora venire ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5: Vita alla Tana e partenze improvvise ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6: Ricordi e incubi ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7: Look at this photograph ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8: L'amore conta, conosci un altro modo per fregar la morte? ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9: Sono le cose che non ti aspetti ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10: Sono le cose che non ti aspetti parte 2 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11: La verità ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1: Presentimenti ***


Era la notte di Halloween.
I coniugi Potter si trovavano presso la loro casa a Godric’s Hollow, diventata ormai da qualche tempo la loro “prigione”. Non uscivano da mesi, costretti a nascondersi a causa di un folle che voleva uccidere il loro unico figlio, Harry. Erano protetti dall’Incanto Fidelius, una potente magia che nascondeva la loro casa agli occhi di tutti. Solo il Custode Segreto poteva rivelare il luogo in cui si trovavano e renderlo, così,  visibile. La scelta di chi dovesse essere il Custode per James era stata facile: chi meglio di suo fratello, Sirius?
Poi però, all’improvviso, si era fatto avanti Peter con un’idea un po’ troppo brillante per essere sua, in verità. Aveva proposto uno scambio, dicendo che se fosse stato lui il Custode, sarebbero riusciti ad ingannare Voldemort che avrebbe cercato Sirius e così avrebbero potuto guadagnare del tempo.
James era un po’ riluttante all'inizio, ma anche Sirius era d’accordo con Peter e, alla fine, si era lasciato convincere. Non sapeva ancora che quella sarebbe stata la decisione peggiore della sua vita.
James andò nella piccola biblioteca di Lily, aveva una cosa da fare che non poteva più rimandare.
Anche se al sicuro, né lui, né Lily, erano tranquilli.  Si trovavano nel bel mezzo di una guerra che durava ormai da troppo, costretti in casa, isolati e con un clima di sospetto perenne. Nonostante questo, erano insieme, era quello l’importante. Per rendere la situazione più leggera, mancava qualcuno però. Peter era dai suoi quella sera, così almeno aveva detto, Sirius era via per una missione per conto dell’Ordine, Remus, invece, si trovava costretto a vivere insieme ai suoi “simili” per ordine di Silente ormai da qualche tempo. Doveva infiltrarsi in un branco di licantropi per cercare di portarli dalla parte dell’Ordine.
Il pensiero di James andò a lui. Da quando era partito, aleggiava il sospetto che Remus potesse essere una spia, che fosse passato dalla parte di Voldemort stando a stretto contatto con i  licantropi. Ma James non ci credeva.
No, né lui né gli altri Malandrini lo avrebbero mai tradito. Di questo ne era certo.
Rinfrancato da questo pensiero, mise su “STOP” l’aggeggio babbano che teneva in mano. Non avrebbe mai creduto che se ne sarebbe servito. Lily l’aveva voluto comprare ad ogni costo, il registrafone, no, registranome, no, nemmeno…. Ah, registratore! Voleva riuscire a catturare le prime parole di Harry, così da poterle riascoltare ogni volta che avrebbe voluto. All’inizio James era stato contrario, non gli  piaceva per niente riascoltare la propria voce, era inquietante; poi aveva ceduto alle richieste della moglie: era impossibile dirle di no. Nascose nel cassetto l’oggetto, dandosi dello stupido per quello che aveva fatto.
Si rabbuiò, forse non era poi tanto stupido. Era necessario. Quella strana sensazione non lo abbandonava. “Non si sa mai.” pensò.
Uscì dalla biblioteca per andare in salotto e vide sua moglie che accarezzava Harry, cercando contemporaneamente di sistemare quei capelli così ribelli e così simili a quelli di suo padre. Le sorrise, di un sorriso triste. Non era questa la vita che avrebbe voluto per la sua famiglia. Si avvicinò e la abbracciò teneramente. Lei sospirò e si beò di quel contatto. Si sentiva inquieta quella sera, come se si aspettasse che da un momento all’altro potesse capitare qualcosa di terribile.
James intercettò il suo sguardo spaventato e prese Harry in braccio. “Allora, stasera è Halloween, ti va di fare dolcetto o scherzetto, piccolo?” Sul viso del bimbo comparve un sorriso sdentato e prese a battere le manine, come ad incitarlo. James lo portò in cucina e prese una manciata di caramelle dalla credenza. Il piccolo Harry era entusiasta mentre guardava quelle carte così colorate e pregustava già la sua prima caramella. Lily alzò gli occhi al cielo e rivolgendosi al marito disse: “Non penserai davvero di dare le caramelle a Harry? E’ ancora troppo piccolo!”
Harry sembrò capire e mise su uno di quei bronci talmente dolci da mandare all’aria ogni tentativo di sua madre di essere autoritaria. “E va bene, ma solo una!” disse Lily, sorridendo alla vista dell'espressione trionfante dei suoi due uomini.  James scartò una caramella e la diede al bimbo.
Lily si avvicinò al marito: “Credi che andrà tutto bene, James?” disse piano. “Certo Lily, finirà presto tutto questo e saremo felici, senza più doverci nascondere” cercò di tranquillizzarla. Ma dentro di sé sentiva crescere l’inquietudine. Non ci credeva molto nemmeno lui.
Harry, approfittando della distrazione dei genitori, stava sfilando dalla tasca del padre la bacchetta. Lily se ne accorse appena in tempo, la prese e la poggiò sul tavolo, vicino alla sua. “Volevi fare il furbo eh, piccolo? Sei un Malandrino, proprio come il tuo papà!” Disse Lily sorridendo e si avviò nel salotto, seguita dal marito che, da dietro, le faceva le smorfie facendo ridere il piccolo Harry.
Quel momento di spensieratezza insieme alla sua famiglia lo fece sentire completo, nonostante tutti i problemi e le paure che lo affligevano, ma qualcosa lo distolse dai suoi pensieri.
Ad un tratto, sentì un rumore tremendo, come di assi di legno divelte. Lily trasalì e, istintivamente, prese Harry in braccio, stringendolo forte, come se quel gesto potesse proteggerlo da qualunque cosa stesse accadendo.
James guardò fuori dalla finestra e lo vide. Il suo cuore perse un battito. Come aveva fatto a trovarli? Non c’era tempo per le domande. Guardò Lily, tremava.
“Sali su, porta via Harry! Scappa! Io cerco di fermalo!” disse. Lily lo guardava, gli occhi pieni di lacrime, non avrebbe voluto lasciarlo.
“CORRI, SCAPPA LILY! METTETEVI IN SALVO!” Lily prese a correre su per le scale. Mentre la figura si avvicinava lentamente al vialetto, guardò per l’ultima volta suo marito. Tornò indietro e lo baciò.
”Ti amo James” gli disse. “Ti amo anche io Lily, scappate!”
La porta si spalancò. Davanti ai suoi occhi c’era Lord Voldemort in persona. James si maledisse. Si rese conto che era senza bacchetta. Oh, Merlino! Anche Lily era senza bacchetta! Qualcuno li aveva traditi, ma non era stato Remus. Come avevano potuto sospettare di lui? Era stato…
Il Signore oscuro lo guardava dall’alto in basso, con i suoi occhi rossi, iniettati di sangue. James gli si parò davanti: ”Non ti permetterò di distruggere la mia famiglia!” urlò. Lord Voldemort parve appena sentirlo. Contrariato, disse: “E, di grazia, come vorresti fermarmi?”.
James ebbe appena il tempo di rivolgere il suo ultimo pensiero ai suoi cari e poi…”AVADA KEVADRA!”. Un lampo verde lo colpì al centro del petto e lui cadde giù, senza vita, come una marionetta a cui sono stati tagliati i fili.
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2: Tradimenti e speranza ***


Remus si trovava in una foresta a nord della Scozia. Si era allontanato un po’ dal branco con la scusa di “andare a caccia”. La sua missione sembrava procedere discretamente. Aveva parlato con qualche membro del gruppo, stava provando a convincerli a schierarsi dalla sua parte. Purtroppo erano solo in pochi quelli che veramente lo ascoltavano, essendo lui un mago, prima che un licantropo non si trovava proprio la strada spianata. Si sentiva terribilmente solo. Gli mancavano i suoi amici, il piccolo Harry. Chissà quant’era cresciuto! Non lo vedeva da più di un mese, sicuramente somigliava ogni giorno di più a James.
James…
La sua mente andò ad un’altra sera di Halloween, di circa 4 anni prima. Era il loro ultimo anno ad Hogwarts, finalmente James aveva fatto breccia nel cuore della bella Lily. Era al settimo cielo e, per festeggiare, aveva deciso di  organizzare una festa nella Torre di Grifondoro. Lui e James avevano usato il passaggio segreto per Mielandia e avevano sgraffignato un po’ di dolci. Remus, come sempre, aveva lasciato qualche Galeone sulla cassa. James, come sempre, l’aveva preso in giro. Sirius, invece, aveva quasi svuotato le cucine della scuola portando via cibarie di ogni genere e tanto, tanto idromele.
La festa era andata avanti tutta la notte, quanto si erano divertiti! Remus ricordava quei tempi spensierati con nostalgia. Quei giorni passati insieme ai suoi fratelli, a Lily.
Riscossosi dai suoi pensieri, ebbe un sussulto. Si sentì strano, un peso all’altezza dello stomaco. All’iniziò imputò quella strana sensazione al luogo e alla situazione in cui si trovava. Poi pensò fosse colpa della malinconia che quei ricordi avevano risvegliato. Ma, purtroppo, non era così semplice; c’era dell’altro. I suoi sensi di lupo non sbagliavano mai. Per questa sua caratteristica, ai tempi della scuola, gli altri Malandrini lo prendevano sempre in giro. “Lupaccio del malaugurio” era il nomignolo con cui solitamente lo canzonavano.
Ma non era uno scherzo, lui sentiva veramente che stava succedendo qualcosa, qualcosa di brutto, di terribile. Soppesò la possibilità di abbandonare la sua missione ed andare a controllare. Sì, sarebbe mancato solo qualche ora, nessuno l’avrebbe notato.
 

Dal piano superiore, Lily aveva sentito tutto. Suo marito, James, era stato ucciso e lei non aveva potuto fare niente per evitarlo. Era senza bacchetta. Come avrebbe potuto difendere il suo bambino? Piangeva, con Harry ancora in braccio che la guardava senza capire. Non l’aveva mai vista piangere. La accarezzava piano, cercando, a suo modo, di consolarla.
Lily poggiò Harry nella culla, conscia che quella sarebbe stata l’ultima volta che l’avrebbe visto.
“Harry, sei tanto amato, tanto amato”.  Le lacrime scendevano copiose sul viso di Lily.
“Harry, mamma ti ama. Papà ti ama.”
Anche Harry, che era stato buono fino a quel momento, aveva iniziato a piangere, un pianto silenzioso. “Harry sii prudente, sii forte”.
E poi lo vide davanti alla porta,  che la guardava ghignando. “Togliti, stupida babbana!” urlò.
“Mai! Lascialo stare! Prendi me! Lascialo stare, non fargli del male”! lo supplicò Lily, mettendosi davanti alla culla, come a voler proteggere Harry col proprio corpo.
“L’hai voluto tu, stupida! AVADA KEDAVRA!”. 
Il lampo verde della maledizione partì dalla bacchetta di Voldemort verso Lily. Ma, ad un tratto, questo rimbalzò, colpendo in pieno petto colui che l’aveva evocata.
Il corpo della donna giaceva ai piedi della culla, immobile. Il bambino la guardava, piangendo. Nessuno, oltre lui, vide una scia di fumo nero che si allontanava dalla finestra.
Lord Voldemort era sparito.
 
 

Remus correva a perdifiato, alla ricerca di un punto nascosto da cui potersi smaterializzare. In un sonoro “POP” sparì, per riapparire pochi secondo dopo a Godric’s Hollow. Quello che vide, gli fece gelare il sangue nelle vene. La casa del suo migliore amico era sventrata a metà. La parte in cui una volta si trovava  la stanza di Harry, ormai non esisteva più.
Rimase pietrificato, incapace di credere a ciò che vedeva. Poi scattò, come una molla. Arrivò davanti a quello che restava della porta e, esitando un attimo, entrò nella casa in cui aveva passato alcuni dei momenti migliori della sua vita. Vide qualcosa, ai piedi delle scale. Un corpo senza vita giaceva bocconi. Chiuse gli occhi, come a voler ritardare il più possibile il momento in cui una delle sue paure più grandi gli si potesse parare davanti agli occhi. James. James era… Morto.
Il suo urlo straziante riecheggiò per il quartiere. Cominciò a piangere, incapace di controllarsi, scuotendo James nella speranza che fosse solo svenuto. Ma James non rinvenne, non l’avrebbe fatto mai.
Sopraffatto dal dolore com'era, non si rese nemmeno conto che non era più da solo. L’imponente figura di Albus Silente lo sovrastava e lo scrutava attraverso i suoi occhiali a mezzaluna.
Remus sentì lo sguardo del vecchio mago su di lui e alzò gli occhi. Silente non disse nulla, gli stringe solo una spalla, per dargli conforto.
Remus fu folgorato da un pensiero: Lily! Harry!
Silente, come se avesse letto la sua mente, disse: “Sono ancora vivi. Severus li ha appena portati al San Mungo.”
Il mondo di Remus era crollato non appena aveva visto suo fratello a terra, ma questa notizia accese in lui un po’ di speranza e gli diede la forza di alzarsi. Prima di andare al San Mungo, doveva fare una cosa importante.
 
 

Sirius si trovava a Diagon Alley, in missione per conto dell’Ordine. Mancavano solo due ore alla fine del suo turno, poi sarebbe andato a casa di James a portare un po’ di caramelle a quel birbante del suo figlioccio.
Ad un tratto, vide un familiare lupo d’argento avvicinarsi verso di lui. Non appena parlò, Sirius capì che era successo qualcosa.
“Vieni subito nel posto che sai, si tratta di Prongs”.
Sirius, senza pensarci un minuto, si smaterializzò alla volta di Godric’s Hollow. Quando ricomparve, ciò che vide lo fece raggelare. Guardò i resti della casa del suo migliore amico e cadde a terra. Li avevano attaccati. 
Iniziò a correre a perdifiato per raggiungere il vialetto per cercare la sua famiglia. Cercava tra i detriti, ma fu interrotto dall'arrivo di Peter.
Lo guardava, con quei suoi occhietti acquosi, uno strano ghigno sulle labbra. Ad un certo punto, urlò: “Li hai traditi Sirius, come hai potuto!” facendo in modo che tutto il vicinato sentisse bene quelle parole. “Loro si fidavano di te!” E, dicendo così, con la bacchetta ben nascosta dietro la schiena, lanciò un incantesimo facendo crollare almeno cinque case. Sirius lo guardava, senza vederlo realmente. Era sconvolto. Come aveva potuto tradire James? Era tutta colpa sua. E lui, come aveva potuto dubitare di Remus?
A distoglierlo da questi pensieri fu proprio Remus, che comparve accanto a lui all’improvviso. Prima di andare al San Mungo, Remus aveva voluto aspettare l'arrivo di Sirius. Così facendo, aveva potuto vedere da lontano l’intera scena. Così facendo, inconsapevolmente, aveva salvato il suo migliore amico da un destino terribile.
Peter non aveva calcolato la possibilità di ritrovarsi davanti qualcun altro oltre Sirius. Sapeva che Remus era in missione e, non appena lo vide, rimase spiazzato.
Sirius era incapace di fare alcunché, era immobile, lo sguardo vacuo.
Remus scattò in avanti, verso Peter. Voleva prenderlo, ucciderlo, come lui aveva fatto con James consegnandolo a Lord Voldemort. Ma questo si era già trasformato in topo ed era scappato via, nella notte.
In un attimo la strada di Godric's Hollow si era riempita di gente. Erano arrivati gli Auror e stavano circondando Remus e Sirius, convinti di avere i colpevoli in pugno.
Ma da un angolo  della strada apparve nuovamente Silente.
“Signori, mi duole dirvi che vi state sbagliando. Il vero colpevole è appena scappato. Si tratta di Peter Minus. Avete la mia parola, come stregone capo del Wizengamot. Vi darò ulteriori spiegazioni più tardi, insieme al signor Lupin. Adesso abbiamo una cosa importante da fare.”
Sirius non si era ancora riscosso. Remus lo guardò, vedendo nei suoi occhi grigi lo stesso dolore che sentiva dentro di sé.
“Sirius…” sussurrò appena. “James… è… morto, ma...”.
Sirius parve destarsi, lo guardò e, incapace di parlare, sparì in un POP, diretto chissà dove.
“Sirius aspetta!” urlò Remus. Ma ormai era troppo tardi.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3: Consapevolezze ***


Remus si era ritrovato, senza sapere bene come, al San Mungo. Era seduto in quel corridoio bianco da così tanto tempo che non ricordava più nemmeno quanto. Nessuna notizia. Silente era dovuto correre al Ministero a deporre a favore di Sirius che, a causa della sua fuga improvvisa, nonostante le rassicurazioni di Silente, aveva fatto aumentare i sospetti su di sé.
Sirius. Dov’era finito? Remus non si era aspettato questa reazione da parte sua. Aveva immaginato che avrebbe dato di matto, che avrebbe rincorso Minus fino in capo al mondo per ucciderlo, o almeno che avrebbe voluto condividere il suo dolore con lui. Invece era semplicemente sparito.
“Sempre il solito stupido” pensò Remus e si ritrovò un sorriso senza allegria sulle labbra. “Se solo mi avesse ascoltato fino alla fine, saprebbe che c’è ancora una speranza”.
Remus scosse la testa. Sirius era sempre stato un ragazzo avventato, era difficile farlo ragionare. Solo James ci riusciva, di tanto in tanto. Ma James ormai non c’era più.
Per la quinta volta provò a chiamarlo attraverso lo specchio gemello che lui, James, Sirius e Peter utilizzavano ai tempi della scuola per comunicare quando si trovavano in punizione. Nessuna risposta. Aveva provato a inviargli un Patronus, ma non era riuscito ad evocare un bel niente, oltre una misera nuvoletta di fumo bianco. Tutti i suoi ricordi felici erano legati a James, Sirius, Harry e Lily. Riportarli alla mente faceva troppo male.
Mai come in quel momento Remus si era sentito solo.
Perso tra i suoi pensieri, non aveva nemmeno notato l’infermiera che si stava avvicinando e lo guardava, aspettando un suo cenno per poter parlare. Non avendo ottenuto nessuna reazione, disse: “Signore, è qui per i Potter?” Remus sussultò sentendo quelle parole e guardò l’infermiera.
“Si, si… Mi dica. Come stanno?” “Beh, hanno subito uno shock molto grande. La signora Potter, battendo la testa, ha avuto un trauma cranico, ma si riprenderà. Il bambino ha solo un taglio in fronte. E’ incredibile! Ma venga a vedere lei stesso, la signora si è appena svegliata. E’ un po’ disorientata. Per vedere il bambino dovrà aspettare domani.”
Remus strabuzzò gli occhi. Stavano bene, erano vivi! Ringraziò velocemente l’infermiera e mentalmente tutti i fondatori e Merlino e si avviò verso la stanza in cui si trovava Lily. Stava per entrare, ma si bloccò sulla porta.
Cosa gli avrebbe detto? Come poteva dire a Lily che James… No, non poteva farlo da solo.
In quel momento arrivò Silente. “Remus, come stanno?” “L’infermiera ha detto che stanno bene, stavo per entrare in verità, ma…” Le parole gli morirono in gola. “Aspettami qui, poi parleremo di Sirius.” disse l’anziano preside, comprendendo le sue paure.
Ancora una volta Silente l’aveva tolto dai guai. Non gli sarebbe bastata una vita intera per ringraziare quell’uomo. Mormorò un timido “Grazie” e andò a sedersi di nuovo.
Le urla disperate di Lily lo riscossero dallo stato di torpore in cui era caduto. Silente le aveva già dato la notizia. Il pianto della donna lo colpì dritto al cuore. Si sentiva impotente, inutile, colpevole. Si alzò di scatto e, con un pugno, spaccò il vetro dello stanzino degli infermieri. Mentre il sangue colava giù dalla sua mano, si pentì subito di ciò che aveva appena fatto. Non era da Remus perdere il controllo. Era sempre stato lui la “coscienza” dei Malandrini, il più posato, il più riflessivo. Ma in questa situazione in cui niente aveva senso, la razionalità non era contemplata. Silente uscì di corsa dalla camera di Lily e vide Remus accasciato a terra con la mano sanguinante. “Mi dispiace, io…” Silente gli sorrise bonariamente. “Non devi sempre giustificarti, caro Remus. Vai a farti medicare.”
Dopo essersi fatto fasciare la mano, Remus prese il coraggio a due mani e decise che non poteva più rimandare. Doveva andare da Lily. Nel corridoio incrociò Silente che l’aveva aspettato.
“Remus, sei riuscito a parlare con Sirius?” “No, mi dispiace, ci ho provato, non risponde.” “Bene ragazzo mio. Andrò io stesso a cercarlo, non preoccuparti. Vai da Lily, ha bisogno di te.”  E così dicendo, il preside di Hogwarts si allontanò.
Sarebbe stato tutto più facile se Sirius fosse stato lì. Gli avrebbe dato la forza necessaria per parlare con Lily, si sarebbero dati forza a vicenda. Ma Sirius non c’era.
Bussò piano alla porta. Lily giaceva sul letto dell’ospedale con la testa fasciata. Tutto attorno a lei dei macchinari registravano le sue funzioni vitali. La cosa che lo colpì di più, però, fu il suo sguardo. Gli occhi di Lily erano sempre stati  di un verde molto intenso, brillanti e pieni di vita. Adesso, invece, erano spenti, velati da lacrime che si ostinava a trattenere.
Remus si avvicinò al letto e riuscì solo a dire: “Mi dispiace” ma dentro quelle parole era racchiuso tutto il dolore che provava, per Sirius, per Harry e per lei. Lily lo invitò a sedersi e gli prese la mano. Con un filo di voce disse: “Remus, perdonami.” Remus strabuzzò gli occhi.
“Remus, perdonami se non ti ho difeso abbastanza. Nell’Ordine, dopo che sei partito per la missione, tutti credevano che tu fossi diventato una spia. Mi dispiace Remus. Se solo avessi capito…”
Calde lacrime scendevano adesso dagli occhi di Lily. Anche Remus, dentro di sé stava piangendo, in silenzio. Non era degno di essere amico di Lily. In quel momento, in cui era devastata dalla morte del marito, lei riusciva ancora ad essere la solita Lily, con una parola buona per tutti.
“Lily, questo non avrebbe comunque cambiato le cose. Non è colpa tua. La colpa è mia. E’ mia,  perché non c’ero. E’ mia, perché ero lontano. Non ho fatto abbastanza. Mi dispiace Lily, per tutto.” Remus, che fino a quel momento si era trattenuto, scoppiò a piangere. Lily strinse più forte la sua mano.
"Non è colpa tua Remus. Tu non avresti mai fatto del male a James". Quel gesto e quelle parole furono per lui un’ancora di salvezza come, tanti anni prima, lo era stata l'amicizia di Sirius, James e Peter. Con quelle parole, lei lo salvò da se stesso. Dai sensi di colpa che tanto era bravo a infliggersi anche quando le colpe non erano sue, dal voler cercare vendetta diventando un assassino, dal voler cercare infine sollievo nella morte.
“Lily, ci sarò sempre per te. Non ti lascerò sola ad affrontare tutto questo.” riuscì a dirle tra i singhiozzi. Rimasero a lungo, così, in  silenzio, lui con la testa appoggiata sulle gambe di lei, le loro mani strette, fino a quando si addormentarono.
 

 
Silente vagava per i vicoli di Hogsmeade ormai da qualche ora, ma di Sirius nessuna traccia. Si ritrovò davanti alla porta della Testa di Porco. Era la sua ultima chance. Accantonò in un angolo il malessere che gli provocava vedere suo fratello ed entrò. Sirius era ridotto ad un pezza. Probabilmente stava prosciugando le riserve di Fire Wiskey del pub.
“Sirius, caro ragazzo, non farti questo.”
“Mi lasci in pace, non più motivo per vivere ormai.”
Con la calma che lo contraddistingueva, Silente continuò: “Vieni con me, credo tu debba sapere come sono andate davvero le cose” Con un cenno salutò Aberforth che, dal canto suo, lo stava guardando male come al solito. Silente lasciò qualche falce sul bancone e insieme uscirono.
“Cosa vuole da me, eh? Crede sia stato io a tradire i Potter?  Beh, se è questo che vuole sentirsi dire… Si, sono stato io! Almeno mi porteranno ad Azkabhan e morirò presto. Non posso vivere con questo dolore.” “Sirius!” urlò Silente. Il ragazzo sussultò. Erano rare le volte in cui il preside perdeva la calma. “Sirius, ascoltami." continuò, con un tono più calmo. "So per certo che non sei stato tu a tradire i Potter e non ti permetterò di rovinarti la vita per una colpa che non hai. Ho già testimoniato a tuo favore e il signor Lupin è atteso al Wizengamot domani mattina per deporre.” Sentendolo nominare, a Sirius venne in mente quanto era stato egoista. Aveva lasciato il suo amico da solo ad affrontare quella situazione. Era scappato. Non aveva minimamente pensato che anche lui  potesse stare male. E, nonostante questo, Remus aveva provato a contattarlo innumerevoli volte e lui non aveva nemmeno risposto. Forse il suo essere Black non era cambiato del tutto, non c’era modo di sfuggirvi. I pregiudizi radicati da secoli nella sua famiglia avevano preso il sopravvento: aveva pensato che solo perché era un licantropo, Remus avrebbe potuto tradire i suoi migliori amici. Sirius si faceva schifo da solo. Non si sarebbe mai perdonato per questo. E, soprattutto, si sentiva responsabile in prima persona della morte di suo fratello, James. Era stato lui a convincerlo a cambiare il Custode Segreto. Era stato lui a consegnarlo nella mani di Voldemort senza saperlo.
La voce di Silente lo riportò alla realtà. “Le interesserà sapere, signor Black, che Lily e Harry stanno bene e si trovano al San Mungo in compagnia del…” Sentendo queste parole, Sirius si era già smaterializzato. Silente sorrise. Dopotutto, c’era ancora speranza.
 

Correva a perdifiato nei corridoi del San Mungo. Era deciso a recuperare il tempo che aveva perso. Se solo avesse ascoltato Remus… Si ritrovò davanti alla camera di Lily. Lei e Remus si erano addormentati. Lui sulla sedia, la mano di lei tra la sua. Vedendoli così, non ebbe cuore di svegliarli. Nei sogni, forse avrebbero trovato un po’ di conforto; ci sarebbe stato tempo per parlare. Prese una sedia, si avvicinò e si addormentò anche lui, riscaldato da quel calore che per lui voleva dire casa. Godendo di quella che per lui era ciò che restava della sua vera famiglia.
 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4: Il peggio deve ancora venire ***


Silente aveva una missione: doveva trovare Peter Minus. Se fosse riuscito a  scappare, non se lo sarebbe mai potuto perdonare. Era stato proprio Silente a proporre l’Incanto Fidelius ai Potter. All’inizio si era addirittura proposto lui stesso come Custode Segreto, ma James aveva optato per Sirius, non voleva abusare oltre della disponibilità del preside.
Silente non aveva colpe, certo, ma non poteva fare a meno di pensare che se avesse insistito di più, se avesse imposto la sua autorità, adesso Harry avrebbe avuto ancora un padre.
L’aveva visto nascere, poi crescere ogni giorno quel frugoletto. Passava da casa dei Potter molto spesso a controllare che le cose andasse bene, per quanto era possibile che le cose andassero bene mentre si stava combattendo una guerra e le loro vite erano messe continuamente a repentaglio, certo.
Da quando Silente aveva ascoltato la profezia, aveva dedicato ogni fibra del suo essere a nascondere i Potter. Dalla vita di quel bambino dipendeva il destino dell’intero mondo magico. Evidentemente, non aveva fatto abbastanza. Certo, il bambino era ancora vivo e anche Lily. Tutti festeggiavano la scomparsa del Signore Oscuro e la vittoria del piccolo Harry, “il bambino che è sopravvissuto” avevano iniziato a chiamarlo. Ma lui non aveva creduto nemmeno per un attimo che Voldemort fosse veramente scomparso.
Quando si era recato a Godric’s Hollow insieme a Piton quella notte, Silente era rimasto sbalordito da ciò che aveva visto. Harry era nella sua culla, l’unico segno del fatto che si era trovato contro l’Oscuro Signore era una cicatrice sulla fronte, a forma di saetta. Lily giaceva ai piedi della culla, aveva perso i sensi ma era viva.
Silente aveva avuto modo di formulare diverse ipotesi, ma doveva esaminare i ricordi di Lily per avere la certezza che queste fossero esatte. Avrebbe dovuto aspettare ancora un po’.
Era passata ormai una settimana da quella terribile notte. Silente si trovava nel suo ufficio ad Hogwarts, aspettava una visita molto importante. All’orario stabilito, Alastor Moody, Auror del Ministero e membro dell’Ordine della Fenice, entrò nell’ufficio del preside.
“Caro Alastor, hai delle novità per me?”
“Nessuna Silente, lo schifoso traditore si è dileguato, sparito, volatilizzato. Ci hanno riferito voci di avvistamenti nella Londra babbana. Abbiamo controllato, ma niente. Qualcuno sta cercando di sviare le indagini. Vogliono metterci nel sacco Albus e io ho il sospetto di sapere di chi si tratta.”
“Accomodati Alastor, abbiamo molte questioni di cui discutere.”  
“Albus, la situazione è critica. Abbiamo catturato la maggior parte dei Mangiamorte, ma alcuni sono riusciti a sfuggirci. Pare cerchino Minus. Sperano di ottenere altre informazioni sui Potter. Vogliono trovare Harry e ucciderlo!”
Silente, solitamente calmo e imperturbabile, parve vacillare. Certo non si era illuso che la minaccia fosse sparita, ma le cose stavano andando peggio del previsto, dovevano agire subito.
“Bene Alastor, non c’è tempo da perdere. La situazione è più complicata di quanto avessi immaginato. Dobbiamo trovare Minus prima di loro, è di vitale importanza. Raduna gli altri, domani notte ci incontreremo al Quartier Generale per una riunione.”
Moody annuì e lasciò l’ufficio.  La guerra non era finita come tutti credevano.
“Il peggio deve ancora venire” mormorò l’Auror fra sé e sé.
 
 
Remus si era già recato due volte al Wizengamot per deporre in favore di Sirius. Il nuovo messaggio arrivato dal Ministero quella mattina lo lasciò perplesso. “Di nuovo? Ma cosa vogliono ancora?” Aprì la missiva e lesse: “Al Signor Remus J. Lupin. Oggetto: Convocazione urgente presso l’Ufficio Auror. Con questa nostra richiediamo la sua presenza presso l’Ufficio suddetto in data odierna.”
“Un altro viaggio a vuoto al Ministero” pensò. Stava per uscire, quando sentì il classico “POP” che annuncia una smaterializzazione. I suoi sensi di lupo erano all’erta, di questi tempi le visite sgradite erano all’ordine del giorno. La casa in cui alloggiava non era molto protetta, ci passava poco tempo, impegnato com’era  a dividersi tra gli impegni dell’Ordine e il San Mungo. Con la bacchetta alzata si avvicinò alla porta.
“Remus, sono io, Sirius.”
“Parola d’ordine?” disse Remus solo per il gusto di sentirglielo dire, l’aveva già riconosciuto dall’odore. “Sono una cagnaccio rompiscatole! Ecco, l’ho detta! Ma perché non possiamo cambiarla questa parola d’ordine mi chiedo?”  disse esasperato. “Non mi hai ancora perdonato, ecco perché lo fai”.  Remus aprì la porta sorridendo. “Ordini di Silente” disse tra le risate. Avevano proprio bisogno di ridere quei due. Era passata solo una settimana dalla morte di James. Il mondo magico continuava a festeggiare la scomparsa di Voldemort, ma loro sapevano che si trattava solo di un “arrivederci”. Sirius si sentiva davvero in colpa per aver abbandonato Remus quella notte. Sia lui che Lily gliel’aveva ripetuto mille volte che l’avevano perdonato, ma lui ci stava ancora troppo male e non perdeva occasione per scusarsi. “Hai ricevuto anche tu la  convocazione?” disse Remus, vedendo la tristezza negli occhi dell’amico. “Si, cosa vogliono ancora? Non gli è bastato l’ultimo interrogatorio di cinque ore a cui mi hanno sottoposto?” disse Sirius visibilmente nervoso.  “Non ne ho idea. Andiamo a vedere. Stai tranquillo però.” e, così dicendo, si avviarono alla volta del Ministero.
Quando arrivarono presso l’Ufficio Auror, trovarono Moody ad accoglierli. “Signori seguitemi.”  
“Ma Alastor, cosa c’è? Sei stato tu a convocarci?” disse Sirius.
“Niente domande, zitti  e seguitemi.” I due, senza proferire parola, seguirono l’Auror nel suo ufficio. “Allora, vi ho convocati qui per non destare sospetti. Ho fatto passare la vostra “visitina” come se fosse un interrogatorio di conferma alle vostre precedenti deposizioni. Ci stiamo muovendo. L’Ordine deve ricostituirsi completamente. Ci vediamo stanotte al Quartier Generale. Non una parola con nessuno. E adesso via, sciò, ho da fare!” I due, che ormai  erano abituati alle maniere poco gentili di Malocchio, salutarono e andarono via. Se era stata indetta una nuova riunione forse le cose si stavano muovendo, ma questo significava anche che Lily e Harry erano ancora in pericolo.
 
 

Finalmente era arrivato per Lily e Harry il giorno in cui potevano lasciare l’ospedale. Lily era seduta sul suo letto, aveva Harry in braccio. Il piccolo stava dormendo e teneva tra le manine paffute una ciocca dei capelli rossi di sua madre. Il bimbo si era ripreso benissimo fisicamente. L’unico problema, non trascurabile, è che aveva smesso di parlare. Non che prima parlasse tanto, diceva poche parole ancora, però adesso non diceva più neanche “Mamma” e Lily era molto preoccupata. Coccolava suo figlio, aspettando che Remus e Sirius venissero a prenderli per portarli… Beh, non sapeva dove, visto che la sua casa era stata distrutta. Al pensiero degli eventi che erano accaduti proprio in quella casa solo una settimana prima, Lily non poté trattenersi dal piangere. Aveva perso suo marito, quella notte. Aveva rischiato di perdere suo figlio, di perdere la vita lei stessa. Cosa avrebbe fatto adesso?  
Sentì bussare alla porta  e cercò di darsi un contegno. Era Remus, ostentava un sorriso tirato; dietro di lui Sirius, con la stessa espressione, tipica di chi non sa bene cosa dire. Eccoli lì, i migliori amici del suo defunto marito. Avevano fatto il possibile per non lasciarla sola durante il periodo di degenza in ospedale. Si davano i turni, impegnati com’ erano le missioni per conto dell’Ordine. Nonostante fossero distrutti, trovavano sempre il tempo di passare a trovarla, cercando di tirarle su il morale. Lily gli era grata per tutto questo. Senza di loro probabilmente si sarebbe lasciata andare.
“Hai preso tutto Lils?” disse Sirius cercando di rompere il silenzio che si era creato. “Si, si ho preso tutto.” Remus prese la valigia di Lily e uscì. Sirius la aiutò ad alzarsi e insieme seguirono Remus.
Sia Remus che Sirius erano visibilmente nervosi. Remus fu il primo a parlare. “Beh Lily, purtroppo io e Sirius siamo molto impegnati con l’Ordine, lo sai. Quindi ci rincresce, ma non possiamo ospitarti. Ma c’è una persona che vorrebbe tanto aiutarti. Ti ricordi di Molly?” Lily annuì. “Beh, Molly ha detto che se vuoi puoi stare da lei fino a quando noi, ecco, saremo più liberi” finì Sirius, con la voce malferma, i sensi di colpa che lo tormentavano. Anche questa volta non ci sarebbe stato per la sua famiglia.
“Va bene ragazzi, non vi preoccupate. Capisco che quello che fate è molto importante. Davvero, starò bene.” riuscì a dire Lily. “Bene, allora andremo subito alla Tana. E’ un luogo sicuro. Silente l’ha protetta con un sacco di incantesimi. Starete bene” disse Sirius, cercando di convincere anche se stesso.
Si smaterializzarono ai confini del terreno che apparteneva ai Weasley. Lily aveva conosciuto Molly grazie all’Ordine. Era la sorella di due dei membri migliori, Gideon e Fabian. Molly era una donna bassina,  un po’ in carne e con i capelli rossi. Aveva un figlio che doveva avere pressoché l’età di Harry e altri 5 figli, tutti maschi, di cui 2 erano gemelli. Lily l’aveva presa in simpatia, era una donna solare, una buona madre e spesso, durante il periodo di “reclusione” a Godric’s Hollow,  le mandava tramite Silente qualcuno dei suoi manicaretti. Forse, pensò Lily, affrontare il lutto per la perdita di suo marito in quella casa così piena di vita le avrebbe fatto bene e, soprattutto, avere accanto una persona che poteva definire “amica” l’avrebbe aiutata a reagire. Si avviarono verso la porta della Tana. Ad accoglierli fu Arthur, il marito di Molly. “E’ un piacere conoscerti, cara Lily. Sono felice che tu abbia accettato il nostro invito”. Lily sorrise debolmente e ringraziò per l’ospitalità datale. Subito dopo fu stritolata da un abbraccio di Molly che le era corsa incontro. “Lily! Quanto mi dispiace per James! E se penso che tu e Harry…” Si dovette fermare, scossa dai singhiozzi. Riprendendosi un poco, continuò: “Sono felice che tu abbia accettato. So che casa mia non è molto ma…” Lily la interruppe. Quella donna, che aveva già il suo bel da fare con 6 figli, il marito e i due fratelli impegnati nell’Ordine, le aveva aperto la sua casa e il suo cuore e si preoccupava anche che la sua abitazione non fosse adeguata! “Molly, è stupenda, davvero. Tu sei stupenda. Andrà benissimo.” Le due donne si abbracciarono forte, piangendo e trovando conforto l’una nell’altra.
“Beh, allora noi andiamo. Stammi bene Lils. Ciao piccolo.” disse Sirius.
“Ciao Lily, abbi cura di te.” la salutò Remus, dando un bacio sulla testa ad Harry.  Molly si allontanò con loro per accompagnarli.
“Allora, ti porto a conoscere il resto della truppa!” disse Arthur. Lily sorrise, erano davvero speciali i Weasley, pensò.
 
 
 
Si erano già smaterializzati nei pressi del Quartier Generale, stavano aspettando il segnale di via libera. “Credi mi perdonerà mai Lily, eh Remus?” disse Sirius per la milionesima volta. Remus sbuffò. “Sirius, te lo dirò per l’ultima volta. Lily ti ha già perdonato” Sirius stava per ribattere, ma Remus continuò. “E anche io ti ho perdonato. Anche Harry quando capirà ti perdonerà e… Anche James. L’unico che non ti ha ancora perdonato sei tu, Sirius. E dovresti farlo.”
“Grazie fratello. Se io non avessi te…” e Sirius scoppiò in un pianto liberatorio. Non era ancora riuscito a piangere per la morte di James, si sentiva come bloccato. Remus lo abbracciò. Anche lui probabilmente non ce l’avrebbe fatta senza di lui. Il segnale li riscosse. Cercando di attenuare la tensione, Remus disse: “Dai cagnaccio, andiamo che ci aspettano” e così dicendo, si avviarono.
 
 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5: Vita alla Tana e partenze improvvise ***


Dai capitoli precedenti: Quella donna, che aveva già il suo bel da fare con 6 figli, il marito e i due fratelli impegnati nell’Ordine, le aveva aperto la sua casa e il suo cuore e si preoccupava anche che la sua abitazione non fosse adeguata! “Molly, è stupenda, davvero. Tu sei stupenda. Andrà benissimo.” Le due donne si abbracciarono forte, piangendo e trovando conforto l’una nell’altra. 
 
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Le giornate a casa dei Weasley non erano mai una uguale all’altra. Lily aveva scoperto che i figli di Molly in realtà non erano 6, ma 7. Da poco, infatti, era nata l’unica femmina della famiglia Weasley da generazioni: la piccola Ginevra, che tutti però chiamavano Ginny. Aveva più o meno 3 mesi, ma era una bambina molto vispa e attenta e sembrava avere una particolare predilezione per Harry: non lo perdeva mai di vista e gli sorrideva sempre.
Erano passate quasi due settimane dal loro arrivo alla Tana ed Harry era molto migliorato. Lily lo vedeva più sereno, non aveva avuto più incubi e aveva iniziato a dire di nuovo qualche parola. Si trovava bene soprattutto con Ron. I due bambini avevano quasi la stessa età, passavano molto tempo insieme a giocare e a combinare guai.
Poi c’erano i gemelli, Fred e George. Avevano 3 anni ed erano dei terremoti. Nonostante fossero ancora piccoli, avevano un attitudine particolare nel fare scherzi. La loro vittima preferita era Percy. Lui aveva 5 anni, era un bambino molto silenzioso, educato e sapeva già leggere. Per i gemelli era il bersaglio perfetto. Non era raro che ritrovasse i suoi libri preferiti coperti dai loro disegni o che venisse risvegliato a cuscinate la mattina presto. Per sua sfortuna, infatti, Percy condivideva la stanza con loro. Aveva avanzato più volte la richiesta di  avere una camera tutta per sé, per poter leggere in pace. Molly e Arthur avevano fatto del loro meglio per trovare una soluzione, ma davvero, lo spazio non c’era.
Infine, c’erano Charlie e Bill. Charlie aveva quasi 9 anni, era un bambino tranquillo e ed era appassionato di creature fantastiche, soprattutto di draghi. Bill era il maggiore, aveva 10 anni, ne avrebbe compiuti 11 a breve. Era un po’ giù perché, compiendo gli anni a Novembre, non era stato ammesso ad Hogwarts ma avrebbe dovuto aspettare l’anno successivo. Per tirarlo un po’ su, Molly e Arthur gli avevano promesso come regalo per il compleanno qualche libro scolastico, così avrebbe potuto iniziare a leggere qualcosa.
Lily era molto felice di stare con i Weasley. Con la loro allegria contagiosa e tutti quei bimbi per casa, non le davano quasi modo di pensare a cosa era successo. Solo la sera, quando prendeva Harry in braccio per metterlo nella culla vicino a Ron e Ginny, sentiva una stretta al cuore. James non c’era a dargli il suo bacio della buonanotte e non ci sarebbe stato mai più. Suo figlio sarebbe cresciuto senza suo padre e lei sarebbe dovuta andare avanti senza suo marito. Lo sconforto la prendeva e pensava di non potercela fare. Ma poi arrivava Molly con una tazza fumante di thè e una parola buona e allora stava un po’ meglio. Doveva moltissimo a quella famiglia che ormai iniziava a sentire anche un po’ sua. Molly era stata per lei la sorella che Petunia non aveva più voluto essere. Quel giorno di luglio, quando la lettera di ammissione ad Hogwarts per Lily era arrivata a casa loro, sua sorella aveva iniziato ad allontanarsi. Da piccole erano molto legate, ma dopo aver scoperto che Lily era una strega, le aveva dato del mostro e quando Lily tornava a casa per le vacanze, non perdeva occasione di deriderla o di trattarla male. Ormai da tempo Lily si era abituata a sentirsi figlia unica, ma adesso non lo era più. I parenti, purtroppo, non si possono scegliere, gli amici si e Molly era sicuramente un’ottima scelta.
La settimana prima, Silente aveva fatto in modo che potessero celebrare un breve funerale a James. Con la collaborazione del Dipartimento Auror del Ministero, avevano organizzato una scorta per Lily ed Harry e si erano così recati al cimitero di Godric’s Hollow. Era stata una cerimonia semplice, c’erano solo Remus, Sirius, lei, Silente e la Mc Grannit. Solo il tempo di seppellirlo e lasciare un fiore ed erano dovuti andare via.
Erano tempi bui, la gente non usciva quasi più di casa. Nonostante il Signore Oscuro sembrava essere stato sconfitto, i Mangiamorte che erano sfuggiti alla cattura seminavano il terrore tra la gente. Scorribande, attentati e sparizioni erano all’ordine del giorno.
La sera in cui Lily  era arrivata alla Tana, c’era stata una riunione dell’Ordine. La situazione era drammatica. Molti tra i membri erano stati uccisi dai Mangiamorte:  Dorcas, Fenwick, Marlene McKinnon, Edgar Bones.
Cradoc era sparito nel nulla. Erano rimasti in pochi ormai: Moody, Silente, la Mc Grannit, Aberforth, il fratello di Silente, Dedalus Lux, Sturgis Podmore, Elphias Doge, Amelia Bones, Hagrid, Alice e Franck Paciock, Gideon e Fabian Prewett.
Lily era riuscita ad avere qualche informazione da Molly; i suoi fratelli, infatti, le avevano raccontato che si erano divisi i compiti. Alcuni, tra cui loro due, si  erano organizzati in turni di pattuglia attorno alla Tana per proteggere Lily e Harry; gli altri invece, cercavano i Mangiamorte che erano ancora in circolazione. Lily non avrebbe mai voluto mettere Molly in quella situazione. La sua presenza e quella di Harry attiravano i Mangiamorte che li stavano ancora cercando; rimanendo lì, metteva tutti in pericolo.
Più volte aveva cercato di dire a Molly che avrebbe trovato un altro posto, che non era giusto costringerli a nascondersi, ma Molly era stata irremovibile.
La Tana era un via vai di gente. Oltre i fratelli di Molly che passavano spesso, anche gli altri membri dell’Ordine, quando finivano il loro turno, venivano invitati da Molly per un thè o per la cena. Il cuore di quella donna era davvero immenso.
Lily non vedeva né riceveva notizie da Sirius e Remus dal giorno del funerale ed era molto preoccupata. Aveva anche chiesto a Silente, ma lui aveva solo detto che erano in missione e sarebbero tornati a fine mese. Lily era molto in ansia per loro. Oltre Harry e i Weasley, erano gli unici che le rimanevano al mondo e su cui sentiva di poter contare. Se anche loro fossero morti, era sicura che sarebbe morta anche lei.
 
 


Sirius e Remus si trovavano di pattuglia ai confini della Scozia. Entrambi erano stati arruolati negli Auror, ma svolgevano il doppio lavoro anche per l’Ordine. Infatti, con Moody a capo del Dipartimento, era stato facile che ottenessero proprio quella missione. Non si trovavano lì per caso infatti. In quella zona era stato avvistato Peter Minus e Silente aveva voluto proprio loro per la missione perché erano gli unici a poterlo riconoscere nella sua forma da Animagus: un topo. Ecco cos’era. Un topo lurido e schifoso.
La descrizione combaciava perfettamente: Peter era un topo bastardo che aveva tradito i suoi migliori amici.
Dall’altra parte della strada, si trovavano Frank e Alice Paciock, anche loro Auror. Avevano frequentato Hogwarts negli stessi anni dei Malandrini, Frank aveva condiviso con loro anche il dormitorio ed erano molto amici. Alice era stata la migliore amica di Lily. Aveva avuto anche lei un bimbo, Neville, nato solo il giorno prima di Harry, però a causa della guerra non si erano più viste.
Sirius, guardandoli, non poté non pensare che la profezia che aveva fatto la Cooman si sarebbe potuta riferire anche a loro figlio e, se così fosse stato, forse James adesso…
No, non doveva pensare quelle cose! Erano dei ragazzi, innocenti, erano amici suoi anche loro. Il dolore ogni tanto gli offuscava la mente e si ritrovava a pensare cose come queste. Scosse la testa e si voltò verso Remus. Era particolarmente silenzioso quella sera. Mancavano pochi giorni alla luna piena e suoi sensi di lupo erano più all’erta del solito. Erano lì da ormai 3 ore e di Peter nessuna traccia.
All’improvviso, videro una luce abbagliante avvicinarsi. Era una fenice, il Patronus di Silente. Si avvicinarono e la fenice parlò con la solita voce pacata del preside: “Tornate alla base, buone notizie.”
Comunicare con i Patronus era il mezzo più sicuro per evitare di essere intercettati. Era un’idea di Silente, geniale come al solito.
I ragazzi girarono su se stessi e si ritrovarono presso una landa desolata dove si trovava il loro nuovo quartier generale: la vecchia casa di Sturgis Podmore. Dopo aver effettuato gli incantesimi, i quattro ragazzi entrarono nella piccola sala. Ad attenderli c’erano Moody, Silente, Sturgis e la professoressa Mc Grannit. “Salve ragazzi, ho buone notizie.” disse Silente.
“Cos’è successo?” disse Sirius, visibilmente ansioso. Non vedeva Lily ed Harry da un sacco di tempo e sperava di poter andare a trovarli presto. “Gli auror hanno ucciso i Mangiamorte Rosier e Wilkes. Vista la situazione in cui ci troviamo, il Ministero ha fatto approvare una legge che consente agli auror l’utilizzo delle maledizioni senza perdono.”
“Finalmente hanno capito che schiantandoli e stordendoli non caviamo un ragno dal buco!” disse soddisfatto Sirius.
Silente lo osservò. Sirius era un caro ragazzo, ma dentro di sé nutriva un risentimento troppo grande e meditava vendetta. “Ciò non vuol dire che si debbano utilizzare anche se non è necessario.” lo rimbeccò. “Comunque, la cerchia si restringe, ragazzi miei. Dobbiamo avere fiducia.” Tutti annuirono. Rivolgendosi a Remus, continuò:  “Allora, notizie su Minus?” “No, preside. Mi dispiace, ma non abbiamo novità.” disse Remus torturandosi le mani. Avrebbe dato qualsiasi cosa pur di poter mettere le mani su quel traditore. Silente notò la scintilla che si era accesa nei suoi occhi e disse: “Va bene ragazzi,  non disperiamo. Lo troveremo.” Nella sua mente aggiunse: “Speriamo prima che lo trovino loro.”
 
 
 
Peter Minus vagava nelle fogne di Londra. Viveva ormai da quasi un mese sotto forma di topo  e non aveva alcuna intenzione di uscire da lì. Sapeva che Sirius e Remus lo stavano cercando e, sicuramente, lo avrebbero ucciso. Non l’avrebbero mai perdonato per quello che aveva fatto. Inoltre, il signore a cui aveva giurato fedeltà era sparito e non era certo che i suoi seguaci l’avrebbero accolto a braccia aperte. Dopotutto, non era niente di speciale. Era stato bravo solo a fare la spia, a tradire i suoi migliori amici. Vedendo un torsolo di mela, si avvicinò per prenderlo prima che arrivasse qualche altro topo.
“Forse - pensò - è questo quello che mi merito.” E sgattaiolò a nascondersi.
 
 
 
Dicembre era ormai arrivato, la neve scendeva piano sui campi vicino alla Tana, facendoli sembrare un immensa coperta bianca. Lily  osservava lo spettacolo dalla finestra, mentre cullava dolcemente Harry. Il bussare alla porta la distrasse dai suoi pensieri. Molly era sul retro e Arthur era a lavoro, così andò lei ad aprire. Probabilmente erano  i fratelli di Molly che erano venuti a cercare un po’ di calore, pensò. Ma appena aprì la porta, vide Sirius e Remus che le sorridevano, tutti coperti di neve. Non si vedevano da quasi un mese e Lily tirò un sospiro di sollievo. Sirius si avvicinò a salutare Lily e , incurante del fatto che il piccolo Harry dormisse, lo prese subito in braccio, facendolo svegliare e guadagnandosi un’occhiata di fuoco da parte di Lily.  Incurante del pericolo, si rivolse ad Harry. “Ciao piccolo! Ti ricordi di me?”  Il bimbo lo guardava con gli occhi ancora mezzi chiusi dal sonno. “Dai, sono Sirius! Il tuo padrino. Ti ho anche regalato la tua prima scopa giocattolo! Ti piaceva tanto...” il tono di Sirius era quasi supplichevole.
Harry sembrò destarsi e si mise a guardarlo incuriosito. Remus, trattenendosi dal ridere, disse: “Come può dimenticarsi di un cagnaccio rompi scatole come te?” Si avvicinò e posò un leggero bacio sulla testolina di Harry che gli sorrise. “Ciao Lily. Scusalo, sai com’è fatto.” Lily gli sorrise e si avvicinò per abbracciarlo. Remus, oltre essere stato uno dei migliori amici di James, era anche amico suo. Erano stati prefetti di Grifondoro insieme al loro quinto anno ed erano molto legati. “Oh Remus, non avevo vostre  notizie, ero così preoccupata. Se fosse…” Remus la interruppe. “ Lily, va tutto bene. Stai tranquilla. Ho buone notizie. Hanno preso alcuni Mangiamorte.” Lily sembrò rasserenarsi. Remus sapeva sempre calmarla. Si sedettero sul divano, ad osservare Sirius e  Harry. Sirius l’aveva portato in cucina, gli aveva regalato una nuova scopa giocattolo, quella vecchia era andata distrutta quella famosa notte. Da lì, Lily e Remus potevano vedere i goffi tentativi del piccolo di reggersi sulla scopa e Sirius che cercava di tenerlo a bada.  
Poi Lily fece la domanda che le premeva tanto. “Peter?” Remus deglutì.  “No, di lui nessuna notizia, ma non devi preoccuparti, Silente stesso lo sta cercando.” La felicità di quel momento sparì. Soltanto il pensiero di Peter gli faceva perdere il controllo. Lui aveva distrutto le loro vite e doveva pagare. Sarebbe stato meglio per lui non farsi trovare, perché non l’avrebbe passata liscia. Cercando di cambiare argomento, Remus disse: “Come stai tu, Lily?” “Bene, sto molto bene qui. Sono tutti carinissimi con me e Molly è un vero tesoro…” Remus capì che c’era dell’altro. “Però… cosa?”  “Non me la sento di rimanere. Tutte queste misure di sicurezza, queste restrizioni. Non voglio abbiano problemi per colpa mia. Mi sento di troppo.”
Sirius era rientrato nel salotto con Harry in braccio che aveva quasi distrutto la nuova scopa e rideva a crepapelle. “Perché non vi trasferite nel mio appartamento?” disse serio. Lily lo guardò e poi guardò Remus.
“Si, dai Lily! Io non ci vado da un bel po’, così staremo tutti insieme e io potrò vedere Harry molto più spesso!” Remus intervenne. “Per le misure di sicurezza potremmo chiedere a Silente. Potrebbe essere lui stesso il Custode, è una buona idea. Andrà tutto bene questa volta.” le disse.  
Lily era un po’ agitata. Solo il pensiero di un nuovo Incanto Fidelius le fece rivivere di nuovo tutto quello che aveva passato. Ma la mano di Remus sulle sue spalle le diede fiducia. “Se per te non è un problema…” disse piano.  Sirius era raggiante. “Ma quale problema!! E’ il mio sogno poter vedere più spesso il mio figlioccio. Siete la mia famiglia! Certo che voglio! Allora è deciso. Dobbiamo solo trovare il modo di dirlo a Molly…” disse infine Sirius.
 Molly rientrò in quel momento con la cesta dei panni puliti in mano. “Oh ragazzi, che piacere vedervi! Come state?” ma prima che potessero rispondere, aggiunse: “Siete così sciupati! Soprattutto tu, Remus! Vi va qualcosa da mangiare?” Molly era incredibile. Era capace di farti mangiare fino a scoppiare e di dirti che comunque eri ancora troppo sciupato. Remus e Sirius accettarono, la notte di pattuglia li aveva decisamente distrutti e non avevano avuto nemmeno il tempo di fermarsi a mangiare qualcosa.
Dopo aver mangiato, fu Sirius ad aprire il discorso. “Molly, senti. Abbiamo parlato e ho pensato di offrire a Lily il mio appartamento nella periferia babbana di Londra. Che ne dici?” Molly all’inizio era un po’ riluttante, ma, dopo le rassicurazioni di Remus, alla fine cedette. “Ma solo se mi prometti che potrò venire a trovarvi!” disse tra i singhiozzi abbracciando Lily. “Mi mancherete tanto” disse Lily. Ed era vero. In quel mese passato insieme si era affezionata ancora di più a quella famiglia e doveva loro davvero tanto.
“Bisogna avvertire Silente, vieni andiamo a mandargli un Patronus” aggiunse la donna. E, insieme, si avviarono al piano di sopra.
Quando furono soli, Remus, che era stato in silenzio tutto il tempo, parlò. “Ehi Sirius. Beh, io… Io non te l’avevo ancora detto, ma devo andare in missione per ordine di Silente. Sai, dov’ero prima.” Sirius lo guardò sorpreso. “ Ma ne sei sicuro? Non ha detto niente nell’ultima riunione.”
“Si, beh me ne ha parlato in privato. Non voglio fare preoccupare Lily. Diglielo tu quando sarò andato via…”
Sirius provò a convincerlo a rimanere un altro po’, ma poi cedette e lasciò che Remus uscisse. Prima di andare via, Remus gli disse: “Abbi cura di te e di Lily ed Harry.” Sirius si limitò a stringerlo forte in un abbraccio. “Anche tu, Lunastorta” disse quando ormai  Remus era sparito nella tormenta.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6: Ricordi e incubi ***


Angolo autrice: Salve ragazzi. Volevo ringraziarvi per il vostro affetto e le vostre recensioni. Anche se rischio di diventare ripetitiva, significa molto per me. All’inizio avevo intenzione di scrivere una decina di capitoli, ma ogni volta che preparo la trama per il nuovo capitolo, finisco per scriverne almeno due. Questo è il capitolo in cui si delinea un po’ il nucleo della storia. Questa storia, infatti, è nata come dedica a Remus, come volontà di dargli la rilevanza e le occasioni che nei libri non ha avuto.
Grazie a tutti quelli che mi seguono o che leggono in silenzio. Spero che questo nuovo capitolo vi piaccia e, come sempre, recensite J -LunaMoony
 
 
 
Remus aveva deciso di materializzarsi nella sua vecchia casa. Era ormai abbandonata da un anno, da quando i suoi genitori erano morti. Remus non ci tornava da quel giorno. Quella per lui non era casa da molto in realtà.  Dopo Hogwarts, non era più tornato a viverci.
A causa degli impegni con l’Ordine, infatti, aveva bisogno di rimanere a Londra. L’ultimo anno poi l’aveva passato a fare la spola tra Londra e la Scozia dove svolgeva la sua missione tra i mannari e così se n’era quasi dimenticato. Gli faceva uno strano effetto essere lì.
La casa era rimasta perfettamente uguale a come la ricordava. La porta con il vetro scheggiato, la persiana del salotto con una sola anta e il comignolo che minacciava di cadere da un momento all’altro. Era una casetta di campagna, un po’ diroccata, come tante altre, coperta di neve e di ricordi.
Remus si strinse più forte nel mantello come per prendere coraggio e aprì la porta. Anche all’interno era rimasto tutto uguale. Le tendine color burro ricamate a mano dalla madre, lo scrittoio del padre, i suoi libri. All’improvviso Remus si sentì vecchissimo. Sembrava essere passata una vita da quando scorrazzava in quella casa rincorso dalla madre perché non voleva fare il bagnetto o quando passava le serate accoccolato sulle gambe di suo padre, a farsi leggere una storia.
Quella casa era la testimonianza che lui era stato felice “prima”. Prima del morso, ovviamente.
Si avvicinò di più alla libreria e lo vide: il libro che la madre gli aveva comprato la settimana dopo il morso, “Gli animali fantastici, dove trovarli”. Remus sorrise. Aveva sempre amato moltissimo leggere e la madre aveva deciso di regalargli l’ennesimo libro per tirarlo un po’ su. Prima di darglielo, si era voluta assicurare che fosse una lettura adeguata alla sua età. Aveva però trovato una sorpresa ma non si era data per vinta. Aveva strappato la pagina in cui si parlava dei Lupi Mannari e, quando Remus aveva chiesto come mai mancasse una pagina, lei aveva risposto semplicemente: “Era una pagina noiosa, ti ho voluto risparmiare la fatica!”. Remus non aveva mai creduto a quella versione dei fatti e quando negli anni di Hogwarts si ritrovò quel libro tra le mani, capì finalmente il gesto di sua madre. Era sempre stata una donna molto dolce e comprensiva, forse dopo il morso lo era diventata ancora di più.
Con tutto quello che era successo in quegli ultimi anni, Remus non aveva potuto passare molto tempo con la sua famiglia e la notizia della loro morte lo aveva sconvolto. Si sentiva terribilmente in colpa per non esserci stato. Loro avevano fatto di tutto per lui. Vivere con un figlio licantropo non era certo facile, ma loro non glielo avevano mai fatto pesare. Erano sempre stati lì per lui, ad aiutarlo a non fare del male a nessuno rinchiudendolo in cantina e a curarlo amorevolmente il mattino dopo la luna piena.
“Forse non è il posto migliore dove passare un po’ di tempo senza pensare, eh Remus?” disse tra sé e sé. “Ma è l’unico che hai” si rispose subito, amaramente.
Remus, in realtà, non aveva nessuna missione da svolgere per conto di Silente.
Quella sera, a casa dei Weasley, aveva visto Sirius e Harry giocare felici, Lily accettare l’invito di Sirius e aveva capito. Aveva capito che in quella felicità non c’era posto per lui. Si era sentito di troppo, come una macchia che rovina un bel quadro. La verità era che Sirius era stato il vero migliore amico di James. Anche se fra di loro i Malandrini erano tutti amici, tra Sirius e James c’era sempre stato un rapporto speciale, erano come fratelli.
Era giusto così. Harry sarebbe dovuto crescere con una famiglia e lui non ne faceva parte. Sarebbe potuto essere lo zio magari o un parente lontano che si incontra solo durante le feste.
E poi, soprattutto, non li voleva mettere in pericolo. Sarebbe stato solo un peso, quando il giorno dopo la luna piena sarebbe tornato a casa distrutto. E poi era successo già una volta. Avevano dubitato che fosse stato lui a tradirli e, nonostante sapesse che sia Sirius che Lily non l’avrebbero più fatto, lui non si sentiva di caricarli anche di quel dubbio.
Prima di arrivare a casa, era passato a fare un po’ di spesa. Grazie a Merlino (e a Silente), era stato arruolato come Auror al Ministero e finalmente poteva permettersi una vita dignitosa. Dopo aver dato una sistemata in giro, aprì le buste e decise di prepararsi qualcosa. Una cioccolata calda l’avrebbe fatto stare meglio, funzionava sempre.
 
 
 
 
Ormai era tutto pronto per la partenza. Silente era arrivato alla Tana insieme a Moody, Dedalus Lux e i fratelli Prewett. Lily stava salutando Molly, mentre Sirius dopo qualche difficoltà, aveva preso in braccio Harry. Non voleva staccarsi da Ron.
“Avete preso tutto?” disse Arthur.
“Si, credo ci sia tutto” disse Lily con le lacrime agli occhi. Le dispiaceva molto lasciare quella casa e non vedere più i Weasley tutti i giorni, ma lo faceva per loro.
Molly le avvicinò un fagotto.  “Vi ho preparato la cena per stasera” disse tra i singhiozzi, mentre veniva circondata dai suoi figli.
Dopo essersi salutati, si avviarono tutti nel cortile, dove Silente aveva posizionato un vecchio stivale che avrebbero usato come passaporta.
“Bene. Se ci siamo tutti, è ora di andare” disse allora il preside. Con un gesto della bacchetta disilluse Harry e Lily  e azionò la Passaporta.
“Al mio tre. Uno, due e…” Tutti toccarono la passaporta e in un attimo svanirono in un vortice di luce.
Si erano ritrovati tutti nell’appartamento di Sirius. Moody e i fratello Prewett avevano subito iniziato ad imporre gli incantesimi di protezione sulla casa. Silente tolse l’incantesimo su Harry e Lily e fece cenno a Sirius di unirsi agli altri e di prendere Harry. Quando rimasero da soli, il preside parlò.
“Lily è il momento. E’ assolutamente necessario farlo adesso.” Lily sospirò e annuì.
Silente iniziò a pronunciare il difficile incantesimo per l’Incanto Fidelius. Rivivere per la seconda volta quella scena risvegliò in Lily i ricordi di quella notte, quando l’Incanto era stato violato. Cercò di calmarsi respirando a fondo, come le aveva insegnato Remus. Questa volta sarebbe andato tutto bene.
“Lily, ho bisogno che tu mi nomini Custode Segreto adesso.” disse piano Silente.
Lily estrasse la bacchetta dalla tasca e pronunciò la formula. Quando il filo argento che uscì dalla sua bacchetta toccò quella di Silente, la magia fu completa.
“Bene Lily. Ora sarete al sicuro. A presto, mia cara.” le disse il preside dolcemente prima di andare via insieme agli altri.
Lily si sedette sul divano e subito dopo arrivò Sirius insieme a Harry che lo seguiva un po’ barcollante.
Ormai erano rimasti da soli.
“Beh, che te ne pare?” disse allegro Sirius cercando di smorzare la tensione.
“E’… E’ molto carino. Staremo bene. Grazie ancora Sirius.” disse Lily dolcemente.
Sirius notò la tristezza nei suoi occhi. Anche lui era triste. Non c’era giorno in cui non pensasse a James e al modo di vendicarlo. Si sentiva impotente, ma il poter offrire la sua casa a Lily e Harry lo aveva fatto sentire un po’ meglio.
Lily poi disse: “Notizie di Remus? Sai quando torna?”
Erano passate ormai due settimane dalla sua partenza e Sirius non aveva avuto nessuna notizia. Prima che il Preside lasciasse la casa, aveva provato a chiedergli se sapesse qualcosa, ma era stato molto vago. La cosa a Sirius  puzzava un po’. Solitamente Silente, essendo a conoscenza dell’amicizia che li legava e della pericolosità della missione di Remus, non gli aveva mai negato informazioni. C’era qualcosa sotto, ma non capiva cosa. Lily lo stava guardando , aspettando di sapere qualcosa.
“Si, l’ho sentito proprio ieri. Mi ha detto di salutarvi e ci ha augurato buona fortuna per oggi” mentì Sirius. Non voleva darle altri pensieri. Lily annuì, ma dentro di sé sentiva che non era la verità. Quel giorno, quando scendendo nel salone non aveva trovato più Remus, ci era rimasta molto male. Era andato via senza nemmeno salutarla, senza spiegazioni. Le ci erano volute le maniere forti per farsi dire la verità da Sirius, ma ciò che le aveva detto non l’aveva soddisfatta. Sapeva che sia Sirius che Remus volevano proteggerla, ma lei non sopportava non sapere le cose.
Sirius, che sentiva la tensione salire, si offrì di mettere a letto il piccolo Harry che si stava per addormentare sul pavimento. Aveva ricavato una piccola cameretta dallo sgabuzzino. Certo, era piccola ma abbastanza confortevole. L'aveva riempita di giocattoli nuovi di ogni tipo, ma, tra tutti, spiccava la scopa giocattolo, decisamente il gioco preferito da Harry.
“Sarai un grande giocatore di Quiddich” gli disse piano mentre lo metteva nella culla.
“Proprio come il tuo papà.”
 
 
 
 
 
Il Natale si stava avvicinando, Remus lo poteva capire dalle mille lucine che decoravano le case del paese.
Erano ormai tre settimane che viveva lì e si era abituato a convivere con i mille ricordi che quella casa conteneva. Era stato costretto, ironia della sorte, a passare la luna piena nella cantina, proprio come da piccolo. Senza Sirius, infatti, non se l’era sentita di allontanarsi e l’unica soluzione era stata quella.
Sirius.
Remus non l’aveva cercato per niente e l’amico dal canto suo, credendolo in missione tra i Mannari, non aveva potuto contattarlo.
“Magari per Natale passo a trovarli” si ripeteva ogni giorno, ma ne era sempre meno convinto.
Credeva che loro stessero meglio senza di lui e ormai si stessero abituando alla sua assenza. Una visita avrebbe rovinato tutto.
Stava leggendo un libro babbano, regalo di suo padre. “I promessi sposi”. Una cosa positiva del suo soggiorno lì erano, appunto, i libri. Quando aveva lasciato quella casa, ne aveva portati con sé solo alcuni e ritrovarli per lui era stata una grande gioia. In tre settimane ne aveva letti almeno 7.  Ancora con il libro tra le mani, si addormentò.
 
Vagava per la foresta, cercava qualcuno. Ma chi? Camminava da ore ormai, ma non trovava nessuno.
Poi un urlo, agghiacciante. Gli sembrò di riconoscerlo. Vide una chioma rossa che gli correva incontro. Lily. Stava piangendo. “Frank, Alice. Frank, Alice” ripeteva come una nenia tra i singhiozzi. Remus si avvicinò per abbracciarla, ma lei era già svanita.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7: Look at this photograph ***


Remus si risvegliò all’improvviso. Doveva essere stato un incubo. Solo un incubo. Sicuramente andava tutto bene e non c’era da preoccuparsi.
Invece no. Come al solito, il suo istinto di lupo gli diceva che c’era da preoccuparsi, eccome.
Si alzò dal divano per andare in cucina a bere un bicchiere d’acqua. Mentre riempiva il bicchiere, vide un grosso cane argenteo fluttuare verso di lui e capì di avere ragione. Era il Patronus di Sirius.
“Hanno attaccato Frank e Alice. Torna se puoi, ti prego.”
Il tono supplichevole di Sirius fece preoccupare ancora di più Remus, che raccolse alla rinfusa le sue cose e si smaterializzò nella Londra babbana.
Appena arrivato, si ricordò che non poteva vedere l’appartamento di Sirius a causa dell’Incanto Fidelius. Imprecò. Poco dopo, però, vide Sirius che si avvicinava correndo verso di lui e gli andò incontro.
Vedendolo, l’amico gli si buttò tra le braccia. Era sconvolto.
“Remus, grazie a Merlino sei venuto. Io… Io non sono bravo in queste cose, non so che fare!”  disse tutto d’un fiato.
“Sirius, calmati, cos’ è successo??” disse Remus  mettendogli una mano sulla spalla per calmarlo.
“Vieni, andiamo a casa, così ti spiego tutto.”
Sirius porse un foglietto a Remus, firmato da Silente. Remus lo aprì e lesse:
“La casa in cui si trovano Harry e Lily Potter si trova al numero 7 di Greville Road, Londra”.
Piano piano, comparve davanti a loro l’appartamento, facendosi largo tra il numero 6 e il numero 8. Quando furono dentro, Remus si accorse che era vuoto. Lily e Harry non c’erano.
“Allora, raccontami Sirius.”
“Hanno attaccato Frank e Alice. Quella stronza di mia cugina Bellatrix insieme ad altri Mangiamorte! Cercavano informazioni, volevano sapere dove erano nascosti Lily ed Harry!”
Sirius stava urlando e tratteneva a stento le lacrime. La rabbia che provava nei confronti di sua cugina Bellatrix, la squilibrata maniaca del sangue puro e fedele serva di Voldemort, gli faceva sempre perdere il controllo. Lei era il simbolo di ciò che lui non avrebbe mai voluto essere: un Black.
Remus, dal canto suo era sbiancato.
“Quando è successo? E come stanno adesso?” disse. Non era sicuro di voler sentire la risposta.
“Ieri notte. Ti ho avvertito appena ho potuto. Li hanno torturati a lungo, li hanno trovati svenuti. Non si sono ancora svegliati, non sappiamo che danni abbiano riportato.” disse mestamente Sirius.
“E… Lily?”
“E’ da Molly. Era distrutta appena ha sentito la notizia. Si sente responsabile per quello che è successo. Ho pensato che sarebbe stata meglio da lei. Io non sono bravo in queste cose, lo sai.”
Sirius, mentre parlava, non smetteva di fare avanti e indietro per la stanza.
Poi, all’improvviso, si fermò e disse: “Remus, perché sei andato via?”
Remus trasalì.
“La… La missione, lo sai. Silente…”
“Non c’era nessuna missione, Remus.” disse guardandolo negli occhi. “Perché sei andato via?”
A Remus mancava l’aria. Sirius aveva capito tutto, d’altronde era sempre stato così.
Non era mai riuscito a nascondere niente ai Malandrini. Dopo solo un anno che si conoscevano, erano riusciti a scoprire il suo segreto più grande e da quel momento Remus era stato sempre un libro aperto per loro.
Si sentì un verme per aver abbandonato Sirius, Lily ed Harry e tutte le sue motivazioni,  che gli erano sembrate valide e persino nobili fino a quel momento, gli si pararono davanti per quello che erano realmente: cazzate.
“Scusami, io credevo che... Voi, tutti insieme… Io…”
Remus si prese la testa tra le mani. Sirius aveva tutte le ragioni del mondo per avercela con lui e mandarlo al diavolo. La sua paura gli aveva impedito di vedere la situazione per quello che era, aveva preso l’ennesimo granchio della sua vita ed era pronto a pagarne le conseguenze.
Sirius però non urlò come Remus aveva previsto, anzi,  gli si era avvicinato e gli aveva sorriso.
“Sei sempre il solito, Lunastorta. Riesci a crearti problemi anche quando non esistono. A te la vita facile ti fa schifo, vero? Il tuo posto è qui, con noi. Ho già perso un fratello, non voglio perderne un altro.”
Remus alzò gli occhi per guardarlo con gratitudine. Sirius gli stava porgendo una mano, per l’ennesima volta. Remus gli sorrise. Era quella l’amicizia vera: perdonarsi ed aiutarsi. Sempre.
“Andiamo” disse soltanto e sparirono con un sonoro “POP”.
 
 
 
 
 
Era davvero una giornata molto fredda. Il camino della Tana era acceso e tutta la famiglia Weasley faceva a gara per guadagnarsi il posto migliore. Harry giocava felice insieme a Ron e ai gemelli. Percy stava leggendo un libro ad Arthur che lo ascoltava attento,  Bill e Charlie stavano facendo una partita agli scacchi dei maghi. Molly cullava dolcemente Ginny, ma non perdeva d’occhio la donna vicino alla finestra. Sospirò, vedendo che stava ancora piangendo. Andava avanti così da quando era arrivata, la sera prima. Non aveva voluto mangiare e Molly dubitava che avesse dormito. Aveva provato a consolarla e a farla ragionare, ma era stato tutto inutile.
Lontano dal camino, Lily guardava fuori dalla finestra con lo sguardo perso. I suoi occhi verdi erano gonfi e il viso arrossato.
Tra le mani stringeva una fotografia. Una ragazza con i capelli corti sorrideva e agitava la mano in segno di saluto mentre stringeva in un abbraccio un ragazzo alto, con i capelli neri e il viso gentile. Accanto a loro un’altra ragazza dai capelli rossi rideva felice, mano nella mano con un ragazzo con gli occhiali e i capelli in disordine.
 
 
 
Era il maggio del 1978, il loro ultimo anno ad Hogwarts. Lily Evans e Alice Gatternop* passeggiavano per le vie di Hogmeade. Era la loro ultima visita da studentesse al villaggio vicino alla scuola, di lì a due mesi avrebbero preso i loro M.A.G.O e le loro strade si sarebbero divise.
Erano passate a fare la scorta di dolci da Mielandia e si stavano dirigendo ai Tre Manici di Scopa dove avrebbero dovuto incontrare gli altri. Per strada incrociarono Remus e Sirius, seguiti da Peter che arrancava cercando di raggiungerli.
“Ehi ragazze, entrate anche voi?” disse Sirius, trattenendo le risate e ricevendo una malcelata gomitata da Remus.
“Si, James e Frank sono scomparsi. Hanno detto di venire qui, chissà che avranno combinato stavolta…” disse Alice pensierosa.
I loro ragazzi erano stati molto vaghi quella mattina.
“Abbiamo tante cose da fare, ci vediamo ai Tre Manici di Scopa alle 15, mi raccomando.” avevano detto.
Alice aveva accettato senza problemi, anzi era felice di poter passare un po’ di tempo da sola con la sua migliore amica. Lily, invece, non aveva abboccato e sentiva puzza di bruciato in quella faccenda.
“Voi due sapete qualcosa che io non so, vero?” disse Lily assottigliando lo sguardo.
Sirius stava ridendo come un forsennato, così Remus si vide costretto ad intervenire.
“Non so di cosa tu stia parlando, Lils. Entriamo che fa freddo? Ho una strana voglia di cioccolato!”
“Ma Remus, tu hai SEMPRE voglia di cioccolato!” disse sorridendo Alice.
Intanto era arrivato anche Peter e tutti insieme si decisero ad entrare.
Appena varcata la porta, quello che videro li lasciò di strucco. Il pub era completamente deserto, fatta ad eccezione di Madama Rosmerta che li guardava con un sorriso che andava da un orecchio all’altro  e, in fondo alla sala, James e Frank.
La sala era stata addobbata con fiori e candele e al tetto era stato fatto un incantesimo, così che sembrasse di essere sotto ad un cielo stellato.
“James, cosa vuol dire tutto questo?” disse Lily, sconcertata. Sicuramente era una delle trovate di James per dare un po’ di spettacolo. Negli ultimi anni era cambiato molto, ma certe abitudini sono dure a morire.
Sirius raggiunse di corsa il palchetto di fortuna che era stato ricavato nella sala e si schiarì teatralmente la voce.
“Benvenuti a tutti, cari amici e care amiche, a quest’evento privato. Come ben sapete, dopo circa 6 anni di corte serrata e conseguente rompimento di p.… “
Dopo un’occhiata assassina di Remus e James, Sirius riprese.
“Dicevo, dopo anni in cui il nostro James ha provato in tutti i modi a conquistare Lily, finalmente ci è riuscito, con gioia e buona pace di tutti noi.”
 Tutti guardavano Sirius ridendo, tranne Lily che non riusciva a capire dove volesse andare a parare.
“Dicevo quindi, finalmente stanno insieme! E poi, Frank e Alice! Dopo anni di imbarazzo e di battutine velate, ecco che anche loro si sono decisi a dichiararsi!”
Alice arrossì terribilmente e così anche Frank. 
“Vi starete chiedendo cosa ci facciamo tutti qui, immagino. Beh, i nostri James e Frank hanno un annuncio importate da fare. Loro hanno deciso…”
“Se permetti, questa parte spetta a me e a Frank, Felpato, o vuoi fare tutto tu?” disse James, spingendolo giù dal palco.
“Ok, ok  mi eclisso.” disse Sirius ridendo.
James si avvicinò a Lily che lo guardava sempre più sconvolta. Le prese la mano e la portò sul palchetto, lo steso fece Frank con Alice.
Frank parlava con voce tremante.
“Vi abbiamo fatte venire qui e abbiamo allestito tutto questo perché da soli non ce la facevamo e così abbiamo deciso di farlo insieme.” riuscì a dire.
“Frank mi stai facendo preoccupare, cosa volete fare?”
Alice lo guardava attentamente, cercando di capire se avesse preso una botta in testa o solo inalato qualche vapore malsano di qualche pozione di Lumacorno.
“Lily, Alice, volete sposarci?” dissero poi i due ragazzi all’unisono.
Ci fu un attimo di silenzio che, ovviamente, fu Sirius a spezzare.
“ALT, ALT, ALT! Ognuno si sposa la sua o vi sposate tutti e quattro?” disse poi Sirius, beccandosi l’ennesima gomitata di Remus.
Lily sgranò gli occhi e si mise a ridere, ridere di gusto.
James la guardò interdetto.
“Cosa ridi? Cioè noi ci abbiamo messo due mesi ad organizzare tutto e tu ridi?? Dimmi qualcosa!”
Alice, d’altro canto, era rimasta senza parole. Il suo Frank aveva sfidato tutta la sue timidezza e si era lasciato trascinare in questa pazzia da James. Doveva amarla proprio tanto.
James e Frank guardavano le loro donne preoccupati. Forse non era stata una buona idea, forse avevano sbagliato tutto, forse…
“SI, CERTO CHE VOGLIAMO!” dissero insieme le ragazze sorridendo.
 Quello che successe poi fu molto confuso. Sirius che prendeva in braccio Remus, Madama Rosmerta che riempiva i calici di Idromele, Frank e James che si abbracciavano e Alice e Lily che si stringevano in un abbraccio che voleva dire: faremo anche questo insieme.
 
 
Qualcuno aveva scattato quella foto ed era l’unica cosa che era rimasta a Lily di tutta quella felicità. Aveva perso suo marito e adesso, forse, aveva perso per sempre anche la sua migliore amica e suo marito.
Si strinse più forte la foto al petto  e ricominciò a singhiozzare.
Da quando aveva ricevuto la notizia, non aveva smesso di guardare quella foto, incapace di crederci.
I mangiamorte avevano torturato Frank e Alice e adesso erano al San Mungo, in bilico tra la vita e la morte. Tutto questo per proteggere lei. Era colpa sua se tutto questo era successo, era colpa sua e di nessun altro.
Molly aveva provato a farla ragionare, a dirle che sarebbe successo in ogni caso, perché se i mangiamorte decidevano che qualcuno doveva morire, non c’era scampo.
Frank e Alice erano Auror, sapevano a cosa andavano incontro, soprattutto schierandosi dalla parte dell’Ordine. Non si erano mai tirati indietro, nemmeno dopo aver avuto Neville. Aveva la stessa età di Harry.
Lily, al pensiero di quel povero bambino innocente, singhiozzò più forte e per non farsi sentire, uscì fuori.
Faceva davvero molto freddo e lei aveva anche dimenticato di prendere il mantello.
Da lontano vide due figure avvicinarsi di corsa.
“Lily, cosa fai qui fuori? Sei impazzita, ti verrà qualcosa!” disse Sirius coprendo Lily con il proprio mantello. Lily non si mosse e non disse nulla.
L’altra figura che aveva visto da lontano, si rivelò essere Remus. Appena la donna lo vide, si illuminò per un attimo, ma fu solo un attimo.
Si sentiva colpevole, indegna di vivere. Sarebbe dovuta morire lei, non dovevano pagare altre persone per proteggerla.
Vedendola in quello stato, Remus si sentì morire. Lily era pallida, il volto scavato e gli occhi rossi e gonfi. Chissà quanto aveva pianto.
“Lily…” disse quasi in un sussurro. La donna però parve sentirlo perché si volto verso di lui.
“Lily…” ripeté di nuovo, incapace di dire altro.
Lily guardò Remus negli occhi. Dentro di sé aveva sempre saputo che non c’era mai stata nessuna missione. Silente gliene avrebbe parlato o almeno Molly avrebbe avuto informazioni dai suoi fratelli.
Invece niente. Quasi un mese di silenzio. Avrebbe scommesso che quella era stata una delle fughe di Remus, in stile “salvatore del mondo” perché non li voleva mettere in pericolo, perché non voleva essere di troppo.
Era sempre stato così Remus, così gentile con gli altri ma così crudele con se stesso.
Ad Hogwarts, soprattutto al quinto anno in cui entrambi erano prefetti e avevano legato maggiormente, Lily aveva cercato di far capire a Remus che poteva contare su di lei e che non doveva tenersi tutto dentro, ma lui era così: prendere o lasciare.
Sirius decise di lasciarli soli e si avviò in casa in cerca di un po’ di calore.
Lily si avvicinò a Remus e, letteralmente, si aggrappò a lui. Perché lei stava scivolando in un baratro e aveva bisogno di un appiglio, si stava lasciando andare in un modo che Remus conosceva troppo bene per non capirlo. Stava cadendo nel mondo dei sensi di colpa, della vergogna, del senso di inadeguatezza.
Remus la strinse forte. Lily si stava facendo del male da sola ed era un male che lui aveva provato tante volte; ma Lily, a differenza sua, non aveva nessuna colpa.
Era il mondo ad essere ingiusto, erano le persone ad essere malvagie e lei non poteva farci niente, solo resistere, solo combattere per non soccombere a tutto quel male che li circondava e sembrava non volesse finire più.
“Lily, tu non hai nessuna colpa. Alice e Frank lo sanno. E staranno bene vedrai. Sono Auror, sono forti.  Ce la faranno.” Continuava a ripeterle, mentre la neve iniziava a scendere su Ottery St. Catchpole.
Lily si staccò da lui e lo guardò seria.
“Andrai di nuovo via adesso, vero? disse piano.
“Il mio posto è qui.” disse lui. “Entriamo dentro adesso.”  
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo autrice: Salve a tutti, sono le 3 di notte e ho appena finito di scrivere questo capitolo. E’ stato molto difficile scrivere i ricordi di Lily, mi hanno davvero toccato molto. Ringrazio tutti voi che mi seguite e recensite la storia con tanto affetto.
* Greville Road è una strada di Londra che si trova un po’ in periferia e ho scelto a caso.
*Il cognome di Alice da single, l’ho inventato io.
Un bacio e continuate a seguirmi ;) LunaMoony

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Capitolo 8
*** Capitolo 8: L'amore conta, conosci un altro modo per fregar la morte? ***


 Dal capitolo precedente:
Lily si staccò da lui e lo guardò seria.
“Andrai di nuovo via adesso, vero? disse piano.
“Il mio posto è qui.” disse lui. “Entriamo dentro adesso.”
 
 
Capitolo 8: L’amore conta, conosci un altro modo per fregar la morte?
 
16 Gennaio 1982
 
Era passato quasi un mese da giorno in cui Remus era tornato. Tutti insieme, erano tornati a vivere nell’appartamento di Sirius, sempre protetti dall’Incanto Fidelius che Silente vi aveva imposto.
Lily era ancora molto provata. Era riuscita a farsi accompagnare da Silente al San Mungo per vedere Alice e Frank solo una volta. Dopo un mese in cui avevano lottato tra la vita e la morte, alla fine ce l’avevano fatta. Erano vivi per miracolo, ma gli era toccata una sorte forse peggiore della morte: erano impazziti. Le pesanti torture a cui erano stati sottoposti dai Mangiamorte, li avevano portati alla completa perdita di loro stessi. Ogni giorno Lily piangeva, riguardando la fotografia della proposta di matrimonio in cui erano tutti felici e non si dava pace per il destino che era toccato ai suoi amici.
Non aveva smesso di sentirsi colpevole, nonostante le continue rassicurazioni che riceveva da tutti. Continuava a sentirsi responsabile, perché era lei il vero obiettivo dei Mangiamorte, lei ed Harry.
I medimaghi avevano detto che non esisteva cura per Alice e Frank. Erano destinati a sopravviversi, incoscienti del mondo attorno a loro. E il loro figlio, Neville, che aveva la stessa età di Harry, non avrebbe avuto alcun ricordo di loro. Troppo piccolo per ricordare quanto lo avevano amato e desiderato, troppo piccolo per capire cosa fosse accaduto. Viveva con la nonna adesso, la signora Augusta. Lily  ricordava di averla vista qualche volta accompagnare Frank a Diagon Alley per i consueti acquisti per il nuovo anno ad Hogwarts. Era una signora distinta, autorevole e portava uno strano cappello a forma di avvoltoio. Neville sarebbe cresciuto con lei, senza conoscere la dolcezza di Alice e la simpatia di Frank.
Harry sarebbe cresciuto senza suo padre certo, ma avrebbe avuto lei. Lei ci sarebbe sempre stata e non avrebbe mai permesso che facessero del male al suo bambino. E non erano soli.
C’era Sirius, il padrino di Harry. I due si adoravano, forse per il fatto che Sirius mostrasse la sua stessa maturità o perché Harry somigliava terribilmente a James, anche per la sua attitudine con scope giocattolo e palline stregate per volare come un boccino.
C’era Remus, che era sempre pronto ad aiutarla con il piccolo Harry. Remus, che quando Sirius si lasciava un po’ andare, lo rimetteva in riga e gli intimava di sistemare la stanza, diventata un campo di battaglia dopo un pomeriggio di giochi con Harry. Remus che non rinunciava a leggere le favole a Harry, appena tornava dai suoi doppi turni al Ministero, nonostante fosse stremato e mezzo addormentato.
E poi c’era Molly, insieme a tutti i Weasley, che le mandava sempre qualcosa di buono da mangiare, nonostante fossero molto poveri. Aveva sempre una buona parola di conforto e un sorriso da donarle. Le era stata molto vicina da quando era morto James e ancora di più dopo l’attacco ai Paciock. Lily la considerava una sorella e Ron ed Harry, per quel poco che riuscivano a vedersi, date le misure di sicurezza che dovevano rispettare, erano diventati inseparabili.
Lei e il suo bambino, che adesso stava dormendo tranquillo nella sua culla, avevano perso James e quel dolore non sarebbe mai passato, ma avevano loro. Avevano Sirius, Remus e i Weasley che li amavano e li aiutavano. Insieme a loro, sarebbe stato più facile andare avanti. Non erano più soli.
Lily si riscosse dai suoi pensieri, uscì dalla stanza di Harry e raggiunse Sirius in salotto.
“Così è oggi.” le disse lui.
“Si. Silente dovrebbe arrivare tra poco.” rispose Lily.
Quando Lily ed Harry erano stati portati in ospedale da Severus, Silente non aveva immaginato che ce l’avrebbero fatta entrambi. Erano stati colpiti da un’ anatema che uccide e nessuno, prima di loro, ne era mai uscito vivo. Da quel momento, quando aveva appreso del “miracolo” accaduto, aveva preso a formulare diverse ipotesi su come avessero fatto a sopravvivere a quella potente magia nera.
Si era consultato con il suo amico Nicholas Flames, con i quadri dei vecchi presidi di Hogwarts e dopo mesi di tesi e ipotesi, era quasi certo di aver trovato la soluzione all’enigma, ma per esserne davvero sicuro, aveva bisogno di un’ultima conferma. Così, con l’occasione della cena di Natale alla Tana, aveva chiesto a Lily di poter esaminare i suoi ricordi e lei gli aveva dato il permesso.
Il suono del campanello avvisò Lily e Sirius che Silente era arrivato.
“Buongiorno signor Preside.” disse Lily, gentile come sempre.
“Oh, cara Lily. Chiamami Silente, per piacere.”
Lily arrossì. “Posso concederle un “professore”, niente di meno.” disse.
“E’ già qualcosa.” rispose sorridendo Silente.
“Allora Lily, come sai, sono qui per prendere i tuoi ricordi di quella notte. Sei pronta?”
Lily tremava. Ripensare a quella maledetta notte in cui aveva perso suo marito e aveva rischiato di perdere suo figlio le fece mancare la forza di rispondere, così annuì e basta.
“Allora, avvicinati. Devi concentrarti su quel ricordo adesso. Vedrai, dopo starai meglio.” disse il preside cercando di calmarla. Poi alzò la sua bacchetta fino all’altezza delle tempie di Lily e, piano piano, iniziò a formarsi un lungo filamento argenteo. Silente lo raccolse in una fialetta e lo nascose tra le pieghe del suo vestito.
“Come stai?” le chiese Sirius, preoccupato dal pallore del volto di Lily.
“Bene. Sto bene.” Aprì gli occhi e vide che Silente le stava sorridendo.
“Te l’avevo detto che saresti stata meglio. Adesso devo andare. Mi farò sentire presto. Date un bacio ad Harry da parte mia.”
“Un attimo, professore.” lo bloccò Lily.  “Vorrei parlarle di una cosa.”
“Mi dispiace mia cara, ma sarà per la prossima volta.” E, così dicendo, Silente sparì.
“Sempre enigmatico il prof qui, eh?” le disse Sirius.
“Eh già…” rispose mestamente Lily.
Aveva bisogno di parlare con Silente. Un’idea le frullava nella testa da qualche giorno. Non ne poteva più di stare chiusa in casa senza poter fare niente, aveva bisogno di qualcosa che la impegnasse.
Voleva intraprendere l’attività di pozionista. Era sempre stata brava in pozioni, a detta del Professor Lumacorno la migliore della sua classe, insieme a Severus. Avrebbe potuto creare Pozioni Ricostituenti per i feriti, Veritaserum per interrogare i Mangiamorte catturati, Intrugli confondenti e pozioni esplosive. Si sarebbe potuta rendere utile, avrebbe potuto lenire i suoi sensi di colpa. Ma per intraprendere questa attività, aveva bisogno dell’aiuto del Preside, per poter ottenere gli ingredienti per preparare le pozioni.
“Remus quando torna?” chiese Sirius.
“Non lo so, fa ancora i doppi turni. Credo finisca questa settimana.”
“Crouch ci è andato pesante con lui, eh!”
 
 
 
FLASHBACK
 
Il Natale era arrivato e Molly aveva insistito perché lo passassero tutti insieme alla Tana. Lily, dopo il ritorno di Remus, sembrava stare un po’ meglio e anche Sirius aveva beneficiato della vicinanza dell’amico. Harry, dal canto suo, era ben felice di poter passare del tempo insieme a Ron e anche la piccola Ginny sembrava apprezzare la situazione. I bambini giocavano felici, ma gli adulti erano tutti un po’ tristi. Il ricordo dei Natali degli anni precedenti passati insieme a persone che non c’erano più, colpiva quasi tutti i membri dell’Ordine che in quella guerra avevano perso qualcuno.
Era solo il secondo Natale di Harry e lo avrebbe passato senza suo padre, così come tutti i Natali che sarebbero venuti continuava a pensare Lily, quando non piangeva pensando al piccolo Neville e a Frank e Alice che ancora lottavano tra la vita e la morte.
Nonostante tutto però, erano insieme, accomunati dalla voglia di combattere e dall’affetto che li legava.
Subito dopo la cena, Remus era dovuto tornare al Ministero.
Infatti, a causa del mese di lavoro perso quando si era allontanato da Londra, Crouch l’aveva costretto a fare i doppi turni per recuperare il tempo perso. Così Remus partiva da casa all’alba e ritornava soltanto nel tardo pomeriggio. Inoltre doveva coprire anche i turni per conto dell’Ordine, così mancava da casa praticamente tutto il giorno. Il massimo che era riuscito ad ottenere, era un permesso di due ore per la cena di Natale.
I bambini scartavano i regali, Sirius si era travestito da Babbo Natale babbano e li prendeva a due a due tra le braccia, facendogli fare l’aeroplanino. Sembravano felici. Almeno loro si stavano godendo la festa, senza preoccupazioni. Mentre osservava la neve cadere fuori dalla finestra, Lily notò un’ombra che si avvicinava alla casa. Chiunque fosse, se era riuscito ad entrare nel perimetro della Tana senza fare scattare gli allarmi, era il benvenuto.
Poco dopo, infatti, Malocchio Moody entrò in casa, seguito dall’imponente figura di Hagrid.
“Alastor, qual buon vento?” disse Arthur, invitandolo a sedersi.
“Ho un regalo di Natale per voi. Ho appena catturato un Mangiamorte, Igor Karkaroff che mi ha dato delle utili informazioni.” disse, tutto soddisfatto.
“Ci ha fatto un bel regalo eh?” disse Hagrid tutto contento, che stava con la testa inclinata per non sbattere la testa col soffitto.
I calici si alzarono e tutti brindarono a quella nuova, piccola conquista. Ogni Mangiamorte catturato era un passo in avanti verso la libertà.
E così, tra brindisi e regali, il Natale era passato.
Mancavano solo tre giorni all’inizio del nuovo anno, quando una notizia terribile arrivò alla Tana.
Lily stava mettendo i bambini piccoli a dormire, mentre Molly cercava di convincere i più grandicelli a mettersi a letto da soli.
“Quando vengono gli zii?” stava chiedendo uno dei gemelli. Essendo Gideon e Fabian gemelli anch’essi e burloni peggio dei nipoti, erano gli zii preferiti dei bambini.
“Non lo so, George. Adesso a letto, su, su.”
“Ma io sono Fred, mamma!” le rispose il bambino sbuffando.
“Scusa Fred, dormi adesso.” rispose lei e uscì dalla stanza. Dopo che ebbe spento la luce, sentì il bambino sussurrare al fratello: “Gliel’ho fatta anche stavolta.”
Molly scosse la testa divertita. Se davvero quei bambini avevano preso dagli zii, gliene avrebbero fatte vedere di tutti i colori.
Era preoccupata. I suoi fratelli dovevano essere alla Tana da un’ora e non aveva ricevuto notizie. Aveva uno strano presentimento.
Era nelle scale, stava scendendo in cucina e scorse Arthur, Lily e Malocchio che discutevano animatamente.
“Si, un’esplosione vi dico! Non so come hanno fatto, hanno lottato come leoni, ma alla fine…”
L’urlo di Molly interruppe il racconto di Malocchio. Lily le andò incontro abbracciandola.
“Non può essere. Gideon, Fabian…” diceva Molly tra i singhiozzi.
“Mi dispiace Molly. Sono stati degli eroi stanotte. Grazie a loro abbiamo catturato Bellatrix, Rodulphus e Rabastan Lestrange. Sono stati loro a torturare i Paciock, ce l’ha detto Karkaroff.” disse Malocchio. Salutò con un cenno del capo e uscì.
Molly era inconsolabile. Aveva perso i suoi fratelli quella notte e qualcosa dentro di lei si era spezzato. Loro erano stati sempre così coraggiosi, così forti. Non poteva credere che non ce l’avessero fatta.
Lily aveva deciso di ritardare il ritorno all’appartamento di Sirius per passare un po’ di tempo con lei.
Molly le era stata sempre accanto e adesso era arrivato il momento di ricambiare. Dopo i funerali, Silente aveva deciso di interrompere tutte le operazioni dell’Ordine. Dopo l’ultima battaglia e l’enorme perdita che avevano avuto, era troppo rischioso continuare a cercare i Mangiamorte.
Con la cattura di Bellatrix e degli altri suoi complici, il cerchio dei fedelissimi di Voldemort sembrava essersi chiuso e  Moody avrebbe potuto farcela insieme ai suoi auror.
Il pericolo maggiore sembrava essere passato dunque, ma Peter Minus a piede libero, Silente non se la sentiva di togliete l’Incanto Fidelius dalla casa di Sirius e lasciarli senza protezione. Ancora potevano correre dei rischi e lui l’avrebbe impedito, a qualsiasi costo.
 
 
RITORNO AL PRESENTE.
 
Dopo una settimana dalla sua  prima visita, Silente era tornato nell’appartamento di Sirius per discutere con Lily il contenuto dei suoi ricordi. La tesi che aveva portato avanti l’anziano preside si era rivelata perfettamente fondata. Infatti, aveva spiegato a Lily, che quando lei si era frapposta tra la maledizione scagliata da Voldemort e Harry, quel gesto aveva creato una protezione totale su Harry, salvandolo. Ma la cosa davvero straordinaria era quello che quel piccolo frugoletto era riuscito  a fare. Il bambino, infatti, aveva creato tra la madre e Voldemort uno scudo protettivo facendo ricorso alla magia involontaria e così aveva salvato sua madre.
“E’ stato l’amore a salvarvi entrambi.” Le aveva detto il preside. “Cosa c’è di più forte al mondo?”
Così si erano salvati, l’uno con l’altro. Inconsapevolmente, entrambi avevano dato la vita l’uno per l’altra e quella gli era stata risparmiata dal loro gesto.
Esistevano cose che erano più forti della morte, del destino e della vita. L’amore, appunto.
Dopo essersi ripresa dallo shock, Lily illustrò al preside il suo progetto di diventare pozionista.
“Cara Lily, l’Ordine ormai fa ben poco, lo sai. Ma se vuoi, posso aiutarti a realizzare il tuo vero progetto.”
Gli occhi di Lily si illuminarono.
“Ho ragione di credere che il tuo vero obiettivo, sia trovare una cura per Alice e Frank, mi sbaglio?”
Il preside aveva dato voce ai suoi pensieri.
Dal momento che li aveva visti, nei loro letti di ospedale con gli occhi spenti e persi nel vuoto, Lily aveva promesso a se stessa che avrebbe fatto qualunque cosa per riportarli indietro. Non aveva avuto l’ardore di dirlo al preside, ma lui, come sempre, ci era arrivato da solo.
Lily fece cenno di no, il preside non si sbagliava per niente.
“Credo che Madama Chips ti possa aiutare e c’è anche un’altra persona che sarebbe pronta ad aiutarti, se tu volessi.”
Severus.
Era stato lui a portarla in ospedale quella notte su ordine di Silente. Non si parlavano dal loro ultimo anno ad Hogwarts, quando lui l’aveva chiamata “Sporca Mezzosangue”. Quella era stata soltanto l’ultima goccia. Lily non sopportava che lui frequentasse Mulciber  e gli altri “aspiranti Mangiamorte” e da tempo il loro rapporto si stava deteriorando, soprattutto da quando lei aveva iniziato a frequentare James e i suoi amici. Severus li odiava profondamente. Era sempre stato vittima dei loro scherzi e Lily l’aveva sempre difeso, ma adesso erano cresciuti. James gli aveva anche salvato la vita, quella notte nel tunnel della Stamberga Strillante, ma se Severus, se possibile, da quel giorno aveva preso ad odiarlo di più.
Per un po’, Lily aveva cercato di mantenere il rapporto di amicizia che la legava a lui, ma la sua gelosia ossessiva e le tendenze pro Voldemort l’avevano convita a lasciarlo stare. Dopo la scuola, non avevano avuto più nessun contatto. Sapeva che era diventato un Mangiamorte a tutti gli effetti, ma qualcosa doveva essere cambiato se adesso rispondeva agli ordini di Silente.
Il preside continuò a parlare.
“Si, Lily. Severus. E’ stato lui ad avvertirmi che l’Incanto Fidelius era stato violato, sebbene fosse stato proprio lui a rivelare al suo Signore parte della profezia.”
Lily non parlava, schioccata da ciò che aveva appena sentito. Era stato Severus a mettere a conoscenza Voldemort della profezia e poi aveva fatto la spia con Silente? Non capiva.
“Appena ha capito che il suo Signore intendeva uccidere Harry, ha fatto di tutto per convincerlo a risparmiarti. E aveva anche ottenuto il suo risultato. Ma poi, quella notte, tu ti sei frapposta tra Harry e la maledizione e sei stata colpita. Quando Severus è venuto a controllare se Voldemort ti avesse risparmiata, ti ha trovata svenuta ma ti ha creduta morta.”
Lily ancora non parlava. Non riusciva a metabolizzare tutte le informazioni che Silente gli aveva appena fornito.
“Capisco che per te è difficile perdonarlo. Spero un giorno ci riuscirai.  In ogni caso, dirò a Madama Chips di mandarti qualcosa per cominciare.” disse allora il Preside e andò via.
Lily non sapeva cosa pensare. Quello che un tempo era stato il suo migliore amico, aveva cercato di salvarla dalla furia omicida di Voldemort, non pensando minimamente a suo figlio.
“Dopotutto, a suoi occhi, quello era il figlio di James Potter.” Pensò schifata Lily.
No, non sarebbe riuscita a perdonarlo facilmente.
Per quanto avesse rischiato per lei, avrebbe lasciato tranquillamente che suo figlio venisse ucciso, tanto, cosa gli importava? Lui era solo l’emblema vivente che Lily avesse preferito James a lui.
No, non l’avrebbe perdonato per questo. Non era ancora pronta, forse non lo sarebbe stata mai.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9: Sono le cose che non ti aspetti ***


Angolo autrice: Salve a tutti J Nuovo capitolo della nostra storia, con un grande colpo di scena! Approfitto di questo spazio per farvi gli auguri di un buon Natale e felice anno nuovo! Un bacio a tutti J Recensite, mi raccomando! LunaMoony
 
Dopo l’ultima chiacchierata avuta con Silente, Lily aveva finalmente potuto iniziare la sua attività di pozionista. L’anziano preside, infatti, era riuscito a farle recapitare calderoni, ingredienti e anche molti libri della biblioteca di Hogwarts, scelti con cura da Madama Chips.
Con l’aiuto di Sirius, era riuscita a ricavarsi un piccolo studio dove poter lavorare e ormai passava gran parte della sua giornata chiusa lì dentro a cercare una cura per Frank e Alice. Avere un nuovo scopo da perseguire era stato per lei come una manna dal cielo. Avere la mente impegnata le faceva dimenticare di trovarsi “in gabbia”, impossibilitata ad uscire di casa.
Mentre leggeva i numerosi libri, cercava di concentrarsi non più sulla loro condizione di malati, ma sulla possibilità di trovare una cura. Una nuova speranza si era accesa in lei ed era decisa a portare fino in fondo il suo lavoro.
Grazie all’intervento di Malocchio, i doppi turni di Remus erano finalmente finiti ed era riuscito a ottenere una settimana di riposo.
Così, mentre Lily passava le sue giornate nel “laboratorio” che era riuscita ad improvvisare, Harry veniva accudito da Remus che era ben felice di quel nuovo impiego.
Era la fine di Gennaio, Harry aveva già 18 mesi. Riusciva a camminare abbastanza sicuro sulle sue gambette, anche se a volte inciampava in qualche giocattolo e cadeva a terra con un tonfo. Era un bambino molto tenace però, non si perdeva d’animo. Cercava un appiglio e subito si rialzava per correre più forte di prima dietro al boccino che Sirius aveva incantato per lui.
Aveva ancora qualche difficoltà nel parlare. Dopo lo shock subìto la sera dell’attacco di Voldemort, aveva avuto un blocco che era durato qualche mese. Piano piano, anche grazie alla vicinanza di Ron e degli altri bambini Weasley, era tornato a dire qualche parola.
Lily ricordava ancora quel pomeriggio alla Tana in cui l’aveva chiamata Mamma. Stava preparando una torta insieme a Molly, quando Harry, camminando incerto, le si era avvicinato e, dopo averle tirato il grembiule, aveva detto: Mamma totta?”
Lily non era riuscita a trattenere le lacrime e l’aveva stretto a sé, sporcandolo di farina e cioccolato. Il bimbo la guardava un po’ stranito, non capendo perché la mamma piangesse. Anche Molly si era commossa, fino a quando uno dei gemelli non era entrato in cucina e aveva rubato la cioccolata che serviva per la torta e lei aveva iniziato a rincorrerlo per casa.
Era così bello vivere con loro.
Harry adorava abitare alla Tana. Li non era solo, c’erano Ron, la piccola Ginny, i gemelli con cui giocare. Il trasferimento all’appartamento l’aveva reso triste, ma a tirargli su il morale ci pensava Sirius con le sue bravate. Erano uno spasso insieme, lui e Sirius. Remus continuava a dire che non riusciva a capire chi fosse il più piccolo tra i due. Spesso, infatti,  si ritrovava a rimproverare il suo amico perché cercava di truccare alla scopa giocattolo per farla volare più in alto o perché lasciava la finestra aperta, rischiando di far volare via Harry. Era sempre stato così: Sirius eterno bambino, scanzonato e irresponsabile, l’opposto di Remus che era maturo, attento e responsabile. Ma, in fondo, si volevano bene proprio perché erano così diversi.
Quando Lily li vedeva battibeccare, non poteva fare a meno di pensare che assomigliassero terribilmente ad una vecchia coppia. Vederli insieme gli faceva pensare a James. Quei tre erano sempre stati inseparabili, anzi quei quattro. Ripensare che proprio uno dei migliori amici di suo marito era stato la causa della sua morte, le faceva venire il voltastomaco. E pensare che avevano dubitato di Remus…
Adesso, quando lo guardava giocare con Harry, leggergli le favole o fargli semplicemente una carezza, capiva sempre più che mai, mai, mai lui li avrebbe potuti tradire.
 
 
 
Remus aprì la dispensa alla ricerca di qualcosa da mettere sotto i denti, ma notò che era rimasto soltanto un barattolo di marmellata mezzo vuoto e due biscotti ormai quasi del tutto sbriciolati.
“SIRIUSSSS!” chiamò forte.
“Siii?” rispose lui, con il suo solito tono canzonatorio. “Ho forse sentito la sua voce leggiadra che invocava il mio nome?”
Remus incrociò le braccia sul petto e alzò un sopracciglio.
“Sai che non attacca con me.” disse. “Non dovevi andare a fare la spesa, tipo 2 giorni fa?”
“Beh, diciamo che ho pensato potessi farlo tu! Dopotutto, sei in vacanza!”
Remus continuava a guardarlo con lo sguardo accigliato e vagamente divertito.
“No, tocca a te. Io ci sono andato la settimana scorsa, nonostante facessi i doppi turni. Ti conviene andarci se per cena non vuoi mangiare mezzo biscotto con la marmellata.”
Rassegnato, Sirius posò sul divano Harry e prese il cappotto.
“Non diventare mai come lui, piccolino. Toglie sempre tutto il divertimento” disse al bambino e uscì.
Remus sorrise e andò a prendere Harry.
“Cosa vuoi fare oggi?” gli disse dolcemente.
Il bambino lo guardò, poi disse: “Mamma?”
“Mamma sta lavorando per i suoi amici, più tardi andiamo da lei, ok?”
“Abbene!” disse Harry, contento di sapere che la sua mamma non era andata via.
“Vuoi che ti legga una storia?” provò a proporre Remus. Era quasi l’ora del riposino e dopo tutto l’eccitamento per aver giocato con la scopa insieme a Sirius, sarebbe stata dura mettere a letto quel piccolo terremoto.
Strofinandosi gli occhi, Harry rispose: “Ci, papà.”
Papà.
Papà.
L’aveva chiamato papà.
Remus rimase paralizzato. Il bambino lo guardava con i suoi occhioni verdi, cercando di capire perché non fosse felice come lo era stata la sua mamma quando lui aveva detto il suo nome.
Remus tremava. Non poteva essere, non doveva essere!
Balbettando, cercò di dire qualcosa.
“No, Harry. Io… Io sono solo Remus, zio Remus. Ti ricordi?”
Il bambino ci pensò un attimo e disse di nuovo: “Papà!” battendo le manine, come a congratularsi con se stesso per quello che aveva appena detto.
Remus si alzò dal divano e iniziò a camminare avanti e indietro per la stanza.
Tutto questo non aveva senso. Perché Harry lo chiamava papà? Dopotutto, passava molto più tempo insieme a Sirius, sarebbe stato più normale che chiamasse lui papà. Ma no, a lui lo chiamava “Sius”, zio qualche volta. E allora perché a lui aveva riservato quel tiro mancino?
Con le mani tra i capelli, guardava quel bambino che stava iniziando a mettere su il musino di chi sta per piangere, evidentemente spaventato dalla reazione che Remus aveva avuto.
Si avvicinò e lo prese in braccio. Il bambino si ritrasse e disse: “Tu no papà?”
“No Harry, io non sono il tuo papà. Sono solo lo zio Remus. Mi vuoi bene lo stesso?”
Il bambino sospirò e gli strinse la manina attorno al braccio, per farsi prendere.
Remus lo prese e gli carezzò la testa.
“Vuoi ancora che ti legga qualcosa?” disse.
“Ci.”
“Allora andiamo.”
 
 
 
Sirius si era accorto di aver dimenticato il portafogli a casa. Essendo in una periferia babbana, non poteva certo appellarlo, rischiando di farsi scoprire quando tutti avrebbero visto un portafogli volante, così era dovuto tornare indietro.
Aveva aperto la porta giusto in tempo di sentire Harry pronunciare quelle due sillabe: papà.
Harry aveva chiamato Remus papà.
Si era nascosto, per ascoltare la risposta di  Remus.
Anche se non lo vedeva, riusciva a figurarselo: rosso in viso, gli occhi sgranati e le mani tremanti. Sicuramente non l’aveva presa bene.
Sirius aveva capito da tempo che lui non sarebbe mai potuto essere un padre per Harry. Voleva bene ad Harry con ogni fibra del suo corpo e l’avrebbe difeso anche a costo della vita, ma per lui era più come un fratellino più piccolo, la versione miniaturizzata di James.
Per lui sarebbe stato un fratello maggiore, magari lo zio figo, ma non un padre.
Remus, Remus si che aveva la stoffa da padre. Responsabile, autorevole, era lui il tipo da “ti leggo una fiaba” Sirius era più il tipo da “distruggiamo il salotto giocando a Quiddich.”
Nessuno avrebbe mai potuto rimpiazzare James, questo era certo, ma Remus sarebbe potuto essere per Harry una figura paterna di riferimento.
Sirius però sapeva che Remus non l’avrebbe mai accettato. Lo vedeva come un tradimento nei confronti di James, come se lui volesse prenderne il posto.
Vedendo Remus e Harry lasciare la stanza, prese il portafogli, fece un sospiro e andò via, avendo cura di non fare rumore.
 
 
 
 
Harry finalmente si era addormentato, stringendo forte il suo pelouche preferito, un cervo, regalo di James. Aveva tutta la collezione: Cervo, Lupo, Cane e Topo, ma il topo  da qualche mese era astato gettato nella spazzatura e il suo posto adesso era stato riempito da un drago, regalo di Hagrid.
Remus chiuse piano la porta della stanza di Harry e tornò nel salotto. Sirius non era ancora tornato e Lily era ancora in laboratorio.
Harry l’aveva chiamato papà.
Vagava per la stanza come un’anima in pena cercando di calmarsi, ma finì con il dare un pugno al muro. Aprì e richiuse il pugno. Il dolore non l’aveva reso più lucido come aveva sperato, così ne diede un altro e un altro ancora.
A cosa serviva? Anche se fosse riuscito a buttare giù l’intera la parete, non avrebbe cambiato le cose.
Si sentiva un traditore. James, cosa avrebbe detto James?
Lui non voleva prendere il suo posto, non l’avrebbe mai voluto. Voleva molto bene ad Harry e lo considerava come un nipote, figlio di suo fratello. Perché James era stato suo fratello e lui non poteva fargli questo.
E se Harry l’avesse chiamato papà davanti a Lily? Cosa avrebbe pensato lei? Avrebbe pensato che stava cercando di sostituire James. Chiunque l’avrebbe pensato, anche Sirius.
Mentre continuava a fare avanti e indietro nel salone, si avvicinò ad una foto. Era del loro quinto anno ad Hogwarts. Sirius, James, Peter e lui sorridevano felici e agitavano le mani.
Grifondoro aveva appena vinto la coppa di Quiddich, James e Sirius avevano ancora le divise e saltellavamo dalla gioia. Il cuore gli si strinse. Gli mancava terribilmente James.
Era stato lui a notarlo, ad Hogwarts.
Remus era un bambino molto timido, sembrava aver paura della gente. Preferiva stare da solo, così che nessuno potesse scoprire il suo segreto. Aveva passato così il suo primo quadrimestre, studiando più di tutti e non stringendo amicizia con nessuno ad eccezione di Peter, a cui passava i compiti qualche volta.
James e Sirius, invece, si erano conosciuti sul treno e da quel momento erano diventati inseparabili. Erano molto simili: popolari, affascinanti e terribilmente casinisti. In pratica, l’esatto opposto di Remus.
Un giorno però, durante una lezione di Erbologia, James si era ferito con il pus di Burbotubero e a Remus era venuto istintivo passargli la garza che aveva preparato per sé in caso di incidente.
James gli aveva sorriso e aveva accettato.
Qualche giorno dopo, a colazione, gli si era seduto vicino seguito a ruota da Sirius.
Remus era rimasto molto sorpreso quando era stato chiamato per nome da quei due ragazzi.
“Ehi Remus, non ti ho ringraziato per l’altro giorno!” aveva detto semplicemente James.
“Figurati.” era riuscito a dire Remus.
“Piacere, io sono Sirius. Se prendi James, ti tocca tutto il pacchetto!” Aveva detto Sirius, sentendosi escluso dalla discussione.
E così avevano iniziato ad essere amici e, inevitabilmente, al loro secondo anno, dopo le ripetute assenze di Remus proprio nei giorni di luna piena, avevano fatto due più due e avevano scoperto il suo segreto.
Peter ne era terrorizzato, Sirius era un po’ dubbioso sul da farsi, ma James aveva liquidato la questione dicendo: “E’ solo Remus! Cosa importa se una volta al mese diventa un po’ più peloso?”
E  così, negli anni a seguire, i suoi amici si erano dedicati anima e cuore nell’ impresa di diventare animaghi per poterlo affiancare durante le sue trasformazioni e alla fine c’erano riusciti.
Una lacrima scese sul viso di Remus.
Come poteva fare questo a loro? La sua famiglia! E Lily…
Lily che aveva sempre avuto una buona parola per lui, che non era scappata quando aveva saputo la verità sul suo conto, che gli aveva chiesto scusa per aver dubitato di lui.
Lily, a cui un mese fa aveva detto che il suo posto era lì, con loro. Aveva giurato a lei e a se stesso che non sarebbe più scappato. E allora adesso perché l’unica cosa che avrebbe voluto fare era proprio quella?
Prese il cappotto e fece per uscire, ma fu bloccato dall’arrivo di Sirius.
“Ehi, Lunastorta, dove vai di bello? Io ho fatto la spesa ma a te tocca cucinare!” aveva detto Sirius.
“Sto… Sto uscendo. Harry dorme e Lily sarà qui a momenti.  Io esco.”
Stava per varcare la porta, ma la mano di Sirius lo bloccò.
“Stai scappando di nuovo, vero?” nella sua voce c’era una leggera nota di tristezza.
Remus trasalì.
“Io, no, ma che dici?!”
“Ho sentito tutto. Intendo prima, ho sentito Harry.”
Remus sbiancò. Sirius l’aveva sentito.
Non riuscì a dire niente, lo sguardo piantato sul pavimento.
“Remus, non è successo niente. So cosa stai pensando e ti assicuro che ti sbagli, come sempre d’altronde.”
Remus tremava, cercando di divincolarsi dalla presa di Sirius.
“Non andare via. Fallo per Lily, fallo per Harry. Fallo per me. Non lasciarci, ti prego.” disse Sirius, con gli occhi lucidi.
Aveva già perso James e non avrebbe permesso a Remus di varcare quella porta.
Una vocina richiamò la loro attenzione.
“Emus?” diceva.
“Vedi, non l’ha fatto più. Che senso ha andare via? Abbiamo bisogno di te! Chi cucinerà stasera sennò?” aggiunse poi per smorzare la tensione.
Remus alzò gli occhi e incrociò quelli grigi di Sirius.
Sirius era un’irresponsabile ma era un vero amico e un fratello. Lo abbracciò forte e gli disse semplicemente “Grazie.”
“Staccati di dosso, lupo pulcioso, pensa se ci vedesse James!” disse Sirius, asciugandosi gli occhi.
 “Se vi vedesse James, direbbe che siete una coppietta molto tenera” disse Lily che era tornata dal laboratorio e li osservava divertita, all’oscuro di ciò che era successo.
Remus evitò il suo sguardo e andò nella camera del piccolo Harry che ancora lo stava chiamando.
Forse aveva fatto un brutto e avrebbe avuto bisogno di un’altra favola.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10: Sono le cose che non ti aspetti parte 2 ***


 
Il mese di Febbraio era ormai arrivato e aveva portato con sé una tempesta di neve che ormai durava da giorni e non accennava a placarsi. La periferia di Londra si stagliava fuori dalla finestra del salone, un insieme indistinto di case coperte dalla neve come da una coperta.
Lily stava guardando quel paesaggio, triste e anonimo. Le mancava Godric’s Hollow, le mancava la sua casa. Le mancava James.
Nell’ultimo mese aveva lavorato incessantemente allo sviluppo di una pozione che potesse guarire Frank e Alice, ma non era riuscita a fare progressi. Si sentiva frustrata, inutile e, soprattutto, in gabbia.
L’obbligo di rimanere in casa, imposto da Silente per la loro salvaguardia, le stava ormai stretto.
Rimpiangeva il periodo passato alla Tana, con il suo giardino e la vita che riempiva quella casa.
Aveva chiesto più volte a Silente di poter andare a fare visita a Molly, ma lui aveva sempre risposto che fino a quando Peter Minus non fosse uscito allo scoperto, doveva rimanere nell’appartamento di Sirius.
Bevve l’ultimo sorso di thè dalla sua tazza e andò in cucina per posarla nel lavandino.
“Eccomi! Sono arrivato” aveva annunciato Sirius, allegro come sempre.
Da quando vivevano insieme, infatti, aveva ritrovato il suo buon umore, che aveva perso con la morte di James.
“Ciao Sirius” aveva risposto Lily distrattamente.
“Harry dov’è?”
“Sta ancora dormendo.”
“Quel piccolo dormiglione. Ci penso io a farlo svegliare!” e, ridendo come un bambino, si era diretto nella camera di Harry, pronto a fargli qualche scherzo.
Malgrado il suo pessimo umore, Lily si ritrovò a sorridere. Era grata che Sirius portasse un po’ di leggerezza nella loro vita e che si sforzasse di tirarla su di morale.
Dopo pochi minuti dall’arrivo di Sirius, era tornato anche Remus. Il volto emaciato, le occhiaie profonde: la luna piena sarebbe stata proprio quella notte.
“Remus, come ti senti?” aveva chiesto la donna.
Remus, che dal giorno in cui Harry l’aveva chiamato papà, si era sforzato di evitare il più possibile Lily, trasalì.
“Io.. Io sto bene. Sirius?”
“E’ di là con Harry” rispose lei.
Lily non capiva perché Remus fosse così schivo nei suoi confronti nell’ultimo periodo. Avevano sempre avuto un buon rapporto, sin dai tempi di Hogwarts e, dopo la morte di James, questo rapporto si era rafforzato ancora di più. La stava evitando. Lo capiva dal fatto che lui si sforzasse di non rimanere nella stessa stanza da solo con lei, dal fatto che non la guardava più negli occhi quando parlavano. Era un po’ come quando aveva cercato di nasconderle la sua natura di licantropo. Possibile che Remus avesse qualche altro segreto?
Quando Remus era sparito, lei era stata molto male, ma quando era tornato e le aveva promesso che sarebbe rimasto con loro, si era sentita più sicura e più forte. Ma adesso cos’era successo a Remus? Perché era cambiato così all’improvviso?
Guardò verso la stanza del figlio e notò i due uomini discutere. Cercò di avvicinarsi il più possibile alla porta senza farsi vedere.
“No, tu rimarrai qui. Io me la caverò. Tu devi proteggere Harry e Lily! Io so badare a me stesso!” stava bisbigliando Remus.
“Lo so, lo so questo! Ma non voglio tu debba farti del male!” aveva risposto Sirius, un po’ alterato.
“Non importa. Pensa a loro, io adesso vado.” aveva detto Remus, con un tono che non ammetteva repliche.
“Torna presto, fratello”
Sirius aveva sospirato ed era tornato a giocare con Harry, consapevole che niente avrebbe fatto cambiare idea a Remus.
Aveva deciso di passare la luna piena da solo, in qualche valle desolata dove non avrebbe potuto fare del male a nessuno, se non a se stesso.
“Tao, Emus” aveva detto il bambino un po’ triste, vedendo“lo zio” uscire dalla sua camera.
“E così vai via…” Lily, l’aveva fermato sulla porta.
Remus aveva mantenuto lo sguardo basso, quasi stesse cercando un modo di sparire nel pavimento.
“Perché non porti Sirius con te? Noi staremo bene”
“No. Vado da solo. Ciao, Lily”
Remus prese il suo cappotto rattoppato e uscì dall’appartamento, lasciando Lily più triste che mai.
Lei poteva soltanto immaginare quanto dolorosa potesse essere la trasformazione che ogni mese subiva Remus contro la sua volontà. James le aveva raccontato che da quando lui, Sirius e Peter erano diventati animaghi, Remus tollerava meglio la luna piena, riuscendo a non ferirsi.
Ma Remus per quella notte aveva rinunciato a quel sollievo, imponendo a Sirius di rimanere a casa con loro.
Il peso del senso di colpa la investì in pieno petto.
Frank e Alice erano stati torturati per colpa sua, Sirius viveva segregato in casa per colpa sua, Remus avrebbe sofferto tutta la notte per colpa sua.
Continuava a ripeterselo, nonostante le rassicurazioni di tutti.
Era diventata ormai una nenia che la accompagnava durante il giorno e non la lasciava in pace nemmeno la notte.
Il dolore ti rende schiava, incapace di reagire, ma la peggior forma di dolore è quella che noi stessi ci infliggiamo. Il senso di colpa, appunto.
Dalla camera di Harry non proveniva più nessun rumore. Forseil bambino aveva ceduto al sonno, lasciando il padrino senza un compagno di giochi.
“Non è possibile che tuo figlio voglia dormire sempre!” aveva detto infatti Sirius, rientrando in cucina.
“Sarà perché fa freddo…” Aveva risposto Lily, ma un singhiozzo erariuscito a sfuggirle dalla gola senza il suo consenso.
“Lily, cosa succede?” Sirius le si era avvicinato e le aveva passato un braccio attorno alle spalle.
“Niente, niente, Solo… Pensavo a James e Frank, Alice, a Remus…”
“Lily, sai che non è colpa tua. Non farti questo.”
“SI, invece! E’ colpa mia! Dovete smetterladi dirmi che non è così!”
Lily aveva scansato il braccio di Sirius e si era allontana, cercando di asciugare con una manica le lacrime che le rigavano il viso.
“Lily… Mi dispiace, non volevo ferirti. Ma lo dico per te, perché so che è vero e anche loro lo sanno. Ho passato una vita a cercare di convincere Remus che non è la causa di ogni male del mondo e, a quanto pare, tu sei anche peggio di lui! Siete la peggiore coppia di amici che potessi avere: Mister e Miss Disfattismo” aveva detto Sirius, cercando di farla ridere.
Lily aveva tirato su col naso e aveva abbozzato un sorriso. Sirius stava provando a farle forza in ogni modo in quel periodo, non poteva che essergli grata.
“Ecco, finalmente scorgo l’ombra di Lily Evans! Quella ragazza che con un sorriso faceva cadere ai suoi piedi tutti i Grifondoro!”
“Adesso non esagerare, Sirius. Quello eri tu, non io.”
“Hai ragione. Stavo mentendo solo per farti felice.”
Lily lo osservava pavoneggiarsi e sorridere a destra e a manca, come se ci fosse un pubblico a guardarlo e scoppiò a ridere.
Sirius le si avvicinò e la abbracciò.
“Voglio vederti sempre così. Capito?”
“Ci proverò” rispose la ragazza, sperando cheSirius non la guardasse negli occhi, smascherando la sua bugia.
Ad un tratto, sentirono un pianto disperato provenire dalla camera di Harry.
“Vado io, tranquilla.” Aveva detto Sirius.
Era passato un quarto d’ora e il bambino non accennava a smettere.
Sirius si era arreso, lasciando quella “patata bollente” (come aveva definito il piccolo Harry) a Lily.
Le aveva provate tutte: ninna nanne, giocattoli, canzoncine e anche qualche piccola magia, ma Harry non accennava a smettere.
Poi, tra i singhiozzi, il bambino disse: “Avola, Emus!”
“Cosa hai detto amore?”
“Avola di Emus!”
Sirius si era avvinato e lo aveva preso in braccio, avendo visto la faccia sconvolta di Lily.
“Ci penso io. Vieni qui, piccolo. Ti leggo la storia che ti piace tanto.”
Lily era sbiancata. Perché suo figlio preferiva la favola di Remus a lei?
Forse l’aveva trascurato un po’ troppo nell’ultimo periodo, avendo passato la maggior parte del uso tempo in laboratorio. Il bambino doveva aver associato la fine di un incubo con la favola di Remus, per questo voleva solo quella.
Si, sicuramente era per questo.
Il pianto di Harry era finalmente cessato.
“Si è addormentato. Cosa ci troverà di bello in quella noiosissima fiaba babbana, io non lo so!” aveva detto Sirius.
Lily non aveva risposto, ancora persa tra i suoi pensieri.
“Lily, tutto ok?”
“No, non è tutto ok!” avrebbe voluto urlare, ma disse solo: “Credi che Harry non mi voglia più bene?”
“Ma cosa dici?? Sei impazzita? Sei sua madre, certo che ti vuole bene!”
“E allora perché non smetteva di piangere? Prima, appena lo prendevo in braccio, si calmava subito. Perché adesso no?”
“Lily, voleva solo sentire quella stupida favola, non è colpa tua!”
Lo sguardo triste di Lily lo convinse che era arrivato il momento di dirle quello che sapeva.
“Lily, è successa una cosa qualche settimana fa…”
“Cosa? Hanno trovato Peter? Si tratta di Harry” Lily era terribilmente agitata.
“No, no. Niente di tutto questo. Solo, Harry ha detto una cosa a Remus.”
“Che cosa?”
“Beh. Io ero andato a fare la spesa e li avevo lasciati soli. Tu eri in laboratorio. Ero appenauscito, ma avevo dimenticato il portafogli, così sono tornato indietro. Remus aveva chiesto a Harry se voleva che gli leggesse la sua favola e lui…”
“Lui cosa, Sirius? Lui cosa?!” Lily tremava, non riusciva a capire cosa potesse essere successo.
“Beh, lui gli ha risposto: “Si, papà.”
Lily sgranò gli occhi, incredula e spaventata da ciò che aveva appena sentito.
Non disse nulla, così Sirius continuò a parlare.
“Remus non sapeva che io fossi lì. Credo sia andato in panico, più o meno come te adesso. Gli ha detto che lui era solo zio Remus. Credo l’abbia presa parecchio male. Poi, quando sono tornato a casa, l’ho incrociato sul pianerottolo, lui..”
“Stava andando via…” sussurrò appena Lily, tra le lacrime.
“Si… Gli ho detto che avevo sentito tutto. Poi Harry l’ha chiamato Remus e così è rimasto.”
Lily continuava a piangere in silenzio.
“Lily, io credo che Remus si senta terribilmente in colpa per questa cosa. Sente di tradire James e te, ma non è una cosa che ha chiesto lui. Ha passato molto tempo con Harry ultimamente e il bambino deve averlo inquadrato come una figura paterna. Lily, mi stai ascoltando?”
“Si… Io.. Non so che dire. Perché Harry ha fatto questo? Remus non è suo padre…”
“Lo so, e lo sa anche Remus. E adesso lo sa anche Harry, visto che non l’ha più chiamato in quel modo. Remus ti sta evitando per paura che tu possa scoprire questa cosa. Ha paura di ciò che penseresti di lui.”
“Io, cosa dovrei fare io? Cosa dovrei dirgli? Io lo so che nonè colpa sua. Se c’è qualcuno che ha una colpa qui, sono io. Avrei dovuto…”
“Lily, non ricominciare. Tu sei una mamma bravissima, ami tuo figlio con tutta te stessa e non lo stai trascurando. Devi solo dirmi: cosa farai se Harry lo farà di nuovo?”
Lily aprì la bocca per rispondere, ma ne uscì fuori alcun suono.
Cosa avrebbe fatto?
James era morto ormai da quattro mesi, Harry era troppo piccolo per ricordarlo. Probabilmente ne aveva un ricordo molto vago, un lieve sentore di ciò che aveva significato la parola “papà”, per questo l’aveva associata a Remus.
“Non lo so. Farò vedere delle foto di James a Harry, sperando che ricordi…”
“Anche se ricorderà, Harry ha bisogno di una figura paterna, Lily. Non puoi impedirgli di riconoscerla in Remus, ma questa è una tua decisione. Vado al Ministero adesso, tornerò stasera. Ciao, Lily” disse Sirius.
Poi si alzò e uscì, lanciando un ultimo sguardo preoccupato a Lily.
Lily era rimasta seduta sul divano, senza muoversi, per qualche ora, paralizzata e incapace di reagire. Poi Harry si era svegliato ed era dovuta andare a prenderlo per farlo cenare.
“Mamma, Ius?” aveva chiesto il bambino.
“Sirius è a lavoro.”
“Emus?”
Una fitta colpì Lily all’altezza del cuore, ripensando a cosa Remus stesse passando in quel preciso istante.
“Anche Remusè a lavoro, amore.”
Poco dopo era arrivato anche Sirius e i “due” bambini si erano messi a giocare, recuperando il tempo perso nel pomeriggio.
Lily era tornata alla finestra del salone e osservava la gente passare sul marciapiedi pieno di neve. Ogni tanto qualcuno rischiava di scivolare, tra l’indifferenza dei passanti, ma poi arrivava qualcuno più buono degli altri e gli dava la mano, salvandolo da una dolorosa caduta.
“Remus è proprio così” pensò.
“Cerca sempre di aiutare tutti, ma l’unico di cui non si occupa è se stesso.”
In alto la luna piena brillava in tutta la sua grandezza, illuminando i tetti delle case.
“Almeno adesso so perché mi sta evitando…” Remus aveva aggiunto anche quest’ altro peso al suo cuore, già colmo di sofferenze, per non fare stare male lei.
Lily diede un ultimo sguardo alla luna, maledicendola per quello che stava facendo al suo amico e tornò a giocare con suo figlio, la mente piena di pensieri e il cuore colmo di preoccupazione.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11: La verità ***


La mattina dopo la luna piena Remus si era risvegliato nel mezzo del nulla, in una landa desolata e innevata, completamente distrutto e pieno di ferite sanguinanti. Riuscire ad alzarsi era stata una vera impresa. Da tempo non passava più la luna piena da solo e non era più abituato alla sua furia.
Prima, insieme a lui, c’erano James, Sirius e Peter che, grazie alla loro trasformazione in Animaghi,  rendevano tutto più sopportabile. Poi, nel periodo passato con i suoi simili, non aveva dovuto preoccuparsi di trattenere la sua sete di sangue, in quanto riusciva benissimo a sfogarla sugli altri membri del clan. Il dolore fisico che stava provando però era nulla, in confronto a quello che aveva provato per la morte di James, per l’abbandono di Sirius o che avrebbe provato se fosse successo qualcosa a Lily e ad Harry.
Raccolse le ultime forze e si smaterializzò nel vialetto dell’appartamento di Sirius, protetto dall’Incanto Fidelius.
Stava alzando la mano per bussare, quando la porta si aprì, mostrandogli una Lily molto sconvolta, proprio l’ultima persona che avrebbe voluto che lo vedesse conciato in quel modo.
La donna si portò le mani al viso e rimase immobile, incerta su cosa fare. Subito dopo arrivò Sirius che cercò di portare dentro Remus, che era  svenuto.
Lily non aveva mai visto Remus dopo una luna piena. Di solito, nel periodo di Hogwarts, rimaneva qualche giorno in infermeria per riprendersi e non le aveva mai dato il permesso di andarlo a trovare. James qualche volta le aveva raccontato le condizioni post trasformazione, ma mai  avrebbe potuto immaginare fino a che punto potesse ferirsi Remus.
E faceva ancora più male sapere che quelle ferite se le era inferto per colpa sua, facendo rimanere Sirius a casa con lei e il bambino. Aveva rinunciato all’unico sollievo che aveva per le sue sofferenze per proteggerli.
Sirius si dava da fare per quanto poteva, ripulendo e medicando le ferite di Remus.
“Ci sei andato pesante stavolta, amico eh?” diceva, ma Remus non rispondeva, non si era ancora svegliato.
Lily continuava a fissare quel corpo martoriato, incapace di fare il minimo movimento, ma fu scossa dalle parole di Sirius.
“Lily, potresti preparare una pozione di Sonnosegnasogni, per favore?”
“Cosa hai detto? Scusa, io…”
“Dicevo se potevi preparare una pozione per Remus, credi di farcela?”
Lily sbattè gli occhi, distogliendo lo sguardo dalla profonda ferita che occupava il petto di Remus e, annuendo, andò nel suo laboratorio.
Se Remus avesse saputo che Lily l’aveva visto in quello stato, probabilmente avrebbe fatto a Sirius un cazziatone che sarebbe durato due giorni interi, ma Sirius era bene deciso a non dirgli nulla.
Con l’amico di certe cose non si poteva assolutamente parlare, convinto com’era di essere un mostro.
Ma come può essere un mostro una persona che si fa del male pur di proteggere i suoi amici?
Una lacrima scese dagli occhi di Sirius. Gli bruciava ancora l’aver sospettato del tradimento dell’amico. Si asciugò velocemente gli occhi con la manica della camicia e continuò la sua medicazione.
Dopo qualche minuto, Lily tornò dal laboratorio con un boccale fumante di pozione.
“Grazie mille Lily, ma ti devo chiedere di andare di là. Sai, se Remus sa che tu l’hai visto, chi lo ferma più!”
Lily annuì debolmente e andò nella camera del piccolo Harry che nel frattempo reclamava le sue attenzioni.
“Vorrei vedere te a curarmi così amorevolmente, brutto lupastro” disse Sirius, accennando un sorriso.
Remus aprì debolmente gli occhi e riuscì ad articolare qualche parola che probabilmente aveva voluto significare qualcosa come: “Ti piacerebbe, cagnaccio rognoso.”
“Ecco il mio amico!”
Sirius era felice che si stesse riprendendo, ma sapeva che fra poco la febbre avrebbe iniziato a salire, così gli fece bere la pozione e lo lasciò a riposare sul divano, raggiungendo Lily.
“Ehi…” disse entrando.
“Ehi, come sta?” lo sguardo di Lily esprimeva tutta la sua preoccupazione.
“Ha fatto una battuta, quindi oserei dire meglio del solito. Gli ho dato la pozione, sta dormendo.”
Lily continuava a torturarsi le mani, cercando di affacciarsi per controllare Remus.
“Lily, starà bene. Stai tranquilla.” cercò di tranquillizzarla, mentre si avvicinava a prendere in braccio Harry.
“Torno in laboratorio” disse lei, uscendo.
In realtà cercava solo una scusa per andare via, così che Sirius non l’avesse vista piangere per l’ennesima volta.
Il ricordo di ciò che Sirius gli aveva detto continuava a riaffiorarle in mente. Harry aveva chiamato Remus papà. Forse avrebbe dovuto dire a Remus che non lo incolpava, forse avrebbe dovuto parlargli, ma conoscendolo forse sarebbe stato peggio. Eppure non sopportava la distanza che si era creata fra di loro, i silenzi imbarazzati e le fughe.
Vederlo steso sul divano, con la carne dilaniata dalla sua stessa furia le aveva mostrato ancora di più la fragilità del suo amico. Remus era una persona estremamente corretta, leale e affettuosa. Tutta quella distanza, ne era certa, faceva male anche a lui.
Avrebbe dovuto trovare un modo per risolvere la situazione.
La ripresa di Remus fu più lenta del solito. Quando la febbre era salita, Sirius aveva deciso di portarlo in camera sua, così da fargli avere più privacy ed evitare che Harry e Lily lo vedessero in quello stato. Era lui ad occuparsene, gli dava le pozioni, lo aiutava ad alzarsi dal letto e gli teneva compagnia.
“Sirius, mi giuri che Lily non mi ha visto?”
“Per l’ultima volta Remus, non ti ha visto! Se continui a chiedermelo, giuro che ti faccio andare in bagno da solo!”
“Ok, ok. Scusa. Notizie dall’Ordine?”
“Niente di che. L’unica novità è che la sede è stata spostata alla Tana. Hanno attaccato la casa di Sturgis qualche giorno fa. Tutti illesi, per fortuna.”
“Maledetti Mangiamorte. Quando sarà la prossima riunione?”
“Non è un tuo problema, lupastro. Adesso riposati.”
Sirius aveva troncato la discussione ed era uscito dalla stanza. Non se l’era sentita di dire a Remus che Silente aveva chiesto di lui per un'altra missione tra i licantropi. L’amico era ancora troppo debole, e, se gliel’avesse detto, sarebbe partito subito, rischiando di svenire per strada.
 
 
 
 
Il giorno della partenza era poi arrivato. Silente era andato a trovarli nel loro appartamento e aveva dato di persona la notizia a Remus, che come sempre, senza batter ciglio, aveva accettato, nonostante Sirius avesse cercato di dissuaderlo più volte.
“Ciao Sirius, mi raccomando, abbi cura di loro.” aveva detto, prima di andare via.
“Abbi cura di te, amico mio.” aveva risposto Sirius, stringendolo in un abbraccio un po’ impacciato.
“Ciao Lily, ciao Harry.” aveva poi detto il licantropo, cercando di nascondere il tremolio nella sua voce.
“Stai attento Remus e torna presto.” gli aveva sussurrato Lily, mentre Harry aveva iniziato a piangere.
Anche l’anziano preside era andato via, lasciando i tre soli nella loro prigione.
 
 
 
Da qualche giorno Lily voleva chiedere a Sirius una cosa, ma non ne trovava mai il coraggio. Vedendo Sirius abbattuto per la partenza dell’amico, decise che dargli qualcosa da fare l’avrebbe aiutato. Così, prese coraggio e disse: “Sirius, avrei bisogno che tu andassi a recuperare dei libri per me nel capanno di Molly. Abbiamo lasciato lì la libreria, ti ricordi?”
“Si, certo. Dimmi cosa ti serve.”
“Sono dei libri sulle erbe, mi servono per la pozione di Frank e Alice. Ti scrivo qui i titoli.” disse la ragazza, iniziando a scrivere su una pergamena.
“Dovrebbero essere nel secondo scaffale della libreria.”
“Ok, ci vado subito allora.” E, così dicendo, Sirius si avviò.
                                                                              
 
 
 
Trovare i libri che Lily gli aveva chiesto non era per niente facile. La libreria era stipata di volumi di ogni tipo e lui non ricordava dove Lily gli avesse detto di guardare. Dopo mezz’ora di ricerca infruttuosa, decise di avventurarsi nei cassetti, ma quello che trovò fu soltanto un vecchio rotolo di pergamena, delle piume e uno strano aggeggio babbano che non ricordava di avere mai visto.
Dopo averlo studiato per un po’, accadde una cosa che lo lasciò allibito. Schiacciando un pulsante, iniziò a sentire dei rumori e poi, piano piano, una voce farsi sempre più distinta e chiara.
Non poteva essere: era lo voce di James.
Sconvolto, schiacciò di nuovo il tasto e la voce si spense di colpo.
Rimase per qualche minuto con la schiena appoggiato alla libreria, con l’aggeggio babbano in mano, non sapendo bene cosa fare. Poi decise di farlo vedere ad Arthur, dopotutto lui era un appassionato di manufatti babbani, forse avrebbe saputo di cosa si trattava.
“Ma certo che so cos’è!” rispose infatti il mago.
“E’ un registrafone, serve a catturare le parole per sentirle di nuovo quando se ne ha voglia. Sono dei geni questi babbani, l’ho sempre sostenuto.”
Ecco dove  l’aveva già visto Sirius! Era quell’aggeggio che James aveva comprato costretto da Lily.
Probabilmente, quelle che aveva sentito prima, erano dei tentativi di James di farlo funzionare.
Ringraziò i Weasley e, dopo aver finalmente trovato i libri, andò via.
Era quasi arrivato a casa, ma continuava a pensare alla voce di James contenuta in quel registrafone.
Si fermò nel parco vicino l’appartamento e premette un tasto.
Stavolta però, invece di sentire la voce di James, vide aprirsi un piccolo cassettino che conteneva uno strano rettangolo nero con due buchi. Incuriosito, lo estrasse e lesse cosa c’era scritto sopra: “Per Sirius, Remus e Peter.”
Il suo cuore perse un battito. Qualsiasi cosa ci fosse in quel rettangolino, era destinato a lui e a Remus. Leggere il nome di Peter gli fece stringere forte i pugni. Chiuse gli occhi per allontanare la rabbia e un po’ titubante, inserì nuovamente l’aggeggio nel registrafone e premette un altro tasto, cercando di farlo partire, ma con scarsi risultati.
Aveva quasi perso le speranze, quando il registrafone iniziò a parlare con la voce del suo migliore amico.
“Beh, ciao ragazzi. Non so nemmeno io perché sto facendo questa cosa, o, per lo meno, lo so, ma mi sento abbastanza stupido in questo momento a parlare da solo con un registrafone in mano. Comunque, ho delle cose da dirvi, nel caso la situazione si mettesse male.” e qui James faceva una pausa.
Sirius osservava quell’oggetto incredulo. Quel oggetto babbano gli stava restituendo, anche solo per poco, suo fratello e non riuscì a trattenere le lacrime.
James aveva ripreso a parlare.
“Dunque, quello che sto cercando di dirvi è che voi siete i miei migliori amici, le persone che conosco da più tempo e di cui mi fido di più al mondo, perciò ho deciso di lasciarvi dei compiti, nel caso io non dovessi farcela.”
Sentire quelle parole fu come ricevere un pugno allo stomaco. Suo fratello, ancora vivo, sembrava fosse consapevole della fine ormai vicina. Chissà quando aveva registrato quel messaggio…
Sirius sentiva che avrebbe dovuto aspettare Remus per ascoltare il messaggio insieme, visto che era rivolto ad entrambi. Ma Remus sarebbe mancato per almeno 20 giorni e lui non avrebbe sopportato l’attesa, così continuò ad ascoltare.
“Sirius, innanzitutto mi rivolgo a te. Voglio che tu ti prenda cura di Harry, sei il suo padrino e lui ti adora. Ti prego, proteggilo, se io non ci riuscirò. E, se dovesse accadere qualcosa, dì a Lily di non perdere mai il sorriso.”
Sirius continuava a piangere silenziosamente. Certo che si sarebbe preso cura di Harry, cosa faceva pensare a James che ci fosse bisogno di ricordarglielo?
La rabbia e il  dolore lo riempivano completamente, ma la parte peggiore doveva ancora arrivare.
“Peter, adesso tocca a te. Ho riposto in te la nostra vita e la mia fiducia facendoti custode segreto, quindi posso solo dirti grazie per la tua amicizia e il tuo sacrificio. Spero di poterti ripagare, un giorno.”
A queste parole, Sirius non riuscì più a trattenersi e diede un pugno alla panchina su cui si era seduto.
Quel lurido topo schifoso era stato la causa per cui James era morto e per cui Lily e Harry erano in pericolo. Se solo James avesse saputo…
Il messaggio continuava.
“E, infine, tocca a te, Remus. Mi dispiace per le voci che sono circolate nell’Ordine. Voglio dirti che io non sospetto assolutamente di te. So che non mi tradiresti mai, come non lo farebbero mai nemmeno gli altri.
A te voglio lasciare un compito che so che non vorrai accettare, ma ti prego di ascoltarmi. Sei stato il migliore amico di Lily per anni, la conosci bene, forse meglio di me. Se mi dovesse succedere qualcosa, voglio che sia tu a prenderti cura di lei, so che puoi farcela. Harry… Harry avrà bisogno di un padre. Vorrei che crescessi Harry come un figlio, se io non potrò farlo. Sei una persona responsabile e affidabile, non posso chiedere di meglio.  Sirius, non prendertela male. So che lo stai facendo, ma sappiamo tutti che tipo sei.” James aveva fatto una breve risata. Una risata amara stava increspando le labbra di Sirius.
“Remus, so che hai un cuore grande e generoso, ti prego. Se ce ne sarà bisogno, fallo per me. Sirius, tu sei mio fratello, da quando quel giorno, scappando di casa, sei venuto a stare da me, ma anche tu lo sei Remus, anche se forse non te l’ho mai dimostrato abbastanza. Voglio che sia tu  a prendere quel posto, tu e nessun altro. Siete la mia famiglia e voglio che continuate a esserlo per Harry e Lily.”
La voce di James si era incrinata sul finale della registrazione. Doveva essere stato tutt’altro che facile per lui dire quelle parole, tra l’altro in un momento di paura come quello che stava vivendo. La costante angoscia di perdere la sua famiglia, di essere attaccati nonostante la protezione dell’Incanto Fidelius l’aveva dovuto convincere che fosse necessario pensare ad un piano, per non lasciare la sua famiglia da sola.
“Adesso vado da Harry, vorrà fare dolcetto o scherzetto. Spero che nessuno di voi trovi questo messaggio mentre ci sono io nei paraggi, o mi prenderete in giro a vita. Vi voglio bene, ragazzi.”
- CLIC -
Il messaggio finiva così.
La rabbia di Sirius crebbe ancora di più. Quel messaggio era stato registrato la sera in cui erano stati attaccati, quasi come se James sentisse che quella sarebbe stata la sua ultima sera insieme alla sua famiglia.
La gente che passava nel parco, guardava di sottecchi Sirius che continuava a piangere, negli occhi tutta la sofferenza che quella nuova consapevolezza aveva creato in lui.
Si mise il registrafone in tasca e si incamminò verso casa.
 
 
 
Sirius era appena rientrato, aveva consegnato i libri a Lily e, senza dire nulla, era andato nella sua stanza. Harry si era appena addormentato, così Lily decise di mettersi a leggere un libro, senza fare domande. Sirius sembrava davvero scosso, doveva essere successo qualcosa di grosso.
Il pensiero di Lily andò a Remus, subito dopo a Peter.
“Forse l’hanno trovato  ma non vuole dirmelo.” pensò.
“Più tardi glielo chiederò.”
 
 
 
Le parole di James continuavano a vorticargli in testa. Era sicuro che Remus non avrebbe mai accettato la volontà di James, non avrebbe mai voluto tradirlo. Se  il fatto che Harry lo avesse chiamato papà era riuscito  è sconvolgerlo, Sirius poteva solo immaginare l’impatto che il messaggio di James avrebbe avuto su di lui.
Dopotutto, come dargli torto? Remus amava Harry, come del resto anche Sirius, ma non avrebbe mai accettato di sostituirsi alla memoria di James.
E Lily? Come avrebbe reagito Lily se avesse ascoltato il messaggio? Avrebbe dovuto dirglielo? No, assolutamente no. Sarebbe servito solo a farla stare peggio, proprio adesso che sembrava stesse per riprendersi. Sentire la parte riguardante Peter, poi, l’avrebbe distrutta del tutto.
Erano passata più di un’ora da suo arrivo, ma Sirius non accennava ad uscire dalla sua stanza. Harry si era svegliato e reclamava la sua dose di gioco quotidiana a col padrino, così che Lily decise di andare a chiamarlo.
“Sirius, posso?” disse, bussando alla porta.
“Certo, entra.”
“Volevo chiederti, è  tutto ok? Mi sei sembrato un po’ teso.”
Sirius deglutì. Doveva dirle la verità o no? No, non ce l’avrebbe fatta. Avrebbe aspettato l’arrivo di Remus e poi avrebbero deciso insieme. Decise di inventare una scusa per non farla preoccupare.
“No, Lily, è tutto ok. Sono solo stanco. I tuoi libri non finivano mai!”
Lily non sembrava molto convinta, così Sirius si alzò e andò in camera di Harry.
“Credo qualcuno mi stia cercando, sbaglio?” disse entrando di soppiatto nella camera del bimbo.
“Tiiii! Ius!” rispose il bambino, felice di vedere il suo padrino.
Ogni giorno che passava, Harry sembrava somigliare sempre di più al padre. Capelli neri arruffati e indomabili, stessa forma del naso e degli occhi, diversi solo nel colore, quello era di Lily.
“Come vorrei che fossi qui, James.” disse  Sirius sospirando.

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