Starting over...

di AnonimaKim
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** So... ***
Capitolo 2: *** ...Confused about you... ***
Capitolo 3: *** The question of: “Why” ***
Capitolo 4: *** I Don't Wanna Be Alone ***



Capitolo 1
*** So... ***


Innanzitutto sono AnonimaKim, per chi mi conoscesse già... sì, dopo all'incirca due anni sono tornata sul questo fandom per continuare a rompere con le mie storie assurde! (che nessuno vuole mai leggere -.- ).

Vabbé, non sono qui per parlarvi della mia vita:

Dopo che la Duncney sembra come essersi dileguata dalla mia testa (credo si sia presa una specie di pausa di riflessione da me... era spaventata poverina!), mi sono fissata con questa nuova “cosa” che sembra che stia germoliando fra Scott e Courtney e ci tenevo a seguire tutti i loro momenti più... particolari. Sì, mi piace un sacco! Traduco un po' alla volta i propri dialoghi, e tutto quello che accade tra loro due non è frutto della mia immaginazione o di mia invenzione ma fa tutto parte della realtà di A Tutto Reality All Star … ma i pensieri di Courtney sono quasi sempre di mia invenzione ovviamente!

E vabbé, sperò vivamente che questo schifoso esperimento piaccia a qualcuno...

Note : A Tutto Reality non mi appartiene (ovviamente, lo so che alcuni pensano che scriverlo sia una cosa poco sensata... però a me da soddisfazione!)

 

so...

 

Si diede un ultima guardata allo specchio: perfetta, non un capello fuori posto, come al solito.

Sorrise vagamente soddisfatta, si diede per scrupolo un'ultima sistemata ai capelli castani e si mise ben in ordine il maglioncino grigio lungo i fianchi. Sospirò di nuovo davanti allo specchio e ripose ordinatamente la propria spazzola nel beauty-case. Ma rimase lì, senza muoversi, come per paura che non appena si fosse allontanata i suoi capelli sarebbero tornati in disordine. Guardava semplicemente il proprio riflesso nello specchio, il suo occhi, la forma del suo viso, i suoi capelli, alla ricerca di qualcosa che non fosse minimamente perfetto.

Guardava, eppure per quanto scrutasse, non riusciva a vedere che cosa c'era che non andava in lei.

Erano passati due anni da quando, chissà perché poi, aveva firmato il contratto che l'avrebbe vincolata a rimanere per otto lunghe settimane sull'isola.

L'isola su cui, dopo tanto tempo, era tornata.
Continuava a guardarsi, ripensando a quante cose fossero cambiate da allora. Allora non aveva idea di cosa l'attendeva, e se ne avesse avuto anche il minimo presagio, non avrebbe mai neppure fatto richiesta di partecipazione. Infondo lo aveva sempre saputo, entrare a far parte di quel Reality era stata in assoluto una delle più grandi cavolate della sua vita. Eppure era ancora lì, e quel contratto lo aveva firmato altre due volte.

Non voleva partecipare di nuovo, non voleva perché sapeva che sarebbe stata solo un'ulteriore sofferenza, eppure lo aveva fatto, lo aveva fatto perché qualcosa dentro di lei ne aveva bisogno.

Partecipare le aveva fatto capire, con tutti i mezzi possibili, che qualcosa in lei non andava, che qualcosa in lei andava cambiato.

La sua immagine riflessa nello specchio rimase immutata, e lei sospirò ancora.

Possibile che davvero nessuno la notasse, possibile che non fosse mai considerata da nessuno?

Allora perché cercare l'amicizia degli altri? Si sarebbe solo ridicolizzata nel tentativo, l'avrebbero rifiutata; Avrebbe perso di vista il vero obiettivo della gara, sarebbe sembrata una debole; Sarebbe stata tradita e pugnalata alle spalle, non credeva che sarebbe riuscita a sopportare un'altra esperienza come quella passata.

Ma lei era perfetta, no? E allora che cosa doveva cambiare per poter essere accettata?

Improvvisamente la sua mano scattò contro il suo viso, si diede un forte schiaffo per scaraventare via quei pensieri assurdi con cui non voleva assolutamente avere a che fare.

Lei non aveva nulla da cambiare, saranno stati gli altri, semmai, che erano sbagliati. Ma non servì a nulla, perché un'altra domanda si fece largo nella sua mente mentre guardava il suo riflesso:

Allora perché sono qui?

Se nessuno apprezzava i suoi sforzi per essere la ragazza perfetta, allora per quale motivo era lì a farsi bella davanti allo specchio?

Courtney sospirò, sospirò e abbassò la testa perché una volta aveva un ragione più che valida per essere sempre bellissima. Quella ragione si chiamava Duncan.

Perché sì, anche lui l'aveva abbandonata per una persona molto più imperfetta di lei, e non avendo mai davvero compreso le reali motivazioni del ragazzo, le sembrava una cosa assolutamente insensata. Ma tra loro era finita, tutto ciò che c'era rimasto dentro di lei, sarebbe dovuto scomparire al più presto per non tornare mai più, perché la sua assenza faceva male: le faceva male ricordare quando al mondo per lui esisteva solo lei, quando le sorrideva in quel modo così singolare, quando la baciava, quando ridevano e giocavano insieme, quando litigavano così furiosamente per poi fare pace all'istante, quando lui le dimostrava che era la persona più bella e importante del suo mondo.

Perciò, ora si sentiva sola, sola come non lo era mai stata.

A risvegliarla dai suoi tristi pensieri, furono dei passi proprio fuori alla porta della camera sinistra della piccola baita. Il primo pensiero che scattò nella mente della ragazza fu troppo per lei, e lo accantonò ancor prima che la porta venisse sfondata da un'enorme sacco che riversò per tutta la stanza una roba appiccicosa e grigiastra. Cacciò un urlò di disgusto insieme alle altre ragazze della squadra ,ancora nel letto, mentre la polvere di quella robaccia la investiva in pieno, sporcandola tutta da capo a piedi.

-”Lievito! Per colazione.”-

La voce insopportabile di Chef riecheggiò nella stanza quando la visuale era ancora appannata dalla polvere, cosa che rese difficile a Courtney prendere la giusta mira per lanciarli prontamente qualcosa in testa.

-”Maddai!Che schifo, che cos'è questa roba?”- Heather si tirò su a sedere e cercò di darsi una pulita, La ragazza mora si voltò già abbastanza irritata verso di lei:

-”L'ha detto tre secondi fa! E' lievito!”-

Si voltò esasperata verso lo specchio, ignorando altamente le proteste e le discussioni di Heather e Gwen sull'argomento. Poi sospirò, era completamente ricoperta di quello schifo, e avrebbe dovuto farsi la doccia per la seconda volta quella mattina. Poi, improvvisamente e inaspettatamente, sentì bussare alla porta. Scocciata, Courtney tossì un paio di volte prima di riuscire ad allontanarsi dalla foschia causata dalla polvere del lievito ed avvicinarsi alla porta.

Ma chi è che rompe adesso?

Ma soprattutto … perché dovrebbero bussare?

Se si fosse trattato di nuovo di Chef o di Chris... non credeva neppure un po' che avrebbero bussato prima di entrare. Perciò poggiò la mano destra sul pomello della porta con l'intenzione di aprirla, senza curarsi minimamente del fatto che le ragazze fossero ancora tutte in pigiama. Quando spalancò la porta, giurò che avrebbe potuto aspettarsi chiunque eccetto che lui.

Il ragazzo con il secchio in mano la squadrò velocemente, poi tornò a guardarla negli occhi color nocciola e sorrise.

-”Lo mangi il tuo lievito?”- chiese sfacciato, alludendo alla richiesta di prendersi anche un po' della sua parte. Lei, scocciata da quella presenza così inopportuna e poco importante, gli rivolse un veloce sguardo sufficiente e poi indicò con un cenno schifato il lievito sparso ovunque per la stanza.

-”Cosa?!No, che schifo!Serviti pure.”- lo invitò lei, già pronta a fare dietrofront e tornarsene ai fatti suoi. Ma il ragazzo la sorprese con un gesto del tutto imprevedibile, afferrando un grosso pezzo di lievito denso dalla testa della mora e assaggiandolo. Courtney incrociò le braccia quasi sdegnata, ma prima che potesse dire o fare qualsiasi cosa, lui le ammiccò l'ennesimo sorriso sfacciato.

-”Mmm... si sente che ti lavi”-

Scott disse solo questo, prima di tornarsene indietro ,sotto la pioggia, per la sua strada con un sorriso soddisfatto sul volto mentre ancora si gustava il suo amatissimo lievito, lasciando la ragazza castana sulla soglia della porta castana con un espressione totalmente allibita.

 

 

Mh... Maleodorante, lentigginoso... ma ho davvero bisogno di un alleato ora che sono nella squadra dei malvagi, quindi... mhmmm....”

 

 

 

 

AHAHAHAH, oddio, stavo letteralmente morendo quando Scott le ha detto: “Si sente che ti lavi”! Maddai! No, se non avete visto la puntata, andatevela a vedere in inglese su internet perché è una cosa troppo forte!

Ovviamente ci ho messo qualcosa di mio, tipo tutta la parte iniziale. Però da quando entra in scena Scott non ho cambiato una virgola di quello che è successo. Questo è solo l'inizio della puntata numero quattro e tra Scott e Courtney non è finita: questo è il primo capitolo, quando riuscirò a capire esattamente che cosa si dicono nel resto della puntata, vi terrò aggiornati! (parlano in inglese, riesco a capire qualcosa lui, ma Court parla troppo velocemente e non ci capisco un accidente di quello che dice!).

Nota: l'ultima parte scritta in corsivo è ciò che dice Courtney subito dopo nel confessionale.
Mi sento troppo fissata con questa nuova coppia ... :)

Preparatevi alla mia follia!

 

AnonimaKim

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Capitolo 2
*** ...Confused about you... ***


Ritado!Ritardo!Ritardo!!

Ok... capitolo 2

Ero un po' indecisa se separare le due scene o metterle entrambe nello stesso capitolo... però visto che singolarmente mi veniva un po' corto... ho deciso di metterle insieme.

Pensavo di poter fare le traduzioni da sola, ma ho paura di sbagliare, così forse è meglio per tutti voi che io prenda le traduzioni da Youtube! Ahah, le potete trovare tranquillamente sulla pagina di: http://www.youtube.com/user/Atuttorealityilforum. Non so se posso farlo, mettere http nelle note, però non mi sembrava giusto non citarli dato che le traduzioni le ho prese da loro.

Bé, vediamo come andrà...

 

...Confused about you...

 

 

-”Non sarà così difficile...”- borbottò inaspettatamente Scott appena dietro di lei. Courtney serrò i pugni lungo i fianchi, la sua espressione si fece alquanto preoccupata. Non si trattava affatto di quello stupido percorso ad ostacoli, ma tutte le volte che anche solo una persona aveva osato pronunciato una simile frase dopo l'illustrazione di una sfida di Chris, puntualmente lui, con quel suo stupido ghigno crudele e soddisfatto, non tardava a far saltare fuori la fregatura.

E di fatti... perché quella volta sarebbe dovuto essere diverso?

-”Sul serio? Ah, non avevo intenzione di aggiungerlo, ma siccome Scott non sembra colpito....”- poi portò vicino al viso la radiolina Uochi toki e gridò: -”Portatelo!”-

I ragazzi alzarono spaventati la testa, mentre un elicottero lasciava cadere un enorme contenitore circolare di legno chiaro sul una montatura metallica. Le perplessità furono immediatamente cancellate dalla più che eloquente spiegazione di Chris:

-”Salutate il mio amico metallico!Lo chiamo: il Centrifugatore! La perfetta aggiunta a un percorso nauseante”-

La frustrazione aumentò quando alla domanda più che logica di Mike, ovvero su come diavolo funzionasse, lui rispose:

-”Probabilmente in maniera dolorosa”- e curò particolarmente l'ultima parola, affinché venisse scandita nel migliore dei modi -”Non lo so, non abbiamo avuto il tempo di testarlo!”-

Courtney non si sentiva arrabbiata, affatto, lei si sentiva infuriata.

Perfetto! Pensò fra se e se, se solo Scott fosse stato zitto e avesse tenuto la bocca chiusa avrebbero avuto qualche speranza di sopravvivere fino al giorno successivo. Ma perlomeno, se fosse morta o se si fosse ritrovata paralizzata a vita, avrebbe saputo contro chi fare causa... e dubitava seriamente che uno come lui potesse avere un valido avvocato! Il pensiero di vedersi espulsa dal programma solo perché lui non aveva saputo tenere la sua maledetta boccaccia chiusa, non fece che aumentare la sua aggressività. La ragazza, incrociando le braccia altezzosa, gli rifilò un sorriso perfino più falso di quello di Heather, cercando di ignorare la sensazione che i suoi fossero già da un po' puntati su di lei.

-”Ottimo lavoro Scott, e sì:..”- Courtney si voltò infuriata verso di lui, fulminandolo con gli occhi che le si erano ridotti a una fessura.

-”... Ero sarcastica!”- urlò infine, avvicinando il volto minaccioso a quello del ragazzo.

A quel punto, era pronta ad aspettarsi qualsiasi tipo di reazione. Qualsiasi, perché aveva aggredito in quel modo fin troppe persone nella sua vita. Un'occhiataccia, una pessima battuta sulla propria acidità, oppure un semplice scambio si aggressività, come d'altronde spesso accadeva. Sarebbe andato bene qualsiasi cosa, era sicura di riuscire a controbattere, o avrebbe assorbito tranquilla il colpo, era abituata a sentirsi dire di tutto d'altronde.

Rimase lì, fermo, con quel compiaciuto sorriso ammiccante, senza dire o fare assolutamente nulla, come se neppure l'avesse ascoltata. Lei sgranò appena gli occhi, confusa, si rimise al suo posto portando sconcertata le mani sui fianchi. Le metteva un'inspiegabile angoscia essere consapevole che per la seconda volta di fila, non era riuscita a prevederlo. Prevedere le mosse degli altri è qualcosa che ti conferisce una grande forza e un gran vantaggio, e il fatto che fossero già due le volte in cui l'aveva colta di sorpresa … la faceva sentire... debole, la faceva sentire in qualche modo tremendamente più fragile.

-”Che c'è?”- chiese, intimidita da quello sguardo che le sembrava così... inquietante. Ma lui ancora non rispose, se ne restava solo lì a guardarla, imperscrutabile. Courtney cominciò evidentemente ad allarmarsi, ripeté la sua domanda con più decisione, e con evidente turbamento.

-”Che c'è!?”-

A quel punto, il ragazzo non fece altro che ripetere ad alta voce quello che probabilmente gli frullava dalla testa già da qualche istante, avvicinando appena il viso ai suoi occhi color nocciola.

-”Sei carina quando ti arrabbi”-

E mentre la ragazza sentì Heather allontanarsi scocciata mormorando qualcosa di indistinto, il suo viso venne solcato da un'espressione intimorita e preoccupata. Deglutì in silenzio e provò disperatamente a distrarsi con qualcos'altro. Non era una buona cosa, il fatto che potesse essere ai suoi occhi così imprevedibile. Però forse, era proprio per questo che era meglio averlo come alleato invece che come amico, per lei sarebbe stato molto più conveniente. O forse no, forse sarebbe stata proprio quella cosa da non fare, se non poteva prevederlo, non poteva essere disposta a fidarsi abbastanza per un'alleanza.

Sia quando dopo, in preda alla frustrazione, gli aveva urlato dietro di smetterle di sorriderle, sia quando quella sera, lo aveva istintivamente abbracciato per la felicità di aver vinto, cercò in tutti i modi di dimenticare....

 

…. Dimenticare che cosa era successo l'ultima volta con colui che l'aveva fatta sentire confusa allo stesso modo.....

 

Magari fatemi sapere che ne pensate... comunque io ci sto mettendo taaanto affetto! :)

Sì, lo so, è un cavolo di capitolo!

Un saluto enorme a chi è riuscito incredibilmente a seguirmi fin qua...

 

AnonimaKim

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Capitolo 3
*** The question of: “Why” ***


Ok... ciao!

Allora, mi dispiace tantissimo per il ritardo, e ci tengo a spiegare perché passi così tanto tempo tra un capitolo all'altro. Non è lo scrivere la storia in se e per se che mi blocca.... ma è il fatto di non capire che cosa dicano i personaggi in inglese! Non in italiano, proprio in inglese! Non sono una cima in lingue, però non sono scema, e se capissi che cosa i personaggi dicono (in inglese) sarebbe facile fare poi la traduzione.! (quante volte ho ripetuto la stessa cosa in una frase? O.o)
Comunque, alla fine ho deciso di prendere le traduzioni dagli altri anche questa volta!
….
Oh, Spiriti! A volte sei proprio fessa....
….
(Qui il link per correttezza: http://www.youtube.com/user/Atuttorealityilforum?feature=watch )
Il capitolo è diviso in tre parti, in tre diversi momenti della puntata, metterli singolarmente non mi piaceva perché sarebbe venuta una cosa troppo corta... e a me le cose troppo corte, chissà per quale oscura ragione, danno fastidio!
Oh, beh, spero che piaccia!



The question of: “Why”




E sospirò ancora una volta.

Il sole stava tramontando a Ovest, i colori raggianti del crepuscolo avevano irradiato tutto l'ambiente circostante, l'acqua più o meno limpida, tremolava appena riflettendo la luce della grande palla infuocata che stava lentamente scomparendo all'orizzonte. La fresca brezza serale le accarezzava la pelle color caramello, regalandole un'incredibile sensazione di pace e tranquillità, mentre la sua mente sembrava rilassarsi al rumore lontano delle onde che si infrangevano sulla spiaggia.

Se ne stava da sola, appoggiata alla ringhiera del balcone del secondi piano nella grande villa-Spa che la sua squadra si era meritata con la vittoria del giorno precedente. Continuava costantemente a ripetersi che forse avrebbe dovuto cominciare a rilassarsi un po', invece di stare lì rimuginare e a riflettere con quello strano fastidio allo stomaco.

Guardava l'orizzonte con quella che sembrava una strana malinconia negli occhi e nello sguardo, sentiva in quel momento, una strana sensazione di solitudine. Era abituata a stare da sola, era abituata al fatto che nessuno volesse stargli vicino, e non poteva neppure dargli troppo torto. Ma quella solitudine era strana, era qualcosa che raramente aveva provato in quella sua vita, era qualcosa che faceva male proprio in mezzo al petto. Il cuore sembrava stringersi in una morsa a ogni suo battito cardiaco, si inumidì le labbra secche e sospirò ancora. Come fosse stata colta improvvisamente da un qualche dialogo interiore, cominciò a mormorare tristemente fra se e se:

-”Mi sento... come se mi mancasse qualcosa ...”- poi osservò il cielo color arancio, come in cerca di una risposta fra le nuvole rosate. Sì, era proprio quella la sensazione. Qualcosa le mancava, quel piccolo frammento di dolore era causato dal vuoto, dall'assenza di qualcosa.

Ma le vere domande da cui il suo spirito esigeva una risposta erano: “Cosa?”, e soprattutto, “Perché?”.

-”Ma che cosa? Che cosa potrebbe mai essere...?”-

Ma proprio mentre si attingeva a terminare la frase, la sua attenzione venne deviata dal bizzarro verso di un piccolo uccellino arancione, che si era posato delicatamente sul ramo di un albero vicino. Uno strano verso... le parve immediatamente una risata subdola. Non era sicura del fatto che non fosse la sua immaginazione che le dava dei segnali, ma a quanto pare una delle domande che si annidavano in lei trovò risoluzione. Il colorito di quell'uccellino, miscelato all'arancio del crepuscolo.... arancio, arancio rossastro.... ma le ricordavano, le ricordavano i capelli di...

-”Scott!”- esclamò lei all'improvviso, sgranando stupita gli occhi.

-”Quell'ammasso maleodorante mi manca davvero!”-

Subito dopo aver compreso ciò che davvero era uscito dalla sua bocca, cominciò seriamente a dubitare riguardo alla sua salute mentale. Ma poteva essere d'avvero lui ciò che le mancava? Poteva davvero essere la sua assenza la causa del suo dispiacere, della sua malinconia, della sua tristezza?

Si rifiutava di crederlo, odiava che la sua felicità dipendesse da qualcun altro che non fosse se stessa. Improvvisamente, ricordò la sua condizione, e il suo sguardo vagò ancora verso ovest, questa volta però, verso quell'isola macabra e lontana che compariva all'orizzonte, tra le acque che riflettevano la luce del tramonto.

-”Io... mi chiedo come se la cavi sull'isola dei teschi...”-

Ma Courtney sgranò ancora gli occhi e scosse la testa. Non doveva interessargli, non gli importava affatto di lui. Poteva finire sbranato dagli orsi e dai castori giganti per quanto la riguardava, l'unica perdita sarebbe stata l'impossibilità di un'alleanza, tutto qui. Perché era questo quello che le importava davvero, stringere un rapporto... una relazione....insomma, non esattamente un rapporto o una relazione ma... sì, insomma qualcosa che potesse legargli all'unico scopo della vittoria. La ragazza si accorse di star farfugliando nella sua mente, si inumidì di nuovo le labbra a secco e sospirò ancora frustrata.

Insomma, voglio solo un'alleanza.

Ma dentro di lei qualcosa la spingeva verso la risposta all'ultima domanda del suo spirito, che pulsava nel suo petto come un tamburo impazzito. O quello era il cuore?

 

Hai capito di cosa, o meglio, di chi senti la mancanza, Courtney.... ora stai a capire il perché....

 

Quella domanda continuò a tormentarla per tutto il resto della notte, attraverso il bosco per continuare e vincere la sfida. Era un pensiero continuo, che si faceva vivo ogni volta che si preoccupava che potesse accadergli qualcosa. E questo le dava fastidio, le dava tremendamente fastidio. Fastidio, perché si rendeva conto dentro di se di cercare la sua vicinanza, perché si rendeva conto che vicino a lui si sentiva più sicura. Ma poteva esserci sensazione più stupida? Aveva imparato fin troppo bene nella sua breve esperienza nei Reality show che doveva tenersi bene alla larga da quella roba, da qualsiasi cosa la facesse barcollare sui suoi ferrei principi che in nessun caso avrebbero dovuto essere violati. Perciò no, non aveva alcun interesse per lui se non quello di formare un'alleanza che la portasse fino alla fine.

E continuava a rimanerne testardamente convinta anche quando era evidentemente preoccupata per la sua salute, quando si era inginocchiata accanto a lui e gli aveva chiesto disperatamente se stava bene. Lui si era alzato, tranquillamente come se nulla fosse accaduto, si lasciò sfuggire qualche smorfia di dolore, ma la ragazza si rialzò in piedi e tentò di rimediare a quella patetica sceneggiata da ragazza preoccupata. Si schiarì la voce con il suo tono altezzoso, poi gli diede le spalle.

-”Ah, bene”- dichiarò con voce ferrea -”Visto che abbiamo una sfida da vincere, stai pronto!”- terminò poi con tono autoritario rifilandogli un severo sguardo fugace. Ma tanto lei lo faceva per la squadra no? Lo faceva per lei, perché non voleva uscire dal gioco, perché non voleva essere eliminata. Non riuscì a non stupirsi, quando Scott le rispose semplicemente con un “Sissignora”, sorridendole entusiasta. La ragazza allontanò lo sguardo da lui, e incrociò le braccia, imponendosi di cominciare a pensare a qualsiasi altra cosa.

Lei lo faceva solo per se stessa, l'unico interesse che aveva nei suoi confronti era puramente strategico.

Prima della sfida, si rintanò per l'ultima volta nel confessionale, come se parlare davanti alla telecamera avesse reso irremovibile il suo pensiero nei suoi riguardi.

 

-“L'unico interesse che ho per Scott è puramente strategico....
Davvero! Di certo è carino, ma in una maniera rustica e trasandata. Come una baracca con delle belle tende, o un asino con la parrucca."-

 

Ma non appena uscita da lì, e mentre si attingeva a tornare alla linea di partenza per riprendere e

finalmente cominciare la sfida, una minuscolo sussurro mormorò misteriosamente nella sua mente:

 

“Ancora non hai risposto alla domanda del “Perché””

 

E siccome la probabile risposta non era neppure minimamente contemplabile nella sua testa, cercò in tutti i modi di dimenticarsi della faccenda con Scott, e concentrarsi sulla sfida.

Aveva, infondo, così tante altre cose a cui pensare: Guardarsi le spalle da Heather e Alejandro, guardare male Gwen, ignorare Duncan.... stare attenta a non essere aggredita da qualcosa.... e, basta? Non riusciva a capire, perché all'improvviso i grandi problemi della sua vita all'interno del reality sembravano essere minuscoli in confronto al dilemma che aveva dentro di se?

Era riuscita, chissà come, a evitare che i suoi pensieri intralciassero la sua mente durante il resto della serata. Ma dopo la loro vittoria (e avevano vinto grazie a lei, ovviamente!), mentre tornavano al campo per la cerimonia di eliminazione dei Criceti eroici, Courtney si rese conto ancora una volta a che cosa stava pensando.

Ma stava... davvero sperando che Scott non tornasse sull'isola dei teschi?

L'ispanica scosse la testa e incrociò le braccia seccata. No, non lo stava facendo affatto per lui, lo faceva ovviamente perché avrebbe voluto che fosse Gwen quella a passare la nottata in un posto del genere. Era colpa sua se avevano quasi-perso! Lei meritava di andare in quel postaccio.

Già, lui non c'entrava proprio nulla.

E mentre raggiungeva il suo posto accanto a Scott, sull'impalcatura per i vincitori, la piccola e insignificante voce dentro la sua testa ripeteva:

 

“Ancora non hai risposto alla domanda del “Perché””

 

Ma lei la scacciò via, decisa e determinata a non pensarci più.

Dopo soli pochi minuti però, la sua mente ricominciò a perdersi: Scott aveva appena alzato la mano, e aveva detto a Chris che sarebbe andato lui sull'isola dei Teschi anche questa volta.

-”Certo, che mi importa!”- aveva risposto in conduttore indifferente scrollando le spalle.

Ma a lei... a lei importava?

-”Cosa?No!”- Era allibita, come poteva essere così entusiasta di passare una notte su quell'orribile isola invece che con lei alla.... con la squadra! Non con lei.... anche, insomma... lei faceva parte della squadra.... ma intendeva.... Scrollò la testa e lasciò perdere.

-”Ma perché?”- alla fine gli pose quella domanda, lui ridacchiò con vaga soddisfazione e le posò una mano sulla spalla.

-”Scusa Piccola!Ma devo trovare la statuetta dell'invincibilità”-

E mentre l'elicottero di Chef lo rimorchiava e lo portava via dall'isola di Wawanaqua, Courtney rimase completamente paralizzata al suo posto?

Quello che cos'era... esattamente?

“Piccola”? Chi cavolo gli aveva dato il permesso di chiamarla così?!

Lei no, insomma, se ne sarebbe ricordata. Sta di fatto, che l'unica cosa che riuscì a fare in quel momento fu quella di seguire l'elicottero rosso e sospirare. A lei stessa non era piaciuto il suo sospiro!

Courtney scosse di nuovo la testa e incrociò le braccia ammutolita. Sbuffò poi esasperata davanti alla piccola voce che ripeteva fino allo sfinimento nella sua mente, e forse, questa volta anche nel suo spirito:

“Ancora non hai risposto alla domanda del “Perché””

 


 

Sì, sono perfettamente consapevole di non aver aggiunto la faccenda di Duncan e Gwen in questo capitolo, non l'ho fatto appositamente. Avrei voluto, e nella stesura iniziale c'era, ma rileggendo il testo mi sono resa conto che intralciava tutta la storia del “perché”... insomma, non suonava bene nel complesso... perciò probabilmente inserirò il tutto nel prossimo capitolo!

Grazie mille a tutti coloro che sono riusciti piamente a seguirmi fino a qui, sono felice che questa roba piaccia a qualcuno.... insomma, praticamente non faccio altro che dire ciò che succede... perciò... in realtà non è che ci ho messo molta fantasia in questa storia.

A parte tutto, vorrei provare a gestire una seconda storia a parte questa. Vorrei e ci terrei tanto a un vostro parere:

“Secondo voi si possono gestire bene due storie contemporaneamente?”

Non voglio combinare casini!

Ovviamente accetto qualsiasi tipo di critica costruttiva, dato che sì, ho un sacco ancora da imparare, e ovviamente fatemi sapere di eventuali grammaticali o di battitura :)

Grazie ancora a tutti quanti!

AnonimaKim

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Capitolo 4
*** I Don't Wanna Be Alone ***


Allora, perfetto!

Sono in super ritardo perché mi funziona poco internet, non so se il titolo è di un inglese corretto e... il capitolo fa anche pena!

Sii!!!

-.-

Mi dispiace, sono inutile!

Se tu ti autocommiserasti un po' meno e lavorassi di più... ti ricordo che devi pubblicare anche il capitolo della tua altra storia, scema!

Va bene, vado,vado!

 

 

I Don't wanna be alone



Camminava silenziosamente, con il capo abbassato, seguendo appena consapevole il ragazzo davanti a lei. Passo dopo passo, si dirigevano verso meta indefinita. La ragazza chiese gli occhi, appena per qualche secondo, sospirando debolmente. Erano successe troppe cose in quei due giorni, troppe cose che potessero annebbiarle la mente fino a farla perfino dubitare se stessa. Quando aveva scoperto che Duncan l’aveva tradita, quando la sua migliore amica si era permessa di frapporsi fra loro due,quando aveva perso tutto, tutto quanto, quando aveva sentito la propria dignità scivolarle via dalle mani come fosse acqua di ruscello … si era sentita così sola.

Dopo aver provato quella sensazione, aveva capito che mai in confronto aveva mai provato un simile dolore.

Ma la domanda ricorrente era: “Ma cosa ho fatto per meritarlo?”

Forse nulla, forse tutto. Forse era lei che non andava, in qualche modo, poi si rese conto che quei pensieri le avevano già annebbiato la mente un paio di volte da quando si trovava sull’isola. Era forse quell’atmosfera dolorosamente famigliare, forse, che la spingeva alla riflessione? Non poteva saperlo, ma era certa del fatto che sentiva che qualcosa, positiva o negativa che fosse, stava cambiando. Lo aveva notato distrattamente quella mattina, quando dopo essersi alzata, e ovviamente aver fatto ammenda allo stranissimo sogno fatto, si era ritrovata quasi... di buon umore? Non sapeva, non sapeva se ciò era dovuto alla rottura di …

Oh, già, perché c’era anche quello. Perciò … Gwen e Duncan avevano rotto? Ma non era forse la cosa che desiderava di più al mondo? Eppure, perché tutto questo era svanito in complessi che, a quel punto, sembravano essere ben più gravi?

Forse non le importava neppure, forse aveva capito che doveva finirla di interferire nella vita di qualcuno che l’aveva fatta soffrire, forse aveva capito che doveva cercare la sua felicità in qualcosa di diverso … o in qualcuno di diverso.

Poi, quasi senza rendersene conto, ripenso a qualche minuto fa, lì, sotto quell’albero. Aveva trovato Scott lì appoggiato, e si era resa conto incredibilmente, di essersi davvero preoccupata. E sì, forse lo avrebbe anche ammesso, perché infondo sarebbe stato troppo evidente per essere messo in discussione. Courtney gli aveva poggiato una mano sulla spalla, e gli aveva chiesto preoccupata se stesse bene. E se avesse avuto la febbre? Pensava, Se stesse male? E se mentre era così debole arrivassero quegli stupidi animali e lo aggredissero?

La situazione era al limite della paranoia. La ragazza non era mai stata famosa per il suo spirito da crocerossina, ma quella volta … si era sentita diversa. E poi, quando lui l’aveva quasi aggredita, lei lo aveva stretto forse a se e, senza arrabbiarsi minimamente, lo aveva rassicurato.

“Forza” aveva mormorato incoraggiante, provando a calmarlo. “Andiamo a cercare le uova”

E ora camminavano senza meta, guardandosi attorno di tanto in tanto, pronti ad avvertire l’altro nel caso in cui se ne dovesse verificare la necessità. Improvvisamente, un tremendo ruggito di chissà quale strano animale ruppe l’imbarazzante silenzio fra di loro. Courtney sobbalzò appena, affrettò appena il passo e si avvicinò a lui.

-“Ma come diavolo avete fatto a resistere in questo stato per un’intera stagione?”- domandò lei, profondamente turbata da quei rumori sinistri che la inducevano a pensare che, da un momento all’altro, poteva essere aggredita alle spalle da … che ne so, un’enorme pianta mutante? Lei a malapena riusciva a tollerare di starci una sola mattinata, in quella specie di inferno radioattivo, al solo pensiero che lui, insieme a tutto il cast della quarta stagione, dovevano essere sottoposti ogni giorno a la paura che … scosse la testa e rabbrividì, non poteva neppure pensarci!

-“Beh, sai come funziona, ciò che non ti uccide può solo renderti più forte!”-

La ragazza sorrise impercettibilmente, quasi ridendo della malinconica ironia di quella frase, pronunciata probabilmente senza l’intenzione di andare a colpire proprio quel suo tasto dolente. Il suo sorriso scomparve, ma lo stava davvero giustificando?

Un altro rumore la fece sobbalzare, questa volta, era abbastanza sicura di aver sentito la terra tremare appena, che fosse stata una larva gigante che scavava proprio sotto di lei? Come poteva prevedere una cosa del genere?

Non poteva farlo, non poteva prevedere. Come avrebbe potuto, in quel luogo così spaventoso? E si era ritrovava a pensare, in quel momento, a che cosa sarebbe successo se si fosse fatta male, se qualche mostro l’avesse ferita o … o peggio. Che cosa contava per gli altri? Non poteva illudersi, se si fosse trovata nei guai nessuno l’avrebbe aiutata di sua spontanea volontà. Nessuno sarebbe mai stato disposto a proteggerla, mai più, da quando l’ultimo aveva rovesciato a terra senza alcun riguardo il cuore che gli era stato, dopo tanta fatica, posto fra le mani. Ma nella sua mente, si ripeteva che forse quella era la cosa migliore, perché ecco che cosa aveva rimediato all’ultimo in cui aveva posto tutta la sua fiducia. Fidarsi troppo di qualcuno, in quel contesto poi, col rischiare la vita e tutto il resto, era forse la cosa più sbagliata che potesse fare.

Eppure … si sentiva triste.

Si sentiva triste, perché era sola.

Si sentiva sola, perché sentiva di non avere più nessuno.

Non aveva più nessuno, perché … perché … perché forse in lei c’era qualcosa che non andava, perché a lei mancava qualcosa, qualcosa di cui sentiva il bisogno, qualcosa che gli altri possedevano. Perché a lei no? Perché non riusciva mai ad essere davvero in pace con se stessa?

-”Stammi vicina”- mormorò lui improvvisamente, con un tono calmo e rassicurante, la ragazza sentì lo stomaco agitarsi appena, ma ancora impaurita, si rifiutava di distogliere lo sguardo dalla fitta foresta.

-”Ti copro le spalle”- e poi, la sua mano tremo impercettibilmente quando se la sentì stringere. Sgranò appena gli occhi e, quasi dimenticandosi totalmente di tutto il resto, si voltò verso di lui, che ne frattempo doveva essersi accorto di quel suo gesto così impulsivo. Ritirò la mano, così come lei, stupiti e entrambi imbarazzati dalla strana situazione. Courtney arrossì visibilmente, e non riuscì a trattenere un sorrisetto timido e imbarazzato, mentre la sua coscienza, nascosta da qualche parte nella sua mente, la intimava di lasciar perdere:

Ma che ti prende adesso?

Perché cavolo stai sorridendo?

Arrossire? Ma che fai?! Ma quanto ancora vuoi soffrire per aver provato quella sensazione?

Invece di pensare a lui, una volta tanto, perché non rifletti su quanto stai diventando stramba e debole?

Domande che, in altre parole, non avevano mai contato così poco dentro di lei. Scott le sorrise, quasi trovandosi in difficoltà con le parole, come se non fosse davvero in grado di poter giustificare quel suo gesto.

-”Scusa... Ehm...io”- distolse per un secondo gli occhi imbarazzati dal suo viso, portandosi impacciato e nervoso una mano dietro al capo.

Certo, quello che seguì non fu esattamente qualcosa di piacevole.

Ma, pensava lei mentre tornava al capo dopo che (Certamente non per colpa sua!) la sua squadra aveva rovinosamente perso, escludendo l'attacco improvviso dell'enorme talpa mutante e le mazzate sulla testa che seguirono... infondo... stare con Scott non le dispiaceva poi così tanto.

Sorrise appena, sospirando.

Quando era con lui, non si sentiva sola, qualcosa dentro di lei gli diceva che senza di lui qualcosa mancava, che Scott sembrava come completarla del tutto, che il ragazzo era la sua speranza, forse, di ricominciare tutto da capo... intendeva, ovviamente, per lei! Non... non con lui! Lui sarebbe stata solamente la sua ancora e...

Arrossì di nuovo e si batté esasperata una mano sulla fronte:

Ma possibile che ogni volta che penso a lui faccio questa fine?”

Però, nonostante la motivazione che ancora le rimaneva ignota, era certa di una cosa:

Mai avrebbe permesso ad Alejandro di eliminarlo.*

 


*= Courtney è ancora convinta che Al voglia eliminarlo... i suoi pensieri avvengono prima della cerimonia del fuoco.

 

 

Perdonatemi infinitamente per questa roba!

Mi dispiace di none essere stata più veloce, il capitolo era già pronto da un po'... ma non potevo pubblicarlo perché mi mancava internet!

Adesso va e viene! Sto soffrendo -.-

Ahah, no, scherzo!

Appena posso, poi, vado anche con l'altra storia (mi dispiace ancora, la scuola mi sta uccidendo!)

Grazie tanto, tantissimo di aver letto e ovviamente mi piacerebbe tanto sapere che ne pensate e... mi dite per favore se ci sono errori di grammatica? Sono tipo in paranoia in questa cosa?

Altra domanda, non è un po' banale questo capitolo, mi sa che non mi è venuto granché bene!


Spiriti! Depressione al massimo Kim!


Allora, a presto, e grazie ancora! :)


AnonimaKim

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